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Campo di sterminio | La recinzione del campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz
Un '''campo di sterminio''' '' è un campo il cui scopo unico o principale è quello di uccidere i prigionieri che vi giungono. Questi centri di annientamento furono creati dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale per attivare la cosiddetta soluzione finale del problema ebraico, che consisteva nell'uccisione di tutti gli ebrei d'Europa compresi nella sfera d'influenza politico-militare del Terzo Reich.
Creati sulla base di un complesso ed efficiente programma organizzativo, i campi di sterminio nazisti causarono la morte di circa tre milioni di ebrei e costituiscono l'unico caso nella storia di struttura detentiva studiata appositamente, secondo tecniche scientifiche e pianificazione di tipo industriale, per distruggere un'intera popolazione sulla base di concezioni ideologico-razziali. L'attività di annientamento dei campi di sterminio rappresentò la fase culminante e più tragica della Shoah.
L'uso dell'espressione "campo di sterminio" per descrivere realtà differenti dai centri di sterminio nazisti della "soluzione finale", è materia di dibattito e non trova ampia diffusione nella storiografia.
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I sei centri di sterminio, secondo la nomenclatura adottata dallo storico Raul Hilberg
=== Definizione ===
Raul Hilberg, storico dell'Olocausto di nazionalità statunitense e di origine ebreo-austriaca, ha definito "centri di sterminio" sei campi costruiti e attivati nella massima segretezza dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale: Chełmno, Bełżec, Sobibór, Treblinka, Majdanek, e Auschwitz-Birkenau. Con la loro creazione, raggiunse il culmine organizzativo e tecnico il processo di distruzione degli ebrei d'Europa, perseguito sistematicamente dalle gerarchie e dall'apparato militare, poliziesco e burocratico-amministrativo del Terzo Reich. In circa tre anni, a partire dal dicembre 1941, in questi sei campi di sterminio vennero deportati e uccisi circa tre milioni di ebrei con un complesso procedimento tecnico-organizzativo accuratamente predisposto da un numeroso gruppo di "specialisti della morte". Secondo Hilberg, il meccanismo della distruzione, dalla notevole complessità organizzativa e tecnica, funzionò con efficienza e rapidità, raggiungendo i suoi macabri obiettivi con procedure simili a quelle di una moderna fabbrica. In questo senso, Hilberg definisce i centri di sterminio nazisti un fenomeno senza precedenti, l'unico in cui vennero studiate e attivate procedure per la "morte a catena" di milioni di uomini, donne, vecchi e bambini.
=== Costruzione ed attivazione dei centri di sterminio ===
==== Processo decisionale ====
Rudolf Höss testimoniò durante il processo di Norimberga che nell'estate 1941 Heinrich Himmler, dopo averlo convocato a Berlino, gli parlò per la prima volta della decisione presa da Adolf Hitler di procedere all'annientamento totale degli ebrei d'Europa e gli rivelò che il campo di concentramento per prigionieri di guerra di Auschwitz, di cui Höss era il comandante, avrebbe avuto un ruolo centrale nella soluzione finale del problema ebraico. Sempre nell'estate 1941 Himmler si consultò con il medico capo responsabile delle SS, il ''Reichsarzt-SS-und Polizei'' dottor Grawitz sulle modalità più opportune per procedere allo sterminio di massa e Grawitz propose l'adozione delle camere a gas. Queste tecniche erano già state studiate ed adottate nel corso del programma di eutanasia (Aktion T4), dipendente dall'ufficio di Philipp Bouhler alla Cancelleria del Reich e diretto concretamente da Viktor Brack e dal responsabile operativo Christian Wirth, ''kriminalkommissar'' proveniente dalla polizia criminale di Stoccarda.
Heinrich Himmler, capo supremo delle SS, principale promotore e organizzatore dello sterminio ebraico
Odilo Globočnik, capo delle SS e della Polizia del distretto di Lublino e responsabile della ''Aktion Reinhard''
Nell'ottobre 1941 Reinhard Heydrich durante una riunione con i dirigenti dell'RSHA, riferì di una decisione di Hitler di "liberare" il Terzo Reich di tutti gli ebrei in ogni modo entro la fine dell'anno, e prospettò la loro deportazione all'est in campi del ''Ostland'', ipotizzando possibili localizzazioni a Riga e Minsk. Nello stesso periodo anche Erhard Wetzel, esperto razziale del ministero dei territori dell'est di Alfred Rosenberg, scrisse del probabile utilizzo delle tecniche studiate da Brack per la ''aktion T4'' (il cosiddetto "strumento di Brack", ''Brackschen Hilfsmittel''), nei territori dell'est per "finirla con questi ebrei". In realtà era già stato deciso che il programma per l'annientamento degli ebrei non sarebbe stato attivato all'est, in ragione delle difficoltà tecnico-organizzative di trasporto in regioni glaciali dei territori occupati e dell'opposizione dei commissari del Reich del ''Ostland'' Hinrich Lohse e Wilhelm Kube, ma direttamente nel Governatorato Generale.
In questo territorio erano già in azione le procedure di annientamento degli ebrei del cosiddetto programma "sterminio mediante il lavoro", portate avanti con crudele energia dai capi delle SS e Polizia di Lublino, Odilo Globočnik, e della Galizia, Friedrich Katzmann; nei campi della DG IV ("strada di transito IV") morirono per le terribili condizioni di lavoro oltre 70.000 ebrei. Inoltre Globocnik il 1º ottobre 1941 sollecitò misure ancora più dure contro gli ebrei del Governatorato: l'eliminazione degli inabili al lavoro e l'immediata "evacuazione" degli ebrei per liberare spazio nel suo distretto al reinsediamento di tedeschi etnici. In luglio 1941 il capo della SS di Poznań, Heinz Höppner, aveva già scritto ad Eichmann che, a causa dell'impossibilità di nutrire tutti gli ebrei del Governatorato, la "soluzione più umana" sarebbe stata quella di "liquidare" gli inabili con "qualche mezzo rapido ed efficace".
Alla fine dell'anno 1941 tuttavia non sembra che fosse stata ancora presa una decisione definitiva da parte delle autorità supreme a favore di uno sterminio sistematico degli ebrei; anche due settimane dopo la conferenza di Wannsee, il 4 febbraio 1942 Heydrich tornò nuovamente a parlare di possibili deportazioni in massa nelle regioni artiche. In realtà i piani e i progetti concreti già iniziati nell'autunno del 1941 divennero operativi dal marzo 1942 con la decisione di sterminare gli ebrei del Warthegau per fare posto ai reinsediamenti e con l'inizio del processo di annientamento nei distretti di Lublino e Leopoli sotto la pressione dell'estremismo di Globocnik e Katzmann. Il 13 e 14 marzo Himmler incontrò Globocnik e Friedrich Wilhelm Krüger, capo di SS e Polizia del Governatorato; in questa occasione vennero verosimilmente discussi i problemi tecnici della deportazione, dello sterminio nei nuovi centri di distruzione in fase di completamento, e di sostituzione dei lavoratori ebrei. Himmler compì un secondo viaggio di ispezione nel luglio 1942; dopo aver visitato Auschwitz, si recò anche nel distretto di Lublino e il 19 luglio, pienamente soddisfatto dei risultati raggiunti, ordinò a Krüger di completare entro il 31 dicembre 1942 il "trasferimento di tutta la popolazione ebraica" del Governatorato. In estate iniziarono i rastrellamenti dei ghetti in Polonia ed Eichmann poté dare inizio ai suoi programmi di deportazione "all'est" degli ebrei di tutta Europa.
==== Chełmno ====
Deportati del campo di sterminio di Chełmno
Il primo campo di sterminio ad essere attivato fu quello di Chełmno (''Kulmhof'', nella documentazione tedesca), fin dal dicembre 1941. Il programma di annientamento di massa era condotto mediante autocarri appositamente modificati (''Gaswagen''), al cui interno erano convogliati i gas di scarico. Il sistema, già sperimentato dai nazisti in Unione Sovietica e in Serbia, era stato sviluppato dal referat tecnico del RSHA e venne attivato su sollecitazione del Gauleiter del Warthegau, Arthur Greiser che ottenne l'autorizzazione di Himmler a sterminare 100.000 ebrei presenti nel suo territorio o trasferiti dalla Prussia occidentale nel ghetto di Łódź. L'attivazione del campo, costruito in una villa con parco al centro del modesto villaggio di Chełmno abitato da solo 250 persone, fu opera del ''Sonderkommando Lange'', diretto dal ''hauptsturmführer'' Herbert Lange a cui successe Hans Bothmann. Il personale del ''Sonderkommando'' incaricato delle gasazioni, dieci-quindici uomini, venne fornito dal capo delle SS e della polizia del Warthegau, Wilhelm Koppe, mentre le guardie, circa ottanta uomini, provenivano dalla ORPO locale, diretta da Oskar Knofe. Agli inizi di novembre arrivò a Kulmhof il primo autocarro a gas, equipaggiato con monossido di carbonio in bombole e, dopo che era stata sistemata una palizzata intorno al campo per mascherare le operazioni, l'8 dicembre 1941 ebbero inizio le gasazioni; a gennaio 1942 arrivarono altri due autocarri dotati di impianti di convogliamento dei gas di scarico all'interno dell'abitacolo sigillato, i cosiddetti Gaswagen.
Adolf Eichmann visitò il campo nel gennaio 1942 e assistette ad un carico di ebrei su uno degli autocarri che utilizzavano i gas di scarico; il capo dell'ufficio IVB4 ne trasse un'impressione poco favorevole; la tecnica dello sterminio prevedeva che l'autocarro, che poteva ospitare fino a 150 vittime, si dirigesse con il suo carico di condannati fuori dal villaggio a circa quattro chilometri fino al cosiddetto "campo del bosco" (''Waldlager'') dove un ''Sonderkommando'' di ebrei si occupava del macabro compito di scaricare e pulire il mezzo, e seppellire in grande fosse i cadaveri. Anche Christian Wirth criticò il meccanismo di annientamento sviluppato a Chełmno, irregolarità nel rilascio del gas poteva ridurne la letalità e prolungare l'agonia delle vittime; inoltre il sistema non poteva "trattare" più di 1.000 persone al giorno.
==== Bełżec ====
Memoriale del campo di sterminio di Bełżec
Dopo l'esperienza di Chełmno, l'apertura dei tre campi gemelli di Bełżec, Sobibór e Treblinka segnò un salto qualitativo nelle operazioni di sterminio della popolazione ebraica nella Polonia occupata, con la costruzione delle prime camere a gas fisse, alimentate a monossido di carbonio.
Christian Wirth, primo comandante del campo di sterminio di Bełżec e ispettore dei centri della ''Aktion Reinhard'' La pianificazione di un campo a Bełżec era già cominciata nel 1941 sotto la direzione del ''Amt Haushalt und Bauten'', l'ufficio del bilancio e delle costruzioni" di Oswald Pohl che nel marzo 1942 sarebbe confluito, insieme all'ispettorato dei campi di concentramento, nel WVHA, ''Wirtschafts und Verwaltungshauptamt''. Il 13 ottobre 1941 Himmler aveva autorizzato il ''SS-Brigadeführer'' Odilo Globocnik, capo della Polizia e delle SS del distretto di Lublino, a procedere alla costruzione del campo, e lo stesso Globocnik costituì un "gruppo di lavoro", più tardi noto con il nome in codice "Reinhard", diretto dal suo sostituto, Hermann Höfle, per la direzione del programma di annientamento degli ebrei nelle nuove strutture di sterminio. Anche Adolf Eichmann, capo della sezione IVB4 del RSHA, partecipò attivamente allo sviluppo del programma, visitò Bełżec nell'inverno 1941-42 e ispezionò Lublino e Minsk, facendo pressioni per attivare le deportazioni degli ebrei del Reich, del Protettorato e del Warthegau.
La costruzione del campo di sterminio di Bełżec, nel distretto di Lublino, andò avanti piuttosto lentamente dal novembre 1941 ad opera di operai polacchi sotto la direzione di un ''kommando'' di costruzione delle SS, a dicembre vennero posati i binari a scartamento ridotto. Dopo Natale, dopo l'allontanamento degli operai polacchi e la loro sostituzione con manodopera coatta ebraica, arrivò il dottor Helmut Kallmeyer, chimico di Berlino, per l'installazione degli impianti del gas (''Vergasungsanlagen''). A febbraio vennero costruite le torrette di guardia, vennero quindi eliminati nelle camere a gas gli operai ebrei ed il 16 marzo 1942 venne attivato il campo, sotto la direzione di Christian Wirth, inviato in precedenza insieme ad un centinaio di esperti del programma ''Aktion T4'', a Lublino da Viktor Brack per collaborare con Odilo Globocnik. Quest'ultimo, personalità fortemente ideologizzata, veterano del nazismo austriaco, assunse un ruolo centrale nella direzione del programma di annientamento nel Governatorato Generale e poté agire, godendo della piena fiducia di Himmler, in autonomia rispetto al suo superiore diretto, il capo delle SS e della Polizia in Polonia Friedrich Wilhelm Krüger. Dopo qualche contrasto iniziale di autorità tra Wirth e Globocnik, in una riunione a Berlino vennero stabilita la preminenza direttiva del capo della SS e della Polizia di Lublino, mentre Josef Oberhauser, già presente a Bełżec in ottobre, assunse il ruolo di collegamento tra Wirth e la direzione SS a Lublino.
==== Sobibór e Treblinka ====
Nel marzo 1942 iniziò la costruzione di un secondo campo nel distretto di Lublino, sempre nel quadro del programma di sterminio diretto da Odilo Globocnik, denominato ''Aktion Reinhard''; i lavori a Sobibór furono molto più veloci che a Bełżec e proseguirono sotto la direzione del ''Hauptsturmfüher'' Richard Thomalla che si avvalse della manodopera ebraica presente nel territorio e della supervisione di un esperto tecnico, Baurat Moser. Un terzo campo di annientamento, localizzato nel distretto di Varsavia, sorse a Treblinka, la costruzione venne diretta dal dottor Irmfried Eberl che impiegò due ditte di Liegnitz e di Varsavia, mentre la manodopera e i materiali erano forniti dagli stessi ebrei del ghetto della capitale. Il campo di sterminio di Sobibór venne attivato nell'aprile 1942 sotto la direzione di Thomalla, a cui seguirono Franz Stangl e Franz Reichleitner, mentre Treblinka, sorto in origine nell'agosto 1941 come campo di lavoro forzato, entrò in funzione come centro di sterminio a luglio 1942, al comando di Eberl e poi in successione di Schemmerl, Stangl e Kurt Franz. Il 1º agosto 1942 Christian Wirth, che aveva avuto contrasti con Globocnik ed anche con Rudol Höss che aveva criticato l'efficienza dei suoi metodi, cedette il comando di Bełżec al ''Haupsturmführer'' Gottlieb Hering e divenne l'ispettore generale dei tre campi della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór, Treblinka)..
I resti del campo di sterminio di Sobibór
Il personale presente nei campi di sterminio del Governatorato era costituito da un piccolo nucleo di specialisti tedeschi delle SS, in genere provenienti dalla ''Aktion T4'', addetti agli aspetti tecnici del meccanismo, e dalle guardie del campo; queste ultime erano volontari ucraini, vestiti di nero, ed equipaggiati con fucili, carabine e fruste di cuoio, addestrati nel vicino campo di formazione di Trawniki. Ogni campo disponeva di una compagnia di guardie ucraine, mentre Kulmhof aveva una compagnia di polizia tedesca della ORPO. La struttura dei tre campi della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór e Treblinka) era simile: si trattava di complessi di piccole dimensioni, isolati in territori boscosi, costituiti da alcuni edifici per le guardie, da una baracca dove venivano radunati gli ebrei, una dove si spogliavano e da uno stretto percorso, largo due o tre metri (lo ''schlauch'', il manicotto) con protezione laterale di filo spinato che le vittime dovevano percorrere per raggiungere le camere a gas. Queste erano stanze di medie dimensioni dove gli ebrei venivano ammassati per la gasazione: mentre a Bełżec si utilizzò all'inizio monossido di carbonio in contenitori (''Flaschengas''), Sobibór e Treblinka disponevano di grandi motori Diesel che emettevano monossido e diossido di carbonio. Inizialmente i centri disponevano solo di tre camere a gas ciascuno e, non essendo dotati di forni crematori, i cadaveri dovevano venire bruciati in fosse improvvisate con risultati non soddisfacenti.
Per superare le carenze tecnico-organizzative evidenziatesi ed il rischio di "sovraccarico" delle installazioni, di fronte alla massa crescente dei deportati destinati allo sterminio, tra luglio e settembre 1942 si procedette ad un vasto ampliamento dei tre centri del Governatorato; vennero quindi edificate grandi e solide costruzioni in pietra o in mattoni al posto delle baracche ed ogni campo fu dotato di sei camere a gas allineate sui lati di un corridoio centrale, mentre la stanza con il motore Diesel era situata in fondo al corridoio.
Nel periodo di massima attività il processo di annientamento si sviluppava con rapidità ed efficienza; i tre campi controllati dall'ispettorato di Christian Wirth riuscirono a sterminare più di 25.000 vittime al giorno.
==== Majdanek ====
Nel marzo 1942 l'Obergruppenführer Oswald Pohl divenne il responsabile del nuovo "Ufficio centrale economico-amministrativo delle SS" (''SS- Wirtschafts-Verwaltungshaptamt'', WVHA) che inglobava i precedenti "Ufficio del bilancio e delle costruzioni" e "Ufficio amministrazione ed economia"; diviso negli ''Amtsgruppe'' A, B, C, D e W, accumulava e gestiva un enorme potere amministrativo, burocratico ed economico dell'apparato delle SS. In particolare il WVHA, oltre a gestire i settori: amministrazione delle truppe (''Amt A'', Brigadeführer Fanslau), economia (''Amt B'', Gruppenführer Georg Lörner), costruzioni (''Amt C'', Gruppenführer Kammler) e imprese economiche (''Amt W'', Obergruppenführer Hans Lörner), accorpava anche il vecchio Ispettorato dei campi di concentramento che divenne lo ''Amt D'' sempre sotto la direzione di Richard Glücks.
La doppia recinzione esterna del campo di concentramento di Majdanek
Al massimo della sua espansione (1944) il sistema dei campi dello ''Amt D'' del WVHA di Pohl comprendeva, senza considerare i campi autonomi creati localmente dai capi delle SS e della polizia di distretto, venti campi di concentramento principali e 165 campi satelliti; i tre campi di sterminio della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór e Treblinka) organizzati da Odilo Globocnik e Christian Wirth in realtà non rientravano amministrativamente e gerarchicamente nelle competenze della sezione di Richard Glücks che invece dal settembre 1942 attivò come centro di annientamento degli ebrei anche il campo di Majdanek, denominato nella documentazione tedesca "campo di concentramento di Lublino", attivo fino a quel momento come campo per prigionieri di guerra sotto il controllo delle SS. Furono attivate tre camere a gas all'interno di un edificio a forma di U, dotate di dispositivi con monossido di carbonio in contenitori e di acido cianidrico; la prima di queste installazioni venne denominata con macabra ironia ''Rosengarten'' ("giardino di rose"). Per un anno, dal settembre 1942, vi furono uccisi 500-600 uomini, donne e bambini la settimana, deportati principalmente dal distretto di Lublino e da Varsavia, ma in parte anche dal Reich, dal Protettorato e dalla Francia.
Nonostante l'elevatissimo numero di vittime, Majdanek rimase comunque sempre nei progetti nazisti in primo luogo un campo di concentramento, "solo occasionalmente usato come campo di sterminio, al fine di eliminare coloro che non potevano venire uccisi nei campi di sterminio dell’Operazione Reinhard: Bełżec, Sobibór e Treblinka". Proprio per questa molteplicità di funzioni, Il campo di Majdanek era una struttura molto più complessa dei centri di sterminio della ''Aktion Reinhard'', con una organizzazione gerarchica guidata dal comandante del campo, prima lo Standartenführer Karl Otto Koch, quindi Max Kögel, Hermann Florstedt, Martin Weiss e infine Arthur Liebehenschel; vi era poi uno ''Schutzhaftlagerführer'', responsabile del controllo dei detenuti, a questo incarico si succedettero Hermann Hackmann, Wimmer e Thumann; infine un capo amministrativo, prima Heinrich Worster e poi Michel. Le guardie del campo di Majdanek erano comandate dallo Sturmbannführer Walter Langleist e poi dallo Hauptsturmführer Martin Melzer ed erano costituite da reparti provenienti dai ''Totenkopfstandarten'' (le "unità Testa di morto", che designavano i reparti di guardie dei campi) e da un battaglione di ''Schutzmannschaft'' ("Schuma", reparti di ausiliari reclutati nelle regioni occupate) lituano.
==== Auschwitz ====
Accanto alle metodiche di annientamento degli autocarri a gas di Chełmno e delle camere a gas con monossido di carbonio della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór e Treblinka), l'apparato della distruzione delle SS organizzò un terzo sistema più efficiente e complesso. In una regione boscosa e paludosa dell'Alta Slesia, tra i fiumi Vistola e Soła, in un ambiente umido e nebbioso, sarebbe sorto il più grande, importante e micidiale centro di sterminio. Auschwitz era una cittadina di circa 12.000 abitanti, nelle cui vicinanze erano ancora presenti baracche in rovina di un'unità di cavalleria austriaca; l'esercito tedesco vi stabilì inizialmente un reparto di truppe logistiche, ma l'Ispettorato dei campi di concentramento individuò questo posto isolato e il 21 febbraio 1940 Richard Glücks scrisse ad Himmler in termini favorevoli delle caratteristiche del luogo. A primavera arrivarono le SS, guidate dal comandante designato del nuovo campo, ''Obersturmführer'' Rudolf Höss; inizialmente i detenuti erano prigionieri politici polacchi impiegati nel lavoro forzato per le SS, le quali estesero la loro giurisdizione in una vasta area circostante designata "zona di interesse" (''Interessengebiet'') in vista di ampliamenti delle strutture.
L'entrata del campo di concentramento di Auschwitz (Auschwitz I)
All'inizio del 1941 si verificò un fatto nuovo di grande importanza: dopo alcune discussioni, il 6 febbraio i dirigenti economici del Reich ed i responsabili della IG Farben, Fritz ter Meer, capo del comitato tecnico-produttivo, e Otto Ambros, vice direttore della industria di Ludwigshafen che dirigeva il programma Buna, decisero che la quarta fabbrica per la produzione della gomma sintetica (Buna IV) sarebbe stata costruita ad Auschwitz. Carl Krauch, plenipotenziario dell'industria chimica e massimo dirigente della IG Farben, e Hermann Göring chiesero la collaborazione di Himmler per la costruzione degli impianti e per la manodopera, ed il ''Reichsführer'' decise di evacuare la popolazione della cittadina e trasferirvi gli operai; inoltre tutti i prigionieri presenti nel campo sarebbero stati a disposizione della Buna IV per il lavoro coatto in condizioni estreme; il capo del ''Amt C'' (costruzioni) del WVHA di Pohl, ''Gruppenführer'' Hans Kammler, decise l'edificazione di baracche per 18.000 prigionieri. Sorse così dalla primavera del 1941 la IG Auschwitz, diretta dal dottor Walter Dürrfeld, con due impianti industriali: il Buna IV ed una fabbrica di acido acetico; la IG Farben e le SS collaborarono strettamente per l'efficienza e l'organizzazione delle fabbriche e del campo dei lavoratori forzati annesso (Monowitz), le SS stesero le recinzioni, costruirono le baracche, organizzarono i corpi di guardia insieme con la "polizia di fabbrica" (''Werkschutz'').
Il campo di lavoro di Monowitz (Auschwitz III)
Una nuova iniziativa di Himmler e delle SS portò ad un terzo ampliamento del campo di Auschwitz; dopo l'inizio dell'operazione Barbarossa le SS richiesero la disponibilità di una parte del gran numero di prigionieri di guerra sovietici e, dopo accordi con la Wehrmacht, venne quindi deciso di costruire un grande campo per prigionieri a Birkenau, un'area vuota in parte paludosa a circa due chilometri dal campo principale, dove vennero raccolti inizialmente circa 10.000 soldati sovietici catturati; Höss seppe che Hitler aveva dato incarico di preparsi ad accoglierne oltre 100.000. In realtà dall'estate 1941 era stata presa una decisione per la soluzione del "problema ebraico" che avrebbe coinvolto in modo decisivo il complesso concentrazionario in continua espansione di Auschwitz. Dopo il colloquio tra Himmler e Höss in cui il capo delle SS motivò il ruolo centrale assegnato ad Auschwitz anche con la sua vicinanza ad importanti reti ferroviarie, Eichmann visitò il sito e studiò insieme a Höss i problemi dei trasporti. Nel frattempo il vice di Höss, Karl Fritzsch, sperimentò ad Auschwitz, in una cella del bunker, l'impiego di acido cianidrico, disponibile nel campo per la disinfestazione da parassiti, su alcuni prigionieri russi; poco dopo Höss assistette ad un secondo esperimento organizzato nell'obitorio del campo principale; il comandante di Auschwitz si convinse dell'efficienza del metodo e così da febbraio 1942 l'obitorio divenne la prima camera a gas con due forni nel crematorio. In autunno era arrivato ad Auschwitz l'ingegnere Kurt Prüfer, esperto delle SS di crematori, dipendente della società J.A. Topf und Söhne di Erfurt che si incaricò della progettazione e costruzione degli impianti di gasazione.
Ben presto, di fronte alle crescenti richieste, Höss ed Eichmann individuarono due piccole fattorie a Birkeneau che vennero, dopo importanti modifiche strutturali, attivate per le gasazioni a marzo e a giugno 1942; le due nuove costruzioni furono denominate Bunker I (sul luogo della fattoria nota come la "casa rossa") con due camere a gas e Bunker II con quattro camere a gas. Himmler assistette alla procedura di annientamento con il gas nel Bunker II nel corso della sua visita al campo il 17 e 18 luglio 1942; pienamente soddisfatto annunciò a Höss che Eichmann avrebbe potenziato i trasporti e che Auschwitz doveva prepararsi a deportazioni in massa di ebrei da utilizzare come manodopera coatta per l'industria tedesca, gli inabili al lavoro sarebbero stati eliminati nelle camere a gas (''gesondert untergebracht'', sottoposti al trattamento speciale).
La ''SS-Zentralbauleitung'' di Auschwitz (sezione centrale delle costruzioni), diretta dallo ''Sturmbannführer'' Karl Bischoff, si incaricò, in stretta cooperazione con numerose imprese private, dei grandi lavori di ampliamento del centro di sterminio; dopo l'installazioni dei cavi elettrici e delle condutture, furono costruite numerose baracche primitive a Birkenau, fu edificato un imponente sistema di torrette di guardia, venne steso ed elettrificato il filo spinato; soprattutto a Birkenau vennero progettate e costruite quattro grandi strutture (''Bauwerke'', progetti di edificio, numerati 30, 30a, 30b, 30c) per le nuove e più moderne camere a gas. La costruzione di questi grandi complessi procedette dal luglio 1942 al aprile 1943; i quattro ''Bauwerke'' divennero i crematori II e III, entrambi con due camere a gas sotterranee e cinque fornaci, entrati in attività nel marzo e giugno 1943; il crematorio IV, con una camera a gas in superficie, doppia fornace e otto crogiuli, attivato per primo nel marzo 1943, e il crematorio V, con una camera a gas di superficie, doppia fornace e otto crogiuli, attivo dall'aprile 1943. Queste strutture di annientamento permettevano di bruciare subito i cadaveri, che invece nei Bunker I e II dovevano essere sotterrati in fosse comuni con risultati deplorevoli. Nei crematori II e III l'acido cianidrico in cristalli (Zyklon B) veniva gettato nei sotterranei attraverso gli sfiatatoi, mentre nelle camere di superficie dei crematori IV e V i cristalli venivano immessi attraverso le mura laterali nelle stanze, dove passavano allo stato gassoso.
L'entrata del campo di sterminio di Birkenau (Auschwitz II)
Nella primavera del 1942 venne presa in considerazione l'esigenza di costruire una stazione ferroviaria a Birkenau; venne progettata una linea ferrovia che attraversasse l'edificio delle guardie all'entrata, connessa con la linea che giungeva alla stazione preesistente di Auschwitz. Questo scalo dipendeva dalla ''Reichsbahndirektion Oppeln'' dell'Alta Slesia, diretta prima da Wilhelm Pirath e poi da Hans Geitmann, subordinata a sua volta alla ''Generalbetriebsleitung Ost'' guidata da Ernst Emrich. I lavori per la nuova tratta ferroviaria proseguirono con molte difficoltà tecniche ed organizzative e furono completati solo nella primavera del 1944 quando la linea venne utilizzata per il trasporto degli ebrei ungheresi a Birkenau.
Rudolf Höss diresse l'ampliamento del centro di sterminio e condusse il programma di annientamento degli ebrei fino al novembre 1943, quando passò alla guida dello ''Amt D-I'' (l'ufficio centrale della sezione della WVHA responsabile dei campi) e venne sostituito da Arthur Liebehenschel a cui successe nel luglio 1944, dopo un breve ritorno di Höss, Richard Baer. Il complesso quindi venne diviso in tre parti: il vecchio campo di Auschwitz (Auschwitz I, lo ''Stammlager'', il campo originario), diretto prima dallo stesso Liebehenschel e poi da Baer; il centro di sterminio di Birkenau (Auschwitz II), guidato dallo ''Sturmbannführer'' Fritz Hartjenstein e poi dallo ''Hauptsturmführer'' Josef Kramer; il campo della IG Farben (Auschwitz III o Monowitz), sotto la direzione dello ''Hauptsturmführer'' Heinrich Schwarz. L'apparato delle guardie dei tre campi era guidato dallo ''Sturmbannführer'' Hartjenstein che disponeva di cinque compagnie ''Totenkopfsturmbann'' ad Auschwitz I, di quattro compagnie più una compagnia di guardie con cani (''Hundelstaffel'') a Birkenau, e di una compagnia rinforzata dalla polizia di fabbrica a Monowitz; in totale le guardie SS, reclutate anche tra tedeschi etnici e tra personale di seconda scelta, raggiunsero il numero massimo di 3.500 uomini nel dicembre 1943 a fronte di una popolazione media di detenuti di circa 70.000 persone.
Ad Auschwitz la macchina dell'annientamento raggiunse la sua massima efficienza. Rudolf Höss, non molto convinto dei metodi adottati da Christian Wirth con il monossido di carbonio nei campi della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór e Treblinka), adottò invece lo Zyklon B che si rivelò molto più efficiente, manifestando il suo effetto letale in un tempo più breve (3-15 minuti); inoltre le camere a gas di Birkenau potevano contenere fino a 2.000 vittime per volta contro solo 200 a Treblinka; nell'ultimo periodo il centro di sterminio divenne in grado di sterminare fino a 6.000 persone al giorno.
Rudolf Höss, comandante del campo di sterminio di Auschwitz
Lo Zyklon era un prodotto chimico utilizzato per la "lotta contro i parassiti" per disinfestazioni industriali, disinfezione di abiti e disinfestazioni da pidocchi, prodotto dalla Degesch (''Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekämpfung mbH'', "Società tedesca di lotta contro i parassiti"), un'azienda di proprietà della IG Farben (42,5% del pacchetto azionario), della Degussa (42,5%) e della Goldschmidt (15%). In realtà la Degesch si limitava alla distribuzione dello Zyklon che era invece prodotto concretamente dalla Dessauer Werke a Dessau e dalla Kaliwerke a Kolín (vicino a Praga), mentre lo stabilizzatore del composto chimico proveniva dalla IG Farben di Uerdingen. A loro volta due altre società si occupavano della vendita al dettaglio dello Zyklon: la Heli e la Tesch und Stabenow (Testa); era la Testa che assicurava le forniture alle strutture governative. La ripartizione dei quantitativi dello Zyklon era decisa da una sezione del ministero degli armamenti e della produzione di guerra di Albert Speer, la cosiddetta "Commissione di lavoro disinfezione e lotta contro le epidemie" che stabiliva l'assegnazione del prodotto chimico tra esportazioni, ditte private e forze armate; le forniture alla SS dipendevano dal "Deposito centrale d'Igiene delle SS", diretto dal capo dell'Igiene delle SS, Joachim Mrugowski.
Lo Zyklon era prodotto e venduto a varie concentrazioni in relazione al suo utilizzo, distinte da lettere dell'alfabeto; la formulazione "B", adoperata normalmente per la disinfezione dei vestiti, era quella impiegata ad Auschwitz. Le richieste dei quantitativi dello Zyklon B da parte del centro di sterminio partivano dal responsabile della disinfestazione, ''Obersturmführer'' Kurt Gerstein, e arrivavano all'ufficio di Mrugowski; l'ordinazione poi arrivava alla Testa, alla Degesch e alla Dessauer, da Dessau il prodotto veniva quindi inviato direttamente alla "Divisione di disinfestazione e disinfezione" di Auschwitz; le consegne venivano effettuate ogni sei settimane a causa dei problemi di deterioramento del prodotto e delle notevoli esigenze quantitative per le procedure di annientamento nelle camere a gas.
=== Meccanismo dell'annientamento nei campi di sterminio ===
==== Deportazioni nei centri di annientamento ====
Il 18 settembre 1941 Hitler prese la decisione di autorizzare l'inizio dell'evacuazione all'est degli ebrei tedeschi del Reich e del Protettorato; le deportazioni dei primi contingenti di circa 70.000 persone iniziarono il 14 ottobre ed in un primo momento gli ebrei furono trasferiti nel ghetto di Lodz e nei ghetti di Riga e Minsk. Mentre questi ultimi vennero immediatamente uccisi sul posto, in particolare nell'eccidio del Forte IX di Kaunas e nel massacro del bosco di Rumbula a Riga, i deportati nel ghetto di Lódź vennero a loro volta "evacuati" nel campo di sterminio di Chełmno dove vennero sterminati negli autocarri a gas a partire dal dicembre 1941, insieme ad oltre 100.000 ebrei provenienti dal Warthegau di cui venne attivata la deportazione nel marzo 1942.
Adolf Eichmann, capo del dipartimento IVB4 del RSHA, il principale pianificatore e organizzatore della deportazione degli ebrei nei campi di sterminio
La deportazione degli ebrei del Governatorato nei centri di annientamento della ''Aktion Reinhard'' di Globocnik procedette sistematicamente dalla primavera 1942; dopo i primi trasferimenti dal ghetto di Lódź, da aprile iniziarono le "evacuazioni" dal distretto di Lublino, compresi ebrei tedeschi provenienti dal Reich, verso il campo di sterminio di Bełżec e, a maggio, verso il campo di sterminio di Sobibór.; anche gli ebrei del distretto di Leopoli e del distretto di Cracovia furono deportati ed annientati a Bełżec nello stesso periodo Il 23 luglio 1942 ebbe inizio l'evacuazione del ghetto di Varsavia e la deportazione degli ebrei che vi erano stati ammassati in gran numero; il capo del Consiglio ebraico del ghetto, Adam Czerniaków, preferì suicidarsi alla notizia delle decisioni delle autorità tedesche, i convogli dei deportati vennero diretti per lo sterminio in gran parte nel nuovo centro di annientamento di Treblinka, mentre un piccolo numero venne ucciso a Majdanek da settembre 1942. Treblinka divenne nell'estate 1942 il campo principale del massacro degli ebrei del Governatorato provenienti, oltre che da Varsavia, dai distretti di Radom, di Białystok e in parte di Lublino, mentre i restanti ebrei dei territori incorporati del Warthegau, della Prussia orientale, dell'Alta Slesia e dei ghetti minori vennero trasportati ad Auschwitz che iniziò la sua attività.
''Großaktion Warschau'', inizia il rastrellamento e la deportazione degli ebrei di Varsavia
Il 26 marzo 1942 iniziarono le deportazioni degli ebrei della Slovacchia che in gran parte vennero sterminati a Sobibór, mentre una parte venne trasferita ad Auschwitz e Majdanek; nello stesso periodo venne attivato il programma di "soluzione finale" anche nei paesi dell'Europa occidentale e settentrionale che avrebbe condotta alla deportazione sincronizzata nell'estate 1942 degli ebrei dalla Francia, Paesi Bassi, Belgio e Norvegia. Elemento propulsivo ed organizzativo decisivo in queste complesse operazioni di "evacuazione all'est" fu Adolf Eichmann ed il suo gruppo di collaboratori della Sezione IVB4 del RSHA. Eichmann, Rolf Günther, Theodor Dannecker, Alois Brunner, Dieter Wisliceny, Friedrich Bosshammer, diedero prova di fanatica determinazione per raggiungere l'obiettivo di individuare, rastrellare e deportare nei campi di sterminio tutti gli ebrei presenti nella sfera di dominio del Terzo Reich. Lo stesso Eichmann in precedenza aveva visionato i centri di sterminio in costruzione per verificarne le capacità tecniche di annientamento.
Sotto la pressione degli "esperti" di Eichmann, le deportazioni dalla Francia iniziarono il 4 giugno 1942 in direzione dei campi di Sobibór, Majdanek e Auschwitz; gli ebrei del Belgio, concentrati preventivamente nel campo di Malines, partirono per Auschwitz in agosto, mentre già in luglio avevano avuto inizio i trasporti degli ebrei olandesi dal campo di concentramento di Westerbork in direzione dei centri di sterminio di Auschwitz e Sobibór; il 25 ottobre iniziarono le deportazioni ad Auschwitz degli ebrei dalla Norvegia. Nei primi mesi del 1943 le operazioni di annientamento delle popolazioni ebraiche dei territori orientali vennero quasi totalmente completate nei campi della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór e Treblinka) che quindi cessarono progressivamente la loro attività, mentre assunse un ruolo centrale il campo, grandemente potenziato e perfezionato tecnicamente, di Auschwitz-Birkenau dove vennero diretti per lo sterminio le comunità superstiti.
A partire dal 15 marzo 1943 vennero quindi deportati ad Auschwitz gli ebrei di Salonicco, cui seguirono le deportazioni nel campo dell'Alta Slesia dalla Macedonia, dalla Tracia, dalla Croazia; il 16 ottobre 1943, dopo il crollo dell'Italia, l'occupazione tedesca e la costituzione della RSI, iniziarono le deportazioni dalla penisola verso Auschwitz, mentre Bulgaria e Romania riuscirono a bloccare i programmi di "evacuazione all'est" dei loro ebrei.
Nella primavera 1944 invece, dopo l'occupazione tedesca dell'Ungheria, Eichmann e i suoi uomini, Wisliceny, Novak e Hunsche, riuscirono ad organizzare con grande rapidità e fanatica efficienza la concentrazione e la deportazione della numerosa comunità ebraica; da aprile a luglio oltre 430.000 ebrei ungheresi vennero "evacuati" ad Auschwitz-Birkenau ed immediatamente sterminati. Il campo di sterminio di Birkenau fu sottoposto a grande pressione per il suo compito di annientamento, fino a 10.000 vittime furono gasate al giorno; nonostante la capacità teorica dei forni crematori di bruciare 44.000 cadaveri quotidianamente, le squadre di ''Sonderkommando'' dovettero essere potenziate e i corpi vennero anche in parte bruciati in enormi fosse comuni all'aperto.
Caricamento di un convoglio di deportati ebrei destinato ai centri di sterminio
Elemento fondamentale del programma di deportazione verso i centri di annientamento era il meccanismo del trasporto ferroviario affidato alla ''Reichsbahn'', la grande ed efficiente struttura delle ferrovie tedesche diretta da Albert Ganzenmüller; gli ebrei venivano trasportati su carri bestiame considerati "treni viaggiatori speciali" (''Sonderzüge''), e la richiesta dei mezzi per la deportazione partiva dall'ufficio di Eichmann IVB4 a cura del capo della sezione Trasporti, Franz Novak. La Divisione operativa della ''Reichsbahn'', dopo aver ricevuto la richiesta dal IVB4, organizzava il trasporto ed inviava le direttive al ''Generalbetriebsleitung Ost'' (la direzione generale ferroviaria dell'est, diretta da Ernst Emrich) che tramite un ''Sonderzuggruppe'', pianificava l'assegnazione dei vagoni, gli orari, gli ordini di percorso e le date di partenza e arrivo. Questo piano di base veniva poi comunicato alle ''Reichsbahndirektion'' territoriali che si occupavano delle decisioni di dettaglio dei convogli.
Nell'Europa nazista la ''Reichsbahn'' controllava direttamente, con direzioni distaccate, le linee ferroviarie nel Governatorato, nei territori occupati dell'est, in Francia, Belgio, Paesi Bassi, mentre esistevano plenipotenziari della ''Reichsbahn'' nelle reti ferroviarie autonome dei paesi satelliti (Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovacchia) e del Protettorato. Invece in Norvegia, Croazia, Serbia, Grecia e in Italia i trasporti ferroviari dipendevano dalle direzioni dei trasporti militari della Wehrmacht. Di grande importanza era la funzione della ''Generaldirektion der Ostbahn'' (Gedob), diretta da Adolf Gerteis, che controllava, gerarchicamente dipendente dalla ''Generalbetriebsleitung Ost'', la rete ferroviaria del Governatorato; era la Gedob che organizzava i trasporti verso i campi di sterminio dell''Aktion Reinhard''; la ''Reichsbahndirektion Oppeln'' dell'Alta Slesia era invece responsabile di tutti i treni per Auschwitz.
==== Organizzazione del campo di sterminio ====
Auschwitz, il più importante campo di sterminio nazista
Nei campi di sterminio erano presenti detenuti impiegati per le costruzioni e per la manutenzione del campo o utilizzati come manodopera forzata nelle fabbriche; inoltre una parte dei deportati poteva essere temporaneamente risparmiata per problemi tecnici o di sovraccarico nel meccanismo di distruzione; in quest'ultimo caso la morte era solo rinviata in attesa della disponibilità delle camere a gas. Nei campi della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór e Treblinka), attivi esclusivamente nello sterminio, i detenuti impiegati in gruppi di lavoro e per la manutenzione non furono mai numerosi, mentre molto più cospicua era la popolazione dei deportati presenti nei due campi del WVHA di Majdanek e Auschwitz-Birkenau. La popolazione detenuta di questi centri variava numericamente di continuo, in relazione all'arrivo di nuovi convogli di deportati, alla periodiche azioni delle SS di "riduzione" del numero dei detenuti con l'invio dei "superflui" e degli inabili nelle camere a gas, e alle miserabili condizioni di vita all'interno del campo, dove denutrizione e malattie provocavano ulteriori decessi.
Ebrei provenienti dai Carpazi arrivano ad Auschwitz. Visibili sullo sfondo le ciminiere dei crematori II e III del campo di concentramento di Auschwitz
Le condizioni di vita dei detenuti all'interno dei campi di sterminio erano deplorevoli: gli alloggi consistevano in baracche primitive, prive di ogni struttura igienica con latrine costituite da recipienti da svuotare, costruite con materiali scadenti, estremamente sovraffollate; i detenuti dormivano ammucchiati in gran numero su tavole di legno (''Pritschen'') senza coperte o cuscini. Fino all'inizio del 1943 ai prigionieri venne distribuita una divisa a strisce, ma dopo quella data le forniture cessarono e le vittime, tranne quando impiegati nei campi di lavoro, rimasero con abiti normali in condizioni miserevoli, identificati con la stella di Davide, mentre un numero di registrazione venne tatuato sull'avambraccio. La mancanza di cibo adeguato e le conseguenti malattie provocarono un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei prigionieri e moltiplicarono i decessi; i medici SS inviavano direttamente alle camere a gas i detenuti in cattive condizioni di salute.
L'apparato delle SS organizzò un complesso sistema per mantenere il controllo dei detenuti ed impedire la formazioni di movimenti collettivi di resistenza interna ai campi; oltre all'impiego di spie e delatori reclutati tra i detenuti, le strutture amministrative e repressive organizzarono una gerarchia all'interno per disgregare la coesione; esisteva una gerarchia razziale che privilegiava i prigionieri tedeschi rispetto agli slavi e soprattutto agli ebrei, ed esisteva una gerarchia burocratica. Nelle baracche i detenuti responsabili nei confronti delle autorità SS erano suddivisi in ''Lagerlältester'' (anziano del campo), ''Blockältester'' (anziano del blocco) e ''Stubendienst'' (responsabile della baracca), mentre nei gruppi di lavoro esisteva un'altra suddivisione gerarchica: ''Oberkapo'', ''Kapo'' e ''Vorarbeiter''; nei campi del WVHA i livelli più elevati della gerarchia dei prigionieri erano assegnati ai detenuti tedeschi. Questa gerarchizzazione, accompagnata dai relativi privilegi, favoriva la disgregazione interna e la conflittualità tra i detenuti. Inoltre l'apparato repressivo disponeva lunghi ed estenuanti appelli quotidiani per verificare tutte le presenze e attuava spietate rappresaglie in caso di infrazioni con impiccagioni pubbliche.
Dal febbraio 1943 Himmler, temendo anche bombardamenti aerei alleati sui campi che avrebbero potuto favorire evasioni in massa, potenziò le strutture di controllo: ordinò la suddivisione dei campi in blocchi autonomi separati da recinzioni, la costruzione di alte mura esterne con filo spinato dai due lati e cani da guardia nel percorso interno; inoltre il percorso esterno venne minato, cani feroci (''Zereissen'') stazionavano intorno al campo, riflettori vennero montati sui pali delle recinzioni e il filo venne elettrificato. Alla metà del 1944 il capo della WVHA, Oswald Pohl, preoccupato per la massa dei detenuti destinati allo sterminio rispetto all'esiguità numerica delle guardie dei ''Totenkopfsturmbann'' e degli ausiliari ucraini o baltici, predispose un piano di emergenza in caso di tentativo di rivolta ed evasione da Auschwitz: oltre alle 3.000 guardie disponibili, i piani prevedevano l'intervento di una compagnia di emergenza della Ordnungspolizei dipendente dal capo di SS e Polizia del distretto, ''Obergruppenführer'' Ernst Heinrich Schmauser, la collaborazione della Wehrmacht con una linea di difesa esterna e del personale a terra della Luftwaffe che avrebbe reso disponibili 1.000 uomini. Inoltre la sezione della Kriminalpolizei di Katowice avrebbe eventualmente organizzato un vasto rastrellamento (''Grossfahndung'') per catturare i fuggiaschi.
Le strutture preposte al meccanismo di distruzione degli ebrei nei campi di sterminio prescrivevano procedure e regole dettagliate e precise per il comportamento e la condotta del personale dei centri; la somministrazione della violenza ritenuta necessaria per adempiere i compiti di annientamento richiesti doveva essere controllata, seguire modalità prestabilite, rimanere impersonale, freddamente tecnica e limitare le iniziative individuali per non compromettere l'efficienza del meccanismo. Nonostante l'attenzione posta dalle istanze superiori a questi aspetti dell'organizzazione dei centri, si manifestarono inevitabilmente eccessi sotto forma di sadismo da parte delle guardie, torture, aberrazioni sessuali, abusi incontrollati. Un altro elemento di disturbo e di disorganizzazione per l'amministrazione dei centri era la corruzione della gerarchia, di cui si occupò dal 1941 la sezione RSHA-V (Kriminalpolizei) diretta da Arthur Nebe e un tribunale delle SS e della Polizia. Himmler era molto rigoroso sul problema della corruzione e quindi non poteva tollerare "errori" come appropriazione illegale di beni, l'arricchimento, il disordine sessuale. Dopo un'inchiesta del tribunale XXII delle SS e Polizia di Kassel (trasformato in "tribunale speciale") venne incriminato e destituito il 20 agosto 1942 il comandante del campo di Lublino Karl-Otto Koch; dopo un clamoroso scandalo sarebbe stato giudicato, condannato a morte e giustiziato. Anche Rudolf Höss ed il campo di Auschwitz furono oggetto di una investigazione della commissione speciale di Kassel ma alla fine, grazie anche alla protezione del capo della WVHA, Oswald Pohl, il comandante uscì indenne dall'inchiesta.
==== La macchina della morte ====
Sonderkommando'' ebrei bruciano i cadaveri all'aperto. Questa procedura veniva applicata in caso di sovraccarico dei crematori
Le operazioni di annientamento delle vittime, uomini, vecchi, donne e bambini, erano l'elemento costitutivo dei centri di sterminio ed erano accuratamente pianificate ed organizzate dall'amministrazione e dal personale, secondo procedure dettagliate dirette a velocizzare il meccanismo massimizzandone l'efficienza omicida, a schiacciare con la violenza ogni opposizione, a mantenere il più possibile la calma e la disciplina tra i deportati con il rigore dell'autorità e con artifizi e inganni rassicuranti. Il meccanismo, nonostante errori e incidenti, venne perfezionato e per la sua capacità di distruzione e impersonalità industriale divenne noto tra le SS come ''am laufenden band'', "il nastro trasportatore".
All'arrivo del convoglio dei deportati destinati allo sterminio il personale del campo era già in attesa e preparato ad eseguire con precisione e rapidità le procedure stabilite, viceversa i deportati erano sconvolti e disorientati; molti non comprendevano il significato degli eventi o rifiutavano di credere ai segnali di pericolo, altri erano rassegnati alla morte. Il personale tedesco sfruttava questi vantaggi per procedere con rapidità nell'esecuzione del meccanismo, cercando di mantenere le vittime nell'illusione. I vagoni dei treni entravano direttamente all'interno delle recinzioni e venivano scaricati a gruppi; a Chełmno i deportati arrivavano nel campo di sterminio su autocarri dopo essere stati scaricati nella stazione di Koło, mentre ad Auschwitz inizialmente i deportati scendevano a Birkenau e dovevano percorrere un lungo tragitto a piedi, mentre più tardi venne costruito un binario morto a poca distanza dalle camere a gas. Per trarre in inganno gli ebrei provenienti dai paesi occidentali i tedeschi avevano studiato una serie di artifizi: a Bełżec i deportati erano accolti dalla musica di una orchestra di prigionieri ebrei del campo, a Treblinka venne creata una stazione ferroviaria fittizia con un orologio con lancette dipinte; a Sobibór altri detenuti ebrei aiutavano i nuovi arrivati nel trasporto dei bagagli e consegnavano scontrini per il ritiro, venivano distribuite cartoline per scrivere ai familiari lontani. Queste procedure non erano applicate nel caso di ebrei provenienti dai miserabili ghetti dell'est che invece erano immediatamente trattati con brutalità e violenza per paralizzare, secondo le precise direttive di Christian Wirth, ogni tipo di reazione.
Direttamente sulle banchine gli uomini delle SS procedevano a una prima spietata selezione; nei campi della ''Aktion Reinhard'' (Bełżec, Sobibór e Treblinka) solo un piccolo numero di deportati veniva scelto per il lavoro (i cosiddetti "rinati"), mentre i più vecchi, gli invalidi, gli infermi e i bambini venivano separati dagli altri e trasferiti subito in altro luogo per l'eliminazione immediata. A Bełżec venivano fucilati vicino a una fossa comune; a Treblinka erano trasferiti vicino all'infermeria (''Lazarett'') e il sergente SS August Miete, l'"angelo della morte", guidava le esecuzioni effettuate con un colpo di pistola alla nuca; i cadaveri cadevano in una fossa dove venivano bruciati. Ad Auschwitz-Birkenau invece vecchi e malati venivano subito trasportati in autocarro alle camere a gas, mentre i medici SS, Josef Mengele, Heinz Thilo, Fritz Klein e Hans Wilhelm König, effettuavano sulla banchina una sommaria valutazione delle condizioni fisiche e quindi delle capacità lavorative di tutti i deportati e decidevano sul momento il loro destino con una semplice indicazione: a destra quelli destinati al lavoro coatto e quindi provvisoriamente risparmiati, a sinistra quelli inviati subito allo sterminio. Nel campo di Auschwitz le selezioni continuavano ogni giorno tra i prigionieri adibiti al lavoro coatto: durante lo snervante appello mattutino, all'ospedale, o anche dopo ispezioni ai singoli blocchi, gli uomini delle SS procedevano a scegliere per la gasazione i detenuti in cattive condizioni di salute, deboli, non più idonei al lavoro o riottosi che venivano brutalmente caricati su autocarri e inviati alla camere di distruzione.
Deportati ebrei vengono condotti nudi verso le camere a gas di Auschwitz
La fase successiva della "catena" era il discorso di benvenuto congegnato per prolungare le illusioni e tranquillizzare le vittime; a Bełżec, nei primi tempi, lo stesso Wirth pronunciava il discorso, mentre successivamente il ruolo venne assunto da uomini delle SS preparati a pronunciare parole rassicuranti; a Sobibór in genere parlava il sergente Hermann Michel, che, vestito di bianco per sembrare un medico, era soprannominato il Predicatore per la sua abilità di inganno. Ad Auschwitz, dopo la fase iniziale caratterizzata da violenza e disordine, dal 1943 i discorsi ingannevoli furono tenuti dagli ufficiali SS Hans Aumeier, Maximilian Grabner o Franz Hössler.
A questo punto gli uomini e le donne venivano separati e condotti in baracche per svestirsi prima delle "docce"; si cercava ancora di mantenere l'inganno esortando le vittime a disporre ordinatamente gli abiti e a raccogliere in appositi contenitori effetti personali, denaro, gioielli, orologi, anelli. Nei campi della ''Aktion Reinhard'' le deportate e i ragazzi venivano rasati completamente con il pretesto di prevenire infestazioni di parassiti, mentre sembra che ad Auschwitz i capelli non venissero tagliati ma fossero prelevati sui cadaveri dopo le gasazioni. La procedura veniva quindi velocizzata al massimo nell'ultima fase per paralizzare le vittime che potevano prendere finalmente coscienza della situazione; gli ebrei, completamente nudi, venivano incanalati con violenza nel "cunicolo", lo stretto percorso che conduceva alle camere a gas, in file di cinque con gli uomini davanti, preceduti da una SS e le donne dietro, seguite da guardie ucraine con fruste, bastoni e baionette. Le vittime erano costrette a percorrere di corsa con le mani in alto la cosiddetta "strada per il Paradiso" fino all'edificio della camera a gas, identificato con il cartello "locale doccia e inalazioni" dove, ormai in preda al terrore, alla disperazione o a rassegnato fatalismo, dovevano attendere il loro turno di entrata nella sala di annientamento.
Gli ebrei venivano ammassati brutalmente all'interno della camera a gas, stipati al massimo, quindi le porte venivano ermeticamente chiuse; le vittime si accorgevano delle finte docce, alcuni urlavano o piangevano, altri pregavano. Dopo lo spegnimento di tutte le luci, nei campi della ''Aktion Reinhard'' l'addetto all'accensione del motore dava il via, su preciso ordine, alla gasazione; a Treblinka il compito spettava a una guardia ucraina, mentre a Bełżec al sergente Lorenz Hackenholt. L'operazione di sterminio poteva essere piuttosto lenta e durare anche trenta o quaranta minuti, mentre ad Auschwitz la procedura era più efficiente. Dopo lo spegnimento delle luci all'interno della camera a gas, arrivava un autocarro con le insegne della Croce Rossa che trasportava lo Zyklon B; SS equipaggiati con maschere antigas (i "disinfestatori") aprivano i contenitori del gas e, dopo l'ordine dell'addetto, sergente maggiore Otto Moll, versavano i cristalli. Lo Zyklon B veniva immesso, nel quantitativo letale di un milligrammo per ogni chilo di peso, attraverso botole nascoste in strutture di cemento a fungo presenti nella terrazza erbosa che copriva il soffitto dell'edificio; i cristalli scendevano all'interno di pilastri perforati lateralmente che arrivavano fino alle pareti delle stanze. A contatto con l'aria i cristalli si trasformavano in gas che fuoriusciva dai fori dei pilastri e invadeva la stanza; la gasazione durava tra i cinque e i quindici minuti ed era accuratamente controllata dallo ''Untersturmführer'' Grabner, mentre all'interno tra urla, terrore e impossibili tentativi di sfuggire al gas, si consumava l'annientamento delle vittime.
Sonderkommando'' ebrei
Dopo aver verificato il completamento della gasazione, veniva immessa aria nei locali; dopo circa trenta minuti veniva aperta la porta e i ''Sonderkommando'' ebraici, le squadre reclutate tra i prigionieri ebrei addette alle procedure più macabre e terribili dell'annientamento, entravano nella camera a gas muniti di maschere e iniziavano a trascinare fuori i cadaveri ammassati davanti alla porta. I corpi delle vittime erano accatastati al centro della stanza o ammucchiati contro la porta, mentre rimaneva uno spazio vuoto in corrispondenza dei punti di uscita del gas da dove le persone si erano allontanate nel disperato tentativo di evitare la morte. I ''Sonderkommando'' usavano getti d'acqua per eliminare i residui di gas e per ripulire i corpi, quindi separavano i cadaveri ammassati, li trasportavano fuori e ispezionavano gli orifizi alla ricerca di eventuali oggetti preziosi nascosti; venivano strappati i denti d'oro, mentre ad Auschwitz i capelli delle donne venivano tagliati in questa fase.
L'ultima parte del processo di annientamento nei campi di sterminio era quella dell'eliminazione dei cadaveri, che seguiva tecniche diverse nei vari centri. Nei campi della ''Aktion Reinhard'' i ''Sonderkommando'' trasportavano a mano i cadaveri fino a grandi fosse dove venivano sommariamente sepolti; la procedura era insoddisfacente. A Treblinka, a causa della quantità elevatissima di vittime, i cadaveri erano ammassati sommariamente in ogni posto disponibile; a Sobibór e Bełżec i corpi sepolti, rigonfiati dal caldo e dal processo di putrefazione, aprivano il terreno, odori nauseabondi si diffondevano nell'aria, con rischio di epidemie per contaminazione delle acque; anche ad Auschwitz inizialmente si adottò la sepoltura dei cadaveri, che causò gli stessi problemi. A partire dall'estate 1942 le procedure cambiarono: Himmler, preoccupato di eliminare le tracce dello sterminio in atto, incaricò Paul Blobel, in precedenza comandante di un ''Einsatzkommando'' all'est, di studiare e mettere in pratica nuovi metodi di distruzione dei cadaveri ed eliminare le ingombranti fosse comuni. Blobel, alla testa del cosiddetto ''Sonderkommando 1005'', iniziò con il campo di sterminio di Chełmno, disseppellendo i cadaveri e adottando, dopo vari esperimenti tecnici, il metodo della cremazione dei corpi in grandi pire all'aperto, mentre le ossa venivano macinate con una speciale macchina tritaossa (''Knochenmühle''). Nei campi della ''Aktion Reinhard'' quindi si procedette alle riesumazioni in massa ed all'incenerimento dei corpi: a Bełżec la procedura, in grado di bruciare 2.000 cadaveri al giorno, rimase in funzione fino a marzo 1943; a Treblinka e Sobibór si utilizzarano escavatori per estrarre i corpi, i ''Sonderkommando'' procedevano quindi a trasportarli fino a grandi griglie fabbricate con vecchie rotaie dove potevano essere impilati fino a 3.000 corpi per volta. A Treblinka si bruciarono anche 7.000 cadaveri al giorno e l'odore della carne bruciata si diffondeva a chilometri di distanza.
Ad Auschwitz, con la costruzione dei nuovi impianti dotati di forni crematori di grande capacità, la procedura raggiunse la sua massima efficienza tecnica; subito dopo la gasazione e l'ispezione dei cadaveri, i ''Sonderkommando'' ebrei caricavano i corpi su montacarichi che salivano al piano superiore dell'edificio: qui erano i forni sempre accesi, alimentati a carbone e ossigeno, dotati di ventilatori elettrici per migliorare la combustione. I detenuti ebrei caricavano tre cadaveri per volta su barelle predisposte che poi spingevano all'interno del forno; in venti minuti i corpi erano bruciati completamente e le ceneri venivano poi scaricate nelle acque della Vistola o del Soła. Nonostante la capacità tecnica di queste procedure, nel periodo delle gasazioni in massa degli ebrei ungheresi nell'estate 1944 il campo di Auschwitz dovette organizzare grandi fosse all'aperto di 40 metri di lunghezza in cui bruciare velocemente una parte dei cadaveri.
==== Esperimenti medici e confische ====
I medici tedeschi, dopo aver ottenuto l'autorizzazione dai capi del Reich, diedero anche il via a una sperimentazione di massa su cavie umane, con l'intento di eseguire ricerche mediche. I risultati vennero recuperati alla fine della guerra con l'Operazione Paperclip dagli americani. Ad esempio, l'odierna conoscenza delle reazioni del corpo umano al congelamento si basa quasi esclusivamente su tali esperimenti. Essi venivano infatti condotti per capire a che temperatura, nell'acqua gelata, il corpo potesse resistere e tutte le tecniche di rianimazione associate all'ipotermia. Questi ultimi furono condotti per capire come salvare i piloti militari abbattuti nei mari freddi.
Le procedure di annientamento nei campi di sterminio prevedevano la sottrazione di tutti i beni e gli effetti personali dei deportati; il meccanismo prevedeva una complessa procedura amministrativo-burocratica differenziata nei vari campi. A Chełmno il ''Gauleiter'' del Wartheland, Arthur Greiser affidò l'organizzazione alla ''Gettoverwaltung'' di Lódź (direzione del ghetto) il cui dirigente, Hans Biebow costituì un deposito dei beni a Pabianice. Ad Auschwitz le fasi di raccolta, smistamento, inventario e deposito dipendevano dal capo amministrativo del campo, prima Wilhelm Max Burger, poi Karl Möckel, mentre i campi del Governatorato, Majdanek, Bełżec, Sobibór e Treblinka dipendevano direttamente da Globocnik che organizzò una ''Zentralkartei'' (registro centrale) ed un deposito centrale a Lublino dove furono raccolte tutte le confische della ''Aktion Reinhard''.
La procedura era accuratamente organizzata in tutte le fasi; gruppi di ebrei raccoglievano i bagagli delle vittime sulla banchina ferroviaria, altre squadre recuperavano gli abiti e gli oggetti di valore lasciati nelle baracche prima della gasazione, i ''Sonderkommando'' tagliavano i capelli e toglievano i denti d'oro ai cadaveri. L'inventario dei beni sottratti ai deportati era molto rigoroso ed Himmler richiedeva grande precisione anche per evitare furti e corruzione tra il personale SS. Le confische dei beni delle vittime prevedevano modalità dettagliate per la loro distribuzione; in teoria tutto il bottino era di "proprietà del Reich" e veniva distribuito sotto la direzione del WVHA di Pohl ed in particolare del ''Amt A'' (amministrazione) diretto da August Frank. La ripartizione prevedeva che il denaro, i titoli mobiliari, metalli rari, oggetti preziosi, gioielli, perle, oro, denti, fossero inviati alla ''Reichsbank''; i tessuti, vestiario, oggetti vari, biancheria, andavano assegnati al VOMI (''Volksdeutsche Mittelstelle'', l'organizzazione di aiuto dei tedeschi etnici), i capelli servivano per confezionare calzature di feltro per gli equipaggi degli U-Boot e per i dipendenti delle ferrovie tedesche. I prodotti più scadenti venivano assegnati ai detenuti dei campi di concentramento. La ''Reichsbank'' organizzò vasti depositi per raccogliere i beni preziosi raccolti nei centri di sterminio; i proventi dalla vendita di questi beni erano depositati in un conto speciale fittizio intestato a "Max Heiliger", mentre una parte servirono a creare i "fondi Reinhardt" utilizzati dalle SS per finanziare le loro attività industriali.
=== Occultamento e chiusura dei centri di sterminio ===
L'apparato nazista della distruzione mise grande attenzione a mantenere il massimo segreto sulle micidiali strutture predisposte per lo sterminio degli ebrei d'Europa, in primo luogo le costruzioni e le procedure furono velocizzate al massimo per accelerare i tempi del massacro, inoltre venne studiato un linguaggio in codice per celare nella documentazione i cruenti fatti in corso. A questo scopo le deportazioni venivano indicate come "evacuazioni all'est" verso campi di lavoro; i centri di annientamento erano designati ''Arbeitslager'' o ''Konzentrationslager''; Birkenau ufficialmente divenne prima il ''Kriegsgefangenenlager'' (campo di prigionieri di guerra) e poi il KZ Au II (campo di concentramento Auschwitz II). Nella terminologia degli esecutori le camere a gas sotterranee divennero ''Sonderkeller'' (cantine speciali), le camere a gas di superficie ''Badeanstalten für Sonderaktionen'', bagni per azioni speciali; furono proibite fotografie dei campi, le uccisioni vennero sempre definite "trattamento speciale" (''Sonderbehandlung'') e le operazioni di sterminio divennero le "sistemazioni speciali" (''gesondert untergebracht'').
Detenuti in stato d'inedia, a Buchenwald nel 1945
Era inoltre richiesto il massimo riserbo al personale dei centri di sterminio che doveva giurare di mantenere il segreto; fughe di notizie erano comunque inevitabili e voci si diffusero ampiamente riguardo all'esistenza e all'attività di questi centri misteriosi; lo stesso ''Obersturmführer'' Gerstein informò chiaramente un diplomatico svedese che a sua volta passò le notizie a Stoccolma che però non le divulgò. I visitatori dei centri di sterminio, anche se di alto rango, erano tenuti lontani con pretesti dalle installazioni di annientamento ed anche Hans Frank non riuscì ad ottenere informazioni precise. I segni dello sterminio in corso erano però difficilmente occultabili completamente; tra gli abitanti nei villaggi vicini correvano notizie, i fumi delle ciminiere dei crematori di Auschwitz sempre accesi erano visibili a diciannove chilometri di distanza, odori nauseabondi si diffondevano nell'aria; circolavano racconti sul grasso dei cadaveri utilizzato dai tedeschi per la produzione di sapone, poi rivelatisi completamente falsi.
Rovine del crematorio III (nuova numerazione), distrutto durante la rivolta nel campo di Auschwitz il 7 ottobre 1944
Alla metà del 1943 l'opera di distruzione della ''Aktion Reinhard'' aveva già raggiunto la maggior parte dei risultati previsti; quindi si procedette alla chiusura ed all'occultamento dei centri di annientamento; a marzo il ''Sonderkommando'' Bothmann abbandonò Chełmno e venne trasferito in Croazia e il campo venne temporaneamente chiuso. Dopo una breve riattivazione nel giugno-luglio 1944 per completare lo sterminio degli ebrei del ghetto di Lódź, venne definitivamente disattivato nel gennaio 1945; i ''Sonderkommando'' ebrei vennero eliminati e le strutture incendiate. Due rivolte dei prigionieri a Treblinka e Sobibór accelerarono la chiusura di questi centri; il 2 agosto 1943 circa 150-200 detenuti riuscirono, dopo essersi impossessati di armi ed esplosivi, a scatenare una rivolta ed a fuggire da Treblinka, ma vennero poi ripresi e uccisi quasi tutti. Una seconda rivolta scoppiò il 14 ottobre a Sobibór: negli scontri furono uccise nove SS, tra cui il vicecomandante Niemann, ma i fuggiaschi vennero eliminati dagli uomini della ''Schupo'' e dai rinforzi della SD; solo circa 40 o 50 sopravvissero.
Nell'autunno 1943 il ''Kommando Wirth'' ricevette l'incarico di chiudere e distruggere senza lasciare traccia i tre campi della ''Aktion Reinhard''. Entro ottobre terminarono le gasazioni: Bełżec venne rasa al suolo e sul terreno furono piantati alberi di pino, a Treblinka, dopo la demolizione completa del centro, venne costruita una fattoria agricola ucraina, e anche Sobibór venne distrutto. Wirth e i suoi uomini furono trasferiti in missione di guerra in Istria contro i partigiani e l'ex responsabile dei campi di distruzione del Governatorato rimase ucciso in combattimento nella primavera del 1944.
Alla metà del 1944 erano ancora attivi solo i due grandi centri dipendenti dal WVHA di Oswald Pohl. La grande offensiva sovietica dell'estate mise in pericolo Majdanek (Lublino); la rapidità dell'avanzata dell'Armata Rossa impedì di evacuare e distruggere in tempo il campo, che quindi cadde il 23 luglio 1944 ancora intatto in mano dei soldati russi della 2ª Armata corazzata della Guardia del generale Semën Bogdanov, dipendente dal 1° Fronte bielorusso del maresciallo Konstantin Rokossovskij: ciò permise loro di trovare le spaventose tracce del processo di annientamento. I sovietici si impadronirono anche dei magazzini della ''Aktion Reinhard'' che erano stati trasferiti a Lublino; la scoperta ebbe risonanza mondiale ed esacerbò la propaganda anti-nazista, provocando inoltre aspre dispute di responsabilità tra alcuni dirigenti tedeschi.
Prigionieri del campo di Auschwitz liberati dai soldati dell'Armata Rossa nel gennaio 1945
Nel frattempo ad Auschwitz era in corso il processo di annientamento degli ebrei ungheresi: oltre 600.000 deportati vennero trasferiti nel centro tra maggio e ottobre 1944 ed in maggioranza sterminati; nel novembre 1944 Himmler prese la decisione, essendo la "questione ebraica" sostanzialmente "risolta", di chiudere anche quest'ultimo centro di distruzione. A Monowitz, bombardato ripetutamente dalle forze aeree alleate, la IG Farben predispose i piani di evacuazione del campo industriale. Il 7 ottobre 1944 scoppiò una rivolta nel campo di sterminio, dove era sorta una struttura di resistenza tra i prigionieri costituita principalmente da polacchi collegati con il governo in esilio a Londra e da comunisti; un ''Sonderkommando'' ebraico si ribellò e riuscì a incendiare il crematorio III, ma la reazione tedesca fu spietata: la rivolta venne sedata e 450 detenuti furono uccisi.
Il 12 gennaio 1945 l'Armata Rossa sferrò la grande offensiva sulla Vistola che, provocando il crollo del fronte tedesco in Polonia, mise in immediato pericolo il campo di Auschwitz; il 17 gennaio venne quindi decisa l'evacuazione dei detenuti ancora presenti, 31.800 nel campo principale (compreso Birkenau) e 35.100 a Monowitz. In dieci giorni, nella crescente confusione, questi prigionieri furono quindi trasferiti con le sfibranti "marce della morte" a piedi in pieno inverno, verso altri campi all'ovest, mentre le SS dell''Obergruppenführer'' Schmauser fucilarono numerosi detenuti rimasti, tra cui 200 donne, e incendiarono i crematori I e II. Il primo mattino del 27 gennaio i tedeschi fecero saltare anche l'ultimo crematorio, il IV, che era rimasto in funzione fino all'ultimo per bruciare i cadaveri. Il pomeriggio del 27 gennaio 1945 i reparti sovietici della 60ª Armata del 1° Fronte ucraino del maresciallo Ivan Konev, 100ª e 107ª Divisione fucilieri, entrarono nel complesso dei campi di Auschwitz, liberando 7.000 superstiti e recuperando grandi quantità di materiali appartenuti alle vittime, tra cui 368.820 abiti da uomo, 836.255 cappotti e vestiti da donna, 5.525 paia di scarpe da donna, 13.964 tappeti, molti abiti da bambino, sette tonnellate di capelli.
=== Bilancio ===
Il cosiddetto telegramma Höfle, il messaggio in codice inviato a Berlino nel gennaio 1943 da Hermann Höfle, principale collaboratore di Odilo Globočnik, per comunicare i risultati ottenuti dal programma di annientamento degli ebrei nella ''Aktion Reinhard''
L'11 gennaio 1943 Hermann Höfle, collaboratore principale di Globocnik a Lublino, presentò un rapporto riassuntivo in codice, indirizzato al vice-comandante della polizia di sicurezza del Governatorato (il colonnello SS Franz Heim), dei risultati raggiunti fino a quel momento dalla ''Aktion Reinhard'': l'ufficiale SS elencò il numero dei cosiddetti "arrivi registrati al 31 gennaio 1942"; in realtà si trattava di un consuntivo degli ebrei uccisi nei centri di distruzione con statistiche separate per i vari campi. Secondo questo documento in quattro campi di sterminio (Bełżec, Treblinka, Sobibór e Majdanek) erano stati uccisi non meno di 1,2 milioni di ebrei attraverso delle camere a gas che utilizzavano il monossido di carbonio. Dalla comunicazione di Höfle risultava che la maggior parte degli ebrei polacchi era stato ucciso a Bełżec (434.508) e a Treblinka(713.555), seguiti da Sobibór (101.370) e Majdanek (24.733).
Il processo di distruzione nei centri di annientamento, che aveva quindi già sterminato buona parte degli ebrei del Governatorato, sarebbe continuato ancora fino al novembre 1944 quando venne disattivato Auschwitz-Birkenau; secondo Raul Hilberg, al termine circa 3 milioni di ebrei furono sterminati nei sei centri. A Chełmno, attiva dal dicembre 1941 al settembre 1942 e nuovamente per un breve periodo nel giugno-luglio 1944, furono uccisi 150.000 ebrei; a Bełżec da marzo a giugno 1942 e da ottobre 1942 a ottobre 1943, 550.000, a Sobibór nello stesso periodo furono sterminati 200.000 ebrei, a Treblinka da luglio 1942 a ottobre 1943 le vittime furono 750.000. Nel campo di lavoro e sterminio di Lublino (Majdanek) furono uccisi, nel periodo settembre 1942-settembre 1943 50.000 ebrei, mentre la macchina della distruzione raggiunse il culmine della sua efferata efficienza ad Auschwitz-Birkenau dove furono uccisi circa 1 milione di ebrei dal febbraio 1942 al novembre 1944.
==== Elenco ====
Alcuni famosi campi di sterminio, concentramento e lavoro del Terzo Reich.
* Campo di concentramento di Auschwitz.
* Campo di sterminio di Bełżec
* Campo di sterminio di Chełmno (in tedesco ''Kulmhof'')
* Campo di concentramento di Majdanek
* Campo di sterminio di Maly Trostenets (in Bielorussia)
* Campo di sterminio di Sobibór
* Campo di sterminio di Treblinka
* Campo di concentramento della Risiera di San Sabba (in Italia, ma all'epoca sottoposto all'amministrazione tedesca "Zona d'operazioni del Litorale adriatico")
* Campo di concentramento di Mauthausen (in Austria)
* Campo di concentramento di Leopoli
Subito dopo la fine della guerra – a causa dell'altissima mortalità riscontrata anche in altri ''campi di concentramento'' tedeschi – a tutti i campi di concentramento venne estesa la nomea ''di sterminio'', ma col tempo il numero è stato ristretto solo a quei lager nei quali erano presenti delle installazioni specificamente ideate per l'eliminazione fisica degli internati.
''Per una panoramica completa si veda Lista dei campi di concentramento nazisti''
=== Condanna delle SS ===
Il 30 settembre 1946, i giudici del tribunale del Processo di Norimberga condannarono le SS, dichiarandole un'organizzazione criminale. I giudici sottolinearono questa sentenza dichiarando che: "le SS vennero usate per scopi che erano criminali, che comprendevano: la persecuzione e lo sterminio degli ebrei, brutalità ed esecuzioni nei campi di concentramento, eccessi nell'amministrazione dei territori occupati, l'amministrazione del programma di lavoro schiavistico e il maltrattamento e assassinio di prigionieri di guerra". La sentenza continuava dichiarando che il sospetto di crimini di guerra avrebbe coinvolto tutte le persone "che erano state ufficialmente accettate come membri delle SS... che divennero o rimasero membri dell'organizzazione sapendo che veniva usata per commettere atti dichiarati criminali dall'articolo 6 dello statuto di Londra sui crimini di guerra".
S-21 di Tuol Sleng a Phnom Penh
"Killing Fields" (it. Campi di uccisione o campi di annientamento) è il nome con cui sono conosciuti i campi cambogiani del regime di Pol Pot, a causa dell'elevata mortalità, delle durissime condizioni di vita e delle finalità con cui fu condotto il genocidio, che non consisteva solo nell'eliminazione di ogni nemico politico ma anche nella riduzione della popolazione cambogiana tramite omicidi di massa. Nella famigerata S-21, luogo di internamento per i prigionieri politici, ora sede del museo del genocidio di Tuol Sleng, su 17.000 prigionieri sopravvissero solo 7 persone.
L'equiparazione tra campi di lavoro sovietici e lager nazisti come campi di sterminio o "annientamento", è stata contestata da Primo Levi, internato nel lager di Auschwitz, e da studiosi come Domenico Losurdo, in polemica contro Hannah Arendt e Avraham Shifrin, e contro le interpretazioni di Furet e Nolte. Losurdo critica l'esistenza di una volontà omicida attiva e di campi destinati all'annientamento nel sistema concentrazionario sovietico.
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Conferenza di Jalta |
La '''conferenza di Jalta''' fu un vertice tenutosi dal 4 all'11 febbraio 1945 presso Livadija , in Crimea, durante la Seconda guerra mondiale, nel quale i capi politici dei tre principali paesi Alleati presero alcune decisioni importanti sul proseguimento del conflitto, sull'assetto futuro della Polonia, e sull'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. La conferenza era identificata nei documenti segreti con il nome in codice "Argonaut".
I tre protagonisti furono Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, capi rispettivamente dei governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e dell'Unione Sovietica.
La conferenza ebbe luogo in un momento in cui la situazione politico-strategica era fortemente favorevole all'Unione Sovietica, con l'Armata Rossa giunta a 80 chilometri da Berlino, dopo i successi dell'operazione Vistola-Oder, mentre gli Alleati occidentali, appena superata la crisi della battaglia delle Ardenne, si trovavano con le armate ancora ferme sul confine occidentale della Germania a oltre 700 chilometri dalla capitale tedesca; in Italia il fronte era bloccato da mesi sulla linea Gotica.
Lo svolgimento della famosa conferenza e le decisioni politico-diplomatiche che furono raggiunte hanno dato luogo ad accese controversie in sede di analisi storiografica e di polemica politica internazionale. Per alcuni considerata l'origine della Guerra fredda e della divisione dell'Europa in blocchi contrapposti a causa soprattutto dell'aggressivo espansionismo sovietico, la conferenza di Jalta, secondo altri analisti, politici e storici rappresentò invece l'ultimo momento di leale collaborazione tra le tre grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, i cui risultati sarebbero stati vanificati soprattutto a causa di una serie di decisioni prese da parte occidentale, e di situazioni verificatesi nei mesi seguenti del 1945.
| L'incontro si tenne in Crimea, nel Palazzo di Livadija, vecchia residenza estiva di Nicola II a Jalta, fra il 4 e l'11 febbraio 1945, pochi mesi prima della sconfitta della Germania nazista nel conflitto mondiale. Esso fu il secondo ed il più importante di una serie di tre incontri fra i massimi rappresentanti delle grandi potenze alleate, iniziati con la Conferenza di Teheran (28 novembre – 1º dicembre 1943) e conclusisi con la Conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945).
Nel dettaglio, gli accordi ufficialmente raggiunti a Jalta inclusero:
* una dichiarazione in cui si affermava che l'Europa era libera, e che invitava allo svolgimento di elezioni democratiche in tutti i territori liberati dal giogo nazista;
* la proposta di una conferenza (da tenere nell'aprile 1945 a San Francisco) in cui discutere l'istituzione di una nuova organizzazione mondiale, le Nazioni Unite (ONU); in particolare a Jalta si considerò l'istituzione del Consiglio di sicurezza;
* lo smembramento, il disarmo e la smilitarizzazione della Germania, visti come "prerequisiti per la pace futura"; lo smembramento (che prevedeva che USA, URSS, Regno Unito e Francia gestissero ciascuno una zona di occupazione) doveva essere provvisorio, ma si risolse nella divisione della Germania in Est e Ovest che finì solo nel 1990;
* furono fissate delle riparazioni dovute dalla Germania agli Alleati, nella misura di 22 miliardi di dollari;
* in Polonia si sarebbe dovuto insediare un "governo democratico provvisorio", che avrebbe dovuto condurre il paese a libere elezioni nel più breve tempo possibile;
* riguardo alla Jugoslavia, fu approvato l'accordo fra Tito e Šubašić (capo del governo monarchico in esilio), che prevedeva la fusione fra il governo comunista e quello in esilio;
* i sovietici avrebbero dichiarato guerra al Giappone entro tre mesi dalla sconfitta della Germania; in cambio avrebbero ricevuto la metà meridionale dell'isola di Sachalin, le isole Curili e avrebbero visti riconosciuti i loro "interessi" nei porti cinesi di Port Arthur e Dalian;
* tutti i prigionieri di guerra sovietici sarebbero stati rimandati in URSS, indipendentemente dalla loro volontà.
Inoltre in Romania e Bulgaria furono insediate delle Commissioni Alleate per governare tali Paesi, appena sconfitti. Nella relazione finale venne inserito l'impegno a garantire che tutti i popoli potessero scegliere i propri governanti, impegno palesemente disatteso nei decenni successivi.
Gran parte delle decisioni prese a Jalta ebbero profonde ripercussioni sulla storia mondiale fino alla caduta dell'Unione Sovietica nel 1991. Per quanto, nei mesi immediatamente successivi, sovietici ed anglo-americani avessero proseguito con successo la loro lotta comune contro la Germania nazista e l'Impero giapponese, molti storici hanno considerato la conferenza di Jalta il preludio della Guerra fredda.
Ancora oggi, nei manuali di storia la conferenza di Jalta viene descritta come l'evento epocale in cui i tre leader mondiali si spartirono l'Europa in sfere d'influenza, benché fosse già chiaro, sulla base dell'andamento militare del conflitto, che l'Unione Sovietica sarebbe stata potenza dominante nell'Europa Orientale e Centrale. Tale stato di cose era stato deciso prima dalle vittorie sovietiche sui campi di battaglia del Fronte orientale nel 1942-1944, poi dall'incapacità o non volontà degli Alleati di aprire un reale secondo fronte fino allo sbarco in Normandia del giugno 1944. Altri studiosi invece ritengono che si debba far riferimento agli accordi raggiunti alla Conferenza di Teheran nel novembre 1943, cui seguirono quelli presi a Mosca nell'ottobre del 1944, come vero inizio della divisione del mondo in blocchi contrapposti
Per Sergio Romano furono tre le ragioni che hanno creato il "mito di Jalta":
# Uno scritto del 1958 di Charles de Gaulle, che recita: ''La sovietizzazione dell'Europa Orientale non era che la conseguenza fatale di quanto era stato convenuto a Jalta''. Il generale francese Charles de Gaulle fu profondamente irritato per non essere stato invitato a Jalta.
# Il partito repubblicano americano dell'epoca, per vocazione anti-rooseveltiano. In opposizione al Presidente degli Stati Uniti, questo partito sostenne che Franklin Delano Roosevelt abbia presenziato al vertice già stanco e malato, e quindi si sia lasciato convincere da Stalin a cedergli la metà dell'Europa.
# La propensione dell'uomo a trovare sempre un unico fatto che spieghi tutto, un'unica causa degli eventi, quando invece «le vicende storiche sono il risultato di una molteplicità di fattori che sfuggono quasi sempre al loro controllo».
Le valutazioni storiografiche sulla conferenza in Crimea sono state fin dall'epoca dei fatti ampiamente discordanti.
===Interpretazioni contrarie===
Il giornalista e storico italiano Indro Montanelli ha pesantemente criticato le conclusioni della conferenza di Jalta, accusando Roosevelt di aver lasciato che l'URSS estendesse la sua influenza all'Europa Orientale senza provare ad opporsi: Proseguiva: Montanelli concludeva con la seguente constatazione:
Questa tesi storiografica è tuttora condivisa e articolata da altri storici, come il giornalista britannico Paul Johnson, e intellettuali di area conservatrice anglosassone, ad esempio Ann Coulter.
Joachim Fest ha ugualmente criticato Roosevelt,
===Interpretazioni favorevoli===
A queste interpretazioni fortemente critiche dell'andamento e delle conclusioni della conferenza si contrappongono le valutazioni di altre correnti storiografiche. Lo storico belga Jacques Pauwels evidenzia in primo lungo che alla vigilia della conferenza la situazione strategica in Europa appariva estremamente favorevole all'Unione Sovietica. Con l'Armata Rossa a 80 chilometri da Berlino e gli anglo-americani ancora fermi sul confine tedesco occidentale, sembrava probabile che i sovietici avrebbero occupato in breve tempo non solo Berlino e il territorio tedesco orientale, ma addirittura l'intera Germania. Lo stesso generale Douglas MacArthur aveva previsto che l'Unione Sovietica avrebbe dominato l'intera Europa al termine della guerra. Secondo questa interpretazione quindi, i capi anglo-americani si recarono a Jalta non per mettere in discussione l'influenza sovietica in Europa orientale, ma soprattutto per scongiurare l'eventualità di dover cedere anche tutta la Germania; avendo ottenuto da Stalin assicurazioni sulla divisione della Germania in zone di occupazione e sull'assegnazione della parte più ricca del territorio tedesco agli occidentali, essi si ritennero molto soddisfatti e favorevolmente colpiti dalla ragionevolezza del dittatore sovietico. Stalin infatti non solo confermò il suo consenso alla divisione della Germania in zone di occupazione ma approvò anche il piano di zone separate dentro Berlino. Secondo lo storico belga, il dittatore sovietico fece queste concessioni perché consapevole della debolezza di fondo del suo paese stremato dalla lunga guerra e assolutamente non in grado di affrontare con le armi le potenze anglosassoni che peraltro avrebbero dato una nuova dimostrazione della loro potenza pochi giorni dopo con il bombardamento di Dresda. Stalin quindi verosimilmente arrestò i suoi carri armati a 80 chilometri da Berlino per non irritare gli occidentali e favorire una compensazione che garantisse all'Unione Sovietica l'obiettivo realistico di una sua sfera di influenza e sicurezza in Europa centro-orientale, rinunciando alla parte più ricca della Germania.
Henry Kissinger, in: "L'arte della diplomazia", evidenzia come al momento dei fatti nei circoli politici e nell'opinione pubblica occidentale non ci fosse affatto preoccupazione per l'espansionismo sovietico; al contrario dopo la conferenza predominò un grande ottimismo, il presidente Roosevelt apparve pienamente soddisfatto ed espresse al Congresso la sua convinzione che fossero state poste le basi di un'era di "pace permanente" che avrebbe superato definitivamente i concetti diplomatici classici dell'equilibrio delle forze e delle sfere d'influenza. Paradossalmente la preoccupazione principale dei dirigenti statunitensi in questo periodo era che una malattia o un evento imprevisto accadesse a Stalin e privasse l'Unione Sovietica della sua guida. I dirigenti statunitensi erano sicuri di aver trovato in Stalin un "capo moderato", in grado di "comportarsi ragionevolmente" e che "non avrebbe creato complicazioni". Si temevano al contrario i cosiddetti "duri" del Cremlino che avrebbero potuto sostituire in futuro Stalin e dimostrarsi molto meno "ragionevoli".
Andrea Graziosi afferma che il comportamento di Roosevelt è forse criticabile per la sua passiva accettazione delle richieste sovietiche riguardo all'Europa orientale e alla Polonia in particolare, ma lo storico evidenzia come la realtà concreta sul terreno, con l'Armata Rossa che occupava militarmente quei territori, rendesse problematico porre intralci all'azione di Stalin. La situazione in Europa era stata determinata dall'andamento della guerra e dal ruolo decisivo dell'Armata Rossa che dal 1941 al 1945 aveva svolto il ruolo preponderante nella lotta contro la Germania nazista.
Mihail Geller e Aleksandr Nekrič ribadiscono che solo con la forza e un nuovo conflitto militare le potenze occidentali avrebbero potuto contendere i territori dell'Europa orientale che l'Armata Rossa aveva ormai saldamente occupato nel febbraio 1945. In questa situazione essi ritengono che Roosevelt realisticamente considerò preferibile consolidare la collaborazione con Stalin e l'Unione Sovietica per due scopi principali: garantire una pace permanente nel mondo del dopoguerra e ottenere l'aiuto sovietico nella guerra contro il Giappone. Il presidente statunitense sarebbe stato molto meno interessato alla sorte dei popoli orientali, per i quali egli peraltro, secondo lo storico statunitense John L. Harper, provava poca comprensione, essendo stati essi alleati della Germania nazista durante il conflitto. Roosevelt inoltre era anche poco propenso ad aiutare la Polonia, il cui comportamento egoistico prima del 1939 egli aveva criticato fortemente.
Giuseppe Boffa, nella sua "Storia dell'Unione Sovietica", valuta in modo sostanzialmente positivo le conclusioni della conferenza di Jalta; egli afferma che le discussioni raggiunsero risultati concreti e consolidarono la "Grande Alleanza", permettendo di concludere vittoriosamente la guerra e distruggere definitivamente il Nazismo. Egli afferma inoltre che tutte e tre le grandi potenze, compresa l'Unione Sovietica, fecero importanti concessioni. In ultima analisi anche Boffa afferma che i risultati della conferenza rifletterono "i mutamenti reali e profondi che la guerra aveva provocato nei rapporti di forza mondiali".
Giorgio Vitali, nella sua biografia di Roosevelt, cerca di chiarire il comportamento del presidente a Jalta; l'autore sottolinea come il principale interesse di Roosevelt risiedesse nella definizione dei caratteri della nuova Organizzazione delle Nazioni Unite in cui egli vedeva il pilastro su cui fondare e mantenere l'assoluta supremazia globale statunitense. Su questo argomento egli di fatto ottenne il consenso di Stalin che già in precedenza aveva approvato in linea di principio le decisioni di politica economica di Bretton Woods (Conferenza di Bretton Woods del 1°-22 luglio 1944) che sancivano concretamente il predominio planetario degli Stati Uniti attraverso il sistema monetario. Il secondo punto decisivo per Roosevelt era il concorso dell'Unione Sovietica alla guerra con il Giappone; privo di certezza sull'efficacia della bomba atomica, il presidente doveva affidarsi al parere dei suoi esperti militari, come il generale Douglas MacArthur, che ritenevano essenziale per limitare le perdite e affrettare la vittoria nel Pacifico, l'intervento in Manciuria di un grande esercito sovietico. In conclusione, secondo Vitali, Roosevelt si sarebbe comportato a Jalta in modo freddamente realistico: egli avrebbe mirato ad un mondo "equamente spartito fra due sole potenze egemoni, Stati Uniti e Unione Sovietica", in cui l'organizzazione delle Nazioni Unite e la schiacciante superiorità economica avrebbe garantito una ''pax americana''; a questo scopo diveniva inutile accentuare i contrasti con i sovietici sull'Europa, liberata dai suoi "piccoli, barbari, dittatori", o assecondare il conservatorismo britannico, la cui politica colonialista Roosevelt aveva sempre aspramente criticato.
Le scelte politiche e le azioni di Stalin nella conferenza sono state analizzate da molti autori; Gianni Rocca ritiene che il dittatore sovietico mirasse con assoluta priorità a garantire per un lungo periodo di tempo la sicurezza dell'Unione Sovietica, garantendosi un ampio territorio di influenza diretta sostenuto dai suoi eserciti; egli rinunciava in questo modo sia a intraprendere una lotta rivoluzionaria mondiale sia a rafforzare e perpetuare una solida alleanza con le potenze occidentali. Rocca afferma peraltro che Stalin non si sottrasse al clima amichevole tra i tre grandi e manifestò esplicitamente la speranza di un mantenimento della Grande Alleanza anche dopo la fine della guerra.
L'autorevole storica statunitense Diane Shever Clemens, autrice di uno degli studi più completi ed equilibrati dedicati alla conferenza, afferma, in contrasto con le interpretazioni degli storici conservatori, che in realtà il cosiddetto "spirito di Jalta", messo rapidamente da parte dai politici anglosassoni, avrebbe potuto assicurare un periodo di pace e collaborazione amichevole tra le grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. La Clemens afferma nelle sue conclusioni che il mondo della Guerra fredda non fu una conseguenza di Jalta ma al contrario sorse in contrasto con le scelte politiche delineate nella conferenza in Crimea.
L'autrice assegna la responsabilità di aver messo da parte lo "spirito di Jalta", soprattutto ai dirigenti politici anglo-americani; mentre nella conferenza Roosevelt, Churchill e i loro collaboratori ricercarono e in gran parte trovarono soluzioni di compromesso che salvaguardavano il prestigio e gli interessi dell'Unione Sovietica, assegnandogli il giusto riconoscimento per l'enorme contributo alla vittoria, successivamente i politici statunitensi rimisero in discussione le principali intese raggiunte. La Clemens afferma che furono gli statunitensi che nei mesi dopo Jalta cercarono di modificare le clausole sulle zone di occupazione in Germania, cambiarono il loro punto di vista sugli accordi raggiunti sulla Polonia, intralciarono e bloccarono gli accordi sulle riparazioni. Furono queste azioni politiche che, secondo la Clemens, indussero Stalin a sua volta a reagire con misure unilaterali. La Clemens conclude che Roosevelt e Churchill furono in grado a Jalta di mettere da parte atteggiamenti moralistici antisovietici e complessi di superiorità e quindi riuscirono per un breve momento a sviluppare una proficua cooperazione; abbandonando gli accordi di Jalta, i dirigenti statunitensi, temendo che i sovietici cercassero di avvantaggiarsi "a spese degli Stati Uniti", "formularono una previsione che fecero di tutto per realizzare".
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Confucio |
Fu il promotore di un pensiero originale, inedito nel panorama culturale cinese del VI-V secolo a.C.: il suo insegnamento può essere sintetizzato come "il tentativo di elaborare una concezione etica dell'uomo nella sua integralità e universalità", vale a dire che Confucio tentò di fornire una serie di indicazioni relativamente a quale sia il modo migliore in cui l'uomo può condurre la sua esistenza, tenendo conto di tutti gli aspetti più importanti della natura umana. Ciò comportò non soltanto l'individuazione e la ridefinizione del significato di che cosa possa significare di preciso "essere umani", ma anche la proposta da parte di Confucio di un nuovo modello per la realizzazione di sé, giudicato compatibile con l'edificazione di una comunità umana prospera e armoniosa.
L'insegnamento di Confucio si è rivelato determinante per lo sviluppo del pensiero cinese: è lecito affermare che dopo la sua morte nessuna delle scuole di pensiero, delle correnti filosofiche e dei pensatori che si susseguirono in Cina poté prescindere dal confrontarsi con quella che si presenta come una vera e propria "figura fondatrice".
Finché fu in vita Confucio poté contare su una discreta cerchia di discepoli, ma fu in particolare dopo la sua morte che i suoi insegnamenti attrassero una lunga serie di pensatori, letterati, studiosi, i quali approfondirono e rielaborarono i temi del suo insegnamento, dando vita a un movimento di pensiero che la storiografia cinese etichettò a posteriori come confucianesimo, una delle principali scuole filosofiche cinesi, assieme al legismo, al taoismo e al Buddhismo Chán.
L'insegnamento di Confucio ha avuto un grandissimo impatto sullo sviluppo della cultura, della storia e degli stili di vita di quei paesi asiatici in cui si diffuse, a partire dalla Cina per proseguire con la Corea, il Giappone e il Vietnam.
Il principale testo di riferimento per avvicinarsi al pensiero di Confucio sono i ''Dialoghi'' , una raccolta di aforismi e frammenti attribuiti al Maestro che in realtà è il frutto della selezione operata dai suoi discepoli delle generazioni successive.
Il pensiero confuciano fu introdotto in Europa nel XVII secolo ad opera dei gesuiti che nel corso delle prime missioni in Cina si impegnarono nello studio della lingua cinese e nella traduzione di alcune opere della letteratura cinese classica. Al loro lavoro si deve la prima latinizzazione del nome cinese in '''Confucius'''. Prospero Intorcetta, gesuita italiano trasferitosi in Cina nel 1659, fu tra i primi europei a tradurre l'opera di Confucio in latino e dopo appena tre anni pubblicò i suoi appunti relativi allo studio dei Quattro libri.
| * Confucio alla nascita si chiamava 孔丘 (). 孔 è un nome di famiglia (l'equivalente del nostro cognome) piuttosto comune in Cina. Il suo nome di cortesia era 孔仲尼 ().
* In Cina è noto come 孔夫子 (, Wade Giles: K'ung fu-tzu) e 孔子 (, Wade-Giles: K'ung-tzu), alla lettera ''maestro Kong''. I due suffissi che seguono il nome di famiglia sono un termine onorifico che si può infatti tradurre con "maestro", in segno di riverenza e rispetto.
* Il termine latino '''Confucius''' è la forma latinizzata di ''Kong Fuzi'', pronuncia approssimativa dei caratteri 孔夫子 utilizzata all'epoca delle prime missioni gesuite in Cina. Il primo utilizzo documentato di questo termine latino risale al 1687, anno in cui vengono date alle stampe le traduzioni latine di alcuni classici della tradizione confuciana. Da allora questa forma latina si impose nei paesi occidentali, finendo per diventare di uso comune ancora oggi.
* I nomi postumi più famosi attribuiti a Confucio nel corso della storia cinese sono:
** 褒成宣尼公 (), (I secolo d.C.)
** 至聖先師 (, ), oppure separatamente 至聖 (, ) e 先師 (, );
** 萬世師表 (, ).
Statua in bronzo di Confucio
Confucio visse in Cina nell'ultima parte del Periodo delle primavere e degli autunni (781 a.C. – 477 a.C.), un'epoca di anarchia, d'instabilità politica e di diffusa corruzione, dominata dalle guerre tra stati feudali, che – senza soluzione di continuità – si trascinerà nell'epoca successiva, il Periodo dei regni combattenti (453 a.C. - 221 a.C.), che culminerà con l'unificazione della Cina sotto un unico sovrano.
Secondo la tradizione, Confucio nacque nello Stato di Lu (ora parte dell'odierna provincia di Shandong) il 3 dicembre del 551 a.C., durante il Periodo delle primavere e degli autunni. In quest'epoca si situa anche l'inizio del movimento filosofico delle Cento scuole di pensiero.
Sempre secondo la biografia tradizionale, riportata da Sima Qian nelle sue ''Memorie di uno storico'', il padre di Confucio, Shuliang He, apparteneva ad una famiglia nobile impoverita discendente dalla dinastia Shang e aveva sposato a sessantacinque anni, in seconde nozze, una fanciulla di quindici anni, Yan Zhengzai. Un matrimonio del genere, secondo le consuetudini dell'epoca, era da considerarsi un'unione illecita (''yěhé'' 野合). Secondo alcune leggende tardive, la nascita di Confucio fu accompagnata da eventi straordinari (il neonato fu visitato da dragoni ed esseri divini e si sentì una musica celestiale), ma tali leggende sono respinte dai confuciani ortodossi, di tendenze razionaliste. Confucio perse il padre all'età di tre anni, e fu allevato dalla madre, che riuscì ad assicurargli un'istruzione anche se la famiglia viveva in povertà.
Non ci sono notizie certe sulla vita di Confucio. La sua ascesa sociale lo pone nell'ambito della classe emergente ''Shì'' (士), a metà tra la vecchia nobiltà e la gente comune, alla quale, come Confucio, appartenevano uomini di talento ma di origini modeste che cercavano di raggiungere una posizione elevata grazie alle proprie doti intellettuali. Egli stesso, riferiscono i ''Dialoghi'', vantava le sue umili origini che lo avrebbero spinto a sviluppare le sue capacità.. Molto della vita del filosofo è pervenuto dalla raccolta postuma dei "Detti di Confucio", redatta dai suoi discepoli attorno al 411 a.C. – 404 a.C., seppure la datazione della compilazione è tuttora discussa. In tale opera è esposto il pensiero filosofico – morale, così come si illustrano i precetti dettati dal maestro.
Tomba di Confucio.
Infine, vari capitoli trattano della vita privata di Confucio. Si legge che dettò i suoi pensieri ai suoi discepoli molto avanti negli anni (capitolo 7.5), che era moderato e parco (capitolo 7.16), che seguiva una vita molto appartata e modesta preferendo la campagna alla città (capitolo 7.19), che digiunava spesso e volentieri (capitolo 7.13) e mangiava procacciandosi il cibo da sé e cucinandolo di persona (capitolo 7.27), che amava insegnare non ricevendo compenso ma unicamente qualche piccola offerta in natura (capitolo 7.29), che la scuola attirava molti adepti fino a diventare elitaria (capitolo 8.9) e molto additata ad esempio di educazione (capitoli 8.13 - 8.17), ma che al contempo dava fastidio ai potenti che emarginarono il maestro e la scuola perché davano fastidio (capitolo 9.2), tanto che dovettero fuggire ed il maestro stesso rischiò la vita (capitoli 9.5 e 11.23), che furono costretti a ripiegare su umili e miseri mestieri pur di vivere (capitoli 9.6 - 9.7), che vissero per un certo periodo in esilio fuori dalla Cina (capitolo 9.14), ma anche che la scuola divenne negli ultimi tempi assai interessante per le autorità di diversi stati feudali in cui al tempo la Cina era suddivisa (capitolo 11.7) e che il maestro nell'ultima decade di vita divenne ambasciatore e rispettato uomo di corte (capitoli 10,2 - 10.4; capitoli 10.15 - 10.20), nonostante la morte del figlio Li (capitolo 11.8) e dell'allievo prediletto Yan Hui (capitoli 11.7 - 11.11) ed il tradimento dell'allievo Rau Qin (capitolo 11.17). Anche molti dei suoi allievi –vi si legge – fecero carriera sia durante la vita del maestro, che dopo la sua dipartita (capitoli 11.24 - 11.25). Secondo Mencio (370 a.C. – 289 a.C.), Confucio si sarebbe occupato dell'amministrazione di negozi e di pascoli e bestiame,
Probabilmente svolse compiti amministrativi per il governatore della provincia. Sima Qian riferisce che dopo i cinquant'anni Confucio divenne ministro della giustizia del duca di Lu, ma fu in seguito costretto a dimettersi ed andare in esilio. Iniziò quindi un lungo viaggio attraverso gli Stati di Wei, Song, cercando impiego presso i governanti come consigliere.
Tornato nello Stato di Lu, trascorse gli ultimi anni dedicandosi agli studi e all'insegnamento, circondato da un numero crescente di discepoli. Morì secondo la tradizione il 14 marzo del 479 a.C.
Libro dei riti
La visione di Confucio si fondava sui principi di un'etica individuale e sociale basata sul senso di rettitudine e giustizia (), sull'importanza dell'armonia () nelle relazioni sociali, codificate secondo precise norme etiche e rituali () mutuate dalla tradizione culturale dell'antichità. L'osservanza di tali norme consente di disciplinare le relazioni umane e garantisce l'ordine sociale mediante il rispetto delle gerarchie familiari e sociali. Grande importanza viene data ai sentimenti di lealtà () ed empatia nei confronti del prossimo, all'apprendimento inteso come percorso di studio, pratica e riflessione, e alla messa in pratica delle conoscenze apprese per il miglioramento di sé e della comunità umana.
Confucio non ha lasciato opere scritte di suo pugno. Il suo insegnamento è raccolto nei ''Dialoghi'', una raccolta di frammenti di conversazioni, aneddoti e insegnamenti che hanno come protagonista il Maestro stesso e alcuni dei suoi primi discepoli. Questi episodi, con ogni probabilità inizialmente tramandati solo in forma orale, sono stati messi per iscritto dai discepoli delle generazioni successive, fino a prendere l'assetto definitivo e costituire il libro noto ancora oggi come ''I Dialoghi di Confucio'' (che si può far risalire con certezza perlomeno al III secolo a.C).
Il testo dei dialoghi è costellato di enunciazioni di principi morali, esempi di buona condotta, brevi aneddoti e dialoghi composti di poche battute. Confucio non proponeva un insegnamento sistematico, ma invitava i suoi discepoli a riflettere profondamente su se stessi e sul mondo, approfondendo la conoscenza del passato da cui trarre insegnamento tramite lo studio degli antichi testi. Egli si presentava come un "messaggero che nulla ha inventato", il cui compito è quello di trasmettere la sapienza degli antichi. Grande importanza è data allo studio: il primo frammento con cui inizia il libro si apre proprio col carattere cinese che indica lo studio, ''xué'' (cinese semplificato: 学, cinese tradizionale: 學).
Proprio l'amore per lo studio e la volontà di migliorarsi sono gli unici requisiti che Confucio pone agli altri per divenire suoi discepoli. Questa apertura dell'insegnamento a chiunque, senza distinzioni di classe o di reddito, è uno dei motivi per cui in Cina egli è noto come il primo "Maestro" della tradizione cinese (inteso nel senso stretto di insegnante). È d'obbligo precisare che sebbene di famiglia non più ricca, Confucio apparteneva comunque alla piccola nobiltà, e il suo insegnamento era orientato alla formazione di futuri uomini di potere. Ciò non toglie che nei termini in cui il Maestro lo espresse, il suo pensiero fosse formalmente aperto a tutti, non solo ai figli della nobiltà.
Confucio proponeva ai suoi discepoli un cammino di perfezionamento della propria persona, un percorso di miglioramento delle proprie qualità morali e umane, al fine di imparare a condurre la propria vita in maniera corretta e virtuosa, imparando a comportarsi in maniera opportuna in qualunque situazione, mettendo in pratica in ogni momento gli ideali di giustizia e rettitudine che secondo Confucio sono le qualità peculiari che distinguono l'uomo da tutti gli altri esseri viventi.
Il modello che Confucio proponeva è quello dell'uomo virtuoso, il ''jūnzi'' (, talvolta tradotto come "uomo superiore". Al tempo di Confucio questo termine indicava esclusivamente la nobiltà di sangue, ma egli ne trasformò il significato, rendendolo sinonimo di nobiltà d'animo). Questo termine indica l'ideale confuciano dell'uomo che ha raggiunto la perfetta padronanza di tutte le norme di condotta che regolano la propria vita personale e sociale, che sa come comportarsi in ogni situazione, conosce il giusto modo di comportarsi e di prestare il dovuto rispetto nei confronti delle persone che gli sono intorno, andando dai familiari più stretti sino al sovrano in persona.
L'insegnamento di Confucio non è di tipo sistematico: ciò significa che il maestro non procede a partire dalla definizione di principi filosofici o morali (sebbene nei dialoghi a più riprese i discepoli chiedano a Confucio delle definizioni esplicite dei concetti di cui egli si serviva quali mansuetudine, rettitudine, benevolenza, - domande cui il Maestro risponde ogni volta eludendo la richiesta di una definizione univoca), ma preferisce invece proporre dei modelli di comportamento. L'insegnamento di Confucio fa perno sull'''esempio''. Il Maestro fa l'esempio di se stesso, ma invita i discepoli a guardare molto più indietro nel tempo e a ispirarsi ai grandi saggi e re del passato, figure mitiche della tradizione cinese: maestosi re, fondatori di dinastie, ecc. Secondo Confucio sarebbero queste figure storiche (nell'ottica in cui le vede la tradizione cinese esse sono "storiche", ma si tratta spesso di figure ammantate di un'aura mitica, come i fondatori della dinastia Zhou) che incarnano gli ideali di virtù e corretta condotta, esempi da seguire a cui rifarsi per ritrovare un cammino degno dell'uomo.
Secondo Confucio, sebbene i grandi del passato siano morti da secoli, le loro gesta rimangono fedelmente immortalate nelle pagine dei testi classici della tradizione cinese. Essi sono il luogo d'eccellenza su cui deve avvenire la formazione dell'uomo virtuoso. Per avere accesso a questi testi, il passaggio fondamentale e indispensabile diviene quello dello studio. Da qui l'enfasi confuciana per l'apprendimento, inteso come un processo di formazione culturale e morale, che passa per l'accesso alla letteratura della grande tradizione cinese e che si deve compiere nella messa in pratica quotidiana delle norme morali assimilate ispirandosi agli episodi della vita dei re e saggi del passato. Il rapporto con la tradizione e il passato (intesi in chiave storica e culturale) è un elemento chiave nel pensiero di Confucio, e uno dei motivi per cui si attribuisce al Maestro stesso l'opera di canonizzazione dei testi classici della tradizione cinese. Ciò significa che alcuni di quelli che sono oggi considerati Classici del pensiero cinese di epoca pre-imperiale sarebbero rimasti tali proprio grazie al fatto che Confucio stesso li indicò come testi di importanza capitale per la formazione culturale e morale dell'uomo. La tradizione ha attribuito a Confucio l'edizione e la cura dei Cinque Classici, ma non esiste certezza documentale che permetta di ricollegare direttamente l'intervento di Confucio su alcuno di questi testi, alcuni dei quali sono comunque direttamente citati dal Maestro nei Dialoghi.
La messa in pratica delle qualità morali apprese attraverso lo studio coincide con l'impegno a condurre virtuosamente la propria esistenza, investendo di quest'aura morale tutte le proprie relazioni umane. In questo modo la virtù () si può diffondere per cerchi concentrici, prima nella cerchia ristretta dei propri familiari più intimi, e poi a distanza crescente, fino a includere l'intera comunità umana. In sostanza, si tratta di porre le proprie virtù e qualità morali e umane al servizio della collettività, per garantire il miglioramento e l'armonizzazione delle relazioni tra tutti i suoi componenti, secondo le norme rituali codificate dalla tradizione. Da qui si capisce come questo modello che vede l'intellettuale porsi al servizio della comunità umana potrà diventare l'elemento chiave per la formazione culturale e morale e la definizione del ruolo e dello scopo di un intero ceto di funzionari, burocrati e amministratori durante i successivi secoli delle dinastie imperiali.
Secondo Confucio, il sovrano che avesse saputo conformare la propria condotta alle qualità morali tramandate dalla tradizione, si sarebbe posto nell'alveo dei grandi re del passato, e avrebbe saputo unificare sotto il proprio trono i vari popoli ricorrendo non alla forza delle armi, ma alla potenza della virtù che sarebbe irradiata dalla sua stessa persona, e che avrebbe portato le popolazioni a seguirlo spontaneamente in quanto espressione vivente di un modello di virtù e benevolenza, capace di garantire prosperità al suo popolo. Secondo Confucio questa sarebbe stata la vera soluzione allo stato di guerra permanente che imperversava durante il periodo dei Regni Combattenti. Per esprimere questa sua convinzione egli si servì del concetto di Mandato del cielo (天命 pinyin: Tiānmìng), termine che indica il fatto che chi si trova sul trono imperiale è ivi seduto in quanto gode del favore del cielo, e che eventuali cacciate di dinastie e insediamenti di nuovi sovrani vanno letti a posteriori come l'espressione del venir meno del favore del Cielo nei confronti della dinastia sconfitta, e la nuova approvazione del Cielo nei confronti di quella vittoriosa. In passato ci si era serviti di questo termine per indicare il diritto di una dinastia al mantenimento del potere su base ereditaria, salvo che essa non venisse spodestata con la forza da una forza esterna. Al contrario, l'interpretazione confuciana del ''Mandato del cielo'' era innovativa, poiché egli pensava ad un trono sul quale si sarebbero succeduti sovrani scelti sulla base della loro statura morale, non della parentela di sangue, capaci di diffondere la virtù fra il popolo senza il bisogno di leggi dure e restrittive.
Come è noto, il pensiero di Confucio non godette di molto riconoscimento e successo nell'ambito delle corti feudali nell'epoca in cui visse il Maestro, ma divenne un elemento sempre più importante nel panorama culturale cinese con il passare dei secoli, specie dopo la fondazione della dinastia Han.
Confucio, ritratto probabilmente immaginario (realizzato più di mille anni dopo la vita del maestro) disegnato da Wu Daozi, 685–758, periodo della dinastia Tang
Durante la dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.) il pensiero di matrice confuciana godette di una considerazione assai preminente rispetto ai pensatori le cui dottrine esprimevano temi legisti o taoisti, al punto che durante il regno dell'imperatore Wu lo studio dei Classici ricevette un grande impulso.
Sotto l'impulso di illustri interpreti dell'originale pensiero di Confucio, quali furono Mencio e Mozi, si assistette allo sviluppo di una vera e propria corrente di pensiero, dotata di un corpus canonico di testi di riferimento, che si arricchirono nel corso dei secoli di decine e decine di eruditi commentari.
Gli imperatori Cinesi si avvalsero del pensiero confuciano per costruire una ideologia funzionale alla gestione dello stato imperiale: i precetti e i testi del Confucianesimo divennero il fondamento ideologico comune di intere generazioni di burocrati e funzionari imperiali, e la sua concezione dei rapporti tra sudditi e sovrano, e più in generale tra l'uomo colto e la comunità in cui egli si trova ad operare, influenzarono profondamente l'intera società cinese.
Dopo alcuni secoli, Confucio stesso venne divinizzato, e gli vennero tributati onori e riti sacrificali.
Confucio ebbe molti discepoli e seguaci, in Cina e in Estremo Oriente.
I discepoli di Confucio e il suo unico nipote, Zi Si, assicurarono continuità agli insegnamenti filosofici del maestro dopo la sua morte. Pur basandosi sul pensiero etico e politico confuciano, due dei suoi seguaci più celebri, Mencio (IV secolo a.C.) e Xunzi (III secolo a.C.) ne enfatizzarono aspetti radicalmente diversi tra loro, anche sulla questione dell'autoritarismo.
Durante la dinastia Song, Zhu Xi (1130-1200) rinnovò il confucianesimo con idee mutuate dal taoismo e dal buddhismo. Il rinnovamento operato da Zhu Xi divenne in seguito un'ortodossia incontestata. Solo con l'avvento della Repubblica popolare cinese si è abolito l'insegnamento dei Quattro Libri e dei Cinque Classici confuciani.
L'albero genealogico della famiglia Kong è tra i più lunghi del mondo, e tuttora Confucio avrebbe dei discendenti, circa 2 milioni di persone che vanterebbero successione da lui. La successione generazionale di padre in figlio sarebbe stata registrata fin dalla morte di Confucio: stando ai risultati dell'agenzia che tiene traccia della discendenza della famiglia Kong, nel 2015 si sarebbe giunti alla 83sima generazione dopo Confucio. Appartenenti alla famiglia Kong vivono ancora oggi a Qufu, sua città natale, ma molti rami sono sparsi per altre provincie della Cina o in altri stati quali la Corea del Sud. Un importante ramo della famiglia Kong è emigrato a Taiwan dopo le vicende della guerra civile cinese.
Non abbiamo testi scritti da Confucio, ma solo frammenti e citazioni tramandati dalle generazioni successive di confuciani e canonizzati nel XII secolo da Zhu Xi nei Quattro Libri.
*''Il grande studio. La via della perfezione'', prima versione in lingua italiana di G. B. Salerno, Milano-Firenze, Vallardi, 1907.
*''I dialoghi di Confucio (Lun Yü)'', tradotti sul testo cinese e corredati d'introduzione e di note a cura di Alberto Castellani, Firenze, Sansoni, 1924.
*''Il Libro delle sentenze di Confucio'', a cura di p. Luigi Magnani, Parma, Istituto missioni estere, 1927.
*''Ta S'Eu Dai Gaku. Studio integrale'', versione italiana di Ezra Pound e di Alberto Luchini, Rapallo, Scuola Tipografica Orfanotrofio Emiliani, 1942.
*''Testamento'', versione italiana di Ezra Pound e di Alberto Luchini, Venezia, Casa Ed. Delle Edizioni Popolari, 1944.
*''Confucio e Mencio. I quattro libri, La grande scienza, Il giusto mezzo, Il libro dei dialoghi'', prima traduzione italiana dal cinese di Luciana Magrini-Spreafico, Milano, F.lli Bocca, 1945.
*''Massime'', Milano, Scalini di Grigna, 1947.
*''Confucio. Studio integrale et l'asse che non vacilla'', versione e commento di Ezra Pound, Milano, All'insegna del Pesce d'oro, 1955.
*''Pensieri morali di Confucio'', trad. italiana dalla francese di René Bremond a cura di Giuliana Canzani, Milano, Corticelli, 1955.
*''La grande scienza''; ''Il giusto mezzo''; ''I dialoghi'', trad. dal cinese di Stanislao Lokuang, Milano, Ist. culturale italo-cinese, 1956.
*''Pensieri'', Roma, La Sfinge, 1956.
*''I colloqui''; ''Gli studi superiori''; ''Il costante mezzo'', traduzione di Rosanna Pilone, Milano, Rizzoli, 1968.
*''Testi confuciani'', traduzione dal cinese di Fausto Tomassini, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1974.
*''I dialoghi'', traduzione dal cinese e note di Fausto Tomassini, Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1975.
*''Primavera e autunno'', traduzione dal cinese e introduzione di Fausto Tomassini, Milano, Rizzoli, 1984. ISBN 88-17-33269-0.
*''Dialoghi'', a cura di Anne Cheng, traduzione di Claudio Lamparelli, Milano, A. Mondadori, 1989. ISBN 88-04-32463-5.
*''I dialoghi'', introduzione, traduzione e note di Edoarda Masi, Milano, Rizzoli, 1989. ISBN 88-17-12043-X.
*''Opere'', a cura di Fausto Tomassini, Torino, TEA, 1989. ISBN 88-7819-096-9. Contiene: ''La pietà filiale'', ''Il grande studio'', ''L'invariabile mezzo'', ''I dialoghi''
*''Il costante mezzo e altre massime. Perle di un'antica saggezza'', versione e presentazione di Francesco Franconeri, Sommacampagna, Demetra, 1993. ISBN 88-7122-372-1.
*''La via dell'uomo. Ricette di saggezza per la vita quotidiana'', a cura di Piero Corradini, Milano, Feltrinelli, 1993. ISBN 88-07-82090-0.
*''I dialoghi'', traduzione dal francese di Claudio Lamparelli, Milano, A. Mondadori, 1994. ISBN 88-04-38635-5.
*''Io non creo, tramando. I dialoghi'', traduzione di Giulia Martini, Vimercate, La spiga, 1994. ISBN 88-7100-440-X.
*''Piccolo libro di istruzioni confuciano'', traduzione di Fausto Tomassini, Parma, Guanda, 1994. ISBN 88-7746-756-8.
*''La saggezza di Confucio. Il meglio della dottrina confuciana e dell'autentico I ching. Un compendio di saggezza e di etica'', cura, introduzione e traduzione dal cinese a cura di Thomas Cleary, traduzione italiana di Enrico Groppali, Milano, A. Mondadori, 1994. ISBN 88-04-39292-4.
*''Breviario'', a cura di Gabriele Mandel, Milano, Rusconi, 1995. ISBN 88-18-12148-0.
*''Massime'', a cura di Paolo Santangelo, Roma, TEN, 1995. ISBN 88-7983-518-1.
*''La grande dottrina''; ''Il giusto mezzo'', a cura di Leonardo Vittorio Arena, Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1996. ISBN 88-17-15249-8.
*''I dialoghi''; ''La grande dottrina''; ''Il giusto mezzo'', Milano, Fabbri, 1998.
*''Confucius, Kong Fu Zi, Kong Fu Tseu'', nuova traduzione di Frédérick Leboyer, traduzione di Giusy Valent, Milano, Luni, 2001. ISBN 88-7984-090-8.
*''Dialoghi'', traduzione e cura di Tiziana Lippiello, Torino, Einaudi, 2003. ISBN 88-06-16608-5.
*''I detti di Confucio'', a cura di Simon Leys, edizione italiana a cura di Carlo Laurenti, Milano, Adelphi, 2006. ISBN 88-459-2045-3.
*''Il libro delle massime'', traduzione e introduzione di Paolo Ruffilli, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2006. ISBN 88-8490-914-7.
*''La felicità consapevole'', a cura di Claudio Lamparelli, Milano, Oscar Mondadori, 2007. ISBN 88-04-56706-6.
*''Analecta. Pensieri, dialoghi, sentenze'', a cura di Luigi Maggio, Milano, Bompiani, 2016. ISBN 978-88-452-8121-1.
*''La morale della Cina. Ovvero il Grande studio, l'Invariabile mezzo e parte dei Dialoghi tradotti nel 1590 dal gesuita Michele Ruggieri per Sua Maestà Filippo II'', Roma, De Luca editori d'arte, 2016. ISBN 978-88-6557-305-1.
=== Film ===
* ''Confucio'' di Mei Hu (2010).
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Cabala (esoterismo) |
Albero sefirotico che mostra sentiero luminoso e percorsi
La '''Cabala esoterica''', o '''Cabala ermetica''' , nella tradizione culturale occidentale rappresenta il punto di incontro principe per tutti i rami dell'esperienza esoterica ed iniziatica: magia, occultismo, gnosi, orfismo, ecc. Prende spunto dall'approccio esoterico della cabala ebraica per poi, nei risvolti dell'odierno occultismo, uscire dai confini essenzialmente religiosi di quell'esperienza.
Il pensiero cabalistico costituisce la filosofia basilare e la struttura sottesa alle società magiche come l'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata, gli ordini thelemici, le società mistico-religiose come la Compagnia dei Rosacroce, ed è un precursore dei movimenti neopagani, Wicca e New Age. La Cabala ermetica è il fondamento della Qabalah Qliphotica studiata dagli ordini del sentiero sinistrorso, come il ''Typhonian Ordo Templi Orientis''.
La Cabala ermetica occulta nacque insieme alla corrente cabalistica cristiana del Rinascimento europeo, diversificandosi in Cabala esoterica cristiana, non-cristiana, o anti-cristiana a seconda delle varie scuole dell'era moderna. Si basa su un gran numero di influenze, in particolare: Cabala ebraica, astrologia occidentale, alchimia, religioni pagane soprattutto egiziane e greco-romane , neoplatonismo, gnosticismo, il sistema enochiano di magia angelica prodotto da John Dee e Edward Kelley, ermetismo, tantra e simbolismo dei tarocchi. La cabala ermetica differisce dalla forma ebraica nell'essere più dichiaratamente un sistema sincretico, tuttavia condivide molti concetti con la Cabala ebraica.
L'interesse odierno per la Cabala esoterica è causato dai suoi sottili riferimenti psicologici che, secondo gli appassionati, ne fanno un ottimo strumento di riflessione e indagine dell'animo umano, addirittura paragonato per potenza alla mitologia greca.
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=== Concetto di divinità ===
Un interesse primario della Cabala ermetica è la natura della divinità, fondato su un concetto che è alquanto differente da quello presentato dalle religioni monoteiste; in particolare non c'è quella rigorosa separazione tra divinità e umanità che esiste invece nel monoteismo. La Cabala ermetica si attiene al concetto neoplatonico che l'universo manifesto, di cui fa parte la creazione materiale, sorse da una serie di emanazioni della deità.
Tali emanazioni furono generate da tre stati preliminari che si considera abbiano preceduto la manifestazione. Il primo è lo stato di nullità completa, noto come ''Ein'' (, "nulla"); il secondo stato, considerato una "concentrazione"di ''Ein'', è ''Ein Soph'' (אין סוף, "senza limiti, infinito"); il terzo stato, prodotto da un "movimento" di ''Ein Soph'', è ''Ein Soph Or'' (אין סוף אור, "luce illimitata"), ed è da questo splendore iniziale che si origina la prima emanazione della creazione.
=== Le Sefirot nella Cabala esoterica ===
Ermete Trismegisto, personaggio leggendario venerato come maestro di sapienza e ritenuto l'autore del ''Corpus hermeticum''
Albero della Vita cabalistico organizzato secondo la teoria ermetica dei "Servitori della Luce"
Le emanazioni della creazione generate da ''Ain Suph Aur'' sono dieci e si chiamano ''Sephiroth'' ('''סְפִירוֹת''', sing. Sephirah '''סְפִירָה''', "enumerazione"). Queste sono concettualizzate alquanto diversamente da quelle presenti nella Cabala ebraica.
Da Ain Suph Aur si cristallizza Kether, prima sephirah dell'albero della vita ermetico. Da Kether emanano a turno il resto delle Sephirot: Kether (1), Chokhmah (2), Binah (3), Daat, Chessed (4), Ghevurah (5), Tiferet (6), Nezach (7), Hod (8), Yessod (9), Malkuth (10). A Daat non viene assegnato un numero poiché è considerata parte di Binah o sephirah nascosta.
Ogni sephirah è considerata emanazione dell'energia divina (spesso descritta come "la luce divina") che scaturisce dall'immanifesto, attraverso Kether nella manifestazione. Questo flusso di luce è indicato dal lampo mostrato dai diagrammi dell'albero sefirotico e che attraversa in turno ciascuna sephirah secondo la rispettiva numerazione.
Ogni sephirah è un nesso di energia divina e ciascuna ha un certo numero di qualità, che permettono al cabalista di comprendere le caratteristiche di ogni specifica sephirah. Il modo di attribuire le diverse qualità a ciascuna sephirah è una delle differenze che contraddistingue la natura della Cabala esoterica dalle altre. Ad esempio, alla sephirah Hod vengono attribuite gloria, intelligenza perfetta, gli otto del mazzo dei tarocchi, il pianeta Mercurio, il dio egizio Thot, l'arcangelo Michele, il dio romano Mercurio e l'elemento alchemico Mercurio. Il principio generale implicito è che il cabalista mediterà su tutte queste attribuzioni e tramite esse acquisirà una comprensione del carattere della sephirah, incluse tutte le sue corrispondenze.
=== Tarot ed Albero della vita ===
I cabalisti esoterici considerano le carte dei tarocchi come chiavi per accedere all'Albero della Vita. Le 22 carte, compresi i ventuno arcani più il Matto o Zero, sono spesso chiamate i "Trionfi" o "Grandi Misteri" ("Arcani maggiori") e sono viste come corrispondenti alle ventidue lettere ebraiche ed i ventidue sentieri dell'Albero; dall'asso al dieci in ogni seme corrispondono le dieci Sephiroth nei cinque mondi cabalistici; e le sedici carte di corte riguardano gli elementi classici presenti in quattro dei cinque mondi (il quinto mondo primordiale, ''Adam Qadmon'', è spesso escluso a causa della sua trascendenza). Mentre le Sephiroth descrivono la natura della divinità, i percorsi tra di loro descrivono i modi per conoscere il Divino.
Sincretismo di Cabala, Alchemia, Astrologia ed altre discipline esoterico-ermetiche in un'illustrazione tedesca del 1616
=== Origini della Cabala esoterica ===
La visione tradizionalista ebraica delle origini della Cabala ebraica la considera come uno sviluppo intrinseco dall'interno della religione ebraica, forse espressa attraverso una terminologia sincretica presa dal neoplatonismo medievale ebraico. Studiosi contemporanei della mistica ebraica hanno rivalutato la teoria di Gershom Scholem secondo la quale la nuova dottrina della Cabala Medievale assimilò una precedente versione ebraica dello gnosticismo; Moshe Idel invece ha ipotizzato una continuità storica di sviluppo a partire dal primo misticismo ebraico. In contrasto, gli ermetici hanno formulato opinioni differenti circa le origini della Cabala. Alcuni autori vedono tali origini non nel misticismo ebraico, o nello gnosticismo egizio, ma in una tradizione occidentale che si origina dalla Grecia classica con radici culturali indoeuropee, in seguito adottate da mistici ebrei.
Secondo tale opinione, la "Cabala ermetica-esoterica" sarebbe la Cabala originale, sebbene la parola stessa sia ebraica, precedente alla Cabala ebraica o alla Cabala cristiana: in parallelo al processo storico di conversione al cristianesimo dei pagani, i circoli mistici ebraici furono in grado di incorporare la ghematria e l'Albero della Vita nei propri concetti e nella struttura monoteistica senza quasi sollevare diffidenze. I cristiani invece vennero perseguitati proprio per lo stesso processo, poiché simile al loro panenteismo politeistico precristiano. Con il Rinascimento, il cristianesimo avrebbe riscoperto questa "sapienza" nell'ebraismo.
=== Occultismo rinascimentale ===
La Cabala ebraica venne assorbita dalla tradizione ermetica perlomeno nel XV secolo quando Giovanni Pico della Mirandola promosse un mondo sincretico combinando platonismo, neoplatonismo, aristotelismo, ermetismo e Cabala. Heinrich Cornelius Agrippa (1486–1535), mago tedesco, scrittore occulto, teologo, astrologo ed alchimista, scrisse l'influente ''De Occulta Philosophia libri III'', incorporando la Cabala nella sua teoria e pratica della magia occidentale. Contribuì molto alla visione rinascimentale del rapporto della magia rituale col cristianesimo. Il sincretismo ermetico di Pico fu ulteriormente sviluppato da Athanasius Kircher, prete gesuita, eclettico ermetista, che scrisse estensivamente in materia nel 1652, aggiungendo nella miscela altri elementi come l'Orfismo e la mitologia egizia.
L'"Albero di Kircher": illustrazione di Athanasius Kircher del 1652, in cui rappresenta l'Albero della Vita basandosi su una versione del 1625 di Philippe d'Aquin. È tuttora l'ordinamento più comune di Sephiroth e sentieri nell'Albero della Cabala ermetica
=== Società esoteriche illuministiche ===
Una volta che l'ermetismo non fu più approvato dalla Chiesa cristiana, divenne clandestino e si formarono numerose confraternite ermetiche. Con l'età della ragione illuminista ed il suo scetticismo per la religione tradizionale, la tradizione della Cabala cristiana exoterico-teologica diminuì, mentre nella tradizione misterica occidentale fiorì la Cabala ermetica esoterica-occulta. La Cabala non ebraica, a differenza della censura mainstream della corrente magica da parte della Cabala ebraica, divenne una componente centrale dell'occultismo occidentale, del paranormale e della divinazione.
Il Rosicrucianesimo e le branche esoteriche della framassoneria insegnavano filosofie religiose, Cabala e magia divina in fasi progressive di iniziazione. I loro insegnamenti esoterici e la struttura delle società segrete, con un corpo esterno governato da un livello interno di adepti, ispirò il formato delle organizzazioni esoteriche moderne.
=== Revival magico ===
Eliphas Lévi
Il Romanticismo post-illuminista incoraggiò l'interesse sociale nell'occultismo, di cui faceva parte la narrativa cabalistica ermetica. Il libro intitolato ''The Magus'' (1801) di Francis Barrett, manuale di magia cerimoniale, ottenne poco successo finché arrivò ad influenzare l'entusiasta francese Eliphas Lévi (1810-1875). I suoi fantasiosi abbellimenti letterari di invocazioni magiche presentarono il cabalismo come sinonimo sia della cosiddetta magia bianca sia della cosiddetta magia nera. Le innovazioni di Lévi inclusero l'attribuzione delle lettere ebraiche alle carte dei Tarocchi, formulando così un legame tra magia occidentale ed esoterismo ebraico, rimasto da allora fondamentale nella magia occidentale. Lévi ebbe un impatto profondo sul contenuto magico dell'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata (''Golden Dawn''). Grazie agli occultisti che si ispirano a lui (tra cui Aleister Crowley, che si considerava la reincarnazione di Lévi) Lévi viene ricordato come uno dei fondatori della rinascita della magia nel XX secolo.
=== Ordine Ermetico dell'Alba Dorata ===
La Cabala ermetica fu estensivamente sviluppata dall'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata (orig. ingl. ''Hermetic Order of the Golden Dawn''), Nell'ambito della Golden Dawn, la fusione dei principi cabalistici come le dieci Sephirot con le divinità greche ed egizie fu reso più coesivo ed esteso a comprendere altri sistemi come quello enochiano della magia angelica di John Dee e certi concetti orientali (particolarmente quelli indù e buddhisti), tutti nel contesto di una struttura di ordine massonico o rosicruciano.
Aleister Crowley, che appartenne alla Golden Dawn prima di formare i suoi ordini magici personali, è l'esponente più noto della Magia Ermetica o ''"Magick"'' come preferiva chiamarla. Il libro di Crowley, ''Liber 777'', dà una chiara idea del più vasto approccio ermetico. È una serie di tabelle di corrispondenze relative alle varie parti di magia cerimoniale e di religione occidentale e orientale rispetto ai trentadue numeri che rappresentano le dieci sfere (Sephirot) più i ventidue percorsi dell'Albero cabalistico della vita. La natura panenteistica dei cabalisti ermetici vi risulta evidente, poiché basta consultare la relativa tabella per vedere che Chessed (, "Misericordia") corrisponde a Giove, Iside, il colore blu, Poseidone, Brahmā e ametista.
Variante di cerchio e triangolo di Aleister Crowley, usato nell'evocazione dei settantadue spiriti dell''Ars Goetia''
Crowley diede la seguente definizione di Cabala:
=== Dopo la Golden Dawn ===
Molti dei rituali della Golden Dawn furono pubblicati da Crowley, alterati in vari modi per allinearli al suo approccio ''magicko'' New Aeon. Israel Regardie successivamente compilò le forme più tradizionali di tali rituali e le pubblicò come libri.
Dion Fortune, un'adepta di ''Alpha et Omega'' (una propaggine di Golden Dawn), che poi fondò la ''Fraternity of the Inner Light (Fraternità della Luce Interiore)'' scrisse il libro fondazionale ''The Mystical Qabalah'', ampiamente considerato uno delle migliori introduzioni generali alla Cabala ermetica moderna.
Paul Foster Case (1884–1954) fu un occultista americano e autore di libri influenti sui tarocchi occulti e la Cabala. Fondò la scuola misterica ''Builders of the Adytum'' ("B.O.T.A."), basata sull'Hermetic Order of the Golden Dawn e sul sistema della loggia massonica blu, in seguito ampliata dall'occultista Ann Davies (1912–1975). B.O.T.A. insegna psicologia esoterica, tarocchi occulti, Cabala ermetica, astrologia e meditazione.
Pat Zalewski è uno studente dell'occultista Jack Taylor, che a sua volta fu discepolo di Robert Felkin (1853–1926) della scuola Golden Dawn praticata in Nuova Zelanda, dopo che Felkin vi emigrò. Zalewski ha pubblicato numerosi libri sulla Cabala ermetica e la tradizione dell'Alba Dorata.
Samael Aun Weor (1917-1977) ha scritto importanti opere che discutono della Cabala nell'ambito di varie religioni, come quella egizia, pagana e centroamericana, specialmente nel suo libro ''The Initiatic Path in the Arcana of Tarot and Kabbalah''.
La cantante Madonna, che in passato si era definita cattolica, si è convertita nei primi anni 2000 a una forma di cabalismo, convertendo al suo credo anche diversi altri membri del ''jet set'' statunitense, fra cui Demi Moore, Britney Spears, Gwyneth Paltrow e Ariana Grande.
*La cabala occidentale, che prende spunto dalla Cabala di tradizione ebraica, si pone essa stessa a modello di un'altra forma di "esoterismo" basato sull'interpretazione dei numeri e dei sogni, questa volta di gusto più grottesco e satirico: la cabala napoletana, meglio conosciuta come la Smorfia.
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Copyright |
Simbolo di copyright.
''Il copyright sulla cultura'', breve documentario di mezz'ora per spiegare il copyright al pubblico medio.
Il '''''copyright''''' è un termine che identifica il diritto d'autore nei paesi di ''common law'', dal quale però differisce sotto vari aspetti. Ciononostante, il termine viene comunemente usato anche per indicare genericamente la normativa sul diritto d'autore degli ordinamenti di ''civil law''.
È solitamente abbreviato con il simbolo '''©'''. Quando tale simbolo non è utilizzabile si riproduce con la lettera "c" posta tra parentesi: '''' o ''''. In base alla Convenzione di Berna è stata introdotta la regola della durata più breve.
| Le prime norme sul diritto di copia (''copy right'') furono emanate nel XVI secolo dalla monarchia inglese al fine di operare un controllo sulle opere pubblicate nel territorio nazionale. Col diffondersi dei primi torchi tipografici, infatti, fu ampliata enormemente la diffusione fra la popolazione di scritti e volumi di ogni argomento e genere. Il governo, poiché la censura era all'epoca una funzione amministrativa legittima come la gestione della sicurezza pubblica, avvertì il bisogno di controllare e autorizzare la libera circolazione delle opinioni. Ragion per cui fondò una corporazione privata di censori, la «London Company of Stationers» (Corporazione dei librai e stampatori di Londra), i cui profitti sarebbero dipesi da quanto fosse stato efficace il loro lavoro di censura filo-governativa. Va ricordato che però già il 19 marzo 1474 a Venezia ai ''Provveditori de Comun'' fu assegnato il compito di sovrintendere alla registrazione di brevetti.
Agli Stationers (categoria che comprende librai e stampatori) furono concessi i diritti di copia (''copy right'', appunto) su ogni stampa, con valenza retroattiva anche per le opere pubblicate precedentemente. La concessione prevedeva il diritto esclusivo di stampa e quello di poter ricercare e confiscare le stampe e i libri non autorizzati, finanche di bruciare quelli stampati illegalmente. Ogni opera, per essere stampata, doveva essere registrata nel Registro della corporazione, registrazione che era effettuabile solamente dopo un attento vaglio ad opera del Censore della corona o dopo la censura degli stessi editori. La corporazione degli editori esercitava perciò a tutti gli effetti funzioni di polizia privata, dedita al profitto e controllata da parte del governo.
Ogni nuova opera veniva annotata nel registro della corporazione sotto il nome di uno dei membri della corporazione il quale ne acquisiva il ''copyright'', ovvero il diritto esclusivo sugli altri editori di pubblicarla; una corte risolveva le eventuali dispute fra membri. Il diritto sulle copie (''copyright''), perciò, nasce come diritto specifico dell'editore, diritto sul quale il reale autore non può quindi recriminare alcunché né guadagnare di conseguenza.
Nel successivo secolo e mezzo la corporazione dei censori inglesi generò benefici per il governo e per gli editori: per il governo, esercitando un potere di controllo sulla libera diffusione delle opinioni e delle informazioni; per gli editori, traendo profitto dal proprio monopolio di vendita. Sul finire del XVII secolo, però, l'imporsi di idee liberali nella società frenò le tradizionali politiche censorie e causò una graduale fine del monopolio delle caste editrici.
Temendo una liberalizzazione della stampa e la concorrenza da parte di stampatori indipendenti e autori, gli editori fecero valere la propria ''moral suasion'' sul Parlamento. Basandosi sull'assunto che gli autori non disponessero dei mezzi per distribuire e stampare le proprie opere (attività all'epoca assai costosa e quindi riservata a pochi), mantennero tutti i privilegi acquisiti in passato con un'astuzia: attribuire ai veri autori diritti di proprietà sulle opere prodotte, ma con la clausola che questa proprietà potesse essere trasferita ad altri tramite contratto. Di lì in poi gli editori non avrebbero più generato profitto dalla censura sulle opere, ma semplicemente dal trasferimento dei diritti firmato (più o meno volontariamente) dagli autori, trasferimento in ogni caso necessario per l'altrimenti troppo costosa pubblicazione delle opere.
Su queste basi, nel 1710 venne perciò emanata la prima norma moderna sul ''copyright'': lo Statuto di Anna (''Statute of Anna'').
A partire dallo Statuto di Anna, gli autori, che fino ad allora non avevano detenuto alcun diritto di proprietà, ottennero in sostanza il (tutto sommato vacuo) potere di bloccare la diffusione delle proprie opere, mentre la corporazione degli editori incrementò i profitti grazie alla cessione, sostanzialmente obbligatoria per ottenere stampa e distribuzione, da parte degli autori dei vari diritti sulle opere.
Il rafforzamento successivo dei diritti d'autore su pressione delle corporazioni, generò gradualmente il declino di altre forme di sostentamento per gli autori (come il patronato, la sovvenzione, ecc.), legando e sottoponendo indissolubilmente il sostentamento dell'autore al profitto dell'editore.
Nel corso dei successivi due secoli anche la Francia, la Repubblica Cisalpina, il Regno d'Italia, il Regno delle Due Sicilie e il resto d'Europa emanarono legislazioni per l'istituzione del ''copyright'' (o del diritto d'autore).
* nel 1836, il codice civile albertino per la Sardegna.
* nel 1840, il 22 dicembre, il decreto di Maria Luigia, per il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla.
* nel 1865, il 25 giugno, nel Regno d'Italia, con legge 2337.
Talune con ispirazioni maggiormente illuministe e democratiche rispetto a quella anglosassone, pur tuttavia con la medesima radice.
Nel 1886, il 9 settembre, per coordinare i rapporti in questo campo di tutti i paesi iscritti fu costituita l'Unione internazionale di Berna, ancora oggi operante.
Nel XX secolo il diffondersi delle memorie di massa (come videocassette e musicassette) e dei riproduttori ha reso assai difficile la tutela del ''copyright'' come tradizionalmente inteso, e creato nuovi spazi per gli autori. A tal proposito nel 1976 la Disney e gli Universal Studios intentarono una causa legale contro Sony, poiché avrebbe favorito la libera diffusione di opere in violazione del ''copyright''. Successivamente il diffondersi del personal computer e di internet, ha sottratto uno dei cardini alla base del ''copyright'' in senso classico: ovvero il costo e la difficoltà di riprodurre e diffondere sul territorio le opere, aspetti fino ad allora gestiti dalla corporazione degli editori dietro congruo compenso o cessione dei diritti da parte degli autori.
Il primo episodio con eco internazionale, si è avuto a cavallo fra il XX e il XXI secolo con il cosiddetto caso Napster, uno dei primi sistemi di condivisione gratuita di file musicali, oggetto di enorme successo a cavallo del millennio. La chiusura di Napster, avvenuta nel 2002 e generata dalle denunce degli editori, che vedevano nel sistema un concorrente ai propri profitti, non ha risolto se non per breve tempo gli attriti. Nuovi programmi di ''file sharing'' gratuito sono sorti rimpiazzando l'originale Napster e vanificando gli scopi della chiusura. Secondo gli operatori del mercato dell'intrattenimento, una costante diminuzione delle vendite di cd musicali è scaturita dalla diffusione di questi sistemi e dalla progressiva obsolescenza della precedente tecnologia, obsolescenza dovuta principalmente all'eccessivo costo d'acquisto di materiale originale. Ciò avrebbe danneggiato principalmente il sistema corporativo e ingessato dell'industria discografica; vi sono, tuttavia, autorevoli studi che sostengono il contrario.
Il ''file sharing'' (scambio e condivisione di file) di materiale protetto dal ''copyright'', si è sviluppato e diffuso con l'imporsi delle tecnologie informatiche e del web, e in particolar modo grazie al sistema del ''peer-to-peer''. La velocità di questa diffusione e sviluppo, ha reso difficile per il diritto industriale internazionale aggiornarsi con la medesima prontezza. Molti analisti internazionali accusano infatti la presenza di vuoti normativi non omogeneamente colmati.
Ted Nelson nella sua opera ''Literary machines'' del 1981, introduce il progetto "Xanadu" nel quale è contenuto il concetto di ''transcopyright''. Il ''transcopyright'' è legato alla possibilità di includere in un proprio lavoro ''link'' e riferimenti attraverso dei micro-pagamenti in base ai quali verranno pagati gli editori dell'opera citata e verranno citati gli autori originali, in modo da preservare anche i diritti morali d'autore; inoltre Nelson afferma che questa soluzione potrà venire utilizzata non solo per i testi, ma anche per progetti improntati su audio o video.
Il ''transcopyright'' si basa su una licenza che si differenzia dalle licenze ''open source'' in base al fatto che un contenuto redatto con il ''transcopyright'' non è concepito per essere poi ridistribuito e modificato.
Questa idea, in generale, non è stata ben accolta, sia perché difficile da implementare, sia perché molti insistono che i contenuti debbano essere liberi e gratuiti, come accade, per esempio, con Wikipedia.
=== Deroghe ai diritti per pubblica utilità ===
La proprietà intellettuale può essere oggetto di "esproprio" per fini di pubblica utilità che prevalgono sull'interesse del privato. In un caso del genere rientra la distruzione o lo spostamento ad altro sito di un'opera d'arte anche contemporanea, per realizzare un'autostrada o una ferrovia; oppure la produzione di un farmaco che è troppo costoso acquistare dal legittimo produttore, non riconoscendo validità al brevetto sul territorio nazionale e non pagando il ''copyright'' allo scopritore in deroga ad un brevetto internazionale depositato all'estero (si tratta della importazione forzata e registrazione parallela).
La definizione di pubblica utilità, per quanto ampia e discrezionale, solitamente riguarda prodotti tangibili, non la fruizione di servizi, come potrebbe essere un intrattenimento musicale.
=== Disciplina giuridica e diritto ===
A sostegno di una disciplina giuridica dei brevetti sorgono una serie di considerazioni in particolare nel settore delle arti.
Le arti (scultura, pittura, etc.) sono considerate un fattore di crescita della società e del cittadino, cui tutti hanno diritto di accesso in base ad un diritto all'istruzione e di un diritto, da questo indipendente, alla fruizione della bellezza, quale bisogno dell'uomo, poiché la legge non deve limitarsi a garantire il soddisfacimento delle necessità primarie della persona, ma la possibilità di una sua completa realizzazione.
Altri sostengono che l'arte non è mai il prodotto di un singolo individuo, e che non è quantificabile il contributo e le influenze che qualunque artista ha avuto, anche in modo inconsapevole, da altri artisti e uomini comuni, passati e contemporanei, e il debito dell'autore nei loro confronti. In questo senso, l'opera è prodotto e proprietà di una società e di un'epoca, più che di un individuo e dei suoi eredi.
Il principio di un diritto collettivo alla fruizione della bellezza e all'apprendimento dall'arte, nelle loro opere originali sono state idee che portarono nel Settecento alla nascita dei primi Musei che erano concepiti come il luogo in cui l'arte veniva valorizzata e doveva essere conservata, piuttosto che all'interno di collezioni private gelosamente custodite.
Pure per la musica, per quanto sia un'arte non "tangibile", alcune considerazioni spingono per un diritto d'accesso collettivo che può esserci solo a titolo gratuito o comunque a basso costo: il fatto che la musica è cultura e i cittadini hanno diritto d'accesso ai livelli più alti dell'istruzione, il diritto allo studio nei conservatori che richiedono spese notevoli per lo strumento e il materiale didattico musicale, la bellezza come bene comune e valore apartitico.
=== Durata ed ereditarietà del ''copyright'' ===
La normativa prevede una durata del ''copyright'' limitata nel tempo e variabile significativamente a seconda della categoria merceologica tutelata (medicinali, brani musicali, software, ecc.).
Il periodo di ''copyright'' dovrebbe consentire di avere un adeguato margine di guadagno e di recuperare i costi che precedono l'entrata in produzione e la distribuzione del prodotto. In linea di principio la durata è proporzionale ai costi da remunerare. Tuttavia non sempre la proporzione viene rispettata. Per esempio un brano musicale ha una durata di ''copyright'' di 70 anni mentre per un medicinale, che ha costi di ricerca e sviluppo assai maggiori, la durata brevettuale è di 20 anni a cui si aggiunge un periodo massimo di 5 anni garantito dal certificato complementare di protezione - SPC-.
Storicamente la morte dell'autore causava l'estinzione del ''copyright''. In seguito, il diritto d'autore è passato agli eredi del soggetto e quindi la durata prevista dalla legge è prescrittiva (30/70 anni in ogni caso). È stata modificata anche la distribuzione dei margini: all'editore tocca talvolta più dell'autore, talora più del 50% (a fronte di un equo margine che per un intermediario è generalmente intorno al 20%).
=== Dibattito sulle pene per la violazione del ''copyright'' ===
Nelle legislazioni internazionali è frequente una tendenza all'equiparazione fra la violazione del ''copyright'' e il reato di furto.
Esiste un dibattito non solo sull'entità delle pene che una simile equiparazione comporta, ma anche sulla reale opportunità di accomunare i due tipi di reato. L'equiparazione al furto comporta infatti un considerevole inasprimento delle pene.
Analogo dibattito investe il rispetto del proporzionalismo fra le pene rispetto alla gravità del reato. Il plagio, infatti, prevede pene inferiori al furto (sebbene l'utilizzo commerciale sia un'aggravante nella violazione di ''copyright''). In sostanza, chi copia e vende opere in forma identica all'originale commette un reato punito molto più severamente del plagio, ovvero di chi apporta lievi modifiche e si appropria di una qualche paternità sull'opera, traendone profitto.
=== La Proposta di Direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale ===
La relazione di accompagnamento alla Proposta di Direttiva 2016/0280 (COM/2016/0593 final) del 14 settembre 2016 si base sul potere dell'UE "di adottare misure aventi per oggetto l'instaurazione e il funzionamento del mercato interno", secondo l'articolo 114 del TFUE.
La Proposta determina "eccezioni e le limitazioni al diritto d’autore e ai diritti connessi sono armonizzate a livello UE", Il potere di introduzione e di adeguamento degli Stati membri, in generale derivante dal principio di sussidiarietà per la loro competenza concorrente con il diritto dell'Unione Europea, è limitato invocando "la natura transfrontaliera delle questioni individuate".
Le deroghe, eccezioni e limitazioni al diritto d'autore sono previste:
* considerazioni introduttiva (5):
** la ricerca "scientifica", l'insegnamento e la conservazione del patrimonio culturale
** le eccezioni e le limitazioni attualmente vigenti nel diritto dell'Unione, previste nelle direttive 96/9/CE e 2001/29/CE
* considerazione introduttiva (9): atti di estrazione di testo e di dati, oggetto di incertezza giuridica perché possono essere esclusi dalle condizioni delle licenze (sia in abbonamento, che ad accesso aperto), anche per i ricercatori.
* considerazioni introduttiva (11): gli "organismi di ricerca" (di cui all'art. 2) senza scopo di lucro, ovvero destinatari di finanziamenti e contratti con la pubblica amministrazione, purché indipendenti dalla proprietà e gestione di imprese commerciali.
=== Aspetti controversi e iniziative di protesta ===
All'art. 12, la Proposta di Direttiva prevede che gli Stati membri possano ampliare la tutela economica degli autori, anche in caso di cessione o trasferimento "parziali" dei propri diritti mediante licenza. Se la licenza contiene una qualche eccezione o limitazione del diritto, essa è definita come una base giuridica sufficiente per l'autore al fine di ottenere un "una quota del compenso previsto compenso in virtù di un'eccezione o di una limitazione al diritto trasferito o concesso mediante licenza" (art. 12).
All'art. 13, la Proposta di Direttiva prevede l'introduzione di "tecnologie efficaci per il riconoscimento dei contenuti", adeguate e proporzionate al loro fine legittimo. La misura riguarda non soltanto il rispetto di un quantitativo massimo di parole o parti citabili dell'opera, ma la completa esclusione di "talune opere o altro materiale identificati dai titolari dei diritti mediante la collaborazione con gli stessi prestatori che siano messi a disposizione sui loro servizi".
I prestatori di servizi concludono accordi con i titolari dei diritto, informano sull'attivazione, funzionamento e sul riconoscimento e l’utilizzo delle opere e altro materiale (art. 13)).
Nell'ottobre 2016 è stata promossa una petizione web, per richiedere la riforma della legge europea sul diritto d'autore, con particolare riferimento ai meme. Questi ultimi sono stati considerati tecnicamente fuori legge in molti stati europei; l'iniziativa è sostenuta, tra gli altri, da Mozilla.
=== Critiche ===
Particolari critiche sono mosse nei confronti del caricamento di contenuti su piattaforme Internet e dello scambio digitale di opere originali, si discute infatti degli aspetti del copyright del download e dello streaming, degli aspetti del copyright del collegamento ipertestuale e del framing.
Le preoccupazioni sono spesso espresse nel linguaggio dei diritti digitali, della libertà digitale, dei diritti sui database, dei dati aperti o della censura.
Alcuni suggeriscono un sistema di compensazione alternativo. In Europa i consumatori si stanno opponendo all'aumento dei costi di musica, film e libri, e di conseguenza sono stati creati Pirate Party. Alcuni gruppi rifiutano del tutto il copyright, assumendo una posizione anti-copyright. L'incapacità percepita di far rispettare il copyright online porta alcuni a sostenere l'ignoranza degli statuti legali quando si è sul web.
Nel 2008 gli eredi di Chet Baker hanno fatto causa contro le ''major'' discografiche (Sony BMG, EMI Music, Universal Music e Warner Music) per violazione del ''copyright''. A loro dopo poco si sono aggiunti altri artisti fino ad arrivare ad una ''class action''. Le case discografiche sfruttavano commercialmente i brani senza pagare i diritti agli autori dichiarando, semplicemente, che non era possibile rintracciarli, compresi artisti come Bruce Springsteen.
Un altro caso eclatante di violazione del ''copyright'', che ha interessato anche l'Italia, è quello che ruota intorno al caso Rojadirecta, la piattaforma di eventi sportivi trasmessi in ''streaming'' fondato dallo spagnolo Igor Seoane. Nonostante l'arresto del 2016 a carico di Seoane, dopo una battaglia giudiziaria che lo ha visto contrapposto a Google, Mediaset e alla magistratura spagnola, oggi Rojadirecta è di nuovo funzionante.
Nei Paesi del ''Common Law'' (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Singapore) l'attenuazione alla rigidità del ''copyright'' è regolata dal ''fair dealing'', che esenta le attività didattiche ed altre ipotesi dall'usuale normativa.
=== Paesi che applicano il copyright ===
A livello internazionale, il diritto d'autore è riconosciuto dai 177 paesi firmatari della Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche.
Ai sensi della Convenzione di Berna, la durata tipica della protezione del diritto d'autore è di 50 anni dalla data di pubblicazione. Questa è una media: le leggi nazionali sono generalmente più lunghe di questo periodo.
Il concetto di uso corretto limita in alcuni casi la portata del diritto d'autore al fine di garantire l'equilibrio tra la protezione delle opere e il diritto del pubblico all'informazione.
=== Italia ===
In Italia la fonte normativa principale è la legge 22 aprile 1941, n. 633. La pretesa della Siae di richiedere compensi per diritto d'autore anche per le attività didattiche è stata oggetto di un'interrogazione parlamentare del senatore Mauro Bulgarelli, che ha chiesto di valutare l'opportunità di estendere anche in Italia il ''fair use''.
=== Stati Uniti d'America ===
Negli Stati Uniti la legislazione in materia di ''copyright'' è contenuta nel Titolo 17 dello United States Code. Le violazioni di ''copyright'' sono pertanto considerate reato federale e possono comportare, in sede civile, multe fino a 100.000$.
Negli USA un'opera, anche incompiuta, si realizza quando è fisicamente su un supporto. Dall'adesione degli Stati Uniti alla Convenzione di Berna nel 1989, la registrazione di opere straniere presso il Copyright Office non è più necessaria per beneficiare della tutela giuridica, ma resta possibile agevolare la prova dei propri diritti. Il titolare del copyright ha il diritto esclusivo di riprodurre o comunicare le opere e di autorizzare la creazione di opere derivate. Un diritto morale, compreso il diritto di paternità e il diritto al rispetto dell'integrità delle creazioni, è concesso solo agli artisti visivi. La durata del diritto d'autore dipende dalla natura dell'opera e dalla sua data di pubblicazione. D'ora in poi, ogni opera realizzata beneficia di una tutela post mortem di 70 anni se il titolare è una persona fisica. Ai sensi del Sonny Bono Copyright Term Extension Act, le aziende godono di 95 anni di protezione dalla pubblicazione o 120 anni dalla creazione, a seconda di quale sia più lungo.
Tuttavia la legge statunitense prevede il concetto di ''fair use'', che lascia ampi spazi per la riproduzione di opere con scopi didattici o scientifici.
=== Giappone ===
Nel 2010, la legge sul ''copyright'' rivista in Giappone, la cosiddetta illegalizzazione dei ''download'' ha iniziato a essere implementata e i ''download'' illegali sono stati classificati come reati, ad eccezione del fatto che il caricamento illegale continua a essere illegale. Tuttavia, la legge non impone alcuna penalità per il ''download'' illegale. La legge non include ''download'' illegali diversi da musica e video. Non è un reato guardare ''video streaming'' come YouTube.
Alla fine di gennaio, un sondaggio ha mostrato che i ''download'' illegali in Giappone sono stati ridotti del 60%. A metà febbraio, il sondaggio di Oricon ha mostrato che i giapponesi avevano una conoscenza del 51,6% della legge e il 12,1% ha dichiarato che avrebbe continuato a scaricare illegalmente.
=== Repubblica Popolare della Cina ===
Nella Cina continentale, il termine ''copyright'' è solitamente usato in documenti legali e il ''copyright'' è generalmente definito ''copyright''. Il governo ha anche un ufficio nazionale per il ''copyright'' e l'Ufficio Nazionale del Copyright non è affiliato all'Ufficio Proprietà Intellettuale dello Stato. Tutte le opere di cittadini cinesi, persone giuridiche o unità prive di personalità godono del diritto d'autore indipendentemente dal fatto che siano pubblicate o meno, i lavori degli stranieri vengono pubblicati per la prima volta in Cina e anche i diritti d'autore sono concessi ai sensi della legge sul ''copyright''; l'accordo con la Cina o il trattato internazionale che partecipa all'accordo gode del diritto d'autore.
In Cina, le opere protette dal diritto d'autore si riferiscono a realizzazioni intellettuali che sono originali nei campi della letteratura, dell'arte e della scienza e possono essere riprodotte in qualche forma tangibile. Un'opera conforme alle condizioni della protezione del ''copyright'' è solitamente una creazione intellettuale che può essere espressa in una forma di riproduzione materiale, pertanto non è esclusa la protezione di un lavoro orale non fissato da un vettore tangibile. Piuttosto che richiedere che il lavoro sia fissato su un vettore tangibile, come nel caso della legge anglo-americana.
=== Unione Europea ===
==== La direttiva IPRED ====
Anche l'originaria direttiva conteneva, in fase di presentazione, norme penali, che erano state omesse per riuscire a ottenere l'approvazione entro il 1º maggio 2004.
Il Parlamento europeo ha votato, in seduta plenaria, la relazione che accoglie la proposta della Commissione, ma nello stesso tempo propone una serie di emendamenti. Con uno, in particolare, sulla base del ''fair use'', prima esistente solo nel diritto americano, si stabilisce che la riproduzione in copie o su supporto audio o con qualsiasi altro mezzo a fini di critica, recensione, informazione, insegnamento, compresa la produzione di copie multiple per l'uso in classe, studio o ricerca, «non sia qualificato come reato».
==== La direttiva IPRED2 ====
Il Parlamento di Strasburgo nell'aprile del 2007 ha approvato il testo di una nuova direttiva, che mira a modificare la direttiva 2004/48/EC sui diritti di proprietà intellettuale. Poiché è la seconda direttiva sull'argomento, ha preso il nome di IPRED2.
La Direttiva IPRED2, detta "IP Enforcement" cioè "rafforzamento della proprietà intellettuale", è stata recepita in Italia nel maggio del 2007 e introduce diverse misure a maggiore tutela dei detentori di diritti d'autore. In particolare obbliga gli Internet Service Provider a fornire i dati personali degli utenti in caso di contestazione da parte dei detentori dei diritti. Si tratta di rivelare i nominativi o i numeri telefonici corrispondenti agli indirizzi IP rilevati da società specializzate nelle intercettazioni su reti P2P. L'obbligo in precedenza valeva solamente rispetto a interventi delle forze dell'ordine o di pubblica autorità. La Direttiva riconosce implicitamente un valore probatorio alla rilevazione degli indirizzi IP.
=== La ''Link Tax'' e la ''Censorship Machine'' ===
Nel giugno 2018 il Parlamento Europeo discute la promulgazione di una direttiva, in cui si pone l'accento sul frequente utilizzo di link che rimandano a pagine di quotidiani e giornali e sulla diffusione di immagini protette da ''copyright''; i due articoli più discussi della direttiva, in particolare, sono gli articoli 11 e 13, definiti rispettivamente ''Link-Tax'' e ''Censorship Machine''. Il primo mira a contrastare i cosiddetti ''snippet'', termine solitamente legato all'ambito tecnico informatico, e qui stante a indicare quei piccoli estratti di un articolo di giornale o di un qualunque contenuto editoriale più generico, talora corredati di una foto interna allo stesso, che appaiono al momento della condivisione del link al contenuto su un qualunque social o sito internet; ciò costituirebbe una violazione del ''copyright'', e sarebbe quindi necessario che colui il quale condivide il link richiedesse una licenza dall'editore dell'articolo per poter condividere l'articolo, pagando un compenso. Il secondo parla di ''copyright'' in maniera più generale, e prevederebbe l'inserimento di appositi algoritmi in grado di valutare preventivamente qualsiasi contenuto caricato in rete, verificarne la liceità in termini di violazione del ''copyright'' ed, eventualmente, procedere alla rimozione del contenuto; ciò mette a rischio anche i meme, nei quali molto spesso si fa utilizzo indebito di materiale fotografico coperto da ''copyright''.
Questa proposta di direttiva ha generato critiche e scetticismo diffusi; in particolare Julia Reda, relatrice per l'assemblea di Strasburgo del dossier sulla riforma del ''copyright'', europarlamentare del Partito Pirata tedesco, fra le problematiche più evidenti ha evidenziato come le probabilità di successo su larga scala della direttiva siano ridotte (riferendosi a tentativi di applicazione di questa legge in Germania e Spagna, poi naufragati), come il collegamento ipertestuale e lo stesso ''linking'' siano messi a rischio su ogni tipo di sito, come questa direttiva limiti in un certo senso la libertà d'espressione ed accesso all'informazione, come aumenti la possibilità che le ''fake news'' si diffondano (non potendo avere un'anteprima della notizia più dettagliata, la condivisione "alla cieca" sarebbe più diffusa), come questo scoraggi le ''startup'' e i piccoli editori in questo settore e come questa direttiva sia in conflitto con la Convenzione di Berna.
In Italia sono state espresse critiche specialmente dal Ministro del Lavoro Luigi di Maio, che ne sostiene l'anacronismo e l'arretratezza.
Nel 1984, Richard Stallman e la Free Software Foundation svilupparono un meccanismo originato dal ''copyright'', specifico per la gestione dei diritti sulla proprietà dei software. Utilizzando un doppio senso della lingua inglese, in cui "right" significa sia "diritto", sia "destra", denominarono questo meccanismo ''copyleft'': "left" significa sia "lasciato" sia "sinistra", a sottolineare una filosofia opposta a quella del ''copyright''. Questo principio è stato ampiamente applicato nell'ambito del software libero.
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Cronologia dell'integrazione europea |
L'espansione dell'Unione europea dal 1952 al 2020.
In ordine cronologico i diversi eventi che hanno caratterizzato la nascita e la crescita di quella che oggi viene chiamata Unione europea.
| === 1940-1941 ===
* Confinati all'isola di Ventotene, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann fra l'inverno fra il 1940 e la primavera 1941 scrivono il Manifesto di Ventotene per un'Europa libera e unita.
=== 1948 ===
* 17 marzo: Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito firmano a Bruxelles il Trattato istituivo dell'Unione Europea Occidentale; verrà sciolta il 30 giugno 2011.
* ottobre 1948: fondazione del Movimento Federalista Europeo, che avrà un ruolo determinate nella formazione del Consiglio d'Europa.
=== 1950 ===
* 9 maggio: Dichiarazione di Schuman, che porterà alla Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca).
=== 1951 ===
* 18 aprile: Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi firmano a Parigi il Trattato istituivo della Comunità europea del carbone e dell'acciaio che entra in vigore dal 23 luglio 1952 con durata di cinquant'anni.
=== 1952 ===
* 27 maggio: a Parigi è firmato il Trattato istitutivo della Comunità europea di difesa (Ced), che prevede la creazione di un vero e proprio esercito europeo. La proposta fallisce per due motivi. Da un lato, il 30 agosto 1954, l'Assemblea nazionale francese rigetta, mediante un espediente procedurale, la ratifica del trattato della Ced. Dall'altro pesano le ostilità del Regno Unito, contraria a qualsiasi accordo a sei che la escluda. Inoltre l'Italia, a corto di risorse economiche, ma con una grande disponibilità di cervelli da offrire alla ricerca, decide di non investire nella CED. De Gasperi voleva costituire una cooperazione politica europea (cfr. memorandum De Gasperi).
* Le stesse argomentazioni furono espresse dal governo italiano contro la CED e il nucleare militare e civile nel 56, il nucleare rimase materia di studio sperimentale.
* 10 marzo L'Assemblea allargata della Ceca approva il progetto di trattato costitutivo della Comunità politica europea che prevede la formazione di istituzioni sovranazionali. Il progetto di Costituzione finirà lettera morta dopo la mancata ratifica della Ced.
=== 1954 ===
*30 agosto: l'Assemblea Nazionale francese rigetta il trattato CED mediante un espediente procedurale sancendo il fallimento del progetto di difesa comune.
* 23 ottobre: in seguito al fallimento della CED la Repubblica Federale Tedesca e l'Italia vengono invitati a entrare nell'Unione europea occidentale, viene approvato il Trattato di Bruxelles modificato.
=== 1955 ===
* 1º-3 giugno Conferenza di Messina durante la quale i 6 Stati della Comunità europea del carbone e dell'acciaio delineano le tappe per la creazione del Mercato europeo comune e della Comunità europea dell'energia atomica
=== 1957 ===
* 25 marzo: Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi firmano a Roma i Trattati istitutivi della Comunità economica europea, formalmente Trattato che istituisce la Comunità economica europea rinominato nel 2007 col Trattato di Lisbona Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea e della Comunità europea dell'energia atomica, aderendovi dal 1º gennaio 1958
=== 1960 ===
* 4 gennaio: a Stoccolma Austria, Danimarca, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Svezia e Svizzera firmano la Convenzione che istituisce l'Associazione europea di libero scambio, permettendo al Regno Unito di mantenere la sua posizione di privilegio negli scambi commerciali con il Commonwealth, aderendovi dal 3 maggio 1960
=== 1961 ===
* 31 luglio: l'Irlanda presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
* 9 agosto: il Regno Unito presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
* 10 agosto: la Danimarca presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
=== 1962 ===
* 30 aprile: la Norvegia presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
=== 1963 ===
* 22 gennaio: il presidente francese Charles De Gaulle e il cancelliere tedesco Konrad Adenauer firmano il Trattato dell'Eliseo, che pone le basi per una stretta collaborazione fra i due paesi su tutte le principali questioni politiche, economiche e culturali
* 29 gennaio: respinte le domande di adesione della Danimarca, dell'Irlanda, del Regno Unito e della Norvegia in virtù del veto posto dalla Francia sull'adesione del Regno Unito
=== 1964 ===
* 15 dicembre: la Commissione prepara il piano per il finanziamento della politica agricola comune (PAC) e per l'ampliamento dei poteri del Parlamento Europeo. Viene così creata una cassa comune grazie ai proventi dei dazi doganali e ai prelievi agricoli, che però verrà poi rigettata dalla Francia
=== 1965 ===
* 8 aprile: a Bruxelles viene firmato il Trattato sulla fusione degli esecutivi (formalmente ''Trattato che istituisce un Consiglio unico ed una Commissione unica delle Comunità europee''), in vigore dal 1º luglio 1967.
* 30 giugno: col ritiro dei rappresentanti del governo francese dagli organi della Comunità inizia la cosiddetta crisi della sedia vuota.
=== 1966 ===
* 30 gennaio: con la firma del Compromesso di Lussemburgo si conclude la crisi della sedia vuota e si dà avvio alla terza e ultima tappa del periodo transitorio previsto dal Trattato di Roma.
=== 1967 ===
* 10 maggio: il Regno Unito presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
Queste le tappe successive:
Data
Evento
30 giugno: 1970
avviati i negoziati di adesione che terminano il 30 giugno 1971
22 gennaio: 1972
a Bruxelles firma il Trattato di adesione
1º gennaio: 1973
aderisce alle Comunità europee
5 giugno: 1975
'''Referendum sulla permanenza del Regno Unito nelle Comunità europee'''
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Si'''
'''17.378.581'''
'''67,20%'''
No
8.470.073
32,80%
Aventi diritto
40.075.432
100%
Affluenza alle urne
25.848.653
64,50%
* 11 maggio: Danimarca e Irlanda presentano la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
Queste le tappe successive:
Data
Evento
30 giugno 1970
Avviati i negoziati di adesione che terminano 30 giugno 1971
22 gennaio 1972
Firmano a Bruxelles il Trattato di adesione
10 aprile 1972
Referendum costituzionale in Irlanda del maggio 1972
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''1.041.830'''
'''83,09%'''
No
211.891
16,91%
Aventi diritto
1.783.604
Affluenza alle urne
1.264.218
70,88%
2 ottobre 1972
Referendum sull'adesione della Danimarca alla Comunità europea
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Si'''
'''1.958.043'''
'''63,2%'''
No
1.135.755
36,6%
Aventi diritto
3.384.099
Affluenza alle urne
3.083.066
91,4%
1º gennaio 1973
Aderiscono alle Comunità europee
26 maggio 1987
Referendum costituzionale in Irlanda del 1987
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Si'''
'''755.423'''
'''69,92%'''
No
324.977
30,08%
Aventi diritto
2.461.790
Affluenza alle urne
1.085.403
44,09%
2 giugno 1992
Referendum in Danimarca sulla ratifica del Trattato di Maastricht
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
1.606.442
49,3%
'''No'''
'''1.653.289'''
'''50,7%'''
Aventi diritto
3.962.005
Affluenza alle urne
3.321.110
83,1%
18 giugno 1992
Referendum costituzionale in Irlanda del giugno 1992
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Si'''
'''1.001.000'''
'''69,1%'''
No
448.655
30,9%
Aventi diritto
2.542.840
Affluenza alle urne
1.447.301
57.31%
18 maggio 1993
Secondo referendum in Danimarca sulla ratifica Trattato di Maastricht
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Si'''
'''1.930.391'''
'''56,7%'''
No
1.471.914
43,3%
Aventi diritto
3.974.672
Affluenza alle urne
3.426.167
86,2%
3 maggio 1998
Il Consiglio europeo decide che l'Irlanda può adottare l'euro dal 1º gennaio 1999 permettendo così all'Ecofin del 31 dicembre 1998 di fissare il tasso irrevocabile di conversione a 0,787564 sterline irlandesi
22 maggio 1998
Referendum costituzionale in Irlanda del 1998
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Si'''
'''932.632'''
'''61,74%'''
No
576.070
38,26%
Aventi diritto
2.747.088
Affluenza alle urne
1.546.610
56.3%
29 settembre 2000
Referendum in Danimarca del 2000
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
1.620.353
46,8%
'''No'''
'''1.842.814'''
'''53,2%'''
Aventi diritto
3.999.325
Affluenza alle urne
3.503.408
87,6%
7 giugno 2001
Referendum costituzionale in Irlanda del 2001
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Sì
461.451
46,13
'''No'''
'''529.478'''
'''53,87%'''
Aventi diritto
2.867.960
Affluenza alle urne
2.512.332
87,6%
9 febbraio 2002
Sterlina irlandese decade del corso legale
19 ottobre 2002
Referendum costituzionale in Irlanda dell'ottobre 2002
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''906.317'''
'''53,65%'''
No
534.887
37.1%
Aventi diritto
2.923.918
Affluenza alle urne
1.447.339
49,5%
12 giugno 2008
Referendum costituzionale in Irlanda del 2008
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
752.351
46,6%
'''No'''
'''862.415'''
'''53,4%'''
Aventi diritto
3.051.278
Affluenza alle urne
1.621.144
53,13%
2 ottobre 2009
Referendum costituzionale in Irlanda del 2009
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''1.214.268'''
'''67,13%'''
No
594.606
32,87%
Aventi diritto
3.078.132
Affluenza alle urne
1.814,917
59%
31 maggio 2012
Referendum costituzionale in Irlanda del maggio 2012
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''955.091'''
'''60,37%'''
No
626.907
39,63%
Aventi diritto
3.144.828
Affluenza alle urne
1.589.081
50,53%
* 21 luglio: la Norvegia presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
=== 1968 ===
* 1º luglio: grazie alla lunga fase di espansione economica degli anni sessanta, il periodo transitorio di 12 anni previsto dal trattato CEE si conclude con 18 mesi di anticipo. Con l'abolizione delle ultime barriere doganali tra gli Stati membri e lo stabilimento di una tariffa esterna comune nasce il Mercato Europeo Comune (MEC).
=== 1969 ===
* 1º-2 dicembre: su proposta del neo presidente della Repubblica francese Georges Pompidou, a L'Aia si tiene una conferenza dei capi di Stato e di governo dei sei paesi membri della CEE, i cui obiettivi sono sintetizzati nello ''slogan'' "allargamento, completamento, approfondimento".
=== 1972 ===
* 22 aprile: in Francia referendum sull'allargamento della CEE
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''10.847.554'''
'''68,32%'''
No
5 030 934
31,68%
Aventi diritto
29.820.464
Affluenza alle urne
17.963.847
60,24%
* 25 settembre: referendum in Norvegia sull'adesione alla Comunità europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
971.687
45,5%
'''No'''
'''1.118.281'''
'''53,5%'''
Aventi diritto
2.680.907
Affluenza alle urne
2.117.816
79%
=== 1973 ===
1º gennaio: con l'adesione di Danimarca, Irlanda e Regno Unito gli Stati membri delle Comunità europee diventano 9
=== 1975 ===
* 12 giugno: la Grecia presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
Queste le tappe successive:
Data
Evento
27 luglio 1976
Avviati i negoziati di adesione che terminano il 23 maggio 1979
28 aprile 1979
Ad Atene firma il Trattato di adesione
1º gennaio 1981
Aderisce alle Comunità europee
19 giugno 2000
Il Consiglio europeo decide che la Grecia può adottare l'euro dal 1º gennaio 2001 permettendo così all'Ecofin del di fissare il seguente tasso irrevocabile di conversione a 200,482 dracme greche
28 febbraio 2002
Dracma greca decade dal corso legale
* 1º dicembre: il Consiglio europeo decide la data della prima elezione a suffragio universale diretto del Parlamento europeo, che avverrà nel mese di giugno 1979.
=== 1977 ===
* 28 marzo: il Portogallo presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
Queste le tappe successive:
Data
Evento
6 giugno 1978
Avviati i negoziati di adesione che terminano il 29 maggio 1985
12 giugno 1985
A Lisbona firma il Trattato di adesione
1º gennaio 1986
Aderisce alla Comunità europea
3 maggio 1998
Il Consiglio europeo decide che il Portogallo può adottare l'euro dal 1º gennaio 1999 permettendo così all'Ecofin del 31 dicembre di fissare il seguente tasso irrevocabile di conversione a 200,482 escudi portoghesi
28 febbraio 2002
Escudo portoghese decade dal corso legale
* 28 luglio: la Spagna presenta la domanda ufficiale di adesione alla Comunità europea
Data
Evento
5 febbraio 1979
Avviati i negoziati di adesione che terminano il 29 maggio 1985
12 giugno 1985
A Madrid firma il Trattato di adesione
1º gennaio 1986
Aderisce alla Comunità europea
3 maggio 1998
Il Consiglio europeo decide che la Spagna può adottare l'euro dal 1º gennaio 1999 permettendo così all'Ecofin del 31 dicembre di fissare il seguente tasso irrevocabile di conversione a 166,386 Pesetas spagnole
28 febbraio 2002
Peseta spagnola decade dal corso legale
=== 1979 ===
* 13 marzo: i paesi della CEE, tranne la Gran Bretagna, firmano l'accordo istitutivo dello SME (SISTEMA MONETARIO EUROPEO)
* 7-10 giugno: in Belgio, in Danimarca, in Francia, in Germania, in Irlanda, in Italia, in Lussemburgo, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito si svolgono le prime elezioni a suffragio universale diretto del Parlamento europeo.
=== 1981 ===
* 1º gennaio: con l'adesione della Grecia gli Stati membri delle Comunità europee diventano 10
=== 1983 ===
* 19 giugno: i Capi di Stato e di Governo approvano la Dichiarazione solenne sull'Unione europea.
=== 1984 ===
* 14 febbraio: il Parlamento europeo approva, su impulso di Altiero Spinelli, il "Trattato che istituisce l'Unione europea", poi non adottato dal Consiglio dell'Unione europea.
=== 1985 ===
* 1º febbraio: la Groenlandia lascia le Comunità europee mediante un referendum popolare, restandovi associata come territorio d'oltremare
* 14 giugno: a Schengen il Belgio, la Francia, la Germania, il Lussemburgo ed i Paesi Bassi firmano gli Accordi di Schengen che aboliscono i controlli sistematici delle persone alle frontiere interne delle CE aderendovi dal 26 marzo 1995
=== 1986 ===
* 1º gennaio: con l'adesione di Portogallo e Spagna gli Stati membri della Comunità europea diventano 12
* 28 febbraio: a L'Aia viene firmato l'Atto Unico Europeo che entra in vigore il 1º luglio 1987.
=== 1987 ===
* 14 aprile: la Turchia presenta la domanda ufficiale di adesione alle Comunità europee
Queste le tappe successive:
Data
Evento
11 dicembre 1999
Il Consiglio europeo conferisce alla Turchia lo status di Paese candidato all'adesione
17 dicembre 2004
Il Consiglio europeo fissa al 3 ottobre 2005 l'avvio dei negoziati di adesione con la Turchia
3 ottobre 2005
Avviati i negoziati di adesione
=== 1989 ===
* 18 giugno: referendum consultivo in Italia del 1989
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''29.158.656'''
'''88,03%'''
No
3.964.086
11,87%
Aventi diritto
46.552.411
Affluenza alle urne
37.560.404
80.7%
* 17 luglio: l'Austria presenta la domanda ufficiale di adesione alla Comunità europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
1º febbraio 1993
Avviati i negoziati di adesione
30 marzo 1994
Terminati i negoziati di adesione
24 giugno 1994
A Corfù firma il Trattato di adesione
12 luglio 1994
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''3.145.981'''
'''66,6%'''
No
1.578.850
33,4%
Aventi diritto
5.790.578
Affluenza alle urne
4.748.273
82%
1º gennaio 1995
Aderisce all'Unione europea
3 maggio 1998
Il Consiglio europeo decide che l'Austria può adottare l'euro dal 1º gennaio 1999 permettendo così all'Ecofin del 31 dicembre di fissare il tasso irrevocabile di conversione a 13,7603 scellini austriaci
28 febbraio 2002
Scellino austriaco decade dal corso legale
* 9 novembre: cade il Muro di Berlino
=== 1990 ===
* 3 luglio: Cipro presenta la domanda ufficiale di adesione alla Comunità europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
13 dicembre 1997
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con Cipro come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'8 dicembre 1997
31 marzo 1998
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesione, formalmente Trattato tra il Regno del Belgio, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, l'Irlanda, la Repubblica italiana, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica portoghese, la Repubblica di Finlandia, il Regno di Svezia, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (Stati membri dell'Unione europea) e la Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca relativo all'adesione della Repubblica ceca, della Repubblica di Estonia, della Repubblica di Cipro, la Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, della Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, della Repubblica di Polonia, della Repubblica di Slovenia e della Repubblica slovacca all'Unione europea
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
2 maggio 2005
Aderisce agli Accordi europei di cambio II (AEC II) Il tasso centrale è fissato a 0.585274 e la banda di oscillazione al +/-15%
13 febbraio 2007
Presenta richiesta di essere sottoposto all'esame sulla convergenza
10 luglio 2007
L'Ecofin decide che Cipro può adottare l'euro dal 1º gennaio 2008 e fissa il tasso irrevocabile di conversione a 0,585274 lire cipriote
31 gennaio 2008
Lira cipriota decade dal corso legale
* 16 luglio: Malta presenta la domanda ufficiale di adesione alla Comunità europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
11 dicembre 1999
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con Malta nel febbraio 2000 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 6 dicembre 1999
15 febbraio 2000
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
8 marzo 2003
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''143.094'''
'''53,65%'''
No
123.628
46,35%
Aventi diritto
297.881
Affluenza alle urne
270.654
90,86%
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesione
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
2 maggio 2005
Aderisce agli Accordi europei di cambio II (AEC II) Il tasso centrale è fissato a 0.429300 e la banda di oscillazione al +/-15%
27 febbraio 2007
Presenta richiesta di essere sottoposto all'esame sulla convergenza
10 luglio 2007
L'Ecofin decide che Malta può adottare l'euro dal 1º gennaio 2008 e fissa il tasso irrevocabile di conversione a 0,429300 lire maltesi
31 gennaio 2008
Lira maltese decade dal corso legale
* 3 ottobre: in Germania avviene la riunificazione tedesca. La Comunità europea si allarga all'ex Germania Est.
* 27 novembre: l'Italia firma a Parigi gli Accordi di Schengen aderendovi il 26 ottobre 1997.
* 15 dicembre: iniziano a Roma due conferenze intergovernative: la prima in materia di unione economica e monetaria e la seconda in materia di unione politica.
=== 1991 ===
* 25 giugno: Portogallo e Spagna firmano a Bonn gli Accordi di Schengen aderendovi dal 26 marzo 1995.
* 1º luglio: la Svezia presenta la domanda ufficiale di adesione alla Comunità europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
1º febbraio 1993
Avviati i negoziati di adesione
30 marzo 1994
Terminati i negoziati di adesione
24 giugno 1994
A Corfù firma il Trattato di adesione
13 novembre 1994
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''2.836.163 '''
'''52,8%'''
No
2.537.905
46,8%
Aventi diritto
6.510.055
Affluenza alle urne
5.422.975
83,3%
1º gennaio 1995
Aderisce all'Unione europea
14 settembre 2003
Referendum sull'adozione dell'euro
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
2.453.899
42%
'''No'''
'''3.265.241'''
'''55,9%'''
Aventi diritto
7.077.502
Affluenza alle urne
5.846.016
82,6%
* 16 dicembre: la Polonia firma a Bruxelles l'Accordo europeo di associazione, formalmente ''Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Polonia, dall'altra'', in vigore dal 1º febbraio 1994
* L'Ungheria firma a Bruxelles l'Accordo europeo di associazione, formalmente ''Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Ungheria, dall'altra'', in vigore dal 1º febbraio 1994
=== 1992 ===
* 7 febbraio: i 12 firmano il Trattato di Maastricht, formalmemte Trattato sull'Unione europea, in vigore dal 1º novembre 1993.
* 16 marzo: la Finlandia presenta la domanda ufficiale di adesione alla Comunità europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
1º febbraio 1993
Avviati i negoziati di adesione
30 marzo 1994
Terminati i negoziati di adesione
24 giugno 1994
A Corfù firma il Trattato di adesione
16 ottobre 1994
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''1.620.726'''
'''56,89%'''
No
1.228.261
43,11%
Aventi diritto
4.042.607
Affluenza alle urne
2.861.619
70,79%
1º gennaio 1995
Aderisce all'Unione europea
3 maggio 1998
Il Consiglio europeo decide che la Finlandia può adottare l'euro dal 1º gennaio 1999 permettendo così all'Ecofin del 31 dicembre di fissare il tasso irrevocabile di conversione a 5,94573 marchi finlandesi
28 febbraio 2002
Marco finlandese decade dal corso legale
* 20 settembre: referendum in Francia sulla ratifica del Trattato sull'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''13.162.992'''
'''51,05%'''
No
12.623.582
48,95%
Aventi diritto
38.305.534
Affluenza alle urne
26.695.126
69,69%
* 6 novembre: la Grecia firma a Madrid gli Accordi di Schengen aderendovi dal 26 marzo 2000.
* 25 novembre: la Norvegia presenta la domanda ufficiale di adesione alla Comunità europea
* 12 dicembre: a Edimburgo, per superare il no danese al Trattato di Maastricht, il Consiglio europeo trova l'accordo, poi ribattezzato Accordo di Edimburgo o Decisione di Edimburgo, e concede alla Danimarca quattro deroghe al Trattato stesso. Tali deroghe riguardano: la cittadinanza, la partecipazione alla terza fase dell'Unione economica e monetaria (UEM), la Politica in materia di difesa e Giustizia e gli Affari interni.
=== 1993 ===
* 1º febbraio: la Romania firma a Bruxelles l'Accordo europeo di associazione, formalmente ''Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Romania, dall'altra'', in vigore dal 1º febbraio 1995.
* 8 marzo: la Bulgaria firma a Bruxelles l'Accordo europeo di associazione, formalmente ''Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Bulgaria, dall'altra''), in vigore dal 1º febbraio 1995.
* 4 ottobre: la Repubblica Ceca e la Slovacchia firmano a Lussemburgo l'Accordo europeo di associazione, formalmente, rispettivamente, ''Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica ceca, dall'altra'' e ''Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica slovacca, dall'altra'', entrambi in vigore dal 1º febbraio 1995
* 1º novembre: nasce l'Unione europea. L'espressione ''Comunità economica europea'' (CEE) viene sostituita con Comunità europea (CE). A fianco di questa nascono la Politica estera e di sicurezza comune (Pesc) e la Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (Cgai) che assieme alla Comunità europea formano i Tre pilastri dell'Unione europea.
