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>> Il parlamentare europeo ungherese József Szájer, importante membro del partito di estrema destra del primo ministro Viktor Orbán, Fidesz, si è dimesso per aver partecipato a una festa a Bruxelles, venerdì scorso, in violazione delle regole sugli spostamenti per la pandemia.
>>
>> La polizia era intervenuta venerdì 27 novembre intorno alle 21.30 in un'abitazione in centro a Bruxelles dopo aver ricevuto una segnalazione da parte di alcuni vicini. Nella casa la polizia aveva trovato e identificato circa venticinque persone, tra cui due con passaporto diplomatico. Un'altra persona, ha detto la procura del Belgio, era stata fermata mentre cercava di lasciare l'abitazione calandosi da una grondaia, con le mani insanguinate e con della droga nello zaino. Questa persona si era più tardi identificata come József Szájer, mostrando il suo passaporto diplomatico.
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>> I giornali belgi hanno descritto la festa come "un'orgia" e un "sex party": il _Brussels Times_ ha scritto che la maggior parte dei 25 partecipanti alla festa erano uomini. Dopo che la notizia era arrivata sui giornali, Szájer – che ha 59 anni e lavora come parlamentare europeo dal 2004 – ha confermato la notizia, spiegando di essersi dimesso da parlamentare e chiedendo scusa alla sua famiglia e al suo partito.
>>
>> Szájer – che è sposato con l'importante avvocata e giudice ungherese Tünde Handó e ha una figlia – ha negato che la droga trovata nel suo zaino fosse sua e ha detto di non averne mai presa e di non sapere chi l'avesse messa lì. Tutti i partecipanti alla festa sono stati multati per aver violato le restrizioni imposte per il coronavirus.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Il parlamentare europeo ungherese József Szájer, membro del partito di Orbán, si è dimesso per aver partecipato a un'orgia | Un ex soldato belga è stato arrestato in Norvegia per aver minacciato in un video il primo ministro belga Alexander De Croo | 0.812521 | https://www.ilpost.it/2020/12/01/jozsef-szajer-orgia-bruxelles/ | https://www.ilpost.it/2023/07/08/belgio-ex-soldato-arrestato-de-croo/ |
Dario Di Vico ha raccontato sul _Corriere della Sera_ tutti i guai economici della città di Parma, dove due istituzioni cittadine si trovano in gravi difficoltà finanziarie. Il comune, mettendo assieme i debiti delle varie aziende municipali, potrebbe infatti avere tra i 600 e i 700 milioni di euro di debito. La squadra di calcio della città, il Parma - che [ha nuovamente cambiato](<https://www.ilpost.it/2015/02/08/cambio-proprieta-parma/>) proprietario poche settimane fa e ora rischia nuovamente il fallimento - domenica non disputerà la partita di campionato perché la società non ha i soldi per garantire gli standard minimi di sicurezza al Tardini, lo stadio di Parma.
> Il caso Parma si potrebbe sintetizzare così: c’era una volta una ricca città di provincia che aspirava ad essere «une petite Capitale» e che invece per l’insipienza delle sue classi dirigenti si è ritrovata, nel giro di un lustro, in bolletta. La squadra di calcio che pure aveva addirittura scalato i vertici europei vincendo una Coppa Uefa non ha nemmeno i soldi per pagare gli steward per una normalissima partita di campionato, l’aeroporto rischia di venir chiuso perché non ci sono i 2,5 milioni l’anno per farlo funzionare, il debito del Comune viaggia comunque tra i 600 e i 700 milioni e per di più il sindaco Federico Pizzarotti, figlio di una rivolta popolare che aveva portato nelle urne i Cinque Stelle al potere, lancia un disperato avviso ai cittadini perché Parma è in mano agli spacciatori.
La somma degli avvenimenti che stanno scuotendo la città ducale ha dell’inverosimile e passa ancora per il declassamento della Biblioteca Palatina e il varo di una stagione del Teatro Regio che gli appassionati considerano a scartamento ridotto e indegna della tradizione verdiana.Sembra che tutte le contraddizioni che si sono accumulate negli anni stiano scoppiando in contemporanea e la sensazione di sconfitta che ne se ricava è unanime. Commenta Giuliano Molossi, direttore dello storico quotidiano locale, la Gazzetta di Parma : «Non si può sfuggire alla sensazione di un declino su più fronti e la chiusura dello stadio per mancanza di soldi è la goccia che fa traboccare il nostro vaso. Non ricordo francamente un precedente analogo in Italia».
La città, dunque, langue eppure tutti i Paesi del mondo vorrebbero avere una Parma tra le loro città e quelli che ce l’hanno invece l’hanno svalutata. Gli anni della grandeur, quando per soddisfare il vorace blocco di potere costruito sul mattone (i costruttori, l’ex ministro Pietro «Tunnel» Lunardi e gli amministratori comunali) si voleva fare della città una piccola Parigi strapiena di nuovi edifici, sono lontanissimi e ora arrivano solo dei grandi S.O.S. al governo, alla Lega Calcio e all’imprenditoria sana. Racconta Molossi: «Nelle chiacchiere da bar si spera che a risolvere i problemi venga qualcuno da fuori oppure che si muovano i Barilla per comprare il calcio e l’aeroporto. Ma non avverrà niente di tutto ciò, nessuno è disposto a buttar soldi».
Il sindaco Pizzarotti alla sua prima esperienza politica si è trovato un fardello di problemi obiettivamente pesante da affrontare. Doveva incarnare un nuovo modello far di politica, dar vita a un’esperienza che da Parma si sarebbe estesa a Roma portando i grillini a palazzo Chigi, ma nei fatti il suo bilancio è gramo. Aveva promesso agli elettori di fermare l’inceneritore che si stava costruendo alle porte di Parma ma ha perso tutti i ricorsi presentati ai tribunali amministrativi e, soprattutto, davanti al maxi-debito lasciatogli dalla precedente giunta Vignali ha scelto di minimizzare o addirittura in qualche occasione si è vantato pubblicamente di averlo ridotto. «Nella realtà ha solo liquidato e ceduto alcune società trasformando una quota del debito in perdita patrimoniale» sostiene Massimo Iotti, consigliere comunale del Pd e acerrimo contestatore del sindaco.
([Continua a leggere sul Corriere.it](<http://www.corriere.it/cronache/15_febbraio_21/crisi-parma-stadio-teatro-regio-declino-piccola-parigi-47bb0c2e-b996-11e4-ab78-eaaa5a462975.shtml>))
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La crisi di Parma | Come sta andando il nuovo Parma | 0.793753 | https://www.ilpost.it/2015/02/21/crisi-parma/ | https://www.ilpost.it/2016/02/05/come-sta-andando-il-nuovo-parma/ |
>>
>> Le Canzoni _è la newsletter quotidiana che ricevono[gli abbonati del Post](<https://abbonati.ilpost.it/>)_ _, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per og_ _ni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani,[ci si iscrive qui](<https://abbonati.ilpost.it/mio-account/newsletter/>).
> _**[Joni Mitchell](<https://www.ilpost.it/2022/05/24/una-canzone-di-joni-mitchell/>), che ha 78 anni **ed è stata piuttosto malandata, ha [cantato ](<https://pitchfork.com/news/joni-mitchell-gives-rare-surprise-performance-at-newport-folk-festival-watch/>)al celebre festival di Newport ed è stato abbastanza [un evento ](<https://www.youtube.com/watch?v=53amY2stAbk>), da che non si faceva viva su un palco da un pezzo.
> **Andai al concerto** di Adele a Verona e fu bello e divertente, ma poche cose mi suonano deprimenti come un concerto di Adele al Caesars Palace di Las Vegas, e ammetto un certo pregiudizio ( _postgiudizio_ : sono stato a Las Vegas, divertente e ok, ma teniamo i piani distinti). Lei comunque [è felice ](<https://www.adele.com/>)di fare ripartire quella _residency_ che aveva annullato l'anno scorso, da novembre.
> **I Red hot chili peppers** hanno già pronto [un altro disco ](<https://www.instagram.com/p/CgYVVqTsRLh/>), per ottobre.
> **Ha fatto notizia** una " [confessione ](<https://www.ilpost.it/2022/07/25/brunetta-non-ho-scelto-di-essere-alto-basso-statura/>)" di Renato Brunetta sulle sue sofferenze, ieri: nasceva da una cosa sgradevole pubblicata da Marta Fascina (la fidanzata di Silvio Berlusconi: mi perdoni [Michela Murgia ](<https://www.instagram.com/stories/highlights/17949792920061525/>), ma in questo caso è il titolo pubblico rilevante e noto) contro di lui e che citava una vecchia [canzone ](<https://www.youtube.com/watch?v=PZMJAkSLa0o>)di Fabrizio De André, canzone che mi divertiva molto da bambino non perché ne afferrassi del tutto le implicazioni ma banalmente perché diceva "buco del culo" (poi afferrai anche l'allusione fallocratica della strofa prima).
> La canzone stava in un [disco ](<https://it.wikipedia.org/wiki/Non_al_denaro_non_all%27amore_n%C3%A9_al_cielo>)ispirato all' _Antologia di Spoon River_ ed era bella: e interessante - capii ancora più tardi - perché era testimonianza di un periodo in cui il potere spietato dei magistrati era trattato a sinistra come uno dei tanti capricciosi poteri spietati coi poveracci, prima che si passasse all'eccesso celebrativo opposto (immaginatevela nel '94, una canzone che descrivesse un giudice così): e raccontava bene quanto poco ci voglia a passare da vittima a carnefice, e quanto le vessazioni producano tentazioni di rivalsa e speculari vessazioni.
> **Poi vi ricordo** che dalla settimana prossima _Le canzoni_ vanno in vacanza e ci risentiamo a settembre. E sempre con gratitudine per i messaggi, complimenti, condivisioni e tutto quanto.
>>
>> **GMF**
> John Grant
>>
>> [**GMF**](<https://open.spotify.com/track/0uul4WzezEwTELfdrWuh3d?si=3e755736574446b9>)su Spotify
> [**GMF**](<https://music.apple.com/it/album/gmf-feat-sin%C3%A9ad-oconnor/730337669?i=730337737>)su Apple Music
> [**GMF**](<https://youtu.be/ekFWPsXXcg0>)su YouTube
>>
>> Per restare sulle canzoni che mezzo secolo fa si facevano notare per il turpiloquio - 40 anni fa, in questo caso - io mi ricordo pure l'imbarazzo radiofonico generato da [_Grande figlio di puttana_](<https://www.youtube.com/watch?v=Cegf88CCtyU>)degli Stadio (con partecipazione [di Lucio Dalla ](<https://www.youtube.com/watch?v=5P-JzZWkLWs>)), nel 1982: l'epiteto era usato celebrativamente, in quella canzone.
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>> _GMF_ è del 2013, invece, ma John Grant decise di tenere solo le iniziali, nel titolo: a differenza dagli Eels e da [quell'altra bellissima canzone ](<https://www.ilpost.it/2019/11/08/le-canzoni-8-novembre-2019/>)che usa il termine "motherfucker" (anche con la sola sigla, comunque, le radio hanno avuto [qualche ritrosia ](<https://www.kexp.org/read/2013/06/11/song-of-the-day-john-grant-gmf-greatest-living-creature/>)). Anche in questo caso l'epiteto ha un certo compiacimento ma è destinato a se stesso, in una specie di autoritratto di cialtrone egocentrico continuamente a cavallo tra l'autocelebrazione e l'autocritica.
>>
>> _You could probably say I 'm difficult
> I probably talk too much
> I over-analyze and over-think things
> Yes it's a nasty crutch
> I'm usually only waiting for you to stop talking
> So that I can
> Concerning two-way streets I have to say
> That I am not a fan
> But I am the greatest motherfucker
> That you're ever gonna meet
> From the top of my head
> Down to the tips of the toes on my feet_
>>
>> Tutto questo però in una gran ballata dolce e accogliente, che può portarvi a declamare con gran disinvoltura e spensieratezza un verso come " I am the greatest motherfucker that you're ever gonna meet".
> John Grant è un cantautore statunitense 54enne (ora vive in Islanda) che ebbe un primo giro di ammirazioni con la band degli Czars, e poi ha fatto sei dischi da solo (questo era il secondo), cantando spesso dei suoi tormenti e casini ( [non pochi ](<https://www.hivplusmag.com/people/2013/08/12/musician-john-grant-talks-about-hiv-being-gay-and-glaciers?pg=1#article-content>)). Siccome la canzone di stasera non è abbastanza notturna per i nostri abituali lunedì, ve ne aggiungo due belle e lugubri degli Czars, [una ](<https://www.youtube.com/watch?v=rP94en2s3hQ>)e [due](<https://www.youtube.com/watch?v=QpPTBZ-MGXs>).
>>
>> [**GMF**](<https://open.spotify.com/track/0uul4WzezEwTELfdrWuh3d?si=3e755736574446b9>)su Spotify
> [**GMF**](<https://music.apple.com/it/album/gmf-feat-sin%C3%A9ad-oconnor/730337669?i=730337737>)su Apple Music
> [**GMF**](<https://youtu.be/ekFWPsXXcg0>)su YouTube
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Una canzone di John Grant | Un'altra canzone dei Pogues | 0.916762 | https://www.ilpost.it/2022/07/26/una-canzone-di-john-grant/ | https://www.ilpost.it/2022/11/10/unaltra-canzone-dei-pogues/ |
“Il Mediterraneo ha la propria tragicità solare che non è quella delle nebbie. Certe sere, sul mare, ai piedi delle montagne, cade la notte sulla curva perfetta d’una piccola baia e allora sale dalle acque silenziose un angosciante senso di pienezza. In questi luoghi si può capire come i Greci abbiano parlato della disperazione solo attraverso la bellezza e quanto essa ha di opprimente. In questa infelicità dorata la tragedia giunge al sommo”. (da Albert Camus,
L’esilio di Elena
)
Il doppio filo che lega parola e paesaggio, nei grandi poeti, è difficilmente districabile. La scrittura rispecchia i luoghi sia descrivendoli che, in un senso più profondo, riflettendoli in una forma, assorbendoli nel proprio respiro. In questo senso, è il paesaggio stesso a dettare la parola, a tradursi in ritmo, pensiero, a divenire un criterio di stile.
Sarebbe difficile pensare al canto della
Terra Desolata
eliotiana senza lo sfondo complesso e stratificato delle irreali metropoli dell’occidente. Lontano dalle fascinazioni dell’invisibile, dalle torbide alchimie di Praga, senza dubbio Kafka avrebbe parlato un’altra lingua. E cosa avrebbe mai scritto Dostojevskij se l’incandescenza del suo spirito non fosse stata segregata negli spazi malsani, oscuri e polverosi delle soffitte di Pietroburgo, per poter bruciare più forte in sconfinati inverni nevosi?
Considerazioni analoghe valgano forse anche per la filosofia, e non solo. Nietzsche sarebbe impossibile senza le solitudini selvagge e rarefatte, “al di là dell’uomo e del tempo”, dell’Alta Engadina e il mondo delle idee di Platone, e persino la matematica stessa, mi paiono similmente nascere quasi per generazione diretta da quella luce intensamente spirituale, quasi allucinatoria, che distingue l’estate dell’Attica.
Uno degli scrittori-filosofi del ‘900 per i quali questo legame tra interno ed esterno, tra luce e anima, appare singolarmente serrato è Albert Camus.
Francese d’Algeria, cresciuto tra paesaggi tersi sul mare e le rovine di Tipasa, con il grande vuoto del deserto alle spalle; scrittore intensamente, visceralmente mediterraneo, Camus ci ha regalato alcune delle pagine più felici che la letteratura universale a quel mondo ha dedicato:
“In primavera, Tipasa è abitata dagli dei e gli dei parlano nel sole e nell'odore degli assenzi, nel mare corazzato d'argento, nel cielo d'un blu crudo, fra le rovine coperte di fiori e nelle grosse bolle di luce, fra i mucchi di pietre. In certe ore la campagna è nera di sole. Gli occhi tentano invano di cogliere qualcosa che non siano le gocce di luce e di colore che tremano sulle ciglia. Il voluminoso odore delle piante aromatiche raschia in gola e soffoca nella calura enorme. All'estremità del paesaggio, posso vedere a stento la massa scura dello Chenoua che ha la base fra le colline intorno al villaggio, e si muove con ritmo deciso e pesante per andare ad accosciarsi nel mare.” (da Albert Camus,
Nozze
)
Raramente il riverbero abbacinante della luce mediterranea, con la sua parte di nero, con i demoni dionisiaci del mezzogiorno, si è fissato nella parola con cadenze più precise e incalzanti. Già in questo scritto giovanile il paesaggio sembra incarnare, in Camus, molto più che una delle forme della poesia – esso è il luogo dello spirito dove l’uomo sfugge all’assurdo e si appropria del suo destino.
Si pensi a Mersault nella
Morte Felice
, si pensi al Mito di Sisifo: “nella profondità dell’inverno”, dirà lo scrittore, “ho imparato infine che dentro di me c’è un’estate invincibile”. Come Edipo, come Kirillov, alla fine anche Sisifo giudica che tutto sia bene.
Rileggevo Camus qualche mese orsono, viaggiando per le isole del nord dell’Egeo. Mi trovavo a Ikarìa, sorbendo un caffè turco tra i gatti del porticciolo di Aghios Kìrikos, quando mi colpì misteriosamente un appunto laconico dei Cahiers –
Tornare a Sigri
.
M’informai, Sigri era un minuscolo paese di pescatori sul margine occidentale di Lesvòs. I vecchietti stralunati della Casa del Navigante bofonchiarono rochi che l’isola di Saffo non era troppo lontana. Forse cinque, sei ore di navigazione. Decisi di partire quella sera stessa.
Fui però costretto ad attendere più a lungo del previsto, spirava violento il Meltemi e i traghetti non riuscivano ad attraccare nel piccolo porto traslucido esposto alle correnti. Per due giorni rimasi a guardarli appressarsi al molo, fare lentamente manovra e poi rinunciare. La gente del posto sorrideva e allargava le braccia, nessuno sapeva nulla, ma infine il vento si placò. Il terzo giorno m’imbarcai.
Arrivammo a Mytilini di primo mattino. L’aria sapeva di sale, fiori e catrame, nella calura già soffocante. Dopo aver attraversato con l’automobile lunghi e fatiscenti viali di ville neoclassiche, transitai accanto a campi di zingari e piccole ciminiere, sporadiche periferie di baracche e botteghe malmesse, che si diradavano in dense foreste di pini. Confesso che l’isola mi apparve dimessa in modo quasi avvilente; ero amaramente pentito di quell’assurdo viaggio letterario; rimpiangevo Ikarìa, Amorgòs: nulla riusciva a magnetizzare il mio sguardo, ormai avvezzo a tanta bellezza.
Solo dopo essermi lasciato alle spalle le acque immote del Golfo di Kallonì e aver valicato una dorsale di monti brulli abitata da rade querce, massi erratici e olivi stenti la strada prese a discendere, come in sogno, verso il mare aperto.
La costa assolata e deserta appariva remota, arida e vuota.
Lande lunari, simili ad anatoliche steppe; un monastero appollaiato sulla cima d’un vulcano spento. Ossa sparse in campi roventi, il teschio smangiato d’una capra. Alberi pietrificati in una deflagrazione rossastra.
Tornante dopo tornante il luogo si faceva sempre più spoglio, rarefatto: paesaggio dell’assenza, vuoto in attesa.
Lungo la riva poche case bianche sparse in un’immensità muta – una geografia inquieta di piccole penisole, anfratti, insenature – aperture improvvise, labirinti rocciosi dove l’acqua penetrava ovunque, dissolvendo ogni frontiera.
Più lontano, isole in frantumi alla deriva del vento: Nissiòpi, l’Isola del Silenzio, e come in un’istantanea di trenta milioni di anni fa, Kavaloùros che si scioglie nelle acque dell’Egeo.
Mondi surreali dove la mente si perde in spazi onirici, migrando verso altri luoghi possibili, ricordi d’altri viaggi: la Patagonia, Karś, il Connemara. I raukar di Ingmar Bergman a Fårö. Capo Nord.
Luoghi lontani e profondamente diversi, eppure ammantati da un’identica aura di terra di confine, lontana da tutto, ai margini dell’ignoto.
O dell’infinito.
Tutto questo, e i colori spenti, stranamente sbiaditi di vaste desolazioni giallastre; le erbe bruciate dal sole che stridono nell’azzurro assoluto del mare: l’allucinazione della luce greca, che distacca dalle cose forme nude, non potevano apparire a Camus che con la certezza di un destino.
Forse lo specchio d’una scrittura tersa, scabra ed essenziale. Quella dello Straniero. Quella dei romanzi che non aveva ancora scritto.
Ormai non aveva più scelta, sarebbe vissuto laggiù, in quella terra aspra e pura, che si spezza nell’Egeo in innumeri brandelli possenti. Pensò di trasferirsi la successiva primavera. A Sigri, disse agli amici, avrebbe terminato una pièce teatrale alla quale lavorava da tempo. Ma certo pensava a liberazioni assai più definitive.
Sui Cahiers, come accennavo, di tutto ciò non troviamo quasi traccia. Si deve al memoriale
In compagnia di Albert Camus
di Lìto Katakouzìnou (Συντροφιά με τον Καμύ, Fondazione Angelos e Litis Katakouzìnou, Atene 2011), ad oggi edito esclusivamente in greco, la ricostruzione del viaggio di Camus in compagnia di Michel Gallimard e dell’artista greco Pràsinos.
Questa storia, mai menzionata in alcuna delle biografie “ufficiali” del premio Nobel, struggente documento d’un sogno spezzato, mi è stata raccontata dal signor Adònis Chiòtis, proprietario dell’unico Kafeneìo del paese, che mi ha poi procurato una copia del libro.
Le pagine che qui ci interessano sono quelle dove l’autrice rievoca una serata trascorsa da lei e suo marito Angelos in compagnia del grande scrittore, che aveva appena fatto ritorno da Lèsvos e sembrava quasi presagire la propria fine imminente. Il volto di Camus, ricorda la Katakouzìnou, spiccava pallido nel crepuscolo e come al di là di questo mondo mentre lui, perduto nelle sue visioni, vagheggiava una vita a Sigri. Ecco, mi piacerebbe concludere queste sporadiche riflessioni traducendo liberamente qualche passaggio del suo improvvisato, quasi febbrile monologo:
“Più tardi, quando attraccammo a Sigri, fui rapito dalla suggestiva austerità del luogo, dalla schiettezza dei suoi abitanti, dalla foresta pietrificata e dal mito di quell’altra foresta che dicono esista negli abissi.
“Qui voglio tornare a vivere e a lavorare” – improvvisamente iniziavo a pensare ad alta voce – “proprio laggiù, sul mare, in quella casetta isolata!”.
“Cosa dice lo straniero?” indagò una delle persone che ci circondavano con curiosità. E quando il mio amico glielo comunicò, lui gridò forte: ”Prendila, è tua: vai e restaci quanto vuoi!”.
Capite, è la terra degli dei: qualsiasi cosa tu chieda ti viene data!
È molto bella la tua isola, Angelos, bella e virile. Gli uliveti, le colline verdeggianti, curve tenere come odalische adornate d’argento cullate dai venti dell’Egeo, si sposano armoniosamente con le alte, maschie montagne che le ammirano distendersi con fiera indolenza ai propri piedi. Monti che fissano lo sguardo lontano, verso Oriente, orgogliosi eredi della filosofia Ionica (…)
Ma oltre a tutto questo mi hanno molto colpito gli abitanti dell’isola. Proprio quando li credi simili ai cespugli di spine e alle querce disseccate che li circondano, scopri che custodiscono preziosi tesori, celati nel fluido dell’anima come l’argento dei loro ulivi. Quello è il luogo dove vivrò, Angelos, sulla tua isola. Ma sul confine occidentale, in quel villaggio di pescatori dove la roccia è nuda e tagliata come col coltello. E chissà, forse per sempre … Me ne starò laggiù, sul limite della spiaggia, a contemplare il mare. Le onde dell’Egeo mi porteranno profumi da Tipasa, memorie della mia patria lontana. Rimarrò sulla riva per delle ore, la salsedine mi brucerà gli occhi, seccherà le mie labbra ... E ad ogni tramonto dirò addio al sole, per abituarmi al distacco, la morte, contemplerò quanto bello, quanto grandioso sia il distacco … Altre volte, abbandonato nella mia barchetta, le vele tese al vento selvaggio, navigherò come impazzito nel mare furente: anima inseguita, solitaria, perduta. E forse, in qualche baia riparata, riposandomi sfinito (…) guarderò nell’abisso e allora, chissà, m’appariranno le anime seppellite nelle sue viscere, la foresta pietrificata che tutti dicono si trovi laggiù, sul fondo del mare, ma che non sono ancora stato così fortunato da vedere …”.
Fu l’ultima volta che Camus visitò i Katakouzìnou. Non tornò più in Grecia, non visitò mai più Sigri. Prima che quella tanto attesa primavera arrivasse, nel gennaio del ’60, Albert Camus perì in un incidente stradale. Guidava l’automobile Michel Gallimard, amico ed editore, che sulla propria barca a vela l’aveva condotto a Lèsvos.
Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e
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| L’ultimo viaggio di Albert Camus | Duecento anni | 0.881445 | https://www.doppiozero.com/lultimo-viaggio-di-albert-camus | https://www.doppiozero.com/baudelaire-linfinito-nelle-strade |
Nell'ultima settimana a Kos, un’isola dell’arcipelago greco del Dodecaneso, [sono arrivati](<http://www.newyorker.com/news/news-desk/the-migrant-crisis-on-greeces-islands>) su barche e gommoni circa [1.200 immigrati](<http://www.bbc.co.uk/newsbeat/article/32934800/kos-migrants-the-stories-of-those-spoiling-the-atmosphere-for-holidaymakers>), scappati soprattutto dalla guerra civile siriana e dai talebani afghani. L'isola si trova a soli cinque chilometri dalla costa turca di Bodrum, ed è uno dei principali punti di accesso via mare all'Unione Europea. Quest'anno la situazione è particolarmente grave e dall'inizio dell'anno sono arrivati a Kos, che ha 30mila abitanti, circa 7.500 migranti: dormono e vivono in strada, sotto i ponti, in spiaggia e negli hotel abbandonati.
Il viaggio via mare da Bodrum a Kos può durare anche soltanto un'ora; una volta arrivati sull'isola, la polizia greca prende loro le impronte digitali, li registra e assegna permessi di soggiorno temporaneo che permettono di restare legalmente in Grecia per altri sei mesi. A quel punto gli immigrati possono fare richiesta d'asilo, ma molti preferiscono spostarsi in altri paesi europei o restare in Grecia dove trovano solitamente un lavoro in nero.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-27/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-26/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-21/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-24/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-22/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-23/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-25/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/kos-28/>)
La massiccia presenza di migranti – poveri, indeboliti dal viaggio, accampati con borse e valigie – rischia di causare anche parecchi danni al turismo, una delle principali fonti di ricavo di Kos. I giornali britannici hanno già riportato [le lamentele](<http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/may/31/kos-refugees-migrants-tourist-reactions-british-government>) di alcuni turisti, mentre [secondo Trivago](<http://www.telegraph.co.uk/travel/destinations/europe/greece/11643478/Kos-migrant-crisis-is-putting-off-holidaymakers.html>), il popolare sito per prenotare gli hotel, nell'ultima settimane le richieste di prenotazione a Kos sono diminuite del 52 per cento rispetto alla settimana prima, mentre nelle isole vicine, come Cefalonia, Mykonos e Creta, sono aumentate del 66, 28 e 14 per cento.
In estate, grazie al bel tempo che rende più facili le traversate via mare, le coste italiane e greche devono affrontare l'emergenza di migliaia di immigrati che arrivano su barche e gommoni. Secondo l'Organizzazione internazionale dell'Immigrazione (IOM) dall'inizio dell'anno sono arrivati in Grecia almeno 30.400 migranti, mentre in Italia almeno 35.100.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le foto dei migranti a Kos, in Grecia | Le foto degli immigrati a Lesbo, in Grecia | 0.894988 | https://www.ilpost.it/2015/06/02/kos-migranti-foto/ | https://www.ilpost.it/2015/06/18/lesbo-immigrati-lesbo/ |
Lo scorso 25 agosto **Raimundo Rodrigues Dos Santos** e la moglie Maria, mentre tornavano a casa lungo una strada tranquilla, sono stati attaccati improvvisamente e picchiati brutalmente da due uomini sconosciuti. La moglie è sopravvissuta miracolosamente, ma Raimundo è morto poche ore dopo a causa delle percosse. La sua unica colpa era quella di essere un difensore attivo della riserva indigena di Gurupi, - nello stato di Maranhao, a nord del Brasile - che rischia l'estinzione a causa del disboscamento illegale, pratica criminale ma frequente portata avanti dai latifondisti terrieri in tutta la foresta Amazzonica brasiliana.
E la storia di Raimundo non è l'unica: le violenze contro indigeni e attivisti ambientalisti sono frequenti sia nell'Amazzonia che in tutto il Brasile, tanto che il 2015 ha registrato un record di uccisioni, con ben **50 morti** , il doppio rispetto al 2014. E il problema non è solo brasiliano, ma globale.
[Schermata 2016-06-22 alle 16.20.50](<https://left.it/wp-content/uploads/2016/06/Schermata-2016-06-22-alle-16.20.50.png>)
**[Secondo il rapporto dell'Ong Global witness, nel 2015 sono stati avvenuti 185 omicidi ](<https://www.globalwitness.org/en/reports/dangerous-ground/>)**di militanti ambientalisti – circa tre a settimana - il 59% in più rispetto al 2014. il dato peggiore dal 2002, anno in cui cominciò il monitoraggio del fenomeno. Le uccisioni denunciate sono avvenute in 16 paesi: il triste primato spetta all'America latina e al Sud Est asiatico, dove in cima alla classifica vi sono **Brasile** (50) **Filippine** (33) e **Colombia** (26), paesi in cui c'è un consistente aumento della domanda di commodities.
[Schermata 2016-06-22 alle 12.54.53](<https://left.it/wp-content/uploads/2016/06/Schermata-2016-06-22-alle-12.54.53.png>)
Il caso più famoso è sicuramente quello dell'attivista [**Berta Caceres**](<https://left.it/2016/05/03/berta-caceres-a-due-mesi-dallomicidio-quattro-arresti-in-honduras/>), esponente degli indigeni Lenca, che si batteva contro la costruzione della diga di Agua Zarca, in Honduras. La donna, vincitrice del premio Goldman per l'ambiente, fu uccisa in casa mentre dormiva. Inizialmente la polizia sostenne che si trattò di una rapina, ma la verità venne poi a galla. Nessuno è ancora stato arrestato per il suo omicidio. Storie di uomini e donne la cui vita è stata violata perché hanno difeso i diritti delle loro famiglie e comunità.
[Manifestazione per l'attivista Monica Caceres ](<https://left.it/wp-content/uploads/2016/06/monica-caceres.jpg>)Manifestazione per l'attivista Monica Caceres
**Michelle Campos** ha documentato i crimini portati avanti contro la comunità indigena di Lumad, nella regione del Mindanao, ha denunciato, in un giornale di Manila, la brutale uccisione del padre e del nonno, giustiziati da un gruppo paramilitare con contatti nell'esercito. Un terzo uomo è stato rapito e il suo corpo è stato ritrovato dopo pochi giorni nudo e mutilato a causa delle torture. Il nonno di Michelle, **Dionel Campos** , portava avanti una campagna contro lo sfruttamento, da parte delle compagnie minerarie, delle riserve di carbone, nichel e oro della zona. Tutta l'area del Mindanao è militarizzata e costellata di conflitti tra popoli indigeni e compagnie minerarie e di agro business, che sfruttano le terre ricche di materie prime senza il consenso delle comunità, spesso con il plauso del Governo. Alcune organizzazioni umanitarie hanno documentato gravi abusi, tra cui esecuzioni extragiudiziali, concentrate in aree in cui le aziende cercano il controllo dei terreni e delle risorse.
**Gli indigeni** , che difendono in prima persona i territori dallo sfruttamento delle multinazionali, sono i più colpiti, quasi il **40%** del totale delle persone uccise nel 2015 (67 in totale). Dati che dimostrano come i nativi subiscano sempre di più le violenze, in consistente aumento, da parte delle compagnie minerarie e agro alimentari, desiderose di mettere le mani sulle terre ricche di risorse naturali ancora intatte. Un caso emblematico è quello del Nicaragua, dove l'aumento della domanda di terreni è la causa principale del conflitto tra proprietari e comunità locali, che ha causato la morte di 12 _leader_ indigeni nel 2015.
Altro caso emblematico è la Colombia. **Fabio Moreno** è stato latitante sin dal 7 aprile 2015, il giorno in cui il suo amico e collega **Fernando Salazar Calvo è stato ucciso** davanti alla sua casa. Entrambi gli uomini erano attivisti della riserva di _Canamomo Lomaprieta_ , nella Colombia Centrale. Poche settimane prima dell'attentato sono stati minacciati da alcuni uomini di cessare la loro attività. Il loro gruppo indigeno, lo _Embera Chami_ , ha convissuto in un territorio ricco di oro, praticando uno sfruttamento di piccole proporzioni, rispettoso dell'ambiente. Il Governo colombiano ha poi approvato le concessioni minerarie nell'area senza consultare minimamente la comunità locale. Questo ha aperto la strada all'attività dalle società minerarie come **AngloGold Ashanti** e all'estrazione mineraria illegale da parte di gruppi armati. E persone come Fabio e Fernando sono state costrette, fin da subito, a convivere con minacce e intimidazioni.
Sono stati in totale nove gli attivisti uccisi in Colombia nel 2015. L'attività delle multinazionali sta portando alla degradazione del suolo, dell'ambiente e all'aumento della povertà e della diseguaglianza. Secondo le associazioni per i diritti umani gli autori dei crimini sono perlopiù gruppi di paramilitari che operano in collusione con le elites locali e governative. Nessuno ancora è stato arrestato per l'uccisione di Fernando, e e Fabio è ancora costretto a vivere in latitanza per la mancanza di protezione da parte del Governo colombiano.
«Una delle ragioni dietro all'aumento degli omicidi è l'impunità, le persone sanno che possono farla franca con questi crimini» dice **Billy Kyte** , attivista di Global Witness, alla Reuters. E il rapporto documenta anche la compiacenza dei Governi agli interessi dei potentati economici: secondo Global witness 16 assassini sono legati a gruppi paramilitari, 13 all'esercito e 11 alla polizia. E i governi più corrotti sono quelli africani, che marginalizzano gli attivisti e la protesta bollando le azioni degli ambientalisti come anti-sviluppo.
Global Witness alla fine del rapporto da alcuni consigli ai governi per affrontare la situazione. Tra questi, aumentare la protezione delle zone e delle persone a rischio, investire risorse nelle indagini e fare di tutto per portare i responsabili di fronte alla giustizia, cercare di trovare una mediazione tra aziende e comunità indigene e supportare le loro ragioni, riconoscere i loro diritti e combattere la corruzione e l'illegalità che affliggono il settore delle risorse naturali. Secondo l'associazione, i numeri delle uccisioni sono ancora più alti se si tiene conto che gli omicidi avvengono in villaggi remoti o nella foresta pluviale, nel più totale silenzio. Dati preoccupanti, che dimostrano come l'ambiente sia il nuovo campo di battaglia per i diritti umani.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Nel 2015 record degli omicidi di militanti ambientalisti. Il rapporto di Global witness | Per i difensori dell'ambiente il 2017 è stato l'anno più letale | 0.832247 | https://left.it/2016/06/23/nel-2015-record-degli-omicidi-di-militanti-ambientalisti-il-rapporto-di-global-witness/ | https://altreconomia.it/difensori-ambiente-vittime-2017/ |
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>> **Quali sono le origini della luna?** Come e nato il satellite pallido che illumina le nostre notti?
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>> Negli ultimi venti anni gli scienziati hanno affermato che la nascita della **[Luna](<https://www.focusjunior.it/tag/luna>)** proviene dall'impatto, avvenuto quattro miliardi di anni fa, di un planetoide vagante della stessa grandezza di Marte con la proto-Terra: dalla collisione fu generato un piccolo satellite, che e, appunto, quello che oggi chiamiamo Luna.
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>> La teoria innovativa di un giovane ricercatore di Harvard
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>> Eppure un giovane scienziato, **Simon Lock** , ricercatore presso il dipartimento di scienze planetarie di **Harvard** , ha offerto una ipotesi innovativa per l'origine della Luna mediante una pubblicazione sulla rivista **[Journal of Geophysical Research: Planets](<http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2017JE005333/abstract>)**. Secondo diversi esperti la sua ipotesi e piu semplice e anche piu convincente.
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>> | Pixabay
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>> Per Lock l'impatto tra corpi celesti avrebbe provocato la formazione di un ammasso di rocce liquefatte e gas **a forma di ciambella e da lui definito 'sinestia'**, da cui avrebbero poi avuto origine la Terra e la Luna.
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>> La Terra e la Luna sarebbero nate nello stesso momento
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>> L'ipotesi avanzata da Lock permette di individuare la nascita del [satellite](<https://www.focusjunior.it/scienza/spazio/sentinel-2b-il-satellite-che-tiene-docchio-la-salute-del-verde-della-terra>) a partire da una serie di cataclismi spaziali ed e, come lui stesso sostiene, la prima che puo spiegare anche la composizione di elementi chimici rilevati oggi sulla Luna.
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>> Infatti, **la Terra e il suo satellite hanno la stessa 'impronta isotopica'**, ossia sono formati da materiali che provengono dalla stessa fonte. Tale identica origine dei materiali sarebbe difficile da spiegare con la teoria convenzionale.
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>> | Ipa-agency.com
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>> Il ricercatore di Harvard ha chiarito: " **Per ora abbiamo un modello appena abbozzato** , ma ho svolto i calcoli per tutti i processi che hanno partecipato alla nascita della Luna, e questi dimostrano che puo funzionare. Detto questo, ovviamente restano molti aspetti della teoria che necessiteranno di ulteriori studi prima di poterla considerare realmente affidabile".
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>> **Vuoi saperne di pi u? Leggi l'articolo [La luna nacque da colossale incidente galattico? ](<https://www.focusjunior.it/scienza/spazio/pianeti/la-luna-nacque-da-un-colossale-incidente-galattico>)**
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Nuove teorie | La luna ha avuto origine da un'enorme… ciambella spaziale! | Terra e Luna da una sinestia? Lo dicono i gas nobili | 0.906645 | https://www.focusjunior.it/scienza/spazio/nuove-teorie-la-luna-ha-avuto-origine-da-un-enorme-ciambella-spaziale/ | https://www.media.inaf.it/2022/08/19/neon-elio-terra-luna/ |
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>> Giovedì, durante la discussione che ha accompagnato il voto di fiducia e l’approvazione del cosiddetto decreto “Superbonus”, il leghista Massimo Garavaglia è intervenuto in aula. Il suo era un discorso atteso, dal momento che è il presidente della commissione Finanze [dove ci sono state animate](<https://www.ilpost.it/2024/05/16/superbonus-senato-maggioranza-commissione-finanze/>) polemiche interne alla maggioranza nel corso dell’analisi del provvedimento, ed è stato un discorso rilevante e notevole per diversi motivi, perlopiù politici: ha rivendicato il fatto di prestare attenzione agli equilibri di bilancio, una posizione non proprio tradizionale per la Lega, e ha attaccato duramente gli alleati di Forza Italia.
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>> Infatti Forza Italia per giorni aveva contestato [le misure promosse](<https://www.ilpost.it/2024/05/11/emendamento-governo-superbonus-crediti/>) dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che hanno lo scopo di ridurre l’impatto sul bilancio dello Stato del Superbonus, [il costosissimo piano di agevolazioni fiscali](<https://www.ilpost.it/2024/03/27/costo-superbonus-deficit/>) per chi ristruttura la propria abitazione migliorandone l’efficienza energetica. Garavaglia tra le altre cose ha detto che il percorso di approvazione del decreto non è stato facile «perché il gruppo di Forza Italia non solo si è astenuto sull’emendamento governativo, ma ha anche votato con l’opposizione alcuni emendamenti».
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>> Garavaglia ha fatto riferimento all’emendamento con cui il ministero dell’Economia ha allungato da 4 a 10 anni il periodo in cui lo Stato può rimborsare le spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie. L'emendamento vale solo per quelle ristrutturazioni per cui sono stati maturati crediti d’imposta a partire dal 2024.
>>
>> Dopo avere in vario modo cercato di eliminare questo emendamento, il rappresentante di Forza Italia in commissione, Claudio Lotito, si è infine astenuto. Su un altro emendamento da lui proposto, e che mirava a introdurre agevolazioni fiscali per il trasporto aereo calabrese, Lotito ha addirittura votato insieme alle opposizioni, nonostante il governo avesse espresso al riguardo un parere contrario. Nel descrivere ciò che succede nella sua commissione, dove a seguito della riduzione del numero dei parlamentari approvato la scorsa legislatura la maggioranza ha un solo voto di margine, Garavaglia ha parlato di un «potere di ricatto» e di un «potere delle lobby», generando profondi fastidi nel gruppo di Forza Italia, che si è sentito preso in causa.
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>> Ma l’intervento di Garavaglia è stato notevole anche per altri motivi. Due volte ministro, esponente storico dell’ala pragmatica della Lega e da sempre molto legato a Giorgetti, Garavaglia con alcune frasi piuttosto allarmistiche ha condiviso le preoccupazioni che lo stesso ministro dell’Economia ripete spesso, sia in pubblico sia ancora di più in privato, sullo stato disastrato dei conti pubblici italiani.
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>> Illustrando per esempio l’emendamento con cui il governo, dopo vari ripensamenti, [ha per l'ennesima volta rinviato](<https://www.ilpost.it/2024/05/13/sugar-tax-giorgetti-tajani/>) _sugar tax_ e _plastic tax_ , due imposte su bibite analcoliche zuccherate e imballaggi di plastica monouso introdotte nel 2019 e mai applicate, Garavaglia ha mostrato un foglio: «Tre righe di emendamento e due pagine di coperture, due pagine di coperture», ha detto, lamentandosi della contraddizione. «Cosa vuol dire? Che si è raschiato il barile».
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>> Un semplice rinvio di due tasse – la _sugar tax_ è stata rinviata al luglio 2025, la _plastic tax_ al luglio 2026 – comporta per lo Stato minori introiti per oltre 500 milioni di euro di qui al 2026: quei soldi andranno trovati in altro modo, appunto con altre _coperture_ , che essendo cospicue hanno impiegato tre pagine (da qui l'espressione «si è raschiato il barile», nel senso che hanno dovuto cercarle più o meno ovunque, le coperture economiche alternative). «Questo deve far riflettere, perché significa che veramente la festa è finita e dà la misura della difficoltà che adesso ci troviamo ad affrontare», ha aggiunto Garavaglia. «Si poteva fare un altro giro di valzer sul Titanic, aspettando le elezioni, magari pensando di guadagnare qualche voto in più? Secondo noi no».
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>> **– Leggi anche:** [A Giorgia Meloni conviene far fare il lavoro sporco a Giancarlo Giorgetti](<https://www.ilpost.it/2024/05/14/giorgetti-superbonus-tajani/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
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>> Anche in questo caso Garavaglia si riferiva a Forza Italia, che anche in ottica elettorale, pensando cioè alle elezioni europee di inizio giugno, ha alimentato la grossa polemica contro le misure proposte da Giorgetti per limitare l’uso del Superbonus. Del resto, lo stesso Garavaglia aveva rivelato tutto il suo fastidio replicando in maniera polemica a un tweet fatto proprio dal leader di Forza Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
>>
>>> In realtà nonostante Forza Italia.[#SugarTax](<https://twitter.com/hashtag/SugarTax?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) rinviata senza il voto di Forza Italia e grazie a voto di Italia Viva e il mio, presidente che normalmente non vota.
>>>
>>> Hanno visto tutti
>>>
>>> — Massimo Garavaglia (@massimogara) [May 14, 2024](<https://twitter.com/massimogara/status/1790469140030816565?ref_src=twsrc%5Etfw>)
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>> In conclusione del suo discorso Garavaglia ha citato Luigi Einaudi, economista liberale molto critico con gli eccessi nella spesa pubblica e grande sostenitore dell’equilibrio di bilancio, nonché presidente della Repubblica dal 1948 al 1955. Nella citazione letta da Garavaglia, tra l’altro, Einaudi sosteneva che «bisogna che lo Stato contragga le spese fino a farle rientrare nei limiti delle entrate».
>>
>> «Ecco, questo è quello che ha fatto il ministro Giorgetti, questo è quello che vuole la Lega», ha commentato Garavaglia. «Qualcuno pensa che ballare sul Titanic paghi, noi pensiamo che la serietà paghi».
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>> Non è la prima volta che Garavaglia cita Einaudi in questo modo. Ma la rivendicazione della linea del rigore sulla finanza pubblica da parte della Lega è in notevole discontinuità con il passato del partito. La retorica del leader Matteo Salvini è sempre stata incentrata sullo sminuire e a volte negare i rischi legati all’eccesso di deficit e di debito, contestando anzi aspramente tutte le iniziative adottate negli anni da governi di vario orientamento politico per contenere la spesa pubblica.
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>> Massimo Garavaglia con Matteo Salvini e Claudio Durigon presentano “Quota 100” in conferenza stampa, il 29 gennaio 2019 (Roberto Monaldo/LaPresse)
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>> Lo stesso Garavaglia era viceministro dell’Economia nel primo governo guidato da Giuseppe Conte, che dovette gestire [contenziosi e delicate trattative](<https://www.ilpost.it/2018/09/03/salvini-3-per-cento/>) con la Commissione Europea proprio per via degli squilibri di bilancio. Garavaglia sostenne con convinzione la riforma delle pensioni proposta dalla Lega, nota come “Quota 100”, che consentiva di andare in pensione a chi avesse compiuto almeno 62 anni e versato almeno 38 anni di contributi. Questa riforma fece aumentare notevolmente la spesa previdenziale italiana, e lo stesso ministro Giorgetti [l'ha indicata](<https://www.ilpost.it/2023/10/18/pensione-anticipata-quota-104/>) nell’[autunno scorso](<https://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/analisi_progammazione/documenti_programmatici/nadef_2023/NADEF-2023.pdf>) come uno dei provvedimenti che hanno contribuito a compromettere il rapporto tra la spesa pubblica e il prodotto interno lordo (PIL).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| La Lega adesso è il partito del rigore di bilancio, pare | Il governo vuole estendere la durata dei crediti del Superbonus | 0.892293 | https://www.ilpost.it/2024/05/16/lega-superbonus-garavaglia/ | https://www.ilpost.it/2024/05/09/durata-crediti-superbonus-10-anni/ |
La compagnia aerea low-cost irlandese Ryanair ha annunciato che da dicembre aprirà alcuni nuovi con partenza e arrivo all'aeroporto di Milano Malpensa: si tratta della 73esima base della società, la 15esima in Italia. Ryanair, che è la [prima compagnia aerea in Italia per numero di passeggeri](<http://www.corriere.it/economia/15_giugno_16/ryanair-prima-compagnia-italia-a16d56aa-1404-11e5-896b-9ad243b8dd91.shtml>), sostiene che l'investimento per la nuova base a Malpensa [sosterrà 450 posti di lavoro](<http://corporate.ryanair.com/news/novita/15902-ryanair-apre-la-nuova-base-di-milano-malpensa-la-n-73-1-aeromobile-assegnato-100-milioni-di-dollari-di-investimento-4-rotte-e-450-000-clienti/?market=it>). Fino a questo momento l'aeroporto più vicino a Milano servito da Ryanair è stato quello di Orio al Serio, in provincia di Bergamo.
A partire dal primo dicembre 2015 si potrà volare da Malpensa verso l'aeroporto di Londra Stansted due volte al giorno; verso Comiso, in Sicilia, una volta al giorno; verso Siviglia, in Spagna, tre volte alla settimana; dal 2 dicembre si potrà volare anche verso Bucarest, in Romania, quattro volte al giorno. David O'Brien, capo del settore commerciale di Ryanair, ha detto che per promuovere i nuovi voli verrano offerti biglietti da 9,99 euro per volare dall'aeroporto di Malpensa. Le prenotazioni per questa offerta scadranno alla mezzanotte di giovedì 3 settembre (tra giovedì e venerdì).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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| I nuovi voli Ryanair da Milano Malpensa, a partire da dicembre | Venerdì 15 dicembre ci sarà uno sciopero degli aerei | 0.805422 | https://www.ilpost.it/2015/09/02/ryanair-malpensa/ | https://www.ilpost.it/2017/12/11/sciopero-aerei-15-dicembre-alitalia-ryanair/ |
Ayen Majok Ariik [è arrivata alla clinica di Mingkaman](<http://fromwartolife.org/maternity-roads/ayen-majok-ariik/>), una città nel mezzo del Sud Sudan, forse dopo avere ascoltato i messaggi trasmessi dalla radio locale sull’importanza di partorire in una struttura sanitaria con personale medico preparato. Ayen – che dovrebbe avere circa 15 anni, ma certamente non più di 16, dice la sua ostetrica – ha chiamato l’ambulanza quando era già entrata in travaglio. È stata portata in una tenda coperta di muffa, con una temperatura interna di circa 40 gradi e il costante rumore del generatore usato per illuminare la sala parto. Il suo non è stato un parto semplice: a causa del lungo travaglio, suo figlio è nato con le vie respiratorie ostruite da fluidi e muco. L’ostetrica ha dovuto intervenire per liberarle e anche per rimuovere manualmente la placenta di Ayen.
[neonato-sud-sudan](<https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2015/11/neonato-sud-sudan.jpg>)Un'infermiera libera le vie respiratorie di un bambino appena nato nella struttura sanitaria di Mingkaman, in Sud Sudan, il 22 ottobre 2015. Sullo sfondo si vede la madre, Ayen Majok Ariik. ([Alessandro Rota](<http://fromwartolife.org/maternity-roads/>))
La scelta di Ayen – andare a partorire in una struttura sanitaria – non è la norma in Sud Sudan, un paese in guerra e tra quelli con il [tasso di mortalità materna e infantile più alto al mondo](<http://fromwartolife.org/la-mortalita-materno-infantile-sud-sudan/>). L’arretratezza delle strutture sanitarie nazionali e l’impreparazione generale del personale medico si sommano a una serie di tradizioni difficili da superare. Il fotografo italiano [Alessandro Rota](<http://alessandrorota.photoshelter.com/#!/index/G0000IxvqKsbolsA/thumbs>) è andato nello stato di Laghi, nel Sud Sudan centrale, e ha raccontato la storia di alcune donne che hanno superato le diffidenze e sono andate a partorire in una delle strutture sanitarie attorno a Mingkaman. Le fotografie e le storie di queste donne, delle loro famiglie e comunità di appartenenza sono state pubblicate sul sito del progetto a cui ha partecipato Rota: si chiama “[From War to Life](<http://fromwartolife.org/>)” (“Dalla guerra alla vita”) ed è stato realizzato in collaborazione con il [Comitato Collaborazione Medica](<http://www.ccm-italia.org/ita/>) (CCM), un’organizzazione non governativa di Torino che si occupa di diversi progetti e attività in alcuni stati dell’Africa (Alessandro Rota si può seguire anche su [Twitter](<https://twitter.com/alessandro_rota?lang=it>) e [Instagram](<https://www.instagram.com/alessandrorota_photo/>)).
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-30/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-30/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-29/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-28/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-27/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-26/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-25/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-24/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-23/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-22/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-21/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-alessandro-rota/>)
Nel dicembre del 2013 in Sud Sudan [è cominciata una guerra civile molto violenta](<https://www.ilpost.it/2015/10/29/le-violenze-atroci-in-sud-sudan/>) riconducibile alla lotta di potere tra le forze del presidente sud sudanese Salva Kiir – a capo del paese dall’indipendenza, sancita con un referendum il 9 luglio 2011 – e quelle dell’ex vicepresidente e attuale leader dei ribelli Riek Machar. L’opposizione tra i due schieramenti è alimentata anche da antiche divisioni etniche, e cioè dall’inimicizia tra i Dinka, il gruppo etnico di Kiir e il più numeroso del paese, e i Nuer, a cui invece appartiene Machar. Nell'ottobre di quest'anno l'Unione Africana [ha accusato](<https://www.ilpost.it/2015/10/29/le-violenze-atroci-in-sud-sudan/>) forze governative e ribelli di avere commesso omicidi, torture, mutilazioni, rapimenti di donne, stupri e anche di episodi di cannibalismo forzato, soprattutto contro civili non direttamente coinvolti nel conflitto. Anche le Nazioni Unite avevano parlato in passato di crimini contro l'umanità riferendosi a entrambe le parti della guerra sud-sudanese.
Oltre alla guerra civile, la situazione di molte comunità locali sud-sudanesi è resa ancora più complicata dalla malnutrizione – un problema molto diffuso e responsabile di diverse malattie – e dalla mancanza di strutture sanitarie con personale medico formato e preparato. Nel villaggio di Abuyung, per esempio, il governo gestisce un ospedale in condizioni molto precarie: mancano le attrezzature mediche, i letti sono pochi, le condizioni igieniche discutibili e alcuni pazienti sono costretti a spostarsi nel cortile nonostante siano attaccati a una flebo.
Alcune organizzazioni internazionali, tra cui la torinese Comitato Collaborazione Medica, hanno cominciato a sviluppare progetti per migliorare le strutture sanitarie locali, tra molte difficoltà. Uno dei problemi più grossi per le comunità locali continua però a riguardare l'altissimo tasso di mortalità materna e infantile registrato in Sud Sudan – 1 donna su 30 rischia di morire per cause legate alla gravidanza o al parto, 1 bambino su 10 muore prima di raggiungere i 5 anni – che [non dipende solo dall'arretratezza delle strutture sanitarie](<http://www.maternityworldwide.org/what-we-do/three-delays-model/>). In molte comunità la tradizione del parto in casa è molto forte, e lo è altrettanto la diffidenza verso la medicina e le cure fornite dalle strutture mediche. Spesso, inoltre, le cliniche sono molto lontane e difficili da raggiungere a causa del pessimo stato delle strade e dell'alto costo dei trasporti.
**Manyel Agup, del dipartimento della Salute della contea di Awerial**
Daniel Akec, impiegato del dipartimento della Salute della contea di Awerial, nello stato sud-sudanese di Laghi, [ha parlato](<http://fromwartolife.org/la-mortalita-materno-infantile-sud-sudan/>) del problema della mortalità materna e infantile e di come il governo locale sta provando a superarlo:
> «Ricorriamo anche al sistema degli incentivi: durante le visite pre-natali le mamme ricevono un kit con oggetti utili per i loro bambini, come zanzariere, sapone o coperte. Purtroppo il nostro governo non è ancora strutturato e per ora ci appoggiamo alle ONG ma un giorno, non so ancora quando, diventeremo autonomi. La pianificazione famigliare, che sarebbe uno strumento utile, è ancora un argomento molto difficile da affrontare, soprattutto in periodo di guerra: avere molti figli è un segno di forza e di potere che garantisce il rispetto all’interno della comunità.»
Sul sito di "From War to Life" [sono state pubblicate](<http://fromwartolife.org/storie-dalla-comunita/>) anche alcune fotografie scattate direttamente dai membri delle comunità a cui appartengono le donne incinte che si sono rivolte alle strutture sanitarie della contea di Awerial. Le foto sono state scattate con alcune macchine fotografiche usa e getta donate alla popolazione locale: sono di bassa qualità ma interessanti perché raccontano la vita quotidiana delle donne incinte e delle loro famiglie nei villaggi del Sud Sudan centrale.
_All 'interno di ogni immagine c'è la storia della famiglia fotografata_
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-home25/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-home25/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-21/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-22/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-23/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-24/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-25/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-26/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-27/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-28/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-29/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-30/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-31/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-32/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/sud-sudan-33/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Partorire in Sud Sudan | Salute per tutte, a Roma un progetto dedicato alle donne migranti | 0.761029 | https://www.ilpost.it/2015/11/16/partorire-in-sud-sudan/ | https://altreconomia.it/salute-per-tutte-a-roma-un-progetto-dedicato-alle-donne-migranti/ |
Alberto Pesce, critico cinematografico, è stato tra i più assidui ospiti del Film Video Monitor di Gorizia, rassegna sulla produzione video slovena. Parte della sua memoria cinematografica è stata raccolta sulle pagine di un libro
01/02/2008 -
Anonymous User
Di Aleš Doktorič, presidente del Kinoatelje
Dal 15 al 20 dicembre 1981 si svolse al Kulturni dom di Gorizia, casa della cultura slovena appena inaugurata, una retrospettiva di cinema sloveno. È interessante nonché importante notare che la rassegna fu in assoluto la prima retrospettiva della cinematografia slovena e, nel contempo, che si realizzò a Gorizia, oltre confine. In territorio italiano, in una città multiculturale, il cinema parlò di Slovenia dieci anni prima dell'effettiva nascita dello stato indipendente.
Le anime della manifestazione, meticolosamente preparata, furono i critici cinematografici Darko Bratina, fondatore del Kinoatelje, Sandro Scandolara, presidente del Piccolo Cineforum, e Sašo Schrott, direttore della rivista di cinema Ekran. Uscì un catalogo bilingue, Slovenski film 1946 - 1981 Cinema sloveno, che riportava anche la prima filmografia della produzione slovena di lungometraggi fino agli anni ottanta.
La retrospettiva del 1981 rappresentò anche l'inizio di una serie di presentazioni del cinema sloveno in Italia, tra cui quelle di Bolzano, Torino, Milano e Roma. A Gorizia seguirono invece regolari presentazioni in anteprima della nuova produzione slovena che, in un periodo di mutazioni epocali, affermarono la città di Gorizia come luogo osservatorio del cinema sloveno e di una società in cambiamento. Nel 1986 il Kinoatelje decise di riunire le singole anteprime cinematografiche in una rassegna annuale che comprendesse cinema, tv e video. Nacque il Film Video Monitor.
A Gorizia erano regolarmente presenti critici e i giornalisti italiani. Riportando sui loro media la notizia delle rassegne goriziane, promuovevano con i loro articoli e le loro critiche la produzione video e cinematografica slovena, ma diffondevano anche una visione ravvicinata della società slovena.
Alberto Pesce è stato uno degli ospiti più assidui del Film Video Monitor, almeno finché la rassegna conservò il suo carattere compatto. Siamo perciò felici di poter trasferire una piccola parte della sua memoria cinematografica sulle pagine di un libro.
Gli articoli di Alberto Pesce compresi sotto il titolo "Schermi sloveni a Gorizia" sono pubblicati nella loro forma originale italiana ma in nuova redazione. I suoi contributi sono un riassunto completo di vent'anni di cinema e televisione in Slovenia ma sono anche una testimonianza preziosa sul Kinoatelje e la sua attività, caratterizzata fin dal suo inizio da una valorizzazione del proprio ambito d'appartenenza, da un'attiva integrazione nei due spazi statali e da un sincero adoperarsi per una conoscenza interculturale.
SCHERMI SLOVENI A GORIZIA : BLOCK NOTES DI UNO SPETTATORE 1981 - 2000
di Alberto Pesce, prefazione di Aleš Doktoric
Kinoatelje, 2006
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| Schermi sloveni | La piccola Cinecittà sull’Adriatico | 0.817124 | https://www.balcanicaucaso.org/Tutte-le-notizie/Schermi-sloveni-124593 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/La-piccola-Cinecitta-sull-Adriatico-158363 |
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> Luigi Agnolin, ex arbitro internazionale di calcio, è morto a 75 anni nella sua casa di Bassano del Grappa, città in cui nacque nel 1943. La morte per malattia è stata comunicata dall'Associazione Italiana Arbitri, di cui nel 2006 fu commissario straordinario. Agnolin arbitrò la sua prima partita di Serie A nel 1973 e cinque anni dopo divenne internazionale. Rappresentò l’Italia ai Mondiali del 1986 e in quelli in casa del 1990. Nel 1987 arbitrò la finale di Coppa delle Coppe tra Ajax e Lokomotiv Lipsia mentre nel 1988 quella di Coppa dei Campioni tra PSV Eindhoven e Benfica. Dopo aver smesso di arbitrare fece il designatore per la Serie C e lavorò per alcuni club italiani: fra gli anni Novanta e Duemila fu direttore generale della Roma, amministratore delegato del Venezia e del Verona e infine direttore generale del Perugia tra il 2011 e il 2013.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| È morto Luigi Agnolin, ex arbitro di Serie A | È morto Sergio Brighenti, ex calciatore e vice allenatore della Nazionale | 0.888482 | https://www.ilpost.it/2018/09/29/luigi-agnolin-morte/ | https://www.ilpost.it/2022/10/10/sergio-brighenti-morto/ |
Dopo una settimana di pioggia, ieri nel sud dell'Inghilterra e nel Galles meridionale diversi fiumi sono esondati causando [numerose alluvioni e allagamenti](<http://www.guardian.co.uk/uk/2012/dec/22/rain-floods-road-rail-christmas>). In particolare la città di Braunston, in Cornovaglia, dove è esondato il fiume Caen, è stata colpita duramente, con centinaia di case evacuate. Nel sud del Galles è esondato il fiume Wye, allagando la campagna intorno alla cittadina di Ross-on-Wye. La _Environment Agency_ (EA) ha avvertito gli abitanti che le piogge continueranno oggi e la prossima settimana e i fiumi, quindi, potrebbero esondare nuovamente.
[ ](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-15/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-28/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-27/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-26/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-25/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-24/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-23/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-22/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-21/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/flooding-brings-further-disruption-to-parts-of-the-uk-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/britain-weather-floods-5/>)
Le alluvioni hanno causato la chiusura di molte strade e [gravi ritardi ai treni](<http://www.guardian.co.uk/uk/2012/dec/22/rain-floods-road-rail-christmas>) in tutto il sud del paese, con centinaia di migliaia di persone bloccate nelle stazioni. Oltre ai ritardi e al normale flusso di viaggiatori del periodo delle feste, il sistema ferroviario britannico sta subendo un'ulteriore pressione a causa delle migliaia di persone che per spostarsi hanno deciso di preferire il treno alla macchina, proprio a causa delle piogge e degli allagamenti.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
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| Le alluvioni nel Regno Unito | Ancora alluvioni nel Regno Unito | 0.934224 | https://www.ilpost.it/2012/12/23/le-alluvioni-nel-regno-unito-2/ | https://www.ilpost.it/2012/12/27/continuano-le-alluvioni-in-regno-unito/ |
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> Da ieri sta circolando tantissimo il video dello spettacolare salvataggio di un bambino che era rimasto appeso al balcone del quarto piano di un palazzo e rischiava di cadere. Il video è stato girato a Parigi sabato sera e mostra un 22enne immigrato del Mali, Mamoudou Gassama, che in pochi secondi si arrampica dalla strada fino al quarto piano e recupera il bambino.
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> Gassama ha raccontato di non averci pensato troppo, quando ha deciso di arrampicarsi per provare ad aiutare il bambino. «Ho avuto paura dopo aver salvato il bambino, siamo andati in salotto e ho cominciato a tremare, non riuscivo a stare in piedi», ha raccontato ai giornalisti che lo hanno rintracciato domenica, quando il video del salvataggio è diventato virale.
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> L'atto eroico di Gassama è stato lodato anche dalla sindaca di Parigi Hanne Idalgo e dal presidente francese Emmanuel Macron, che ha invitato Gassama all'Eliseo. Idalgo ha scritto che Gassama è arrivato in Francia da pochi mesi e ha aggiunto che farà il possibile per aiutarlo a rimanere nel paese.
