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La "Campi Nomadi Spa" che gestisce gli insediamenti Rom nella capitale
ROMA - Venti anni fa, sotto la giunta di centro-sinistra, guidata da Francesco Rutelli, nasceva a Roma il primo campo nomadi. Da allora la capitale ha continuato a investire risorse umane ed economiche per spostare le comunità Rom in insediamenti isolati, lontani dal centro della città e miseri, caratterizzati da precarie condizioni igienico-sanitarie, da abitazioni deteriorate e da servizi insufficienti. Nel tempo il sistema si è istituzionalizzato e i costi sono lievitati. Nel 2013 il comune ha speso oltre 24 milioni di euro per gestire gli 11 insediamenti, tra i cosiddetti "villaggi della solidarietà" e i "centri di raccolta Rom", dove vivono circa cinquemila degli ottomila rom presenti nella capitale, e per sgomberarli dagli insediamenti informali. È quanto emerge dal rapporto 'Campi Nomadi s. p. a.' presentato a Roma il 12 giugno dall' Associazione 21 luglio , che si occupa della promozione dei diritti delle comunità rom e sinti in Italia. Un sistema di segregazione e discriminazione. "Di tutti questi soldi, neanche un centesimo è andato ai rom", precisa Carlo Stasolla, presidente dell'associazione. A usufruire dei finanziamenti comunali sono 35 enti pubblici e privati, tra i quali risultano come destinatari principali il Consorzio Casa della Solidarietà e Risorse per Roma, per lo più tramite affidamento diretto e non con bandi pubblici. Questo fiume di soldi non si traduce dunque in alcun beneficio per la comunità Rom ma, al contrario, alimenta la percezione negativa che l'opinione pubblica ha nei suoi confronti. "Nel corso di vent'anni si è assistito all'istituzionalizzazione di un sistema organizzato che produce segregazione e discriminazione", prosegue Statolla, "in questo sistema l'inclusione non può funzionare. L'unica soluzione è la chiusura dei campi". Degli oltre 24 milioni di euro spesi dal Comune per affrontare la "questione Rom", infatti, l'86,4 per cento è stato utilizzato per la gestione dei campi e per la vigilanza e la sicurezza al loro interno; il 13,2 per cento è stato destinato a interventi di scolarizzazione e solo lo 0,4 per cento all'inclusione sociale dei rom. I costi della gestione. A Roma sono presenti otto "villaggi della solidarietà" che prima dell'insediamento della giunta di Ignazio Marino a giugno dell'anno scorso si chiamavano "villaggi attrezzati". Sono stati costruiti tutti tra il 2000 e il 2012 e le abitazioni sono container, roulotte e bungalow, composte di solito da una o due stanze e a volte prive di cucina e di bagno. Gli spazi riservati ai bambini, come ludoteche e aree giochi, sono completamente assenti, mentre bisogna percorrere in media due chilometri per arrivare alla prima fermata di autobus e tre per arrivare alle poste e al mercato più vicini. Alcuni campi sono inoltre provvisti di un sistema di videosorveglianza e di un registro di identificazione per annotare le entrate e le uscite. Per la gestione dei "villaggi della solidarietà", dove vivono 4.391 persone, l'anno scorso il comune ha speso in tutto oltre 16 milioni di euro. Tra questi il più costoso risulta il campo di Castel Romano, che si trova all'estrema periferia meridionale della città. In un'area di 41.750 metri quadrati, circondata da una recinzione, vivono 989 persone, tra cui 520 minori, prevalentemente in case container con spazi interni molto ridotti. Per gestire questo insediamento, che si trova a oltre 31 chilometri di distanza dal centro della città, il comune ha speso oltre cinque milioni di euro nel 2013. Invisibilità e sgomberi forzati. I "centri di raccolta rom" sono invece i campi di nuova generazione. Si differenziano dai villaggi per le abitazioni in muratura, ma sono altrettanto segreganti e invisibili. A Roma sono tre: via Salaria, costruito nel 2009, via Amarilli, nel 2010, e Best House Rom, nel 2012. La loro gestione complessiva è costata sei milioni di euro, ma, come si legge nel rapporto dell'Associazione 21 luglio, "è stata riscontrata la mancanza dei requisiti minimi previsti dalla normativa nazionale e regionale e dagli standard internazionali". Altri due milioni di euro, inoltre, sono stati spesi per coprire i costi delle 54 azioni di sgombero forzato condotte nel 2013 per spostare da una parte all'altra della città circa 1.200 Rom che vivevano in insediamenti informali. Buone e cattive pratiche. "Questo sistema sta implodendo", avverte Stasolla, "i campi sono luoghi che generano bisogni. Abbassare i costi non è una soluzione, l'unica possibilità è il superamento definitivo dei campi". Alternative meno discriminatorie e più economiche e sostenibili a lungo termine ce ne sarebbero, come dimostrano gli esempi riportati nel rapporto. A Messina il Villaggio Fatima, nella zona portuale, è stato creato ristrutturando alcuni edifici di proprietà comunale, grazie anche alla partecipazione della stessa comunità rom. Il costo complessivo è stato di poco più di 145mila euro. A Padova, invece, il Villaggio della Speranza è stato costruito interamente dalle famiglie sinte che poi sono andate ad abitarvi, per un costo totale di 642mila euro. Il comune di Roma però per ora non sembra intenzionato a seguire queste buone pratiche. Gli sgomberi continuano, si progettano nuovi campi e la spesa per il 2014 è in aumento. Per i cinquemila rom segregati ai margini della città, la speranza di uscire dai campi è ancora lontana.
ilgiornale
Fastweb-Tis: pena ridotta a 10 anni per Mokbel. Confermata assoluzione Scaglia
ROMA - Si è concluso con una nuova assoluzione per Silvio Scaglia e Stefano Mazzitelli , rispettivamente fondatore di Fastweb ed ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, il processo sul maxiriciclaggio transnazionale di oltre due miliardi di euro. Quindici in tutto le condanne per pene complessive di 74 anni di carcere. Sette le assoluzioni. La sentenza dei giudici della prima corte d'Appello di Roma, è stata emessa dal collegio presieduto da Francesco Neri dopo una camera di consiglio durata circa quattro ore e dispone la prescrizione per alcuni capi di imputazione relativi a reati fiscali e tributari. Lo sconto di pena, anzitutto, è stato disposto nei confronti di Gennaro Mokbel (10 anni e mezzo, rispetto ai 15 anni decisi dal tribunale il 17 ottobre del 2013) e di Carlo Focarelli (9 anni, due in meno). Giorgia Ricci, moglie di Mokbel è stata condannata a quattro anni. L'avvocato Paolo Colosimo a cinque anni, come l'ufficiale della gdf Luca Berriola. "Sono sempre stato convinto che la mia piena assoluzione sarebbe stata confermata a riprova della mia fiducia nella giustizia e della follia con cui le accuse contro di me e degli altri manager erano state costruite fin dall'inizio" ha dichiarato Scaglia. Confermate oggi anche le assoluzioni degli ex funzionari di Telecom Italia Sparkle, Antonio Catanzariti , Massimo Comito e degli ex dirigenti di Fastweb Mario Rossetti e Roberto Contin . Assoluzione confermata anche per un socio della I-Globe, Manlio Denaro. Pene ridotte per buona parte degli altri imputati I giudici della prima corte d'Appello di Roma si sono pronunciati sulla posizione di 24 imputati coinvolti a vario titolo nel maxiriciclaggio maturato attraverso falsa fatturazione di servizi telefonici e telematici inesistenti con il presunto coinvolgimento di ex alti dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle, che avevano portato a un'evasione dell'Iva per quasi 400 milioni di euro, trasferiti poi in modo fraudolento all'estero. La sentenza è arrivata dopo le 17. La Procura Generale, attraverso i sostituti pg Pietro Giordano e Vincenzo Saveriano, aveva chiesto, il 9 novembre del 2016, la condanna di 22 imputati e il proscioglimento di altri due. Sette anni di reclusione erano stati sollecitati nei confronti di Silvio Scaglia (già fondatore di Fastweb, assolto in primo grado il 17 ottobre 2013) e di Stefano Mazzitelli (già amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, anche lui assolto). Richiesta di condanna anche per altri imputati assolti dal tribunale, come gli ex funzionari di Tis Antonio Catanzariti (6 anni) e Massimo Comito (7 anni), e gli ex dirigenti di Fastweb Mario Rossetti (7 anni) e Roberto Contin (6 anni), e il socio della società I-Globe Manlio Denaro (7 anni). I reati contestati a seconda delle singole posizioni sono quelli di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata finalizzata al riciclaggio, e poi intestazione fittizia di beni, evasione fiscale, reinvestimento di proventi illeciti e delitti contro la pubblica amministrazione. Queste le altre condanne avanzate dai rappresentanti della Procura Generale: 6 anni per l'ufficiale della Gdf Luca Berriola, 8 anni per Luca Breccolotti, 7 anni per l'amministratore della Globe Stream Giuseppe Cherubini, 7 anni per l'avvocato Paolo Colosimo, 11 anni e 6 mesi per l'amministratore della I-Globe Carlo Focarelli (ritenuto dagli inquirenti l'ideatore del sistema di frode fiscale), 7 anni per il dirigente di Fcz srl Francesco Fragomeli, 7 anni e 6 mesi per il dirigente della Global Phone Network Aurelio Gionta, 4 anni per Luigi Marotta e 7 anni e 6 mesi per Massimo Micucci. Nei riguardi di Giovanni Gabriele era stata sollecitata la conferma della sentenza di primo grado (3 anni e 6 mesi), mentre per Maria Teresa La Torre e Rosario La Torre era stato avanzato il 'non doversi procedere' per intervenuta prescrizione. Nei confronti del manager Gennaro Mokbel erano stati chiesti 13 anni (due anni in meno rispetto a quanto deciso in primo grado perchè alcuni reati sono andati prescritti), 8 anni e mezzo per la moglie Giorgia Ricci e 7 anni per lo zio di quest'ultima Antonio Ricci. A chiudere la lista degli imputati sono il socio ella I-Globe Riccardo Scoponi (5 anni secondo la Procura Generale) e l'ex responsabile 'grandi aziende' di Fastweb, Bruno Zito (7 anni). Mafia capitale, cinque arresti per omicidio Fanella. Nell'elenco degli imputati non compare più il nome di Silvio Fanella , il broker legato a Mokbel e condannato a 9 anni in primo grado, assassinato il 3 luglio del 2014 nel suo appartamento alla Camilluccia da una banda di finti finanzieri che volevano farsi dove avesse nascosto gioielli e contanti. LEGGI Omicidio Fanella a Roma, Ceniti condannato a 20 anni di carcere
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Apple iPad Pro 10.5, la nostra prova: un salto generazionale per i tablet
ALLA WWDC di San Jose il menu di Apple è stato particolarmente ricco. Molte le novità software e hardware, alcune attese, altre a sorpresa. L'iPad Pro da 10.5 pollici era una di quelle tratteggiate dalle indiscrezioni, si parlava di un formato di schermo più grande e basta, ma come sempre, le voci di corridoio hanno detto le cose, se va bene, a metà. Perché se è vero che all'esterno il cambiamento più importante è quello, dentro si rinnova tutto. E l'altra metà la fa iOS 11, che con le novità specifiche per iPad rilancia su tutta la linea. iPad Pro, così Apple reinventa il tablet Abbiamo provato il nuovo tablet della Mela per una settimana, torchiandolo con una cinquantina di app "intense" e uso impegnativo, proprio perché il suffisso "Pro" invita a fare questo, sfidare la macchina e spremerla fino all'ultimo. Partiamo subito coi tecnicismi: senza ombra di dubbio, la nuova Cpu A10X Fusion è una belva, le misurazioni in multicore con benchmark Geekbench ci hanno dato numeri sorprendenti anche per i sei "core" cooperanti, punteggi altissimi che portano iPad Pro 10.5 tranquillamente al primo posto tra i tablet per la mera potenza elaborativa, più o meno il 30% superiore al 9.7. La nuova Cpu aumenta anche la velocità della grafica, qui siamo al 40% in più, e questo è immediatamente visibile. Wwdc 2017: le 10 novità top di Apple Ma a saltare agli occhi ancora prima è il display, Apple ne parla come il migliore da loro mai realizzato. Avendo visto e lavorato su ogni generazione di iPad, l'affermazione ci appare concreta. Il salto in avanti dal già ottimo display dell'iPad Pro da 9.7 è merito soprattutto della tecnologia ProMotion, che porta a 120Hz la frequenza di aggiornamento dello schermo. Il risultato è che lo scorrimento delle immagini quando si tocca lo schermo è fluidissimo e il risultato per chi guarda è completamente inedito. Sul 10.5 si vede molto bene quando ProMotion è in funzione ma è sul modello più grande del nuovo iPad Pro, il 12.9, che l'effetto si fa assolutamente notevole. Ora tecnicamente bisogna notare che se l'aggiornamento dello schermo fosse fisso a 120, la pur capace batteria dell'iPad Pro durerebbe tre ore. Apple ha affrontato la questione mettendo in conto che non sempre l'utente scorre col dito, è solo in quel caso si attiva il "refresh" ad alta frequenza. In questo modo la batteria è salva e arriva secondo Apple a 10 ore, secondo noi molto vicino a questo numero, nove ore piene, con un uso particolarmente intenso. Il display, risoluzione 2244x1668 a 265ppi, eredita le tecnologie True Tone e Wide Color Gamut dal 9.7, la luminosità sale a 600 nits. È chiaramente un passo molto, molto ampio in avanti, assieme alla pura potenza di calcolo del nuovo Pro, quello che da solo ratifica un salto generazionale per tutta la categoria dei tablet. Wwdc2017, il keynote di Apple a San José Il comparto fotografico arriva direttamente dall'iPhone 7, 12 megapixel per la camera posteriore e una FaceTime HD per quella anteriore. Come nella precedente edizione, iPad Pro ha quatto speaker audio, e mantiene quindi anche la vocazione da dispositivo di intrattenimento. Sarà infatti interessante vedere come i videogame beneficeranno di un display del genere e di questa capacità di calcolo. La Smart Keyboard, con la tastiera integrata, cambia e acquista spazio, lasciando più libertà di movimento alle dita e più precisione nella digitazione, ma tutto sommato l'uso lascia ancora un po' perplessi. Non c'è retroilluminazione e la corsa dei tasti è ancora molto diversa da quella di un laptop, usarla in velocità non è immediato e viene spontaneo cercare un dispositivo di puntamento che per natura, l'iPad non ha. Per le prossime versioni non è difficile ipotizzare un meccansimo a farfalla per i tasti, come nei Macbook, e un minimo di backlighting sui tasti, del resto presente sulle tastiere Logitech per iPad Pro. In compenso, la tastiera su schermo di iOS 11, con i suoi tasti flip che possono essere sfiorati per rivelare nuovi caratteri, funziona molto bene. Completamente su un altro piano l'integrazione con la Apple Pencil, lo strumento grafico che ora può beneficiare dell'A10X Fusion, e che risulta ora assai più rapida sull'utilizzo in tempo reale, la differenza con il "mondo" cartaceo è ormai impercettibile. Wwdc2017, HomePod: ecco lo speaker di casa Apple Ma il vero asset per la produttività, assieme alla potenza dell'hardware, è iOS 11. Nella versione iPad, il sistema operativo mobile di Apple acquista alcune caratteristiche che rendono la macchina più efficiente in contesti di lavoro, anzitutto una gestione avanzata del multitasking con due app pienamente gestibili sullo schermo in contemporanea, finalmente una vera funzione di drag and drop che permette di "prendere" più o meno qualsiasi elemento visibile e trascinarlo ovunque (anche per elementi multipli, toccando un primo e poi più oggetti sullo schermo), e un'app per la gestione dei file in maniera classica, come un tipico filesystem, con le proprie risorse cloud e lo spazio fisico su iPad a disposizione e - funzione che piacerà ai puristi del desktop - ora si possono creare cartelle. Su iOS 11 torneremo comunque più avanti, per ora c'è in giro solo la beta per gli sviluppatori e il rilascio del sistema arriverà con ogni probabilità con i nuovi iPhone a fine settembre. E' chiaro che con questo dispositivo Apple ha in catalogo un prodotto di riferimento per il mercato dei dispositivi personali e di produttività. E la necessità non era solo portare avanti la tecnologia, ma farlo in un modo che potesse rinvigorire il mercato del settore, negli ultimi tempi un po' in affanno. L'iPad nel tempo è diventato "Pro", crescendo ma rimanendo leggero ed ultraportatile, e ora è una macchina matura e capace di lavorare anche su contenuti multimediali importanti. Certo ad un costo non indifferente, si parte da 739 euro per la versione 64 gb fino a 1059 per 512 gb. Il 12.9 va invece da 909 a 1229, cifre in linea con listino della Mela, ma su questo specifico prodotto torneremo quando avremo una possibilità di test più ampia rispetto all'hands-on alla Wwdc. L'ampiezza di possibili impieghi, dall'editing multimediale intensivo all'intrattenimento è probabilmente la vera chiave di interpretazione del nuovo iPad Pro, è uno strumento di lavoro e di produzione a tutti gli effetti, mentre per il consumo di contenuti - anche se naturalmente è possibile lavorarci, ma non con questa profondità di opzioni - Apple ha in catalogo l'iPad edizione 2017, che costa naturalmente meno. Ma il confine con i nuovi Pro è netto e l'avversario principale dell'iPad Pro non è più Android, ma il Windows 10 dei 2-in-1 come il Surface Pro. Così il baricentro della competizione post-pc viene ridefinito da macchine davvero multifunzionali, integrate sempre più nelle necessità produttive e di mobilità del presente. lang: en_US
ilgiornale
Napoli, il petardo di Capodanno sembra una bomba
Un petardo senza precedenti. Il video diffuso di Facebook da alcuni cittadini napoletani sta facendo discutere tutta la Rete. E c'è da capirlo. Si tratta di una esplosione incredibile, simile a quella di un ordigno. E in effetti è proprio questo che ha pensato chi stava realizzando il video. "Sembrava una bomba - si sente - adesso arriverà la polizia". Nelle immagini si vede un uomo accendere la miccia poi fuggire a gambe levate. Dopo una piccola esplosione, la deflagrazione cresce di intensità e fa sobbalzare tutti i presenti ( guarda il video ). Per fortuna l'uomo che l'ha innescato non è stato colpito in alcun modo dal petardo. I petardi illegali nel napoletano Napoli è famosa per i fuochi d'artificio della notte di Capodanno e più di una volta la polizia è stata costretta a fare blitz per requisire carichi di petardi e articoli pirotecnici illegali. Ma quella fatta esplodere da un cittadino la notte di Capodanno alcuni giorni fa sembra davvero non avere precedenti. Un record. Come un record è stato quello segnato dalla Campania nella notte di San Silvestro appena passata: a Napoli e provincia i feriti sono stati 46, di cui otto minori. Una impennata rispetto all'anno precedente, quando i feriti furono 30. Il bilancio totale in Italia è stato di 184 i feriti, di cui 44 ricoverati e 48 minori. I botti , però, almeno per quest'anno non hanno provocato morti. Anche se quello usato a Napoli avrebbe potuto uccidere più di una persona. Napoli, il petardo di Capodanno sembra una bomba
repubblica
Ecco lo Snapdragon 855, Qualcomm mette il turbo al 5G
MAUI (Hawaii) – Qualcomm ha inaugurato la nuova era della connettività mobile. Si chiama, ora è ufficiale, Snapdragon 855 ed è il nuovo SoC – “system on a chip” – dell'azienda di San Diego. Nel paradiso hawaiano di Maui il colosso dei microchip, che controlla il 42% del mercato per gli smartphone, ha svelato quella che definisce come “prima piattaforma mobile commerciale con supporto al multi-gigabit 5G”. Sarà su molti, se non tutti – esclusi Apple e Huawei, che si fanno i propri in casa, in parte come Samsung – i più potenti smartphone in arrivo nel corso del prossimo anno. Sarà, per intenderci, il loro cervello in grado di traghettarli – davvero e definitivamente, visto che le reti sono praticamente pronte – nel velocissimo mondo del 5G. Nulla di misterioso: con quella sigla, di cui sentiamo parlare da mesi in modo sempre più insistente, s’intende la nuova generazione di reti cellulari in grado di collegare dispostivi e servizi ad alta velocità e bassa latenza e che si porterà dietro una nuova schiera di smartphone. E di possibilità, dalla realtà aumentata e virtuale al controllo remoto di oggetti intelligenti, dalla robotica avanzata fino allo streaming ad alta risoluzione o al mondo delle auto e delle smart city. Snapdragon 855, Qualcomm lancia il suo 5G Per capirci, la banda di picco che una singola cella Lte è oggi in grado di trasferire è pari a 1 Gbps. Con il 5G ogni cella dovrà sostenere almeno 20 Gbps in downstream e almeno 10 Gbps in upstream. Basti pensare che la fibra ottica più veloce disponibile per gli utenti arriva a 1 Gbps in download e intorno ai 200 Mbps in upload. Praticamente tutti gli operatori internazionali stanno per lanciare le loro reti 5G in alcune città o mercati già nei primi mesi del 2019, per poi espanderle entro il 2020. Non è un caso che il keynote inaugurale del Qualcomm Snapdragon Technology Summit abbia puntato proprio sullo scenario del 5G. Il gruppo americano specializzato in tecnologie wireless per la connettività, ma che trae il grosso dei ricavi proprio dai chip che costituiscono il cuore dei miliardi di dispositivi che popolano la nostra vita quotidiana, ha riunito alcuni dei più importanti partner come gli operatori statunitensi AT&T e Verizon, il britannico EE di British Telecom e l’australiana Telsra, il gigante delle reti Ericsson, Samsung e i produttori Motorola, Netgear e Inseego per dare il benvenuto a Snapdragon 855. E per mostrarne, in una serie di demo, le più promettenti possibilità. Forse, grazie al modem X50 5G integrato direttamente nel chipset, anche per far mangiare le mani ad Apple che ha cambiato fornitore per i modem dei suoi ultimi iPhone e con cui Qualcomm è in causa . Il 5G entrerà dunque nelle nostre tasche fra pochissimi mesi. Tutto, secondo il presidente di Qualcomm Inc., il 48enne Cristiano Amon, è pronto sia in termini di reti, dal Nord America all’Europa passando per Australia, Cina e Corea del Sud, fino ai dispositivi. “Questa transizione è diversa dalle altre del mondo wireless, sarà molto più grande – ha spiegato il numero uno della società, in sella dallo scorso gennaio – perché toccherà ogni altro settore tecnologico e industriale ben oltre gli smartphone, da cui pure i consumatori si aspettano moltissimo in termini di prestazioni: nuovi servizi e nuovi modelli di business che ridisegneranno l’industria”. Qualcomm ci metterà, in quei dispositivi, l’elemento essenziale per agganciarsi a queste reti e godere della massima velocità oggi disponibile. Il già citato modem X50 5G integrato all’interno del chipset Snapdragon 855. Tutto, insomma, in un solo microchip accoppiato a due piccolissimi moduli antenna: uno per le mmWave, le onde millimetriche, ideali per aree urbane o ambienti affollati, e uno per sfruttare anche le frequenze sotto i 6 Ghz. Un risparmio essenziale in termini di spazio ed energia per gli smartphone in arrivo oltre che un sostegno ai produttori in termini di complessità di progettazione. I punti di forza di Snapdragon 855, ma nei dettagli si entrerà nel corso del summit, stanno anzitutto nella sua potenza in termini di intelligenza artificiale (tre volte superiore alle precedenti soluzioni di Qualcomm). Lo si deve al Qualcomm AI Engine, quarta generazione dell'unità del chipset dedicata alla gestione degli algoritmi d’intelligenza artificiale. Poi nel triplo cluster a otto core divisi in tre gruppi che spinge il processore al doppio delle prestazioni rispetto ai concorrenti a 7 nanometri: quattro con frequenza di clock a 1,78 GHz, tre a 2,42 GHZ e l’ultimo per mettere il turbo, a 2,84 GHz. “La giornata di oggi segna un enorme ed entusiasmante passo avanti – ha spiegato Amon – perché sottolinea come Qualcomm Technologies e i leader dell’ecosistema stiano guidando la commercializzazione del 5G, un viaggio che è partito dalla ricerca e sviluppo, è passato da standardizzazione accelerata e test ed è passata dal lancio di prodotti e tecnologie innovative”. Altro elemento chiave è sempre legato all’AI Engine: migliorerà l’elaborazione fotografica e la realizzazione dei video via smartphone, che molto più rispetto a quanto visto in alcuni top di gamma degli scorsi mesi diventeranno procedure guidate e favorite dagli algoritmi che ci consiglieranno quali scatti sono venuti meglio, ci daranno informazioni su cosa stiamo per immortalare e offriranno infinite variabili nelle condizioni più complicate. Non solo: lo Snapdragon 855 ospiterà anche una serie di soluzioni, ancora da approfondire, per il mobile gaming, cioè per i videogame da smartphone. Dal palco di Maui Alex Katouzian, vicepresidente senior e general manager della divisione mobile di Qualcomm Technologies, ha anche annunciato un’altra ghiotta novità: si tratta del 3D Sonic Sensor, il primo lettore di impronta digitale commerciale a ultrasuoni che i produttori potranno incorporare sotto al display dei loro smartphone. Sarà in grado di leggere con precisione i polpastrelli degli utenti, al di là dello sporco, del sudore o di altri ostacoli che finora rendevano imprecise le soluzioni in circolazione, come le pellicole protettive. Altra spinta alle novità, per esempio in termini di fattori di forma, per i prodotti in arrivo che probabilmente trasformerà il sensore sotto allo schermo in un nuovo standard del mondo degli smartphone, alla ricerca di nuovi spazi per diversificarsi e tornare a stupire gli utenti.
ilgiornale
LA PRECISAZIONE
Spettabile direttore de Il Giornale, in seguito all'articolo di Paolo Beltramin pubblicato il 15 dicembre 2008 su Il Giornale richiediamo di pubblicare rettifica di quanto di falso, inesatto ed omesso nel testo di cui sopra. Riteniamo che un’inchiesta non possa basarsi su conoscenze insufficienti e mediocri dell'argomento trattato e soprattutto su fonti inattendibili e non verificate. In riferimento alla programmazione si parla della sola fantomatica serata dance a cui ha partecipato Paolo Beltramin omettendo tutte le diverse forme di arte e cultura che vengono proposte nelle diverse serate. Per esempio teatro, cabaret, concerti di musica dal vivo di qualsiasi genere, dal liscio alle serate dance. Il riferimento alla circostanza che non si emettono scontrini e non si paga l’Iva e altre imposte rivela la completa ignoranza in merito alla materia fiscale. Il Circolo lavora nel periodo invernale in regime fiscale semplificato che prevede, oltre al pagamento di tutta l’Iva (che non può essere scaricata a differenza degli esercizi commerciali), il pagamento delle tasse relative all’attività in base agli studi di settore. Nel periodo estivo invece il Circolo apre al pubblico con regolare licenza di pubblico spettacolo e in regime fiscale ordinario, che comporta emissione di scontrini fiscali, Iva eccetera come un esercizio commerciale. La differenza sostanziale rispetto agli esercizi commerciali, omessa, è che l’utile di una Associazione Arci non può essere diviso ma deve necessariamente essere reinvestito in altre attività culturali e sociali che il circolo ha reso pubbliche. È stato poi omesso che al Circolo Arci Magnolia lavorano regolarmente assunte a tempo indeterminato undici persone, mentre dall’articolo sembra essere un posto senza regola alcuna. Inoltre, i prezzi indicati sono errati. L’ingresso non è sempre 5 euro ma è spesso gratuito e mai supera i 10 euro, come una vera inchiesta avrebbe dovuto sottolineare. I cocktail costano tutti 5 euro. Solo alcuni con maggiore quantità di alcool costano 7 euro (per esempio il long island). Il paragone a locali come l’Hollywood viene dettato da una pessima conoscenza del mondo associativo. Gentile Pontiroli, il mio articolo racconta la lunga serata che ho passato venerdì scorso al Magnolia. Solo a dicembre nel circolo sono in programma 6 serate “dj set” più cinque feste speciali, come la “After Babbo Night” a Natale e il veglione a Capodanno: una notte da discoteca ogni tre giorni. In passato ero stato altre volte a ballare al Magnolia, mentre temo che lei abbia letto il mio articolo troppo in fretta. Infatti c'è scritto proprio che «d’estate il Magnolia è un locale pubblico aperto a tutti» e il presidente dell’Arci di Milano, Emanuele Patti, informa che ci sono «una decina» di persone regolarmente a contratto. Il ragazzo che controllava il cortile interno del circolo, invece, venerdì mi ha detto di essere lì «solo per dare una mano». Lo stesso Patti mi ha confermato che «d'inverno il Magnolia è un circolo culturale, regolamentato dalla legge 383 del 2000». Questa legge concede una lunga serie di agevolazioni fiscali alle associazioni, anche rispetto all’Iva (che non deve essere applicata sui beni e servizi erogati agli associati: infatti il circolo non rilascia scontrini). Capitolo prezzi: la maggioranza degli undici appuntamenti dance di dicembre (compreso quello di venerdì scorso) è a pagamento, 5 o 10 euro più tessera. L'osservazione che “i cocktail costano tutti 5 euro” ma “solo alcuni ne costano 7” mi sembra non abbia bisogno di una replica. Infine, il fatto che gli utili non possano essere divisi tra i soci è scontato perché insito nella stessa natura dell’Arci, associazione culturale e ricreativa, quindi “non profit”. Altrimenti il Magnolia sarebbe proprio un locale pubblico come gli altri, ma non lo è. Paolo Beltramin
repubblica
Cile, arrivata la prima "capsula" che salverà i minatori dall'incubo
Copiapo - La capsula di metallo, che riporterà in superficie i 33 minatori intrappolati in Cile, è arrivata sul posto. La cassa cilindrica, la prima delle tre costruite dai cantieri navali della Marina Militare cilena, ha 55-60 cm di diametro e una porta grigliata per l’accesso del minatore. Il salvataggio, che comincerà al più presto ai primi di novembre, durerà almeno un’ora e mezza per ciascun minatore. Intanto il governo ha fatto sapere che, prima di riportare in superficie gli operai, saranno calati all’intErno della miniera almeno due persone, un medico e un infermiere, per preparare i minatori al ritorno alla luce.
repubblica
Ebola, "E' urgente una mobilitazione internazionale per fermare il contagio"
ROMA - Settecento nuovi casi ogni settimana da affrontare con strutture e strumenti inadeguati. È questo l'allarme lanciato da Medici senza frontiere durante una conferenza stampa indetta oggi, 22 settembre, a Roma per dare il via alla raccolta fondi in aiuto alle vittime dell'epidemia di Ebola che sta flagellando l'Africa occidentale. Adesso o mai più. In sei mesi, da quando è stata annunciata in via ufficiale l'epidemia di Ebola, sono morte più di 2.600 persone. Il contagio inizialmente circoscritto a Liberia, Guinea e Sierra Leone, ha raggiunto anche Nigeria e Senegal. "In Africa Occidentale la situazione è drammatica - ha detto il presidente di Msf Loris De Filippi - decine di persone si ammalano ogni giorno, bussano alle porte dei nostri centri, ma siamo costretti a rimandarle a casa perché non abbiamo abbastanza letti per accoglierle". Nonostante l'Organizzazione mondiale della sanità l'abbia definita "un'emergenza di salute pubblica internazionale", la risposta di stati e organizzazioni tarda ad arrivare. A oggi le promesse e i piani fatti per arginare la diffusione del virus restano ancora sulla carta. "La diffusione dell'epidemia - continua De Filippi - procede molto più rapidamente degli sforzi internazionali per contenerla. Intanto le nostre equipe, oltre 2.300 operatori tra cui molti italiani, lavorano giorno e notte per salvare più vite possibili. Le nostre forze sono al limite. Oggi chiediamo l'aiuto di tutti per sostenere la nostra azione: il tempo stringe, l'Ebola uccide, dobbiamo agire ora per fermare l'epidemia". Uniti contro l'Ebola. Debellare l'epidemia che sta mettendo in ginocchio l'Africa Occidentale è possibile, ma per farlo si ha bisogno di mezzi, fondi e strutture adeguate ad affrontare l'emergenza. Ma un risultato positivo può essere raggiunto solo con uno sforzo internazionale e congiunto. "Affrontare l'Ebola - sottolinea il presidente di Msf - non significa preoccuparsi dell'eventuale arrivo di un paziente infetto nel proprio paese. La diffusione del virus va fermata nei paesi colpiti attraverso un massiccio e immediato invio di unità mediche civili e militari specializzate. Servono risorse, personale, ospedali da campo e posti letto. Tutti i paesi che hanno capacità d'azione contro i disastri biologici devono intervenire". L'importanza dell'organizzazione internazionale presente nei posti più colpiti dal virus si capisce guardando i numeri. Il 60% dei casi registrati è stato trattato dal personale di Msf composto da 2239 operatori di diverse nazionalità, tra cui una ventina di italiani. La raccolta fondi. Nonostante i cinque centri a disposizione dell'organizzazione internazionale, i posti letto non bastano ad arginare il contagio. Le strutture di Liberia e Sierra Leone sono costantemente sovraffollate limitando così l'efficacia dell'azione medica. In attesa che governi e istituzioni internazionali agiscano concretamente, Medici senza frontiere ha lanciato la campagna #stop ebola che dal 22 settembre al 4 ottobre consentirà attraverso un sms al numero 45507 di fare una donazione ai progetti in Sierra Leone e Liberia. "Lavorare contro l'Ebola - racconta la dottoressa Roberta Petrucci, appena rientrata dalla Liberia - è estremamente difficile sia sul piano medico, perché la nostra capacità è limitata, sia sul piano umano, perché è una malattia che provoca grandi sofferenze e molti dei nostri pazienti - donne uomini, bambini - non sopravvivono". "Tra la gente - conclude - la paura è palpabile. Ma ogni guarigione è una festa e ci dà la forza di andare avanti. Con l'aiuto di tutti, potremo continuare la nostra azione per salvare altre vite e fermare questa drammatica epidemia".
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I 'prof' della moneta fiscale: "Uno strumento trasversale utile al futuro governo del Paese"
ROMA - Il professore di Economia politica Gennaro Zezza , che ha illustrato sul blog di Beppe Grillo la proposta di una moneta fiscale complementare all'euro, cura un suo blog sul sito dell'Associazione Paolo Sylos Labini. Fa parte cioè di un circolo di promotori del pensiero e delle opere del famoso economista italiano vicino alla sinistra, scomparso nel 2005. Il figlio di Paolo, Stefano Sylos Labini , geologo ma con la passione per gli studi economici, è fra gli autori dell'ebook di Micromega uscito nel 2015, diventato poi un manifesto-appello dal titolo "Per una Moneta Fiscale gratuita: uscire dall'austerità senza spaccare l'euro". Ed è proprio Zezza il link tra i Cinquestelle e i sylos-labiniani. Come conferma Stefano Sylos Labini: "Con Zezza collaboriamo e siamo in ottimi rapporti, sostiene le nostre idee e ha contatti con il M5S. Anche io, all'inizio di febbraio, sono stato sollecitato da Elio Lannutti (presidente associazione consumatori Adusbef iscritto ai Cinquestelle dal 2014, ndr .), a scrivere un articolo sulla moneta fiscale per il blog di Grillo, poi la cosa è saltata. E ora il tema è stato riproposto". L'idea di una moneta complementare all'euro utilizzabile a fini fiscali, supportata anche da uno studio di Mediobanca , in realtà la si ritrova già alla fine del 2012 in alcuni interventi di Marco Cattaneo , consulente in materia di investimenti privati e tra gli autori dell'ebook di Micromega. Poi è caduta nell'oblio, "perché i tempi non erano maturi per una proposta così innovativa", sostiene Cattaneo. Il quale non è affatto stupito che venga ritirata fuori proprio adesso dai Cinquestelle: "Siamo in campagna elettorale, nella fase in cui si definiscono i programmi e la moneta fiscale è uno strumento tecnico a disposizione di chi si candida al governo del Paese". E conferma che tutti gli studiosi che hanno lavorato sulla moneta fiscale hanno avuto contatti con varie forze politiche: "Ne abbiamo parlato anche con Forza Italia, Lega - aggiunge Cattaneo - so che il professor Zezza è vicino anche all'area di Sinistra italiana. Il nostro è uno strumento tecnico e trasversale, utilizzabile sia dai critici del sistema che da coloro che lo vogliono preservare, risolvendone però una serie di problemi". Da parte sua il direttore di Micromega, Paolo Flores D'Arcais , non cambia idea sul M5S dopo l'uscita sulla moneta fiscale. Una decina di giorni fa Flores aveva scritto su Repubblica che, dopo l'annullamento delle comunarie di Genova, il Movimento non era più votabile. "L'episodio di Genova - spiega - è la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di contraddizioni ed elementi negativi. Tra i quali ora cito anche la presenza in un'ipotetica squadra di governo Cinquestelle di un ministro degli Esteri (Manlio Di Stefano, ndr .) filo-Putin".
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Danilo Coppola condannato a 7 anni per bancarotta
I giudici del tribunale di Milano hanno condannato Danilo Coppola a 7 anni di carcere per bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte in relazione ad alcuni fallimenti tra cui il crac di Porta Vittoria spa. La presidente Luisa Ponti e gli altri magistrati hanno accolto, almeno in parte, la richiesta dei pm Mauro Clerici e Giordano Baggio. Coppola dovrà versare a Porta Vittoria spa , una delle parti civili, oltre 153 milioni di euro più gli interessi. Viene mantenuto il sequestro di alcuni immobili già bloccati nel settembre 2016. I giudici hanno ordinato il pagamento di una provvisionale di 50 milioni al fallimento Gruppo Immobiliare 2004 spa. Disposte l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, l'inabilitazione all'esercizio di un'impresa commerciale e l'incapacità a esercitare uffici direttivi per 10 anni. Secondo la difesa, che fa sapere che impugnerà il provvedimento, Coppola ha dimostrato ravvedimento versando negli anni all’Agenzia delle entrate circa 240 milioni. Già condannato in primo grado a 9 anni dai giudici romani per un’altra bancarotta, Coppola era stato arrestato nel maggio 2016 nell’ambito dell’inchiesta milanese: dal carcere era uscito dopo tre mesi per gli arresti domiciliari, dopo aver perso molto peso ed essere stato giudicato "incompatibile con il regime detentivo". La Porta Vittoria Spa, fallita nel 2016, era stata fondata per la riqualificazione di un’area di 151 mila metri quadrati, già scalo ferroviario poi dismesso, nell’area sud-est di Milano. L’operazione è andata a monte a causa di gravi problemi finanziari: secondo l’accusa, confermata dal tribunale con la condanna di oggi, Coppola avrebbe dissipato, sottratto o distratto denaro per un totale di 664 milioni di cui 320 nascosti al fisco. Per la difesa ci sono responsabilità anche del Banco popolare. Secondo quanto riferiscono fonti legali oggi è stata disposta anche la trasmissione degli atti ad altra procura, proprio per appurare la posizione dell’ad del Banco popolare e del suo avvocato,
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Oslo blocca le auto diesel: lo stop per due giorni
OSLO - Per la prima volta, è scattato stamane nella capitale norvegese Oslo il divieto di circolazione per tutti i veicoli propulsi da motori diesel . Durerà almeno due giorni, ma potrà essere prolungato se giovedì le condizioni atmosferiche e il tasso d’inquinamento dell'aria non respireranno. Il divieto è valido per auto private e ogni altro veicolo. Pochissime le eccezioni: autocarri pesanti più di 7,5 tonnellate e muniti di tecnologia anti-inquinante Euro 6, taxi, veicoli commerciali e mezzi usato per il trasporto di disabili o malati. Ogni eccezione dovrà essere documentata. I trasgressori verranno puniti con una multa di 1500 corone norvegesi, pari a circa 165 euro. La decisione è stata presa dalla giunta comunale composta da laburisti e verdi (partiti che a livello nazionale sono all'opposizione, rivali del governo conservatore della premier Erna Solberg ). Dal febbraio dell'anno scorso, le due forze politiche che governano la bella capitale avevano approntato un piano per eventuali divieti o limiti di circolazione in nome della lotta all'inquinamento. For informasjon om det midlertidige dieselforbudet se våre nettsider: https://t.co/rCldAprcj3 Forbudet gjelder fra tirsdag 17.1 kl 6. https://t.co/rI8xd7cqlC — Oslo kommune (@Oslokommune) 16 gennaio 2017 ''Non possiamo permetterci di chiedere ai bambini, agli anziani, a chi soffre di malattie respiratorie di restare a casa perché fuori in strada è troppo pericoloso respirare''. La decisione ha suscitato forte disappunto tra molti automobilisti. Perché nel 2006 il governo nazionale, allora guidato dal laburista Jens Stoltenberg , ora segretario generale della Nato, aveva invece incoraggiato i cittadini a scegliere auto diesel. In quanto allora erano ritenute meno inquinanti. Il Partito del progresso (populisti, junior partner nel governo con i conservatori della premier) hanno subito chiesto rimborsi o indennizzi per chi ha un'auto diesel. Secondo l' Istituto norvegese per la salute pubblica , l’ inquinamento causa 185 morti premature l’anno nella capitale norvegese. Quello delle emissioni dei veicoli è dunque un problema serio persino in uno dei paesi che adesso fa di più per difendere l'ambiente, scoraggiare la scelta di auto con motori a combustibile fossile, e incentivare invece l'acquisto di vetture elettriche o ibride plug-in. La Norvegia è ai vertici mondiali per percentuali di vetture elettriche o ibride sul totale delle auto immatricolate: le elettriche pure sono il 17,5 per cento del totale. Il sistema di incentivi comprende aiuti all’acquisto fino all’equivalente di 9000 euro, esenzione o sgravi su tassa d’acquisto, tassa d’assicurazione e spese assicurative. A Drammen, cittadina di lusso considerata una zona chic della grande area metropolitana di Oslo, ne vedi in percentuale ancor maggiore. E non solo: ovunque o quasi trovi colonnine per il rifornimento delle auto elettriche pure, e sono gratis. La Norvegia ha segnalato la sua scelta di graduale abbandono dei combustibili fossili persino con il disinvestimento del suo ondo sovrano – giudicato il più ricco del mondo – dalle aziende attive nell'estrazione di carbone.