=== 1994 ===
* 31 marzo: l'Ungheria presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
13 dicembre 1997
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con l'Ungheria come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'8 dicembre 1997
31 marzo 1998
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
12 aprile 2003
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''3.056.027'''
'''83,76%'''
No
592.690
16,24%
Aventi diritto
8.042.272
Affluenza alle urne
3.682.556
45,79%
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesione
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
* 5 aprile: la Polonia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
13 dicembre 1997
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Polonia come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'8 dicembre 1997
31 marzo 1998
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesione
7-8 giugno 2003
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''13.516.612'''
'''77,45%'''
No
3.936 012
22,55%
Voti validi
17.452.624
99,28%
Voti dispersi
126.187
0,72%
Affluenza
58,85%
Aventi diritto
29.868.474
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
* 27-28 novembre: referendum in Norvegia sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
1.389.997
47,8%
'''No'''
'''1.516.803'''
'''52,2%'''
Aventi diritto
3.266.064
Affluenza alle urne
2.906.796
89%
=== 1995 ===
* 1º gennaio: con l'adesione di Austria, Finlandia e Svezia gli Stati membri dell'Unione europea diventano 15
* 28 aprile: l'Austria firma a Bruxelles gli Accordi di Schengen aderendovi dal 1º aprile 1998.
* 12 giugno: l'Estonia firma a Lussemburgo l'Accordo europeo di associazione, formalmente Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Estonia, dall'altra, in vigore dal 1º febbraio 1998
** La Lettonia firma a Lussemburgo l'Accordo europeo di associazione, formalmente Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Lettonia, dall'altra, in vigore dal 1º febbraio 1998
** La Lituania firma a Lussemburgo l'Accordo europeo di associazione, formalmente Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Lituania, dall'altra, in vigore dal 1º febbraio 1998
* 22 giugno: la Romania presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
11 dicembre 1999
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Romania nel febbraio 2000 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 6 dicembre 1999
15 febbraio 2000
Avviati i negoziati di adesione
14 dicembre 2004
Terminano i negoziati di adesione
25 aprile 2005
A Bruxelles firma il Trattato di adesione, formalmente Trattato tra il Regno del Belgio, la Repubblica ceca, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, l'Irlanda, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, la Repubblica di Lettonia, la Repubblica di Lituania, il Granducato del Lussemburgo, la Repubblica di Ungheria, la Repubblica di Malta, il Regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la Repubblica portoghese, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia, il Regno di Svezia, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (Stati membri dell'Unione europea) e la Repubblica di Bulgaria e la Romania, relativo all'adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea
1º gennaio 2007
Aderisce all'Unione europea
* 27 giugno: la Slovacchia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
11 dicembre 1999
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Slovacchia nel febbraio 2000 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 6 dicembre 1999
15 febbraio 2000
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesione
16-17 maggio 2003
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''2.012.870'''
'''93,71%'''
No
135.031
6,29%
Aventi diritto
4.174.097
Affluenza alle urne
3.401.889
51,5%
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
25 novembre 2005
Aderisce agli '''Accordi europei di cambio II (AEC II).''' Il tasso centrale è fissato a 38,4550 e la banda di oscillazione al +/-15%
28 maggio 2008
Coroona viene rivalutata dal 17.6472%. Il nuovo tasso centsale è fissato a 30.1260
5 aprile 2008
Presenta richiesta di essere sottoposta all'esame sulla convergenza
6 luglio 2008
L'Ecofin decide che la Slovacchia può adottare l'euro dal 1º gennaio 2009 e fissa il tasso irrevocabile di conversione a 30,1260 corone slovacche
16 gennaio 2009
Corona slovacca decade dal corso legale
* 13 ottobre: la Lettonia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
11 dicembre 1999
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Lettonia nel febbraio 2000 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 6 dicembre 1999
15 febbraio 2000
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
16 aprile 2003
Firma il Trattato di adesione
20 settembre 2003
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''676.700'''
66,97%
No
325.980
32,26%
Aventi diritto
1.388.875
Affluenza alle urne
1.010.406
72.75%
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
27 giugno 2004
Aderisce agli '''Accordi europei di cambio II (AEC II).''' Il tasso centrale è fissato a 0,702804 e la banda di oscillazione al +/-15%
5 marzo 2013
Presenta richiesta di essere sottoposta all'esame sulla convergenza
9 luglio 2013
L'Ecofin decide che la Lettonia può adottare l'euro dal 1º gennaio 2014 e fissa il tasso irrevocabile di conversione a 0.702804 lats lettoni
* 24 novembre: l'Estonia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
13 dicembre 1997
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con l'Estonia nella primavera 1998 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'8 dicembre 1997
31 marzo 1998
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
16 aprile 2003
Firma il Trattato di Atene
14 settembre 2003
Referendum sull'adesioe all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''369.657'''
66,83%
No
183.454
33,17%
Aventi diritto
867.714
Affluenza alle urne
555.857
64,06%
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
25 novembre 2005
Aderisce agli '''Accordi europei di cambio II (AEC II).''' Il tasso centrale è fissato a 15.6466 e la banda di oscillazione al +/-15%
13 luglio 2010
L'Ecofin decide che l'Estonia può adottare l'euro dal 1º gennaio 2011 e fissa il tasso irrevocabile di conversione a 15,6466 corone estoni
14 gennaio 2011
Corona estone decade dal corso legale
* 8 dicembre: la Lituania presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
11 dicembre 1999
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Lituania nel febbraio 2000 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 6 dicembre 1999
15 febbraio 2000
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione che terminano il 12 dicembre 2002
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesione
10-11 maggio 2003
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''1.497.602'''
'''91,04%'''
No
147.452
8,98%
Aventi diritto
2.631.252
Affluenza alle urne
2.598.887
98,77%
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
28 giugno 2004
Aderisce agli '''Accordi europei di cambio II (AEC II).''' Il tasso centrale è fissato a 3.45280 e la banda di oscillazione al +/-15%
16 marzo 2006
Presenta richiesta di essere sottoposta all'esame sulla convergenza
* 14 dicembre: la Bulgaria presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
11 dicembre 1999
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Bulgaria nel febbraio 2000 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 6 dicembre 1999
15 giugno 2004
Terminano i negoziati di adesione
25 aprile 2005
A Lussemburgo firma Trattato di adesione
1º gennaio 2007
Aderisce all'Unione europea
=== 1996 ===
* 23 gennaio: la Repubblica Ceca presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
13 dicembre 1997
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Repubblica Ceca nella primavera 1998 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'8 dicembre 1997
31 marzo 1998
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesione
13-14 giugno 2003
Referendum sull'adesione all'Unione europea
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''3.446.758'''
'''77,33%'''
No
1.010.448
22,67%
Aventi diritto
8.259.525
Affluenza alle urne
4.557.960
55,18%
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
* 10 giugno: la Slovenia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
** A Lussemburgo firma l'Accordo europeo di associazione, formalmente Accordo europeo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Slovenia, dall'altra, in vigore dal 1º febbraio 1999
Queste le tappe successive:
Data
Evento
13 dicembre 1997
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Slovenia nella primavera 1998 come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali dell'8 dicembre 1997
31 marzo 1998
Avviati i negoziati di adesione
12 dicembre 2002
Terminano i negoziati di adesione
23 marzo 2003
Referendum in Slovenia del marzo 2003
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''879.171'''
'''89,6%'''
No
100.503
10,4%
Aventi diritto
1.613.372
Affluenza alle urne
971.249
60,2%
16 aprile 2003
Ad Atene firma il Trattato di adesaine
1º maggio 2004
Aderisce all'Unione europea
28 giugno 2004
Aderisce agli '''Accordi europei di cambio II (AEC II)''' Il tasso centrale è fissato a 239.640 e la banda di oscillazione al +/-15%
2 marzo 2006
Presenta richiesta di essere sottoposta all'esame sulla convergenza
11 luglio 2006
L'Ecofin decide che la Slovenia può adottare l'euro dal 1º gennaio 2007 e fissa il tasso irrevocabile di conversione a 239,640 talleri sloveni
14 gennaio 2007
Tallero sloveno decade dal corso legale
* 16 dicembre: l'Unione nordica dei passaporti alla quale aderiscomo la Danimarca, la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia firma gli Accordi di Schengen aderendovi il 25 marzo 2001.
=== 1997 ===
* 2 ottobre: viene firmato il Trattato di Amsterdam, formalmente Trattato di Amsterdam che modifica il trattato sull'Unione europea, i trattati che istituiscono le Comunità europee e alcuni atti connessi, in vigore il 1º maggio 1999.
=== 1999 ===
* 1º gennaio: entra in vigore l'euro.
* Entrano in vigore gli '''Accordi europei di cambio II (AEC II)'''. Ne fanno parte Danimarca e Grecia.
Questi i tassi stabiliti:
Denominazione
Tasso massimo
Tasso centrale
Tasso minimo
Banda di oscillazione
Corona danese
7.62824
7.46038
7.29252
+/-2.25%
Dracma greca
406.075
353.075
300.143
+/-15%
La corona danese fluttua rispetto all'euro del +/-2,25% dal tasso centrale.
=== 2000 ===
* 23 marzo: il Consiglio europeo straordinario fissa, in un documento detto Agenda di Lisbona, gli obiettivi comuni da raggiungersi entro il 2010.
* 7 dicembre: il Parlamento, la Commissione e il Consiglio proclamano la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
* 11 dicembre: il Consiglio europeo approva il testo del Trattato di Nizza.
=== 2001 ===
* 1º gennaio: con l'adesione della Grecia i Paesi membri che adottano l'euro diventano 12
* 26 febbraio: i 15 membri delle CE firmano il Trattato di Nizza, formalmente Trattato di Nizza che modifica il trattato sull'Unione europea, i trattati che istituiscono le Comunità europee e alcuni atti connessi, in vigore il 1º febbraio 2003.
* 9 aprile: la Macedonia firma a Lussemburgo l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione, formalmente Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e l'Ex Repubblica iugoslava di Macedonia dall'altra, , in vigore dal 1º aprile 2004
* 29 ottobre: la Croazia firma a Lussemburgo l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione, formalmente Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Croazia, dall'altra, in vigore dal 1º febbraio 2005.
* 15 dicembre: a Laeken viene sottoscritta dai paesi membri, l'omonima dichiarazione che prevede alcune riforme, tra le quali la creazione della Convenzione europea, presieduta da Valéry Giscard d'Estaing, per l'avvio di un processo di riforma delle istituzioni dell'Unione
* 31 dicembre: il marco tedesco decade dal corso legale
=== 2002 ===
* 1º gennaio: in Austria, in Belgio, in Finlandia, in Francia, in Germania, in Irlanda, in Italia, in Lussemburgo, nei Paesi Bassi, in Portogallo e in Spagna entra in circolazione l'euro
* 17 febbraio: il franco francese decade dal corso legale
* 28 febbraio: il franco belga, la lira italiana, il franco lussemburghese ed il fiorino olandese decadono dal corso legale
=== 2003 ===
* 20 febbraio: la Croazia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
17 dicembre 2004
Il Consiglio europeo decide che i negoziarti di adesione con Croazia iniziano il 17 marzo 2005 a condizione che vi sia piena cooperazione con l'ICTY, l'inizio dei negoziati però viere postecipato per la scarsa cooperazione offerta dalla Croazia al ICTY come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 13 dicembre 2004
3 ottobre 2005
Avviati i negoziati di adesione
30 giugno 2011
Terminano i negoziati di adesione
9 dicembre 2011
A Bruxelles firma il Trattato di adesione, formalmente Trattato tra il Regno del Belgio, la Repubblica di Bulgaria, la Repubblica ceca, il Regno di Danimarca, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica di Estonia, l'Irlanda, la Repubblica ellenica, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, la Repubblica italiana, la Repubblica di Cipro, della Repubblica di Lettonia, della Repubblica di Lituania, il Granducato di Lussemburgo, la Repubblica di Ungheria, della Repubblica di Malta, il Regno dei Paesi Bassi, la Repubblica d'Austria, la Repubblica di Polonia, la portoghese Ceca, la Romania, la Repubblica di Slovenia, la Repubblica slovacca, la Repubblica di Finlandia, il Regno di Svezia, il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (Stati membri dell'Unione europea) e la Repubblica di Croazia relativo all'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea
22 gennaio 2012
Referendum sull'adesione della Croazia all'Unione europea
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''1.299.008'''
'''66,27%'''
No
649,490
33,13%
Aventi diritto
4.504.765
Affluenza alle urne
1.960.023
43,51%
1º luglio 2013
Aderisce all'Unione europea
* 4 ottobre: inizia la Conferenza Intergovernativa per l'adozione della Costituzione europea.
=== 2004 ===
* 22 marzo: la Repubblica di Macedonia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
* 1º maggio: con l'adesione di Cipro, Estonia, Malta, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria gli Stati membri dell'Unione europea diventano 25
* 18 giugno: il Consiglio europeo adotta il testo della Costituzione europea
* 29 ottobre: viene firmata a Roma la Costituzione europea, accantonata però dopo che i francesi e gli olandesi ne bocciano la ratifica mediante referendum popolari.
=== 2005 ===
* 20 febbraio: referendum in Spagna sulla ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''10.804.464'''
'''76,73%'''
No
2.428.409
17,24%
Aventi diritto
33.563.680
Affluenza alle urne
14.204.149
42,32%
* 29 maggio: referendum in Francia sulla ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
12.806.394
45.32%
'''No'''
'''15.450.279'''
'''54,68%'''
Aventi diritto
41.799.866
Affluenza alle urne
28.984.027
69.34%
* 1º giugno: referendum nei Paesi Bassi sulla ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa
Questo il risultato in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
Si
2.940.730
38,50%
'''No'''
'''4.705.685'''
'''61,50%'''
Aventi diritto
12.172.740
Affluenza alle urne
7.705.344
63.3%
* 10 luglio: referendum in Lussemburgo sulla ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa
Questo il risultato del referendum in dettaglio:
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Sì'''
'''103.494'''
'''56,62%'''
No
84.221
49,48%
Aventi diritto
220.717
Affluenza alle urne
193.615
90,44%
=== 2006 ===
* 12 giugno: l'Albania firma a Lussemburgo l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione, formalmente Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Albania, dall'altra, in vigore dal 1º aprile 2009
=== 2007 ===
* 1º gennaio: con l'adesione di Bulgaria e Romania gli Stati membri dell'Unione europea diventano 27
** Con l'adesione della Slovenia i Paesi membri che adottano l'euro diventano 13
* 25 marzo: l'Unione europea compie 50 anni: in un vertice informale viene adottata la Dichiarazione di Berlino per cercare di sbloccare l'impasse creatasi dalla mancata approvazione della Costituzione Europea in alcuni dei paesi membri
* 20 giugno: il Parlamento europeo approva l'adozione dell'euro a Cipro e a Malta.
* 23 giugno: il Consiglio europeo trova l'accordo sul Trattato di riforma.
* 24 luglio: inizia la Conferenza Intergovernativa per l'adozione del Trattato di riforma.
* 15 ottobre: il Montenegro firma a Lussemburgo l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione, formalmente Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, in vigore dal 1º maggio 2010.
* 19 ottobre: il Consiglio europeo approva il testo del Trattato di riforma.
* 13 dicembre: i Ventisette firmano a Lisbona il Trattato di Lisbona, formalmente Trattato di Lisbona che modifica il trattato sull'Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, che dopo un travagliatissimo iter di ratifica entra in vigore il 1º dicembre 2009.
* 21 dicembre: Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria aderiscono agli Accordi di Schengen per i confini terrestri e marittimi mentre per gli aeroporti l'adesione avviene il 30 marzo 2008.
=== 2008 ===
* 1º gennaio: con l'adesione di Cipro e Malta i Paesi membri che adottano l'euro diventano 15.
* 29 aprile: la Serbia firma a Lussemburgo l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione, formalmente ''Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra'', in vigore dal 1º settembre 2013
* 12 dicembre: la Svizzera aderisce agli Accordi di Schengen
* 15 dicembre: il Montenegro presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
29 giugno 2012
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con il Montenegro come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 26 giugno 2012
29 giugno 2012
Al termime del Consiglio europeo i negoziati di adesione
=== 2009 ===
* 1º gennaio: con l'adesione della Slovacchia gli Stati membri che adottano l'euro diventano 16
* 28 aprile: l'Albania presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
* 23 luglio: l'Islanda presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Queste le tappe successive:
Data
Evento
17 giugno 2010
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con l'Islanda
27 luglio 2010
Avviati i negoziati di adesione
* 22 dicembre: la Serbia presenta la domanda ufficiale di adesione all'Unione europea
Data
Evento
28 giugno 2013
Il Consiglio europeo decide di avviare i negoziati di adesione con la Serbia come previsto dalle conclusioni del Consiglio Affari generali del 25 giugno 2013 (in inglese).
=== 2011 ===
* 1º gennaio: con l'adesione dell'Estonia gli Stati membri che adottano l'euro diventano 17
* 9 dicembre: il Consiglio europeo decide di rafforzare l'integrazione e le regole, soprattutto in ambito fiscale. Vengono ampliati poteri e fondi del Meccanismo europeo di stabilità e allo stesso tempo si impone una maggiore disciplina in ambito di bilancio pubblico. Queste norme, inizialmente predisposte per i soli paesi dell'Eurozona, vengono poi accettate dalla totalità degli stati membri, con l'unica eccezione del Regno Unito
=== 2012 ===
* 2 febbraio: viene firmato il Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità, in vigore dal 27 settembre 2012
* 2 marzo: venticinque dei ventisette membri dell'Unione europea, con l'eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca, firmano il Patto di bilancio europeo, formalmente ''Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria'', in vigore dal 1º gennaio 2013
* 12 ottobre: l'Unione europea viene insignita del Premio Nobel per la pace
=== 2013 ===
* 1º luglio: con l'adesione della Croazia gli Stati membri dell'Unione europea diventano 28
=== 2014 ===
* 1º gennaio: con l'adesione della Lettonia gli Stati membri che adottano l'euro diventano 18
=== 2015 ===
* 1º gennaio: con l'adesione della Lituania gli Stati membri che adottano l'euro diventano 19
=== 2016 ===
* 23 giugno: i cittadini del Regno Unito a seguito di referendum esprimono la loro volontà di uscire dall'Unione Europea.
Preferenza
Voti
Percentuale (%)
'''Leave'''
'''17.410.742'''
'''52%'''
Remain
16.141.241
48%
Aventi diritto
46.501.241
Affluenza alle urne
33.578.016
72,16%
=== 2017 ===
* 19 giugno: iniziano a Bruxelles i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.
=== 2020 ===
* 1º febbraio: il Regno Unito cessa ufficialmente di essere uno stato membro dell'Unione europea.
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Chaim Potok |
Divenne famoso nel 1967 con il romanzo ''Danny l'eletto'' , una storia quasi autobiografica su un brillante giovane figlio di un rabbino chassidico desideroso che il proprio figlio diventi anch'egli rabbino. Il libro venne citato nella lista dei ''best seller'' del ''The New York Times'' per 39 settimane e vendette in uscita 3.400.000 copie. La notorietà gli venne anche dalla trasposizione cinematografica del romanzo proiettata nel 1981.
| Potok nacque nel Bronx newyorkese da ebrei immigrati dalla Polonia. Secondo la tradizione i genitori gli diedero pure un nome ebraico (''Chaim Tzvi'', ''Chaim'' significa ''vita'' in ebraico). L'educazione ortodossa gli insegnò sia il Talmud che conoscenze secolari. Iniziò a scrivere racconti all'età di 16 anni, a 17 anni inviò il suo primo manoscritto alla rivista ''The Atlantic Monthly'' e, sebbene non venne pubblicato, ricevette una nota dall'editore che lo complimentava del suo scritto. Nel 1949 le sue storie vennero pubblicate nella rivista letteraria della Yeshiva University, che in seguito aiutò a redigere. Nel 1950 Potok si laureò ''magna cum laude'' con una laurea in Letteratura Inglese.
Philadelphia
Ricevette poi una laurea master in letteratura ebraica e, dopo quattro anni di studio presso il seminario rabbinico dello ''Jewish Theological Seminary'', venne ordinato rabbino conservatore. Fu successivamente nominato direttore della "LTF, Leaders Training Fellowship", organizzazione giovanile associata all'ebraismo conservatore. Potok venne arruolato come cappellano nell'esercito statunitense, dove rimase per oltre un anno nella guerra di Corea.
L'8 giugno 1958 Potok si sposò con Adena Sara Mosevitzsky, un'assistente sociale psichiatrica di Camp Ramah in Ojai (California), dove Potok stesso svolgeva mansioni direttive negli anni 1957–59. Ebbero tre figli.
Divenne editore di ''Conservative Judaism'' e della ''Jewish Publication Society''. Nel 1965 ricevette il Ph.D. dall'''University of Pennsylvania''. Nel 1970, si trasferì a Gerusalemme con la famiglia e nel 1977 ritornò a Philadelphia. Dopo la pubblicazione del suo ''Old Men at Midnight (Vecchi a mezzanotte)'' (2001), gli venne diagnosticato un tumore cerebrale e morì nella sua casa di Merion, nella contea di Montgomery, vicino a Filadelfia, il 23 luglio 2002 all'età di 73 anni.
I genitori di Chaim Potok lo scoraggiarono dallo scrivere e dal leggere soggetti non ebraici. Ma trascorse comunque molte ore nella biblioteca pubblica locale a leggere romanzi secolari. Potok cita James Joyce, Thomas Mann, Fëdor Dostoevskij, Ernest Hemingway e Shmuel Yosef Agnon come le sue influenze letterarie principali. Molti dei suoi romanzi sono ambientati nei quartieri urbani di New York, in cui egli stesso è cresciuto. Anche se non chassidico, Potok crebbe in una famiglia molto ortodossa. Nel rispettivo libro, il personaggio Asher Lev vuole essere un pittore, il che causa molti conflitti con il padre che vuole faccia qualcosa di totalmente diverso, come successe a Chaim Potok durante la sua adolescenza. Nel romanzo, Asher decide di continuare come pittore e provoca conflitti familiari, mentre Potok alla fine risolse di essere un autore e pittore nel tempo libero e non come carriera, diventando invece un rabbino. Potok ebbe a dichiarare di sentirsi vicino ad Asher Lev più di tutti gli altri suoi personaggi.
Uno degli ammiratori di Potok è stato il premio Nobel Elie Wiesel, che gli scrisse nel 1992 dicendogli di aver letto tutti i suoi libri "con fervore e amicizia".
Chaim Potok fu anche un artista e pittore: creò il dipinto ''"The Brooklyn Crucifixion (La crocifissione di Brooklyn)"'', che il suo personaggio Asher Lev aveva dipinto nel romanzo ''Il mio nome è Asher Lev''.
* ''The Chosen'' (1967), tr. Marcella Bonsanti, ''Danny l'eletto'', Garzanti 1990 ISBN 88-11-66788-7 ISBN 88-11-02630-X ISBN 88-11-66831-X ISBN 88-11-68522-2 ISBN 978-88-11-68342-1 ISBN 978-88-11-68522-7 Film: '' Gli eletti'' (1988).
* ''The Promise'' (1969), tr. Marcella Bonsanti, ''La scelta di Reuven'', Garzanti 2000 ISBN 88-11-66822-0 ISBN 88-11-66783-6 ISBN 88-11-68540-0 ISBN 978-88-11-68540-1
* ''My Name is Asher Lev'' (1972), tr. Donatella Saroli, ''Il mio nome è Asher Lev'', Garzanti 1991 ISBN 88-11-66291-5 ISBN 88-11-66758-5 ISBN 88-11-66280-X ISBN 88-11-68563-X ISBN 978-88-11-68563-0
* ''In the Beginning'' (1975), tr. Mara Muzzarelli, ''In principio'', Garzanti 2000 ISBN 88-11-66203-6 ISBN 978-88-11-67792-5
* ''Wanderings: History of the Jews'' (1978), tr. Maria Luisa Sgargetta e Piero Stefani, ''Storia degli ebrei'', Garzanti 2003 ISBN 88-11-59742-0 ISBN 978-88-11-68075-8 ISBN 978-88-11-59742-1
* ''The Book of Lights'' (1981), tr. Mara Muzzarelli, ''Il libro delle luci'', Garzanti 2004 ISBN 978-88-11-66246-4
* ''Davita's Harp'' (1985), tr. Dario Villa, ''L'arpa di Davita'', Garzanti 1989 ISBN 88-11-66289-3 ISBN 88-11-68564-8 ISBN 88-11-66776-3 ISBN 88-11-66839-5 ISBN 978-88-11-68564-7
* ''The Gift of Asher Lev'' (1990), tr. Mara Muzzarelli, ''Il dono di Asher Lev'', Garzanti 1997 ISBN 88-11-66817-4 ISBN 88-11-66280-X ISBN 978-88-11-67797-0
* ''I Am the Clay'' (1992), tr. Marcella Bassi, ''Io sono l'argilla'', Garzanti 1993 ISBN 88-11-68517-6 ISBN 88-11-66294-X ISBN 978-88-11-68517-3
* ''The Tree of Here'' (1993), tr. Andrea Molesini, ''L'albero di qui'', Mondadori 1999 ISBN 88-04-46492-5
* ''The Sky of Now'' (1994)
* ''The Trope Teacher'' (1995), tr. Marcella Bassi, ''Il maestro della guerra'', Garzanti 1996 ISBN 88-11-66768-2 ISBN 88-11-67008-X
* ''The Gates of November. Chronicles of the Slepak Family'' (1996), tr. Alberto Cristofori, ''Novembre alle porte'', Garzanti 1998 ISBN 88-11-66174-9 ISBN 88-11-66941-3 ISBN 978-88-11-66941-8
* ''Zebra and Other Stories'' (1998), tr. Laura Noulian, ''Zebra e altri racconti'', Garzanti 1999 ISBN 88-11-62037-6 ISBN 88-11-66967-7 ISBN 88-11-68547-8 ISBN 978-88-11-68547-0
* ''Old Men at Midnight'' (2001), tr. Mara Muzzarelli, ''Vecchi a mezzanotte'', Garzanti 2002 ISBN 88-11-66499-3 ISBN 978-88-11-66499-4 ISBN 978-88-11-68057-4; Corbaccio 2006 ISBN 978-88-7972-789-1
* ''Conversations with Chaim Potok'', a cura di Daniel Walden (University Press of Mississippi, 2001)
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Comitato di Liberazione Nazionale |
Il '''Comitato di Liberazione Nazionale''' fu un'organizzazione politica e militare italiana costituita da elementi dei principali partiti e movimenti del Paese, formatasi a Roma il 9 settembre 1943, allo scopo di opporsi al fascismo e all'occupazione nazista in Italia, scioltasi nel 1947.
In particolare il CLN ha coordinato e diretto la resistenza italiana e si suddivise in ''Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia'' , con sede nella città di Milano durante la sua occupazione ed il ''Comitato Centrale di Liberazione Nazionale'' , con sede a Roma. L'organizzazione operò come organismo clandestino durante la Resistenza ed ebbe per delega poteri di governo nei giorni di insurrezione nazionale.
| Dettaglio della fontana del Comitato di Liberazione Nazionale posta in memoria dei Legnanesi che combatterono e morirono per la liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo. La dedica recita: "Legnano, ai suoi figli caduti per la libertà". Questo monumento è collocato in Largo Franco Tosi a Legnano.
=== Fondazione ===
Il 9 settembre 1943, "posto di fronte alla più drammatica delle situazioni, con la sensazione di avere dinnanzi a sé il vuoto più assoluto d'ogni «autorità costituita» il Comitato delle opposizioni reagisce immediatamente; constatando la frattura decisiva determinata dall’8 settembre e traendo da questa constatazione l’indicazione delle sue nuove responsabilità, alle ore 14,30 esso approva la seguente mozione":
Alla seduta di fondazione parteciparono: Ivanoe Bonomi (DL, Presidente), Mauro Scoccimarro e Giorgio Amendola (PCI), Alcide De Gasperi (DC), Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea (PdA), Pietro Nenni e Giuseppe Romita (PSI), Meuccio Ruini (DL), Alessandro Casati (PLI).
Il mese successivo si erano già costituiti i Comitati Regionali, successivamente vennero costituiti anche Comitati Provinciali.
Il 16 ottobre 1943 viene votata la mozione che si può riassumere in tre punti base:
* assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato evitando ogni atteggiamento che possa compromettere la concordia della nazione e pregiudicare la futura decisione popolare;
* condurre la guerra di liberazione a fianco degli alleati angloamericani;
* convocare il popolo al cessare delle ostilità per decidere sulla forma istituzionale dello Stato.
=== Indirizzo politico ===
Il Comitato di Liberazione nazionale era una formazione interpartitica formata da movimenti di diversa estrazione culturale e ideologica, composta da rappresentanti del Partito Comunista Italiano (PCI), della Democrazia Cristiana (DC), del Partito d'Azione (PdA), del Partito Liberale Italiano (PLI), del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP) e del Partito Democratico del Lavoro (DL). Nel gruppo dei sei partiti esisteva una frattura tra i tre partiti di sinistra (PCI, PSIUP e PdA) e i tre partiti di destra (DC, PLI e DL), con i primi che erano associati più strettamente tra loro attraverso vari patti e accordi: comunisti e socialisti erano legati da un "patto di unità d'azione", per poi formare insieme agli azionisti una "giunta tripartita", in modo da concordare una posizione unitaria da tenere innanzi agli altri partiti.
Inizialmente, la frattura tra destra e sinistra si manifestò in merito alla linea politica da tenere nei confronti della monarchia e del governo Badoglio:
Con le dimissioni dalla presidenza del demolaburista Ivanoe Bonomi, rassegnate il 24 marzo 1944, sembrò affermarsi la linea dell'intransigenza verso la monarchia, ma in aprile la svolta di Salerno, con la quale il PCI di Palmiro Togliatti accettò di entrare nel governo Badoglio, capovolse la situazione.
Al primo presidente del CLN Bonomi spettò, dopo la liberazione di Roma (4 giugno 1944), di assumere responsabilità di governo con la Presidenza del Consiglio (11 giugno). A lui successero alla Presidenza del Consiglio il 21 giugno 1945 Ferruccio Parri e il 10 dicembre 1945 Alcide De Gasperi. Dopo la nascita del C.L.N.A.I., quest'ultimo venne presieduto, dal 1943 al 1945, da Alfredo Pizzoni.
=== Struttura ===
Ogni partito rappresentato nel CLN ebbe le sue formazioni militari partigiane, che in genere erano coordinate dal rispettivo rappresentante nel CLN (così come vi furono formazioni Repubblicane ed anche di altri gruppi di sinistra).
Nei comitati regionali troviamo esponenti quali, in Veneto, Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti e il federalista Silvio Trentin, mentre nel Comitato Toscano di Liberazione Nazionale spicca il nome di Carlo Ludovico Ragghianti.
I comitati regionali e provinciali ebbero un compito prevalentemente politico e di coordinamento, con influenza ma non comando diretto sulle formazioni militari partigiane, che rispondevano in genere direttamente al loro partito. In vari casi le formazioni militari disattesero accordi e ordini del CLN. In ogni caso fu in nome dei comitati regionali che vennero intraprese importanti decisioni e atti, come l'insurrezione dell'11 agosto 1944 in Toscana o la resa tedesco-nazi-fascista di Genova del 25 aprile 1945.
La composizione politica delle brigate partigiane era piuttosto varia:
* Brigate Garibaldi (Partito Comunista Italiano): 575
* Brigate autonome (guidate da militari e non rappresentate da alcun partito del CLN, particolarmente attive in Piemonte): 255
* Brigate Giustizia e Libertà (Partito d'Azione): 198
* Brigate Matteotti (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria): 70
* Brigate Mazzini (Partito Repubblicano Italiano)
* Brigate del popolo (Democrazia Cristiana): 54.
=== Mancate adesioni ===
Rimasero fuori dal CLN il Partito Repubblicano Italiano, pur partecipando alla Resistenza, per la sua posizione istituzionale che comportava una pregiudiziale antimonarchica-istituzionale, ed anche alcuni gruppi di sinistra che non accettavano il compromesso dell'unità nazionale su cui si basava il CLN che prevedeva la "precedenza alla lotta contro il nemico esterno, spostando a dopo la vittoria il problema dell'assetto Istituzionale dello Stato".
Non aderirono inoltre al CLN formazioni politico militari antifasciste di rilevante importanza come Bandiera rossa di Roma e formazioni anarchiche di pesante valenza militare come le Brigate Bruzzi-Malatesta di Milano, pur agendo di concerto con le Brigate Matteotti, nonché diverse formazioni anarchiche che agivano nella Lunigiana e sui monti di Carrara come il Battaglione Lucetti, mentre di converso molti anarchici per motivi contingenti di mancanza di organizzazione autonoma locale confluirono nelle Brigate Partigiane che facevano riferimento al CLN come, ad esempio, Emilio Canzi comandante unico della XIII Zona operativa, zona relativa all'Appennino Tosco-Emiliano. La stessa adesione al CLN di Stella Rossa fu complessa e problematica, con una grandissima discrezionalità di azione permessa alla Brigata Partigiana stessa da parte del CLN.
=== Scioglimento ===
Prima delle elezioni del 1946 i CLN vennero spogliati di ogni funzione e quindi sciolti nel 1947.
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Costituzione della Repubblica Italiana |
La '''Costituzione della Repubblica Italiana''' è la legge fondamentale dello Stato italiano, che in quanto tale occupa il vertice della gerarchia delle fonti nell'ordinamento giuridico della Repubblica: considerata una costituzione scritta, rigida, lunga, votata, compromissoria, laica, democratica e tendenzialmente programmatica, è formata da 139 articoli e di 18 disposizioni transitorie e finali.
Approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948, ne esistono tre originali, uno dei quali conservato presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica Italiana.
| === Gli statuti preunitari ===
Costituzione del Regno di Napoli del 1848
Il primo esempio in Italia di statuto costituzionale si creò a Palermo, quando il 19 luglio 1812 il Parlamento del Regno di Sicilia borbonico riunito in seduta straordinaria, promulgò la Costituzione siciliana del 1812, una carta sul modello inglese.
La Costituzione prevedeva un parlamento bicamerale formato da una Camera dei comuni, composta da rappresentanti del popolo con carica elettiva, e una Camera dei Pari, costituita da ecclesiastici, militari ed aristocratici con carica vitalizia. Le due camere, convocate dal sovrano almeno una volta l'anno, detenevano il potere legislativo, ma il re deteneva potere di veto sulle leggi del parlamento. Fu soppressa di fatto nel dicembre 1816 con la nascita del Regno delle Due Sicilie.
Nel 1848, con le rivoluzioni scoppiate durante la primavera dei popoli furono concessi dai sovrani di alcuni stati italiani alcuni statuti: quello napoletano, quelli del ducato di Parma e dello Stato della Chiesa, in Piemonte, quello albertino, mentre quello siciliano era non ottriato, dal francese ''octroyée'', cioè non concesso dal sovrano. Lo statuto Napoletano, su ispirazione della Seconda Repubblica francese, prevedeva che il potere legislativo fosse condiviso tra re e Parlamento. In Sicilia, invece, si era formato un regno autonomo la cui Costituzione rendeva per la prima volta le due camere elettive mentre conferiva il potere esecutivo al re che lo esercitava per mezzo dei ministri responsabili, da lui nominati, che sottoscrivevano ogni suo ordine. Veniva riconosciuta la libertà di parola, di stampa nonché di insegnamento. Tale carta costituzionale era "rigida", in quanto per effettuare modifiche era necessaria una procedura aggravata che prevedeva il concorso di due terzi dei votanti presenti di ciascuna camera.
Anche lo Statuto dello Stato della Chiesa conteneva norme simili alle altre carte coeve. Fatta salva la dichiarazione della religione cattolica come religione di Stato e il potere di censura ecclesiastica preventiva sulle pubblicazioni religiose, erano recepite le libertà fondamentali del cittadino: la magistratura era indipendente dal potere politico, i tribunali speciali erano aboliti, era garantita la tutela della libertà personale e l'inviolabilità della proprietà. Per la prima volta nello Stato della Chiesa, i laici erano ammessi sia nel ramo esecutivo che legislativo. L'iniziativa legislativa apparteneva ai ministri, che erano di nomina pontificia. Le leggi erano formate tramite un sistema bicamerale perfetto, costituito dall'"Alto Consiglio" e dal "Consiglio dei Deputati". I membri del primo erano nominati a vita dal pontefice, senza limitazione di numero, quelli del secondo erano eletti. Le leggi, dopo l'approvazione, dovevano essere controfirmate dal pontefice. Nell'esercizio delle loro funzioni i membri delle due Camere erano "inviolabili" e, se condannati, potevano essere arrestati solo con il consenso del Consiglio di appartenenza.
Lo Statuto albertino
Sempre nel 1848 Carlo Alberto di Savoia concesse lo Statuto albertino, concessione che non venne revocata dal suo successore Vittorio Emanuele II, diversamente da quanto accadde nello stato della Chiesa e nel regno delle due Sicilie.
Lo Statuto albertino fu simile alle altre costituzioni rivoluzionarie vigenti nel 1848 e rese l'Italia una monarchia costituzionale ereditaria secondo la legge salica, con concessioni di poteri al popolo su base rappresentativa. La sovranità apparteneva al Re il quale, da sovrano assoluto, si trasformava in principe costituzionale per sua esplicita volontà e concessione, limitandosi nei suoi poteri. Era una tipica costituzione ottriata, ossia concessa dal sovrano, e da un punto di vista giuridico si caratterizzava per la sua natura flessibile, ossia derogabile e integrabile in forza di un atto legislativo ordinario. Poco tempo dopo la sua entrata in vigore, proprio a causa della sua flessibilità, fu possibile portare l'Italia da una forma di monarchia costituzionale pura a quella di monarchia parlamentare, sul modo di operare tradizionale delle istituzioni inglesi.
Lo statuto corrisponde a ciò che si definisce una "costituzione breve", limitandosi a enunciare i diritti e a individuare la forma di governo. Tra i diritti veniva riconosciuto il principio di uguaglianza, la libertà individuale, l'inviolabilità del domicilio, la libertà di stampa e la libertà di riunione. Il capo supremo dello Stato era il Re e la sua persona era "sacra ed inviolabile", i ministri rispondevano giuridicamente per gli atti regi. Il Re era tuttavia tenuto a rispettare le leggi ma non poteva essere oggetto di sanzioni penali. Egli esercitava il potere esecutivo attraverso i ministri, convocava le Camere, scioglieva quella dei Deputati e aveva il potere di sanzione delle leggi, istituto diverso dall'odierna promulgazione presidenziale, poiché il Re valutava nel merito e poteva respingerle. Inoltre, il Re nominava autonomamente il Consiglio dei ministri e il Parlamento si limitava al potere legislativo; la prassi applicativa, tuttavia, sempre più spesso voleva che il Consiglio dei ministri si rifiutasse di restare in carica quando non gradito alla camera elettiva, così che il re fosse considerato più quale rappresentante dell'unità statale che come capo dell'esecutivo.
Il Parlamento era composto di due Camere: il Senato del Regno di nomina regia e vitalizia, e la Camera dei deputati, eletta su base censitaria e maschile. I progetti di legge potevano essere promossi dai Ministri, dai parlamentari e dal Re. Per diventare legge dovevano essere approvati nello stesso testo da entrambe le Camere e, in seguito, essere munite di sanzione regia. Per quanto riguardava il potere giudiziario, il Re nominava i giudici e aveva il potere di grazia. A garanzia del cittadino stava il rispetto del giudice naturale e il divieto del tribunale straordinario, la pubblicità delle udienze e dei dibattimenti. I giudici, dopo tre anni di esercizio, avevano garantita l'inamovibilità, mentre gli era negata l'interpretazione delle leggi con rilievo direttamente normativo.
=== Dall'unità d'Italia alla prima guerra mondiale ===
La continuità tra il Regno di Sardegna e quello d'Italia avvenne con l'estensione dello Statuto albertino a tutti i territori del regno d'Italia progressivamente annessi al regno sabaudo nel corso delle guerre d'indipendenza. Lo stato italiano nacque, da un punto di vista istituzionale, con la legge 17 marzo 1861 n. 4671, che attribuisce a Vittorio Emanuele II, «re di Sardegna», e ai suoi successori, il titolo di «re d'Italia».
È la nascita giuridica di uno Stato italiano (anche se altri stati avevano già portato tale nome nel passato, dal regno longobardo per finire col regno napoleonico). Lo Statuto albertino rimase quindi in vigore quasi 100 anni quando entrò in vigore la Costituzione repubblicana.
Il primo Parlamento dello Stato unitario, al principio del 1861, si compose con un suffragio elettorale ristretto al 2% della popolazione (corrispondente a 600.000 cittadini) comprendendo ovvero solo i cittadini maschi con una data capacità contributiva; con la legge del 22 gennaio 1882, n. 999 il diritto di voto venne esteso anche a chi avesse la licenza scolastica elementare arrivando dunque a coinvolgere il 7% degli italiani ovvero circa 2.000.000 su una popolazione di 28.452.000 cittadini. Con la legge del 30 giugno 1912 n. 666 la percentuale degli aventi diritto salì al 23% della popolazione allargando il suffragio a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni o che, pur minori di 30 anni ma maggiori di 21, avessero un reddito di almeno 19,20 lire, o la licenza elementare, oppure avessero prestato il servizio militare. Infine, al termine della prima guerra mondiale venne introdotto, grazie alla legge del 16 dicembre 1918, n. 1985, il suffragio universale maschile ai maggiori di 21 anni o chi avesse adempiuto al servizio militare.
Benché l'articolo 1 proclamasse il cattolicesimo religione di Stato, le relazioni fra la Santa Sede e lo Stato furono praticamente interrotte tra il 1870 e il 1929, per via della "questione romana".
=== Il ventennio fascista ===
Il gran consiglio del fascismo durante la seduta del 9 maggio 1936, in cui fu proclamato l'Impero.
Al termine della prima guerra mondiale e con i conseguenti scompaginamenti, in Europa si assistette a una evoluzione del costituzionalismo che si concretizzò in diverse esperienze politiche come la Seconda Repubblica Spagnola o la Repubblica di Weimar. In Italia questo non accadde. Anche a causa della mancanza di rigidità dello Statuto, ritenuto irrevocabile nei principi ma modificabile tramite legge in molte delle sue proposizioni, con l'avvento del fascismo lo Stato fu deviato verso un regime autoritario dove le forme di libertà pubblica fin qui garantite vennero stravolte: le opposizioni vennero bloccate o eliminate, la Camera dei deputati fu abolita e sostituita dalla "Camera dei fasci e delle corporazioni", il diritto di voto fu cancellato; diritti, come quello di riunione e di libertà di stampa, furono piegati in garanzia dello Stato fascista, mentre il partito unico fascista non funzionò come mezzo di partecipazione, ma come strumento di intruppamento della società civile e di mobilitazione politica pilotata dall'alto.
Il fascismo non si dotò mai di una propria costituzione e lo Statuto albertino non venne mai formalmente abolito, sebbene le leggi e le azioni del governo dittatoriale lo svuotarono completamente nella sostanza. Alcuni sostengono che lo Statuto venne violato già con la nomina di Mussolini a primo ministro, ottenuta con la forza in quanto, allora, era solo un rappresentante di una minoranza parlamentare. I rapporti con la Chiesa cattolica vennero invece ricomposti e regolati tramite i Patti Lateranensi del 1929, che ristabilirono ampie relazioni politico-diplomatiche tra la Santa Sede e lo Stato italiano.
Il 25 luglio 1943 Benito Mussolini venne estromesso, e il re Vittorio Emanuele III nominò il maresciallo Pietro Badoglio per presiedere un governo che ripristinò in parte le libertà dello statuto; iniziò così il cosiddetto "regime transitorio", di cinque anni, che terminò con l'entrata in vigore della nuova Costituzione e le successive elezioni politiche dell'aprile 1948, le prime della storia repubblicana. Ricomparvero quindi i partiti antifascisti costretti alla clandestinità, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale, decisi a modificare radicalmente le istituzioni con l'obiettivo di ripristinare lo Stato democratico.
Con il progredire e il delinearsi della situazione, con i partiti antifascisti che iniziavano a entrare nel governo, non fu possibile al re riproporre uno Statuto albertino eventualmente modificato, e la stessa monarchia, giudicata compromessa con il precedente regime, era messa in discussione. La divergenza, in clima ancora bellico, trovò una soluzione temporanea, una «tregua istituzionale», in cui si stabiliva la necessità di trasferire i poteri del re all'erede al trono (per l'occasione, ci fu un proclama del re il 12 aprile 1944), il quale doveva assumere la carica provvisoria di "luogotenente del regno", mettendo temporaneamente da parte la questione istituzionale; quindi, nel giugno 1944, veniva decisa la convocazione di un'Assemblea Costituente eletta a suffragio universale, incaricata di scrivere una nuova carta costituzionale. Fu poi esteso il diritto di voto alle donne (febbraio 1945), con il D.L.L. 2 febbraio 1945, n. 23 emanato dal Governo Bonomi III.
=== La nascita della repubblica e l'assemblea costituente ===
Dopo la cessazione delle ostilità, fu indetto il referendum per la scelta fra repubblica e monarchia (2 giugno 1946) che sancì la nascita della Repubblica Italiana.
Dopo sei anni dall'inizio della seconda guerra mondiale e venti anni dall'inizio della dittatura, il 2 giugno 1946 si svolsero contemporaneamente il referendum istituzionale e l'elezione dell'Assemblea Costituente, con la partecipazione dell'89% degli aventi diritto. Il 54% dei voti (più di dodici milioni) fu per lo stato repubblicano, superando di due milioni i voti a favore dei monarchici (che contestarono l'esito).
=== L'elezione dell'Assemblea Costituente ===
L'Assemblea fu eletta con un sistema proporzionale e furono assegnati 556 seggi, distribuiti in 31 collegi elettorali.
La distribuzione dei seggi nell'Assemblea Costituente. Legenda:
Ora i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale cessarono di considerarsi uguali, e si poté constatare la loro rappresentatività. Dominarono le elezioni tre grandi formazioni: la Democrazia Cristiana, che ottenne il 35,2% dei voti e 207 seggi; il Partito Socialista, 20,7% dei voti e 115 seggi; il Partito Comunista, 18,9% e 104 seggi. La tradizione liberale (riunita nella coalizione Unione Democratica Nazionale), protagonista della politica italiana nel periodo precedente la dittatura fascista, ottenne 41 deputati, con quindi il 6,8% dei consensi; il Partito Repubblicano, anch'esso d'ispirazione liberale ma con un approccio differente nei temi sociali, 23 seggi, pari al 4,4%. Mentre il Partito d'Azione, nonostante un ruolo di primo piano nella Resistenza, ebbe solo l'1,5% corrispondente a 7 seggi.
Fuori dal coro, in opposizione alla politica del CLN, raccolsero i voti dei nostalgici del precedente regime la formazione dell'Uomo qualunque, che prese il 5,3% con 30 seggi assegnati, e il Blocco Nazionale della Libertà, lista elettorale d'ispirazione conservatrice e monarchica, costituita in occasione delle elezioni per l'Assemblea Costituente del 1946 da Partito Democratico Italiano (PDI), Concentrazione Nazionale Democratica Liberale (CNDL) e Centro Democratico (CD) che ottenne (pari al 2,77%) e 16 seggi su 556, e già prima della conclusione dei lavori della Costituente vide i suoi membri dividersi tra il Partito Liberale Italiano, il Fronte dell'Uomo Qualunque e il nascente Partito Nazionale Monarchico.
Durante il periodo costituente, l'Assemblea ebbe la facoltà di revocare o accordare la fiducia ai vari governi ai quali era demandata la funzione legislativa. Inoltre, l'Assemblea stessa nominò quale Capo di Stato Provvisorio l'avvocato napoletano Enrico De Nicola.
=== La genesi e l'approvazione della Costituzione ===
Appena eletta, l'Assemblea nominò al suo interno una Commissione per la Costituzione, composta di 75 membri incaricati di stendere il progetto generale della carta costituzionale. A sua volta, la Commissione si suddivise in tre sottocommissioni: diritti e doveri dei cittadini (presieduta da Umberto Tupini della DC), organizzazione costituzionale dello Stato (presieduta da Umberto Terracini del PCI) e rapporti economici e sociali (presieduta da Gustavo Ghidini del PSI).
Giorgio La Pira sintetizzò le due concezioni costituzionali e politiche alternative dalle quali si intendeva differenziare la nascente Carta, distinguendone una "atomista, individualista, di tipo occidentale, rousseauiana" e una "statalista, di tipo hegeliano". Secondo i costituenti, riferì La Pira, si pensò di differenziarla nel principio che "per il pieno sviluppo della persona umana, a cui la nostra Costituzione doveva tendere, era necessario non soltanto affermare i diritti individuali, non soltanto affermare i diritti sociali, ma affermare anche l'esistenza dei diritti delle comunità intermedie che vanno dalla famiglia sino alla comunità internazionale".
Il progetto costituzionale venne presentato all'Assemblea nel febbraio 1947 e così iniziò il dibattito in aula, che si protrasse fino al dicembre successivo, riguardo sia all'impianto generale sia ai singoli titoli e norme. Tale procedimento comportò numerose modifiche, talvolta anche rilevanti, alla Carta proposta, che tuttavia non venne mai modificata nella sua struttura più essenziale. Trovata finalmente una convergenza tra le varie correnti politiche, il testo definitivo venne approvato a scrutinio segreto il 22 dicembre 1947 con 458 voti favorevoli, 62 contrari e nessun astenuto, su un totale di 520 votanti. La maggioranza che elaborò e votò la Costituzione fu il frutto di un compromesso tra la sinistra e i cattolici sui principi fondamentali, anche se i liberali esercitarono un'influenza decisiva sui meccanismi istituzionali e in particolare la separazione dei poteri. La Costituzione venne, infine, promulgata il 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.
===L'attuazione della Costituzione===
Per quanto riguarda il funzionamento del Governo e del Parlamento, il ruolo del Presidente della Repubblica e i rapporti tra tali soggetti, le norme previste dalla Carta costituzionale trovarono fin da subito applicazione nella vita della neonata Repubblica. L'Assemblea Costituente, inoltre, si occupò di approvare la legge sulla stampa, la legge elettorale e gli statuti di quattro delle cinque regioni autonome. Tuttavia, altri istituti e altri diritti costituzionali dovettero aspettare diversi anni prima di trovare un riscontro attuativo.
La Corte costituzionale, prevista nell'articolo 134, trovò attuazione solo nel 1955 a seguito della legge costituzionale 1/1953 e della legge ordinaria 87/1953. Sorte simile toccò al Consiglio Superiore della Magistratura che entrò in funzione solo nel 1958.
La legge necessaria a regolare l'istituto del referendum venne approvata solo nel 1970, in occasione della legge sul divorzio. Nel 1975 venne promulgata la legge di riforma del diritto di famiglia e nel 1990 quella sullo sciopero. Fino all'approvazione di una legge del 1984, la Corte costituzionale fu più volte chiamata a regolare i rapporti tra Stato e Chiesa che erano ancora basati sui dettami dei patti lateranensi.
La Costituzione è la principale fonte del diritto della Repubblica Italiana, cioè quella dalla quale dipendono gerarchicamente tutte le altre norme giuridiche dell'ordinamento dello Stato. La Costituzione italiana è una costituzione scritta, rigida, lunga, votata, laica, compromissoria, democratica e programmatica.
Il processo di consolidamento dei principi indicati dalla Costituzione, attraverso la loro concretizzazione nella legge ordinaria (o, talvolta, nell'orientamento giurisprudenziale), è detto ''attuazione della Costituzione''. Tale processo non è da considerarsi ancora concluso. Il legislatore costituzionale, inoltre, ha ritenuto di ritornare nella Costituzione repubblicana su alcune materie, per integrarle e ampliarle, adottando provvedimenti di legge costituzionale, tipici di tutte le costituzioni lunghe. Tali emendamenti sono integrazioni alla Costituzione, approvate con lo stesso procedimento della revisione costituzionale, e costituiscono modifiche più o meno profonde.
Per quanto concerne l'attuazione e l'integrazione delle norme costituzionali, si ricorda ad esempio che la Corte costituzionale non venne attivata che nel 1955 (le elezioni dei giudici tramite una legge non avvenne che nel 1953), che il Consiglio superiore della magistratura venne attivato nel 1958 e che le Regioni ordinarie vennero istituite nel 1970 (sebbene quattro regioni speciali vennero istituite nel 1948 e il Friuli-Venezia Giulia nel 1963); il referendum abrogativo, infine, venne istituito con la legge 352 del 15 maggio 1970.
=== Elementi formali ===
Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana a palazzo Giustiniani, il 27 dicembre 1947. Al suo fianco, da sinistra a destra, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, Francesco Cosentino, funzionario, Giuseppe Grassi, guardasigilli, e Umberto Terracini, presidente della Costituente
* La normazione è contenuta in un testo legislativo "scritto". La scelta è comune all'esperienza di ''civil law'' e a quella di ''common law'', con la grande eccezione del Regno Unito, paese nel quale la Costituzione è considerata da alcune consuetudini costituzionali, solo recentemente recepite in leggi, corrispondenti ai principali valori fondanti dello Stato, nonché da alcuni documenti assai risalenti come la ''Magna Carta'', l''Act of Settlement'', la ''Petition of Right'' e il ''Bill of Rights'').
* Si dice che la Costituzione italiana è "rigida". Con ciò si indica che:
# le disposizioni aventi forza di legge in contrasto con la Costituzione, che è fonte di gerarchia del diritto, vengono rimosse con un procedimento innanzi alla Corte costituzionale;
# è necessario un procedimento parlamentare aggravato per la riforma/revisione dei suoi contenuti (non bastando la normale maggioranza, ma la maggioranza qualificata dei componenti di ciascuna camera, e prevedendo per la revisione due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi l'una dall'altra). Esistono inoltre dei limiti alla revisione costituzionale.
* La Costituzione è "lunga": contiene disposizioni in molti settori del vivere civile, non limitandosi a indicare le norme sulle fonti del diritto. In ogni caso, da questo punto di vista, è da dire che il disposto costituzionale presenta per parte carattere programmatico, venendo così in rilevanza solo in sede di indirizzo per il legislatore o in sede di giudizio di legittimità degli atti aventi forza di legge.
* "Votata" perché rappresenta un patto tra i rappresentanti del popolo italiano.
* "Compromissoria" perché frutto di una particolare collaborazione tra tutte le forze politiche uscenti dal secondo conflitto mondiale.
* "Democratica" perché è dato particolare rilievo alla sovranità popolare, ai sindacati e ai partiti politici. La sovranità popolare deve essere comunque esercitata solo nelle forme individuate dalla stessa Costituzione.
* "Programmatica" perché rappresenta un programma (attribuisce alle forze politiche il compito di rendere effettivi gli obiettivi fissati dai costituenti, e ciò attraverso provvedimenti legislativi non contrastanti con le disposizioni costituzionali).
=== Direttrici fondamentali ===
Nelle linee guida della Carta è ben visibile la tendenza all'intesa e al compromesso dialettico tra gli autori. La Costituzione mette l'accento sui diritti economici e sociali e sulla loro garanzia effettiva. Si ispira anche ad una concezione antiautoritaria dello Stato con una chiara diffidenza verso un potere esecutivo forte e una fiducia nel funzionamento del sistema parlamentare, sebbene già nell'Ordine del giorno Perassi (con cui appunto si optò per una forma di governo parlamentare) venne prevista la necessità di inserire meccanismi idonei a tutelare le esigenze di stabilità governativa evitando ogni degenerazione del parlamentarismo.
Non mancano importanti riconoscimenti alle libertà individuali e sociali, rafforzate da una tendenza solidaristica di base. Fu possibile, anche, grazie alla moderazione dei marxisti, confermare la validità dei Patti Lateranensi e permettere di accordare un'autonomia regionale tanto più marcata nelle isole e nelle regioni con forti minoranze linguistiche (aree in cui la sovranità italiana era stata messa in forte discussione durante l'ultima parte della guerra, e in parte lo era ancora durante i lavori costituenti).
La Costituzione è composta da 139 articoli e relativi commi (5 articoli sono stati abrogati: 115; 124; 128; 129; 130), più 18 disposizioni transitorie e finali, suddivisi in quattro sezioni:
* ''Principi fondamentali'' (articoli 1-12);
* ''Parte prima'': ''"Diritti e Doveri dei cittadini"'' (articoli 13-54);
* ''Parte seconda'': ''"Ordinamento della Repubblica" ''(articoli 55-139);
* ''Disposizioni transitorie e finali'' (disposizioni I-XVIII).
Il testo completo si apre con un brevissimo preambolo (seguito subito dai Principi fondamentali): «IL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO - Vista la deliberazione dell'Assemblea Costituente, che nella seduta del 22 dicembre 1947 ha approvato la Costituzione della Repubblica Italiana; - Vista la XVIII disposizione finale della Costituzione; - PROMULGA - La Costituzione della Repubblica Italiana nel seguente testo».
Esso è di natura tecnico-esplicativa e non politica. Proposte di preamboli politici o culturali, ad esempio quelle formulate da Giorgio La Pira ("In nome di Dio il popolo italiano si dà la seguente Costituzione") e Piero Calamandrei ("Il popolo italiano consacra alla memoria dei fratelli caduti, per restituire all’Italia libertà e onore, la presente Costituzione"), non furono accolte dall'Assemblea.
=== I Principi fondamentali ===
I primi dodici articoli della Costituzione sono i "Principi fondamentali", assenti negli statuti fondativi precedenti, che espongono lo spirito della Costituzione. In essi sono compresi alcuni dei principi supremi della Costituzione che si ritrovano sottintesi in tutto il testo. Altri principi supremi della Costituzione, come evidenziato dalla giurisprudenza costituzionale, si trovano anche nella parte I e nella parte II della Costituzione, come, ad esempio, il principio di indipendenza della magistratura. I principi supremi della Costituzione non possono essere oggetto di modifica attraverso il procedimento di revisione costituzionale previsto dagli articoli 138 e 139.
Emblema dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). La Costituzione Italiana riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo come definiti dalla dichiarazione universale dei diritti umani promulgata dall'ONU il 10 dicembre 1948.
La Costituzione coglie la tradizione liberale e giusnaturalista nel testo dell'articolo 2: esso, infatti, sancisce che "la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo" come definiti dalla dichiarazione universale dei diritti umani promulgata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. Tali diritti sono considerati diritti naturali, non creati giuridicamente dallo Stato, ma ad esso preesistenti. Tale interpretazione è riferita alla parola "riconoscere" che implica la preesistenza di un qualcosa. I diritti inviolabili sono, così, riconosciuti all'individuo sia considerato singolarmente, sia nelle formazioni sociali adeguate allo sviluppo della personalità e finalizzate alla tutela degli interessi diffusi (interessi comuni ai diversi gruppi che si sviluppano in forma associata). La tipologia raccoglie gruppi di diverse forme e aspetti, ugualmente rilevanti e degni di tutela per l'ordinamento: associazioni politiche, sociali, religiose, culturali, familiari.
Il principio di laicità è stato enucleato dalla Corte costituzionale con la nota sentenza n. 203 del 1989; in base ad esso l'ordinamento italiano attribuisce valore e tutela alla religiosità umana come comportamento apprezzato nella sua generalità ed astrattezza, senza alcuna preferenza per qualsivoglia fede religiosa. Scaturisce dal "principio personalista", di cui all'articolo 2, e dal "principio di uguaglianza" (art. 3):
L'articolo 19, enunciando il diritto di tutti a professare la propria fede religiosa, in qualsiasi forma, individuale o associata, specifica il riconoscimento della libertà religiosa come diritto inviolabile dell'uomo:
Per la mediazione politica dell'Assemblea costituente, per la forte pressione della Chiesa cattolica attraverso i deputati democristiani, si stabilì, all'articolo 7, che Stato italiano e Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, sovrani e indipendenti; all'articolo 8 che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere e che a quelle diverse dalla cattolica viene riconosciuto lo stesso regime di rapporti con lo Stato, per tutelare le loro specifiche esigenze, mediante accordi (le cd. "intese"). Riguardo al principio di uguaglianza in materia religiosa l'articolo 8 dichiara che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge:
Il pluralismo è tipico degli Stati democratici. Nella Repubblica è riconosciuto e tutelato il pluralismo delle formazioni sociali (art. 2), degli enti politici territoriali (art. 5), delle minoranze linguistiche (art. 6), delle confessioni religiose (art. 8), delle associazioni (art. 18), di idee ed espressioni (art. 21), della cultura (art. 33, comma 1), delle scuole (art. 33, comma 3), delle istituzioni universitarie e di alta cultura (art. 33, comma 6), dei sindacati (art. 39) e dei partiti politici (art. 49). È riconosciuta, altresì, la libertà delle stesse organizzazioni intermedie, e non solo degli individui che le compongono, in quanto le formazioni sociali meritano un ambito di tutela loro proprio. In ipotesi di contrasto fra il singolo e la formazione sociale cui egli è membro, lo Stato non dovrebbe intervenire. Il singolo, tuttavia, deve essere lasciato libero di uscirne. Tra gli altri elementi caratterizzanti del principio democratico vi è la preponderanza di organi elettivi e rappresentativi, il principio di maggioranza, ma con tutela delle minoranze (anche politiche), processi decisionali (politici e giudiziari) trasparenti e aperti a tutti e, soprattutto, il principio di sovranità popolare sancito dall'articolo 1, comma 2.
Nell'articolo 1, comma 1 ("''L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro''") e nell'articolo 4, comma 2, vi sono riferimenti al principio lavorista, in cui il lavoro non è solo un rapporto economico, ma anche un valore sociale che nobilita l'uomo:
Non è solo un diritto, bensì anche un dovere che eleva il singolo e non serve a identificare una classe. Ciò conferisce al disegno costituzionale una sostanziale differenza rispetto allo stato liberale in cui la proprietà aveva più importanza del lavoro. Questo riferimento al lavoro non va, però, inteso come una norma giuridica, che obbligherebbe lo Stato a tutelarlo nel dettaglio, bensì come un richiamo al principio ad esso collegato, che è fondativo della società italiana.
Mappa dei comuni (delimitati da bordi bianchi) e regioni italiane (bordi neri)
Come è affermato con chiarezza nell'articolo 3 della Costituzione italiana tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali e personali, sono uguali davanti alla legge (uguaglianza formale, comma 1). È compito dello Stato rimuovere gli ostacoli che di fatto limitano l'eguaglianza sostanziale e impediscono agli individui di sviluppare pienamente la loro personalità sul piano economico, sociale e culturale (uguaglianza sostanziale, comma 2). Nello stesso primo comma dedicato all'eguaglianza dinanzi alla legge la Costituzione repubblicana richiama la "pari dignità sociale", andando, dunque, oltre la mera formulazione dell'eguaglianza liberale. Lo Stato ha il compito di aiutare le associazioni e le famiglie, attraverso la solidarietà politica, economica e sociale (art. 3 II comma, art. 2). Esso, infatti, deve rimuovere ogni ostacolo che impedisca la formazione della persona umana:
L'articolo 5 vieta ogni forma di secessione o di cessione territoriale ed è garantito dal sacro dovere di difendere la patria (sancito dall'art. 52). Lo stesso articolo assicura alle collettività territoriali (Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni) una forte autonomia dallo Stato (con conseguente attribuzione di poteri normativi e amministrativi propri), grazie alla quale i cittadini sono in grado di partecipare più da vicino e con maggiore incisività alla vita politica del Paese.
Da una prima lettura di questi principi traspare la volontà del Costituente, che aveva vissuto la tragica esperienza dell'oppressione nazi-fascista e della guerra di liberazione, di prendere le distanze non solo dal regime fascista, ma anche dal precedente modello di Stato liberale, le cui contraddizioni e incertezze avevano consentito l'instaurazione della dittatura. Il tipo d'organizzazione statale tracciato dal Costituente è quello dello Stato sociale di diritto che, per garantire eguali libertà e dignità a tutti i cittadini, si fa carico di intervenire attivamente in prima persona nella società e nell'economia. Il principio è rafforzato dall'articolo 57 che prevede l'elezione del Senato su base regionale.
Come viene sancito dall'articolo 10 l'ordinamento italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute: ciò comporta un "rinvio mobile", ovvero un adattamento automatico di tali norme nel nostro ordinamento. Per quanto riguarda il rifiuto della guerra come strumento di offesa, l'articolo 11 della Costituzione recita:
L'articolo 11 stabilisce, quindi, che la Repubblica consente l'uso di forze militari per la difesa del territorio in caso di attacco militare da parte di altri Paesi, ma non con intenti espansionistici, ed accetta una limitazione della propria sovranità dando la possibilità all'Italia di partecipare a una guerra in difesa di altre nazioni con le quali siano state instaurate alleanze (ad esempio in caso di attacco armato a un paese membro della NATO), nonché di ospitare truppe straniere sul proprio territorio.
Dal rifiuto della guerra come strumento di offesa non consegue il fatto che l'Italia non possa partecipare a un conflitto, tant'è che gli articoli 78 e 87 della Costituzione prescrivono quali organi dello Stato deliberano lo stato di guerra. In particolare, per l'Italia, sono le due camere che decretano lo stato di guerra, che poi è formalmente dichiarata dal Presidente della Repubblica; le camere conferiscono al governo i poteri necessari per fronteggiare il conflitto. Altro provvedimento straordinario in caso di guerra è la durata della legislatura delle due camere, che può essere eccezionalmente prorogata, come recita l'articolo 60 della Costituzione, oltre i cinque anni canonici. Allo stato di guerra si ricollegano, poi, altre particolari eccezioni, come ad esempio quella individuata dall'articolo 27, che prevede(va) la pena di morte in Italia in base al codice penale militare di guerra (ora ergastolo); dall'articolo 103, che determina la giurisdizione dei tribunali militari in tempo di guerra; e dall'articolo 111, con cui non viene ammesso ricorso per Cassazione su sentenze emesse dai tribunali militari di guerra.
La bandiera d'Italia
Inoltre l'articolo 11 consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, limitazioni alla sovranità nazionale, necessarie per assicurare una pacifica coesistenza tra le Nazioni. A esso la giurisprudenza costituzionale ricollega la modalità di ingresso nell'ordinamento italiano del diritto dell'Unione europea con valore di fonte sovraprimaria: «Questa Corte, fin dalle prime occasioni nelle quali è stata chiamata a definire il rapporto tra ordinamento nazionale e diritto comunitario, ne ha individuato il “sicuro fondamento” nell'articolo 11 Cost. È in forza di tale parametro, collocato non senza significato e conseguenze tra i principi fondamentali della Carta, che si è demandato alle Comunità europee, oggi Unione europea, di esercitare in luogo degli Stati membri competenze normative in determinate materie, nei limiti del principio di attribuzione» (Corte costituzionale, sentenza n. 227/2010).
L'articolo 12 definisce la bandiera nazionale italiana:
Nella Costituzione della Repubblica Italiana non è, invece, specificato quale sia l'inno nazionale italiano. Infatti all'epoca della stesura della carta costituzionale ''Il Canto degli Italiani'' di Goffredo Mameli e Michele Novaro, inno ''de facto'' della Repubblica Italiana dal 1946 al 2017, non aveva raggiunto lo ''status'' di inno nazionale ''de iure'', che avrebbe raggiunto soltanto 70 anni dopo, il 4 dicembre 2017.
=== Parte prima: diritti e doveri dei cittadini ===
La parte prima è composta da 42 articoli e si occupa dei "Diritti e dei Doveri dei cittadini".
Gli articoli dal 13 al 16 sono dedicati alle libertà individuali, in cui si afferma che la libertà è un valore sacro e, quindi, inviolabile (art. 13); che il domicilio è inviolabile (art. 14); che la corrispondenza è libera e segreta (art. 15); che ogni cittadino può soggiornare e circolare liberamente nel Paese (art. 16) - per le limitazioni di queste libertà la carta costituzionale prevede una riserva di legge assoluta -. Le libertà collettive, affermate dagli articoli dal 17 al 21, garantiscono che i cittadini italiani hanno il diritto di riunirsi in luoghi pubblici (con obbligo di preavviso all'autorità di pubblica sicurezza), o in luoghi privati e aperti al pubblico (liberamente) (art. 17), di associarsi liberamente; e che le associazioni aventi uno scopo comune non devono andare contro il principio democratico e le norme del codice penale (art. 18); che ogni persona ha il diritto di professare liberamente il proprio credo (art. 19); che ogni individuo è libero di professare il proprio pensiero, con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di comunicazione (art. 21).
L'aula del maxiprocesso di Palermo contro la mafia, alla fine degli anni 1980. La Costituzione prevede dei diritti e fissa dei principi in ambito penale.
Dall'articolo 22 al 28 si affermano i principi e i limiti dell'uso legittimo della forza (art. 23); il diritto attivo e passivo alla difesa in tribunale (art. 24); il principio di legalità della pena (art. 25); le limitazioni all'estradizione dei cittadini (art. 26); il principio di personalità nella responsabilità penale (art. 27, comma 1); il principio della presunzione di non colpevolezza (art. 27, comma 2); il principio di umanità e rieducatività della pena (art. 27, comma 3) e l'esclusione della pena di morte (art. 27, comma 4); infine la previsione della responsabilità individuale del dipendente e dei funzionari pubblici, organicamente estesa all'intero apparato, per violazione di leggi da parte di atto della pubblica amministrazione, a tutela della funzione sociale e dei consociati dagli illeciti, in materia civile (art. 28, comma 2), nonché amministrativa e penale (art. 28, comma 1).
La Repubblica italiana riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, e afferma anche che è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli (dall'art. 29 al 31). L'articolo 32 della Costituzione afferma che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo ed interesse della collettività. Afferma, inoltre, che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge" e che la legge "non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". I due successivi articoli, il 33 e il 34, affermano che l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento; inoltre la scuola deve essere aperta a tutti: quella statale è gratuita, mentre quella privata è libera e senza oneri per lo Stato.
Gli articoli dal 35 al 47 assicurano la tutela del lavoro e la libertà di emigrazione (art. 35), il diritto al giusto salario (art. 36, comma 1), la durata massima della giornata lavorativa (art. 36, comma 2), il diritto/dovere al riposo settimanale (art. 36, comma 3), il lavoro femminile e minorile (art. 37), i lavoratori invalidi, malati, anziani o disoccupati (art. 38), la libertà di organizzazione sindacale (art. 39), il diritto di sciopero (art. 40), la libertà di iniziativa economica e i suoi limiti (art. 41), la proprietà pubblica e privata, e la sua funzione sociale (art. 42), la possibilità ed i limiti all'espropriazione (art. 43), la proprietà terriera (art. 44), le cooperative e l'artigianato (art. 45), la collaborazione tra i lavoratori (art. 46) ed il risparmio (art. 47).
I diritti e doveri politici sono dichiarati dall'articolo 48 al 54. L'articolo 48 afferma che sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età oltre anche che il diritto di voto è personale ed eguale, libero e segreto, e che il suo esercizio è dovere civico ma l'astensione non è sanzionata:
Dibattito parlamentare alla Camera dei Deputati nel 1946
Con l'articolo 49 si sancisce invece il principio della libertà di associarsi in partiti e del pluripartitismo politico:
Secondo l'articolo 52, il cittadino ha il dovere nel concorrere alla difesa dello Stato, prevedendo l'obbligatorietà del servizio militare in Italia, ma solo nelle modalità e nelle limitazioni imposte dalla legge, affermando contestualmente il principio giuridico che l'ordinamento delle forze armate italiane deve essere organizzato in base allo spirito repubblicano:
Gli articoli 53 e 54 identificano alcuni doveri dei cittadini, nello specifico il dovere di concorrere alle spese pubbliche pagando tasse e imposte (secondo il principio di progressività della tassazione), il dovere di essere fedeli alla Repubblica, alla Costituzione ed alle leggi, ed il dovere per chi esercita funzioni pubbliche, di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi previsti dalla legge:
=== Parte seconda: Ordinamento della Repubblica ===
La parte seconda della Costituzione della Repubblica Italiana descrive l'ordinamento dello stato, in particolare le caratteristiche del suo garante, identificato nel Presidente della Repubblica, del potere legislativo, di quello esecutivo e di quello giudiziario nonché degli enti locali e degli istituti a garanzia della Costituzione stessa.
==== Titolo I: Il Parlamento ====
Il primo titolo, dall'articolo 55 all'82, riguarda il potere legislativo ed è suddiviso in due sezioni: "il Parlamento" e "la formazione delle leggi".
Il Parlamento riunito in seduta comune (secondo l'articolo 55, comma 2) in occasione del giuramento di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica, 3 febbraio 2015
Per la struttura del Parlamento della Repubblica Italiana, la Costituzione ha previsto una forma a bicameralismo perfetto costituito da due Camere: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica (art. 55, comma 1). Per lo svolgimento di particolari incarichi previsti dalla carta costituzionale è previsto che si riunisca in seduta comune (art. 55, comma 2):
Secondo l'articolo 56, la Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto ed è costituita da 400 deputati eleggibili tra tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i 25 anni di età:
L'articolo successivo, il 57, afferma che il Senato della Repubblica è eletto a base regionale e il numero dei senatori elettivi viene fissato a 200:
Quest'ultimi vengono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età. Sono eleggibili senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno" (art. 58):
Enrico De Nicola, primo Presidente della Repubblica Italiana e primo senatore a vita dell'epoca repubblicana. Invece i membri del Senato del Regno (Italia), che erano di nomina regia, avevano tutti un mandato a vita
Questo perché i costituenti vollero dare al Senato quel ruolo di "Camera di riflessione" che deliberi sulle leggi già approvate dalla Camera dei deputati, l'"Assemblea nazionale" italiana. Inoltre, nel Senato siedono anche i senatori a vita, cittadini che, pur non essendo eletti, appartengono alla Camera alta perché ex Presidenti della Repubblica (senatori di diritto) o per altissimi meriti in ambito sociale, scientifico, artistico o letterario. Tali cittadini che non risiedono ''de jure'' sono nominati senatori dal Presidente della Repubblica in carica, e non possono essere più di cinque in tutto:
Entrambe le camere rimangono in carica per una durata di 5 anni (inizialmente per il senato erano 6), tale periodo prende il nome di "legislatura" e non può essere prorogato se non per legge e soltanto in caso di guerra (art. 60). Tuttavia una legislatura può anche durare meno su decisione del Presidente della Repubblica che può "sciogliere le camere". Al termine della legislatura, lo stesso Capo dello Stato indice le elezioni, che hanno luogo entro settanta giorni, e fissa la data della prima riunione delle Camere; nel periodo tra la scadenza della legislatura e la formazione delle nuove Camere, la ''prorogatio'', sono prorogati i poteri delle Camere precedenti, che però sono assai ridotti (limitati all'ordinaria amministrazione), essendo ormai scaduta la funzione rappresentativa del popolo. Bisogna notare che la Costituzione pone in essere un solo limite esplicito ai poteri delle camere in prorogatio: esse non possono procedere all'elezione del Presidente della Repubblica (art. 85.3 cost.). Si noti che la ''prorogatio'' scatta implicitamente e automaticamente il giorno dopo lo scioglimento delle Camere, mentre la proroga deve essere esplicitamente deliberata dalle Camere stesse.
L'articolo 64 della Carta descrive invece l'ordinario svolgimento dei lavori parlamentari, prevedendo un particolare atto, un "Regolamento parlamentare", uno per ciascuna Camera, e che è adottato a maggioranza assoluta, con quindi più "difficoltà" di una legge ordinaria. Essa, infatti, è adottata a maggioranza semplice (il 50%+1 dei presenti). Le sedute sono pubbliche, e possono essere seguite dai cittadini recandosi direttamente nelle sedi parlamentari in Roma (Palazzo Montecitorio per la Camera, Palazzo Madama per il Senato) o tramite altri strumenti di diffusione di massa. Il secondo comma dell'articolo 64 prevede che le Camere o il Parlamento in seduta comune possano deliberare di riunirsi in riunione segreta, ma, in periodo repubblicano, ciò non è mai avvenuto (per risalire a un precedente, bisogna tornare alle sedute della Camera dei deputati del 3 maggio 1866 e del 21 giugno 1917).
Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati.
Problemi di interpretazione ha invece dato il terzo comma dell'articolo 64, che recita: "Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la Costituzione prescriva una maggioranza speciale", ad esempio nel citato caso dei Regolamenti. La prima parte prevede il "quorum", il numero legale, alla sola presenza del quale l'Assemblea può dire di svolgere una funzione rappresentativa; la seconda invece specifica le modalità di determinazione della maggioranza, il numero minimo di voti che una proposta deve avere per essere approvata: il Regolamento della Camera intende per "presenti" i deputati che hanno votato "sì" o "no" a una proposta messa ai voti, mentre il Regolamento del Senato definisce "presenti" tutti i senatori che prendono parte alla votazione, includendo quindi anche gli astenuti: alla Camera, quindi, il deputato che intende astenersi deve prendere parte alla votazione e dichiarare di astenersi, mentre al Senato il senatore che veramente vuole astenersi deve uscire dall'Aula, o comunque non prendere parte alla votazione, nemmeno dichiarando di astenersi, perché in tal caso innalzerebbe la maggioranza, schierandosi così con i senatori che vogliono bocciare la proposta. Infine, l'ultimo comma di questo articolo dà diritto ai membri del Governo, anche non membri del Parlamento, non solo di assistere alle sedute (diritto che gli spetta in quanto semplice cittadino), ma anche di poter parlare nelle Camere a nome dell'Esecutivo.
L'articolo 65 delega una legge a determinare i casi di ineleggibilità e incompatibilità con l'ufficio di membro del Parlamento (è questo un esempio scolastico di riserva di legge), ma specifica direttamente in Costituzione che nessuno può essere contemporaneamente deputato o senatore. Dal principio della separazione dei poteri deriva il diritto, che spetta alle Camere stesse, di giudicare i titoli di ammissibilità dei loro membri ("autodichia"): tale giudizio è discusso da una Giunta ed eventualmente discusso dall'Assemblea plenaria. L'articolo 67 prevede che per i membri del parlamento non vi sia vincolo di mandato:
Ciò significa che i parlamentari non sono vincolati al partito sotto il cui simbolo sono stati eletti, e possono passare da un estremo all'altro dell'Aula parlamentare: questo perché i cittadini non votano i partiti, ma i cittadini candidati a diventare parlamentari.
Palazzo Madama, sede del Senato
L'articolo 68 della Costituzione prevede l'insindacabilità e l'immunità parlamentare: in primo luogo, essi non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni, proprio per quel principio di rappresentanza della volontà popolare a essi rimessa. I successivi due commi sanciscono poi che se l'Autorità giudiziaria, nelle modalità previste dalla legge di procedura penale, intende procedere ad atti coercitivi nei confronti dei membri del Parlamento, tale richiesta debba essere approvata dalla Camera cui il parlamentare appartiene. Questo perché in passato era capitato in altri Paesi e in altre epoche - il caso più famoso è quello della Prima rivoluzione inglese - che membri del Parlamento fossero arrestati solo perché non amati dai giudici. I precedenti in cui l'autorizzazione fu concessa sono pochissimi, l'ultimo dei quali (al 2016) si è verificato nella seduta della Camera del 20 luglio 2011 per l'arresto del deputato Alfonso Papa.
L'ultimo articolo della sezione, il 69, prevede l'indennità parlamentare, che non è un semplice "stipendio", come l'ufficio di parlamentare non è un semplice "mestiere": l'indennità è concessa per mettere in atto il diritto di tutti i cittadini a svolgere il mandato parlamentare, perché se l'indennità non esistesse solo chi gode già di un reddito sufficiente potrebbe svolgerlo, mentre chi ha invece bisogno di lavorare per avere uno stipendio non può, se non anche per motivi fisici, svolgere il mandato parlamentare (a titolo esemplificativo, questi soggetti dovrebbero andare a lavorare anziché recarsi alla seduta della Camera).
La parte della Costituzione che va dall'articolo 70 all'82 è dedicato alla formazione della legge. Secondo i dettami costituzionali, la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere (bicameralismo perfetto) entrambe le quali esaminano la proposta di legge in base ai propri regolamenti interni. La legge approvata viene promulgata dal Presidente della Repubblica entro un mese dall'approvazione; tuttavia il Presidente può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione e se viene nuovamente approvata deve essere promulgata. In sede abrogativa, totale o parziale, il popolo sovrano ha a disposizione lo strumento del referendum, previsto dall'articolo 75, fatte salve alcune materie descritte nel medesimo articolo. La proposta referendaria è considerata approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
==== Titolo II: Il Presidente della Repubblica ====
Sergio Mattarella, dodicesimo presidente della Repubblica Italiana.
Il secondo titolo, dall'articolo 83 al 91, riguarda le modalità di elezione, i poteri e le responsabilità del presidente della Repubblica Italiana che l'ordinamento italiano identifica come capo dello Stato, garante dell'equilibrio dei poteri e che rappresenta l'unità nazionale (art. 87):
Deve avere cittadinanza italiana, compiuto i 50 anni d'età e godere dei diritti civili e politici (art. 84). Viene eletto, a scrutinio segreto, dal Parlamento in seduta comune, integrato da rappresentanti delle Regioni con la maggioranza di 2/3 dell'Assemblea per le prime tre votazioni e a maggioranza assoluta in seguito. La carica ha una durata di sette anni ma può cessare prima per morte, impedimento, dimissione, decadenza per la perdita di uno dei requisiti di eleggibilità o destituzione (per reati di alto tradimento o attentato alla Costituzione). Secondo l'articolo 89, tutti gli atti del Presidente devono essere controfirmati dal Ministro proponente o, nei casi previsti dalla Legge o se son atti legislativi, anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri. La controfirma, requisito di validità dell'atto, permette di togliere la responsabilità al Presidente dell'atto stesso, trasferendola sul Governo. Oltre che dalla responsabilità politica, il Presidente è sollevato anche dalla responsabilità penale (salvo per i reati di alto tradimento e attentato alla Costituzione) negli atti e comportamenti esclusivamente riconducibili all'esercizio delle sue funzioni. Per gli eventuali reati commessi al di fuori del suo ufficio, nonostante non vi sia nulla di esplicito a proposito nella Costituzionale, la giurisprudenza ritiene che sia comunque intoccabile per tutta la durata del mandato.
Il Presidente nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su sua proposta, i Ministri. Inoltre, tranne che durante gli ultimi sei mesi del suo mandato, può procedere allo scioglimento anticipato delle camere. Questi compiti lo rendono un attore fondamentale nella soluzione delle crisi di Governo.
Tra gli atti che formalmente spettano al Presidente ma che in sostanza sono governativi vi sono l'emanazione dei decreti legge, l'adozione dei decreti presidenziali (a cui appartengono i più importanti atti del Governo), la nomina dei funzionari pubblici, la ratifica dei trattati internazionali.
Tra i poteri, sia formalmente sia sostanzialmente, conferiti al Presidente vi è la possibilità di inviare messaggi alle camere, la nomina di un terzo dei giudici della Corte costituzionale e di cinque senatori a vita, il rinvio delle leggi alle Camere, la concessione della grazia. Infine, il Presidente ha il comando delle forze armate, presiede il consiglio supremo di difesa, presiede il Consiglio superiore della magistratura, conferisce onorificenze. Nel caso che il Presidente non fosse nelle condizioni di adempiere alle sue funzioni, esse vengono esercitate dal Presidente del Senato (art. 86).
==== Titolo III: Il Governo ====
Il terzo titolo, dall'articolo 92 al 100, riguarda il potere esecutivo ed è suddiviso in tre sezioni: "il Consiglio dei Ministri", "la Pubblica Amministrazione", "gli organi ausiliari".
Il Consiglio dei Ministri è un organo collegiale che costituisce il Governo della Repubblica e che, secondo l'articolo 92, è composto dal Presidente del consiglio dei ministri e dai ministri:
Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi.
Esso esercita il potere esecutivo e costituisce una parte rilevante dell'attività di indirizzo politico. La Costituzione esclude che il Governo sia scelto formalmente dal corpo elettorale, bensì, secondo l'articolo 92 la nomina del Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, dei ministri spetta al Presidente della Repubblica (vedi formazione del governo nella Repubblica Italiana), i quali davanti ad esso prestano giuramento (art. 93). Il Governo trae la sua legittimazione dalla "fiducia parlamentare" che è imprescindibile e deve essere chiesta entro dieci giorni dalla sua formazione, presentandosi in entrambe le due camere; la fiducia può essere revocata, anche da una sola camera, in qualsiasi momento (art. 94):
La fiducia o la mozione di sfiducia deve essere votata per appello nominale in modo da dare responsabilità politica ai parlamentari che volessero sostenere o meno quel Governo. Nell'esperienza repubblicana, fino al 2016, nessun Governo è mai stato sfiduciato, in quanto si è più volte preferito, per opportunità politica, presentare dimissioni spontanee quando si fosse rilevata una mancanza di maggioranza parlamentare a sostegno. L'attività del Governo successiva alle dimissioni è limitata al disbrigo degli affari correnti; solitamente il Presidente del Consiglio dimissionario emana apposite circolari per regolare i poteri. In seguito alla crisi di Governo, il Presidente della Repubblica avvia le consultazioni per la sua risoluzione.
Per quanto riguarda i compiti e i poteri del Presidente del Consiglio dei ministri, l'articolo 95 recita:
Il Governo deve dunque agire come un soggetto politicamente unitario. A tal fine vengono, appunto, attribuiti al Presidente del Consiglio, i poteri necessari per poter assicurare questo.
L'art. 95 rinvia alla legge sulla presidenza del consiglio dei ministri per una più dettagliata regolamentazione sul funzionamento del Governo: la legge in questione è la ''n.400/1988''. Tale legge disciplina ulteriori strumenti che mirano a mantenere coeso il Governo ed unitario il suo indirizzo politico ed amministrativo, riforma la Presidenza de Consiglio dei ministri (ossia la struttura amministrativa messa a disposizione del Presidente del Consiglio per l'esercizio delle proprie funzioni), e istituisce varie figure di organi governativi non necessari.
Il Governo rimane in carica fintantoché non si dimette, o per scelta spontanea o perché costretto per la mancanza o revoca della fiducia da parte di almeno una Camera. La bocciatura da parte di una Camera ad una proposta del Governo non comporta l'implicita sfiducia; tuttavia, anche se non è una pratica prevista espressamente dalla Costituzione, talvolta il governo è ricorso alla questione di fiducia a sostegno dei propri atti.
L'articolo 97 e 98 sono dedicati alla pubblica amministrazione italiana e per la loro organizzazione si rimanda ad una riserva di legge mentre è stabilito che, salvo casi demandati sempre alla legge, agli incarichi vi si acceda per concorso pubblico. La legge costituzionale 20 aprile 2012 n. 1 ha introdotto il principio del pareggio di bilancio.
I successivi due articoli descrivono invece alcuni degli organi di rilievo costituzionale come il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, il Consiglio di Stato e la Corte dei conti.
==== Titolo IV: la magistratura ====
Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato
Il quarto titolo, dall'articolo 101 al 113, riguarda il potere giudiziario ed è suddiviso in due sezioni: "ordinamento giurisdizionale", "norme sulla giurisdizione".
Con l'articolo 101, la Costituzione sancisce due principi fondamentali: che "la giustizia è amministrata in nome del popolo", marcando una profonda differenza con il passato (come lo Statuto Albertino) in cui era amministrata in "nome del Re", e che "i giudici sono soggetti soltanto alla legge" ribadendo così la separazione dei poteri e costituendo un collegamento tra il giudice (carica non elettiva e non politica) e la sovranità popolare:
L'articolo 103 descrive sommariamente le funzioni del Consiglio di Stato, della Corte dei conti e dei tribunali militari, rimandando con riserva di legge la disciplina più accurata di questi istituti:
La Costituzione, inoltre prevede forti garanzie a favore dell'indipendenza dei giudici asserendo (art. 104) che la magistratura sia autonoma e vietando ingerenze da ogni altro potere:
Per ottenere questo è stato previsto che tutti gli atti che regolamentano l'ordinamento giudiziario come assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari, siano demandati esclusivamente al Consiglio superiore della magistratura i cui membri sono per i 2/3 eletti dai magistrati ordinari e per i rimanenti dal Parlamento in seduta comune. Sempre a maggior garanzia dell'indipendenza dei magistrati, con l'articolo 106 si obbliga che essi siano nominati a seguito di un concorso.
L'articolo 111 descrive i principi del giusto processo a cui si rimanda comunque alla legge per i particolari; rimangono comunque le linee generali come: il contraddittorio e la condizione di parità tra le parti, la presenza di un giudice terzo ed imparziale, una durata dello stesso ragionevole e ulteriori istituti a garanzia dei diritti dell'accusato in un processo penale:
Seduta del Consiglio superiore della magistratura
==== Titolo V: Le Regioni, le Province, i Comuni ====
Il quinto titolo, dall'articolo 114 al 133, riguarda le norme relative ai governi locali. Questa parte risulta molto articolata ed è stata oggetto di una profonda revisione con le leggi costituzionali del 1999 e del 2001. Originariamente veniva ripartita in regioni, province e comuni a cui, dal 2001, si sono aggiunte le città metropolitane:
Tra le regioni, secondo l'articolo 116, il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste, godono di particolari forme di autonomia garantite dai loro statuti speciali.
Il rapporto tra stato-regioni e dunque le materie di legislazione esclusiva statale o concorrenti tra lo stato e le regioni, in cui la potestà legislativa spetta comunque a queste ultime, sono elencate nell'articolo 117. La legge dello stato deve individuare le funzioni che possono essere attribuite ai comuni, alle province e alle città metropolitane, quest'ultimi potranno così regolamentare l'organizzazione e lo svolgimento di tali funzioni.
Regioni italiane così come elencate nell'articolo 131 della Costituzione.
L'articolo 119 originale si preoccupava di descrivere l'autonomia finanziaria delle regioni. Prima della riforma del 1996, l'interpretazione della giurisprudenza costituzionale ha previsto che il finanziamento delle regioni avvenisse in una sorta di trasferimento di mezzi finanziari tra lo stato e le regioni con decisione prevalentemente demandata al primo. Dal 1996, si è mutato indirizzo, culminato con la legge costituzionale n. 3 del 2001 in cui si è introdotto il cosiddetto "federalismo fiscale" in cui si è provveduto a concedere agli enti locali autonomia finanziaria di entrata e di spesa e di dotarli di risorse autonome. La legge dello stato determina comunque i principi fondamentali del patrimonio di tali enti i cui possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare particolari investimenti e dopo avere definito piani di ammortamento. Lo stato non può intervenire a garanzia dei prestiti ottenuti.
In caso di contrasti di competenza tra lo stato e le regioni, la Corte costituzionale è incaricata di risolvere la questione. Infatti, con l'articolo 127, si stabilisce che il Governo "può promuovere la questione di legittimità costituzionale" inerente ad una legge regionale che ritiene ecceda dalle competenze delle Regioni, dinnanzi a questa corte. Altresì, una regione può promuovere la stessa azione quando ritiene che una legge o un atto avente forza di legge dello Stato o di un'altra Regione "leda la sua sfera di influenza".
L'articolo 120 pone alcune limitazioni all'autonomia delle Regioni vietandogli l'istituzione di dazi o di provvedimenti che ostacolino la circolazione di persone o cose tra le Regioni, nonché limitare in qualsiasi modo il diritto del lavoro. In casi specifici individuati nell'articolo 120, al Governo è data la possibilità di sostituirsi agli enti locali, demandando alla legge le "procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione".
Dall'articolo 121 all'articolo 123, la Costituzione descrive l'organizzazione della Regione, individuandone gli organi che sono: il Consiglio regionale, la Giunta regionale e il Presidente, quest'ultimo incaricato di dirigere la politica della Giunta e le funzioni amministrative delegate dallo stato. La disciplina dell'elezione dei precedenti organi è demandata alla legge regionale (nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalla legge dello Stato). Le Regioni sono organizzate secondo uno statuto regionale (armonizzato con la Costituzione) che viene disciplinato dall'articolo 123.
Tutte le autonomie regionali descritte non devono, comunque, far pensare ad una tendenza ad una netta separazione tra Stato e Regioni, ma bensì ad un decentramento del potere coordinato ed equilibrato con gli interessi statali in ossequi con l'art 5 della Costituzione che prevede l'indivisibilità della Repubblica.
==== Titolo VI: Garanzie Costituzionali ====
Il sesto titolo, dall'articolo 134 al 139, riguarda le garanzie poste per preservare la stessa Costituzione ed è suddiviso in due sezioni: "La Corte costituzionale" e "Revisione della Costituzione - Leggi costituzionali."
La Costituzione si caratterizza per un organo di garanzia esterno all'organo di produzione legislativa e al circuito democratico individuato nell'istituzione della Corte costituzionale della Repubblica Italiana. Essendo essa un organo di garanzia esterno, non può essere espressione della maggioranza e dunque non ha una legittimazione derivante dalla rappresentanza del corpo elettorale. È composta da 15 giudici, di cui 5 eletti dal Parlamento in seduta comune (la cui scelta generalmente è di matrice politica), 5 nominati dal Presidente della repubblica (solitamente scelti con lo scopo di assicurare una certo equilibrio tra le correnti del pensiero), tre sono eletti dai magistrati di cassazione, uno dal Consiglio di Stato e uno dalla corte dei conti; la scelta di quest'ultimi garantisce un collegamento tra il potere giudiziario e la Corte. Tutti i membri vengono scelti, secondo l'articolo 135, tra i "magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d’esercizio". Il funzionamento della Corte è stato disciplinato dalla legge costituzionale 2 del 1967, in cui tra l'altro si è stabilito che rimangono in carica 9 anni, che il Presidente è eletto in seno ad essa e da parte degli stessi appartenenti, che si riunisce in udienza pubblica o in camera di consiglio e che si pronuncia mediante sentenze o ordinanze.
Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale della Repubblica Italiana.
Oltre che per la risoluzione dei conflitti tra Stato e Regioni e tra Regioni e Regioni, con la legge costituzionale 1 del 1948 si è stabilito che la Corte può essere chiamata ad un giudizio in via incidentale quando, nel corso di un procedimento giudiziale, ad un giudice sorge un dubbio di costituzionalità di una norma e dunque interrompe il processo rimettendo così alla Corte la questione di legittimità costituzionale. Con questo, i costituenti (ed in particolare i membri appartenenti all'area comunista) hanno voluto evitare che un singolo cittadino potesse impugnare un atto del Parlamento legittimato come rappresentante del popolo. Secondo l'articolo 136, "quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione". Infine, la Corte costituzionale viene chiamata ad esprimersi nei giudizi d’accusa contro il Presidente della Repubblica, coadiuvata da sedici cittadini tratti a sorte tra coloro con i requisiti per l’eleggibilità a senatore, e sull'ammissibilità del referendum.
Secondo la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione per l'adozione delle leggi di revisione o riforma della Costituzione e per le altre leggi costituzionali sono necessarie due deliberazioni di entrambe le camere ad un intervallo non minore di tre mesi e a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna di queste nella seconda votazione:
Le modifiche al testo della Costituzione non devono comunque compromettere lo spirito repubblicano e gli ideali sui quali essa si fonda (art. 139):
La dottrina prevalente e la giurisprudenza (Corte Cost. 1146/1988, Corte Cost. 366/1991) ritengono che i principi fondamentali (art. dall'1 al 12) e quelli ad essi collegati siano una base irrinunciabile per lo spirito repubblicano su cui la Costituzione si fonda e che costituiscano parte integrante della forma repubblicana. Per questo motivo non possono essere modificati (vedi limiti alla revisione costituzionale). La forma repubblicana è sottratta non solo all'abolizione (che avverrebbe in caso di restaurazione della monarchia), bensì anche alla revisione. L'art. 1 definisce l'Italia una repubblica democratica fondata sul lavoro e riassume le caratteristiche essenziali della forma repubblicana. Non è solo il nome di repubblica ad essere sottratto alla revisione ma tutto l'insieme dei principi che concorrono a formare la forma repubblicana delineata dall'art. 1. Per questo, le caratteristiche essenziali della forma repubblicana non possono essere modificate.
Nel caso in cui la legge costituzionale sia stata approvata con una maggioranza inferiore dei due terzi dei componenti in una o in entrambe le camere, se entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali, la legge è sottoposta a referendum e non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
La maggioranza delle revisioni significative ha riguardato la seconda parte della carta costituzionale.
=== Disposizioni transitorie e finali ===
La Costituzione della Repubblica Italiana contiene una serie di diciotto disposizioni transitorie e finali inserite con l'intento di gestire il passaggio dal precedente ordinamento a quello repubblicano. Esse hanno carattere di eccezionalità, ovvero una volta raggiunto il loro scopo non sono atte a ripetersi.
Tra le principali ci sono:
* la previsione del Capo provvisorio dello Stato facente funzioni di Presidente della Repubblica (sarà eletto Enrico De Nicola) (I);
* il non riconoscimento dei titoli nobiliari, e la loro nullità (XIV);
* il divieto di riorganizzazione del disciolto Partito Nazionale Fascista e deroga alle norme costituzionali per la temporanea limitazione dei diritti politici dei suoi dirigenti (XII);
* alcune indicazioni in merito alla prima composizione del Senato dopo l'entrata in vigore della costituzione (varie);
* l'esproprio e il passaggio alla proprietà dello Stato dei beni appartenenti a Casa Savoia sul territorio italiano (XIII).
Schema del procedimento per l'adozione delle leggi costituzionali.
Il testo originario della Costituzione, nel corso della storia, ha subito alcune revisioni o emendamenti. Per revisioni costituzionali in senso più ampio, riferite alla configurazione dei poteri contenuta nella parte II della Costituzione, la dottrina giuridica avanzò proposte che nel tempo furono convogliate nei lavori di apposite commissioni bicamerali, che però non portarono a nessun esito.
Nel primo cinquantennio di vita della Costituzione italiana sono state approvate venticinque leggi costituzionali o di revisione costituzionale, in gran parte finalizzate alla consolidazione di alcune istituzioni o per aggiornare alcune norme alle nuove esigenze della vita politica e civile. A queste si aggiungono tre atti dell'Assemblea costituente che hanno a loro volta rango di legge costituzionale, poiché il decreto legislativo luogotenenziale n. 98 del 16 marzo 1946, da intendere come una «costituzione provvisoria», attribuiva e riservava all'Assemblea la materia costituzionale, oltreché elettorale e di approvazione dei trattati internazionali. Tra le più significative approvate nel periodo 1948-98 vi è la L. Cost. 1/1953 in cui vengono integrate alcune norme riguardanti la Corte costituzionale; la L. Cost. 2/1963 con la quale si regola l'elezione delle camere e la durata della legislatura; la L. Cost. 2/1967 riguardante norme sulla composizione del collegio dei giudici costituzionali; la L. Cost. 1/1989 sulla responsabilità penale dei ministri; la L. Cost. 3/1993 che regola l'immunità parlamentare. Con la legge costituzionale 23 ottobre 2002 venne stabilito che i commi primo e secondo della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione, relativi al divieto per i discendenti maschi di Casa Savoia di soggiornare in Italia e partecipare alla vita pubblica del paese, esaurivano i loro effetti.
A partire dalla XIII legislatura, si è assistito ad una nuova inclinazione verso un "revisionismo costituzionale" caratterizzato da alcune proposte più ampie ed articolate di riforma della Costituzione. Tuttavia non sono mancante delle revisioni più dettagliate come, a titolo di esempio, l'inserimento del principio delle pari opportunità (L. Cost. 1/2003) e l'abolizione totale della pena di morte, anche in tempo di guerra (L. Cost. 1/2007). Di seguito, invece, sono trattate le revisioni più consistenti tra quelle approvate o, solamente, proposte.
=== La revisione del Titolo V nel 2001 ===
Il Parlamento italiano, quasi alla conclusione della XIII Legislatura, ha approvato una rilevante modifica della Costituzione modificando 9 articoli della stessa, tutti contenuti all'interno del Titolo V della Seconda parte, relativo all'ordinamento territoriale italiano.
La legge di revisione segna il passaggio da uno Stato regionale ad un modello definito come ''Stato policentrico delle autonomie'', o ''Repubblica delle autonomie'', in prima istanza rovesciando l'ordine di preminenza nella formazione delle leggi disposto dall'articolo 117: se prima venivano elencate le materie in cui le Regioni avevano potere di legiferare (in via concorrenziale) ed era lasciata allo Stato la competenza su tutto il resto, ora vengono elencate le materie di competenza esclusiva dello Stato, nonché alcune materie di competenza concorrente dello Stato e delle Regioni, mentre viene lasciata alle Regioni la competenza generale o "residuale" (cosiddetto ''federalismo legislativo'').
Altri effetti della riforma sono:
* L'ordinamento policentrico della Repubblica italiana (adesso ''costituita'' dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato);
* La prima citazione dell'ordinamento sovranazionale europeo ("comunitario") tra quelli che danno luogo ad obblighi che limitano la discrezionalità legislativa nazionale (sia dello Stato che delle regioni);
* La "costituzionalizzazione" di Roma capitale della Repubblica;
* La possibilità di concedere alle Regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta (e previa intesa con lo Stato) forme e condizioni particolari di autonomia (cosiddetto ''federalismo differenziato'', di natura pattizia);
* L'attribuzione ai Comuni della preminenza nell'azione amministrativa (inserimento in Costituzione dei principi del ''federalismo amministrativo'');
* L'introduzione dei principi di sussidiarietà verticale tra i vari livelli di governo della Repubblica e di sussidiarietà orizzontale tra gli enti pubblici e i cittadini;
* L'inserimento dei principi del federalismo fiscale e la previsione di un fondo perequativo per le aree svantaggiate del Paese (eliminando qualsiasi riferimento specifico al Mezzogiorno e alle Isole);
* L'introduzione del potere di supplenza dello Stato qualora una Regione o un ente locale non svolga le funzioni proprie o attribuite;
* La previsione dell'inserimento negli Statuti regionali del Consiglio delle autonomie locali, quale organo di consultazione fra la Regione e gli enti locali;
* La soppressione del controllo preventivo statale sulla legislazione regionale;
* La possibilità, nelle more dell'istituzione del Senato federale, di integrare la Commissione parlamentare per le questioni regionali con rappresentanti delle Regioni e degli enti locali.
Questa riforma, realizzata dall'Ulivo sulla base di un testo approvato da maggioranza e opposizione nella Commissione bicamerale per le riforme istituzionali presieduta dall'onorevole D'Alema, non è stata appoggiata dal quorum dei 2/3 del Parlamento: ciò ha permesso l'indizione di un referendum per chiederne all'elettorato l'approvazione o la bocciatura. Attraverso il voto popolare del referendum, svoltosi il 7 ottobre 2001, il 64,20% dei votanti (34,10% di affluenza) ha espresso la volontà di confermare la riforma, entrata poi in vigore l'8 novembre 2001.
=== Il progetto di revisione costituzionale del 2005-2006 ===
Palazzo Chigi, sede del Governo della Repubblica Italiana e residenza del presidente del Consiglio dei ministri
Il Parlamento italiano aveva approvato, sulla base di quattro saggi elaborati nella località di Lorenzago di Cadore da esponenti della maggioranza di governo, una rilevante modifica delle disposizioni della Costituzione (una cinquantina di articoli erano modificati da tale legge). Qualora tale riforma fosse entrata in vigore, si sarebbe prospettata la nascita di una Repubblica federale con un esecutivo nettamente più forte. Tra le principali disposizioni di tale (fallita) riforma costituzionale si possono citare in modo non esaustivo le seguenti:
* Trasformazione del Senato in ''Senato federale della Repubblica'' teso a rappresentare gli interessi del territorio e delle comunità locali. I senatori saranno eletti fra i residenti sul territorio regionale o fra i rappresentanti del popolo in enti territoriali.
* Riduzione del numero dei parlamentari (500 deputati + 18 deputati per gli italiani all'estero + fino a 3 eventuali deputati a vita; 252 senatori federali).
* Ruolo più specifico all'opposizione (alla Camera) e alle minoranze (al Senato federale).
* Istituzione di un sistema monocamerale per il voto delle leggi: in funzione delle materie, sia il Senato federale, sia la Camera, possono approvare una legge, senza che sia necessario (salvo eccezioni) l'approvazione del medesimo testo da parte di entrambe le Camere.
* Riduzione delle funzioni del presidente della Repubblica: deve nominare primo ministro chi risulti candidato a tale carica dalla maggioranza uscita dalle elezioni, senza più la (peraltro formale) libertà di scelta contemplata dall'articolo 92 della Costituzione; può sciogliere la Camera dei deputati solo su richiesta del primo ministro, in caso di morte, impedimento permanente o dimissioni dello stesso, se la Camera dei deputati ha approvato una mozione di sfiducia al primo ministro senza che la maggioranza risultante dalle elezioni ne abbia espresso uno nuovo, oppure se il voto di sfiducia sia stato respinto col voto determinante di deputati non appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni. L'età minima per essere eletto alla carica di presidente della Repubblica scende da 50 a 40 anni.
* Sostituzione del presidente del Consiglio dei ministri, adottando la versione del sistema parlamentare detta premierato, con un primo ministro designato direttamente dagli elettori. I poteri del primo ministro vengono rafforzati, in quanto su sua richiesta il presidente della Repubblica deve sciogliere la Camera dei deputati, a meno che la maggioranza espressa dalle elezioni non indichi un sostituto.
* Voto di fiducia e sfiducia al Governo espresso dalla sola Camera dei deputati.
* La sfiducia al governo comporta anche lo scioglimento della Camera, a meno che i deputati che hanno votato la fiducia esprimano un nuovo primo ministro (non è possibile che il nuovo governo sia sostenuto da una maggioranza diversa dal precedente).
* Protezione costituzionale delle Autorità indipendenti.
* I "membri laici" del Consiglio Superiore della Magistratura non sono più scelti dal Parlamento in seduta comune, ma per metà da ciascuna camera, sempre tra i professori universitari ordinari di materie giuridiche e gli avvocati con quindici anni di esercizio della professione.
* Alcune materie legislative, assegnate dalla riforma del 2001 alla legislazione concorrente (in cui la facoltà legislativa spetta alle regioni, salvo la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione statale) tornano di esclusiva competenza statale. Esse sono:
** la ''sicurezza del lavoro''
** le ''norme generali sulla tutela della salute''
** le ''grandi reti strategiche di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza''
** l''ordinamento della comunicazione'' (rimangono ambito della legislazione concorrente la "comunicazione di interesse regionale, ivi compresa l'emittenza in ambito regionale" e la "promozione in ambito regionale dello sviluppo delle comunicazioni elettroniche")
** l''ordinamento delle professioni intellettuali''
** l''ordinamento sportivo nazionale'' (rimane alla legislazione concorrente l'ordinamento sportivo regionale)
** la ''produzione strategica, il trasporto e la distribuzione nazionali dell'energia'' (alla legislazione concorrente rimane la produzione, trasporto e distribuzione dell'energia di rilevanza non nazionale).
* Passano alla ''competenza esclusiva'' delle regioni alcune materie prima incluse nella legislazione concorrente:
** assistenza e organizzazione sanitaria;
** organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche;
** definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione;
** polizia amministrativa regionale (la polizia amministrativa locale già rientrava nelle competenze esclusive regionali);
* Reintroduzione dell'interesse nazionale come limite della legislazione regionale.
* Modifica della composizione della Corte costituzionale con aumento dei membri di nomina parlamentare.
* Modifica delle possibilità di ricorso alla Corte costituzionale, con attribuzione della possibilità di ricorso anche alle Province, alle Città Metropolitane e ai Comuni.
* Possibilità di referendum consultivo su tutte le riforme della Costituzione e sulle leggi costituzionali, anche approvate in seconda lettura a maggioranza dei due terzi.
Tale riforma, proposta dalla Casa delle Libertà, suscitò vivaci discussioni, sia nel mondo politico che nella società civile.
L'approvazione della riforma costituzionale senza il raggiungimento della maggioranza qualificata prevista consentì la celebrazione di un referendum confermativo, richiesto da tutti i tre soggetti abilitati a farlo (almeno un quinto dei membri di una Camera, cinquecentomila elettori, cinque consigli regionali). Si giunse così al referendum costituzionale del 2006, quando la riforma fu bocciata col 61,70% dei voti (53,70% di affluenza).
=== La revisione costituzionale del 2012 sul pareggio di bilancio ===
Il Palazzo delle Finanze, sede del Ministero dell'economia e delle finanze e della Ragioneria generale dello Stato
La legge costituzionale 20 aprile 2012 n. 1 ha introdotto nella nostra Costituzione il principio del pareggio di bilancio. La riforma ha prodotto i suoi effetti a decorrere dall'esercizio finanziario relativo all'anno 2014.
Non si è fatto ricorso al referendum confermativo, previsto dall'art. 138 della Costituzione, in quanto in seconda lettura sia alla Camera dei Deputati sia al Senato della Repubblica è stata raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti.
La modifica più rilevante si riscontra nella nuova formulazione dell'art. 81:
Soltanto “al verificarsi di eventi eccezionali” cioè “gravi recessioni economiche, crisi finanziarie e gravi calamità naturali” e soltanto previa autorizzazione delle Camere a maggioranza assoluta è possibile il ricorso all'indebitamento.
L'obbligo di decisione a maggioranza assoluta sottrae la disponibilità del ricorso all'indebitamento come fondamentale strumento di politica economica a qualunque maggioranza politica, a qualunque governo, richiedendo il necessario coinvolgimento di parte delle opposizioni anche solo per sfruttare gli effetti di una congiuntura economica particolarmente favorevole. La riforma costituzionale rafforza la centralità dello Stato nel sistema di finanza pubblica riducendo l'ambito di autonomia delle Regioni e degli Enti Locali oggi prevista dal Titolo V della Costituzione.
Le Regioni non potranno più facilmente ricorrere alla Corte costituzionale per vedere tutelata la propria autonomia finanziaria rispetto alle disposizioni anche di dettaglio previste dalle norme statali.
===Il progetto di revisione del 2014-2016===
Durante la XVII legislatura il Parlamento ha approvato un'ampia riforma della seconda parte della Costituzione che prevedeva «il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». Il 4 dicembre 2016 tale riforma è stata respinta tramite referendum, con il 59,12% di voti contrari.
=== Revisione costituzionale del 2019-2020 ===
Durante la XVIII legislatura il Parlamento ha approvato, con legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1, una puntuale riforma della costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari e nomina dei senatori a vita. L'obiettivo della riforma è stato emendare la modifica costituzionale del 1963 stabilendo il nuovo numero dei deputati a 400 (in precedenza 630) e dei senatori a 200 (in precedenza 315). Inoltre è stata chiarita l'ambiguità sulla nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica, stabilendo che non è possibile averne più di 5 in tutto.
Il 20-21 settembre 2020 tale riforma è stata approvata tramite un referendum, con il 69,96% di voti favorevoli.
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Caltagirone |
'''Caltagirone''' è un comune italiano di abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia.
Centro posto a cavallo tra la Sicilia orientale e centrale, si affaccia tra le due più grandi pianure dell'isola: quelle di Catania e di Gela. Fu storicamente parte del Vallo di Noto ed è capofila del circondario del Calatino .
Storicamente è stata nominata con gli appellativi ''Urbs Gratissima'' e ''Regina dei Monti Erei''.
Conosciuta per la peculiare e tradizionale produzione di ceramiche, oggi è un importante centro agricolo e turistico, nonché uno dei centri urbani più grandi dell'entroterra siciliano. Il centro storico, caratterizzato dallo stile tardo-barocco, è stato insignito del titolo di Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2002.
| La città è ubicata nei monti Erei sud-orientali, in piena avanfossa Gela-Catania, prossima anche ai monti Iblei, oltre che alle piane di Gela e Catania.
Caltagirone si trova circa a 68 km dal capoluogo provinciale Catania, a 57 km da Ragusa, a 60 km da Enna, a 87 km da Caltanissetta, a 100 km da Siracusa, a 111 km da Agrigento, a 167 km da Messina, a 192 km dal capoluogo regionale Palermo e 281 km da Trapani. Gela, città confinante, è il suo più vicino sbocco al mare, distante 33 km.
La città (608 metri s.l.m. come altura della casa municipale e 750 s.l.m. come altura massima del centro urbano) presenta un assetto urbanistico in cui la parte del centro storico, collocata più in alto, è nettamente distinta dalla zona di nuova espansione, più a sud-est, posta in un pianoro affacciante sulla piana di Gela.
=== Territorio ===
Vista del Vulcano Etna e della vallata della Piana di Catania dalla Strada statale 385 di Palagonia|227x227px
La città sorge al margine occidentale della provincia, a 608 m di altitudine, adagiata sulle tre colline che, formando un anfiteatro naturale, costituiscono lo spartiacque tra le valli del fiume Maroglio, che sfocia nel golfo di Gela, e quella del fiume Caltagirone (o Margi), che scende verso la piana di Catania.
Nella parte meridionale si trova un piccolo altopiano sabbioso dove sorge il piccolo borgo di Santo Pietro con la sua riserva naturale. Dall'altopiano si può godere il panorama del golfo di Gela, così come anche nelle contrade meridionali della città, come San Mauro, Piano Carbone e Collegiata.
Sempre nella parte meridionale sorge la frazione di Granieri, posta sulla parte occidentale dell'altopiano ipparino a 351 m di altitudine, entrato a far parte del territorio di Caltagirone nei primi anni del Novecento.
Facevano parte del territorio le borgate di Mazzarrone, Botteghelle, Cucchi, Leva e Grassura, elevate a comune autonomo nel 1976 e costituenti il comune di Mazzarrone. Già nel 1937 era stato ceduto al comune di Chiaramonte Gulfi l'esteso territorio dell'ex feudo Mazzarronello, a sud di Mazzarrone.
Il suo territorio comunale è il ventiquattresimo in Italia per superficie, il quinto della Sicilia, e il primo della Città Metropolitana di Catania, con una superficie complessiva del territorio comunale pari a .
=== Riserve naturali ===
Nel territorio di Caltagirone sono presenti la Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro e il Parco Monte San Giorgio, situato nella parte nord della città, non lontano dal centro storico e attiguo all'omonimo quartiere nonché a Sant'Agostino.
=== Clima ===
Il clima di Caltagirone è il classico di quello riscontrabile nella Sicilia centrale, a metà tra lo steppico e il mediterraneo continentalizzato, specialmente nelle alture e nelle parti più elevate della città.
Il clima è generalmente umido, anche per il fatto di trovarsi sullo spartiacque tra la piana di Gela e la piana di Catania.
L'inverno è piuttosto freddo, con temperature rigide ma comunque sempre sopra lo zero (seppur si siano raggiunte temperature sotto questa soglia), ed è caratterizzato da precipitazioni abbastanza copiose, soprattutto piovose. Qualche volta è possibile osservare fenomeni nevosi di bassa o media intensità.
La nebbia caratterizza l'autunno e l'inverno in quasi tutte le zone della città, tanto da essere definita quasi un elemento caratterizzante della città: gli abitanti sono soliti chiamarli in dialetto caltagironese ''a paisana'' o ''a muḍḍura''.
La primavera è abbastanza fresca, con temperature superiori ai 10-15 °C, mentre l'estate si manifesta con alte temperature (sopra i 35 °C di media), che degenerano a volte in afa tra luglio e agosto.
In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +8,2 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +25,4 °C.
Il nome di Caltagirone, nella sua totalità, è di difficile interpretazione, per mancanza di certa spiegazione etimologica dovuta all'esistenza di poche informazione toponomastiche.
Il nome ha sicura origine araba, fortemente denotabile dalla prima parte del nome, in arabo ''qal'at,'' che ha significato di "castello", "fortezza", in comune con altri centri come Caltanissetta, Calatafimi, Calascibetta.
Per quando riguarda la restante parte secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi dell'arabo ''al-ḡīrāni'' (الْغِيرَانِ) cioè "castello delle grotte", per via delle numerose grotte disseminate sul territorio. Altri lo riconducono invece, con minor probabilità, a ''al-ḵinzīri'' (الخنزير) cioè "rocca dei maiali o dei cinghiali". Altre ipotesi meno accreditate asseriscono un'etimologia che riconduca al passato greco, quindi "rocca di Gelone", "rocca di Gerone" o "rocca dei gelesi", oppure alla presenza di coloni liguri, perciò "rocca dei genovesi".
Nel Basso Medioevo il nome latino era ''Calatagironum'' o ''Calata Ieronis'', come si legge più volte nell''Historia sicula'' di Bartolomeo di Neocastro (c. 1250- c. 1310).
=== Preistoria ===
Sin dall'antichità la località fu scelta per la sua posizione privilegiata, che essendo sullo spartiacque che divide le due più vaste pianure della Sicilia, la Piana di Gela e la Piana di Catania, le consentiva di controllare e difendere un vasto territorio.
I primi insediamenti stabili nel territorio dell'odierna Caltagirone risalgono alla preistoria. Il più antico insediamento del territorio finora noto è il Riparo Cafici, nella valle di Terrana (tra il Bosco di Santo Pietro e la Sughereta di Niscemi), risalente al Paleolitico superiore o al primo Mesolitico. Gli scavi archeologici effettuati in contrada Sant'Ippolito – alle sorgenti del fiume Caltagirone – hanno portato alla luce i resti di un villaggio neolitico abitato ininterrottamente sino all'arrivo dei Greci.
Poco distante, in contrada Montagna, vi è una vasta necropoli risalente alla tarda età del bronzo. Vi sono presenti delle tombe a tholos.
Sulle colline che dominano la vallata del fiume Maroglio si trova il grande centro prima indigeno e poi greco di Monte San Mauro con resti di edifici tra i quali un ''anaktoron''.
Altri insediamenti preistorici si trovano nelle contrade Moschitta, Paradiso, Piano dell'Angelo e nella stessa Caltagirone.
=== Età antica e Medioevo: presenza greca, araba e fondazione genovese della città ===
Scalinata di Santa Maria del Monte
Scala in via Sant'Agostino
Scavi archeologici nell'intero territorio cittadino hanno dimostrato una presenza certa dei greci, che con molta probabilità erano coloni di provenienza mista sotto legge calcidese, i quali si installarono in pre-esistenti villaggi siculi (forse coabitando con essi), specialmente in quello strategico di Monte San Mauro, il quale potrebbe essere identificato con ''Euboia'', subcolonia di Leontinoi. Potevano sussistere anche villaggi sotto influnza geloa (nel caso di un villaggio nel territorio dove oggi sussiste il giardino pubblico Vittorio Emanuele) e la stessa San Mauro potrebbe essere identificata alternativamente come colonia sotto il dominio di Gela, seppur in stretto contatto col mondo calcidese. Nell'età moderna, gli studiosi del tempo insisterono nella correlazione tra la città e ''Hybla Geleatis'', la quale però rimanda alla vicina Piazza Armerina.
Il suddetto abitato, per la sua posizione particolare, fu sia coinvolto negli scambi con altre città greche (come quella già citata di Gela, ma anche Akragas), sia soggetta ad incursioni distruttive, una delle possibili rimanda all'avanzata di Ippocrate verso la costa ionica, quella che condusse alla conquista delle importanti città di Naxos, Callipoli, Leontinoi, Zancle e Katane. In quel tempo, e qualunque sia stata la strutturazione degli abitati o della presenza greca, il territorio di Caltagirone dovette essere un'area cuscinetto, di confine tra i due domini suddetti.
La presenza dei romani e dei bizantini è anch'essa dimostrata, seppur le tracce della loro permanenza siano decisamente più sparute di quella greca o sicula.
Nel primo periodo medievale gli Arabi, oltre ad installarsi grosso modo nell'odierno nucleo abitativo, sembra che abbiano introdotto nuove tecniche nella lavorazione dell'argilla, specialmente per quanto riguarda l'uso del colore e dello smalto, dando quindi un importante impulso all'artigianato della ceramica, nonché una certa caratterizzazione.
L'espansione vera e propria dell'abitato, il fiorire della sua economia e in generale la nascita ''strictu sensu'' della città come oggi è conosciuta avvennero comunque durante il periodo altomedievale, per parte dei coloni provenienti dal Genovesato, molto probabilmente di Savona e secondo leggenda sbarcati presso Camarina, i quali ipoteticamente furono il primo popolo a latinizzare religiosamente e linguisticamente il territorio, anticipando i normanni (i quali sconfissero i saraceni lì stanziatisi anche con il loro apporto) e i coloni delle altre aree d'Alta Italia arrivati con Adelasia del Vasto nella Sicilia centro-orientale, esempio prossimo il centro limitrofo di Piazza Armerina.Stelle di David, Scalinata di Santa Maria del MonteNel 1154 Edrisi, il celebre geografo arabo alla corte di Ruggero il Normanno, descrive così ''Qal'at al-Genūn'' (Castello dei Genovesi):
Questo nome deriva probabilmente dalla presenza di una nutrita colonia di genovesi giunti intorno al 1040, quindi tempo prima dell'arrivo dei coloni di Alta Italia che costituirono le comunità di centri come Nicosia, Sperlinga, Aidone, la già citata Piazza Armerina o San Fratello.
Giudecca di Caltagirone|229x229px
La fiorente comunità ligure diede manforte al conte Ruggero contro i musulmani durante l'assedio della Rocca di Judica. Quest'aiuto valse alla città di Caltagirone gli estesi possedimenti dei territori di Fetanasimo (l'attuale insieme del Bosco di Santo Pietro e Sughereta di Niscemi), Regalsemi e Camopietro (detta anche ''Judica'', che coincide con il comune di Castel di Iudica) ed è all'origine della ricchezza feudale della città, che si protrasse fino agli albori della modernità.
Segnaletica indicatoria di ''via Iudeca''
Nel XIII secolo Caltagirone partecipò alla rivolta contro gli Angioini nei Vespri siciliani, avendone espresso una delle figure principali, il nobile Gualtiero di Caltagirone, che sollecitò l'avvento di re Pietro d'Aragona nel corso dell'assedio di Messina. Deluso nelle sue aspettative dal nuovo monarca, Gualtiero cospirò contro di lui e fu per questo decapitato in Piazza San Giuliano nel 1283.
In seguito allo sviluppo dell'artigianato e del commercio, legati alla produzione della ceramica e influenzati positivamente dalla posizione geografica interna ma affacciata alla costa mediterranea, nacque una classe di ricchi commercianti che si stabilirono provenendo anche da altre parti d'Italia.
Lo sviluppo di cui godette la città è ravvisabile in special modo nella struttura del centro storico, che presenta diversi edifici sacri e pubblici di valore artistico, la cui costruzione e il cui rifacimento fu affidato, com'era in uso, a famosi architetti ed artisti dell'epoca.
Nel XIV secolo a Caltagirone (In ebraico: ''קלטג'ירונה'') viveva una piccola comunità ebraica (''הקהילה היהודית ב Caltagirone'') stabilitasi in una zona vicino al quartiere San Giuliano, che prende il nome di ''Via Iudeca'' (דרך Iudeca) o Z''ona Miracoli''. Gli ebrei si dedicavano all'artigianato (in particolare nel settore tessile), molte famiglie della comunità ebraica finirono con l'assumere alcuni cognomi tipici (come per esempio ''Alba'') e a cimentarsi nelle attività creditizie.
Nel 1492 la dominazione spagnola decretò la scomparsa degli ebrei in Sicilia, e la città fu duramente colpita nella sua vita economica e culturale.
Nel 1458 sorgeva in cima alla collina maggiore un castello dove si incoronò re di Sicilia Giovanni II di Aragona che, per gratitudine dei soccorsi ricevuti nelle varie imprese da lui compiute, tornò a dichiarare Caltagirone città demaniale. Anche Giovanni di Trastámara e Ferdinando il Cattolico le concedettero e confermarono altri privilegi, tra cui quello del ''merum et mixtum imperium''.
=== Secoli XV-XVII ===
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Piazza Umberto I, in evidenza il campanile della Cattedrale e il ''Monte delle Prestanze'', filiale 236x236px
I secoli XV e XVII furono l'epoca aurea della ''Città della ceramica'', che allora si arricchì di chiese, palazzi nobiliari, istituti, collegi e conventi. Nacque pure l'università nella quale si insegnavano giurisprudenza, filosofia e medicina, nonché un ospedale.
In quei secoli la popolazione della città si aggirò sempre attorno ai 10.000 abitanti, numero che la poneva tra le città più grandi e importanti della Sicilia, di cui solo un migliaio erano ceramisti di professione e diverse centinaia i chierici. La città era caratterizzata da una fervida attività socio-culturale, specialmente da parte del suo ceto artigianale e da parte del mondo gesuita.
Nel 1671, a causa di una carestia, morirono circa 2 000 persone, per fame e per stenti, mentre il 1693 è l'anno che segna una radicale svolta per Caltagirone, così come del resto per l'intera Sicilia orientale: un catastrofico terremoto la rade al suolo insieme ad altre dieci città: il fatto costò la vita a circa 100.000 persone, un migliaio nel caso della città.
Con questo evento, Caltagirone perse quasi completamente le tracce monumentali di stampo medioevale e tardo-rinascimentale, con pochi esempi rimasti in piedi, posti fuori dell'allora cinta urbana (esempio la chiesa di Santa Maria di Gesù e relativo convento). Nonostante ciò, la pianta originaria rimase grosso modo intatta, permettendo di ricostruire esattamente nei punti prima della distruzione sismica. Nell'arco di circa dieci anni, la città venne ricostruita con un volto tardo-barocco, quello che oggi conserva nel suo centro storico, e quello che oggi caratterizza la città per buona parte del suo aspetto.
=== Età contemporanea ===
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Agli inizi del XX secolo, Caltagirone fu città simbolo del popolarismo italiano di Don Luigi Sturzo. Fu anche il simbolo del movimento antifascista siciliano, dato che lo stesso sacerdote fu uno dei più accesi detrattori e oppositori del regime mussoliniano, a tal punto da doversi rifugiare fuori dall'Italia, prima a Londra e poi a New York.
Negli anni venti, per via della dismissione delle miniere di zolfo, come quella in contrada Balchino, la città subì un decremento di popolazione, comunque modesto rispetto ad altre città della Sicilia centrale.
poste in Corso Vittorio Emanuele|193x193px
Durante la seconda guerra mondiale, Caltagirone soffrì dei pesanti bombardamenti degli Alleati, sbarcati in Sicilia con l'operazione Husky, i quali distrussero alcuni monumenti significativi per la città e procurarono centinaia di vittime civili.
Dagli anni sessanta agli anni settanta, la città subì un esodo di popolazione verso le regioni italiane del nord e verso la Germania, come avveniva anche in altri centri siciliani, finché nel decennio successivo si ebbe una nuova crescita generale, dovuta allo sviluppo dell'attività artigianale e dell'edilizia, che rese la città soggetta a una ripida espansione urbana, che ne aumentò considerevolmente le dimensione del centro abitato, poggiandolo anche sulla vallata discendente la Piana di Gela.
Oggi Caltagirone è un'importante destinazione turistica della Sicilia, merito soprattutto del suo patrimonio artistico e artigianale. Nonostante non sia un centro capoluogo, è sede di diversi presidi pubblici importanti, tra cui il tribunale e la Procura della Repubblica.
La città è oggi un centro urbano di medie dimensioni all'interno del contesto siciliano, specialmente quello interno, nel quale il suo dato demografico risulta essere di dimensioni considerevoli se paragonato ad altre realtà affini.
Tra le sue risorse turistiche più cospicue vanno ricordati i musei (Museo Regionale della Ceramica, Mostra dei Pupi siciliani, Galleria Civica d'Arte Contemporanea e molti altri), le chiese (se ne contano più di 50) e le ville (Villa Patti, Villa Milazzo, Giardino Pubblico Vittorio Emanuele).
=== Simboli e onorificenze ===
Stemma della città in ceramica policroma, decorazione del Ponte San FrancescoIl simbolo di Caltagirone risale al 1030, anno della liberazione della città da parte dei genovesi dal dominio saraceno.
I calatini, per riconoscenza, avrebbero adottato nel loro stemma, nel petto dell'aquila che tiene tra gli artigli un osso, lo scudo di San Giorgio sostenuto da due grifoni, ciò per ricordare l'antica origine della città, quella della Repubblica marinara di Genova. Esso è descritto così:
In versione semplificata (sola croce di San Giorgio), insieme agli stemmi anch'essi semplificati di Catania, Nicosia e Acireale, costituisce lo stemma dell'ex Provincia di Catania.
Il 6 aprile 1987, per decreto presidenziale, il comune di Caltagirone è stato insignito del titolo di città.
In periodi recenti è stata mostrata una bandiera comunale ''de facto'', non citata all'interno dello statuto comunale, la quale consiste in un drappo rettangolare bipartito di colori bianco e rosso. Nonostante ciò, la Croce di San Giorgio può essere a tutti gli effetti definita come simbolo distintivo della città, in quanto parte dello stemma.
=== Architetture religiose ===
* Basilica Cattedrale di San Giuliano, chiesa di origine normanna, subì varie ricostruzioni a causa dei terremoti che colpirono la zona. Nel 1816, con l'istituzione della Diocesi di Caltagirone fu elevata al rango di Cattedrale;
* Chiesa del Signore del Soccorso, ad ovest della città, sull'antica strada per Gela, sorgeva, prima del terremoto del 1693, una chiesetta dedicata alla Madonna del Soccorso, sotto le sue macerie venne ritrovato un crocifisso dipinto su pietra. Sul luogo del ritrovamento, alla fine del Settecento, fu costruita una chiesa progettata dal Bonajuto, in cui si venera la sacra immagine. In seguito il Santuario del SS. Crocifisso s'arricchì di nuove strutture, anche per poter accogliere i devoti che vi si recano, lungo la strada che porta al Santuario si notano i misteri del Santo Rosario e le stazioni della Via Crucis su pannelli in maiolica.
* Abbazia di Terrana, a pochi chilometri da Santo Pietro, nel vicino feudo di Terrana, sorgeva un tempo l'importante abbazia cistercense di Santa Maria di Terrana di cui rimane parte di una chiesetta, edificata nel XIII secolo, con resti d'affreschi quattrocenteschi. Sulla facciata si mette in chiara evidenza il portale principale con i due mascheroni. All'interno, a fianco dell'abside, una porticina, sormontata da un arco ogivale, permette l'accesso al campanile.
* Cimitero monumentale di Caltagirone, sulla via Nicastro, ad appena tre chilometri dal centro abitato, si trova il cimitero monumentale, preceduto da un viale alberato. Detto cimitero del Paradiso, dal nome della contrada in cui sorse, fu progettato dall'architetto Giovan Battista Nicastro nel 1866, con pianta a croce bizantina iscritta dentro un muro perimetrale che in parte lascia intravedere l'interno attraverso alcune aperture. Il progetto non fu mai portato a compimento dal Nicastro che morì nel 1903. Dal 1931 è stato dichiarato monumento nazionale.
==== Altre chiese ====
Chiesa del Gesù
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Chiesa del Santissimo Salvatore
Chiesa di Santa Maria del Monte
* Chiesa dell'Immacolata e convento dell'Ordine dei frati minori conventuali, quest'ultimo per molti anni sede del Seminario Diocesano, è la Sede Vescovile.
* Chiesa di Sant'Agata;
* Chiesa di Sant'Andrea;
* Chiesa di Santa Lucia;
* Chiesa di Maria Santissima dei Miracoli;
* Chiesa del Santissimo Crocifisso del Soccorso;
* Chiesa di San Biagio;
* Chiesa di Maria Santissima delle Stelle;
* Chiesa di Sant'Orsola;
* Chiesa di Gesù e Maria;
* Chiesa di Sant'Isidoro;
* Chiesa di Maria Santissima degli Angeli;
* Chiesa di Santa Caterina;
* Chiesa di Santa Sofia;
* Chiesa del Rosario;
* Chiesa della Circoncisione di Gesù o del Collegio dei Gesuiti (1571);
* Chiesa di San Nicola;
* Basilica di Santa Maria del Monte (ex Matrice), basilica minore dal 1963
* Chiesa di Maria Santissima del Ponte: costruita in seguito a un'apparizione mariana, avvenuta secondo la tradizione il 15 agosto 1572 a una bambina;
* Chiesa di San Domenico;
* Chiesa di San Bonaventura e convento dell'Ordine dei frati minori osservanti riformati, quest'ultimo trasformato in carcere dopo l'Unità d'Italia e la confisca dei beni ecclesiastici;
* Basilica di San Giorgio;
* Chiesa di Santo Stefano;
* Chiesa di Santa Chiara;
* Chiesa di San Francesco di Paola;
* Chiesa di Santa Rita;
* Chiesa Santa Maria di Gesù;
* Chiesa di San Pietro;
* Chiesa di San Giacomo
* Chiesa dei Cappuccini;
* Chiesa del Santissimo Salvatore;
* Chiesa di San Giovanni Bosco;
* Chiesa di Maria SS. della Neve;
* Chiesa di San Giuseppe;
* Chiesa della Sacra Famiglia;
* Chiesa di Sant'Anna;
* Chiesa della Madonna della Via;Ponte San Francesco
* Chiesa di San Giovanni Bosco;
* Chiesa San Vincenzo de Paoli;
* Chiesa di San Paolo Apostolo; (frazione Piano San Paolo)
* Chiesa dei Santi Pietro e Paolo; (frazione Santo Pietro)
* Chiesa di San Giovanni Battista; (frazione Granieri)
=== Architetture civili ===
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* Villa Vittorio Emanuele
* Stazione di Caltagirone
* Scalinata di Santa Maria del Monte
* Teatro Politeama
* Tondo Vecchio
* Monumento ai Caduti, opera dello scultore Antonio Ugo
* Stadio Agesilao Greco
* Galleria Luigi Sturzo
* Ponte San Francesco
* Carcere Borbonico
* Istituto d'arte per la Ceramica
* Fontana Acquanuova del Gagini
Scavi di Sant'Ippolito
=== Siti archeologici ===
Caltagirone è sede di diversi siti archeologici:
* Castello dei Geni
* Scavi Sant'Ippolito
* Necropoli della Montagna
* Altobrando
* Piano Casazze
* Monte San Mauro
=== I Carruggi ===
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Per ''carruggi'' (equivalenti nel resto della Sicilia alle ''vaneḍḍi'') s'intendono in generale le strade, i larghi, i vicoli e i ronchi del centro storico della città, datati presumibilmente all'XI secolo, di natura simile alle ''kasbah'' arabe. Il termine è una sicilianizzazione del termine ligure ''caróggio:'' molto probabilmente la loro costruzione può essere attestata ai coloni liguri che lì si stanziarono''.'' È molto probabile che essi siano stati costruiti anche per natura difensiva, dato che ai tempi si susseguivano battaglie tra normanni e saraceni. Queste si sono conservate, nonostante nel tempo la città sia stata investita da una generale distruzione a seguito del Terremoto del Val di Noto del 1693.
Sono caratterizzati dalle loro anguste proporzioni, specialmente in larghezza, che li rendono spesso di difficile transito per i mezzi e in alcune occasioni anche per le persone. Sono le più tipiche e comuni tipo di vie presenti all'interno dell'antico centro cittadino, che ne caratterizzano l'intero aspetto generale. Alcune di queste permettono il transito dei veicoli (anche come ZTL), mentre altre sono esclusivamente di tipo pedonale. I carruggi possono essere sia vie in basolato che a scale, anche se alcune se ne possono incontrare asfaltate.
=== Teatri ===
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Il principale teatro della città è il ''Politeama Ingrassia'', che fu costruito nel primo decennio del Novecento ad opera di Saverio Fragapane, e che venne inserito nel Piano Regolatore presentato dal pro-sindaco Don Luigi Sturzo nel 1907. Il teatro si trova in corrispondenza con l'ingresso monumentale del Giardino Pubblico ''Vittorio Emanuele.'' Esso costituisce il fulcro della vita culturale e artistica della città. Il teatro funge anche da sala cinematografica, munito di più sale.
Un altro teatro cittadino è quello della parrocchia ''Sant'Anna'', sito in via Principe Umberto. Oltre a funzionare da teatro, sia per uso civile, che per quello religioso, esso fungeva anche da sala cinematografica.
Il ''Teatro Stabile dei Pupi di Caltagirone'', dedito alla rappresentazione teatrale di figura, è uno dei più antichi e conosciuti della Sicilia.
=== Evoluzione demografica ===
L'evoluzione demografica registratasi a partire dal 1861, denota il dato della popolazione a circa abitanti, un dato che la poneva tra le città più popolose dell'isola.
La tendenza positiva culminò nei abitanti del 1901, mentre durante il primo decennio fascista si ebbe un crollo demografico che ricondusse la popolazione alla soglia dei abitanti.
Nel secondo dopoguerra la città tornò quasi sui livelli di inizio secolo, ma dagli anni sessanta agli anni settanta, a causa dell'insufficiente sviluppo economico, subì nuovamente un decremento demografico (i cittadini emigrarono nelle città del Nord Italia, specialmente del Piemonte, della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, ma anche in Germania e Australia), finché nel decennio successivo non si ebbe una nuova crescita, da associarsi anche all'espansione edile che portò alla costruzione della città nuova e alla crescita di servizi ed attività commerciali.
Come altri comuni siciliani, subisce un trend demografico in negativo. È tra i 25 comuni più popolosi della Sicilia, nonché centro di riferimento all'interno della Città metropolitana di Catania.
=== Etnie e minoranze straniere ===
Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti a Caltagirone erano . Le nazionalità più rappresentate erano:
# Romania – 392
# Sri Lanka – 326
# Gambia – 65
# Albania – 52
# Tunisia – 44
# Senegal - 43
# Brasile - 41
# Mali - 35
# Marocco - 35
=== Lingue e dialetti ===
Mappa linguistica della Sicilia. Caltagirone è identificata come ''comune siculofono con tenui tracce gallo-italiche''
A Caltagirone, tra i secoli XIX e XX, in virtù dell’unificazione nazionale e della diffusione di mezzi di comunicazione di massa sia di natura audiovisiva che stampata, l’uso della lingua italiana, seppur con distinto accento cittadino, si è espanso in quasi tutte le sue fasce di abitanti e anche in registri diversi da quelli formali.
Nonostante ciò, la lingua siciliana persiste nella sua variante cittadina, estremamente distinta sia rispetto al territorio (sia l'hinterland che quelli confinanti al di fuori di esso) sia all'interno dei confini amministrativi ove pertiene (quelli dell'ex Provincia di Catania), seppur ne abbia alcuni elementi di comunanza, in speciale riferimento al circondario.
La sua varietà locale, detta '''caltagironese''' (chiamata in siciliano ''cattaggirunìsi'' o ''cartaggirunìsi,'' trascritto /katːadːʒɨɾɔ̃ːiːzɨ/), viene generalmente ascritta ai dialetti siciliani orientali senza metafonia, seppur essa abbia elementi linguistici ascrivibili invece ai dialetti siciliani centrali. Si distingue per un peculiare sostrato settentrionale derivato dalla lingua genovese (presumibilmente dal dialetto di Ponente o ''savonese''), che ne ha conferito una particolare cadenza e particolari fenomeni linguistici, i quali sono sintetizzati nell'uso ludico, da parte di forestieri e gente di circondario, delle espressioni ''favìtta 'dâ bucca'' (in italiano ''fava dentro la bocca'') o ''u vo n'ovu?'' ( in italiano ''lo vuoi un uovo?'', che è un'espressione foneticamente ostica da comprendere per gli altri siculofoni)'','' le quali vanno a indicare un parlato a primo ascolto poco comprensibile agli altri parlanti siciliani, quasi ad avere sempre qualcosa sotto i denti. Si ipotizza anche un'origine o un apporto messinese al parlato.
Come in altri dialetti della lingua siciliana, sussistono influenze iberiche (sia castigliane che catalane), arabe, berbere, greche e provenzali, oltre a recenti prestiti dall’italiano.
Il caltagironese ha particolarità di diversa natura, tra le quali spiccano quelle di natura fonetico-fonologica:
* la presenza della vocale centrale chiusa non arrotondata ɨ invece della più comune vocale quasi anteriore quasi chiusa non arrotondata ɪ quando la vocale /i/ è in posizione atona;
* la lenizione intervocalica nelle sillabe centrali (esempi s che si trasforma in z, ʧ che si trasforma in ʒ, talvolta la consonante ''ḍḍ'' si trasforma in lː);
* la vocale /a/, a fine di parola, per gli esiti di lenizione, corrisponde al suono ɐ, la vocale centrale quasi aperta (la parola ''lìgna'' si trascrive /liɲːɐ/);
* le vocali nasali al posto del suono consonantico nasale scempio sia prima che dopo una vocale (''lampijuni'' si trascrive /lampːɨjɔ̃ː/, ''manu'' si trascrive /mɑ̃ːu/)
* nelle sillabe centrali e finali, la laterale approssimante alveolare l si trasforma in monovibrante retroflessa (''cacocciulu'' si trascrive in /kakotːʃuɽu/);
* sempre nelle sillabe centrali e finali, le standard vibrante alveolare r e occlusiva alveolare sonora d si trasformano in monovibrante alveolare ɾ;
* sussistenza delle semiconsonanti w e j nelle sillabe centrali (esempi le parole ''ovu'' e ''santijari'' , la prima trascritta /owu/, la seconda /santɨːjaɾɨ/);
*sussistenza, in alcune parole, della semiconsonante j nella sillaba iniziale (''jìri'' e ''jittari'' in divergenza alle più comuni ''iri'' e ''ittari'');
* metafonesi, seppur affievolita dall’influenza del genovese (la parola ''porta'' non ha fenomeno di metafonesi, al contrario sussiste in ''sìmu'', prima persona plurale del verbo ''èssiri'' o ''sìri'');
* assimilazione consonantica, fenomeno di natura tipicamente orientale, seppur non si presenti sempre e non in tutti i parlanti (la parola ''ultimu'' si trascrive /utːɨmu/, ''jornu'' si trascrive /jonːu/);
* geminazione consonantica nel parlato (''Diu santu'' si trascrive /diusːɑ̃tu/);
* non sussiste la palatalizzazione di j dopo la consonante /n/ ('''n jornu'' divergente rispetto al catanese '''n ghiornu'');
* in alcune parole, le sillabe aw, wa o le vocali a e u si trasformano in o (''còrijari'' sostituisce ''càurijari'' o ''quarijari'', ''Sammàuru'' si trasforma in ''Sammòru'', ''sàusizza'' o ''sàsizza'' diventa ''sòsizza, acèḍḍu'' o ''ucèḍḍu'' diventa ''ocèḍḍu'');
* la fricativa postalveolare sorda scempia nella sillaba iniziale viene sempre geminata (la parola ''ciatu'' si trasforma in ''sciatu'', trascritta /ʃːatu/);
* la semiconsonante nella sillaba iniziale, tipica del dialetto catanese, non sussiste (il catanese ''jaggia'' in caltagironese è ''aggia'', così come ''jattu'' diventa ''attu''), mentre quella d'accompagnamento al verbo ''èssiri'' si trasforma in una fricativa labiodentale sonora (il caltagironese ''unni v'è'' diverge da ''unni jè'' o ''unni è,'' seppur la prima di queste due sia anche contemplata);
*la fricativa labiodentale sonora standard nella sillaba iniziale si trasforma in occlusiva bilabiale sonora (il toponimo ''Vizzìni'' si trasforma in ''Bizzìni, mvitari'' si trasforma in ''mbitari'').
Allo stesso tempo non mancano nemmeno particolarità morfologiche e/o sintattiche:
* il tempo perfetto, per quanto sia assolutamente contemplabile nella parlata, è secondario rispetto al tempo passato composto, che nel siciliano è una composizione verbale a essa estranea (''he fattu, atu dìttu, amu pinzatu'' sono preferiti rispetto a ''fìci, dicìstuvu'' e ''pinzammu'');
* alcune parole esistono in forma contratta rispetto alla forma standard del siciliano (''faènnu'' sostituisce ''facennu'', per indicare il gerundio del verbo ''fari'', così come ''vàtri'' sostituisce ''vijàutri'' o ''vujàutri'');
* laddove la geminazione consonantica si manifesta nella sillaba iniziale, la vocale di principio /a/ cade (''cchiapparisi'' invece di ''acchiapparisi'', ''ddunari'' al posto di ''addunari, rruggiari'' al posto di ''arruggiari'');
*dato il suono muto della /i/ atona e il suono poco distinto delle vocali nasali, può occorrere la contrazione della suddetta vocale con un apostrofo ( ''ìḍḍi su' bravi, du' jonna prìma ri chìstu, tr'anni dopu u fattu ri nuàtri canusciutu'');
*il plurale ''neutro'', per via degli esiti fonetici del dialetto (sussistenza di vocali centrali che tendono nel parlato ad appiattirsi in una generale schwa), tende a non essere espresso graficamente (la parola ''jornu'' tende a essere descritta al plurale con ''jorni'' o ''jorn''' e non con ''jorna'');
*per distinguere la vocale /i/ tonica da quella atona (e perciò evitando soluzioni grafiche divergenti alla scrittura siciliana standard), può occorrere l'uso estensivo dell'accento grave (''u piccirìḍḍu râ za Marìa si fìci mali jucannu cô fìgghiu râ za Tiresa'').
L'elemento distintivo settentrionale, quello dato dalla lingua ligure, ha ad oggi tracce spettrali (questo perché il sostrato è molto antico, dato che i genovesi si stanziarono a Caltagirone prima che venissero altre colonie dell'Italia settentrionale in Sicilia) e perlopiù si rintracciano in alcune particolarità in fatto di fonetica. Qualche lemma ancora persiste (''carruggiu'' e ''scagnu'' i più locali, ''mè fìgghiu'', ''orbu'', ''pumma'', ''sòciru, jenniru'' sono invece esempi di termini già diffusi nel resto della Sicilia). Alcuni cognomi di origine o di grande diffusione in Liguria, come ''Grillo, Doria, Traversa, Grimaldi, La Ferla, Marino'' e ''Fontana'', sono ampiamente diffusi in città.
Questa parlata sovente accoglie diversi elementi dagli altri dialetti siciliani con cui entra in contatto: spesso accoglie diversi lemmi del dialetto catanese, in special modo tra i giovani e tra i cittadini che lavorano o studiano nel capoluogo etneo. L'influenza dei dialetto siciliano metafonetico centrale è attestabile in alcuni fenomeni di metafonesi che in altri dialetti orientali sono assenti.
Questa varietà del siciliano non ha una vera e propria scrittura standardizzata, sia per l'egemonia dell'italiano, sia per la mancanza di un vero standard di scrittura per il siciliano, e sia anche per le particolarità in fatto di fonetica e fonologia già citate, che pongono degli ostacoli per un'uniforme scrittura di questa parlata.
Il dialetto di Caltagirone, premettendo le già citate caratteristiche, risulta estremamente distinto e peculiare rispetto agli altri delle comunità limitrofe: le altre realtà del suo hinterland parlano varietà talvolta orientali senza metafonia (come nei casi dei comuni calatini dell'area della Piana di Catania, ovvero i casi di Grammichele, Palagonia, Mineo e Ramacca), talvolta centrali con metafonia (nei casi dei comuni calatini erei, come San Cono, Mirabella Imbaccari e San Michele di Ganzaria) e anche sud-orientali con metafonia (i casi di Mazzarrone, Licodia Eubea e Vizzini, comuni calatini iblei).
Nelle frazioni meridionali di Granieri e Santo Pietro, le comunità parlano il dialetto siciliano sud-orientale, ramo dei dialetti parlati a Ragusa e nel basso siracusano, questo perché i loro abitanti sono originari dei centri viciniori del ragusano, come Comiso, Vittoria, Chiaramonte Gulfi e lo stesso capoluogo ibleo.
=== Religione ===
Fercolo dell'Addolorata durante la ''giunta di Pasqua''
La religione maggiormente professata a Caltagirone è ad oggi quella cristiana cattolica, la quale massima istituzione in città è la Diocesi di Caltagirone, suffraganea appartenente all'Arcidiocesi di Catania. Fino al 2000 l'arcidiocesi era appartenente all'Arcidiocesi di Siracusa, così come altre diocesi della Sicilia centro-orientale. I Santi Patroni della città sono Giacomo il Maggiore e Maria Santissima del Ponte (principale tra i culti mariani, in generale molto sentito come in altre realtà limitrofe quali Gela, Piazza Armerina, Mirabella Imbaccari, Mazzarino e Niscemi).
La città aveva in origine come Santo Patrono San Nicola di Bari, mentre altri santi importanti per la città sono San Giorgio (alla quale fu eretta una delle chiese più antiche della città per parte dei genovesi), San Pietro, San Giuseppe e San Francesco di Paola.
Altre confessioni cristiane professate in città sono quelle del ramo evangelico-pentecostale, sviluppatesi per numero nella seconda parte del secolo precedente, presente con alcuni luoghi di assemblea sparsi per tutta l'area urbana. In città è altresì presente una Sala del Regno dei Testimoni di Geova, anch'essa nata e sviluppata entro la comunità caltagironese negli ultimi decenni del secolo XX.
Per via della recente immigrazione, sono anche presenti confessioni non prettamente tradizionali rispetto alla storia della città: vi sono diverse centinaia di appartenenti alla Chiesa ortodossa (generalmente da Romania e Ucraina) e all'Islam, generalmente sunnita (provenienti da Albania, Marocco, Senegal, Tunisia).
=== Tradizioni e folclore ===
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Nel corso dell'anno, in città vengono celebrate diverse manifestazioni cittadine secolari, specialmente religiose. I periodi più sentiti sono quello pasquale (con il culmine della processione con la ''giunta ri pasqua'', ossia il giorno della resurrezione di Cristo e dell'annuncio dell'Apostolo Pietro alla Vergine Maria), quello più strettamente mariano (a maggio, con le celebrazioni in onore alla Madonna di Conadomini, che sfociano nelle celebrazione popolare della ''rusèḍḍa'', e quello dei festeggiamenti per il Santo Patrono Giacomo (chiamato in dialetto ''Santu Jacupu'' o ''Sagnacupu'') a fine luglio e inizio agosto.
* Festa di san Giacomo a Caltagirone
* Madonna di Conadomini
* A Giunta di Pasqua
=== Qualità della vita ===
Case del centro storico di Caltagirone viste dall'alto
Nel complesso, seppur non sia tra le peggiori della propria provincia, la qualità della vita a Caltagirone si attesta su livelli bassi rispetto alla media nazionale.
È caratterizzato da alti livelli di disoccupazione, con più della metà dei giovani senza un lavoro e con una forte incidenza sulla popolazione femminile, da un non trascurabile rischio di dispersione scolastica e da un elevato indice di vulnerabilità materiale e sociale, il quale si traduce in una richiesta importante di sussidi statali, come nel caso del Reddito di Cittadinanza, la quale richiesta ha superato il migliaio di unità familiari.
Il proprio PIL pro capite si aggira su livelli decisamente più bassi sia rispetto alla media nazionale che quella regionale generale. A Caltagirone vi è anche la maggior incidenza regionale di minori non accompagnati per abitante, con un indice di uno ogni 117 residenti.
Si nota altresì una discrepanza di qualità della vita tra il centro storico e la zona di nuova espansione, con situazione generalmente più critica nel nucleo più antico della città, seppur anche in alcune aree del centro nuovo (specialmente le periferie più remote) si possono incontrare sacche di povertà.
Va menzionato anche un altro elemento che ha determinato mutazioni alla qualità della vita a Caltagirone, ossia la conseguente frattura urbanistica tra il centro storico e le aree di recente urbanizzazione dopo il boom edilizio della seconda metà del XX secolo. A dispetto di realtà viciniore come Piazza Armerina, Vittoria o Gela, per motivi di natura geografica e morfologica, l'espansione della città si è sviluppata solo lungo l'asse sud-ovest, generando così la periferizzazione dei quartieri del centro storico e di fatto spostando il baricentro urbano più a sud rispetto al municipio, creando così squilibri nella distribuzione dei servizi e rendendo quasi obbligatorio il ricorso a vetture private per spostarsi in città.
=== Musei ===
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Fangotto in Ceramica di Caltagirone
Un vaso in ceramica di Caltagirone.
Caltagirone è sede di diversi musei, sia regionali che comunali:
* Museo della ceramica
* Museo della Ceramica Contemporanea – Palazzo Ceramico (presso il Palazzo Reburdone)
* Musei civici Luigi Sturzo
* Museo Diocesano Caltagirone - Palazzo Vescovile
* Museo tecnologico Hoffmann
* Museo Civico al Carcere Borbonico
* Museo delle Ville Storiche Caltagironesi e Siciliane
* Museo d'Arte Contemporanea
* Museo Internazionale del Presepe
* Mostra dei Pupi Siciliani
* Museo delle Espressioni Ceramiche Contemporanee (presso l'Istituto d'Arte)
* Museo Naturalistico (frazione Santo Pietro);
*Pinacoteca Museo dei PP. Cappuccini presso la chiesa dei Frati Cappuccini
=== Biblioteche ===
==== Biblioteca PIO XI ====
È la biblioteca vescovile della città. Si trova nell'antico Convento dei Frati Minori che risale alla fine del XIV secolo, sede vescovile.
Con i suoi 28.000 volumi circa, ha una decisa valenza culturale e storica per Caltagirone; opere di rilevanza storica e tavole descrittive illustrate con delle caratteristiche tipografiche. È vasta la gamma delle discipline rappresentate come la Letteratura, Storia, Geografia, Filosofia, Pedagogia, Scienze Naturali, Medicina, Matematica, Diritto Civile ed Ecclesiastico, Teologia, Musica e numerosi Dizionari ed Enciclopedie.
In questa biblioteca sono presenti delle opere di Luigi e Mario Sturzo, che ne permettono di tracciare per intero le loro vite con significativi interessi storici, sociali e religiosi sia per la storia della città che dell'Italia.
==== Biblioteca Comunale Emanuele Taranto ====
È la principale biblioteca della città per grandezza, frequentazione generale e per numero di volumi raccolti. Fu arricchita di opere alla fine del XVI secolo, con ingenti investimenti da parte del Senato cittadino. Quando i gesuiti lasciarono la città, le opere che arricchirono la biblioteca, furono trasferite presso l'Università degli Studi di Catania. Nel 1785 una nuova biblioteca fu ricostituita dal patriziato cittadino su un nucleo di 8.000 volumi donati dal principe Niccolò Interlandi. Nel 1870 i fondi bibliografici giunti dalle corporazioni religiose soppresse valorizzarono la biblioteca di circa 15.000 volumi che furono ordinati da Emanuele Taranto Rosso al quale è intitolata.
Nel 1901 un violento incendio distrusse l'edificio nel quale era collocata la biblioteca e furono salvate solo 2.000 opere. Nel 1902 la Giunta comunale affidò al bibliotecario Baroncelli il progetto di ricostruzione delle opere. Grazie alle donazioni dei cittadini si incrementò il fondo antico e con i nuovi acquisti il patrimonio librario della città aumentò la sua varietà.
La biblioteca conserva oltre 115.000 volumi dei quali circa 2.400 datati secoli XVI, XVII e XVIII, possiede una ricca collezione di 2867 fotografie e 1095 cartoline illustrate che risalgono ai primi anni del Novecento. Si conservano, inoltre, i volumi dei privilegi nobiliari che appartengono all'Archivio Storico Comunale.
==== Biblioteca di quartiere Alessio Narbone ====
È la biblioteca dell'omonimo istituto di istruzione elementare e superiore di primo grado, riferimento per i cittadini del centro storico, specialmente dell'area dell' Acquanuova, Possiede oltre 8.000 volumi, sono testi moderni ed aggiornati che coprono i vari settori della conoscenza. Questa biblioteca è nata con gli stanziamenti del Ministero della Pubblica Istruzione ed inaugurata il 16 maggio 2002, successivamente divenuta Biblioteca di Quartiere con lo scopo di servire l'utenza del Centro storico di Caltagirone.
==== Biblioteca della frazione Granieri ====
La biblioteca nella frazione Granieri fu istituita nel 1996. Dispone di circa 3000 volumi che spaziano dalla letteratura italiana e straniera, alla storia, a testi scientifici, enciclopedie, viticoltura.
=== Letteratura ===
Nella letteratura italiana, specialmente quella perpetrata da scrittori siciliani, Caltagirone ha avuto spazio di citazione, specialmente in relazione alla prossimità geografica della provenienza di alcuni grandi scrittori ascrivibili al verismo, Giovanni Verga e Luigi Capuana, il primo di Vizzini, il secondo di Mineo.
Caltagirone è citata in ''Mastro Don Gesualdo'', capolavoro di Giovanni Verga, quando al tempo del colera, rifugiato a Mangalavite, Don Gesualdo scopre la relazione tra il povero Don Corradino La Gurna e sua figlia Isabella Trao. I due giovani tentano una fuga d'amore e Don Gesualdo, contrario, fa ricorso alla giustizia, facendo giungere ''come un fulmine da Caltagirone l'ordine d'arresto per Don Corrado La Gurna''.
Sempre da parte di Giovanni Verga, la città viene menzionata in ''Cos'è il re'', novella che racconta di Compare Cosimo, lettighiere di Grammichele, che riceve da Re Ferdinando II di Borbone l'incarico di portare la regina a Catania da Caltagirone.
La frazione di Santo Pietro (e di riflesso la sua riserva naturale) viene citata nei libri ''Privo di Titolo'' di Andrea Camilleri e ''La Corda Pazza'' di Leonardo Sciascia, in riferimento alla mancata costruzione di ''Mussolinia'', città che sarebbe stata ubicata nell'attuale territorio della frazione caltagironese.
=== Scuole e Università ===
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Vista dell'ex Istituto Agrario
Caltagirone è sede di diversi istituti superiori di istruzione, utili non solo alla cittadinanza caltagironese, ma anche e soprattutto per il circondario, anche extra-provinciale. È anche sede di alcuni istituti e corso posteriori al diploma ai fini di formazione tecnico-accademica, in alcuni casi convenzionati con le università (come quella di Catania, per esempio) o anche con altri istituti di formazione o ricerca. Alcuni istituti fanno invece riferimento al mondo ecclesiastico.
Le scuole superiori (licei, tecnici e professionali) e gli istituti di formazione successivi alla laurea sono:
*Istituto di sociologia "Luigi Sturzo"
* Istituto Tecnico Superiore per le tecnologie innovative per i beni e le attività culturali (Fondazione Steve Jobs)
* Istituto di Teologia Padre Innocenzo Marcinnò
* Istituto Musicale Pietro Vinci
* Istituto Superiore Bonaventura Secusio (licei classico, linguistico e artistico, questo già ''Liceo Sturzo'')
* Istituto Superiore Majorana-Arcoleo (licei scientifici e istituti tecnico-commerciali)
* Istituto Superiore Cucuzza-Euclide (istituti tecnico-industriali e agrario)
* Istituto Superiore Carlo Alberto Dalla Chiesa (istituti professionali e alberghiero)
=== Media ===
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==== Stampa ====
A Caltagirone sono editi i quotidiani:
*''L'Urlo del Popolo''
*''Sicilia News''
periodici locali:
*''Il Sette e Mezzo''
*''Gazzetta di Sicilia''
*''La Gazzetta del Calatino''
*''Prima Stampa degli Erei''
==== Radio ====
* ''Radio Rete Centrale'' (alla frequenza F.M. 92,900)
* ''Studio Tre Radio'' (alla frequenza F.M. 91,300)
==== Televisione ====
*''Canale 66'' (originaria di Vizzini, posto sul canale 632 della televisione terrestre)
*''Michelangelo TV'' (posto sul canale 611 della televisione terrestre)
*''TVR Xenon'' (posto sul canale 289 della televisione terrestre)
*''Tele Pegaso'' (posto sul canale 812 della televisione terrestre)
*''Tele Vita'' (emittente a tempo alterno, un tempo facente parte del circuito Corallo Sat)
=== Cinema ===
Sono stati girati a Caltagirone i seguenti film:
* ''La piovra 10'', miniserie televisiva di Luigi Perelli
* ''Lo voglio maschio'', film del 1971 di Ugo Saitta
*''L'attesa'' - (2014) di Piero Messina
=== Cucina ===
Caltagirone ha una cultura gastronomica che è espressione della propria collocazione geografica (l'entroterra della Sicilia centro-orientale), della propria storia, della propria produzione agricola (legata alla ruralità dei Monti Erei, e alla produzione sia delle Piane di Catania e Gela che del sistema serricolo dell'altopiano di Vittoria) nonché dei popoli temporalmente susseguitesi nel territorio, in special modo gli arabi, i normanni e gli spagnoli.
Per ciò che concerne la tavola calda (in dialetto locale ''ì pezzi'' o ''a tàula càura''), ovvero i panificati, coincide con quella di altri centri che si affacciano sulla Piana di Gela o che vengono percorsi dal Maroglio, esempio le limitrofe Gela, Niscemi, Mazzarino e Butera, seppur integri influenze di centri grossi come Catania, Ragusa o Palermo: è molto comune imbattersi presso bar e pizzerie in arancini, ''cipuḍḍina'', ''ccattucciati'', pizze coperte (in siciliano ''scacciati''), pizzette rosse o bianche, ''mpanati'' e ''piruna'' di pasta lievitata (spesso conditi con spinaci, olive nere, pomodori secchi, tuma e salsiccia, ma anche con patate, carciofi, broccoli o semplicemente con mozzarella, prosciutto e pomodoro). In periodo di Natale persiste la tradizione delle ''muffuletta'', panini di grano tenero (in origine di grano di semola) con semi di finocchio, i quali vengono donati dai panifici, per intercessione dei bambini, ai passanti.
A livello dolciario, oltre ai tipici prodotti siciliani come le ''cassate'', gli ''iris'', le ''bummi'', i ''curnetta'', gli ''spìngi'', la ''brioscia'', le ''past'i mennula'', i bignè, i ''cannola'' (specialmente farciti con ricotta), i ''suspìra'' (molto simili alle ''minnuzzi'' catanesi) e i ''babbà'', Caltagirone è conosciuta per i suoi ''cuḍḍureḍḍa'', dolci natalizi a forma di buccellati e ripieni di una farcia a base di mandorla. Oltremodo tipici sono i ''cubbattara'' (bastoncini dolci, torroni di tradizione araba), i ''frischìtta'', i ''palummèḍḍa'', gli ''agnèḍḍa'n past'i mennula'' e i ''panarèḍḍa'', panieri pasquali pieni di uova sode, fatti con pasta, zucchero e strutto e decorati con diavolina colorata e chiodi di garofano. Si deduce così che la tradizione dolciaria di Caltagirone, oltre a contemplare dolci di tradizione generale siciliana, annovera anche prodotti di stretta tradizione cittadina basata su prodotti locali (come le mandorle o la ricotta) e su una certa tendenza all'elaborazione sia negli impasti che nella scelta dei ripieni.
Sono diffuse le preparazioni tradizionali come la ''cuccìa'', ossia il grano cotto, e il ''maccu vìrdi'' (in italiano macco verde), ovvero una minestra di fave fresche, finocchietto selvatico e cipolla.
=== Urbanistica ===
==== Centro storico ====
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Edicola votiva alla 204x204px
Il centro storico sorge a tra i 600 e i 700 metri d'altitudine; fino al primo dopoguerra era l'unico insediamento urbano, ed ha origini millenarie. Nel settore orientale vi è il quartiere San Giorgio che prende nome dall'omonima chiesa, la più importante della città. Il centro storico è ricco di numerose chiese e diversi monumenti, oltreché le principali istituzioni ed enti (comune, teatro, banche e assicurazioni).
A sud vi sono le aree urbane più basse rispetto al centro storico, vale a dire il quartiere Acquanuova, San Pietro e San Francesco di Paola, nella quale si trova il giardino pubblico, considerato il polmone verde della città.
==== Città ottocentesca ====
Palazzo Sant'Elia
La moderna Caltagirone è disposta ad anfiteatro. È una delle poche città della Sicilia centro-orientale ad aver conservato, dopo il terremoto del 1693, parte delle testimonianze dell'arte e dell'architettura medievali e, soprattutto, la tipologia dell'abitato.
Un'altra importante attrazione della città è rappresentata dalla ceramica, risalente al V secolo a.C. Oltre alla visita del Museo della ceramica, questa parte di città testimonia la presenza di questa tradizione.
Alle spalle del Museo della Ceramica si trovano il Giardino pubblico e la Villa Vittorio Emanuele, risalente al XIX secolo.
==== Città nuova e periferia ====
Vista aerea della città di Caltagirone, dalla quale si scorge la distinzione tra centro storico e centro di nuova espansione
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Durante la seconda metà del XX secolo, si è sviluppata una nuova area urbana sul pianoro affacciante alla piana di Gela, con caratteristiche decisamente differenti dal centro storico (per tipologia di abitato, per struttura viaria e per concezione spaziale), posta più a sud rispetto all’antico nucleo urbano. Questa è l’area più popolosa e trafficata della città.
In essa sono presenti la maggior parte delle attività commerciali, i quali suoi assi principali sono il ''viale Europa'', ''viale Mario Milazzo,'' il tratto più spiccatamente urbano di ''via Madonna della Via'' e ''via Principe Umberto''. Tra il già citato ''viale Europa'', ''piazza Falcone-Borsellino'' e ''viale Autonomia'' si sviluppa il mercato rionale del sabato, generalmente molto frequentato dalla cittadinanza.
Presso quest’area sono ubicati diversi servizi, fra cui il distaccamento cittadino dell’Agenzia delle Entrate, dell’INAIL, l’ospedale ''Gravina'' (pertinenza dell'ASP 3 di Catania), il Palazzo di Giustizia e una buona parte degli istituti scolastici, di diverso ordine e grado.
Sono altresì presenti i più importanti impianti sportivi della città, ovvero lo stadio ''Agesilao Greco'', il campo ''Pino Bongiorno'', la tensostruttura di ''via Luigi Pirandello,'' il ''PalaDivisa'', l’adiacente ex piscina comunale e l’arena indoor di ''viale Autonomia''.
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La maggior parte dei presidi delle Forze dell’Ordine e dei corpi civili dello Stato hanno sede in questa parte della città (Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Polizia Municipale).
L’autostazione per le linee extraurbane e l’adiacente stazione ferroviaria RFI sono poste in Piazza della Repubblica, servite da una fermata della linea urbana AST.
Quest’area, il centro storico e la viabilità nazionale sono reciprocamente collegate dal sistema di circonvallazione cittadina, che ha la sua base nella ''via Circonvallazione vecchia'' e ''viale Cristoforo Colombo'', nonché dal percorso ''via Giorgio Arcoleo''-''via Roma'', che porta dritto all’area più centrale del centro antico.
Attorno a quest’area, prima delle contrade di campagna, si è sviluppata un’estesa perifieria, ove si possono notare condomini privati, villette a schiera e blocchi di edilizia popolare, anche circondate da spazi verdi o da piazzette. Sono servite da alcuni distaccamenti di servizi per la cittadinanza, esempio più comune i plessi scolastici di alcuni istituti, nonché da qualche attività commerciale o da qualche spazio per l’attività sportiva.
Le aree periferiche dei ''Semini'', della ''Bardella'', del ''Canalotto'', di ''Santa Rita'' e delle ''Sfere,'' rispetto ad altre aree periferiche, sono caratterizzate da immobili di stampo patronale, a volte non intonacati, dai quali traspare una certa mancanza di progettazione urbana e abusivismo edilizio.
Nonostante sia un’area sostanzialmente recente, sono presenti diversi edifici antichi, tra i quali vanno evidenziati ''Villa Patti'', la chiesa di ''Santa Maria di Gesù'' e l’attiguo convento, e l''Educandato San Luigi'', sede della biblioteca comunale e dell’Archivio di Stato.
Fuori da quest'area sono presenti la Casa Circondariale, in contrada ''Noce'', sulla strada per Niscemi, e l'area di sviluppo industriale, posta in contrada ''Santa Maria dei Poggiarelli'', sull'estrema propaggine meridionale della Piana di Catania, collegata al centro urbano dalla SS 417.
Monastero di San Gregorio e relativa torre
=== Suddivisioni storiche ===
Caltagirone è divisa nei seguenti quartieri, tra parentesi il loro nome in siciliano:
Ponte di San Francesco e via Porta del Vento
Caltagirone Nord (Centro Storico)
* Santa Maria del Monte (''A Matrìci)'';
* Sant'Agostino (''Sant'Agustinu'');
* San Giacomo (''San Jacupu o Sagnacupu'');
* Sant'Orsola (''Sant'Ursula'');
* San Giuliano (''A'' ''Chiazza'');
* Miracoli o Iudeca (''I Miracula'');
* San Giorgio (''San Giorgiu'');
* Cappuccini (''I Cappuccìna'');
* Ponte o Acquanuova (''L'Acquannova'');
* San Francesco di Paola (''San Francescu'');
* Canalotto (''U Canalottu'');
* San Pietro (''San Petru'');
* Immacolata (''A Mmaculata'').
Caltagirone Sud (Nuova Espansione, Campagna e Periferia)
* Semini (''I Simmina'');
* Mazzone (''U Mazzuni'');
* Serra Fornazzo (''Serra Furnazzu'');
* Sant'Anna o Principe Umberto;
* Sfere (''I Sferi'');
* Sacra Famiglia o Mario Milazzo (''U Vijali'') ;
* Madonna della Via;
* Bardella;
* Villaggio Musicisti (''Villaggiu dê Musicìsti)'';
* Villaggio Balatazze (''I Balatazzi'');
* Pirandello o Madonna della Via;
* Santa Rita;
* Croce del Vicario (''A Cruci rû Vicariu'');
* San Giovanni Bosco;
* Bouganvillea;
* Romana (''A Rumana'');
* Piano Carbone (''Chianu Carbuni'');
* Collegiata (''Culliggiata'');
* San Mauro (''Sammòru'');
* Noce (''U Nuci'').
Zona Industrale (C.da Santa Maria dei Poggiarelli).
=== Frazioni ===
Granieri, chiesa parrocchiale
Oltre al centro urbano ''strictu sensu'', Caltagirone è costituita da diverse frazioni, generalmente poco popolose e non direttamente limitrofe all'area centrale. Queste sono:
* Favarella (''Favarèḍḍa''), località contigua alla città di Grammichele, della quale può esserne definita la sua estrema periferia, sviluppatasi lungo la strada che conduce a Granieri, è abitata sin dai primi anni settanta da cittadini del vicino comune. Negli anni ottanta era stata avanzata richiesta per accorpare questo territorio al comune di Grammichele, ma l'iter naufragò presso i competenti uffici regionali. Sono presenti diverse insediamenti produttivi e commerciali. Nel territorio vi sono stati rinvenuti resti di insediamenti ellenestici.
*Granieri (''Granèri'' o ''Granieri''), frazione ibleofona poggiante sull'altopiano ibleo. Il borgo nasce nel 1925 e si sviluppa accanto alla preesistente ottocentesca masseria Silvestri. Si produce dell'ottima uva da tavola.
*Piano San Paolo (''Chianu San Paulu''), piccolo nucleo che nasce intorno ad una parrocchia al margine del Bosco di Santo Pietro, è conosciuto per la sagra delle pesca insacchettata che si svolge in settembre.
*Santo Pietro (''Santu Petru''), frazione contigua all'omonimo bosco.
Uno stabilimento della Ortogel, nell'Area di Sviluppo Industriale di Caltagirone, posta sulla Piana di Catania
Caltagirone è un centro agricolo, data la vastità e la varietà del suo territorio (si annoverano coltivazioni di uva, carciofi, arance, olive, mandorle, pesche, querce da sughero). È nota soprattutto per la produzione di ceramica, che ne rappresenta il principale prodotto artigianale. Il commercio rappresenta una delle ossature dell'economia calatina, seppur essa sia in lento declino, dovuta all'espansione della vendita al dettaglio di aziende nazionali ed internazionali in città, e anche all'esistenza dei grandi centri commerciali nel territorio catanese. La voce economica ad oggi più importante è il turismo, il quale ha permesso a Caltagirone di sviluppare un piccolo indotto basato sulla ristorazione, sulle piccole strutture ricettive (hotel e bed and breakfast) e sulla promozione turistica.
=== Industria ===
All'interno della Zona Industriale di Caltagirone (c.da ''Santa Maria dei Poggiarelli''), posta nella parte del territorio comunale della piana di Catania, operano circa 20 imprese industriali e artigianali con un migliaio di addetti, riunite nell'Area di Sviluppo Industriale (ASI).
La produzione industriale è principalmente orientata verso la trasformazione di prodotti per il settore alimentare e la produzione di ceramiche artigianali, seppur vi siano anche altro tipo di attività basata sulla trasformazione, sull'assemblaggio e sul riuso. Vi sono ubicate anche concessionarie e centri di revisione per automobili private e veicoli industriali, nonché alcuni ingrossi utili alle attività commerciali del centro urbano. È facilmente raggiungibile dal centro urbano attraverso la SS 417 oppure tramite la SP 196 ''Strada delle Sfere''.
=== Strade ===
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Caltagirone è collegata alle limitrofe città di Gela e Piazza Armerina (e di conseguenza verso Enna) mediante la Strada Statale 117 bis (a Gela verso sud, a Piazza Armerina innestandosi sui bivi ''Passo di Piazza'', questo nei territori di Niscemi e Mazzarino o ''Gigliotto,'' questo in quelli di San Michele di Ganzaria e San Cono).
A Catania è collegata per mezzo della Strada Statale 417, che si innesta prima sulla Strada Statale 192 della Valle del Dittaino e poi sull'Asse Attrezzato di Catania, o in alternativa sulla sua Tangenziale.
Anche la Strada statale 385 di Palagonia la collega al capoluogo, procedendo dopo il Bivio Iazzotto innestandosi sulla costiera SS114, la quale può proseguire sia verso Messina, sia verso Siracusa. Oltre a ciò, la strada è l'accesso più veloce per i comuni di Palagonia, Mineo, Scordia e Militello in Val di Catania.
La città è collegata anche a Siracusa per mezzo della Strada Statale 124 che prosegue oltre San Michele di Ganzaria innestandosi sulla SS117 Bis. Nonostante sia esso un itinerario diretto verso il centro aretuseo, risulta più rapido il percorso in direzione nord della Catania-Ragusa (SS 683, poi SS 514, poi SS 194, poi Autostrada A 18).
Tramite la SP 62 della Città Metropolitana di Catania e la SP 90 del Libero Consorzio di Ragusa (itinerario popolarmente chiamato ''Caltagirone-Mare''), è collegata alla SS 115, e quindi con i centri iblei di Vittoria (e al suo mercato ortofrutticolo), Comiso e Acate, e perciò alla costa ragusana occidentale (Macconi, Scoglitti, Randello).
La Strada statale 683 attraversa anche il territorio di Caltagirone, per mettere in collegamento la SS 514 Catania – Ragusa con l'autostrada A19 Palermo-Catania e la Strada Statale 117 bis, rendendosi così l'infrastruttura più veloce per giungere nel capoluogo ibleo, sostituendo la ''Siracusana''. Inaugurata nel 1990, si sviluppa per 13 km dalla SS 514 fino alla SP 34 in contrada Regalsemi di Caltagirone.
Il tratto della Variante di Caltagirone (SS 683 var) è anche utile per innestarsi sulla SS 417 senza passare per il centro abitato e per la SP 196 della Città Metropolitana di Catania, chiamata ''Strada delle Sfere'', in quanto essa si origina dall'omonimo quartiere, in diretto collegamento con la centrale Via Giorgio Arcoleo.
Su queste direttrici operano varie autolinee extraurbane come la SAIS Autolinee, l'Etna Trasporti e l'Azienda Siciliana Trasporti e altre locali, che collegano Caltagirone a Catania, Siracusa, Enna, Ragusa, Palermo e gli altri centri limitrofi del Calatino o prossimi ad esso.
=== Ferrovie ===
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Galleria dell'ex ferrovia Dittaino-Piazza Armerina-Caltagirone
Caltagirone è collegata a Catania e a Gela mediante una linea ferroviaria a semplice binario non elettrificata di RFI. A partire dal 2011 il tratto tra Caltagirone e Gela è interrotto a causa del crollo di un ponte (demolito nel 2014) in contrada Piano Carbone, non lontana sia dalla periferia di Caltagirone, sia dal centro urbano di Niscemi. Attualmente (2016) il servizio gestito da Trenitalia prevede due coppie giornaliere di treni da e per Catania, integrate da una corsa di autobus sostitutivi per Gela.
La stazione ferroviaria si trova nella parte nuova della cittadina e venne costruita alla fine degli anni settanta in occasione del completamento della tratta ferroviaria per Gela, in sostituzione della precedente stazione, che venne soppressa.
Dal 1930 la città è stata capolinea della ferrovia Dittaino-Piazza Armerina-Caltagirone, ferrovia a scartamento ridotto di difficile e lunga percorrenza che si immetteva sulla ferrovia Palermo-Catania. Questa linea ferrata venne soppressa e smantellata nel 1972. Prima della dismissione, esisteva una piccola stazione ferroviaria in contrada Piano Carbone, successiva alla stazione niscemese di Vituso.
=== Mobilità urbana ===
Il servizio di trasporto pubblico urbano è gestito dall'AST ed è costituito da tre linee di autobus (''1, 7, circolare'') che congiungono il centro storico alla zona nuova e alla periferia. Sussistevano delle linee che raccordavano Caltagirone alle sue frazioni di Granieri, Piano San Paolo e Santo Pietro.
Interlandi di Bellaprima
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute nel comune di Caltagirone:
=== Gemellaggi ===
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A Caltagirone sono presenti le società di calcio: Associazione Calcistica Caltagirone, militante in Prima Categoria 2019-2020 e il Real Caltagirone, militante in Seconda Categoria.
Aveva sede nel comune la società di calcio a 5 ''A.S.D. I Calatini C5'', con formazioni maschili che femminili, già militanti in Serie C alla stagione 2019/2020.
Per quanto riguarda la scherma, a Caltagirone è presente l'Accadiemia d'Armi ''Agesilao Greco''.
Ha sede nel comune la squadra di Shuttlecock (o pallavolano) ''Phoenix Feathers Caltagirone''.
L'8 maggio 2018, il comune ha ospitato per la prima volta l'arrivo della quarta tappa della 101ª edizione del Giro d'Italia, dopo un percorso di 198 km partito da Catania.
=== Impianti sportivi ===
* Stadio comunale ''Agesilao Greco'', non agibile;
* Impianto sportivo ''Pino Bongiorno'', impianto calcistico polivalente privato posto nella periferia meridionale della città;
* ''Palasport Don Pino Puglisi'' o semplicemente ''Palasport'', posto in via delle Industrie, principale arena indoor con migliaia di posti a sedere, di recente costruzione;
* Palazzetto dello Sport di Viale Autonomia, la più anziana delle arene indoor;
* La tensostruttura di via Luigi Pirandello, gestita dall'associazione sportiva di futsal ''I Calatini;''
* ''Tennis Club di Caltagirone'', posto in adiacenza allo stadio Agesilao Greco, consiste in campi di terra battura rossa;
* I campi da tennis dell'associazione ''Sportivamente'', posti in contrada Romana, consistono in due campi di tennis in cemento e tre campi di padel;
* ''Kiran Club'', impianto natatorio cittadino, provvisto di piscine olimpioniche sia al coperto che all'aperto;
* Il Pattinodromo di via Fra' Umile da Petralia, struttura atta al pattinaggio su pista e allo skateboarding, da ristrutturare;
* Il ''Crossodromo Maddalena Valley'', circuito di motocross posto a nord rispetto al centro urbano.
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Carl Friedrich Gauss |
Firma di Gauss
Talvolta definito «il Principe dei matematici» come Eulero o «il più grande matematico della modernità» , è annoverato fra i più importanti matematici della storia avendo contribuito in modo decisivo all'evoluzione delle scienze matematiche, fisiche e naturali. Definì la matematica come «la regina delle scienze».
| === Infanzia e prime scoperte (1777-1798) ===
Statua di Gauss a Braunschweig
Casa natìa di Gauss. Fu distrutta nella seconda guerra mondialeNacque a Braunschweig nel ducato di Brunswick-Lüneburg (ora parte della Bassa Sassonia, in Germania), figlio unico di una famiglia di bassa estrazione sociale e culturale. Fu battezzato e cresimato in una chiesa vicino alla scuola che frequentava da bambino. Gauss era un bambino prodigio. Esistono diversi aneddoti riguardo alla sua precocità; per esempio, Gauss, almeno secondo la leggenda, a 3 anni avrebbe corretto un errore del padre nel calcolo delle sue finanze.
Un altro aneddoto, più verosimile, racconta che a 9 anni il suo insegnante, J.G. Büttner, per mettere a tacere i turbolenti allievi ordinò loro di fare la somma dei numeri da 1 a 100. Quasi subito il bimbo Gauss diede la risposta esatta, sorprendendo l'insegnante ed il suo assistente Martin Bartels. Non si è certi di quale metodo abbia adottato Gauss; forse mise in una riga i numeri da 1 a 100 e in una riga sotto i numeri da 100 a 1, e vide che ogni colonna dava come somma 101: Carl moltiplicò 100 × 101 e divise per due, ottenendo il risultato; oppure - ancora più semplicemente - scrisse in fila i numeri da 1 a 50 e in una fila sotto in senso inverso i rimanenti da 51 a 100, ottenendo così per ogni coppia la somma costante di 101: il risultato era quindi 101 x 50.
I dettagli della storiella sono incerti (vedere per la discussione della fonte originaria di Wolfgang Sartorius von Waltershausen e i cambiamenti in altre versioni); Joseph Rotman, nel suo libro ''A first course in Abstract Algebra'', si chiede se ciò sia realmente accaduto. Joaquin Navarro sostiene che in realtà Büttner aveva assegnato un compito ancora più complesso, la somma dei primi 100 numeri della serie 81297 + 81495 + 81693... nella quale ogni termine differisce dal precedente per il valore di 198 e che Gauss lo risolse in pochi minuti come detto prima.
Il Duca di Brunswick, impressionato dalle sue capacità, finanziò il soggiorno di Gauss al ''Collegium Carolinum'' (oggi Technische Universität Braunschweig) dal 1792 al 1795, anno in cui passò all'Università di Gottinga, dove studiò fino al 1798.
All'università Gauss riscoprì una serie di importanti teoremi: nel 1796 riuscì a dimostrare che un poligono regolare con un numero di lati che è un primo di Fermat è costruibile con riga e compasso (e, conseguentemente, tutti i poligoni con un numero dei lati che è il prodotto di primi di Fermat distinti e una potenza di due). Questa fu una grande scoperta in un importante campo della matematica; la costruzione dei poligoni aveva occupato i matematici fin dall'epoca degli antichi greci, e la scoperta dette modo a Gauss di scegliere di intraprendere la carriera di matematico anziché di filologo.
Gauss era così eccitato dal risultato ottenuto che richiese che un eptadecagono gli fosse inciso sulla lapide, ma lo scalpellino rifiutò dicendo che esso non sarebbe stato distinguibile da un cerchio.
Casa di Gauss a Gottinga (1796 - 1798)
Il 1796 fu probabilmente l'anno più produttivo di Gauss. Riuscì a costruire un eptadecagono, inventò l'aritmetica modulare, importantissimo strumento della teoria dei numeri e dette la prima dimostrazione della legge di reciprocità quadratica; congetturò per primo la validità del teorema dei numeri primi, dando un'idea chiara del modo in cui i numeri primi siano distribuiti fra gli interi; scoprì poi che tutti i numeri naturali sono rappresentabili al più come somma di tre numeri triangolari. Tuttavia Gauss non pubblicò queste due ultime scoperte, le tenne per sé: era affetto da una sorta di mania di perfezionismo, che gli impediva di pubblicare dimostrazioni se non le giudicava rigorose. Scriveva invece le sue scoperte nel suo diario in maniera criptica. Per esempio, la scoperta che ogni intero poteva essere rappresentato come somma al più di tre numeri triangolari, la scrisse così sul suo diario: «Eureka! num= ». Il primo ottobre, pubblicò un risultato sul numero di soluzioni dei polinomi con coefficienti in campi finiti, che 150 anni dopo portò alle congetture di Weil.
