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Fatti:
A. I cittadini italiani A.A._ e B.A._ sono giunti in Svizzera nel 1986, con i figli C._ e D._. Essi hanno ottenuto un permesso di dimora e, a partire dal 1991, un permesso di domicilio. Nel 2002, i permessi citati sono stati trasformati in autorizzazioni di domicilio CE/AELS, con termine di controllo scadente il 14 gennaio 2013. Nel frattempo, ad D._ è stata conferita la cittadinanza svizzera.
B. Nel corso dei mesi di maggio e giugno 2009, contestualmente all'esame della richiesta di naturalizzazione presentata da C._, la Polizia comunale di F._ ha effettuato diversi controlli presso l'abitazione della famiglia A._. Gli agenti hanno constatato la generale assenza dei suoi componenti, nonché un ritiro irregolare della corrispondenza. In seguito a puntuali verifiche è pure emerso che, tra il 1999 e il 2009, il consumo di energia da parte della famiglia A._ è stato molto scarso.
I coniugi A._ sono stati allora espressamente interrogati in merito alla loro presenza nel Comune.
Il 9 luglio 2009, B.A._ ha affermato di restare spesso sola nell'appartamento di F._ e di rendere frequenti visite alla sorella, che vive nel Comasco. Ha pure spiegato di pernottare a F._ a seconda del rientro di uno dei suoi familiari dall'Italia, ma di avere un'abitazione anche a E._, in provincia di Como (I). Ha infine aggiunto che il consumo di energia elettrica risulta essere molto scarso in quanto lei e i suoi famigliari non utilizzano i vari apparecchi di uso comune in un appartamento.
ll 10 luglio 2009, A.A._ ha da parte sua affermato che l'attività da lui svolta comporta lunghi soggiorni in Italia, per l'acquisizione di clientela. Ha precisato di fermarsi spesso a E._ (I), dove possiede un appartamento, e infine aggiunto che l'abitazione di F._ viene utilizzata quale punto di riferimento per l'attività lavorativa e per la famiglia, quando egli e i suoi familiari si trovano in Svizzera.
C. Sulla base degli accertamenti svolti e delle dichiarazioni rilasciate, ritenendo che risiedano in realtà a E._ (I), il 16 settembre 2009 la Sezione dei permessi e dell'immigrazione del Dipartimento delle istituzioni del Canton Ticino (ora Sezione della popolazione) ha dichiarato la decadenza dei permessi di domicilio di A.A._ e B.A._, intimando loro di lasciare la Svizzera entro il 14 ottobre successivo.
Su ricorso, detta decisione è stata confermata dapprima dal Consiglio di Stato, quindi dal Tribunale cantonale amministrativo, con sentenza del 18 marzo 2010.
D. L'11 maggio 2010, A.A._ e B.A._ hanno impugnato detto giudizio con un ricorso in materia di diritto pubblico dinanzi al Tribunale federale, chiedendone l'annullamento, poiché sarebbe stato reso in violazione del diritto federale.
Con decreto presidenziale del 14 maggio 2010, è stato concesso l'effetto sospensivo al gravame.
Chiamato ad esprimersi, il Tribunale cantonale amministrativo si è riconfermato nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria sentenza. Il rigetto del gravame è stato postulato anche dalla Sezione della popolazione e dall'Ufficio federale della migrazione. Da parte sua, il Consiglio di Stato si è rimesso al giudizio di questa Corte.
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it
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Fatti:
Fatti:
A. L'11 aprile 2003 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di W._ ha presentato all'Ufficio federale di giustizia (UFG) una richiesta di assistenza giudiziaria, completata il 15 maggio, il 23 giugno e il 4 ottobre 2003, nell'ambito di un procedimento penale aperto in Italia contro A._ e B._ per favoreggiamento reale, corruzione e abuso d'ufficio.
A. L'11 aprile 2003 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di W._ ha presentato all'Ufficio federale di giustizia (UFG) una richiesta di assistenza giudiziaria, completata il 15 maggio, il 23 giugno e il 4 ottobre 2003, nell'ambito di un procedimento penale aperto in Italia contro A._ e B._ per favoreggiamento reale, corruzione e abuso d'ufficio.
B. Con decisione incidentale del 19 settembre 2003, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), cui l'UFG ha delegato l'esecuzione della rogatoria, l'ha ammessa e ha ordinato all'avv. Y._ di consegnargli la documentazione concernente l'indagato B._ e la società X._ Lda, la F._, la G._, la H._ e la I._. Il 24 settembre 2003 l'avvocato ha consegnato al MPC, nel suo studio legale e con la richiesta di apporre i sigilli, la documentazione richiesta; il 22 ottobre 2003 egli ha prodotto ulteriori documenti.
Durante l'audizione del 31 ottobre 2003 il legale, unitamente al patrocinatore della X._ Lda, ha chiesto al MPC di notificargli una decisione formale incidentale sul rifiuto di apporre, come aveva postulato, i sigilli alla predetta documentazione. Ha chiesto inoltre, sempre allo scopo di tutelare il segreto professionale, l'assicurazione che tali atti non siano utilizzati nell'ambito dell'esecuzione della rogatoria, richieste ribadite con istanze del 2, 15, 16, 22 ottobre e 4 novembre 2003.
Durante l'audizione del 31 ottobre 2003 il legale, unitamente al patrocinatore della X._ Lda, ha chiesto al MPC di notificargli una decisione formale incidentale sul rifiuto di apporre, come aveva postulato, i sigilli alla predetta documentazione. Ha chiesto inoltre, sempre allo scopo di tutelare il segreto professionale, l'assicurazione che tali atti non siano utilizzati nell'ambito dell'esecuzione della rogatoria, richieste ribadite con istanze del 2, 15, 16, 22 ottobre e 4 novembre 2003.
C. Mediante decisione incidentale del 6 novembre 2003 il MPC, dopo aver esaminato la documentazione consegnatagli dal legale, ha ritenuto ch'essa non concernerebbe l'attività forense, ma quella di intermediario finanziario; egli riceveva infatti ordini di pagamento dalla e per la X._ Lda e scambiava comunicazioni con la Z._ SA di Lugano e con terzi per la citata società. Il MPC ha quindi respinto le istanze di suggellamento formulate dal legale e dalla X._ Lda, quella della società poiché presentata da un terzo.
Il MPC ha concesso al legale la possibilità di esprimersi sulla trasmissione dei documenti, in particolare su un'eventuale esecuzione semplificata: l'interessato ha ribadito che tutti gli atti sono coperti dal segreto professionale. Con decisione di chiusura (parziale) del 14 novembre 2003 il MPC, negata tale ipotesi, ha ordinato la trasmissione all'Italia degli atti consegnati e di quelli inviati dal legale, come pure il verbale del suo interrogatorio.
Il MPC ha concesso al legale la possibilità di esprimersi sulla trasmissione dei documenti, in particolare su un'eventuale esecuzione semplificata: l'interessato ha ribadito che tutti gli atti sono coperti dal segreto professionale. Con decisione di chiusura (parziale) del 14 novembre 2003 il MPC, negata tale ipotesi, ha ordinato la trasmissione all'Italia degli atti consegnati e di quelli inviati dal legale, come pure il verbale del suo interrogatorio.
D. L'avvocato Y._ impugna la decisione incidentale e quella di chiusura con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiede di annullarle e di restituirgli la documentazione da lui prodotta, nonché il suo verbale d'interrogatorio; postula inoltre di pubblicare la sentenza senza riferimento alle sue generalità.
L'UFG, rilevando che il legale avrebbe fornito prestazioni offerte pure da fiduciari, propone di respingere il ricorso, mentre il MPC, rinunciando a esprimersi sul gravame, chiede di respingerlo in quanto ammissibile.
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Fatti:
A.
Il 16 aprile 2010 F._, nato nel 1958, già attivo in qualità di carpentiere, ha presentato una domanda di prestazioni AI lamentando le conseguenze invalidanti di un infortunio subito il 20 agosto 2009.
Esperiti gli accertamenti del caso, tra cui in particolare una valutazione medica pluridisciplinare a cura del Servizio X._, l'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI) ha attribuito all'assicurato una rendita intera dal 1° ottobre 2010 al 31 dicembre 2011, negando in seguito il diritto a prestazioni (decisione del 9 novembre 2012, preavvisata il 21 dicembre 2011). Accertata una abilità lavorativa nulla nella professione abituale e limitata al 70% (per rendimento ridotto) dai mesi di giugno/luglio 2011 in attività sostitutive leggere, l'UAI ha infatti stabilito un grado d'invalidità del 31%, insufficiente per il mantenimento del diritto alla rendita.
B.
F._ si è aggravato al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino al quale ha chiesto di riconoscergli una rendita intera AI anche dopo il 31 dicembre 2011.
Con pronuncia del 19 settembre 2013 la Corte cantonale ha respinto il ricorso confermando il rifiuto di una rendita dopo tale data. Aderendo alla valutazione dell'amministrazione in merito al grado d'incapacità lavorativa residua (30%) in attività sostitutiva, il giudice di prime cure ha applicato una riduzione dal reddito base da invalido del 6.8% per tenere conto della differenza tra il reddito senza invalidità realizzato e quello mediamente conseguibile a livello nazionale nello specifico settore economico (gap salariale) e del 10% per tenere conto delle particolarità del caso (capacità di svolgere solo attività leggere), accertando così un tasso d'incapacità di guadagno arrotondato del 39%.
C.
L'assicurato ha presentato ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale al quale domanda, in via principale, di annullare il giudizio cantonale e di riconoscergli una rendita AI di almeno tre quarti dal 1° gennaio 2012; in via subordinata chiede di rinviare gli atti all'istanza per complemento peritale e nuovo giudizio con riconoscimento di almeno un quarto di rendita da tale data. In ogni caso chiede di essere dispensato dal pagamento delle spese giudiziarie e di essere posto al beneficio del gratuito patrocinio.
L'UAI propone la reiezione del gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi.
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Ritenuto in fatto :
A.- Lo Stato del Cantone Ticino, l'Assicurazione X._ e la Banca Y._ procedono in via esecutiva nei confronti di B.A._. Il 15 dicembre 2000 l'Ufficio di esecuzione e fallimenti di Bellinzona ha domandato all'Ufficio del registro fondiario di Bellinzona l'annotazione di una restrizione della facoltà di disporre concernente la quota di comproprietà del debitore di 1/2 della particella n. XXX RFD di Camorino. L'iscrizione dell'annotazione è avvenuta il 19 dicembre 2000. Il 9 febbraio 2001 l'Ufficio ha intimato al debitore un verbale di pignoramento, che è stato annullato e sostituito il 21 febbraio 2001.
Entrambi i verbali sono datati 21 novembre 2000.
B.- Il 6 luglio 2001 la Camera di esecuzione e fallimenti del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, quale autorità di vigilanza, ha parzialmente accolto un ricorso di A.A._ e B.A._ diretto contro l' operato dell'Ufficio, ordinandogli di indicare quale termine di partecipazione sul secondo verbale il 14 gennaio 2001 e se del caso completare il gruppo. L'autorità di vigilanza ha indicato che un pignoramento è eseguito con la decisione dell'Ufficio e non con la sua comunicazione al debitore.
Pur apparendo verosimile che il pignoramento abbia effettivamente avuto luogo il 21 novembre 2000, nell'incarto non vi sono prove in tal senso, motivo per cui si deve considerare che esso sia stato deciso in ogni caso il 15 dicembre 2000 con l'allestimento della domanda di annotazione di una restrizione della facoltà di disporre. Sebbene l'Ufficio, notificando il verbale oltre un mese dopo il pignoramento, non abbia agito come impostogli dalla legge, da tale circostanza non risultano conseguenze negative per l'escusso e sua moglie dal profilo esecutivo. Infatti essi, consultando il registro fondiario, avrebbero potuto rendersi conto che la cessione della quota di comproprietà dell'escusso alla consorte prospettata nell'ambito della liquidazione del regime matrimoniale non era più possibile dopo il 15 dicembre 2000.
C.- Il 23 luglio 2001 A.A._ e B.A._ hanno impugnato la decisione dell'autorità di vigilanza, domandando al Tribunale federale di annullarla e di riformarla nel senso che sia l'atto di pignoramento datato 21 novembre 2001 sia la domanda di annotazione della restrizione della facoltà di disporre con la relativa annotazione sono annullati. Essi chiedono pure di ordinare all'Ufficio del registro fondiario di cancellare l'annotazione. Narrati i fatti e indicando in particolare che fra di loro è pendente una procedura di divorzio nell'ambito della quale il 17 gennaio 2001 l'escusso ha ceduto alla moglie la sua quota di comproprietà di un mezzo della particella n. XXX RFD di Camorino, i ricorrenti sostengono che i due verbali di pignoramento intimati sono antedatati e quindi nulli. Inoltre in base alla costante giurisprudenza la comunicazione al debitore, con le comminatorie penali indicanti che gli è vietata ogni disposizione sui beni pignorati è un elemento essenziale per la validità del pignoramento. Non sussistendo alcun valido pignoramento anche la restrizione della facoltà di disporre dev'essere annullata. Con risposta 23 agosto 2001 lo Stato del Cantone Ticino si è rimesso al giudizio del Tribunale federale.
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Fatti:
A. Dopo averle riconosciuto, per le conseguenze invalidanti di un incidente stradale avvenuto in data 11 maggio 1992, prestazioni per un trattamento riabilitativo, sussidi per l'istruzione scolastica speciale e una formazione empirica quale ausiliaria d'ufficio presso l'Ospedale Z._, mediante decisione del 13 settembre 2001 l'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI) ha assegnato a P._, nata il 14 giugno 1981, una rendita intera d'invalidità con effetto dal 1° luglio 2001, stante un reddito senza invalidità di fr. 46'550.-, un reddito da invalida di fr. 15'613.-, e un grado d'invalidità del 67%.
Nell'ambito di una prima revisione avviata d'ufficio nel febbraio 2003, con comunicazione del 4 luglio 2003 l'amministrazione, non avendo constatato alcuna modifica atta ad influenzare la rendita, ha informato che avrebbe continuato a versare la rendita intera sulla base di un grado d'invalidità del 67%.
Una seconda procedura di revisione è stata avviata nel febbraio 2004. L'assicurata faceva valere un peggioramento dello stato di salute intervenuto in corso di gravidanza. Preso atto che, dopo la nascita del figlio e senza il danno alla salute, l'assicurata avrebbe verosimilmente continuato a svolgere la propria attività lucrativa in misura del 50% (almeno), l'UAI ha ordinato l'esecuzione di un'inchiesta economica per le persone che si occupano dell'economia domestica. Esperiti gli accertamenti del caso, l'amministrazione ha ridotto, con effetto dal 1° novembre 2005, la prestazione a un quarto di rendita (decisione del 13 settembre 2005). Posta una ripartizione a metà del tempo giornaliero per l'attività lucrativa e per l'attività domestica, l'amministrazione ha accertato un grado d'invalidità del 43% applicando il metodo misto di valutazione (limitazione del 63% per la parte salariata, ponderata al 50% [grado d'invalidità parziale: 31.5%] e del 22.5% per l'ambito domestico ugualmente ponderato al 50% [grado d'invalidità parziale: 11.25%]). Nel contempo ha tolto l'effetto sospensivo ad un'eventuale opposizione.
Statuendo il 21 marzo 2006 sull'opposizione dell'assicurata, l'UAI, dopo avere tolto nuovamente a un eventuale ricorso l'effetto sospensivo, ha sostanzialmente confermato il proprio provvedimento, stabilendo tuttavia un grado d'invalidità complessivo del 40.75% (limitazione del 35% per la parte salariata, ponderata al 50% [grado d'invalidità parziale: 17.5%], e del 46.50% per l'ambito domestico ugualmente ponderato al 50% [grado d'invalidità parziale: 23.25%]).
B. Patrocinata dall'avv. Sergio Sciuchetti, l'assicurata si è aggravata al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, il quale ha riformato la decisione su opposizione nel senso che ha riconosciuto all'interessata il diritto a una mezza rendita d'invalidità dal 1° novembre 2005 (pronuncia del 16 aprile 2007). La Corte cantonale, statuendo per giudice unico, ha accertato un grado d'invalidità oscillante tra il 56.90% e il 54.75% (limitazione del 67.30% [al massimo], rispettivamente del 63% [al minimo] in ambito lucrativo ponderato al 50% [grado d'invalidità parziale: 33.65%, al massimo, rispettivamente 31.50% al minimo] e del 46.50% in ambito domestico ugualmente ponderato al 50% [grado d'invalidità parziale: 23.25%]).
C. L'UAI ha interposto un ricorso in materia di diritto pubblico con il quale chiede al Tribunale federale di annullare il giudizio cantonale e di confermare la propria decisione su opposizione.
Sempre rappresentata dall'avv. Sciuchetti, l'assicurata propone la reiezione del gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali non si è determinato.
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Fatti:
Fatti:
A. Dall'aprile 1990 e fino all'autunno 1999 A._ ha lavorato alle dipendenze della banca B._.
A.a Essa era stata inizialmente assunta quale collaboratrice dell'ufficio del personale e poi, dal giugno 1991, come capo del personale alle dirette dipendenze del direttore generale. A seguito dei cambiamenti intervenuti a livello di azionariato e di dirigenza della banca la sua posizione è stata in seguito progressivamente ridimensionata finché nel 1998 si è ritrovata subordinata al direttore delle risorse con funzioni di sola amministrazione del personale.
Anche la sua retribuzione ha subito dei mutamenti: dal massimo di fr. 161'808.-- raggiunto nel 1997 (suddivisi in: fr. 125'008.-- di stipendio, fr. 25'000.-- di gratifica, fr. 10'000.-- per spese di rappresentanza e fr. 1'800.-- di indennità per pasti) è stata ridotta a fr. 147'400.-- nel 1998 (fr. 130'000.-- di stipendio e spese di rappresentanza, fr. 15'000.-- di gratifica e fr. 2'400.-- di indennità per pasti) e a fr. 125'000.-- nel 1999 (comprensivi di stipendio e indennità per pasti).
A.b Con lettera del 10 marzo 1999 A._ ha domandato di essere reintegrata nel suo salario e nelle responsabilità e competenze che aveva alla fine del 1996 o, in alternativa, di essere messa nella condizione di andarsene onorevolmente.
A.c Dopo una breve trattativa, il 21 maggio 1999 la banca ha disdetto il contratto di lavoro con effetto al 31 agosto 1999, termine che a causa della malattia della dipendente ha poi prorogato al 30 ottobre 1999.
A.c Dopo una breve trattativa, il 21 maggio 1999 la banca ha disdetto il contratto di lavoro con effetto al 31 agosto 1999, termine che a causa della malattia della dipendente ha poi prorogato al 30 ottobre 1999.
B. Il 20 dicembre 1999 A._ si è rivolta alla Pretura del Distretto di Lugano, sezione 1, onde ottenere dalla banca il pagamento di fr. 185'911.--, così composti: fr. 48'978.-- quale differenza fra lo stipendio percepito nel 1996, preso come riferimento, e quello ricevuto nel periodo gennaio 1998 - ottobre 1999; fr. 14'833.-- a titolo di retribuzione del mese di novembre 1999, a suo dire ancora incluso nel rapporto di lavoro; fr. 42'100.-- quale indennità di supporto alla ricollocazione (detta outplacement) e di partenza; nonché fr. 80'000.-- quale risarcimento per disdetta abusiva. La parte convenuta ha avversato la petizione nella sua integralità.
Con sentenza del 6 dicembre 2004 il giudice adito ha accolto le richieste di A._ limitatamente a fr. 9'430.--, pari al salario del mese di novembre 1999.
Con sentenza del 6 dicembre 2004 il giudice adito ha accolto le richieste di A._ limitatamente a fr. 9'430.--, pari al salario del mese di novembre 1999.
C. In parziale accoglimento dell'appello interposto da A._, il 6 aprile 2006 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha riformato il giudizio pretorile, condannando la banca convenuta al pagamento di fr. 56'365.-- a titolo di remunerazione arretrata (comprendente indennità per pasti, spese di rappresentanza e gratifica) più fr. 50'000.-- quale indennità per licenziamento abusivo; le ulteriori pretese dell'attrice sono invece state respinte.
C. In parziale accoglimento dell'appello interposto da A._, il 6 aprile 2006 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha riformato il giudizio pretorile, condannando la banca convenuta al pagamento di fr. 56'365.-- a titolo di remunerazione arretrata (comprendente indennità per pasti, spese di rappresentanza e gratifica) più fr. 50'000.-- quale indennità per licenziamento abusivo; le ulteriori pretese dell'attrice sono invece state respinte.
D. Ambedue le parti sono insorte dinanzi al Tribunale federale con ricorso per riforma del 23 maggio 2006.
L'attrice propone la modifica della sentenza impugnata nel senso di accogliere anche la sua domanda tendente al versamento della prestazione di outplacement e dell'indennità di partenza. La convenuta postula invece la riforma della pronunzia cantonale nel senso della reiezione dell'appello e conseguente conferma delle conclusioni pretorili.
Nel proprio allegato di risposta la convenuta ha proposto di dichiarare irricevibile, rispettivamente respingere, il ricorso dell'attrice, la quale, dal canto suo, ha chiesto la reiezione del gravame della controparte.
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Fatti:
A. La A._ Spa, Milano, vende e distribuisce su licenza in Italia e nella Svizzera italiana diversi giochi da tavolo quali F._, E._ e G._ (H._). Licenziante è la B._ Inc., X._ (USA), subentrata alla C._ Inc., Beverly (USA). Il 31 gennaio 1987 quest'ultima aveva stipulato un contratto di licenza con la A._ Spa (si trattava di un accordo transattivo nell'ambito di una controversia arbitrale). Ai fini di questa procedura è sufficiente ricordare che la clausola II prevedeva che il contratto sarebbe scaduto la prima volta il 31 dicembre 2006; la scadenza si sarebbe però prorogata "automaticamente" fino al 31 dicembre 2016 se la licenziataria avesse venduto nel 2006 almeno 150'000 giochi F._ e 60'000 G._.
B. Tra le parti sorsero divergenze che sfociarono in una procedura arbitrale avviata dalla A._ Spa contro la B._ Inc. davanti alla Corte internazionale di arbitrato della Camera di Commercio Internazionale di Parigi con atto depositato il 31 luglio 2006. L'attrice chiedeva che fosse accertata la violazione di diversi obblighi contrattuali e di buona fede e che la convenuta fosse condannata ad adempiere il contratto o a risarcirle il danno patito. B._ Inc. si era opposta a queste domande e in via riconvenzionale aveva chiesto che fosse accertata la decadenza del contratto di licenza al 31 dicembre 2006 in conformità con la citata clausola II, non avendo l'attrice raggiunto le quote di vendita stabilite.
Il Tribunale arbitrale si era costituito formalmente il 16 gennaio 2007 con sede a Ginevra. Con lodo del 20 aprile 2009 - statuendo in diritto secondo la legge italiana e usando l'italiano - aveva accertato che il contratto di licenza era cessato definitivamente il 31 dicembre 2006 e respinto di conseguenza la domanda di adempimento presentata dall'attrice; aveva inoltre addebitato alla convenuta diverse inadempienze e rinviato ad altra sede la quantificazione del danno; infine aveva respinto la domanda dell'attrice di restituzione di royalties pagate in eccedenza.
C. Con istanza del 19 aprile 2010 la A._ Spa chiede al Tribunale federale la revisione del lodo arbitrale e, in via principale, la riforma dei dispositivi concernenti la decadenza del contratto di licenza e gli oneri processuali; in via subordinata domanda il rinvio della causa alla Corte internazionale di arbitrato per nuovo giudizio. Propone in entrambi i casi l'audizione di due testimoni nonché l'acquisizione della documentazione che produce e dell'incartamento della causa arbitrale.
Con risposta del 2 luglio 2010 la B._ Inc. domanda di dichiarare l'istanza inammissibile e, se così non fosse, di rinviare la causa al Tribunale arbitrale, non potendone il Tribunale federale riformare il giudizio.
Le parti hanno proceduto ad un secondo scambio di scritti.
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Fatti:
Fatti:
A. Con riferimento a X._ la Procura della Repubblica italiana presso il Tribunale di Bari, Direzione Distrettuale Antimafia, ha presentato il 23 aprile 1997 all'Autorità svizzera una richiesta di assistenza giudiziaria nell'ambito di un procedimento penale per associazione di stampo mafioso e riciclaggio di denaro proveniente dal traffico internazionale di armi e di sostanze stupefacenti nonché da estorsioni, a carico di Z._ e altri.
Mediante complemento del 16 febbraio 2001 la stessa Procura ha chiesto, per quanto qui interessa, di effettuare accertamenti bancari, limitatamente al periodo dal 30 giugno 1996 al 21 ottobre 1999, presso istituti bancari ticinesi, e di sequestrare la documentazione e i fondi riconducibili a X._.
Mediante complemento del 16 febbraio 2001 la stessa Procura ha chiesto, per quanto qui interessa, di effettuare accertamenti bancari, limitatamente al periodo dal 30 giugno 1996 al 21 ottobre 1999, presso istituti bancari ticinesi, e di sequestrare la documentazione e i fondi riconducibili a X._.
B. Con decisione di entrata in materia e di sequestro del 19 marzo 2001 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), cui l'allora Ufficio federale di polizia, ora Ufficio federale di giustizia (UFG) aveva delegato l'esecuzione della rogatoria, ha ordinato i provvedimenti chiesti dall'Italia. L'UBS SA, la Banca Raiffeisen, la BNP Paribas, tutte di Lugano, il Credit Suisse di Chiasso e di St. Moritz e il Credit Lyonnais di Lugano hanno trasmesso al MPC la documentazione delle relazioni bancarie riconducibili a X._, bloccandone i fondi.
Il MPC ha offerto al titolare del conto e all'avente diritto economico la possibilità di esprimersi sulla trasmissione. Dopo aver esaminato gli atti sequestrati e le osservazioni dell'interessato, il MPC, con decisione di chiusura del 26 novembre 2002, ha ordinato la trasmissione all'Italia dei documenti.
Il MPC ha offerto al titolare del conto e all'avente diritto economico la possibilità di esprimersi sulla trasmissione. Dopo aver esaminato gli atti sequestrati e le osservazioni dell'interessato, il MPC, con decisione di chiusura del 26 novembre 2002, ha ordinato la trasmissione all'Italia dei documenti.
C. X._ impugna questa decisione con un ricorso di diritto amministrativo del 23 dicembre 2002 al Tribunale federale. Chiede di concedere effetto sospensivo al gravame, di annullare la decisione impugnata e di rifiutare l'assistenza.
Il MPC propone di respingere, in quanto ammissibile, il ricorso. L'UFG, rinunciando a formulare osservazioni, postula la reiezione del gravame.
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Fatti:
Fatti:
A. La legge ticinese sul lavoro dell'11 novembre 1968 (Llav) disciplina agli art. 17 a 25 gli orari di apertura dei negozi. Secondo queste norme, i negozi, gli spacci e talune altre aziende devono di principio rimanere chiusi nelle domeniche e nei giorni festivi considerati ufficiali dalla legislazione cantonale (art. 20 cpv. 1 Llav). Possono rimanere aperti solo i negozi di fiorai, le pasticcerie, le edicole di giornali, gli spacci di tabacchi e le stazioni di vendita di carburante (art. 20 cpv. 2 Llav). Le norme citate disciplinano inoltre gli orari di chiusura di tali commerci ed aziende (art. 21 Llav). Questi disposti, che non liberano il datore di lavoro dall'osservanza della legislazione federale e cantonale circa la durata del lavoro e del riposo dei lavoratori (art. 19 Llav), prevedono delle deroghe che possono essere decise dal Consiglio di Stato (art. 22 Llav) oppure dal Dipartimento competente (art. 23 Llav), seguendo una specifica procedura (art. 24 Llav). Più precisamente, giusta l'art. 22 cpv. 1 Llav, il Consiglio di Stato può prolungare, per soddisfare le esigenze del movimento turistico o per facilitare il commercio nelle zone di confine e sentito l'avviso dei rispettivi Comuni, delle associazioni dei commercianti e dei lavoratori, gli orari di apertura dei negozi per determinati Comuni o per determinate zone, in deroga a quanto stabilito dagli art. 20 e 21 Llav.
Il regolamento di applicazione del 22 gennaio 1970 della legge cantonale sul lavoro (Rlav) definisce, al Capitolo II, le zone turistiche e di confine nonché regolamenta le deroghe agli orari di apertura. In proposito l'art. 8 lett. g Rlav stabilisce che nel periodo turistico, compreso tra il Sabato Santo e la seconda domenica di ottobre, in deroga a quanto stabilito dagli articoli 20 e 21 della legge cantonale, è ammessa per il panettiere un'apertura prolungata la domenica e nei giorni festivi ufficiali fino alle ore 12.00. Da parte sua l'art. 10 lett. f Rlav prevede che nelle zone di confine, in deroga a quanto stabilito dagli articoli 20 e 21 della legge cantonale, per i negozi di abbigliamento, maglieria, calzature, pelletteria, biancheria e lingeria, accessori, profumeria e cosmetici, orologeria e bigiotteria, cristalleria, casalinghi, articoli ricordo, articoli fotografici e ottici, apparecchi radio, televisione, audio e video, dischi e videocassette, articoli sportivi, giocattoli, libri e cartoleria, l'apertura è ammessa fino alle ore 19.00 nei giorni feriali, rispettivamente dalle ore 09.00 alle ore 19.00 nelle domeniche e nei giorni festivi ufficiali, in base ad autorizzazione rilasciata dal Dipartimento delle finanze e dell'economia su esplicita richiesta e a determinate condizioni.
Il regolamento di applicazione del 22 gennaio 1970 della legge cantonale sul lavoro (Rlav) definisce, al Capitolo II, le zone turistiche e di confine nonché regolamenta le deroghe agli orari di apertura. In proposito l'art. 8 lett. g Rlav stabilisce che nel periodo turistico, compreso tra il Sabato Santo e la seconda domenica di ottobre, in deroga a quanto stabilito dagli articoli 20 e 21 della legge cantonale, è ammessa per il panettiere un'apertura prolungata la domenica e nei giorni festivi ufficiali fino alle ore 12.00. Da parte sua l'art. 10 lett. f Rlav prevede che nelle zone di confine, in deroga a quanto stabilito dagli articoli 20 e 21 della legge cantonale, per i negozi di abbigliamento, maglieria, calzature, pelletteria, biancheria e lingeria, accessori, profumeria e cosmetici, orologeria e bigiotteria, cristalleria, casalinghi, articoli ricordo, articoli fotografici e ottici, apparecchi radio, televisione, audio e video, dischi e videocassette, articoli sportivi, giocattoli, libri e cartoleria, l'apertura è ammessa fino alle ore 19.00 nei giorni feriali, rispettivamente dalle ore 09.00 alle ore 19.00 nelle domeniche e nei giorni festivi ufficiali, in base ad autorizzazione rilasciata dal Dipartimento delle finanze e dell'economia su esplicita richiesta e a determinate condizioni.
B. Il 7 dicembre 2004 il Consiglio di Stato ha modificato, tra l'altro, l'art. 9 e il Capitolo II Rlav. Il nuovo art. 9 Rlav prevede che sono considerate zone di confine, secondo l'art. 22 della legge cantonale, i comuni di Borgone, Brissago, Caviano, Indemini, Monteggio, Ponte Tresa, Mendrisio, Coldrerio, Genestrerio, Balerna, Castel San Pietro, Chiasso, Morbio Inferiore, Caneggio, Cabbio, Vacallo, Sagno, Morbio Superiore, Bruzella, Muggio, Stabio, Novazzano, Ligornetto, Riva San Vitale, Meride, Arzo, Besazio, Tremona, Rancate, Capolago, Arogno, Brusino Arsizio e Lugano. Per quanto riguarda il Capitolo II è stato invece deciso che le modifiche degli art. 8 lett. f e 10 lett. f Rlav (emanate nel 1996) assumevano carattere definitivo.
Con tale modifica il Consiglio di Stato ha, tra l'altro, incluso nell'elenco dei Comuni considerati come zone di confine Lugano, ciò per tener conto del fatto che in seguito all'aggregazione avvenuta con la creazione della Nuova Lugano, la zona di Gandria - che prima dell'aggregazione costituiva un Comune a sé inserito nell'elenco di cui all'art. 9 Rlav - faceva ora parte del menzionato nuovo Comune.
Con tale modifica il Consiglio di Stato ha, tra l'altro, incluso nell'elenco dei Comuni considerati come zone di confine Lugano, ciò per tener conto del fatto che in seguito all'aggregazione avvenuta con la creazione della Nuova Lugano, la zona di Gandria - che prima dell'aggregazione costituiva un Comune a sé inserito nell'elenco di cui all'art. 9 Rlav - faceva ora parte del menzionato nuovo Comune.
C. Il 24 gennaio 2005 il Sindacato X._, rappresentato da Y._, ha proposto dinanzi al Tribunale federale un ricorso di diritto pubblico, con cui chiede che gli art. da 7 a 10 Rlav siano abrogati e che vengano annullate le modifiche introdotte mediante il decreto querelato. Adduce, in sintesi, una violazione dei principi della separazione dei poteri e della legalità (art. 3, 5, 47 e 51 Cost.) così come del divieto dell'arbitrio (<ref-law>).
Chiamato ad esprimersi il Consiglio di Stato ha proposto di respingere il gravame in ordine e nel merito. Nel completamento al ricorso del 6 aprile 2005 il ricorrente si è confermato nelle sue richieste. Il Governo ticinese ha rinunciato a presentare una duplica.
Chiamato ad esprimersi il Consiglio di Stato ha proposto di respingere il gravame in ordine e nel merito. Nel completamento al ricorso del 6 aprile 2005 il ricorrente si è confermato nelle sue richieste. Il Governo ticinese ha rinunciato a presentare una duplica.
D. Con decreto presidenziale dell'8 febbraio 2005 è stata respinta l'istanza con cui è stato chiesto il conferimento dell'effetto sospensivo al ricorso.
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Fatti:
A.
Il 5 febbraio 2019 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria nell'ambito di un procedimento penale avviato nei confronti di A._ e altri per titolo di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta e altri reati. Preso atto che anche il Ministero pubblico ticinese conduce un procedimento penale nei confronti di A._ e altre persone per i reati di riciclaggio di denaro e falsità in documenti, potenzialmente collegati con l'inchiesta italiana, l'autorità rogante chiede di trasmetterle ogni atto o documento, compresi i verbali di perquisizione, di dichiarazioni di indagati e determinata documentazione bancaria.
B.
Con decisione di entrata in materia e di chiusura del 17 marzo 2021, il Ministero pubblico ticinese ha trasmesso all'autorità estera la documentazione richiesta. Adito da A._, con sentenza del 16 giugno 2021 la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (CRP) ne ha respinto il ricorso in quanto ammissibile.
C.
Avverso questa sentenza A._ presenta un ricorso al Tribunale federale. Chiede, in via principale, di annullarla riguardo alla trasmissione dei tre verbali istruttori del 5, 7 e 8 febbraio 2019 e della documentazione bancaria, in via subordinata, di ordinare al Ministero pubblico di completare la sua decisione indicando che la clausola di specialità deve applicarsi anche alla documentazione precedentemente trasmessa con la rogatoria attiva del 21 gennaio 2019.
Non è stato ordinato uno scambio di scritti, ma è stato richiamato l'incarto della CRP.
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Fatti:
Fatti:
A. Il 24 febbraio 2006 la Sezione della circolazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino infliggeva a A._ una multa di fr. 370.--, oltre alla tassa di giustizia e alle spese, perché il 20 novembre 2005, in territorio di Giubiasco, alla guida del veicolo targato xxx, non osservava una segnalazione semaforica indicante "fermata" (luce rossa), usava un telefono senza il dispositivo "mani libere" e, inoltre, non aveva con sé il documento inerente i gas di scarico.
A. Il 24 febbraio 2006 la Sezione della circolazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino infliggeva a A._ una multa di fr. 370.--, oltre alla tassa di giustizia e alle spese, perché il 20 novembre 2005, in territorio di Giubiasco, alla guida del veicolo targato xxx, non osservava una segnalazione semaforica indicante "fermata" (luce rossa), usava un telefono senza il dispositivo "mani libere" e, inoltre, non aveva con sé il documento inerente i gas di scarico.
B. Contro questa decisione, A._ ricorreva dinanzi alla Pretura penale di Bellinzona. Egli chiedeva, limitatamente all'infrazione di inosservanza della segnalazione semaforica, l'annullamento della decisione impugnata con conseguente riduzione della multa. Con sentenza del 23 gennaio 2007, il Presidente della Pretura penale respingeva il ricorso di A._ e confermava la decisione impugnata.
B. Contro questa decisione, A._ ricorreva dinanzi alla Pretura penale di Bellinzona. Egli chiedeva, limitatamente all'infrazione di inosservanza della segnalazione semaforica, l'annullamento della decisione impugnata con conseguente riduzione della multa. Con sentenza del 23 gennaio 2007, il Presidente della Pretura penale respingeva il ricorso di A._ e confermava la decisione impugnata.
C. Postulando l'annullamento della decisione dell'ultima istanza cantonale, A._ insorge dinanzi al Tribunale federale con un ricorso in materia costituzionale che, con lettera del 22 febbraio 2007, chiede sia esaminato anche come ricorso in materia penale ai sensi degli art. 78 e segg. LTF.
C. Postulando l'annullamento della decisione dell'ultima istanza cantonale, A._ insorge dinanzi al Tribunale federale con un ricorso in materia costituzionale che, con lettera del 22 febbraio 2007, chiede sia esaminato anche come ricorso in materia penale ai sensi degli art. 78 e segg. LTF.
D. Non sono state richieste osservazioni al gravame.
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Fatti:
A.
Il 20 gennaio 1981 il Municipio di X._, previa autorizzazione cantonale, ha rilasciato a E.A._ la licenza edilizia per riattare, ampliare con un piccolo vano e trasformare in abitazione secondaria una stalla, sita fuori della zona edificabile, di proprietà dei figli A.A._, B.A._, C.A._ e D.A._. Il 30 marzo 1985 ha rilasciato una licenza edilizia a posteriori per alcune varianti, non realizzate secondo i piani approvati. Il 22 settembre e il 18 novembre 1998, il Municipio ha concesso due permessi per addossare all'abitazione un locale ripostiglio e aggiungervi una finestra. Il primo prevedeva inoltre la costruzione di un piccolo muro in pietra a fianco del ripostiglio. Al suo posto ne è stato realizzato uno con una conformazione diversa, più alto e più esteso, nel quale è stata ricavata tra l'altro anche una legnaia.
Sul fronte opposto, a est, è stato eretto un muro alto fino a m 1.50, con nicchie ad uso grill e deposito, sopra cui è stata realizzata una staccionata di legno; mentre più a est, sul fondo vicino, è stata posata una canaletta. Verso valle è stato costruito un muro di sostegno. Il padre dei proprietari ha comunicato al Municipio, per la prima volta il 26 agosto 1999, l'esistenza di queste opere: la relativa domanda di costruzione a posteriori è stata respinta il 26 aprile 2000.
B.
Il 23 giugno 2009 il Municipio ha accertato la realizzazione di diversi interventi non autorizzati o in contrasto con i permessi rilasciati, in particolare i muretti esterni con diverse nicchie a uso grill e deposito. Il 7 febbraio 2011 esso ha negato un permesso a posteriori per questi muri, provvedimento confermato il 12 ottobre 2011 dal Consiglio di Stato. Il 15 marzo 2012 ha poi ordinato la demolizione del muro di sostegno nord-est con nicchie a uso grill/deposito, decisione condivisa dal Governo cantonale. Con giudizio dell'11 novembre 2013 il Tribunale cantonale amministrativo ha respinto un ricorso dei proprietari.
C.
Avverso questa decisione A.A._, B.A._, C.A._ e D.A._ presentano un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiedono di annullare la decisione della Corte cantonale, quella governativa, nonché quella municipale del 15 marzo 2012 limitatamente alla demolizione del muro di sostegno a nord-est con nicchie a uso grill/deposito.
Non sono state chieste osservazioni al ricorso, ma è stato richiamato l'incarto cantonale.
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Fatti:
Fatti:
A. Il dr. A._, medico specialista FMH in psichiatria e psicoterapia, insegna o ha insegnato presso diverse istituzioni ed università, la maggior parte italiane, dove assume o ha assunto incarichi d'insegnamento a tempo parziale, in prevalenza limitati nel tempo. In particolare è o è stato professore a contratto presso università italiane; trattasi di un incarico annuale di alcune ore d'insegnamento, rinnovabile per sei anni al massimo. Egli è stato, tra l'altro, professore a contratto per l'anno accademico 2004/2005 presso l'Università degli Studi di Milano - Bicocca, Facoltà di sociologia, così come presso l'Università degli Studi di Ferrara, Scuola di specializzazione in medicina legale, dove ha avuto un incarico di dieci ore d'insegnamento. Egli è altresì intervenuto, dalle ore 09.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 del sabato 9 ottobre 2004, nell'ambito di un corso di perfezionamento di psicopatologia delle condotte criminali tenutosi dal mese di marzo al mese di dicembre 2004 presso l'Università degli Studi di Parma, Dipartimento di psicologia, Sezione di psicologia investigativa e psicopatologia delle condotte criminali.