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>> Un grand bravo à Mamoudou Gassama pour son acte de bravoure qui a permis de sauver hier soir la vie d'un enfant. J'ai eu plaisir à m'entretenir avec lui aujourd'hui par téléphone, afin de le remercier chaleureusement. <https://t.co/DP5vQ1VZYh>
>>
>> -- Anne Hidalgo (@Anne_Hidalgo) [May 27, 2018](<https://twitter.com/Anne_Hidalgo/status/1000792585760313344?ref_src=twsrc%5Etfw>)
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> Lunedì mattina Gassama si è effettivamente incontrato con Macron all'Eliseo. Macron ha poi scritto di avergli offerto non solo la cittadinanza francese, ma anche un lavoro come pompiere a Parigi.
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>> Avec M. GASSAMA qui a sauvé samedi la vie d’un enfant en escaladant 4 étages à mains nues. Je lui ai annoncé qu’en reconnaissance de cet acte héroïque il allait être régularisé dans les plus brefs délais, et que la brigade des sapeurs-pompiers de Paris était prête à l’accueillir. [pic.twitter.com/xMpFlP1UFe](<https://t.co/xMpFlP1UFe>)
>>
>> -- Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) [May 28, 2018](<https://twitter.com/EmmanuelMacron/status/1001028433437184000?ref_src=twsrc%5Etfw>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Il video dell'uomo che si è arrampicato al quarto piano di un palazzo di Parigi per salvare un bambino | Mamoudou Gassama ha ottenuto lo status di immigrato regolare e un tirocinio ai pompieri di Parigi | 0.816585 | https://www.ilpost.it/2018/05/28/mamoudou-gassama-parigi-bambino/ | https://www.ilpost.it/2018/05/30/mamoudou-gassama-immigrato-regolare-tirocinio-pompieri/ |
«Chiunque tu sia, ovunque tu sia, abbiamo bisogno di te». Con queste parole, ormai un anno fa, Greta Thunberg dava il la a un movimento internazionale di contrasto ai cambiamenti climatici che nessuno aveva mai immaginato prima. Erano gli inizi di settembre quando ragazzi di diversi Paesi europei (tra cui Francia e Germania) cominciano a scendere in piazza ogni venerdì, seguendo l’esempio della sedicenne svedese Greta Thunberg. In Italia i primi scioperi si sviluppano a partire da dicembre, con la nascita di alcuni gruppi locali di Fridays for future nelle grandi città (Torino, Milano, Roma, Napoli, Pisa ecc.).
Le prime settimane sono le più difficili: inizialmente, anche qui a Torino, ci ritroviamo a manifestare in cinque o sei, e il confronto con le altre piazze europee è impietoso. Col passare del tempo, però, il movimento comincia a crescere anche nel nostro Paese. La prima data a cui tutti noi attivisti puntiamo per sfondare il muro dell’invisibilità è il 15 marzo, giorno del primo Sciopero globale per il futuro. Le settimane di avvicinamento allo sciopero sono emozionanti: moltissimi studenti ci scrivono sui social, si informano, ci mandano foto dei loro cartelloni.
L’attesa è tanta. Di pari passo, i vari movimenti locali si organizzano in maniera più definita: si creano dei coordinamenti di cui fanno parte gli attivisti più esperti, si struttura una rete di relazioni nazionale e internazionale. Sui social, che rappresentano un preciso termometro dell’attenzione mediatica sui nostri temi, le pagine locali e nazionali registrano aumenti di condivisioni impressionanti. Quando finalmente arriva il 15 marzo, gli sforzi di centinaia di attivisti da Nord a Sud d’Italia vengono ripagati: le piazze sono strapiene, con numeri da capogiro. Oltre 600mila persone manifestano in tutta la penisola, con picchi di partecipazione nelle metropoli come Milano, Roma, Torino, Napoli, Firenze.
Un risultato del tutto inaspettato. Chi l’avrebbe…
**_Luca Sardo è coordinatore di Fridays for future - Torino_**
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L'articolo di Luca Sardo prosegue su Left in edicola dal 29 novembre 2019
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*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Fridays for future, un anno vissuto intensamente | Corsa contro il tempo | 0.835241 | https://left.it/2019/11/29/fridays-for-future-un-anno-vissuto-intensamente/ | https://left.it/2019/03/14/corsa-contro-il-tempo/ |
L’[intervista rilasciata](<https://altreconomia.it/logistica-nel-parco-agricolo-sud-milano-che-cosa-e-avvenuto-tra-akno-e-il-comune-di-carpiano/>) al direttore di _Altreconomia_ dal sindaco e dall’assessore al Bilancio di Carpiano mi spingono a fare alcune considerazioni. In prima battuta mi par di intravedere una politica che sventola bandiera bianca, afflitta da una specie di sortilegio che la rende incapace di cogliere in quella irricevibile proposta di immenso sviluppo logistico l’opportunità per aprire un caso politico e una riflessione sul “metodo lombardo” che sta alla base del consumo di suolo e della banalizzazione della pianificazione territoriale in Lombardia.
“Facciamoci sentire” dice Bruno Latour nel suo ultimo libro. “Fate chiasso” ripeteva papa Francesco mesi fa sulla questione ambientale. Ogni lasciata è persa, potremmo semplicemente dire, visto che il successo di ogni battaglia ecologica e politica dipende in tutto e per tutto dalla nostra capacità di cogliere le occasioni fortuite (Latour, 2022).
La vicenda di Carpiano supera Carpiano stessa ed è la messa in scena di un vero e proprio “sistema” collaudato: proponente nerboruto, consulente blasonato, succulenta promessa di denari, Comune prima della variante urbanistica. Risultato: fammi trasformare i suoli. Un metodo che non si sconfigge solo se Carpiano dice “no”. Né delegando associazioni o giornalisti a occuparsene. Lo si sconfigge se lo si fa diventare un caso e una discussione politica. Personalmente non riesco ad accettare la ragione burocratico-amministrativa secondo la quale, siccome la richiesta di consumo di suolo da parte di un grosso operatore logistico non era formalmente una istanza urbanistica ma solo una “informativa”, mancavano gli elementi per aprire un dibattito politico e fare di Carpiano un caso. Lo era eccome.
Lo era per l’enormità delle aree in gioco (64,5 ettari) e per il fatto che erano nel Parco. Lo era perché avrebbe svelato il meccanismo oliatissimo che viene da anni usato da chi, in barba alle previsioni urbanistiche e forte della sua influenza e di una legge che lo favorisce, continua a “provarci” e a convincere sindaci e assessori a fare varianti per accogliere le loro “informative” di consumo di suolo (e questo starà capitando anche per i parchi solari ed eolici, sia chiaro). Se va dato merito a Carpiano di aver detto “no”, va anche detto che siccome nessuno si salva da solo, decidere di rinunciare a socializzare ciò che era loro accaduto significa implicitamente rinunciare a fare politica e finire per lasciare liberi altri (o gli stessi) cacciatori di aree ad andare a caccia indisturbati e forti di se stessi. Significa non costruire esperienza politica trasferibile ad altri. Qui la politica non ha fatto da argine al declino, ha preferito rintanarsi nel ruolo amministrativo.
Chissà quanti altri casi sono andati a segno a favore dello sviluppatore di turno. Uno clamoroso di questi giorni è quello dello stadio a San Donato Milanese, dove il Milan ha messo gli occhi su un’area verde in zona San Francesco. In quella zona il piano non prevede alcuna edificabilità di simil tipo ma chissà che il Milan, come Akno a Carpiano, non abbia messo in atto lo stesso metodo. Prima una informativa con una promessa di danari e vantaggi, magari accompagnato da qualche _archistar_ o da qualche _influencer_ , poi un incontro di abboccamento, poi poi poi. Con la differenza che il Comune di San Donato Milanese sta capitolando. Ma Carpiano e San Donato, con le note differenze già citate, sono in qualche misura la stessa cosa. Akno e Milan idem. Logistica e stadio anche.
Capite allora che se nel passato le decine di Carpiano vittime di quelle informative si fossero mosse sul piano politico, oggi forse avremmo uno scenario di consapevolezza e contrasto diverso. Invece il silenzio non ha aiutato nessuno. Ogni volta siamo punto daccapo. Idem il silenzio della politica dei piani alti.
Tornando al caso Carpiano, correttamente l’assessore Mantoan dice di aver informato l’allora vicesindaca metropolitana (Michela Palestra) nonché presidente del Parco agricolo Sud Milano, dicendole di aver ricevuto una informativa pesante (l’aggettivo lo aggiungo io). Ma anche in questo caso (e non sappiamo perché) non vi è stata reazione politica dai piani alti. Eppure, sarebbe stato un caso facilmente veicolabile nei media, dato il ruolo e la visibilità dei soggetti in gioco: la vicesindaca metropolitana avrebbe potuto coinvolgere il sindaco metropolitano (Giuseppe Sala) che è persona in vista a livello nazionale. L’ha fatto? L’ha fatto e hanno deciso di non procedere politicamente? Non l’ha fatto e la cosa si è fermata? Non lo sappiamo. Purtroppo, tutto questo non aiuta le persone a credere nella politica e ad andare a votare. Aiuta semmai lo sconforto delle persone e il loro allontanamento da una politica che non riesce a rappresentare le questioni ambientali così urgenti, che poi sono le questioni sociali.
Ma forse non tutto è sempre e totalmente perso. Il fatto che le cose siano emerse offre ancora l’opportunità, seppur in zona Cesarini, di allestire una contromossa, sempre se la politica lo voglia (al momento c’è un silenzio tombale). Ad esempio, sarebbe assai utile fare di conto su quanti abboccamenti del genere (anche accompagnati da blasoni universitari che a me personalmente imbarazzano e trovo sconvenienti) avvengono e per quali trasformazioni e da parte di chi e per quanti ettari. E quanti di quelli passati sono andati disastrosamente a compimento consumando suolo e quanti invece sono stati respinti. Se una analisi accurata del genere non viene fatta e non viene pubblicata e se questo “andazzo” non emerge come scandaloso sotto il profilo politico e morale, non lamentiamoci poi del consumo di suolo e della disaffezione diffusa dalla politica. Perché questa nasce proprio da comportamenti del genere dove i politici si levano la giacca da politici e si mettono quella da burocrati.
Vi è poi il nodo delle aree e della loro proprietà, questione sulla quale le risposte dei due intervistati sono state poco precise. Personalmente reputo “strano” che un operatore così vigoroso si faccia vivo e metta sul tavolo alcuni milioni di euro senza avere la disponibilità delle aree. In ogni caso, pur nel rispetto della proprietà privata, è evidente che qui occorre mettere in moto una miglior vigilanza dei passaggi di mano delle proprietà, diversamente dovremo accettare che gli operatori privati possano avere mani libere sull’accaparramento di tutte le aree che vogliono e per di più con una politica che se ne sta alla finestra a guardare senza farsi domande. Qui in realtà c’è un grosso lavoro da fare a tutela della piccola proprietà terriera, la quale non deve trovarsi nell’antipatica situazione di soccombere alle pressioni di qualsiasi piccolo o grosso operatore per qualsiasi finalità (energie rinnovabili comprese: altra pagina dolorosa sulla quale la politica è silente). Da questo punto di vista ricordo che c’è una questione morale all’orizzonte di cui la politica potrebbe occuparsi se volesse. Fingere di non vedere i pesci grandi che si mangiano i pesciolini significa accettare che i grandi operatori facciano il buono e il cattivo tempo da un lato e che dall’altro il ruolo di regia pubblica si riduca ai minimi termini. Significa, di nuovo, relegare la politica al mero ruolo gestionale.
In ultimo c’è la questione della formazione della politica alle questioni ecologiche, che poi era ciò che provavo a dire tirando in ballo il ruolo di chi siede nel comitato scientifico di [Forestami](<https://forestami.org/>). Abbiamo capito ampiamente che non basta far parte di un comitato scientifico di un progetto _green_ o di un parco per avere una innata sensibilità ecologica e politica. Noi tutti lo speriamo ma spesso non è così o non è sufficiente (peraltro personalmente penso che sia inopportuna la presenza della politica nei comitati scientifici). Occorrono percorsi di formazione ecologica ad hoc per chi ha un ruolo in politica. Serve studiare che cos’è la natura nel suo complesso e nel suo essere ecosistema di ecosistemi. Serve ripercorrere le vite di chi le dedicate a far crescere la coscienza e la consapevolezza collettiva proprio nell’incrocio tra ecologia, ambiente e urbanistica. Antonio Cederna, Laura Conti, Alex Langer, Rachel Carson, Wendell Berry, Arne Naess, Andrè Gorz, Leonardo Borgese, Salvatore Settis, etc.. Significa divenire a propria volta oratori convinti e convincenti, subito attenti e pronti alla denuncia politica. Altrimenti, come abbiamo visto, si rischia di fare passi da gambero imbrigliando la politica in quel che ha fatto per trent’anni. Che è esattamente quel che non ci serve nel futuro. E neppure nel presente.
_Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)_
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**Riceviamo e pubblichiamo la rettifica del sindaco di San Donato Milanese, Francesco Squeri, del 26 luglio 2023**
_ "In merito alle affermazioni del dott. Pileri sull’area San Francesco di San Donato, si specifica che l’area in questione dal punto di vista urbanistico non è un’area verde, ma risulta già approvato dalla passata amministrazione con Delibera di Giunta n. 81/2021 un Progetto Urbanistico e relativa convenzione per realizzare un mix funzionale a vocazione sportiva che prevede un’arena sportiva da circa 20.000 posti oltre ad altre funzioni per complessivi 108.000 metri quadrati di Superficie Lorda di Pavimento. La società A.C. Milan ha chiesto all’Amministrazione di San Donato di aprire un’interlocuzione per realizzare nella stessa area un progetto a vocazione sportiva con le stesse quantità urbanistiche già approvate, ma diversamente articolate prevedendo un’arena sportiva da circa 65.000 posti oltre altre funzioni. Quindi il Piano sul San Francesco prevede eccome una definita edificabilità e la prevede proprio del simil tipo già approvato._
_Certamente uno stadio da 65.000 posti, rispetto ad una arena da 20.000 avrà un impatto viabilistico, ambientale e di sostenibilità differente e proprio per questo attendiamo di valutare i contenuti progettuali e le compensazioni ambientali e infrastrutturali per definire se tale progetto potrà essere o meno sostenibile "._
_© riproduzione riservata_
| Da Carpiano al Milan a San Donato: la politica non può ridursi ad amministrativismo | Social washing. Elly Schlein, la neoliberale progressista alla corte di Bonaccini | 0.828348 | https://altreconomia.it/da-carpiano-al-milan-a-san-donato-la-politica-non-puo-ridursi-ad-amministrativismo/ | https://www.lafionda.org/2020/09/17/social-washing-elly-schlein-la-neoliberale-progressista-alla-corte-di-bonaccini/ |
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>>> Per il prossimo mercoledì, sarà il 3 novembre, i responsabili di Facebook hanno fissato un nuovo [evento](<http://mashable.com/2010/10/29/facebook-mobile-2/>) che sarà principalmente dedicato all'utilizzo del social network tramite dispositivo mobile. Come da tradizione, non sono state fornite informazioni aggiuntive sull'incontro che si terrà presso il quartier generale di Facebook a Paolo Alto, in California, ma iniziano già a circolare le prime ipotesi - per ora piuttosto azzardate - sui possibili contenuti dell'incontro.
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>>> **iPad**
> Nel corso dell'evento, i responsabili di Facebook potrebbero presentare l'applicazione per utilizzare Facebook con il tablet di Apple. Al momento, infatti, gli utenti possono utilizzare l'applicazione del social network concepita per lo schermo, più piccolo, degli iPhone, mentre una edizione del programma per sfruttare pienamente le funzionalità dell'iPad manca ancora. Le applicazioni per iPad consentono di estendere il numero di utenti e sono anche una valida palestra per testare nuove funzionalità. Twitter ha lanciato la propria applicazione per il tablet Apple diverse settimane fa, raccogliendo critiche e recensioni molto positive. Parte delle novità introdotte per l'iPad sono state poi utilizzate per la nuova [versione](<https://www.ilpost.it/2010/09/15/nuovo-twitter/>) di Twitter utilizzabile da browser.
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>>> **Luoghi**
> Il sistema per indicare in tempo reale dove ci si trova potrebbe essere aggiornato con alcune [funzionalità](<http://www.webnews.it/2010/10/29/facebook-places-il-geo-tag-che-ti-premia/>) tese a incentivarne l'utilizzo. Gli utenti usano Luoghi meno del previsto e così quelli di Facebook starebbero pensando a un sistema a premi per indurre gli iscritti al social network a condividere con maggiore frequenze la loro posizione e quella dei loro amici. Taggando almeno tre propri amici in alcuni negozi, un utente potrà ricevere in omaggio un premio. Non è ancora dato sapere quali premi saranno messi a disposizione e forse si potrebbe trattare di riconoscimenti simbolici, come avviene già su [Foursquare](<https://www.ilpost.it/2010/07/01/a-che-cosa-serve-foursquare/>).
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>>> **Facebook Phone**
> [ Secondo](<http://techcrunch.com/2010/10/29/facebook-holding-special-mobile-event-this-wednesday/>) _TechCrunch_ , nel corso dell'evento di mercoledì prossimo, Mark Zuckerberg potrebbe presentare il primo di una serie di telefoni cellulari costruiti appositamente per sfruttare al meglio le funzionalità offerte da Facebook. Di uno "smartphone di Facebook" si parla da settimane, ma in più di una [occasione](<https://www.ilpost.it/2010/09/23/la-versione-di-zuckerberg-sullo-smartphone-di-facebook/>) i responsabili del social network hanno cercato di ridimensionare le indiscrezioni, affermando di essere al lavoro con i produttori di cellulari per migliorare le funzionalità dell'applicazione per accedere a Facebook e nulla più.
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>>> **Facebook Mail**
> Di un sistema di posta elettronica con tanto di indirizzi "@facebook.com" se ne parla da anni, ma il social network ha sempre evitato questa strada cercando di migliorare il proprio sistema interno per l'invio e la ricezione dei messaggi. Forte di mezzo miliardo di iscritti, Facebook potrebbe fare affidamento su una grande quantità di utenti, ma alcuni precedenti inducono alla cautela. MySpace lanciò un servizio di posta elettronica con il proprio dominio, ma senza ottenere il successo sperato.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Facebook presenta novità sul mobile | Che cosa presenta Facebook oggi | 0.876246 | https://www.ilpost.it/2010/10/30/facebook-presenta-novita-sul-mobile/ | https://www.ilpost.it/2011/07/06/che-cosa-presenta-facebook-oggi/ |
La amministrazione Trump comincia a prendere forma. Una brutta forma. Se ci sono ancora speranze che per quanto riguarda la politica estera il neo presidente scelga qualche figura autorevole e minimamente equilibrata - in agenda c'è un incontro con Mitt Romney, suo arcinemico in campagna elettorale - i primi nomi sono pessimi. E confermano l'idea che Trump preferisca circondarsi di fedelissimi e non di figure capaci - quando si vince un'elezione, si cerca, nel proprio partito, la gente migliore, non solo quella ideologicamente affine.
Il primo nome era di quelli quasi certi di entrare nella futura amministrazione Trump: il senatore dell'Alabama **Jeff Sessions, destinato al Dipartimento di Giustizia,** è infatti tra i primi eletti a schierarsi con il miliardario durante le primarie. Tra i sostenitori del neo eletto presidente, Sessions è tra i pochi a poter dire di avere una qualche esperienza di governo e gestione delle cose a Washington, pur essendo un razzista.
**Veterano dell 'esercito, Sessions è un membro anziano del Comitato dei servizi armati del Senato. Da venti anni in Congresso, sappiamo già che l'audizione per la sua conferma in Senato sarà furiosa. Nel 1986, il senatore dell'Alabama, forse lo Stato più razzista di tutti, è diventato il secondo candidato giudice federale a non essere confermato del Senato a causa dei suoi commenti razzisti.** Aveva chiamato "boy", ragazzo, un procuratore afroamericano e dichiarato che «quelli del Ku Klux Klan mi andavano bene fino a quando non ho scoperto che fumavano marijuana».
Sessions ha sempre negato - ovviamente - di essere un razzista. Ma ha sostenuto che l'NAACP, la associazione che si batte per i diritti dei neri e la American Civil Liberties Union si possono definire "anti-americane". Nel complesso un membro dell'estrema destra repubblicana delle peggiori in un posto delicato dopo che i democratici si erano impegnati a una riforma della polizia ed avevano aperto diverse inchieste federali sui casi di afroamericani uccisi da poliziotti.
**Mike Pompeo, 52 anni, diventerà invece direttore della CIA.** Eletto in Congresso nel 2010 durante la rivolta del Tea Party è un **critico virulento dell 'accordo con l'Iran** e ha sostenuto che tutti i musulmani sono potenzialmente complici degli attacchi terroristici. Non solo, ha definito un fuorilegge Snowden ed era parte dell'inutile commissione su Bengasi che ha interrogato Clinton per due volte.
**Il consigliere per la sicurezza nazionale sarà invece il generale in pensione Michael Flynn** ex direttore della Defense Intelligence Agency dalla quale venne licenziato nel 2010 in circostanze poco chiare. Lui ha sostenuto che la sua linea dura contro l'Isis non piacesse alle mammolette della Casa Bianca. Molti parlano di una gestione caotica e di maltrattamenti al personale. In una mail uscita via Wikileaks, l'ex Segretario di Stato e generale Collin Powell scrive: «Ho parlato con gente della DIA…mi hanno detto che maltrattava lo staff, lavorava contro le indicazioni dell'amministrazione e gestiva male. Dopo di allora è diventato una specie di strano personaggio destrorso». **Flynn ha sostenuto la vicinanza con la Russia contro l 'Isis e al Nusra e, tra le altre cose, consigliato via twitter il libro del suprematista bianco Mike Cernovich, uno dei membri del movimento di destra alt-right **(ne parleremo domenica su questo sito).
**PS: I** n questi dieci giorni dalle elezioni gli incidenti razzisti di vario ordine e grado sono aumentati a dismisura, segnala il Southern Poverty Law Center. Le nomine non contribuiranno a calmare il clima.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| I primi nomi dell'amministrazione Trump sono molto brutti. Ecco chi sono | Chi è Pence, il vice di Trump (e chi sono i protagonisti della convention-circo) | 0.859054 | https://left.it/2016/11/18/i-primi-nomi-dellamministrazione-trump-sono-molto-brutti-ecco-chi-sono/ | https://left.it/2016/07/14/chi-parlera-al-circo-trump-una-convention-repubblicana-posticcia-e-sottotono/ |
>>>
>>> La cosa era trapelata inizialmente negli articoli dei retroscenisti, una tra le cento ipotesi di cui si ragionava all'indomani dell'uscita dei finiani dal PdL e dalla loro astensione sulla mozione di sfiducia del sottosegretario Caliendo. Ora ne parlano apertamente diversi membri del governo, quindi sembra cosa fatta: prendiamola comunque con le molle, ché agosto è lungo, ma a oggi la strategia di Berlusconi al ritorno dalle vacanze sembra segnata.
>>>
>>> Il premier ha intenzione di presentarsi in parlamento e chiedere la fiducia, sulla base di un documento programmatico condensato in quattro punti fondamentali: la giustizia, il fisco, il federalismo e il sud. Ovviamente, l'elencazione dei quattro punti di per sé non vuol dire molto, se non si approfondisce il loro contenuto. Sui giornali di oggi ne discutono tre membri del governo - Bossi, La Russa e Frattini - e probabilmente andrà avanti così fino alla fine del mese: tirando il contenuto dei quattro punti da una parte o dall'altra, infatti, aumentano o diminuiscono le possibilità che Futuro e libertà voti la fiducia al governo, e che quindi si evitino le elezioni anticipate.
>>>
>>> Il capitolo sulla giustizia sarà probabilmente il più delicato. Liana Milella su Repubblica sostiene che ne faranno parte il processo breve, il lodo Alfano costituzionale, la legge sulle intercettazioni forse in una nuova scrittura. Lo stesso Frattini oggi sul Corriere della Sera sottolinea che i finiani hanno già votato il processo breve in parlamento, nonché il lodo Alfano. Le altre questioni però non sono da meno: sul federalismo si misurerà il peso della Lega Nord e l'attenzione dei finiani a un tema che gli è caro, l'unità nazionale. Sul sud il governo rivendicherà i suoi meriti nella lotta alla criminalità organizzata e i finiani diranno probabilmente che non è abbastanza, come già sottolineato da Fabio Granata nei giorni scorsi. Sul fisco dovrebbero esserci meno problemi, ma i finiani potrebbero chiedere maggiori garanzie e interventi sul fronte dell'evasione fiscale.
>>>
>>> Tutto questo naturalmente vale finché Berlusconi non cambia idea. Già oggi nel PdL le idee non sembrano essere chiarissime, e una lettura trasversale dei giornali di oggi ce ne offre un esempio. Il ministro della difesa Ignazio La Russa, intervistato da Repubblica, chiede in modo piuttosto roboante che ai quattro punti se ne aggiunga uno: un'ulteriore stretta sull'immigrazione. Uno si chiede di cosa si potrà trattare, considerate le leggi già vigenti in Italia: in realtà leggendo l'intervista si apprende che La Russa propone semplicemente di mandare altri soldati per le strade, qualcuno in più di quelli che sono già in circolazione adesso. Che è un po' scarna come proposta, per essere considerata al pari delle altre quattro. Che rientra nelle sue competenze solo in modo laterale, visto che l'immigrazione è materia che compete al ministro dell'interno. Che quindi è evidentemente un pretesto per stuzzicare Fini su uno dei fronti su cui ha cercato di mostrarsi diverso dal governo, l'immigrazione. I finiani non hanno replicato, per ora. Ma forse La Russa avrebbe fatto meglio a informare della sua uscita il ministro Frattini, che sempre oggi sul Corriere della Sera dice perentoriamente che "i quattro punti non sono modificabili". Finché durano.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| I quattro punti | La manovra economica in progress | 0.885043 | https://www.ilpost.it/2010/08/08/berlusconi-fiducia-quattro-punti/ | https://www.ilpost.it/2011/08/15/modifiche-manovra-economica/ |
11 giugno 2014 14:13
Una selezione di illustrazioni animate dei migliori e dei peggiori momenti nella storia dei Mondiali di calcio.
Finora, il rigore di Baggio del 1994 è quello che ha ispirato più illustratori.
Tutte le animazioni
sono sul sito del progetto.
(
mru
)
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Brasile
Italia
mondiali
Grafica
Calcio
Animazione
Illustrazione
La stanza dei grafici
| Cinque secondi mondiali | Ricette cromatiche | 0.775623 | https://www.internazionale.it/opinione/la-stanza-dei-grafici/2014/06/11/cinque-secondi-mondiali | https://www.internazionale.it/opinione/la-stanza-dei-grafici/2013/06/27/ricette-cromatiche |
11 ottobre 2016 18:01
Barro (con Serena Altavilla),
Vai
Più o meno una volta all’anno c’è una riscoperta del Brasile. Ora c’è Barro, un pernambucano di Recife che con l’album
Miocardio
mostra quella combinazione di cuore e muscolo che, da Tom Jobim in qua, torna sovente a incantarci. Lui cerca l’identità nelle collaborazioni, coinvolge produttori diversi e ingaggia duetti con donne di varie nazionalità, come la vocalist dei Calibro 35 in una versione semi-italiana del suo primo singolo. Speriamo la usino almeno come sigla di un programma di calcio non troppo fesso, tipo
Tiki taka
.
2. Raphael Gualazzi (con Malika Ayane),
Buena fortuna
Nel duetto faux bossa stile scalo a Rio (ancora meglio del tormentino pseudo-Battiato che tanta fortuna estiva ha avuto), ecco un plausibile autoritratto di questo artista dotato e onnivoro. Camaleonte e cuorcontento per un intero album (
Love life & peace
), sempre alla maniera di qualcuno o qualcosa. La sua stessa titolarità viene in qualche modo resa incerta dalla dicitura in testa alle note di copertina: “Un progetto di Caterina Sugar Caselli”. Ma anche se è un Frankenstein ottimizzato per il pop d’intrattenimento, è simpatico.
3. Afasol,
Rio de Jannelli
È la sigla ufficiale di Capire Giannelli, pagina Facebook dedicata alle esegesi del vignettista del Corriere della Sera. È una piccola consorteria cult livornese il cui vero habitat è il suo universo estetico fatto di grisaglia, stringate falliche e agiatezze estinte dagli anni cinquanta. Mediante il riciclo di un antico spot dell’Amaro Cora con saggio di danza, tutto ciò è reso in una breve, lenta bossa nova con loop di fax e un recitativo, affidato a voci sintetiche, che è anche un omaggio a Paolo Conte. Una sinestesia tanto azzeccata da mandare in solluchero.
Questa rubrica è stata pubblicata il 7 ottobre 2016 a pagina 94 di Internazionale.
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Musica
| Caipirinha all’italiana | Fangoterapie | 0.89127 | https://www.internazionale.it/opinione/pier-andrea-canei/2016/10/11/barro-gualazzi-afasol | https://www.internazionale.it/opinione/pier-andrea-canei/2010/11/11/fangoterapie |
Le temperature globali tra gennaio e settembre 2016 sono state maggiori di circa 0,88°C rispetto alla media del periodo di riferimento (1961-1990). I dati preliminari del mese di ottobre indicano che la tendenza verrà confermata e che il 2016 potrebbe diventare l'anno più caldo mai registrato.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Secondo le previsioni dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) il 2016 sarà l'anno più caldo mai registrato | Come sono finite le partite di sabato della Serie A | 0.799235 | https://www.ilpost.it/2016/11/14/secondo-le-previsioni-dellorganizzazione-meteorologica-mondiale-wmo-il-2016-sara-lanno-piu-caldo-da-quando-si-registrano-le-temperature/ | https://www.ilpost.it/2016/10/15/serie-a-partite-risultati-8-giornata-2016/ |
>
> La 90ª edizione degli [Oscar 2018](<https://www.ilpost.it/2018/03/04/oscar-2018-notte-guida/>), i premi assegnati dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, si tiene stanotte al Dolby Theatre di Los Angeles. Per il secondo anno consecutivo è presentata dal conduttore e comico Jimmy Kimmel. Gli Oscar 2018 si possono in seguire in diretta sia su Sky che in chiaro sul digitale terrestre. Le trasmissioni – con collegamenti, discussioni, chiacchiere, tappeti rossi e persone che ci camminano sopra – sono iniziate alle 23.00 e la cerimonia degli Oscar vera e propria è iniziata quando a Los Angeles erano le 17, cioè le due di notte in Italia: andrà avanti per circa tre ore.
>
>> [I vincitori degli Oscar 2018, in ordine](<https://www.ilpost.it/2018/03/05/oscar-2018-vincitori/>)
>
> Agli Oscar, tra premianti e premiati ci saranno come al solito tantissime facce note. I favoriti per il Miglior film sono _La forma dell’acqua_ e _Tre manifesti a Ebbing, Missouri;_ ma è un anno in cui [ci si aspetta che tanti film si divideranno i premi](<https://www.ilpost.it/2018/03/02/oscar-2018-previsioni/>) principali. _Chiamami col tuo nome_ , del regista italiano Luca Guadagnino _,_ è considerato favorito per l’Oscar alla Miglior sceneggiatura non originale.
>
> ### Dove guardare gli Oscar in diretta
>
> In Italia la cerimonia degli Oscar 2018 si può seguire in televisione sia su Sky Cinema Oscar HD (canale 304 del satellite) che in chiaro su TV8 (canale 8 del digitale) a partire dalle 22.50. In streaming da pc, tablet e smartphone si può seguire sulla piattaforma di SkyGo, per chi è già abbonato a Sky, oppure gratis sul sito di TV8, raggiungibile [da qui](<http://tv8.it/streaming.html>).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Premi Oscar 2018: la cerimonia in diretta TV e in streaming | Oscar 2017: come vedere in streaming o in tv la cerimonia | 0.947671 | https://www.ilpost.it/2018/03/04/oscar-2018-diretta-tv-streaming/ | https://www.ilpost.it/2017/02/26/oscar-cerimonia-streaming-tv/ |
Compagni progressisti, il nome ‘compagni’ non so chi ve l’ha dato, ma in fondo vi sta bene, tanto ormai è squalificato.
Compagni progressisti, ricordo ancora le manifestazioni per i porti aperti, ricordo quando indossavate le “Orange vest” e quando protestavate contro Salvini al grido di “Restiamo umani”. Mi piaceva la vostra opposizione a politiche migratorie de-umanizzanti, mi piaceva il vostro interesse per il rispetto dei diritti umani.
Tuttavia, mi piaceva meno il fatto che il vostro interesse finiva una volta raggiunta la banchina di un porto italiano, mi piaceva di meno il fatto che non avevate alcun dress code per protestare contro il caporalato, lo sfruttamento di manodopera a basso costo e l’arruolamento spesso forzoso (per assenza di alternative legali) di quegli esseri umani nella fila della criminalità organizzata.
Però, in cuor mio, continuavo a coltivare la speranza che voi, compagni progressisti, sareste stati quelli che si sarebbero eretti a baluardo dei diritti fondamentali e del rispetto della dignità umana, allorché la Storia ci avesse posto al bivio della barbarie.
Ora, di fronte alla sospensione dei diritti fondamentali per chi ha scelto, in assenza di obbligo, di non ottemperare al comportamento desiderato dal potere politico, ero convinto che sareste “rimasti umani”. Ero convinto che sarebbe stato qualcuno di voi a far notare non ogni mezzo è legittimo per raggiungere il fine e a dire “Giusto vaccinarsi… ma ora basta! A tutto c’è un limite e, nella nostra Repubblica, è la pari dignità sociale”. Ho creduto che avreste saputo distinguere la posizione sui vaccini, da quella sul (super/mega) Green Pass e che avreste protestato affinchè, soprattutto in assenza di un obbligo vaccinale posto per legge, non si creasse alcuna cittadinanza di serie B per chi non era ancora convinto alla vaccinazione, tanto più dopo aver constatato che anche i vaccinati possono trasmettere il virus. Confidavo nel fatto che avreste avuto a cuore i principi dello Stato di Diritto e del costituzionalismo e che avreste compreso che tenere saldi tali presidi di civiltà è ancora più importante in tempesta che in bonaccia.
Credevo, persino, che qualcuno di voi, compagni progressisti, avrebbe osato sfidare le multinazionali del farmaco (che stanno realizzando profitti da capogiro grazie a trattamenti sanitari che abbiamo pagato due volte e a caro prezzo: la prima in fase di ricerca e sviluppo, la seconda per l’acquisto), rivendicando la necessità ineludibile di una ricerca e di un industria del farmaco pubblica. Speravo anzi che qualcuno di voi avrebbe fatto notare l’antiscientificità insita non solo nell’esclusione dalla campagna vaccinale di sieri validati ma sviluppati in blocchi geopolitici diversi dal nostro (quale il Soberana, prodotto a Cuba, il Sinovac e Sinopharm, prodotti in Cina, e lo Sputnik, prodotto in Russia), ma anche nel mancato riconoscimento di questi vaccini ai fini del GreenPass.
Pensavo che qualcuno avrebbe anche alzato la voce per dire che una campagna vaccinale civile (in uno stato costituzional-democratico, giusto ricordarlo) deve porsi l’obiettivo di convincere con la forza delle argomentazioni e di dati trasparenti, non quello di seminare odio e ricattare con la violenza della sospensione di diritti costituzionali.
Immaginavo che, almeno voi, avreste avuto la forza e la lucidità di guardare ad una persona non vaccinata come ad un fratello/sorella, ad un concittadino/a, degno/a di pari considerazione e diritti, anche qualora abbia delle idee considerate sbagliate o addirittura “antiscientifiche”. Ero sicuro vi sareste ricordati del pluralismo, di “Liberté, Égalité, Fraternité”.
Compagni progressisti, ho creduto che avreste rifiutato con sdegno la retorica dell’uomo forte e solo al comando, che avreste respinto la torsione autoritaria che sta maturando in seno al finanzcapitalismo, che vi sareste opposti alla proroga permanente dello stato d’emergenza e che avreste preteso anche voi il ritorno della piena agibilità costituzional-democratica.
Poi, però, vi ho visto abbarbicati a difesa del governo di un cinico banchiere, “vile affarista” (cit.) e affamatore di Popoli (per maggiori informazioni, citofonare Grecia).
Vi ho visto sostenere, senza scrupolo alcuno e probabilmente per mero conformismo, discriminazione, sospensione dei diritti fondamentali (tra cui quello al lavoro) e campagne d’odio contro i non vaccinati.
Vi ho visto, per oltre un anno, sciolti in amorosi sensi con quel Salvini che definivate “fascista”, in un governo a trazione nordista e confindustriale. Ma come si definisce, ora, secondo i vostri schemi, chi governa con i “fascisti”?
Questa vista mi rimanda all’idea che il vostro era tutto un teatrino: uno spettacolo in cui avete interpretato la parte dei buoni grazie ad un copione che costa poco (“salviamo vite in mare”). Così, mentre capitalizzavate consenso su un umanitarismo spicciolo a bassissima intensità politica, i governi e le istituzioni tecnocratiche che sostenevate e sostenete (anche indirettamente, perché non contrastare o rimanere silenti, in fondo, questo significa) rovinavano le vite dei lavoratori “a terra”, tanto italiani quanto stranieri, in modo da favorire le rendite (da capitale) dei soci vitalizi del potere. Un copione talmente inoffensivo rispetto alle oligarchie economico-finanziarie, da cui si supponeva avreste dovuto difendere le ragioni degli ultimi, che queste hanno cominciato a sostenere e finanziare i vostri leader e a scritturare i vostri teatranti.
Sul vostro conto mi sbagliavo: “Stay human” per voi è stato solo un motto utile ad ostentare una supposta superiorità morale che in ultima istanza si è rivelata un sonnifero della ragione, un moralismo senza morale.
Proprio oggi [l’articolo è stato scritto l’11 gennaio 2022 N.d.R.], a 23 anni esatti dalla scomparsa del maestro Faber, è proprio il caso di dirlo: compagni progressisti, “per quanto voi vi crediate assolti, Siete per sempre coinvolti”. | Stay human? | Cari italiani… | 0.755825 | https://www.lafionda.org/2022/01/12/stay-human/ | https://www.internazionale.it/opinione/philippe-ridet/2013/03/05/cari-italiani |
>
> A partire da domenica 29 settembre le canzoni più famose e apprezzate di Lucio Battisti saranno disponibili sulle principali piattaforme di musica in streaming, dopo una [lunga e travagliata vicenda](<https://www.ilpost.it/2017/10/12/diritti-autore-canzoni-lucio-battisti/>) che aveva reso praticamente impossibile l’ascolto online degli album realizzati con Mogol.
>
> Sony Music [ha confermato](<https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2019/09/28/news/battisti_mogol_online-237166656/>) che la situazione si è sbloccata, in seguito alla decisione di Editore Acqua Azzurra di affidare alla SIAE il mandato per raccogliere e ripartire i diritti delle sue canzoni sulle piattaforme online.
>
>> Sony Music, grazie alla decisione dell’Editore Acqua Azzurra di tornare a conferire mandato a SIAE per la raccolta e ripartizione dei diritti sulle opere musicali di propria titolarità sulle piattaforme online, torna a distribuire le relative canzoni, interpretate da Lucio Battisti, su tutte le piattaforme online di streaming e di download.
>
> Continueranno invece a non essere disponibili le canzoni scritte con Pasquale Panella, che fanno capo a Editore Aquilone che non ha ancora dato mandato per le piattaforme online. L’arrivo delle canzoni di Battisti-Mogol coincide con il 29 settembre, titolo di una delle loro canzoni più famose.
>
>> [Un po' di canzoni di Lucio Battisti](<https://www.ilpost.it/2013/03/05/lucio-battisti-playlist/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Le canzoni di Battisti e Mogol arrivano in streaming | La cantante Adele intervistata a "Che tempo che fa" | 0.833413 | https://www.ilpost.it/2019/09/28/battisti-mogol-canzoni-streaming/ | https://www.ilpost.it/2015/12/07/intervista-adele-che-tempo-che-fa-video/ |
12 giugno 2017 10:04
La Manica non è mai sembrata così larga. Giovedì Theresa May
non ha ottenuto il mandato popolare
che cercava, mandato ottenuto invece domenica da Emmanuel Macron, che ha aggiunto alla sua vittoria presidenziale la promessa di
una solida maggioranza parlamentare
.
May entra in crisi
e avrà serie difficoltà a restare in carica a lungo, mentre (a prescindere dall’astensione record) Macron si installa saldamente ai comandi. Ben oltre i destini dei due protagonisti, questo scenario ha due conseguenze.
La prima è che il Regno Unito entra in una profonda e duratura crisi politica, mentre la Francia vuole chiaramente voltare pagina dopo lunghi anni di marasma e ripartire con il piede giusto. La seconda, più importante, è che questa ripresa della Francia le restituisce un peso in Europa che il Regno Unito ha doppiamente perduto scegliendo la Brexit prima di bocciare, meno di un anno dopo, la Brexit dura voluta da May e presentarsi al negoziato sull’uscita dall’Unione senza sapere cosa vorrebbe ottenere o evitare.
In tre giorni tutto è cambiato in Europa. Già non c’erano più i britannici a tirare il freno dell’integrazione economica e politica, e gli altri stati che non sono favorevoli a questo percorso non potevano più appoggiarsi a Londra. I rapporti di forza, insomma, erano già cambiati, ma da giovedì scorso i sovranisti e le nuove estreme destre non possono più sostenere che la Brexit è l’esempio da seguire, perché nemmeno i britannici sembrano più sicuri della loro scelta.
Quando francesi e tedeschi ritrovano la loro intesa la situazione cambia inevitabilmente
Non solo i difensori dell’unità europea ne escono rafforzati, ma questo cambiamento arriva nel momento in cui il nuovo presidente francese ha come obiettivo primario riportare l’Unione sul binario corretto e in cui la Germania ha appena sposato l’idea francese della potenza Europa, di un’Unione politica che possa avere un ruolo determinante sulla scena internazionale.
Il momento giusto
Ma davvero questo progetto potrebbe concretizzarsi? Angela Merkel ed Emmanuel Macron ne sono convinti. I loro consulenti e i loro ministri hanno il compito di lavorare in questa direzione e presentare nuove proposte comuni. La Francia e la Germania convergono nuovamente su una volontà condivisa di far progredire l’Unione. Parigi e Berlino potrebbero annunciare tra un mese la creazione di un fondo comune destinato a finanziare i primi passi verso una difesa europea. Quando francesi e tedeschi ritrovano la loro intesa e sono d’accordo per smuovere le acque la situazione cambia inevitabilmente, ma non è tutto.
C’è anche Donald Trump, la cui imprevedibilità spinge gli europei, tutti gli europei e non solo inglesi e francesi, a prendere in mano il proprio destino. Le nostalgie imperiali di Vladimir Putin e il caos crescente in Medio Oriente spingono l’Europa ad accelerare i tempi, tanto più che la presenza dell’ombrello americano non è più garantita.
In Europa tutto cambia perché il Regno Unito si è tirato fuori e perché tutto cambia anche nel resto del mondo.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Regno Unito
| Da Parigi e Londra buone notizie per l’Europa | Il ritorno del tandem franco-tedesco | 0.855355 | https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2017/06/12/parigi-londra-europa | https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2015/03/11/il-ritorno-del-tandem-franco-tedesco |
>>
>> In giorni come questi le agenzie fotografiche propongono una vasta quantità di foto molto simili tra loro sebbene provenienti da posti lontani diversi. Che [fa molto freddo in Italia](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/notizie-maltempo/>) lo sapete: lo stesso avviene in quasi tutta l'Europa e ci sono fontane ghiacciate e strade coperte di neve dalla Germania alla Spagna, dalla Svizzera alla Francia, dalla Macedonia all'Inghilterra, dalla Serbia alla Romania. E a Kabul, [dove ormai ci hanno fatto l'abitudine](<https://www.ilpost.it/2012/02/03/la-neve-in-afghanistan/>).
>>
>> [ ](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/heavy-snow-falls-across-united-kingdom/> "vai alla fotogallery")
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/heavy-snow-falls-across-united-kingdom/>)
>>
>> Londra, Inghilterra
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/a-woman-walks-along-a-bartholdi-fountain/>)
>>
>> Lione, Francia
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/a-dog-walks-on-a-snow-covered-street-in/>)
>>
>> Belgrado, Serbia
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/a-man-walks-under-an-umbrella-during-a-s/>)
>>
>> Skopje, Macedonia
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/a-man-clears-snow-from-his-car-on-februa/>)
>>
>> Skopje, Macedonia
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/arctic-temperatures-hit-germany/>)
>>
>> Berlino, Germania
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/the-kings-troop-royal-horse-artillery-prepare-to-leave-their-st-johns-wood-barracks-for-woolwich-2/>)
>>
>> Londra, Inghilterra
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/communal-workers-clean-a-snow-on-indepen/>)
>>
>> Kiev, Ucraina
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/aptopix-switzerland-europe-weather-2/>)
>>
>> Davos, Svizzera
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/people-walk-with-their-umbrellas-during/>)
>>
>> Burgos, Spagna
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/afghan-youths-pose-with-a-snow-horse-in/>)
>>
>> Kabul, Afghanistan
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/people-walk-in-the-luxembourg-garden-as/>)
>>
>> Parigi, Francia
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/a-frozen-fountain-stands-in-front-of-buc/>)
>>
>> Londra, Inghilterra
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/strollers-walk-on-the-frozen-banks-of-th/>)
>>
>> Amburgo, Germania
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/a-woman-walks-during-a-heavy-snowfall-in/>)
>>
>> Sofia, Bulgaria
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/a-pictured-taken-shows-boats-after-snow/>)
>>
>> La Tremblade, Francia
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/an-unidentified-montenegrin-woman-clears/>)
>>
>> Podgorica, Montenegro
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/us-secretary-of-state-hillary-clinton-2/>)
>>
>> Sofia, Bulgaria
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/snow-covers-on-february-5-2012-the-shor/>)
>>
>> Ronne, Danimarca
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/aptopix-romania-europe-weather/>)
>>
>> Bucarest, Romania
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Freddo dappertutto | La neve in Afghanistan | 0.891657 | https://www.ilpost.it/2012/02/06/freddo-dappertutto/ | https://www.ilpost.it/2012/02/03/la-neve-in-afghanistan/ |
Le meditazioni della Via Crucis officiata da Papa Francesco a Roma il 10 aprile 2020 sono state proposte dalla cappellania della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova. Raccogliendo l’invito di Papa Francesco, quattordici persone hanno meditato sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo rendendola attuale nelle loro esistenze. Tra loro figurano cinque persone detenute, una famiglia vittima di un reato di omicidio, la figlia di un padre condannato alla pena dell’ergastolo, un’educatrice del carcere, un magistrato di sorveglianza, la madre di una persona detenuta, una catechista, un frate volontario, un agente di polizia penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia dopo otto anni di processo ordinario.
Accompagnare Cristo sulla Via della Croce, con la voce rauca della gente che abita il mondo delle carceri, è stata l’occasione per assistere al prodigioso duello tra la Vita e la Morte, scoprendo come i fili del bene si intreccino inevitabilmente con i fili del male.
> Contemplare il Calvario da dietro le sbarre è un invito a credere che un’intera vita si possa giocare in pochi istanti, com’è accaduto al buon ladrone.
Basterà riempire quegli attimi di verità: il pentimento per la colpa commessa, la convinzione che la morte non è per sempre, la certezza che Cristo è l’innocente ingiustamente deriso. Tutto è possibile a chi crede, perché anche nel buio delle carceri risuona l’annuncio pieno di speranza: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Se qualcuno gli stringerà la mano, l’uomo che è stato capace del crimine più orrendo potrà essere il protagonista della risurrezione più inattesa. Certi che «anche quando il male e la sofferenza vengono narrati si può lasciare spazio alla redenzione, riconoscendo in mezzo al male il dinamismo del bene e dargli spazio» (Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2020).
> È così che la Via Crucis diventa una Via Lucis.
I testi, raccolti dal cappellano don Marco Pozza e dalla volontaria Tatiana Mario, sono stati scritti in prima persona. Si è scelto volutamente di non mettere il nome: chi ha partecipato a questa meditazione ha deciso di prestare la sua voce a tutti coloro che, nel mondo, condividono la stessa condizione. In quella serata, nel silenzio delle galere, la voce di uno ha voluto diventare voce di tutti.
Un grazie di cuore all’intera comunità della Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova, alle quattordici persone che hanno donato la loro storia e a Paolo Possamai (direttore del «Mattino di Padova» e delle altre testate Gedi del Veneto), protagonista involontario di una lettera nella quale era nascosto l’incipit di un viaggio che, il Venerdì Santo, ha commosso il mondo intero. Una contaminazione di croci, crocifissi, crocifissori.
Di poveri cristi.
A Papa Francesco: per un gesto così coraggioso da apparire profezia.
Scarica l’articolo in [pdf](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=758395&action=seed_download_download&type=pdf>) / [txt](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=758395&action=seed_download_download&type=txt>) / [rtf](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=758395&action=seed_download_download&type=rtf>) /
| La Via Crucis diventa una Via Lucis | Tutto il mondo fuori", documentario sulle carceri tra realismo e poesia | 0.802486 | https://www.agensir.it/chiesa/2020/06/03/la-via-crucis-diventa-una-via-lucis/ | https://www.agensir.it/italia/2020/05/08/tutto-il-mondo-fuori-documentario-sulle-carceri-tra-realismo-e-poesia/ |
>>>
>>> Asserragliato nel bunker, Hitler inveisce contro i suoi gerarchi per l'ultimo modello dell'iPhone, per la nuova versione di Facebook o per qualsiasi altra diavoleria tecnologica che non raccoglie i favori del Führer. I video con le scenate di Hitler sono diventati un tormentone online e seguono sempre il medesimo meccanismo: si prende la drammatica scena del film _La Caduta_ in lingua originale e si inseriscono sottotitoli di fantasia per far dire al protagonista peste e corna sulle ultime novità in campo tecnologico e non solo. Un format di successo, che però potrebbe avere i giorni contati.
>>>
>>> Constantin Film, la società tedesca che ha prodotto il film del 2004, ha ottenuto la rimozione di alcuni video da YouTube contenenti le scene della _Caduta_ per violazione del diritto d'autore. Il portale per la condivisione dei filmati ha così rimosso diverse parodie, compreso un video caricato da poco sulle prime indiscrezioni legate all'iPhone di nuova generazione.
>>>
>>> Alcuni filmati ora non più visibili contavano diverse centinaia di migliaia di visualizzazioni, a conferma del successo della parodia dell'intensa scena recitata da Bruno Ganz nel film. Utilizzando i sistemi di identificazione dei video simili tra loro, YouTube potrebbe rimuovere rapidamente la maggior parte dei filmati, anche se sul portale esistono decine e decine di doppioni caricati dagli utenti, come [ammettono](<http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/magazine/8617454.stm> "The rise, rise and rise of the Downfall Hitler parody") gli stessi responsabili di Costantin:
>>>
>>>> Si tratta di un'impresa che non potrà mai avere una fine. Ne compaiono sempre di nuovi ogni volta che ne leviamo uno. […] Da un lato siamo fieri che il film abbia un gruppo così ampio di fan e che gli utenti lo utilizzino per le loro parodie. Dall'altro cerchiamo di proteggere gli artisti.
>>>
>>> Secondo [TechCrunch](<http://techcrunch.com/2010/04/19/hitler-parody-takedown/> "Hitler Is Very Upset That Constantin Film Is Taking Down Hitler Parodies Read more: http://techcrunch.com/2010/04/19/hitler-parody-takedown/#ixzz0liPPhlE1"), Constantin dovrebbe tornare sui propri passi rinunciando alla rimozione del frammento del film, che ha contribuito a far conoscere _La Caduta_.
>>>
>>> Naturalmente delle parodie del film esiste anche una parodia. Finché dura.
>
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Rimozione forzata per Hitler su YouTube | PewDiePie si è messo molto nei guai | 0.83739 | https://www.ilpost.it/2010/04/21/hitler-youtube-parodia-caduta/ | https://www.ilpost.it/2017/02/14/pewdiepie-messaggi-antisemiti-nazismo-wall-street-journal/ |
18 agosto 2014 18:13
Una manifestazione il 17 agosto a Los Angeles contro l’uccisione di Ezell Ford da parte della polizia l’11 agosto. (Kevork Djansezian, Getty Images)
L’uccisione di Michael Brown a Ferguson, in Missouri, non è un’anomalia: solo nell’ultimo mese sono quattro gli afroamericani uccisi dalla polizia.
Anche
Eric Garner, Ezell Ford e John Crawford III
sono stati uccisi da un poliziotto e le circostanze della loro morte sono ancora poco chiare, visto che la versione delle famiglie delle vittime e quella delle forze dell’ordine sono discordanti.
Scorrendo indietro negli anni
i casi simili aumentano
.
Nel 2007 un’inchiesta condotta da ColorLines e dal Chicago Reporter aveva concluso che c’era una sproporzione evidente tra le vittime della polizia in dieci città degli Stati Uniti, in particolare New York, San Diego e Las Vegas. Più recentemente, tra il 2006 e il 2012, secondo Usa Today ci sono stati 96 casi di poliziotti bianchi che hanno ucciso un afroamericano. E queste cifre riguardano solo uccisioni ritenute giustificate.
La famiglia di Michael Brown ha fatto eseguire
un’autopsia indipendente
da un medico legale di fiducia, Michael Baden, non fidandosi di quella eseguita dal medico legale del Missouri. Secondo Baden il giovane è stato ucciso da sei colpi di pistola di cui due alla testa, probabilmente da dietro. Ora si aspettano i risultati dell’autopsia federale, ma intanto
anche in altre città
sono scoppiate le proteste contro la militarizzazione della polizia e Barack Obama è tornato in anticipo dalle vacanze per affrontare l’emergenza.
Stati Uniti
Ferguson
Stefania Mascetti
Afroamericani
| Il problema dell’uomo nero | Un anno dopo Ferguson, cosa è cambiato | 0.784704 | https://www.internazionale.it/opinione/stefania-mascetti/2014/08/18/il-problema-delluomo-nero | https://www.ilpost.it/2015/08/09/ferguson-razzismo/ |
Ci sono tanti modi per impedire alle persone di spostarsi. Con una rapida ricerca su Google è possibile trovare un volo diretto che costa circa duecento euro e che in un’ora e venti porta da Tunisi a Roma.
Oppure si può prendere il traghetto: venti ore da Tunisi a Civitavecchia, viaggiando di notte. Il biglietto costa un centinaio d’euro.
Ma per spostarsi in aereo o in nave serve un visto. E chi non lo ha può solo fare la traversata del Mediterraneo su una di quelle imbarcazioni che a volte naufragano. Fino a 1.500 euro per viaggiare su barchini di ferro con a bordo anche centinaia di persone.
Le limitazioni agli spostamenti, però, non colpiscono solo le persone che sono costrette a migrare e a trasferirsi da un paese a un altro. Obioma Adesewa Okonkwo è un’avvocata nigeriana.
Era stata invitata in Costa Rica per parlare a un convegno e si era preoccupata di presentare i documenti per il visto mesi prima. Ma il visto non è arrivato e ha dovuto annullare il viaggio, come altri trecento partecipanti.
Hamira Kobusingye è un’attivista ugandese per il clima e racconta che spesso per ottenere il visto ha bisogno di chiedere lettere di raccomandazione. Che non sempre bastano: malgrado queste lettere Kobusingye non ha potuto partecipare alla conferenza sul cambiamento climatico di Bonn in Germania e alla conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua a New York.
Le storie di Okonkwo e di Kobusingye sono raccontate in un’inchiesta di Lin Taylor,
della Thomson Reuters Foundation
, su come la partecipazione alle conferenze e ai grandi convegni internazionali sia di fatto impedita alle persone che vivono in molti paesi del sud del mondo.
Con, nel caso delle conferenze sulle questioni ambientali, un effetto paradossale: sebbene l’Africa sia colpita in modo particolarmente violento dalla crisi climatica, le decisioni prese a livello internazionale non vedono il coinvolgimento di esperte e attivisti africani, a cui viene sistematicamente negato il visto dagli stessi paesi che ospitano le conferenze. ◆
Questo articolo è uscito sul
numero 1521
di Internazionale, a pagina 5.
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| Spostarsi | Perché i migranti non usano l'aereo? | 0.803664 | https://www.internazionale.it/magazine/giovanni-de-mauro/2023/07/20/spostarsi | https://www.ilpost.it/2018/06/25/migranti-aereo-barconi/ |
18 febbraio 2011 10:36
Cara Milana, perché ancora oggi ci sono persone che rifiutano l’aborto per motivi religiosi?
È difficile dire con esattezza quando comincia la vita. Tenendo presente il fatto che il cuore di mia figlia ha cominciato a battere dentro di me qualche settimana dopo il concepimento, possiamo cominciare questa discussione complessa: quell’embrione a cui batte il cuore può essere considerato un piccolo essere umano oppure è un insieme di cellule che, prendendo coraggio, comincia ad avere una vita propria? Rimuovere quel piccolo essere è un problema?
Credo che solo la donna e il suo compagno possano prendere questa decisione. Ma quando comincia la vita? All’atto del concepimento o al momento della nascita? Secondo la religione, la vita comincia con il concepimento. Come negarlo? E perché dovremmo, se nemmeno noi sappiamo la risposta? Una persona religiosa può rifiutare l’aborto per questo motivo, anche se siamo nel 2011 e non nel 1011.
Sono convinta che ogni donna ha il diritto di decidere da sola quando rimanere incinta, ma credo che per una donna credente sia più difficile decidere di abortire. Sono sicura che l’aborto è un momento molto difficile per tutte le donne. Così come so che a volte è inevitabile, ma di sicuro non è un atto innocuo. Lascia tracce sia sul corpo sia nell’anima. Le donne che hanno abortito lo sanno benissimo.
*Traduzione di Ivana Telebak.
Internazionale, numero
885
, 18 febbraio 2011*
| Quando comincia la vita | Una risposta giusta non c’è | 0.800466 | https://www.internazionale.it/opinione/milana-runjic/2011/02/18/quando-comincia-la-vita | https://www.internazionale.it/magazine/claudio-rossi-marcelli/2024/02/01/una-risposta-giusta-non-c-e |
Alcuni mesi fa un amico mi telefona per assistere in anteprima alla proiezione di un film. Ci troviamo sotto una pioggerella leggera e minacciosa in una piazza del centro di Roma, dalla quale ci avviamo spediti verso Palazzo Altemps, sede designata dell'evento. Arrivati in leggero anticipo, mentre alle nostre spalle un violento acquazzone prende a scrosciare, decidiamo di entrare e ci accomodiamo in una delle sale del museo, sotto lo sguardo della moglie morente del Galata suicida: l'originale di questa statua, che con fattura di estrema raffinatezza raffigura un gesto brutale – un omicidio/suicidio – apparteneva a un monumento trionfale con il quale, nel celebrare una vittoria della città di Pergamo sui Galati, si era voluto ricordare anche la virtù, espressa da tale barbarico gesto, dell'avversario sconfitto.
Eleusi
Difficile trovare un esempio più calzante per descrivere l'incolmabile distanza, in termini di scala di valori, che sta fra noi e il mondo antico: considerato l'argomento di cui tratterà
Agelastos Petra
, documentario greco del 2000 diretto da Filippos Koutsaftis, direi che siamo perfettamente in tema. Nel corso di una breve introduzione tenuta da Lina Protopapa – curatrice della versione sottotitolata in italiano – apprendiamo infatti che questo film, girato nell'arco di una decina di anni, racconta con un taglio documentaristico la storia più recente della città di Eleusi, portando avanti in parallelo un'accurata riflessione sul rapporto che intercorre tra la sua condizione presente e il tempo in cui questa borgata industriale, oggi devastata dallo sfruttamento del territorio e dalla speculazione edilizia, col suo celebre santuario e coi suoi rinomati Misteri ricopriva un ruolo di primaria importanza nel panorama spirituale dell'antico mondo mediterraneo.
In un saggio del 1955 intitolato
Rapporto con il divino
, Károly Kerényi presentava una breve disamina linguistica della parola tedesca
Umgang
(rapporto): nel soffermarsi sul suo significato letterale di "girare intorno" – da
um
(intorno) e
gehen
(andare) – egli sosteneva che questo "girare intorno" avrebbe dovuto essere il corretto atteggiamento da assumere qualora ci si fosse messi a indagare il contenuto di verità riposto nelle forme esteriori della vita religiosa dell'uomo antico. Ampliando il discorso, si potrebbe affermare che questo tipo di impostazione dovrebbe rappresentare un punto di vista da tenere ben presente qualora ci si avventurasse in una branca qualsiasi dell'impervio territorio degli studi sull'antichità. Nelle forme letterarie che la dinamica della tradizione ci ha fatto pervenire, l'antichità infatti ci parla, ma in una lingua che non sempre ci è dato di comprendere a pieno; viceversa, rinchiusa e sottratta allo scorrere del tempo all'interno dei musei, o nella forma di antiche vestigia sopravvissute all'azione dell'uomo e degli elementi, essa rimane muta, come mute sono le sue testimonianze iconografiche e architettoniche. Da questo silenzio, che sul piano del significato viene a coincidere coi concetti di
morte
e di
passato
, il film di Koutsaftis trova il modo per far risuonare le corde di un mondo sparito, al netto di qualsiasi atteggiamento di stampo romantico che avanzi la pretesa di riportare in vita ciò che non esiste più attraverso posticce operazioni di idealizzazione, di trascendimento esoterico o di strumentalizzazione del tempo antico. Il filo della narrazione di
Agelastos petra
, che si dipana in un arco di tempo di circa dodici anni, si muove su un doppio binario: se da un lato Koutsaftis parte dall'archeologia, presa in analisi in quanto tecnica di indagine privilegiata per lo studio dell'antichità, allo stesso tempo il suo lungo percorso di ricerca a Eleusi è scandito dagli incontri con la gente comune della città, ed è proprio da questo contatto tra la società presente e le testimonianze archeologiche che egli sembra trovare, in maniera del tutto originale, un modo per far riprendere voce al passato.
Sin dai primi tentativi di allacciare un dialogo col tempo antico di Eleusi, Koutsaftis sceglie di trattare le tombe, i sarcofaghi e le urne funerarie provenienti dagli scavi archeologici della città alla stregua di capsule temporali: le belle statue degli efebi e delle kore rimangono sullo sfondo, mentre sfilano in primo piano i resti umani e i corredi funerari provenienti dagli antichi cimiteri riportati alla luce durante le riprese. Come l'ideale di bellezza, che per duemila anni ha funzionato da lente attraverso cui mettere a fuoco lo spirito greco, prende corpo sul bel volto di un giovane operaio che lavora a uno scavo, allo stesso modo ciò che delle antiche tombe cattura l'occhio di Koutsaftis non è tanto il loro valore storico-archeologico, quanto l'incredibile quantità di materiale umano che da esse trasuda. Un sarcofago antropomorfo, due guerrieri sepolti in modo da guardarsi l'un l'altro, uno specchio su cui pare di scorgere riflesse le immagini di un'epoca remota e delle anfore contenenti i resti di bambini morti in età prematura: sono queste le forme con cui il mondo antico si presenta ai nostri occhi. Ma nel momento in cui queste figure silenziose vengono messe in relazione dinamica col tempo presente, ecco che all'improvviso esse diventano capaci di raccontare molto di più rispetto a quel che potrebbero uno studio scientifico, un'analisi dei dati o una rigorosa volontà classificatoria.