=== Maturità (1799-1830) ===
Nel 1799, nella sua tesi di dottorato ''Una nuova dimostrazione del teorema per il quale ogni funzione algebrica integrale di una variabile può essere risolta in fattori di primo o secondo grado'', Gauss dimostrò il teorema fondamentale dell'algebra. Molti matematici avevano provato a dimostrarlo tra cui Jean le Rond d'Alembert ed Eulero. Prima di lui, altri matematici, incluso Jean Baptiste Le Rond d'Alembert, avevano proposto false dimostrazioni del teorema, e Gauss criticò apertamente il lavoro di d'Alembert. Paradossalmente, secondo le conoscenze del tempo, la dimostrazione di Gauss non è accettabile, in quanto faceva implicitamente utilizzo del teorema della curva di Jordan. Gauss produsse in seguito quattro diverse dimostrazioni; l'ultima, generalmente precisa, del 1849, chiarì il concetto di numero complesso.
Gauss diede anche un importantissimo contributo alla teoria dei numeri con il libro del 1801 ''Disquisitiones Arithmeticae'' (lett. "Discussioni aritmetiche"), che introduceva l'utilizzo del simbolo ≡ per la congruenza e lo utilizzava in una chiara presentazione dell'aritmetica modulare, conteneva le prime due dimostrazioni della legge di reciprocità quadratica, sviluppava le teorie delle forme quadratiche binarie e ternarie, esponeva il problema del numero di classe per queste ultime, e dimostrava che un eptadecagono (poligono a 17 lati) può essere costruito con riga e compasso.
In quello stesso anno l'astronomo italiano Giuseppe Piazzi scoprì l'asteroide Cerere, ma lo poté seguire solo per alcuni giorni finché non scomparve dietro la Luna. Gauss predisse il punto esatto in cui sarebbe riapparso, facendo uso dell'appena scoperto metodo dei minimi quadrati. Cerere riapparve nel punto indicato da Gauss. Questo straordinario successo lo fece conoscere anche al di fuori dalla cerchia dei matematici. Cerere fu in seguito riscoperto da Franz Xaver von Zach il 31 dicembre 1801 all'Osservatorio di Gotha, e il giorno dopo anche da Heinrich Wilhelm Olbers nella città di Brema.
Il metodo di Gauss consisteva nel determinare una sezione conica nello spazio, dati un fuoco (il sole) e l'intersezione del cono con tre rette date (le linee dello sguardo dalla Terra, che si sta essa stessa muovendo su un'ellisse, al pianeta) e dato il tempo che impiega la Terra per attraversare gli archi formati da queste rette (da cui la lunghezza degli archi può essere calcolata grazie alla seconda legge di Keplero). Questo problema porta ad un'equazione di ottavo grado, di cui una soluzione, l'orbita della Terra, è nota. La soluzione cercata è quindi separata dalle sei rimanenti, basate su condizioni fisiche. In questo lavoro Gauss utilizzò metodi di ampia approssimazione, che egli creò appositamente.
Rendendosi conto che se l'appoggio economico del Duca di Brunswick gli fosse mancato egli sarebbe caduto in miseria occupandosi di sola matematica pura, Gauss si cercò un incarico in qualche osservatorio astronomico e, nel 1807, divenne Professore di Astronomia e Direttore dell'osservatorio di Gottinga, incarico che mantenne fino alla sua morte. Interessante in questo periodo è la sua corrispondenza con Sophie Germain, matematica che, sotto lo pseudonimo di Antoine-August Le Blanc, scrisse a Gauss 10 lettere, dal 1804 fino al 1808, in cui gli descriveva la scoperta di un particolare tipo di primo (che prenderà poi il nome di primo di Sophie Germain).
La scoperta di Cerere da parte di Piazzi, il 1º gennaio 1801, portò Gauss a interessarsi ai moti degli asteroidi perturbati da grandi pianeti. Le sue scoperte furono pubblicate nel 1809 nel volume ''Theoria motus corporum coelestium in sectionibus conicis solem ambientum'' (lett. "Teoria del moto di corpi celesti che si muovono percorrendo sezioni coniche intorno al sole").
Ritratto di Gauss pubblicato sulla rivista ''Astronomische Nachrichten'' nel 1828
Piazzi fu in grado di osservare e tracciare gli spostamenti di Cerere soltanto per un paio di mesi, seguendolo per tre gradi attraverso il cielo notturno, finché non scomparve dietro il bagliore del Sole. Alcuni mesi dopo, quando Cerere sarebbe dovuto riapparire, Piazzi non riuscì a localizzarlo: gli strumenti matematici del tempo non erano in grado di ricavarne la posizione con così pochi dati - tre gradi rappresentano meno dell'1% dell'orbita totale.
Gauss, che aveva 23 anni, venne a sapere di questo problema e si impegnò a risolverlo. Dopo tre mesi di duro lavoro predisse la posizione di Cerere nel dicembre 1801 - appena un anno dopo il suo primo avvistamento - con un errore di appena mezzo grado. Introdusse la costante gravitazionale di Gauss, e sviluppò il cosiddetto metodo dei minimi quadrati, una procedura usatissima ancora oggi per minimizzare l'impatto degli errori di misurazione. Gauss pubblicò tale metodo solo nel 1809, quando fu in grado di dimostrarlo adeguatamente con l'assunzione degli errori distribuiti normalmente (vedi teorema di Gauss-Markov), benché l'avesse usato sin dal 1794. Ad ogni modo, il metodo fu descritto per la prima volta nel 1805 da Adrien-Marie Legendre.
In questi anni entrò in conflitto con Adrien-Marie Legendre, poiché sembra che egli avesse scoperto senza pubblicare alcune scoperte di Legendre, come appunto il metodo dei minimi quadrati e la congettura del teorema dei numeri primi. Gauss tuttavia, uomo semplice, non si lasciò coinvolgere in queste dispute. Oggi sembra confermato che effettivamente Gauss abbia preceduto Legendre.
Gauss era un prodigioso "calcolatore mentale". Si dice che si divertisse a setacciare un intervallo di mille numeri in cerca di numeri primi appena aveva un quarto d'ora di tempo, cosa che normalmente richiederebbe ore e ore di duro lavoro. Dopo aver calcolato l'orbita di Cerere gli fu chiesto come avesse fatto a ottenere valori numerici così precisi. Rispose «Ho usato i logaritmi». L'interlocutore allibito gli chiese allora dove avesse trovato tabelle dei logaritmi che arrivavano fino a numeri così grandi. La replica di Gauss fu: «Tabelle? Li ho calcolati mentalmente».
Nel 1818 fu chiesto a Gauss di compiere la rilevazione geodetica del Regno di Hannover, associandola ai precedenti rilevamenti effettuati in Danimarca. Gauss accettò il compito, applicandovi la sua straordinaria abilità nel calcolare, unita all'utilizzazione dell'eliotropo, da lui inventato, costituito da un piccolo telescopio e da una serie di specchi che riflettevano i raggi solari a grandi distanze, per poter effettuare le misure. Intrattenne una regolare corrispondenza con Schumacher, Olbers e Bessel, in cui riportava i suoi progressi e discuteva il problema.
Sembra che Gauss sia stato il primo a scoprire le potenzialità della geometria non euclidea, ma sembra che, per paura di pubblicare un lavoro così rivoluzionario, tenne per sé i risultati. Questa scoperta fu una delle più importanti rivoluzioni matematiche di tutti i tempi. Essa consiste sostanzialmente nel rifiuto di uno o più postulati di Euclide, cosa che porta alla costruzione di un modello geometrico consistente e non contraddittorio. Ricerche su questa geometria portarono, fra le varie cose, alla teoria della relatività generale di Einstein, che quasi un secolo dopo descrive l'universo come non euclideo. L'amico di Gauss Farkas (Wolfgang) Bolyai, con cui aveva giurato "fratellanza nel nome della sincerità", da studente aveva per molti anni provato invano a dimostrare il V postulato di Euclide. Suo figlio János Bolyai invece riscoprì la geometria non euclidea nel 1829, pubblicando poi il suo risultato nel 1832. Dopo averlo letto, Gauss scrisse a Farkas Bolyai, che gli aveva chiesto un parere: ''"Lodare questo lavoro sarebbe come lodare me stesso: coincide quasi esattamente con le meditazioni che ho fatto trenta, trentacinque anni fa"''. Questo amareggiò molto Janos, che mise fine ai rapporti con Gauss pensando che egli stesse rubando l'idea. Oggi la precedenza di Gauss è appurata. Alcune lettere di Gauss, anni prima del 1832, rivelano che egli discutesse in modo oscuro riguardo al problema delle linee parallele. Waldo Dunnington, un vecchio studente di Gauss, in ''Gauss, Titano della Scienza'' sostiene che Gauss fosse assolutamente in possesso della geometria non euclidea molto prima che venisse pubblicata da János Bolyai, ma che si fosse rifiutato di pubblicarla per il timore della controversia.
Tomba di Gauss nel cimitero ''Albanifriedhof'' di Gottinga
La cartografia dell'Hannover portò Gauss a sviluppare la distribuzione gaussiana degli errori, chiamata anche variabile casuale normale usata per descrivere la misura degli errori, e ad interessarsi alla geometria differenziale, un campo della matematica che riguarda le curve e le superfici. Da tale interesse, fra le varie cose nacque la curvatura gaussiana, e ciò portò, nel 1828, ad un importante teorema, il ''theorema egregium'' (lett. "teorema eccezionale"), che stabilisce importanti proprietà nella nozione di curvatura: grossomodo, la curvatura di una superficie può essere interamente determinata dalla misura degli angoli e delle distanze sulla superficie. Perciò la curvatura non dipende da come la superficie può essere immersa in uno spazio tridimensionale o bidimensionale.
Nel 1821, Gauss entrò a far parte, come membro straniero, dell'Accademia reale svedese delle scienze.
=== Ultimi anni e morte (1831-1855) ===
Dagherrotipia di Gauss sul letto di morte, 1855
Nel 1831 Gauss iniziò una fruttuosa collaborazione col grande fisico Wilhelm Eduard Weber, che portò alla scoperta di una nuova legge del campo elettrico (teorema del flusso), oltre che a trovare una rappresentazione per l'unità del magnetismo in termini di massa, lunghezza e tempo, e della seconda legge di Kirchhoff. Nel 1833, Gauss e Weber costruirono un primitivo telegrafo elettromagnetico, che collegava l'osservatorio con l'istituto di fisica di Gottinga. Gauss fece costruire un osservatorio magnetico nel giardino dell'osservatorio astronomico, e insieme a Weber fondò il ''magnetischer Verein'' (lett. "club magnetico"), che confermò le misurazioni del campo magnetico terrestre in diverse regioni del pianeta. Sviluppò un metodo di misurazione dell'intensità orizzontale del campo magnetico, largamente utilizzato per tutta la metà del XX secolo ed elaborò la teoria matematica per la distinzione delle sorgenti del campo magnetico terrestre in interne (nucleo e crosta) ed esterne (magnetosfera).
Gauss morì a Gottinga, Hannover (ora parte della Bassa Sassonia, Germania), nel 1855 e fu sepolto nel cimitero di Albanifriedhof. Due persone pronunciarono gli elogi funebri: il genero Heinrich Ewald e Wolfgang Sartorius von Waltershausen, caro amico di Gauss e suo biografo.
Il suo cervello fu studiato da Rudolf Wagner, che ne determinò la massa, pari a grammi, e l'area cerebrale, pari a millimetri quadrati ( pollici quadrati). Si trovò inoltre che fosse particolarmente ricco di circonvoluzioni.
Secondo Waldo Dunnington, la fede di Gauss era basata sulla ricerca della verità. Egli credeva nell'immortalità dell'individualità spirituale, in una permanenza personale dopo la morte, in un ultimo ordine di cose, in un Dio eterno, onesto, onnisciente ed onnipotente". Gauss, inoltre, difendeva la tolleranza religiosa, credendo che fosse sbagliato disturbare coloro che erano in pace con le loro credenze.
Una delle figlie di Gauss, Therese (1816-1864)
La vita privata di Gauss fu oscurata dalla prematura morte della prima moglie, Johanna Osthoff, nel 1809, seguita in breve tempo dalla morte di un figlio, Louis. Gauss entrò in depressione, dalla quale non si riprese mai completamente. Si sposò nuovamente con la migliore amica di Johanna, Friederica Wilhelmine Waldeck, comunemente conosciuta come Minna. Quando nel 1831 anche la seconda moglie morì dopo una lunga malattia, una delle sue figlie, Therese, si fece carico della famiglia e si prese cura del padre per il resto della sua vita. La madre di Gauss visse in casa sua dal 1817 fino alla morte, nel 1839.
Gauss ebbe sei figli. Da Johanna (1780-1809) ebbe Joseph (1806-1873), Wilhelmina (1808-1846) e Louis (1809-1810). Di tutti i figli di Gauss, si diceva che fosse Wilhelmina ad aver ereditato tratti del talento del padre, ma sfortunatamente morì giovane. Anche da Minna Waldeck ebbe tre figli: Eugene (1811-1896), Wilhelm (1813-1879) e Therese (1816-1864).
Gauss ebbe vari conflitti con i figli, poiché pretendeva che nessuno s'interessasse di matematica o scienze, per «paura d'infangare il nome di famiglia»; due dei figli di secondo letto (Eugene e Wilhelm) emigrarono negli Stati Uniti. Gauss voleva che Eugene diventasse un avvocato, ma quest'ultimo volle studiare lingue. Padre e figlio litigarono durante una festa, tenuta da Eugene, per la quale Gauss rifiutò di pagare; ci vollero molti anni perché la reputazione di Eugene contrastasse la reputazione fra gli amici e i colleghi di Gauss (vedi anche la lettera da Robert Gauss a Felix Klein, 3 settembre 1912). Eugene emigrò negli Stati Uniti circa nel 1832, dopo il litigio col padre; anche Wilhelm emigrò e si stabilì nel Missouri, iniziando a fare il contadino ed arricchendosi poi col business delle scarpe a Saint Louis. Therese mantenne la casa per Gauss fino alla sua morte, dopo la quale si sposò.
Monumento di Gottinga che ritrae Gauss insieme a Weber per commemorare la loro collaborazioneGauss era un perfezionista e un lavoratore accanito. Secondo Isaac Asimov, mentre stava lavorando ad un problema, sarebbe stato interrotto per riferirgli che sua moglie stava morendo. Gauss avrebbe risposto: «Ditele di aspettare un attimo, sono impegnato». Questo aneddoto è aspramente contestato in ''Gauss, Titano della Scienza'' di Waldo Dunnington come una «scemenza tipica di Asimov». Non fu uno scrittore molto prolifico, rifiutando di pubblicare qualcosa che non fosse assolutamente perfetto. Il suo motto era difatti «''Pauca sed matura''» (''lett. "''poche cose, ma mature"). I suoi diari personali indicano che egli compì molte importanti scoperte matematiche anni o decenni prima che i suoi contemporanei le pubblicassero. Lo storico matematico Eric Temple Bell stima che, se Gauss avesse pubblicato per tempo tutte le sue scoperte, avrebbe anticipato i matematici di almeno cinquant'anni.
Sebbene avesse avuto alcuni studenti, Gauss era noto per detestare l'insegnamento, e prese parte ad un'unica conferenza scientifica, a Berlino nel 1828. Rare erano le collaborazioni con altri matematici, che lo consideravano solitario e austero. La sua fama di pessimo insegnante dipendeva anche dal contesto in cui insegnava: Gauss, di umili origini e arrivato all'insegnamento grazie ai suoi sforzi, si trovava spesso ad insegnare a studenti demotivati e impreparati, arrivati all'università più per le loro relazioni sociali che per il loro valore intellettuale. Gauss riteneva che gli studenti dovessero pensare in modo autonomo, mettendo al centro della ricerca i propri sforzi, più che le lezioni e le spiegazioni dei professori. Quando ebbe l'occasione di trovare studenti motivati e capaci, Gauss dedicò molto tempo a dar loro consigli e supporto. Basta citare alcuni dei suoi studenti che divennero importanti matematici: Richard Dedekind, il grande Bernhard Riemann e Friedrich Bessel. Prima che morisse, Sophie Germain fu raccomandata da Gauss affinché ricevesse anche lei la laurea honoris causa.
Gauss era profondamente religioso e conservatore. Sostenne la monarchia e si oppose a Napoleone, che vedeva come conseguenza della rivoluzione.
La vita e la personalità di Gauss sono tratteggiate, parallelamente a quelle di Alexander von Humboldt, in una sorta di romanzo filosofico di Daniel Kehlmann del 2005 (pubblicato in italiano da Feltrinelli nel 2006 con il titolo ''La misura del mondo'').
=== Algebra ===
Gauss fu il primo a dimostrare, nel 1799, il Teorema fondamentale dell'algebra, il quale afferma che il campo dei numeri complessi è algebricamente chiuso, ossia che ogni polinomio a coefficienti complessi ha almeno una radice in . Dal teorema segue che un polinomio di grado ''n'' ha esattamente ''n'' radici in campo complesso, se contate con le rispettive molteplicità.
La dimostrazione originale di Gauss è importante in quanto contiene il concetto di piano complesso (o appunto piano di Gauss), un piano cartesiano in cui l'ascissa indica la parte reale e l'ordinata indica la parte immaginaria. Il piano complesso è stato utilizzato poi da moltissimi altri matematici che lo hanno valorizzato appieno.
=== Geometria ===
L'eptadecagonoGauss risolse appena diciannovenne un problema aperto da millenni, ossia determinare quali poligoni regolari possono essere costruiti usando solo riga e compasso. La sorprendente risposta fu che si possono costruire con riga e compasso tutti i poligoni regolari tali che il numero ''n'' dei lati possa essere scritto nella forma:
:
dove k è un numero intero non negativo e gli sono numeri primi di Fermat. Gauss provò così che il poligono regolare a 17 lati (o eptadecagono) poteva essere costruito con riga e compasso. Tale costruibilità implica che le funzioni trigonometriche di possono essere espresse grazie all'aritmetica basilare e a radici quadrate. All'interno delle ''Disquisitiones Arithmeticae'' è contenuta la seguente equazione, qui trascritta in notazione moderna:
:
La costruzione effettiva dell'eptadecagono fu trovata da Johannes Erchinger pochi anni dopo. Gauss si interessò anche di impacchettamenti di sfere, dimostrando un caso speciale della congettura di Keplero.
Successivamente i suoi studi lo portarono a concepire un tipo di geometria completamente nuovo: la geometria differenziale. In questo tipo di geometria l'utilizzo di tecniche di calcolo infinitesimale permette di introdurre concetti chiave come curvatura, geodetica, campo vettoriale e forma differenziale. Alcuni dei risultati ottenuti da Gauss furono pubblicati nel ''Disquisitiones generales circa superficies curvas''.
Come già accennato Gauss fu poi un pioniere nello sviluppo delle geometrie non euclidee. Fu forse il primo a comprendere che il V postulato di Euclide non era indispensabile per costruire una geometria coerente: iniziò così a sviluppare la geometria iperbolica. In questa geometria per un punto passano più di una parallela a una retta data. Inoltre in ogni triangolo la somma degli angoli interni è sempre inferiore a 180 gradi. Questo modello geometrico fu sviluppato indipendentemente da almeno altre due persone, János Bolyai e Nikolai Ivanovich Lobachevsky.
=== Teoria dei numeri ===
La copertina delle ''Disquisitiones Arithmeticae''Gauss si occupò della teoria dei numeri ottenendo interessanti risultati. Terminò le ''Disquisitiones Arithmeticae'', la sua ''magnum opus'', nel 1798, a ventun'anni, ma non furono pubblicate prima del 1801. In questo libro, scritto in latino, Gauss raccoglie risultati della teoria dei numeri ottenuti da matematici come Fermat, Eulero, Lagrange e Legendre, aggiungendovi importanti nuovi contributi.
Le ''Disquisitiones'' coprono argomenti che vanno dalla teoria elementare dei numeri a quel ramo della matematica oggi chiamato teoria dei numeri algebrica. Tuttavia è bene precisare che Gauss in quest'opera non riconosce esplicitamente il concetto di gruppo. Introduce invece, l'aritmetica modulare, divenuta poi fondamentale per lo sviluppo della teoria dei numeri. L'aritmetica si fonda sull'importante concetto di congruenza:
:
quando la differenza tra ''a'' e ''b'' è un multiplo di ''n''. Gauss studiò anche le equazioni diofantee, dimostrando l'importantissimo teorema di reciprocità quadratica. Espresse per primo questo teorema nel linguaggio dell'aritmetica modulare.
Scoprì poi che ogni numero intero può essere espresso come somma di (al massimo) tre numeri triangolari. Gauss è poi noto per aver congetturato il Teorema dei numeri primi, che stabilisce un collegamento tra l'andamento dei numeri primi e il logaritmo integrale. Questa scoperta era una delle più importanti sull'argomento dal tempo degli antichi greci. Il teorema sarà dimostrato nel 1896 da Jacques Hadamard e Charles Jean de la Vallée-Poussin.
=== Statistica ===
Distribuzione gaussiana degli erroriGauss studiò poi il comportamento degli errori. Inventò il metodo dei minimi quadrati, che tende a ridurre al minimo gli errori di misurazione. Grazie a questo metodo Gauss riuscì a calcolare l'orbita del pianetino Cerere, dopo che erano state compiute solo poche osservazioni empiriche sul suo moto.
Tuttavia il lavoro più importante in questo senso fu la scoperta della variabile casuale normale, detta anche gaussiana. La curva è generata dalla funzione:
:
e descrive il comportamento e l'entità degli errori di misurazione. La variabile normale è sicuramente una delle più importanti variabili casuali, ed è estremamente diffusa in statistica.
=== Altro ===
Importanti sono anche le sue memorie sulle serie ipergeometriche e sugli integrali ellittici. Insieme a Wilhelm Weber studiò l'elettricità scoprendo il teorema del flusso e studiando le variazioni del campo magnetico terrestre. Insieme costruirono una sorta di telegrafo.
marchi tedeschi
Francobollo ritraente Gauss, stampato per il 100º anniversario della sua morte
Dal 1989 fino alla fine del 2001, il suo ritratto e una distribuzione normale, insieme ad importanti edifici di Gottinga, apparvero sulla banconota da dieci marchi tedeschi. Sull'altro lato della banconota figuravano l'eliotropio ed un approccio di triangolazione per l'Hannover. La Germania ha addirittura pubblicato tre stampe in onore di Gauss. Una stampa fedele (n. 725) è stata pubblicata nel 1955 per il centenario della sua morte; due altre stampe (n. 1246 e n. 1811) sono state pubblicate nel 1977, per il 200º anniversario della sua nascita.
Il romanzo ''Die Vermessung der Welt'' (2005) di Daniel Kehlmann, tr. it. ''La Misura del Mondo'' (2006), esplora la vita di Gauss contrapponendola a quella dell'esploratore tedesco Alexander von Humboldt.
Nel 2007 il suo busto è stato introdotto nel tempio di Walhalla.
In suo onore sono stati chiamati:
* L'algoritmo di Gauss-Jordan, chiamato così essendo esso una variazione del metodo di eliminazione di Gauss descritta da Wilhelm Jordan nel 1887;
* L'unità di misura del CGS per l'induzione elettromagnetica fu chiamata gauss in suo onore;
* Il Cannone di Gauss, un acceleratore di proiettili, chiamato così in seguito alle varie descrizioni matematiche che Gauss fece riguardo agli effetti magnetici degli acceleratori magnetici.
* Il cratere Gauss sulla Luna;
* L'asteroide 1001 Gaussia;
* La nave ''Gauss'', utilizzata nella spedizione Gauss verso l'oceano Atlantico;
* Il Monte Gauss, un vulcano estinto scoperto nella stessa spedizione;
* La Torre Gauss, una torre d'osservazione a Dransfeld, Germania;
* GAUSSIAN, il programma di chimica quantistica inizialmente pubblicato nel 1970 come Gaussian70.;
* Nelle ''high school'' Canadesi, una competizione annuale di matematica organizzata dal ''Centro per l'Educazione in Matematica e nel Calcolo'' è stata chiamata in onore di Gauss;
* La Medaglia Carl Friedrich Gauss;
* Il Premio Carl Friedrich Gauss, concesso, ogni quattro anni, a partire dal 2006 dall'Unione Matematica Internazionale e dalla ''Società Matematica Tedesca'';
* Nel ''Crown College'', nell'Università della California (Santa Cruz), un dormitorio è stato chiamato in suo onore;
* Il ''Gauss Hauss'', un centro RMN all'Università dello Utah;
* La Scuola Carl-Friedrich-Gauß per Matematica, Informatica, Amministrazione Aziendale, Economia e Scienze Sociali del Technische Universität Braunschweig;
* La ''Gaussschule'' a Braunschweig, un liceo nella sua città natía.
* Il Palazzo Gauss - Università dell'Idaho (College d'Ingegneria).
* 1799: Tesi di laurea sul teorema fondamentale dell'algebra con il titolo: ''Demonstratio nova theorematis omnem functionem algebraicam rationalem integram unius variabilis in factores reales primi vel secundi gradus resolvi posse'' ("Nuova dimostrazione del teorema per il quale ogni funzione algebrica integrale di una variabile può essere risolta in fattori di primo o secondo grado")
* 1801: ''Disquisitiones Arithmeticae''. Traduzione tedesca di H. Maser ''Untersuchungen über höhere Arithmetik (Disquisitiones Arithmeticae & altri documenti sulla teoria dei numeri) (Seconda edizione)''. New York: Chelsea. 1965. ISBN 0-8284-0191-8 pp. 1–453. Traduzione inglese di Arthur A. Clarke ''Disquisitiones Arithemeticae (Seconda edizione, corretta)''. New York: Springer. 1986. ISBN 0-387-96254-9.
* 1807: ''Quaestio de cœlis sub uranis in proiectione quinta'' .
* 1808: ''Theorematis arithmetici demonstratio nova''. Göttingen: Comment. Soc. regiae sci, Göttingen XVI. Traduzione tedesca di H. Maser ''Untersuchungen über höhere Arithmetik (Disquisitiones Arithmeticae & altri documenti sulla teoria dei numeri) (Seconda edizione).'', pp. 457–462 Introduce il lemma di Gauss, lo usa nella terza dimostrazione della reciprocità quadratica
* 1809: ''Theoria Motus Corporum Coelestium in sectionibus conicis solem ambientium'' (Theorie der Bewegung der Himmelskörper, die die Sonne in Kegelschnitten umkreisen), traduzione inglese di C. H. Davis, ristampata il 1963, Dover, New York.
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* 1811: ''Summatio serierum quarundam singularium''. Göttingen: Comment. Soc. regiae sci, Göttingen. Traduzione tedesca di H. Maser ''Untersuchungen über höhere Arithmetik (Disquisitiones Arithmeticae & altri documenti sulla teoria dei numeri) (Seconda edizione)''. New York: Chelsea. 1965. ISBN 0-8284-0191-8, pp. 463–495 Determinazione del segno della somma quadratica di Gauss, la usa per dare la quarta dimostrazione della reciprocità quadratica
* 1812: ''Disquisitiones Generales Circa Seriem Infinitam''
* 1818: ''Theorematis fundamentallis in doctrina de residuis quadraticis demonstrationes et amplicationes novae.'' Göttingen: Comment. Soc. regiae sci, Göttingen. Traduzione tedesca di H. Maser ''Untersuchungen über höhere Arithmetik (Disquisitiones Arithmeticae & altri documenti sulla teoria dei numeri) (Seconda edizione).'' New York: Chelsea. 1965. ISBN 0-8284-0191-8, pp. 496–510 Quinta e sesta dimostrazione della reciprocità quadratica
* 1821, 1823 e 1826: ''Theoria combinationis observationum erroribus minimis obnoxiae''. Drei Abhandlungen betreffend die Wahrscheinlichkeitsrechnung als Grundlage des Gauß'schen Fehlerfortpflanzungsgesetzes. Traduzione inglese di G. W. Stewart, 1987, Società per la Matematica Industriale.
* 1827: ''Disquisitiones generales circa superficies curvas'', Commentationes Societatis Regiae Scientiarum Gottingesis Recentiores. Volume '''VI''', pp. 99–146. " Investigazioni Generali delle Superfici Curve" (pubblicato il 1965) Raven Press, New York, tradotto da A.M.Hiltebeitel e J.C.Morehead.
* 1828: ''Theoria residuorum biquadraticorum, Commentatio prima.'' Göttingen: Comment. Soc. regiae sci, Göttingen 6. Traduzione tedesca di H. Maser ''Untersuchungen über höhere Arithmetik (Disquisitiones Arithmeticae & altri documenti sulle teoria dei numeri) (Seconda edizione)''. New York: Chelsea. 1965. ISBN 0-8284-0191-8, pp. 511–533 Fatti elementari riguardo ai residui biquadratici, prova uno dei supplementi della legge della reciprocità biquadratica (il carattere biquadratico di 2)
* 1832: ''Theoria residuorum biquadraticorum, Commentatio secunda''. Göttingen: Comment. Soc. regiae sci, Göttingen 7. Traduzione tedesca di H. Maser ''Untersuchungen über höhere Arithmetik (Disquisitiones Arithmeticae & altri documenti sulle teoria dei numeri) (Seconda edizione).'', pp. 534–586 Introduce gli interi di Gauss, espone (senza dimostrazione) la legge di reciprocità biquadratica, dimostra la legge supplementare per 1 + i
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* 1843/1844: '''', Abhandlungen der Königlichen Gesellschaft der Wissenschaften in Göttingen. Zweiter Band, pp. 3–46
* 1846/1847: '''', Abhandlungen der Königlichen Gesellschaft der Wissenschaften in Göttingen. Dritter Band, pp. 3–44
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* ''Mathematisches Tagebuch 1796–1814'', Ostwaldts Klassiker, Harri Deutsch Verlag 2005, mit Anmerkungen von Neumamn, ISBN 978-3-8171-3402-1 (Traduzione inglese con annotazione di Jeremy Gray: Expositiones Math. 1984)
* Questo include le traduzioni tedesche di testi Latini e le commemorazioni da parte di varie autorità
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Copparo |
'''Copparo''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna.
Fa parte dell'Unione Terre e Fiumi.
| Il territorio di Copparo si estende su una superficie di nella parte centro-orientale della Provincia di Ferrara. Il paese si trova all'interno del comprensorio caratterizzato ad ovest dalla città di Ferrara, a nord dal corso principale del Po, ad est dal Parco del Delta del Po e dalla zona costiera, a sud dal Po di Volano. Il territorio, interamente pianeggiante, è attraversato da 7 strade provinciali fungendo così da nodo di smistamento per il traffico tra il centro ed il basso ferrarese.
La massima distanza tra i punti estremi del territorio è di . Numerosi sono i corsi d'acqua derivanti dagli imponenti lavori di bonificazione eseguiti fin dalla metà del Cinquecento.
L'origine del nome Copparo è incerta e gli storici da tempo cercano di ricostruirne l'etimologia: ''Cuparus, Cupparium, Coparium'' o ''Copparium'', ''Massa Occupari'' oppure ''Coppa Aurium'' (coppa d'oro). Considerando la natura selvaggia del territorio, una zona umida ricca di selvaggina, sembra più proficuo avvalorare la teoria che vede derivare il nome dal latino "Aucuparium", luogo in cui è possibilie andare a caccia di uccelli ("avis-capio-arium").
Il paese è sorto circa anni fa, ma il più antico documento che parla di Copparo è dell'anno 870. Il documento è un privilegio di papa Adriano II che conferma a Firminiano e ai suoi fratelli la Corte di Formignana, allora confinante da un lato con "Cuparus et Caput canilis" (Coccanile). Non è un caso che Copparo sia sorta sul lato sud dell'attuale Canale Naviglio poiché, in tempi non remoti, erano assai frequenti le alluvioni del Po ed il Naviglio rappresentava una valida barriera alla furia delle acque.
Copparo fu oggetto di secolari controversie tra la Chiesa di Ferrara e di Ravenna. Martino, vescovo di Ferrara, nel 955 riconobbe la Massa di Copparo alla Chiesa di Ravenna, passata poi definitivamente a quella di Ferrara.
Copparo era noto, nella letteratura del tempo, come riserva venatoria e venne quindi edificato un castello dai Giocoli Signori di Copparo ed in seguito adibito a loro dimora di caccia.
Il castello fu distrutto dai Veneziani all'inizio del XVI secolo e con esso andarono perduti anche gli affreschi di Nicolò Panizzato, dipinti all'epoca di Leonello d'Este.
Nel 1509 i Veneziani invasero il territorio copparese con truppe costituite da schiavi dalmati al seguito dell'ammiraglio Trevisan.
Egli diede ordine al provveditore Grandenigo di saccheggiare Copparo, distruggendo i raccolti e rubando il bestiame.
Tornata la pace coi Veneziani, sulle rovine del castello dei Giocoli, Ercole II d'Este, tra il 1540 ed il 1547, fece costruire un palazzo che passò in seguito al Papato e poi alla famiglia Barberini. La Delizia Estense, definita il "sontuoso Palagio", è l'ultima delle diciannove "delizie" costruite dagli Estensi nel ferrarese.
La realizzazione del palazzo venne affidata all'architetto Terzo de Terzi, che progettò un imponente fabbricato composto da cinque torri collegate fra loro, ampi porticati, cortili interni e sale grandiose. A decorare l'edificio furono chiamati alcuni tra i più importanti artisti attivi a Ferrara, fra cui Girolamo da Carpi e Benvenuto Tisi da Garofalo, Battista Dossi e Bastianino.
Nel XVI secolo si intrapresero numerose iniziative di bonifica del territorio per dare spazio alla coltivazione di frumento. Per prosciugare la grande area paludosa tra Copparo, Codigoro e Mesola (Polesine di Ferrara), gli Estensi avviarono il progetto di bonifica noto come Grande Bonificazione Estense (1566-1572).
Saccheggi e distruzioni da parte di invasori provenienti dai territori posti al di là del Po si alternarono a varie inondazioni e rotte del fiume. Le più gravi furono quelle di Papozze, del 1592, di Berra, del 1595, e di Zocca, del 1640. In quest'ultima occasione le acque arrivarono a lambire persino le mura di Ferrara. La Guerra dei Barberini, quattro anni più tardi, non mancò di coinvolgere anche Copparo portando nuovi danni e nuove vittime.
Del periodo napoleonico non rimane molto, possiamo citare l'adesione attraverso le colonne del "Giornale del basso Po" alle disposizioni giacobine del parroco Caparossa o la cronaca delle gesta del mugnaio Valeriano Chiarati che osò inneggiare pubblicamente all'imperatore d'Austria.
Nel frattempo, nel 1808, il castello di Copparo fu preda di un terribile incendio.
Nel 1862 il Sindaco Spisani lo acquistò per conto del Comune e nel 1875 lo fece restaurare facendolo diventare sede della Residenza Municipale. Il restauro fu pressoché totale e diede vita all'attuale conformazione dell'edificio.
Le bonifiche degli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento videro nascere una nuova componente sociale, quel proletariato agricolo che diverrà protagonista dei grandi conflitti dell'epoca. I primi scioperi si ebbero nel 1894-95. Nel 1908 il Parlamento approvò la divisione del Comune di Copparo; si costituirono così i comuni di Ro, Berra, Formignana e Le Venezie.
Nel 1817 Copparo era il più vasto e popolato comune rurale d'Italia. Secondo il ''Calendario Atlante De Agostini'' la popolazione di ''Copparo Emilia'' al 10 febbraio 1901 era abitanti
=== Simboli ===
Lo stemma è diviso verticalmente in due parti uguali, raffigura nella parte blu un covone di grano e in quella rossa una coppa d'oro, è cinto da un ramo di quercia sulla destra e da un ramo d'alloro sulla sinistra, sovrastato da una corona.
=== Architetture religiose ===
La chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo.
Ambrogio Chiesa SS. Annunziata
La chiesa di San Venanzio.
* Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, probabilmente antecedente all'anno mille, aveva l'originaria struttura in stile romanico. Riedificata nel 1133, come mostra la lapide del campanile, ha subito diversi rimaneggiamenti fino ai giorni nostri. All'interno si conservano due pregevoli opere del pittore ferrarese Ippolito Scarsella, detto lo ''Scarsellino'', i dipinti ''Santi Pietro e Paolo'' e ''Santa Lucia''. Il campanile risale al 1184 e fu bombardato il 30 gennaio 1945. Venne in seguito ricostruito diventando il simbolo delle vittime dei bombardamenti.
* Pieve di Santa Maria di Savonuzzo, detta di San Venanzio. Chiesetta romanica trecentesca dedicata alla "Natività della Vergine". L'interno è impreziosito da frammenti di affreschi della metà del XIV secolo attribuiti alla bottega di Vitale da Bologna. La chiesa è situata a tre chilometri dal centro di Copparo.
* Chiesa dell'Annunciazione di Maria Santissima di Ambrogio. Una prima chiesa è attestata nel 1188 dedicata a Santa Maria. Alla fine degli anni '50 del secolo scorso, durante gli scavi per la ricostruzione della chiesa, furono rinvenute le fondamenta di un precedente edificio a pianta rettangolare di metri 14 per 7 e gli archi di tre absidi, le laterali più piccole rispetto alla centrale, ciò ha fatto pensare all'esistenza di una ‘pieve’. L'ipotesi è suggestiva, ma che fosse chiesa ‘battesimale’ non è dato sapere, diversamente da quanto si può appurare per centri vicini come Coccanile, per esempio. La chiesa attuale è il risultato del rifacimento ricordato sopra e fu consacrata nel maggio 1961 da monsignor Salvatore Baldassarri, arcivescovo di Ravenna (allora Ambrogio, Coccanile, Cologna, Berra e Serravalle costituivano la cosiddetta pentapoli, estrema propaggine nord-est dell'arcidiocesi ravennate). La chiesa, costruita su progetto di don Nino Cinti, presenta un'imponente facciata dalle linee ispirate a un romanico modernizzato, con rosone e un portale dove campeggia la porta bronzea, opera di Egidio Casagrande, e i pannelli riportano scene della ''Via Crucis''. Una porta, è stato detto, degna “di una basilica d'alta risonanza” (U. Malagù). L'interno è a navata unica, bianca, ai fianchi sei massicci costoloni in cotto per lato, dai quali si partono le travature in cemento, il tutto per un suggestivo colpo d'occhio, mentre sullo sfondo, dall'abside, separata da un paramento in cotto, emergono proiettandosi verso l'alto le argentee canne dell'organo.
* Chiesa di San Michele Arcangelo a Saletta. Voluta dall'architetto Alfonso Magnanini nel 1804, viene costruita dal 1810 al 1842, anno a cui risale la facciata. All'interno della chiesa si può ammirare un organo del Callido di inizio Ottocento. Inoltre sono conservati due preziosi altari marmorei settecenteschi: ''altare dell'Immacolata Concezione'' e ''altare di San Giuseppe''. Si ipotizza che entrambi sarebbero stati qui trasferiti da monasteri ferraresi appartenenti all'ordine dei domenicani. Infatti sono presenti ai lati degli altari quattro statue raffiguranti santi domenicani: Santa Rosa da Lima, Santa Caterina da Siena, San Tommaso d'Aquino e San Vincenzo Ferrer.
* Chiesa di San Giovanni Battista a Tamara. L'antica pieve di Tamara viene documentata sin dal 920, quando san Giorgio ne era il santo patrono; fu ricostruita interamente nel 1839 dal parroco Francesco Boari.
* Chiesa dei Santi Lorenzo e Vito a Gradizza. La chiesa è menzionata già a partire dal 1142, è stata ricostruita nel 1741 e nel 1813. È visitabile solo esternamente. Dal 2007 è possibile anche visitare l'interno.
* Chiesa di Sant'Andrea Apostolo, nella frazione di Fossalta.
* Chiesa di San Venanzio, nella frazione di Coccanile (XVII secolo).
* Chiesa di San Vittore e Sant'Agata, nella frazione di Sabbioncello San Vittore.
* Chiesa di Sant'Agata, nella frazione di Cesta, anche chiamata santuario della Madonna della Pace.
=== Architetture civili ===
Il palazzo municipale, costruzione che ha inglobato la Delizia estense.
La torre della Delizia estense.
* '''Palazzo municipale'''
Ora sede del Comune di Copparo; l'edificio era stato edificato dagli Estensi nella seconda metà del XVI secolo. Al posto dell'edificio andato distrutto durante l'incendio del 1862 nel 1875 nella stessa area venne edificato l'attuale residenza che ha inglobato i resti della delizia estense di Copparo.
* '''Torre Estense'''
Detta "al Turiòn", emblema della Delizia Estense, è l'ultima sopravvissuta delle cinque torri del progetto originale del castello. Ospita la Biblioteca comunale, in particolare al secondo piano la Biblioteca generale e la Sezione ragazzi, al terzo piano la Fonoteca. Oggi la Delizia di Copparo, orgoglio e vanto dei copparesi, rimane a testimonianza dell'illustre passato di questo territorio ed è sede degli uffici comunali. L'ultima ristrutturazione dell'edificio risale al giugno 2003.
* '''Teatro De Micheli'''
L'edificio nasce agli inizi del Novecento per volere di Enrico De Micheli ed è un tipico teatro all'italiana. Oggi, a distanza di trent'anni, è stato acquistato dall'amministrazione comunale e riportato al suo originario splendore. La recente inaugurazione risale al 23 ottobre 2004.
* '''Casa Bighi'''
Dimora dell'artista copparese, grafico e pubblicitario Dante Bighi; donata al Comune alla sua morte nel 1994, luogo di arte e di cultura. Dalla fine di settembre 2008 è stato istituito il Centro Studi "Dante Bighi", gestito dall'associazione UXA – che nella villa ha la propria sede – in convenzione con l'Amministrazione Comunale.
* '''Palazzo di Zenzalino e parco'''
Nella tenuta di Zenzalino, azienda agricola di 650 ettari a circa tre chilometri dal centro di Copparo, si trova l'omonimo Palazzo, inserito in un parco di circa tre ettari di piante secolari. Il Palazzo risale al XV secolo, venne riedificato nel XIX secolo ed attualmente è dimora privata. Nella tenuta vi è un famoso allevamento di cavalli da trotto dove, nel 1995, è nato Varenne. La proprietà è privata e non accessibile al pubblico.
* '''Villa della Mensa'''
Costruita nel 1480 dal vescovo Bartolomeo della Rovere, diventa residenza di villeggiatura vescovile dell'epoca ospitò Tommaso Ruffo e Ippolito d'Este. La Villa è ubicata sulla sinistra del Po di Volano, vicino Sabbioncello San Vittore, piccola frazione a otto chilometri da Copparo. L'edificio è in corso di ristrutturazione da parte di Comune di Copparo e Provincia di Ferrara, proprietari dell'immobile.
* '''Casa del poeta Corrado Govoni'''
A Tamara, a soli sei chilometri da Copparo, si trova la casa del poeta Corrado Govoni (1884-1965).
==== La fontana monumentale ====
Fontana Monumentale, 1933
Collocata di fronte al palazzo municipale la fontana fu realizzata per commemorare i caduti della prima guerra mondiale dall'architetto forlivese Piero Toschi e decorata dallo scultore ferrarese d'adozione Enzo Nenci, fu inaugurata il 14 novembre 1935. Costruita in marmo verde imperiale e bianco di Carrara è composta da una grande vasca esterna rotonda in pietra e da una vasca interna con le iscrizioni dei caduti, un pilastro bianco centrale circondato da quattro pilastri in marmo nero decorati a bassorilievo completano l'opera. La vasca centrale porta scolpito sul fronte lo stemma comunale, raffigurante un mazzo di spighe e una coppa, sovrastato da una corona e stretto da un ramo di quercia e da uno d'alloro. Nel corso della seconda guerra mondiale il giardino che la circondava fu trasformato in orto di guerra. I bassorilievi visibili sui pilastri in marmo nero sono opera dello scultore Enzo Nenci e raffigurano: Diana della Vittoria, Diana della Guerra, L'Assalto, Canto di Guerra, Onore all'Italia, Il Sacrificio, Il Mutilato, Pietà al Caduto. Nell'immediato ultimo dopoguerra fu aggiunta un'ulteriore fascia di marmo recante i nomi dei Caduti nelle guerre risorgimentali, d'Africa, di Spagna e della seconda guerra mondiale. La fontana è stata restaurata nel 1992.
Enzo Nenci- Pietà del caduto (sinistra), Diana della guerra (destra), 1933
Fontana Monumentale, lato scuola Oreste Marchesi
=== Evoluzione demografica ===
=== Tradizioni e folclore ===
Noto è il Palio di Copparo in cui si sfidano i quattro rioni copparesi: il Rione Mota, il Rione Crusar, il Rione Dezima ed il Rione Furnas. Interrotta negli anni trenta è rinata nel 1977. Il Palio si svolge a giugno nella piazza principale. Prevede una sfilata delle quattro contrade in abiti rinascimentali. A settembre il paese si anima grazie alle manifestazioni del Settembre Copparese, occasione per mostrare i prodotti agricoli del territorio e per dibattiti, mostre e mercatini.
==== Manifestazioni ====
* Palio di Copparo.
* Settembre Copparese.
* Festa di Primavera: si svolge ad inizio Maggio in Piazza del Popolo e prevede il raduno di auto storiche, il raduno dei bikers, il mercatino dell'usato e dell'antiquariato, la sfilata di carrozze a cavalli con l'esibizione dei figuranti del Palio di Copparo, il raduno dei Camperisti, la mostra delle opere dei pittori copparesi, il mercato ed infine il rogo di un pupazzo rappresentante l'inverno.
* Raccontare il passato per capire il presente, manifestazione che si svolge il 25 aprile dal 2011. Manifestazione unica nel suo genere a livello provinciale, è promossa dalla locale sezione A.N.P.I. C. Sartori. Nel Parco del Museo La Tratta incontri, gastronomia, grande musica dal vivo, attività laboratoriali per bambini.
* Museo & Bici, a maggio e giugno, l'iniziativa ha lo scopo di valorizzare le risorse ambientali, agricole e culturali del territorio copparese, attraverso percorsi da fare in bicicletta.
* Rappresentazione della Via CRUCIS, si svolge all'interno della chiesa dei SS.Pietro e Paolo il venerdì prima della Santa Pasqua con figuranti che fermi immobili raffigurano le 15 stazioni della Via Crucis.
=== Biblioteche ===
* Biblioteca Comunale
=== Musei ===
* '''Museo della Civiltà Contadina "La Tratta" '''
Il museo nasce nel 1986 con l'acquisto della raccolta di materiali della civiltà contadina del Basso Ferrarese di proprietà di Severino Peron, cui si sono aggiunte negli anni, varie donazioni di privati.
Negli anni seguenti ulteriori donazioni da parte di privati arricchivano la raccolta, che veniva dapprima ospitata nei locali di proprietà comunale siti in Piazzetta Marchesi e in seguito custodita nei magazzini comunali.
Dal 2000, grazie ad un intenso progetto di restauro, il museo trova sede presso la casa colonica con annesso fienile denominata La Tratta, riportando il più possibile gli oggetti alla loro collocazione originaria. L'esposizione ha privilegiato l'esplicazione dei principali cicli produttivi tipici della zona del Copparese, quali: ciclo del grano, ciclo del vino e ciclo della canapa, cercando di allestire gli ambienti domestici come la cucina, la stalla, la camera da letto, al fine di rendere efficace una lettura il più possibile fedele alla realtà trascorsa. Dal 2004 il Museo rimane aperto solamente per visite guidate su prenotazione.
Il 22 maggio 2020, il Comune di Copparo propone all’Associazione "Archeologi dell'Aria" e all’Associazione di rievocatori "Storia in Grigio Verde" una convenzione per la ripresa delle attività presso il museo della civiltà contadina.
Il 2 Giugno 2020, in occasione della Festa della Repubblica, le associazioni Archeologi dell'Aria e Storia in Grigio Verde, con la collaborazione dell'amministrazione comunale, inaugurano la riapertura del Museo con una nuova e rinnovata visione del tempo, in cui lo storico percorso rurale incentrato sulla vita contadina del nostro territorio, si intreccia inesorabilmente con le testimonianze storiche legate agli eventi della seconda guerra mondiale.
Storia locale, storia militare e archeologia aeronautica si fondono così tra le mura della casa colonica, guidando il visitatore in un viaggio a ritroso nel tempo per conoscere la tecnologia aeronautica. per scoprire l’ingegno di chi ha saputo riutilizzare oggetti e materiali in un periodo drammatico come quello della guerra e dell’immediato dopoguerra e per rivivere le storie dei piloti e degli aerei caduti nelle campagne del copparese e non solo e ritrovati grazie alla passione e alla tenacia degli Archeologi dell’Aria.
Il Museo La Tratta si trova a Copparo (Fe), via Goito 4.
=== Cucina ===
Nessun piatto è tipico del solo comune di Copparo, e molti sono tipici di varie località della provincia, a partire dal capoluogo Ferrara
* Coppia ferrarese con la tipica forma detta "ciupeta" (un nodo di pasta da cui partono quattro crostini). Tale forma è stata celebrata da umanisti del nostro Rinascimento e la ritroviamo persino presso la Galleria di San Pietroburgo nelle ''Nozze di Cana'' del Garofalo.
; Primi piatti
* Tagliatelle, le cui origini risalgono, secondo la leggenda, alle nozze di Alfonso I d'Este con Lucrezia Borgia. Furono preparate dal grande cuoco di corte Cristoforo di Messisbugo in omaggio alla bionda chioma della sposa.
* Cappelletti in brodo, che si distinguono dai tortellini bolognesi per la diversità del ripieno.
* Cappellacci di zucca a forma di cappelletto ma di maggiori dimensioni con il ripieno composto da zucca cotta al forno, parmigiano, noce moscata e pane grattugiato.
;Dolci
* Pampepato (o pampapato), di forma rotonda, ricoperto di cioccolato. È composto di mandorle e cedro candito, il tutto impastato con cioccolato e cotto al forno. Compare sulle tavole copparesi solitamente attorno alle feste di Natale. La continua richiesta di questo dolce da parte dei turisti, ha fatto sì che il pampepato perdesse il suo carattere tipicamente stagionale ed ora è possibile trovarlo tutto l'anno.
; Vini
Vini prodotti nel Bosco Eliceo, i cui vitigni sembra siano stati importati dalla Borgogna al tempo degli Estensi, si annoverano il Vin del Bosco, Merlot e il Sauvignon.
=== Frazioni ===
Ambrogio, Brazzolo, Coccanile, Cesta, Fossalta, Gradizza, Ponte San Pietro, Sabbioncello San Pietro, Sabbioncello San Vittore, Saletta-Cà Matte, Sant'Apollinare, Tamara
A Copparo è presente la sede principale dell'Industria Berco produttrice di componenti per carri cingolati e macchine utensili. L'industria Berco, oltre che in Italia, è presente anche in USA, Brasile, Bulgaria, India.
Nella frazione di Tamara è presente dal 1844 l'azienda Ferri, specializzata nella produzione di attrezzature e mezzi per la cura del verde, anche telecomandati, impiegati in agricoltura, manutenzione bordi stradali, movimento terra ed altri usi simili.
Primo cittadino
Partito
Mandato
Carica
Note
Inizio
Fine
Alfredo Bertelli
Partito Comunista Italiano
1976
1982
Sindaco
Davide Tumiati
PCI/PDS/DS
12 maggio 1985
11 gennaio 2004
Sindaco
Maria Teresa Bertuzzi
DS/PD
14 giugno 2004
8 giugno 2009
Sindaco
Nicola Rossi
Partito Democratico
8 giugno 2009
10 giugno 2019
Sindaco
Fabrizio Pagnoni
Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia
10 giugno 2019
''In carica''
Sindaco
Fonte: Ministero dell'Interno.
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Codigoro |
'''Codigoro''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna. Fa parte dell'Unione Delta del Po.
| === Territorio ===
Il comune di Codigoro si estende nella parte più orientale della provincia ferrarese nel Parco regionale del Delta del Po dell'Emilia-Romagna. Ultima propaggine ad est della Pianura Padana, si colloca tra le Valli di Comacchio e la costa del Mare Adriatico. È attraversato, in direzione ovest-est e fino alla foce, dal Po di Volano. Il territorio, che fino agli anni sessanta del secolo scorso era caratterizzato da ampie distese palustri che nel corso del tempo sono state completamente bonificate - salvo i pochi ettari rimasti delle Valli di Caneviè e di Porticino -, è attraversato da una fitta rete di canali un tempo in parte navigabili, per l'irrigazione e lo scolo dei vastissimi campi coltivati intensivamente. Sono tuttavia ancora presenti tracce residuali di boschi e pinete dell'antico apparato deltizio padano.
=== Clima ===
* Classificazione climatica: zona E, 2523 GR/G
=== Dalla fondazione al XIX secolo ===
La tesi che l'originario toponimo di Codigoro fosse "Neroma" è confutata da Antonio Frizzi nella sua "Memorie per la storia di Ferrara", posizionando l'ipotetica località molto più vicina alle odierne Valli di Comacchio, desumendolo dalle distanze ricavate dalla ''Tabula Peutingeriana'' e Antonina. Anche la località ''Corniculani'' si può calcolare al massimo vicina a Mezzogoro.
Il nome deriva da ''Gaurus'', l'allora Po di Goro, un territorio che era all'inizio di una biforcazione di rami del fiume: ''Caput Gauri''.
Nel latino volgare troviamo il termine ''Caput gauri'' in alcuni documenti pomposiani del 1243. ''Medium gauri'' è divenuta poi Mezzogoro.
La storia di Codigoro la si fa ricondurre in epoca longobarda al VII secolo quando una comunità di monaci benedettini di San Colombano di Bobbio si insedia nel territorio dell'attuale Pomposa che allora era posizionato su un isolotto bagnato dal Mare Adriatico e dai rami del Po di Volano e del Po di Goro. È in questi anni che prende avvio la costruzione dell'Abbazia di Pomposa la quale diede risalto a Codigoro e al suo territorio il quale acquisì maggiore rilevanza grazie ai redditizi terreni agricoli e all'istituzione del Palazzo del Vescovo il quale concentrava su di sé il governo politico e commerciale fino all'assorbimento di Codigoro da parte dell'Esarcato di Ravenna al quale prenderà parte sino all'anno 1000.
Verso il 1150 hanno inizio le pressioni per il controllo sul territorio da parte degli Este, signori di Ferrara, ma sono anche gli anni che vedono la fine della prosperità di Codigoro a causa della Rotta di Ficarolo, avvenuta nel 1152, a causa della quale il corso fluviale del Po si spostò a nord prosciugando le acque del Volano fino all'abbandono dell'Abbazia di Pomposa e di Codigoro dai monaci benedettini. Hanno inizio quindi le opere di bonifica del territorio, iniziate nel 1464 e terminate nel 1580, promosse dai duca d'Este e che riuscirono, anche se in piccola parte, a rendere più vivibile il territorio codigorese.
Successivamente, dal 1600 al 1604, infatti la Repubblica di Venezia attuò una modifica al flusso del Po di Levante facendolo sboccare più a sud in territorio ferrarese rendendo così vane le opere idrauliche portate a compimento dagli Este. Le opere di bonifica riprendono nel 1598 quando Ferrara passò sotto il dominio dello Stato della Chiesa sino alla metà dell'Ottocento quando vennero costruiti i primi impianti idrovori e venne attuata la bonifica del circondario Polesine di Ferrara.
=== Secoli XX e XXI ===
Nel 1899 la "Società Anonima Codigoro", proprietaria di grandi estensioni terriere in Romagna, è tra le fondatrici dell'azienda saccarifera genovese Eridania Nello stesso anno viene inaugurato a Codigoro il primo stabilimento per la raffinazione industriale dello zucchero.
A Codigoro Giorgio Bassani ha ambientato gran parte del suo romanzo ''L'airone'' (1968).Zuccherificio dismesso, veduta dell'interno. Viene considerato archeologia industriale.
=== Architetture religiose ===
* Abbazia di Pomposa. Rappresenta uno dei monumenti religiosi più importanti del Nord Italia, eretta nel IX secolo su una fondazione longobarda preesistente e dimora dei Benedettini.
* Duomo di San Martino Vescovo.
* Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli nella frazione di Mezzogoro.
* Sant'Eurosia, ora Auditorium Sant'Eurosia, ex oratorio Corte Vecchia.
=== Architetture civili ===
Palazzo del Vescovo, costruito per volere dei Benedettini, l'edificio rappresentava la sede amministrativa di Codigoro e Pomposa.
torre della Finanza vista dall'oasi di Porticino.
* '''Palazzo del Vescovo''': costruito per volere dei Benedettini, l'edificio rappresentava la sede amministrativa di Codigoro e Pomposa. Anticamente denominato ''Domus Dominicata'' il palazzo fu oggetto di restauro in stile veneziano nel 1732 e ceduto al vescovo di Comacchio da cui oggi ne deriva il nome. Oggi ospita la biblioteca comunale Giorgio Bassani ed è sede di manifestazioni culturali.
* Torre della Finanza: fu realizzata durante i primi anni del Settecento per controllare le rotte commerciali sulle sponde del Po di Volano. Fu fatta erigere dal Governo Pontificio ma, a causa della continua erosione della costa su cui si ergeva, la costruzione venne completamente distrutta durante una mareggiata nel 1729. Fu ricostruita a cominciare dal 1739 ed ultimata nel 1741 per essere adibita a caserma della Guardia di Finanza fino ai primi anni del Novecento.
*Chiavica dell’Agrifoglio: struttura sita sulla sinistra idraulica del Po di Volano, poco ad est della celebre Abbazia di Pomposa, è visibile dalla strada che dalla statale Romea conduce alla frazione di Volano. Eretta nel XVII secolo, fu ampliata nel secolo successivo e serviva a trasferire le acque del territorio pomposiano nel Po di Volano. La metamorfosi del territorio negli ultimi tre secoli, dovuta a cause sia naturali sia artificiali, hanno portato la chiavica ad essere inutilizzabile.
=== Evoluzione demografica ===
=== Ferrovie ===
La stazione di Codigoro costituisce la stazione terminale della linea proveniente da Ferrara. Dalla stazione si dirama anche il raccordo verso la zona industriale di Pomposa.
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
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Cento (Italia) |
'''Cento''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna.
Cento è definita spesso terra di confine perché, nonostante sia in provincia di Ferrara, dista 25 km da Bologna, 32 da Ferrara e 38 da Modena. Più volte si è discusso per cambiare provincia senza mai concretizzare l'idea.
Insieme alla vicina Pieve di Cento costituisce un unico agglomerato urbano di oltre 43 000 abitanti, denominato territorio del Centopievese.
Cento inoltre è talvolta rinominata "La piccola Bologna" per via della struttura dei portici e del centro storico, in stile bolognese, e per la sua gastronomia, che presenta numerosi piatti tipici del capoluogo dell'Emilia-Romagna.
| Cento presenta un territorio totalmente pianeggiante, agricolo, ricco di corsi d'acqua e di maceri (piccoli stagni, retaggio della coltivazione della canapa) che si insinua come un cuneo tra le province di Bologna e Modena.
La città dista 25 chilometri dal centro storico di Bologna, 35 dal centro storico di Ferrara e 38 dal centro storico di Modena.
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La piena del Reno passa per Cento
La piena del Reno passa per Cento
La piena del Reno passa per Cento
La piena del Reno passa per Cento
Esistono varie ipotesi sull'origine del nome Cento: quella più accreditata lo fa risalire all'epoca romana, da ''Centum'', poiché all'epoca i territori venivano divisi in centurie agrimensorie, oppure, sempre risalente all'epoca del dominio romano, da "Cento iugeri", che sarebbe la porzione di territorio assegnato ai coloni all'epoca. Un'altra ipotesi è di origine longobarda, da "Centenario", una sorta di giudice che esercitava la giurisdizione per conto del Duca di Persiceta. Un'altra ipotesi è che il nome della cittadina derivi dal Castello di Cento, il cui nome sarebbe stato dato dai Celti, chiamandolo appunto ''Celto'', poi storpiato in Cento.
===Nel medioevo===
Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino e nato nel 1591, è stato certamente uno dei più noti personaggi centesi.
La prima comunità formalmente costituita nella zona risale al 1185, quando il vescovo di Bologna riconobbe giuridicamente la comunità costituita da contadini, impegnati nelle opere di bonifica del territorio.
All'inizio del Trecento, in concomitanza con la graduale perdita di potere del vescovo di Bologna, nacque la partecipanza agraria. In origine Cento era unita a Pieve di Cento, ma nel 1376, con decreto del principe ''centopievese'' Bernardo de Bonnevalle, vescovo di Bologna, venne separata da Pieve di Cento a cui fu riconosciuto lo status di "città autonoma". Dal 1502 fino al 1598 il territorio fece parte dei domini Estensi; Papa Alessandro VI cedette in dote Cento a Lucrezia Borgia in occasione delle nozze con il duca Alfonso della casata estense; Cento tornò ad essere amministrata da Bologna durante la reggenza dello Stato Pontificio a partire dal 1598.
Nel XVII secolo, il Comune di Cento fu definitivamente separato dalla sua originaria pieve da un evento naturale, quale fu la rotta del fiume Reno, avvenuta nel 1648, che fu talmente devastante da porre il letto del fiume nel mezzo dei due centri. In quello stesso periodo, negli anni tra il 1641 e il 1649, Cento venne coinvolta anche nella guerra di Castro.
Nel 1754 Papa Benedetto XIV diede a Cento, con Bolla Papale, il rango di "Città" e durante la Repubblica Cisalpina (1797) venne scelta quale capoluogo del Dipartimento dell'Alta Padusa. All'inizio del XIX secolo Cento fece parte del regno napoleonico, che ebbe termine nel 1815 quando il cardinale Consalvi restaurò nella zona lo Stato Pontificio, riportando a Cento le opere d'arte trafugate da Napoleone. Durante l'occupazione francese, numerose opere d'arte vennero spedite in Francia come spoliazioni napoleoniche, e la maggior parte di queste non fece più ritorno. Secondo il catalogo pubblicato nel ''Bulletin de la Société de l'art français'' del 1936, le opere che vi erano conservate fino a prima del periodo napoleonico e che non vennero restituite, sono:
* ''San Francesco d'Assisi'', Guercino, presso la Chiesa di San Pietro, oggi al Louvre
* ''La Gloria del Paradiso'', Guercino, oggi presso in origine presso la Chiesa del Santo Spirito, oggi Musée de Toulouse
* ''Vergine e Gesu'', Cesare Gennari, presso il Seminario di Cento, oggi al Musée d'Aurillac
* ''Vergine e San Luigi'', Guercino, Chiesa di Sant'Agostino, oggi Musée de Bruxelles
* ''San Bernardo'', Guercino, presso la Chiesa di San Pietro, oggi dispersa
I decenni successivi videro un grande fermento politico, con la comparsa di personaggi storici del risorgimento, come il centese Ugo Bassi, fucilato a Bologna nel 1849 dalle truppe austriache.
Con voto plebiscitario nel 1860 veniva sancita l'annessione al Regno dei Savoia.Il nuovo stato riportó la Città di origine bolognese sotto ľarea ferrarese mentre
nel 1928 un decreto reale modificò il confine con Pieve di Cento, con il passaggio di quest'ultima alla provincia di Bologna.
===Storia recente===
Chiesa di San Martino di Tours a Buonacompra di Cento, crollata dopo le scosse del 20 maggio 2012
Cento è stata colpita dai terremoti dell'Emilia del 2012 che nel comune hanno provocato una vittima. Nel territorio, è crollata la chiesa di Buonacompra, mentre molte altre sono rimaste danneggiate e chiuse al pubblico; si prevede che rimarranno tali per diversi anni in attesa della completa restaurazione.
===Simboli===
Stemma civico nella versione aulica
Sullo stemma di Cento, nella parte bassa, campeggia il gambero che ricorda l'origine pescosa del territorio un tempo invaso dall'acqua e ricco di gamberi, mentre nella parte alta è presente lo stemma della famiglia Aldobrandini, un cui componente fu papa Clemente VIII, che nel 1598 riportò il Ducato di Ferrara sotto lo stato pontificio.
=== Onorificenze ===
Confermato con D.P.R. 3 novembre 2010.
Il Palazzo del Governatore in Piazza Guercino, fatto costruire nel 1502 dagli Estensi, ancora segnato dalle opere provvisionali di messa in sicurezza in seguito ai danni del Terremoto dell'Emilia del 2012 |alt=Palazzo del Governatore, Piazza Guercino, Cento (FE)
La struttura urbana risale al Medioevo ed è caratterizzata dalla presenza di portici che fiancheggiano le strade principali con palazzi storici e chiese di pregio artistico.
=== Architetture religiose ===
* Santuario della Beata Vergine della Rocca, situato vicino alla Rocca di Cento. Vi è custodita un'immagine mariana considerata miracolosa secondo la tradizione.
* Chiesa di San Pietro, tra le più antiche parrocchiali del comune. Risale al XIII secolo e conserva opere del Guercino.
* Basilica Collegiata di San Biagio Vescovo e Martire, antico oratorio risalente al primo millennio, fu ampliata e modificata fino alla sua totale ristrutturazione ad opera dell'architetto A. Torregiani, durata dal 1730 al 1745. La chiesa ha una pianta a croce latina, si eleva con a tre navate, transetto e abside e l'incrocio fra transetto e navata maggiore è sormontato da una cupola ellittica.Cupola ellittica della Basilica di San Biagio. Nelle quattro vele, gli Evangelisti Lo stile è barocco con reminiscenze rinascimentali. All'interno numerose opere d'arte fra le quali spicca la tela ''San Carlo Borromeo in orazione'', opera di Giovanni Francesco Barbieri, soprannominato ''il Guercino'', risalente al 1614; a questa si aggiungono opere di Antonio Rossi, Bartolomeo Cesi, Domenico Mona, Marcello Provenzali e Lorenzo Zucchetta. Nell'aprile 1980 è stata elevata al rango di basilica minore. Sulla piazza antistante la basilica lo scultore Mauro Mazzali ha realizzato una grande fontana con la rappresentazione di San Michele Arcangelo che uccide il drago.
* Chiesa di San Lorenzo, nella frazione di Casumaro, fu edificata fra il 1765 e il 1773 su disegno dell'architetto centese Pietro Alberto Cavalieri. Attualmente ospita una decina di opere del Guercino provenienti dalla locale pinacoteca civica temporaneamente chiusa per i danni subiti dal terremoto dell'Emilia del 2012.
* Chiesa del Rosario, edificata fra il 1633 e il 1644 per volere dell'Arciconfraternita del Rosario, di cui in quegli anni fu priore il Guercino. Nell'interno, in stile barocco, la quinta cappella a sinistra è detta "la cappella del Guercino", in quanto il pittore la volle per sé e la propria famiglia, curandone l'allestimento: la pala principale raffigura la Crocifissione.
* Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco
* Chiesa di Sant'Anna, parrocchiale nella frazione di Reno Centese.
* Chiesa di San Giorgio, parrocchiale nella frazione di Corporeno.
* Chiesa di Santa Maria e Sant'Isidoro, parrocchiale nella frazione di Penzale.
* Chiesa di San Martino, parrocchiale nella frazione di Buonacompra.
* Chiesa di San Sebastiano, parrocchiale nella frazione di Renazzo.
* Oratori mariani di Cento. Piccoli edifici sacri destinati alla preghiera, attigui ad una chiesa o ad un monastero, o talvolta ad abitazioni private. Possono essere corrispondenti a pilastrini religiosi. La tradizione vuole che gli oratori elencati siano posti sull'asse di collegamento tra la Via Francigena propriamente detta e quella che scendendo dal Brennero giungeva a Roma fungendo da tappe intermedie di pellegrinaggio. Venivano e vengono usati per ricorrenze religiose come recite di rosari, processioni e funzioni sacre e sono anche percorsi devozionali locali sostituendo i lunghi pellegrinaggi che non tutti erano in grado di affrontare.
* Oratorio della Crocetta
* Oratorio del Carmine nella frazione di Renazzo
* Oratorio di Santa Liberata e Oratorio di Santo Prato Fiorito. Dotati di diversi affreschi di santi, il secondo è piuttosto ampio e dedicato in particolare a san Sebastiano. Altri due oratori sono quello dell'Ariosto e quello della Crocetta, edificati ancor prima del XIX secolo. La chiesetta della Crocetta, nonostante le modeste dimensioni, era un punto di riferimento per i pellegrini locali.
=== Architetture civili ===
* Palazzo del Governatore, fatto costruire dagli Estensi nel 1502 in occasione del matrimonio tra Alfonso I d'Este e Lucrezia Borgia
* Casa Pannini.
* Antica Rocca, sede d'iniziative estive
* Teatro Giuseppe Borgatti, dedicato all'omonimo tenore centese
* Pinacoteca civica, con numerose opere di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino, genio del Barocco, che a Cento ha vissuto gran parte della sua vita. L'edificio è temporaneamente chiuso per restauri.
* Galleria d'arte moderna Aroldo Bonzagni.
* Osservatorio astronomico Pietro Burgatti.
* Giardino del gigante, parco artistico.
=== Evoluzione demografica ===
=== Etnie e minoranze straniere ===
Gli stranieri residenti nel comune, alla fine del 2014, erano , ovvero il 11,3% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti:
# Marocco, 952
# Pakistan, 639
# Romania, 510
# Albania, 435
# Cina, 369
# Ucraina, 221
# Tunisia, 183
# Moldavia, 120
# Polonia, 88
# Nigeria, 71
===Lingue e dialetti===
Il dialetto parlato è una variante del dialetto bolognese. Nelle frazioni più a nord invece il dialetto è strettamente simile al dialetto ferrarese.
=== Istituzioni, enti e associazioni ===
==== Ospedale Santissima Annunziata ====
L'Ospedale Santissima Annunziata è la struttura ospedaliera principale di Cento ed appartiene al gruppo dei quattro nosocomi pubblici della provincia di Ferrara. Tra questi l'Arcispedale Sant'Anna di Ferrara è l'Hub, ed ha il ruolo di capofila mentre il nosocomio Santissima Annunziata, coi suoi 13 tra reparti e poliambulatori, ha il ruolo di spoke
=== Cinema ===
* ''Permette? Rocco Papaleo'' (Ettore Scola, 1971): una scena girata presso il Salumificio Negrini
* ''La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone'' (Pupi Avati, 1974):
* ''Tutti defunti... tranne i morti'' (Pupi Avati, 1977): una scena girata presso il Castello della Giovannina
* ''Gli occhiali d'oro'' (Giuliano Montaldo, 1987): una scena girata presso lo storico Caffè Italia
* ''La settimana della Sfinge'' (Daniele Luchetti, 1990): scene girate in via Matteotti e Ugo Bassi
*''Jolly Blu'' (Stefano Salviati, 1998): scena in cui Tato parla coi suoi nuovi amici
* ''Le barzellette'' (Carlo Vanzina, 2004): varie scene girate in Piazza Guercino e all'interno del Caffè Italia
* ''Mio fratello rincorre i dinosauri'' (Stefano Cipani, 2019): varie scene girate nel Giardino del Gigante e all'interno del Caffè Italia
=== Eventi e ricorrenze ===
Il carnevale di Cento del 2009.
* Carnevale di Cento: carnevale storico, rappresentato già nel 1615 in un affresco del Guercino.
* Fiera di Cento: si svolge durante il ''settembre Centese'', evento che caratterizza il comune ferrarese per tutto il mese di settembre con manifestazioni artistiche e teatrali all'aperto.
* Pasqua rosata: manifestazione storico-culturale in stile rinascimentale che si svolge nel centro cittadino. Oltre ai costumi del tempo vengono riproposte scene d'armi ed esibizioni di buskers.
* Festa di San Biagio: si tiene il 3 febbraio, giorno del Santo patrono di Cento.
* Premio Cento, premio letterario
* Cento Street Festival, festival estivo con spettacoli di strada e altre iniziative.
=== Frazioni ===
* Alberone
* Buonacompra
* Casumaro, nota per la sagra della lumaca.
* Corporeno
* Dodici Morelli
* Molino Albergati
* Renazzo, nota per aver dato il nome all'omonimo meteorite caduto nel 1824, e considerato il capostipite di una classe di condriti carbonacee note come "classe CR" (dove la "R" viene dal nome Renazzo).
* Penzale
* Pilastrello
* Reno Centese. Nella frazione il 9 luglio di ogni anno si ricorda sant'Elia Facchini alla presenza delle autorità civili e religiose. Nella piazza è collocata una statua bronzea del santo, offerta da un benefattore del luogo a ricordo del religioso che si recò ad annunciare e testimoniare la sua fede in Cina, per poi essere ucciso a Taiyuan.
La lunga fase di bonifica dei terreni paludosi e il loro recupero all'agricoltura furono operati soprattutto tramite la Partecipanza agraria di Cento dove gli abitanti del paese partecipavano agli oneri e ai vantaggi, mantenendo la proprietà collettiva. Ancora oggi l'agricoltura (cereali, frutta, ortaggi) ricopre un ruolo di nota nell'economia locale.
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Le maggiori aziende del territorio sono legate alla gastronomia (molini, di essiccatoi e di linee industriali per la pasta, pasta di semola e all'uovo, insaccati), al riscaldamento e condizionamento, alla produzione di motori, fra le quali si ricorda l'azienda motoristica VM Motori fondata a Cento nel 1947.
===Strade===
Cento è collegata a Modena e Ferrara tramite l'ex strada statale 255 di San Matteo della Decima, oggi classificata come strada provinciale. La strada provinciale 42 Centese è invece la via di comunicazione con la vicina Pieve di Cento ed il Bolognese.
===Ferrovie===
Era presente una stazione sulla ferrovia Ferrara-Modena, fino alla chiusura di questa nel 1956.
Fino al 1955 era anche presente nella vicina Pieve di Cento la Tranvia Bologna - Pieve di Cento che collegava il centro di Cento una navetta. L'intera tratta oggi è sostituita dal servizio autobus TPer dalla tratta 97c.
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=== Gemellaggi ===
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=== Basket ===
La più nota squadra di basket centese è sicuramente la Benedetto XIV, che tra la fine degli anni novanta e i primi anni 2000 ha partecipato più volte al campionato di B1, sfiorando più volte la promozione in Serie A2. Nel 2012 ha conseguito la promozione in Divisione Nazionale B. Nel 2018 sponsorizzata Baltur, viene promossa in Serie A2, dopo un travolgente campionato, battendo San Severo alle Final Four di Montecatini.
Nel 2020 viene ripescata in serie A2 dopo l'annullamento dei campionati causa Covid19
=== Calcio ===
La principale squadra di calcio della città è l'''U.S. Centese 1913 Calcio A.S.D.''. Disputò anche un campionato in Serie B nel 1947-1948, e per diversi anni, negli anni ottanta e novanta, militò nelle Serie C1 e C2. Nel 2015-2016 disputa il campionato di Promozione, dal 2018 disputa il campionato di Promozione.
Squadre delle frazioni centesi sono l'''S.P. Reno Centese 1973'' che milita nel girone C emiliano-romagnolo di Promozione, dopo essere stato alcuni anni in Serie D, il ''Casumaro Football Club'', la ''Polisportiva XII Morelli A.S.D.'' e la ''Bevilacquese'', tutte e tre queste ultime militanti nel girone F emiliano-romagnolo di 1ª Categoria.
=== Ciclismo ===
Nel 1995 Cento è stata sede di arrivo della 12ª tappa del Giro d'Italia, partita da Borgo a Mozzano e vinta da Ján Svorada.
Presente nella città la ciclistica centese.
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Common Gateway Interface | Il logo ufficiale CGI dall'annuncio delle specifiche
In informatica '''Common Gateway Interface''' è una tecnologia standard usata dai web server per interfacciarsi con applicazioni esterne generando contenuti web dinamici.
Ogni volta che un client richiede al web server un URL corrispondente a un documento in puro HTML, gli viene restituito un documento statico ; se l'URL corrisponde invece a un programma CGI, il server lo esegue in tempo reale, generando dinamicamente informazioni per l'utente.
| === Utilizzo ===
Il CGI è la prima forma di elaborazione lato server implementata: quando a un web server arriva la richiesta di un documento CGI (solitamente con estensione ''.cgi'', ''.exe'' o ''.pl'') il server esegue il programma richiesto e al termine invia al web browser l'output del programma. Il file CGI è un semplice programma già compilato (codice oggetto) e la risposta viene acquisita attraverso standard output. L'acquisizione dei parametri può avvenire attraverso variabili d'ambiente, passaggio di parametri sulla riga di comando o lo standard input a seconda della mole di dati e delle scelte del programmatore.
CGI è attualmente usato solo con il protocollo HTTP anche se in futuro potrebbe essere esteso ad altri protocolli. La directory predefinita degli script CGI è ''/cgi-bin/'' su sistemi IIS, anche se a volte è preferibile modificarla, per evitare i frequenti attacchi dai bot sui file in quella cartella.
=== Linguaggi ===
I linguaggi di programmazione usati sono generalmente C/C++ e Perl. Alcuni applicativi utilizzano la tecnologia FastCGI per introdurre nuovi linguaggi di scripting, interpretati e non compilati, come ad esempio PHP. L'altra possibilità è utilizzare librerie, ma variano in base al server web e al sistema operativo utilizzato, diminuendo così la portabilità del software.
CGI venne implementato nel 1993 quando il World Wide Web era agli esordi, inizialmente per l'utilizzo con le mailing list. Gli autori dell'interfaccia e della RFC furono sviluppatori dell'Apache Software Foundation: David Robinson e Ken Coar.
La normativa di riferimento è la RFC3875.
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Central Intelligence Agency |
La '''Central Intelligence Agency''' è un'agenzia di spionaggio civile del governo federale degli Stati Uniti d'America, facente parte dell'United States Intelligence Community, che rivolge le sue attività all'estero.
Quando venne creata, aveva la funzione di creare una struttura di studio e analisi delle informazioni riguardanti la politica estera, successivamente il ruolo e le funzioni si sono evolute e variegate; prima che nel 2004, durante la presidenza di George W. Bush e a seguito degli attentati dell'11 settembre 2001 e dell'avvio della ''War on Terror'', venisse approvato l''Intelligence Reform and Terrorism Prevention Act'' il direttore della CIA, oltre che guidare tale agenzia, aveva il ruolo di responsabile di tutti gli apparati di ''intelligence'' degli Stati Uniti. Dopo la promulgazione della norma citata, e nonostante faccia rapporto al direttore dell'Intelligence Nazionale, l'agenzia ha notevolmente aumentato le sue funzioni e capacità, soprattutto dopo gli attacchi terroristici del 2001. Nel 2013 il ''Washington Post'' ha pubblicato un'inchiesta giornalistica nella quale si riportava che nell'anno fiscale 2011 la CIA gestiva il budget più elevato fra tutte le agenzie di intelligence statunitensi.
Nel quadro di questo aumento delle sue funzioni, la CIA ha aumentato il numero delle sue operazioni clandestine, incluse quelle di natura paramilitare, mentre l''Information Operations Center'' ha spostato la sua attenzione dalle operazioni di antiterrorismo, verso operazioni offensive di ''cyber-intelligence''. Nonostante abbia ottenuto risultati come la localizzazione e l'uccisione di Osama bin Laden , la CIA si è macchiata di gravi responsabilità avendo condotto programmi controversi come le ''extraordinary rendition'' e impiegando ''tecniche di interrogatorio'' delle proprie fonti anche attraverso l'utilizzo della tortura. Inoltre la CIA ha attuato svariati interventi illegali in territorio estero atti a favorire gli interessi degli USA, assassinando molti personaggi di rilievo come il presidente del Burkina Faso, Thomas Sankara, e organizzando pesanti ingerenze nella politica di altri stati sovrani, come nel caso dell'Operazione Condor.
| === La seconda guerra mondiale e l'Office of Strategic Services ===
Emblema presente sul pavimento della sede dell'Agenzia
L'agenzia venne costituita dal presidente statunitense Truman nel 1947, riformando l''Office of Strategic Services'' (OSS), nato per la seconda guerra mondiale. La OSS si sciolse nel settembre del 1945, ma William J. Donovan (chiamato ''Wild Bill''), il creatore dell'OSS, già nel 1944 aveva inviato una proposta al presidente Franklin Delano Roosevelt per chiedere la formazione di una nuova organizzazione con la supervisione diretta da parte del presidente. Nonostante la forte opposizione dei militari, del Dipartimento di Stato e dell'FBI, nel gennaio del 1946 Truman fonda il Central Intelligence Group (CIG). Dopo il National Security Act del 1947, vengono fondati sia il National Security Council (NSC) che la CIA.
=== Il ''Central Intelligence Agency Act'' ===
Nel 1949, viene approvato il ''Central Intelligence Agency Act'', che consente agli agenti di usare il fisco segreto e di essere esenti dalla maggior parte delle limitazioni sugli usi del fondo federale. L'atto esenta anche la CIA dall'obbligo di rivelare "''l'organizzazione, le funzioni, i funzionari, le cariche, i salari e il numero di personale impiegato''". Viene inoltre creato un programma chiamato "PL-110" per trattare con i disertori o "''stranieri essenziali''" al di là delle normali procedure d'immigrazione, in modo tale da poter offrire loro copertura e sostegno economico.
Durante i primi anni della sua esistenza, gli altri rami del governo non hanno esercitato molto controllo sulla CIA. Questo è spesso giustificato a causa della spietata concorrenza con il KGB nel corso della Guerra fredda, un compito che, secondo molti, richiedeva la possibilità di operare anche al di fuori delle normali regole. Come risultato, scarso è il controllo governativo sulle attività della CIA. La rapida espansione dell'agenzia e l'evolversi di un senso di indipendenza sotto il comando del direttore della CIA, Allen Dulles, ha accentuato questa tendenza.
=== Gli anni '60 e l'operazione CHAOS ===
Il vice direttore James R. Schlesinger aveva commissionato una serie di rapporti sui peccati passati della CIA. Questi rapporti, conosciuti eufemisticamente come "''i gioielli di famiglia''", furono trattenuti in seno all'agenzia fino a quando un articolo di Seymour Hersh sul New York Times rivelò la notizia che l'agenzia era stata coinvolta nell'assassinio di leader stranieri e teneva "file" su circa settemila cittadini americani appartenenti a movimenti pacifisti (Operazione CHAOS). Il Congresso investigò sulla CIA giungendo a nuove imbarazzanti conclusioni.
=== Gli anni '70, lo scandalo Watergate e le operazioni internazionali ===
A partire dagli anni 1970 l'organizzazione aumentò i teatri operativi nei vari Stati del mondo, come nel caso dell'operazione condor, ma l'evento più famoso fu il coinvolgimento nello scandalo Watergate. Un aspetto dominante della politica americana in quel periodo era il tentativo del Congresso di ribadire il suo potere di tutela sulle strutture esecutive del governo. Le rivelazioni sulle passate attività della CIA, come i tentativi di assassinare leader stranieri e l'illegale spionaggio interno, fornirono l'opportunità di portare avanti questo processo nella sfera delle operazioni di intelligence. Ad accelerare la caduta in disgrazia dell'agenzia furono il coinvolgimento di ex agenti CIA nello scandalo Watergate e i successivi tentativi del presidente Nixon di usare sempre la CIA per fermare le investigazioni sul caso. Nel famoso nastro, noto come la "pistola fumante", che costrinse Nixon alle dimissioni, egli confessava al suo capo dello staff Haldeman che ulteriori investigazioni sul Watergate avrebbero "''scoperto lo scheletro nell'armadio''" riguardo alle operazioni nella Baia dei Porci.
Attorno al Natale del 1974 il Congresso contrastò ancora l'agenzia proibendo un'operazione segreta in Angola. Successivamente fu proibito alla CIA di assassinare leader stranieri. Inoltre il divieto sullo spionaggio interno, proibito dallo statuto della CIA, fu rafforzato affidando la sola responsabilità di investigazione sui cittadini statunitensi all'FBI.
=== Gli anni 2000 e il CIA-gate ===
Nel 2003 scoppia lo scandalo CIA-gate, che coinvolge alcuni funzionari del governo di George Bush colpevoli di aver rivelato notizie riservate sull'agente in copertura Valerie Plame. Nel giugno 2007 Lewis Libby, all'epoca dei fatti capo di Gabinetto di Dick Cheney, vice presidente degli Stati Uniti, venne condannato a 30 mesi di carcere per spergiuro e ostruzione della giustizia.
Il 5 gennaio 2009 veniva annunciato che il ''President Elect'' Barack Obama aveva designato l'ammiraglio in congedo Dennis Blair quale National Intelligence Director e Leon Panetta direttore della CIA. Il direttore David Petraeus, in carica dal settembre 2011, si è dimesso il 9 novembre 2012 a seguito di una relazione extraconiugale.
Il compito principale della CIA consiste nell'ottenere e analizzare le informazioni riguardanti la sicurezza nazionale provenienti da tutto il mondo e soprattutto da rapporti interpersonali (HUMINT), se necessario organizzando operazioni militari sotto copertura in territorio straniero. Essendo una delle agenzie principali della US Intelligence Community (IC), la CIA dal 2005 fa rapporto al direttore dell'Intelligence Nazionale (DNI) ed è soprattutto impegnata a comunicare i risultati delle sue attività al presidente degli Stati Uniti d'America e al suo Gabinetto. Per lo svolgimento delle sue funzioni, la CIA dispone di un ampio apparato militare segreto, resosi responsabile di diverse operazioni clandestine contro governi stranieri. La sede centrale si trova a Langley (Virginia) e il suo Direttore è William Joseph Burns in carica dal 19 marzo 2021. A differenza del ''Federal Bureau of Investigation'' (FBI), la polizia federale che opera in tutto il territorio nazionale, la CIA non ha alcuna funzione di polizia nel territorio degli Stati Uniti ed è principalmente impegnata nella raccolta di informazioni dall'estero. Anche se non è l'unica agenzia governativa statunitense specializzata nella raccolta e gestione di informazioni da fonte HUMINT, la CIA svolge il ruolo di coordinamento a livello nazionale di tutte le operazioni HUMINT dell'intero apparato di ''intelligence'' statunitense. Inoltre è l'unica agenzia governativa ad essere autorizzata per legge a compiere operazioni segrete all'estero per conto del Presidente. Ad esempio può compiere operazioni segrete per influenzare la situazione politica estera attraverso le sue divisioni tattiche, come la ''Special Activities Division''.
Langley (Virginia).
Il bilancio federale relativo all'anno fiscale 2013, in merito alla CIA elenca cinque priorità:
* il contrasto al terrorismo, obiettivo prioritario a seguito dell'avvio della ''War on Terror'';
* evitare la proliferazione di ordigni nucleari o di armi di distruzione di massa, con la Corea del Nord descritta come il Paese obiettivo principale e anche il più pericoloso;
* avvertire dei pericoli e informare i leader politici statunitensi sui più importanti eventi politici internazionali, con il Pakistan descritto come "''obiettivo di difficile gestione''";
* attuare operazioni di contrasto ad apparati di intelligence stranieri, elencando come obiettivi "prioritari" Cina, Russia, Iran, Cuba e Israele;
* avviare operazioni di ''cyber intelligence''.
La CIA ha una struttura organizzativa molto complessa e piuttosto ramificata. Oltretutto, essendo un'agenzia di intelligence, è più che probabile che sia diversa da quella pubblicamente dichiarata. Tuttavia una descrizione di tale organizzazione è comunque possibile, sempre tenendo in conto il fatto che qualsiasi agenzia di intelligence non svela mai pubblicamente tutta la sua struttura. Detto questo, la stessa CIA dichiara ufficialmente di essere composta delle seguenti "branche".
* Offices of the Director
* Directorate of Analysis
* Directorate of Operations
* Directorate of Science & Technology
* Directorate of Support
* Directorate of Digital Innovation
* Mission Centers
=== Uffici del direttore ===
William Joseph Burns, direttore della CIA
Alla direzione della CIA si trova il direttore, William Joseph Burns, il quale fa rapporto direttamente al direttore dell'Intelligence Nazionale. Nominato dallo stesso Presidente degli Stati Uniti, il compito del direttore è quello di gestire le operazioni, il personale e i fondi federali a disposizione dell'agenzia. Altro compito è quello di svolgere da coordinatore di tutte le informazioni provenienti dall' HUMINT a disposizione di qualsiasi agenzia di intelligence statunitense, curando i rapporti tra queste, per quanto riguarda la gestione, l'utilizzo e le operazioni che derivano da informazioni di fonte umana. A fianco del direttore, con il compito di assisterlo nei suoi compiti, ci sono in primo luogo il ''Deputy Director'' e l''Executive Director'' e poi i vari responsabili dei diversi ''direttorati''.
A lato della struttura di vertice appena descritta, vi sono altre funzioni ed uffici. I due incarichi di maggior rilievo sono il ''General Counsel'' e l''Inspector General''. Il ''General Counsel'' è il consulente legale della CIA e del suo direttore in particolare; l''Inspector General'', invece, è l'organo indipendente interno, a cui è affidato il compito di controllare le spese, le modalità e le tempistiche delle diverse operazioni. Oltre a questi due incarichi è importante la funzione del ''Director of Public Affairs,'' dell''Associate Director for Talent'' e del ''Director of the Center for the Study of Intelligence''
=== Directorate of Analysis ===
Nel Directorate of Analysis viene effettuato lo studio delle informazioni ottenute dall'estero, soprattutto su questioni che riguardano gli obiettivi strategici e tattici assunti dalla CIA. Lo studio ha lo scopo di elaborare analisi, poi fornite agli organi politici del Paese, per poter prendere decisioni sulla base delle informazioni ottenute.
=== Directorate of Operations ===
Il Directorate of Operations ha il compito di raccogliere le informazioni da fonte estera, ottenute da fonti HUMINT e/o da operazioni sotto copertura. Il nome fa riferimento a qualsiasi tipo di operazione, riflettendo il fatto che uno dei suoi compiti principali è proprio quello del coordinamento delle attività di intelligence di tutte le agenzie di sicurezza degli Stati Uniti Questo ufficio è organizzato sia per aree geografiche che per tipologia delle problematiche da seguire, anche se l'organizzazione precisa è segreta.
Il Directorate of Operations venne creato allo scopo di fermare la guerra intestina tra la CIA e il Dipartimento della Difesa per la supremazia nelle operazioni sotto copertura, dando il compito di gestire e coordinare tutte queste operazioni alla CIA. Dopo pochi anni, tuttavia, il Dipartimento della Difesa ha comunque creato al suo interno il Defense Clandestine Service (DCS), successivamente sottoposto al controllo della Defense Intelligence Agency (DIA).
=== Directorate of Science & Technology ===
Il Directorate of Science & Technology ha la funzione di studiare e sviluppare concretamente gli avanzamenti tecnologici utili alle funzioni di intelligence dell'Agenzia. Molte delle innovazioni sviluppate da questo Direttorato sono state poi trasmesse alle altre Agenzie di intelligence statunitensi, e, una volta divenute di dominio pubblico, alle Forze Armate. Un esempio di tale processo è lo sviluppo dell'aereo Lockheed U-2: progettato fin dall'inizio come velivolo predisposto all'acquisizione di immagini fotografiche a grandi altitudini per aree geografiche come l'Unione Sovietica, è utilizzato dalla United States Air Force. All'interno di questo Direttorato esisteva uno speciale centro operativo dedicato all'analisi delle immagini raccolte dalle missioni di volo degli U-2, il National Photointerpretation Center (NPIC). Tale struttura è stata poi trasferita all'interno della National Geospatial-Intelligence Agency (NGA).
=== Directorate of Support ===
Il Directorate of Support è quella struttura interna alla CIA dedicata all'amministrazione e a tutte quelle attività di supporto alle attività operative. Le funzioni ricoperte da questo ufficio hanno ad oggetto, fra le altre, la sicurezza, il personale amministrativo, gestionale e di servizio, le comunicazioni e la gestione finanziaria. Tali funzioni sono ognuna incardinata all'interno di un Ufficio specifico, con un proprio personale dedicato
=== Directorate of Digital Innovation ===
Il Directorate of Digital Innovation, è l'ultimo Dipartimento della CIA ad essere stato istituito; concentra le sue attività sul settore della cyber intelligence. Inoltre, progetta, sviluppa, gestisce e controlla l'infrastruttura informatica dell'Agenzia, oltre a gestire e sviluppare l'integrazione tecnologica fra i diversi reparti e l'aggiornamento degli operatori.
=== Mission Centers ===
I Mission Centers sono delle strutture organizzative esterne ai Direttorati e specializzati per "aree tematiche". Al suo interno si trovano operatori esperti nello specifico settore, in grado di interfacciarsi e migliorare l'efficienza delle operazioni condotte dai Direttorati. I Mission Centers sono i seguenti:
* Mission Center for Africa
* Mission Center for Counterintelligence
* Mission Center for Counterterrorism
* Mission Center for East Asia and Pacific
* Mission Center for Europe and Eurasia
* Mission Center for Global Issues
* Mission Center for Near East
* Mission Center for South and Central Asia
* Mission Center for Weapons and Counterproliferation
* Mission Center for Western Hemisphere.
=== Nord America ===
Negli anni cinquanta e sessanta, la CIA avviò un programma di ricerca sul controllo della mente chiamato Progetto MKULTRA, sia negli Stati Uniti che in Canada. Il progetto a Montreal includeva lo sviluppo di tecniche utilizzate da scienziati nazisti per influenzare e controllare il comportamento di determinate persone. Questi esperimenti, finanziati con 25 milioni di dollari, prevedevano anche tecniche di ipnosi, somministrazione di sieri della verità, droghe, messaggi subliminali e altri metodi di ''violenze psicologiche'' su cavie umane, tra cui numerosissimi pazienti psichiatrici.
=== Centro e Sud America ===
=== Europa ===
Nei suoi primi anni la CIA e il suo predecessore, l'OSS, tentarono di "contenere" la diffusione del comunismo nell'Europa dell'est, dando supporto ai locali gruppi anticomunisti; ma nessuno di questi tentativi ebbe molto successo. Tentativi di provocare rivoluzioni in Ucraina e Bielorussia infiltrando spie anti-comuniste e sabotatori andarono incontro al totale fallimento. In Polonia la CIA spese parecchi anni inviando denaro e equipaggiamento ad un'organizzazione inventata e gestita dall'intelligence polacca.
L'agenzia ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l'influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948. Dopo la seconda guerra mondiale, la CIA fu lo strumento attraverso cui si organizzò la rete Gladio, una rete segreta di organizzazioni militari anticomuniste, in Italia e in altre parti dell'Europa occidentale.
=== Iran ===
Mentre l'Europa si andava stabilizzando lungo la cortina di ferro, la CIA negli anni cinquanta tentò di diminuire l'influenza sovietica nelle altre parti del globo, specialmente nel terzo mondo. Con l'incoraggiamento del direttore Allen Dulles, le operazioni clandestine divennero presto la componente dominante dell'organizzazione. Inizialmente si conclusero con grande successo: nel 1953 in Iran l'agenzia depose il governo democraticamente eletto di Mossadegh, dopo il suo tentativo di trattenere un quantitativo maggiore di riserve di petrolio del paese, rimuovendo l'influenza del forte Partito Comunista iraniano (Operazione Ajax). L'Iran considera la CIA come se fosse una vera e propria organizzazione terroristica.
=== Syria ===
=== Guatemala ===
La storia del Guatemala è stata significativamente condizionata dalla Guerra fredda, tra gli Stati Uniti e l'URSS. La CIA, con un piccolo gruppo di guatemaltechi formato prevalentemente da delinquenti ed ex carcerati, rovesciò nel 1954 il governo democraticamente eletto presieduto da Jacobo Arbenz Guzmán, dopo che il governo aveva espropriato della terra incolta a grandi possedimenti fondiari dell'élite economica, per redistribuirla alle masse più povere ai quali la terra era stata tolta nei secoli precedenti; inoltre il governo guatemalteco applicava una tassa alle multinazionali statunitensi ivi presenti. All'epoca, il Segretario di stato degli USA era John Foster Dulles e, a capo della CIA il fratello, Allen Dulles.
Il nome in codice di questa operazione della CIA fu, Operazione PBSUCCESS. Il conseguente regime militare, iniziato dal dittatore Carlos Castillo Armas, un condannato a morte evaso quattro anni prima, causò 30 anni di guerra civile, che, dal 1960, portarono alla morte di 200.000 civili guatemaltechi. Secondo la ''Commissione per la verità'' sponsorizzata dall'ONU, le forze del governo e i paramilitari furono responsabili, durante la guerra, del 90% delle violazioni dei diritti umani. Durante i primi 10 anni, le vittime del terrore di stato furono principalmente studenti, lavoratori, professionisti e personalità dell'opposizione di qualsivoglia tendenza politica, ma negli ultimi anni vi furono migliaia di vittime fra i maya contadini e non-combattenti. Più di 450 villaggi maya vennero distrutti condannando alla diaspora oltre un milione di persone. Questo è considerato uno dei più tremendi eventi di pulizia etnica verificatisi nell'America Latina moderna. In certe aree, come Baja Verapaz, la Commissione per la Verità concluse che lo Stato guatemalteco avviò intenzionalmente una politica di genocidio contro determinati gruppi etnici. Nel 1957 la Columbia University di New York conferì al dittatore sanguinario Carlos Castillo Armas la laurea honoris causa.
L'opposizione popolare e la nascita della guerriglia nel 1960 costrinse il Paese, sempre sotto l'influenza della CIA, ad un susseguirsi di colpi di stato e governi non democratici. L'instabilità creata da queste operazioni condusse ad una guerra civile che si protrasse fino al 1996.
=== Cuba ===
Le limitazioni alle operazioni coperte su larga scala divennero evidenti durante l'invasione organizzata dalla CIA a Cuba, nel 1961, alla Baia dei Porci. Il fallimento imbarazzò la CIA e gli Stati Uniti sul palcoscenico mondiale, visto che il presidente cubano Fidel Castro sfruttò l'insuccesso dell'invasione per consolidare il suo potere e legarsi strettamente all'Unione Sovietica. Ad ogni modo, la CIA tentò numerose volte di assassinare senza successo il capo di Stato cubano come parte della sua operazione Mongoose.
=== Vietnam ===
Dopo l'episodio della ''Baia dei Porci'' le operazioni della CIA divennero meno ambiziose e si legarono strettamente alle operazioni militari statunitensi in Vietnam. Fra il 1962 e il 1975 la CIA organizzò nel Laos un gruppo noto come Esercito Segreto coordinando una flotta di aeroplani nota come Air America, per prendere parte nella guerra segreta in Laos, una parte della guerra del Vietnam.
=== Cile ===
Nel 1970, dopo l'elezione del presidente socialista Salvador Allende, la CIA lavorò segretamente per impedirgli di assumere l'incarico attraverso la corruzione di ufficiali cileni. Questo tentativo fallì, cosicché l'agenzia cospirò per un colpo di Stato con le fazioni anti-Allende, ma alla fine il progetto abortì (progetto FUBELT).
Tre anni dopo Allende fu deposto dal leader militare Augusto Pinochet. Si sospettava che la CIA fosse dietro il colpo di Stato, sebbene niente sia stato completamente confermato o contraddetto. Il comitato Church, che investigò sul coinvolgimento statunitense in Cile durante questo periodo, stabilì che "''non c'è alcuna chiara prova di diretta assistenza al colpo di Stato, nonostante molti indizi dimostrassero il contrario''". Nel 2000 inoltre l'agenzia negò di aver supportato il golpe.
Il rapporto del comitato Church inoltre dimostrò che la CIA ebbe un ruolo preminente dopo il colpo di Stato del 1973: "''lo scopo delle operazioni segrete immediatamente successive al golpe era di assistere la Giunta fascista nell'ottenere un'immagine più positiva, sia in patria che all'estero, e nel mantenere l'accesso alle leve di comando del governo cileno. Un altro scopo, in parte raggiunto col lavoro fatto presso l'organizzazione dell'opposizione prima del golpe, era di aiutare il nuovo governo a organizzare e implementare le nuove politiche. I fascicoli di progetto lo hanno documentato. I collaboratori della CIA erano implicati nel preparare un iniziale piano economico onnicomprensivo servito come base per le più importanti decisioni economiche della Giunta''".
=== Nicaragua ===
Nei primi anni ottanta, dopo la deposizione del dittatore Somoza in Nicaragua, la CIA sostenne e armò i Contras, forze in opposizione alla giunta sandinista marxista. Il Congresso statunitense approvò l'Emendamento Boland che proibiva ogni sostegno ai Contras. L'amministrazione Reagan violò l'emendamento usando i profitti della vendita di armi all'Iran per sostenere i Contras, dando inizio allo scandalo Iran-Contras. Parte della campagna della CIA per deporre il governo del Nicaragua includeva l'utilizzo di bombe nei porti nicaraguensi, armi che causarono l'affondamento di una nave mercantile. Questo fu provato da una decisione della Corte internazionale di giustizia nel caso Nicaragua contro Stati Uniti, in cui fu ordinato agli Stati Uniti di pagare le riparazioni al Nicaragua, ma gli USA ignorarono il verdetto della corte.
=== L'11 settembre 2001 e le "extraordinary renditions" ===
Dopo l'11 settembre 2001, con la motivazione della lotta al terrorismo, la CIA ha effettuato numerose operazioni in Europa e in diversi Stati del mondo, conosciute come "''extraordinary renditions''". In Germania, nell'ambito di alcune inchieste giudiziarie sulle ''extraordinary renditions'', nel febbraio 2007, i magistrati di Monaco di Baviera hanno richiesto l'arresto di 13 presunti agenti della CIA in relazione al sequestro del tedesco-libanese ''Khaled el Masri'', con l'accusa di privazione della libertà e di aver provocato pericolose lesioni.
=== Il rapimento di Abu Omar ===
La CIA venne coinvolta anche nel rapimento dell'imam egiziano Abu Omar, avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003 con la presunta collaborazione di uomini del SISMI italiano. Nell'ambito di tali operazioni, ha inoltre utilizzato una rete di prigioni segrete, molte delle quali in Europa, come ammesso dal presidente Bush nel settembre 2006.
Per il sequestro di Abu Omar, nel dicembre 2006 la Procura di Milano ha rinviato a giudizio Nicolò Pollari, ex-direttore del SISMI, insieme ad altre 34 persone. Tra gli indagati rientrano 26 agenti della CIA, tra cui il capo dell'intelligence Usa in Italia, Jeff Castelli, e l'ex-capocentro di Milano, Robert Seldon Lady alla fine il procedimento fu archiviato poiché non penalmente rilevante.
Il 16 febbraio 2007 Nicolò Pollari, Marco Mancini, altri funzionari del SISMI e 26 agenti della CIA, tra i quali, Robert Seldon Lady e Jeff Castelli, sono stati rinviati a giudizio per concorso in sequestro di persona riguardo al rapimento di Abu Omar. Il 28 febbraio 2007 gli Stati Uniti hanno dichiarato ufficialmente che non concederanno l'estradizione chiesta dal Ministero della Giustizia italiano per i 26 agenti della CIA accusati del rapimento.
=== Assassinii di personalità politiche ===
L'uccisione di personalità politiche è stata espressamente e ufficialmente vietata da un ''Executive Order'' del presidente Gerald Ford nel 1976, dopo le polemiche suscitate dalla commissione Church. La commissione accusò la CIA di aver tentato di uccidere Fidel Castro con vari fantasiosi espedienti dopo aver creduto che documenti e materiali di un ufficio CIA preposto alle idee bizzarre fossero attività operative non autorizzate. L'Executive Order è stato revocato nel 2001 dal presidente George W. Bush.
=== Collaborazione con ex nazisti ===
Tra le numerose critiche rivolte all'OSS prima, ed alla CIA poi, in parte confermate anche a seguito della desecretazione di documenti riservati statunitensi e britannici, vi è quella di aver aiutato, reclutato e perciò protetto, alcuni esponenti nazifascisti di alto grado dopo la fine della seconda guerra mondiale. Fra questi il generale Reinhard Gehlen, coinvolto anche nel complotto per l'attentato a Hitler del 20 luglio 1944, e che aveva diretto la sezione dei servizi di informazione della Wehrmacht addetta al controllo del fronte orientale e dell'Unione Sovietica. Al generale Gehlen, date le sue estese risorse informative sull'Unione Sovietica, fu concesso di mantenere intatta la sua rete di oltre 400 spie dopo la guerra al servizio degli Stati Uniti. L'organizzazione di Gehlen presto divenne una delle fonti primarie di intelligence durante la guerra fredda, e formò la base di quella che a partire dal 1956 divenne l'agenzia di intelligence tedesca, la Bundesnachrichtendienst (BND).
Da diversi documenti emersero forti sospetti relativi a un vasto piano organico, nel quadro della guerra fredda, organizzato dai servizi segreti USA, al fine di reclutare ufficiali tedeschi e nazisti anche di primo piano, già prima della fine del secondo conflitto mondiale
Tra i nazisti che sarebbero stati protetti o avrebbero collaborato con gli Stati Uniti, spiccano i nomi di Klaus Barbie, Eugen Dollmann, del colonnello Otto Skorzeny, il maggiore Karl Hass ed il capitano delle SS Theodor Saevecke, capo in Lombardia della SIPO-SD e responsabile sia della strage di Piazzale Loreto che dell'eccidio di Corbetta (Milano).
=== L'influenza nella politica internazionale ===
* Sidney Souers, gennaio-giugno 1946
* Hoyt Vandenberg, 1946-1947
* Roscoe Hillenkoetter, 1947–1950
* Walter Bedell Smith, 1950–1953
* Allen W. Dulles, 1953–1961
* John McCone, 1961–1965
* William Raborn, 1965–1966
* Richard Helms, 1966–1973
* James R. Schlesinger, 1973
* William Colby, 1973–1976
* George H. W. Bush, 1976–1977
* Stansfield Turner, 1977–1981
* William J. Casey, 1981–1987
* William Webster, 1987–1991
* Robert Gates, 1991–1993
* R. James Woolsey, Jr., 1993–1995
* John M. Deutch, 1995–1996
* George J. Tenet, 1997–2004
* Porter J. Goss, 2004–2006
* Michael Hayden, 2006-2009
* Leon Panetta, 2009-2011
* Michael Morell, 2011 (''ad interim'')
* David Petraeus, 2011-2012
* Michael Morell, 2012-2013 (''ad interim'')
*John O. Brennan, 2013-2017
* Mike Pompeo, 2017-2018
* Gina Haspel, 2018-2021
* William Joseph Burns, dal 2021
In numerose opere cinematografiche e telefilm figura l'agenzia di spionaggio e membri fittizi dipendenti della stessa. Esempi sono ''The Bourne Identity'', ''I tre giorni del Condor'', ''Spy Game'', ''Syriana'', ''Sotto il segno del pericolo'', ''Agente Cody Banks'' ed i film della serie ''Mission: Impossible''. Il film ''The Good Shepherd - L'ombra del potere'', diretto da Robert De Niro, è inoltre liberamente ispirato alla figura dell'agente James Angleton.
Inoltre la CIA e alcuni personaggi che interpretano i membri dell'agenzia compaiono nelle serie tv ''Nikita'', ''Homeland - Caccia alla spia'', ''Chuck'', ''Alias'', ''Covert Affairs'' e nel cartone animato ''American Dad!''.
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Convenzioni di Ginevra |
Documento originale della prima convenzione di Ginevra, 1864
Le '''convenzioni di Ginevra''' consistono in una serie di trattati internazionali sottoscritti per la maggior parte a Ginevra, in Svizzera. Esse costituiscono, nel loro complesso, un corpo giuridico di diritto internazionale, noto anche sotto i nomi di '''''diritto di Ginevra''''', '''''diritto delle vittime di guerra''''' e '''''diritto internazionale umanitario'''''.
| L'impulso iniziale alla stipula di tali convenzioni venne dall'attività di Jean Henri Dunant, motivato dagli orrori di guerra da lui osservati durante la battaglia di Solferino e descritte nell'opera ''Un ricordo di Solferino'', destinata ai sovrani di tutta Europa.
Le Convenzioni proteggono le associazioni umanitarie, come la Croce Rossa, che si trovino a prestare servizio in territorio di guerra, e assicurano il rispetto del personale civile e di quello medico non coinvolto negli scontri. Questo non è un caso: Dunant è proprio colui che ha fondato la Croce Rossa e proprio in conseguenza degli orrori visti durante la battaglia di Solferino.
Dal 1864 ad oggi, sono state sottoscritte numerose Convenzioni di Diritto internazionale umanitario: ognuna delle successive prevede l'ampliamento ed il completamento delle precedenti, ovvero la loro sostituzione. La prima convenzione fu adottata il 22 agosto 1864 a Ginevra, in Svizzera, dai rappresentanti di 12 governi (Svizzera, Baden, Belgio, Danimarca, Spagna, Portogallo, Francia, Assia, Italia, Paesi Bassi, Prussia e Wurtemberg). Gli Stati Uniti ratificarono tale convenzione solo il 1º marzo 1882.
L'opera di Clara Barton fu fondamentale con la sua campagna per la ratifica della prima Convenzione di Ginevra da parte degli Stati Uniti: essi firmarono nel 1882. Al momento della Quarta Convenzione, le nazioni che le avevano ratificate erano 47.
Le convenzioni antecedenti la seconda guerra mondiale erano sei:
* Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei militari feriti in guerra, Ginevra, 22 agosto 1864 (abrogata dalla Convenzione del 1906)
* Convenzione per il miglioramento della sorte dei feriti e malati negli eserciti di campagna, Ginevra, 6 luglio 1906 (abrogata dalla Convenzione del 1929)
* X Convenzione per l'adattamento alla guerra marittima dei principi della Convenzione di Ginevra del 1906, L'Aja, 18 ottobre 1907 (abrogata dalla II Convenzione del 1949)
* Convenzione del 25 aprile 1926 concernente le schiavitù
* Convenzione per il miglioramento della sorte dei feriti e malati negli eserciti di campagna, Ginevra, 27 luglio 1929 (abrogata dalla I Convenzione del 1949)
* Convenzione sul trattamento dei prigionieri di guerra, Ginevra, 27 luglio 1929 (abrogata dalla III Convenzione del 1949).
Nel corso del XX secolo, con il mutare dello scenario internazionale, sono state realizzate nuove convenzioni ed integrazioni a quelle già sottoscritte.
Il 12 agosto 1949 furono adottate quattro convenzioni, destinate a sostituire tutto il corpo giuridico preesistente in materia:
* I Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei feriti e dei malati delle Forze armate in campagna, Ginevra, 12 agosto 1949
* II Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei feriti, dei malati e dei naufraghi delle Forze armate sul mare, Ginevra, 12 agosto 1949
* III Convenzione sul trattamento dei prigionieri di guerra, Ginevra, 12 agosto 1949
* IV Convenzione sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra, Ginevra, 12 agosto 1949
Sessantuno Stati ratificarono le quattro Convenzioni favorendo la successiva ratifica da parte di altri Stati.
Il processo di decolonizzazione e l'estendersi dei conflitti non simmetrici condusse all'integrazione delle Quattro Convenzioni di Ginevra mediante due Protocolli Aggiuntivi, adottati sempre a Ginevra l'8 giugno 1977:
* I protocollo aggiuntivo relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, Ginevra, 8 giugno 1977
* II protocollo aggiuntivo relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati non internazionali, Ginevra, 8 giugno 1977.
Poiché la sottoscrizione e la ratifica di questi due protocolli ha incontrato forti opposizioni, specie fra le grandi potenze e le potenze regionali europee, le norme ivi contenute non hanno per il momento assunto valenza di diritto internazionale consuetudinario.
Infine, a causa di recenti avvenimenti che, in alcuni paesi, hanno coinvolto in atti di violenza le strutture della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, è stato ultimamente adottato un terzo protocollo aggiuntivo, che prevede l'uso, da parte delle organizzazioni internazionali umanitarie, di un simbolo non collegato né confondibile con una qualsiasi confessione religiosa:
* III protocollo aggiuntivo relativo all'adozione di un emblema distintivo aggiuntivo, Ginevra, 8 dicembre 2005
Altre convenzioni ed accordi internazionali delle Nazioni Unite sono state adottate a Ginevra, ma non vanno confuse con i trattati sopra menzionati, anche se ci si riferisce ad essi come «convenzioni di Ginevra». Alcune di esse sono:
* Convenzione di Ginevra sulla circolazione stradale (1949). Sostituita nel 1968 dall'analoga Convenzione di Vienna.
* Convenzione relativa allo status dei rifugiati (1951);
* Convenzione sul mare territoriale e la zona contigua (1958);
* Protocollo relativo allo status dei rifugiati (1967);
* ''Convenzione su certe armi convenzionali'' (1980).
Il bracciale internazionale sanitario
La 1ª e 2ª convenzione di Ginevra introdussero, il 12 agosto 1949, il bracciale sanitario internazionale per il personale sanitario, da indossare nei limiti e nelle forme indicate dalle citate convenzioni. Esso consiste in una fascia di tela bianca dell'altezza di 10 cm, sulla quale è cucita una croce di panno rosso.
La violazione, da parte del personale che lo indossa, delle condizioni sotto le quali le convenzioni internazionali accordano la protezione, qualora non configurabili come reato, costituiscono comunque grave infrazione disciplinare. Il bracciale si indossa solo con le uniformi da combattimento, di servizio e derivate su entrambe le maniche al di sopra del gomito.
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Calendario gregoriano | Prima pagina della bolla papale ''Inter gravissimas''
Il '''calendario gregoriano''' è il calendario solare ufficiale di quasi tutti i paesi del mondo.
Prende il nome dal papa Gregorio XIII, che lo introdusse il 4 ottobre 1582 con la bolla papale ''Inter gravissimas'', promulgata a Villa Mondragone .
Si tratta di un calendario basato sull'anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni, che corregge il vecchio calendario giuliano in vigore dal 46 a.C. al 1582. L'anno è composto da 12 mesi con durate diverse per un totale di 365 o 366 giorni: l'anno di 366 giorni è detto anno bisestile. Tale ripetizione avviene ogni quattro anni, con alcune eccezioni .
Altri paesi come Iran, Afghanistan, Eritrea, Etiopia, Nepal, India, Giappone, Corea del Nord, Bangladesh, Israele, Pakistan, Taiwan, Thailandia e Birmania accostano a quello gregoriano anche un calendario locale.
| I mesi del calendario gregoriano sono:
# gennaio (31 giorni)
# febbraio (28 giorni, 29 nell'anno bisestile)
# marzo (31 giorni)
# aprile (30 giorni)
# maggio (31 giorni)
# giugno (30 giorni)
# luglio (31 giorni)
# agosto (31 giorni)
# settembre (30 giorni)
# ottobre (31 giorni)
# novembre (30 giorni)
# dicembre (31 giorni)
I giorni di ciascun mese sono identificati da una numerazione progressiva, a partire da 1. Il primo giorno dell'anno è il 1 gennaio, mentre l'ultimo è il 31 dicembre.
Vi sono diversi metodi per ricordare agevolmente la durata dei mesi. Basta ad esempio ricordare che in un anno vi sono solo due mesi consecutivi (luglio e agosto) di 31 giorni. Un altro metodo utilizza questa filastrocca:
''Trenta dì conta novembre''
''con april, giugno e settembre''
''di ventotto ce n'è uno''
''tutti gli altri ne han trentuno.''
La cui variante più moderna è:
''Trenta giorni ha novembre''
''con aprile, giugno e settembre''
''di ventotto ce n'è uno''
''tutti gli altri ne han trentuno.''
Schema dei mesi sulle nocche della mano
Un altro utilizza le nocche della mano e gli avvallamenti fra di esse. Le nocche indicheranno i mesi "lunghi" (31 giorni), gli avvallamenti i mesi "corti" (28, 29 o 30 giorni). Partendo da una nocca laterale si batte "gennaio"; l'avvallamento adiacente indica "febbraio"; la nocca successiva indica "marzo" e così via fino a "luglio" (ultima nocca). A questo punto bisogna ricominciare dalla prima nocca (e non tornare indietro) battendovi "agosto" e poi "settembre" nell'avvallamento proseguendo fino a "dicembre".
Esiste anche una relazione tra la successione dei mesi da "gennaio" a "dicembre" e i tasti del pianoforte dalla nota "fa" alla nota "mi": i tasti bianchi corrispondono ai mesi di 31 giorni, i tasti neri a quelli di durata inferiore.
L'origine degli anni del calendario gregoriano è ovviamente la stessa del calendario giuliano. L'anno 1 è quello che comincia sette giorni dopo la data di nascita di Cristo tradizionalmente presunta. L'era del calendario gregoriano, quindi, è chiamata anch'essa o Era della Natività/Incarnazione o più semplicemente Era volgare e gli anni possono essere seguiti dall'abbreviazione d.C. (per "dopo Cristo") oppure e.v. (per "era volgare").
Si osservi che il calendario gregoriano è in vigore dal 1582 in poi, perciò, salvo diversa avvertenza, gli storici usano le date del calendario giuliano per tutti gli eventi antecedenti la sua entrata in vigore. Quando si utilizza il calendario gregoriano per datare eventi antecedenti il 1582, si dice che si sta facendo uso del calendario gregoriano prolettico.
Secondo il calendario giuliano, sono bisestili gli anni la cui numerazione è multipla di 4: l'anno giuliano ''medio'' dura quindi 365 giorni e 6 ore (la media di tre anni di 365 giorni e uno di 366). Questa durata non corrisponde esattamente a quella dell'anno solare medio, che si ricava dalle osservazioni astronomiche: quest'ultimo infatti è più corto di 11 minuti e 14 secondi. Di conseguenza, il calendario giuliano accumula circa un giorno di ritardo ogni 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni: inserire 32 anni bisestili in 128 anni, dunque inserire 32 volte il 29 febbraio ogni 128 anni, anziché farlo soltanto 31 volte, "rallenta" troppo il calendario stesso.
Tra il 325, anno in cui il Concilio di Nicea stabilì la regola per il calcolo della Pasqua, e il 1582 si era ormai accumulata una differenza di circa 10 giorni. Questo significava, ad esempio, che la primavera, in base alle osservazioni astronomiche, non risultava più cominciare il 21 marzo, ma già l'11 marzo. Così la Pasqua, che sarebbe dovuta cadere la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, veniva spesso a cadere nella data sbagliata; e di conseguenza erano sbagliati anche i periodi liturgici collegati alla Pasqua, e cioè la Quaresima e la Pentecoste.
Venne dunque stabilito di:
* recuperare i giorni perduti, in modo da riallineare la data d'inizio delle stagioni con quella che si aveva nel 325;
* modificare la durata media dell'anno, in modo da prevenire il ripetersi di questo problema.
Per recuperare i dieci giorni perduti, si stabilì che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse il 15 ottobre; inoltre, per evitare interruzioni nella settimana, si convenne che il 15 ottobre fosse un venerdì, dal momento che il giorno precedente, il 4, era stato un giovedì. Anche i paesi che adottarono il calendario gregoriano successivamente dovettero stabilire un analogo "salto di giorni" per riallinearsi.
=== Necessità di un nuovo calendario ===
Particolare della tomba di papa Gregorio XIII relativo all'introduzione del calendario che da lui prende il nome
Nel 325 d.C., per fare fronte al dilagare dello scisma di Ario, fu indetto in Bitinia da papa Silvestro I e dall’imperatore Costantino il primo importante Concilio cristiano: il Concilio di Nicea. Il calendario era all’epoca in ritardo di tre giorni rispetto alle stagioni e ciò provocava nei cristiani sconcerto nel fissare la data della loro festa principale, la Pasqua. Per evitare il pluralismo liturgico nelle comunità cristiane, si fece strada l’idea di legare la Resurrezione del Cristo all’anno solare e al calendario di Cesare, utilizzando l’equinozio di primavera come data astronomica per la determinazione della Pasqua. Fu fissata una data arbitraria per l’equinozio di primavera: il 21 marzo. I padri conciliari eliminarono due giorni dall’anno per risistemare l’equinozio al 21 marzo, ma non furono in grado di correggere il difetto fondamentale del calendario giuliano che rimase più lungo rispetto all’anno solare.
Mentre attraverso i secoli scorreva placidamente il calendario giuliano, la data dell’equinozio di primavera si allontanava lentamente rispetto alla misura reale dell’anno tropico. Diversi pontefici, non pochi concili e molti studiosi versati nelle discipline matematiche e astronomiche avevano tentato di conciliare i due periodi del mese lunare e dell’anno solare. Tolomeo, astronomo di Alessandria d'Egitto, già nel II secolo d.C. evidenziò degli errori del calendario giuliano e lo stesso Ruggero Bacone nel 1267 aveva fatto osservare al papa Clemente IV un errore di 9 giorni dell’equinozio di primavera segnato nel calendario. Ma prima di lui, nel 700, Beda il Venerabile aveva scoperto degli errori nel calendario giuliano e la stessa cosa fecero notare Campano di Novara e il monaco inglese Giovanni di Sacrobosco. Il problema della non rispondenza del calendario giuliano con i cicli delle stagioni era noto persino a Dante Alighieri, che lo ricorda nel XXVII Canto del Paradiso (142-143): ''“Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesma ch’è là giù negletta”''.
Clemente VI nel 1344 e 10 anni dopo il suo successore Innocenzo VI affidarono l’incarico di riforma del calendario a eminenti astronomi dell’epoca. Nel Concilio di Costanza e di Basilea, nella prima metà del XV secolo, vennero istituite delle vere commissioni di riforma. Il problema dello “scandaloso errore” del calendario giuliano per determinare con esattezza la data della Pasqua venne dibattuto dai più autorevoli astronomi e matematici, ma non portò a nessuna conclusione. Nel 1476 il pontefice Sisto IV, volendo porre in esecuzione la riforma, chiamò presso di sé Giovanni di Königsberg detto il Regiomontano, grande astronomo e umanista, che morì, probabilmente assassinato, subito dopo il suo arrivo a Roma.
Finalmente al tempo del Concilio Lateranense, con Leone X, molti si adoperarono per risolvere la desiderata riforma. Tra questi, emerse come figura di spicco l’astronomo tedesco Paolo di Middelburg. La sua principale opera ''Paulina, sive de recta Paschae celebratione et de die passionis domini nostri Jesu Christi'' , scritta nel 1513 fu alla base dei lavori della commissione istituita da Leone X. Chiamato in causa da Paolo di Middelburg, anche Copernico espresse il suo parere. Non è noto il contenuto di una lettera di Copernico inviata a Middelburg, ma molto probabilmente conteneva le sue considerazioni sull’effettiva durata dell’anno tropico. Nella dedica a Paolo III del ''De revolutionibus'' Copernico scrive: “Non molto tempo addietro, sotto Leone X, quando si dibatteva nel Concilio Lateranense la questione di emendare il calendario ecclesiastico, essa rimase allora indecisa solo per la ragione che le grandezze degli anni e dei mesi e dei movimenti del Sole e della Luna non erano considerati sufficientemente misurati: e da quel tempo attesi a osservare ciò più accuratamente spronato dal chiarissimo vescovo di Fossombrone, Paolo, che presiedeva a tali questioni”. Per Copernico non era possibile arrivare ad un calendario perfetto poiché l’anno solare era variabile. Come è noto, egli attribuiva la variabilità dell’anno tropico all’irregolare movimento degli equinozi. Proprio per questo era giunto a basarsi nel suo ''De revolutionibus'' sul più stabile anno siderale.
=== La commissione per la riforma ===
Papa Gregorio XIII si rese conto che la Pasqua, di quel passo, avrebbe finito per essere celebrata in estate. Decise quindi che era giunto il momento di affrontare la questione. Per riformare il calendario giuliano nominò una commissione presieduta da Guglielmo Sirleto, e costituita da:
* Vincenzo di Lauro, di Tropea, vescovo di Mondovì, astronomo e valentissimo medico che ebbe parte non piccola nell’emendazione del calendario, chiamato a farne parte da papa Gregorio XIII nel 1578;
* Cristoforo Clavio, gesuita tedesco, matematico, professore nel Collegio Romano;
* Pedro Chacón, teologo spagnolo, esperto in patristica e storico della chiesa che assiste la Commissione per le feste mobili e il martirologio in particolare;
* Ignazio Nehemet, patriarca di Antiochia di Siria, esperto della cronologia ecclesiastica, della liturgia e dei riti delle chiese orientali e occidentali;
* Antonio Lilio, dottore di medicina e delle arti, fratello di Luigi Lilio;
* Leonardo Abel, di Malta, interprete di lingue orientali;
* Serafino Olivier, francese di Lione, Uditore di Rota, esperto legale per le implicazioni della riforma sul diritto canonico e civile;
* Ignazio Danti di Perugia, frate domenicano, vescovo di Alatri, cartografo, matematico e astronomo.
Fra i rappresentanti della Commissione non figura Luigi Lilio perché non più in vita. Tutti, tranne Antonio Lilio che doveva essere una figura di grande levatura nel campo astronomico-matematico, appartenevano al clero.
La proposta di riforma elaborata da Lilio arrivò alla Commissione insieme ad altre e venne giudicata la più efficiente ed anche la più facile da applicare. Però non fu lui a presentarla, poiché presumibilmente era già deceduto. Compare invece il nome del fratello Antonio, anche come membro della Commissione stessa, ed è l’unico laico che fu chiamato a farne parte. Una testimonianza significativa del ruolo svolto da Antonio è la sua immagine scolpita nel bassorilievo del monumento dedicato a Gregorio XIII, situato nella basilica di San Pietro a Roma, nel quale Antonio Lilio, genuflesso, porge al pontefice il libro del nuovo calendario.
=== Introduzione e progressiva diffusione ===
Il calendario gregoriano entrò in vigore il giorno dopo la pubblicazione della bolla papale: a giovedì 4 ottobre (giuliano) fece seguito venerdì 15 ottobre (gregoriano) 1582 in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia-Lituania e Belgio-Paesi Bassi-Lussemburgo. Negli altri paesi cattolici fu adottato in date diverse nell'arco dei cinque anni successivi (Austria a fine 1583, Boemia e Moravia e cantoni cattolici della Svizzera a inizio 1584).
I paesi protestanti resistettero inizialmente al nuovo calendario "papista" e vi si uniformarono solo in epoche successive: gli stati luterani e calvinisti nel 1700, quelli anglicani nel 1752, quelli ortodossi ancora più tardi. Le Chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme continuano a seguire il calendario giuliano: da ciò nasce la differenza di 13 giorni tra le festività religiose "fisse" ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane. Per quanto riguarda i paesi non cristiani, in Giappone fu adottato nel 1873, in Egitto nel 1875, in Cina nel 1912 e in Turchia nel 1924.
=== Il caso svedese ===
Il febbraio 1712 in un almanacco svedese: si nota il 30 febbraio
L'Impero svedese decise, nel 1699, di passare dal calendario giuliano al calendario gregoriano; tra i due calendari vi era all'epoca una differenza di 10 giorni (il calendario gregoriano era in anticipo su quello giuliano).
Per recuperare questi 10 giorni, si decise inizialmente di eliminare tutti gli anni bisestili dal 1700 al 1740: in questo modo si sarebbe recuperato un giorno ogni 4 anni; dal 1º marzo 1740 il calendario svedese avrebbe coinciso con quello gregoriano (secondo altre fonti, si sarebbe invece eliminato un giorno da ''tutti'' gli anni dal 1700 al 1710).
Venne quindi eliminato il 29 febbraio 1700, ma, negli anni successivi, ci si dimenticò di applicare il piano, anche perché il re Carlo XII, che l'aveva voluto, era impegnato nella guerra con la Russia. Così sia il 1704 sia il 1708 furono bisestili.
Riconosciuto l'errore, si prese quindi la decisione di tralasciare questo piano che causava soltanto molta confusione e di tornare al calendario giuliano. Per recuperare il giorno saltato nel 1700 si stabilì quindi che nel 1712 venisse aggiunto a febbraio un ''secondo'' giorno, oltre a quello dovuto perché quell'anno era bisestile. Così, nel calendario svedese del 1712, febbraio ebbe 30 giorni.
La Svezia passò infine definitivamente al calendario gregoriano nel 1753, saltando i giorni dal 18 al 28 febbraio.
=== La riforma sovietica ===
Dopo che l'Unione Sovietica nel 1918 aveva adottato il calendario gregoriano, nel 1923 la formula per decidere quali anni centenari fossero bisestili fu ufficialmente modificata, ottenendo il Calendario rivoluzionario sovietico. In esso, tra gli anni divisibili per 100 sono bisestili solo quelli che divisi per 9 danno come resto 2 o 6. Il primo anno di discordanza con il calendario gregoriano sarebbe stato il 2800. Ma già dal 1940 il Calendario rivoluzionario sovietico fu abbandonato e si ritornò al calendario gregoriano.
Simile la proposta di alcune Chiese ortodosse per accettare la riforma gregoriana del calendario, sopprimendo finalmente i 13 giorni che separano le date delle feste ortodosse da quelle del resto del mondo cristiano: considerare bisestili tra gli anni secolari solo quelli che divisi per 9 danno come resto 2 o 7.
=== La nuova precisione ===
Per modificare la durata media dell'anno, venne cambiata la regola che decide gli anni bisestili: secondo la nuova regola, gli anni la cui numerazione è multipla di 100 sono bisestili soltanto se essa è anche multipla di 400: vale a dire, sono bisestili gli anni 1600, 2000, 2400... mentre non lo sono gli anni 1700, 1800, 1900, 2100, 2200, 2300... Tutti gli altri anni la cui numerazione è multipla di 4 rimangono bisestili. Per i secoli precedenti resta valido il calendario giuliano: quindi gli anni 1500, 1400, 1300... sono considerati tutti bisestili.
In questo modo ci sono 97 anni bisestili ogni 400 anni, invece che 100. L'anno gregoriano medio è quindi di 3/400 di giorno (0,0075 giorni), cioè 10 minuti e 48 secondi più corto di quello giuliano (ovvero l'anno "gregoriano" è di 365,2425 giorni invece che di 365,25): la differenza dall'anno solare è di soli 26 secondi (in eccesso). Questa discrepanza equivale a circa un giorno ogni 3.323 anni; quindi, essendo stato istituito nell'anno 1582, occorrerebbe sopprimere un giorno soltanto nell'anno 4905.
Inoltre, in 400 anni gregoriani ci sono esattamente 365303 + 36697 = 146.097 giorni. Poiché 146.097 è divisibile per 7, anche i giorni della settimana si ripetono dopo 400 anni. Questo vuol dire che il calendario gregoriano è identico modulo 400. Ad esempio, il calendario del 1600 è uguale a quello del 2000, del 2400, del 2800...
Parallelamente alla riforma del calendario, pur mantenendo la regola per il calcolo della Pasqua dettata dal Concilio di Nicea, venne stabilito che la data del primo plenilunio di primavera fosse computata col sistema delle epatte, ideato da Luigi Lilio, anziché con il metodo di Dionigi il Piccolo, fino ad allora seguito dalla Chiesa.
Il calendario gregoriano guadagna un giorno rispetto a quello giuliano ogni volta che "salta" l'anno bisestile: così la differenza, che era di 10 giorni nel 1582, è diventata di 11 giorni nel 1700, di 12 nel 1800, di 13 nel 1900; sarà di 14 giorni nel 2100, di 15 nel 2200 e così via.
=== Alla ricerca di una maggior precisione ===
Per migliorare ulteriormente l'accuratezza del calendario gregoriano, John Herschel (1792-1871) ha proposto di non considerare bisestili gli anni multipli di , cioè , , e così via. In questo modo ci sarebbero 969 anni bisestili ogni anni; la durata media dell'anno corrispondente sarebbe di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 50 secondi circa (365,24225 giorni invece che 365,2422), il che abbasserebbe l'errore a soli circa 4 secondi in eccesso ogni anno (un giorno ogni anni). Bisogna notare che, in questo caso, la coincidenza dei giorni della settimana ogni 400 anni, di cui si parlava prima, verrebbe a mancare dopo 10 cicli.
Ancora più precisa è la riforma sovietica (simile a quella proposta da alcune Chiese ortodosse) del calendario giuliano: gli anni multipli di 100 sono bisestili se, prendendo il numero dei secoli e dividendolo per 9, il resto è 2 oppure 6 (2 o 7 nella proposta delle Chiese ortodosse). In questo modo ci sono 218 anni bisestili ogni 900 anni; la durata media dell'anno risulta di 365 giorni e 218/900 = 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 48 secondi (365,24222 giorni invece che 365,2422) e l'errore rispetto all'anno solare è così di soli 2 secondi.
Infine una corrispondenza esatta con la durata media dell'anno tropico, convenzionalmente pari a 365,2422 giorni (la precisione di una parte su corrisponde a 0,0001 anni = 8,64 secondi; in realtà l'eccesso è compreso tra 0,2423 e 0,2424 con tendenza ad aumentare), si ottiene non considerando bisestili sia gli anni multipli di , sia quelli multipli di . Cioè non sarebbero bisestili gli anni , , , , , ... In questo modo infatti vi sono anni bisestili ogni : / = 0,2422.
Il medesimo risultato si otterrebbe modificando la regola dei 400 anni, portandola a 500 e aggiungendo un ulteriore giorno ogni anni. Quindi in quest'ultimo caso tutti gli anni secolari sarebbero non bisestili, gli anni multipli di 500 sì, e quelli multipli di avrebbero un ulteriore giorno in più (ad esempio il 30 febbraio). Per cui in 500 anni si avrebbero 121 bisestili e in anni se ne avrebbero 1210; aggiungendo il 30 febbraio (o rendendo bisestile un anno che non lo era, ad esempio il , il , eccetera) ogni anni si arriva a 1211, quindi 1211/ = 0,2422. Il primo anno differente da quello con la regola sarebbe il (bisestile con il ciclo di 400 anni, non bisestile con il ciclo di 500). Sebbene questa regola sia aritmeticamente la più semplice possibile ( e sono coprimi), anche in questo caso si perderebbe l'effetto della coincidenza dei giorni della settimana ogni 400 anni, ma invece che slittare di un giorno ogni anni come nella proposta di Herschel, con la base di 500 anni questa coincidenza si verificherebbe solo eccezionalmente.
Tuttavia, la ricerca di un calendario "perfetto" è utopistica. Infatti possiamo calcolare con esattezza infinitesimale la lunghezza di un anno attuale, ma tale lunghezza non è costante su lunghi periodi. L'orbita terrestre, infatti, a causa dell'interazione gravitazionale con gli altri pianeti, cambia lentamente (in particolare cambia la sua eccentricità) e la durata dell'anno varia di conseguenza.
Inoltre, a causa dei fenomeni di marea, la rotazione terrestre sta rallentando e quindi la lunghezza del giorno, anche se di poco, aumenta. Proprio a causa di questo fenomeno negli ultimi decenni è entrato in uso l'inserimento, quando necessario, di un secondo aggiuntivo, in modo da mantenere sostanzialmente allineato il giorno astronomico con quello civile. Questi secondi aggiuntivi (27 dal 1972 al 2016, ma continuano a essere applicati quando necessario), necessariamente alterano la durata media dell'anno gregoriano.
La tendenza è quindi quella di non cercare proporzioni matematiche più accurate e maggiormente corrispondenti alla realtà fisica, ma di correggere il computo del tempo mediante l'aggiunta di un secondo quando la discordanza raggiunge tale valore; le variazioni che tale pratica comporta risultano accettabili per la maggior parte degli usi comuni dell'unità di misura del tempo.
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Celleno |
Il Borgo di Celleno fotografato dal Castello degli Orsini in una foto del 1930
L'antico abitato di Celleno in un'antica cartolina
La cascata dell'Infernaccio
La cascata dell'Infernaccio
Le gole dell'infernaccio
La Borgata Luigi Razza in una foto del 1956
Piazza della Repubblica con la sede comunale e dietro la scuola elementare appena completati
La chiesa di San Donato ed il palazzo comunale appena completati e prima della costruzione dei giardini comunali
Celleno, la città fantasma in una foto aerea. Sullo sfondo il "Borgo"
Il castello degli Orsini, attuale residenza del maestro Enrico CastellaniIl castello degli Orsini, all'epoca sede comunale, in una cartolina del 1947
Il campanile della chiesa di San Donato
Il convento di San Giovanni Battista in una cartolina del 1941.
L'abside romanica della Pieve di San Giovanni Battista
Il Castello Orsini nel 2017
'''Celléno''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Viterbo, nel Lazio: situato tra il Lago di Bolsena e il Lago di Alviano, dista da Viterbo in direzione nord e da Orvieto verso sud.
| === Territorio ===
Celleno è ubicato su uno sperone tufaceo a slm originatosi in corrispondenza dello spartiacque tra due bacini idrografici creati dal fosso delle Briglie a nord ed il fosso Calenne a sud.
Collocato nel territorio laziale a destra del Tevere tra Orvieto ed Orte, fa parte della regione della Teverina; questa è costituita da terreni ricoperti di materiali vulcanici emessi nelle varie fasi esplosive dell'apparato Vulsino e poggianti su uno strato sedimentario argilloso-sabbioso. Un'incisiva azione delle acque ha fatto affiorare queste formazioni sedimentarie; ciò è visibile in modo evidente visitando Civita di Bagnoregio e la “Valle dei Calanchi”. Questo fenomeno è visibile, seppur meno evidente, anche lungo le pendici del centro storico di Celleno.
Queste caratteristiche hanno permesso la nascita di numerosi insediamenti, sin dall'età preromana, con una continuità di vita pressoché interrotta.
Tali caratteristiche hanno anche favorito la formazione di straordinarie scenari e profondissime forre quali ad esempio le “''Gole dell'Infernaccio''”.
Vista di Celleno
A sud del Comune di Celleno, al confine con Viterbo, si cela uno scenario di straordinario valore paesaggistico e naturalistico conosciuto con il toponimo di ''Infernaccio''. Il torrente in corrispondenza del “Castellaccio” comincia la sua opera di erosione creando una profonda forra, impervia e scoscesa, quasi inaccessibile.
Sul fondo delle gole si è di fronte a una straordinaria scenografia fatta di quinte naturali a strapiombo, con rupi alte oltre 60 metri, e dove trovano la massima espressione di bellezza naturalistica la cascata e gli stagni circostanti. Qui un singolare effetto cromatico è ottenuto dal contrasto tra il rosso dell’acqua ferruginosa a livello superficiale e i toni bluastri del fondo.
Seguendo la direzione verso valle, lasciando alle spalle la cascata si incontrano le famose “gole” dell'Infernaccio; qui l'acqua scorre su di un letto sabbioso tra due pareti a picco, in un contesto dove il silenzio è il tratto più caratteristico.
Ancora più a valle i grossi massi di basaltina adagiati sull’alveo, levigati e tinti di rosso dall'acqua, creano continuamente piccoli salti di quota rendendo quanto mai caratteristico il percorso del torrente.
Oltre alla bellezza del contesto paesaggistico è indubbio il valore idrogeologico che tale luogo riveste sia per lo studio della stratificazione litologica sia per la presenza di numerose sorgenti di acqua minerale dalle diverse caratteristiche a cominciare da quella con alta concentrazione di ferro, la stessa che dà al fosso l'originale connotazione della colorazione rossa.
Nel 1815 il naturalista ed archeologo Gian Battista Brocchi, proseguendo i suoi viaggi per l'Italia accompagnato dall'incisore Ribaldi, attraversò la Toscana ed il Lazio (da cui derivano i toponimi adiacenti alla valle dell'Infernaccio del Poggio del Brocco ed il fosso del Blocco). Tra le corrispondenze scientifiche di interesse mineralogico, geologico, botanico, zoologico inviate al giornale scientifico letterario ''Biblioteca Italiana'' si ritrova una lettera del 22 giugno 1816, inviata da Brocchi al suo amico e collega Breislack, nella quale descrive gli ammassi colonnari basaltina di Bolsena, Ferento, ''della valle dell'Infernaccio'' di Rocca Rispampani e di Vignaccio nella valle del Triponzio.
=== Clima ===
Classificazione climatica: zona E, 2143 GR/G
Il nome Celleno ha origini antichissime che ci conducono all'antica civiltà etrusca e greca.
Secondo il critico e storico greco, Dionigi di Alicarnasso, Celleno sarebbe stata fondata da ''"Italo discendente di Enotro, in memoria della sua figlia Cilenia; e ciò molti anni prima dell'assedio di Troia"''. Celeno, nella mitologia greca, era una delle tre arpie figlie di Taumante e Elettra.
Celleno è il toponimo può derivare da "cella" nel senso di grotta con il suffisso -anus che può avere un rapporto di pertinenza. La parola Celleno può voler significare cella in senso di cavità. Nel territorio cellenese il suolo è di natura tufacea che si è mostrato molto utile nel tempo per formare delle cavità. Il suddetto etimo lo ritroviamo in altri nomi di località come Cellere ed altri.
;Le origini del Castello di Celleno (Borgo Fantasma)
Lo stemma del Comune di Celleno riporta un'arpia al naturale su un campo d’azzurro, entro uno scudo ornato da una lista svolazzante: questo simbolo araldico è stato adottato in età relativamente recente, non prima dell’Unità d’Italia, sulla base della suggestiva ma meno fondata ipotesi che il nome del centro derivi da quello di una delle mitologiche Arpie.
Con il termine “Il Castello di Celleno” ('''Borgo Fantasma''') viene generalmente chiamato il complesso monumentale ''intra-moenia'', ossia quel perimetro urbano adagiato sul pianoro tufaceo delimitato a sud dalle mura civiche ed a nord dal pendio naturale. Il termine “Castello” è stato da sempre utilizzato dalla popolazione nell'accezione generica di ''castrum'' distinguendolo dall’edificio fortificato meglio conosciuto come “Castello degli Orsini”, in passato sede del palazzo comunale.
Anche se è probabile la presenza di un insediamento sin dall’età etrusco-romana, le prime specifiche notizie riguardo alla fondazione del castello di Celleno risalgono all'anno 1026 quando Corrado II Il Salico concesse questo territorio alla famiglia Conti di Bagnoregio, che ne fece un avamposto strategico per il controllo della zona; all'inizio del XII secolo il castello di Celleno risulta incluso nell'elenco dei luoghi alleati della Chiesa contro la minaccia imperiale. Entro la fine del secolo successivo l'insediamento fortificato passò sotto l'egemonia del potente Comune di Viterbo e così rimase coinvolto in varie vicende belliche del territorio, quali la distruzione di Ferento e la disputa con la città di Orvieto. Costituitasi intanto libero Comune, Celleno continuava la sua storia di alleanze con Viterbo, impegnandosi nelle dure dispute con Roma. Durante il Trecento il castello conobbe le alterne vicende della rivalità tra Guelfi e Ghibellini; nel XV secolo divenne possedimento della famiglia Gatti, mentre dal 1527 al 1580 fu feudo degli Orsini, famiglia dalla quale prende ancora il nome. Dalla fine del Cinquecento Celleno venne riassorbito dallo Stato Pontificio, perdendo progressivamente la sua importanza strategica per il dominio del territorio e andando incontro a un'inesorabile decadenza del centro abitato.
L'originario insediamento medievale per motivi socio-economici e di instabilità dei pendii fu abbandonato a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo subendo le stesse sorti di numerosi altri centri della Tuscia (ad esempio Civita di Bagnoregio, Calcata, Faleria, San Michele in Teverina, Bassano in Teverina). Il 18 marzo 1951 il Consiglio Comunale decretava il trasferimento della popolazione da Celleno vecchio al nuovo insediamento della borgata Luigi Razza.
Il sito de “Il Castello” ha in passato permesso il ritrovamento di una serie di maioliche caratterizzate dalla spiccata omogeneità, databili generalmente nella prima metà del Quattrocento e distinguibili in tre gruppi: di importazione orvietana, viterbese e toscana.
;L'origine di Celleno Nuovo
Piazza della Repubblica costituisce il centro amministrativo e sociale della nuova urbanizzazione di Celleno, nata negli anni Trenta del secolo scorso e resasi necessaria per i progressivi fenomeni di erosione della rupe tufacea su cui sorge il centro antico. L'instabilità del terreno era attestata sin dal Cinquecento quando, nello Statuto di Celleno scritto nel 1572, allo scopo di non indebolire ulteriormente il masso tufaceo, si prescrivevano sanzioni per chi scavasse fosse per palombarie. Le fonti continuano a testimoniare nel corso del Seicento situazioni di crolli e abitazioni pericolanti, finché il disastroso terremoto che colpì la Teverina e in particolare Bagnoregio, nel 1695, impose misure drastiche: si proibì lo scavo delle cantine all’interno del castello e si ordinò la ricostruzione della mura castellane e delle case danneggiate di contrada Piazzarella e Ripa.
L'8 giugno 1931 un terremoto di intensità IV (MCS) che ha epicentro a Celleno accentuava il dissesto idrogeologico dell'abitato: nel 1934, la situazione del “Castello” si era fatta drammatica e pesante per la popolazione, tanto che alcuni senzatetto vengono rifugiati nel Villino Baiocchini di proprietà di tale avv. Galli.
Il 15 ottobre 1934 il Consiglio Comunale intendeva acquistare dei terreni nei pressi del Convento (“Orto del Convento”) per costruirvi le case popolari, la palestra, la casa dei balilla ed il “campo di istruzione militare”. Decisione, questa, che evidentemente venne poi revocata alla luce delle evidenti difficoltà orografiche nell'espandere il paese sui terreni individuati. È nell'aprile del 1935 che finalmente ci fu la posa della prima pietra in loc. Poggetti, a circa due chilometri dall'antico centro storico, anche se la costruzione delle fognature era già iniziata mesi prima.
Nel febbraio 1936 veniva solennemente iniziato anche il secondo lotto alla presenza del Prefetto e del Segretario Generale.
Ancora nel settembre del 1946 l'allora sottosegretario Giulio Andreotti scrive al sindaco Luigi Crescia per rassicurarlo sul suo interessamento presso il provveditorato alle Opere Pubbliche affinché sia dato inizio ai lavori presso le case pericolanti.
Sarà il presidente della Repubblica Luigi Einaudi che alla vigilia di Natale del 1951 sancì la morte dell'antico abitato di Celleno trasferendo coattamente la popolazione residente in luogo più sicuro.
Ebbe così origine la Borgata Luigi Razza, ma solo negli anni Sessanta avvenne il trasferimento a “Celleno Nuovo” delle funzioni amministrative e sociali. Si costruì dapprima la scuola elementare, poi l'edificio comunale ed infine la chiesa di San Donato: tutto sul progetto del Genio Civile, secondo un organico assetto funzionale e una coerente impostazione architettonica di retaggio razionalista che ancora oggi vede riuniti sulla piazza principale il centro amministrativo, quello religioso e i servizi di pubblica utilità come la farmacia e l'ufficio postale.
Il progetto originario della chiesa di San Donato prevedeva dei caratteri stilistici neogotici con un portale centrale caratterizzato da un'alta quanto improbabile ghimberga; fortunatamente le pressioni dell'allora parroco don Angelo indussero alla semplificazione.
;La Borgata Luigi Razza
Il 18 marzo 1951 il consiglio comunale decretava il definitivo abbandono del centro antico di Celleno, arroccato su una rupe tufacea soggetta a continui crolli.
Per gli abitanti costretti a lasciare le antiche case cominciò la costruzione di un nuovo insediamento, di cui la Borgata Luigi Razza, edificata dal Genio Civile negli anni Trenta del Novecento, costituisce il nucleo originario.
Il 6 luglio 1935, infatti, il ministro Luigi Razza visitava Celleno Vecchio e, trovandolo in condizioni di pericolo, ordinò all'ing. Prezioso un progetto per la costruzione di case popolari.
I lavori di questa borgata, nota anche come le “Case Nove”, iniziarono già in quell'anno anche se solo il 19 febbraio 1936 è documentata la cerimonia della posa della prima pietra della costruzione delle case del II lotto alla presenza del Prefetto e del Segretario Federale.
Alcune settimane dopo il Ministro Razza moriva al Cairo per un incidente aereo all'età di 43 anni ed il Consiglio Comunale, il 3 marzo 1938, in suo onore, decise di intitolargli la contrada chiamandola appunto “Borgata Luigi Razza”.
Nell'aprile del 1936 il nuovo ministro Cobolli Gigli espresse parere favorevole al definitivo trasferimento dell'abitato e il 30 marzo 1937 il podestà di Celleno richiedeva che venissero costruite delle “camere ad uso ripostiglio” per ciascun appartamento e un anno dopo venne approvato un regolamento per i “ricoveri stabili” dove si prevedeva che gli alloggi venissero gestiti dal Comune con gli introiti dell'affitto.
I ricoveri stabili sono di tre tipologie differenti: sulla via principale vengono costruiti 4 fabbricati da 8 alloggi disposti su due livelli e con due ingressi distinti ai lati del prospetto principale; sulle vie secondarie verso nord trovano posto su una maglia ortogonale regolare i fabbricati di due e quattro alloggi, con ingresso unico centrale e i vani ripartiti su due piani. Solo successivamente viene introdotta una variante semplificativa a questi progetti con la costruzione di fabbricati, sempre su due livelli, di cui il primo rialzato in maniera tale da avere la possibilità di costruire agevolmente degli scantinati seminterrati.
Per questi immobili il 12 marzo 1938 si stipulò il contratto per fornire le case di energia elettrica. Il 4 aprile dello stesso anno vennero ufficialmente consegnate le case a 24 famiglie di Celleno.
Il trasferimento coatto della popolazione richiese anche lo spostamento di alcuni servizi, tra cui il “forno panicolo”: il 16 settembre la Soc. Volsinia di E. Elettrica installò l'illuminazione pubblica consistente in 13 lampade per una spesa totale di lire.
Durante la guerra le case furono danneggiate da cannonate, mitragliate e bombe a mano, danni, questi, per cui i sindaci dal 1944 in poi richiederanno il rimborso agli enti preposti. Ancora oggi tutti gli immobili conservano gli elementi architettonici e sono stati sottoposti ad un restauro attento a preservare il piano cromatico originario, che prevedeva la differenziazione di tutti gli edifici.
Nel dopoguerra giunse a compimento l'abbandono del centro storico, il cui consolidamento secondo i criteri dell'epoca si considerava troppo oneroso: il Consiglio Comunale decise allora di ampliare il nuovo insediamento prendendo un mutuo di 50 milioni per la costruzione di nuove case per i senzatetto che ormai raggiungevano i ¾ della popolazione residente all'interno della cinta muraria. Nel 1950 il Genio Civile redasse un nuovo progetto per trasferire tutto l'abitato nella nuova espansione intorno alla “Borgata Luigi Razza”: l'antico insediamento intorno al castello di Celleno Vecchio, infatti, fu dichiarato soggetto a trasferimento con il Decreto del Presidente della Repubblica 24 dicembre 1951, n.1746.
Negli anni a seguire si costruirono ulteriori “ricoveri stabili” o “case antimalsane” di via Rossini, assegnate negli anni dal 1951 al 1959 e finanziate con la legge Fanfani e con la legge Romita.
Negli anni Settanta avvenne l'ultima espansione dettata dal Genio Civile fin quando il Comune si riappropriò delle funzioni di pianificazione urbanistica.
=== Architetture religiose ===
; Chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco, nella piazzetta del borgo nato ai piedi del Castello di Celleno, fu edificata a protezione della popolazione cellenese dalle pestilenze e riveste una particolare importanza per la sua posizione ''extramoenia''. Si caratterizza soprattutto per la bellezza del suo portale in peperino, per l'altare con crocifisso ligneo e per alcuni importanti lacerti di affreschi rinascimentali.
Negli anni 2001-2002, il parroco don Giorgio Basacca eseguì importanti lavori di restauro all'altare, alla sagrestia ed al coro ligneo, finanziati dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Roma.
L'antico crocifisso ligneo, di m 1,70 di altezza, è conservato presso l'altare. La scultura, per contiguità geografica, ha i suoi referenti più immediati nel crocifisso ligneo conservato nella cattedrale di Montefiascone o in quello più famoso di Civita di Bagnoregio, che una diffusa tradizione critica attribuisce genericamente al secolo XV e alla scuola donatelliana.
Come il “Cristo morto” di Civita, così il Crocifisso di Celleno trova il suo elemento di forte suggestione nel volto, altamente espressivo e sofferente, a segnare il momento del trapasso dalla vita alla morte: le due sculture, infatti, hanno le braccia snodabili per permettere la loro disposizione lungo il corpo nel momento delle rispettive processioni, durante le quali vengono deposte su un feretro e portate a spalla. Il volto del Crocifisso di Celleno trova i suoi elementi espressivi nella bocca socchiusa, negli occhi appena aperti in una sottile fessura e soprattutto nella sporgenza degli zigomi a sottolineare l'incavatura delle gote.
Rispetto a quello di Civita, il Crocifisso di Celleno denuncia maggiore articolazione, minore compattezza formale e compostezza dell’insieme e del volto. È attribuibile a un periodo più tardo, in particolare la seconda metà del Seicento: infatti l'attribuzione al XV secolo è confutata non solo dall'analisi stilistica, ma anche dai riscontri offerti dai documenti. Ancora dai documenti sappiamo che solo dal 1707 il Crocifisso aveva fatto la sua comparsa sopra l'altare maggiore di San Rocco, forse a sostituire o coprire una poco gradita versione della Vergine. A quella data, tuttavia, non era ancora provvisto di tutto l'apparato barocco, in quanto era soltanto «''clausum … tamen intra Tabernaculum ligneum serico velo''».
Il Crocifisso è posto su una croce dipinta in nero e oro e circondata da un classico e ricco apparato barocco di lunghi raggi dorati, intervallati da nubi argentate da cui spuntano teste di cherubini di fattura non estremamente raffinata. Nella parte superiore due angeli dalle chiome e dai panneggi dorati reggono sulla testa del Cristo una grande corona regale.
L'insieme del Crocifisso è a sua volta inserito all’interno della complessa macchina dell'altare di stile barocco, costituendone, racchiuso da un vetro, una sorta di plastica pala d'altare.
Nella soprastante trabeazione due teste di angioletti fungono da protomi, mentre al centro si piazza la colomba raggiata dello Spirito Santo: sopra, nell'ambito di un articolato timpano spezzato, nel quale non sono omesse volute, pie cariatidi e piccoli e grandi angeli portatori di cornucopie e lumi, trova posto il busto di Dio Padre.
Si dispiega quindi lungo una linea retta verticale la ragione di essere di questa macchina in stile barocco, che ha voluto incastonare, intorno all'antico Crocifisso, la visualizzazione del dogma della Trinità divina: in diretto riferimento al Crocifisso e sulla verticale al di sopra di esso, infatti, la colomba e Dio Padre completano l'impaginazione della triplice essenza di quel Dio che in precedenza era visibile solo nella dimensione più dolorosamente umana, quella della morte.
Dai riscontri di tipo stilistico e documentale si può collocare la realizzazione di questa macchina d'altare nella prima metà del XVII secolo. Nel 1869 è documentato un restauro da parte del doratore Cerroni.
;Il Convento di San Giovanni Battista
Il convento di San Giovanni Battista, a Celleno noto semplicemente come “Il convento”, è un notevole complesso che introduce al borgo, in posizione dominante il versante sud della Valle del Tevere.
Lungo la strada si snoda discretamente la sequenza composta dal fianco sinistro della chiesetta romanica e della facciata della chiesa principale, raccordate da una serie di quattro archi: ma sul retro si allunga più monumentalmente il resto dell'edificio, fino al pendio ricoperto da un bosco di lecci secolari.
La fondazione del convento deve farsi risalire all'inizio del XVII secolo, quando il pontefice Paolo V, con lettera del 5 maggio 1608, concesse il permesso per la sua costruzione allo scopo di ospitare religiosi che adempissero alle esigenze spirituali del popolo cellenese: il luogo prescelto fu quello dove sorgeva l'antica, piccola chiesa di impianto romanico che nel parato esterno del partito absidale mostra una successione di archetti pensili di stile lombardo, probabilmente del X-XI secolo. Una comunità di francescani arrivò ad abitare il luogo già dal 1610. La struttura conobbe danni notevoli a seguito del disastroso terremoto che nel 1695 colpì la vicina cittadina di Bagnoregio.
Al XVI-XVII secolo risalgono gli affreschi distribuiti nei vari ambienti interni (un lacerto di mano più antica e pregevole è presente nel vano della cantina) e nel 1716 un frate della comunità affrescava le gallerie del chiostro con ritratti di santi francescani. Il convento conobbe quindi una campagna di lavori ed ampliamenti tra il 1754 e il 1769.
All'interno del Convento San Giovanni Battista si conserva solamente una sola formella di quelle settecentesche, originariamente ubicata nella prima edicola su Via Roma, proveniente da un privato che l'ha consegnata nelle mani degli attuali proprietari della ex struttura conventuale: vi è rappresentata la stazione n. 1 dove ''"Gesù viene condannato a morte"''.
La formella è attribuibile alla manifattura di Gregorio Caselli, massimo esponente della ceramica derutese del Settecento; presso di lui era attivo il pittore Giovanni Meazzi, raffinato autore di numerose opere, che presentano con la formella di Celleno significative analogie, quali il periodo di produzione, i caratteri stilistici e, non meno importante, dimensioni e forma degli stampi di argilla.
Nel 1875 il convento fu colpito dalle leggi di soppressione ma negli anni seguenti i frati riuscirono a ritornarne in possesso, risolvendo il canone di affitto con cui il demanio lo aveva ceduto al Comune di Celleno: ciò non servì tuttavia a salvarlo dall'abbandono e nel 1968 la Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali lo cedette a un privato. Risale a questo periodo di degrado, probabilmente, la perdita dei grandi dipinti che ornavano gli altari laterali della chiesa principale, oggi sconsacrata, che rimane arricchita solo da un notevole coro ligneo settecentesco e dai resti di un pregevole affresco raffigurante la Vergine.
In anni più recenti comincia la stagione di rinascita di questo luogo: passato in proprietà al “Centro Comunitario” e direttamente gestito dai suoi componenti, ospita attività di formazione ed accoglienza.
;Chiesa di San Carlo
La chiesa di San Carlo venne fondata nell'anno giubilare 1625, come si legge nell'iscrizione posta sull'architrave della finestra che si apre sul fianco verso il castello (AÑO IUBILEI MDCXXV), a soli cinque anni di distanza dalla canonizzazione di Carlo Borromeo. La costruzione, come specifica l'iscrizione sul fregio del portale, fu sostenuta dall’allora esistente Congregazione di San Carlo. Dalle dimensioni ridotte e a navata unica con parete di fondo rettilinea, tutto l'assetto della chiesa denuncia la sobrietà dei mezzi costruttivi. Il fronte è a terminazione piana, con una modanatura terminale a blocchi di tufo scolpiti, su cui si innesta l'esile campaniletto a vela. Il portale è sormontato da un sottile timpano spezzato che racchiude il simbolo del Calvario e che rasenta la base della piccola finestra quadrata dagli stipiti in basaltina. Nei cantonali la muratura è condotta con studiata alternanza di grossi blocchi di tufo accuratamente tagliati.
Il lato verso il castello costituisce l'alto fianco della strada che prende nome dalla chiesa stessa: la muratura seicentesca è stata impostata su quella medioevale, sfruttando al massimo le preesistenze.
;Chiesa di San Donato
La chiesa di San Donato rimane oggi defilata rispetto al fulcro spaziale della piazza, ma un tempo era la chiesa madre della comunità: attualmente in stato di rudere, rimane, a testimonianza del suo nobile passato, sul fianco destro, un portale laterale databile al XII secolo, con un sesto intero a conci sagomati e lavorato con un profondo toro e ampi e ricchi stipiti a dentelli e punte di diamante. Nel corso del XVIII secolo la chiesa ha subito una profonda trasformazione in quanto il suo asse originario è stato ruotato di novanta gradi e l’interno fu trasformato in tre navate di stile neoclassico.
=== Architetture militari ===
;Castello degli Orsini
Al Castello si accede dalla scenografica via del Ponte, che immette nella piazza principale da Porta Vecchia, oppure attraversando piazza del Mercato, su cui il Castello Orsini si affaccia con la cortina difensiva alta più di dieci metri: il fortilizio, nel generalizzato abbandono dell'insediamento, è ancora oggi l'edificio meglio conservato e organizzatore dell'assetto urbano nella classica impostazione a fuso.
Salendo per la stradina e la scalinata, girando attorno al fossato, si notano l'imponente muratura a scarpa di rinforzo della fortezza e della Torre Piccola, fino a scoprire la spettacolare duplice arcata del ponte levatoio. La severa facciata del Castello Orsini ha conservato fino ad oggi la primitiva, austera vocazione difensiva, apprezzabile nell’originaria essenzialità delle murature.
=== Altro ===
;Via Roma
In questo periodo viene riqualificata l'attuale Via Roma, un tratto di viabilità di particolare importanza dal punto di vista storico-urbanistico ed architettonico; questa inizia dall'ingresso dell'ex Convento San Giovanni Battista per una lunghezza di circa 110 metri fino a piazza San Rocco. Tale via è fortemente caratterizzata dal muro di contenimento, di altezza media di circa cm 360, sul quale insistono le stazioni della Via Crucis e per questo viene chiamata la "Salita dei Misteri": sono edicole con terminazione a timpano intervallate da specchiature in semplice muratura intonacata con sovrastante copertina in blocchi di basaltina lavorata a mano.
Attualmente le edicole sono prive delle originarie formelle di ceramica, trafugate, insieme ad altre opere d'arte, negli anni Settanta a seguito della vendita del Convento a soggetti privati. Ne sono rimaste 13, di cui 8 sono prospicienti via Roma e le altre 5 ubicate a ridosso del portico della chiesa di San Giovanni Battista.
;Via Crucis
La via Crucis fu costruita verso la metà del secolo XVIII contestualmente al muro di cinta di clausura. Dello stesso periodo sono un braccio di dormitorio dalla parte che guarda il paese, composto da una decina di stanze, l'infermeria, la farmacia, la cappella, la loggia, i confessionali della chiesa, gli arredi della sacrestia ed altri lavori di ornamento. Queste opere furono terminate nel 1769: in seguito il Convento poté accogliere un maggior numero di frati e fu uno dei professori della provincia.
;Piazza del Comune
Con la denominazione popolare de “Il Castello” è nota anche la piazza principale, che ufficialmente, tuttavia, nel corso degli anni, ha conosciuto diverse intitolazioni: nel catasto Gregoriano del 1816 è infatti registrata come Piazza del Comune, in quello Pontificio del 1872 come piazza Maggiore ed infine in quello attuale come piazza del Municipio. Tale piazza costituiva senz'altro il centro nevralgico del centro, per la presenza in essa delle principali funzioni cittadine, quella amministrativa (il castello vero e proprio era la sede del Comune) e delle due chiese. Nei seminterrati o ai piani terra degli edifici erano presenti varie funzioni commerciali ed artigianali, quali il macellaio, il posto telefonico pubblico o la bottega del ciabattino.
La conformazione generale della piazza si adatta a esempi due-trecenteschi e dovette essere impostata al tempo del completamento trecentesco del castello.
;Piazza del Mercato
La piazza del Mercato, denominata anche Il Torracchio, ebbe la sua origine probabilmente durante lo sviluppo urbanistico quattrocentesco quando si consolidò lo sviluppo del borgo ai piedi del castello e si costruì la chiesa di San Rocco: la piazza in questo senso fungeva non solo da luogo di scambi commerciali ma anche da spazio di connessione urbanistica e sociali tra i due nuclei di insediamento.
;Borgo fantasma
Da visitare il Borgo Fantasma di Celleno, antico insediamento etrusco già abbandonato nel 1951 a seguito del dissesto idrogeologico tipico di questi territori tufacei. Per la descrizione dei monumenti si veda la voce "Storia".
=== Evoluzione demografica ===
=== Eventi ===
La seconda domenica di giugno il paese ospita una delle più antiche feste dedicate alla ciliegia. Da oltre cinquanta anni sfilano carri allegorici in tema cerasicolo e negli ultimi anni grande successo la crostatona gigante a base di confettura di ciliegie e l'unica vera "Gara di sputo del nocciolo" dove i concorrenti si sfidano con misure che vanno oltre i 20 metri.
Durante il secondo fine settimana di settembre, dal 2016 ad oggi, nel Borgo di Celleno Vecchio si svolge il "Teverina Buskers, Festival Internazionale degli Artisti di Strada" organizzato dall'Associazione locale "Il Circo Verde". Il Festival, primo del suo genere nella Tuscia Viterbese, ha l'ambizione di portare il meglio degli artisti di strada e di circo contemporaneo in un evento che richiama migliaia di persone ogni anno.
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema '''Unità locali''', intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).
+
2015
2014
2013
Numero imprese attive
% Provinciale Imprese attive
% Regionale Imprese attive
Numero addetti
% Provinciale Addetti
% Regionale Addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Numero imprese attive
Numero addetti
Celleno
88
0,38%
0,02%
248
0,42%
0,02%
93
249
89
259
Viterbo
23.371
5,13%
59.399
3,86%
23.658
59.741
24.131
61.493
Lazio
455.591
1.539.359
457.686
1.510.459
464.094
1.525.471
Nel 2015 le 88 imprese operanti nel territorio comunale, che rappresentavano lo 0,38% del totale provinciale (23.371 imprese attive), hanno occupato 248 addetti, lo 0,42% del dato provinciale (59.399 addetti); in media, ogni impresa nel 2015 ha occupato poco meno di tre persone (2,82).
=== Ferrovie ===
La Stazione di Celleno (soppressa da decenni) è collocata sulla Ferrovia Viterbo-Attigliano-Orte.
=== Strade ===
Celleno è collegata tramite la Strada Provinciale 5 ''Teverina'', a Civitella d'Agliano e Viterbo, e tramite la Strada Provinciale 6 ''Bagnorese'', che si innesta nella Strada Provinciale 5, a Bagnoregio.
Nel 1927, a seguito del riordino delle circoscrizioni provinciali stabilito dal regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per volontà del governo fascista, quando venne istituita la provincia di Viterbo, Celleno passò dalla provincia di Roma a quella di Viterbo.
=== Gemellaggi ===
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Como |
'''Como''' è un comune italiano di abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, in Lombardia. Città al centro della Lombardia dei laghi, Como attrae turismo internazionale legato allo scenario naturale, ed è centro industriale basato sull'industria della seta .
Il centro della città è situato sul lungolago, intorno alla piazza del Duomo, uno dei più apprezzati monumenti dell'Italia settentrionale. Il nucleo storico presenta ancora l'aspetto dell'originario ''castrum'' romano, con mura medievali ben conservate e grandi torri di vedetta.
| === Territorio ===
Panorama della città
L'entrata del porto con la fontana di Villa Geno
Como è situata sull'estremità meridionale del ramo occidentale del lago di Como, in una piccola conca circondata da boscose colline moreniche. Al ritiro del ghiacciaio würmiano, la piana, oggi occupata dal centro cittadino, venne progressivamente interrata dai sedimenti portati dal torrente Cosia. Questo breve corso d'acqua nasce dai rilievi a sud del Triangolo Lariano, da cinge la città a sud e a ovest prevalentemente coperto, e sfocia al Pràa Pasquée zona anticamente paludosa e a pascolo (da “pasquerium” longobardo), poi bonificata tra Settecento e Ottocento.
Confina direttamente con la Svizzera, in particolare col Canton Ticino, distretto di Mendrisio e comune di Chiasso con cui costituisce un'area urbana unica, e dista circa 40 km da Milano.
=== Clima ===
L'inverno comasco risente relativamente dell'influenza mitigatrice della massa d'acqua lacustre. Le temperature minime di novembre, dicembre, gennaio, febbraio e, a volte, marzo possono scendere normalmente sotto lo zero e sono solitamente accompagnate da un alto tasso di umidità. Del tutto assente è invece la nebbia che caratterizza la vicina Brianza e la pianura padana, già in parte presente oltre le colline a sud della cosiddetta "convalle", ovvero del centro della città. La neve è abbastanza frequente, pur discontinua a seconda degli inverni, con valori di nevosità media annua che salgono procedendo dalla convalle (circa 20/30 cm annui) verso i quartieri periferici (circa 40/50 cm annui). Le ultime nevicate di un certo rilievo risalgono al 24 e 25 febbraio 2013, al 13, 14 e 15 dicembre 2012, al 31 gennaio, 1 e 2 febbraio 2012, al 17 dicembre 2010, al 21-22 dicembre 2009, al 2 febbraio e 6-7 gennaio 2009, al 26-27-28 gennaio 2006. Nel febbraio 2012 la neve è rimasta al suolo più a lungo a causa delle bassissime temperature registrate, con valori massimi sotto lo zero anche in centro per quasi una settimana.
L'estate è relativamente calda, per quanto il periodo di massima gradazione sia piuttosto breve (non oltre le due settimane consecutive). Si possono raggiungere in qualche occasione i 35/36 °C. La piovosità è piuttosto elevata, con media intorno ai 1 500 mm annui e superiore nei quartieri più settentrionali. La zona presenta spiccata tendenza a fenomeni temporaleschi. Nel territorio comunale si registrano alcune differenze nei valori minimi notturni tra i quartieri, a seconda dell'esposizione o meno alle brezze notturne. Spesso nella stagione estiva durante la mattinata le località lacustri registrano temperature inferiori rispetto all'entroterra per via della brezza di lago, salvo poi uniformarsi durante il pomeriggio grazie alla rotazione del vento.
La Como conquistata dai Romani nel 196 a.C. è chiamata da Tito Livio ''Comum oppidum''. Gaio Giulio Cesare rifonderà la città nel 59 a.C. battezzandola ''Novum Comum''. Il toponimo ''Comum'' (сомvм) è la forma latina dell'originale ''Comm'' utilizzato dalla popolazione locale dei ''Comenses'' e mantenuto fino ai nostri giorni nel dialetto comasco. Deriva dalla radice celtica ''Koimo'' che significa "Abitato". Nel tardo Quattrocento è attestato anche l'esonimo in lingua tedesca, ''Kam'', che a sua volta deriva direttamente da ''Comm''.
=== Antichità ===
Targa in pietra che ricorda come Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane siano nati a Como
Gli autori classici, a cominciare da Plinio il Vecchio che riporta le parole di ''Origines'', un'opera di Catone il Censore andata dispersa, attribuiscono la fondazione di Como alla stirpe degli Orobi. Numerosissime sono le testimonianze archeologiche venute alla luce a partire dal XIX secolo. Esse ci attestano nel primo millennio a.C. il fiorire di una civiltà, chiamata cultura di Golasecca, che colloca il comprensorio protourbano di Como, soprattutto a partire dalla metà del VII secolo a.C. fino alle invasioni galliche del IV secolo a.C., come centro di un vasto territorio, culturalmente uniforme, esteso da Bergamo fino al Ticino. In questi secoli Como, che non era ubicata nella sede attuale, ma più a sud, dove oggi è localizzata la frazione di Prestino, sviluppò una civiltà che viene chiamata ''comense'' o ''della Ca' morta'', dal nome della necropoli comasca, dove Como trova il suo ruolo di intermediazione commerciale e culturale tra la civiltà villanoviana e le civiltà celtiche d'oltralpe (cultura di Hallstatt).
In epoca romana Como era uno dei due terminali della ''via Novaria-Comum'', strada romana che metteva in comunicazione i ''municipia'' di ''Novaria'' (Novara) e ''Comum'' (Como) passando per ''Sibrium'' (Castel Seprio). Da Como passava anche la ''via Regina'', strada romana che collegava il porto fluviale di ''Cremona'' (la moderna Cremona) con ''Clavenna'' (Chiavenna) passando da ''Mediolanum'' (Milano).
Dracma d'argento etrusca rinvenuta a PrestinoComo in un dipinto di Jean-Baptiste Camille Corot del 1834
La piazza medioevale di San Fedele
A partire dal IV secolo a.C. l'abitato di Como si andò spopolando e le sue necropoli esaurendo. Con l'arrivo dei Galli, che scardinano il sistema preesistente, Como perde la sua importanza ed entra in un periodo di declino. Rimane insoluto il problema dell'ubicazione del ''Comum oppidum'', il centro comasco conquistato dai Romani nel 196 a.C. È possibile che, pur ridotto di dimensioni, si limitasse a occupare un'area sulle colline che gravitano intorno a Prestino alle pendici del monte Croce.
Nel 196 a.C. la Gallia Cisalpina venne definitivamente conquistata dal console Marco Claudio Marcello il quale stipulò un ''foedus aequum'' per legare in un'alleanza i vinti a Roma, concedendo lo ''ius Latii''. In seguito a una terribile invasione dei Reti, nell'89 a.C., per volere di Pompeo Strabone l'antico oppidum fu ricostruito, rispettando la precedente locazione sulle colline, e riorganizzato amministrativamente, come il resto della regione, attraverso la ''Lex Pompeia de Transpadanis''.
Nel 77 a.C. nel villaggio furono insediati coloni per iniziativa di Gaio Scipione, forse soldati destinati a prevenire le scorrerie dei barbari. Nel 59 a.C. Cesare, in vista di una probabile espansione transalpina e considerando il territorio comense strategicamente importante per la difesa della penisola, fece varare la ''Lex Vatinia'' con la quale si fece autorizzare a fondare una colonia. Cesare fece allora bonificare l'area prospiciente il lago deviando i torrenti Cosia, Valduce e Fiume Aperto e vi insediò coloni tra cui 500 greci che ottennero anche la cittadinanza romana, ai quali si fa ricondurre l'origine etimologica di località come Corenno (''Corinto''), Lenno e Lemna (''Lemnos''), Nesso (''Nasso'').
Nel 49 a.C. Como divenne un ''municipium''. Durante il I secolo d.C. la crescita cittadina fu aiutata dalle donazioni di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, entrambi comaschi, che fecero erigere una biblioteca e uno spazio termale, oltre che due ville sul lago oggi non più esistenti. Nel 354 venne esiliato sul Lario il futuro imperatore Flavio Claudio Giuliano. A Como terminavano due strade romane, la ''via Bergomum-Comum'', che giungeva da Bergamo e la ''via Novaria-Comum'', che congiungeva ''Novaria'' (Novara) con Como passando per ''Sibrium'' (Castelseprio).
L'area lariana – grazie alla vicinanza con Milano, già segnata dalla presenza cristiana in epoca apostolica, alla presenza di centri urbani di antica data quali la stessa Como e ''Licini Forum'' e alla presenza di vivaci vie di comunicazione – fu evangelizzata molto presto. Si ritiene infatti che san Fedele di Como, ucciso nei pressi di Sorico (CO), sia il più antico martire non vescovo dell'intera Italia transpadana; e la diocesi di Como, fondata ufficialmente nel 386, ebbe ben presto vescovi nativi, non solo della città ma anche dei luoghi circostanti, segno questo di un cristianesimo ormai ben radicato.
Como fu attivamente interessata dallo scisma tricapitolino o scisma dei Tre Capitoli (in greco antico τρία κεφάλαια, trîa kephálaia), una divisione all'interno della Chiesa avvenuta tra i secoli VI e VII, causata da un folto gruppo di vescovi, per lo più occidentali, che interruppero le relazioni con gli altri vescovi e con il papa, rifiutando le decisioni del Concilio di Costantinopoli II del 553. La separazione durò circa un secolo e mezzo e interessò un vasto territorio, comprendente Italia del Nord, Dalmazia e Illirico.
Molti vescovi dell'Italia settentrionale, della Gallia e del Norico, non accettarono l'imposizione del concilio voluto da Giustiniano, anche perché già durante il concilio di Calcedonia, nel 451, i teologi antiocheni erano stati riammessi nelle loro sedi e la vicenda doveva essere chiusa. Pertanto, questi vescovi non si considerarono più in comunione con gli altri vescovi che avevano accettato supinamente la decisione imperiale. Tra questi "ribelli" all'autorità imperiale e conciliare c'erano i vescovi Ausano e Macedonio, a capo rispettivamente delle province ecclesiastiche di Milano e di Aquileia. Il loro dissenso si acuì ulteriormente ai tempi del successore di papa Vigilio, papa Pelagio I (556 - 561), il quale, dopo tentativi di chiarimento e persuasione, invitò Narsete a ridurre lo scisma con la forza. Narsete non volle però obbedire alla richiesta del papa.
Frattanto la Chiesa di Aquileia si era resa gerarchicamente indipendente e il suo vescovo Paolino I (557 -569) fu nominato Patriarca dai suoi suffraganei (568: patriarcato autonomo) per sottolineare la propria autonomia.
Le altre diocesi dipendenti dal metropolita di Aquileia (dei due, quello che aveva la sua sede proprio ad Aquileia longobarda) rimasero scismatiche. In particolare la diocesi di Como, il cui vescovo sant'Abbondio aveva avuto un ruolo diplomatico importante proprio durante la preparazione del concilio di Calcedonia, recise il rapporto di dipendenza dall'arcidiocesi di Milano e Como divenne suffraganea di Aquileia. La diocesi comense venera ancora oggi, con il titolo di santo, un vescovo, Agrippino (vescovo dal 607 al 617), che si mantenne in modo intransigente su posizioni scismatiche in opposizione anche alla sede romana. La Diocesi di Como rimase suffraganea del Patriarcato di Aquileia fino al 1789.
=== Medioevo ===
Durante l'Alto Medioevo Como subì l'invasione dei Goti prima e dei Longobardi poi; nel 951 scese in Italia l'imperatore Ottone I e tra i suoi sostenitori vi era anche Gualdone, vescovo di Como.
Durante il periodo comunale, Como fu contesa tra le famiglie rivali dei Rusca (o Rusconi) e dei Vitani. In seguito alla guerra decennale (1118-1127) tra Como e Milano, il 27 agosto 1127 Como venne assediata dalle forze milanesi, le mura e le abitazioni distrutte, gli abitanti dispersi.
==== Alleanza col Barbarossa ====
Como non fece parte della Lega Lombarda contro il Sacro Romano Impero. Anzi, fu proprio grazie all'alleanza con i tedeschi che la città poté aspirare all'egemonia perduta. Con l'aiuto dell'imperatore Federico Barbarossa, nel 1158, il Comune ricostruì la città distrutta dai milanesi il 27 agosto 1127, riedificò e ampliò le mura di difesa con le sue imponenti torri di Porta Torre, San Vitale e Porta Nuova (o Torre Gattoni). Restaurò quindi il Castel Baradello, potenziandolo con la costruzione della poderosa torre e delle altre strutture. Nel 1159 ospitò lo stesso Barbarossa con la consorte Beatrice di Borgogna, di passaggio sul Lario.
Lo stemma di Como durante il Primo Impero francese
In questi anni Como ebbe la sua vendetta partecipando alla distruzione di Milano nel 1162 e dell'Isola Comacina nel 1169, piccola roccaforte lacustre alleata dei milanesi nella guerra decennale.
Con un diploma datato 25 ottobre 1167, Federico Barbarossa donò alla Chiesa e alla Comunità di Como - in premio della loro fedeltà - il Castel Baradello e la Torre di Olonio a Sorico.
==== Periodo visconteo ====
Con Azzone Visconti Como entrò definitivamente nell'orbita viscontea.
Alla morte di Gian Galeazzo Visconti, avvenuta nel 1402, Franchino II Rusca tentò di instaurare a Como una signoria personale.
Seguì un periodo di devastazioni e stragi fino al 1416 quando Como si consegnò a Filippo Maria Visconti. Alla morte di quest'ultimo (1447) Como conobbe un breve periodo d'indipendenza con la sua "Repubblica di Sant'Abbondio", che durò tuttavia solo fino al 1450, quando la città si sottomise a Francesco Sforza, duca di Milano.
=== Età moderna ===
La casa natale di Alessandro Volta
Targa in ricordo di Cosima Wagner
Nell'ottobre del 1525 Como veniva occupata da don Pedro Arias, inviato da Antonio de Leyva, con 200 spagnoli, che smantellarono tra l'altro il Castel Baradello. Nel 1694 venne ordinato sacerdote a Como il gesuita Giovanni Girolamo Saccheri, padre delle geometrie non euclidee. Da allora Como seguì le sorti del Ducato di Milano e del Regno Lombardo-Veneto.
Nel 1768 il fisico Giulio Cesare Gattoni eresse in città il primo parafulmine italiano. Nel 1797 arrivò Napoleone, che a Villa Saporiti annunciò la costituzione della Repubblica Cisalpina, mentre il 24 dicembre 1837 nacque la figlia di Franz Liszt, Cosima, futura moglie di Richard Wagner. Il 27 maggio 1859, in seguito alla battaglia di San Fermo, Giuseppe Garibaldi al comando dei Cacciatori delle Alpi liberò la città dall'occupazione austriaca.
Nel 1899 Como ospitò una grande Esposizione Voltiana per celebrare il 1º centenario dell'invenzione della pila da parte di Alessandro Volta (1745-1827), suo più illustre cittadino.
In occasione del 1º centenario della morte di Alessandro Volta, a Como venne organizzato il Congresso internazionale dei fisici del 1927 che aprì ufficialmente l'era della meccanica quantistica nella comunità scientifica internazionale. Fu l'ultima occasione in cui la città ospitò un evento di portata mondiale. Sei anni più tardi, Albert Einstein arrivò in città per visitare il museo Voltiano.
Durante la seconda guerra mondiale Como venne risparmiata dai bombardamenti.
Nell'aprile del 1945 la città fu teatro della fuga e delle vicende legate all'arresto e alla fucilazione di Benito Mussolini e dell'epilogo del regime fascista.
Nell'estate del 1949 si tenne in città una conferenza a cui partecipò anche Enrico Fermi (lo stesso Fermi nel 1954 tenne sul lago, a Villa Monastero di Varenna, la sua ultima seduta pubblica).
Gli anni cinquanta e sessanta vengono ricordati per l'operato del sindaco Lino Gelpi, che fece di tutto per abbellire la città, smantellando lo scalo merci delle Ferrovie dello Stato realizzando al suo posto il parco a lago e creando la passeggiata di Villa Olmo. Coprì inoltre il torrente Cosia con una strada a grande scorrimento - la cosiddetta "tangenziale" - per cercare di liberare il centro dalla morsa del traffico.
Nel 1981 per impedire la costruzione del carcere del Bassone le "brigate operaie", durante la cosiddetta "notte dei fuochi", disseminarono la città di bombe che furono disinnescate dall'artificiere Luigi Carluccio, che perse la vita con l'esplosione dell'ultima bomba. Una lapide ne ricorda il sacrificio sul luogo dell'esplosione.
=== Simboli ===
Gonfalone civico
La bandiera di Como è una croce bianca in campo rosso (araldicalmente parlando, di rosso alla croce d'argento).
È una bandiera comune a molte città ghibelline dell'alta Italia, ma le sue origini vanno ricercate nell'antichissima ''blutfahne'' (lett. "bandiera di sangue"), una bandiera di identica foggia usata da sempre dagli imperatori romano-germanici sui campi di battaglia.
=== Onorificenze ===
La città di Como è "la seconda tra le 27" città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento, con speciale riferimento alla insurrezione del 1848 e alla battaglia di San Fermo.
Piazza del Duomo e il "Broletto" sotto la neve
La torre di Porta Vittoria, all'ingresso del centro storico
Il parco pubblico di Villa Olmo
Como di sera
Per la storia della diffusione della fede cattolica e degli edifici sacri vedi anche
=== Architetture religiose ===
* La Basilica di San Carpoforo, romanica.
* La Basilica di Sant'Abbondio (architettura romanica fra le maggiori d'Italia con affreschi del XIV secolo).
* Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, XI secolo, sconsacrata, all'interno del complesso di sant'Abbondio.
* La Basilica di San Fedele, romanica.
* Il Duomo di Como (costruito tra il XIV e il XVIII secolo il quale detiene il titolo di Cattedrale).
* La Basilica di San Giorgio, trecentesca, ricostruita in epoca barocca, custodisce importanti affreschi romanici.
* La chiesa di Sant'Agostino che conserva la tela della ''Nascita di Maria'' del Morazzone.
* La chiesa di San Giacomo, alle spalle del Broletto (XI secolo), non più officiata.