A. Il dr. A._, medico specialista FMH in psichiatria e psicoterapia, insegna o ha insegnato presso diverse istituzioni ed università, la maggior parte italiane, dove assume o ha assunto incarichi d'insegnamento a tempo parziale, in prevalenza limitati nel tempo. In particolare è o è stato professore a contratto presso università italiane; trattasi di un incarico annuale di alcune ore d'insegnamento, rinnovabile per sei anni al massimo. Egli è stato, tra l'altro, professore a contratto per l'anno accademico 2004/2005 presso l'Università degli Studi di Milano - Bicocca, Facoltà di sociologia, così come presso l'Università degli Studi di Ferrara, Scuola di specializzazione in medicina legale, dove ha avuto un incarico di dieci ore d'insegnamento. Egli è altresì intervenuto, dalle ore 09.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 del sabato 9 ottobre 2004, nell'ambito di un corso di perfezionamento di psicopatologia delle condotte criminali tenutosi dal mese di marzo al mese di dicembre 2004 presso l'Università degli Studi di Parma, Dipartimento di psicologia, Sezione di psicologia investigativa e psicopatologia delle condotte criminali.
B. Con istanza del 12 novembre 2002, completata poi a più riprese, il dr. A._ ha chiesto al Dipartimento della sanità e della socialità del Cantone Ticino di accertare che era autorizzato a portare il titolo di "professore" da anteporre al grado accademico di dottore in medicina seguito dalla specifica dicitura per esteso riguardo l'ambito della docenza stessa.
Il Dipartimento ha respinto l'istanza con decisione del 16 settembre 2004, la quale è stata confermata su ricorso dapprima dal Consiglio di Stato ticinese, l'11 gennaio 2005, e poi dal Tribunale amministrativo cantonale, con sentenza del 12 luglio 2005.
Richiamato l'art. 70 della legge ticinese del 18 aprile 1989 sulla promozione della salute e il coordinamento sanitario (Legge sanitaria; LSan) - il cui primo capoverso sancisce che "la pubblicità relativa alle attività degli operatori sanitari dev'essere fatta in modo corretto e misurato; essa ha per scopo un'oggettiva informazione dell'utenza. Pertanto è vietato l'uso di denominazioni e diciture suscettibili di trarre in inganno il pubblico" e il secondo che "l'indicazione delle specialità FMH, FVH e SSO è autorizzata d'ufficio. La menzione di diplomi di istituti privati, di titoli di specialista o di titoli accademici esteri deve essere autorizzata dal Dipartimento" - così come l'art. 21 del Codice deontologico della Federazione dei medici svizzeri (FMH), i giudici ticinesi hanno osservato che un medico poteva prevalersi del titolo di professore anteposto al proprio nome solamente se il titolo accademico straniero equivaleva a quello svizzero nel suo insieme (l'indicazione del luogo di provenienza essendo apposta dopo il nome). Inoltre detto titolo poteva essere portato soltanto durante l'esercizio effettivo dell'attività didattica; cessata quest'ultima, il titolo poteva essere ulteriormente portato unicamente con la precisazione "già professore (...)". Nella fattispecie concreta, il Tribunale amministrativo ha respinto la richiesta dell'insorgente di potersi qualificare "Prof. dr. med. A._, docente di criminologia psicopatologica alla Facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Ferrara". Costui infatti aveva svolto l'attività di professore a contratto, la quale era integrativa di quella ufficiale impartita nella citata Facoltà ed era finalizzata ad acquisire significative esperienze teorico-pratiche di tipo specialistico provenienti dal mondo extra universitario. Orbene, questa funzione, oltre ad essere sconosciuta in Svizzera, si differenziava dall'unica autorizzata a portare il titolo di professore universitario in medicina, quella di professore ordinario o straordinario, ossia il docente che, rispondendo a particolari requisiti di legge, aveva formalmente conseguito l'abilitazione ad insegnare in un ateneo svizzero o estero riconosciuto equivalente. Secondo la Corte cantonale, il professore a contratto si apparentava piuttosto alla categoria dei liberi docenti ("Privatdozent") e degli incaricati di corsi ("Lehrbeauftragte; chargés de cours"), i quali tuttavia non potevano beneficiare della menzionata prerogativa. Il dr. A._ non poteva quindi essere autorizzato a portare il titolo di professore anteposto a quello di dottore in medicina e al proprio nome, poiché poteva indurre in errore il pubblico. All'interessato era tuttavia permesso fare uso dell'indicazione "professore a contratto presso la Scuola di specializzazione in medicina legale della Facoltà di medicina dell'Università di Ferrara per l'anno accademico 2004/2005" posposta al titolo di dottore in medicina, al nome e alla specializzazione.
Richiamato l'art. 70 della legge ticinese del 18 aprile 1989 sulla promozione della salute e il coordinamento sanitario (Legge sanitaria; LSan) - il cui primo capoverso sancisce che "la pubblicità relativa alle attività degli operatori sanitari dev'essere fatta in modo corretto e misurato; essa ha per scopo un'oggettiva informazione dell'utenza. Pertanto è vietato l'uso di denominazioni e diciture suscettibili di trarre in inganno il pubblico" e il secondo che "l'indicazione delle specialità FMH, FVH e SSO è autorizzata d'ufficio. La menzione di diplomi di istituti privati, di titoli di specialista o di titoli accademici esteri deve essere autorizzata dal Dipartimento" - così come l'art. 21 del Codice deontologico della Federazione dei medici svizzeri (FMH), i giudici ticinesi hanno osservato che un medico poteva prevalersi del titolo di professore anteposto al proprio nome solamente se il titolo accademico straniero equivaleva a quello svizzero nel suo insieme (l'indicazione del luogo di provenienza essendo apposta dopo il nome). Inoltre detto titolo poteva essere portato soltanto durante l'esercizio effettivo dell'attività didattica; cessata quest'ultima, il titolo poteva essere ulteriormente portato unicamente con la precisazione "già professore (...)". Nella fattispecie concreta, il Tribunale amministrativo ha respinto la richiesta dell'insorgente di potersi qualificare "Prof. dr. med. A._, docente di criminologia psicopatologica alla Facoltà di medicina dell'Università degli Studi di Ferrara". Costui infatti aveva svolto l'attività di professore a contratto, la quale era integrativa di quella ufficiale impartita nella citata Facoltà ed era finalizzata ad acquisire significative esperienze teorico-pratiche di tipo specialistico provenienti dal mondo extra universitario. Orbene, questa funzione, oltre ad essere sconosciuta in Svizzera, si differenziava dall'unica autorizzata a portare il titolo di professore universitario in medicina, quella di professore ordinario o straordinario, ossia il docente che, rispondendo a particolari requisiti di legge, aveva formalmente conseguito l'abilitazione ad insegnare in un ateneo svizzero o estero riconosciuto equivalente. Secondo la Corte cantonale, il professore a contratto si apparentava piuttosto alla categoria dei liberi docenti ("Privatdozent") e degli incaricati di corsi ("Lehrbeauftragte; chargés de cours"), i quali tuttavia non potevano beneficiare della menzionata prerogativa. Il dr. A._ non poteva quindi essere autorizzato a portare il titolo di professore anteposto a quello di dottore in medicina e al proprio nome, poiché poteva indurre in errore il pubblico. All'interessato era tuttavia permesso fare uso dell'indicazione "professore a contratto presso la Scuola di specializzazione in medicina legale della Facoltà di medicina dell'Università di Ferrara per l'anno accademico 2004/2005" posposta al titolo di dottore in medicina, al nome e alla specializzazione.
C. Il 30 agosto 2005 il dr. A._ ha esperito dinanzi al Tribunale federale un ricorso di diritto pubblico, con cui chiede che la sentenza cantonale sia annullata e che egli sia autorizzato, con effetto retroattivo al momento della segnalazione, a portare il titolo di "professore". Lamenta, in sostanza, la violazione del principio della libertà economica (<ref-law>) e di quello della legalità (<ref-law>) nonché del divieto dell'arbitrio.
Chiamato ad esprimersi, il Consiglio di Stato non ha presentato osservazioni e si è rimesso al giudizio di questa Corte. Da parte sua il Tribunale amministrativo si è limitato a chiedere la conferma della sentenza impugnata.
Il 13 dicembre 2005 il ricorrente ha inviato al Tribunale federale una replica alla quale erano allegati vari documenti.
Il 13 dicembre 2005 il ricorrente ha inviato al Tribunale federale una replica alla quale erano allegati vari documenti.
D. Con decreto dell'11 ottobre 2005 il Giudice presidente della II Corte di diritto pubblico ha respinto l'istanza di conferimento dell'effetto sospensivo, rispettivamente di provvedimenti cautelari contenuta nel ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. Con precetto esecutivo del novembre 2001 spiccato dall'Ufficio di esecuzione di Lugano, F._ ha escusso R._ per l'incasso di complessivi fr. 16'805,70. Il creditore ha fondato la propria pretesa su una sentenza del 13 febbraio 2001 emanata dal Tribunale di Como. L'opposizione interposta dal debitore al precetto esecutivo è stata rigettata il 12 febbraio 2002 dalla segretaria assessore della Pretura di Lugano limitatamente a fr. 10'678,70. Tale importo si compone dell'ammontare per il quale è stata accolta la domanda riconvenzionale del procedente e delle spese indicate nella sentenza italiana.
A. Con precetto esecutivo del novembre 2001 spiccato dall'Ufficio di esecuzione di Lugano, F._ ha escusso R._ per l'incasso di complessivi fr. 16'805,70. Il creditore ha fondato la propria pretesa su una sentenza del 13 febbraio 2001 emanata dal Tribunale di Como. L'opposizione interposta dal debitore al precetto esecutivo è stata rigettata il 12 febbraio 2002 dalla segretaria assessore della Pretura di Lugano limitatamente a fr. 10'678,70. Tale importo si compone dell'ammontare per il quale è stata accolta la domanda riconvenzionale del procedente e delle spese indicate nella sentenza italiana.
B. Il 12 giugno 2002 la Camera di esecuzione e fallimenti del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha respinto un'appellazione introdotta da R._. I Giudici cantonali hanno rilevato che né la Convenzione di Lugano (CL) né il Codice di procedura civile (CPC) ticinese impediscono al creditore di ricorrere alla procedura abituale di rigetto definitivo dell'opposizione, nell'ambito della quale il giudice procede in via preliminare al riconoscimento della sentenza estera. L'esecutività di quest'ultima, essendo una questione pregiudiziale da esaminare d'ufficio, non necessita né di un petitum né di essere menzionata nel dispositivo della decisione di rigetto dell'opposizione. Infine, nemmeno la mancata crescita in giudicato della sentenza italiana impedisce una sua esecuzione.
B. Il 12 giugno 2002 la Camera di esecuzione e fallimenti del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha respinto un'appellazione introdotta da R._. I Giudici cantonali hanno rilevato che né la Convenzione di Lugano (CL) né il Codice di procedura civile (CPC) ticinese impediscono al creditore di ricorrere alla procedura abituale di rigetto definitivo dell'opposizione, nell'ambito della quale il giudice procede in via preliminare al riconoscimento della sentenza estera. L'esecutività di quest'ultima, essendo una questione pregiudiziale da esaminare d'ufficio, non necessita né di un petitum né di essere menzionata nel dispositivo della decisione di rigetto dell'opposizione. Infine, nemmeno la mancata crescita in giudicato della sentenza italiana impedisce una sua esecuzione.
C. Con ricorso di diritto pubblico del 10 agosto 2002 R._ postula l'annullamento sia della decisione di appello che di quella di prima istanza. Narrati i fatti afferma che, per il riconoscimento di decisioni di pagamento in denaro sottoposte alla Convenzione di Lugano, il legislatore cantonale ha previsto una specifica normativa, la quale esclude la possibilità di semplicemente inoltrare un'istanza di rigetto definitivo dell'opposizione interposta al precetto esecutivo. Il creditore deve pertanto presentare una specifica domanda di exequatur su cui il giudice deve pronunciarsi nel dispositivo del proprio giudizio. La contraria soluzione della Corte cantonale impedisce alla controparte di interporre un'opposizione ai sensi dell'art. 36 CL e di chiedere la sospensione del procedimento conformemente all'art. 38 CL.
Non è stata chiesta una risposta al ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. Il 31 agosto 2001 l'impresa di costruzioni A._ S.A. ha chiesto ed ottenuto - in via supercautelare - dal Pretore del distretto di Lugano l'iscrizione provvisoria di un'ipoteca legale degli artigiani ed imprenditori per l'importo di fr. 25'634.--, oltre interessi, sulla proprietà per piani , intestata a B._. Dopo l'udienza di discussione, il Pretore ha, con decreto cautelare del 16 ottobre 2001, confermato l'iscrizione provvisoria e impartito all'istante un termine di 60 giorni per inoltrare l'azione tendente all'iscrizione definitiva dell'ipoteca legale.
A. Il 31 agosto 2001 l'impresa di costruzioni A._ S.A. ha chiesto ed ottenuto - in via supercautelare - dal Pretore del distretto di Lugano l'iscrizione provvisoria di un'ipoteca legale degli artigiani ed imprenditori per l'importo di fr. 25'634.--, oltre interessi, sulla proprietà per piani , intestata a B._. Dopo l'udienza di discussione, il Pretore ha, con decreto cautelare del 16 ottobre 2001, confermato l'iscrizione provvisoria e impartito all'istante un termine di 60 giorni per inoltrare l'azione tendente all'iscrizione definitiva dell'ipoteca legale.
B. Il 9 luglio 2002, in accoglimento di un rimedio inoltrato da B._, la I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha respinto l'istanza e ha invitato l'Ufficiale del registro fondiario a cancellare, 15 giorni dopo la ricezione della sentenza, l'ipoteca legale iscritta a favore della A._ S.A. I giudici cantonali hanno indicato che l'istante non ha reso verosimile di aver ossequiato il termine di cui all'<ref-law>, provvedendo a far iscrivere l'ipoteca legale entro tre mesi dal compimento dei lavori. L'impresa si è infatti limitata a produrre bollettini di lavoro giornalieri stesi dagli operai, che sono semplici scritture private senza valore probatorio.
B. Il 9 luglio 2002, in accoglimento di un rimedio inoltrato da B._, la I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha respinto l'istanza e ha invitato l'Ufficiale del registro fondiario a cancellare, 15 giorni dopo la ricezione della sentenza, l'ipoteca legale iscritta a favore della A._ S.A. I giudici cantonali hanno indicato che l'istante non ha reso verosimile di aver ossequiato il termine di cui all'<ref-law>, provvedendo a far iscrivere l'ipoteca legale entro tre mesi dal compimento dei lavori. L'impresa si è infatti limitata a produrre bollettini di lavoro giornalieri stesi dagli operai, che sono semplici scritture private senza valore probatorio.
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Fatti:
Fatti:
A. Negli anni Novanta il cittadino italiano C._ ha chiesto al suo fiduciario in Svizzera B._ d'indicargli delle società svizzere alle quali intestare fiduciariamente le sue partecipazioni azionarie nella X._ S.p.A. di Milano. Donde la stipulazione di vari contratti fiduciari con Y._ SA e Z._ AG, entrambe con sede a Zugo.
C._ ha successivamente ceduto le predette partecipazioni alla moglie A._, la quale il 25 gennaio 1996 ha a sua volta stipulato due contratti fiduciari con le medesime società.
Il 18 novembre 1996 Y._ SA e Z._ AG hanno venduto le azioni detenute fiduciariamente per A._. La liberazione del prezzo complessivo di Lit 3'219'996'000, depositato presso un notaio, è stata subordinata all'adempimento di varie condizioni. La somma effettivamente pagata dall'acquirente in esecuzione di un "contratto di transazione " datato 10 marzo 1997 è stata, per finire, di Lit 630'000'000.
Il 18 novembre 1996 Y._ SA e Z._ AG hanno venduto le azioni detenute fiduciariamente per A._. La liberazione del prezzo complessivo di Lit 3'219'996'000, depositato presso un notaio, è stata subordinata all'adempimento di varie condizioni. La somma effettivamente pagata dall'acquirente in esecuzione di un "contratto di transazione " datato 10 marzo 1997 è stata, per finire, di Lit 630'000'000.
B. Rimproverandogli di avere gestito male l'intera operazione di vendita, di avere modificato a suo sfavore i contratti originari di compravendita e di aver accordato delle riduzioni ingiustificate sui prezzi pattuiti, il 1° marzo 1999 A._ ha convenuto B._ direttamente dinanzi al Tribunale d'appello onde ottenere il pagamento di fr. 768'765.--, aumentati a fr. 1'590'265.-- nelle conclusioni.
La II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha integralmente respinto la petizione il 4 dicembre 2003.
La II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha integralmente respinto la petizione il 4 dicembre 2003.
C. Contro questa sentenza A._ è insorta dinanzi al Tribunale federale, il 27 gennaio 2004, sia con ricorso di diritto pubblico che con ricorso per riforma.
Con il secondo rimedio, fondato sulla violazione di varie norme del diritto federale, essa postula la riforma della pronunzia impugnata e la condanna del convenuto al pagamento di fr. 1'179'515.--; formula inoltre tre subordinate per importi ridotti.
Nella risposta 1° aprile 2004 B._ ha proposto la reiezione del gravame in quanto ammissibile.
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5770ee95-1037-4c9b-9f92-4b676d60d258
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Fatti:
A.
Con decisione del 21 agosto 2017 la Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP) ha dichiarato irricevibile, per carenza di legittimazione, un reclamo presentato da A._ quale denunciante. Mediante sentenza 1B_432/2017, del 21 dicembre 2017, il Tribunale federale ha respinto in quanto ammissibile un ricorso sottopostogli dall'interessato.
B.
Avverso questo giudizio il 2 luglio 2018 A._ ha inoltrato uno scritto al Tribunale federale nel quale esprimeva "dubbi" su questa sentenza. Invitato a indicare se si trattasse di un'istanza di revisione, in data 31 luglio 2018 egli lo ha completato e ampliato con un unico allegato, definendolo come domanda di revisione e segnalazione al Consiglio della magistratura ticinese contro l'operato della polizia, del Ministero pubblico e della CRP, per non aver asseritamente evaso le sue denunce, senza formulare precise conclusioni.
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b21e1323-cfc2-4ac0-8b41-2f4e74c6a626
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Fatti:
Fatti:
A. Il 14 dicembre 2000 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ha presentato al Ministero pubblico del Cantone Ticino una richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale, completata il 15 gennaio 2001. Essendo stato avviato un procedimento penale per associazione a delinquere, truffa e appropriazione indebita nei confronti di F._ e altri sette prevenuti, l'Autorità italiana chiedeva di acquisire la documentazione su eventuali conti bancari collegati ai prevenuti e di sequestrarne gli averi, tra l'altro presso il banco G._, in particolare, riguardo al conto xxx, sul quale sarebbe confluito il provento dei sospettati reati.
A. Il 14 dicembre 2000 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ha presentato al Ministero pubblico del Cantone Ticino una richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale, completata il 15 gennaio 2001. Essendo stato avviato un procedimento penale per associazione a delinquere, truffa e appropriazione indebita nei confronti di F._ e altri sette prevenuti, l'Autorità italiana chiedeva di acquisire la documentazione su eventuali conti bancari collegati ai prevenuti e di sequestrarne gli averi, tra l'altro presso il banco G._, in particolare, riguardo al conto xxx, sul quale sarebbe confluito il provento dei sospettati reati.
B. Con decisione del 18 dicembre 2000, integrata l'11 gennaio 2001, il Procuratore pubblico del Cantone Ticino (PP) ha ammesso la domanda di assistenza limitatamente ai reati di truffa e appropriazione indebita, ordinando l'esecuzione delle misure richieste. Il PP, in accoglimento di una domanda complementare del 18 giugno 2001, aveva ordinato altresì l'audizione, quale testimone e alla presenza di magistrati esteri, di un funzionario del banco G._. Il 19 dicembre 2001 il Tribunale federale ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da cinque società interessate da questa misura contro una decisione della Camera dei ricorsi penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino (CRP), che la confermava (causa 1A.186/2001).
B. Con decisione del 18 dicembre 2000, integrata l'11 gennaio 2001, il Procuratore pubblico del Cantone Ticino (PP) ha ammesso la domanda di assistenza limitatamente ai reati di truffa e appropriazione indebita, ordinando l'esecuzione delle misure richieste. Il PP, in accoglimento di una domanda complementare del 18 giugno 2001, aveva ordinato altresì l'audizione, quale testimone e alla presenza di magistrati esteri, di un funzionario del banco G._. Il 19 dicembre 2001 il Tribunale federale ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato da cinque società interessate da questa misura contro una decisione della Camera dei ricorsi penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino (CRP), che la confermava (causa 1A.186/2001).
C. Mediante decisione di chiusura del 23 gennaio 2001 il PP ha ordinato la trasmissione all'Autorità richiedente della documentazione prodotta dal banco G._. Questa decisione è stata confermata il 31 ottobre 2001 dalla CRP.
C. Mediante decisione di chiusura del 23 gennaio 2001 il PP ha ordinato la trasmissione all'Autorità richiedente della documentazione prodotta dal banco G._. Questa decisione è stata confermata il 31 ottobre 2001 dalla CRP.
D. La A._ presenta contro questo giudizio un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiede, in via principale, di annullarlo; in via subordinata, di annullarlo e di rinviare l'incarto alla CRP, rispettivamente al PP, al fine di procedere, in presenza di un suo rappresentante, alla cernita della documentazione bancaria; in via ancora più subordinata postula di annullare la contestata pronunzia e di modificarla nel senso di non autorizzare la trasmissione di atti anteriori al 29 marzo 1999.
D. La A._ presenta contro questo giudizio un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiede, in via principale, di annullarlo; in via subordinata, di annullarlo e di rinviare l'incarto alla CRP, rispettivamente al PP, al fine di procedere, in presenza di un suo rappresentante, alla cernita della documentazione bancaria; in via ancora più subordinata postula di annullare la contestata pronunzia e di modificarla nel senso di non autorizzare la trasmissione di atti anteriori al 29 marzo 1999.
E. Il PP e l'Ufficio federale di giustizia, entrambi senza formulare particolari osservazioni, propongono di respingere il ricorso. La Corte cantonale si rimette al giudizio del Tribunale federale.
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fac70424-3913-4607-842d-23fda1d5bf31
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Fatti:
A.
Il 4 luglio 2008 A._ ha incaricato B._ di vendere la sua proprietà immobiliare denominata X._, costituita di sette fondi nel Comune di Lugano, promettendogli una provvigione del 3 %. Il 19 settembre 2012 ella ha concesso al mediatore un diritto di compera gratuito su cinque di questi fondi, esercitabile al prezzo di fr. 102'000'000.--. Con contratto del 27 novembre 2014 ha poi venduto l'intera proprietà X._ alla C._ SA, di proprietà della famiglia D._, per il prezzo di fr. 87'500'000.--.
B.
Il 16 marzo 2015 B._ ha promosso azione davanti alla Pretura di Lugano chiedendo che A._ fosse condannata a pagargli la mercede di mediazione di fr. 2'625'000.--, ossia il 3 % del prezzo di vendita. La convenuta si è opposta interamente all'azione.
Il Pretore ha accolto la petizione con decisione del 26 aprile 2018. Il successivo appello della convenuta è stato respinto, nella misura in cui era ricevibile, il 12 novembre 2019 dalla II Camera civile del Tribunale di appello ticinese.
C.
A._ insorge davanti al Tribunale federale con ricorso in materia civile del 16 dicembre 2019; chiede, oltre alla concessione dell'effetto sospensivo, che sia annullata la sentenza cantonale e che sia respinta la petizione di B._. Questi, con risposta dell'11 febbraio 2020, propone la reiezione della domanda cautelare o, in subordine, di concedere l'effetto sospensivo dietro prestazione di garanzie; nel merito chiede che il ricorso sia respinto nella misura in cui fosse ricevibile.
La ricorrente ha replicato il 27 febbraio 2020. L'opponente ha preso nuovamente posizione il 13 marzo 2020. L'autorità cantonale non si è pronunciata
L'effetto sospensivo è stato rifiutato con decreto presidenziale del 4marzo 2020.
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653cd8df-8351-40d5-8208-d72157504695
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Fatti:
A.
Il 14 maggio 2018 il Ministero pubblico federale brasiliano ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria nell'ambito di un procedimento penale avviato nei confronti di B._ e C._ per i reati di corruzione attiva, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale. Il procedimento si inserisce in una vasta inchiesta relativa a un'associazione criminale dedita alla corruzione, attiva nel quadro dell'aggiudicazione di appalti pubblici da parte della società parastatale brasiliana D._ a diverse imprese, tra le quali il gruppo E._. L'autorità estera ha chiesto il sequestro di un conto presso la banca N._SA di Lugano, intestato a M._Ltd., del quale B._ è stato l'avente diritto economico.
B.
Con decisione di chiusura del 28 ottobre 2019, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha ordinato la trasmissione alle autorità brasiliane della documentazione del conto. Adita dall'interessata, con sentenza del 28 aprile 2020 la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (CRP), respinta la domanda di sospensione e altre richieste, ne ha respinto in quanto ammissibile il ricorso.
C.
Avverso questa decisione M._Ltd. presenta un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiede di annullarla unitamente a quella di chiusura e di rifiutare la rogatoria, subordinatamente di rinviare la causa alla CRP per nuovo giudizio e, in via ancor più subordinata, di rinviarla al MPC.
Non è stato ordinato uno scambio di scritti.
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3fac92de-c4d9-4191-99e4-084b9480824a
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Fatti:
A.
Mediante un accordo del 17 luglio 2009 intitolato " lettera d'intenti " la B._SA si è impegnata nei confronti di A._ a costituire una proprietà per piani sul suo fondo del Comune di Mezzovico-Vira e a vendergli per il prezzo di fr. 500'000.-- delle quote di comproprietà relative all'uso di una superficie determinata di un capannone che si apprestava a costruire; A._ si è impegnato ad acquistare. Le parti si sono dichiarate consapevoli del fatto che l'<ref-law> imponeva la forma dell'atto pubblico, anche per i contratti preliminari, hanno convenuto di sottoscrivere il contratto notarile di compravendita entro il 30 settembre 2009 e pattuito una pena convenzionale di fr. 100'000.-- per il caso che una di loro non avesse dato seguito a propri obblighi.
La B._SA non ha costituito la proprietà per piani e ha venduto il fondo a terzi. A._ le ha quindi chiesto di pagare la pena convenzionale e, di fronte al rifiuto, il 15 giugno 2010 le ha fatto notificare un precetto esecutivo di fr. 100'000.--; l'escussa ha dichiarato opposizione.
B.
Il 14 settembre 2010 A._ ha avviato la causa civile davanti al Pretore di Lugano chiedendo che la B._SA fosse condannata a pagargli fr. 100'000.-- e che l'opposizione al precetto esecutivo fosse rigettata in via definitiva. La convenuta ha contestato la pretesa prevalendosi, tra l'altro, della nullità del contratto per vizio di forma. Il Pretore ha accolto interamente l'azione con sentenza dell'11 gennaio 2012, qualificando l'accordo del 17 luglio 2009 di precontratto e giudicando che la convenuta commetteva un abuso di diritto nell'invocare il vizio di forma.
Il 19 luglio 2013 la II Camera civile del Tribunale di appello ticinese, adita dalla convenuta, ha sovvertito il giudizio del Pretore: ha respinto la petizione e ha posto a carico dell'attore spese e ripetibili delle due istanze cantonali.
C.
A._ insorge davanti al Tribunale federale con ricorso in materia civile del 3 settembre 2013. Chiede che la sentenza cantonale sia annullata e, in via principale che sia confermata quella del Pretore, che la convenuta sia condannata a pagargli fr. 100'000.--, che l'opposizione al precetto esecutivo sia rigettata in via definitiva e che tutte le spese e le ripetibili siano poste a carico della controparte; in via subordinata che gli atti siano ritornati all'autorità cantonale affinché " decida in merito alla responsabilità per la fiducia riposta ". La convenuta propone di respingere il ricorso. Le parti hanno precisato le rispettive posizioni con replica e duplica.
L'autorità cantonale non ha preso posizione.
Il Tribunale federale ha deliberato oralmente sul ricorso (<ref-law>).
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Fatti:
Fatti:
A. Il 4 aprile 1991 A._, cittadino dominicano, è entrato in Svizzera per ricongiungersi con la madre ivi domiciliata ed è stato posto al beneficio di un permesso di domicilio. Il 13 agosto 1997 è nata, da una relazione con una connazionale residente a Zurigo, la figlia B._. Durante il suo soggiorno in Svizzera A._ non ha terminato l'apprendistato, ha ripetutamente interessato le autorità giudiziarie penali ed è stato minacciato a tre riprese di espulsione.
A. Il 4 aprile 1991 A._, cittadino dominicano, è entrato in Svizzera per ricongiungersi con la madre ivi domiciliata ed è stato posto al beneficio di un permesso di domicilio. Il 13 agosto 1997 è nata, da una relazione con una connazionale residente a Zurigo, la figlia B._. Durante il suo soggiorno in Svizzera A._ non ha terminato l'apprendistato, ha ripetutamente interessato le autorità giudiziarie penali ed è stato minacciato a tre riprese di espulsione.
B. Dopo aver reiteratamente chiesto, senza alcun successo, a A._ la consegna del passaporto nazionale valevole e dell'estratto del casellario giudiziale per potere procedere al rinnovo del termine di controllo del permesso di domicilio, scaduto il 4 aprile 2003, la Sezione dei permessi e dell'immigrazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino ha, l'11 maggio 2006, dichiarato decaduta la citata autorizzazione. La decisione è stata confermata su ricorso dal Consiglio di Stato il 12 luglio 2006, il quale ha altresì rilevato che visti i suoi precedenti penali, l'interessato adempiva anche i requisiti dell'espulsione di cui all'art. 10 cpv. 1 lett. B della legge federale concernente la dimora e il domicilio degli stranieri (LDDS). Quest'ultimo giudizio è cresciuto in giudicato incontestato. Presone atto, l'autorità competente ha fissato a A._ un termine con scadenza al 31 ottobre 2006 per lasciare il Cantone. Il gravame esperito contro tale ingiunzione è stato dichiarato inammissibile dal Consiglio di Stato il 17 ottobre 2006.
B. Dopo aver reiteratamente chiesto, senza alcun successo, a A._ la consegna del passaporto nazionale valevole e dell'estratto del casellario giudiziale per potere procedere al rinnovo del termine di controllo del permesso di domicilio, scaduto il 4 aprile 2003, la Sezione dei permessi e dell'immigrazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino ha, l'11 maggio 2006, dichiarato decaduta la citata autorizzazione. La decisione è stata confermata su ricorso dal Consiglio di Stato il 12 luglio 2006, il quale ha altresì rilevato che visti i suoi precedenti penali, l'interessato adempiva anche i requisiti dell'espulsione di cui all'art. 10 cpv. 1 lett. B della legge federale concernente la dimora e il domicilio degli stranieri (LDDS). Quest'ultimo giudizio è cresciuto in giudicato incontestato. Presone atto, l'autorità competente ha fissato a A._ un termine con scadenza al 31 ottobre 2006 per lasciare il Cantone. Il gravame esperito contro tale ingiunzione è stato dichiarato inammissibile dal Consiglio di Stato il 17 ottobre 2006.
C. Il 15 marzo 2007 la Sezione dei permessi e dell'immigrazione ha respinto l'istanza di A._ volta a ottenere il riesame della decisione con cui era stata pronunciata la decadenza del suo permesso di domicilio. Ha considerato che la cura medica al metadone, intrapresa dall'interessato il 23 ottobre 2006 per uscire dalla tossicodipendenza, e la conclusione di un contratto di lavoro non costituissero dei fatti nuovi e rilevanti, tali da modificare la precedente decisione.
C. Il 15 marzo 2007 la Sezione dei permessi e dell'immigrazione ha respinto l'istanza di A._ volta a ottenere il riesame della decisione con cui era stata pronunciata la decadenza del suo permesso di domicilio. Ha considerato che la cura medica al metadone, intrapresa dall'interessato il 23 ottobre 2006 per uscire dalla tossicodipendenza, e la conclusione di un contratto di lavoro non costituissero dei fatti nuovi e rilevanti, tali da modificare la precedente decisione.
D. Questa decisione è stata confermata su ricorso dapprima dal Consiglio di Stato, il 15 maggio 2007, e poi dal Tribunale cantonale amministrativo, con giudizio del 29 ottobre 2007. In primo luogo i giudici ticinesi hanno osservato che la censura relativa alla lesione dei diritti di parte nel corso del procedimento concernente la decadenza del permesso di domicilio (all'epoca l'insorgente era in carcere e non aveva autorizzato sua madre a rappresentarlo dinanzi al Consiglio di Stato) era irricevibile, poiché avrebbe dovuto essere sollevata nella precedente procedura, mediante un'istanza di restituzione in intero per inosservanza del termine, ciò che non era stato fatto. Hanno poi considerato che le circostanze esistenti al momento della decisione di decadenza non si erano modificate in misura rilevante, motivo per cui non erano dati i presupposti del riesame. La Corte cantonale ha inoltre precisato che quand'anche si effettuasse un riesame completo, l'istanza andrebbe comunque respinta. Innanzitutto l'interessato, condannato una dozzina di volte tra il 1997 e il 2006 per complessivi 34 mesi di detenzione, prevalentemente per reati in materia di stupefacenti, aveva dimostrato di non essersi assolutamente integrato, rendendosi invece persona indesiderata in Svizzera. Del resto, nemmeno lui contestava di adempiere i presupposti dell'espulsione di cui all'art. 10 cpv. 1 lett. b della LDDS. Valutando poi il provvedimento dal profilo della proporzionalità, ha constatato che malgrado fosse giunto in Svizzera all'età di 15 anni e vi avesse soggiornato durante 15 anni, A._ non si era mai integrato né dal profilo professionale né da quello familiare, precisando al riguardo che non aveva né l'autorità parentale né l'affidamento della figlia B._, ed è giunta alla conclusione che nonostante alcune inevitabili difficoltà iniziali, un suo rientro in patria appariva tutto sommato esigibile. Infine, per quanto concerne la pretesa impossibilità di seguire un'eventuale cura metadonica in patria, il Tribunale amministrativo ha precisato che, oltre al fatto che la terapia effettuata in Svizzera si era conclusa alla fine del mese di luglio 2006, niente impediva all'insorgente, qualora fosse dimostrata la necessità di proseguire la cura esclusivamente nel nostro Paese, di chiedere un permesso di dimora per motivi di cura.
D. Questa decisione è stata confermata su ricorso dapprima dal Consiglio di Stato, il 15 maggio 2007, e poi dal Tribunale cantonale amministrativo, con giudizio del 29 ottobre 2007. In primo luogo i giudici ticinesi hanno osservato che la censura relativa alla lesione dei diritti di parte nel corso del procedimento concernente la decadenza del permesso di domicilio (all'epoca l'insorgente era in carcere e non aveva autorizzato sua madre a rappresentarlo dinanzi al Consiglio di Stato) era irricevibile, poiché avrebbe dovuto essere sollevata nella precedente procedura, mediante un'istanza di restituzione in intero per inosservanza del termine, ciò che non era stato fatto. Hanno poi considerato che le circostanze esistenti al momento della decisione di decadenza non si erano modificate in misura rilevante, motivo per cui non erano dati i presupposti del riesame. La Corte cantonale ha inoltre precisato che quand'anche si effettuasse un riesame completo, l'istanza andrebbe comunque respinta. Innanzitutto l'interessato, condannato una dozzina di volte tra il 1997 e il 2006 per complessivi 34 mesi di detenzione, prevalentemente per reati in materia di stupefacenti, aveva dimostrato di non essersi assolutamente integrato, rendendosi invece persona indesiderata in Svizzera. Del resto, nemmeno lui contestava di adempiere i presupposti dell'espulsione di cui all'art. 10 cpv. 1 lett. b della LDDS. Valutando poi il provvedimento dal profilo della proporzionalità, ha constatato che malgrado fosse giunto in Svizzera all'età di 15 anni e vi avesse soggiornato durante 15 anni, A._ non si era mai integrato né dal profilo professionale né da quello familiare, precisando al riguardo che non aveva né l'autorità parentale né l'affidamento della figlia B._, ed è giunta alla conclusione che nonostante alcune inevitabili difficoltà iniziali, un suo rientro in patria appariva tutto sommato esigibile. Infine, per quanto concerne la pretesa impossibilità di seguire un'eventuale cura metadonica in patria, il Tribunale amministrativo ha precisato che, oltre al fatto che la terapia effettuata in Svizzera si era conclusa alla fine del mese di luglio 2006, niente impediva all'insorgente, qualora fosse dimostrata la necessità di proseguire la cura esclusivamente nel nostro Paese, di chiedere un permesso di dimora per motivi di cura.
E. Il 10 dicembre 2007 A._ ha presentato dinanzi al Tribunale federale un ricorso sussidiario in materia costituzionale, con cui chiede che la sentenza cantonale sia annullata e che gli venga rilasciata un'autorizzazione di soggiorno. Censura la violazione del divieto dell'arbitrio nonché degli <ref-law> e 8 CEDU.
Il 18 dicembre 2007 il Tribunale federale ha invitato il Tribunale cantonale amministrativo a produrre l'incarto, senza ordinare uno scambio di allegati scritti.
Con decreto presidenziale di medesima data è stato concesso l'effetto sospensivo al gravame.
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Fatti:
Fatti:
A. Con petizione del 25 novembre 2004 A._ e B._ hanno promosso dinanzi alla Pretura del distretto di Lugano una causa ordinaria appellabile contro l'avv. F._ e il rispettivo studio legale. Con l'allegato introduttivo gli attori hanno prodotto alcuni documenti in busta chiusa, adducendo che il loro esame era riservato al Pretore.
A. Con petizione del 25 novembre 2004 A._ e B._ hanno promosso dinanzi alla Pretura del distretto di Lugano una causa ordinaria appellabile contro l'avv. F._ e il rispettivo studio legale. Con l'allegato introduttivo gli attori hanno prodotto alcuni documenti in busta chiusa, adducendo che il loro esame era riservato al Pretore.
B. Su istanza del 2 dicembre 2004 dei convenuti, che chiedevano di potere visionare tutti gli atti, il Pretore ha ordinato il 13 dicembre 2004, dopo avere sentito gli attori, il dissuggellamento dei documenti prodotti in busta chiusa, dichiarandoli nel contempo liberamente accessibili alle controparti. Egli ha rilevato che i documenti litigiosi non riguardavano segreti industriali e commerciali e potevano quindi essere consultati liberamente dai convenuti. Il Giudice ha altresì negato agli attori la facoltà di ritirare determinati documenti, siccome prodotti in causa e divenuti pertanto prova comune.
B. Su istanza del 2 dicembre 2004 dei convenuti, che chiedevano di potere visionare tutti gli atti, il Pretore ha ordinato il 13 dicembre 2004, dopo avere sentito gli attori, il dissuggellamento dei documenti prodotti in busta chiusa, dichiarandoli nel contempo liberamente accessibili alle controparti. Egli ha rilevato che i documenti litigiosi non riguardavano segreti industriali e commerciali e potevano quindi essere consultati liberamente dai convenuti. Il Giudice ha altresì negato agli attori la facoltà di ritirare determinati documenti, siccome prodotti in causa e divenuti pertanto prova comune.
C. A._, B._ e l'avv. C._ impugnano con un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale l'ordinanza pretorile, chiedendone l'annullamento. Chiedono inoltre di concedere al gravame l'effetto sospensivo e di sospendere la presente procedura. I ricorrenti fanno valere la violazione del divieto dell'arbitrio, del diritto di essere sentito, del principio della buona fede e del principio attitatorio. Dei motivi si dirà, per quanto necessario, nei considerandi.
C. A._, B._ e l'avv. C._ impugnano con un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale l'ordinanza pretorile, chiedendone l'annullamento. Chiedono inoltre di concedere al gravame l'effetto sospensivo e di sospendere la presente procedura. I ricorrenti fanno valere la violazione del divieto dell'arbitrio, del diritto di essere sentito, del principio della buona fede e del principio attitatorio. Dei motivi si dirà, per quanto necessario, nei considerandi.
D. Il Pretore non ha presentato osservazioni, mentre le controparti postulano la reiezione del ricorso nella misura della sua ammissibilità.
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Ritenuto in fatto :
A.- Contro A._ il Ministero pubblico del Cantone Ticino ha aperto un procedimento penale per infrazione alla legge federale sugli stupefacenti.
Il 20 marzo 2000 l'accusato ha presentato al Giudice dell'istruzione e dell'arresto del Cantone Ticino (GIAR) un'istanza di ammissione al gratuito patrocinio. Faceva valere la carenza di mezzi sufficienti per far fronte alle spese legali, non avendo più avuto modo di esercitare un' attività lavorativa e, in quanto indipendente, non potendo beneficiare dell'indennità di disoccupazione. Rilevava inoltre che la sua sostanza era costituita dalla liquidazione della Cassa pensione del proprio datore di lavoro; il Procuratore pubblico ne aveva invero ordinato il sequestro e comunque, secondo l'accusato, tale capitale non era destinato al pagamento delle spese legali, bensì ad altri scopi.
Con decisione del 21 marzo 2000 il GIAR ha respinto l'istanza e negato il gratuito patrocinio. Ha rilevato che il Procuratore pubblico aveva frattanto liberato a favore dell'istante la somma posta sotto sequestro per complessivi fr. 33'868, 70, sufficiente per l'immediato sostentamento dell'accusato e per il pagamento dell'onorario del suo legale.
A._ ha allora presentato il 21 luglio 2000 una nuova domanda di ammissione al gratuito patrocinio, rispettivamente di riesame della decisione del 21 marzo 2000, asserendo di avere utilizzato il capitale liberato dal Procuratore pubblico per rimborsare dei prestiti contratti con la madre e il fratello e di avere consumato la rimanenza per le spese quotidiane.