Agelastos petra, regia Filippos Koutsaftis, una scena del Film
È qui che Koutsaftis prende a calarsi nel pieno della storia recente di Eleusi – una storia fatta di immigrazione, di duro lavoro e di sofferenza – per ricercarvi, come in un gioco di specchi, delle immagini che siano in grado di mettere in moto un dialogo fruttuoso con il passato. I profughi giunti dalla Turchia all'inizio del XX secolo, che costituirono la manodopera a basso costo dello sciagurato sviluppo industriale dell'area, diventano allora un riflesso di quei movimenti migratori tra la Ionia e l'Attica che fecero la storia dell'antica civiltà greca; i culti cristiano-ortodossi dei santi protettori o delle madonne della semina rappresentano un importante punto di contatto col mondo antico, ma non tanto per via dei rimandi alle processioni misteriche o al mito della Kore, quanto per la familiarità con cui le vecchiette di Eleusi siedono sugli antichi marmi durante la celebrazione del vespro di settembre; i giovani lavoratori di un fast-food, edificato sul sito archeologico di un antico laboratorio di ceramica, paiono sovrapporsi ai manovali che sulle pietre estratte dal forno di quel laboratorio impressero l'impronta delle loro mani.
In
Agelastos Petra
sono i piccoli gesti quotidiani che richiamano comportamenti ancestrali a far rivivere il passato, come nella sequenza in cui una donna aiuta il marito pescatore a mettere in mare la barca con cui lui si recherà al lavoro. Ma a differenza di quanti nel passato – e, nello specifico di Eleusi, nel mito di Demeter e Persefone – vogliono ancora cercare delle risposte al mistero della morte, Koutsaftis riesce a mantenere una ferma consapevolezza del fatto che nulla è eterno, che il passato muore con gli uomini e che la morte è irrimediabile. Le stratificazioni dei diversi livelli urbanistici cui sembrano corrispondere, in un'allegoria della memoria, gli anni di lavorazione che il film ha richiesto – anni in cui possiamo vedere i bambini crescere e i vecchi morire – sembrano infatti rimandare alla dura realtà dello scorrere del tempo, di cui la morte è dominatrice indiscussa: la moglie del pescatore morirà, come anche morirà Pharmakis, misterioso personaggio a metà strada tra il mistico visionario e l'archeologo dilettante, che accompagnerà Koutsaftis lungo tutto il suo viaggio a Eleusi.
Vincere la morte, o quanto meno guadagnare un sereno equilibrio di fronte ad essa, era lo scopo degli antichi Misteri Eleusini: imparare a mantenere l'equilibrio, il giusto senso della misura, in tempi come i nostri in cui nulla è stabile e dei quali la città di Eleusi, col suo catastrofico vissuto quotidiano, potrebbe essere paradigma, sembra essere il messaggio che Koutsaftis ha voluto trasmettere col suo bellissimo film. Nelle toccanti sequenze della restauratrice del museo archeologico che ripulisce con cura infinita un piccolo ostrakon, o in quelle degli studenti medi della città che si riuniscono per protestare affinché le statue della Kore non vengano portate via, si possono intravvedere due piccoli esempi di come sia possibile stabilire un rapporto fecondo col tempo antico.
Se la memoria non è composta d'altro che dal susseguirsi delle generazioni, e se la tradizione è fatta di carne e sangue, il legame che va stabilito col passato deve essere un legame
umano
, con tutto il carico di difficoltà, ma anche di amore e tenerezza, che ciò comporta: soltanto così sarà possibile recuperare quanto di umano la storia, che è fatta dagli uomini e per gli uomini, può avere ancora da insegnare.
Leggi anche: Silvia Urbini,
Ritorno al Medioevo?
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| Pietre parlanti | La “clemenza” di un tiranno. La grazia a Patrick Zaki | 0.827144 | https://www.doppiozero.com/pietre-parlanti | https://www.micromega.net/la-clemenza-di-un-tiranno-la-grazia-a-patrick-zaki/ |
Lo scorso 8 giugno la pluridecennale vicenda del presunto “vaccino italiano” contro l’AIDS si è arricchita di un nuovo capitolo. A scriverlo è stato l’Istituto superiore di sanità (ISS) in un comunicato stampa dai toni trionfanti, ripreso da buona parte della stampa italiana -e non solo-: [“L'ISS in Sudafrica, il vaccino Tat migliora l'effetto dei farmaci anti-HIV”](<http://www.iss.it/aids/?lang=1&id=106&tipo=42>).
Il protagonista della nota, come spiegato dall’ISS, sarebbe un “vaccino terapeutico” sviluppato dal Centro Nazionale AIDS diretto da Barbara Ensoli in grado di indurre “una risposta immunitaria capace di migliorare l’efficacia dei farmaci anti-HIV, evidenziata da un aumento significativo di cellule T CD4”. I risultati della ricerca, [pubblicati sulla rivista “peer-review, open access “Retrovirology””](<http://retrovirology.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12977-016-0261-1>) non sono dunque quelli relativi ad un “vaccino” propriamente preventivo, come invece presentato superficialmente da chi ha ripreso l’ISS, ma di un “vaccino terapeutico” testato in uno studio di fase II in Sudafrica su 200 pazienti (metà vaccinati e metà controllo) nell’ambito di un programma di cooperazione bilaterale tra i due Paesi dal valore di oltre 22 milioni di euro, fondi erogati dal ministero degli Esteri (il budget dichiarato del trial è stato di circa 850-900.000 euro).
Eppure è dal 1998 che la ricercatrice e il suo gruppo di ricerca ha annunciato al mondo il “vaccino italiano” contro l’AIDS. Che ancora non si è visto, ma che ha comunque richiesto un impegno pubblico di oltre 28 milioni di euro, secondo stime conservative. L’attesa ha conosciuto un sussulto nella primavera 2014 dopo la nostra inchiesta giornalistica [“Aids, dov’è il vaccino”](<http://bit.ly/aids-dove-%C3%A8-vaccino>), dalla quale emerse che l’Istituto aveva riconosciuto una “opzione esclusiva della durata di 18 mesi per l’utilizzo dei brevetti” del cosiddetto “vaccino” a favore di una società -la Vaxxit Srl- fondata da Ensoli e amministrata da Giovan Battista Cozzone, esperto di brevetti che dal maggio del 2009 ha prestato una consulenza quadriennale per conto (e perciò nell’interesse) dell’ISS in materia di “trasferimento tecnologico”. Dopo l’iniziale nulla osta, [la concessione fu revocata all'inizio del novembre 2014 dall’allora commissario straordinario dell’ISS poi nominato presidente, il prof. Gualtiero Ricciardi](<http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=4915>), per “note di criticità emerse" e “significative riserve in ordine al riconoscimento della società Vaxxit Srl quale spin-off”.
L’ultima nota dell’Istituto apre in ogni caso diversi scenari. Da una parte c’è quello relativo al giudizio di merito dei risultati sintetizzati dall’Istituto. Tre autorevoli interlocutori -l’immunologo Fernando Aiuti, il prof. Guido Poli, noto ricercatore sulla patogenesi dell’infezione da HIV, e il medico nonché coautore del libro “AIDS, lo scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli 2012), Vittorio Agnoletto- confermano ad Ae perplessità già manifestate all’epoca dei precedenti trial italiani.
Sia sul clamore -“Non c’è alcun traguardo raggiunto da un punto di vista clinico o terapeutico”, spiega Aiuti, “Sia chiaro che stiamo parlando di un contesto completamente diverso dallo sforzo internazionale particolarmente frustrato ancora oggi nonostante svariati milioni investiti per cercare un vaccino preventivo”, aggiunge Poli-, sia sulla rivista che ha dato conto dei risultati -“Retrovirology è una rivista con un fattore di impatto piuttosto modesto (4.185), per cui sorprende un comunicato stampa così pomposo. Inoltre, questa rivista non rientra tra quelle dove si pubblicano abitualmente studi clinici su vaccini sperimentali; inoltre nella scelta dei pazienti arruolati in questo trial sono state fatte scelte di esclusione di gruppi di malati (ad esempio quelli con positività di anticorpi anti TAT) che poi non potranno né dovranno essere effettuate sia in una fase III e nemmeno se il vaccino fosse un domani commercializzato”, commenta ancora il prof. Aiuti-, sia sul paradosso che un simile “trionfo” non abbia trovato ospitalità presso meeting scientifici specializzati italiani e internazionali -ad esempio l’ottava Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR 2016), come segnala il prof. Poli-.
Fernando Aiuti suggerisce prudenza anche rispetto ai prossimi passi che aspettano il presunto “vaccino”: dopo la fase II, quella in discussione in questi giorni, dovrà compiersi la fase III affinché il farmaco (e non il vaccino preventivo originalmente inteso) possa essere proposto in associazione alla terapia. “Tutto ciò -spiega Aiuti- implica un numero maggiore di pazienti, arruolati in doppio cieco, che dovranno essere almeno 3-4mila per ogni braccio del trial (uno con vaccino e uno con placebo). Prima di veder pubblicata una fase III, inoltre, occorrono almeno tre anni, dopo un trial cosiddetto multicentrico. E non dimentichiamoci che si dovrà individuare un’azienda il cui operato, come minimo, verrà a costare decine di milioni di dollari. Auguri”.
Ma l’ultimo sviluppo è, come al solito, societario. Contrariamente a [quanto affermato a fine 2014 a chiare lettere dall’allora commissario dell’ISS](<http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=4920>), poi divenuto presidente, Ricciardi, la società Vaxxit, fondata da Ensoli e Cozzone, non è assolutamente uscita di scena, anzi. L’hanno confermato i diretti interessati al Financial Times, che il 9 giugno scorso gli ha addebitato virgolettati espliciti. [Cozzone ha dichiarato che la Vaxxit sarebbe impegnata nel reperimento di 15 milioni di euro con l’obiettivo di coprire una parte dei costi per gli “studi clinici finali”](<https://next.ft.com/content/3f4d3d88-2bfe-11e6-a18d-a96ab29e3c95>). Peraltro Vaxxit continua a indicare nei propri documenti societari due “diritti di privativa industriale” su altrettanti brevetti in parte riconducibili alla ricerca pubblica dell’Istituto.
Probabilmente, però, l’uscita di Cozzone ed Ensoli sulla stampa internazionale è stata prematura. L’ufficio stampa dell’ISS, dopo qualche giorno di attesa, ha fatto sapere ad Altreconomia che “non esistono spin-off dell'ISS relativamente allo sviluppo del vaccino e tantomeno esiste una collaborazione formale con Vaxxit” -smentendo i due fondatori della srl-, aggiungendo che “nonostante i dati positivi prodotti dagli studi della dottoressa Ensoli, non sono stati stanziati ulteriori fondi poiché i costi delle fasi successive di sviluppo sono incompatibili con le risorse pubbliche disponibili”.
Su una domanda, però, l’Istituto non ha dato una risposta chiara. Ed è quella relativa alla società Diatheva Srl, biotech italiana che starebbe producendo il vaccino Tat sviluppato dall’ISS in Sudafrica, nell’ambito del programma di cooperazione tra l’Italia e il Paese africano. Su rinvio del ministero degli Esteri, abbiamo chiesto all’Istituto, l’ente attuatore del progetto, chi e come abbia selezionato questo veicolo come “sviluppatore” del “vaccino”. Tra i suoi soci, oltre al maggioritario Sol Spa (che si presenta come "leader in Italia nel settore della produzione e commercializzazione dei gas tecnici, industriali, puri e speciali e medicinali” ha il 51% del capitale), spunta con l’8,63% delle quote la 3I Consulting del consulente Cozzone, già socio di Ensoli e contemporaneamente amministratore della Vaxxit -particolarmente interessata a reperire finanziamenti-.
I soci di Diatheva Srl aggiornati al 10 giugno 2016I soci di Diatheva Srl aggiornati al 10 giugno 2016
Il groviglio giunge fino alla Vaxxit, che nel 2015 non ha sostanzialmente operato (i ricavi del bilancio sono azzerati). All’inizio di quest’anno i suoi soci sono nuovamente cambiati. La 3I Consulting di Giovanni Cozzone ha rilevato quasi tutte le quote, raggiungendo il 95,05% del capitale sottoscritto. E Barbara Ensoli (insieme ad altri, tra cui il dottor Paolo Monini, capoprogetto in Sudafrica nell’ambito del programma di cooperazione) è formalmente uscita di scena. È ragionevole pensare che la rinuncia alle quote di Vaxxit, e a un potenziale conflitto d’interessi, sia stata perfezionata anche alla luce dell[’imminente selezione pubblica dei responsabili delle 22 strutture tecnico-scientifiche dell’ISS](<http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1655&tipo=6>). Tra i posti da assegnare attraverso delle commissioni di concorso, infatti, c’è anche quello di direttore del Centro nazionale ricerca HIV/AIDS, attualmente in capo a Barbara Ensoli.
In Vaxxit sono quindi rimasti Mauro Magnani dell’Università di Urbino, socio della Diatheva Srl, la Ferghana Securities Inc., domiciliata a Wilmington, nello Stato Usa a fiscalità agevolata del Delaware, John Douglas Wilson (Nuova Zelanda), Cedric Bisson, già “venture partner” del più grande fondo di fondi canadese, Teralys Capital, e due nuovi volti, Dominique Ernotti e Teresa Cavalletti.
I soci della Vaxxit Srl, aggiornato al 9 giugno 2016I soci della Vaxxit Srl, aggiornato al 9 giugno 2016
“All'orizzonte non c’è alcun vaccino -ribadisce Agnoletto- e l'unico modo per evitare d'infettarsi è la prevenzione. Chiedo formalmente al presidente dell'ISS di rendere pubblico l’ammontare dei finanziamenti attribuiti fino ad ora a questo progetto; si tratta di soldi pubblici e chi ne dispone ha il dovere di valutare il rapporto costi/efficacia, soprattutto quando la ricerca scientifica pubblica sta subendo durissimi tagli. Peraltro, la reticenza nel rispondere alle domande poste da Altreconomia fa temere la presenza di non indifferenti conflitti di interesse con persone che giocano ruoli diversi nella stessa ‘commedia’, tra dipendenti e collaboratori pubblici e contemporaneamente imprenditori con interessi privati”.
Aver contezza delle strategie di Vaxxit, in ogni caso, è impossibile, dato che il suo amministratore unico, Giovan Battista Cozzone, non è disponibile ad alcun chiarimento. La saga del “vaccino italiano” non ha mai fine.
_© riproduzione riservata_
| Vaccino italiano contro l'AIDS, tra annunci e realtà | Farmaci alla prova | 0.810209 | https://altreconomia.it/vaccino-aids-annunci/ | https://altreconomia.it/farmaci-alla-prova/ |
>
> Sono state annunciate oggi le nomination per i David di Donatello, i più importanti premi italiani del cinema, che quest'anno saranno assegnati il 21 marzo in una cerimonia trasmessa su Rai 1 (dopo due anni su Sky). A condurla sarà per la terza volta Carlo Conti. Il film con più candidature è _Ammore e Malavita_ , diretto da Marco e Antonio Manetti, una commedia musicale ambientata a Napoli, che ne ha ricevute 14. Poi c'è _A ciambra_ di Jonas Carpignano, su una comunità rom in Calabria, che ne ha sette, e _The Place_ di Paolo Genovese, adattamento di una serie fantasy americana, che ne ha ricevute sei.
>
> **Miglior film
> **_A Ciambra_
> _Ammore e malavita_
> _Gatta Cenerentola_
> _La tenerezza_
> _Nico, 1988_
>
> **Miglior regia
> **Jonas Carpignano ( _A Ciambra_ )
> Manetti Bros. ( _Ammore e Malavita_ )
> Gianni Amelio (La tenerezza)
> Ferzan Ozpetek ( _Napoli velata_ )
> Paolo Genovese ( _The Place_ )
>
> **Miglior regista esordiente**
> Cosimo Gomez ( _Brutti e cattivi_ )
> Roberto De Paolis ( _Cuori puri_ )
> Andrea Magnani ( _Easy – Un viaggio facile facile_ )
> Andrea De Sica ( _I figli della notte_ )
> Donato Carrisi ( _La ragazza nella nebbia_ )
>
> **Miglior sceneggiatura originale** **
> **_A Ciambra
> Ammore e malavita
> La ragazza nella nebbia
> Nico, 1988
> Tutto quello che vuoi_
>
> **Miglior sceneggiatura non originale
> **_La guerra dei cafoni_
> _La tenerezza_
> _Sicilian Ghost Story_
> _The Place_
> _Una questione privata_
>
> **Miglior produttore
> **_A Ciambra_ **
> **_Ammore e malavita_ **
> **_Gatta Cenerentola_ **
> **_Nico, 1988_ **
> **_Smetto quando voglio Saga_
>
> **Miglior attrice protagonista**
> Paola Cortellesi ( _Come un gatto in tangenziale_ )
> Jasmine Trinca ( _Fortunata_ )
> Valeria Golino ( _Il colore nascosto delle cose_ )
> Giovanna Mezzogiorno ( _Napoli velata_ )
> Isabella Ragonese ( _Sole cuore amore)_
>
> **Miglior attore protagonista**
> Antonio Albanese ( _Come un gatto in tangenziale_ )
> Nicola Nocella ( _Easy – Un viaggio facile facile_ )
> Renato Carpentieri ( _La tenerezza_ )
> Alessandro Borghi ( _Napoli velata_ )
> Valerio Mastandrea ( _The Place_ )
>
> **Migliore attrice non protagonista**
> Claudia Gerini ( _Ammore e malavita_ )
> Sonia Bergamasco ( _Come un gatto in tangenziale_ )
> Micaela Ramazzotti ( _La tenerezza_ )
> Anna Bonaiuto ( _Napoli velata_ )
> Giulia Lazzarini ( _The Place_ )
>
> **Migliore attore non protagonista
> **Carlo Buccirosso ( _Ammore e malavita_ )
> Alessandro Borghi ( _Fortunata_ )
> Elio Germano ( _La tenerezza_ )
> Peppe Barra ( _Napoli velata_ )
> Giuliano Montaldo ( _Tutto quello che vuoi_ )
>
> **Miglior fotografia
> **_A Ciambra_
> _Malarazza – Una storia di periferia_
> _Napoli velata_
> _Sicilian Ghost Story_
> _The Place_
>
> **Miglior musica**
> _Ammore e malavita_
> _Gatta Cenerentola_
> _La tenerezza_
> _Napoli velata_
> _Nico 1988_
>
> **Migliore scenografia**
> _Ammore e malavita_
> _Brutti e cattivi_
> _La ragazza nella nebbia_
> _La tenerezza_
> _Napoli velata_
> _Riccardo va all’inferno_
>
> **Migliori costumi**
> _Agadah_
> _Ammore e malavita_
> _Brutti e cattivi_
> _Napoli velata_
> _Riccardo va all’inferno_
>
> **Miglior trucco**
> _Ammore e malavita_
> _Brutti e cattivi_
> _Fortunata_
> _Napoli velata_
> _Nico 1988_
> _Riccardo va all’inferno
> _
> **Migliori acconciature**
> _Ammore e malavita_
> _Brutti e cattivi_
> _Fortunata_
> _Nico 1988_
> _Riccardo va all’inferno
> _
> **Miglior montaggio**
> _A Ciambra_
> _Ammore e malavita_
> _La ragazza nella nebbia_
> _Nico 1988_
> _The Place
> _
> **Miglior suono**
> _A Ciambra_
> _Ammore e malavita_
> _Gatta Cenerentola_
> _Napoli velata_
> _Nico 1988_
>
> **Migliori effetti digitali
> **_Addio fottuti musi verdi_
> _Ammore e malavita_
> _Brutti e cattivi_
> _Gatta Cenerentola_
> _Monolith_
>
> **Miglior documentario
> **_’78 – Vai piano ma vinci_
> _Evviva Giuseppe_
> _La lucida follia di Marco Ferreri_
> _Saro_
> _The Italian Jobs_
>
> **Miglior film dell 'Unione Europea
> **_120 battiti al minuto_
> _Borg McEnroe_
> _Elle_
> _Loving Vincent_
> _The Square_
>
> **Miglior film straniero
> **_Dunkirk_
> _L’insulto_
> _La La Land_
> _Loveless_
> _Manchester by the Sea_
>
> **Miglior cortometraggio
> **_Bismillah_
> _Confino_
> _La giornata_
> _Mezzanotte zero zero_
> _Pazzo & Bella _
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Le nomination dei David di Donatello, i premi del cinema italiano | Cosa c'è stasera in TV | 0.814542 | https://www.ilpost.it/2018/02/14/nomination-david-donatello/ | https://www.ilpost.it/2018/12/09/stasera-in-tv-9-dicembre/ |
>
> Il giocatore di basket statunitense Kevin Durant è risultato positivo al [coronavirus](<https://www.ilpost.it/coronavirus-covid19-notizie/>) [(SARS-CoV-2)](<https://www.ilpost.it/2020/01/27/nuovo-coronavirus-2019-ncov-cina/>). Lo ha reso noto lui stesso al sito [_The Athletic_](<https://twitter.com/TheAthleticNBA/status/1240030574124777472?s=20>), dopo che la sua squadra, i Brooklyn Nets, aveva pubblicato un comunicato in cui si diceva che quattro giocatori erano risultati positivi, senza specificarne i nomi. Durant, che ha 31 anni ed è uno dei più forti e conosciuti giocatori della NBA, ha detto di stare bene. Finora erano risultati positivi altri tre cestisti: Rudy Gobert e Donovan Mitchell degli Utah Jazz e un giocatore dei Detroit Pistons.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Kevin Durant dei Brooklyn Nets è risultato positivo al coronavirus | Tom Hanks e sua moglie, Rita Wilson, sono risultati positivi al coronavirus | 0.851876 | https://www.ilpost.it/2020/03/18/kevin-durant-positivo-coronavirus/ | https://www.ilpost.it/2020/03/12/tom-hanks-moglie-positivi-coronavirus/ |
>>
>> Negli ultimi mesi i principali aeroporti internazionali hanno adottato diversi sistemi per rilevare l’eventuale presenza del coronavirus tra i passeggeri, dalla semplice misurazione della temperatura all’utilizzo di test rapidi. All’aeroporto di Helsinki hanno deciso di sperimentare un approccio diverso: sfruttare il fiuto dei cani.
>>
>> **Il test**
> I passeggeri che atterrano all’aeroporto della capitale della Finlandia hanno la possibilità di sottoporsi volontariamente a un breve test - dura meno di un minuto - che non richiede un prelievo di saliva e muco con l’ormai classico tampone. Subito dopo il recupero bagagli, sono invitati a passarsi una salvietta sul collo per raccogliere un po’ di sudore e di lasciarla in un piccolo contenitore. Un operatore provvede poi a inserire la salvietta in un recipiente di latta, che viene poi collocato su un ripiano insieme ad altri recipienti di forma uguale, ma contenenti sostanze che emettono altri profumi. Una volta allestito tutto, arriva il turno del cane.
>>
>> Durante il test, che dura una decina di secondi, il cane annusa le varie lattine e segnala se in una sia presente l’odore che hanno di solito gli individui con un’infezione da coronavirus in corso. Nel caso di esito positivo, il passeggero viene invitato a raggiungere un’altra area dell’aeroporto dove potrà sottoporsi gratuitamente al test con il tampone, per confermare o meno l’indicazione data dal cane. Dal momento della raccolta del sudore all’esito del test canino passa poco meno di un minuto, quindi utilizzando più cani si possono effettuare verifiche su centinaia di passeggeri ogni ora.
>>
>> **Cani e coronavirus**
> Come è noto, i cani hanno un olfatto estremamente sensibile e sono impiegati da decenni negli aeroporti, per esempio per rilevare la presenza di esplosivi, oppure di sostanze stupefacenti e altri materiali di contrabbando. Alcune ricerche hanno inoltre messo in evidenza come alcuni cani siano anche in grado di rilevare la presenza di alcune malattie annusando gli individui con malaria, oppure con alcune forme di tumore.
>>
>> Partendo da questi presupposti, alcuni ricercatori si sono chiesti se non fosse possibile sfruttare questa dote canina anche per rilevare la presenza del coronavirus, semplificando almeno in parte le attività di controllo per ridurre la diffusione della pandemia. Presso l’Università di Helsinki, la ricercatrice Anna Hielm-Bjorkman ha partecipato a un [progetto](<https://www.nytimes.com/2020/09/23/world/europe/finland-dogs-airport-coronavirus.html>) per sperimentare questa soluzione, iniziando con alcuni test su persone risultate positive al coronavirus, ma ancora asintomatiche o nella fase finale di incubazione che non comporta ancora la presenza di sintomi.
>>
>> I cani hanno mostrato la capacità di rilevare la presenza del coronavirus sia nel caso di individui con sintomi, sia nel caso di persone asintomatiche. Nel complesso, hanno mostrato di riuscire a farlo anticipando i test con tampone.
>>
>> (LEHTIKUVA / ANTTI AIMO-KOIVISTO - AP Images)
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>> **Addestramento e ricerche**
> I ricercatori di Helsinki hanno quindi avviato l’addestramento di alcuni cani, elaborando il test con i recipienti di latta. Hanno seguito il metodo classico con rinforzi positivi, come la somministrazione di bocconcini di cibo, ogni volta che i cani identificavano correttamente un campione prelevato da un individuo positivo al coronavirus. L’addestramento ha interessato nel complesso 16 cani, quattro dei quali hanno iniziato da questa settimana a svolgere i loro turni in aeroporto. Altri sei stanno terminando l’addestramento, mentre i restanti non lo hanno superato perché si sono rivelati troppo sensibili agli ambienti rumorosi, e quindi non adatti a lavorare in aeroporto.
>>
>> L’esperienza di Helsinki è la più avanzata nel suo genere, ma non è comunque l’unica. Lo scorso luglio, per esempio, un gruppo di ricercatori presso l’Università di Hannover (Germania) aveva condotto alcuni test, addestrando per una settimana i cani a riconoscere l’odore della saliva dei positivi al coronavirus. Alla fine delle lezioni, i cani sono arrivati a [riconoscere](<https://bmcinfectdis.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12879-020-05281-3>) correttamente un caso positivo da uno negativo nel 94 per cento dei casi.
>>
>> (LEHTIKUVA / ANTTI AIMO-KOIVISTO - AP Images)
>>
>> I ricercatori ammettono di non avere ancora le idee molto chiare su quali composti collegati al coronavirus siano effettivamente riconosciuti dai cani. Alcuni studi sono in corso per capire se i positivi emettano un odore particolare, come sembrano indicare le esperienze condotte finora e quella all’aeroporto di Helsinki.
>>
>> **Più cani**
> Nelle prossime settimane i test su passeggeri volontari saranno estesi, grazie all’aggiunta di altre squadre di cani. A fine anno, i ricercatori finlandesi dovrebbero avere una quantità sufficiente di dati per determinare l’affabilità del test tramite l’olfatto canino. Studi simili in corso in altre aree del mondo offriranno ulteriori dati sull’utilità di questo approccio.
>>
>> Se i nuovi dati dovessero confermare le esperienze positive condotte finora, i cani potrebbero essere impiegati in numerosi contesti per contribuire alla prevenzione di nuovi focolai da coronavirus: per esempio nelle case di riposo, dove un solo caso può portare a contagi tra persone già malate e a rischio per la loro età avanzata, come avvenuto nei primi mesi della pandemia in numerosi paesi.
>>
>> (LEHTIKUVA / ANTTI AIMO-KOIVISTO - AP Images)
>>
>> Portare i test canini su larga scala non sarebbe comunque semplice, sia per i tempi necessari per l’addestramento, sia perché ogni cane avrebbe poi bisogno di essere sempre accompagnato e sorvegliato da un operatore. A oggi non è nemmeno chiaro quale possa essere la durata di un turno: per i cani l’attività di riconoscimento è un gioco, ma nel farlo tendono a stancarsi con il rischio di diventare meno precisi man mano che si affaticano.
>>
>> Il programma sperimentato a Helsinki non comporta comunque rischi per i cani: non vengono infettati facilmente dal coronavirus (c’è stata la segnalazione di qualche caso isolato) e a oggi non sono state raccolte evidenze scientifiche sul fatto che possano sviluppare sintomi, o che possano trasmettere il virus ad altri individui o animali.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| I cani che annusano il coronavirus | Ogni naso è un mondo a parte | 0.765233 | https://www.ilpost.it/2020/09/24/cani-coronavirus/ | https://www.ilpost.it/2019/05/05/olfatto-geni/ |
Panico e imbarazzo durante le prove pomeridiane di ieri, con il pubblico presente, della **[prima Semifinale di Eurovision Song Contest 2024](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/08/eurovision-2024-col-botto-tra-sesso-gay-favole-dark-smutandati-e-la-croazia-vuole-vincere-top-e-flop-della-prima-semifinale-gaffe-di-mara-maionchi/7539332/>)**. La conduttrice **Petra Mede** è scesa tra il pubblico, in prima fila, per prendere il cellulare di uno dei fan presenti e mostrare come usare l'app di Eurovision per votate il proprio cantante preferito. Una gag sicuramente preparata, ma un imprevisto ha cambiato i piani delle prove.
Durante la presentazione dell'app con il cellulare del fan della prima fila, Petra **è stata interrotta da un suono inconfondibile per chi frequenta una delle più note app di incontri gay**. Panico in sala con il proprietario del cellulare diventato rosso per l'imbarazzo, ma con professionalità e una battuta (“ **credo che avrai una settimana molto divertente qui a Malmo** ”) Petra ha chiuso il piccolo incidente di percorso per poi continuare le sue prove.
| Eurovision Song Contest 2024, imbarazzo durante le prove: la conduttrice prende il cellulare di un fan, ma squilla in diretta l'app per incontri gay | Amici 23, Cristiano Malgioglio innamorato di Can Yaman: "Com'è bono! Mai visto uno così. Devo sedermi o svengo. Maria posso portarmelo a casa? | 0.764673 | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/08/eurovision-song-contest-2024-imbarazzo-durante-le-prove-la-conduttrice-prende-il-cellulare-di-un-fan-ma-squilla-in-diretta-lapp-per-incontri-gay/7540523/ | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/28/amici-23-cristiano-malgioglio-innamorato-di-can-yaman-come-bono-mai-visto-uno-cosi-devo-sedermi-o-svengo-maria-posso-portarmelo-a-casa/7529070/ |
>>
>> Domenica 27 dicembre in Italia [sono state somministrate le prime dosi del vaccino di Pfizer-BioNTech contro il coronavirus](<https://www.ilpost.it/2020/12/27/prime-dosi-vaccino/>). Le dosi – 9.750 – erano arrivate in Italia due giorni prima tra molte attenzioni e con una scorta dei carabinieri durante il viaggio del camion che le trasportava verso Roma. Si trattava della prima consegna di vaccini all'Italia, seppur in una quantità molto ridotta e definita «simbolica» dal commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri. Nei giorni successivi, come previsto, sono arrivate in Italia anche le altre 470.000 dosi di vaccino previste e la campagna vaccinale è cominciata in tutto il paese.
>>
>> A una settimana di distanza dalle prime vaccinazioni, al momento della pubblicazione di questo articolo, [le persone vaccinate in Italia sono poco più di 84.000](<https://app.powerbi.com/view?r=eyJrIjoiMzg4YmI5NDQtZDM5ZC00ZTIyLTgxN2MtOTBkMWM4MTUyYTg0IiwidCI6ImFmZDBhNzVjLTg2NzEtNGNjZS05MDYxLTJjYTBkOTJlNDIyZiIsImMiOjh9>), con grandi differenze tra le regioni: giornali e molti commentatori ne hanno parlato [come di un numero troppo basso](<https://www.ilpost.it/2021/01/03/le-prime-pagine-di-oggi-2719/>) e del sintomo che la campagna vaccinale non fosse stata preparata nel modo giusto.
>>
>> La prima cosa da tenere presente è che dopo la consegna delle prime 9.750 dosi di vaccino, le altre sono arrivate in Italia con qualche giorno di ritardo per via del cattivo tempo. 360.000 dosi sono arrivate il 30 dicembre e altre 110.000 dosi sono arrivate il giorno successivo. Il trasporto delle dosi, in questa prima fase, è stato affidato direttamente alla società che lo produce, Pfizer, che con i suoi tir ha distribuito le dosi nei circa 300 centri di somministrazione che sono stati individuati a inizio dicembre dalle regioni e dalle province autonome.
>>
>> **– Leggi anche:** [Come comincerà la vaccinazione in Italia](<https://www.ilpost.it/2020/12/24/vaccinazione-coronavirus-italia-come-comincia/>)
>>
>> Le regioni hanno ricevuto dosi di vaccino in numero grossomodo proporzionale al numero di abitanti. Secondo i dati diffusi dal governo, la Lombardia ha ricevuto 80.595 dosi di vaccino, la Sicilia 46.510, il Lazio 45.805, l'Emilia-Romagna 43.875, il Piemonte 40.885, il Veneto 38.900, la Campania 33.870 e la Toscana 27.920, solo per citare le regioni più popolose. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano hanno iniziato la somministrazione delle dosi con diversa velocità, e sempre secondo i dati del governo (che vengono aggiornati più volte al giorno) il Lazio – una delle regioni più avanti – ha già somministrato il 35,7 per cento delle dosi ricevute (17.374 in tutto), mentre la Lombardia – una delle regioni più indietro – ne ha somministrate il 3 per cento (2.416 in tutto).
>>
>> Queste differenze tra regioni – di cui si sta discutendo molto in questi giorni – sono dovute al fatto che ogni regione ha grande autonomia nella gestione dei suoi servizi sanitari: ognuna ha fatto un suo piano diverso per la distribuzione del vaccino, in base alle sue esigenze. In Lombardia, per esempio, la campagna vaccinale comincerà in modo diffuso a partire da lunedì 4 gennaio, superati i giorni di festa: l'assessore alla Sanità Giulio Gallera [ha spiegato](<https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/01/03/news/gallera-non-faccio-rientrare-i-medici-dalle-ferie-per-le-vaccinazioni-1.39725017>) che la consegna dei vaccini era inizialmente prevista per il 4 gennaio, che il piano vaccinale era stato pensato per iniziare quel giorno e che la regione ha deciso di non chiedere al personale sanitario di rinunciare a giorni di festa per anticipare di uno o due giorni l'inizio delle vaccinazioni.
>>
>> Nella prima fase di vaccinazioni, che riguardano prevalentemente il personale sanitario e gli ospiti delle RSA, Gallera ha detto che in Lombardia saranno vaccinate circa 6.000 persone al giorno. Questo numero potrebbe però salire: il responsabile del programma di vaccinazioni della regione Giacomo Lucchini ha detto che in Lombardia si potrebbe arrivare a vaccinare circa 10/13mila persone al giorno e che entro la fine di febbraio i vaccinati dovrebbero essere 340.000.
>>
>> Molte regioni potrebbero essere in situazioni simili a quella della Lombardia ed è probabile che il numero di vaccinazioni eseguite quotidianamente cresca ovunque a partire dal 4 gennaio. Anzi, [secondo i dati raccolti fin qui](<https://twitter.com/Ruffino_Lorenzo/status/1345641429029294080>), il numero di vaccinazioni eseguite è già in crescita in tutta Italia: giovedì 31 erano state vaccinate 22.800 persone, venerdì 1 gennaio altre 10.000 persone e sabato 2 gennaio sono state vaccinate almeno 25.000 persone. Per capire come vanno davvero le cose bisognerà quindi aspettare ancora qualche giorno: il commissario Arcuri ha spiegato che l'obiettivo nazionale per la prima fase di vaccinazione [è di vaccinare circa 65.000 persone al giorno](<https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2021/01/02/news/vaccini_arcuri_striglia_le_regioni_fatene_65_mila_al_giorno_o_sara_flop_-280890986/#success=true>).
>>
>> Per il momento sembrano quindi presto per dire che le cose stanno andando male e anche in altri paesi europei la distribuzione dei vaccini è iniziata lentamente. Secondo i dati raccolti da [Our World in Data](<https://ourworldindata.org/covid-vaccinations>), in Francia al 2 gennaio erano state somministrate 352 dosi di vaccino, in Austria 6.000 e in Irlanda 1.800, per citare alcuni casi. Ci sono stati [problemi e rallentamenti anche in Spagna](<https://elpais.com/espana/madrid/2021-01-02/madrid-inyecta-solo-el-6-de-las-vacunas-recibidas-en-la-primera-semana.html>), e in Germania, dove sono state somministrate 188.000 dosi di vaccino, [ci sono state comunque lamentele](<https://www.ilpost.it/2020/12/31/germania-vaccinazioni/>) e in Europa è la Danimarca ad aver vaccinato il più alto numero di persone in relazione alla popolazione: circa 33.000 su poco meno di 6 milioni di abitanti, più dello 0,5% della popolazione.
>>
>> Nonostante questo, ci sono ancora diversi legittimi dubbi su come sarà gestita la campagna vaccinale nei prossimi mesi in Italia. La prima fase, che riguarda il personale sanitario, dovrebbe essere la più facile da organizzare perché il numero di persone da vaccinare sarà minore e perché gran parte di medici e infermieri frequentano già quotidianamente gli ospedali dove riceveranno il vaccino. Ci sono però ancora [poche informazioni su come funzionerà la campagna vaccinale per il resto della popolazione](<https://www.ilpost.it/2020/12/29/vaccinazione-coronavirus-italia-cose-non-sappiamo/>): non solo ci saranno maggiori problemi logistici da affrontare (a partire dall'individuazione dei luoghi dove fare le vaccinazioni), ma bisognerà anche capire se e quante dosi di vaccino arriveranno. Per ora l'unico vaccino approvato per l'uso nell'Unione Europea è quello di Pfizer-BioNTech, a inizio gennaio dovrebbe arrivare l'approvazione del vaccino di Moderna, mentre è ancora incerto quando verrà approvato per l'uso il vaccino di AstraZeneca.
>>
>> **– Leggi anche:** [La travagliata storia del vaccino di AstraZeneca](<https://www.ilpost.it/2020/12/31/astrazeneca-vaccino-regno-unito-ema/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| I numeri dei primi giorni di vaccinazioni in Italia | Perché le vaccinazioni vanno a rilento | 0.913957 | https://www.ilpost.it/2021/01/03/numeri-vaccinazioni-italia/ | https://www.ilpost.it/2021/01/04/ritardi-vaccini-regioni/ |
A pochi giorni dagli arresti a Torino e dallo sgombero dell’Asilo occupato, una nuova operazione repressiva contro il movimento anarchico si è svolta fra Trento e Rovereto: 7 arresti e una 30ina di indagati.
Come sempre, il principale reato contestato è quello del 270bis (associazione sovversiva), creatura giuridica nata negli anni settanta per colpire le lotte sociali e l’insorgenza diffusa di quegli anni. Poco importa che, nella stragrande maggioranza dei casi, le accuse vengano poi smontate nei tribunali, quel che conta è sbattere i compagni e le compagne in galera per anni e costruire il terrore mediatico per raccattare consensi nell’opinione pubblica.
Anche in questo caso, in pieno stile “sbatti il mostro in prima pagina”, azioni di sabotaggio politico e danneggiamento economico vengono presentate con i classici toni allarmistici della “minaccia terroristica”.
Ma una reale “minaccia terroristica” è quella che si pone come obbiettivo il terrore generalizzato, l’attacco indiscriminato a persone “a caso”. Nulla di più distante di quanto viene imputato oggi ai compagni e alle compagne trentin*
La violenza riempie e struttura il nostro orizzonte, al punto che spesso nemmeno riusciamo a percepirla davvero come tale. Ma la conosciamo e ne abbiamo esperienza. E’ quella che vediamo tutti i giorni messa in campo dagli apparati statali, dai governi e dai padroni: lavori sottopagati e precari, persone fragili marginalizzate e respinte, migranti morti in mare e lager in Libia, Grecia e Turchia, persone sfrattate e buttate in mezzo alla strada, interventi militari in giro per il mondo, sgomberi degli spazi sociali, aggressioni della polizia contro i picchetti di lavoratori e lavoratrici in lotta…
L’anarchismo, nelle sue multiformi realtà e correnti, mira alla creazione di una società basata sulla solidarietà e l’eguaglianza contro ogni forma di sfruttamento, di privilegio, di disuguaglianza di classe, genere, provenienza geografica o colore della pelle. Le anarchiche e gli anarchici lottano per un mondo di libere ed eguali senza stati, senza confini, senza padroni.
Libertà per tutti i compagni e le compagne in prigione!
Gruppo Anarchico Germinal-Trieste
germinalts.noblogs.org
Comunicato Stampa del 25 febbraio 2019
Sgomberato il Centro sociale anarchico a Torino. Arrestati anarchici a Trento e dintorni. Sbandierate conferenze stampa dell’allerta del Viminale sul pericolo terrorismo di anarchici e centri sociali. Difficile star dietro alla campagna mediatica del governo giallo-verde, e del suo protagonista assoluto: il Ministro dell’Interno.
Eppure sembra un film già visto. Iniziato con lo sgombero di una casetta abusiva di una famiglia di Rom (italianissimi), proseguito con il sequestro (di fatto) in mare di 177 poveracci, continuato con la demonizzazione di mendicanti, grande pericolo per il decoro delle città, e dei richiedenti asilo per motivi umanitari. A latere tocca anche alle donne, con il disegno di legge di Pillon, ai minori, con la richiesta di abbassare a 12 anni l’imputabilità, mentre malaffare, bombe mafiose, sparatorie camorriste, caporalato e nuova schiavitù disegnano sempre più il quadro socio-economico di questo paese. Al welfare state si sta sostituendo un war-fare state, utile a far crescere l’angoscia sociale, a reprimere il dissenso, a monetizzare il disagio.
Un quadro brutto, fosco, che spinge sempre più verso un autoritarismo classista, cancellando lo stato di diritto. Un quadro in cui non bisogna cedere né alle provocazioni dell’arroganza del potere, né a quelle dello squadrismo fascista (che può occupare edifici e imperversare), e men che meno allo sconforto di chi vuol rubare il futuro riportando l’Italia al passato. Come anarchiche e anarchici, come lavoratrici e lavoratori, donne e uomini liberi alziamo un grido di denuncia contro la violenza e il terrorismo mediatico che colpisce gli ultimi, impoverisce questa società, e nasconde l’incapacità (e la volontà) delle classi al potere di poter affrontare concretamente e democraticamente i problemi di questo paese.
Quello in atto è un film già visto, e sappiamo quando già in passato fu alto il prezzo del biglietto pagato dal popolo. E sappiamo anche come andò a finire.
FAI – Federazione Anarchica Italiana
sez. “M. Bakunin” – Jesi
sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle
Alternativa Libertaria / FdCA
sez. “S. Francolini” – Fano/Pesaro
Gruppo Anarchico “Kronstadt” – (senza fissa dimora) Ancona
| Solidarietà ai compagni e alle compagne trentin* - | Un’eccentrica periferia torinese - | 0.864366 | https://umanitanova.org/solidarieta-ai-compagni-e-alle-compagne-trentin/ | https://umanitanova.org/uneccentrica-periferia-torinese/ |
_Repubblica_ ha pubblicato [un'intervista](<http://www.selpress.com/istitutotreccani/immagini/160414C/2014041628662.pdf>) a Emma Marcegaglia, da poco [nominata dal governo](<https://www.ilpost.it/2014/04/14/live-nomine-governo-renzi/assemblea-unindustria/>) presidente dell'ENI, grande azienda energetica a partecipazione statale. Marcegaglia, che ha 48 anni ed è stata fino al 2012 presidente di Confindustria, rispondendo a una domanda di Roberto Mania ha detto che nonostante la recente nomina non intende dimettersi dalla carica di CEO del gruppo Marcegaglia, la nota società metallurgica fondata dal padre Steno Marcegaglia.
> **Lei si dimetterà dagli incarichi nell 'azienda familiare?**
> «Assolutamente no, come ho detto anche quando sono stata contattata per la presidenza dell'Eni. Ma il mio gruppo non ha alcun rapporto d'affari con l'Eni, come hanno verificato prima le società di cacciatori di testa e poi il Comitato di garanzia presso il ministero dell'Economia».
foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Emma Marcegaglia non si dimetterà dall'azienda di famiglia | Si è dimessa Alessandra Poggiani, la direttrice dell'Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) | 0.873456 | https://www.ilpost.it/2014/04/16/marcegaglia-dimissioni-eni/ | https://www.ilpost.it/2015/03/29/si-dimessa-alessandra-poggiani-la-direttrice-dellagenzia-litalia-digitale-agid/ |
Tito fotografo - dal web
A Lubiana si è da poco chiusa una mostra nella quale sono stati esposti gli scatti di Tito fotografo. Scatti di intimità familiare e della folla che lo acclamava durante le sue visite nel mondo intero
27/05/2015 -
Luciano Panella
Alla fine degli anni ’60 Alberto Moravia intervistò Josip Broz Tito per L’Espresso. “Lei ha avuto una bella vita” disse lo scrittore al Maresciallo. “Una vita difficile” rispose Tito, serio. E Moravia, di rimando, “Difficile, ma bella”.
Non si può non pensare a queste parole dopo aver visitato la mostra “Josip Broz Tito – fotografo dilettante”, ospitata nella Mala Galerija dello
Cankarjev Dom
di Lubiana sino allo scorso 24 maggio.
Viaggi, inaugurazioni, momenti passati con i grandi della terra e con la moglie Jovanka nelle proprie residenze lussuose: le centinaia di foto che già conosciamo, fatte a Tito durante il suo lungo mandato alla guida della Jugoslavia, enfatizzano questo aspetto esteriore della “bella vita”. A questa quantità di immagini si affiancano ora gli scatti fatti dallo stesso Tito, riscoperti da poco ed esposti, in una piccola selezione, in questa mostra.
Le foto, quasi tutte in bianco e nero e in piccolo formato, non riportano indicazioni di data o di evento e sono raggruppate per temi, con titoli scritti in prima persona.
Tito aveva gusto, lo sappiamo dal suo interesse per l’eleganza, aveva anche occhio per il dettaglio e i riflessi pronti per immortalare all’istante quello che lo colpiva, come lo sbalordito ragazzo in un chiosco lungo la strada, la fila di cameriere intente a riordinare in una delle sue ville, le geometrie di New York riprese dall’interno di un’automobile, l’amico scrittore Miroslav Krleža in pose comiche.
Degne di Andy Warhol e del suo stile “seriale” il gruppo di immagini intitolato “Come mi hanno accolto” in cui Tito ha ripreso quello che si presentava ai suoi occhi ovunque andasse: una folla anonima che salutava, sorrideva e applaudiva, sempre diversa ma sempre uguale. Con lo stesso distacco con cui Andy Warhol scattò la foto a sé stesso mentre stringeva la mano a Papa Giovanni Paolo II, così Tito è pronto a riprendere la folla che lo attende e lo omaggia, e viene da chiedersi se e quanto ci credesse fino in fondo, a tutto questo entusiasmo.
Particolarmente affascinanti gli scatti dedicati alla “Mia Jovanka”. E’ una Jovanka diversa da quella che conosciamo dalle immagini ufficiali, in cui appare sempre sicura di sé e con uno sorriso smagliante. In queste immagini vediamo una donna seria, pensierosa, a tratti malinconica.
E’ proprio Jovanka la protagonista di una delle foto più belle della mostra: è ritratta in primo piano, nell’atmosfera raccolta di una serra, dove la luce schermata dalle finestre crea un bel gioco di ombre esaltato dal bianco e nero della pellicola.
Jovanka è vestita con un semplice abito da casa, uno degli amati barboncini in braccio, i capelli raccolti sotto un fazzoletto, senza gioielli e senza la famosa “cofana”.
Una giovane donna triste, che fissa l’obiettivo con un’espressione consapevole di tutta la precarietà della propria condizione, tanto privilegiata quanto inevitabilmente legata proprio al destino dell’uomo che in quel momento la stava fotografando.
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| Le istantanee del Maresciallo | Tito. Una biografia | 0.824528 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/Le-istantanee-del-Maresciallo-161807 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/Tito.-Una-biografia-174556 |
C’era un pallone bianco appeso al soffitto della casa di Via Randaccio, la casa che Gio Ponti aveva costruito per la sua famiglia. Quel pallone era un lampadario, la grande sfera di carta-seta bianca progettata da Isamu Noguchi. Un “astro domestico” come lo definì il maestro, che così ne scrisse: “Proiettavamo delle diapositive su un tratto di muro: qualcuno, chissà, Joseph Rykwert, urtò il proiettore, l'immagine saltò sui muri, sopra i mobili, sul pallone enorme: sui muri (rosa) aperse le finestre, fece entrare il sole sul pallone e lo fece scomparire e le immagini si separarono dalla parete. Un prodigio. Kaufmann ne fu estasiato. Uno spettacolo eccezionale, disse Ray Eames, che pure lo vide, non ci avevo pensato, ma dove trovo ora un pallone così? La parete diventava aria, campi, sole, acqua; un quadro rimastole appeso era appeso nel vuoto con un colore non suo.
[…] Scompare la parete dietro la proiezione; il pallone raccoglie al volo le immagini, le ingrandisce a suo modo e lancia la sua ombra contro il muro; le persone presenti nella stanza si mischiano in realtà ed in ombra ai personaggi riflessi.” (
Domus
, n.427, 1965)
Le diapositive che venivano proiettate per questo che Gio Ponti definì “Il gioco del pallone di via Randaccio” erano spesso quelle scattate da Lisa (1922 -2019), la sua figlia maggiore, che lavorava con lui a
Domus
(e prima aveva collaborato a
Stile
) come giornalista di arte e di architettura, professione che la portava in giro per il mondo a scrivere delle opere e dei loro autori che hanno fatto la storia del novecento e a fotografare tutto con la sua inseparabile Rolleiflex. Lisa aveva imparato ad amare quella macchina fotografica e a servirsene con maestria quando era stata a lungo ospite di Charles e Ray Eames, in California, i quali giravano sempre con le loro Rollei appese al collo, pronti a cogliere ogni dettaglio, perché, dicevano che “i dettagli non sono dettagli. Sono l’essenza del progetto.”
Il gioco del pallone di via Randaccio
, 1964; dal manifesto della mostra alla Fondazione Stelline, Milano, 2005. Sul divano, i due figlioletti di Lisa Ponti, Salvatore, seduto e Matteo, di spalle. A destra alcuni degli effetti del ‘Gioco del pallone’.
Lisa scriveva, e scriveva bene, come suo padre. Come a lui, le piaceva disegnare, in più scriveva fiabe. Aveva scritto un libro di favole (
L’armadio magico
, 1946), dove aveva raccolto quelle che si era inventate per intrattenere i suoi fratellini nel periodo della guerra.
Così ha detto in una intervista: “Allora inventavo favole per intrattenere i miei fratelli più piccoli, Tita e Giulio. Per noi la guerra non è stata pericolo di vita, quanto disagio, freddo e scarsità di cibo. Trasferiti a Civate, in quell'ex-roccolo che abitavamo. Le favole iniziavano con uno spunto qualsiasi, il tetto, il cielo, gli animali, duravano anche tutto il giorno e il giorno successivo. Poi ho deciso di scriverle.”
Altre fiabe le avrebbe inventate in seguito anche per i suoi due figli, Matteo e Salvatore. Matteo mi ha raccontato che era così brava a mescolare la fantasia con la realtà che quando loro erano bimbi credevano a tutto quello che lei gli diceva. Ci credevano veramente. Per loro deve essere stato davvero un brusco risveglio diventare adulti.
E poi mi ha raccontato che, dopo la prematura morte del loro papà, Luigi Licitra, che fu sepolto al Monumentale, ospite della cappella progettata dal loro nonno per la Famiglia Borletti (di cui i Ponti erano parenti acquisiti), quando mamma Lisa li portava lì, faceva dondolare una lastra di marmo mal fissata alla parete che produceva un rumore particolare, dicendo loro: “Bimbi, salutate papà!” E loro lo salutavano, credendo per davvero che quel rumore lo avesse prodotto il loro papà per salutarli. D’altra parte la fantasia, la poesia e l’immaginazione erano nel DNA della famiglia Ponti, se Gio così scriveva alla figlia:
“Ciao, cara Lisa, gli acrobati ci insegnano che tutto è immaginabile e possibile, aldilà dei limiti, ma con lietezza, forza, coraggio, e giovinezza, immaginazione, bontà. Tuo Padre.” Giugno 1973
Matteo ha una importante collezione di disegni di sua mamma, tutti rigorosamente in formato A4, compreso uno di un cerchio: “Lei lo ha tracciato a mano libera in un attimo” mi dice, “ma se gli si sovrappone il compasso, si può verificarne la perfezione.”
Questo per dire di come i disegni di Lisa siano sì lievi, lirici, evocatori di sogni, generatori di incanto fino a rasentare il sublime, ma sono anche tecnicamente perfetti ed esecutivamente ineccepibili, sono, insomma, autentiche opere d’arte.
Lisa e Gio Ponti con un numero di
Domus
, inizio anni cinquanta (ph. Archivio Lisa Ponti). Di essa Lisa ha scritto: “
Domus
, rivista fatta ‘per ammirazione’, mi ha dato il dono di essere dilettante per una vita intera.” A destra: Marianne Lorenz, Lisa Ponti, Nanda Vigo e Lucio Fontana, 1965 ca. Lisa prediligeva indossare gli abiti creati da Elsa Schiapparelli.
Lisa Ponti, disegni.
L’orso non mi fa paura;
a proposito di questo disegno, così mi ha confidato suo figlio Matteo: “Questo disegno mi ricorda che a 8 anni mia madre Lisa Ponti ci ha portato in Lapponia ed eravamo ospiti di Tapio Wirkkala e Rut Brick con i figli Sami e Maaria su lago di Inari. C'erano gli orsi. Noi pescavamo salmoni e trote. C'erano i Lapponi che cercavano l'oro, facevamo la sauna e poi ci tuffavamo nel lago.”
Santa Matita
, 2003, matita e acquerello.
Sonno firmato
, 2004, acquerello e matita.
Grazie
, 2005, penna e pennarello.
Sebbene abbia tenuto la prima mostra dei suoi disegni quando aveva già compiuto 70 anni, disegnare è sempre stata la sua vera passione. Così ne ha scritto lei stessa in una intervista rilasciata all'amico Franco Toselli, che è stato anche il suo primo gallerista:
“I miei disegni mi salvano, mi appaiono nel sonno e al mio risveglio la matita mi prende la mano e io la seguo con fiducia verso una meta benefica, una costellazione, un viaggio ad Abano Terme. Dell’arte riconosco gli strumenti, come gli artigiani: il foglio, la matita, il temperino, il colore, il tavolo, l’arcobaleno… Non uso la gomma che frena la matita, il mio disegno è un eroe casalingo. San Giorgio legge il giornale, il drago è nella cuccia, l’orso suona il violino, se la matita si altera è solo per un duello tra disegno e acquerello; il mio disegno non evolve, è come l’erba di un campo da golf. Nell’arte la protezione dell’infanzia giunge fino a tarda età, pur vivendo i tempi supplementari.”
Alcuni scorci della mostra che la Triennale di Milano ha dedicato a Lisa Ponti sullo Scalone d’Onore.
Dal 15 aprile al 7 maggio, in occasione di Milano Art Week, la Triennale presenta la mostra
Lisa Ponti Disegni e voci
, curata da Damiano Gullì e Salvatore Licitra. Vi si possono ammirare 70 suoi disegni, realizzati tra il 1990 e il 2018, ovviamente in formato A4, collocati sullo scalone d'onore, là dove, in occasione della IX Triennale, campeggiava la
Struttura al neon
di Lucio Fontana che oggi è al Museo del Novecento. Lucio Fontana così amico di Gio e di Lisa, che frequentava assiduamente le serate di via Randaccio. Di quel suo neon così ha scritto Lisa: “Alla Triennale del ‘51, Fontana, con il neon, curvò il fulmine”.
La mostra milanese si intitola
Disegni e voci
perché percorrendo lo scalone, a tratti si ode una voce che pronuncia le parole che Lisa, nella sua carriera giornalistica ha scritto su alcuni personaggi della cultura dei quali era amica e a cui aveva dedicato alcuni suoi imprescindibili pezzi su
Domus.
A chi un giorno le aveva domandato perché utilizzasse sempre e solo il formato A4 per i suoi disegni, ha risposto: “È un formato universale così il disegno sa dove atterrare. L'A4 è mettersi nei limiti che ti invogliano." E così ha detto in una intervista per
Doppiozero
: “Ho trovato questo sistema ‘industriale’ di adoperare i fogli A4 che sono una misura standard e che in tutto il mondo non mancheranno mai. Ne ho qui delle pile. Mi sono imposta questo metodo dove sono obbligata ad adoperare il formato A4 che è universale. Non mi viene nemmeno la curiosità di provare su un foglio più largo.” E altrove ha scritto: “Dentro lo standard il minimo riduce l’immenso a distanza fra i segni.”
Lisa Ponti,
Senza titolo
, acquarello e collage; qui un mandarino cinese inforca l’arco che scocca una posata disegnata da Gio Ponti tra il 1957 e il 1963 e messa in produzione nel 2008;
I film
, acquarello.
Come suo padre, anche Lisa era una collezionista delle opere degli artisti che amava, molti dei quali erano suoi amici, e questi, a loro volta ne apprezzavano le doti di giornalista e di disegnatrice. Se se ne facesse l’elenco si comprenderebbe la ricchezza del mondo che gravitava attorno a casa Ponti, così rappresentativo della vivacità culturale della Milano di metà novecento.
A tale proposito ecco una dichiarazione di Lisa tratta da una intervista da lei rilasciata a Elena Pontiggia che le chiedeva come mai avrebbe voluto intitolare
Grazie
la mostra che la sua città (alla Fondazione Stelline, nel 2005, intitolata
Il mondo di Lisa Ponti
, catalogo Silvana Editoriale) le stava dedicando:
“La luna specchia il sole e lo ringrazia. Perché la luna quando è colpita da una luce forte diventa luminosa. Ecco, io sono nata in un luogo popolato di bellissimi soli, e sono stata colpita dalla loro luce. Ho specchiato gli artisti che ho incontrato.”
E del suo saper disegnare così ha scritto Franco Toselli: “Lisa è un raro esempio di predisposizione naturale al disegno, questo le permette di non progredire, come accade per il merlo in giardino. Lo stesso canto in tutte le epoche. Ha iniziato a disegnare negli anni ’30 e ’40 nello stile panciuto dell'epoca, dopo di che si è permessa di regredire per inventare i veri disegni di Lisa Ponti.
Una telefonata fiume con le sorelle Grimm [Ndr: le sue sorelle Giovanna e Letizia, da lei dette anche Pontigrimm, come ha svelato in una intervista rilasciata allo stesso Toselli per
Falsh Art
] e lo zoccolo duro finalmente sorride, il drago si addormenta. Lisa traghetta i sogni in piena luce. La matita corre, anzi fila. Il talento di Lisa viene dal sonno, dalla capacità di dormire anche di giorno. I suoi disegni hanno l’entusiasmo e l'allegria del risveglio. Il mio compito è di sorvegliare le matite di Lisa: mi tremano le gambe.”
Vorrei concludere questo breve omaggio alla “matita” di Lisa Ponti con un pensiero di Jean Cocteau che ben si addice al suo essere lieve:
“Gli angeli volano perché si prendono alla leggera."
E poi essi si vanno a posare sulla vela che suo padre Gio ha costruito nella concattedrale di Taranto, simile a una trina ricamata sul cielo, proprio “per far sostare gli angeli". E padre e figlia siedono lì con loro, nella luce e nella poesia.
Per sempre.
In copertina, Lisa Ponti fotografata da Charles Eames, 1962. A destra un suo disegno che pare un autoritratto.
Leggi anche
Luca Lo Pinto,
Le affinità elettive: Lisa Ponti
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| Lisa Ponti: i disegni mi salvano | Colori in polvere: lettera a Narciso Silvestrini | 0.810746 | https://www.doppiozero.com/lisa-ponti-i-disegni-mi-salvano | https://www.doppiozero.com/colori-in-polvere-lettera-narciso-silvestrini |
I n 15 anni, il numero di ragazzi in età scolastica che nel Regno Unito fa uso di Ritalin – uno stimolante nato per aiutare gli studenti affetti dal Disturbo da Deficit di Attenzione (ADHD) – è salito dai 92.000 del 1997 ai 786.000 del 2012. Negli Stati Uniti, già nel 2011, questo numero superava i 3,5 milioni e – stando a quanto riporta la rivista specializzata _Neuropharmacology_ (nel numero 64 del 2013) – una percentuale tra il 5 e il 15% degli studenti di college utilizza il Ritalin per migliorare le proprie performance.
Un incremento che non è ovviamente causato da un’epidemia di deficit di attenzione, ma dalla trasformazione degli obiettivi per cui si utilizza questo farmaco: “Lo scopo originario era quello di trattare il disordine dell’attenzione”, scrive [Yuval Noah Harari in _Homo Deus_](<http://www.giunti.it/libri/storia/homo-deus/>). “Ma oggi ragazzi completamente in salute prendono questi farmaci per stare al passo con le crescenti aspettative di genitori e insegnanti”. La ragione principale dell’utilizzo del Ritalin sembra diventata quella di soddisfare le richieste della società e aiutare gli studenti a essere più preparati e quindi in grado di affrontare con successo un mercato del lavoro segnato da una competizione estrema.
Non è certo un caso isolato: osservando da vicino gli sviluppi tecnologici (e anche biotecnologici e neurofarmacologici) non è difficile notare come tutte le innovazioni (del passato recente, del futuro prossimo o in fase di sviluppo) sembrino avere un unico obiettivo: rendere l’essere umano più rapido e più produttivo. In una parola: più efficiente. Il simbolo stesso di tutto ciò, ovviamente, è lo smartphone: secondo [una ricerca](<https://www.ccl.org/wp-content/uploads/2015/04/AlwaysOn.pdf>) del Center for Creative Leadership, chi utilizza lo smartphone anche come strumento professionale rimane in qualche modo connesso al suo lavoro per 13,5 ore al giorno. Più o meno tutto il tempo in cui si è svegli esclusi i pasti. Un eccesso di lavoro causato dal fiume di notifiche (mail, Messenger, WhatsApp, sistemi di gestione come Trello o Slack) che ci inonda da appena svegli e ancora a letto fino a sera inoltrata; tracimando anche nei weekend.
> Non è difficile notare come tutte le innovazioni del passato recente o in fase di sviluppo sembrino avere un unico obiettivo: rendere l’essere umano più rapido e più produttivo.
Tutto ciò, al di là dei risvolti sociali variamente analizzati, ci rende più produttivi (o almeno ci dà la sensazione di esserlo) incrementando le ore dedicate al lavoro. Quando l’iPhone ha fatto la sua comparsa nel 2007, tra i vari slogan elaborati da Steve Jobs e colleghi c’erano: “Questo cambia tutto”, “Apple reinventa il telefono”, “È solo l’inizio”. Nessuno slogan diceva “adesso potrete lavorare molto di più”, eppure è proprio la nostra vita lavorativa a essere stata enormemente colpita dall’avvento degli smartphone.
Non si è trattato di un unicum, ma di una tendenza che con l’avvento delle nuove tecnologie si consoliderà ulteriormente e che raggiungerà il suo picco quando (e se) si concretizzeranno le sperimentazioni in corso nel campo della stimolazione elettrica del cervello e dell’editing genetico. Prima di arrivare alla frontiere più futuribili soffermiamoci sulle conseguenze che potrebbe avere un’innovazione molto più vicina: la [realtà aumentata](<http://www.businessinsider.com/augmented-reality-vr-virtual-hololens-work-video-2017-6>); la tecnologia che sovrappone il digitale al reale, cancellando definitivamente la distinzione tra i due ambiti e permettendoci di vivere, sfruttando dei visori, in un mondo costantemente aumentato.
**L’efficienza della realtà aumentata
**Il prototipo [da poco presentato](<https://www.theverge.com/2017/12/20/16800474/magic-leap-one-creator-edition-augmented-reality-goggles-announce>) dalla più celebrata startup del settore, Magic Leap, ha sollevato non poche ironie: un paio di occhiali estremamente ingombranti, che ci costringono a circolare con un minicomputer attaccato alla cintola e a tenere sempre in mano una sorta di telecomando. Se qualcuno oggi andasse in giro conciato in questa maniera, si coprirebbe di ridicolo, ma questo è solo l’inizio: col passare del tempo, i visori diventeranno sempre più simili a normali occhiali; il minicomputer entrerà in una mano e il telecomando potrebbe anche completamente sparire, permettendoci di dare i comandi solo per via vocale o con i gesti.