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Estorsioni a sfondo sessuale dopo video chat: +500% denunce in 3 anni
ROMA - Prima le video chat sempre più intime, poi il ricatto: "Se non paghi pubblichiamo le immagini su Facebook e Youtube". Grazie alla collaborazione della Polizia italiana, la Gendarmerie Royale del Marocco ha arrestato 23 persone responsabili di estorsioni a sfondo sessuale , pratica diffusa in tutto il mondo e che anche nel nostro paese ha fatto registrare un consistente incremento, con le denunce che in soli tre anni, dal 2012 al 2015, sono salite del 500% per poi assestarsi su poco più di un migliaio all'anno. La Sextortion è un fenomeno criminale che ha già colpito migliaia di utenti del web. La dinamica è sempre la stessa: gli utenti si imbattono in richieste di amicizia provenienti da presunte ragazze giovani e belle. Dall'amicizia si passa alle video chat, che diventano via via sempre più intime fino a quando scatta il ricatto: se la vittima non paga la cifra richiesta, si vedrà pubblicati sui propri profili Facebook o su quelli di familiari e amici, o su dei canali Youtube, i filmati. Proprio quello che avrebbero messo in pratica i 23 arrestati dalla polizia marocchina, che avevano preso di mira anche diversi italiani. Le indagini, svolte in Italia dalla Polizia Postale, hanno consentito di individuare i dati utilizzati dagli estorsori: nickname, nominativo o indirizzo di pagamento della somma estorta, indirizzo di posta elettronica, numero della transazione effettuata. Tutti elementi che, sommati agli accertamenti su alcuni money transfer , hanno permesso di individuare i responsabili delle estorsioni in Marocco dove, appunto, venivano incassate le somme di denaro. Ma chi sono i destinatari dell'estorsione? Le vittime, spiegano gli esperti della Polizia, sono generalmente persone di sesso maschile, di ogni età ed estrazione sociale. Soggetti indotti a pagare anche diverse decine di migliaia di euro, come nel caso di un cittadino del nord Italia che ha sborsato 42.400 euro. Altri, invece, non ce l'hanno fatta, come dimostrano gli almeno quattro suicidi registrati nel nostro paese proprio a causa delle continue richieste di denaro provenienti dagli estorsori. Dal 2015 la Polizia ha costituito un pool investigativo ad hoc le cui indagini hanno portato all'arresto di 14 persone e alla denuncia di altre 30. Una scelta, quella di dedicare un gruppo specifico agli approfondimenti, dovuta alla crescita del fenomeno. Se nel 2013 i casi di sextortion trattati erano infatti 225, negli anni successivi sono costantemente aumentati: 1.190 nel 2014, 1.288 nel 2015, 1.324 nel 2016. Solo l'anno scorso c'è stata una lieve inversione di tendenza, con 1.041 casi. Di questi, 955 hanno riguardato maschi e 86 femmine. Delle oltre mille vittime, inoltre, 10 erano minori di 14 anni e 25 minori di 18. La maggior parte delle denunce nel 2017 sono state fatte a Potenza, dove sono stati denunciati 166 casi, seguita da Roma (122), Bologna (95) e Firenze (90). Ma attenzione, sottolinea la Polizia: considerato il tipo di fenomeno, le vittime sono spesso indotte a non denunciare la subita estorsione, rendendo quindi il dato emerso parziale e fortemente ridotto rispetto alla reale entità del fenomeno.
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Distributori di carburante fuorilegge, sequestri e denunce
Distributori di carburante fuori legge, raffica di sequestri e denunce a Napoli e provincia. L’offensiva della Guardia di Finanza tra il capoluogo e Casavatore , finiscono sotto i sigilli oltre 12mila litri di carburante che, secondo i rilievi dei militari, sarebbe stato immesso in commercio senza il rispetto delle normative in materia. Sequestrati, inoltre, un container adibito a distributore e un intero impianto di rifornimento. La prima operazione s’è verificata nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio dove, all'interno di una stazione di servizio, i finanzieri hanno accertato che le colonnine erogatrici presentavano alterazioni al dispositivo che porta il conto dei litri di carburante effettivamente erogati. Ma non è tutto perché quando i militari sono passati a verificare i registri hanno scoperto un’aporia tra la quantità di carburante riportata dalle colonnine e quella segnata invece nei documenti contabili. Questa circostanza ha indotto i finanzieri a ipotizzare che acquisto e successiva vendita di parte del carburante sarebbe avvenuto in nero. Pertanto il responsabile è stato denunciato per contrabbando di prodotti sottoposti ad accise e per manomissione dell’impianto. Il secondo caso, invece, s’è registrato a Casavatore, in provincia di Napoli. Qui un impianto di distribuzione di carburante, dotata di pompe e cisterne, è stato individuato all’interno di un autoparco. La stazione di servizio, però, sarebbe risultata abusiva e potenzialmente pericolosa. L’attività, infine, avveniva senza che fosse mai stata rilasciata apposita licenza ai due presunti “gestori” del distributore, denunciati per l’accusa di contrabbando di prodotti soggetti ad accise.
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Sesso, il piacere si fa sentire per due giorni
MA QUANTO dura la gioia del sesso? Assai più di qualche secondo. Il benessere dopo un rapporto sessuale ci circonda come un’aura per due giorni. Gli psicologi che l’hanno studiato l’hanno chiamato con un bellissimo termine “afterglow”: un bagliore, un riverbero di benessere che si spegne solo gradualmente. Nel loro articolo su Psychological Science i ricercatori guidati da Andrea Meltzer della Florida State University hanno misurato questo benessere in termini di appagamento sessuale e di soddisfazione per la relazione di coppia, ma anche di contentezza per la vita in generale. “Questa ricerca suggerisce – secondo Meltzer – che una delle funzioni del sesso è rafforzare le coppie e mantenerle unite”. Procreazione, ma non solo. La selezione naturale avrebbe premiato la riproduzione tramite il sesso anche per i suoi effetti di lungo periodo. “L’atto sessuale ha effetti molto importanti sull’organismo” spiega Emmanuele Jannini, docente di sessuologia all’università di Tor Vergata a Roma e presidente dell’ Accademia italiana della salute della coppia . “L’ipotalamo produce endorfina, molecola che è sinonimo di benessere; dopamina, l’ormone che va di pari passo sia con l’eccitazione sessuale che con l’innamoramento; testosterone, sostanza che dà energia e aggressività positiva; e infine ossitocina, insieme al suo equivalente maschile vasopressina: ormoni che hanno la funzione di cementare la coppia. Un rapporto sessuale dà una carica pari a quella di una pallina da flipper”. E sarà un caso, ma il fatto che l’afterglow svanisca dopo due giorni coincide con il tempo che gli spermatozoi impiegano per riformarsi in quantità che massimizzano le chance di fecondazione. La ricerca di Psychological Science ha preso in esame 214 coppie americane appena sposate. Per 14 giorni sia gli uomini che le donne hanno compilato un questionario, indicando se avevano avuto un rapporto sessuale e rispondendo a una serie di domande sia sulla qualità della loro relazione di coppia che sulla loro soddisfazione per la vita in generale. In media gli sposini hanno indicato di aver fatto l’amore quattro volte in due settimane (anche se la varietà fra una coppia e l’altra era molto grande). “Un tempo – commenta Jannini – definivamo come rapporto soddisfacente solo quello che culminava con un orgasmo. Oggi abbiamo allargato questa definizione. Parliamo di rapporti in cui si prova piacere e si presta attenzione al piacere dell’altro, cosa che peraltro è tipica solo della nostra specie. Basta questo per sperimentare gli effetti benefici del sesso”. A Jannini la scoperta dell’”afterglow” fa tornare in mente il pensiero di Wilhelm Reich, un allievo di Freud che sfornò teorie bizzarre in vari campi. “Ma che aveva anche idee molto affascinanti” racconta il sessuologo. “Credeva per esempio che nel fare l’amore una coppia rilasciasse dei quanti di energia benefica da lui battezzati “orgoni”, da orgasmo. E a quanti di noi è capitato, durante una festa da adolescenti, di entrare in una stanza e captare che lì era successo qualcosa, l’aria era piena di orgoni”. Il gioco della torta della sessualità Sfortunatamente, però, oggi la curiosità dei ricercatori americani non si è fermata qui. Gli sposini sono tornati nello studio dello psicologo sei mesi dopo aver compilato il loro primo questionario. Sia l’intensità dell’afterglow che la loro soddisfazione per la relazione di coppia erano nel complesso diminuite. “Chi partiva da un valore alto restava comunque a livelli elevati anche dopo il passare del tempo” provano a consolarci i ricercatori. “Anche quando lo spiego agli studenti vedo la tristezza passare nei loro occhi” racconta Jannini. “E' giustificabile, però, dal punto di vista adattativo. Quando si è innamorati è come se il nostro motore girasse a ritmi altissimi. Ma non possiamo marciare a lungo a pieni giri, perché il viaggio è lungo. Per arrivare a destinazione dobbiamo adattarci presto a un regime normale”.
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Quell'audizione in Vigilanza: "Non ci sono soldi per le verifiche"
In questo quadro di accuse e di caccia al colpevole, a dare l'idea di come vengono fatte le ispezioni su infrastrutture e l'attività delle concessionarie c'è una audizione parlamentare del 2016 a firma dell'architetto Mauro Coletta , allora direttore della Vigilanza del ministero delle Infrastrutture sulle concessionarie autostradali . In audizione in Commissione Ambiente e Territorio a Montecitorio, l'architetto di fatto rilevò tutte le difficoltà incontrate nella verifica proprio delle infrastrutture e delle attività del delle società concessionarie delle autostrade. Nel 2011 l'attività di ispezione, come ricorda il Corriere, venne passata dall'Anas al ministero dei Trasporti. "Pochi soldi per le verifiche" E sulla attività di ispezione, proprio Coletta aveva acceso un faro: "I collaboratori che si recano in missione per svolgere i sopralluoghi devono anticipare le spese. È importante farlo presente: mi scusi se parlo di queste piccole questioni, ma il rimborso arriva dopo quattro-cinque mesi. Il dipendente che non può anticipare le somme occorrenti per l’albergo e per i pasti è costretto a rientrare in sede. Ciò crea grossi problemi. Basti pensare che siamo passati da 1.400 ispezioni all’anno nel 2011 a 850 ispezioni nel 2015. Ne risente, quindi, l’attenzione da parte di tutto l’apparato. All’interno di un assetto ministeriale c’è molta più burocrazia rispetto all’attività che conduciamo", si legge nell'audizione. "Ci difendiamo da soli" Poi il dirigente Coletta aveva anche alzato il velo sulle coperture legali del personale: "Ci dobbiamo difendere da soli. Noi, per tutte le questioni personali e penali – l’attività che svolgiamo può comportare anche incidenti o altro –, dobbiamo inevitabilmente avere un’assicurazione per una tutela di carattere legale, che abbiamo completamente perso rispetto a quella che ci spettava quando eravamo in Anas . Soffriamo molto di questa cosa, anche perché diventa pesante. Si tratta di questioni molto importanti e all’esterno ci sono fior di avvocati...". Poi, sempre nell'audizione proprio Coletta parla anche di tutti quei contenziosi con le concessionarie. "Una valanga di conteziosi" E le cifre di Coletta parlano chiaro: a settembre 2016 c'erano 327 procedure, circa 80 all'anno in 4 anni. " Spesso vengono impugnate le decisioni assunte dalla Direzione, così come i provvedimenti di approvazione dei progetti. Gli adeguamenti tariffari vengono costantemente impugnati", ha affermato Coletta. Un racconto che dà l'idea di quanto sia complicato il rapporto tra il ministero e le concessionarie. Un rapporto che è destinato ad incrinarsi ancora di più dopo la revoca della concessione ad Autostrade da parte del governo dopo la tragedia di Genova.
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Laives, il comune dove l'alleanza Lega-M5S-Forza Italia è già realtà
LAIVES - “Ma quale “inciucio”, la realtà è che da quasi tre anni abbiamo assicurato un governo alla nostra cittadina”. Benvenuti a Laives, pochi chilometri a sud di Bolzano, che con 18 mila abitanti è il quarto centro dell’Alto Adige. Qui, dal giugno del 2015, la giunta comunale si regge su un accordo sottoscritto tra centrodestra, Lega e Movimento 5 Stelle: “Un accordo sul programma – si affretta a dire il capogruppo dei pentastellati, Paolo Castelli – tanto che il nostro appoggio è esterno”. Benissimo, ma nel frattempo queste “larghe intese” altoatesine non hanno dato segno di crisi: mai un veto, un litigio, un ultimatum. Era l’8 g iugno del 2015 quando – vista l’impossibilità di governare con il Pd – la Svp (che è il partito di lingua tedesca) ha fatto il salto accordandosi con la lista di centro destra del candidato sindaco Christian Bianchi. Della nuova maggioranza faceva parte pure la Lega, ma mancavano almeno due consiglieri. Esattamente quelli del Movimento. Il leghista Giuliano Vettorato la ricorda così: “Il nostro accordo è stato trasmesso in diretta streaming, come usano loro (i 5stelle) e da quel giorno abbiamo avuto un rapporto ottimo. Non so se potrebbe funzionare a livello nazionale, ma a Laives ha risolto i problemi del Comune”. Ma qual è il prezzo dell’intesa? Castelli (M5s) ricorda l' accordo in 14 punti che prevedeva piste ciclabili, disoccupati che fanno i vigili all’uscita delle scuole, il veto all’ampliamento dell’aeroporto di Bolzano ma soprattutto la riduzione del 20 per cento delle indennità di sindaco e assessori. Ma la questione degli stipendi non era già nel programma del sindaco Bianchi? “Era una loro promessa – dice il consigliere grillino – ma con il nostro accordo hanno dovuto mantenere fede all’impegno. E non era scontato visto l’ingresso in giunta anche della Svp”. Già nel 2015 Laives era finita sotto i riflettori per lo “strano accordo”, ma dopo le elezioni politiche del 4 marzo l’attenzione è ovviamente aumentata: “Ci sono telecamere dappertutto, qui pare di essere in un reality” scherza il leghista Vettorato. Ma che ne pensano i vertici dei 5 Stelle? “Hanno dato il via libera – spiega ancora Castelli – tanto che il giorno dell’intesa erano presenti sia Paul Koellensperger (consigliere provinciale a Bolzano) che Riccardo Fraccaro, il deputato trentino che nei giorni scorsi era in corsa per la presidenza della Camera. Va detto che i 5 Stelle hanno portato a casa la presidenza del consiglio comunale: “Certo – aggiunge ancora Castelli – ma è stata una carica che ci è servita per mettere mano allo statuto comunale e aumentare e migliorare gli strumenti di democrazia diretta. Nemmeno il tema “caldo” dei profughi ha mandato in crisi la maggioranza di Laives. In questo caso sono stati i consiglieri del Movimento 5 Stelle che hanno dovuto appoggiare (sempre dall’esterno) i paletti imposti dalla Lega alla presenza di 60 richiedenti asilo sul territorio comunale.E i cittadini che ne pensano? Numeri alla mano, sembrano gradire: alle elezioni del 4 marzo nelle urne di Laives ha vinto il centro destra con il Movimento 5 Stelle (primo partito) a sfiorare il 28 per cento dei voti. Nel collegio di Bolzano ha vinto comunque Maria Elena Boschi (imposta dal Pd nazionale, tra molte polemiche, in un collegio considerato sicuro) con l’appoggio pure dei “tedeschi” della Svp (che però a Laives si è schierata con il centro destra). Vi siete persi? La situazione è effettivamente complicata. I consiglieri della cittadina invitano a cambiare prospettiva: “Ragioniamo sui programm.
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Trump chiede sanzioni dell'Onu per un miliardo alla Corea del Nord
Dopo tanti tira e molla, malgrado la sfiducia degli Usa nelle sanzioni Onu, Washington ha presentato venerdì sera una bozza di risoluzione che sarà messa oggi ai voti al Consiglio di Sicurezza che colpisce la Corea del Nord, puntando a privarla di introiti per 1 miliardo di euro. Un'enormità per un Paese, che tranne che per le armi, è poverissimo. Il testo prevede il blocco alle esportazioni di carbone (già bloccate dalla Cina, l'unico alleato di Pyongyang malgrado le ultime aperture russe, benche solo in chiave anti americana), ferro, piombo e prodotti ittici. Si tratta della rappresaglia, appoggiata dai Paesi Occidentali tra i Quindici, al lancio di due missili balistici intercontinentali (il 4 e il 28 luglio scorso) Icbm nordcoreani in grado, soprattutto il secondo, di colpire tutti gli Stati Uniti. Da Pyongyang da registrare invece un'apertura sul turismo. Le porte della Corea del nord sono sempre aperte ai turisti statunitensi. L'ha affermato una nota del governo di pyongyang, dopo che Washington ha deciso di vietare i viaggi nel paese di Kim Jong Un, a partire dal primo settembre, in seguito alla tragica vicenda dello studente Otto Warmbier. Warmbier fu arrestato in base all'accusa di aver rubato materiale propagandistico nordcoreano, condannato a 15 anni di lavori forzati e poi restituito agli usa in coma. Lo studente è morto immediatamente dopo negli Stati Uniti.
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Nazionale, De Rossi: ''Sfavoriti, ma possiamo battere chiunque. Thiago Motta? Forte come Totti''
FIRENZE - "Non siamo favoriti e siamo consapevoli di non essere i migliori, ma abbiamo l'orgoglio degli italiani, stiamo lavorando bene e sappiamo che potenzialmente possiamo battere qualsiasi squadra". Daniele De Rossi si presenta carico e ottimista in vista di Euro 2016 e, dopo che Conte lo ha inserito nei 23 convocati per la Francia, il centrocampista della Roma è pronto a ritagliarsi uno spazio importante. "PORTA SEMPRE APERTA" - De Rossi ammette di aver temuto di non far parte dei 23 , ma alla fine è riuscito a trovare un posto: "In passato ero sempre sicuro che sarei stato comunque convocato, in questa stagione ho subito infortuni ripetuti e sapevo di poter essere un punto di domanda per l'allenatore, lo ero, quindi ho dovuto fare un lavoro diverso, sapevo che dovevo dimostrate anche nelle partitelle che sto bene -spiega il centrocampista azzurro-. Il mio obiettivo è vincere l'Europeo, la convocazione era solo un primo passo per raggiungere il vero obiettivo". De Conte promette: "Italia, sarai fiera di noi". IL RAPPORTO TOTTI-SPALLETTI - Inevitabile poi passare dalla Nazionale alla Roma. E in particolare del rapporto tra Spalletti e Totti. De Rossi getta acqua sul fuoco: "E' spiacevole per un giocatore quando ci sono delle tensioni all'interno dello spogliatoio, tensioni molto grandi per quello che si percepiva all'esterno, molto meno grandi per noi che le vivevamo quotidianamente". E infine spiega il suo "silenzio" sulla faccenda per evitare ulteriori polemiche: "Quando si parla di uno dei migliori allenatori nella storia della Roma e del giocatore più forte della storia giallorossa, in città si crea una catastrofe, chiunque ne parlava creava scompiglio, io non ne parlavo proprio per questo ed è inutile e molto poco interessante parlarne adesso, sia per me che per voi". "BASTA CRITICARE MOTTA" - Tornando sulla Nazionale, molti tifosi non hanno preso bene l'assegnazione della maglia numero 10 a Thiago Motta . De Rossi difende il compagno azzurro: "Io ricordo che presi la 10 in azzurro controvoglia, e lo stesso ha fatto Thiago Motta. Non è stato lui a sceglierla, non era il suo sogno, l'ha accettata perché la pensa come me. E' un ragazzo eccezionale, uno che non crea problemi, e poi nei club dove ha giocato ha vinto davvero tutto. Quindi ora spero che ci aiuti a vincere l'Europeo. Chi lo critica -conclude- si pulisca la bocca e venga a palleggiare con lui, capirà che pur avendo caratteristiche diverse tecnicamente lui è un maestro, affatto inferiore a fenomeni come Baggio, Totti, Del Piero".
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Caso Regeni, l'Italia pensa a sanzioni e black list verso l'Egitto
ROMA.Cinque miliardi di investimenti, dal maxi giacimento di gas di Zohr al business sull'edilizia e l'energia attorno a Suez. Tanto vale la partita diplomatica che si muove attorno all'omicidio di Giulio Regeni. Una storia che riguarda l'Italia, secondo partner europeo del Cairo dopo la Germania, ma evidentemente tutta la comunità internazionale che, come dimostrano anche le campagne che i giornali americani hanno lanciato in questi giorni sul caso Regeni, ha acceso le luci sul governo di Al Sisi e sui suoi metodi, così come denunciato dalle Ong internazionali. Non è un caso che tutti i nuovi affari italiani siano stati messi in stand by, comprese le prospettive aperte nella missione dei 60 imprenditori italiani, al seguito al seguito del ministro Federica Guidi, proprio quando il corpo di Giulio fu ritrovato. Ma la famiglia Regeni chiede anche la sospensione degli accordi già in essere, a partire proprio dall'affare dell'Eni che, già ai primi di febbraio, si era mossa per chiedere al governo del Cairo risposte credibili e in tempi brevi. L'invito, evidentemente, è stato disatteso. "E a questo punto non possiamo permettere più errori: l'Egitto deve chiedere scusa. Non c'è accordo commerciale che tenga davanti a una situazione del genere" dice il presidente della commissione Bilancio alla Camera, Francesco Boccia del Pd. A conferma che anche la maggioranza di governo ha capito che la strada è strettissima e non ci sono altre uscite se non quella delle verità. "Una verità - ha attaccato ieri l'avvocato dei Regeni - che il regime nega perché scomoda: hanno torturato un italiano". La posta in gioco è, come detto, altissima. La chiamata "per consultazioni" dell'ambasciatore italiano sarebbe un atto politico molto forte. Che, tra l'altro, ha anche un precedente recente: è stato fatto a dicembre 2014 con l'ambasciatore in India per la vicenda dei Marò. "Ma non sappiamo - dicono dalla Farnesina - quanto possa rivelarsi una mossa efficace: in questo momento, proprio per controllare che le indagini vengano fatte come si devono, è necessario la nostra presenza al Cairo". Un colpo definitivo agli scambi turistici tra i due paesi darebbe invece l'inserimento nella black list della Farnesina dell'Egitto come "paese a rischio". Sulla carta la nostra unità di crisi si limiterebbe a segnalare che "non sono garantite tutte le condizioni di sicurezza per i viaggiatori ". In realtà significherebbe bloccare i tour operator che, per psicosi ma soprattutto per i premi assicurativi che schizzerebbero alle stelle, chiuderebbero di fatto le rotte con Sharm el Sheik, Hurgada e Marsa Alam che già di fatto sono al collasso rispetto agli scorsi anni. Dopo l'attentato al jet russo a febbraio sono state registrate circa un migliaio di presenze contro le 12.629 di dicembre 2015 e dei 34.404 dello stesso mese del 2014. Un calo registrato del 63 per cento che la vicenda Regeni, dicono i tour operator, spingerà "allo zero". Alla Bit di febbraio l'Egitto praticamente non esisteva con il ministro del turismo Hisham Zaazou era stato costretto ad annullare la sua visita a Milano per "impegni improvvisi". Lo stesso ministro che qualche giorno prima aveva organizzato al Cairo una messa per Giulio: 12 i presenti.
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Bomba a Bangkok, il sospettato: "Ho dato uno zainetto all'attentatore"
Il principale sospettato per l'attentato dello scorso 17 agosto al santuario Erawan di Bangkok ha detto di aver consegnato uno zainetto all'attentatore prima dell'esplosione.
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Toti, tifoso di Trump: "Viva il populismo, può governare anche in Italia. Muro caduto alla Casa Bianca, cadrà anche qui"
ROMA – Viva il populismo. “Come dimostra la vittoria di Trump i voti dei populisti possono esprimere una forza di governo. Anche in Italia”. Parla Giovanni Toti, governatore della Liguria, uno dei pochi esponenti di Forza Italia a tifare il 45esimo presidente degli Stati Uniti dall’inizio . Toti parte dall’America per arrivare alla nostra penisola. E attacca il “conformismo renziano che assomiglia al conformismo clintoniano”, i leader costruiti in vitro come Stefano Parisi “che si devono mettere in testa che non esistono maghi Merlino in grado di inventarsi cose nuove. Bisogna fare i conti con il consenso, sceglie il popolo”. E ridimensiona il ruolo di Silvio Berlusconi nella costruzione del nuovo centrodestra. Da protagonista assoluto a uno vale uno. “Forza Italia e il Pdl tra il 2008 e il 2009 avevano il 40 per cento. Oggi non è più così. Non c’è nessun singolo leader che abbia la forza di proporre se stesso o di nominare qualcun altro, Berlusconi compreso. E’ caduto il muro alla Casa Bianca, deve cadere anche qui”. Perché credeva nella vittoria di Trump? “Perché non mi sono fatto influenzare dal birignao di chi pretendeva di spiegarci come si vota. Perché si capiva che l’Ameria voleva cambiare, dopo il conformismo clintoniano con i suoi madornali errori. Perché quello che viene dipinto come il diavolo, Donald Trump, non lo è affatto. Esprime un movimento che si prende cura dei bisogni della gente”. Non la spaventa che i primi a congratularsi con il presidente siano stati Orban, Farage e Le Pen? “Orban è un collega del Partito popolare europeo. Non mi spaventa proprio”. Se vincono i populisti non è tagliato fuori anche un centrodestra moderato? “Assolutamente no. I voti dei populisti possono esprimere una forza di governo anche da noi. Tutti coloro che ci spingono a creare una nuova forza centrista o che pensano di vincere esibendo una presunta superiorità morale o pretendono di discutere la legittimità di governo di alcune forze, sbagliano e il loro fallimento è dimostrato dal successo di Trump. Trump è l’innesco per un cambiamento anche da noi. Al contrario, l’esempio di Alfio Marchini a Roma prova che non c’è bisogno di uomini della provvidenza”. Come mai Berlusconi è stato equidistante sulla campagna americana? “Non ne ho idea. Forse sa che la sua parola pesa molto anche negli Stati uniti e non ha voluto turbare la corsa”. Ha sbagliato a non schierarsi con Trump? “Non so rispondere. Magari gli ha fatto velo l’amicizia con la Clinton. Semmai penso alla visita di Renzi alla Casa Bianca con perfetta scelta di tempo, poco prima della frana dell’obamismo... Il premier sembra molto affaticato, non sta sulla palla, sbaglia sempre il tiro. Anche la Leopolda, da luogo dell’innovazione si è trasformata nella culla del rancore. Il renzismo si è consumato molto in fretta”. Se non decide Berlusconi il leader del centrodestra italiano, chi lo fa? “Le regole. Ci vuole una selezione dal basso. E’ arrivato per tutti il momento di sottoporsi al vaglio dei militanti, degli elettori, non deve più esistere una classe dirigente autoreferenziale. La legittimazione arriva dal consenso. Ma non c’è un centrodestra da inventare al di fuori di quello che già esiste. Con la Lega, con Fratelli d’Italia…”. Con la Lega soprattuto. “Certo. Abbiamo un progetto con Maroni e Zaia che sta funzionando nelle nostre regioni del Nord. Trump insegna che occorre fare i conti con l’immigrazione, con le case popolari, con l’economia che non riparte. Dall’America viene l’innesco e ci deve far riflettere. Dopo la vittoria del No, il 4 dicembre quel risultato va gestito con grande responsabilità. Per questo sabato sarò a Firenze alla grande manifestazione del centrodestra”. Trump è un grande cambiamento e lei propone l’alleanza tradizionale della destra italiana? “Io sono contrario ai macchinisti del treno autocandidati o candidati da altri. C’è una classe di amministratori giovani che si sta facendo avanti, puntiamo su quella. Poi avremo il nostro Pantheon, i valori unificanti. Berlusconi rimane il fondatore, l’ideologo e il leader di una forza politica importante. Ma le scelte si fanno dal basso. Spero che tutti, in particolare i neocentristi, si facciano carico di un ravvedimento operoso”. Non la inquieta nemmeno il sessismo di Trump? “Trump ha il merito di essersi mostrato nudo, senza sovrastrutture. La battuta greve può scappare e mi sorprende di più l’indignazione pelosa su cose sulle quali tutti abbiamo scherzato una volta nella vita. Comunque le gaffe non sono il metro per giudicare un politico. Mi pare che gli americani lo abbiano capito”.
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Migranti: parte l'offensiva degli amministratori locali contro la deriva xenofoba e razzista del Governo
ROMA. Trentatré episodi di aggressioni a sfondo razzista da quando il governo Salvini - Di Maio si è insediato, tre solo nelle ultime ore; porti chiusi e criminalizzazione delle Ong; ruspe sui campi rom e una narrazione costante e diffusa che parla di invasione, sostituzione etnica, pericolo immigrazione: qualcuno ha deciso di non restare in silenzio e mostrare che esiste anche un'Italia che rifiuta tutto questo, rivendica lo stato di diritto e sostiene l'inclusione sociale come valore assoluto. Per questo oggi stato lanciato - e ha già raccolto più di 200 adesioni in tutta Italia - il manifesto "Inclusione per una società aperta", ideato e promosso dai consiglieri regionali del Lazio Alessandro Capriccioli, Marta Bonafoni, Paolo Ciani, Mauro Buschini e Daniele Ognibene e rivolto a tutti gli amministratori locali che rifiutino "la retorica dell'invasione e della sostituzione etnica, messa in campo demagogicamente al solo scopo di ottenere consenso elettorale, dagli imprenditori della paura e dell'odio sociale; rifiutino il discorso pubblico di denigrazione e disprezzo del prossimo e l'incitamento all'odio, che nutrono una narrazione della disuguaglianza, giustificano e fanno aumentare episodi di intolleranza ed esplicito razzismo", col fine di costruire "una rete permanente che, dato l'attuale contesto politico, affronti il tema delle migrazioni e dell'accoglienza su scala nazionale a partire dalle esperienze e dalle politiche locali, con l'obiettivo di opporsi fattivamente alla deriva sovranista e xenofoba che sta investendo il nostro paese", come si legge nell'appello diffuso quest'oggi. "In Italia viviamo una situazione senza precedenti", ha spiegato Alessandro Capriccioli, capogruppo di +Europa Radicali durante la conferenza stampa di lancio dell'appello insieme ai colleghi Paolo Ciani, Marta Bonaforni e Marietta Tidei. "Attraverso una strategia quasi scientifica è stato imposto un racconto sull'immigrazione che alimenta l'odio e lo sfrutta per ottenere consensi. Questo manifesto si rivolge agli amministratori locali che affrontano sul campo il tema dell'immigrazione con risultati virtuosi che spesso smentiscono quel racconto, ed è uno strumento per formare una rete istituzionale che potrà diventare un interlocutore autorevole e credibile in primo luogo di questo Governo, dettando indicazioni, strategie e proposte". Paolo Ciani, capogruppo di Centro Solidale, ha sottolineato come "questa narrazione distorta sta portando a un imbarbarimento della nostra società. Gli episodi di questi giorni rappresentano solo la punta dell'iceberg di un atteggiamento diffuso: sappiamo tutti che esistono degli istinti bassi che appartengono a tutti gli esseri umani e che, se trovano una loro legittimazione nelle istituzioni, diventano un problema". Marietta Tidei, consigliera regionale del Pd ha posto l'attenzione sul fatto che "oggi viene raccontato solo il brutto dell'immigrazione, ma noi siamo qui per dire che c'è anche molto che ha funzionato: il programma Sprar è un esempio virutoso", mentre la capogruppo della Lista Civica Zingaretti Marta Bonafoni ha sottolineato come ciò che conta sia "la quantità e la pronta risposta che stiamo avendo: la distribuzione geografica ci dice che c'è un'altra italia, che con questo appello diventa una rete istituzionale che si pone come interlocutrice del Governo". Oltre al Presidente della regione Lazio hanno già sottoscritto l'appello Beppe Sala, sindaco di Milano, Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli e più di 200 tra assessori e consiglieri regionali, sindaci, presidenti di municipi e consiglieri comunali e municipali da ogni parte d'Italia.
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E' reato vendere acqua in bottiglie di plastica esposte al sole
MULTE fino a 1500 euro per i commercianti che vendono acqua in bottiglie di plastica che siano state in precedenza esposte al sole, anche se per breve tempo. La Cassazione ha così deciso di usare il pugno di ferro, con la sentenza 39037 del 28 agosto 2018, nei confronti di chi non usa le dovute accortezze nel trattare gli alimenti deteriorabili, mettendo a rischio la salute dei consumatori. Lo ha fatto respingendo il ricorso del titolare di un esercizio commerciale che aveva messo in vendita delle bottiglie d'acqua di plastica , che aveva conservato nel piazzale antistante il negozio prima di esporle sugli scaffali all'interno. Anche se la difesa aveva sottolineato che il tempo di esposizione ai raggi solari era stato brevissimo, i giudici di piazza Cavour non hanno voluto sentire ragioni, chiarendo che la vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione é un reato di pericolo presunto. Con una soglia di punibilità anticipata vista l’importanza della salute come bene protetto. USA E RISPETTA La campagna per un uso consapevole della plastica La violazione si concretizza, dunque, anche in assenza di un affettivo accertamento del danno al bene tutelato. La plastica riscaldata dal sole tende infatti a rilasciare sostaneze nocive (antimonio e bisfenolo) dannose alla salute. Un principio che si applica a tutte le tipologie di bevande, non solo l'acqua in bottiglia, che viene sempre citata poiché è quella più utilizzata. Una precisazione va fatta: se la si consuma per una volta non accade nulla, ma se questa pratica è ripetuta nel tempo e negli anni, anche se si consuma la migliore acqua in commercio si può andare incontro a spiacevoli conseguenze all'organismo. I Nas giornalmente sequestrano decine e decine di bottiglie lasciate al sole . Per configurare il reato basta accertare che siano state commesse delle azioni "idonee a determinare il pericolo di un danno o deterioramento dell’alimento" al fine di assicurare che il prodotto arrivi ai consumatori dopo essere stato trattato nel rispetto delle garanzie igieniche. Il cattivo stato di conservazione può essere accertato non solo attraverso analisi di laboratorio ma anche attraverso altri dati obiettivi, come foto o altre testimonianze. La Cassazione ha anche ricordato che l'acqua è un alimento vivo, al pari di olio e vino, e che se esposta al sole, anche se per un periodo limitato di tempo, può subire alterazioni. In questo caso specifico, per i giudici il reato c'è, perché è stato provato grazie a delle ispezioni che l'acqua era stata esposta al sole in un periodo in cui in Sicilia, regione dove si è verificato il fatto, le temperature sono alte, cioè tra giugno e settembre. Supermercati, piccoli negozi ed anche ambulanti sono avvisati.
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Trump attacca la Germania: ''Cattiva con noi su commercio e Nato. Questo cambierà"
"Abbiamo un deficit commerciale enorme con la Germania. Inoltre loro pagano molto meno rispetto a quello che dovrebbero per la Nato e le forze armate. Questo è negativo per gli Stati Uniti. Tutto questo cambierà", così Trump su Twitter risponde ad Angela Merkel. We have a MASSIVE trade deficit with Germany, plus they pay FAR LESS than they should on NATO & military. Very bad for U.S. This will change — Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 30 maggio 2017 La cancelliera tedesca in questi giorni aveva dichiarato: "Impossibile fidarsi degli Stati Uniti. Dobbiamo prendere il destino nelle nostre mani". Affermazione approvata e condivisa dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha auto modo di dichiarare: "L'Italia condivide la necessità che gli europei prendano in mano il proprio futuro, le sfide globali lo impongono, negli ultimi mesi abbiamo lavorato in questa direzione. E' emersa con chiarezza una sintonia tra i diversi Paesi Ue nel contesto internazionale" E' la seconda volta in pochi giorni che il presidente americano se la prende con il Governo tedesco definendolo cattivo. E del suo tour europeo, ha qualcosa da dire un funzionario del dipartimento di Stato americano che il 28 maggio ha rilasciato un'intervista al Daily Beast: "Quando si tratta di diplomazia, Il presidente è un turista ubriaco. Rumoroso e pacchiano, si fa strada sulla pista da ballo spingendo. Calpesta gli altri senza rendersene conto. È inefficace". On Fox News, Kellyanne Conway confirms communications director Mike Dubke out: "He has expressed his desire to leave the White House." — Jennifer Jacobs (@JenniferJJacobs) 30 maggio 2017 Sulla scia dei difficili rapporti internazionali e delle discutibili strategie di comunicazione, un altro pezzo dell'amministrazione americana abbandona il presidente. Mike Dubke, capo della comunicazione della Casa Bianca, in carica da tre mesi, si è dimesso il 18 maggio garantendo comunque la sua presenza durante il tour estero di Trump, "per garantire la continuità del lavoro a Washington". In un messaggio ai colleghi Dubke ha spiegato che le sue dimissioni sono "dovute a problemi personali".
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Avril Lavigne piange in TV: "Sto guarendo dalla malattia di Lyme"
È tornata in TV per raccontare a tutto il mondo della malattia che ormai la affligge da tre anni. Avril Lavigne è stata intervistata dalla seguitissima trasmissione di ABC " Good Morning America ": nel 2012 le venne diagnosticata la malattia di Lyme , che si presenta con artrite, eritemi cutanei e mal di testa. « Sono circa a metà strada della cura, la vita mi ha dato una seconda chance - ha detto la cantante - Sto vedendo un sacco di progresso con la cura, e sono certa che guarirò al 100%. Ho tanta voglia di andare là fuori e veramente fare ciò che amo. Dopo questo, sono davvero grata ed emozionata dalla vita ». Quindi Avril, che ha avuto un successo planetario nei primi anni dello scorso decennio con alcuni brani che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, ha voluto lanciare un messaggio di speranza a chi, come lei, soffre di questa malattia: « Solo perché una cosa è difficile, non lasciare che vinca. Ascolta il tuo corpo. Il supporto è tutto, così come la ricerca, la conoscenza, e il medico giusto ». La cantante canadese era assente dalle scene da circa tre anni. Oggi è rientrata per raccontare a tutti i suoi fan e non solo che la malattia di Lyme è estremamente fastidiosa ma si guarisce: secondo il New York Times, questa è la malattia infettiva che si diffonde più velocemente al mondo dopo l'Aids.