B.- Il GIAR ha respinto questa domanda con decisione del 2 ottobre 2000. Ha ritenuto che l'esistenza degli asseriti debiti, indicati per la prima volta in quella sede, destava perplessità, che l'accusato non aveva affermato di essere stato obbligato a estinguerli sollecitamente e che il fatto di avere anteposto gli interessi dei propri parenti a quelli legati al procedimento penale comportava la reiezione dell'istanza.
C.- A._ insorge dinanzi al Tribunale federale con un ricorso di diritto pubblico. Chiede di annullare la decisione del GIAR e di rinviargli gli atti per un nuovo giudizio. Chiede pure di essere ammesso al beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio per la sede federale.
Il ricorrente fa valere la violazione degli art. 6 n. 3 lett. c CEDU, 29 cpv. 3 Cost. e l'applicazione arbitraria dell'<ref-law>/TI. Dei motivi si dirà, in quanto necessario, nei considerandi.
Il GIAR rileva particolarmente una violazione del principio della buona fede da parte del ricorrente e chiede di respingere il ricorso. Il Procuratore pubblico non formula specifiche osservazioni e propone la reiezione del gravame.
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Fatti:
A.
Con atto di accusa del 24 maggio 2012, il Procuratore pubblico (PP) ha promosso l'accusa davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano nei confronti di A._ e C._; contro quest'ultimo il magistrato inquirente aveva, dopo passi procedurali che qui non occorre rilevare, sostanzialmente disgiunto il procedimento penale (vedi al riguardo sentenza 1B_756/2012 del 24 gennaio 2013). Il procedimento in appello nel cosiddetto procedimento D._SA, eccetto per B._, si è concluso con sentenza 18 agosto 2014 della Corte di appello e di revisione penale, giudizio impugnato dinanzi al Tribunale federale (causa 6B_949/2014).
B.
Per quanto qui interessa, con scritto del 21 maggio 2015 A._ ha chiesto la riattivazione della procedura nei confronti di B._, postulando in seguito l'accesso agli atti di questo procedimento a mente degli art. 101 cpv. 3 e 105 CPP, reputandosi vittima delle condotte di quest'ultimo. Con decisione dell'11 febbraio 2016 il PP, assumendo che l'istante si sarebbe costituito accusatore privato, ha respinto tale qualità e, per quanto riguarda l'accesso agli atti, Io ha rinviato all'eventuale decisione della Corte di merito presso la quale B._ è rinviato a giudizio. Lo stesso giorno, il PP ha emanato l'atto di accusa nei confronti di quest'ultimo. Adita da A._, con decisione dell'8 luglio 2016 la Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP) ne ha respinto il reclamo.
C.
A._ impugna questa sentenza con un ricorso in materia penale al Tribunale federale. Chiede, concessogli il beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio, in via superprovvisionale e provvisionale, di ordinare al Presidente del Tribunale penale cantonale di non fissare il dibattimento a carico di B._, subordinatamente di sospenderlo sino alla decisione del Tribunale federale; nel merito postula di annullare la decisione impugnata e di rinviare gli atti alla CRP, affinché gli conceda l'accesso agli atti e gli riconosca la qualità di accusatore privato, subordinatamente che glielo conceda quale persona informata sui fatti e gli restituisca il termine per costituirsi accusatore privato.
Con decreto del 18 agosto 2016 la domanda ricorsuale di adozione di provvedimenti supercautelari intesi a impedire la fissazione del dibattimento per il 23 agosto 2016 è stata respinta.
Non sono state chieste osservazioni al ricorso.
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eb671916-76a1-42e9-b527-00499ae17c0d
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Fatti:
A.
A.a. Il 24 luglio 2018 l'INSAI ha inviato ad A._ SA una lettera intitolata "Avvertimento livello 3" in cui esponeva gli accertamenti effettuati il 23 luglio 2018 in materia di sicurezza sul lavoro. Lo scritto metteva in luce che più volte erano state constate violazioni delle regole relative alla sicurezza. L'assicuratore ha ricordato che in caso di ulteriori violazioni, l'azienda sarebbe stata inserita senza ulteriore comunicazione in una classe superiore di premio. Si avvertiva altresì della possibilità di presentare obiezioni entro 20 giorni.
A.b. Il 14 agosto 2018 A._ SA, per il tramite del suo patrocinatore, ha inviato le proprie obiezioni, chiedendo l'annullamento della lettera del 24 luglio 2018 nella misura in cui ha preannunciato l'aumento di premio alla prossima violazione di regole di sicurezza. Il 7 settembre 2018 l'INSAI ha risposto alla lettera di obiezioni del 14 agosto 2018, ribadendo le conclusioni della comunicazione del 24 luglio 2018.
A.c. L'8 ottobre 2018 A._ SA, per il tramite dell'Avv. B._, collega del proprio patrocinatore, ha chiesto all'INSAI l'emissione di una decisione formale con l'indicazione dei rimedi giuridici. Il 9 ottobre 2018 è intercorso uno scambio di messaggi di posta elettronica tra l'Avv. B._ e un giurista dell'INSAI.
B.
B.a. Il 9 ottobre 2018 il patrocinatore di A._ SA, per voce dell'Avv. B._, ha inviato al Tribunale amministrativo federale una domanda di restituzione del termine, essendo impossibilitato ad agire per improvviso ricovero ospedaliero. Il 9 novembre 2018 A._ SA ha presentato l'atto di ricorso motivato.
B.b. Il 6 dicembre 2018 il Tribunale amministrativo federale, Corte III, ha dichiarato inammissibile il ricorso di A._ SA e contestualmente respinto una domanda di restituzione del termine.
C.
A._ SA presenta un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale, chiedendo che il giudizio impugnato sia annullato e la causa rinviata al Tribunale amministrativo federale per decidere nel merito del ricorso precedente.
L'INSAI rinvia alla propria presa di posizione del 27 novembre 2018 con cui postulava l'accoglimento della domanda di restituzione del termine, mentre il Tribunale amministrativo federale rinuncia a determinarsi.
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Fatti:
A.
Il 4 marzo 2015 l'Ambasciata d'Italia a Berna ha chiesto l'estradizione di A._. La richiesta si fonda su un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Varese, per traffico illecito di stupefacenti.
B.
Il 16 settembre 2015 il ricercato è stato arrestato nel Cantone Ticino. Il 18 settembre seguente l'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha emesso un ordine di arresto ai fini di estradizione. L'estradando si è opposto all'estradizione semplificata. Il 28 settembre 2015 l'UFG gli ha designato l'avv. Olivier Ferrari quale patrocinatore d'ufficio. Il 9 ottobre 2015 il Ministero pubblico del Cantone Ticino ha confermato all'UFG che non sussiste identità tra i fatti oggetto della domanda di estradizione e quelli perseguiti in Svizzera.
C.
Il 4 novembre 2015 l'UFG ha concesso l'estradizione dell'interessato all'Italia. Adito da quest'ultimo, con giudizio del 12 gennaio 2016 la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (TPF) ne ha respinto il ricorso, come pure la domanda di assistenza giudiziaria e di gratuito patrocinio.
D.
Avverso questa decisione A._ presenta un ricorso al Tribunale federale. Chiede, concessogli il beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio, di annullarla unitamente a quella di estradizione dell'UFG e pertanto, in via principale, di respingere la domanda di estradizione e, in via subordinata, di rinviare gli atti all'autorità di prima istanza affinché esperisca ulteriori accertamenti.
Non sono state chieste osservazioni al ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. Il 9 novembre 1999 A._ è stato arrestato su ordine del Procuratore pubblico del Cantone Ticino (PP) perché sospettato di avere commesso atti sessuali con una bambina, nata nel 1996, affidata dai genitori alle cure diurne di sua moglie. Il 2 marzo 2000 il PP lo ha posto in stato d'accusa dinanzi alla Corte delle assise criminali di Lugano per ripetuti atti sessuali con fanciulli e con persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Secondo il PP l'accusato avrebbe avuto con la piccola contatti sessuali approfittando della custodia, nonché dell'inettitudine della bambina a resistere e della sua incapacità di discernimento, per la tenera età e il legame affettivo istauratosi.
Con giudizio del 5 maggio 2000, al termine di un dibattimento durato quattro giorni, la Corte delle assise criminali ha prosciolto da entrambe le imputazioni l'accusato, il quale è stato nel contempo scarcerato. Sia il PP sia la vittima hanno impugnato il giudizio assolutorio dinanzi alla Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, che ha dichiarato inammissibile entrambi i gravami con pronunzia del 5 ottobre 2000. Un ricorso per cassazione presentato dal PP contro tale sentenza è stato dichiarato inammissibile dal Tribunale federale con giudizio del 19 febbraio 2001.
Con giudizio del 5 maggio 2000, al termine di un dibattimento durato quattro giorni, la Corte delle assise criminali ha prosciolto da entrambe le imputazioni l'accusato, il quale è stato nel contempo scarcerato. Sia il PP sia la vittima hanno impugnato il giudizio assolutorio dinanzi alla Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, che ha dichiarato inammissibile entrambi i gravami con pronunzia del 5 ottobre 2000. Un ricorso per cassazione presentato dal PP contro tale sentenza è stato dichiarato inammissibile dal Tribunale federale con giudizio del 19 febbraio 2001.
B. Con istanza del 9 luglio 2001 A._ ha chiesto alla Camera dei ricorsi penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino (CRP) di riconoscergli, a seguito del proscioglimento, un'indennità complessiva di fr. 251'277.20; essa era composta di fr. 69'577.20 per le spese di patrocinio, di fr. 15'000.-- per le spese peritali, di fr. 94'050.-- per la perdita di guadagno, di fr. 62'650.-- per la riparazione del torto morale e di fr. 10'000.-- per le spese e ripetibili connesse alla stesura della domanda d'indennità.
La Corte cantonale, statuendo il 24 settembre 2002, ha parzialmente accolto l'istanza, riconoscendo a A._ un'indennità di fr. 97'291.30, oltre interessi. I Giudici cantonali hanno ridotto a fr. 38'386.10 la nota d'onorario, comprensiva di spese e di IVA, hanno stabilito in fr. 18'000.-- la perdita di guadagno e in fr. 23'000.-- la riparazione del torto morale; hanno inoltre riconosciuto il rimborso totale dei costi d'allestimento di due perizie di parte (fr. 15'000.--) e hanno fissato in fr. 2'905.20 le ripetibili per la procedura volta all'ottenimento dell'indennità dinanzi alla CRP.
La Corte cantonale, statuendo il 24 settembre 2002, ha parzialmente accolto l'istanza, riconoscendo a A._ un'indennità di fr. 97'291.30, oltre interessi. I Giudici cantonali hanno ridotto a fr. 38'386.10 la nota d'onorario, comprensiva di spese e di IVA, hanno stabilito in fr. 18'000.-- la perdita di guadagno e in fr. 23'000.-- la riparazione del torto morale; hanno inoltre riconosciuto il rimborso totale dei costi d'allestimento di due perizie di parte (fr. 15'000.--) e hanno fissato in fr. 2'905.20 le ripetibili per la procedura volta all'ottenimento dell'indennità dinanzi alla CRP.
C. A._ impugna con un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale questa sentenza, chiedendo di annullarla. Fa valere una violazione del divieto dell'arbitrio e del principio della parità di trattamento. Postula inoltre di essere ammesso al beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio. Dei motivi si dirà, in quanto necessario, nei considerandi.
La CRP si rimette al giudizio del Tribunale federale, mentre il Ministero pubblico conclude per la reiezione del ricorso.
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Ritenuto in fatto :
A.- Mediante pubblicazione sul Foglio ufficiale del Cantone dei Grigioni n. 13, del 1° aprile 1999, il Comune di Poschiavo ha messo a concorso i vari lavori necessari alla costruzione dei nuovi uffici comunali. Per quanto riguarda l'esecuzione delle opere speciali da gessatore, entro il termine utile del 4 maggio 1999 sono pervenute alla Cancelleria comunale le seguenti offerte:
A._, Li Curt fr. 180'794. 20
B._, Li Curt fr. 206'391. 50
C._ S.A., Li Curt fr. 207'842. 35
D._ S.A., Brusio fr. 212'023. 35
E._, Poschiavo fr. 212'618. 70
F._, Li Curt fr. 218'782. 65
G._, Li Curt fr. 220'127. 35
H._, Poschiavo fr. 234'189. 70
I._, Poschiavo fr. 236'627. --
L._, St. Moritz fr. 257'611. 65
Con uno scritto del 31 maggio 1999 il Comune di Poschiavo ha chiesto a A._ dei ragguagli in merito ad alcuni prezzi esposti nella sua offerta, nonché riguardo ai dati circa la durata dei lavori, indicata in 24 - 30 settimane. Per quanto attiene a quest'ultimo aspetto, il 4 giugno 1999 l'offerente ha spiegato che la valutazione da lui effettuata era il frutto di un malinteso circa il modo con cui si sarebbero svolti i lavori per la costruzione dei nuovi uffici comunali e che in verità egli era in grado di garantire l'esecuzione delle opere a concorso nello spazio di 11 - 13 settimane.
Con decisione del 14/18 giugno 1999 il Consiglio comunale di Poschiavo ha risolto di suddividere in due lotti le opere da gessatore messe a concorso e di aggiudicare il primo lotto, relativo all'esecuzione delle pareti, alla ditta B._ per un importo di fr. 119'140. 90, e il secondo, concernente la realizzazione dei soffitti, alla ditta C._ S.A. per una somma di fr. 87'617. 35. In quella stessa occasione l'esecutivo comunale precisava inoltre di non poter prendere in considerazione ai fini dell'aggiudicazione l'offerta presentata da A._, visto che i termini d'esecuzione dei lavori, indicati in 24 - 30 settimane, risultavano essere troppo lunghi rispetto a quelli di 13 - 15 e rispettivamente 13 - 14 settimane esposti da B._ e dalla ditta C._ S.A.
B.- Il 28 giugno 1999 A._ è insorto davanti al Tribunale amministrativo del Cantone dei Grigioni per contestare la citata delibera comunale. Con sentenza del 19 agosto 1999, notificata all'insorgente il successivo 30 settembre 1999, i giudici cantonali hanno respinto il gravame e confermato l'aggiudicazione litigiosa, applicando alla fattispecie la legge grigionese sugli appalti pubblici, del 7 giugno 1998 (Lap). Essi hanno in particolare rilevato come il principio generale della parità di trattamento tra i concorrenti e il divieto di negoziazione, sancito dall'<ref-law>, vietassero al Comune committente di distanziarsi dai dati relativi alla durata dei lavori contenuti nel capitolato d'offerta presentato da A._ e di tenere conto dei termini più brevi forniti da quest' ultimo in un secondo tempo. La Corte cantonale ha altresì confermato che nel caso concreto il criterio relativo alla rapida esecuzione dei lavori poteva oggettivamente rivestire un ruolo di maggior peso rispetto a quello del costo dell'opera, ai fini della decisione d'aggiudicazione.
C.- Il 1° novembre 1999 A._ ha introdotto davanti al Tribunale federale un ricorso di diritto pubblico, con cui chiede l'annullamento della predetta decisione cantonale. Fa valere in sostanza la violazione dell'art. 4 vCost. , sotto più aspetti.
Chiamato ad esprimersi, il Comune di Poschiavo ha chiesto che il gravame, per quanto ammissibile, venga respinto. Anche il Tribunale amministrativo grigionese ha postulato la reiezione dell'impugnativa. Le ditte B._ e C._ S.A. si sono invece astenute dal prendere posizione sul ricorso.
D.- Con decreto del 22 novembre 1999, il Presidente della II Corte di diritto pubblico ha respinto la richiesta di conferimento dell'effetto sospensivo contenuta nel gravame.
E.- Mediante uno scritto del 13 gennaio 2000, il Comune di Poschiavo ha informato il Tribunale federale che, vista la mancata concessione dell'effetto sospensivo al ricorso di diritto pubblico nonché l'urgenza di dar seguito alla costruzione della nuova sede comunale, il 7 dicembre 1999 era stato sottoscritto il contratto d'appalto con le ditte B._ e C._ S.A., vincitrici della gara litigiosa.
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Fatti:
Fatti:
A. C._, cittadino italiano nato nel 1955, dopo avere lavorato in Svizzera quale gruista dal 1987 al 1991, versando i contributi di legge, in data 27 aprile 1992 formulava una domanda volta ad ottenere una rendita dall'assicurazione svizzera per l'invalidità a dipendenza di una inabilità lavorativa addebitabile ad una lombosciatalgia destra.
La decisione del 9 maggio 1994, con cui la Cassa svizzera di compensazione respingeva la richiesta di rendita per carenza d'incapacità di guadagno pensionabile, veniva annullata, per giudizio 20 febbraio 1996, dalla Commissione federale di ricorso in materia d'AVS/AI per le persone residenti all'estero, la quale rinviava gli atti all'amministrazione per complemento d'istruttoria.
Affidati gli ulteriori accertamenti alla Clinica X._, l'Ufficio AI per gli assicurati residenti all'estero (UAI), divenuto nel frattempo competente, respingeva con provvedimento del 28 aprile 1997 nuovamente la domanda, sempre per carenza d'invalidità rilevante.
Anche questa decisione veniva annullata dai giudici commissionali, i quali, con giudizio 29 maggio 1998, disponevano l'ulteriore retrocessione della causa per nuovo complemento istruttorio, non ritenendo acclarata l'eventuale incapacità lavorativa nel periodo dal 1991 al 1997.
Dopo avere nuovamente interpellato gli specialisti della Clinica X._, l'UAI, in data 10 gennaio 2000, accoglieva parzialmente la richiesta, ponendo l'assicurato al beneficio di una rendita intera dal 1° maggio 1992 al 31 dicembre 1993 e di una mezza rendita dal 1° gennaio 1994 al 30 giugno 1994 a dipendenza di una inabilità addebitabile a sindrome dolorosa lombospondilogena cronica in colonna vertebrale di forma morbosa, stato dopo interlaminectomia L4/5, discectomia e decompressione, nonché a diabete mellito, ipertonia arteriosa e insufficienza venosa cronica.
Dopo avere nuovamente interpellato gli specialisti della Clinica X._, l'UAI, in data 10 gennaio 2000, accoglieva parzialmente la richiesta, ponendo l'assicurato al beneficio di una rendita intera dal 1° maggio 1992 al 31 dicembre 1993 e di una mezza rendita dal 1° gennaio 1994 al 30 giugno 1994 a dipendenza di una inabilità addebitabile a sindrome dolorosa lombospondilogena cronica in colonna vertebrale di forma morbosa, stato dopo interlaminectomia L4/5, discectomia e decompressione, nonché a diabete mellito, ipertonia arteriosa e insufficienza venosa cronica.
B. Ulteriormente aditi da C._ con l'assistenza dell'Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese, i giudici commissionali ne respingevano, con pronuncia 10 ottobre 2001, il gravame, confermando l'inesistenza di un'invalidità rilevante per l'erogazione di una rendita dopo il 30 giugno 1994.
B. Ulteriormente aditi da C._ con l'assistenza dell'Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese, i giudici commissionali ne respingevano, con pronuncia 10 ottobre 2001, il gravame, confermando l'inesistenza di un'invalidità rilevante per l'erogazione di una rendita dopo il 30 giugno 1994.
C. C._, producendo un ulteriore parere medico del dott. M._, interpone un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni, riproponendo in via principale il riconoscimento di una mezza rendita d'invalidità dal 1° luglio 1994 e in via subordinata l'allestimento di una nuova perizia.
L'UAI e l'Ufficio AI del Cantone Ticino propongono di respingere il gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi.
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Fatti:
A. P._, nato nel 1946, di formazione falegname e dal 1973 attivo in qualità di restauratore indipendente, il 21 aprile 2004 ha presentato una richiesta di prestazioni AI per adulti a dipendenza di un'inabilità addebitabile a osteocondrosi, cervicalgia cronica e discopatia degenerativa.
L'amministrazione ha affidato al dott. K._, specialista in medicina interna e in malattie reumatiche, il compito di esperire una valutazione specialistica. Con referto del 25 ottobre 2004, il perito, posta la diagnosi di sindrome cervico-vertebrale/spondilogena cronica a destra più che a sinistra su discrete alterazioni degenerative a livello C5-C6 e C6-C7 con stenosi foraminali e stato dopo importante trauma distorsivo della colonna cervicale (19 dicembre 2002), ha da un lato attestato un'inabilità del 50% nell'attività abituale, mentre dall'altro ha osservato che "sotto l'aspetto puramente teorico" l'assicurato era da ritenersi in grado di svolgere lavori fisicamente leggeri per la colonna vertebrale senza alcuna particolare limitazione, a patto che si fosse trattato di lavori che permettessero di cambiare frequentemente la posizione, che non richiedessero movimenti ripetuti di estensione/flessione della colonna cervicale e della colonna lombare e infine che non implicassero di dover ripetutamente sollevare pesi superiori ai 15 kg. A ciò ha aggiunto che l'attività ideale sarebbe stata quella d'insegnante presso una scuola di restauro; altri lavori non gli sembravano invece esigibili, soprattutto in considerazione dell'età dell'interessato e del fatto che egli già possedeva un'attività ben avviata nel suo atelier di restauro.
Mediante decisione del 28 giugno 2005, sostanzialmente confermata il 19 dicembre seguente anche in seguito all'opposizione interposta dall'assicurato, l'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI) ha rifiutato l'assegnazione di una rendita per carenza di invalidità di grado pensionabile. Tenuto conto delle conclusioni del perito medico come pure del rapporto finale 23 giugno 2005 del caposervizio Integrazione e Collocamento, per il quale sarebbe risultata esigibile pressoché ogni attività nei settori secondario e terziario, l'amministrazione ha ritenuto una piena capacità lavorativa in attività sostitutive leggere e ha accertato un grado d'invalidità nullo, stante un reddito senza invalidità di fr. 46'890.- e un reddito da invalido di fr. 48'702 (anno di riferimento: 2002). In considerazione delle particolarità personali (età) e professionali (ultra trentennale attività nella professione appresa) del caso, l'UAI ha nondimeno offerto all'assicurato un aiuto al collocamento.
B. Patrocinato dall'avv. Felice Dafond, P._ si è aggravato al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, al quale ha chiesto il riconoscimento di almeno una mezza rendita d'invalidità. Per il resto ha domandato di essere posto al beneficio dell'assistenza giudiziaria gratuita.
Con pronuncia del 9 gennaio 2007, la Corte cantonale, statuendo per giudice unico, ha accolto il ricorso e, annullando la decisione su opposizione del 19 dicembre 2005, ha concesso all'interessato una mezza rendita d'invalidità a far tempo dal 1° dicembre 2003, oltre ad assegnargli fr. 1'500.- a titolo di ripetibili. In particolare, ritenendo le possibilità di impiego dell'assicurato nei settori di attività indicati dal consulente in integrazione professionale del tutto teoriche ed irrealistiche, considerate anche le difficoltà di intraprendere una nuova attività dopo l'esercizio ultra trentennale della professione di restauratore e l'assenza di una formazione complementare, il primo giudice ha ritenuto che la capacità residua dell'assicurato non risultava economicamente sfruttabile in un mercato equilibrato del lavoro.
C. L'UAI ha interposto ricorso al Tribunale federale, al quale chiede di annullare il giudizio cantonale e di ristabilire la decisione su opposizione. Sostanzialmente, l'Ufficio ricorrente rimprovera al dott. K._ e al primo giudice, che di fatto ne ha ripreso le conclusioni, di essersi sostituiti al consulente in integrazione nella valutazione (extra medica) dell'esigibilità di un'attività sostitutiva leggera. A sostegno della fondatezza della propria tesi produce una nuova dichiarazione del consulente intervenuto.
Sempre rappresentato dall'avv. Dafond, P._ propone la reiezione del gravame e chiede di essere posto al beneficio dell'assistenza giudiziaria gratuita. Egli segnala pure di essere rimasto vittima, il 31 maggio 2006, di un grave infortunio a seguito del quale ha segnatamente riportato una tetraplegia incompleta sub Th9 su frattura lussazione Th9/10, un trauma toracico con fratture costali multiple, una frattura instabile della scapola destra, una disgregazione del sistema nervoso autonomo e una sindrome del solco ulnare a destra (rapporto di uscita 21 settembre 2006 del Centro X._). Per parte sua, l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali non si è determinato.
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Fatti:
A. A.a In seguito a un controllo, l'Ufficio dell'assicurazione malattia del Cantone Ticino (UAM) ha constatato agli inizi del 2008 che, malgrado ritenesse di averli informati al momento del rilascio del permesso G e anche in seguito mediante operazioni di recupero, oltre 10'000 lavoratori frontalieri italiani non avevano fatto uso della facoltà accordata loro dall'Accordo del 21 giugno 1999 tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione Svizzera, dall'altra, sulla libera circolazione delle persone (ALC; RS 0.142.112.681) di esercitare il diritto di opzione in favore del Paese di residenza per la copertura delle cure medico-sanitarie ed essere di conseguenza esentati in Svizzera. In considerazione dell'elevato numero di persone interessate e delle difficoltà da esse incontrate nel capire l'importanza (e le modalità) del diritto di opzione, l'autorità cantonale, d'intesa con quelle federali (Ufficio federale della sanità pubblica [UFSP] e Ufficio federale delle assicurazioni sociali), ha pertanto deciso nel giugno 2008 di "regolarizzare" questi lavoratori. L'amministrazione ha così avviato una procedura in sanatoria e ha assegnato un periodo supplementare, di carattere unico e straordinario, scadente il 30 settembre 2008, per esercitare (nuovamente) il diritto di opzione. La misura è stata comunicata dal Consiglio di Stato mediante bollettino stampa del 3 giugno 2008. Inoltre, l'UAM ha pure avvisato personalmente, con comunicazione postale (non raccomandata) del 12 giugno 2008 inviata al loro recapito in Italia, i diretti interessati facendo presente che in assenza di una loro determinazione essi sarebbero stati obbligati ad assicurarsi in Svizzera e con loro ogni familiare non esercitante un'attività lavorativa. Con le medesime modalità sono infine stati informati anche i rispettivi datori di lavoro oltre a diverse organizzazioni sindacali ed altri enti.
A.b Con decisione del 10 febbraio 2009 e con effetto da tale data, l'UAM ha affiliato d'ufficio presso la Sanitas Assicurazioni SA M._, cittadino italiano residente in Italia, il quale lavora in Svizzera in qualità di manovale presso la P._ SA ed è al beneficio di un permesso G per frontalieri dal 2003. L'amministrazione ha adottato questo provvedimento dopo avere osservato che l'interessato aveva lasciato trascorrere infruttuosamente anche il termine di sanatoria del 30 settembre 2008 che gli era stato comunicato con lo scritto del 12 giugno 2008.
A.c Mediante reclamo del 27 febbraio 2009 M._ si è opposto a tale provvedimento. Facendo valere di non avere ricevuto la comunicazione del 12 giugno 2008 e di non essere stato informato nemmeno in altro modo, l'interessato, peraltro già coperto in Italia per le cure sanitarie, ha dichiarato di volere esercitare il diritto d'opzione in favore del sistema sanitario del suo Paese di residenza. Da parte sua, con provvedimento del 14 maggio 2009 l'UAM ha respinto il reclamo.
B. M._ è insorto al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, il quale, compiuti alcuni accertamenti, ha confermato l'operato dell'amministrazione e respinto il ricorso dell'interessato (pronuncia del 10 novembre 2009). La Corte cantonale ha in sostanza dato atto all'UAM di avere adempiuto al proprio obbligo di informazione e ha ritenuto tardiva l'opzione formulata il 27 febbraio 2009.
C. M._ si è aggravato al Tribunale federale al quale, in sintesi, chiede di annullare il giudizio impugnato e di attestargli l'avvenuto e regolare esercizio del diritto di opzione in favore del sistema sanitario italiano. In particolare ribadisce di non avere avuto notizia, prima della decisione di affiliazione d'ufficio del 10 febbraio 2009, della sanatoria messa in atto dalle autorità svizzere, né attraverso la comunicazione non raccomandata del 12 giugno 2008, mai pervenutagli, né per mezzo di un'informazione del suo datore di lavoro e neppure in altro modo.
D. In considerazione della moltitudine di ricorsi (oltre una ventina) inoltrati a questa Corte sullo stesso tema, con decreto del 19 gennaio 2010 il giudice dell'istruzione ha sospeso la procedura in attesa di evadere un caso pilota (causa 9C_1042/2009). Resa il 7 settembre 2010 la sentenza nella causa pilota, il giudice dell'istruzione ha riattivato la procedura per decreto del 22 settembre seguente.
Invitati ad esprimersi, l'UAM (ormai parzialmente integrato, per gli aspetti qui di interesse, nell'Ufficio dei contributi dell'Istituto cantonale delle assicurazioni sociali) ha aderito alle conclusioni ricorsuali, mentre l'UFSP ha rinunciato a determinarsi.
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Fatti:
A.
Il 10 maggio 2018 B._ circolava sull'autostrada A2 nel territorio del Comune di Monteceneri in direzione nord alla guida di un'autovettura Tesla Model S con motore elettrico. Dopo l'uscita della galleria del Monte Ceneri, il conducente transitava sulla corsia di sorpasso all'inizio di un tratto con una segnaletica di cantiere che prevedeva la deviazione, demarcata con linee arancioni, della corsia di sorpasso verso la carreggiata opposta. Invece di seguire la deviazione, l'autovettura è proseguita diritta, collidendo dapprima con alcuni paletti segnaletici e in seguito con uno spartitraffico del tipo "varioguard". All'impatto con lo spartitraffico, che ha funto da rampa, il veicolo è stato proiettato in aria e si è ribaltato più volte, terminando la corsa sulla carreggiata autostradale opposta, a circa 120 metri dal punto di collisione con il primo paletto segnaletico. Nell'urto con lo spartitraffico, la parte anteriore sinistra del sottoscocca si è lacerata, provocando la combustione delle batterie del veicolo, che si è incendiato. B._, rimasto privo di conoscenza all'interno dell'abitacolo, è deceduto sul posto.
B.
A seguito dell'incidente, il Procuratore pubblico del Cantone Ticino (PP) ha aperto un procedimento penale contro ignoti, ordinando in particolare una serie di accertamenti tecnici e peritali. Terminata l'istruzione, con decisione del 30 gennaio 2019, il PP ha decretato l'abbandono del procedimento. Con sentenza del 20 maggio 2019, la Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP) ha respinto un reclamo presentato da A._, moglie della vittima, contro il decreto di abbandono. Adito dalla reclamante con un ricorso del 21 giugno 2019, il Tribunale federale ha accolto il gravame con sentenza 6B_753/2019 del 24 ottobre 2019, annullando la sentenza del 20 maggio 2019 della CRP e rinviandole la causa per una nuova decisione.
C.
Frattanto, con un'istanza del 26 agosto 2019, F._ Switzerland GmbH e F._ Germany GmbH, tramite il loro patrocinatore, hanno chiesto al Ministero pubblico di potere accedere agli atti del procedimento penale. Con decisione del 27 settembre 2019, il PP ha accolto l'istanza e ha disposto che una copia degli atti dell'incarto sarebbe stata trasmessa alle richiedenti alla crescita in giudicato della decisione. Adita su reclamo dei membri della comunione ereditaria fu B._, la CRP ha confermato la decisione del PP e respinto il gravame con sentenza del 12 giugno 2020.
D.
I membri della comunione ereditaria fu B._ impugnano questa sentenza con un ricorso del 17 luglio 2020 al Tribunale federale, chiedendo in via principale di annullarla e di negare alle istanti l'accesso agli atti. In via subordinata, chiedono che, qualora sia concesso l'esame degli atti, sia vietato sotto la comminatoria dell'<ref-law> l'accesso a informazioni o documenti riguardanti direttamente o indirettamente il defunto o i membri della sua famiglia. In via ulteriormente subordinata, chiedono che sia in ogni caso vietata, sotto la comminatoria dell'<ref-law>, la fotocopiatura di qualsiasi atto del procedimento penale e la trasmissione a terzi di informazioni o di documenti di cui gli istanti prenderanno conoscenza. I ricorrenti postulano inoltre di conferire l'effetto sospensivo al ricorso. Lamentano un eccesso e un abuso del potere di apprezzamento, una denegata giustizia, un accertamento inesatto e incompleto dei fatti, nonché l'inadeguatezza della decisione contestata.
E.
La Corte cantonale si rimette al giudizio del Tribunale federale. Il PP e le opponenti postulano la reiezione del ricorso. Con una replica del 18 gennaio 2021 i ricorrenti si sono confermati nelle loro conclusioni. Il 13 luglio 2021 le opponenti hanno comunicato di rinunciare a presentare osservazioni sulla replica, precisando che nel frattempo i ricorrenti avrebbero promosso una causa civile in Germania. Il 2 agosto 2021 i ricorrenti hanno ribadito le conclusioni ricorsuali. Le opponenti hanno infine comunicato, il 4 agosto 2021, di rinunciare a presentare ulteriori osservazioni.
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Fatti:
A.
A._, classe 1963, nel dicembre 2012 ha inoltrato una domanda di prestazioni AI per adulti a seguito dei postumi di un incidente stradale occorsole nel gennaio 2010. Mediante decisione del 5 novembre 2014, l'Ufficio AI del Cantone Ticino (di seguito UAI) ha posto A._ al beneficio di tre quarti di rendita d'invalidità dal 1° dicembre 2011, di una rendita d'invalidità intera dal 1° marzo 2012 e di un quarto di rendita d'invalidità dal 1° luglio 2013. Per quanto riguarda il periodo successivo a quest'ultima data, l'UAI ha ritenuto che l'assicurata presentava un'incapacità di svolgere le mansioni consuete di casalinga del 42%.
B.
A._ si è aggravata al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino chiedendo l'annullamento della decisione del 5 novembre 2014 e il riconoscimento di una rendita d'invalidità intera con grado d'invalidità del 73%. Con giudizio del 16 settembre 2015 la Corte cantonale ha respinto il gravame.
C.
Il 26 ottobre 2015 l'assicurata ha inoltrato un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale, cui chiede di annullare il giudizio impugnato e di rinviare la causa al Tribunale cantonale affinché statuisca di nuovo tenendo conto del metodo generale di valutazione dell'invalidità per le persone che esercitano un'attività lucrativa e non di quello specifico alle persone che non la esercitano.
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Fatti:
A.
Nel quadro di una domanda integrativa di assistenza giudiziaria internazionale in materia penale inoltrata nell'ottobre 2005 dalla Procura presso il Tribunale di Milano nell'ambito di un procedimento penale aperto nei confronti di B._, C._ e altre persone legate al gruppo D._ per i reati di appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio, ricettazione e riciclaggio (al riguardo vedi sentenza 1A.204/2006 del 1° novembre 2007 con rinvio ad altre numerose sentenze, indicate nel consid. 2.4), il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva sequestrato il conto bancario denominato E._ presso UBS SA di Lugano, intestato a G.A._ e A.A._, per un importo di USD 11.6 milioni. La titolare del conto ha adito più volte il Tribunale penale federale per ottenerne il dissequestro.
B.
Con sentenza del 4 aprile 2013 la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (TPF) ha accolto, in quanto ammissibile, un ricorso di A.A._ contro un diniego di dissequestrare il conto. Il TPF ha rinviato la causa al MPC affinché, prima di sbloccarlo, desse la possibilità all'autorità rogante di esporre i motivi a favore del mantenimento della misura. Il 15 maggio 2013 l'autorità estera si è opposta al dissequestro.
C.
Con decisione di chiusura del 7 giugno 2013 il MPC ha confermato il sequestro. Mediante decisione del 6 dicembre 2013 il TPF ha respinto un ricorso di A.A._, poiché l'autorità rogante nel frattempo aveva ricevuto per via rogatoriale nuova documentazione da autorità giudiziarie di Hong Kong, atti utili per valutare la provenienza criminale dei valori patrimoniali sequestrati. Il TPF ha ordinato al MPC di fissare all'autorità rogante un termine di sei mesi per fornire nuovi elementi a sostegno del sequestro.
D.
La titolare del conto, asserendo che l'autorità rogante non li avrebbe forniti tempestivamente, richiamata una sentenza dell'8 luglio 2014 con la quale il Tribunale di Milano ha assolto gli imputati, ha presentato al MPC un'istanza di riesame e di revoca del sequestro, respinta il 15 luglio 2014. Con decisione del 17 settembre 2014 (RR.2014.209) il TPF ha poi accolto un ricorso di A.A._ e ordinato il dissequestro del conto.
E.
Avverso questa decisione l'Ufficio federale di giustizia (UFG) presenta un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiede, concesso al gravame effetto sospensivo, di annullarla e di confermare quella del MPC di mantenimento del sequestro.
A.A._ postula in via principale di dichiarare irricevibile e subordinatamente di respingere il ricorso. Il MPC propone di accogliere il gravame, mentre il TPF rinuncia a formulare particolari osservazioni, rinviando ai motivi della sentenza impugnata. Il ricorrente si riconferma nelle proprie allegazioni. Con osservazioni del 12 novembre 2014, l'opponente ribadisce la propria posizione.
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Fatti:
A.
A cavallo fra il 1996 e il 1997 A._ ha aperto due conti bancari presso la filiale di Lugano della C._ e ha conferito un mandato di gestione a D._. Il 22 marzo 1999 ha aperto un ulteriore conto presso la medesima banca, incaricando della sua gestione E._ con cui intratteneva una relazione sentimentale. Il 31 marzo 1999 il conto aveva un saldo di dollari statunitensi 6'172'137.--, che era aumentato a dollari statunitensi 9'523'162.-- il 31 dicembre 1999 per poi assestarsi nel novembre 2001 a dollari statunitensi 298'145.--. Terminato il legame sentimentale con E._, A._ ha revocato il 3 dicembre 2001 i mandati di gestione. I predetti gestori patrimoniali indipendenti sono poi stati condannati penalmente: la prima per appropriazione indebita e truffa, a causa dei prelievi effettuati dai conti di A._; il secondo per amministrazione infedele continuata, ripetuta e aggravata, perché allocava le operazioni con il miglior risultato a un proprio conto presso la menzionata banca, mentre assegnava le rimanenti ai conti di A._ e di altri clienti.
B.
A._ ha, con petizione 3 febbraio 2004, convenuto in giudizio innanzi al Pretore di Lugano la F._ SA, che aveva nel frattempo incorporato la C._, per ottenere il pagamento di fr. 12'091'256.--, oltre interessi. Il 13 aprile 2011 il Pretore ha accolto la domanda di mutazione dell'azione tendente alla condanna della banca convenuta, nel frattempo diventata B._ SA, al pagamento di euro 103'291.--, lire sterline 195'000.-- e dollari statunitensi 6'736'620.--, oltre interessi. Con sentenza 23 luglio 2013 il Pretore ha parzialmente accolto la petizione e ha condannato la convenuta a versare all'attrice euro 30'983.70, lire sterline 58'500.-- e dollari statunitensi 2'438'462.20, oltre interessi; ha rigettato in via definitiva nella medesima misura l'opposizione al precetto esecutivo fatto notificare dall'attrice. Ha posto la tassa di giustizia di fr. 60'000.-- e le spese di fr. 49'000.-- a carico della convenuta per il 35 % e dell'attrice per il 65 % e ha condannato quest'ultima al pagamento di fr. 158'000.-- di ripetibili.
C.
In parziale accoglimento dell'appello della B._ SA la II Camera civile del Tribunale di appello del Cantone Ticino ha, con sentenza 3 giugno 2015, riformato la sentenza pretorile nel senso che la banca è condannata a pagare all'attrice dollari statunitensi 357'356.35 e lire sterline 58'500.--, oltre interessi, con il relativo rigetto dell'opposizione interposta al precetto esecutivo. Ha messo la tassa di giustizia e le spese della procedura di prima istanza a carico dell'attrice in ragione di 19/20 e della convenuta per 1/20, accordando a quest'ultima fr. 451'430.-- di ripetibili. Le spese processuali d'appello di fr. 40'000.-- sono state poste a carico per 1/5 della convenuta e per 4/5 dell'attrice, che è pure stata condannata a versare alla banca fr. 40'000.-- a titolo di ripetibili per la procedura di seconda istanza.
D.
Con ricorso in materia civile dell'8 luglio 2015 A._ postula, previo conferimento dell'effetto sospensivo al gravame, la riforma della sentenza di appello nel senso che il giudizio del Pretore sia confermato. Dopo aver completato i fatti, riassunto le sentenze di primo e secondo grado e preannunciato le censure, la ricorrente lamenta una violazione degli art. 310, 311 cpv. 1 e 318 cpv. 1 CPC per la carente motivazione dell'appello. Ella rimprovera poi ai Giudici d'appello un accertamento manifestamente inesatto dei fatti per non aver considerato la sua completa ignoranza in materia di operazioni bancarie e l'inadeguatezza dell'operatività di E._. Sostiene inoltre che in presenza di comportamenti con rilevanza penale la banca avrebbe dovuto contattarla, informarla in modo chiaro e sospendere la possibilità di operare sul conto. Ritiene pure che il Pretore aveva correttamente calcolato il danno causato dalla gestione di E._ e di avere anche diritto al rimborso delle retrocessioni incassate da quest'ultimo nonché degli importi prelevati da D._ nella misura riconosciuta dal primo Giudice.
La B._ SA propone con risposta 18 agosto 2015 di respingere sia la domanda di conferimento dell'effetto sospensivo sia il ricorso.