* Il Santuario del Ss. Crocifisso.
* la Chiesa di S. Eusebio, riedificata nel Cinquecento.
* La chiesa del Gesù, della compagnia dei Gesuiti, cinquecentesca (architettura controriformista a navata unica).
* La chiesa di San Donnino, di epoca barocca.
* La Chiesa dei SS. Giuliano e Ambrogio, seicentesca.
* La chiesa di Santa Cecilia, inglobata nel ginnasio Alessandro Volta, dai fastosi interni barocchi con notevoli capolavori in stile rococò di Andrea Lanzani e Filippo Abbiati.
* Eremo di San Donato.
=== Architetture civili ===
*Life Electric, opera di Daniel Libeskind in omaggio allo scienziato comasco Alessandro Volta (2015)Il Broletto (municipio antico).
* Villa Olmo.
* La sede del conservatorio cittadino, già Ospedale grande di sant'Anna, completato nel 1485.
* Il Tempio Voltiano (museo Alessandro Volta).
* Il Palazzo ''Novocomum'' (o "Transatlantico"), opera del razionalismo italiano (di Giuseppe Terragni).
* La Casa del Fascio, opera del razionalismo italiano (di Giuseppe Terragni).
* Il Monumento ai caduti (di Giuseppe Terragni).
* L'Asilo Sant'Elia, opera del razionalismo italiano (di Giuseppe Terragni).
* Il Liceo classico e scientifico Alessandro Volta, fondato nel 1773 con sede nell'edificio neoclassico progettato da Simone Cantoni.
* ''The Life Electric'', monumento disegnato da Daniel Libeskind.
=== Architetture militari ===
* Il Castel Baradello, medievale.
* Le Mura di Como, romane e medievali.
=== Siti archeologici ===
* Necropoli della Ca' morta.
* Prestino, scavi di via Isonzo.
* Rondineto, Camere scavate nella roccia.
* Brecciago, strutture dell'insediamento protostorico.
* Terme romane, viale Lecco.
* Villa romana, via Zezio.
* Mura cittadine romane, cortile scuola media Parini via C. Cantù e sotterranei ex setificio via Carducci.
* Cerchio votivo, nei pressi del cantiere del nuovo Ospedale Sant'Anna (Montano Lucino, località Tre Camini).
=== Aree naturali ===
* Oasi del Bassone-Torbiera di Albate
=== Evoluzione demografica ===
La città si trova al centro di un agglomerato urbano che comprende i comuni limitrofi inoltrandosi fin nella vicina Svizzera. A est, la conurbazione raggiunge il circondario erbese. La popolazione sommata di questa trentina di comuni supera le unità. Se a essa si aggiunge l'area urbana della vicina Lecco (quasi attaccata a quella di Erba), l'area sfiorerebbe i abitanti, creando così un'area e una macrocittà che per popolazione risulterebbe la terza della Lombardia, subito dietro le aree metropolitane di Milano e Brescia.
=== Etnie e minoranze straniere ===
Secondo le statistiche (ISTAT 1º gennaio 2015) la popolazione straniera residente nel comune era di persone, pari al 13% della popolazione.
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano al 2015:
* Filippine
* Turchia
* Romania 881
* Albania 818
* Sri Lanka 730
* Tunisia 507
* Ucraina 500
* Ecuador 425
* Cina 404
* Marocco 374
=== Tradizioni e folclore ===
Basilica di Sant'Abbondio
La basilica di San Fedele
==== La festa di Sant'Abbondio ====
Quella di Sant'Abbondio è la festa patronale di Como, che si celebra il 31 agosto nella chiesa omonima. La tradizionale fiera ha luogo nei pressi della basilica ed è animata da iniziative come la degustazione dei piatti tipici, la vendita dei prodotti artigianali e, lungo le mura della città, la mostra zootecnica, con esposizione di decine di animali come mucche, tori e vitelli provenienti dagli allevamenti della provincia. All'inizio la fiera era una semplice festa contadina che usava benedire le mucche; questa tradizione è ancora oggi mantenuta.
==== Il Santissimo Crocifisso ====
È la venerazione del Crocifisso, collegata alla processione del Venerdì Santo e all'anello del miracolo. Durante la Processione del Giovedì Santo del 25 marzo 1529, la tradizione vuole che il Crocifisso spezzò le catene che il governatore spagnolo aveva eretto per timore di un'imboscata da parte dei francesi, azione che fu subito considerata come miracolosa dai presenti e in seguito riconosciuta come tale dalla Chiesa nel 1608. Il Crocifisso viene esposto alla venerazione dei fedeli tutti gli anni dal martedì Santo fino al venerdì Santo nella chiesa che era dedicata a S. Pietro da Morone (papa Celestino V) e oggi è dedicata proprio al Ss. Crocifisso e baciata da migliaia di fedeli. Il rituale costituisce una delle tradizioni devozionali più radicate nel comasco. Il Venerdì Santo, il crocifisso è poi portato in processione dal Vescovo lungo le vie di Como, evento questo che a causa dell'alto numero di fedeli solitamente causa gravi problemi di viabilità lungo le strade cittadine. Fuori, lungo le mura del centro storico, ha luogo il mercato delle bancarelle, che dal giovedì prima di Pasqua anima la città con circa 160 ambulanti provenienti da tutta Italia coi prodotti più originali, evento tradizionalmente molto popolare fra i cittadini comaschi.
==== La Sagra di San Giovanni Battista ====
La celebrazione di San Giovanni Battista vede la rievocazione delle guerre medievali lariane, combattute sul lago nel 1169 e che videro l'esercito comasco (alleato di Federico Barbarossa) opposto alla roccaforte dell'Isola Comacina (alleata di Milano). Ogni anno, il sabato sera più vicino al 24 giugno, ha luogo l'incendio dell'isola sotto forma di uno spettacolo pirotecnico. La flotta della navigazione, con orchestra e ballo a bordo, salpa da Como alla volta dell'isola caricando centinaia di passeggeri. La sfilata dei battelli rievocherebbe l'arrivo dell'esercito comasco e della sua flotta.
==== La festa di Sant'Antonio abate ====
Ogni 17 gennaio, festa di Sant'Antonio abate, davanti alla chiesa di Sant'Agostino, ha luogo la benedizione delle automobili e degli animali. Sul sagrato si svolgeva fino a qualche anno fa la minuscola fiera a base di dolciumi e castagne (tipiche anche le castagne bianche da mangiare col latte). Una nota particolare merita la ''Pampara'', sorta di bastone decorato con dolci e piccoli giochi per bambini, oggi in disuso.
==== La cannonata delle ore 12 ====
Dal 1912 su iniziativa della Pro Como ogni giorno, alle ore 12:00 in punto, si può sentire distintamente in tutta l'area urbana che si affaccia sul lago un colpo di cannone sparato a salve che scandisce lo scoccare del mezzogiorno. Il cannone di origine austriaca è situato alle pendici di Brunate in località Carescione, visibile durante la salita con la funicolare verso il paese che sovrasta la città.
==== Il Santuario della Madonna del Prodigio di Garzola ====
Il Santuario conserva al suo interno un'immagine sacra di Maria Santissima con il Bambino che è venerata col titolo di Nostra Signora del Prodigio e che papa Giovanni XXIII elesse patrona dei naviganti. La preziosa effigie bizantina è legata a un fatto prodigioso avvenuto il 12 settembre 1669 nel mare Adriatico. Una nobile famiglia, fuggitiva da Candia, in viaggio verso Venezia durante una terribile tempesta vide galleggiare il quadro sacro in mezzo ai flutti, lo ripescò, chiese protezione alla sacra immagine ed evitò il naufragio; fu considerata per questo protettrice dei naviganti.
Nel 2008 il vescovo Diego Coletti fece collocare sul tetto del santuario della Madonna del Prodigio la statua dorata della Madonna un tempo sulla cuspide della chiesa dell'ex seminario: ora "la Madunina de Comm" veglia sull'intera città.
=== Istituzioni, enti e associazioni ===
A Como e sul suo territorio sono presenti alcune benemerite associazioni:
* Società archeologica comense - attiva dal 1902 - che si occupa di divulgare le memorie storiche e archeologiche della città tramite la pubblicazione della prestigiosa rivista.
==== Ospedali ====
Como e la sua provincia sono servite da due strutture ospedaliere principali:
* Ospedale Sant'Anna trasferito nella nuova struttura situata nel comune di San Fermo della Battaglia il 3 ottobre 2010.
* Ospedale Valduce situato nella città.
Non lontano dal Centro, in località Monte Olimpino, è collocata la storica clinica privata Villa Aprica.
=== Qualità della vita ===
Secondo l'indagine ISTAT diffusa il 28 agosto 2008 sugli indicatori ambientali urbani dei 111 comuni capoluogo di provincia relativi all'anno 2007, Como è stata classificata al 78º posto dopo Vibo Valentia e prima di Bari.
Da un dossier sulla qualità della vita nelle città italiane de Il Sole 24 ore, pubblicato nel dicembre 2015, la città è piazzata al 15º posto.
=== Istruzione ===
==== Scuole ====
Il liceo Alessandro Volta, opera di Simone Cantoni
Nel comune sono presenti istituzioni prescolastiche, scolastiche di primo grado e di secondo grado, inferiore e superiore. Quelle di secondo grado superiore comprendono 2 licei classici, 2 licei delle scienze umane, 4 licei scientifici, 5 licei linguistici,1 liceo musicale, 1 liceo artistico, 6 istituti tecnici, 3 istituti professionali, 5 centri di formazione professionale (CFP).
==== Università degli Studi e Alta formazione ====
Como è sede universitaria dal 1987, anno di avvio dei primi corsi del ''Diploma a fini speciali in Informatica Gestionale'' avviato dal Politecnico di Milano. Dal 1989 è sede di regolari corsi di laurea in ingegneria gemmati appunto dal Politecnico milanese oltre che in scienze e più tardi in giurisprudenza, gemmati dall'Università degli studi di Milano. Dal 1998 questi ultimi corsi confluiscono nell'Università degli Studi dell'Insubria insieme agli analoghi corsi di Varese; Dallo stesso anno a Como ha sede (insieme con Varese), presso il prestigioso Palazzo Natta, il Rettorato dell'Università degli Studi dell'Insubria. Il Politecnico di Milano disponeva di un proprio polo territoriale con sede a Como, chiuso nel 2019.
Per quanto riguarda le arti e la musica Como è sede sia di un conservatorio di musica sia di un'accademia di belle arti.
* Il Conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi" di Como è il più giovane fra i quattro conservatori situati in Lombardia, essendo nato nel 1982 come sezione staccata del Conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi" di Milano. L'Istituto ha acquisito propria autonomia nel 1996.
* L'Accademia di Belle Arti "A. Galli" di Como è un'istituzione privata, nata nel 1989 e riconosciuta dal Ministero dell'Università.
* L'Istituto Superiore per Interpreti e Traduttori F. Casati, nato nel 1989 e trasformatosi nel 2002 in Scuola Superiore Mediatori Linguistici F. Casati di Como abilitata dal Ministero dell'Università a rilasciare lauree triennali in mediazione linguistica.
==== Musei ====
Il Tempio Voltiano
* Museo archeologico "P. Giovio"
* Museo Storico "Giuseppe Garibaldi"
* Pinacoteca
* Tempio Voltiano
* Museo didattico della Seta di Como
* Museo di fisica, presso il Liceo classico e scientifico Alessandro Volta
* Villa Olmo (esposizioni e mostre)
=== Media ===
==== Stampa ====
* ''La Provincia'', il più diffuso quotidiano cittadino.
* ''Il Corriere di Como'', quotidiano in edicola con ''Il Corriere della Sera''.
* ''Como e dintorni'', rivista mensile di storia, arte, cultura attualità e turismo.
* ''Magic Lake'', magazine di natura, cultura e imprenditorialità del territorio lariano.
==== Radio ====
* CiaoComo Radio
* Comoradio International
* Radio Studio Vivo
* Studio Vivo Stereo (Web)
==== Televisione ====
* Espansione Tv
=== Teatri ===
* Teatro Sociale di Giuseppe Cusi, completato da Luigi Canonica nel 1813. Ospitò Franz Liszt, Niccolò Paganini, Giuditta Pasta.
* Teatro Politeama progetto del 1910 dell'illustre architetto comasco Federico Frigerio (Palazzo Plinius, Tempio Voltiano) per più di mezzo secolo è stata la seconda sala cittadina. La sua costruzione è iniziata nel 1907 e, subito, venne inteso non solo come teatro ma come centro destinato a più funzioni, per questo vennero progettati al suo interno, un ristorante e un albergo.
* Teatro Cressoni, nato per iniziativa di Annibale Cressoni e progettato da Pietro Luzzani nel 1870. Vi cantò Luisa Tetrazzini e vi recitarono Edoardo Ferravilla ed Ermete Zacconi. Trasformato successivamente in cinematografo, è attualmente chiuso.
* Cine - Teatro La Lucernetta ex Cinema dei Ragazzi, ora teatro del Centro di Como.
=== Eventi ===
*Festival Como Città della Musica - Festival estivo organizzato dal Teatro Sociale di Como e dal Comune dedicato alla musica nei luoghi più caratteristici e suggestivi della città. Da Villa Olmo a Palazzo Natta, dal Castel Baradello al Chiostro di Sant'Abbondio un susseguirsi di appuntamenti ricchi di emozioni e suoni per ogni età. Una lunga festa che nel mese di luglio anima la città.
* Parolario - Manifestazione culturale legata alla fiera del libro, che vede la partecipazione di alcuni tra i maggiori nomi della letteratura e del giornalismo italiano. Si svolge all'inizio di settembre per due settimane.
* La Città dei Balocchi - È così nominata la manifestazione natalizia rivolta inizialmente ai bambini, oggi trasformata in un'attrazione per il turismo invernale grazie al "Magic Light Festival", con l'illuminazione speciale di tutti i monumenti. Dura oltre un mese.
* All'inizio di settembre si svolge a Como il Palio del Baradello, rievocazione storica che prende il nome dal Castel Baradello. Fonti storiche narrano che nel "mese di giugno, anno del Signore 1159, l'imperatore Federico I di Svevia, dopo aver sconfitto Milano e la Lega Lombarda con il determinante contributo delle truppe di Lodi, Cremona, e Pavia ma soprattutto comasche, riconoscente, giunge in visita a Como. La città alleata gli tributa gran festa e accoglienza: si organizzano in suo onore gran banchetti, luminarie, parate e gare sul lago." Il palio nasce nel 1981 e coinvolge le contrade storiche della città (Borgo di Rebbio, Borgo di Sant'Agostino, Borgo della Roggia Molinara, Contrada della Cortesella, Borgo di Camerlata, Borgo di San Martino, Borgo di Tavernola) e alcuni comuni del territorio lariano (Brienno e Cernobbio) che si sfidano per la conquista del “pallium”, drappo di seta dipinto a mano, ogni anno, da valenti artisti comaschi. Esso si articola attraverso tre gare ufficiali: la ''cariolana'', corsa storica con le carriole, la giostra del saraceno, dove il Cavaliere di ciascun Borgo scende in campo galoppando sul proprio destriero e cerca di colpire il bersaglio del simulacro prima del proprio antagonista, sceso anch'esso in campo, ottenendo in tal modo il diritto a incontrare l'avversario successivo e il tiro alla fune, che ha sostituito dal 2005 la regata, gara remiera con le caratteristiche ''lucie''.
* Il LakeComo Festival, fondato nel 2006 propone una stagione musicale di musica da camera classica e contemporanea utilizzando ville e sedi storicamente rilevanti del lago di Como e proponendo importanti artisti internazionali. La sezione primaverile si svolge principalmente sul lago e in Brianza, la sezione autunnale riserva invece una finestra sulla città di Como e utilizza come sede la pinacoteca civica.
* Festival della Luce - Festival culturale primaverile fondato nel 2013, che si riallaccia alla tradizione scientifica di Como, città natale di Alessandro Volta che, con l'invenzione della pila, ha aperto la strada alle innumerevoli applicazioni dell'elettricità. Il Festival della Luce richiama in città alcuni tra i più importanti scienziati e studiosi a livello nazionale e internazionale, con la presenza di due premi Nobel nelle ultime due edizioni. Il Festival è organizzato dalla Fondazione Alessandro Volta e promosso e sostenuto dall'Associazione Città della Luce.
=== Suddivisioni amministrative ===
Circoscrizioni di Como
Circoscrizioni - Quartieri (evidenziando gli ex comuni autonomi)
# '''Albate''' - Muggiò - Acquanera - Trecallo
# Lora
# '''Camerlata''' - '''Breccia''' - '''Rebbio''' - Prestino
# '''Camnago Volta'''
# Como Centro - Como Ovest
# Como Borghi
# Como Nord - Como Est
# '''Monte Olimpino''' - Ponte Chiasso - Sagnino - Tavernola
# '''Civiglio''' - Garzola
Sin dal Medioevo il territorio comasco ha avuto una notevole vocazione tessile, in particolare tra l'XI e il XVII secolo dominava il lanificio (con concentrazioni quasi industriali nei borghi comaschi lungo il Cosia, come l'attuale via Pannilani, e nel vicino centro di Torno). Nel corso del XIV e XV secolo il tessile comasco si specializzò in lane di uso comune, fustagni e tessuti economici, parallelamente però iniziò a diffondersi, verso la fine del Quattrocento, l'industria serica. Nel corso del Seicento il lanificio italiano, e comasco, attraversò un periodo di forte contrazione e crisi, subendo la concorrenza dei tessili nord-europei, mentre la produzione di sete resse, e nel corso del Settecento, soprattutto come seta greggia e semilavorata prodotta nelle immediate vicinanze della città, crebbe. Nel corso del XIX secolo, soprattutto dopo l'unificazione nazionale, il settore tessile comasco iniziò a mostrare segni di dinamismo, con una precoce industrializzazione e una certa capacità di attrazione di capitali esteri. Al principio del Novecento Como era una città a forte vocazione industriale con un ampio spettro di sotto settori specifici (stampa su tessuto, cravatte, sete pregiate, calze, tessuti generici, dopo la seconda guerra mondiale anche disegno per tessuti, moda e coloranti per tessuti); questa crescita avvenne anche ponendo in crisi e facendo una feroce concorrenza alle realtà industriali del nord Europa (inglesi, olandesi e francesi) che due secoli prima aveva soppiantato l'Italia nel primato dell'industria tessile. Il settore conobbe però una dura crisi, da cui non si è più del tutto ripreso (soprattutto per numero di addetti) all'inizio degli anni 1990, seguita da altre contrazioni; nel territorio comasco e nei comuni circumvicini è però ancora allocata una forte presenza di industrie tessili, anche se quelle specializzate su prodotti di alta gamma, di lusso o di marca hanno attraversato il trentennio di contrazione con una maggiore capacità di adattamento e con prospettive migliori.
L'edizione 2013 del Rapporto annuale sull'economia comasca del servizio Studi e Statistica della Camera di Commercio di Como offre uno spaccato puntuale dell'economia dell'area.
Analizzando la consistenza delle imprese attive per settore di attività, si rileva la prevalenza del comparto del terziario, con unità attive e un'incidenza in crescita pari al 60% del totale. Seguono per importanza le costruzioni ( unità, con un peso sotto il 20%) e il manifatturiero ( imprese, con un'incidenza pari al 15% del totale).
Per quanto riguarda i principali mercati di destinazione dei prodotti comaschi, al primo posto si posiziona la Germania, che assorbe il 13,5% dell'export di Como e al secondo posto la Francia. Anche i Paesi al di fuori dell'UE hanno aumentato la loro rilevanza, passando da un'incidenza del 40,8% (anno 2008) al 46,9% (anno 2013). Il settore tessile si conferma al primo posto nelle esportazioni.
Nella voce servizi, il turismo estero ha ottenuto il massimo storico di arrivi (+0,3%). Il soggiorno medio è pari a poco più di due giorni per i turisti italiani e a poco meno di tre giorni per i turisti stranieri. Gli esercizi extralberghieri hanno confermato il notevole dinamismo degli ultimi anni, crescendo di ventuno unità grazie ai ''bed & breakfast ''e agli ''alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale''. Nel corso del 2013 gli arrivi dei turisti che hanno optato per una struttura alberghiera sono stati l'83,5% del totale.
Infine, nel comasco emergono tre ambiti di crescita e nuove opportunità: la nautica, le industrie culturali e creative e il florovivaismo. Quest'ultimo settore, inteso in senso lato come “filiera del verde”, comprende non solo il verde a uso di abitazioni private, ma anche il mantenimento e miglioramento del paesaggio e delle condizioni di vita nelle città attraverso la creazione del verde urbano.
Il turismo è stato sempre appannaggio dei paesi del centro-lago.
Nel settore dell'artigianato è diffusa e pregiata la lavorazione dell'argento, finalizzata alla produzione di oggetti in stile tradizionale e quella del ferro battuto applicata agli edifici pubblici.
Battelli in manovra. Le crociere sul lago sono una caratteristica tipica della città
La funicolare per Brunate
L'idroscalo internazionale
=== Strade ===
Il comune è attraversato dall'autostrada dei Laghi A9.
=== Ferrovie ===
Mappa del nodo ferroviario
Como è collegata alle altre città lombarde (Milano inclusa) tramite il servizio ferroviario suburbano di Milano (linee ''S'') e tramite il servizio ferroviario regionale (linee R-RE).
Nel territorio comunale sono presenti sei stazioni ferroviarie:
* Como San Giovanni, sulla ferrovia Milano-Como-Chiasso
* Albate-Trecallo, sulla linea Como-Lecco
* Como Lago, Como Borghi e Grandate-Breccia, sulla ferrovia Como-Saronno
* Como Camerlata, in comune sulle ferrovie Milano-Como-Chiasso, Como-Lecco e Como-Saronno.
Fino al 1966 era in funzione anche la linea Como-Varese sempre delle Ferrovienord che collegava direttamente con Varese Nord.
=== Tranvie ===
Nella prima metà del XX secolo la città era inoltre collegata alle località vicine mediante un'estesa rete di tranvie provinciali strutturata mediante le seguenti linee:
* Como-Cernobbio-Maslianico
* Como-Appiano Gentile-Mozzate
* Como-Cantù-Asnago
* Como-Erba-Lecco
* Como-Fino-Saronno
==== Funicolare ====
La Funicolare Como-Brunate è attiva dal 1894.
=== Navigazione ===
La navigazione lacustre di linea è attiva dal 1826 con numerosi servizi tra la città e i paesi della sponda (vedi lago di Como).
=== Aeroporti ===
In città è attivo l'Idroscalo Internazionale di Como, gestito dall'Aero Club Como, dove ha sede una scuola di volo per l'addestramento di piloti d'idrovolante unica in Europa.
Inoltre, vi è presente una scuola di paracadutismo.
=== Mobilità urbana ===
La rete dei ''trasporti pubblici urbani'' è dotata di 9 linee di autobus gestite da ''ASF Autolinee'' (ex SPT Linea).
La rete dei trasporti extraurbani (C) è gestita principalmente da ASF Autolinee e, in misura minore, dalla Ferrovie Nord Milano Autoservizi ed è composta da linee che collegano Como ai comuni della provincia e a Varese, Lecco e Bergamo. Alcune di esse hanno sostituito, dal 1966, la soppressa ferrovia Como-Varese delle Ferrovie Nord Milano.
In passato la città fu servita dal 1906 al 1952 da una rete tranviaria, in seguito sostituita da una rete filoviaria dal 1938 al 1978.
=== Gemellaggi ===
* Fulda, Germania, dal 1960
* Tōkamachi, Giappone, dal 1975
* Nablus, Palestina, dal 1998
* Netanya, Israele, dal 2004
Como ha una lunga tradizione sportiva, legata per lo più all'acqua, essendo la città affacciata sul lago omonimo.
=== Calcio ===
Una formazione del Como nella stagione 1983-1984, durante un decennio di stabile militanza in Serie A
Il Como 1907, fondato il 25 maggio 1907, è la principale società calcistica cittadina. Nella sua storia ha disputato 13 campionati di Serie A e 34 di Serie B; nel 1996-1997 ha conquistato la Coppa Italia Serie C e nel 2007-2008 la Coppa Italia Serie D. Gioca le partite casalinghe presso lo stadio Giuseppe Sinigaglia. È stato rifondato due volte (nel 2005 e nel 2017), ha militato in Serie D nella stagione 2018-19, terminando al primo posto in classifica e conquistando quindi il diritto di iscriversi al Campionato di Serie C, a pochi mesi dalla concretizzazione di un importante cambio di proprietà.
A livello femminile la società più importante è il Como 2000. Questo club, fondato nel 1997, ha disputato otto campionati di Serie A e sette di Serie A2.
Tra le società di calcio dilettantistiche, sono da citare quelle dei maggiori quartieri cittadini, tra cui Albate Calcio e Albatese, Sagnino, Ardisci e Spera (fondata nel 1906), Ardita (1934), Lario (1909), Cittadella (1945), Lora Lipomo (1962) e la Libertas, squadra dell'oratorio di San Bartolomeo dove tirò i primi calci il famoso e compianto Gigi Meroni. Il campione del mondo di Germania 2006 Gianluca Zambrotta mosse invece i primi passi nell'Alebbio, altra formazione di quartiere.
=== Canottaggio ===
Il canottaggio è rappresentato dalla Società Canottieri Lario Giuseppe Sinigaglia, fondata nel 1891. Si tratta di una delle più importanti società italiane di canottaggio e ha fornito diversi atleti alla Nazionale italiana, anche in occasione dei giochi olimpici. Giuseppe Sinigaglia, che fu il primo italiano a vincere la ''Diamond Challenge Sculls'', è anche il più famoso atleta della società, che prese il suo nome per onorarne la memoria di caduto di guerra. Diciassette equipaggi della società hanno conquistato la medaglia d'oro ai campionati del mondo, cinque lo hanno fatto nei campionati europei mentre le vittorie in ambito nazionale sono un centinaio. La Canottieri Lario ha ricevuto la Stella d'oro al merito sportivo del Comitato Olimpico Nazionale Italiano nel 1967.
A pochi passi dalla sede dei canottieri si trova lo Yacht Club Como, società nata dalla fusione di due distinte entità: il Circolo della Vela Como e la Motonautica Italiana Lario.
=== Ciclismo ===
Per sette volte Como è stata sede di arrivo di una tappa del Giro d'Italia, la prima nel 1937 e l'ultima nel 2019.
* 1937 19ªa tappa San Pellegrino Terme-Como, vinta da Marco Cimatti
* 1952 13ª tappa Bergamo-Como, vinta da Alfredo Pasotti
* 1952 14ª tappa Erba-Como ''(cron. individuale)'', vinta da Fausto Coppi
* 1957 17ªa tappa Varese-Como, vinta da Alessandro Fantini
* 1957 17ªb tappa Como-Como, vinta da Rik Van Steenbergen
* 1987 20ª tappa Madesimo-Como, vinta da Paolo Rosola
* 2019 15ª tappa Ivrea-Como, vinta da Dario Cataldo
Il lungolago è stato teatro dell'arrivo del Giro di Lombardia in quasi tutte le edizioni della classica.
Da ricordare anche le medaglie d'oro conquistate ai giochi di Los Angeles 1932 da Paolo Pedretti e ai Giochi di Barcellona 1992 da Fabio Casartelli.
=== Hockey su ghiaccio ===
L'Associazione Hockey Como, fondata nel 1971, ha disputato due tornei di Serie A e altrettanti di Serie A2.
Per alcuni anni è stata attiva una squadra femminile, l'Hockey Club Lario Halloween, la quale ha disputato tutti i campionati dal 1990-1991 al 2006-2007, arrivando in sei occasioni al 3º posto. La società si è dissolta nel 2007.
=== Pallacanestro ===
La Pool Comense 1872, sezione di pallacanestro femminile della Ginnastica Comense 1872, è la squadra più titolata d'Italia avendo conquistato 15 scudetti (record), 5 Coppe Italia e 6 Supercoppe italiane, anche questo un record nazionale. A livello internazionale ha vinto la EuroLeague Women nel 1993-1994 e 1994-1995 e il Mundialito nel 1996. La squadra dopo aver concluso la stagione 2011-2012 al 6º posto in Serie A1 decide di non iscriversi ai successivi campionati per tornare attiva nel 2015 e partecipare alla serie B nazionale.
La squadra maschile più importante è quella della Pallacanestro Como, con trascorsi in Divisione Nazionale B. In passato è esistita anche una Ginnastica Comense 1872 maschile che ha disputato il girone finale del campionato italiano nel 1922 e nel 1923.
=== Pallanuoto ===
In città sono presenti due società pallanuotistiche.
La Como Nuoto, che gioca il campionato nazionale di Serie A2, ha conosciuto anche la gloria internazionale con la conquista, nel 1994, della Coppa COMEN. Nella sua storia ha partecipato in totale a otto edizioni del massimo campionato.
La stessa società possiede una sezione di pallanuoto femminile che disputa il torneo di Serie A2, campionato nel quale è stata promossa per la prima volta nel 2012 dopo aver vinto il torneo di Serie B.
L'altra società cittadina è la Pallanuoto Como, partecipante al campionato di Serie B. Il presidente è Giovanni Dato.
=== Rugby ===
È presente una squadra di rugby, fondata nel 2005, il Rugby Como, che si allena al Centro Sportivo Belvedere e che promuove un programma di diffusione dello sport nelle scuole della città.
=== Scherma ===
La Ginnastica Comense 1872 è principalmente nota per la sua sezione di scherma che ha avuto, tra i suoi allievi, anche la medaglia olimpica di Melbourne 1956 Antonio Spallino e quella di Londra 2012 Arianna Errigo.
=== Ultimate ===
A Como è presente anche una squadra di ultimate, i FrasbaDalLac, vincitrice, tra l'altro, del premio ''Spirit of The Game'' nel campionato italiano open di Ultimate del 2006.
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Coordinate geografiche | meridiani e servono a misurare la longitudine, le linee orizzontali sono dette paralleli e servono a misurare la latitudine.
In geodesia le '''coordinate geografiche''' sono valori utili per individuare la posizione di un punto sulla superficie terrestre. Esse sono la latitudine, la longitudine e l'altitudine.
| La latitudine è la distanza angolare di un punto dall'equatore e la longitudine è la distanza angolare di un punto da un arbitrario meridiano di riferimento lungo lo stesso parallelo del luogo (misurati in gradi). Dal 1884 il meridiano fondamentale di riferimento è convenzionalmente fissato a Greenwich. La sua longitudine è quindi 0°.
L'altitudine è la distanza, misurata lungo la verticale del punto considerato sulla superficie terrestre, dal livello del mare.
=== Misura ===
Le latitudini e le longitudini sono grandezze angolari e come tali sono misurate in gradi
Storicamente, l'ordine con cui si indicavano le coordinate era sempre lo stesso, prima la latitudine e poi la longitudine, usando diversi formati per scrivere i gradi.
;Gradi minuti secondi (DMS)
:Viene espresso tutto in base sessagesimale. Esempio: le coordinate del Colosseo sono N 41° 53' 24″ E 12° 29' 32″.
:Talvolta, per fornire indicazioni più precise, pur utilizzando la notazione DMS, i secondi vengono espressi in formato decimale. Ad esempio: N 41°53'24.8280 E 12°29'32.0136.
;Gradi minuti decimali (DM)
:Esempio: le suddette coordinate diventano 41°53.41380', 12°29.53356' oppure 41d 53.41380m, 12d 29.53356m.
;Gradi decimali (DD)
:Di solito da 4 a 6 cifre decimali. Esempio: le suddette coordinate diventano 41.8902300°, 12.4922260°.
Notare che l'indicazione degli emisferi N (nord) / S (sud) e E (est) / O (ovest) può essere sostituita dal segno. In particolare, avremo valori negativi per latitudini nell'emisfero sud e longitudini a ovest del meridiano fondamentale.
Ultimamente si usa sempre più l'ordine longitudine - latitudine, per uniformarsi ai sistemi UTM e MGRS.
=== Riferimento ===
Essendo la terra un corpo irregolare (geoide), dare una descrizione matematica della sua superficie è arduo dal momento che non si hanno i dati necessari. Solitamente si suppone che essa sia assimilabile a un ellissoide, in modo che quest'ultimo approssimi bene la sua superficie (soprattutto per quanto riguarda le quote). L'estrema variabilità della superficie terrestre ha fatto proporre a diversi studiosi diverse forme di ellissoide, tra le quali quella più usata (perché si suppone approssimi meglio la superficie terrestre) è l'ellissoide di Hayford.
Solitamente gli ellissoidi vengono orientati localmente per una superficie terrestre riconducibile a quella di una regione, una nazione, un continente. Per questo quando si parla di coordinate geografiche si deve menzionare anche il suo datum, ovvero il suo ellissoide di riferimento e il suo orientamento. Oggi il più usato (anche da Wikipedia, nel campo coordinate delle località) è il sistema WGS84, ovvero un ellissoide avente il centro coincidente con il centro di massa della terra e avente i seguenti parametri:
*semiasse maggiore: a = m;
*semiasse minore: c = m;
*schiacciamento: f = 1/298,257223563;
*costante gravitazionale geocentrica: u = m³/s².
=== Monte Mario ===
In Italia era uso (non del tutto scomparso) utilizzare come meridiano di riferimento quello detto Meridiano di Monte Mario in quanto passante appunto per l'osservatorio di Monte Mario a Roma, posto a 12° 27' 08,40" E di Greenwich. Come ellissoide di riferimento venne utilizzato l'ellissoide di Hayford orientato appunto a Monte Mario. Tale sistema di coordinate venne utilizzato dall'Istituto Geografico Militare (IGM) per aggiornare i dati allo standard World Geodetic System 84 (WGS84), su cui si basa anche il Sistema di posizionamento globale (GPS). Lo standard WGS84 si basa su un modello geodetico della Terra standard. L'EGM96 è un geoide definito da un sistema di armoniche sferiche.
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Codice fiscale | Il '''codice fiscale''' italiano è un codice, ispirato dall'uso biblioteconomico, che serve a identificare in modo univoco le persone fisiche e altri soggetti diversi dalle persone fisiche nei loro rapporti con gli enti e le amministrazioni pubbliche dello Stato italiano. Per le persone fisiche generalmente è composto da 16 caratteri alfanumerici mentre per i soggetti diversi dalle persone fisiche da 11 cifre.
Il codice fiscale viene attribuito alla nascita o alla costituzione per le associazioni e gli enti. Per le Società iscritte al Registro delle imprese il codice fiscale dal 6/12/2000 coincide con il numero di iscrizione al Registro . Per tutti i soggetti contribuenti non persone fisiche dotati di una partita Iva la stessa normalmente ha anche funzione di codice fiscale.
| Il codice fiscale è stato introdotto con il Decreto del presidente della Repubblica n. 605 del 29 settembre 1973 per rendere più efficiente l'amministrazione finanziaria con la creazione dell'Anagrafe tributaria, fortemente voluta dall'allora ministro delle finanze Bruno Visentini.
Esso viene attribuito e rilasciato a ciascun cittadino italiano dall'Agenzia delle entrate e può essere attribuito anche ai cittadini stranieri.
Sin dalla riforma a ciascuna persona veniva consegnato un tesserino prima cartaceo poi di plastica con banda magnetica, riportante oltre al codice fiscale anche cognome, nome, sesso, luogo di nascita, provincia di nascita, data di nascita e anno di emissione.
Il codice fiscale viene usato da tutte le amministrazioni pubbliche in Italia e serve ad identificare il cittadino, il contribuente e tutti gli altri soggetti obbligati ad averlo.
=== La tessera ===
A tutti gli aventi diritto che richiedono il codice fiscale viene consegnata o una tessera magnetica con il codice fiscale e un codice a barre univoco o per i residenti in Italia che godono anche dell'assistenza sanitaria, una smartcard che ha funzione di:
#Tessera di accesso facilitato ai servizi pubblici (es. Agenzia delle entrate) o privati (es. scontrini per l'acquisto dei farmaci).
#Tessera sanitaria, che ha assunto valenza di controllo della spesa sanitaria per le regioni ed è destinata a contenere i dati sanitari dei cittadini.
#Tessera di assicurazione sulle malattie valida nell'Unione europea.
#Carta nazionale dei servizi pubblici con funzione di firma per l'accesso.
La tessera plastificata del codice fiscale è stata definitivamente sostituita e integrata nella tessera sanitaria per coloro i quali ne hanno diritto; per gli altri continua a esistere il vecchio tesserino.
Il certificato di attribuzione del codice fiscale in formato cartaceo (tesserino verde), nato in Italia nei primi anni '70, è rimasto nel formato tradizionale sino alla diffusione della tessera di plastica.
=== Gestione separata INPS ===
Nella gestione separata (una forma previdenziale pubblica, obbligatoria per talune categorie di lavoratori) l'INPS utilizza come numero di attribuzione il codice fiscale, invece di un codice numerico assegnato (come viene fatto per le altre forme previdenziali, anche dell'INPS stessa). L'iscrizione alla gestione separata INPS 2018, può essere effettuata nelle Camere di Commercio tramite il Registro delle Imprese e la procedura di comunicazione "UNICA".
=== Generazione del codice fiscale ===
La normativa che disciplina le modalità di calcolo del codice fiscale è il decreto del Ministero delle finanze del 23 dicembre 1976, ("''Sistemi di codificazione dei soggetti da iscrivere all'anagrafe tributaria''").
Per le persone fisiche, il codice fiscale è composto di sedici caratteri alfanumerici; per le persone giuridiche, come per esempio società o enti, è invece un numero di undici cifre (la prima cifra è 8 per le associazioni riconosciute, 9 per quelle non riconosciute).
Per tutti i comuni d'Italia è presente una scheda identificativa che contiene il codice catastale del comune, usato nel codice fiscale. Per le aziende che ne sono sprovviste, la partita IVA sostituisce il codice fiscale.
Nessuno è autorizzato a calcolare o fornire strumenti per il calcolo del codice fiscale: l'unico codice fiscale valido è quello rilasciato al soggetto dall'Agenzia delle entrate.
L'algoritmo illustrato di seguito è utilizzato abitualmente per calcolare il codice fiscale, sebbene non garantisca l'affidabilità del risultato.
Il codice fiscale delle persone fisiche è costituito da sedici caratteri alfanumerici, ricavati in linea generale secondo l'algoritmo illustrato di seguito.
; Cognome (tre lettere):Vengono prese le consonanti del cognome (o dei cognomi, se ve ne è più di uno) nel loro ordine (primo cognome, di seguito il secondo e così via). Se le consonanti sono insufficienti, si prelevano anche le vocali (se sono sufficienti le consonanti si prelevano la prima, la seconda e la terza consonante), sempre nel loro ordine e, comunque, le vocali vengono riportate ''dopo'' le consonanti (per esempio: Rosi → RSO). Nel caso in cui un cognome abbia meno di tre lettere, la parte di codice viene completata aggiungendo la lettera ''X'' (per esempio: Fo → FOX). Per le donne, viene preso in considerazione il solo cognome da nubile.
; Nome (tre lettere): Vengono prese le consonanti del nome (o dei nomi, se ve ne è più di uno) nel loro ordine (primo nome, di seguito il secondo e così via) in questo modo: se il nome contiene quattro o più consonanti, si scelgono la prima, la terza e la quarta (per esempio: Gianfranco → GFR), altrimenti le prime tre in ordine (per esempio: Tiziana → TZN). Se il nome non ha consonanti a sufficienza, si prendono anche le vocali; in ogni caso le vocali vengono riportate dopo le consonanti (per esempio: Luca → LCU). Nel caso in cui il nome abbia meno di tre lettere la parte di codice viene completata aggiungendo la lettera ''X''.
; Data di nascita (tre caratteri alfanumerici)
:Anno di nascita (due cifre): si prendono le ultime due cifre dell'anno di nascita;
:Mese di nascita (una lettera): a ogni mese dell'anno viene associata una lettera in base a questa tabella:
'''Lettera'''
'''Mese'''
'''Lettera'''
'''Mese'''
'''Lettera'''
'''Mese'''
'''A'''
gennaio
'''E'''
maggio
'''P'''
settembre
'''B'''
febbraio
'''H'''
giugno
'''R'''
ottobre
'''C'''
marzo
'''L'''
luglio
'''S'''
novembre
'''D'''
aprile
'''M'''
agosto
'''T'''
dicembre
; Giorno di nascita e sesso (due cifre)
:Si prendono le due cifre del giorno di nascita (se è compreso tra 1 e 9 si pone uno zero come prima cifra); per i soggetti di sesso femminile, a tale cifra va sommato il numero 40. In questo modo il campo contiene la doppia informazione giorno di nascita e sesso. Avremo pertanto la seguente casistica: i maschi avranno il giorno con cifra da 01 a 31, mentre per le donne la cifra relativa al giorno sarà da 41 a 71.
; Comune (o Stato) di nascita (quattro caratteri alfanumerici)
:Per identificare il comune di nascita si utilizza il codice impropriamente detto Belfiore, composto da una lettera e tre cifre numeriche. Per i nati al di fuori del territorio italiano, sia che si tratti di cittadini italiani nati all'estero, oppure stranieri, oppure nati in Italia, ma di origine straniera, si considera lo stato estero di nascita: in tal caso la sigla inizia con la lettera Z seguita dal numero identificativo dello Stato.
:Il codice Belfiore è lo stesso usato per il nuovo Codice catastale.
; Carattere di controllo (una lettera)
:A partire dai quindici caratteri alfanumerici ricavati in precedenza, si determina il carattere di controllo (indicato a volte come CIN, Control Internal Number) in base a un particolare algoritmo che opera in questo modo:
:* si mettono da una parte i caratteri alfanumerici che si trovano in posizione dispari e da un'altra quelli che si trovano in posizione pari;
:* fatto questo, i caratteri vengono convertiti in valori numerici secondo le seguenti tabelle:
'''CARATTERI ALFANUMERICI DISPARI'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''0'''
1
'''9'''
21
'''I'''
19
'''R'''
8
'''1'''
0
'''A'''
1
'''J'''
21
'''S'''
12
'''2'''
5
'''B'''
0
'''K'''
2
'''T'''
14
'''3'''
7
'''C'''
5
'''L'''
4
'''U'''
16
'''4'''
9
'''D'''
7
'''M'''
18
'''V'''
10
'''5'''
13
'''E'''
9
'''N'''
20
'''W'''
22
'''6'''
15
'''F'''
13
'''O'''
11
'''X'''
25
'''7'''
17
'''G'''
15
'''P'''
3
'''Y'''
24
'''8'''
19
'''H'''
17
'''Q'''
6
'''Z'''
23
'''CARATTERI ALFANUMERICI PARI'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''Carattere'''
'''Valore'''
'''0'''
0
'''9'''
9
'''I'''
8
'''R'''
17
'''1'''
1
'''A'''
0
'''J'''
9
'''S'''
18
'''2'''
2
'''B'''
1
'''K'''
10
'''T'''
19
'''3'''
3
'''C'''
2
'''L'''
11
'''U'''
20
'''4'''
4
'''D'''
3
'''M'''
12
'''V'''
21
'''5'''
5
'''E'''
4
'''N'''
13
'''W'''
22
'''6'''
6
'''F'''
5
'''O'''
14
'''X'''
23
'''7'''
7
'''G'''
6
'''P'''
15
'''Y'''
24
'''8'''
8
'''H'''
7
'''Q'''
16
'''Z'''
25
:* a questo punto, i valori che si ottengono dai caratteri alfanumerici pari e dispari vanno sommati tra di loro e il risultato va diviso per 26; il ''resto'' della divisione fornirà il codice identificativo, ottenuto dalla seguente tabella di conversione:
'''RESTO'''
'''Resto'''
'''Lettera'''
'''Resto'''
'''Lettera'''
'''Resto'''
'''Lettera'''
'''Resto'''
'''Lettera'''
'''0'''
A
'''7'''
H
'''14'''
O
'''21'''
V
'''1'''
B
'''8'''
I
'''15'''
P
'''22'''
W
'''2'''
C
'''9'''
J
'''16'''
Q
'''23'''
X
'''3'''
D
'''10'''
K
'''17'''
R
'''24'''
Y
'''4'''
E
'''11'''
L
'''18'''
S
'''25'''
Z
'''5'''
F
'''12'''
M
'''19'''
T
'''6'''
G
'''13'''
N
'''20'''
U
: Due diverse persone potrebbero avere uguali tutte e sedici le lettere/cifre generate usando questo schema (omocodia). In questo caso, l'Agenzia delle Entrate provvede a sostituire sistematicamente i soli caratteri numerici (a partire dal carattere numerico più a destra) con una lettera, secondo la seguente tabella di corrispondenza:
'''Cifra'''
'''Lettera'''
'''Cifra'''
'''Lettera'''
'''Cifra'''
'''Lettera'''
'''0'''
L
'''4'''
Q
'''8'''
U
'''1'''
M
'''5'''
R
'''9'''
V
'''2'''
N
'''6'''
'''3'''
P
'''7'''
T
:Dopo la sostituzione, il carattere di controllo deve essere ricalcolato.
=== Codice fiscale provvisorio ===
Quando sia necessario, l'Agenzia delle entrate può attribuire un codice fiscale provvisorio a una persona fisica. Tale codice fiscale provvisorio per le persone fisiche è costituito da un numero di undici cifre, del quale le prime sette sono un numero progressivo, quelle dall'ottava alla decima comprese identificano l'ufficio che ha attribuito il codice e l'undicesima è il carattere di controllo, determinato nel modo seguente:
* si sommano i valori di ciascuna delle cinque cifre in posizione dispari;
* si raddoppia ogni cifra di ordine pari e, se il risultato è un numero di due cifre, si riduce a una sola sommando la cifra delle decine e quella delle unità; si sommano quindi tutti i valori ottenuti;
* si determina il totale delle due somme;
* si calcola la differenza tra 10 e le unità del totale;
* il carattere di controllo è la cifra relativa alle unità del risultato.
=== Aspetti legali ===
Anche se non univoco a causa delle omocodie, il codice fiscale nella pubblica amministrazione italiana risulta essere la condivisa e più frequente chiave alfanumerica identificativa di accesso agli altri dati personali del cittadino (compresi alcuni tipologie di dati sensibili): dati reddituali, dati catastali, fiscali-contributivi, ovvero di dati genetici, sanitari o biometrici.
A scopo esemplificativo, nel glossario pubblicato sito dell'"authority", il codice fiscale, nome e cognome sono tipizzati come dato personale. Nel glossario non sono compresi il comune o lo Stato estero di nascita, sebbene questa informazione personale possa rivelare l'''origine'' razziale ed etnica, che è qualificata come "dato sensibile" nel d.lgs. 196/2003 art. 4, e come dato personale di tipo particolare nel Regolamento generale sulla protezione dei dati personali, art. 9. Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell'Unione Europea, in vigore da maggio 2018, tuttavia, non esemplifica nessuno di questi dati.
In caso di comunicazione di dati personali fra soggetti pubblici non prevista da norme o regolamenti, ''"effettuata in qualunque forma anche mediante convenzione"'', il titolare del trattamento è tenuto a comunicare previamente al Garante tale circostanza (art. 39, codice privacy).
Il Regolamento GDPR non fa menzione di enti di previdenza o di assistenza sociale.
''Il GDPR art. 9 vieta il trattamento dei dati personali di categoria particolare'', definiti all'art. 4. Tuttavia, le deroghe possibili sono genericamente "motivi di interesse pubblico rilevante sulla base del diritto dell'Unione o degli Stati membri", oltre ad (ampi) casi circostanziati: dato reso manifesto dall'interessato, e del pubblico interesse (archiviazione, ricerca storica e scientifica, medicina preventiva e del lavoro, sanità pubblica).
Al trattamento dei dati personali relativi allo stato di salute e alla vita sessuale, biometrici e genetici, anche per finalità di ricerca, sono riferiti: dal Codice della Privacy (artt. 4, 22, 37, 110), e dal GDPR (considerazione generale n. 159, art. 3, art. 4 in merito alla definizione di dato sensibile, art. 5 in merito all'obbligo di cancellazione o rettifica dei dati inesatti, art. 9 -divieto di trattamento dei dati personali di categoria particolare, 28 per quanto riguarda gli obblighi contrattuali del responsabile del trattamento, 34-obbligo di notifica all'interessato in caso di violazione dei dati, 49, art. 169- protezione dei dati negli istituti nazionali di statistica).
===Omocodie===
Il meccanismo di calcolo del codice fiscale può portare alla generazione di codici identici per persone fisiche diverse. Si parla in questo caso di omocodia del codice fiscale. L'Agenzia delle Entrate provvede ad attribuire a ciascuna persona un nuovo codice in modo da garantire l'unicità dello stesso.
Il meccanismo con il quale si gestiscono le omocodie consente di generare il codice fiscale sostituendo una o più cifre (a partire dall'ultima) con una lettera.
La legenda è:
0 = L, 1 = M, 2 = N, 3 = P, 4 = Q, 5 = R, 6 = S, 7 = T, 8 = U, 9 = V.
Esempio:
Se il tuo codice finisce con G824N ed è omocodico di 3ª posizione, sarebbe G8N4N.
Utilizzando tutte le combinazioni possibili di sostituzioni dei numeri con lettera, si possono gestire al massimo 128 codici differenti. I casi di soggetti cosiddetti ''omocodici'', inizialmente molto limitati per quanto riguarda i cittadini italiani, si sono notevolmente incrementati nel tempo prevalentemente per gli stranieri, con una concentrazione particolarmente elevata per i nati nei paesi nei quali è prassi comune non ricordare il giorno esatto di nascita.
=== Data di nascita ===
Il fatto di indicare solo le ultime due cifre dell'anno di nascita implica che, a parità degli altri dati, i nati a distanza di un secolo hanno lo stesso codice. Ad esempio, un uomo nato il 1º febbraio 1907 ha lo stesso codice di un uomo nato nella stessa città lo stesso giorno nel 2007: 07B01.
=== Luogo di nascita ===
Il codice fiscale fotografa la situazione geopolitica e amministrativa al momento della nascita della persona fisica; per tale motivo esso deve riportare l'effettivo luogo (se in Italia) o Paese (se nato all'estero) di nascita della persona, non quelli attuali eventualmente soggetti a modificazioni.
Per esempio se una persona fisica è nata a Kiev nel 1985, la stringa composta dai caratteri tra l'undicesimo e il quindicesimo sarà Z135 (Unione Sovietica) e non Z138 (Ucraina, divenuta indipendente nel 1991).
Stessa considerazione vige nei confronti del comune di nascita: una persona nata in un comune soppresso o accorpato (per esempio Borgo Panigale, fino al 1937 comune autonomo e da quella data parte del comune di Bologna) avrà il codice catastale del luogo di nascita corrispondente alla situazione amministrativa del momento (B027 prima del 1937, A944, codice di Bologna, dopo).
Ovviamente lo stesso discorso si applica a quei casi di frazioni comunali nel frattempo divenute comuni autonomi: chi per esempio è nato prima del 1992 a Fiumicino (all'epoca frazione del comune di Roma) porta nel codice fiscale il codice catastale H501 della Capitale italiana, laddove nel codice di chi è nato dopo figura M297, codice catastale del nuovo comune.
Fanno eccezione alcuni cittadini che negli anni settanta, pur nati in territorio italiano, si erano visti attribuire un codice catastale estero, in quanto il comune era diventato territorio straniero dopo la seconda guerra mondiale.
=== Carattere di controllo ===
L'algoritmo di calcolo del carattere di controllo non è in grado di riconoscere alcuni tipi frequenti di errori di battitura, quali per esempio lo scambio di due o più lettere in posizione pari o dispari.
=== Cambio di nome ===
I contribuenti che cambiano il loro cognome o il nome durante la vita sono costretti ad aggiornare anche il proprio codice fiscale. Il problema, che era in origine occasionale, sta diventando sempre più frequente con l'aumento del numero degli stranieri, che potrebbero cambiare cognome in base a leggi del loro paese di origine.
Per esempio:
* le cittadine estere di molti paesi del mondo prendono il cognome del marito quando si sposano e lo possono perdere quando divorziano.
=== Possibile inquinamento di banche dati ===
Nel caso in cui in banche dati sia private che di enti pubblici siano presenti informazioni associate a un codice fiscale non validato o non veritiero (per dolo, negligenza o errore materiale), dette banche sono inquinate.
Tra i casi più frequenti vi sono omocodìe e mancate notifiche di cambio nome (che comportano aggiornamento del codice fiscale).
Molto meno frequente, ma non per questo meno possibile, il caso in cui il dato sia molto vecchio e immesso nella banca dati privo di codice fiscale e quest'ultimo sia stato evinto in maniera non validata dai dati anagrafici tramite algoritmi comunque reperiti.
=== Autogenerazione del codice fiscale ===
Benché esistano algoritmi in grado di calcolare in maniera indipendente il proprio o l'altrui codice fiscale, l'unico soggetto che per legge ne rilascia di validati ed efficaci a norma di legge è l'anagrafe tributaria dell'Agenzia delle entrate.
Quindi in caso di discrepanza tra due codici, anche se quello non validato appare rispettare l'algoritmo, quello valido è quello emesso dall'amministrazione finanziaria a esclusione di qualsiasi altro.
=== Verifica telematica ===
Essendo il codice fiscale identificativo di un soggetto nei rapporti intercorrenti con la pubblica amministrazione, l'Agenzia delle Entrate mette a disposizione un servizio di verifica del codice fiscale (esistenza in Anagrafe Tributaria) e/o di corrispondenza tra codice fiscale e dati anagrafici di un soggetto . L'utilizzo "massivo" di tale servizio sarebbe auspicabile al fine di "bonificare" le banche dati degli uffici dagli eventuali codici fiscali errati o non aggiornati. Il servizio "massivo" è limitato quasi esclusivamente alla P.A., alle società pubbliche e ai gestori di servizi pubblici.
Il servizio non deve essere confuso con i programmi, che si trovano anche su internet, e che controllano semplicemente il codice fiscale "stand alone" confrontandolo con i soli dati anagrafici, inseriti dall'utente, e/o sulla base del solo carattere di controllo.
=== Dati personali ===
Il codice fiscale di una persona fisica rivela i dati personali, data e comune di nascita, nessuno dei quali, comunque, sensibile.
Nelle regioni a statuto speciale che beneficiano di un regime di bilinguismo, la denominazione ''codice fiscale'' è resa nelle seguenti varianti:
* per la Valle d'Aosta, bilingue italiano/francese: '''Code fiscal''';
* per la provincia autonoma di Bolzano, bilingue italiano/tedesco: '''Steuernummer''';
* in Friuli-Venezia Giulia, per i comuni delle province di Trieste e Gorizia, il cui statuto prevede il bilinguismo italiano/sloveno: '''Davčna številka'''.
* Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605 - Disposizioni relative all'anagrafe tributaria e al codice fiscale dei contribuenti.
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Comune (Italia) |
Corona per il titolo di ''comune''.
Un '''comune''', nell'ordinamento giuridico della Repubblica Italiana, è un ente locale territoriale autonomo, che può avere il titolo di città. Formatosi ''praeter legem'' secondo i princìpi consolidatisi nei comuni medievali, è previsto dall'art. 114 della costituzione della Repubblica Italiana. Può essere suddiviso in frazioni, le quali possono a loro volta avere un limitato potere grazie a delle apposite assemblee elettive. La disciplina generale è contenuta nel decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e ha come organi politici il consiglio comunale, la giunta comunale e il sindaco.
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regioni italiane (confini in nero)
Ogni comune appartiene a una provincia, ma la provincia non fa da tramite nei rapporti con la regione e questa in quelli con lo Stato a livello gerarchico, poiché esso, essendo dotato di personalità giuridica, può avere rapporti diretti con la regione e con lo Stato. Tutti gli enti locali sopra citati disciplinano, con proprio regolamento, in conformità allo statuto, l'ordinamento generale degli uffici e dei servizi, in base a criteri di autonomia, funzionalità ed economicità di gestione e secondo i principi di professionalità e responsabilità.
I comuni devono avere un proprio statuto comunale e possono ripartire il proprio territorio in circoscrizioni al fine di assicurare alla popolazione una più diretta partecipazione all'amministrazione. Alla circoscrizione sono delegati poteri che vanno di là dalla mera funzione consultiva (per la quale possono essere previsti nello statuto del comune, appositi comitati o consulte di quartiere). La legge finanziaria per l'anno 2007 ha modificato i termini per la costituzione delle circoscrizioni, rendendole obbligatorie in comuni con una popolazione superiore a 250 000 abitanti (non più 100 000) e opzionali, invece, ove la popolazione è compresa tra 100 000 e 250 000 abitanti (prima l'intervallo era 30 000 - 100 000 abitanti).
Un comune può avere una, nessuna o più frazioni, essere un comune sparso, essere suddiviso in circoscrizioni o avere un'exclave a livello territoriale. I comuni possiedono inoltre una classificazione climatica e sismica del proprio territorio ai fini di prevenzione e protezione civile. Appartengono al comune e sono da esso gestite tutte le strutture cosiddette comunali ovvero scuole, strutture sportive e culturali quali biblioteche comunali, teatri, ecc.
=== Organizzazione amministrativa ===
L'organizzazione amministrativa di un comune è fissata dal Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUEL) assieme a quello degli altri enti locali.
A capo del comune vi è il sindaco, democraticamente eletto tramite elezioni comunali a suffragio universale tra tutti i cittadini comunali aventi diritto al voto (età maggiore di 18 anni), con poteri esecutivi assieme alla giunta comunale, organo collegiale composto da un numero variabile di assessori comunali da lui nominati in rappresentanza delle forze politiche che lo appoggiano (equivalente del consiglio dei ministri e del capo del governo a livello statale). Il sindaco risiede nel municipio durante il suo operato con un mandato che dura 5 anni a meno di dimissioni o decesso.
A supervisione di tutto vi è il consiglio comunale, organo collegiale equivalente del Parlamento a livello statale, composto da consiglieri comunali in rappresentanza di tutte le forze politiche del territorio con funzioni di approvazione del bilancio comunale, delle delibere e provvedimenti emessi dal sindaco/giunta (es. ordinanze). Oltre alla figura di assessore e consigliere, altra figura chiave a livello amministrativo è quella del segretario comunale. L'attività amministrativa si svolge tipicamente nel Palazzo del Municipio che funge anche da luogo con le relazioni dirette con i cittadini.
Spesso i comuni appartengono a unioni di comuni quali comunità collinari, comunità montane e comunità isolane, oppure rientrano in aree di città metropolitane. Storicamente a livello locale sono nati movimenti politici apartitici dette Liste civiche. Al comune, o in forma associata, fanno capo gli organi di Polizia municipale (vigili) per il controllo del rispetto delle norme del Codice della Strada e le forze addette alla pulizia delle strade e dello smaltimento dei rifiuti. Un comune con i suoi organi di amministrazione può essere commissariato per cattiva amministrazione. La promozione del territorio è affidata invece a enti di promozione e associazioni culturali locali come le Pro Loco.
=== Funzioni di amministrazione ===
La gestione dei rifiuti è una delle funzioni di amministrazione di un Comune
In quanto dotato di autonomia amministrativa e finanziaria nei limiti fissati da Costituzione e TUEL, il comune è responsabile dell'amministrazione del territorio per quanto riguarda:
* definizione e rispetto del bilancio comunale annuale
* definizione e rispetto del piano regolatore generale comunale
* ordine pubblico e pubblica sicurezza
* gestione viabilità strade comunali
* gestione edifici pubblici
* smaltimento dei rifiuti
* gestione criticità legate a maltempo e calamità naturali
Qualora alcune di queste funzioni vengano meno per effetto ad esempio di calamità naturali, il sindaco può chiedere l'intervento della prefettura. Per tutte le sue funzioni amministrative ogni comune dispone di un budget finanziario annuale da parte dello Stato. Le modalità di ripartizione dei fondi del bilancio comunale sono oggetto di discussione e approvazione da parte del consiglio comunale dopo le richieste di avanzamento da parte della giunta comunale sotto forma di deliberazione.
=== Comuni montani ===
In conformità all'art. 44 della costituzione inerente alla salvaguardia delle zone montane, la legge n. 991 del 1952 ha stabilito i criteri in base ai quali un comune è definito ''montano''; nel 2018 i comuni italiani classificati ''montani'' erano , distribuiti in tutte le regioni (ma non in tutte le province). Sono considerati invece ''parzialmente montani'' quei comuni nei quali tali criteri sono rispettati in una parte soltanto del territorio comunale. In talune regioni è ammesso che gruppi di comuni montani (o, talvolta, parzialmente montani) fra loro vicini possano aggregarsi per dar vita a una ''comunità montana''.
=== Roma Capitale ===
Dal 3 ottobre 2010 la città di Roma è amministrata da un ente territoriale comunale ''sui generis'', chiamato Roma Capitale. L'ente ha poteri maggiori rispetto a un comune ordinario e ha un proprio statuto che ne determina i principi e l'ordinamento.
=== Decreto trasparenza ===
Il D. Lgs. n. 33 del 14/03/2013 in tema di "Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni" definisce la trasparenza come ''accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all'attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche''.
Le informazioni devono essere pubblicate in formato aperto e sono riutilizzabili, senza ulteriori obblighi diversi da quello di citarne la fonte e rispettarne l'integrità (art. 7). I dati sono pubblicati nel sito istituzionale, nella sezione "Amministrazione trasparente" (art. 9-bis), secondo le denominazioni e la struttura prestabilite dal decreto (all. A). Fra i documenti obbligatori:
* i documenti di programmazione strategico-gestionale e gli atti degli organismi indipendenti di valutazione, bilancio preventivo e consuntivo;
* ''curriculum vitae'', compensi e spese di servizio degli incarichi politici elettivi e non, dirigenziali e delle consulenze;
* enti di diritto privato in controllo pubblico, nonché alle partecipazioni in società di diritto privato;
* scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi;
* accordi stipulati dall'amministrazione con soggetti privati o con altre amministrazioni pubbliche;
* documentazione relativa a ciascun procedimento di presentazione e approvazione delle proposte di trasformazione urbanistica d'iniziativa privata o pubblica in variante allo strumento urbanistico generale;
* concernenti gli interventi straordinari e di emergenza che comportano deroghe alla legislazione vigente.
Il codice sulla privacy prevedeva che i soggetti pubblici non dovessero acquisire il consenso degli interessati per la gestione interna e riservata dei dati (all.3). Dal 25 maggio 2018 è in vigore il Regolamento generale sulla protezione dei dati, che, a differenza della precedente direttiva, si applica anche a imprese ed enti, organizzazioni in generale.
In materia di dati catastali, l'accesso telematico esterno risulta consentito esclusivamente ai tecnici abilitati previa apposita delega scritta del Proprietario. La Corte di Cassazione (Cass. civ., 20 febbraio 1987, n. 1840) ha esteso tale facoltà soltanto ai notai nell’ambito dello svolgimento del loro incarico.
La semplificazione ha dato luogo a una serie di accordi fra distretti notarili e amministrazioni comunali locali, finalizzati a un accesso alle varie banche dati dell'Anagrafe e al rilascio informatico dei certificati necessari per gli atti. Al 2014, risultavano "coperti" dal servizio 25 comuni italiani, mediante una propria applicazione web realizzata dai singoli comuni a risorse finanziarie invariate.
La normativa stabilisce che tutti i documenti contenenti atti soggetti a pubblicazione obbligatoria sono altresì soggetti a obbligo di comunicazione tempestiva nei siti istituzionali delle pubbliche amministrazioni, fermo restando l'onere di affissione all'albo pretorio telematico (la tradizionale affissione cartacea era ammessa soltanto fino al 2010).
=== Il titolo di città ===
Corona per il titolo di ''Città''.
Il titolo di città è concesso con apposito decreto del presidente della Repubblica, su proposta del Ministero dell'interno, a cui il comune interessato invia istanza di concessione.
I comuni dotati del titolo di città solitamente portano al di sopra dello stemma la corona d'oro loro spettante, salvo eccezioni (ovvero diverse disposizioni nel decreto di approvazione dello stemma o in presenza) e con la generale esclusione della provincia di Bolzano: «La corona di Città (...) è formata da un cerchio d'oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili) riunite da cortine di muro, il tutto d'oro e murato di nero».Gli stemmi sono assegnati con decreto del presidente del Consiglio dei ministri a cura dell'Ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze, Servizio onorificenze e araldica (ripartizione della Presidenza del Consiglio nata dalla trasformazione della Consulta araldica, soppressa ai sensi delle disposizioni finali della Costituzione italiana).
=== Valle d'Aosta ===
Nella Valle d'Aosta è in vigore una corposa legislazione in materia comunale concernente sia gli aspetti organizzativi sia quelli elettorali, finanziari e burocratici. La norma principale è la legge regionale n. 54 del 7 dicembre 1998, e successive modificazioni, che regola il sistema delle autonomie della valle. In materia elettorale era invece già intervenuta la legge regionale n. 4 del 9 febbraio 1995, e successive modificazioni, liberamente ispirata alle riforme apportate a livello nazionale. Caratteristica specifica della legislazione valdostana è l'elezione diretta del vicesindaco, che diviene così un organo inamovibile dell'amministrazione comunale.
I toponimi della Valle d'Aosta presentano un'unica forma, in lingua francese, con l'eccezione di Aosta (it. Città di Aosta, fr. Ville d'Aoste), Breuil-Cervinia e dei toponimi dei comuni di Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité (in dialetto ''titsch'') e di Issime (in francese e dialetto issimese ''töitschu''). Ai comuni valdostani spetta tuttavia una doppia denominazione, in lingua francese (''commune'') e in lingua italiana, che si affianca a quella in lingua tedesca per i comuni per i quali è prevista (i già citati Gressoney-Saint-Jean, Gressoney-La-Trinité e Issime). In questo caso, la traduzione di ''comune'' in tedesco è ''Gemeinde'' (per Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité) e ''Gemeindeverwaltung'' (per Issime).
=== Trentino-Alto Adige ===
Nel Trentino-Alto Adige i comuni sono normati dal Testo unico delle leggi regionali approvato con decreto del presidente della Regione n. 3/L del 1º febbraio 2005. A dispetto del nome, tale fonte legislativa non è un documento esauriente come accade nel corrispondente atto nazionale, ma contiene una serie di rimandi a varie leggi precedenti già in vigore. Il correlato decreto n. 1/L regola l'elezione degli organi municipali stabilendo, caso unico in Italia, il sistema elettorale proporzionale per la composizione dei consigli comunali nella Provincia autonoma di Bolzano, in modo da non alterare i rapporti di forza fra le varie comunità linguistiche.
Ai comuni della provincia autonoma di Bolzano spetta doppia denominazione, in lingua tedesca e in lingua italiana, che si affianca a quella di lingua ladina per i comuni per i quali è prevista. La traduzione di comune in ladino dolomitico è ''chemun'' o ''comun'' (ufficiale anche per i comuni ladini della provincia autonoma di Trento), mentre in tedesco è:
* ''Gemeinde'', per i comuni a cui non sia stato conferito il titolo di città;
* ''Stadtgemeinde'', per i comuni a cui sia stato conferito il titolo di città;
* ''Marktgemeinde'', riservata ai comuni che già godevano del titolo di ''Markt'' (diritto di avere un mercato) nell'Impero austro-ungarico, prima dell'annessione dell'Alto Adige al Regno d'Italia avvenuta a seguito della prima guerra mondiale. Nel secondo dopoguerra l'attribuzione di questo titolo è stata avocata alla giunta regionale, che lo conferisce ai comuni con almeno 5 000 abitanti. La sua traduzione italiana sarebbe ufficialmente "borgata".
Sui 116 comuni altoatesini, 16 hanno il titolo di mercato e 8 quello di città.
=== Friuli-Venezia Giulia ===
Nel Friuli-Venezia Giulia il legislatore regionale ha utilizzato solo parzialmente le facoltà concessegli dalla riforma costituzionale del 1993, lasciando espressamente in vigore le norme nazionali non incompatibili con le deliberazioni locali. Nella normativa si segnala la legge regionale n. 1 del 2006 sulle autonomie locali e, in materia elettorale, la legge regionale n. 14 del 9 marzo 1995 e successive modificazioni. Si noti come questa legge, come per parte statale il decreto legislativo n. 9 del 2 gennaio 1997 di attuazione della riforma costituzionale del 1993, fanno in più punti riferimento alla normativa nazionale vigente, che all'epoca era la legge n. 142 dell'8 giugno 1990 così come modificata nel 1993: ciò sottopone i comuni della regione a un incrocio di norme estremamente complesso e atipico, dato che oltre alla legislazione regionale e a quella nazionale non incompatibile, rimangono qui in vigore anche alcune norme nazionali del passato abrogate nel resto d'Italia.
Per quanto concerne il bilinguismo, nelle province di Gorizia, Udine e Trieste alcuni comuni hanno un doppio nome e una doppia denominazione, in italiano e sloveno. Il comune è chiamato in questi casi ''občina''. Nelle province di Udine, Gorizia e Pordenone alcuni comuni al nome italiano affiancano il nome in friulano. La denominazione in questi casi è ''comun''.
Nel 2014 In base alla legge regionale 26/2014 "Riordino del sistema Regione - Autonomie locali del Friuli-Venezia Giulia" tesa, fra l'altro, all'abolizione degli enti-provincia, più Comuni si raggruppano in una forma di ente pubblico che prende il nome di Unioni territoriali intercomunali (UTI).
Nel 2020 a seguito dell'abolizione delle Unioni Territoriali Intercomunali, sono stati istituiti gli '''enti di decentramento regionale (EDR)''', istituiti con Legge regionale 29 novembre 2019, n. 21 ("Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti di decentramento regionale"), ed operativi dal 1º luglio 2020, sono enti funzionali della Regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia.
=== Sicilia ===
La Sicilia, essendo la regione che gode del maggior grado di autonomia, è l'unica ad aver avuto piena potestà sui suoi enti locali fin dall'approvazione della Costituzione nel 1948. L'applicazione della normativa nazionale sull'isola è stata dunque sempre eventuale e soggetta a esplicita autorizzazione da parte delle autorità regionali. La direzione degli enti locali siciliani è affidata all'Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica.
La materia elettorale è regolata dal decreto del presidente regionale n. 3 del 20 agosto 1960, profondamente modificato dalla Legge regionale del 26 agosto 1992, n. 7, pioniera in Italia dell'elezione diretta del sindaco, dalla Legge regionale del 15 settembre 1997, n. 35, che avvicinò il meccanismo elettorale maggioritario a quello nazionale, e dai successivi interventi legislativi fino al 2008. Tra le caratteristiche normative tipiche dell'isola, si segnala l'abbassamento a 10 000 abitanti della soglia di differenziazione fra comuni minori e maggiori in materia elettorale, e l'introduzione per i primi di un meccanismo secco che assegna i tre quinti dei seggi ai vincitori e dei due quinti ai primi perdenti, con l'esclusione di ogni altra lista e indipendentemente dalla percentuale ottenuta.
Ancor più atipica è la possibile convivenza fra il commissario regionale, figura che sull'isola è prevista in luogo di quella di nomina prefettizia, e il consiglio comunale: il commissario riceve infatti qui di base solo le funzioni esecutive, e non quelle deliberative, le seconde essendogli attribuite solo in caso di scioglimento del consiglio per dimissioni dei consiglieri o voto di sfiducia al sindaco. Nel caso di dimissioni o qualsiasi decadenza di quest'ultimo invece, la legislatura continua commissariata fino al termine del mandato naturale, elezioni anticipate venendo indette solo nel caso di una crisi consiliare.
=== Sardegna ===
La Sardegna è l'unica regione ad autonomia speciale a non aver ancora esercitato in maniera organica i suoi poteri in tema di amministrazione comunale; nell'isola si applica quindi il Testo Unico nazionale, con l'eccezione delle deroghe particolari stabilite da alcune specifiche leggi regionali. Le modifiche in materia approvate e proposte a livello centrale hanno tuttavia stimolato anche in Sardegna l'attivismo del legislatore regionale, dapprima sospendendo l'applicazione in loco delle nuove norme nazionali, e quindi con la legge regionale n. 11 del 25 maggio 2012 che ha provveduto a un riordino delle autonomie locali sarde.
Al 2021 l'Italia ha comuni. Per effetto di aggregazioni spontanee, il loro numero è in calo rispetto al censimento generale del 2011, quando i comuni italiani erano e contavano in media residenti.
Nel 2011 il 70,5% dei comuni aveva meno di abitanti e appena il 6,3% più di . Tra questi, i comuni con più di abitanti erano complessivamente 141, e quelli con più di abitanti 46.
Nel 1861, anno dell'unità d'Italia, i comuni erano . In corrispondenza del censimento del 1921 è stato registrato il maggior numero di comuni, ovverosia , mentre al censimento successivo del 1931, per effetto di numerosi decreti di accorpamento se ne registrarono , valore minimo raggiunto.
=== Comuni per fasce demografiche ===
Dati ISTAT aggiornati al 1º gennaio 2021:
Fascia demografica
Comuni
Popolazione
numero
%
residenti
%
'''500.000''' ab. e oltre
6
0,08%
7.170.310
12,10%
da '''250.000''' a '''499.999''' ab.
6
0,08%
1.874.966
3,16%
da '''100.000''' a '''249.999''' ab.
32
0,40%
4.749.945
8,02%
da '''60.000''' a '''99.999''' ab.
58
0,73%
4.446.634
7,50%
da '''20.000''' a '''59.999''' ab.
404
5,11%
13.253.362
22,37%
da '''10.000''' a '''19.999''' ab.
698
8,83%
9.662.013
16,31%
da '''5.000''' a '''9.999''' ab.
1179
14,92%
8.331.631
14,06%
da '''3.000''' a '''4.999''' ab.
1087
13,75%
4.222.171
7,13%
da '''2.000''' a '''2.999''' ab.
921
11,65%
2.258.907
3,81%
da '''1.000''' a '''1.999''' ab.
1520
19,23%
2.213.443
3,74%
da '''500''' a '''999''' ab.
1101
13,93%
811.919
1,37%
meno di '''500''' ab.
892
11,29%
262.265
0,44%
Totale
7.904
100,00%
59.257.566
100,00%
=== Fasce demografiche di interesse per i piccoli comuni ===
Fascia demografica
Comuni
%
numero
%
residenti
%
meno di '''5.000''' abitanti
5.521
69,85%
9.768.705
16,49%
meno di '''4.000''' ab.
5.063
64,06%
7.719.721
13,03%
meno di '''3.000''' ab.
4.434
56,10%
5.546.534
9,36%
meno di '''2.000''' ab.
3.513
44,45%
3.287.627
5,55%
meno di '''1.000''' ab.
1.993
25,22%
1.074.184
1,81%
=== Fasce demografiche per area geografica ===
Comuni del Nord, Centro e Mezzogiorno d'Italia suddivisi per fasce demografiche.
Il '''Nord''' comprende le regioni del ''Nord-Ovest'' (Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta) e quelle del ''Nord-Est'' (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto).
Il '''Centro''' comprende le regioni dell''Italia centrale'' o ''Centro Italia'' (Lazio, Marche, Toscana e Umbria).
Il '''Mezzogiorno''' comprende le regioni dell''Italia Meridionale'' o ''Sud Italia'' (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia) e quelle dell'Italia insulare (Sardegna, Sicilia). L'Abruzzo è classificato nell'Italia meridionale per ragioni storiche, in quanto faceva parte del Regno delle Due Sicilie prima dell'unità d'Italia del 1861.
Fascia demografica
Numero comuni
Popolazione residente
Nord
Centro
Sud
Nord
Centro
Sud
da '''500 000''' ab. e oltre
3
1
2
2.804.841
2.783.809
1.581.660
da '''250 000''' a '''499 999''' ab.
3
1
2
907.910
359.755
607.301
da '''100 000''' a '''249 999''' ab.
17
5
10
2.503.474
749.523
1.496.948
da '''60 000''' a '''99 999''' ab.
16
16
26
1.289.906
1.253.707
1.903.021
da '''20 000''' a '''59 999''' ab.
158
78
168
4.974.716
2.647.385
5.631.261
da '''10 000''' a '''19 999''' ab.
353
115
230
4.824.497
1.655.230
3.182.286
da '''5 000''' a '''9 999''' ab.
672
155
352
4.723.268
1.139.230
2.469.133
da '''3 000''' a '''4 999''' ab.
620
141
326
2.404.254
549.864
1.268.053
da '''2 000''' a '''2 999''' ab.
501
100
320
1.229.705
242.581
786.621
da '''1 000''' a '''1 999''' ab.
793
182
545
1.155.222
270.306
787.915
da '''500''' a '''999''' ab.
627
110
364
458.324
82.312
271.283
meno di '''500''' ab.
622
64
206
175.415
19.431
67.419
Totale
4.385
968
2.551
27.451.532
11.753.133
20.052.901
=== Differenze linguistiche ===
Nei comuni italiani la lingua ufficiale è l'italiano seguita dai vari dialetti e lingue locali. Esistono tuttavia delle differenze linguistiche nei comuni di confine con le nazioni estere (Francia, Svizzera, Austria e Slovenia) dove esiste almeno una seconda lingua come il francese, il tedesco e lo sloveno (per esempio Piemonte, Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia).
Esistono inoltre delle minoranze linguistiche come la lingua ladina in Trentino-Alto Adige e in Veneto, la lingua friulana nel Friuli-Venezia Giulia, la lingua sarda in Sardegna, la lingua walser in Piemonte e Valle d'Aosta, la lingua greca in Puglia e in Calabria, l'arbëreshë in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, il francoprovenzale in Puglia.
* Il comune con il nome più lungo è San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE) con 34 lettere, mentre i comuni di Ne (GE), Re (VB) e Vo' (PD) hanno il nome più corto con sole due lettere
* Il primo comune in ordine alfabetico è Abano Terme (PD) e l'ultimo è Zungri (VV)
* Il comune più a nord d'Italia è Predoi (BZ), quello più a sud Lampedusa e Linosa (AG), il più occidentale Bardonecchia (TO) e il più orientale Otranto (LE)
* Il comune più popolato d'Italia è Roma (RM), il meno popolato Morterone (LC)
* Il comune più vasto d'Italia è Roma (RM), il meno vasto Atrani (SA)
* Il comune con la più alta densità di popolazione è Casavatore (NA), quello con la più bassa è Briga Alta (CN)
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Ciclopi |
Odilon Redon, ''Le Cyclope'', museo Kröller-Müller
I '''Ciclopi''' sono delle figure della mitologia greca, divinità gigantesche con un occhio al centro della fronte, a volte dipito come unico organo visivo della creatura, altre volte invece accompagnato da una coppia di occhi canonici.
Il nome deriva dal greco "κύκλος" e "ὤψ"
Eccellenti forgiatori, muratori, pastori e guerrieri, erano considerati tecnici straordinari, che si riunivano in confraternite segrete ed erano seduti all'iniziazione dei giovani. Si diceva che la loro capacità e la loro intelligenza fossero dovute al fatto di possedere un occhio straordinario o situato in una posizione eccezionale, l'occhio della veggenza e del sapere
| Ciclope, illustrazione del 1680
Museo di storia naturale di Londra.
Esistono due diverse tipologie di Ciclopi nella mitologia greca. In Esiodo (cfr. ''Teogonia'') i tre Ciclopi Bronte, Sterope e Arge sono, come i Titani e gli Ecatonchiri (o Centimani), figli di Urano e di Gea. Questi Ciclopi sono esseri civilizzati e alleati degli dei olimpici. Vengono descritti come abilissimi artigiani, alti conoscitori dell'arte della lavorazione del ferro e la loro attività era fabbricare i fulmini di Zeus. Inoltre, sono dotati di conoscenza e intelletto straordinari. In Callimaco (cfr. ''Inno ad Artemide'') i Ciclopi sono gli aiutanti di Efesto.
In Omero invece, che ne parla nell'''Odissea'' (libro IX), i Ciclopi sono ridotti al rango di esseri mostruosi, dei giganteschi energumeni che vivono isolati l'uno dall'altro in caverne naturali e praticano la pastorizia per vivere, non disdegnando però di cibarsi di esseri umani. Oltretutto, a rimarcare la loro inferiorità rispetto ai Ciclopi originali, in Omero non sono più figli di Urano e Gea (quindi in qualche senso zii degli dèi e a loro antecedenti), ma soltanto del dio dei mari Poseidone.
Omero dà solo il nome di uno di loro, Polifemo, che fece prigionieri Odisseo e i suoi compagni. Il suo accecamento da parte dell'eroe sarà causa della collera di Poseidone.
Esiste in realtà una terza tipologia di Ciclopi, chiamati Gasterochiri. Questi sarebbero originari della Licia, seguirono Preto nell'Argolide quando questi tornò in Grecia. Erano muratori ed edificarono per lui le mura della città di Tirinto e per conto di suo nipote Perseo le mura di Micene e Midea.
Un elefante nano
Una qualche verità storica riguardo all'esistenza di una popolazione o tribù dal nome di ''"Ciclopi"'' ci viene data da Tucidide nel libro VI delle sue ''Storie'' allorquando si accinge a parlare delle popolazioni barbare esistenti in Sicilia prima della colonizzazione greca.
Così scrive:
Secondo un'altra ipotesi la leggenda dei Ciclopi potrebbe essere nata a causa di alcuni ritrovamenti fossili di elefanti nani, vissuti in Sicilia al tempo del Paleolitico. La particolarità dei loro crani è di avere un grande buco al centro, che non è altro che il foro nasale dell'elefante. Tali resti fossili potrebbero quindi essere stati scambiati per uomini giganteschi con un occhio solo e infatti anche il filosofo Empedocle afferma che "in molte caverne siciliane furono ritrovati fossili di una stirpe di uomini giganteschi oggi scomparsa.
L'ipotesi più attendibile rimane oggi quella secondo cui i Ciclopi, antichi fabbri, fossero in realtà degli artigiani emigrati da oriente fino alle isole Eolie dove si sono trovate tracce della lavorazione dei metalli durante la ''facies'' Diana (IV millennio a.C.). I riscontri archeologici potrebbero così confermare il mito che li voleva residenti proprio su tali Isole. La presenza di un occhio solo potrebbe essere una tradizione legata all'usanza di coprire con una benda l'occhio sinistro per proteggerlo dalle scintille o da un ipotetico tatuaggio sulla fronte rappresentante il Sole, elemento al quale questi antichi artigiani potevano probabilmente essere devoti.
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Cipressa |
'''Cipressa''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Imperia in Liguria.
| Il territorio comunale di Cipressa è ubicato in posizione panoramica, affacciato sul mare, tra la costa della punta di Santo Stefano e il capo di San Lorenzo.
Tra le vette del territorio il monte Pian delle Vigne (541 m), il monte Casarazzi (474 m) e il monte della Costa (393 m).
Scorcio del centro storico di Cipressa
Il toponimo Cipressa deriverebbe - secondo una diffusa leggenda locale - dai primi abitanti del luogo fuggiti dall'isola di Cipro che approdarono sulla spiaggia degli Aregai; sempre secondo la leggenda i tre pastori diedero il nome alle tre contrade storiche di Cipressa: Piazza, Poggio e Collautra.
Il territorio cipressino fu un antico possedimento dei conti di Ventimiglia e fu un suo rappresentante, il conte Oberto, a vendere nel 1252 questa parte del territorio della Riviera dei Fiori ai monaci benedettini del principato monastico di Villaregia di Santo Stefano al Mare, dipendente dall'abbazia di Santo Stefano di Genova. Fu l'abate Fredencio a concedere, nel 1276, i primi statuti alla piccola comunità di Cipressa che via via fu retta da locali consoli avente giurisdizione in materia criminale e civile.
Una situazione debitoria dei monaci verso la famiglia Doria, all'inizio del Trecento, costrinsero i primi a stipulare un accordo nel quale Niccolò Doria entrò in possesso dei proventi dell'ampia tenuta per un periodo di nove anni; termine che fu poi prorogato di altri nove anni, quindi intorno al 1335. Nonostante l'accordo, i monaci non riuscirono ad estinguere il loro debito verso la famiglia doriesca e di li a poco furono costretti a cedere la proprietà, per concludere l'estinzione debitoria, al Comune di Genova per una somma di 2300 lire genovesi.
Subì come altri comuni liguri le invasioni dei pirati saraceni intorno alla seconda metà del XVI secolo che causarono devastazioni e razzie. Risale proprio a questo periodo l'erezione della torre, detta Gallinara, considerata il simbolo della municipalità di Cipressa ed inserita pertanto nello stemma comunale.
La torre del centro storico cipressino
In epoca repubblicana genovese il feudo di Cipressa venne inserito nella giurisdizione del podestà di Porto Maurizio e facente parte territorialmente al terziere di San Maurizio.
Con la caduta della Repubblica di Genova sul finire del 1797, e la conseguente istituzione della napoleonica Repubblica Ligure, i territori di Cipressa e di Lingueglietta divennero municipalità autonome che furono inquadrate nel cantone di Santo Stefano nella giurisdizione degli Ulivi, con capoluogo Porto Maurizio; cantone che nel 1803 fu poi soppresso e sottoposto a quello di Porto Maurizio. Dal 1805, con il passaggio della Repubblica Ligure nel Primo Impero francese, rientrò nel circondario di Porto Maurizio del Dipartimento di Montenotte.
Furono annessi al Regno di Sardegna nel 1815 dopo il congresso di Vienna del 1814, a seguito della caduta di Napoleone Bonaparte. Facente parte del Regno d'Italia dal 1861, dal 1859 al 1926 i comuni di Cipressa e di Lingueglietta furono compresi nel V mandamento di Santo Stefano al Mare del circondario di Sanremo facente parte della provincia di Nizza (poi provincia di Porto Maurizio e, dal 1923, di Imperia).
Nel 1928 il comune di Cipressa inglobò i soppressi comuni di Lingueglietta e di Costarainera; quest'ultimo venne ricostituito nel 1954.
=== Simboli ===
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Lo stemma ufficiale e il gonfalone sono stati approvati con l'apposito Decreto del Presidente della Repubblica nº 3638 datato al 20 giugno del 1988.
La chiesa-fortezza di San Pietro di Lingueglietta
La torre Gallinara
=== Architetture religiose ===
* Chiesa parrocchiale della Visitazione nel centro storico di Cipressa, costruita nel XVII secolo in stile barocco ad unica navata.
* Oratorio dell'Annunciazione, vicino alla parrocchiale, fu edificato nel XVIII secolo su progetto di Francesco Marvaldi.
* Chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine nel centro storico della frazione di Lingueglietta, risalente al XIII secolo. Nell'ultimo altare laterale di sinistra si conservano le spoglie mortali di , qui sistemate nel 1762 ed oggetto di particolare culto.
* Chiesa-fortezza di San Pietro, monumento simbolo del borgo di Lingueglietta. È un raro esempio di edificio religioso (della metà del XIII secolo) trasformato in fortezza, per ragioni difensive, all'epoca delle scorrerie barbaresche che afflissero il Ponente ligure all'incirca a metà del XVI secolo.
=== Architetture militari ===
* Torre Gallinara. Eretta nel corso del Cinquecento è situata in posizione rialzata rispetto al paese. È un'antica torre saracena in pietra, parte della rete di torri d'avvistamento distribuite sulla costa ligure per sorvegliare i pirati mori.
* Torre della seconda metà del Cinquecento ad Aregai sul lungomare, sul confine con Santo Stefano al Mare.
=== Evoluzione demografica ===
=== Etnie e minoranze straniere ===
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2019, i cittadini stranieri residenti a Cipressa sono , così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative:
# Romania,
# Germania,
# Turchia,
=== Qualità della vita ===
La frazione di Lingueglietta fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia.
La frazione di Aregai
Il territorio comunale è costituito, oltre al capoluogo, dalle frazioni di Aregai, Lingueglietta, Piani di Cipressa per una superficie territoriale di 9,39 km².
Confina a nord con il comune di Pietrabruna, a sud è bagnato dal mar Ligure, ad ovest con Pompeiana e Terzorio e ad est con Civezza, San Lorenzo al Mare e Costarainera.
L'economia si basa principalmente sul turismo e sulla coltivazione di fiori ed olive.
=== Strade ===
Il territorio comunale di Cipressa è attraversato principalmente dalla strada provinciale 77 collegante Costarainera e la frazione cipressina di Aregai. La provinciale 47 permette ancora il collegamento stradale del comune costarainese con Lingueglietta e, proseguendo, verso la frazione pietrabrunese di Boscomare. Arteria principale è la strada statale 1 Via Aurelia che nel territorio a meridione attraversa il territorio di Cipressa collegando, ad est, San Lorenzo al Mare e, ad ovest, Santo Stefano al Mare.
=== Ferrovie ===
Fino al 2001 era attiva la stazione di San Lorenzo-Cipressa, ubicata nel territorio comunale di San Lorenzo al Mare, lungo la tratta ferroviaria Genova-Ventimiglia e poi soppressa dopo lo spostamento a monte della stessa linea ferroviaria.
=== Piste ciclabili ===
Il territorio comunale di Cipressa è attraversato dalla pista ciclabile della Riviera Ligure, lunga 24 km, che da ovest verso est collega i vari comuni costieri di Ospedaletti, Sanremo, Taggia, Riva Ligure, Santo Stefano al Mare, Cipressa, Costarainera e San Lorenzo al Mare lungo il vecchio tracciato della ferrovia Genova-Ventimiglia.
Il municipio
=== Altre informazioni amministrative ===
Cipressa fa parte dell'Unione dei comuni della Valle del San Lorenzo.
Da molti anni costituisce la penultima salita della classica di ciclismo Milano-Sanremo (aggiunta in un secondo tempo per dare più competitività e spettacolo all'ultima fase della gara), nella quale, insieme alla successiva salita del Poggio, ha fatto più volte la differenza ai fini della vittoria finale.
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Cornedo all'Isarco |
'''Cornedo all'Isarco''' è un comune italiano di abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige, situato all'imbocco della valle Isarco, nonché della val d'Ega. Il centro e alcune frazioni sono arroccate sulle pendici della montagna, altre frazioni si trovano invece in fondovalle.
| La frazione di Cardano (''Kardaun'') è collegata a Bolzano con una linea di autobus urbani (linea 8) e anche con la ciclabile della Valle Isarco.
Da Cardano, attraverso una galleria lunga 1.100 m, si giunge nella Val d'Ega (''Eggental'') e da lì alle località sciistiche di Nova Ponente e Passo di Pampeago, a Nova Ponente, Nova Levante, al lago di Carezza presso il passo di Costalunga (1.741 m s.l.m.) o al passo di Lavazè (1.805 m s.l.m.) o passo di Oclini (1.989 m s.l.m.) Questi valichi alpini portano in Trentino.
Dai bivi a Prato all'Isarco (''Blumau'') si giunge nella val di Tires oppure a Fiè allo Sciliar e da lì a Castelrotto, Siusi e all'alpe di Siusi.
Il toponimo è attestato per la prima volta tra il 1142 e il 1170 come ''Corneit, Curneit, Curneid'' e deriva dal latino ''cornus'' ("corniolo"). La forma moderna compare nel 1477 come ''Karneyd''.
=== Origini ===
Cornedo è un antico distretto giudiziale (''Gericht Karneid''), facente parte dal XIII secolo della particolare organizzazione amministrativa della contea del Tirolo. Il distretto veniva gestito, per conto del potere principesco tirolese (dal 1363 asburgico), da diversi casati nobiliari, fra cui i signori di Liechtenstein originari di Laives. La particolare importanza della località risultava anche dalla sua posizione sulla rotta del Brennero che dal XIV secolo, grazie al cosiddetto ''Kuntersweg'', passava per la gola dell'Isarco nel territorio di Cardano, e non più per il Renon.
=== Stemma ===
Lo stemma rappresenta una pila, di colore argento, con i lati incurvati su sfondo azzurro. È parte delle insegne dei conti di ''Liechtenstein'' proprietari del castello e amministratori del villaggio dal 1385 al 1595. Lo stemma è stato adottato nel 1968.
Essendo la casata dei Liechtenstein originaria di Laives questo stemma coincide con lo sfondo dello stemma di Laives.
=== Architetture religiose ===
* Chiesa di San Vito
* Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli
=== Architetture militari ===
* Castel Cornedo
=== Architetture civili ===
La centrale di Cardano (''Kardaun'') con le sue condotte forzate
* Centrale di Cardano. Presso il centro abitato di Cardano sorge la centrale idroelettrica, una delle più grandi dell'Alto Adige, dotata di 5 condotte forzate ben evidenti lungo il pendio sovrastante. La sesta condotta è stata smantellata in quanto, sdoppiata alla fine, serviva ad alimentare 2 turbine ad uso ferroviario per la produzione di corrente continua a 5000 V: tale sistema di trazione è stato soppiantato. Le acque che discendono dalle condotte forzate sono derivate dalla diga di Ponte Gardena, circa 15 chilometri a monte. A dare il loro contributo all'opera furono l'architetto torinese Eugenio Mollino oltre all'architetto, e più tardi regista, Luis Trenker e il suo maestro, Clemens Holzmeister. La definitiva entrata in esercizio avvenne il 15 settembre 1929. Nel 1945 la centrale passò dal primo concessionario SIDI a “SIP - Società idroelettrica piemontese”. In seguito vi furono ulteriori passaggi di proprietà: nel 1963, con la nazionalizzazione dell'energia elettrica, Enel subentrò come concessionario della centrale di Cardano e di svariate altre centrali altoatesine. Nel 1999 Enel è divenuta una società per azioni e la gestione della centrale è stata trasferita a Enel Produzione S.p.A. Il primo giugno 2010 SEL e Enel Produzione hanno dato vita ad una joint venture. Dal gennaio 2011 la neo-costituita società, che ha assunto il nome di SE Hydropower Srl, opera grazie a una nuova concessione, a seguito di procedura per il rilascio/rinnovo indetta nel 2005, che ha durata fino al 31 dicembre 2040. Le condotte hanno una portata che può raggiungere i 90 m³/s al massimo, affrontando un dislivello totale di 183 metri tra il punto di presa (a 459 metri) e il punto di restituzione (a 276 metri). Oggi la centrale è gestita da Alperia Greenpower, affiliata Alperia S.p.A.
=== Le frazioni ===
Frazione (in ted.) Uomini Donne Totale Famiglie
Collepietra (Steinegg) 716 677 1.393 520
S.Valentino in Campo (Gummer) 312 286 598 230
Cornedo (Karneid) 267 253 520 209
Cardano (Kardaun) 239 235 474 213
Prato all'Isarco (Blumau) 196 208 404 174
Briè (Breien) 24 19 43 17
Totale 1.754 1.678 3.432 1.363
(riferimento 23 marzo 2020)
Fonte: https://www.gemeinde.karneid.bz.it/system/web/fakten.aspx?menuonr=219369194&sprache=3
=== Ripartizione linguistica ===
Appartenenza linguistica degli abitanti secondo il censimento del 2011:
=== Evoluzione demografica ===
Cornedo all'Isarco per la sua particolare attenzione a favorire un turismo ecosostenibile a mobilità dolce è inserito nel consorzio delle Perle delle Alpi.
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Cabala cristiana | Manoscritto illuminato del XIV secolo, riprodotto in un libro di storia dei Templari
La cosiddetta '''Cabala cristiana''' fu un movimento mistico e speculativo, sorto nel XV secolo tra pensatori non ebrei ed ebrei convertiti al Cristianesimo. Elementi di fondo di tale movimento erano la convinzione che gli insegnamenti occulti della Cabala ebraica fossero compatibili con la verità cristiana, il tentativo quindi di armonizzarli a tale verità e in qualche caso la pretesa che tali insegnamenti rinviassero, in definitiva, alla verità cristiana.
La Cabala cristiana usò procedure simili a quella ebraica, come la ghematria, ma utilizzò, oltre che la lingua ebraica, il greco o il latino.
Un esempio del sincretismo del movimento è il ''Pentagrammaton'' che rappresenterebbe il nome segreto di Gesù. La lettera Šin ש, che rappresenta lo Spirito Santo, "scende" nel nome di Yahweh a comporre il nome del figlio Gesù.
Il risultato differisce in molti punti dalla cabala ebraica e si avvicina di più all'esoterismo.
Il più famoso esponente della Cabala cristiana è Pico della Mirandola che la espose nel suo ''Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae'' .
Un'introduzione alla moderna cabala cristiana, da un punto di vista mistico, è il libro ''The Mystical Qabalah'' della scrittrice britannica Dion Fortune .
| Il movimento fu influenzato da un desiderio di interpretare aspetti del cristianesimo ancor più misticamente dei precorsi mistici cristiani. I documenti neoplatonici greci arrivarono in Europa da Costantinopoli durante il regno di Maometto II. Il neoplatonismo era prevalente nell'Europa cristiana ed era confluito nello scolasticismo dalle traduzioni di testi greci ed ebraici in Spagna nel XIII secolo. Il Rinascimento fu un fenomeno di breve durata, finendo verso il 1750.
La Cabala cristiana "reinterpretò la dottrina cabalistica con una prospettiva decisamente cristiana, associando Gesù Cristo, la sua morte e risurrezione, alle dieci Sephirot", e collegando le tre Sephirot superiori alle ipostasi della Trinità e le ultime sette "al mondo inferiore o terreno", oppure "rendendo Keter il Creatore (o Spirito), Chokhmah il Padre e Binah — la madre superna — Maria", il che "pone Maria ad un livello divino con Dio, cosa che le chiese ortodosse hanno sempre rifiutato di fare". I cabalisti cristiani cercavano di trasformare la Cabala in "un'arma dogmatica da volgere contro gli ebrei per spronarli alla conversione — iniziando con Raimondo Lullo", che lo studioso Harvey J. Hames chiama "il primo cristiano a riconoscere ed apprezzare la ''kabbalah'' come strumento di conversione", sebbene Lullo non fosse egli stesso un cabalista né esperto di Cabala. La susseguente Cabala cristiana si basa più che altro su Pico della Mirandola, Johann Reuchlin e Paolo Riccio.
Dopo il XVIII secolo, la Cabala si fuse con l'occultismo europeo, parte del quale aveva una base religiosa; ma la popolarità della Cabala cristiana si era ormai spenta. Alcuni tentativi sono stati fatti per ravvivarla negli ultimi decenni, in particolare in relazione al neoplatonismo dei primi due capitoli della ''Vangelo di Giovanni'', ma non è entrata nella corrente principale del cristianesimo.
=== Beato Raimondo Lullo ===
Il Beato Raimondo Lullo
Il francescano Ramon Lull (Raimondo Lullo) (ca. 1232-1316) fu "il primo cristiano a riconoscere ed apprezzare la ''kabbalah'' come strumento di conversione", sebbene "non fosse egli stesso un cabalista, né proficiente in nessun particolare approccio cabalistico". Non interessato alle possibilità dell'influenza erudita ebraica, che sarebbe iniziata nel tardo Rinascimento, la sua interpretazione della neonata Cabala fu rispetto alle possibilità di dibattito teologico con gli ebrei.
=== Conversi spagnoli ===
Un'espressione iniziale della Cabala cristiana fu quella dei conversi spagnoli, dal tardo XIII secolo fino all'espulsione dalla Spagna del 1492. Tra questi si annovera Abner di Burgos (poi col nome acquisito alla conversione di Alfonso di Valladolid) e Pablo de Heredia. L'"Epistola dei Segreti" di Heredia è "la prima opera riconoscibile di Cabala cristiana" e venne citata da Pietro Galatino che influenzò Athanasius Kircher. Tuttavia la Cabala di Heredia consiste di citazioni di opere cabalistiche inesistenti e riferimenti distorti o falsi da fonti cabalistiche reali.
La Cabala cristiana fiorì completamente durante il Rinascimento come risultato di continui studi dei testi greci e di traduzioni eseguite da ebraisti cristiani. Anche l'invenzione della stampa giocò la sua parte in una più ampia diffusione dei testi.
=== Pico della Mirandola ===
Tra i primi a promuovere la conoscenza della Cabala al di là dei circoli elitisti ebraici fu Giovanni Pico della Mirandola (1463–1494) studente di Marsilio Ficino presso la sua Accademia Fiorentina. La sua visione sincretica del mondo si combinò col platonismo, neoplatonismo, aristotelismo, ermetismo e Cabala.
L'operato di Mirandola riguardo alla Cabala fu ulteriormente sviluppato da Athanasius Kircher (1602–1680), prete gesuita, ermetista ed erudito eclettico; nel 1652, Kircher scrisse in materia sul suo ''Oedipus Aegyptiacus''. Sebbene entrambi esercitassero nell'ambito della tradizione cristiana, entrambi erano interessati all'approccio sincretico. La loro attività portò direttamente all'Occulto e alla Cabala ermetica.
Non si può dire la stessa cosa di Reuchlin, Knorr von Rosenroth e Kemper.
=== Johannes Reuchlin ===
Frontespizio di ''De arte cabalistica libri tres, iam denua adcurate revisi'' di Reuchlin, 1530
Johannes Reuchlin (1455–1522) fu "il seguace più importante di Pico". Le sue fonti principali per la Cabala furono Menahem Recanati (''Commentario alla Torah'', ''Commentario sulle preghiere quotidiane'') e Joseph Gikatilla (''Sha'are Orah'', ''Ginnat 'Egoz''). Reuchlin sosteneva che la storia umana si dividesse in tre periodi: un periodo naturale in cui Dio si rivelò come Shaddai (), il periodo della Torah in cui Dio "si rivelò a Mosè tramite il nome a quattro lettere del Tetragramma" (יהוה) ed il periodo della redenzione. Il nome a cinque lettere associato a questo periodo è il Tetragramma con l'aggiunta della lettera Šin ('''ש'''). Questo nome, YHShVH (יהשוה per "Gesù", sebbene la versione ebraica del nome sia ''' יהושוע'''), è anche noto come il Pentagrammaton. Il primo dei due libri sulla Cabala scritti da Reuchlin, ''De verbo mirifico'', "parla del ... nome miracoloso di Gesù derivato dal tetragramma". Il suo secondo libro, ''De arte cabalistica'', è "una più ampia ed erudita escursione nei vari aspetti cabalistici".
=== Francesco Zorzi ===
Frontespizio di ''De harmonia mundi'' di Francesco Zorzi
Francesco Zorzi (1467–1540) fu un frate francescano veneto ed è stato considerato una figura centrale della Cabala cristiana del XVI secolo sia dai suoi contemporanei sia dagli studiosi moderni. Secondo Giulio Busi, fu il cabalista cristiano più importante, secondo solo al fondatore Giovanni Pico della Mirandola. Il suo ''De harmonia mundi'', fu "un libro massiccio e curioso, ricolmo di ermetismo, platonismo, cabalismo".
=== Paolo Riccio ===
Paolo Riccio (1506–1541) "unificò i dogmi sparsi della Cabala cristiana in un sistemna internamente consistente", basandosi su Pico e Reuchlin e aggiungendoci "un'originale sintesi di fonti cabalistiche e cristiane".
=== Balthasar Walther ===
Balthasar Walther, (1558-ca. 1630), fu un medico della Silesia. Negli anni 1598-1599, Walther intraprese un pellegrinaggio in Terra Santa per conoscere le complessità della Cabala e del misticismo ebraico dai gruppi di Safed e altrove, anche tra i seguaci di Isaac Luria. Nonostante la sua pretesa di aver trascorso sei anni in questi viaggi, sembra che invece abbia fatto solo diversi viaggi brevi. Walther stesso non produsse opere significative di Cabala cristiana, ma mantenne una voluminosa raccolta di manoscritti di opere magiche e cabalistiche. La sua importanza per la storia della Cabala cristiana risiede nelle sue idee e dottrine, che esercitarono una profonda influenza sulle opere del teosofista tedesco Jacob Böhme, in particolare la sua ''Della triplice vita dell'uomo. Quaranta questioni sull'anima o Psicologia vera. Dell'incarnazione di Gesù Cristo. Sei punti teosofici. Del mistero celeste e terrestre. Degli ultimi tempi (Vierzig Fragen von der Seelen Urstand)'' (ca. 1620).
=== Athanasius Kircher ===
Il secolo successivo produsse Athanasius Kircher, prete gesuita tedesco, eclettico erudito. Scrisse voluminosamente in materia nel 1652, aggiungendo al tutto elementi ulteriori di Orfismo e di mitologia egizia, che inserì nella sua opera, ''Oedipus Aegyptiacus''. Fu illustrata da un adattamento dell'Albero della Vita fatto da Kircher stesso. Tale versione dell'Albero è ancora usata dalla Cabala occidentale.
=== Sir Thomas Browne ===
Diagramma sefirotico tratto da ''Kabbala Denudata'' di Knorr von Rosenroth
TIl filosofo e medico Sir Thomas Browne (1605–1682) è riconosciuto come uno dei pochi studiosi inglesi della Cabala del XVII secolo. Browne conosceva l'ebraico, possedeva una copia dell'opera di Francesco Zorzi sulla Cabala cristiana altamente influente, intitolata ''De Harmonia Mundi totius'' (1525), e accennò alla Cabala nel suo discorso "Il Giardino di Ciro" (''The Quincuncial Lozenge, or Network Plantations of the Ancients, naturally, artificially, mystically considered'') e sull'enciclopedia '' Pseudodoxia Epidemica'', che fu tradotta in tedesco dall'ebraista e promotore della Cabala, Christian Knorr von Rosenroth.
=== Christian Knorr von Rosenroth ===
Christian Knorr von Rosenroth, (1636–1689), divenne noto come traduttore, commentatore e curatore di testi cabalistici; pubblicò la ''Kabbala denudata'' ("Kabbalah Unveiled", 1677–1678) in due volumi, "che praticamente da sola venne a rappresentare per l'Europa cristiana l'autentica ''kabbalah'' (ebraica) fino a metà del XIX secolo". La ''Kabbala denudata'' contiene traduzioni latine di sezioni di ''Zohar'', ''Pardes Rimonim'' di Moses Cordovero, ''Sha'ar ha-Shamayim'' e ''Beit Elohim'' di Abraham Cohen de Herrera, ''Sefer ha-Gilgulim'' (trattato lurianico attribuito a Hayim Vital), con commentari di Knorr von Rosenroth e Henry More; alcune edizioni susseguenti includono un riassunto della Cabala cristiana (''Adumbratio Kabbalæ Christianæ'') di F. M. van Helmont.
=== Johan Kemper ===
Johan Kemper (1670–1716) fu un insegnante di ebraico presso la Università di Uppsala dal 1697 al 1716, anno della sua morte. Probabilmente fu il tutore di ebraico di Emanuel Swedenborg.
Kemper, precedentemente conosciuto come Moses ben Aaron di Cracovia, si convertì dall'ebraismo al Luteranesimo. Durante il suo periodo di docenza a Uppsala, scrisse un'opera in tre volumi sullo ''Zohar'' intitolata ''Matteh Mosche'' ("Il Bastone di Mosè"). In tale opera cercò di dimostrare che lo ''Zohar'' contenesse la dottrina cristiana della Trinità.
Questa credenza lo spinse a pubblicare una traduzione letterale del Vangelo di Matteo in ebraico ed un commentario cabalistico su di esso.
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Curtosi | La '''curtosi''' , nel linguaggio della statistica, è un '''allontanamento dalla normalità distributiva''', rispetto alla quale si verifica un maggiore ''appiattimento'' o un maggiore ''allungamento'' . La sua misura più nota è l'indice di Pearson , rapporto tra il momento centrato di ordine 4 e il quadrato della varianza. Il valore dell'indice corrispondente alla distribuzione normale è 0 . Un valore minore di 0 indica una distribuzione platicurtica, mentre un valore maggiore di 0 indica una distribuzione leptocurtica .
| In statistica, l'indice di '''curtosi''' è uno degli indici relativi alla forma di una distribuzione, che costituisce una misura dello "spessore" delle code di una funzione di densità, ovvero il grado di "appiattimento" di una distribuzione. L'interesse per questo indice è dato dal fatto che lo "spessore" delle code influenza il comportamento di diverse statistiche.
Benché sia stato evidenziato che non c'è una relazione tra il grado di appiattimento
e il coefficiente e l'indice di curtosi (si veda oltre), (Irving Kaplansky, nel 1945 in ''"A common error concerning Kurtosis"'') è rimasta in uso tale terminologia.
Il coefficiente di curtosi è dato dalla formula:
::
Dove:
::
è l'indice di curtosi,
dove e sono rispettivamente il momento centrale di ordine 4 e 2. Nel caso di una variabile casuale normale, , così che il coefficiente di curtosi risulta pari a zero.
Se il coefficiente di curtosi è:
*> 0 la curva si definisce ''leptocurtica'', cioè più "appuntita" di una normale.
*< 0 la curva si definisce ''platicurtica'', cioè più "piatta" di una normale.
*= 0 la curva si definisce ''normocurtica (o mesocurtica)'', cioè "piatta" come una normale.
Il calcolo del coefficiente di curtosi ha senso solo nelle distribuzioni monomodali.
Siccome e vengono calcolate facendo
lo scarto dalla media alla quarta potenza, valori equidistanti dalla media (simmetrici rispetto alla media) contribuiscono con lo stesso importo e valori distanti dalla media sono molto più "importanti" di quelli prossimi alla media, cosicché distribuzioni "larghe" producono e elevati.
Essendo un numero puro (il denominatore e il numeratore hanno la stessa unità di misura), moltiplicare i valori della distribuzione con una costante non
ha effetti sull'indicatore. Così come non ha effetti lo spostamento dell'intera curva,
in quanto sia il numeratore che il denominatore fanno riferimento alla media della distribuzione.
In altre parole: se la v.c. X ha un indicatore di curtosi pari a e , allora Y è anch'essa una v.c. che assume un indicatore di curtosi pari a .
Il coefficiente di curtosi (così come quello di simmetria), non rappresenta una buona stima del corrispondente parametro della popolazione se calcolato su piccoli campioni. Ciò nonostante, anche in presenza di piccoli campioni, valori elevati di tali indicatori devono far insorgere nel ricercatore il dubbio che le eventuali ipotesi di normalità non siano verificate.
Nella teoria delle probabilità e nelle statistiche, la curva di frequenza è una misura della distribuzione di probabilità di una variabile casuale con un valore reale. Una curva di frequenza più alta significa che l'aumento della varianza è dovuto non a frequenti deviazioni modeste ma a deviazioni rare estreme.
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Chimica organica | Un modello molecolare, un libro e degli appunti di chimica organica
La '''chimica organica''' si occupa delle caratteristiche chimiche e fisiche delle molecole organiche. Si definiscono convenzionalmente composti organici i composti del carbonio con eccezione degli ossidi, monossido e diossido, e dei sali di quest'ultimo: anione idrogenocarbonato ed anione carbonato rispettivamente, derivati solo formalmente dall'acido carbonico , oltre ad altre piccole eccezioni.
| Jöns Jacob Berzelius
Il termine "chimica organica" fu adottato per la prima volta nel 1807 da Jöns Jacob Berzelius. L'aggettivo "organica" fu inizialmente legato al fatto che questa branca della chimica studiava composti più o meno complessi estratti da organismi viventi, vegetali o animali, o dai loro metaboliti. Tale definizione fu abbandonata a favore di quella sopra esposta nel 1828, quando il chimico tedesco Friedrich Wöhler per primo riuscì nella sintesi di un composto organico (l'urea) a partire da composti inorganici, dimostrando così che le sostanze prodotte in laboratorio a partire da composti inorganici erano in tutto identiche a quelle, aventi la medesima struttura, isolate da organismi viventi e confutando quindi l'ipotesi vitalistica, che voleva le sostanze "organiche" in qualche modo peculiari a causa della loro origine biologica.
Nel 1861 August Kekulé identificò la chimica organica come "lo studio dei composti del carbonio".
Alcuni esempi di idrocarburi (in particolare alcani).
I composti organici costituiti solo da atomi di idrogeno (H) e carbonio (C) sono detti idrocarburi; ad esempio il metano, avente formula chimica CH4, è il più semplice degli idrocarburi.
Altri elementi, spesso presenti nelle molecole organiche, sono denominati collettivamente "eteroatomi" e sono l'ossigeno, l'azoto, il fosforo, lo zolfo, il boro, gli alogeni (fluoro, cloro, bromo e iodio) ed anche altri elementi semimetallici, nonché alcuni metalli in grado di formare composti di coordinazione col carbonio stesso.
In particolare, i composti organici contenenti atomi metallici direttamente legati ad atomi di carbonio sono detti metallorganici od organo-metallici; tra i metallorganici si annoverano gli organo-litio, -sodio, -magnesio, -manganese, -mercurio, -piombo, -tallio, -zinco. I composti ciclici, il cui anello contiene uno o più eteroatomi, sono invece definiti "eterociclici".
L'approccio più classico allo studio della chimica organica consiste nel raggruppare i composti in classi di sostanze che presentano un medesimo gruppo funzionale, definendo così una serie omologa. I composti che fanno parte di una stessa classe possiedono la stessa composizione e le stesse proprietà chimiche, mentre le loro proprietà chimico-fisiche (come punto di fusione, tensione di vapore etc.) variano in funzione del peso molecolare.
All'interno di questa classificazione gli alcani rappresentano la famiglia di composti più semplice, essendo formati solamente da atomi di carbonio e idrogeno che instaurano tra loro un legame semplice. Alcheni e alchini sono simili agli alcani, ma presentano rispettivamente doppi e tripli legami. Queste tre classi di composti rappresentano gli idrocarburi alifatici, che si differenziano dagli idrocarburi aromatici (come il benzene) per il fatto di non possedere aromaticità. Man mano che si vanno aggiungendo altri elementi chimici differenti dal carbonio e dall'idrogeno, si tende ad ottenere molecole più complesse. Gli alogenuri alchilici sono derivati direttamente dagli idrocarburi alifatici aggiungendo atomi di alogeno; allo stesso modo, dagli idrocarburi aromatici si ottengono gli alogenuri arilici.
Carbonio, idrogeno e ossigeno possono formare due classi di composti caratterizzati dal gruppo ossidrilico (-OH): gli alcoli e i fenoli (composti aromatici). Questi tre elementi possono formare anche gli eteri, composti caratterizzati da un legame R-O-R', e composti ciclici noti come epossidi. L'ossigeno può anche legarsi al carbonio con un doppio legame, formando aldeidi (R-CHO) e chetoni (R-CO-R'); la contemporanea presenza di un gruppo -OH porta inoltre alla formazione degli acidi carbossilici (R-COOH). Negli alogenuri acilici, che sono dei derivati degli acidi carbossilici, il carbonile (C=O) è legato a un atomo di alogeno. Altri importanti derivati degli acidi carbossilici sono gli esteri, composti caratterizzati dalla presenza del gruppo estereo -COOR.
Con l'azoto, un altro importante eteroatomo, si possono ottenere i nitrili (R-C≡N), le ammidi (R-CONH2), i nitrocomposti (R-NO2) e le ammine (R-NH2), le basi della chimica organica. I composti che presentano sia il gruppo amminico che quello carbossilico sono definiti amminoacidi.
Tra le biomolecole si hanno infine i carboidrati, le proteine, i lipidi e gli acidi nucleici.
Le sostanze organiche reagiscono in modo caratteristico in base alla loro natura e alla presenza di determinati gruppi funzionali, oltre che in funzione delle condizioni di reazione (tipo di solvente usato, temperatura, pH etc.). I meccanismi di reazione maggiormente diffusi in chimica organica sono i seguenti:
* sostituzione radicalica;
* sostituzione nucleofila (alifatica e aromatica);
* reazione di addizione (elettrofila, nucleofila, radicalica, periciclica);
* reazione di eliminazione;
* reazione di riarrangiamento.
Un problema particolarmente importante, riscontrato tipicamente in chimica organica, consiste nella determinazione delle strutture molecolari dei composti organici. Data la svariata varietà di isomeri strutturali che è possibile associare ad un'unica formula molecolare, che può essere ricavata preliminarmente tramite analisi elementare, si possono ben comprendere le difficoltà coinvolte. Non bisogna inoltre dimenticare la possibilità che esistano anche degli eventuali stereoisomeri.
Allo scopo di facilitare questo lavoro di indagine si è soliti ricorrere alla spettroscopia e alla spettrometria di massa, combinando opportunamente i dati sperimentali ottenuti utilizzando un'apposita miscellanea di queste tecniche. Queste due tipologie di tecniche sfruttano principi e strumentazioni differenti, così come è differente l'informazione che sono in grado di fornire. Le tecniche spettroscopiche si basano sull'assorbimento di energia, secondo le regole dettate dalla meccanica quantistica, sotto forma di una ben determinata lunghezza d'onda che dipende dalla natura del legame chimico coinvolto; la spettrometria di massa sfrutta invece la frammentazione delle grosse molecole, con formazione di frammenti più piccoli facilmente riconoscibili.
Entrando più nello specifico, i metodi fisici più comunemente utilizzati in chimica organica sono i seguenti:
* spettrometria di massa, per determinare le dimensioni e la struttura globale;
* spettroscopia infrarossa, consente di individuare i diversi gruppi funzionali presenti;
* spettroscopia ultravioletta, per mettere in evidenza eventuali sistemi π coniugati;
* spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, per la determinazione dei frammenti di legame in cui sono coinvolti il carbonio (13C NMR) e l'idrogeno (1H NMR).
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Carpinone |
'''Carpinone''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Isernia nel Molise.
| Jacopo Caldora ritratto da Leonardo da Vinci
Il nome deriverebbe dal fiume Carpino che costeggia il centro, oppure dalla pianta ''Carpinus''. Il centro fu fondato nell'VIII secolo dai Longobardi e incluso nel ducato di Bojano. Secondo un documento dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno, tuttavia, la fondazione sarebbe del 982, castello stante sotto il potere dell'abate Giovanni di San Vincenzo. Tra i primi signori al governo ci fu Tommaso d'Evoli, signore di Castelpizzuto, Monteroduni e Roccamandolfi. Dopo vicende di lotta di possesso tra le famiglie, Carpinone fu ceduto alla famiglia Caldora nel XV secolo, che fortificò il castello.
I successivi signori furono i membri della famiglia Pandone, Francesco e Pandolfo, e in seguito le famiglie Ceva Grimaldi e i De Risio. Nel 1807 il paese entrò nel distretto di Isernia, sotto la giurisdizione di Castelpetroso. Dal 1861 fece parte della, provincia di Campobasso e dal 1970 di quella di Isernia.
Il centro è provvisto di una doppia fortificazione muraria di diverse epoche, aventi un perimetro a forma di U, che si adatta alla conformazione della roccia sopra cui sorge il borgo stesso; la parte nord della roccia risulta inaccessibile, da cui questa disposizione a doppio braccio delle case. La prima cinta è posta a difesa del castello Caldora, e di un gruppo di case della cosiddetta "cittadella". La seconda ingloba una zona che si trova a confine con l'abitato moderno dell'Ottocento. Tra queste due cinte murarie si sviluppa il borgo carpinonese, le stradine sono in pietra, le case rivestite di lisce, i vicoli conservano l'antico aspetto medievale.
Nei pressi del centro storico sono situate le cascate di Carpinone, raggiungibili e visitabili a piedi, una più grande e parzialmente artificiale (a causa di una diga per una centrale idroelettrica vicina) e una più piccola e naturale, derivante dall’unione dei fiumi Carpino e Tura.
=== Architetture religiose ===
==== Chiesa madre di Santa Maria Assunta ====
Fu eretta nel XVI secolo sopra un'antica cappella dedicata all'Arcangelo Michele; ebbe un restauro nel 1725 e poi dopo il sisma del 1805, sicché fu ricostruita in stile neoclassico. Ha pianta a tre navate, alta 10 metri, con abside semicircolare e transetto rialzato, raccordato a padiglione. Il campanile risale al 1725.
==== Chiesa di Santa Maria di Loreto ====
Fu eretta nel 1610 da Biagio Martella, presso un'antica chiesa del 1356. Si narra che la Madonna gli apparve in sogno e gli indicò il luogo sopra cui edificare la nuova chiesa. Essa è a navata unica, in fondo vi è l'altare maggiore con la scultura della Vergine. Ai lati ci sono due cappelle, della Sacra Famiglia e di San Leonardo: il soffitto della volta è in legno intagliato e dorato, con accenni di azzurro turchese. Il campanile è a torretta.
=== Architetture civili ===
==== Castello Caldora ====
Il castello fu eretto nell'XI secolo, a forma di pentagono irregolare, delimitato da 5 torri, sopra il burrone che dà sul fiume Carpino. Nel 1223 per volere di Federico II di Svevia il castello fu distrutto da Ruggero da Pescolanciano e ricostruito poi nel XIV secolo dalla famiglia d'Evoli. Nel primo ventennio del XV secolo fu abitato da Jacopo Caldora e poi dal figlio Antonio, che vi stabilì la propria residenza, sino alla guerra contro Alfonso V d'Aragona e suo figlio Ferrante, che gli confiscarono i feudi in Abruzzo e Molise. Nel 1442 Antonio perse gran parte dei suoi domini nella battaglia di Sessano e il castello di Carpinone finì in mano ad altri feudatari, tra cui i Pandone, i Carafa, i De Regina, i Grimaldi e i De Risio. Nel 1954 il notaio Valente, uno degli ultimi proprietari, fece ricostruire il piano nobile, adattandolo alle esigenze abitative dei suoi tempi. L'entrata al castello era difesa in passato dal ponte levatoio e da una porta che dava sul cortile, tirata da catene. Al suo interno si trovano il cortile centrale del piano terra, le stanze delle scuderie, i magazzini e gli alloggi della servitù. Il piano nobile era costituito da ambienti di rappresentanza, resi confortevoli già all'epoca di Jacopo ed Antonio Caldora, al fine di accogliere gli emissari e i sovrani; vi era anche una cappella gentilizia. Il castello oggi è alquanto modificato, soprattutto negli esterni, a causa dei rifacimenti dopo i terremoti del 1456 e del 1805; le torri si presentano ancora intatte, benché intonacate.
=== Evoluzione demografica ===
=== Ferrovie ===
Uno scorcio del piazzale ferroviario della stazione di Carpinone
Carpinone ha una propria stazione ferroviaria, diramazione delle linee Isernia-Campobasso e Sulmona-Isernia. Il fabbricato viaggiatori della stazione è anche sede del municipio.
=== Calcio ===
La principale squadra di calcio della città è l'''A.S.D. Carpinone 1981 Calcio'' che milita nel girone A molisano di 1ª Categoria. È nata nel 1981.
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
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Camera oscura |
Camera oscura
La '''camera oscura''', anche detta '''camera ottica''' o '''fotocamera stenopeica''', è un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro stenopeico sul fronte e un piano di proiezione dell'immagine sul retro. Questa camera, inoltre, permette di raccogliere dei raggi solari proiettati su un qualsiasi oggetto e rielaborarli in modo da ottenere dall'altra parte della camera l'immagine capovolta.
È alla base della fotografia e della fotocamera, per questo motivo gli apparecchi fotografici vengono ancora oggi chiamati "camere": le prime camere oscure erano infatti delle vere stanze al cui interno i pittori e gli scienziati lavoravano.
| Canaletto: Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, a Venezia. Veduta ottenuta accostando quattro fogli disegnati con l'aiuto di una camera oscura.
Il termine ''camera obscura'' è usato per la prima volta nel primo trattato di ottica di Giovanni Keplero, ''Ad Vitellionem paralipomena quibus astronomiae pars optica traditur'' del 1604
Già nel IV secolo a.C., Aristotele accennò alla possibilità di «conservare la configurazione del sole e della luna, guardati attraverso un foro di qualunque forma». Nell'XI secolo, con largo anticipo sugli studi successivi, se ne occupò l'arabo Alhazen. I suoi studi sui raggi luminosi e sulla teoria della visione furono tradotti dal monaco Vitellione nell'opera ''Opticae thesaurus Alhazeni arabis''. Nel 1292 Guglielmo di Saint-Cloud per le sue osservazioni astronomiche utilizzò la proiezione dell'immagine del Sole su uno schermo mediante una camera oscura, il cui funzionamento è spiegato nel prologo della sua opera ''Almanach planetarum''. Il 24 gennaio 1544 Gemma Rainer detto Frisius, un fisico olandese, osservò l'eclissi di Sole proprio per mezzo di una camera oscura.
Leonardo da Vinci descrisse nel 1515, nel Codice Atlantico, un procedimento per disegnare edifici e paesaggi dal vero, che consisteva nel creare una camera oscura nella quale veniva praticato un unico foro su una parete, sul quale veniva posta una lente regolabile (come verificò Gerolamo Cardano). Sulla parete opposta veniva così a proiettarsi un'immagine fedele e capovolta del paesaggio esterno, che poteva essere copiata su un foglio di carta ("velo") appositamente appeso, ottenendo un risultato di estrema precisione. Con la camera oscura Leonardo intendeva dimostrare che le immagini hanno natura puntiforme, si propagano in modo rettilineo e vengono invertite dal foro stenopeico, arrivando a ipotizzare che anche all'interno dell'occhio umano si avesse un analogo capovolgimento dell'immagine. L'espressione ''camera obscura'' fu utilizzata per la prima volta da Giovanni Keplero nel 1604 nel suo primo trattato di ottica, ''Ad Vitellionem paralipomena''.
Nella sua opera del 1568, ''Pratica della prospettiva'', Daniele Barbaro descrisse una camera obscura con lente, che permetteva lo studio della prospettiva. Da allora le camere obscure furono largamente utilizzate dai pittori nell'impostazione di quadri con problemi prospettici: molti quadri del Canaletto sono stati dipinti col suo ausilio. Anche Antonio Vallisneri possedeva una camera ottica nella propria collezione. La camera oscura risultava ancora usata nel XVIII secolo, da pittori come Bellotto e Canaletto (la cui camera oscura originale si trova al Museo Correr di Venezia), i quali, grazie a questo strumento, acquisirono quella precisione "fotografica" nel fissare i paesaggi che ancora li rende celebri. Questi studi furono alla base dello sviluppo della lanterna magica, spettacolo di proiezioni antenato del cinema, fin dall'inizio infatti era previsto di poter eventualmente usare la camera oscura anche come lanterna magica, cioè come una sorta di proiettore di diapositive.
Un esempio di camera oscura risalente al Settecento, molto ben conservato, tuttora funzionante e visitabile, si trova nel Liceum della città di Eger in Ungheria.
=== Principio di funzionamento ===
L'immagine ricostruita all'interno della camera oscura
Una camera oscura può essere composta da una semplice scatola chiusa, con un piccolo foro stenopeico su una faccia che lascia entrare la luce. Questa luce proietta sulla faccia opposta, all'interno della scatola, l'immagine capovolta e rovesciata. Più il foro è piccolo e più l'immagine risulta nitida e definita. Il pregio maggiore di una camera oscura così semplice è che tutti gli oggetti appaiono a fuoco (anche se nessuno lo è), a prescindere dalla loro distanza dal foro: in altre parole il foro stenopeico si comporta come un obiettivo che non ha una sua lunghezza focale specifica. Aspetto negativo è che il foro lascia passare pochissima luce, per cui si possono fotografare solo oggetti immobili. Nelle fotocamere reali, il foro è sostituito da un obiettivo, corredato di dispositivi per il controllo dell'apertura e della messa a fuoco: sul piano su cui si proietta l'immagine è collocata la pellicola fotografica da impressionare o, nel caso di apparecchi digitali, il sensore.
=== La fotografia stenopeica ===
Le prime testimonianze della tecnica stenopeica provengono dal mondo anglosassone, terminologie e studi su questo fenomeno ottico, applicato a strumentazioni e successivamente ad apparecchiature ottiche, provengono da studi e pubblicazioni del secolo XVIII provenienti da oltre Manica, come ad esempio la prima testimonianza del termine foro stenopeico (pinhole in lingua inglese) nel contesto dell’ottica che si deve a James Ferguson, dove nel 1764 sul testo “Lezioni su argomenti selezionati in meccanica, idrostatica, pneumatica e ottica” cita questo termine.
Un altro esempio di come questa tecnica abbia le radici nel Regno Unito è la prima pubblicazione accreditata sulla tecnica della fotografia stenopeica nel libro intitolato “ The Stereoscope” pubblicato nel 1856 dall’inventore scozzese David Brewster, dove menziona la possibilità di "una macchina fotografica senza obiettivi e con solo un foro stenopeico".
Ulteriori testimonianze storiche attestano che tra i primi fotografi a provare la tecnica del foro stenopeico furono altri sudditi della corona britannica come Sir William Crookes e William de Wiveleslie Abney.
=== Percorsi didattici storico museali ===
In Italia a Torino presso il museo nazionale del cinema è possibile vedere esposte una vasta collezione di macchine fotografiche stenopeiche storiche, inoltre il percorso didattico allestito all'interno del museo, mostra l’evoluzione della tecnica cinematografica partendo dalla camera oscura e spiegando l’importanza di questo principio ottico.
=== Caratteristiche della fotografia stenopeica ===
Le caratteristiche che contraddistinguono la fotografia stenopeica sono principalmente tre, come elencate qui di seguito
* Le fotografie stenopeiche hanno una profondità di campo quasi infinita, qualsiasi oggetto a qualsiasi distanza dal foro stenopeico sarà sempre a fuoco; sia che esso sia all'infinito o che sia a pochi centimetri da esso.
* Poiché non vi è distorsione dell'obiettivo, le immagini grandangolari rimangono rettilinee.
* I tempi di esposizione sono solitamente lunghi, con conseguente scia degli oggetti in lento movimento, inoltre gli oggetti che si muovono troppo velocemente non vengono impressionati sul supporto fotosensibile.
Le fotografie ottenute mediante una fotocamera stenopeica risultano meno definite rispetto a quelle ottenute con una fotocamera con lenti. Questa sfocatura delle immagini dipende dalla geometria del foro stenopeico e di come questo convoglia la luce all'interno della fotocamera, questo fenomeno e conosciuto come diffrazione. Come dimostrato dalla figura qui a lato i raggi di luce riflessi dall'oggetto inquadrato passano attraverso il foro stenopeico che non può convergere i raggi in un punto focale come una lente. Mediante un sapiente dimensionamento del foro stenopeico si riesce a minimizzare l'effetto di diffrazione dei contorni della fotografia.
Rappresentazione dell'effetto "E" di sfocatura di una immagine "D" ottenuta mediante una fotocamera stenopeica"B" del soggetto "A", la geometria del foro "C" è la causa della sfocatura dell'immagine
Nel caso della fotografia grandangolare una fotocamera stenopeica dà il meglio di se stessa. Grazie a fotocamere stenopeiche opportunamente dimensionate che sfruttano la proprietà del foro stenopeico di mantenere inalterata la linearità dei raggi luminosi, si ottengono fotografie grandangolari prive di quelle distorsioni a barilotto prodotte da obiettivi super grandangolari o fish eye.
Una caratteristica che contraddistingue la fotografia stenopeica è il tempo di esposizione. Le fotocamere stenopeiche sono prive di qualsiasi sistema di gestione della temporizzazione dello scatto, solo grazie a calcoli ben definiti si può determinare il tempo di apertura dell'obiettivo. Il tempo di apertura dell’otturatore dipende da tre fattori che sono: luce ambientale, la sensibilità del supporto sensibile e il rapporto di f-stop della fotocamera. Va comunque considerata anche la reattività dell'essere umano nell’aprire e chiudere il foro stenopeico, questa ultima variante esclude quindi combinazioni luce/sensibilità della pellicola che producono tempi di esposizione inferiori al secondo, perché difficili da realizzare tramite l’apertura manuale del foro stenopeico senza incorrere ad una sovraesposizione del supporto fotosensibile. La fotografia stenopeica si concilia quindi meglio con tempi di esposizione lunghi.
Esistono varie tipologie di fotocamere stenopeiche sviluppate per effettuare differenti tipi di fotografie. La conoscenza degli elementi costruttivi che le caratterizzano permettono al fotografo di scegliere la fotocamera più adatta per ottenere i risultati ricercati per il suo progetto.
Gli elementi costruttivi che contraddistinguono le fotocamere stenopeiche sono i seguenti:
* Lunghezza focale
* Diametro del foro stenopeico
* Geometria della superficie di appoggio della pellicola
* Numero di fori stenopeici
* Formato della fotografia
* Materiale di costruzione
* Tipologia di otturatore
=== Lunghezza focale ===
La lunghezza focale è la distanza fra il foro stenopeico ed il supporto fotosensibile. Sono disponibili fotocamere con differenti lunghezze focali che ne caratterizzano l'utilizzo, questo perché la capacità di inquadratura della fotocamera stenopeica dipende dalla lunghezza focale. Per comprendere meglio questo concetto bisogna con una matita immaginaria congiungere il centro del foro stenopeico con i vertici del fotogramma, otterremo così una piramide a base rettangolare o quadrata a seconda del formato del fotogramma. Questa piramide non è un elemento astratto, ma bensì una piramide composta di raggi di luce che dall'esterno entrano nella camera attraverso il foro stenopeico, quindi gli spigoli della piramide che congiungono il foro stenopeico con i vertici del fotogramma sono in realtà i raggi luminosi che delimitano l'inquadratura. Nel fotogramma quindi saranno presenti tutti quei soggetti all'interno degli spigoli della piramide proiettata all'esterno fino all'infinito, quindi maggiore sarà l'ampiezza dell'angolo al vertice della piramide maggiore sarà la capacità di inquadratura, si deduce che a parità di formato della fotografia aumenterà la capacità di inquadratura con il diminuire della lunghezza focale. Quindi a parità di formato del fotogramma, minore sarà la lunghezza focale maggiore sarà la capacità delle fotocamera di produrre fotografie grandangolari.
Lunghezza focale "F"
Resta inteso che anche se la profondità di campo è fondamentalmente infinita, questo non significa che non si verifichi alcuna sfocatura ottica. La profondità di campo infinita significa che la sfocatura dell'immagine non dipende dalla distanza dell'oggetto, ma da altri fattori, come la lunghezza focale, il diametro del foro stenopeico, la lunghezza d'onda della sorgente luminosa e il movimento del soggetto.
=== Diametro del foro stenopeico ===
Il diametro del foro stenopeico ha una diretta correlazione con la lunghezza focale. In teoria, più piccolo è il foro, più il fotogramma ottenuto sarà nitido e ben definito, ma a parità di lunghezza focale, più si riduce il diametro del foro minore sarà la quantità di luce che penetra nella fotocamera aumentando i tempi di esposizione. Risulta quindi ovvio che esiste una relazione tra dimensione del foro e distanza focale per ottenere fotogrammi di buona qualità. Approssimativamente, per ottenere una buona qualità di fotografie, il diametro del foro stenopeico dovrebbe essere di una dimensione intorno a 1/100 della lunghezza focale.
I vari costruttori di fotocamere stenopeiche variano sapientemente il rapporto tra la lunghezza focale ed il foro stenopeico, ottimizzandolo per ottenere il migliore risultato. Infatti, fotocamere che hanno dimensioni che differiscono troppo da questo rapporto, possono soffrire di significativi effetti di diffrazione e di produrre fotografie meno chiare a causa delle proprietà ondulatorie della luce. Anche lo spessore del materiale dove viene eseguito il foro è importante, un rapporto tra diametro del foro stenopeico e sezione dello spessore del materiale non ottimizzato può generare vignettature ai bordi del fotogramma.
Il diametro del foro stenopeico ha una diretta correlazione con la distanza focale. Esiste una formula per il calcolo della corretta dimensione del foro stenopeico che è stata elaborata all'inizio del XX secolo da Lord John William Strutt Rayleigh che è la seguente:
Dove:
d=diametro del foro stenopeico
f=distanza focale
l=lunghezza onda media della luce
Il valore di l per la luce visibile è una porzione dello spettro elettromagnetico compresa approssimativamente tra i 400 e i 700 nanometri (nm) (nell'aria).
Oltre al diametro è anche importante la geometria del foro ovvero che il foro sia perfettamente circolare. Questo è possibile se il foro è eseguito al laser o mediante apposite punte di foratura per mandrini ad alta velocità.
=== Geometria della superficie di appoggio della pellicola ===
Nelle fotocamere stenopeiche, la superficie di appoggio della pellicola può essere piana o curva, questa differenza è dovuta dalla lunghezza focale. Le fotocamere stenopeiche grandangolari hanno delle lunghezze focali ridotte, quindi con la luce in ingresso nella fotocamera che si dispone su una piramide con un ampio angolo di vertice (come menzionato prima), in questo caso l'utilizzo di una superficie piana distanzierebbe troppo gli angoli del fotogramma rispetto al foro stenopeico, quindi l’energia della luce che raggiunge gli angoli risulterebbe ridotta rispetto alla parte centrale del fotogramma e ne risulterebbero anneriti, generando una vignettatura ellittica sull'immagine ottenuta. Un altro effetto di disturbo generato da una superficie piana per l’appoggio della pellicola in una fotocamera stenopeica grandangolare è la curvatura dell'orizzonte, enfatizzato soprattutto nelle fotocamere per formati fotografici panoramici, come ad esempio il formato 6x17. Una superficie curva per l'appoggio della pellicola fotografica dà il vantaggio di mantenere più o meno costante la lunghezza focale nella fotocamera, garantendo un'ottimale illuminazione della pellicola e minimizzando l'effetto di curvatura dell'orizzonte.
=== Numero di fori stenopeici ===
La presenza di uno o più fori stenopeici non cambiano le caratteristiche della fotocamera. Molteplici fori stenopeici danno la possibilità al fotografo di avere più possibilità nella scelta delle inquadrature con la linea di orizzonte che risulta posizionata ad altezze diverse per una stessa inquadratura.
=== Formato della fotografia ===
Le fotocamere stenopeiche sono dimensionate per utilizzare formati di pellicole o carte fotografiche standard oppure carte fotografiche di dimensioni speciali.
I formati standard utilizzati sono i seguenti:
* 135
* 6x6
* 6x9
* 6x12
* 6x17
* 4x5”
* 5x7”
* 8x10”
=== Materiale di costruzione ===
Esistono molteplici esempi di fotocamere stenopeiche fai da te ottenute da materiali di recupero come ad esempio: scatole di cartone, lattine di bevande, tubi di stufa, frigoriferi, furgoni e persino treni. Le fotocamere stenopeiche professionali presenti sul mercato sono disponibili nei seguenti materiali:
* Latta di acciaio utilizzata principalmente per le fotocamere dedicate per la solargrafia
* Materiale plastico
* Legno
Esistono anche fotocamere stenopeiche giocattolo in cartone, proposte in fogli prestampati da ritagliare ed incollare.
=== Tipologia di otturatore ===
Le fotocamere stenopeiche per aprire e chiudere il foro stenopeico utilizzano differenti tipi di otturatori ad azionamento manuale. Gli otturatori attualmente in uso sono i seguenti:
* A tappo,sistema efficacissimo per eseguire fotografie con lunghe esposizioni
* A guida lineare con magneti di fermo, sistema universale adatto per qualsiasi tipo di esposizione
* A paletta infulcrata con magneti di fermo, sistema universale adatto per qualsiasi tipo di esposizione
* A scatto flessibile meccanico, sistema utilizzato per evitare la possibilità di fotografie mosse.
Esempio di fotocamera stenopeica moderna per formato pellicola 135
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Carlo Ghega | Ingegnere progettista di strade e ferrovie, è conosciuto per aver costruito la ferrovia del Semmering, che parte a Gloggnitz e arriva a Mürzzuschlag. Ferrovia dove la parte più difficoltosa e spettacolare della Erzherzog Johann-Bahn Vienna-Trieste, è stata anche progettata da lui.
| Ghega nacque a Venezia da genitori di origine albanese. Studiò a Padova, dove a soli 17 anni ottenne la laurea in ingegneria. In seguito iniziò la sua carriera di progettista costruendo strade e opere idriche nel Veneto. Tra le altre cose contribuì alla costruzione della "Strada d'Alemagna", la strada che da San Vendemiano (TV), presso Conegliano, porta a Dobbiaco passando per Cortina d'Ampezzo.
Nel periodo 1836-1840 fu soprintendente in Boemia per la costruzione del tratto della "Ferrovia Imperatore Ferdinando" che andava da Brünn fino a Lundenburg. In quel tempo (1836-1837) studiò anche il mondo delle ferrovie in Inghilterra e in altre nazioni europee. Nel 1842 Ghega divenne direttore generale delle ''Südlichen Staatsbahn'' (''Ferrovie di Stato meridionali'') cui spettò il compito di progettare la futura Ferrovia Meridionale, per cui intraprese un viaggio di studio in America. Le esperienze scaturite da questo viaggio confluirono non solo nella progettazione e costruzione della Ferrovia del Semmering, ma anche in due pubblicazioni. Ghega pubblicò la maggior parte dei suoi scritti parallelamente nelle lingue tedesca, italiana e francese.
In seguito al suo ritorno nelle Ferrovie di Stato Austro-Ungariche venne incaricato della progettazione della ferrovia meridionale, da Vienna a Trieste via Graz, linea ferroviaria che poi venne battezzata in onore dell'arciduca Giovanni d'Asburgo come "Linea arciduca Giovanni", che però è passata alla storia come "Ferrovia meridionale" dato che collegava la capitale dell'Impero con il sud. A quell'epoca, molti ritennero l'attraversamento ferroviario del Semmering tecnicamente troppo complicato, se non addirittura inutile. Già nel 1844 però Ghega sottopose un progetto che passava il valico mediante normali locomotive, senza il ricorso a cremagliere.
Prima ancora che venisse deciso l'avvio dei lavori, Ghega predispose la costruzione di locomotive adatte al superamento di tali pendenze. I lavori ebbero inizio nel 1848 e prima ancora della loro conclusione, nel 1851, Ghega ottenne il predicato di cavaliere ("''Ritter''"). Quando nel 1854 la ferrovia fu ultimata Ghega aveva già progettato una rete di ferrovie per l'intero impero austriaco e negli anni seguenti ottenne numerosi altri incarichi, tra cui la costruzione di tratti ferroviari in Transilvania. Ghega non poté tuttavia vedere la fine di quest'ultima opera in quanto morì di tubercolosi a Vienna, nel 1860.
La vita di Carlo Ghega ha dato ispirazione a ben cinque romanzi. Nella Villa di famiglia, Villa Allegri von Ghega sulla Riviera del Brenta ad Oriago è conservato parte dell'archivio storico.
* '' Die Baltimore-Ohio Eisenbahn über das Alleghany-Gebirg mit besonderer Berücksichsitung der Steigungs- und Krümmungsverhältnisse''. – Wien: Kaulfuß Prandel, 1844
* ''Dell'Ottanto a diottra'': Stromento geodetico per tracciare in pianta l'andamento delle curve circolari. – Venedig: Merlo, 1833
* ''Malerischer Atlas der Eisenbahn über den Semmering''. – Wien: Gerold, 1854
** Bd. 1: Text
** Bd. 2: Atlas
* ''Über nordamerikanischen Brückenbau und Berechnung des Tragvermögens der Howe'schen Brücken''. – Wien: Kaulfuss Prandel, 1845.
* ''Uebersicht der Hauptfortschritte des Eisenbahnwesens in dem Jahrzehende 1840–1850, und die Ergebnisse der Probefahrten auf einer Strecke der Staatsbahn ueber den Semmering in Oesterreich''. - Wien: Sollinger, 1853
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Cellatica |
'''Cellatica''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Situato ai piedi delle Prealpi Bresciane, si trova a circa 7 chilometri a ovest del capoluogo Brescia, confina inoltre a nordovest con Gussago e ad est con Collebeato.
È sede di distretto scolastico e zona di produzione dell'omonimo vino e del Cellatica superiore.
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=== Aree naturali ===
Insieme ai comuni di Collebeato, Brescia, Botticino, Bovezzo, Rodengo-Saiano, Rezzato è stato istituito il Parco delle colline.
===Evoluzione demografica===
===Sagre e ricorrenze===
Durante il mese di giugno e luglio è presente da anni al Campo sportivo dell'USD Cellatica "La settimana dello sportivo".
Ogni 23 aprile si festeggia San Giorgio per le vie del paese con la processione della statua del patrono. Sempre in ambito di ricorrenze religiose ogni ultima domenica di maggio si tiene la processione della Madonna per le vie del paese
Binario a Cellatica nel 1941
Fra il 1907 e il 1953 Cellatica era servita dall'omonima stazione posta lungo la tranvia Brescia-Cellatica-Gussago. Il paese è tuttora servito dalla linea 13 dei trasporti urbani.
=== Calcio ===
La principale squadra di calcio della città è l'''U.S. Cellatica 1971'' che milita nel girone G lombardo di 1ª categoria. È nata nel 1971.
La seconda squadra presente nel paese di Cellatica è il San Giorgio, ovvero la squadra dell'oratorio. È formata da due livelli: juniores e la prima squadra. La juniores si trova nel girone C del CSI Brescia.
===Impianti sportivi===
Nel territorio comunale sono presenti anche un bocciodromo, due campi da calcio in corrispondenza del campo sportivo, un centro tennis, un centro di beach volley e una palestra multifunzione, dove si tengono corsi per vari sport.
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Cantone Ticino |
Il '''Cantone Ticino''' , ufficialmente '''Repubblica e Cantone Ticino''', è il cantone più meridionale della Svizzera ed è situato quasi completamente sul versante meridionale delle Alpi, se si eccettua una piccola porzione di territorio lungo l'alto corso del fiume Reuss, appartenente al bacino idrografico del Reno e la val Cadlimo . Prende il nome dal fiume Ticino che lo attraversa dalla sorgente al Passo della Novena fino al Lago Maggiore.
Secondo la Costituzione cantonale «''il Cantone Ticino è una repubblica democratica di cultura e lingua italiane''» e il preambolo chiarisce che «''il popolo ticinese''» è «''fedele al compito storico di interpretare la cultura italiana nella Confederazione elvetica''» .
| Il Cantone Ticino è l'unico cantone della Confederazione elvetica situato quasi interamente a sud delle Alpi, eccettuando l'alta valle della Reuss e la val Cadlimo (dove si trova la sorgente del Reno di Medel). Ha una superficie di 2812,46 km², pari al 6,8% dell'intera superficie svizzera. Il territorio cantonale è in buona parte delimitato dal confine con l'Italia (provincia del Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte, di Varese e Como in Lombardia), con la quale confina a est, ovest e sud. A nord-ovest confina con il Canton Vallese, a nord con il Canton Uri, e a nord-est con il Canton Grigioni. Circa tre quarti della sua superficie sono considerati terreno improduttivo. Le foreste coprono circa un terzo dell'area del Cantone, ma anche i laghi (Verbano e Ceresio) compongono una parte considerevole del territorio. All'interno del suo territorio è situata l'exclave italiana di Campione d'Italia.
Il Ticino è il principale fiume del Cantone. Il suo bacino idrografico copre gran parte del territorio, scorrendo da nord-ovest attraverso la Val Bedretto e la Valle Leventina, per entrare nel lago Maggiore in corrispondenza delle "Bolle di Magadino". Quest'ultima è una zona paludosa, non distante da Locarno, in cui trova posto una riserva naturale di rilevanza nazionale, costituita dalle foci dei fiumi Ticino e Verzasca. La Reuss, fiume appartenente al bacino del Reno, nasce nel Cantone, a poca distanza dal Passo del San Gottardo.
Lago Maggiore visto dalla capanna Al Legn sopra Brissago
I principali affluenti del fiume Ticino sono il Brenno nella Valle di Blenio e la Moesa nella Val Mesolcina. Gran parte del Sopraceneri, la parte settentrionale del Cantone, è stata modellata dal fiume, che vi forma un'ampia valle conosciuta come Valle Riviera. Le terre occidentali del Cantone sono invece bagnate dal fiume Maggia, cui ci si riferisce al femminile (''la Maggia''), mentre il bacino della Verzasca, che ha origine nella valle omonima, si trova tra il Ticino e la Maggia.
Il bacino idrografico del Cantone Ticino meridionale alimenta invece il lago di Lugano, che, attraverso il fiume Tresa, confluisce anch'esso nel lago Maggiore e perciò nel fiume Ticino. Gran parte del territorio è tradizionalmente considerato come parte delle Alpi, ma la punta meridionale, il Mendrisiotto, può essere accorpata alla pianura Padana.
Gli unici torrenti non tributari direttamente o indirettamente del Ticino sono il Breggia e il Faloppia tributari del lago di Como e quindi dell'Adda; il Gaggiolo e la Morea, tributari dell'Olona.
Il Cantone è tradizionalmente diviso in due grosse regioni separate dal Monte Ceneri, dette per l'appunto Sopraceneri e Sottoceneri. Tale divisione ha una certa rilevanza dal profilo socio-economico. In effetti, il Sottoceneri risente della vicinanza con l'Italia e la piazza finanziaria milanese, che ha comportato un forte sviluppo del settore bancario e assicurativo nella città di Lugano.
=== Rilievi ===
Valle Leventina nelle aree montuose del nord del Ticino
Il Cantone è interessato dalle seguenti sezioni e sottosezioni alpine:
* Prealpi Luganesi (Prealpi Comasche e Prealpi Varesine)
* Alpi Lepontine (Alpi del Monte Leone e del San Gottardo, Alpi Ticinesi e del Verbano, Alpi dell'Adula).
La montagna più alta del Cantone è l'Adula che raggiunge i 3402 m s.l.m.
La vetta più alta interamente su territorio ticinese è il Campo Tencia, 3071 m s.l.m.; questo primato è contestato da un gruppo di bleniesi, che lo attribuisce alla Cima di Aquila, con 3128 m s.l.m.
=== L'antichità e il Medioevo ===
Sono stati molti i ritrovamenti di cimeli funerari intorno all'inizio dell'età del ferro o della fine dell'età del bronzo; tutti riguardano zone comprese tra l'area locarnese costeggiante il Verbano fra i fiumi Maggia e Verzasca, e quella bellinzonese, compresa la zona di Sementina e Gudo dove sono stati ritrovate molte tombe e oggetti con ''iscrizioni'' nell'alfabeto nord-etrusco. Il fiume Ticino, e il lago stesso arrivavano quasi a toccare la roccia della montagna, e questa mancanza di ritrovamenti nel piano di Magadino prova che l'estensione del Verbano era assai maggiore di quella del ventunesimo secolo.
Nell'antichità, le terre del Ticino erano abitate da popolazioni celtiche: i Leponzi. La regione venne annessa all'Impero romano relativamente tardi, probabilmente all'inizio del principato. Il Ticino venne annesso alla Regio Transpadana, così come tutti i territori a sud delle Alpi. La presenza romana in Ticino è attestata sia dalla toponomastica (innumerevoli i toponimi in «vicus» o «villa»: Sonvico, Mezzovico, Villa Luganese, Villa Bedretto, ecc.) sia dai ritrovamenti – ad esempio a Bellinzona con i resti delle mura di un'antica fortezza romana sul sito dov'è poi stata edificata la rocca di Castel Grande, Locarno, Minusio, Muralto, Bioggio e Tesserete –, alcuni più importanti, altri essenzialmente di monete, sarcofaghi, massi avelli e altri oggetti.
Durante il Medioevo, l'area del Cantone Ticino seguì poi le vicende della vicina Lombardia, con le invasioni degli Ostrogoti, dei Longobardi e infine dei Franchi. Le terre ticinesi divennero, all'incirca dopo il 1100, il teatro delle guerre fra i potenti Comuni vicini di Como e Milano, e furono definitivamente conquistate alla metà del XIV secolo dai Duchi di Milano, i Visconti, poi seguiti dagli Sforza.
Nel febbraio del 1182 le vallate di Blenio e Leventina firmarono il Patto di Torre giurandosi reciproca assistenza e, con la distruzione del castello di Serravalle, si liberarono del podestà.
=== L'arrivo dei confederati ===
I baliaggi transalpini della Confederazione
Nel frattempo, tuttavia, lungo tutto il corso del XV secolo i confederati svizzeri si erano lanciati alla conquista delle valli a sud delle Alpi, in tre campagne successive. Il Canton Uri conquistò definitivamente la Valle Leventina già nel 1440, dopo che tra il 1403 e il 1422 alcune di queste terre, già annesse con la forza da Uri, erano state perse. In questo contesto si ricordano tre importanti battaglie tra confederati e ducato milanese: Arbedo (1422), Castione (1449) e Giornico (1478).
Successivamente, gli svizzeri approfittarono delle invasioni dei francesi in Italia, che presero avvio a partire dal 1494. Infatti, in una seconda campagna nel 1500 Uri, Svitto e Untervaldo ottennero la città di Bellinzona e la Riviera, anch'esse peraltro già occupate da Uri nel 1419 ma perse nel 1422. Chiamate dagli Stati italiani, nel 1512, per scacciare il re di Francia Luigi XII, le truppe dell'intera Confederazione rimisero alla testa del ducato di Milano Massimiliano Sforza, che divenne in sostanza un fantoccio degli svizzeri. Questi ultimi furono ricompensati con l'estensione del controllo militare non soltanto su i distretti di Lugano e Mendrisio, ma ben oltre i confini attuali. In Provincia di Varese erano in effetti svizzere la Valtravaglia e la Valcuvia, in cima al lago di Como la terra detta «delle Tre Pievi» e infine pure parte della Val d'Ossola.
Ben presto, però, la situazione mutò e già nel 1515 il confine fu portato alla sua posizione attuale, dopo la sconfitta patita dagli elvetici nella battaglia di Marignano (città poi ribattezzata Melegnano) a opera di Francesco I di Francia. Il nuovo sovrano francese calò infatti nuovamente in Italia, stregato dal sogno che già aveva attratto nella Penisola i suoi predecessori.
=== I baliaggi nella Confederazione svizzera ===
Con l'anno 1515 prese dunque avvio il periodo detto dei confederati. I territori che nel 1803 costituiranno il Cantone Ticino erano suddivisi in otto baliaggi, in linea di massima corrispondenti agli attuali distretti.
I baliaggi cisalpini non appartenevano però tutti ai tredici cantoni, che formavano allora la Confederazione Elvetica. Infatti, mentre la Leventina dipendeva solamente dal Canton Uri, gli odierni distretti di Blenio, Riviera e Bellinzona erano baliaggi, oltre che di Uri, anche di Svitto e del Semicantone di Nidvaldo. Il restante territorio ticinese, invece, era spartito in quattro baliaggi di proprietà comune dei dodici cantoni, i cosiddetti ''Baliaggi Ultramontani'' o ''Ennetbergische Vogteien''.
''Ordines pro regimine celeberrimae Ticinensis Reipublicae'', 1678
Il dominio confederato si manifestò praticamente solo in ambito giudiziario. Al di fuori dell'ambito giudiziario, il potere venne lasciato alle autorità locali. Nei baliaggi svizzeri, infatti, a differenza di quanto accadde in Lombardia, sono sopravvissute l'istituzione del patriziato e quella del Consiglio parrocchiale (l'assemblea, eletta dai cattolici di un villaggio, che amministra le proprietà della parrocchia). Lo scarso interesse, di fatto, mostrato dai cantoni sovrani, venne ampiamente compensato, oltre che da un regime fiscale moderato (l'unico bene tassato era il vino) dall'appartenenza dei baliaggi a uno Stato neutrale, nel mezzo di un'Europa lacerata da continue guerre. Questa felice marginalizzazione si riflette nell'assenza di grandi eventi storici in questo periodo. Degni di menzione, sono comunque due episodi:
=== La Riforma e la Controriforma ===
Benché la Svizzera fosse uno dei centri della Riforma protestante, i baliaggi ticinesi rimasero cattolici: chi si convertiva al protestantesimo era obbligato a trasferirsi nei cantoni protestanti; come «contropartita» ai baliaggi venne risparmiata l'inquisizione. Attorno al 1550 si formò a Locarno una comunità protestante di circa 55 famiglie; per timore che la nuova fede si espandesse a sud delle Alpi, la comunità venne espulsa il 3 marzo 1555 in base a una decisione che la Dieta dei cantoni svizzeri dell'anno precedente aveva rimesso all'arbitrato di due cantoni di religione mista (Appenzello e Glarona). Questi ultimi, infatti, avevano deciso che i locarnesi aderenti alla nuova confessione avrebbero dovuto tornare all'antica fede, oppure espatriare. La maggior parte delle famiglie trovò riparo oltralpe, in particolare a Zurigo.
Nonostante le Diete di Ilanz del 1524 e del 1526 avessero proclamato la libertà di culto nella vicina Repubblica delle Tre Leghe (successivamente diventato cantone dei Grigioni) nelle terre del Ticino, per secoli il cattolicesimo rimase l'unica confessione consentita dalle autorità nei baliaggi che formano il Cantone Ticino. Dal punto di vista ecclesiastico il territorio ticinese era diviso tra le Diocesi di Como e Milano.
In questa lotta contro la Riforma si distinse Carlo Borromeo, il quale combatté il protestantesimo nelle valli svizzere di lingua italiana, imponendo rigidamente i dettami del Concilio di Trento. Nella sua visita pastorale in Val Mesolcina del 1583, fece processare per stregoneria centocinquanta persone. Questo è uno dei processi per stregoneria meglio documentati nella storia del periodo (ci è infatti giunta la cronaca del compagno di viaggio di Carlo Borromeo, il gesuita Achille Gagliardi). Tra gli arrestati un centinaio erano donne e molti furono i torturati (la tortura era una prassi comune per chiunque venisse arrestato con l'accusa di stregoneria, inoltre era sufficiente negare l'esistenza delle streghe per essere condannati a morte). I condannati al rogo furono undici: il prevosto e dieci donne, di cui otto vennero condannate al rogo appese a testa in giù.
=== La rivolta della Val Leventina ===
Scoppiata nel 1755, fu legata a una lunga serie di attacchi alle prerogative della Valle Leventina, fino ad allora conservate nelle sue secolari istituzioni e consuetudini. Al momento della conquista, gli Svizzeri si erano infatti impegnati a rispettare le leggi e consuetudini preesistenti, anzi ne avevano imposto l'osservanza ai balivi da loro inviati, salva tuttavia la possibilità per i cantoni svizzeri di rettificarle successivamente. Fu proprio uno di questi tentativi di modifica a scatenare la rivolta. L'insurrezione si concluse senza violenze, ma con la condanna a morte dei tre principali arrestati, con la revoca di molti diritti di cui la valle godeva e, in particolare, con la completa riforma degli statuti vallerani.
=== Verso la formazione e l'indipendenza del Cantone ===
Durante il periodo della Repubblica Elvetica, per decisione di Napoleone Bonaparte i baliaggi vennero riuniti a formare, nel 1798, due diversi cantoni: Bellinzona e Lugano. Nel 1803, questi vennero poi definitivamente unificati in un nuovo soggetto, il cui nome venne ideato riprendendo il nome del fiume più importante del territorio: il Ticino. La scelta rifletteva il modello utilizzato nella denominazione dei dipartimenti francesi, adottata dopo la Rivoluzione del 1789.
Nonostante il nuovo Cantone venisse dichiarato, fin dal 1803, Stato membro della Confederazione a pieno titolo, la Francia continuò a gestirne ampiamente gli affari, arrivando fino ad annettere de facto alla Repubblica Cisalpina, seppure per un brevissimo periodo, i distretti meridionali di Muggio e Mendrisio: dal 1810 al 1813 il generale Achille Fontanelli occupò con le sue truppe il Mendrisiotto, con il pretesto di reprimervi il "contrabbando" fra Svizzera e Regno d'Italia, .
La capitale del Cantone unificato venne posta a Bellinzona, ma Lugano non accettò questa risoluzione. Il problema fu risolto con la Costituzione del 1814, la quale stabilì che le tre città principali, Bellinzona, Lugano e Locarno, si alternassero ogni sei anni nel ruolo. Questa alternanza durò fino al 1878 quando Bellinzona divenne la capitale unica e permanente.
La prima fase di vita del Cantone – durante l'epoca napoleonica – fu caratterizzata da un regime liberale filo-francese.
=== La Restaurazione e il governo dei landamani ===
La caduta di Napoleone fu seguita da una ripresa di vigore da parte delle monarchie assolute; anche in Svizzera e in Ticino si assistette dunque al ritorno dei vecchi governi aristocratici e al rafforzamento del potere dell'Esecutivo a scapito dei Parlamenti cantonali, con le cariche politiche riservate per di più a una ristretta cerchia di cittadini abbienti. In Ticino furono elaborati vari progetti costituzionali, il primo respinto dalla Dieta federale perché ritenuto troppo democratico, i successivi rapidamente abortiti anche a causa di sommovimenti di popolo.
Il 3 marzo 1815 entrava così in funzione il primo Esecutivo cantonale, denominato Consiglio di Stato. Era composto di 11 membri, eletti per un mandato di sei anni dal Legislativo, il Gran Consiglio: va sottolineato che i Ministri cantonali continuavano a far parte di questo organismo.
Anche se gli anni 1815-1830 furono caratterizzati dal tentativo di singoli personaggi, in primis il discusso Landamano Giovanni Battista Quadri, di governare sostanzialmente in modo autoritario, il governo fu sempre assicurato da un collegio. Che il Landamano non godesse di un potere incontrastato rispetto agli altri membri del Consiglio di Stato è dimostrato proprio dalle gravi tensioni, anche nel seno stesso dell'Esecutivo, create dalle aspirazioni del Quadri.
Va comunque preso atto che, nel periodo chiamato «Regime del Landamani», per circa 15 anni il Cantone come l'intera Svizzera ritrovò una relativa quiete, seppur sotto la tutela dell'Impero austriaco, e si dotò di nuove comode strade carrozzabili e ponti in pietra.
=== La rivoluzione del 1830, la controrivoluzione del 1841 e le loro conseguenze ===
Il XIX secolo, fino al 1890, fu caratterizzato dalle continue lotte con vari capovolgimenti fra liberali e conservatori, anche se la Costituzione del 1830 rimase formalmente in vigore fino al 1997. La rivoluzione liberale ticinese che fece terminare il "regime del Quadri" giunse addirittura prima della rivoluzione parigina di luglio del 1830 e venne consacrata nel testo costituzionale del 30 giugno 1830, opera di Stefano Franscini. Ma le passioni non si placarono, a causa dei contrasti mai sopiti tra le due fazioni. Nel 1839 - quando le elezioni registrarono una vittoria dei conservatori - i liberali approfittarono dell'indignazione sorta per l'espulsione dal Cantone, decretata dal nuovo governo, dei mazziniani e patrioti italiani Giacomo e Filippo Ciani. Con un colpo di mano, fu così abbattuto il governo conservatore. Le successive elezioni sancirono la vittoria liberale, ma un analogo tentativo dei conservatori di rovesciare l'esito elettorale si produsse nel 1841: il fallito golpe terminò con l'impiccagione del loro capo Giuseppe Nessi.
I liberali approfittarono quindi di una lunga stagione di governo (1839-1875) per perseguire una politica di secolarizzazione della società: in particolare, con la chiusura dei monasteri, l'esclusione del clero dall'insegnamento e la soppressione dei collegi religiosi. In parallelo, venne rafforzato l'insegnamento pubblico.
All'epoca, era naturale la simpatia dei liberali ticinesi per il movimento risorgimentale. La reazione dell'Austria all'appoggio ticinese verso la causa italiana non si fece attendere e, dopo la prima guerra di indipendenza italiana del 1848, l'Austria impose nel 1853 un blocco economico verso il Cantone Ticino ed espulse migliaia di ticinesi dal Regno Lombardo-Veneto.
Tale misura, insieme con l'adozione in Svizzera della nuova costituzione federale più centralista del 1848, contribuì a spostare piano piano il baricentro del Cantone verso nord. Il 28 luglio 1854 l'Austria permise l'esportazione del grano lombardo verso il Cantone Ticino.
Dopo che, nel 1854-1855, i liberali rischiarono di perdere la maggioranza, si registrò un'accelerazione della politica di laicizzazione. Il clero venne così escluso dall'elettorato, sia attivo sia passivo, e venne pure richiesta, fra altre misure, la separazione del Ticino dalle diocesi di Como e Milano.
=== Il Ticino durante e dopo il Sonderbund ===
Nel 1845, allo scoppio del Sonderbund, il Ticino decise di rimanere, nonostante la vocazione cattolica, fedele al governo federale di Berna, nel quale i liberali detenevano la maggioranza. Di fatto il Cantone, che subì un tentativo d'invasione urana, non partecipò alle campagne di guerra civile tra liberali e conservatori.
=== Il ritorno dei conservatori ===
Nel 1875 il partito liberal-conservatore riconquistò la maggioranza e nei mesi seguenti la tensione crebbe tanto da giungere a una sparatoria fra liberali e conservatori: avvenne il 22 ottobre 1876, alle terme di Stabio, durante il quale furono uccisi i liberali Guglielmo Pedroni, Giovanni Moresi e Giovan Battista Cattaneo e il conservatore Andrea Giorgetti. Grazie all'intervento del commissario federale, fu comunque possibile organizzare nuove elezioni, il 21 gennaio 1877, che sancirono la definitiva vittoria dei conservatori. Questi ultimi consolidarono negli anni seguenti il loro potere grazie a una paziente politica di amministrazione del sistema elettorale. Soprattutto, pesarono misure come i collegi elettorali, detti circoli, costruiti "ad hoc" e una modifica nell'attribuzione dei seggi. Questi non vennero più assegnati secondo la popolazione realmente presente, ma in base agli iscritti all'anagrafe: in questa categoria allargata figuravano di conseguenza anche gli emigrati da tempo all'estero, numerosi specie nelle Valli superiori tendenzialmente conservatrici.
Risale a questa fase la definitiva assegnazione del ruolo di capitale cantonale a Bellinzona, passaggio compiutosi nel 1878.
I rapporti fra i due partiti rimasero peraltro tesissimi. A ciò contribuiva – oltre alla politica di ristabilimento di più sereni rapporti tra Stato e Chiesa perseguita dai conservatori – pure il processo per i fatti di Stabio. La relativa inchiesta che divise il Cantone durò più di tre anni e vani furono i tentativi di giungere a un'amnistia generale. Il dibattimento prese avvio il 26 febbraio 1880 e vide fra i principali imputati il conservatore Luigi Catenazzi, farmacista, come accusato dell'omicidio del Pedroni e il colonnello avvocato Pietro Mola con altri liberali per la morte di Andrea Giorgetti. La sentenza del 17 maggio 1880 assolse tutte le persone coinvolte (vi erano stati infatti 7 voti di condanna invece degli 8 su 12 richiesti dalla legge).
Nel 1882 mediante una riforma costituzionale fu introdotto il referendum. Nel 1888 la legge ecclesiastica fu modificata in senso più favorevole alla Chiesa. Nel frattempo la Santa Sede aveva disposto la separazione del Ticino dalle diocesi di Milano e Como e la sua unione a quella di Basilea con nomina per il Ticino di un amministratore apostolico con sede a Lugano.
=== La rivoluzione del 1890 ===
Vincolo di 500 franchi del Cantone Ticino il 28 marzo 1898
I conservatori al potere disegnarono i circoli elettorali in modo da assicurarsi il massimo numero di deputati con il minimo dei voti. Alle elezioni del 3 marzo 1889, pur con uno scarto di pochissimi voti, risultarono così eletti 75 conservatori e 37 liberali. Scoppiarono gravi scontri tra le due fazioni: i liberali imputavano inoltre ai conservatori una serie di illecite cancellazioni dalle liste di candidati liberali. L'11 settembre 1890 scoppiò la cosiddetta rivoluzione del 1890: i rivoltosi (Brenno Bertoni, Rinaldo Simen, Romeo Manzoni, ecc.) presero d'assalto il palazzo governativo di Bellinzona, Angelo Castioni con una fucilata uccise il giovane Consigliere di Stato Luigi Rossi (1864-1890) e instaurarono un governo provvisorio interamente composto di liberali.
Il Consiglio federale fece intervenire l'esercito per appianare la tensione e riuscì a imporre un governo di transizione composto di liberali e conservatori diretto da un esponente di centro, Agostino Soldati. Nel 1893 fu varato in Ticino, per la prima volta in Svizzera, un sistema elettivo proporzionale per l'esecutivo. I liberali andarono tuttavia rinsaldando la loro maggioranza. Il nuovo quadro politico, che modernizzò il Cantone Ticino, fu completato con la nascita del movimento socialista, costituitosi nel Partito Socialista Svizzero nel 1888 ed entrato nel governo cantonale nel 1922.
Durante tutto l'Ottocento, il Cantone, produttore essenzialmente di prodotti agricoli (paglia, tabacco, seta, formaggi) soffrì di una grave arretratezza economica, che si espresse in una forte emigrazione non soltanto verso i Paesi europei ma anche Oltreoceano. La lotta contro l'analfabetismo incominciata dal Franscini si trasformò in una più decisa politica di istruzione popolare che sfociò anche nel potenziamento delle scuole secondarie cantonali.
Solo con l'affermarsi del turismo e di una prima industrializzazione, a inizio Novecento, la situazione cominciò a mutare. Accanto all'emigrazione, vi fu una forte immigrazione di mano d'opera italiana, in particolare nei settori dell'edilizia e delle cave di pietra. È stato soltanto a partire dagli anni 1960, in concomitanza con il boom immobiliare, che il Cantone si è sempre più affermato come importante piazza finanziaria e di servizi, in particolare con riferimento alla vicina Italia. La fondazione nel 1996 dell'Università della Svizzera italiana ha rappresentato il coronamento di un lungo periodo di crescita economica e culturale del Paese.
=== Ticino terra di esilio ===
Fin dall'Ottocento il Cantone Ticino fu terra di esuli politici, dapprima repubblicani e federalisti (Lodovico Frapolli, Carlo Cattaneo, i fratelli Ciani), poi internazionalisti (Benoît Malon, Michail Bakunin), quindi socialisti (Mario Tedeschi, Angiolo Cabrini, Giuseppe Rensi, Enrico Bignami, Tito Barboni), anarchici (Pietro Gori) e sindacalisti rivoluzionari (Angelo Oliviero Olivetti, Giulio Barni, Alceste De Ambris). Ebbero la protezione locale di liberali, radicali e socialisti. Questo triangolo di terra incuneato nell'Insubria ospitò, durante il periodo tra le due guerre mondiali, anche molti esuli antifascisti e alcuni ebrei (Alberto Vigevani).
Negli anni settanta, il Ticino accolse numerosi rifugiati cileni che fuggirono la repressione seguita al colpo di stato dell'11 settembre 1973 in Cile.
Sempre in quegli anni, alcuni gruppi extraparlamentari ticinesi come il Movimento Giovanile Progressista-Lotta di Classe, con ramificazioni a Zurigo, l'Organizzazione Anarchica Ticinese e più tardi Soccorso rosso svilupparono persino una rete di sostegno attivo e verbale nei confronti dei militanti di estrema sinistra italiani. Tale sostegno permise la creazione di una rete di accoglienza e collaborazione militare, specializzata nei furti di armi nei depositi militari dell'Esercito svizzero. L'attività di appoggio sovversivo portò in Ticino numerosi esponenti della lotta armata italiana, tra i quali Valerio Morucci ed Enzo Fontana. Gianluigi Galli, di «Lotta di Classe», fu arrestato e accusato di favoreggiamento per l'entrata illegale di quattro sovversivi appartenenti al gruppo del Gatto Selvaggio del movimento dell'autonomia.
=== Evoluzione demografica ===
A fine 2005 la popolazione cantonale ammontava a abitanti, ma circa ticinesi vivevano all'estero, soprattutto in Italia, Germania e Francia. Alla fine del 2006 gli abitanti erano in totale , con un incremento di residenti rispetto al 2005 pari allo 0,8% (leggermente superiore al tasso di crescita nazionale attestatosi allo 0,7%). Su questo tasso d'incremento incide in buona misura il saldo migratorio (695 residenti stranieri in più fra 2006 e 2005). A fine 2011 la popolazione complessiva del Cantone è di abitanti.
A tale evoluzione hanno probabilmente contribuito sia il rafforzamento e la diversificazione dell'economia cantonale, sia il continuo e variegato afflusso di immigrati. La popolazione straniera nel 2007 rappresentava il 26% della popolazione totale, un tasso leggermente superiore alla media svizzera, che si attesta al 23%. Durante i giorni lavorativi entrano nel territorio cantonale circa «frontalieri» (lavoratori italiani, residenti nella fascia di confine, che lavorano in Ticino), i quali rappresentano oltre il 22% della forza lavoro del Cantone.
La crescente immigrazione, soprattutto negli ultimi anni, ha portato il Ticino ad avere una popolazione composta per quasi un quinto da persone nate in paesi diversi. I paesi maggiormente rappresentati sono l'Italia, il Kosovo, l’Albania, il Portogallo, la Bosnia e Erzegovina e la Croazia.
La città più popolosa è Lugano. Grazie a una serie di aggregazioni con i Comuni della cintura urbana, la sua popolazione è cresciuta all'inizio del XXI secolo fino a quasi abitanti. Le altre città principali sono Bellinzona, che è la capitale in cui ha sede il governo cantonale ( abitanti), Locarno e Mendrisio. Di dimensioni inferiori (sotto i abitanti) ma con una rilevanza regionale non trascurabile sono i borghi di Airolo, Biasca e Faido nel Ticino Settentrionale, e Chiasso nel Ticino Meridionale.
=== Lingue e dialetti ===
La lingua ufficiale del Cantone Ticino è l'italiano. La lingua lombarda è parlata – in diglossia con l'italiano – in tutto il Cantone, nelle sue varietà ticinese (Sopraceneri) e comasca (Sottoceneri), entrambi appartenenti al ramo occidentale, che non è però riconosciuta ufficialmente, tranne che per alcuni comuni. Il Cantone Ticino forma, assieme alle valli Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Poschiavo (appartenenti al Canton Grigioni), la cosiddetta ''Svizzera italiana''. Il territorio cantonale rappresenta l'area più settentrionale della regione storica dell'Insubria e l'amministrazione cantonale è membro di diritto dell'Euroregione Regio Insubrica.
Bosco Gurin è l'unico comune ticinese in cui, a fianco dell'italiano, è riconosciuta ufficialmente anche la lingua tedesca. Una parte dei suoi abitanti, i Walser, parlano, infatti, il ''Guryner Titsch'' (o ''Ditsch'').
Nel corso del XX secolo in Ticino si è assistito a un progressivo accrescimento della comunità germanofona. Molte persone si sono infatti spostate dai Cantoni di lingua tedesca al sud delle Alpi. A questi, si aggiungono annualmente durante la stagione estiva un grande numero di turisti. La lingua tedesca gode quindi in Ticino di uno ''status'' particolarmente elevato ed è conosciuta da ampi strati della popolazione.
Tale fenomeno – intensificatosi a partire dal 1950 – aveva fatto pensare a una progressiva germanizzazione del Cantone, in particolare dei due distretti a maggiore vocazione turistica: Locarno e Lugano. Tali preoccupazioni si sono tuttavia drasticamente ridimensionate a partire dal 1980, da quando si è verificata una costante riduzione della quota di persone di lingua madre tedesca. In termini percentuali, la quota è passata dall'11,1% del 1980 all'8,3% dell'ultimo censimento (dicembre 2000).
=== Religione ===
Cattedrale di San Lorenzo a Lugano
Per secoli il cattolicesimo è rimasta l'unica confessione consentita dalle autorità nei baliaggi che formano il Cantone Ticino, tanto che nel 1555 i membri della comunità riformata di Locarno vennero espulsi e trovarono rifugio a Zurigo. Così nel Cantone, anche nei primi decenni dopo l'indipendenza, la religione cattolica rimase prevalente. La Costituzione cantonale – non dissimilmente da quanto previsto dalla Costituzione federale svizzera – assicura piena libertà di culto ai fedeli di tutte le confessioni. La Chiesa cattolica romana e la Chiesa evangelica riformata godono di personalità giuridica di diritto pubblico: i loro rapporti con lo Stato sono regolati dalla Legge cantonale sulla Chiesa evangelica del 14 aprile 1997 e dalla legge sulla Chiesa cattolica del 16 dicembre 2002 unitamente al relativo regolamento di applicazione del 7 dicembre 2004.
Le Chiese dotate di personalità di diritto pubblico si finanziano – in base a un decreto legislativo del 1992 – grazie all'imposta di culto, alla quale possono essere assoggettate solo le persone fisiche e giuridiche iscritte in uno speciale catalogo compilato da ciascuna Parrocchia. In forza di tale principio, l'imposta di culto è dunque totalmente facoltativa e consente al fedele di autodeterminarsi in piena libertà riguardo alla corrispondenza tra status di membro della Parrocchia e dovere di sovvenire alle necessità finanziarie della stessa. I cattolici del Cantone seguono uno dei due riti: romano o ambrosiano.
Nel ventunesimo secolo, anche a causa della forte immigrazione, il quadro confessionale si è fatto decisamente più vario, come emerge dai dati del censimento dell'anno 2000
* cattolici (75,94%)
* protestanti (6,88%)
* ortodossi (2,35%)
* musulmani (1,87%)
* vecchi cattolici (0,18%)
* ebrei (0,12%)
* senza indicazione o senza confessione (12,22%)
Va rilevato che la piccola comunità ebraica è concentrata sostanzialmente a Lugano.
=== Formazione, ricerca e sviluppo ===
Nel campo dell'educazione e della ricerca, nel Cantone Ticino esistono due poli.
* L'Università della Svizzera Italiana (USI) di Lugano è l'unica università svizzera dove si insegna in lingua italiana e inglese. Le facoltà presenti sono: Architettura (a Mendrisio), Economia, Scienze della comunicazione e Informatica. A Lugano vi è pure, con direzione amministrativa separata, una facoltà di Teologia.
* La Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) è invece una scuola universitaria professionale la cui missione si concentra su tre aspetti: la formazione di base, la formazione continua e la ricerca. il suo atout è quello di saper coniugare la teoria con la pratica professionale.
Sede del CSCS a Lugano
Altri istituti di ricerca universitaria presenti in Ticino sono:
* Il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico ( CSCS )
* L'Istituto Dalle Molle di Studi sull'Intelligenza Artificiale ( IDSIA)
* L'Istituto Oncologico di Ricerca (IOR) ( IOR)
* L'Istituto di Ricerca in Biomedicina ( IRB)
* L'Istituto di Ricerca in Fisica Solare ( IRSOL)
* Il conservatorio della svizzera italiana (Dipartimento Ricerca e Sviluppo) ( http://www.artisticresearch.ch/en/research_showcase/past_projects.html)
Da diversi anni vi è stato un fiorire di altre istituzioni culturali, destinate in particolare a italiani in settori universitari dove vige il numero chiuso. Le autorità federali sono intervenute per impedire l'uso di termini come ''università'' o ''ateneo'' per le istituzioni che non abbiano avuto un pubblico riconoscimento a utilizzare tale denominazione.
=== Organizzazione ecclesiastica ===
Sino al termine del XIX secolo, precisamente fino agli accordi tra Consiglio federale svizzero e Santa Sede del 1884, il Ticino era ecclesiasticamente soggetto in parte alla Diocesi di Milano e in parte a quella di Como.
A seguito di tali accordi, il 7 settembre 1888 papa Leone XIII, con la bolla ''Ad universam'', creò la Diocesi di Lugano, costituendo la Chiesa parrocchiale e collegiata di San Lorenzo di Lugano a cattedrale. Al suo vertice, in un primo tempo, non fu posto un vescovo bensì un Amministratore apostolico. Fu infatti soltanto l'8 marzo 1971, che l'Amministrazione Apostolica del Cantone Ticino fu staccata canonicamente dalla Diocesi di Basilea e si poté parlare per la prima volta, formalmente, di un Vescovo di Lugano.
Come residuo della secolare divisione del Ticino tra la diocesi di Milano e quella di Como si celebrano sia il rito romano sia il rito ambrosiano.
Il Cantone Ticino è cantone della Confederazione svizzera con una costituzione e una sovranità limitata soltanto dalla costituzione federale della Confederazione svizzera. La costituzione del Cantone Ticino in vigore è del 1997.
=== Ordinamento del cantone ===
==== Costituzione ====
La prima costituzione della Repubblica e Cantone Ticino è del 4 luglio 1830. È del 14 dicembre 1997 la nuova costituzione della Repubblica e Cantone Ticino.
==== Consiglio di Stato (autorità esecutiva) ====
Palazzo del governo ticinese a Bellinzona
Il potere esecutivo cantonale prende il nome di ''Consiglio di Stato''. È composto da cinque membri eletti direttamente dal popolo in un unico circondario, con sistema proporzionale, che restano in carica per una legislatura di 4 anni. All'interno del consesso vengono nominati a rotazione un presidente e un vicepresidente, con funzioni di rappresentanza, che rimangono in carica per un anno. Ogni consigliere assume la direzione di un dipartimento (Dipartimento dell'Educazione, della Cultura e dello Sport - DECS, Dipartimento delle Finanze e dell'Economia - DFE, Dipartimento delle Istituzioni - DI, Dipartimento della Sanità e della Socialità - DSS e Dipartimento del Territorio - DT). Il presidente è nominato annualmente; il Presidente del Consiglio di Stato, in carica dal 6 maggio 2020, è Norman Gobbi (LdT).
Anche all'ultima elezione cantonale i 5 seggi sono stati suddivisi tra Leghisti (2), liberali-radicali (1), Popolari democratici (1), Socialisti (1). Da due elezioni i liberali-radicali hanno perso la maggioranza relativa. Nei decenni precedenti – con l'eccezione della legislatura 1987-1991 con due liberali, due socialisti e un popolare democratico – la composizione del governo era stata la seguente: due liberali, due popolari democratici e un socialista.
==== Gran Consiglio (autorità legislativa) ====
Il parlamento cantonale è il Gran Consiglio, composto di 90 membri, anch'essi eletti in votazione popolare e in carica per quattro anni. All'inizio della legislatura 2019-2023 vi erano 69 granconsiglieri e 31 granconsigliere, il numero più alto di deputate dalla concessione del diritto di voto alle donne a livello cantonale nel 1969 (prima elezione nel 1971). A causa di avvicendamenti, le granconsigliere sono 32 su 90. A seguito delle elezioni cantonali del 7 aprile 2019, i seggi del parlamento sono così ripartiti:
*Partito Liberale Radicale (liberalismo): 23
*Lega dei Ticinesi (populismo): 18
*Partito Popolare Democratico (democrazia cristiana): 16
*Partito Socialista (socialismo democratico, socialdemocrazia): 13
*Unione Democratica di Centro (conservatorismo nazionale): 7
*I Verdi (ecologisti-sinistra): 6
*Movimento per il Socialismo (trotskisti): 3
*Più Donne (per l'uguaglianza di genere): 2
*Partito Comunista (sinistra): 2
Da segnalare che le elezioni cantonali del 2007 hanno confermato la tendenza in atto da circa due decenni all'erosione dei suffragi a favore dei due principali partiti del Cantone che fino al 1987 disponevano di un elettorato stabile di oltre il 70% (38-39 % i Liberali radicali con circa 35 seggi; 33-35 % i Popolari democratici con circa 30 seggi). A tale flessione elettorale ha corrisposto un incremento della sinistra e per la Lega dei Ticinesi e l'Unione Democratica di Centro (ma quest'ultima ha perso un seggio alle ultime elezioni).
Vi è anche un parlamento giovanile, il Consiglio Cantonale dei Giovani, organizzato in Assemblea Plenaria, Comitato e Segretariato, la cui funzione è solo consultiva e didattica per l'avvicinamento dei giovani alla politica.
Al vertice del potere giudiziario c'è il Tribunale di appello che tramite le sue Corti decide in ultima istanza (di regola in 2. grado) quasi tutte le controversie civili, penali e amministrative.
===== Elezioni federali =====
Oltre a eleggere Governo e Parlamento cantonali, il popolo ticinese nomina ogni quattro anni due deputati al Consiglio degli Stati (la camera alta, in cui ogni cantone è rappresentato da due deputati) e otto deputati al Consiglio Nazionale Svizzero (la camera bassa, con deputati proporzionali al numero degli abitanti del cantone).
=== Suddivisioni amministrative ===
==== Comuni ====
I comuni sono enti di diritto pubblico che svolgono i compiti pubblici generali che non sono attribuiti al Cantone o alla Confederazione dalla legge. I comuni hanno come organi l'Assemblea comunale, il Municipio (con il sindaco) e possono istituire il consiglio comunale; sono eletti dal popolo nel comune: il consiglio comunale, il municipio e il sindaco. I comuni possono fondersi e riunirsi in associazioni; il consiglio di stato può costituire consorzi di comuni.