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Maurizio Bernardo: "E io invece vado nel Pd, Renzi mi piace troppo, la destra non risorgerà"
ROMA. Maurizio Bernardo, deputato eletto con Forza Italia e presidente della commissione Finanze, passa ad Ap nel novembre del 2013. Quattro giorni fa, in un momento in cui diversi suoi colleghi pensano di ritornare da Berlusconi, lui entra nel Pd. Ci spiega il perché di questa scelta in controtendenza? "Per la verità è molto più naturale e consequenziale di quel che possa sembrare. Dopo il fallimento del patto del Nazareno avevo deciso di restare nella maggioranza di governo. Ora, in perfetta coerenza, ho scelto di proseguire quella esperienza fino alla scadenza della legislatura". Quindi non si sente più attratto da Berlusconi? "No, a me piace Matteo Renzi, condivido con lui una forte assonanza di intenti, apprezzo le sue scelte di governo. Insomma mi trovo a mio agio nel Pd renziano. E l'uscita di Mdp ha facilitato le cose". In che senso, scusi? "Con la scissione dell'ala di sinistra, il Pd di Renzi ha rafforzato il suo aspetto di centrosinistra moderato e moderno, con cui mi trovo in piena sintonia culturale". Che ne pensa dell'operazione dell'ex ministro Costa? "In verità sono rimasto sorpreso, mi aspettavo anche da lui una scelta di continuità. La soluzione di mettere insieme piccoli centri non può funzionare. Non credo alla rinascita del centrodestra". Lei è uscito da Ap, rimanendo in appoggio esterno, il 5 dicembre 2016, il giorno dopo le dimissioni da premier di Renzi. Una prova d'amore? "Mi sembrava coerente farlo dopo i risultati del referendum, che io ritenevo fosse un'occasione importante per gli italiani. Ma in Ap la pensavano diversamente. E allora ho colto l'occasione per andarmene".
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Baobab, la questura di Roma vìola il diritto d’asilo: la denuncia dei volontari
ROMA – Continua la resistenza di privati e organizzazioni che insieme hanno dato vita a Baobab Experience, un’associazione che da mesi offre a migrati e richiedenti un posto dove dormire, mangiare e l’accesso ad assistenza sanitaria e legale. Dopo lo sgombro del dicembre 2015 e le promesse finora non mantenute di un nuovo centro d’accoglienza, i volontari ora devono fare fronte ad un’altra presa di posizione delle istituzioni romane. Il blocco delle richieste. Dal 21 settembre scorso, la questura di Roma nega la possibilità di inoltrare nuove richieste di protezione internazionale. La decisione, comunicata dagli agenti direttamente ai migranti di fronte agli uffici di Via Teofilo Patini, sembrerebbe stata presa per dare tempo alle pratiche già accumulate di essere portate a temine. A non pensarla così sono però gli attivisti del Baobab che hanno accusato la questura di violare il diritto d’asilo e ancora una volta di attuare provvedimenti per scoraggiare i migranti ad avviare la procedura. “In un momento così grave - si legge in un comunicato rilasciato dall’associazione il 22 settembre - nel contesto dell’accoglienza a Roma, già provata dalla mancanza di politiche efficaci da parte delle istituzioni competenti, “sospendere” la procedura di asilo significa peggiorare ulteriormente le condizioni dei migranti costringendoli alla strada e all’abbandono”. Nessun ufficialità. A destare sconcerto ad oggi è la mancanza di una comunicazione ufficiale del nuovo indirizzo adottato dalla questura romana. Le autorità infatti non hanno reso nota in via ufficiale la decisione di bloccare le nuove richieste di protezione internazionale che viene però ribadita a coloro che si recano negli uffici immigrazione della capitale. Ad esser più colpiti da questa scelta sono profughi e richiedenti che non sono ospitati in centri d’accoglienza. “Dallo scorso mese di giugno – riferiscono i volontari di Baobab Expierence - stiamo cercando di svolgere un’attività di orientamento legale alle persone che potrebbero aver accesso sia alla procedura dell’asilo che a quella della relocation. La regolarizzazione della loro situazione giuridica è un modo per allontanarsi dal contesto degradante e indegno in cui attualmente vivono e avere accesso ai circuiti legali dell'accoglienza”. Colpa del terremoto. Quello della questura romana è solo l’ultimo tassello di un puzzle sempre più incompleto che compone la questione dell’accoglienza nella capitale. Dopo un’estate colma di promesse e aspettative, nei giorni scorsi il comune ha gettato la spugna dichiarandosi non in grado di allestire una tendopoli per i migranti in transito presenti in Via Cupa, di fronte alla struttura del Baobab sgombrata nel dicembre scorso. Mesi di trattative conclusi con un nulla di fatto per trecento migranti abbandonati a se stessi e alle cure dei volontari e di privati cittadini. Il tavolo attorno al quale si sono confrontati l’assessora alle politiche sociali Laura Baldassarre e i rappresentati di Baobab Experience e altre organizzazioni è naufragato in un nulla di fatto portando con sé le promesse di una tensostruttura per ospitare almeno 150 profughi e in seguito l’individuazione di un edificio più adatto all’accoglienza. La motivazione addotta dalle istituzioni? L’impossibilità di allestire una struttura da parte della protezione civile impegnata nelle aree colpite dal terremoto. Volontà e opportunità. Non è chiaro se alla base di tale immobilismo ci siano carenze strutturali o ancor peggio, una mancanza di volontà da parte delle istituzioni di affrontare la questione tanto impopolare dell’accoglienza dei migranti, fatto sta che Roma sta rimanendo indietro rispetto ad altre città non solo italiane ma anche europee. “Madrid, Parigi, Berlino, Milano – affermano i volontari di Baobab Experience - hanno tutte trovato il modo di alleviare criticità analoghe[...]Forti delle garanzie di associazioni sia finanziatrici che fornitrici di assistenza legale e sanitaria, e di architetti pronti a progettare il campo a misura d’uomo, abbiamo proposto una soluzione realizzabile a costo quasi zero, rovinosamente caduta nel vuoto. Noi continuiamo a chiedere una soluzione strutturale. Basta fare spallucce sulla pelle dei migranti: una dichiarazione d’incapacità non è una risposta accettabile da parte di un’amministrazione democraticamente eletta e politicamente responsabile”.
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Ritrovata a Vicenza Angelica, la diciassettenne fuggita con il fidanzato tunisino
Una telefonata anonima sul cellulare della mamma è per una famiglia di Vicenza la fine di un incubo in diretta tv a Chi l'ha visto . Angelica, 17 anni, la ragazza andata via da casa da quasi due mesi con il suo fidanzato tunisino, è stata ritrovata ieri sera alla stazione di Vicenza. A dare la notizia in diretta tv la mamma. Una storia contrastata quella tra la ragazza vicentina e Tarek, giovane tunisino con precedenti per droga e spaccio, che andava avanti da tempo osteggiata dalla famiglia. Lei per lui aveva lasciato la scuola ed era già fuggita di casa dieci volte. Lui avrebbe dovuto essere espulso. Ma poi l' aereo ha avuto un guasto ed è tornato da Angelica. Per farla fuggire con sé. Quest'estate la storia si era interrotta quando il giovane era stato arrestato ma poi, tornato in libertà, aveva convinto Angelica a seguirlo. Nelle scorse settimane sul cellulare di Samantha, la mamma di Angelica, erano arrivati messaggi e video di Tarek che la minacciava di uccidere la ragazza se non avesse smesso di cercarla. Ma c'è di più, quando la mamma chiamava lui rispondeva: "Mi fa schifo parlare con te, non c'è un uomo con te? Da noi non esiste la donna che parla, da noi è l'uomo che parla". Su Facebook venivano postati di continuo le giornate e le avventure dei due. A ballare, a bere e a fumare. Quasi una vita normale di due ragazzi. Il profilo social era comune, sul suo personale Angelica non metteva quasi nulla. Lei e Tarek insieme sempre, fino a ieri sera. E ora lui è indagato per sottrazione consensuale di minore. E lei, al padre che la è andata a prendere ieri alla stazione, ha detto: "Io voglio solo stare con lui":
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Dall'Agenzia delle Entratenuovo attacco agli evasori: "Necessario un sano timore"
Non si sono ancora placate le polemiche dopo i controlli a tappeto anti evasione condotti a Cortina d'Ampezzo e in altre località turistiche frequentate dai vip, che il direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera - intervistato a La Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5 - fa sapere che è "necessario incutere un sano timore" in chi evade il fisco . Ma anziché terrorizzare non sarebbe più giusto effettuare dei "normali" controlli? Befera spiega la sua linea: operazioni come quelle di Cortina sono un "deterrente per far sapere che l’Agenzia lavora" e servono dunque a scoraggiare gli evasori. Proteste eccessive contro i blitz Dopo il blitz di Cortina d’Ampezzo, osserva Befera, "ci sono state forse eccessive proteste per un’attività di controllo che è normalissima". Con i controlli si dimostra invece che "lo Stato, attraverso la Guardia di finanza e l’Agenzia delle entrate è presente" . Qualcuno, riferendosi ai controlli di Cortina, ha parlato di "propaganda". Il capo delle Entrate non pare infastidito: "Propaganda significa anche scoraggiare gli evasori". Nel 2011 recuperati 11 miliardi Nel 2011 la lotta all’evasione fiscale fatto recuperare allo Stato circa 11 miliardi. "Faremo di più nel 2012" ha sottolineato Befera, che in precedenza aveva stimato un’evasione totale tra i 110 e i 120 miliardi all’anno. "Il risultato maggiore non è dato dal recupero seguito ai controlli ma dal versamento spontaneo di soggetti che alzano l’asticella dell’autotassazione" . Meglio non fermare Equitalia Quanto alle polemiche sui "metodi" usati da Equitalia, Befera ha le idee molto chiare: "Se fermiamo Equitalia, che è l’ultima società della filiera di riscossione delle imposte, fermiamo tutti e l’evasione riaumenta", perché "se l’evasore sa che nessuno riscuoterà quanto lui non ha pagato" continuerà ad evadere. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ammette che sono stati commessi degli errori ma invita a non generalizzare. Il nuovo redditometro Befera ha sottolineato l’importanza del nuovo "reddittometro": "Con il nuovo strumento potremo colpire controllando con precisione la spesa. Faremo controlli a tappeto e in più daremo un software che permetterà di far capire agli interessati quando sono a rischio controlli e di adeguarsi".
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La movida del Fuori Salone
Un fiume di gente, comitive variegate, musica ad alto volume, locali presi d'assalto. É iniziato il Fuorisalone 2015 ed è iniziata anche la movida che da sempre lo accompagna. La prima notte è trascorsa e tantissimi giovani hanno invaso la storica via Tortona, cuore della manifestazione non solo di giorno, ma anche di notte. Il ritrovo per tutti è davanti alla stazione di Porta Genova (è lì che arriva la metro verde e il tram 9), e poi su per le scale del cavalcavia pedonale che oltrepassa i binari. Si intuisce già da qui che anche quest'anno in tanti hanno risposto presente e il colpo d'occho, non appena scesi gli ultimi gradini, è notevole. Molti sostano davanti ai pub, attirati dalla musica e dai prezzi a ribasso. Altri invece preferiscono lo “struscio” fino a Largo delle Culture e ritorno. Tutti, o quasi, hanno in mano un bicchiere di birra (rigorosamente di plastica, come vuole l'ordinanza comunale). Si vedono facce sorridenti, divertite e spensierate di universitari. Ma non mancano i trentenni, quelli della generazione che ha ancora tanta voglia di musica, alcol e divertimento. Valentina, studentessa di Medicina di 24 anni, è con le sue amiche: “Anche se è solo la prima serata e non ci sono tanti eventi, è piacevole stare qui in compagnia”. Lo spirito è quello di trascorrere un martedì sera diverso, tra la gente, ma senza grandi pretese, perché le feste più richieste arriveranno da giovedì. Unica nota stonata secondo Mario, avvocato di 30 anni, è che “le installazioni lungo Via Tortona hanno chiuso troppo presto!”. Gli spazi di intrattenimento hanno ospitato happy hour con musica e dj fino alle 21 e poi hanno lasciato il posto ai locali di tutta la zona. A fine serata qualcuno ha alzato un po' troppo il gomito, ma in generale non ci sono stati problemi. Si ritorna a casa su per le scale del cavalcavia di Porta Genova, in attesa di stasera per una nuova nottata tra birra, amici e tanta musica. Anche questo è Fuorisalone 2015.
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Al Fuori Salone il “Banco dei pugni” rischia di finire in rissa
Il “Banco dei pugni” sbarca a Milano ed è subito delirio collettivo. Il programma televisivo americano, in onda in Italia sul canale DMAX, è approdato sabato pomeriggio alle Officine Creative Ansaldo in via Bergognone, in vista di un lancio pubblicitario. La trasmissione, molto seguita dai giovani, segue le vicende dell’American Jewelry and Loan, il più grande banco dei pegni di Detroit. Nello spazio dedicato all’evento, che era legato al Fuorisalone, nel giro di pochi minuti si sono riversate migliaia di persone per potere essere immortalate a fianco della famiglia Gold, proprietaria del negozio. L’incontro, previsto inizialmente per le 15 e che sarebbe dovuto durare almeno tre ore, è cominciato con 30 minuti di ritardo ed è stato interrotto bruscamente dagli organizzatori dopo più di un’ora. Il motivo? Questione di ordine pubblico. Nessuno si aspettava così tanta gente ad accogliere Leslie e Seth, rispettivamente padre e figlio dello show, in visita dagli Stati Uniti per fare foto e autografi con i fan de “Il Banco dei pugni”. Fatto sta che la ressa ha provocato un paio di malori tra la folla e ha costretto l’immediata sospensione dell’evento per non pregiudicarne la sicurezza e anche per far sì che l’ambulanza potesse passare a soccorrere i due ragazzi. Gli spettatori presenti non hanno preso proprio bene la notizia: subito sono partiti fischi, urla, insulti e in qualche caso anche lanci di monete in direzione di un rappresentante italiano di DMAX, il quale ha cercato di placare gli animi surriscaldati, spiegando i motivi dello stop anticipato dell’incontro. “È una vergogna! Siamo qua da tre ore e non abbiamo visto un c...! Fate schifo!”, sono le espressioni più ricorrenti e forse anche le più “generose” esclamate tra i presenti sotto il palco. Alcuni hanno cercato di scavalcare le barricate con la speranza (vana) di potere raggiungere le due star della TV americana, ma non c’è stato nulla da fare. Alle ore 17 il cortile il camper di DMAX si chiude e il cortile delle Officine Creative si svuota, per la delusione di migliaia di partecipanti. Di certo l’organizzazione è stata molto carente, ma è altrettanto vero che l’atteggiamento di alcuni fan non ha contribuito a vivere al meglio quello che poteva essere per tutti un pomeriggio divertente.
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Agguato in Afghanistan: sparatoria contro alpini Nessuno è rimasto ferito
Kabul - Scontri a fuoco oggi nell’area di Bala Murghab, presidiata dai militari italiani. Gli alpini e i militari dell’Esercito afgano sono stati impegnati per alcune ore in una vera e propria battaglia, durante la quale sono intervenuti anche elicotteri d’attacco Mangusta. Al termine gli ’insortì si sono allontanati. Non risultano feriti nè tra i militari italiani, nè tra quelli afgani. Guerriglia contro gli alpini Da alcune settimane, spiegano al comando del contingente, è in corso l’operazione "Bazar Arad", nella provincia di Murghab, con la quale i militari italiani ed afgani puntano ad allargare la "bolla di sicurezza" creata nell’area, dove "migliaia di famiglie sono rientrate nelle loro case". L’azione congiunta degli alpini dell’8/o reggimento e del 2/o "kandak" dell’esercito afgano si sta in particolare concentrando a nord della bolla di sicurezza ed è qui, in mattinata, che un numero imprecisato di "elementi ostili" ha cercato di "contrastare l’azione delle forze della coalizione". Ne è nato uno scontro a fuoco che ha coinvolto gli alpini, i militari afgani ed elicotteri d’attacco: "l’azione, durata alcune ore, si è conclusa con il ritiro degli elementi ostil". "L’operazione "Bazar Arad" - concludono al comando di Herat -, prosegue in maniera congiunta, con diverse attività volte ad allargare verso nord la zona sicura per i civili".
repubblica
Stati Uniti in imbarazzo. All'ambasciata di Mosca lavorava una spia russa
Una spia travestita da guardia del corpo. Il nome, per ora, è noto solo agli inquirenti, ma è noto che abbia lavorato per oltre dieci anni nell' ambasciata americana a Mosca prima di essere licenziata nel 2017. Dopo che gli 007 Usa l'hanno smascherata: era una spia russa, una insospettabile, assunta dal Secret Service, l'agenzia federale che si occupa della sicurezza delle alte cariche dello Stato, incluso il presidente e la sua famiglia. A rivelarlo è stato per primo il britannico Guardian , poi la Cnn ha ricevuto conferma da un alto funzionario dell'amministrazione Usa. La donna, di nazionalità russa, è stata scoperta nel 2016 durante un controllo di routine del Dipartimento di Stato, dal quale emerse che aveva contatti e incontri regolari e non autorizzati con funzionari del servizio di intelligence di Mosca, l'Fsb. Avrebbe avuto accesso ai sistemi email e di comunicazione interni all'agenzia del Secret Service, con la possibilità di accedere a materiale top secret o estremamente riservato come le agende del presidente e del vicepresidente degli Stati Uniti. L'Ufficio di sicurezza regionale di Foggy Bottom ha avvisato l'ambasciata a gennaio 2017, e la donna è stata licenziata la scorsa estate, dopo essere stata colta in flagrante, come spiega la fonte. Dopo l'allarme degli investigatori, però, il Secret Service non ha aperto una propria inchiesta, ma ha mandato via la donna con discrezione mesi dopo, quando il Dipartimento di Stato le ha tolto tutti i nulla osta di sicurezza. L'episodio peraltro è passato pressoché inosservato visto che il suo allontanamento è avvenuto nel periodo in cui Mosca decise di espellere 750 americani come rappresaglia per le sanzioni Usa alla Russia. Il sospetto - secondo il Guardian - è che il Secret Service abbia voluto nascondere la vicenda, che avrebbe creato ulteriore imbarazzo dopo la serie di episodi che negli ultimi anni hanno messo in difficoltà l'agenzia, fin dal secondo mandato di Barack Obama, quando furono cambiati i vertici. Uno degli scandali che più ha avuto risonanza è stato quello scoppiato durante il Vertice delle Americhe del 2012 in Colombia, quando dodici agenti che dovevano proteggere il Commander in Chief si sono intrattenuti con alcune prostitute prima dell'arrivo di Obama a Cartagena. Sulla vicenda della spia, invece, l'agenzia ha cercato di minimizzare. «Riconosciamo che tutto il personale locale che lavora per le nostre missioni, nel settore amministrativo e non solo, possa essere soggetto all'influenza dell'intelligence straniera. E questo è di particolare rilievo nel caso della Russia», spiega in una nota. «Per questo tutti i dipendenti locali sono gestiti in modo da assicurare che gli interessi del Secret Service e del governo americano siano sempre protetti - continua -. Le loro responsabilità sono limitate a traduzioni, impegni culturali e di sostegno amministrativo». Precisando poi che nessuno di questi soggetti è in grado di ottenere informazioni sulla sicurezza nazionale. Sul caso di specie riconosce di aver agito sulla base delle notizie fornite dal Dipartimento di Stato. Foggy Bottom, da parte sua, sottolinea il rischio che i governi stranieri provino a reclutare dipendenti fuori dai propri confini: «La sicurezza diplomatica e le altre forze dell'ordine controllano rigorosamente i nuovi assunti nelle nostre missioni all'estero - ribadisce - e tutti i dipendenti sono soggetti a controlli per garantire che siano pienamente conformi alle loro responsabilità».
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Giustizia, lo Stato sarà responsabile delle violazioni gravi dei giudici
ROMA - Il Consiglio dei ministri ha approvato una norma sulla responsabilita' dello Stato rispetto alle "violazioni gravi e manifeste dell'ordinamento Ue da parte di organi giurisdizionali di ultimo grado", quindi dei supremi giudici della Corte di Cassazione. La norma, come si legge nel comunicato del Consiglio dei ministri, era stata richiesta per chiudere una procedura d'infrazione aperta da parte dell'Unione Europea nei confronti dell'Italia: "In ottemperanza con la sentenza della Corte di Giustizia Ue, è stato previsto che in caso di violazioni lo Stato ne debba rispondere direttamente". Soddisfazione è stata espressa dal vicepremier Angelino Alfano: "E' un intervento che risponde esattamente all'impegno assunto dal governo, in aula, il 2 ottobre e che adegua la nostra disciplina nazionale alla giurisprudenza comunitaria da cui origina la procedura di infrazione. La norma lascia in campo i referendum in materia di giustizia sui quali è già stata grande la mobilitazione dell'opinione pubblica". Positivo anche il commento di Fabrizio Cicchitto (Pdl) che ha rivendicato il risultato come un merito del centrodestra. Un provvedimento definito necessario anche in vista di una prossima riforma della giustizia a cui tiene il partito di Silvio Berlusconi: "Questo intervento, ottenuto dalla delegazione del Pdl al governo, ha un notevole rilievo e rientra nel disegno di modificare gli equilibri più negativi che esistono nel sistema giustizia del nostro paese". Alfano ha definito in una nota l'intervento del governo come un provvedimento in merito alla responsabilità civile dei giudici, da sempre un cavallo di battaglia del Pdl in tema di giustizia. Anche Barbara Saltamartini (Pdl) ha commentato l'approvazione come una limitazione allo "strapotere dei magistrati": "Per loro mai nessuna colpa, e come potrebbe, visto che sono allo stesso tempo arbitri e giocatori? E non si dica che è un'invenzione del Pdl. L'Europa ha messo ben in luce le lacune sulla responsabilità civile dei giudici". Ma fonti del governo hanno però sottolineato come l'intervento "sia un perimetro minimo che riguarda il diritto comunitario e non quello interno" e soprattutto "si parla di responsabilità civile dello Stato e non dei magistrati". Daniela Santanchè (Pdl) è intervenuta proprio su questo punto: "Questo governo e il Pd dimostrano di avere paura dei giudici, non a caso si parla di minimo intervento. Ci danno la certezza di non voler infastidire la magistratura". Il responsabile giustizia del Pd, Danilo Leva ha ribadito come "la responsabilità civile" sia a carico "dello Stato italiano, e non del singolo magistrato" precisando che nei prossimi giorni alla Camera si discuterà del tema: "In materia di responsabilità civile dei magistrati, una proposta del Partito Democratico, già depositata alla Camera sarà incardinata nei lavori della Commissione Giustizia. Con questa proposta vogliamo aprire una riflessione seria, equilibrata e senza pregiudizi ideologici nè intenti persecutori".
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Cane cade in un dirupo e abbaia per tre giorni, è salvo
Brutta disavventura per un cane meticcio dal manto nero: il piccolo era caduto in un dirupo profondo 40 metri nei pressi di Lenno, vicino a Como . Impossibilitato a risalire, aveva abbaiato con costanza per tre giorni e tre notti. Alcuni abitanti del luogo, insospettiti dai lamenti continui, hanno quindi provveduto ad allertare prontamente i soccorsi. Sul posto sono giunti gli uomini del Cai e quelli del servizio Como Soccorso Veterinario che, con cura e attenzione, hanno individuato il quadrupede per poi calarsi nella scarpata. Con il supporto reciproco e il sostegno di alcune funi hanno riportato l’animale in superficie e finalmente in salvo. Il cucciolone è apparso affamato, disidratato e giustamente impaurito ma in buone condizioni. I veterinari si sono subito occupati di lui nutrendolo a dovere, quindi valutando la sua condizione fisica dopo la caduta. Affidato all’Asl di zona, verrà sottoposto alla lettura del microchip , così da individuare il legittimo proprietario e riconsegnare il cane alla sicurezza della sua casa.
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#Noporcellumday, Giachetti rilancia: "Cambiare legge elettorale".
ROMA - Una kermesse a base di porchetta per abolire al più presto il porcellum: è questa l'iniziativa presa da Roberto Giachetti (Pd) al suo venticinquesimo giorno di sciopero della fame contro la legge firmata dal leghista Roberto Calderoli. "Sono sette anni che a parole lo si vuole abbattere, ma il porcellum è ancora li", ha detto Giachetti. Il #noporcellumday è stato organizzato in varie zone di Roma e in altre città italiane, con l'adesione di centinaia di persone su tutto il territorio. Il deputato, in sciopero della fame da 25 giorni, ha simboleggiato la lotta contro il porcellum tagliando una porchetta offerta dal patron di Eataly Oscar Farinetti. "Si tratta di un'iniziativa goliardica per spingere una battaglia politica contro una legge elettorale che toglie ai cittadini il diritto di scegliere. Per abolire il porcellum serve una maggioranza trasversale". No Porcellum Day. Porchetta per cambiare la legge elettorale. Cambiare la legge elettorale è priorità assoluta per l'esponente del Pd che ha inoltre spiegato durante la manifestazione di non avere intenzione di interrompere la sua protesta ma che anzi andrà avanti con il digiuno "fin quando il Senato non avrà approvato la nuova legge elettorale". "E' il momento di stringere per fare in modo che la politica faccia quanto promesso, ovvero cambiare la legge elettorale", ha concluso Giachetti. Presenti alla manifestazione alcuni colleghi di partito, come Paolo Gentiloni, ma anche vari avversari politici, a cominciare dal capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Giorgia Meloni, e l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che si dice "pentito" di aver votato il porcellum. "E' la dimostrazione che a volte gli ordini di scuderia dei partiti non vanno seguiti", aggiunge l'ex sindaco. Presente anche Arturo Parisi che ironicamente ha detto: "Nessuno vuole davvero sostituire il porcellum con il porchettum". No porcellum day: la porchetta è servita Intanto su Radio 24 il ministro per le riforme, Gaetano Quagliariello è intervenuto a proposito della possibilità di modificare la legge elettorale: "Fino a che faccio il ministro ho un dovere istituzionale di ottimismo della volontà". Il ministro si dice convinto che "non si possa andare a votare con questa legge perché sarebbe una sconfitta per il paese". Come modificarla? Bisogna, spiega Quagliariello, "rendere la legge costituzionale. La politica deve avere la dignità di fare queste modifiche e poi dovrebbe prendere l'impegno a modificare ancora la legge quando sceglie quale è la forma di governo, facendo le riforme. Ce la dobbiamo fare, prima del 3 dicembre almeno un ramo del Parlamento abbia fatto questa modifica".
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Gb, staccata la spina: è morto il piccolo Isaiah
LONDRA - Secondo gli specialisti che lo avevano in cura, Isaiah non rispondeva alle stimolazioni e non c'erano possibilità di migliorare le sue condizioni. Per questo a gennaio il magistrato dell'Alta Corte britannica, contro il volere dei genitori, ha ordinato che venisse staccata la spina “nel suo miglior interesse” . E' morto il piccolo Isaiah Haastrup , un anno, al centro in Gran Bretagna di una delle battaglie legali recenti fra medici e genitori sul diritto a 'staccare la spina'. L'annuncio è stato dato dal papà e dalla mamma, dopo la sua morte al King's College Hospital di Londra. Vittima di "un catastrofico danno cerebrale" alla nascita causato da mancanza d'ossigeno, Isaiah aveva mantenuto un barlume di coscienza, ma per i medici non c'erano speranze di miglioramento. Il papà si è detto oggi "orgoglioso" del suo "coraggioso bambino". Mentre il King's College ha ribadito di aver assicurato al piccolo "il miglior trattamento" disponibile e ha reso omaggio alle sofferenze della famiglia. Leggi anche: È morto Charlie Gard. I genitori: "Il nostro bellissimo bambino se n'è andato"
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Il mercato degli ovuli: "Busta con mille euro all'uscita della clinica"
MILANO - Tariffa fissa. Mille euro in contanti per ogni prelievo andato a buon fine. Ma se porti un'amica gli ovociti si moltiplicano (gli affari per la clinica pure). E la busta si gonfia di altri 500 euro. Non è l'offerta di una compagnia telefonica o lo spot della pay tv. È un mercato di ovuli destinati alla fecondazione eterologa che prende forma dalle denunce presentate ai carabinieri del Nas di Milano e ruota attorno alla clinica Matris del professor Severino Antinori . Un sistema di arruolamento di giovani e giovanissime, su cui adesso indagano gli investigatori guidati dal colonnello Alessio Carparelli. Hanno storie difficili alle spalle e vivono ai margini, con pesanti difficoltà economiche. Sono disposte a sottoporsi a ripetuti cicli di bombardamenti ormonali, a più interventi nel giro di pochi mesi, pur di portare a casa una cifra simile a uno stipendio. Ma vengono pagate, condizione vincolante, solo se il prelievo degli ovuli va davvero a buon fine. Una rete di donatrici di gameti - per legge su base volontaria, praticamente inesistente in Italia, ancora di più in Lombardia, dove il registro dei donatori non è mai partito - per le coppie sterili che bussano al centro di riproduzione assistita, e spendono almeno 6mila euro per riuscire ad avere un bambino. Come vengono reclutate lo spiega una ventunenne che si è presentata davanti agli investigatori del Nucleo tutela salute : "Prima dell'estate, dovendo cercare un appartamento in affitto, ho conosciuto la signora Barbara come proprietaria di un appartamento". L'affare non si fa, la ragazza non ha un lavoro fisso e l'affitto è troppo caro per lei. Ma "venendo a conoscenza della mia situazione economica, Barbara mi propose di donare ovuli alla clinica Matris di Milano dietro il pagamento di un compenso di mille euro a donazione". L'iter per una donatrice di ovociti non è una passeggiata: le visite ginecologiche, esami di ogni tipo. Punture nella pancia da ripetere per più di una settimana prima dell'intervento. Spesso con un decorso doloroso. Ma quei soldi, a chi ha lasciato gli studi da tempo e non ha un lavoro fisso, fanno comodo. È solo per questo, come le altre, che accetta e inizia il suo iter. "Non so quanti ovociti siano stati prelevati - precisa - credo 5 o 6. All'uscita dalla clinica mi venivano consegnati in una busta chiusa i mille euro". Diventa una paziente, assistita e controllata periodicamente dai ginecologi della clinica Matris. Fino a una seconda donazione nel giro di due mesi. Qualcosa però va storto. "C'era solo acqua", le spiega Barbara al risveglio. Niente ovuli, niente soldi, nessuna busta all'uscita. "Il dottor Antinori mi diceva che avremmo potuto riprovare a gennaio, sempre alle stesse condizioni". Mentre Barbara ribadiva che "mi avrebbero pagato 500 euro per ogni donatrice che avessi portato alla Matris per altre donazioni di ovociti". E un'amica, in effetti, ce l'ha. È appena maggiorenne, vive alle porte di Milano. Anche lei disoccupata, anche lei ha smesso di studiare. Viene a sapere che "reclutavano ragazze per la dotazione di ovuli", fissa l'appuntamento con la factotum Barbara e si presenta per l'ecografia alla Matris il 9 dicembre. La ricompensa promessa è la stessa, si legge nella denuncia: "mille euro". Al primo appuntamento "mi hanno spiegato che prima di poter donare gli ovuli - dirà una settimana dopo ai carabinieri - dovevo sostenere una serie di esami". Una visita anomala, stando alle parole della ragazza. "Hanno iniziato a chiedermi se avevo il fidanzato, se avevo avuto rapporti, in che modo facevo sesso: se in modo violento oppure lento". Le basta una visita per decidere che non è il caso di proseguire: anche lei va a fare denuncia.
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Ucraina, l'Eurosong e la complessa geopolitica della musica
KIEV - Celebrate diversity , celebriamo la diversità, è stato lo slogan di quest’anno dell’ Eurovision Song Contest , che per la prima volta nella sua lunga storia si è tenuto in un paese in guerra: l’Ucraina. La competizione musicale, nata nel 1956 sul modello del Festival di San Remo, all’epoca aveva come intento unire quella che era l’Europa nel dopoguerra, promuovendo la pace, la solidarietà e la tolleranza dei diritti umani. L’edizione di quest’anno si è tenuta a pochi chilometri dalla regione di Donbass, nell’Ucraina orientale, dove la guerra, fra le truppe governative e le milizie separatiste, incombe dal 2014. E' costata 600 milioni di grivne ucraine, equivalenti a circa 20 milioni di euro. E’ stato il governo a sostenere la maggior parte dei costi mentre una parte degli stessi li ha coperti la città di Kiev. Cifre che disturbano la cittadinanza, soprattutto in un paese dove la busta paga media non eccede i 100 euro. Quel mancato riferimento alla guerra. Il conflitto in Ucraina non è stato mai menzionato durante la competizione musicale più seguita al mondo (circa 200 milioni di spettatori). La Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha stimato che, dall’inizio del conflitto nel 2014, ci sono stati più di 9.700 morti, di cui circa 2.000 civili, e almeno 22.500 feriti nel contesto delle ostilità. Oltre al mancato riferimento al conflitto e l’assenza di iniziative per chiamare a rispondere alla giustizia i responsabili delle gravi violazioni commesse da entrambe le parti, Amnesty International ha segnalato altri punti critici: nonostante il primo Pride organizzato con successo e senza atti di violenza, la discriminazione nei confronti delle persone Lgbtiq continua a preoccupare. A questo si aggiunge la drammatica situazione degli sfollati interni e il grave stato della libertà d’espressione in Crimea dall’annessione della Russia nel 2014 e le pressioni sugli organi d’informazione. L’ultima battaglia fra i due paesi si consuma anche in rete. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha deciso di bloccare le più famose reti sociali russe (Vkontakte, Mail.ru, Yandex) una mossa che fa parte di una serie di sanzioni verso la Russia dopo l’annessione della Crimea. Il grande assente. Dopo che alla cantante pop 27-enne russa Yulia Samoilova (paraplegica sin dall’infanzia) è stato vietato l’ingresso nel paese, perché nel 2015 ha tenuto un concerto in Crimea, entrando direttamente dalla Russia (la legge ucraina lo vieta), il Cremlino ha deciso di non presentarsi con un altro candidato. E’ la prima volta che un paese ospitante bandisce dalla gara il partecipante di un altro Paese. La partita russo-ucraina è iniziata già l’anno scorso, con la vittoria di Jamala, cantante ucraina di origine tatara, che ha vinto la scorsa edizione di Eurovisione con la canzone "1944", definita anti-russa perché denunciava la deportazione della minoranza tatara all’epoca di Stalin. La canzone secondo alcuni violava le regole di Eurovisione perché il testo conteneva esplicitamente un valore politico. E la storia si ripete. L’Eurovisione si è trasformata nuovamente nel palcoscenico della geopolitica della musica. Un aspetto “sfruttato” soprattutto dai paesi dell’Est, quelli che non fanno parte dell’UE, per i quali l’ Eurovison Song Contest diventa l’occasione unica per far sentire la propria voce a quell’Europa di cui fanno parte soltanto geograficamente. La storia russo-ucraina ricorda la vecchia disputa fra la Serbia e la Croazia, quando nell'ormai lontano 1990, prima della dissoluzione dell’ex Jugoslavia, si è deciso di organizzare la competizione a Zagabria anziché a Belgrado, all’epoca capitale del Paese. Quella edizione si ricorda per molte canzoni dedicate alla caduta del muro di Berlino e per l’ultima vittoria dell’Italia con Toto Cutugno che vinse la gara con il brano Insieme 1992, dedicato all’Unità Europea. Ucraina e Europa . Alla presentazione di Eurovisione in Ucraina a Kiev il vicesindaco Oleksiy Reznikov (Il braccio destro del sindaco, Volodymyr Kly?ko, famoso pugile ucraino) ci racconta che il Paese non farà parte dell’UE: “noi siamo già Europa. Il centro geografico dell’Europa si trova proprio qui in Ucraina, nei Carpazi. In questo nuovo secolo soltanto gli ucraini sono morti per i valori europei in piazza Maidan nel 2013 e 2014. Solo gli Ucraini”. Tradizione-modernità . “Se dovessi raccontare questo Paese in due parole, sarebbero tradizione e modernità”. Sono le parole di Christer Björkman, uno dei principali producer della competizione musicale, che incontriamo a Kiev. Intanto l’’Ucraina (il nome tradotto significherebbe sul confine) continua la battaglia fra tradizione e modernità. Fra guerra e pace. Est e Ovest. Quello che si nota di più per le strade di Kiev sono i colori giallo e blu della bandiera ucraina. Non si ha l’impressione di trovarsi nella capitale di un Paese in guerra. A ricordarcelo ci sono i manifesti che invitano i giovani ad arruolarsi, come anche le mostre fotografiche all’aperto, che raccontano le vittime della guerra ormai silenziosa della regione orientale del paese: Donbass. Due milioni e 300 mila persone da assistere. “E’ un paese estremamente frammentato”, spiega Barbara Manzi, responsabile dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari a Kiev. “Da una parte c’è la vita normale a Kiev. Ma anche in guerra esiste una vita normale. Purtroppo, la gente si è abituata alla guerra e cerca la normalità anche a Donetsk, in mezzo alle esplosioni”. Secondo il ministero delle politiche sociali ucraino, 1,6 milioni di residenti della Crimea e del Donbass sono andati via a causa dei combattimenti. Non è facile stimare il numero degli abitanti nelle repubbliche autoproclamate nell’Est dell’Ucraina. Prima della guerra nelle zone più urbanizzate qui vivevano 6,5 milioni di abitanti. Secondo l’ONU, le persone che hanno bisogno di aiuti umanitari oggi sono 2,3 milioni. Aumenta la gente che fruga nei cassonetti. Michele Cecere, rappresentante di Save the Children per il Paese, spiega l’apparente normalità della capitale: “Kiev dà l’impressione di essere una città ricca. Ma se uno osserva un po’ più attentamente le strade, la mattina o la sera, c’è gente che esce dai palazzi del centro e cerca il cibo nei bidoni della spazzatura”. Olga Tokariuk, giornalista di Hromatske tv che ha studiato in Italia e che ha deciso di tornare nel Paese nel 2013, spiega che ad alimentare la corruzione e la povertà dei ceti anche medi sono gli stipendi molto bassi nel settore pubblico. Gli insegnati e i medici guadagnano non più di 100 euro al mese. “Mia madre che lavora in una biblioteca della scuola nella città di ?ernivci guadagna meno di 80 euro al mese”. La corruzione si diffonde. Questo alimenta una corruzione anche ai livelli bassi, quando un medico per sopravvivere è costretto a pretendere soldi dai propri pazienti. Quali cambiamenti tre anni dopo Maidan: Mustafa Nayyem, giornalista, uno dei simboli della rivoluzione di Maidan, ora uno dei deputati del Parlamento ucraino, sostiene che rispetto al passato ci sono stati enormi cambiamenti. “Credo che i cambiamenti più grandi non siano visibili. E purtroppo pochi possono rendersene conto. E’ cambiata soprattutto la mentalità. Per esempio, ora il potere è più vicino al popolo, La politica è diventata qualcosa di vivo. Dall’altra parte, oggi tre anni dopo, abbiamo fondato l’ufficio anticorruzione, un ufficio che si occupa della corruzione dei politici degli alti ranghi. Ci dicevano che nulla sarebbe cambiato. E oggi questa agenzia funziona. Purtroppo nella vita di tutti i giorni non ci sono tantissimi cambiamenti. Ma se non ci sarà un’enorme destabilizzazione del Paese legata alla guerra che stiamo vivendo, credo che i frutti di questa rivoluzione saranno ovvii.” "I politici hanno svenduto tutto". Ruslana Lyžy?ko, cantante ucraina, vincitrice dell’Eurovisione del 2004, famosa perché durante la rivoluzione ha cantato tutti i giorni dal palcoscenico di piazza Maidan, oggi si sente tradita dalla politica: ”dopo la rivoluzione arancione del 2004 la gente è rimasta enormemente delusa. I politici hanno svenduto tutto. In questi anni stiamo vivendo un déjà vu. Ma oggi gli ucraini sono più uniti e possiamo farcela anche da soli. Non sono i politici quelli che cambiano le cose nel Paese. E’ la gente che cambierà l’Ucraina.”