La Presidente della Corte adita ha, con decreto 20 agosto 2015, respinto la domanda di conferimento dell'effetto sospensivo al ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. Nel corso del mese di novembre 2001, il gruppo E._ ha annunciato l'intenzione di mettere in vendita la sua partecipazione del 54% nella società francese D._, attiva a livello mondiale nel settore della nutrizione animale. Il 10 dicembre 2001 il Presidente del Consiglio di amministrazione di D._ ha stimato il valore dell'azione tra EUR 23 e EUR 33. Concretamente lo stesso è oscillato tra EUR 24 (16 maggio 2002) e EUR 19,82 (9 agosto 2002). Il 12 agosto 2002, sospesa la quotazione del titolo, è stata annunciata la vendita della partecipazione del gruppo E._ alla società F._ SA a EUR 14,5 per azione. Il giorno successivo, alla riapertura del mercato, il titolo è sceso a EUR 14,97, pari al 26,7% in meno rispetto all'ultimo corso del 9 agosto precedente. La quotazione si è poi stabilizzata attorno a EUR 14,5. Il 29 novembre 2002 la cessione è stata ufficializzata al prezzo di EUR 13,25. Complessivamente nel corso del 2002 il titolo D._ ha perso il 38,4% (da EUR 22,5 a EUR 13,25).
In relazione a tali fatti, la Commission des opérations de bourse (ora Autorité des marchés financiers; di seguito: AMF) ha aperto un'inchiesta, al fine di verificare che le transazioni siano state effettuate nel rispetto della regolamentazione borsistica francese, segnatamente riguardo all'uso di informazioni privilegiate.
In relazione a tali fatti, la Commission des opérations de bourse (ora Autorité des marchés financiers; di seguito: AMF) ha aperto un'inchiesta, al fine di verificare che le transazioni siano state effettuate nel rispetto della regolamentazione borsistica francese, segnatamente riguardo all'uso di informazioni privilegiate.
B. Il 5 maggio 2003 l'AMF ha inoltrato alla Commissione federale delle banche una richiesta di assistenza amministrativa onde ottenere informazioni sulla vendita, il 31 luglio 2002, di 5'000 titoli D._ tramite la banca G._ di Lugano. L'autorità adita ha girato i quesiti alla banca G._.
Il 22 maggio 2003 l'istituto bancario ha evaso le richieste, indicando che la vendita del 31 luglio 2002, al corso di EUR 20,40, è stata operata per conto della A._ Foundation, titolare della relazione "xxx". Avente diritto economico del conto è B._, cittadino italiano, mentre la presidente della fondazione, H._, e I._, pure cittadina italiana, hanno diritto di firma individuale. La banca ha pure precisato che 1000 azioni D._ erano state acquistate il 2 ottobre 2001 al prezzo stimato di EUR 25,97 mentre le rimanenti erano state ottenute il 10 e l'11 dicembre 2001 al corso di EUR 20,42 (3000 azioni), rispettivamente EUR 20,95 (1000 azioni). Infine, sulla scorta della documentazione prodotta, la banca G._ ha permesso di dedurre che l'ordine di vendita è stato dato da B._.
Il 22 maggio 2003 l'istituto bancario ha evaso le richieste, indicando che la vendita del 31 luglio 2002, al corso di EUR 20,40, è stata operata per conto della A._ Foundation, titolare della relazione "xxx". Avente diritto economico del conto è B._, cittadino italiano, mentre la presidente della fondazione, H._, e I._, pure cittadina italiana, hanno diritto di firma individuale. La banca ha pure precisato che 1000 azioni D._ erano state acquistate il 2 ottobre 2001 al prezzo stimato di EUR 25,97 mentre le rimanenti erano state ottenute il 10 e l'11 dicembre 2001 al corso di EUR 20,42 (3000 azioni), rispettivamente EUR 20,95 (1000 azioni). Infine, sulla scorta della documentazione prodotta, la banca G._ ha permesso di dedurre che l'ordine di vendita è stato dato da B._.
C. Raccolte le osservazioni della fondazione interessata, con decisione del 18 novembre 2003 la Commissione federale delle banche ha risolto di accordare assistenza amministrativa all'AMF e di trasmetterle le informazioni ricevute dalla banca G._. Ha parimenti ricordato l'obbligo di utilizzare le medesime solamente ai fini della vigilanza diretta sulle borse e sul commercio di valori mobiliari e la necessità di richiedere nuovamente il suo consenso per l'eventuale ritrasmissione ad autorità terze.
C. Raccolte le osservazioni della fondazione interessata, con decisione del 18 novembre 2003 la Commissione federale delle banche ha risolto di accordare assistenza amministrativa all'AMF e di trasmetterle le informazioni ricevute dalla banca G._. Ha parimenti ricordato l'obbligo di utilizzare le medesime solamente ai fini della vigilanza diretta sulle borse e sul commercio di valori mobiliari e la necessità di richiedere nuovamente il suo consenso per l'eventuale ritrasmissione ad autorità terze.
D. Il 17 dicembre 2003 la banca G._ ha comunicato alla Commissione federale delle banche che la vendita del 31 luglio 2002 è in realtà stata ordinata da C._ (cittadino italiano), titolare di una procura di amministrazione sulla relazione "xxx", formalizzata, per un disguido interno, solamente il 18 giugno 2003.
Fondandosi su tale circostanza, il 22 dicembre 2003 la A._ Foundation e B._, da un lato, e C._, d'altro lato, hanno presentato alla Commissione federale delle banche istanza di riesame della decisione del 18 novembre precedente.
Fondandosi su tale circostanza, il 22 dicembre 2003 la A._ Foundation e B._, da un lato, e C._, d'altro lato, hanno presentato alla Commissione federale delle banche istanza di riesame della decisione del 18 novembre precedente.
E. Il 2 gennaio 2004 la A._ Foundation, B._ e, separatamente, C._ hanno interposto ricorso di diritto amministrativo dinanzi al Tribunale federale. Chiesta preliminarmente la sospensione del procedimento fino alla pronuncia sulle istanze di revisione, domandano l'annullamento della decisione del 18 novembre 2003 e, subordinatamente, il suo accoglimento parziale, nel senso di trasmettere all'AMF solamente le indicazioni riguardanti il gestore patrimoniale. Quest'ultimo, in via ancor più subordinata, chiede di poter prendere posizione sulle osservazioni della Commissione federale delle banche. Lamentano, in sostanza, la violazione del diritto di essere sentito, del principio di proporzionalità e dell'art. 38 della legge federale sulle borse e il commercio di valori mobiliari del 24 marzo 1995 (LBVM; RS 954.1).
Con scritto del 29 gennaio 2004 la Commissione federale delle banche ha respinto le istanze di riesame, ritenendole fondate su fatti già noti agli istanti prima dell'adozione della decisione contestata e comunque non suscettibili di modificarne l'esito.
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Fatti:
Fatti:
A. P._, nata nel 1975, attiva quale ballerina in locali notturni, è rimasta vittima di un incidente stradale in data 16 agosto 1995, riportando una frattura diafisaria trasversa dell'omero destro, una frattura ilio-ischiopubica sinistra con dissociazione sacro-iliaca sinistra, la rottura del diaframma a sinistra, la lesione del plesso ascellare destro e la frattura malleolare composta della caviglia destra.
Con decisione del 6 giugno 1997 l'interessata è stata posta al beneficio, da parte della SWICA Assicurazioni SA (in seguito SWICA), di un'indennità per menomazione dell'integrità del 65%, mentre con un provvedimento formale del 3 novembre 1998 l'assicuratore infortuni ha dichiarato estinto il diritto dell'infortunata all'erogazione di indennità giornaliere con effetto dal 1° luglio 1997, negando l'assegnazione di una rendita di invalidità, per carenza di perdita economica.
In seguito all'opposizione presentata dall'assicurata tramite l'avvocato Timbal, la SWICA ha confermato il proprio provvedimento in data 22 gennaio 1999.
In seguito all'opposizione presentata dall'assicurata tramite l'avvocato Timbal, la SWICA ha confermato il proprio provvedimento in data 22 gennaio 1999.
B. Contro la decisione su opposizione è insorta P._ con gravame presso il Tribunale delle assicurazioni del Canton Ticino. Sempre patrocinata dall'avvocato Timbal l'insorgente ha postulato l'assegnazione di una rendita di invalidità del 100%, il riconoscimento di una riformazione professionale e l'assunzione di diversi costi, tra cui quelli necessari alla cura dei disturbi digestivi e per sottoporsi ad una psicoterapia.
Con giudizio del 27 agosto 2001 la Corte cantonale ha parzialmente accolto il gravame, annullato la decisione su opposizione del 22 gennaio 1999, condannato la SWICA ad assumere i costi della psicoterapia di cui necessitava l'insorgente e retrocesso gli atti all'assicuratore infortuni affinché ricalcolasse il grado d'invalidità di P._. Il Tribunale cantonale ha invece respinto la richiesta tendente all'assunzione dei costi per la cura dei disturbi gastrici, non essendo provato il nesso di causalità naturale con l'infortunio.
Con giudizio del 27 agosto 2001 la Corte cantonale ha parzialmente accolto il gravame, annullato la decisione su opposizione del 22 gennaio 1999, condannato la SWICA ad assumere i costi della psicoterapia di cui necessitava l'insorgente e retrocesso gli atti all'assicuratore infortuni affinché ricalcolasse il grado d'invalidità di P._. Il Tribunale cantonale ha invece respinto la richiesta tendente all'assunzione dei costi per la cura dei disturbi gastrici, non essendo provato il nesso di causalità naturale con l'infortunio.
C. Contro la pronunzia cantonale sono insorti con ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni sia la SWICA che l'assicurata.
P._ postula in via principale la condanna dell'assicuratore infortuni al versamento di una rendita di invalidità del 100% calcolata su un guadagno assicurato di fr. 37'440.- dal 1° luglio 1997, oltre a interessi del 5%, in via subordinata una rendita del 76,88%, in via più subordinata del 59,55% ed in via del tutto subordinata pari al 49,43%. Inoltre la ricorrente chiede l'assunzione dei costi relativi agli accertamenti e alla cura dei disturbi digestivi, così come il riconoscimento dei costi necessari per sottoporsi a psicoterapia. Delle motivazioni ricorsuali si dirà in seguito, se necessario.
Dal canto suo la SWICA chiede a questa Corte di accertare che l'assicurata non è portatrice di un'invalidità indennizzabile e di conseguenza di annullare parzialmente il giudizio impugnato e confermare in parte la decisione su opposizione del 22 gennaio 1999. L'assicuratore infortuni riconosce invece l'assunzione dei costi necessari per l'esecuzione di una psicoterapia. Dei motivi addotti nel ricorso si dirà, se necessario, in seguito.
Chiamati a pronunciarsi sui rispettivi gravami sia la SWICA che l'assicurata hanno proposto di respingerli. L'Ufficio federale delle assicurazioni sociali non si è invece espresso.
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Fatti:
A. A._, cittadino marocchino residente in Italia dal 1999, si è sposato il 24 febbraio 2005 con la cittadina italiana B._, titolare di un permesso di domicilio CE/AELS in Svizzera. Per tale motivo gli è stato rilasciato un permesso di dimora CE/AELS valido fino al 23 febbraio 2010.
B. Il 15 settembre 2008, dopo aver fatto interrogare i coniugi, la Sezione dei permessi e dell'immigrazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino ha revocato il permesso di dimora di A._ e gli ha fissato un termine al 17 ottobre 2008 per lasciare la Svizzera. A sostegno della propria decisione ha rilevato che da tempo i coniugi non convivevano più, motivo per cui era venuto a mancare lo scopo per il quale l'autorizzazione era stata concessa.
Su ricorso, la revoca è stata confermata dapprima dal Consiglio di Stato ticinese, il 23 dicembre 2008, e quindi dal Tribunale cantonale amministrativo, il 20 maggio 2009.
C. Il 26 giugno 2009 A._ ha presentato dinanzi al Tribunale federale un ricorso in materia di diritto pubblico, con cui chiede di annullare sia la pronuncia del Tribunale amministrativo, sia le decisioni delle istanze precedenti. Lamenta la violazione dell'art. 50 della legge federale sugli stranieri del 16 dicembre 2005 (LStr; RS 142.20) nonché dell'Accordo del 21 giugno 1999 tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione Svizzera, dall'altra, sulla libera circolazione delle persone (ALC; RS 0.142.112.681).
Chiamati ad esprimersi, il Tribunale cantonale amministrativo si riconferma nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria decisione, il Consiglio di Stato si rimette al giudizio del Tribunale federale, mentre la Sezione cantonale dei permessi e dell'immigrazione e l'Ufficio federale della migrazione propongono di respingere il gravame.
D. Con decreto presidenziale del 1° luglio 2009 è stata accolta l'istanza di conferimento dell'effetto sospensivo contenuta nel ricorso.
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Fatti:
A.
A.a. Con accordo 9 aprile 2015 B._ e A._ hanno convenuto quanto segue: "B._ investiert CHF 90'000.- in Immobiliengeschäfte von A._ (bzw. [beziehungsweise] C._ Srl) in Italien. A._ verpflichtet sich zu einer jährlich [sic] Auszahlung von CHF 45'000.- an B._. B._ verpflichtet sich die Summe von CHF 90'000.- mindestens bis am 30.04.2016 zu investieren; danach ist es ihm freigestellt das investierte Kapital samt Gewinn (CHF 45'000.- p. a [per annum]) zurückzufordern. Für die gesamten Forderungen haftet A._ privat. Mit Unterzeichnung dieser Vereinbarung wird der Erhalt der Summe von CHF 90'000.- quittiert."
A.b. Il 10 gennaio 2020 B._ ha escusso A._ per l'incasso di fr. 102'000.-- oltre interessi, indicando quale causa del credito: "Accordo 9.4.2015, dedotti acconti pagati dal debitore per complessivi Fr. 33'000.-". L'escusso ha interposto opposizione al precetto esecutivo.
A.c. Mediante decisione 6 novembre 2020 il Pretore del Distretto di Lugano ha accolto l'istanza presentata da B._ volta al rigetto in via provvisoria dell'opposizione interposta da A._.
B.
Con sentenza 31 maggio 2021 la Camera di esecuzione e fallimenti del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha respinto il reclamo introdotto dal debitore avverso la decisione pretorile.
C.
Mediante ricorso in materia civile 5 luglio 2021 A._ ha impugnato la sentenza cantonale dinanzi al Tribunale federale. Chiede che, in accoglimento dello stesso, la decisione cantonale sia riformata nel senso di respingere l'istanza di B._.
È stato acquisito l'incarto cantonale, ma non sono state chieste determinazioni.
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Fatti:
A. Il 12 aprile 2011 il Procuratore pubblico (PP) ha aperto l'istruzione penale nei confronti del dr. med. A._ e del dr. med. C._ per il titolo di lesioni colpose gravi in relazione a pretesi errori diagnostici e di tecnica operatoria che avrebbero causato a D._ una zoppia cronica al piede sinistro e una perdita dell'uso funzionale dell'arto.
B. Ritenendo necessaria l'esecuzione di una perizia volta a stabilire un'eventuale violazione delle regole dell'arte medica nell'ambito delle cure prestate al paziente, il 29 luglio 2011 il PP ha nominato quale perito il dott. B._, attivo presso l'Università dell'Insubria di Varese. Il 22 novembre 2011 ha inoltre nominato il dott. E._ quale perito ausiliario. Il 10 febbraio 2012 gli esperti hanno reso il loro rapporto, che ravvisava carenze nella procedura operatoria. Il referto peritale è stato intimato alle parti il 16 marzo 2012.
C. Il 6 luglio 2012 A._ ha presentato un'istanza di ricusa del dott. B._ invocando gli intensi rapporti professionali del perito con le autorità penali del Cantone Ticino, che renderebbero parziale il rapporto peritale. Il perito si è espresso sull'istanza di ricusa dinanzi alla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP) con osservazioni del 18 luglio 2012, reputando in particolare "stupefacente ed offensiva" l'asserzione di parzialità e riservandosi "di adire le vie formali per rispetto alla propria integrità professionale e alla propria onorabilità". Ha inoltre precisato che non avrebbe più tollerato "illegittime accuse di parzialità e corruttibilità".
D. Il 27 luglio 2012 A._ ha presentato un'ulteriore istanza di ricusa nei confronti del perito in relazione al tenore delle osservazioni da questi formulate alla prima domanda di ricusa. In pratica, ha addotto che la reazione del perito sarebbe stata eccessiva e tale da fare dedurre un manifesto rapporto di inimicizia.
E. Con distinte sentenze del 18 ottobre 2012 la CRP ha dichiarato irricevibile, siccome tardiva, la prima istanza di ricusa ed ha respinto la seconda, negando che il tenore delle osservazioni palesasse un sentimento di inimicizia nei confronti dell'imputato o del suo legale, trattandosi di una reazione riconducibile alle inadeguate conclusioni della prima istanza di ricusa.
F. A._ impugna la sentenza della CRP, che respinge la sua seconda istanza di ricusa, con un ricorso in materia penale al Tribunale federale. Chiede di annullare il giudizio della Corte cantonale e di accogliere la sua domanda. Il ricorrente lamenta sostanzialmente l'accertamento arbitrario dei fatti e la violazione dell'art. 56 lett. f CPP.
G. Non sono state chieste osservazioni nel merito del gravame.
Con decreto presidenziale del 19 dicembre 2012 è stata respinta la domanda di effetto sospensivo.
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Fatti:
Fatti:
A. Il 23 giugno 2003 il Municipio di Savosa ha rilasciato a A._ il permesso di costruire uno stabile commerciale sulla particella xxx. Durante i lavori di costruzione, i proprietari del fondo contermine hanno contestato l'edificazione a confine. Il proprietario ha portato a termine i lavori, rinunciando, almeno apparentemente, a edificare come da progetto approvato. Il 18 aprile 2005 il Municipio ha rilasciato il permesso di abitabilità.
Il 7 giugno 2005, il proprietario ha manifestato al Municipio l'intenzione di riprendere i lavori per prolungare la tettoia sino al confine, conformemente alla licenza rilasciatagli. Il 30 giugno 2005 il Municipio ha ritenuto che la licenza edilizia era stata compiutamente utilizzata e che il prolungamento della tettoia doveva essere preceduto dall'inoltro di una domanda di costruzione. Questo provvedimento non è stato impugnato. Il 17 ottobre 2005 il Municipio, accertato che il proprietario aveva posato un elemento per prolungare la tettoia, gli ha imposto di sospendere i lavori e di inoltrare una domanda di costruzione a posteriori.
Il 7 giugno 2005, il proprietario ha manifestato al Municipio l'intenzione di riprendere i lavori per prolungare la tettoia sino al confine, conformemente alla licenza rilasciatagli. Il 30 giugno 2005 il Municipio ha ritenuto che la licenza edilizia era stata compiutamente utilizzata e che il prolungamento della tettoia doveva essere preceduto dall'inoltro di una domanda di costruzione. Questo provvedimento non è stato impugnato. Il 17 ottobre 2005 il Municipio, accertato che il proprietario aveva posato un elemento per prolungare la tettoia, gli ha imposto di sospendere i lavori e di inoltrare una domanda di costruzione a posteriori.
B. Con decisione del 22 agosto 2006 il Consiglio di Stato del Cantone Ticino, adito dal proprietario, ha annullato detto provvedimento. Il Comune si è allora rivolto al Tribunale cantonale amministrativo che, con giudizio del 9 ottobre 2006, ha accolto il ricorso, ha annullato la decisione governativa e confermato quella municipale del 17 ottobre 2005.
B. Con decisione del 22 agosto 2006 il Consiglio di Stato del Cantone Ticino, adito dal proprietario, ha annullato detto provvedimento. Il Comune si è allora rivolto al Tribunale cantonale amministrativo che, con giudizio del 9 ottobre 2006, ha accolto il ricorso, ha annullato la decisione governativa e confermato quella municipale del 17 ottobre 2005.
C. Avverso questa pronunzia A._ presenta un ricorso di diritto pubblico, chiedendo di annullarla.
Il Comune di Savosa propone di respingere il ricorso.
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Fatti:
A.
A._, cittadino nigeriano nato a X._ (Nigeria) nel 1971 si è colà sposato il 23 aprile 2003 con B._, cittadina svizzera nata nel 1964. I coniugi si sono stabiliti il 1° settembre 2003 nel Comune di Y._. Dalla loro unione non sono nati figli.
B.
Il 18 settembre 2008 A._ ha inoltrato all'Ufficio federale della migrazione (ora: Segreteria di Stato della migrazione, SEM) una domanda di naturalizzazione agevolata. Nel quadro di questa procedura, il 13 novembre 2009 i coniugi hanno sottoscritto una dichiarazione con la quale confermavano di "vivere in un'unione coniugale reale, integra e stabile allo stesso indirizzo e che non sono previsti né una separazione né un divorzio". Con decisione dell'8 febbraio 2010, cresciuta in giudicato il 12 marzo 2010, è stata accordata al richiedente la naturalizzazione agevolata. Egli ha contestualmente acquistato la cittadinanza del Cantone Ticino e l'attinenza del Comune di Z._.
C.
Il 29 maggio 2012 A._ e la moglie hanno presentato alla Pretura di Lugano una richiesta comune di divorzio, corredata da una convenzione sulle conseguenze accessorie del divorzio. Nella stessa, al punto "assegnazione domicilio familiare" era indicato che a seguito della definitiva separazione dalla moglie, A._ occupava da due anni un piccolo appartamento al piano inferiore dello stabile appartenente alla comunione ereditaria di cui faceva parte la moglie. Con sentenza del 20 luglio 2012, il Pretore aggiunto ha pronunciato il divorzio ed ha omologato la convenzione.
Il 2 gennaio 2013 A._ si è risposato con una cittadina nigeriana dalla quale ha avuto tre figli, nati rispettivamente nel 2014, nel 2016 e nel 2017.
D.
Il 12 febbraio 2014, l'Ufficio federale della migrazione ha comunicato a A._ l'apertura di un procedimento amministrativo volto all'eventuale annullamento della naturalizzazione agevolata. Dopo una serie di atti che non occorre qui evocare, preso atto in particolare delle risposte fornite il 28 gennaio 2018 dall'ex moglie dell'interessato ad un questionario sottopostole, con decisione del 19 febbraio 2018 la SEM ha annullato la naturalizzazione agevolata. Ha rilevato che, contrariamente alla dichiarazione del 13 novembre 2009, il matrimonio dell'interessato non costituiva un'unione coniugale effettiva e stabile sia quando è stata rilasciata la dichiarazione sia al momento della concessione della naturalizzazione agevolata. L'autorità federale ha inoltre stabilito che l'annullamento implicava la perdita della cittadinanza svizzera anche per i membri della sua famiglia che l'avevano acquisita in virtù della decisione annullata. Adito da A._, con sentenza del 2 settembre 2020 il Tribunale amministrativo federale (TAF) ne ha respinto il ricorso.
E.
A._ impugna questa sentenza con un ricorso in materia di diritto pubblico dell'8 ottobre 2020 al Tribunale federale, chiedendo di annullarla unitamente alla decisione della SEM. Il ricorrente fa valere l'accertamento manifestamente inesatto dei fatti, la violazione del diritto di essere sentito e del principio della proporzionalità, nonché la violazione dell'art. 41 della previgente legge federale su l'acquisto e la perdita della cittadinanza svizzera, del 29 settembre 1952 (vLCit).
F.
Il TAF comunica di rinunciare a presentare osservazioni al ricorso, mentre la SEM chiede la reiezione del gravame.
Con decreto presidenziale del 4 dicembre 2020 è stato conferito l'effetto sospensivo al ricorso.
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Fatti:
A.
Il 21 agosto 2016 A._ si trovava in Germania, a Bietigheim-Bissingen, per assistere a una partita amichevole di disco su ghiaccio tra una squadra danese e l'Hockey Club Ambrì-Piotta. In quell'occasione si sono verificati disordini provocati da una ventina di individui che hanno fatto uso di violenza fisica verso terzi, in particolare contro le forze dell'ordine tedesche. A._ è stato fermato, identificato e posto in stato di fermo; a suo carico è stato aperto un procedimento penale in Germania.
B.
Su richiesta dell'Ufficio federale di polizia (Fedpol), nei confronti dell'interessato il 31 agosto 2016 la Federazione svizzera di Hockey su ghiaccio ha emanato un divieto di accedere agli stadi svizzeri dal 1° settembre 2016 al 31 agosto 2019. Su istanza di Fedpol, il 2 settembre 2016 anche la Polizia cantonale ticinese ha disposto un divieto, valido dal 9 settembre 2016 all'8 settembre 2018, di accedere agli impianti di calcio e di disco su ghiaccio svizzeri, decisione impugnata dall'interessato nella sede cantonale con ricorso del 13 settembre 2016.
C.
Con decisione del 27 settembre 2016 Fedpol ha informato l'interessato che in applicazione della Legge federale sulle misure per la salvaguardia interna del 21 marzo 1997 (LMSI; RS 120) i suoi dati personali sono stati registrati nel sistema d'informazione HOOGAN. L'interessato ha chiesto a Fedpol di cancellarli e all'incaricato della protezione dei dati e della trasparenza di verificare il procedimento. Con decisione dell'11 novembre 2016 Fedpol ha respinto il ricorso. Adito dall'interessato, con giudizio dell'11 settembre 2017 il Tribunale amministrativo federale (TAF) ne ha respinto il gravame.
D.
Avverso questa decisione A._ presenta un ricorso al Tribunale federale. Postula di annullarla unitamente a quella di Fedpol e a quelle relative ai due citati divieti, nonché di cancellare le informazioni registrate nel sistema HOOGAN.
Non sono state chieste osservazioni, ma è stato richiamato l'incarto del TAF.
Con scritto del 4 aprile 2018 il ricorrente ha prodotto atti assunti dal suo legale germanico nel contesto dei procedimenti in corso a Berlino.
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Fatti:
Fatti:
A. La particella n. 1004 di Soazza, di oltre 12 kmq di superficie, appartiene al Comune patriziale quale bene di congodimento. Il fondo comprende buona parte del territorio comunale sulla sponda sinistra della Moesa, segnatamente la ripida vallata laterale denominata Val Bregn. La vallata è attraversata da un riale che si immette nel fiume in prossimità dei piloni del ponte autostradale Giusné, dove vi è un cono di deiezione con accumuli di sassi e ghiaia di una certa importanza.
A. La particella n. 1004 di Soazza, di oltre 12 kmq di superficie, appartiene al Comune patriziale quale bene di congodimento. Il fondo comprende buona parte del territorio comunale sulla sponda sinistra della Moesa, segnatamente la ripida vallata laterale denominata Val Bregn. La vallata è attraversata da un riale che si immette nel fiume in prossimità dei piloni del ponte autostradale Giusné, dove vi è un cono di deiezione con accumuli di sassi e ghiaia di una certa importanza.
B. Allo scopo di favorire l'estrazione e lo sfruttamento degli inerti nonché di rivalutare dal profilo paesaggistico l'area in questione, nel marzo del 2003 il Comune politico di Soazza ha promosso una procedura di dissodamento e di autorizzazione per interventi fuori dalla zona edificabile. Il progetto prevedeva l'estrazione di circa 90'000 mc di materiale sull'arco di 3-4 anni e la successiva sistemazione mediante adeguato rimboschimento. Il dissodamento è stato autorizzato il mese di luglio successivo, mentre la domanda di costruzione è rimasta in sospeso in attesa dell'aggiornamento della pianificazione locale.
B. Allo scopo di favorire l'estrazione e lo sfruttamento degli inerti nonché di rivalutare dal profilo paesaggistico l'area in questione, nel marzo del 2003 il Comune politico di Soazza ha promosso una procedura di dissodamento e di autorizzazione per interventi fuori dalla zona edificabile. Il progetto prevedeva l'estrazione di circa 90'000 mc di materiale sull'arco di 3-4 anni e la successiva sistemazione mediante adeguato rimboschimento. Il dissodamento è stato autorizzato il mese di luglio successivo, mentre la domanda di costruzione è rimasta in sospeso in attesa dell'aggiornamento della pianificazione locale.
C. Proseguendo nella concretizzazione del progetto, nella primavera del 2004 il Comune politico di Soazza ha invitato alcune ditte a presentare un'offerta per l'estrazione degli inerti e la sistemazione della Val Bregn. Delle tre offerte inoltrate, due proponevano un compenso per il Comune stesso di fr. 29'052.-- mentre la terza, formulata dal consorzio formato dalle ditte A._SA e B._SA (di seguito: consorzio A._/B._), offriva un indennizzo di fr. 145'260.--. Nonostante l'appello del Presidente del Comune patriziale ad ottenere preliminarmente l'accordo di tale Ente, nella seduta dell'8 luglio 2004 l'Assemblea comunale ha aggiudicato al miglior offerente l'esecuzione dei lavori di estrazione.
C. Proseguendo nella concretizzazione del progetto, nella primavera del 2004 il Comune politico di Soazza ha invitato alcune ditte a presentare un'offerta per l'estrazione degli inerti e la sistemazione della Val Bregn. Delle tre offerte inoltrate, due proponevano un compenso per il Comune stesso di fr. 29'052.-- mentre la terza, formulata dal consorzio formato dalle ditte A._SA e B._SA (di seguito: consorzio A._/B._), offriva un indennizzo di fr. 145'260.--. Nonostante l'appello del Presidente del Comune patriziale ad ottenere preliminarmente l'accordo di tale Ente, nella seduta dell'8 luglio 2004 l'Assemblea comunale ha aggiudicato al miglior offerente l'esecuzione dei lavori di estrazione.
D. Contro la delibera assembleare, il 10 agosto 2004 il Comune patriziale di Soazza è insorto dinanzi al Tribunale amministrativo del Cantone dei Grigioni, invocando la propria competenza esclusiva a concedere il diritto di asportare il materiale alluvionale, in quanto proprietario del fondo. Condividendo sostanzialmente questa tesi, con giudizio del 27 maggio 2005, comunicato il 30 giugno seguente, l'istanza adita ha accolto il ricorso e annullato la risoluzione dell'Assemblea comunale.
D. Contro la delibera assembleare, il 10 agosto 2004 il Comune patriziale di Soazza è insorto dinanzi al Tribunale amministrativo del Cantone dei Grigioni, invocando la propria competenza esclusiva a concedere il diritto di asportare il materiale alluvionale, in quanto proprietario del fondo. Condividendo sostanzialmente questa tesi, con giudizio del 27 maggio 2005, comunicato il 30 giugno seguente, l'istanza adita ha accolto il ricorso e annullato la risoluzione dell'Assemblea comunale.
E. Il 24, rispettivamente il 26 agosto 2005, il consorzio A._/ B._, da un lato (inc. n. 2P.212/2005), ed il Comune politico di Soazza, d'altro lato (inc. n. 2P.213/2005), hanno presentato ciascuno un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale, con cui chiedono l'annullamento della pronuncia della Corte cantonale. Il consorzio lamenta la violazione degli art. 9 e 29 cpv. 2 Cost., a cui il Comune aggiunge anche l'<ref-law>
Chiamato ad esprimersi, il Comune patriziale di Soazza propone che i ricorsi siano respinti. Ad analoga conclusione, nella misura in cui gli stessi siano ammissibili, giunge pure il Tribunale amministrativo grigionese. Entrambi i ricorrenti postulano per contro l'accoglimento dell'altra impugnativa.
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Fatti:
Fatti:
A. A._ (1971) ha dapprima svolto un apprendistato bancario e nel 1997 ha poi ottenuto il diploma di economista aziendale presso la Scuola Superiore per i Quadri dell'Economia e dell'Amministrazione (SSQEA; oggi Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, SUPSI). Dal 1995 alla metà del 1998 egli ha lavorato presso un istituto bancario ticinese divenendo responsabile del controlling, mentre in seguito è passato alle dipendenze di una società di servizi in qualità di direttore finanziario. Dal luglio del 1999 è professionalmente attivo presso la banca X._ SA a Lugano, dove nei primi due anni ha svolto la funzione di capo contabile e nel maggio del 2001 è stato nominato vice-direttore generale.
A. A._ (1971) ha dapprima svolto un apprendistato bancario e nel 1997 ha poi ottenuto il diploma di economista aziendale presso la Scuola Superiore per i Quadri dell'Economia e dell'Amministrazione (SSQEA; oggi Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, SUPSI). Dal 1995 alla metà del 1998 egli ha lavorato presso un istituto bancario ticinese divenendo responsabile del controlling, mentre in seguito è passato alle dipendenze di una società di servizi in qualità di direttore finanziario. Dal luglio del 1999 è professionalmente attivo presso la banca X._ SA a Lugano, dove nei primi due anni ha svolto la funzione di capo contabile e nel maggio del 2001 è stato nominato vice-direttore generale.
B. Tra la primavera del 2002 e l'autunno del 2003 A._ ha frequentato un corso di "International Wealth Management Executive MBA" organizzato congiuntamente dall'Università di Ginevra, la Carnegie Mellon University di Pittsburg e la Swiss Banking School. Il corso prevedeva tra l'altro 15 settimane di presenza personale, suddivisi in tre blocchi di tre settimane in Svizzera e due periodi di uguale durata negli Stati Uniti. Nell'ottobre del 2003 i due istituti accademici gli hanno conferito il titolo di "(Executive) Master in Business Administration (International Wealth Management)". L'ottenimento di questo diploma ha comportato costi per fr. 58'556.95, di cui fr. 46'860.-- per la sola tassa d'iscrizione.
B. Tra la primavera del 2002 e l'autunno del 2003 A._ ha frequentato un corso di "International Wealth Management Executive MBA" organizzato congiuntamente dall'Università di Ginevra, la Carnegie Mellon University di Pittsburg e la Swiss Banking School. Il corso prevedeva tra l'altro 15 settimane di presenza personale, suddivisi in tre blocchi di tre settimane in Svizzera e due periodi di uguale durata negli Stati Uniti. Nell'ottobre del 2003 i due istituti accademici gli hanno conferito il titolo di "(Executive) Master in Business Administration (International Wealth Management)". L'ottenimento di questo diploma ha comportato costi per fr. 58'556.95, di cui fr. 46'860.-- per la sola tassa d'iscrizione.
C. Nella propria dichiarazione fiscale del 30 aprile 2004, riferita all'anno 2003, A._ ha esposto una deduzione per spese di perfezionamento professionale di fr. 63'087.--, di cui fr. 58'557.-- per il conseguimento dell'MBA. Il competente Ufficio circondariale di tassazione, nella relativa notifica emanata il 3 febbraio 2005, non ha tuttavia riconosciuto la deduzione. Su reclamo, il 16 marzo seguente la stessa autorità ha confermato la tassazione emessa, indicando che gli oneri controversi non costituivano spese di perfezionamento bensì di formazione professionale e non erano pertanto deducibili. Con sentenza del 31 maggio 2005, la successiva impugnativa interposta dal contribuente dinanzi alla Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello del Can ton Ticino è stata a sua volta respinta.
C. Nella propria dichiarazione fiscale del 30 aprile 2004, riferita all'anno 2003, A._ ha esposto una deduzione per spese di perfezionamento professionale di fr. 63'087.--, di cui fr. 58'557.-- per il conseguimento dell'MBA. Il competente Ufficio circondariale di tassazione, nella relativa notifica emanata il 3 febbraio 2005, non ha tuttavia riconosciuto la deduzione. Su reclamo, il 16 marzo seguente la stessa autorità ha confermato la tassazione emessa, indicando che gli oneri controversi non costituivano spese di perfezionamento bensì di formazione professionale e non erano pertanto deducibili. Con sentenza del 31 maggio 2005, la successiva impugnativa interposta dal contribuente dinanzi alla Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello del Can ton Ticino è stata a sua volta respinta.
D. Il 1° luglio 2005 A._ ha presentato un ricorso di diritto amministrativo dinanzi al Tribunale federale, concernente sia l'imposta federale diretta sia l'imposta cantonale 2003. Chiede l'annullamento del giudizio della Camera di diritto tributario del 31 maggio 2005 così come delle decisioni su reclamo del 16 marzo precedente e postula il riconoscimento di una deduzione supplementare dal reddito di fr. 58'557.-- in relazione al calcolo di entrambe le imposte.
D. Il 1° luglio 2005 A._ ha presentato un ricorso di diritto amministrativo dinanzi al Tribunale federale, concernente sia l'imposta federale diretta sia l'imposta cantonale 2003. Chiede l'annullamento del giudizio della Camera di diritto tributario del 31 maggio 2005 così come delle decisioni su reclamo del 16 marzo precedente e postula il riconoscimento di una deduzione supplementare dal reddito di fr. 58'557.-- in relazione al calcolo di entrambe le imposte.
E. La Divisione delle contribuzioni del Canton Ticino e l'Amministrazione federale delle contribuzioni (Divisione principale imposta federale diretta, imposta preventiva, tasse di bollo) propongono la reiezione del gravame, mentre la Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello rinuncia a presentare osservazioni.
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Fatti:
A.
Il 23 settembre 2012 ha avuto luogo la votazione cantonale inerente, tra l'altro, al decreto legislativo concernente lo stanziamento di un credito di fr. 2'500'000.-- per la progettazione definitiva delle opere relative al semisvincolo N2 e del relativo posteggio d'attestamento a Bellinzona. Con decisione del 3 ottobre 2012, il Consiglio di Stato del Cantone Ticino ne ha proclamato i risultati. A favore del credito si sono espressi 42'181 votanti, contro 40'834.
B.
Avverso questa decisione, l'8 ottobre 2012 A._ ha inoltrato un ricorso al Gran Consiglio, chiedendo di annullare la votazione e di ripeterla, facendo valere che la campagna in favore del "sì al semisvincolo" sarebbe stata finanziata in maniera occulta con denaro pubblico. L'11 ottobre seguente, l'insorgente unitamente a dieci litisconsorti e al Comitato "No al finanziamento occulto delle campagne politiche con soldi pubblici", ha presentato un analogo ricorso al Gran Consiglio e uno al Tribunale cantonale amministrativo.
C.
Con giudizio del 2 novembre 2012 la Corte cantonale, ritenuta la propria incompetenza, ha dichiarato irricevibile l'ultimo ricorso. Anche il Parlamento, dopo aver proceduto a uno scambio di scritti, nell'ambito del quale sono risultati versamenti alla campagna pubblicitaria del sì da parte di alcuni Comuni e della Commissione regionale dei trasporti del Bellinzonese (CRTB) per un importo di fr. 97'900.--, con decisione del 28 gennaio 2013 ha accertato la propria incompetenza e ha dichiarato irricevibili i due ricorsi sottopostigli. Li ha quindi trasmessi d'ufficio al Tribunale federale (cause 1C_153/2013 e 1C_154/2013).
D.
Contro queste due decisioni A._ e gli undici litisconsorti hanno presentato un ricorso al Tribunale federale. Con sentenza del 21 febbraio 2014, il Tribunale federale l'ha accolto in quanto ammissibile (causa 1C_187/2013) e annullato la decisione del Gran Consiglio, rinviandogli al senso dei considerandi le cause 1C_153/2013 e 1C_154/2013 (RtiD II-2014 n. 1 pag. 3).
E.
Con decisione del 5 maggio 2014 il Parlamento cantonale ha dichiarato irricevibili i ricorsi dell'8 e 11 ottobre 2012 e li ha trasmessi, per competenza, al Tribunale cantonale amministrativo. Contro questa decisione A._ e litisconsorti hanno inoltrato sia un gravame alla Corte cantonale sia un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale (causa 1C_255/2014).
Con decreto del 27 giugno 2014 il Presidente della I Corte di diritto pubblico ha conferito effetto sospensivo al gravame e ha sospeso la procedura fino all'emanazione del giudizio della Corte cantonale.
F.
Il 1° ottobre 2014 il Tribunale cantonale amministrativo, dopo un doppio scambio di scritti con il Parlamento, il Governo, la CRTB, l'ente regionale e i Municipi interessati, ha dichiarato irricevibile sia il ricorso individuale 8 ottobre 2012 di A._ sia quello dell'11 ottobre 2012 presentato con i litisconsorti, come pure quello da loro inoltrato il 23 maggio 2014 contro la nuova decisione granconsiliare del 5 maggio 2014.
Il 9 ottobre 2014 la procedura nella causa 1C_255/2014 è stata pertanto riattivata. La Corte cantonale rinvia ai motivi contenuti nella propria sentenza, mentre il Governo e il Parlamento chiedono di respingere il gravame.
G.
Anche avverso la sentenza 1° ottobre 2014 della Corte cantonale, A._ e i litisconsorti hanno presentato un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale (causa 1C_521/2014). Chiedono di congiungere le procedure e, come nell'altro gravame, di accordare l'effetto sospensivo all'impugnativa; in via principale, postulano di rinviare gli atti al Gran Consiglio, affinché esamini il ricorso nel merito, subordinatamente di trasmetterli al Consiglio di Stato, in via ancor più subordinata di ordinare la ripetizione della votazione cantonale.
Con decreto presidenziale del 2 dicembre 2014 anche a questo ricorso è stato conferito l'effetto sospensivo.
La Corte cantonale si riconferma nella decisione impugnata. Con scritto del 21 gennaio 2015 il Consiglio di Stato, per sé e in rappresentanza del Gran Consiglio, rinuncia a presentare osservazioni e si rimette al giudizio del Tribunale federale.
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Fatti:
A.
A._, cittadino macedone, titolare di un permesso di dimora dal 27 gennaio 1995, si è sposato il 25 dicembre 2002 con la connazionale B._. La coppia, legalmente separata dal 1° novembre 2006, ha avuto due figli C._ e D._ (nata durante la separazione). Il padre fruisce di un diritto di visita nei confronti dei ragazzi e ha l'obbligo di versare loro dei contributi alimentari.
B.