===== Comuni più popolati =====
I primi dieci comuni ticinesi per numero di abitanti sono:
'''Stemma'''
'''Comune'''
'''Abitanti'''
'''Superficie'''in km²
'''Abitanti/km²'''
'''Distretto'''
Lugano
'''Lugano'''
75,8
Lugano
Bellinzona
'''Bellinzona'''
164,96
Bellinzona
Locarno
'''Locarno'''
19,27
Locarno
Mendrisio
'''Mendrisio'''
32,01
Mendrisio
Chiasso
Chiasso
5,33
Mendrisio
Minusio
Minusio
5,85
Locarno
Capriasca
Capriasca
36,35
Lugano
Losone
Losone
9,53
Locarno
Massagno
Massagno
0,73
Lugano
Biasca
Biasca
59,12
Riviera
Dal 1850 al 2017 in Ticino sono avvenute 68 aggregazioni di comuni o separazioni di frazioni dal comune.
===== Evoluzione dei comuni =====
Data
Numero comuni
01.01.1995
245
15.04.2001
243
15.10.2001
238
01.04.2004
204
14.03.2005
199
29.01.2006
196
22.10.2006
190
20.04.2008
181
05.04.2009
176
25.10.2009
169
25.04.2010
161
21.11.2010
157
01.04.2012
147
14.04.2013
135
10.04.2016
130
02.04.2017
115
18.10.2020
111
==== Distretti ====
Il Cantone Ticino è suddiviso in 8 distretti.
Nome
Capoluogo
Abitanti31-12-2018
Superficie
Comuni
Mappa
'''Distretto di Bellinzona'''
Bellinzona
224,2 km²
6
100px
'''Distretto di Blenio'''
Acquarossa
360,9 km²
3
100px
'''Distretto di Leventina'''
Faido
479,9 km²
10
100px
'''Distretto di Locarno'''
Locarno
551,4 km²
23
100px
'''Distretto di Lugano'''
Lugano
305,2 km²
52
100px
'''Distretto di Mendrisio'''
Mendrisio
101,0 km²
11
100px
'''Distretto di Riviera'''
Riviera
145,2 km²
2
100px
'''Distretto di Vallemaggia'''
Cevio
569,5 km²
8
100px
==== Patriziati ====
I patriziati sono enti di diritto pubblico e sono proprietari di beni di uso comune.
=== Simboli ===
==== Stemma e bandiera ====
Bandiera del Cantone Ticino
Il significato della bandiera è andato perso, per cui sono state formulate diverse teorie:
* Che i colori derivino da quelli predominanti sugli stemmi degli otto distretti;
* Che siano ispirati a quelli della Francia rivoluzionaria o allo stemma di Parigi, in onore a Napoleone;
Stemma
Parte del problema è legata al fatto che i colori erano usati su insegne militari prima della loro adozione per la bandiera. Come curiosità, può essere ricordato che la disposizione dei colori nello stemma e nella bandiera è diversa.
La bandiera fu scelta dal Gran Consiglio il 26 maggio 1803 e adottata il 27 settembre 1804, due mesi dopo la creazione del Cantone, senza che tale decisione venisse motivata. In questa prima occasione, la disposizione dei colori era orizzontale con il rosso sovrastante il blu.
Nel 1809, poi, il Cantone riorganizzò le proprie forze e adottò la bandiera con le iscrizioni in oro «Pro Patria» sulla banda superiore e «Pagus Ticinensis» in quella inferiore. Su proposta del Consiglio di Stato, il Gran Consiglio ticinese approvò il 20 settembre 1922 un decreto legislativo circa i colori e sigillo del Cantone. L'aspetto della bandiera venne regolamentato definitivamente il 6 ottobre 1930 allo scopo di evitare le interpretazioni erronee del suddetto decreto.
Laghi artificiali nella regione del Basodino
Numerose valli del Cantone, in particolare quelle superiori della Vallemaggia, sono state sfruttate intensivamente a partire dagli anni sessanta per la produzione di energia idroelettrica, come nella regione del ghiacciaio del Basodino. L'elettricità prodotta viene sia usata direttamente nel Cantone sia esportata all'estero. Nelle aree settentrionali permangono comunque anche l'allevamento di bestiame, l'agricoltura di montagna e l'industria del granito. La produzione di vino – qualitativamente molto migliorata negli ultimi decenni – è importante per il Cantone, anche se per il momento la produzione è destinata principalmente al mercato interno svizzero. In proposito, va segnalato che nel 2006 sono stati organizzati grandi festeggiamenti per la ricorrenza dei 100 anni dall'introduzione del vitigno Merlot in Ticino. Altre produzioni agricole comprendono mais, patate, e verdure, specialmente nell'area del Piano di Magadino.
Il paesaggio, i laghi e il clima mite del Cantone, in particolare se confrontati con quello dei Cantoni d'Oltralpe, attraggono molti visitatori dal resto della Svizzera e dal nord dell'Europa. Il turismo, dopo le prime esperienze di fine Ottocento, è stato a lungo il settore economico più importante del Cantone; soltanto a partire dal secondo dopoguerra vi è stata una progressiva diversificazione dell'economia, con un'accresciuta rilevanza del settore finanziario. Il turismo ha permesso la costruzione e il mantenimento di diverse piccole ferrovie in zone panoramiche delle montagne: un esempio è la Centovallina, che collega Locarno con Domodossola. Un intenso dibattito, negli ultimi anni, ha riguardato la sorte delle stazioni invernali, a causa della frequente mancanza di neve. Dopo una riduzione degli aiuti statali per gli impianti situati a bassa quota, l'attività resiste in particolare a Bosco Gurin e ad Airolo, e in misura minore a Carì, Nara, e in alcune piccole stazioni sciistiche presenti sul territorio.
Stazione di Lugano
Per quanto riguarda il settore secondario, nel Cantone Ticino è presente un'industria leggera, concentrata principalmente nelle aree circostanti le tre città principali: Lugano, Locarno e Bellinzona. Il Mendrisiotto, grazie alla vicinanza con l'Italia, sta sviluppando negli ultimi anni una vocazione ad attrarre centri logistici, per lo smistamento di merci in partenza verso i mercati del Nord, oltre a un robusto settore manifatturiero (in cui sono impiegati addetti). Sul Piano di Magadino e nell'area a nord di Lugano si segnalano inoltre diverse imprese a carattere innovativo. A partire dagli anni novanta il Cantone Ticino ha saputo sviluppare l'industria: facendo crescere imprese sul suo territorio o attraendole dall'estero con incentivi di vario genere. Secondo il censimento del 2009, in tutti e otto i distretti, gli occupati nel settore manifatturiero () superano quelli impiegati nei settori bancario e assicurativo messi insieme ().
Tre delle più grandi raffinerie d'oro del mondo hanno sede in Ticino, tra cui la raffineria di Pamp a Castel San Pietro, leader nella produzione di lingotti d'oro. Lugano è la terza piazza finanziaria svizzera dopo Zurigo e Ginevra. Il capoluogo del cantone, Bellinzona, ospita un importante sito e un sito industriale delle Ferrovie Federali Svizzere, nonché il Tribunale penale federale. Manno è diventato un importante centro servizi, sede del Centro nazionale svizzero di supercalcolo dal 1992.
Il Cantone Ticino, in particolare nelle zone rurali, è relativamente dipendente dal turismo, con il 12% della forza lavoro che lavora in questo settore nel 2012. Nel 2017, nel Cantone a sud delle Alpi erano in funzione 1802 ristoranti e 425 alberghi. Il Lago Maggiore, il Lago di Lugano, le città di Bellinzona, Locarno, Ascona e Lugano sono tra i centri turistici più importanti. La diga della Verzasca, nota per la scena d'apertura del film GoldenEye del 1995, è popolare tra i bungee jumping. Swissminiatur a Melide è un parco in miniatura con modelli di oltre 120 attrazioni svizzere. Le Isole di Brissago sul Lago Maggiore sono le uniche isole svizzere a sud delle Alpi e ospitano giardini botanici con 1.600 specie di piante diverse provenienti da tutti e cinque i continenti.
Foxtown, un centro commerciale con 160 negozi e 250 marche, aperto sette giorni su sette e situato a nord di Mendrisio, attira turisti dello shopping da vicino e da lontano. L'area attira le multinazionali, in particolare nel settore della moda, grazie alla vicinanza a Milano. Hugo Boss, Gucci, VF Corporation e altri famosi marchi hanno sede qui. Poiché l'industria internazionale della moda è diventata un importante datore di lavoro sia per gli svizzeri che per gli italiani, la regione è stata anche soprannominata la "Fashion Valley".
Molte aziende italiane si trasferiscono in Ticino, temporaneamente o definitivamente, alla ricerca di sgravi fiscali e di una burocrazia efficiente. I Frontalieri, lavoratori transfrontalieri residenti in Italia (soprattutto nelle province di Varese e Como) ma che lavorano regolarmente in Ticino, costituiscono una parte consistente (oltre il 20%) della forza lavoro.
Il Cantone è attraversato per tutta la sua lunghezza dalla Autostrada A2 (chiamata anche ''Autostrada del Gottardo'') che, in prossimità dell'omonimo traforo, collega Airolo con Göschenen (Canton Uri). A Bellinzona ha inoltre inizio la Autostrada A13 del ''San Bernardino'', che unisce il terriotorio al Canton Grigioni. L'unica strada che collega il Cantone Ticino col Canton Vallese, attraverso il Passo della Novena, è la strada cantonale ''Nufenestrasse''.
===Trasporto ferroviario===
La rete ferroviaria ticinese è di vitale importanza, garantendo i collegamenti fra l'Italia settentrionale (Milano) e l'Europa centrale (Zurigo, Basilea e la Germania) nel cosiddetto "Corridoio Reno-Alpi", atto a collegare le città marine di Genova e Rotterdam. Il Ticino è attraversato dalle Ferrovie Federali Svizzere, che, tramite la Ferrovia del Gottardo, uniscono il Cantone con la Lombardia (a Sud) e il Canton Uri (a Nord). Un altro tratto internazionale è rappresentato dalla Ferrovia Mendrisio-Varese.
A ovest, le Ferrovie Autolinee Regionali Ticinesi collegano Locarno a Domodossola tramite la Ferrovia Domodossola-Locarno.
===Trasporto aereo===
L'unico aeroporto civile, adibito al trasporto passeggeri, presente sul territorio è l'Aeroporto di Lugano-Agno, ormai attivo solo durante la stagione estiva con voli turistici, dopo l'abbandono delle rotte domestiche per Zurigo e Ginevra del 2019. Di conseguenza, la popolazione ticinese fa riferimento all'Aeroporto di Milano-Malpensa, distante circa 50 km dal confine nazionale, o all'aeroporto di Zurigo.
In Ticino sono inoltre presenti altri 3 aeroporti che presentano attività aviatorie di tipo privato. Si tratta dell'aeroporto cantonale di Locarno (o di Magadino), l'aeroporto di Lodrino (situato nel territorio comunale di Riviera) e l'aeroporto di Ambrì. Tutti e tre hanno avuto un utilizzo militare, che convive con attività private. All'aeroporto di Magadino sono presente la base aerea dedicata alla scuola-base per i piloti e i paracadutisti, così come la base della REGA. All'aeroporto di Lodrino é invece presente un polo tecnologico della RUAG. L'aeroporto di Ambrì è stato rilevato dal comune di Quinto ed è utilizzato essenzialmente per il volo sportivo o per manifestazioni e vi si trova una base di Heli Rezia.
In passato era pure presente un aeroporto ad Ascona dove è visibile la pista inutilizzata.
In Ticino si praticano diversi sport ad alti livelli. Uno degli sport più sentiti è l’hockey su ghiaccio.
Data
Nome
Spiegazione
1º gennaio
''Capodanno''
Primo giorno dell'anno solare. I cattolici festeggiano Maria, madre di Cristo
6 gennaio
''Epifania''
I cattolici festeggiano la manifestazione della divinità di Gesù Cristo. Tradizionale arrivo dei Re Magi
19 marzo
''San Giuseppe''
I cattolici festeggiano San Giuseppe, sposo di Maria
''variabile''
''Pasqua''
Domenica. I cristiani festeggiano la risurrezione di Gesù.
Cade la domenica successiva al primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera (21 marzo)
''variabile''
Lunedì di Pasqua
Giorno successivo alla domenica di Pasqua
1º maggio
''Festa dei lavoratori''
Festa del Lavoro
''variabile''
''Ascensione''
Giovedì, 39 giorni dopo la Pasqua. I cattolici ricordano l'ascesa di Gesù al cielo
''variabile''
''Pentecoste''
Domenica, 10 giorni dopo l'Ascensione. I cristiani festeggiano la discesa dello Spirito santo sugli apostoli
''variabile''
Lunedì di Pentecoste
Giorno successivo alla Pentecoste
''variabile''
''Corpus Domini''
Giovedì, 11 giorni dopo la Pentecoste. Festività cattolica. Si ricorda l'Eucaristia.
29 giugno
Santi Pietro e Paolo
Giorno del ricordo di Pietro apostolo e di Paolo di Tarso
1º agosto
Festa nazionale svizzera
Giorno della Festa Federale svizzera. Celebrata, di norma, con falò e fuochi artificiali
15 agosto
''Assunzione di Maria''
Detto anche Ferragosto. I cattolici ricordano l'assunzione di Maria in cielo
3ª domenica di settembre
Digiuno Federale.
Protestanti e cattolici ringraziano Dio, nella terza domenica di settembre, per la Svizzera.
1º novembre
''Ognissanti''
In questo giorno i cattolici ricordano tutti i Santi
8 dicembre
''Immacolata Concezione''
I cattolici celebrano Maria, nata senza peccato originale
25 dicembre
''Natale''
I cristiani celebrano il giorno della natività di Gesù
26 dicembre
Santo Stefano
I cristiani ricordano il primo martire cristiano
31 dicembre
San Silvestro
|
Canton Uri |
Il '''Canton Uri''' è un cantone della Svizzera centrale, e uno dei quattro ''Waldstätte'' . Uri è una regione alpina ricca di ghiacciai e alpeggi formata dal bacino del fiume Reuss, che scende dal Massiccio del San Gottardo e sbocca nel Lago dei Quattro Cantoni a Flüelen. Il tedesco è la lingua principale del cantone e la popolazione è di circa 36 700 abitanti.
| Paesaggio lacustre presso la cima del monte Sunnig GratIl cantone si trova al centro della Svizzera. Il territorio cantonale è costituito dalla valle della Reuss e da quelle dei suoi principali affluenti. L'area totale del cantone è di 1077 km², di cui circa la metà è considerata terra produttiva. Le foreste coprono una parte significativa del cantone e i ghiacciai ammontano a circa il 20% della terra improduttiva.
Il territorio del cantone confina con il Canton Svitto (distretto di Svitto) a nord, con il Canton Glarona a nord-est, con il Canton Grigioni (distretto di Surselva) a est, con il Canton Ticino (distretto di Leventina) a sud, con il Canton Vallese (distretto di Goms) a sud-ovest e con il Canton Berna (distretto di Oberhasli), il Canton Obvaldo e il Canton Nidvaldo a ovest.
La vetta più alta è il Dammastock con i suoi 3630 m. Il Dammastock si trova poco più a nord del passo del Furka.
Il Cantone è interessato dalle seguenti sezioni e sottosezioni alpine:
* Alpi Bernesi (Alpi Urane)
* Alpi Glaronesi (Alpi Urano-Glaronesi)
* Alpi Lepontine (Alpi del Monte Leone e del San Gottardo, Alpi dell'Adula)
* Prealpi Svizzere (Prealpi di Svitto e di Uri).
Il Canton Uri viene menzionato per la prima volta nel 732 come proprietà dell'abbazia di Reichenau. Nell'853, per concessione di Ludovico il Germanico, divenne un feudo del convento zurighese di Fraumünster.
Il lago Arni
Si pensa che il nome ''Uri'' derivi dal termine tedesco antico ''Auerochs'' che significa ''toro selvatico''. Ciò è supportato dal fatto che lo stemma della regione, reca tradizionalmente una testa di toro.
Nel 1231, sotto Federico II, diventò una dipendenza diretta dell'imperatore. Nel 1243 la regione aveva un sigillo comune. Per il 1274 il potente Rodolfo di Asburgo riconobbe questi privilegi. Nel 1291, insieme a Canton Svitto e Untervaldo formò la lega che costituì il nucleo della Confederazione Svizzera, avendo firmato la Lettera di Alleanza (''Bundesbrief'' o Patto del Grütli). Nel 1386 Uri partecipò alla vittoria sugli austriaci nella battaglia di Sempach. Come risultato il Canton Uri si annesse i territori di ''Urseren'' nel 1410. In seguito si epanse a sud (Valle di Orsera e Valle Leventina) e a est verso Glarona (Urnerboden). La Valle di Orsera e l'Urnerboden fanno ancora parte di Uri.
La regione resistette alla Riforma e rimase Cattolica Romana. Durante la Repubblica Elvetica Uri era parte del ''Canton Waldstätten''. Dopodiché, nel 1803, il Canton Uri riacquistò la sua indipendenza, ma gli abitanti della Leventina furono uniti al nuovo Canton Ticino. Uri resistette a tutti i tentativi di riforma religiosa o costituzionale. Per questa ragione, nel 1815, si unì alla Lega di Sarnen. Nel 1845 entrò nel Sonderbund. Il ''Sonderbund'' fu una lega cattolica separatista, ma venne rovesciata dalla Confederazione Svizzera.
L'attuale costituzione risale al 1888. Venne rivista nel 1929 quando l'assemblea cantonale (''Landsgemeinde'') venne abolita. La capitale del cantone è Altdorf.
Arni verso il Chli Windgällen (2986 m) e il Groß Windgällen (3188 m)
I campi coltivati del cantone sono situati nella valle del Reuss. Ci sono pascoli sui pendii di bassa montagna. Poiché gran parte del terreno è estremamente collinare, non è adatto alla coltivazione. La generazione di energia idroelettrica riveste grande importanza. La silvicoltura è uno dei settori più importanti dell'agricoltura. Ad Altdorf si trovano fabbriche di cavi e gomma.
Il turismo è un'importante fonte di entrate del Canton Uri. Un'eccellente rete viaria facilita il turismo nelle aree più remote e sulle montagne.
Nel corso del 2008 si è prevista l'entrata in vigore di una riforma fiscale che ha introdotto una flat tax del 7,2%.
=== Evoluzione demografica ===
La popolazione storica del Canton Uri è data dal seguente cartello:
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Dati storici sulla popolazione
Anno
Popolazione totale
Tedescofoni
Italofoni
Cattolici
Protestanti
Altri
Ebrei
Cattolici cristiani
Nessuna religione
Svizzeri
Non-Svizzeri
1850
14 505
14 493
12
14 465
40
1860
14 741
1870
16 095
1880
23 744
18 024 (75,9%)
5 313 '''(22,4%)'''
23 149
524
21
7
17 376
6 368
1888
17 249
1900
19 700
18 685 (94,8%)
947 (4,8%)
18 924
773
3
1
18 267
1 433
1910
22 113
1920
23 973
1930
22 968
1941
27 302
1950
28 556
27 639 '''(96,8%)'''
693 (2,4%)
26 439
2 073
24
20
27 743
813
1960
32 021
1970
34 091
31 546 (92,5%)
1 900 (5,6%)
31 732
2 236
113
10
31
31 393
2 698
1980
33 883
1990
34 208
2000
34 777
32 518 (93,5%)
462 (1,3%)
29 846
2 074
2 835
7
22
818
31 706
3 071
upright
Il Canton Uri è suddiviso in 19 comuni.
In genere le municipalità della Svizzera sono raggruppate in distretti o entità simili, ma questo non vale per questo cantone, dove non ci sono entità intermedie tra il governo cantonale e quello municipale.
=== Fusione di comuni ===
Nella costituzione cantonale, prima del 2013, erano menzionati i 20 comuni del Canton Uri e qualsiasi fusione doveva essere approvata da un referendum cantonale che modificasse di conseguenza la costituzione. Un referendum del 2013 ha approvato con il 57% la cancellazione dei nomi dei 19 comuni dalla costituzione, consentendo così le fusioni dei comuni senza la necessità di un referendum cantonale. I comuni di Seedorf e Bauen furono i primi a decidere di unirsi. La fusione è avvenuta il 1º gennaio 2021, previa approvazione da parte della popolazione di entrambi i comuni con referendum nell'ottobre 2019; la popolazione di Seedorf e Bauen ha votato a favore della fusione, rispettivamente con l'80% e il 69%
=== Lista dei comuni ===
Posizione
Stemma
Nome
Abitanti
Superficie
in km²
1
30px
'''Altdorf'''
9537
10.23
2
30px
Andermatt
1433
62.2
3
30px
Attinghausen
1750
46.83
4
30px
Bürglen
3995
53.14
5
30px
Erstfeld
3845
59.2
6
30px
Flüelen
1961
12.42
7
30px
Göschenen
431
10.431
8
30px
Gurtnellen
528
83.35
9
30px
Hospental
180
35
10
30px
Isenthal
474
60.99
11
30px
Realp
159
78.04
12
30px
Schattdorf
5413
16.31
13
30px
Seedorf
2051
19.42
14
30px
Seelisberg
678
13.34
15
30px
Silenen
1957
144.78
16
30px
Sisikon
383
16.29
17
30px
Spiringen
830
64.73
18
30px
Unterschächen
702
80.33
19
30px
Wassen
405
96.89
|
Charles-Valentin Alkan |
Le sue composizioni per pianoforte solo includono alcune opere tra le più difficili dell'intera letteratura pianistica e gli interpreti che possono padroneggiarle sono molto pochi. Il suo attaccamento alle proprie origini ebraiche è dimostrato sia dalla sua vita che dal suo lavoro.
| Alkan Charles-Valentin Morhange nacque da una famiglia ebraica a Parigi, dove suo padre viveva come insegnante di musica. Charles-Valentin e i suoi fratelli, anch'essi musicisti, usarono il nome del padre, Alkan, come cognome. Charles-Valentin Alkan trascorse tutta la sua vita a Parigi e nei suoi dintorni. Gli unici viaggi conosciuti sono un ciclo di concerti tenuti in Inghilterra nel 1833-34, e una breve visita a Metz per questioni famigliari negli anni '40.
Alkan fu un bambino prodigio. All'età di sei anni entrò al Conservatoire de Paris, dove studiò pianoforte e organo. Alcuni dei suo insegnanti furono Victor Dourlen e Pierre-Joseph-Guillaume Zimmermann, che fu maestro anche di Georges Bizet, César Franck, Charles Gounod e Ambroise Thomas. A sette anni vinse un primo premio in solfeggio, mentre a nove anni Luigi Cherubini descrisse la sua tecnica e abilità come straordinarie. La sua prima opus (''Variations sur un thème de Steibelt'', una serie di 6 variazioni su un tema del pianista e compositore tedesco Daniel Steibelt) è datata 1826, risale dunque a quando Alkan aveva tredici anni. Si diplomò al conservatorio a diciotto anni con menzione speciale.
Dopo i vent'anni suonava in eleganti circoli sociali e insegnava pianoforte. Tra i suoi amici vi furono Franz Liszt, Fryderyk Chopin, George Sand e Victor Hugo. Già all'età di 24 anni si era costruito una reputazione come uno dei più grandi virtuosi del suo tempo, rivaleggiando con altri pianisti-compositori itineranti dell'epoca come Liszt, Sigismund Thalberg e Friedrich Kalkbrenner. Liszt una volta dichiarò che Alkan aveva la tecnica più perfetta che lui avesse mai visto. Da questo momento, a causa di vari problemi personali e contrattempi, si ritirò nello studio privato e nella composizione per il resto della sua vita, con solamente qualche rara incursione alle luci della ribalta. Malgrado la sua precoce fama, il talento e le doti tecniche, spese la maggior parte della propria vita dopo il 1850 nell'oscurità, suonando in pubblico solo occasionalmente. Nell'ultimo decennio emerse per dare una serie di ''Petit Concerts'' alle sale espositive Érard; non suonò solo musiche proprie, ma interpretò anche i suoi compositori preferiti da Bach in poi. Durante questi concerti era a volte assistito dai suoi fratelli. Tra i presenti vi era fra gli altri Vincent d'Indy il quale descrive con queste parole una sua esecuzione della sonata per pianoforte n.31 (op.110) di Beethoven:
"Non so da dove iniziare nel descrivere ciò che è successo al grande poema beethoveniano - soprattutto durante l'Arioso e la Fuga, quando la melodia, addentrandosi nel mistero della morte, cresce fino a raggiungere un tripudio di luci, mi ha colpito per il grandissimo entusiasmo, come non ho più sperimentato da allora. La sua esecuzione aveva una maggiore intimità ed era più umanamente commovente di quella di Liszt ... ".
Ci sono periodi della vita di Alkan di cui poco si conosce, a parte la sua immersione nello studio della Bibbia e del Talmud. Appare dalla sua corrispondenza con Ferdinand Hiller che Alkan completò una traduzione integrale in francese sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, dai loro linguaggi originari. Tutto ciò è andato completamente perduto, insieme a svariate composizioni di Alkan. Tra i lavori mancanti vi sono alcuni sestetti d'archi ed una sinfonia orchestrale, descritta in un articolo del 1846 da Léon Kreutzer, a cui Alkan aveva mostrato la partitura. Questa sinfonia è abbastanza diversa da quella per pianoforte solo, inserita nel ciclo di studi dell'op. 39.
Il pianista Elie-Miriam Delaborde (1839-1913) è ritenuto generalmente essere un figlio illegittimo di Alkan. Ebbe Alkan come maestro nella sua giovinezza e suonò e fece pubblicare molte opere di Alkan; come suo padre fu un notevole interprete del pianoforte con pedaliera.
Alkan morì a Parigi a 74 anni. Per molti anni si è creduto che la sua morte fosse stata causata dalla caduta di una libreria su di lui nella propria casa, fatta cadere mentre cercava di raggiungere un volume del Talmud da un alto scaffale. Questo racconto apocrifo, che sembra essere stato fatto circolare dal figlio Elie-Miriam Delaborde, è stato effettivamente confutato da Hugh Macdonald in un articolo del Musical Times (vol. 129, 1978 – ''More on Alkan's Death''), nel quale è riportata una lettera contemporanea di uno degli allievi di Alkan in cui viene spiegato che Alkan morì in seguito all'essere rimasto intrappolato sotto un ''porte-parapluie'' (un pesante appendiabito/portaombrelli). La storia della libreria potrebbe avere le sue radici
in una leggenda raccontata dal rabbino Aryeh Leib ben Asher Gunzberg, conosciuto come 'Shaagat Aryeh', rabbino di Metz, città d'origine della famiglia di Alkan. È sepolto a Parigi nel Cimitero di Montmartre.
Circola un mito su un presunto necrologio di Alkan, addotto come fatto nella biografia del compositore di Ronald Smith e per questo largamente citato, accreditato al giornale 'Le Ménéstrel', che comincia con le seguenti parole: "Alkan è morto. Ha dovuto morire per provare la sua esistenza". Nessun necrologio del genere è mai apparso su 'Le Ménéstrel' e nessun altro è stato individuato, fino ad oggi, in alcun altro giornale dell'epoca.
Come Chopin, Alkan scrisse quasi solamente per tastiera, benché nel suo caso ciò includa anche l'organo e il pédalier (un pianoforte con pedaliera), di cui fu un celebre esponente. Alcune sue musiche richiedono un abbagliante virtuosismo, grandi velocità di esecuzione, enormi balzi in rapidità, lunghi sforzi per le note veloci ribattute e il mantenimento di linee di contrappunto largamente spaziate. Per la potenza espressiva e la sua capacità di riprodurre ed utilizzare una grande varietà di timbri simili a quelli che si possono trovare in un'orchestra tramite l'uso del solo pianoforte, Hans von Bülow lo definì ''il Berlioz del pianoforte''.Tra le composizioni degne di nota vi sono i Preludi (opus 31), la Grande Sonata ''Les Quatre Ages'' (opus 33), che descrive le quattro età dell'uomo, e i due libri di Studi in tutte le tonalità maggiori e minori (opus 35 maggiori e opus 39 minori). Questi sono ritenuti da alcuni sorpassare anche gli Studi trascendentali di Liszt in scala e difficoltà. La raccolta dell'opera 39 contiene la ''Sinfonia per Piano Solo'' (numeri quattro, cinque, sei e sette), e il ''Concerto per Piano Solo'' (numeri otto, nove e dieci). Solo il concerto richiede quasi un'ora nel suonarlo, e si presenta come una grande sfida per l'interprete. Marc-André Hamelin disse della musica di Alkan:
Il numero dodici dell'opera 39 è un set di 25 variazioni su un tema, ''Le festin d'Esope'' (La festa di Esopo). Compose inoltre altri pezzi a programma come ''Le chemin de fer'' (1844) che può essere considerato come il primo esempio di ritratto musicale sulla ferrovia.
Le sue composizioni cameristiche comprendono una sonata per violino, una sonata per violoncello ed un trio per pianoforte. Uno dei suoi pezzi più bizzarri è la ''Marcia funebre sulla morte d'un pappagallo'', per tre oboi, fagotto e voci.
Musicalmente, molte delle sue idee sono non convenzionali, ancora innovative. Alcune delle sue composizioni in più movimenti mostrano una "tonalità progressiva" che sarebbe divenuta familiare
al più tardo compositore danese Carl Nielsen (ad esempio, il primo concerto da camera di Alkan inizia in la minore e termina in Mi maggiore). È rigoroso nell'evitare modulazioni enarmoniche, modulando in qualche caso verso tonalità contenenti doppi diesis o doppi bemolli, così che ai pianisti è a volte richiesto di venire a capo di tonalità distanti come Mi diesis maggiore e dell'occasionale triplo diesis.
Alkan sembra avere avuto pochi seguaci, benché tra i suoi ammiratori vi fossero Ferruccio Busoni e Anton Rubinstein. Il secondo gli dedicò un concerto. Sia Debussy che Ravel studiarono la sua musica con maestri che lo conoscevano personalmente e notarono il loro debito nei suoi confronti. Il compositore Kaikhosru Shapurji Sorabji promosse la musica di Alkan nei suoi saggi e critiche; compose inoltre un lavoro con un movimento intitolato ''Quasi Alkan''. Le composizioni organistiche di Alkan erano note a César Franck, Camille Saint-Saëns e altri e la loro influenza può essere rintracciata nella storia dell'organo francese fino ai giorni nostri.
Per molti anni dopo la sua morte, il lavoro di Alkan fu quasi totalmente dimenticato. Tuttavia vi è stata una costante rinascita di interesse nei confronti delle sue composizioni durante tutto il corso del XX secolo. Lavori di Alkan sono stati incisi tra gli altri da Egon Petri, John Ogdon, Raymond Lewenthal, Ronald Smith, Jack Gibbons, Mark Latimer, Stephanie McCallum, Stéphanie Elbaz,Pierre Réach, Marc-André Hamelin, Trevor Parks, Dmitrij Feofanov, Vincenzo Maltempo, Costantino Mastroprimiano e Emanuele Delucchi.
|
Calusco d'Adda |
Il territorio di Calusco d'Adda nell'isola bergamasca
'''Calusco d'Adda''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia.
Situato ai margini occidentali della provincia bergamasca, sulle rive del fiume Adda e compreso nella zona chiamata isola bergamasca, dista circa 16 chilometri a ovest dal capoluogo orobico, 22 da Lecco e 45 da Milano.
| I primi insediamenti risalgono all'epoca romana, come testimoniato da recenti studi e ritrovamenti, vista la vicinanza a un'importante strada di collegamento tra le città di Bergamo e Milano. A tal riguardo anche la tradizione tramanda la storia di Fedele, militare romano in fuga a causa della propria conversione al cristianesimo, che passò in questa zona nel III secolo evangelizzando la popolazione. Si narra che mise una croce al posto di una divinità pagana, nel luogo in cui poi sorse una chiesa che venne a lui intitolata dopo la sua santificazione.
I secoli successivi videro alternarsi la dominazione longobarda a quella dei Franchi, che istituirono il Sacro Romano Impero. Ed è a questo periodo che risale il primo documento in cui si attesta l'esistenza del nome del paese, precisamente in un atto redatto nell'871.
In quegli anni il borgo si trovò al centro delle dispute tra le opposte fazioni dei guelfi e ghibellini, che qui raggiunsero un livello di recrudescenza tale da rendere obbligatoria la costruzione di numerose fortificazioni a scopo difensivo.
In tal senso i documenti dell'epoca citano già nell'XI secolo un castello sito in località ''Baccanello'', uno a ''Monte Giglio'' (demolito nella seconda metà del XX secolo) e un altro sito a ''Vanzone'' (detto il ''Castellazzo''). Erano presenti anche alcune torri, tra le quali una sita nella ''Ca' de' Anzù'' e un'altra attigua alla ''villa Colleoni''.
Erano tempi in cui il dominio sul paese era esercitato dalla diocesi di Milano che, ricevuto l'incarico dall'imperatore, lo aveva poi girato al monastero milanese di Sant'Ambrogio.
Successivamente il paese passò alla famiglia dei ''Da Carvico-Calusco'' che entrò in possesso dei territori di ''Calusco superiore'' (l'attuale capoluogo), di ''Calusco inferiore'' (la frazione Baccanello) e del vicino Carvico. Un'ulteriore cessione sancì il passaggio dei territori alla diocesi di Bergamo.
La situazione parve stabilizzarsi e acquietarsi con l'arrivo della Repubblica di Venezia che, a partire dal 1428, pose termine alle dispute tra guelfi e ghibellini. Tuttavia, essendo posto sul confine con il vicino Ducato di Milano, il paese di Calusco fu soggetto alle scorribande degli eserciti milanesi, che saccheggiarono il paese a più riprese.
Nel 1797 si verificò la fine della dominazione veneta e l'arrivo della Repubblica Cisalpina che tuttavia non durò molto, dato che nel 1815 subentrarono gli austriaci che instaurarono il Regno Lombardo-Veneto.
Dopo la successiva unità d'Italia, Calusco visse un'intensa fase d'industrializzazione, culminata con la costruzione della centrale idroelettrica sull'Adda (la centrale ''Semenza'') e di grosse industrie, il tutto favorito dalla presenza della ferrovia che favoriva gli scambi. Questa comunicava con il vicino comune di Paderno tramite un imponente ponte sul fiume Adda, tanto importante da essere considerato bersaglio di primo piano durante la seconda guerra mondiale.
Uno dei luoghi più importanti è la vecchia chiesa parrocchiale di San Fedele. Di antichissima origine e ampliata molte volte tra l'XI e il XVII secolo, è ora sconsacrata e utilizzata come edificio civile, ma conserva ancora numerosi affreschi, tra i quali spiccano quelli eseguiti da Antonio Cifrondi.
La nuova parrocchiale è stata costruita nel XIX secolo e annovera opere precedentemente custodite nella vecchia parrocchiale come le sculture di Anton Maria Pirovano, ma anche affreschi di Luigi Galizzi e un monumentale organo di Adeodato Bossi del 1885, con due tastiere. L'interno ha un aspetto imponente, ha una struttura a croce greca sormontata da una grande cupola.
È presente anche la chiesa di San Giuliano e Santa Maria Bambina in località ''Vanzone'', risalente al XIII secolo. Al proprio interno si possono ammirare opere pittoriche di buon pregio, tra cui spiccano quelle di Gaetano Peverada.
Degno di nota è anche il convento di Santa Maria Assunta, in località Baccanello. Costruito nel XVI secolo, è ornato da numerose opere, tra cui spiccano i dipinti di Francesco Zucco Conserva anche un antico organo Bossi del 1780.
Numerosi sono infine i resti della vita medievale: tra tutti spicca la torre sita alla ''Ca' de' Anzù'', un'altra che faceva parte di un vecchio castello e quella inserita nella ''Villa Colleoni'', edificio che conserva statue e numerosi dipinti di pregevole fattura, tra cui gli affreschi di Carlo Innocenzo Carloni di Scaria.
Da vedere il ponte misto ferroviario-stradale a campata d'arco detto Ponte San Michele, tutto in ferro, alto 85 metri sul livello delle acque del fiume Adda.
Famose sono tutte le centrali idroelettriche lungo il corso del fiume, di cui la Semenza è l'unica sul territorio comunale e tutto il sistema delle chiuse progettate da Leonardo da Vinci.
Per cercare di salvaguardare il territorio il comune di Calusco, che si divide in varie contrade (Centro, Vanzone, Capora, Montello, Torre, Baccanello e Luprita), è stato inserito nel Parco Adda Nord.
Altri luoghi di interesse:
Monastero dei Verghi, Adda dei Verghi, Adda della Capora, Centrale Idroelettrica Edison Semenza, presa del canale Adda-Cherio, Cava Italcementi.
La cementeria dell'Italcementi ha sempre dominato il panorama caluschese nel quale ha svolto negli anni un ruolo controverso: se da un lato ha fornito per decenni lavoro agli abitanti, dall'altro il prezzo ambientale che ha comportato non è stato trascurabile.
Da pochi anni è entrato in servizio un nuovo impianto innovativo sia per quanto riguarda il processo produttivo sia per la riduzione degli impatti ambientali che, tuttavia, restano significativi soprattutto se comparati con le realtà produttive circostanti.
Il 15/10/2014 Italcementi Spa ha fatto pervenire alla Provincia di Bergamo l'istanza di modifica sostanziale dell'Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata per lo stabilimento di Calusco d'Adda corredata dalla contestuale richiesta di revisione della Valutazione di impatto ambientale.
Il progetto avanzato dal cementificio concerne:
* l'incremento da 30 000 a 110 000 tonnellate/anno del quantitativo di combustibile solido secondario da utilizzare nel forno di cottura del clinker in parziale sostituzione dei combustibili fossili convenzionali.
* la diversificazione delle tipologie di rifiuti CSS (combustibile solido secondario) utilizzabili. Oltre al combustibile derivato dai rifiuti per cui è già è previsto e autorizzato l'utilizzo, Italcementi Spa prevede di utilizzare rifiuti costituiti da plastiche e gomme, pneumatici finemente triturati, coriandoli di matrice plastica, biomasse legnose, fanghi biologici essiccati, fanghi dal trattamento biologico delle acque reflue industriali essiccati, fanghi da altri trattamenti acque reflue industriali essiccati.
* l'utilizzo di CSS-combustibile ex D.M. 14/2/2013 n. 22 (non rifiuto).
===Contrade===
Ecco l'elenco completo delle contrade:
*Baccanello
*Calusco Centro
*Capora
*Luprita
*Montello
*Torre
*Vanzone
===Evoluzione demografica===
===Etnie e minoranze straniere===
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 i cittadini stranieri residenti erano 926 persone (l'11,10% della popolazione).
Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
* Marocco 246 (2,94%, il 25,56% della popolazione straniera)
* Albania 210 (2,51%, il 22,67% della popolazione straniera)
* Romania 80 (0,96%)
* Senegal 76 (0,91%)
* Bosnia ed Erzegovina 62 (0,74%)
=== Gemellaggi ===
*
|
Aeroporto di Catania-Fontanarossa |
Visuale dell'aeroporto dal piazzale velivoli.
Torre di controllo ENAV dell'aeroporto ed in primo piano un veicolo tecnico Techno Sky.
Rampa partenze - Terminal A
Radar di monitoraggio delle ceneri vulcaniche dell'Etna , installato all'Aeroporto di Catania-Fontanarossa dalla Protezione Civile.
L''''aeroporto di Catania-Fontanarossa "Vincenzo Bellini"''' è il principale scalo aereo del Mezzogiorno, quarto in Italia per traffico passeggeri e secondo in Italia per traffico nazionale. Inoltre, la tratta Catania-Roma è la più trafficata a livello nazionale e la quarta in Europa.
Il 5 maggio 2007, alla presenza dell'allora Ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, è stata inaugurata la nuova aerostazione intitolata a Vincenzo Bellini, nella quale accogliere, con elevati standard di qualità di servizio, l'incremento del traffico aereo previsto per lo scalo etneo. Il vecchio terminal "Filippo Eredia" è rimasto in funzione fino alla sera del 7 maggio 2007, in concomitanza con l'apertura al pubblico del nuovo terminal denominato Terminal A. Inoltre, il 14 luglio 2018 è stato aperto al pubblico anche il nuovo Terminal C riservato ai voli EasyJet verso destinazioni in area Schengen.
| Mappa dell'aeroporto
È il principale aeroporto del Mezzogiorno e nel 2019 ha sfiorato la quota di 10 milioni di passeggeri annui, portandolo ad essere il quinto d'Italia e il primo del Mezzogiorno. Il traffico dello scalo resta in continua espansione, con numerosi voli di linea e charter favoriti dalla posizione geografica e dai collegamenti stradali.
Vista l'inadeguatezza del precedente impianto, progettato negli anni settanta per accogliere un traffico massimo di un milione di passeggeri annui, in anni recenti è stata realizzata poco distante un'aerostazione più capiente. È stata, inoltre, ampliata l'area di sosta per i velivoli e realizzata una nuova pista di rullaggio che collega il piazzale di sosta aeromobili con la testata pista 08. La consegna dei lavori del nuovo impianto e delle opere connesse è avvenuta il 21 dicembre 2006, con un ritardo di quasi due anni rispetto alle previsioni iniziali (inverno 2005) ed è stato aperto al pubblico l'8 maggio 2007. Inoltre, nel 2018 è stato aperto al pubblico anche il Terminal C.
Lo scalo è, talvolta, soggetto a limitazioni operative o temporanee chiusure a causa delle ceneri vulcaniche emesse durante le eruzioni dell'Etna che possono invadere lo spazio aereo e le piste obbligando, per motivi di sicurezza, a dirottare i voli sugli altri aeroporti della regione. Per gestire tale fenomeno, nel gennaio 2010 il Dipartimento della Protezione Civile ha installato nell'air-side dell'aeroporto un radar in banda X in doppia polarizzazione per il monitoraggio delle nubi di cenere vulcanica emesse dall'Etna, a supporto delle autorità preposte alla regolamentazione e al controllo del traffico aereo.
L'aeroporto di Comiso è stato acquisito dall'aeroporto di Catania nel 2019.
=== Altri operatori basati sullo scalo ===
* Nucleo elicotteri Vigili del Fuoco
* Scuola di volo "Aeroclub di Catania" ATO.IT.0043
Nell'aeroporto è presente la Marina Militare con la base di MARISTAELI Catania-Fontanarossa "Mario Calderara", con il 2º e il 3º Gruppo elicotteri e la 2ª Sezione Volo Elicotteri della Guardia costiera.
È inoltre sede del 12º Nucleo elicotteri carabinieri e di una Sezione aerea della Guardia di Finanza.
=== Araldica reparti ===
File:Distintivo Maristaeli - Catania.png|Maristaeli - Catania
File:Distintivo 2º gruppo elicotteri Marina Militare.jpg|2º Gruppo elicotteri.
File:Distintivo 3º gruppo elicotteri Marina Militare.jpeg|3º Gruppo elicotteri.
L'aerostazione civile venne ufficialmente inaugurata nel maggio 1924 dall'allora Presidente del Consiglio Benito Mussolini.
Dall'ottobre 1935 vi operò il 17º Gruppo caccia fino all'agosto 1936. Nel gennaio 1936 arrivò anche il 1º Stormo caccia (poi 1º Stormo caccia Ogni Tempo). Dal 15 giugno 1941 vi operò il 10º Gruppo fino al 6 ottobre. Nel maggio 1943 torna il 17º Gruppo caccia fino a luglio 1943.
Il 5 maggio 1947 atterrò il volo inaugurale delle '''Linee Aeree Italiane Internazionali''' (che poi diverrà l'Alitalia) proveniente da Torino (Aeroporto di Collegno). Alle fine degli anni quaranta il governo stanziò diversi fondi per la costruzione di un'aerostazione più grande, che venne quindi realizzata e dedicata all'illustre meteorologo catanese Filippo Eredia, ed inaugurata dal Ministro Mario Scelba nel 1950. Tuttavia il traffico passeggeri stentò fino a tutti gli anni cinquanta.
Nel 1962, parte proprio dall'aeroporto di Catania il Morane-Saulnier MS.760 Paris per l'ultimo viaggio del fondatore e presidente dell'ENI Enrico Mattei, che si concluderà tragicamente a seguito di un presunto attentato nei pressi di Bascapè a pochi km dallo scalo di Linate.
Negli anni sessanta si ebbe un notevole incremento dei viaggiatori, che già nel 1966 superarono quota 260.000. Questo rese l'infrastruttura nuovamente inadeguata e la pista si rivelò troppo corta per aerei sempre più grandi e veloci. Negli anni settanta, con un traffico passeggeri in continuo aumento (500.000 in media) si realizzò una nuova Aerostazione unitamente alla Torre di Controllo, Scalo Merci, Caserma dei Vigili del Fuoco e un allungamento della pista su progetto dell'architetto Manfredi Nicoletti.
L'impianto, inaugurato il 5 agosto 1981 per una capacità di 800.000 passeggeri annui, risultò ben presto inadeguato ai nuovi sorprendenti tassi di crescita del traffico passeggeri ed aeromobili. All'inizio del XXI secolo, quindi, si dedicò tutta la vecchia struttura alle sole partenze realizzando, contestualmente, un piccolo terminal arrivi a fianco. Successivamente si è realizzato un nuovo terminal di 44.460 m² (di cui oltre 20.000 a disposizione del pubblico), articolato su due livelli (arrivi e partenze), dotato di 6 pontili d'imbarco (''loading bridges''), 20 ''gate'' d'imbarco ed una torre alta circa 30 metri (destinata ad accogliere uffici ed un ristorante panoramico). Tale struttura può assorbire un traffico annuo di circa 6.500.000 passeggeri.
Il 5 maggio 2007 l'aerostazione è stata intitolata a Vincenzo Bellini. La scelta ha fatto discutere, in quanto molti avrebbero voluto che l'aeroporto fosse intitolato ad Angelo D'Arrigo, aviatore originario di Catania, autore di numerosi record del mondo, quali il volo sopra l'Everest e l'Antartide in deltaplano e molti altri.
Importanti opere sono state realizzate sull'''air-side''. La nuova via di rullaggio per la testata pista 08 (in uso dal 2006) ha elevato la capacità oraria a 16 movimenti. Nel gennaio 2007 sono stati aggiudicati i lavori per la realizzazione di una nuova via di rullaggio (che collegherà il piazzale di sosta aeromobili alla testata della pista 26) e di una bretella che consentirà agli aeromobili in atterraggio di liberare rapidamente la pista 08 elevandone la capacità oraria a 20 movimenti. Questo raccordo è stato ultimato ed è diventato operativo dal 15 gennaio 2009. Il piazzale di sosta (apron) misura 179.900 m², con una capacità di 26 aeromobili in configurazione standard. Dal 12 aprile 2013 è operativo un sentiero di avvicinamento luminoso ''ALS CAT I'' di metri 279 per la pista 08 e di uno semplificato ''SALS'' di metri 300 per la pista 26.
Banchi del check-in del Terminal dell'Aeroporto di Catania-Fontanarossa.
A partire dal 5 novembre 2012 l'aeroporto è stato chiuso per lavori sulla pista. Tutti i voli sono stati dirottati nella vicina base NATO di Sigonella. I lavori sull'''air-side'' di Fontanarossa, costati poco meno di 20 milioni di euro, hanno riguardato la riqualifica strutturale e funzionale della pavimentazione e del relativo sottofondo della pista, oltre alla riqualifica delle strip laterali di sicurezza e della pavimentazione delle testate, strutture queste usurate da 50 anni di attività. I lavori si sono resi necessari anche in considerazione dell'attuale traffico aereo nel aeroporto, per numeri di passeggeri il primo nel mezzogiorno, e in previsione del futuro incremento.
Il 5 dicembre 2012, dopo 30 giorni di lavori, con il volo Catania-Napoli effettuato da un MD-80 della Meridiana Fly, lo scalo è stato riaperto.
Il 22 dicembre 2017 è stata raggiunta la cifra, record per lo scalo, di 9.000.000 di passeggeri, mentre i 10.000.000 sono stati superati nel 2019.
Il 14 luglio 2018 è stato aperto il Terminal C, inizialmente adibito solamente per i voli in area Schengen della compagnia aerea EasyJet, ma durante la pandemia del Covid-19 nel 2020 e 2021 è stato utilizzato come presidio sanitario per il rilevamento di infezioni dal virus SARS-CoV-2.
Dal 13 marzo 2021 lo scalo è servito anche dalla nuova fermata ferroviaria delle Ferrovie dello Stato di Catania Fontanarossa - Aeroporto.
Anno
Passeggeri
Variazione %
1966
260.412
1968
362.251
39,1%
1983
1.067.510
194,7%
1989
1.756.894
64,6%
1990
1.947.467
10,8%
1991
1.495.624
23,2%
1992
1.619.780
8,3%
1993
2.026.011
25,1%
1994
2.107.500
4,0%
1995
2.284.563
8,4%
1996
2.534.040
10,9%
1997
2.930.157
15,6%
1998
3.158.103
7,8%
1999
3.557.718
12,7%
2000
3.970.754
11,6%
2001
3.925.289
1,1%
2002
4.079.609
3,9%
2003
4.807.643
17,8%
2004
5.107.832
6,2%
2005
5.192.697
3,9%
2006
5.396.380
3,9%
2007
6.083.735
12,7%
2008
6.054.469
0,5%
2009
5.935.027
2,0%
2010
6.321.753
6,5%
2011
6.794.063
7,5%
2012
6.246.888
8,1%
2013
6.400.127
2,5%
2014
7.304.012
14,1%
2015
7.105.487
2,7%
2016
7.914.117
11,4%
2017
9.120.913
15,2%
2018
9.933.318
8,9%
2019
10.223.113
2,9%
2020
3.654.457
64,3%
=== Grafico ===
Fonte: Assaeroporti
# Statistiche
+ '''Rotte nazionali più trafficate (2019)'''
Posizione
Variazione
Aeroporto
Passeggeri
Comapagnia/e Aerea/e
1
Roma-Fiumicino, Lazio
1.826.886
Alitalia, Ryanair, Vueling
2
Milano-Malpensa, Lombardia
1.265.798
easyJet, Ryanair, Air Italy
3
2
Bologna, Emilia-Romagna
398.786
Alitalia, Ryanair
4
1
Milano-Linate, Lombardia
397.222
Alitalia
5
1
Bergamo, Lombardia
361.222
Ryanair
6
4
Venezia, Veneto
354.719
Alitalia, easyJet, Volotea
7
1
Verona, Veneto
338.389
Alitalia, Volotea
8
2
Torino, Piemonte
293.079
Alitalia, Blue Air, Ryanair
9
Napoli, Campania
259.250
Alitalia, easyJet, Volotea
10
3
Pisa, Toscana
239.792
Ryanair
11
Treviso, Veneto
188.034
Ryanair
+ '''Rotte all'interno della UE più trafficate (2019)'''
Posizione
Variazione
Aeroporto
Passeggeri
Comapagnia/e Aerea/e
1
Malta, Malta
303.684
Air Malta, Ryanair
2
Londra Gatwick, Gran Bretagna
202.242
British Airways, easyJet
3
Amsterdam, Paesi Bassi
168.006
easyJet, KLM, Transavia
4
Francoforte, Germania
165.243
Lufthansa, Ryanair
5
Parigi-Charles De Gaulle, Francia
157.604
Air France, easyJet
6
Monaco di Baviera, Germania
146.438
Eurowings, Lufthansa
7
Bucarest, Romania
123.704
Blue Air, Wizz Air
8
Düsseldorf, Germania
111.261
Condor, Eurowings
9
7
Vienna, Austria
110.701
Air Malta, Austrian Airlines, Lauda
10
Madrid, Spagna
89.930
Iberia, Ryanair
11
3
Barcellona, Spagna
88.562
Vueling
12
3
Berlino-Tegel, Germania
85.762
easyJet
13
2
Berlino-Schönefeld, Germania
80.482
easyJet
14
1
Stoccarda, Germania
78.861
Eurowings
15
3
Basilea / Mulhouse, Svizzera / Francia
78.299
easyJet
16
1
Manchester, Gran Bretagna
70.844
easyJet
17
Lione, Francia
66.839
Transavia
18
1
Budapest-Ferihegy, Ungheria
66.657
Ryanair, Wizz Air
19
1
Londra Luton, Gran Bretagna
62.683
easyJet
20
Cracovia, Polonia
61.889
Ryanair, Wizz Air
21
Atene, Grecia
59.523
Aegean Airlines, Ryanair
22
5
Parigi-Orly, Francia
59.101
Transavia
23
5
Varsavia, Polonia
56.992
Wizz Air
24
Nantes, Francia
51.822
EasyJet
+ '''Rotte extra-UE più trafficate (2019)'''
Posizione
Variazione
Aeroporto
Passeggeri
Compagnia/e Aerea/e
1
Ginevra, Svizzera
99.752
easyJet
2
1
Zurigo, Svizzera
74.956
Swiss
* VipAviation
* Fly Service
* Aviapartner
* Katané
=== Strade ===
*50px RA15 - Tangenziale di Catania, svincolo "Asse dei servizi".
=== Autobus ===
L'aeroporto è raggiungibile mediante autobus grazie alle seguenti autolinee:
==== Collegamenti con linee urbane ====
* Biglietteria Collegamento '''AMT''' linee '''Alibus''', 538, 524 e 524S.
==== Collegamenti con linee extraurbane ====
* Biglietteria Collegamento '''AST''' con i Comuni di Avola, Caltagirone, Carlentini, Grammichele, Ispica, Lentini, Mazzarrone, Mirabella Imbaccari, Modica, Noto, Palagonia, Piazza Armerina, Pozzallo, Rosolini, S. Michele di Ganzaria, Scicli e Sigonella
* Biglietteria Collegamento '''Circumetnea''' con i Comuni di Adrano, Misterbianco, Paternò e Randazzo, Linguaglossa e Fiumefreddo
* Biglietteria Collegamento '''Etna Trasporti''' con i Comuni di Aidone, Fiumefreddo, Gela, Giardini Naxos, Recanati, Licata, Niscemi, Piazza Armerina, Ragusa, Marina di Ragusa, S. Croce Camerina, Taormina, Valguarnera e Vizzini.
* Biglietteria Collegamento '''Interbus''' con i Comuni di Agira, Avola, Catenanuova, Leonforte, Militello in Val di Catania, Nicosia, Nissoria, Noto, Pachino, Portopalo, Priolo, Regalbuto, Scordia e Siracusa.
* Biglietteria Collegamento '''SAIS Autolinee''' con i Comuni di Agrigento, Caltanissetta, Canicattì, Enna, Messina e Palermo.
* Biglietteria Collegamento '''Giamporcaro''' tra l'aeroporto etneo e l'aeroporto di Comiso.
=== Ferrovia ===
* Stazione Ferroviaria Stazione di Catania Aeroporto - Fontanarossa
=== Metropolitana ===
Si prevede che entro il 2026 l'aeroporto sia servito da una fermata apposita della metropolitana di Catania, situata in corrispondenza del Terminal B. Ad aprile 2019 è stato erogato il finanziamento europeo per la realizzazione della tratta Stesicoro-Aeroporto, comprendente dunque la fermata di fronte all'aerostazione, che costituirà il capolinea. L'inizio dei lavori è previsto entro il 2021.
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Crittografia simmetrica |
Rappresentazione semplificata schematica della crittografia simmetrica.
Con '''crittografia simmetrica''' si intende una tecnica di cifratura. Rappresenta un metodo semplice per cifrare testo in chiaro dove la chiave di crittazione è la stessa chiave di decrittazione, rendendo l'algoritmo di cifratura molto performante e semplice da implementare. Tuttavia presuppone che le due parti siano già in possesso delle chiavi, richiesta che non rende possibile uno scambio di chiavi con questo genere di algoritmi. Lo scambio avviene attraverso algoritmi a chiave asimmetrica o pubblica, generalmente più complessi sia da implementare che da eseguire, ma che permettono questo scambio in modo sicuro. Dopodiché la comunicazione verrà crittata usando solo algoritmi a chiave simmetrica per garantire una comunicazione sicura, ma veloce.
| In questo genere di algoritmi si suppone che entrambe le parti conoscano già la chiave con cui crittare e decrittare il messaggio. Il mittente ha un messaggio (PlainText o testo in chiaro). Il mittente critta il messaggio con la chiave usando un algoritmo di crittografia simmetrica chiamato . Il messaggio risultante sarà (CypherText o messaggio cifrato). In formule diventa:
:
A questo punto al destinatario arriva un messaggio cifrato che riesce a decrittare poiché è in possesso della chiave privata. Ora il ricevente applica l'algoritmo di decrittazione con la stessa chiave che ha usato il mittente per crittare il testo. Diventa:
:
Se un attaccante ha intercettato il messaggio lungo il mezzo di comunicazione, avrà il messaggio crittato ma non la chiave che è stata scambiata in modo sicuro dai due interlocutori. Se l'attaccante vorrà leggere il messaggio crittato potrà solo usare metodi di decrittazione che richiedono elevate capacità di calcolo.
Nel caso di una comunicazione reale, questo colloquio viene criptato tramite un algoritmo a chiave pubblica, più complesso ma che non richiede nessuna trasmissione della chiave sul mezzo di comunicazione.
Tra i vari algoritmi di crittazione possiamo trovare alcune operazioni comuni, poiché aggiungono generalmente maggior sicurezza nel testo cifrato e sono operazioni rapide per la macchina.
Spesso una stessa operazione viene ripetuta più volte, riferendosi a questi passaggi come cicli o round. Ad esempio in AES la stessa routine viene ripetuta 10 volte. In DES il testo in chiaro subisce 16 volte la crittazione insieme alla chiave prima di terminare. Una volta disegnato l'algoritmo viene molto facile ripeterlo, rendendo più complesso un lavoro di decrittazione forzata tramite brute force. Se l'algoritmo di decrittazione è ben disegnato e non si riescono ad avere informazioni sulla chiave, questo è l'unico metodo attraverso cui è possibile la decrittazione del messaggio cifrato.
Tra i vari algoritmi simmetrici possiamo riconoscere alcuni parametri standard come la lunghezza della chiave e la dimensione del blocco.
La lunghezza della chiave è misurata in bit e ha valori che oscillano tra 32 bit e 512 bit. Generalmente la lunghezza della chiave è un valore fisso nonostante esistano alcuni algoritmi come AES che impiegano lunghezze variabili.
Ogni algoritmo generalmente cerca di crittare una stringa di bit attraverso una chiave in un'altra stringa di bit della medesima lunghezza. La lunghezza di questa stringa è uguale alla dimensione del blocco. Algoritmi più datati avevano questo valore pari a 64 bit in media. Oggi si preferisce adottare dimensioni di 128 bit.
Un problema che affligge la dimensione del blocco è il paradosso del compleanno che rilascia informazioni sulla chiave ogni volta che avviene una collisione. Possiamo ritenere sicura solo la radice quadrata di tutte le combinazioni possibili. Per esempio con una dimensione di 64 bit, che genererebbe possibili combinazioni, potremo impiegarne solo prima di cominciare a rivelare informazioni sulla chiave.
Generalmente la dimensione del blocco scelta è della medesima lunghezza della chiave perché risulta semplice per l'implementazione di un algoritmo. Tuttavia è bene fare attenzione ad alcuni metodi che possono compromettere la sicurezza dell'algoritmo. Nei seguenti algoritmi individuiamo:
* è l'-esima cifra della chiave;
* è l'-esima cifra del testo in chiaro;
* è l'-esima cifra del testo cifrato.
Con dove indica la dimensione del blocco e la lunghezza della chiave.
=== Electronic Code Book (ECB) ===
:
È l'implementazione più semplice, in cui l'unica cosa che nasconde il testo in chiaro è una cifra della chiave. Questo metodo risulta essere tanto semplice quanto insicuro. Infatti è sufficiente per l'attaccante raccogliere un numero sufficiente di campioni per scoprire la chiave. Su questo metodo si basa il cifrario di Cesare.
=== Cipher Block Chaining (CBC) ===
:
:
In questo metodo si aggiunge un fattore di casualità inserendo nell'algoritmo anche la cifra precedentemente crittata, più precisamentre, si effettua uno XOR, indicato con il simbolo prima di crittare il testo. In questo modo non vi è una associazione univoca tra chiave e testo in chiaro ma si aggiunge la dipendenza dalla cifra precedente. Inserendo la dipendenza dalla cifra precedente, si crea la necessità di aggiungere un elemento per crittare la prima cifra del blocco, chiamato vettore di inizializzazione (IV nelle formule).
==== Cipher Feed-Back (CFB) ====
:
:
Molto simile al CBC ma l'operazione di XOR con il testo in chiaro viene eseguita dopo la crittazione. Si critta prima la chiave con la cifra precedente o il vettore di inizializzazione nel caso della prima cifra. Rispetto a CBC è sempre presente la dipendenza dalla cifra precedente, ma soffre ancora del problema di malleabilità, anche se solo localmente alla singola cifra.
Anziché lavorare su un blocco di cifre con una chiave delle stesse dimensioni, la chiave viene combinata all'intero messaggio, di solito attraverso operazioni XOR. RC4 si basa su questo metodo.
Esistono due tipi di algoritmi:
* ''sincroni'', in cui lo stato viene mantenuto dall'algoritmo, ma non è legato né al testo in chiaro né al testo cifrato;
* ''auto-sincronizzanti'', in cui lo stato viene mantenuto ottenendo informazioni dal testo.
=== DES (Data Encryption Standard) ===
Schema del DES
DES è uno degli algoritmi a chiave simmetrica più famoso, pubblicato nel 1976 da IBM e scelto come standard per la Federal Information Processing Standard. È diventato in seguito lo standard fino a quando non fu decrittato nel 1997 in 3 giorni di calcolo. Nell'anno successivo fu sufficiente un giorno soltanto impiegando un cluster di computer e con l'avanzare i tempi si riducono ulteriormente. Il suo successore fu 3DES. Impiega una chiave di 56 bit e opera su blocchi di 64 bit.
=== 3DES (Triple DES) ===
Schema del 3DES
Quando DES non fu più sicuro, si cercò un metodo che mantenesse le meccaniche del DES ma che permettesse di avere una chiave più lunga. In questo algoritmo si esegue una tripla crittazione impiegando 3 chiavi DES standard, a 56 bit, ottenendo una chiave a 168 bit. È possibile anche invertire il secondo passaggio, ovvero eseguire una crittazione e una decrittazione. Tuttavia non modifica la sicurezza generale dell'algoritmo.
Anche questo algoritmo oggi non viene più impiegato poiché le tecnologie si stanno evolvendo e molti algoritmi di crittazione non risultano abbastanza forti da sopportare le elevate capacità di calcolo dei computer moderni, soprattutto con l'avvento delle GPGPU. 3DES ha lasciato il posto a AES, il nuovo standard ormai.
=== AES (Advanced Encryption Standard) ===
Schema dell'AES
Nel 1999 si presentarono vari algoritmi candidati a diventare lo standard di crittografia simmetrica. Questi candidati furono MARS proposto dalla IBM, RC6, Serpent, Twofish e Rijndael. Tutti questi algoritmi furono testati per efficienza e sicurezza su varie architetture, sia hardware che software. Tra questi ricevette un feedback positivo Rijndael che nel 2000 divenne il nuovo standard con il nome di AES. Fu dapprima impiegato dal governo degli USA e dopodiché il suo successo divenne globale.
AES lavora su blocchi a dimensione fissa di 128 bit. Ha una chiave di 128 bit, ma possono essere impiegate chiavi più lunghe da 192 e 256 bit per crittare documenti di particolare importanza.
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Combustione |
Combustione di legna e ossigeno
La '''combustione''' è una reazione chimica che comporta l'ossidazione di un combustibile da parte di un comburente , con sviluppo di calore e radiazioni elettromagnetiche, tra cui spesso anche radiazioni luminose. Spesso la combustione è accompagnata anche dalla presenza di una fiamma e gas ad alta temperatura prodotti dalla combustione, che disperdendo al loro interno polveri ottenuti dalla combustione , danno origine al fumo. La combustione in assenza di fiamma è detta "combustione con brace".
In altri termini, la combustione è un'ossidoriduzione esotermica, in quanto un composto si ossida mentre un altro si riduce , con rilascio di energia e formazione di nuovi composti .
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Il triangolo del fuoco
Il "triangolo del fuoco" consiste nei tre elementi che sono necessari allo svolgersi della reazione di combustione. Questi tre elementi sono:
* combustibile
* comburente
* innesco
Il combustibile può essere di vario tipo (solido, liquido o gassoso), per esempio: idrocarburi, legname o carbone.
Il comburente per eccellenza è l'ossigeno presente nell'aria.
Il combustibile e il comburente devono essere in proporzioni adeguate perché la combustione abbia luogo, delimitate dal cosiddetto "campo d'infiammabilità".
La reazione tra il combustibile e il comburente non è spontanea, ma avviene a opera del livello energetico della sostanza combustibile che degrada emettendo atomi di carbonio, idrogeno e altro capace di combinarsi con l'ossigeno emettendo ulteriore calore capace di mantenere il livello termico grazie al quale avviene la piroscissione del combustibile.
L'innesco può essere rappresentato per esempio da una fonte di calore o da una scintilla. L'innesco rappresenta l'energia di attivazione necessaria alle molecole di reagenti per iniziare la reazione e deve essere fornita dall'esterno. In seguito l'energia rilasciata dalla reazione stessa ne rende possibile l'autosostentamento, senza ulteriori apporti energetici esterni.
Per poter accelerare la combustione si può adoperare una turbolenza, la quale aumenta il mescolamento tra combustibile e comburente, velocizzando la combustione.
Mancando uno degli elementi del triangolo la combustione non si sviluppa o si estingue. Spegnere un incendio è infatti possibile per sottrazione (esaurimento o allontanamento) del combustibile, per soffocamento (separazione dell'ossigeno/comburente per mezzo di una sostanza coprente) o per raffreddamento (fermando la reazione a catena di autosostentamento dell'innesco).
La reazione di combustione è un processo complesso, composto da più reazioni a catena:
* Inizio - reazioni fortemente endotermiche (cioè che assorbono calore) spaiano un elettrone di valenza formando radicali liberi, ovvero delle specie attive.
* Propagazione - specie attive e altre molecolari interagiscono a formare nuove specie attive.
* Ramificazione - le specie attive iniziali si diramano creandone di secondarie.
* Terminazione - l'interazione delle specie crea disattivazione o annichilimento delle specie attive, formando specie stabili.
Se le specie attive che si vanno a formare con le prime fasi della reazione a catena sono numericamente pari a quelle disattivate nella fase di terminazione, la combustione risulterà lenta e controllata; se al contrario le formazione di radicali sono superiori alle ricombinazioni si ottiene una combustione incontrollata: un'esplosione.
Si può notare nella fase iniziale la necessità di energia per far attivare la reazione che è endotermica, chiarendo la necessità di un'energia di innesco rappresentata sopra nel triangolo del fuoco.
L'accensione di una miscela combustibile comburente può avvenire in due modi:
* Autoaccensione: è l'accensione simultanea dell'intera massa di miscela. Se la temperatura di questa è elevata, il calore evacuato all'ambiente risulta minore di quello prodotto, la reazione è autocatalizzata e la pressione sale velocemente: si ha un'esplosione (teoria di Semenov).
* Accensione provocata: si ha quando una sorgente entro la miscela cede energia, e dà luogo a un'accensione locale che può propagarsi nell'intera miscela. Questo si verifica se:
** localmente il calore della sorgente sviluppa una temperatura superiore a quella di autoaccensione.
** la quantità di miscela accesa abbia un'energia sufficiente a sostenere e propagare la combustione nell'intero volume.
I prodotti della combustione dipendono dalla natura del combustibile e dalle condizioni di reazione. Per esempio, nella combustione del carbone (esente da impurità e quindi contenente solo carbonio) si produce esclusivamente anidride carbonica se vi è ossigeno in eccesso; in questo caso si parla di '''combustione completa'''. In difetto di ossigeno è invece favorita la produzione di monossido di carbonio accompagnata da fumi, nerofumo, in caso di forte carenza di ossigeno.
L'azoto è un inerte, e pertanto non reagisce con nessun elemento o sostanza durante la combustione. Tuttavia, sotto determinate condizioni (alte temperature, grande eccesso d'aria, presenza di azoto nel combustibile), può reagire e creare gli NOx.
Alcune reazioni di ossidazione dell'azoto e del carbonio sono le seguenti:
:N2(g) + O2(g) -> 2NO(g)
:NO(g) + 1/2 O2(g) -> NO2(g)
:C(g) + O2(g) -> CO2(g)
Saggio alla fiamma con sali di sodio.
Anche il tipo di radiazione emessa dipende fortemente dalle specie chimiche in gioco nelle reazioni e in particolare dagli intermedi presenti nella fiamma in stati eccitati. Per esempio, la combustione dell'idrogeno, che produce acqua, presenta una fievole luce azzurrina a causa delle transizioni dell'idrogeno monoatomico, mentre la combustione di composti che contengono importanti quantità di carbonio comporta una fiamma spesso di colorazione giallo-arancio per via della specie C2. Il fatto sperimentale che composti diversi siano associati a una diversa colorazione della fiamma viene sfruttato nell'ambito della chimica analitica per effettuare un particolare tipo di analisi qualitativa, chiamata saggio alla fiamma.
Le reazioni di combustione hanno una dinamica molecolare estremamente complessa, ma in genere si può dire che si tratta di reazioni radicaliche a catena.
Per estensione ci si può riferire a reazioni di combustione anche quando l'ossidante non è l'ossigeno, per esempio si può dire che l'idrogeno brucia in presenza di cloro. O addirittura si parla di combustione anche quando non sono in gioco reazioni chimiche ma reazioni nucleari, vedi combustibile nucleare.
La combustione completa del metano, CH4, produce anidride carbonica e acqua, mentre in difetto di ossigeno possono avvenire numerose reazioni conducendo a diversi prodotti, tra i quali, oltre al monossido di carbonio, anche metanolo.
Volendo analizzare nel particolare la combustione del metano si ha che la reazione stechiometrica di combustione è:
:CH4 + 2O2 -> CO2 + 2H2O
ciò vuol dire che per bruciare 1 mole (o, in modo equivalente 22,414L) di metano servono 2 moli di ossigeno. In uscita si avranno 1 mole di anidride carbonica e 2 di acqua allo stato di vapore o, in alcuni casi, liquido (quest'ultimo caso si ha se si utilizza il calore latente di vaporizzazione che condensa l'acqua, come avviene nelle caldaie a condensazione).
Questo processo ha un potere calorifico che può raggiungere i 9520Kcal/.
Nella combustione del metano, lo stato di ossidazione del carbonio passa da -4 a +4, mentre per l'ossigeno la variazione è da 0 (ossigeno molecolare) a -2 (nell'acqua).
Dato che spesso si utilizza l'aria anziché l'ossigeno puro, bisogna tenere conto anche della presenza dell'azoto. L'aria è teoricamente formata (in volume) da 21% di ossigeno e da 79% da azoto; ciò vuol dire che il rapporto ossigeno/azoto è di 1:3,76. Pertanto la reazione di combustione diventa:
:CH4 + 2O2 + 7,52N2 -> CO2 + 2H2O + 7,52N2
Nella pratica non si brucia mai secondo la reazione stechiometrica. Questo perché rispettando le giuste quantità si rischia di avere incombusti; ecco perché generalmente si cerca sempre di bruciare in eccesso d'aria (o di ossigeno). Dato che stechiometricamente per 1 volume di metano servono 9,52 volumi di aria, nella realtà si ha che il rapporto metano/aria è di circa 1:10.
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Campogalliano |
'''Campogalliano''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Modena in Emilia-Romagna. Fa parte dei comuni dell'Unione delle Terre d'Argine. È situato ad ovest del capoluogo provinciale, con cui confina.
| Piazza Castello con l'oratorio di San Rocco
=== Fondazione ===
I primi insediamenti a Campogalliano risalgono alla discesa dei Galli nella Pianura Padana e il nome della località è infatti un adattamento di "Campo dei Galli". Questa popolazione si stanziò nei pressi del fiume Secchia, importante via fluviale che scorre nelle vicinanze. Dopo la sottomissione della popolazione locale celtica del territorio reggiano e modenese da parte dei romani, il territorio dei Galli Boi (tribù celtica che abitava il territorio) fu annesso alla provincia romana della Gallia Cisalpina, di cui divenne il fulcro.
=== Dominazione estense ===
Il primo vero insediamento sotto forma di nucleo abitato si ebbe attorno al XVI secolo con la creazione del "Castrum", castello costruito per volontà del ramo cadetto degli Este di San Martino che è completamente scomparso. Il sito di questo antico castello corrisponde al parco "Le Montagnole". e la morfologia del terreno presuppone l'esistenza di una sorta di fossato, ancora visibile. Questo canale serviva principalmente a scopo difensivo ed esisteva un ponte che collegava il palazzo con il primo vero nucleo abitativo, piazza Castello. Qui fu costruito l'oratorio di San Rocco, che ci è pervenuto. Nello stesso periodo venne costruita la chiesa di Sant'Orsola, patrona di Campogalliano, sopra l'area di un'antica cappella dedicata alla santa.
Campogalliano fu giurisdizione amministrata dagli Este di San Martino dal 1501 all'estinzione del Casato nel 1752.
Il 12 aprile 1753, con rogito Ferrari, i territori di San Martino in Rio e Campogalliano vennero ceduti dalla Camera Ducale d'Este alla marchesa Teresa Sfondrati, vedova dell'ultimo principe d'Este di San Martino, Carlo Filiberto II d'Este, per la durata di tre anni. Nel 1756 il contratto si rinnovò in favore della figlia Anna Ricciarda, che l'anno precedente aveva sposato il principe Alberico Barbiano di Belgiojoso. Il contratto stipulato verrà rinnovato, sempre con rogito Ferrari, nel 1758 e prolungato fino alla fine del 1767. Dopo il territorio tornò definitivamente alla Camera Ducale.
=== XX secolo ===
Negli anni della seconda guerra mondiale la popolazione partecipò alla Resistenza ed essendo un'importante via di comunicazione tra le linee partigiane in montagna e quelle in pianura svolse un ruolo importante. Vengono ricordati i caduti negli scontri ed è stato costruito il monumento alla Resistenza, opera di Ettore de Conciliis.
Negli anni ottanta a Campogalliano fu annessa la parte del territorio oltre l'oratorio di Sant'Orsola e vennero realizzate le casse d'espansione del fiume Secchia in collaborazione con i comuni di Rubiera e Modena.
Nel 1987, su un terreno vicino all'autostrada del Brennero, fu costruito lo stabilimento ''Bugatti Automobili S.p.A.'', poi chiuso e in tempi recenti aperto alle visite con guida.
=== XXI secolo ===
Nel 2000 iniziò la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità che attraversa il territorio comunale.
=== Simboli ===
Lo stemma del Comune di Campogalliano fu approvato con regio decreto del 16 marzo 1862.
* Chiesa parrocchiale di Sant'Orsola
* Fabbrica Bugatti Automobili S.p.a.
*Laghi Curiel, riserva naturale di Campogalliano.
*Scuola elementare "Guglielmo Marconi", biblioteca da Romano Botti e Margherita Marzi Anglani (1976).
=== Musei ===
Il museo della bilancia è un museo tecnologico-industriale che espone numerosi oggetti di misurazione e ripercorre la storia di Campogalliano quale "città della bilancia", in cui si producono tali strumenti fin dal 1860.
=== Biblioteche ===
Campogalliano è sede della Biblioteca Enigmistica Italiana, fondata da Giuseppe Panini; la biblioteca è dedicata all'Enigmistica e riservata ai soci iscritti.
=== Evoluzione demografica ===
Dal 1984 esiste la "Polisportiva Campogalliano", ampliata e rinnovata negli ultimi anni anche grazie alla ristrutturazione dello stadio. Essa è impegnata su molti fronti nello sport a livello provinciale e nazionale, soprattutto nel calcio dove il Campogalliano milita in Seconda Categoria.
Nel 2012 nasce la "Virtus Campogalliano Calcio", impegnata nello sport del calcio e nel calcio a 7. Nata da un gruppo tutto locale, di dirigenti e giocatori, che in passato hanno militato nella polisportiva presente in paese. Promossa in Seconda Categoria, vincendo il proprio campionato alla prima stagione.
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Carpi |
'''Carpi''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Modena in Emilia-Romagna.
Il comune, il più popoloso della provincia dopo il capoluogo, è sede principale dell'Unione delle Terre d'Argine, insieme ai comuni di Soliera, Novi di Modena e Campogalliano. Nella frazione di Fossoli è situato il campo di concentramento utilizzato durante il periodo nazifascista.
| Il territorio di Carpi appartiene alla bassa pianura modenese. Il capoluogo è situato a circa 20 chilometri a nord-ovest da Modena.
Secondo i dati della stazione meteorologica di Modena gode del tipico clima temperato continentale della pianura padana e delle medie latitudini, con inverno moderatamente rigido, con poche precipitazioni e con frequenti giornate di nebbia; mentre l'estate è calda ed afosa, specialmente nei mesi di luglio e agosto, con temperature che possono salire oltre i 35 °C e con precipitazioni a carattere temporalesco. La primavera e l'autunno sono generalmente piovosi e umidi, con clima più mite.
=== Fondazione ===
Castello dei Pio
Sembra del tutto priva di fondamento la leggenda che vorrebbe la fondazione di Carpi legata al re dei longobardi Astolfo. Questi avrebbe infatti fondato sia la città sia la pieve per onorare un suo voto dopo aver ritrovato un suo falcone. E allo stesso modo sembra infondata l'origine della città legata ad un esodo di popolazioni dai balcani. L'unico punto che sembra confermato storicamente è quello relativo al carpino sul quale il re avrebbe ritrovato il falcone, ma solo per il nome, perché il toponimo ''Carpi'' deve essere in realtà collegato alla situazione del paesaggio padano, all'epoca ricco di boschi caratterizzati da alberi di alto fusto, e tra questi moltissimi esemplari di carpino.
Carpi quindi fu un borgo medievale di origine preistorica (civiltà villanoviana) rifondato, probabilmente come roccaforte (''castrum Carpi''), nell'Alto Medioevo.
=== Signoria di Carpi ===
A partire dal XIV secolo, dal 1336 al 1527 fu sede della Signoria di Carpi e poi contea dei Pio, quando l'imperatore Carlo V la tolse ad Alberto III. Nel 1530 la contea, divenuta principato nel 1535, viene infeudata ai domini estensi. Nel 1779 fu eretta a sede diocesana.
=== XX secolo ===
Durante la seconda guerra mondiale, a partire dal 1942, nella frazione di Fossoli fu attivo un campo di prigionia e concentramento. Da qui numerosi internati furono deportati verso i campi di sterminio in Germania. In seguito è divenuto memoriale e museo della seconda guerra mondiale. Il Comune di Carpi ha inoltre allestito il Museo-monumento al deportato politico e razziale per ricordare quel periodo storico ed organizza regolarmente numerose manifestazioni in memoria dell'olocausto.
Durante la guerra di Liberazione la città ed il territorio comunale furono teatro di alcune sanguinose stragi compiute dai fascisti contro i partigiani e la popolazione civile, come l'eccidio di Piazza dei Martiri (16 vittime) e l'eccidio di Quartirolo (32 vittime).
Carpi venne decorata per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante il conflitto, che procurò molti lutti nella popolazione. Nell'opera di soccorso ai perseguitati e agli ebrei si distinse ad esempio Odoardo Focherini che venne deportato a sua volta nel campo di concentramento di Hersbruck dove morì.. Medaglia d'oro dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane nel 1955, Giusto tra le nazioni a Yad Vashem nel 1969, Focherini è stato ricordato nel 2006, nel centenario della sua nascita, con importanti manifestazioni con ospiti internazionali Fu beatificato dalla Chiesa il 15 giugno 2013.
Il campo di Fossoli fu la prima sede dell'iniziativa di don Zeno Saltini a favore degli orfani di guerra e dei diseredati che poi portarono alla comunità di Nomadelfia.
Carpi è stata colpita dal terremoto dell'Emilia del 2012, con seri danni in tutto il centro storico, in particolare al patrimonio artistico. Sono state lesionate seriamente numerose chiese tra le quali il Duomo, San Nicolò, San Francesco, la chiesa della Sagra, e poi la curia vescovile ed il teatro comunale. I danni alle abitazioni sono invece risultati abbastanza limitati.
La città è stata visitata da tre Presidenti della Repubblica Italiana durante il loro mandato (Giovanni Leone nel 1973, Carlo Azeglio Ciampi nel 2003 e Sergio Mattarella nel 2017) e da sei pontefici, ultimi tra i quali papa Giovanni Paolo II nel 1988, papa Benedetto XVI nel 2012 (nella frazione di San Marino) e papa Francesco nel 2017.
=== Onorificenze ===
La città di Carpi è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della medaglia d'oro al merito civile e della medaglia d'argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale:
=== Nobiltà civica ===
La città godette di una propria nobiltà civica documentata da un libro d'oro della nobiltà conservato negli archivi comunali. La Consulta araldica del Regno d'Italia riconobbe la nobiltà civica della città di Carpi inserendone diverse famiglie nel libro d'oro della nobiltà italiana col titolo di ''Nobile di Carpi''. Non sembrano aver fondamento le asserzioni relative ad una nobiltà civica carpigiana antecedente l'arrivo degli Este ma secondo le conclusioni di un congresso italo-spagnolo tenutosi a Roma nel 1958 e che approfondì i temi attimenti la storia comunale i titoli di ''patrizio'' riferiti in particolare a Mirandola, Carpi, Finale Emilia e Correggio vennero per un certo periodo usati impropriamente, dedotti per analogia, mentre, a partire dal 1738, la situzione mutò e tale nobiltà civica venne riconosciuta.
=== Architetture religiose ===
Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta.
La Sagra
==== Chiese ====
* Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, duomo di Carpi e basilica minore dal 1979. La sua costruzione iniziò nel XVI secolo e terminò tre secoli più tardi. Venne pesantemente danneggiata dal terremoto dell'Emilia del 2012 ed è stata riaperta al culto nel 2017, dopo lunghi lavori di restauro.
* Chiesa di Santa Maria in Castello, detta la ''Sagra'', si trova in piazzale Re Astolfo. l'antica pieve fu fondata in epoca longobarda e arricchita in seguito con affreschi e marmi. La facciata fu realizzata nel rinascimento da Baldassarre Peruzzi e comprese anche elementi provenienti da un altro edificio religioso fra i quali alcuni lavori della scuola dell'Antelami. Accanto alla pieve c'è il suo alto campanile.
* Chiesa patronale di San Bernardino da Siena.
* Chiesa di Santa Chiara in corso Fanti che conserva all'interno il corpo di Camilla Pio di Savoia, fondatrice nel 1500 dell'annesso monastero delle Clarisse.
* Chiesa del Santissimo Crocifisso (detta del Cristo o dell'Adorazione), unica chiesa di architettura barocca in città.
* Chiesa di San Nicolò con i suoi chiostri, bell'esempio di architettura cinquecentesca.
* Chiesa di Sant'Ignazio, attigua al seminario vescovile e sede del museo diocesano di Carpi
* Chiesa di San Francesco d'Assisi, già esistente a partire dal XIII secolo.
* Chiesa di Santa Croce nella frazione di Santa Croce.
* Chiesa di Sant'Agata Vergine e Martire a Cibeno Pile
* Chiesa di Santa Giulia a Migliarina
* Ex Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
==== Sinagoghe ====
Sinagoga di Carpi, in via Rovighi, un tempo zona del ghetto, chiusa al culto agli inizi del XX secolo che è divenuta sede della Fondazione Fossoli. Al suo interno si conservano pregevoli architetture e alcuni arredi.
=== Architetture civili ===
Teatro Comunale
* Piazza dei Martiri, chiusa sul lato occidentale da un unico lungo portico di 53 colonne e dal lato settentrionale dalla basilica cattedrale di Santa Maria Assunta comprende molti edifici monumentali.
* Portici: il più noto è il portico del Grano di corso Alberto Pio, terminanti in piazza Garibaldi. In piazza Martiri invece è il Portico Lungo (52 arcate, stile rinascimentale). Notevole anche il portico di San Nicolò, che si prolunga dall'antico convento francescano per buona parte di via Berengario.
* Le porte e le mura, abbattute all'inizio del XX secolo. Al posto del tracciato delle mura sono stati aperti dei viali di scorrimento e in luogo delle porte dei piazzali. Tra le più celebri si ricordano Barriera Fanti (ora piazzale Dante Alighieri), Porta Modena (piazzale Ramazzini) e Porta Mantova (piazzale Marconi).
* Teatro comunale, neoclassico
* Auditorium San Rocco
* Palazzo Foresti, visitabile solo da qualche anno. Conserva numerosi quadri dell'Ottocento e del Novecento, inclusi anche dipinti di alcuni macchiaioli.
*Torre Stoffi, di inizio XVI, in località Gargallo di Carpi, costruita dai Pio, signori di Carpi, come opera di sorveglianza e difesa presso il Canale di Carpi, a ridosso del confine con la piccola signoria Estense di San Martino, ebbe una breve stagione come opera militare.
*Torre Spuntona presenti nella località di Budrione, avamposto difensivo
*Corte di Fossoli, tipica corte rustica che aveva un ruolo di vera e propria azienda agricola, tipica emiliana.
*Casino di Caccia Pio di Savoia, del XVI secolo.
*Dopo i lavori iniziati nel 2005 il centro storico di Carpi è stato ristrutturato. La maggior parte delle colonne sono state ristuccate mentre corso Alberto Pio e corso Fanti, le vie che rispettivamente congiungono piazza Martiri a piazza Garibaldi (piazzetta), e sempre piazza Martiri al parco comunale sono state completamente rinnovate con un nuovo pavimento di pietra bianca, piante, panchine e lampioni.
Nel 2008, a cent'anni dalla squalifica di Dorando Pietri nella maratona delle olimpiadi londinesi del 1908, è stata inaugurata una statua dedicata all'atleta.
=== Architetture militari ===
* Castello dei Pio. Si affaccia sul lato orientale della piazza ed è un insieme di edifici costruiti in tempi diversi. La torre merlata di Passerino Bonaccolsi è medievale, mentre sono rinascimentali l'Uccelliera, la lunga facciata e il torrione di Galasso Pio all'estremità sinistra. La torre dell'orologio è successiva. All'interno è notevole la cappella, con affreschi di Bernardino Loschi e Vincenzo Catena.
* Castelvecchio, in piazzale Re Astolfo, dedicato al celebre sovrano longobardo.
=== Evoluzione demografica ===
Il comune di Carpi ha raggiunto i abitanti ( all'aprile 2019 secondo i dati dell'anagrafe cittadina), anche grazie all'immigrazione, proveniente in particolare dai paesi dell'est Europa, dal Nordafrica e dal Subcontinente indiano.
L'evoluzione demografica ha comportato una intensa espansione edilizia, che ha da poco portato i confini abitati di Carpi (escluse le frazioni) oltre la tangenziale Bruno Losi e la ferrovia.
=== Etnie e minoranze straniere ===
Al 31 dicembre 2018 gli stranieri residenti nel comune erano , ovvero il 14,32% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti:
# Pakistan,
# Romania,
# Cina,
# Tunisia, 772
# Moldavia, 730
# Marocco, 721
# Ucraina, 499
# India, 390
# Ghana, 313
# Albania, 248
=== Tradizioni e folclore ===
* Sagra dell'Invenzione della Santa Croce, che si svolge annualmente presso il santuario della Madonna dell'Aiuto nella frazione di Santa Croce.
* Sagra dell'Assunta, dal 1516 il 15 di agosto. La processione è dedicata alla titolare della basilica cattedrale di Carpi.
* ''Mostardino'' è la maschera tradizionale di Carpi. Il nome potrebbe derivare da una particolare mostarda (la mostarda fina) e sia il personaggio sia la conserva alimentare sarebbero state ricordate da Francesco Guicciardini già nel XVI secolo.
=== Istruzione ===
==== Musei ====
campo di concentramento di Fossoli
* Musei del Castello dei Pio comprendente le sezioni Museo del palazzo, Museo della città, l'Archivio storico comunale e il Castello dei ragazzi
* Polo della Fondazione Fossoli: comprendente il Museo Monumento al deportato, l'area dell'ex campo di concentramento di Fossoli e la ex-sinagoga di via Rovighi
* Museo diocesano "Cardinale Rodolfo Pio di Savoia" all'interno della Chiesa di Sant'Ignazio.
==== Biblioteche ====
La Biblioteca multimediale ''Arturo Loria'' è stata inaugurata il 10 novembre 2007 accanto al Palazzo dei Pio, dove un tempo sorgeva la ''Manifattura di cappelli di paglia'' di Aristide Loria; nasce dalla fusione di tre edifici antestanti, la Biblioteca comunale, la Videoteca e la Fonoteca. Al suo interno vi è un auditorium per conferenze, seminari, esposizioni e riunioni.
==== Scuole ====
Carpi è sede di quattro scuole secondarie di secondo grado statali e di un centro di formazione professionale accreditato per l'obbligo formativo.
==== Eventi ====
* ''Sagra di San Bernardino''. Si tiene da circa 500 anni onore del patrono Bernardino da Siena attorno al 20 maggio.
* Festivalfilosofia, dal 2001, un importante convegno a livello internazionale su vari temi filosofici, che ha anche come altre sedi le città di Modena e Sassuolo.
* Festa del racconto e premio letterario Arturo Loria.
* VIE Scena Contemporanea Festival, dal 2005, in autunno.
* Biennale di Xilografia contemporanea, dal 1982 presso Palazzo Pio.
=== Media ===
==== Radio ====
* Radio Bruno, emittente radiofonica privata locale. Fondata nel maggio del 1976, trasmette su tutto il territorio di Emilia-Romagna e Toscana, e in alcune province limitrofe di altre regioni (Mantova, Verona, Pesaro e Urbino e La Spezia).
* Web Radio 5.9, emittente nata a Cavezzo dopo il terremoto dell'Emilia del 2012 che si è fatta conoscere nelle cronache nazionali grazie alla serie televisiva Radio Emilia 5.9 - La mia vita dopo il terremoto trasmessa su MTV dal 14 gennaio 2013. Dal 2016 ha inaugurato la propria sede a Carpi.
=== Quartieri ===
Il territorio della città non è suddiviso ufficialmente in quartieri, tuttavia alcune zone sono storicamente definite.
La zona del centro storico all'interno delle mura viene considerata unitaria ma è suddivisa dai toponimi ancora in vigore. Le zone di espansione residenziale prendono invece il nome da frazioni e località inglobate nel tessuto urbano (Quartirolo, Due Ponti, Cibeno) oppure dai nomi delle vie principali all'interno di essi.
* Centro storico: Borgofortino – Terranova (San Rocco) - Borgogioioso – Passo dei Cappuccini - Contrada San Francesco
* Nord e ovest: Remesina – Cibeno Pile – Osteriola – Pezzana.
* Sud ed est: Due Ponti – Quartirolo – Nazioni – Bollitora – Morbidina.
=== Frazioni ===
Budrione, Cortile, Fossoli, Gargallo, Migliarina, Santa Croce, San Marino e San Martino Secchia
L'economia del territorio almeno sino alla metà del XIX secolo è rimasta legata all'agricoltura che si è poco a poco integrata con una fiorente attività manifatturiera. In particolare, in questo secondo caso, si è trattato sia dell'artigianato artistico della lavorazione della scagliola sia del trattamento del truciolo per ricavarne cappelli. Tali caratteristiche resero a lungo importante la zona carpigiana in tutta la provincia di Modena.
Già a partire dall'inizio del XX secolo Carpi iniziò a farsi conoscere in alcuni settori particolari della produzione agroalimentare, come il lattiero-caseario e il vitivinicolo.
Nel secondo dopoguerra la città entrò in un settore nel quale sino ad allora era rimasta assente, quello del tessile e dell'abbigliamento, e divenne nota per le sue numerosissime piccole attività legate alla maglieria.
Come Biella, Treviso e Prato divenne parte dell'industria dell'abbigliamento made in Italy e pioniera di queste attività fu l'imprenditrice Maria Bigarelli. Le aziende più note nel settore sono Blumarine, Liu Jo, Gaudì, Denny Rose e Twin-Set.
In anni più recenti il settore tessile entrò in crisi a causa della concorrenza dei paesi dell'est europeo e dell'Asia.
A Migliarina di Carpi ha sede la Goldoni spa, importante azienda di macchine agricole. Rivestono ancora una certa importanza i laboratori di intrecciatori di vimini, di giunchi e di lavorazione del truciolo.
=== Ferrovie ===
A Carpi c'è la stazione ferroviaria, sulla ferrovia Mantova-Modena, situata in piazza della Stazione, nella zona est della città.
=== Mobilità urbana ===
Il trasporto pubblico urbano del comune di Carpi è gestito dalla SETA.
Il territorio urbano è servito da 4 linee (blu, gialla, verde e rossa) che circolano dalle 6.30 alle 19.30 circa con frequenza di 30 minuti i giorni feriali e 60 minuti il sabato pomeriggio. Il servizio non è attivo nei giorni festivi. Vicino al polo scolastico di via Peruzzi è presente l'autostazione, terminal delle linee che servono le frazioni, l'area della Bassa modenese, Soliera e Modena e la provincia di Reggio Emilia.
=== Autostrade ===
Il comune è servito dall'autostrada A22 Modena-Brennero dove dispone di una propria uscita, localizzata a sud della città.
=== Aeroporti ===
Nella frazione di Budrione è presente un piccolo aeroporto.
Primo cittadino
Partito
Coalizione
Mandato
Elezione
Inizio
Fine
Bruno Losi
Partito Comunista Italiano
PCI
1945
1970
Onorio Campedelli
Partito Comunista Italiano
PCI
1970
1977
Werter Cigarini
Partito Comunista Italiano
PCI
1977
1987
Claudio Bergianti
Partito Comunista Italiano
Partito Democratico della Sinistra
PCI
1987
1989
PCI poi PDS
1989
1994
Demos Malavasi
Partito Democratico della Sinistra
PDS
1995
1999
Elezioni 1995
Democratici di Sinistra
DS-Dem-PPI
1999
2004
Elezioni 1999
Enrico Campedelli
Democratici di Sinistra
DS-DL-SDI-PdCI-FdV
2004
2009
Elezioni 2004
Partito Democratico
PD-IdV
2009
2014
Elezioni 2009
Alberto Bellelli
Partito Democratico
PD
2014
2019
Elezioni 2014
PD-Lista civica
2019
''in carica''
Elezioni 2019
Gonfalone civica
Il Giro d'Italia ha fatto tappa a Carpi tre volte.
* Il 28 maggio 1998 la 12ª tappa del Giro d'Italia 1998 si è conclusa a Carpi con la vittoria del francese Laurent Roux.
* Il 22 maggio 2008 la 12ª tappa del Giro d'Italia 2008 si è conclusa a Carpi con la vittoria in volata di Daniele Bennati.
* Il 29 maggio 2019 l'11ª tappa del Giro d'Italia 2019 è partita da Carpi e si è conclusa a Novi Ligure con la vittoria in volata dell'australiano Caleb Ewan.
Ogni anno, la terza domenica di ottobre, a Carpi è allestito il traguardo della ''Maratona d'Italia – Memorial Enzo Ferrari''.
La squadra calcistica cittadina è il Carpi Football Club 1909, che nella stagione 2015-16 ha militato in Serie A.
La Pallamano Carpi, la squadra di pallamano, milita in Serie B.
L'Universal Volley Femminile Carpi è stata una società pallavolistica femminile di Modena fondata a Carpi.
L'Universal Pallavolo Carpi, è una società di pallavolo maschile, che disputa il campionato di serie B1.
La squadra di pallacanestro cittadina è la Polisportiva Nazareno, con la prima squadra maschile che milita in Serie D, mentre la prima squadra femminile milita in Serie C. La Polisportiva dispone anche di un ampio settore giovanile.
Il Rugby Carpi partecipa al campionato di rugby federale, serie C2.
Il baseball Carpi A.S.D. partecipa al campionato di baseball federale, serie C1.
L'ASD Velosport Carpi partecipa al campionato di tennistavolo in serie C1.
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Costantinopoli |
'''Costantinopoli''' , o '''Nuova Roma''' , o ancora '''la Città d'Oro''', sono alcuni dei nomi e degli epiteti dell'odierna città di Istanbul, sulle rive del Bosforo, maggior centro urbano della Turchia. Il nome Costantinopoli fu in particolare tenuto dalla città nel periodo intercorrente tra la rifondazione a opera dell'imperatore romano Costantino I e la conquista da parte del sultano ottomano Maometto II, vale a dire dal 330 al 1453.
Durante tale periodo la città fu una delle capitali dell'impero romano , capitale dell'impero romano d'Oriente e dell'impero latino . Il nome rimase comunque in uso anche durante l'Impero ottomano, quando era nota ufficialmente come ''Kostantîniyye'' e come Costantinopoli presso gli occidentali, sino al 1930, quando il nome ''Istanbul'' in lingua turca venne ufficializzato e reso esclusivo dalle autorità turche.
È inoltre la città che subì più assedi nella storia umana, capitolando solamente due volte: la prima durante il saccheggio dei crociati nel 1204 e la seconda quando fu definitivamente conquistata dagli ottomani nel 1453.
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Costantinopoli è la traslitterazione in lingua italiana di ''Constantinoupolis'', che in greco significa "Città di Costantino". Il nome le fu dato in onore dell'imperatore romano Costantino I che la riedificò, ovvero rifondò con rito etrusco, come nuova sede del potere imperiale, chiamandola '''Nova Roma'''. Il termine non entrò però mai nell'uso comune, preferendo gli abitanti della città e dell'impero romano riferirsi a essa come, appunto, alla città di Costantino.
La città fu chiamata, nel corso dei secoli, con molti altri nomi, a testimonianza della sua natura di ponte fra diverse culture e della sua storia vissuta a cavallo fra mondi diversi e come capitale di più imperi:
* ''Bisanzio'' o ''Byzantion'' (greco) o ''Byzantium'' (latino);
* ''Nuova Roma'' o '''Néa Rṓmē''' (greco) o '''Nova Roma''' (latino) o '''Rūmiyya al-Kubrā''' (arabo);
* ''Costantinopoli'' o '''Konstantinoupolis''' (greco) '''Constantinopolis''' (latino) '''Gostandnubolis''' (armeno) o '''Kostantîniyye''' (turco ottomano) o '''Qostantiniyye''' (arabo);
* ''La città'' o '''Polis''' (greco) o '''Istanbul''' (turco) o '''Stambul''';
* ''Città dell'Islam'' o '''Islambol''' (turco ottomano);
* ''Città di Michele'' o '''Michaelgrad''' (slavo);
* ''Città dei Cesari'' o '''Zarigrad''' riferendosi alla figura del Basileus (slavo);
* ''Miklagard'' o '''Мikligarð''' cioè Città Fortificata o Grande Recinto (lingue norrene / variago).
Oltre a ciò ricevette epiteti, quali:
* ''La Città d'Oro''
* ''La Regina delle Città''
* ''La Città custodita da Dio''
* ''La Città millenaria''
* ''La Città degli Imperatori''
* ''La Città delle Città''
Ricostruzione ideale della città di Costantinopoli, fondata da Costantino I sull'antica Bisanzio.
Testa colossale di Costantino (Roma).
''Istanbul'' divenne il nome ufficiale solo nel 1930, quando il toponimo d'origine greca-latina fu abolito ufficialmente da Atatürk in favore di quello turco che gli occidentali – nella forma di ''Stamboul'' – attribuivano invece alla sola parte sita sulla riva destra del Corno d'Oro.
Il nome '''Costantinopoli – Nuova Roma''' viene invece ancora oggi usato ufficialmente dalla Chiesa ortodossa. Nelle fonti medioevali norreno-islandesi è, infine, chiamata '''Miklagarður''' ("La grande città").
Quando l'imperatore Costantino I decise la costruzione di una nuova capitale per l'impero, il sito ideale venne individuato in quello di Bisanzio, al centro di eccellenti vie di comunicazione sia terrestri che marine verso i principali centri dell'impero, che dominava gli stretti strategici del Bosforo e dei Dardanelli e che, per la sua dislocazione tra due mari impossibili da presidiare contemporaneamente, era eccezionalmente sicura.
L'imperatore aveva avuto modo di conoscere la zona nell'anno 324, quando vi aveva combattuto e sconfitto il rivale Licinio, Augusto d'Oriente, nella battaglia di Crisopoli. Apprezzando la strategica posizione della città di Bisanzio, Costantino, da poco divenuto imperatore unico, decise di farne la nuova Roma.
L'opera colossale di ricostruzione vide un allargamento dell'area urbana da 200 a 700 ettari, la costruzione di nuove mura, di un nuovo porto nel Corno d'Oro e di un nuovo impianto urbano, con la creazione di nuovi edifici, templi, strutture pubbliche atti a fare della città la nuova Roma.
=== L'antica Bisanzio greca e romana ===
Mappa dell'antica città di Bisanzio, prima che diventasse ''Costantinopoli''.
L'antica città greca venne fondata da coloni di Megara nel 667 a.C. e chiamata ''Byzantion'' (''Βυζαντιον'') in onore del re Byzas. La tradizione leggendaria vuole che il sito fosse stato scelto consultando l'Oracolo di Delfi, che consigliò di creare la nuova città facendo "l'opposto del cieco": il significato venne trovato ponendo la fondazione sulla riva opposta di Calcedonia, città greca sul Bosforo, che "ciecamente" non aveva colto l'opportunità di essere costruita sull'alto sperone su cui Byzas fondò la propria colonia.
La posizione particolarmente strategica dal punto di vista commerciale e geografico, ma periferico rispetto al mondo greco, permise alla città di prosperare economicamente, pur senza eccessivi coinvolgimenti nelle vicende politiche e militari del resto dell'universo ellenico. Entrata a fare parte dell'impero di Alessandro Magno, passò quindi nell'orbita del Regno di Pergamo, entrando assieme a questo nell'orbita romana grazie al testamento di Attalo III.
Nel corso della prima guerra mitridatica (86 a.C.) il nuovo console Flacco si recò in Asia, per resistere a Lucio Cornelio Silla e porre fine alla guerra contro Mitridate VI del Ponto. Gaio Flavio Fimbria accompagnò Flacco in questa spedizione. I rapporti tra Flacco e Fimbria degenerarono quando il primo, in occasione di un contrasto tra Fimbria e un questore in cui era stato chiamato a fare da arbitro, decise in favore del questore: Fimbria minacciò di tornare a Roma, e Flacco lo congedò dal servizio.
Busto di Settimio Severo, ricostruttore di Bisanzio nel 196 d.C.
Mentre Flacco era in viaggio via mare per Calcedonia Fimbria agitò le truppe presenti a ''Bisanzio'' e le convinse a ribellarsi a Flacco. Il console tornò a Bisanzio, con l'intenzione di punire il rivoltoso, ma fu costretto a fuggire dalla città e a rinchiudersi a Nicomedia. Questo non lo salvò: Fimbria lo fece prendere e decapitare, gettò la sua testa in mare e lasciò il corpo senza sepoltura.
La duratura pace che calò sulla città, vitale per le sue attività commerciali, non può certo essere oscurata da un episodio di tradimento che la vide schierata con Pescennio Nigro contro Settimio Severo. La città nella quale Nigro si era rifugiato dopo la cocente sconfitta navale subita nei pressi del Corno d'Oro fu assediata e distrutta per vendetta fra il 193 e il 195 d.C. per ordine di Settimio Severo, con l'ulteriore disposizione di passare i diritti di città alla vicina Perinto.
Grazie all'intercessione del figlio Caracalla, Bisanzio fu ricostruita (circa 196 d.C.) dallo stesso Settimio Severo, divenuto Imperatore anche sull'Oriente, ottenendo nuovamente gli antichi privilegi e la sua precedente prosperità grazie all'ampliamento a 200 ettari rispetto all'estensione precedente.
La Historia Augusta racconta che al tempo dell'Imperatore Gallieno (nel 262):
Poco dopo lo stesso Gallieno mosse contro i soldati che avevano compiuto un tale eccidio, e ne fece grande strage, come esempio per tutti coloro che si fossero macchiati di un simile delitto.
File:Second Court Topkapi 2007 80.JPG|Capitello bizantino esposto dov'era antica acropoli di Bisanzio, nel secondo cortile dell'odierno palazzo del Topkapi.
File:Venice – The Tetrarchs 03.jpg|Il monumento ai Tetrarchi faceva parte di due colonne onorarie in porfido e si trovava a Costantinopoli, assieme a un più vasto gruppo statuario, nella piazza monumentale nota come ''Philadelphion''. Venne quindi saccheggiato nel 1204 dai Veneziani della quarta crociata.
=== Fondazione di Costantinopoli – Nuova Roma (330) ===
==== La cerimonia di fondazione ====
Moneta di Costantino I, coniata per celebrare la nuova capitale.
L'atto ufficiale di fondazione della nuova capitale si tenne l'11 maggio 330 d.C. L'evento vide l'esplicazione di un complesso cerimoniale di origini latine e pagane atto a ripercorrere la nascita di Roma e ad assicurare la prosperità alla nuova città.
La tradizione vuole che fosse lo stesso Costantino, ''Pontifex Maximus'', a tracciare con la propria lancia il perimetro sacro delle mura, il ''pomerium'', assegnando alla città lo stesso nome sacrale di Roma, probabilmente ''Flora'', e battezzandola ufficialmente ''Nova Roma''.
Nella nuova capitale venne forse trasportato anche il Palladio, la statua già protettrice di Troia e poi di Roma, tradizionalmente portatavi da Enea, che venne seppellita al centro del foro della nuova città, sotto la Colonna di Costantino. Vennero individuate sette alture a ricalcare i sette colli dell'antica capitale e la città venne divisa come Roma in quattordici ''regiones''. Come per Roma venne posto un cippo per indicare il centro dell'Impero, la prima pietra miliare da cui misurare tutte le distanze, il ''Milion''. Il grandioso complesso dei Palazzi Imperiali venne eretto all'estremità della penisola, accanto al grande circo e al foro dell''Augustaion'', ricalcando il modello romano del Foro-Palatino-Circo Massimo. Nel foro venne edificata l'aula destinata al Senato. Il nuovo elemento venne introdotto dalla presenza di una chiesa, la basilica di Santa Sofia, cioè della Divina Sapienza, mentre non fu costruito alcun Colosseo poiché gli spettacoli tra gladiatori erano considerati contrari alla mentalità cristiana.
In ossequio invece alla tradizionale leggenda riguardante la fondazione della vecchia Bisanzio, vennero traslati dal santuario di Delfi, il massimo centro religioso greco, la bronzea ''colonna serpentiforme'', dedicata a Pitone e ad Apollo, che venne posta nella ''spina'' del grande ippodromo, assieme al tripode celebrativo della vittoria greca nella battaglia di Platea e all'Ercole di Lisippo, simbolo di forza.
==== Il trasferimento della capitale ====
Sebbene l'Imperatore continuasse a risiedere nella vicina Nicomedia, la città di Costantino, nella quale i lavori procedevano febbrilmente divenne dunque nuova capitale dell'Impero romano, assieme alla vecchia Roma. E speciali monete commemorative vennero coniate per celebrare l'evento.
La nuova città si distingueva però dalla vecchia capitale per la mancanza di molte delle antiche cariche repubblicane che distinguevano il governo di Roma. Non vi erano né pretori, né tribuni o questori. Gli stessi senatori, portavano il titolo di ''clarus'' ("illustre"), al posto del romano ''clarissimus'' ("illustrissimo").
La classe senatoria era costituita dai numerosi patrizi trasferiti da Roma alla nuova città, anche sull'onda delle numerose elargizioni promesse da Costantino, che cercava di stimolare l'edilizia privata garantendo donativi di terre tratte tra i possedimenti del demanio imperiale nelle provincie Asiana e Pontica.
Allo stesso modo, per incentivare la crescita della popolazione urbana, il 18 maggio 332 egli annunciò l'inizio di pubbliche distribuzioni di grano ai cittadini, allo stesso modo di quanto da secoli accadeva a Roma con la plebe. Sembra che all'epoca si arrivasse all'elargizione di 80.000 razioni quotidiane attraverso una rete di 117 punti di distribuzione.
Alla morte di Costantino, nel 337, molto era ancora in costruzione, anche se già da tre anni le strutture principali erano in funzione e si contavano ormai novantamila abitanti.
File:Milion 2007.jpg|Frammento del ''Milion'', monumento miliario dell'Impero.
File:Gurlitt Constantine column.jpg|La colonna di Costantino, nel foro.
File:Head serpent Hippodrome Istanbul Museum (2).JPG|Testa della ''colonna serpentina''.
File:Hippodrome Chronicle of John Skylitzes.jpg|Ippodromo di Costantinopoli.
File:Hippodrome Sphendone Constantinopel March 2008panoc.jpg|I resti visibili dell'Ippodromo di Costantinopoli.
File:Horses of Basilica San Marco bright.jpg|I cavalli di San Marco (oggi a Venezia), in origine nell'Ippodromo di Costantinopoli. Unico esempio di quadriga romana o ellenistica a noi pervenuta.
=== La Costantinopoli ''romana'' (337-395) ===
Solidus'' di Giuliano.
Divenuta capitale, Costantinopoli fu sede di un ''Praefectus urbi'', al pari di Roma: il primo conosciuto è Onorato (359-361). Il 15 febbraio 360 venne finalmente inaugurata dal successore di Costantino, Costanzo II, la cattedrale di Santa Sofia, alla presenza del vescovo di Costantinopoli Eudossio.
Sotto gli altri imperatori della dinastia costantiniana la città continuò a crescere e a prosperare. L'ultimo esponente della dinastia, Giuliano, detto l'Apostata, lasciò alla città un nuovo grande porto, realizzato sul lato meridionale e affacciato sul Mar di Marmara. Sul piano politico, l'Imperatore tentò di limitare il crescente sviluppo del Cristianesimo e restaurare l'antica religione romana e i culti pagani, restaurando i templi ed edificandone di nuovi. La sua morte, nel 363, segnò però la fine della rinascita pagana.
L'imperatore Valente costruì a Costantinopoli il nuovo palazzo extraurbano di Hebdomon, sulle rive della Propontide, nei pressi del Corno d'Oro, che divenne il luogo di acclamazione degli imperatori militari. L'imperatore provvide anche all'approvvigionamento idrico della città con la costruzione dell'Acquedotto di Valente. Dopo la scioccante sconfitta dell'Imperatore nella battaglia di Adrianopoli, nel 378 contro i Goti, la città si sentì per la prima volta vulnerabile alle invasioni dei Barbari, che avrebbero in futuro devastato l'Impero. Nel 381 la diocesi urbana, venne innalzata al rango di Patriarcato di Costantinopoli, nel corso del primo concilio costantinopolitano.
==== Teodosio ====
Il regno di Teodosio fu cruciale per la storia di Costantinopoli. L'imperatore svolse importanti opere edilizie, realizzando una colonna commemorativa nel Foro Boario, la Colonna di Teodosio, trasformando il vecchio tempio di Afrodite nella nuova sede prefettizia e soprattutto creando l'importante Monastero di San Giovanni di Studion, futuro cuore della cristianità ortodossa.
Soprattutto, però, Teodosio trasformò radicalmente l'Impero, rendendolo ufficialmente cristiano, con l'Editto di Tessalonica del 380, e gettando quindi le basi del futuro mondo cristiano-bizantino.
Alla morte dell'Imperatore, il 17 gennaio 395, le esequie si svolsero, così, seguendo per la prima volta il rito cristiano, venendo celebrate a Milano dal vescovo Ambrogio, il 27 febbraio. L'8 novembre la salma venne definitivamente tumulata nella basilica dei Santi Apostoli di Costantinopoli.
File:Şerefiye Sarnıçı 925.jpg|Interno della cisterna di Teodosio.
File:Theodosius colum, Istanbul.jpg|Raffigurazione di Teodosio sul basamento dell'obelisco a lui dedicato nell'Ippodromo.
=== La Costantinopoli ''romana d'Oriente'' ===
ricostruzione ideale della colonna di Arcadio.
Alla morte di Teodosio, l'Impero venne definitivamente diviso nelle due metà: Impero Romano d'Occidente, con capitale prima Milano poi Ravenna, e Impero Romano d'Oriente, con capitale Costantinopoli. Il nuovo giovane Imperatore d'Oriente, Arcadio, protetto prima dal prefetto Flavio Rufino, poi da Eutropio, realizzò in città un nuovo foro, il Foro di Arcadio, lungo la via Mese, avviando la costruzione delle nuove mura.
Durante il regno del successore, Teodosio II, venne portata a termine la cerchia muraria, che da lui venne detta ''Teodosiana''.
Lo stesso Teodosio II riedificò Santa Sofia, distrutta in un incendio e riconsacrata nel 415, e costruì il primo nucleo dell'Università di Costantinopoli, inaugurato il 27 febbraio 425 nei pressi del Foro Boario.
La minaccia costituita dagli Unni per la sicurezza della capitale spinse al contempo l'imperatore a prevenire un attacco attraverso il pagamento di un tributo annuale. Tuttavia, nel 441 il nuovo re unno Attila sconfisse l'esercito romano in Tracia, effettuando poi una nuova invasione nel 447. In quello stesso anno un tremendo terremoto devastò la città, ma le mura furono riparate per opera del prefetto del pretorio d'Oriente, Costantino, impedendo così agli Unni di poterne approfittare per espugnare la città.
Il successore di Teodosio II, Marciano decise nel 450 di sospendere il pagamento del tributo ad Attila, che mosse quindi all'invasione dell'Occidente.
File:Missorium Théodose dt Arcadius.jpg|Raffigurazione dell'Imperatore d'Oriente Arcadio, nel ''missorio di Teodosio''.
=== La Costantinopoli ''bizantina'' ===
Nel 476 la deposizione dell'ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augusto pose fine per sempre alla diarchia tra le due "Rome". L'imperatore Zenone ricevette da Odoacre le insegne imperiali d'Occidente, rimanendo così l'unico imperatore ''romano''.
Sebbene Costantinopoli continuasse sempre a sentirsi e definirsi ''romana'', così come i suoi abitanti, che si definivano appunto Romei, dal momento della caduta dell'Occidente, la città e il suo impero seguirono uno sviluppo sempre più autonomo da quello dell'occidente latino, assumendo caratteri sempre più peculiari e marcatamente ''greci'' e "orientali", che vengono comunemente definiti come bizantini, dall'antico nome della città greca.
==== Giustiniano ====
L'imperatore Giustiniano, salito al trono nel 527, fu un sovrano che avrebbe lasciato a lungo impresso il proprio marchio sulla città di Costantinopoli e sull'Impero bizantino. Promosse grandi opere ed ebbe la tenacia e la buona sorte di vedere realizzati gran parte dei suoi progetti, sia in ambito politico-militare, sia negli ambiti religioso, giuridico e architettonico.
Le grandi imprese architettoniche per lui, secondo lo storico coevo Procopio di Cesarea, rivestivano la stessa importanza della riconquista della parte occidentale dell'impero, della restaurazione dell'ortodossia religiosa e della codificazione del diritto. La sua politica universale trovò un valido strumento di propaganda nelle grandi opere che abbellirono Costantinopoli.
Il malcontento per alcuni aspetti delle riforme giudiziarie introdotte dal suo ''Corpus Iuris Civilis'', la diffusione del monofisismo, le lotte politiche che coinvolgevano l'imperatore e gli eredi di Anastasio I, congiuntamente al crescente potere acquisito sin dagli inizi del suo regno dai ''demoi'' degli ''Azzurri'' e dei ''Verdi'', i due partiti politici espressi dalle tifoserie dell'Ippodromo, si condensarono in una miscela esplosiva l'11 gennaio 532, quando nel circo esplose la famosa rivolta di Nika, in breve estesasi all'intera città. Sei giorni di devastazioni colpirono Costantinopoli, fino a che la rivolta venne brutalmente repressa nel sangue dai generali Mundo e Belisario (Narsete ebbe anch'egli un ruolo dividendo le due fazioni corrompendole con il denaro).
Al termine della rivolta il danno più evidente era la distruzione della basilica di Santa Sofia, della quale l'imperatore ordinò l'immediata ricostruzione, con massicci lavori di ampliamento che terminarono solo con la consacrazione del 27 novembre 537.
Giustiniano fece ricostruire la chiesa dei Santi Apostoli e edificare la Santa Irene e quella dei Santi Sergio e Bacco, nella quale, sebbene trasformata in moschea, restano dei pregevoli capitelli e architravi decorati con un fitto traforo a elementi vegetali (VI secolo).
Con questa serie di opere le costruzioni a pianta centrale divennero dominanti e influenzarono l'arte bizantina nei secoli avvenire, tanto che ancora oggi una tipica chiesa ortodossa è a croce greca ("greca" appunto perché tipica dell'Impero romano d'Oriente). Gli edifici a pianta centrale con Giustiniano per la prima volta trovano una scala monumentale con grandiose dimensioni unite allo splendore dei materiale e alla profusione di decorazioni fastose.
Nel 541-542 il regno di Giustiniano venne segnato da un'altra calamità: la città e l'impero vennero devastati da una violenta epidemia di peste bubbonica. Pochi anni dopo l'imperatore presiedette un nuovo concilio a Costantinopoli.
Nel 553 e 557 due terremoti arrecarono gravi danni alla struttura della nuova Santa Sofia, la cui cupola cedette il 7 maggio 558 in occasione di nuove scosse. La chiesa venne riaperta al culto solo nel 563.
File:Christ_Pantocrator_Deesis_mosaic_Hagia_Sophia.jpg|Mosaico raffigurante Cristo all'interno della basilica di Santa Sofia.
File:Gurlitt Justinian column.jpg|La colonna di Giustiniano, eretta nell'Augustaion per celebrare il trionfo dell'Imperatore.
File:Plan.eglise.Sergius.Constantinople.svg|Pianta della chiesa dei Santi Sergio e Bacco, eretta da Giustiniano I.
File:Hagia-Sophia-Laengsschnitt.jpg|Sezione della nuova basilica di Santa Sofia eretta da Giustiniano.
File:Diptych_Barberini_Louvre_OA9063_whole.jpg|Avorio Barberini della prima metà del VI secolo, attribuita a una bottega imperiale di Costantinopoli, dove l'imperatore raffigurato viene identificato con Anastasio I Dicoro o, più probabilmente, con Giustiniano I.
==== Eraclio e la dinastia eracliana ====
Solidus'' di Giustiniano II Rinotmeto.
Eraclio prese il potere il 3 ottobre 610, dopo avere assediato Costantinopoli e rovesciato, con l'aiuto della popolazione, l'impopolare predecessore Foca, giustiziato il 5 ottobre. Il nuovo sovrano riformò l'organizzazione dell'Impero, imponendo l'uso del Greco nella Cancelleria imperiale e riformando la stessa titolatura imperiale, con l'introduzione del titolo di ''Basileus''.
Presto l'Imperatore dovette fronteggiare l'invasione dell'impero da parte delle armate di Cosroe II. Nel luglio 626 i Persiani, appoggiati da Slavi, Bulgari e Gepidi, posero l'assedio a Costantinopoli. Il 10 agosto 626, alla guida del patriarca Sergio I, le truppe persiane vennero sconfitte ponendo fine all'assedio. In questa occasione per la prima volta venne innalzato l'inno ''Akathistos'' quale ringraziamento alla Vergine ''Theotokos'', il cui tempio alle Blacherne era rimasto miracolosamente intatto.
Il 14 settembre 628 l'imperatore celebrò il trionfo per la conquista di Gerusalemme. Alla fine del regno di Eraclio, però, Gerusalemme era nuovamente perduta, questa volta in favore degli Arabi, mentre l'impero e la stessa Costantinopoli erano scosse dalle controversie monotelite provocate dagli editti ''Ekthesis'' (638) e ''Typos'' (649, quest'ultimo promulgato da Costante II).
Gli Arabi giunsero ad assediare Costantinopoli durante il regno di Costantino IV, che indisse nel 680 un concilio di condanna del monotelismo. Un nuovo concilio si tenne nel 692 presso la sala del Trullo del Gran Palazzo.
L'ultimo discendente della dinastia di Eraclio, Giustiniano II Rinotmeto, fu famoso per il bagno di sangue che riversò tra il 704 e il 711 sulla città, durante il suo secondo regno. Deposto infatti una prima volta nel 695 da Leonzio, riuscì a riprendere il potere nove anni dopo, presentandosi sotto le mura di Costantinopoli a fianco di un'armata di Bulgari e lasciandosi poi andare a una campagna di vendette e massacri che fece rabbrividire la città e l'impero, fino alla sua seconda e definitiva deposizione, a opera di Filippico. La testa mozzata di Giustiniano venne esposta al nuovo imperatore, mentre il figlio ed erede Tiberio IV veniva massacrato sull'altare di Santa Maria delle Blacherne.
File:41-manasses-chronicle.jpg|Rappresentazione della deposizione di Foca, che portò sul trono Eraclio I.
File:46-manasses-chronicle.jpg|Filippico che ordina la morte nella chiesa delle Blacherne di Tiberio IV, figlio e co-imperatore di Giustiniano II.
==== Il periodo iconoclasta ====
Solidus'' di Leone III Isaurico, imperatore iconoclasta.
La seconda metà dell'VIII secolo e la prima del IX furono caratterizzati dalle lotte iconoclaste avviate da Leone III l'Isaurico con il decreto del 730 contro le immagini. L'imperatore ordinò come primo atto la distruzione della venerata immagine del Cristo sulla porta della Chalke nel Palazzo Imperiale, ma venne fermato dalla ribellione dei cittadini di Costantinopoli.
Nel 754 il Concilio di Hieria convocato da Costantino V nel Palazzo di Hieria, sul lato asiatico del Bosforo, diede il crisma ecclesiastico alla politica iconoclasta.
Il secondo Concilio di Nicea ristabilì il culto delle immagini nel 787, ma solo verso l'843 l'iconodulia poté dirsi pienamente ripristinata.
File:49-manasses-chronicle.jpg|Rappresentazione del secondo concilio di Nicea.
==== L'età della dinastia macedone ====
Durante il regno di Basilio I Macedone e Leone VI Sophos la città fu scossa dalle trame politiche e religiose ruotanti attorno alle figure dei patriarchi Ignazio e Fozio, che si estesero in breve ai rapporti con la chiesa romana. A tali fatti tentarono di porre rimedio i Concili di Costantinopoli dell'869-870 e dell'879-880.
La crescente minaccia costituita dai Bulgari, a nord, si materializzò sulla città nel 907, quando Costantinopoli si vide stretta d'assedio.
Nel 977 la città subì l'attacco del ribelle Barda Sclero, che venne però respinto dalla flotta fedele all'imperatore Basilio II Bulgaroctono. Durante il suo regno giunsero a Costantinopoli gli emissari di Vladimir I di Kiev, intenzionati a stringere un fruttuoso rapporto di alleanza, che fornì per la prima volta agli imperatori bizantini il prezioso contributo dei guerrieri variaghi. Fatto non secondario fu che gli ambasciatori, colpiti dalle maestose cerimonie religiose nella basilica di Santa Sofia, convinsero il loro signore a convertirsi al rito cristiano orientale.
Durante l'età della dinastia macedone Costantinopoli si presentava ormai come la più grande e ricca città d'Europa e del Medioriente: attorno al X secolo si pensa arrivasse a contare un milione di abitanti. Nonostante questo, però, in breve tempo l'impero parve sul punto di crollare.
Nel 1044 la città venne nuovamente stretta d'assedio da un usurpatore, Giorgio Maniace, ucciso nei combattimenti contro le truppe fedeli a Costantino IX Monomaco. Sempre durante il regno di Costantino si consumò il Grande Scisma del 1054 tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica, segnato dalle reciproche scomuniche lanciate nella basilica di Santa Sofia dai legati pontifici e dal patriarca Michele I Cerulario.
File:Basilios II.jpg|Icona raffigurante Basilio II Bulgaroctono.
File:Skylitzis Chronicle VARANGIAN GUARD.jpg|Raffigurazione delle guardie variaghe, entrate al servizio dei Bizantini durante l'epoca della dinastia macedone.
File:Empress Zoe mosaic Hagia Sophia.jpg|Mosaico di Santa Sofia raffigurante la basilissa regnante Zoe Porfirogenita con il marito Costantino IX Monomaco.
==== L'età comnena ====
La campagna d'Asia Minore durante la Prima Crociata.
Il nuovo periodo si apriva per Costantinopoli con la disastrosa sconfitta nella battaglia di Manzicerta del 1071. Questa segnava l'apice della crisi strutturale vissuta in quell'epoca dall'impero: la perdita dell'intera Asia Minore portava per la prima volta Costantinopoli a fissare, sulla riva opposta del Bosforo, una terra non più bizantina.
Con la ''Crisobolla'' emanata nel 1082 da Alessio I Comneno, inoltre, iniziava la colonizzazione latina della stessa città di Costantinopoli. L'imperatore concedeva infatti ai Veneziani, in cambio dell'aiuto prestato nei conflitti contro i Normanni di Roberto il Guiscardo, di possedere un quartiere commerciale nella città, esente da dazi e dal controllo imperiale. Si trattava solamente della prima di numerose concessioni alle repubbliche marinare italiane, che avrebbero portato alla creazione di vere e proprie città nella città, spesso in conflitto tra loro.
Nonostante un simile evento l'impero non solo sopravvisse, ma seppe trovare una nuova stagione di rinascita, segnata dall'arrivo degli eserciti della prima crociata, che, alleati dei bizantini, consentirono la riconquista della riva asiatica, strumento fondamentale per l'avvio dalla ripresa economica e sociale garantito dal nuovo sistema feudale della ''Pronoia''.
Il primo gruppo di crociati, guidato da Pietro l'Eremita, arrivò a Costantinopoli il 1º agosto del 1096, destando la costernazione e l'imbarazzo dell'imperatore Alessio: egli infatti pensava a un aiuto da parte dell'occidente nella sua guerra contro i selgiuchidi, e non all'immenso stuolo di gente comune che si era invece riversato sulle sue terre, creando non poco scompiglio fin dal suo apparire nei Balcani. L'imperatore reagì accelerando il passaggio della prima ondata di crociati sulla costa asiatica, dove vennero presto sconfitti.
Il secondo e assai più serio stuolo di cavalieri, guidato da Goffredo di Buglione, arrivò invece a Costantinopoli nel dicembre dello stesso anno. Questa volta l'imperatore garantì la fornitura di sostegno e vettovaglie in cambio di un giuramento di fedeltà feudale e della promessa che le vittorie da esso conseguite avrebbero fatto recuperare all'impero bizantino numerosi territori caduti in mano ai Selgiuchidi.
Uno degli effetti non secondari della riconquista e feudalizzazione dell'Asia Minore fu la riduzione del numero di aristocratici bizantini presenti nella capitale, con una conseguente riduzione della conflittualità all'interno della città.
L'impero bizantino al tempo di Manuele I Comneno.
Nel 1118 un nuovo quartiere commerciale venne concesso ai mercanti latini, con la creazione di un settore commerciale esclusivo concesso in uso ai Pisani. Esso si affiancava al quartiere veneziano e alla cittadella di Galata, ceduta alla Repubblica di Genova. La presenza dei Latini divenne sempre più pressante e invasiva.
Altri latini arrivarono presto a Costantinopoli, dopo avere razziato e devastato i territori attraversati, il 10 settembre 1147 arrivarono sotto le Mura Teodosiane le avanguardie della seconda crociata: i tedeschi dell'imperatore Corrado III. Seguite il 4 ottobre dai francesi di Luigi VII. Entrambi i sovrani fecero giuramento di fedeltà all'imperatore Manuele Comneno, ma nonostante questo l'imperatore bizantino venne a sapere da alcuni suoi fidati informatori che gli esagitati soldati francesi e tedeschi pensavano di unire le loro forze e attaccare Costantinopoli. Per risolvere questa situazione l'imperatore fece spargere la voce che in Anatolia un enorme esercito turco si stava mobilitando e che, se i crociati non fossero subito sbarcati in Asia minore, i cristiani sarebbero stati annientati dai Turchi: i crociati si affrettarono quindi a lasciare la città, che si salvò in tale modo da un possibile assedio.
A Costantinopoli ormai vivevano però 80.000 latini che godevano di grandi privilegi, e di questi i Veneziani erano la comunità più numerosa e la più ricca, infatti il commercio bizantino era ormai un monopolio dei mercanti delle tre grandi repubbliche marinare che si stavano contendendo il monopolio del Mediterraneo Orientale.
L'imperatore, che mal sopportava questa presenza, decise, all'inizio del 1171, di passare all'azione. L'occasione propizia si ebbe quando il quartiere genovese di Galata fu attaccato e in gran parte incendiato. L'evento venne imputato ad alcuni cittadini veneziani, probabilmente alleati con la malavita di Costantinopoli: l'imperatore ordinò quindi di imprigionare tutti i 10.000 veneziani presenti.
File:Alexius I.jpg|Una miniatura che rappresenta Alessio I Comneno.
File:Arrivée des croisés à Constantinople.jpg|L'arrivo di Luigi VII di Francia a Costantinopoli durante la Seconda Crociata.
File:Tetarteron sb1975.jpg|''Tetarteron'' di Manuele I Comneno.
==== La dominazione latina ====
Dotata di un notevole impianto di fortificazioni, la città rimase per secoli inespugnata, fino al 1204, quando venne saccheggiata dagli eserciti della quarta crociata al comando di Enrico Dandolo e Bonifacio I del Monferrato.
La conquista latina fu devastante per la città. Un gran numero di tesori e reliquie venne depredato. Gravi danni furono apportati al complesso dei Palazzi Imperiali e ai monumenti.
I conquistatori resero la città capitale del nuovo impero latino, organizzato su base feudale, che sopravvisse per poco più di mezzo secolo, fino a quando nel 1261 la città venne riconquistata dai bizantini niceni, scacciandone Baldovino II.
File:ConquestOfConstantinopleByTheCrusadersIn1204.jpg|Miniatura raffigurante l'assedio di Costantinopoli (1204) che portò alla creazione dell'impero latino.
File:Gustave dore crusades entry of the crusaders into constantinople.jpg|L'entrata dei crociati a Costantinopoli in un'incisione di Gustave Doré.
==== L'ultimo periodo bizantino ====
conquista ottomana del 1453.
Facciata del Palazzo del Porfirogenito eretto dai Paleologi.
Riconquistata dai bizantini di Michele VIII Paleologo, ci fu parziale ripresa della città dalle devastazioni dei crociati, anche se il processo di decadenza era oramai inarrestabile.
Il complesso del Gran Palazzo venne definitivamente abbandonato, con il trasferimento della corte nel palazzo delle Blacherne, cui venne aggiunta la nuova ala nota come palazzo del Porfirogenito.
Durante il periodo della dinastia dei Paleologi la città dovette subire numerosi assedi e attacchi, sia dai Latini, che se ne contendevano il controllo commerciale, sia dai Turchi, desiderosi di conquistarla. Nel decennio 1341-1351 si tennero poi in città i concili sull'esicasmo.
I bizantini riuscirono a tenere la città per ancora un secolo fino a Costantino XI, quando, il 29 maggio 1453, divenuta "una testa senza corpo", capitale di un impero inesistente, ospitava solamente 50.000 abitanti, cadde in mano ai turchi ottomani guidati da Maometto II il Conquistatore, che ne fece la capitale dell'Impero ottomano.
La caduta di Costantinopoli, e quindi la fine dell'impero romano d'oriente, è indicata talvolta come l'evento che convenzionalmente chiude il Medioevo e inizia l'evo moderno.
=== La Costantinopoli cristiana ===
==== Reliquie e icone ====
Uno degli elementi centrali di Costantinopoli era il culto delle reliquie. In epoca più o meno tarda in questa città si concentrarono molti resti cristiani, salme di santi, e svariati altri oggetti legati a vicende bibliche o agiografiche. La città vide grandi contrapposizioni teologiche e vide la diatriba sulle immagini sacre (iconoclastia), tuttavia il loro culto alla fine prevalse ed era tenuto in grande considerazione.
Tra le reliquie più venerate vi erano dunque varie ''icone'' ritenute miracolose, tra cui l'immagine della ''Vergine Odigitria'', che si pensava dipinta da San Luca evangelista (a cui era dedicata una basilica), la famosa ''Vera Croce'', il ''Maphorion'' (manto della Vergine o, secondo alcuni, il velo), e poi ''la veste'' di San Giovanni Battista, i ''sandali di Cristo'', la ''Corona di spine'' usata durante la passione di Gesù, e molte altre. Tanto per intendere di quale considerazione godevano, il manto della Madonna veniva portato in processione lungo le mura per difendere la città dagli assalti, e perfino nei trionfi (cerimonia tipicamente romana) alcuni imperatori mettevano al posto d'onore, come protagonista del trionfo sul carro del vincitore, l'icona miracolosa della Madonna.
Una vicenda curiosa riguarda la corona di spine, che nel 1239 fu data in pegno al re francese Luigi IX in cambio di una somma che serviva per fare andare avanti la città sempre meno dotata di territorio circostante. Alla fine questa reliquia e altre acquistate successivamente, restò in Francia, e per loro venne costruita appositamente la Sainte-Chapelle edificio che rappresenta un gioiello del gotico.
A Costantinopoli fu portato anche il ''Mandylion'', un telo sulla cui natura si discute: secondo alcuni era il telo usato dalla Veronica per asciugare il volto di Cristo durante la sua ascesa al Calvario (l'episodio è una delle stazioni della via Crucis) su cui sarebbe rimasto impresso il volto di Cristo, secondo altri il panno usato da Cristo per detergersi il sudore nell'orto del Getsemani, secondo altri ancora la Sindone di Torino, e infine secondo una leggenda che attraversa i millenni sarebbe un volto miracolosamente impresso da Cristo su un telo da inviare al re Abgar V di Edessa, intorno al IV secolo e che l'avrebbe guarito miracolosamente. Al Mandylion veniva attribuito il potere (se esposto sulle mura) di difendere la città da ogni assalto. Era inizialmente a Edessa e trasportato poi a Costantinopoli nel 944, dove si narra del suo potere taumaturgico.
Tra le reliquie vi era anche il pozzo dove si svolse l'episodio evangelico di Cristo e della Samaritana, le reliquie di San Pietro e Paolo, il cinto di Maria, la lancia con cui venne trafitto il costato di Cristo, la pietra dove il corpo di Gesù venne preparato per la sepoltura, la spugna con cui i soldati romani diedero da bere a Cristo in croce, l'elmo di Costantino I contenente un chiodo della croce, il trono di Salomone, la verga di Mosè, i resti degli "innocenti", ovvero dei bambini fatti uccidere da Erode il Grande, e innumerevoli altre.
=== L'Istanbul ottomana e turca ===
La conquista ottomana portò un radicale mutamento per la città. Le distruzioni portate dall'assedio del 1453, unitamente al grave stato di declino in cui versavano la città e i suoi edifici, portarono a una radicale ricostruzione del centro urbano. La gran parte degli edifici religiosi venne convertita in moschea, mentre il trasferimento della capitale ottomana nell'antica città bizantina portò alla costruzione del grandioso complesso del Topkapi nell'area precedentemente occupata dal foro e dai palazzi imperiali.
Sotto i sultani ottomani Costantinopoli ritrovò un nuovo periodo di splendore, diventando sede del califfato nel 1517, ma mantenendo la sede del patriarcato greco-ortodosso e in generale il carattere cosmopolita che l'aveva caratterizzata nei secoli precedenti. Il XVI secolo segnò l'apice del potere ottomano. A questo secolo risale la costruzione delle più importanti moschee della città: Beyazit, Suleymaniye (la più grande moschea di Istanbul), Sultan Ahmed e Fatih (lett. "il Conquistatore", riferito al sultano Maometto II, ossia Mehmet II). L'impero ottomano, sconfitto durante la prima guerra mondiale, finì ufficialmente il 1º novembre 1922. Quando nel 1923 fu fondata la Repubblica di Turchia, la capitale venne spostata da Istanbul ad Ankara.
File:Istanbul asv2020-02 img45 Hagia Sophia.jpg|Veduta di Santa Sofia a Istanbul.
File:Istanbul asv2020-02 img14 Topkapı Palace.jpg|La ''Porta del Saluto'' nel Palazzo Topkapi.
==== L'istruzione nella Costantinopoli Ottomana ====
Nella società ottomana la prima educazione avveniva all'interno delle mura domestiche: era la madre a occuparsi del figlio fino all'età di sette anni, preoccupandosi d’insegnargli il rispetto per la famiglia, le buone maniere e i primi rudimenti di religione – quali le preghiere, a partire dai cinque anni. I maschi ricevevano maggiori opportunità di proseguire la propria istruzione, mentre le figlie femmine erano destinate in maniera coercitiva, già all'età di nove o dieci anni, a indossare il velo al pari delle donne e a essere introdotte alla vita adulta. Una seconda distinzione era determinata dall'agiatezza della famiglia: se nelle più povere solitamente l’insegnamento femminile non andava oltre la recitazione delle preghiere, in quelle più ricche le bambine erano introdotte al canto e alla recitazione dei poemi; assai di rado, tuttavia, si potevano trovare donne musulmane d’eccezionale cultura nella società stamboulita, e il fatto stesso di sapere leggere e scrivere era considerata una cosa fuori dalla norma. Proseguendo nella distinzione di ceto fra i figli maschi, se il padre fosse stato artigiano, egli lo avrebbe aiutato nel mestiere, mentre se avesse fatto parte della borghesia stamboulita, avrebbe avuto accesso a una cultura più approfondita. Nel caso in cui non ci si fosse potuti avvalere d’un precettore privato, la famiglia avrebbe mandato il figlio alla scuola di base nel suo quartiere, situata nei pressi della moschea.
Il modello d'insegnamento tradizionale era per lo più rivolto a sviluppare la memoria anziché l'intelligenza: il maestro faceva imparare a memoria i versetti del Corano, scrivere in lettere arabe e, dopo che gli allievi le avevano apprese, a riscrivere i versetti in precedenza memorizzati. Il maestro stesso non andava oltre l’abilità di leggere e scrivere il già menzionato testo sacro, e non gli veniva richiesto d'insegnare altro. L'educazione, dunque, era principalmente di carattere religioso, e terminava con le preghiere e i gesti di prosternazione che le accompagnavano. Se il maestro era più colto, insegnava ai suoi allievi anche qualche rudimento di grammatica, di letteratura popolare e di calcolo. È da notare il fatto che il sapere scrivere il Corano aveva in sé uno scarso valore pratico, in quanto l'arabo, cui i giovani erano introdotti tramite i versi, non era adatto alla scrittura del turco che, benché avesse gli stessi caratteri grafici di quello, possedeva diversi fonemi e diversa grammatica. Le lezioni si tenevano di mattino, salvo il venerdì, ma il calendario contava anche varie festività laiche e religiose.
Oltre alle scuole basilari appena descritte, esistevano le medrese, scuole aperte ad allievi d’ogni estrazione sociale, anche se, spesso, erano frequentate solo dai ragazzi di buona famiglia d’origine iranica. Le medrese servivano anche da dormitori per gli alunni (alla maniera degli odierni collegi), ma spesso alle lezioni potevano partecipare anche membri esterni. Molti sultani fecero costruire varie medrese attorno alle moschee a loro dedicate, e fra questi istituti esisteva una gerarchia: la medrese più importante, a Costantinopoli, era quella di Bayezid, cui seguiva quella di Santa Sofia, Maometto il Conquistatore e Solimano il Magnifico, per citare le più importanti; in tutta Costantinopoli se ne contavano circa sessantacinque.
=== Cronologia riassuntiva e assedi ===
Costantinopoli è la città che ha subito e respinto più assedi nella storia umana. La città dovette affrontare nel tempo numerosi assedi, quasi tutti superati vittoriosamente, a esclusione di quelli del 1203, del 1204, del 1261 e dell'ultimo e definitivo assedio del 1453:
# l'assedio di Avari e Sasanidi del 626, respinto;
# l'assedio arabo del 668, respinto
# l'assedio arabo del 674-678, respinto;
# l'assedio arabo del 717-718, respinto;
# l'assedio dei Bulgari dell'813, respinto;
# l'assedio dei Rus' dell'860, respinto;
# l'assedio di Tommaso lo Slavo dell'823, respinto;
# l'assedio Rus' del 907, respinto;
# l'assedio Rus' del 941, respinto;
# l'assedio di Leone Tornicio del 1047, respinto;
# l'assedio dei Peceneghi del 1090, respinto;
# l'assedio crociato del 1203, vinto dai crociati e dai bizantini loro alleati;
# la conquista crociata del 1204;
# l'assedio del 1260, respinto;
# la riconquista bizantina del 1261;
# l'assedio di Andronico IV Paleologo con supporti ottomani nel 1376
# l'assedio ottomano del 1390, respinto;
# l'assedio ottomano del 1395, respinto;
# l'assedio ottomano del 1397, respinto;
# l'assedio ottomano del 1400, respinto;
# l'assedio ottomano del 1402, respinto;
# l'assedio ottomano del 1411, respinto
# l'assedio ottomano del 1422, respinto;
# la conquista ottomana del 1453.
La sopravvivenza a così tanti assedi fu determinata dalla potenza del sistema difensivo della città, in particolare delle sue mura terrestri, e dal predominio marittimo sul Mar di Marmara e sugli stretti, che garantiva i rifornimenti alla città anche in caso d'assedio e la protezione delle difese a mare: la posizione favorevole tra due mari separati rendeva estremamente difficoltoso assediare la città da ambo i lati nord-sud (difesa navale) ed est-ovest. Le due vittorie crociate del 1203-1204 furono infatti determinate proprio dalla perdita del predominio navale, che consentì alla flotta veneto-crociata di assalire i bastioni marittimi, penetrando in città.
Similmente la caduta finale della città venne determinata dal controllo ottomano sugli stretti, che strangolò Costantinopoli e la privò di rinforzi, prima ancora che per l'intervento delle artiglierie, che aprirono le brecce nelle (fino ad allora) inviolate mura teodosiane.
=== Impianto urbano ===
Il cuore della città si trovava proteso verso il mare, sul sito della vecchia Bisanzio. Da qui si dipartiva la principale arteria della città la Mese ("via centrale"), che, in corrispondenza della piazza del ''Philophation'' si diramava a ipsilon. Un ramo proseguiva verso nord, in direzione della porta di Adrianopoli e della via che conduceva al cuore dei Balcani, l'altro proseguiva invece verso sud-ovest, trasformandosi nella via Trionfale che, raggiungendo la Porta d'Oro, conduceva alla via Egnazia, in direzione della Grecia e di Roma.
I porti principali si trovavano all'entrata del Corno d'Oro nel Bosforo, sul lato nord-orientale della penisola (''Prosphorion'', ''Neorion'') e sul Mar di Marmara (''Kontoskalion/Portus Julianus'', ''Porto di Eleutherios''), sul lato meridionale-orientale.
File:Fer - Veue de Constantinople.png|Veduta di Costantinopoli di Nicolas de Fer, Parigi 1696.
File:Constantinople.jpg|Mappa di Costantinopoli nel XVIII secolo.
==== Confronto con le altre città romane ====
principali "capitali" imperiali romane alla morte di Costantino I (nel 337), con la successiva divisione dei territori tra i suoi tre figli e due nipoti (da Occidente a Oriente): ''Augusta Treverorum'', ''Mediolanum'', ''Roma'', ''Sirmium'', ''Constantinopolis'', ''Nicomedia'' e ''Antiochia''.
Il nucleo della città era costituito da un grande complesso imperiale che, come si usava fin dalle età precedenti e in particolare dal periodo della tetrarchia, si articolava in diversi palazzi adibiti a abitazione, rappresentanza, sede della burocrazia. Come è tipico anche in altre città, gli edifici davano direttamente sul circo, dove si svolgevano non solo le corse dei cavalli, ma anche le cerimonie e le manifestazioni pubbliche. Non lontano vi era la basilica di Hagia Sophia e altre importanti chiese. Il centro della ''Nuova Roma'' nacque pertanto con l'aggregazione di un elemento ''cristiano'' (la basilica) uno per le ''manifestazioni pubbliche'' civili (il circo) e l'area dedicata al ''potere civile'' (il complesso dei palazzi imperiali). Un po' più decentrato era il centro tradizionale rispetto a quello delle città romane più antiche, ovvero i fori, e invece non seguiva lo schema tipico delle città e degli accampamenti romani, ovvero l'allineamento a graticola sui due assi ortogonali del cardo e del decumano. Nonostante la magnificenza profusa da Costantino, per lungo tempo la nuova capitale non fu in grado di competere con le altre metropoli dell'Impero: Roma, Antiochia e Alessandria, ricche di vie porticate, palazzi e ville, templi, teatri e altri edifici pubblici e privati.
Sia Costantino che i suoi immediati successori avevano una visione unitaria dell'impero, ma successivamente esso venne diviso definitivamente in due parti (395) e Costantinopoli divenne la capitale della parte Orientale, mentre prima Milano e poi Ravenna assunsero il ruolo di capitali della parte occidentale. Da allora la crescita di Costantinopoli fu costante, mentre il declino delle altre città divenne inarrestabile: Roma venne saccheggiata nel 410 dai Goti e di nuovo nel 455 dai Vandali, mentre Antiochia fu distrutta da un terremoto nel 525 e conquistata dai persiani nel 540; anche Alessandria subiva un declino, sebbene più lento.
Con gli imperatori Anastasio I Dicoro e Giustino, ma soprattutto con la splendida epoca di Giustiniano, Costantinopoli divenne una grande città, anche se di dimensioni inferiori alla Roma di età imperiale: sebbene a Costantinopoli all'inizio del V secolo si contassero infatti 4.388 domus, il triplo che a Roma, il numero delle ''insulae'' era di gran lunga inferiore alle oltre 46.000 recensite per la Città eterna. Anche il lusso propendeva ancora verso Roma, dove vi erano 830 terme private (a Costantinopoli 153) e dove i ricchi senatori davano spettacoli molto più fastosi rispetto a quelli che poteva permettersi la nuova classe dirigente di Costantinopoli.
Ma mentre per Roma, fin dal primo sacco subito a opera dei Visigoti (410), iniziò una fase di rapido spopolamento, Costantinopoli visse in quegli stessi anni un'epoca di grande espansione. Nel 413 le mura dovettero essere ampliate e la cinta muraria comprese in totale un'area quasi doppia rispetto a quella precedente. Si presume che già attorno alla metà del V secolo, all'indomani del secondo sacco dell'Urbe (455), l'antica Bisanzio avesse superato per numero di abitanti sia Roma che Alessandria divenendo la più popolosa città del mondo romano. Costantinopoli restò a lungo la più ricca, popolosa e importante realtà urbana del Mediterraneo e fu centro di irradiazione artistica e religiosa di primaria importanza.
=== Il complesso monumentale dei palazzi imperiali ===
Mappa del centro di Costantinopoli con i suoi complessi imperiali.
Il palazzo imperiale venne edificato sull'estremità meridionale della penisola, nel sito oggi occupato, tra l'altro, dalla Moschea Blu. Del palazzo restano poche vestigia in uno stato di conservazione precario, che risalgono a periodi successivi all'epoca di Costantino. Dell'epoca del primo imperatore resta solo l'Ippodromo, costruito con priorità assoluta assieme alle mura. Ispirato al Circo Massimo di Roma, era straordinariamente monumentale e capiente, con una lunghezza di circa 450 metri per 120 di larghezza.
La sua necessità era dovuta soprattutto quale luogo deputato all'"epifania" imperiale, cioè all'apparizione del sovrano nella sua tribuna, dalla quale si mostrava al popolo per presenziare ai giochi, circondato da quei segni di regalità e potere che dovevano apparire quasi ultraterreni, nell'accoglienza con l'acclamazione rituale della folla.
L'Ippodromo era anche il fulcro di collegamento tra la zona imperiale, a sud, e i nuovi quartieri residenziali, a nord.
Il foro si trovava a occidente, su un'altura. Era a pianta circolare e circondato da colonne a doppio ordine. Al centro del foro si trovava un altro monumento simbolo del potere imperiale, la colonna-santuario.
Si trattava di una grande colonna sormontata da una statua bronzea dell'Imperatore rappresentato come Elio; la colonna si ergeva su uno zoccolo alto circa cinque metri, che racchiudeva un santuario dove si diceva messa, si bruciavano incensi, si accendevano lampade votive e si pregava, verso l'immagine imperiale, che scongiurasse sciagure proteggendo la città che aveva fondato. L'identificazione con ''Elio'' risulta connessa ai teologi di corte, che suggerirono l'uso dell'antica simbologia del Sol Invictus assimilata ormai a Cristo, come "sole di giustizia e salvezza".
Tra le chiese fondate da Costantino c'erano quella dedicata alla Santa Sapienza (la Santa Sofia, prima della riedificazione al tempo di Giustiniano I (527-565) che ne fece un capolavoro dell'architettura di tutti i tempi), destinata a funzionare da cattedrale, e quella dei Santi Apostoli, a pianta centrale, che divenne il mausoleo imperiale.
Queste grandi opere costruite in fretta si dimostrarono a volte fragili, e non furono esenti da rovinosi crolli.
Sia la città che i palazzi videro una grande espansione, e negli anni successivi a Costantino si provvide a elaborare e aggiungere conventi, chiese, palazzi. Oltre ai monumenti citati si può ricordare il ''milion'', un arco considerato il "centro" dell'impero, e dal quale si misuravano le distanze con le altre città, il palazzo della ''Magnaura'' (dal latino "magna aula", ovvero ''grande aula''), salone dove venivano svolti gli atti solenni e ricevute le ambascerie più importanti, e il Palazzo del Boukoleon, residenza privata degli imperatori.
File:Greatpalacemosaic.jpg|Mosaico romano proveniente dal Palazzo Imperiale di Costantinopoli.
File:Bucoleon March 2008 (1).JPG|I resti del Palazzo del Boukoleon, all'interno del complesso del Gran Palazzo.
File:Bucoleon-small.jpg|L'entrata del palazzo del Bucoleone.
File:Millingen Bucoleon lion.jpg|Uno dei due leoni del Palazzo del Boukoleon.
File:Istanbul hippodrome-2006.JPG|Obelisco di Teodosio e colonna di Costantino.
File:Istanbul_hippodrome_Serpentine_Column.JPG|Colonna Serpentina, quel che resta del tripode di Platea.
File:Sebah, Pascal (1823-1886) - n. 173 - La Mosquée de S.te Sophie et l'Hippodrome.jpg|Ippodromo di Costantinopoli (nel XIX secolo).
File:Venice - St. Marc's Basilica 10.jpg|I quattro cavalli di bronzo che decorano la Basilica di San Marco a Venezia e che prima erano nel circo di Costantinopoli.
File:DSC04128 Istanbul - Rovine dell'ippodromo - Foto G. Dall'Orto 25-5-2006.jpg|L'unico punto da cui si intravedono le arcate dell'Ippodromo è nella discesa verso ovest proveniente dalla piazza.
==== Il complesso delle Blacherne ====
Verso la fine del XII secolo gli imperatori iniziarono a realizzare un nuovo complesso palatino, situato lungo le mura di terra all'estremità settentrionale della città, dall'aspetto fortificato. Tale complesso chiamato Palazzo delle Blacherne per la sua vicinanza all'omonimo sobborgo, forniva infatti una maggiore sicurezza rispetto ai palazzi imperiali e godeva di un'atmosfera più salubre, esposto com'era al Corno d'Oro e alla campagna.
Le Blacherne divennero il luogo di soggiorno degli imperatori, che per altro conservarono il palazzo in centro per le attività ufficiali, ovvero di rappresentanza e di governo. Solo dopo la breve parentesi del dominio latino, nel XIII secolo, la corte si trasferì definitivamente nella nuova residenza, ampliata con il complesso del Palazzo del Porfirogenito, abbandonando i vecchi palazzi imperiali.
File:Palace of Blachernae 2007.jpg|Ciò che resta del palazzo delle Blacherne.
=== Le chiese ===
In quanto centro della Cristianità orientale, fondamento dello stesso ordine imperiale, Costantinopoli era una città ricca di edifici religiosi.
Le chiese principali erano quelle originariamente fondate dallo stesso Costantino:
* la basilica di Santa Sofia, chiesa cattedrale dedicata alla ''Santa Sapienza'';
* la Chiesa di Santa Irene dedicata alla ''Santa Pace'';
* la basilica dei Santi Apostoli, mausoleo imperiale dedicato ai dodici apostoli;
Vi erano poi, tra le altre:
* la basilica di San Polieucto;
* la chiesa di Cristo Pantocratore;
* la chiesa di Cristo Pantepoptes;
* la chiesa di San Giovanni Battista in Lybos;
* la chiesa e monastero di San Giovanni Battista in Studion;
* la chiesa di San Giovanni Battista in Trullo;
* la chiesa di Santa Maria dei Mongoli;
* la chiesa di San Nicola dei Cafioti;
* la chiesa di San Teodoro;
* la chiesa di Santa Eufemia;
* la chiesa di Santa Tecla alle Blacherne;
* la chiesa di Santa Teodosia in Dexiocrato;
* la chiesa dei Santi Sergio e Bacco;
* la chiesa del Myrelaion;
* la Chiesa di San Salvatore in Chora;
* la chiesa della Theotokos Elousa;
* la chiesa della Theotokos in Lybos;
* la chiesa della Theotokos Kyrotissa;
* la chiesa di Theotokos Pammacaristos;
* il monastero della Vergine Odigitria
* il monastero di sant'Ipazio.
File:Hagia-Sophia-Grundriss.jpg|Pianta di Santa Sofia.
File:HagiaSophia Dome (pixinn.net).jpg|Cupola della basilica di Santa Sofia.
File:Hagia Eirene.jpg|Santa Irene, fondata da Costantino e riedificata da Giustiniano.
File:Floor plan of the former Church of the Holy Apostles.jpg|Pianta della basilica dei Santi Apostoli.
File:Polieuktos Kilisesi.JPG|Rovine della basilica di San Polieucto.
File:San Marc Pilastri Acritani 1.jpg|I «Pilastri acritani», provenienti dalla basilica di San Polieucto e riutilizzati nella basilica di San Marco a Venezia.
File:Image-ZeyrekCamii20061230 02.jpg|La chiesa di Cristo Pantocratore oggi adibita a moschea di Zeyrek.
File:One of the exterior facades of the St. John Stoudios (Imrahor) Monastery.jpg|Rovine dello ''Studion''.
File:HiramiAmhetPasaMosque20071010 01.jpg|La chiesa di San Giovanni Battista in Trullo, oggi moschea di Hirami Ahmet Pasha.
File:20101222 Kucuk Ayasofya Mosque Istanbul Turkey.jpg|La chiesa dei Santi Sergio e Bacco (oggi Küçük Aya Sofya Camii).
File:Plan.eglise.Sergius.Constantinople.svg|Pianta della chiesa dei Santi Sergio e Bacco.
File:LittleHagiaSophiaInIstanbulApsis.JPG|L'abside della chiesa primitiva dei Santi Sergio e Bacco, con il miḥrāb.
File:HSX Millingen 1912 fig 106-107.jpg|Pianta della chiesa di San Salvatore in Chora.
File:San Salvatore Chora Church 2.JPG|Interno della chiesa di San Salvatore in Chora.
File:View of the inner narthex of the Chora Church.jpg|Ancora interno della chiesa di San Salvatore in Chora.
=== Le mura ===
Le diverse cerchie murarie di Costantinopoli.
Al momento della costruzione della nuova città, Bisanzio disponeva già di una cinta muraria, le cosiddette ''Mura Severiane'', erette da Settimio Severo nel II secolo d.C. Le mura della nuova capitale, erette da Costantino, dette ''Mura Costantiniane'', si estendevano per 2,8 chilometri (15 stadi) attraverso la penisola, a ovest delle vecchie mura, dal Mar di Marmara al Corno d'Oro, includendo un territorio quasi triplo del precedente. Completate nel 328, a queste mura si aggiungevano le opere difensive che proteggevano la città dal mare.
Le mura costantiniane divennero ben presto troppo piccole per la città in rapida espansione, portando, ottant'anni dopo, alla costruzione di una nuova cerchia terrestre. Le nuove mura, completate durante il regno di Arcadio e dette ''Mura Teodosiane'', furono un capolavoro di architettura militare dovuto al genio di Flavio Antemio. Si dimostrarono infatti per lungo tempo assolutamente imprendibili e persero la propria funzione militare solo con lo sviluppo dell'assedio scientifico. Questa nuova cinta muraria, molto potente, era in realtà composta da tre cerchi di fortificazioni. La cerchia interna o ''Grandi Mura'', costituita da uno spesso e alto muro intervallato da potenti torri e numerose porte, aveva un'altezza tale da permettere di proteggere e superare con le armi dal lancio la cerchia esterna o ''Proteichisma'', più bassa e anch'essa intervallata da torri, alternate rispetto a quelle interne, creando un unico complesso difensivo. Le due cerchie creavano uno spazio, detto ''Perivolos'', attraversato da una strada militare protetta, utilizzabile durante i combattimenti. Oltre la cerchia esterna si trovava un vallo eretto a creare un ulteriore spazio, detto ''Parateichion'', attraversato da un'ulteriore strada militare e allagabile in caso d'assedio, con un sistema a compartimenti che ne impediva il completo svuotamento.
L'accesso principale alla città era rappresentato dalla Porta Aurea, aperta sulla via Egnazia, che conduceva, attraverso la rotta Durazzo-Brindisi, alla via Appia e a Roma. La porta era riservata alle cerimonie trionfali e si trovava all'estremità meridionale delle mura. All'estremità settentrionale si apriva invece la Porta delle Blacherne, annessa al complesso palatino addossato alle mura ed eretto nel XII secolo: la porta blacherniota era riservata all'uso esclusivo dell'Imperatore.
In corrispondenza di queste due porte si ergevano due complessi fortificati, lo ''Strongylon'' e il ''Kastellion''. Il sistema era completato dalle cosiddette ''Mura Marittime'', in parte di epoca costantiniana, in parte successive, e le ''Mura delle Blacherne'', costruite per proteggere l'omonimo sobborgo, nei pressi del nuovo Palazzo Imperiale. Al di là del Corno d'Oro vi erano poi le fortificazioni del quartiere di Galata, utilizzate come caposaldo per le catene con cui veniva chiuso il porto in caso di pericolo.
File:Car bed kap deu2.jpg|La ''Seconda Porta Militare'' o Porta di Belgrado, nelle Mura Teodosiane.
File:Car bed pusk.jpg|Le mura teodosiane.
File:Constantinoplewalls1.jpg|Le mura delle Blacherne.
File:Walls of Constantinople.JPG|Una zona restaurata delle Mura teodosiane, nella zona della Porta di Selimbria.
File:Car bed luk3.jpg|Foto rappresentante il ''peribolos'', ossia lo spazio tra gli spalti esterni e interni.
=== L'Università Imperiale di Costantinopoli ===
L'''Università Imperiale di Costantinopoli''', detta anche "''Università degli studi della sala del palazzo di Magnaura''", fu riconosciuta nell'Impero bizantino come università nell'848, anche se gli stati dell'Europa occidentale non la riconobbero inizialmente come università. Come la maggior parte delle università medievali, era stata un'istituzione accademica per molti anni, prima che fosse riconosciuta come università, la nascita della scuola di Costantinopoli fu sotto il regno di Teodosio II (408-450) il 27 febbraio 425.
L'università aveva le facoltà di medicina, di filosofia, di legge e di silvicoltura.
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Campo elettromagnetico | Onda elettromagnetica, il modo in cui si propaga il campo elettromagnetico nello spazio e nel tempo
In fisica il '''campo elettromagnetico''' è il campo che descrive l'interazione elettromagnetica. È costituito dalla combinazione del campo elettrico e del campo magnetico ed è generato localmente da qualunque distribuzione di carica elettrica e corrente elettrica variabili nel tempo, propagandosi nello spazio sotto forma di onde elettromagnetiche.
In elettrodinamica classica è descritto come un campo tensoriale; in elettrodinamica quantistica l'interazione è vista come lo scambio di particelle a massa nulla, i fotoni.
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Il campo elettromagnetico interagisce nello spazio con cariche elettriche e può manifestarsi anche in assenza di esse, trattandosi di un'entità fisica che può essere definita indipendentemente dalle sorgenti che l'hanno generata. In assenza di sorgenti il campo elettromagnetico è detto "radiazione elettromagnetica" o "onda elettromagnetica", essendo un fenomeno ondulatorio che non richiede alcun supporto materiale per diffondersi nello spazio e che nel vuoto viaggia alla velocità della luce. Secondo il modello standard, il quanto della radiazione elettromagnetica è il fotone, mediatore dell'interazione elettromagnetica. Il campo elettrico e il campo magnetico sono solitamente descritti con vettori in uno spazio a tre dimensioni: il campo elettrico è un campo di forze conservativo generato nello spazio dalla presenza di cariche elettriche stazionarie, mentre il campo magnetico è un campo vettoriale non conservativo generato da cariche in moto.
Le equazioni di Maxwell insieme alla forza di Lorentz caratterizzano le proprietà del campo elettromagnetico e della sua interazione con oggetti carichi. Le prime due equazioni di Maxwell sono omogenee e valgono sia nel vuoto che nei mezzi materiali:
:
Esse rappresentano in forma differenziale, cioè valida localmente, la Legge di Faraday e la Legge di Gauss per il campo magnetico. Le altre due equazioni descrivono il modo con cui il materiale in cui avviene la propagazione interagisce, polarizzandosi, con il campo elettrico e magnetico, che nella materia sono denotati con (noto come campo Induzione elettrica) e (noto come campo magnetizzante). Esse mostrano in forma locale la Legge di Gauss elettrica e la Legge di Ampère-Maxwell:
:
dove la densità di carica e la densità di corrente sono dette ''sorgenti del campo''.
La forza di Lorentz è la forza che il campo elettromagnetico genera su una carica puntiforme:
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dove è la velocità della carica.
L'introduzione di un campo, in particolare di un campo di forze, è un modo per descrivere l'interazione reciproca tra cariche, che nel vuoto avviene alla velocità della luce. Nella teoria classica dell'elettromagnetismo tale interazione viene considerata istantanea, dal momento che la velocità della luce è approssimativamente di 300000 chilometri al secondo, mentre nella trattazione relativistica si tiene conto del fatto che tale velocità è finita e la forza tra cariche si manifesta dopo un certo tempo: in tale contesto è corretto affermare che una carica interagisce solamente con il campo e questo interagisce solo successivamente su un'eventuale seconda carica posta nelle vicinanze. In tale contesto il campo elettromagnetico viene descritto dalla teoria dell'elettrodinamica classica in forma covariante, cioè invariante sotto trasformazione di Lorentz, e rappresentato dal tensore elettromagnetico, un tensore a due indici di cui i vettori campo elettrico e magnetico sono particolari componenti.
Se si considera infine anche il ruolo dello spin delle particelle cariche si entra nell'ambito di competenza dell'elettrodinamica quantistica, dove il campo elettromagnetico viene quantizzato.
L'elettrodinamica studia il campo elettromagnetico, che nel caso più generale è generato da una distribuzione di carica elettrica e corrente elettrica, tenendo conto dei principi della teoria della relatività, che nella teoria classica dell'elettromagnetismo vengono trascurati.
Gli effetti generati dal comportamento dinamico di cariche e correnti furono studiati da Pierre Simon Laplace, Michael Faraday, Heinrich Lenz e molti altri già dagli inizi dell'ottocento, tuttavia uno studio coerente e logicamente completo dei fenomeni elettromagnetici può essere effettuato solamente a partire dalla teoria della relatività. L'elettrodinamica classica utilizza il formalismo dei tensori e dei quadrivettori per scrivere le equazioni di Maxwell in forma covariante per le trasformazioni di Lorentz, introducendo un quadripotenziale che estende i potenziali scalare e vettore del caso stazionario: in questo modo cariche e correnti elettriche vengono descritte dal quadrivettore densità di corrente dove la parte temporale del quadrivettore è data dalla densità di carica, moltiplicata per la velocità della luce , e la parte spaziale dalla densità di corrente elettrica.
Il quadripotenziale che descrive il campo elettromagnetico è costituito da una parte spaziale data dal potenziale vettore , relativo al campo magnetico, e una parte temporale data dal potenziale scalare del campo elettrico:
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A partire dal quadripotenziale si possono definire i campi nel seguente modo:
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Inserendo tali espressioni nelle equazioni di Maxwell, la legge di Faraday e la legge di Gauss magnetica si riducono ad identità, mentre le restanti due equazioni assumono la forma:
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:
Tali espressioni sono equivalenti alle equazioni di Maxwell.
=== Teoria di Gauge ===
All'interno delle equazioni di Maxwell ogni grado di libertà in una data configurazione del campo elettromagnetico ha un proprio effetto misurabile sul moto di eventuali cariche di prova poste nelle vicinanze. Tuttavia, l'espressione dei campi rimane invariata se i potenziali subiscono la seguente trasformazione:
:
Le espressioni dei potenziali si possono quindi modificare senza conseguenze in tal modo, infatti in seguito alla trasformazione il campo rimane invariato:
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essendo nullo il rotore del gradiente, mentre si modifica in modo tale che:
:
Se si effettua quindi l'ulteriore trasformazione la derivata di nell'argomento del gradiente scompare e si ottiene anche .
Una particolare scelta del potenziale scalare o del potenziale vettore è un ''potenziale di gauge'', ed una funzione scalare utilizzata per cambiare il gauge è detta ''funzione di gauge''. Tale arbitrarietà, intrinseca nella definizione, consente ai potenziali di soddisfare un'ulteriore condizione, che determina la scelta del gauge. I gauge più frequentemente utilizzati sono il Gauge di Coulomb ed il Gauge di Lorenz.
==== Gauge di Coulomb ====
Il gauge di Coulomb, detto anche ''gauge trasversale'' o ''gauge di radiazione'', è scelto in modo tale che:
:
In termini di deve pertanto soddisfare la relazione:
:
e le equazioni Maxwell nel gauge di Coulomb sono scritte nel seguente modo:
:
dove si nota che il potenziale scalare soddisfa l'equazione di Poisson, la cui soluzione è:
:
mentre la soluzione per il potenziale vettore diventa più difficoltosa, e necessita la scomposizione del vettore densità di corrente in parte trasversale e longitudinale.
==== Gauge di Lorenz ====
La condizione imposta nel gauge di Lorenz è detta ''condizione di Lorenz'', e si scrive nel seguente modo:
:
Ovvero, deve soddisfare l'equazione:
:.
La condizione di Lorenz consente di imporre ai potenziali che la soddisfano un ulteriore vincolo, detto ''trasformazione di Gauge ristretta'':
:
ed i potenziali che godono di tale invarianza appartengono al Gauge di Lorenz.
La condizione di Lorenz permette inoltre di disaccoppiare le equazioni Maxwell scritte in termini dei potenziali, ottenendo l'equazione d'onda:
:
:
dove è l'operatore di d'Alembert. L'equazione generale alla quale obbedisce il quadripotenziale ha la forma:
:
Tale relazione costituisce un modo per esprimere le equazioni di Maxwell in forma covariante. Esplicitando inoltre l'operatore differenziale d'Alembertiano si ha:
:
dove la quadridensità di corrente è
:
Per la linearità dell'equazione, le possibili soluzioni per il quadripotenziale sono la somma delle possibili soluzioni dell'equazione omogenea più una soluzione particolare che non rientra in quelle precedenti, e che dà origine alla forma dei potenziali ritardati.
La descrizione covariante del campo elettromagnetico nel vuoto viene svolta nell'ambito del gauge di Lorenz. La condizione di Lorenz garantisce che tale descrizione abbia la proprietà di essere Lorentz invariante, ovvero invariante rispetto ad una trasformazione di Lorentz, e di rispettare i gradi di libertà forniti dalle trasformazioni di gauge.
Si consideri una carica in moto in un campo elettromagnetico. Dai postulati della relatività ristretta segue che l'azione per la carica è uno scalare di Lorentz, in accordo con il principio variazionale di Hamilton secondo il quale si deve verificare che . L'azione è data da:
:
dove è la lagrangiana. La quantità deve essere quindi invariante. La lagrangiana per una particella libera ha la forma:
:
Tale espressione è motivata dal fatto che la lagrangiana non deve dipendere dalla posizione: l'unica possibile quantità invariante è allora , dove è la quadrivelocità. In questo modo la lagrangiana risulta proporzionale a , e dalle equazioni di Eulero-Lagrange si verifica che la corrispondente equazione del moto è:
:
In presenza di un campo elettromagnetico la lagrangiana di interazione per una particella carica ha la forma:
:
dove si osserva che nel limite non relativistico essa si riduce all'energia potenziale di interazione tra la carica ed il campo, con la componente temporale del quadripotenziale : la richiesta di invarianza sotto traslazione conduce inoltre alla scelta del vettore da moltiplicare scalarmente con per ottenere una quantità invariante. L'espressione della lagrangiana di interazione è tuttavia motivata anche da osservazioni sperimentali, e si può giustificare imponendo che sia una funzione la cui derivata di grado massimo sia la derivata temporale prima delle coordinate, che sia invariante sotto traslazione e che sia lineare rispetto a potenziale e carica.
In presenza di campo l'azione è così definita come l'integrale della lagrangiana totale nel tempo tra gli istanti iniziale e finale dell'evoluzione del sistema. In notazione relativistica si può sfruttare l'intervallo spaziotemporale (scalare) , dove è la posizione, e dal momento che , si ha:
:
con il quadripotenziale. Il principio di minima azione stabilisce che il moto di un sistema fisico fra due istanti dello spazio delle configurazioni è tale che l'azione sia stazionaria in corrispondenza della traiettoria del moto per piccole perturbazioni dello stesso, ovvero:
:
Se si integra per parti si ottiene:
:
con la quadrivelocità. Dato che il secondo termine è nullo e che:
:
si ha:
:
dove nel secondo passaggio si è sfruttato il fatto che e . Ponendo:
:
si ha:
:
che è l'equazione del moto per una particella carica in un campo elettromagnetico.
===Equazione del moto===
Utilizzando il quadrimpulso , l'equazione del moto può essere scritta nel seguente modo:
:
dove è il quadrimpulso e è il tempo proprio della particella. Il tensore è il tensore elettromagnetico contravariante e è la quadrivelocità della particella. L'equazione può anche essere scritta come:
:
Raggruppando le tre equazioni spaziali si ha, esplicitamente:
:
mentre per la componente temporale:
:
Queste relazioni sono le equazioni del moto per una carica in un campo elettromagnetico.
===Tensore elettromagnetico===
Il tensore doppio di campo elettromagnetico è un tensore antisimmetrico del second'ordine covariante, e la sua traccia è nulla:
:
Un diverso modo di rappresentare il campo attraverso un tensore antisimmetrico è fornito dal ''tensore duale elettromagnetico'', dato da:
:
Il tensore elettromagnetico gode della proprietà:
:
Attraverso questa notazione si possono sintetizzare a coppie le equazioni di Maxwell. Le due equazioni vettoriali non omogenee si riducono a:
:
mentre le equazioni omogenee sono:
:
In modo equivalente:
:
dove la prima espressione è derivante dall'equazione di Eulero-Lagrange e sintesi della legge di Gauss elettrica e legge di Ampère-Maxwell, mentre la seconda è la sintesi della legge di Gauss magnetica e legge di Faraday-Neumann-Lenz.
I potenziali ritardati descrivono i potenziali nel caso in cui distribuzione di carica e corrente presente, sorgente del campo, sia variabile nel tempo. Si tratta delle espressioni dei potenziali utilizzata quando non è possibile utilizzare l'approssimazione secondo cui la propagazione dell'interazione elettromagnetica sia istantanea. Ponendo di trovarsi nel vuoto, nel gauge di Lorenz i potenziali ritardati assumono la forma:
:
:
dove è la densità di carica, è la densità di corrente, la distanza del punto di osservazione del campo dall'elemento di volume su cui si effettua l'integrazione e:
:
è il tempo ritardato.
I potenziali ritardati sono la soluzione dell'equazione delle onde per i potenziali:
:
:
Una volta determinati i potenziali e dalla distribuzione delle cariche e delle correnti nello spazio, è possibile esprimere il campo elettrico ed il campo magnetico attraverso le formule:
:
Questo consente di scrivere l'equazione delle onde per i campi nel vuoto:
:
:
La soluzione al tempo ritardato fornisce l'espressione preliminare per i campi:
:
:
la cui scrittura esplicita è fornita dalle equazioni di Jefimenko:
:
:
dove è un punto all'interno della distribuzione di carica e è un punto nello spazio. Le espressioni per i campi nella materia e hanno la stessa forma..
I potenziali di Liénard-Wiechert descrivono il campo elettromagnetico generato da una carica in moto a partire dai potenziali del campo. Costruiti direttamente a partire dalle equazioni di Maxwell, i potenziali forniscono una caratterizzazione generale e relativistica del campo variabile nel tempo generato da una carica in moto.
Il potenziale elettromagnetico generato nel punto da una sorgente puntiforme di carica in moto è dato da:
:
dove è la quadrivelocità della carica, la sua posizione e il tempo proprio. Nell'equazione la velocità e la posizione vengono valutati al tempo , che è definito dalla condizione del cono di luce. Tale condizione implica che:
:
e pertanto permette di scrivere:
:
con vettore unitario che ha la direzione di . Si ottiene in questo modo una forma equivalente, ma non covariante, del potenziale elettrico e del potenziale magnetico generati da una sorgente puntiforme di carica in moto:
:
A partire dai potenziali è possibile ricavare le espressioni dei campi utilizzando la loro definizione, ottenendo per il campo elettrico:
:
e per il campo magnetico:
:
con:
:
dove è il fattore di Lorentz. il termine nell'espressione del campo elettrico impone che la direzione del primo termine del campo sia lungo la congiungente con la posizione della carica, mentre il secondo termine, dovuto all'accelerazione della carica, è perpendicolare a .
L'espressione dei campi è in questo modo data dalla somma di due contributi: il primo è detto ''campo di Coulomb generalizzato'' e decresce come il reciproco del quadrato della distanza dalla carica, il secondo è detto ''campo di radiazione'' e decresce come il reciproco della distanza dalla sorgente, e quindi è dominante lontano dalla carica. In entrambi i casi il campo di Coulomb generalizzato è relativo alla velocità della carica, mentre il campo di radiazione è generato dall'accelerazione.
Distribuzione angolare della radiazione emessa da una carica in moto accelerato. Nell'immagine a destra la velocità della particella si avvicina alla velocità della luce, e l'emissione di radiazione è collimata in un cono appuntito il cui asse è diretto come la velocità.
===Equazione di Larmor===
Se si trascura il campo di Coulomb generalizzato, la componente radiale del vettore di Poynting, risultante dall'espressione di Liénard–Wiechert dei campi, è data da:
:
dove il secondo membro, a differenza del primo, non è valutato al tempo ritardato.
La relazione spaziale tra e determina la distribuzione di potenza angolare, ed il fattore al denominatore mostra la presenza degli effetti relativistici nel passaggio dal sistema di riferimento a riposo della particella al sistema di riferimento dell'osservatore.
L'energia irradiata per angolo solido durante un'accelerazione tra gli istanti e è data da:
:
Integrando tale espressione su tutto l'angolo solido si ottiene la generalizzazione relativistica della formula di Larmor:
:
Nel limite relativistico per velocità prossime alla velocità della luce, in cui , la distribuzione angolare può approssimativamente essere scritta come:
:
dove i fattori al denominatore restringono la distribuzione angolare in un fascio di luce conico e sempre più stretto al crescere della velocità, distribuito in un piccolo angolo intorno a .
Si considerino due sistemi di riferimento inerziali che si muovono con velocità relativa costante l'uno rispetto all'altro. Le componenti del campo parallele alla velocità sono denotate con e , mentre quelle perpendicolari con e . Considerando uno dei due sistemi di riferimento fermo, le variabili primate denotano i campi nell'altro sistema, in moto:
:
:
dove:
:
è il fattore di Lorentz e la velocità della luce. La trasformazione inversa si ottiene cambiando il segno della velocità.
In modo equivalente, si può scrivere:
:
dove è un vettore unitario diretto come la velocità.
Data una particella di carica che si muove con velocità rispetto al sistema fermo, la forza di Lorentz agente su di essa è:
:
mentre nel sistema in moto:
:
Se i due sistemi hanno i tre assi rispettivamente paralleli, allora:
:
Per un moto relativo tra i due sistemi lungo l'asse delle ascisse, si ottiene:
:
In unità CGS:
:
dove .
Considerando trasformazioni di Lorentz più generali si può ricorrere al formalismo tensoriale. Detto il tensore elettromagnetico nel sistema fermo, quello nel sistema di riferimento in moto e denotando con la generica trasformazione di Lorentz si ha, nella notazione di Einstein:
:
Questa relazione deriva dal fatto che è un tensore e dunque trasforma per definizione in questo modo.
=== Campi nella materia ===
Nella materia, il campo elettrico ed il campo magnetico sono dati da:
:
e si trasformano in modo analogo ai campi nel vuoto:
:
=== Potenziali del campo ===
Il potenziale vettore relativo al campo magnetico ed il potenziale scalare del campo elettrico si trasformano come segue:
:
dove è la componente parallela alla velocità relativa e e quella perpendicolare. In forma compatta:
:
=== Sorgenti del campo ===
Per le densità di carica e corrente elettrica si ha:
:
e raggruppando le componenti:
:
=== Approssimazione non relativistica ===
Per velocità molto inferiori alla velocità della luce è prossimo ad 1 e pertanto si ha:
:
:
Si tratta dell'approssimazione utilizzata nel caso non relativistico.
L'elettrodinamica quantistica è una teoria quantistica del campo elettromagnetico che descrive i fenomeni che coinvolgono particelle elettricamente cariche interagenti per mezzo della forza elettromagnetica, ed ha permesso di ottenere predizioni estremamente accurate di quantità come il momento magnetico anomalo del muone, e lo spostamento di Lamb-Retherford dei livelli energetici dell'idrogeno.
Matematicamente l'elettrodinamica quantistica ha la struttura di una teoria di gauge abeliana con un gruppo di gauge U(1): fisicamente questo significa che le particelle cariche interagiscono fra loro attraverso lo scambio di particelle a massa nulla dette fotoni. Considerando i potenziali come operatori di campo si ottiene la quantizzazione del campo elettromagnetico, e sostituendo nelle equazioni del gauge di Lorenz si ottiene:
:
:
Se si vuole descrivere l'interazione tra campi elettromagnetici con l'equazione di Dirac, le densità di carica e corrente sono:
:
dove sono le prime tre matrici di Dirac. Si possono così scrivere le equazioni di Maxwell come:
:
:
Tale formulazione è alla base dell'ettrodinamica quantistica.
L'esposizione umana ai campi elettromagnetici è una problematica relativamente recente (1972) che assume notevole interesse con l'introduzione massiccia dei sistemi di telecomunicazione e dei sistemi di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica.
In realtà anche in assenza di tali sistemi siamo costantemente immersi nei campi elettromagnetici per tutti quei fenomeni naturali riconducibili alla natura elettromagnetica, primo su tutti l'irraggiamento solare. Allo scopo di approfondire il legame tra esposizione a campi elettromagnetici e salute umana, sono stati avviati, a partire dalla seconda metà degli anni novanta dello scorso secolo, sia in Italia che all'estero, studi epidemiologici specifici.
Le misure del campo elettromagnetico vengono effettuate con apposite sonde.
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Cucina (attività) |
La '''cucina''' è un'arte sinestetica, il cui messaggio passa attraverso sapori, profumi, sensazioni tattili , sensazioni visive e, in una certa misura, anche suoni.
Tacuinum sanitatis casanatensis
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La storia della cucina riguarda l'insieme di pratiche e tradizioni legate alla produzione di materie prime, alla loro conservazione ed alla preparazione di cibi e bevande destinate all'alimentazione umana, ad esempio utilizzando il metodo della cottura.
Ogni singola regione geografica solitamente si differenzia anche da quelle immediatamente vicine in quanto influenzata dalle materie prime disponibili e dalle tradizioni specifiche, sino ad arrivare a particolari precetti religiosi. Anche l'uso degli accessori per consumare il cibo influisce sulla cucina, come avviene con l'uso delle bacchette, delle posate o con la consuetudine di utilizzare direttamente le mani.
Preparazione del cibo mediante un particolare metodo di cottura.
Lo sviluppo delle tecniche di produzione e di conservazione degli alimenti, di immagazzinamento e trasporto, unito all'aumento degli scambi interculturali (favoriti dal turismo e dai flussi migratori), ha portato alla diffusione di cucine etniche accanto alla cucina tradizionale, alla modifica di abitudini secolari portate a conoscere prodotti industriali. A partire dalla fine del XX secolo la riscoperta della tradizione, la moda e la spinta ai consumi in alcuni Paesi ha prodotto una continua ricerca anche di nuove preparazioni e sperimentazioni da parte di numerosi chef.
La cucina ha una forte valenza culturale e con l'enologia, ed in generale la gastronomia, è un aspetto che caratterizza lo stile di vita delle varie popolazioni.
L'umanità alle sue origini sperimentò la cottura esponendo la carne e altri alimenti al calore del fuoco scoprendo la cottura come metodo di preparazione dei cibi, e da allora questo cammino non si è mai interrotto.
Cucina con prodotti della tradizione pugliese
La cucina italiana tradizionale, ancor più di quella di altri paesi mediterranei, è molto ricca e variegata. Tale situazione è dovuta anche ai diversi contributi delle culture e dei popoli che sono arrivati sul territorio italiano: greci, etruschi, romani, arabi, normanni, austriaci, spagnoli, francesi e così via.
Questi contributi culturali, uniti alla grande varietà climatica, ambientale e geopolitica del Paese, hanno portato ad una situazione quasi unica al mondo, in tal modo la cucina italiana viene apprezzata (ed imitata) nel mondo per la sua varietà e la sua qualità (legata alle materie prime ed alla loro preparazione). La varietà è resa evidente dal numero delle cucine regionali e dalle loro molteplici specialità.
Diversi tratti distintivi della cucina italiana comprendono molti elementi considerati tipici della dieta mediterranea.
A partire dai primi anni novanta si è risvegliato nel pubblico un notevole interesse per la gastronomia e l'enologia, e numerose associazioni si occupano della riscoperta e della salvaguardia delle tradizioni regionali italiane (ad esempio Slow Food e l'Accademia italiana della cucina).
Fusilli: un tipo di pasta molto comune
=== Le cucine regionali d'Italia ===
*Cucina abruzzese
*Cucina altoatesina
*Cucina calabrese
*Cucina campana
** Cucina napoletana
*Cucina emiliana
**Cucina cesenate
** Cucina parmigiana
** Cucina piacentina
** Cucina reggiana
**Cucina romagnola
*Cucina friulana
*Cucina laziale
**Cucina romana
*Cucina ligure
*Cucina lombarda
**Cucina bresciana
**Cucina comasca
**Cucina lodigiana
**Cucina milanese
**Cucina mantovana
***Cucina dell'Alto Mantovano
****Cucina di Castel Goffredo
*Cucina lucana
*Cucina marchigiana
*Cucina molisana
*Cucina piemontese
*Cucina pugliese
**Cucina barese
**Cucina cerignolana
**Cucina salentina
*Cucina sarda
*Cucina siciliana
*Cucina toscana
**Cucina fiorentina
*Cucina trentina
*Cucina umbra
*Cucina valdostana
*Cucina veneta
**Cucina veneziana
Cucinare con il sole.