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Maledetta borghesia ha perso l'anima in fondo a un aperitivo
Il necrologio. Il necrologio ti svela tutto. Ti racconta lo stato di salute di una famiglia borghese. Cosa scrivere quando muore la figura centrale, in questo caso la matriarca? L'essenziale. Perché altrimenti vengono fuori devianze, errori, deragliamenti. Figlie di secondo letto che mettono in imbarazzo la moglie, conviventi che feriscono i figli di primo letto, amanti che vogliono un posto non clandestino al funerale. Il necrologio perfetto è una correzione. Come nel romanzo di Jonathan Franzen. È il tentativo, vano, di ritrovare una legge morale. O perlomeno di salvare l'apparenza. Ma le famiglie borghesi non stanno morendo di ipocrisia. Quella sapevano come gestirla. No, muoiono di inettitudine. Non hanno più talenti. Né coraggio né spirito d'impresa. Maledetta borghesia. Maledetta perché sta invecchiando male. Maledetta perché si è rinnegata e sputtanata, perché non ha più onore, né orgoglio, né doveri. Maledetta perché non rischia, ma si abbevera di effimero e straparla, strabocca, spettegola, sprofonda. Maledetta perché è cieca e la cecità è la sua strada. Maledetta per come la racconta Marco Ferrante in Gin tonic a occhi chiusi (Giunti, pagg. 347, euro 16). Questa è la storia di una famiglia infelice, a modo suo e nonostante tutto. Una matriarca, un padre rassegnato, tre fratelli, il primo fa il commercialista, il secondo è un deputato, il terzo un giornalista che non crede a nulla, e poi due mogli, divorzi, altre mogli, fidanzate occasionali, mamme e figli ancora piccoli, amanti, amiche delle mogli, amiche delle amanti, assistenti parlamentari dal mestiere incerto, ai confini del mignottismo morale e non solo morale. Se uno li guarda da lontano ti viene pure da invidiarli. Non sono simpatici, ti avvicini e li trovi insopportabili, perché l'intimità li rende meschini, piccoli, mediocri, precisi nella forma e sciatti nella sostanza. Pensi che gente così non vorresti mai incontrarla, poi ti accorgi che bene o male ti circondano. Non sono il tuo mondo, ma li conosci, ti sfiorano, qualche volta ci vai a cena insieme, alcuni sono perfino tuoi amici. Vivono a Roma, sai dove incontrarli, e se proprio bisogna definirli si può dire che sono media-alta borghesia. Che la storia abbia pietà di loro. Sono passati diciotto anni da Mai alle quattro e mezza (Fazi). Era il 1998. Storia di chi allora stava smarrendo i suoi trent'anni, in cerca di promesse non mantenute, di qualcosa a cui aggrapparsi, magari cercando di fuggire dallo smarrimento politico e sociale di quel tempo che già si preparava a cancellare il futuro. Da allora tutto quello che poteva peggiorare è peggiorato. Marco Ferrante per tutti questi anni non ha pubblicato altri romanzi. Ha fatto altro, non solo il giornalista, e ovunque ha lasciato i segni del suo talento. Come con Casa Agnelli (Mondadori), biografia di una aristocrazia repubblicana, di una famiglia reale senza monarchia. Come adesso. La respiri in giro questa voglia di romanzo borghese, perché il romanzo nasce per raccontare la borghesia, e starà ancora lì a vederla morire, semmai questo dovesse accadere. Per ora ne assapori la vecchiaia, la resa, la decomposizione, la crisi di un'élite che non ha più la forza per dire o rappresentare qualcosa. Ti immergi, li segui, li guardi in faccia e ti accorgi che l'unica fatica che fanno è cercare di sopravvivere. Gin tonic a occhi chiusi è un romanzo sulla seduzione a basso costo, sui rapporti di potere tra gli individui e come una classe sociale smarrita e spaventata cerca di sopperire alla perdita di identità con la bulimia di oggetti e parole simbolo. È una borghesia che ha sposato, senza riconoscersi, le sue due anime inconciliabili. Lo si vede nel rapporto tra la matriarca e la nuora. Una viene dall'impresa, l'altra dallo Stato. Elsa e Nucci. «Le differenze esistenziali emergono su piccoli dettagli. Il senso del tempo, per esempio. Nucci lo divide nettamente tra il tempo di lavoro, cioè l'ufficio, e il tempo personale e privato, da dedicare ai figli soprattutto. Per Elsa il tempo è unico. Lei contemporaneamente fa la moglie, la madre, pensa a sé (quando deve) e amministra il suo patrimonio senza soluzione di continuità. Per lei la vita è una sola». Nucci segue la religione del pubblico, Elsa quella del privato. I personaggi della borghesia romana sono serigrafie di Andy Warhol, una serie di zuppe Campbell's dalle diverse sfumature. Sono merce che accumula merce e si sbatte per il quarto d'ora di celebrità. La scrittura di Marco Ferrante li tratteggia con pennellate veloci che fissano frammenti di conversazione, interessi, oggetti, manie, romanzi che assolutamente non si possono non leggere, design, un Tumbler blu o un Omega speedmaster, canzoni totem, ridicole intimità, vezzi, quel modo di toccarsi il naso, le orecchie, i capelli. Ranieri, il terzo figlio, il giornalista, incarna tutto questo. «Lui ha sempre tutto. Chinotto, crodino, Coca-Cola, succhi vari, Vodka Belvedere e altri prodotti polacchi che vanno per la maggiore, Campari, Bitter San Pellegrino, Perrier, aranciate dolci e amare, birre artigianali, birre tedesche e sudamericane, vini italiani, vini francesi, vini israeliani (kosher), vini australiani, whisky, grappe, quattro o cinque gin uno diverso dall'altro - uno super secco per il Martini - e numerose marche di soda». Cosa sa fare? Quale è il suo unico talento? Preparare un gin tonic a occhi chiusi.
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Bambini, le regole dei pediatri per trascorrere le feste senza brutte sorprese
Bambini e feste, le regole dei pediatri
ilgiornale
Roma, pazza idea del Vaticano: "Ospitiamo noi le Olimpiadi"
Dopo la valanga di critiche che hanno sommerso la proposta di Matteo Renzi di candidare l'Italia alle Olimpiadi del 2024 ecco che, almeno apparentemente, un assist inaspettato arriva dal Vaticano . Oltretevere hanno le idee chiare. Testimone ne è il cardinale portoghese José Saraiva Martins , che, racconta Repubblica , ha anche un passato da calciatore nelle giovanili della squadra lisboneta del Benfica. Il porporato lancia una proposta che ha del clamoroso: ospitare i Giochi nella Città del Vaticano, magari anche in piazza San Pietro. " È una cosa assolutamente fattibile, si tratta solo di un problema culturale - spiega il presule - Le questioni logistiche si risolvono: è arrivato il momento per il Vaticano di scendere in gioco ". Un'apertura immediatamente raccolta con entusiasmo dal Coni : "Il Vaticano è dentro Roma, sarebbe una grande idea", esulta il presidente Malagò. I più arditi sognano già soluzioni pratiche: su tutte, le gare di tiro dell'arco in piazza San Pietro. " Lì non ci sarebbero problemi di accesso e nemmeno di vento - fantasticano dal Foro Italico - per il tiro con l'arco quindi sarebbe l'ideale rispetto ad altre discipline. Il Papa avrebbe una bellissima vista. E poi quale altra città al mondo può giocarsi una carta simile? " Un'idea suggestiva, al cui richiamo sembrano sensibili in molti, a Roma. Un'altra ipotesi sarebbe anche quella di sfruttare i Giardini Vaticani . Se il progetto dovesse mai andare in porto, tuttavia, non sarebbe la prima volta che vedremmo degli atleti cimentarsi negli agoni sportivi all'ombra del Cupolone. Già negli anni Cinquanta, durante il pontificato del non certo estroso Pio XII, le formazioni cattoliche di calciatori e pallavolisti si alternavano sotto le finestre dei Sacri Palazzi. Certo, stavolta si tratterebbe delle Olimpiadi, che devono ancora essere assegnate. Il resto d'Italia, per ora, sembra più scettico che altro. Ma in Vaticano - almeno lì - continuano a sognare.
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Chioggia, il gestore non si arrende: "Apro nuova spiaggia fascista"
Si aprono nuovi orizzonti oper Gianni Scarpa , l'ex gestore della spiaggia a Punta Canna finita nella bufera dopo gli articoli di alcini quotidiani, scandalizzati per la presenza di frasi e cartelli "fascisti" all'ingresso del lido. Come noto, dopo il clamore mediatico, l' indagine della procura (e l'archiviazione), i soci della Summertime (la società titolare della concessione demaniale) ha deciso comunque di chiudere il rapporto lavorativo con Scarpa . Scelta legittima, ma Gianni non si è perso d'animo. Nei giorni successivi sono arrivate operò nuove proposte di lavoro. Non male per un 64enne finito nel vortice delle polemiche politiche. In una intervista al quotidiano Nuova di Venezia e Mestre, Gianni ha spiegato che " Starò via una settimana e visiterò due grossi stabilimenti, a Rimini e a Riccione . Quest'estate, quando era scoppiato il mio caso, erano venuti a vedere Playa Punta Canna in incognito e, a fine giornata, si erano presentati e mi avevano invitato da loro. Col tempo ho ricevuto delle offerte molto interessanti evado a vedere cosa si può fare. Non c' è ancora nulla di deciso, ma questa idea di lavorare in Romagna mi piace. Qui a Sottomarina, ormai no. Non me la sento. Anche se, checché ne dicano i giornali, c' è un ottimo rapporto con i miei ex datori di lavoro, la considero un' esperienza finita". La prende anche con ironia il gestore della spiaggia fascista. "Per le prospettive che mi si sono aperte, potrei far causa ai giornali che, per dieci anni, non si sono accorti dei miei cartelli: se li avessero visti prima, le offerte di oggi le avrei avute anni fa". Lui non si sente fascista, "non sono né di destra, né di sinistra". Qualcosa però in Italia non funziona. E lui allora con i suoi cartelli voleva esprimere il desiderio di ordine che in tanti chiedono nel Paese. "Vedo che (in Italia, ndr ) non è possibile, per una donna, fare una passeggiata nel parco, che ci sono troppi ladri e delinquenti in giro".
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Hugh Jackman, nuova operazione per cancro al naso: "Usate le creme solari"
Dai suoi account social Hugh Jackman , dopo la sesta operazione al naso in due anni, lancia l'ennesimo appello per sensibilizzare all'uso delle creme solari. L'attore australiano sta infatti combattendo una battaglia con un carcinoma. "Un altro carcinoma basocellulare. Grazie a controlli frequenti e dottori bravissimi, tutto è andato bene. Con il cerotto sembra peggio di quel che è. Usate le creme solari ", scrive l'attore di X-Men, lanciando ancora una volta il suo appello per proteggere la pelle dai raggi solari con creme protettive. Another basal cell carcinoma. Thanks to frequent checks & amazing doctors, all's well. Looks worse w the dressing on then off! WEARSUNSCREEN pic.twitter.com/IA7N6Ca3Oe — Hugh Jackman (@RealHughJackman) 13 febbraio 2017 Ma non è la prima volta che il 48enne si trova a raccontare di una sua operazione al naso. Proprio un anno fa l'attore aveva postato una immagine molto simile: lui con un cerotto sul naso appena terminato un altro intervento. Il carcinoma basocelluare colpisce soprattutto il viso e si sviluppa per lunga esposizione della pelle ai raggi solari intensi senza protezione: si tratta di un tumore localizzato e con una crescita lenta ma per cui è necessario intervenire. E anche lo scorso anno, Jackman aveva raccontato: "Un esempio di ciò che accade quando non si indossa la protezione solare. Un carcinoma basocellulare. La forma più lieve di cancro , ma comunque grave. Per favore, usate creme solari e fate controlli regolari", aveva scritto accanto al selfie del suo viso con il cerotto. Pochi mesi prima, era il novembre 2013 ecco un altro selfie di Hugh Jackman con cerotto al naso. Dal 2013 l'attore si è dovuto sottoporre più volte a un intervento per rimuovere il basalioma, la forma più diffusa e "buona" di cancro alla pelle Nel 99 per cento dei casi si guarisce con una semplice asportazione chirurgica ambulatoriale. A convincerlo al primo controllo, aveva raccontato Jackman, era stata la moglie Deborah-Lee Furness : "Deb mi ha spinto a farmi controllare un segno sul naso. Accidenti se aveva ragione! Era un carcinoma basocellulare. Non siate incoscienti come me, fatevi controllare e usate le creme protettive". Sposati dall'aprile 1996, Hugh Jackman e Deborah-Lee Furness (di 13 anni più grande dell'attore) hanno adottato due figli, Oscar Maximilian e Ava Eliot.
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'Nobel alternativo' a Gino Strada. "Per la cura delle vittime delle guerre"
Gino Strada, fondatore di Emergency, riceverà il Right Livelihood Award "per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell'ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra". L'annuncio è stato dato oggi al Centro per la stampa internazionale dell'Ufficio degli Affari esteri a Stoccolma. Fondato nel 1980, il Premio Right Livelihood è presentato ogni anno al Parlamento svedese ed è più comunemente conosciuto come il 'Premio Nobel alternativo', nato per "onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo". Quest'anno la Fondazione ha ricevuto ed esaminato 128 proposte da 53 Paesi. A partire da oggi i laureati del Premio Right Livelihood sono 162 e provengono da 67 nazioni. E' la prima volta che il Premio viene attribuito a un candidato italiano. Insieme a Gino Strada verranno premiati Sheila Watt-Cloutier (Canada) per la difesa dell'Artico e Kasha Jacqueline Nabagesera (Uganda) per la difesa dei diritti delle persone Lgbti. Il Premio onorario andrà a Tony de Brum e al popolo delle isole Marshall per il loro impegno contro il nucleare. "Ricevere il Right Livelihood Award è un onore e una grande emozione - ha affermato Strada - Oltre vent'anni fa Emergency è stata fondata per offrire cure gratuite a chi soffre le conseguenze della guerra e della povertà. In questi anni siamo stati a fianco delle vittime e ci siamo opposti alla guerra e alla sua logica di sopraffazione. Abbiamo costruito ospedali, e abbiamo combattuto perché chiunque avesse diritto a essere curato. Abbiamo assistito oltre 6 milioni di persone - ha ricordato - senza nessuna discriminazione, nella convinzione che essere curati sia un diritto umano fondamentale". "Oggi, nel mondo, la diseguaglianza tra pochi ricchi e moltissimi poveri è aumentata e la Terza guerra mondiale è già cominciata - prosegue Strada - Altri morti, altri feriti, altra sofferenza. Con Emergency continuiamo a lavorare, in Iraq, in Afghanistan e in alcuni dei Paesi più disastrati del pianeta, ma non possiamo rimanere inermi di fronte a questa mattanza indiscriminata. L'umanità ha fatto progressi straordinari in molti campi, dalla tecnologia alla medicina; ora è il momento che si impegni per un traguardo irrinunciabile: bandire la guerra dalla storia". "E' il momento di lavorare a favore delle generazioni future, di seminare, anche nella consapevolezza che non saremo noi a vedere i frutti - ha concluso il fondatore di Emergency - Dobbiamo alimentare una cultura diversa, fondata sull'uguaglianza e il rispetto dei diritti umani: l'alternativa è la barbarie che abbiamo davanti e alla quale non possiamo arrenderci".
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Incidente mortale per l'autista del presidente russo Vladimir Putin
I media russi hanno rivelato che l'autista dellla Bmw nera del presidente Vladimir Putin è morto in un incidente stradale. Lo schianto frontale L'automobile del presidente russo è stata colpita da una Mercedes. La dinamica è ancora da verificare ma pare che l'autoveicolo che ha colpito la Bmw ha attraversato la strada dal lato opposto. Le telecamere a circuito chiuso piazzate su Kutuzovsky Avenue, luogo in cui si è verificato l' incidente , mostrano come la Bmw venga colpita frontalmente da una Mercedes, come riporta il Daily Mail . I media russi hanno inoltre rivelato che l' autista , morto nello schianto, era il preferito di Putin. Fortunatamente il presidente non si trovava nel veicolo. I medici arrivati sul luogo dell'impatto hanno constatato che l'autista presidenziale è morto sul colpo. Il nome del pilota non è stato reso noto, ma è stato riferito che aveva oltre 40 anni di esperienza di guida come autista ufficiale delle cariche di Stato russe.
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"Niente checche in campo": associazioni Lgbt contro l'allenatore dell'Arezzo
È scivolato su una parola, " checche ", che proprio non è andata giù alle associazioni degli omosessuali: a finire nella bufera è stato l'allenatore dell'Arezzo, Eziolino Capuano , furibondo per la sconfitta arrivata all'ultimo minuto in una partita di Lega Pro giocata domenica scorsa contro l'Alessandria. "In campo le checche non vanno bene. In mezzo al campo debbono andare gli uomini con le palle, non le checche ": queste le parole incriminate, con cui il tecnico della formazione toscana si è sfogato per il gol subìto all'ultimo minuto , quando la sua formazione era per giunta in superiorità numerica. Parole immediatamente riprese anche dai media nazionali e quindi finite nel mirito delle critiche delle associazioni Lgbt . Oggi il mister dell' Arezzo si scusa, spiegando che con quella frase intendeva semplicemente richiedere più grinta ai propri ragazzi, senza celare alcun intento omofobo: " I l calcio è un gioco dove bisogna lottare, per checche intendevo giocatori che mollano troppo presto, non era assolutamente riferito agli omosessuali - spiega Capuano - Io rispetto tutti, ci mancherebbe altro. Ero troppo arrabbiato per aver perso in quel modo, è il mio carattere, a volte in certe circostanze si possono dire frasi per cui si può essere fraintesi". Dall'Arcigay di Arezzo fanno sapere di apprezzare le scuse, ma sottolineano che si tratta comunque di una frase "gravissima, infelice ed omofoba " e invitano la squadra e l'allenatore a una loro iniziativa.
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Ciclismo: fuori Russia, entra quartetto Italia
RIO DE JANEIRO - Ancora una qualificazione last minute per atleti italiani all'Olimpiade di Rio. Per le vicende del doping, il quartetto della Russia è stato infatti escluso dalla gara dell'inseguimento a squadre di ciclismo su pista e al suo posto subentra quello dell'Italia, composto da Liam Bertazzo, Simone Consonni, Filippo Ganna e Francesco Lamon (riserva viaggiante Michele Scartezzini). Il numero degli azzurri in gara a Rio sale così a 314 (170 uomini e 144 donne).
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Webber tutto fare si divide tra F1, Torino e il suo Pure Tasmania Challenge
Mark Webber è un personaggio incredibile. Australiano, belloccio, forte il giusto in F1, sei Gp vinti, l'anno scorso ha lottato fino all'ultimo per il titolo mondiale poi vinto dal suo compagno, Seb Vettel. Mark, 34 anni, è famoso per dire sempre ciò che pensa senza tanti preamboli. Come l'altro giorno a Shanghai, quando un giornalista ha osato domandargli se ormai non si sentisse come Irvine con Schumi ai tempi della Ferrari: ovvero uno scudiero. «Io come Eddie? Ma dai...» ha risposto scocciato, «è un paragone ridicolo». Vero. Ma vero anche che sarà meglio migliori la prestazione di oggi nelle prime libere: secondo dietro Vettel nella sessione mattutina e solo decimo in quella successiva. Nel mondo delle corse Webber è anche famoso per essere sopravvissuto a tre giri della morte in gara: i primi due alla 24 Ore di Le Mans, nel 1999, su Mercedes (colpa di un problema aerodinamico), e nel 2010 a Valencia dopo un contatto con la Lotus di Kovalainen. Un eccentrico anche nel destino Mark, visto che invece si è distrutto la gamba in un incidente in bicicletta (la sua grande passione), durante il «Mark Webber Tasmania Challenge», l'evento sportivo di beneficenza che il campione australiano aveva ideato e lanciato. Era il 22 novembre 2008, e una macchina sfuggita ai controlli lo investì. Nell'impatto si fratturò in più punti la gamba destra. Mark, nonostante il poco tempo a disposizione, riuscì l'11 febbraio 2009 a salire di nuovo sulla sua Red Bull. Non solo: quell'anno vinse la sua prima gara di F1. Il resto è storia recente. Webber, proprio nei giorni di vigilia del primo Gp dell'anno, in Australia, ha annunciato il ritorno della sua creatura, la gara che più lo emoziona e più lo ha fatto soffrire, la gara che proprio a causa del suo incidente, non era più stata organizzata: la Swisse Mark Webber Tasmania Challenge. Una cinque giorni che porterà i partecipanti di varie discipline ad attraversare i luoghi più affascinanti della Tasmania. «Sono emozionato di questo ritorno, che sarà un appuntamento fisso sul calendario per i prossimi tre anni» ha detto il campione. La Swisse Mark Webber Tasmania Challenge 2011 si terrà dal 7 all'11 dicembre, e Webber volerà in Tasmania direttamente dal Brasile subito dopo l'ultima gara del Campionato di Formula Uno. «Lo spirito della Tasmania Challenge è sempre stato quello della determinazione e della grinta. Adesso, come per le grandi gare mondiali di endurance, atleti d'elite potranno cercare la vittoria, mentre gli appassionati potranno mettersi alla prova e stupirsi di cosa saranno in grado di fare», ha spiegato Mark. «Ovviamente alle gare di endurance bisognerà arrivare preparati e con kayaking, trekking, trail running, arrampicata e le gare di mountain bike ci sarà di che allenarsi». Dopo il Gp della Cina, Mark farà tappa in Italia, a Torino, il 30 aprile. Roba tranquilla? Macché, impossibile. Alle 15, l'australiano guiderà la monoposto campione del mondo (come fatto lo scorso anno a Napoli) lungo le storiche strade dell'ex capitale d'Italia. «Quest'anno, il Red Bull F1 show run - ha sottolineato Webber - sarà particolarmente significativo visto che si terrà nella capitale italiana dell'auto». Giusto ma non giustissimo: la capitale italiana della F1 è altrove... dice niente Maranello? (per informazioni: www.redbull.i/F1)
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Il panda non è più a rischio estinzione
Decenni di sforzi hanno avuto successo: il panda gigante non è più una specie "a rischio estinzione". Resta classificato come "vulnerabile", ma l'aumento della sua popolazione ha spinto l' Iucn (International Union for Conservation of Nature) a rivedere lo status dell'animale simbolo della natura in pericolo, che nel 1965 era stato definito "rarissimo". Il triste testimone passa al gorilla orientale . Se gli sforzi della Cina per preservare le foreste in cui cresce il bambù sono stati premiati (gli adulti censiti in libertà sono 1.864), nella Repubblica Democratica del Congo si stanno restringendo gli spazi vitali in cui abita la più grande fra le specie di primati. Questo ominide, nella revisione della Lista Rossa dell'Iucn è finito nella categoria "gravemente a rischio". I suoi esemplari sono diminuiti di oltre il 70% in 20 anni e non superano oggi quota 5mila. Sono quattro su sei le specie di primati oggi "gravemente a rischio" (l'ultimo gradino prima dell'estinzione). E le altre due se la passano solo leggermente meglio: sono "a rischio" e basta. Le cause principali sono la caccia (soprattutto per scopi alimentari) e la distruzione delle foreste. Sul gradino più basso ci sono il gorilla orientale, quello occidentale, l'orango del Borneo e quello di Sumatra. Di poco più lontani dal baratro si trovano lo scimpanzé e il bonobo. Precipitano anche i numeri delle zebre comuni, di cui nel 2002 si contavano 660mila esemplari, mentre oggi si è scesi a 500mila. La specie, in quest'ultima revisione annunciata durante la conferenza quadriennale dell'Iucn a Honolulu, è entrata nella categoria "quasi minacciata". Oggi resta confinata perlopiù nelle riserve, dove è meno facile cacciarle per carne e pelle. "Il bracconaggio e la distruzione dell'habitat sono le minacce principali, i fattori che spingono queste specie verso l'estinzione" spiega Carlo Rondinini, professore alla Sapienza di Roma e coordinatore della Red List per quanto riguarda la sezione mammiferi. "Oggi abbiamo rivisto la classificazione di circa metà delle specie. Ci sono alcuni successi da celebrare, ma dovremmo usare questi esempi positivi anche per aiutare gli animali che restano a rischio". Un'altra promozione riguarda l'antilope tibetana , che ora è solo "quasi minacciata". A partire dagli anni '90 si è riusciti a bloccare il commercio degli scialli fatti con il suo pelo, ognuno dei quali richiedeva fino a 5 animali. Tra il 1980 e il 1990 il numero di esemplari era crollato da un milione a 70mila. Nel caso dello stesso panda gigante, però, gli esperti dell'Iucn hanno messo in guardia contro il cambiamento climatico, che potrebbe distruggere il 35% della foresta in cui cresce il bambù nei prossimi 80 anni.
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Semi di chia. Proprietà e benefici di questa antichissima pianta
I semi di chia sono molto importanti per la nostra salute. Contengono infatti numerose sostanze preziose per il nostro organismo. Quali vitamine, fibre, antiossidanti, enzimi e molte altre. Ottimi per la lotta al colesterolo, hanno un contenuto elevato di Omega3. Questi ultimi agiscono sull’umore, aiutando a contrastare la depressione lieve, contribuiscono a potenziare le funzioni cerebrali e a prevenire il morbo di Alzheimer. Molto utili per la salute dell’intestino e del sistema nervoso, questi piccolissimi semi scuri vengono ricavati da una pianta conosciuta con il nome di Salvia Hispanica . Da sempre coltivata in Messico e Guatemala, i suoi semi sono utilizzati da millenni dai popoli del centro e sud America, in particolare dagli Atzechi , e da pochi anni hanno fatto la loro entrata nei nostri supermercati. Il significato della parola atzeca chia è “ forza ”, proprio a sottolineare le innumerevoli proprietà che le vengono attribuite. I semi hanno un alto contenuto di calcio, selenio, magnesio, zinco, ferro e potassio, senza dimenticare la vitamina C e gli acidi grassi essenziali, omega3 e omega6. 100 grammi di prodotto apportano 434 kcalorie. Molto utilizzati per pulire l’intestino, non vanno però assunti in grandi quantità, anche per la loro azione lassativa . Ottimi per chi segue una dieta perché molto nutritivi e sazianti, allo stesso tempo hanno la capacità di assorbire i liquidi. Proteggono le pareti dello stomaco e facilitano la digestione, grazie alla loro azione antinfiammatoria della mucosa gastrica. Inoltre aiutano il sistema nervoso e contrastano i sintomi dati da possibili infezioni batteriche . Anche dal punto di vista estetico sono una vera e propria panacea, rafforzano capelli e unghie, combattono i radicali liberi che causano l’invecchiamento e allo stesso tempo contrastano le rughe e le macchie scure dell’epidermide. Essendo privi di glutine, possono essere usati anche dai celiaci. Infine sono un ottimo aiuto per le donne in gravidanza , sia contro la stipsi, molto comune durante la gestazione, sia per gli omega3 contenuti, l’acido folico e il ferro, fondamentali per lo sviluppo del bambino. Il gusto di questi piccoli semi è molto simile a quello delle nocciole . Sono perfetti in cucina abbinati allo yogurt, alle zuppe, minestroni, insalate, o anche in aggiunta agli ingredienti base di torte o biscotti. Un tempo erano reperibili solo in erboristeria o in particolari negozi alimentari biologici, adesso li si possono trovare anche al supermercato.
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Ucraina, vertice a Minsk mentre nel Donbass si continua a combattere
MINSK (Bielorussia) - Una stretta di mano tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko in avvio del vertice di Minsk. Un segnale incoraggiante. Ma l'incontro, cui hanno partecipato la cancelliera tedesca Angela Merkel e il leader francese Francois Hollande, dovrebbe produrre solo una "dichiarazione comune" sulla necessità di rispettare gli accordi dello scorso 5 settembre e sul sostegno a un piano per attuarli affidato al gruppo di contatto (Mosca-Kiev-Osce-separatisti filorussi). Un risultato minimo, soprattutto se si considera che nell'est dell'Ucraina si continua a combattere e a morire: dopo i razzi lanciati ieri contro il quartier generale ucraino a Kramatorsk , a Donetsk ( mappa ) un minibus è stato colpito da proiettili che hanno causato la morte di almeno sei persone e quattro civili sono rimasti uccisi da colpi di artiglieria che hanno centrato la stazione degli autobus e una vicina fabbrica. In totale nelle 36 ore che hanno preceduto sono più di 40 le vittime nel Donbass nelle 36 ore che hanno preceduto il vertice. Nella notte. I colloqui a quattro a Minsk si sono prolungati nella notte tra mercoledì e giovedì, con la probabile conclusione entro il mattino. L'obiettivo è che si concludano con "un accordo per una tregua incondizionata": lo ha scritto su Facebook, dopo oltre sette ore di negoziati, Valeri Chaly, consigliere del presidente ucraino Petro Poroshenko. Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande proseguono i negoziati iniziati ieri sera alle 20:30 locali (le 18:30 in Italia). La maratona di ore è interrotta ogni tanto dall'arrivo di carrelli con vettovaglie: acqua, bibite e tramezzini. Ripetuti i 'falsi allarmi' tra i giornalisti sull'imminente uscita dei quattro leader. Le aspettative per il vertice. Hollande e Merkel puntavano come minimo a un cessate il fuoco ma speravano anche di trovare una soluzione duratura. Da parte sua, Poroshenko aveva confermato il suo impegno nel summit: "Troveremo un compromesso all'interno del Paese, dobbiamo difendere la pace, dobbiamo difendere l'Ucraina - aveva dichiarato durante una visita a Kramatorsk - Proprio per questo vado a Minsk, per fermare le ostilità immediatamente e senza condizioni e avviare il dialogo politico, senza interferenze esterne". Al summit ha partecipato anche il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov , che si era detto sicuro che i negoziati si sarebbero conclusi con una soluzione politica: "Secondo nostra comune convinzione - aveva detto in conferenza stampa - la situazione in Ucraina non può essere risolta con mezzi militari, il cammino verso la pace passa attraverso il dialogo diretto tra il governo di Kiev e coloro che vogliono difendere la loro terra nel sud-est e noi dobbiamo garantire i loro dritti, i dritti di tutto coloro che vivono in Ucraina". Le richieste dei ribelli. Secondo quanto riferito dall'agenzia Interfax, a Minsk c'erano anche i leader delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, Aleksandr Zakharcenko e Igor Plotnitski, che sperano di poter firmare un eventuale accordo finale. Le loro richeste, parte di un piano presentato al gruppo di contatto, includerebbero un cessate il fuoco immediato a partire dalle 10 del mattino del 12 febbraio, una riforma costituzionale che conceda un'autonomia speciale ad alcuni distretti del sud-est ucraino e la fine dell'isolamento economico rispetto a Kiev che deve tornare a pagare pensioni e sussidi agli abitanti delle zone controllate dai filorussi. La testata ucraina online Zn.ua sostiene che i separatisti chiedono anche il ritiro delle armi pesanti dalla cosiddetta 'linea di contatto': solo che mentre Kiev dovrebbe ritirare i suoi cannoni dal fronte attuale, i ribelli concedono di ritirare i propri al di là del limite tracciato negli accordi del 19 settembre, quindi più indietro rispetto all'attuale linea di fuoco. I miliziani chiederebbero inoltre un'amnistia e non sarebbero contrari al controllo della frontiera russo-ucraina da parte dell'Osce, ma a patto che questo avvenga dopo la riforma costituzionale sull'autonomia speciale per alcuni distretti. Usa: addestreremo l'esercito ucraino. La situazione diplomatica si è complicata dopo l'ultimatum di Barack Obama pronunciato l'altro ieri davanti ad Angela Merkel, ricevuta nello studio ovale della Casa Bianca: se i negoziati si chiuderanno con un nulla di fatto, allora si aprirà la strada per altre decisioni e gli Stati Uniti sono pronti a fornire armi a Kiev. Ad agitare la vigilia è arrivato l'annuncio del comandante delle truppe Usa in Europa, il generale Ben Hodges, che ha fatto sapere che a partire dal prossimo mese i militari americani addestreranno l'esercito ucraino. La missione vedrà un battaglione dell'esercito Usa addestrare tre unità delle stesse dimensioni ucraine, "in compiti di sicurezza, medici, come operare in un ambiente dove i russi interferiscono nelle trasmissioni (radio) e come proteggersi dall'artiglieria russa e dei ribelli". La replica è venuta direttamente da Putin, che in un messaggio alla diplomazia russa ha detto che non accetta pressioni e che Mosca continuerà a portare avanti la sua politica estera. Ue con Kiev. Il presidente ucraino Poroshenko ha intanto fatto sapere che sarà domani a Bruxelles, al vertice informale dei capi di Stato e di governo dell'Ue, per informarli degli ultimi sviluppi della situazione, dopo il summit di Minsk. La presenza del leader ucraino è stata confermata da alte fonti europee, che hanno sottolineato come "il significato politico dell'invito sia chiaro: la Ue è dalla parte di chi è aggredito" dalla Russia. In ballo c'è anche un inasprimento delle sanzioni economiche a Mosca, ipotesi che secondo rappresentanti dell'Ue sarà sul tavolo se il vertice di Minsk sarà giudicato un "chiaro fallimento". Lo stesso Poroshenko ha poi dichiarato di essere pronto a introdurre la legge marziale in tutto il Paese in caso di ulteriore escalation del conflitto con i separatisti filorussi.
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Paga il biglietto all'ivoriano senza soldi: il semplice gesto di un americano sul treno Pisa-Milano
GENOVA - Regionale Pisa-Milano delle 11.47. Il treno scorre lungo la costa ligure fermandosi nei paesini delle Cinque Terre, e poi a Genova. Sale un ragazzo di colore, che più tardi scopriremo essere arrivato dalla Costa d'Avorio solo da un mese. E' diretto a Milano dove ha degli amici, parla solo francese e non ha un soldo. Entra nel nostro scompartimento dove ci sono ancora due posti liberi e si siede. ? Il corridoio del treno è pieno. Moltissime persone stazionano sui seggiolini esterni. A un certo punto arriva un controllore donna di Trenitalia e chiede i biglietti. Il ragazzo africano non ce l'ha, il biglietto. La donna gli chiede allora di pagare, ma lui le dice che non ha soldi. A quel punto il controllore chiede al ragazzo di alzarsi e di seguirla. Arriva un collega vorrebbero chiamare la Polfer, poi decidono solo di "invitare" l'uomo a scendere dal treno. Ma il ragazzo africano fa finta di niente continua a restare seduto. A quel punto un giovane statunitense seduto nel corridoio, all'esterno dello scompartimento si offre di pagare. La donna dice "va bene, ma deve dare lei i soldi all'africano". Quindi dall'interno del nostro scompartimento assistiamo al passaggio di soldi che dall'americano, passano al ragazzo africano e da lui alla donna controllore. Questione risolta. Un bel gesto, di semplice e spontanea generosità, che non era venuto in mente a noi italiani. Ci informiamo. Il ragazzo è di Los Angeles, californiano di 25 anni, in viaggio per l'Italia assieme alla fidanzata. Si chiama Michael Stevens, e studia economia. Gli chiediamo il perché del suo gesto semplice e bellissimo. Ci dice "perché anch'io sono stato in difficoltà in passato e delle persone mi hanno aiutato e credo che sia bello fare qualcosa di buono per gli altri". Immigrato senza soldi sul treno Pisa-Milano: paga l'americano. "Sei al corrente della difficile situazione immigrati in Europa? Lo sai che molti paesi come l'Ungheria, hanno deciso di tenere una linea dura, di totale chiusura all'immigrazione?", gli chiedo. "Sì, ne ho sentito parlare ma ne so troppo poco per esprimere delle opinioni. Certo da noi negli Stati Uniti ci sono tantissimi immigrati, ma credo che la questione sia molto diversa". Il treno è ormai a Milano, dove Michael sosterà per un paio di giorni, il tempo di fare anche una visita anche a Expo. "Buona vacanza Michael, te la meriti", pensiamo tra noi. E la tua buona azione merita di essere raccontata.
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Milan: "Meglio tardi che mai, lo volevo 10 anni fa" Galliani accoglie Fernando Torres
Adriano Galliani ha parlato nuovamente di Fernando Torres , senza dubbio l'acquisto più importante operato dal Milan in questo calciomercato. Molti tifosi rossoneri sono convinti che l'Iberico sia un giocatore in grado di regalare più soddisfazioni di Balotelli e lo spera anche Galliani, il quale ha comunque assai elogiato la punta, proveniente da una poco positiva esperienza al Chelsea. L'uomo mercato milanista ha infatti affermato che gli risulta complicato dire qualcosa che non sia già stato detto sulla punta spagnola, perchè è un giocatore che ha vinto tutto ciò che c'era da vincere con la propria Nazionale (ricordiamo il goal che ha regalato alla Spagna il primo europeo, nel 2008) e che ha vinto moltissimo anche con i club nei quali ha militato. Uno dei dei due Amministratori delegati della società milanese ha ricordato la prima volta in cui gli venne fatto il nome dello Spagnolo: era il 2002 e l'Atletico Madrid si era appena riaffacciato nella Liga. Due anni dopo Galliani cercò di portare il giocatore a Milano, sperando che la seconda società madrilena, oberata dai debiti, accettasse. Non se ne fece nulla e Torres lasciò la Spagna cinque anni dopo, per accasarsi al Liverpool e poi al Chelsea, suo ultimo club prima del Milan. Dopo aver commentato questo approdo a Milanello , concretizzatosi dieci anni dopo il primo interessamento, con un " meglio tardi che ma i", il Dirigente dei Rossoneri si è detto certo che Torres farà una grande stagione e che l'onere di indossare una maglia importante come la numero 9 sarà non un peso, ma uno stimolo ulteriore per dimostrare a tutti, addetti ai lavori e tifosi, che non è un giocatore sul viale del tramonto, il cui meglio appartiene ormai ad un passato sempre più lontano nel tempo, ma un talento in grado ancora di fare la differenza.