Con decisione del 10 dicembre 2014 la Sezione della popolazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino ha deciso di non rinnovare il permesso di dimora di A._ e gli ha fissato un termine per lasciare la Svizzera. Detta pronuncia è stata confermata su ricorso dapprima dal Consiglio di Stato del Cantone Ticino il 1° luglio 2015 e poi dal Tribunale cantonale amministrativo, con sentenza del 25 maggio 2016. Il ricorso presentato da A._ contro quest'ultimo giudizio dinanzi al Tribunale federale è stato dichiarato inammissibile il 5 luglio 2016 (sentenza 2C_594/2016).
C.
Il 1° settembre 2016 il Tribunale cantonale amministrativo ha dichiarato irricevibile la domanda di revisione esperita il 22 agosto 2016 da A._ contro la sentenza cantonale del 25 maggio 2016 per assenza di un motivo di revisione nel senso dell'art. 57 lett. a e lett. b LPAmm (RL/TI 3.3.1.1).
D.
Il 6 ottobre 2016 A._ ha depositato dinanzi al Tribunale federale un ricorso in materia di diritto pubblico con cui chiede che la sentenza cantonale e la decisione dell'Ufficio della migrazione siano annullate e che venga rinnovato il suo permesso di dimora; in via subordinata postula il rinvio della causa all'autorità precedente rispettivamente all'autorità di prime cure per nuovo giudizio.
Il Tribunale federale non ha ordinato uno scambio di allegati scritti.
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Fatti:
A. Il 9 dicembre 2008 l'avv. B._ ha segnalato alla Presidente dell'Ordine degli avvocati del Cantone Ticino il comportamento, secondo lui scorretto, dell'avv. A._. Nella segnalazione rilevava che il 27 giugno 2008 il collega aveva, in veste di notaio, rogato una convenzione di separazione dei beni tra i coniugi C.D._ e C.E._, che regolava anche i reciproci rapporti di dare e avere al momento dello scioglimento dell'unione coniugale, nonché perfezionato l'atto di compravendita dell'abitazione coniugale, di proprietà della moglie. Osservava poi che inizio settembre 2008 era stato contattato da C.E._ per rappresentarlo nell'ambito di una causa di separazione e/o divorzio dalla moglie, la cui richiesta di stipulare la convenzione di separazione dei beni con conseguente liquidazione dei reciproci rapporti finanziari tra coniugi costituiva il primo passo in tal senso. Affermava poi che nel corso dell'unico colloquio avuto con C.D._, per verificare se era possibile giungere ad un accordo sugli aspetti economici della separazione, aveva da lei appreso che era rappresentata dall'avv. A._. Per concludere adduceva di avere inoltrato il 24 novembre 2008 un'istanza di misure a protezione dell'unione coniugale, che doveva essere discussa in Pretura il 18 dicembre successivo.
B. Ricevute le osservazioni dell'avv. A._, la Presidente dell'Ordine degli avvocati ha trasmesso la segnalazione alla Commissione di disciplina dell'Ordine degli avvocati del Cantone Ticino. Detta autorità, dopo avere notificato all'interessato l'apertura di un procedimento disciplinare e avergli dato la possibilità di esprimersi, ciò che ha fatto il 14 gennaio 2009, lo ha condannato il 5 marzo 2009 al pagamento di una multa disciplinare di fr. 800.-- per violazione dei propri doveri professionali, segnatamente per aver contravvenuto al divieto di doppio patrocinio.
Il successivo ricorso interposto contro tale provvedimento è stato respinto dalla Camera per l'avvocatura e il notariato del Tribunale d'appello ticinese il 19 maggio 2009.
C. Il 25 giugno 2009 l'avv. A._ ha presentato dinanzi al Tribunale federale un ricorso in materia di diritto pubblico con cui chiede che la sentenza cantonale sia annullata, subordinatamente che la sanzione disciplinare sia limitata ad un avvertimento. Censura l'erronea applicazione dell'art. 12 lett. c della legge federale del 23 giugno 2000 sulla libera circolazione degli avvocati (LLCA; RS 935.61).
Chiamati ad esprimersi, la Commissione di disciplina, la Camera per l'avvocatura e il notariato e l'Ufficio federale di giustizia hanno rinunciato a presentare osservazioni.
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Fatti:
A. Il 10 dicembre 2010 l'Ufficio di tassazione di Lugano Campagna ha notificato ai coniugi A._ le tassazioni IC/IFD per gli anni 2008 e 2009 nelle quali i redditi dichiarati sono stati aumentati, poiché giudicati insufficienti per il sostentamento della coppia che vive assieme al figlio C.A._. In seguito al reclamo presentato il 15 dicembre 2010 dai contribuenti, l'autorità fiscale li ha convocati e nel corso dell'audizione tenutasi il 12 gennaio 2011 è stato firmato dal marito un accordo transattivo nel quale è stato determinato il reddito imponibile per gli anni in questione. Il 26 gennaio 2011 l'Ufficio di tassazione, riferendosi all'accordo concluso il 12 gennaio precedente, ha quindi proceduto alla notifica delle nuove decisioni di tassazione.
B. Il 25 febbraio 2011 i coniugi A._ si sono rivolti alla Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello del Cantone Ticino chiedendo che venga eseguita una nuova tassazione che consideri tutte le spese da loro sostenute (per la ditta, la casa, ecc.) in quanto a loro avviso le tassazioni su reclamo risolvevano solo parzialmente i problemi riscontrati. Il gravame è stato respinto con sentenza del 14 giugno 2011. Esaminando l'accordo transattivo firmato il 12 gennaio 2011 i giudici ticinesi sono giunti alla conclusione che era da considerarsi pienamente valido e efficace, ragione per cui i contribuenti non potevano ora, senza assumere un comportamento in contraddizione con il principio della buona fede, proporre nuove interpretazioni di quanto ivi stabilito. In queste circostanze le censure sollevate apparivano palesemente inammissibili.
C. Il 4 agosto 2011 A.A._ a nome suo e della sua famiglia ha esperito al Tribunale federale un ricorso in cui, dopo avere riproposte le censure formulate in sede cantonale, chiede che la sentenza cantonale sia annullata e che venga effettuato un nuovo corretto e reale calcolo dell'imponibile. Domanda inoltre di essere esentato dal dovere pagare spese giudiziarie.
Il Tribunale federale non ha ordinato uno scambio di allegati scritti.
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Fatti:
A.
Il Consiglio di Stato del Cantone Ticino, dopo aver aperto un'inchiesta amministrativa e prospettato al dipendente il licenziamento per giustificati motivi, ha sciolto per disdetta con decisione del 15 marzo 2016 il rapporto di impiego a tempo parziale (nominato per 18.75/25 ore settimanali e incarico supplementare nell'anno scolastico 2014/2015 di 5.11/25 ore) con A._, nato nel 1965, docente di matematica e fisica in un istituto scolastico del Cantone. L'Esecutivo cantonale nella precedente comunicazione del 16 febbraio 2016 ha rimproverato ad A._ un comportamento scorretto, manifestatosi in ripetute inosservanze dei doveri di servizio, in difficoltà nello svolgere convenientemente il suo lavoro e nell'operare all'interno dell'istituto scolastico, in manchevolezze nei confronti della direzione e del medico del personale e in atteggiamenti sconvenienti nei confronti degli allievi e delle famiglie.
B.
Il Tribunale amministrativo del Cantone Ticino ha respinto con giudizio del 28 luglio 2017 il ricorso di A._ contro la decisione del Consiglio di Stato.
C.
A._ presenta un ricorso in materia di diritto pubblico con cui chiede l'annullamento del giudizio cantonale, subordinatamente il rinvio della causa al Tribunale cantonale amministrativo per nuovo giudizio.
Il Consiglio di Stato chiede la reiezione del ricorso. La Corte cantonale si conferma nel proprio giudizio.
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Fatti:
Fatti:
A. A.a Con decisione del 3 maggio 1994, passata in giudicato, l'allora competente Cassa di compensazione del Cantone Ticino ha respinto, per carenza di invalidità pensionabile, una prima richiesta (del 30 marzo 1993) di prestazioni AI di D._ la quale dal 17 giugno 1993, tramite il numero telefonico 156, svolgeva l'attività di consulente telefonica in qualità di sensitiva, veggente e cartomante.
A.b In data 5 febbraio 2001 l'assicurata ha inoltrato una nuova domanda di prestazioni, che l'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI), ritenendo l'interessata inabile al lavoro al massimo al 30% nella precedente professione e in altre leggere, ha respinto con decisione del 29 agosto 2001.
Con giudizio del 28 gennaio 2002 il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino ha annullato il provvedimento e rinviato gli atti all'amministrazione per complemento istruttorio.
A.c Dopo averne verificato lo stato di salute sulla base di due perizie eseguite dal dottor B._, reumatologo, e dal dottor M._, psichiatra, e aver altresì approfondito la situazione economica con l'accertamento di un grado d'invalidità inferiore al 40%, l'amministrazione ha nuovamente respinto la richiesta di prestazioni con decisione formale del 6 agosto 2003.
In seguito all'opposizione presentata dall'interessata e alla nuova documentazione medica trasmessa dall'avv. Fulvio Pezzati, che ne aveva nel frattempo assunto il patrocinio, l'UAI ha ordinato una perizia pluridisciplinare a cura del Servizio di accertamento medico dell'AI (SAM) come pure accertamenti economici a cura della consulente in integrazione professionale.
Alla luce delle nuove risultanze istruttorie, per provvedimento del 9 giugno 2005 l'UAI ha parzialmente accolto l'opposizione e assegnato all'assicurata un quarto di rendita di invalidità dal 1° maggio al 31 luglio 2003 nonché una mezza rendita dal 1° agosto 2003. Per il resto, l'amministrazione ha respinto la domanda dell'assicurata volta ad ottenere il beneficio dell'assistenza giudiziaria gratuita.
Alla luce delle nuove risultanze istruttorie, per provvedimento del 9 giugno 2005 l'UAI ha parzialmente accolto l'opposizione e assegnato all'assicurata un quarto di rendita di invalidità dal 1° maggio al 31 luglio 2003 nonché una mezza rendita dal 1° agosto 2003. Per il resto, l'amministrazione ha respinto la domanda dell'assicurata volta ad ottenere il beneficio dell'assistenza giudiziaria gratuita.
B. D._, patrocinata dall'avv. Pezzati, si è nuovamente aggravata al Tribunale cantonale delle assicurazioni, chiedendo la concessione dell'assistenza giudiziaria gratuita per la sede giudiziaria e amministrativa, l'audizione personale delle parti, e, soprattutto, il riconoscimento di una rendita intera dal 1° febbraio 2000.
Con giudizio dell'11 aprile 2006, la Corte cantonale, statuendo per giudice unico, ha respinto il gravame, accogliendo tuttavia la domanda di assistenza giudiziaria gratuita per la procedura giudiziaria.
Con giudizio dell'11 aprile 2006, la Corte cantonale, statuendo per giudice unico, ha respinto il gravame, accogliendo tuttavia la domanda di assistenza giudiziaria gratuita per la procedura giudiziaria.
C. Sempre rappresentata dall'avv. Pezzati, D._ ha interposto ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni (dal 1° gennaio 2007: Tribunale federale), al quale chiede la riforma del giudizio impugnato e più precisamente l'assegnazione di una rendita intera dal febbraio 2000 e la concessione dell'assistenza giudiziaria per la "prima istanza". Domanda inoltre di essere posta al beneficio dell'assistenza giudiziaria pure per la sede federale. Delle motivazioni si dirà, per quanto occorra, nei considerandi.
Chiamato a pronunciarsi sul gravame, l'UAI propone di respingerlo, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali non si è espresso.
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Fatti:
A.
Con sentenza del 22 gennaio 2013 la Corte delle assise criminali ha riconosciuto A._ autore colpevole di ripetuta violenza carnale, ripetuta coazione sessuale, in parte tentata, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, tratta di esseri umani, attività lucrativa senza autorizzazione e abuso di impianti di telecomunicazioni. L'imputato, prosciolto da talune imputazioni, è stato condannato alla pena detentiva di 10 anni e 6 mesi e alla pena pecuniaria di 150 aliquote giornaliere di fr. 20.-- ciascuna, per complessivi fr. 3'000.--. È inoltre stato condannato a versare alle accusatrici private B._ e C._ delle indennità per riparazione del torto morale e per spese legali.
B.
Contro la sentenza della Corte delle assise criminali, l'imputato ha adito la Corte di appello e di revisione penale (CARP). Il Procuratore pubblico (PP) e C._ hanno in seguito presentato appello incidentale. Con sentenza del 14 novembre 2013 la CARP ha respinto l'appello dell'imputato ed ha parzialmente accolto gli appelli incidentali del PP e dell'accusatrice privata. Oltre ai reati oggetto di condanna in primo grado, la CARP ha riconosciuto l'imputato autore colpevole anche di ripetuto promovimento della prostituzione ed ha aumentato la pena detentiva a 12 anni, confermando per il resto sostanzialmente il giudizio della prima istanza.
C.
A._ impugna questa sentenza con un ricorso in materia penale al Tribunale federale, chiedendo in via principale di annullarla e di essere prosciolto da tutte le imputazioni ad eccezione di quella di attività lucrativa senza autorizzazione. In via subordinata, chiede che la causa sia rinviata all'autorità cantonale per un nuovo giudizio. Il ricorrente postula inoltre di essere ammesso al beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio. Fa valere la violazione del diritto federale e l'accertamento inesatto dei fatti.
Non sono state chieste osservazioni sul ricorso.
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Fatti:
A. Il 16 settembre 2009, la cittadina rumena A._ (1986), ha ottenuto un permesso di dimora CE/AELS per svolgere a titolo indipen-dente l'attività di assistente (prostituta) presso un Motel di X._. Secondo quanto indicato sulla decisione di rilascio del permesso, trascorso il cosiddetto periodo di installazione, di una durata di sei mesi, avrebbe però dovuto dimostrare di svolgere un'attività indipendente, effettiva e durevole.
B. Il 26 febbraio 2010, al termine del periodo di istallazione, A._ ha chiesto alla Sezione della popolazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino il rilascio di un nuovo permesso di dimora CE/AELS sempre ancora per lavorare come assistente (prostituta) indipendente, comunicando che avrebbe alloggiato e svolto la sua attività in via Y._ a Z._, dove pure ha sede un esercizio pubblico.
Il 9 aprile 2010, la Sezione della popolazione ha respinto detta domanda. Preso atto del fatto che la richiedente intendeva continuare a svolgere la propria attività presso un esercizio pubblico, l'autorità menzionata ha infatti richiamato una recente giurisprudenza del Tribunale cantonale amministrativo, secondo cui l'esercizio non occasionale della prostituzione in un hotel, un motel o una pensione risultava essere in contrasto con l'art. 12 della legge ticinese sugli esercizi pubblici del 21 dicembre 1994. Osservando di non rilasciare più permessi per lo svolgimento dell'attività di prostituta (assistente) indipendente a coloro che indicavano un esercizio pubblico quale luogo di lavoro, le ha quindi negato il permesso di dimora, ponendo a carico di A._ una tassa di decisione di fr. 250.--.
C. Su ricorso, la decisione della Sezione della popolazione è stata confermata sia dal Consiglio di Stato, il 25 agosto 2010, che dal Tribunale cantonale amministrativo, pronunciatosi in merito con sentenza del 10 febbraio 2011.
Per quanto qui di rilievo, la Corte cantonale ha dapprima considerato che A._ non aveva diritto a nessuna udienza pubblica. Nel merito - precisato che la decisione del 9 aprile 2010 della Sezione della popolazione non costituiva affatto la revoca di un permesso già ottenuto in precedenza, poiché il permesso d'installazione rilasciatole il 16 settembre 2009 era valido solo per un periodo di sei mesi - ha quindi confermato l'applicazione dell'art. 12 della legge ticinese sugli esercizi pubblici del 21 dicembre 1994 alla fattispecie, rilevando che per poter ricevere un permesso di soggiorno per svolgere un'attività indipendente e durevole bisogna disporre di un luogo dove sia legale esercitarla. Il Tribunale cantonale amministrativo ha infine considerato lecita anche la riscossione da parte della Sezione della popolazione di una tassa di decisione di fr. 250.--.
D. Il 16 marzo 2011, A._ ha inoltrato dinanzi al Tribunale federale un ricorso in materia di diritto pubblico con cui postula: in via principale, l'annullamento del giudizio impugnato, con conseguente concessione del permesso di dimora in discussione; in via subordinata, l'annullamento del giudizio impugnato e il rinvio dell'incarto all'autorità inferiore, affinché proceda ad una corretta valutazione delle prove, rispettosa dei diritti di parte e della parità di trattamento.
Così come davanti alla Corte cantonale, sostiene che le condizioni per la fissazione di un'udienza (contraddittorio orale) giusta l'art. 6 CEDU fossero in concreto date. Censurando la violazione di una serie di norme di rango costituzionale e dell'ALC, ritiene inoltre che il permesso rilasciatole il 16 settembre 2009 le concedesse un diritto a soggiornare in Svizzera, che non poteva lecitamente venir rimesso in discussione. Contesta infine a vario titolo anche il diritto da parte della Sezione della popolazione di porle a carico una tassa di decisione di fr. 250.--.
Chiamato ad esprimersi, il Tribunale cantonale amministrativo si è riconfermato nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria sentenza. Ad essa hanno fatto rinvio anche la Sezione della popolazione e l'Ufficio federale della migrazione (UFM). Il Consiglio di Stato si è invece rimesso al giudizio di questa Corte.
Al 6 settembre 2011 risalgono le ultime osservazioni depositate dalla ricorrente, con cui la stessa, ritenendo stereotipata la risposta fornita dall'UFM, chiede la verifica delle effettive conoscenze d'italiano della funzionaria che l'ha sottoscritta e postula che venga raccolto anche un parere presso l'Ufficio federale dell'integrazione europea.
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Fatti:
Fatti:
A. Il 30 settembre 2002 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Brescia, che ha avviato un procedimento penale contro C.B._, D.B._ ed E._ per riciclaggio di denaro (<ref-law> italiano), ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria in materia penale. Ritenuto che le inquisite sono sospettate di aver trasferito all'estero cespiti della massa fallimentare del Gruppo F._, facente capo a B.B._, accusato di bancarotta fraudolenta, l'autorità estera chiedeva di individuare, in particolare, documentazione contabile e bancaria riconducibile alle citate inquisite.
A. Il 30 settembre 2002 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Brescia, che ha avviato un procedimento penale contro C.B._, D.B._ ed E._ per riciclaggio di denaro (<ref-law> italiano), ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria in materia penale. Ritenuto che le inquisite sono sospettate di aver trasferito all'estero cespiti della massa fallimentare del Gruppo F._, facente capo a B.B._, accusato di bancarotta fraudolenta, l'autorità estera chiedeva di individuare, in particolare, documentazione contabile e bancaria riconducibile alle citate inquisite.
B. Con ordinanza di entrata in materia del 10 aprile 2003 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), cui l'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha delegato l'esecuzione della rogatoria, ha ordinato il sequestro della documentazione, già acquisita il 6 febbraio 2003 nell'ambito di un proprio procedimento, della società fiduciaria A._ SA di Lugano; il detentore degli atti non ha fatto uso della possibilità di esprimersi sulla prospettata trasmissione. Il MPC, con decisione di chiusura del 6 agosto 2003, ha ordinato la trasmissione all'Italia degli atti.
B. Con ordinanza di entrata in materia del 10 aprile 2003 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC), cui l'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha delegato l'esecuzione della rogatoria, ha ordinato il sequestro della documentazione, già acquisita il 6 febbraio 2003 nell'ambito di un proprio procedimento, della società fiduciaria A._ SA di Lugano; il detentore degli atti non ha fatto uso della possibilità di esprimersi sulla prospettata trasmissione. Il MPC, con decisione di chiusura del 6 agosto 2003, ha ordinato la trasmissione all'Italia degli atti.
C. La A._ SA impugna questa decisione con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale, chiedendo di annullarla. Dei motivi si dirà, in quanto necessario, nei considerandi.
Il MPC propone di respingere il ricorso in quanto ammissibile, l'UFG di respingerlo.
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Fatti:
A. Il 17 dicembre 1998 A._ ha venduto a B._, C._, D._ e E._ l'intero pacchetto azionario della F._AG al prezzo di fr. 6'000'000.--.
La società venduta deteneva a sua volta tutte le azioni di G._SA, per la quale A._ ha lavorato circa vent'anni, nella funzione di direttore generale, con uno stipendio che nel 1998 ha raggiunto l'importo di fr. 351'000.-- annui.
A.a La clausola n. 4 cpv. 3 del contratto di vendita delle azioni, sotto il titolo "Garanzie", stabiliva che:
"Gli acquirenti garantiscono che il venditore riceva da parte della fondazione H._ presso la fiduciaria svizzera, I._, il capitale di vecchiaia massimo previsto dagli statuti in base allo stipendio 1998/1999."
La clausola n. 8 cpv. 3 del medesimo contratto, intitolata "Fine del rapporto di lavoro del venditore", aggiungeva che:
"Gli acquirenti risp. G._SA garantiscono le prestazioni del fondo pensionistico H._ secondo statuto del fondo."
A.b Dal canto suo, il regolamento della fondazione collettiva H._ prevedeva, al punto 10 cpv. 6, che i quadri della G._SA entrati in servizio prima del 1° gennaio 1991 e aventi dieci o più anni di anzianità avrebbero ricevuto una rendita di vecchiaia che, sommata alla rendita semplice AVS e a quella della cassa pensioni, avrebbe raggiunto almeno il 40 % dell'ultimo stipendio annuo.
B. Dopo il pensionamento, avvenuto a fine marzo 1999, A._ ha ricevuto dalla fondazione H._ una rendita di vecchiaia di fr. 94'021.-- annui, fr. 9'933.-- dalla cassa pensioni e fr. 24'120.-- dall'AVS, per un totale di fr. 128'074.20.
Per arrivare al 40 % dell'ultimo stipendio, ossia a fr. 140'400.--, mancavano dunque fr. 12'325.80.
C. Ritenendo i quattro acquirenti e la ex datrice di lavoro responsabili dell'ammanco in forza delle garanzie rilasciate al momento della vendita delle azioni, il 23 novembre 1999 A._ li ha convenuti davanti alla Pretura di Lugano e ha chiesto il pagamento di complessivi fr. 244'374.45, pari a: fr. 8'217.20 per la perdita subita tra il giorno del pensionamento e quello della promozione dell'azione, fr. 230'000.-- corrispondenti al prezzo d'acquisto di una rendita complementare per il periodo successivo, nonché fr. 6'157.25 per spese legali anteriori alla causa.
Con sentenza del 10 luglio 2006 il Pretore ha respinto l'azione in quanto rivolta contro G._SA, per mancanza di legittimazione passiva, mentre ha parzialmente accolto quella contro gli altri convenuti, responsabili siccome garanti giusta l'<ref-law>, e li ha condannati a pagare in solido all'attore fr. 73'954.80 per le perdite subite dal 1° aprile 1999 al 31 marzo 2005 e fr. 245'951.05 per l'acquisto di una rendita complementare futura.
D. Adita dai soccombenti, il 7 settembre 2007 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha sovvertito il giudizio di prima istanza, respingendo la petizione anche nei confronti dei quattro convenuti rimasti in lite. I giudici cantonali hanno infatti considerato che l'impegno assunto dai convenuti nei confronti dell'attore configurava una fideiussione, nulla per mancanza della forma dell'atto pubblico (<ref-law>). La massima istanza ticinese ha pure respinto l'eccezione di abuso di diritto, ritenendo non adempiute le condizioni poste dall'<ref-law>.
E. Contro questa sentenza A._ è tempestivamente insorto dinanzi al Tribunale federale con un ricorso in materia civile onde ottenere - previa concessione dell'effetto sospensivo al gravame - la modifica della sentenza cantonale nel senso della reiezione dell'appello e, di conseguenza, della conferma della pronunzia pretorile.
L'istanza tendente alla concessione dell'effetto sospensivo è stata accolta con il 2 novembre 2007.
Nella risposta del 12 novembre 2007 gli opponenti hanno proposto la reiezione del ricorso. L'autorità cantonale ha invece rinunciato a presentare osservazioni.
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Ritenuto in fatto :
A.- Il 4 aprile 2000 la Procura di Stoccarda ha presentato una richiesta di assistenza al Ministero pubblico del Cantone Ticino, che l'ha trasmessa all'allora Ufficio federale di polizia (ora Ufficio federale di giustizia, UFG), invitandolo a sottoporla all'Amministrazione federale delle contribuzioni per verificare se i fatti adempissero gli estremi di una truffa in materia fiscale.
L'Autorità estera ha avviato un'inchiesta penale per falsificazione di documenti e frode fiscale nei confronti di A._, cittadino iraniano, dei cittadini italiani B._ e C._, del cittadino tedesco D._ e di altre persone. L'Autorità inquirente sospetta che C._, amministratore della società tedesca Y._, avrebbe agito con la complicità di B._, A._, direttore della società cipriota X._, e della moglie di A._, amministratrice de facto della società Z._ di Genova, allo scopo di recuperare sulla base di false dichiarazioni fiscali l'imposta precedente ("Vorsteuer") inerente al commercio di telefoni cellulari ai danni, per vari milioni di marchi tedeschi, del fisco germanico. Questi fatti sono avvenuti nel 1999.
Il 19 maggio 2000 anche il Ministero pubblico di Monaco ha formulato una rogatoria concernente i fatti posti a fondamento dell'inchiesta avviata dalla Procura di Stoccarda.
Ha chiesto di effettuare numerose perquisizioni domiciliari in Ticino e di sequestrare la documentazione bancaria riguardante conti intestati ai prevenuti e a determinate società, tra cui la società X._. Con complementi del 6, del 15 e del 16 giugno 2000 il Ministero pubblico di Monaco ha postulato il sequestro provvisorio degli averi detenuti in Svizzera da A._ e da G._.
Con domanda del 21 giugno 2000 la Procura di Monaco ha chiesto di sequestrare, presso le banche indicate nelle rogatorie, i conti intestati a A._, E._, F._ e G._.
Il 14 giugno 2000 l'Amministrazione federale delle contribuzioni ha espresso preavviso favorevole riguardo alla doppia punibilità dei fatti - che adempirebbero gli estremi dell'<ref-law> - descritti nelle rogatorie del 4 aprile e del 19 maggio 2000.
B.- Mediante lettera del 16 giugno 2000 il Ministero pubblico del Cantone Ticino ha comunicato all'UFG di non essere in grado, segnatamente per carenza di effettivi presso la polizia cantonale, di procedere all'esecuzione delle rogatorie alla data stabilita, per vari paesi europei, dalle Autorità richiedenti. Esso ha quindi chiesto all'UFG di assumere l'esecuzione delle richieste.
Con decisione d'entrata nel merito e sequestro del 23 giugno 2000 l'UFG, dopo aver messo a disposizione dell' Autorità ticinese i funzionari necessari e averla invitata a effettuare le perquisizioni e i sequestri in discussione, ha affidato l'esecuzione delle domande al Ministero pubblico del Cantone Ticino; ha altresì designato quest'ultimo come Cantone direttore e gli ha delegato l'emanazione di ulteriori decisioni di entrata in materia e di chiusura.
Per quanto qui interessa, l'UFG ha ordinato di eseguire la perquisizione e il sequestro presso la società X._ a Paradiso e a Caslano, presso A._ a Caslano e a Lugano, e presso G._ a Viganello e a Lugano. Ha ordinato altresì il sequestro e il blocco degli averi, fino al termine della procedura di assistenza, della società X._ presso l'UBS SA di Lugano e di Zurigo, la PKB Privat Bank di Lugano e la Banca Paribas di Lugano.
C.- Avverso questa decisione la società X._ ha inoltrato un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale. Chiede, in via principale, di annullare il blocco dei suoi averi e, in via subordinata, di revocarlo limitatamente all'importo di ITL 3'800'011'000 e EUR 965'258. 40.
L'UFG propone di respingere il ricorso. Nella replica la ricorrente ha comunicato al Tribunale federale d'aver potuto prendere visione delle rogatorie e di non avere particolari osservazioni da formulare. Con scritti del 4 settembre e del 6 ottobre 2000 essa ha prodotto un' istanza di rigetto provvisorio dell'opposizione presentata nei suoi confronti e sollecitazioni di pagamento di suoi creditori.
D.- Il 16 ottobre 2000 la ricorrente ha comunicato al Tribunale federale che le conclusioni subordinate contenute nel gravame erano revocate, visto ch'essa chiede il dissequestro di tutti i fondi. Poiché due creditori hanno sporto denunce penali nei suoi confronti, essa ha rilevato che non intende pagare le loro fatture ma compensarle con il danno commerciale e all'immagine subito, precisando che queste vertenze civili esulano dal campo dell'assistenza giudiziaria.
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Fatti:
A.
Il 24 settembre 2015 A._ ha inviato uno scritto all'allora Procuratore generale (PG) John Noseda intitolato " analisi delle querele penali presentate nel 2015 e osservazioni allo scritto della Polizia del 7.8.2015". Con reclamo del 25 giugno 2018 il richiedente si è rivolto alla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP) adducendo che il PG non avrebbe dato seguito allo scritto.
B.
Con decisione del 26 luglio 2018 la CRP, assunte le necessarie informazioni presso l'attuale PG, il quale ha indicato che allo scritto era stato risposto con invio del 23 febbraio 2016 indicante che eventuali reclami contro l'operato di magistrati avrebbero dovuti essere inoltrati alle autorità ricorsuali competenti, ha respinto il reclamo.
C.
Avverso questa decisione A._ presenta un ricorso al Tribunale federale. Chiede in sostanza la ricusa del presidente della CRP, di giudici e cancellieri del Tribunale federale e l'assegnazione di un risarcimento per lesione della personalità e per torto morale.
Non sono state chieste osservazioni al gravame.
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Ritenuto in fatto :
A.- All'inizio degli anni '80 la ditta A._ S.A. ha eseguito lavori di sanitario, riscaldamento, ecc.
nel complesso edilizio "X._", sorto su fondi di proprietà della C._ S.A. e della B._ S.A. In quel periodo era pure pendente una procedura di raggruppamento terreni. Il 22 settembre 1982 la ditta A._ S.A. ha chiesto ed ottenuto l'annotazione in via superprovvisionale di un'ipoteca legale degli artigiani per complessivi fr. 636'141.-- oltre accessori, ripartita in ragione di fr. 370'000.-- sulla particella n. XXX RT e in ragione di fr. 133'070. 50 sulle particelle n. YYY e ZZZ RT. L'annotazione era avvenuta sulla scorta degli estratti censuari rilasciati dal geometra assuntore. La procedura d'iscrizione dell'ipoteca legale definitiva ha poi seguito il suo corso.
B.- Con sentenza 18 febbraio 2000 di questa Corte è stato deciso che in concreto l'iscrizione dell'ipoteca legale definitiva era avvenuta in ritardo, perché l'annotazione inizialmente eseguita era contraria all'<ref-law>. Con quella sentenza il Tribunale federale ha parimenti rinviato la causa ai giudici cantonali affinché provvedessero a ridurre gli importi complessivi concernenti le particelle n. ZZZ e QQQ RFD di Cadro e a mettere a carico delle singole quote di comproprietà dei convenuti che non avevano impugnato la decisione cantonale il relativo importo.
Il rinvio si estendeva inoltre a una diversa ripartizione delle spese processuali e delle ripetibili della sede cantonale.
Con nuovo giudizio di data 16 giugno 2000 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha dato seguito all'invito del Tribunale federale, gravando le quote di comproprietà di coloro che non avevano impugnato la decisione cantonale e cancellando tutte le altre ipoteche legali iscritte in via provvisoria in favore dell'attrice.
Essi hanno inoltre posto la tassa di giustizia e le spese a carico dell'attrice per 5/6 e dei soccombenti per il rimanente 1/6. Infine, essi hanno riconosciuto un'indennità parziale di ripetibili di fr. 4000.-- all'attrice alla quale avevano posto parimenti a carico un importo di fr.
15'000.-- per ripetibili a favore degli altri comproprietari vincenti.
C.- Contro il pregresso giudizio cantonale la A._ S.A. ha presentato il 21 agosto 2000 un ricorso per riforma al Tribunale federale, chiedendo che la decisione impugnata sia annullata e riformata nel senso della precedente pronuncia annullata dal Tribunale federale. Non è stata chiesta una risposta al ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. Nell'ambito della causa di divorzio pendente fra X.X._ e Y.X._, il presidente del Tribunale distrettuale Moesa (TDM) ha, con sentenza 2 aprile 1998, stabilito un contributo alimentare mensile per la moglie e figli (la figlia S.X._, nata il 27 giugno 1983, e il figlio T.X._, nato nel 1986) di fr. 4'213.--. In parziale accoglimento di un ricorso del marito, la Commissione del Tribunale del distretto Moesa ha, con sentenza 12 giugno 1998, ridotto tale contributo a fr. 3'714.-- mensili.
A. Nell'ambito della causa di divorzio pendente fra X.X._ e Y.X._, il presidente del Tribunale distrettuale Moesa (TDM) ha, con sentenza 2 aprile 1998, stabilito un contributo alimentare mensile per la moglie e figli (la figlia S.X._, nata il 27 giugno 1983, e il figlio T.X._, nato nel 1986) di fr. 4'213.--. In parziale accoglimento di un ricorso del marito, la Commissione del Tribunale del distretto Moesa ha, con sentenza 12 giugno 1998, ridotto tale contributo a fr. 3'714.-- mensili.
B. Il 1° febbraio 1999 X.X._ ha presentato al presidente del TDM una prima istanza di modifica delle predette misure cautelari, chiedendo una riduzione del contributo alimentare a fr. 3'000.-- mensili. Il 3 maggio 1999 e il 2 agosto 2000 ha ulteriormente chiesto una riduzione del predetto contributo. Il 24 luglio 2002 ha domandato la riattivazione delle summenzionate istanze.
B.a Con sentenza 14 gennaio 2003, il presidente del TDM ha reputato che fino alla data in cui il marito ha chiesto la riattivazione della procedura (luglio 2002), l'assetto cautelare era stato regolato dalle parti sulla base di accordi extragiudiziari, con cui esse avevano dapprima ridotto il contributo a fr. 2'500.-- dal mese di giugno 1999, importo ulteriormente diminuito a fr. 2'000.-- mensili dal mese di maggio 2000, ed ha stralciato dai ruoli le istanze 1° febbraio 1999, 3 maggio 1999 e 2 agosto 2000. Il primo giudice ha per contro statuito per il periodo posteriore al 24 luglio 2002. Egli ha parzialmente accolto in via supercautelare l'istanza, ha ridotto dall'agosto 2002 a fr. 1'320.-- mensili gli alimenti a carico del marito e ha destinato tale importo integralmente al figlio T.X._.
B.b Con successivo decreto del 4 aprile 2003 il presidente del TDM ha respinto l'istanza 24 luglio 2002, ha revocato il dispositivo della decisione superprovvisionale concernente l'obbligo alimentare e ha omologato l'accordo extragiudiziale del maggio 2000, in cui le parti avevano concordato di ridurre a fr. 2'000.-- mensili il contributo alimentare a carico di X.X._.
B.b Con successivo decreto del 4 aprile 2003 il presidente del TDM ha respinto l'istanza 24 luglio 2002, ha revocato il dispositivo della decisione superprovvisionale concernente l'obbligo alimentare e ha omologato l'accordo extragiudiziale del maggio 2000, in cui le parti avevano concordato di ridurre a fr. 2'000.-- mensili il contributo alimentare a carico di X.X._.
C. La Commissione del Tribunale del distretto Moesa (in seguito: Commissione) ha, con sentenza accessoria 27 maggio 2003, respinto sia i ricorsi 4/5 febbraio e 25/28 aprile 2003 del marito, sia quello del 28/29 aprile 2003 presentato dalla moglie. Con riferimento al ricorso 4/5 febbraio 2003 diretto contro la decisione del 14 gennaio 2003, la Commissione ha reputato - come in precedenza il primo giudice - che, alla luce degli accordi intervenuti fra le parti, non vi era necessità di emanare misure cautelari per il periodo anteriore al 24 luglio 2002. Per quanto attiene invece al ricorso con cui il marito aveva impugnato il decreto presidenziale del 4 aprile 2003, la Commissione ha ritenuto che il contributo forfettario fissato nella convenzione del maggio 2000 non era destinato a diminuire con il raggiungimento della maggiore età della figlia, atteso segnatamente che quest'ultima era, quando è stata concordata la seconda riduzione del contributo alimentare, pressoché diciassettenne. Nella medesima sentenza la Commissione ha pure respinto, a causa degli accordi intervenuti fra le parti, il ricorso con cui la moglie aveva chiesto la conferma delle sentenze del 1998 sui contributi alimentari.
C. La Commissione del Tribunale del distretto Moesa (in seguito: Commissione) ha, con sentenza accessoria 27 maggio 2003, respinto sia i ricorsi 4/5 febbraio e 25/28 aprile 2003 del marito, sia quello del 28/29 aprile 2003 presentato dalla moglie. Con riferimento al ricorso 4/5 febbraio 2003 diretto contro la decisione del 14 gennaio 2003, la Commissione ha reputato - come in precedenza il primo giudice - che, alla luce degli accordi intervenuti fra le parti, non vi era necessità di emanare misure cautelari per il periodo anteriore al 24 luglio 2002. Per quanto attiene invece al ricorso con cui il marito aveva impugnato il decreto presidenziale del 4 aprile 2003, la Commissione ha ritenuto che il contributo forfettario fissato nella convenzione del maggio 2000 non era destinato a diminuire con il raggiungimento della maggiore età della figlia, atteso segnatamente che quest'ultima era, quando è stata concordata la seconda riduzione del contributo alimentare, pressoché diciassettenne. Nella medesima sentenza la Commissione ha pure respinto, a causa degli accordi intervenuti fra le parti, il ricorso con cui la moglie aveva chiesto la conferma delle sentenze del 1998 sui contributi alimentari.
D. Con ricorso di diritto pubblico del 2 luglio 2003 X.X._ postula, previa concessione dell'effetto sospensivo, l'annullamento della sentenza della Commissione. Narrati e completati i fatti, il ricorrente lamenta che questa avrebbe violato l'<ref-law> confermando il diniego di giustizia commesso dal Presidente del TDM con lo stralcio delle istanze 1° febbraio 1999 e 6 maggio 1999 di riduzione del contributo alimentare. Il ricorrente sostiene altresì che il contributo previsto nella convenzione del maggio 2000 deve pure essere destinato alla figlia maggiorenne.
Con risposta 14 luglio 2003 Y.X._ propone la reiezione della domanda di effetto sospensivo e chiede, in via principale, di dichiarare inammissibile il gravame del marito e, in via subordinata, di respingerlo. Ella postula altresì di essere posta al beneficio dell'assistenza giudiziaria.
Con risposta 14 luglio 2003 Y.X._ propone la reiezione della domanda di effetto sospensivo e chiede, in via principale, di dichiarare inammissibile il gravame del marito e, in via subordinata, di respingerlo. Ella postula altresì di essere posta al beneficio dell'assistenza giudiziaria.
E. Con decreto del 22 luglio 2003 la giudice presidente della II Corte civile ha respinto l'istanza di conferimento dell'effetto sospensivo al ricorso.
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Ritenuto in fatto :
A.- P.S._ ha spiccato un precetto esecutivo contro il marito L.S._ per l'incasso di fr.
43'440.-- oltre accessori, a titolo di alimenti come ai decreti del Pretore di Locarno-Città del 9 aprile 1998 e 2 dicembre 1999 per il periodo dal 1° aprile 1998 al 31 ottobre 2000. L'opposizione interposta dall'escusso è stata rigettata in via definitiva per l'importo di fr. 42'865. 60 dal Segretario assessore della Pretura di Locarno-Città su istanza della creditrice.
B.- Con sentenza 1° giugno 2001 la Camera di esecuzione e fallimenti del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, adita dal debitore, ha ulteriormente modificato la decisione di prime cure, rigettando l'opposizione in via definitiva per l'importo di fr. 39'510.--. Secondo la Corte cantonale, in deduzione dell'importo stabilito dal primo giudice dovevano ancora essere ammessi fr. 3760.--, pagati da L.S._ alla cassa malati della moglie; importo di cui la creditrice stessa ha riconosciuto di aver beneficiato.
Per il resto, l'ammontare posto in esecuzione corrisponde agli alimenti dovuti, decurtati quelli realmente pagati.
Con riferimento alla richiamata riconciliazione temporanea nulla è stato al proposito precisato e dimostrato, né per quanto concerne la durata, né in relazione al periodo, di guisa che nemmeno occorre stabilire se la stessa avrebbe dato origine a una riduzione degli alimenti.
C.- Con ricorso di diritto pubblico del 12 luglio 2001, L.S._ chiede al Tribunale federale di annullare la sentenza d'appello e di rinviare gli atti all'autorità cantonale per nuovo giudizio ai sensi dei considerandi.
Rileva che, giusta l'<ref-law> ticinese, le parti non devono provare i fatti notori e che per giurisprudenza cantonale ciò che il giudice ha conosciuto in base alle prove assunte in una causa può far parte del substrato fattuale di un altro procedimento e valere quale fatto notorio. Ora, dall'incarto di separazione tra le parti emerge chiaramente (interrogatorio formale del marito e sentenza 15 gennaio 2001 della Pretura di Locarno-Città) che esse si sono temporaneamente riconciliate nel luglio 1998, con conseguente decadenza degli alimenti. I Giudici cantonali sono pertanto caduti nell'arbitrio, ignorando questo fatto notorio e riconoscendo gli alimenti anche per il periodo di riconciliazione. Non è stata chiesta una risposta al ricorso.