La maggior parte degli analisti [ritiene](<https://it.businessinsider.com/death-of-the-smartphone-and-what-comes-after-2017-3/?r=US&IR=T>) che sia questa la _next big thing_ destinata a rimpiazzare lo smartphone. Sensazione confermata dal fatto che tutti i colossi del settore (da Apple, a Facebook, compresi Google e Microsoft) stiano investendo massicciamente nel campo. Kevin Kelly, nel suo ultimo libro _L’inevitabile_ (Il Saggiatore), immagina una giornata in un futuro aumentato. Eccone uno scorcio:
> Inforco gli occhiali per la realtà aumentata mentre corro all’aperto. Il percorso è dritto davanti a me e posso vedere in sovraimpressione tutte le misurazioni del mio allenamento, come per esempio il battito cardiaco e lo stato del mio metabolismo in tempo reale. Posso anche visualizzare le ultime annotazioni virtuali sui posti in cui passo. Sui miei occhiali vedo una nota su un tragitto alternativo che un mio amico ha fatto quando ha percorso questa stessa strada un’ora prima e vedo anche delle annotazioni storiche associate a un paio di punti di riferimento che sono state lasciate dal club di storia locale di cui sono membro. Un giorno potrei anche provare l’applicazione per il riconoscimento degli uccelli, che associa un nome a quelli che vedo mentre corro nel parco.
L’aspetto probabilmente più importante dei visori per la realtà aumentata è che rendono l’unione tra reale e digitale _frictionless_ , priva cioè di quella frizione tra i due ambienti che contraddistingue le applicazioni AR degli smartphone. Con Magic Leap e gli altri, i due piani si fonderanno definitivamente. Anche in questo caso, si tende a evidenziare soprattutto le potenzialità della AR nel campo dei videogiochi, dello shopping (Ikea sta lavorando a un programma che permetterà, usando i visori, di vedere come stanno i mobili in casa nostra), del turismo (le informazioni appariranno direttamente sui monumenti), della navigazione stradale (le indicazioni saranno direttamente inglobate nelle strade che percorriamo). Molto meno si parla invece di quanto i visori in realtà aumentata ci obbligheranno a essere ancora più produttivi ed efficienti.
Le mail, le telefonate, le notifiche, gli appuntamenti non saranno più nel nostro smartphone, ma appariranno direttamente davanti ai nostri occhi; aumentando ancor più la nostra capacità di gestirle in tempo reale, qualunque attività si stia svolgendo. E se adesso dobbiamo decidere di prendere in mano lo smartphone per collegarci, nel futuro (che dista solo un paio d’anni) dovremo decidere di _toglierci_ il visore per scollegarci. Una differenza fondamentale: la nostra condizione di base sarà connessa alla rete e al fiume di attività lavorative e non che possiamo gestire con gli _headset_ ; per staccare dovremo decidere di levarceli dagli occhi.
Questo ribaltamento è però solo un passaggio intermedio. Parecchie aziende – in vantaggio sembra essere Samsung – stanno già [brevettando](<http://mashable.com/2016/04/05/samsung-smart-contact-lenses-patent/>) le lenti a contatto smart. Una prospettiva che dista ancora parecchio, ma che integrerà definitivamente il digitale nel corpo umano. A quel punto, forse, ci sconnetteremo solo per andare a dormire; il resto del nostro tempo sarà invece sempre immerso nella rete. Le ricadute lavorative sono evidenti: la nostra costante e immediata reperibilità verrà data ancor più per scontata; così come la capacità di monitorare non-stop tutto ciò che compare sui monitor che, a quel punto, si troveranno letteralmente appoggiati ai nostri occhi.
**Un problema di tempo
**Tutto può aumentare: produttività, lavoro, consumo. Ciò che non può aumentare è la durata della giornata: nell’epoca dell’abbondanza (delle società avanzate) il bene scarso è diventato il tempo. Una [ricerca](<https://hbr.org/2009/10/making-time-off-predictable-and-required>) della Harvard Business School, condotta su mille professionisti, mostra come il 94% di loro lavori almeno 50 ore a settimana; e quasi la metà ne lavori oltre 65. [Altre ricerche](<https://books.google.it/books?id=mcM9DwAAQBAJ&pg=PA330&lpg=PA330&dq=60%25+smartphone+work+13.5+hours+more&source=bl&ots=0yIebJM0rV&sig=G2rBg6RiZq4iLUK6CeEl1_5ro6o&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwitwOW5p7zYAhWGyKQKHR5jAxwQ6AEILzAB>) mostrano come la quota di uomini statunitensi laureati che lavorano oltre 50 ore a settimana sia cresciuta dal 24% del 1979 al 28% del 2006 (facile immaginare che nel frattempo sia ulteriormente aumentata).
E meno male che, negli anni Trenta, John Maynard Keynes immaginava che verso la fine del millennio scorso si sarebbe lavorato per tre ore al giorno. La verità è che, nonostante il tempo libero sia complessivamente cresciuto negli ultimi decenni, la maggior parte dell’incremento si è ottenuto tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta; dopodiché gli economisti hanno notato come si sia venuto a creare un [gap crescente](<https://www.whitehutchinson.com/leisure/articles/rise.shtml>), in cui la maggior parte del tempo libero viene goduto da persone che hanno un basso grado d’istruzione. Negli Stati Uniti, chi non ha terminato le scuole superiori ha incrementato il proprio tempo libero di otto ore a settimana dal 1985 al 2005. Gli uomini laureati, nello stesso lasso di tempo, hanno invece visto diminuire il tempo libero di sei ore (la sola ragione per cui si continua a parlare di uomini è che la situazione delle donne, ovviamente, è molto diversa, ancor più penalizzata e meriterebbe un trattamento a parte).
> Tutto può aumentare: produttività, lavoro, consumo. Ciò che non può aumentare è la durata della giornata: nell’epoca dell’abbondanza delle società avanzate il bene scarso è diventato il tempo.
Avere “troppe cose da fare” è diventato un simbolo di status. Ma c’è un problema: i lavori attualmente considerati di livello medio-basso saranno a breve [svolti dalle macchine](<https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&ved=0ahUKEwi9q5elqrzYAhWGEVAKHRR9D18QjBwIBA&url=http%3A%2F%2Fstatic2.businessinsider.com%2Fimage%2F52e196c569bedde8131b31ef-800-%2Fchart-of-the-day-robots-taking-jobs.jpg&psig=AOvVaw2s3byuDrJUOwYSJa0kvYqb&ust=1515087311003367>) e dalle [intelligenze artificiali](<https://andreadanielesignorelli.com/2017/10/26/intelligenza-artificiale/>); lasciando a nostra disposizione solo le professioni che richiedono abilità in cui l’uomo è (per il momento) migliore; lavori non ripetitivi, che necessitano di capacità particolari: creatività, gestione e supervisione di un gruppo, rapporti umani e quant’altro.
La [diminuzione](<https://www.slideshare.net/ISG_Inc/the-rise-of-artificial-intelligence>) del numero di lavori non significa solo che la concorrenza sarà sempre più spietata – costringendo ognuno di noi a raggiungere nuovi livelli di istruzione, produttività ed efficienza – ma soprattutto che, per tenere testa all’avanzata delle AI, dovremo continuamente migliorare e diventare sempre più rapidi. Come ha [recentemente affermato](<https://www.theguardian.com/technology/2017/feb/15/elon-musk-cyborgs-robots-artificial-intelligence-is-he-right>) Elon Musk, gli uomini dovranno “aumentare se stessi” al solo scopo di tenere il passo delle macchine. Per riuscire nell’impresa, non basterà certo un visore in AR in grado di accrescere la nostra produttività ed efficienza.
**Nuove abilità
**Negli ultimi anni ha preso piede una quantità di progetti estremamente ambiziosi – tutti nel campo delle neuroscienze – che hanno un unico obiettivo: aumentare le abilità umane. Proprio Elon Musk è l’ideatore di uno di questi: Neuralink, la società dedita alla creazione di un’interfaccia uomo-macchina che, attraverso un “laccio neurale”, punta ad [aumentare le capacità](<http://waitbutwhy.com/2017/04/neuralink.html?utm_source=MIT+Technology+Review&utm_campaign=6713c2939b-The_Download&utm_medium=email&utm_term=0_997ed6f472-6713c2939b-153822561#part3>) del cervello umano. Le prime possibili applicazioni sono mediche: persone affette da malattie neurologiche [come il Parkinson](<http://www.kurzweilai.net/soft-arrays-of-miniature-electrodes-for-improved-parkinsons-treatment>) o l’Alzheimer potrebbero beneficiare enormemente dallo sviluppo di una tecnologia di questo tipo, come già avviene grazie a tecniche sperimentali che prevedono l’innesto di elettrodi wireless nel cervello.
È un campo in cui sono stati ottenuti notevoli successi. Un esempio tutto italiano è quello di [Brain Control](<http://www.braincontrol.it/>); il CEO Pasquale Fedele, in occasione dell’ultimo Wired Next Fest di Milano, ha spiegato: “Attraverso un caschetto, intercettiamo e leggiamo l’attività elettrica che i neuroni generano interagendo tra di loro. In questo modo, quando un paziente completamente paralizzato pensa di muovere la carrozzina in avanti, o di rispondere positivamente o negativamente a una domanda usando come tramite un tablet, il nostro software individua l’attività neuronale in tempo reale e produce l’azione pensata”.
> Negli ultimi anni nel campo delle neuroscienze ha preso piede una quantità di progetti estremamente ambiziosi che hanno un unico obiettivo: aumentare le abilità umane.
Una startup [come Kernel](<https://www.wired.com/story/inside-the-race-to-build-a-brain-machine-interface/>) – registrata come società che opera in campo medico – conduce invece le sue sperimentazioni inserendo chip all’interno del cervello, allo scopo di individuare le cause degli attacchi epilettici o per combattere anoressia e obesità. Ma per il futuro la speranza è di usare la stessa tecnologia per aumentare la memoria, imparare più rapidamente e magari sbloccare il segreto della telepatia. Le sperimentazioni mediche in questo settore [si stanno insomma moltiplicando](<https://www.lemacchinevolanti.it/approfondimenti/potremo-davvero-comunicare-con-la-mente>); ma rappresentano solo la testa d’ariete, la giustificazione più nobile per proseguire nello sviluppo di dispositivi che, in futuro, potrebbero rendere tutti noi in grado di controllare le macchine, ricevere informazioni dai computer e comunicare l’un l’altro usando solo il cervello (fino ad arrivare all’utopia della [“intelligenza collettiva”](<https://it.wikipedia.org/wiki/Intelligenza_collettiva>)).
Altri progetti più realistici sembrano comunque perseguire gli stessi obiettivi: il team dell’Università di Oxford guidato da Roi Cohen Kadosh sta studiando come la stimolazione elettrica del cervello eseguita attraverso la TRNS ( _T_ _ranscranial Tandom Noise Stimulation_ ) potrebbe permetterci di [imparare la matematica](<https://www.wired.com/2013/05/brain-stimulation-math/>) con una rapidità molto maggiore. Le persone sottoposte a questi stimoli elettrici durante le sessioni di prova hanno appreso con una velocità superiore da due a cinque volte, conservando dal 30 al 40% della loro performance anche a distanza di sei mesi.
**Umanità geneticamente modificata
**Perché fermarsi qui? Passando dagli impianti tecnologici allo studio dei geni e ai modelli predittivi basati sul DNA, startup come Genomic Prediction, 23andMe e altre potrebbero essere in grado di identificare i geni responsabili della nostra intelligenza e quindi riconoscere gli embrioni umani destinati ad avere un QI più o meno elevato. Anche in questo caso, le applicazioni eticamente accettate sono solo quelle mediche: “Riveleremo solo le possibili condizioni gravemente negative; non diremo mai _vostro figlio diventerà un giocatore della NBA o un genio della fisica_ ”, ha spiegato il fondatore di Genomic Prediction Stephen Hsu [alla MIT Tech Review](<https://www.technologyreview.com/s/609204/eugenics-20-were-at-the-dawn-of-choosing-embryos-by-health-height-and-more/>). Ma non sarà facile controllare gli sviluppi: già nel 2013, 23andMe aveva provocato scandalo [depositando un brevetto](<http://www.freepatentsonline.com/8543339.pdf>) che, consentendo ai genitori di selezionare i donatori di gamete attraverso calcoli genetici, sembrava essere il primo passo verso l’eugenetica (salvo poi fare retromarcia).
Stephen Hsu di Genomic Prediction – che ha più volte confermato come la sua società sia intenzionata esclusivamente a evitare che nascano bambini con gravi malattie (il che solleva comunque parecchi problemi etici) – è però anche l’autore di [un saggio](<http://nautil.us/issue/18/genius/super_intelligent-humans-are-coming>) pubblicato su _Nautilus_ con il titolo “Gli umani super-intelligenti stanno arrivando”, in cui spiega come, attraverso l’editing genetico e tecniche [come Crispr](<https://www.iltascabile.com/scienze/la-rivoluzione-crispr/>), potrebbe diventare possibile, nel giro di pochi anni, aumentare il QI dei propri figli di 15 punti senza troppe difficoltà (“la differenza tra un bambino che avrà difficoltà a scuola e uno che completerà con successo il college”); con la prospettiva di arrivare, un giorno, fino a 1000.
Nel suo saggio, Hsu richiama il racconto [Fiori per Algernon](<https://it.wikipedia.org/wiki/Fiori_per_Algernon>) di Daniel Keyes, in cui un adulto di nome Charlie Gordon riceve un trattamento sperimentale che gli consente di aumentare il suo QI da 60 (molto basso) fino a circa 200, trasformandosi da un panettiere di cui gli amici si approfittano in un genio capace di vedere tutte le connessioni del mondo senza alcuno sforzo: “Vivo al picco di una chiarezza e di una bellezza che non sapevo nemmeno esistessero”, scrive Charlie. “Non c’è gioia più grande dell’esplosione della soluzione a un problema. Questa è bellezza, amore e verità tutto in uno. Questa è gioia”.
> Un capitalismo sempre più veloce ci costringerà ad adottare nel breve termine dispositivi tecnologici che sembrano avere lo scopo di farci produrre e consumare di più.
Fuori dalla narrativa, secondo Hsu l’editing genetico con lo scopo di aumentare il nostro QI potrebbe dotarci di una memoria visiva quasi perfetta, di un pensiero super veloce, di una visualizzazione geometrica estremamente potente, della capacità di formulare più pensieri contemporaneamente. Ma perché dovremmo volere tutto questo? Secondo Bryan Johnson, fondatore della già citata Kernel, la ragione è semplice: “Il mondo è diventato fin troppo complesso; il sistema finanziario è imprevedibile, la popolazione invecchia, i robot vogliono il nostro lavoro, l’intelligenza artificiale ci sta raggiungendo e il cambiamento climatico non sembra prossimo ad arrestarsi. Tutto sembra fuori controllo. E allora, perché non dovremmo decidere noi stessi in quale direzione evolvere? Perché non dovremmo fare tutto il possibile per adattarci più rapidamente?”.
Quindi: un capitalismo sempre più veloce ci costringerà ad adottare nel breve termine dispositivi tecnologici che sembrano avere lo scopo di farci produrre e consumare di più (fornendo allo stesso tempo anche più dati); la rincorsa delle macchine ci obbliga a studiare sul medio termine delle tecniche in grado di aumentare drasticamente le nostre capacità intellettuali e la [crescente complessità del mondo](<https://hbr.org/2011/08/the-world-really-is-more-compl.html>) ci obbliga a evolvere artificialmente. Dove ci porterà tutto questo?
I primissimi segnali della direzione che stiamo intraprendendo si possono già oggi trovare nella diffusione della on-demand economy, resa possibile dalla tecnologia e che dovrebbe impiegare 10 milioni di statunitensi entro il 2021. Un sistema iper-liberista che ci costringe a diventare il “capitalista di noi stessi”, premiando esclusivamente chi è in grado di partecipare con successo a un mercato del lavoro sempre più competitivo e che richiede un grado sempre maggiore di preparazione e dedizione (abbandonando a se stessi tutti gli altri).
> I primi esseri umani che riusciranno ad aumentare artificialmente la propria efficienza godranno di un enorme vantaggio su tutti gli altri.
In una società di questo tipo, i primi esseri umani che riusciranno ad aumentare artificialmente la propria efficienza godranno di un enorme vantaggio su tutti gli altri; mentre i primi che potranno selezionare gli embrioni offriranno un vantaggio strategico ai loro figli. E chi si potrà permettere tutto ciò?: “I primi ad adottare le tecnologie di selezione dell’embrione saranno i miliardari e i tipi da Silicon Valley”, si legge ancora sulla MIT Tech Review. “Nel momento in cui loro inizieranno a produrre meno bambini malati, e più bambini eccezionali, il resto della società non potrà che seguire”. Fa eco a queste parole anche lo stesso Stephen Hsu: “Come avviene con la maggior parte delle tecnologie, i ricchi e potenti saranno i primi a beneficiarne”.
Questo, ovviamente, non varrà solo per l’editing genetico (le cui prospettive sono ancora tutte da vedere), ma anche per la possibilità di sfruttare i concreti sviluppi della stimolazione cerebrale, di progetti come Neuralink e altri ancora. E così, i “ricchi e potenti” avranno nelle loro mani un ulteriore strumento, ancor più potente di quelli che già oggi possiedono (in termini di migliore istruzione e corsie preferenziali per l’accesso al mondo del lavoro), per sfruttare (e tramandare) i loro privilegi e accrescere ulteriormente la già [crescente disuguaglianza](<http://www.un.org/sustainabledevelopment/blog/2016/06/unicef-report-growing-inequalities-threaten-most-disadvantaged-kids/>).
**Uomini come risorse naturali
**Così come si scava sempre più a fondo per trovare petrolio o si usa la tecnologia per far fruttare di più il suolo, allo stesso modo l’uomo è costretto ad aumentare se stesso per essere [sempre più produttivo](<http://press.uchicago.edu/ucp/books/book/chicago/P/bo19085612.html>) e in grado di soddisfare la sete di crescita del nostro sistema economico. In tutto ciò, le innovazioni tecnologiche e biomediche giocano un ruolo chiave, rendendoci più integrati con il digitale e quindi più efficienti – un domani ci potrebbero rendere selezionati con più cura e quindi in grado di essere sempre più razionali, più intelligenti, in grado di prendere più decisioni, più corrette e in tempi più rapidi.
“I computer sono dispositivi molto ben progettati”, [scrive](<https://www.wired.com/story/how-to-build-a-self-conscious-ai-machine/>) Hugh Howey su Backchannel. “Tutti i vari bit sono stati progettati nello stesso momento e con gli stessi obiettivi, e sono stati progettati per lavorare armoniosamente l’uno con l’altro. Niente di tutto ciò, in nessun modo, ricorda la mente umana. La mente umana è molto più simile a Washington (o qualunque altro imponente governo). Alcune funzioni del cervello sono state costruite centinaia di milioni di anni fa, come quello che forniscono energia alle cellule. Altre sono state costruite milioni di anni fa, come quelle che sparano i neuroni e si assicurano che il sangue venga pompato e l’ossigeno inalato. Andando verso il lobo frontale, troviamo i moduli che controllano i comportamenti da mammiferi”.
I diversi bisogni delle differenti ere a cui, lentamente, si adatta l’evoluzione umana fanno sì che l’uomo risponda ancora oggi a necessità ancestrali che la nostra società ha abbandonato da tempo e che [non sia affatto](<http://waitbutwhy.com/2014/10/religion-for-the-nonreligious.html>) un fulgido esempio di razionalità ed efficienza. Perché mai, allora, tutti questi timori sul rischio che gli scienziati creino AI uguali all’uomo? E infatti, prosegue Howey, “non dovrebbe essere quello l’obiettivo. L’obiettivo dovrebbe essere di andare in direzione opposta. Dopo milioni di anni di competizione per le risorse, l’algoritmo del cervello umano causa oggi più problemi di quelli che risolve”.
In parole povere, non dobbiamo temere che le intelligenze artificiali diventino come gli uomini, perché la direzione che abbiamo intrapreso è quella opposta: siamo noi che stiamo diventando sempre più efficienti, razionali e produttivi a scapito della nostra umanità e (probabilmente) del nostro benessere. Allo scopo di assicurarci che la nostra società continui a inseguire il mito della crescita, siamo noi che stiamo diventando sempre più simili alle intelligenze artificiali.
| Superumani | Le pillole per diventare più intelligenti | 0.803711 | https://www.iltascabile.com/scienze/superumani/ | https://www.ilpost.it/2016/10/28/nootropi-pillole-studiare-meglio-concentrazione/ |
Domenica 27 novembre in Francia c'è il secondo turno delle primarie del centrodestra, cioè del partito dei Repubblicani, in vista delle prossime elezioni presidenziali che si terranno il 23 aprile 2017. François Fillon [è stato il candidato più votato](<https://www.ilpost.it/2016/11/21/fillon-juppe-ballottaggio-presidenziali-centrodestra-francia/>) al primo turno, con un inaspettato 44 per cento, ma non ha ricevuto un numero di voti sufficienti per vincere direttamente; il secondo candidato più votato è stato Alain Juppé, con il 28 per cento dei voti. È stato un risultato inatteso: negli ultimi sondaggi prima del voto era in testa Juppé, seguito dall'ex presidente Nicolas Sarkozy. Le votazioni per il secondo turno sono in realtà già iniziate ieri, quando si è votato nei [territori d’oltremare](<https://it.wikipedia.org/wiki/Francia_d%27oltremare>). Nella Francia continentale invece i seggi sono aperti dalle 8 alle 19. Al ballottaggio può votare anche chi non ha partecipato al primo turno.
Il candidato favorito è François Fillon, che secondo la maggior parte degli osservatori ha anche vinto il [dibattito televisivo con Juppé](<https://www.ilpost.it/2016/11/25/come-andato-il-dibattito-tra-fillon-e-juppe/>) che si è svolto il 24 novembre. Il programma di Fillon è più di destra rispetto a quello di Juppé, che è più moderato. Negli ultimi giorni Fillon si era lamentato di essere stato definito un “reazionario medievale” per avere proposto di rivedere il diritto di adozione per le coppie gay e per avere espresso le sue posizioni anti-abortiste; Juppé si era invece lamentato di essere stato chiamato “l’islamista Ali Juppé”, per avere assunto posizioni più aperte nei confronti della diversità etnica e religiosa in Francia. I toni del dibattito televisivo – in cui si è parlato molto di aborto e di identità della Francia – sono stati in ogni caso più pacati.
Alle presidenziali del 2017, il vincitore di oggi se la giocherà, secondo i sondaggi, con [Marine Le Pen del Front National](<https://www.ilpost.it/2016/11/13/prossime-elezioni/#steps_5>), il partito euroscettico di estrema destra sempre più popolare in Francia. Le cose potrebbero ancora cambiare, ma ci vorrebbe una gran rimonta del Partito Socialista, attualmente al governo, che gli consenta di superare il primo turno delle elezioni. Per ora non si sa chi sarà il candidato del Partito Socialista: il presidente in carica François Hollande, il cui consenso al momento è molto basso, non ha ancora detto se si ricandiderà.
### Chi è François Fillon
Fillon ha 62 anni ed è stato primo ministro dal 2007 al 2012. Prima, in altri governi, era stato ministro dell’Istruzione, degli Affari sociali, delle Telecomunicazioni, delle Tecnologie dell’informazione e delle Poste, e anche dell’Istruzione superiore e della Ricerca, negli anni Novanta. Fillon sostiene di avere l’unico programma “realistico” per la Francia e l'unico in grado di far riprendere l'economia francese. In campagna elettorale ha detto che il programma di Sarkozy avrebbe fatto tornare indietro la Francia, perché consisteva in una ripetizione della sua presidenza, mentre, ha detto, «il programma Alain Juppé è un programma estremamente prudente basato su larghi accordi politici per raccogliere consensi». In entrambi i casi «la situazione economica non si riprenderà».
Di lui, Juppé [ha detto](<http://www.liberation.fr/video/2016/11/26/la-semaine-ou-le-ton-est-monte-entre-les-candidats-a-la-primaire_1530885>) che ha «una visione estremamente tradizionalista, per non dire un po' retrograda sul ruolo delle donne, sulla famiglia e sul matrimonio». Durante la campagna elettorale Fillon ha in effetti insistito molto sui valori cattolici legati alla famiglia. In particolare ha detto che vorrebbe fosse riesaminata la legge Taubira che tre anni fa ha introdotto la possibilità di adottare bambini per le coppie omosessuali; Juppé invece non ha intenzione di provare a modificare la legge, se eletto. Riguardo l'aborto, durante il dibattito televisivo Fillon ha detto di essere personalmente contrario ma di non voler cambiare niente della legge approvata in Francia nel 1975.
> La [#famille](<https://twitter.com/hashtag/famille?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) n’est pas une valeur rétrograde, c’est une valeur éternelle qui sera toujours moderne. [#PorteDeVersailles](<https://twitter.com/hashtag/PorteDeVersailles?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> -- François Fillon (@FrancoisFillon) [November 25, 2016](<https://twitter.com/FrancoisFillon/status/802222665423605760?ref_src=twsrc%5Etfw>)
Tra le persone che hanno criticato Fillon per le sue posizioni sulla famiglia c'è anche Pierre Bergé, co-fondatore della casa di moda Saint Laurent e per molti anni compagno dello stilista Yves Saint Laurent. Bergé ha paragonato Fillon ai politici del governo di Vichy, cioè ai collaborazionisti dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
> Voter Fillon c'est voter pour la France réac, la Manif pour Tous, qui m'a menacé de mort. La France pétainiste. Quand va-t-on à Vichy?
>
> -- Pierre Bergé (@pvgberge) [November 24, 2016](<https://twitter.com/pvgberge/status/801727985422372864?ref_src=twsrc%5Etfw>)
Per quanto riguarda il Front National, Fillon ha detto che non bisogna «corrergli dietro» per vincere le elezioni e che «le elezioni presidenziali non possono essere ridotte a un dibattito sul terrorismo: sono la scelta per il futuro del nostro paese, per un modello di società, non per un super-ministro degli Interni».
### Chi è Alain Juppé
Juppé è sindaco di Bordeaux, è stato primo ministro della Francia tra il 1995 e il 1997 e ha quasi 72 anni. È un centrista, non è malvisto dall’elettorato socialista deluso e moderato, e nemmeno dai Repubblicani meno intransigenti. Viene ricordato soprattutto per aver causato il penultimo grande sciopero generale nel paese dopo aver tentato di portare avanti una riforma delle pensioni (l’ultimo grande sciopero ha invece avuto a che fare con la contestata riforma del lavoro del governo Valls, poi approvata). Juppé ha detto di voler rafforzare le forze dell’ordine senza toccare lo stato di diritto, di voler creare un codice sulla laicità per la convivenza tra le religioni, di voler abbassare le imposte sulle imprese e, in forte contrapposizione a Sarkozy, si era descritto come un futuro presidente «fermo ma conciliante». Dopo il primo turno delle primarie Juppé ha detto: «Credo più che mai che il popolo francese abbia bisogno di unirsi per voltare pagina da un periodo disastroso durato cinque anni e per bloccare il Front National».
> Ma méthode, je la qualifierai de libéralisme humaniste. [#AJNancy](<https://twitter.com/hashtag/AJNancy?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> -- Alain Juppé (@alainjuppe) [November 25, 2016](<https://twitter.com/alainjuppe/status/802237378815463426?ref_src=twsrc%5Etfw>)
Un aspetto su cui Juppé è diverso da Fillon è il suo atteggiamento verso le minoranze etniche. Mentre Fillon ha detto che «la Francia non è un paese multiculturale», Juppé ha detto che l'identità del paese nasce dalle differenze. Tuttavia, Juppé ha anche proposto di limitare lo _ius soli_ che vige in Francia per quanto riguarda l'acquisizione della cittadinanza: secondo lui dovrebbero esserne esclusi i bambini che pur nascendo sul suolo francese sono figli di immigrati irregolari. Invece, per quanto riguarda la [faccenda del burqini](<https://www.ilpost.it/2016/08/18/questa-storia-del-burqini/>) (o "burkini", cioè un tipo di costume da bagno pensato per le donne musulmane che vogliono tenere il proprio corpo coperto), Juppé ha detto che non lo vuole proibire, contrariamente a Fillon.
### Alcune differenze nei programmi di Fillon e Juppé
Sia François Fillon che Alain Juppé hanno detto di aver intenzione di ridurre la spesa pubblica, ma mentre per Fillon la riforma dovrà avvenire velocemente e dovrà essere molto incisiva – ha parlato di un taglio [da 100 miliardi di euro](<http://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2016/11/21/primaire-de-la-droite-ce-qui-differencie-fillon-et-juppe-dans-leurs-programmes_5034820_4355770.html>) – Juppé vorrebbe portarla avanti in modo più graduale. Juppé è anche stato più vago sul totale da tagliare: ha parlato di una cifra compresa tra 85 e 100 miliardi di euro. Sia Fillon che Juppé poi vogliono aumentare la TVA, l'imposta equivalente all'IVA italiana, attualmente al 20 per cento; Fillon un po' di più di Juppé, cioè al 22 per cento contro il 21.
Per quanto riguarda la gestione della guerra in Siria, Fillon è favorevole a un riavvicinamento strategico con la Russia, a cui vorrebbe togliere l’embargo imposto per via dell’annessione della Crimea. Fillon, come il presidente eletto degli Stati Uniti Donal Trump, ha anche parlato in favore di un'alleanza con il dittatore siriano Bashar al Assad allo scopo di combattere lo Stato Islamico. Juppé è favorevole a dialogare con la Russia, ma è stato critico sul bombardamento russo di Aleppo ed è contrario sia a un intervento militare francese in Siria, sia a una possibile alleanza con Assad.
Anche sull'Europa Fillon e Juppé hanno idee un po' diverse. Juppé vorrebbe che l'Unione Europea fosse riformata per diventare «meno burocratica» e che si progredisse nella costruzione di un organismo di difesa comune. Fillon invece ha parlato della creazione di un governo comune per i paesi che usano l'euro, e non quindi dell'intera Unione.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Guida al secondo turno delle primarie della destra francese | François Fillon ha vinto le primarie del centrodestra francese | 0.87022 | https://www.ilpost.it/2016/11/26/francia-primarie-centrodestra-fillon-juppe/ | https://www.ilpost.it/2016/11/28/francois-fillon-candidato-destra-presidenziali-primarie-francia/ |
>>
>> Avi Schiffmann, americano di 17 anni, negli ultimi tempi non è stato proprio uno studente modello. Ma quando ha messo da parte per un po’ la scuola, ma lo ha fatto per un buon motivo: dedicarsi alla creazione di [ncov2019.live](<https://ncov2019.live>), uno dei **siti di tracciamento** di[ coronavirus](<https://www.focusjunior.it/news/il-coronavirus-spiegato-ai-ragazzi-dal-virologo-andrea-crisanti/>) diventato in poco tempo uno dei più visitati al mondo.
>>
>> A sua discolpa ha detto che, per rendere il sito sempre aggiornato ed efficiente, ha dovuto impiegare il **100% del suo tempo** e solo per questo lo studio è stato procrastinato.
>>
>> **MONITORAGGIO CONTINUO**
>>
>> Secondo Avi, la [pandemia](<https://www.focusjunior.it/news/covid-19-e-pandemia-quando-finiranno-quando-potremo-uscire-di-nuovo/>) di coronavirus non finirà tanto presto. Così, per **tenere sotto controllo** l’evolversi di questo virus, ha pensato di **monitorare** i suoi effetti quotidianamente e per tutto il giorno, finché non arriverà la sua fine.
>>
>> Il sito, infatti, è **sempre aggiornato** e migliorato tecnicamente: vengono aggiunte continuamente nuove funzioni per valutare l’evoluzione del virus. Ma anche se l'impegno ora è a tempo pieno, di una cosa Avi è certo, una volta che la pandemia sarà finita, eliminerà per sempre i server e molto probabilmente creerà una nuova pagina che confronterà [COVID-19](<https://www.focusjunior.it/news/covid-19-bufale-vere-o-false/>) con la SARS o l'influenza spagnola.
>>
>> **DATI SEMPRE AGGIORNATI**
>>
>> Il sito di tracciamento del coronavirus di Avi Schiffmann contiene tutte le informazioni su COVID-19 ed è aggiornato in continuazione. Per esempio, vengono inserite le **statistiche** dei Paesi di tutto il mondo che contengono il numero totale dei nuovi contagiati, dei decessi e delle persone guarite per nazione e per ogni sua regione, con l'aiuto dei **dati raccolti dall 'OMS** e dai siti web dei governi dei vari Stati.
>>
>> A queste funzioni, inoltre, si aggiungono il calcolatore del tasso di sopravvivenza, una mappa aggiornata di diffusione della pandemia, alcune informazioni di base sul virus, suggerimenti per l'igiene delle mani e anche un elenco dei vari sintomi.
>>
>> **GENIO A CHI?**
>>
>> E a tutti coloro che lo hanno definito un genio, Avi ha risposto: «Spero che in futuro strumenti come questo vengano creati direttamente dall’[Organizzazione mondiale della Sanità](<http://www.salute.gov.it/portale/rapportiInternazionali/menuContenutoRapportiInternazionali.jsp?lingua=italiano&area=rapporti&menu=mondiale>). La responsabilità di creare questi tool non dovrebbe essere nelle mani di un ragazzino a caso, ma delle persone che si occupano per lavoro di statistica».
>>
>> Ma la cosa più fa strabuzzare gli occhi, forse, è un altra. Pare infatti che il ragazzo **abbia rifiutato 8 milioni di** dollari che gli erano stati offerti in cambio della sua "creatura"(ncov2019.live), che conta oltre 30 milioni di utenti giornalieri. Ma perchè? Anche qui, Avi, risponde candidamente **«Non voglio approfittarne»**.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Sviluppa un sito per tracciare il Covid-19 e rifiuta 8 milioni di dollari: la storia di Avi Schiffmann | Fuori da Harvard Martin Kulldorff, il prof critico su lockdown e obbligo vaccinale: ma per noi aveva ragione | 0.822644 | https://www.focusjunior.it/news/avi-schiffmann-crea-sito-coronavirus/ | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/20/fuori-da-harvard-martin-kulldorff-il-prof-critico-su-lockdown-e-obbligo-vaccinale-ma-per-noi-aveva-ragione/7483397/ |
04 dicembre 2019 12:30
Se un autore teatrale volesse mettere in scena il mondo del 2019, probabilmente immaginerebbe un vertice internazionale a Londra, con una cena a Buckingham Palace e tre personaggi principali quasi caricaturali.
Il nostro autore descriverebbe la giornata del 3 dicembre 2019, con protagonisti Donald Trump, Emmanuel Macron e Recep Tayyip Erdoğan, ovvero i presidenti di Stati Uniti, Francia e Turchia, riuniti per
il vertice della Nato
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Nella finzione, però, sarebbe difficile rendere credibile il fatto che questi tre individui appartengono alla stessa alleanza politico-militare, perché le loro divergenze e la loro visione del mondo sono lontani anni luce. Eppure questa è la realtà, una realtà che la dice lunga sull’evoluzione politica degli ultimi anni e sulle contraddizioni che viviamo.
Personificazione del potere
L’aspetto più incredibile, come dimostrano i commenti dei mezzi d’informazione d’oltreoceano dopo la conferenza stampa congiunta di Trump e Macron, è che nessuno fa più alcuno sforzo per nascondere questa distanza. I tre capi di stato incarnano tre situazioni diverse e condividono una chiara tendenza alla personificazione del potere, tornata in auge. Ognuno a modo suo, tutti e tre cercano di modificare l’ordine mondiale e plasmarlo secondo la propria immagine.
Donal Trump è il distruttore in capo, il miliardario che nella sorpresa generale ha assunto il controllo della prima potenza mondiale e oggi indebolisce sistematicamente
il meccanismo multilaterale
per affermare la supremazia degli Stati Uniti. In patria Trump deve affrontare una procedura di destituzione, ma conserva le speranze di essere rieletto il prossimo anno.
Emmanuel Macron è anche lui un distruttore, ma dalle tendenze più liberali. Nel 2017 la sua elezione è stata accolta con sollievo da chi temeva l’ondata populista, ma da quel momento il suo eccessivo volontarismo ha incontrato forti resistenze,
in Francia come in Europa. Macron
, oggi, si trova alla vigilia di un confronto sociale che determinerà il proseguimento del suo mandato.
Erdoğan vuole essere ricevuto come il nuovo sultano della Turchia moderna, quando è prima di tutto un assassino della libertà nel suo paese
Infine c’è il turco Recep Tayyip Erdoğan incarnazione dell’”uomo forte” che si sta affermando in tutti i continenti. Islamico-conservatore sempre più autoritario e con la tendenza all’insulto, Erdoğan vuole essere ricevuto come il nuovo sultano della Turchia moderna, quando è prima di tutto un assassino della libertà nel suo paese.
Alleanza instabile
Cosa possono insegnarci questi tre leader a proposito dell’epoca in cui viviamo? Prima di tutto che le regole del gioco di ieri non funzionano più e che quelle di domani ancora non esistono. Non ci sono più i “leader del mondo libero”, alleati docili e vassalli lontani. Il concetto stesso di alleanza è instabile, come dimostra il caso della Turchia.
Inoltre è evidente che i rapporti di forza si stanno modificando e molti non se ne accorgono. Gli europei sottovalutano la loro capacità collettiva, mettendo in dubbio la parola “potenza” proposta da un presidente francese accusato di covare sogni di
grandeur
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pubblicità
Il vertice di Londra ci insegna che le alleanze, come le famiglie, sono capaci di resistere agli scontri più duri, perché in fondo fuori fa sempre più freddo che dentro, e con le contraddizioni si impara a convivere.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Nato
| Tre presidenti che fanno scricchiolare la Nato e l’ordine mondiale | Tre crisi che segnano la fine di un’epoca | 0.848508 | https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2019/12/04/nato-vertice-trump-erdogan-macron-londra | https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2019/01/14/tre-crisi-per-la-fine-di-un-epoca |
> 🔴 URGENT BRAQUAGE-92 Fin de la prise d'otages. Les employés libérés par la police. Aucune trace des gangsters pour l'instant
-- Actu140 (@actu140) [July 13, 2015](<https://twitter.com/actu140/status/620510850995089408?ref_src=twsrc%5Etfw>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| I 18 dipendenti di un negozio di Parigi presi in ostaggio questa mattina da alcuni uomini armati sono stati liberati: non si ha alcuna notizia dei rapinatori | Il leader del movimento di estrema destra tedesco PEGIDA si è dimesso dopo che è girata online una sua foto vestito da Hitler | 0.884816 | https://www.ilpost.it/2015/07/13/uomo-armato-negozio-parigi/ | https://www.ilpost.it/2015/01/21/dimissioni-leader-pegida/ |
>>
>> Martedì Maurizio Sarri si è dimesso da allenatore della Lazio. Sarri ha dato le dimissioni dopo quattro sconfitte e una vittoria nelle ultime cinque partite di Serie A, con la Lazio al nono posto in classifica a 40 punti. Sarri in mattinata si è presentato al centro sportivo di Formello, dove si allena la Lazio, e ha comunicato la decisione alla squadra. Mercoledì mattina la società ha detto di aver affidato il ruolo di allenatore al vice di Sarri, Giovanni Martusciello.
>>
>> Sarri era stato scelto come allenatore della Lazio [nel 2021](<https://www.ilpost.it/2021/06/09/maurizio-sarri-lazio/>), e nella sua prima stagione aveva raggiunto il quinto posto in campionato. Nella stagione successiva era invece riuscito a ottenere il secondo posto, facendo qualificare la Lazio alla Champions League, la più importante competizione di calcio a livello europeo. Una settimana fa la Lazio era stata eliminata dalla Champions League dopo la sconfitta per 3-0 contro il Bayern Monaco, nella gara di ritorno degli ottavi di finale (all'andata aveva vinto 1-0).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| Maurizio Sarri si è dimesso da allenatore della Lazio | Walter Mazzarri è il nuovo allenatore del Napoli: sostituisce l'esonerato Rudi Garcia | 0.879413 | https://www.ilpost.it/2024/03/12/maurizio-sarri-dimesso/ | https://www.ilpost.it/2023/11/14/rudi-garcia-esonero-mazzarri-allenatore-napoli/ |
[2001_mars_odyssey_wizja](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/2001_mars_odyssey_wizja.jpg>)
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>>>> Crediti: NASA/JPL/Corby Waste
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>>>> Oggi sono esattamente 4945 giorni che la sonda **[Mars Odyssey](<http://mars.jpl.nasa.gov/odyssey/>) **si trova attorno al pianeta Marte. Tredici anni sono passati, infatti, da quel 24 ottobre 2001 quando è entrata nell'orbita del Pianeta rosso, dopo essere stata lanciata il 7 aprile dello stesso anno attraverso un razzo Delta II da Cape Canaveral in Florida. Per finalizzare l'ingresso in orbita la sonda ha utilizzato una tecnica chiamata aerobraking, frenando e sfruttando l'atmosfera marziana. Nessuna sonda inviata dalla NASA nello spazio è mai rimasta in orbita tanto a lungo. Il record era detenuto fino ad ora da **Mars Global Surveyor** , che ha esplorato Marte dall'11 settembre 1997 al 2 novembre 2006.
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>>>> La sonda, che funge anche da ripetitore per le comunicazioni tra la Terra e Marte, era stata dotata di una varietà di strumenti e telecamere per studiare il Pianeta rosso, focalizzando la ricerca sui minerali, sulle radiazioni e sulla presenza di acqua. Mars Odyssey, che pesa circa 728 chilogrammi, ha anche aiutato altre missioni come il Mars Reconnaissance Orbiter, nonché i rover Spirit e Opportunity, che hanno , in questi anni, contribuito ai grandi risultati portati a casa dalla sonda apripista. In 13 anni, Odyssey ha conseguito, infatti, numerosi risultati fondamentali per l'astronomia e soprattutto per la conoscenza di Marte.
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>>>> Lo scorso febbraio i ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della NASA hanno annunciato che la sonda 2001 Mars Odyssey cambierà la sua orbita attorno a Marte: l’obiettivo è quello di osservare come le nubi marziane che cambiano a seconda delle diverse stagioni. Il completamento dell’operazione è previsto alla fine del 2015.
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>>>> [Sommario della missione Mars Odyssey. Crediti: NASA](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/800px-Odyssey_summary_br.jpg>)
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>>>> Sommario della missione Mars Odyssey. Crediti: NASA
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>>>> Mars Odyssey ha avuto anche due incidenti mentre si trovava in modalità protetta nel 2012 . Il primo in giugno a causa di un inceppamento in una delle ruote di reazione, componenti cruciali poiché destinati a regolare e mantenere l’orientamento della sonda. Tutto si è risolto in poco tempo grazie a un pezzo di ricambio. L'11 luglio sempre del 2012 [Mars Odyssey è andato in modalità provvisoria ](<https://www.media.inaf.it/2012/06/11/riposo-forzato-per-mars-odyssey/>) per circa 21 ore, dopo una manovra orbitale rapido che aveva sforzato una delle ruote di reazione della navicella.
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>>>> Mars Odyssey venne originalmente chiamata Mars Suveyor 2001 Orbiter ed era stata prevista anche la presenza del Mars Surveyor 2001 Lander. Un anno prima del lancio, la NASA decise di annullare la missione del lander, a seguito dei fallimenti del Mars Climate Orbiter e del Mars Polar Lander nel 1999. Il nome Mars Odyssey è stato scelto in onore alla visione dell'esplorazione spaziale contenuta nella opere di Arthur C. Clarke, tra cui 2001: Odissea nello spazio.
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>>>> Il progetto venne subappaltato alla Lockheed Martin: il costo totale previsto della missione fu di **297 milioni di dollari**. La missione, che verrà prolungata sicuramente per uno o due anni, avrebbe dovuto concludersi nel 2004. I ricercatori della NASA, però, viste le buone condizioni della sonda, pensarono di allungare la missione fino al 2006. La sonda, invece, è ancora in orbita e funzionante ed ha portato al raggiungimento di risultati storici, tra cui la realizzazione della prima mappa ad alta risoluzione dell'intero pianeta.
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>>>> **Per saperne di più:**
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>>>> Vai al sito di [Mars Odyssey](<http://mars.jpl.nasa.gov/odyssey/>)
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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| Odyssey da record su Marte | Destinazione Venere…10 anni dopo | 0.901571 | https://www.media.inaf.it/2014/04/08/odyssey-da-record-su-marte/ | https://www.media.inaf.it/2015/11/09/destinazione-venere-10-anni-dopo/ |
Nella classifica delle cose che la fantascienza ci ha fatto venir voglia di usare ma che ancora non esistono, il jetpack sta di sicuro ai primi posti. A guardare quelli che lo usano nei film, nei cartoni animati e nei fumetti, il jetpack – uno "zaino-razzo" che grazie a una propulsione a getto permette di volare – sembra anche facile da usare. David Mayman, capo di Jetpack Aviation Corp, una delle società più avanti nella ricerca sui jetpack, [ha detto](<http://www.wsj.com/articles/is-the-jetpack-movement-finally-taking-off-1465221130?mod=e2fb>) al _Wall Street Journal_ che «è come andare in bicicletta». Ma allora perché ci tocca ancora usare quelle noiose biciclette e quegli affollati tram? Perché la tecnologia c'è, ma è ancora in una fase preliminare, cara e pericolosa. Gli esperti del settore dicono che forse il momento dei jetpack sta per arrivare: non è vicino ma le premesse ci sono tutte. Restano solo da risolvere alcuni problemi.
Se oggi abbiamo voglia di volare con uno zaino-razzo in spalla la colpa va divisa soprattutto tra:
– [Aleksandr Fyodorovich Andreyev](<https://books.google.it/books?id=-vz4goZYoCkC&pg=PT16&redir_esc=y>), un inventore russo che nel 1919 teorizzò una specie di jetpack;
– la fantascienza, soprattutto quella dagli anni Sessanta in poi;
– le Olimpiadi di Los Angeles del 1984, in cui fu usato un jetpack;
– il Dangerous World Tour di Michael Jackson del 1992, come sopra.
Un po' di colpa ce l'hanno anche i film _Star Wars_ , _Minority Report, _Agente 007 - Thunderball (Operazione tuono) __e il videogioco _Grand Theft Auto: San Andreas_ , dove ai più bravi o ai più smanettoni capitava di volare con un jetpack.
Nelson Tyler, socio di Mayman a Jetpack Aviation Corp., ha spiegato che «un jetpack è qualcosa che prendi, ti metti in spalla ci cammini in giro per un po' e poi ti ci fai un volo: se pesa 180 chili e se va a benzina, non è un jetpack». Un jetpack dev'essere un piccolo razzo portatile, efficace come quelli dei missili ma leggero come uno zaino. Per ora non siamo ancora arrivati a quel punto ma Mayman ha spiegato che i droni e gli smartphone hanno dato una grande mano alla ricerca, rendendo più piccole e meno care le cose che servono a far volare e funzionare un jetpack.
Nell'articolo intitolato "[I jetpack stanno finalmente decollando?](<http://www.wsj.com/articles/is-the-jetpack-movement-finally-taking-off-1465221130?mod=e2fb>)", Jack Nicas del _Wall Street Journal_ ha raccontato di aver visto Mayman volare con uno dei jetpack su cui la sua società sta lavorando. È andata bene e Nicas ha scritto che è una cosa «emozionante da vedere e fastidiosa da sentire, perché quella lungamente attesa visione del futuro arriva con un sottofondo a 120 decibel, più rumoroso di una motosega».
Rumore a parte, i jetpack di Mayman – un milionario australiano di 53 anni fissato con l'aviazione – sono tra i più promettenti al mondo. La sua JetPack Aviation Corp., che ha nove dipendenti, ci ha investito più di 10 anni e circa 10 milioni di dollari. Questi jetpack sono fatti di alluminio e fibra di carbonio, pesano 40 chili e per un volo di 10 minuti consumano circa 40 litri di combustibile. JetPack Aviaton Corp ora sta cercando fondi – tra i due e i cinque milioni di dollari – per aggiungere ai jetpack degli appositi paracadute, necessari per poterli mettere in vendita. La cifra di cui si parla è 220mila euro. «Possiamo andare molto oltre rispetto a dove siamo ora. Vogliamo raccogliere soldi per la ricerca e lo sviluppo. Se non lo faremo noi lo farà qualcun altro».
Nicas ha scritto che «il prototipo di Mayman è la cosa più vicina all'idea del jetpack da fumetto, ma ci sono una manciata di altri concorrenti». Yves "Jetman" Ross, un ex pilota militare, sta lavorando al _jetwing._ Può volare a 340 chilometri all'ora per circa 10 minuti ma ha un problema tecnico che lo rende poco jetpack «agli occhi dei puristi»: funziona solo se lo si usa gettandosi da un elicottero, ed è invece impossibile il decollo verticale.
La società neozelandese Martin Jetpack sta lavorando invece a dei jetpack da lanciare sul mercato, ma pesano circa 200 chili: «è il pilota che si allaccia al jetpack, e non il contrario», scrive Nicas. Il suo inventore ne parla come di «una pratica ed economica alternativa ai tradizionali elicotteri». In fondo costano poco più di 200mila euro l'uno (come quelli di Mayman, nonostante pesino molto di più). Più che uno zaino è una poltrona volante.
C'è anche il Flyboard Air, un hoverboard che vola sfruttando lo stesso combustibile usato per i jetpack. Un altro modo per definirlo sarebbe: una specie di snowboard con attaccati quattro piccoli razzi.
I motivi per cui né questi né altri jetpack sono per ora in vendita nei supermercati riguardano il loro peso, la loro poca autonomia (si parla di minuti, mai di ore), il prezzo e le conseguenti scarse prospettive commerciali. Nicas spiega che per ora le più plausibili applicazioni dei jetpack hanno a che fare con i pompieri che si dovessero trovare a dover spegnere un incendio su un grattacielo o con i medici che vogliono arrivare in qualche luogo altrimenti difficile da raggiungere. C'è poi il fatto che i jetpack funzionano con sostanze altamente infiammabili e non è proprio rassicurante mettersi in spalla decine di litri di sostanze altamente infiammabili.
Anche se i jetpack dovessero pesare tre chili, costare duemila euro e funzionare ad acqua, c'è un altro problema: il volo. Già si fa fatica a regolamentare il volo dei droni: i jetpack hanno quel piccolo problema in più di avere un essere umano attaccato e volare in uno spazio aereo che è «troppo in basso perché si faccia in tempo a usare un paracadute e troppo in alto perché si possa sopravvivere a una caduta». La maggior parte dei voli di prova infatti è fatta sull'acqua. Ad aprile Nick Macomber, vicepresidente di Jet Pack International, [è caduto](<https://www.washingtonpost.com/news/morning-mix/wp/2016/04/11/vice-president-of-jetpack-company-crashes-but-the-futuristic-industry-still-thrives/>) (o si deve dire precipitato?) usando uno dei jetpack della sua società, facendosi piuttosto male, anche perché non indossava il casco.
Nonostante tutti i problemi dei jetpack, le ricerche stanno andando avanti e le tecnologie migliorano. Nicas __ scrive che Mayman sta provando a esplorare le possibili applicazioni dei jetpack nel cinema e nello sport, promuovendo una serie di gare-con-jetpack. Come insegnano i film di fantascienza, i jetpack hanno anche interessanti applicazioni militari: potrebbero essere usati soprattutto in quei casi in cui bisogna salvare qualcuno che si trovi "dietro le linee nemiche" con un'operazione rapida e circospetta. Mayman dice anche di voler puntare a quei pochi ricchissimi interessati ad avere «un modello di ogni cosa». Nel frattempo, «la più efficace applicazione dei jetpack è far strabuzzare gli occhi agli utenti YouTube». Per quello funzionano già benissimo.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| A che punto siamo con i jetpack? | Coi jetpack ancora non ci siamo | 0.883599 | https://www.ilpost.it/2016/06/18/jetpack/ | https://www.ilpost.it/2022/01/30/jetpack-problemi/ |
>
> Warner/Chappell, l'editore musicale dei Radiohead – cioè la società che si occupa di raccogliere i soldi derivanti dai diritti d'autore – [ha smentito](<https://pitchfork.com/news/radiohead-havent-sued-lana-del-rey-publishers-say/?mbid=social_facebook>) che la band britannica abbia fatto causa alla cantante americana Lana Del Rey per il presunto plagio della loro canzone “Creep” in “Get Free”, contenuta nel disco _Lust for Life_. La notizia della causa era finita su tutti i giornali – [anche sul _Post_](<https://www.ilpost.it/2018/01/08/radiohead-causa-lana-del-rey-plagio-creep/>) – perché l'aveva confermata la stessa Lana Del Rey su Twitter. Ora Warner/Chappell ha detto:
>
>> Come editore musicale dei Radiohead, è vero che da agosto siamo in trattativa con i rappresentanti di Lana Del Rey. È evidente che la strofa di “Get Free” usi elementi musicali della strofa di “Creep”, e abbiamo chiesto che questo sia riconosciuto a tutti gli autori di “Creep”. Pe mettere le cose in chiaro, non c'è stata nessuna causa e i Radiohead non hanno detto che “accetteranno solo il 100 per cento” dei diritti di “Get Free”».
>
> Lana Del Rey aveva scritto su Twitter:
>
>> «La storia della causa è vera. Nonostante io sappia che la mia canzone non è ispirata a Creep, i Radiohead lo pensano e vogliono il 100 per cento dei ricavi – ne ho offerti fino a 40 negli scorsi mesi, ma accettano solo il 100. I loro avvocati sono stati implacabili, e quindi ce la vedremo in tribunale».
>
>
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| L'editore dei Radiohead ha negato che abbiano fatto causa a Lana Del Rey per il presunto plagio di “Creep” | Get Free" di Lana Del Rey è un plagio di "Creep" dei Radiohead? | 0.861025 | https://www.ilpost.it/2018/01/10/radiohead-causa-lana-del-rey/ | https://www.ilpost.it/2018/01/09/get-free-lana-del-rey-un-plagio-creep-dei-radiohead/ |
Tengo un taccuino rosso sul tavolo della cucina e tre libri sdraiati sul dorso. Primo dei tre libri:
Star bene in acque torbide
.
Una guida per trovare la pace nel caos quotidiano
di Ezra Bayda (Ubaldini Editore). Sopra questo, alla mia destra, ci sta
La bambina fulminante
di Paolo Nori, romanzo per ragazzi uscito da poco per Rizzoli che racconta la storia di Ada, una bambina che «quando tira degli accidenti a qualcuno (in rima), quegli accidenti lì poi arrivano» per davvero. Leggendo il libro che tengo sul tavolo alla mia sinistra, non so cosa potrebbe accadere a voi semmai lo leggerete, ma a me sono partiti molti accidenti. Forse perché non erano in rima? Non hanno sortito alcun effetto. Eppure. Ad ogni modo, insomma al netto dei brancolamenti introduttivi, il libro in questione si intitola
Privati del patrimonio
, è edito da Einaudi e lo ha scritto
Tomaso Montanari
, docente di Storia dell’arte moderna all’Università Federico II di Napoli.
Nota al testo, l’autore scrive: «Questo libro è un tentativo di rispondere alla domanda – retorica e disimpegnata – che mette invariabilmente fine a ogni discussione sull’ingresso dei privati nel governo del patrimonio culturale pubblico: “Perché no? Che male c’è?” [Queste] pagine intendono spiegare “perché no”, e indicare “cosa c’è di male”. E anche mostrare che possiamo andare in un’altra direzione». La Tesi del libro la traggo dalla Premessa: «Il patrimonio culturale non può essere messo al servizio del denaro perché è un luogo dei diritti fondamentali della persona. E perché deve produrre cittadini: non clienti, spettatori o sudditi. Questo non vuol dire che non ci sia spazio per un impegno dei privati: al fianco, e non al posto, dello Stato».
Il calore con cui l’autore affronta e argomenta la faccenda potrebbe indurre a conclusioni parziali o addirittura errate: se pure, per rispondere alle domande di cui sopra, l’autore si mette precisamente da una parte, quella parte non è però la sua, ovvero è la sua ma solo in quanto egli è parte di uno Stato la cui carta d’identità si chiama Costituzione della Repubblica Italiana. «Il metro col quale ho cercato di misurare le sedicenti verità sui privati» scrive Montanari «è il metro della Costituzione. Perché l’articolo 9, e i suoi nessi con gli altri principî sui quali è stata fondata la Repubblica, ha spaccato in due la storia dell’arte, rivoluzionando il senso del patrimonio culturale. La Repubblica tutela il patrimonio per promuovere lo sviluppo della cultura attraverso la ricerca (art. 9): e questo serve al pieno sviluppo della persona umana, e alla realizzazione di una uguaglianza sostanziale (art. 3). Oltre al significato universale del patrimonio, questo sistema di valori ne ha creato uno tipicamente nostro: il patrimonio appartiene a ogni cittadino – di oggi e di domani, nato o immigrato in Italia – a titolo di sovranità, una sovranità che proprio il patrimonio rende visibile ed esercitabile. Il patrimonio ci fa nazione non per via di sangue, ma per via di cultura e, per così dire,
iure soli
: cioè attraverso l’appartenenza reciproca tra cittadini e territorio antropizzato. Perché questo altissimo progetto si attui è necessario, però, che il patrimonio culturale rimanga un luogo terzo, cioè un luogo sottratto alle leggi del mercato».
Se lo cito molto è perché parlare “sopra” questo libro (mi) è difficile. Cos’altro dire? È la domanda che (mi) accompagna (in) tutta la lettura. Prendendola dal verso delle – per usare un eufemismo – politiche culturali, il libro ritrae e analizza due problemi dell’Italia ben più vasti, decisamente fondamentali, ridicolmente affrontati finora – e come potrebbe essere altrimenti – dalla classe cui competerebbe l’azione ma che ne è insieme la causa manifesta. I due problemi si chiamano inettitudine e corruzione.
Privati del patrimonio
, nonostante le sue dimensioni (poco più di 180 pagine), riesce a contenere una lunghissima carrellata delle porcherie messe in atto dalla politica italiana nel campo della gestione del nostro patrimonio culturale. È illuminante leggere in successione le dichiarazioni degli ultimi ministri della Cultura, a prescindere dalla fazione e dal periodo storico. Unisce tutti – l’autore concede un’eccezione al solo e fugace, nel senso dei dieci mesi di ministero, Massimo Bray – l’«inno al salvifico intervento dei privati» cui si aggiunge il mantra dei Beni culturali = petrolio/giacimento/vattelappesca d’Italia, qualsiasi cosa basta che ci si ricordi dell’opportunità di «sfruttarlo» a modino. Qualsiasi cosa, ma non è un caso che siano tutte metafore costruite su risorse esauribili e inquinanti, o su pratiche invasive e logoranti: Montanari svela a più riprese, vocabolario alla mano, l’eloquenza forse inconsapevole o forse no di tanta poeticità ministeriale, attraverso analisi tutt’altro che oziose. Comunque. Viste le dichiarazioni, immaginare le azioni, di quei ministri, che sono state molte e nefaste, e grossomodo tutte conformi a uno stesso modello di gestione che snatura progressivamente il senso costituzionale del patrimonio.
All’origine dell’anomalia italiana, non che questo rincuori nessuno, ma pare esserci un’anomalia più generale. «Il fenomeno – noto come la “maledizione delle risorse” – è stato descritto a partire dalla cosiddetta
Dutch Disease
, la formula con cui gli economisti descrivono l’accelerazione della deindustrializzazione e l’aumento della corruzione che colpiscono i paesi che scoprono di avere un’imprevista riserva di materie prime. L’espressione comparve per la prima volta sull’«Economist» del 26 novembre 1977, in un articolo che si occupava della relazione tra la scoperta del più grande giacimento di gas naturale dell’Europa continentale – appunto in Olanda, a Slochteren, nel 1959 –, la creazione del colossale consorzio pubblico-privato che l’avrebbe sfruttato e la crisi del settore manifatturiero, e addirittura della democrazia, olandesi. […] In Italia, una forma del tutto peculiare di Malattia Olandese si è manifestata anche nella direzione presa dall’economia del patrimonio culturale – lo ha notato il sociologo dell’economia Andrea Declich».
La direzione presa in Italia dall’economia del patrimonio culturale coinvolge strumenti quali quello della concessione, fino al ’93, prima cioè della Legge Ronchey, riservato a servizi quali gas, elettricità, infrastrutture ferroviarie ecc. Attraverso concessioni, lo Stato assegna regolarmente a terzi – associazioni, fondazioni, consorzi, S.p.A. – la «valorizzazione», la «promozione», se non la gestione di interi pezzi del patrimonio culturale; in altri termini, lo Stato cede progressivamente il proprio (ma si legga «il nostro») patrimonio a personaggi provenienti da, o in affari con, rappresentanti dello Stato stesso, così che, se pure rimane vero che il settore culturale non è mai in grado di creare ricchezza di per sé, ecco spuntare qualcuno che riesce nel miracolo di contraddire l’ovvietà, drenando nelle proprie tasche il denaro pubblico che avrebbe dovuto garantire invece la gestione di quel patrimonio con scopo formativo cioè con l’obiettivo di garantire, secondo Costituzione, «pieno sviluppo» al cittadino. Del resto, come nota Paolo Viti, citato da Montanari, «per fare quattrini con le mostre bisogna porsi l’obiettivo di fare quattrini e non di fare belle mostre».
Montanari descrive un fenomeno dissociativo, che sfocia in esiti ridicoli e imbarazzanti. Ecco un esempio a caso. Primavera del 2013. Il gruppo bronzeo dell’
Incredulit
à
di San Tommaso
di Andrea del Verrocchio viene spedito da Firenze a Roma, per essere esposto nella Galleria Borghese. Per l’occasione, il biglietto d’ingresso alla Galleria viene aumentato di due euro. Cosa sono due euro di fronte a un capolavoro dell’arte rinascimentale? Non sono niente. Se non fosse che a un’ora e mezzo di treno, là dove tranquilla stava, al Museo di Orsanmichele a Firenze, la scultura la si poteva vedere gratis, ogni lunedì. Ma c’è di più, aggiunge Montanari: «il 92,5% di questo introito aggiuntivo andò al Comitato San Floriano, che aveva altresì il diritto di organizzare alla Borghese ben sessanta eventi serali, a pagamento. È facile fare due conti: il pio Comitato friulano ha guadagnato circa 1.300.000 euro dall’evento, avendo un costo vivo non superiore a 50.000 euro: e senza esser passato attraverso nessuna gara pubblica, come accade invece alle società di servizi di questo mondo».
Andrea del Verrocchio, l'Incredulità di San Tommaso, 1466-83
Così si avvera il paradosso di un popolo che – parafrasando Montanari – riesce, grazie ai propri rappresentanti, a ricomprare dai privati ciò che era già suo (si veda al proposito il capitolo «Gradi di alienazione», sulla svendita degli immobili d’interesse artistico e culturale da parte dell’«Agenzia del Demanio», cioè da parte dello Stato, cioè da parte nostra, a… noi stessi). Dalla lettura di questa indagine, lo Stato emerge come un ologramma: reale, per quanto fantasmagorico, se visto da lontano; illusorio e proiettivo se visto da vicino. Proiettivo, ovvero proiettante un’immagine fissa e sempre uguale a se stessa, secondo un meccanismo analogo a quello dei classici finti occhiali con due occhi aperti sbarrati dipinti sulle lenti, dietro cui dormire beati; con la differenza che lo Stato, dietro la propria immagine, non dorme né è beato, ma si rende operoso, albergando faccendieri di piccola e grossa taglia, assecondando il loro moto ontofago e bipolare. La parola «Stato» sembra insomma rimandare a un fantasma, a un lenzuolo illusionistico agitato dalla retorica pubblicitaria della corporazione politica allo scopo di perpetuare un potere oligarchico a favore delle
lobbies
i cui attori si muovono in un rapporto osmotico quando non identitario e ubiquitario con gli attori delle istituzioni e del governo. Non è un caso se quella retorica pubblicitaria la politica l’ha imparata e la impara quotidianamente dagli stessi privati ai quali si aggancia in un tandem vizioso e degradante. Oltretutto non si tratta più soltanto di semplice marketing, ma di un marketing ingannevole che, da strategia atta a far acquistare ciò di cui non si ha bisogno ma il cui bisogno si comincia inspiegabilmente a sentire, diventa una strategia onnipervasiva e spudorata, perfettamente in grado di sostituire ogni livello della comunicazione.