=== Nord America ===
*Cucina canadese
*Cucina messicana
*Cucina statunitense
=== Caraibi ===
*Cucina caraibica
*Cucina cubana
*Cucina giamaicana
*Cucina haitiana
=== Sud America ===
Preparazione della manioca in Brasile
*Cucina andina
*Cucina argentina
*Cucina brasiliana
*Cucina peruviana
=== Europa ===
*Cucina albanese
*Cucina austriaca
*Cucina britannica
*Cucina ceca
*Cucina danese
*Cucina estone
*Cucina finlandese
*Cucina francese
*Cucina greca
*Cucina italiana
*Cucina maltese
*Cucina polacca
*Cucina rumena
*Cucina russa
*Cucina sammarinese
*Cucina spagnola
*Cucina svedese
*Cucina svizzera
*Cucina tedesca
*Cucina ucraina
*Cucina ungherese
=== Africa ===
*Cucina angolana
*Cucina araba
**Cucina egiziana
**Cucina marocchina
**Cucina tunisina
*Cucina senegalese
*Cucina zanzibari
=== Medio Oriente ===
*Cucina araba
**Cucina libanese
**Cucina palestinese
*Cucina armena
*Cucina dubaiana
*Cucina iraniana
*Cucina israeliana
*Cucina turca
=== Cucina asiatica ===
Piatti della cucina cinese
*Cucina cambogiana
*Cucina cinese
*Cucina coreana
*Cucina filippina
*Cucina giapponese
*Cucina indiana
*Cucina indonesiana
*Cucina malaysiana
**Cucina nonya
*Cucina pakistana
*Cucina thailandese
*Cucina vietnamita
=== Altri tipi di cucina ===
* Cucina afrodisiaca
* Cucina fusion
* Cucina macrobiotica
* Cucina vegana
* Cucina vegetariana
* Fast food
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Calendario rivoluzionario francese | Copertina di un'edizione del Calendario repubblicano del 1794
Il '''calendario rivoluzionario francese''' o '''calendario repubblicano francese''' fu stabilito per commemorare la fine della monarchia e la nascita della repubblica. La sua epoca, cioè il capodanno dell'anno I, fu stabilita il 22 settembre 1792, giorno di proclamazione della Repubblica. Restò in vigore sino al 31 dicembre 1805, ma fu riadottato per soli 18 giorni dalla Comune di Parigi del 1871.
| La Rivoluzione francese, dopo aver creato il Sistema metrico decimale ("Sistema metrico provvisorio", 1º agosto 1793), intervenne sul calendario, la cui riforma era attesa sin dal 1789. Il progetto fu presentato alla Convenzione nazionale il 20 settembre 1793 e utilizzato in Francia a partire dal 24 ottobre 1793.
Esso fu elaborato da una commissione scientifica alla quale parteciparono Joseph-Louis Lagrange, Gaspard Monge, Joseph Jerôme de Lalande, Pierre Simon Laplace e altri, e presieduta da Gilbert Romme, professore di matematica.
La riforma fu motivata, come dichiarò Gilbert Romme, dal fatto che il tempo nuovo determinato dalla Rivoluzione doveva «incidere con un nuovo bulino gli annali della Francia rigenerata», rinnegando «l'era volgare, era della crudeltà, della menzogna, della perfidia, della schiavitù; essa è finita con la monarchia, fonte di tutti i nostri mali».
Costruito sul sistema decimale, il tempo nuovo si fondava sulla scienza moderna e, decristianizzato - eliminando i cicli settimanali della religione ebraica e cattolica, definita "complice di tutti i crimini del Re" dal deputato protestante François-Antoine de Boissy d'Anglas - assumeva valori laici; avendo a base il sistema agricolo, avrebbe mostrato al popolo, disse Fabre d'Églantine, «le ricchezze della natura, per fargli amare i campi e designargli con metodo l'ordine delle influenze del cielo e delle produzioni della terra». Associando a ogni giorno il nome di un prodotto della natura, di uno strumento agricolo o di un animale domestico si mostravano «tutti gli oggetti che compongono la vera ricchezza nazionale».
Il calendario repubblicano venne soppresso da Napoleone I con decreto del 22 fruttidoro anno XIII (9 settembre 1805), e il calendario gregoriano rientrò in vigore dal 1º gennaio 1806. Nel 1871, durante la Comune di Parigi fu adottato a partire dal 5 maggio, o 15 fiorile secondo il Calendario rivoluzionario.
Data odierna secondo il terzosistema di calcolo sestile:
''''''
'''anno CCXXVIII (228)'''
Un anno del calendario rivoluzionario era diviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno (360 giorni) più 5 (6 negli anni bisestili) aggiunti alla fine dell'anno per pareggiare il conto con l'anno tropico (365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi). Ciascun mese era diviso in tre decadi; in ciascuna decade vi erano 8 giorni e mezzo di lavoro e uno e mezzo solo di riposo assicurato (il pomeriggio del quintidì e il decadì). Il passaggio da un sistema settimanale a uno decadico aveva come conseguenza per i lavoratori l'aumento da 52 a 54 dei giorni di riposo all'anno (escludendo dal conto le feste religiose da un lato, e le nuove feste rivoluzionarie, tra cui i giorni Sanculottidi, dall'altro).
Ogni giorno è composto da 10 ore, divisa ciascuna in 10 decimi o 100 minuti (centesimi); ogni minuto ha 100 secondi e ogni ora corrisponde perciò a 2 ore e 24 minuti dell'orologio classico sessagesimale.
Ogni nome di mese richiama un aspetto del clima francese (dicembre, "nevoso", la neve) o di momenti importanti della vita contadina francese (settembre, "vendemmiaio", vendemmia). Ogni mese era associato a una figura femminile con intento allegorico.
La corrispondenza di date è appresso riportata a titolo indicativo. In effetti varia leggermente da un anno all'altro, a causa della mancata coincidenza del giorno in più nell'anno bisestile.
* Autunno (suffisso ''-aire'' in francese, ''-aio'' in italiano)
** ''vendemmiaio'' (''vendémiaire'') (22 settembre – 21 ottobre)
** ''brumaio'' (''brumaire'') (22 ottobre – 20 novembre)
** ''frimaio'' (''frimaire'') (21 novembre – 20 dicembre)
* Inverno (suffisso ''-ôse'' in francese, ''-oso'' in italiano)
** ''nevoso'' (''nivôse'') (21 dicembre – 19 gennaio)
** ''piovoso'' (''pluviôse'') (20 gennaio – 18 febbraio)
** ''ventoso'' (''ventôse'') (19 febbraio – 20 marzo)
* Primavera (suffisso ''-al'' in francese, ''-le'' in italiano)
** ''germinale'' o ''germile'' (''germinal'') (21 marzo – 19 aprile)
** ''fiorile'' o ''floreale'' (''floréal'') (20 aprile – 19 maggio)
** ''pratile'' (''prairial'') (20 maggio – 18 giugno)
* Estate (suffisso ''-idor'' in francese, ''-idoro'' in italiano)
** ''messidoro'' (''messidor'') (19 giugno – 18 luglio)
** ''termidoro'' (''thermidor'') (19 luglio – 17 agosto)
** ''fruttidoro'' (''fructidor'') (18 agosto – 16 settembre)
Orologio a sistema sessagesimale che riporta però i mesi rivoluzionari
I sei giorni supplementari di fine anno, i giorni sanculottidi:
* Giorno della virtù (17 settembre)
* Giorno del genio (18 settembre)
* Giorno del lavoro (19 settembre)
* Giorno dell'opinione (20 settembre)
* Giorno delle ricompense (21 settembre)
* Giorno della rivoluzione (22 settembre, ''solo negli anni bisestili'')
I dieci giorni delle decadi:
* Primidì
* Duodì
* Tridì
* Quartidì
* Quintidì
* Sestidì
* Settidì
* Ottidì
* Nonidì
* Decadì
=== Allegorie dei mesi ===
Quadri allegorici dei mesi del calendario rivoluzionario francese disegnati nel 1796 da Louis Lafitte:
File:Vendemiaire.jpg|Vendemmiaio
File:Brumaire.jpg|Brumaio
File:Frimaire.jpg|Frimaio
File:Nivose.jpg|Nevoso
File:Pluviose.jpg|Piovoso
File:Ventose.jpg|Ventoso
File:Germinal.jpg|Germinale
File:Floreal2.jpg|Fiorile
File:Prairial.jpg|Pratile
File:Messidor.jpg|Messidoro
File:Thermidor.jpg|Termidoro
File:Fructidor.jpg|Fruttidoro
Orologio che riporta sia la datazione tradizionale sia quella decimale, con le ore da 100 minuti, basata sul sistema repubblicano
Gli anni bisestili del Calendario rivoluzionario sono un argomento di grande dibattito, a causa delle situazioni contraddittorie che nascono dal far partire l'anno dall'equinozio d'autunno aggiungendo invece un anno bisestile ogni quattro anni come nel calendario gregoriano. Mentre gli anni III, VII e XI furono osservati come bisestili, e gli anni XV e XX fossero stati programmati come tali, non fu mai sviluppato un algoritmo per la determinazione dei bisestili dopo il XX.
Sono ipotizzabili tre metodi di calcolo dei sestili:
* il primo prevede l'"allineamento" al calendario gregoriano dal 1812 in poi.
* il secondo ne recepisce i criteri (bisestili tutti gli anni divisibili ''per 4'', ma non bisestili quelli divisibili ''per 100 e non per 400'').
* il terzo ne formula di diversi (bisestili tutti gli anni divisibili ''per 4'', ma non bisestili quelli divisibili ''per 128'': un sistema lievemente più accurato del gregoriano).
L'abolizione del calendario repubblicano non permette di sapere quale metodo poteva venir preferito, e rende incerta la conversione fra le date gregoriane e le ipotetiche date repubblicane dopo l'anno XX, anche se . Considerando bisestile l'anno solo se lo è nel gregoriano, il giorno bisestile cade alla fine, quindi negli anni bisestili la coincidenza dei giorni con il gregoriano slitta a partire dal 29 febbraio fino a metà settembre. .
Il calendario rivoluzionario, nato con la proclamazione della repubblica in Francia, venne poi adottato anche in Italia negli Stati creati da Napoleone e in Belgio. Dopo la sua abolizione da parte di Napoleone, venne usato solo nel periodo della Comune e poi abbandonato. Nessuno stato al mondo lo ha più utilizzato.
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Calendario |
Il '''calendario''' è un sistema adottato dall'uomo per suddividere, calcolare e identificare precisi periodi di tempo. Questi periodi, suddivisi generalmente in giorni, costituiscono le date del calendario.
Calendario del 1845 con i mesi da gennaio a marzo.
Il termine ''calendario'' identifica inoltre lo strumento materiale utilizzato per illustrare tale sistema di calcolo cronologico .
Più in generale, il termine ''calendario'' è anche usato per denotare una lista di eventi stabiliti o pianificati in maniera dettagliata.
| Quasi tutti i calendari si basano su alcune unità di tempo fondamentali:
* la settimana, di sette giorni;
* il mese, di circa quattro settimane;
* l'anno, in genere di dodici mesi.
Ciascuna nazione adotta un proprio calendario ufficiale per definire le festività e identificare le date in modo univoco; quasi tutti i paesi del mondo, nonché le organizzazioni sovranazionali come l'ONU adottano il calendario gregoriano; molti paesi affiancano a questo altri calendari:
* alcuni paesi musulmani adottano il calendario islamico;
* la Cina e la maggior parte dei paesi orientali adottano anche il calendario cinese;
* l'India adotta anche il calendario nazionale indiano;
* la Thailandia adotta anche il calendario buddhista;
* in Iran e Afghanistan è correntemente utilizzato il calendario persiano;
* Israele adotta il calendario ebraico.
Diversi altri calendari sono stati usati, ufficialmente o no, in passato. Alcuni di essi rimangono in uso soprattutto per motivi religiosi o liturgici; ad esempio le Chiese ortodosse utilizzano il calendario giuliano.
Equinozio visto dal calendario astronomico di Pizzo Vento a Fondachelli Fantina, Sicilia
Le unità di tempo fondamentali su cui si basano i calendari sono ricavate dall'osservazione del Sole e della Luna:
* la settimana corrisponde alla durata di una singola fase lunare (7,01 giorni) tra le quattro principali;
* il mese corrisponde alla durata di un ciclo completo di fasi (28,07 giorni), cioè a quattro settimane;
* l'anno corrisponde alla durata di un ciclo di stagioni, cioè a un periodo di rivoluzione della Terra intorno al Sole (non esattamente a causa della precessione degli equinozi).
Poiché però un anno solare non corrisponde a un numero intero di mesi lunari (13 mesi, il rapporto è di circa 12,3683), i calendari seguono in genere o l'uno o l'altro dei due cicli. Essi si distinguono quindi in:
* '''calendari solari''': sono basati sulla durata dell'anno solare, o anno tropico, di circa 365 giorni. In questi calendari le stagioni cominciano sempre nelle stesse date (queste date tuttavia possono spostarsi molto lentamente, nel volgere dei secoli), ma i mesi ''non'' seguono esattamente il ciclo delle fasi lunari. Esempi di calendari solari sono il calendario gregoriano e il calendario giuliano.
* '''calendari lunari''': sono basati sulla durata del mese lunare, di circa 29 giorni e mezzo. In questi calendari il mese comincia sempre con la Luna nuova, ma la data d'inizio delle stagioni si sposta in avanti da un anno all'altro (in media di circa 11 giorni). Un esempio è il calendario islamico.
* '''calendari lunisolari''': sono sincronizzati sia con la durata dell'anno tropico, sia con quella del mese lunare. Per poter mantenere questa sincronia, occorre alternare anni di 12 e di 13 mesi (vedi Ciclo metonico). In questi calendari, la data d'inizio delle stagioni si sposta in avanti o indietro da un anno all'altro, ma si mantiene sempre vicina (entro 12-13 giorni) a una data fissa. Un esempio è il calendario ebraico o, in passato, il calendario celtico rivelato dalla lamina bronzea di Coligny.
Riproduzione della Piedra del Sol, un calendario azteco del XV secolo
Anche la durata media di una fase lunare non è esattamente di sette giorni (precisamente è di circa 7,3826 giorni): per questo motivo le fasi ''non'' cominciano sempre lo stesso giorno della settimana.
=== Intercalazione ===
I calendari basati su eventi astronomici necessitano periodicamente di intercalare nell'anno periodi di tempo extra per mantenere la sincronizzazione con l'evento astronomico di riferimento.
Alcuni tipi di intercalazione calendariale ben noti sono il giorno aggiuntivo introdotto negli anni bisestili, il tredicesimo mese intercalare introdotto periodicamente nei calendari lunisolari (come quelli ebraico e cinese), e il secondo intercalare aggiunto periodicamente al tempo segnato dagli orologi atomici.
* Calendario attico
* Calendario babilonese
* Calendario balinese
* Calendario bengalese
* Calendario berbero
* Calendario buddhista
* Calendario celtico
* Calendario cinese
* Calendario copto
* Calendario C&T
* Calendario ebraico
* Calendario egizio
* Calendario etiopico
* Calendario giapponese
* Calendario giuliano
* Calendario gregoriano
* Calendario induista
* Calendario nazionale indiano
* Calendario islamico
* Calendario Juche
* Calendario maya
* Calendario olocenico
* Calendario persiano
* Calendario rivoluzionario francese
* Calendario rivoluzionario sovietico
* Calendario romano
* Calendario somalo
* Calendario tuareg
Torikòs (500-530 a.C.). Per ogni mese sono indicati i sacrifici comandati in onore di Dioniso.
Per distinguere i vari anni tra loro, si usa assegnare a ciascuno di essi un numero progressivo.
Nel calendario gregoriano e in quello giuliano la numerazione attualmente in uso inizia dalla data di nascita di Gesù calcolata nel VI secolo dal monaco Dionigi il Piccolo. Gli anni successivi a tale data sono denominati "dopo Cristo", in sigla d.C.; gli anni precedenti "avanti Cristo", in sigla a.C. Non esiste l'anno zero: l'1 d.C. segue immediatamente l'1 a.C. Gli astronomi usano tuttavia, per semplicità di calcolo, una numerazione che comprende lo zero (corrispondente all'1 a.C.) e in cui gli anni precedenti all'1 a.C. sono indicati da numeri negativi.
In tempi passati si sono usati sistemi di numerazione basati su altri eventi storici: i più diffusi sono stati quelli che facevano riferimento alla fondazione di Roma e all'inizio dell'impero di Diocleziano.
Altri calendari usano una numerazione loro propria: per esempio quello ebraico inizia dalla creazione del mondo (calcolata in base alla Bibbia), quello islamico dall'Egira.
Per evitare il riferimento alla religione cristiana, si sta diffondendo, soprattutto nei paesi anglosassoni, l'uso di sostituire le locuzioni "prima di Cristo" (a. C.) e "dopo Cristo" (d. C.) con le equivalenti: "ante era volgare" (a.e.v.) ed "era volgare" (e.v.).
Calendario cistercense del X secolo
Durante il Medioevo, tutti gli stati e le città dell'Europa occidentale seguirono il calendario giuliano, ma si differenziarono riguardo al giorno d'inizio dell'anno: tra le differenti date adottate vi furono il 1º marzo, il 25 marzo, il giorno di Pasqua, il 1º settembre. La numerazione degli anni variava di conseguenza, per cui lo stesso giorno poteva corrispondere in diversi paesi ad anni diversi.
In seguito, a partire dalla promulgazione del calendario gregoriano (1582), progressivamente si ritornò alla data del 1º gennaio, originariamente fissata da Gaio Giulio Cesare, e oggi adottata universalmente.
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Castrignano del Capo |
'''Castrignano del Capo''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Lecce in Puglia.
Situato nell'estremo lembo della penisola salentina, a 65,4 km dal capoluogo provinciale, è il comune più a sud della Puglia. Rientrano nel suo territorio le frazioni di Giuliano di Lecce, Salignano e Santa Maria di Leuca, quest'ultima rinomata località turistica. Fa parte dell'Unione dei comuni Terra di Leuca. Dal 2016 fa parte dell'associazione ''Borghi Autentici d'Italia''
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=== Territorio ===
Il territorio comunale ha una superficie di 20,27 km², per una densità abitativa di 265,96 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 121 m s.l.m., su un dirupo tufaceo digradante verso il mare.
L'abitato, dalla planimetria molto confusa, delimitata da un perimetro altrettanto irregolare, si estende tra la Serra di Vereto e la costa adriatica. Appartengono al Comune di Castrignano del Capo piccole frazioni importantissime per le risorse turistiche: Giuliano di Lecce e Salignano (rispettivamente a Nord-Ovest e a Est) e Santa Maria di Leuca, un moderno centro balneare sorto sul sito di un'antica città messapica, nell'insenatura tra il Capo Santa Maria di Leuca e punta Ristola, la parte più meridionale della penisola salentina. In qualità di località balneare, Santa Maria di Leuca è stata segnalata con tre vele nella Guida Blu di Legambiente ed è stata Bandiera Blu delle Spiagge nell'anno 2005.
Dall'ottobre 2006, parte del suo territorio rientra nel Parco Costa Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase istituito dalla Regione Puglia allo scopo di salvaguardare la costa orientale del Salento, ricca di pregiati beni architettonici e di importanti specie animali e vegetali.
Il territorio, ricoperto di macchia mediterranea, pinete e uliveti, confina a ovest con il comune di Patù, a nord con il comune di Morciano di Leuca e Alessano, a est con il comune di Gagliano del Capo, a sud-ovest con il mare Ionio e a sud-est con il mare Adriatico.
*Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003
=== Clima ===
Dal punto di vista meteorologico Castrignano del Capo rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente semiarido (BWh) e un regime termico di tipo praticamente tropicale. Gli inverni sono molto caldi per la latitudine (paragonabili a quelli delle coste settentrionali del Golfo Persico) e le estati sono caratterizzate da caldo intenso e umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +16,8 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +28,5 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 321 mm, presentano un minimo in primavera-estate ed un picco in autunno-inverno.Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del basso Salento risentono debolmente delle correnti occidentali grazie alla protezione determinata dalle serre salentine che creano un sistema a scudo. Al contrario le correnti autunnali e invernali da Sud-Est, favoriscono in parte l'incremento delle precipitazioni, in questo periodo, rispetto al resto della penisola.
Le temperature percepite in inverno non superano quasi mai i 23 °C, mentre d'estate sono quasi sempre superiori a 34 °C con picchi fino a 40/44 °C.
* Classificazione climatica di Castrignano del Capo:
** Zona climatica: C
** Gradi giorno: 1116
Così come per Castrignano de' Greci e per Castri di Lecce, anche per Castrignano del Capo si pensa che il nome derivi dalla parola latina ''castrum'' che significa fortezza, accampamento. L'aggiunta della specifica ''"del Capo"'', in quanto sorge nel "Capo di Leuca", è per distinguerlo da Castrignano de' Greci.
Le origini della nascita del paese non sono certe. Il territorio fu certamente insediamento romano anche se la presenza dell'uomo è attestata sin dall'età del Bronzo per la presenza del menhir "di Ussano" posto nella frazione di Giuliano di Lecce. Pare addirittura che San Pietro stesso, nel suo viaggio verso Roma, si sia fermato a Castrignano del Capo (precisamente a Santa Maria di Leuca) e che, da allora, il tempio pagano dedicato alla dea Minerva sia diventato il Santuario della "Madonna de finibus terrae".
Veri e propri centri urbani cominciarono, comunque a prendere forma solo intorno al X secolo, quando i Saraceni distrussero la vicina Vereto causando la fuga dei suoi abitanti che, a loro volta, diedero vita a nuovi agglomerati come quello di Castrignano del Capo.
Infeudato ai d'Almeto nel 1280, il paese passò nel corso dei secoli a numerose famiglie feudatarie. Fu feudo dei ''De Caniano'', dei ''Pignatelli'', dei ''Bilitta'', degli ''Ayerbo'', dei ''Della Ratta'', dei ''Della Barliera'', dei ''De Frisis'' e dei ''Guarini''.
=== Simboli ===
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Descrizione araldica dello stemma:
Descrizione araldica del Gonfalone:
===Architetture religiose===
Chiesa di San Michele Arcangelo
==== Chiesa di San Michele Arcangelo ====
La costruzione della chiesa madre di San Michele Arcangelo ebbe inizio il 2 aprile 1743 e sorge sulle rovine di una precedente chiesa rinascimentale, distrutta dal terremoto del 20 febbraio 1743. I lavori furono completati nel 1751 ed il 22 dicembre dello stesso anno venne consacrata alla presenza del vescovo Luigi D'Alessandro. Edificata in stile barocco, conserva ancora alcuni tratti della preesistente struttura rinascimentale costruita tra le due torri dell'antica rocca. Realizzata in carparo, la chiesa misura una lunghezza di 36 metri, una larghezza di 11 metri ed un'altezza di 17 metri. Il prospetto è caratterizzato dal portone centrale decorato con bassorilievi, stemmi che ricordano la vecchia chiesa ed una statua di San Michele, in pietra, adagiata al centro di una cornice che poggia su due colonne laterali. Due nicchie con statue si aprono ai lati del portale.
L'interno, ad unica navata, ha sei altari laterali (tre per lato), dei quali si distinguono per importanza quelli dedicati alla Pietà, alla Madonna del Rosario e a San Michele. Quadri e tele settecentesche raffigurano Sant'Oronzo, San Michele Arcangelo, San Giovanni Battista, la Madonna delle Grazie e la Visitazione della Beata Vergine Maria. Di particolare pregio artistico è la statua in legno datata 1707, opera del napoletano Nicola Fumo, raffigurante San Michele Arcangelo. Una leggenda popolare vuole che questa statua non sia appoggiata su un piedistallo, ma che vi sia un millimetro di spazio fra il piede e la base. Nel 1970, in seguito alla riforma del Concilio Vaticano II che prevedeva il sacerdote celebrante rivolto verso i fedeli, il presbiterio fu privato del raffinatissimo altare maggiore in marmi pregiati e della balaustra. Nella navata di destra, al di sopra del terzo altare, si trova un imponente organo costruito dall'illustre artigiano Sebastiano Kircher nel 1751. Alto circa tre metri e largo due, l'organo è formato da una cassa a tre campane e 25 canne.
==== Altre chiese ====
*Cappella di Sant'Antonio da Padova – situata nel centro del paese, fu edificata nella seconda metà del XIX secolo. Presenta una sobria facciata in stile neoclassico e un interno a tre navate con altare maggiore.
*Chiesa della Madonna delle Morelle – adiacente al cimitero, fu edificata agli inizi del XIX secolo in seguito ad un fatto prodigioso. Secondo la leggenda popolare, nel Settecento, un cacciatore durante una battuta di caccia trovò, tra i rami di un cespuglio di more (o morelle), un'immagine della Madonna.
*Cappella dello Spirito Santo – si tratta di una piccolissima struttura, dall'estrema semplicità architettonica, edificata nel XVIII secolo.
*Cappella di Santa Maria della Misericordia – risale al 1639 e fu edificata sulle rovine di un'altra chiesa dedicata a ''Santa Maria dello Trisciolo''.
*Chiesa della Madonna Immacolata – posta nelle immediate vicinanze del centro storico, risale agli inizi del Settecento e presenta all'interno un decoratissimo altare maggiore in marmi policromi. È sede dell'omonima confraternita.
*Basilica santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, situata nella frazione di Santa Maria di Leuca.
=== Architetture civili ===
==== Borgo Terra ====
Palazzo Muzi
Colonna dell'Immacolata
L'antico centro di Castrignano del Capo, detto "'''Borgo Terra'''", rappresenta la prima società rurale del paese e risale al Medioevo, periodo in cui si succedettero svariate famiglie feudatarie.
Il Borgo, uno dei luoghi più suggestivi del paese, è costituito da una serie di piccoli e contorti vicoli che si snodano tra le pareti bianche delle case a corte con caratteristici balconi. Vi è la presenza di numerosi frantoi oleari ipogei. Il piccolo centro medievale venne arricchito nel 1460 dall'interessante Palazzo Fersini. In abbandono per molto tempo, negli ultimi anni ha riacquistato l'importanza che gli compete.
==== Palazzo Muzi ====
Palazzo Muzi, edificato tra la fine del XVIII e i primi anni del XIX secolo, è ubicato nel nucleo antico di Piazza San Nicola, oggi Piazza Mercato. Si presenta con una facciata elegante e fu costruito lungo le mura di cinta del ''Borgo Terra''. Dell'impianto originario rimangono una cortina in muratura a pendenti e una gettarola dalla quale venivano lanciati pietre ed olio bollente contro gli attacchi dei pirati. Per oltre due secoli fu la dimora della famiglia Trani.
Il palazzo, oltre ad essere la dimora signorile dei proprietari, aveva le stesse funzioni delle antiche masserie autosufficienti. All'interno, infatti, vi erano un mulino, tre pozzi per la raccolta dell'acqua piovana e un frantoio ipogeo. Si racconta che questa dimora abbia ospitato nel 1807 Giuseppe Bonaparte. Inoltre nel 1943 vi alloggiò il re Vittorio Emanuele III accompagnato dal maresciallo Badoglio. Attualmente è stato trasformato in Bed & Breakfast.
==== Masseria Palamita ====
Masseria Palamita, risalente al XVI secolo, fu edificata sul luogo dove sorgeva una torre di difesa. Il complesso masserizio, trasformato recentemente in dimora stagionale, sorge sulla strada litoranea che conduce al Marina di Leuca.
=== Altro ===
==== Colonna dell'Immacolata ====
La colonna votiva dedicata alla Vergine Immacolata fu innalzata nel 1838 come ricorda l'iscrizione latina riprodotta a pennello sulla facciata est dell'alto piedistallo quadrato, che sorregge la grande colonna. Sulla sommità è posizionata una statua della Madonna realizzata dallo scultore Martino Carluccio di Muro Leccese.
==== Colonna di San Michele ====
La Colonna di San Michele fu fatta costruire nel 1839. Le analoghe caratteristiche stilistiche con la colonna dell'Immacolata, fanno pensare alla stessa manodopera.
=== Monumenti e luoghi d'interesse nelle frazioni ===
=== Giuliano di Lecce ===
Da vedere:
*Castello cinquecentesco
*Chiesa madre di San Giovanni Crisostomo
*Chiesa dell'Immacolata
*Chiesa bizantina di San Pietro
*Cripta del Pantocratore
*Menhir Mensi
=== Salignano ===
Da vedere:
*Chiesa madre di Sant'Andrea
*Chiesa della Purificazione
*Chiesa di San Giuseppe
*Chiesa della Madonna delle Rasce
*Torre di difesa del 1550
=== Santa Maria di Leuca ===
Da vedere:
*Promontorio Japigeo "De Finibus Terrae", estremo lembo della penisola salentina.
*Santuario della ''Madonna de Finibus Terrae''
*Grotte
*Ville ottocentesche
=== Evoluzione demografica ===
=== Etnie e minoranze straniere ===
Al 31 dicembre 2019 a Castrignano del Capo risultano residenti 173 cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono:
* Romania - 28
* Marocco - 27
* India- 17
* Albania - 10
* Filippine - 8
* Etiopia - 7
Diffusione del dialetto salentino
=== Lingue e dialetti ===
Il dialetto parlato a Castrignano del Capo è il dialetto salentino nella sua variante meridionale. Il dialetto salentino, appartenente alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel gruppo meridionale estremo, si presenta carico di influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori nei secoli: messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli.
=== Istruzione ===
==== Biblioteche ====
*Biblioteca comunale
==== Scuole ====
Le scuole, statalizzate, presenti a Castrignano sono 4:
*scuola elementare di S.M. di Leuca;
*scuola elementare di Castrignano del Capo;
*scuola media inferiore di Castrignano del Capo;
*scuola materna di Salignano.
=== Cucina ===
I piatti che caratterizzano il paese sono quelli presenti in tutto il Salento:
*''Ciceri e tria'' (pasta e ceci)
*''minchiareddi'' (pasta fatta in casa)
*''gnommareddi'' (involtini di frattaglie di agnello o capretto)
*''taraddu'' (frisa con olio, pomodoro e sale)
*''conserva'' (passata di peperoni piccanti)
*''pittule'' (impasto comprendente farina, che viene fritto e condito con verdura, sale o zucchero)
* la salamura cotta (pomodori freschi, cipolla abbondante, con peperoni dolci e piccanti)
L'economia locale è dedita all'agricoltura e al turismo. La frazione di Santa Maria di Leuca è una delle principali località turistiche del Salento.
=== Strade ===
I collegamenti stradali principali sono rappresentati da:
*Strada statale 16 Adriatica ''Lecce-Maglie''; SS 275 di Santa Maria di Leuca ''Maglie-Leuca''.
* SS 101 Salentina di Gallipoli ''Lecce-Gallipoli''; SS 274 Salentina Meridionale ''Gallipoli-Leuca''.
Il centro è anche raggiungibile dalle strade provinciali interne: ''SP74 Castrignano del Capo-Santa Maria di Leuca'', '''SP191 Castrignano del Capo-Marina di Leuca'', ''SP351 Morciano di Leuca-Patù-Castrignano del Capo-Gagliano del Capo''.
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
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Calendario giuliano |
Il '''calendario giuliano''' è un calendario solare, cioè basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dall'astronomo egizio Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare , nella sua qualità di pontefice massimo, nell'anno 46 a.C.
Fu in vigore anche dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, rimanendo in uso fino al XVI secolo, quando fu sostituito dal calendario gregoriano tramite la bolla ''Inter gravissimas'' di Papa Gregorio XIII.
| Esso divenne da allora il calendario ufficiale di Roma e dei suoi domini. Nei secoli il suo uso si estese a tutti i Paesi d'Europa e d'America, man mano che venivano cristianizzati o conquistati dagli europei. Rispetto all'anno astronomico, ha accumulato un piccolo ritardo ogni anno fino ad arrivare a circa 10 giorni nel XVI secolo. Per questo nel 1582 è stato sostituito dal calendario gregoriano per decreto di papa Gregorio XIII; diverse nazioni tuttavia hanno continuato a utilizzare il calendario giuliano ben oltre tale data, adeguandosi poi in tempi diversi tra il XVIII e il XX secolo.
Alcune Chiese appartenenti alla Chiesa ortodossa tuttora usano il calendario giuliano come proprio calendario liturgico: da ciò deriva che presso alcune Chiese ortodosse il Natale viene festeggiato il 25 dicembre come nella Chiesa cattolica, presso altre il 7 gennaio. Il calendario giuliano è anche alla base del calendario berbero, tradizionale del Nordafrica.
Nel calendario giuliano si utilizzano gli anni bisestili per compensare il fatto che la durata dell'anno tropico (o anno solare) non è data da un numero intero di giorni. Il giorno in più si aggiunge dopo il 24 febbraio (''sexto die ante Calendas Martias'' nella lingua latina). Va ricordato che i romani avevano l'abitudine di contare i giorni mensili sottraendoli a determinate festività, come le ''Idi'' e le ''Calende'', contando anche il giorno di partenza; quindi tra il 24 febbraio e il 1º marzo (che coincide con le Calende di marzo) ci sono appunto sei giorni (24-25-26-27-28-1).
Negli anni bisestili, con febbraio di 29 giorni, il giorno 24, che era ''sexto die'', sarebbe diventato ''septimo die''. Ma dato che ''septimo die'' era il giorno 23, non potendo chiamare il 24 ''septimo die'' lo chiamarono ''bis sexto die''. Di qui il nome di "anno bisestile".
Sosigene stabilì che un anno ogni quattro fosse bisestile: in questo modo la durata media dell'anno giuliano risultava di 365 giorni e un quarto. Ne consegue che il calendario giuliano è ciclico ogni 4 anni equivalenti a 365 × 4 + 1 = 1461 giorni; considerando anche i giorni della settimana, allora il calendario giuliano è ciclico ogni 1461 × 7 = giorni che equivalgono a 4 × 7 = 28 anni (questo perché 1461 non è divisibile per 7). La differenza con l'anno tropico risulta così di soli 11 minuti e 14 secondi circa, una precisione molto accurata per l'epoca.
Questa differenza, pari a circa un centesimo di giorno, si accumulava però col passare dei secoli, per cui la data d'inizio delle stagioni si spostava man mano all'indietro (si perdeva un giorno ogni 128 anni circa). Questo fenomeno era ben noto agli astronomi medievali; Dante vi accenna nella ''Divina Commedia'':
Per questo motivo nel 1582 fu introdotto il calendario gregoriano, che riduce l'errore a soli 26 secondi (un giorno ogni 3323 anni circa).
Dopo Ottaviano Augusto sono bisestili gli anni il cui numero è divisibile per 4. Prima di lui, invece, non esisteva una regola fissa, dato che l'applicazione della norma era demandata discrezionalmente a decisioni politiche. Fu infatti solo Ottaviano Augusto a imporre definitivamente la cesarea determinazione delle annualità bisestili.
Il primo anno bisestile fu il 45 a.C., anno in cui il nuovo calendario entrò in vigore. Per compensare gli errori accumulati in passato e riportare l'equinozio primaverile al 25 marzo, era però necessario introdurre 85 giorni. Allo scopo furono aggiunti due mesi fra novembre e dicembre all'anno precedente, uno di 33 giorni e l'altro di 34; motivo per cui il 46 a.C., durato 445 giorni, fu soprannominato ''annus confusionis'' ("l'anno della confusione").
Questa confusione ebbe varie ripercussioni nei successivi 50 anni fino a circa l'8 a.C. Infatti dopo la morte di Giulio Cesare (44 a.C.) si commisero vari errori facendo diventare bisestili alcuni anni che non lo dovevano essere e saltando quelli corretti. Fu poi Augusto nell'8 a.C. a sistemare l'errore ordinando che per un certo numero di anni non ci fossero più anni bisestili.
Non vi è unanimità di vedute riguardo quali anni siano effettivamente stati bisestili prima del riordino augusteo; un'ipotesi semplice prevede che essi siano stati 45 a.C., 42 a.C., 39 a.C., 36 a.C., 33 a.C., 30 a.C., 27 a.C., 24 a.C., 21 a.C., 18 a.C., 15 a.C., 12 a.C., 9 a.C., 8. Sarebbe cioè stata fraintesa l'indicazione di inserire un anno bisestile ogni tre anni "normali", inserendolo invece ogni tre anni "compreso" quello bisestile (cioè uno ogni tre invece che uno ogni quattro).
La riforma giuliana, in sostanza, riprendeva il calendario egizio riformato dal decreto di Canopo e fissava l'inizio dell'anno il 1º gennaio, mentre prima era il 1º marzo. Infatti i mesi di quintile (oggi luglio), sestile (agosto), settembre, ottobre, novembre e dicembre derivavano i loro nomi dall'essere rispettivamente il quinto, sesto, settimo, ottavo, nono e decimo mese dell'anno.
I nomi dei mesi del calendario giuliano sono quelli derivanti dall'antico calendario romano, con alcune modifiche introdotte dagli imperatori:
Mesi
(calendario romano)
Definizione
N° giorni prima del 45 a.C.
N° giorni dopo il 45 a.C.
Mesi attuali
''Ianuarius''
Mese dedicato a ''Ianus'' (Giano), dio bifronte, che segnava simbolicamente il passaggio dall'anno precedente a quello successivo. Inoltre ''ianua'' in latino significa "porta", altro riferimento al cambiamento dell'anno.
29
31
Gennaio
''Februarius''
deriva dalla parola sabina ''februa'' che significa "purificazione", in questo mese si praticava la purificazione dei campi prima che fossero coltivati.
28 (in anni comuni)Negli anni intercalari:23 se intercalari sono variabili23/24 se intercalari sono fissi
28 (anni bisestili : 29)
Febbraio
''Mercedonius''/Intercalari
0 (salto anni: variabile (27/28 giorni)o fisso)
abolito
Intercalazione
''Martius''
Mese dedicato a Marte, dio della guerra.
31
31
Marzo
''Aprilis''
Deriva dall'etrusco ''Apru'', cioè Afrodite, la dea greca e, prima ancora, fenicia: dea della forza vitale, sotterranea, che induce le gemme a fiorire.
29
30
Aprile
''Maius''
Dedicato a Maia, dea della fertilità, in questo mese si praticava un rituale mirato alla fertilità dei campi.
31
31
Maggio
''Iunius''
Dedicato alla dea ''Iuno'', cioè Giunone.
29
30
Giugno
''Iulius'' (''Quintilis'')
Dedicato a ''Gaius Iulius Caesar'', Giulio Cesare.
31
31
Luglio
''Augustus'' (''Sextilis'')
Dedicato a ''Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus'', l'imperatore Ottaviano Augusto.
29
31
Agosto
''September''
Settimo mese dell'antico calendario di Romolo che vedeva marzo come primo mese.
29
30
Settembre
''October''
Ottavo mese del calendario di Romolo.
31
31
Ottobre
''November''
Nono mese del calendario di Romolo.
29
30
Novembre
''December''
Decimo mese del calendario di Romolo.
29
31
Dicembre
Il settimo mese (quinto secondo il calendario di Romolo, che veniva chiamato infatti ''quintilis'') fu dedicato a Giulio Cesare nel 44 a.C. per iniziativa di Marco Antonio, l'ottavo (''sextilis'', il sesto mese secondo il calendario di Romolo) a Ottaviano Augusto nell'8 a.C. (''Lex Pacuvia de mense augusto''). Alcuni testi datano il cambiamento di nome di agosto al 26 o al 23 a.C. ma la data della ''Lex Pacuvia'' è certa.
Alcuni affermano (Sacrobosco nell'opera ''Computus'' del 1235) che originariamente febbraio avesse 29 giorni, e che da marzo in poi si alternassero regolarmente mesi di 31 e 30 giorni; ma come ulteriore atto di omaggio ad Augusto, fu decretato anche di aggiungere un giorno ad agosto (che, secondo questa tesi, aveva 30 giorni) togliendolo a febbraio, e invertendo la durata degli ultimi quattro mesi per non avere tre mesi consecutivi di 31 giorni.
Altri cambiamenti di nome dei mesi non sopravvissero. Caligola chiamò "germanico" settembre, Nerone chiamò "claudio" maggio e "germanico" giugno, e Domiziano chiamò "germanico" settembre e "domiziano" ottobre. Bloccata sul nascere la proposta fatta per piaggeria a Tiberio di chiamare novembre, il suo mese natale, col suo nome. La risposta dell'imperatore fu: "E che farete se Roma avrà tredici imperatori?". Anche Carlo Magno avrebbe tentato di dare nuovi nomi ai mesi: ''wintarmanoth'', ''hornung'', ''lentzinmanoth'', ''ostarmanoth'', ''winemanoth'', ''brachmanoth'', ''heuvimanoth'', ''aranmanoth'', ''witumanoth'', ''wintumanoth'', ''windumemanoth'', ''herbistmanoth'' e ''heilagmanoth''.
Il modo di contare i giorni continuò nella tradizione romana, cioè contando i giorni che mancavano ad alcune festività fisse (Calende, None e Idi), fino a che i Visigoti introdussero l'abitudine di assegnare un numero progressivo ai giorni, metodo che però divenne ufficiale solo con Carlo Magno. Con il Cristianesimo, inoltre, invalse l'abitudine popolare di indicare il giorno con il nome del santo che in esso si venerava: questa usanza si mantenne fino all'età moderna. Le feste dei santi erano chiamate ''feriae'', da cui l'espressione "giorni feriali" per i giorni non festivi.
Nel 321 l'Imperatore Costantino introdusse la settimana di sette giorni:
# ''Domini dies'', il giorno del Signore, in seguito modificato in ''Dominica''.
# ''Lunae dies'', il giorno dedicato alla dea Luna.
# ''Martis dies'', giorno dedicato al dio Marte.
# ''Mercurii dies'', dedicato al dio Mercurio.
# ''Iovis dies'', dedicato al dio Giove.
# ''Veneris dies'', dedicato alla dea Venere.
# ''Saturni dies'', giorno dedicato al dio Saturno. La designazione anglosassone di questo giorno traduce letteralmente il ''Saturni dies'' in ''Saturn day'', da cui la forma contratta ''Saturday''. La parola italiana "sabato" deriva invece da ''shabbat'', che nella religione ebraica è il giorno sacro di astensione da qualsiasi opera creatrice e dunque anche dal lavoro.
L'Imperatore Costantino decretò che il giorno di riposo, invece del sabato, fosse la domenica (''dies solis''), il giorno dedicato al dio Sole e associato alla risurrezione di Cristo perché, se Gesù era morto il quinto giorno della settimana ebraica, doveva essere resuscitato la domenica. Con la domenica festiva si soddisfaceva anche un'altra religione molto diffusa: il culto di Mitra, dio dei patti e dell'amicizia nella religione persiana del periodo vedico che adorava il sole e il suo derivato ''Sol Invictus'' (Sole invitto), da cui deriva l'associazione tra il sole e Gesù adoperata da Costantino per promuovere questa nuova, ma sconosciuta ai più, religione (il cristianesimo).
Nel latino cristiano i giorni della settimana sono chiamati, a partire dalla domenica: ''dominica'', ''feria secunda'', ''feria tertia'', ''feria quarta'', ''feria quinta'', ''feria sexta'', ''sabbatum''. Quest'uso di contare i giorni a partire dalla domenica, considerato quindi primo giorno della settimana, viene dall'Ebraismo, mentre questa particolare denominazione dei giorni persiste ancora oggi in alcune lingue, come il portoghese.
La settimana di sette giorni si trovava nei calendari mesopotamici, anch'essi di cultura ed etnia semitica come gli ebrei, la cui matematica era di tipo sessagesimale. Mentre invece non è attestata nel calendario egizio che era composto da settimane di dieci giorni, chiamate decadi, e la cui matematica era invece di tipo decimale.
A partire dalla fine del periodo repubblicano il calendario giuliano enumerava gli anni dalla fondazione della città di Roma (''Ab Urbe condita''), che avvenne nell'anno 753 a.C. secondo i calcoli di Dionigi il Piccolo. Precedentemente il metodo in uso tra i Romani per ordinare gli eventi della storia era quello adottato agli inizi dell'età repubblicana: si indicavano gli anni a partire dai nomi dei due consoli in carica (detti perciò eponimi). Dionigi calcolò la data della nascita di Gesù sulla base di uno dei due censimenti effettuati in Israele dai Romani, ma sbagliò probabilmente il riferimento: alcune fonti, confrontate con i quattro ''Vangeli canonici'', ci mostrano come Erode, tetrarca della Galilea, resosi famoso per la strage degli innocenti, fosse già morto quattro anni prima. Alcuni studiosi fanno riferimento anche al passaggio di una cometa.
=== Il calendario liturgico ortodosso ===
In alcuni paesi la Chiesa ortodossa celebra le sue festività secondo le date del calendario giuliano, per questo motivo in questi paesi il Natale corrisponde al 7 gennaio del calendario gregoriano. Anche la data della Pasqua differisce fra oriente e occidente. Le tredici festività liturgiche maggiori sono:
# Natività di Maria Madre di Dio cattolici e ortodossi (8 settembre), ortodossi che seguono il calendario giuliano (21 settembre)
# Esaltazione della Santa Croce Cattolici (14 settembre) ortodossi (27 settembre)
# Entrata di Maria al Tempio cattolici (21 novembre) una parte di ortodossi seguono il calendario giuliano (4 dicembre)
# Natività di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo cattolici e ortodossi (25 dicembre) una parte di ortodossi seguono il calendario giuliano (6 o 7 gennaio)
# Teofania o Epifania cattolici e ortodossi (6 gennaio) ortodossi che seguono il calendario giuliano (19 gennaio)
# Presentazione di Gesù al Tempio cattolici (2 febbraio) ortodossi (15 febbraio)
# Annunciazione di Maria cattolici (25 marzo) ortodossi che seguono il calendario giuliano (7 aprile)
# Entrata in Gerusalemme (domenica prima di Pasqua)
# Pasqua (domenica di resurrezione di Gesù Cristo)
# Ascensione di Gesù (40 giorni dopo Pasqua)
# Pentecoste (50 giorni dopo Pasqua)
# Trasfigurazione di Nostro Signore cattolici (6 agosto) ortodossi (19 agosto)
# Assunzione di Maria cattolici e ortodossi (15 agosto) ortodossi che seguono il calendario giuliano (28 agosto)
Il calendario giuliano è tuttora in uso in Etiopia, sia dallo Stato sia dalla Chiesa. Il calendario giuliano è seguito soprattutto dalla Chiesa serba, macedone, russa, georgiana e di Gerusalemme.
Il "calendario giuliano prolettico" (nome usato per analogia con il calendario gregoriano prolettico) si ottiene estendendo nel passato il calendario giuliano a date che precedono il 4 d.C., anno in cui si è stabilizzata la convenzione dell'anno bisestile quadriennale: infatti dal 45 a.C. al 4 d.C. gli anni bisestili sono stati irregolari.
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Composti dell'azoto |
Daniel Rutherford, scopritore di azoto
Tra i più comuni '''composti dell'azoto''' si annoverano:
*Nitruri
*Azoturi
| *Ammoniaca, NH3
*Ione ammonio, NH4+
*Ione ammoniuro, NH2-
*Idrazina, NH2NH2
*Diazene, N2H2
*Isodiazene, N2H2
*Triazano, N3H5
*Ciclotriazano, N3H3
*Idrossilammina, NH2OH
*Acido azotidrico, HN3
*Pentazolo, HN5
*Monossido di azoto, NO
*Ione nitrosonio, NO+
*Ione nitrossile, NO-
*Diossido di azoto, NO2
*Ione nitronio, NO2+
*Ione nitrito, NO2-
*Ione nitrato, NO3-
*Ione perossinitrito, ONOO-
*Ione ortonitrato, NO43-
*Ossido di diazoto, N2O
*Diossido di diazoto, N2O2
*Ione iponitrito, N2O22-
*Triossido di diazoto, N2O3
*Ione ossoiponitrito, N2O32-
*Tetraossido di diazoto, N2O4
*Pentaossido di diazoto, N2O5
*Nitrosilazoturo, (NO)N3
*Nitroilazoturo, (NO2)N3
*Trifluoruro di azoto, NF3
*Ione tetrafluorammonio, NF4+
*Tetrafluoroidrazina, N2F4
*Diflurodiazene, N2F2
*Fluoroazoturo, FN3
*Ossido di trifluoroammina, NF3O
*Clorodifluoroammina, NF2Cl
*Diclorofluoroammina, NFCl2
*Tricloruro di azoto, NCl3
*Cloroazoturo, 3
*Tribromuro di azoto, NBr3
*Bromoazoturo, 3
*Triioduro di azoto, NH3NI3, NI3
*Iodoazoturo, IN3
*Alogenoammine, H2NX
*Alogenuri di nitrosile, XNO
*Alogenuri di nitronio, XNO2
*Alogenonitrati, XONO2
*Borazone, BN
*Borazina, B3N3H6
*Amminoborani
*Acido cianidrico, HCN
*Ione cianuro, CN-
*Cianogeno, (CN)2
*Ione cianato, OCN-
*Ione tiocianato, SCN-
*Fulminati, CNOM
*Calcio cianammide, CaNCN
*Cianammide, H2NCN
*Acido fosforoamidico, H2NP(O)(OH)2
*Acido fosforodiamidico, (H2N)2P(O)OH
*Triamide, (H2N)3PO
*Fosfazeni, (NPR2)n
*Policlorofosfazeni, (NPCl2)n
*Polifluorofosfazeni, (NPF2)n
*Fosfame, (PN2H)n
*Acido solfammico, NH2SO2OH
*Tetranitruro di tetrazolfo, S4N4
*Dinitruro di dizolfo, S2N2
*Ione nitruro di dizolfo, NS2+
*Politiazile, (SN)n
*Cationi ciclotiazenio
*Anioni ciclotiazenio
*Ammine
*Ammidi
*Lattami
*Nitrili
*Cianidrine
*Nitroderivati
*Immidi
*Ossime
*Idrazoni
*Azidi
*''N''-nitrosammine
*Sali di diazonio
*Isocianati
*Carbammati
*Carbodiimmidi
*Nitroni
*Eterocicli azotati
*Amminoacidi
*Alcaloidi
*Peptidi
Categoria:Liste di chimica |
Cnidaria |
Gli '''cnidari''', o '''celenterati''', costituiscono un phylum di animali a simmetria raggiata, diblasteri ed acquatici.
| Il corpo degli Cnidari ha una sola apertura, circondata da tentacoli,
che funge da bocca ma serve anche per espellere l'anidride carbonica e le sostanze di rifiuto.
I tentacoli servono per afferrare le prede.
La cavità interna, detta ''celenteron'',
è una vera ''cavità gastrovascolare'', che si prolunga in parte anche nei tentacoli.
Il celenteron svolge due funzioni:
* digestiva, in quanto vi si riversano succhi digestivi prodotti dalle cellule che lo rivestono.
* vascolare, in quanto l'acqua che lo riempie giunge abbastanza vicino a tutti i tessuti del corpo, fornendo nutrimento ed ossigeno e rimuovendo anidride carbonica e sostanze di rifiuto.
Morfologia di polipo e medusa
Il modello strutturale dei Celenterati si concretizza in due forme: ''polipo'' e ''medusa''.
I ''polipi'' sono di norma sessili, ossia fissati ad un supporto solido, e quindi bentonici, con l'apertura boccale verso l'alto.
Le ''meduse'' sono invece natanti, con l'apertura boccale verso il basso. Il corpo delle meduse, data la sua forma, è detto ombrella; la parte aborale dell'ombrella (normalmente rivolta verso l'alto), convessa, è detta esombrella, mentre la parte orale (normalmente rivolta verso il basso), concava, è detta subombrella; questa si prolunga al centro in una struttura tubuliforme più o meno allungata detta manubrio, che termina con la bocca. I tentacoli di norma si dipartono dal margine dell'ombrella (cioè al confine fra esombrella e subombrella).
Fanno parte del plancton, in quanto non nuotano attivamente in direzione orizzontale, pur potendo contrarre l'ombrella per muoversi verticalmente.
Nello strato esterno del corpo (epiderma) sono presenti cellule differenziate.
* Le ''cellule muscolari'', in grado di contrarsi e garantire il movimento e il tono del corpo.
* Le ''cellule nervose'', in grado di trasmettere stimoli. Nei polipi il sistema nervoso è a rete, senza una particolare organizzazione. Nelle meduse c'è un accenno di gerarchizzazione, con raggi nervosi principali che partono dalla sommità dell'ombrello. Tra lo strato esterno e quello interno che tappezza il Celenteron (gastroderma) c'è uno strato gelatinoso, la ''mesoglea'', acellulare almeno nelle forme più primitive.
Sulla superficie, soprattutto sui tentacoli, sono presenti cellule urticanti, i ''cnidocisti'', che funzionano una volta sola, per cui devono essere rigenerate. Hanno funzioni difensive e anche offensive, soprattutto quando si tratta di paralizzare la preda. Esse si attivano quando vengono toccate, grazie a un meccanocettore detto ''cnidociglio'', ed estroflettono dei filamenti urticanti detti ''cnidocisti '' (dal greco κνίδα ''knìda'', ortica). Le cnidocisti possono essere di diverso tipo: ''nematocisti'' o ''spirocisti'', e sono collegate agli ''cnidoblasti'' che contengono un liquido urticante. Le cnidocisti, in genere, inoculano una sostanza che uccide la preda per shock anafilattico. Il liquido urticante ha azione neurotossica o emolitica, la cui natura può variare a seconda della specie, ma di solito è costituita da una miscela di tre proteine a effetto sinergico: ipnossina, talassina e congestina. L'ipnossina ha effetto anestetico, quindi paralizzante; la talassina ha un comportamento allergenico che causa una risposta infiammatoria; la congestina paralizza l'apparato circolatorio e respiratorio.
Anche se non tutte le meduse sono urticanti, alcune, come le cubomeduse, sono particolarmente pericolose per l'uomo: in taluni casi possono causare anche la morte per shock anafilattico.
Nei polipi gli unici sensi presenti sono il tatto e la sensibilità alle sostanze disciolte nell'acqua.
Nelle meduse troviamo due organi di senso veri e propri.
* La ''statocisti'', una vescicola ricoperta internamente di cellule ciliate e contenente uno ''statolito'', un corpo minerale secreto dall'animale. Esso permette alla medusa di reagire a cambiamenti della posizione rispetto alla verticale, in quanto lo statolito preme in quel caso su parti diverse della parete.
* Una ''macchia oculare'', sensibile all'intensità luminosa, che permette all'animale di regolare la sua profondità secondo l'intensità della luce.
=== Alimentazione ===
La dieta degli cnidari è carnivora: si nutrono di copepodi e piccoli pesci, in stadi più giovanili si alimentano di fitoflagellati e rotiferi. L'abbondanza di cibo è importante per lo sviluppo degli cnidari dato che è l'elemento principale affinché la strobilazione degli idrozoi e degli scifozoi abbia luogo.
La preda viene catturata grazie all'inoculazione di veleno attraverso gli cnidocisti, di cui tutte le specie del phylum sono provviste ed in seguito introdotta nella cavità interna per essere digerita. La digestione è in parte extracellulare ed in parte intracellulare. La digestione extracellulare avviene per via di enzimi digestivi prodotti nel celenteron. La digestione intracellulare è ottenuta dalle cellule stesse che fagocitano e digeriscono al proprio interno piccole particelle di cibo. I residui della digestione vengono poi espulsi dalla bocca nell'ambiente esterno.
=== Riproduzione ===
La riproduzione sessuale è presente in tutte le specie; quella asessuale, per lo più per gemmazione, si ha in genere nei polipi.
Esistono specie nelle quali si ha alternanza di generazioni tra polipi e meduse. In questi casi, le meduse si riproducono sessualmente, producendo dei gameti che vengono espulsi dalla cavità gastrovascolare. La fecondazione avviene nell'acqua; dall'uovo fecondato si sviluppa la larva cigliata, detta planula, che a un certo punto si adagia in una zona ottimale e incomincia a crescere dando origine all'embrione. Quest'ultimo si riproduce asessualmente per strobilazione dando origine alle meduse.
Il phylum '''Cnidaria''' viene suddiviso generalmente in 6 classi, ciascuna delle quali comprendente una vasta diversità di organismi accomunati da un simile ciclo vitale e da medesimi elementi di simmetria interna. Secondo Petersen (e successivamente Bouillon), gli Cnidari sono suddivisi in due sub-phylum: gli Anthozoaria che hanno unicamente fase polipoide e i Medusozoa che hanno sia la fase di medusa che di polipo. I Medusozoi sono poi suddivisi in Idrozoi, Cubozoi e Scifozoi.
Diversi Cnidaria dal Dizionario Enciclopedico di Brockhaus ed Efron (1890—1907).
1. ''Aurelia aurita'' (Discomedusae, Semaeostomeae)
2. ''Chrysaora mediterranea'' (Discomedusae, Semaeostomeae)
3. ''Carybdea marsupialis'' (Cubomedusae)
4. ''Rhizostoma pulmo'' (Discomedusae, Rhizostomeae)
5. ''Lucernaria pyramidalis'' (Stauromedusae)
* Classe '''Anthozoa''' (Antozoi)
** Sottoclasse Ceriantharia
*** Ordine Penicilaria
*** Ordine Spirularia
** Sottoclasse Hexacorallia (Esacoralli)
*** Ordine Actiniaria
*** Ordine Antipatharia
*** Ordine Corallimorpharia
*** Ordine Rugosa †
*** Ordine Scleractinia
*** Ordine Zoantharia
** Sottoclasse Octocorallia (octocoralli)
*** Ordine Alcyonacea
*** Ordine Helioporacea
*** Ordine Pennatulacea
* Classe '''Hydrozoa''' (Idrozoi)
** Sottoclasse Hydroidolina o Hydroida
*** Ordine Anthoathecata
*** Ordine Leptothecata
*** Ordine Siphonophora
** Sottoclasse Trachylinae o Automedusae
*** Ordine Actinulida
*** Ordine Limnomedusae
*** Ordine Narcomedusae
*** Ordine Trachymedusae
* Classe '''Scyphozoa''' (Scifozoi)
** Sottoclasse Discomedusae
*** Ordine Semaeostomea
*** Ordine Rhizostomea
** Sottoclasse Coronatae
* Classe '''Cubozoa''' (Cubozoi)
** Ordine Carybdeida o Cubomedusae
** Ordine Chirodropida
* Classe '''Staurozoa'''
** Ordine Conulatae †
** Ordine Stauromedusae
* Classe '''incertae sedis'''
** Famiglia Tesseranthidae
* Classe '''Polypodiozoa''' (filogenetica incerta nel 2014)
** Ordine Polypodiidea
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Cephalopoda |
I '''cefalopodi''' sono molluschi esclusivamente marini, tra i più evoluti, con conchiglia ridotta internamente o del tutto assente, prettamente nectonici o bentonici . Si svilupparono in una grande moltitudine di forme durante il Mesozoico, colonizzando praticamente tutti gli ambienti marini con i gruppi dei nautiloidi, ammonoidea e belemnoidi, gli ultimi due totalmente estinti.
Ipotesi recenti considerano i cefalopodi derivati direttamente da monoplacofori con conchiglia a spiralizzazione più accentuata; si suppone che la regione apicale del sacco dei visceri di questi molluschi si ritirasse di tanto in tanto e il mantello che li ricopriva formasse una serie successiva di setti calcarei interni, delimitando cavità ripiene di gas. Ciò produsse una sempre maggiore leggerezza, caratteristica questa che permise loro di acquisire un galleggiamento neutro per potersi spostare nel liquido con minor sforzo. Durante questi primi stadi evolutivi, i cefalopodi acquisirono velocità e capacità di predazione, sviluppando un capo dotato di lobi prensili, derivati da tentacoli semplici di monoplacofori ancestrali.
Le dimensioni sono molto variabili, da pochi millimetri a vari metri nel caso del calamaro gigante, che è il secondo mollusco più grande, oltre ad essere anche il secondo animale più grande tra tutti gli invertebrati attuali. Nelle dimensioni è superato solamente dal calamaro colossale, ''Mesonychoteuthis hamiltoni'', che può avere un mantello lungo quasi il doppio del suo. Alcuni cefalopodi estinti, come il vampiromorfo cretaceo Tusoteuthis ed il nautiloide ordoviciano Cameroceras, potevano raggiungere dimensioni perfino più grandi.
| Fossile di ''Trachyteuthis hastiformis'', forma giurassica, affine agli attuali calamari, il cui ottimo stato di fossilizzazione permette di osservare i tentacoli
Il processo di cefalizzazione ha condotto a specie con capo voluminoso, fornito di appendici periboccali molto caratteristiche: 8 braccia ricche di ventose e, non sempre, 2 tentacoli, il tutto ottenuto dalla lenta modificazione del piede. È presente anche una formazione muscolare imbutiforme, situata ventralmente al capo e aperta nella cavità palleale, destinata a permettere l'espulsione violenta dell'acqua e la locomozione "a reazione", anch'essa ottenuta dalla modificazione del piede ancestrale.
I cefalopodi sono predatori efficienti di invertebrati e pesci, capaci di propulsione a getto e dotati di tentacoli per trattenere la preda e di una bocca armata da robuste mascelle a forma di becco. Rispetto agli altri molluschi l'apparato digerente ha migliorato la sua resa affidando gran parte dell'azione alla muscolatura liscia. Lo stomaco è costituito da due camere comunicanti e la digestione è esclusivamente extracellulare.
Si è sviluppato un grosso cervello, prodotto dalla fusione di più gangli nervosi e protetto da una formazione cartilaginea, connesso a grandi globi ottici altamente evoluti, sicuramente i più complessi fra gli invertebrati, capaci di una risoluzione simile a quella dei vertebrati (per esempio un polpo può avere mezzo miliardo di cellule nervose). Grosse fibre nervose distribuiscono gli impulsi al corpo, regolando i giochi cromatici dei cromatofori, piccole sacchette elastiche piene di pigmento che, espandendosi o contraendosi, permettono all'organismo di cambiare colore, come è evidente nelle seppie e nei polpi.
Nei test possono essere addestrati a discriminare forme e oggetti , e in una certa misura possono venire addomesticati.
La respirazione avviene attraverso le branchie, il cui numero è un carattere tassonomico.
Gli unici rappresentanti viventi di cefalopodi provvisti di conchiglia esterna sono i nautiloidi, gruppo di molluschi un tempo assai diffuso e diversificato del quale sopravvivono solo due generi e sette specie. La conchiglia dei Nautilus è sottile e liscia, avvolta dorsalmente su uno stesso piano, e ciò non implica una torsione dei visceri come nei gasteropodi. Inoltre, il nicchio è concamerato, presenta un canale che collega i vari compartimenti e permette al gas azotato ivi contenuto di passare tranquillamente attraverso i setti trasversali che delimitano le camere, favorendo il galleggiamento dell'animale tramite opportune regolazioni di pressione. L'ultima camera, la più grande, è l'unica occupata dalle parti molli dell'organismo, dotato di circa 90 tentacoli privi di ventose. Analogo significato funzionale hanno gli ossi di seppia e la conchiglia delle Spirula, che permettono gli spostamenti verticali. Nei calamari, invece, la conchiglia perde anche tale funzione ed appare ancora più ridotta. Le femmine del genere Argonauta, invece, secernono all'evenienza un'ooteca calcarea simile ad una conchiglia, che serve solo per trasportare le uova. Gli ottopodi invece sono privi di conchiglia interna.
I cefalopodi sono sempre dioici, cioè a sessi separati, le gonadi sono localizzate all'estremità posteriore del corpo e si aprono direttamente nella cavità celomatica. Da qui, i gameti vengono espulsi attraverso i pori genitali nella cavità palleale. Il maschio non libera gli spermi ma li impacchetta in spermatofore che deposita, tramite un tentacolo apposito detto ectocotile, nella cavità palleale della femmina. Per questo motivo rappresenta un particolare modello di fecondazione interna senza copulazione. La femmina depone grappoli di uova ricche di deutoplasma fissandole a substrati rigidi, dalle quali si originano tipicamente discoblastule che portano alla nascita di progenie simile alle forme adulte, priva di stadi larvali particolari.
La classe dei cefalopodi è normalmente divisa in dibranchiati e tetrabranchiati, a seconda che dispongano per la respirazione di una o due coppie di branchie.
Si elencano i taxa sottordinati:
* '''Sottoclasse''' Ammonoidea† (Ammonoidi)
* '''Sottoclasse''' Nautiloidea (Nautiloidi)
** Ordine Nautilida (Nautilidi)
* '''Sottoclasse''' Coleoidea (Coleoidi)
**'''''Superordine''''' Decapodiformes (Decapodiformi)
***Ordine Spirulida (Spirulidi)
***Ordine Sepiida (Sepiidi)
***Ordine Sepiolida (Sepiolidi)
***Ordine Teuthida (Teutidi)
**'''''Superordine''''' Octopodiformes (Octopodiformi)
***Ordine Vampyromorphida (Vampiromorfidi)
***Ordine Octopoda (Octopodi)
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Crustacea |
I '''crostacei''' costituiscono un subphylum degli Artropodi che comprende principalmente animali acquatici marini, sebbene siano ampiamente presenti anche nelle acque dolci e sia nota qualche specie terrestre. Grazie a vari studi molecolari, è adesso bene accettato che il gruppo dei crostacei è parafiletico e comprende tutti gli animali nel clade pancrustacea tranne gli esapodi. Alcuni crostacei sono dunque più vicini agli insetti e altri esapodi che altri crostacei.
un granchio
| Scampo (''Nephrops norvegicus'') visto da sotto. Sono evidenti la divisione in capo, torace (con le zampe usate per camminare sul fondale), addome (con le uova e le piccole appendici natatorie) e coda.
Quello dei Crostacei costituisce un gruppo molto eterogeneo i cui membri, a livello morfologico, sono accomunati soprattutto da due caratteri basali:
* la presenza di due paia di appendici preorali (antennule e antenne) nel cephalon (capo), altrimenti identico – per numero e disposizione dei segmenti e appendici – a quello di Miriapodi ed Esapodi;
* la presenza di alcune appendici biramose (differenti però da quelle dei Trilobitomorfi).
Nei Crostacei più primitivi vi sono ancora segni di metameria omonoma nel tronco, unica regione successiva al cephalon: in tal caso tutti i segmenti del tronco recano appendici locomotorie, che si fanno solitamente più piccole avvicinandosi all'ultimo segmento, che presenta spesso una forcula rigida.
Nei crostacei più evoluti il tronco è suddiviso in torace e addome, detti rispettivamente ''pereion'' e ''pleon''. In questo caso si ha una differenziazione delle appendici in pereiopodi (nel pereion) e pleiopodi (nel pleon): i pereiopodi sono principalmente adibiti alla locomozione terrestre (i pereiopodi più anteriori possono svolgere la funzione di presa e triturazione del cibo ed in tal caso vengono detti massillipedi), mentre i pleiopodi svolgono altre funzioni (per esempio possono essere foggiati a paletta per il nuoto, possono recare branchie, servire a trattenere le uova).
A volte i pleiopodi dell'ultimo paio sono appiattiti e si affiancano al telson (segmento post-anale privo di appendici), anch'esso appiattito, formando un ventaglio caudale (ad esempio nelle aragoste).
In alcuni Crostacei, i più noti, il torace e il capo sono fusi assieme a costituire un cefalotorace, ricoperto da un carapace reso più rigido dalla deposizione di carbonato di calcio.
Gli occhi possono trovarsi all'estremità di appendici modificate o essere peduncolati.
Un tipico esempio di avanzamento della differenziazione dei segmenti si ha nei granchi.
In questi Crostacei evoluti, l'addome non presenta più appendici:
è anzi ridotto e rivoltato sotto al cefalotorace.
Larva di tipo ''nauplio'' di un gamberetto
Larva di tipo ''zoea'' di un astice
I crostacei passano generalmente per due fasi larvali, chiamate rispettivamente ''nauplio'' e ''zoea'', ed una fase post-larvale, tutte distinte dal metodo di locomozione utilizzato. Le fasi larvali si dividono ulteriormente in stadi separati da mute e contraddistinte da numeri romani (p.es. nauplio II, nauplio III, zoea I, zoea IV).
Alcune specie invece passano simili fasi embrionali nell'interno dell'uovo, per poi uscirne con fattezze simili a quelle adulte (oppure come zoea).
=== Nauplio ===
Nello stadio di ''nauplio'' il crostaceo si muove grazie alle proprie antenne. Sono ben sviluppati solo il capo e la coda, mentre il torace e l'addome sono assenti o ridotti, secondo lo stadio.
I nauplii sono caratterizzati da un unico primitivo occhio, detto ''ocello naupliare'', che consente loro di percepire l'intensità luminosa. Questo occhio generalmente scompare negli stadi successivi con la comparsa degli occhi composti, mentre in alcune specie, come il ''Triops'', rimane anche nella fase adulta.
=== Zoea ===
La seconda fase, detta ''zoea'', si muove invece grazie alle appendici sul torace, mentre i pleopodi non sono ancora ben sviluppati.
Le zoee hanno due occhi composti.
=== Post-larva ===
La ''post-larva'' presenta ormai la maggior parte delle caratteristiche dell'organismo adulto, e si muove con i propri pleopodi. Spesso vengono usati nomi particolari a seconda dei taxa (p.es. ''megalopa'').
I crostacei più noti, appartenenti all'ordine dei Decapodi, sono largamente usati per l'alimentazione umana e in qualche caso anche allevati: gamberi, granchi, aragoste, astici, mazzancolle, scampi ecc. Vengono consumate anche poche specie di altri ordini (p.es. ''Squilla'').
Hanno importanza economica per i danni che producono i Cirripedi.
Il prospetto seguente rispecchia la classificazione di J.W. Martin & G.E. Davis (2001)
Un branchiopode, ''Artemia salina''
'''Classe Branchiopoda Latreille, 1817'''
* Sottoclasse Sarsostraca Tasch, 1969
** Ordine Anostraca Sars, 1867
* Sottoclasse Phyllopoda Preuss, 1951
** Ordine Notostraca Sars, 1867
** Ordine Diplostraca Gerstaecker, 1866
*** Sottordine Laevicaudata Linder, 1945
*** Sottordine Spinicaudata Linder, 1945
*** Sottordine Cyclestherida Sars, 1899
*** Sottordine Cladocera Latreille, 1829
**** Infraordine Ctenopoda Sars, 1865
**** Infraordine Anomopoda Stebbing, 1902
**** Infraordine Onychopoda Sars, 1865
**** Infraordine Haplopoda Sars, 1865
'''Classe Remipedia Yager, 1981'''
* Ordine Nectiopoda Schram, 1986
'''Classe Cephalocarida Sanders, 1955'''
* Ordine Brachypoda Birshteyn, 1960
L'aspetto dei cirripedi (qui ''Balanus trigonus'') li ha fatti confondere in passato con molluschi dotati di conchiglia esterna
'''Classe Maxillopoda Dahl, 1956'''
* Sottoclasse Thecostraca Gruvel, 1905
** Infraclasse Facetotecta Grygier, 1985
** Infraclasse Ascothoracida Lacaze-Duthiers, 1880
*** Ordine Laurida Grygier, 1987
*** Ordine Dendrogastrida Grygier, 1987
** Infraclasse Cirripedia Burmeister, 1834
*** Superordine Acrothoracica Gruvel, 1905
**** Ordine Pygophora Berndt, 1907
**** Ordine Apygophora Berndt, 1907
*** Superordine Rhizocephala Müller, 1862
**** Ordine Kentrogonida Delage, 1884
**** Ordine Akentrogonida Häfele, 1911
*** Superordine Thoracica Darwin, 1854
**** Ordine Pedunculata Lamarck, 1818
***** Sottordine Heteralepadomorpha Newman, 1987
***** Sottordine Iblomorpha Newman, 1987
***** Sottordine Lepadomorpha Pilsbry, 1916
***** Sottordine Scalpellomorpha Newman, 1987
**** Ordine Sessilia Lamarck, 1818
***** Sottordine Brachylepadomorpha Withers, 1923
***** Sottordine Verrucomorpha Pilsbry, 1916
***** Sottordine Balanomorpha Pilsbry, 1916
* Sottoclasse Tantulocarida Boxshall & Lincoln, 1983
* Sottoclasse Branchiura Thorell, 1864
** Ordine Arguloida Yamaguti, 1963
* Sottoclasse Pentastomida Diesing, 1836
** Ordine Cephalobaenida Heymons, 1935
** Ordine Porocephalida Heymons, 1935
* Sottoclasse Mystacocarida Pennak & Zinn, 1943
** Ordine Mystacocaridida Pennak & Zinn, 1943
* Sottoclasse Copepoda Milne-Edwards, 1840
** Infraclasse Progymnoplea Lang, 1948
*** Ordine Platycopioida Fosshagen, 1985
** Infraclasse Neocopepoda Huys & Boxshall, 1991
*** Superordine Gymnoplea Giesbrecht, 1882
**** Ordine Calanoida Sars, 1903
*** Superordine Podoplea Giesbrecht, 1882
**** Ordine Misophrioida Gurney, 1933
**** Ordine Cyclopoida Burmeister, 1834
**** Ordine Gelyelloida Huys, 1988
**** Ordine Mormonilloida Boxshall, 1979
**** Ordine Poecilostomatoida Thorell, 1859
**** Ordine Siphonostomatoida Thorell, 1859
**** Ordine Monstrilloida Sars, 1901
''Cypridina mediterranea'', un ostracode. Sopra: femmina. Sotto: maschio
'''Classe Ostracoda Latreille, 1802'''
* Sottoclasse Myodocopa Sars, 1866
** Ordine Myodocopida Sars, 1866
*** Sottordine Myodocopina Sars, 1866
** Ordine Halocyprida Dana, 1853
*** Sottordine Cladocopina Sars, 1865
*** Sottordine Halocypridina Dana, 1853
* Sottoclasse Podocopa Müller, 1894
** Ordine Platycopida Sars, 1866
** Ordine Podocopida Sars, 1866
*** Sottordine Bairdiocopina Sars, 1865
*** Sottordine Cytherocopina Baird, 1850
*** Sottordine Darwinulocopina Sohn, 1988
*** Sottordine Cypridocopina Jones, 1901
*** Sottordine Sigilliocopina Martens, 1992
La cannocchia o cicala di mare (''Squilla mantis''), uno stomatopode
''Leucothoe incisa'', un anfipode marino
''Armadillidium vulgare'', un isopode terricolo
''Diastylis laevis'', un cumaceo
Il krill (qui ''Euphausia superba'') è costituito da Eufausiacei
''Palinurus elephas'', l'aragosta europea, è un noto rappresentante dei Decapodi
Anche i granchi (qui ''Liocarcinus marmoreus'') sono Decapodi
'''Classe Malacostraca Latreille, 1802'''
* Sottoclasse Phyllocarida Packard, 1879
** Ordine Leptostraca Claus, 1880
* Sottoclasse Hoplocarida Calman, 1904
** Ordine Stomatopoda Latreille, 1817
*** Sottordine Unipeltata Latreille, 1825
* Sottoclasse Eumalacostraca Grobben, 1892
** Superordine Syncarida Packard, 1885
*** Ordine Bathynellacea Chappuis, 1915
*** Ordine Anaspidacea Calman, 1904
** Superordine Peracarida Calman, 1904
*** Ordine Spelaeogriphacea Gordon, 1957
*** Ordine Thermosbaenacea Monod, 1927
*** Ordine Lophogastrida Sars, 1870
*** Ordine Mysida Haworth, 1825
*** Ordine Mictacea Bowman, Garner, Hessler, Iliffe & Sanders, 1985
*** Ordine Amphipoda Latreille, 1816
**** Sottordine Gammaridea Latreille, 1802
**** Sottordine Corophiidea Leach, 1814
***** Infraordine Corophiida Leach, 1814
***** Infraordine Caprellida Leach, 1814
**** Sottordine Hyperiidea Milne Edwards, 1830
***** Infraordine Physosomata Pirlot, 1929
***** Infraordine Physocephalata Bowman & Gruner, 1973
**** Sottordine Ingolfellidea Hansen, 1903
*** Ordine Isopoda Latreille, 1817
**** Sottordine Phreatoicidea Stebbing, 1893
**** Sottordine Anthuridea Monod, 1922
**** Sottordine Microcerberidea Lang, 1961
**** Sottordine Flabellifera Sars, 1882
**** Sottordine Asellota Latreille, 1802
**** Sottordine Calabozoida Van Lieshout, 1983
**** Sottordine Valvifera Sars, 1882
**** Sottordine Epicaridea Latreille, 1831
**** Sottordine Oniscidea Latreille, 1802
***** Infraordine Tylomorpha Vandel, 1943
***** Infraordine Ligiamorpha Vandel, 1943
*** Ordine Tanaidacea Dana, 1849
**** Sottordine Tanaidomorpha Sieg, 1980
**** Sottordine Neotanaidomorpha Sieg, 1980
**** Sottordine Apseudomorpha Sieg, 1980
*** Ordine Cumacea Krøyer, 1846
** Superordine Eucarida Calman, 1904
*** Ordine Euphausiacea Dana, 1852
*** Ordine Amphionidacea Williamson, 1973
*** Ordine Decapoda Latreille, 1802
**** Sottordine Dendrobranchiata Bate, 1888
**** Sottordine Pleocyemata Burkenroad, 1963
***** Infraordine Stenopodidea Claus, 1872
***** Infraordine Caridea Dana, 1852
***** Infraordine Thalassinidea Latreille, 1831
***** Infraordine Palinura Latreille, 1802
***** Infraordine Anomura MacLeay, 1838
***** Infraordine Brachyura Linnaeus, 1758
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Canottaggio |
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Il '''canottaggio''' è un'attività sportiva che consiste nel muovere un'imbarcazione dotata di remi sfruttando la forza fisica dei vogatori.
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Oggi il canottaggio è governato dalla FISA (''Fédération Internationale des Sociétés d'Aviron''), fondata il 25 giugno 1892 a Torino, presso la Reale Società Canottieri Cerea, che organizza i Campionati del mondo dal 1962. Tuttavia in Italia è più conosciuta la FIC ("Federazione Italiana Canottaggio"), che, fondata nel 1888, oggi organizza e soprattutto gestisce la maggior parte degli avvenimenti sportivi nel territorio. Gare di canottaggio si disputano anche ai Giochi olimpici fin dal 1900 (vennero cancellate nella prima edizione del 1896).
Tra le nazioni più forti nel canottaggio si trovano Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania, Australia e Nuova Zelanda. Tra i più noti atleti di questo sport troviamo in Italia Daniele Giladoni, Franco Sancassani, Elisabetta Sancassani, Laura Schiavone, Manfredi Marini, Luca Moncada, Simone Raineri, Rossano Galtarossa, Leonardo Pettinari , Elia Luini ed i fratelli Abbagnale, Giuseppe, Carmine, Agostino, Alessio Sartori; tra gli atleti esteri, Sir Steven Redgrave (GB), Thomas Lange (Germania), Rob Waddell, Eric Murray, Hamish Bond e Mahé Drysdale (Nuova Zelanda) e Xeno Müller (Svizzera). Tra le donne Ekaterina Karsten (Bielorussia) e Kathrin Boron (Germania).
Remoergometri utilizzati per l'allenamento in palestra
Il canottaggio è uno sport di velocità e resistenza che utilizza delle barche dalla forma estremamente affusolata, nella quale gli atleti siedono su seggiolini mobili (chiamati "carrelli"), scorrevoli o fissi orientati verso poppa, e usano dei remi per far muovere l'imbarcazione. Questo sport può essere praticato su fiumi, laghi o sul mare. Le principali differenze nelle imbarcazioni usate per il canottaggio sono date dal numero di componenti dellequipaggio, dal numero di remi azionati da ogni vogatore, che possono essere uno ("di punta") o due ("di coppia") e dalla presenza o meno di un timoniere (si parla quindi di "con" e "senza"). Nelle barche cosiddette lunghe cioè con più di un vogatore è molto importante la figura del capovoga cioè colui che siede sul primo carrello partendo da poppa. Il suo compito è quello di dare il giusto ritmo (rapporto tra passata e ripresa) alla barca e di scegliere una giusta strategia di gara.
Le imbarcazioni da canottaggio olimpico sono lunghe e strette, allo scopo di ridurre la resistenza offerta dall'acqua. Questa forma le rende instabili e soggette a rovesciamenti improvvisi, ma con l'esperienza e la pratica si impara a non rovesciarsi più. Essere in grado di tenere in equilibrio la barca, ponendo al tempo stesso il massimo dello sforzo nei remi, è una dote essenziale per il canottaggio. Le imbarcazioni, in origine costruite in legno, sono oggi fabbricate in fibra di carbonio, mentre le imbarcazioni da competizione sono ormai quasi tutte in materiali compositi. Questa evoluzione avviene per ottenere barche sempre più veloci ed idrodinamiche perché in alcune competizioni pochissimi secondi ed anche meno possono essere decisivi per il piazzamento dell'atleta.
I vogatori praticano questo sport a livello amatoriale o agonistico. Esistono diversi tipi di competizioni nel canottaggio. Le regate si tengono in primavera ed in estate e sono generalmente gare di velocità. La distanza regolamentare su cui si svolgono le gare è di 2.000 metri, si disputano gare anche sui 1000 e 1500 metri per le categorie giovanili. Esistono inoltre altri tipi di gare, denominate di "Gran fondo", la cui distanza varia generalmente tra i 6.000 ed i 7.000 metri. Le imbarcazioni possono effettuare partenze "volanti" (se non tenute) o ferme (se tenute per la poppa fino al via), il primo equipaggio a tagliare la linea di arrivo è il vincitore. Generalmente il campo di regata permette di gareggiare ad un massimo di otto imbarcazioni (ognuna ha una sua corsia delimitata dalle altre) ma le gare ufficiali internazionali si disputano su sei corsie, per questo motivo la gara viene suddivisa in una serie di batterie (con eventuali recuperi), semifinali e una finale.
Esiste un altro tipo di regata che si svolge di solito dall'autunno alla primavera (a seconda delle condizioni locali). Le imbarcazioni partono in movimento una alla volta, a intervalli di 10-20 secondi, e gareggiano contro il tempo. Le distanze possono variare dai 2.000 metri a oltre 12.000.
Un terzo tipo di regata detta ''bumps'', si svolge a Oxford e a Cambridge. In queste gare le imbarcazioni partono allineate lungo il fiume a intervalli regolari, e partono contemporaneamente. Lo scopo della gara è quello di raggiungere l'imbarcazione che sta davanti, senza farsi raggiungere da quella posta indietro. Se un equipaggio raggiunge quello che gli sta davanti, ottiene un ''bump'', entrambi gli equipaggi accostano a riva e non prendono più parte alla gara. Comunque, il giorno seguente, gli equipaggi che hanno ottenuto il ''bump'', partono davanti a quelli che sono stati raggiunti. Questo tipo di gare si svolge su un periodo di diversi giorni, e le posizioni alla fine dell'ultima gara sono usate per stabilire l'ordine di partenza del primo giorno di gara dell'anno seguente. Oxford e Cambridge disputano queste gare due volte all'anno, per gli equipaggi dei rispettivi college. Esistono anche ''bumps'' cittadine, aperte a tutti gli equipaggi. Questo tipo di gara è estremamente raro al di fuori del Regno Unito.
Il canottaggio è atipico per quanto riguarda lo sforzo richiesto ai concorrenti. La distanza di gara standard di 2.000 m è abbastanza lunga da richiedere doti di resistenza, ma abbastanza corta (di solito da 6'00" a 8'00") da sembrare una gara di velocità. Ciò significa che i vogatori possiedono una potenza tra le più alte di tutti gli sport. Al tempo stesso i movimenti richiesti da questo sport comprimono i polmoni degli atleti, limitando la quantità di ossigeno disponibile. Ciò richiede che il vogatore adatti la respirazione al ritmo della remata, tipicamente inalando ed esalando due volte per remata, contrariamente ad altri sport, come ad esempio il ciclismo, dove l'atleta può respirare liberamente.
Il campo di regata cambia lunghezza in base alla categoria, ed è largo in modo da garantire 15 m di distanza tra una corsia e l'altra. Per la categoria allievi B (10-12 anni allievi B1, 11-12 anni allievi B2) la distanza di gara è di 1000 metri; per gli allievi C (12-13 anni) e per i cadetti (13-14 anni) la distanza di gara è di 1500 m. Il campo di regata è però sempre di 2000 m per permettere le regate over 14 (nelle categorie dei Ragazzi e Junior in su). Esistono tuttavia gare dette "Sprint" che si svolgono su una distanza di soli 500 metri, molto spesso questi avvenimenti sono solamente regionali e vengono allestiti direttamente da una società. Il numero delle corsie disponibili varia a seconda della larghezza del bacino o del fiume che ospita l'evento. Le gare di fondo invece si svolgono su una distanza maggiore che dipende da regata a regata possono essere da 2000 metri a 6000 metri tranne per le categorie B1, B1 e cadetti e allievi C 1500 metri. Queste gare servono per la resistenza.
*La remata inizia nella cosiddetta posizione di "''finale''" con la pala inserita nell'acqua e posta perpendicolarmente rispetto ad essa. Il rematore ha le gambe distese, il corpo leggermente piegato indietro oltre i 90° e le braccia raccolte al petto con i gomiti ben aperti e alti.
*La pala viene ruotata di 90° in modo da rimanere piatta sull'acqua;
*Il vogatore porta prima in avanti le braccia e, una volta distese completamente, porta in avanti il tronco mediante una contrazione della fascia lombare; le gambe rimangono stese.
*Il vogatore piega le gambe, facendo scorrere in avanti il seggiolino avendo cura di giungere con le tibie perpendicolari all'acqua.
*La pala del remo viene ruotata di 90° quando il rematore raggiunge la metà del carrello mentre si porta in avanti, in modo che sia perpendicolare all'acqua raggiunta la massima estensione (posizione di "''attacco''").
*La pala viene inserita rapidamente in acqua.
*Il vogatore spinge la barca facendo leva sulla pala del remo, tramite la distensione delle gambe, mentre il corpo resta inclinato in avanti e le braccia stese.
*Il vogatore continua a spingere con le gambe, distese le gambe il corpo si raddrizza e raggiunge la posizione di 90°, a quel punto la schiena torna nella posizione iniziale (angolo > 90°) e le braccia raccolte sul petto con i gomiti ben aperti.
*Il vogatore spinge rapidamente il manico del remo verso il basso in modo che la pala esca dall'acqua.
*Da questo punto si ricomincia con il primo passaggio, la remata è un'azione ripetitiva e deve rispettare sempre i passaggi descritti. Si ricorda che il passaggio in cui il vogatore piega le gambe è molto più lento di quello in cui le spinge. Il rapporto tra passata (la pala spinge in acqua) e ripresa (la pala è estratta e viene spinta in avanti) è di circa 1 a 2.
*Il numero di colpi al minuto si indica a tutta la serie di passaggi precedentemente descritti: nel fondo è tra i 18 e i 22, in gara è tra i 30 e i 40, nelle partenze può arrivare a 55.
*Il vogatore (canottiere è più tecnico) usa tutti i muscoli più importanti durante questa azione ed anche per questo il canottaggio è considerato uno degli sport più completi a livello fisico.
L'allenamento a livello agonistico si svolge sia su uno specchio d'acqua che in palestra. Nel periodo autunnale e invernale si predilige un allenamento basato sul fondo medio lungo, curandone tutti gli aspetti tecnico-fisiologici a un basso numero di colpi in acqua.
Oltre ai pesi e agli attrezzi utilizzati per aumentare massa muscolare e forza, un pezzo dell'equipaggiamento comunemente usato per gli allenamenti a secco è il ''remoergometro'', divenuto popolare anche al di fuori di questo sport.
Esso riproduce piuttosto fedelmente il gesto che il canottiere compie in barca, con la naturale differenza della diversa sensibilità: in barca l'atleta poggia su un mezzo liquido, mentre sul remoergometro è saldamente poggiato a terra. Questo attrezzo viene molto utilizzato sia dagli atleti professionisti che dalle scuole di voga, perché permette di allenarsi in modo piuttosto verosimile. Il remoergometro è sostanzialmente formato da una rotaia, su cui scorre il carrello mobile su cui siede l'atleta, e da una ventola al termine della rotaia stessa: a questa ventola è attaccata una catena, il cui fattore di resistenza (drag) può essere regolato a seconda delle preferenze. Questa catena va tirata verso l'atleta, prendendola con un apposito manubrio, con la forza di (nell'ordine) gambe-schiena-braccia.
I remoergometri più moderni e tecnologici presentano anche uno schermo su cui compaiono tutti i fattori rilevati dai sensori della ventola, tra cui tempo medio sulla distanza di 500 metri, numero di colpi per minuto e la potenza esplicata dal soggetto espressa in watt. Nella stagione primaverile solitamente si incrementano gli allenamenti nello specchio d'acqua, alternando programmi d'alta intensità a sedute di fondo (di lunga durata e bassa intensità) per affinare la tecnica e il rapporto con l'imbarcazione in vista delle gare.
Ai Campionati del mondo si disputano gare per i seguenti equipaggi (maschili e femminili):
*singolo (1x) (maschile e femminile)
*due di coppia (2x) (maschile e femminile)
*due senza (2-) (maschile e femminile)
*due con (2+) (maschile)
*quattro di coppia (4x) (maschile e femminile)
*quattro senza (4-) (maschile e femminile)
*quattro con (4+) (maschile e femminile)
*otto (8+) (maschile e femminile)
Dai Giochi di Atlanta del 1996, il "quattro con" e il "due con" non sono più gare olimpiche: al loro posto sono stati inseriti il doppio e il quattro senza pesi leggeri (anche quest'ultimo escluso dalle gare olimpiche a partire dai giochi di Tokyo 2020) per gli equipaggi maschili, e doppio e quattro di coppia pesi leggeri per gli equipaggi femminili. Come risultato della cancellazione di questi equipaggi ai Giochi olimpici, i vogatori sono meno interessati a partecipare a questo tipo di barche anche ai Campionati del mondo.
Esistono anche altre imbarcazioni molto più larghe e pesanti:
*canoino singolo (c1)
*doppio cànoe (c2)
*due iole
*quattro iole (4J)
*otto iole (8J)
*doppio elba
Queste barche sono utilizzate soprattutto nelle località marittime o da principianti per imparare a remare.
Esiste un campionato italiano specifico denominato Campionati Italiani di Canottaggio in Tipo Regolamentare (o più comunemente chiamati Campionati del Mare), organizzato ogni anno in località diverse.
Esiste inoltre il singolo 7.20 una barca da uno più leggere e corta del singolo tradizionale usata solitamente da bambini fino all'età di cadetti
Età
Categoria
Distanza di gara
10 anni
Allievi A
250 m (esibizioni)
11 anni
Allievi B1
500 m
12 anni
Allievi B2
1000 m
13 anni
Allievi C
1500 m
14 anni
Cadetti
1500 m
15 e 16 anni
Ragazzi
2.000 m
17 e 18 anni
Junior
2.000 m
19-22 anni
Under 23
2.000 m
23-29 anni
Senior
2.000 m
dai 29 anni in poi
Master
1.000 m
===Senior e pesi leggeri===
Al livello ''Assoluto'' esistono due categorie di canottieri: ''Senior'', senza limite di peso, e ''Pesi Leggeri'', con limite per gli uomini al di sotto di 72,5 kg nel singolo e 70 kg come media nelle barche multiple e per le donne al di sotto dei 59 kg nel singolo e 57 kg come media nelle barche lunghe. Mentre la categoria ''Senior'' investe tutte le imbarcazioni, la categoria "P.L." non prevede il due con ed il quattro con. Inizialmente i Giochi olimpici erano riservati a tutte le barche "pesanti" ma per favorire anche la partecipazione delle Nazioni Orientali a partire dall'edizione di Atlanta 1996 vennero introdotte le gare del "doppio pesi leggeri" e del "quattro senza pesi leggeri" al posto del due con (mitico armo dei fratelli Abbagnale) e del quattro con.
Il canottaggio è rivolto anche ai disabili. Dal 17 febbraio 2013 la FISA ha stabilito di cambiare il nome di questa disciplina, chiamandola para-rowing. Nei giochi olimpici di Pechino 2008 un'imbarcazione italiana, formata da Alessandro Franzetti (Gavirate), Paola Protopapa (Aniene), Luca Agoletto (Aniene), Daniele Signore (Flora), Graziana Saccocci (Gavirate) ha raggiunto il gradino più alto del podio.
Oltre al canottaggio classico esistono altre tre specialità:
*''Canottaggio costiero'' – tipo di canottaggio che si pratica lungo le coste su imbarcazioni adattate per sopportare le difficoltà che le onde alte del mare possono causare. Questa specialità prevede imbarcazioni di singolo, doppio e quattro. Solo il quattro dispone anche del timoniere e può essere sia di coppia che di punta.
*''Lance a Remi'' – Specialità che riprende le prime barche da canottaggio, la Lancia, che comprende 10 vogatori su un'imbarcazione larghissima e ciascuno possiede 1 solo remo e non si siede su carrellini.
*''Sedile fisso'' – Specialità che comprende le larghe imbarcazioni tradizionali che non possiedono il carrellino (elba, iole, gozzo e gozzetto)
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Ciclismo |
In bicicletta a Londra
Per '''ciclismo''' si intende l'utilizzo di una bicicletta come mezzo meccanico a scopi differenziati. L'accezione più comune di "ciclismo" è riferita allo sport del ciclismo, ma in realtà lo spettro è più ampio abbracciando anche gli usi trasportistici, quelli ricreativi e cicloturistici e quelli militari.
Il mezzo meccanico ovvero la bicicletta ha cominciato a diffondersi nel XIX secolo e sono circa due miliardi le persone, di ogni età ed estrazione sociale, che nel mondo utilizzano tale veicolo. È il principale mezzo di trasporto in molti paesi in cui la motorizzazione di massa non si è sviluppata a pieno. In altri paesi in cui questo processo è già avvenuto, a causa delle conseguenze negative , si è avviato un processo di riduzione ed uscita dal trasporto motorizzato. Le primissime gare ufficiali si sono svolte nel 1868. Gli europei, gli inglesi e i francesi vi hanno preso parte. In uno dei parchi della capitale francese, era necessario guidare per due chilometri. Successivamente, hanno iniziato a condurre gare di lunga distanza e sviluppare il campo del ciclismo.
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Draisina
Velocipede
Biciclo
Nel 1790 nasce il celerifero del Conte Mede de Sivrac, di legno, senza sterzo e catena, con avanzamento a spinta. La draisina di Von Drais (barone tedesco) risale invece al 1818 ed era costituita da un manubrio per dirigere la ruota anteriore e un sellino; l'avanzamento era sempre a spinta, così come il materiale: il legno. La prima "vera" bicicletta fu inventata verso il 1839 da un maniscalco scozzese: Kirkpatrick Mac Millan e consisteva in una "draisienne migliorata", alla quale Mac Millan aveva installato un sistema abile di pedali. Contrariamente alla draisienne, diventava possibile rotolare senza che i piedi toccassero il suolo.
Il primo velocipede (così battezzato dal francese Michaux nel 1855) modello Michaudina aveva i pedali innestati direttamente sul mozzo anteriore, la cui ruota era molto grande (circa 3 metri). Il telaio era in ferro e il freno a pattino si trovava sulla ruota posteriore. Questa bicicletta ebbe un grande successo, e si passò dai due esemplari del 1861, ai 4 esemplari del 1865. La funzione di una ruota anteriore grande, era quella di aumentare lo spazio percorso in funzione del tempo, quindi di incrementare la velocità. L'altezza della ruota anteriore costringeva il ciclista ad usare uno scalino per poter montare in sella.
Durante questo periodo nacquero anche le prime corse in bicicletta, le quali avevano la funzione di promuovere questo mezzo, quindi i fini erano di tipo commerciale. Nel 1868 fecero la loro apparizione telai e forcelle di acciaio forgiato, ruote di legno cerchiate in ferro, rivestimenti delle ruote in caucciù. Nel 1869 nasce in Francia la Parigi-Rouen (prima grande corsa ciclistica su strada, da Parigi a Rouen sulla distanza di 126 chilometri, con la partecipazione di 304 concorrenti), vinta dal veterinario inglese Moor, il quale percorse la distanza a circa 15 km/h. La prima gara in Italia risale invece al 1870 (Firenze-Pistoia); 33 km percorsi in poco più di 2 ore. Intorno al 1875 apparve in Inghilterra la "grande B" detta anche "il ragno", con la ruota anteriore di 1,5 m di diametro, al cui mozzo erano posti i pedali, mentre la minuscola ruota posteriore serviva solo da punto di appoggio. La prima classica italiana (1876) fu vinta da Maghetti, che percorse 150 km da Milano a Torino.
Nel 1877 Rousseau inventa gli ingranaggi moltiplicatori applicati alla ruota anteriore, con trasmissione a catena. Tra il 1876 ed il 1879 Shergold, Vincent e Lawson applicano gli ingranaggi nella ruota posteriore. Nel 1880 a New York in America, nasce la prima 6 giorni di corsa su pista. Nel 1883 in Inghilterra Starley introdusse sulla sua "safety" la trasmissione a catena, oltre a rimettere in uso il sistema a raggi tangenziali e non perpendicolari al mozzo, per una migliore ripartizione del carico. Nel 1888 Dunlop inventa lo pneumatico; con l'arrivo dello pneumatico di Dunlop si risolse soprattutto il problema delle strade accidentate di allora, rendendo così più confortevoli e pratiche le biciclette. Tra il 1889 e il 1890, rispettivamente Michelin e Pirelli apportano delle modifiche sul pneumatico inventato da Dunlop.
Nel 1890 nasce la Parigi-Brest-Parigi: 1260 km no stop da pedalare giorno e notte. Nel 1896 nasce la prima classica francese denominata Parigi-Roubaix. Nel 1897 nasce la prima ruota libera. Nel 1898 vengono installati i mozzi forniti di freni "retro-pedale" alla bicicletta. Tra il 1900 e il 1912 aumenta il numero di biciclette in Italia, fino ad arrivare a circa un milione di esemplari. Nel 1903 nasce il Tour de France che fu vinto da Maurice Garin, spazzacamino valdostano.
Sei anni dopo il primo "Tour de France", nel 1909, l'Italia si adegua e organizza il primo "Giro d'Italia" della penisola, grazie all'inventiva di Uccio Costamagna de "La Gazzetta dello Sport". 127 i corridori al via della corsa che non aveva ancora come simbolo del primato la maglia rosa e la classifica non era redatta in base al tempo impiegato da ciascun corridore, ma in base ad un punteggio assegnato al termine di ogni arrivo di tappa. E già nella prima frazione il "Giro" perse due dei probabili favoriti: il "diavolo rosso", l'astigiano Giovanni Gerbi e il francese Lucien Mazan che si faceva chiamare Petit Breton entrambi coinvolti in due differenti cadute. La classifica finale vide primeggiare Luigi Ganna che precedette di due punti Carlo Galetti e di 15 Giovanni Rossignoli. Infine, nel 1912 nasce il professionismo.
=== Trasporto ===
Noci di cocco su bicicletta
L'uso trasportistico della bicicletta ha luogo, soprattutto in aree urbane, sia per gli spostamenti di persone che in attività commerciali, per il trasporto merci.
La bicicletta ha storicamente costituito uno dei pochi modi per spostare persone e merci a disposizione delle classi meno agiate. Lo sviluppo economico, a partire dalla seconda metà del XX secolo, ha portato a un'importante diffusione dell'automobile, che ha in gran parte soppiantato l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto. Con l'aumento del traffico urbano, tuttavia, e il raggiungimento, soprattutto nei territori fortemente urbanizzati, dei limiti di sviluppo del trasporto motorizzato, l'utilizzo della bicicletta è ridivenuto concorrenziale: a suo favore anche l'estrema economicità rispetto agli altri mezzi e l'impatto ambientale praticamente nullo.
Bicicletta per cicloturismo in Tibet
Storicamente un uso molto diffuso della bicicletta è stato quello nel servizio postale, ridottosi nel corso della crescente motorizzazione ed in nuova espansione. Anche l'uso della bicicletta nei corpi delle forze dell'ordine ha avuto un decorso simile: forte nella prima metà del ventesimo secolo, poi quasi abbandonato, è in forte ritorno in concomitanza con le limitazioni al traffico motorizzato, la congestione e le pedonalizzazioni. Infine, un aspetto trasportistico-commerciale per il trasporto di persone è quello dei velotaxi, tipici dei centri storici, sovente chiusi al traffico, di molte città europee.
=== Ricreazione ===
L'uso ricreativo della bicicletta è diffuso in ogni età. Il cicloturismo è uno sviluppo moderno in forma di gite e viaggi di varia durata, esplorazioni o visite su distanze più o meno lunghe. Si tratta di un modo di viaggiare particolarmente economico, generalmente estraneo ai consueti itinerari del turismo di massa.
=== Scopi militari ===
Fanteria tedesca in bicicletta durante la Prima guerra mondiale
La fanteria in bicicletta ha costituito, tra il XIX e il XX secolo, una delle specialità della fanteria. Suddivisi in reparti organici, e armati di moschetti e di mitragliatrici, i fanti in bicicletta potevano coprire 80–90 km al giorno e trovare utilità sia in fase prebellica che in combattimento.
In fase prebellica avevano numerosi impieghi: coadiuvare la cavalleria nelle fasi esplorative e di studio del nemico, sostenere, nelle fasi di inizio ostilità, le truppe di copertura e contribuire alla protezione di grandi unità ferme, ma anche formare servizio di pattuglia e dare aiuto logistico (collegamenti e trasmissione di notizie). In fase di combattimento, invece, in cooperazione con la cavalleria, agivano come i normali reparti di fanteria, caratterizzandosi però per azioni rapide e a sorpresa contro il fianco e le spalle del nemico. In tale ottica rientrano la rapida occupazione di punti avanzati di importanza strategica, l'inseguimento del nemico sconfitto e il suo trattenimento per agevolare la ritirata delle proprie truppe.
L'ultimo paese ad avere truppe in bicicletta è stata la Svizzera, che ha soppresso quel tipo di reparti nel 2003.
===Sport===
Ciclisti professionisti ritratti durante la Tro-Bro Léon 2009
Le competizioni di ciclismo sono parte integrante di questa disciplina. Nate negli ultimi decenni del XIX secolo, si sono storicamente distinte in tre discipline principali: il ciclismo su pista, praticato all'interno dei velodromi, il ciclismo su strada, praticato sulle comuni strade, e il ciclocross, praticato fuori strada. Dagli anni settanta e ottanta ha avuto molta diffusione anche il mountain bike. Sono poi riconosciute anche le specialità della BMX, del trial, del ciclismo indoor e del paraciclismo.
Il ciclismo è sport olimpico dal 1896, anche se solo dal 1984 sono ammesse nel programma le gare femminili. Al 2012 rientrano nel programma olimpico quattro discipline: il ciclismo su pista, il ciclismo su strada, il mountain biking e la BMX. Le competizioni sono regolate e coordinate dall'Unione Ciclistica Internazionale attraverso le organizzazioni continentali e nazionali.
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Curling |
Kilsyth, in Scozia
Il '''curling '''è uno sport di squadra nel quale si gioca sul ghiaccio con pesanti pietre di granito levigate, dette ''stone'' , dotate di un'impugnatura. I giocatori, suddivisi in due squadre, fanno scivolare queste pietre su un pavimento di ghiaccio verso un'area di destinazione, detta "casa" , contrassegnata da tre anelli concentrici.
Le due squadre, ognuna composta da quattro giocatori, lanciano a turno le pietre con un effetto detto ''curl'' , grazie al quale la pietra percorre una traiettoria curvilinea. Ogni squadra ha a disposizione otto lanci per ogni intervallo di gioco, detto ''end'', dove ogni giocatore lancia due ''stone, o pietre''.
Lo scopo del gioco è di accumulare, nel corso della partita, un punteggio maggiore dell'avversario. I punti si calcolano in base al numero di stone più vicine al centro della casa alla conclusione di ogni mano. Una mano si completa quando entrambe le squadre hanno lanciato tutte le proprie ''stone''. Un gioco può essere costituito da dieci o da otto mani.
La traiettoria curvilinea può essere ulteriormente influenzata dall'azione delle scope da curling, che vengono usate per abradere la superficie del ghiaccio di fronte al sasso alterandone le caratteristiche.
Strategia e gioco di squadra determinano il percorso ideale e il posizionamento della pietra in ogni lancio; il compito della squadra è far sì che la pietra arrivi nel punto desiderato. Per la strategia e la tattica applicata questo sport è soprannominato "scacchi sul ghiaccio".
Partita di curling al castello di Eglinton nell'Ayrshire, in Scozia nel 1860
| Si presume che il curling sia stato inventato nella Scozia medievale. Il primo riferimento scritto di una gara con delle pietre sul ghiaccio proviene dai registri dell'Abbazia di Paisley, nel Renfrewshire, databile al febbraio del 1541. Due dipinti, entrambi datati 1565, di Pieter Bruegel il Vecchio, ritraggono dei contadini olandesi che praticano il curling. La Scozia e i Paesi Bassi avevano forti legami commerciali e culturali durante questo periodo, come è evidenziabile anche dalla storia del golf.
Un'altra prova dell'esistenza del curling in Scozia agli inizi del XVI secolo è una "stone", sulla quale è incisa la data del 1511, scoperta insieme ad un'altra stone che porta la data 1551. La scoperta avvenne quando nella città scozzese di Dunblane, venne prosciugato un vecchio stagno. Il ''Curling Club Kilsyth'' sostiene di essere il primo club di curling del mondo, essendo stato formalmente costituito nel 1716, ed essendo ancora attualmente attivo. La città scozzese di Kilsyth, sostiene anche di possedere il più antico stagno artificiale appositamente costruito per il curling, per la precisione a ''Colzium''. Questo stagno venne ricavato tramite la costruzione di una piccola diga che ha creato un bacino idrico poco profondo, di circa 100×250 metri. Ma ormai le condizioni climatiche necessarie per giocare a curling si verificano molto di rado, a causa degli inverni sempre più caldi.
La parola ''curling'' appare per la prima volta in una stampa del 1620 a Perth, nella prefazione in versi di una poesia di Henry Adamson. Il gioco era noto anche come "''il gioco tuonante''" a causa del suono che le ''stone'' producono scivolando sul ''pebble'' (gocce d'acqua applicate sulla superficie di gioco).
Nel passato le ''stone'' erano semplicemente sassi di fiume a fondo piatto, a volte dentellate o di forma irregolare. I giocatori, a differenza di oggi, avevano scarso controllo sul sasso, e si basavano più sulla fortuna che sull'abilità o sulla strategia.
Si narra che a Darvel, nello East Ayrshire, i tessitori si rilassassero giocando a curling. Le ''stone'' usate erano i pesi di pietra dei filatoi, dotati di un manico staccabile. Fra una partita e l'altra, più di una moglie teneva la maniglia in ottone del marito per le stone da curling, lucidata fino a brillare, sulla mensola del caminetto.
Il ''curling all'aperto'' era molto popolare in Scozia tra i secoli XVI e XIX, anche perché il clima rigido garantiva che il ghiaccio avesse lo spessore necessario per giocare. La Scozia è sede dell'organismo internazionale che disciplina il gioco del curling, la World Curling Federation con sede a Perth. La WCF è nata originariamente come organo del ''Royal Caledonian Curling Club'', considerato il "club madre" del curling.
Dartmouth, nella Nuova Scozia in Canada nel 1897.
Giocatori di curling in Ontario, Canada, nel 1909
Oggi il gioco si è maggiormente affermato nell'ovest del Canada, importato dagli emigranti scozzesi. Il ''Royal Montréal Curling Club'', fondato nel 1807, è il più antico club di questo sport ancora attivo in nord America. Sempre da emigranti scozzesi, nel 1830, è stato fondato il primo club di curling negli Stati Uniti, mentre è stato introdotto in Svizzera e Svezia prima della fine del XIX secolo. Oggi il curling è praticato in tutta Europa e si è diffuso anche in Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Cina e Corea
Il primo campionato mondiale di curling maschile, conosciuto come "Scotch Cup", si è tenuto a Falkirk e Edimburgo, in Scozia, nel 1959. Il primo titolo mondiale è stato vinto dal team canadese di Regina, nel Saskatchewan, "skippato" da Ernie Richardson.
=== Curling ai Giochi olimpici ===
Il curling è uno sport ufficiale dei Giochi Olimpici Invernali dall'edizione del 1998. Nel febbraio del 2002, il Comitato Olimpico Internazionale con effetto retroattivo ha decretato che la competizione disputata alle Olimpiadi invernali del 1924 sarebbe stata considerata disciplina olimpica ufficiale e non più evento dimostrativo. Così, le prime medaglie olimpiche di curling, che a quel tempo era chiamato ''Openair'', sono state assegnate ai I Giochi olimpici invernali disputati a Chamonix. In quell'occasione la medaglia d'oro fu assegnata alla Gran Bretagna, due medaglie d'argento furono assegnate alla Svezia, e il bronzo alla Francia. Un torneo dimostrativo si è svolto nel 1932 anche durante i III Giochi olimpici invernali di Lake Placid, tra quattro squadre provenienti dal Canada e quattro squadre provenienti dagli Stati Uniti. In quell'occasione il Canada vinse dodici partite contro le quattro vittorie statunitensi.
stone deve fermarsi tra la ''hog line'' ("linea del maiale", in basso nella foto) e la ''back line'' (dietro le staffe) e non può oltrepassare le linee laterali finché si trova in movimento.
=== Campo da curling ===
La superficie di gioco del curling viene descritta dal regolamento di gioco della World Curling Federation. Il campo è una superficie ghiacciata preparata con cura per essere la più piatta e livellata possibile, di dimensioni comprese tra 146 e 150 piedi di lunghezza, da 45 a 46 metri circa, e 14,5 piedi di larghezza, 4,4 metri circa. Grazie alla forma allungata, più campi possono essere disposti fianco a fianco nella stessa area, consentendo lo svolgersi di più partite contemporaneamente.
La cosiddetta "casa", ossia una serie di anelli concentrici, è segnata su ciascun'estremità del campo. La casa è composta da tre anelli concentrici dipinti di colore diverso l'uno dall'altro. Questi anelli sono conosciuti con il nome inglese corrispondente alla misura del loro diametro, perciò quello centrale (rosso) si chiama ''four-foot ring'' (anello da 4 piedi, pari a 1,21 metri), quello un po' più grande (bianco) ''eight-foot ring'' (anello da 8 piedi, pari a 2,44 metri) ed infine quello più grande (blu) ''twelve-foot ring'' (anello da 12 piedi, pari a 3,66 metri). Gli anelli sono solo un aiuto visivo per prendere la mira e giudicare quale ''stone'' sia più vicina al centro, ma non influenzano il punteggio, anche se la ''stone'' deve toccare almeno il ''twelve-foot ring'', altrimenti non fa punteggio (vedi punteggio qui sotto).
Ogni "casa" è centrata sull'intersezione della linea che divide per metà longitudinalmente il campo chiamata con il nome inglese di ''centerline'' (linea centrale), e una linea perpendicolare chiamata ''teeline'', disegnata a 12 piedi (3,66 metri) dalle staffe. Queste linee suddividono le case in quarti.
Il centro di ogni casa, all'intersezione della ''centerline'' e della ''teeline'', è noto come ''button''. Due ''hogline'' (linea del maiale) sono disegnate perpendicolari alla ''centerline'' a 33 piedi (10,05 metri) dalle staffe.
La staffe sono fissate a 12 piedi (3,66 metri) dietro ogni ''button'', una staffa (chiamata spesso con il termine inglese ''hack'') è un supporto con il quale i giocatori si danno la spinta quando effettuano il tiro. Nei campi sono solitamente installate due staffe gommate fisse, una su ciascun lato della ''centerline'', con il bordo interno distante non più di 3 pollici (circa 7,6 cm) dalla ''centerline'' e il cui bordo anteriore non deve oltrepassare la ''hackline'' (linea delle staffe). Può anche essere utilizzata una singola staffa, come solitamente avviene nel ''curling openair,'' in cui si usa una staffa mobile posta sulla ''centerline''.
Un campo da curling, con dimensioni in piedi: '''CL''' Centerline • '''HOL:''' Hogline • '''TL''' Teeline • '''BL''' Backline • '''HA''' Hackline con staffe • '''FGZ''' Free Guard Zone
Il ghiaccio può essere naturale, ma è generalmente congelato da un impianto di refrigeramento a serpentina, che pompano una soluzione salina attraverso numerose tubazioni fissate longitudinalmente sul fondo di una superficie di acqua. La maggior parte delle strutture di curling hanno un ''icemaker'', ossia un addetto specializzato, il cui principale compito è quello di prendersi cura del ghiaccio. Ai principali campionati di curling la manutenzione del ghiaccio è estremamente importante. Grandi eventi, come il ''Tim Hortons Brier'' o altri campionati internazionali, sono in genere tenuti in un'arena che presenta una sfida per gli ''icemaker'', che devono costantemente monitorare e regolare le temperature del ghiaccio e dell'aria, nonché i livelli di umidità dell'aria per garantire una superficie di gioco uniforme. È comune per ciascun campo di gioco avere molteplici sensori incorporati per monitorare la temperatura superficiale, così come sono comuni sensori per monitorare l'umidità. La superficie del ghiaccio viene mantenuta a una temperatura di circa -5 °C.
Una parte fondamentale della preparazione della superficie di gioco è lo spargimento di goccioline d'acqua sul ghiaccio, che formano, a causa del congelamento, una superficie grumosa. La superficie del ghiaccio assomiglia a una buccia d'arancia, e la pietra si muove al di sopra delle goccioline di ghiaccio. Queste goccioline vengono chiamate ''peeble'' e influenzano la traiettoria e il ''curl'' della ''stone''. L'''ice maker'' deve essere anche consapevole della usura del ''peeble'', poiché questo, consumandosi durante la partita, influisce sulle condizioni di gioco, perciò il ghiaccio in genere deve essere raschiato al fine di riformare il ''peeble'' prima di ogni partita.
=== Stone da curling ===
stone o "sasso" è fatto di granito
stone
La '''stone da curling''' (a volte anche detta semplicemente sasso), come definito dalla World Curling Federation è un disco di pietra spessa del peso compreso tra 38 e 44 libbre (tra 17,24 e 19,96 kg circa) con una maniglia fissata alla parte superiore. La circonferenza massima ammissibile è di 36 pollici (circa 91,44 cm) e l'altezza minima consentita è di 4,5 pollici (circa 11,43 cm). Il manico è legato da un bullone che scorre verticalmente attraverso un foro al centro della pietra. La maniglia consente alla pietra di essere impugnata e ruotata durante il rilascio; su una superficie ghiacciata adeguatamente preparata il percorso della pietra curva (''curl'') nella direzione in cui il bordo anteriore della pietra stessa sta girando. Più la stone rallenta, più l'effetto del ''curl'' è marcato, per cui un tiro lento, ''"curverà"'' prima e maggiormente di un tiro più veloce. Le maniglie sono colorate per identificare le stone di ciascuna squadra, i due colori più popolari nei tornei più importanti sono il rosso e giallo. L'unica parte della pietra a contatto con il ghiaccio è la "corona", una stretta porzione del sasso fatta ad anello, di dimensioni comprese tra 0,5 e 0,25 pollici (da 1,27 a 0,635 cm) di spessore e di 5 pollici di diametro (circa 12,7 cm). I lati della pietra convergono verso il basso (verso la corona) e la parte interna della corona è concava e vuota per eliminare il ghiaccio.
Tradizionalmente, le pietre per il curling sono fatte di due tipi specifici di granito, chiamati "''Blue Hone''" e "''Ailsa Craig Common Green''". Entrambi si trovano sull'isola di Ailsa Craig, un'isola al largo della costa scozzese dell'Ayrshire. Il "''Blue Hone''" ha un assorbimento di acqua molto basso, il che impedisce l'azione di congelamento e l'erosione della pietra mentre "''l'Ailsa Craig Common Green''" è un granito di qualità minore rispetto al "''Blue Hone''". In passato, la maggior parte delle pietre di curling erano costituite da "''Blue Hone''", tuttavia, essendo l'isola diventata una riserva della fauna selvatica, la cava è stata costretta a chiudere. Attualmente il granito per la produzione di pietre da curling viene dal nord del Galles. Questo granito si chiama "''Trefor''" ed è disponibile in tonalità, blu, grigio, rosso e marrone. La cava in Galles che fornisce il granito per la produzione di stone da curling ha un'esclusiva con l'azienda canadese ''Canada Curling Stone Co.'', l'unica azienda produttrice mondiale di ''stone'' da curling. La cava gallese è una cava piena e attiva e non si prevede l'esaurimento di questo granito. La ''Canada Curling Stone Co.'' produce ''stone'' da curling dal 1992. Il costo di una ''stone'' da curling del nuovo granito "Trefor" è di circa 600 dollari canadesi l'una.
La famiglia scozzese Kay ha fabbricato stone di curling dal 1851 e possiede i diritti esclusivi del granito di Ailsa Craig, concessa dal Marchese di Ailsa, la cui famiglia è proprietaria dell'isola dal 1560. L'ultima estrazione di granito di Ailsa Craig, da parte della famiglia Kay, ha avuto luogo nel 2002. I Kay affermano di aver raccolto 1.500 tonnellate di granito, sufficienti a soddisfare gli ordini previsti almeno fino al 2020. La famiglia Kay è stata il produttore esclusivo di stone di curling per tutti e tre i Giochi olimpici in cui il curling è stato sport ufficiale
Recentemente è stato inventato un manico elettronico, conosciuto come ''eye on hog'' (occhio sulla linea del maiale). Questa tecnologia può essere montata sulle stone per rilevare le ''hog line violation'', ovvero un fallo di gioco, causa più frequente delle contestazioni che avvengono durante il gioco. Questi manici rilevano elettronicamente se la mano del giocatore è in contatto con il manico stesso mentre la stone passa la "hog line". Il fallo è segnalato dalle luci alla base del manico. L'''eye on hog'' elimina l'errore umano e la necessità di avere due arbitri sulle linee stesse. Questa tecnologia è obbligatoria in competizioni di alto livello nazionale e internazionale, ma il suo costo, intorno a 650 $ ciascuno, la rende generalmente fuori dalla portata della maggior parte delle strutture.
Scopa da curling
=== Scopa da curling ===
La scopa da curling viene utilizzata per spazzare la superficie del ghiaccio lungo il percorso della pietra, (vedi anche sweeping), ed è spesso usata anche come sostegno durante il lancio della stone.
Inizialmente le scope erano fatte di saggina, pertanto simili alle scope per la casa. Oggi le scope dette "a pennello" hanno sostituito le tradizionali scope di saggina, ma sono universalmente note come scope. I ''pad'' sono la parte terminale delle scope a pennello e possono essere di stoffa, pelo animale o sintetico o di crine. I moderni manici delle scope da curling di solito sono tubi cavi di vetroresina o in fibra di carbonio. Questi nuovi manici sono più leggeri e più forti di quelli tradizionali di legno e permettono un più rapido spazzamento, consentendo inoltre di imprimere più forza verso la testa della scopa.
=== Scarpe ===
Scarpe da curling
Le ''scarpe da curling'' sono simili a normali calzature sportive tranne per il fatto che le due suole sono diverse. Lo ''scivolo'' è la suola progettata per il piede che appunto scivola, mentre l'altra scarpa ha una suola progettata per non scivolare sul ghiaccio.
La suola della scarpa con lo scivolo è solitamente realizzata in Teflon, ma ne esistono in acciaio inox e in PVC di color "rosso mattone". La maggior parte delle scarpe dispone di una suola dotata di scivolo, ma esistono delle suolette-scivoli applicabili sotto la calzatura, a contatto con il ghiaccio, e fissate alle scarpe tramite lacci o elastici. Alcune scarpe hanno scivoli composti da due dischi di piccole dimensioni che coprono la porzione anteriore della suola e il tallone Quando un giocatore non sta tirando, lo scivolo del giocatore può essere temporaneamente reso non scivoloso utilizzando una "barca", ossia una suola applicabile sopra la scarpa.
La scarpa che non deve scivolare è progettata per fare aderenza. Può possedere una normale suola da scarpa sportiva o uno speciale strato di materiale gommoso applicato alla suola, con uno spessore pari a quello dello scivolo. La punta della scarpa può anche avere un rivestimento in gomma sulla superficie superiore o un lembo che sovrasta la punta. Questo riduce l'usura e l'attrito sulla parte superiore della scarpa durante il tiro.
=== Altre attrezzature ===
Altri tipi di apparecchiature comprendono:
* Pantaloni curling: elastici per facilitare le posizioni e i movimenti del curling.
* Cronometro: utilizzati dagli "scopatori" per avere un'idea della velocità della stone. Il cronometro può essere collegato ai vestiti o alla scopa.
* Guanti: per mantenere le mani calde e/o migliorare la presa sulla scopa.
Le competizioni internazionali sono suddivise in 10 mani, quindi, la maggior parte dei campionati nazionali giocano dieci mani. Tuttavia, nel corso della Coppa del Mondo per club, chiamata ''World Curling Tour'' si disputano solo otto mani. La maggior parte dei tornei sociali sono di otto mani. La fine di una mano avviene quando ogni giocatore di entrambe le squadre ha già lanciato due stone da un'estremità del campo verso la ''"casa"'' del lato opposto, per un totale di 16 pietre. Le ultime mani possono non essere giocate se una squadra ha già automaticamente vinto e per gli avversari è impossibile pareggiare. Vince la squadra con il punteggio più alto, dopo che tutte le mani sono state completate (si veda Punteggio sotto).
Giochi olimpici di Torino 2006. Il giocatore usa la sua scopa per aiutarsi a mantenere l'equilibrio durante il tiro.
Nelle competizioni internazionali, a ciascuna squadra viene concesso un tempo limite di 73 minuti per completare tutti i propri lanci. Ad ogni squadra sono anche concessi due timeout di 60 secondi ciascuno. Se è necessario giocare ulteriori mani (''extraend''), ogni squadra ha a disposizione 10 minuti di tempo di gioco per completare i propri lanci ed un'aggiunta di un timeout di 60 secondi per ogni ''extraend'' giocata.
=== Scivolata ===
Martin Sesaker, rappresentante della Norvegia nel curling ai Giochi olimpici giovanili invernali del 2012.
Il processo di spinta di una stone lungo il campo è noto come scivolata. La scivolata viene determinata da tre fattori principali: la forza, la linea ed il ''curl''. Questi fattori saranno influenzati dalle tattiche di gioco.
* La forza dello ''stone'' è la sua velocità, questa, durante il lancio, dipende dalla spinta delle gambe, piuttosto che del braccio.
* Il ''curl'' è la rotazione della pietra, che le conferisce una traiettoria curva.
* La linea è la direzione del tiro indipendentemente dall'effetto ''curl'', ovvero il punto verso cui è diretta la scivolata.
Lo ''skip'' (caposquadra) può comunicare la forza, il curl, la linea e altre tattiche chiamandole a voce o appoggiando la scopa sul ghiaccio. Nel caso di una guardia, una bocciata o una promozione indicherà le ''stone'' coinvolte.
Prima della scivolata, la superficie del ghiaccio sulla traiettoria della ''stone'' viene pulita con la scopa, se necessario, in quanto lo sporco sul fondo di una ''stone'' o nel suo percorso può modificare la traiettoria e rovinare il tiro.
Le staffe (''hacks'') da cui si effettua il lancio
Il lanciatore tira il sasso. Un altro giocatore, di solito lo skip, è di stanza dietro il button dall'altra parte del campo per determinare tattica, ''forza'', ''curl'' e ''linea'' mentre gli altri due possono spazzare davanti alla ''stone'' per influenzare la traiettoria (si veda Sweeping, qui di seguito). Quando tira lo skip, il viceskip assume il suo ruolo.
Il lanciatore appoggia la scarpa con il ''grip'' (con la suola antiscivolo) sulla staffa (''hack''), per un giocatore di curling destrorso è il piede destro, quello sinistro per un mancino. Il lanciatore, allinea parallelamente alla staffa, le linee delle spalle, puntando con il resto del corpo la scopa dello skip.
La ''stone'' è posta di fronte ai piedi tenuta con la mano destra per i destrorsi, con la sinistra per i mancini. A seconda delle tecniche di lancio si possono effettuare diverse scivolate, che, dalla posizione di partenza (''stands''), portano il giocatore in posizione di scivolata, ossia con il piede dotato di scivolo sotto il busto, con la gamba piegata, mentre l'altra gamba si distende dietro. La spinta viene data da questa gamba, il cui affondo determina la forza del tiro e quindi la distanza che la pietra percorrerà. Per bilanciare il corpo si può utilizzare una scopa tenuta nella mano libera.
La ''stone'' deve essere rilasciata entro la ''hog line'', in prossimità di questa viene impartito il ''curl'', prodotto da una leggera torsione in senso orario o antiorario della maniglia della stone. Solitamente se si tira con il ''curl'' in senso orario si parte con la maniglia in posizione ore 10 e si rilascia il sasso in posizione ore 12, se il senso del curl è antiorario si parte solitamente in posizione ore 2 e si rilascia sempre in posizione ore 12. Una stone normalmente compie circa 2 giri e mezzo lungo il capo prima di fermarsi.
La ''stone'' per rimanere in gioco deve fermarsi prima di attraversare interamente la ''back line'' (se ci è sopra la stone è ancora in gioco), ma deve necessariamente oltrepassare interamente la "''linea del maiale''" (''hog line''). Viene fatta un'eccezione se una ''stone'' tocca un'altra stone in gioco, in questo caso anche se il sasso non ha interamente attraversato la "linea dal maiale" rimane comunque in gioco. "''L'occhio del maiale''" è un sensore all'interno della stone che indica se il sasso è stato rilasciato prima della ''hog line'' o meno. Se le luci sulla stone diventano rosse la pietra verrà immediatamente eliminata dal gioco.
Giochi Olimpici Invernali di Vancouver
=== ''Sweeping'' ===
Dopo che la stone viene lanciata la sua traiettoria è ancora influenzabile dai due scopatori sotto istruzioni dallo ''skip''. Quando si spazza, la pressione e la velocità della testina sciolgono leggermente il ''peeble'', causando un lieve aumento dello strato di umidità che si accumula sotto la pietra. Le scope hanno due effetti sul sasso: riducono l'attrito sotto la pietra e diminuiscono l'effetto del curl. Le ''stone'' "curlano" (curvano in direzione del curl) di più mano a mano che rallentano, se si spazza subito aumenta la distanza percorsa dal sasso e si raddrizza il percorso, viceversa se si spazza nella parte finale del percorso aumenta il curl e la distanza percorsa lateralmente.
Zone giocabili a cui si riferiscono le indicazioni degli spazzatori
Uno degli aspetti della strategia alla base del curling è sapere quando spazzare. Quando il ghiaccio davanti alla ''stone'' viene spazzato, questa di solito arriva più lontano e rimane più diritta. In alcune situazioni una delle due alterazioni nel percorso non è desiderabile. Ad esempio, una ''stone'' può essere troppo veloce, ma deve essere spazzata per impedire che finisca su una guardia. La squadra deve decidere cosa sia meglio: evitare la guardia ma finire troppo lontani, o colpire la guardia.
Gran parte delle urla che si sentono durante una partita di curling provengono o dallo ''skip'' che "chiama" (dà indicazioni) sulla "linea" (traiettoria) del tiro o dagli spazzatori che chiamano la "forza" (velocità). Lo ''skip'' valuta il percorso della stone in base alla linea e alla forza, e se necessario, dice agli spazzatori di spazzare per mantenere la traiettoria prevista. Gli stessi spazzatori sono responsabili nel giudicare la forza della ''stone'', comunicando la corretta velocità allo ''skip''. Alcune squadre utilizzano un cronometro per misurare il tempo percorso dal sasso durante il tiro tra la ''backline'' e la "linea del maiale" (''hogline''), un aiuto per gli spazzatori nel determinare l'esatta forza. Molte squadre utilizzano un sistema di numeri per comunicare in quale delle 10 zone giocabili si stima la pietra si fermerà.
Solitamente, i due spazzatori stanno dalle due parti opposte della ''stone'', anche se non è obbligatorio. Velocità e pressione sono fondamentali per una spazzata efficace. Afferrando la scopa, una mano dovrebbe stare, partendo dalla testa della scopa, a circa un terzo della lunghezza del manico, mentre l'altra mano dovrebbe situarsi ad un terzo della lunghezza del manico dalla parte opposta. L'angolo tra la scopa e il ghiaccio deve permettere di esercitare la maggior pressione possibile sul ghiaccio. La quantità di pressione può variare, da relativamente leggera (''just cleen'') per garantire che i detriti non modifichino il percorso della ''stone'', a un massimo di pressione.
Durante il turno della propria squadra lo ''sweeping'' è consentito a tutti e quattro i componenti e ovunque sul ghiaccio fino alla ''teeline'', una volta che il bordo anteriore della ''stone'' oltrepassa la ''teeline'' solo un giocatore della squadra può spazzare, ed è inoltre permesso ad un giocatore dell'altra squadra. Questo è l'unico caso in cui una stone può essere spazzata da un membro del team avversario. Per i regolamenti internazionali questo giocatore deve essere lo ''skip'' o, se lo ''skip'' sta tirando, il ''viceskip''.
=== Bruciare una stone ===
Occasionalmente, i giocatori possono accidentalmente toccare una stone con la loro scopa o una parte del corpo. Questo è spesso definito come "bruciare" una stone. Se viene toccata una stone ferma quando i sassi non sono in gioco (non c'è un tiro in corso) non è considerata un'infrazione ed è comune rimetterla semplicemente a posto.
Quando una pietra viene toccata mentre le ''stone'' sono in gioco, i rimedi variano, o si elimina la stone toccata o viene spostata. Le regole dicono che la stone può essere posizionata dalla squadra avversaria in modo da svantaggiare la squadra che ha commesso l'infrazione. Generalmente per fair play questo non accade.
=== Tipi di tiri ===
Diverse tipologie di tiro vengono usate per piazzare attentamente le stone per ragioni strategiche o tattiche, ma si dividono in tre categorie fondamentali:
* Guardie: vengono posizionate le stone davanti alla casa nella ''"free guard zone"'', di solito per proteggere il punto (la pietra più vicina al ''button'' al momento) o per rendere difficile il tiro alla squadra avversaria. Tiri a guardia possono essere centrali (''center-guard'') o laterali (''corner-guard'') a seconda della strategia (si veda ''Free Guard-Zone'').
* Punti: vengono tirate le ''stone'' per raggiungere la "casa". I tiri a punto includono promozioni (spingere altri sassi all'interno della casa o più vicino al centro), appoggi (appoggiarsi appunto con un sasso ad altre stone ferme), ''tape-back'' (ossia spingere un sasso solitamente avversario sotto la ''teeline'') e ''freeze'' (un appoggio molto preciso che solitamente impedisce al sasso di essere bocciato).
* Bocciate: sono destinate a rimuovere le pietre dal gioco e comprendono l'apertura (bocciata molto forte il cui obiettivo è liberare il campo dalle guardie), ''hit-and-roll'' (bocciata di una stone avversaria che permette di "rollare" dietro le guardie) e doppie (bocciate che coinvolgono più sassi).
=== ''Free Guard-Zone'' ===
La ''Free Guard-Zone'' è una regola del gioco durante la quale, fino a che le prime quattro stone non sono state giocate (due per ciascuna squadra), i sassi a guardia (quelle stone rimaste nella zona tra l'''hogline'' e la casa) non possono essere rimosse da una stone avversaria. Se queste guardie vengono bocciate accidentalmente dall'avversario, vengono riposizionate nello stesso posto, e la stone avversaria viene rimossa dal gioco. Se invece un sasso viene bocciato durante un tiro della stessa squadra il tiro è regolare.
Originariamente, la regola fu introdotta su suggerimento di Russ Howard per un torneo con il più ricco premio mai assegnato fino a quel momento a Moncton, nel Nuovo Brunswick, nel 1991. La ''"Howard Rule"'' (nota anche come la Regola Moncton) prevede che le prime quattro ''stone'' in gioco non potessero essere rimosse dall'avversario fino al quinto tiro, indipendentemente da dove si trovassero. Questa regola di gioco venne leggermente alterata e adottata come ''Free Guard-Zone'' per le gare internazionali poco dopo. Dalla stagione 1993-94 alla 2002-03 in Canada era in vigore una ''Free Guard-Zone'' estesa alle prime 3 ''stone'', ma successivamente ''Canadian Curling Association'' decise di sostituirla con quella standard a 4 sassi. Durante questo periodo le squadre canadesi utilizzavano per i campionati nazionali il sistema a 3 sassi, mentre nei campionati internazionali (anche quelli disputati in Canada) utilizzavano la ''Free Guard-Zone'' a quattro sassi.
Kevin Martin, uno dei migliori esempi della strategia detta '''split'''.
Questa regola, un'aggiunta relativamente recente del gioco del curling, è stata inserita in risposta a una strategia chiamata ''"peeling"''. Questa strategia consiste nel giocare senza stone in gioco, ossia chi ha ''l'hammer'' (ultimo tiro) boccia tutte le ''stone'' dell'avversario e tira fuori campo l'ultimo tiro della mano fino alla fine della partita dove segna l'unico punto. Una squadra in testa adottando questa strategia durante il gioco avrebbe quasi sicuramente vinto. Questa strategia si era sviluppata (soprattutto in Canada), dal momento che gli icemaker erano diventati capaci di preparare campi di gioco molto regolari e prevedibili. Inoltre l'adozione delle scope a pennello permetteva un maggiore controllo della ''stone''. La strategia del ''peeling'' rese però il gioco poco emozionante, tanto che nel 1990 il ''Tim Hortons Brier'' è stato considerato da molti appassionati di curling come noioso da vedere, a causa della pressoché costante strategia del ''peeling''. Questo rese immediata e ben accetta l'adozione della ''Free Guard-Zone''.
Una strategia sviluppata dai giocatori di curling in risposta alla ''Free Guard-Zone'' (Kevin Martin dall'Alberta è uno dei migliori esempi) è chiamata ''split'' (o ''teak''), in cui si effettuano dei tiri il cui scopo è quello di spostare la ''stone'' di guardia avversaria di lato, abbastanza lontana da renderla difficile o impossibile da usare, ma rimanendo pur sempre in gioco. La ''stone'' lanciata esce invece dal gioco. L'effetto è funzionalmente identico al ''peeling'', ma molto più difficile, infatti se una bocciata colpisce la guardia troppo forte (spingendola fuori dal gioco) la guardia viene rimessa nella sua posizione originale, mentre se la bocciata non è abbastanza forte ed entrambi i sassi rimangono in gioco si crea una situazione tatticamente utile all'avversario. C'è anche una maggiore probabilità che il colpo manchi la guardia del tutto a causa della precisione necessaria per effettuare il tiro. A causa della difficoltà obiettiva di questo tipo di strategia, solo le migliori squadre normalmente ci provano, risultando comunque meno dominante del ''peeling''.
=== ''Hammer'' ===
L'ultima stone di una mano viene chiamata "martello" (molto più comunemente ''hammer''). Prima della partita, le squadre decidono chi si prende il martello o lo concordano tramite un'estrazione casuale (come un lancio della moneta), con un ''draw-to-the-button'', dove un rappresentante di ogni squadra tira un'unica stone tentando di avvicinarsi il più possibile al centro della casa (''button''), oppure in particolare nei tornei disputati ai Giochi olimpici invernali, da un confronto storico di tre vittorie-sconfitte delle squadre. In tutte le mani successive, l''hammer'' appartiene alla squadra che non ha ottenuto punti alla fine della mano precedente. Nel caso in cui nessuna delle due squadre segni punti, il martello rimane alla stessa squadra. Naturalmente, è più facile segnare punti con l''hammer'' che senza, dunque in un torneo la squadra con l''hammer'' in genere cerca di segnare due o più punti. Se è possibile fare solo un punto, lo ''skip'' spesso cerca di fare "mano nulla"; ossia fare in modo che nessuna delle due squadre segni punti per mantenere l''hammer'' la mano successiva, dove cercherà di segnare due o più punti. Segnare punti senza il martello è comunemente indicato come "rubare una mano", ed è molto più difficile.
=== Strategia ===
Il curling è un gioco di strategia, tattica e abilità. La strategia dipende dalla capacità del team, l'abilità dell'avversario, le condizioni del ghiaccio, il punteggio del gioco, quante mani rimangono alla fine, e se la squadra ha o meno il vantaggio dell'ultima stone (''hammer''). Una squadra può giocare una mano aggressiva o difensiva. Un gioco aggressivo consiste nel mantenere molte ''stone'' in gioco, il che rende la mano più rischiosa, ma dà anche la possibilità di fare molti punti (anche all'avversario). Un gioco difensivo è composto da molte bocciate in modo da non avere molte ''stone'' in gioco, questa strategia tende ad essere meno rischiosa. Una squadra che gioca bene a punto di solito tende a giocare in modo aggressivo, mentre una squadra che predilige le bocciate opta solitamente per giocare sulla difensiva.
Schema dell'area di gioco, mostra la ''four-foot zone'', una guardia laterale(''corner guard'') e una guardia centrale (''center guard'')
Se una squadra non ha il martello in una mano, cercherà di ostruire la ''four-foot zone'' di fronte alla casa per impedire l'accesso alla squadra al ''button'' o al ''four-foot'', ossia i due cerchi più interni della casa. Questo può essere fatto posizionando con i primi due tiri delle "guardie centrali" (chiamate in inglese ''center guard'') davanti alla casa in prossimità della linea centrale. Se una squadra invece ha ''l'hammer'' cercherà di mantenere la ''four-foot zone'' libera, in modo da avere accesso alla zona del button in ogni momento. Una squadra con ''l'hammer'' tenderà a tirare con i primi due tiri una "guardia laterale" (in inglese ''corner guard''). Queste servono generalmente a una squadra a segnare due o più punti in una mano, perché si può tirare un punto laterale che ''curlando'' si può nascondere dietro, rendendo più difficile una bocciata da parte della squadra avversaria.
Idealmente, la strategia in un mano per una squadra con ''l'hammer'' è quella di segnare due punti o più. Segnare solo un punto è spesso un'occasione sprecata, in quanto si perde il vantaggio del martello nella mano successiva. Se una squadra non può segnare due punti capita spesso che si tenti una mano nulla, bocciando qualsiasi ''stone'' dell'avversario in modo che escano entrambi i sassi o, se non ci sono ''stone'' avversarie, semplicemente lanciando la ''stone'' oltre la casa, in modo che nessuna squadra segni punti e la squadra con ''l'hammer'' lo mantenga la mano successiva. In generale, una squadra senza ''l'hammer'' vorrebbe sia forzare la squadra avversaria a segnare un solo punto (in modo che possano ottenere ''l'hammer'' la mano successiva) sia "rubare la mano" segnando uno o più punti.
Generalmente maggiore è il vantaggio di una squadra e più questa giocherà in maniera difensiva, bocciando tutte le ''stone'' dell'avversario, negandogli così l'opportunità di segnare in una mano più di un punto difendendo così il vantaggio. Una squadra in svantaggio viceversa tenterà un gioco più aggressivo, nascondendosi dietro le guardie, spingendo le ''stone'' avversarie nella parte posteriore della casa con un tiro conosciuto come ''tape-back'' (se sono di fronte alla ''tee-line'') o appoggiandosi a esse (se sono dietro la linea di tee). Una ''stone'' congelata (''freeze'') è difficile da rimuovere, perché è "congelata" (attaccata, che tocca), alla pietra avversaria.
=== Concedere il gioco ===
Non è raro che a qualsiasi livello la squadra perdente decida di terminare la partita prima che tutte le mani siano state completate se crede che non ha più una reale possibilità di vincere. Nelle competizioni internazionali questa possibilità viene data dalla sesta o dall'ottava mano in poi oppure quando la squadra perdente è "a corto di rocce", cioè una volta che ha un minor numero di pietre in gioco e/o giocabili del numero di punti necessari per pareggiare o vincere.
Quando una squadra ritiene che sia impossibile o quasi impossibile vincere una partita, di solito stringe la mano alla squadra avversaria ammettendo la sconfitta. Ciò può verificarsi in qualsiasi momento durante il gioco, ma di solito accade verso la fine definitiva. Ai Giochi olimpici invernali una squadra può concedere il gioco dopo aver terminato qualsiasi mano durante la fase di round-robin, ma può concedere il gioco solo dopo aver terminato otto mani durante le fasi ad eliminazione diretta.
stone più vicina al centro della casa
A differenza di altri sport, non vi è alcuna connotazione negativa associata al concedere il gioco. Infatti, in numerosi tornei, una squadra è tenuta a concedere il gioco quando è matematicamente impossibile per loro pareggiare.
=== Risoluzione delle controversie ===
La maggior parte delle decisioni sono lasciate ai due skip, anche se in tornei ufficiali, le decisioni possono essere lasciate ai giudici. Tuttavia, tutte le controversie di punteggio vengono gestite dai vice-skip. Non ci devono essere altri giocatori ad eccezione dei due vice-skip in casa mentre viene determinato il punteggio. In un torneo, la circostanza più frequente in cui una decisione deve essere fatta da qualcuno che non sia il vice-skip è quando i due non riescono ad accordarsi su quale sia la stone più vicina al ''button''. Un giudice indipendente (supervisore in Canada ed ai campionati del mondo) misura le distanze con un dispositivo appositamente progettato che ruota dal centro del ''button''. Quando i giudici indipendenti non sono disponibili sono gli stessi vice-skip a misurare le distanze.
Un tabellone dei punteggi tipico del curling utilizzato dai club, che utilizzano un tabellone di punteggio diverso da quelli utilizzati nelle competizioni per nazione
La vincitrice è la squadra con il più alto numero di punti accumulati al termine di otto o dieci mani. I punti vengono assegnati a conclusione di ciascuna di queste mani come segue: quando ogni squadra ha tirato le sue otto stone la squadra con la pietra più vicina al ''button'' vince la mano, alla squadra vincente viene assegnato un punto per ciascuna delle sue ''stone'' in casa più vicine al ''button'' della ''stone'' avversaria più vicina al centro. Le posizioni di tutte le altre ''stone'' più lontane di quella dell'avversario non fanno alcuna differenza per il punteggio.
Solo le ''stone'' che sono "in casa" sono considerate nel punteggio. Una pietra è in casa se si trova all'interno dell'anello più esterno (''twelve-foot ring''). Poiché la base della stone è arrotondata, una pietra appena in casa non avrà alcun contatto reale con l'anello, che passerà sotto il bordo arrotondato della pietra, ma viene conteggiata ugualmente. Questo tipo di pietra si dice che "morde" i cerchi.
Può non essere evidente ad occhio quale delle due rocce è più vicina al ''button'' (centro) o se una roccia in realtà "morde" o no i cerchi. Esistono dispositivi di misurazione determinati, ma questi non possono essere portati in campo fino a quando la mano non è terminata. Pertanto, una squadra può prendere decisioni strategiche durante una mano basandosi solo sulla rivelazione a occhio, anche se queste si rivelano errate.
Il punteggio è segnato su un tabellone, di cui esistono due tipi: il tipo baseball e il tabellone club.
Il "Tipo baseball" è stato creato per motivi televisivi per un pubblico che non ha familiarità con il tabellone club. Le mani sono contrassegnate da colonne da 1 a 11 (10 regolari più la possibilità di una mano supplementare conosciuta come ''extraend'') più un'ulteriore colonna per il totale. Sotto questo sono due file, una per ogni squadra, contenente il punteggio ottenuto dalla squadra in ogni mano e i due punteggi totali riportati nell'ultima colonna di destra.
Il "tabellone club" tradizionale è utilizzato nella maggior parte dei club di curling. La fila centrale numerata rappresenta la somma del punteggio totale di ciascuna squadra. Ci sono due altre file, una sopra e una sotto la fila del punteggio che indicano le due squadre ed i numeri posti in queste file rappresentano la mano in cui tale team ha ottenuto il punteggio cumulativo. Se la squadra rossa totalizza tre punti nella prima mano il cartellino 1 (indicante la prima mano) è posizionato sopra al numero 3 nella fila della squadra rossa. Se la stessa squadra totalizza altri due punti in più nella seconda mano, il cartellino 2 sarà posizionato sopra al 5 nella riga della squadra rossa, indicando che la squadra rossa ha cinque punti in totale (3 nella prima mano +2 nella seconda). Questo quadro di valutazione funziona perché solo una squadra può ottenere punti in una mano. Tuttavia, una certa confusione può sorgere quando viene giocata una mano nulla. I numeri delle mani nulle di solito sono posizionati nella colonna a destra nella fila della squadra che ha l''hammer'' (vantaggio dell'ultima pietra), o su un posto speciale per le mani nulle. Il punteggio su questo tabellone richiede solo l'uso di (fino a) 11 cartellini cifrati, mentre con il punteggio di tipo baseball sono necessari molti cartellini con le stesse cifre (in particolare cifre particolarmente basse come ''1'').
Il seguente esempio illustra la differenza tra i due tipi. L'esempio illustra la finale degli uomini alle Giochi olimpici invernali del 2006.
Tabellone tipo baseball
Squadra
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
TOT
0
2
1
1
0
6
0
0
x
x
10
2
0
0
0
1
0
0
1
x
x
4
Tabellone club
2
3
4
6
Punti
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Mani nulle
1
5
8
7
Il massimo numero di punti ottenibile in una sola mano è 8, ossia tutte le stone di una squadra. Segnare una mano da otto punti contro una squadra relativamente competente è molto difficile nel curling ed è considerato l'equivalente del Perfect game nel baseball ed è conosciuto come ''snowman'' (pupazzo di neve). Probabilmente il più noto "pupazzo di neve" è avvenuto nel 2006 al ''Players 'Championships'', prova di Coppa del Mondo e del Grande Slam di curling. La futura (2007) campionessa del mondo Kelly Scott ha segnato otto punti in una delle sue partite contro la medaglia di bronzo mondiale 1998 Cathy King.
La squadra dell'Alberta vincitrice di un'edizione del Brier
Nei tornei le squadre sono normalmente chiamate con il cognome dello ''skip'', per esempio ''Team Martin'' per ''skip'' Kevin Martin. Altrimenti le squadre prendono il nome del club di appartenenza o, come accade in Canada, della divisione amministrativa rappresentata.
I campionati di curling di massimo livello sono tipicamente svolti da squadre unicamente maschili o femminili. Il gioco è conosciuto come curling misto quando una squadra è composta da due uomini e due donne. Il ''campionato canadese misto di curling'' è la competizione di più alto livello seguito dai campionati europei misti di curling, in assenza di un campionato del mondo e della categoria misti ai Giochi olimpici.
Il curling è particolarmente popolare in Canada. I miglioramenti nella produzione del ghiaccio e le modifiche al regolamento per aumentare la competitività e promuovere la complessa strategia hanno aumentato la popolarità già alta di questo sport in Canada, e il grande pubblico televisivo segue trasmissioni annuali di curling, in particolare il ''Torneo dei Cuori'' (''Scotties Tournament of Hearts'', ossia il campionato nazionale femminile), la ''Tim Hortons Brier'' (il campionato nazionale maschile) e i campionati mondiali di curling.
Nonostante la provincia canadese del Manitoba abbia una popolazione limitata (5º posto su 10 province canadesi), le squadre del Manitoba hanno vinto circa un terzo delle edizioni del Brier. Il Torneo di Cuori e il Brier vengono disputati dai campioni dei campionati provinciali canadesi e i campionati del Mondo dai campioni nazionali.
Ernie Richardson della provincia dello Saskatchewan e la squadra composta dalla sua famiglia hanno dominato il curling canadese e internazionale durante la fine del 1950 e 1960 e sono stati considerati i migliori giocatori di curling di tutti i tempi. Sandra Schmirler ha portato la sua squadra alla prima medaglia d'oro del curling femminile alle Giochi olimpici invernali del 1998. Quando morì due anni dopo di cancro oltre 15.000 persone hanno partecipato al suo funerale, ed è stato trasmesso dalla televisione nazionale.
=== Uno sport amatoriale ===
Nonostante i ''bonspiels'' canadesi (tornei) offrano premi in denaro, ci sono pochissimi giocatori di curling professionisti a tempo pieno. Tuttavia, alcuni giocatori di curling ricavano una parte considerevole del loro reddito dal curling. La maggior parte dei giocatori comunque non è professionista nemmeno da quando questo sport è stato reintrodotto nel programma dei Giochi olimpici invernali nel 1998 con tornei maschili e femminili-
=== Curling in carrozzina ===
La squadra cinese di curling in carrozzina ai mondiali del 2009
Il curling in carrozzina, noto anche con il termine inglese ''wheelchair curling'', è la variante del curling praticabile da persone con disabilità agli arti inferiori. La differenza più evidente nel meccanismo di gioco è l'assenza della fase di ''sweeping'', che rende il curling in carrozzina ancora più simile alle bocce. Per il resto la superficie di gioco, le stone e le regole sono le stesse. Alcuni adattamenti sono legati al fatto che i giocatori si spostano su sedie a rotelle: non sono necessarie le apposite scarpe con suole differenziate, si può usare un manico estensore per lanciare la stone, e un compagno di squadra può aiutare a tenere ferma la carrozzina durante il lancio. L'attività agonistica internazionale è organizzata dalla World Curling Federation. Il curling in carrozzina è stato inserito nel programma dei Giochi paralimpici a partire dai IX Giochi paralimpici invernali di Torino 2006, con un torneo unico riservato a squadre miste.
Nel film ''Aiuto!'' (''Help!''), diretto nel 1965 da Richard Lester, i Beatles - protagonisti dello stesso - tentano di giocare a curling in una sequenza ambientata sulle Alpi austriache.
Il film canadese del 2002 ''Gli uomini con le scope'', interpretato e diretto da Paul Gross e girato nei centri sportivi del curling, racconta la storia di una squadra di curling di una piccola cittadina canadese. Il film ha incassato più di 4,2 milioni di dollari solo in Canada, diventando così il campione di incassi tra i film canadesi sovvenzionati dalla ''Telefilm Canada'' tra il 1997 e il 2002.
Un altro film incentrato sul curling è ''La mossa del pinguino'', diretto nel 2014 da Claudio Amendola.
* Curling ai Giochi olimpici
* Campionati mondiali di curling
* Campionati mondiali junior di curling
* Campionati mondiali senior di curling
* Campionati mondiali doppio misto di curling
* Continental Cup di Curling
* Campionati europei di curling
* Campionati europei misti di curling
* Campionati italiani di curling
* Campionati italiani junior di curling
* Campionati italiani senior di curling
* Campionati italiani misti di curling
* Campionati italiani doppio misto di curling
* Associazione Curling Cortina
* Curling Club 66 Cortina
* Curling Club Tofane
* Curling Club Dolomiti
* Curling Club New Wave
* Curling Club Olimpia
* Curling Club Anpezo
* Curling Club Pinerolo
* Torino Curling Club
* Draghi Curling Club
* Torino 150
* Curling Club Claut
*Varese Curling
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Calcio a 5 |
Il '''calcio a 5''' è uno sport di squadra, derivato dal calcio, che ha avuto origine in Uruguay, dove è tradizionalmente conosciuto come '''''fútbol de salón''''' .
Internazionalmente è conosciuto come '''''futsal''''', parola macedonia latina che deriva dalla contrazione dei termini ''fútbol''/''futebol'' e ''sala''/''salón''/''salão'' .
Il termine ''calcio a 5'' è la traduzione italiana del termine ''football five'' e serviva originalmente per distinguere la versione del gioco messo a punto e sviluppato dalla FIFA dalla metà degli anni 1980 in poi, dalla versione originale così definita a partire dal secondo dopoguerra in Sud America.
| Nei primi anni, la disciplina era nota in Italia come "calcetto", come testimoniano le denominazioni delle prime federazioni nazionali (Federazione Italiana Calcetto e Lega Italiana Calcetto). Successivamente, con l'affermazione del "five-a-side football" proposto dalla FIFA, finì per imporsi il calco linguistico "calcio a 5". Con l'avvento del nuovo millennio ha preso piede anche nell'italiano la parola "futsal" per definire il "calcio a 5", mentre per quanto riguarda il gioco del futbol de salón, gestito dalla AMF, viene in genere tradotto come "calcio da sala".
=== La fondazione e la scelta delle regole ===
Il futsal nacque nell'anno 1930, quando un professore della ACM di Montevideo, Juan Carlos Ceriani, spinto dall'esigenza di far giocare gli studenti in una piccola palestra, o sui campi di pallacanestro ed hockey (all'aperto), ne ideò la formula. Il suo obiettivo era quello di ideare un gioco di squadra che potesse essere praticato sia all'aperto che in strutture coperte, sfruttando i già diffusi campi di pallacanestro, ma che ricordasse da vicino il calcio, che in quegli anni godeva di una smisurata popolarità in Uruguay, dopo che la nazionale aveva vinto i Mondiali del 1930 e le Olimpiadi del 1924 e del 1928.
Ceriani assemblò le prime regole basandosi sul principio del gioco del calcio, ovvero sulla possibilità di giocare la sfera con tutto il corpo a eccezione degli arti superiori, ma aggiungendo molti elementi di pallamano, pallanuoto e pallacanestro: da quest'ultimo mutuò il numero di giocatori (cinque) e la durata dei tempi (40 minuti); dalla pallanuoto le regole del portiere, e dalla pallamano le dimensioni del campo e della porta (3 metri di larghezza per 2 di altezza).
La codifica delle regole avvenne nel 1933; fin dagli esordi la disciplina godette di una forte e rapida diffusione nell'America meridionale e soprattutto in Brasile, grazie al fatto che un gioco simile, seppur non codificato, veniva praticato abitualmente in strada dai ragazzi. Fu il giovane João Lotufo, appena rientrato dall'Uruguay, a importare e adattare il gioco alle esigenze dell'educazione fisica di cui era stato insegnante presso il ''Ginásios de Esportes'' presso Pocitos, un sobborgo di Montevideo.
=== Il gioco in Brasile ===
Il Gimnasio Aecio de Borba di Fortaleza, sede di gioco del Sumov, considerata la squadra più forte del mondo negli anni settanta
Lotufo, tornato in patria, stabilì il primo punto di educazione a questo sport nell''A.C.M. – Centro de São Paulo''. Inizialmente le regole del gioco erano confuse e non uniformi in tutto il paese: nei due decenni del '30 e del '40, nelle ACM del Brasile, si disputavano tornei di questo "calcio" non solo a 5, ma anche a 6 o a 7 giocatori per squadra. Nel 1949 il Segretario all'Educazione Fisica (''Secretário de Educação Física'') Asdrúbal do Nascimento, mise a punto un libretto che si proponeva di unificare le regole di questo sport. Nel 1952 fu unificato il torneo di tale sport presieduto dalla ACM per opera di Habib Mahfuz, in cui entrarono a far parte formazioni come il Tênis Clube Paulista e l'Associação Atlhética São Paulo, la prima lega fu chiamata ''Liga de Futebol de Salão''.
La creazione di un torneo unico per il calcio a cinque attirò anche un certo interesse dei media, in particolare dei giornalisti Raul Tabajara e José Antônio Inglêz, della ''Gazeta Esportiva'', Inglêz è accreditato come il primo a coniare l'acronimo "Futsal" per definire tale sport. Nel 1954 venne fondata la ''Federação Metropolitana de Futebol de Salão'', poi diventata Federação de Futebol de Salão do Estado do Rio de Janeiro; nel 1955 fu fondata la Federação Paulista de Futebol de Salão. Nel 1956, Luiz Gonzaga de Oliveira, della Federação Paulista de Futebol de Salão scrisse il primo libro delle regole, posteriormente adottato dalla FIFUSA (Federação Internacional de Futebol de Salão). Verso la fine del decennio si costituirono altre federazioni, non sempre uniformi nel tipo di regolamento da applicare: nel 1958 le federazioni di San Paolo e Rio de Janeiro erano ancora in disputa per decidere il regolamento ufficiale, di cui si occupò direttamente quell'anno la Confederação Brasileira de Desportos.
=== I primi organismi internazionali ===
La prima denominazione del gioco fu '''fútbol de salón''' nei paesi sudamericani di lingua ispanica, mentre in Brasile esso prese piede con il nome di '''futebol de salão'''. Nel 1965 si formò il primo organismo internazionale per il governo di questo sport, ad Asuncion in Paraguay venne fondata la Confederación Sudamericana de Fútbol de Salón, che nello stesso anno indisse il primo torneo continentale per squadre nazionali e non, che si svolse nella medesima Asuncion e vide i padroni di casa del Paraguay battere il Brasile.
Nel 1971 fu poi fondata la Federação Internacional de Futebol de Salão (FIFUSA), a San Paolo. L'istituzione contava 32 paesi partecipanti che praticavano questo sport con la modalità brasiliana. il primo presidente fu João Havelange, il primo segretario, invece, Luiz Gonzaga de Oliveira. Il Brasile si avviava a dominare il calcio a 5, con la sua squadra nazionale che vinceva due successive edizioni del Campeonato Sul-Americano, e replicava le vittorie per tutto il decennio nelle edizioni del 1973, 1975, 1976, 1977, 1979. Quest'ultimo anno segna anche la nascita della Confederação Brasileira de Futebol de Salão, in data 15 giugno: ne facevano parte le federazioni degli stati di Ceará, Rio de Janeiro, San Paolo, Espirito Santo, Sergipe, Amazonas, Pernambuco, Maranhão, Bahia, Paraíba, Mato Grosso, Brasília, Acre, Minas Gerais, Rio Grande do Sul, Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Norte, Amapá, Alagoas e Goiás.
=== La gestione FIFUSA dagli anni settanta agli anni ottanta ===
La FIFUSA si dedicò alla crescita di questo sport anche successivamente al passaggio di Havelange alla FIFA; il successivo presidente fu Waldir Nogueira Cardoso, eletto nel 1975, che organizzò i campionati panamericani a partire dal 1980. In quello stesso anno fu eletto un nuovo presidente nella figura di Januário D'Aléssio Neto, dirigente del Palmeiras, che traghettò lo sport verso il riconoscimento mondiale anche di organismi sovranazionali di sport, venne istituito un campionato del mondo la cui prima edizione venne disputata nel 1982 in Brasile e fu vinta dai padroni di casa per 1-0 sul Paraguay al ''Ginásio do Ibirapuera'' davanti a 11.829 paganti. I primi campioni del mondo furono Beto, Pança, Barata, Paulinho, Leonél, Paulo César, Carlos Alberto, Miral, Branquinho, Cacá, Paulo Bonfim, Jorginho, Douglas, Jackson e Walmir.
La FIFUSA iniziò a lavorare per portare il grande evento anche in Europa. Fu scelta la Spagna per disputare la fase finale del 1985, a cui parteciparono 12 formazioni. Il 27 ottobre 1985, davanti a 12.000 persone, il Brasile si riconfermò campione battendo i padroni di casa per 3-1. La grande risposta di pubblico e l'interesse mediatico (TVE riprese l'evento in diretta) diedero le dimensioni della crescita di questo sport, su cui la FIFA stava lavorando sin dall'inizio del decennio nella prospettiva di inglobarlo tra le sue attività. A tal proposito, nel biennio che andò dal 1986 al 1987 si disputarono tre tornei internazionali sotto l'egida della FIFA, chiamati FIFA Futsal Tournament, una sorta di minitornei mondiali in cui furono invitate dapprima otto formazioni, poi, nell'ultima edizione, (svolta a Brasilia) salite a dieci.
=== L'avvento della gestione FIFA e la scissione ===
Partita di calcio a 5
La FIFA non appoggiò la disputa del secondo Mondiale in Spagna del 1985, poiché il suo obiettivo era quello di promuovere la propria versione del calcio a 5, chiamata ''futbol 5''. Per questo arrivò anche a vietare l'utilizzo della parola "football" ("futbol" in spagnolo) per indicare il gioco del calcio a 5 praticato sotto l'egida della FIFUSA. La Federazione Internazionale decise, quindi, sempre nel 1985, di utilizzare l'acronimo '''fut-sal''', che presto si diffuse e sostituì anche ''futbol 5''.
Dove la versione di stampo brasiliano era più radicata, la FIFA cercò con più forza di promuovere la sua nuova realtà: in Argentina venne organizzato dalla Asociación del Fútbol Argentino, in collaborazione con la FIFA, il primo campionato di ''futbol 5'', che trovò terreno nell'area della Capitale Federale dove la federazione nazionale impose ai club di iscrivere una squadra anche in questo sport. Negli anni successivi fu modificata la linea guida della federazione argentina, che non impose iscrizioni obbligatorie, ma vietò ai propri tesserati di partecipare alle attività della Confederación Argentina de Fútbol de Salón (CAFS). Questa mossa costrinse le principali formazioni di club argentine ad abbandonare la CAFS, della quale erano state tra le fondatrici nel 1975. LA CAFS, nello stesso 1986, nella causa contro la AFA e la FIFA, ottenne dalla ''Confederación Argentina de Deportes'' (C.A.D.) la risoluzione n. 13, in cui veniva definita come l'unica entità preposta alla gestione del calcio a 5.
Nel 1988 il calcio a 5 divenne infine una disciplina riconosciuta ufficialmente dalla FIFA, che decise di gestirlo attraverso un Comitato per il Futsal. Il 23 novembre 1989 a Rio de Janeiro si tenne una riunione della FIFUSA con l'intenzione di votare lo scioglimento della federazione ed il confluire nella FIFA: al voto favorevole di sette federazioni, tra cui quella brasiliana, si opposero dodici federazioni, tra cui il Paraguay, che si fece promotore di una campagna di dissenso verso questo assorbimento, inalberando motivazioni legate all'autonomia di questo sport: secondo i dirigenti era evidente che i due sport avessero come momento comune solo le parti del corpo da utilizzare per controllare il pallone, mentre, per il resto, la gestione del tempo, il concetto di tiro libero, le sostituzioni volanti ed altre caratteristiche del calcio a 5 lo rendevano fondamentalmente diverso dal calcio a 11. Si era soliti portare ad esempio la distinzione tra tennis e tennis tavolo, che non rientra nella gestione della Federazione Internazionale Tennis. Il 2 maggio 1990, la federazione brasiliana si staccò definitivamente dalla FIFUSA. Il 25 settembre 1990, a Bogotà, venne fondata la Confederacion Panamericana de Futbol de Salon (PANAFUTSAL), di cui facevano parte Paraguay, Colombia, Messico, Uruguay, Argentina, Venezuela, Costa Rica, Puerto Rico e Bolivia, a cui si aggiunsero col tempo Ecuador, Antille Olandesi, Aruba e Canada.
Il congresso tenutosi in Guatemala, nel 2000, tra membri della PANAFUTSAL e della FIFA, mirava alla ricostruzione della disputa tra le due istituzioni e l'affermazione del futsal nella versione pura che aveva fatto appassionare molti in Sudamerica. La firma del protocollo detto "Guatemala 2000", però, non fu seguita da atti concreti e la FIFA perseguì la promozione della propria versione di calcio a 5. La PANAFUTSAL decise così di dare vita ad un nuovo organismo di carattere mondiale, per la salvaguardia dello sport del calcio a 5 nella modalità che si era diffusa in Sudamerica e nel mondo a partire dagli anni 1960. Nel dicembre 2002, venne così fondata ad Asuncion la AMF Asociación Mundial de Futsal, che attualmente conta 31 federazioni nazionali affiliate e tre organismi continentali.
=== Il calcio a cinque e le manifestazioni multidisciplinari ===
Diego Raul Giustozzi, nazionale argentino impegnato a Rio per i Giochi Panamericani 2007
Il futsal fece il suo esordio nelle grandi manifestazioni internazionali multidisciplinari nel 1994 quando a Valencia ebbe luogo il primo torneo di calcio a 5 ai Giochi sudamericani, dove i padroni di casa ebbero la meglio sugli avversari. In questa edizione, così come in quella successiva, il torneo venne svolto con il regolamento previsto dalla FIFUSA. Nel 1998, invece, per la VI edizione dei giochi a Cuenca in Ecuador, fu la nazionale del Paraguay ad imporsi, in un torneo che valse anche il titolo di campione sudamericano della CSFS.
Nelle successive due manifestazioni (Rio de Janeiro nel 2002 e Buenos Aires nel 2006), il calcio a 5 è stato presente, ma con il regolamento previsto dalla FIFA. Ciò ha messo fine alla presenza del vecchio futsal nei giochi internazionali.
Nell'ottica di potenziamento della presenza delle manifestazioni patrocinate dalla FIFA all'interno del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), a partire dalla metà degli anni duemila si è iniziato a parlare di ammissione del futsal all'interno della pletora degli sport olimpici, dopo l'avvenuto ingresso ai giochi sudamericani nel 2002. Il movimento "''I want olympic futsal''", promosso dalla Federazione Paulista di Futsal e dal portale FutsalPlanet.com ha trovato un primo riscontro nella possibilità di disputare un torneo di calcio a 5 durante i Giochi panamericani del 2007 a Rio de Janeiro, vinti dal Brasile sull'Argentina per 4-1.
=== Trofei internazionali legati alla FIFA ===
Nel 1989 si è giocata nei Paesi Bassi la prima coppa del mondo di calcio a 5 denominata FIFA Futsal World Championship, vinta dal Brasile che ha poi dominato il torneo anche nelle successive due edizioni. Le edizioni del 2000 e 2004 hanno visto trionfare la Spagna. Nell'ultima edizione del 2008 ha visto tornare alla vittoria il Brasile proprio sui campioni uscenti della Spagna.
Dal 1992 la CONMEBOL ha iniziato ad organizzare il proprio campionato sudamericano, vinto sempre dal Brasile ad esclusione dell'ultima edizione del 2003 dove ha trionfato l'Argentina. Dello stesso anno è il primo torneo simile organizzato in Oceania per la definizione della nazionale campione continentale e qualificata per il mondiale.
Dal 1996 la UEFA organizza un torneo continentale per nazioni denominato inizialmente European Futsal Tournament e dal 1998 UEFA Futsal Championship, che ha visto trionfare la Spagna nelle edizioni 1996, 1999, 2005. Nello stesso anno si sono svolti anche i primi trofei continentali di CONCACAF e CAF. L'Asian Football Confederation ha istituito un proprio trofeo continentale solo dal 1999, a cadenza annuale.
Nel 2009, su iniziativa della Federazione calcistica della Libia, sull'onda dell'entusiasmo per la vittoria nel campionato continentale e la partecipazione al mondiale, è nata la Futsal Confederations Cup, attualmente solo "approvata" dalla FIFA, che ricalca il modello della Confederations Cup calcistica.
Dal 2001 la UEFA organizza un torneo per formazioni di club chiamato Coppa UEFA a cui accedono tutte le squadre vincenti i rispettivi campionati nazionali. Il trofeo ha sostituito l'European Champions Tournament, una manifestazione non ufficiale a invito disputata tra il 1985 e il 2001.
=== La situazione attuale ed il fenomeno della "naturalizzazione" ===
Nel mondo del calcio a 5 ci sono attualmente due grandi poli che attraggono l'interesse della maggior parte degli addetti ai lavori ma anche degli appassionati: in primo luogo vi è ovviamente il Brasile, in secondo luogo ed in fortissima ascesa la Spagna.
Il Brasile ha oramai regolamentato la propria attività di club istituendo la Liga Futsal dove si affrontano molti dei migliori giocatori brasiliani tra cui ad esempio Falcão. La Spagna a sua volta alla fine degli anni 1980 ha istituito un campionato unico nazionale che dal 1995/1996 si svolge a girone unico. La ''Division de Honor'' della LNFS spagnola raccoglie ormai i migliori talenti del calcio a 5 mondiale e le sue squadre sono sempre tra le favorite nelle competizioni internazionali a cui partecipano. La maggiore disponibilità finanziaria per gli sport in generale ha fatto sì che molti giocatori sudamericani, tra i migliori di questo sport, migrassero nel vecchio continente andando ad infoltire le migliori formazioni europee, ne è dimostrazione l'andamento della Coppa Intercontinentale di calcio a 5 che nelle ultime 6 edizioni ha visto quattro successi europei contro i due sudamericani.
A seguito di questa migrazione sportiva si è prodotto un altro fenomeno: aiutati dagli avi provenienti dal vecchio continente, diversi giocatori sudamericani hanno ottenuto la cittadinanza di paesi come Spagna, Portogallo ed Italia. Quest'ultima ha fatto pesare in maniera determinante questo fenomeno di "naturalizzazione": gli oriundi hanno portato all'Italia il titolo europeo del 2003 e nel 2014, e sono arrivati a disputare la finale del mondiale nel 2004 quando per l'infortunio a Gianfranco Angelini, nessun giocatore sceso in campo per la nazionale azzurra era nato in Italia. Il fenomeno delle naturalizzazioni è stato sfruttato anche da altri paesi europei quali il Portogallo ed in maniera molto minore la Spagna, ma ultimamente ha preso piede in nazioni solitamente estranee a queste operazioni quali la Russia (Cirilo e Pele Junior sono stati determinanti per portare i russi in semifinale all'Europeo 2007).
Le regole ufficiali del gioco del calcio a 5 (in inglese ''Futsal Laws of the Game'', Regole del Gioco) sono 17 e sono pubblicate dalla FIFA.
Le regole nella loro base sono simili a quelle del calcio a 11: il gioco è possibile con tutte le parti del corpo, ad esclusione degli arti superiori. Il punto viene chiamato goal e si effettua spingendo la palla oltre l'area delimitata dai pali e dalla traversa. La principale differenza di questo sport rispetto al calcio è che non vi è il fuorigioco, le rimesse laterali vengono effettuate con i piedi ed è possibile operare un numero illimitato di sostituzioni. Inoltre, contrariamente a quanto avviene nel calcio, in ognuno dei due tempi di gioco ogni squadra può richiedere un ''time-out'' di un minuto. Diversa è anche la gestione dei falli: le infrazioni sono principalmente le stesse del calcio ma, similmente a quanto avviene per esempio nel basket, dal sesto fallo commesso in un solo tempo viene accordato un tiro libero diretto senza la possibilità di formare una barriera.
Le regole base sono da applicarsi a tutti i livelli del calcio a 5, anche se sono consentite alcune modifiche alle dimensioni del terreno di gioco, dimensione, peso e materiale del pallone, dimensioni delle porte, durata dei periodi di gioco e numero delle sostituzioni per partite tra giocatori con meno di 16 anni, donne, calciatori veterani (oltre i 35 anni) o portatori di handicap, a patto che vengano rispettati i principi fondamentali del gioco. Altre modifiche, invece, devono ottenere il consenso dell'IFAB.
Le odierne 17 regole riguardano:
# Il rettangolo di gioco
# Il pallone
# Il numero dei calciatori
# L'equipaggiamento dei calciatori
# L'arbitro e il secondo arbitro
# Il cronometrista e il terzo arbitro
# La durata della gara
# L'inizio e la ripresa del gioco
# Il pallone in gioco e non in gioco
# La segnatura di una rete
# Falli e scorrettezze
# Calci di punizione
# Falli cumulativi
# Il calcio di rigore
# La rimessa dalla linea laterale
# La rimessa dal fondo
# Il calcio d'angolo.
In aggiunta alle 17 regole, contribuiscono a regolamentare il gioco del calcio le norme aggiuntive del regolamento e anche numerose decisioni dell'IFAB e altre direttive. Inoltre non è una regola, ma una modalità di comportamento definita fondamentale per il gioco del calcio, il fair play, per il quale la FIFA ha creato una campagna d'informazione e stilato un codice di condotta.
Una partita di calcio a 5, che dura 40 minuti, si disputa in due tempi di 20 minuti effettivi ciascuno e si svolge sotto il controllo di due arbitri, che hanno «la piena autorità necessaria per far osservare le Regole del Gioco nell'ambito della gara che è chiamato a dirigere» e le cui decisioni sono inappellabili.
===Differenza di regolamento tra FIFA e AMF===
Le principali differenze tra la versione di calcio a 5 della AMF e quella della FIFA sono:
Regola
Federazione
A.M.F.
F.I.F.A.
Dimensioni
minime 36×18 mmassime 40×20 m
minime 38×18 mmassime 42×22 m
Punto di tiro libero
a 9 metri dal centro della porta
a 10 metri dal centro della porta
Pallone
Misura 3, Sferico di circonferenza tra i 58 e i 60 cmpeso tra i 400 ed i 470 grammiLasciato cadere da 2 m di altezza, al primo rimbalzo non deve superare i 30 cm, al secondo deve rimanere tra i 10 ed i 15 cm
Misura 4, Sferico di circonferenza tra i 62 e i 64 cmpeso tra i 400 ed i 440 grammiLasciato cadere da 2 m di altezza, al primo rimbalzo non deve superare i 65 cm e non deve rimanere sotto i 50 cm, deve portare la dicitura "FIFA approved", "FIFA inspected" o "International matchball standard"
Falli cumulativi
Sono ammessi 9 falli cumulativi per ogni frazione di gara, oltre verrà battuto un calcio di punizione diretto dal punto di "tiro libero", la segnalazione verrà effettuata al cronometrista apponendo una bandiera rossa dal lato del banco del cronometrista presso la panchina della squadra che ha commesso l'infrazione.
Sono ammessi 5 falli cumulativi per ogni frazione di gara, oltre verrà battuto un calcio di punizione diretto dal punto di "tiro libero"(oppure se il fallo viene commesso in un punto più vicino alla linea di porta rispetto al tiro libero, la squadra che ne usufruisce può scegliere se tirare dal punto del tiro libero o dal punto in cui è avvenuta l'infrazione avversaria: nel secondo caso, la procedura sarà la stessa di un tiro libero, quindi senza barriera e tirando direttamente verso la porta avversaria senza secondi tocchi da parte di un giocatore non incaricato di calciare, dato che va identificato il tiratore prima di procedere alla battuta), la segnalazione verrà effettuata dal cronometrista (tramite sirena o fischio) e in mancanza di questi dal primo arbitro (tramite fischio e indicazione con la mano). Il cronometrista appunterà un cartello di colore rosso con la scritta "5" sul lato della panchina della squadra che ha commesso i 5 falli e segnalerà sull'apposito tabellone elettronico o cartaceo il numero di falli commessi. In caso di mancanza del cronometrista, il primo arbitro segnalerà con la mano aperta per indicare i 5 falli, dirà ad alta voce "5 falli" e la segnalazione sarà riportata sul tabellone elettronico.
Portiere
Il portiere è libero di toccare la sfera fuori dall'area di rigore con le stesse modalità di un normale giocatore, con il limite di gioco esclusivo nella propria metà campo.
Il portiere è libero di toccare la sfera fuori dall'area di rigore con le stesse modalità di un normale giocatore, con il limite che una volta rilanciato non lo può più toccare, limite che decade qualora il portiere si trovi nella metà campo avversaria o dopo che qualsiasi altro giocatore tocchi il pallone. All'interno della propria metà campo il portiere può controllare per soli quattro secondi scaduti i quali sarà accordato un calcio di punizione indiretto a favore della squadra avversaria.
Rilancio del portiere
Non è ammesso il rilancio del portiere di mano oltre la metà campo, a meno che prima la sfera non abbia toccato terra o un giocatore che si trovi sul terreno di gioco. In caso contrario il rilancio verrà sanzionato con una rimessa laterale nel punto più vicino al fallo.
È ammesso il rilancio del portiere di mano oltre la metà campo anche senza che la sfera tocchi terra o un qualsiasi altro giocatore in campo.
Gioco nella propria metà campo
Una volta che il portiere si sarà spossessato del pallone, la squadra in attacco avrà 15 secondi per passare la linea di centrocampo. In caso contrario verrà sanzionato con una rimessa laterale nel punto più vicino al fallo.
Non ci sono limiti di gioco nella propria metà campo. L'unica limitazione è per il portiere che non può controllare il pallone per più di quattro secondi nella propria metà campo.
Carico di falli personali
Il giocatore che si caricherà di cinque (5) falli nel corso di una partita verrà ritenuto dall'arbitro impossibilitato a proseguire l'incontro, mostrandogli il cartellino Azzurro. Tale giocatore potrà essere comunque immediatamente sostituito da un compagno, tutti i falli sono di 1^, quindi l'arbitro ad ogni punizione dovrà sempre calcolare la distanza di 3 metri dalla barriera.
Non ci sono limiti di falli per un singolo giocatore.
=== Competizioni per selezioni nazionali ===
==== AMF ====
*AMF Futsal World Cup
*FEF European Championship
==== FIFA ====
*FIFA Futsal World Cup
*Copa América
*UEFA Futsal Championship
=== Calcio a 5 in Italia ===
====FIGC====
In Italia si disputa un regolare campionato italiano di calcio a 5 dal 1984, organizzato dalla ''Divisione Calcio a 5'' della ''FIGC''. Tale torneo è diviso in tre serie nazionali (Serie A, A2 e B), una o due categorie regionali (Serie C1 ed eventualmente Serie C2) e infine una provinciale (Serie D). La nazionale italiana, anche se con un utilizzo di giocatori naturalizzati, negli ultimi anni ha svolto un ruolo di primaria importanza nei tornei internazionali, laureandosi campione d'Europa nel 2003 a Caserta e nel 2014 ad Anversa, ed arrivando a disputare la finale del torneo mondiale nel 2004 a Taiwan, persa contro la Spagna.
====FIFS====
La '''Federazione Italiana Football Sala''', nota anche con l'acronimo di '''FIFS''', è la federazione sportiva italiana che si occupa di promuovere in Italia il '''football sala''', calcio a 5 indoor o futsal (spagnolo: ''fútbol de salón'' o ''microfutbol''), giocato con il Regolamento dell'Asociación Mundial de Futsal (AMF). Organizza campionati, tornei nazionali, internazionali e amichevoli per squadre/rappresentative nazionali e di club, eventi amatoriali e competizioni per diversamente abili. Inoltre, ha organizzato cinque volte (dal 1992 al 1996), in collaborazione con The Walt Disney Company Italia, il '''Trofeo Topolino''' Ha sede a Milano e l'attuale presidente è Axel Paderni, in carica dal luglio 2009. È l'unica federazione sportiva italiana riconosciuta dall'Asociación Mundial de Futsal (AMF) e, quindi, l'unica autorizzata a utilizzare i marchi e i loghi internazionali.
=== Calcio a 5 per ciechi ===
Tra le discipline previste dai Giochi paralimpici vi è il calcio a 5 per ciechi. Si disputano due tempi di 25 minuti ciascuno e il campo, di forma rettangolare, è lungo tra i 38 e i 42 metri e largo tra i 18 e i 22 metri. Viene utilizzato un pallone che emette un suono chiaramente udibile dai giocatori. Il portiere non deve soffrire di cecità totale (B-1).
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Cheratina | Immagine al microscopio di filamenti di cheratina
La '''cheratina''' è una proteina filamentosa ricca di zolfo, elemento contenuto nei residui amminoacidici di cisteina.
Si tratta di una struttura quaternaria, composta da più strutture terziarie messe una in fila all'altra. È prodotta dai cheratinociti, ed è immersa nel loro citosol come filamenti intermedi. È il principale costituente dello strato corneo dell'epidermide dei tetrapodi e soprattutto degli amnioti, nei quali garantisce l'impermeabilità.
Molto stabile e resistente, la sua principale funzione è protettiva.
| La molecola di cheratina è costituita da una catena polipeptidica con struttura ad elica di lunghezza intorno ai 450 Å. Le catene interagiscono tra loro, organizzandosi in strutture man mano più grandi e complesse. Per prima cosa le singole eliche si associano, tramite interazioni idrofobiche, in coppie (dimeri) e ciascuna coppia, oltre all'avvolgimento delle eliche, si avvolge ulteriormente su se stessa. A loro volta i dimeri così formati si associano tra loro, sia trasversalmente che longitudinalmente, tramite ponti disolfuro tra residui di cisteina di filamenti vicini e altre interazioni. Si formano in questo modo i ''protofilamenti''. Secondo un grado di organizzazione crescente, si costituiscono successivamente le ''protofibrille'' (due protofilamenti affiancati), le ''microfibrille'' (quattro protofibrille affiancate) e infine le ''macrofibrille'' (più microfibrille).
=== In base alla struttura secondaria ===
* '''α-cheratina''': costituita da α eliche intrecciate fra loro, è debolmente basica, se non neutra. Il passo dell’α-elica (che è destrorsa come α-elica di Pauling) è di 5,1 Å (invece che di 5,4 Å come nell’α-elica di Pauling). È presente nei mammiferi come epitelio, unghie, peli, corna e fanoni;
*'''β-cheratina''': costituita prevalentemente da foglietti β, non da alfa eliche, è leggermente acida. È presente nei rettili (soprattutto nei serpenti costrittori, come i pitoni) e negli uccelli come epitelio, artigli, squame, penne e piume.
=== In base alla consistenza ===
* Molle: è traslucida, di consistenza plastica e facilmente divisibile in piccole scaglie. Se sottoposta a calore si retrae, se invece inserita in acqua fredda si idrata gonfiandosi;
* Dura: è compatta, di colore ocra, non divisibile in scaglie e molto resistente sia all'acqua che al calore.
Il principale utilizzo della cheratina è nell'industria farmaceutica, in quanto questo materiale ricopre le pillole gastro-resistenti, ovvero che resistono agli acidi gastrici, come l'HCl (acido cloridrico).
La cheratina viene inoltre utilizzata come elemento di composizione di alcuni cosmetici per il trattamento dei capelli in forma idrolizzata in quanto intensamente idratante per il suo potere di legare l'idratazione.
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Calendario romano |
Il '''calendario romano''' o '''calendario pre-giuliano''' denota l'insieme dei calendari che furono in uso nella Roma antica dalla sua fondazione fino all'avvento nel 46 a.C. del calendario giuliano. Secondo la tradizione, il calendario romano fu istituito nel 753 a.C. da Romolo, fondatore di Roma: subì diverse modifiche nel corso dei secoli, venendo infine sostituito nel 46 a.C. dal calendario giuliano promulgato da Gaio Giulio Cesare.
Fasti Antiates Maiores'' — Calendario romano, affresco della villa di Nerone ad Anzio, del 60 a.C. circa, prima dell'avvento del calendario giuliano.
Da notare la presenza di una settimana da '''otto giorni''' dei mesi ''Quintilis'' e ''Sextilis'' , oltre al'' mese intercalare'' nell'ultima colonna a destra: sono visibili anche le ''none'' , le ''idi'' e le ''lettere nundinali''. Sul calendario sono inoltre evidenziate le festività: ad esempio, il 27 agosto è riportata la Volturnalia mentre il 19 ottobre è riportata l'Armilustrium. In basso sono visibili i giorni totali del mese: XXXI, XXIX, XXIIX e XXVII .
| === Calendario di Romolo ===
Il '''calendario romano''' fu revisionato diverse volte fra la fondazione di Roma e la caduta dell'Impero romano d'Occidente.
Una testimonianza importante è di Macrobio nella I giornata dei ''Saturnalia''. In origine era un calendario lunare diviso in dieci mesi con inizio alla luna piena di marzo (il 15), istituito, secondo la tradizione, da Romolo, fondatore di Roma, nel 753 a.C.: sembra fosse basato sul calendario lunare greco. I mesi, in realtà non lunari in quanto la durata del mese avrebbe dovuto essere di 29,5 giorni, erano:
Calendario di Romolo
Martius (31 giorni)
Aprilis (30 giorni)
Maius (31 giorni)
Iunius (30 giorni)
Quintilis (31 giorni)
Sextilis (30 giorni)
September (30 giorni)
October (31 giorni)
November (30 giorni)
December (30 giorni)
In totale, quindi, il calendario durava 304 giorni e c'erano circa 61 giorni di inverno che non venivano assegnati ad alcun mese: in pratica, dopo dicembre, si smetteva di contare i giorni per riprendere nuovamente il conteggio al marzo successivo.
I primi mesi prendevano il nome dalle principali divinità legate alle attività umane: Marte (la guerra), Afrodite (l'amore), Maia (la fertilità della terra) e Giunone (la maternità e la procreazione); gli altri avevano il nome che ricordava la loro posizione nel calendario: ''quintilis'' derivava da ''quinque'', ''sextilis'' da ''sex'', ''september'' da ''septem'', ''october'' da ''octo'', ''november'' da ''novem'' e ''december'' da ''decem''.