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Fatti:
A.
Il 30 gennaio 2017 la Procura di Gerusalemme presso il Ministero di giustizia israeliano ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria nell'ambito di un procedimento penale avviato nei confronti di A._ per i reati di corruzione, truffa, amministrazione infedele e riciclaggio di denaro. L'imputato, quale direttore di una divisione di una società di trasporto pubblica israeliana, avrebbe ricevuto tangenti per un importo complessivo di circa un milione di euro da parte di una società tedesca al fine di favorire illegalmente le attività commerciali tra le due società.
B.
L'autorità estera ha chiesto di acquisire la documentazione di relazioni bancarie, intestate all'inquisito, tra le quali una presso C._SA. Con decisione di chiusura del 20 dicembre 2019, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha ordinato la trasmissione alle autorità israeliane della documentazione di quel conto. Adita dall'interessato, con sentenza del 16 aprile 2020 la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale (CRP) ne ha respinto il ricorso.
C.
Avverso questa decisione A._ presenta un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiede di annullarla unitamente alla decisione di chiusura e di rifiutare la rogatoria, subordinatamente di rinviare la causa al MPC per nuovo giudizio.
Non è stato ordinato uno scambio di scritti.
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Fatti:
A. La società P._ SA, con sede prima a L._ e poi a C._ e a R._, costituita il 5 maggio 1992 e attiva segnatamente nella consulenza tecnica per arredamenti bar, esercizi pubblici, discoteche e alberghi, è stata sciolta in seguito al fallimento pronunciato dalla Pretura del Distretto di M._ con decreto del 10 maggio 2004.
B._ ha ricoperto la carica di amministratore unico dal 6 luglio 2000 fino alla dichiarazione di fallimento della società.
Constatato di aver subito un danno di fr. 105'204.70 a causa del mancato o comunque solo parziale pagamento dei contributi sociali da parte della P._ SA per gli anni dal 2000 al maggio 2004, la Cassa di compensazione del Cantone Ticino ne ha postulato il risarcimento dall'interessato (decisione del 28 ottobre 2005 e decisione su opposizione del 16 febbraio 2006).
B. Adito su ricorso di quest'ultimo, il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino ha respinto il gravame e condannato B._ al risarcimento del danno, addebitandogli negligenza grave nell'osservanza dei propri doveri di amministratore (pronuncia del 27 novembre 2006).
C. Con atto ricorsuale del 15 gennaio 2007 l'interessato ha deferito il giudizio cantonale al Tribunale federale chiedendo l'annullamento della pronuncia impugnata e della decisione amministrativa in lite. Dei motivi si dirà, per quanto occorra, nei considerandi.
Non sono state chieste osservazioni al ricorso.
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Ritenuto in fatto :
A.- A._ ha denunciato il 1° dicembre 1998 a Lugano B._ per estorsione aggravata, appropriazione indebita aggravata e falsità in documenti, costituendosi nel contempo parte civile. Il Procuratore pubblico del Cantone Ticino avv. X._ (PP), promossa l'accusa contro il denunciato ed esperita l'istruzione formale, ha ordinato, il 29 dicembre 2000, il deposito degli atti.
Il 9 ottobre 2000 A._ aveva segnalato al Consiglio della magistratura del Cantone Ticino (CM) un'asserita inattività del PP nel disbrigo della denuncia; un ricorso di diritto pubblico di A._ contro il CM per ritardato esame della segnalazione era stato dichiarato inammissibile dal Tribunale federale con sentenza del 21 dicembre 2000 (1P. 697/2000).
B.- L'8 gennaio 2001 A._ ha presentato alla Camera dei ricorsi penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino (CRP) una domanda di ricusa del PP. Gli rimproverava, in particolare, errori, scorrettezze, omissioni e ritardi nella conduzione dell'inchiesta, e la mancata tutela della sua sicurezza; rilevava che già s'era rivolto al CM e concludeva negando al PP la necessaria imparzialità nello svolgimento delle sue mansioni.
La CRP, con sentenza del 2 marzo 2001, ha respinto l'istanza; non ha infatti riscontrato motivi giustificanti un sospetto di parzialità del PP.
C.- A._ impugna questa decisione con un ricorso di diritto pubblico al Tribunale federale, chiedendo di annullarla. Chiede inoltre di annullare il deposito degli atti e di riconoscergli il beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio per la sede federale.
Lamenta essenzialmente la violazione delle norme cantonali sull'esclusione e la ricusa, della garanzia costituzionale d'un giudice indipendente e imparziale e del diritto di essere sentito. Dei motivi si dirà, in quanto necessario, nei considerandi.
Il PP chiede di respingere il ricorso mentre la CRP si rimette al giudizio del Tribunale federale.
Il 9 maggio 2001 il Presidente della I Corte di diritto pubblico ha respinto la domanda di provvedimenti d' urgenza.
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Fatti:
A.
A.a. A._ è la proprietaria dell'attuale particella n. 774 del registro fondiario definitivo (RFD) del Comune di X._. Detta particella portava in precedenza, successivamente al raggruppamento dei terreni avvenuto fra gli anni 1938 e 1947, il n. 287 RT (raggruppamento terreni) ed era di proprietà di B._, che l'ha lasciato in legato alla nipote A._, entratane in possesso in data 9 ottobre 1997. Una misurazione del 1954 ha attestato una superficie della particella n. 774 pari a 3'764 m2. Con questi dati essa è stata intavolata a registro fondiario definitivo, entrato in vigore il 1° maggio 1965.
A.b. Un sentiero pubblico, che porta il n. 1473 RFD, costeggia la particella n. 774 lungo i confini est e sud, e ricopre una superficie accertata di 208 m2. Tale sentiero figurava già nelle planimetrie del dicembre 1938 e del febbraio 1941 del progetto di raggruppamento dei terreni, tuttavia senza numero proprio.
A.c. A seguito dell'entrata in vigore delle nuove ordinanze federali sulla misurazione ufficiale, nel 1999 un geometra revisore è stato incaricato di trasporre i piani catastali su un supporto elettronico. In quella circostanza, ha constatato che i confini della particella n. 774 coincidevano invero con quelli risultanti dalla lastra catastale del 1958, ma che la superficie risultava di 3'551 m2e non di 3'764 m2. Nei confronti della proprietaria, in data 18 luglio 2002 ha spiegato il divario con un errore di calcolo in occasione della misurazione precedente. Su suo invito, il giorno successivo l'ufficiale del registro fondiario ha corretto la superficie, giustificandola con un errore di misurazione.
A.d. Dopo aver adito senza successo istanze cantonali non competenti, in data 25 settembre 2008 A._ ha promosso avanti al Pretore della Giurisdizione di Locarno Campagna un'azione di rettifica del registro fondiario, chiedendo l'accertamento della superficie della particella n. 774 in 3'764 m2e la cancellazione della particella n. 1473, quella del sentiero che costeggia la particella n. 774. Con giudizio 15 giugno 2012, il Pretore ha respinto la petizione.
B.
Adito da A._ con appello 20 agosto 2012, il Tribunale di appello del Cantone Ticino l'ha respinto, nella misura della sua ricevibilità, con la qui impugnata sentenza 25 febbraio 2015, confermando del pari la sentenza pretorile.
C.
Con allegato 1° aprile 2015, denominato " zivilrechtliche Einheitsbeschwerde " e redatto in tedesco, A._ (di seguito: ricorrente) impugna la sentenza cantonale postulando l'accertamento della superficie della particella n. 774 in 3'764 m2, la reiscrizione di tale dato a registro fondiario e la cancellazione dell'iscrizione "errori di misurazione "; in subordine, chiede l'annullamento della sentenza di appello ed il rinvio della causa all'istanza precedente per l'accertamento della corretta fattispecie ("zwecks Feststellung eines korrekten Sachverhaltes").
Non sono state chieste determinazioni.
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Fatti:
A. Il 20 settembre 2006 X._, in seguito deceduto, aveva chiesto al Municipio di Giubiasco il permesso di modificare le aperture della facciata sud della sua stalla-fienile, sita nella zona agricola. Alla domanda si è opposto il vicino Z._. L'opponente sosteneva che i prospettati lavori perseguirebbero lo scopo di adibire la stalla, ormai in disuso, non più all'allevamento di bovini bensì a pensione per cavalli con relativo maneggio, avviando in tal modo un'attività commerciale non conforme alla zona agricola. Il Municipio, raccolto il preavviso favorevole del Dipartimento del territorio, ha respinto l'opposizione del vicino e ha rilasciato il permesso richiesto alla comunione ereditaria fu X._.
B. Adito dall'opponente, il Consiglio di Stato, con decisione del 26 giugno 2007, ha confermato la decisione municipale, rilevando che la trasformazione delle finestre in porte di accesso, come pure l'allevamento futuro di cavalli al posto di bovini, non cambierebbe la destinazione agricola della stalla. Con giudizio del 28 novembre 2008, il Tribunale cantonale amministrativo ha respinto un ricorso del vicino.
C. Avverso questa sentenza l'Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) del Dipartimento federale dell'Ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) presenta un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiede, in via principale, di annullarla e di respingere la domanda di costruzione e, in via subordinata, di rinviare gli atti alla Corte cantonale per nuovo giudizio nel senso dei considerandi.
La comunione ereditaria fu X._ chiede di respingere il ricorso, il Municipio di Giubiasco e il Consiglio di Stato si rimettono al giudizio del Tribunale federale, il Dipartimento del territorio non ha formulato particolari osservazioni, limitandosi a precisare che si tratterrebbe di interventi di minore importanza. La Corte cantonale si riconferma nell'impugnata decisione, rilevando che la vertenza non avrebbe quale oggetto un cambiamento di destinazione della stalla. Z._ propone l'accoglimento del ricorso.
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Fatti:
A.
A.a. La B._SA è un intermediario finanziario affiliato all'Organismo di autodisciplina dei fiduciari del Cantone Ticino (OAD-FCT). A._ è un collaboratore di B._SA, nell'ambito della quale egli riveste la funzione di unico responsabile LRD.
A.b. Nel corso dei primi anni 2000, fino al 2003, la società italiana C._SpA comprava partecipazioni in società decotte o inattive, ne aumentava artificialmente il valore tramite operazioni commerciali fittizie, e infine rivendeva i propri titoli; i guadagni confluivano agli aventi diritto economico della D._Holding, società lussemburghese detentrice al 75 % di C._SpA e per la quale l'affiliata o il suo responsabile avevano sottoscritto un mandato di amministrazione.
Il procedimento penale condotto sui fatti in Italia ha portato nel 2014, dopo numerose impugnative, alla condanna definitiva di A._ alla pena di sei anni e undici mesi di reclusione, ridotti a tre anni, quattro mesi e 25 giorni per effetto dell'indulto 31 luglio 2006. Egli è stato riconosciuto colpevole di bancarotta fraudolenta documentale, di bancarotta societaria e di partecipazione a un'associazione criminale costituitasi al fine di commettere detti reati; per intervenuta prescrizione, egli è stato prosciolto dall'imputazione di aggiotaggio. Gli atti, incompleti, del Tribunale arbitrale OAD-FCT e la cronistoria nella decisione impugnata (consid. in fatto c), improbabile, non permettono maggiore precisione; ciò non nuoce, tuttavia, poiché i dettagli temporali non sono contestati né decisivi.
A.c. Nel frattempo, nel 2007 A._ aveva proposto avanti al Pretore del Distretto di Lugano un'azione civile in risarcimento danni (relativi alle conseguenze del procedimento penale) contro tale E._, pure condannato in Italia. Il Pretore, constatato un comportamento illecito di E._ ed escluso che a A._ potesse essere rimproverato un agire illecito, con sentenza 15 febbraio 2010 aveva condannato E._ a risarcire A._ con l'importo di fr. 299'901.15.
A.d. Preso atto della condanna penale definitiva in Italia di A._, il Comitato direttivo dell'Organismo di autodisciplina dei fiduciari del Cantone Ticino (qui di seguito: Comitato direttivo OAD-FCT) aveva avviato nei confronti di lui delle verifiche sulla sussistenza dei requisiti della garanzia dell'attività irreprensibile e della buona reputazione, requisiti indispensabili per l'esercizio della professione. Dopo una prima decisione 27 febbraio 2015, annullata dal Tribunale arbitrale OAD-FCT con decisione 24 febbraio 2016, in data 7 luglio 2016 il Comitato direttivo OAD-FCT ha deciso l'esclusione di A._ dall'OAD-FCT e ha ingiunto a B._SA, con un termine di 30 giorni per l'esecuzione, di revocare i diritti di firma di lui e di nominare un nuovo responsabile LRD.
B.
B._SA e A._ hanno impugnato la decisione del Comitato direttivo OAD-FCT avanti al Tribunale arbitrale OAD-FCT con ricorso 22 luglio 2016, chiedendone l'annullamento e in subordine la pronuncia di un ammonimento invece dell'esclusione. Il Tribunale arbitrale, dopo aver incidentalmente dichiarato l'istanza di ricusa dell'arbitro F._ irricevibile, oltre che infondata, ha respinto il ricorso con il qui impugnato lodo 22 gennaio 2018, ponendo onorari e spese a carico di B._SA e A._.
C.
Contro suddetto lodo insorgono avanti al Tribunale federale B._SA e A._. Con ricorso in materia civile 14 febbraio 2018 chiedono l'annullamento del lodo arbitrale e la sua riforma nel senso che la decisione del Comitato direttivo OAD-FCT sia annullata, protestate spese e ripetibili. Al gravame è stato conferito effetto sospensivo con decreto presidenziale 2 marzo 2018.
Non sono state chieste determinazioni nel merito, ma unicamente acquisiti gli atti del Tribunale arbitrale.
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Fatti:
A. Nell'ambito di un'aspra causa di divorzio che oppone i coniugi A._, B._ è stata nominata curatrice educativa dei loro figli. La nota d'onorario emanata dalla curatrice per le prestazioni fornite è stata approvata dalla Commissione tutoria di Chiasso. A.A._ ha contestato la nota d'onorario davanti alla Sezione degli enti locali, chiedendo l'audizione di alcuni testi e l'esame delle cartelle cliniche dei figli. Senza amministrare le prove richieste, la Sezione degli enti locali ha respinto il ricorso. A.A._ ha allora adito la I Camera civile del Tribunale d'appello. Nel suo allegato ricorsuale del 7 settembre 2005 ha sostenuto che la curatrice aveva fatturato prestazioni non fornite, in particolare colloqui e telefonate non avvenuti o durati meno del tempo fatturato, e ha paragonato il suo agire a quello dello psichiatra dr. med. C._ condannato pochi mesi prima per truffa per aver fatturato prestazioni non effettuate rispettivamente non effettuate nell'ampiezza fatturata.
B. A seguito di questi fatti, il 2 ottobre 2006 il Sostituto Procuratore pubblico ha emesso un decreto di accusa nei confronti di A.A._ riconoscendolo autore colpevole di diffamazione e proponendone la condanna a una multa di fr. 300.--.
Con decreto di accusa del 18 dicembre 2006, il Procuratore pubblico ha riconosciuto A.A._ autore colpevole di disobbedienza a decisioni dell'autorità in relazione ad altri fatti e ne ha proposto la condanna a una multa di fr. 500.--.
C. Statuendo sull'opposizione ai decreti di accusa di A.A._, il 17 aprile 2007 il Presidente della Pretura penale ha confermato entrambe le imputazioni e lo ha condannato a una multa di fr. 800.-- fissando in 8 giorni la pena detentiva sostitutiva in caso di mancato pagamento. Lo ha inoltre condannato a versare alla parte civile B._ fr. 400.-- a titolo di risarcimento per spese di patrocinio, respingendo le ulteriori pretese civili di quest'ultima.
D. Con sentenza del 2 settembre 2009, la Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del Cantone Ticino (CCRP) ha accolto il ricorso per cassazione di A.A._ prosciogliendolo da ogni imputazione.
E. Il Ministero pubblico del Cantone Ticino impugna la decisione dell'ultima istanza cantonale con ricorso in materia penale al Tribunale federale. Contestando l'assoluzione di A.A._ dall'accusa di diffamazione, postula l'annullamento della contrastata sentenza nonché, in via principale, la conferma della decisione del Presidente della Pretura penale con riferimento all'imputazione del reato di diffamazione o, in via subordinata, il rinvio degli atti alla Pretura penale per nuovo giudizio.
Non sono state chieste osservazioni al gravame.
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Fatti:
Fatti:
A. Con atto pubblico dell'8 giugno 2001 A.A._ e B.A._ hanno venduto a C.D._ e E.D._ la particella n. xxx RFD (nonché alcune quote coattive su altre particelle), sulla quale sorge una casa di abitazione edificata nel 1989, per un prezzo complessivo di fr. 450'000.--.
I coniugi D._ hanno preso possesso del fondo nel mese di luglio, mentre il trapasso di proprietà è stato iscritto a registro fondiario il 25 settembre 2001.
I coniugi D._ hanno preso possesso del fondo nel mese di luglio, mentre il trapasso di proprietà è stato iscritto a registro fondiario il 25 settembre 2001.
B. Nel maggio 2002 si sono verificate delle infiltrazioni d'acqua riconducibili all'insufficiente tenuta del tetto dell'edificio, che è stato pertanto rifatto.
Postulando il risarcimento del minor valore dell'oggetto venduto, quantificato in fr. 10'000.--, il 28 agosto 2002 C.D._ e E.D._ hanno adito la Pretura del Distretto di Bellinzona. Avversata la petizione, in via riconvenzionale A.A._ e B.A._ hanno chiesto il pagamento di fr. 677.90, pari all'importo trattenuto dal notaio sul prezzo di vendita.
Il 19 maggio 2003 l'azione principale è stata accolta, mentre quella riconvenzionale è stata respinta. Il Pretore ha infatti ammesso l'esistenza di un difetto ai sensi dell'<ref-law>, suscettibile di ingenerare la responsabilità dei venditori ex <ref-law>, non potendosi rimproverare agli acquirenti di aver avuto conoscenza del difetto al momento della stipulazione del contratto (<ref-law>) né tantomeno di aver tardato nel notificarlo (<ref-law>). Posto che il minor valore della casa corrispondeva alle spese di rifacimento del tetto - che l'istruttoria ha permesso di quantificare in fr. 12'500.-- - il giudice ha in definitiva concluso per l'integrale accoglimento della pretesa avanzata in petizione.
Il 19 maggio 2003 l'azione principale è stata accolta, mentre quella riconvenzionale è stata respinta. Il Pretore ha infatti ammesso l'esistenza di un difetto ai sensi dell'<ref-law>, suscettibile di ingenerare la responsabilità dei venditori ex <ref-law>, non potendosi rimproverare agli acquirenti di aver avuto conoscenza del difetto al momento della stipulazione del contratto (<ref-law>) né tantomeno di aver tardato nel notificarlo (<ref-law>). Posto che il minor valore della casa corrispondeva alle spese di rifacimento del tetto - che l'istruttoria ha permesso di quantificare in fr. 12'500.-- - il giudice ha in definitiva concluso per l'integrale accoglimento della pretesa avanzata in petizione.
C. Adita dai soccombenti, il 5 agosto 2004 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha riformato la pronunzia di primo grado, accogliendo la domanda riconvenzionale. Il giudizio sull'azione principale è stato per contro condiviso.
C. Adita dai soccombenti, il 5 agosto 2004 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha riformato la pronunzia di primo grado, accogliendo la domanda riconvenzionale. Il giudizio sull'azione principale è stato per contro condiviso.
D. Contro questa decisione A.A._ e B.A._ sono insorti dinanzi al Tribunale federale, il 14 settembre 2004, sia con ricorso di diritto pubblico che con ricorso per riforma. Con il primo rimedio, fondato sulla violazione dell'<ref-law> (divieto dell'arbitrio) e dell'<ref-law> (diritto di essere sentito), essi hanno chiesto l'annullamento della sentenza cantonale.
Nelle osservazioni del 27 ottobre 2004 C.D._ e E.D._ hanno proposto la reiezione del gravame, mentre il Tribunale d'appello ha rinunciato a presentare osservazioni.
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Fatti:
Fatti:
A. Il cittadino italiano B._, nato nel 1946, è stato con decisioni 1° settembre 1993 posto dal 1° maggio 1989 al 31 gennaio 1993 al beneficio di una rendita intera e dal 1° febbraio 1993 di una mezza rendita dell'assicurazione per l'invalidità svizzera.
L'8 agosto 2002 l'assicurato ha proposto una domanda di revisione volta a riottenere una rendita intera invece di quella mezza.
Esperiti gli accertamenti del caso, l'Ufficio AI per gli assicurati residenti all'estero (UAI), con provvedimento 8 gennaio 2004, sostanzialmente ribadito il 14 aprile seguente in seguito all'opposizione interposta dall'assicurato, ha disatteso la richiesta confermando la mezza rendita.
Esperiti gli accertamenti del caso, l'Ufficio AI per gli assicurati residenti all'estero (UAI), con provvedimento 8 gennaio 2004, sostanzialmente ribadito il 14 aprile seguente in seguito all'opposizione interposta dall'assicurato, ha disatteso la richiesta confermando la mezza rendita.
B. Avverso la decisione su opposizione dell'UAI B._ si è aggravato alla Commissione federale di ricorso in materia d'AVS/AI per le persone residenti all'estero, la quale ha respinto il gravame per pronuncia del 14 giugno 2005.
B. Avverso la decisione su opposizione dell'UAI B._ si è aggravato alla Commissione federale di ricorso in materia d'AVS/AI per le persone residenti all'estero, la quale ha respinto il gravame per pronuncia del 14 giugno 2005.
C. Producendo una relazione di perizia medico-legale attestante una piena incapacità lavorativa a partire dal 1° febbraio 1993, B._, patrocinato dal Patronato INCA, interpone ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni, al quale chiede l'annullamento del giudizio commissionale e della decisione su opposizione impugnata, il riconoscimento di una rendita intera a decorrere dall'agosto 2002 nonché l'assegnazione di un'adeguata indennità per ripetibili.
L'UAI, sentito il parere del proprio servizio medico, postula la reiezione del gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi.
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Fatti:
A.
In seguito all'inoltro, il 25 settembre 2021 da parte di A._ della dichiarazione fiscale concernente l'imposta federale diretta (IFD) e l'imposta cantonale e comunale (ICC) 2020 nella quale questi ha indicato, tra l'altro, un reddito imponibile di fr. 20'844.-- e ha chiesto la deduzione dal medesimo di fr. 20'360.-- quale "alimenti per i figli minorenni" nonché di fr. 11'100.-- per "persona bisognosa a carico", l'Ufficio circondariale di tassazione di Bellinzona gli ha notificato, il 27 ottobre 2021, le decisioni di tassazione IFD/ICC 2020 nelle quali ha commisurato, fra le altre cose, il reddito imponibile in fr. 53'000.-- per l'ICC e in fr. 60'700.-- per l'IFD. Non ha inoltre ammesso le deduzioni chieste, osservando che difettavano i relativi requisiti di legge.
B.
Con decisioni su reclamo dell'8 dicembre 2021 il citato Ufficio di tassazione ha confermato le tassazioni emesse il 27 ottobre precedente e ha, ancora una volta, rifiutato di dedurre l'unica deduzione ancora domandata dal contribue nte a titolo di alimenti, ossia la somma di fr. 20'360.-- versati alla figlia che fino al 9 agosto 2020 risiedeva in Thailandia con la madre prima di raggiungere il padre in Svizzera.
C.
Con sentenza del 16 marzo 2022 la Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha respinto il gravame sottopostole il 6 gennaio 2022 da A._ contro le decisioni su reclamo dell'8 dicembre 2021. In primo luogo la Corte ticinese ha: a) ricordato quando e a quali condizioni le spese sopportate da un contribuente per il mantenimento dei figli potevano (artt. 33 cpv. 1 lett. c LIFD e 32 cpv. 1 lett. c LT) o no (artt. 34 lett. a LIFD e 33 lett. a LT) essere ammesse in deduzione nonché illustrato cosa s'intendeva per "alimenti", quale forma questi potevano rivestire, come venivano stabiliti nonché tassati; b) rammentato l'onere della prova accresciuto a carico del contribuente trattandosi di rapporti internazionali; c) rilevato che la figlia e la di lei madre erano giunte in Svizzera il 10 agosto 2020 nonché descritto il contenuto dell'accordo sottoscritto tra il contribuente e la madre della figlia il 15 gennaio 2020 (versamento di 660'000 Bath annui per i bisogni quotidiani della bambina, che includevano anche 180'000 Bath per l'affitto dell'appartamento, ma non invece le spese di frequentazione della scuola, di malattia e per il dentista e, in aggiunta, 210'000 Bath annui per i fabbisogni personali della madre); d) constatato che la madre della bambina, come attestato dagli estratti conto trasmessi, era la beneficiaria dei versamenti effettuati dal contribuente; e, infine, e) esposto la prassi riguardo alla deducibilità di alimenti che non erano stati stabiliti d'ufficio o dal giudice, ma convenuti per contratto rispettivamente mediante una convenzione non omologata dal giudice o dall'autorità di protezione. Indi, la Camera di diritto tributario ha osservato che dal tenore dell'accordo in questione non era possibile determinare chi - della madre o della figlia - aveva beneficiato dei pagamenti effettuati dal contribuente né tantomeno in che misura. Nemmeno i motivi di versamento figuranti negli estratti conti allegati dall'interessato ( "Lebenshaltung", " Present" "Donation" e "Remittance")erano d'aiuto al riguardo. La circostanza poi che i versamenti documentati fossero proseguiti mensilmente fino al 30 dicembre 2020, cioè anche dopo il trasferimento delle interessate in Svizzera, suscitava domande. Per quanto riguarda poi le spese scolastiche sostenute dal contribuente, i giudici ticinesi hanno osservato che le fatture e i bollettini di versamento prodotti si riferivano al 2019, non invece al 2020, e non erano pertanto idonei a dimostrare che le spese affrontate dalla bambina erano le medesime, né che l'insorgente aveva versato alimenti a tale fine. Infine, nella misura in cui su alcuni estratti conti era indicato quale motivo di versamento "Present" rispettivamente "Remittance and Donation", i corrispondenti importi, per complessivi fr. 7'760.--, non potevano essere posti in deduzione dal reddito. Infatti, non costituendo delle spese deducibili ai sensi della legislazione tributaria, le donazioni di genitore al proprio figlio non potevano essere dedotte dal reddito imponibile quali "alimenti". A titolo abbondanziale hanno osservato per finire che l'insorgente aveva dapprima chiesto la deduzione di fr. 20'360.--, allorché nel calcolo allegato al gravame il totale di quanto versato a titolo di "alimenti" ammontava a fr. 34'090.--. Ciò che, ancora una volta, faceva dubitare della reale destinazione dei versamenti effettuati. La Camera di diritto tributario ne ha quindi concluso che il contribuente non aveva comprovato di avere versato degli alimenti per la propria figlia, contravvenendo all'onere probatorio a suo carico. Il gravame andava pertanto respinto.
D.
Il 14 aprile 2022 A._ ha presentato al Tribunale federale un ricorso contro la sentenza cantonale, con cui chiede la deduzione di fr. 15'800.-- a titolo di alimenti a favore della figlia per i primi sette mesi dell'anno, ossia prima del suo trasferimento in Svizzera. Rimprovera alla Corte cantonale di aver mal interpretato i documenti fornitigli.
Informato il 20 aprile 2022 dal Tribunale federale che l'allegato ricorsuale non sembrava adempiere le esigenze di motivazione poste dai combinati artt. 42 cpv. 2 e 106 cpv. 2 LTF e invitato a rimediarvi, il ricorrente con scritto del 24 aprile successivo si è limitato a ribadire che, a suo avviso, erano date in concreto tutte le condizioni per ammettere la deduzione a titolo di alimenti di quanto da lui versato.
Non è stato ordinato alcun altro atto istruttorio.
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Fatti:
A. Il dott. B._ è stato il medico di C.A._ a partire dal 1972 e l'ha seguita con regolarità nel periodo dal 4 settembre 1990 al 5 giugno 1992, perché ella soffriva di uno stato ansioso depressivo in seguito al divorzio. C.A._ è morta il 4 gennaio 1996 per un carcinoma adenoicistico della parotide sinistra (tumore delle ghiandole salivari), che era stato diagnosticato nel luglio 1992 in seguito alla biopsia ordinata da un altro medico a cui la defunta si era rivolta il 7 luglio 1992.
B. L'11 ottobre 2006 A.A._, figlia di C.A._, ha convenuto in giudizio innanzi al Pretore della giurisdizione di Locarno-Campagna il dott. B._, chiedendo la condanna di quest'ultimo a versarle fr. 60'000.-- a titolo di torto morale. Rimprovera al medico di aver commesso un grave errore omettendo di diagnosticare il tumore e provocando così non solo un grave danno alla salute fisica e psichica della madre, ma pure il decesso di quest'ultima. Con sentenza 9 giugno 2010 il Pretore ha respinto la petizione.
C. Il 3 agosto 2011 la II Camera civile del Tribunale di appello del Cantone Ticino ha respinto un appello di A.A._. La Corte cantonale ha ritenuto che la parte attrice non fosse riuscita a provare con verosimiglianza preponderante l'esistenza del preteso gonfiore della mandibola di C.A._ quando questa era ancora in cura dal dott. B._ e quindi l'errore diagnostico imputato a quest'ultimo. I Giudici cantonali hanno anche considerato che l'attestato di carenza beni emanato nel fallimento del convenuto, in cui quest'ultimo aveva riconosciuto il credito, non comportava un ribaltamento dell'onere della prova. Infine, a titolo abbondanziale, essi hanno anche reputato che la parte attrice non aveva nemmeno provato come la lunga e penosa malattia della madre avesse pure causato nella prole una sofferenza di gravità particolare e di carattere eccezionale da giustificare l'assegnazione di un torto morale.
D. Con ricorso in materia civile del 13 settembre 2011 A.A._ chiede che la sentenza di appello sia riformata nel senso che il dott. B._ sia condannato a versarle fr. 60'000.--, oltre interessi. Rimprovera alla Corte cantonale un apprezzamento arbitrario delle prove, ritenendo di aver dimostrato l'esistenza di un gonfiore sospetto della mandibola della madre quando quest'ultima era ancora una paziente del convenuto. Afferma poi che la Corte cantonale sarebbe pure caduta nell'arbitrio per aver negato un'inversione dell'onere della prova, causata dal riconoscimento del credito operato nel fallimento del convenuto. Contesta infine di non aver provato e motivato la particolare sofferenza patita per la sorte della madre.
Non è stata chiesta una risposta al ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. A._ ha lavorato alle dipendenze della B._ dal 1° settembre 1987 all'estate 1998, prima come direttore e successivamente, dal 1991, in qualità di direttore amministrativo; il 1° dicembre 1992 è divenuto anche membro del consiglio d'amministrazione con diritto di firma collettiva a due.
La fine del rapporto di lavoro - che la datrice di lavoro dichiara essere avvenuta il 31 luglio 1998, mentre il dipendente la situa al 24 agosto 1998, riconducendola ad un licenziamento in tronco - ha dato origine alla presente controversia.
La fine del rapporto di lavoro - che la datrice di lavoro dichiara essere avvenuta il 31 luglio 1998, mentre il dipendente la situa al 24 agosto 1998, riconducendola ad un licenziamento in tronco - ha dato origine alla presente controversia.
B. Il 6 maggio 1999 A._ ha convenuto in causa l'ex datrice di lavoro onde ottenere il pagamento di fr. 390'333.45, oltre interessi, nonché il rigetto definitivo delle opposizioni interposte ai due precetti esecutivi. L'importo richiesto consisteva nella differenza tra il salario pattuito e quello versato tra il 1994 e il 1998, nell'indennità per vacanze non godute, nel rimborso di spese e anticipi giudiziari nonché nell'indennità per l'attività di consigliere d'amministrazione. Avversata la pretesa attorea, in via riconvenzionale la B._ SA ha domandato il versamento di fr. 126'497.25 a titolo di rimborso di prestazioni non dovute e risarcimento del danno causato dalle inadempienze del dipendente. Con sentenza 29 novembre 2002 il Pretore del Distretto di Lugano, sezione 3, ha accolto l'azione principale limitatamente a fr. 25'170.-- e respinto la riconvenzionale.
B. Il 6 maggio 1999 A._ ha convenuto in causa l'ex datrice di lavoro onde ottenere il pagamento di fr. 390'333.45, oltre interessi, nonché il rigetto definitivo delle opposizioni interposte ai due precetti esecutivi. L'importo richiesto consisteva nella differenza tra il salario pattuito e quello versato tra il 1994 e il 1998, nell'indennità per vacanze non godute, nel rimborso di spese e anticipi giudiziari nonché nell'indennità per l'attività di consigliere d'amministrazione. Avversata la pretesa attorea, in via riconvenzionale la B._ SA ha domandato il versamento di fr. 126'497.25 a titolo di rimborso di prestazioni non dovute e risarcimento del danno causato dalle inadempienze del dipendente. Con sentenza 29 novembre 2002 il Pretore del Distretto di Lugano, sezione 3, ha accolto l'azione principale limitatamente a fr. 25'170.-- e respinto la riconvenzionale.
C. Ambedue le parti si sono aggravate contro il predetto giudizio: A._ ribadendo le domande formulate davanti al Pretore, la convenuta diminuendo la propria domanda riconvenzionale a fr. 87'497.25.
Il 29 dicembre 2003 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Canton Ticino ha respinto l'appello principale e accolto parzialmente quello adesivo, riducendo a fr. 17'170.-- l'obbligo di pagamento a carico dell'ex datrice di lavoro e respingendo in via definitiva, per il medesimo importo, l'opposizione formulata al precetto esecutivo no. 637840 dell'Ufficio di esecuzione di Lugano.
Il 29 dicembre 2003 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Canton Ticino ha respinto l'appello principale e accolto parzialmente quello adesivo, riducendo a fr. 17'170.-- l'obbligo di pagamento a carico dell'ex datrice di lavoro e respingendo in via definitiva, per il medesimo importo, l'opposizione formulata al precetto esecutivo no. 637840 dell'Ufficio di esecuzione di Lugano.
D. Contro questa decisione A._ è insorto dinanzi al Tribunale federale, il 30 gennaio 2004, sia con ricorso di diritto pubblico che con ricorso per riforma. Con il secondo rimedio, fondato sulla violazione del diritto federale, egli chiede l'annullamento e la modifica dei dispositivi n. 1 e 2 della sentenza impugnata, nel senso di una condanna della B._ SA al pagamento di fr. 125'166.--, nonché del rigetto in via definitiva delle opposizioni ai precetti esecutivi.
Nella risposta del 17 marzo 2004 la B._ SA ha proposto la reiezione del ricorso per riforma, in quanto ammissibile.
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Fatti:
A. Nell'ambito di inchieste concernenti truffe perpetrate con il cosiddetto sistema dei "falsi nipoti" ("Enkeltrick"), il 28 dicembre 2011 il Procuratore pubblico del Cantone Ticino (PP) ha chiesto al Giudice dei provvedimenti coercitivi (GPC) di approvare gli ordini di sorveglianza concernenti cinque cellule di antenne di telefonia mobile in territorio di Lugano-Centro dalle ore 11.58 alle ore 12.02 e di altre quattro antenne in zona X._ dalle ore 12.20 alle 12.50, con richiesta di dati retroattivi per il 21 novembre 2011. Ciò per poter individuare tutti i numeri telefonici che si sono collegati con le citate nove cellule, allo scopo di cercare di identificare le utenze degli ignoti autori di siffatte truffe.
B. Con decisione del 29 dicembre 2011, il GPC, statuendo quale autorità di approvazione secondo l'<ref-law> in materia di sorveglianza postale e delle telecomunicazioni, negata la proporzionalità delle richieste misure, non ha approvato la postulata sorveglianza telefonica.
C. Avverso questa decisione il Ministero pubblico presenta un ricorso in materia penale al Tribunale federale, chiedendo di accogliere la domanda di sorveglianza.
Il GPC si rimette al giudizio del Tribunale federale.
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Fatti:
A.
Nell'ottobre 1996 A._, residente in Italia, ha aperto il conto denominato xxx presso la B._SA. Lo ha chiuso nel giugno 2002 per approfittare delle agevolazioni del cosiddetto scudo fiscale.
L'8 settembre 2008 il cliente ha avviato una causa civile davanti al Pretore di Lugano chiedendo che la banca fosse condannata a pagargli fr. 97'728.61; nel corso della procedura la domanda è stata convertita in Euro 60'701.55. L'attore sosteneva che quest'ultima somma era stata prelevata indebitamente dal suo conto il 2 giugno 1999 falsificando le firme sua e di sua madre sulla ricevuta bancaria. La convenuta si è opposta all'azione adducendo l'autenticità delle firme e l'accettazione dell'operazione da parte del cliente, informato su tutti i movimenti del conto.
Il Pretore ha respinto la petizione il 27 dicembre 2012. La II Camera civile del Tribunale di appello ticinese ha a sua volta respinto l'appello dell'attore con sentenza del 1° aprile 2014.
B.
A._ insorge davanti al Tribunale federale con un atto del 2 maggio 2014 intitolato " Ricorso in materia di diritto civile e ricorso sussidiario in materia costituzionale ". Chiede che la sentenza cantonale sia annullata e che il suo appello del 1° febbraio 2013 sia accolto.
La B._SA propone di respingere il ricorso con risposta del 13 giugno 2014. L'autorità cantonale non si è pronunciata.
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Fatti:
Fatti:
A. L'architetto A._ è stato incaricato da C.B._ e B.B._ della progettazione della loro casa di abitazione sulla particella n. XXX RFD di F._ nonché di un'area di parcheggio accessibile dalla confinante part. n. YYY, sulla quale transita una teleferica. Sulla base dell'incarico ricevuto, l'architetto ha proceduto al rilievo del terreno, all'allestimento dei piani, del progetto di massima e del progetto definitivo necessari all'ottenimento della licenza di costruzione. Egli ha inoltre condotto le trattative con la Fondazione X._, proprietaria della part. n. YYY, per la sistemazione dell'accesso alle rispettive proprietà, con conseguente sottoscrizione di una convenzione per la concessione di reciproci diritti di passo e del diritto d'uso di un posteggio a favore di quest'ultima. Con lettera del 6 maggio 1999 C.B._ e B.B._ hanno annunciato all'architetto di aver ottenuto la licenza edilizia e gli hanno chiesto di preparare la fattura concernente le prestazioni già eseguite. Il 16 giugno seguente A._ ha quindi emesso una nota di complessivi fr. 15'857.--. Un acconto di fr. 5'857.-- è stato versato il 30 luglio 1999.
Il 15 dicembre 1999 C.B._ e B.B._ hanno comunicato a A._ che l'impresa incaricata di effettuare l'accesso al parcheggio non aveva potuto procedere in tal senso a causa di un errore nel rilievo del tracciato della teleferica: così come previsto il parcheggio risultava infatti troppo vicino alla cabina della funivia. Negato l'errore, il 4 febbraio 2000 l'architetto ha fatto spiccare nei confronti di C.B._ e B.B._, separatamente, due precetti esecutivi per la somma di fr. 10'000.--. Pur avendo interposto opposizione, l'8 febbraio successivo essi gli hanno versato fr. 6'300.--, rifiutando per il resto ogni ulteriore pagamento.
Il 15 dicembre 1999 C.B._ e B.B._ hanno comunicato a A._ che l'impresa incaricata di effettuare l'accesso al parcheggio non aveva potuto procedere in tal senso a causa di un errore nel rilievo del tracciato della teleferica: così come previsto il parcheggio risultava infatti troppo vicino alla cabina della funivia. Negato l'errore, il 4 febbraio 2000 l'architetto ha fatto spiccare nei confronti di C.B._ e B.B._, separatamente, due precetti esecutivi per la somma di fr. 10'000.--. Pur avendo interposto opposizione, l'8 febbraio successivo essi gli hanno versato fr. 6'300.--, rifiutando per il resto ogni ulteriore pagamento.
B. Allo scopo di incassare il saldo della nota professionale - fr. 3'700.-- - ed ottenere il rigetto definitivo delle opposizioni interposte dagli escussi ai rispettivi precetti esecutivi, A._ ha adito la Pretura della giurisdizione di Locarno-Campagna il 16 febbraio 2000. Le sue richieste sono state avversate da C.B._ e B.B._, i quali hanno in particolare contestato di dover remunerare le prestazioni attinenti alla progettazione del posteggio. L'errore commesso dall'architetto avrebbe - a loro dire - impedito la realizzazione del parcheggio così come previsto e reso necessario l'intervento di terzi per il rifacimento dei piani di rilievo e di costruzione del posteggio, imponendo pure la modifica degli accordi con la Fondazione X._ a causa del cambiamento della superficie gravata dal diritto di passo e dal diritto d'uso quale posteggio. Essi hanno pertanto introdotto un'azione riconvenzionale volta al pagamento di fr. 6'000.-- a titolo di risarcimento danni.
Con sentenza del 10 gennaio 2003 il Pretore, qualificato di appalto il rapporto giuridico instauratosi fra le parti, ha negato l'esistenza di difetti nell'opera fornita dall'architetto, avendo i committenti ottenuto - così come pattuito contrattualmente - la licenza edilizia, sulla base della quale è stato poi realizzato il posteggio. Donde l'accoglimento dell'azione principale e la reiezione di quella riconvenzionale.