Ma così si va fuori tema, e allora chiudo con una domanda, utile tra l’altro a dar senso al primo dei due titoli di libri fuorvianti citati all’inizio: Come riuscire a star bene in queste acque torbide? C’è una grossa probabilità che ciò sia impossibile. Dando credito invece alla scarsa probabilità di riuscire a stare tutto sommato bene, e magari vedere quelle acque prima o poi schiarirsi, un primo buon passo potrebbe essere quello di prender consapevolezza di quanto è accaduto e sta accadendo ai
nostri
beni, magari leggendo questo ottimo libro. Un secondo e più importante passo sia però quello in grado di alzare ancor più la guardia della consapevolezza, offrendo a questi molti allarmi la più forte eco possibile, senza perdere la speranza, credendoci ancora, anche a costo di passare per dei poveri fessi.
Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e
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| Tomaso Montanari. Privati del patrimonio | I mercati se ne accorgono | 0.825726 | https://www.doppiozero.com/tomaso-montanari-privati-del-patrimonio | https://www.ilpost.it/2011/07/16/i-mercati-se-ne-accorgono/ |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/08/corona-solare-360deg.png>)
>>>>
>>>> Immagine composite della corona solare ottenuta dagli strumenti di Herschel – tra cui l’italiano Score – che mostrano la distribuzione dell’elio nella corona solare. È evidente la riduzione dell’elio nelle regioni equatoriali
>>>>
>>>> L'elio è il secondo elemento più abbondante nell'universo dopo l'idrogeno. Ma gli scienziati non sono sicuri di quanto effettivamente ce ne sia nell'atmosfera del Sole, dove è difficile misurarlo. Conoscere la quantità di elio nell'atmosfera solare è inoltre importante per comprendere l'origine e l'accelerazione del vento solare – il flusso costante di particelle cariche dal Sole, che permea l’intero Sistema solare e nel quale navigano le sonde spaziali interplanetarie e sono immersi i pianeti, e che può potenzialmente danneggiare un'astronave al raggiungimento della Terra.
>>>>
>>>> Finalmente, nel 2009, gli scienziati della Nasa in collaborazione con fisici solari italiani dell’Inaf e dell’Università di Firenze hanno lanciato dalla base missilistica di White Sands (New Mexico) un razzo sonda con a bordo anche un telescopio italiano per misurare l’abbondanza dell’elio e la distribuzione nell'atmosfera solare estesa, la corona. I [risultati](<https://www.nature.com/articles/s41550-020-1156-6>), recentemente pubblicati su _Nature Astronomy_ , aiutano gli scienziati a comprendere meglio il nostro ambiente spaziale.
>>>>
>>>> In precedenza, misurando il rapporto tra elio e idrogeno nel vento solare che raggiunge la Terra, gli scienziati hanno trovato valori molto più bassi del previsto. C’era il sospetto che la carenza di elio potesse essere causata da un diminuito effetto di trascinamento dell’elio da parte dell’idrogeno nel processo di formazione del vento solare. Scoprire dove si perde l'elio è la chiave per capire come viene accelerato il vento solare _._
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/08/linee-campo-magnetico.png>)
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>>>> Immagine composita del Sole che mostra le linee di campo magnetico solare aperte che si sovrappongono alle regioni coronali con maggiore abbondanza di elio
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>>>> Per misurare la quantità di elio e idrogeno coronali, il coronografo italiano Sounding-rocket Coronographic Experiment ([Score](<https://ui.adsabs.harvard.edu/abs/2014cosp...40E.869F/abstract>)), a bordo del razzo sonda Nasa Helium Resonance Scattering in the Corona and Heliosphere ([Herschel](<https://ui.adsabs.harvard.edu/abs/2002AGUSMSH21B..03M/abstract>)), ha catturato immagini della corona solare, osservando simultaneamente l’emissione dell’elio – una volta ionizzato – e quella dell’idrogeno neutro fino ad una distanza di due raggi solari dalla fotosfera. Mentre altre precedenti missioni avevano studiato la corona, nessuna aveva la capacità di misurare l’abbondanza dell'elio, rispetto all’idrogeno, nell’intera corona.
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>>>> Grazie alle misure dello strumento italiano Score, il team americano, italiano e francese di Herschel ha anche scoperto che l'elio non era distribuito uniformemente nella corona. La regione equatoriale del Sole non aveva quasi elio, mentre le aree a metà latitudine avevano la massima abbondanza, con valori compatibili con quello dell’abbondanza prevista per la zona di convezione – zona sub-fotosferica – del Sole. Confrontando con le immagini del Solar and Heliospheric Observatory (Soho) dell’Esa, gli scienziati sono stati in grado di mostrare che l'abbondanza dell’elio alle medie latitudini si sovrappone alle regioni in cui le linee del campo magnetico del Sole si aprono nel Sistema solare.
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/08/score.png>)
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>>>> Il team di Score alla US White Sanda Missile Range con il razzo-sonda sulla rampa per il lancio del 14 settembre 2009. Da destra a sinistra: G. Massone, S. Fineschi, E. Antonucci (di Inaf Torino), G. Rossi, F. Landini e M. Pancrazzi (di Univ. Firenze)
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>>>> I risultati hanno mostrato che il rapporto tra elio e idrogeno è fortemente correlato al campo magnetico coronale e alla velocità del vento solare, con una minore abbondanza misurata nelle regioni equatoriali che corrisponde a quella misurata nel vento solare vicino alla Terra.
>>>>
>>>> “Le osservazioni del coronografo Score mostrano che la distribuzione dell’elio ionizzato, nella corona, è influenzata dalla struttura del campo magnetico coronale”, dice **Silvano Fineschi** dell’Inaf – Osservatorio astrofisico di Torino, _principal investigator_ di Score. “Questo conferma quanto pioneristicamente osservato 25 anni fa dallo strumento a partecipazione italiana Ultraviolet Coronagraph Specrometer (Uvcs) su Soho, il quale anche durante il volo di Herschel ha operato e misurato un’analoga distribuzione coronale dell’ossigeno ionizzato. La Nasa – continua Fineschi - ha programmato per il 2021 un altro lancio di Score a bordo di Herschel che permetterà osservazioni congiunte con il nuovo coronografo italiano Metis di cui Score è il prototipo.”.
>>>>
>>>> “Le misure del coronografo Score non fanno che aumentare le aspettative per il contributo che il coronografo italiano Metis, lanciato a febbraio sulla sonda ESA/Nasa Solar Orbiter, sarà in grado di dare nella rilevazione dell’abbondanza di elio nella corona e nella comprensione del meccanismo di accelerazione del vento solare”, aggiunge **Marco Castronuovo** dell’Unità esplorazione e osservazione dell’Universo di Agenzia spaziale italiana (Asi).
>>>>
>>>> “La prima misurazione dell’elio resa possibile dal coronografo Score rappresenta un passo in avanti nella comprensione del nostro ambiente spaziale”, sottolinea **Marco Romoli** , docente di Astronomia e astrofisica dell’Università di Firenze. “A distanza di oltre dieci anni da quella missione, attraverso uno strumento più potente e avanzato come Metis, che rappresenta per certi versi un’evoluzione proprio di Score, siamo convinti di poter raccogliere ulteriori elementi che consentano di approfondire la conoscenza di alcuni processi tipici del Sistema solare”.
>>>>
>>>> **Per saperne di più:**
>>>>
>>>> * L'indagine di Herschel è una collaborazione internazionale guidata dallo US Naval Reserach Laboratory (Nrl) di Washington DC. Il Dr. John D. Moses è il _principal investigator_ (PI) dell’esperimento, la Prof.ssa Ester Antonucci è Co-PI di Herschel e PI di Score al lancio del 2009, il Dr. Silvano Fineschi (direttore dell'Osservatorio Astrofisico di Torino – Inaf) è il PI dello strumento Score, e il Dr. Marco Romoli dell’Università di Firenze è il PI di Metis. Asi ha finanziato UVCS/Soho, Score/Herschel e Metis /Solar Orbiter.
>>>> * Lo studio che illustra i risultati, pubblicato su _Nature Astronomy_ il 27 luglio 2020, è “[Global helium abundance measurements in the solar corona](<https://www.nature.com/articles/s41550-020-1156-6>)”, di John D. Moses _et al_.
>>>>
>>>>
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
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| Esperimento made in Italy misura l’elio della corona | Cicloni e anticicloni su Giove | 0.914491 | https://www.media.inaf.it/2020/08/07/score-herschel-nasa/ | https://www.media.inaf.it/2024/03/19/cicloni-e-anticicloni-su-giove/ |
Dai canali televisivi e tabloid serbi, che diffondono discorsi filo-russi e anti-kosovari, ai canali russi in Serbia che supportano la narrativa nazionalista serba fino ai gruppi Telegram. La propaganda russa contribuisce notevolmente alla crescente disinformazione su quanto accade in Kosovo
24/10/2023 -
Ardit Kika
(Originariamente pubblicato da
Kosovo 2.0
, il 4 ottobre 2023)
In Kosovo, in tutti i comuni a maggioranza serba quotidianamente vengono distribuiti giornali stampati in Serbia. I tabloid allineati al regime di Belgrado – come
Novosti
,
Alo
e
Srpski Telegraf
– si trovano facilmente nelle edicole e nei negozi a Zubin Potok, come a Gračanica. Oltre a sostenere e rispecchiare la politica del presidente della Serbia Aleksandar Vučić, questi giornali appoggiano apertamente il presidente russo Vladimir Putin.
La Serbia è l’unico paese dei Balcani occidentali a non aver introdotto sanzioni contro la Russia per l’aggressione all’Ucraina. I titoli, spesso scritti a caratteri cubitali, che strillano dalle prime pagine dei tabloid serbi, sostengono l’invasione russa in Ucraina.
Alcuni giornali serbi sono talmente schierati a favore della Russia che spesso riprendono interi articoli dai media russi, ripubblicandoli senza alcuna revisione. L’anno scorso il quotidiano
Večernje novosti
ha riportato testualmente
un articolo originariamente pubblicato da una testata russa, riferendosi all’esercito russo con l’espressione “il nostro esercito” e all’esercito ucraino con la parola “nemico”.
I serbi del Kosovo sono direttamente esposti alla narrazione filorussa che viene diffusa non solo dai tabloid, ma anche dai canali televisivi allineati al regime di Belgrado.
Stando ai risultati di un sondaggio condotto dal
National Democratic Institute
(NDI), nel periodo tra il 16 maggio e il 5 giugno di quest’anno – un periodo segnato da proteste e scontri nel nord del Kosovo – i serbi del Kosovo hanno seguito soprattutto la televisione serba, nello specifico i canali filogovernativi, come TV Pink e TV Happy, che sostengono anche la politica del governo russo.
Vi è un chiaro legame tra i contenuti audiovisivi fruiti e le opinioni dei serbi in Kosovo, come anche in Serbia.
Secondo un
sondaggio dell'Eurobarometro
della primavera 2023 sugli atteggiamenti dei cittadini dell’UE e dei paesi vicini, in Serbia si registra il più alto livello di disapprovazione per le sanzioni contro la Russia e il più forte sostegno all’invasione russa dell’Ucraina. Al contempo, tra tutti i paesi dei Balcani, è in Serbia che si osserva il sostegno più basso all’adesione all’UE. Dal sondaggio è anche emerso che i serbi del Kosovo sono più favorevoli alla Cina e alla Russia che all’UE, agli Stati Uniti e alla NATO.
Lo scopo della narrazione mediatica diffusa da Mosca è quello di estendere l’influenza russa nei Balcani, fomentare atteggiamenti ostili nei confronti dell’UE e della NATO e destabilizzare la regione, minando così il processo di integrazione euroatlantica del paesi balcanici. I media serbi sono il principale mezzo di diffusione della propaganda russa.
Serbia – hub della propaganda russa nei Balcani
Alcuni media statali russi, sanzionati dall’UE per la loro partecipazione alla guerra ibrida portata avanti da Mosca, hanno trovato rifugio in Serbia. Oltre al media online
Sputnik Srbija
, l’anno scorso anche l’emittente Russia Today ha lanciato un portale in lingua serba,
RT Balkan
.
In Kosovo invece nel 2022 sono stati banditi quattro canali russi via cavo e bloccati i domini di sei siti di informazione, compresi rt.com e sputniknews.com, ai quali però è ancora possibile accedere attraverso una rete privata virtuale (VPN). D’altra parte, i portali rt.rs e sputnikportal.rs non hanno subito alcuna restrizione e sono liberamente accessibili al pubblico kosovaro.
Secondo Stefan Janjić, caporedattore del portale
Fake News Tragač
, i motivi della diffusione dei contenuti russi in Serbia vanno cercati al di fuori dei confini serbi.
“[La Russia] è ben consapevole che, investendo in Serbia, può influenzare anche altri paesi della regione – Bosnia Erzegovina, Montenegro, Croazia – perché parliamo tutti la stessa lingua. Un messaggio pubblicato su Internet, dove non ci sono confini, fa presto a diffondersi in tutta l’area ex jugoslava”, spiega Janjić.
I media statali russi, come anche quelli controllati dal governo serbo, in Kosovo hanno trovato un terreno fertile per promuovere narrazioni infondate. Stefan Janjić sottolinea che la questione del Kosovo viene spesso tirata in ballo durante le trasmissioni dedicate alla guerra in Ucraina mandate in onda dai media allineati al regime serbo.
Gli analisti a cui viene dato spazio su TV Pink e TV Happy portano avanti un discorso secondo cui l’appoggio russo è uno dei principali pilastri su cui poggia la politica estera serba, un pilastro che permette alla leadership serba di isolare il Kosovo a livello internazionale e di mantenere viva l’idea che il Kosovo è parte integrante della Serbia.
“Una delle constatazioni a cui si è giunti è che la Serbia dovrebbe appoggiare il Cremlino [nella guerra contro l’Ucraina] e continuare a intrattenere stretti rapporti politici ed economici con la Russia perché quest’ultima sostiene la Serbia nella sua intenzione di bloccare l’ingresso del Kosovo nelle Nazioni Unite”, afferma Janjić.
La Serbia è costantemente impegnata nell’ostacolare i tentativi del Kosovo di aderire a diverse organizzazioni internazionali, in primis alle Nazioni Unite, e di conquistare così maggiore riconoscimento internazionale come stato indipendente. Mosca appoggia questa strategia della Serbia tanto che ha minacciato di utilizzare i proprio potere di veto nel Consiglio di sicurezza dell’Onu se la questione dell’adesione del Kosovo dovesse essere messa sul tavolo.
Stefan Janjić sottolinea che gli analisti politici e altri esperti che partecipano ai dibattiti trasmessi dalle emittenti serbe spesso parlano della possibilità di occupare nuovamente il Kosovo, utilizzando vari eufemismi, come “reintegrazione”.
“Durante questi dibattiti televisivi viene spesso lanciata l’idea, del tutto irrealistica, secondo cui Putin, una volta ‘finito il lavoro’ in Ucraina, aiuterà la Serbia a liberare il Kosovo e a reintegrarlo nel proprio territorio”, spiega Janjić.
L’idea di una “reintegrazione” del Kosovo è parte integrante del discorso nazionalista serbo e spesso emerge anche nella retorica e nel repertorio visivo dell’
estrema destra
, inserita in un discorso religioso oppure accompagnata da toni bellicosi e guerrafondai.
Nell’agosto di quest’anno, durante una partita contro la Fiorentina, i tifosi della Stella Rossa di Belgrado hanno realizzato una
coreografia
raffigurante un carro armato accompagnandola con uno striscione con la scritta “Kad se vojska na Kosovo vrati” [Quando l’esercito torna in Kosovo]. I media russi hanno poi riportato la notizia che questo slogan sarebbe stato utilizzato anche in alcuni murales e durante diverse gare sportive in Russia, e a settembre è comparso anche a Zubin Potok. Alcuni gruppi filo-russi su Telegram hanno diffuso la notizia secondo cui l’esercito russo avrebbe utilizzato munizioni con la scritta “Per il Kosovo serbo”.
Oltre che dalla destra attiva su Telegram, i messaggi ultranazionalisti vengono diffusi anche dai leader politici serbi e russi.
Nel febbraio 2022, Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo,
ha dichiarato
che i mercenari provenienti dal Kosovo, ma anche dall’Albania e dalla Bosnia Erzegovina, combattono a fianco dell’esercito ucraino, senza fornire alcun dettaglio per corroborare tale affermazione. Qualche mese più tardi, nel bel mezzo della
crisi nel nord del Kosovo
, Aleksandar Vučić ha diffuso una notizia falsa, affermando che diversi ceceni e circassi si sarebbero recati nel Kosovo settentrionale per uccidere i serbi.
Putin ha utilizzato la proclamazione di indipendenza del Kosovo come un precedente per giustificare l’invasione delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk e la loro annessione alla Russia.
“Durante la crisi del Kosovo, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che una parte di un territorio o di uno stato può dichiarare l’indipendenza senza il consenso del governo centrale”,
ha affermato
il presidente russo il 7 settembre 2022.
Nel 2010 il Tribunale dell’Aja ha precisato che la dichiarazione di indipendenza del Kosovo non viola il diritto internazionale, e lo scorso 17 marzo quello stesso tribunale ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin, accusato di essere coinvolto in crimini di guerra commessi nei territori occupati dell’Ucraina.
Pur essendo contraria all’indipendenza di Pristina, Mosca ha sfruttato la decisione del Tribunale dell’Aja riguardo alla questione del Kosovo per giustificare l’invasione della Georgia del 2008 e l’annessione della Crimea del 2014.
La questione del Kosovo e quella dell’Ucraina non possono essere osservate nello stesso contesto di politica internazionale né tanto meno possono essere paragonate dal punto di vista dell’ordinamento costituzionale e delle consultazioni referendarie. Eppure, la Russia, nel tentativo di giustificare le guerre che ha combattuto e tuttora combatte, continua a invocare la dichiarazione di indipendenza di Pristina, pur non riconoscendo il Kosovo come stato sovrano.
I media controllati dal regime di Belgrado spesso
glorificano
Putin come protettore della Serbia e delle sue rivendicazioni territoriali sul Kosovo. Quando invece il presidente sfrutta la decisione del Tribunale dell’Aja riguardante l’indipendenza del Kosovo per soddisfare i propri interessi, quegli stessi media non esitano ad attaccarlo.
Stefan Janjić ricorda che dopo alcune dichiarazioni del presidente russo “i giornali serbi hanno scritto che ‘Putin ha pugnalato la Serbia alle spalle, cedendo il Kosovo in cambio del Donbass”. Recentemente, il quotidiano
Blic
ha titolato
in prima pagina
“A causa della sua guerra, Putin ha dimenticato il Kosovo e la Serbia”.
Ad ogni modo, i disaccordi tra Belgrado e Mosca sono sporadici e di breve durata, mentre i discorsi portati avanti dai due regimi solitamente coincidono, anche grazie ai soldi che il Cremlino investite nei media serbi, trasformandoli così in un hub della propaganda russa nei Balcani.
Notizie infondate sul Kosovo
I media statali russi accusano le autorità kosovare e gli Stati Uniti per le tensioni [nel nord del Kosovo], sostenendo che il popolo serbo in Kosovo è vittima di pulizia etnica, rapimenti e azioni legali politicamente motivate. I commentatori di Russia Today e Sputnik semplificano in modo esagerato le vicende politiche, ma anche quelle riguardanti la sicurezza e la giustizia in Kosovo.
I media russi che operano in Serbia, nello specifico i portali
Sputnik Srbija
e
RT Balkan
, spesso interpellano diversi analisti filo-russi, presentando come fatti alcune affermazioni propagandistiche e infondate sul Kosovo. Questi analisti, come anche alcuni influencer, hanno diffuso diverse informazioni non veritiere sul primo ministro kosovaro Albin Kurti, sostenendo che fosse stato “il leader spirituale dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UÇK) e definendolo “nazista” e “discendente dei membri del Fronte Nazionale”, un gruppo nazionalista albanese che durante la Seconda guerra mondiale si schierò al fianco dei nazisti.
L’UÇK viene
presentata
come un’organizzazione terroristica e si sostiene falsamente che non sia mai stata disarmata. Nella narrazione diffusa dal portale
Sputnik
i serbi e la Serbia sono le uniche vittime delle guerre jugoslave.
Un presunto esperto interpellato da
Sputnik
, Stevan Gajić, ha criticato i paesi che esercitano pressione sulla leadership serba affinché si allinei alle sanzioni contro la Russia. Un'eventuale decisione della Serbia di imporre sanzioni a Mosca equivarrebbe, secondo Gajić, ad una rinuncia a quel che è rimasto della sovranità serba. “Così la Serbia rischierebbe di autocancellarsi, condannando se stessa ad una condizione di sottomissione verso chi voleva ucciderci”, ha affermato Gajić alludendo ai bombardamenti NATO del 1999.
Agon Maliqi, analista politico che segue l’agenda geostrategica del Cremlino, spiega che la narrazione russa insiste sul fatto che il Kosovo è “il cuore della Serbia”, presentando l’Occidente come un nemico.
Secondo Maliqi, il discorso portato avanti dai media russi è imperniato sul idea che l’Occidente non solo ha permesso al Kosovo di separarsi dalla Serbia, ma ora vuole cancellare i serbi da quelle terre. I media russi sostengono che sia in corso “una battaglia per il cuore della Serbia: loro vogliono farvi del male, mentre noi [russi] cerchiamo di aiutarvi”.
Le affermazioni delle persone intervistate da
Sputnik
e
RT Balkan
vengono presentate come fatti inconfutabili e questi media non contattano mai le istituzioni kosovare per un commento.
Durante le tensioni nel nord del Kosovo i media russi tendono ad omettere informazioni importanti sulla situazione sul campo, sostenendo che le tensioni vengano alimentate dall’UE e dagli Stati Uniti.
L’anno scorso si è assistito all’acuirsi delle tensioni in Kosovo dopo la decisione delle autorità di Pristina di vietare l’utilizzo delle targhe di immatricolazione rilasciate dalla Serbia. L’implementazione delle disposizioni riguardanti le nuove targhe è iniziata il primo novembre 2022 e alla polizia kosovara è stato ordinato di sanzionare chiunque guidasse un veicolo con targhe vietate. Reagendo a questa decisione, la Srpska Lista – il principale partito dei serbi del Kosovo, sostenuto dalla leadership di Belgrado – ha invitato i serbi ad abbandonare tutte le istituzioni kosovare.
Dopo le dimissioni dei sindaci e dei consiglieri comunali serbi, il governo di Pristina è stato costretto a indire elezioni anticipate nei comuni a maggioranza serba. Le elezioni sono state inizialmente previste per dicembre 2022, ma a causa di un attacco alla sede della Commissione elettorale, la presidente del Kosovo Vjosa Osmani, dopo le consultazioni con i partiti politici kosovari e con i rappresentanti dell’UE e degli Stati Uniti, ha deciso di rinviare il voto.
Le elezioni comunali nel nord del Kosovo si sono finalmente svolte lo scorso 23 aprile, ma sono state boicottate dalla stragrande maggioranza dei serbi. Quindi, con un’affluenza molto bassa sono stati eletti dei sindaci albanesi. Quando, scortati dalla polizia, hanno tentato di entrare negli edifici municipali, i neo eletti sindaci hanno incontrato la resistenza dei serbi.
Durante l’estate gli abitanti di Leposavić, Zvečan e Zubin Potok hanno organizzato proteste che ad un certo punto sono sfociate in scontri. In alcuni video si vede come i manifestanti attaccano la KFOR, le forze dell’ordine e i giornalisti con pietre, bombe stordenti e
armi da fuoco.
Novantatré membri della KFOR sono rimasti feriti. Inoltre, i manifestanti hanno imbrattato i veicoli della polizia e dei giornalisti scrivendo la lettera Z, simbolo della propaganda di guerra russa.
Nessun funzionario kosovaro né serbo, nemmeno lo stesso Vučić, ha cercato di smentire il fatto che durante le recenti proteste nel nord del Kosovo si sono verificati alcuni episodi violenti. Tuttavia, in un articolo dedicato al vertice della NATO tenutosi a Vilnius nel luglio di quest’anno,
Sputnik
ha cercato di mettere in discussione quanto accaduto, ricorrendo alle virgolette: “La NATO resta impegnata in Kosovo e, come ha affermato, condanna ‘gli attacchi alle forze della KFOR’”.
Nei suoi testi, la redazione del portale
Sputnik
si sforza costantemente di mettere in discussione tutti gli sforzi per calmare la situazione nel nord del Kosovo, trattando tutte le opinioni degli esperti e dei cittadini come dati di fatto. Così ad esempio in un articolo è stata riportata l’affermazione di un uomo – la cui identità peraltro non è mai stata rivelata – che ha negato che i manifestanti abbiano attaccato la KFOR.
“Guarda, la KFOR è qui da quando ci siamo anche noi. Non si è verificato alcun incidente perché subito il primo giorno abbiamo detto che non è colpa loro e che non abbiamo nulla contro di loro. Ci opponiamo a quelli che hanno occupato i nostri posti di lavoro travolgendo le nostre vite”, ha dichiarata l’uomo intervistato da
Sputnik
.
L’articolo in questione è stato pubblicato dopo la firma di un accordo, raggiunto lo scorso 10 giugno a Bratislava tra i rappresentanti dell’UE e del Kosovo, che prevedeva, tra l’altro, un graduale ritiro della polizia kosovara dai municipi nel nord del Kosovo. Nell’
articolo
, intitolato
Sputnik con i serbi nel nord del Kosovo e Metohija
, la presenza della polizia kosovara nel nord viene paragonata ad un’occupazione, suggerendo che i serbi che lavoravano nell’amministrazione comunale in realtà sono stati licenziati.
Agon Maliqi spiega che
Sputnik Srbija
e
Russia Today Balkan
rispecchiano la posizione di Mosca che sta sfruttando le tensioni in Kosovo per creare problemi all’Occidente e per ostacolare la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo. La narrazione russa mira ad acuire le divergenze tra gli albanesi e i serbi del Kosovo in modo da impedire il raggiungimento di un eventuale accordo tra Belgrado e Pristina.
“L’impegno per trovare un accordo sta diventando sempre più difficile. Se prestate attenzione, noterete che queste notizie arrivano perlopiù dalla Serbia”, afferma Maliqi.
Lo scorso 24 settembre, nel villaggio di Banjska nei pressi di Zvečan, un gruppo di circa trenta persone armate ha ucciso un agente della polizia kosovara, ferendone altri tre. Da quel giorno
Sputnik Srbija
e
RT Balkan
hanno allineato la loro versione dei fatti a quella del governo serbo, riprendendo le affermazioni di Vučić secondo cui quell’attacco è stato una reazione dei serbi che “non vogliono più sopportare il terrore di Kurti”. Il presidente serbo ha dichiarato un giorno di lutto nazionale per la morte dei tre aggressori.
Poche ore prima dell’incidente di Banjska, su un canale Telegram filo-russo e ultranazionalista denominato
Slovenski medved
[l’orso slavo]è stato pubblicato un messaggio che incitava alla violenza contro la polizia kosovara. “Anche noi serbi sappiamo qualcosa di guerra. Le crescenti provocazioni degli
šiptari
dovrebbero spingerci a riflettere su cosa possiamo fare, e possiamo fare molto”, si legge nel posto su
Slovenski medved
, con cui è stata annunciata “un’operazione militare speciale”.
Oltre a diffondere l’odio interetnico ricorrendo agli appellativi offensivi, i canali come
Slovenski medved
e
BUNT
costantemente denigrano le forze dell’ordine kosovare, al contempo glorificando gli aggressori come eroi. Nei loro discorsi, il governo di Pristina viene definito un’organizzazione terroristica.
Disinformazione russa su Telegram
Le applicazioni di messaggistica permettono agli utenti non solo di scambiare messaggi, ma anche di avviare chat di gruppo. Su applicazioni come Telegram, le chat di gruppo sono diventate un mezzo per diffondere disinformazioni e notizie false. Adea Beqaj del National Democratic Institute (NDI) spiega che è molto più difficile monitorare le app come Telegram rispetto ai canali televisivi e tabloid serbi che diffondono discorsi filo-russi e anti-kosovari.I serbi del Kosovo spesso utilizzano Telegram come fonte di informazioni. Beqaj osserva che negli ultimi mesi su Telegram sono state diffuse alcune disinformazioni finalizzate a far credere che il numero dei soldati della KFOR feriti a maggio fosse inferiore a quello effettivo. Secondo la ricercatrice, nel riportare le notizie su Telegram spesso si citano fonti fittizie, e le informazioni provenienti dalla Russia circolano soprattutto sui canali utilizzati dai serbi del Kosovo.
"Su Telegram spesso circolano notizie che non si è riusciti a far pubblicare dai media serbi", spiega Beqaj. Stando ai risultati di una ricerca condotta dal NDI, ogni volta che le tensioni nel nord del Kosovo si acuiscono, la Russia intensifica la sua guerra ibrida contro l'Occidente e contro il governo kosovaro, diffondendo affermazioni infondate sui presunti maltrattamenti della popolazione serba del Kosovo, creando così un clima di paura. "Allora nei telegiornali si parla dei maltrattamenti subiti dalla comunità serba del Kosovo, ossia di come le autorità kosovare vogliono escludere i serbi, e vengono persino menzionate le presunte liste dei membri della comunità serba da aggredire o addirittura uccidere", afferma Adea Beqaj.
Tali discorsi rispecchiano gli atteggiamenti dei serbi del Kosovo nei confronti delle istituzioni kosovare. Da un recente sondaggio condotto dal NDI tra i serbi del Kosovo è emerso che il 56% degli intervistati percepisce la polizia kosovara come incline a maltrattare la comunità serba, mentre il 58% ritiene che la leadership di Pristina abbia intenzione di cacciare i serbi dai comuni del nord. Secondo Beqaj, questi atteggiamenti sono stati plasmati dalle campagne di disinformazione portate avanti dai media serbi.
"L'intenzione è forse quella di innescare tensioni, ma anche di screditare le istituzioni kosovare agli occhi dei serbi. Ad ogni modo, l'attuale contesto è molto delicato e questo indubbiamente incide in maniera rilevante sulla propaganda". Russia Today Balkan e Sputnik Srbija sono focalizzati sulla diffusione della propaganda su app di messaggistica, cercando così - come spiega Stefan Janjić - di aggirare gli accertamenti della veridicità delle notizie effettuati da piattaforme come Facebook. "La loro propaganda consiste nella diffusione di opinioni piuttosto che di notizie false. Credo che l'intero meccanismo funzioni su due livelli: su un livello c'è la propaganda dei media serbi che è più esplicita e più creativa e contiene una quantità maggiore di bugie; sull'altro livello invece c'è la propaganda russa che si sta dimostrando più cauta", conclude Janjić.
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| Serbi del Kosovo, vittime della campagna di disinformazione russa | Guerra in Ucraina sui media serbi: il predominio della retorica filo-russa | 0.855076 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Serbi-del-Kosovo-vittime-della-campagna-di-disinformazione-russa-227715 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Guerra-in-Ucraina-sui-media-serbi-il-predominio-della-retorica-filo-russa-221795 |
09 ottobre 2013 16:21
Un estratto dalla rivista di Nora Krug
Un Sedicesimo
è una misura tipografica: una rilegatura di sedici pagine. Ma è anche una rivista di diciassette centimetri di larghezza e ventiquattro di altezza che non ha una redazione, non ha un tema e neanche una gabbia grafica.
L’editore
Corraini
ha affidato ogni numero ad un autore diverso che ha il compito di creare un progetto lungo sedici pagine.
Una sorta di galleria su carta che ogni due mesi propone una mostra differente.
(vq)
La stanza dei grafici
| Un sedicesimo | 0,15 | 0.627892 | https://www.internazionale.it/opinione/la-stanza-dei-grafici/2013/10/09/un-sedicesimo | https://www.internazionale.it/opinione/giovanni-de-mauro/2001/12/13/015 |
Da molto tempo nel giornalismo italiano si discute della possibilità che i quotidiani anticipino l'orario di chiusura delle redazioni. Oggi se ne è occupato _Italia Oggi_ , [raccontando](<http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=10664>) che la _Stampa_ adotterà a breve l'orario anticipato e che questo cambiamento è in discussione anche al _Corriere della Sera_ , alla _Gazzetta dello Sport_ e a _Repubblica_.
_Italia Oggi_ ha spiegato che il cambiamento è dovuto alla necessità di tagliare i costi di produzione dei quotidiani e porterà anche a un maggiore investimento sulle versioni online dei giornali, dove verranno impiegati i redattori e i grafici finora impegnati nel lavoro notturno di chiusura del giornale. I siti dei grandi quotidiani si arricchiranno così di nuovi contenuti e, secondo _Italia Oggi_ , potrebbero diventare almeno in parte a pagamento. Un altro cambiamento è legato al ripensamento delle diverse funzioni tra i giornali cartacei - che col tempo saranno maggiormente dedicati all'analisi e all'approfondimento - mentre le versioni online si occuperanno maggiormente delle notizie.
Al momento le redazioni chiudono i giornali piuttosto tardi, di solito verso le 23:30, un po' per consuetudine, un po' per essere il più aggiornati possibile sulle notizie del giorno dopo. I giornalisti consegnano tutti gli articoli prima delle 22, dopodiché il giornale viene chiuso e mandato in stampa. Spesso però non si tratta dell'unica versione: può accadere che durante la notte ci siano sviluppi sulle notizie pubblicate e i giornalisti chiedano di fare modifiche, correzioni o aggiornare i loro articoli: la cosiddetta ribattuta. Fino a una decina di anni fa aggiornare una notizia dopo la prima edizione era la norma. Nel corso della notte venivano stampate diverse edizioni del giornale, l'ultima solitamente intorno alle due.
Ogni volta che si decide di apportare una modifica al giornale e realizzare una nuova edizione, bisogna comporre una nuova lastra - ovvero la matrice del giornale che verrà stampato - fermare le rotative e poi farle ripartire stampando la nuova versione, un'operazione decisamente costosa. Inoltre maggiore è il numero di ribattute, maggiore è anche il tempo di lavoro dei tipografi, ai cui devono essere pagati gli straordinari. Senza contare i disagi che le ribattute comportano alla distribuzione del giornale: i camion che trasportano i quotidiani nelle edicole saranno costretti a mettersi in moto a orari diversi, rendendo il tutto più difficoltoso e rischiando di partire tardi. Questo significa anche che i lettori leggono copie dello stesso giornale leggermente diverse tra loro: solitamente la prima edizione, la meno aggiornata e accurata, viene distribuita nelle zone più periferiche o quelle in cui il quotidiano è meno letto, mentre le ultime, più accurate e aggiornate, arrivano nelle grandi città o nelle zone in cui il giornale è più diffuso.
Negli ultimi tempi però le cose stanno cambiando: la tendenza in tutte le redazioni è anticipare l'orario di chiusura della prima edizione e di ridurre il numero delle ribattute, realizzandole solo in occasioni eccezionali. Da un anno e mezzo il _Giornale_ ha anticipato l'orario di chiusura della prima edizione dalle 23:30 alle 22:30, con la possibilità di tenere aperte - e quindi modificare - alcune pagine (di solito non più di due) entro le 23:00. Accade di norma nelle sere delle partite di Champions League e campionato, così da dare il risultato finale, oppure in presenza di eventi politici ed economici particolarmente importanti. Dalle 22:30 a mezzanotte vengono realizzate eventuali modifiche al giornale, che vanno a confluire in un'unica lastra che costituirà la seconda edizione del giornale. Oltre quest'orario non si stampa più, a meno ovviamente di casi eccezionali. In redazione resta comunque un presidio notturno di giornalisti, che lavora alle ribattute e in caso di notizie urgenti e impreviste.
Alla _Stampa_ entrerà in vigore il nuovo orario di chiusura il 3 dicembre. I giornalisti dovranno consegnare i loro articoli entro le 21:30 mentre le ribattute saranno molto rare e la loro opportunità verrà valutata di volta in volta dal caporedattore centrale di Torino o dal direttore. In questo modo la rotativa non verrà fermata quattro o cinque volte per notte ma soltanto in casi di eccezionale importanza, con notevoli risparmi di soldi e tempo. Oltre al fattore economico, inoltre, il giornale si allinea a una tendenza già affermata nel resto d'Europa, dove i quotidiani chiudono molto prima rispetto all'Italia, e porta a un cambiamento nella realizzazione del cartaceo, che sarà sempre più dedicato al commento e all'approfondimento mentre l'aggiornamento costante delle notizie sarà prerogativa della versione online.
Da tre anni _Repubblica_ chiude la prima edizione del giornale verso le 23:00 - prima la chiusura avveniva più tardi - con una deroga per l'aggiornamento delle notizie sportive, di circa 15-20 minuti. È prevista la possibilità di ribattere il giornale altre due volte, verso mezzanotte e poi tra l'una e trenta e le due di notte. Ovviamente sono previste delle eccezioni come nel caso delle elezioni o di importanti vertici a Palazzo Chigi. Il progetto di cambiamento è ancora in discussione.
Al _Corriere della Sera_ il comitato di redazione sta discutendo se anticipare l'orario di chiusura di un'ora, passando dalle 23:30 attuali alle 22:30. Anche in questo caso però, al di là dell'eventuale modifica nei tempi, il cambiamento è già in corso e riguarda sostanzialmente la progressiva diminuzione del numero delle ribattute. Già adesso vengono realizzate soltanto per grandi eventi, come per esempio i risultati delle elezioni americane, che sono spesso programmabili e prevedibili dalla redazione. Anche in questo caso la riduzione delle edizioni e degli aggiornamenti comporta un nuovo modo di fare giornalismo: ci sarà maggiore integrazione tra la redazione online e quella cartacea e il sito web assumerà maggiore centralità.
foto: GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Quando chiudono i giornali | Un milione di ascoltatori, secondo la questura | 0.798444 | https://www.ilpost.it/2012/11/28/orario-chiusura-giornali-italiani/ | https://www.ilpost.it/2010/07/02/audiradio-ascolti-radiofonici-radio/ |
La polizia federale del Brasile [ha arrestato](<http://www.reuters.com/article/us-facebook-brazil-idUSKCN0W34WF>) il vicepresidente di Facebook per l’America Latina, Diego Dzodan, in seguito alla decisione del social network di non cooperare con la magistratura brasiliana alle indagini dell’antidroga nello stato di Sergipe. L’arresto è stato effettuato a San Paolo e molti dettagli non sono ancora chiari, come non si sa quanto durerà il fermo di polizia per Dzodan. Facebook ha già avuto in passato problemi con le autorità brasiliane: lo scorso dicembre si rifiutò di fornire informazioni su alcune conversazioni avvenute su WhatsApp, l’applicazione per messaggi di sua proprietà. In seguito al rifiuto, un tribunale impose l’oscuramento del servizio per circa 12 ore.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Il vicepresidente per l'America Latina di Facebook è stato arrestato dalla polizia del Brasile con l'accusa per il social network di non collaborare alle indagini antidroga | Un giudice brasiliano ha deciso di bloccare l'accesso a WhatsApp per 72 ore in tutto il paese | 0.814318 | https://www.ilpost.it/2016/03/01/il-vicepresidente-per-lamerica-latina-di-facebook-e-stato-arrestato-dalla-polizia-del-brasile-con-laccusa-per-il-social-network-di-non-collaborare-alle-indagini-antidroga/ | https://www.ilpost.it/2016/05/02/whatsapp-blocco-brasile/ |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2018/11/Schermata-2018-11-20-alle-12.15.59.png>)
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>>>> Il logo del progetto Escape, acronimo di “European Science Cluster of Astronomy & Particle physics Esfri research infrastructures”
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>>>> Si chiama “[European Open Science Cloud](<https://ec.europa.eu/research/openscience/index.cfm?pg=open-science-cloud>)” (Eosc) l'niziativa lanciata dagli stati membri dell'Unione Europea per rendere fruibili attraverso un’unica piattaforma, liberamente accessibile online, i dati della ricerca. Ricercatori, ma anche semplici cittadini, potranno accedere e utilizzare i dati prodotti da altri scienziati. Una vera e propria rivoluzione, che l’astrofisica al suo interno sta già portando avanti dal 2001 con l’adozione del [Virtual Observatory](<http://www.virtualobservatory.org/>), e il cui successo sarà direttamente proporzionale al supporto che i ricercatori coinvolti nella sua costruzione sapranno dare. La Eosc aiuterà ad aumentare la visibilità delle ricerche, permetterà a tutti i ricercatori di trovare, consultare e riutilizzare i dati prodotti e allo stesso tempo di depositare, analizzare e condividere i dati per cui sono stati finanziati.
>>>>
>>>> Il successo della Eosc dipenderà dal livello di partecipazione di tutti i referenti delle attività scientifiche, che dovranno supportarne la costruzione, e la comunità degli astronomi e dei fisici delle particelle è già al lavoro per contribuire alla nascita di Eosc con il progetto Escape, la comunità astronomica in particolare è già “sul pezzo” da 18 anni, proprio dalla nascita del Virtual Observatory.
>>>>
>>>> Escape, acronimo di “[European Science Cluster of Astronomy & Particle physics Esfri research infrastructures](<https://eosc-hub.eu/events/eosc-hub-week-16-20-april-2018-malaga-spain/programme/the-role-of-ESFRI-clusters-in-EOSC>)”, è un progetto che affronterà le sfide di open science comuni sia alle infrastrutture comprese nella lista stilata dall'European Strategy Forum on Research Infrastructures (Esfri), tra cui Cta, Elt e Ska, sia ad altre infrastrutture di ricerca a livello europeo (come Cern, Eso, Ego-Virgo), nei campi dell’astronomia e della fisica delle particelle. Il volume di dati prodotti dalle strumentazioni scientifiche di nuova generazione sta crescendo esponenzialmente, e anche il software necessario per analizzare tale mole di dati sta diventando sempre più complesso. È però indispensabile che i dati scientifici prodotti siano accessibili a comunità scientifiche sempre più vaste, facilitando le collaborazioni e quindi il loro impiego.
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>>>> Il progetto Escape riunisce partner scientifici provenienti dagli ambiti dell’astronomia e della fisica delle particelle con l’intento di collaborare alla costruzione del cloud europeo. Le azioni programmate vogliono riuscire nell'intento di facilitare l’integrazione di dati, strumenti e software scientifico, favorendo l’utilizzo di un comune approccio alla cura e alla gestione di dati di libero accesso. Il progetto è guidato dall’In2P3, l’Istituto nazionale francese di fisica nucleare e di fisica delle particelle del Cnrs, in un consorzio di 31 partner che includono 27 istituzioni Europee, organizzazioni pan-Europee e 2 Pmi.
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>>>> «Per la prima volta, molte infrastrutture e laboratori europei operanti negli ambiti della fisica delle particelle e dell’astronomia hanno combinato le loro forze nel rendere i dati da loro raccolti interoperabili e aperti, impegnandosi a rendere la Eosc una realtà», dice il coordinatore del progetto, **Giovanni Lamanna** , direttore del laboratorio Lapp dell’In2P3. «Questo è un traguardo importante per la ricerca scientifica in Europa. Il nome Escape è stato scelto perché il nostro progetto vuole liberare i dati e la ricerca da qualunque confine».
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>>>> I ricercatori dell'Istituto nazionale di astrofisica sono in prima linea in questa operazione, visto che i dati “liberati” riguarderanno i risultati delle ricerche che nei prossimi anni saranno svolte con le strumentazioni di prossima generazione in cima alla lista dell’European Strategy Forum on Research Infrastructures (Esfri), tra cui Ska, Cta e Elt, nei quali l'Istituto vanta partecipazioni di rilievo.
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>>>> «L’astrofisica, e in particolare l’Inaf, ha una lunga tradizione legata all’open data grazie al Virtual Observatory e alla partecipazione all’Ivoa ([International Virtual Observatory Alliance](<http://www.ivoa.net/>)) sin dalla sua fondazione, nel 2001», ricorda **Riccardo Smareglia** , a capo dell'ufficio di Ict e Science Data Management dell'Inaf, che ha compiti di coordinamento nazionale e internazionale relativo a reti e strutture di calcolo e software di uso comune presso la comunità scientifica Inaf. «L’esperienza che l’astrofisica sta portando a progetti europei come Asterics 2 e ora Escape è essenziale affinché i dati scientifici, _open_ e interoperabili, possano essere la base per uno sviluppo scientifico senza frontiere».
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>>>> Il progetto Escape ha come base i successi di un precedente progetto cluster finanziato dall'Unione Europea, Asterics 2, che ha realizzato parte delle soluzioni fondamentali per la gestione dei dati e per il software, oltre a definire regole per l’interoperabilità e la pianificazione congiunta. Il finanziamento è stato effettuato all’interno del Programma Quadro Horizon 2020 dell’Unione Europea, il più grande programma di ricerca e innovazione mai realizzato, con quasi 80 miliardi di euro di finanziamento complessivo in un periodo di 7 anni.
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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| Escape, la nuvola che libera i dati | Il Telescopio Solare Europeo è strategico | 0.875497 | https://www.media.inaf.it/2018/11/20/escape-eosc-cloud/ | https://www.media.inaf.it/2016/03/11/il-telescopio-solare-europeo-e-strategico/ |
Il "Treno della morte", Iaşi, 27 giugno 1941 (fonte: Wikipedia)
Dieci anni fa la Commissione Wiesel pubblicava le sue conclusioni sulla Romania: il regime di Ion Antonescu era da ritenersi responsabile per la morte di 280.000 - 380.000 ebrei e 11.000 rom, tutti uccisi tra il 1940 e il 1944. Un decennio dopo, che sguardo sull'Olocausto in Romania?
02/01/2015 -
Petru Clej
(Pubblicato originariamente su
RFI
il 6 novembre 2014, selezionato e tradotto da
Le Courrier des Balkans
e OBC)
Dieci anni dopo la pubblicazione del rapporto della Commissione Wiesel, è tempo di misurare gli effetti di questo lavoro sulla società rumena. Tre sono le conseguenze dirette delle raccomandazioni poste dalla Commissione Wiesel. Tutti i 9 di ottobre, da dieci anni, si commemorano in un'apposita giornata le vittime dell'Olocausto. Nel 2009, proprio durante quella giornata, è stato inaugurato un memoriale dedicato a quelle vittime. Inoltre, nel 2005, il governo rumeno ha creato l'Istituto nazionale per lo studio dell'Olocausto in Romania.
Per Alexandru Florian, storico e direttore di questo centro “sono tutte realizzazioni utili perché generano progetti educativi e azioni pubbliche che spingono sul dovere di preservare la memoria”. Per alcuni dei membri della Commissione Wiesel, come Adrian Cioflâncă, il bilancio è invece più magro.
Lo storico, originario di Iași, identifica due ambiti nei quali il rapporto della Commissione ha avuto effetti significativi. Innanzitutto nell'opinione pubblica, dove il negazionismo e l'antisemitismo accendono dure reazioni. “Vi sono ancora affermazioni negazioniste ma le proteste forti che generano mostrano che le cose sono cambiate rispetto agli anni '90. All'epoca era Gheorghe Buzatu (storico rumeno sostenitore della tesi negazionista e militante per la riabilitazione del maresciallo Antonescu, ndr) a dare il timbro al dibattito pubblico”. Progressi sono stati fatti anche a livello istituzionale con la creazione di alcuni centri studio e di filiere dedicate allo studio della storia degli ebrei e dell'Olocausto. Archivi sono stati aperti e manuali di storia dedicati a questi temi sono stati pubblicati e diffusi.
Ciononostante, per Cioflâncă, non si è andati molto oltre. “A livello di insegnamento abbiamo invece fatto passi indietro”, sostiene lo storico “pochi insegnanti scelgono di trattare il tema dell'Olocausto e pochi di loro prendono seriamente in considerazione il fatto che la storia degli ebrei e dell'Olocausto fa parte della storia contemporanea della Romania”.
Un ambiente negazionista
Il negazionismo risulta ancora molto diffuso in Romania, specie presso le personalità pubbliche ed i politici. Da qui il fiorire di dichiarazioni in tal senso negli ultimi anni. “Le fonti mostrano che a Iași sono stati uccisi 24 cittadini rumeni di origine ebraica da soldati dell'esercito tedesco. I soldati rumeni non hanno partecipato all'assassinio, è storicamente provato”, ha dichiarato il 5 marzo 2012 il senatore
Dan Șova
, allora portavoce del partito Social-democratico (PSD) durante una trasmissione televisiva dedicata al progrom dell'estate 1941 in quella città, andato in onda sul canale
Money Channel
.
In realtà, secondo gli storici, tra i 13.000 e i 15.000 ebrei vennero uccisi in quel massacro. Dopo numerose reazioni alla sua affermazione, Dan Șova è stato obbligato a rettificare assicurando di non aver voluto “negare le sofferenze del popolo ebraico e nemmeno la responsabilità delle autorità rumene dell'epoca”. Victor Ponta l'ha infine obbligato alle dimissioni dal suo incarico e Dan Șova è stato inoltre mandato al museo dell'Olocausto, a Washington, per documentarsi. Ciononostante, cinque mesi più tardi, l'uomo politico è stato nominato dal premier rumeno ministro per le relazioni con il Parlamento.
Il 14 febbraio 2013, lo storico Vladimir Iliescu, che insegna all'Università di Aachen, in Germania, ha presentato un suo rapporto presso l'Accademia rumena. Davanti ad un pubblico composto di ricercatori ha spiegato che “l'Olocausto in Romania è un'enorme menzogna” e che gli ebrei hanno condotto una vita normale e che molti di quelli che sono stati deportati hanno poi fatto ritorno. “In Romania non vi è stato alcun Olocausto, ma solo delle persecuzioni”. Alla fine del suo intervento ha ricevuto gli applausi dei presenti e la direzione dell'Accademia rumena non ha mai condannato in modo esplicito queste affermazioni negazioniste, proferite nel cuore della stessa istituzione.
Una legge non applicata
Nel 2002, il governo guidato da Adrian Năstase ha adottato un provvedimento d'urgenza che penalizzava, tra le altre cose, la negazione dell'Olocausto e il culto nei confronti di coloro che hanno commesso crimini contro l'umanità, nello specifico Ion Antonescu.
Ma secondi i dati della Procura della Repubblica e del ministero della Giustizia l'applicazione di questo decreto d'urgenza è rimasta molto limitata. Dal 2002 la procura ha trattato 101 casi ed inviato davanti ai giudici 10 persone, l'ultima nel 2009. I tribunali hanno emesso tre condanne di cui una sola prevedeva la reclusione.
Per il direttore dell'Istituto Elie Wiesel, Alexandru Florian, in nessuna delle condanne si è fatto esplicito riferimento all'Olocausto in Romania. “Tutte le denunce a cui sono seguite condanne con sanzioni penali riguardavano l'utilizzo di simboli nazisti, come la svastica e riguardavano l'estremismo ungherese. Nessun caso riguardante apologia delle Guardie di ferro o la negazione dell'Olocausto rumeno è terminato con una condanna. Quei casi sono finiti nel nulla”.
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| Olocausto in Romania: una storia nazionale ancora da costruire | Romania: il monumento della vergogna | 0.79393 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Romania/Olocausto-in-Romania-una-storia-nazionale-ancora-da-costruire-157761 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Romania/Romania-il-monumento-della-vergogna-220833 |
Negli Stati Uniti, prima della Seconda guerra mondiale, [le donne che lavoravano](<http://www.nps.gov/pwro/collection/website/rosie.htm>) appartenevano soprattutto ai ceti più poveri o alle minoranze, erano costrette a farlo per necessità economiche ed erano impiegate in occupazioni considerate "femminili" e distinte da quelle degli uomini (come la sarta, l'insegnante o la modista). Il lavoro era infatti considerato come un abbassamento del ruolo della donna ed era evitato da quelle che appartenevano alle classi medie e agiate, che venivano mantenute dal marito o dalla famiglia.
Durante la Grande depressione, inoltre, il lavoro femminile era scoraggiato: si pensava anzi che le donne dovessero cedere il proprio posto agli uomini disoccupati, gli uomini temevano che l'arrivo delle donne nel mondo del lavoro avrebbe comportato una diminuzione del loro stipendio, altri erano preoccupati di un eventuale abbassamento degli standard morali delle donne, che avrebbero trascurato il loro compito principale di mogli e madri. [Le cose cambiarono radicalmente](<http://www.archives.gov/atlanta/education/resources-by-state/wwii-women.html>) con l'arrivo della guerra.
Nel dicembre del 1941 infatti, dopo l'attacco giapponese di Pearl Harbor, molti americani furono chiamati a combattere lasciando così le industrie senza manodopera. Ne risentirono soprattutto le aziende che producevano armi e munizioni, proprio nel momento in cui gli Stati Uniti avevano bisogno di rifornimenti. Nonostante un'iniziale resistenza da parte dell'opinione pubblica, ben presto divenne chiaro che qualcuno doveva occupare i posti rimasti vuoti e che le uniche a poterlo fare erano le donne.
Il governo realizzò da subito, con l’aiuto delle agenzie pubblicitarie, numerose campagne per convincere le donne a lavorare in fabbrica prendendo il posto di mariti, figli e fratelli che nel frattempo combattevano al fronte. Inizialmente le donne con figli sotto i 14 anni furono incoraggiate a restare a casa per occuparsi della famiglia, ma le necessità di manodopera divennero sempre maggiori tanto che iniziarono a lavorare anche le donne con figli di meno di sei anni.
È in questo periodo che venne creato il personaggio di "[Rosie the riveter](<https://www.ilpost.it/2013/06/06/rosie-the-riveter/>)", la lavoratrice ideale: efficiente, patriottica e fisicamente gradevole. Nel 1942 divenne la protagonista di una canzone popolare molto famosa, mentre nel 1943 il _Saturday Evening Post_ ne pubblicò un ritratto ideale disegnato dall'artista Norman Rockwell. Inizialmente un simbolo patriottico, "Rosie the riveter" divenne un'icona femminista a partire dagli Ottanta, soprattutto per com'è raffigurata nel famoso poster disegnato nel 1942 da J. Howard Miller per la società elettrica Westinghouse: Rosie indossa in testa un fazzoletto rosso a pois, mostra un braccio muscoloso su cui è arrotolata la tuta da operaia ed è affiancata dalla scritta _We can do it!_ , "Ce la possiamo fare".
[ ](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179926500_6f801f429d_o-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179926500_6f801f429d_o-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179921774_df79cf74fe_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179137591_be16f83397_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179137415_937a8dffe5_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179925802_ca6fbcd825_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179136893_d91b9971f3_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179136737_585e16fb51_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179924958_4b81b2e089_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179924200_886c6b67e1_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179135005_11aba236b9_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179923542_a008acbeb1_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179923220_4d06d194ec_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179134361_aee4dec8a6_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179922816_f461beac20_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179923364_c68be9df31_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179922510_80555882e4_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179922218_39ded9d5f5_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179133125_be6230ed0e_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179921488_ed34ef3bbd_o/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/2179132293_ab88c27150_o/>)
Il governo americano continuò a sostenere il lavoro femminile in ruoli considerati fino a quel momento maschili per tutta la durata del conflitto, e nel settembre del 1943 invitò i giornali a pubblicare storie per invogliare altre donne a entrare in fabbrica. La campagna coinvolse film, giornali e radio, e vennero diffusi circa 125 milioni di spot, sotto forma di manifesti e pubblicità a tutta pagina. Uno dei principali slogan era: _The more women at work, the sooner we win_ ("Più saranno le donne al lavoro e prima vinceremo").
Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra le donne che lavoravano - in settori tradizionalmente femminili - erano circa 12 milioni, che alla fine del conflitto salirono a 18 milioni, un terzo della forza lavoro. Circa 3 milioni di loro lavoravano nell'industria bellica. Nel 1943 le donne impiegate nelle fabbriche di costruzione degli aeroplani erano circa 75 mila, circa cinque volte quelle che erano entrato nell'esercito. La maggior parte delle donne però continuò a occupare ruoli più tradizionali e l'incarico più desiderato era quello di impiegata, perché comportava orari e condizioni di lavoro meno pesanti che nelle fabbriche. Di fatto però furono le operaie - non qualificate o semiqualificate - a sperimentare una prima forma di uguaglianza, lavorando spesso insieme agli uomini e svolgendo il loro stesso compito.
Finita le guerra le donne lasciarono il lavoro - in molti casi vennero semplicemente licenziate - e tornarono a casa a prendersi cura delle famiglia e delle faccende domestiche. Anche se le cose erano tornate apparentemente come prima, le donne avevano dimostrato di poter svolgere gli stessi compiti degli uomini, una certezza che avrebbe alimentato le battaglie femministe dei decenni successivi. Inoltre quasi tutte avevano messo da parte i soldi che avevano guadagnato - non avendo molte occasioni in cui spenderli durante la guerra - e questi dopo la guerra vennero spesi per l'acquisto di una casa, di elettrodomestici o di beni di lusso, contribuendo al rilancio economico degli anni Cinquanta.
Nel 1942 il fotografo Alfred T. Palmer visitò la Douglas Aircraft Company di Long Beach, in California, una delle più importanti industrie belliche americane durante la guerra: dal 1942 al 1945 costruì 30 mila aerei, dando lavoro a circa 160 mila operai. Palmer lavorava per lo _United States Office of War Information_ , l'agenzia governativa creata per gestire le notizie sulla Seconda guerra mondiale e realizzare numerose campagne patriottiche, tra cui quelle che incoraggiavano le donne a entrare in fabbrica. Durante la visita scattò numerose foto alle operaie della fabbrica, impegnate a inserire rivetti, bulloni, costruire fusoliere e ispezionare la correttezza del lavoro, o a rilassarsi durante la pausa pranzo. Molte indossano la tuta da lavoro, scarpe da uomo, fazzoletti annodati come "Rosie the riveter" e allo stesso tempo portano il rossetto, lo smalto sulle unghie e hanno i capelli ordinati in una messa in piega.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
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| Le operaie americane della Seconda guerra mondiale | We can do it. Quando le donne impararono a costruire aerei al posto degli uomini | 0.793294 | https://www.ilpost.it/2013/07/27/foto-operaie-usa-ii-guerra-mondiale/ | https://left.it/2016/03/16/we-can-do-it-emancipazione-femminile/ |
_A sei anni dall’esplosione del fenomeno, le fabbriche recuperate argentine continuano il loro lavoro, tra difficoltà e speranza
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**Alla Chilavert, azienda grafica di Buenos Aires** , la cosa che ti mostrano con più orgoglio è un buco nel muro. Durante l’occupazione, serviva per passare i libri stampati al vicino, Julio Berlusconi (sic), che li portava di nascosto in distribuzione. Come si produce sotto assedio? Basta essere nella Buenos Aires del 2002, con la gente del barrio che ti avvisa quando è in arrivo la polizia, e la Impa, altra impresa recuperata che produce alluminio, che ti acquista ritagli di lamiera da riciclare (hanno iniziato a usare alluminio riciclato, primi in Argentina, per disperazione, poi si sono accorti che risparmiavano sia l’ambiente sia il 40% del costo della materia prima).
Alla Ghelco, industria pasticciera, il simbolo della resistenza è invece una foto di gruppo appesa nell’ingresso: lavoratori e famiglie davanti alla fabbrica. “L’abbiamo mandata al giudice dopo mesi di presidio davanti alla porta”, spiega Ricardo Roldain, “con un messaggio: tutte queste persone aspettano una sua decisione. Lui ci ha dato un mese per dimostrargli che eravamo in grado di produrre. Non avevamo un soldo; abbiamo venduto tutto il materiale riciclabile che c’era in fabbrica per comprare due sacchi di mandorle e due di zucchero. Ci avevano tagliato la corrente, ma un’altra impresa recuperata, la Lavalan, ci ha dato i soldi per ripristinarla”.
Vicende recentissime che hanno già i toni eroici dell’epopea.
La tappe spesso sono simili: il padrone che smette di pagare e poi scompare; i lavoratori che rientrano in fabbrica o la presidiano per impedirgli di far sparire i macchinari; i tentativi di sgombero, spesso violenti; gli operai in assemblea permanente; la solidarietà concreta della gente del quartiere, delle assemblee popolari, del movimento piquetero, dei fornitori e dei clienti che non spariscono, delle altre imprese recuperate. Poi, i lavoratori si costituiscono in cooperativa, in molti casi un giudice assegna loro l’impresa per un periodo definito (in base alla legge sull’esproprio temporaneo approvata dal governo Kirchner) e comincia la produzione in autogestione. Che significa sovranità dell’assemblea e salari uguali per tutti (in alcuni casi gli incarichi di maggior responsabilità vengono ricompensati con piccole indennità). Ci sono cooperative in cui i lavoratori imparano a fare tutto da soli, spesso da autodidatti, e chi assume dall’esterno alcuni specialisti. Riguardo alla proprietà dell’impresa, c’è chi aspetta ancora la sentenza di esproprio, chi ha ottenuto la donazione, l’affitto o il comodato, chi ha comprato (spesso dallo Stato, creditore del vecchio proprietario) e sta pagando, chi è in causa.
Qual è il bilancio, oggi? “220 imprese recuperate in tutta l’Argentina, per un totale di circa 14mila lavoratori più l’indotto; 300 milioni di dollari di fatturato complessivo nell’ultimo anno, cioè l’1 per cento del Pil industriale”, recita Josè Abelli, presidente del Movimento nacional empresas recuperadas. “Solo due hanno chiuso, nessuna è stata ripresa dai vecchi padroni”. Luis Caro, avvocato e rappresentante dei _Movimiento fabricas recuperadas por los trabajadores_ , è però meno ottimista: “In realtà molte hanno sospeso l’attività e sono in grosse difficoltà. Una cosa importante è come si distribuisce il potere: non è così facile gestire in modo realmente democratico e partecipato”.
Sono cinque le federazioni di imprese recuperate. “Stiamo cercando di coordinarci”, spiega Abelli, “mettendo da parte le divergenze. Le reti principali condividono l’idea che l’impresa dev’essere di proprietà dei lavoratori e autogestita”.
Gli obiettivi: una legge sull’esproprio definitivo e lo status delle imprese recuperate, una riforma sui diritti dei lavoratori delle cooperative e un fondo federale per acquistare le aziende e ottenere crediti a condizioni favorevoli. Ma non tutti sono d’accordo. “Noi siamo contro il capitalismo e il clientelismo politico. Vogliamo un governo socialista e imprese statalizzate sotto controllo operaio”, dichiara Eduardo Murua, fondatore della Federazione argentina delle cooperative di lavoratori autogestiti. E Luis Caro: “Secondo noi non occorre un fondo per il credito: si rischia di indebitarsi. Basta reinvestire con intelligenza gli utili e crescere pian piano”.
Conflitti, forse, fisiologici, visto che stiamo parlando di un laboratorio “in vivo” che procedere per prove ed errori.
Per esempio, stare sul mercato sostituendo la competizione con la cooperazione: “Stiamo creando una rete di sette aziende grafiche recuperate per scambiarci lavoro (chi ha troppe ordinazioni le passa ad altri), ottenere finanziamenti, acquistare le materie prime, fare da ‘incubatori’ ad altre imprese e così via”, spiega Placido Penharrieta della Chilavert. E le fabbriche metalmeccaniche di Rosario hanno i magazzini in comune.