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Centrodestra diviso, la galassia dei partiti da Tremonti a Forza Nuova
ROMA - A destra è tutto un fiorire di soggetti politici che puntano a conquistare l’eredità di Silvio Berlusconi da tempo in crisi di consensi. Qualche esempio? Oggi Gianni Alemanno e Francesco Storace presentano alla Camera il loro nuovo partito di impronta sovranista, nato dalla fusione delle rispettive formazioni, Azione nazionale e La Destra. Da Berlusconi a Fitto, i volti del centrodestra Sabato a Roma Giorgia Meloni ha lanciato assieme a Matteo Salvini il progetto politico "Italia sovrana", nel tentativo di compattare le tante anime della destra: non solo Lega, i Popolari per l’Italia e il gruppo Idea di Gaetano Quagliariello , ma anche Forza Italia, tant’è che alla manifestazione era presente anche il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta . Nelle stesse ore in cui nelle vie del centro della Capitale si snodava il corteo di Fratelli d’Italia Raffaele Fitto , leader di Conservatori e riformisti, lanciava a pochi chilometri di distanza davanti a una platea di 2500 persone riunite all’hotel Ergife la sua proposta liberalconservatrice in opposizione alla linea lepenista di Meloni e Salvini. E poi c’è il gruppo Ala di Denis Verdini , che dopo il "tradimento" da parte di Matteo Renzi non sa bene da che parte stare, anche se un ritorno alla "casa madre" forzista sembra ormai poco probabile. I punti in discussione: il voto, l'Europa e Trump . Insomma, nonostante i continui appelli all’unità, il centrodestra appare invece piuttosto diviso. E, se si dovesse andare a votare con l’Italicum corretto dalla Consulta, quindi con un sistema proporzionale, i vari leader o aspiranti tali dovrebbero digerire la convivenza forzata in una lista unica per avere più probabilità di successo. Del resto non c’è accordo nemmeno su quando andare a votare. Se Meloni, Salvini e Fitto hanno fretta di andare alle urne il prima possibile (addirittura ad aprile secondo il segretario del Carroccio), Berlusconi preferisce aspettare la scadenza naturale della legislatura. Il Cavaliere inoltre respinge l’idea di fare le primarie del centrodestra, reclamate invece a gran voce da tutti gli altri leader. A dividere le varie anime della destra è persino il giudizio su Trump: più cauto quello di Berlusconi rispetto all’entusiasmo dimostrato da Salvini. Con questi protagonisti, in definitiva, si allontana la nascita - forse impossibile in Italia - di una destra europea sul modello di quella inglese o tedesca. Da Berlusconi a Fitto, i volti del centrodestra In attesa dunque di capire come si presenterà il centrodestra alle prossime elezioni, ecco un breve ritratto delle varie anime da cui è composto. I lepenisti. Prima gli italiani, stop all’immigrazione, via dall’euro. Sono gli slogan sovranisti e di ispirazione lepenista di Giorgia Meloni, presidente di Fdi, ma anche di Matteo Salvini, che li ha sostituiti alla vecchia e folkloristica secessione leghista, nel tentativo di allargare i confini geografici del Carroccio e partire alla conquista del Sud (finora, però, con scarsi risultati). Forza Italia. La strada di Berlusconi e del suo partito appare sempre più divisa da quella dei lepenisti. Il Cavaliere dice no alle primarie e al partito unico con Salvini, rimane convintamente europeista al punto da venire premiato pochi giorni fa con l’elezione del forzista Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento europeo, ottenuta anche grazie al sostegno di Angela Merkel. All'interno di Forza Italia, però, alcuni esponenti come il governatore ligure come Giovanni Toti e la deputata Daniela Santanché si sono spostati su posizioni filosalviniane. Mentre Renato Brunetta svolte il ruolo di "pontiere". La destra-destra . Per Francesco Storace e Gianni Alemanno, in procinto di fondersi in un nuovo partito , non ci sono vie di mezzo: per loro il centrodestra si deve riaggregare a destra e non al centro. Lanciano la sfida di un "Polo sovranista" che abbia nella sovranità nazionale e popolare i propri valori di riferimento. Il congresso fondativo della nuova formazione è in programma a Roma per il 18 e 19 febbraio. “L’Ala sinistra”. Verdini e i suoi sono alla ricerca di una collocazione. Lo "strappo" di Renzi ha pesato. Ma il vero spettro da allontanare è il dissolvimento del micro-partito. E allora il leader di Ala si sforza di mostrare ai suoi di tenere un canale privilegiato non solo con il governo in carica ma soprattutto con l’ex premier e i suoi uomini, come dimostra la cena chiarificatrice con il ministro renziano Luca Lotti di alcuni giorni fa. Gal . Il volto del gruppo Grandi autonomie e libertà è Giulio Tremonti , senatore che non nasconde le sue simpatie per il populismo . L’ex ministro dell’Economia dei governi Berlusconi, presente anche lui alla manifestazione di Meloni, non crede più nell’Unione europea e ne propone la sostituzione con una confederazione di Stati che si uniscano sulla difesa. Dichiara finita l’era del Cavaliere e promuove l’idea centrodestra unito che dia sostegno collettivo a un nuovo leader. I liberali . Raffaele Fitto, ex delfino di Berlusconi , ha appena lanciato "Direzione Italia" e lo ha definito come "un soggetto politico liberalconservatore inserito in un filone che richiama, in Italia, ciò che il centrodestra doveva essere e non è stato e, in Europa, la tradizione dei più moderni movimenti di centrodestra occidentale". L’ex forzista pugliese batte da mesi sulla necessità di primarie e, come spiega lui stesso, punta a conquistare "i delusi, gli astenuti, gli elettori in cerca di un centrodestra credibile, moderno, riformatore". I "familisti". Il gruppo Idea (acronimo che sta per Identità e Azione) dei senatori Gaetano Quagliariello , Carlo Giovanardi e Andrea Augello è vicino alle posizioni di Meloni e Salvini soprattutto sulla difesa della famiglia tradizionale. Il trio di senatori, a braccetto con gli esponenti del Family day, ha condotto nei mesi scorsi una battaglia a tutto campo contro la legge Cirinnà sulle unioni civili. Nel mirino adesso ci sono le adozioni gay: "Ci piace dire mamma e papà", ha specificato Quagliariello sabato dal palco della manifestazione di Meloni a piazza San Silvestro a Roma. CasaPound e Forza Nuova . L’estrema destra extraparlamentare italiana non sta a guardare e pensa a uno sbarco in Parlamento che potrebbe essere facilitato dal sistema proporzionale. Casapound e Forza Nuova hanno politiche e approcci diversi, ma condividono una simbologia che richiama quella del ventennio fascista. La loro propaganda viene veicolata anche attraverso associazioni e Onlus di diverso tipo, che possono usufruire di contributi pubblici italiani (il 5x1000). A gennaio 2016, per esempio, il Parlamento europeo ha stanziato complessivamente 600mila euro per sostenere Alleanza per la Pace e la Libertà (Afp), un'associazione con sede a Bruxelles di cui è presidente il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore , e che raccoglie tra i propri membri partiti come il greco Alba Dorata, il National Party inglese e altri movimenti di ultra-nazionalisti europei . I portavoci Ue, chiamati a spiegare il perché di questo finanziamento, si sono giustificati dicendo che sui rispettivi siti web delle fondazioni non appariva "nulla che fosse contro l'Europa, la libertà o la democrazia".
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Robot, Smart Mirror e droni: la rivoluzione dei dispositivi che vedono come noi
SAN FRANCISCO - Un'idea affascinante: quella che esista un mondo al di là delle "porte della nostra percezione". Una suggestione originata, più di sessant'anni fa, da un saggio dello scrittore Aldous Huxley che ispirò l'intera generazione psichedelica degli anni '60. A più di mezzo secolo di distanza la sfida sembra essersi ribaltata. Un nuovo mondo sta nascendo davvero, ma dalla comprensione dei meccanismi dei nostri sensi, dei loro automatismi, dalle loro equazioni. Real Sense, la carica dei dispositivi che vedono come noi E' la scommessa di un ambizioso progetto sviluppato dalla Intel, chiamato, non a caso, " Real Sense ". Presentato al pubblico durante il CES di Las Vegas dello scorso anno, la nuova tecnologia è finalizzata a fornire alle macchine la stessa facoltà di comprensione della realtà che può avere il cervello umano, a partire da una delle prerogative della nostra specie, l'abilità visiva. Trasformare il nostro mondo digitale da bidimensionale a tridimensionale: è questo il fulcro del progetto. Attraverso un sistema di tre fotocamere (una fotocamera HD, una ad infrarossi e un proiettore laser a infrarossi) la visione dei nostri dispositivi digitali si avvicina sempre più ai processi visivi elaborati dal nostro cervello. Tablet, laptop, ma anche dispositivi digitali innovativi e robot si trovano così a elaborare dati fondamentali per la comprensione della realtà circostante come il senso della profondità o sviluppare abilità complesse come la capacità di seguire, in tempo reale, i nostri movimenti o quelli degli oggetti circostanti. Scenari impensabili. Una tecnologia che apre scenari insoliti che, fino a qualche anno fa, sarebbero, stati considerati avveniristici. Attraverso Real Sense è possibile scannerizzare digitalmente il proprio corpo e i propri lineamenti ed "entrare" nel proprio videogioco preferito o riuscire a effettuare chiamate e videoconferenze proiettando la propria immagine in 3D e modificando lo sfondo circostante. Un utilizzo particolarmente interessante potrebbe essere quello fornito dall'uso nuovi stampanti 3D. Sarà possibile scannerizzare oggetti reali tridimensionalmente e riprodurli nel nostro mondo reale, donando così concretezza a un processo che molti economisti definiscono come una vera e propria "Terza rivoluzione industriale". La rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Ma è nell'ambito dei cosiddetti sistema di intelligenza artificiale che la nuova tecnologia potrebbe dare i suoi frutti migliori. Ne è convinto uno dei responsabili del progetto 'Real Sense', Achin Bohowmik : "I robot diventeranno fondamentali nella nostra vita, ma per far ciò che questo si realizzi è necessario che i loro processi di percezione si avvicinino quanto più possibile ai nostri". E i primi frutti cominciano a prendere forma. E' il caso di Savioke, un robot che potrebbe rivoluzionare l'industria alberghiera. Presto potremmo trovarci a chiamare la reception di un albergo per ricevere il pranzo, la cena, o un bicchiere di vino, e aspettare l'arrivo di un robot, piuttosto che di un cameriere. Equipaggiato di sensori e camere 3D, Savioke è in grado di scansionare tutta la superficie di un hotel e muoversi autonomamente in spazi complessi, individuando le aree percorribili. Dopo essere stato programmato da un commesso, tramite il suo touch-screen frontale, il piccolo robot individua il percorso ottimale per giungere al piano della consegna, aspettando il suo turno in ascensore e avvertendo l'utente poco prima di arrivare a destinazione. E i robot potrebbero diventare molto più che macchine al nostro servizio, ma veri e propri compagni delle nostre giornate. Avete presente il Segway, l'innovativo dispositivo di trasporto personale che sfrutta una ingegnosa combinazione di informatica, elettronica e meccanica? Grazie alle nuove tecnologie Real Sense, si è trasformato in un dispositivo innovativo, capace di muoversi nello spazio circostante e riconoscere oggetti, persone e voci. Un vero e proprio piccolo robot modulabile che può essere arricchito di vari componenti, predisponendo così la macchina agli scopi più svariati. Il Segway può così trasformarsi in un discreto compagno di viaggio capace di scattare foto o realizzare filmati al nostro posto, o aiutarci nel nostro shopping quotidiano. E' attivabile tramite comandi vocali ed è in grado di interagire efficacemente con altri hardware di casa nostra. Specchi e droni intelligenti. E se l'uso dei droni caratterizzerà sempre di più il nostro futuro per consegne commerciali e logistica, le nuove tecnologie 3D renderanno il loro uso sempre più efficiente. Il nuovo Yuneec Typhoon, dotato di tecnologia Real Sense, è ad esempio in grado di mappare in 3D l'ambiente circostante. Il drone è in grado di riconoscere e calcolare lo spazio che lo separa dagli ostacoli, come alberi o altri dispositivi in volo, deviando così il suo percorso ed evitandoli. Anche gli specchi potrebbero cambiare funzione. E' la nuova generazione di "Smart Mirror" che, scannerizzando in 3D il mondo circostante e i nostri corpi, potrebbero presto trasformare molti aspetti della nostra vita, a partire dallo shopping. Sarà probabilmente possibile, in un futuro molto prossimo, indossare virtualmente, a casa o nei negozi di abbigliamento, indumenti, scarpe o gioielli, grazie alla proiezione tridimensionale della nostra immagine, e condividere in tempo reale la nostra esperienza con amici lontani o attraverso i social media. Gli smart mirror mostreranno anche informazioni che potrebbero risultare utili per le nostre giornate come le condizioni metereologiche o lo stato del traffico nel nostro tragitto verso il lavoro. Ma non solo, potrebbero anche diventare i migliori alleati della nostra forma fisica. E' quanto promette il nuovo Naked 3D Fitness Tracker, uno Smart Mirror capace di scannerizzare il nostro corpo in 3D e darci, in tempo reale, indicazioni e suggerimenti sul nostro stato di forma. Lo "specchio" è collegato con una app che ci dice "la nuda verità" sul nostro stato fisico, motivandoci e fornendoci obiettivi. Pronti per una rivoluzione. L'impressione e che si sia solo all'inizio e le applicazioni siano potenzialmente illimitate, come sottolinea Achin Bohowmik: "La vita sulla terra è letteralmente esplosa quando molti animali e organismi complessi hanno sviluppato meglio i processi visivi e sono stati in grado di orientarsi e sfuggire ai predatori. Nell'ambito dell'intelligenza artificiale si sta verificando, con le dovute proporzioni, un salto evolutivo molto simile. Il cambiamento è appena cominciato".
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"No all'Alternanza" scuola-lavoro, gli studenti tornano in piazza
ROMA - Tornano in piazza, contro le degenerazioni dell'Alternanza scuola lavoro. In tuta blu, a dire che non sono operai (senza paga), né tirocinanti senza diritti. Sono studenti. Tornano questa mattina in settanta piazze italiane a un anno dalle manifestazioni del 2016, 7 e 21 ottobre . Scioperano dall'Alternanza: si astengono per un giorno, come i lavoratori quando rivendicano salario. • CORTEI E PROTESTE NELLE PIAZZE ITALIANE Cortei di studenti sono sfilati in molte citta italiane, Roma , Milano , Bari , Bologna , Firenze , Genova , Napoli , Palermo . Come accade sempre in questi casi, il motivo è lo spunto, una ragione diventa un titolo. Ma le questioni aperte nella scuola sono tante: i soffitti dei licei storici che crollano, le borse di studio sempre inferiori ai richiedenti e il numero chiuso degli atenei (dalla scuola, come si vede, siamo saliti all'università). In generale, le Finanziarie che - per quanto si possa apprezzare lo sforzo - non mettono al centro dell'azione di governo 'scuola e ricerca'. Sì, ci sono anche gli universitari in piazza - "contro i tirocini sfruttamento" - per quest'ultimo sciopero convocato dall'Unione degli studenti. Roma, striscioni e fumogeni contro l'alternanza scuola-lavoro. "Chiediamo al ministero dell'Istruzione che fine abbia fatto lo statuto delle studentesse e degli studenti in Alternanza scuola lavoro e il codice etico per le aziende", dice Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell'Unione degli studenti. "Viviamo sulla nostra pelle i disagi di questo modello di Alternanza. Siamo studenti, non merce nelle mani delle aziende". • FEDELI A CIRCO MASSIMO: "ALTERNANZA NON È APPRENDISTATO" "È innovazione didattica, non è apprendistato". La ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, il 12 ottobre, a 'Circo Massimo' su Radio Capital , aveva spiegato il suo punto di vista sull'alternanza scuola-lavoro, strumento che in Italia "da anni si fa prevalentemente per gli istituti tecnici-professionali". "Ci sono delle cose che gli studenti dicono che sono sacrosante", aveva aggiunto la ministra riferendosi anche alle manifestazioni contro l'alternanza. "A dicembre - aveva annunciato - durante gli Stati generali dell'alternanza scuola-lavoro, chiamerò tutti i rappresentanti dell'economia reale, perchè è una responsabilità di tutti". "Nella piattaforma dedicata al tema - aveva sottolineato la ministra - ho messo un 'punto rosso' in cui possono accedere i rappresentanti degli studenti per segnalare direttamente al ministero le situazioni improprie che non corrispondono alla qualità del progetto". • GLI USI IMPROPRI DELL'ALTERNANZA L'ultimo caso che ha portato ragioni alla protesta è stato il diciassettenne che, spostato in un'azienda nautica di La Spezia nel periodo di formazione didattica, si è fratturato una tibia quando il muletto su cui lavorava si è ribaltato. Poi c'è stata la pubblicazione, da parte delle Camere di commercio, dei bandi per l'erogazione di voucher alle imprese che hanno attivato i percorsi. "Le risorse regalate alle aziende con gli sgravi fiscali vanno investite per un'istruzione gratuita e di qualità", dice Martina Carpani, coordinatrice nazionale della Rete della Conoscenza: "La scuola e l'università non devono essere asservite al profitto, semmai devono cambiare il mondo del lavoro". Milano: cori, fumogeni e uova nel corteo contro l'alternanza scuola-lavoro. L'alternanza realizzata da McDonald's, portando sdraio negli stabilimenti balneari della Sardegna. Le denunce degli studenti sono state molte, negli ultimi due anni (l'alternanza scuola lavoro è diventata obbligatoria e strutturata con la Buona scuola, legge dal 13 luglio 2015). Un'inchiesta di polizia ha fatto emergere le molestie subìte da due studentesse, in Alternanza in due centri estetici della Brianza. Sciopero alternanza scuola-lavoro, studenti: ''Esperienze inutili, buttiamo via il tempo''. • IL SONDAGGIO DELLA RETE DEGLI STUDENTI In questi giorni la Rete degli studenti medi ha portato a compimento uno studio e l'ha presentato alla Camera. Interviste a quattromila iscritti alla quarta superiore (17,6 per cento iscritti alle professionali, 26,7 per cento agli istituti tecnici, 55,7 per cento ai licei) hanno detto che il 48 per cento dei 17-18enni dà una valutazione positiva all'esperienza, il 33 per cento è fortemente critico. Uno su due, ancora, ha assicurato che la scuola lo ha seguito, solo uno su quattro è soddisfatto invece dell'attenzione da parte dell'azienda. Solo il 27,1 per cento degli studenti intervistati ha sentito l'Alternanza calata sulle sue attitudini, per lo più iscritti ai tecnici e ai professionali, realtà che praticano il progetto da anni. Giammarco Manfreda, Rete degli studenti, ragiona: "Da un lato abbiamo le scuole che, su uno sforzo basato sulla volontà dei professori, provano ad attrezzarsi cercando di assicurare la presenza dei tutor scolastici, anche se solo nel 50 per cento dei casi, appunto, competente. Dall'altro abbiamo un mondo del lavoro che fatica a vedere nell'investimento in formazione una risorsa per l'impresa e per il Paese". Solo uno studente su quattro è seguito all'interno della struttura ospitante, "molti sono relegati in situazioni di precarietà, spesso a fare tutto fuorché esperienze formative, con mansioni che non competono". Il 51 per cento degli studenti intervistati ha affermato di aver svolto l'alternanza al di fuori dell'orario di scuola: nel pomeriggio, in alcuni casi in estate. E un terzo dei ragazzi ha sostenuto spese per raggiungere la sede indicata, 72 euro in media. "È diventato necessario che il ministero chiarisca cosa è e cosa non è Alternanza scuola lavoro, che si mettano criteri stringenti per il soggetto ospitante. Vogliamo poter vivere a pieno le potenzialità di un percorso realmente formativo smettendo di far vivere agli studenti e alle scuole questo come un semplice obbligo da adempiere a tutti i costi". Sinistra italiana, attraverso il suo segretario Nicola Fratoianni, ha chiesto alla ministra Valeria Fedeli una moratoria dell'Alternanza scuola lavoro. La carta dei diritti è stata annunciata pronta dal Miur dallo scorso agosto .
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Il 5G in 5 punti: così trasformerà le nostre vite
Mark Perna Gli smartphone sempre più potenti hanno bisogno di una rete sempre più adeguata alle loro possibilità. Così l'industria delle telecomunicazioni è pronta a rendere disponibile la nuova infrastruttura 5G, un salto quantico verso l'era dell'iper-connessione. A cambiare saranno molte cose, eccole. 1) LA VELOCITÀ DI NAVIGAZIONE. Nominalmente una cella sarà in grado di viaggiare a 20 Gbps in download e 10 in upload, ma ovviamente l'utente singolo avrà prestazioni inferiori: secondo gli standard richiesti dall'ITU (International Telecommunication Union) però non saranno meno di 100 Mbps per scaricare e 50 Mbps per caricare. Se si fa un confronto con la velocità media di internet a casa si comprende molto bene la portata di questa rivoluzione. Insomma una goduria per gli utenti, ma soprattutto per l'economia globale. Il 5G infatti non è solo velocità, ma anche latenza di appena 4 millisecondi (praticamente zero) e stabilità della connessione anche a 500 Km/h. Qui sta il bello. Mettendo insieme questi tre elementi si ottiene una super connessione mobile capace di collegare non solo gli utenti ma anche, e soprattutto, miliardi di oggetti. 2) INTERNET DELLE COSE Entro il 2020 saranno collegati in rete oltre 50 miliardi di oggetti capaci di cooperare tra loro in modo intelligente e fornendo preziosi dati di servizio per nuove funzioni e applicazioni, ma il 5G avrà anche un forte impatto sull'occupazione e in molti altri campi innovativi come la robotica e l'intrattenimento. 3) L'ECONOMIA Secondo una ricerca condotta dall'Imperial College of London, in media l'aumento del 10% nell'utilizzo della banda larga mobile genera un impatto sull'economia globale dallo 0,6 al 2,8%, ovvero tra 500 miliardi e 2 trilioni di dollari. «L'industria delle telecomunicazioni ha ormai raggiunto ogni ambito delle nostre economie, delle società, della vita privata ed è uno dei fattori più rilevanti per la crescita economica e per l'uguaglianza che il mondo abbia mai avuto», ha detto Börje Ekholm CEO di Ericsson durante il suo recente intervento al World Economic Forum. 4) LE INFRASTRUTTURE La nuova rete mobile sarà in grado di cambiare diverse realtà industriali e numerosi settori produttivi: dall'automotive, alle smart city, alla sanità. Operare un paziente con un robot a migliaia di chilometri di distanza, governare in modo automatico una flotta di droni che consegnano la pizza a casa, sedersi su un taxi a guida autonoma saranno tutte cose possibili grazie al 5G. Secondo l'ultimo Ericsson Mobility Report le sottoscrizioni al 5G raggiungeranno già quota 1 miliardo entro 5 anni, ovvero per la fine del 2023. 5) L'ITALIA I progetti in campo sono già molti e stanno toccando città come Torino, Roma, l'Aquila, ma anche Bari, Matera e Prato. L'obiettivo degli operatori nazionali è quello di iniziare a offrire ai consumatori la nuova rete mobile dal 2019, facendo del nostro paese uno dei leader mondiali in questa innovazione.
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Claudia Cardinale: "Non ho mai voluto essere una diva, ho scoperto tardi che sono bella"
LE FACOLTÀ meno palesi di una grande attrice sono la timidezza, la solitudine, il corpo che impietosamente muta e malgrado ciò continua a mantenere un senso di mistero. Guardando una grande attrice ci sentiamo solidali con l'immagine che ha donato con i suoi tanti film. Alcuni li abbiamo amati. Altri dimenticati. Ma è come se attraverso di essi non solo scopriamo la sua metamorfosi, ma altresì una parte della nostra storia, del nostro gusto, dei nostri più o meno remoti desideri. È il cinema. Con la sua potenza immaginativa. E la latente comunanza che avvertiamo ci colma di stupefazione. "Non mi sono mai pensata nei termini della grande attrice. Provo disagio di fronte all'immagine di un me altisonante. Non ho mai pensato di diventare come Greta Garbo o Marlene Dietrich. Trovo che recitare sia ancora il più umile e gratificante dei mestieri. Ho fatto 141 film. Ogni volta è stato come scendere dentro il me, nell'oscuro di quel piccolo mondo interiore che svelato equivale a una nascita. Quante volte sono nata nella mia vita?". Mentre si accende la prima sigaretta Claudia Cardinale lascia cadere l'interrogativo come fosse una carta dei tarocchi gettata sul tavolo: "Non sono superstiziosa, mi piace giocare con i segni zodiacali, sono un ariete dopotutto, ma alla fine penso che il destino è solo nelle nostre mani". Non ha mai avuto la sensazione di perderlo? "Quando si è in crisi può accadere di pensare che il controllo sulle cose venga meno. È sconcertante apprendere in quei momenti quanto si possa essere deboli o fragili. Ma dopotutto sono stata una donna fortunata che ha guidato bene il suo destino. E penso che non valga la pena prendersi il disturbo di tormentarsi con domande che non hanno via di uscita. Mi sono sempre data una regola elementare: Claudia, vivi non come se fosse l'ultimo giorno della tua vita, ma il primo". Ogni volta la prima volta? "Per chi fa il cinema è spesso così. Se non avessi questa passione, il bisogno di meravigliarmi davanti a ciò che faccio, difficilmente avrei retto a lungo. E mi pare tanto più sorprendente quanto più penso ai miei esordi, che furono del tutto casuali". Non era tra quelle ragazzette determinate a farsi strada? "Avevo 16 anni, vivevo a Tunisi, dove sono nata. Due registi mi videro davanti alla scuola. Cercavano un'adolescente per una piccola parte. Convinsero mio padre, nonostante le mie resistenze. E così debuttai nel ruolo di un'araba tutta velata". Le piacque? "Non lo so. Provavo un senso di insofferenza. Poi accadde che nell'ultima inquadratura un colpo di vento mi strappò il velo. Si realizzò un primo piano incredibile che fece la gioia del regista. Mi propose una nuova parte in un film che aveva come protagonista Omar Sharif". E lei accettò? "Controvoglia. Da un lato era un mondo che mi incuriosiva, dall'altro mi annoiava. Pensavo al set come a una gabbia". Sharif com'era? "Bello, con occhi dolci e ironici. In seguito diventammo amici. Aveva il demone del gioco. Se lo chiamavo era spesso seduto al tavolo di qualche casinò a tentare la fortuna". A proposito di bellezza era consapevole della sua? "Per niente. Pensavo di essere brutta. Poi accadde che vinsi un concorso di miss e come premio c'era un viaggio a Venezia. Fui invitata alla mostra del cinema, dove una delle sezioni era dedicata al cinema tunisino. Cominciò, inaspettatamente, l'assedio di fotografi e produttori. Tutti volevano che facessi cinema. Non resistetti e tornai con il primo aereo a Tunisi. Avevo 18 anni". Scoprì il lato peggiore del cinema. "Come in tutte le cose c'è un lato meno amabile. Molta gente, che aveva cominciato a girare intorno alla mia famiglia, provava a convincere mio padre che il cinema era una gran bella strada da percorrere. E alla fine papà mi fece vedere la tante lettere e telegrammi che mi riguardavano. Timidamente mi disse: forse varrebbe la pena tentare. Fu così che giunsi a Roma ed entrai al centro sperimentale di cinematografia". Dove viveva a Roma? "Da una zia che abitava fuori città. Prendevo l'autobus per tornare a casa. Mi avvertirono del rischio della "mano morta". Io dissi cos'è questa "mano morta"? E la zia ridendo: lo capirai subito quando sentirai uno che furtivamente ti palpeggia il didietro". E accadde? "Ahimè sì. Mi girai furente verso un signore che scappò via". Di che anni parliamo? "Era il 1956. Dopo l'esperienza del "Centro" tornai a Tunisi decisa nuovamente a mollare tutto. Insomma ce ne ho messo prima di convincermi che quello sarebbe stato il mio mondo". Il suo primo film vero, o meglio importante, fu una parte nei Soliti ignoti. Cosa ricorda di quell'esordio? "Era il 1958 e quello fu l'inizio della commedia all'italiana. Nel film facevo il filo con Renato Salvadori che fingeva di essere mio fratello: "Sono Michele, dimenticai le chiavi". E io, virtuosa, gli sbattei la porta in faccia. Lo feci con una tale violenza che Renato si ferì a un occhio. Monicelli, finita la scena, mi urlò: "Claudia nel cinema si fa finta. Ricordatelo, niente è vero pur essendo tutto vero!"" Che ricordo ha di Monicelli? "Un uomo all'apparenza burbero. Penso a lui con in- finita gratitudine. Un paio di anni prima che morisse ci vedemmo a Parigi per un omaggio che il cinema francese gli riservò. Salì sul palco, ero in prima fila. E quando mi notò disse: " Vedete quella ragazza, Claudia, lei ha cominciato con me". Fu emozionante. Pur nella diversità mi ricordava in alcuni tratti Pietro Germi". Altro regista insolito. "Bravissimo e sottovalutato. Era chiuso, introverso come me. Bastava guardarsi negli occhi per capirsi". Non dà l'idea di essere introversa. "Non amo la folla. Mi piace stare per conto mio". Il successo non la coinvolge? "Faccio di tutto per non esserne travolta". L'apice fu raggiunto nel 1963 quando girò contemporaneamente Il Gattopardo e Otto 1/2. "Dovevo dividermi tra due "mostri" governati da pulsioni opposte. Con Luchino sembrava di stare a teatro. Con Federico il set era una specie di happening. Tutto avveniva sotto il segno dell'improvvisazione". Con chi si è trovata meglio? "Visconti era maniaco dei dettagli. Qualunque cosa doveva essere perfetta. Fellini non aveva copione. Andava spesso a braccio. Con Luchino diventammo amici. Si vedeva il festival di Sanremo, si andava a teatro. Mi sentivo adottata. Facemmo insieme l'ultimo viaggio a Londra, per un concerto di Marlene Dietrich. Scoprii che erano amici. E fu una sorpresa. Quando si videro a cena lei scoppiò a piangere". E lui? "Si divertì a consolarla. Sapeva intuire la parte nascosta delle persone. Cosa che gli tornava utile nella preparazione di un film. Ricordo che quando arrivò Burt Lancaster sul set del Gattopardo, Alain Delon guardandolo disse: "Ma come, scelgono un cowboy per fare la parte del principe?" E invece fu straordinario. Povero Alain". Eravate amici? "Lo siamo tuttora. Profondamente. Ha avuto qualche vicissitudine con un figlio e la compagna che lo ha lasciato. Ma ci sentiamo spesso". A proposito di figli, lei ha raccontato che quando tornò a Tunisi scoprì di essere incinta. "Non vorrei parlarne". Non è una colpa. "È il privato. Comunque se ho deciso di fare cinema fu per quel bambino, per sentirmi indipendente". Non deve essere stato facile. "Non lo era. Con l'aggravante che Franco Cristaldi, il mio produttore, mi consigliò, per esigenze di carriera, di tenere nascosta la cosa. Di non dare scandalo". E accettò? "Per un po' sì. Alla fine decisi di dirlo. Mi sentii una donna libera nel profondo. Posso accendermi una sigaretta? " Prego. "Imparai a fumare dopo che Visconti mi obbligò a farlo in Vaghe stelle dell'orsa". Dopo il successo con Visconti, ha recitato a Hollywood. "Il mio primo film americano, regia di Henry Hathaway, fu con John Wayne e Rita Hayworth. Una sera Rita entrò nella mio camerino e disse una cosa che mi fece piangere: anch'io una volta ero bella come te. Lo disse con una pena infinita nelle parole. Era palesemente alterata. C'era in lei un insormontabile senso di decadenza, ma per me continuava a essere Gilda". Cos'è la bellezza per una donna bella? "Non è un traguardo, ma uno strumento. Uno dei primi articoli su di me fu Pasolini a scriverlo. Disse che la mia bellezza era contenuta nello sguardo". Lo ha conosciuto? "Bene. Perché in quel periodo cominciai a frequentare Alberto Moravia". So che le dedicò un libro. "Un libro nato dopo una lunga intervista". Che sensazione le faceva il grande scrittore? "Non lo conoscevo. Andai la prima volta a casa sua per questa famosa intervista. Lo trovai seduto davanti alla macchina da scrivere. Lievemente rigido. Ero imbarazzata". Perché? "Mi disse che di un'attrice gli interessava il corpo. Le sensazioni che quel corpo provava. Mi fece delle domande di sconcertante semplicità. Quando si alza la mattina cosa fa come primo gesto. Quando è in bagno, nella vasca, cosa pensa. E così via". Cosa la colpì di quell'incontro? "La totale assenza di pretenziosità intellettuale. Io non me la tiravo e neppure lui". Non si è mai sentita una diva? "Mai. Ho sempre detto: giudicatemi per i film che ho fatto, non per la mia vita privata. Il divismo confonde i due piani". Però la vita privata si è intrecciata con il suo lavoro. "A cosa pensa?" Tornerei per un attimo sulla figura di Cristaldi. Si ha la sensazione che ne abbia sofferto la presenza. "Mi amareggiarono certe imposizioni, certe durezze. Abbiamo avuto un rapporto che non è mai stato tale veramente". Spesso ha condiviso la sua vita con uomini particolarmente tosti. "Mi piacciono forti, ma giusti. Come Pasquale Squitieri". Che ruolo ha avuto? "È stato l'uomo della mia vita". Perché è stato? "Da tempo non stiamo più insieme. Però continuiamo a sentirci spesso. Abbiamo tra le altre cose una figlia in comune". Ha sofferto per la conclusione? "No, il problema fu anche mio quando decisi di trasferirmi a Parigi. Ora vivo lì. Sola. Tranquilla. In una bella casa davanti alla Senna". Avverto una leggera malinconia. "È la tristezza per tutto quello che non torna più. Com'eri tu e come erano i tuoi amici. Rividi qualche tempo fa Il Gattopardo, nella versione restaurata da Martin Scorsese. Fu una serata strana. Avevo accanto Delon che per tutto il film mi tenne la mano. Sembrava volesse staccarmela. Poi lo sentii piangere. E gli chiesi che accade, Alain. Siamo gli unici rimasti vivi, disse. Questa è la grande tristezza. Steve McQueen che ospitavo a Roma, Cary Grant con cui andai insieme a un concerto dei Beatles a Los Angeles; Marcello e Vittorio con cui ho esordito. Gente che ho amato, o magari detestato, e che non c'è più. Cosa resta?" Cosa resta? "Qualche ricordo e un po' di fede". Un po' quanta? "Abbastanza per entrare in una chiesa. L'importante che sia vuota. Mi dà fastidio essere riconosciuta". Il successo le pesa? "Non ci credevo al successo. Mi sembrava un evento assurdo. Poi invece è arrivato". Moravia le chiedeva del corpo. Come lo vive oggi? "Non mi piacciono le attrici che si rifanno. Ti guardi allo specchio e non sai più chi sei. Non si può fermare il tempo. Non ne faccio un dramma. Ciò che passa attraverso lo schermo è soprattutto la capacità di comunicare emozioni". Lo schermo non mente? "Oppure mente troppo. A volte fa sognare". Lei sogna? "Sì, vado a letto tardi. Chiudo gli occhi e vorrei vedere il volto delle persone care". I sogni sono involontari. "Quelli tendo a dimenticarli. Da piccola sognavo spesso di gettarmi da una finestra. Ci penso sempre quando mi affaccio dal balcone della mia casa parigina. Penso a quel sogno e alla mia Africa". Con quale stato d'animo? "Mi viene da piangere al pensiero di cosa accade in quel continente. Sono impegnata con diverse organizzazioni umanitarie. Ci sono le donne da difendere, i bambini da proteggere, la natura da preservare, le malattie da sconfiggere. La gente non ha quasi mai la parola. O la si interpella solo demagogicamente. Vorrei che ricominciassimo da qui".
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Iran, per i diritti delle donne c'è il rischio di scivolare indietro di 10 anni
TEHERAN - I diritti delle donne iraniane rischiano di essere portati indietro di decenni da due disegni di legge in discussione in Iran, dove vengono considerate ''macchine per fare figli''. Lo denuncia Amnesty International , che punta il dito in particolare due disegni di legge mirati alla penalizzazione della sterilizzazione volontaria e a porre restrizioni per le donne lavoratrici che non hanno figli. Si promuove una cultura pericolosa. Nella Repubblica Islamica, denuncia quindi Amnesty , si verifica una ''discriminazione diffusa e sistematica'' delle donne. ''Le proposte di legge aumenteranno le pratiche discriminatorie e riporteranno indietro di decenni i diritti delle donne e delle ragazze in Iran'', ha detto il vice direttore di Amnesty per il Medioriente e il Nord Africa Hassiba Hadj Sahraoui. ''Le autorità stanno promuovendo una cultura pericolosa nella quale le donne vengono private dei loro diritti fondamentali e considerate come macchine per fare figli piuttosto che essere umani con il diritto fondamentale di compiere scelte riguardo al loro corpo e la loro vita'', ha aggiunto Sahraoui. Doveri coniugali sbilanciati. I due disegni di legge, prosegue il vice direttore di Amnesty per il Medioriente, ''rafforzano gli stereotipi discriminatori nei confronti delle donne e segnano un'azione senza precedenti compiuta dallo stato per interferire nelle vite personali del popolo'', ha continuato l'attivista. Una donna che vuole divorziare, inoltre, deve dimostrare che sta affrontano ''difficoltà insormontabili'' e non ha il diritto all'assegno di mantenimento se è venuta meno ai ''doveri coniugali''. Un uomo, invece, può avere almeno due mogli permanenti e un numero illimitato di matrimoni permanenti. E poi stupro e violenza domestica non sono reati. Amnesty riferisce quindi che la violenza sessuale e la discriminazione contro le donne sono tuttora diffuse in Iran, dove non vengono riconosciuti come reati lo stupro all'interno del matrimonio e la violenza domestica. Nella Repubblica Islamica sono poi diffusi i matrimoni forzati e precoci, mentre bambine anche di nove anni vengono punite se non coprono il capo o non rispettano il codice di abbigliamento obbligatorio.
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"Pi Greco day", anche l'Italia celebra Archimede: enigmi e matematica tra mostre e concerti
Da staffette e corse matematiche, a mostre, concerti, filmati: sono alcune delle iniziative organizzate in tutta Italia per il Pi Greco Day, la giornata dedicata a questo numero che si festeggia il 14 marzo. Lanciata nel 1988 dall'Exploratorium di San Francisco, il grande museo americano della scienza, la festa del Pi Day si è estesa in tutto il mondo e si celebra il 14 marzo perchè nel sistema anglosassone questa data si scrive 3/14, come il Pi Greco che equivale a 3,14. In Italia, eventi da Nord a Sud. A Udine vi sono due settimane di iniziative dal 1 al 15 marzo. Sono previsti giochi, conferenze, tornei, gare, show di magia matematica. A Monfalcone (Gorizia) si terrà una caccia al tesoro matematica, un flash-mob a tema e un concerto musical-matematico. A Treviglio (Bergamo) il Pi greco Day si festeggia al Museo Explorazione con un gelato scientifico e aneddoti e curiosità su questo numero. Il Politecnico di Milano ha organizzato un concorso per le scuole che dovranno presentare un lavoro originale collegato al Pi greco. Tra le città coinvolte non poteva mancare Siracusa: il Pi greco è conosciuto anche come costante di Archimede e nella città del celebre matematico sono previste iniziative al Museo Arkimedeion e nel Tecnoparco Archimede, come i 'Giochi Archimedei', una caccia al tesoro a base di enigmi di Archimede.
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Serena Williams salta l'Open d'Italia che ha vinto quattro volte
Al prossimo Open d'Italia non ci sarà Serena Williams, hanno confermato oggi gli organizzatori del torneo. La ex numero uno del circuito del tennis, che in passato ha vinto quattro volte sulla terra rossa del Foro italico (2002, 2013, 2014 e 2016), ha rinunciato a partecipare dopo avere già rinunciato al WTA di Madrid perché febbricitante. La Williams è tornata a gareggiare a febbraio, a sei mesi dalla nascita della figlia Olympia, scendendo in campo a Miami e Indiana Wells, ma lei stessa ha ammesso di stare faticando a riacquisire la forma perduta. "Siamo davvero tristi di annunciare che Serena Williams, quattro volte campionessa a Roma, si è ritirata dal #ibi18... Ovviamente non vediamo l'ora di vederla di nuovo sulla terra rossa del Foro italiaco, magari nel 2019?", si legge in una nota pubblicata su Twitter dall'organizzazione del torneo. We are so sad to announce that @serenawilliams , a 4-time Champion in Rome, has withdrawn from #ibi18 . Obviously we can't wait to see her again on Foro Italico's red clay, perhaps in 2019? pic.twitter.com/CnM8tTadhY — Internazionali Bnl (@InteBNLdItalia) May 9, 2018 La tennista, oggi 36enne, dovrebbe tornare in campo all'Open francese di Parigi, a fine maggio. Ma a questo punto non è chiaro se parteciperà al torneo che ha vinto l'ultima volta nel 2015.
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Il cane del vicino abbaia? Accoltellato il padrone
Se avete un cane, non fatelo abbaiare troppo, potrebbe dare fastidio ai vicini e la situazione potrebbe degenerare, come è accaduto a Bari . Lo scorso 25 luglio un uomo ha aggredito con un coltello il vicino di casa perché il suo cane abbaiava troppo. La vittima è stata colpita con numerosi fendenti all'addome e al torace. Gravi le ferite riportate, tanto da richiedere il suo ricovero in prognosi riservata ed un successivo intervento chirurgico. Per questo gli agenti di polizia hanno eseguito oggi a Bari un' ordinanza di custodia cautelare in carcere , emessa dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di Giuseppe Milella, 45 anni, ritenuto responsabile dei reati di tentato omicidio aggravato e porto illegale di coltello . Subito dopo l'aggressione Milella si è allontanato con la moglie facendo perdere le tracce e risultando irreperibile. Dalle indagini della squadra mobile, supportate da attività tecniche e dall'ascolto di numerosi testimoni, è emerso che i motivi dell'aggressione sono riconducibili a screzi, risalenti ad anni precedenti, dovuti a un pessimo rapporto di vicinato. La sera dell'aggressione tutto è nato da un litigio tra le donne: la moglie di Milella ha aggredito con violenza la moglie della vittima, contestandole di far abbaiare di proposito il proprio cane al solo scopo di infastidirla. Il successivo intervento dei rispettivi coniugi è poi degenerato nel grave accoltellamento.