=== Calendario di Numa Pompilio ===
Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, modificò il calendario nel 713 a.C., aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio ai dieci preesistenti. Complessivamente, egli aggiunse 51 giorni ai 304 del calendario di Romolo, ma, togliendo un giorno da ciascuno dei sei mesi che ne avevano 30 (facendoli così diventare dispari), portò a 57 giorni il totale di quelli che i mesi di gennaio e febbraio dovevano spartirsi. A gennaio vennero assegnati 29 giorni e a febbraio 28. Degli undici mesi con un numero dispari di giorni, quattro ne avevano 31 e sette ne avevano 29.
Poiché i numeri pari erano ritenuti sfortunati, febbraio fu considerato adatto come mese di purificazione. Esso fu diviso in due parti, ciascuna con un numero dispari di giorni: la prima parte finiva il giorno 23 con i ''Terminalia'', considerati la fine dell'anno religioso, mentre i restanti cinque giorni formavano la seconda parte.
+ '''Calendario di Numa Pompilio'''
Calendario civile
Calendario religioso
secondoMacrobioe Plutarco
secondo Ovidio
secondo Fowler
Ianuarius (29)
Ianuarius
Martius
Februarius (28)
Martius
Aprilis
Martius (31)
Aprilis
Maius
Aprilis (29)
Maius
Iunius
Maius (31)
Iunius
Quintilis
Iunius (29)
Quintilis
Sextilis
Quintilis (31)
Sextilis
September
Sextilis (29)
September
October
September (29)
October
November
October (31)
November
December
November (29)
December
Ianuarius
December (29)
Februarius
Februarius
In origine il primo mese dell'anno era considerato marzo, ma nel 154 a.C. i consoli entrarono in carica a gennaio per fronteggiare una ribellione. William Warde Fowler sostiene che gli ufficiali religiosi continuarono a ritenere però marzo come il primo mese.
==== Mese intercalare ====
Al fine di mantenere l'anno del calendario allineato all'anno tropico, veniva aggiunto di tanto in tanto, ma perlopiù ad anni alterni, un mese intercalare, il ''mercedonio'' (''Mensis Intercalaris'', anche noto come ''Mercedonius'' o ''Mercedinus''). Esso era inserito al termine della prima parte di febbraio (la cui durata quindi restava di 23 giorni). I 22 giorni inseriti a cui venivano aggiunti i 5 giorni della seconda parte di febbraio componevano un mercedonio di 27 giorni: le sue none cadevano il quinto giorno e le idi il tredicesimo giorno. In questo modo, non si verificavano cambiamenti nelle date e nelle festività. L'anno intercalare, con l'aggiunta del mercedonio, risultava di 377 o 378 giorni, a seconda che esso iniziasse il giorno dopo o due giorni dopo i Terminalia.
La decisione di inserire il mese intercalare spettava al pontefice massimo e in genere veniva inserito ad anni alterni. Inizialmente il mese intercalare era inserito con lo schema: anno normale, anno con mercedonio di 22 giorni, anno normale, anno con mercedonio di 23 e così via. Successivamente, per correggere lo sfasamento della corrispondenza tra mesi e stagioni dovuta all'eccesso di un giorno dell'anno medio romano sull'anno solare, l'inserimento del mese intercalare fu modificato secondo lo schema: anno normale, anno con mercedonio di 22 giorni, anno normale, anno con mercedonio di 23 e così via per i primi 16 anni di un ciclo di 24. Negli ultimi 8 anni l'intercalazione avveniva solo con mese mercedonio da 22 giorni, tranne l'ultima intercalazione che non avveniva: anno da 355, anno da 377, anno da 355, anno da 377, anno da 355, anno da 377, anno da 355, anno da 355. Il risultato di questo schema ventiquattrennale era di una grande precisione per l'epoca: 365,25 giorni, come risulta dal seguente calcolo:
Tuttavia, nel corso del tempo, numerosi pontefici massimi, invece di seguire scrupolosamente lo schema del ciclo di 24 anni, si arrogarono il diritto di aggiungere e sopprimere il mese intercalare a loro piacere, in maniera arbitraria. Da ciò ne conseguì, nel corso dei secoli, un sempre più crescente sfasamento della corrispondenza tra mesi e stagioni, tanto che all'epoca di Giulio Cesare (I secolo a.C.) i mesi che avrebbero dovuto corrispondere all'inverno cadevano in realtà in autunno. Lo stesso Cesare, una volta rivestita la carica di pontefice massimo, volle porre rimedio allo sfasamento che si era nel frattempo creato, e nel 47 a.C. incaricò un astronomo alessandrino, Sosigene, di riformare il calendario romano. Sosigene, per correggere lo sfasamento di ben 67 giorni creatosi nel corso dei secoli a causa dell'arbitrio dei pontefici massimi, propose di aggiungere, oltre alla già prevista intercalazione di 23 giorni, due ulteriori mesi all'anno 46 a.C., che dunque fu eccezionalmente di ben 15 mesi (corrispondenti a 456 giorni). Secondo Svetonio, infatti:
A partire dal 45 a.C. entrò in vigore il Calendario giuliano ideato da Sosigene, che, seppur in un ciclo di soli 4 anni (3 normali da 365 + 1 bisestile da 366), aveva la stessa precisione del calendario di Numa: 365 giorni e 1/4. Per migliorare davvero la precisione del calendario civile, avremmo dovuto attendere il 1582 d.C., quasi 23 secoli dopo Numa, con il Calendario gregoriano.
=== Calendario giuliano ===
Il calendario di Numa Pompilio venne riesaminato quando ad essere pontefice massimo fu Giulio Cesare: venne così istituito, nel 46 a.C., il calendario giuliano. Quest'ultimo eliminò il mese di mercedonio, portò la durata dell'anno a 365 giorni e introdusse l'anno bisestile: le riforme al calendario giuliano furono completate sotto il suo successore Augusto, che lo rimise in ordine dopo le guerre civili. ''Quintilis'' fu ribattezzato ''Iulius'' nel 44 a.C. in onore a Giulio Cesare e ''Sextilis'' fu ribattezzato ''Augustus'' nell'8 a.C. in onore allo stesso Augusto, in quanto quest'ultimo durante questo mese era divenuto per la prima volta console e aveva ottenuto grandi vittorie. Il calendario giuliano rimase in vigore per molti secoli anche dopo la caduta dell'impero romano, sostituito solo nel 1582 dal calendario gregoriano.
Nel calendario romano, tre erano i giorni che avevano un loro nome peculiare. Il primo era il giorno delle ''calende'', da cui deriva la parola calendario: individuava il primo giorno di ogni mese.
Gli altri due erano le ''none'' e le ''idi'', mobili a seconda della durata del mese: in marzo, maggio, quintile e ottobre, le none cadevano il settimo e le idi il quindicesimo giorno mentre negli altri mesi esse cadevano il quinto ed il tredicesimo giorno. Questo sistema era in origine basato sulle fasi lunari: le calende erano il giorno della luna nuova, le none erano il giorno del primo quarto (mezza luna), le idi il giorno della luna piena.
Mesi con None e Idi cadenti il 5º e 13º giorno
gennaio, febbraio, aprile, giugno, agosto, settembre, novembre e dicembre
Mesi con None e Idi cadenti il 7º e 15º giorno
marzo, maggio, luglio e ottobre
Il modo di indicare una data era molto differente da quello attualmente in vigore. I Romani non contavano i giorni a partire dall'inizio del mese (primo, secondo, terzo, ..., giorno dall'inizio del mese), ma contavano i giorni mancanti alle calende, none o idi, a seconda di quali di esse fossero più prossime, un po' come quando si contano i giorni mancanti alla data di un particolare evento molto atteso.
Essi, inoltre, contavano ''tutto incluso'' (cioè comprendevano nel conteggio anche i giorni di partenza e di arrivo): così, ad esempio, il 3 settembre era considerato il terzo, e non il secondo, giorno prima delle none, quando queste cadevano il 5.
A titolo esemplificativo, si riporta di seguito lo sviluppo del mese di settembre.
Calende di settembre
1º settembre
il giorno dopo le calende di settembre
2 settembre
il terzo giorno prima delle none di settembre
3 settembre
il giorno prima delle none di settembre
4 settembre
none di settembre
5 settembre
il giorno dopo le none di settembre
6 settembre
7º giorno prima delle idi di settembre
7 settembre
6º giorno prima delle idi di settembre
8 settembre
5º giorno prima delle idi di settembre
9 settembre
4º giorno prima delle idi di settembre
10 settembre
3º giorno prima delle idi di settembre
11 settembre
il giorno prima delle idi di settembre
12 settembre
le idi di settembre
13 settembre
il giorno dopo le idi di settembre
14 settembre
17º giorno prima delle calende di ottobre
15 settembre
16º giorno prima delle calende di ottobre
16 settembre
15º giorno prima delle calende di ottobre
17 settembre
14º giorno prima delle calende di ottobre
18 settembre
13º giorno prima delle calende di ottobre
19 settembre
12º giorno prima delle calende di ottobre
20 settembre
11º giorno prima delle calende di ottobre
21 settembre
10º giorno prima delle calende di ottobre
22 settembre
9º giorno prima delle calende di ottobre
23 settembre
8º giorno prima delle calende di ottobre
24 settembre
7º giorno prima delle calende di ottobre
25 settembre
6º giorno prima delle calende di ottobre
26 settembre
5º giorno prima delle calende di ottobre
27 settembre
4º giorno prima delle calende di ottobre
28 settembre
3º giorno prima delle calende di ottobre
29 settembre
il giorno prima delle calende di ottobre
30 settembre
Calende di ottobre
1º ottobre
Guardando la tabella si può notare come, contando ''tutto incluso'', non esistesse la possibilità di dire: "il secondo giorno prima di..."
Il giorno precedente a queste date fisse era indicato con l'avverbio ''pridie'' (il giorno precedente) seguito da ''Kalendas'', ''Nonas'', ''Idus'' (in caso accusativo). Ad esempio il 14 luglio era detto ''pridie Idus Iulias'', il 6 marzo ''pridie Nonas Martias''. Il giorno successivo alla data fissa si indicava con l'avverbio ''postridie'' e poi con il caso accusativo (ad esempio l'8 marzo era detto ''postridie Nonas Martias'').
Pertanto, i mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre con le idi cadenti il 15, avevano 31 giorni, come avviene anche attualmente, mentre gli altri ne avevano 29, a differenza di oggi che ne hanno 30, eccetto febbraio che ne aveva 28. Per riallineare l'anno di calendario con l'anno solare fu aggiunto il mese di ''mercedonio'' di 22 o 23 giorni: questa aggiunta doveva verificarsi ad anni alterni, ma non fu sempre così e ciò rese necessario apportare delle riforme.
La riforma di Numa Pompilio, con l'introduzione di gennaio e febbraio, portò da 10 a 12 il numero di mesi originariamente istituiti da Romolo. Essi erano:
Ianuarius
Dedicato al dio ''Ianus'' (Giano)
''gennaio''
Februarius
Mese della ''Februa'' (purificazione)
''febbraio''
Martius
Dedicato al dio ''Mars'' (Marte)
''marzo''
Aprilis
Dedicato alla dea ''Venus'' (Venere),
''aprile''
Maius
Dedicato alla dea ''Maia'' (Maia)
''maggio''
Iunius
Dedicato alla dea ''Iuno'' (Giunone)
''giugno''
Quintilis, poi Iulius
Quinto mese, dedicato a Gaio Giulio Cesare
''luglio''
Sextilis, poi Augustus
Sesto mese, dedicato all'Imperatore Augusto
''agosto''
September
Settimo mese
''settembre''
October
Ottavo mese
''ottobre''
November
Nono Mese
''novembre''
December
Decimo mese
''dicembre''
L'anno romano aveva inizio il 1º di marzo, come si ricava dai nomi dei mesi in latino che seguono ''Iunius'' (giugno), iniziando da ''Quintilis'', cioè il Quinto (mese). Non si conosce il momento in cui si passò a considerare il 1º gennaio come l'inizio dell'anno. Alcuni autori antichi attribuirono la decisione a Numa Pompilio, mentre Marco Terenzio Varrone, sulla base di un commentario di Marco Fulvio Nobiliore (console 159 a.C.) sui fasti da lui stesso posti nel tempio di ''Ercole e le Muse'' nel 153 a.C., sosteneva che, poiché il nome gennaio (presente in questi fasti) deriva dal dio Giano bifronte, e quindi di frontiera (in questo caso tra due anni), tale innovazione fu introdotta a partire dal 153 a.C. Un calendario risalente alla tarda repubblica romana, prova che l'anno iniziava a gennaio prima della riforma introdotta dal calendario giuliano.
Agli inizi della Repubblica romana, gli anni non venivano contati: essi erano individuati con il nome del console che era in carica (per la corrispondenza si veda Consoli repubblicani romani). Per cui non si individuava l'anno con un'indicazione numerica, ma con i nomi dei consoli in carica. Successivamente, nella tarda Repubblica, si cominciò a contarli dalla fondazione di Roma (''ab Urbe condita''), avvenuta secondo la tradizione nel 753 a.C.. Perciò in alcune iscrizioni il numero dell'anno è seguito dall'acronimo AVC, che significa appunto ''Ab Urbe Condita'' (la lettera V rappresenta la U).
Durante il tardo Impero romano si usò anche contarli dall'insediamento di Diocleziano con la sigla AD che sta per ''Anno Diocletiani'' da non confondere con la sigla A.D. usata nel medioevo con il significato di ''Anno Domini''.
I Romani, così come gli Etruschi, adottavano una settimana di otto giorni, i quali erano contrassegnati con le lettere dalla '''A''' alla '''H'''. Dato che l'anno iniziava sempre con la lettera "'''A'''", ogni data era sempre contraddistinta dalla stessa lettera. A questo scopo anche il giorno addizionale, che veniva inserito negli anni bisestili dopo il 24 febbraio, aveva la stessa lettera del giorno precedente.
Tale settimana veniva chiamata '''ciclo nundinale''' ed era cadenzata dai giorni di mercato, che si svolgevano ogni otto giorni. Essi erano le cosiddette '''nùndine''' (dal lat. ''nundinae'', composto da ''novem'' nove e ''dies'' giorno,) da cui l'aggettivo ''nundinale'' per scandire la periodicità settimanale di "nove giorni" (dovuta al conteggio ''tutto incluso'' dei Romani, laddove oggi diremmo ''periodicità di otto giorni''). Poiché la durata dell'anno non era un multiplo di 8 e tenendo conto che esso iniziava sempre con la lettera "'''A'''", si aveva che la lettera per il giorno di mercato (nota come ''lettera nundinale''), pur rimanendo costante durante tutto l'anno, non era la stessa al passare degli anni. Infatti nel calendario pregiuliano l'anno ordinario di 355 giorni era composto di 44 periodi nundinali (completi di 8 giorni) più 3 giorni residui (la lettera finale dell'anno era pertanto la "'''C'''"), nel calendario giuliano l'anno ordinario (di 365 giorni) era composto di 45 periodi nundinali più 5 giorni residui (la lettera finale dell'anno era dunque la "'''E'''").
Volendo fare un esempio, se la lettera per i giorni di mercato di un dato anno era stata la "'''H'''" e l'anno era di 355 giorni, l'ultimo giorno di mercato nell'anno era il 352-esimo e la lettera nundinale per il giorno di mercato dell'anno successivo diventava la "'''E'''".
Il ciclo nundinale scandiva la vita romana: sebbene esistessero tanto mercati giornalieri (''macella'') quanto fiere periodiche (''mercatus''), le ''nundinae'' erano i giorni nei quali la gente di campagna interrompeva il lavoro nei campi per andare in città a vendere i propri prodotti. Era un'occasione per informare la popolazione del contado degli atti amministrativi. L'importanza delle nundine era tale che fu approvata una legge nel 287 a.C. (la ''Lex Hortensia'') che vietava i comizi e le elezioni in quel giorno, sebbene consentisse lo svolgimento delle cause, e questo perché i cittadini dalla campagna non fossero costretti a raggiungere appositamente l’Urbe per comporre le loro liti, ma lo potessero fare negli stessi giorni nei quali già venivano per il mercato.
Agli inizi del periodo repubblicano nacque la superstizione che portasse sfortuna cominciare l'anno (calende di gennaio) con un giorno di mercato. Era anche considerato pericoloso che il giorno di mercato coincidesse con le none di ciascun mese, dal momento che, in quell'occasione si tenevano le celebrazioni per l’anniversario della nascita di Servio Tullio (si sapeva che era nato nelle none, ma non di quale mese); in partcolare si temeva che nell'occasione, potessero avvenire dei tumulti tesi a riportare un re sul trono. Il pontefice massimo, a cui spettava la gestione del calendario, adottava le opportune misure per evitare che ciò accadesse.
Poiché durante la Repubblica il ciclo nundinale era rigidamente di otto giorni, le informazioni sulle date dei giorni di mercato rappresentano uno degli strumenti più importanti in nostro possesso per determinare a quale giorno del calendario giuliano corrisponde un determinato giorno del calendario romano.
Il ''ciclo nundinale'' venne successivamente sostituito dalla settimana di sette giorni, entrata in uso agli inizi del periodo imperiale, dopo l'avvento del calendario giuliano. Il vecchio sistema di lettere nundinali viene comunque utilizzato ancora oggi, riadattato per la settimana di sette giorni (cfr. lettera dominicale). Per qualche tempo la settimana e il ''ciclo nundinale'' coesistettero, ma quando la settimana fu ufficialmente istituita da Costantino I nel 321 d.C., il ''ciclo nundinale'' era già caduto in disuso.
Costantino sostituì la ''dies solis'' (''giorno del sole'') con la ''dies dominica'' (''giorno del Signore''), effettuando un compromesso tra mondo pagano e mondo cristiano. Infatti, la durata di sette giorni corrispondeva alle attese dei cristiani, che ottenevano l'ufficializzazione della settimana ebraica, mentre ai giorni venivano dati i nomi degli dei pagani. I cristiani affiancarono le proprie denominazioni ad alcune denominazioni ufficiali dei giorni, in particolare per il sabato e la domenica.
+ '''Il ciclo nundinale in vigore nel calendario romano venne sostituito dalla seguente settimana nel calendario giuliano'''
Italiano
Latino (pagani)
Latino (cristiani)
Domenica
Solis dies
Dies dominica
Lunedì
Lunae dies
Feria secunda
Martedì
Martis dies
Feria tertia
Mercoledì
Mercurii dies
Feria quarta
Giovedì
Iovis dies
Feria quinta
Venerdì
Veneris dies
Feria sexta
Sabato
Saturni dies
Sabbatum
Per i Romani il giorno iniziava al levare del sole: l'intervallo di tempo compreso tra l'alba e il tramonto veniva diviso in 12 ore (''horae'').
In altri termini, il periodo di luce della giornata veniva diviso in 12 ore, indipendentemente dal fatto che ci si trovasse in estate o inverno. Questo comportava che la durata delle ore era variabile: all'equinozio un'ora "''romana''" durava quanto un'ora attuale, mentre al solstizio d'inverno essa era più corta e in quello d'estate più lunga.
L''hora prima'' era la prima ora dell'alba, l''hora duodecima'' era l'ultima ora di luce al tramonto, mentre il punto mediano identificava l''hora sexta'' o ''meridies'' (mezzogiorno).
Nella vita militare la notte era divisa in 4 ''vigiliae'' (''prima vigilia'', ''secunda vigilia'', ''tertia vigilia'' e ''quarta vigilia'') o turni di guardia, ciascuna di 3 ore in media. Nella vita civile si usavano dei termini più generici per indicare le varie parti della notte.
Si riporta una tabella approssimativa di corrispondenza delle ore.
Italiano
Latino
Da mezzanotte alle 3
tertia vigilia
Dalle 3 alle 6
quarta vigilia
Dalle 6 alle 7
hora prima
Dalle 7 alle 8
hora secunda
Dalle 8 alle 9
hora tertia
Dalle 9 alle 10
hora quarta
Dalle 10 alle 11
hora quinta
Dalle 11 alle 12
hora sexta
Dalle 12 alle 13
hora septima
Dalle 13 alle 14
hora octava
Dalle 14 alle 15
hora nona
Dalle 15 alle 16
hora decima
Dalle 16 alle 17
hora undecima
Dalle 17 alle 18
hora duodecima
Dalle 18 alle 21
prima vigilia
Dalle 21 a mezzanotte
secunda vigilia
Da mezzanotte alle 3
Tertia vigilia
Dalle 3 alle 6
Quarta vigilia
Si veda: Festività romane
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Costante fisica | Una '''costante fisica''' è una grandezza fisica oppure un numero adimensionale che è universale in natura e indipendente dall'istante e dal luogo in cui viene misurata . A differenza di una costante matematica , una costante dimensionale è sempre eliminabile dalle equazioni, a patto di scegliere un sistema di unità naturali. Rimangono molte costanti dimensionali nelle equazioni fondamentali della fisica. Le costanti sono prevalentemente grandezze dimensionate, anche se ci sono esempi di costanti matematiche, come per esempio il rapporto tra la masse del protone e la massa dell'elettrone o la costante di struttura fine. Sono spesso legate ad un'interpretazione di un fenomeno, oppure assumono significato specifico all'interno del modello teorico che le definisce.
| Il valore numerico delle costanti fisiche dimensionali dipende dal sistema di unità di misura usato, per esempio il Sistema Internazionale o il Sistema CGS. Tali sistemi scelgono arbitrariamente come unità grandezze che non rappresentano la misura di un fenomeno fisico universalmente valido, ma grandezze "comparabili" con quelle dell'esperienza umana; nella definizione delle unità di misura "umane" sulla base di fenomeni fisici universali sono introdotti dall'uomo coefficienti arbitrari, come per esempio il numero 9192631770 nella definizione di secondo, coefficienti che hanno lo scopo di avere a disposizione un'unità di misura "maneggevole".
Risulta pertanto evidente che i valori numerici delle costanti fisiche espressi in unità di misura che hanno un elemento di arbitrarietà introdotto dall'uomo, come per esempio quello della velocità della luce ''c'' espresso in metri al secondo (299792458), non sono valori che le teorie fisiche possono predire.
Utilizzando dei sistemi di misura basati su "standard extraumani", come le unità naturali o quelle successivamente proposte da Max Planck, queste costanti invece non figurano.
I rapporti di grandezze fisiche simili non dipendono dal sistema di misura, quindi sono numeri puri il cui valore potrebbe essere predetto da una teoria fisica. Inoltre tutte le equazioni che descrivono leggi fisiche possono essere espresse senza l'uso di costanti fisiche dimensionali, mediante un processo chiamato adimensionalizzazione e usando solo costanti adimensionali. I fisici teorici tendono a considerare queste quantità adimensionali come costanti fisiche fondamentali. Tuttavia l'espressione ''costante fisica fondamentale'' è anche usata in altri modi. Per esempio il National Institute of Standards and Technology la usa per riferirsi a qualsiasi costante universale che si ritiene essere costante, come la velocità dalla luce .
La costante di struttura fine α è probabilmente la costante fisica fondamentale adimensionale più conosciuta. Non è noto perché assuma proprio il suo valore che è stato misurato e vale circa 1/137.035999. Molti tentativi sono stati fatti per derivare questo valore dalla teoria, ma nessuno ha avuto successo. Lo stesso vale per i rapporti delle masse delle particelle fondamentali, il più semplice vale circa 1836.152673. Tuttavia nel XX secolo, con lo sviluppo della chimica quantistica, un vasto numero di costanti adimensionali sono state predette dalle teorie e quindi molti fisici teorici sperano di riuscire a spiegare in futuro i valori della costanti fisiche adimensionali.
Se le costanti fisiche avessero valori diversi l'universo sarebbe molto diverso da come lo osserviamo. Per esempio un piccolo cambiamento di pochi punti percentuali del valore della costante di struttura fine sarebbe sufficiente per eliminare stelle come il Sole. Questo ha portato alla formulazione del principio antropico come spiegazione del valore delle costanti adimensionali.
Alcuni scienziati hanno speculato che le costanti fisiche possano variare con l'età dell'universo. Nessun esperimento scientifico ha potuto falsificare l'ipotesi di costanza nel tempo, ma si è riusciti a porre un limite superiore alla variazione massima relativa, per esempio circa 10−5 per anno per la costante di struttura fine e 10−11 per la costante di gravitazione universale.
Paul Dirac nel 1937 ipotizzò che la "costante" di gravitazione universale fosse inversamente proporzionale all'età dell'universo; questa ipotesi fu dimostrata inattendibile nel 1948 da Edward Teller, poiché avrebbe comportato nel passato che la Terra fosse molto più calda e che gli oceani sarebbero stati in ebollizione fino a 200/300 milioni di anni fa, quindi la vita come la conosciamo non sarebbe apparsa.
George Gamow suggerì successivamente che la carica elementare crescesse proporzionalmente alla radice quadrata dell'età dell'universo, ma anche questa ipotesi fu scartata poiché il valore di in passato sarebbe stato troppo piccolo per consentire la nascita di stelle come il Sole.
Alcuni fisici hanno calcolato che se alcune costanti fisiche fossero leggermente diverse il nostro universo sarebbe radicalmente diverso, tale che una forma di vita intelligente analoga alla nostra probabilmente non si sarebbe potuta sviluppare. Il principio antropico debole afferma che solo grazie al fatto che le costanti fisiche assumono certi valori è possibile che si sviluppi la vita intelligente che è in grado di osservare la natura e di ricavare i valori delle costanti.
Per esempio per il processo tre alfa le costanti che determinano la forza elettromagnetica e la forza nucleare devono stare in un ridotto corridoio di variazione affinché l'abbondanza relativa di carbonio e ossigeno prodotta all'interno delle stelle non sia totalmente sbilanciata dall'una o dall'altra parte.
In merito alle costanti fondamentali il principio antropico è basato soprattutto su un'argomentazione statistica per cui è estremamente improbabile che:
*una variabile continua cada nell'unico intervallo di valori ammissibili per la vita;
*cada in un intervallo che è infinitamente piccolo, ossia "centri" il valore necessario per la vita con una precisione infinitesima;
*un evento così improbabile si ripeta ben cinque volte, per ogni costante fondamentale, sembrando queste costanti eventi ''indipendenti'', non legati ad oggi da una relazione fisica unificante.
Il principio antropico può essere poi esteso all'evoluzione dell'universo rilevando i numerosi passaggi biologici e chimici indispensabili alla vita, che potevano non avvenire o verificarsi in diversa sequenza e tempistiche, in modo da compromettere la stessa comparsa di forme viventi.
La teoria fisica non deduce per via teorica un valore di queste costanti, né un intervallo in cui esso deve essere compreso, né delle relazioni quantitative fra di esse. Non è poi stato dimostrato che si tratta di grandezze discrete, ovvero che possiedono un numero finito di valori ammissibili, fra i quali quello misurato negli esperimenti. La probabilità che una variabile continua assuma un valore fra infiniti possibili è statisticamente zero.
L'interrogativo si apre quanto più questo fatto si verifica su un numero non trascurabile di costanti fondamentali che sembrano indipendenti, e con una precisione infinitesimale di queste. La probabilità che tante costanti (discrete, o ancor più, se continue) indipendenti, assumano il valore atteso per la vita intelligente, è pari al loro prodotto, e decresce rapidamente a zero.
L'unificazione delle forze della fisica spera di spiegare le leggi fisiche deducendole da un'unica legge fondamentale, e di conseguenza, di ricondurre tutte le costanti ad una. In questo modo, il valore favorevole alla vita e la precisione millesimale delle costanti sarebbero giustificati con un solo numero, senza la "frequenza anomala" che ad oggi viene registrata.
Altri fisici postulano una teoria degli infiniti universi, governati dalle stesse leggi fisiche del nostro universo, ma con valori differenti delle costanti. Un infinito numero di universi (finiti) potrebbe esplorare tutti i valori ammissibili delle costanti fondamentali, e quello in cui viviamo, essere l'unico dei tanti favorevole alla vita. La teoria ammette implicitamente che esiste un grado di indeterminismo nelle costanti fondamentali, le quali possono assumere un numero finito/infinito di valori ammissibili.
La teoria degli infiniti universi ha un limite nel postulato di semplicità e uniformità della scienza newtoniana, perché per spiegare un universo con vita intelligente, postula l'esistenza di infinite altre realtà non ancora misurate.
Di seguito sono riportate denominazioni e valori misurati di varie costanti fisiche.
Grandezza
Simbolo usuale
Valore
unità
legge fisica in cui spesso compare
Velocità della luce nel vuoto
''c''
299 792 458
m·s−1
Equaz.di Maxwell
Costante dielettrica del vuoto
ε0
8,854 187 817... × 10−12
F·m−1
Equaz.di Maxwell
Permeabilità del vuoto
μ0
4π × 10−7
T·m·A−1
Equaz.di Maxwell
Costante di gravitazione universale
G
6,672 59(85) × 10−11
N·m2·kg−2
Legge di gravitazione
Costante di Planck
''h''
6,626 070 15 × 10−34
J·s
Effetto fotoelettrico
Carica dell'elettrone
''e''
1,602 176 634 × 10−19
C
Massa a riposo dell'elettrone
''me''
9,109 381 88(72) × 10−31
kg
Massa a riposo del protone
''mp''
1,672 621 58(13) × 10−27
kg
Massa a riposo del neutrone
''mn''
1,674 927 16(13) × 10−27
kg
Unità di massa atomica
1 amu
1,660 538 73(13) × 10−27
kg
Numero di Avogadro
L oppure NA
6,022 140 76 × 1023
mol−1
Costante di Boltzmann
''k''
1,380 649 × 10−23
J·K−1
Legge dei gas
Costante di Faraday
''F''
9,648 534 15(39) × 104
C·mol−1
Costante dei gas
''R''
8,314 472(15)
J·K−1·mol−1
Costante di struttura fine
α
7,297 352 533(27) × 10−3
Raggio di Bohr
''a''0
5,291 772 083(19) × 10−11
m
Costante di Rydberg
''R''∞
1,097 373 156 8549(83) × 107
m−1
Magnetone di Bohr
μB
9,274 008 99(37) × 10−24
J·T−1
Volume molare per gas ideale a 1 bar, 0 °C
22,710 981(40)
L·mol−1
Energia di Hartree
''E''h
4,359 743 81(34) × 10−18
J
Momento magnetico dell'elettrone
μe
-9,284 763 62(37) × 10−24
J·T−1
Momento magnetico del protone
μp
1,410 607 61(47) × 10−26
J·T−1
Magnetone nucleare
μN
5,050 786 6(17) × 10−27
J·T−1
Rapporto giromagnetico del protone
γp
2,675 221 28(81) × 108
s−1·T−1
Costante di Stefan-Boltzmann
σ
5,670 400(40) × 10−8
W·m−2·K−4
Legge di Stefan-Boltzmann (corpo nero)
Prima costante di radiazione
c1
3,741 774 9(22) × 10−16
W·m2
Seconda costante di radiazione
c2
1,438 769 (12) × 10−2
m·K
Costante di Wien (energia)
2,897 7685(51) × 10−3
m·K
Legge di Wien (corpo nero)
Costante di Wien-Bonal (entropia)
3,002 9152(05) x 10−3
m·K
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Centro di massa | Centro di massa di un sistema di quattro sfere di massa diversa
In fisica, in particolare in meccanica classica, il '''centro di massa''' o '''baricentro''' di un sistema è il punto geometrico corrispondente al valor medio della distribuzione della massa del sistema nello spazio. Nel caso particolare di un corpo rigido, il baricentro ha una posizione fissa rispetto al sistema. Il baricentro, tuttavia, è definito per un qualunque sistema di corpi massivi, indipendentemente dalle forze, interne o esterne, che agiscono sui corpi; in generale, il baricentro può non coincidere con la posizione di alcuno dei punti materiali che costituiscono il sistema fisico.
La prima equazione cardinale, un principio fondamentale della dinamica dei sistemi di punti materiali, afferma che il centro di massa di un sistema ha lo stesso moto di un singolo punto materiale in cui fosse concentrata tutta la massa del sistema, e su cui agisse la risultante delle sole forze esterne agenti sul sistema. Questa proprietà vale sotto l'unica ipotesi che per le forze interne, quelle cioè che rappresentano l'interazione fra i punti costituenti il sistema, valga il principio di azione e reazione.
| Il concetto di "centro di massa" nella forma di "centro di gravità" fu introdotto per la prima volta dal grande fisico greco antico, matematico e ingegnere Archimede di Siracusa. Eglì lavorò con ipotesi semplificate sulla gravità che equivalgono a un campo uniforme, arrivando così alle proprietà matematiche di quello che è stato infine chiamato il centro di massa. Archimede mostra che la coppia esercitata su una leva dai pesi appoggiati in vari punti lungo la leva è la stessa di quella che sarebbe se tutti i pesi fossero spostati in un unico punto: il loro centro di massa. Nella sua opera sui corpi galleggianti, Archimede dimostra che l'orientamento di un oggetto galleggiante è quello che rende il suo centro di massa il più basso possibile. Sviluppò tecniche matematiche per trovare i centri di massa di oggetti di densità uniforme di varie forme ben definite.
Tra i successivi matematici che hanno sviluppato la teoria del centro di massa vi sono Pappo di Alessandria, Guido Ubaldi, Francesco Maurolico, Federico Commandino, Simone Stevino, Luca Valerio, Jean-Charles della Faille, Paolo Guldino, John Wallis, Louis Carré, Pierre Varignon e Alexis Clairault.
Si definisce centro di massa di un sistema discreto di punti materiali il punto geometrico le cui coordinate, in un dato sistema di riferimento, sono date da:
:
dove è il momento statico e è la massa totale del sistema e le quantità sono i raggi vettori dei punti materiali rispetto al sistema di riferimento usato.
Nel caso di un sistema continuo le sommatorie sono sostituite da integrali estesi al dominio occupato dal sistema. Introducendo la funzione scalare "densità" , tale che la massa della porzione di sistema contenuta in una qualsiasi regione misurabile dello spazio sia data da:
:
la posizione del centro di massa è data da:
:
dove è il volume totale occupato dal sistema considerato, il quale può anche essere l'intero spazio tridimensionale, e
:
è la massa totale del sistema.
Se il sistema continuo è omogeneo allora ; in questo caso, il centro di massa può essere calcolato semplicemente tramite le relazioni:
:,
dove è il volume del solido in questione.
Qualora l'oggetto di cui si voglia calcolare il baricentro sia bidimensionale o monodimensionale, gli integrali diventano, rispettivamente:
:
dove e sono, rispettivamente, la densità superficiale della superficie e la densità lineare della curva . Nel caso di oggetti omogenei, gli integrali si semplificano come nel caso tridimensionale, avendo la cura di porre al posto di , rispettivamente, l'area della superficie o la lunghezza della curva.
Il centro di massa di un sistema di punti materiali in generale non coincide con la posizione di alcun punto materiale. Per un corpo rigido, il centro di massa è solidale al corpo, nel senso che la sua posizione è fissa in ogni sistema di riferimento solidale al corpo rigido, ma può essere esterno al corpo se quest'ultimo non è convesso.
Come caso particolare, quando sul sistema non agiscono forze esterne, cioè quando il sistema è isolato, ne consegue la legge di conservazione della quantità di moto totale: la quantità di moto totale di un sistema è infatti uguale al prodotto della massa totale del sistema per la velocità del centro di massa:
:
Nel continuo:
:
Il centro di massa è comunemente detto baricentro. Questo nome, che etimologicamente significa ''centro del peso'', deriva dal fatto che quando un corpo è immerso in un campo di gravità uniforme, come avviene, con buona approssimazione, sulla superficie terrestre, dove l'accelerazione di gravità si può ritenere costante, allora il moto del baricentro è equivalente al moto di caduta, sotto l'azione della forza peso, di un punto materiale in cui fosse concentrata la massa totale del corpo. In questo senso, la definizione del centro di massa si può considerare un caso particolare della definizione più generale delle coordinate del punto di applicazione di un sistema di forze parallele. Se, in particolare, si considera un corpo rigido vincolato in un punto diverso dal baricentro, esso si comporta come un pendolo, la cui lunghezza equivalente, tuttavia, non coincide con la distanza fra baricentro e centro di sospensione, ma dipende dal momento d'inerzia del corpo. Se invece il corpo rigido è vincolato nel suo baricentro, il momento totale della forza peso risulta nullo.
È da notare che nel caso, che difficilmente si presenta in pratica, in cui un corpo sia immerso in un campo gravitazionale esterno ''non uniforme'', allora queste ultime proprietà non valgono, poiché il vettore risultante delle forze, che determina l'accelerazione del centro di massa, come si è detto, può differire dalla forza peso che si eserciterebbe sul baricentro se in esso fosse concentrata tutta la massa del corpo; inoltre, il momento totale della forza di gravità rispetto al centro di massa può non essere nullo. Ciononostante, nel linguaggio scientifico i termini "centro di massa" e "baricentro" sono usati come sinonimi a tutti gli effetti, ed entrambi si riferiscono alle proprietà inerziali del sistema, indipendentemente dalla natura delle forze applicate.
In molti casi di interesse fisico, il moto di un sistema di punti si può scomporre nel moto del centro di massa e nel moto dei punti relativo al centro di massa. Ad esempio, nel caso di sistemi isolati la conservazione della quantità di moto implica l'esistenza di un sistema di riferimento inerziale in cui il centro di massa resta in quiete. Nel classico ''problema dei due corpi'', in cui due punti materiali interagiscono reciprocamente, in assenza di forze esterne, si dimostra che il moto di ciascuno dei due punti è equivalente a quello di un punto immerso in un campo di forze centrali, con origine nel centro di massa del sistema. Una definizione alternativa di ''centro di massa'' può essere desunta dal secondo teorema di König, che esprime la relazione tra l'energia cinetica misurata in un sistema inerziale ''S'' e un sistema con origine nel c.d.m.:
:
Da ciò discende che, in generale, , ovvero che l'energia cinetica del sistema, misurata in un sistema solidale con il c.d.m., è minima.
Quando il sistema di punti costituisce un corpo rigido, l'energia cinetica del sistema si può rappresentare come somma dell'energia cinetica traslazionale, uguale alla metà della massa totale del sistema per il quadrato della velocità del centro di massa, più l'energia cinetica dovuta alla rotazione del corpo intorno al suo centro di massa, che si calcola conoscendo la velocità angolare e il tensore d'inerzia del corpo.
Nel caso di problemi di urto fra particelle, descrivere il moto nel sistema di riferimento del centro di massa può semplificare considerevolmente i calcoli.
Nel contesto della meccanica relativistica, invece, la nozione di centro di massa perde di significato fisico perché non è invariante rispetto a cambiamenti di riferimento inerziale. Infatti il centro di massa in un dato istante è definito, come si è visto, come media pesata delle posizioni di tutti i punti ''nel medesimo istante''; ma una trasformazione di Lorentz cambia lo spazio degli eventi simultanei, e per due osservatori inerziali il centro di massa del sistema sarà in generale diverso. È invece possibile definire un sistema di riferimento in cui l'impulso totale del sistema è nullo, e per un sistema non soggetto a forze esterne questo è ciò che corrisponde alla nozione non-relativistica di "sistema di riferimento del centro di massa" sopra citata.
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Ciserano |
'''Ciserano''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia.
Situato nella pianura bergamasca, dista circa 13 chilometri a sud dal capoluogo orobico.
| I primi insediamenti abitativi sul territorio comunale sono molto antichi e risalgono all'epoca romana, come si evince da alcuni ritrovamenti archeologici consistenti in alcune tombe ed annesso corredo funebre di età precristiana. I reperti, venuti alla luce in località ''Torchio'', nel 1945, rappresentano uno dei numerosi segni della presenza romana nella zona occidentale della pianura bergamasca.
Il paese di Ciserano in quel tempo era inoltre attraversato da un'importante strada, in seguito denominata ''strada Francesca'' che, congiungendo Milano ad Aquileia, caratterizzò la vita commerciale dell'intera zona che ne trasse giovamento.
Qualche secolo più tardi la stessa strada divenne percorso abituale delle orde barbariche provenienti dal nord-est dell'Europa, che portarono distruzione e terrore tra gli abitanti locali. Questa fu poi rimessa a nuovo dai Franchi, dai quali prese il nome, che la utilizzarono anche per il trasporto della salma dell'imperatore Ludovico II, figlio di Lotario, da Brescia al capoluogo lombardo.
Con l'avvento dei Franchi, che istituirono il Sacro Romano Impero, si verificò la nascita del feudalesimo che ebbe grande sviluppo nella bergamasca. Questo periodo storico fu caratterizzato da una profonda instabilità politica e sociale, dovuta anche ai numerosi scontri tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Anche Ciserano visse questa situazione, tanto da doversi dotare di fortificazioni a scopo difensivo, come evidenziato dalla cinta muraria che proteggeva il borgo, nel quale spiccava un castello con tanto di torre.
A questa situazione pose fine l'arrivo della Repubblica di Venezia che, a partire dall'inizio del XV secolo, permise alla popolazione di vivere un'esistenza più tranquilla grazie ad una lungimirante politica in ambito sociale ed economico. A dimostrazione delle mutate condizioni sociali è la trasformazione del castello medievale, inglobato parzialmente nella chiesa parrocchiale, esistente già nel XVI secolo.
I veneti inoltre posero una dogana ai margini del paese (sul confine con Boltiere) con tanto di guarnigione, dato che il confine con il Ducato di Milano era distante pochi chilometri, delimitato dal fosso bergamasco. In quella zona vi erano accampamenti, come ritroviamo nel cortile denominato ''Stal del Capitane'' (Cortile del capitano) che sta ad indicare insediamenti militari a controllo del confine tra i due ducati.
Il termine della dominazione veneta avvenne nel 1797 con l'avvento della Repubblica Cisalpina, alla quale subentrarono, nel 1815, gli austriaci che instaurarono il Regno Lombardo-Veneto. L'ultimo cambiamento si verificò nel 1859 quando Ciserano, unitamente al resto della provincia bergamasca, entrò a fare parte del Regno d'Italia.
Il paese non visse eventi di particolare rilievo fino all'immediato secondo dopoguerra, quando la zona posta ai margini orientali del territorio comunale (comprendente anche terreni di altri paesi limitrofi) fu interessata da un progetto di urbanizzazione ed industrializzazione che prevedeva la creazione di un nuovo centro industriale con 50 000 abitanti, chiamato Zingonia. Il progetto fallì parzialmente, poiché il progetto è rimasto incompiuto.
All'inizio del XXI secolo l'area di Zingonia, fu interessata da un massiccio intervento di riqualificazione. Il progetto, portato avanti dai 5 Comuni dell'area e dalla Regione Lombardia è tutt'ora in corso e ha portato all'abbattimento, nel 2019 dei palazzi Anna e Athena. Con questo abbattimento Ciserano non ha più insediamenti abitativi sull'area di Zingonia che, invece, continua ad avere una notevole presenza di aziende e attività produttive, che stanno registrando un crescita di pregio; inoltre ha sede il centro sportivo dell'.
Le origini medievali del borgo sono tuttora visibili grazie alla presenza di alcuni resti esistenti nel nucleo storico. Tuttavia l'edificio principale è la chiesa parrocchiale che, dedicata ai santi Marco e Martino, venne edificata nel XVI secolo in luogo del castello di epoca medievale. Ristrutturata in modo sostanziale nel XVIII secolo custodisce un buon numero di opere, nonché il corpo di San Giuliano, proveniente dalle catacombe romane di San Callisto.
La festa di San Giuliano, che si svolge la 3ª domenica di settembre, richiama in paese numerose persone: ha inizio con dei festeggiamenti in piazza a partire generalmente dal giovedì precedente con spettacoli in piazza, assaggi offerti dai negozianti, la domenica ha luogo la processione che conduce per le vie del paese la statua di San Giuliano; in serata si può assistere ai fuochi d'artificio. In paese vengono allestite mostre varie, vengono addobbate le vie, degna di nota, in quanto è una delle poche vie antiche del paese per brevi tratti, è via ''Pilabrocc'' in cui è particolarmente curata la fase degli addobbi.
Caratteristico è inoltre il Santuario della Madonna di San Marco, luogo molto caro alla popolazione, piccola chiesa posta al limitare del paese recentemente sottoposta a lavori di ristrutturazione che hanno permesso il recupero delle antiche vestigia della chiesa.
Nei primi 10 giorni di maggio si svolge una manifestazione podistica dalla durata di 24 ore, che richiama gruppi di atleti anche dai paesi vicini e lontani.
Il 31 dicembre 2008 inoltre la città ha festeggiato la prima edizione della festa di origini bergamasche denominata Desima.
'''Borgate'''
Secondo lo statuto comunale, il comune di Ciserano è costituito dalle seguenti borgate:
* Maser;
* Casinecc;
* Paìs;
*Ronchèt;
*Sità;
* Zingonia (costituitasi negli anni 1960 e storicamente riconosciuta dalla comunità);
===Evoluzione demografica===
=== Sindaci dal 1945 (dopoguerra) ===
Nome
Mandato
Lista/Partito
Villa Battista
1945—1946
Sindaco del Comitato di Liberazione Nazionale
Muzio Innocente
1946
Nomina prefettizia
Vitali Stefano
1946—1947
Nomina prefettizia
Locatelli Giuseppe
1947
Nomina prefettizia
Testa Alessandro
1947—1956
Democrazia Cristiana (DC)
Bugini Luigi
1956—1960
Democrazia Cristiana (DC)
Turini Guerino
1960—1970
Democrazia Cristiana (DC)
Rota Antonio
1970—1971
Democrazia Cristiana (DC)
Danesi Giuseppe
1971—1980
Democrazia Cristiana (DC)
Pagnoncelli Carlo
1980—1985
Democrazia Cristiana (DC)
Foglieni Mario
1985—1999
Sinistra Unita/ Solidarietà e Progresso per Ciserano (lista civica)
Zucchetti Natale
1999—2009
Solidarietà e Progresso per Ciserano (lista civica)
Bagini Enea
2009—2019
Solidarietà e Progresso per Ciserano (lista civica)
Vitali
Caterina
2019–in carica
Solidarietà e Progresso per Ciserano (lista civica)
Ciserano sorge su una strada provinciale cruciale per la bergamasca, la strada Francesca, che dalla città metropolitana di Milano, porta fino alle porte della provincia di Brescia.
Martedì 3 marzo 2009 è stata inaugurata l'importante variante di Arcene, che ha semplificato i collegamenti tra Ciserano e Treviglio velocizzando il transito all'altezza della S.P.145.
=== Calcio ===
La principale squadra di calcio della città era l'U.S. Ciserano, fondata nel 1951, che ha militato in Serie D. Nel 2019 si è fusa con la A.S.D. Virtus Bergamo 1909, dando vita alla S.S.D. Virtus CiseranoBergamo 1909.
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Cromosoma |
Disegno di un Cromosoma eucariote duplicato e in metafase Cromatidio – una delle due parti identiche dopo la fase G2. Centromero – il punto di contatto dei due cromatidi e dove si legano i microtubuli. Braccio corto. Braccio lungo
Il '''cromosoma''' è la struttura con cui, durante il processo riproduttivo della cellula, ciascuna unità funzionale di DNA, dopo essersi duplicata, si compatta associata a specifiche proteine e viene trasmessa alle cellule figlie. A seconda della localizzazione del DNA, i cromosomi iniziano a evidenziarsi nel nucleo cellulare negli organismi eucarioti o in una regione chiamata nucleoide nei procarioti, per poi migrare nella cellula nelle varie fasi della mitosi.
Oltre a tale definizione puramente morfologica, il termine può riferirsi per esteso anche al filamento di DNA non distinguibile nella cromatina e responsabile della trascrizione genica durante la fase funzionale della cellula.
Il nome "cromosoma" deriva dal greco ''chroma'' che significa "colore", e ''soma'' che significa "corpo". Fu coniato nel 1889 dall'anatomista tedesco H. W. G. von Waldeyer-Hartz per denominare i corpuscoli evidenziati nelle cellule eucariotiche dalla colorazione con coloranti basici durante la divisione cellulare.
| Rappresentazione di un batterio con DNA cromosomico e alcuni plasmidi.
Le cellule dei procarioti hanno un singolo cromosoma di forma circolare costituito da DNA a doppio filamento. Spesso sono presenti ulteriori molecole di DNA circolari indipendenti dal cromosoma, i '''plasmidi''' e gli '''episomi'''. Queste unità sono più piccole del cromosoma e solitamente non sono fondamentali per la vita della cellula, in genere portano geni che conferiscono alle cellule caratteristiche fenotipiche particolari, ad esempio la resistenza ad un antibiotico.
Negli eucarioti i cromosomi hanno forma lineare, hanno dimensioni maggiori e il loro numero è specie-specifico (ad esempio nell'uomo si hanno 46 cromosomi, nel topo 40 e nel cane 78). Va sottolineato che il numero cromosomico non è sempre associato alla complessità strutturale degli individui di una specie. In molti eucarioti ciascun cromosoma è presente in doppia copia nella cellula, quindi il corredo cromosomico viene detto diploide. Ogni copia deriva da ciascun genitore. L'organismo diploide (zigote) deriva dalla fusione di due cellule aploidi (gameti) in cui è presente solo una copia di ciascun cromosoma.
Negli eucarioti il DNA è sempre legato a proteine, '''istoniche''' e '''non istoniche''', attorno alle quali il filamento si avvolge a formare complessivamente una struttura chiamata cromatina. La cromatina si può colorare con alcuni coloranti istologici, da cui il nome; se ne possono distinguere due tipi: l'eucromatina, debolmente colorabile, dalla struttura più aperta e quindi trascrizionalmente attiva, e l'eterocromatina, intensamente colorabile, maggiormente condensata (rimane condensata anche in interfase) e trascrizionalmente inattiva. L'eterocromatina può essere ulteriormente distinta in ''costitutiva'' e ''facoltativa''. L'eterocromatina costitutiva è costituita da regioni di DNA altamente ripetitivo, costanti in tutte le cellule dell'organismo e nel cromosoma si concentra principalmente a livello del centromero e dei telomeri. L'eterocromatina facoltativa può diventare condensata e diventare temporaneamente inattiva, inoltre può essere inattivata solo in determinati tessuti o in determinati stadi dello sviluppo.
Ciascun cromosoma nella cromatina è troppo despiralizzato e aggrovigliato per essere distinto nella sua individualità; dopo la ''fase S'', essendosi replicato, risulta formato da due filamenti di DNA associati a proteine, ma è ancora indistinguibile. La duplicazione del DNA determina la formazione di due copie identiche (''cromatidi fratelli'') che rimangono unite a livello del centromero, il quale si è duplicato ma non si è separato. Durante la mitosi la cromatina si condensa ed è possibile distinguere i cromosomi nell'arco di tempo che intercorre tra la profase e la metafase mitotica. La loro dimensione massima è dell'ordine del micrometro e durante la metafase presentano una forma ad X poiché sono costituiti da due filamenti distinti di DNA altamente condensati, i '''cromatidi fratelli''', associati tra loro grazie al cinetocore, un complesso proteico legato al centromero. I cromatidi fratelli sono destinati a dividersi ed essere segregati alternati nelle cellule figlie che si formeranno alla fine del processo mitotico. Dopo la separazione vengono definiti '''cromosomi figli''' e la loro migrazione verso i poli della cellula è dovuta alla contrazione dei microtubuli del fuso mitotico attaccati al loro cinetocore. Nelle due nuove cellule appena originate i cromosomi sono di forma bastoncellare e l'unica struttura evidente al microscopio è la strozzatura determinata dal centromero.Principali eventi della divisione cellulare.
Il '''nucleo''' della cellula umana ha un diametro di 10-15 µm e contiene circa 2 metri di DNA. Una così elevata quantità di materiale genetico, per poter essere inclusa in uno spazio così ristretto, necessita di una compattazione, che avviene a diversi livelli. La regolare associazione del DNA con le proteine istoniche non consente di raggiungere tale risultato. Il primo stadio di compattazione si realizza tramite la formazione del '''nucleosoma''', un rocchetto istonico (H2A, H2B, H3, H4) attorno al quale si avvolge il DNA per 1,65 giri. Il tratto di DNA legato al nucleosoma è definito ''DNA core'' mentre il tratto di DNA fra ciascun nucleosoma è definito ''DNA linker''. Un ulteriore ordine di condensazione si ottiene con il coinvolgimento dell'istone H1, questo non fa parte del rocchetto di istoni ma prende contatto con il DNA ''linker'' che unisce due nucleosomi adiacenti e determina una maggiore adesione tra il filamento di DNA e l'ottamero istonico. Il legame dell'istone H1 permette la formazione della fibra cromatinica da 30 nm. Per spiegare l'organizzazione di quest'ultima, sono stati proposti due diversi modelli: a ''solenoide'', il più accreditato, e a ''zig-zag''. Il primo modello consiste in una superelica caratterizzata da circa sei nucleosomi per giro e il DNA linker non attraversa l'asse centrale; il secondo presenta nucleosomi organizzati a zig-zag e il DNA linker attraversa il centro della fibra. Il massimo livello di condensazione è rappresentato dai cromosomi (con dimensioni dell'ordine di micron), che si rendono visibili durante la metafase disponendosi sulla piastra equatoriale. Nelle cellule non in divisione i cromosomi non sono visibili in quanto il DNA dev'essere in forma rilassata e accessibile alle proteine coinvolte nella duplicazione e trascrizione.
Le strutture principali della compattazione del DNA: DNA, nucleosoma, fibra da 10 nm (“collana di perle”), fibra da 30 nm, cromosoma in metafase.
Una struttura importante per la segregazione dei cromosomi durante la mitosi è il '''centromero''' (o ''costrizione primaria''), una regione di DNA altamente ripetuto associato ad una impalcatura proteica. Esso non occupa la stessa posizione in tutti i cromosomi e divide ogni cromatidio in due parti, i bracci (lungo=''q'', corto=''p''), la cui lunghezza dipende dalla posizione del centromero stesso.
Al microscopio ottico, i cromosomi sono distinguibili tra loro per le dimensioni e per la ''"forma"'', ossia per la posizione del centromero. Ulteriori distinzioni si possono effettuare con opportuni trattamenti chimici, che evidenziano un '''bandeggio''' riproducibile: ogni cromosoma ha infatti uno specifico ''pattern'' di bande, che permette di distinguerlo dagli altri cromosomi e che permette di individuare eventuali mutazioni cromosomiche.
In base alla posizione del centromero si distinguono quindi cromosomi:
# '''acrocentrici''': centromero in posizione subterminale (in prossimità di una delle estremità).
# '''telocentrici''': centromero in posizione terminale.
# '''submetacentrici''': centromero in posizione submediana (spostato verso una delle due estremità).
# '''metacentrici''': centromero in posizione mediana.
Le varie tipologie cromosomiche distinte in base alla posizione centromerica.Il braccio corto viene generalmente indicato con la lettera '''p''' , mentre quello lungo con la lettera '''q'''.
I cromosomi '''acrocentrici''' sono caratterizzati da strutture particolari presenti all'estremità del braccio corto, i '''satelliti'''. Si tratta di elementi morfologici caratteristici, costituiti da DNA β-satellite, connessi all'estremità del braccio corto attraverso una strozzatura detta '''costrizione secondaria'''. In quest'ultima è localizzato il cosiddetto ''NOR'', ossia l'organizzatore nucleolare; esso contiene i geni per gli RNA ribosomiali ed è quindi sede della sintesi dei ribosomi. Inoltre il NOR provvede alla formazione del '''nucleolo''', pertanto la visualizzazione del nucleolo al microscopio ottico indica che nella cellula c'è un'intensa attività di sintesi proteica.
Le regioni di DNA alle estremità del cromosoma costituiscono i '''telomeri''', strutture che rivestono un ruolo fondamentale per l'integrità del cromosoma stesso. I telomeri sono costituiti da sequenze di DNA altamente ripetitivo, in genere sono formati da eterocromatina quindi non codificano per proteine. La loro funzione è quella di proteggere il cromosoma da tutti quegli eventi che ne provocano l'instabilità, infatti un cromosoma con un'estremità danneggiata può facilmente attaccarsi ad altri e dare luogo a mutazioni cromosomiche, come ad esempio le traslocazioni.
Numero, lunghezza e forma dei cromosomi costituiscono il '''cariotipo''' di un individuo.
Organismo
Numerodi cromosomi
Numero di coppiedi cromosomi
Tipo
Dimensione (Mbps)
Mycoplasma genitalium
1
1
circolare
0,58
Escherichia coli K12
1
1
circolare
4,6
Agrobacterium tumefaciens
4
1
3 circolari1 lineare
5,67
Sinorhizobium meliloti
3
1
circolare
6,7
Saccharomyces cerevisiae
16
1 o 2
lineare
12,1
Schizosaccharomyces pombe
3
1 o 2
lineare
12,5
Caenorhabditis elegans
6
2
lineare
97
Drosophila melanogaster
4
2
lineare
180
Tetrahymena termophila
m: 5M: 225
m: 2M: 10-10000
lineare
220 (M)
Fugu rubripes
22
2
lineare
365
Mus musculus
19+X+Y
2
lineare
2500
Homo sapiens
22+(X o Y)
2
lineare
2900
Rappresentazione del cariotipo umano
Utilizzando tecniche di coltura ''in vitro'', nel 1956 Joe Hin Tjio e Albert Levan scoprirono che il numero cromosomico dell'uomo è 46.
I 46 cromosomi umani sono suddivisi in 23 coppie, 22 di cromosomi omologhi (autosomi) e una di cromosomi sessuali (eterosomi).
La prima definizione di cariotipo fu formulata alla Conferenza di Denver nel 1960, utilizzando criteri di lunghezza del cromosoma e di posizione del centromero. Gi autosomi sono stati numerati in ordine decrescente di lunghezza e gli eterosomi sono stati indicati come '''X''' e '''Y'''.
In seguito, nella Conferenza di Chicago del 1966, è stata messa a punto una nomenclatura più dettagliata, nella quale i cromosomi sono stati raggruppati in '''sette gruppi''', nominati con le lettere maiuscole da '''A''' a '''G'''.
#
Gruppo
Morfologia
Geni
Numerodi basi
Basideterminate
1
A
Metacentrico di grandi dimensioni
2.968
245.203.898
218.712.898
2
A
subMetacentrico di grandi dimensioni
2.288
243.315.028
237.043.673
3
A
Metacentrico di grandi dimensioni
2.032
199.411.731
193.607.218
4
B
Grande submetacentrico
1.297
191.610.523
186.580.523
5
B
Grande submetacentrico
1.643
180.967.295
177.524.972
6
C
Medio submetacentrico
1.963
170.740.541
166.880.540
7
C
Medio submetacentrico
1.443
158.431.299
154.546.299
8
C
Medio submetacentrico
1.127
145.908.738
141.694.337
9
C
Medio submetacentrico
1.299
134.505.819
115.187.714
10
C
Medio submetacentrico
1.440
135.480.874
130.710.865
11
C
Medio submetacentrico
2.093
134.978.784
130.709.420
12
C
Medio submetacentrico
1.652
133.464.434
129.328.332
13
D
Acrocentrico
748
114.151.656
95.511.656
14
D
Acrocentrico
1.098
105.311.216
87.191.216
15
D
Acrocentrico
1.122
100.114.055
81.117.055
16
E
Piccolo metacentrico
1.098
89.995.999
79.890.791
17
E
Piccolo submetacentrico
1.576
81.691.216
77.480.855
18
E
Piccolo submetacentrico
766
77.753.510
74.534.531
19
F
Piccolo metacentrico
1.454
63.790.860
55.780.860
20
F
Piccolo metacentrico
927
63.644.868
59.424.990
21
G
Piccolo acrocentrico
303
46.976.537
33.924.742
22
G
Piccolo acrocentrico
288
49.476.972
34.352.051
X
C
Medio submetacentrico
1.184
152.634.166
147.686.664
Y
G
Piccolo acrocentrico
231
50.961.097
22.761.097
''Totali''
'''32.040'''
'''3.070.521.116'''
'''2.832.183.299'''
|
Consoli repubblicani romani |
Questo articolo contiene la lista delle supreme '''magistrature repubblicane romane''' , relativamente al periodo che va dal 509 a.C., in cui tradizionalmente si fa ricadere la caduta della monarchia a Roma, al 31 a.C., cui segue l'elenco dei consoli alto imperiali romani.
I Romani si riferivano ai fasti consolari per datare gli anni del proprio calendario, ma per i moderni l'elenco ha soprattutto valore di fonte storica.
Da Lucio Giunio Bruto a
Gneo Pompeo
| Colorazione, in ordine di apparizione:
In caso di nomina della stessa persona in anni successivi, al nome segue ''I'', ''II'', ''III'', etc.
In caso di nomina di console sostitutivo, il nome del nuovo console è preceduto da ''suff. (Consul Suffectus)''
ANNO
Primo Console
Secondo console
509 a.C.
Lucio Giunio Bruto
Lucio Tarquinio Collatino
''suff.''
Spurio Lucrezio Tricipitino
Publio Valerio Publicola I
''suff.''
Marco Orazio Pulvillo I
508 a.C.
Tito Lucrezio Tricipitino I
Publio Valerio Publicola II
507 a.C.
Publio Valerio Publicola III
Marco Orazio Pulvillo II
506 a.C.
Spurio Larcio I
Tito Erminio Aquilino
505 a.C.
Marco Valerio Voluso Massimo
Publio Postumio Tuberto I
504 a.C.
Publio Valerio Publicola IV
Tito Lucrezio Tricipitino II
503 a.C.
Agrippa Menenio Lanato
Publio Postumio Tuberto II
502 a.C.
Opitero Verginio Tricosto
Spurio Cassio Vecellino (o Viscellino) I
501 a.C.
Postumio Cominio Aurunco I
Tito Larcio I
501 a.C.
''Dictator'': Tito Larcio
''Magister equitum'': Spurio Cassio Vecellino (o Viscellino)
ANNO
Primo Console
Secondo console
500 a.C.
Servio Sulpicio Camerino Cornuto
Manio Tullio Longo
499 a.C.
Tito Ebuzio Helva
Gaio Veturio Gemino Cicurino
499 a.C.
''Dictator'': Aulo Postumio Albo Regillense
''Magister equitum'': Tito Ebuzio Helva
498 a.C.
Quinto Clelio Siculo
Tito Larcio II
497 a.C.
Aulo Sempronio Atratino I
Marco Minucio Augurino I
496 a.C.
Aulo Postumio Albo Regillense
Tito Verginio Tricosto Celiomontano
495 a.C.
Appio Claudio Sabino Inregillense
Publio Servilio Prisco Strutto
494 a.C.
Aulo Verginio Tricosto Celiomontano
Tito Veturio Gemino Cicurino
494 a.C.
''Dictator'': Manio Valerio Voluso Massimo
''Magister equitum'': Quinto Servilio Prisco
493 a.C.
Postumio Cominio Aurunco II
Spurio Cassio Vecellino (o Viscellino) II
492 a.C.
Tito Geganio Macerino
Publio Minucio Augurino
491 a.C.
Marco Minucio Augurino II
Aulo Sempronio Atratino II
490 a.C.
Quinto Sulpicio Camerino Cornuto
Spurio Larcio II
489 a.C.
Gaio Giulio Iullo
Publio Pinario Mamercino Rufo
488 a.C.
Spurio Nauzio Rutilo
Sesto Furio Medullino Fuso
487 a.C.
Tito Sicinio Sabino
Gaio Aquillio Tusco
486 a.C.
Spurio Cassio Vecellino (o Viscellino) III
Proculo Verginio Tricosto Rutilo
485 a.C.
Servio Cornelio Maluginense
Quinto Fabio Vibulano I
484 a.C.
Lucio Emilio Mamercino I
Cesone Fabio Vibulano I
483 a.C.
Marco Fabio Vibulano I
Lucio Valerio Potito I
482 a.C.
Quinto Fabio Vibulano II
Gaio Giulio Iullo
481 a.C.
Cesone Fabio Vibulano II
Spurio Furio Medullino Fuso
480 a.C.
Marco Fabio Vibulano II
Gneo Manlio Cincinnato
479 a.C.
Cesone Fabio Vibulano III
Tito Verginio Tricosto Rutilo
478 a.C.
Lucio Emilio Mamercino II
Gaio Servilio Strutto Ahala
suff.
Opitero Verginio Tricosto Esquilino
477 a.C.
Gaio Orazio Pulvillo I
Tito Menenio Agrippa Lanato
476 a.C.
Aulo Verginio Tricosto Rutilo
Spurio Servilio Prisco
475 a.C.
Publio Valerio Publicola I
Gaio Nauzio Rutilo I
474 a.C.
Lucio Furio Medullino
Aulo Manlio Vulsone
473 a.C.
Lucio Emilio Mamercino III
Vopisco Giulio Iullo
472 a.C.
Lucio Pinario Mamercino Rufo
Publio Furio Medullino Fuso
471 a.C.
Appio Claudio Sabino Inregillense
Tito Quinzio Capitolino Barbato I
470 a.C.
Lucio Valerio Potito II
Tiberio Emilio Mamercino I
469 a.C.
Tito Numicio Prisco
Aulo Verginio Tricosto Celiomontano
468 a.C.
Tito Quinzio Capitolino Barbato II
Quinto Servilio Prisco I
467 a.C.
Tiberio Emilio Mamercino II
Quinto Fabio Vibulano I
466 a.C.
Quinto Servilio Prisco II
Spurio Postumio Albo Regillense
465 a.C.
Quinto Fabio Vibulano II
Tito Quinzio Capitolino Barbato III
464 a.C.
Aulo Postumio Albo Regillense
Spurio Furio Medullino Fuso I
463 a.C.
Publio Servilio Prisco
Lucio Ebuzio Helva
462 a.C.
Lucio Lucrezio Tricipitino
Tito Veturio Gemino Cicurino
461 a.C.
Publio Volumnio Amintino Gallo
Servio Sulpicio Camerino Cornuto
460 a.C.
Publio Valerio Publicola II
Gaio Claudio Crasso Inregillense Sabino
suff.
Lucio Quinzio Cincinnato I
459 a.C.
Quinto Fabio Vibulano III
Lucio Cornelio Maluginense Uritino
458 a.C.
Gaio Nauzio Rutilo II
''Carvetus'' (?)
suff.
Lucio Minucio Esquilino Augurino
458 a.C.
''Dictator'': Lucio Quinzio Cincinnato I
''Magister equitum'': Lucio Tarquizio Flacco ?
457 a.C.
Gaio Orazio Pulvillo (II?)
Quinto Minucio Esquilino Augurino
oppure
Lucio Quinzio Cincinnato II
Marco Fabio Vibulano
456 a.C.
Marco Valerio Massimo Lettuca
Spurio Verginio Tricosto Celiomontano
455 a.C.
Tito Romilio Roco Vaticano
Gaio Veturio Cicurino
454 a.C.
Spurio Tarpeio Montano Capitolino
Aulo Aternio Varo Fontinale
453 a.C.
Sesto Quintilio Varo
Publio Curiazio Fisto Trigemino
suff.
Spurio Furio Medullino Fuso II
452 a.C.
Tito (o Gaio) Menenio Lanato
Publio Sestio Capitone (o Capitolino)
451 a.C.
Appio Claudio Crasso Inregillense Sabino
Tito Genucio Augurino
ANNO
Decemviri
Decemviri
451 a.C.
Appio Claudio Crasso Inregillense Sabino I
Tito Genucio Augurino
Aulo Manlio Vulsone
Servio Sulpicio Camerino Cornuto
Tito Veturio Crasso Cicurino
Publio Curiazio Fisto Trigemino
Publio Sestio Capitone (o Capitolino)
Tito Romilio Roco Vaticano
Gaio Giulio Iullo
Spurio Postumio Albo Regillense
450 a.C.
Appio Claudio Crasso Inregillense Sabino II
Quinto Petelio Libone Visolo I
Marco Cornelio Maluginense I
Tito Antonio Merenda I
Marco Sergio Esquilino I
Cesone Duilio Longo I
Lucio Minucio Esquilino Augurino I
Spurio Oppio Cornicino I
Quinto Fabio Vibulano I
Manio Rabuleio I
449 a.C.
Appio Claudio Crasso Inregillense Sabino III
Quinto Petelio Libone Visolo II
Marco Cornelio Maluginense II
Tito Antonio Merenda II
Marco Sergio Esquilino II
Cesone Duilio Longo II
Lucio Minucio Esquilino Augurino II
Spurio Oppio Cornicino II
Quinto Fabio Vibulano II
Manio Rabuleio II
ANNO
Primo console
Secondo console
449 a.C.
Lucio Valerio Potito
Marco Orazio Barbato
448 a.C.
Larcio (o Spurio) Erminio Coritinesano Aquilino
Tito Verginio Tricosto Celiomontano
447 a.C.
Marco Geganio Macerino I
Gaio Giulio Iullo I
446 a.C.
Tito Quinzio Capitolino Barbato IV
Agrippa Furio Medullino Fuso
445 a.C.
Marco Genucio Augurino
Gaio Curzio Filone (o Agrippa Curzio Filone)
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
444 a.C.
Aulo Sempronio Atratino
Tito Clelio Siculo
Lucio Atilio Lusco
ANNO
Primo console
Secondo console
444 a.C.
Lucio Papirio Mugillano
Lucio Sempronio Atratino
443 a.C.
Marco Geganio Macerino II
Tito Quinzio Capitolino Barbato V
442 a.C.
Marco Fabio Vibulano
Postumio Ebuzio Helva Cornicino
441 a.C.
Gaio Furio Pacilo Fuso
Manio Papirio Crasso
440 a.C.
Proculo Geganio Macerino
Lucio Menenio Agrippa Lanato o Tito Menenio Agrippa Lanato II
439 a.C.
Agrippa Menenio Lanato
Tito Quinzio Capitolino Barbato VI
439 a.C.
''Dictator'': Lucio Quinzio Cincinnato II
''Magister equitum'': Gaio Servilio Strutto Ahala
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
438 a.C.
Mamerco Emilio Mamercino
Lucio Giulio Iullo
Lucio Quinzio Cincinnato I
ANNO
Primo console
Secondo console
437 a.C.
Marco Geganio Macerino III
Lucio Sergio Fidenate I
''suff.''
Marco Valerio Massimo Lettuca
437 a.C.
''Dictator'': Mamerco Emilio Mamercino I
''Magister equitum'': Lucio Quinzio Cincinnato
436 a.C.
Lucio Papirio Crasso I
Marco Cornelio Maluginense
435 a.C.
Gaio Giulio Iullo II
Lucio Verginio Tricosto I
435 a.C.
''Dictator'': Quinto Servilio Prisco Fidenate I
''Magister equitum'': Postumio Ebuzio Helva Cornicino
434 a.C.
Gaio Giulio Iullo III
Lucio Verginio Tricosto II
''oppure''
Marco Manlio Capitolino
Quinto Sulpicio Camerino Pretestato
434 a.C.
''Dictator'': Mamerco Emilio Mamercino II
''Magister equitum'': Aulo Postumio Tuberto
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
434 a.C.
Servio Cornelio Cosso
Quinto Sulpicio Camerino Pretestato
Marco Manlio Capitolino
433 a.C.
Marco Fabio Vibulano
Lucio Sergio Fidenate I
Marco Folio Flaccinatore
432 a.C.
Lucio Pinario Mamercino
Spurio Postumio Albo Regillense
Lucio Furio Medullino I
ANNO
Primo console
Secondo console
431 a.C.
Tito Quinzio Peno Cincinnato I
Gneo (o Gaio) Giulio Mentone
431 a.C.
''Dictator'': Aulo Postumio Tuberto
''Magister equitum'': Lucio Giulio Iullo
430 a.C.
Lucio Papirio Crasso II o Gaio Papirio Crasso
Lucio Giulio Iullo
429 a.C.
Osto Lucrezio Tricipitino
Lucio Sergio Fidenate II
428 a.C.
Aulo Cornelio Cosso
Tito Quinzio Peno Cincinnato II
oppure
Lucio Quinzio Cincinnato
Aulo Sempronio Atratino
427 a.C.
Gaio Servilio Strutto Ahala
Lucio Papirio Mugillano
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
426 a.C.
Tito Quinzio Peno Cincinnato I
Marco Postumio Albino Regillense
Gaio Furio Pacilo Fuso
Aulo Cornelio Cosso
426 a.C.
''Dictator'': Mamerco Emilio Mamercino III
''Magister equitum'': Aulo Cornelio Cosso
425 a.C.
Aulo Sempronio Atratino I
Lucio Furio Medullino II
Lucio Quinzio Cincinnato II
Lucio Orazio Barbato
424 a.C.
Appio Claudio Crasso
Lucio Sergio Fidenate II
Spurio Nauzio Rutilo
Sesto Giulio Iullo
ANNO
Primo console
Secondo console
423 a.C.
Gaio Sempronio Atratino
Quinto Fabio Vibulano Ambusto
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
422 a.C.
Lucio Manlio Capitolino
Lucio Papirio Mugillano
Quinto Antonio Merenda
ANNO
Primo console
Secondo console
421 a.C.
Numerio (o Gneo) Fabio Vibulano
Tito Quinzio Capitolino Barbato
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
420 a.C.
Tito Quinzio Peno Cincinnato II o Lucio Quinzio Cincinnato III
Marco Manlio Vulsone
Lucio Furio Medullino III
Aulo Sempronio Atratino II
419 a.C.
Agrippa Menenio Lanato I
Spurio Nauzio Rutilo I
Gaio Servilio (Strutto) Axilla (I)?
Publio Lucrezio Tricipitino
418 a.C.
Lucio Sergio Fidenate III
Gaio Servilio (Strutto) Axilla I (II)?
Marco Papirio Mugillano I
418 a.C.
''Dictator'': Quinto Servilio Prisco Fidenate II
''Magister equitum'': Gaio Servilio (Strutto) Axilla
417 a.C.
Publio Lucrezio Tricipitino II
Agrippa Menenio Lanato II
Spurio Veturio Crasso Cicurino
Gaio Servilio (Strutto) Axilla II (III)?
416 a.C.
Aulo Sempronio Atratino III
Quinto Fabio Vibulano Ambusto I
Marco Papirio Mugillano II
Spurio Nauzio Rutilo II
415 a.C.
Publio Cornelio Cosso
Numerio (o Gneo) Fabio Vibulano I
Gaio Valerio Potito Voluso I
Quinto Quinzio Cincinnato I
414 a.C.
Gneo Cornelio Cosso
Quinto Fabio Vibulano Ambusto II
Lucio Valerio Potito I
Publio o Marco Postumio Regillense
ANNO
Primo console
Secondo console
413 a.C.
Marco o Aulo Cornelio Cosso.
Lucio Furio Medullino I
412 a.C.
Quinto Fabio Vibulano Ambusto II
Gaio Furio Pacilo
411 a.C.
Marco Papirio Mugillano o Marco Papirio Atratino.
Gaio (o Spurio) Nauzio Rutilo
410 a.C.
Manio Emilio Mamercino
Gaio Valerio Potito Voluso
409 a.C.
Gneo Cornelio Cosso
Lucio Furio Medullino II
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
408 a.C.
Gaio Giulio Iullo I
Gaio Servilio Strutto Ahala I
Publio Cornelio Cosso
408 a.C.
''Dictator'': Publio Cornelio Rutilo Cosso
''Magister equitum'': Gaio Servilio Strutto Ahala
407 a.C.
Lucio Furio Medullino I
Gneo (o Numerio) Fabio Vibulano II
Gaio Valerio Potito Voluso II
Gaio Servilio Strutto Ahala II
406 a.C.
Publio Cornelio Rutilo Cosso
Gneo (o Numerio) Fabio Ambusto I
Gneo Cornelio Cosso I
Lucio Valerio Potito II
405 a.C.
Tito Quinzio Capitolino Barbato
Aulo Manlio Vulsone Capitolino I
Quinto Quinzio Cincinnato II
Lucio Furio Medullino II
Gaio Giulio Iullo II
Manio Emilio Mamercino I
404 a.C.
Gaio Valerio Potito Voluso III
Gneo Cornelio Cosso II
Manio Sergio Fidenate I
Cesone Fabio Ambusto I
Publio Cornelio Maluginense
Spurio Nauzio Rutilo III
403 a.C.
Manio Emilio Mamercino II
Marco Quintilio Varo
Lucio Valerio Potito III
Lucio Giulio Iullo
Appio Claudio Crasso
Marco Furio Fuso
402 a.C.
Gaio Servilio Strutto Ahala III
Quinto Sulpicio Camerino Cornuto I
Quinto Servilio Fidenate I
Aulo Manlio Vulsone Capitolino II
Lucio Verginio Tricosto Esquilino
Manio Sergio Fidenate II
401 a.C.
Lucio Valerio Potito IV
Gneo Cornelio Cosso III
Marco Furio Camillo I
Cesone Fabio Ambusto II
Manio Emilio Mamercino III
Lucio Giulio Iullo I
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
400 a.C.
Publio Licinio Calvo Esquilino
Publio Melio Capitolino I
Publio Manlio Vulsone
Spurio Furio Medullino
Lucio Titinio Pansa Sacco I
Lucio Publilio Filone Volsco
399 a.C.
Gneo Genucio Augurino I
Gaio (o Gneo) Duilio Longo
Lucio Atilio Prisco I
Marco Veturio Crasso Cicurino
Marco Pomponio Rufo
Volero Publilio Filone
398 a.C.
Lucio Valerio Potito V
Lucio Furio Medullino III
Marco Valerio Lactucino Massimo I ?
Quinto Servilio Fidenate II
Marco Furio Camillo II
Quinto Sulpicio Camerino Cornuto II
397 a.C.
Lucio Giulio Iullo II
Aulo Postumio Albino Regillense
Lucio Furio Medullino IV
Publio Cornelio Maluginense I
Lucio Sergio Fidenate
Aulo Manlio Vulsone Capitolino III
396 a.C.
Lucio Titinio Pansa Sacco II
Quinto (o Publio) Manlio Vulsone Capitolino
Publio Licinio Calvo Esquilino
Gneo Genucio Augurino II
Publio Melio Capitolino II
Lucio Atilio Prisco II
396 a.C.
''Dictator'': Marco Furio Camillo I
''Magister equitum'': Publio Cornelio Maluginense
395 a.C.
Publio Cornelio Maluginense Cosso
Lucio Furio Medullino V
Publio Cornelio Scipione I
Quinto Servilio Fidenate III
Cesone Fabio Ambusto III
Marco Valerio Lactucino Massimo II ?
394 a.C.
Marco Furio Camillo III
Lucio Valerio Publicola I
Lucio Furio Medullino VI
Spurio Postumio Albino Regillense
Gaio Emilio Mamercino I
Publio Cornelio Scipione II
ANNO
Primo console
Secondo console
393 a.C.
Lucio Valerio Potito I
Publio Cornelio Maluginense Cosso
suff.
Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo
Servio Sulpicio Camerino
392 a.C.
Lucio Valerio Potito II
Marco Manlio Capitolino
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
391 a.C.
Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo I
Lucio Furio Medullino VII
Servio Sulpicio Camerino
Agrippa Furio Fuso
Lucio (o Marco) Emilio Mamercino (I)?
Gaio Emilio Mamercino II
390 a.C.
Quinto Fabio Ambusto
Quinto Sulpicio Longo
Cesone Fabio Ambusto IV
Quinto Servilio Fidenate IV
Gneo (o Numerio) Fabio Ambusto II
Publio Cornelio Maluginense II
390 a.C.
''Dictator'': Marco Furio Camillo II
''Magister equitum'': Lucio Valerio Potito
389 a.C.
Lucio Valerio Publicola II
Aulo Manlio Capitolino I
Lucio Verginio Tricosto
Lucio (o Marco) Emilio Mamercino I (II)?
Publio Cornelio I
Lucio Postumio Albino Regillense I
389 a.C.
''Dictator'': Marco Furio Camillo III
''Magister equitum'': Gaio Servilio Strutto Ahala
388 a.C.
Tito Quinzio Cincinnato Capitolino I
Quinto Servilio Fidenate V
Lucio Giulio Iullo I
Lucio Aquillio Corvo
Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo II
Servio Sulpicio Rufo I
387 a.C.
Lucio Papirio Cursore I
Gneo Sergio Fidenate Cosso I
Lucio (o Marco) Emilio Mamercino II (III)?
Licinio Menenio Lanato I
Lucio Valerio Publicola III
386 a.C.
Marco Furio Camillo IV
Servio Cornelio Maluginense I
Quinto Servilio Fidenate VI
Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino I
Lucio Orazio Pulvillo
Publio Valerio Potito Publicola I
385 a.C.
Aulo Manlio Capitolino II
Publio Cornelio II
Tito Quinzio Cincinnato Capitolino
Lucio Papirio Cursore II
Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino II
Gneo Sergio Fidenate Cosso II
385 a.C.
''Dictator'': Aulo Cornelio Cosso
''Magister equitum'': Tito Quinzio Cincinnato Capitolino
384 a.C.
Servio Cornelio Maluginense II
Publio Valerio Potito Publicola II
Marco Furio Camillo V
Servio Sulpicio Rufo II
Gaio Papirio Crasso
Tito Quinzio Cincinnato Capitolino II
383 a.C.
Lucio Valerio Publicola IV
Aulo Manlio Capitolino III
Servio Sulpicio Rufo III
Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo III
Lucio (o Marco) Emilio Mamercino III (IV)?
Marco Trebonio
382 a.C.
Lucio Papirio Crasso
Servio Cornelio Maluginense III
Spurio Papirio Crasso
Quinto Servilio Fidenate I
Gaio Sulpicio Camerino
Lucio (o Marco) Emilio Mamercino IV (V)?
381 a.C.
Marco Furio Camillo VI
Aulo Postumio Albino Regillense
Lucio Postumio Albino Regillense II
Lucio Furio Medullino Fuso I
Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo IV
Marco Fabio Ambusto I
380 a.C.
Lucio Valerio Publicola V
Publio Valerio Potito Publicola III
Servio Cornelio Maluginense IV
Licinio Menenio Lanato II
Gaio Sulpicio Petico
Lucio (o Marco) Emilio Mamercino V (VI)?
Gaio o Gneo Sergio Fidenate Cosso III
Tiberio Papirio Crasso
Lucio Papirio Crasso o Lucio Papirio Mugillano
380 a.C.
''Dictator'': Tito Quinzio Cincinnato Capitolino
''Magister equitum'': Aulo Sempronio Atratino
379 a.C.
Publio Manlio Capitolino I
Gneo Manlio Vulsone (o Gaio)
Lucio Giulio Iullo II
Gaio Sestilio
Marco Albinio
Lucio Antistio
Publio Trebonio
Gaio Erenucio?
378 a.C.
Quinto Servilio Fidenate II
Spurio Furio Medullino
Licinio Menenio Lanato III
Publio Clelio Sículo
Marco Orazio Pulvillo
Lucio Geganio Macerino
377 a.C.
Lucio Emilio Mamercino
Publio Valerio Potito Publicola IV
Gaio Veturio Crasso Cicurino I
Servio Sulpicio Pretestato I
Lucio Quinzio Cincinnato Capitolino III
Gaio Quinzio Cincinnato
376 a.C.
Lucio Papirio Crasso II
Licinio Menenio Lanato IV
Servio Cornelio Maluginense V
Servio Sulpicio Pretestato II
Dal 375 al 371 a.C.: nessun magistrato curule.
I tribuni della plebe Gaio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano furono promotori di nuove proposte di legge, favorevoli ai plebei che incontrarono la violenta resistenza dei patrizi. Questi, aiutati dai veti di altri tribuni della plebe, riuscirono ad osteggiare le proposte di legge dei due tribuni, Licinio e Sestio. Al che Licino e Sestio, come ritorsione alle politiche conservatrici attuate dai Patrizi, utilizzando a loro volta il diritto di veto proprio dei tribuni della plebe, impedirono, consecutivamente per cinque anni, l'elezione dei tribuni consolari. Essi furono tribuni della plebe dal 376 a.C. al 367 a.C. Sestio divenne nel 366 a.C. il primo console plebeo.
ANNO
Tribuni Consolari
Tribuni Consolari
370 a.C.
Aulo Manlio Capitolino IV
Lucio Furio Medullino Fuso II
Servio Sulpicio Pretestato III
Servio Cornelio Maluginense VI
Gaio Valerio Potito
Publio Valerio Potito Publicola V
369 a.C.
Quinto Servilio Fidenate III
Gaio Veturio Crasso Cicurino II
Aulo Cornelio Cosso I
Marco Cornelio Maluginense I
Quinto Quinzio Cincinnato
Marco Fabio Ambusto II
368 a.C.
Servio Cornelio Maluginense VII
Servio Sulpicio Pretestato IV
Spurio Servilio Strutto
Tito Quinzio Cincinnato Capitolino
Lucio Papirio Crasso
Lucio Veturio Crasso Cicurino I
368 a.C.
''Dictator'': Marco Furio Camillo IV
''Magister equitum'': Lucio Emilio Mamercino
368 a.C.
''Dictator'': Publio Manlio Capitolino
''Magister equitum'': Gaio Licinio
367 a.C.
Aulo Cornelio Cosso II
Marco Cornelio Maluginense II
Marco Geganio Macerino
Publio Manlio Capitolino II
Lucio Veturio Crasso Cicurino II
Publio Valerio Potito Publicola VI
367 a.C.
''Dictator'': Marco Furio Camillo V
''Magister equitum'': Tito Quinzio Peno
ANNO
Primo console
Secondo console
366 a.C.
Lucio Emilio Mamercino I
Lucio Sestio Laterano
365 a.C.
Lucio Genucio Aventinense I
Quinto Servilio Ahala I
364 a.C.
Gaio Sulpicio Petico I
Gaio Licinio Calvo Stolone I
363 a.C.
Gneo Genucio Aventinense
Lucio Emilio Mamercino II
363 a.C.
''Dictator'': Lucio Manlio Capitolino Imperioso
''Magister equitum'': Lucio Pinario
362 a.C.
Lucio Genucio Aventinense II
Quinto Servilio Ahala II
362 a.C.
''Dictator'': Appio Claudio Crasso Inregillense
''Magister equitum'': P. Cornelius Scapula (?)
361 a.C.
Gaio Licinio Calvo Stolone II
Gaio Sulpicio Petico II
361 a.C.
''Dictator'': Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino
''Magister equitum'': Servio Cornelio Maluginense
360 a.C.
Marco Fabio Ambusto I
Gaio Petelio Libone Visolo I (o Gaio Petelio Balbo)
360 a.C.
''Dictator'': Quinto Servilio Ahala
''Magister equitum'': Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino
359 a.C.
Marco Popilio Lenate I
Gneo Manlio Capitolino Imperioso I
358 a.C.
Gaio Fabio Ambusto
Gaio Plauzio Proculo
358 a.C.
''Dictator'': Gaio Sulpicio Petico
''Magister equitum'': Marco Valerio Publicola
357 a.C.
Gaio Marcio Rutilo
Gneo Manlio Capitolino Imperioso II
356 a.C.
Marco Fabio Ambusto II
Marco Popilio Lenate II
356 a.C.
''Dictator'': Gaio Marcio Rutilo
''Magister equitum'': Gaio Plauzio Proculo
355 a.C.
Gaio Sulpicio Petico III
Marco Valerio Publicola I
354 a.C.
Marco Fabio Ambusto III
Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino I
353 a.C.
Gaio Sulpicio Petico IV
Marco Valerio Publicola II
353 a.C.
''Dictator'': Tito Manlio Imperioso Torquato
''Magister equitum'': Aulo Cornelio Cosso Arvina
352 a.C.
Publio Valerio Publicola
Gaio Marcio Rutilo II
352 a.C.
''Dictator'': C. Iulius (Iullus?)
''Magister equitum'': L. Aemilius
351 a.C.
Gaio Sulpicio Petico V
Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino II
351 a.C.
''Dictator'': Marco Fabio Ambusto
''Magister equitum'': Quinto Servilio Ahala
350 a.C.
Marco Popilio Lenate III
Lucio Cornelio Scipione
350 a.C.
''Dictator'': Lucio Furio Camillo
''Magister equitum'': Lucio Cornelio Scipione
349 a.C.
Lucio Furio Camillo
Appio Claudio Crasso Inregillense
349 a.C.
''Dictator'': Tito Manlio Imperioso Torquato
''Magister equitum'': Aulo Cornelio Cosso Arvina
348 a.C.
Marco Valerio Corvo I
Marco Popilio Lenate IV
347 a.C.
Gaio Plauzio Venoce Ipseo I
Tito Manlio Imperioso Torquato I
346 a.C.
Marco Valerio Corvo II
Gaio Petelio Libone Visolo II
345 a.C.
Marco Fabio Dorsuo
Servio Sulpicio Camerino Rufo
345 a.C.
''Dictator'': Lucio Furio Camillo
''Magister equitum'': Gneo Manlio Capitolino Imperioso
344 a.C.
Gaio Marcio Rutilo III
Tito Manlio Imperioso Torquato II
344 a.C.
''Dictator'': Publio Valerio Publicola
''Magister equitum'': Q. Fabius Ambustus
343 a.C.
Marco Valerio Corvo III
Aulo Cornelio Cosso Arvina
342 a.C.
Quinto Servilio Ahala III
Gaio Marcio Rutilo IV
342 a.C.
''Dictator'': Marco Valerio Corvo
''Magister equitum'': Lucio Emilio Mamercino Privernate
341 a.C.
Gaio Plauzio Venoce Ipseo II
Lucio Emilio Mamercino Privernate I
340 a.C.
Tito Manlio Imperioso Torquato III
Publio Decio Mure
340 a.C.
''Dictator'': Lucio Papirio Crasso
''Magister equitum'': Lucio Papirio Cursore
339 a.C.
Tiberio Emilio Mamercino
Quinto Publilio Filone I
339 a.C.
''Dictator'': Quinto Publilio Filone
''Magister equitum'': Decimo Giunio Bruto Sceva
338 a.C.
Lucio Furio Camillo I
Gaio Menio Publio
337 a.C.
Gaio Sulpicio Longo I
Publio Elio Peto
337 a.C.
''Dictator'': Gaio Claudio Regillense
''Magister equitum'': Gaio Claudio Ortatore
336 a.C.
Lucio Papirio Crasso I
Cesone (Gaio) Duilio
335 a.C.
Marco Atilio Regolo Caleno
Marco Valerio Corvo IV
335 a.C.
''Dictator'': Lucio Emilio Mamercino Privernate
''Magister equitum'': Quinto Publilio Filone
334 a.C.
Spurio Postumio Albino Caudino I
Tiberio Veturio Calvino I
333 a.C.
''Dictator'': Publio Cornelio Rufino
''Magister equitum'': Marco Antonio
332 a.C.
Gneo Domizio Calvino
Aulo Cornelio Cosso Arvina II
332 a.C.
''Dictator'': Marco Papirio Crasso
''Magister equitum'': Publio Valerio Publicola
331 a.C.
Gaio Valerio Potito Flaco
Marco Claudio Marcello
331 a.C.
''Dictator'': Gneo Quintilio Capitolino
''Magister equitum'': C. (o L.) Valerius Potitus
330 a.C.
Lucio Papirio Crasso II
Lucio Plauzio Venno
329 a.C.
Lucio Emilio Mamercino Privernate II
Gaio Plauzio Deciano
328 a.C.
Publio Plauzio Proculo
Publio Cornelio Scapula
327 a.C.
Lucio Cornelio Lentulo
Quinto Publilio Filone II
327 a.C.
''Dictator'': Marco Claudio Marcello
''Magister equitum'': Spurio Postumio Albino Caudino
326 a.C.
Gaio Petelio Libone Visolo III
Lucio Papirio Cursore I
325 a.C.
Lucio Furio Camillo II
Decimo Giunio Bruto Sceva
324 a.C.
''Dictator'': Lucio Papirio Cursore
''Magister equitum'': Quinto Fabio Massimo Rulliano
323 a.C.
Gaio Sulpicio Longo II
Quinto Aulio (Emilio) Cerretano
322 a.C.
Quinto Fabio Massimo Rulliano (Rullo) I
Lucio Fulvio Corvo
322 a.C.
''Dictator'': Aulo Cornelio Cosso Arvina
''Magister equitum'': Marco Fabio Ambusto
321 a.C.
Tiberio Veturio Calvino II
Spurio Postumio Albino Caudino II
321 a.C.
''Dictator'': Quinto Fabio Ambusto
''Magister equitum'': Publio Elio Peto
321 a.C.
''Dictator'': Marco Emilio Papo
''Magister equitum'': L. Valerius Flaccus
320 a.C.
Lucio Papirio Cursore II
Quinto Publilio Filone III
319 a.C.
Lucio Papirio Cursore III
Quinto Aulio Cerretano II
318 a.C.
Lucio Plautio Venno (o Venoce)
Marco Folio Flaccinatore
317 a.C.
Quinto Emilio Barbula
Gaio Giunio Bubulco Bruto I
316 a.C.
Spurio Nauzio Rutilo
Marco Popilio Lenate
316 a.C.
''Dictator'': Lucio Emilio Mamercino Privernate
''Magister equitum'': M. (o L.) Fulvius Curvus
315 a.C.
Lucio Papirio Cursore IV
Quinto Publilio Filone IV
315 a.C.
''Dictator'': Quinto Fabio Massimo Rulliano
''Magister equitum'': Quinto Aulio Cerretano
314 a.C.
Marco Petelio Libone
Gaio Sulpicio Longo III
314 a.C.
''Dictator'': Gaio Menio Publio
''Magister equitum'': Marco Folio Flaccinatore
313 a.C.
Lucio Papirio Cursore V
Gaio Giunio Bubulco Bruto II
313 a.C.
''Dictator'': Gaio Petelio Libone Visolo
''Magister equitum'': Marco Folio Flaccinatore
312 a.C.
Marco Valerio Massimo Corrino
Publio Decio Mure I
312 a.C.
''Dictator'': Gaio Sulpicio Longo
''Magister equitum'': Gaio Giunio Bubulco Bruto I
311 a.C.
Gaio Giunio Bubulco Bruto III
Quinto Emilio Barbula II
310 a.C.
Quinto Fabio Massimo Rulliano (Rullo) II
Gaio Marcio Rutilo Censorino
309 a.C.
''Dictator'': Lucio Papirio Cursore
''Magister equitum'': Gaio Giunio Bubulco Bruto II
308 a.C.
Publio Decio Mure II
Quinto Fabio Massimo Rulliano (Rullo) III
307 a.C.
Appio Claudio Cieco
Lucio Volumnio Flamma Violente I
306 a.C.
Quinto Marcio Tremulo
Publio Cornelio Arvina I
306 a.C.
''Dictator'': Publio Cornelio Scipione Barbato
''Magister equitum'': Publio Decio Mure
305 a.C.
Lucio Postumio Megello I
Tiberio Minucio Augurino
''Suff.'' Marco Fulvio Curvo Petino
304 a.C.
Publio Sempronio Sofo
Publio Sulpicio Saverrione
303 a.C.
Servio Cornelio Lentulo
Lucio Genucio Aventinense
302 a.C.
Marco Livio Denter
Marco Emilio Paolo
302 a.C.
''Dictator'': Gaio Giunio Bubulco Bruto
''Magister equitum'': ''M. Titinius''
301 a.C.
''Dittatore'': Marco Valerio Corvo
''Magister equitum'': Marco Emilio Paolo
ANNO
Primo console
Secondo console
300 a.C.
Marco Valerio Corvo V
Quinto Appuleio Pansa
299 a.C.
Marco Fulvio Petino
Tito Manlio Torquato
''Suff.'' Marco Valerio Corvo VI
298 a.C.
Lucio Cornelio Scipione Barbato
Gneo Fulvio Massimo Centumalo
297 a.C.
Quinto Fabio Massimo Rulliano
Publio Decio Mure III
296 a.C.
Appio Claudio Cieco II
Lucio Volumnio Flamma Violente II
295 a.C.
Quinto Fabio Massimo Rulliano
Publio Decio Mure IV
294 a.C.
Lucio Postumio Megello II
Marco Atilio Regolo
293 a.C.
Lucio Papirio Cursore
Spurio Carvilio Massimo
292 a.C.
Quinto Fabio Massimo Gurgite
Decimo Giunio Bruto Sceva II
291 a.C.
Lucio Postumio Megello III
Gaio Giunio Bubulco Bruto I
290 a.C.
Manio Curio Dentato
Publio Cornelio Rufino
289 a.C.
Marco Valerio Massimo Corvino
Quinto Cedicio Nottua
288 a.C.
Quinto Marcio Tremulo II
Publio Cornelio Arvina II
287 a.C.
Marco Claudio Marcello
Gaio Nauzio Rutilo
286 a.C.
Marco Valerio Massimo Potito
Gaio Elio Peto
285 a.C.
Gaio Claudio Canina
Marco Emilio Lepido
284 a.C.
Gaio Servilio Tucca
Lucio Cecilio Metello Denter
283 a.C.
Publio Cornelio Dolabella
Gneo Domizio Calvino Massimo
282 a.C.
Gaio Fabricio Luscino
Quinto Emilio Papo (Papirio)
281 a.C.
Lucio Emilio Barbula
Quinto Marcio Filippo
280 a.C.
Publio Valerio Levino
Tiberio Coruncanio
279 a.C.
Publio Sulpicio Saverrione
Publio Decio Mure
278 a.C.
Gaio Fabricio Luscino II
Quinto Emilio Papo II
277 a.C.
Publio Cornelio Rufino II
Gaio Giunio Bubulco Bruto II
276 a.C.
Quinto Fabio Massimo Gurgite II
Gaio Genucio Clepsina
275 a.C.
Manio Curio Dentato II
Lucio Cornelio Lentulo Caudino
274 a.C.
Manio Curio Dentato III
Servio Cornelio Merenda
273 a.C.
Gaio Fabio Dorso Licino
Gaio Claudio Canina II
272 a.C.
Lucio Papirio Cursore II
Spurio Carvilio Massimo II
271 a.C.
Gaio (o Cesone) Quinzio Claudo
Lucio Genucio Clepsina
270 a.C.
Gaio Genucio Clepsina II
Gneo Cornelio Blasione
269 a.C.
Quinto Ogulnio Gallo
Gaio Fabio Pittore
268 a.C.
Publio Sempronio Sofo
Appio Claudio Russo
267 a.C.
Marco Atilio Regolo
Lucio Giulio Libone
266 a.C.
Decimo Giunio Pera
Numerio Fabio Pittore
265 a.C.
Quinto Fabio Massimo Gurgite
Lucio Mamilio Vitulo
264 a.C.
Appio Claudio Caudice
Marco Fulvio Flacco
263 a.C.
Manio Otacilio Crasso
Manio Valerio Massimo Messalla
262 a.C.
Lucio Postumio Megello
Quinto Mamilio Vitulo
261 a.C.
Lucio Valerio Flacco
Tito Otacilio Crasso
260 a.C.
Gneo Cornelio Scipione Asina
Gaio Duilio
259 a.C.
Lucio Cornelio Scipione
Gaio Aquilio Floro
258 a.C.
Aulo Atilio Calatino
Gaio Sulpicio Patercolo
257 a.C.
Gaio Atilio Regolo
Gneo Cornelio Blasione II
256 a.C.
Lucio Manlio Vulsone Longo
Quinto Cedicio
''Suff.'' Marco Atilio Regolo II
255 a.C.
Marco Emilio Paolo
Servio Fulvio Petino Nobiliore
254 a.C.
Gneo Cornelio Scipione Asina II
Aulo Atilio Calatino II
253 a.C.
Gneo Servilio Cepione
Gaio Sempronio Bleso I
252 a.C.
Gaio Aurelio Cotta
Publio Servilio Gemino
251 a.C.
Lucio Cecilio Metello I
Gaio Furio Pacilo
250 a.C.
Gaio Atilio Regolo II
Lucio Manlio Vulsone Longo II
249 a.C.
Publio Claudio Pulcro
Lucio Giunio Pullo
''Dictator'': Aulo Atilio Calatino
248 a.C.
Gaio Aurelio Cotta II
Publio Servilio Gemino II
247 a.C.
Lucio Cecilio Metello II
Numerio (Marco) Fabio Buteone
246 a.C.
Manio Otacilio Crasso II
Marco Fabio Licino
245 a.C.
Marco Fabio Buteone
Gaio Atilio Bulbo
244 a.C.
Aulo Manlio Torquato Attico
Gaio Sempronio Bleso II
243 a.C.
Gaio Fundanio Fundulo
Gaio Sulpicio Gallo
242 a.C.
Gaio Lutazio Catulo
Aulo Postumio Albino
241 a.C.
Aulo Manlio Torquato Attico II
Quinto Lutazio Cercone
240 a.C.
Gaio Claudio Centone
Marco Sempronio Tuditano
239 a.C.
Gaio Mamilio Turrino
Quinto Valerio Falto
238 a.C.
Tiberio Sempronio Gracco
Publio Valerio Falto
237 a.C.
Lucio Cornelio Lentulo Caudino
Quinto Fulvio Flacco
236 a.C.
Publio Cornelio Lentulo Caudino
Gaio Licinio Varo
235 a.C.
Tito Manlio Torquato I
Gaio Atilio Bulbo II
234 a.C.
Lucio Postumio Albino
Spurio Carvilio Massimo Ruga
233 a.C.
Quinto Fabio Massimo Verrucoso
Manio Pomponio Matone
232 a.C.
Marco Emilio Lepido
Marco Publicio Malleolo
231 a.C.
Marco Pomponio Matone
Gaio Papirio Masone
230 a.C.
Marco Emilio Barbula
Marco Giunio Pera
229 a.C.
Lucio Postumio Albino II
Gneo Fulvio Centumalo
228 a.C.
Spurio Carvilio Massimo Ruga II
Quinto Fabio Massimo Verrucoso II
227 a.C.
Publio Valerio Flacco
Marco Atilio Regolo
226 a.C.
Marco Valerio Massimo Messala
Lucio Apustio Fullone
225 a.C.
Lucio Emilio Papirio (Pappo o Papo)
Gaio Atilio Regolo
224 a.C.
Tito Manlio Torquato II
Quinto Fulvio Flacco II
223 a.C.
Gaio Flaminio Nepote
Publio Furio Filo
222 a.C.
Gneo Cornelio Scipione Calvo
Marco Claudio Marcello I
221 a.C.
Publio Cornelio Scipione Asina
Marco Minucio Rufo
''Suff.'' Marco Emilio Lepido II
220 a.C.
Marco Valerio Levino I
Quinto Mucio Scevola
(?) ''Suff.'' Lucio Veturio Filone
(?) ''Suff.'' Gaio Lutazio Catulo
219 a.C.
Lucio Emilio Paolo I
Marco Livio Salinatore I
218 a.C.
Publio Cornelio Scipione,
Tiberio Sempronio Longo
217 a.C.
Gneo Servilio Gemino
Gaio Flaminio Nepote II
''Suff.'' Marco Atilio Regolo II
''Dictator'': Quinto Fabio Massimo Verrucoso
''magister equitum'' Marco Minucio Rufo
216 a.C.
Lucio Emilio Paolo II
Gaio Terenzio Varrone
''Dictator'': Marco Giunio Pera
''magister equitum'': Tiberio Sempronio Gracco
''Dictator'': Marco Fabio Buteone
''senza magister equitum''
215 a.C.
Lucio Postumio Albino III
Tiberio Sempronio Gracco
''Suff.'' Marco Claudio Marcello II abd.
''Suff.'' Quinto Fabio Massimo Verrucoso III
214 a.C.
Quinto Fabio Massimo Verrucoso IV
Marco Claudio Marcello III
213 a.C.
Quinto Fabio Massimo
Tiberio Sempronio Gracco II
fine del 213 a.C.
''Dictator'': Gaio Claudio Centone
''magister equitum'': Quinto Fulvio Flacco
212 a.C.
Appio Claudio Pulcro
Quinto Fulvio Flacco III
211 a.C.
Publio Sulpicio Galba Massimo I
Gneo Fulvio Centumalo Massimo
210 a.C.
Marco Valerio Levino II
Marco Claudio Marcello IV
''Dictator'': Quinto Fulvio Flacco
''magister equitum'': Publio Licinio Crasso.
209 a.C.
Quinto Fabio Massimo Verrucoso V
Quinto Fulvio Flacco IV
208 a.C.
Marco Claudio Marcello V
Tito Quinzio Peno Capitolino Crispino
''Dictator'': Tito Manlio Torquato
207 a.C.
Gaio Claudio Nerone
Marco Livio Salinatore II
206 a.C.
Quinto Cecilio Metello
Lucio Veturio Filone
205 a.C.
Publio Cornelio Scipione Africano
Publio Licinio Crasso Divite
204 a.C.
Marco Cornelio Cetego
Publio Sempronio Tuditano
203 a.C.
Gneo Servilio Cepione
Gaio Servilio Gemino
202 a.C.
Tiberio Claudio Nerone
Marco Servilio Pulice Gemello
201 a.C.
Gneo Cornelio Lentulo
Publio Elio Peto
ANNO
Primo console
Secondo console
200 a.C.
Publio Sulpicio Galba Massimo II
Gaio Aurelio Cotta
199 a.C.
Lucio Cornelio Lentulo
Publio Villio Tappulo
198 a.C.
Tito Quinzio Flaminino
Sesto Elio Peto Catone
197 a.C.
Gaio Cornelio Cetego
Quinto Minucio Rufo
196 a.C.
Lucio Furio Purpureo
Marco Claudio Marcello
195 a.C.
Marco Porcio Catone
Lucio Valerio Flacco
194 a.C.
Publio Cornelio Scipione Africano II
Tiberio Sempronio Longo
193 a.C.
Lucio Cornelio Merula
Quinto Minucio Termo
192 a.C.
Lucio Quinzio Flaminino
Gneo Domizio Enobarbo
191 a.C.
Manio Acilio Glabrione
Publio Cornelio Scipione Nasica
190 a.C.
Lucio Cornelio Scipione Asiatico
Gaio Lelio
189 a.C.
Gneo Manlio Vulsone
Marco Fulvio Nobiliore
188 a.C.
Gaio Livio Salinatore
Marco Valerio Messalla
187 a.C.
Marco Emilio Lepido I
Gaio Flaminio
186 a.C.
Spurio Postumio Albino
Quinto Marcio Filippo
185 a.C.
Appio Claudio Pulcro
Marco Sempronio Tuditano
184 a.C.
Publio Claudio Pulcro
Lucio Porzio Licino
183 a.C.
Quinto Fabio Labeone
Marco Claudio Marcello
182 a.C.
Lucio Emilio Paolo Macedonico I
Gneo Bebio Tamfilo
181 a.C.
Publio Cornelio Cetego
Marco Bebio Tamfilo
180 a.C.
Aulo Postumio Albino Lusco
Gaio Calpurnio Pisone
''Suff.'' Quinto Fulvio Flacco
179 a.C.
Lucio Manlio Acidino Fulviano
Quinto Fulvio Flacco
178 a.C.
Marco Giunio Bruto
Aulo Manlio Vulsone
177 a.C.
Gaio Claudio Pulcro
Tiberio Sempronio Gracco
176 a.C.
Gneo Cornelio Scipione Ispallo
Quinto Petilio Spurino
''Suff.'' Gaio Valerio Levino
175 a.C.
Publio Mucio Scevola
Marco Emilio Lepido II
174 a.C.
Spurio Postumio Albino Paululo
Quinto Muzio Scevola
173 a.C.
Lucio Postumio Albino
Marco Popilio Lenate
172 a.C.
Gaio Popilio Lenate
Publio Elio Ligure
171 a.C.
Publio Licinio Crasso
Gaio Cassio Longino
170 a.C.
Aulo Ostilio Mancino
Aulo Atilio Serrano
169 a.C.
Quinto Marcio Filippo II
Gneo Servilio Cepione
168 a.C.
Lucio Emilio Paolo Macedonico II
Gaio Licinio Crasso
167 a.C.
Quinto Elio Peto
Marco Giunio Penno
166 a.C.
Gaio Sulpicio Gallo
Marco Claudio Marcello
165 a.C.
Tito Manlio Torquato
Gneo Ottavio
164 a.C.
Aulo Manlio Torquato
Quinto Cassio Longino
163 a.C.
Tiberio Sempronio Gracco II
Manio Giovenzio Talna
162 a.C.
Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo
Gaio Marcio Figulo
''Suff.'' Gneo Domizio Enobarbo
''Suff.'' Publio Cornelio Lentulo
161 a.C.
Marco Valerio Messalla
Gaio Fannio Strabone
160 a.C.
Marco Cornelio Cetego
Lucio Anicio Gallo
159 a.C.
Gneo Cornelio Dolabella
Marco Fulvio Nobiliore
158 a.C.
Marco Emilio Lepido
Gaio Popilio Lenate II
157 a.C.
Sesto Giulio Cesare
Lucio Aurelio Oreste
156 a.C.
Lucio Cornelio Lentulo Lupo
Gaio Marcio Figulo II
155 a.C.
Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo II
Marco Claudio Marcello II
154 a.C.
Lucio Postumio Albino
Quinto Opimio
''Suff.''
Manio Acilio Glabrione
153 a.C.
Tito Annio Lusco
Quinto Fulvio Nobiliore
152 a.C.
Lucio Valerio Flacco
Marco Claudio Marcello III
151 a.C.
Aulo Postumio Albino
Lucio Licinio Lucullo
150 a.C.
Tito Quinzio Flaminino
Manio Acilio Balbo
149 a.C.
Manio Manilio Nepote
Lucio Marcio Censorino
148 a.C.
Spurio Postumio Albino Magno
Lucio Calpurnio Pisone Cesonino
147 a.C.
Publio Cornelio Scipione Emiliano I
Gaio Livio Druso
146 a.C.
Gneo Cornelio Lentulo
Lucio Mummio Acaico
145 a.C.
Quinto Fabio Massimo Emiliano
Lucio Ostilio Mancino
144 a.C.
Servio Sulpicio Galba
Lucio Aurelio Cotta
143 a.C.
Appio Claudio Pulcro
Quinto Cecilio Metello Macedonico
142 a.C.
Quinto Fabio Massimo Serviliano
Lucio Cecilio Metello Calvo
141 a.C.
Gneo Servilio Cepione
Quinto Pompeo
140 a.C.
Quinto Servilio Cepione
Gaio Lelio Sapiente
139 a.C.
Gneo Calpurnio Pisone
Marco Popilio Lenate
138 a.C.
Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione
Decimo Giunio Bruto Callaico
137 a.C.
Marco Emilio Lepido Porcina
Gaio Ostilio Mancino
136 a.C.
Lucio Furio Filo
Sesto Atilio Serrano
135 a.C.
Quinto Calpurnio Pisone
Servio Fulvio Flacco
134 a.C.
Gaio Fulvio Flacco
Publio Cornelio Scipione Emiliano II
133 a.C.
Lucio Calpurnio Pisone Frugi
Publio Muzio Scevola
132 a.C.
Publio Popilio Lenate
Publio Rupilio
131 a.C.
Lucio Valerio Flacco
Publio Licinio Crasso Dive Muciano
130 a.C.
Lucio Cornelio Lentulo
Marco Perperna
129 a.C.
Gaio Sempronio Tuditano
Manio Aquillio
128 a.C.
Tito Annio Lusco Rufo
Gneo Ottavio
127 a.C.
Lucio Cornelio Cinna
Lucio Cassio Longino Ravilla
126 a.C.
Marco Emilio Lepido
Lucio Aurelio Oreste
125 a.C.
Marco Fulvio Flacco
Marco Plauzio Ipseo
124 a.C.
Gaio Cassio Longino
Gaio Sestio Calvino
123 a.C.
Tito Quinzio Flaminino
Quinto Cecilio Metello Balearico
122 a.C.
Gneo Domizio Enobarbo
Gaio Fannio Strabone
121 a.C.
Quinto Fabio Massimo Allobrogico
Lucio Opimio
120 a.C.
Gaio Papirio Carbone
Publio Manilio
119 a.C.
Lucio Aurelio Cotta
Lucio Cecilio Metello Dalmatico
118 a.C.
Quinto Marcio Re
Marco Porcio Catone
117 a.C.
Lucio Cecilio Metello Diademato
Quinto Muzio Scevola Augure
116 a.C.
Quinto Fabio Massimo Eburno
Gaio Licinio Geta
115 a.C.
Marco Emilio Scauro
Marco Cecilio Metello
114 a.C.
Manio Acilio Balbo
Gaio Porzio Catone
113 a.C.
Gneo Papirio Carbone
Gaio Cecilio Metello Caprario
112 a.C.
Lucio Calpurnio Pisone Cesonino
Marco Livio Druso
111 a.C.
Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione
Lucio Calpurnio Bestia
110 a.C.
Spurio Postumio Albino
Marco Minucio Rufo
109 a.C.
Quinto Cecilio Metello Numidico
Marco Giunio Silano
108 a.C.
Servio Sulpicio Galba
Lucio Ortensio
''Suff.''
Marco Aurelio Scauro
107 a.C.
Lucio Cassio Longino
Gaio Mario I
106 a.C.
Quinto Servilio Cepione
Gaio Atilio Serrano
105 a.C.
Gneo Mallio Massimo
Publio Rutilio Rufo
104 a.C.
Gaio Flavio Fimbria
Gaio Mario II
103 a.C.
Lucio Aurelio Oreste
Gaio Mario III
102 a.C.
Quinto Lutazio Catulo
Gaio Mario IV
101 a.C.
Gaio Mario V
Manlio Aquilio
ANNO
Primo console
Secondo console
100 a.C.
Lucio Valerio Flacco
Gaio Mario VI
99 a.C.
Aulo Postumio Albino
Marco Antonio Oratore
98 a.C.
Quinto Cecilio Metello Nepote
Tito Didio
97 a.C.
Gneo Cornelio Lentulo
Publio Licinio Crasso
96 a.C.
Gaio Cassio Longino
Gneo Domizio Enobarbo
95 a.C.
Lucio Licinio Crasso
Quinto Muzio Scevola
94 a.C.
Gaio Celio Caldo
Lucio Domizio Enobarbo
93 a.C.
Gaio Valerio Flacco
Marco Erennio
92 a.C.
Gaio Claudio Pulcro
Marco Perperna
91 a.C.
Sesto Giulio Cesare
Lucio Marcio Filippo
90 a.C.
Lucio Giulio Cesare
Publio Rutilio Lupo
89 a.C.
Gneo Pompeo Strabone
Lucio Porcio Catone
88 a.C.
Lucio Cornelio Silla I
Quinto Pompeo Rufo
87 a.C.
Lucio Cornelio Cinna I
Gneo Ottavio
''suff.''
Lucio Cornelio Merula
86 a.C.
Lucio Cornelio Cinna II
Gaio Mario VII
''suff.''
Lucio Valerio Flacco
85 a.C.
Lucio Cornelio Cinna III
Gneo Papirio Carbone I
84 a.C.
Lucio Cornelio Cinna IV
Gneo Papirio Carbone II
83 a.C.
Lucio Cornelio Scipione Asiatico
Gaio Norbano
82 a.C.
Gneo Papirio Carbone III
Gaio Mario il Giovane
81 a.C.
Gneo Cornelio Dolabella
Marco Tullio Decula
80 a.C.
Lucio Cornelio Silla II
Quinto Cecilio Metello Pio
79 a.C.
Appio Claudio Pulcro
Publio Servilio Vatia Isaurico
78 a.C.
Marco Emilio Lepido
Quinto Lutazio Catulo
77 a.C.
Mamerco Emilio Lepido Liviano
Decimo Giunio Bruto
76 a.C.
Gneo Ottavio
Gaio Scribonio Curione
75 a.C.
Gaio Aurelio Cotta
Lucio Ottavio
74 a.C.
Marco Aurelio Cotta
Lucio Licinio Lucullo
73 a.C.
Gaio Cassio Longino
Marco Terenzio Varrone Lucullo
72 a.C.
Gneo Cornelio Lentulo Clodiano
Lucio Gellio Publicola
71 a.C.
Publio Cornelio Lentulo Sura
Gneo Aufidio Oreste
70 a.C.
Marco Licinio Crasso I
Gneo Pompeo Magno I
69 a.C.
Quinto Cecilio Metello Cretico
Quinto Ortensio Ortalo
68 a.C.
Lucio Cecilio Metello
Quinto Marcio Re
67 a.C.
Manio Acilio Glabrione
Gaio Calpurnio Pisone
66 a.C.
Manio Emilio Lepido
Lucio Volcacio Tullo
65 a.C.
Lucio Manlio Torquato
Lucio Aurelio Cotta
64 a.C.
Lucio Giulio Cesare
Gaio Marcio Figulo
63 a.C.
Marco Tullio Cicerone
Gaio Antonio Ibrida
62 a.C.
Decimo Giunio Silano
Lucio Licinio Murena
61 a.C.
Marco Valerio Messalla Corvino
Marco Pupio Pisone Frugi Calpurniano
60 a.C.
Lucio Afranio
Quinto Cecilio Metello Celere
59 a.C.
Gaio Giulio Cesare I
Marco Calpurnio Bibulo
58 a.C.
Lucio Calpurnio Pisone Cesonino
Aulo Gabinio
57 a.C.
Publio Cornelio Lentulo Spintere
Quinto Cecilio Metello Nepote Minore
56 a.C.
Gneo Cornelio Lentulo Marcellino
Lucio Marcio Filippo
55 a.C.
Marco Licinio Crasso II
Gneo Pompeo Magno II
54 a.C.
Appio Claudio Pulcro
Lucio Domizio Enobarbo
53 a.C.
Marco Valerio Messalla Rufo
Gneo Domizio Calvino I
52 a.C.
Quinto Cecilio Metello Pio Scipione
Gneo Pompeo Magno III
51 a.C.
Marco Claudio Marcello
Servio Sulpicio Rufo
50 a.C.
Lucio Emilio Lepido Paolo
Gaio Claudio Marcello (minore)
49 a.C.
Lucio Cornelio Lentulo Crure
Gaio Claudio Marcello (maggiore)
48 a.C.
Gaio Giulio Cesare II
Publio Servilio Vatia Isaurico I
47 a.C.
Quinto Fufio Caleno
Publio Vatinio
46 a.C.
Gaio Giulio Cesare III
Marco Emilio Lepido I
45 a.C.
Gaio Giulio Cesare IV
''(senza collega)''
''suffecti''
Quinto Fabio Massimo
Gaio Trebonio
''suff''
Gaio Caninio Rebilo
44 a.C.
Gaio Giulio Cesare V
Marco Antonio
43 a.C.
Aulo Irzio
Gaio Vibio Pansa
''suffecti''
Gaio Giulio Cesare Ottaviano
Quinto Pedio
''suffecti''
Gaio Carrina
Publio Ventidio Basso
42 a.C.
Marco Emilio Lepido II
Lucio Munazio Planco
41 a.C.
Publio Servilio Vatia Isaurico II
Lucio Antonio
40 a.C.
Gaio Asinio Pollione
Gneo Domizio Calvino II
''suff.''
Lucio Cornelio Balbo
39 a.C.
Gaio Calvisio Sabino
Lucio Marzio Censorino
38 a.C.
Appio Claudio Pulcro
Gaio Norbano Flacco
37 a.C.
Lucio Caninio Gallo
Marco Vipsanio Agrippa
36 a.C.
Marco Cocceio Nerva
Lucio Gellio Publicola
35 a.C.
Lucio Cornificio
Sesto Pompeo
34 a.C.
Marco Antonio II
Lucio Scribonio Libone
''suffecti''
Lucio Sempronio Atratino
Paolo Emilio Lepido
''suffecti''
Gaio Memmio
Marco Erennio Picente
33 a.C.
Gaio Giulio Cesare Ottaviano figlio del Divino Cesare II
Lucio Volcacio Tullo
''suffecti''
Lucio Autronio Peto
Lucio Flavio
Gaio Fonteio Capitone
Marco Acilio Glabrione
Lucio Vinicio
Quinto Laronio
32 a.C.
Gneo Domizio Enobarbo
Gaio Sosio
''suffecti''
Lucio Cornelio Cinna
Marco Valerio Messalla
31 a.C.
Gaio Giulio Cesare Ottaviano figlio del Divino Cesare III
Marco Valerio Messalla Corvino
''suffecti''
Marco Tizio
Gneo Pompeo
|
Biologia cellulare | biochimici che vi avvengono.
La '''biologia cellulare''' o '''citologia''' è la branca della biologia che studia la cellula dal punto di vista morfologico e funzionale. Gli approcci della citologia sono sia a livello microscopico che molecolare, sia in organismi unicellulari che in organismi più complessi come l'uomo.
La conoscenza della struttura della cellula e dei processi che vi avvengono è molto importante per tutte le scienze biologiche. In particolare, riconoscendo le somiglianze e le differenze tra cellule di diversi organismi o di diversi tessuti, la citologia cerca di fornire una chiave di osservazione il più possibile generalizzata del ''sistema-cellula''. La citologia rappresenta uno dei perni biologici di grande interesse per studiare i meccanismi cellulari e molecolari della patogenesi e per diagnosticare malattie attraverso le analisi citologiche .
| L'origine della citologia è strettamente legata allo sviluppo delle tecniche di osservazione ed indagine. Esse permettono di osservare la cellula e, in particolare, con la microscopia con lenti sempre più perfezionate e potenti dagli inizi del XX secolo. Dal 1939 in poi iniziano ad apparire apparecchi elettronici, che usano per evidenziare l'oggetto da osservare un fascio di elettroni anziché la luce. Il microscopio elettronico ha subito numerosi perfezionamenti e oggi permette enormi ingrandimenti.
=== Pietre miliari ===
Ecco gli eventi più significativi della storia della biologia cellulare.
* 1665 – Robert Hooke indica con il termine ''cellula'' (termine latino che significa ''piccola camera''), le sezioni discrete che individua in un campione di sughero osservato attraverso uno dei primi microscopi. Dieci anni più tardi pubblica ''Micrographia'', riconoscendo di aver visto nel sughero non le cellule, ormai morte, ma le loro pareti cellulari.
* 1674 – Antoni van Leeuwenhoek individua i protozoi, che chiama ''animalcules''. Nel 1683 individua anche i batteri. Le sue scoperte, frammentarie e poco ascoltate per via delle pubblicazioni in lingua olandese e non inglese, furono possibili grazie alla sua perizia nel costruire sistemi di ingrandimento.
* 1833 – Robert Brown descrive il nucleo delle cellule di una pianta di orchidea
* 1838 – Matthias Schleiden e Theodor Schwann propongono la teoria cellulare, sostenendo che le unità di base dei viventi siano le cellule, contenenti un nucleo. È la nascita formale della citologia.
* 1852 – Albert von Kölliker descrive i mitocondri nelle cellule muscolari.
* 1858 – Rudolf Virchow sostiene che ogni vivente multicellulare sia la somma di una gran quantità di singole unità pienamente vitali, le cellule, provenienti da altre cellule preesistenti (coniando la celebre frase ''omnis cellula e cellula'', dal latino ''ogni cellula da una cellula''). Partendo dallo stesso presupposto, in ''Zellpatologie'' sostiene che le patologie dell'organismo hanno origine da patologie cellulari.
* 1879 – Walther Flemming descrive con ampi dettagli il comportamento dei cromosomi durante la mitosi delle cellule animali.
* 1881 – Anders Retzius descrive dettagliatamente numerosi tessuti animali. Nei due decenni successivi, insieme a Santiago Ramón y Cajal e ad altri istologi, sviluppa numerose tecniche di colorazione, gettando le basi della moderna anatomia microscopica.
* 1882 – Robert Koch utilizza coloranti contenenti anilina per evidenziare le cellule dei microrganismi, identificando quelli responsabili di colera e tubercolosi. Altri batteriologi (come Edwin Klebs e Louis Pasteur) identificarono successivamente gli organismi responsabili di molte altre patologie.
* 1898 – Camillo Golgi individua e descrive il sistema intercellulare oggi noto come apparato di Golgi, colorando le cellule con nitrato d'argento.
* 1912 – Jacques Loeb preleva delle cellule uovo di riccio di mare, inducendone l'embriogenesi chimicamente.
=== La moderna biologia cellulare ===
Nel corso del Novecento, con il crescere delle possibilità di indagine molecolare, la semplice osservazione microscopica della cellula è stata via via affiancata da tecnologie di analisi più raffinate, a livello di molecole e macromolecole. La biologia cellulare, dunque, è stata affiancata (e secondo alcuni in parte superata) da biologia molecolare e biochimica, in grado di fornire interpretazioni più fedeli sia della microstruttura della cellula che dei processi che vi avvengono. Negli ultimi anni, così come nei prossimi, sono due gli eventi che hanno definitivamente ridisegnato il volto della biologia cellulare: la genomica, che consiste nel sequenziamento completo dei genomi di numerosi organismi, e la proteomica, la conoscenza di tutte le possibili forme che le proteine possono assumere.
Anche se la varietà delle forme viventi potrebbe scoraggiare qualsiasi tentativo di generalizzazione, è possibile individuare numerosi punti di convergenza nella struttura delle cellule.
Schema di cellule procariotiche ed eucariotiche
Innanzitutto, è comune il fatto stesso che l'unità base di ogni organismo sia una cellula. Esistono due tipi di cellule: eucariotiche e procariotiche.
Le cellule eucariotiche hanno una struttura interna complessa, con un nucleo racchiuso in una membrana. Le cellule procariotiche, che non contengono un nucleo definito ed hanno una composizione interna più semplificata, sono state ulteriormente sottoposte a dettagliate analisi al DNA e suddivise in due domini diversi, chiamati ''Eubacteria'' (i batteri propriamente detti) e ''Archaea'' (detti anche archeobatteri). Sotto numerosi punti di vista, nonostante il loro nome, gli Archaea sono molto più simili agli eucarioti piuttosto che ai batteri.
Attraverso recenti studi di genomica comparata, è stata ricostruita la filogenesi dei tre domini, secondo la quale ''Arcahea'' ed eucarioti avrebbero iniziato a divergere solo in seguito al differenziamento tra ''Eubacteria'' ed ''Archaea''.
In ogni caso, sebbene le differenze tra procarioti ed eucarioti non siano affatto irrilevanti, tutte le cellule presentano numerose caratteristiche comuni.
=== Processi di interesse citologico ===
Si riporta un elenco dei fenomeni più conservati e studiati in biologia cellulare:
* struttura e funzioni del nucleo cellulare:
** morfologia dei cromosomi;
** morfologia e funzione del nucleolo;
** movimento attraverso i pori nucleari;
** trascrizione e traduzione del materiale genetico;
* trasporto e distribuzione di molecole nei compartimenti cellulari:
** ruolo dell'apparato di Golgi;
** produzione dei lisosomi;
** barriere in entrata e trasportatori nei vari compartimenti, come reticolo endoplasmatico rugoso, nucleo o mitocondri o perossisomi;
* processi di endocitosi:
** processo di internalizzazione;
** tipi di ligando riconosciuti;
** eventi rilevanti nel corso del processo, come il ''patching'', il ''capping'';
** ruolo della clatrina e dell'adattina;
** effetto della temperatura sul processo;
** ingresso del colesterolo;
** dinamiche dei microtubuli;
* struttura e ruolo dei mitocondri:
** organizzazione;
** struttura membrana interna;
** ciclo vitale;
* architettura della membrana cellulare:
** ruolo dei fosfolipidi;
** ruolo del colesterolo;
** ruolo dei glicolipidi;
** ruolo delle proteine;
** giunzioni intercellulari;
** microvilli;
** molecole di adesione
* struttura e dinamiche delle ciglia;
* struttura del citoscheletro.
|
Clone |
'''Clone''' deriva dal greco ''κλων'' , e può riferirsi a:
| * '''Clone''' – un individuo geneticamente uguale ad un altro organismo, derivato per moltiplicazione asessuale
* '''Clone''' – un gruppo di cellule identiche che condividono un antenato comune
* '''Clone''' – movimento muscolare involontario ed anormale caratterizzato da rapide contrazioni e decontrazioni, la cui ripetizione nel tempo è chiamata clonia
* '''Clone''' – hardware o software che imita un prodotto già presente sul mercato, con cui è generalmente compatibile
* '''clone''' – chiamata di sistema del kernel Linux correlata al multithreading
* '''clone''' – metodo Java per la duplicazione di oggetti
* '''Timbro clone''' – strumento di fotoritocco che permette di replicare ("clonare") parti di un'immagine
* '''''Clone''''' – album di Leo Kottke e Mike Gordon del 2002
* '''''Clone''''' – album dei Threshold del 1998
* '''''Clone''''' – serie televisiva della BBC
* '''Castro clone''' o clone – moda della cultura LGBT degli anni ottanta
* '''''Clone''''' - fumetto di David Schulner e Juan José Ryp
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Campionato mondiale di calcio |
Il '''campionato mondiale di calcio FIFA''' è il massimo torneo calcistico per squadre nazionali maschili.
Nato nel 1930 da un'idea del dirigente sportivo francese Jules Rimet, disputandosi ogni quattro anni, con l'organizzazione curata nei dettagli dalla FIFA, è stato assegnato ogni quattro anni dal torneo inaugurale del 1930, tranne nel 1942 e nel 1946, quando non si tenne a causa della seconda guerra mondiale.
L'attuale formato della competizione prevede una fase di qualificazione, che si svolge nei tre anni precedenti, per determinare quali squadre si qualificano per la fase finale del torneo, spesso identificata come Coppa del Mondo . A questa fase partecipano 32 squadre, incluse le nazioni ospitanti che si qualificano automaticamente, che competono nelle sedi designate all'interno delle nazioni ospitanti per un periodo di circa un mese.
In passato, oltre alla nazione ospitante, si qualificava di diritto alla fase finale anche la nazionale vincitrice dell'edizione precedente. L'ultimo torneo in cui ciò è avvenuto è stato il campionato mondiale del 2002, la cui fase finale si è disputata in Giappone e Corea del Sud. Ad usufruire di questa agevolazione per l'ultima volta fu la Francia, campione del mondo nel 1998.
Sono diciassette i paesi che hanno finora ospitato la Coppa del mondo: Italia nel 1934 e 1990, Francia nel 1938 e 1998, Brasile nel 1950 e 2014, Messico nel 1970 e 1986 e Germania nel 1974 e 2006 hanno ospitato la manifestazione in due occasioni, mentre Uruguay, Svizzera, Svezia, Cile, Inghilterra, Argentina, Spagna, Usa, Giappone e Corea del Sud , Sudafrica e Russia una sola volta. Il Qatar è stato scelto per ospitare la fase finale della Coppa del mondo del 2022, mentre nel 2026 la manifestazione iridata vedrà l'allargamento della partecipazione a 48 nazionali e per la prima volta sarà ospitata congiuntamente da tre nazioni: Canada, USA e Messico. Questa decisione darà al Messico la particolarità di essere il primo paese ad averla ospitata in tre diverse occasioni.
La Coppa del Mondo è il torneo di calcio più prestigioso al mondo ed è anche l'evento sportivo più seguito sulle televisioni del pianeta, superando persino i Giochi Olimpici; ad esempio, è stato stimato che il pubblico cumulativo di tutte le partite della Coppa del Mondo 2006 sia stato di 26,29 miliardi con circa 715,1 milioni di persone che hanno assistito alla partita finale tra Italia e Francia, ovvero il 10,9% dell'intera popolazione del pianeta.
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La storia del campionato mondiale di calcio è iniziata nel 1928, quando il presidente della FIFA, Jules Rimet, decise di istituire un torneo per squadre nazionali.
La prima competizione di questo tipo ebbe luogo nel 1930 e consistette in un torneo avente solo la fase finale alla quale presero parte le tredici nazioni che accettarono l'invito.
La competizione si è successivamente evoluta fino a comprendere circa duecento squadre nazionali affiliate alla FIFA che si sfidano in un lungo torneo di qualificazione che si tiene nei tre anni precedenti alla fase finale.
Dal 1930 al 1970 i vincitori venivano premiati con la Coppa Rimet. Inizialmente, questo trofeo era conosciuto come Coppa della Vittoria o semplicemente Vittoria, ma nel 1946 fu rinominata con il nome del presidente della FIFA Jules Rimet, che ebbe l'idea organizzare il primo campionato del mondo.
Il trofeo è stato progettato dallo scultore francese Abel Lafleur e realizzato in argento sterling placcato oro su una base di marmo bianco/giallo. Nel 1954 questa base fu sostituita da una base alta fatta di lapislazzuli. Complessivamente era alto 35 centimetri e pesava 3,8 chilogrammi. Comprendeva una coppa decagonale, sostenuta da una figura alata che rappresenta Nike, l'antica dea greca della vittoria.
Nel 1970 il vinse per la terza volta il torneo e, come stabilito dal regolamento, gli fu permesso di entrare definitivamente in possesso del trofeo. Tuttavia, la coppa fu rubata nel 1983 e non più ritrovata, facendo sospettare che fosse, probabilmente, stata fusa dai ladri.
È da notare che questo non fu l'unico furto della coppa. Prima dell'inizio dei mondiali del 1966 in Inghilterra, la Coppa, lì trasportata dal Brasile detentore in occasione del torneo, venne rubata e riapparve solo dopo alcuni giorni, trovata (a quanto si disse) da un cane poliziotto lungo la strada.
Dopo il 1970 fu istituito un nuovo trofeo in sostituzione della Coppa Rimet, la Coppa del mondo FIFA. Gli esperti della federazione mondiale, provenienti da sette nazioni, valutarono cinquantatré modelli differenti; alla fine fu scelto il lavoro del designer italiano Silvio Gazzaniga.
Lo stesso scultore descrisse così la sua creazione: "Le linee nascono dalla base, risalendo in spirali, fino a stringere il mondo. Le figure rappresentate sono due atleti che esultano nel momento della vittoria".
La nuova coppa è alta , dal diametro base di , forgiata in oro 18 carati, vuota al suo interno ma comunque pesante . La base contiene due fasce di malachite (una pietra semi-preziosa) e nella parte sottostante la base sono incisi su una placca d'oro i nomi e l'anno delle nazionali che si sono imposte nel campionato dal 1974.
La versione originale del trofeo, di proprietà della Fifa, ha un valore commerciale di circa 155.000 euro (variabile a seconda del prezzo di mercato dell'oro, cifra aggiornata a luglio del 2018), anche se la sua eventuale vendita ad un'asta collezionistica porterebbe ad una valutazione di gran lunga superiore, per non dire incommensurabile, dato l'inestimabile valore come opera d'arte.
La coppa è stata fabbricata dalla Gde Licensee Bertoni di Paderno Dugnano (Milano) ed è la stessa azienda che si è occupata anche del suo restauro o del rifacimento di eventuali parti rovinate, nel caso frequente in cui il trofeo aveva subito dei danni. Fino al 2006, infatti, i vincitori della coppa ne restavano in possesso fino all'edizione successiva: al momento del ritiro, il trofeo veniva sostituito con una copia delle stesse dimensioni, ma realizzata in metallo dorato e successivamente laminata in oro. Dal 2006 la FIFA ha deciso di cambiare regolamento: a causa di numerose ammaccature che l'hanno costretta ad una costosa opera di restauro, la federazione ha deciso di concedere l'originale solo per la premiazione e per le due ore successive sotto stretta sorveglianza; subito dopo l'originale viene ritirato e custodito in Svizzera, nella sede della FIFA, mentre alla nazionale vincitrice viene attribuita la copia laminata in oro. Anche queste copie sono prodotte dall'azienda meneghina, ma nessuna di queste può essere realizzata senza previa autorizzazione della Fifa.
Questo trofeo non verrà mai assegnato permanentemente ad una nazione, indipendentemente dal numero di vittorie raggiunte; tuttavia, l'opera di Gazzaniga potrebbe essere sostituita qualora nella placca d'oro posizionata sotto la base del trofeo (dunque non visibile senza sollevare il trofeo stesso) non dovesse esservi più spazio disponibile per incidere il nome della nazionale vincitrice. Per posticipare questo evento il più avanti possibile nel tempo, dopo la Coppa del Mondo del 2014 l'allineamento verticale dei nomi delle nazioni campioni del mondo incisi sulla placca è stato ridisegnato per adattarsi ai futuri detentori del titolo. La vecchia placca d'oro è stata sostituita da una nuova, in cui l'elenco dei campioni del mondo dal 1974 è stato riorganizzato in una spirale per accogliere quanti più nomi possibili dei vincitori delle future edizioni del torneo. Al momento non si può determinare con certezza quando anche questo spazio sarà terminato, essendo impossibile conoscere preventivamente i nomi (e la loro lunghezza) delle future nazioni vincitrici della coppa del mondo.
Il FIFA Champions Badge
Dal settembre 2008, alla nazionale vincitrice del torneo è concessa la possibilità di esibire sulla propria maglia il FIFA Champions Badge, recante una versione stilizzata della Coppa del Mondo e sotto la scritta FIFA WORLD CHAMPIONS e l'anno in cui la nazionale ha vinto la competizione. La nazionale premiata con il citato stemma potrà esibire sulla propria maglia il distintivo fino al fischio finale della successiva edizione della coppa del mondo.
=== Nazioni vincitrici ===
Dalla prima edizione, quando ancora era Coppa Rimet, ad oggi sono soltanto 8 le nazionali che hanno vinto il trofeo nelle 21 edizioni della sua storia. Questo l'albo d'oro in sintesi: '''5 vittorie''' il (1958, 1962, 1970, 1994, 2002); '''4 vittorie''' l' (1934, 1938, 1982, 2006) e la , ex Germania Ovest (1954, 1974, 1990, 2014); '''2 vittorie''' l' (1930, 1950), l' (1978, 1986) e la (1998, 2018); '''1 vittoria''' l' (1966) e la (2010).
L'Uruguay nel 1930, l'Italia nel 1934, l'Inghilterra nel 1966, la Germania Ovest nel 1974 e l'Argentina nel 1978 sono tutte riuscite a vincere la competizione nella prima occasione in cui la stessa si disputava nel rispettivo territorio nazionale.
Singolarmente il Brasile, ovvero la nazione che ha vinto più titoli nella storia della competizione, non è mai riuscito ad aggiudicarsi la coppa del mondo quando l'evento si svolgeva sul proprio territorio, ovvero in ben due occasioni, nel 1950 e nel 2014.
=== Stelle ===
Il fu la prima squadra nazionale che nel 1968, durante un tour in Europa, scese in campo con una maglia con due stelle al di sopra dello stemma della federazione brasiliana, salvo poi eliminarle durante lo svolgimento del torneo mondiale di Messico 1970. Al termine di quella competizione, però, il Brasile decise di aggiungere tre stelle sopra il proprio stemma per celebrare la vittoria della loro terza Coppa del Mondo; l' fece la stessa cosa nel 1982 e successivamente anche la dopo la vittoria in Coppa del Mondo nel 1990. Dopo il la FIFA decise di regolarizzare l'utilizzo delle stelle consentendo a tutte le nazionali che hanno vinto almeno un titolo mondiale (e quindi non solo tre come implicitamente autorizzato fino ad allora) di apporre una stella per ogni Coppa vinta.
Nel regolamento sull'equipaggiamento per le competizioni FIFA, la sezione 16.1 recita "''Quelle Associazioni che hanno vinto una o più delle precedenti edizioni della FIFA World Cup™ o della FIFA Women's World Cup™ possono visualizzare queste vittorie sull'equipaggiamento da gioco usato dalle loro nazionali maschili o femminili con una stella a cinque punte, o altro simbolo eventualmente indicato dalla FIFA, per ogni edizione della FIFA World Cup™ (maglia da uomo) o FIFA Women's World Cup™ (maglia da donna) vinta dall'Associazione''".
====Il "caso" dell'Uruguay====
A partire dal 1992 l' ha deciso di fregiarsi di ben 4 stelle all'interno o all'esterno del simbolo della propria Federazione, e questo nonostante la nazionale sudamericana sia riuscita a vincere la Coppa del Mondo solo per due volte, agli albori della competizione, nel 1930 e nel 1950. L'AUF sostenne che le due medaglie d'oro conquistate nei tornei olimpici di e erano da considerare "equivalenti" ai campionati mondiali. La federazione mondiale infatti, nel 1924 aveva stabilito che se i tornei olimpici fossero stati giocati secondo il regolamento FIFA (come accadde), sarebbero stati riconosciuti come campionati del mondo dilettantistici (fino alla creazione della coppa del mondo del 1930).
Tra FIFA e Comitato Olimpico Internazionale, lo scoglio da superare era, per l'appunto, la differenza tra dilettantismo e professionismo: in quegli anni la FIFA spingeva per far accettare i calciatori professionisti anche alle Olimpiadi, cosa che i regolamenti olimpici non potevano consentire. Per i tornei dal 1920 (vinto dal Belgio) al 1928 si cercò di ovviare al problema con degli escamotage di carattere burocratico, ad esempio facendo passare come dilettanti dei veri campioni grazie a imprenditori compiacenti che li facevano risultare lavoratori dipendenti delle loro attività e non calciatori professionisti. In questo modo, soprattutto per le ultime due edizioni, quelle vinte appunto dall'Uruguay, sia il numero delle squadre partecipanti ai tornei olimpici di quel periodo (ben 22 nazionali nel 1924, 17 nel 1928, e 14 nel 1920, contro le 13 del primo mondiale del 1930) sia la qualità dei giocatori che componevano le formazioni davano adito a considerarle in via ufficiosa come delle vere e proprie competizioni professionistiche a livello mondiale. La diatriba con il Comitato Olimpico per queste problematiche divenne talmente violenta che la FIFA decise di interrompere la collaborazione con il CIO e istituire il proprio campionato mondiale, che infatti partì dal 1930, mentre alle Olimpiadi del 1932 il torneo calcistico non si svolse, per le ragioni di cui sopra, ed il calcio rientrò nel programma olimpico dal 1936.
Nel 1984, in un libro ufficiale edito dalla FIFA per riassumere i primi 80 anni della sua attività, l'Uruguay venne citato come "quadricampione" mondiale proprio per quelle vittorie olimpiche del 1924 e del 1928 a cui si erano unite le due vittorie ai Mondiali del 1930 e del 1950. Nel suo sito ufficiale, riconosce all'Uruguay le due vittorie in Coppa del Mondo (del 1930 e 1950), e segnala le vittorie olimpiche sotto la dicitura "FIFA Tournaments", come per altro fa anche con tutte le altre nazionali che si sono fregiate di questi titoli a partire dal 1908, tra cui l'Italia o il Belgio.
===Qualificazioni===
FIFA
Dalla seconda edizione (1934), prima della fase finale si tengono le qualificazioni per restringere il campo delle nazionali che si giocheranno la coppa. Questa fase preliminare si tiene nelle sei diverse zone scelte dalla FIFA (Africa, Asia, Centro-Nord America e Caraibi, Sud America, Oceania, Europa), ed è organizzata e supervisionata dalle rispettive confederazioni. Per ogni zona l'organismo mondiale decide il numero di posti iridati messi in palio generalmente basandosi sulla forza delle squadre partecipanti (in considerazione dei risultati ottenuti).
All'edizione del 2022 i posti per le confederazioni sono così ripartiti:
+
Confederazione
Posti garantiti
UEFA
13
CAF
5
AFC
4
CONMEBOL
4
CONCACAF
4
OFC
0
Spareggio tra AFC, CONMEBOL, CONCACAF e OFC
1
Nazione ospitante
1
Totale
32
Il torneo di qualificazione inizia tre anni prima della fase finale e dura per più di due anni. Lo svolgimento di questa fase varia a seconda della confederazione; di solito uno o due dei posti da assegnare vengono decisi da partite ad eliminazione diretta che coinvolgono nazioni di zone diverse, per esempio la vincitrice della zona dell'Oceania giocò contro la quinta del girone unico del Sud America per potersi qualificare al Campionato mondiale di calcio 2006.
Dal 1938, lo Stato organizzatore ottiene la partecipazione automatica alla fase finale, questo anche quando ad organizzarlo siano più nazioni congiuntamente (come già successo per Giappone e Corea del Sud nell'edizione del 2002).
Sarà così anche per l'edizione del 2026, che per la prima volta nella storia della Coppa del Mondo verrà ospitata da 3 Nazioni contemporaneamente, ovvero Canada, Usa e Messico, dato che nella presentazione della candidatura congiunta è stato anticipato che tutte e tre le nazioni ospitanti verranno automaticamente qualificate per la fase finale.
=== Fase finale ===
L'attuale formula della fase finale della coppa del mondo, adottata dal mondiale 1998, prevede la partecipazione di 32 squadre che si affrontano in un torneo della durata di circa un mese in un paese ospitante. Ci sono due parti: una fase a gironi seguita da una griglia ad eliminazione diretta. Questa formula sarà utilizzata per l'ultima volta nel 2022 in Qatar, dato che dal 2026 il numero della squadre partecipanti salirà a 48, con conseguente modifica della fase finale (il numero delle partite complessive passerà dalle attuali 64 a 80, con un turno ad eliminazione diretta in più rispetto alla formula oggi in uso).
Nella fase a gironi le squadre vengono suddivise in otto gruppi di quattro formazioni ciascuno. Il sorteggio avviene approssimativamente sei mesi prima dell'evento e viene effettuato nella nazione ospitante. Otto squadre (tra cui i padroni di casa e, se qualificati, i campioni del mondo) vengono poste come teste di serie, con una formula basata su urne in cui vengono suddivise le squadre restanti in base al Ranking FIFA e alle prestazioni nelle edizioni precedenti. L'assegnazione nelle urne tiene anche conto di criteri geografici, a questo punto avviene l'estrazione e ad ogni squadra viene assegnato un gruppo.
In ogni raggruppamento ogni squadra gioca tre partite. Il turno successivo prevede la creazione di un tabellone, a cui accedono le prime due di ogni girone, basato sul piazzamento nel gruppo. Dal 1994, tre punti vengono assegnati alla squadra vincitrice, uno in caso di pareggio e zero per la sconfitta (precedentemente alla vittoria spettavano due punti). Il piazzamento in classifica è determinato nell'ordine da: numero di punti, differenza reti e numero di reti segnate. Se due o più squadre, alla fine delle tre partite, risultano in parità sulla base dei precedenti criteri si procede a valutare la classifica avulsa, ovvero ancora: numero di punti, differenza reti e numero di reti segnate ma limitatamente ai match che riguardano le squadre interessate. Se la situazione di parità permane, si ricorre al sorteggio.
Nel 2018 si è tenuto conto come ultimo criterio prima del sorteggio di una classifica "fair play" che ponderasse il minor numero di cartellini gialli e rossi ricevuti; la regola è stata effettivamente applicata facendo passare agli ottavi di finale il Giappone a discapito del Senegal.
La fase ad eliminazione diretta prevede match di sola andata con la possibilità, in caso di pareggio dopo i tempi regolamentari, di tempi supplementari ed, eventualmente, tiri di rigore, previsti nel regolamento dall'edizione del 1978.. Le partite iniziano dagli ottavi di finale dove la vincitrice di ogni gruppo incontra la seconda classificata di un altro girone. Successivamente seguono i quarti, le semifinali, la finale per il terzo posto (nella quale si affrontano le perdenti delle due semifinali) e la finale.
Di seguito una lista delle precedenti formule usate nella competizione:
* 1930 (13 squadre): Prima fase a gironi con un gruppo da 4 squadre e tre da 3, accedono al turno successivo le prime classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: semifinali e finale per la vittoria della manifestazione. Unica edizione che non previde alcun turno di qualificazione oltre che l'unica nella quale non si disputò la finale per il terzo posto, tuttavia, con una decisione a posteriori, la FIFA assegna il terzo posto agli Stati Uniti ed il quarto alla Jugoslavia;
* 1934-1938 (16 squadre, nel 1938 le effettive furono 15): Uniche edizioni completamente ad eliminazione diretta: ottavi di finale, quarti di finale, semifinali e finali. Alcuni fatti da segnalare concernenti queste due edizioni: nel 1934 per la prima volta si disputò la fase di qualificazione, fu anche l'unico caso dove dovette prendervi parte anche la nazionale di casa (nel caso specifico, l'Italia che si qualificò battendo 4-0 la Grecia), e l'unica edizione in cui la nazionale campione in carica, l'Uruguay, non partecipò alla competizione, mentre nel 1938 l'incontro Svezia-Austria, valevole per gli ottavi di finale, non venne disputato a causa del ritiro degli austriaci e la Svezia passò automaticamente il turno col punteggio di 2-0 a tavolino.
* 1950 (16 squadre, 13 effettive): Prima fase a gironi con quattro gruppi da 4 squadre ciascuno, accedono al turno successivo le prime classificate. Seconda fase a girone unico dove la prima classificata avrebbe vinto la manifestazione. A causa di alcuni ritiri il gruppo 3 si ridusse a tre squadre (Italia, Svezia e Paraguay) ed il gruppo 4 a due soltanto. Questa fu l'unica edizione senza una finale ufficiale; tuttavia, poiché la partita conclusiva del girone finale fu tra le squadre che nella classifica parziale avevano più punti (4 il Brasile e 3 l'Uruguay), questa partita fu di fatto una finale anomala, in cui una delle due squadre (il Brasile) avrebbe potuto vincere il titolo anche solo pareggiando, cosa che però non accadde.
* 1954 (16 squadre): Prima fase a gironi con quattro gruppi da 4 squadre ciascuno; però fu l'unica edizione in cui i gironi vennero organizzati in modo diverso rispetto allo schema dei gironi all'italiana (ogni squadra incontra tutte le altre del girone). Infatti per ogni girone vennero individuate due "teste di serie" e due "non teste di serie" ed ogni nazionale gioca contro le due appartenenti all'altra categoria, quindi due incontri per ogni squadra invece dei tre classici. Accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate; inoltre, in caso di parità di punti seconda e terza classificata disputano uno spareggio (ne furono necessari due, tra cui quello che vide l'Italia perdere con la Svizzera), mentre si procede al sorteggio in caso di parità in testa alla classifica (anche qui si segnalano due casi). Seconda fase ad eliminazione diretta: quarti di finale, in cui le squadre vengono abbinate secondo uno schema prima-prima, seconda-seconda (anche questa fu un'anomalia rispetto al criterio usato in tutte le altre occasioni, di abbinare le prime con le seconde), semifinali e finali.
* 1958-1970 (16 squadre): Prima fase a gironi (quattro gruppi da 4 squadre ciascuno), accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: quarti di finale (le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato: prima-seconda), semifinali e finali.
* 1974-1978 (16 squadre): Prima fase a gironi (quattro gruppi da 4 squadre ciascuno), accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Seconda fase a gironi (due gruppi da 4 squadre ciascuno): le seconde classificate disputano la finale per il terzo posto mentre le prime quella per la vittoria della manifestazione.
* 1982 (24 squadre): Prima fase a gironi (sei gruppi da 4 squadre ciascuno), accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Questo è stato l'unico campionato in cui ci fu una seconda fase con quattro gironi da 3 squadre ciascuno, due con 2 prime e 1 seconda e due con 1 prima e 2 seconde, passavano il turno le prime classificate. Terza fase ad eliminazione diretta: semifinali e finali. In tutte le edizioni precedenti e successive lo schema degli abbinamenti dopo i gironi era fatto in modo che 2 squadre dello stesso girone si potessero eventualmente reincontrare solo nella finale per il 1º o 3º posto; invece in questo campionato i quattro gironi erano divisi in 2 parti distinte, da ciascuna delle quali arrivava una semifinalista. La conseguenza fu che Italia e Polonia, che si erano già incontrate pareggiando nel proprio girone, si ritrovarono a disputare una delle due semifinali.
* 1986-1994 (24 squadre): Prima fase a gironi (sei gruppi da 4 squadre ciascuno), accedono al turno successivo le prime, le seconde e le quattro migliori terze classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: ottavi di finale (le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato, che prevedeva le seguenti combinazioni: prima-terza, prima-seconda o seconda-seconda), quarti di finale, semifinali e finali.
* 1998-2022 (32 squadre): Prima fase a gironi (otto gruppi da 4 squadre ciascuno), accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: ottavi di finale (le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato), quarti di finale, semifinali e finali.
* Dal 2026 (48 squadre): Prima fase a gironi (sedici gruppi da 3 squadre ciascuno), accedono al turno successivo le prime e le seconde classificate. Seconda fase ad eliminazione diretta: sedicesimi di finale (le squadre vengono abbinate secondo uno schema incrociato), ottavi di finale, quarti di finale, semifinali e finali.
Le recenti coppe del mondo vengono assegnate a uno Stato durante i congressi della FIFA. La scelta della nazione organizzatrice è sempre stata oggetto di controversie, specialmente tra Europa e Sud America, i due centri di potere del calcio mondiale. La decisione di tenere la prima coppa del mondo in Uruguay, per esempio, permise a sole quattro nazionali europee di parteciparvi. I due successivi mondiali furono disputati in Europa. La scelta della Francia per l'edizione del 1938 fu molto criticata in quanto le nazioni sudamericane erano convinte che dovesse valere il principio dell'alternanza tra i due continenti. Sia l' sia l' boicottarono il torneo.
Dopo il 1958, per evitare boicottaggi e polemiche, l'organizzazione della manifestazione fu alternata tra America ed Europa, seguendo questa linea fino al 1998. Nel 2002 il mondiale, ospitato congiuntamente da Giappone e Corea del Sud, fu il primo ad essere giocato in Asia (e l'unico con più di uno stato impegnato nell'organizzazione, fino al 2026, quando la competizione sarà allargata a 48 squadre e sarà organizzata da 3 paesi: il Canada, gli Stati Uniti d'America e il Messico) mentre nel 2010 il Sudafrica divenne la prima nazione africana a ospitare il torneo.
La nazione ospitante viene attualmente scelta dal comitato esecutivo della FIFA. L'assegnazione diventa definitiva dopo che le candidate vengono sottoposte a votazione. La federazione calcistica della nazione che desidera ospitare un mondiale riceve il cosiddetto ''Hosting Agreement'', una guida in cui vengono spiegati i passi necessari per offrire una candidatura forte. Questo documento sancisce l'ufficiale conferma della richiesta di organizzazione. Successivamente, un gruppo di ispettori designati dalla FIFA visita gli Stati per constatare il rispetto dei requisiti. La decisione viene presa, di solito, circa sei anni prima della manifestazione. Per le edizioni del 2010 e del 2014 la decisione è stata presa tenendo conto della rotazione tra i continenti affiliati alla FIFA e solo le nazioni appartenenti al continente prescelto (rispettivamente Africa e America del sud) hanno avuto il diritto di presentare la candidatura. L'edizione del 2010 è stata la prima che si è tenuta in Africa, mentre quella del 2014, assegnata al Brasile, segna il ritorno in Sudamerica dopo quella del 1978 e in Brasile dopo il mondiale del 1950. Alla Colombia era stata assegnata l'organizzazione l'edizione del 1986 a cui di seguito rinunciò: l'organizzazione di quel mondiale passò successivamente al Messico.
Il 2 dicembre 2010 la FIFA ha assegnato l'organizzazione dei mondiali del 2018 alla Russia e quella del 2022 al Qatar.
Il 13 giugno 2018 la FIFA ha assegnato l'organizzazione dei mondiali del 2026 al Canada, al Messico e agli Stati Uniti d'America.
La Coppa del Mondo del 1954 fu la prima ad essere trasmessa in televisione e secondo gli ultimi rilevamenti a partire dall'edizione 2006 la World Cup è diventata la prima competizione sportiva al mondo per potenziale audience, persino davanti ai Giochi olimpici estivi. Ad esempio è stato stimato che il pubblico cumulativo di tutte le partite della Coppa del Mondo 2006 sia stato di oltre 26 miliardi di spettatori in tutto il mondo, e solo per la finale tra Italia e Francia si sono sintonizzate circa 715,1 milioni di persone, ovvero un nono dell'intera popolazione del pianeta.
Ogni edizione dei campionati Mondiali di calcio, a partire dal 1966, ha avuto la propria mascotte.
Ogni edizione dei campionati Mondiali di calcio, a partire dal 1962, ha avuto il proprio brano musicale ufficiale.
Anno
Ospitante
Finale primo posto
Finale terzo posto
Numero di squadre
Vincitore
Risultato
2º posto
3º posto
Risultato
4º posto
'''1930'''''Dettagli''
Uruguay
''''''
'''4 – 2'''
'''non disputata'''
13
'''1934'''''Dettagli''
Italia
''''''
'''2 – 1'''dts
'''3 – 2'''
16
'''1938'''''Dettagli''
Francia
''''''
'''4 – 2'''
'''4 – 2'''
15
'''1950'''''Dettagli''
Brasile
''''''
'''non prevista '''
'''non prevista'''
13
'''1954'''''Dettagli''
Svizzera
''''''
'''3 – 2'''
'''3 – 1'''
16
'''1958'''''Dettagli''
Svezia
''''''
'''5 – 2'''
'''6 – 3'''
16
'''1962'''''Dettagli''
Cile
''''''
'''3 – 1'''
'''1 – 0'''
16
'''1966'''''Dettagli''
Inghilterra
''''''
'''4 – 2'''dts
'''2 – 1'''
16
'''1970'''''Dettagli''
Messico
''''''
'''4 – 1'''
'''1 – 0'''
16
'''1974'''''Dettagli''
Germania Ovest
''''''
'''2 – 1'''
'''1 – 0'''
16
'''1978'''''Dettagli''
Argentina
''''''
'''3 – 1'''dts
'''2 – 1'''
16
'''1982'''''Dettagli''
Spagna
''''''
'''3 – 1'''
'''3 – 2'''
24
'''1986'''''Dettagli''
Messico
''''''
'''3 – 2'''
'''4 – 2'''dts
24
'''1990'''''Dettagli''
Italia
''''''
'''1 – 0'''
'''2 – 1'''
24
'''1994'''''Dettagli''
Stati Uniti
''''''
'''0 – 0''' dts(3 – 2 dcr)
'''4 – 0'''
24
'''1998'''''Dettagli''
Francia
''''''
'''3 – 0'''
'''2 – 1'''
32
'''2002'''''Dettagli''
Corea del SudGiappone
''''''
'''2 – 0'''
'''3 – 2'''
32
'''2006'''''Dettagli''
Germania
''''''
'''1 – 1''' dts(5 – 3 dcr)
'''3 – 1'''
32
'''2010'''''Dettagli''
Sudafrica
''''''
'''1 – 0'''dts
'''3 – 2'''
32
'''2014'''''Dettagli''
Brasile
''''''
'''1 – 0'''dts
'''3 – 0'''
32
'''2018'''''Dettagli''
Russia
''''''
'''4 – 2'''
'''2 – 0'''
32
'''2022'''''Dettagli''
Qatar
''' - '''
''' - '''
''' – '''
32
'''2026'''''Dettagli''
CanadaMessicoStati Uniti
''' – '''
''' – '''
48
'''2030'''''Dettagli''
''' – '''
''' – '''
48
;Note
Squadra
Confederazione
Vincitore
Secondo posto
Terzo Posto
Quarto Posto
Totale Podi
Totale piazzamenti nei primi quattro posti
Edizioni Vincenti
Partecipazioni
CONMEBOL
'''5'''
2
2
2
'''9'''
'''11'''
1958, 1962, 1970, 1994 e 2002
21
UEFA
'''4'''
4
4
1
'''12'''
'''13'''
1954, 1974, 1990 e 2014
19
UEFA
'''4'''
2
1
1
'''7'''
'''8'''
1934, 1938, 1982 e 2006
18
CONMEBOL
'''2'''
-
'''5'''
'''5'''
1978 e 1986
17
UEFA
'''2'''
1
2
1
'''5'''
'''6'''
1998 e 2018
15
CONMEBOL
3
'''2'''
'''5'''
1930 e 1950
13
UEFA
2
'''1'''
'''3'''
1966
15
UEFA
1
'''2'''
2010
15
UEFA|
3
1
1
'''4'''
10
UEFA|
9
UEFA|
9
UEFA|
1
2
1
'''3'''
12
UEFA|
1
'''2'''
5
UEFA|
'''2'''
8
UEFA|
7
UEFA|
7
UEFA|
13
CONCACAF |
'''1'''
10
CONMEBOL|
'''1'''
9
UEFA|
'''1'''
2
UEFA|
8
UEFA|
11
UEFA|
7
AFC|
'''1'''
-
10
;Note
;Legenda
-: non qualificata.''R'': ritiratasi prima dell'inizio del torneo o durante le qualificazioni (''per incontri non disputati'').''S'': squalificata.Q: qualificata per un torneo ancora da disputarsi, o in un torneo in corso.1T: eliminata al primo turno (''Nell'edizione 1930 e dall'edizione 1950 in poi'').2T: eliminata al secondo turno (''dall'edizione 1974 al 1982'').
OF: eliminata agli ottavi di finale (''dall'edizione 1934 al 1938 e dal 1986 in poi'').QF: eliminata ai quarti di finale (''dall'edizione 1934 al 1938, dal 1954 al 1970 e dal 1986 in poi'').4ª: quarta classificata.3ª: terza classificata.2ª: seconda classificata.'''V''': vincitrice.
* In ''Corsivo'' le nazionali scomparse definitivamente
'''Nazionale'''
'''1930'''
'''1934'''
'''1938'''
'''1950'''
'''1954'''
'''1958'''
'''1962'''
'''1966'''
'''1970'''
'''1974'''
'''1978'''
'''1982'''
'''1986'''
'''1990'''
'''1994'''
'''1998'''
'''2002'''
'''2006'''
'''2010'''
'''2014'''
'''2018'''
'''2022'''
'''Totale'''
'''Vittorie'''
1T
OF
3ª
2ª
QF
'''V'''
'''V'''
1T
'''V'''
4ª
3ª
2T
QF
OF
'''V'''
2ª
'''V'''
QF
QF
4ª
QF
'''21'''
'''5'''
''''
3ª
OF
''S''
'''V'''
4ª
QF
2ª
3ª
'''V'''
2T
2ª
2ª
'''V'''
QF
QF
2ª
3ª
3ª
'''V'''
1T
'''19'''
'''4'''
'''V'''
'''V'''
1T
1T
1T
1T
2ª
1T
4ª
'''V'''
OF
3ª
2ª
QF
OF
'''V'''
1T
1T
'''18'''
'''4'''
2ª
OF
1T
1T
QF
2T
'''V'''
2T
'''V'''
2ª
OF
QF
1T
QF
QF
2ª
OF
'''17'''
'''2'''
1T
OF
QF
1T
3ª
1T
1T
4ª
3ª
'''V'''
1T
2ª
1T
QF
'''V'''
'''15'''
'''2'''
'''V'''
'''V'''
4ª
1T
QF
4ª
1T
OF
OF
1T
4ª
OF
QF
'''13'''
'''2'''
1T
QF
1T
QF
'''V'''
QF
2T
QF
4ª
OF
QF
QF
OF
1T
4ª
'''15'''
'''1'''
QF
4ª
1T
1T
1T
2T
QF
OF
QF
1T
QF
OF
'''V'''
1T
OF
'''15'''
'''1'''
1T
1T
1T
1T
1T
1T
QF
1T
QF
''S''
OF
OF
OF
OF
OF
OF
OF
'''16'''
1T
OF
OF
''R''
1T
1T
2T
4ª
OF
OF
1T
OF
QF
3ª
'''13'''
'''' '''' '''' ''''
4ª
1T
QF
QF
4ª
2T
1T
QF
''S''
OF
1T
1T
1T
'''12'''
QF
4ª
3ª
2ª
1T
2T
1T
1T
3ª
OF
OF
QF
'''12'''
''''
QF
QF
4ª
QF
''S''
2T
OF
1T
1T
1T
1T
QF
'''11'''
QF
QF
1T
QF
1T
1T
OF
OF
1T
OF
OF
'''11'''
1T
1T
1T
1T
1T
4ª
1T
OF
1T
1T
'''10'''
OF
OF
2ª
2ª
OF
QF
4ª
OF
2ª
3ª
'''10'''
3ª
OF
''R''
1T
1T
OF
1T
QF
1T
OF
OF
'''10'''
1T
''R''
1T
3ª
1T
1T
1T
''S''
''S''
OF
OF
OF
'''9'''
''''
2ª
QF
1T
1T
2ª
1T
1T
QF
1T
'''9'''
QF
2ª
2ª
1T
QF
QF
1T
1T
1T
'''9'''
1T
1T
1T
OF
OF
OF
1T
QF
'''8'''
''R''
OF
''R''
3ª
2T
3ª
OF
1T
1T
1T
'''8'''
''R''
1T
1T
1T
1T
1T
1T
1T
1T
'''8'''
4ª
''R''
''R''
3ª
1T
2T
2T
1T
1T
'''7'''
1T
1T
1T
1T
OF
4ª
1T
'''7'''
1T
QF
1T
1T
1T
1T
1T
'''7'''
3ª
1T
1T
4ª
OF
1T
OF
'''7'''
1T
OF
OF
''R''
1T
OF
QF
OF
'''7'''
''R''
1T
OF
1T
1T
QF
OF
'''6'''
''R''
''S''
1T
OF
1T
OF
1T
OF
'''6'''
''R''
OF
OF
1T
1T
OF
1T
'''6'''
OF
1T
1T
1T
1T
'''5'''
1T
OF
1T
1T
1T
'''5'''
''R''
OF
1T
1T
QF
1T
'''5'''
3ª
1T
1T
1T
2ª
'''5'''
OF
QF
OF
1T
OF
'''5'''
1T
''R''
''S''
1T
1T
1T
1T
'''5'''
''R''
1T
OF
1T
1T
1T
'''5'''
1T
QF
2T
1T
1T
'''5'''
''R''
1T
1T
1T
1T
1T
'''5'''
1T
1T
1T
OF
'''4'''
1T
1T
1T
'''3'''
1T
1T
1T
'''3'''
''R''
1T
OF
1T
'''3'''
OF
''R''
''R''
''R''
''R''
1T
1T
'''3'''
OF
QF
1T
'''3'''
1T
1T
OF
'''3'''
1T
1T
1T
'''3'''
QF
OF
OF
'''3'''
QF
2T
1T
'''3'''
OF
1T
OF
'''3'''
''S''
''S''
''S''
''S''
''S''
''S''
''S''
1T
1T
1T
'''3'''
QF
''S''
''R''
1T
'''2'''
''R''
1T
1T
'''2'''
1T
1T
'''2'''
QF
1T
'''2'''
1T
1T
'''2'''
''R''
1T
''R''
3ª
'''2'''
1T
'''1'''
1T
'''1'''
''R''
1T
'''1'''
1T
'''1'''
QF
''R''
'''1'''
''R''
1T
'''1'''
QF
'''1'''
''''
2T
'''1'''
''R''
''R''
1T
'''1'''
1T
'''1'''
''''
OF
''R''
''R''
''R''
''S''
'''1'''
''R''
1T
'''1'''
1T
'''1'''
''''
1T
'''1'''
1T
'''1'''
1T
'''1'''
''''
1T
''R''
'''1'''
OF
'''1'''
1T
'''1'''
1T
'''1'''
QF
'''1'''
''R''
'''0'''
'''Nazionale'''
'''1930'''
'''1934'''
'''1938'''
'''1950'''
'''1954'''
'''1958'''
'''1962'''
'''1966'''
'''1970'''
'''1974'''
'''1978'''
'''1982'''
'''1986'''
'''1990'''
'''1994'''
'''1998'''
'''2002'''
'''2006'''
'''2010'''
'''2014'''
'''2018'''
'''2022'''
'''Totale'''
'''Vittorie'''
;Note
Al termine di ogni edizione della coppa del mondo vengono assegnati dei premi a giocatori e formazioni come celebrazione delle prestazioni individuali e di squadra al di là della posizione finale raggiunta nel torneo. Attualmente sono previsti cinque premi:
* ''Scarpa d'oro'' per il miglior marcatore. Viene assegnato dal 1982 e dal 2006 vengono assegnate anche la ''Scarpa d'argento'' e la ''Scarpa di bronzo'' al secondo e terzo classificato;
* ''Pallone d'oro dei Mondiali'' per il miglior giocatore del torneo, assegnato da membri dei media a seguito di una votazione. Viene assegnato dal 1982 e dal 2006 vengono assegnati anche il ''Pallone d'argento'' e il ''Pallone di bronzo'' al secondo e terzo classificato;
* ''Guanto d'oro'' per il miglior portiere. Viene assegnato dal 1994 e fino al 2006 prendeva il nome di ''Premio Yashin'', in onore del portiere russo Lev Yashin;
* ''Premio FIFA Fair Play'' per la squadra più corretta. Viene assegnato dal 1978;
* ''Miglior giovane'' per il miglior Under-21. Viene assegnato dal 2006.
Inoltre l'''All-Star Team'' comprende i migliori giocatori del torneo e viene stilato dal 1994.
La partita col maggior numero di spettatori (segnalata nelle ultime tre colonne) è quasi sempre stata la finale del torneo, ad eccezione del 1930, 1938, 1958, 1962, 1970–1982, 1990 e 2006.
Anno
Nazioni
Stadi /Città
SpettatoriTotale
Partite
Media
Partita con più spettatori*
Spettatori
Stadio
Partita(e)
1930
Uruguay
3/1
590.549
18
32.808
93.000
Stadio del Centenario, Montevideo
Uruguay 6–1 Yugoslavia, Semifinale
1934
Italia
8/8
363.000
17
21.353
55.000
Stadio Nazionale PNF, Roma
Italia 2–1 Cecoslovacchia, Finale
1938
Francia
375.700
18
20.872
58.455
Olympique de Colombes, Parigi
Francia 1–3 Italia, Quarti di finale
1950
Brasile
6/6
1.045.246
22
47.511
173.850
Stadio Maracanã, Rio de Janeiro
Brasile 1–2 Uruguay, Partita decisiva
1954
Svizzera
6/6
768.607
26
29.562
63.000
Stadio Wankdorf, Berna
Germania Ovest 3–2 Ungheria, Finale
1958
Svezia
12/12
819.810
35
23.423
50.928
Stadio Ullevi, Göteborg
Brasile 2–0 URSS, Qualificazioni
1962
Cile
4/4
893.172
32
27.912
68.679
Estadio Nacional, Santiago
Brasile 4–2 Cile, Semifinale
1966
Inghilterra
8/7
1.563.135
32
48.848
98.270
Stadio Wembley, Londra
Inghilterra 4–2 Germania Ovest, Finale
1970
Messico
5/5
1.603.975
32
50.124
108.192
Stadio Azteca, Città del Messico
Messico 1–0 Belgio, Qualificazioni
1974
Germania Ovest
9/9
1.865.753
38
49.099
83.168
Olympiastadion, Berlino Ovest
Germania Ovest 1–0 Cile, Qualificazioni
1978
Argentina
6/5
1.545.791
38
40.679
71.712
Stadio Monumental, Buenos Aires
Italia 1–0 Argentina, Qualificazioni
1982
Spagna
17/14
2.109.723
52
40.572
95.500
Camp Nou, Barcellona
Argentina 0–1 Belgio, Partita inaugurale
1986
Messico
12/11
2.394.031
52
46.039
114.600
Stadio Azteca, Città del Messico
Messico 1–1 Paraguay, QualificazioniArgentina 3–2 Germania Ovest, Finale
1990
Italia
12/12
2.516.215
52
48.389
74.765
San Siro, Milano
Germania Ovest 4–1 Yugoslavia, Qualificazioni
1994
Stati Uniti
9/9
3.587.538
52
68.991
94.194
Rose Bowl, Pasadena, California
Brasile 0(3)–(2)0 Italia, Finale
1998
Francia
10/10
2.785.100
64
43.517
80.000
Stade de France, Saint-Denis
Brasile 0–3 Francia, Finale
2002
Corea del Sud Giappone
10/1010/10
2.705.197
64
42.269
69.029
International Stadium, Yokohama, Japan
Brasile 2–0 Germania, Finale
2006
Germania
12/12
3.359.439
64
52.491
72.000
Olympiastadion, Berlino
Germania 1(4)–(2)1 Argentina, Quarti di finale
2010
Sudafrica
10/9
3.178.856
64
49.670
84.490
FNB Stadium, Johannesburg
Spagna 1–0 Olanda, Finale
2014
Brasile
12/12
3.429.873
64
53.592
74.738
Stadio Maracanã, Rio de Janeiro
Germania 1–0 Argentina, Finale
2018
Russia
12/11
3.031.768
64
47.371
78.011
Stadio Lužniki, Mosca
Russia 5–0 Arabia Saudita, Partita inauguraleGermania 0–1 Messico, QualificazioniPortogallo 1–0 Marocco, QualificazioniDanimarca 0–0 Francia, QualificazioniSpagna (4)1–1(5) Russia, Ottavi di finaleCroazia 2–1 Inghilterra, SemifinaleFrancia 4–2 Croazia, Finale
Complessivo
40.352.478
900
44.837
=== Classifica assoluta dei marcatori ===
La classifica è aggiornata al 15 luglio 2018. Si evidenziano in '''grassetto''' gli anni in cui la squadra nazionale del marcatore ha vinto il campionato mondiale.
Giocatore
Nazionale
Reti
Partite
Media gol
Partecipazioni
Miroslav Klose|
16
24
0,67
4 (2002, 2006, 2010, '''2014''')
Ronaldo|
15
19
0,79
4 ('''1994''', 1998, '''2002''', 2006)
14
13
1,08
2 (1970, '''1974''')
13
6
2,17
1 (1958)
Pelé|
12
14
0,86
4 ('''1958''', '''1962''', 1966, '''1970''')
11
5
2,2
1 (1954)
11
17
0,65
3 ('''1990''', 1994, 1998)
10
13
0,77
3 (2010, '''2014''', 2018)
10
10
1
2 ('''1954''', 1958)
10
12
0,83
3 (1994, 1998, 2002)
10
12
0,83
2 (1986, 1990)
10
13
0,77
3 (1970, 1978, 1982)
10
20
0,5
3 (1974, 1978, 1982)
Ademir|
9
6
1,5
1 (1950)
Eusébio|
9
6
1,5
1 (1966)
9
9
1
2 (1998, 2002)
Vavá|
9
10
0,9
2 ('''1958''', '''1962''')
9
12
0,75
3 (2006, '''2010''', 2014)
9
14
0,64
3 (1978, '''1982''', 1986)
9
16
0,56
3 (1990, 1994, 1998)
Jairzinho|
9
16
0,56
3 (1966, '''1970''', 1974)
9
19
0,47
3 (1978, 1982, 1986)
9
21
0,43
4 (1958, 1962, 1966, 1970)
;Note
=== Capocannonieri delle singole edizioni ===
Edizione
Capocannoniere
Nazionale
Gol
Uruguay 1930
Guillermo Stábile
8
Italia 1934
Oldřich Nejedlý
5
Francia 1938
Leônidas
7
Brasile 1950
Ademir
9
Svizzera 1954
Sándor Kocsis
11
Svezia 1958
Just Fontaine
13
Cile 1962
GarrinchaVaváLeonel SánchezFlórián AlbertValentin IvanovDražan Jerković
4
Inghilterra 1966
Eusébio
9
Messico 1970
Gerd Müller
10
Germania Ovest 1974
Grzegorz Lato
7
Argentina 1978
Mario Kempes
6
Spagna 1982
Paolo Rossi
6
Messico 1986
Gary Lineker
6
Italia 1990
Salvatore Schillaci
6
Stati Uniti 1994
Hristo StoičkovOleg Salenko
6
Francia 1998
Davor Šuker
6
Corea del Sud e Giappone 2002
Ronaldo
8
Germania 2006
Miroslav Klose
5
Sudafrica 2010
Thomas MüllerWesley SneijderDiego ForlánDavid Villa
5
Brasile 2014
James Rodríguez
6
Russia 2018
Harry Kane
6
=== Miglior giocatore (dal 1978) ===
+
Edizione
Miglior giocatore
Nazionale
Argentina 1978
Mario Kempes
Spagna 1982
Paolo Rossi
Messico 1986
Diego Armando Maradona
Italia 1990
Salvatore Schillaci
Stati Uniti 1994
Romàrio
Francia 1998
Ronaldo
Corea del Sud e Giappone 2002
Oliver Kahn
Germania 2006
Zinédine Zidane
Sudafrica 2010
Diego Forlán
Brasile 2014
Lionel Messi
Russia 2018
Luka Modrić
=== Miglior portiere (dal 1994) ===
+
Edizione
Miglior portiere
Nazionale
Stati Uniti 1994
Michel Preud'homme
Francia 1998
Fabien Barthez
Corea del Sud e Giappone 2002
Oliver Kahn
Germania 2006
Gianluigi Buffon
Sudafrica 2010
Iker Casillas
Brasile 2014
Manuel Neuer
Russia 2018
Thibaut Courtois
Anno
Capitano
Allenatore
Squadra
1930
1934
1938
1950
1954
1958
1962
Mauro Ramos
1966
1970
Carlos Alberto
1974
1978
1982
1986
1990
1994
Dunga
1998
2002
Cafu
2006
2010
2014
2018
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Calcio (elemento chimico) |
Il '''calcio''' è l'elemento chimico di numero atomico 20 e il suo simbolo è '''Ca'''. È un metallo alcalino terroso tenero, grigio, usato come agente riducente nell'estrazione mineraria di torio, uranio e zirconio; quando esposto all'aria, forma uno strato di ossido scuro. Le sue proprietà fisiche e chimiche sono simili ai suoi più pesanti omologhi, lo stronzio e il bario. È il quinto elemento più abbondante della crosta terrestre e il terzo metallo più abbondante, dopo il ferro e l'alluminio. Il più comune composto del calcio che si trova sulla Terra è il carbonato di calcio, riscontrabile nel calcare e nei fossili risalenti all'ancestrale vita marina; il gesso, l'anidrite, la fluorite e l'apatite sono anch'essi fonti di calcio.
Il nome deriva dal latino ''calx'', "calce", che significa ottenuto dal riscaldamento del calcare. I suoi composti furono noti fin dall'antichità anche se la loro chimica fu sconosciuta fino al XVII secolo. Venne isolato per la prima volta da Humphrey Davy nel 1808, tramite elettrolisi del suo ossido. Mentre il metallo puro non può vantare molte applicazioni a causa della sua alta reattività, viene spesso utilizzato in piccole quantità come componente di leghe di acciaio, mentre alcune leghe di piombo e di calcio sono talvolta utilizzate nella realizzazione di batterie per autoveicoli. I composti di calcio sono d'altra parte molto diffusi in molti settori: ad esempio, trovano impiego nell'industria alimentare, in quella farmaceutica, nella cartiera come candeggianti, in cemento, nella produzione di saponi e come isolanti elettrici.
Il calcio è il quinto elemento più abbondante del corpo umano e il più abbondante metallo. Gli ioni di calcio svolgono un ruolo vitale nella fisiologia e nella biochimica dell'organismo e della cellula come elettroliti. Rivestono un ruolo importante nelle vie di trasduzione del segnale, dove agiscono come un secondo messaggero, nel rilascio di neurotrasmettitori dai neuroni, nella contrazione di tutti i tipi di cellule muscolari e nella fecondazione. Molti enzimi richiedono ioni di calcio come cofattore. Anche gli ioni di calcio esterni alle cellule sono importanti al fine di mantenere la differenza di potenziale tra membrane cellulari eccitabili, nonché una corretta formazione delle ossa.
| I primi utilizzi del calcio o suoi derivati si fanno risalire anche al 2500 a.C., quando in Mesopotamia era adoperato come calce per la lavorazione di alcune statuine raffiguranti divinità. Nonostante ciò, la calce era adoperata anche dalle comunità primitive.
La calce (dal latino ''calx, calcis'' cioè calce) divenne poi largamente nota e usata dai Romani fin dal I secolo. A ogni modo, il calcio come elemento non fu scoperto fino al 1808. Dopo aver appreso che lo svedese Berzelius e Pontin avevano preparato amalgama di calcio elettrolizzando la calce nel mercurio, Humphry Davy fu in grado di isolare il metallo puro. La diffusione su vasta scala del calcio puro si è avuta soltanto a partire dalla prima metà del XX secolo.
Il calcio ha sei isotopi stabili, di cui due reperibili in natura: il 40Ca (97%, stabile) e il 41Ca (3%, radioattivo con emivita di anni). Il 40Ca, insieme con 40Ar, è uno dei prodotti del decadimento del 40K. Mentre la datazione K-Ar si usa frequentemente in geologia, la grande abbondanza di Ca impedisce di usare il 40Ca per la datazione delle rocce; tuttavia sono state sviluppate tecniche di datazione K-Ca basate su spettrometri di massa in grado di risolvere il doppio picco di diluizione isotopica. Diversamente dagli altri isotopi cosmogenici prodotti nell'alta atmosfera, il 41Ca è prodotto per attivazione neutronica del 40Ca: la maggior parte della produzione di 41Ca avviene nel primo metro di spessore del suolo, dove il flusso di neutroni cosmici è ancora abbastanza intenso. Il 41Ca è stato attentamente studiato in astrofisica, perché decade in 41K, un importante indicatore di anomalie del sistema solare.
Il calcio è il quinto elemento per abbondanza nella crosta terrestre (di cui costituisce il 3%) ed è parte essenziale di foglie, ossa, denti e gusci di conchiglie. A causa della sua reattività chimica con l'acqua, il calcio puro non è reperibile in natura, tranne che in alcuni organismi viventi dove lo ione Ca2+ gioca un ruolo chiave nella fisiologia cellulare. Questo elemento metallico si trova in grandi quantità nel calcare, nel gesso e nella fluorite, tutte rocce di cui è un componente fondamentale. L'apatite è fluorofosfato o clorofosfato di calcio. L'elettrolisi del cloruro di calcio fuso (CaCl2) può essere usata per ottenere calcio puro metallico secondo le seguenti reazioni:
:catodo: Ca2+ + 2e− → Ca
:anodo: Cl− → ½ Cl2 (gas) + e−
Si ottiene per elettrolisi dal fluoruro di calcio.
Nel saggio alla fiamma, il calcio brucia con fiamma giallo-arancione. Se esposto all'aria, si riveste di uno strato bianco di nitruro di calcio. Reagisce con l'acqua spostando l'idrogeno e formando idrossido di calcio.
L'ossido di calcio (CaO), chiamato anche calce viva, si usa in molti processi di raffinamento chimico e si ottiene cuocendo in forno il calcare. Il calore dissocia il carbonato di calcio che costituisce il calcare (CaCO3) in ossido di calcio (CaO) e anidride carbonica (CO2).
L'ossido di calcio ha molteplici usi, sia tal quale in processi di raffinamento chimico (ad esempio nella produzione dell'acciaio, nella estrazione di oro e nickel dal minerale) o nelle costruzioni stradali e ferroviarie per la stabilizzazione di terreni, sia trasformato in idrossido di calcio (Ca(OH)2, noto anche come "calce idrata"), aggiungendo acqua all'ossido di calcio. La calce idrata può avere sia un utilizzo chimico, ad esempio negli impianti di trattamento delle acque reflue, sia un uso in edilizia come intonaco, solitamente mescolata con sabbia e in alcuni casi anche cemento (malte secche o premiscelati per edilizia).
Il carbonato di calcio riveste un ruolo fondamentale nella formazione di stalattiti e stalagmiti, che si forma quando l'acqua scorre attraverso rocce calcaree o altre rocce carbonatiche, sciogliendone una piccola parte. Il carbonato di calcio è inoltre una delle sostanze responsabili della cosiddetta "durezza dell'acqua".
Altri importanti composti del calcio sono: nitrato di calcio, solfato di calcio, cloruro di calcio, carburo di calcio, cianammide di calcio, ipoclorito di calcio, idrogenofosfato di calcio e tioglicolato di calcio triidrato.
=== Alimentazione ===
Il calcio è un importante componente di una dieta equilibrata. Una mancanza di calcio rallenta la formazione e la crescita delle ossa e dei denti, e provoca il loro indebolimento: viceversa nelle persone con malattie renali, un eccesso di calcio nella dieta porta alla formazione di calcoli renali. Nel nostro organismo è presente circa un chilogrammo di calcio, di cui il 99% è fissato nelle ossa e il resto circola libero nel sangue.
La vitamina D è necessaria all'organismo per assorbire il calcio dagli alimenti.
La capacità di sviluppare tensione in base al numero di interazioni actina-miosina (detta contrattilità) del cuore dipende dalla concentrazione di ioni calcio Ca2+ nel sangue e nella fibra del miocardio.