Ancora: l’hotel recuperato “Bauen” usa il suo auditorium per iniziative culturali di ogni genere e per il cinema gratis per i bambini una volta alla settimana. L’Impa ha scelto di tenere bassi i salari pur di creare più posti di lavoro e ha messo a disposizione uno spazio per il centro di salute del quartiere. I lavoratori del Diario de la Region (quotidiano di Resistencia) si fanno bastare 600 pesos al mese per tenere basso il prezzo di copertina. La Chilavert offre stage agli studenti di lettere e gestisce un centro culturale, una biblioteca e un archivio sulle imprese recuperate. Ma la scoperta più blasfema è che senza padroni si lavora meglio, si recuperano dignità e autostima e si risparmia pure. “Si parla tanto di costo del lavoro -osserva Luis Caro-, ma perché nessuno parla mai del costo degli imprenditori, che è molto più alto?”.
_Il commento
_**Ricominciare dal fondo
**_di Manuel Ferreira*
_**Attraversare le fabbriche recuperate in Argentina** è un _tour_ particolare non previsto nelle guide turistiche. Dopo la crisi del 2001, l’Argentina è diventata una specie di osservatorio: attraverso il degrado progressivo del settore industriale e del lavoro il Paese sperimenta una forma di sopravvivenza lavorativa che crea interesse. Nelle fabbriche recuperate argentine arrivano in continuazione studiosi, giornalisti, registi e attori come me per vedere e tentare di capire come si riparte quando la situazione arriva al fondo.
La vicenda è simile per tutte le fabbriche recuperate: stipendi non pagati, una pessima gestione da parte dei proprietari, e poi un progressivo tentativo di svuotamento della fabbrica -con la vendita dei macchinari- per arrivare alla chiusura. Oppure come è successo qualche volta addirittura all’abbandono dello stabilimento da parte dei proprietari.
Da qui inizia il percorso obbligato di tanti lavoratori, che decidono di “metterci il corpo”. Un operaio della Tipografia Chilavert, mi dice: “Chi lavora in fabbrica ci mette il corpo, questa è la differenza…
Quando impari il lavoro usi gli occhi perché stai lì a guardare come devi fare.
E quando per tutta la vita giri tre bulloni, per tutta la vita fai gli stessi tre gesti.
E anche quando cerchi di salvare il tuo posto di lavoro ci metti il corpo, perché chiedere di lavorare in Argentina è una cosa da sovversivi e perciò devi salvarti la pelle”. Occupazioni durate mesi senza luce, acqua e gas. Assedi della polizia.
“Qual è il vero delitto?” mi chiede Gustavo Ojeda della Grafica Patricios: “Occupazione del luogo e quindi violazione alla proprietà privata, oppure la violazione dei diritti dei lavoratori, mancanza di stipendi, contributi mai pagati, debiti con lo Stato?”
Superato questo, il cruccio è produrre, trovare soldi per ripartire, trovare nuovi clienti, giacché i vecchi scappano, entrare nel “libero mercato” e concorrere, essere efficaci, puntuali e qualitativamente validi.
Come dice Norma Pintos di Grissinopolis –Cooperativa Nuova Esperanza: “Ogni fabbrica sono le persone che la gestiscono, e tutti oggi trovano un fattore comune,
il recupero della nostra dignità”. Un giorno in Italia, parlando con amici, ho detto: vado a visitare le fabbriche recuperate… “Anche da me” mi dice uno “…bellissima! Dove abito io ne hanno fatta una! Hanno tenuto la struttura e dentro ci hanno fatto un centro commerciale!”.
Penso a tutte le fabbriche qui in Italia che vanno in Cina o in Romania, a quelle dismesse e abbandonate, a quelle trasformate in luoghi della moda o musei, oppure a quelle guardate con la nostalgia del passato e ricordate solo il primo maggio. Penso agli operai di cui si parla solo quando muoiono nei cantieri dentro i capannoni. Penso all’Argentina della mia infanzia, fatta da tanti sogni d’immigrati europei, fatta di una classe media “generalizzata”. Mi chiedo: e chi se lo sarebbe immaginato che sarebbe andato a finire cosi? Forse però il meglio arriva sempre alla fine, no? Ma è proprio alla fine che dobbiamo arrivare per avere il meglio?
_Manuel Ferreira, attore della compagnia “Alma Rosé”, è autore e protagonista dello spettacolo “Fabricas” (www.almarose.it)
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**Il filo che arriva fino alle botteghe del mondo
**La Textil Piguè fa parte della filiera tessile solidale sostenuta da Ctm altromercato (che ha appositamente fondato una società in Argentina): dal cotone bio coltivato da indigeni del Chaco fino alle magliette confezionate da cooperative del movimento piquetero, in vendita nelle botteghe italiane. Per ora, solo il 5% circa della produzione è per il commercio equo. Come molte imprese recuperate, la Textil produce solo con materie prime fornite dai clienti e lavora al 30% delle sue potenzialità. “Il mio sogno è consolidare l’impresa, garantire salari dignitosi e lavorare solo con l’economia solidale”, dice il presidente, Francisco Martinez. Il primo passo è un contratto firmato da poco con la ministra della Produzione per acquistare l’azienda a 4 milioni e mezzo di pesos in 10 anni, a un tasso fisso annuo del 9% (ottimo, considerando che l’inflazione è al 22).
| L'economia senza padroni - Ae 95 | Uruguay: viaggio nella realtà sociale | 0.816115 | https://altreconomia.it/leconomia-senza-padroni-ae-95-2/ | archivio/archivio1999/un23/art645.html |
Da martedì pomeriggio, i siti dei principali giornali britannici danno il maggiore spazio alla notizia che a Rotherham, città industriale nella contea del South Yorkshire, nel nord dell'Inghilterra, sarebbero stati commessi abusi e violenze sessuali dal 1997 al 2013 su almeno 1400 minori. Oggi la notizia è sulle prime pagine dei quotidiani nazionali. I dati sono contenuti in un nuovo [rapporto](<http://www.rotherham.gov.uk/downloads/file/1407/independent_inquiry_cse_in_rotherham>) redatto da [Alexis Jay](<http://www.bbc.com/news/uk-england-south-yorkshire-24771229>), un'ex responsabile nazionale dei servizi sociali incaricata circa un anno fa dal [Metropolitan Borough Council di Rotherham](<http://www.rotherham.gov.uk>) di avviare delle indagini indipendenti. Quello che risulta dall'indagine è anche che i servizi sociali e le autorità locali fossero stati avvisati di quello che stava accadendo ma che non siano intervenuti.
[ ](<https://www.ilpost.it/2014/08/27/gli-abusi-sessuali-rotherham/guardian-63/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2014/08/27/gli-abusi-sessuali-rotherham/guardian-63/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/27/gli-abusi-sessuali-rotherham/mirror-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/27/gli-abusi-sessuali-rotherham/the_times-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/27/gli-abusi-sessuali-rotherham/sun-18/>)
Le indagini erano state avviate dopo che alcuni episodi di abuso erano stati raccontati dal _Times_ : nel 2012 il quotidiano aveva pubblicato dei documenti riservati che [dimostravano](<http://www.bbc.com/news/uk-england-south-yorkshire-19701760>) la latitanza dei servizi sociali e della polizia di Rotherham. Poi, nel 2013, il giornale aveva parlato in diversi articoli dell'«abuso endemico di ragazze adolescenti da parte di uomini più grandi, per lo più di origine pakistana» che avveniva a Rotherham. Dal rapporto [risulta](<http://www.theguardian.com/society/2014/aug/26/rotherham-sexual-abuse-children>) che tra le vittime di violenza ci sono per lo più bambine e ragazze di età compresa tra gli 11 e i 16 anni: la maggior parte di loro è di origine inglese, ma tra i casi più recenti ci sono anche minori di origine pakistana o rom. Secondo il rapporto le bambine sono state stuprate in gruppo, picchiate, intimidite e sequestrate. Alcune di loro, ha spiegato l'autrice del rapporto, «sono state cosparse di benzina e minacciate di essere bruciate», altre «sono state minacciate con le armi o costrette ad assistere a degli stupri». La maggioranza degli stupratori sono stati descritti dalla vittime come «asiatici», in particolare di origine pakistana.
Alexis Jay ha anche parlato delle gravi responsabilità che hanno avuto in questi anni la polizia, gli assistenti sociali e i politici del posto: in più di un caso su tre, le vittime erano infatti già segnalate e conosciute al servizio locale di protezione all'infanzia. Jay ha scritto di fallimenti collettivi «eclatanti»: «Sembra che alcuni pensassero che si trattasse di casi eccezionali, che secondo loro non si sarebbero ripetuti. Altri erano preoccupati di riferire le origini etniche dei responsabili per paura di essere considerati razzisti; altri ancora ricordano invece di aver ricevuto chiare istruzioni di non farlo da parte dei propri dirigenti». Gli eletti al consiglio comunale avrebbero quindi sottovalutato la gravità di quello che stava succedendo e sembra inoltre che la polizia abbia invece criminalizzato molte delle vittime (arrestandole ad esempio per ubriachezza). Tutto questo nonostante tra il 2002 e il 2006 fossero stati redatti tre diversi rapporti che, secondo Alexis Jay, «non avrebbero potuto essere più chiari nella descrizione della situazione». Nessun caso arrivò in tribunale fino al novembre 2010, quando cinque "predatori sessuali" (così li definì a quel tempo il giudice) furono condannati per aver abusato di tre ragazze tra i 13 e i 15 anni.
Ieri, martedì 26 agosto, il presidente del Consiglio comunale di Rotherham Roger Stone, laburista, ha presentato le sue immediate dimissioni: «Mi prendo la responsabilità per i fallimenti storici che sono descritti così chiaramente», ha dichiarato dopo la pubblicazione del rapporto. Ma ci sono grosse insistenze per altre dimissioni, a cominciare dai responsabili della polizia. Il partito Laburista, che da sempre governa a larga maggioranza il Consiglio del borough di Rotherham, ha chiesto le dimissioni del capo della polizia, Shaun Wright. Il _police and crime commissioner_ è il responsabile della polizia per una certa area e viene eletto ogni quattro anni. Shaun Wright, commissioner per il South Yorkshire, prima di essere eletto nel 2012 era stato per 5 anni membro laburista del Consiglio di Rotherham e "responsabile per i servizi ai bambini e ai giovani". Secondo il rapporto di Alexis Jay in quegli anni Wright aveva ricevuto numerose segnalazioni di abusi sessuali ma [non era intervenuto](<http://www.theguardian.com/uk-news/2014/aug/27/rotherham-children-abuse-labour-calls-crime-commissioner-resign>). Un portavoce del partito ha detto che «Il rapporto di Alexis Jay è devastante nelle sue conculsioni. Bambini vulnerabili sono stati ripetutamente abusati e poi abbandonati dalle istituzioni. Alla luce di questo rapporto è appropriato che il capo della polizia del South Yorkshire, Shaun Wright, si dimetta»
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Gli abusi sessuali di Rotherham | I giornali inglesi di martedì 13 marzo | 0.855053 | https://www.ilpost.it/2014/08/27/gli-abusi-sessuali-rotherham/ | https://www.ilpost.it/2012/03/12/i-giornali-inglesi-di-martedi-13-marzo/ |
[ Los Angeles, California, Stati Uniti ](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/los-angeles-california-usa-21/> "vai alla fotogallery") [Los Angeles, California, Stati Uniti](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/los-angeles-california-usa-21/>) Los Angeles, California, Stati Uniti [Washington D.C. Stati Uniti](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/washington-d-c-stati-uniti-35/>) Washington D.C. Stati Uniti [Ventura, California, Stati Uniti](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/ventura-california-stati-uniti-2/>) Ventura, California, Stati Uniti [Bruxelles, Belgio](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/bruxelles-belgio-36/>) Bruxelles, Belgio [Charkiv, Ucraina](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/charkiv-ucraina/>) Charkiv, Ucraina [Gerusalemme, Israele](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/gerusalemme-israele-41/>) Gerusalemme, Israele [Londra, Regno Unito](<https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/londra-regno-unito-99/>) Londra, Regno Unito
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| Giovedì 7 dicembre in foto | Venerdì 8 dicembre, in foto | 0.916017 | https://www.ilpost.it/2017/12/07/giovedi-7-dicembre-foto/ | https://www.ilpost.it/2017/12/08/venerdi-8-dicembre-foto/ |
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> Oggi, 26 ottobre, è in corso uno sciopero generale e nazionale che coinvolge tutte le categorie di lavoratori pubblici e privati. Durerà fino a fine giornata ed è stato proclamato dai sindacati USI, CUB, SGB, SIAL Cobas. Lo sciopero riguarda sia i mezzi di trasporto nazionali che quelli locali.
>
> Lo sciopero dei dipendenti delle aziende ferroviarie Trenitalia, Trenord e Italo è iniziato dalle 21 di ieri sera e terminerà alle 21 di oggi. Trenord [ha comunicato](<http://www.trenord.it/it/media-news/avvisi/sciopero-25-26-ottobre.aspx>) che oggi saranno garantiti i treni che rientrano nella [fascia di garanzia](<http://www.trenord.it/trenigarantiti>) (dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21). Per quanto riguarda Trenitalia, le fasce di garanzia saranno le stesse di Trenord, e saranno garantiti [questi treni regionali](<http://www.trenitalia.com/tcom/Informazioni/Treni-garantiti-in-caso-di-sciopero>). Sul [sito](<http://www.trenitalia.com/tcom/Informazioni/Sciopero-personale-Gruppo-FS-25-e-26-ottobre-2018>) c’è l’elenco del programma di circolazione dei treni a lunga percorrenza. Per quanto riguarda Italo, a questo [link](<https://www.italotreno.it/~/media/Images/content/pdf/sciopero/lista_treni_garantiti.pdf>) è possibile controllare quali saranno i treni garantiti e quali invece potrebbero essere soppressi.
>
>> [#info](<https://twitter.com/hashtag/info?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [#atac](<https://twitter.com/hashtag/atac?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) - ore 10.20 [AGGIORNAMENTO SCIOPERO] Metro A: attiva Metro B/B1: attiva Metro C: attiva Roma-Lido chiusa, Roma-Viterbo: attiva, Termini-Centocelle: attiva Superficie possibili riduzioni. Resta aggiornato su [@InfoAtac](<https://twitter.com/InfoAtac?ref_src=twsrc%5Etfw>) e <https://t.co/mwjuZzj2Z8> [#roma](<https://twitter.com/hashtag/roma?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [#sciopero](<https://twitter.com/hashtag/sciopero?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> -- infoatac (@InfoAtac) [October 26, 2018](<https://twitter.com/InfoAtac/status/1055736020141006848?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> L’ATAC (l’azienda dei trasporti di Roma) ha comunicato sul [sito del comune](<https://muoversiaroma.it//it/content/sciopero-dei-trasporti-lo-stato-del-servizio#sthash.9JMdOILp.dpbs>) che attualmente il servizio è regolare su quasi tutte le linee tranne la linea Roma-Lido. Precedentemente [aveva fatto sapere](<https://muoversiaroma.it//it/content/trasporti-oggi-lo-sciopero-atac-e-roma-tpl-libero-accesso-nelle-ztl-diurne#sthash.Etxpuu3E.dpbs>) anche le linee interessate dallo sciopero: le linee metropolitane, i bus, i tram e le linee ferroviarie Termini-Centocelle, Roma-Lido, Roma-Civitacastellana-Viterbo. Oggi pomeriggio verrà rispettata la fascia di garanzia dalle ore 17 alle ore 20; nel frattempo i varchi delle zone a traffico limitato in centro non sono attivi, quindi la circolazione è libera per tutti i veicoli.
>
> L’ATM, l’azienda dei trasporti di Milano, [ha pubblicato](<https://www.atm.it/it/ViaggiaConNoi/InfoTraffico/Pagine/Venerd%C3%AC26ottobrescioperogeneralenazionale.aspx>) sul suo sito degli aggiornamenti sullo sciopero: gli autobus viaggiano ma con possibili rallentamenti dovuti al traffico, mentre la metropolitana viaggerà con regolarità fino alle 18. Dalle 18 fino a termine del servizio potrebbero esserci disagi.
>
>> Aggiornamento ore 9:
> 👉 Metro: proseguono regolarmente, garantite fino alle 18
> 👉 Bus, tram e filobus: possibili rallentamenti per traffico, deviazioni in centro per manifestazioni
> 👉 Info: <https://t.co/cXLFJ1mKaZ> [#sciopero](<https://twitter.com/hashtag/sciopero?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) generale nazionale [pic.twitter.com/ej9csFxEDd](<https://t.co/ej9csFxEDd>)
>>
>> -- Azienda Trasporti Milanesi (@atm_informa) [October 26, 2018](<https://twitter.com/atm_informa/status/1055716414814736384?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> Sul [sito](<http://www.ataf.net/it/novita-e-comunicati/novita-sul-servizio/sciopero-generale-venerdi-26-ottobre-2018.aspx?idC=89&idO=61691&LN=it-IT>) dell’ATAF (azienda dei trasporti di Firenze) e su [quello](<https://www.tper.it/notizia/2610-sciopero-generale-sgb-modalit%C3%A0-i-servizi-di-bus-e-treni-tper>) di TPER (azienda dei trasporti dell’Emilia-Romagna) sono stati comunicati gli orari delle fasce garantite e le modalità con cui i dipendenti delle rispettive aziende aderiranno allo sciopero.
>
> Per il trasporto aereo lo sciopero durerà anche in questo caso 24 ore, ma coinvolgerà solo il personale degli aeroporti di Milano (Malpensa e Linate) e Bologna. A questo [link](<https://www.enac.gov.it/sites/default/files/allegati/2018-Ott/Comunicazione%20-%20Sciopero%20generale%20nazionale%20del%2026%20ottobre%202018.pdf>) del sito dell’ENAC è possibile trovare i voli garantiti.
>
> CUB (Confederazione Unitaria di Base) e SGB (Sindacato Generale di Base) hanno proclamato questo sciopero per delle rivendicazioni riguardanti “il salario, il welfare, la rappresentanza nei luoghi di lavoro, i diritti universali, contro le privatizzazioni e liberalizzazioni, per abolizione delle diseguaglianze, per la salute e sicurezza”.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| Sciopero del 26 ottobre: gli orari e le informazioni utili | Venerdì 26 maggio ci sarà uno sciopero generale che riguarderà anche il trasporto pubblico di diverse città italiane | 0.92889 | https://www.ilpost.it/2018/10/26/sciopero-26-ottobre-aggiornamenti/ | https://www.ilpost.it/2023/05/25/sciopero-trasporti-pubblici/ |
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>> I romanzi più avvincenti ambientanti su rotaie, che trattino di vagoni storici o di fantascienza, di guerra o di suore sotto mentite spoglie.
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>> **1- PASSAGGIO SEGRETO AL BINARIO 13 di Eva Ibbotson**
> Un neonato rapito in culla e un passaggio tra mondi che si apre solo una volta ogni 9 anni. La grandissima autrice mescola ancora una volta [fantasmi](<https://www.focusjunior.it/tecnologia/esistono-i-fantasmi/>) e streghe con la dura realtà della Londra quotidiana e delle persone meschine che spesso la abitano.
> Da 8 anni
> **Da leggere perché:**
> A far uscire le trigemelle fuori dal “gump” è la cosa più attraente della capitale inglese: l’odore di patatine fritte.
>>
>> **2- IL LADRO DELL 'HIGHLAND FALCON. MISTERI IN TRENO (Vol. 1) di MG Leonard e Sam Sedgman**
> Lo zio Nat scrive di treni e Hal si trova affidato a lui durante l’ultimo viaggio del treno reale prima del pensionamento in un museo. Tra gioielli preziosissimi, meravigliose locomotive a vapore e ospiti di [sangue blu](<https://www.focusjunior.it/scuola/italiano/perche-si-dice-che-nobili-hanno-il-sangue-blu/>) non possono mancare un clandestino e un mistero da risolvere.
> Da 8 anni
> **Da leggere perché:**
> Per apprezzare i morbidi paesaggi inglesi ma anche una bella avventura senza cellulare ne giochi elettronici.
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>> **3- ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS di Agatha Christie**
> Un giallo super classico ma sempre avvincentissimo dove niente è come sembra. Nella raffinata atmosfera del treno più famoso del mondo solo le “celluline grigie” di [Poirot](<https://www.focusjunior.it/scuola/storia/agatha-christie-la-regina-del-giallo/>) potranno risolvere il mistero.
> Da 11 anni
> **Da leggere perché:**
> Nonostante la rigida stagione invernale l’Orient Express è stranamente affollato quando parte da Istambul.
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>> **4- IN TRENO CON GIANNI RODARI**
> I racconti e le meravigliose poesie di [Gianni Rodari](<https://www.focusjunior.it/scuola/italiano/gianni-rodari-il-cantastorie-dei-ragazzi/>) descrivono una stazione ferroviaria e un mondo che non ci sono più con l’orario ferroviario scritto su un libro e la sala d’aspetto calda dove dormono indisturbati i barboni.
> Da qualsiasi età
> **Da leggere perché:**
> “La galleria è una notte per gioco, è corta corta e dura poco.
> Che piccola notte scura scura! Non si fa in tempo ad avere paura”.
>>
>> **5- LA NOTTE DELLE MALOMBRE di Manlio Castagna**
> La notte tra 2 e il 3 marzo 1944, un treno merci partito da [Napoli](<https://www.focusjunior.it/video/citta-da-scoprire-napoli-video/>) e diretto a Potenza carico di clandestini si ferma in una galleria e circa 600 persone muoiono asfissiate. La storia, verissima, del più grande disastro ferroviario italiano visto con gli occhi di tre ragazzi che si incontrano per caso su quei binari maledetti.
> Da 11 anni
> **Da leggere perché:**
> “Metti una scopa davanti alla porta della tua stanza. Le malombre amano intrecciarne diligentemente i fili fino all’alba e a quel punto la luce le costringe a ritirarsi”.
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>> **6- IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI di Jules[Verne](<https://www.focusjunior.it/scienza/crosta-rocce-e-strati-viaggio-al-centro-della-terra/>)**
> Il viaggio fantastico di Phileas Fogg, gelido ma cortese e cavalleresco gentiluomo inglese, che per scommessa parte da Londra e circumnaviga tutto il globo guardando ma non vedendo quello che gli scorre accanto.
> Da 8 anni
> **Da leggere perché:**
> Il povero Passepartout attraversa le più rocambolesche avventure sempre preoccupandosi del bricco che ha lasciato acceso in cucina.
>>
>> **7- ULTIMA STAZIONE: CRIMINE di Sylvia Bishop**
> Una ragazzina curiosa parte da [Parigi](<https://www.focusjunior.it/scuola/geografia/10-cose-che-non-sapete-su-parigi-e-sulla-francia/>) in treno per andare a trovare la vecchia prozia a Istambul. La accompagna una suora speciale con una enorme borsa stile Mary Poppins ma insieme a loro viaggia anche un ladro misterioso…
> Da 8 anni
> **Da leggere perché:**
> Ognuno dei treni che Max deve prendere per attraversare mezza Europa ha le sue caratteristiche ma tutti si prestano a nascondere il crimine.
>>
>> **8- LE COSE CHE HO di Alice Keller**
> Una sfida tra [adolescenti](<https://www.focusjunior.it/focus-scuola/educazione-emotiva/>) cominciata per gioco può diventare qualcosa di diverso quando la noia e i sentimenti non sono più sotto controllo e gli amici di Deborah forse rischiano un po’ troppo.
> Da 12 anni
> **Da leggere perché:**
> La ferrovia e la potenza dei treni per provare le proprie forze in una fase di difficile autoaffermazione.
>>
>> **9- IL TRENO DEI LUOGHI IMPOSSIBILI di P. G. Bell**
> Suzy è molto molto brava in [fisica](<https://www.focusjunior.it/scienza/spazio/le-galassie-si-muovono-molto-piu-di-quanto-pensassimo-ce-una-nuova-fisica-nelluniverso/>) e forse anche per questo da camera sua è stato approntato un portale che si collega alle rotaie del “Postale dei Luoghi Impossibili, un treno ad alta velocità per la consegna dei pacchi in tutta la Confederazione dei Luoghi Impossibili”.
> Da 9 anni
> **Da leggere perché:**
> Per andare a Trolville senza problemi è naturalmente necessario spedire in letargo i genitori con la magia.
>>
>> **10- CAPOLINEA PER LE STELLE di Philip Reeve**
> In un inquietante futuro distopico i sistemi solari sono collegati da un tunnel percorso da treni con nomi e personalità ben definiti e proprio su uno di questi si troveranno il giovane Zen e l’androide Mira con un incarico impossibile.
> Da 11 anni
> **Da leggere perché:**
> Nell’Impero della Rete i treni parlano e analizzano la realtà circostante.
>>
>> _Francesca Paola Rampinelli Rota_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| I libri imperdibili che parlano di treni | I 10 libri gialli imperdibili da leggere entro 12 anni | 0.882168 | https://www.focusjunior.it/news/libri/i-libri-imperdibili-che-parlano-di-treni/ | https://www.focusjunior.it/news/libri/i-10-libri-gialli-imperdibili/ |
>>>
>>> Per uscire dalla profonda crisi economica in cui si trova, il Portogallo ha deciso di [chiedere](<https://www.ilpost.it/2011/04/07/il-portogallo-chiede-aiuto-alleuropa/>) aiuto all'Unione Europea. Il primo ministro ad interim Jose Socrates, dimessosi due settimane fa, ha detto in un messaggio televisivo di averle tentate tutte prima di decidere di ricorrere alla UE per sanare i conti. L'Europa utilizzerà il fondo da 865 miliardi di euro messo insieme negli ultimi mesi per affrontare la crisi economica e correre in soccorso dell'Irlanda, della Grecia e ora anche del Portogallo, [spiegano](<http://www.economist.com/blogs/dailychart/2011/04/european_bail-outs>) sull' _Economist_ con un efficace grafico che illustra l'impegno dei singoli paesi dell'Unione per tenere i conti in ordine.
>>>
>>> [](<https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2011/04/bailout.jpg>)
>>>
>>> Parte delle risorse economiche messe a disposizione dalla UE deriva dall'European Financial Stability Facility (EFSF), un fondo da 440 miliardi di euro creato dai paesi che fanno parte dell'eurozona e che vede principalmente impegnati stati come la Germania, la Francia e l'Italia. L'EFSF può però materialmente prestare un massimo di 250 miliardi di euro, perché solamente sei dei 17 stati che hanno aderito hanno un rating di tipo AAA, cioè hanno una elevata capacità di ripagare il debito. L'Unione Europea vuole raggiungere i 440 miliardi di euro entro l'estate, cosa che le consentirebbe di dipendere meno dal Fondo Monetario Internazionale che ha a disposizione più liquidità, con circa 280 miliardi di euro.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Chi paga per salvare il Portogallo | La proposta di una cassa integrazione europea, spiegata | 0.839045 | https://www.ilpost.it/2011/04/09/chi-paga-per-salvare-il-portogallo/ | https://www.ilpost.it/2020/04/03/cassa-integrazione-europea/ |
Oggi Oscar Pistorius ha corso per la prima volta alle Olimpiadi. Si è trattato della prima gara di qualificazione per i 400 metri, dove è arrivato secondo. Pistorius è l'atleta sudafricano noto in tutto il mondo perché al posto delle gambe ha due protesi meccaniche e che ha portato avanti una lunga battaglia perché gli fosse consentito disputare le Olimpiadi (correva invece, regolarmente, nella Paralimpiadi).
Soprannominato "Blade Runner" e "l'uomo più veloce senza gambe", Pistorius, fino al 2008, non ha potuto partecipare alle Olimpiadi con la motivazione che le sue protesi al carbonio gli concedevano un vantaggio rispetto ai corridori normali. Alla fine, dopo una decisione di un tribunale svizzero, è riuscito a qualificarsi alle Olimpiadi di Londra 2012.
[ ](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/south-african-paralympic-sprinter-oscar/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/south-african-paralympic-sprinter-oscar/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/london-olympics-athletics-men/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/london-olympics-athletics-men-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/london-olympics-athletics-men-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/london-olympics-athletics-men-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/south-africas-oscar-pistorius-warms-up/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/the-prosthetic-limbs-of-south-african-sp/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/a-picture-shows-the-prosthetic-running-b/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/2012-nedbank-national-championships-for-the-physically-disabled-day-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/yellow-pages-south-african-senior-championship-day-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/olympics-day-8-athletics-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/london-olympics-athletics-men-5/>)
Oscar Pistorius è nato nel 1986 in Sudafrica con una malattia congenita ad entrambe le gambe, che gli furono amputate prima di compiere un anno. Nonostante la menomazione, Pistorius ha sempre praticato sport: cominciò all'età di 11 anni nel rugby, continuando poi con pallanuoto, tennis e lotta. Dopo un incidente al ginocchio, nel 2003, lasciò il rugby e si dedicò alla corsa specializzandosi nei 400 metri.
Quello che ha permesso a Pistorius di correre sono le protesi che utilizza dal 2004. Si chiamano Cheetah ("ghepardo") e sono prodotte da una ditta islandese che ha sedi in tutto il mondo, la [Össur](<http://www.ossur.com/>). Si tratta di due lame in fibra di carbonio a forma di J, che richiamano nella forma le zampe posteriori di un ghepardo. Sono alte 41 centimetri e pesano 512 grammi. Le protesi Cheetah sono state introdotte nel 1996 e sono attualmente usate da circa il 75 per cento degli atleti paralimpici. Spesso Pistorius [si allena in Friuli](<http://daily.wired.it/news/tech/2012/07/17/intervista-pistorius-olimpiadi-36527.html>), a Gemona.
Quella di oggi non è stata la prima volta in cui Pistorius ha gareggiato contro atleti normodotati. Aveva già corso i 400 metri il 13 luglio 2007, al Golden Gala di Roma, e si era piazzato secondo. Poche settimane prima, l'Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera (IAAF) aveva inserito un nuovo comma nel regolamento che vietava agli atleti l'uso di qualunque dispositivo che avrebbe potuto migliorare le loro prestazioni.
La gara di Roma e una successiva gara a Sheffield furono monitorate dalla IAAF per vedere se le protesi di Pistorius potessero rientrare nella categoria dei dispositivi tecnici in grado di procurare vantaggi. Per completare i test, nel novembre 2007, Pistorius fu invitato dalla IAAF a prendere parte a una serie di esperimenti all'università di Colonia, in Germania. Le [conclusioni](<http://news.bbc.co.uk/sport2/hi/olympics/athletics/7141302.stm>) del professore di biomeccanicia Peter Brüggemann furono che le protesi garantivano a Pistorius dei vantaggi significativi.
Nel gennaio 2008, giustificandosi con i risultati dei testi di Colonia, la IAAF decisie di vietare a Pistorius la partecipazione ai giochi olimpici di Pechino nel 2008. Pistorius non si arrese: ingaggiò uno dei più grossi studi legali statunitensi e fece appello al Tribunale Arbitrale dello Sport, a Losanna (l'unico tribunale competente per le dispute che hanno a che fare con le Olimpiadi). Contemporaneamente si sottopose a un'altra serie di test all'università di Houston.
L'appello gli dette ragione. I test fatti da Brüggemann a Colonia, [scrissero i giudici](<http://www.guardian.co.uk/sport/2008/may/18/olympicgames2008.athletics>), erano viziati dal fatto di misurare solo la corsa di Pistorius a piena velocità e in linea retta, senza considerare le curve che sono presenti nella corsa dei 400 metri e i problemi che hanno le protesi nelle fasi di partenza e accelerazione. La decisione dell'IAAF decadde immediatamente, ma Pistorius non riuscì a qualificarsi per Pechino 2008. Riuscì invece a ottenere il tempo necessario alla qualificazione 4 anni dopo, dopo aver garaggiato nel 2011 ai Mondiali di atletica leggera di Daegu. Alle Olimpiadi di Londra 2012 gareggerà nei 400 metri e nella staffetta 4×400 metri.
foto: Michael Steele/Getty Images
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La prima volta di Pistorius alle Olimpiadi | Le foto più belle da Daegu | 0.893683 | https://www.ilpost.it/2012/08/04/la-prima-volta-di-pistorius-alle-olimpiadi/ | https://www.ilpost.it/2011/08/29/le-foto-piu-belle-da-daegu/ |
[Questo diagramma illustra le posizioni di Marte, Terra e Sole durante il mese di Aprile 2013. Credit: NASA/JPL-Caltech ](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2013/03/marte-solare.jpg>)
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>>>> Questo diagramma illustra le posizioni di Marte, la Terra e Sole durante il mese di Aprile. Credit: NASA/JPL-Caltech
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>>>> Black out in vista per le comunicazioni da Terra con le diverse sonde che orbitano attorno a Marte: Odyssey, Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) e Mars Express. Nel mese di Aprile le comunicazioni diventeranno difficili, a causa del passaggio, dal punto di vista della Terra, di Marte quasi dietro il sole, una "congiunzione" che avviene ogni **26 mesi**. Il Sole, infatti, può facilmente interferire con le trasmissioni radio tra i due pianeti durante quel quasi allineamento. Per evitare che un comando alterato raggiunga un orbiter e un rover, i responsabili della missione Odyssey della **NASA al Jet Propulsion Laboratory** (JPL) di Pasadena, in California, si stanno preparando a sospendere l'invio di tutti i comandi per i veicoli spaziali su Marte per alcune settimane nel mese di aprile, ma le trasmissioni da Marte alla Terra andranno avanti seppur in maniera ridotta.
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>>>> “Per la missione **Odissey** è la sesta congiunzione” ha detto Chris Potts del JPL, responsabile della missione per la Mars Odyssey della NASA, che è in orbita intorno a Marte dal 2001. “Abbiamo molta esperienza utile in queste congiunzioni, anche se ognuna ha una propria caratteristica.”
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>>>> L'angolo apparente tra **Marte e il Sole** sarà il 17 aprile di appena 0,4 gradi. Il Sole , tra l'altro, è nel periodo più attivo di eruzioni solari per il ciclo in corso, anche se questo ciclo sembra caratterizzato da attività relativamente debole.
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>>>> "La più grande differenza per la congiunzione del 2013 rispetto alle precedenti è il fatto di avere **Curiosity** su Marte", ha detto Potts. Odyssey e la sonda Mars Reconnaissance Orbiter inoltrano quasi tutti i dati provenienti dai rover Curiosity e Opportunity, oltre a condurre osservazioni scientifiche proprie.
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>>>> Le trasmissioni dalla Terra alle sonde orbitanti saranno sospese quando Marte e il Sole saranno separati da meno di due gradi, **dal 9 al 26 aprile** , con comandi limitati durante i giorni immediatamente prima e dopo. Entrambe le sonde orbitali continueranno le osservazioni scientifiche ma su base ridotta rispetto alle operazioni abituali. Entrambi riceveranno e registreranno dati dai rover. Odyssey continuerà le trasmissioni verso la Terra per tutto aprile, anche se i tecnici si aspettano alcune interruzioni di dati, e i dati registrati saranno ritrasmessi in seguito.
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>>>> Il Mars Reconnaissance Orbiter entrerà in modalità registrazione solo il **4 aprile**. "Per tutto il periodo di congiunzione ci si limiterà alla sola memorizzazione dei dati a bordo ", ha detto Thomas Reid il vice Mission Manager di **JPL**. Si prevede che le sonde orbitanti potrebbero accumulare circa 40 gigabit di dati provenienti dai propri strumenti scientifici e circa 12 gigabit di dati accumulati dalla sonda Curiosity che saranno inviati a Terra circa il 1 maggio.
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>>>> **Opportunity** non riceverà più comandi tra il 9 aprile e il 26 aprile. Il rover però continuerà con le attività scientifiche a lungo termine. **Curiosity** continuerà a fare osservazioni scientifiche durante il periodo di congiunzione. I suoi responsabili hanno intenzione di sospendere le trasmissioni dal 4 aprile al 1 maggio.
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| Un mese difficile per i rover | Marte gioca a nascondino con il Sole | 0.91701 | https://www.media.inaf.it/2013/03/21/un-mese-difficile-per-i-rover/ | https://www.media.inaf.it/2017/07/17/marte-rover-comunicazioni/ |
>>
>> Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati rilevati 12.448 casi positivi da coronavirus e 85 morti a causa della COVID-19. Attualmente i ricoverati sono 5.202 (45 in più di ieri), di cui 573 nei reparti di terapia intensiva (13 in più di ieri) e 4.629 negli altri reparti (32 in più di ieri). Sono stati analizzati 187.375 tamponi molecolari e 375.130 test rapidi antigenici. La percentuale di tamponi molecolari positivi è stata del 5,82 per cento, mentre quella dei test antigenici dello 0,41 per cento. Nella giornata di martedì i contagi registrati erano stati 10.047 e i morti 83.
>>
>> Le regioni che hanno registrato più casi nelle ultime 24 ore sono Lombardia (2.207), Veneto (1.931), Lazio (1.283), Emilia-Romagna (1.058), Campania (965).
>>
>> **Le principali notizie della giornata**
> **•** Mercoledì pomeriggio il governo si è riunito per decidere se rafforzare le restrizioni attualmente in vigore sull’utilizzo del Green Pass, inasprendo le misure che riguardano soprattutto le persone che non sono ancora vaccinate contro il coronavirus. Della possibilità di rafforzare il Green Pass si discute da giorni, a causa del recente aumento dei contagi: [qui](<https://www.ilpost.it/2021/11/24/super-green-pass/>), in attesa di sapere cosa verrà deciso, abbiamo raccontato alcune delle ipotesi di cui si è discusso di più.
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2021/11/testo.png.webp>)
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START-
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>> **– Leggi anche:** [La situazione dei vaccini in Italia, in tempo reale](<https://www.ilpost.it/2021/01/07/coronavirus-vaccini-italia-in-tempo-reale/>)
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| I dati sul coronavirus in Italia di oggi, mercoledì 24 novembre | I dati sul coronavirus in Italia di oggi, mercoledì 8 settembre | 0.932317 | https://www.ilpost.it/2021/11/24/coronavirus-covid-19-italia-dati-contagi-morti-bollettino-oggi-mercoledi-24-novembre/ | https://www.ilpost.it/2021/09/08/coronavirus-covid-19-italia-dati-contagi-morti-bollettino-mercoledi-8-settembre/ |
29 agosto 2013 14:29
Beppe Grillo e Massimo Boldi a Portofino. (Fototre/Olycom)
E così Beppe Grillo e Massimo Boldi si sono incontrati a cena. Non in un posto qualsiasi, ma nel ristorante più esclusivo di Portofino. Risate, pacche sulle spalle, scambio di ricordi tra due amici che anni fa avevano lo stesso agente. Si sa che Boldi è un berlusconiano doc che accompagna il Cavaliere perfino in tribunale. Ma alle prossime elezioni non esclude di votare Grillo.
Via alle larghe intese. Forse il maestro dei cinepanettoni (prossimo titolo
Un Natale, un matrimonio, un funerale
) ha intuito l’esistenza di molte somiglianze tra Grillo e Berlusconi. Entrambi sono fondatori e presidenti di partiti che gestiscono in modo autoritario. Sono pregiudicati e detestano il parlamento, che per Grillo è una “tomba maleodorante” e per Berlusconi un posto da evitare, con un’assenza record del 99,29 per cento. Entrambi sono mossi da un ego smisurato, sono allergici alle critiche e preferiscono trattare dissidenti come Gianfranco Fini o Adele Gambaro con piglio sovietico: espulsione per lesa maestà.
Entrambi sguazzano nel populismo e non hanno problemi a sostenere venerdì il contrario di quello che hanno detto lunedì. Tutti e due vogliono elezioni immediate col
porcellum
e si dicono sicuri di vincerle. Ma Grillo non si era lamentato solo tre mesi fa che il
porcellum
fosse stato “partorito dalle scrofe di destra con l’aiuto dei verri di sinistra”? Sottigliezze. Nel fiume quotidiano di proclami deliranti, insulti e dichiarazioni di guerra qualche contraddizione può capitare.
Grillo chiede ai suoi deputati di accontentarsi di uno stipendio di 2.500 euro, mentre lui sfoggia uno stile più consono alle cinque stelle: cena nel ristorante vip Puny di Portofino, dove bisogna prenotare un anno prima. Per la sua villa a Marina di Bibbona chiede un affitto di 14mila euro a settimana e duemila di cauzione (più 30 euro al giorno per un eventuale gatto). Passa le vacanze all’hotel Cala La Volpe in Costa Smeralda, dove la stanza più economica costa duemila euro al giorno, o nel centro benessere del hotel Imperial di Limone, dove realizza il suo impegnativo motto: “Il paradiso è una settimana in accappatoio e pantofole”.
E tra una sauna e un massaggio lancia le sue quotidiani esternazioni da duro e puro. Quella sul
porcellum
ha provocato nuove fibrillazioni tra i parlamentari M5s. “Mi sono scocciata di atteggiamenti dittatoriali e paternalistici”, si sfoga Alessandra Bencini, una dei senatori che in caso di caduta del governo vorrebbero puntare su un esecutivo con il Pd. Che Grillo sia convinto di vincere in caso di elezioni immediate è solo un’espressione di megalomania. Però il voto immediato potrebbe regalargli un’altra soddisfazione: l’appoggio del suo amico Massimo Boldi.
Italia
Beppe Grillo
Massimo Boldi
| La strana coppia | Gli impresentabili candidati | 0.807674 | https://www.internazionale.it/opinione/gerhard-mumelter/2013/08/29/la-strana-coppia-2 | https://left.it/2020/08/27/171934/ |
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>> Le notizie principali in apertura sui giornali di oggi riguardano il prolungamento della tregua fra Hamas e Israele a Gaza di due giorni in cui ci saranno altri scambi di ostaggi e prigionieri, e la giustizia, con le reazioni alle accuse del ministro della Difesa Crosetto alla magistratura e i decreti approvati ieri dal Consiglio dei ministri che prevedono una valutazione dell’azione dei magistrati ma non dei test psicoattitudinali per l’ingresso in magistratura di cui si era parlato nel governo. La _Stampa_ si occupa del contratto di lavoro del commercio scaduto da quattro anni, _Libero_ titola sull’aumento delle pensioni da gennaio, il _Tempo_ apre sulla decisione che verrà presa oggi sulla città ospitante l’Expo del 2030 a cui è candidata Roma, mentre la _Verità_ torna a uno dei suoi cavalli di battaglia, la critica dei vaccini contro il coronavirus.
>>
>> [ ](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/1_corriere_della_sera-396/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/1_corriere_della_sera-396/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/2_la_repubblica-394/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/3_la_stampa-398/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/4_il_sole_24_ore-1042/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/5_il_messaggero-1037/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/nazionale-1-giorn-interni-pag-prima-28-11-23/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/nazionale-1-manifesto-primapagina-pag01-28-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/8_avvenire-854/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/9_il_fatto_quotidiano-1042/>) 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[](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/43_l_arena-388/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/44_centro_pescara-381/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/45_la_provincia_di_como-69/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/46_metro-260/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/47_l_adige-284/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/48_gazzetta_del_sud-279/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/49_corriere_delle_alpi-337/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/51_il_quotidiano_del_sud-394/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/52_corriere_dell_umbria-371/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/53_alto_adige-388/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/54_corriere_adriatico-367/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/56_la_prealpina-385/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/57_dolomiten-379/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/58_la_gazzetta_dello_sport-395/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/59_corriere_dello_sport-396/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/60_tuttosport-395/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Le prime pagine di martedì 28 novembre 2023 | Le prime pagine di giovedì 9 novembre 2023 | 0.955192 | https://www.ilpost.it/2023/11/28/le-prime-pagine-di-oggi-3699/ | https://www.ilpost.it/2023/11/09/le-prime-pagine-di-oggi-3681/ |
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>> La NASA ha [confermato](<https://www.nasa.gov/press-release/nasa-confirms-dart-mission-impact-changed-asteroid-s-motion-in-space>) di essere riuscita a deviare il percorso orbitale dell’asteroide Dimorphos con la propria [missione DART (Double Asteroid Redirection Test)](<https://www.ilpost.it/tag/dart/>). La sonda si era schiantata sul piccolo corpo celeste il 27 settembre scorso a circa 11 milioni di chilometri dalla Terra, nell’ambito di un test molto importante per verificare la possibilità di evitare in futuro disastrose collisioni di asteroidi con il nostro pianeta. I risultati, ben al di sopra delle aspettative, hanno confermato che la tecnologia di deviazione funziona e che potrebbe essere applicata su scale maggiori, nel caso in cui venisse identificato un asteroide pericoloso per la Terra.
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>> Dimorphos ha una larghezza massima di 160 metri e orbita intorno a un asteroide più grande, Didymos, con un diametro massimo di 780 metri. In seguito all’impatto con DART – che aveva una massa di oltre 600 chilogrammi e un corpo centrale pressoché cubico con 1,3 metri di lato – il periodo orbitale di Dimorphos (cioè il tempo che il piccolo asteroide impiegava per compiere un giro completo intorno a Didymos) è passato da 11 ore e 55 minuti a 11 ore e 23 minuti. Il cambiamento di 32 minuti indica che dopo la collisione Dimorphos si è avvicinato a Didymos di alcune decine di metri, cambiando la propria orbita.
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>> La NASA si era posta come obiettivo per dichiarare un successo un cambiamento di periodo orbitale di almeno 73 secondi. La modifica rilevata da vari telescopi è superiore alle previsioni più ottimistiche dell’agenzia spaziale, come ha spiegato Nancy Chabot, tra le persone responsabili della missione: «È una variazione del 4 per cento del periodo orbitale di Dimorphos intorno a Didymos. DART ha dato giusto una piccola spintarella. Ma se vorremo ripetere l’esperienza in futuro, dovremo farlo molti anni in anticipo. Il periodo di allerta è centrale per poter mettere in pratica questo tipo di deviazione degli asteroidi nell’ambito di una strategia più ampia per la difesa planetaria».
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>> (NASA)
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>> Ci sono miliardi di asteroidi e loro frammenti in orbita intorno al Sole. L’ipotesi più condivisa è che siano ciò che è rimasto del “disco protoplanetario”, l’esteso ammasso di polveri e gas in orbita intorno al Sole miliardi di anni fa dal quale si formarono i pianeti e i satelliti naturali del sistema solare che vediamo oggi. Quasi tutti gli asteroidi si trovano nella “fascia principale”, un grande anello di detriti che gira intorno al Sole, tra le orbite di Marte e di Giove a debita distanza da noi.
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>> Collisioni e altri eventi possono turbare le orbite di alcuni di questi asteroidi, portandoli ad avvicinarsi al nostro pianeta, e sono proprio questi a essere tenuti sotto controllo. I sistemi di rilevazione e tracciamento degli asteroidi più vicini hanno permesso nel tempo di catalogarne quasi diecimila con diametro di almeno 140 metri, che nel caso di un impatto potrebbero causare grandi devastazioni su scala regionale. Nessun asteroide conosciuto sembra costituire un pericolo diretto per la Terra per il prossimo secolo, ma è comunque importante non farsi trovare impreparati.
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>> La fascia principale, in inglese “Asteroid Belt” (NASA)
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>> Per questo negli ultimi anni vari gruppi di ricerca hanno lavorato ad alcune soluzioni sperimentali per “deflettere” gli asteroidi, cioè per far cambiare loro orbita. La tecnica più esplorata e promettente, l’impattatore cinetico, consiste nell’urtare con una sonda l’asteroide quando è ancora molto lontano dalla Terra, in modo che il suo nuovo percorso non incroci più quello del nostro pianeta. DART ha dimostrato la fattibilità, per lo meno su piccola scala, di questa tecnica con un esperimento dal vero, più affidabile rispetto alle simulazioni al computer. Gli asteroidi non hanno una densità omogenea, hanno forme molto diverse tra loro e altre caratteristiche fisiche difficili da prevedere e includere in una simulazione.
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>> Nonostante l’importante risultato ottenuto con DART, la NASA ha mantenuto qualche cautela sui prossimi sviluppi dei sistemi di deviazione, proprio perché ogni asteroide ha proprie caratteristiche. Derivare da un solo impatto regole generali sul comportamento degli asteroidi sarebbe un errore. I dati raccolti consentiranno comunque di affinare molto le simulazioni al computer delle collisioni, rendendole più accurate.
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>> L'asteroide Dimorphos visto dalla sonda DART 11 secondi prima dell'impatto (NASA/Johns Hopkins APL)
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>> Altri importanti dati sono stati raccolti da LICIACube, un satellite (cubesat) grande più o meno quanto una scatola da scarpe, gestito dall’Agenzia spaziale italiana (ASI) e costruito da Argotec, azienda spaziale di Torino specializzata nella produzione di microsatelliti. Dopo avere viaggiato per un anno in compagnia di DART, LICIACube si era separato dalla sonda per posizionarsi a circa mille chilometri di distanza dal punto dell’impatto.
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>> LICIACube in avvicinamento e in allontanamento da Dimorphos e Didymos (ASI/NASA)
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>> Nelle ore successive alla collisione, LICIACube ha osservato e fotografato la nuvola di detriti che si è sollevata da Dimorphos, importante per ricostruire entità ed effetti dell’impatto.
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>> La nube di detriti vista da LICIACube, il contrasto dell'immagine è stato modificato in vari punti per rendere più evidenti alcune caratteristiche (ASI)
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>> Dimorphos era stato tenuto poi sotto controllo da numerosi telescopi sulla Terra e dai telescopi spaziali Hubble e James Webb, il più potente osservatorio nello Spazio. Le osservazioni sono servite per misurare le minime variazioni della luminosità apparente dell’asteroide e del suo compagno Didymos, in modo da verificare l’avvenuta modifica dell’orbita. Dal punto di osservazione sulla Terra, Dimorphos passa davanti e dietro a Didymos, producendo di continuo piccole eclissi parziali. Calcolando la loro durata si può stimare la velocità con cui l’asteroide più piccolo gira intorno a quello più grande, ottenendo dati per verificare se effettivamente l’impatto con DART abbia comportato una variazione del periodo orbitale.
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>> La nube di detriti che si è sollevata dopo l'impatto di DART con Dimorphos, vista dal telescopio spaziale Hubble (NASA/ESA/STScI/Hubble)
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>> Dimorphos e Didymos continueranno a essere dei sorvegliati speciali nei prossimi anni. L’Agenzia spaziale europea (ESA) ha in programma di tornare a far visita a Dimorphos e Didymos con la missione Hera tra circa quattro anni, per fornire nuovi dettagli sulle loro condizioni. La nuova missione fa parte dell’Asteroid Impact and Deflection Assessment (AIDA), l’importante collaborazione tra agenzie spaziali dedicata allo studio e allo sviluppo di sistemi per deviare gli asteroidi.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| DART ha davvero deviato l'asteroide | DART si è schiantata sull'asteroide | 0.901723 | https://www.ilpost.it/2022/10/12/dart-asteroide-deviato-successo-dimorphos/ | https://www.ilpost.it/2022/09/27/dart-asteroide-dimorphos-impatto-spazio/ |
La procura generale della Bosnia e Erzegovina ha accusato il programma televisivo italiano _Le Iene_ di aver mandato in onda un servizio con una storia falsa. Attraverso [un documento ufficiale](<http://www.eastjournal.net/wp-content/uploads/2016/10/pROSECUTOR-STATEMENT.pdf>), pubblicato da _[East Journal](<http://www.eastjournal.net/>) _e la cui autenticità è stata confermata da un portavoce della procura al _Post_ , la procura ha accusato _Le Iene_ di aver pagato un gruppo di uomini per impersonare dei trafficanti di armi – che _Le Iene_ hanno presentato come presumibilmente in affari con dei terroristi – in un servizio sul traffico illegale di armi in Bosnia andato in onda nella puntata del 2 ottobre. La notizia è stata ripresa anche [da diversi giornali bosniaci.](<http://ba.n1info.com/a116297/Vijesti/Vijesti/Italijanski-novinar-platio-osobama-da-glume-trgovce-oruzjem.html>) Luigi Pelazza, autore del servizio, [ha negato](<http://www.eastjournal.net/archives/76906>) le accuse della procura bosniaca in un'intervista a _East Journal_.
Il servizio è intitolato “Dove l'ISIS compra le armi per colpire in Europa" ed è lungo circa 18 minuti. In realtà dell'ISIS non si parla: il servizio mostra Pelazza incontrare alcuni presunti trafficanti di armi nei dintorni di Sarajevo e comprare alcune armi. L'intento del servizio è mostrare quanto sia facile procurarsi armi di grosso calibro e portarle fino in Italia (anche se Pelazza, dopo averle comprate in Bosnia, non le ha trasportate in Italia). Nel servizio, Pelazza compra – e in altri casi tratta il loro prezzo – alcuni kalashnikov, un fucile e una bomba a mano. L'unico riferimento al terrorismo viene fatto quando uno dei presunti trafficanti dice a Pelazza che alcune delle sue armi vengono comprate da «turchi, marocchini, africani», e che secondo lui diversi terroristi passano dall'Europa centrale.
ISIS a parte, il servizio sembra implicare che procurarsi armi in Bosnia sia piuttosto facile ed economico: i presunti trafficanti non compiono particolari controlli su Pelazza e chiedono poche centinaia di euro.
Tre giorni dopo la messa in onda del servizio, il 5 ottobre, la polizia bosniaca [ha diffuso](<http://sipa.gov.ba/bs/aktuelnosti/sipa-li%C5%A1ila-slobode-dvije-osobe-identificirane-na-snimku-trgovine-oru%C5%BEjem/13663>) un comunicato in cui spiega di avere arrestato due persone comparse nel servizio di Pelazza e sospettate di traffico di armi. Il 7 ottobre, però, la procura generale della Bosnia ha diffuso [un altro comunicato](<http://www.eastjournal.net/wp-content/uploads/2016/10/pROSECUTOR-STATEMENT.pdf>) in cui sostiene che le persone comparse nel servizio non sono davvero trafficanti ma «persone con una situazione finanziaria difficile, e noti tossicodipendenti» che sono stati pagati dalle _Iene_ per «recitare» nel servizio. La procura ha aggiunto che la reputazione della Bosnia è stata danneggiata e che contatterà le autorità italiane per ulteriori approfondimenti.
_Le Iene_ non hanno ancora commentato pubblicamente le accuse della procura generale bosniaca. Pelazza, intervistato da _East Journal_ , ha ipotizzato invece che i protagonisti del servizio stiano mentendo "per scagionarsi".
> Noi stiamo preparando un altro pezzo in cui mostriamo gli incontri precedenti al filmato, dai quali emerge chiaramente che non si tratta di una montatura e si vedranno gli incontri precedenti, e come le persone coinvolte nel video, che adesso dicono di essere stati pagati e di non essere trafficanti, avevano comportamenti che sarebbero in totale contraddizione con una ipotetica messinscena, quali la diffidenza, la cautela nel gestire l’incontro con noi, la pericolosità della gestione del traffico, che non possono essere anche quelli frutto di un preventivo accordo.
>
> **La Procura della Repubblica però dice chiaramente che si tratta di persone pagate per fare da figuranti nel vostro video, e che si tratta di persone ben note alle autorità, alcuni anche tossicodipendenti, che avrebbero accettato di recitare una parte in cambio di denaro.**
>
> Abbiamo in totale cinque ore di registrazione, e diremo chiaramente che siamo pronti a mandare il tutto alla Procura della Repubblica bosniaca, se ce ne farà richiesta. Quelle cinque ore sono la testimonianza del fatto che non è una messinscena. Se lo fosse stata, allora avremmo dovuto concordare ogni parola detta in quelle cinque ore, ed è inverosimile.
La questione dell'islam radicale in Bosnia [è molto delicata e dibattuta](<https://www.ilpost.it/2015/03/05/aimen-dean-spia-al-qaida/>) da anni dagli esperti di terrorismo. Nella sua carriera alle _Iene_ Pelazza ha realizzato [diversi servizi all'estero.](<https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Pelazza>) Negli ultimi anni _Le Iene_ hanno scelto di mandare in onda [diversi servizi controversi](<https://www.ilpost.it/2016/10/05/iene-brigliadori-pseudoscienze/>), e coi loro servizi sono stati per esempio dei [sostenitori del cosiddetto "trattamento Stamina"](<https://www.ilpost.it/2014/01/19/colpe-iene-stamina/>) per la presunta cura di malattie invalidanti.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| La Bosnia dice che Le Iene si sono inventate un servizio | L'ex premier croato Sanader è fuggito | 0.776323 | https://www.ilpost.it/2016/10/07/bosnia-iene-isis/ | https://www.ilpost.it/2010/12/10/ex-premier-ivo-sanader/ |
**" Ci dobbiamo difendere dalle provocazioni. Avete presentato un progetto di centralina sotto il ponte di Santa Caterina che e il simbolo del nostro Comune. **Voi pensate che noi lasceremo che il nostro stemma veda comparire anche la vostra barriera? Lo avete fatto in modo irrispettoso, venite qui a presentarlo senza nemmeno interloquire con l'amministrazione comunale. Basta con le continue aggressioni al nostro territorio, speculando sui beni comuni". È con durezza che **Ezio Orzes, assessore all 'ambiente del comune di Ponte nelle Alpi**, accoglie i tecnici giunti il 19 novembre 2015 per un sopralluogo per la costruzione di una centralina idroelettrica sul corso del fiume Piave nel tratto che attraversa il piccolo comune alle porte di Belluno. L'assessore e il sindaco **Paolo Vendramini** abbandoneranno poi la presentazione, lasciando nell'aula del comune solo i tecnici e i pochi giornalisti presenti. Fuori, qualche decina di poliziotti, numero esagerato, soprattutto per contestazioni che non ci sono state. Il sopralluogo di Ponte nelle Alpi era stato inizialmente annullato proprio per il timore di proteste. Pochi giorni prima, il 12 novembre, a Limana, a pochi chilometri da Ponte nelle Alpi, i tecnici privati e quelli del Genio Civile erano stati pesantemente criticati dai comitati che si occupano di acqua, per l'ennesimo progetto di centralina idroelettrica.
Quello di Ponte nelle Alpi e il terzo di tre progetti molto simili presentati dalla Reggelbergbau, azienda di costruzioni altoatesina con una ventina di dipendenti di proprieta della famiglia Brunner, le cui domande di derivazione presso l'Autorita di bacino competente per la Piave risalgono al marzo 2015. Gli impianti sono progettati dallo studio Zollet (di Santa Giustina, BL), che ha gia realizzato alcuni impianti su queste acque.
Le tre centraline dovrebbero sorgere a poca distanza l'una dall'altra, a Ponte nelle Alpi, a Belluno (sotto il Ponte della Vittoria, uno dei simboli della citta) e appunto a Limana, in un tratto di fiume che non supera **i 20 chilometri**.
Vista la difficolta a parlare con i progettisti (nonche di reperire i materiali depositati), il progetto ce lo spiega **Michela Rossato** , assessore ai Lavori pubblici del comune di Limana. "Anche noi Comuni abbiamo fatto richiesta di copia degli atti al Genio Civile richiesta, ma ce l'hanno negata -racconta-, per cui siamo stati costretti a valutarlo solo il giorno del sopralluogo. La tecnologia utilizzata sui tre bacini si chiama rubber dam, consiste in piccole dighe gonfiabili, costituite da un piede fissato al suolo in cemento armato e una parte mobile che crea il salto idraulico. Non si tratta di un vero e proprio sbarramento, le dighe gonfiandosi dovrebbero convogliare l'acqua verso le turbine che poi verrebbe reimmessa nel fiume. Per noi e pericoloso: il livello della Piave si alza, creando una sorta di lago. Noi siamo quelli piu a valle, quindi in caso di piena siamo quelli piu a rischio. Si tratta di centraline sotto il megawatt, so che il progetto (che costa 5 milioni di euro) prevede anche una cabina di trasformazione".
"La legislazione e carente -spiega Paolo Vendramini, sindaco di Ponte nelle Alpi-, e non abbiamo potuto leggere un progetto che riguarda il nostro territorio fino al giorno del sopralluogo. I Comuni sono spettatori passivi in tutto questo, non abbiamo il peso politico per opporci. Ma questa e una zona franosa, ed e evidente che i proponenti nemmeno la conoscono. Abbiamo scritto alla Reggelbergbau perche ritiri ufficialmente il progetto". Secondo il sindaco di Ponte nelle Alpi, "il progetto va a colpire una zona dall'enorme valore paesaggistico, con i tre castelli e il ponte di Santa Caterina che risale almeno all'epoca romana". Ad ottobre anche il consiglio comunale di Belluno ha preso una posizione netta contro il progetto relativo al proprio territorio, votando all'unanimita, con il sindaco Jacopo Massaro che in un'intervista pubblicata dal Corriere delle Alpi il 26 ottobre ha parlato di "stupro del territorio".
Secondo **Arpav, sul territorio bellunese sono presenti 26 grandi impianti di propriet a dell'Enel**, quasi una **cinquantina di piccoli impianti** (il cosiddetto mini-idroelettrico, con centrali la cui potenza nominale e inferiore a un megawatt) e **75 concessioni attive** per derivare l'acqua a scopo idroelettrico. Sono 200 i chilometri di condotte forzate. Non esiste un database provinciale o regionale che metta pero insieme tutte le domande di concessione in attesa. Questo compito ha cercato di svolgerlo il comitato Acqua Bene Comune, che nel 2013 ha presentato un primo lavoro di documentazione sulle richieste di autorizzazione delle nuove centraline (vedi **Ae 153** , <http://bit.ly/mini-idro-belluno>). Hanno calcolato circa 150 domande, ma il dato e da aggiornare. In pratica non c'e fiume o torrente che non siano derivati o su cui penda una richiesta di concessione. La prima derivazione della Piave e la diga del Tudaio, a Santo Stefano di Cadore, a nemmeno 30 chilometri dalla sorgente (su un fiume lungo 220 chilometri). Il comitato cita uno studio dei primi anni 90 della **Commissione internazionale per la protezione delle Alpi** (Cipra) che parla del 90 per cento di artificializzazione per quanto riguarda i principali fiumi alpini. "La situazione aggiornata potrebbe essere addirittura peggiore", confermano dalla Cipra.
Per la Piave, le stime sull'artificializzazione corrispondono a questi dati e le richieste di concessione si riferiscono per lo piu a quel 10 per cento di acque ancora libero.
Il comitato ha avviato negli ultimi mesi una mobilitazione permanente con lo slogan "Adesso basta centrali". L'ultima manifestazione si e tenuta il 13 dicembre, quando una settantina di attivisti hanno organizzato una pacifica camminata sul Col Visentin, da cui nelle giornate limpide si puo vedere la laguna di Venezia. Per i manifestanti voleva essere un simbolico appello verso la sede della Regione, che i comitati accusano di autorizzare troppo facilmente le nuove concessioni. Accusa che l' **assessore regionale all 'Ambiente Giampaolo Bottacin **respinge: "Le contestazioni sono indirizzate all'obiettivo sbagliato. Le centraline infatti esistono solo in virtu del fatto che sono incentivate dallo Stato. Le direttive europee vanno nella stessa direzione, perche incentivano le fonti rinnovabili" spiega l'assessore. La bozza del nuovo Decreto che disciplina gli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche, in discussione, parrebbe tener conto dell'esigenza di tutelare il corso d'acqua, limitando gli incentivi per quegli impianti che dovessero avere un impatto negativo sui parametri ambientali, come definiti dalle **Direttiva 2000/60**. Secondo l'assessore veneto, in ogni caso "i Comuni non possono avere diritto di veto, perche questo violerebbe la legge italiana. Il problema vero e il vuoto normativo che esiste in Italia a livello nazionale". Vuoto normativo significa, ad esempio, non valutare complessivamente 3 progetti in pochi chilometri lungo lo stesso fiume, ma esaminarli uno per uno, non considerando l'impatto cumulato. --
| L'energia del Piave | L'autostrada è una garanzia | 0.842951 | https://altreconomia.it/lenergia-del-piave/ | https://altreconomia.it/lautostrada-e-una-garanzia/ |
>
> Da una decina di giorni [c'è un grande scandalo](<http://www.bbc.com/news/world-australia-43040943>) nella politica australiana, che ha coinvolto Barnaby Joyce, vice primo ministro e leader del Partito Nazionale d'Australia, accusato di avere avuto una relazione con una sua sottoposta, mentre era sposato: la questione sembra aver compromesso gravemente i rapporti tra Joyce e Malcolm Turnbull, primo ministro australiano del Partito Liberale, e tra i rispettivi partiti. Turnbull si è infatti schierato contro Joyce, facendo arrabbiare il Partito Nazionale, e in molti si sono chiesti che futuro potrà avere il governo con questo tipo di tensioni.