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Messico, Herrera: ''Tenuto testa al Brasile''
FORTALEZA (Brasile) - Un pari che vale oro. E' quello raccolto dal Messico che bloccando sullo 0-0 il Brasile padrone di casa ha fatto un passo avanti importante in chiave qualificazione agli ottavi. Il ct Miguel Herrera analizza così la sfida con i verdeoro. "Abbiamo giocato contro i padroni di casa e favoriti. Ma in campo e in tribuna si è visto come il Messico ci fosse. Abbiamo sentito i nostri tifosi sostenerci, abbiamo ottenuto un buon risultato. Non è un grande risultato, ma ci permette di rimanere in un'ottima posizione anche se rimane molto da fare. Ho detto alla squadra che ha fatto un grande lavoro". Brasile 2014, il film di Brasile-Messico Grande merito di questo pari è del portiere Ochoa, autore di alcuni decisivi interventi. "Ha fatto una gara incredibile, ma abbiamo fatto vedere che potevamo attaccare e mettere in difficoltà il Brasile. Quando ho dovuto scegliere il portiere è stata una decisione difficile e con lo staff abbiamo ritenuto che Ochoa fosse meglio degli altri due. Non abbiamo sbagliato". Ochoa, 28 anni, ultima stagione all'Ajaccio, è attualmente senza squadra ma dopo la prestazione contro il Brasile non faticherà a trovare un ingaggio (lo vuole il Marsiglia, ndr): ''E' stato il match della vita" ha detto. "Riuscire a fare una grande prestazione così, in una gara del Mondiale e davanti a tanta gente, non è certamente facile ma ci sono riuscito. Sono molto contento per i miei compagni e per la mia famiglia che era presente. La parata più difficile? Certamente quella sul colpo di testa di Neymar".
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Bollate, l'isola felice delle carceri italiane che ospita l'esperienza di monaci tibetani
MILANO - Cosa c'entrano i monaci tibetani con le carceri italiane? Da febbraio a maggio 2013, sono entrati in quello di Bollate, alle porte di Milano, per realizzare e distruggere un mandala , simbolo fondamentale della loro tradizione, e rappresentazione dell'"impermanenza": tutto passa e niente è eterno, esiste solo il presente. Era la prima volta che succedeva in un istituto di detenzione italiano, uno dei pochissimi casi al mondo. Grazie all'artista italiana Ciriaca+Erre , ne è nato il video " Epoché - Sospensione del Giudizio ", presentato all'interno del carcere milanese il 28 maggio scorso ed esposto nel Padiglione Tibet alla Biennale di Venezia. Monaci tibetani e prigioni italiane. Il Tibet e i detenuti di un carcere italiano possono sembrare due realtà molto distanti, socialmente e geograficamente, ma per Ciriaca+Erre esiste un filo conduttore molto forte. "In Tibet i monaci muoiono "di carcere", mentre a Bollate sono gli stessi monaci che si recano in carcere. Al tempo stesso, alcuni detenuti fanno un percorso di autoconsapevolezza, di cui a tratti, durante le interviste, intuiamo la vicinanza alla filosofia buddista, cercando di raggiungere un nuovo equilibrio, di dare ordine e senso alle cose, che nel mondo fuori dalle sbarre non avevano". Nelle sequenze, si alternano immagini di giardini, corpi costretti, fluire di sabbie colorate, cavalli, monaci tibetani, poliziotti, scorci d'interviste. Uno sparo conduce l'osservatore in un labirinto di sensazioni scandite da voci che sussurrano, respiri, preghiere, cigolii e passi. L'artista cerca di far sospendere il giudizio di chi guarda affinché viva da inconsapevole un viaggio tra le mura del carcere, descrivendo realtà vicine quanto lontane e suggerendoci di abbandonare le nostre paure e i pregiudizi. A Bollate la recidiva è del 20%, in Italia del 70%. I detenuti raccontano il loro cambiamento, anche grazie al percorso con i monaci tibetani: "Più credevo negli altri - dice Gualtiero - più riuscivo a credere in me stesso. Solo dando fiducia, riesci ad averne". Gianluca, che in altri carceri aveva dormito per terra tra gli scarafaggi, spiega che "all'inizio facevo fatica anche a respirare, guardarsi dentro è molto difficile". Ma il mandala è uno dei tanti esempi di come Bollate sia da tempo diventato un modello di carcere, che mira alla rieducazione, alla legalità e al rispetto della dignità, per restituire alla società persone libere e responsabili. Per produrre, in definitiva, più sicurezza. Lo spiega bene l'agente Francesco Mondello, intervistato nel video: "Qui la porta la lasciamo aperta. Ho visto persone che venivano da carceri bui e avevano paura della luce. Educare vuol dire tirar fuori". Per permettere ad alcuni detenuti di cantare e suonare, Mondello ha addirittura creato una sala musica: insonorizzata con scatole delle uova e con luci create dalle latte del pomodoro. I risultati si vedono: a Bollate la recidiva è del 20%, in Italia del 70%. Il cimitero dei vivi. Eppure, rapporti e fatti di cronaca parlano invece di un sistema carcere italiano che sembra considerare la chiave da buttare via come il simbolo della sicurezza. Un carcere chiuso, con pochi progetti di recupero sociale, che Lucia Castellano, ex direttrice di Bollate, ha chiamato "cimitero dei vivi". Tra le ultime notizie, il 28 maggio un ventinovenne si è impiccato nella sua cella a Bari, mentre il giorno prima Giovanni Aireti, 64 anni, ha scelto la stessa fine nel carcere di Ancona. Tortura e trattamento inumano. Proprio in questi giorni, è attesa la sentenza sul sovraffollamento nelle carceri che potrebbe costare all'Italia fino a 100 milioni di euro. Un anno fa, infatti, la Corte Europea dei Diritti umani ha condannato l'Italia per aver detenuto persone in meno di tre metri quadri per "violazione dei diritti umani, tortura e trattamento inumano e degradante" secondo l'articolo 3 della Convenzione Europea. "Gli stessi diritti - conclude Ciriaca+Erre - che vengono da anni violati in Tibet e per cui molti monaci si danno fuoco nella speranza di rompere un terribile silenzio".
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L'ultimo urlo della stella divorata dal buco nero
UN ENORME SOS, un urlo gigantesco: è l'ultima richiesta di aiuto di una stella prima di venire ingoiata per sempre all'interno di un buco nero. Quello che assomiglia a un grido disperato nella realtà è un getto di materia lanciato nello spazio quasi alla velocità della luce nell' ultimo momento di vita della stella ormai senza speranza. Ad osservare in diretta la fine drammatica di questo astro, grande come il nostro Sole, è stato il gruppo internazione coordinato da Sjoert van Velzen, della John Hopkins University. La scoperta è descritta sulla rivista Science . Eventi come questi sono "estremamente rari", commenta van Velzen. "È la prima volta", aggiunge, "che riusciamo a vedere tutto il processo, dalla distruzione stellare alla fuoriuscita di un getto di materia: tutto questo in diretta mentre accadeva, nell'arco di diversi mesi". I buchi neri sono aree dello spazio così dense, che la loro forza gravitazionale irresistibile blocca la fuga di materia, gas e luce, rendendoli invisibili e creando l'effetto di un vuoto. Le teorie avevano previsto da tempo che quando un buco nero è costretto a 'ingoiare' una grande quantità di gas, può lasciar sfuggire una miscela di ioni ed elettroni. La conferma è arrivata soltanto adesso il fenomeno è stato osservato direttamente. "La distruzione di una stella da parte di un buco nero è un evento meravigliosamente complicato", conclude van Velzen, "e lontano dall'essere ancora pienamente compreso. Dalle nostre osservazioni abbiamo imparato che i flussi di detriti possono organizzarsi e produrre getti molto velocemente. Un tassello importante da aggiungere alla teoria di formazione di questi eventi".
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Oettinger, commissario Ue: "L'Italia vuole distruggere l'Europa"
Il progetto europeo è in "pericolo di morte", minacciato da avversari sia dentro sia fuori l'Unione e "alcuni all'interno dell'Europa lo vogliono indebolire o addirittura distruggere: la Polonia, l'Ungheria, la Romania, il governo italiano". Lo ha detto il commissario Ue al Bilancio Guenther Oettinger , secondo quanto riporta Politico, durane un intervento martedì sera a Bruxelles. La rapida approvazione del prossimo bilancio Ue da parte dei leader nazionali e del Parlamento europeo dimostrerebbe che l'Europa è ancora capace di agire nonostante queste sfide, ha commentato il commissario. L'Europa è anche a rischio a causa degli autocrati che usano le guerre commerciali e l'aggressione, ha proseguito - sempre secondo Politico - citando il presidente russo Vladimir Putin, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ed "i furbi cinesi". Il tedesco Oettinger ha quindi criticato anche il suo governo, sottolineando che Berlino non dimostra un sufficiente entusiasmo per l'Europa, in particolare quando si parla del bilancio. Il ministro delle Finanze socialdemocratico Olaf Scholz, ha detto, è "un tesoriere ancora più rigoroso sotto questo punto di vista" rispetto al suo predecessore conservatore Wolfgang Schauble. Ma quella di Oettinger non è un'opinione condivisa da tutti i commissari. Per Vera Jourova, titolare della Giustizia, "è un'immagine troppo buia", dovuta "forse" al fatto che il commissario Oettinger "aveva avuto una giornata difficile", anche se "è assolutamente vero che l'Ue è sotto sfida". "Io sono un'ottimista di natura - ha risposto la commissaria a chi le chiedeva se fosse d'accordo con il collega - Dobbiamo rendere l'Ue più resiliente e unita". E ancora: "Non parlerei di pericolo mortale" per l'Unione, sebbene ci siano "molte sfide dall'esterno e molti sviluppi pericolosi all'interno degli stati membri, credo che questa pressione renderà l'Ue più forte", perché "è vero che quando sei sotto pressione e hai una forte volontà di sopravvivenza, diventi più forte".
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Dimissioni, l'augurio di Napolitano: "Paese sia unito e sereno". Appello su riforme
ROMA - "Certo che sono contento di tornare a casa". Così il presidente Giorgio Napolitano ha risposto a una bambina che gli ha rivolto una domanda in piazza del Quirinale, durante una manifestazione della polizia."Qui si sta bene, è tutto molto bello - ha aggiunto il capo dello Stato - ma è un po' una prigione. A casa starò bene e passeggerò". Poi, intercettato da RaiNews24 , dice ancora: "L'augurio al Paese è che sia unito e sereno. Anche perché viviamo in un mondo molto difficile. Abbiamo visto nei giorni scorsi cosa è successo in un Paese vicino e amico come la Francia . Siamo molto incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi però, insomma, sempre essendo attenti a stare in guardia e a non fare allarmismo, dobbiamo essere molto consapevoli della necessità, pur nella libertà di discussione politica e di dialettica parlamentare, della necessità di un Paese che sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti più critici, la sua fondamentale unità". Clio Napolitano riapre la casa di Monti A Strasburgo, intanto, il premier Matteo Renzi ha chiesto al Parlamento europeo un applauso per il presidente della Repubblica, che domani ufficializzerà le proprie dimissioni dopo nove anni intensi e tormentati: è l'unico a essere stato eletto due volte. E' tutto pronto, infatti, per l'addio di Napolitano al Quirinale: oggi il presidente passerà in rassegna i Corazzieri nella vicina caserma e saluterà i dipendenti. Poi l'ora X per il ritorno a casa nel rione Monti ( video ) sarà quella prevista, vale a dire il 14 gennaio 2015, ventiquattro ore dopo la chiusura del semestre a guida italiana della Ue. La conferma l'ha data lo stesso capo dello Stato ieri a Renzi, salito al Colle ufficialmente per riferigli della imponente manifestazione di Parigi e per renderlo partecipe del bilancio del semestre italiano di presidenza che oggi è stato al centro del discorso del premier a Strasburgo. Ue, Renzi chiede applauso per Napolitano: ''Convinto europeista''. Ma a Napolitano Renzi ha fornito anche rassicurazioni sulle riforme da portare a termine e che tanto stanno a cuore al capo dello Stato: "Sono convinto - gli ha detto il premier - che riusciremo a farcela prima di eleggere il suo successore". E a proposito di colui che prenderà il suo posto, oggi a Strasburgo Renzi ha detto: sarà "un arbitro saggio" e "una personalità di grande livello". Da settimane impazza il toto-nomi, e da Detroit, Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca , interpellato sulla questione, ha dichiarato: " Mario Draghi al Quirinale? Lo vedrei benissimo, ma lui dice che non ci vuole andare". Nei giorni scorsi, infatti, il presidente della Banca centrale europea si era sfilato dicendo che avrebbe continuato a guidare la Bce fino al 2019. Di sicuro, in questa fase i rischi sugli esiti di una scelta cruciale non mancano. Pericoloso è l'intreccio tra l'avvicinarsi dei voti segreti sul Quirinale mentre la riforma elettorale e quella costituzionale sono ancora aperte in parlamento: la prima al Senato, la seconda alla Camera. Ciò nonostante, Napolitano non indugerà oltre. E a Renzi ha chiesto espressamente di fare in modo che le sue dimissioni non blocchino né rallentino questo processo. LEGGI L'ultimo incontro con Renzi di F. BEI e U. ROSSO La tempistica su cui si sta lavorando prevede che entrambe le riforme siano approvate tra il 23 e il 26 gennaio: prima della convocazione del parlamento - in seduta comune - con i grandi elettori il 29 gennaio per esprimersi sul successore di Napolitano. L'ipotesi è di arrivare già al 2 febbraio con il quarto scrutinio. Nel frattempo, nell'edificio di fronte a Palazzo Madama, Pietro Grasso , presidente del Senato, eserciterà le funzioni di supplente assieme al segretario generale Donato Marra . Le trappole a Palazzo Madama, però, non mancano, tra dissidenti dem e di Fi che intendono dare battaglia sulle riforme. Secondo alcuni, tuttavia, ormai anche la minoranza del Pd al Senato è consapevole che la partita per modificare legge elettorale e riforme è già persa. La maggioranza è convinta che la strada sia ormai in discesa (ieri il ministro Maria Elena Boschi ha incontrato Anna Finocchiaro e Luigi Zanda ), gli emendamenti presentati dal bersaniano Miguel Gotor restano, ma, nonostante i tentativi di un dialogo con i fittiani di Forza Italia , i numeri non sarebbero a rischio. I voti finali sull'Italicum a Palazzo Madama e sul pacchetto costituzionale alla Camera potrebbero arrivare per il 22 o 23 gennaio, e da quel momento l'attenzione sarà concentrata tutta sul Colle. Le trattative per il dopo Napolitano sono già in corso da tempo, ma il quadro resta intricato. Ieri alla riunione del gruppo del Pd si è studiato il 'decalogo' utile a evitare gli incidenti del 2013 (i 101 franchi tiratori in primis). L'unica decisione presa è che il nome dovrà essere oggetto di confronto prima tra i democratici e solo in un secondo momento partirà il dialogo con gli altri partiti. La direzione del Pd è stata convocata per venerdì, ma già nei prossimi giorni si comincerà a fare sul 'serio' (domani sera, ad esempio, si incontrerà l'ala cattolica del partito). Sulla carta ci sono i numeri per eleggere il nuovo presidente della Repubblica dal quarto scrutinio, ma le divisioni all'interno del Pd e di Fi potrebbero rendere il percorso molto tortuoso. All'interno del partito azzurro, per esempio, le distanze tra Raffaele Fitto e Silvio Berlusconi si acuiscono ogni giorno di più. I fedelissimi dell'europarlamentare vorrebbero portare lo scontro in procura. Ovvero presentare un ricorso urgente al tribunale per accusare il Cavaliere di non rispettare la democrazia dentro Fi.
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Israele contro Iran in Siria, ecco le forze in campo e chi le comanda
Da una parte sono schierate forze armate piccole ma ritenute le migliori al mondo per efficienza operativa livello di addestramento di piloti soldati e operatori d'alta tecnologia militare e precisione nel colpire. Dall'altra i reparti speciali di un esercito moderno decenni fa ai tempi dello Shah, ora in corso di riarmo grazie a forniture russe, ma ben lontani da potenza e combat readiness dell'avversario seppur motivatissimi, pronti a tutto. Si affrontano al confine sud di un paese distrutto dalla guerra, alle cui forze armate governative resta poco o nulla tranne i pochi nuovi missili antiaerei ricevuti da Mosca. Ecco il quadro dello scontro tra Iran e Israele da un lato e dall'altro del confine siriano, vediamo armi e forze in campo e scenari. 1. I comandanti. Il capo di Stato maggiore della Israeli Defense Force (forze armate in generale) chiama Rav Aluf Gadi Eizenkot ED è agli ordini del governo ma con ampia autonomia decisionale per reazioni difensive-lampo. Il suo nemico diretto è il temuto generale iraniano Qassem Soleimani , capo delle forze speciali Quds (nome in farsi di Gerusalemme). Risponde direttamente al Faghih (ayatollah supremo) Ali Khamenei. 2. Le armi e le forze ISRAELE a) Forze di terra - Se si passasse a uno scontro diretto terrestre, Tsahal potrebbe fermare con relativa facilità ogni attacco. Con i suoi segretissimi reparti speciali (commando, paracadutisti, brigate del deserto) e con centinaia di carri armati pesanti Merkava 4, tra i migliori al mondo. b) Artiglieria e missili terra-terra convenzionali - Se nella ritorsione dopo il lancio di 20 missili Grad e Fajr (di origine russa o sviluppati da modelli russi) da parte delle forze iraniane in Siria Israele ha usato anche artiglieria convenzionale terrestre, può contare sui mortai pesanti Soltam e M 270, e sui missili terra-terra Lar-160, Extra, e sui Lara con gittata fino a 400 km. c) Aviazione - E' la punta di lancia israeliana. La Heyl Ha´Avir Le Israel, probabile protagonista dei raid della notte, vince sempre in ogni duello d'addestramento con colleghi Usa, britannici, tedeschi. Per l'attacco al suolo ha il meglio: 25 F-15 advanced eagle ribattezzati Ra´am (martello), anche potenziali vettori atomici, altri 60 F-15 da caccia, 224 F-16 modificati (“Sufa”) polivalenti, e i primi 9 degli oltre 30 jet invisibili F-35 ordinati in versione migliorata (Adir, il poderoso). d) Marina - Per ovvie ragioni di location degli scontri non è direttamente impegnata ma in un escalation entrerebbero in azione i suoi sei super-sottomarini, di cui parleremo sotto. e) Difesa antimissile - Con i potenti missili antimissile Iron Dome e i più piccoli Arrow, entrambi di produzione nazionale, Israele dispone del sistema di scudo antimissile giudicato migliore nel mondo. IRAN a) Le forze in campo in Siria - Centinaia, se non migliaia, di soldati scelti dei reparti speciali Quds e di altre unità d'élite di esercito e pasdaran. Li comanda in loco il generale Qassem Soleimaini , agli ordini diretti della Guida della rivoluzione, l'ayatollah supremo Ali Khamenei . Ha a disposizione missili a corto raggio Grad e Fajr (russo il primo, sviluppo di un modello russo il secondo), missili antiaerei russi – non si sa se abbia ricevuto i modernissimi Sa-300 e 400 - e carri armati made in Iran, sviluppati dai Chieftain britannici. b) Aviazione - Meglio addestrata di quelle arabe, ma nettamente inferiore a quella israeliana, è in corso di ammodernamento. Ha 44 vecchi F-14 usa dell'epoca dello Sciá, qualche decina di caccia russi MiG 29 (in pratica lo F-16 di Mosca), trenta bombardieri medi Sukhoi-24 e altri jet meno importanti. c) Possibili vettori nucleari - Che siano vere o false le accuse a Teheran di sviluppare armi atomiche, i possibili vettori sono già in servizio: un numero imprecisato di missili balistici Shabab 2 e Shabab-3 con gittata fino ad almeno 2.000 chilometri. SIRIA Difficile stimare su quante forze efficienti e fedeli il presidente Bashar el-Assad possa ancora contare dopo anni di guerra e defezioni. I pochi reparti speciali sono impegnati o contro i ribelli interni o come scudo del dittatore. L'antiaerea avrebbe ricevuto da Mosca missili moderni, SA-300 e SA-400, pericolosi ma affrontabili per i jet israeliani con contromisure elettroniche. Artiglieria e missili terra-terra siriani sono nettamente inferiori al livello di quelli sia iraniani sia israeliani. 3. Gli scenari, tra scontro al livello attuale ed escalation finale a) Scontro al livello attuale - Soleimaini può ottenere da Teheran e lanciare altri missili e artiglieria e ripetere bombardamenti su obiettivi civili e militari sul Golan e attorno. E mobilitare Hezbollah e Hamas, di fatto ai suoi ordini. Israele risponderebbe soprattutto con nuovi raid dei suoi migliori aerei da combattimento, in allarme rosso sono anche gli F-35. Cioè tensione permanente con scontri continui come la battaglia della notte scorsa, la maggiore dal 2011. b) Scontro anche con forze di terra - Le divisioni corazzate israeliane, tutte munite dei poderosi e velocissimi Merkava 4, sono in allarme rosso. Tecnicamente potrebbero prendere Damasco soverchiando la resistenza sul terreno ma è ovvio che i colloqui Putin-Netanyahu e il trend di compromessi Gerusalemme-Mosca lo escludono. Scontri terrestri sono comunque pericolosissimi per i civili di ambo le parti e quindi aumenterebbero gravemente la tensione a livello mondiale. c) Lo scontro totale - “Meglio colpire l´Iran subito che dopo, secondo noi prepara l'atomica per distruggerci, per una seconda Shoah” . Ecco un calcolo strategico del vertice politico e militare israeliano. In tal caso Gerusalemme conta su una ´triade´di vettori atomici e tra cento e duecento testate. 1: un numero imprecisato di piccoli ma poderosi missili intercontinentali (Icbm) Jericho 3, pressoché inabbattibili volando a Mach 8, capaci di colpire in tutto il Medio Oriente, in Europa Americhe e Asia, e con una probabilità d´errore nel colpire il bersaglio ( circular error probability ) di appena 30 metri, meno di quella degli Icm Usa, russi, cinesi, francesi o britannici. 2: gli aerei: appunto i 25 F-15 Ra´am, capaci di attacchi a bassa quota schermati da misure di guerra elettronica per sganciare atomiche su siti nucleari e altri obiettivi militari iraniani. 3: i sottomarini, l'arma dell'ultima istanza. Sono i sei modernissimi Dolphin, versione migliorata dello U-Boot 212 tedesco. Con i tubi lanciasiluri allargati per lanciare in immersione missili da crociera segreti a lungo raggio e ad altissima precisione. Berlino li ha forniti a Israele considerando il suo diritto all´esistenza “Ragion di Stato”. Dall´altra parte, l'Iran se si dotasse delle atomiche e volesse usarle, avrebbe a disposizione il numero imprecisato di cui sopra di missili Shabab, i cui nuovi e futuri tipi potrebbero raggiungere anche l'Europa, e i circa trenta bombardieri medi bisonici Sukhoi 24. Contro entrambe le armi Israele userebbe in massa i suoi missili antimissile e i suoi supercaccia. Mentre un attacco aereo israeliano contro il territorio iraniano, secondo calcoli dello stato maggiore della Heyl Ha´Avir le Israel ( Israeli Air Force ), per essere efficace dovrebbe essere condotto pronti a rischiare la perdita di anche metà dell'aviazione per mano della contraerea missilistica iraniana. Conclusione: i rischi per la pace mondiale e le reazioni di qualsiasi tipo di Usa, Russia, Cina, Ue, sono alti, in tutti gli scenari. L'ANALISI SU REP per abbonati: La preoccupazione strategica di Israele (di Daniele Bellasio)
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Microsoft si allea con Dropbox e lo integra in Office
NEW YORK - Grandi manovre nel mondo del cloud. Microsoft permetterà agli utenti di office di condividere file via cloud attraverso il noto servizio Dropbox. Il colosso di Redmond, stato di Washington, ha annunciato oggi l'accordo attraverso il quale l'applicazione di Dropbox sarà integrata all'interno del programma Microsoft Office. Permetterà così correggere e cambiare in modo veloce i documenti, accedere a Dropbox direttamente dalla app di Office, condividere link di Dropbox e la creazione di una app di Dropbox per gli utenti mobile Microsoft.
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Guai per Nick Carter: arrestato dopo una rissa
Brutte notizie per il biondino dal viso d’angelo che negli anni ’90 ha fatto innamorare le fan di tutto il mondo. Nick Carter , leader dei Backstreet Boys , la boyband più in voga in quegli anni, è stato nuovamente arrestato in Florida. Secondo il sito di gossip americano TMZ , questa volta a farlo finire in cella sarebbe stata una rissa avvenuta al Hog’s Breath Saloon di Key West. Ma l’idolo delle teenager non è nuovo a questi fatti. Già nel 2002 gli agenti avevano fatto scattare le manette sempre per una rissa avvenuta in una discoteca, quando lui aveva solo 21 anni. Inoltre i suoi problemi non derivano unicamente dalla sua irascibilità, ma anche dalla dipendenza dall’alcool e dalle droghe; debolezze che aveva dichiarato di essersi lasciato alle spalle nel 2009, dopo aver scoperto di avere una malformazione congenita. Purtroppo, però, questo inconveniente non ha fatto sì che Carter stesse lontano da guai. Una carriera tra alti e bassi, scandita da periodi di grande successo come nel 1999, quando viene nominato “The Biggest Teen Idol” dalla rivista “Teen Scene Magazine”, passando dalla carriera solista fino alla reunion con i Backstreet Boys e alle comparsate in film di scarso successo. Questo nuovo arresto arriva in un periodo felice della sua vita. Infatti il cantante aspetta un figlio dalla moglie Lauren Kitt, sposata nel 2014. Fonti vicine al cantante avevano raccontato a US Weekly come stessero provando da tempo ad avere un figlio. Ora è tempo che il cantante metta realmente la testa a posto.
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Pistoia, cesareo in super urgenza salva una mamma e la sua bimba
Momenti di forte tensione all’ospedale San Jacopo di Pistoia, dove questa mattina si è presentata una donna incinta in condizioni assai critiche . La paziente, che ha perduto i sensi poco dopo il suo arrivo in pronto soccorso, ha riferito di essersi allarmata dopo aver notato delle piccole macchie di sangue . Temendo il peggio, è corsa fuori di casa ed ha raggiunto la struttura ospedaliera a piedi. Una scelta rivelatasi provvidenziale , dato che ha salvato la vita a lei ed al nascituro. Le ostetriche del San Jacopo sono infatti accorse per occuparsi della gestante, e durante le fasi di accertamento, si sono subito preoccupate per il ritmo cardiaco del bambino, risultato bradicardico. La dott.ssa Ghelardini ha quindi provveduto ad effettuare un’ ecografia , eseguita direttamente in uno dei corridoi dell’ospedale. L’esame strumentale ha portato a diagnosticare un distacco massivo della placenta , condizione assai pericolosa sia per il feto che per la madre. A questo punto per i medici non c’era più tempo da perdere: la donna è stata immediatamente trasportata in sala operatoria per un cesareo d’ emergenza . In breve si è radunata tutta l’ equipe di sala, composta da anestesisti, ostetriche, infermieri e dai due medici operanti, il direttore del reparto di ostetricia e ginecologia Pasquale Florio ed il dott. Fimiani, appartenete all’unità operativa complessa di ginecologia ed ostetricia. Le condizioni dell’intervento risultavano decisamente critiche. La paziente si trovava infatti a sole 30 settimane di gestazione (si sarebbe trattato, dunque, di un parto prematuro), ed aveva già perduto parecchio sangue (7,5 il livello di emoglobina nel sangue). Il personale di sala operatoria ha tuttavia mantenuto il sangue freddo ed il cesareo è stato eseguito con rapidità e professionalità, concludendosi con la nascita di una bambina in piena salute. Grande plauso dunque ai sanitari, che con pochissimo tempo a disposizione hanno dovuto prendere scelte rilevanti, assumendosi responsabilità non da poco, come bloccare altri interventi chirurgici per favorire l’esecuzione del cesareo.
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Repidee, la via emiliana all'innovazione
REPUBBLICA delle Idee arriva a Reggio Emilia per un weekend completamente dedicato al cibo : eccellenza italiana, simbolo di condivisione e quindi della relazione con l'altro, ma anche immagine delle disuguaglianze che affligono la società moderna. In che modo l'innovazione sta cambiando il nostro rapporto con l'alimentazione? A raccontarlo ci pensano i "portatori di futuro" che Riccardo Luna presenta sul palco del Teatro Ariosto di Reggio Emilia per il decimo - e ultimo - appuntamento di quest'anno con Next. RepIdee, Next: a Reggio Emilia è di scena l'innovazione. Nomi internazionali come Stefano Boeri con il suo bosco verticale e Carlo Ratti che per Expo2015 sta progettando il supermercato del futuro, e storie più locali si intrecciano per disegnare un domani ricco di speranza in cui la tecnologia possa aiutare a costruire i legami tra le persone e non sostituirli. Lo dimostra l'esperienza di Elisa Casumaro che grazie alla solidarietà della rete ha salvato l'impresa di famiglia dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia Romagna tre anni fa: "Quando non è possibile controllare gli eventi, non bisogna arrendersi, ma avere coraggio. E il coraggio lo si impara guardando la terra". Internet però non è utile solo in caso di emergenze, può anzi essere uno strumento per combattere problemi strutturali. Lo dimostrano i progetti di "S-cambia cibo" e "Myfoody" che anche grazie a schermi e tastiere provano a combattere lo spreco alimentare. Solidarietà, ma anche impegno ed entusiasmo con i "contadini 2.0" che hanno scelto di "tornare alla terra" per trovare risposte nuove alle sfide attuali. Persone che affrontano la vita con "un cappello di paglia in testa e un tablet tra le mani", per usare le parole di Maria Letizia Gardoni , una ragazza alla guida dei giovani di Coldiretti che - senza nessuna tradizione familiare alle spalle - a 19 anni ha deciso di produrre ortofrutta per ristoranti macrobiotici. Lei è il simbolo del "Paese vero" che ha colpito il ministro Maurizio Martina, intervenuto a sorpresa sul palco del teatro Ariosto: "Sono orgoglioso di quello che ho visto questa sera. Guai a noi se Expo2015 non sarà anche questo". RepIdee, Martina: ''L'Expo ha un'anima. Smettiamo di parlarne male''. Alimentazione e futuro si incontrano nel "food innovation program" presentato da Matteo Vignoli: "Il 50% dell'innovazione nei prossimi anni riguarderà il cibo, per questo vogliamo creare qui, a Reggio Emilia, un centro di ricerca e formare una figura in grado di comprendere e guidare i cambiamenti". A chiudere l'appuntamento cinque storie di quella che viene definita "la via emiliana all'innovazione". Si parte da Filippo Sala e la sua auto solare, Stefano Pavani e il coworking per l'importanza di "fare gruppo", poi Nicola Bigi (Tiwi) che mette l'accento sull'importanza di trovare il modo appropriato per trasmettere i messaggi: "Parliamo dell'importanza del cibo, ma è necessario trovare un modo originale per comunicare questa l'informazione". E quando si parla di futuro è necessario parlare di infanzia, così Vea Vecchi racconta "Reggio Children" e il suo centro per l'infanzia dove migliaia di persone da almeno 135 paesi del mondo discutono di educazione. Istruzione, ma anche divertimento con Mary Franzoni e il suo Playground around che con un clic permette di trovare il parco giochi più vicino: i genitori hanno la possibilità di fare rete e i bambini la possibilità di giocare in ogni città.
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Belgio-Siria, andata e ritorno: così i jihadisti delle stragi hanno attraversato l'Europa
BRUXELLES - A volte tornano, e trovano porte aperte, anzi girevoli. Lo hanno fatto sistematicamente, dal gennaio 2013 all'autunno del 2015: con un passaporto falso, talvolta senza doversi neppure nascondere, in alcuni casi fingendosi profughi. Sono tanti i mezzi e le rotte per rincasare dalla Siria. Le reclute dell'Is hanno saputo sfruttare l'assenza di quel coordinamento tra intelligence e polizia tra paesi che ancora credono di poter combattere il terrorismo proteggendo la propria sovranità. Ben quattordici membri della cellula di Abdelhamid Abaaoud hanno fatto marcia indietro verso l'Europa tra l'estate e l'autunno scorso. La scoperta della loro presenza sul continente è stata tardiva se non postuma, visto che la maggior parte di questi "turisti della jihad" è morta da martire negli attacchi di Parigi e Bruxelles . Il leader del gruppo ha dimostrato di muoversi nella più totale impunità, andando e tornando dalla Siria ben cinque volte, usando il Belgio come un Grand Hotel. Prima degli attentati di Charlie Hebdo , l'allarme in Europa era concentrato sui giovani che venivano arruolati dall'Is, senza reale volontà di fermarli. "Pensavamo che bastasse chiudere un occhio per liberarcene", ricorda una fonte dell'intelligence francese. "Finché abbiamo capito che alcuni tornavano, e non con le migliori intenzioni". Il Belgio ha aspettato la primavera dell'anno scorso per processare Khalid Zerkani, il più grande reclutatore di foreign fighter del paese, che con Abaaoud ha organizzato la filiera di Molenbeek dal gennaio 2013. Zerkani è stato condannato nel luglio scorso a 15 anni di reclusione. Un altro processo si terrà a maggio per i fratelli Othman e Mohamed Ahksynnai, capi della filiera di Schaerbeek da cui proviene Najim Laarchaoui, l'artificiere del gruppo e secondo kamikaze dell'aeroporto di Bruxelles. All'inizio dell'anno scorso, Abaaoud scrive su Daqib , il magazine del Califfato: "Il mio nome e la mia foto sono su tutti i giornali e tuttavia ho potuto starmene nella loro terra e pianificare attentati contro di loro". Il giovane dirigente dell'Is ha probabilmente viaggiato in Europa con un falso documento. Secondo Interpol ci sono almeno 250mila passaporti siriani e iracheni contraffatti o trafugati. Nella cellula degli attacchi ci sono anche false carte di identità del Belgio come quelle di Laachraoui e Mohamed Belkaid, basisti del gruppo, diventati Soufiane Kayal e Samir Bouzid. Anche per questo non hanno problemi quando vengono fermati il 9 settembre alla frontiera tra Germania e Ungheria, in macchina con Salah Abdeslam . Eludono il controllo nonostante Laachraoui sia oggetto di un mandato di arresto internazionale fin dal marzo 2014. Così come Abaaoud, che ha fatto la "spola" tra Raqqa e Bruxelles, nonostante fosse ricercato dall'agosto 2014. Anche Samy Amimour o Chakib Akrouh erano oggetto di un mandato di cattura senza che questo gli abbia impedito di partecipare ai commando del 13 novembre. Se esistesse una banca dati comune dei passeggeri negli aeroporti, il famoso Pnr ( Passenger name record ) l'utilizzo di false identità potrebbe quantomeno allertare le autorità su alcune rotte sospette. Del Pnr si parla da tempo, fu una delle battaglie dell'Italia durante il semestre europeo del 2014, ma neppure dopo gli attentati degli ultimi mesi, l'Europa è riuscita ad approvarlo. L'altra soluzione sarebbe l'uso di documenti biometrici in tutta l'Ue, ma anche questo è un traguardo lontano. In alcuni casi non c'è neppure bisogno di nascondersi. Uno dei futuri kamikaze del 22 marzo, Ibrahim El Bakraoui, è infatti stato espulso dalla Turchia verso l'Olanda per ben due volte, il 14 luglio e il 21 agosto, senza essere fermato da nessun poliziotto. Ha potuto circolare nel continente con la sua vera identità, ovvero quella di un condannato in libertà vigilata scappato dal suo paese e che le autorità turche hanno segnalato inutilmente a Belgio e Olanda come "recluta dell'Is". Bakraoui ha chiesto di essere espulso nello scalo di Schipol perché tra i jihadisti si sa che le maglie dei controlli nel paese sono piuttosto larghe, quasi una beffa per Europol che ha sede all'Aia. L'ultimo varco aperto per i turisti della jihad è la frontiera della Grecia, dove fino a qualche tempo fa bastava dichiararsi profugo per ottenere un lasciapassare utile ad attraversare lo spazio Schengen. L'uomo arrestato con Abdeslam a Molenbeek ha lasciato le sue impronte a Leros il 20 settembre e un'identità belga falsa, Amine Choukri. Qualche giorno dopo, il 3 ottobre, due dei kamikaze dello Stade de France sono sbarcati nell'isola greca con falsi passaporti siriani. Ora i servizi segreti setacciano foto, impronte degli altri profughi sbarcati in Grecia tra settembre e ottobre. "Sono tornato con una novantina di uomini", si era vantato Abaaoud prima di essere ucciso. Ora si è capito che per molti di loro la partenza dall'Europa era stata solo un arrivederci.
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Cile, Sampaoli: "Mi aspetto una Spagna infuriata"
RIO DE JANEIRO - Jorge Sampaoli è tutt'altro che tranquillo alla vigilia della gara con la Spagna. Il ct del Cile, pur forte dei tre punti già incamerati dalla sua Roja, teme la voglia di rivalsa dei campioni del mondo, strapazzati dall'Olanda a Salvador. "Sappiamo tutti che domani avremo di fronte una Spagna letteralmente infuriata e obbligata a vincere - riconosce il ct del Cil - Sarà dunque una partita molto, molto difficile. Conosciamo bene i giocatori della Spagna: li abbiamo affrontati recentemente in tre occasioni. Gli uomini di Del Bosque non meritavano di perdere con quel vistoso punteggio contro gli olandesi". "VIDAL È A DISPOSIZIONE" - Il tecnico ha studiato le sue contromosse, per limitare la Spagna: "Cercheremo di adottare uno schema particolare per non permettere il loro classico gioco - ammette sibillino Sampaoli - Vidal è a disposizione, lo useremo sempre e comunque quando non è a rischio la sua condizione fisica. La Spagna ha un gruppo di calciatori con più esperienza, ma è vero anche che molti di loro sono sicuramente più 'usuratì e stanchi dei nostri giocatori. Se dovessimo battere i campioni del Mondo in carica sarebbe una gran cosa per noi".