Con sentenza del 10 gennaio 2003 il Pretore, qualificato di appalto il rapporto giuridico instauratosi fra le parti, ha negato l'esistenza di difetti nell'opera fornita dall'architetto, avendo i committenti ottenuto - così come pattuito contrattualmente - la licenza edilizia, sulla base della quale è stato poi realizzato il posteggio. Donde l'accoglimento dell'azione principale e la reiezione di quella riconvenzionale.
C. Adita dai soccombenti, la Camera di cassazione civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino - rilevato come il perito giudiziario avesse chiaramente constatato l'esistenza di un errore di progettazione - ha concluso per il carattere arbitrario della decisione pretorile in merito all'assenza di un difetto dell'opera. Ricorrendo i presupposti di cui all'<ref-law>/TI, il 7 ottobre 2003 la Corte ticinese ha quindi annullato la pronunzia sull'azione principale e deciso la vertenza nel merito, riducendo a fr. 2'380.-- l'importo accordato all'architetto.
Il ricorso è stato per contro respinto in quanto rivolto contro il giudizio sulle pretese riconvenzionali, non avendo C.B._ e B.B._ dimostrato l'avvenuto pagamento delle fatture allegate né tantomeno il nesso di causalità tra le prestazioni oggetto di tali fatture e il difetto dell'opera.
Il ricorso è stato per contro respinto in quanto rivolto contro il giudizio sulle pretese riconvenzionali, non avendo C.B._ e B.B._ dimostrato l'avvenuto pagamento delle fatture allegate né tantomeno il nesso di causalità tra le prestazioni oggetto di tali fatture e il difetto dell'opera.
D. Postulando l'annullamento e, subordinatamente, la modifica della predetta sentenza, quest'ultimi sono insorti dinanzi al Tribunale federale, il 13 novembre 2003, con un ricorso di diritto pubblico fondato sulla violazione degli art. 9, 29 e 30 Cost.
Con risposta del 19 gennaio 2004 A._ ha proposto la reiezione del gravame, mentre l'autorità cantonale ha rinunciato a formulare osservazioni.
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Ritenuto in fatto :
A.- Il 12 maggio 1992 Rustem Kerellaj è stato arrestato, unitamente al fratello Braim, alla cognata Mahija e al nipote Kujtim, siccome sospettato di aver indotto la nipote Shkendi Kerellaj, allora minorenne, a uccidere, il 25 aprile 1992 a Claro, il connazionale Ragip Berisha. Nei confronti dell'arrestato il Procuratore pubblico ha promosso l'accusa per titolo di correità in assassinio, subordinatamente in omicidio, come pure per infrazione alla legislazione cantonale sulle armi. Rustem Kerellaj è rimasto in detenzione preventiva fino al 30 ottobre 1992. Lo stesso giorno il Procuratore ha decretato l'abbandono del procedimento penale ritenendo che non vi fossero sufficienti elementi di colpevolezza a suo carico, come pure nei confronti degli altri arrestati. Il magistrato ha ordinato altresì la disgiunzione del procedimento per infrazione alla legislazione cantonale sulle armi.
Il decreto di abbandono è stato impugnato dagli eredi fu Ragip Berisha davanti alla Camera dei ricorsi penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino (CRP), che ha respinto l'impugnativa con decisione del 31 ottobre 1997. Il Tribunale federale, con sentenza del 20 gennaio 1999, ha respinto un gravame sottopostogli dagli eredi contro il giudizio della Corte cantonale.
B.- Con istanza del 17 novembre 1992 Rustem Kerellaj ha chiesto alla CRP di riconoscergli un'indennità complessiva per ingiusta carcerazione di fr. 75'890. --, e segnatamente di fr. 21'000. -- quale perdita di guadagno subita durante il periodo di carcerazione, fr. 40'000. -- per torto morale e fr. 14'890. -- per spese di patrocinio e assistenza legale.
La Corte cantonale, statuendo il 31 agosto 1999, rilevato che l'istanza presentata prima che il decreto di abbandono fosse passato in giudicato era stata sospesa fino all'emanazione della citata sentenza del Tribunale federale, l'ha parzialmente accolta, riconoscendo all'istante un'indennità di fr. 44'690. -- oltre interessi al 5% dal 30 ottobre 1992 su fr. 33'000. --. I giudici cantonali hanno considerato che la perdita di guadagno ammontava a fr. 16'000. --, e che la nota d'onorario del legale dell'istante, quale difensore d'ufficio intervenuto circa a metà del procedimento, doveva essere ridotta a fr. 11'690. --; riguardo all'indennità per torto morale, essi l'hanno fissata in fr. 17'000. -- per 172 giorni di carcere preventivo.
C.- Rustem Kerellaj impugna con un ricorso di diritto pubblico la decisione della CRP, chiedendo di annullarla. Fa valere che il riconoscimento di un'indennità di soli fr. 17'000. -- per torto morale violerebbe l'art. 4 vCost. Postula inoltre di essere messo al beneficio dell' assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio. Dei motivi si dirà, in quanto necessario, nei considerandi.
La CRP si riconferma nel giudizio impugnato, mentre il Ministero pubblico conclude per la reiezione del ricorso.
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it
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00819e46-3b2a-40bd-94eb-c4c8c8441396
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Fatti:
A.
Con decreto del 16 settembre 2019, il Gran Consiglio del Cantone Ticino ha raccomandato al popolo di respingere l'iniziativa popolare legislativa elaborata presentata il 22 marzo 2016 denominata " Le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa " (foglio ufficiale [FU] 76/2019 del 20 settembre 2019 pag. 8855). Con decreto del 16 ottobre 2019 il Consiglio di Stato ha convocato le assemblee dei Comuni del Cantone per la relativa votazione cantonale fissata per il 9 febbraio 2020 (FU 84/2019 del 18 ottobre 2019 pag. 9873). Le Cancellerie dei Comuni hanno inviato agli elettori il materiale necessario per la votazione, tra cui l'opuscolo informativo, approvato dal Governo cantonale.
B.
Contro il contenuto dell'opuscolo informativo, Giorgio Ghiringhelli, primo firmatario dell'iniziativa, il 19 gennaio 2020 ha inoltrato un reclamo al Consiglio di Stato. Chiedeva di comunicare ai cittadini tramite stampa che l'asserita disparità di trattamento e la pretesa violazione del diritto federale, perentoriamente date per certe nel testo dell'opuscolo informativo, costituirebbero solo un'ipotesi tutta da verificare; richiamando l'obbligo dell'autorità d'attenersi a un'informazione corretta e discreta, postulava subordinatamente di rinviare la votazione, emanando un nuovo opuscolo corretto. Con decisione del 3 febbraio 2020, il Governo ha respinto il reclamo. Nella votazione popolare del 9 febbraio 2020 l'iniziativa è stata respinta con 41'282 voti contrari (50.26 %) contro 40'856 (49.74 %) favorevoli, ossia una differenza di 426 voti (vedi la proclamazione dei risultati del 19 febbraio 2020, FU 15/2020 del 21 febbraio 2020 pag. 1498 seg.).
C.
Avverso la decisione governativa del 3 febbraio 2020, e contro la proclamazione dei risultati della votazione, Giorgio Ghiringhelli presenta un ricorso in materia di diritto pubblico per violazione del diritto di voto al Tribunale federale. Chiede di annullare la decisione governativa, la proclamazione dei risultati, la votazione litigiosa e di rinviare la causa al Consiglio di Stato per convocare le assemblee dei Comuni per votare nuovamente sull'iniziativa.
L'Esecutivo cantonale propone di respingere il ricorso, mentre il ricorrente si conferma nelle sue tesi e conclusioni.
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it
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Fatti:
Fatti:
A. In data 2 agosto 2002, la B._ AG, ha fatto spiccare dall'Ufficio esecuzioni di Lugano un precetto esecutivo contro A._ Sagl, per l'importo di fr. 58'116.90. Contro il precetto esecutivo venne interposta tempestiva opposizione, in seguito ritirata da F.C._, marito di C.C._, gerente dell'escussa. Dopo notifica della comminatoria di fallimento, accogliendo la relativa istanza della creditrice procedente il Pretore di Lugano ha dichiarato, in data 9 gennaio 2003, il fallimento della ricorrente. La ricorrente ha allora dedotto in appello la sentenza di prima istanza, lamentando la nullità assoluta dell'atto di revoca dell'opposizione da parte di F.C._, persona non legittimata a rappresentare la società.
A. In data 2 agosto 2002, la B._ AG, ha fatto spiccare dall'Ufficio esecuzioni di Lugano un precetto esecutivo contro A._ Sagl, per l'importo di fr. 58'116.90. Contro il precetto esecutivo venne interposta tempestiva opposizione, in seguito ritirata da F.C._, marito di C.C._, gerente dell'escussa. Dopo notifica della comminatoria di fallimento, accogliendo la relativa istanza della creditrice procedente il Pretore di Lugano ha dichiarato, in data 9 gennaio 2003, il fallimento della ricorrente. La ricorrente ha allora dedotto in appello la sentenza di prima istanza, lamentando la nullità assoluta dell'atto di revoca dell'opposizione da parte di F.C._, persona non legittimata a rappresentare la società.
B. Con la sentenza impugnata, il Tribunale di appello del Cantone Ticino ha respinto il gravame. Ha essenzialmente considerato che l'Ufficio esecuzione non poteva verificare la pretesa carente legittimazione di chi, con scritto 8 agosto 2002, aveva ritirato l'opposizione; pertanto, non si sarebbe in presenza di un caso di nullità assoluta. Inoltre, la ricorrente avrebbe potuto ricorrere all'autorità di vigilanza contro la comminatoria di fallimento, cosa invece non avvenuta.
B. Con la sentenza impugnata, il Tribunale di appello del Cantone Ticino ha respinto il gravame. Ha essenzialmente considerato che l'Ufficio esecuzione non poteva verificare la pretesa carente legittimazione di chi, con scritto 8 agosto 2002, aveva ritirato l'opposizione; pertanto, non si sarebbe in presenza di un caso di nullità assoluta. Inoltre, la ricorrente avrebbe potuto ricorrere all'autorità di vigilanza contro la comminatoria di fallimento, cosa invece non avvenuta.
C. Con il ricorso di diritto pubblico qui in discussione, la ricorrente ribadisce l'inefficacia del ritiro dell'opposizione da parte del marito della gerente, deducendone la nullità assoluta delle successive comminatoria e dichiarazione di fallimento.
C. Con il ricorso di diritto pubblico qui in discussione, la ricorrente ribadisce l'inefficacia del ritiro dell'opposizione da parte del marito della gerente, deducendone la nullità assoluta delle successive comminatoria e dichiarazione di fallimento.
D. Con decreto 26 giugno 2003, il Presidente della II Corte civile ha conferito al gravame l'effetto sospensivo.
Il Tribunale di appello ha rinunciato a presentare osservazioni sulla domanda di effetto sospensivo come pure sul merito. La resistente ha invece postulato la reiezione del gravame.
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Fatti:
A. La C._ è una società in nome collettivo con sede nel Canton Zurigo, la cui attività, secondo il registro di commercio, consiste nell'acquisto, nella vendita e nell'amministrazione di immobili, compresa l'amministrazione di alberghi e ristoranti, così come nella partecipazione ad altre imprese.
D.A._ era socio di tale società in ragione di 1/5. Alla sua morte detta quota è passata ad una comunione ereditaria composta dalla vedova E.A._ (in ragione di 1/2) e dai figli F.A._, G.A._ e A.A._ (in ragione di 1/6 ciascuno).
B. Con decisione del 1° aprile 2009, relativa all'anno 2004, A.A._ e la moglie B.A._ sono stati tassati sulla base dei fattori che seguono:
[omissis]
In quel contesto, l'autorità fiscale ha in particolare quantificato la quota dei contribuenti nella C._ in fr. 1'322'104.-- ed in fr. 68'550.-- il reddito ad essa relativo, cui andava aggiunto, per la sola imposta federale diretta, un reddito straordinario di fr. 139'470.-- riconducibile alla vendita di un immobile a Y._ (Canton Zurigo).
C. Il reclamo interposto da A.A._ e B.A._ contro la decisione dell'Ufficio circondariale di tassazione competente è stato respinto il 7 gennaio 2010. Adita successivamente, la Camera di diritto tributario ha da parte sua dichiarato irricevibile il ricorso in materia d'imposta cantonale e respinto il ricorso in materia d'imposta federale diretta con sentenza del 13 marzo 2012.
Davanti a tutte le istanze cantonali, A.A._ e B.A._ hanno in sostanza contestato, senza successo, il carattere commerciale della partecipazione nella citata società in nome collettivo.
D. L'8 maggio 2012, A.A._ e B.A._ (ricorrenti) hanno impugnato il giudizio della Camera di diritto tributario con ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Facendo valere un accertamento manifestamente inesatto dei fatti e la violazione del diritto federale, segnatamente di rango costituzionale, essi sostengono nuovamente che i fattori imponibili riconducibili alle proprietà della società in nome collettivo siano in realtà da considerare parte del loro patrimonio privato.
In corso di procedura, la Divisione delle contribuzioni del Canton Ticino, la Camera di diritto tributario del Tribunale d'appello e l'Amministrazione federale delle contribuzioni hanno proposto di respingere il ricorso, nella misura in cui sia ammissibile.
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Fatti:
A.
Con sentenza del 26 luglio 2018 la Corte di appello e di revisione penale del Cantone Ticino (CARP) ha dichiarato A.A._ e il marito D.A._ autori colpevoli di ripetuta truffa consumata e, in parte, tentata, nonché di incendio intenzionale. La Corte cantonale ha in particolare rimproverato loro di avere, nei mesi di settembre 2002, di agosto 2004, di luglio 2006, di giugno 2007, e nell'estate del 2009, a X._, agendo in correità, notificato alle assicurazioni come danni naturali, rispettivamente, in due episodi, come danni provocati da artigiani intervenuti per dei lavori di ristrutturazione, degli allagamenti dei ristoranti E._ e F._ da loro stessi provocati dolosamente, riuscendo o tentando in tal modo di farsi indebitamente versare risarcimenti dalle assicurazioni.
B.
Con sentenze 6B_945/2018 e 6B_978/2018 del 16 marzo 2020, il Tribunale federale ha respinto in quanto ammissibili due distinti ricorsi in materia penale presentati da A.A._ Corea, rispettivamente da D.A._, contro la sentenza della CARP. Con un'unica sentenza del 28 ottobre 2020, il Tribunale federale ha dichiarato inammissibili le domande di revisione delle citate sentenze del 16 marzo 2020 interposte da A.A._ e da D.A._ (cause 6F_30/2020 e 6F_31/2020).
C.
Il 28 novembre 2020 A.A._ e D.A._ hanno chiesto alla CARP la revisione della sentenza del 26 luglio 2018. La Corte cantonale ha dichiarato inammissibili le istanze di revisione con sentenza del 17 giugno 2021.
D.
A.A._ e D.A._ impugnano questa sentenza con un ricorso in materia penale del 23 agosto 2021 al Tribunale federale, chiedendo di annullarla e di rinviare gli atti alla Corte cantonale per un nuovo processo.
Non sono state chieste osservazioni sul ricorso, ma è stato richiamato l'incarto della Corte cantonale.
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0cd9706b-29dc-40ed-b67b-c1446b2743d5
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Fatti:
A.
Con decisione del 26 ottobre 2012, non ravvisando fatti di rilevanza penale, il Procuratore pubblico ha decretato il non luogo a procedere in ordine alla denuncia presentata il 18 ottobre 2012 da A._ nei confronti di due minori, della loro madre e del loro nonno, per diversi reati contro l'onore ed altro.
B.
A._ ha reagito con uno scritto intitolato "istanza di ricusa", trasmesso dal Procuratore pubblico per competenza alla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino (CRP), unitamente a una sua presa di posizione.
La CRP ha invitato A._ a indicare se il suo memoriale fosse da considerare come un reclamo contro il decreto di non luogo a procedere e, se del caso, a emendarlo, in quanto non adempiva le esigenze legali di motivazione. Gli ha inoltre dato la possibilità di esprimersi sullo scritto del Procuratore pubblico, in merito al quale A._ ha in seguito presentato le proprie osservazioni. Di fronte alla persistente difficoltà di capire i reali propositi di A._, la CRP ha esaminato il suo scritto nella doppia ottica di reclamo contro il decreto di non luogo a procedere e di istanza di ricusa nei confronti del Procuratore pubblico che l'ha emanato. Con un'unica sentenza del 30 novembre 2012, la CRP ha dichiarato irricevibile il reclamo e respinto, per quanto ricevibile, l'istanza di ricusa, ponendo la tassa di giustizia e le spese di fr. 500.-- a carico di A._.
C.
Avverso questo giudizio A._ insorge al Tribunale federale, postulando la ricusa dei giudici della CRP e l'accoglimento della sua istanza di ricusa del Procuratore pubblico. Domanda inoltre di essere posto a beneficio dell'assistenza giudiziaria.
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Fatti:
A. A.a L._ - cittadino italiano residente in Italia, nato nel 1963 -, dopo avere lavorato per diversi anni in Svizzera in qualità di operaio in vari settori, dall'aprile 2000 è entrato alle dipendenze della ditta X._ SA quale addetto all'imballaggio. Dopo un periodo di totale inabilità lavorativa (dal novembre 2001), riconducibile a "infezione sintomatica da HIV, epatite cronica attiva da virus C in trattamento con interferone e esiti da intervento per ernia lombare nel 1999", nel maggio 2002 e fino a febbraio 2005 ha ripreso il lavoro nella misura del 50%.
Il 19 luglio 2002 l'assicurato ha presentato all'Ufficio assicurazione per l'invalidità del Cantone Ticino (UAI) una domanda volta all'ottenimento di prestazioni dell'assicurazione invalidità (AI) svizzera. Con decisione 12 maggio 2003 l'Ufficio AI per gli assicurati residenti all'estero (UAIE), competente per notificare la decisione agli assicurati non residenti in Svizzera, ha erogato una mezza rendita d'invalidità a L._, con rendite completive per la moglie e i due figli, con effetto dal 1° novembre 2002.
A.b L'assicurato, per il tramite dell'INPS, il 19 luglio 2004 ha inoltrato una prima domanda di revisione della rendita che però è stata respinta non essendo stato riscontrato un cambiamento idoneo a modificare il diritto alla mezza rendita d'invalidità (comunicazione dell'8 aprile 2005). In data 2 giugno 2005 l'interessato ha inoltrato una seconda domanda di revisione annunciando un peggioramento del suo status valetudinario e una incapacità lavorativa totale dal maggio 2005. Esperiti gli accertamenti di rito, l'UAIE ha riconosciuto all'interessato il diritto a una rendita intera dal 1° giugno 2005, con le completive per i familiari (decisione del 12 dicembre 2005).
A.c Avviata una revisione d'ufficio nel luglio 2006, l'amministrazione ha fatto esperire una perizia medica pluridisciplinare al Servizio accertamento medico dell'AI (SAM) che ha attestato, dal mese di agosto 2006, un grado di capacità lavorativa dell'interessato del 30% nell'attività abituale di operaio non qualificato addetto all'imballaggio di bobine e del 50% in attività adeguate (leggere) confacenti al suo stato di salute. Con decisione 10 dicembre 2008, l'UAIE ha sostituito la rendita intera d'invalidità con una mezza rendita con effetto dal 1° febbraio 2009. L'amministrazione ha infatti accertato un grado d'invalidità del 55% sulla base di un reddito senza invalidità di fr. 53'974.-- (anno di riferimento: 2008) e di un reddito da invalido di fr. 24'058.-- calcolato secondo i valori dell'inchiesta svizzera sulla struttura dei salari (ISS) edita dall'Ufficio federale di statistica (Tabella TA1; reddito base di fr. 60'144) e dopo avere applicato una riduzione del 20% per tener conto delle circostanze specifiche del caso e del 50% per l'incapacità lavorativa residua.
B. Adito dall'interessato che chiedeva il mantenimento della prestazione intera, il Tribunale amministrativo federale ne ha parzialmente accolto il ricorso, riconoscendogli tre quarti di rendita d'invalidità dal 1° febbraio 2009 (pronuncia del 1° novembre 2010). Accertata una differenza del 15.2% tra il salario percepito dall'assicurato e il salario medio nazionale ottenibile da un operaio nel settore della produzione secondo l'ISS (TA1), i primi giudici hanno infatti proceduto a un parallelismo dei redditi di riferimento e hanno ulteriormente dedotto dal reddito base da invalido la quota percentuale del 10.2% (pari alla parte eccedente la soglia del 5% riconosciuta in questi casi dalla giurisprudenza in materia) ottenendo così un reddito da invalido complessivo di fr. 21'604.--. Contrapposto questo importo al reddito senza invalidità di fr. 53'974.--, il Tribunale amministrativo federale ha accertato un grado d'invalidità arrotondato del 60% ([53'974 - 21'604] : 53'974 x 100). Donde il diritto a tre quarti di rendita.
C. L'UAIE è insorto al Tribunale federale, al quale, in via principale, chiede di annullare il giudizio di prima istanza e di rinviare l'incarto all'amministrazione per complemento istruttorio, mentre in via subordinata domanda di annullare il giudizio e di confermare la propria decisione del 10 dicembre 2008.
L._ propone la reiezione del gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali non si è determinato.
D. Con decreto del 31 gennaio 2011 è stata accolta la domanda di conferimento dell'effetto sospensivo formulata nel gravame.
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Fatti:
A. Il 28 settembre 2009, nel quadro della sua attività di vigilanza, l'Ufficio federale dell'aviazione civile (UFAC) ha revocato parzialmente una sua precedente decisione del 28 luglio 2004, introducendo due nuove condizioni, più restrittive, per l'avvicinamento all'aeroporto di Lugano-Agno, relative alla cosiddetta procedura "Circling Charlie RWY 19", concernenti le quote minime delle nuvole di giorno e di notte. Le modifiche sono state adottate in via transitoria a partire dal 25 ottobre 2009 e sono applicabili fino alla messa in esercizio di ausili ottici all'orientamento e all'avvicinamento. L'UFAC ha tolto l'effetto sospensivo a eventuali ricorsi.
B. Con decisioni del 19 e del 21 ottobre 2009, il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha restituito in via supercautelare l'effetto sospensivo ai ricorsi sottopostigli da Darwin Airline SA, da Lugano Airport SA e dal Comune di Lugano. Mediante decisione incidentale del 16 novembre 2009, il TAF ha respinto le domande di restituzione dell'effetto sospensivo presentate dai ricorrenti, nonché ulteriori domande cautelari formulate in seguito.
C. Avverso questa decisione Lugano Airport SA (1C_553/2009), Darwin Airline SA (1C_554/2009) e il Comune di Lugano (1C_555/2009) presentano tre ricorsi in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiedono di concedere, in via superprovvisionale e provvisionale, l'effetto sospensivo ai gravami e, nel merito, di annullare la decisione impugnata, di ristabilire l'effetto sospensivo ai ricorsi inoltrati all'istanza precedente e di annullare il cosiddetto NOTAM ("avviso ai piloti") n. B1169/09, misura contenuta nella decisione 28 settembre 2009 dell'UFAC. Darwin Airline SA postula inoltre di restituire l'effetto sospensivo relativamente ai voli effettuati da equipaggi composti di due piloti qualificati per l'avvicinamento notturno a Lugano o che abbiano effettuato almeno cinque atterraggi notturni durante gli ultimi tre mesi.
D. Il Tribunale amministrativo federale ha rinunciato a esprimersi sui ricorsi, mentre l'UFAC, pronunciandosi soltanto sulle istanze provvisionali, chiede di respingerle.
Il 22 dicembre 2009 la domanda di effetto sospensivo in via superprovvisionale è stata respinta.
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Fatti:
A.
L'11 maggio 2012 il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha emanato un decreto d'accusa nei confronti di L._ per titolo di ripetuto riciclaggio di denaro grave giusta l'art. 305 bis n. 2 lett. b CP (punto n. 1 del dispositivo). Egli è stato sanzionato con una pena pecuniaria di 60 aliquote da fr. 30.--, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di 2 anni, nonché con una multa di fr. 2'000.-- (punto n. 2 del dispositivo), ed è stato condannato al pagamento delle spese e degli emolumenti della procedura (punto n. 3 del dispositivo). È stata inoltre ordinata la confisca della totalità dei valori patrimoniali depositati sulla relazione intestata a C.C._, di cui L._ risultava essere avente diritto economico, presso la Banca D.D._ SA, per un importo superiore a euro 1 milione (punto n. 4 del dispositivo), mentre i valori patrimoniali depositati sulla relazione E.E._, di cui L._ risultava essere titolare e avente diritto economico, presso lo stesso istituto bancario sono stati dissequestrati (punto n. 5 del dispositivo). In assenza di opposizione, il decreto d'accusa è passato in giudicato.
In breve il decreto d'accusa espone che A._, fratello di L._, è stato rinviato a giudizio in Italia con l'accusa di bancarotta fraudolenta aggravata e di usura aggravata per avere, fino al dicembre 2003, distratto illecitamente a società del gruppo J._ una somma complessiva superiore a USD 50 milioni, confluita in Svizzera e in Liechtenstein, attraverso complesse operazioni di finanziamento e di polizze assicurative a copertura del rischio politico e finanziario. Dall'istruttoria svizzera è emerso che quanto distratto illecitamente da A._ e altri correi in parte è confluito e in parte è stato fatto transitare dapprima su relazioni bancarie aperte da un prestanome di A._ presso Banca O._ e presso Banca P._ e in un secondo tempo su relazioni bancarie presso F.F._, ora Banca D.D._ SA, tra cui il conto intestato a C.C._ su cui è confluito l'importo di USD 1'611'000.--. I valori patrimoniali in questione sono stati in seguito movimentati da A._, rispettivamente da L._ dietro incarico del fratello. Il decreto imputa a L._ di avere commesso, tra il 19 gennaio 2004 e il 24 marzo 2004 in correità con A._ sebbene con ruoli distinti, 11 atti di riciclaggio di denaro, quale membro di una banda costituita con il fratello per esercitare sistematicamente il riciclaggio dei valori patrimoniali provento delle attività criminali perpetrate da A._ in Italia.
B.
Mediante due distinti atti d'accusa rispettivamente del 5 settembre 2013 e del 27 maggio 2015, il MPC ha promosso l'accusa dinanzi alla Corte penale del Tribunale penale federale (TPF) nei confronti di A._ per vari titoli di reato.
Con sentenza del 30 gennaio 2017, il TPF ha, per quanto qui di rilievo, abbandonato il procedimento penale a carico di A._ per titolo di riciclaggio di denaro, per intervenuta prescrizione dell'azione penale. Ha in particolare ritenuto che il comportamento ascrittogli non potesse essere sussunto sotto l'aggravante generica del riciclaggio di denaro, non raggiungendo una soglia di gravità equiparabile ai casi esplicitamente menzionati dall'art. 305bis n. 2 lett. a-c CP. Quanto all'aggravante della banda composta con il fratello L._, il TPF non ha intravisto nel loro sodalizio la volontà di associarsi in vista di commettere insieme diverse infrazioni indipendenti e neppure l'intensità, il grado di organizzazione e ripartizione dei ruoli richiesto dalla giurisprudenza per definire la banda e ha quindi escluso la sussistenza di tale aggravante. Non ricorrendo la forma grave del reato di riciclaggio di denaro, il TPF ha pertanto pronunciato l'abbandono del procedimento per intervenuta prescrizione dell'azione penale. A titolo abbondanziale, dando per ipotesi acquisiti sia il reato a monte, sia l'aspetto oggettivo del riciclaggio di denaro, sia infine la presenza di un caso grave, esso ha concluso che A._ non sapesse né dovesse presumere che i valori patrimoniali pervenutigli potessero essere di origine criminosa, di modo che difettava in ogni caso il dolo nella forma diretta come in quella eventuale. Ancor più abbondanzialmente, il TPF ha infine evidenziato la mancata ricorrenza degli elementi costitutivi del reato a monte.
C.
Avvalendosi di questa sentenza, il 18 ottobre 2017 L._ ha inoltrato un'istanza di revisione giusta l'<ref-law> al Tribunale federale, di cui postula l'accoglimento con conseguente annullamento del decreto d'accusa dell'11 maggio 2012 e il rinvio della causa all'autorità designata dal Tribunale federale affinché pronunci un nuovo giudizio di formale abbandono del procedimento penale a suo carico, il rimborso della multa, delle spese e degli emolumenti pagati, nonché la liberazione rispettivamente la restituzione dei valori patrimoniali confiscati.
D.
Nel frattempo, con ricorso in materia penale del 12 settembre 2017, il MPC ha impugnato la sentenza del TPF.
Con sentenza 6B_993/2017 del 20 agosto 2019, in parziale accoglimento del ricorso del MPC, questo Tribunale ha annullato la decisione del 30 gennaio 2017 emanata dalla Corte penale del TPF, rinviando la causa all'autorità precedente per nuovo giudizio.
E.
In seguito all'emanazione della citata sentenza 6B_993/2017, è stato ordinato lo scambio di scritti nel procedimento di revisione. Il MPC chiede che l'istanza sia dichiarata inammissibile per carente legittimazione attiva dell'istante, rispettivamente che sia respinta in quanto infondata nel merito. In occasione del secondo scambio di scritti, L._ si riconferma nelle proprie conclusioni e, in via subordinata, postula la sospensione della procedura di revisione fino a giudizio definitivo del TPF nel procedimento penale a carico di A._. Anche il MPC ribadisce le proprie conclusioni e chiede la reiezione della domanda di sospensione. Nelle sue osservazioni alla duplica del MPC, L._ ha persistito nelle sue conclusioni.
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Ritenuto in fatto :
A.- S._ ha dato in locazione alla Z._ S.A. i locali di sua proprietà siti in Via X._ a Bellinzona, destinati da molti anni a esercizio pubblico. Il contratto di locazione è stato disdetto per il 30 aprile 1998 da parte del proprietario per mora della conduttrice. Il 19 giugno 1998 il Pretore di Bellinzona, su analoga richiesta, ha pronunciato lo sfratto della conduttrice. Il successivo 10 settembre è stato dichiarato il suo fallimento. L'arredamento e le installazioni dell' esercizio pubblico sono stati rivendicati da D._, azionista maggioritario e membro del consiglio di amministrazione della fallita, che li avrebbe acquistati dalla stessa con contratto del 2 marzo 1998. Dopo che l'amministrazione del fallimento ha riconosciuto la rivendicazione e previa rinuncia della massa a far valere pretese su tali beni, S._ ha chiesto e ottenuto la cessione delle pretese ai sensi dell'<ref-law>. Con successiva azione, D._ ha rivendicato la proprietà di tutti i relativi beni, elencati nell'inventario dell'Ufficio dei fallimenti di Bellinzona dal n. 1 al n. 139. Con sentenza 2 novembre 2000 il Pretore ha rigettato la rivendicazione ed ha riconosciuto la proprietà dei beni in contestazione alla massa fallimentare, il contratto di vendita all'attore essendo revocabile giusta gli art. 285 segg. LEF.
B.- La decisione di primo grado è stata impugnata dal soccombente davanti alla II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino, che con sentenza 13 settembre 2001 l'ha annullata e riformata nel senso che la rivendicazione dell'attore è del tutto legittima. Secondo i giudici cantonali, l'Ufficio dei fallimenti ha correttamente assegnato il termine per presentare azione a D._, perché i beni erano detenuti da una terza persona che non li rivendicava per sé. Ad ogni buon conto, il convenuto avrebbe dovuto contestare l'assegno di termine emanato dall'Ufficio con un ricorso all'autorità di vigilanza. Con riferimento alla revocabilità dell'atto di vendita, i giudici cantonali, pur riconoscendo la possibilità per il cessionario delle pretese della massa di farla valere in via d'eccezione, hanno in concreto negato che ciò sia avvenuto nelle forme richieste dalla procedura civile: un vago accenno negli allegati, infatti, non soddisfa l'esigenza di formulare l'eccezione in modo chiaro e inequivocabile. Per altro verso, non può in concreto essere ammessa una nullità assoluta dell'atto di vendita.
C.- Il 18 ottobre 2001 S._ ha presentato un ricorso per riforma contro il giudizio cantonale, chiedendo al Tribunale federale di annullarlo e riformarlo nel senso che la petizione sia dichiarata inammissibile e, in subordine, che sia respinta. Ribadisce che gli oggetti rivendicati non erano in possesso della massa e non vi era quindi spazio per una rivendicazione ai sensi dell'<ref-law>. Semmai, l'amministrazione del fallimento avrebbe dovuto farsi parte diligente. Contesta poi di non aver sollevato l'eccezione di revocazione dell'atto nelle dovute forme.
L'eccezione è inoltre fondata nel merito. L'impugnato giudizio viola poi il diritto federale anche con riferimento alla validità del contratto di vendita: l'amministratore F._ non poteva infatti rappresentare da solo la società e nemmeno risulta che volesse agire in tal senso. Il contratto non è dipeso dalla volontà della Z._ S.A.
di vendere, bensì da quella dell'acquirente di avvantaggiarsi scientemente a danno della società e dei suoi creditori.
Ma il contratto non è valido anche per il divieto di contrattare con sé stesso. Infine, i giudici cantonali, affermando che la Z._ S.A. non ha subito pregiudizio, perché si è vista diminuire i suoi debiti di complessivi fr. 250'000.--, è caduta in una svista manifesta: in quel periodo, infatti, l'attore stava trattando la cessione dell'inventario per un prezzo decisamente superiore e inoltre il pagamento è avvenuto per ben fr. 126'000.-- mediante compensazione di un credito già irrecuperabile.
Non è stata chiesta una risposta al ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. C._ e B._ sono proprietari di un immobile, denominato villa D._, adibito a ristorante e alloggio con annesso un appartamento per il gerente.
A.a Fino al 1° novembre 1998 il predetto esercizio pubblico era gestito da E._. Le è subentrata A._, la quale ha a sua volta stipulato con i proprietari un contratto di locazione quadriennale, dal 1° gennaio 1999 al 31 dicembre 2003, con un canone di locazione annuo di fr. 120'000.-- più spese accessorie.
A.b Il 1° ottobre 2001 C._ e B._ hanno inviato a A._ una diffida di pagamento con la comminatoria di rescissione del contratto in caso di mancato versamento delle pigioni arretrate, per i mesi di agosto, settembre e ottobre.
A.c Il 15 ottobre 2001 la Sezione dei permessi ha sospeso l'autorizzazione di apertura dell'esercizio pubblico.
A seguito dell'istanza di autofallimento da lei presentata il 18 ottobre precedente, il 25 ottobre 2001 è stato decretato il fallimento di A._.
A.d Il 2 novembre 2001 C._ e B._ hanno disdetto il contratto di locazione per il 31 dicembre 2001. Per ottenere la riconsegna dei locali hanno avviato una procedura di sfratto, sfociata nel decreto di sfratto 8 marzo 2002.
L'Ufficio di esecuzioni ha consegnato ufficialmente le chiavi dell'immobile il 3 giugno 2002.
A.e L'esercizio pubblico è stato rilocato a far tempo dal 1° giugno 2002 con un canone di locazione di fr. 4'000.-- mensili.
A.e L'esercizio pubblico è stato rilocato a far tempo dal 1° giugno 2002 con un canone di locazione di fr. 4'000.-- mensili.
B. Postulando il risarcimento dei danni subiti a causa della rescissione anticipata del contratto e dell'occupazione abusiva dei locali, C._ e B._ hanno convenuto A._ - nei confronti della quale avevano peraltro già fatto spiccare un precetto esecutivo per fr. 250'000.-- - dinanzi all'Ufficio di conciliazione di Minusio.
B. Postulando il risarcimento dei danni subiti a causa della rescissione anticipata del contratto e dell'occupazione abusiva dei locali, C._ e B._ hanno convenuto A._ - nei confronti della quale avevano peraltro già fatto spiccare un precetto esecutivo per fr. 250'000.-- - dinanzi all'Ufficio di conciliazione di Minusio.
C. Preso atto della mancata conciliazione, il 21 ottobre 2002 essi si sono rivolti alla Pretura di Locarno-Città onde ottenere la condanna della conduttrice al pagamento di: fr. 50'000.-- per perdita di locazione da gennaio a maggio 2002; fr. 41'958.15 per il ripristino dell'ente locato; fr. 200.-- mensili dal 1° giugno 2002 a titolo di indennizzo per il deposito di merce nei locali; fr. 180'000.-- per perdita locativa dal 1° giugno 2002 al 31 dicembre 2003; fr. 30'000.-- per i costi di smontaggio e ripristino; fr. 50'000.-- per spese legali. Hanno inoltre domandato che venisse accertato il loro diritto di trattenere l'inventario dell'esercizio pubblico sino a tacitazione delle loro pretese.
Pur ammettendo, di principio, il diritto al risarcimento dei danni subiti per la rescissione anticipata del contratto, la cui durata era prevista fino al 31 dicembre 2003, il primo giudice ha stabilito che i proprietari avrebbero dovuto adoperarsi per trovare un nuovo conduttore subito dopo il fallimento. A suo modo di vedere, essi avrebbero potuto procedere ad una nuova locazione verso la metà del mese di marzo 2002. Nella sentenza del 24 febbraio 2004 egli ha pertanto attribuito loro un risarcimento complessivo di fr. 94'950.-- (recte 95'950.--), composto di fr. 25'000.-- per la pigione dal 1° gennaio 2002 al 15 marzo 2002 e di fr. 70'950.-- per la perdita locativa da metà marzo 2002 al 31 dicembre 2003, dopo deduzione del canone di locazione ipotetico che avrebbero potuto ottenere in tale periodo (fr. 6'000.-- per l'esercizio pubblico e fr. 700.-- per l'appartamento). Per quanto concerne le altre pretese avanzate dai locatori, il giudice ha respinto la domanda di rimborso dei costi di ripristino dell'ente locato per mancata notifica dei difetti, quelle per i costi di smontaggio e per il deposito della merce siccome non provate e ha dichiarato irricevibile la domanda di rifusione dei costi legali, siccome non discussa davanti all'Ufficio di conciliazione.
Pur ammettendo, di principio, il diritto al risarcimento dei danni subiti per la rescissione anticipata del contratto, la cui durata era prevista fino al 31 dicembre 2003, il primo giudice ha stabilito che i proprietari avrebbero dovuto adoperarsi per trovare un nuovo conduttore subito dopo il fallimento. A suo modo di vedere, essi avrebbero potuto procedere ad una nuova locazione verso la metà del mese di marzo 2002. Nella sentenza del 24 febbraio 2004 egli ha pertanto attribuito loro un risarcimento complessivo di fr. 94'950.-- (recte 95'950.--), composto di fr. 25'000.-- per la pigione dal 1° gennaio 2002 al 15 marzo 2002 e di fr. 70'950.-- per la perdita locativa da metà marzo 2002 al 31 dicembre 2003, dopo deduzione del canone di locazione ipotetico che avrebbero potuto ottenere in tale periodo (fr. 6'000.-- per l'esercizio pubblico e fr. 700.-- per l'appartamento). Per quanto concerne le altre pretese avanzate dai locatori, il giudice ha respinto la domanda di rimborso dei costi di ripristino dell'ente locato per mancata notifica dei difetti, quelle per i costi di smontaggio e per il deposito della merce siccome non provate e ha dichiarato irricevibile la domanda di rifusione dei costi legali, siccome non discussa davanti all'Ufficio di conciliazione.
D. Adita da ambedue le parti, il 18 gennaio 2005 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha riformato la pronunzia di primo grado riducendo a fr. 50'000.-- l'obbligo di risarcimento a carico di A._.
I giudici della massima istanza ticinese sono infatti giunti alla conclusione che i danni provocati dall'inadempienza contrattuale della conduttrice corrispondono alla perdita locativa sino al momento in cui l'esercizio pubblico, con l'appartamento annesso, ha potuto oggettivamente essere rilocato, ovverosia fino al 31 maggio 2002.
I giudici della massima istanza ticinese sono infatti giunti alla conclusione che i danni provocati dall'inadempienza contrattuale della conduttrice corrispondono alla perdita locativa sino al momento in cui l'esercizio pubblico, con l'appartamento annesso, ha potuto oggettivamente essere rilocato, ovverosia fino al 31 maggio 2002.
E. Postulando l'annullamento della predetta pronunzia, rispettivamente, in via subordinata, il rinvio della causa all'autorità cantonale per nuovo giudizio, il 21 febbraio 2004 (recte 2005) A._ è insorta dinanzi al Tribunale federale con un ricorso per riforma fondato sulla violazione di varie norme del diritto federale.
Con risposta del 30 marzo 2005 C._ e B._ hanno proposto la reiezione del gravame.
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Fatti:
A. C._ nata nel 1961 e già titolare di un salone da parrucchiera, il 21 ottobre 2008 ha presentato una domanda di prestazioni AI lamentando le conseguenze invalidanti di un infortunio occorsole il 31 luglio 2007.