>
> Le opposizioni si sono in parte trattenute dall'usare lo scandalo contro Joyce, ma in molti hanno sostenuto che nonostante sia una faccenda privata abbia anche una rilevanza politica, visto che Joyce è tra i politici australiani più impegnati nella difesa dei valori della cosiddetta “famiglia tradizionale” e cristiana: il _New York Times_[l'ha paragonato](<https://www.nytimes.com/2018/02/14/opinion/barnaby-joyce-affair.html>) in questo senso al vice presidente statunitense Mike Pence.
>
> Tutto è cominciato lo scorso 7 febbraio quando il _Sydney Daily Telegraph_ ha pubblicato in prima pagina una foto di Vikki Campion, ex consulente di Joyce, visibilmente incinta. Da quanto è stato scritto nei giorni successivi, tutti i giornalisti e i politici, a Canberra, erano a conoscenza della relazione tra Joyce e Campion. Nessuno ne aveva però scritto, principalmente perché in Australia c'è una diffusa diffidenza dell'opinione pubblica verso il giornalismo che si occupa delle vite private dei politici.
>
> [](<https://www.ilpost.it/2018/02/16/australia-barnaby-joyce-scandalo/australia-1-2/>)
>
> Ma la storia della relazione extraconiugale di Joyce, hanno fatto notare in molti, usciva dalla sfera della privacy e sconfinava in quella dell'interesse pubblico: perché Joyce, conducendo una personale battaglia contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso, aveva spesso esaltato i valori delle famiglie fatte da madre, padre e figli, e aveva sfruttato l'immagine della sua famiglia per fare campagna elettorale l'anno scorso. Joyce si era infatti dovuto dimettere la scorsa estate dopo aver scoperto di avere anche la cittadinanza neozelandese, oltre a quella australiana, una cosa proibita dalla costituzione. La sua elezione avvenuta nel 2016 era stata annullata, e dopo che aveva rinunciato alla seconda cittadinanza ne era stata organizzata un'altra, a dicembre, che aveva vinto.
>
> Sempre a dicembre, durante il dibattito sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, aveva ammesso in Parlamento di essere separato, e a gennaio era stato visto in vacanza insieme a Campion. Dopo la rivelazione della gravidanza di Campion, Natalie Joyce, moglie del vice primo ministro, aveva [dato delle interviste](<https://www.theguardian.com/australia-news/2018/feb/07/barnaby-joyces-wife-natalie-speaks-out-about-his-affair-with-staffer>) in cui si diceva molto delusa da suo marito e in cui lo accusava di avere iniziato la relazione quando Campion era una sua dipendente. Su questo punto si sono concentrate la maggior parte delle accuse seguite allo scandalo: Campion lasciò il posto nello staff di Joyce lo scorso aprile per andare a lavorare per Matthew Canavan, ministro delle Risorse e della Northern Australia. Quando durante l'estate Canavan fu però coinvolto nello scandalo dei politici con cittadinanza neozelandese, Campion tornò a lavorare per un po' per Joyce, prima di entrare, ad agosto, nello staff di Damian Drum, un parlamentare liberale.
>
> Joyce ha assicurato che la relazione è stata pienamente consensuale, senza ricatti legati allo squilibrio di potere tra Joyce e Campion. Ma anche in questo caso, c'è un altro problema: Joyce è infatti stato accusato di aver violato la legge, che proibirà ai membri del governo di affidare incarichi nello staff dei ministri a partner e parenti senza il permesso del primo ministro, che in questo caso non era stato consultato. Joyce ha negato che Campion fosse la sua compagna quando lavorava per lui, né quando lavorava per Canavan, specificando che Drum non è un ministro (Campion avrebbe quindi potuto lavorare per lui anche da compagna di Joyce). La foto della gravidanza ha però messo in dubbio questa versione: secondo i giornali australiani è più probabile che Joyce e Campion abbiano concepito il bambino prima di agosto, e cioè quando Campion lavorava per Joyce o per Canavan.
>
> In molti si stanno chiedendo se la carriera di Joyce, tra i politici conservatori più popolari e apprezzati, sia finita. Inizialmente era sembrato che il primo ministro Turnbull fosse dalla sua parte, e deciso a difenderlo. Giovedì però le cose hanno preso una piega inaspettata, e Turnbull ha deciso di prendere con forza le distanze dal suo vice: ha annunciato una legge che proibisce le relazioni tra i ministri e i membri del loro staff, ma soprattutto ha fatto un duro discorso contro Joyce, accusandolo di avere fatto «uno sconvolgente errore di giudizio», che ha causato «un gran dolore» a sua moglie, alle sue quattro figlie e alla stessa Campion. Turnbull non ha chiesto le dimissioni di Joyce, come in molti si aspettavano, ma ha detto che si prenderà un periodo di pausa per «cercare il perdono della sua famiglia» e prepararsi alla nuova vita con Campion e loro figlio. Turnbull ha poi suggerito che il comportamento di Joyce abbia rovinato la reputazione della politica australiana.
>
> Prima del discorso di Turnbull, il Partito Nazionale sembrava essere pronto a rimuovere Joyce come proprio leader, per dissociarsi dallo scandalo. Diversi parlamentari del Partito Nazionale hanno però detto che le dure critiche del primo ministro, percepite come un tradimento dell'alleanza tra i due partiti, hanno riunito il partito intorno a Joyce, e ora la sua rimozione non è più un'opzione. Il _Guardian_ ha scritto, citando proprie fonti, che Joyce non vuole dimettersi da leader del Partito Nazionale, e non si aspettava il discorso di Turnbull, che da parte sua ha provato a giustificarsi assicurando che non voleva intromettersi nelle decisioni politiche interne a un altro partito.
>
> C'è quindi una grande incertezza sul futuro del governo australiano, ora che la relazione tra primo ministro e vice primo ministro, e tra Partito Liberale e Partito Nazionalista, sembra essere incrinata. La prossima settimana Turnbull sarà negli Stati Uniti, e al posto di Joyce il suo ruolo sarà rivestito dal senatore liberale Mathias Cormann.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Lo scandalo che sta agitando la politica australiana | C'è una strampalata teoria su Grease | 0.759541 | https://www.ilpost.it/2018/02/16/australia-barnaby-joyce-scandalo/ | https://www.ilpost.it/2016/09/13/grease-sandy-coma-smentita/ |
Umanità Nova - Archivio 2004 - art3464
Umanità Nova, numero 36 del 14 novembre 2004, Anno 84
Democrazia NATO
Venezia sotto assedio
Ben strana la parola democrazia, quella stessa in nome della quale si
giustificano guerre, bombardamenti e terrorismo di stato, evitando di
menzionare poteri economici, capitalismo e logica del profitto.
Emblematico quanto sta avvenendo in questi giorni a Venezia, alla
vigilia dell'assemblea parlamentare Nato in programma al Lido, come da
copione, presso il Palazzo del Casinò e quello del Cinema.
Per le calli è apparso un paradossale volantino degli studenti
della cosiddetta area new-global che annunciano la loro mobilitazione
"contro la guerra e per la democrazia"; dall'altra parte della laguna
si accusa invece di antidemocraticità quanti mettono in
discussione la Nato.
Davvero meritevoli d'essere incorniciate le parole del senatore dei
DS Giovanni Lorenzo Forcieri, presidente della delegazione italiana che
parteciperà al summit: "Se fossi studente, anch'io sfilerei per
la pace, ma un conto è manifestare a favore di qualcosa, un
conto è impedire che si riunisca un vero e proprio parlamento
internazionale, rappresentativo di altrettanti parlamenti di tutto il
mondo democraticamente eletti. Impedire questo, significa impedire
l'espressione democratica" (Il Gazzettino, 28.10.04).
Ben strana assise democratica: aerei, navi, elicotteri e migliaia di
gendarmi di ogni genere mobilitati a garantire i "lavori" di circa 300
politici appartenenti a tutti i partiti (destra, centro, sinistra), con
al seguito un esercito di consulenti militari, diplomatici,
imprenditori, staff, addetti alla sicurezza e giullari di corte,
asserragliato in un'isola dichiarata off limits.
Le tematiche ufficialmente affrontate dalle varie commissioni sono:
Difesa e Sicurezza; Dimensione Civile della Sicurezza; Politica;
Economia e Sicurezza; Scienza e Tecnologia.
Le maiuscole sono obbligate.
Nessun falso pudore: il rituale accenno ai diritti umani non compare nell'ordine del giorno neanche in carattere minuscolo.
Più realisticamente si parlerà di ricostruzione in
Iraq e Afganistan, stabilità nel Caucaso, proliferazione
nucleare e bilanci economici in rapporto con i nuovi costosi sistemi
d'arma.
L'Assemblea dovrebbe stilare congiuntamente indicazioni e pareri
indirizzati ai governi, ai parlamenti nazionali e al segretario
generale della Nato.
In realtà niente di strategico: molta immagine e poca
sostanza. Di certo, le decisioni che contano vengono prese altrove,
tanto è vero che tale pletorico organismo non è previsto
neppure dallo statuto istitutivo dell'Alleanza Atlantica.
L'importante, per loro, è presentare e legittimare la Nato
come una specie di ONU, accreditandone un'immagine rassicurante quasi
fosse un'organizzazione umanitaria, mentre al suo interno si misurano e
si scontrano diverse posizioni imperialiste.
La delegazione italiana, come è noto, è composta da 18
tra deputati e senatori, appartenenti non solo alla maggioranza di
governo, con ben 7 parlamentari del centro-sinistra, compreso appunto
il succitato presidente della delegazione.
Forse per questo, l'amministrazione regionale del Veneto
(centrodestra) e quella comunale veneziana (centrosinistra) hanno
disinvoltamente sponsorizzato l'evento, rassicurando bottegai e
albergatori ed invitando i cittadini ad esporre tutt'al più la
bandiera arcobaleno.
Ai pacifisti è stata persino offerta la possibilità d'inviare una propria delegazione.
Questa è la democrazia, non soltanto dentro la consueta "zona
rossa" ma dentro l'intera società: simulacro di partecipazione,
equivoco ideologico, dominio spettacolare.
Anti
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| Democrazia NATO | Contro le violenze e le provocazioni degli apparati repressivi dello stato | 0.830645 | archivio/archivio2004/un36/art3464.html | archivio/archivio2004/un37/art3474.html |
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Foto d'archivio | Foto d'archivio | 0.890311 | https://www.ilpost.it/2015/10/01/foto-darchivio-44/ | https://www.ilpost.it/2014/07/01/foto-darchivio-29/ |
>
> Il prossimo 28 luglio l’astronauta italiano [Paolo Nespoli](<https://www.ilpost.it/tag/paolo-nespoli/>) tornerà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), nell’ambito della Expedition 52 insieme con l’astronauta statunitense Randy Bresnik e il cosmonauta russo Sergey Ryazansky. Per Nespoli sarà il terzo viaggio in orbita, a dieci anni dalla sua prima missione a bordo dello Space Shuttle Discovery (STS-120) per l’assemblaggio di alcuni moduli della ISS. Tra il 2010 e il 2011 è rimasto a bordo della Stazione per 157 giorni nell’ambito della missione MagISStra per conto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), quando è diventato famoso – non solo tra gli appassionati di cose spaziali – [per le sue fotografie della Terra](<https://www.ilpost.it/2011/05/24/migliori-foto-spazio-nespoli/>), scattate dai punti di osservazione della ISS.
>
> Negli ultimi anni l’ESA ha puntato molto sulle immagini della Terra realizzate dai suoi astronauti e satelliti per far conoscere le proprie attività, avvicinare più persone alla ricerca scientifica e promuovere una migliore consapevolezza della tutela dell’ambiente, [soprattutto davanti alle sfide poste dal riscaldamento globale](<https://www.ilpost.it/2017/07/11/cambiamento-climatico-effetti/>). La missione di Nespoli che sta per iniziare è stata preceduta da quella di [Thomas Pesquet](<https://twitter.com/thom_astro>), astronauta francese che ha trascorso 196 giorni a bordo della ISS, realizzando numerosi esperimenti per valutare gli effetti della parziale assenza di gravità sull’organismo umano, in vista di missioni più elaborate per l’esplorazione dello Spazio. Nel tempo libero, Pesquet ha scattato magnifiche fotografie della Terra, cogliendo variopinti scenari naturali e la complessità delle grandi città.
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-37/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-37/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-21/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-22/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-23/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-24/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-25/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-26/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-27/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-28/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-29/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-30/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-31/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-32/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-33/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-34/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-35/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/foto-spazio-esa-36/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Siamo bellissimi, da sopra | L’Italia di notte | 0.899047 | https://www.ilpost.it/2017/07/12/foto-spazio-esa/ | https://www.ilpost.it/2010/12/28/italia-fotografie-spazio-nespoli/ |
>>
>> La storia della nascita degli occhiali è controversa, come accade per innumerevoli oggetti inventati in tempi molto lontani dall'ufficializzazione moderna dei brevetti. [Ricostruire l'origine e la diffusione di questo strumento non è facile:](<https://www.amazon.it/Medioevo-Occhiali-bottoni-invenzioni-medievali/dp/8858116305/ref=sr_1_1?crid=1FGB47X5RS00F&keywords=medioevo+sul+naso&qid=1689749960&sprefix=medioevo+naso%2Caps%2C90&sr=8-1>) è necessario districarsi anche attraverso scritti e aneddoti di persone vissute ai quei tempi ma non sempre affidabili. Per ragioni di campanilismo, infatti, hanno talvolta attribuito l'invenzione a corregionali o confratelli (la storia degli albori degli occhiali è infatti anche una storia di conventi) del passato.
>>
>> Una delle prime attestazioni documentate dell'invenzione degli occhiali - come strumento da vista così come possiamo intenderlo ai giorni nostri - si trova in una predica del 1305 del domenicano Giordano da Pisa nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Il religioso, in base alle trascrizioni, disse: «Non è ancora vent'anni che si trovò l'arte di fare gli occhiali, che fanno vedere bene, che è una delle migliori arti e de le più necessarie che 'l mondo abbia, e è così che ssi trovò: arte novella, che mmai non fu (…) __ io vidi colui che prima la trovò e fece, e favellaigli». Non stupisce che il dotto frate domenicano esaltasse l'invenzione: gli occhiali permettevano ai confratelli di continuare a studiare e a copiare i testi sacri anche quando con l'età avanzata diventavano presbiti. Gli occhiali si affermano infatti principalmente come strumento per la lettura da vicino.
>>
>> Giordano da Pisa non fa il nome dell'inventore degli occhiali, ma di chi fu responsabile della sua diffusione, soprattutto fra i monasteri, e soprattutto in ambito toscano. Sarebbe stato frate Alessandro della Spina, morto nel 1313, che come Giordano viveva nel convento di Santa Caterina a Pisa, e nel suo necrologio contenuto nella _Chronica antiqua_ dello stesso convento, si legge (in latino, qui tradotto): «Egli stesso fabbricò gli occhiali che un altro aveva ideato per primo, non volendo però comunicare il segreto. Alessandro, invece, ben lieto e disponibilissimo, insegnò a tutti il modo di fare gli occhiali».
>>
>> Il "segreto degli occhiali" probabilmente non venne comunicato dal suo primo inventore in quanto ritenuto una sorta di "segreto professionale": dovendosi mantenere con il proprio lavoro, gli artigiani cercavano di tenere il più a lungo possibile segrete le tecniche di fabbricazione dello strumento. Prova che la produzione degli occhiali fuori dai monasteri fosse un'arte lucrosa da custodire gelosamente è un atto stipulato fra tre orafi pisani: ancora nel 1445, cioè più di un secolo e mezzo dopo la presunta invenzione, Simone del fu Antonio Nerucci si impegnava davanti a un notaio a insegnare ai due colleghi l'arte di fare gli occhiali, per un periodo di quattro anni e mezzo, a patto che i nuovi due soci si impegnassero a loro volta a non rivelare ad altri la tecnica, e quindi a non creare allievi e futuri concorrenti.
>>
>> La successiva storia degli occhiali si lega, nella seconda metà del Quattrocento, all'invenzione della stampa a caratteri mobili e alla conseguente maggiore diffusione del libro. Per molto tempo ancora gli occhiali non avranno le stanghette: si cercheranno diversi modi per farli stare fissi davanti agli occhi, ad esempio attaccando le lenti a un nastro che si chiudeva sulla nuca. Risale al Settecento la prima [card pubblicitaria](<http://www.antiquespectacles.com/trade_cards/scarlett/scarlett.htm>) che registra, tra il 1728 e il 1730, la comparsa di un accorgimento vicino alle attuali stanghette: i cosiddetti “occhiali da tempia” avevano stanghette rigide e terminavano con grandi anelli che premevano sulle tempie.
>>
>> Il Settecento è però anche il secolo in cui l'uso dell'occhiale, nelle sue diverse forme e fra le classi più agiate, diventa non soltanto uno strumento per vedere meglio ma anche un oggetto alla moda. Diventano infatti molto diffusi, come veri e propri gioielli, ad esempio il monocolo e il fassamano (occhiale che non viene posizionato sul naso, ma tenuto in mano, con o senza un manico, e che può essere, come il monocolo, fissato a una catenella, anche di metallo prezioso, a sua volta fissata sull'abito). A partire dal Secondo dopoguerra del Novecento il legame tra occhiali e moda diviene più forte, anche grazie all'invenzione di nuovi materiali: la celluloide, la galatite e bakelite permettono di realizzare forme che fino ad allora erano inimmaginabili.
>>
>> Gli occhiali sono dunque un elemento importante del proprio aspetto, ma rimangono comunque uno strumento legato alla salute degli occhi. È anche per rivendicare questo uso che [Santagostino](<https://www.santagostino.it/it?utm_source=ilpost.it&utm_medium=referral&utm_campaign=ArticoloOcchialiSettembre>), una rete di poliambulatori privati con numerose sedi in Lombardia, una a Bologna e una di recente apertura a Roma, mette in vendita occhiali per ogni esigenza visiva, utilizzando i propri centri come punti vendita.
>>
>> Per Santagostino vendere direttamente gli occhiali è solo l'ultimo passaggio di un sistema che in questi anni ha fornito ai suoi pazienti - di ogni età - diversi servizi medici nel campo della salute dell'occhio, come ad esempio visite oculistiche e ginnastica ortottica (una ginnastica oculare effettuata allo scopo di riequilibrare e rinforzare i muscoli dell'occhio) **.** L'utente affronta tutto il percorso di cura e prevenzione della vista grazie a un'équipe di oculisti, ortottisti e ottici optometristi. Chi fosse intenzionato ad acquistare occhiali Santagostino comincerà da un incontro gratuito: gli ottici del centro potranno poi indirizzarlo in tempi rapidi agli specialisti adeguati. **
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>> I corner di vendita sono all'interno dei centri già esistenti: questo permette a Santagostino di contenere i costi e garantisce all’utente un rapporto qualità-prezzo conveniente. Su tutte le lenti può essere applicato il trattamento anti luce blu, per chi passa tante ore davanti a uno schermo, o quello fotocromatico, per chi, ad esempio, fa attività all’aria aperta e vuole un solo paio di occhiali.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Come sono nati gli occhiali | Piero della Francesca | 0.778696 | https://www.ilpost.it/2021/09/15/invenzione-occhiali-santagostino/ | https://www.doppiozero.com/alla-ricerca-di-piero-la-casa-di-sansepolcro |
>
> È rientrato in Italia il 17enne italiano che era rimasto bloccato a Wuhan, in Cina, per via di un leggero stato febbrile che non gli aveva permesso di viaggiare con gli altri cittadini italiani rimpatriati lo scorso 3 febbraio. Le analisi avevano escluso un contagio da nuovo coronavirus, ma i protocolli di sicurezza prevedono che in caso di sintomi come la febbre la partenza non possa avvenire.
>
> Il 17enne – che si chiama Niccolò ed è friulano – è arrivato a Roma la mattina del 15 febbraio ed è stato accolto dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Aveva ancora la febbre, ma visto che la sua partenza era già stata rimandata due volte, si è deciso di organizzare comunque il suo rientro con un volo speciale in "bio-contenimento": ha viaggiato su un'apposita barella isolata, in un aereo dell'Aeronautica militare. Sarà trasferito all'Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani" di Roma per una periodo di quarantena per assicurarsi che non abbia contratto il nuovo coronavirus.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Il 17enne italiano che era rimasto bloccato a Wuhan perché aveva la febbre è rientrato in Italia | Ci sono due casi confermati di nuovo coronavirus in Italia | 0.824705 | https://www.ilpost.it/2020/02/15/rientrato-17enne-italiano-bloccato-wuhan/ | https://www.ilpost.it/2020/01/30/ci-sono-due-casi-confermati-di-nuovo-coronavirus-in-italia/ |
>
> Inizia oggi a Cortona, in Toscana, l’ottava edizione del festival internazionale di fotografia “Cortona On The Move”. Come ogni anno i giorni di inaugurazione, che saranno fino a domenica 15 luglio, sono i più ricchi di eventi, dibattiti, workshop e letture portfolio con importanti fotografi, esperti di fotografia, giovani emergenti e semplici appassionati. Le mostre si potranno visitare invece fino al 30 settembre.
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/cortona-on-the-move-2018-1/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/cortona-on-the-move-2018-1/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/allison-stewart/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/evereta-and-her-mustang-carlotta-cardana/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/smoke-break-da-camp-america-debi-cornwall/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/elinor-carucci/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/under-pressure/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/jennifer-greenburg/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/pierfrancesco-celada/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/the-island-of-the-colorblind-sanne-de-wilde/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/from-the-series-blood-speaks-by-poulomi-basu/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/sim-chi-yin/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/tanya-habjouqa/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/cortona-49/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/cortona-50/>) [](<https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/the-sentinels-electrosensitivity-in-italy/>)
>
> L'edizione di quest'anno è dedicata in particolare al lavoro delle fotografe. Arianna Rinaldo, direttrice del festival, [ha spiegato questa scelta dicendo](<https://www.vogue.it/fotografia/news/2018/07/05/cortona-on-the-move-2018-2/>): «Questi ultimi mesi sono stati molto intensi e storicamente importanti a livello globale per varie ragioni. I diritti delle donne, o la loro mancanza, sono in prima linea nelle discussioni politiche e sociali. Quest’anno, prima istintivamente poi coscientemente, ho deciso di concentrarmi sulle fotografe donne. Non voglio lanciare un nuovo manifesto del festival, o forzare tematiche femminili tra i contenuti. Sto solo rispondendo con convinzione a quello che il mondo mi mette davanti».
>
> Tra le mostre che si potranno visitare ci sono quella di Elinor Carucci, che con[ _Getting Closer, Becoming Mother: About Intimacy and Family_](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/elinor-carucci/>) "racconta la sua esperienza di donna e di madre"; Tanya Habjouqa in [_Tomorrow There Will Be Apricots_](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/tanya-habjouqa/>) parla delle donne siriane rifugiate in Giordania. [In _Blood Speaks: A Ritual of Exile_](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/poulomi-basu/>), la fotografa Poulomi Basu parla della violenza nei confronti delle [donne nepalesi che nel periodo mestruale](<https://www.ilpost.it/2018/01/18/nepal-donne-mestruazioni/>) vengono allontanate dalla comunità. Sanne De Wilde con il progetto _[The Island of the Colorblind](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/sanne-de-wilde/>) (_uno di quelli [di cui si è parlato maggiormente](<https://www.ilpost.it/2017/12/20/migliori-libri-fotografia-2017/>) l'anno scorso) mostra le piccole comunità di due isole della Micronesia, dove gli abitanti soffrono di una rara condizione genetica che li rende ciechi al colore. E ancora: storie intorno al carcere di [Guantanamo](<https://www.ilpost.it/tag/guantanamo/>), nel lavoro [_Welcome to Camp America: Inside Guantánamo Bay_](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/debi-cornwall/>) di Debi Cornwall; il tema dell'emancipazione femminile in [_Under Pressure_](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/guia-besana/>) di Guia Besana e [_The Red Road Project_](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/carlotta-cardana/>), il progetto di Carlotta Cardana sui nativi americani, tra le altre.
>
> Ci sono poi altri allestimenti dedicati a diverse mostre e premi, come le foto di quattro fotografi di Magnum per [i 30 anni del Premio Sacharov](<http://www.cortonaonthemove.com/exhibit/magnum-photos/>), dedicato a persone e organizzazioni "che abbiano apportato un contributo eccezionale alla lotta per i diritti umani"; o le foto del vincitore del concorso Happiness on The Move della scorsa edizione, [#instagrampier](<https://www.instagram.com/explore/tags/instagrampier/>) di Pierfrancesco Celada, sul molo industriale di Hong Kong dove in tantissimi vanno a fare foto. Trovate il programma completo [sul sito del festival](<http://www.cortonaonthemove.com>).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Foto da vedere a Cortona On The Move | Le foto della manifestazione contro il razzismo di Firenze | 0.865912 | https://www.ilpost.it/2018/07/12/foto-da-vedere-a-cortona-on-the-move/ | https://www.ilpost.it/2011/12/17/le-foto-della-manifestazione-contro-il-razzismo-di-firenze/ |
>
> Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sostituito stanotte il procuratore generale "facente funzione" Sally Yates, dopo che lei aveva dichiarato che il dipartimento della Giustizia – il procuratore Generale è più o meno l'equivalente del ministro della Giustizia, nel sistema americano – non avrebbe difeso l'ordine esecutivo sui limiti all'immigrazione di fronte ai ricorsi legali presentati in questi giorni. Yates è stata sostanzialmente licenziata e sostituita col giudice Dana Boente, che ha immediatamente annullato la decisione di Yates.
>
> Il ruolo di procuratore generale degli Stati Uniti è in questo momento vacante in attesa che il Senato approvi la contestata [nomina](<https://www.ilpost.it/2016/11/18/nuove-nomine-trump/>) del candidato scelto da Trump, il senatore Jeff Sessions. Yates era quindi provvisoriamente in carica in quanto vice nella precedente amministrazione, scelta allora da Barack Obama. Lunedì sera Yates aveva preso una posizione molto forte contro l'ordine esecutivo firmato venerdì da Trump che sospende gli ingressi negli Stati Uniti per i cittadini di sette paesi stranieri e per i richiedenti asilo, e aveva annunciato che il dipartimento della Giustizia non poteva difendere quell'ordine in tribunale (una prima causa è stata [presentata](<https://apnews.com/b12dc05b8b1d4703bde865b410c222a2/Democratic-state-attorneys-general-begin-Trump-pushback>) nelle stesse ore dallo stato di Washington), in quanto non corrispondente ai valori di giustizia che il dipartimento rappresenta. Poche ore dopo Trump l'ha di fatto licenziata, accusandola di aver tradito l'amministrazione. Alla ratifica della nomina di Jeff Sessions, già molto combattuta, si aggiunge a questo punto il tema del consenso nei confronti delle misure sull'immigrazione: per il Senato nominare Sessions significherà avallare nei fatti quelle misure, contestate anche da alcuni parlamentari Repubblicani.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Trump ha licenziato il ministro della Giustizia che gli si era opposto | La Camera degli Stati Uniti ha formalmente chiesto al vicepresidente Pence di esautorare Trump | 0.876456 | https://www.ilpost.it/2017/01/31/trump-yates-giustizia/ | https://www.ilpost.it/2021/01/13/camera-richiesta-25esimo-emendamento-pence-trump/ |
Umanità Nova - Archivio 2008 - art6051
Umanità Nova, n.28
del 19 luglio 2009,
anno 89
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Berlusconi grande guitto
Qualche giorno fa, aprendo la mia posta elettronica, ho trovato
l'e-mail di un compagno della Redazione di UN nella quale mi si
chiedeva se fossero paragonabili l'antifascismo di Camillo Berneri con
l'antiberlusconismo di Marco Travaglio.
A botta calda rimasi interdetto: i due personaggi e soprattutto i due
periodi storici erano sideralmente lontani ed era quindi difficile fare
dei paragoni. Poi, però, pensandoci un po' su, mi dissi che il
quesito postomi dal compagno mi poteva consentire di attualizzare il
problema e, in particolar modo, di ridiscutere un aspetto (solo un
aspetto) del pensiero e dell'opera di Camillo Berneri, rilevante
pensatore anarchico del XX secolo.
Diciamo subito che l'antifascismo di Berneri rifuggiva dalla
consolatoria liturgia di un'analisi (anche in buona parte anarchica)
che incentrava sull'uomo Mussolini tutte le responsabilità della
deriva autoritaria della società italiana. A metà degli
anni Trenta, Berneri scriveva. "Quando un avventuriero come Mussolini
può giungere al potere, vuol dire che il paese non è
né sano né maturo. Bisogna che gli italiani si sbarazzino
di Mussolini, ma bisogna anche che si sbarazzino dei difetti che hanno
permesso la vittoria del Fascismo." (C. Berneri: Mussolini grande
attore, pubblicato in Spagna nel 1936). Nello stesso lavoro, Berneri
riprende l'interpretazione di un fascismo come autobiografia di una
nazione, interpretazione che figurava sin dal 1922 in La Rivoluzione
liberale di Piero Gobetti, poi ripresa da Carlo Rosselli in Socialismo
liberale e, infine, da Berneri nell'opera che abbiamo sopra citato.
Sono impressionanti le analogie con la situazione italiana dei nostri
giorni. Intanto i due protagonisti. Mussolini e Berlusconi. Il primo un
grande demagogo che sapeva raccogliere le istanze più
epidermiche di un popolo frustrato da una guerra (quella del '15/'18)
vinta rocambolescamente sul campo ma perduta sui tavoli di una
diplomazia internazionale assai avara con le richieste italiane. Ma
anche un Paese pervaso da conflitti sociali assai accesi, da una crisi
economica di portata devastante e, soprattutto, da un mondo contadino
assai lontano dai più aggiornati modelli produttivi offerti ad
una terra avara, un mondo che costituiva ancora oltre il 60% della
popolazione attiva e dove, nelle contrade del Sud, cominciava ad
affermarsi una criminalità organizzata assai agguerrita e
sanguinaria, capace di interpretare a suo vantaggio l'evolversi della
situazione politica.
Era allora naturale che tali frustrazioni trovassero una presunta
compensazione nelle parole e nelle grandi sceneggiate di una dittatura
che sollecitava ed esaltava le velleità revansciste e
grottescamente imperialiste di una nazione sostanzialmente incolta,
abbandonata dai governi liberali (?) di destra e di sinistra, incapaci
di risolvere i problemi reali della gente.
Anche allora, come oggi con Berlusconi, la dittatura comprese la grande
importanza di una propaganda ossessiva, che poteva rimbalzare da uno
strumento all'altro degli organi di comunicazione di massa per
occultare i disagi reali di una popolazione, afflitta da
un'arretratezza endemica del suo sistema produttivo e del suo
ordinamento sociale, ricorrendo a messaggi rassicuranti di un
benessere di facciata ed una grandeur internazionale presunta ma
quotidianamente sbandierata.
Certo Mussolini riuscì a tenere in scacco la diplomazia
internazionale (quella inglese in specie) sino alle soglie del secondo
conflitto mondiale, mentre Berlusconi è lo zimbello di tutto il
mondo per il suo modo di riempire il vuoto della sua politica con gli
sberleffi da clown di quart'ordine, ma questa differenza è il
portato di un mondo in crisi di valori e di dignità.
Ebbene, Berneri, pur subendo pesantemente la repressione del regime,
riteneva che la questione da affrontare non fosse tanto quella di fare
le bucce alla dittatura, quanto di porsi concretamente il problema di
sottrarre la popolazione alle suggestioni del regime con un'opera
di controinformazione puntuale, radicata sul territorio, che disvelasse
i motivi reali del disagio e del sottosviluppo.
Per ottenere questi risultati pensava che bisognava superare il
volontarismo e lo spontaneismo malatestiano, che, secondo il suo modo
di pensare, rendevano il movimento anarchico assai prossimo ad un
fideismo mistico da setta piuttosto che ad un movimento di popolo in
lotta.
In questa direzione, il fascismo era considerato un incidente
certamente grave e doloroso della storia italiana, ma un incidente
possibile da superare se anche gli anarchici fossero usciti dal loro
splendido isolamento e si fossero mostrati più disponibili ad un
confronto costante con il popolo delle città e delle campagne,
non solo, ma con quelle forze organizzate, avverse al fascismo, che
affrontavano le emergenze della contemporaneità con spirito
libertario. Da qui le sue frequentazioni con personalità di
spicco di Giustizia e Libertà, Rivoluzione liberale e altre
testate d'opposizione al fascismo personalità quali Carlo e
Nello Rosselli, Ernesto Rossi, Silvio Trentin, Aldo Garosci, Riccardo
Lombardi oltre alla mai interrotta frequentazione con il suo maestro,
Gaetano Salvemini.
Naturalmente con queste poche note il problema dell'antifascismo di
Barneri è appena sfiorato. Credo, infatti, che, se il discorso
si approfondisse, nei comportamenti e nelle riflessioni dell'anarchico
di Lodi troveremmo spunti di notevole rilevanza per affrontare
l'emergenza dell'oggi.
Poche righe per quel che riguarda l'antiberlusconismo di Marco Travaglio.
C'è da dire subito che è difficile trovare nei suoi
scritti elementi che chiariscano sino in fondo la sua visione del mondo
e argomentazioni organiche di indirizzo per affrontare le problematiche
prevalenti della contemporaneità. Se dovessi azzardare
un'ipotesi, lo collocherei in quel filone del liberalismo conservatore
che fu il filone del suo maestro Indro Montanelli, un giornalista che
non rinunciò mai ad esercitare una libertà di giudizio e
di indipendenza rispetto al potere, che, al di là dei
contenuti spesso discutibilissimi, si è mantenuta sempre
nel tempo.
Per quel che vale la mia opinione, ritengo che non vi sia nel suo
bagaglio ideologico alcuna critica radicale all'assetto di una
società capitalistica e ad uno Stato liberale.
È un cronista di razza, che cataloga puntualmente e
impietosamente le magagne del potere senza metterne in discussione
l'impianto istituzionale.
Per lui, ritengo, Berlusconi è il laido individuo che insozza le
poltrone nelle quali siede e per questo, oltre che per la sua cinica
immoralità, va combattuto senza quartiere.
Altro, di lui, non saprei dire.
Antonio Cardella
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Taluni sostengono che il silenzio rappresenti la migliore forma di disprezzo e ciò è sicuramente condivisibile; almeno nella stragrande maggioranza dei casi.
Cosa e come rispondere, ad esempio, a Nicolaus Fest, eurodeputato tedesco (fino a ieri illustre sconosciuto), che ha inteso esprimere soddisfazione e gioia (1) per la recente scomparsa di David Sassoli, stimatissimo Presidente dell’Europarlamento? L’unica soluzione possibile appare quella di ricorrere a un pietoso silenzio!
Ci sono, però, occasioni in cui tacere è assolutamente inopportuno perché ogni mancata replica potrebbe, addirittura, rappresentare una forma di condivisione; se non di tacita complicità!
Riflettevo su questo rischio dopo aver concluso la lettura di un articolo che, sostanzialmente, potrebbe essere definito “l’elogio della precarietà”. Mi riferisco a quanto recentemente pubblicato (2), da Claudio Negro, sul sito della “Fondazione Anna Kuliscioff”.
In effetti, e in breve sintesi, lo sforzo sostenuto dall’autore dell’articolo tende a affermare la tesi secondo la quale “ _Il contratto a termine non è sinonimo di precarietà_ ”.
A sostegno del suo convincimento Claudio Negro, sulla scorta dei dati Istat relativi al novembre 2021, riporta il balzo in avanti compiuto dai contratti a termine (+448 mila, rispetto all’anno precedente, ma sostanzialmente in linea – solo +0,1% – con la situazione pre-Covid) e, contemporaneamente, invita i lettori a prendere atto che, probabilmente, “la _nozione del posto di lavoro a tempo indeterminato comincia a perdere di significato, con l’implicita aspirazione all’eternità che sottintende”._
Dunque, sempre più rapporti di lavoro a termine, ma non “ _per bieco interesse delle aziende a sfruttare la mano d’opera senza legarsi le mani”._ _A_ sottintendere, quindi, una modalità d’impiego accettata di buon grado dai lavoratori; se non, addirittura, dagli stessi richiesta!
Un’ipotesi questa, cui riservare il già citato “pietoso silenzio”, se ciò non lasciasse interdetto chi appena conosca l’ABC delle modalità attraverso le quali, nel nostro Paese, nel corso degli ultimi 30 anni, è stata condotta una vera e propria “crociata” per smantellare la rete di protezione – legislativa e contrattuale – che garantiva (in particolare) la maggioranza dei lavoratori subordinati, rispetto a scelte unilaterali dei datori di lavoro.
In questo senso, appare superfluo qui ricordare l’ampio fronte schieratosi contro i lavoratori italiani e i loro diritti – legali e contrattuali – in quella che il compianto Luciano Gallino, con lucidissima intuizione, definiva “ _la lotta di classe dopo la lotta di classe_ ”!
Da Pietro Ichino, alias “Il licenziatore”, con la sua indomita perseveranza nel superare quello che definiva “ _il dualismo del mercato del lavoro_ ” (tra lavoratori “protetti” e “precari”) non attraverso maggiori tutele per i secondi, ma sottraendole ai c.d. “protetti”, alla Fornero (attraverso la prima, profonda, manomissione dell’art. 18 dello Statuto) e fino a Renzi, con il definitivo stravolgimento della legge 300/70 e la realizzazione (già teorizzata da Pietro Ichino) del c.d. “Contratto a tutele crescenti”.
In questo contesto, non è superfluo rilevare ciò che, in realtà, dicono gli ultimi dati disponibili sull’occupazione in Italia.
Prima di procedere in questo senso, ritengo però opportuno rilevare che, già prima dell’intervento della Fornero sull’art. 18 dello Statuto, si ricorse a una sorta di “lavaggio del cervello” – da parte di “teorici” (ancora e sempre Pietro Ichino) e Associazioni datoriali, in particolare Confindustria – attraverso un martellante e ossessivo ritornello teso ad affermare che rendere più facile l’iter dei licenziamenti individuali avrebbe avuto il magico effetto di agevolare le assunzioni e incrementare così il numero degli occupati.
Stesso ritornello, propinatoci – dagli stessi che mentivano, ben sapendo di mentire – quando si trattò di “somministrare” ai lavoratori italiani un altro farmaco infetto: il famigerato Jobs-act, di renziana memoria.
Anche in quell’occasione, infatti, coloro cui dedicherei una nuova versione della “colonna infame” – al teorico (sempre lo stesso), al confindustriale e al politico di turno – sostenevano, infingardi, che il novello “Contratto a tutele crescenti” avrebbe reso più appetibili le assunzioni a tempo indeterminato e ridotto il già dilagante ricorso ai contratti a termine. Niente di più falso!
Tornando ai dati reali, è molto istruttivo quanto riportato da una recente ricerca dell’AREL, la nota Agenzia di ricerche e legislazione, fondata da Nino Andreatta.
In estrema sintesi, i qualificati ricercatori sostengono (3) che il trend espansivo dei contratti a termine ha motivazioni di carattere ciclico – dipendente dall’andamento altalenante dell’economia e la conseguente elasticità del ciclo economico – ma, contemporaneamente, presenta anche le caratteristiche di un preoccupante carattere strutturale; frutto delle normative che li hanno sostanzialmente liberalizzati, rendendone meno vincolanti i criteri di applicazione.
Tra l’altro, a smentire l’ipotesi cui Claudio Negro sembra voler dare credito, cioè il contratto a termine quale modalità comune e non più eccezionale, al crescente numero di contratti di lavoro a tempo determinato si accompagna un fattore ancora più preoccupante: si tratta di contratti sempre più brevi.
Infatti, secondo i dati diffusi dall’Istat (4) a fine 2021, un contratto a termine su tre non supera il mese, quasi due su tre non superano i 6 mesi mentre meno di 1 su 100 supera l’anno di durata. Il 31,2% delle posizioni lavorative attivate prevedono una durata fino a 30 giorni (il 9,9% un solo giorno), il 31,1% da due a sei mesi e lo 0,6% superiore all’anno. Nel complesso si riscontra un aumento dell’incidenza sul totale delle attivazioni dei contratti di brevissima durata (16,4% fino a una settimana, +2,2 punti in confronto allo stesso trimestre dell’anno precedente), di quelli da sei mesi a un anno (+2,2 punti); nel primo caso l’aumento riguarda soprattutto il comparto di alberghi e ristorazione (+5,1 punti fino a una settimana) e gli altri servizi (+5,7 punti) mentre nel secondo l’industria in senso stretto (+4,2 punti da sei mesi a un anno). Nel settore dell’informazione e comunicazione (che include le attività cinematografiche, televisive ed editoriali) le assunzioni con durata prevista di un solo giorno incidono per il 63,5% e il 20% quelle da due a sette giorni. Negli alberghi e ristorazione circa la metà dei rapporti attivati durano fino a un mese (il 45,3%). Tutto ciò considerato, è paradossale che Claudio Negro teorizzi (e tenti di accreditare) quale reale propensione dei lavoratori – piuttosto che una scelta unilaterale dei datori di lavoro – il sistematico e reiterato ricorso ai rapporti di lavoro a tempo determinato.
In questo senso, anche se è vero che diventa sempre più difficile interpretare il mercato del lavoro del terzo millennio (non secondo, come erroneamente scrive Negro) attraverso le categorie del XX secolo, è altrettanto – inconfutabilmente – vero che, anche nel XXI secolo, il rapporto di lavoro a termine continuerà a rappresentare una condizione di assoluta precarietà, assenza di prospettive in termini di crescita professionale e impossibilità di programmare qualsiasi tipo di futuro: personale, affettivo e, addirittura, familiare!
Allo scopo, consiglierei di leggere “ _Il costo umano della flessibilità_ ”. Un testo attraverso il quale il mai sufficientemente compianto Luciano Gallino, già oltre vent’anni fa, anticipava quali nefaste conseguenze avrebbe prodotto la flessibilità “numerica” applicata quale sistema di “non ritorno”.
Tra l’altro, per concludere: se è (anche) vero che l’occupazione non può aumentare “per decreto”, è, però, drammaticamente vero che, sin troppo spesso, sono alcune disposizioni di legge a produrre immediati ma effimeri risultati positivi. Subito contrabbandati quali effetti della bontà delle leggi emanate dal governo in carica, ma, in realtà, esclusivo prodotto di una cruda realtà: la naturale predisposizione dei datori di lavoro ad “attingere”, con tempestività, agli incentivi di turno, salvo poi, disfarsi delle scomode “eccedenze”.
Sia sufficiente ricordare gli effetti – subito positivi, ma durati lo spazio di un solo anno – prodotti sull’occupazione dalla Legge di Bilancio 2015.
Infatti, così come riportato dall’AREL, i benefici contributivi legati alle assunzioni – cui scaturì tanto trionfalismo da parte dell’allora governo Renzi – produssero “ _una vera_ _impennata degli occupati a tempo indeterminato nel corso del 2015, primo periodo di validità degli sgravi, salvo registrare la decelerazione dell’anno successivo, quando gli sgravi furono confermati ma di minore entità”._
Non a caso, la crescita dell’occupazione a tempo indeterminato – seppure con tutte le criticità del nuovo “Contratto a tutele crescenti”, rispetto al vecchio contratto a tempo indeterminato pre Jobs-act – “ _registrò un brusco arresto nel corso del 2017; in controtendenza con le fasi del ciclo economico_ ”.
Concludo con una domanda. Mi chiedo, e invito il lettore a porsi lo stesso quesito, quali oscuri motivi possano indurre un esperto di mercato del lavoro – e/o chiunque ritenga di potersi considerare tale – a tentare di accreditare il concetto che rapporto di lavoro a tempo determinato possa, in qualsiasi modo, essere destinato a rappresentare, in futuro, la normale modalità di svolgimento dell’attività lavorativa.
La stessa nonchalance, con la quale si affronta la delicata questione, lascia perplessi. Evidentemente, all’esperto di turno, sarebbe opportuno cercare di far comprendere (e, perché no, anche provare di persona) – il senso di frustrazione, di impotenza e vera e propria angoscia cui è, quotidianamente, sottoposto colui che “del domani non ha certezza”.
In questo senso, solo un lavoratore costretto a “sopravvivere” nello stato di perenne precarietà dettata dal susseguirsi di soli rapporti a termine (anche se non necessariamente di breve o brevissima durata), potrebbe cercare di far comprendere al Negro “di turno” cosa significhi l’impossibilità di ottenere un mutuo per l’acquisto di una casa, di contrarre un debito da pagare a rate o la richiesta di un finanziamento per acquistare un’auto!
Cose assolutamente normali, ma, per un lavoratore a termine, destinate a rappresentare l’impossibile.
Senza contare l’ardua ed irrealizzabile impresa di poter minimamente ipotizzare il proprio futuro personale e familiare.
E vengono a raccontarci – dopo la riforma dell’art. 18 e dopo il Jobs Act – che la sempre più ampia diffusione dei contratti a termine non rappresenta un bieco interesse delle aziende reso possibile da norme sempre più permissive e meno garantiste?
**NOTE** ****
1\. “Finalmente se n’è andato, questo sporco maiale”. Queste le parole dell’europarlamentare tedesco; figlio di Joachim Fest, autore della principale biografia di Adolf Hitler.
2\. In data 12 gennaio 2022.
3\. Fonte: “L’esplosione dei contratti a termine:fattori ciclici o strutturali?”. A cura di Dell’Aringa, De Novellis, Barbini e Comegna.
4\. Fonte: “L’occupazione cresce, ma i contratti a termine sono sempre più brevi”. Da Redazione Economica di “Avvenire.it”; del 20 dicembre 2021.
_(credit foto ANSA / CIRO FUSCO)_
| Evviva la precarietà | Come (non) si risolve il problema dei contratti a termine | 0.792865 | https://www.micromega.net/evviva-la-precarieta/ | https://www.micromega.net/contratti-a-termine/ |
[© Andrew Miksys](<https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2013/06/01_Andrew_Miksys_DISKO1.jpg>)
© Andrew Miksys, DISKO
[Andrew Miksys ](<http://www.andrewmiksys.com/>)è un fotografo americano-lituano. Negli ultimi dieci anni ha fotografato molte piccole discoteche lituane, soprattutto sale di ballo aperte in ex circoli culturali dell’epoca sovietica di piccoli paesi di campagna. Affascinato dall'atmosfera delle rovine dell’impero comunista, Miksys va in giro per i locali e trova, oltre che ragazzi e ragazze della sua generazione che si divertono, anche piccole tracce della storia di regime, come un poster di Lenin o libri di propaganda.
[ ](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/02_andrew_miksys_disko-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/02_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/03_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/04_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/05_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/06_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/07_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/08_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/09_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/010_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/011_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/012_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/013_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/014_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/015_andrew_miksys_disko-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/01_andrew_miksys_disko-2/>)
Miksys racconta di essersi sentito spesso escluso: le persone erano soprattutto curiose di sapere cosa stesse fotografando e perché fosse arrivato dagli Stati Uniti per scattare queste immagini. Questa condizione da outsider forse però gli ha permesso di non finire dei guai:
> Le discoteche locali sono luoghi dove ti ubriachi, ti baci, balli e qualche volta fai rissa. Ho ignorato diverse volte avvertimenti di amici che mi dicevano di stare alla larga e non andare da solo in quei posti. La mia ansia diventava particolarmente forte quando, salito sulla mia auto e lasciate le luci familiari di Vilnius, cercavo le discoteche in strade completamente buie. Non sapevo mai bene cosa andavo cercando, ma mi ha sempre spinto la prospettiva di scovare una discoteca nel buio con luci colorate dalle finestre e musica.
Miksys spiega che ora le discoteche di paese sono meno affollate: molte persone si sono spostate in città o all’estero. DISKO, che raccoglie tutte le fotografie della serie, verrà pubblicato dalla casa editrice Berlinese [Kominek Books](<http://www.kominekgallery.de/>) a settembre. Nel [sito](<http://www.andrewmiksys.com/bio/>) di Miksys si possono vedere altri suoi lavori interessanti, tra cui le belle immagini di una precedente pubblicazione BAXT, che è anche un [libro](<http://www.photoeye.com/bookstore/citation.cfm?catalog=ZD082&i=&i2=>), che racconta la vita e i personaggi della comunità rom in Lituania, e la serie BAXT _revisited_ , per la quale Miksys è tornato a fotografare le sue fotografie appese e incorniciate nelle case dei rom.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Discoteche lituane fotografate | La storia di Samantha Smith | 0.81304 | https://www.ilpost.it/2013/06/11/discoteche-lituane-fotografate/ | https://www.ilpost.it/2013/07/08/samantha-smith/ |
Finirai solo e vecchio. Si dice così, è una formula di quelle che scappa già preconfezionata, quando ci si cura poco delle parole. Soli e vecchi: l'anzianità e la solitudine sono due compagne di viaggio che nell'immaginario collettivo vanno a braccetto come due innamorati. Ma non è un film, no, e il deterioramento sociale della dignità delle persone con l'andare degli anni dovrebbe essere una delle urgenze del ministro della cura. Eh sì, lo so, non c'è mica il ministro della cura ma rende bene l'idea.
Croce Rossa Italiana ha fornito ieri i primi dati dei cinque mesi di attività del suo numero verde pensato per persone anziane e sole che chiedono compagnia, assistenza e supporto psicologico: 279 persone in media al giorno che chiamano soprattutto per motivi di solitudine. L’età media delle oltre 21mila persone che hanno chiamato il numero verde 800 06 55 10 è di 74 anni, di cui oltre la metà donne che, a prescindere dalle condizioni economiche e sociali, richiedono principalmente compagnia a domicilio, assistenza, servizi di trasporto e supporto psicologico.
Del resto che ci fai con 'sti vecchi che sono costosi per cronicità e malattie e inoltre non sono nemmeno più produttivi. La lenta uscita da una _normale_ socialità è la fine che spetta a molti anziani in un Paese che non è per giovani, no, ma nemmeno per vecchi: un Paese che al massimo si occupa di preparare forza lavoro per poi farla lavorare (pagandola il meno possibile) e riuscire a disfarsene con poca preoccupazione.
Siamo a posto così? Con un numero di telefono? Davvero non vi tocca sapere che ci sono persone che cercano conforto così?
Buon giovedì.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Soli e vecchi | C’è troppa gente troppo sola | 0.827619 | https://left.it/2019/12/05/soli-e-vecchi/ | https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2019/05/27/solitudine-emergenza |
>>
>> Venerdì sera un tribunale per i minorenni di Parigi [ha condannato](<https://apnews.com/article/france-teacher-beheaded-islamic-extremist-trial-verdict-b7e49cf19efc4cd30efc0bfbd4994872>) i sei studenti adolescenti accusati di essere coinvolti nell'[omicidio di Samuel Paty](<https://www.ilpost.it/tag/samuel-paty/>), il professore ucciso il 16 ottobre del 2020 in un attentato terroristico dopo essere stato accusato di aver mostrato ai suoi studenti una caricatura di Maometto, il profeta dell’Islam. Gli imputati hanno ricevuto condanne diverse, ma è probabile che non saranno detenuti e potranno scontare pene alternative al carcere.
>>
>> Il processo [è iniziato lo scorso 27 novembre](<https://www.ilpost.it/2023/11/27/processo-studenti-omicidio-samuel-paty/>) e si è svolto a Parigi a porte chiuse, quindi senza la presenza della stampa. L'identità degli studenti coinvolti non è stata resa nota, anche perché cinque di loro sono ancora minorenni.
>>
>> Cinque degli studenti, che nel 2020 avevano 14 e 15 anni, avevano rivelato all’assassino di Paty informazioni sull’identità e la posizione del professore, in cambio di un compenso. Per questo sono stati ritenuti colpevoli del reato di associazione a delinquere per preparare atti di violenza aggravata. Almeno uno di loro [è stato condannato](<https://www.nytimes.com/2023/12/08/world/europe/france-teacher-beheading.html>) a due anni di carcere, di cui 18 mesi con pena sospesa e gli altri sei mesi da scontare agli arresti domiciliari.
>>
>> La sesta, una studentessa che nel 2020 aveva 13 anni, era accusata di [calunnia](<https://www.ilpost.it/2021/03/09/samuel-paty-decapitato-studentessa-bugia/>) per aver sostenuto falsamente che Paty avesse fatto uscire dalla classe gli studenti musulmani per mostrare al resto degli alunni alcune immagini di Maometto nudo durante una lezione sulla libertà d’espressione. In un secondo momento la studentessa aveva confessato di non essere stata presente in aula quel giorno. È stata ritenuta colpevole per aver fatto accuse false nei confronti di Paty e condannata a 18 mesi di carcere, con sospensione condizionale della pena per due anni.
>>
>> Paty aveva 47 anni e insegnava storia e geografia in una scuola media di Conflans-Sainte-Honorine, nella periferia nord di Parigi. L'uomo accusato di averlo decapitato, un 18enne russo di origine cecena, [fu ucciso](<https://www.ilpost.it/2020/10/17/insegnante-decapitato-francia-terrorismo/>) a sua volta dalla polizia durante un tentativo di arresto. Dopo l’omicidio di Paty, il ragazzo aveva diffuso su Twitter una fotografia della testa dell’insegnante con un messaggio indirizzato al presidente francese Emmanuel Macron, in cui diceva che l’attacco era stato una vendetta contro una persona che aveva «osato sminuire Maometto». Sull'omicidio, definito da Macron un «attacco terroristico islamista», aveva cominciato a indagare la polizia antiterrorismo.
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>> L'omicidio di Paty aveva provocato [grandi manifestazioni](<https://www.ilpost.it/2020/10/19/samuel-paty-manifestazioni-francia/>) in tutta la Francia. In seguito Macron aveva assegnato all’insegnante la legione d’onore (la massima onorificenza francese) postuma, e aveva ordinato [azioni molto dure](<https://www.ilpost.it/2020/10/21/macron-islam-insegnante/>) per contrastare l’Islam radicale, chiudendo una moschea e espellendo centinaia di persone.
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>> Alla fine del 2024 si prevede che inizierà un processo contro otto adulti, fra cui il padre della studentessa accusata di calunnie, accusati di aver fomentato una campagna d’odio nei confronti del professore.
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>> **– Leggi anche:** [Le manifestazioni per Samuel Paty in Francia](<https://www.ilpost.it/2020/10/19/samuel-paty-manifestazioni-francia/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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| Le condanne per i sei adolescenti coinvolti nell'omicidio di Samuel Paty | È iniziato il processo contro 6 studenti accusati di essere coinvolti nell'omicidio del professore francese Samuel Paty nel 2020 | 0.910962 | https://www.ilpost.it/2023/12/08/condanne-adolescenti-samuel-paty/ | https://www.ilpost.it/2023/11/27/processo-studenti-omicidio-samuel-paty/ |
Le sgangherate dichiarazioni del presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem sono l'infelice espressione di un'idea di Europa macchiettistica, caratterizzata da un’improbabile distinzione fra popoli “nordici”, seri e rigorosi, e popoli mediterranei, dediti al buon vino e irrimediabilmente svogliati.
Per confutare simili assurdità si potrebbero trovare mille argomenti, e non sarebbe troppo complesso far emergere i limiti dello stesso Dijsselbloem, i cui comportamenti non sono stati sempre al di sopra di ogni sospetto. Ma si tratterebbe, in sostanza, di tempo sprecato: le idiozie sono idiozie.
Forse più utile è soffermarsi invece sulla carica che riveste Dijsselbloem, domandandosi cosa fa il presidente dell'Eurogruppo e soprattutto a cosa serve tale organismo. In estrema sintesi, l'Eurogruppo riunisce in maniera informale i ministri delle Finanze e dell’Economia dell’Eurozona in preparazione degli incontri dell'Ecofin, che mette intorno ad un tavolo invece tutti i ministri delle Finanze e dell’Economia dell'Unione europea.
Avviene così che nell’Eurogruppo si ritrovano i ministri degli Stati che hanno adottato l’euro, mentre nell’Ecofin quelli di tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione. Nell'Eurogruppo hanno diritto di voto -anche se in realtà non è ben chiaro cosa debbano votare- gli Stati membri, mentre non votano il presidente, il presidente della Banca centrale europea, il Commissario europeo per gli affari economici e monetari e il presidente del Gruppo di lavoro europeo, che pure partecipano alle sedute.
Una primo domanda circa l'utilità di questo meccanismo nasce dal fatto che se la politica monetaria è affidata alla piena indipendenza della Bce, che nell'Eurogruppo non vota, e le politiche fiscali ed economiche sono di totale competenza nazionale, venendo semmai discusse in seno all'Ecofin: a che cosa serve l'Eurogruppo? Peraltro, la linea da seguire in materia di rispetto dei vincoli monetari appartiene alla Commissione europea -il cui rappresentante, come accennato, non vota nell’Eurogruppo - e non certo all'Eurogruppo che rischia di essere allora una mera tribuna per approfondire le divisioni europee e per separare l'economia dalla moneta in una logica purtroppo tutta finanziaria dell'Europa.
La questione vera dunque non è rappresentata dalle scempiaggini di Dijsselbloem, quanto dall'evidente inutilità dell'organo che presiede. Il caso dell'Eurogruppo, tuttavia, è solo uno degli esempi possibili della gravosa e astrusa elefantiasi degli apparati europei. È sufficiente pensare alla distinzione fra Consiglio europeo, Consiglio d'Europa e Consiglio dell'Unione europea, tre realtà differenti sul piano istituzionale ma per molti versi sovrapponibili e comunque ben poco identificabili nelle loro specificità da parte dei cittadini europei; una confusione resa ancora più pronunciata dalla non immediatamente chiara distinzione di ruoli fra Parlamento europeo, eletto dei cittadini europei, e Consiglio dell'Unione europea -non eletto e composto di nominati, responsabili molto indirettamente nei confronti dei Parlamenti nazionali- che pure svolge funzioni legislative.
Chi può capire un'Europa così? Che senso hanno simili architetture pensate davvero da euroburocrati, fin troppo succubi di alambiccate alchimie istituzionali?
Una “casa” che dovrebbe essere sentita come comune da popoli e nazioni assai eterogenei risulta invece composta da organi dallo stesso nome e, al contempo, di rango e inquadramento tanto diversi da renderli paradossalmente irriconoscibili e trasformarli in una mal riuscita parodia del Leviatano.
La distanza dalla realtà di quest’Europa è stata testimoniata, di recente, dalla vicenda della nomina di Donald Tusk, ex premier liberal polacco dal 2007 al 2015, riconfermato dal Consiglio europeo nella carica che già aveva di presidente.
Tusk è stato rieletto, ma non all'unanimità. C’erano 27 voti favorevoli e uno contrario, quello della Polonia. Il governo polacco, nelle mani del Pis (Prawo i Sprawiedlywosc), il partito di orientamento marcatamente nazionalconservatore che ha vinto con una maggioranza schiacciante le elezioni dell'ottobre 2015, si è infatti duramente opposto alla riconferma di Tusk, presentando un candidato alternativo vicino al governo, Jacek Saryusz-Wolski. Tutti d’accordo quindi all’infuori del Paese di Tusk, che si è così trovato ad esprimere un presidente “europeo” suo malgrado.
In un clima siffatto, per evitare che venga meno l'indispensabile senso di appartenenza europea e che le importanti celebrazioni dei sessant’anni dei trattati di Roma non risultino un mero esercizio retorico, servono allora una rapida revisione dei trattati stessi, una radicale deflazione normativa e un altrettanto veloce dimagrimento istituzionale; il tema non è quello delle diverse velocità europee ma piuttosto quello della definizione di un'Europa più semplice è più comprensibile, due condizioni necessarie per renderla finalmente democratica.
* Alessandro Volpi, Università di Pisa
| A che cosa serve l'Eurogruppo? Riflessioni per un'Europa più semplice | La riforma e le vedove del pilota automatico | 0.805379 | https://altreconomia.it/eurogruppo-serve-davvero/ | https://www.lafionda.org/2023/11/18/la-riforma-e-le-vedove-del-pilota-automatico/ |
>>
>> La giornalista del Tg3 Maria Cuffaro, dopo aver parlato della nazionale italiana di calcio, annuncia l'arrivo degli alieni in Italia. "Il governo ha diramato una nota ufficiale per rassicurare la popolazione: i marziani non rappresenterebbero un pericolo. Si invitano i cittadini a non fare scorta di cibo e di acqua". Il video, che rimanda al sito ["Esseri di luce"](<http://www.esseridiluce.it/index.html>) è da ieri sul web ma ha già migliaia di visualizzazioni. Anche se è chiaro che non si tratta di un vero annuncio del Tg3, qualcuno ne ha dubitato, tanto che dal sito del telegiornale hanno ritenuto di diffondere una [divertita smentita](<http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-0445f3c6-2d54-4e8c-988d-67fe78daadda.html>) ufficiale.
>>
>> Il video è uno spezzone promozionale del primo [film](<https://www.ilpost.it/2011/07/30/ultimo-terrestre-gipi-venezia/>) di Gianni Pacinotti, disegnatore famoso come [Gipi](<https://www.ilpost.it/gipi/>) e ora regista (nonché [blogger](<https://www.ilpost.it/gipi/>) del Post), che verrà presentato alla Mostra del cinema di Venezia. Il sito Esseridiluce è anch'esso stato costruito a scopo promozionale. Prodotto da Fandango (in sala dal 9 settembre), _" L'ultimo terrestre" _racconta una storia durante l’arrivo di una civiltà extraterrestre sulla terra. Per realizzare il film Gipi si è ispirato ai racconti di Giacomo Monti del libro _" Nessuno mi farà del male"_.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Gli alieni al Tg3 nel nuovo film di Gipi | La Costa Concordia vista da un drone - video | 0.825168 | https://www.ilpost.it/2011/08/05/alieni-tg3-gipi-cuffaro/ | https://www.ilpost.it/2013/07/19/costa-concordia-drone-video/ |
Ancora nel giugno 1942, mentre nella sua Amsterdam la Gestapo setaccia i quartieri abitati da ebrei, Carla Simons, 39 anni, scrittrice e traduttrice, compagna dell’italiano Romano Guarnieri, annota nelle pagine del diario: “Hedda mi ha detto: ‘Mai dimenticare quello che ci hanno fatto, mai perdonare’. Ma io non voglio, come potrei continuare a vivere con un costante senso di vendetta e di collera? È per questo che ho letto Dostoevskij?”.
Il diario di Simons, poco più di un centinaio di pagine (ora pubblicato dalle
Edizioni di Storia e Letteratura
con il titolo
La luce danza irrequieta
, a cura di Francesca Barresi, che insieme a Lisa Visani Bianchini l’ha anche tradotto dall’olandese), racconta l’inesorabile discesa verso la tragedia di una donna che, finché le è possibile, cerca in ogni angolo della sua giornata e di quel mondo che va in pezzi qualcosa che la tenga viva, sia essa la musica o la lettura, siano i boccioli di lillà che annunciano la primavera, sia, appunto, il desiderio di mantenere intatta la propria umanità, mentre fuori avanza lo sterminio. “A volte il sentimento della vita mi inonda con tale intensità che quasi penso di soccombere a esso”, scrive nel marzo 1942, e sembra si stia rispecchiando nella stessa potente vitalità di un’altra ebrea olandese, Etty Hillesum, anche lei autrice di un celebre
Diario
.