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I presidi bocciano il governo: nessuno all'incontro con Faraone
All'incontro con il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone si presentano appena trenta presidi e dirigenti scolastici su quattrocentocinquanta. Meno di uno su dieci, una vera e propria fronda. Al napoletano istituto professionale Sannino convengono il segretario Pd Tartaglione, una consigliera regionale, il direttore dell'ufficio scolastico. Tutti ansiosi di presenziare alla tappa campana del tour tra scuole e università. Un nutrito gruppo di presidi, però, aveva già da tempo annunciato la propria assenza in polemico dissenso con le dichiarazioni del sottosegretario a favore delle occupazioni delle scuole . Le parole di Faraone in difesa di una pratica ormai un po' desueta, controversa, ma sicuramente irregolare, avevano suscitato una bufera politica e provocato l'alzata di scudi di insegnanti e dirigenti scolastici. Tuttavia la pattuglia dei presidi, alla fine, si è rivelata ancora meno nutrita delle - già magre - aspettative e così il tutto è stato annullato all'ultimo minuto, per evitare al sottosegretario un viaggio a vuoto. Come scrive Il Mattino , il direttore del'ufficio scolastico regionale Luisa Franzese, che pure aveva sollecitato la "più ampia partecipazione" tramite apposita circolare, ha dovuto metterci una pezza: " Il sottosegretario ha avuto un impegno non previsto. Considerando che a Napoli c'è sempre un ritardo tecnico di mezz'ora sugli appuntamenti fissati, non avrebbe potuto aspettare l'arrivo di tutti ". Parole che hanno lasciato stupefatti i pochi presenti. La preside dell'istituto Marconi, Caterina Pennacchio, replica inviperita: "Dire che siamo noi i ritardatari è un'offesa, abbiamo fatto i salti mortali per esserci". Faraone, dal canto suo, si è detto "dispiaciuto" del mancato incontro ma ha assicurato anche di essere disponibile a recuperare al più presto.
repubblica
E Fiorello canta "la casetta di Gianfrà"
No, no la notizia non è che Fiorello ieri si sia inventato una canzoncina sarcastica su Fini e la sua casetta a Montecarlo. La notizia è che, nel clamoroso silenzio dell’interessato, di questa gabola immobiliare si è occupato persino il migliore dei mattatori, l’unico che la politica no, signora mia, quella non fa per me. E invece. Ieri a Gran Varietà su RaiRadiouno (complimenti al palinsesto) parlando al telefono con il conduttore Gianluca Guidi, figlio di Lauretta Masiero e Johnny Dorelli, Fiorello ha canticchiato papale papale: «Avevo una casetta a Montecarlo, che vuoi fà/ Me l’hanno regalata solo come eredità/ e Vittorio Feltri che passava poi di là/ Diceva “che culo che c’ha avuto sto Gianfrà”...». E giù risate, mentre sullo sfondo scivolava il pianoforte del maestro Cremonesi. Finora è sempre stato che Fiorello ululì e la politica ululà, per dirla alla Marty Feldman in Frankenstein Junior, una da una parte e l’altro dall’altra, come oltretutto dovrebbero sempre fare i veri comici (e una volta facevano tutti, da Totò a Bramieri). Stavolta no. In fondo i Tullianos, con tutti i loro magheggi transnazionali, sono stati il vero tormentone dell’estate, roba da commedia all’italiana trasmessa però ovunque, sulle spiagge o in coda al casello, una vacanzavisione che è durata oltre un mese in Hd, share altissimo per giunta. Roba che la satira, perdiana, ci dovrebbe saltar su come Gentile su Maradona al Mundial, a piedi uniti e vada come vada. Ma figurarsi: siamo in Italia, la satira, si sa, ha una porta sola, Berlusconi, e quindi sul «Finigate» tutti zitti zitti. Invece stavolta Fiorello ha fatto il Pasquino, ha detto una pasquinata nuda e cruda, è diventato come la smozzicata statua dietro Piazza Navona, famosa perché i romani ci appendevano i loro versetti contro il potere di lorsignori, arrogante e silenzioso. Scrivevano le cose che tutti si chiedevano e nessuno aveva il coraggio di rispondere, per carità, meglio stare zitti, altrimenti sai che guai. Allora come oggi, nessuno rispondeva. E difatti nessuno risponderà neanche ai frizzi e lazzi che ieri Fiorello ha srotolato su Fini e compagnia bella in diretta radio, diluendo i versetti finiani in uno sgocciolìo di battute perché lui è uno così, mica si ferma: «Ho letto che Gaucci ha fatto 6 al Superenalotto, la fortuna oltre che cieca è pure stronza». Oppure: «Io ci scherzo con Fini perché due palle la casa a Montecarlo, ti passa il Gran Premio da sotto. Poi vado a fare la spesa e ti passa Massa davanti». Tutte mitragliate come se niente fosse, il solito Fiorello, credibile perché mica è Crozza o Vergassola che ballano sempre lì, sul mattone di Silvio qui e Silvio là, praticamente fotocopiati e fotocopianti da quindici anni. Essendo uno showman con specializzazione in risate (vere), si tuffa dove c’è ciccia e dove sa di incontrare l’attesa del pubblico. E fin qui, direte, è il suo mestiere. Però, più della canzoncina in sé, conta che anche lui, il più apartitico di tutti, abbia sentito il bisogno (dai, anche il sottile piacere) di scherzare sulla tragicomica telenovela di un presidente della Camera che, dopo aver accatastato pile e pile di discorsi sulla legalità sacrosanta, ancora oggi non abbia spiegato il perché dell’alloggio dove «ti passa il Gran Premio sotto». Già. E poi forse, se proprio bisogna criticare pure Fiorello, non è per forza vero, come si è lasciato sfuggire ieri, che «il politico oggi se ha qualche scheletrino nell’armadio, viene fuori solo quando serve». In realtà qualche volta basta una semplice inchiesta giornalistica. Solo quella.
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Due giorni intensi che non potrò dimenticare
La scissione del Pdl e la nascita di quella che noi chiamiamo la destra repubblicana rappresenta una novità di grandissimo rilievo nel panorama della politica non soltanto italiana ma anche europea. Il governo Letta ne esce rafforzato perché scompare la presenza di Berlusconi e del berlusconismo dalla maggioranza. La prima conseguenza riguarda l'essenza stessa del governo Letta-Alfano. Finora infatti si trattava d'una situazione di necessità anche se, con l'ipocrisia che a volte è politicamente indispensabile, molti si ostinavano a chiamarlo di "grandi intese". Ma dopo la scissione Letta- Alfano consente anche quelle intese per realizzare le riforme e gli interventi che la crisi europea richiede. I partiti che ora compongono la nuova maggioranza senza Berlusconi debbono tener conto di questa novità e comportarsi di conseguenza. Soprattutto il Pd che ora è la maggiore forza politica non solo alla Camera ma anche al Senato. Non mi diffonderò più a lungo su questo tema del quale da tempo il nostro giornale auspicava la realizzazione. In un futuro ancora lontano anche in Italia una destra moderata e liberale disputerà il potere con una sinistra liberal-socialista; ma nel frattempo entrambe sono impegnate insieme per riformare lo Stato e l'assetto europeo all'insegna del lavoro e dello sviluppo economico. * * * Ora però il tema di questo articolo sarà un altro. Accadono a volte per puro caso delle giornate particolarmente intense, punteggiate da incontri che ti emozionano e ti suscitano una scia di ricordi e di pensieri che dal passato si riflettono sul presente e disegnano un ancora incerto futuro. A me è accaduto tra giovedì e venerdì, a Roma prima e poi a Milano. A Roma giovedì mattina ero, insieme a molte altre persone, al Quirinale dove si è svolto l'incontro ufficiale, ma in parte anche riservato, tra il presidente Napolitano e papa Francesco. Non si è parlato certo di teologia, ma di politica, in pubblico e in privato. Il Concordato - del quale Napolitano ha ricordato l'inserimento nella nostra Costituzione che fu opera dell'Assemblea Costituente con il voto favorevole della Dc e del Pci e quello contrario dei socialisti, del Partito d'azione e dei liberali - assicura la leale collaborazione tra lo Stato (laico per definizione) e la Chiesa cattolica nelle loro due distinte sfere della politica e della religione. Questa situazione dura dal 1947 ma c'è da qualche mese un'importante novità: la Chiesa non prenderà più iniziative "parapolitiche" né tramite la Segreteria di Stato vaticana né attraverso la Conferenza episcopale italiana. Di fatto questo non era mai accaduto per secoli e secoli, anche dopo la caduta del potere temporale verificatasi il 20 settembre del 1870 con la conquista di Roma da parte dei bersaglieri. Il potere temporale era rinato sotto altre spoglie. Ora Francesco ha messo il fermo. La Chiesa predica il Vangelo ed esorta all'amore del prossimo; questo e solo questo è il suo compito, in Italia come nel resto del mondo. Un compito molto impegnativo che servirà (dovrebbe servire) anche alla politica per attuare con i propri strumenti la stessa visione: solidarietà, tutela dei diritti, rispetto dei doveri, libertà e giustizia. La libertà riguarda anche la Chiesa di Francesco che ha teorizzato in varie occasioni la libertà di coscienza dei cristiani come di tutti gli altri uomini e la loro libera scelta tra quello che ciascuno di loro ritiene sia il Bene e quello che ritiene sia il Male. E portando avanti il Vaticano II ha deciso di dialogare con la cultura moderna. Tutte queste questioni estremamente significative hanno echeggiato nelle sale del Quirinale e così si spiega l'amarissima constatazione di Napolitano che, di fronte a queste mete da perseguire, ha denunciato la situazione politica italiana, ammorbata da spirito di parte, interessi di gruppi e diffusione di veleni. Ne abbiamo purtroppo conferma tutti i giorni e lì, nelle sale d'un palazzo che fu sede prima dei Papi, poi dei Re d'Italia e infine dei presidenti della Repubblica, erano presenti i vertici del governo, del Parlamento, dei partiti e delle gerarchie della Chiesa. Papa e Presidente hanno dato testimonianza del cammino ancora da compiere e della loro decisione di stimolarne con gli strumenti a loro disposizione il completamento. Personalmente ne sono uscito assai confortato. * * * Milano è città assai diversa da Roma. Ci ho vissuto a lungo negli anni Cinquanta e poi l'ho sempre assiduamente frequentata. Ne fui consigliere comunale dal '60 al '63 e deputato dal '68 al '72; ma a Milano ci sono sempre state le redazioni dell' Espresso (dal 1955) e di Repubblica (dal 1976). Venerdì scorso ho avuto modo d'incontrare nel corso di una cena in piedi una quantità di amici d'un tempo e di rievocare con loro la Milano di allora. Qual era la Milano degli anni Cinquanta e Sessanta? Quella della ricostruzione e poi del "miracolo italiano" nelle sue classi dirigenti politiche ed economiche? Chi erano gli esponenti di quei partiti, di quei sindacati, di quel capitalismo e di quella classe operaia? C'erano parecchi dei loro figli a quella cena dell'altro ieri: la figlia di Bruno Visentini, il figlio di Carlo Draghi, il figlio di Raffaele Mattioli, Maurizio, il figlio di La Malfa, la figlia di Aldo Crespi, la moglie e i figli di Franco Cingano. Io conoscevo i padri, ma poi ho incontrato anche loro e ne sono diventato amico. Sono i vantaggi, per mia fortuna, d'una lunga vita. Adesso (lo dico tra parentesi) mi preparo a ritirarmi su una panchina del Pincio come mi ha consigliato Beppe Grillo, ma la data non l'ho ancora decisa e Grillo dovrà pazientare ancora un poco. I cardini del capitalismo milanese d'allora, che forniva al paese gran parte della sua visione degli interessi ma anche dei valori d'una borghesia agiata e al tempo stesso colta, erano una singolare mescolanza d'imprenditori, banchieri e uomini politici e se dovessi indicarne il personaggio più rappresentativo di quella mescolanza farei il nome di Mattioli. Era abruzzese di nascita, aveva esordito come segretario di Toeplitz; aveva assistito alla crisi bancaria del '32 e poi aveva preso il posto di amministratore delegato. Era stato il rifondatore della Comit (si chiamava così la Banca commerciale italiana) che era diventata con lui la più importante in Italia e una delle più importanti in Europa. Ma Mattioli finanziava anche l'editore Riccardi che pubblicava in una splendida collana i classici della letteratura italiana; finanziava anche l'Istituto di studi storici fondato a Napoli da Benedetto Croce, dal quale uscirono personaggi come Omodeo, Calogero, Salvatorelli, Romeo, De Capraris. Era amico di Sraffa, emigrato durante il fascismo a Cambridge e depositario per molti anni delle carte di Gramsci e del suo testamento. La sera, terminato il lavoro, Mattioli teneva salotto nel suo studio alla Comit in piazza della Scala. Durava un paio d'ore e gli ospiti abituali erano Adolfo Tino che era stato uno dei dirigenti del Partito d'azione durante la Resistenza e che fu poi presidente di Mediobanca; Franco Cingano che era uno dei massimi dirigenti della Comit di cui poi diventò amministratore delegato; Leo Valiani. Ugo La Malfa e Bruno Visentini frequentavano il salotto Mattioli quando venivano da Roma a Milano e altrettanto faceva Elena Croce, figlia di don Benedetto, ed Elio Vittorini. Mattioli a quell'epoca somigliava a Maurice Chevalier, l'attore francese. O almeno così pareva a me e un giorno glielo dissi. Lui si schermì ma da allora mi volle più bene di prima. Ma in quegli stessi anni il capitalismo milanese era anche rappresentato da Leopoldo Pirelli, dai giovani membri della famiglia Bassetti, da Vincenzo Sozzani e soprattutto da Cuccia (Mediobanca) e Rondelli (Credito italiano). Ricordo ancora che uno degli obiettivi di La Malfa, anzi il senso stesso della sua vita, era quello di cambiare la sinistra e il capitalismo. Li conosceva bene tutti e due, anzi era con un piede in una e un piede nell'altro. Lo stesso, nel suo medesimo Partito repubblicano, era l'obiettivo di Visentini e tutti e due videro con speranza e poi con giubilo l'arrivo di Berlinguer alla guida del Partito comunista. Questo era allora il capitalismo, soprattutto nella sua proiezione bancaria ma non soltanto, e la sinistra riformatrice che aveva Gobetti e i fratelli Rosselli nel suo Dna ma si era anche nutrita del pensiero liberale di Croce e di Luigi Einaudi. Non dimentichiamoci che quest'ultimo fu il primo governatore della Banca d'Italia dopo la caduta del fascismo, poi ministro del Bilancio con De Gasperi e infine primo presidente della Repubblica. Napolitano, militante e poi dirigente del Pci, deriva direttamente dalla cultura di Croce e di Einaudi. Adesso queste cose sembrano assurdità, ma allora la realtà era quella e fu quella a fare dell'Italia una democrazia e del capitalismo un sistema che apprezzava e sosteneva lo Stato sociale, il welfare e l'economia sociale di mercato. Poi dalla fine dei Sessanta in giù, la situazione è cambiata, la partitocrazia ha occupato le istituzioni, una piccola parte della sinistra ha inclinato verso il terrorismo, mentre un'altra parte si è corrotta insieme al ventre molle della Dc e il capitalismo ha cambiato natura. Invece di costruire imprese, le ha dissanguate. Il capitalismo reale ha ceduto il posto alla finanza speculativa. I legami tra affari e politica non furono più culturali ma corruttivi e intanto il popolo sovrano diventava "gente", folla emotiva, materiale umano disponibile per i demagoghi e gli avventurieri. Questo è purtroppo il paese. L'incontro con i discendenti del periodo migliore del Novecento mi ha al tempo stesso dato conforto e profonda tristezza, sperando che i figli emulino i padri ma disperando che riescano a educare la gente e farle riscoprire il popolo sovrano che è tutt'altra cosa. Vorrei tanto che i giovani s'innamorassero di quest'idea ma se continuano a preferire l'avventura e gli avventurieri, allora non saremo più una nave ma una zattera con quel che ne segue. * * * Poi, prima di ripartire per Roma, la sera sono andato con mia moglie allo spettacolo di Nicoletta Braschi al teatro Parenti. Il programma era un testo di Samuel Beckett intitolato "Giorni felici". Nicoletta è una grande attrice di teatro, il testo da lei recitato è terribile ma splendido nella sua terribilità. Poi abbiamo cenato insieme a lei e a suo marito Roberto Benigni, con Franco Marcoaldi e Nadia Fusini. Una volta scrissi che Benigni, quando Napolitano se ne andrà anche lui sulla panchina del Pincio come auspica Grillo, potrebbe benissimo andare al Quirinale. Naturalmente era una battuta ma la cultura di Roberto e di Nicoletta è tremendamente seria e quello che pensa e come ama il nostro paese Benigni è esattamente quello che penso ed amo anch'io. Non siamo molti ma, come dice Beckett, la vita è fatta di poche cose. L'importante sarebbe di saperle scegliere e spero che questo avvenga.
ilgiornale
Il vescovo di Nola: "Non sto coi violenti". E accetta l'invito nello stabilimento Fiat
Prosegue il botta e risposta tra il direttore dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco (Napoli), Giuseppe Figluolo, e il vescovo di Nola , Beniamino Depalma. Quest'ultimo il 15 giugno, in concomitanza con una protesta dei sindacati contro i due sabato di recupero lavorativo, era andato davanti ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano. La sua presenza non era piaciuta al Lingotto, che lo aveva accusato di stare "dalla parte dei violenti e prevaricatori". Il responsabile della Fiat ha declinato l’invito del prelato a partecipare a un incontro con i sindaci della zona per discutere della situazione relativa alla fabbrica. Ma ha invitato il vescovo in fabbrica dove - ha scritto - ci sono "3.200 lavoratori degni quanto gli altri della sua solidarietà". Oggi il vescovo ha accettato l’invito del direttore dello stabilimento Fiat. E lo fa scegliendo lo stesso quotidiano locale ( Il Mattino ) sul quale il manager del Lingotto aveva fatto pubblicare una lettera privata. "Non è mia intenzione aprire polemiche a distanza sui singoli aspetti sollevati, credo anzi che solo le relazioni personali, faccia a faccia, possano chiarire le diverse posizioni e consentire di superare pregiudizi ed equivoci". Sperando di avere, con la visita, "l’opportunità di un confronto franco e diretto" con il responsabile della fabbrica, monsignor Depalma sottolinea che "tuttavia la natura pubblica che la vicenda ha assunto, e soprattutto la gravità dell’accusa a me rivolta, pretende una risposta altrettanto pubblica" . E puntuale arriva la replica del prelato: "No, dottor Figliuolo, io non sto dalla parte dei violenti , né volontariamente né, come dice lei, involontariamente. La Chiesa, infatti, non conosce la parola contro né tantomeno, nelle vicende sociali, assume posizioni pregiudiziali a favore dell’una o dell’altra parte". Nessun atto politico ma solidarietà "Un vescovo, un pastore - scrive Depalma - non è un dirigente di un’azienda: quando vede e sente uomini gridare, ha l’obbligo morale di andare a vedere e sentire con i suoi occhi e con le sue orecchie. Non può girare la faccia, non può fare calcoli prudenziali, non può pensare al proprio tornaconto. Deve andare, perché nessun uomo e nessuna donna possa dire sono rimasto solo. È questo - si chiede il vescovo - un gesto di complicità con i violenti e la violenza? O è complice chi non c’è, chi si assenta, chi si nasconde dietro le proprie intoccabili e solide rendite di posizione? Credo che oggi, in questo tempo così difficile i complici dei violenti siano tutti coloro che stanno rinchiusi nei loro fortini sperando che la burrasca passi senza bagnarli. Chi non si mette in gioco in prima persona per evitare che il disagio assuma derive davvero pericolose e tragiche. Opera davvero violenza chi nega la speranza negando prospettive di futuro alle persone e alle famiglie".
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Google, 180 satelliti per portare internet in tutto il mondo
PORTARE internet e il web nei luoghi più remoti del mondo. E' questa la sfida lanciata da Google che, secondo quanto riporta il Wall Street Journal , è pronta ad investire un miliardo di dollari per ampliare l'accesso ad internet e renderlo fruibile ovunque, diventando un operatore capace di fornire connessione internet in tutto il mondo. Per raggiungere l'obiettivo il progetto di Big G prevede la creazione di 180 satelliti piccoli e ad alta capacità che orbiteranno intorno alla Terra a altitudini più basse rispetto ai tradizionali satelliti. La "scommessa" satellitare del colosso di Mountain View è guidata da Greg Wyler, il fondatore della startup che si occupa di comunicazioni satellitari "O3b Networks Ltd.", recentemente assunto da Google. Il progetto potrebbe costare anche molto di più del miliardo di dollari previsto, arrivando fino a 3 miliardi di dollari. La misura è l'ultima in ordine temporale di Google per ampliare l'accesso a internet, dopo i palloni aerostatici per offrire servizi broadband nella aree più remote.
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Nel dizionario degli italiani la politica da Renzi a Grillo è sinonimo di sfiducia
Le parole sono importanti. Servono a rappresentare la realtà. Ma anche a costruirla. Perché la realtà sociale non esisterebbe senza le nostre parole. Senza le nostre rappresentazioni. (L’eco del famoso saggio di Berger e Luckmann non è casuale). Per questo ci pare utile ri-proporre la “Mappa delle parole”, come avviene ormai da 7 anni. Perché attraverso le parole è possibile ricostruire i significati, ma anche la prospettiva e la valutazione, del mondo intorno a noi. Così, anche quest’anno, abbiamo condotto un sondaggio (Demos-Coop) su un campione rappresentativo, particolarmente ampio. Alle persone intervistate sono state proposte una quarantina di parole, che evocano diversi soggetti, eventi, valori; diverse persone e istituzioni del nostro tempo. Ci siamo concentrati, in particolare, sul contesto politico-sociale e mediale. In senso lato. GUARDA LE TABELLE DEMOS La mappa che tratteggiamo in queste pagine “proietta” le parole esaminate in base a due diversi “assi” di giudizio. Anzitutto, il gradimento espresso dagli italiani (intervistati), in misura crescente, da sinistra verso destra, cioè, lungo l’ascissa. Mentre dal basso verso l’alto (seguendo l’ordinata): le parole riflettono la tensione fra passato e futuro. In questo modo abbiamo cercato di combinare il tempo e il sentimento. Ne emerge una mappa suggestiva. In qualche misura, complessa. Ma chiara, nelle indicazioni di fondo. Appare de-finita in tre aree, tre regioni di significato, dai confini - e soprattutto dai contenuti – piuttosto precisi. Agli estremi si oppongono due contesti alternativi. In alto a destra, c’è il ponte verso il futuro condiviso. Dove insistono obiettivi attraenti e, appunto, condivisi. La promozione dell’ambiente e delle energie rinnovabili. Quindi: il lavoro. Perché è necessità “materiale”, ma anche un “valore”. Accanto al lavoro: la ripresa, da un lato, e la meritocrazia, dall’altro. Nel duplice auspicio: che il lavoro riprenda, insieme allo sviluppo; e che sia orientato dal – e al – “merito”. Criterio universalista, oltre ogni raccomandazione e privilegio. Più in basso, tre parole “pubbliche”, ben incastrate fra loro. Popolo, democrazia. E l’Italia. Dunque: il governo del “demos”. Il popolo sovrano e responsabile. Dotato di diritti e doveri. Limiti e poteri. Fonte di “democrazia”, oltre ogni “populismo”. In mezzo: l’Italia. Popolare e democratica. Più in alto, a dare senso a questa regione di significato: la speranza e il cuore. Sentimento e passione che guardano lontano. Trainati dal volontariato. Più sopra, Papa Francesco. Nonostante tutto: l’unica figura, l’unica persona capace di suscitare passione. E speranza. Nello spazio opposto, si incontrano politica, politici e partiti. Senza distinzione. Lo sguardo degli italiani, in questa direzione, è pervaso da sfiducia, verso un passato che non passa. E non cambia. Leader, partiti e anti-partiti. Sono tutti là in fondo. Salvini e la Lega, poco sopra il Pd. Vicino al M5s c’è Fi. In fondo a tutti, come sempre, Silvio Berlusconi. L’Uomo Nuovo degli anni Novanta. Il Capo. Oggi sfiora i confini dello spazio politico percepito dagli italiani. Quasi in-visibile. Non lontano, incombe Beppe Grillo. Ieri, il Nuovo contro tutti. Beppe Grillo in Campidoglio Oggi, a sua volta, ai margini. Non per insofferenza ma, piuttosto, per indifferenza. Accanto ai politici e ai partiti, che non piacciono agli italiani, c’è Donald Trump. Spinto alla presidenza degli Usa dal sostegno delle “aree periferiche”. Dall’inquietudine dei “ceti in declino”. Per gli italiani: un politico come gli altri. Ma la novità più sorprendente, in mezzo a questo non-luogo semantico, è la presenza di Matteo Renzi. Solo due anni fa: campeggiava nello “spazio futuro”. Alternativo a Berlusconi. Mentre oggi sta proprio accanto a Berlusconi. La speranza di ieri si è consumata in fretta. Come le sorti del suo Pd. Il Pdr. Confuso in mezzo agli altri partiti. “Legato” a Fi. E, quindi, risucchiato nell’indifferenza, che è molto peggio dell’anti-politica. Nella “terra di mezzo”, tra il “futuro condiviso” e la “marcia verso il passato”, si addensa una pluralità di parole che evocano contrasti e divisioni. Quasi un “Campo di battaglia”. L’euro e la Ue. Accanto alle “unioni gay”. E al mito dell’Uomo Forte, che negli ultimi anni sembrava il marchio della “nuova” politica. Mentre oggi sta a metà fra passato e futuro. Incapace di “emozionare”. Non per caso sia Renzi che Grillo, oggi, nella mappa, stanno “sotto” i loro partiti: Pd e M5s. All’opposto di qualche anno fa. A significare che oggi la personalizzazione non è più, necessariamente, una virtù. Nel “Campo di battaglia” incontriamo l’immigrazione. Sul crinale fra accoglienza e integrazione. Fra “Ius soli” e respingimento. Le stesse ong si sono istituzionalizzate. E oggi appaiono distanti dal volontariato. Fra le parole che stanno “in mezzo”, non per caso, ritroviamo i “media”. Vecchi. Tv e giornali. Mentre la radio resiste, ai confini della “terra promessa”. Sull’asse del futuro, i social media li sovrastano. Tuttavia, per costruire il consenso, i media, “tradizionali” restano centrali. La tv, per prima. Da ciò la questione evocata dalle parole del nostro tempo. Il futuro della democrazia. Perché i soggetti tradizionali della “democrazia rappresentativa” partiti e politici - appaiono delegittimati. Isolati nella regione del “passato”. Mentre la Democrazia digitale, “immediata” più che “diretta”: è il futuro. Nella Mappa tracciata dagli italiani, si posiziona in alto. Eppure è spostata, anche se di poco, verso il quadrante della sfiducia. Meglio, della “prudenza”. Come i social media. Tra diffidenza e delusione. Gli italiani, per definire il futuro della democrazia, non usano parole rassicuranti.
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Vicenza, ci sarà un funerale unico per Alex e Luca: i fidanzati sono morti insieme per le esalazioni di monossido
VICENZA - È previsto un funerale unico per l'addio di Alex Ferrari e Luca Bortolaso , i due ragazzi vicentini di 21 anni, fidanzati da più di un anno, che sono morti martedì per le esalazioni di monossido di carbonio in una villetta di montagna a Ferrara di Monte Baldo. Nella località in provincia di Verona stavano trascorrendo le vacanze natalizie assieme a due amiche, loro coetanee, una residente in provincia di Verona e l'altra di Mantova. Per volere dei familiari il rito funebre si terrà domani pomeriggio, 5 gennaio, ad Arzignano (Vicenza), nella chiesa di San Giovanni Battista. Le due parrocchie di provenienza dei ragazzi, (Bagnolo di Lonigo, quella di Luca, e la frazione di San Bortolo di Arzignano, quella di Alex) sarebbero state troppo piccole per ospitare la folla di parenti, amici e conoscenti che arriveranno da tutto il vicentino per dare ai due ragazzi l'ultimo saluto. SCHEDA Un killer perfetto che uccide senza avvertire Anche se il rapporto tra la Chiesa e le coppie omosessuali è a volte conflittuale, differente da caso a caso in base alla sensibilità delle persone coinvolte, don Roberto Castegnaro , che domani terrà il funerale, ha chiara quale sia la priorità: "Vivremo la triste giornata di domani come il saluto a due ragazzi giovani morti in montagna. Non ho conosciuto Luca e Alex, sono qui da poco e ho cinque parrocchie da gestire. Ho accettato di tenere la funzione e solo dopo ho saputo che si trattasse di una coppia omosessuale, ma per me non cambia nulla. Ripeto, è il dramma di due esistenze spezzate troppo presto e dovrò impegnarmi per diffondere il messaggio di fede in un momento così tragico". Ad ascoltarlo, domani nella chiesa di Arzignano, ci saranno molti giovani. "Penserò all'omelia solo dopo aver conosciuto e parlato con la famiglia di Luca, che incontrerò questo pomeriggio. In base a questo sceglierò dai testi sacri le letture che possano aiutare a confortare chi domani sarà a piangere la scomparsa di questi due ragazzi". A ricordare l'amico Luca il cantante Marco Carta . In un post su Facebook ha detto che di lui gli resteranno impressi "il sorriso e la dolce timidezza". Una scelta, quella di un'unica celebrazione, a cui la senatrice del Pd e madre della legge sulle unioni civili, Monica Cirinnà , ha applaudito su Facebook: "Queste famiglie sono un esempio virtuoso per tutti, amano e rispettano i loro figli con dignità anche nell'estremo dolore".
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Spagna, il governo ritira la riforma dell'aborto. Rajoy: "Non c'è consenso sufficiente"
MADRID - La riforma della legge sull'aborto in Spagna non si farà. Lo ha annunciato oggi il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy. Il progetto di legge di protezione del concepito e dei diritti delle donne in gravidanza, l a controversa riforma della legge sull'aborto promossa dal governo conservatore spagnolo del Partido Popular, sarà ritirato perché non c'è "sufficiente consenso". "Non possiamo approvare una legge che sarà cambiata non appena arriva un nuovo governo", ha spiegato il premier. Il ministro della giustizia spagnolo, Alberto Ruiz Gallardon, ha annunciato le dimissioni a seguito dell'annuncio di Rajoy. "Non ho deciso solamente di lasciare il ministero della giustizia ma anche di lasciare la politica dopo 30 anni", ha dichiarato il guardasigilli alla stampa ammettendo di non "essere stato capace" di portare in Parlamento il discusso testo di legge. L'esecutivo si limiterà a riformare l'attuale normativa che fissa i termini legali per l'interruzione volontaria di gravidanza, per introdurre l'obbligo del consenso dei genitori per le minori di 16 anni che decidano di abortire. Parlando con i giornalisti, a margine del Congresso mondiale di relazioni pubbliche in corso a Madrid, Rajoy ha annunciato anche il varo di un piano di protezione della famiglia, che vedrà la luce "entro la fine dell'anno". Il Partido Popular (Pp) e la chiesa cattolica si opposero con forza quattro anni fa alla legge sull'aborto promulgata dal governo Zapatero che permette l'intervento fino a 14 settimane di gravidanza o fino a 22 in caso di malformazione del feto. Lo scorso dicembre il governo Rajoy aveva varato il disegno di legge che di fatto faceva ritornare la Spagna indietro al 1985, quando la legge permetteva alle donne di interrompere la gravidanza solo in caso di stupro, malformazione del feto o gravi rischi fisici o psicologici della madre. Il testo della nuova legge è stato duramente osteggiato dalle opposizioni guidate dal Partito socialista, ma ha trovato resistenze anche all'interno del Partido Popular: molti esponenti conservatori temono che la legge possa compromettere la prossima competizione elettorale prevista nel 2015.
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"Un albero indiano" di Silvio Soldini per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti Umani
MILANO - Per celebrare la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, che si festeggia in tutto il mondo per ricordare il 10 dicembre 1948, giorno della Dichiarazione universale dei diritti umani, CBM Italia ha organizzato anche a Roma la proiezione del documentario "Un albero indiano" di Silvio Soldini e Giorgio Garini. Dopo aver conosciuto il mondo dei non vedenti con la toccante esperienza di Per altri occhi, il regista Silvio Soldini prosegue, assieme al documentarista Giorgio Garini, un percorso di grande fascino, popolato da persone dotate di straordinaria forza vitale, lontano dai cliché che spesso la nostra società riserva alle persone cieche. La proiezione ci sarà il 10 dicembre alle 20 presso il Cinema Nuovo Aquila, via L'Aquila 68, a Roma. Seguirà l'incontro con Silvio Soldini. Per informazioni e prenotazioni: [email protected] . L'ingresso è gratuito. Per consultare il programma delle proiezioni occorre visitate il sito di CBM Italia . Non servono parole per insegnare l'arte. Siamo in India, a Shillong, in una remota cittadina vicino al Bangladesh. La voce narrante è quella dello scultore non vedente Felice Tagliaferri, un personaggio dalla straordinaria capacità comunicativa. E' lui a portarci lontano, dalla sua città Bologna fino alla Bethany School di Shillong dove 15 bambini e altrettanti insegnanti lo attendono per imparare l'arte della lavorazione della creta. Ed è qui, tra i banchi della Bethany School che si compie il miracolo. Felice, pur non conoscendo una parola della lingua locale, trova una modalità di comunicazione del tutto personale con bambini ciechi, sordi e sordo-ciechi che frequentano il laboratorio di creta. Del resto non servono le parole per insegnare l'arte. Giorno dopo giorno, grazie al corso condotto da Felice, gli allievi imparano a dar forma ai loro sogni più intimi, a lavorare insieme per un obiettivo comune: costruire un albero alto più di 2 metri di creta. L'altra faccia della disabilità. "Con questo documentario, CBM Italia ha voluto raccontare l'altra faccia della disabilità, affidando il messaggio alla voce potente e vitale dello scultore non vedente Felice Tagliaferri, ambasciatore di CBM da diversi anni, che ha saputo trasformare la propria disabilità in un'occasione di rinascita - ha detto il Direttore di CBM Italia Massimo Maggio - Felice ha accettato di partire per l'India e avviare un corso di lavorazione della creta in una classe di bambini con e senza disabilità della Bethany School, una scuola inclusiva sostenuta da CBM". La proiezione sarà il 10 dicembre alle ore 20 presso il Cinema Nuovo Aquila, via L'Aquila 68. Seguirà l'incontro con il regista Soldini. Per informazioni e prenotazioni: alberoindiano@cbmitalia. orgIngresso gratuito.
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Boschi: “Non mi spaventano. Vado avanti, mai lasciate le cose a metà”
ROMA - A dimettersi non ci ha mai pensato. Il ruolo del caprio espiatorio non le si addice. Al centro del gorgo da una settimana, la ministra Maria Elena Boschi resta fedele al personaggio a una sola dimensione che si è costruita in questi 22 mesi di governo: algida, professionale. Persino quando in ballo c'è la sua famiglia, riesce in pubblico a non farsi travolgere. Parlerà, questo è certo. "Risponderò a tutti, ma in aula", promette ai parlamentari del Pd che da ieri hanno iniziato a interrogarla su come difendersi dall'attacco sferrato dall'opposizione con la mozione di sfiducia . Chi la conosce da tempo non si stupisce di questo distacco, è il suo modo di reagire di fronte alle difficoltà, di mascherare la rabbia. Lo ha confidato in queste ore a un amico: "Non sono una che si spaventa facilmente. E non mollo. Non ho mai lasciato una cosa a metà in vita mia, nemmeno un libro ". Appare coriacea, è convinta che alla fine la "verità" sulla Banca Etruria e sul comportamento suo e della sua famiglia, verrà fuori. "Non capisco - si è sfogata in privato le ragioni di attacchi così violenti e gratuiti, ma io sono molto serena: il bene alla fine vince sempre". Una linea attendista, il giunco che si piega in attesa che passi la piena, condivisa con Renzi nelle ore più drammatiche, quelle della Leopolda. "Il tempo e la verità - ripete il premier ai suoi - stanno dalla nostra parte". D'altronde, spiega Renzi, "che c'entra Maria Elena con Banca Etruria? La mozione di sfiducia è paradossale. Il padre è stato persino multato dalla Banca d'Italia, in cosa lo avremmo favorito con il nostro decreto? Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare". Il governo, insistono a palazzo Chigi, ha agito per tutelare l'intero sistema creditizio italiano. "Se fossero fallite quattro banche, per quanto piccole, ci sarebbe stato un effetto a catena, una sfiducia generalizzata dei correntisti. Avremmo rischiato una corsa agli sportelli". Nell'incontro di ieri a palazzo Chigi Renzi e Padoan hanno verificato per l'ennesima volta il perimetro massimo di un provvedimento di parziale ristoro dei risparmiatori rimasti incastrati nel meccanismo infernale delle obbligazioni secondarie. Senza nascondersi che un rimborso generalizzato, a carico della collettività, è di fatto impossibile e vietato dalle regole europee. Ma il buco nero delle banche, la mozione di sfiducia alla Boschi - la prima che verrà votata in parlamento durante il governo Renzi - e il risultato in chiaroscuro della Leopolda, oscurata in gran parte dalle polemiche, portano con sé degli interrogativi che esulano dal caso specifico. E inducono molti tra gli stessi renziani a chiedersi se il "tocco magico" del premier non sia svanito, se la luna di miele con il paese - durata un tempo infinito e sopravvissuta persino alle battaglie sul Jobs Act e sulla Scuola - non sia tramontata definitivamente. Se insomma il premier e il suo governo non siano entrati in una fase discendente della parabola. La domanda al momento non ha risposte, ma l'esigenza di un rilancio è avvertita in primis dal leader democratico. La stessa Leopolda, nonostante ieri Renzi se la sia presa con i giornali, rei di aver dato troppo spazio alle banche ignorando "il record di partecipanti ", sembra arrivata al capolinea. "È un format di opposizione - ammette uno degli organizzatori - non funziona ora che siamo al governo. La regista Ercolani è stata bravissima, il problema è la formula". Tanto che la Leopolda numero 6 probabilmente sarà anche l'ultima dell'era Renzi a palazzo Chigi. La numero 7, se ci sarà, sarà frammentata in tante piccole manifestazioni sparse per l'Italia "lo stesso giorno alla stessa ora". Che non è proprio la stessa cosa. Adesso comunque c'è da concentrarsi sulle ultime due settimane dell'anno, per chiudere limitando i danni dello scandalo Banca Etruria. I grillini, fiutando il sangue, si sono scatenati. Hanno ricevuto l'ordine di non parlare d'altro, di concentrare tutti gli attacchi, tutte le ospitate in tv, tutto il fuoco contro la ministra delle riforme. Il destino della mozione di sfiducia è scontato, la sanno loro per primi. A Montecitorio i numeri sono quelli che sono, senza contare che molti fra gli stessi forzisti stanno segretamente criticando il capogruppo Brunetta per essersi unito al falò della strega "in spregio al garantismo che abbiamo sempre proclamato". Quel che conta tuttavia è picchiare duro sulla donna che finora si è dimostrata il pilastro fondamentale del governo e dell'intero "sistema Renzi". "Certo - ammette Alessandro Di Battista - avremmo potuto presentare la mozione in Senato, dove i numeri della maggioranza sono risicati e la minoranza Pd è decisiva. Sarebbe stato divertente vedere la Boschi salvata grazie al voto dei verdiniani. Ma si sarebbe scivolati all'otto di gennaio e noi invece la vogliamo discutere subito, prima di Natale ". Una fretta giustiticata dalle esigenze mediatiche - battere il ferro finché è caldo e dalla segreta speranza che siano in arrivo, come ripete il brusio di Radio Transatlantico, provvedimenti giudiziari sul caso Etruria. Nel momento di massima debolezza del premier ci si potrebbe invece aspettare un atteggiamento aggressivo da parte della minoranza Pd. Al contrario, sul caso Boschi- Banca Etruria nessuno ha affondato il colpo. Come se ci fosse una consapevolezza diffusa che, se dovesse saltare la ministra delle riforme, saltarebbe non solo il governo ma l'onda d'urto investirebbe anche il partito. Con conseguenze devastanti. "Bisogna fare chiarezza - osserva uno dei capi della minoranza - ma non siamo dei pazzi".
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È morto Aharon Appelfeld, lo scrittore che raccontò l'orrore della Shoah
ROMA - È morto, all'età di 85 anni, lo scrittore israeliano Aharon Appelfeld, sopravvissuto all'Olocausto, che nei suoi libri ha raccontato l'orrore della Shoah. Il decesso è avvenuto la notte scorsa a Gerusalemme. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla sua famiglia. I suoi libri sono tradotti 28 lingue. In italiano l'editore Guanda ha pubblicato "Badenheim 1939", "Storia di una vita", "Paesaggio con bambina", "Un'intera vita", "L'amore, d'improvviso", "Il ragazzo che voleva dormire", "Fiori nelle tenebre", "Una bambina da un altro mondo", "Oltre la disperazione", "Il partigiano Edmond" e "Giorni luminosi". L'ULTIMA INTERVISTA A REPUBBLICA . "ABBIAMO LEADER DEBOLI MA ISRAELE E PALESTINESI TROVERANNO UN'INTESA" Nato a Czernowitz, nella Bucovina del Nord, allora in Romania, il 16 febbraio 1932, di famiglia ebraica, Aharon Appelfeld fu deportato insieme al padre in un campo di concentramento in Transnistria (territorio allora sotto il controllo della Romania) dal quale fuggì, nascondendosi per i successivi tre anni nelle foreste e infine e si unì all'Armata Rossa dove prestò servizio come cuoco. Durante la seconda guerra mondiale Appelfeld perse nei lager la madre e i nonni. Alla fine della guerra raggiunse l'Italia e da qui si imbarcò nel 1946, per approdare in Palestina, a quel tempo sotto mandato britannico. Laureatosi all'Università di Gerusalemme in letteratura, ha poi insegnato letteratura ebraica all'Università Ben Gurion del Negev a Beer Sheva. Nonostante abbia appreso l'ebraico tardi nella sua vita, Appelfeld è diventato uno dei più importanti scrittori israeliani del XX secolo. Nei suoi numerosi romanzi affronta esclusivamente, in modo diretto o indiretto, il tema della Shoah e dell'Europa prima e durante la seconda guerra mondiale. Per le sue opere ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Israele, il Premio Mèdicis in Francia e il Premio Napoli in Italia. Era membro dell'American Academy of Arts and Sciences. Nei suoi libri, in gran parte autobiografici, Appelfeld ha raccontato un mondo che rappresenta un imprevisto capovolgimento culturale rispetto allo scetticismo e al vuoto che dominano l'orizzonte delle speranze, anche quelle solo letterariamente narrate dagli scrittori.