L'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI) ha esperito gli accertamenti del caso e ha affidato in particolare al Servizio X._ il compito di svolgere una perizia pluridisciplinare (psichiatrica a cura del dott. J._, reumatologica a cura del dott. B._ e neurologica a cura del dott. K._). Posta la diagnosi (con influenza sulla capacità lavorativa) di sindrome mista ansioso-depressiva (ICD-10 F41.2), sindrome somatoforme da dolore persistente (ICD-10 F45.4) e sindrome dolorosa residua multifattoriale a livello del bacino, degli arti inferiori e della colonna vertebrale (con/su pregressa frattura dell'anello pelvico con frattura dei rami ischio e ileo-pubico a destra, frattura dell'osso sacro a destra ed apertura dell'articolazione sacroiliaca sinistra [31 luglio 2007], pregresso avvitamento sacroiliaco destro [9 agosto 2007], ipercaptazione a livello delle due articolazioni sacroiliache distali della sinfisi pubica e possibili irritazione della radice S2 a destra), i periti del Servizio X._ hanno nel loro referto del 10 gennaio 2011 valutato globalmente l'assicurata inabile al lavoro in maniera completa nella sua attività abituale di parrucchiera dal 31 luglio 2007, ma comunque abile al 55% dal 1° agosto 2008 (un anno dopo l'infortunio) in attività sostitutive leggere rispettose di alcuni limiti funzionali. Su questa base l'UAI ha attribuito all'interessata una rendita intera limitatamente al periodo 1° luglio - 31 ottobre 2008, dal 1° novembre 2008 (tre mesi dopo l'accertato miglioramento dello stato di salute) il grado d'invalidità essendo "solo" del 37% (decisione del 6 gennaio 2012 preavvisata il 20 settembre 2011).
B. C._ patrocinata dallo Studio B.C. Consulenze/Rappresentanze, ha deferito la decisione al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino al quale ha sostanzialmente chiesto, in via principale, il riconoscimento di una rendita intera dal 1° luglio 2008 e, in via subordinata, l'allestimento di una perizia medica pluridisciplinare, rispettivamente, il rinvio della causa all'amministrazione per ulteriori accertamenti e nuova decisione.
Per pronuncia del 24 luglio 2012 la Corte cantonale ha respinto il ricorso e confermato integralmente la decisione amministrativa.
C. C._, ora patrocinata dall'avv. Probst, si è aggravata al Tribunale federale al quale postula, in via principale, di annullare il giudizio cantonale e di riconscerle almeno una mezza rendita dal 1° novembre 2008. In via subordinata chiede di retrocedere l'incarto all'UAI per nuovi accertamenti medici ed economici e per nuova decisione. In ogni caso chiede di essere ammessa al beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio. Dei motivi si dirà, per quanto occorra, nei considerandi.
Non sono state chieste osservazioni al gravame.
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Fatti:
Fatti:
A. M._, nato nel 1953, all'epoca dei fatti alle dipendenze della ditta Italo G._ & Co di C._ in qualità di capo muratore e come tale assicurato presso l'Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (INSAI), in data 31 maggio 1994, essendo colpito al ginocchio sinistro da un cassero metallico, è rimasto vittima di un infortunio. Il caso è stato assunto dall'INSAI, il quale, con decisione 15 marzo 1995 - confermata il successivo 14 agosto 1995 anche in seguito all'opposizione interposta dall'assicurato -, dopo avere regolarmente corrisposto le prestazioni assicurative, ha disposto la sospensione del suo obbligo prestativo a partire dal 1° gennaio 1995 non ritenendo più essere dato il nesso causale tra i disturbi lamentati e l'infortunio.
Adito dall'interessato, il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, con pronuncia 19 agosto 1996, ha accolto il gravame e rinviato gli atti all'INSAI affinché si esprimesse nuovamente sul diritto alle prestazioni.
Adito dall'interessato, il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, con pronuncia 19 agosto 1996, ha accolto il gravame e rinviato gli atti all'INSAI affinché si esprimesse nuovamente sul diritto alle prestazioni.
B. In data 7 aprile 1997, l'Istituto assicuratore, venuto a conoscenza del fatto che M._ era stato in precedenza, più precisamente il 17 luglio 1995, sottoposto ad una artroscopia a carattere terapeutico - circostanza, questa, fin qui ignota all'ente assicuratore come pure al dott. B._, perito giudiziario intervenuto per incarico della Corte cantonale -, ha presentato a quest'ultima un'istanza di revisione del giudizio 19 agosto 1996, ritenendo che le conclusioni cui erano pervenuti i primi giudici, alla luce del nuovo fatto, erano manifestamente errate.
Con pronuncia del 18 aprile 2000, il Tribunale cantonale delle assicurazioni ha accolto l'istanza di revisione ed ha accertato che il nesso di causalità naturale fra l'infortunio del 31 maggio 1994 e i disturbi accusati dall'assicurato al ginocchio sinistro si era estinto a decorrere dal 1° giugno 1995.
Adito dall'assicurato con il patrocinio dell'avv. Stefano Guggiari, il Tribunale federale delle assicurazioni, mediante sentenza del 3 gennaio 2002, ha annullato il giudizio cantonale del 18 aprile 2000 e rinviato gli atti alla precedente istanza affinché, in sostanza, si determinasse sulla tempestività dell'istanza di revisione.
Chiamati ad esprimersi su tale questione, i primi giudici, per pronuncia 22 marzo 2002, hanno dichiarato tardiva e pertanto irricevibile la domanda di revisione 7 aprile 1997 presentata dall'ente assicuratore, in quanto formulata oltre i termini stabiliti dalla procedura cantonale.
C. Patrocinato dall'avv. Mattia Ferrari, l'INSAI interpone ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni. Facendo notare che la domanda di revisione in esame deve essere ritenuta tempestiva in virtù della sospensione dei termini determinata dalle ferie giudiziarie, non considerate dai primi giudici, chiede l'annullamento del giudizio 22 marzo 2002 nonché l'accoglimento dell'istanza di revisione 7 aprile 1997, con conseguente annullamento della pronuncia 19 agosto 1996 e conferma della decisione amministrativa.
M._, sempre rappresentato dall'avv. Stefano Guggiari, propone la reiezione del gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi.
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Fatti:
A. M._, cittadino italiano, nato nel 1950, ha lavorato in Svizzera dal 1968 al 1979 solvendo regolari contributi all'AVS/AI. Rientrato in Italia, l'assicurato ha svolto un'attività di commerciante nel settore alimentari fino al 15 settembre 2003, data alla quale ha subito un infarto miocardico che lo ha costretto a cessare (senza più riprenderla) l'attività lavorativa.
Il 23 ottobre 2003 l'interessato ha presentato una domanda volta all'ottenimento di una rendita svizzera dell'AI. Esperiti i propri accertamenti, l'Ufficio AI per gli assicurati residenti all'estero ha respinto la domanda di prestazioni per carenza di invalidità di grado pensionabile (decisione del 10 marzo 2005 e decisione su opposizione del 9 giugno 2005).
Adita su ricorso dell'assicurato, la Commissione federale di ricorso in materia d'AVS/AI per le persone residenti all'estero (dal 1° gennaio 2007: Tribunale amministrativo federale) ha annullato la decisione su opposizione e rinviato gli atti all'amministrazione per complemento istruttorio, e più precisamente per approfondire la situazione dal profilo cardiologico (pronuncia del 9 maggio 2006).
Dopo avere completato l'istruttoria per mezzo di una relazione medico-legale affidata all'istituto nazionale (italiano) della previdenza sociale (INPS), l'UAI, preso atto anche del parere del proprio servizio medico regionale (SMR) che aveva dichiarato l'assicurato pienamente abile al lavoro, dal 16 novembre 2003, in un'attività sostitutiva (leggera), e inabile, nella misura del 100 % (dal mese di settembre 2003), rispettivamente del 40 % (dal 16 novembre 2003) nella sua precedente attività, ha confermato il rifiuto del diritto alle prestazioni (decisione del 20 dicembre 2007).
B. Patrocinato dall'avv. Luigi Potenza, l'assicurato si è aggravato al Tribunale amministrativo federale, il quale per pronuncia del 10 agosto 2009 ha confermato l'operato dell'amministrazione.
C. Sempre assistito dall'avv. Potenza, M._ ha presentato ricorso al Tribunale federale, al quale chiede di annullare il giudizio impugnato e di riconoscergli il diritto a una rendita d'invalidità. Dei motivi si dirà, per quanto occorra, nei considerandi.
L'UAI ha proposto la reiezione del gravame, mentre l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi.
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Fatti:
A. La succursale svizzera della società olandese A._, concessionaria della società italiana C._ Srl, ha venduto alla società francese B._ una macchina per l'avvolgimento di filo in acciaio inossidabile e per saldatura. Il contratto stabiliva il prezzo di EUR 82'633.-- (da pagarsi in ragione del 30 % all'ordine e del 70 % alla consegna) e conteneva una proroga di foro a favore del Tribunale di Lugano. La messa in esercizio della macchina ha rivelato difetti di rendimento, per cui l'acquirente non ha pagato la seconda rata del prezzo.
B. Il 10 febbraio 2003 la A._, asserendo in sostanza che le difficoltà erano dovute al filo tubolare utilizzato dalla B._, ha avviato una causa civile davanti al Pretore del Distretto di Lugano, sezione 1: ha chiesto la condanna della convenuta al pagamento di EUR 79'674.80, dei quali EUR 57'843.-- costituivano il saldo del prezzo di vendita e EUR 21'813.80 il credito ceduto all'attrice dalla C._ Srl, la quale aveva effettuato e fatturato interventi propri sulla macchina.
La convenuta si è opposta alla petizione obiettando che i difetti erano imputabili all'attrice, della quale ha chiesto in via riconvenzionale la condanna al pagamento di EUR 90'000.-- per minor valore della macchina e danni consecutivi al cattivo funzionamento.
Il Pretore ha accolto parzialmente entrambe le azioni: la petizione per EUR 52'657.--, la domanda riconvenzionale per EUR 3'000.--.
C. Adita dalla convenuta, il 16 dicembre 2009 la II Camera civile del Tribunale di appello ticinese ha ridotto la somma riconosciuta a favore dell'attrice a EUR 47'843.-- e ha accolto la domanda riconvenzionale per l'intero importo di EUR 90'000.--.
D. L'attrice insorge davanti al Tribunale federale con ricorso in materia civile del 29 gennaio 2010. Domanda la conferma della decisione emanata in prima istanza.
Con osservazioni dell'8 marzo 2010 la convenuta propone in via principale di dichiarare il ricorso inammissibile, in via subordinata di respingerlo. L'autorità cantonale non ha presentato osservazioni.
La richiesta di concessione dell'effetto sospensivo è stata respinta con decreto presidenziale del 22 febbraio 2010.
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Fatti:
A.
Il 27 agosto 2004 B4._ ha acquistato da A._,T._, U.L._, V._ e W._ SA una quota di proprietà per piani di un costruendo complesso immobiliare a Lugano. L'acquirente ha convenuto in giudizio i venditori con petizione 25 novembre 2011, chiedendo al Pretore del distretto di Lugano di condannarli a versargli fr. 277'928.40 per i difetti riscontrati e quale risarcimento del minor valore del fondo. Contestualmente alla risposta A._ ha inoltrato un'istanza di chiamata in causa nei confronti degli opponenti n. 2-9, che hanno partecipato all'edificazione, al fine di procedere nei loro confronti in via di regresso in caso di soccombenza. Con decisione 29 agosto 2012 il Pretore ha respinto l'istanza di chiamata in causa.
B.
Con sentenza 10 dicembre 2012 la III Camera civile del Tribunale di appello del Cantone Ticino ha respinto un reclamo con cui A._ ha chiesto di accogliere l'istanza di chiamata in causa e ha posto le spese giudiziarie e le ripetibili a suo carico. La Corte cantonale ha ritenuto che l'insorgente non ha sufficientemente motivato, con la produzione dei relativi documenti, la sua istanza. In particolare l'asserita rappresentanza indiretta non è stata resa verosimile con i documenti prodotti. Ha infine considerato che in queste circostanze non doveva essere approfondito se la chiamata in causa avrebbe, come ritenuto dal Pretore, comportato un'eccessiva complicazione del processo.
C.
Con ricorso in materia civile del 28 gennaio 2013 A._ postula la riforma della sentenza del Tribunale di appello nel senso che la sua istanza sia integralmente accolta e che i chiamati in causa siano condannati a pagargli in solido ogni e qualsiasi somma che egli in caso di soccombenza dovesse eventualmente essere condannato a pagare ai proprietari del predetto condominio. Contesta di non aver sufficientemente motivato la sua istanza di chiamata in causa e afferma che la Corte cantonale non ha solo completamente trascurato i documenti da lui prodotti, ma ha pure proceduto ad un apprezzamento arbitrario delle prove con riferimento all'esistenza di un rapporto di rappresentanza. La sentenza sarebbe pure arbitraria laddove mette in dubbio la sua legittimazione e violerebbe il diritto federale quando suggerisce che la chiamata in causa provocherebbe una complicazione eccessiva del processo.
Il 6 marzo 2013 la III Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha comunicato al Tribunale federale di non avere osservazioni da formulare. Con risposte 28 marzo 2013, 9 aprile 2013 10 aprile 2013 e 3 maggio 2013 la J._ AG, la I._ SA, la F._ Srl, C._, D._ SA e B4._ propongono la reiezione dell'impugnativa. G._ domanda dal canto suo che il ricorso sia dichiarato inammissibile, rispettivamente respinto.
Con decreto del 18 aprile 2013 la Presidente della Corte adita ha, in accoglimento di una richiesta della E._ SA, invitato il ricorrente a fornire fr. 1'500.-- a titolo di garanzie per eventuali ripetibili in favore di tale opponente. Dopo il tempestivo versamento del predetto importo pure tale società postula la reiezione del ricorso con risposta 12 giugno 2013.
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Fatti:
A.
Il 7 aprile 2014 A._, nato nel 1957, è rimasto vittima di un infortunio alla spalla destra. Il 14 giugno 2015 A._ ha subito un altro infortunio alla spalla sinistra. L'INSAI con decisione del 16 ottobre 2017 ha rifiutato la concessione di una rendita di invalidità, ma ha concesso un'indennità per menomazione dell'integrità (IMI) del 10%. Tale provvedimento è stato confermato su opposizione il 6 febbraio 2018.
B.
Il 30 luglio 2018 il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino ha parzialmente accolto il ricorso di A._ contro la decisione su opposizione. La Corte cantonale ha annullato la decisione impugnata per quanto attiene all'IMI e rinviato la causa all'INSAI. Per contro, il Tribunale cantonale delle assicurazioni ha confermato la decisione su opposizione per quello che riguarda la rendita di invalidità.
C.
A._ presenta un ricorso in materia di diritto pubblico con cui chiede in via principale la riforma del giudizio cantonale nel senso di concedere una rendita di invalidità del 52% dal 1° marzo 2015, in via subordinata postula il rinvio della causa alla Corte cantonale o all'INSAI.
Non sono state chieste osservazioni al ricorso.
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Fatti:
A. A.a Il contendere verte intorno alla prospettata realizzazione di un albergo denominato "Hôtel des pêcheurs" e della prima parte di un centro residenziale dal medesimo nome sull'isola di Cavallo, in Corsica. Promotrice era la società francese C._SA, che nel novembre 1988 aveva stipulato con l'impresa D._S.p.A. di Roma (I) un contratto di fornitura per la costruzione menzionata, la cui esecuzione venne subappaltata ad altra ditta italiana.
A.b Con contratto 13 aprile 1989, la società svizzera B._AG (attrice) si impegnò a finanziare l'80 % dei lavori, per un importo originale di fr. 31 milioni in seguito ridotto a fr. 27 milioni. A garanzia della somma mutuata, l'attrice concluse, in data 3 luglio 1989, un contratto di assicurazione retto dal diritto italiano con la A._S.p.A. Servizi assicurativi del commercio estero, Roma (convenuta e ricorrente). Segnatamente per il caso in cui la mutuataria fosse risultata inadempiente per insolvenza di diritto o di fatto, la ricorrente si impegnava a rifondere a B._AG il 60 % delle somme erogate.
A.c Effettuato il pagamento della sesta, ed in parte della settima delle 14 rate semestrali convenute, dopo il febbraio 1995 C._SA cessò i pagamenti per sopravvenuti problemi di liquidità, causati non da ultimo dalla notizia di un attentato terroristico compiuto ai danni del villaggio in oggetto. Preso atto dell'insolvenza di fatto di C._SA, B._AG annunciò allora il sinistro alla convenuta, che tuttavia rifiutò qualsiasi indennizzo.
B. B.a Con petizione 20 febbraio 1998, l'attrice ha introdotto azione avanti al Pretore del Distretto di Lugano chiedendo la condanna della qui ricorrente al pagamento degli importi di fr. 8'257'002.80 (in seguito adeguato in fr. 10'713'509.44) oltre a fr. 44'415.-- (premio assicurativo pagato in eccesso) e fr. 100'000.-- per spese preprocessuali (importo portato in seguito a fr. 146'175.--); il tutto oltre a interessi e spese.
B.b Con sentenza 2 agosto 2005, il Pretore ha parzialmente accolto la petizione e condannato la qui ricorrente al versamento dell'importo di fr. 4'239'066.85 (oltre a interessi di durata e tasso variabile). B._AG si è vista accollare la tassa e le spese di giustizia in misura di 3/5, A._S.p.A. i rimanenti 2/5; B._AG è stata inoltre condannata a pagare a A._S.p.A. fr. 75'000.-- a titolo di ripetibili ridotte.
C. Entrambe le parti hanno impugnato la sentenza pretorile. Il Tribunale di appello del Cantone Ticino, con la sentenza impugnata datata 26 ottobre 2006, ha respinto l'appello di A._S.p.A. ed ha parzialmente accolto quello di B._AG, aumentando l'importo dovuto da A._S.p.A. all'attrice a fr. 8'478'133.55 oltre a interessi di durata e tasso variabile. L'istanza cantonale ha posto 1/5 delle spese di prima istanza a carico dell'attrice ed il rimanente della qui ricorrente, che è stata pure condannata al versamento di fr. 225'000.-- quali ripetibili ridotte. Alla convenuta sono poi state messe a carico le spese di appello relative al proprio rimedio cantonale, e per 2/3 quelle relative all'appello dell'attrice, alla quale sono altresì stati riconosciuti fr. 20'000.-- a titolo di ripetibili ridotte di seconda sede.
D. Contro la sentenza del Tribunale di appello, la convenuta inoltra il presente ricorso per riforma, dolendosi unicamente del fatto che le autorità giudiziarie ticinesi abbiano ammesso la propria competenza ratione loci.
Non sono state chieste determinazioni.
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Fatti:
A. O._, nato nel 1973, attivo nel settore del giardinaggio, il 4 aprile 2007 ha presentato una domanda di prestazioni AI lamentando le conseguenze di un infortunio occorsogli il 21 luglio 2006.
Esperiti gli accertamenti del caso e richiamato l'incarto dell'assicuratore infortuni, l'Ufficio AI del Cantone Ticino (UAI) ha ritenuto non più esigibile la professione abituale, mentre ha attestato - dal mese di novembre 2007 - una capacità lavorativa residua del 50 % in attività sostitutive (medio-)leggere. Accertato un tasso d'invalidità residua del 47 % sulla base di un reddito da valido di fr. 48'922 e di un reddito da invalido di fr. 26'163.- (ricavato dalla tabella TA1 dell'inchiesta svizzera sulla struttura dei salari dell'Ufficio federale di statistica [ISS 2006, valore totale mediano, livello di esigenze 4, uomini] dopo deduzione del 13 % per tenere conto delle particolarità personali e professionali del caso e del 50 % per incapacità lavorativa residua), l'UAI ha riconosciuto all'assicurato una rendita intera d'invalidità dal 1° luglio 2007 e un quarto di rendita dal 1° marzo 2008 (decisioni del 26 febbraio 2009).
B. Contestando l'accertamento del reddito da invalido operato dall'amministrazione, O._ si è aggravato al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino, al quale ha chiesto il riconoscimento di (almeno) una mezza rendita in luogo del quarto di prestazione assegnatagli dall'UAI. Per pronuncia del 26 agosto 2009 la Corte cantonale, statuendo per giudice unico, ha respinto il gravame e confermato in sostanza l'operato dell'amministrazione. Riconosciuta nella misura del 15 % la deduzione sociale per tenere conto delle particolarità personali e professionali del caso, il primo giudice ha stabilito un reddito da invalido di fr. 25'570.- che contrapposto a quello senza invalidità, incontestato, di fr. 48'922.- lo ha portato ad accertare un grado d'invalidità del 48% (anni di riferimento: 2007 e 2008).
C. L'assicurato presenta ricorso al Tribunale federale, al quale ribadisce sostanzialmente le richieste di primo grado; in subordine domanda il rinvio degli atti all'istanza precedente per nuova pronuncia.
Non sono state chieste osservazioni al ricorso.
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Fatti:
A. A.a C.A._ e B._, gestori di aziende agricole, sono comproprietari del fondo xxx RFD di X._. Su questo, in prevalenza prativo, è costruita una stalla. Il 14 maggio 2004 C.A._ ha segnalato alla Sezione dell'agricoltura della Divisione dell'economia del Cantone Ticino che dal 1° gennaio 2004 suo nipote A.A._ faceva parte della gestione dell'azienda e il 12 maggio 2005 ha comunicato la cessione della sua azienda a quest'ultimo. Il 26 giugno 2007 la menzionata autorità ha indicato, in risposta alla relativa domanda di C.A._, che il fitto annuo massimo per il fondo in discussione ammonta a fr. 42.-- per il prato e a fr. 4'959.-- per l'edificio.
Nella primavera del 2008 A.A._, a cui veniva segnatamente rimproverata l'impossibilità di "trovare un affitto equo" e il comportamento nei confronti di B._, è stato più volte invitato a lasciare il predetto fondo: C.A._ e B._ gli hanno in particolare notificato il 30 aprile 2008 su modulo ufficiale la disdetta per "i locali commerciali 1⁄2 stalla" con effetto dal 1° giugno 2008.
A.b Il 22 settembre 2008 i proprietari del predetto fondo hanno incoato innanzi al Pretore del distretto di Vallemaggia una procedura di sfratto nei confronti di A.A._, che è stata sospesa in seguito all'inoltro dell'azione 14 ottobre 2008 con cui quest'ultimo ha in particolare postulato "di dichiarare nulla e inefficace la disdetta del contratto di affitto stipulato fra le parti e di dichiarare la durata del medesimo fino all'11 novembre 2014". Con sentenza 23 marzo 2011 il Pretore ha respinto la petizione "e ha accertato che il 'rapporto locativo' è terminato il 30 novembre 2008".
B. La II Camera civile del Tribunale di appello del Cantone Ticino ha respinto, in quanto ricevibile, un appello di A.A._ con sentenza 30 gennaio 2012. Accertata l'applicabilità del Codice di diritto processuale civile svizzero (RS 272; CPC), ha ritenuto irricevibili i nuovi documenti prodotti dall'insorgente con l'appello, perché non ha reputato adempiuti i presupposti dell'art. 317 cpv. 1 lett. b di tale legge. La Corte cantonale ha poi indicato, citando la <ref-ruling>, che l'ammontare del corrispettivo è un elemento essenziale del contratto di affitto e ha quindi considerato che, nell'eventualità in cui le parti si siano solo accordate sul principio dell'onerosità, non è venuto in essere un affitto agricolo. Per questo motivo ha ritenuto ininfluenti ai fini del giudizio le allegazioni con cui l'appellante pretendeva che le parti avessero convenuto un uso del fondo dietro pagamento e ha considerato che, come già stabilito dal Pretore, nella fattispecie è stato stipulato un comodato a cui non è applicabile la legge federale del 4 ottobre 1985 sull'affitto agricolo (RS 221.213.2; LAAgr).
C. Con ricorso in materia civile e ricorso sussidiario in materia costituzionale del 2 marzo 2012 A.A._ postula, previo conferimento dell'effetto sospensivo al rimedio, l'annullamento della sentenza di appello e, in via principale, l'accoglimento della sua petizione. In via subordinata domanda il rinvio degli atti alla Corte cantonale o al Pretore. Ritiene che nella fattispecie il ricorso in materia civile sia ammissibile, poiché la controversia riguarda una questione di diritto di importanza fondamentale. Lamenta un accertamento manifestamente inesatto dei fatti, perché la Corte cantonale - omettendo di confrontarsi con i suoi argomenti - non ha riconosciuto che le parti hanno stipulato un contratto a titolo oneroso. Contesta poi che il contratto in discussione possa costituire un comodato, atteso che quest'ultimo dev'essere gratuito, e ritiene che in ogni caso il negozio giuridico va, in applicazione dell'<ref-law>, sottoposto a tale legge. Sostiene infine che si tratterebbe di una procedura in cui vige il principio inquisitorio e che la Corte cantonale avrebbe violato il suo diritto di essere sentito e sarebbe incorsa in un eccesso di formalismo per aver ritenuto irricevibili i documenti prodotti con l'appello.
La Presidente della I Corte di diritto civile ha accordato effetto sospensivo all'impugnativa con decreto del 30 marzo 2012.
Con risposta 20 aprile 2012 C.A._ e B._ propongono la reiezione del ricorso. Ritengono la LAAgr inapplicabile alla fattispecie perché la metà del fondo in questione utilizzata dal ricorrente non raggiunge la superficie minima richiesta dall'art. 2 cpv. 1 lett. b di tale legge. Affermano inoltre che lo scopo dell'operazione era quello di trasmettere l'azienda al nipote, il cui comportamento irrispettoso avrebbe in ogni caso giustificato una disdetta - per altro regolarmente notificata per raccomandata e non contestata tempestivamente dal destinatario - in virtù dell'<ref-law>.
Le parti hanno spontaneamente proceduto a un secondo scambio di scritti.
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Fatti:
A.
Nel luglio 2002, il cittadino tunisino A.A._ (1969) si è sposato in Ticino con una cittadina svizzera. A seguito del matrimonio ha quindi ottenuto un permesso di dimora annuale, rinnovato un'ultima volta fino al 3 luglio 2004. Dall'unione tra i coniugi è nato C.A._ (2004). A.A._ non ha tuttavia mai vissuto insieme a suo figlio, che è stato affidato alle cure e all'educazione della madre. Al padre è stato riconosciuto unicamente un diritto di visita limitato e sorvegliato.
Preso atto del fatto che A.A._ non viveva più con la moglie già dal novembre 2003, con decisione del 28 febbraio 2005 l'allora Sezione dei permessi e dell'immigrazione non gli ha più rinnovato il permesso di dimora. In ultima istanza, tale decisione è stata confermata anche dal Tribunale federale (incarto 2A.459/2005) di modo che, il 30 aprile 2006, A.A._ ha lasciato la Svizzera.
Nel giugno 2008, i coniugi A._ hanno divorziato. Il figlio è stato affidato alla madre, con l'esercizio dell'autorità parentale, mentre al padre, esonerato a quel momento dall'obbligo di versargli un contributo pecuniario a causa della precaria situazione economica in cui versava, è stato riconosciuto un diritto di visita, da organizzare secondo le indicazioni date dal curatore nominato dalla Commissione tutoria.
B.
Il 7 novembre 2011, A.A._ è rientrato in Svizzera per chiedere asilo; la sua domanda è stata respinta nell'aprile 2013. Di qualche giorno prima data invece la sua richiesta di rilascio di un permesso di dimora per ricongiungersi con il figlio.
Nel maggio 2013 l'ex moglie di A.A._ ha confermato all'autorità competente in materia di stranieri che, benché non in modo costante, l'ex marito visitava il figlio per la durata di un'ora e mezza ogni due settimane presso una struttura d'incontro, ma pure che egli non si occupava da anni del mantenimento dello stesso. Il 19 settembre successivo, l'autorità regionale di protezione ha ribadito che il diritto di visita accordato a A.A._ doveva svolgersi sotto sorveglianza, durante un pomeriggio ogni 15 giorni; ha inoltre aggiunto che non vi erano fondati motivi per estenderlo.
Preso atto del fatto che non aveva dimostrato di avere una relazione affettiva e finanziaria stabile con il figlio, con decisione del 21 ottobre 2013 la Sezione della popolazione ha negato a A.A._ il permesso richiesto. Sia il Consiglio di Stato (29 aprile 2014) che il Tribunale cantonale amministrativo (4 marzo 2015) hanno in seguito confermato la liceità del diniego.
C.
L'8 aprile 2015, A.A._ ha inoltrato dinanzi al Tribunale federale un ricorso con cui postula l'annullamento della decisione emessa dal Tribunale amministrativo cantonale, di quelle precedenti e il rilascio di un'autorizzazione di soggiorno.
Domanda inoltre il conferimento dell'effetto sospensivo e di tenere conto della situazione di indigenza in cui versa, esentandolo dal pagamento di un anticipo a copertura delle spese processuali.
Non sono state chieste osservazioni al gravame.
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Fatti:
A.
A.a. A._, cittadino italiano nato nel 1965, è giunto in Svizzera il 2 settembre 1995. Il 18 settembre 1995, l'interessato si è sposato con la cittadina elvetica B._. La coppia, che non ha avuto figli, vive separata dall'8 luglio 2001.
A seguito del matrimonio, A._ è stato posto a beneficio di un permesso di dimora, rinnovato poi regolarmente fino al 30 agosto 2002, data alla quale ha ottenuto un permesso di dimora CE/AELS (attualmente: UE/AELS), rinnovato un'ultima volta fino al 1o settembre 2014.
A.b. A._, che soffre di disturbi psicofisici, è inabile al lavoro al 100 % dal 1 o febbraio 1983 e non ha mai esercitato un'attività lucrativa in Svizzera. L'interessato percepisce una rendita d'invalidità e, dal 1 o febbraio 2009, riceve delle prestazioni complementari. Attualmente, A._ è a beneficio di una curatela generale ai sensi dell'<ref-law>.
A.c. Dall'agosto 2003 al settembre 2004, A._ ha fatto capo all'aiuto sociale, percependo prestazioni assistenziali per oltre fr. 20'000.--.
A.d. A._ ha finora occupato le autorità penali elvetiche nei seguenti termini:
- decreto d'accusa del 20 aprile 1990: condanna a dieci giorni di arresto, sospesi condizionalmente per un periodo di prova di un anno, per ripetuta contravvenzione alla LStup;
- decreto d'accusa del 3 giugno 1991: condanna a quindici giorni di detenzione, sospesi condizionalmente per un periodo di prova di due anni, e all'espulsione dal territorio elvetico per un periodo di quattro anni per violazione della previgente legge federale concernente la dimora e il domicilio degli stranieri;
- decreto d'accusa del 25 giugno 1991: condanna alla pena detentiva di otto giorni per violazione del bando ed entrata illegale;
- decreto penale (emanato dal Pretore del distretto di X._) del 15 aprile 1997: condanna alla multa di fr. 200.-- per contravvenzione alla LStup;
- decreto d'accusa del 10 giugno 2003: condanna alla multa di fr. 100.-- per contravvenzione alla legge federale sul trasporto pubblico;
- decreto d'accusa del 17 marzo 2005: condanna alla multa di fr. 300.-- per contravvenzione alla LStup;
- sentenza della Corte delle assise correzionali del 4 luglio 2007: condanna alla pena detentiva di dieci mesi, sospesa per permettere un trattamento stazionario della tossicodipendenza, per ripetuta rapina consumata e tentata e ripetuta contravvenzione alla LStup;
- decreto d'accusa del 12 novembre 2012: condanna alla multa di fr. 100.-- per ripetuta contravvenzione alla LStup e contravvenzione alla legge federale concernente la protezione contro il fumo passivo.
A._ è stato inoltre formalmente ammonito dal Dipartimento competente il 23 aprile 1997 e il 7 settembre 2007.
B.
Il 15 settembre 2014, A._ ha sollecitato il rilascio di un'autorizzazione di domicilio UE/AELS. Con decisione del 12 ottobre 2015, la Sezione della popolazione del Dipartimento delle istituzioni del Cantone Ticino (di seguito: la Sezione della popolazione) ha respinto la domanda, rifiutando nel contempo di rinnovare il permesso di dimora UE/AELS dell'interessato e assegnandogli un termine per lasciare la Svizzera.
Su ricorso, tale provvedimento è stato confermato sia dal Consiglio di Stato (23 agosto 2017) che dal Tribunale amministrativo (21 marzo 2019) del Cantone Ticino. I Giudici cantonali hanno ritenuto, in sostanza, che A._ non poteva invocare l'ALC, in quanto tale Accordo non si applicava alla sua situazione, che la decisione contestata era giustificata sotto il profilo del diritto interno (in particolare sotto l'angolo dell'<ref-law>), conforme al principio di proporzionalità e rispettosa dell'art. 8 CEDU.
C.
Il 9 maggio 2019, A._ ha inoltrato dinanzi al Tribunale federale un ricorso in materia di diritto pubblico con cui chiede, protestate tasse, spese e ripetibili, l'annullamento della sentenza del Tribunale amministrativo del 21 marzo 2019 e della decisione della Sezione della popolazione del 12 ottobre 2015, postulando nel contempo il rilascio di un permesso di domicilio UE/AELS e, in via subordinata, il rinnovo del proprio permesso di dimora UE/AELS. In via ancora più subordinata, A._ chiede l'annullamento della sentenza del 21 marzo 2019 e della decisione del 12 ottobre 2015 precitate e il rinvio degli atti al Tribunale amministrativo per nuovo giudizio "previo allestimento di una perizia medica volta ad accertare [il suo] stato di salute e l'esigibilità del suo rinvio nel paese d'origine". L'interessato domanda inoltre che gli venga riconosciuta l'assistenza giudiziaria.
La Corte cantonale si è riconfermata nelle motivazioni e nelle conclusioni della propria sentenza. La Sezione della popolazione ha chiesto il rigetto del gravame. La Segreteria di Stato della migrazione ha presentato delle osservazioni e proposto la reiezione del ricorso. Il Governo ticinese si è invece rimesso al giudizio di questa Corte. Il ricorrente ha replicato il 19 agosto 2019, producendo nel contempo due nuovi documenti. Il 9 settembre 2019, A._ ha trasmesso al Tribunale federale un referto medico.
Con decreto presidenziale del 16 maggio 2019 è stato concesso l'effetto sospensivo al ricorso.
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Fatti:
Fatti:
A. La D._SA è proprietaria del fondo part. n. 1695 di Locarno. La particella, ubicata nei pressi della rotonda di Piazza Castello, a confine con via Orelli, è edificata con uno stabile a destinazione commerciale ed abitativa.
Nell'ambito della procedura di approvazione dei progetti definitivi relativi alla sistemazione del raccordo tra la rotonda di Piazza Castello e via Orelli, lo Stato del Cantone Ticino ha promosso nel marzo del 1997 una procedura di espropriazione dei diritti ritenuti necessari alla realizzazione dell'opera, costituita essenzialmente dalla posa di una barriera metallica su entrambi i lati di via Orelli vicini alla rotonda. L'espropriante ha in particolare chiesto l'iscrizione a registro fondiario di una servitù reciproca di passo con ogni veicolo a carico del fondo part. n. 1695 e di quello confinante part. n. 107, con l'impegno a realizzare, in compenso, otto posteggi a favore della particella n. 1695 sul vicino fondo part. n. 89 del Comune di Locarno.
Nell'ambito della procedura di approvazione dei progetti definitivi relativi alla sistemazione del raccordo tra la rotonda di Piazza Castello e via Orelli, lo Stato del Cantone Ticino ha promosso nel marzo del 1997 una procedura di espropriazione dei diritti ritenuti necessari alla realizzazione dell'opera, costituita essenzialmente dalla posa di una barriera metallica su entrambi i lati di via Orelli vicini alla rotonda. L'espropriante ha in particolare chiesto l'iscrizione a registro fondiario di una servitù reciproca di passo con ogni veicolo a carico del fondo part. n. 1695 e di quello confinante part. n. 107, con l'impegno a realizzare, in compenso, otto posteggi a favore della particella n. 1695 sul vicino fondo part. n. 89 del Comune di Locarno.
B. La D._SA ha presentato il 5 maggio 1997 un'opposizione con la quale ha segnatamente chiesto una modifica dei piani e formulato, in via subordinata, una richiesta d'indennità espropriativa di complessivi fr. 1'382'000.--. Presone atto, lo Stato ha riesaminato il progetto e, rilevato che veniva unicamente soppresso un accesso alla via pubblica, ha comunicato il 16 settembre 1997 di rinunciare all'espropriazione. Dopo una serie di atti procedurali che non occorre qui evocare, con sentenza del 30 settembre 2005 il Tribunale di espropriazione ha riconosciuto alla D._SA un risarcimento di complessivi fr. 120'532,15 oltre interessi.
B. La D._SA ha presentato il 5 maggio 1997 un'opposizione con la quale ha segnatamente chiesto una modifica dei piani e formulato, in via subordinata, una richiesta d'indennità espropriativa di complessivi fr. 1'382'000.--. Presone atto, lo Stato ha riesaminato il progetto e, rilevato che veniva unicamente soppresso un accesso alla via pubblica, ha comunicato il 16 settembre 1997 di rinunciare all'espropriazione. Dopo una serie di atti procedurali che non occorre qui evocare, con sentenza del 30 settembre 2005 il Tribunale di espropriazione ha riconosciuto alla D._SA un risarcimento di complessivi fr. 120'532,15 oltre interessi.
C. Adito dallo Stato, il Tribunale cantonale amministrativo ne ha accolto il ricorso con sentenza del 3 novembre 2006, negando l'indennizzo stabilito dalla prima istanza e riconoscendo unicamente un importo di fr. 2'500.--, corrispondente a quanto stabilito nel giudizio di primo grado a titolo di ripetibili, quale rifusione delle spese cagionate dalla procedura precedente alla rinuncia all'espropriazione. La Corte cantonale ha ritenuto che l'<ref-law>/TI consentiva in sostanza unicamente il risarcimento dei costi sopportati dalla proprietaria per la notificazione delle pretese dopo la pubblicazione degli atti. Ha altresì rilevato che, per il resto, nessuna disposizione imponeva allo Stato di indennizzare i privati per la semplice chiusura di un accesso alla strada cantonale e che la posa della barriera lungo via Orelli non comportava una restrizione per la proprietà interessata, che rimaneva raggiungibile dalla via pubblica su un altro lato.
C. Adito dallo Stato, il Tribunale cantonale amministrativo ne ha accolto il ricorso con sentenza del 3 novembre 2006, negando l'indennizzo stabilito dalla prima istanza e riconoscendo unicamente un importo di fr. 2'500.--, corrispondente a quanto stabilito nel giudizio di primo grado a titolo di ripetibili, quale rifusione delle spese cagionate dalla procedura precedente alla rinuncia all'espropriazione. La Corte cantonale ha ritenuto che l'<ref-law>/TI consentiva in sostanza unicamente il risarcimento dei costi sopportati dalla proprietaria per la notificazione delle pretese dopo la pubblicazione degli atti. Ha altresì rilevato che, per il resto, nessuna disposizione imponeva allo Stato di indennizzare i privati per la semplice chiusura di un accesso alla strada cantonale e che la posa della barriera lungo via Orelli non comportava una restrizione per la proprietà interessata, che rimaneva raggiungibile dalla via pubblica su un altro lato.
D. La D._SA impugna con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale questo giudizio, chiedendo di annullarlo. Fa valere la violazione del diritto federale, segnatamente dell'<ref-law> quale disposizione che sarebbe stata ripresa dal diritto espropriativo cantonale. Lamenta inoltre una lesione del principio della buona fede e del diritto di essere sentito, nonché un accertamento incompleto ed arbitrario dei fatti.
D. La D._SA impugna con un ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale questo giudizio, chiedendo di annullarlo. Fa valere la violazione del diritto federale, segnatamente dell'<ref-law> quale disposizione che sarebbe stata ripresa dal diritto espropriativo cantonale. Lamenta inoltre una lesione del principio della buona fede e del diritto di essere sentito, nonché un accertamento incompleto ed arbitrario dei fatti.
E. La Corte cantonale si rimette al giudizio del Tribunale federale, rilevando che la sua decisione non è fondata sul diritto federale ed auspicando nondimeno che possano essere trattate alcune censure riguardo alla situazione giuridica del proprietario fondiario che perde un accesso alla via pubblica. Lo Stato del Cantone Ticino chiede invece di respingere il gravame nella misura della sua ammissibilità.
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Fatti:
A. Il 9 marzo 2012, a X._, ha avuto luogo una brutale aggressione legata all'ambiente della prostituzione. L'autore del tentato omicidio soggiornava in un appartamento unitamente a tre donne rumene, che esercitavano la prostituzione presso il bar B._ a Y._. Un intervento della polizia presso questo esercizio pubblico ha accertato la presenza di 13 ragazze straniere dedite alla prostituzione, senza la necessaria autorizzazione prevista dalla legislazione federale sugli stranieri e da quella cantonale sulla prostituzione. Il Ministero pubblico ha quindi ipotizzato segnatamente il reato di promovimento della prostituzione (<ref-law>) in particolare contro A._, titolare e responsabile della società che gestisce il bar e le camere.
B. Il 16 marzo 2012 il Procuratore pubblico (PP) ha presentato un'istanza di carcerazione preventiva al Giudice dei provvedimenti coercitivi (GPC), che ha ordinato il medesimo giorno la relativa carcerazione dell'interessato, ritenendo data l'esistenza di seri indizi dei prospettati reati. Il GPC ha pure ammesso l'esistenza di un pericolo di collusione e di inquinamento delle prove con le persone coinvolte nel sospettato sfruttamento della prostituzione. Un reclamo interposto dall'arrestato è stato respinto il 12 aprile 2012 dalla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP). Nel frattempo, il 23 marzo 2012, il PP aveva chiesto una proroga di quindici giorni della carcerazione preventiva. Il 30 marzo successivo il GPC aveva accolto l'istanza. Adita dall'interessato, con decisione del 9 maggio 2012 la CRP per quanto qui riguarda ha dichiarato irricevibile il reclamo, poiché l'insorgente era stato scarcerato pochi giorni dopo l'inoltro del reclamo.
C. Avverso questa decisione A._ presenta un ricorso in materia penale al Tribunale federale. Chiede di annullarla e di ordinare alla CRP di esaminare nel merito il reclamo.
Non sono state chieste osservazioni al gravame.
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