Carla Simons, cittadina olandese di famiglia ebraica, viene arrestata il 3 agosto 1943. Ma grazie ai rapporti che Guarnieri ha intessuto con i diplomatici italiani, viene liberata il giorno successivo. Il piano prevede che lei possa trasferirsi in Italia. Un mese dopo, però, la Gestapo la preleva di nuovo. L’ordine di cattura reca la firma personale di Adolf Eichmann, il principale stratega dello sterminio, condannato a morte in Israele nel 1962. Simons muore ad Auschwitz il 19 novembre 1943.
Due donne simili
Il diario di Simons era inedito in Italia. Nel 1945 una copia giunge alla Contact, la casa editrice di Amsterdam che avrebbe poi pubblicato il
Diario
di Anne Frank. Nonostante fosse nei programmi, però, il testo di Simons non vide mai la luce. La prima edizione arriva nel 2014, è in lingua olandese ed è patrocinata da eredi dei Simons trasferiti negli Stati Uniti. Un’altra copia viene rinvenuta fra le carte di Romana Guarnieri, figlia del primo matrimonio di Romano Guarnieri, custodite presso l’istituto Veritatis Splendor della fondazione Lercaro di Bologna. È presumibile che Romana Guarnieri sia entrata in possesso del diario dopo la morte di suo padre, nel 1955, ma, aggiunge Francesca Barresi, “l’ha letto solo un mese di prima di morire, nel dicembre del 2004, ha appuntato alcune note e su un post-it ha aggiunto: ‘Bellissimo! Da pubblicare anche in Italia’”.
Carla e Romana sono due donne simili, a loro modo, per l’intensa cultura e la spiritualità. Le vicende familiari, oltre al sanguinario novecento, le hanno divise, salvo poi, alla fine, ricongiungerle. Guarnieri è figura di primo piano della cultura cattolica. Storica dell’età medievale, studiosa di letteratura olandese, è stata la principale collaboratrice di don Giuseppe De Luca, il sacerdote che ha relazioni con Benedetto Croce e Giovanni Papini, e, dopo la guerra, con Alcide De Gasperi e con i comunisti Palmiro Togliatti e Franco Rodano. De Luca è fondatore dell’
Archivio italiano per la storia della pietà
, di cui Guarnieri diventa direttrice dal 1962, alla morte del sacerdote. Nel 1941 Guarnieri collabora alla nascita delle Edizioni di storia e letteratura, promossa sempre da don Giuseppe De Luca.
A sinistra: Carla Simons in piazza san Marco a Venezia nel 1939 (Collezione museo storico
ebraico di Amsterdam). A destra: Carla Simons in uno scatto del fotografo Godfried de Groot a Bologna, probabilmente fine anni venti. (Archivio fondo Romana Guarnieri, Istituto Veritatis Splendor, Bologna).
Non è stato semplice per Romana Guarnieri, racconta Barresi, affrontare la lettura del diario scritto dalla donna che era stata compagna del padre dopo la separazione da sua madre, la pittrice olandese Iete van Beuge. Romano Guarnieri, classe 1883, personalità effervescente, prima nazionalista e futurista, poi pacifista, giunge in Olanda nel 1907 e successivamente vi si stabilisce, sposa Iete e prende a insegnare letteratura italiana in diverse università. Naufragato il matrimonio, conosce Carla, sua allieva più giovane di vent’anni e nel 1927 comincia la loro convivenza. Romana, intanto, ha seguito in Italia la madre, che sposa l’architetto Gaetano Minnucci.
Carla ha all’attivo un romanzo,
Voorspel
(Preludio), pubblicato nel 1926 e altri ne seguiranno, oltre a libri per bambini e alla traduzione dall’inglese e dall’italiano. Due anni dopo la morte, nel 1945, uscirà la sua versione olandese di
Piccolo mondo antico
di Antonio Fogazzaro. Durante gli anni trenta Carla e Romano compiono molti viaggi in Italia, raggiungono Venezia, Perugia, la costiera amalfitana. Carla approfondisce la conoscenza della lingua, legge e rilegge Dante (che citerà più volte nel diario), visita chiese e musei.
Romano Guarnieri ha avuto simpatie fasciste, ma dalla guerra in Etiopia e dopo le leggi razziste del 1938 matura l’opposizione al regime. Nei Paesi Bassi conserva però buoni rapporti con gli ambienti della diplomazia italiana, che sfrutterà anche durante l’occupazione del paese da parte delle truppe naziste fino a ottenere, anche se solo per un giorno, la liberazione di Carla. Ma – è questa l’ipotesi avanzata da Francesca Barresi
–
nell’agosto 1943 a Roma è appena caduto il fascismo, Mussolini è stato arrestato e la labile forma di immunità viene meno di fronte alla feroce volontà di Eichmann in persona. Romano Guarnieri, aggiunge Barresi, avrà la conferma che Carla Simons è morta nel lager solo nel 1946.
La deriva è inarrestabile
Il diario di Carla Simons copre il periodo dal gennaio 1942 al maggio 1943. Mette insieme riflessioni e cronache in forma quasi di aforisma, sono pensieri slegati fra loro, eppure la scrittura tende alla compiutezza. Carla scrive per sé, ma anche per essere letta, sebbene lentamente percepisca che ciò avverrà dopo la sua morte. Ancora nei primi mesi del 1942 la sorregge il nutrimento di una sonata di Franz Schubert eseguita al piano da Imre Ungar, musicista ungherese non vedente. O la mano che allunga verso il ramo di una mimosa per toccare “la vita che esitante comincia a gonfiarsi”. Fuori ululano le sirene, si scatena la contraerea, ma “ciò che prima si traduceva armoniosamente solo in un’immagine plastica di parole”, fossero la
Passione secondo Matteo
di Johann Sebastian Bach o una pagina di Dostoevskij, “ora smuove gli assi più profondi di noi stessi”.
I segni dello sterminio che avanza si moltiplicano. Sono l’arpa di
Rosa Spier
abbandonata sul palco, “un oggetto in attesa, che chiede di essere suonato”. Ma la musicista è stata appena licenziata dal Concertgebouw di Amsterdam, come tutti i suoi colleghi ebrei. Sono le parole del bambino che chiede alla nonna se i tavolini del bar sotto un ombrellone colorato sono vietati agli ebrei. Sono le sfilate di soldati tedeschi “scattanti nelle loro grigie uniformi, nell’orrenda regolarità meccanica del passo, del movimento delle braccia”. Ai quali Simons continua a opporre, sebbene rabbiosamente, la propria umanità: “Penso: io sono mille volte più libera. Nonostante la mia stella gialla”.
Ci sono però i signori Klein, che abitano al piano di sopra, e che sono preoccupati per le proprie cose, per la bicicletta che è sparita. Annota Carla Simons: “Ma tra le migliaia di persone che giacciono a marcire l’una sull’altra, chi andrebbe alla ricerca di quella che gli appartiene?”. Tutto sembra precipitare. “Un altro periodo di orrore, arresti, retate, follia, suicidi”. Dalle finestre si sente gridare: “Portano via gli ebrei”. “Ora ogni sera vedo quegli sfortunati partire, con la valigia e il fagotto, con un bambino per mano o in braccio” (settembre 1942). Eppure basta che Imre Ungar suoni l’
Hammerklavier
di Ludwig van Beethoven, per sentire su di sé “una tempesta primordiale”.
La deriva è inarrestabile. A dicembre “sono soprattutto i malati e i disabili a essere presi di mira”. Carla Simons sente di doversi preparare, che occorre “pensare al viaggio che potrebbe iniziare ogni giorno, non verso la Polonia, ma molto più lontano o forse più vicino”. “La fine dev’essere all’orizzonte: tutti i sintomi lo indicano”. Ma un barlume di quotidiana serenità ancora sopravvive: “L’aria è così mite oggi. Gli uccelli già iniziano a cantare”.
Il diario si chiude nel maggio 1943. L’ultima annotazione è dal Vangelo di Luca: “Ed Egli si separò da loro a circa un tiro di sasso, si inginocchiò e pregò, dicendo: ‘Padre, se vuoi, allontana da me questo calice, tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà’”.
| Lo sterminio nazista nel diario ritrovato di Carla Simons | Leonora Carrington: penna, pennello e altre chimere | 0.841527 | https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/francesco-erbani/2023/01/26/carla-simons-diario-shoah | https://www.doppiozero.com/leonora-carrington-penna-pennello-e-altre-chimere |
25 settembre 2017 10:11
Camila Catalella Suazo vive a due passi dal sogno americano. Dal centro per migranti dov’è arrivata qualche settimana fa, nella zona nord di Tijuana, in Messico, le basta guardare in fondo al viale polveroso per vedere la California.
Oltre l’enorme canale prosciugato dove passano la notte migranti e senza fissa dimora, oltre l’imponente
barriera di cemento e metallo
, c’è San Ysidro: in lontananza si intuiscono i fari degli outlet dei grandi marchi dell’abbigliamento, oltre i quali cominciano i quartieri eleganti con piscine e viali alberati.
Più a nord, a una ventina di chilometri, c’è San Diego. Da questa parte della frontiera la vita si muove intorno ai minuscoli negozi di alimentari e ai bar, ai locali e ai marciapiedi affollati dove a tutte le ore ci sono prostitute. Suazo, 29 anni da San Pedro Sula, in Honduras, si guarda intorno come chi cerca di prendere possesso di una casa dove non vorrebbe vivere.
È intrappolata da anni tra gli ingranaggi del sistema migratorio statunitense: una richiesta d’asilo rifiutata, l’arresto a New York, la detenzione in una prigione federale, l’espulsione in Messico, il nuovo viaggio verso nord, un incidente durante il viaggio su un treno carico di migranti, l’incontro con le persone che le hanno rubato tutto quello che aveva. Ha quattro figli, due negli Stati Uniti e due in Honduras.
È convinta che nonostante tutto, “nonostante Donald Trump”, riuscirà a rimettere insieme i pezzi della famiglia e a darle un futuro dignitoso negli Stati Uniti. Ora sta aspettando il permesso di un giudice per rientrare legalmente nel paese: “Se non accetterà la richiesta, attraverserò la frontiera per conto mio”.
Accanto a lei, in un pomeriggio afoso di inizio agosto, c’è José María García Lara, fondatore dell’organizzazione umanitaria
Movimiento juventud 2000
e direttore della struttura a due passi dal confine con gli Stati Uniti. Ha un ufficio all’angolo della palazzina dove accoglie i migranti appena arrivati in città e parla cordialmente e a bassa voce con chiunque venga per chiedere informazioni o un po’ di soldi. Racconta di aver aperto la struttura insieme ad altri attivisti nel 2015, poco prima che il numero di migranti in città cominciasse ad aumentare notevolmente. “Il momento più difficile c’è stato nel 2016, quando siamo arrivati a ospitare fino a 230 persone. Oggi nel centro ce ne sono circa quaranta. In un certo senso siamo sorpresi”.
La zona nord di Tijuana, agosto 2017.
(Alessio Marchionna)
La sorpresa riguarda il fatto che con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca tutti a Tijuana si aspettavano l’arrivo in massa di immigrati senza documenti espulsi dagli Stati Uniti, e i centri per i migranti e le associazioni per i diritti umani erano pronti ad accoglierli. Invece è successo il contrario: come nel resto delle città messicane di frontiera, il flusso si è ridotto.
I dati dell’agenzia statunitense per il controllo delle frontiere
spiegano perché. Nei primi sei mesi del 2017 gli Stati Uniti hanno espulso dal paese circa 84mila persone, una media di sedicimila al mese, molte meno di quelle espulse durante ogni anno del mandato di Barack Obama: nei primi mesi del 2016 le espulsioni erano state 240mila, circa ventimila al mese. In quel periodo a Tijuana arrivavano in media 180 persone al giorno; oggi sono circa settanta.
Ma altri numeri dicono che la situazione potrebbe cambiare da un momento all’altro. Subito dopo essersi insediato, il 25 gennaio di quest’anno,
Trump ha firmato un provvedimento
che trasforma praticamente tutte le persone senza documenti in potenziali vittime di espulsione, con il risultato che nei primi cento giorni dell’amministrazione
gli arresti sono aumentati del 38 per cento
rispetto allo stesso periodo del 2016. Oggi in decine di città statunitensi le prigioni sono piene di immigrati irregolari e i tribunali sono intasati dalle procedure di espulsione, ed è solo questione di tempo prima che il rubinetto si apra e cominci a inondare la frontiera messicana. “Sappiamo che le cose potrebbero cambiare presto e siamo pronti ad adattarci”, dice García Lara.
Un vicino capriccioso
La cosa non sorprende. Adeguarsi alle decisioni e ai capricci del vicino statunitense è quello che la gente di Tijuana ha sempre fatto. In un certo senso è esattamente la ragione per cui Tijuana esiste. Nel 1911 la città contava un centinaio di case e 250 abitanti. Pochi anni dopo, quando gli Stati Uniti approvarono la legge sul proibizionismo e il Messico legalizzò il gioco d’azzardo, le sue strade si riempirono di bar, ristoranti e casinò, e diventarono il luna park a due passi da casa per gli statunitensi che non volevano rinunciare alle libertà mondane. Erano gli anni in cui Al Capone frequentava avenida de la Revolución, la strada dei locali che cominciava appena varcata la frontiera, e l’immigrato spagnolo Eduardo Cansino si esibiva nei casinò con la figlia dodicenne, Margarita, che anni dopo avrebbe scelto il nome molto più hollywoodiano di Rita Hayworth.
A metà degli anni sessanta Tijuana era una città economicamente depressa e con un tasso di disoccupazione altissimo, e accolse a braccia aperte le aziende statunitensi che in quel periodo cominciavano a trasferire parte della produzione all’estero per abbassarne i costi. In Messico il salario medio degli operai era un quarto di quello dei lavoratori statunitensi, le tutele sindacali erano minime e la vicinanza geografica permetteva di risparmiare sui costi di trasporto dei componenti da assemblare.
Negli anni successivi il peso delle aziende statunitensi continuò a crescere: a Tijuana tra il 1980 e il 1990 le
maquiladoras
, gli stabilimenti di proprietà di aziende straniere, passarono da 120 a 500, e il numero di messicani impiegati passò da 12mila a 65mila. L’entrata in vigore del trattato di libero scambio del Nordamerica nel 1994, sancì definitivamente la dipendenza economica della città – e di tutto il nord del Messico – dagli Stati Uniti.
Camila Catalella Suazo in un centro per immigrati a Tijuana, agosto 2017.
(Alessio Marchionna)
Oggi la città continua a crescere in modo disordinato – è la terza più popolosa del Messico – e violento. Dopo gli anni in cui la criminalità legata al traffico di droga era diminuita e in cui Tijuana si era costruita la fama di città accessibile e culturalmente vivace, la situazione è di nuovo critica:
nei primi due mesi del 2017
sono state assassinate 208 persone, un numero che non si vedeva dal 2010, quando Julián Leyzaola Pérez, un colonnello in pensione che non si faceva problemi a ricorrere a torture e omicidi, scatenò una guerra senza quartiere contro i cartelli.
Eppure la città è sempre più aperta al mondo e si trasforma continuamente grazie al dialogo con culture diverse. Ma la sua identità è ancora definita dal tentativo di trovare un difficile equilibrio con il vicino statunitense. Convive con San Diego in una dinamica di contiguità e contrasto, rivalità e interdipendenza. Le persone da entrambi i lati della frontiera sono abituate a pensarle e a viverle come un’unica città, ma le disparità economiche tra i due paesi fanno sì che i benefici siano soprattutto per chi vive a nord della frontiera.
Per tanti statunitensi, Tijuana è ancora il comodo cortile sul retro di casa dove trovano una società più rilassata e permissiva e, da qualche tempo, un posto dove andare a curarsi spendendo molto meno.
In aereo con le manette
“La tenda più grande è la mia”, dice Camila Suazo indicando il lato opposto all’ingresso del centro. Ci dorme con altri tre centroamericani che ora non ci sono perché come quasi tutte la altre persone ospitate nella struttura hanno trovato un lavoro in città. Le tende sono una trentina, sistemate l’una accanto all’altra in un cortile con pareti non più lunghe di una decina di metri. Si fatica a immaginare 230 persone vivere in questo piccolo quadrato di cemento. In uno degli angoli c’è una cucina, e dalla parte opposta c’è una casetta con dei bagni ben tenuti. “In quella tenda vive una donna africana incinta, mentre quell’altra è occupata da un’haitiana con due figli”, dice Suazo, felice di fare da anfitrione.
Poi comincia a raccontare la sua storia come un fiume in piena, partendo dal momento in cui ha deciso di lasciare l’Honduras con l’idea di non metterci più piede, anni fa. “Hanno ucciso mio fratello davanti a casa. Nella sparatoria è rimasto ferito anche mio figlio. Sono andata negli Stati Uniti e ho presentato una richiesta d’asilo”. Avrebbe vissuto con i parenti che stavano a New York, trovato un lavoro e con il tempo avrebbe fatto arrivare la famiglia. Per convincere il governo statunitense mostrò le foto dei fori di proiettili sulle pareti della casa e i messaggi con le minacce di morte ai familiari. Ma la violenza da cui stava scappando non aveva motivazioni razziali, religiose o etniche, così la richiesta d’asilo fu respinta.
E lei è rimasta a New York illegalmente. Viveva nel Queens, dove c’era una sua cugina. Ha lavorato in un ristorante italiano, in una pasticceria e poi in un ristorante latinoamericano. Ha frequentato un corso da infermiera. Nel frattempo è stata espulsa due volte ed è rientrata illegalmente nel paese. Una delle due volte era incinta. Ha partorito un figlio statunitense per dargli un futuro migliore e anche pensando che potesse essere un grimaldello per aprirsi la strada verso la legalità.
El Desayunador di padre Chava, uno dei primi centri di accoglienza fondati a Tijuana. Agosto 2017.
(Alessio Marchionna)
La normalità è durata fino a un pomeriggio di giugno del 2016. All’epoca la presidenza di Donald Trump sembrava irrealistica, ma la macchina delle espulsioni andava a pieno regime. Uscita dal locale dove lavorava a Brooklyn, Suazo si è ritrovata senza volerlo in mezzo a una rissa: “È arrivata una pattuglia e ci ha chiesto i documenti. I poliziotti mi hanno portato subito all’ufficio immigrazione”.
A quel punto Suazo era già rientrata per tre volte nel paese illegalmente, quindi secondo la legge statunitense aveva commesso un reato federale punibile con la detenzione. È stata mandata in una prigione federale mentre la sua avvocata, pagata dall’ambasciata honduregna, presentava una richiesta di annullamento dell’ordine di espulsione. “Ma dopo sei mesi mi hanno caricata su un aereo con le manette ai polsi e alle caviglie, neanche fossi stata Osama bin Laden, e rispedita a San Pedro Sula, in Honduras”.
Una situazione caotica
Soraya Vázquez ha ascoltato decine di storie come questa. Avvocata specializzata nei diritti umani, negli ultimi due anni ha visitato tutti i centri per migranti di Tijuana, cercando di mettere ordine in un sistema d’accoglienza generoso ma caotico e inefficiente. Insieme ad altri attivisti ha fondato il
Comitato strategico di assistenza umanitaria
, un’associazione che coordina decine di punti d’accoglienza sparsi in tutta la città. Il comitato indirizza gli aiuti umanitari e le donazioni dove c’è più bisogno, condivide notizie su quello che succede alla frontiera e aiuta i migranti a trovare un avvocato o ad accedere alle cure mediche.
Vázquez, una donna energica sulla cinquantina, è nata e cresciuta a Tijuana. Negli ultimi anni ha visto la città trasformarsi per l’ennesima volta sotto la spinta dell’immigrazione: “Tijuana è nata grazie all’immigrazione ed è stata costruita dai migranti. Ma fino a poco tempo fa era una migrazione di passaggio: la gente arrivava qui e semplicemente attraversava la frontiera. La città non doveva fare nulla. Ma poi le persone hanno cominciato a restare, e a quel punto nessuno sapeva cosa fare”.
I primi a non sapere cosa fare sono i politici locali. Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 ventimila haitiani si sono presentati davanti al muro sul lato messicano chiedendo di entrare in California. Le autorità statunitensi erano tenute ad accoglierli tutti in base a un provvedimento approvato dall’amministrazione Obama per aiutare l’isola a risollevarsi dagli effetti del terremoto del 2010; ma ne facevano passare solo pochi al giorno, così si creavano liste d’attesa che per alcuni potevano durare fino a tre o quattro mesi.
In città continuano ad arrivare persone che hanno bisogno di assistenza
“Capitava che in una giornata duemila haitiani, che non parlavano neanche lo spagnolo, si riversassero per le strade di Tijuana e bisognava trovargli un posto dove dormire, dove lavarsi”, dice Vázquez. “Il governo non ammetteva che c’era una crisi e diceva che era tutto sotto controllo. In realtà tutto il peso dell’accoglienza ricadeva sulle associazioni religiose e di volontariato, che hanno aperto le strutture per i migranti e si occupavano perfino di compilare le liste degli haitiani che potevano attraversare la frontiera. Sappiamo che gli amministratori locali ricevono risorse del governo federale, ma non sappiamo dove vengono investite”.
Vázquez è pessimista. “L’emergenza degli haitiani è stata smaltita, ma in città continuano ad arrivare persone che hanno bisogno di assistenza: centroamericani, africani che hanno dovuto attraversare undici paesi, e nei prossimi mesi potrebbero arrivare quelli che scappano dal Venezuela. Queste persone vanno a vivere nella zona nord di Tijuana, dove ci sono i bar, i bordelli, dove rischiano di essere adescate e sfruttate, o di finire nel canale prosciugato vicino al confine”.
La situazione è aggravata dalle violazioni e dalla poca trasparenza delle agenzie statunitensi che si occupano di immigrazione: “In molti casi hanno rimandato indietro i richiedenti asilo senza nemmeno valutare le loro richieste. E non abbiamo ancora capito quali sono i criteri che usano per stabilire chi accogliere”.
In fuga dalle gang
San Pedro Sula è a tutti gli effetti in guerra. La città è da sempre nelle classifiche dei
posti con il maggior numero di omicidi al mondo
, in buona parte dovuti al conflitto tra le due gang che si contendono il controllo del territorio, la mara Salvatrucha e la mara 18. Ma negli ultimi anni la guerra ai cartelli scatenata dal governo messicano ha spostato il baricentro del traffico di droga verso sud, verso l’America centrale, e oggi quella zona dell’Honduras è uno snodo fondamentale delle rotte usate dai narcotrafficanti colombiani e messicani per far arrivare la droga negli Stati Uniti.
La violenza è aumentata ulteriormente, e a farne le spese sono state generazioni di bambini e ragazzi: in tanti vengono arruolati dalle gang e quelli che non vogliono farlo sono costretti a lasciare il paese. Secondo dati delle autorità migratorie statunitensi, veniva dall’Honduras l’80 per cento dei minori non accompagnati che tra il 2015 e il 2016 sono entrati negli Stati Uniti.
Tra di loro c’era anche il figlio più grande di Camila Suazo. “La mara Salvatrucha voleva reclutarlo, gli ho detto che doveva andarsene”, racconta lei. Nel febbraio scorso, a 14 anni, è entrato in Arizona dopo aver attraversato il Messico e il Guatemala e si è consegnato alle autorità statunitensi. Ora si trova in un centro di detenzione per minori e nelle prossime settimane dovrebbe raggiungere i parenti che vivono a New York. “Mi ha promesso che si prenderà cura del fratello piccolo, ha detto che non devo preoccuparmi di niente”, dice Suazo.
Il villaggio per migranti a Weedpatch, vicino a Bakersfield, agosto 2017.
(Alessio Marchionna)
Neanche lei è rimasta per molto in Honduras. Pochi mesi dopo aver ricevuto il “trattamento Bin Laden” è partita di nuovo. Ha attraversato il Guatemala e il Messico fino ad arrivare a Caborca, una cittadina coloniale circondata dal deserto, nello stato di Sonora, nel nord del Messico. Lì ha lavorato per un po’ come volontaria in un centro. Poi è salita su un treno carico di migranti diretto a Mexicali, verso la costa occidentale, ma a metà del viaggio è caduta mentre cercava di scendere dal treno in movimento. È stata ricoverata per due settimane con una clavicola rotta e una commozione celebrale. Si è rimessa in viaggio ed è arrivata a Tijuana, dove dei messicani l’hanno aggredita per portarle via le poche cose che aveva con sé. “Per questo mi tocca andare in giro con questa maglietta della Juventus”, dice ridendo.
Nella struttura sono pochi i migranti che, come Suazo, sono disposti a tutto per passare la frontiera. La maggior parte ha deciso di restare in Messico, spaventata dai racconti sugli arresti e le espulsioni che arrivano da parenti e amici che vivono negli Stati Uniti e incoraggiati dal fatto che a Tijuana è molto facile trovare un lavoro (soprattutto nel settore dell’edilizia), anche se le paghe sono basse.
Quelli con meno voglia di attraversare sono i messicani. A dispetto delle parole di Trump sui
bad hombres
che inondano la frontiera, il numero di messicani che cercano di raggiungere gli Stati Uniti è in diminuzione da almeno una decina d’anni, al punto che
nel 2015 quelli che hanno lasciato gli Stati Uniti erano più di quelli che ci sono entrati
.
Dall’altra parte della frontiera
Oggi la maggior parte dei messicani che emigra in California lo fa legalmente e va a vivere in posti come Bakersfield, una città rurale di circa 400mila abitanti a duecento chilometri dalla costa. Affiancata dalle montagne a est e a ovest, Bakersfield è la porta d’ingresso della Central valley, l’immensa pianura agricola che arriva fino al nord dello stato e dove si produce più della metà della frutta e della verdura consumata negli Stati Uniti.
È qui che si conclude l’odissea della famiglia Joad in
Furore
, il romanzo in cui John Steinbeck ha raccontato il viaggio verso ovest di decine di migliaia di
okies
, contadini e allevatori che negli anni trenta scappavano dalla
dust bowl
, la serie di tempeste di sabbia che colpirono la zona centrale degli Stati Uniti. Nel libro, poco prima di addentrarsi nel deserto che li separa dalla California, i Joad incontrano un uomo che sta tornando indietro, sconfitto e sfinito dalle paghe basse, dalla cattiveria dei proprietari terrieri e dalla violenza della polizia. L’uomo li mette in guardia su quello che troveranno una volta arrivati:
“La California è un bel posto. Ma se la sono rubata da un pezzo. Uno passa il deserto e arriva nella campagna intorno a Bakersfield. E vede una campagna bella come non l’ha mai vista in vita sua: tutta vigne e frutteti… la campagna più bella che t’è mai capitato di vedere. E la terra è tutta in pianura e sotto c’è l’acqua a meno di dieci metri, e non c’è nessuno che la coltiva. Ma quella terra non la puoi coltivare. Appartiene alla Land and Cattle Company. E se loro non la vogliono coltivare, non la deve coltivare nessuno. Metti che vai lì e pianti un po’ di mais… ti sbattono in prigione!”.
Vigneti a Bakersfield, agosto 2017.
(Alessio Marchionna)
Oggi Bakersfield è quanto di più lontano si possa immaginare dalla terra promessa. Chi supera le montagne e guarda verso la vallata fa fatica a vedere la distesa di vigne e frutteti. Uno strato di smog copre i campi e la città come il coperchio su una pentola. L’aria secca, raramente mossa dal vento, è impregnata dei fertilizzanti usati dai coltivatori, delle emissioni di decine di raffinerie di petrolio e degli scarichi dei camion che percorrono notte e giorno l’interstate 5, l’autostrada che va dal Canada al Messico. Le migliaia di capi di bestiame nei campi della contea di Kern emanano un odore di cui è difficile non accorgersi.
Visti i tassi di polveri sottili nell’aria,
Bakersfield è la città più inquinata degli Stati Uniti
e la seconda per quantità di ozono dopo Los Angeles, secondo un rapporto dell’American lung association. Il tasso di persone con asma e malattie cardiovascolari è superiore alla media nazionale e dello stato. Neanche l’acqua scorre come un tempo: ce n’è sempre meno, come nel resto della California, e il basso afflusso dai fiumi la rende stagnante, facendo aumentare la concentrazione di nitrati e altre sostanze inquinanti.
Come ai tempi della famiglia Joad, Bakersfield si distingue ancora per la violenza delle sue forze dell’ordine: nel 2015 la contea di Kern è stata quella con il più alto tasso di omicidi commessi dalla polizia per numero di abitanti,
si legge in un’inchiesta del Guardian
. E non è cambiato neanche il fatto che a lavorare nei campi sono ancora persone che arrivano in città percorrendo migliaia di chilometri. Ma oggi al posto degli okies ci sono i lavoratori stagionali messicani, il motore silenzioso della città e dell’intero settore agricolo.
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Per farsene un’idea basta accendere la radio. Anche se Bakersfield è la patria di Merle Haggard e Buck Owens, del country autentico che esalta i valori sobri della vita di campagna, sintonizzandosi su una stazione locale è molto più facile trovare un conduttore che dedica “a todos los trabajadores del campo”, a tutti i lavoratori dei campi, vecchie ballate messicane che parlano di amori perduti e di persone costrette a lasciare la loro terra.
Oggi sono gli stagionali messicani a tenere in piedi l’industria agroalimentare californiana, un settore da 47 miliardi di dollari all’anno. Tra il 2002 e il 2014 lo stato ha perso il 40 per cento della forza lavoro nei campi, e ha cercato di rimediare aumentando il numero di visti concessi ai lavoratori stranieri stagionali (chiamati h-2a), che tra il 2011 al 2016 sono passati da 1.700 a più di undicimila.
Secondo i dati del dipartimento del lavoro
, oggi negli Stati Uniti il 70 per cento dei lavoratori di questo settore è composto da messicani, un dato che in California sale al 90 per cento. Ma non c’è comunque abbastanza manodopera per soddisfare la domanda. In molti terreni della Central valley
frutta e verdura stanno marcendo
perché non c’è nessuno disposto a raccoglierle. I datori di lavoro hanno cercato di risolvere il problema offrendo paghe più alte, ma gli americani non si entusiasmano all’idea di lavorare nei campi; molte aziende stanno scommettendo in un futuro di automazione, ma al momento l’unica strada è convincere più messicani ad arrivare e legalizzare quelli irregolari che già lavorano nel settore.
Così la sopravvivenza economica di alcune zone rurali – non solo in California – dipende dalla volontà del governo di aprire le porte agli immigrati. Per la gente di Bakersfield – che a novembre ha votato in massa per Donald Trump credendo allo slogan del “compra americano, assumi americano” – la contraddizione è difficile da vedere. A giudicare dai cartelli Trump/Pence che spuntano su qualche prato, la città e il presidente sono ancora in luna di miele.
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“Siamo molto contenti di quello che Trump sta facendo”, dice Javier Reyes, imprenditore e direttore della sezione giovanile del Partito repubblicano di Bakersfield. È contento, spiega, perché Trump sta cancellando le regole volute da Obama per limitare l’estrazione di gas e petrolio, e razionare le risorse idriche.
“Trump ha fatto tornare l’acqua a Bakersfield”, dice con un gran sorriso. “Prima restava ferma nella Sacramento valley perché il governo preferiva proteggere un pesce chiamato
delta smelt
e impediva agli agricoltori di coltivare la terra”. Quando gli chiedo se è preoccupato di vivere nella città più inquinata degli Stati Uniti, risponde che “gli agricoltori sono i primi ambientalisti perché hanno davvero a cuore la loro terra” e che “le persone vengono prima dei pesci”. Ma forse dipende dalle persone.
A maggio di quest’anno
47 lavoratori si sono sentiti male
dopo essere rimasti esposti a un pesticida che Obama aveva deciso di vietare poco prima della fine del suo mandato, ma che Trump ha voluto lasciare in circolazione. A inizio agosto è successo lo stesso a
tredici persone che raccoglievano aglio
. Non sono casi isolati e non riguardano solo Bakersfield:
tra il 2010 e il 2014 nella Central valley più di mille lavoratori
si sono ammalati a causa dei pesticidi.
Pozzi petroliferi a Bakersfield, agosto 2017.
(Alessio Marchionna)
Reyes, figlio di immigrati arrivati dallo stato messicano di Chihuahua, dice che a Bakersfield la gente si sente trascurata e tradita dal governatore democratico dello stato, Jerry Brown, e in generale dai progressisti delle grandi città. “A Los Angeles e a San Francisco non si rendono conto che siamo noi a mandare avanti l’economia e che molto di quello che mangiano viene da qui. Invece vogliono fare della California uno stato santuario, che protegga gli immigrati irregolari dalle espulsioni. Ma noi non vogliamo uno stato santuario. Bakersfield non sarà mai una città santuario”.
Per questo Reyes è contento che il congresso abbia accettato di stanziare dei fondi per costruire un muro al confine con il Messico, e anche per la proposta di Trump di abbassare il numero di immigrati legali nei prossimi dieci anni, dando la precedenza ai migranti più qualificati: “Vogliamo solo le persone migliori e più intelligenti, che parlano l’inglese e hanno titoli di studio”.
Basta fare un giro per la contea per capire che non saranno i titoli di studio a salvare Bakersfield. I campi si estendono intorno alla città in tutte le direzioni quasi fino alle montagne. Verso ovest, dopo qualche chilometro lasciano spazio a una vegetazione secca di un colore giallo intenso dove spuntano, assiepati l’uno vicino all’altro, migliaia di pozzi petroliferi.
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Muovendosi verso sudest, invece, si arriva a Weedpatch, una delle comunità più povere della zona. È qui che i Joad di Steinbeck trovano un po’ di speranza dopo giorni passati a vagare tra le baraccopoli di Bakersfield. Si trasferiscono in un accampamento gestito dignitosamente dal governo, dove trovano docce con l’acqua calda e vedono per la prima volta in vita loro dei bagni con lo sciacquone.
Oggi il villaggio c’è ancora e ospita circa ottanta famiglie messicane. Nell’ufficio dell’Housing authority della contea di Kern sono esposte le offerte di alloggio per il mese di agosto: da 356 dollari per una casa con due camere a 387 per una con quattro camere. Il villaggio si sviluppa ai lati di un grande viale che è anche un parcheggio. Le case di legno verdi e bianche ospitano da due a quattro famiglie, e sono tutte circondate da prati ben tenuti. Ci sono una lavanderia in comune, un parco giochi e un campo da basket. Nel lotto a fianco c’è una scuola per i bambini delle medie e delle elementari. Per i più piccoli, c’è un asilo nido in fondo al viale del villaggio.
Alle undici di mattina sono tutti al lavoro nei campi e Weedpatch è semideserto, a parte alcune donne che fanno il bucato. Una di loro racconta che la sua famiglia viene ogni anno da Guanajuato, uno stato nel centro del Messico, per raccogliere l’uva, da maggio a ottobre. Dice che i turni di otto o nove ore al giorno sono pesanti, che la paga,
sugli undici dollari all’ora
, non è granché, ma che comunque si vive meglio che in Messico. Un’altra, una ragazza timida sulla trentina, spiega che oggi ha preso un giorno libero dal lavoro nei campi per accompagnare il figlio al suo primo giorno di scuola. Vengono negli Stati Uniti da tre anni, anche loro da Guanajuato. Finora si sono fermati sempre per una stagione, ma stanno pensando di restare tutto l’anno: “A Bakersfield c’è sempre qualcosa da raccogliere”.
Messico
Stati Uniti
| Le vite divise dal muro tra Messico e Stati Uniti | In cammino con i migranti, lungo le rotte tra Messico e Stati Uniti | 0.818838 | https://www.internazionale.it/reportage/alessio-marchionna/2017/09/25/muro-messico-stati-uniti | https://altreconomia.it/in-cammino-con-i-migranti-lungo-le-rotte-tra-messico-e-stati-uniti/ |
Google ha presentato [Google Keep](<http://drive.google.com/keep>), una nuova applicazione per browser e per telefoni Android che serve per prendere, salvare e organizzare note, liste e promemoria. Il sistema ricorda sotto diversi punti di vista servizi ormai molto usati e conosciuti, come [Evernote](<https://www.ilpost.it/2010/11/12/migliori-applicazioni-iphone/> "Le 10 applicazioni “indispensabili” per iPhone"), anche se offre molte meno opzioni ed è visibilmente più essenziale. Google Keep non è arrivato del tutto inatteso: nei giorni scorsi era stato anticipato il suo arrivo in seguito alla sua, temporanea, comparsa su Google Play, lo store online attraverso cui si possono scaricare le applicazioni per Android, il sistema operativo per dispositivi mobili di Google.
**Versione web**
La [versione per browser](<http://drive.google.com/keep>) di Google Keep è estremamente essenziale. Il servizio mostra una scheda, vuota, in cui inserire un titolo e digitare una nota. Terminato l'inserimento delle informazioni si fa clic sul tasto fine e il sistema provvede a salvare il proprio appunto. C'è anche un'opzione per assegnare un colore alla nota, così da distinguerla più facilmente rispetto alle altre. In ogni appunto può anche essere inserita un'immagine. Al posto di una nota, si possono inserire liste di cosa da fare. Finito, non c'è molto altro da aggiungere, se non che i singoli appunti non possono essere ordinati e organizzati a proprio piacere su Google Keep. Il servizio, in compenso, ha un buon sistema di ricerca per trovare i contenuti già salvati.
[ Google Keep ](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-01/> "vai alla fotogallery") [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-01/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-02/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-03/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-04/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-05/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-06/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-07/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-08/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-09/>) [Google Keep](<https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/google-keep-10/>)
**Versione Android**
L'[applicazione per Android](<https://play.google.com/store/apps/details?id=com.google.android.keep>) di Google Keep funziona sostanzialmente come la versione per web, ma ha qualche funzionalità in più. La più pratica è sicuramente quella di potere dettare al telefono le note, senza doverle scrivere. Questa opzione utilizza il sistema di riconoscimento vocale automatico di Google, di solito molto affidabile. Le note possono essere trasformate in elenchi di cose da fare, possono essere colorate per renderle più distinguibili e Google Keep può anche essere utilizzato nei widget della schermata principale degli smartphone. Per funzionare, l'applicazione ha bisogno almeno della versione 4.0.3 di Android.
**Sincronizzazione**
Google Keep salva i propri dati attraverso [Google Drive](<https://www.ilpost.it/2012/04/24/come-e-fatto-google-drive/> "Come è fatto Google Drive"), il servizio che serve per salvare i file direttamente online e averli sempre a disposizione su dispositivi diversi, naturalmente connessi a Internet. Questo significa che una nota scritta su un computer attraverso il browser viene istantaneamente sincronizzata, e mostrata sulla propria applicazione Android, o sugli altri computer su cui si è collegati con il proprio account Google.
**iPhone? Windows Phone?**
Presentando il nuovo Google Keep, quelli di Google non hanno fatto alcun riferimento ad altri sistemi operativi per dispositivi mobili come iOS per iPhone e iPad e Windows Phone, utilizzato ormai su diversi smartphone a partire [da quelli Nokia](<https://www.ilpost.it/2013/02/25/nokia-lumia-720-520/> "I nuovi foni di Nokia"). Al momento non ci sono quindi applicazioni equivalenti a quella di Android per altri telefoni e non è detto che ci siano in futuro. In compenso, Google Keep si adatta anche agli schermi più piccoli, ed è quindi facilmente accessibile attraverso il browser del proprio smartphone.
**Concorrenza**
Esistono naturalmente molte applicazioni che fanno cose simili, se non più articolate, di quelle di Google Keep. Molte di queste, come Evernote, sono integrate con altri servizi e consentono di salvare, sincronizzare, trasformare e utilizzare in modi diversi e creativi i propri promemoria e le proprie note. Rispetto a questi servizi, Google Keep appare molto più povero ed essenziale, ma non è detto che questa condizione si possa rivelare uno svantaggio. Il sistema fa in pratica una sola cosa, ma la fa molto bene e in una forma alquanto intuitiva. In futuro, inoltre, potrebbe essere integrato in altri servizi offerti dalla società, come per esempio Gmail o il servizio Calendar, per gestire e condividere con più facilità ancora le proprie note.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Che cos'è Google Keep | Le 10 applicazioni "indispensabili" per iPhone | 0.870323 | https://www.ilpost.it/2013/03/21/google-keep/ | https://www.ilpost.it/2010/11/12/migliori-applicazioni-iphone/ |
21 febbraio 2017 19:31
1.
España Circo Este,
Gabriel pt. 2 (feat. Teta Mona)
Dicono di fare tango punk e d’insegnare (come da titolo del nuovo album)
Scienze della maleducazione
, questi italiani argentini che equiparano italiano e spagnolo, chitarre elettriche, violini e fisarmoniche. Aprono concerti per Manu Chao e Gogol Bordello, e live salgono in cattedra: se zompano, picchiano e carezzano in qualche mattatoio notturno nelle vicinanze, conviene non perderseli (sì, sono in tour). La musica tende a piacioneggiare oltremisura, ma attenzione a quando pizzicano reggae con una donna che ne sa.
2.
TaxiWars,
Fever
Live da scoprire: in cinque città italiane si può incrociare Tom Barman, la massima rock star belga in circolazione. Non con la band originale, i dEUS, ma con questi TaxiWars, formazione alternativa di maestri fiamminghi del jazz, disciplinata formazione che fa pensare a dei Lounge Lizards un po’ rockabilly, non si cura del lato virtuosistico e nell’album
Fever
lascia che sia lo stesso Barman con il suo
Soliloque
a far la figura del prolisso che ha ordinato un pastis di troppo, mentre incisivi di basso, batteria e sassofono tritano pezzi secchi come pistacchi.
3.
N-A-I-V-E-S,
Crystal clear
C’è Lapo Frost, bassista perugino che vive a Londra e s’intrippa con il retro funk africano e a Parigi incontra il cantante Marc Jacc, in qualche modo ispirato alle tele di Henri Rousseau, come a certe band che hanno dimestichezza con il live e bazzicano allegri tropici elettronici come Mgmt o Vampire Weekend. Insomma, è un guazzabuglio di stimoli e influenze, ma poi quando esce quella fresca musica da tribù millennial che balla sembra tutto più semplice, e in fondo potrebbero anche essere i nipotini dei Pet Shop Boys. Alla fine l’amore trionfa.
Questa rubrica è stata pubblicata il 17 febbraio 2017 a pagina 84 di Internazionale.
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| Love live | Italo-whatever | 0.881764 | https://www.internazionale.it/opinione/pier-andrea-canei/2017/02/21/love-live | https://www.internazionale.it/opinione/pier-andrea-canei/2010/03/17/italo-whatever |
16 maggio 2023 10:00
Un tabù è stato infranto: la Francia addestrerà i piloti ucraini. Il presidente francese Emmanuel Macron l’ha annunciato la sera del 15 maggio all’emittente televisiva Tf1. La tappa successiva, a rigor di logica, sarà la fornitura di aerei Mirage 2000 all’aeronautica ucraina, anche se ancora non ci siamo arrivati.
Si tratta di un capitolo importante nel sostegno occidentale all’Ucraina, in linea con gli sviluppi degli ultimi mesi dopo i cannoni Caesar, i blindati leggeri e i sistemi di difesa aerea che sono stati consegnati e continuano a essere forniti dalla Francia a Kiev.
Il 15 maggio Macron ha negato che esistesse un tabù relativo agli aerei, ma è innegabile che ogni volta gli alleati dell’Ucraina, prima di passare alla fase successiva, abbiano soppesato i bisogni e le capacità degli ucraini con le possibili reazioni della Russia. Il dibattito sugli aerei si è aperto subito dopo la scelta di consegnare i blindati, anch’essa segnata da discussioni accese. Due mesi dopo il passo è stato fatto, e non solo a Parigi.
Un espediente politico
La decisione sull’addestramento, presa in accordo con gli altri paesi della Nato, è stata al centro del viaggio che il presidente Volodymyr Zelenskyj ha compiuto negli ultimi giorni. Anche il Regno Unito formerà i piloti ucraini, in questo caso a usare gli F-16 di fabbricazione statunitense.
La riflessione proposta il 15 maggio da Macron è significativa: “Non facciamo la guerra alla Russia”, ha dichiarato il presidente. “Aiutiamo l’Ucraina a resistere davanti all’aggressione russa, e questo vuol dire che non intendiamo consegnare armi che potrebbero colpire in territorio russo o attaccare la Russia”. Ma si tratta di un espediente politico. La realtà è un po’ diversa.
In questo momento sono in gioco le prossime tappe della guerra
È infatti assodato che alcune delle armi già consegnate possano colpire in suolo russo. Per esempio i cannoni Caesar, che hanno una gittata di oltre 35 chilometri: un funzionario francese ci ha ricordato che, se piazzati alla frontiera, potrebbero tranquillamente raggiungere la Russia, precisando che la scelta di non colpire in territorio russo con armi francesi, più che dalla capacità delle armi, dipende dagli accordi raggiunti a porte chiuse con Kiev.
Il Regno Unito ha annunciato l’invio in Ucraina di missili a lunga gittata Storm Shadow, che possono percorrere fino a 250 chilometri prima di raggiungere l’obiettivo. Anche in questo caso la dinamica resta esattamente la stessa.
In questo momento sono in gioco le prossime tappe della guerra, a cominciare dalla controffensiva su cui i leader ucraini cercano di smorzare le attese ma che costituirà inevitabilmente un momento decisivo. Più a lungo termine, invece, bisognerà valutare la capacità dell’esercito ucraino di alterare i rapporti di forza nel caso in cui si dovesse aprire un negoziato.
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Parallelamente si pone il problema delle garanzie di sicurezza future da offrire all’Ucraina, in vista del vertice Nato che si terrà a Vilnius a giugno. Durante la visita di Zelenskyj a Parigi il governo francese ha sottolineato che “l’Ucraina ha il diritto di scegliere le proprie disposizioni in materia di sicurezza”. Kiev ha già comunicato la sua scelta: entrare nella Nato. Una prospettiva che in precedenza aveva suscitato forti riserve a Parigi.
Ma in questo momento i tabù stanno scomparendo uno dopo l’altro…
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Francia
Ucraina
| La Francia apre un nuovo capitolo nell’aiuto militare all’Ucraina | Il dibattito sulle armi in Ucraina si svolge con inedita trasparenza | 0.878282 | https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2023/05/16/francia-ucraina-aiuti-militari | https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2023/02/01/armi-ucraina-dibattito |
>>
>> La banca tedesca Deutsche Bank [ha accettato](<https://www.wsj.com/articles/deutsche-bank-to-pay-75-million-to-settle-jeffrey-epstein-accusers-suit-962564d7>) di pagare un risarcimento totale di 75 milioni di dollari alle persone abusate sessualmente da [Jeffrey Epstein](<https://www.ilpost.it/2019/07/09/jeffrey-epstein/>), finanziere statunitense arrestato nel luglio del 2019 con l’accusa di sfruttamento sessuale di decine di donne e ragazze minorenni, e [morto pochi giorni dopo suicida in carcere](<https://www.ilpost.it/2019/08/12/come-potuto-morire-jeffrey-epstein/>).
>>
>> Il risarcimento è stato deciso per chiudere una causa collettiva intentata contro la banca a New York lo scorso novembre. La banca era stata accusata dalle vittime di Epstein di aver accettato di avere il finanziere come cliente pur essendo a conoscenza dei crimini sessuali di cui era accusato: in questo modo gli avrebbe permesso di continuare ad arricchirsi e usare il denaro depositato per pagare decine di donne in cambio di prestazioni sessuali, secondo le accusatrici. Il risarcimento non implica comunque alcuna ammissione di colpa da parte di Deutsche Bank.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Deutsche Bank risarcirà con 75 milioni di dollari le persone abusate da Jeffrey Epstein, per chiudere una causa in cui era accusata di aver agevolato lo sfruttamento sessuale di decine di donne | La Weinstein Company sarà comprata da un gruppo di investimento guidato dal miliardario Ron Burkle | 0.870451 | https://www.ilpost.it/2023/05/18/deutsche-bank-risarcimento-jeffrey-epstein/ | https://www.ilpost.it/2018/03/02/weinstein-company-comprata-ron-burkle/ |
- **[7 cose che forse non sapete su Seedorf](<https://www.ilpost.it/2014/01/14/clarence-seedorf/>)**
Il nuovo allenatore del Milan aveva una rubrica sul _New York Times_ e il suo modello di allenatore non ha mai guidato una squadra di calcio
- **[Le nomination agli Oscar 2014](<https://www.ilpost.it/2014/01/16/live-nomination-oscar-2014/>)**
La lista completa: _La grande bellezza_ è candidato a miglior film straniero, _American Hustle_ e _Gravity_ hanno 10 nomination, _12 anni schiavo_ ne ha 9
- **[Quarant'anni da Kate Moss](<https://www.ilpost.it/2014/01/16/kate-moss/>)**
E 40 fotografie di quella di cui ha senso dire "icona", che si è infilata in ogni angolo del panorama
- **[Uno che non legge libri mai](<https://www.ilpost.it/2014/01/14/italiani-non-leggono/>)**
Lo ha intervistato _Repubblica_ : è un musicista, ha interessi e passioni, ma come molti italiani non ha letto nessun libro nell'ultimo anno
- **[Chi ha vinto i Golden Globes](<https://www.ilpost.it/2014/01/13/vincitori-golden-globes-2014/>)**
_American Hustle_ , _12 anni schiavo_ e _Gravity_ si sono spartiti i premi più importanti, _La grande bellezza_ ha vinto come miglior film straniero: la lista completa (e [le foto più belle](<https://www.ilpost.it/2014/01/13/golden-globe-2014-foto/>) della cerimonia)
- **[18 regole sull’uso di iPhone, un anno dopo](<https://www.ilpost.it/2014/01/15/bilancio-18-regole-iphone-janell-burley-hoffman/>)**
Il bilancio di Janell Burley Hofmann, che [un anno fa scrisse per il figlio tredicenne](<https://www.ilpost.it/2013/01/01/contratto-uso-iphone-adolescenti/>) un contratto sull'uso dello smartphone
- **[Se Google fosse una persona vera](<https://www.ilpost.it/2014/01/14/google-persona-vera-collegehumor/>)**
_CollegeHumor_ ha immaginato che cosa succederebbe se Google fosse una persona vera: avrebbe una lunga coda di fronte alla porta dell’ufficio (e gli anziani gli chiederebbero “Gmail punto com” o “Facebook punto com”)
- **[Cos'è l'acqua diamante](<https://www.ilpost.it/2014/01/12/acqua-diamante/>)**
Se l'è inventata un francese, ha un qualche seguito online: un guazzabuglio di genetica, fisica, teorie new age, citazioni dell'Antico Testamento e omeopatia
- **[Michelle Obama ha 50 anni](<https://www.ilpost.it/2014/01/17/michelle-obama/>)**
Le foto poco solenni di questi anni e la sua storia prima di diventare "Michelle Obama"
- **[40 spettacolari fotografie del Rally Dakar](<https://www.ilpost.it/2014/01/14/foto-rally-dakar/>)**
Che anche quest'anno non si corre a Dakar ma in Sudamerica, tra deserti, fango, laghi
Dai blog:
- **[Un paese che applaude](<http://www.wittgenstein.it/2014/01/15/un-paese-che-applaude/>)** , _di Luca Sofri._
- **[I politici ottusi e opportunisti, cioè noi](<http://www.francescocosta.net/2014/01/16/i-politici-ottusi-e-opportunisti-cioe-noi/>)** , _di Francesco Costa._
- **[Criticare Kyenge](<https://www.ilpost.it/filippofacci/2014/01/17/criticare-kyenge/>)** , _di Filippo Facci._
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Sunday Post | Celebripost di venerdì 6 ottobre 2023 | 0.845301 | https://www.ilpost.it/2014/01/19/sunday-post-160/ | https://www.ilpost.it/2023/10/06/celebripost-492/ |
>>
>> Giovedì sera in Egitto [si è tenuto](<http://www.aljazeera.com/news/middleeast/2012/05/201251104423738925.html>) un dibattito televisivo tra due candidati alla presidenza, il primo del genere nella storia del paese. Il dibattito è durato quattro ore, è stato trasmesso da due canali televisivi privati - ONTV e Dreams - ed è stato seguito da milioni di egiziani. Si sono confrontati i due candidati dati per favoriti dai sondaggi: Amr Moussa, ex leader della Lega Araba ed ex ministro degli Esteri del regime di Hosni Mubarak, e Abdul Moneim Aboul Fotouh, ex guida dei Fratelli Musulmani, considerato un islamista moderato. I candidati hanno avuto due minuti di tempo per rispondere a ciascuna delle domande poste da due conduttori televisivi, e potevano anche rivolgere delle domande o replicare all'avversario.
>>
>> **([Guida alle elezioni presidenziali in Egitto](<https://www.ilpost.it/2012/04/10/guida-alle-presidenziali-in-egitto/>))**
>>
>> Il dibattito è stato più volte acceso e i candidati si sono affrontati sui rispettivi programmi economici, sul ruolo dell'esercito (che ora è alla guida del Paese), sulla presenza delle donne in politica, sulla loro salute e sullo stipendio che prenderanno una volta presidenti. Amr Moussa è sostenuto soprattutto dai laici, dai liberali e dalla classe media e alta del Paese, che ha sostenuto la rivoluzione ma teme ulteriori proteste. [Si è presentato](<http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-18023479>) come il candidato moderato e con grande esperienza, in grado di trasformare l'Egitto in un Paese «rispettabile nella regione e nel mondo, un paese che contribuisce al progresso regionale e internazionale, uno stato che torna a fare da guida e che fa da avanguardia». Aboul Fotouh - che ha lasciato i Fratelli musulmani nel 2011 per differenze ideologiche e per candidarsi alla presidenza - è sostenuto da una coalizione di liberali, socialisti, islamisti moderati e da parte dei giovani rivoluzionari. Ha cercato di proporsi come il candidato espressione della rivoluzione, che trasformerà l'Egitto «nell'incarnazione della volontà e delle richieste del popolo egiziano». Ha detto che lo stato che ha in mente «è democratico e sovrano e sostiene i valori e i principi dell'Islam. Uno stato dove i giovani hanno lavoro, le persone hanno una vita decente e sono orgogliose di essere egiziani».
>>
>> **([Chi sono i Fratelli Musulmani](<https://www.ilpost.it/2011/02/08/chi-sono-i-fratelli-musulmani/>))**
>>
>> Moussa ha cercato di far leva sulle paure dei laici e dei moderati, accusando il suo avversario di avere rapporti con frange violente di islamisti e, se verrà eletto, di far cadere il Paese nell'insicurezza ed esporlo al terrorismo. Aboul Fotouh ha ribattuto accusando Moussa di essere un avanzo del regime, di non essersi mai opposto davvero a Mubarak e di non essere quindi in grado di realizzare gli obiettivi della rivoluzione che ha spazzato via il suo capo.
>>
>> Prima del voto si terrà almeno un altro dibattito televisivo, anche se non è ancora chiaro quali candidati vi prenderanno parte. Il primo turno delle elezioni si terrà il 23 e il 24 maggio. Se nessuno raggiungerà la maggioranza assoluta si andrà al ballottaggio il 16 e 17 giugno. I candidati sono 13 e tra i favoriti, oltre a Moussa e Fotouh, ci sono Hamdeen Sabahi, parlamentare del Partito della dignità e giornalista di opposizione, e Khaled Ali, avvocato dei diritti umani sostenuto soprattutto dai giovani progressisti.
>>
>> **- [I 13 candidati alle elezioni egiziane](<https://www.ilpost.it/2012/04/27/i-13-candidati-alle-elezioni-egiziane/>)**
>>
>> Foto: GIANLUIGI GUERCIA/AFP/GettyImages
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Il confronto tv tra i candidati in Egitto | In Egitto si contano i voti | 0.847057 | https://www.ilpost.it/2012/05/11/dibattito-tv-egitto/ | https://www.ilpost.it/2012/05/25/risultati-elezioni-egitto/ |
Per la quinta notte consecutiva [ci sono state proteste e scontri](<http://www.leparisien.fr/international/suede-un-commissariat-et-deux-ecoles-incendies-dans-la-banlieue-de-stockolm-24-05-2013-2830665.php>) in diversi quartieri periferici di Stoccolma, in Svezia. Nel quartiere di Rinkeby sono state bruciate sei auto, altre tre a Norsborg, nel sud; un principio di incendio si è verificato [anche in una stazione di polizia](<http://www.thelocal.se/48100/20130524/>), a Älvsjö, e in due diverse scuole, a Tensta e a Kista, vicino a Husby, il quartiere a nord della capitale dove la sera di domenica 19 maggio è iniziata quella che lo stesso premier Fredrik Reinfeldt ha definito una "rivolta". Da lì gli episodi di violenza si sono diffusi e nella notte di ieri sono state incendiate due auto anche a Malmö, città nel sud della Svezia.
La scorsa notte gli scontri con la polizia con lanci di sassi e pietre sono avvenuti nel quartiere di Södertälje. Gli agenti hanno però fatto sapere che non ci sono stati feriti e che i giovani coinvolti erano circa 300. Il portavoce della polizia, Kjell Lindgren, ha detto che i rivoltosi non sono identificabili con un gruppo definito: fra loro ci sono ragazzi giovanissimi, anche di 12 e 13 anni, trentenni, stranieri e svedesi. Nelle ultime 12 ore sono state arrestate otto persone a Älvsjö e quattro a Norsborg.
[ ](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-immigrant-unrest/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-immigrant-unrest/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/sweden-riots-social/>)
Anche se la notte è stata più tranquilla rispetto alla precedente (quando si sono verificati almeno 90 incendi in 15 diversi quartieri di Stoccolma) la polizia ha annunciato che [chiederà rinforzi](<http://www.irishtimes.com/news/world/europe/police-seek-reinforcements-to-help-end-sweden-riots-1.1405309>) da altre parti della Svezia, per far fronte a una situazione che non sembra volersi fermare. Inoltre, in diversi quartieri della capitale gruppi di cittadini si sono organizzati autonomamente [per pattugliare le strade](<http://online.wsj.com/article/SB10001424127887324659404578500742554025314.html>). Alcuni residenti sostengono anche che la risposta delle forze dell'ordine a quello che è considerato il più grande episodio di disordine civile del paese negli ultimi anni è stata disorganizzata e poco efficace.
Le violenze sono iniziate dopo che il 13 maggio un uomo di 69 anni, armato con un coltello, è stato ucciso dalla polizia. Molte persone che avevano assistito all’episodio, e i militanti di _Megafonen_ , un gruppo giovanile impegnato nella difesa delle minoranze nei quartieri periferici di Stoccolma, avevano denunciato l’eccessiva violenza degli agenti in questo come in altri episodi e chiesto un’indagine indipendente. La polizia aveva deciso invece di avviare un’indagine interna sulla sparatoria per chiarirne le dinamiche. _Megafonen_ , attraverso uno dei suoi portavoce, aveva denunciato non solo la «brutalità» delle forze dell’ordine, ma anche «il loro razzismo strutturale» nei confronti degli abitanti di Husby: «La gente ha iniziato a reagire alla crescente marginalizzazione e segregazione di classe e di razza degli ultimi 20 anni», ha detto.
Husby assomiglia a molte aree periferiche delle città svedesi: è nata all’inizio degli anni Settanta e su 11 mila residenti, l’80 per cento proviene da altri paesi o è nato in Svezia da genitori immigrati. A Husby c'è un alto numero di persone assistite dallo Stato, molti ragazzi che hanno abbandonato la scuola e un elevato tasso di disoccupazione. Secondo le cifre dell'agenzia per l'occupazione svedese riferite al 2010, [il 20 per cento dei giovani di Husby](<http://www.presseurop.eu/it/content/article/3803291-dietro-la-rivolta-di-husby>) non svolgeva alcuna attività e un ragazzo tra i 16 e i 19 anni su cinque era senza lavoro o non andava a scuola.
Gli immigrati arrivano principalmente da Turchia, Libano, Somalia, ma negli ultimi anni anche da Iraq, Afghanistan e Siria. La loro integrazione all'interno della società risulta molto difficile, nonostante i numerosi programmi statali: corsi di lingua e di storia gratuiti, assistenza e opportunità di lavoro equiparate a quelle degli svedesi. Tra gli immigrati il tasso di disoccupazione è di dieci punti maggiore rispetto quello di chi nasce all'interno dei confini svedesi (16 per cento contro 6 per cento) e il livello di scolarizzazione molto basso. Quello che sembra non funzionare più sono i parametri delle politiche di integrazione. In Svezia, grazie a una politica molto liberale, gli immigrati di prima generazione rappresentano circa il 10 per cento della popolazione mentre è difficile quantificare quante siano le persone nate in Svezia da genitori non svedesi. Anche in Svezia non vanno poi sottovalutate le conseguenze della crisi economica mondiale e la crisi dell'occupazione.
Va segnalato infine che nelle ultime elezioni politiche svedesi è entrato al governo un partito di estrema destra, "Democratici svedesi", che ha condotto una forte politica di denuncia nei confronti dell'immigrazione istigando l'odio per "i diversi". Il primo ministro Fredrik Reinfeldt, conservatore, e Erik Ullenhag, ministro dell'Integrazione, hanno annunciato l'apertura di un'inchiesta per capire l'origine delle rivolte e hanno fatto sapere di voler studiare nuovi programmi per favorire l'integrazione dei giovani immigrati.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Un'altra notte di rivolte a Stoccolma | La rivolta di Stoccolma prosegue | 0.940013 | https://www.ilpost.it/2013/05/24/unaltra-notte-di-rivolte-a-stoccolma/ | https://www.ilpost.it/2013/05/23/la-rivolta-di-stoccolma-prosegue/ |
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>>> Altro giro di ottavi di finale di Champions League: la partita più complicata la giocava il Real Madrid contro il Lione ma per il Chelsea di Ancelotti era l'ultimo appello. Più osservatori nel corso della giornata ieri avevano segnalato che in caso di mancata vittoria il presidente Abramovich avrebbe sollevato dall'incarico l'allenatore italiano. Stasera ci sono le partite più interessante di tutti gli ottavi: Inter-Bayern e Marsiglia-Manchester United.
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>>> **Lione – Real Madrid 1-1**
> Tre volte il Real era andato a giocare a Lione nella sua storia e tre volte aveva perso: ieri ha pareggiato, quindi le cose già migliorano. Il primo tempo è un po' una noia, partita molto tirata e squadre accorte, il Lione gioca un po' meglio. Nel secondo tempo il Real prende un palo con Cristiano Ronaldo e una traversa con Sergio Ramos, prima di passare in vantaggio con un gol di Benzema (che aveva segnato anche in campionato, domenica: il suo duello con Adebayor è degno di nota ma potrebbe trasformarsi in una grana per Mourinho). Il Lione non crolla e pareggia con Gomis a pochi minuti dalla fine: le sue possibilità di qualificarsi rimangono comunque molto poche.
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>>> **Copenhagen – Chelsea 0-2**
> Ancelotti si gioca la panchina e decide di lasciare fuori Drogba e Mikel, evidentemente fuori forma. Ne viene fuori una squadra più equilibrata e solida di quella vista in Premier League negli ultimi mesi, anche perché Anelka si trasforma: in campionato era un fantasma, ieri è stato efficace e incisivo. Il Copenhagen è poca cosa: prende il primo gol proprio da Anelka dopo un quarto d'ora e incassa il raddoppio a dieci minuti dall'inizio della ripresa. Il Chelsea vince tranquillo in trasferta e poteva fare almeno altri due gol.
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>>> foto: KELD NAVNTOFT/AFP/Getty Images
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le partite di ieri in Champions League | Le partite di ieri in Champions League | 0.941377 | https://www.ilpost.it/2011/02/23/le-partite-di-ieri-in-champions-league-7/ | https://www.ilpost.it/2011/03/17/le-partite-di-ieri-in-champions-league-12/ |