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Sam Smith pizzicato a baciarsi con la star di Tredici
Pizzicati a baciarsi per le vie di New York il cantante inglese Sam Smith, 25 anni, e l'attore americano Brandon Flynn, famoso per il suo ruolo di Justin Foley nella serie televisiva 13 Reason Why . Brandon ha da poco fatto coming-out con un post su Instagram, dove l'attore ha colto l'occasione per critiare pubblicamente gli oppositori alle unioni omosessuali in Australia. Just saw the "vote no" message in the sky, looming over Sydney. Thank you for raising money and hiring on a plane to write your lack of support amongst the clouds. I hope your hate and lack of understanding fades, just like those words will. Too many of my friends have been kicked out of their homes, kept in the closet, beat up, killed, ridiculed by church and state, institutionalized... and you are scared that if we vote YES, you won't be able to show your hate for Us. Fuck that. We've been scared shitless our whole lives thanks to all the stigmas that surround Us, stigmas that were set in place by the same kind of people who flew that plane over Sydney. We've fought, we've come out bravely even in our fear, and you wrote a message in the sky because you're scared. Equality takes courage, it worries me that too many people in this world lack the balls to stand up for what is right. #fuckhate Un post condiviso da Brandon Flynn (@flynnagin11) in data: 17 Set 2017 alle ore 10:39 PDT Nel Paese, infatti, è in corso una consultazione via posta in cui i cittadini son tenuti a esprimersi riguardo all'equiparazione tra le nozze gay e etero. Il risultato del voto - che non è obbligatorio e non sarà vincolante - si conoscerà a novembre. Flynn, dopo il suo coming out di qualche settimana fa, era stato vittima di attacchi omofobi . Nel post scrive: " L'uguaglianza richiede coraggio, mi preoccupa che troppe persone in questo mondo non hanno il coraggio di sostenere ciò che è giusto ". L'attore parla anche delle situazioni spiacevoli in cui si imbattono le persone a causa della propria omosessualità: " Troppi dei miei amici sono stati mandati via dalle proprie case, hanno dovuto nascondere la propria sessualità, sono stati picchiati, uccisi, ridicolizzati dalla chiesa e dallo stato, ricoverati ". Poi l'attore torna a schierarsi a favore del referendum in Australia: "S iete spaventati che se voteremo SI non sarete in grado di esprimere il vostro odio nei nostri confronti ".
repubblica
La protesta dei radicali:alla Camera marijuanaseminata nei vasetti
A un certo punto della conferenza stampa, mentre alcuni malati di sclerosi multipla stavano raccontando il proprio "calvario" scandito dal progredire della malattia e dalle procedure che vincolano le cure legate all’uso di derivati naturali o di sintesi della cannabis , Rita Bernardini ha tirato fuori dalla borsa tre vasetti di terracotta per metterli sul tavolo. Subito dopo, la deputata Radicale ha estratto una bustina di semi e li ha piantati simbolicamente. "Questa è cannabis. Questa è la nostra disobbedienza civile" , ha spiegato la Bernardini durante la conferenza stampa indetta a Montecitorio. Una dimostrazione che la deputata radicale ha bollato come "iniziativa non violenta di affermazione di coscienza sulla cannabis terapeutica" . Il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti inizia con la posa dei semi e le sanzioni massime vanno da 6 a 20 anni, con multe da 26mila a 260mila euro. Altrettanto in bella vista sono apparse le confezioni di Bedrocan, dell’omonima casa farmaceutica olandese che produce infiorescenze di cannabis. "Nei primi c’è la cannabis legale per la terapia del dolore ma al costo di 500 euro al mese e di una complicata trafila burocratica - ha spiegato Fabrizio Pellegrini - gli altri rappresentano la coltivazione fai da te a bassissimo costo che però, legge alla mano, porta a irruzioni delle forze dell’ordine e a pesanti conseguenze sul piano legale" . Dal 2009 i radicali chiedono di depenalizzare la coltivazione rudimentale e domestica di cannabis. "È irragionevole - ha osservato la Bernardini - che il modesto coltivatore di qualche piantina di canapa indiana viene sanzionato penalmente mentre viene sanzionato solo in via amministrativa se se la procura ricorrendo a uno spacciatore" .
repubblica
Ostia, fratello del boss Spada picchia cronista di Nemo
Un giornalista della trasmissione Nemo è stato aggredito a Ostia mentre realizzava un servizio televisivo sulle elezioni. A rompergli il naso è Roberto Spada, fratello di Carmine, boss del litorale romano condannato a dieci anni per estorsione con l'aggravante del metodo mafioso. Come si legge sulla pagina Facebook del programma , il giornalista Daniele Piervincenzi, inviato dalle trasmissione Nemo - Nessuno escluso , in onda su Rai2, è stato picchiato a Ostia (Roma) mentre realizzava un servizio sulle elezioni di domenica scorsa. Autore della testata, che ha procurato al cronista la rottura del setto nasale, è Roberto Spada , proprietario di una palestra e fratello di Carmine, boss del litorale romano già condannato a dieci anni per estorsione con l'aggravante del metodo mafioso. Piervincenzi stava ponendo delle domande a Spada in relazione al suo appoggio al candidato di CasaPound Luca Marsella. Argomento evidentemente poco gradito, tanto che Roberto Spada ha reagito con una testata in faccia. ( GUARDA IL VIDEO ). Il giornalista di Nemo è stato quindi operato d'urgenza in mattinata. Appresa la notizia, il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha telefonato al direttore generale della Rai, Mario Orfeo, e poi al giornalista Piervincenzi per esprimere la propria solidarietà. Ostia, il fratello del boss Spada picchia cronista di Nemo La giustificazione su Facebook A poche ore dalla diffusione della notizia è lo stesso Spada a giustificare il suo gesto. "Perdonatemi.... io comprendo e rispetto il lavoro di tutti - scrive su Facebook - dopo un'ora e mezza di continuo 'non voglio rilasciare nessuna intervista '... entrava a forza in una associazione per soli soci... disturbando una sessione e spaventando mio figlio... voi che avreste fatto? Negli ultimi 10 giorni sono venuti almeno 30 giornalisti a scoglionare... la pazienza ha un limite". Chi sono gli Spada Gli Spada sono una famiglia di origine sinti da tempo residenti sul litorale romano. Il capostipite era Enrico, morto nel 2016, padre di quattro figli: Carmine, Ottavio, Vincenzo e Roberto. Quest'ultimo autore dell'aggressione al giornalista Rai. Diverse inchieste hanno tirato in ballo il clan in casi di usura, droga, nello sfruttamento delle concessioni demaniali del litorale, il vero grande affare assieme allo spaccio. La Procura apre un'indagine La procura di Roma ha aperto un fascicolo sull'aggressione da parte di Roberto Spada dei due giornalisti di Nemo. Spada è indagato per lesioni e i magistrati attendono il referto dei medici per valutare se si tratti di "lesioni gravi" o "gravissime". La procura e la Dda di Roma oltre al video in questione acquisiranno tutti i referti medici sulla vicenda.
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Facebook "Moneypenny": arriva l'assistente vocale su Messenger
Miss Moneypenny non sarà più solo la segretaria dei film di James Bond. Il personaggio, nato dalla fantasia di Ian Fleming, ha stuzzicato quella di Mark Zuckerberg. Facebook non vuole restare indietro e sfida Apple , Google e Microsoft : pensa all'integrazione di un'assistente vocale a cui darebbe appunto il nome di Moneypenny. Dal grande schermo a quello, più piccolo, di pc e smartphone. Il social network - secondo The Information - starebbe testando la tecnologia su Messenger , anche per lo shopping online. Tutte le assistenti vocali dell'hi tech Le voci su una nuova "Siri" circolavano da gennaio, quando l'azienda di Menlo Park si era aggiudicata una startup apparentemente marginale ma che, come è sempre più evidente, è diventata fondamentale per lo sviluppo di questa tecnologia del riconoscimento vocale, la cui implementazione segue un altro salto di qualità che Facebook ha fatto compiere a Messenger lo scorso marzo trasformandolo da semplice applicazione a piattaforma. Dopo aver annunciato la possibilità di effettuare pagamenti sulla chat, alla conferenza degli sviluppatori F8 ha spiegato che Messenger potrebbe essere usata per l'ecommerce, per ricevere le notifiche di consegna delle merci o chiedere assistenza. Insomma, ha aperto al mondo business la chat che ora può contare su oltre 600 milioni di utenti.
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Come togliere il pannolino, i trucchi che aiutano i bambini
I consigli per eliminare il pannolino Domanda. Ho un bimbo di 30 mesi, che a settembre dovrebbe iniziare la scuola materna. E' da tre giorni che lo tengo con le mutandine, col vasino in giro per casa ma lui non vuole fare né la pipì, né le feci. E' riuscito a trattenere la pipì per sette ore di fila senza che gliene scappasse nemmeno una goccia. Il vasino non lo vuole, il w.c. non lo vuole, piange e strilla fino a farsi venire anche il singhiozzo, poi dopo tutto questo tempo gli ho rimesso il pannolino per farlo urinare, per paura di un blocco renale e infatti dopo qualche minuto lo ha riempito di pipì. Per quanto riguarda le feci, non le fa da tre giorni, mi accorgo che si trattiene ma non si lascia andare nemmeno col pannolino. Cosa posso fare? Risposta. Per prima cosa ora deve cercare di aiutare Suo figlio a scaricarsi, facendolo bere in abbondanza, proponendogli frutta, verdura e fibre ed, eventualmente, ricorrendo ad un clistere evacuativo: 3 giorni di alvo chiuso possono essere, infatti, troppi per il Suo bambino che, probabilmente, ora cerca di trattenere le feci per paura di sentire dolore in caso di evacuazione (feci dure). Per quanto riguarda la tempistica e le modalità di rimozione del pannolino, ogni bambino si comporta in maniera diversa: può iniziare a spiegare a Suo figlio che cosa sta per accadere (eventualmente con l’aiuto di qualche libretto), può comprare un vasino colorato, può cercare di insegnargli ad usarlo come se fosse un gioco, mostrandogli come si utilizza (i bambini spesso imparano imitando i comportamenti degli adulti), può posizionare dei giochi in bagno vicino al vasino in modo da attrarre la sua attenzione, può portare il piccolo in bagno frequentemente. Può essere utile proporgli frequentemente da bere e permettergli di girare per casa solo con le mutandine. Non lo faccia sentire in colpa se, inizialmente, non riesce ad utilizzare il vasino e non gli rimetta il pannolino (rischia di confonderlo). Pomfo dopo vaccino: è una reazione allergica? Domanda. I miei due figli di 7 e 3 anni sono stati vaccinati contro il meningocococco B. Entrambi hanno avuto pomfi doloranti, ma il piccolo, a cui era stato fatto sulla gamba, ha pianto a lungo durante la notte successiva e per il dolore non è riuscito a camminare per 24 ore. Nessuno dei due ha mai avuto alcuna reazione allergica ad altri vaccini e non sono allergici a nulla. Non sappiamo se sia il caso di fare il richiamo. Preferiremmo poter fare un test per verificare la presenza di anticorpi, per paura di una reazione ancora maggiore. Purtroppo la nostra pediatra non vuole pronunciarsi e ci ha detto che sta a noi decidere. Cosa ci consigliereste? Risposta. Il pomfo in sede di iniezione è una delle reazioni più comuni in seguito alla somministrazione delle vaccinazioni. La presenza di pomfo non è sinonimo di allergia. In alcune occasioni il pomfo può essere fastidioso e doloroso, impedendo per 1–2 giorni la corretta deambulazione. Con il vaccino contro il meningococco B tale reazione è piuttosto frequente. Il fatto di aver presentato una reazione di questo tipo non è indice di rischio di presentarla nuovamente alla successiva dose, né esclude la possibilità che un soggetto abbia altri tipi di reazioni. Non esistono test specifici per valutare la possibile allergia alla vaccinazione antimeningococcica. Aver presentato un pomfo non rappresenta neanche un’indicazione per eseguire la vaccinazione in ambiente protetto, perché non è indice di rischio di una reazione più grave. Il mio consiglio è, quindi, quello di sottoporre i suoi figli alla seconda dose del vaccino senza particolari apprensioni. Se dovessero ripresentarsi nuovamente i pomfi, applicate dell’arnica gel e somministrate paracetamolo (secondo il peso) per lenire il dolore. La dieta anti-caldo per i neonati Domanda. Ho un bimbo di 8 mesi che sta soffrendo molto il caldo: suda, è molto abbattuto, dorme male e mangia poco. Come posso aiutarlo? Oltre a lavarlo frequentemente per rinfrescarlo, c’è qualche alimento o bevanda che possa aiutarlo a tirarsi su? Risposta. Nel periodo estivo tutte le persone, chi più chi meno, avvertono il caldo ed aumentano la sudorazione, dormono meno bene e mangiano un po’ meno. Questo succede anche ai bambini. Le consiglio di proporre frequentemente a Suo figlio liquidi freschi (acqua, latte, the, camomilla) da bere e proporre anche cibi altrettanto freschi, privilegiando la frutta (che ha un buon contenuto di acqua e zucchero) e verdura, mantenendo, comunque, una dieta il più possibile varia. Ricorrere a piccoli pasti più frequenti può essere di aiuto. In questo modo non dovrebbe essere necessario ricorrere ad integratori. Per quanto riguarda il sonno, se possibile, faccia dormire il Suo bambino in un ambiente fresco, eventualmente utilizzando il condizionatore, mantenendo una temperatura di circa 24-26°C, oppure impostandolo semplicemente come deumidificatore, nel caso in cui l’umidità sia più alta. Non porti Suo figlio fuori nelle ore centrali della giornata. *Susanna Esposito è docente alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli studi di Milano. È direttore della clinica pediatrica I della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena
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Incidente Porto Recanati, ancora gravi i piccoli: la bimba in coma farmacologico
Arrivano i primi aggiornamenti circa le condizioni fisiche dei due bimbi rimasti coinvolti nel terribile incidente di Porto Recanati in cui hanno perso la vita Gianluca Carotti ed Elisa Del Vicario. La prognosi resta ancora riservata per entrambi, ma al momento desta maggior preoccupazione il quadro clinico della bambina di 10 anni, figlia di Gianluca. Quello da lei subìto è un politrauma più complesso, che ha spinto i sanitari ad optare per l’induzione di un coma farmacologico . Tuttora la bimba necessita di un supporto respiratorio e di un’osservazione costante. Il piccolo di 8 anni invece, figlio di Elisa, è vittima di un politrauma con interessamento della testa. È sveglio e vigile, tuttavia resta bisognoso di un continuo monitoraggio. Nella struttura ospedaliera sono giunti parenti ed amici delle due vittime, che si stringono attorno ai due bambini, pur non avendo ancora la possibilità di incontrarli. Tra di essi anche la mamma della piccola di 10 anni, che attende con impazienza il momento in cui poterla almeno rivedere. Tremenda la sofferenza della donna la quale, come riportato da “Il Resto del Carlino” , continua a non trovare pace ed a ripetere: “Se è vero che quel delinquente era ubriaco... Se è vero che è così...” . Una sofferenza senza fine, quella che si legge tra i volti di chi attende con impazienza l’arrivo di un medico per avere aggiornamenti circa le condizioni dei bimbi. “Chiamava papà mentre c’erano i soccorritori” , racconta tra le lacrime qualcuno mentre rivive l’incubo di quella maledetta sera.
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Il rapporto dell'Ue sull'Italia:rischia una nuova austerityMonti: no manovre correttive
Adesso l'Italia rischia di essere costretta a varare nuove misure di austerity . La crescita potrebbe, infatti, non essere sufficiente e i rendimenti dei titoli di stato potrebbero anche risalire. L'allarme, contenuto nel Rapporto sulla situazione di bilancio dell’Italia , è circolato durante i lavori dell’Eurogruppo di Copenhagen ed è stato pubblicato oggi dal Financial Times . Rapporto che è stato subito smentito da fonti vicine a Palazzo Chigi per cui il governo italiano non sta affatto pensando di varare una manovra correttiva. Il rapporto , elaborato dalla direzione generale per gli Affari Economici e Finanziari della Commissione Europea, ha lodato i tagli alla spesa varati dal governo nel maggio del 2010. Tagli che, si legge nel documento dell'Eurogruppo, potrebbero portare il Belpaese a raggiungere un "consistente avanzo primario" e il pareggio di bilancio entro l’anno prossimo. "Gli sforzi dell’Italia per raggiungere gli obiettivi di bilancio potrebbero essere minacciati dalle deboli prospettive di crescita e dai tassi di interesse relativamente alti" , si legge nel documento che invita il governo Monti a "restare pronto a evitare ogni esitazione nell’applicazione delle misure di bilancio e adottare nuove misure se necessario" . Non solo. Secondo il Rapporto sulla situazione di bilancio dell’Italia , "ogni riduzione della spesa per interessi e gli introiti delle privatizzazioni dovrebbero essere utilizzati per accelerare la riduzione del debito" . Secondo Palazzo Chigi, tuttavia, l'Europa e l'Italia hanno bisogno di riforme strutturali per avviare e consolidare la crescita ma, come ha rimarcato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti, non c’è bisogno nel Belpaese di manovre correttive per far fronte alla crisi economica. Il documento pubblicato dal Financial Times affronta inoltre il tema della riforma del mercato del lavoro , adesso al vaglio del parlamento italiano, e avverte che "non deve perdere impulso" . Giudicando "molto positivo che la proposta di riforma sia basata su un dialogo costruttivo con le parti sociali" , il documento sottolinea quanto sia "cruciale che l’obiettivo e il livello di ambizione della riforma resti commisurato alle problematiche da risolvere nel mercato del lavoro italiano, in linea con le raccomandazioni del Consiglio" .
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Il M5S non si smentisce: "Complotto per farci vincere"
"Vinciamo noi", dicono ogni volta i rappresentanti dei Cinque Stelle . Salvo poi dire no ad esempio a Bersani che gli tendeva una mano per portare anche loro a Palazzo Chigi. "Vinciamo noi", dicono. Salvo poi scontrarsi con la realtà e ritrovarsi Pizzarotti in rotta con Grillo, Nogarin nella bufera per i rifiuti e la giunta di Quarto (Napoli) con sospette infiltrazioni mafiose. E ora pur di sminuire gli avversari gridano al complotto , sostenendo che da destra a sinistra le altre forze politiche si siano messe d'accordo per far sì che il M5S salga al Campidoglio e faccia una brutta figura. "È incredibile riuscire a proporre per i romani un candidato del genere", dice oggi Paola Taverna parlando in particolare del candidato sindaco del centrodestra al Radio Cusano Campus, "Ho pensato che potrebbe essere in corso un complotto per far vincere il Movimento Cinque Stelle a Roma. La scelta di Bertolaso mi ha lasciato perplessa tanto quanto quella di Giachetti. Diciamocelo chiaramente, questi stanno mettendo in campo dei nomi perché non voglio vincere Roma, si sono già fatti i loro conti". A sentirla parlar così, però, sembra quasi che i Cinque Stelle abbiano paura di vincere . Se hanno una tale considerazione degli avversari, non hanno che da candidare una persona valida e provare che sono in grado di guidare una città complessa come Roma. "La prossima settimana avremo il nostro candidato sindaco", assicura la Taverna, dopo che nelle scorse ore sono stati presentati i videocurriculum degli aspiranti sindaci. Intanto la grillina mette le mani avanti: "Al governo rimane Renzi, alla Regione Zingaretti che stiamo vedendo come sta operando, a livello economico Roma dipende da stanziamenti regionali e stanziamenti statali, ora vogliono metterci il Cinque Stelle, per togliergli i fondi e fargli fare brutta figura. Questo i romani lo devono capire". Insomma, se il M5S vince e fallisce non è colpa sua. Anche se la Taverna conclude: "E comunque hanno fatto i conti senza l’oste, i romani non sono rimbambiti. La nostra campagna elettorale sarà prendiamoci Roma, ma prendiamocela tutti insieme. Ci stanno lasciando debiti fino al 2020 e questa non è opera del Cinque Stelle". Ma se la Taverna voleva essere ironica - senza riuscirci -, non si è fatta attendere la risposta degli avversari. "Prometto a Paola Taverna che farò di tutto per evitare ai 5Stelle il sacrificio di governare Roma", ha detto su Facebook Roberto Giachetti , candidato alle primarie del centrosinistra.
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I Forconi all'arrembaggio di Roma
A Roma, mercoledì prossimo ma forse anche già lunedì con un antipasto, arriveranno. Ma, assicura il Coordinamento 9 dicembre, non ci sarà corteo, soltanto un grande presidio, a piazza del Popolo, in modo da evitare l'infiltrazione di violenti che ha funestato la protesta dei giorni scorsi, soprattutto a Torino. E mentre la situazione, in alcune zone calde, si va normalizzando, scoppia la polemica su uno dei portavoce dei manifestanti, Andrea Zunino, che in un'intervista a Repubblica ha parlato di Italia «schiava dei banchieri» ebrei, scatenando le ire non solo della Comunità ebraica, ma anche di quella musulmana e un po' di tutti. Tanto da essere sconfessato dagli altri leader del Coordinamento («esaltato, malato mentale»). È pesante il bilancio dei primi cinque giorni di rivolta del variegato popolo dei Forconi, o meglio degli scontri provocati da estremisti e violenti che si sono insinuati tra studenti, pensionati, lavoratori, autotrasportatori, le anime del movimento. A fare il punto il sottosegretario all'Interno Filippo Bubbico, alla Camera: cinque persone arrestate; 60 denunciate a piede libero per vari reati, dalle minacce ai commercianti ai danneggiamenti; decine e decine di persone identificate, per i blocchi stradali. E anche ieri, che pure è stata una giornata più tranquilla, ci sono state qua e là tensioni. Come a Verona, dove ci sono stati disordini per un corteo di studenti culminato nel fermo di un giovane di 19 anni. Altri sette denunciati per violenza privata in Puglia, dove la procura di Trani - come quella di Torino che indaga per devastazione - ha aperto un fascicolo sulle minacce ai commercianti. Nel complesso comunque, rispetto all'avvio della rivolta di lunedì scorso, è stata una giornata più calma, sul fronte dei disagi. «Liberata» Torino, tornata alla normalità dopo quattro giorni di fuoco, anche se in assenza dei Forconi, sono stati gli studenti insieme con l'Anpi a scendere in piazza per riconquistare la città e dire «no» alle minacce. «Liberata» senza incidenti Ventimiglia. E presidiata, ma da un numero di manifestanti nettamente inferiore, Milano, piazzale Loreto. Per il resto, qua e là a macchia d'olio, non sono mancati presídi e volantinaggio praticamente in tutte le regioni (ieri si è aggiunta anche la Valle d'Aosta) ma nessuno scontro. Il ritorno a una relativa tranquillità, però, non significa che la protesta stia scemando. E non serve nemmeno l'atto anti-casta del governo, con il taglio del finanziamento pubblico ai partiti. Lo hanno spiegato i leader del Coordinamento, in una conferenza stampa convocata ieri a Roma per illustrare il prosieguo della protesta. E lanciare l'aut-aut: subito risposte, altrimenti tutti a casa ed elezioni anticipate. «Siamo disposti a manifestare a oltranza finché non avremo risposte. Vogliamo nuove elezioni e che la classe politica vada a casa e non si ripresenti», hanno detto i leader della protesta. Da Mariano Ferro, il titolare del copyright Forconi visto che questo movimento è nato qualche anno fa in Sicilia, il mea culpa per i blocchi: «Chiediamo scusa a tutti gli italiani che hanno dovuto subire disagi, ma non potevamo fare altrimenti. Abbiamo fatto questa forzatura democratica perché altrimenti nessuno ci avrebbe ascoltato. Non condannateci, ma non avevamo altri strumenti, e credo che l'Italia capisca» (ma un sondaggio di Ixè per Agorà dice che il 79% non conosce le motivazioni della protesta). Corale la condanna delle violenze: «Gli atti di teppismo non si riconoscono in questo Coordinamento, la nostra etica non è violenta». Di qui la decisione di trasformare la manifestazione romana in un presidio a oltranza ma senza alcun corteo «per evitare qualsiasi tipo di infiltrazioni che non appartengono al movimento». A rivelare che la piazza sarà piazza del Popolo è Danilo Calvani, il leader finito nella bufera per aver lasciato il presidio di Genova in Jaguar: «La manifestazione – ha annunciato da Napoli – dovrebbe tenersi, se ci saranno le autorizzazioni, il 18 dicembre a piazza del Popolo». Il Coordinamento ha voluto inoltre prendere le distanze dai politici: «Non avevamo chiesto di incontrare né Berlusconi né Grillo». E anche dalla politica, ribadendo che non ci sono mire elettorali. La protesta, assicurano comunque i leader, non si fermerà. Anzi, sarà rilanciata con presídi davanti alle sedi di Equitalia. Dunque Roma, mercoledì. Quando nella Capitale scenderanno in piazza anche i Movimenti per i diritti all'abitare. L'allarme della Questura è massimo. E anche il ministero corre ai ripari. Ieri sera il ministro dell'Interno Alfano ha tenuto un nuovo vertice sulla protesta in corso, cui ha partecipato anche Attilio Befera, il direttore di Equitalia. Il prossimo bersaglio di una protesta che si annuncia ancora lunga.
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Arizona, donna in coma da 14 anni ha un bimbo: indagini in corso
Un'indagine per abuso sessuale è stata aperta dalla polizia di Phoenix, Arizona , in merito ad una sconcertante vicenda che ha coinvolto una donna in stato vegetativo permanente da 14 anni che pochi giorni fa ha dato alla luce un bambino in un ospedale cittadino dove è ricoverata a causa della sua condizione. La storia, anticipata dalla Cbs e riportata da La Stampa e Il Messaggero, è stata confermata anche dalla stessa struttura ospedaliera, la Hacienda HealthCare, il cui personale ha prestato assistenza 24 ore su 24 alla donna. Alcune fonti vicine all’ospedale hanno dichiarato che “il bambino è nato il 29 dicembre e sta bene” e che “nessuno dello staff medico sapeva che era incinta fino a quando non ha praticamente dato alla luce il bimbo”. Oltre all’indagine della polizia, è stata aperta anche un’inchiesta interna da parte della clinica. Nel frattempo, i vertici della struttura hanno stabilito una nuova prassi per motivi di sicurezza: se il personale maschile deve entrare nella stanza di una paziente donna ricoverata deve essere accompagnato da un'infermiera in modo che ogni tipo di assistenza sia condotta da due operatori. L'Hacienda è in attività da oltre 50 anni e dichiara di “godere di un'ottima reputazione fornendo un'assistenza specializzata di alta qualità per i nostri pazienti” . In una nota, i vertici della struttura dell'Arizona hanno affermato che “in qualità di fornitore di assistenza sanitaria, non possiamo commentare nulla sui pazienti a causa delle leggi sulla privacy federali e statali. Inoltre, non possiamo commentare eventuali indagini in corso. Possiamo dire che la salute e la sicurezza dei nostri pazienti sono la priorità numero uno e che collaboriamo sempre, su richiesta di qualsiasi agenzia, in modo aperto e trasparente” .
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Caporalato, Martina: "A breve legge su confisca beni". Poletti: "Vogliamo stroncarlo, rafforzeremo misure"
ROMA - Entro due settimane sarà messo a punto dal governo un "piano d'azione organico e stabile" contro il fenomeno del caporalato e, più in generale, contro il lavoro irregolare nell'agricoltura. Mentre in tempi stretti arriverà anche una legge, che prevede la confisca dei beni per le imprese che si macchiano del reato di caporalato, " come avviene per i mafiosi ", ha ribadito il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina che ha aggiunto: "Il provvedimento è allo studio con il ministro della Giustizia Andrea Orlando , come abbiamo specificato anche in una lettera al quotidiano La Repubblica , e sarà pronto a breve. Il governo inoltre - ha concluso il titolare del Mipaaf - pensa ad una forma di assistenza legale, di cui abbiamo parlato sempre con Orlando, con risorse dedicate. Non si può morire per il lavoro nei campi ". Dopo i drammatici casi di braccianti morti nelle campagne (tra cui quello di Paola Clemente ), l'annuncio è stato dato oggi nel corso del vertice sul capolarato cui hanno partecipato oltre a Martina anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e rappresentanti di governo, imprese, sindacati, Inps (con il presidente Tito Boeri) e della cabina di regia della rete del lavoro agricolo di qualità costituita con il provvedimento "campo libero" nel 2014. Leggi : Puglia, il caporale ai braccianti-schiavi: "Vi lascio lunghi a terra" Da parte sua Poletti ha chiarito che verranno rafforzate le azioni di contrasto al fenomeno: "Abbiamo già sviluppato un'azione di contrasto, lo rafforzeremo e lo metteremo assieme ad altre questioni da affrontare anche con il ministero degli Interni per quanto riguarda l'immigrazione e con il ministro della Giustizia per la confisca dei beni. Il piano è complesso - ha aggiunto Poletti - e non di breve periodo ma serve a dare una risposta culturale al fenomeno, tenendo conto non solo del danno alle persone ma anche del danno al sistema imprenditoriale". E ha concluso: "In questo vertice abbiamo raccolto indicazioni, laddove ci saranno oneri bisognerà trovare nella legge di stabilità le risorse per fronteggiare la situazione". Martina ha poi tenuto a sottolineare, la "novità del metodo" avviato con la riunione di oggi: "Passare dall' individuazione di alcuni temi a una vera e propria strategia complessiva, adattando il metodo di controllo, passo dopo passo, agli effetti delle misure adottate". Il fenomeno del caporalato, ha fatto notare il ministro dell'Agricoltura, "è molto delicato e con radici antiche "e per questo serve un piano di azione "ragionato", per "non fermarsi all'emergenza ma rendere strutturale l'azione di contrasto: siamo impegnati a superare definitivamente situazioni di illegalità che arrivano da lontano". Per questo la strada intrapresa oggi è unitaria, con istituzioni, imprese, organizzazioni datoriali e sindacali e la grande distribuzione. "Non bisogna generalizzare la situazione e dipingere tutto in negativo - ha quindi concluso Martina- la stragrande maggioranza delle imprese agricole opera nelle regole e noi andremo avanti rafforzando i controlli".
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Oggi la giornata mondiale uccelli migratori, milioni minacciati
SONO circa 2 mila le specie di uccelli, il 20% di tutte quelle conosciute, che migrano regolarmente, ma più del 40% è in declino e quasi 200 sono minacciate. Per questo, la Giornata mondiale degli uccelli migratori , istituita nel 2006 per sensibilizzare sull'importanza della loro tutela, si festeggia oggi con lo slogan: ''E quando i cieli diverranno silenziosi?''. Organizzata da due istituzioni internazionali, Cms (Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici selvatiche) e Aewa (Accordo sulla conservazione degli uccelli migratori africani, europei e asiatici), che operano sotto l'egida del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep), è un'occasione per ricordare i milioni di uccelli (migratori e non) che scompaiono con sempre maggiore frequenza a causa di uccisioni, catture, commerci illegali e altre minacce alla biodiversità. Dal 1980, per esempio, il numero di fanelli è dimezzato, mentre gli uccelli dei terreni agricoli hanno perso, nello stesso periodo, più di 300 milioni di esemplari. E ancora: ogni anno milioni di uccelli vengono uccisi dalle reti lungo le coste del Nordafrica. Cipro, Egitto, Libano e Siria: sono i quattro Paesi del Mediterraneo dove si trovano le 20 aree ''hotspot'' a maggiore intensità di illegal killing , tra caccia e cattura. In queste zone, secondo la Lipu , avviene ogni anno l'uccisione di circa 8 milioni di uccelli: lo confermano i dati raccolti dagli studiosi di BirdLife International e pubblicati dalla rivista scientifica Bird Conservation International. E tra questi, l'Italia conta tra i 3,4 e i 7,8 milioni di esemplari uccisi. Antichissimi, intelligenti, viaggiatori: tutte le curiosità sugli uccelli "E' allarmante scoprire che nonostante l'impatto positivo della legislazione europea, metà dei 10 Paesi a più alta intensità di caccia illegale sono membri dell'Unione europea - sottolinea Willem Van den Bossche , coautore dell'articolo e Responsabile della Conservazione della Flyway per Europa e Asia Centrale per BirdLife Europa - Ciò indica la necessità di sforzi maggiori per assicurare che la direttiva europea Uccelli sia pienamente implementata a livello nazionale". LEGGI Così le madri scelgono chi nutrire Le cifre . Gli uccelli colpiti dalla caccia illegale, tra le altre, includono specie come la capinera (1,2-2,4 milioni di individui ogni anno), la tortora selvatica (tra le 300mila e le 900mila) e il tordo bottaccio (tra i 700mila e 1,8 milioni). I dati sono stati raccolti dai partner di BirdLife (per l'Italia lo ha fatto la Lipu ) utilizzando una varietà di fonti, come il monitoraggio sulle specie target, pubblicazioni, report e stime fornite da esperti. In molti casi, i numeri sono stati ricavati in base all'uso di reti 'mist-nets', di trappole utilizzate per l'uccellagione, di rametti (in inglese 'limesticks') cosparsi di colla per la cattura di piccoli uccelli e dai ricoveri nei centri per il recupero della fauna selvatica. I dati sull'Italia parlano di una strage di fringuelli (tra i due e i tre milioni), pispole (500-900mila esemplari), pettirossi (300-600mila), frosoni (200mila-1 milione) e storni (100-500mila). Le specie minacciate di estinzione più colpite dalla caccia illegale nel nostro Paese sono l'anatra marmorizzata, da 1 a 5 esemplari colpiti (pari al 50% della popolazione nidificante), il nibbio reale, da 50 a 150 esemplari coinvolti (pari al 30% della popolazione nidificante) e il capovaccaio, tra 1 e 5 esemplari colpiti (20% popolazione nidificante). "Gli uccelli selvatici, un immenso patrimonio di tutti e che non conosce confini nazionali o internazionali - aggiunge Claudio Celada , direttore dipartimento di Conservazione natura della Lipu-BirdLife Italia interpellato da AdnKronos - si meritano delle rotte migratorie, dette flyways, più sicure. Chiediamo dunque che l'Europa e l'Italia, quest'ultima in particolare con un Piano antibracconaggio nazionale e un inasprimento delle norme, incrementino gli sforzi per la conservazione e la condanna delle illegalità, prima che sia troppo tardi". Giornata mondiale degli uccelli migratori (. pdf )
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Ora EasyJet lascia a terra chi non ha posto assegnato
Domenica 19 agosto all'aeroporto di Luton (Inghilterra) si è verificato un fatto che sta facendo precchio discutere. A raccontarlo è l'Independent . Poco più di una decina di passeggeri, domenica, ha scoperto al gate di partenza di non poter volare da Luton a Inverness. Il motivo? Venivano respinti solo i viaggiatori che non avevano pagato un supplemento per la selezione anticipata dei posti. L'aereo iniziale era stato sostituito da uno più piccolo, mancavano i posti e quindi a terra ci sono rimasti gli "sfortunati" che non avevano pagato qualcosa in più per riservarsi il posto. Così EasyJet ha negato loro il posto. Ma l'Independent va avanti e spiega che le compagnie aeree sono obbligate a rispettare le norme sui diritti dei passeggeri aerei europei e offrire incentivi nel tentativo di persuaderli a prendere un volo successivo. Domenica, quindi, il personale di terra di Luton, che è la base di EasyJet, ha offerto 150 dollari, ma solo sei persone viaggiatori si sono fatti avanti. Uno dei passeggeri a cui è stato negato l'imbarco è stato il professor David Southall, di ritorno da un viaggio dall'associazione benefica medica che gestisce in Liberia: "Quando si è trattato della selezione di chi non avrebbe volato, non c'era umanità nel processo decisionale. In particolare c'era una signora che avrebbe dovuto partecipare al battesimo di sua nipote quel pomeriggio e lei è stata rifiutata". Immaginatevi il caos e la tensione fra i viaggiatori. Più tardi un altro passeggero, vedendo l'angoscia della signora, si è offerto di rinunciare al suo posto in modo che la nonna potesse andare al battesimo, ma un supervisore ha detto che non c'era più tempo disponibile. Un putiferio, quindi. Ma cosa è successo? EasyJet ha cercato di sistemare i viaggiatori a modo suo, ad eccezione di coloro che hanno pagato per un posto. Loro avevano più diritti degli altri. Il professor Southall ha infatti criticato la scelta sottolineando che l’azienda non ha valutato la cosa secondo l’esigenza dei viaggiatori : "Se avessero iniziato a indagare su questo prima del gate, avrebbero potuto facilmente identificare quelli con un bisogno pressante di partire". E visto l'inferno scatenatosi, un portavoce della compagnia ha dichiarato: "EasyJet può confermare che, a seguito di un downgrade dell'aeromobile da un A320 più grande a un A319 più piccolo, alcuni passeggeri non sono stati in grado di viaggiare sul volo EZY153 da Luton a Inverness il 19 agosto. Vorremmo scusarci per l'inconveniente causato. Lo stesso giorno abbiamo offerto a tutti i passeggeri che non erano in grado di viaggiare altri voli EasyJet. Stiamo indagando sul motivo per cui i passeggeri sono stati erroneamente informati sui loro diritti. Il nostro team di assistenza clienti sta contattando tutti gli interessati per garantire loro un risarcimento adeguato. Il nostro modo di agire in questi casi è molto chiaro e lo abbiamo affrontato col personale coinvolto".
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"Nello sport di squadra il successo chiama il successo"
ROMA - Il campionato italiano sembra già chiuso prima di Natale, con la Juve che appare ormai senza rivali? Ebbene, secondo la scienza - almeno negli sport di squadra - successo attira successo. Insomma: una precedente vittoria predice le probabilità di successi futuri. Lo ha dimostrato uno studio che ha analizzato quattro importanti campionati sportivi e un gioco online multiplayer, pubblicato su 'Nature Human Behavior' online dal team di Satyam Mukherjee della Northwestern University (Stati Uniti). I ricercatori di tutto il mondo hanno ormai riconosciuto che il successo negli sport di squadra richiede una combinazione di atleti di talento e buone dinamiche nel team, ma quanto peso hanno questi fattori? Gli scienziati Usa hanno studiato i dati relativi alle squadre della Premier League inglese (calcio), della Premier League indiana (cricket), della Major League di Baseball e della National Basketball Association americane, nonché di un gioco multiplayer di battaglie online. Hanno calcolato sia il livello medio di abilità dei giocatori per ogni squadra, in base a statistiche come il numero di goal o di punti segnati per partita, assist, o media ottenuta, sia il 'peso' del precedente successo della squadra in base al numero di partite vinte e perse negli anni precedenti. Così i ricercatori hanno scoperto che, sebbene l'abilità di lavorare in squadra sia il più importante fattore predittivo di vittoria, anche il fatto di aver condiviso un precedente successo ha un 'peso' nel prevedere le chance di vittoria. Questo suggerisce che, quando le squadre in competizione sono di pari livello, l'esperienza precedente di un successo vissuto da uno dei due team può fare la differenza per aggiudicarsi una nuova vittoria. Gli autori ammettono che questo studio ha valutato solo il verificarsi di una vittoria in passato, non la qualità delle relazioni all'interno di una squadra, come la comunicazione, la fiducia, l'esperienza condivisa e l'impulso psicologico che deriva dalle vittorie. Sono necessarie dunque ulteriori ricerche per determinare con precisione le qualità chiave per il successo di squadra.
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