Il carbonato di calcio in cristalli di forma romboedrale risulta particolarmente assimilabile dall'organismo e trovandosi in tale forma nei coralli, viene estratto dalle industrie per la produzione di integratori alimentari normalmente da giacimenti corallini di origine fossile.
=== Altri usi del calcio ===
* Agente riducente nell'estrazione mineraria di torio, uranio e zirconio.
* Come deossidante, desolforante o decarburante per varie leghe ferrose e non ferrose.
* Come agente legante nella produzione di molte leghe di alluminio, berillio, rame, piombo e magnesio.
* È un costituente del cemento Portland e delle malte usate in edilizia.
* Come fertilizzante per alcuni tipi di piante, ad esempio i peperoncini della specie ''Capsicum chinense''.
* Come componente di leghe per la realizzazione delle piastre delle batterie piombo-acido.
Il calcio viene assunto principalmente con la dieta, ma solo in parte viene assorbito dall'intestino (circa il 30%) mentre il resto viene eliminato con le feci.
Un importante ruolo svolge il PTH (paratormone) che a livello dei tubuli renali permette il riassorbimento degli ioni Ca e a livello osseo favorisce il rilascio di Ca da parte degli osteoclasti, inoltre favorisce la attivazione della Vitamina D che permette un maggiore assorbimento a livello intestinale.
L'enzima fosfatasi è una glicoproteina che idrolizza monoesteri fosforici. Si trova negli osteoblasti ed è necessaria per la mineralizzazione del calcio, che per il tramite della fosfatasi si lega all'osteocalcina, la principale proteina del tessuto osseo, prodotta dagli osteoblasti.
In caso di osteoporosi si verifica un eccesso di rilascio di calcio dallo scheletro per effetto degli osteoclasti rispetto a quello depositato nel tessuto osseo neoformato dagli osteoblasti, spesso associandosi anche un insufficiente assorbimento intestinale del calcio.
Nelle piante regola la chiusura degli stomi agendo sui canali del K.
Il calcio è il quarto fattore di coagulazione del sangue.
=== Regolazione dei livelli intracellulari di calcio ===
L'azione di alcuni farmaci e di numerosi eventi fisiologici (rilascio del neurotrasmettitore nelle sinapsi; contrazione muscolare, ecc.) si sviluppa attraverso la modificazione diretta o indiretta delle concentrazioni intracellulari del calcio (Ca2+). In una cellula quiescente, la maggior parte di Ca2+ si trova sequestrata negli organelli, principalmente nel reticolo endoplasmatico e nei mitocondri, e il calcio intracellulare viene mantenuto a concentrazioni molto basse, circa 10−7 mol/l. La concentrazione di Ca2+ extracellulare è circa 2,4 mmol/l. Questa diversità di concentrazioni crea un forte gradiente che favorisce l'ingresso di Ca2+ nelle cellule. La concentrazione di calcio intracellulare viene mantenuta bassa dall'attività di meccanismi di trasporto attivo che estrudono Ca2+ attraverso la membrana cellulare, e lo pompano nel reticolo endoplasmatico, e dalla permeabilità normalmente bassa al Ca2+ della membrana plasmatica e dell'ER. La regolazione di calcio intracellulare coinvolge tre meccanismi principali:
* controllo dell'ingresso di Ca2+
* controllo dell'estrusione di Ca2+
* scambio di Ca2+ tra il citosol e i siti di accumulo intracellulare
Siccome quantità eccessive di calcio intracellulare attivano una cascata enzimatica che distrugge il citoscheletro portando alla morte della cellula, concentrazioni elevate di calcio sono subito tamponate dalla cellula mediante la sintesi di sostanze chelanti (come l'EDTA).
==== Meccanismi che regolano l'ingresso del calcio ====
Ci sono tre principali vie utilizzate dal Ca2+ per entrare nelle cellule attraverso la membrana plasmatica:
* ''canali del calcio tensione-dipendenti''
* ''canali del calcio operati da ligandi''
* ''canali del calcio operati dal calcio accumulato'' (SOC)
===== Canali del calcio attivati dalla tensione =====
I '''canali del calcio tensione-attivati''' consentono l'ingresso di una notevole quantità di Ca2+ nelle cellule in seguito a depolarizzazione della membrana. Questi canali tensione-attivati sono altamente selettivi per Ca2+ e non permettono il passaggio di Na+ o K+; nelle cellule eccitabili sono anche ubiquitari e permettono a Ca2+ di entrare nella cellula quando questa viene depolarizzata come nel caso del potenziale d'azione. Tra i canali al Ca tensione-dipendenti si individuano i canali LVA (''low voltage activate'') che si attivano a tensioni negative (intorno a ) e danno origine a una corrente transiente di bassa intensità, venendo perciò definiti canali al calcio di tipo T: "dall'inglese Tiny and Transient". Sono presenti altri canali tensione-dipendenti, i quali si attivano a potenziali più positivi (da −30 mV a valori più positivi) e vengono perciò definiti HVA (''high voltage activate''). Questi ultimi danno origine a correnti ampie e durevoli qualche centinaio di millisecondi, venendo anche denominati canali al Ca di tipo L "large and long".
A parte un gruppo storico di "calcio-antagonisti" (verapamil, diltiazem), sono pochi i farmaci utilizzati a livello clinico in grado di influenzare direttamente questi canali; molti farmaci agiscono indirettamente su di essi mediante l'interazione di invece altri canali sempre al calcio che si attivano a potenziali più positivi (da −30 mV in su) e recettori accoppiati a proteine G.
===== Canali attivati da ligandi =====
La maggior parte di '''canali cationici attivati da ligandi''' e sensibili a neurotrasmettitori eccitatori è relativamente non selettiva permettendo il passaggio sia di Ca2+ sia di altri cationi. Il più importante tra questi è il recettore del glutammato del tipo N-metil-D-aspartato (NMDA) il cui canale è particolarmente permeabile a Ca2+ e rappresenta il meccanismo più importante per la captazione di Ca2+ da parte dei neuroni postsinaptici nel sistema nervoso centrale. L'attivazione di questo recettore può causare un tale e rapido ingresso di Ca2+ da portare le cellule alla morte, principalmente mediante l'attivazione di proteasi calcio-dipendenti, ma anche attraverso l'attivazione dell'apoptosi. Questo meccanismo, definito ''eccitotossicità'', è probabilmente coinvolto in varie malattie neurodegenerative.
===== Canali del calcio regolati dall'accumulo =====
I '''SOC''' sono canali della membrana cellulare, che si aprono permettendo l'ingresso di Ca2+ quando i depositi di Ca2+ di ER sono stati depletati. Analogamente ai canali di ER e SR, questi canali possono amplificare l'aumento citosolico di Ca2+, che deriva inizialmente dal rilascio dai depositi.
==== Meccanismi di estrusione del calcio ====
L'estrusione del calcio attraverso la membrana plasmatica o il suo accumulo nel reticolo endoplasmatico è mediata da trasporto attivo e dipende dall'attività di una '''ATPasi Ca2+-dipendente''' simile alla Na+-K+ ATPasi che pompa Na+ fuori dalla cellula scambiandolo con K+
Il calcio viene estruso dalla cellula anche attraverso lo scambio con Na+ attraverso lo scambio Na+ − Ca2+. Lo scambiatore trasferisce 3 Na+ verso l'interno per un Ca2+ che esce, e quindi produce una netta corrente iperpolarizzante quando Ca2+ viene estruso.
==== Meccanismi di rilascio del calcio ====
Esistono due principali tipi di canali del calcio nelle membrane dell'ER e dell'SR, che svolgono un ruolo importante nel controllo del rilascio di Ca2+ da questi siti di accumulo.
* Il '''recettore dell'inositolo trifosfato (IP3R)'''. Questo recettore viene attivato da IP3, un secondo messaggero prodotto dall'interazione di vari ligandi con i loro recettori specifici accoppiati a proteine G. IP3R costituisce il principale meccanismo attraverso cui i recettori accoppiati a proteine G producono l'aumento di calcio intracellulare.
* Il '''recettore della rianodina (RyR)''' ricopre un ruolo particolarmente importante nel muscolo scheletrico, dove i RyR del reticolo sarcoplasmatico sono accoppiati ai recettori delle diidropiridine localizzate nei tubuli a T. Questo accoppiamento determina un rilascio di Ca2+ in seguito al potenziale d'azione della fibra muscolare.
Sia i IP3R sia i RyR sono sensibili al Ca2+ e si aprono più velocemente all'aumentare del calcio intracellulare. Questo fenomeno suggerisce che il rilascio di Ca2+ tende a essere un fenomeno rigenerativo, poiché un iniziale aumento di Ca2+ promuove il rilascio di un altro Ca2+ da SR.
La sensibilità dei RyR a Ca2+ viene aumentata dalla caffeina.
Il calcio in polvere risulta essere infiammabile.
Un'assunzione quantitativa molto elevata di sali di calcio può provocare ipercalcemia e/o ipercalciuria. L'ipercalcemia (eccesso di calcio nel sangue) può provocare disturbi del ritmo cardiaco e sintomi neurologici. L'ipercalciuria (eccesso di calcio nelle urine) può causare precipitazione di sali di calcio (ossalato o fosfato di calcio) nel parenchima renale o formazione di calcoli nelle vie escretrici. Da ciò la possibilità di insufficienza renale e/o di coliche renali.
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Con gli occhi chiusi (film) |
'''''Con gli occhi chiusi''''' è un film del 1994 diretto dalla regista Francesca Archibugi tratto dall'omonimo romanzo di Federigo Tozzi pubblicato nel 1919.
Marco Messeri, per l'interpretazione del burbero padre Domenico, ha vinto il Nastro d'argento come miglior attore non protagonista.
| Pietro, figlio sensibile di Domenico, un padre burbero, aggressivo ma anche vitale e di successo, si innamora di una ragazza bellissima, Ghìsola, che vive con i nonni, persone umili e povere, nel podere di Poggio a' Meli insieme ad altri braccianti.
La madre di Pietro, Anna, è donna anche lei sensibile ma affetta da crisi nervose ed epilettiche e sopporta il carattere arcigno del padre oltre alle "scappatelle" che si concede con le donne salariate del podere, dove si recano di tanto in tanto. Il padre di Pietro comprende l'affetto che nasce nel ragazzo per Ghìsola e fa di tutto per allontanare la ragazza, inoltre non vuole che il figlio continui a studiare, così come vuole la madre.
Ghìsola intanto attraversa varie vicende e su di lei girano cattive voci a causa delle sue facili esperienze sessuali. La giovane è vuota e sembra quasi senza sentimenti, quindi per trovare guadagno facile e veloce inizia a fare la prostituta d'alto bordo in un bordello gestito da una ruffiana spiccia e franca ma simpatica, Beatrice.
Pietro arriva a voler sposare Ghìsola e ad essere anche disposto a gestire il podere, come vuole il padre. Tuttavia questi gli dice che Ghìsola è una donna di facili costumi per cui i rapporti iniziano a peggiorare. Ghìsola ritorna al podere dai nonni nell'attesa di sposare Pietro sotto consiglio di Beatrice e di Alberto, un uomo che frequenta la casa di appuntamenti e di cui Ghìsola è innamorata. In realtà Ghìsola aspetta un bambino e sceglie questa soluzione proprio per salvare il parto. Pietro inizia a dubitare di Ghìsola proprio quando lo scopre, in quanto non ha avuto rapporti pre-matrimoniali, tuttavia Ghìsola non resiste a pensare ad un matrimonio senza vero amore da parte sua e scompare.
Pietro la cerca senza fortuna ed intanto inizia contemporaneamente anche ad avvicinarsi al Socialismo, che in questi tempi iniziava a farsi strada, qui gli viene svelato che Ghìsola è a Firenze.
Il ragazzo la scova, la raggiunge al secondo bordello gestito da Beatrice e scopre che l'amata è molto avanti con il parto. Scoperta l'amara verità che si palesa davanti ai suoi occhi, il protagonista sviene per lo shock.
*1995 - '''Nastro d'argento'''
**''Migliore attore non protagonista'' a Marco Messeri
**''Nomination Regista del miglior film'' a Francesca Archibugi
**''Nomination Migliore attrice non protagonista'' a Alessia Fugardi
**''Nomination Migliore produttore'' a Fulvio Lucisano e Leo Pescarolo
**''Nomination Migliore scenografia'' a Davide Bassan
**''Nomination Migliori costumi'' a Paola Marchesin
*1995 - '''Globo d'oro'''
**''Nomination Miglior fotografia'' a Giuseppe Lanci |
Client |
Architettura client-server tramite rete Internet
Un '''client''' , in informatica, nell'ambito delle reti informatiche e dell'architettura logica di rete detta client-server, indica genericamente un qualunque componente software, presente tipicamente su una macchina host, che accede ai servizi o alle risorse di un'altra componente detta server, attraverso l'uso di determinati protocolli di comunicazione.
| La terminologia e il funzionamento di questo schema originano in una analogia con il mondo delle persone, dove un barista o negoziante (server) apre un servizio e si mette in attesa delle richieste dei clienti. I clienti sono solitamente in numero superiore al fornitore di servizi, le loro richieste arrivano con cadenza prevedibile, ma non predeterminata, e i tempi di servizio sono solitamente brevi rispetto al tempo di 'apertura' del fornitore.
Un computer collegato ad un server tramite una rete informatica (locale o geografica) ed al quale richiede uno o più servizi, utilizzando uno o più protocolli di rete è un esempio di client hardware. Si parla in tal caso di architettura client-server.
Schema di funzionamento client-server
Oggi sempre di più i software, come il web, la posta elettronica, le basi di dati, sono divisi in una parte client (residente ed in esecuzione sul pc client) ed una parte server (residente ed in esecuzione sul server). Un programma di posta elettronica è un esempio di client software. Riprendendo l'analogia con il mondo delle persone, è come se andassimo di tanto in tanto all'ufficio postale a controllare la nostra casella della posta. L'ufficio postale mi fornisce la chiave della casella, ed io, in qualità di cliente, utilizzando la chiave accedo alla casella di posta collegata alla mia persona.
Ad esempio, nel web il software client è il browser che comunica con il server web attraverso il protocollo HTTP; per l'e-mail il client è detto in gergo ''mail user agent'' o MUA (ad esempio, Outlook, Mozilla Thunderbird, Eudora, ...) che comunica con il server attraverso il protocollo SMTP e POP o IMAP; il client per la consultazione o la modifica del database (spesso costituito da librerie software utilizzate da una applicazione) comunica con il DBMS, che gestisce il database e risponde alle interrogazioni del client.
Gli esempi di diffusione e utilizzo di applicazioni client ad hoc (spesso di limitata dimensione e con licenza freeware), da installare in locale, che si interfacciano ad un server remoto sono numerosi; questa architettura è però progressivamente sostituita da quella basata su browser (non si deve installare e utilizzare un componente client specifico ma comunque il browser funge da client o, meglio, il servizio eseguito dal browser) con il quale il servizio è erogato sottoforma di applicazione web (ovviamente occorre sempre il componente server su cui si appoggia la parte preponderante del sistema). In alcuni casi esiste la possibilità di usare ambo le modalità.
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Cellula procariote | Le '''cellule procarioti''' caratterizzano il controverso, per l'eterogeneità dei suoi rappresentanti, e obsoleto, raggruppamento. Si definiscono, piuttosto che per le caratterizzazioni specifiche a livello biochimico e biomolecolare, principalmente per le loro mancanze a fronte del paragone con le cellule eucariote.
| Sono accomunate dall'essere organismi unicellulari e cellule prive del nucleo ben definito ovvero delimitato dalla membrana nucleare tipico degli eucarioti. Il loro DNA è generalmente disperso nel citosol (non si tratta di citoplasma in quanto non sono presenti degli organuli cellulari) in una regione interna della cellula chiamata nucleoide.
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Le cellule procariote hanno una struttura interna molto semplice e rispetto a quelle eucariote possiedono solamente organuli, come acidocalcisomi che sono implicati nella osmoregolazione e ribosomi che sintetizzano le proteine. I ribosomi dei procarioti sono caratterizzati da un coefficiente di sedimentazione di 70S, minore rispetto a quello eucariote di 80S. Presentano, inoltre, marcate differenze a livello sub-unitario (la sub-unità 16S).
Le loro dimensioni sono dell'ordine di pochi micron (μm), ma possono variare dai circa 0,1-0,2 µm di micoplasmi e di alcuni ''archea'' ai 30 µm di alcune spirochete sino agli oltre 700 µm di ''Thiotrichaceae'' e di alcuni clostridi del genere ''Epulopiscium'' quindi risultanti visibili ad occhio nudo. L'interno cellulare non è generalmente suddiviso da membrane (anche se in passato alcune funzioni metaboliche, come la respirazione e la fotosintesi, venivano associate ad invaginazioni e ripiegamenti della membrana cellulare, chiamati mesosomi, poi rivelatisi artefatti).
Gli organismi procarioti sono unicellulari, ma ad esempio nella famiglia delle ''Pyrodictiaceae'', ''archea'' ipertermofili a struttura coloniale si produce una rete di cellule discoidali piatte e cannulari, e i mixobatteri si possono aggregare per formare corpi fruttiferi pluricellulari. Si riproducono per scissione o gemmazione e possono presentare fenomeni di trasformazione come la coniugazione dimostrando un sensibile trasferimento genico orizzontale.
Il genoma cellulare è più semplice di quello delle cellule eucariote ed è spesso costituito da una sola molecola circolare di DNA, a cui si aggiungono eventuali repliconi autonomi, ma cromosomi o altre strutture lineari possono essere presenti. È generalmente assente la membrana nucleare ma i rappresentanti dei ''Planctomycetes'' la possiedono, probabilmente strutturata come doppia membrana.
La parete cellulare, se presente, può essere composta in parte da peptidoglicano o pseudomureine. Esternamente alla parete cellulare ci può essere uno strato più spesso e meno rigido, detto capsula e possono essere presenti pili proteici.
Esempi di organismi, unicellulari o coloniali, formati da cellule procariote sono: i batteri, comprensivi dei cianobatteri (le cianoficee o alghe azzurre) e gli archea.
+ Tabella comparativa di massima tra cellule procariotiche ed eucariotiche
Procariotiche
Eucariotiche
Organismi tipici
Batteri, Archaea
Protozoi, Cromisti, Piante, Funghi, Animali
Dimensioni tipiche
~ 1-10 µm ma con estremi di 0.1-700 µm
~ 10-100 µm ma con estremi estesi fino a dimensioni metriche
Tipo di nucleo
Nucleoide; non c'è un vero nucleo
Vero nucleo con doppia membrana
DNA
a forma di anello in genere, a volte formando un cromosoma lineare; si trova in una zona del citoplasma chiamata 'nucleoide'
molecole lineari (cromosomi) con istoni; si trova nel nucleo
Sintesi RNA/ sintesi proteica
sintesi RNA nel citoplasma, Sintesi proteica nei ribosomi
sintesi RNA all'interno del nucleo, Sintesi proteica nel citoplasma
Ribosomi
50S+30S
60S+40S
Cloroplasto
no
nelle alghe e nelle piante
Organizzazione
in genere cellule singole, colonie
cellule singole, colonie, organismi multicellulari con specializzazione delle cellule
Divisione cellulare
scissione, gemmazione
mitosi e meiosi
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Chimica fisica | Lomonosov Chysiae Physicae 1752
La '''chimica fisica''' è la branca della chimica che studia le leggi fisiche che sottostanno ai processi chimici, ovvero studia il dettaglio dei processi chimici considerando molecole e atomi come sistemi fisici. Classiche aree di lavoro della chimica fisica sono la termodinamica, la cinetica chimica, la meccanica quantistica e la spettroscopia.
| Il termine "chimica fisica" è stato probabilmente utilizzato per la prima volta da Michail Lomonosov nel 1752, quando davanti agli studenti dell'Università Statale di San Pietroburgo presentò il corso intitolato ''Corso di vera chimica fisica''.
Fondatore della moderna chimica fisica viene considerato il chimico statunitense Willard Gibbs, che con la sua pubblicazione ''"On the Equilibrium of Heterogeneous Substances"'' (''Sull'equilibrio delle sostanze eterogenee'') del 1876 introdusse alcuni concetti quali quelli di energia libera, potenziale chimico e regola delle fasi che risulteranno tra i principali fondamenti di questa disciplina. Il successivo sviluppo fu dato dal contributo di chimici quali Svante Arrhenius, Jacobus Henricus van 't Hoff, Wilhelm Ostwald e Walther Nernst verso la fine degli anni 1800.
Gli sviluppi del ventesimo secolo comprendono l'applicazione della meccanica statistica ai sistemi chimici e lavori riguardanti i colloidi e la chimica delle superfici, dove Irving Langmuir diede un notevole contributo. Altri importanti sviluppi riguardarono la nascita della chimica quantistica, evolutasi dalla meccanica quantistica negli anni 1930, dove Linus Pauling fu uno dei maggiori contributori. Gli sviluppi teorici sono andati di pari passo con l'evoluzione dei metodi sperimentali e l'utilizzo delle varie forme di spettroscopia è tra uno dei più importanti progressi del ventesimo secolo.
La chimica fisica applica la termodinamica allo studio dei gas, delle soluzioni e delle reazioni chimiche, quantificando gli aspetti energetici di queste ultime e arrivandone a prevedere l'eventuale sponteneità o le condizioni di spontaneità teoriche. La termodinamica consente anche di trattare l'equilibrio chimico e l'equilibrio tra le fasi. L'uso della meccanica quantistica non solo permette di interpretare gli spettri atomici e molecolari, ma facendo uso del suo rigoroso formalismo matematico permette anche di descrivere il legame chimico e di predire importanti proprietà delle molecole quali la loro stabilità e reattività. La spettroscopia permette di determinare sperimentalmente la struttura e composizione delle molecole, mentre la cinetica chimica studia la velocità delle reazioni e l'insieme di processi elementari che intercorrono durante una reazione chimica quando a partire dai reagenti si ottengono i prodotti finali. L'elettrochimica è un'altra importante area della chimica fisica che si occupa delle implicazioni dei fenomeni elettrici in ambito chimico.
Riassumendo, le principali aree di interesse della chimica fisica si possono così elencare:
* Meccanica quantistica e chimica quantistica
* Chimica computazionale
* Termodinamica e termochimica
* Meccanica statistica
* Cinetica chimica
* Dinamica molecolare
* Elettrochimica
* Spettroscopia molecolare
* Fenomeni di trasporto
* Chimica dello stato solido e delle superfici
* Chimica delle interfasi
* Chimica dei colloidi
* Fotochimica
* Femtochimica
* Chimica supramolecolare
* Chimica nucleare
* Sonochimica
* Astrochimica
* Strutturistica chimica
* Transizioni di fase
* Magnetochimica
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Cloro |
Il '''cloro''' è l'elemento chimico della tavola periodica con numero atomico 17 e simbolo '''Cl'''. Fa parte del gruppo degli alogeni, situato nel gruppo 17 della tavola periodica. Il gas cloro è verde giallastro, due volte e mezzo più denso dell'aria e ha un odore soffocante estremamente sgradevole ed è molto velenoso. In condizioni standard ed in un ampio intervallo di temperature e pressioni il gas cloro è costituito da una molecola biatomica Cl2 . È un potente agente ossidante, sbiancante e disinfettante. Sotto forma di anione cloruro Cl− è un componente del comune sale da cucina e di molti altri composti, è molto abbondante in natura e necessario a quasi tutte le forme di vita, compreso l'organismo umano .
| Il composto più comune del cloro, il cloruro di sodio è conosciuto dall'antichità, gli archeologi hanno scoperto che il sale veniva usato già prima del 3000 a.C.
L'acido cloridrico era già conosciuto nell'800 d.C. dall'alchimista Jābir ibn Hayyān.Una miscela di acido cloridrico e acido nitrico, chiamata "acqua regia", fu scoperta nel 1400 d.C. e fu usata per sciogliere l'oro, che però è inattaccabile da questi due acidi presi singolarmente. L'acqua regia ha tale nome proprio per questa sua proprietà di sciogliere il più "nobile" dei metalli.
Il cloro fu scoperto nel 1774 da Carl Wilhelm Scheele, che erroneamente però lo ritenne un composto dell'ossigeno. Fu battezzato ''cloro'' come elemento chimico nel 1810 da Humphry Davy, che lo riconobbe finalmente come tale. In precedenza era chiamato anche "spirito di sale".
In natura il cloro si trova soltanto combinato sotto forma di ione cloruro. I cloruri costituiscono la gran parte di tutti i sali sciolti nei mari e negli oceani della Terra; in effetti, l'1,9% della massa di tutti gli oceani è dovuta agli ioni cloruro. Concentrazioni ancora più alte di cloruro si trovano nel Mar Morto e in depositi sotterranei.
La gran parte dei cloruri è solubile in acqua, perciò i cloruri allo stato solido si trovano soltanto nelle regioni più aride o in giacimenti sotterranei profondi. Minerali comuni di cloro sono il salgemma o halite (cloruro di sodio), la silvite (cloruro di potassio) e la carnallite (cloruro esaidrato di potassio e magnesio).
Industrialmente, il cloro elementare è prodotto solitamente per elettrolisi di cloruro di sodio sciolto in acqua. Insieme al cloro, il processo genera anche idrogeno e idrossido di sodio, secondo l'equazione chimica
:2 NaCl + 2 H2O → Cl2 + H2 + 2 NaOH
Il cloro viene prodotto per elettrolisi di soluzioni di cloruro di sodio, dette anche ''salamoie''. A livello industriale l'elettrolisi viene condotta principalmente secondo tre processi.
=== Cella a mercurio ===
Si tratta del primo metodo usato per la produzione industriale. La cella elettrolitica consiste di un anodo di titanio ed un catodo di mercurio. All'anodo si sviluppa cloro gassoso; al catodo il sodio forma un amalgama con il mercurio: l'amalgama viene poi trattato con acqua per rigenerare il mercurio e convertire il sodio metallico in idrossido di sodio e idrogeno gassoso.
Tale metodologia è oggi considerata altamente inquinante a causa del mercurio che tende a disperdersi nell'ambiente, pertanto tutti gli impianti che la utilizzano in Italia sono stati messi fuori servizio o sono in via di dismissione e/o riconversione verso la tecnologia a membrana.
=== Cella a diaframma ===
Un setto di amianto è posto sul catodo, costituito da una griglia di ferro. In questo modo, il cloro che viene a formarsi viene tenuto separato dal resto della salamoia, che si arricchisce di idrossido di sodio.
È un processo più conveniente del precedente, anche se l'idrossido di sodio che si ottiene è diluito. Inoltre ha un elevato contenuto residuo di cloruro di sodio, che costringe ad un costoso trattamento per la separazione via evaporativa. È considerata una tecnologia obsoleta, anche a causa della cessazione dell'impiego dell'amianto, che peraltro viene sostituito da altri materiali fibrosi.
=== Cella a membrana ===
La cella elettrolitica è divisa in due sezioni da una membrana semipermeabile agli ioni cloruro; nella sezione dell'anodo si trova la salamoia, in quella del catodo acqua distillata. L'efficienza energetica è simile a quella delle celle a diaframma, col vantaggio di ottenere idrossido di sodio di elevata purezza.
Questa tecnologia è oggi considerata lo stato dell'arte e non presenta problemi di inquinamento. Tra i leader mondiali nella costruzione di celle a membrana vi è l'italiana De Nora S.p.A.
In Italia un impianto funzionante con questa tecnologia è lo stabilimento Eni Rewind (ex Syndial) di Assemini (Cagliari).
Impiego del cloro per la depurazione delle acque.
Il cloro è un importante agente chimico utilizzato nella depurazione dell'acqua, nei disinfettanti, come sbiancante; è stato fra le prime armi chimiche impiegate su vasta scala, in forma gassosa. Si usa inoltre nella fabbricazione di molti oggetti di uso quotidiano, come carta, antisettici, tinture, alimenti, insetticidi, vernici, prodotti petroliferi, plastica, medicinali, tessuti, solventi. Si usa come battericida (acido ipocloroso HClO, ipoclorito di sodio NaClO, clorito di sodio NaClO2) nell'acqua potabile e nelle piscine. Anche piccoli depositi d'acqua potabile sono abitualmente trattati con questa sostanza.
La chimica organica sfrutta estesamente questo elemento come ossidante e per sostituire atomi di idrogeno nelle molecole, come nella produzione della gomma sintetica; il cloro infatti conferisce spesso molte proprietà utili ai composti organici con cui viene combinato. Altri usi sono la produzione di clorati, cloroformio, tetracloruro di carbonio e nell'estrazione del bromo.
Il cloro è stato il primo elemento chimico ad essere stato impiegato in forma organica nei rilevatori di neutrini solari. Sotto forma di composti come tetracloruro di carbonio, tricloroetilene, soluzione acquosa satura di cloruro di gallio è usato per lo studio dei "neutrini elettronici solari". Si è visto infatti che l'atomo di cloro, colpito da un neutrino si trasforma in argon (gas) ed emette un elettrone. Questo elettrone viene rilevato dai fotomoltiplicatori e la sua energia, direzione, ecc., vengono studiate per trarne informazioni.
È possibile che la quantità di argon presente nell'atmosfera (nella quale è presente come "gas raro", ovvero a bassa concentrazione) sia venuta a formarsi in ere preistoriche per azione del bombardamento neutrinico solare del cloro presente nelle acque degli oceani o emesso dalle eruzioni vulcaniche. Non esiste ancora prova che gli altri gas nobili possano derivare per bombardamento neutrinico degli alogeni che li precedono nella tavola periodica (il neon dal fluoro; il kripton dal bromo ed infine lo xeno dallo iodio).
La massa atomica del cloro è 35,4527. I due principali isotopi stabili del cloro, 35Cl (75,77%) e 37Cl (24,23%), si trovano rispettivamente nella proporzione 3:1 e conferiscono al cloro un apparente peso atomico di 35,5. Il cloro ha 12 isotopi con numeri di massa che variano da 32 a 40. È presente un isotopo radioattivo, il 36Cl.
Nuclide
Abbondanza
Massa
Spin
Emivita
Decadimento
32Cl
—
31,9857
1
298 ms
ε
33Cl
—
32,9775
3/2
2,51 s
ε
34Cl
—
33,9738
0
1,53 s
ε
35Cl
75,77
34,9689
3/2
—
—
36Cl
—
35,9683
2
301 000 anni
ε/β+ (2%), β−
37Cl
24,23
36,9659
3/2
—
—
38Cl
—
37,9680
2
37,2 min
β−
39Cl
—
38,9680
3/2
55,6 min
β−
40Cl
—
39,9704
2
1,38 min
β−
41Cl
—
40,9707
n. m.
34s
β−
42Cl
—
41,9732
n. m.
6,8 s
β−
43Cl
—
42,9742
n. m.
3,3 s
β−
Sono solo tre gli isotopi del cloro che si trovano in natura: gli stabili 35Cl (75,77%) e 37Cl (24,23%) ed il radioattivo 36Cl, che rappresenta circa il 7 × 10−15% del cloro totale. Nell'atmosfera, 36Cl viene prodotto per reazione tra 36Ar ed i raggi cosmici; a livello del suolo il 36Cl è invece prodotto per cattura neutronica dal 35Cl o per cattura muonica dal 40Ca.
36Cl decade in 36S e 36Ar con una emivita di circa 308 000 anni. Una così lunga emivita rende questo isotopo utile per la datazione geologica di reperti di età compresa tra i 60 000 anni ed il milione di anni.
Grandi quantità di 36Cl si sono inoltre formate per irraggiamento delle acque marine durante le esplosioni nucleari condotte in atmosfera negli anni tra il 1952 ed il 1958. Il 36Cl permane nell'atmosfera per circa una settimana, quindi il tenore di 36Cl nei suoli e nelle acque è utile per datare reperti recenti – fino a 50 anni. 36Cl trova uso anche in altre applicazioni, quali la datazione di ghiacci e sedimenti.
Il cloro può assumere gli stati di ossidazione −1, +1, +3, +5 o +7 corrispondenti agli anioni Cl− (cloruro), ClO− (ipoclorito), ClO (clorito), ClO (clorato), o ClO (perclorato).
numero di ossidazione
−1
+1
+3
+5
+7
anione
cloruro
ipoclorito
clorito
clorato
perclorato
formula
Cl−
ClO−
ClO
ClO
ClO
struttura
Lo ione cloruro
Lo ione ipoclorito
Lo ione clorito
Lo ione clorato
Lo ione perclorato
I composti utilizzati del cloro sono tantissimi: le famiglie più note sono i cloruri, gli ipocloriti, i clorati, i perclorati in campo inorganico, le clorammine e tutti gli alogenuri organici in campo organico.
* Anidride ipoclorosa (Cl2O)
* Anidride clorosa (Cl2O3)
* Anidride clorica (Cl2O5)
* Anidride perclorica (Cl2O7)
* Acido ipocloroso (HClO) (valenza 1)
* Acido cloroso (HClO2) (valenza 3);
* Acido clorico (HClO3) (valenza 5);
* Acido perclorico (HClO4) (valenza 7);
* Acido cloridrico (HCl);
* Cloruro di sodio (NaCl);
* Cloruro di potassio (KCl);
* Cloruro di calcio (CaCl2);
* Cloruro di argento (AgCl);
* Cloruro ferroso (FeCl2);
* Cloruro ferrico (FeCl3);
* Cloruro di ammonio (NH4Cl);
* Clorato di potassio (KClO3);
* Clorato di sodio (NaClO3);
* Ipoclorito di sodio (NaClO);
* Perclorato di bario (Ba(ClO4)2);
* Perclorato di magnesio (Mg(ClO4)2);
* Perclorato di potassio (KClO4);
* Perclorato di sodio (NaClO4);
Il cloro irrita il sistema respiratorio, soprattutto in bambini e anziani. Allo stato gassoso irrita le mucose, e allo stato liquido provoca ustioni cutanee. La presenza del cloro è rilevabile elettronicamente alla concentrazione di 0,2 ppm mentre l'odore di cloro viene avvertito a concentrazioni di 3,0-3,5 ppm, ma la concentrazione letale è di circa 1000 ppm o più (il cloro fu per questo impiegato nella prima guerra mondiale come arma chimica). L'esposizione a questo gas non dovrebbe quindi superare concentrazioni di 0,5 ppm (TLV-TWA, tempo medio di 8 ore per 40 ore settimanali).
Anche l'esposizione cronica a dosi non letali di cloro può provocare malessere: 30 ppm possono provocare irritazione agli occhi, danni anche rilevanti all'apparato respiratorio e nausea, mentre 60 ppm possono provocare danni a lungo termine come ad esempio edema polmonare. L'esposizione cronica a bassi livelli di cloro indebolisce i polmoni a causa dei suoi effetti corrosivi, rendendoli vulnerabili ad altre malattie.
Esperimenti condotti sui ratti mostrano che 293 ppm di Cl2 causano la morte del 50% delle cavie.
In ambiente domestico, il cloro si sviluppa quando l'ipoclorito di sodio (o candeggina) viene miscelata con l'acido muriatico. Per contatto tra candeggina ed urina (urea), ammoniaca o altri prodotti sbiancanti possono svilupparsi vapori tossici contenenti gas cloro o tricloruro di azoto.
Le principali fonti di cloro nell'atmosfera (''WMO Global Ozone Research and Monitoring Project'' - Report No. 44, Ginevra, 1998).
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Cobalto |
Il '''cobalto''' è l'elemento chimico di numero atomico 27 e il suo simbolo è '''Co'''.
Il nome deriva probabilmente dal greco ''kobalos'', traducibile con folletto , "kobolt" in tedesco, dato dai minatori tedeschi che incolpavano i folletti di far loro trovare un metallo inutile anziché l'argento.
| È un elemento bianco-argenteo, ferromagnetico e molto duro. Il cobalto metallico è solitamente una miscela di due diverse strutture cristallografiche: ''hcp'' e ''fcc'', con una temperatura di transizione da hcp a fcc di 722 K. La configurazione termodinamicamente stabile è pertanto quella esagonale, anche se tecnologicamente risulta facile ottenere l'allotropo cubico (ad esempio realizzando film sottili di cobalto). È associato spesso con il nichel, ed entrambi sono componenti caratteristici del ferro meteorico. La sua temperatura di Curie è con 1,6~1,7 magnetoni di Bohr per atomo. Il cobalto ha una permeabilità magnetica relativa pari a due terzi di quella del ferro.
Il cobalto è chimicamente inerte; a temperatura ambiente risulta stabile nei confronti dell'aria e dell'acqua; viene lentamente attaccato dagli acidi cloridrico (HCl) e solforico (H2SO4). Gli stati di ossidazione che il cobalto può assumere sono +2, +3 e (raramente) +1.
Il 60Co, un isotopo radioattivo artificiale emettitore di raggi gamma, è impiegato nel trattamento di molti tipi di tumori.
I mammiferi hanno bisogno di piccole quantità di sali di cobalto nella dieta.
Il cobalto ed i suoi sali trovano impiego in numerosi settori ed applicazioni.
* Leghe metalliche, quali ad esempio
** quelle impiegate nella realizzazione di turbine per motori d'aereo;
** leghe ad alta resistenza alla corrosione e all'usura;
** leghe per la produzione di gioielli in oro;
** acciai per utensili ad alta velocità;
** utensili in metallo duro (detti anche "come il diamante" o Widia);
* Legante per la sinterizzazione
** utensili diamantati ottenuti inglobando particelle di diamante in una matrice metallica mediante sinterizzazione. In questo modo si ottiene una placchetta di metallo, detta settore diamantato, capace di tagliare materiali lapidei duri quali il granito. È possibile tagliare anche materiali teneri come il marmo ma si preferisce utilizzare utensili ottenuti per deposizione elettrolitica dove il diamante viene bloccato sul supporto inglobandolo nel nichel che si deposita sul corpo dell'utensile.
* Magneti e supporti magnetici per registrazioni, in lega con Fe (CoFe, materiale magneticamente duro a bassa rimanenza) ed in lega con Al e Ni (Alnico, materiale magneticamente duro ad alta rimanenza)
* Catalizzatori per le industrie petrolchimica e chimica
* Materiale di rivestimento per elettrodeposizione (galvanostegia), per il suo aspetto, la sua resistenza e la sua durezza.
* Composti disidratanti per vernici, lacche ed inchiostri
* Polveri per il rivestimento di porcellane e smalti
* Pigmenti: blu cobalto e verde cobalto
* Elettrodi per batterie d'auto
* Per la costruzione dei catodi di particolari valvole termoioniche destinate ad usi HiFi di altissimo livello. Queste particolari valvole (molto costose) hanno la particolarità unica di emettere una luce verdognola, invece del solito arancione da incandescenza tipico degli altri tipi di valvole "normali".
* È stata teorizzata la creazione della cosiddetta bomba al cobalto in cui, al momento dell'esplosione, i neutroni veloci prodotti dalla fusione termonucleare bombardano il cobalto trasmutandolo in radioattivo e disperdendolo poi nel fallout.
Il cobalto-60, radioattivo, trova impiego come sorgente di raggi gamma
* si usa nella radioterapia
* si usa per la sterilizzazione dei cibi tramite radiazione (pastorizzazione a freddo)
* si usa nella radiografia industriale per il rilevamento di anomalie strutturali in manufatti in metallo.
* si usa per misurare il livello di acciaio liquido in lingottiera nel processo di colata continua abbinato a uno scintillatore
Il suo uso come tracciante radioattivo è molto diffuso perché è facile da produrre; si ottiene infatti esponendo cobalto naturale ai neutroni prodotti da un reattore nucleare.
File:Bristol.blue.glass.arp.750pix.jpg|Oggetti in vetro al cobalto (da cui la colorazione blu)
File:Cobalt Blue.JPG|Blu cobalto
File:Vert de cobalt.jpg|Verde cobalto
File:Cobalt-60.jpg|Cobalto-60
Il Cobalto si trova in molti organismi viventi, esseri umani compresi. Un contenuto di cobalto da 0,13 a 0,30 parti per milione nel suolo migliora nettamente la salute degli animali da cortile. Il Cobalto è un elemento fondamentale nella vitamina B12.
Il cobalto era noto fin dall'antichità per i suoi composti che coloravano il vetro di un blu molto bello.
George Brandt (1694-1768) è considerato lo scopritore del cobalto: la data della scoperta varia a seconda della fonte, ma è tra il 1730 e il 1737. Egli fu in grado di dimostrare che il cobalto era la fonte del colore blu nel vetro, che invece era in precedenza attribuito al bismuto presente insieme al cobalto.
Durante il XIX secolo, il blu cobalto venne prodotto dalla norvegese Blaafarveværket (70-80% della produzione mondiale), seguita dalla produzione dell'industriale tedesco Benjamin Wegner.
Nel 1938, John Livingood e Glenn Seaborg scoprirono il cobalto-60.
La parola cobalto deriva dal tedesco ''kobalt'' o ''kobold'', cioè spirito diabolico (i minatori chiamarono così il minerale di cobalto perché è velenoso e può contaminare altri minerali, come quelli di nichel). Secondo altri può derivare dal greco ''kobalos'', che significa ''folletto'': è possibile che le parole ''kobold'', ''goblin'' e ''cobalt'' abbiano tutte lo stesso etimo.
Il cobalto non si trova allo stato puro metallico, ma solo come minerale, e non viene estratto da solo ma come sottoprodotto della estrazione di rame o nichel. I più importanti minerali di cobalto sono la Heterogenite, la cobaltite, l'eritrite, il glaucodoto e la skutterudite. I maggiori produttori al mondo di cobalto sono la Repubblica Democratica del Congo, la Cina, lo Zambia, la Russia e l'Australia.
I maggiori produttori di cobalto nel 2019
Posizione
Paese
Produzione (tonnellate)
1
100000
2
6300
3
5740
4
5100
5
3800
6
3400
7
3340
8
2910
9
2500
10
2300
Dati i molti stati di ossidazione, esistono in natura molti composti del cobalto. Gli ossidi sono antiferromagnetici a bassa temperatura: CoO (temperatura di Néel: 291 K) e Co3O4 (temperatura di Néel: 40 K).
Il cobalto naturale è composto di un solo isotopo stabile, 59Co. Sono stati catalogati 22 radioisotopi del cobalto, di cui i più stabili sono 60Co con una emivita di 5,2714 anni, 57Co con 271,79 giorni, 56Co con 77,27 giorni e 58Co con 70,86 giorni. Tutti gli altri hanno tempi di dimezzamento di meno di 18 ore, e la maggior parte di meno di un secondo. Il cobalto ha anche 4 meta stati, tutti con emivite di meno di 15 minuti.
Il peso atomico degli isotopi di cobalto varia da 50 (50Co) a 73 (73Co). Il modo di decadimento principale prima dell'isotopo stabile più abbondante, 59Co, è la cattura elettronica, mentre oltre il 59Co il modo di decadimento più frequente è il decadimento beta. Il prodotto di decadimento più frequente prima del 59Co sono isotopi di ferro, mentre dopo di esso il decadimento dà isotopi di nichel.
Il cobalto metallico in polvere può infiammarsi spontaneamente all'aria. I composti del cobalto vanno maneggiati con cautela, data la loro lieve tossicità.
Il 60Co, radioattivo, è un potente emettitore di raggi gamma, pertanto l'esposizione ad esso aumenta il rischio di cancro. Ingerito, viene eliminato dai tessuti solo lentamente. Il 60Co può prodursi a partire dal nichel e dagli isotopi stabili del cobalto per effetto dell'irraggiamento neutronico sia entro i reattori nucleari, sia in caso di utilizzo di armi nucleari per i neutroni emessi da queste. Esistono (a livello prettamente teorico) armi nucleari appositamente progettate per aumentare la quantità di 60Co dispersa nell'ambiente attraverso il fall-out.
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Cerio |
Il '''cerio''' è l'elemento chimico di numero atomico 58 e il suo simbolo è '''Ce'''.
Si tratta di un metallo, duttile, di colore bianco-argenteo. Si ossida rapidamente quando esposto all'aria ed è abbastanza morbido da essere tagliato con un coltello. Il cerio è il secondo elemento della serie dei lantanidi e, mentre spesso mostra lo stato di ossidazione +3 caratteristico della serie, eccezionalmente si presenta anche con uno stato di ossidazione +4 che non si ossida in acqua. È anche tradizionalmente considerato uno degli elementi delle terre rare. Analogamente ad altri lantanoidi di inizio serie quali lantanio, praseodimio e neodimio, il cerio ha un ruolo biologico essenziale nell'ambito del metabolismo di alcuni batteri. Non ha alcun ruolo noto nella biochimica degli eucarioti e quindi anche dell'uomo, per il quale è moderatamente tossico.
Nonostante si trovi sempre in combinazione con gli altri elementi delle terre rare, in minerali come la monazite e la bastnäsite, il cerio è facile da estrarre, grazie alla sua capacità unica tra i lantanidi di essere ossidato allo stato +4. È il più comune dei lantanidi, seguito dal neodimio, dal lantanio e dal praseodimio. È il 26º elemento più abbondante, costituendo 66 ppm della crosta terrestre, la metà del totale del cloro e il quintuplo del piombo.
Il cerio è stato il primo dei lantanidi ad essere scoperto nel 1803, grazie al lavoro degli svedesi Jöns Jacob Berzelius e Wilhelm Hisinger e indipendentemente da Martin Heinrich Klaproth in Germania, nel 1839 è stato isolato da Carl Gustav Mosander. Il cerio e suoi composti hanno una varietà di impieghi: ad esempio, l'ossido di cerio viene utilizzato per lucidare il vetro ed è una parte importante dei convertitori catalitici. Si trova anche negli accendini per le sue proprietà piroforiche.
| Il cerio è un elemento metallico, argenteo, appartenente al gruppo dei lantanoidi. Utilizzato in alcune leghe a base di terre rare, per colore e lucentezza somiglia al ferro ma è più tenero, duttile e malleabile; all'aria si ossida rapidamente.
Fra gli elementi delle terre rare, solo l'europio è più reattivo del cerio. È attaccato rapidamente da soluzioni alcaline e da acidi, sia diluiti sia concentrati. Il metallo puro può facilmente prender fuoco se graffiato con una lama.
A causa della relativa vicinanza dell'orbitale 4f con gli orbitali più esterni, il cerio presenta interessanti caratteristiche chimiche variabili. Ad esempio la compressione o il raffreddamento di questo metallo ne cambiano lo stato di ossidazione, che passa approssimativamente da 3 a 4.
Nello stato di ossidazione +3, è denominato ceroso mentre nello stato di ossidazione +4 è detto cerico.
I sali cerici del cerio (IV) sono giallastri o rosso-arancioni mentre i sali cerosi del cerio (III) sono normalmente bianchi.
Utilizzi del cerio:
=== In metallurgia ===
* il cerio è utilizzato nella produzione delle leghe di alluminio e di alcuni acciai.
* L'aggiunta di cerio alle fusioni in ghisa evita la grafitizzazione e consente la produzione di ghisa malleabile.
* Negli acciai, può aiutare a ridurre solfuri e ossidi, inoltre consente la degasazione.
* Viene utilizzato nella produzione degli acciai inossidabili come agente indurente per precipitazione.
* Nelle leghe di magnesio, una percentuale di cerio fra il 3 ed il 4%, insieme allo 0,2-0,6% di zirconio, aiuta a ridurre la granularità e consente la realizzazione di fusioni di forme complesse, aumentando inoltre la resistenza al calore.
* Viene utilizzato in leghe per magneti permanenti.
* È un componente del Mischmetal, abbondantemente utilizzato nella produzione di leghe ad alta piroforicità per accendisigari.
Inoltre:
* Il cerio è anche utilizzato nelle lampade ad arco voltaico, particolarmente nell'industria del cinema.
* Il solfato cerico è ampiamente utilizzato come agente ossidante volumetrico nell'analisi quantitativa.
* Composti di cerio sono utilizzati nella produzione del vetro, sia come componenti sia come decoloranti.
* Composti di cerio sono anche utilizzati per produrre smalti colorati.
* Composti del cerio(III) e cerio(IV) hanno un utilizzo come catalizzatori nella sintesi di composti organici.
=== Ossido di cerio ===
Vedi Ossido di cerio(III) e Ossido di cerio(IV)
Il cerio fu scoperto nel 1803 in Svezia da Jöns Jacob Berzelius e Wilhelm Hisinger ed in Germania, indipendentemente, da Martin Heinrich Klaproth.
Il nome ''cerio'' venne dato da Berzelius dal nome del pianeta nano Cerere, scoperto due anni prima (1801).
Fra gli elementi delle terre rare, il cerio è l'elemento più abbondante nella crosta terrestre, nella percentuale approssimativa dello 0,0046% (ovvero 49 ppm).
È contenuto in un certo numero di minerali, i più importanti dei quali sono l'allanite (Ca, Ce, La, Y)2(Al, Fe)3(SiO4)3(OH), la monazite (Ce, La, Th, Nd, Y)PO4, la bastnasite (Ce, La, Y)CO3F, l'hydroxylbastnasite (Ce, La, Nd)CO3(OH, F), il rhabdophane (Ce, La, Nd)PO4-H2O e la synchysite Ca(Ce, La, Nd, Y)(CO3)2F.
Fra tutti questi, i più importanti industrialmente sono la monazite (prevalentemente sotto forma di giacimenti di sabbie monazitiche) e la bastnasite. Nella maggior parte dei casi, la preparazione del cerio avviene per mezzo di processi di separazione a scambio ionico. Si prevede che i depositi di monazite, allanite e bastnasite saranno in grado di fornire cerio, torio ed altri elementi delle terre rare ancora per molti anni.
Il cerio è caratterizzato da due comuni stati di ossidazione +3 e +4.
Il composto più comune è l'ossido di cerio(IV) (CeO2), utilizzato come agente lucidante oltre che come catalizzatore, incorporato nelle pareti dei forni autopulenti. Il solfato di cerio(IV) e ammonio (NH4)2Ce(SO4)3 e il nitrato di cerio(IV) e ammonio (ceric ammonium nitrate o CAN, (NH4)2Ce(NO3)6) sono due comuni reagenti ossidanti utilizzati nelle titolazioni.
Il cloruro di cerio(III), CeCl3, viene impiegato per facilitare le reazioni sui gruppi carbonili in chimica organica. Altri composti importanti sono il carbonato di cerio(III) (Ce2(CO3)3), il fluoruro di cerio(III) (CeF3) e il solfato di cerio(IV) (solfato cerico, Ce(SO4)2).
In natura il cerio è composto di tre isotopi stabili e uno radioattivo; 136Ce, 138Ce, 140Ce e 142Ce, di cui il 140Ce è il più abbondante (abbondanza naturale 88,48%): l'emivita dell'isotopo radioattivo naturale 142Ce è di anni. Sono stati creati in laboratorio altri 26 radioisotopi: i più stabili fra essi sono 144Ce con emivita di 284,893 giorni, 139Ce con 137,640 giorni e 141Ce con 32,501 giorni. Tutti gli altri radioisotopi hanno emivite di meno di 4 giorni e la gran parte di essi non arriva a 10 minuti. Questo elemento ha anche due stati meta.
Gli isotopi del cerio hanno peso atomico che va da 123 (123Ce) a 152 (152Ce).
Il cerio, come tutte le terre rare, è moderatamente tossico. È un forte riducente e si incendia spontaneamente all'aria se riscaldato fino a . Il cerio può reagire con lo zinco in modo esplosivo e la sua reazione con il bismuto e l'antimonio è molto esotermica. I fumi esalanti da incendi di cerio sono tossici. Non si deve usare acqua per spegnere incendi di cerio, perché dalla reazione chimica fra cerio e acqua si sprigiona idrogeno, che è altamente infiammabile. Lavoratori esposti al cerio hanno accusato prurito, sensibilità al calore e lesioni cutanee; animali cui sono state iniettate forti dosi di cerio sono morti per collasso cardiovascolare.
L'ossido di cerio (IV) è un potente ossidante ad alte temperature e reagisce con materiale organico combustibile. Anche se il cerio in sé non è radioattivo, il cerio commercialmente disponibile può contenere tracce di torio, che invece lo è. Il cerio non svolge alcun ruolo biologico noto negli organismi viventi.
* Al cerio è dedicato uno dei racconti de ''Il sistema periodico'' di Primo Levi.
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Cadmio |
Il '''cadmio''' è l'elemento chimico di numero atomico 48 e il suo simbolo è '''Cd'''. Di aspetto metallico, è tossico e relativamente raro; tenero, bianco-argenteo con riflessi azzurrognoli. Si trova nei minerali dello zinco e trova largo impiego nelle pile ricaricabili.
| Il cadmio è un metallo bivalente dall'aspetto argenteo con riflessi azzurrognoli; è malleabile, duttile e tenero al punto che può essere tagliato con un normale coltello. Sotto molti aspetti assomiglia allo zinco ma tende a formare composti più complessi di quest'ultimo; così come lo zinco è simile al calcio, il cadmio ha caratteristiche simili allo stronzio, ma una minore reattività.
Come lo zinco, nei suoi composti ha numero di ossidazione +2. Sono noti alcuni rari casi in cui ha numero di ossidazione +1.
Circa tre quarti della quantità di cadmio prodotta vengono usati nelle pile al nichel-cadmio, mentre il quarto rimanente è principalmente usato per produrre pigmenti, rivestimenti e stabilizzanti per materie plastiche.
Tra gli altri usi si annoverano:
* L'impiego in leghe metalliche bassofondenti e per saldatura
* L'impiego in leghe metalliche ad alta resistenza all'usura
* L'impiego nelle ''cadmiature'', ovvero nel rivestimento di materiali con una pellicola di cadmio metallico tramite elettrodeposizione
* Come barriera per controllare le reazioni di fissione nucleare
* Composti del cadmio sono usati per produrre i fosfori dei televisori in bianco e nero e i fosfori blu e verdi dei televisori a colori
* Il solfuro di cadmio è un pigmento giallo
* L'impiego in alcuni semiconduttori
* Alcuni composti del cadmio sono degli stabilizzanti per il PVC
* È stato usato per costruire il primo rivelatore di neutrini
Il cadmio (dal latino ''cadmia'', a sua volta dal greco καδμεία ''kadmeia'', calamina = scaglia di laminazione) fu scoperto nel 1817 in Germania da Friedrich Strohmeyer, che lo individuò tra le impurità della calamina, un minerale a base di carbonato di zinco, notando che alcuni campioni impuri di calamina cambiavano colore per riscaldamento, a differenza della calamina pura.
Benché il cadmio e i suoi composti siano molto tossici, la farmacopea britannica (''British Pharmaceutical Codex'') del 1907 elenca lo ioduro di cadmio tra i medicinali per curare "le giunture ingrossate, la scrofola e i geloni".
Nel 1927 la Conferenza Internazionale dei Pesi e delle Misure ridefinì il metro come volte la lunghezza d'onda della linea rossa dello spettro del cadmio e tale definizione restò in vigore fino a quando fu sostituita da quella basata sul kripton.
Il cadmio è stato anche il protagonista di un grande inquinamento del suolo e delle acque in Giappone che ha causato l'insorgere della malattia itai-itai.
I minerali di cadmio sono rari e si trovano in piccole quantità. Esistono anche alcuni rari minerali del cadmio quali il solfuro (greenockite) e il carbonato basico (otavite). La greenockite (CdS), l'unico minerale di cadmio importante, è quasi sempre associata alla sfalerite (ZnS). Perciò il cadmio viene estratto in genere come sottoprodotto dell'estrazione e della raffinazione dello zinco e, in minor misura, del piombo e del rame. Piccole quantità di cadmio (circa il 10% del consumo totale) provengono dal riciclaggio di rottami di ferro e d'acciaio. La produzione di cadmio negli Stati Uniti cominciò nel 1907, ma l'uso corrente di questo elemento cominciò soltanto dopo la prima guerra mondiale.
Il cadmio che si trova in natura consiste di sei isotopi stabili. Del cadmio sono stati inoltre individuati 27 radioisotopi di cui i più stabili sono 113Cd con un'emivita di anni, 109Cd (462,6 giorni) e 115Cd (53,46 ore). Tutti gli altri hanno tempi di dimezzamento inferiori a 2,5 ore e la maggior parte di loro inferiore a 5 minuti. Questo elemento ha inoltre 8 metastati di cui i più stabili sono 113mCd (emivita: 14,1 anni), 115mCd (44,6 giorni) e 117mCd (3,36 ore).
Gli isotopi del cadmio hanno un peso atomico che va da 96,935 (97Cd) a 137,934 (138Cd). La principale modalità di decadimento degli isotopi più leggeri di 112Cd è la cattura elettronica con conseguente trasformazione in argento, per gli altri è il decadimento beta con trasformazione in indio.
Il cadmio non riveste alcun ruolo biologico nel corpo umano. Sia esso sia i suoi composti sono tossici perfino a basse concentrazioni e tendono ad accumularsi negli organismi e negli ecosistemi.
I lavoratori a rischio sono:
* Addetti alla produzione di leghe contenenti cadmio
* Addetti alla cadmiatura di oggetti metallici
* Addetti alla lavorazione di pigmenti contenenti cadmio
* Addetti alla saldatura ad elettrodi (elettrodi contenenti cadmio)
Nel maneggiare il cadmio e i suoi composti è perciò importante lavorare sotto una cappa aspirante in modo da non inalarne i vapori.
L'esposizione a lungo termine al cadmio dei lavoratori dei bagni galvanici per cadmiatura produce seri problemi di tossicità.
Le polveri di cadmio vengono assorbite soprattutto per via inalatoria e in minima parte tramite cute e mucose. Una volta assorbito, il cadmio si lega ai globuli rossi e alle proteine plasmatiche per poi accumularsi nel fegato e nei reni. In questi organi può permanere anche per diversi anni, rendendo difficile il monitoraggio biologico dell'esposizione acuta. Una volta depositato, il cadmio viene smaltito assai lentamente attraverso la via fecale e urinaria.
=== Patogenesi ===
Il cadmio plasmatico si lega principalmente alla metallotioneina, una proteina plasmatica contenente diversi gruppi sulfidrilici; la proteina contenente cadmio viene eliminata attraverso la filtrazione glomerulare per poi essere riassorbita dalle cellule del tubulo prossimale, nelle quali provoca tossicità. La larga quota riassorbita spiega perché nelle fasi iniziali dell'esposizione il cadmio venga debolmente escreto con le urine (escrezione comunque significativa); successive e durature esposizioni fanno sì che la tossicità sulle cellule tubulari porti all'incapacità da parte del rene di riassorbire il cadmio escreto, con cadmiuria rilevante.
=== Esposizione acuta ===
Un'esposizione a polveri di cadmio pari a 5 mg/m³ è letale in circa 8 ore; esposizioni pari a 1 mg/m³ possono invece dare una tossicità rilevante a livello dell'albero respiratorio, con dispnea, tosse, febbre e astenia. L'ingestione di alimenti contaminati con cadmio provoca invece una sindrome gastroenterica caratterizza da diarrea, nausea, vomito e disidratazione.
=== Esposizione cronica ===
Per la tipica patogenesi, il bersaglio principale del cadmio è il rene. La malattia derivante è una glomerulopatia e una tubulopatia e conseguente proteinuria. Con il tempo si instaura anche aminoaciduria, glicosuria, iperfosfaturia e calciuria. Quest'ultimo elemento è il principale responsabile dei quadri di osteoporosi, osteomalacia e calcolosi delle vie urinarie presenti nei soggetti cronicamente esposti al cadmio. Le polveri e i fumi di cadmio sono inoltre chiamati in causa come induttori di enfisema polmonare e carcinoma polmonare. Altri quadri caratteristici sono l'atrofia delle mucose nasali e conseguente anosmia. Vi può inoltre essere anemia ferrocarenziale per riduzione dell'assorbimento del ferro, epatopatia e colorazione giallognola dello smalto dentale.
=== Indicatori di dose ===
L'unico indicatore di dose disponibile è il cadmio urinario. Come descritto nel paragrafo "patogenesi", il cadmio urinario viene escreto sia nelle prime fasi di esposizione sia quando sopraggiunge il danno renale. Inoltre per l'immagazzinamento nel parenchima epatico e renale, la cadmiuria può rimanere elevata anche dopo molto tempo dall'esposizione. Per questo, la cadmiuria è un buon indicatore di dose solo se contestualizzato all'interno di una precisa anamnesi lavorativa.
=== Indicatori di effetto ===
La nefropatia da cadmio provoca l'escrezione di diverse proteine a basso peso molecolare. Per questo, se vi è cadmiuria, ritrovare queste proteine a livello renale è un indicatore tipico di danno renale. Tra queste hanno particolare importanza la N-acetil-glucosaminidasi e la proteina legante il retinolo; il danno renale cronico può essere sospettato ogni qualvolta la proteinuria rimanga elevata anche dopo cessata esposizione al cadmio.
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Coordinate celesti |
Punti delle coordinate celesti
Le '''coordinate celesti''' servono per identificare la posizione degli astri sulla sfera celeste. Alternativamente, visto che nella realtà essi hanno distanze diverse da noi, le coordinate celesti individuano una ''direzione orientata'', ossia una semiretta originata dall'osservatore e passante per l'astro.
| Le coordinate altazimutali rispetto ad un osservatore sulla Terra posta al centro dell'Universo
Le ''coordinate orizzontali'', chiamate anche ''coordinate altazimutali'', dipendono dalla posizione relativa dell'osservatore rispetto all'astro e sono riferite all'osservatore, presupposto immobile rispetto alla Terra in movimento; quindi, per ogni astro (in movimento relativo rispetto alla Terra), variano continuamente nel tempo.
Si prendono come riferimenti:
* l''orizzonte'', la circonferenza massima che separa l'emisfero celeste visibile da quello non visibile;
* il ''meridiano locale'', la circonferenza massima passante per lo zenit dell'osservatore e per i poli, che incontra l'orizzonte nei punti Nord e Sud;
* il ''piede'' dell'astro, punto dell'orizzonte più vicino all'astro, corrispondente al punto dell'orizzonte individuato dal meridiano passante per l'astro.
Quindi come coordinate si ottengono:
* Come ordinata: l''altezza'' (h) è la distanza angolare dell'astro dall'orizzonte, e varia tra -90° e +90°.
* Come ascissa: l''azimut'' (A) è la distanza angolare tra il punto Nord e il piede dell'astro (corrispondente alla distanza angolare tra meridiano locale e meridiano passante per l'astro), misurata in senso orario, e varia tra 0° e 360°.
Le circonferenze minori formate dai punti di uguale altezza sono i ''cerchi d'altezza'' o ''almucantarat''.
Le semicirconferenze massime comprendenti i punti di un dato azimut si chiamano ''verticali''.
A volte, al posto dell'altezza si usa la ''distanza zenitale'' (z), che è la distanza angolare dell'astro dallo zenit dell'osservatore e che varia da 0° a 180°. Pertanto ''z'' è l'angolo complementare di ''h'', infatti ''z'' + ''h'' = 90°.
Esistono due tipi di coordinate equatoriali: si parla, infatti, di ''sistema equatoriale fisso'' (detto anche sistema a ''coordinate equatoriali orarie'') e di ''sistema equatoriale mobile'' (detto anche sistema a ''coordinate equatoriali celesti'').
=== Coordinate equatoriali orarie ===
Nel primo sistema equatoriale si prendono come riferimenti
* come piano di riferimento l'equatore celeste, ossia l'intersezione del piano dell'equatore terrestre con la sfera celeste
* come punto di riferimento si sceglie il punto di mezzocielo M, che è l'intersezione del meridiano locale e dell'equatore celeste.
Dunque, le coordinate del sistema equatoriale fisso sono:
* l''angolo orario'', che è la distanza angolare tra il punto di mezzocielo M e l'intersezione del meridiano celeste passante per l'astro con l'equatore celeste; si misura in ore, minuti e secondi (0^h, 24^h) a partire dal punto M in senso orario;
* la ''declinazione'', ossia la distanza angolare tra l'intersezione del meridiano celeste per l'astro e l'equatore celeste e l'astro stesso, misurata lungo il meridiano celeste; si misura in gradi, primi e secondi (0°,90°) a partire dall'equatore celeste fino ai poli celesti, e si parla di declinazione positiva nell'emisfero boreale e di declinazione negativa in quello australe.
Mentre la declinazione non cambia con l'osservatore, l'angolo orario sì.
=== Coordinate equatoriali celesti ===
Si introduce un altro sistema di riferimento, il sistema equatoriale mobile, in cui le coordinate non variano con la posizione dell'osservatore, che permette quindi una localizzazione completamente indipendente dalla posizione di questi, e col moto diurno della sfera celeste.
Si prendono come riferimenti:
* l''equatore celeste'';
* i ''cerchi orari'' (o meridiani);
* il ''punto d'ariete'' (γ), ossia una delle due intersezioni dell''eclittica'' (il piano su cui giace il moto apparente del Sole rispetto alla Terra che è inclinato rispetto all'equatore celeste di un angolo di 23° 26' 32″) con l'equatore celeste: è il punto in cui il sole passa dalla semisfera sud a quella nord.
Le coordinate sono:
* la ''declinazione'' (δ) di un astro è la sua distanza angolare dall'equatore celeste (da -90°, al polo sud, a +90° al polo nord);
* l''ascensione retta'' (α) di un astro è la distanza angolare tra il punto d'ariete e l'intersezione del suo cerchio orario con l'equatore celeste; si misura a partire dal punto d'ariete in senso antiorario in gradi (0°, 360°) o equivalentemente in ore ponendo 1h = 15°.
A volte, al posto della declinazione si usa la '''distanza polare''' (p), che è la distanza angolare dell'astro dal polo nord celeste e che varia da 0° a 180°. In ogni caso, trattandosi di angoli complementari, p + δ = 90°.
Per passare dalle coordinate di un sistema di riferimento a quelle di un altro bisogna effettuare delle trasformazioni matematiche.
* Per convertire l''ascensione retta'' (α) (coordinate equatoriali celesti) in ''angolo orario'' (H) (coordinate equatoriali orarie) è necessario conoscere il proprio tempo siderale (TS):
:
* Per convertire la ''declinazione'' (δ) (coordinate equatoriali) in ''altezza'' (h) (coordinate altazimutali) è necessario conoscere la propria latitudine (φ) e l''angolo orario'' (H) e applicare la seguente espressione:
:
* Per ottenere l''azimut'' (A) (coordinate altazimutali) a partire dall''angolo orario'' (H) è necessario conoscere la propria latitudine (φ) e la ''declinazione'' (δ) e applicare la seguente espressione:
con Z = angolo azimutale.
Le coordinate galattiche prendono come piano di riferimento quello galattico, che forma un angolo di 62°41' con l'equatore celeste, e come direzione di origine quella del centro galattico individuato dalle misure di radioastronomia e collocato nella costellazione del Sagittario (α=17h 42m 30s, e δ=-28°55'18″).
Questi riferimenti permettono di definire un polo nord ed un polo sud galattico tramite la direzione normale al piano galattico e passante per il Sole. Il polo nord galattico ha coordinate equatoriali α=12h 49m e δ=+27° 24'.
Si definiscono una longitudine galattica (l) ed una latitudine galattica (b), entrambe misurate in gradi.
La latitudine galattica è misurata sui cerchi massimi passanti per i poli e varia da b=-90° (polo sud galattico) a b=+90° (polo nord galattico).
La longitudine galattica varia da l=0° (centro della galassia) a l=360° ed è crescente nel verso di rotazione della Via Lattea (vista dal polo nord la longitudine cresce in senso antiorario).
A causa dei movimenti a lungo termine della Terra (primo fra tutti quello conosciuto col nome di precessione degli equinozi), gli astri non hanno coordinate celesti del tutto fisse ma si spostano col tempo. Questo movimento è indipendente dal moto proprio delle stelle, perché si tratta di un movimento dell'osservatore piuttosto che dell'astro. Ad occhio nudo e su scale di pochi anni è impercettibile, ma per le osservazioni astronomiche si pone il problema di specificare a quale istante una coordinata si riferisce. È stato perciò inventato il concetto di epoca: tutte le coordinate si specificano rispetto ad un'epoca, ed esistono algoritmi per passare da un'epoca all'altra.
Nonostante l'entità dello spostamento possa apparire irrisoria su brevi periodi, su una scala di tempo di millenni esso può portare a notevoli variazioni nelle posizioni degli astri; ad esempio, tra circa 13000 anni il polo nord celeste sarà indicato da Vega, e non più dalla Stella Polare.
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Legge di conservazione della quantità di moto | Un esempio della conservazione della quantità di moto
In fisica, la '''legge di conservazione della quantità di moto''' è una legge di conservazione che stabilisce che la quantità di moto totale di un sistema isolato è costante nel tempo. La condizione di isolamento si esprime nel fatto che sia nulla la risultante delle forze esterne. Il principio deriva dall'ipotesi di omogeneità dello spazio.
Il principio è citato nei casi in cui si abbiano sistemi in cui agiscono unicamente le forze interne, come avviene ad esempio in molti fenomeni di urto o esplosione. Più in generale, permette di considerare la quantità di moto di un sistema come una costante del moto.
La legge di conservazione può essere applicata in molti più casi rispetto al principio di conservazione dell'energia meccanica. Questo perché le forze interne agenti sul sistema sono in grado di alterare l'energia meccanica del sistema ma, trattandosi di mutue interazioni tra i corpi che si annullano vicendevolmente per il principio di azione e reazione, non variano la quantità di moto totale del sistema.
| Si supponga di avere un sistema con un numero di punti materiali di masse e velocità . La quantità di moto del sistema è data da:
:
Se si deriva rispetto al tempo, tenendo conto che la massa dei punti non varia nel tempo, si trova
:
infatti:
*: la risultante delle forze esterne è nulla, che è vero per ipotesi.
* : la somma delle forze interne è anch'essa nulla poiché, per il terzo principio della dinamica, un corpo che eserciti una forza sul corpo riceve una uguale di modulo e direzione ma di verso opposto.
Dalla nullità della derivata è possibile concludere che , ovvero la tesi.
La legge di conservazione della quantità di moto in un sistema di '''' punti materiali è un caso particolare, ossia , della prima equazione cardinale della dinamica, secondo cui la risultante delle forze esterne è uguale alla variazione della quantità di moto totale del sistema rispetto al tempo.
=== Centro di massa e conservazione della quantità di moto ===
Il principio è anche applicabile al centro di massa di un sistema di punti materiali. Infatti, la quantità di moto del centro di massa corrisponde al prodotto tra la massa totale del sistema e la velocità del centro di massa :
:
A questo punto, la conservazione della quantità di moto è conseguenza del caso di del teorema del centro di massa, enunciato come:
:
Un'applicazione molto comune della legge di conservazione di quantità di moto in fisica sono le situazioni di collisione tra due corpi, ovvero gli urti.
=== Quantità di moto per un sistema di corpi ===
La quantità di moto si conserva in un sistema di corpi puntiformi. Nel generico caso di urto tra il ''punto materiale 1'' e il ''punto materiale 2'', grazie alla legge di conservazione della quantità di moto, si può scrivere che
dove:
* e sono le rispettive masse del ''corpo 1'' e del ''corpo 2''
* e sono le velocità dei corpi prima dell'urto;
* e sono le velocità dei corpi dopo l'urto.
Se si tratta di urto centrale, ovvero se le velocità dei due punti materiali si trovano sulla stessa retta e quindi i corpi si muovono lungo un'unica dimensione, l'equazione precedente può essere riscritta come:
Altrimenti, se entrambi i punti si muovono lungo due dimensioni, l'equazione si differenzia per le due componenti:
=== Quantità di moto di un corpo puntiforme in movimento ===
Se, invece di guardare il moto del sistema, si considera il moto del singolo punto materiale, allora non si verifica più conservazione di quantità di moto. Infatti, in questo caso la variazione di quantità di moto del corpo non è nulla, ma determina l'impulso che la forza , che mette in moto il corpo puntiforme, genera sul punto materiale nell'intervallo di tempo . Lo si dimostra partendo dal secondo principio della dinamica:
, da cui si ha che .
Integrando nell'intervallo di tempo, si ottiene
, cioè
.
La formula appena dedotta descrive il teorema dell'impulso.
In idraulica la legge di conservazione della quantità di moto è conosciuta anche come ''equazione globale dell'equilibrio dinamico''. Essa viene descritta dalla formula:
:
Dove i termini hanno il seguente significato:
* rappresenta la somma di tutte le forze di campo, che, in assenza di altri contributi oltre quello del campo gravitazionale terrestre, corrisponde al peso del fluido contenuto nel volume ''',''' per cui vale
* rappresenta la risultante delle forze esterne superficiali, sostanzialmente la spinta che la superficie di contorno esercita sul fluido;
* rappresenta la differenza della quantità di moto posseduta dalla massa entrante e quella uscente nell'unità di tempo, nel volume di controllo . Da notare che e , che si considerano generalmente come quantità di moto, sono in realtà quantità di moto nell'unità di tempo, e quindi sarebbe più preciso indicarle come flussi di quantità di moto ''';'''
* è la risultante delle inerzie locali, che variano in relazione al comportamento della velocità e della densità nel tempo, in tutti i singoli punti del volume ''''''. Questo integrale dà un contributo all'equazione nel momento in cui siamo in condizioni di moto vario, poiché, se il moto fosse permanente, il suo risultato sarebbe nullo.
=== Caratteristiche ===
* Questa equazione consiste una relazione vettoriale fra quantità che sono tutte forze, infatti la loro unità di misura è il Newton, ed dipendono dai valori che le grandezze in gioco assumono nei punti interni al volume , mentre , e dipendono solo dalle condizioni che si verificano alla superficie di contorno.
* Dato il modo con cui si deduce l'equazione (spiegato in seguito), non ci sono limitazioni al suo impiego; vale per fluidi sia comprimibili che incomprimibili, per moti in regime laminare ovvero turbolento;
* Ogni problema di tipo dinamico viene ricondotto ad uno di equilibrio statico, a patto che alle forze di massa e superficie agenti effettivamente sul fluido si aggiunga un sistema di forze fittizie che permetta di considerare le inerzie, ovvero le forze di inerzia locali e i flussi di quantità di moto;
* In condizioni di moto permanente, cioè quando , per un fluido incomprimibile, l'equazione risulta indipendente dalle caratteristiche del moto all'interno del volume considerato, bensì dipende solamente dalla distribuzione degli sforzi e della velocità sulla superficie di contorno.
===Dimostrazione===
Il modo più conveniente per determinare l'azione del fluido è quello di prendere in considerazione un volume di controllo , finito, delimitato da una superficie chiusa che chiamiamo . Ora, sappiamo che per ogni elemento infinitesimo del fluido vale l'equazione indefinita del movimento, pertanto si moltiplica ogni termine per , si integrazione su tutto il volume considerato e infine si fa uso del teorema di Green, che mette in relazione gli integrali di volume con quelli di superficie. Per il teorema del tetraedro di Cauchy, è possibile scrivere che , pertanto si ottiene che:
Ragionando sul termine , tramite la regola di derivazione euleriana esso si può scrivere come
inoltre si nota che l'argomento delle parentesi quadre corrisponde a , che, per l'equazione di continuità è:
Tenendo presente che , si arriva al seguente risultato:
.
Passando, quindi, alla risoluzione dell'integrale di volume definito sopra, si applica ancora una volta il teorema di Green:
in cui osserviamo che i termini nella parentesi del secondo integrale, a secondo membro, si possono scrivere, in forma più compatta, come , che è la componente della velocità in direzione normale alla superficie. Quindi l'equazione diventa
Da qui, tenendo conto delle espressioni ricavate sopra, si ottiene l'equazione globale dell'equilibrio dinamico.
Ricapitolando:
* è il volume di controllo
* è la densità, che per l'acqua vale 1000 kg/m³
* è il contorno della superficie chiusa
* è la velocità
* rappresenta il vettore delle forze di campo gravitazionali
* la normale al generico punto della superficie di contorno, presa con segno positivo se rivolta verso l'interno.
===Esempi===
==== Affondamento di un corpo ====
La legge di conservazione della quantità di moto può essere applicata ad un oggetto semplice che galleggia, come un iceberg. Se consideriamo un corpo che galleggia nell'acqua e vogliamo calcolare il suo affondamento possiamo ricorrere al principio di conservazione della quantità di moto. Per l'uso pratico possiamo scomporre le forze lungo i tre assi principali, , e :
Lungo gli assi e , cioè sul piano orizzontale, le forze saranno uguali e si annulleranno a vicenda, visto che non si considera l'oggetto in movimento, il flusso sarà nullo, pertanto non dovremo considerare nulla.
Lungo l'asse saranno da equipararsi le forze gravitazionali dell'oggetto con quelle relative alla spinta esercitata dall'acqua. Possiamo scrivere:
:
Considerando che:
:
:
Pertanto possiamo confrontare le due forze:
:
:
Infine possiamo calcolare l'affondamento ''z''' del nostro oggetto come:
:
Cioè abbiamo dimostrato come l'affondamento di un qualsiasi cosa nell'acqua sia relativo al rapporto di densità relativa dei due, moltiplicata per la lunghezza dell'oggetto perpendicolare alla superficie del pelo libero dell'acqua. Nel caso di un iceberg, una volta che conosciamo la sua geometria, possiamo considerarlo come somma di cilindri di varia altezza , e quindi calcolare il suo affondamento.
====Spinta su una tubazione curva====
Vi sono molti esempi pratici nell'uso di questa legge, come il calcolo della spinta su una tubazione curva entro cui passa una corrente in moto permanente di un liquido incomprimibile. Immaginiamo di voler calcolare la spinta su una parete AA-BB di questa tubazione. Si applica l'equazione globale dell'equilibrio dinamico al volume di liquido compreso tra le due sezioni (AA e BB); la spinta sulla superficie di contorno può essere scritta come , dove è la spinta che la parete curva esercita sul volume considerato, e sono le spinte relative alle sezioni AA (di ingresso) e BB (di uscita) della curva. Si ottiene:
, dalla quale si ricava, visto che la spinta cercata è uguale e opposta a quella esercitata dalle parete della curva (), si ricava in definitiva:
Per quanto riguarda il calcolo di ci sono difficoltà di carattere puramente geometrico, relative al calcolo del volume , che, moltiplicato per il peso specifico del liquido fornisce il modulo di , vettore con direzione verticale verso il basso, con retta di applicazione passante per il baricentro di ;
Le spinte e dipendono dagli sforzi agenti nei singoli punti delle due sezioni
Le quantità di moto e possono essere espresse, dato che si ritiene che le velocità in ciascuna delle due sezioni siano parallele tra loro, per mezzo degli elementi medi della corrente: la velocità media e la densità media . Dunque si ha:
con ,
dove è la portata della corrente, e le velocità medie nelle due sezioni, e i versori normali alle due sezioni, e i coefficienti di ragguaglio dipendenti dalla distribuzione delle velocità in ciascuna sezione.
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Cristallo |
gallio
In mineralogia e cristallografia, un '''cristallo''' è una struttura solida costituita da atomi, molecole o ioni aventi una disposizione geometricamente regolare, che si ripete indefinitamente nelle tre dimensioni spaziali, detta reticolo cristallino o reticolo di Bravais.
La maggior parte dei minerali sono policristallini, cioè sono composti da molti cristalli , anche se ciò non è di solito visibile a occhio nudo, perché i singoli cristalli sono di dimensioni microscopiche. I solidi costituiti da un singolo cristallo sono invece molto rari. I solidi non cristallini sono detti amorfi.
Il cristallo è una formazione solida che ha una disposizione periodica e ordinata di atomi ai vertici di una struttura reticolare, il reticolo cristallino; la presenza di tale organizzazione atomica può conferire al cristallo una forma geometrica definita. I cristalli si formano per solidificazione graduale di un liquido o per brinamento di un gas. Tale cristallizzazione può avvenire spontaneamente in natura o essere riprodotta artificialmente.
Il tipo di struttura assunta dal cristallo gioca un ruolo determinante in molte delle sue proprietà, quali la sfaldatura. A seconda delle simmetrie della loro struttura, molte proprietà, come quelle elettriche, quelle ottiche e quelle meccaniche , possono essere anisotrope, cioè dipendenti dal loro orientamento nello spazio. Solo alcuni cristalli sono invece isotropi.
La formazione e le caratteristiche di un cristallo dipendono dalla velocità e dalle condizioni della solidificazione . Ad esempio, i liquidi che formano il granito vengono eruttati in superficie come lava vulcanica e si raffreddano in maniera relativamente lenta. Se il raffreddamento è più rapido si forma una roccia afanitica, con cristalli non visibili ad occhio nudo; un raffreddamento ancora più lento porta alla formazione di cristalli di grosse dimensioni.
La cristallografia è la disciplina che si occupa dello studio e della descrizione della struttura cristallina.
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Vista al microscopio elettronico a scansione della superficie della struttura cristallina di un campione di polistirene.
Dal punto di vista microscopico, i cristalli sono formati da una "base", cioè un insieme di una o più entità molecolari (atomi, molecole o ioni) disposti in maniera ordinata all'interno di un reticolo. Il reticolo è dunque costituito da un insieme di celle uguali che si ripetono in maniera ordinata nello spazio, in modo tale che le facce di ciascuna cella corrispondano alle facce delle celle contigue. La particolare cella che caratterizza il reticolo è detta "cella unitaria". I vertici di ciascuna cella unitaria corrispondono ai punti del reticolo unitario.
La formazione e successiva crescita dei cristalli avviene attraverso un passaggio di stato, che può essere:
* da liquido a solido; ciò può avvenire per cristallizzazione da fuso o cristallizzazione da soluzione;
* da aeriforme a solido, attraverso il processo di brinamento;
* da una fase solida ad un'altra fase solida; in questo caso si parla di "ricristallizzazione".
abiti cristallini dello stesso minerale (boleite).
La crescita di un cristallo avviene rispettando la morfologia del cristallo, cioè durante la sua crescita il cristallo mantiene una forma che rispecchia le posizioni dei piani del reticolo cristallino. In altre parole, l'orientamento delle facce di un cristallo corrisponde all'orientamento dei piani del reticolo cristallino di cui è costituito, per cui spesso dall'analisi macroscopica della forma del cristallo è possibile risalire alla sua struttura microscopica. Bisogna comunque tenere presente che cristalli aventi la stessa struttura microscopica possono avere una morfologia differente, in quanto la velocità di accrescimento di ciascuna faccia può essere differente. Per tale motivo, la forma del cristallo può essere più o meno appiattita. Tali differenti forme macroscopiche nelle quali si può presentare un cristallo avente la stessa struttura microscopica sono dette "abiti cristallini".
Le rocce formate dai minerali cristallini possono essere di diverso tipo:
* magmatiche (o ignee)
* sedimentarie
* metamorfiche.
Le rocce magmatiche derivano dalla solidificazione dei magmi dei vulcani; le rocce sedimentarie provengono dell'accumulo di sedimenti di varia origine, derivanti in gran parte dalla degradazione ed erosione di rocce preesistenti; le rocce metamorfiche provengono dalla trasformazione degli altri tipi di rocce.
A seconda della dimensione dei cristalli, i minerali (o aggregati di minerali) policristallini si possono distinguere in:
* ''macrocristallini'': quando i singoli cristalli possono essere osservati a occhio nudo;
* ''microcristallini'': quando i singoli cristalli sono di dimensioni così ridotte da potere essere osservati solo al microscopio;
* ''criptocristallini'': quando i singoli cristalli sono di dimensioni così ridotte da non potere essere osservati nemmeno al microscopio.
La classificazione sistematica dei cristalli si basa sul riconoscimento degli elementi geometrici di simmetria della struttura cristallina; tali elementi di simmetria sono:
* gli assi di simmetria
* i piani di simmetria
* i centri di simmetria.
Nei cristalli gli elementi di simmetria regolano la disposizione degli elementi (facce, spigoli e vertici) dello stesso cristallo, in modo tale che da questi stessi elementi possiamo dedurre gli elementi di simmetria posseduti dal cristallo. Gli elementi di simmetria che da soli, o combinati fra loro, possono apparire in un cristallo, sono sei:
* quattro assi di simmetria: binario (A2), ternario (A3), quaternario (A4) e senario (A6);
* un piano di simmetria (P);
* un centro di simmetria (C).
sistemi cristallini, a loro volta suddivisi in 14 reticoli di Bravais.
L'associazione degli elementi di simmetria cristallina fra loro dà origine a trentadue "classi cristalline" (corrispondenti a gruppi puntuali) che, riunendo le classi con assi di simmetria dello stesso ordine, formano sette sistemi cristallini:
# cubico
# romboedrico (o trigonale)
# tetragonale
# esagonale
# monoclino
# ortorombico
# triclino.
I sette sistemi cristallini sono a loro volta raggruppati in 3 gruppi cristallini: monometrico, dimetrico e trimetrico.
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Collezionismo |
Collezione di insetti
Il '''collezionismo''' è un hobby che consiste nella raccolta di oggetti di una particolare categoria. L'insieme di oggetti raccolti, vengono chiamate collezioni. Queste collezioni sono spesso ben organizzate, catalogate e attrattivamente esposte.
Alcuni collezionisti scelgono di focalizzarsi su di un particolare aspetto di un'area più ampia, come ad esempio i francobolli del XIX secolo o le monete in oro. Altri preferiscono collezioni più generali, come francobolli o monete di tutti i paesi del mondo.
Nei settori più comuni del collezionismo, vi sono anche molti commercianti specializzati, che avendo un grande numero di "oggetti", raccolgono tali collezioni in apposite stanze o raccoglitori, come album nel caso dei francobolli. Molti di questi commercianti hanno iniziato come collezionisti, trasformando poi il loro hobby in una professione.
| Il collezionismo è un fenomeno pubblico che trae le sue origini in Grecia; esso si basa sull'esposizione di materiale artistico il quale era collocato nei diversi spazi comuni, come l'agorà o il foro, o all'interno di templi o strutture private aristocratiche. I primi segnali del "collezionismo" vanno ricercati già in epoca preistorica con l'uso di inserire all'interno delle tombe manufatti o materiale di uso quotidiano. Nell'antico Egitto invece si crea la tendenza ad accumulare materiale di vario genere all'interno delle tombe faraoniche e nelle residenze di quest'ultimi. Soltanto in Grecia si delineano le basi del fenomeno inteso in senso stretto.
In Italia, storiche fiere del collezionismo si svolgono a Ferrara, Forlì, Piacenza, Milano, Napoli, Verona. In moltissime località poi si svolgono periodicamente "mercatini" ambulanti, e si trovano anche attività stabili per la vendita di oggetti usati; tutti questi luoghi sono molto frequentati dagli appassionati di collezionismo. sono frequenti anche molte fiere in paesini caratteristici della riviere romagnola.
Da circa un ventennio la passione nel raccogliere "oggetti" si è evoluta e ampliata, raggiungendo ampie quote di popolazione. I motivi sono essenzialmente due: ampia possibilità di scelta e bassi costi per iniziare. L'avvento del merchandising e del ''gadget'', spesso regalato alle fiere o fornito assieme al prodotto dalle grandi industrie e fra tutte da quella alimentare, permette la raccolta di oggetti "firmati", oggetti col nome della ditta o il marchio del prodotto. Si raccolgono inoltre facilmente ''oggetti di uso comune'' che, terminato l'uso vengono abbandonati. Questo tipo di raccolte è molto in voga e viene spesso classificato come collezionismo "minore".
La definizione di "collezionismo minore" comporta alcuni rischi impliciti nella definizione. Se l'unità di misura è il valore venale degli oggetti, non potremmo definire "minore" la collezione di "gadget" o pupazzetti vari, in quanto alcuni di essi hanno raggiunto quotazioni stratosferiche. Dal punto di vista degli elementi intrinseci qualsiasi oggetto presenta caratteristiche "importanti", quali aspetti artistici o storico antropologici. La provocazione è importante nell'ottica di democraticità e libertà di classificazione di qualsiasi attività umana.
Il voler classificare alcune "passioni" come minori comporta il rischio di stabilire i criteri di determinazione. Quindi la voce "collezionismo" dovrebbe essere la sola esistente a definire la passione per un determinato tema scelto dal collezionista.
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Collezionismo di monete | Collezione di monete
Il '''collezionismo di monete''' è quella forma di collezionismo e di commercio che riguarda le monete o altre forme di valute emesse legalmente.
Spesso comprende quelle monete che hanno circolato per brevi periodi, coniate con degli errori, o considerate particolarmente belle o che hanno particolare rilevanza storica.
Il collezionismo di monete è distinto dalla numismatica in quanto questa è lo studio scientifico delle monete, anche se ovviamente le due cose sono strettamente collegate.
Spesso, comunque, i collezionisti sono anche degli studiosi di numismatica. | La tesaurizzazione delle monete per il loro valore intrinseco è un fenomeno che risale agli stessi inizi della monetazione.
Il collezionismo, la raccolta invece di monete come espressione artistica o per il loro valore storico è un fenomeno posteriore ma che comunque risale all'antichità.
Il collezionismo di monete era considerato l'"hobby dei re". La tradizione assegna a Petrarca la nascita del collezionismo di monete moderno.
Monete provenienti da tutto il mondo
I collezionisti di monete tipicamente selezionano un'area d'interesse e collezionano monete da quell'area. Interessi comuni riguardano monete di una determinata area geografica, di un determinato periodo storico, di particolari materiali o con errori di conio.
I collezionisti che si occupano di una specifica nazione spesso scelgono monete del proprio paese. Modi comuni di collezionare monete di una nazione sono quelli di avere una moneta di uno specifico taglio per ciascun anno, oppure quello di avere una moneta rappresentativa per ciascuna serie (collezionismo tipologico). Ad esempio, una collezione tipologica della repubblica italiana dovrebbe includere tutte le serie per i vari tagli: 1000 lire bimetalliche, 500 lire bimetalliche, 500 lire in argento, ecc. Una collezione per data sempre della repubblica italiana potrebbe essere quella delle 200 lire delle sue versioni commemorative dal 1980 al 1999.
I collezionisti di monete antiche e medioevali sono in genere più interessati degli altri al significato storico delle loro monete: esempi di collezioni sono quelle di monete romane, greche o di un particolare imperatore. I collezionisti di monete mondiali sono spesso interessati alla geografia ed alla cultura dei popoli: esempi di collezioni sono quelle per nazione o per continente. Il collezionismo di errori di conio è relativamente recente, dato che la perfezione delle zecche moderne rende le monete con degli errori delle rarità: esempi di errori sono le doppie battute, le mancanze di metallo, le monete disassate o tagliate.
Nel collezionismo di monete, lo stato di conservazione è molto importante e da esso dipende il valore della moneta. Vi sono sistemi per la descrizione dello stato complessivo della moneta e vi sono professionisti per perizie numismatiche.
* Vittorio Emanuele III, re d'Italia, fu collezionista e numismatico. La sua collezione è stata donata allo Stato italiano, oggi è esposta presso il Museo Nazionale Romano
* Edgar Holmes Adams (1868-1940) collezione di monete statunitensi venduta all'asta l'11 aprile 1935 a New York dalla ditta Thomas L. Elder
* F. M. Allotte de la Füye (1844-1939) collezione di monete greche e romane venduta all'asta il'17 febbraio 1925 ed il 28 aprile 1925 a Parigi dalla ditta Florange e Ciani
* William Sumner Appleton (1840-1903) collezione di monete statunitensi venduta all'asta l'8 luglio 1913 a New York dalla ditta Thomas L. Elder
* Hans Sylvius von Aulock (1895-1980) collezione di monete greche donata all'Istituto Archeologico Germanico di Berlino
* Emil Bahrfeldt (1850-1929) collezione di monete medievali tedesche venduta all'asta il 21 giugno 1921 a Berlino dalla ditta Adolph Hess
* Max von Bahrfeldt (1856-1935) collezione di monete romane venduta all'asta il 18 settembre 1922 ad Halle (Saale) dalla ditta A. Riechmann
* Albert Baldwin (1912-1967)
* Otto Bally (1839-1908) |
Cavareno |
'''Cavareno''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Trento.
| Si trova a circa 1000 m di altitudine, sul terrazzo dell'Alta Anaunia o alta Val di Non.
Cavareno è nominato la prima volta quale ''"Cauareno"'' in un documento relativo ai possedimenti del monastero dei canonici regolari di San Michele all'Adige databile al 1174.
Non sono molto antiche le testimonianze storiche relative a Cavareno. Un altro documento nel quale si nomina il paese è del 1200. Ridotte sono testimonianze archeologiche più antiche.
Una origine suggestiva del nome “Cavareno” fa riferimento ad un’ara di calcare rosso delle dimensioni di cm. 34 x cm. 29 murata all’interno della chiesa parrocchiale di Romeno, presso la piccola porta laterale di sinistra. Non si conosce con precisione la località di rinvenimento, né l'anno in cui esso avvenne. L’iscrizione, descritta per la prima volta dal Roschmann nel 1756, è la seguente: D D ''Cavav C'' C p l l m e così viene per lo più interpretata: ''D(eo)'' D ''(omi) n (o) Cavav/io C(aius)'' C( ''ex'' / ''vo( to)'' p( ''osuit) l (aetus) l (ibens) m(erito).'' Molte sono state le interpretazioni del testo. Lo storico di Fondo Vigilio Inama preferì la lettura ''D(eo) D(omi)n(o) Cavavio.'' Si tratterebbe di un dio barbarico, una divinità retica o gallica. Per altri autori il termine Cavav indicherebbe il nome della famiglia committente. L’assonanza tra Cavav e il nome del paese di Cavareno ha indotto alcuni autori a ritenere che Cavareno sia paese antico, preromano, dedicato ad una divinità o abitato da una gente ''“Cavarina”'' che nominò il villaggio di origine. Non esistono prove a conferma, ma ai Cavarenesi queste ipotesi non sono dispiaciute e, nel 1928, al momento di creare lo stemma comunale, si pensò di utilizzare un’ara romana.
Tra i primi documenti in cui si trova citato Cavareno si ricorda la Charta della Regola che sancisce di fatto l'esistenza di una ''Communitas'' o ''Universitas'' locale. La copia più antica di tale documento risale al 1632.
Cavareno appartenne al Principato Vescovile di Trento e fu zona di confine nelle dispute secolari che hanno opposto quest'ultimo ai conti del Tirolo per il possesso della zona.
=== Dopo la prima guerra mondiale ===
Con la fine del controllo egemonico dei Principi vescovo di Trento a causa della fine età napoleonica, Cavareno (chiamata nelle carte geografiche tirolesi ''Kabarren'') e tutta la zona che coincide con l'attuale Provincia autonoma di Trento passò sotto il dominio dell'Impero austro-ungarico. Con la fine della Prima guerra mondiale venne siglato il Trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1919, con il quale la provincia di Trento (che originariamente era chiamata Tirolo italiano o Welschtirol) passò all'Italia.
Nel 1928 furono soppressi diversi comuni dell'Alta Anaunia; i territori di Ruffré, Ronzone, Sarnonico e Seio furono assegnati al comune di Cavareno.
Nel 1952 Ruffré, Ronzone e Sarnonico riacquistarono l'autonomia municipale. Nel 1964, dopo apposito referendum, la frazione di Seio fu staccata da Cavareno per essere assegnata al comune di Sarnonico.
Palazzo Tevini
* Chiesa di Santa Maria Maddalena: parrocchiale edificata nel tardo Ottocento. All'interno contiene un ciclo della via Crucis opera dell'artista locale Mattia Lampi ed una pala del figlio di costui, Giovanbattista.
* Nella parte opposta della piazza, troneggia il campanile della vecchia chiesa (XVI sec.) Il meccanismo dell'orologio, realizzato da Simone Battocletti nel 1890, è uno splendido manufatto metallico tuttora funzionante.
* Chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano. Struttura romanica fine I millennio, più volte rimaneggiata. All'interno sono conservati un ciclo di affreschi del Quattrocento ed un altare gotico con pala del XVI secolo.
* Castel de Campi, palazzo del XIV secolo, con torricelle a sporto su mensole di pietra di stile clesiano è strutturato su tre piani, arricchito da bifore sulle facciate laterali. Sul lato principale, sito a est, si possono ammirare: lo splendido portale sovrastato dallo stemma scolpito in pietra della nobile famiglia de Zinis, il grande affresco al centro della facciata raffigurante lo stemma della nobile famiglia de Campi.
* Palazzo de Zinis, palazzo del XVI secolo, sede dell'amministrazione comunale.
* Palazzo ex Tevini, ora Visintin, XVI secolo, con torretta.
=== Evoluzione demografica ===
=== Lingue e dialetti ===
Nel censimento del 2001, 149 abitanti su 923 del comune si sono dichiarati ladini. Mentre in quello tenutosi nel 2011, 144 abitanti su 1037 di Cavareno si sono dichiarati appartenenti al gruppo linguistico ladino, una cifra pari al 13,9% della popolazione residente.
=== Tradizione e folclore ===
* Festa della Charta della Regola il primo fine settimana di agosto. In quest'occasione Cavareno si trasforma in borgo medioevale, i lavori artigianali e agricoli prendono possesso di angoli pittoreschi, di "corti", vicoli e aie e l'intera popolazione diventa attrice della sua storia. Il visitatore fatica a non pensare di essere stato risucchiato dalla macchina del tempo e spedito in un'altra epoca. Anche le cerimonie religiose riscoprono il passato e la Santa Messa della domenica riscopre i canti Gregoriani e, mentre le campane suonano come un tempo, la processione del voto, anch'essa in costume, pervade ogni animo con le sue profonde suggestioni.
Campanile di Cavareno visto da Piazza G. Prati
I suoi abitanti vivono di artigianato, commercio, agricoltura, zootecnia e industria.
Nel 2018 Cavareno si aggiudica la dodicesima edizione del Premio Comuni Virtuosi, tra i 50 comuni finalisti e le oltre 250 progettualità pervenute nei termini previsti dal bando promosso dall’Associazione Comuni Virtuosi con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, Ispra, Anci, Borghi Autentici d’Italia, Agenda 21 Italia.
Posta lungo la strada statale 43 dir della Val di Non Cavareno disponeva, fra il 1909 e il 1934, di una propria fermata lungo la Tranvia Dermulo-Fondo-Mendola.
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Campagna (Italia) |
'''Campagna''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Salerno in Campania.
Anticamente nota come ''Civitas Campaniae'', la città è stata per secoli il principale centro economico, amministrativo e religioso della piana del Sele.
| === Territorio ===
Il territorio comunale, il secondo maggior comune della provincia di Salerno per superficie, è un penepiano dei Monti Picentini composto da tre aree:
* Comprensorio montano: completamente montuoso e ricadente nel parco regionale Monti Picentini, comprende il centro storico, posto a , in una conca alla confluenza della valle del Tenza con quella del fiume Atri e del torrente Rio, suo affluente, fra il Monte Ripalta () e il Monte Calvo (), in una vallata utilizzata in parte per colture orticole, e nella valle del Tenza è anche presente il piccolo abitato di Avigliano (). Un'altra valle è quella del Trigento, completamente boschiva e priva di insediamenti. La restante parte montuosa, culminante col Monte Polveracchio (), è coperta da boschi cedui, da castagni e faggi. Altre cime montuose sono il Monte Nero (), il Monte Raione (), il Monte Costa Calda (), il Monte Molaro () e il Monte San Salvatore (). Del comprensorio montuoso fa anche parte un tratto del fiume Tusciano.
* Zone alte: area collinare popolata dai centri abitati di Serradarce (), Puglietta (), Romandola-Madonna del Ponte (), Camaldoli (), Oppidi-Varano (), Folcata (), San Zaccaria e Vallegrini. Ricca di uliveti (produzione olio DOP Colline Salernitane), è attraversata dal Trigento e dall'Acerra e delimitata a sud dal fiume Sele la cui sponda fa parte della Riserva naturale Foce Sele - Tanagro e a nord dai Picentini;
* Zone Basse: è un'area parzialmente pianeggiante, di origine alluvionale formata dai fiumi Sele e Tenza, delimitata a ovest dal torrente Barbieri, a nord dal Monte Ripalta a est dal Tenza e a Sud dal Sele. Comprendente gli abitati di Quadrivio (), Galdo (), Mattinelle (), Santa Maria La Nova (), Pezzarotonda, Ponte Barbieri, San Vito, Rufigliano e San Paolo, è caratterizzate da una crescente densità abitativa, da colture irrigue a carattere intensivo, allevamenti bovini e insediamenti di piccola industria.
* Classificazione sismica: zona 2 (sismicità medio-alta), Ordinanza PCM. 3274 del 20/03/2003
=== Clima ===
La stazione meteorologica più vicina è quella di Contursi Terme. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +; quella del mese più caldo, luglio, è di +.
* Classificazione climatica: zona D, 1557 GG
Il nome ''Campagna'' deriverebbe dalla contrazione della dicitura ''finibus Campanie'' usata fino ai primi anni dell'XI secolo per identificare, in documenti pubblici, i territori posti presso il fiume Sele, al confine con la Campania. In un documento del 1056 si cita per la prima volta un ''castellum Campanie''.
=== Le origini ===
Notizie dell'abitato si hanno a partire dal IX in epoca longobarda. Diventato successivamente feudo dei normanni, il suo castello, Gerione, acquisì importanza diventando uno dei castra exempta amministrato direttamente da Federico II di Svevia.
=== Il periodo aureo ===
Dal XV secolo cominciò il periodo aureo di Campagna. Con l'avvento degli Orsini di Gravina l'abitato si sviluppò notevolmente. Dal 1532 al 1641 in alterne vicende Campagna divenne marchesato: il feudo venne poi dato alla famiglia Grimaldi di Monaco che ne acquisì anche il titolo nobiliare. Durante il periodo monegasco la città fu una sede diocesana nonché capitale feudale comprendente Canosa di Puglia, Terlizzi, Monteverde, Ripacandida e il castello di Garagnone. Furono realizzati numerosi edifici sia religiosi che civili, costruite fontane monumentali e istituite accademie letterarie. Divenne capoluogo del Distretto omonimo, del Regno delle due Sicilie.
Il Palazzo municipale di Campagna, ex convento agostiniano e sede degli uffici amministrativi del Distretto, durante il Regno delle Due Sicilie, e del Circondario con il Regno d'Italia.
==== La stampa nel Principato di Salerno ====
Nel 1545 venne fondata la prima tipografia dell'attuale territorio salernitano, da Giovan Antonio De Nigris e Marco Fileta Filiuli nel Palazzo Tercasio (convento delle clarisse dei SS. Filippo e Giacomo), legata inizialmente alle lezioni che si tenevano nel convento dei domenicani di San Bartolomeo, dove i due fondatori insegnavano, unitamente ad altri illustri intellettuali, tra cui Giulio Cesare Capaccio. L'arte della stampa, che nel secolo XVI aveva raggiunto un alto livello con il De Nigris e il Filuli, sarebbe arrivata a particolare splendore alla metà del Seicento, ad opera del vescovo Juan Caramuel y Lobkowitz, che impiantò una nuova tipografia, dove videro la luce rare e pregevoli edizioni, con una produzione di testi che proseguì fino al 1673. Oggi, la città di Campagna, con un territorio di , per ironia della sorte, non ha nessuna tipografia.
=== Il XIX secolo ===
Già capoluogo di distretto del Regno delle Due Sicilie, con l'unità d'Italia divenne capoluogo di circondario e sede di distretto militare. Con l'avvento del fascismo due sue ex strutture conventuali vennero adibite a campo di concentramento per ebrei: l'ex Convento dei Frati Domenicani di San Bartolomeo (riservato ai maschi) e l'ex Convento degli Osservanti della Concezione (riservato alle donne)
L'importanza ottenuta nei secoli precedenti, lentamente andò scomparendo a causa della sua posizione geografica, che non consentiva un ampliamento urbanistico adeguato.
=== Il terremoto del 23 novembre 1980 ===
Colpita dal terremoto dell'Irpinia, la città subì gravi danni a tutti gli edifici, prevalentemente negli ultimi piani delle case. I principali edifici storici vennero irrimediabilmente danneggiati ed alcuni vennero esageratamente abbattuti, tra cui ben quattro palazzi nobiliari con la classica corte (il palazzo Rocco in via Mercato, il palazzo Palladino, con due stupende rampe di scale di scuola vanvitelliana, e il palazzo Di Giorgio, ubicati quasi all'altezza della Chiesa Dell'Annunziata, lungo il Corso Umberto, in prossimità della Piazza M. Guerriero, e il palazzo Buccella, in via Giudeca, con un grande portale in pietra meraviglioso, l'unico a bugnato rustico del centro storico). Furono abbattuti alcuni vicoli caratteristici, con archi, tra i quali il più bello, in Vico 2° Mercato, e due Cappelle votive molto interessanti (XVI secolo), tra la via Normanni e via Seminario. Infine, malgrado fosse vincolato dalla Soprintendenza ai B.A.A.A.S. di Salerno, ci fu l'abbattimento a distanza di sette anni dal terremoto, nel 1987, in piena ricostruzione, dell'ex complesso conventuale degli Osservanti con la Chiesa della Concezione (XVI secolo), che fu anche sede di uno dei due campi di internamento degli ebrei, nel 1943, riservato alle donne, il quale fu toccato minimamente, senza gravi danni (se non dovuti all'abbandono degli anni 70), sia dalla tremenda scossa tellurica, che da una frana causata, da un infelice intervento in cemento armato, che otturò tutte le antiche vie di sfogo dell'acqua piovana, costruite ad arte, nel terreno sottostante l'edificio. In quello stesso anno, fu abbattuto anche il rudere dell'unico esempio di "Architettura Industriale", presente nella città: la centrale idro-elettrica di via Piè di Zappino, per costruire ex novo un palazzo condominiale che ha coperto la bella visuale sul centro antico, guardando dall'ingresso di via Roma-Corso Umberto 1°. La ricostruzione ha alterato notevolmente anche l'antico tessuto viario, soprattutto quel tratto che collega la via Giudeca al largo Giulio Cesare Capaccio, e un altro tratto che collega via Mercato a via Trinità.
=== Simboli ===
: '''Arma'''
Stemma: d'azzurro, alla campana d'argento, con corona duplice foro, sormontata dalla corona radiata, d'oro, di cinque punte visibili, e accompagnata sui fianchi, dalle lettere maiuscole C e A, d'oro. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, il motto, in lettere maiuscole, d'oro, CIVIUM AMOR.
: '''Gonfalone'''
Gonfalone: drappo di colore bianco ornato di ricami d'oro e caricato dello stemma del Comune con l'iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della città. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L'asta verticale è ricoperta di velluto bianco con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome.
: '''Motto'''
'''Civium amor''' (dal latino, L'amore dei Cittadini).
=== Onorificenze ===
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È stata promossa un'iniziativa presso lo Yad Vashem di Gerusalemme dal ''Comitato Giovanni Palatucci'' e dal rabbino Scialom Bahbout, di far attribuire a Campagna il titolo di Città dei Giusti.
Chiostro del Palazzo di Città
Palazzo Ducale Pironti
Palazzo Tercasio
Palazzo Rivelli: particolare del cortile centrale
Elenco luoghi ed edifici di Campagna Centro storico. Per la restante parte del territorio, si vedano le singole frazioni e località.
=== Architetture civili ===
La vicenda non è ancora molto chiara riguardo alla sua architettura ma pare, secondo quanto afferma il Vasari nelle "Vite", che vi abbia soggiornato Giulio Romano, l'allievo prediletto di Raffaello Sanzio, ri-disegnando urbanisticamente la città e alcuni palazzi nobiliari al tempo di Melchiorre Guerriero segretario dei papi Leone X e Clemente VII.
* Palazzo di Città (XIII secolo), ex convento agostiniano fatto erigere nel trecento e rimaneggiato nel cinquecento. Attuale sede dell'amministrazione comunale presenta, fra le parti di notevole pregio, un chiostro con fontana monumentale e volte affrescate.
* Palazzo Ducale (1694), edificato da Nicola Pironti (1654-1726), primo Duca di Campagna nel quartiere ''Zappino'', di fianco alla chiesa del Ss. Salvatore. L'edificio, di forma quadrangolare, si sviluppa su tre livelli con un cortile centrale rettangolare. La facciata presenta sei finestre su ogni piano, due fondachi al piano terra e un portale in pietra. Nel cortile vi è una fontana con un mascherone in pietra e, laterali all'accesso della scala, due tondi scultorei raffiguranti delle teste. Ubicato in uno dei grandi locali del cortile interno, ha funzionato fino agli anni 70, anche un oleificio della famiglia D'Ambrosio, uno dei maggiori produttori di olio di oliva del territorio campagnese. A seguito del sisma del 1980 la struttura è stata completamente restaurata.
* Palazzo Tercasio (XIV secolo), posto a ridosso del fiume Tenza, si affaccia su ''Piazza Melchiorre Guerriero''. Palazzo nobiliare dei conti Tercasio, nella seconda metà del Cinquecento fu ingrandito e trasformato in monastero francescano dedicato ai SS. Filippo e Giacomo, rimanendo attivo fino al 1866. La parte più antica dell'edificio è quella compresa fra il chiostro e la piazza. La facciata su piazza Guerriero, oggetto di numerosi rimaneggiamenti, è costituita da due corpi distinti: quello della cappella, e quello del convento che riecheggia la struttura di una torre. L'ingresso della cappella è caratterizzato da un basamento lapideo definito da una cornice cui si collega il portale di ingresso. L'ingresso del monastero invece presenta il portone di ingresso racchiuso in una cornice. La parte posteriore dell'edificio è articolata intorno al chiostro, che presenta su ogni lato sei arcate a tutto sesto in pietra, impostate su colonne poggianti su un basamento analogo a quelli usati nel Palazzo Municipale. Sede del Distretto Militare prima, dopo la soppressione fu adattato in Istituto Magistrale. In seguito al sisma del 1980 un'intera ala del cortile è crollata.
*Palazzo Maffey si trova nella parte alta della Città. Il grande portale con arco a tutto sesto contornato da grandi bugne e sormontato dallo stemma e da un grande balcone. Il palazzo risalirebbe all'inizio del XVII secolo. La famiglia Maffey venne a Campagna a seguito del marchese Caracciolo nel 1640 con il conte Lelio Maffey quale governatore. Lo stemma familiare è presente nel soffitto dell'ampio portone d'ingresso del palazzo.
* Palazzo dei Governatori dei Principi di Monaco (XVI secolo), edificio posto nelle vicinanze di ''Piazza M. Guerriero'', sede del Governatore nominato nel periodo del Marchesato dei Grimaldi. Di stile barocco, nell'atrio interno, a cui si accede da via Seminario attraverso un portone in pietra finemente lavorato, è ancora ben visibile lo stemma dei Grimaldi di Monaco e dei Landi Principi di Val di Taro.
* Palazzo Rivelli (XIV secolo-XVII secolo), sorge in ''via Dony Rocco'' nel quartiere Casalnuovo. Edificato verso la fine del Quattrocento, si presenta finemente restaurato. Di forma quadrangolare, si sviluppa su quattro piani e al suo interno vi è un cortile lastricato in pietra calcarea bianca su cui si affacciano logge arcate, una scala in pietra e stucco con volte a botte al cui centro circonda un pozzo. Secondo la Soprintendenza, scambiandolo con il vicino ex convento della Concezione, è nato come ospizio per giovani donne di modesta estrazione sociale per educarle secondo la regola del Terzo Ordine Francescano, fra il 1867 e il 1872 venne adibito a caserma militare, poi adattato a fabbrica per la lavorazione di sigari fino al XIX secolo. anche se ci sono molti dubbi in quanto il palazzo fu abitato dalla famiglia Rivelli sicuramente tra il XVIII e gli inizi del secolo XX.
* Palazzo Pastore-Alinante (XVI secolo), situato in ''via Giudeca'', di fianco alla basilica, è stato restaurato dopo il terremoto mantenendolo quasi intatto. Posto su tre livelli, di stile barocco-neoclassico, al suo interno ha una cisterna, una scala sostenuta da pilastri ed una fontana parietale.
* Palazzo Viviani (XVI secolo) Il palazzo nobiliare presenta linee rinascimentali e barocche, a cominciare dal portale e dallo stemma lapideo. Nell'atrio è visibile lo stemma affrescato nel XVII secolo, inquartato con quello dei baroni Campanino e dei Pinto patrizi di Salerno. L'alto loggiato rinascimentale, composto da colonne ed archi, un tempo recava alla base una fontana barocca, ma conserva un pozzo nascosto nella pavimentazione.
* Palazzo Bernalla (XIV secolo), posto in ''via San Bartolomeo'', fu proprietà dei marchesi Bernalla. Di stile rinascimentale, presenta un atrio su cui si affacciano, su due livelli, colonne ed arcate in pietra e una fontana barocca con delfini. Il basamento d'ingresso del cortile è quello originale: si compone di piastrelle in cotto poste a spina di pesce.
* Palazzo Trotta (XVI secolo), è stato edificato di fianco alla chiesa del SS. Salvatore nel quartiere ''Zappino''. Le prime notizie dell'edificio risalgono al XVI secolo, di proprietà dei Trotta, nobili conciatori di pelli. Nella seconda metà dell'Ottocento passò alla famiglia Rivelli che posero, sulla facciata, una lapide indicante il vanto di un'ascendenza con la famiglia Guerriero.
* Palazzo Cervone (XVII secolo). Su largo della Memoria, si distingue per il bel portale bugnato sovrastato dallo stemma in marmo; l'interno per le sue linee architettoniche, per l'affresco nella volta dell'atrio, la fontana neoclassica e la peschiera del cortile. Per via di successione appartenne ai De Vargas Machuca principi di Migliano.
* Il Castelletto di Via Madonna delle Grazie, edificato sotto il ventennio fascista, ubicato ai margini della città sulla costa alta degli affluenti fiumi Atri e Tenza, che guarda alle due vie e prima del ponte nuovo. Si racconta che fu sede in loco, di casa dì appuntamento legalizzata. Come tutte le case in Italia, dopo l'abolizione della legge Merlin, smise tale utilizzo al servizio della comunità locale e dei comuni viciniori dell'intero territorio.
*Monumento ai caduti della 1ª guerra mondiale - Villa Comunale
'''Architetture industriali'''
* Vecchi casolari dediti alla lavorazione del formaggio e altri prodotti contadini.
* Antichi '''''Oleifici''''' sparsi su tutto il territorio di Campagna, prevalentemente ubicati nelle zone alte.
*Numerose '''''Carcare''','' sparse tra il centro storico e il territorio - Antiche costruzioni in pietra, che venivano usate per produrre calce per l'edilizia e altri usi.
=== Architetture militari ===
Colle Girolo.
* Castello Girone, (X secolo), fu edificato intorno all'anno mille. Situato sulla collina del Girolo ne segue l'andamento orografico a forma di fuso. Ridotto ormai a rudere sono ancora visibili i resti della torre principale a pianta quadrata, due corti separate da un ponte levatoio, alcune volte a crociera ed altre a botte, alcune cisterne, resti del palazzo signorile e resti delle mura esterne con una torre intermedia. Raggiungibile solo a piedi, da due punti della città, o dal sentiero di via San Bartolomeo, che inizia dopo le ultime case e il "Calvario", o dalla località Romanelle, imboccando via Ponte Dauli. Dalla sommità della collina, si può ammirare un panorama sull'abitato sottostante e su parte della piana del Sele.
* Castello de Alegisio (X secolo), ruderi di edificio longobardo, documentato a partire dal 1164, posti su una rupe rocciosa del monte Ripalta. Sono ancora visibili parte di una torre in pietre calcaree irregolari.
=== Architetture religiose ===
Particolare della facciata della Basilica concattedrale
* Basilica concattedrale di Santa Maria della Pace, è composta da tre luoghi di culto:
** Cappella della Beata Vergine del Carmelo (Già S. Maria della Giudeca, originaria del 1112)
** Soccorpo (1564-1634)
** Basilica concattedrale (iniziata nel 1634, consacrata nel 1683)
* Palazzo vescovile (XVIII secolo), realizzato di fronte all'attuale palazzo municipale, oltre ad essere stata la dimora di alcuni vescovi, nel piano terra vi fu impiantata una delle prime tipografie del Regno di Napoli.
* Chiesa della SS. Annunziata (XIII secolo), è parte dell'attuale palazzo municipale ed è stata parzialmente demolita a seguito del terremoto del 1980. Tuttora in fase di ricostruzione, della struttura originaria conserva solo due archi della navata, l'abside e molti degli arredi interni di pregevole fattura fra cui la pala di S. Maria della Cintura con S. Agostino e S. Monica opera di Michele e Francesco Curia, l'Ecce Homo, la tela di S. Gaetano, il Crocifisso, S. Nicola, S. Biagio, le reliquie di S. Serafino e di S. Vito martire e la statua di S. Liberato Martire. Di recente, nel corso di alcuni saggi, sono venute alla luce, nella zona absidale, tracce di affreschi trecenteschi.
* Chiesa di S.Giovanni (XVI secolo), posta su c.so Umberto I fu edificata prima del XVII secolo. Essa è costituita da una facciata in parte manierista e in parte barocca. L'edificio è di piccole dimensioni ed è coperta da una cupola. L'interno, finemente abbellito da stucchi, presenta tre nicchie simmetriche poste sui muri. Vi si conservano le statue di S. Giovanni Battista e S. Emidio (sec. XVII) e S. Sofia (sec. XV).
* Chiesa del Santissimo Salvatore e Sant'Antonino (XI secolo), citata in un documento del 1168. Dal 1258 ospita la colonna taumaturgica di Sant'Antonino abate ceduta dall'abbazia di Santa Maria La Nova. Nel XVI secolo subì una totale modifica (inversione della facciata) a seguito della costruzione del Palazzo Ducale. Presenta tre navate divise da cinque colonne in pietra con capitelli dorici.
La chiesa di San Bartolomeo
* Chiesa ed ex Convento Domenicano di San Bartolomeo (XIV secolo), convento domenicano fondato all'inizio del Quattrocento nell'omonimo quartiere. Soppressa la destinazione monastica, venne usato durante il fascismo come campo di concentramento per ebrei tedeschi e polacchi. L'edificio claustrale si eleva su tre piani con chiostro centrale. Fra il 1571 e il 1572 vi compì il noviziato Giordano Bruno. Attualmente ospita l'Itinerario della memoria e della pace, una mostra permanente di pannelli fotografici riportanti documenti e foto attinenti alla Shoah in genere e alla permanenza degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale, completata con la ricostruzione di una stanza degli internati e della sinagoga, con oggetti (presi in prestito) recuperati e raccolti, esposti a suo tempo, nelle ambientazioni della sezione museale di etno-antropologia e arte contemporanea, con annessa biblioteca (dal 1988 al 1994, nell'allestimento coordinato e curato da Angelo Riviello, artista e scenografo, incaricato dal Comune di Campagna, nel biennio 1988-89/1989-90, e poi come direttore artistico dell'associazione Giordano Bruno, spostata nel 2007, al secondo è ultimo piano dell'ala settecentesca), per istituire il "Luogo della Memoria", riservato agli ebrei ospiti, internati (oggetti del mondo contadino degli ospitanti cittadini campagnesi, e opere d'arte realizzate dagli artisti sul tema dell'Acqua e la storia del luogo, invitati al Museo, dal 1985 al 1994, nei laboratori di residence in sito, depositati, nel sottotetto, a seguito degli ultimi lavori del 2015 che, da oltre venti anni, aspettano di rivedere la luce, dando loro il nome dei donatori). La Chiesa, di forma rettangolare, è quasi priva di decorazioni a causa dei numerosi restauri; conserva un soffitto cassettonato completamente lavorato e dorato della prima metà del XVIII sec al cui interno vi sono delle tele della scuola del Solimena; un altare in legno bagnato in oro, di alta ebanisteria, magistralmente lavorato, del XVII sec, che conserva al suo interno uno dei rari esempi in Italia, di crocifisso velato e vestito del XIV secolo. Vi officiano due confraternite: l'una del SS. Nome di Dio e Crocifisso (1594), l'altra del SS. Rosario (1572).
* Monastero di San Cataldo (XII secolo), situato in località Romanella, nei pressi della Chiesa della Concezione, sulla strada carrabile, di Via Ponte Dauli che porta alle pendici del Casello aragonese "Girone", e fu un cenobio sorto nel XII secolo. Attualmente allo stato di rudere, è ancora visibile parte del presbiterio della chiesa.
* Ex Seminario arcivescovile di S. Spirito (XV secolo), edificato nella metà del Cinquecento, fu destinato a convento delle Clarisse e poi a seminario arcivescovile. Composto dalla chiesa del Santo Spirito, realizzata al posto della chiesa della SS.Trinità, precedentemente abbattuta, su progetto di Giuseppe Astarita e dal monastero, ospita attualmente la biblioteca diocesana e il museo della confraternita di S. Maria del Soccorso, sito nelle catacombe.
* Ex Monastero della Maddalena (XIV secolo), situato nel quartiere Zappino, si affaccia su Largo Maddalena. In origine ''Palazzo De Risis'', nel Cinquecento fu trasformato in un complesso conventuale. Nel corso dell'Ottocento l'edificio fu destinato a diversi usi che ne accentuarono il progressivo degrado. Nel periodo borbonico vi furono sistemate le carceri in cui erano rinchiusi i carbonari. Con l'unità d'Italia, nei piani superiori vi furono istituite le scuole elementari e in quelle inferiori, restò l'uso delle carceri, in cui venivano rinchiusi i cosiddetti "briganti". In un'ala del piano terra, raggiungibile da due gradini, si trovava il "Teatro Parrocchiale di Sant'Antonino", oggi adibito a deposito. Fino agli anni 60 e 70, le carceri ospitarono normali cittadini accusati di furto e di illegalità varie consumate ai danni della comunità. Dopo la guerra fu adibita a varie attività. Alla fine degli anni 70 fu sede di "Radio Campagna Antenna uno", ed oggi, dopo i lavori di restauro a seguito del terremoto del 1980, ospita di nuovo le scuole elementari. Dell'impianto originario è rimasta la sola facciata.
* Ex Chiesa e convento degli Osservanti della Concezione (XV secolo), ubicato nel quartiere Casalenuovo, ridotto a rudere, è stato demolito nel 1987, pur salvandosi dalla scossa del terremoto del 1980 e da una frana causata a seguito di un intervento tecnico scellerato che doveva salvaguardare il terreno sottostante. Durante il periodo fascista fu destinato, insieme al convento di S. Bartolomeo a campo di concentramento per ebrei deportati di sesso femminile. Attualmente l'arcata del chiostro è stata ricostruita come ricordo del cinquecentesco edificio, e sono in atto lavori di recupero dell'area attigua ai ruderi.
Il Santuario della Madonna d'Avigliano
* Santuario della Madonna di Avigliano con ex Convento dei Frati Francescani (1377), situato in loc. Avigliano è un complesso religioso composto dalla chiesa, dal convento e da un parco.
* Ex Abbazia Benedettina di Santa Maria La Nova (1220), ubicata nell'omonima frazione è composta da un chiostro d'ingresso (XIII secolo), la chiesa (XVIII secolo), un chiostro piccolo (XVI secolo), un vano scale (XVI secolo) e il refettorio con celle.
* Ex Monastero di San Martino (XVI secolo), ex convento dei Frati minori cappuccini, in località Folcata, realizzato su uno sperone roccioso all'ingresso della finestra tettonica del fiume Tenza. Il complesso religioso, da alcuni anni è soggetto a lavori di restauro (molto discutibili, per non dire inappropriati, soprattutto nella zona ricostruita, intonacata e pitturata).
* Eremo di S.Erasmo e S.Giacomo degli eremiti (1192), chiesa-monastero benedettino ormai rudere, posto in una grotta a 720 m di altitudine sul versante orientale del monte Ripalta.
* Eremo di San Michele di Montenero, Piccolo cenobio benedettino contenuto nel cavo di un'altissima rupe posto a circa 1000 metri di altezza nella valle del Trigento.
* Eremo camaldolese di S. Maria Domenica (XVI secolo), fondato dai camaldolesi di Napoli e dedicato a Santa Maria Domenica, martire cristiana sotto Diocleziano uccisa, secondo la tradizione, nelle vicinanze.
* Cappella/Chiesetta della Madonna delle Grazie, situata nell'omonima via.
* Cappella di Santa Lucia, situata nell'omonima via.
* Cappella votiva della Madonna di Avigliano, in Via Piè di Zappino, a pochi metri prima della Porta ad Arco, antico ingresso della città.
* Cappella privata (ex proprietà famiglia Nuzzolo, da risanare) della Madonna d'Avigliano, ubicata sull'antico sentiero (località Avigliano 2°) che dal centro storico, salendo per la Concezione, portava a piedi centinaia di pellegrini, al Santuario di Santa Maria di Avigliano-Ex Convento dei frati Francescani (sec. XVI), durante la quindicina (dall'1 al 15 di agosto di ogni anno) dedicata alle festività della patrona di Campagna.
* Cappella di Sant'Antonino Abate Liberatore degli ossessi, lungo la Via che porta alle zone alte della città/territorio, in prossimità dell'ex Convento dei Frati Cappuccini e Piazza d'Armi (Folcata).
* Chiesa Madre in località Sant'Angelo, eretta prima dell'anno mille, detta "antico Vescovado". Chiesa ridotta in rudere, che andrebbe salvaguardata e protetta, come uno dei segni fondamentali del penultimo insediamento della città.
* Cimitero comunale (1878), realizzato in località ''Calli'' a circa 4 km dall'abitato, è dotato di una cappella realizzata su una preesistente dedicata alla Madonna della Neve..
=== Altro ===
Fontane pubbliche:
Fontana della Giudeca
* Fontana della Giudeca (1634) in Via Giudeca
* Fontana di Sant'Antuono (1634) di Via Roma-Largo Nassiria (ricostruita in piccolo, tra il 2000/2002, l'antica fontana del 600/700, abbattuta negli anni sessanta
* Fontana di Santa Lucia (1600) in Via Santa Lucia
* Fontana della Cortiglia (XVII secolo), in Via San Bartolomeo, ristrutturata (per rischio crollo del muro di contenimento) alcuni anni fa
* Fontana della Parrocchia (XIX secolo), situata in Via San Bartolomeo, era abbellita con capitelli d'epoca normanno-sveva trafugati in epoca recente.
* Fontana della Chiena (1982-1994), realizzata con reperti in pietra e terracotta del dopo-sisma del 1980, in Piazza Guerriero
* Fontana della Trinità (2003-2004)-(ex Lavatoio pubblico con tettoia in coppi intrecciati, abbattuto dopo il terremoto del 1980), di anonimo, in Via Trinità
Altri segni antichi e moderni:
* La Porta ad arco in Via Piè di Zappino, ingresso principale alla città antica (da risanare completamente, mediante restauro conservativo, unitamente alle mura esterne e interne, in pietra a faccia vista) di contenimento, sulla lunga e antica rampa medievale, pavimentata con pietre di fiume (coperte da molti anni dal cemento, per renderla carrabile), che porta a Zappino, il secondo quartiere, sorto dopo l'anno mille.
* Un ponte medievale del dopo anno mille, parzialmente crollato per incuria del tempo, che univa le due sponde delle acque dove si uniscono i due fiumi affluenti Tenza e Atri, nei pressi della Porta ad arco di Via Piè di Zappino.
* il Calvario (1600), in Via San Bartolomeo, ultime case dell'antico quartiere, inizio sentiero per il Castello Gerione;
* le ''Carcare'' - costruzioni caratteristiche in pietra, che venivano usate per produrre calce per l'edilizia e altri usi. Nelle immediate vicinanze del centro abitato, se ne possono ammirare quattro: la prima (molto ben visibile) sulla via alta che porta in località Cappuccini e Piazza d'Armi, subito dopo la Cappella di Sant'Antonino e prima della "Pietra Spaccata"; la seconda sulla strada iniziale di ''Via Madonna delle Grazie per San Leo,'' in uno dei sentieri che portano in alta montagna (zona ex mattatoio comunale), la terza si trova nella via bassa che porta a San Vito, prima della salita verso il Quadrivio e in direzione autostrada del sole, luogo chiamato "Jesus". La quarta, ben visibile in lontananza, soprattutto d'inverno, dalla strada che porta ai Cappuccini, ubicata su un sentiero parallelo alla via provinciale che porta a San Vito-Quadrivio, prima del luogo "Jesus". Queste ultime, sono coperte da vegetazione, o si confondono con il verde e la roccia della montagna.
* Ponte dei Preti: edificato nella prima metà del Cinquecento a seguito della costruzione della cattedrale.
* Ponte di piazza Guerriero: eretto nel Cinquecento, è uno dei principali simboli di Campagna e riportato su cartoline postali. Nel muro di sinistra del ponte è incastonata un'epigrafe romana riportante la seguente dicitura "N(UMERIUS) AIVS SVCCESSVS AUGUSTALIS NUCERIAE MARCIAE MEROAE COIVGI ET SIBI CUM QVA VIXIT A. LIII".
* Monumento ai caduti, largo Sant'Antonio
* Monumento ai carabinieri Fortunato Arena e Claudio Pezzuto, decorati con medaglia d'oro al valor militare.
* Memoriale del bombardamento del 17.09.1943, ''Largo della Memoria.''
* Statua di Sant'Antonino Abate (1982) di artigiano anonimo, ubicata in largo Giulio Cesare Capaccio
* Bassorilievo di Giovanni Palatucci, ubicato in piazza Teatro.
* Bassorilievo del vescovo Giuseppe Maria Palatucci, di Nino Aiello ubicato sulla facciata dell'Episcopio, in corso Umberto I.
* il Buon diavolo (durante un laboratorio nell'edizione 1987 della Rassegna dell'Acqua-La Chiena-Ambiente come Scultura) di Antonio Pierro, ubicato sulla sponda destra del fiume Tenza, in località detta "Sorgente delle Chiaviche".
* la Fontana della Chiena (1982- durante un laboratorio-cantiere, nell'edizione 1994 della Rassegna dell'Acqua), di Angelo Riviello, con reperti in pietra e terracotta del dopo-sisma del 1980, ubicata in piazza Guerriero.
* il Pesce-Lupo (2006 - durante un laboratorio-cantiere, nell'edizione della Rassegna dell'Acqua), di Peter Fraefel (Svizzera), collocato nel fiume Tenza, nella cascata sotto il ponte in pietra di piazza Melchiorre Guerriero.
* Di valore antropologico, e oggetto di vari studi, e anche di un reportage fotografico di Ferdinando Scianna, è il ''Tempio del Beato Alberto'', un luogo di culto di rito cattolico ma non ufficiale, ubicato a Serradarce.
* Di notevole valore antropologico-religioso è la Colonna Taumaturgica di Sant'Antonino (d'epoca normanno-sveva), il liberatore degli ossessi (patrono di Campagna, dove nacque, e di Sorrento, dove fu vescovo e morì), la cui leggenda religiosa vuole che il santo abate benedettino si facesse flagellare dal demonio, dopo essersela portata dietro dall'Abbazia di Montecassino dove compì il noviziato, per resistere alle sue tentazioni. La Colonna si venera nella Chiesa del Santissimo Salvatore e Sant'Antonino in Largo Giulio Cesare Capaccio, nell'antico quartiere di Zappino. Molti sono stati gli indemoniati graziati dal Santo Abate, nei secoli fino a oggi.
=== Aree naturali ===
Ingresso Oasi Polveracchio
* Oasi naturale del Monte Polveracchio
* Oasi naturale di Persano
* Riserva naturale Foce Sele - Tanagro
* "Chiatrone": Tratto del fiume Tenza che, nei periodi estivi, viene usato come luogo di balneazione. È raggiungibile attraverso un percorso turistico-pedonale lungo il canale della Chiena, che parte da ''Piazza M. Guerriero'', e un altro da Via ''Casalnuovo''
* "Chiancone", è il primo tratto del fiume Tenza che si incontra, nei periodi estivi come il luogo più vicino al centro storico, ubicato alle spalle della ''Maccarunera''. Si raggiunge a piedi da ''piazza M. Guerriero'' e da ''Via C. Cesarano''.
* "Sciumare e Chiatrella": due tratti nello stesso luogo del fiume Atri che fino alla fine degli anni settanta venivano frequentati per la balneazione estiva. Il primo da gente matura e il secondo dai bambini e adolescenti che volevano imparare a nuotare. Dopo il terremoto del 1980 è andato in disuso con interventi abusivi nel sito tra le due sponde e riempito, sempre abusivamente senza nessun controllo da parte degli enti preposti, di materiale edile di risulta durante la ricostruzione nelle zone alte adiacenti. Il luogo in località "Vignola", è raggiungibile da ''Largo Giulio Cesare Capaccio'' fino a raggiungere il ''ponte di Via Atri'' e dalla ''Via per San Leo'' fino ad imboccare il sentiero che porta direttamente alla Vignola. Da oltre 30 anni, i cittadini che hanno memoria, aspettano una bonifica da parte delle Istituzioni locali, e un interessamento da parte delle associazioni ambientaliste.
==== Sentieri naturalistici ====
* ''Sentiero Giustino Fortunato'': percorso naturalistico lungo 42 km che collega il centro storico ad Acerno, attraversando le località Avigliano e Cerreta, superando il valico ''Cancello di Sinicolli'' e costeggiando la vetta del monte Polveracchio.
==== Grotte ====
* Grotta dei briganti: cavità naturale rivestita in muratura grezza (calce e pietra), con feritoie irregolari lungo tutta la facciata, posta a 280 m s.l.m. circa, sul versante settentrionale del monte Ripalta, nella valle dell'Atri, a ridosso del quartiere Zappino, da cui è raggiungibile con un breve percorso turistico-pedonale. Per molti anni è stata murata e resa inaccessibile.
* Grotta di San Michele "Eremitaggio in Montenero" di Campagna.
* Grotticella sulla strada di Campagna, che dal centro storico porta a San Vito.
* Grotta dei Cappuccini di Campagna.
* Grotta di San Giacomo "Eremitaggio sul Monte Sant'Elmo", sul versante ebolitano.
* Grotticella, sulla stradina lungo il fiume Tenza, in pieno centro storico, a seguito dei nuovi lavori di urbanizzazione, che porta a Via Piè di Zappino.
=== Evoluzione demografica ===
=== Etnie e minoranze straniere ===
Al 31 dicembre 2015 a Campagna risultano residenti cittadini stranieri. Le nazionalità principali sono:
# Romania, 462
# Marocco, 269
# Ucraina, 59
# Bulgaria, 37
# Polonia, 37
# Ghana, 27
# Cina, 20
# Senegal, 20
=== Religione ===
==== Chiesa cattolica ====
La maggioranza della popolazione è di religione cristiana di rito cattolico; il comune appartiene alla forania omonima dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, suddivisa in dieci parrocchie.
Le confraternite esistenti sono:
* ''Confraternita dei Cinturati di Santa Maria del Soccorso'': fondata nella prima metà del XIV secolo, attualmente si occupa delle catacombe di S. Spirito, del relativo museo e dei restauri della chiesa dell'Annunziata.
* ''Confraternita del Santissimo Rosario'', vivente già nel 1572.
* ''Confraternita di Santa Maria della Neve'', istituita nel 1258.
* ''Confraternita del Monte dei Morti'', istituita nel 1627.
* ''Confraternita del Santissimo Nome di Dio'', istituita nel 1538.
=== Istituzioni, enti e associazioni ===
Campagna è dotata di un poliambulatorio (ASL locale) realizzato a seguito del terremoto dell'Irpinia da campagnesi emigrati, in località Vignola, sulla Via per San Leo, a ridosso di Via Atri-Quartiere Zappino.
=== Biblioteche ===
* Biblioteca vescovile e archivio vescovile
Fondata nel XVII secolo, la biblioteca comprende il seguente patrimonio: 58 manoscritti, 10.200 volumi ed opuscoli (470 edizioni del Cinquecento, 920 edizioni del Seicento, 3.570 edizioni del Settecento, 1.970 edizioni dell'Ottocento, 2 stampati musicali); periodici.
* Biblioteca Comunale.
* Biblioteca del Museo di Etno-Antropologia e d'Arte Contemporanea-Luogo della Memoria (Centro Arte Giordano Bruno: in fase di recupero, del patrimonio cartaceo rimasto, dopo il lento e traumatico abbandono e degrado, verificatosi, dal 1994-95 ad oggi).
* Biblioteca del Liceo Linguistico- Liceo Musicale / Istituto d'Istruzione Superiore "Teresa Confalonieri".
* Biblioteca dell'IPSIAM
* Archivio/Videoteca "Festival dell'Acqua - 'A Chiena"- Spazio Utopia, dove è conservata una buona consistenza di video-arte, video-documentari, stampati vari con manifesti, locandine, dépliant, cataloghi, e un numero imprecisato di piccole opere della mail art internazionale sul tema dell'acqua e la storia del luogo.
=== Scuole ===
Scuole secondarie di II grado
* ''Liceo Linguistico Psicopedagogico (ex Istituto Magistrale) T. Confalonieri (adesso anche Liceo Musicale);''
* ''I.P.S.I.A.M. Campagna'', dipendente dal Liceo Linguistico e Musicale (ex Istituto Magistrale) T. Confalonieri.
=== Musei ===
Itinerario della memoria e della pace, particolare della mostra
* Itinerario della memoria e della pace;
In detto luogo, tra il piano terra e il primo piano (ex convento dei Frati Domenicani), oltre a conservare la memoria degli ebrei internati, ha compiuto il noviziato e celebrato la prima messa nella chiesa di San Bartolomeo, Giordano Bruno, il più grande filosofo italiano di fama universale. Inoltre al secondo e ultimo piano (ala settecentesca) vi sono conservate le opere degli artisti sul tema dell'acqua e storia del luogo, che diedero un notevole contributo nel recupero della "Chiena", in attesa di sistemazione ed esposizione al pubblico, realizzate durante i laboratori della "Rassegna dell'Acqua-La Chiena", dal 1985 al 1994, facente parte della sezione ''Museo Etno-antropologico'' (cultura contadina) e di ''arte contemporanea'', con un notevole numero di oggetti raccolti dal 1982 al 1994 (il contesto storico dei cittadini campagnesi che ospitarono gli ebrei durante la 2ª guerra mondiale), catalogati tra il 2002 e il 2003 (a cui bisogna ancora dare un nome, per una ri-catalogazione generale: quello dei donatori e ufficializzare tale donazione, da parte del Comune di Campagna), unitamente ad un inizio di ''Biblioteca Museale'' sugli argomenti specifici (da ricostruire, dopo il lento e traumatico abbandono e degrado, verificatosi, dal 1994-95 ad oggi).
* ''Museo della confraternita dei cinturati di Santa Maria del Soccorso'': Il percorso museale è stato realizzato nelle catacombe della chiesa di S. Spirito e dell'ex seminario arcivescovile. Sono presenti i paramenti sacri della confraternita e arredi sacri provenienti dalla chiesa dell'Annunziata (abbattuta a seguito del terremoto del 23 novembre 1980).
* ''Museo Monte dei morti della Beata Vergine del Carmelo'': Itinerario suggestivo rivisitando il passato tra funzioni e sepolture. Chiesa Madonna del Carmine, Campagna SA, sede della Confraternita Monte dei Morti Beata Vergine del Carmelo
*''Museo di etno-antropologia e d'arte contemporanea-Centro arte Giordano Bruno'' (MEAC): vi è custodita la memoria di Giordano Bruno, oggetti d'uso quotidiano e attrezzi artigianali del mondo contadino, e una collezione di opere d'arte contemporanea, con un ridesign di oggetti,tipici d'uso comune (come un certo numero di panche, e le famose carrozzelle di legno, dei giochi infantili e adolescenziali) realizzate in laboratori site-specific dal 1985 al 1994, sul tema dell'acqua e la storia del luogo, in occasione della Rassegna/Festival dell'acqua - La Chiena.
=== Media ===
==== Stampa ====
Negli anni 70 e 80, un mensile, stampato interamente in ciclostile, ha raccontato la cronaca locale, del prima e del dopo terremoto, contenente finanche una pagina di satira: si chiamava "''Il Setaccio''", organo indipendente, malgrado venisse stampato nella sede del P.C.I. e del Sindacato CGIL (ex Cantina di Minella).
* ''I fatti'', mensile
* ''Coscientia'', bimestrale
'''Edizioni''' (arte contemporanea e storia del luogo)
Associazione Giordano Bruno
Associazione Utopia Contemporary Art
=== Cinema ===
Nel 1963 la cittadina è stata uno dei set cinematografici del film hollywoodiano ''I vincitori'' (The victors). Prodotto, diretto e scritto da Carl Foreman, narrava la storia di un gruppo di soldati americani, dopo lo sbarco sulle nostre coste, durante la seconda guerra mondiale. Furono centinaia le comparse da parte di cittadini campagnesi di ogni età. Fra gli interpreti vi furono Rosanna Schiaffino, George Peppard, George Hamilton, Romy Schneider, Senta Berger, Eli Wallach, James Mitchum, Vince Edwards e Peter Fonda. Il film fu candidato ai ''Golden Globe'' nel 1964.
Tra il mese di agosto e il mese di dicembre del 1977, furono realizzati due film indipendenti in super 8 (due corti), "''il Sciumare''" e "''il Maiale''", di Angelo Riviello. Il primo narrava la storia dei bagni estivi, in piena estate, di un gruppo di ragazzi nel fiume Atri a ridosso del centro storico, alle pendici del Quartiere di San Bartolomeo, e il secondo, sulla consueta uccisione dei maiali nel mondo contadino, in pieno inverno, che una volta avveniva in alcuni quartieri periferici della città. Nel 1999, furono entrambi proiettati in una Rassegna Internazionale di ''Video Arte'' -''Video.it'' (Arte Giovane), che si tenne a Torino in San Pietro in Vincoli. Il secondo ("''il Maiale''"), fu proiettato al pubblico anche in una Galleria d'Arte di Marsiglia (''Galerie du Tableau''), nel 2008. Entrambi i film fanno parte della collezione (video d'artista), del GAM, Galleria d'Arte Moderna di Torino.
Nel luglio del 2001, Campagna ospita la troupe del thriller ''Inseguito'', di Luca Guardabascio, film indipendente con preponderanti sfumature noir.
Circa campagnesi partecipano al lungometraggio come comparse e generici nella scena della purificazione e dell'acqua (la Chiena).
La pellicola premiata alla 55ª edizione del Festival del Cinema di Salerno, al Palermo film festival e al festival del ''Nuevo Cinema Cubano'', ha tra gli interpreti Fabio Testi, Lidia Vitale e Nanni Candelari.
==== Radio e Televisione ====
=== Arte ===
* Spazi Espositivi Camp' Art;
* Spazio Utopia Contemporary Art
* Associazione Giordano Bruno (sez. arte contemporanea)
* Rassegna Internazionale dell'Acqua-La Chiena ('A Chiena Art Campagna Festival)-(prime edizioni 1982-1985);
* Le Porte dell'arte - Le Porte dell'acqua (1ª edizione 1997)
* Concorso Nazionale di Pittura Estemporanea (località Serradarce—1ª edizione 1978).
=== Cucina ===
=== Eventi ===
Il Tenza presso la concattedrale di Campagna
La secchiata alla Chiena del 2016
* '''A Chiena'' (la piena): si tratta di una deviazione pilotata delle acque del fiume Tenza lungo la principale arteria del centro storico, corso Umberto I. Di origine antica imprecisata. Scomparsa negli anni settanta, fu di nuovo ripresa dal comune di Campagna, nell'estate culturale del 1982.
**" 'A secchiata", tutti possono prendere a secchiate chiunque capiti loro a tiro, all'interno della deviazione del fiume.
** "Chiena" - "Palo della cuccagna nell'acqua", "Tiro alla fune", "Corsa nei sacchi", "Corsa nelle carrozzelle" e altri giochi legati all'acqua
** "Chiena Acqua Drink", passeggiata nell'acqua del fiume lungo il corso principale della città.
** "Chiena Jazz Festival ", festival di musica jazz (dal 2009 interrotto per mancanza di fondi).
*''Rassegna Internazionale dell'Acqua - 'A Chiena Campagna Art Festival (15 luglio / 17 agosto) -'' (una rassegna spettacolare, multidisciplinare e multimediale, con residenze d'artista e laboratori site specifc, dal 1985 al 1994, ripresa nel 1997, e poi di nuovo interrotta ufficialmente, per mancanza di fondi nel 1995, non preventivati dall'Ente locale, con una ripresa nel 2006, e nuovamente interrotta nel 2012, e 2015, sempre per mancanza di fondi, ma soprattutto per mancanza di volontà politica da parte delle istituzioni, a favore di una così importante Rassegna/Art Festival, la maggiore attrazione turistica della città/territorio).
* ''Le Porte dell'Arte - Le Porte dell'Acqua (1 agosto / 1 settembre)'' , nei siti storici pubblici e privati, interni ed esterni, di ex Palazzi nobiliari ed ex botteghe artigiane del centro storico-antico. Il progetto originale, presentato al Comune di Campagna, nel 2006, da un'idea progettuale di James Putnam (un ex curatore del British Museum di Londra, il primo curatore al mondo ad aver organizzato una mostra d'arte contemporanea in un Museo Archeologico come il British), con il supporto di Alan Frenkiel (scrittore d'arte, curatore e manager), e di Angelo Riviello (artista e scenografo, non nuovo a queste esperienze), prevede un triangolare, che partendo dalla Città di Campagna, attraversa i Templi di Paestum, per arrivare alla Certosa di Padula (e ritorno), interagendo, infine, con il "Giffoni Film Festival del Cinema per ragazzi", di Giffoni Valle Piana, e con altri eventi estivi di rilevanza internazionale, come il "Festival del Jazz e Blues degli Alburni", di Serre, o "il Sele d'Oro" di Oliveto Citra.
* "I fucanoli" (falò): si tengono il 17 gennaio, festa di Sant'Antonio abate; l'evento consiste, appunto, nell'accendere fuochi nelle piazze (usanza comune un po' in tutta Italia, soprattutto nelle regioni meridionali). La festa è articolata da un triduo religioso, seguito da una processione lungo le vie cittadine. I fuochi pirotecnici annunciano la fine della celebrazione religiosa con il rientro della statua e l'inizio della festa popolare. Nel frattempo i rioni, che hanno accatastato la legna per i “fucanol'“ (i falò), si preparano a organizzare succulenti pietanze tradizionali; abbondanti arrostite di carni sono accompagnate da vini tipici locali, guidati da musiche e balli tradizionali.
* ''Premio Il Gerione'' : dal 2005 il Comune di Campagna organizza una rassegna nazionale di scuola & teatro intitolata ''Il Gerione'' (mese di maggio di ogni anno).
* ''La Guerra dei colori'' , nel fiume Tenza sotto la Cattedrale (1ª edizione 2008): due squadre si affrontano in una battaglia sfrenata fino all'ultima goccia di acqua colorata (mese di agosto). L'edizione, anche se dall'anno 2011 non ha avuto più luogo, per assenza di fondi pubblici, pare che sia stata ripresa, in uno dei letti centrali del fiume Tenza, sotto la cattedrale.
=== Urbanistica ===
La città, sede prestigiosa di arcidiocesi vescovile, della quale era natio il nobile Melchiorre Guerriero, molto bene inserito in epoca rinascimentale tra i poteri e i potenti della curia romana, fu ridisegnata nell'urbanistica da Giulio Romano (allievo e collaboratore di Raffaello Sanzio alla realizzazione degli affreschi nelle Stanze del Vaticano), a cavallo tra il 1518 e il 1520, secondo il Vasari, nelle sue "Vite", come riportato nella versione integrale della casa editrice Newton, menzionando e definendo la Civitas Campaniae (la Città di Campagna), unitamente al centro storico di Napoli e di Pozzuoli, "..come una delle meraviglie antiche..). Si presume, che il nobile Guerriero avesse intenzione di invitare nella Civitas, Raffaello Sanzio. Il maestro essendo in primis il responsabile dei lavori al Vaticano e di conseguenza molto impegnato, oltre che malato (infatti, poco dopo morì nel 1520), delegò il suo allievo e collaboratore (il grande Giulio Romano, pittore e architetto) che ne prese degnamente il suo posto.
=== Suddivisioni storiche ===
Il capoluogo è diviso in quartieri, sorto intorno a quattro chiese parrocchiali, attraversato dal fiume Tenza e lambito a occidente dal fiume Atri.
* ''San Bartolomeo'' il primo quartiere medievale sorto dopo l'anno mille, posto sulle pendici occidentali del colle Girolo con il Castello Gerione, sorto sotto l'amministrazione parrocchiale di San Bartolomeo.
* ''Zappino'' il secondo quartiere sorto dopo l'anno mille, situato sull'isola dei fiumi Tenza e Atri, costruito intorno alla parrocchia del SS. Salvatore e Sant'Antonino.
* ''Giudeca'' costruito tra le pendici meridionali del colle Girolo e il fiume Tenza, si erge intorno alla parrocchia di S. Maria della Pace nella Basilica Cattedrale.
* ''Casalnuovo'' fa riferimento alla parrocchia della SS. Trinità, mentre fino agli anni 70 alla Chiesa della Concezione con l'attiguo ex complesso degli Osservanti (oggi ridotta in rudere, dopo l'abbattimento avvenuto nel 1987).
I rioni sono:
* La ''Strada Nuova'' che lungo il Corso Vittorio Emanuele III, porta al Castagneto e in Via Trinità, e proseguendo lungo la Via Normanni, collega Casalnuovo, la Concezione, Ponte Dauli-Romanelle e Carriti, e lungo la strada interna dietro al Castello "Girone" che porta a San Leo/San Bartolomeo nord, che come una piccola arteria collega il Quartiere Zappino fino al bivio di Via Roma/Via Madonna delle Grazie.
*''Sant'Agostino'', posto nel quartiere di Zappino, è costruito su una rupe a ridosso del fiume Atri.
*''Sant'Antonio'' appartiene alla parrocchia della Giudeca, è in realtà un borgo, posizionato fra il fiume Tenza e le propaggini meridionali del monte Ripa della Guardia.
=== Frazioni ===
Elenco delle frazioni come riportato nello Statuto del Comune di Campagna:
* Camaldoli: 103 abitanti,
* Galdo: 200 abitanti circa,
* Mattinelle: 200 abitanti circa,
* Puglietta: 870 abitanti,
* Quadrivio: abitanti,
* Romandola-Madonna del Ponte: 144 abitanti,
* Santa Maria La Nova: 440 abitanti,
* Serradarce: 447 abitanti,
=== Altre località del territorio ===
In base al 14º Censimento ISTAT vengono menzionati anche i seguenti centri abitati:
* Avigliano: 57 abitanti,
* Folcata: 465 abitanti,
* Oppidi-Varano: 292 abitanti,
* San Paolo: 164 abitanti,
* San Zaccaria: 213 abitanti,
* Vallegrini: 144 abitanti,
Altre località:
* Petenzone, Romanelle, Varchera, Persano Scalo, Pezzarotonda, Ponte Barbieri, Rufigliano, Saginara, San Vito, Sant'Angelo, Tuoro.
=== Agricoltura ===
Il territorio è prevalentemente destinato alla produzione agricola e rientra nell'area di produzione dell'olio di oliva DOP ''Colline Salernitane''; il comune ha aderito all'Associazione Nazionale Città dell'Olio e fa parte del consorzio G.A.L. Colline Salernitane.
Il territorio comunale è una zona di produzione dei seguenti prodotti:
* Carciofo di Paestum (IGP).
* Mela annurca campana (IGP)
* Fragolina degli Alburni e dell'Alto Sele.
* Castagna di Acerno.
=== Industria ===
Nei pressi dello svincolo autostradale sono concentrate la maggior parte delle attività industriali e artigianali. A partire dal 2006 è stata realizzata un'area P.I.P. (piano di insediamento produttivo) in cui sono confluite numerose aziende. L'unica società di rilevanza nazionale è stata la RDB, ora dismessa.
Nelle zone basse, sono attivi anche alcuni caseifici, nella produzione di formaggi e mozzarella di bufala.
=== Turismo ===
La città di Campagna è stata riconosciuta come un comune a prevalente Economia Turistica. I principali attrattori turistici sono: il centro storico, il Castello Gerione (visitabile solo a piedi con una guida interna, in mancanza di un collegamento adeguato), oltre che ai monumenti storici e religiosi, riconosciuta come una delle porte di ingresso al Parco regionale dei monti Picentini; l'oasi naturale del Monte Polveracchio; l'oasi naturale del fiume Sele di Persano nella condivisione territoriale con il Comune di Serre; la ricca vegetazione della città, attraversata nel centro storico dai fiumi Atri e Tenza, dove da quest'ultimo, nasce la tradizione de '''A Chiena''.
=== Strade ===
Tratto della SP 31
La città è dotata dell'omonima uscita autostradale sull’Autostrada A2 del Mediterraneo in loc. Rufigliano e di un'area di servizio in località Saginara.
Le strade statali che attraversano il comune sono:
* la Strada statale 91 della Valle del Sele, principale asse viario del territorio che lo attraversa da ovest a est collegandolo a Eboli e l'Alto Sele:
* la Strada statale 19 delle Calabrie, che attraversa solo la parte meridionale del territorio collegando lo svincolo autostradale di Campagna con gli Alburni.
Il territorio comunale è attraversato da numerose strade provinciali; quelle di maggiore rilevanza sono le seguenti:
* Strada Provinciale 9/a ''Innesto SS 91 a Valle Cupa-Cimitero di Oliveto Citra'', collegamento fra Campagna e Oliveto Citra.
* Strada Provinciale 31/a, ''Innesto SS 91 (Quadrivio Campagna)-Campagna'', principale collegamento tra Quadrivio e Campagna.
* Strada Provinciale 38 ''Innesto SS 91 (Bivio Campagna)-Innesto SS 19 (Bivio Persano)'', collegamento fra lo svincolo autostradale e il territorio comunale.
Altre strade provinciali sono:
* Strada Provinciale 31/b, ''Campagna-S.Maria di Avigliano (detta "Strada Provinciale per Acerno")''.
* Strada Provinciale 31/c, ''S.Maria di Avigliano-Pietra di mastro Agostino''.
* Strada Provinciale 31/d, ''Pietra di mastro Agostino-Toriello'', in fase di completamento per Acerno.
* Strada Provinciale 40 ''Innesto SS 19-Stazione di Persano''.
* Strada Provinciale 106 ''Campagna (Cappuccini)-Bivio Romandola''.
* Strada Provinciale 153 ''Puglietta-Camaldoli di Campagna''.
* Strada Provinciale 233 ''Innesto SP 31 (S. Vito di Campagna)-Innesto SS 91''.
* Strada Provinciale 234 ''Strada Mattinelle Innesto SS 91-Innesto SS 19''.
* Strada Provinciale 235 ''Innesto SP 234-Innesto SP 38 (Contrada Starzolella)''.
* Strada Provinciale 253 ''Strada Vecchia Matera: Innesto SP 153 (Puglietta)-Località Santo Spirito''.
=== Ferrovie ===
* Stazione di Campagna-Serre-Persano sulla tratta ferroviaria Salerno-Potenza.
* Dall'Ottocento al 1968 è stata attiva la stazione di Tuoro-Serradarce sempre sulla linea Salerno-Potenza.
=== Mobilità urbana ===
La mobilità è affidata, per quanto riguarda i trasporti extraurbani, alla società Sicurezza e Trasporti Autolinee - Sita Sud S.r.l. che collega il centro storico e le principali frazioni, con Salerno e Oliveto Citra; la Società Consortile Salernitana Trasporti collega il capoluogo, Quadrivio e Galdo con Serre.
Il trasporto urbano è gestito dalla società Autolinee L.A.S., che collega tutte le frazioni col capoluogo.
=== Altre informazioni amministrative ===
Il comune fa parte della Comunità montana Tanagro - Alto e Medio Sele.
Le competenze in materia di difesa del suolo sono delegate dalla Campania all'Autorità di bacino interregionale del fiume Sele e all'Autorità di bacino regionale Destra Sele.
Per quel che riguarda la gestione dell'irrigazione e del miglioramento fondiario, l'ente competente è il Consorzio di bonifica in Destra del fiume Sele.
La gestione del ciclo dell'acqua è affidato all'ATO 4 Sele.
Attualmente non esiste una squadra di calcio che rappresenta Campagna a livello dilettantistico.
A Campagna ha sede la società di pallavolo Fortitudo Campagna. fondata nel 2005.
=== Impianti sportivi ===
Nel comune si trovano: il campo di calcio comunale con una capienza di 400 posti a sedere; il Palazzetto dello sport, realizzato in località Quadrivio, e un campo da tennis in località Carriti, nei pressi della Concezione/Casalnuovo.
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Carso |
Il '''Carso''' è una regione storica, un altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Venezia Giulia , Slovenia e Croazia, noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche.
Dal nome della regione geografica del Carso di Trieste, oggetto dei primi studi e presa come riferimento, nota anche come “Carso Classico”, è derivato il termine carsismo. Questo toponimo a sua volta deriva dalla radice “kar” o “karra”, di origine paleoindoeuropea con significato di roccia, pietra. Stessa radice hanno i toponimi Carnia, Carinzia, Carnaro e Carniola.
| Il disegno rappresenta in modo schematico la disposizione delle formazioni rocciose che costituiscono l'altopiano carsico, ed indica il periodo geologico della loro deposizione
Si estende a sud-est delle Prealpi Giulie, (zona del Collio), giunge fino al mare Adriatico e prosegue poi in Slovenia occidentale e Istria settentrionale, fino al punto di congiunzione con il massiccio delle Alpi Bebie (''Velebit'') all'estremo nord-ovest della Croazia. L'altopiano si estende su una anticlinale parzialmente erosa.
=== Classificazione ===
Modello di classificazione delle Alpi Dinariche - Zona A1: Montagne dell'Istria e del Carso
Secondo la Partizione delle Alpi del 1926 il Carso è considerato facente parte del sistema alpino ed è visto come una delle 26 sezioni delle Alpi, e precisamente la ventiduesima. Secondo questo criterio, si suddivide Piccolo Carso (gruppo 22a) e Carso Istriano (gruppo 22b).
Secondo la SOIUSA il Carso non fa parte delle Alpi, ma appartiene al sistema delle Alpi Dinariche, seguendo la letteratura geografica slovena, che lo suddivide nel seguente modoː Montagne dell'Istria e del Carso (sigla A1); Gruppo della Selva di Tarnova (sigla B1); Gruppo del Monte Nevoso-Risnjak (sigla B2); Largo altopiano della Carniola-interna e della Bassa Carniola (sigla B3).
Secondo altri criteri, può essere suddiviso in Carso Triestino, Carso goriziano, Carso sloveno e Carso istriano (in talune suddivisioni si espande anche più a sud con il Carso dalmata e il Carso bosniaco).
=== Carsismo ===
Aree della superficie terrestre ricoperte da formazioni di rocce calcaree.
Le rocce calcaree sono solubili dagli agenti atmosferici, in particolare dall'acido carbonico disciolto nelle acque, e vengono quindi da questi modellate nel tempo in varie forme, causando il fenomeno del carsismo. Nel mondo solo il 15% delle aree con affioramenti carbonatici presentano i caratteristici fenomeni carsici. Uno degli aspetti più rilevanti sono le doline.
=== Grotte ===
Il Carso è ricco di grotte di varie dimensioni, per cui nel territorio si sono sviluppate molte società speleologiche. Le più famose sono la grotta Gigante, la Grotta delle Torri di Slivia, le grotte di San Canziano e le grotte di Postumia.
==== Inquinamento delle grotte ====
Per anni, oltre un centinaio delle grotte del carso triestino sono state usate come discariche. A cavallo tra Italia e Slovenia, nelle Alpi Giulie sono state censite 350 grotte inquinate. In Slovenia la grotta Jeriseva Jama, vicina al paese di Casigliano di Sesana, è piena di automobili, eternit e altri rifiuti. Nonostante tutto, in questa grotta è ancora presente una rara pisolite, la ''perla di grotta''.
In Italia: il pozzo Mattioli, vicino alla frazione triestina di Gropada, è stato adibito a centro di smaltimento dei rifiuti ingombranti. Il pozzo dei Colombi, vicino a Basovizza, altra frazione del comune di Trieste, è stato usato per lo sversamento dei rifiuti pericolosi conseguenti all'attentato al terminal petrolifero dell'oleodotto transalpino della val Rosandra dell'agosto 1972; è stato usato come capiente cisterna, oltre 45 metri di pozzo e 100 di caverna, per i liquidi di lavaggio delle caldaie, fanghi industriali e molte altre sostanze chimiche. Sorte simile è toccata al pozzo di Cristo, tra Basovizza e Gropada, usato per lo sversamento di liquidi di derivazione industriale.
Il territorio comprende la Riserva naturale delle Falesie di Duino.
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Corciano |
'''Corciano''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Perugia posto su un colle a 12 km a nord-ovest di Perugia. | * Classificazione climatica: zona E, 2204 GR/G
Corciano è un comune esteso per quasi , situato su di un colle a 408 m s.l.m., quasi a metà strada fra il capoluogo Perugia e il lago Trasimeno. È confinante solo con Perugia ad est e a sud e con Magione ad ovest e a nord. Dista dal capoluogo circa , mentre la riva orientale del Trasimeno si trova a una decina di km più ad ovest.
Corciano fa parte della Comunità montana Trasimeno Medio Tevere e del club de "I borghi più belli d'Italia".
Secondo un'antica leggenda, Corciano è sorta per opera di Coragino, mitico compagno dell'eroe greco Ulisse.
Le tracce più antiche della presenza dell'uomo (alcuni frammenti di utensili su lama di selce e vari frammenti di vasi in impasto non tornito) risalgono al Neolitico. La scoperta di due vasi cinerari (conservati nell'''Antiquarium'' del palazzo Comunale) segnalano la presenza umana in un periodo compreso tra il IX e l'VIII secolo a.C. Tra il III e il I secolo a.C. si formarono numerosi nuclei abitati (in genere di piccole dimensioni) dediti prevalentemente all'attività agricola e a quella artigianale.
L'area, nota archeologicamente per il famoso ritrovamento ottocentesco della tomba dei carri bronzei risalente alla seconda metà del VI secolo a.C. subì, quattro secoli più tardi, un forte processo di sviluppo probabilmente in relazione alla crescente richiesta di travertino utilizzato per la produzione di urne, cippi funerari, ma soprattutto per la costruzione della città urbana di Perugia.
=== I primi documenti ===
È solo dopo l'anno Mille che alcuni documenti documentano la sua esistenza. Nel 1136 papa Innocenzo II conferma il ''Castrum de Corciano'' al Vescovo di Perugia e lo stesso castello è citato nell'elenco delle ville e dei castelli presenti nel territorio perugino nell'anno 1258. La stretta dipendenza con Perugia portò i soldati corcianesi a combattere contro Todi che aveva occupato parte del territorio perugino: nel 1310 respinsero i tuderti fino alle porte della loro città.
=== Braccio da Montone ===
Tra il 1415 e il 1416 il Capitano di ventura Braccio da Montone, espulso da Bologna, con le sue truppe si dirige in Umbria seminando distruzione e morte. Tenta di conquistare Corciano, ma la cittadina si difende valorosamente e mette in fuga le truppe di Braccio. I Magistrati perugini, come compenso per l'eroica difesa, esentarono Corciano da ogni tassa per cinque anni. Ma Braccio non si ferma: dopo aver conquistato 120 castelli nel territorio perugino, torna a Corciano che, non potendo sopportare un nuovo assedio, gli apre spontaneamente le porte.
Nel XIV secolo Corciano passò, come quasi tutta l'Umbria, nell'orbita dello Stato della Chiesa e divenne feudo dei Duchi della Corgna che avevano la loro residenza nell'attuale palazzo Comunale. Nel 1809 l'esercito napoleonico stabilì a Perugia il Governo imperiale e Corciano venne eretta a ''Mairie''. Il 9 novembre 1860 viene pubblicato il plebiscito per l'annessione della Provincia di Perugia al Regno d'Italia: 97.000 voti favorevoli e 386 contrari.
=== Chiesa di Sant'Agostino ===
Chiesa e convento di Sant'Agostino, sulla collina accanto a quella su cui sorge Corciano.
La chiesa ed il convento di Sant'Agostino rappresentano uno dei più importanti monumenti agostiniani esistenti in Umbria. La sua edificazione fu autorizzata da papa Giovanni XXII con la bolla pontificia del 1334. La chiesa gotica subì vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli; verso la metà del XVIII secolo si ebbe l'intervento più consistente, che ne modificò radicalmente l'interno, eliminando gli arconi di sostegno e la copertura a capriate. A quest'epoca si devono pure alcune decorazioni, come la fastosa cornice a stucco dell'abside e gli altari, tra cui il primo a sinistra, dedicato alla Madonna del Carmine. Lungo la navata furono sistemate le quattro statue di san Macario, san Michele Arcangelo, san Sebastiano e san Rocco. Proprio a san Sebastiano e san Rocco era intitolata una confraternita che aveva sede nella chiesa di Sant'Agostino. Nell'abside, sopra il coro ligneo del XVIII secolo, si trovava fino al 1879 il gonfalone dipinto da Benedetto Bonfigli (e aiuti) nel 1472 per questa chiesa, ora conservato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. Con l'Unità d'Italia la chiesa passò nel demanio dello Stato; è di proprietà del Fondo Culto del Ministero degli Interni. Interessante la residenza Comunale, già palazzo della Corgna, attribuita a Galeazzo Alessi, con decorazioni interne di gusto zuccaresco.A un chilometro dal borgo si erge il maestoso castello di Pieve del Vescovo, antica residenza estiva del cardinale Fulvio della Corgna e dei vescovi di Perugia, tra cui il futuro papa Leone XIII.
A Corciano è stato realizzato il complesso residenziale Rigo, disegnato da Renzo Piano ed ispirato ai cubi di Rubik. È un complesso edilizio con varie tipologie di assemblaggio di cellule abitative prefabbricate in cemento armato frutto di uno studio sviluppato in occasione del terremoto del Friuli del 1976 e realizzato successivamente fra il 1979 e il 1982. Anche se il primo progetto di Renzo Piano, che prevedeva la possibilità di edilizia evolutiva autocostruita, venne in parte modificato, in virtù delle sovvenzioni statali, dalla realizzazione di case già allo stadio più complesso con l'utente che poteva variare solo l'interno del modulo abitativo, il Rigo rimane un esempio di avanguardia architettonica per tecniche di montaggio e struttura.
=== Evoluzione demografica ===
=== Etnie e minoranze straniere ===
Secondo i dati ISTAT al 1º gennaio 2019 la popolazione straniera residente era di persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:
* Romania 531 2,48%
* Albania 347 1,62%
* Ecuador 187 0,87%
Chiesa di Solomeo
=== Frazioni ===
Capocavallo, Castelvieto, Ellera-Chiugiana (con finalità statistiche identificata talvolta come ''Chiugiana-La Commenda'' e, nell'uso comune, come ''Ellera''), Mantignana, Migiana, San Mariano, Solomeo.
=== Località ===
Cipresso, Taverne, Terrioli, Valmarino, Strozzacapponi.
Corciano è collegato al capoluogo e al resto della rete stradale umbra tramite il Raccordo autostradale 6, che conduce tra l'altro verso il lago Trasimeno e il confine con la Toscana e la val di Chiana, in direzione ovest.
=== Artigianato ===
Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e attive vi sono quelle artigianali, come la rinomata lavorazione del legno, finalizzata alla produzione di mobili, di numerosi attrezzi e di giocattoli.
È inserito tra I borghi più belli d'Italia.
=== Gemellaggi ===
Corciano è gemellata con le seguenti città:
* Pentling, Germania;
* Civrieux-d'Azergues, Francia;
* Libiąż, Polonia.
=== Calcio ===
La principale squadra di calcio della città è l'Ellera Calcio che milita nel campionato umbro di Eccellenza (calcio).
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Crosta terrestre |
Spessore della crosta terrestre
La '''crosta terrestre''' , in geologia e in geofisica, è uno degli involucri concentrici di cui è costituita la Terra: per la precisione, si intende lo strato più esterno della Terra solida, limitata inferiormente dalla Discontinuità di Mohorovičić, avente uno spessore medio variabile fra 4 e 70 chilometri .
| === Limiti inferiore e superiore ===
La struttura interna della Terra
Il nostro pianeta è formato da gusci concentrici di materiale diverso: la ''Crosta terrestre'', suddivisibile in continentale e oceanica, costituisce lo strato più esterno; al di sotto c'è il mantello terrestre, che si estende fino a 2890 km di profondità; ancora al di sotto, e fino al centro della Terra (6371 km dalla superficie) è il nucleo. Il ''mantello litosferico'', la parte più superficiale del mantello, è saldato alla crosta, e insieme formano quella che viene definita litosfera. Fra la litosfera e il mantello inferiore (detto ''mesosfera'') vi è l'astenosfera: uno strato sottile di mantello parzialmente fuso che permette alla litosfera sovrastante di muoversi, alla velocità di pochi cm l'anno. Il limite superiore è dato dalla superficie terrestre che la mette in contatto con l'atmosfera o l'idrosfera.
Il limite inferiore della crosta terrestre è una superficie ben definita e marcata da cambiamenti sia fisici (cambiamenti di proprietà meccaniche) che chimici (cambiamenti nella composizione). L'interfaccia crosta-mantello viene definita, da un punto di vista petrografico, come il passaggio tra rocce che contengono feldspati (sopra) e quelle che non ne contengono (sotto). La crosta si distingue perciò dal mantello perché le sue rocce cristalline sono prevalentemente acide o basiche, mentre quelle del mantello sono ultrabasiche. La crosta è, ovviamente, l'unica parte della Terra a contenere rocce sedimentarie.
Esiste anche una discontinuità fisica che separa la crosta dal mantello: si tratta di una zona di transizione tra rocce a bassa velocità di propagazione delle onde sismiche (nella crosta) e rocce ad elevata velocità (nel mantello); tale discontinuità è denominata discontinuità di Mohorovičić, spesso abbreviata in Moho.
=== Crosta continentale e crosta oceanica ===
Schema della crosta terrestre
La crosta terrestre è l'unico strato del pianeta a possedere una marcata eterogeneità laterale. Fondamentale è la distinzione tra:
* ''crosta continentale'', con spessori che sono generalmente attorno ai 35 km (per la crosta stabile) ma che possono raggiungere anche 70 o addirittura 90 km in corrispondenza delle catene montuose. La sua caratteristica fondamentale dal punto di vista geodinamico è la sua bassa densità relativamente a quella del mantello sottostante in quanto le sue rocce cristalline sono prevalentemente granitiche;
* ''crosta oceanica'' con spessori che variano da zero a 10 km e con una densità uguale se non superiore a quella del mantello sottostante in quanto costituita prevalentemente di rocce ultrabasiche e basiche.
È da notare che l'estensione (areale) della crosta continentale è maggiore dell'estensione delle terre emerse, in quanto comprende anche tutti i territori sommersi a profondità inferiori ai 2500 metri. Il gradino morfologico che marca il passaggio tra crosta continentale e crosta oceanica è detto scarpata continentale.
=== Composizione chimica ===
La gran maggioranza delle rocce che compongono la crosta terrestre sono ossidi; le sole eccezioni rilevanti sono i cloruri, i solfuri e i fluoruri, in quantità che nella gran parte delle rocce non supera l'1 %. Il 47 % della crosta terrestre è costituita da ossigeno e silicio, presente sotto forma di ossidi, di cui i principali sono la silice (SiO2), l'ossido di alluminio (Al2O3), l'ossido di calcio (CaO), l'ossido di potassio (K2O), l'ossido di ferro (FeO) e l'ossido di sodio (Na2O).
Dopo aver analizzato 1.672 tipi di rocce e tenendo conto della loro diffusione, F. W. Clarke ha ottenuto per la crosta terrestre le seguenti percentuali in peso:
Placche della crosta terrestre, secondo la teoria della tettonica delle placche
:
Ossido
Nome comune
Percentuale
SiO2
silice
59,71
Al2O3
ossido di alluminio
15,41
CaO
ossido di calcio
4,90
MgO
ossido di magnesio
4,36
Na2O
ossido di sodio
3,55
FeO
ossido di ferro
3,52
K2O
ossido di potassio
2,80
Fe2O3
ossido ferrico
2,63
H2O
acqua
1,52
TiO2
biossido di titanio
0,60
P2O5
anidride fosforica
0,22
Totale
99,22
Tutti gli altri composti non raggiungono assieme l'1 %.
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Cattedrale | Notre-Dame a Reims
Cattedrale del Wawel a Cracovia
Una '''cattedrale''' è la chiesa cristiana più importante di una diocesi, di cui costituisce il centro liturgico e spirituale, e che contiene la cattedra del vescovo della diocesi.
| La locuzione "chiesa cattedrale" (''ecclesia cathedralis'' in latino), o ellitticamente "cattedrale", deriva da "cattedra" (''cathedra''), perché essa ospita la cattedra del vescovo. Una delle prime ricorrenze della locuzione ''ecclesia cathedralis'' si dice fosse presente negli atti del Concilio di Tarragona del 516.
Un altro nome con cui si indica la cattedrale è ''ecclesia mater'', per indicare che è la "chiesa madre" di una diocesi. Data la sua importanza è anche detta ''ecclesia maior''. Sempre a causa del suo ruolo di principale "casa di Dio" in una regione, la cattedrale era chiamata anche ''Domus Dei'', da cui deriva il termine italiano ''duomo'' (ed il corrispondente ''Dom'' in tedesco). Si noti però che in diverse città viene chiamata "duomo", per ragioni storiche, la chiesa principale, anche se non propriamente cattedrale.
Inizialmente venne decretato che la cattedra vescovile non venisse posta nella chiesa di un villaggio, ma solo in quella di una città. Questo fatto non comportava difficoltà nell'Europa continentale, dove le città erano numerose e furono i centri da cui la cristianità si diffuse nelle zone rurali. Nelle isole britanniche, invece, le città erano scarse e, invece di esercitare la loro giurisdizione su aree definite, molti vescovi avevano influenza su determinate tribù o popolazioni. La cattedra di questi vescovi aveva spesso carattere migratorio.
Secondo il diritto canonico il vescovo è considerato come il pastore della chiesa cattedrale, la cui parrocchia è l'intera diocesi. Per questo motivo i giuristi canonici talvolta parlano della cattedrale come dell'unica chiesa della diocesi, mentre le altre sono considerate cappelle, se relazionate ad essa. Anticamente il territorio della diocesi non era suddiviso in parrocchie: ancora nell'Ottocento il vescovo di Catania riuscì ad aggirare le leggi che confiscavano i beni della mensa vescovile, dimostrando che si trattava dei beni dell'unica parrocchia della sua diocesi.
All'interno della cattedrale «la cattedra deve essere, sempre, una sola e fissa, collocata nella chiesa, cosicché i fedeli possano vedere, facilmente, il Vescovo, il quale deve veramente apparire come il loro capo … La chiesa cattedrale è il luogo dove il Vescovo diocesano insegna, celebra e governa».
Il diritto canonico prescrive che il vescovo celebri l'eucaristia in cattedrale nelle maggiori solennità e vi conferisca i sacramenti dell'ordinazione e della confermazione. Obbligatoriamente bisogna conservare in cattedrale il Santissimo Sacramento; deve essere dedicata con rito solenne; è il luogo in cui il vescovo prende possesso canonico della diocesi. Nella cattedrale vengono celebrate le esequie dei vescovi, che possono essere sepolti nella chiesa, contrariamente alla raccomandazione di non seppellire cadaveri nelle chiese.
Alla cattedrale può essere attribuito il titolo onorifico di metropolita, primaziale o patriarcale se la diocesi è retta rispettivamente da un metropolita, da un primate o da un patriarca. Queste distinzioni sono appunto onorifiche e non producono differenze per il diritto canonico.
Facciata laterale della cattedrale di San Giovanni in Laterano
Cattedrale di San Nicola da Bari a Sassari
Il titolo di primate veniva conferito occasionalmente a sedi di grande dignità o importanza, come Canterbury, York e Rouen. Lione, Pisa (da cui la famosa Opera della Primaziale Pisana tutt'oggi esistente) e Lund possono essere citate come cattedrali realmente primaziali. La dignità di chiesa primaziale di "Sardegna e Corsica" fu rivendicata nel tempo dalle cattedrali di Pisa, Cagliari (oggi ufficiale) e Sassari, dove la cattedrale è tutt'oggi conosciuta come ''La Primatiale''. Come per il titolo di primate, anche quello di patriarca è stato conferito a sedi quali Venezia e Lisbona, le cui cattedrali sono patriarcali solo a titolo onorifico. La basilica di San Giovanni in Laterano, è sede cattedrale del Papa in qualità di vescovo di Roma e patriarca dell'occidente, ed è l'unica dell'Europa occidentale a possedere il vero carattere patriarcale. La sua definizione formale è ''Patriarchalis Basilica, Sacrosancta Romana Cathedralis Ecclesia Lateranensis'', anche se né la dizione Patriarca di Occidente né quella di Basilica Patriarcale, con papa Benedetto XVI, compaiono più nell'annuario pontificio.
La soppressione di una diocesi depriva la chiesa della sua dignità di cattedrale, anche se l'appellativo viene mantenuto nell'uso comune, come ad esempio per Anversa che venne privata del vescovo durante la rivoluzione francese.
La concattedrale del Santissimo Nome di Gesù a Gerusalemme
Caso curioso nel panorama delle cattedrali mondiali è quello della basilica del Santo Sepolcro, luogo di culto di diverse Chiese cristiane. La chiesa, eretta a cattedrale del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini da papa Pio IX nel 1847, non è sede della cattedra del patriarca ed è soggetta alle limitazioni d'uso previste dallo Statu Quo, per cui il patriarca non esercita alcuna autorità sull'edificio. Il patriarca generalmente celebra nella concattedrale del Santissimo Nome di Gesù, costruita nel 1872.
=== Capitolo della cattedrale ===
La storia del capitolo collegato alla cattedrale è oscura, e in ogni caso considerazioni locali influiscono sul suo sviluppo. Si può però cercare di dare una descrizione generale delle caratteristiche principali comuni a tutti i casi.
Originariamente il vescovo e il clero della cattedrale formavano una specie di comunità religiosa, che veniva chiamata ''monasterium'', pur non essendo un monastero in senso proprio. Il termine non aveva il significato ristretto che avrebbe acquisito in seguito, da qui, soprattutto in Inghilterra, le apparenti anomalie di chiese come ''York Minster'' e la ''Cattedrale di Lincoln'', che pur non avendo mai ospitato monaci hanno ereditato l'appellativo di "minster" o monastero. In queste prime comunità il clero viveva spesso appartato nelle proprie dimore, non infrequentemente con le rispettive consorti. Nell'VIII secolo comunque, san Crodegango, vescovo di Metz (743-766), compilò un regolamento per il clero delle cattedrali che, benché largamente accettato in Germania e in altre parti del continente, non riscosse grande successo in Inghilterra. Secondo le regole di Crodegango, il clero delle cattedrali doveva vivere sotto lo stesso tetto, occupare un dormitorio comune e sottomettersi all'autorità di un ufficiale speciale. Queste regole erano di fatto una variazione della regola benedettina. Gisa, nativo della Lorena e vescovo di Wells dal 1061 al 1088, la introdusse in Inghilterra e ne impose l'osservanza al clero delle cattedrali.
Primaziale di Santa Maria Assunta a Pisa
Durante il X e l'XI secolo, il clero delle cattedrali divenne più organizzato e fu diviso in due classi. Una appartenente a qualche istituzione monastica o a qualche ordine riconosciuto, spesso benedettini, l'altra rappresentata da un collegio clericale legato unicamente ai voti del sacerdozio, ma governato da un codice di statuti, i canonici. In questo modo sorse la distinzione tra cattedrali monastiche e secolari.
In Germania e in Inghilterra, molte cattedrali erano monastiche. In Danimarca erano tutte benedettine, ad eccezione di Børglum, che fu premonstratense fino alla Riforma. Le altre furono tutte cambiate in chiese con canonici secolari. In Svezia, Uppsala era originariamente benedettina, ma venne secolarizzata attorno al 1250 e venne ordinato che tutte le cattedrali svedesi avessero un capitolo di almeno quindici canonici secolari. In Francia i capitoli monastici erano molto comuni, ma quasi tutte le cattedrali monastiche vennero convertite al canone secolare prima del XVII secolo. Una delle ultime fu la cattedrale di Sées, in Normandia, che fu agostiniana fino al 1547, quando papa Paolo III dispensò i membri dai loro voti, e costituì per loro un capitolo di canonici secolari. Il capitolo di Senez fu monastico fino al 1647, e altri anche più a lungo, ma la maggioranza fu secolarizzata durante il periodo della Riforma.
Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze
Nel caso delle cattedrali monastiche il governo interno era affidato all'ordine cui apparteneva il capitolo, e tutti i membri vi tenevano residenza perpetua. Al contrario, nei capitoli secolari, gli incarichi di prevosto, decano, ''precentore'', cancelliere, tesoriere, ecc., furono posti in essere per garantire il buon funzionamento della chiesa e dei suoi servizi, mentre la non residenza dei canonici, divenne la regola, e portò a far sì che i loro incarichi fossero svolti da un corpo di vicari che officiavano ai servizi della chiesa.
Altrove, i primi capi delle chiese secolari sembra siano stati i prevosti, che erano incaricati, non solo con il regolamento interno, della supervisione dei membri del capitolo e del controllo dei servizi, ma erano anche i gestori dei terreni e dei possedimenti della chiesa. Quest'ultimo ruolo era quello su cui spesso spostavano la loro attenzione, a discapito dei doveri domestici ed ecclesiali, e subito sorsero lamentele che i prevosti erano troppo presi dagli affari terreni, e troppo spesso assenti dai doveri spirituali. Ciò portò in molti casi all'istituzione di un nuovo ufficiale chiamato decano, che si prese carico dei compiti del prevosto legati alla disciplina interna e ai servizi della chiesa. In alcuni casi l'ufficio del prevosto venne abolito, mentre in altri continuò, e il prevosto era anche arcidiacono, e restava a capo del capitolo.
Cattedrale di Piazza Armerina
La normale composizione del capitolo di una cattedrale secolare, comprendeva quattro dignitari (potevano essere anche di più) in aggiunta ai canonici.
Cattedrale di San Giusto a Trieste
Cattedrale di Salta
* Il decano (''decanus'') sembra abbia derivato la sua designazione dal decano benedettino, che aveva dieci monaci ai suoi ordini. Il decano, come si è già notato, divenne in esistenza per supplire al ruolo del prevosto nella gestione interna della chiesa e del capitolo. In Inghilterra il decano era a capo di tutte le chiese cattedrali, e fu originariamente eletto dal capitolo e confermato in carica dal vescovo. Egli era il presidente del capitolo, e in chiesa era incaricato della celebrazione dei servizi, officiando determinate parti per statuto, nelle festività principali. Egli sedeva nello scranno principale del coro, che solitamente è il primo sulla destra, entrando nel coro da ovest.
* Subito dopo il decano (di regola), viene il precentore (primicerio, cantore, ecc.), il cui incarico speciale è quello di regolare la parte musicale del servizio. Egli presiede in assenza del decano e occupa lo scranno corrispondente sul lato sinistro del coro.
* Il terzo dignitario è il cancelliere (''scholasticus'', ''écoldtre'', ''capiscol'', ''magistral'', ecc.), che non deve essere confuso con il cancelliere della diocesi. Il cancelliere della cattedrale è incaricato della supervisione delle scuole, e sovraintende alle lezioni nel coro. Egli è spesso anche il segretario e bibliotecario del capitolo. In assenza del decano e del precentore è il presidente del capitolo. Lo scranno più a sinistra sul lato del coro dove siede il decano, è normalmente assegnato a lui.
* Il quarto dignitario è il tesoriere (''custos'' in latino, sacrista in italiano, ''cheficier'' in francese). Egli era il guardiano della fabbrica di tutti gli arredamenti e ornamenti della chiesa, e il suo dovere era quello di fornire pane e vino per l'eucaristia, nonché candele e incensi. Era inoltre incaricato di regolare materie quali il suono delle campane. Lo scranno del tesoriere era opposto a quello del cancelliere. Questi quattro dignitari occupavano gli scranni ai quattro angoli del coro, ed erano chiamati in molti statuti le ''quatuor majores personae'' della chiesa.
In molte cattedrali c'erano dignitari addizionali: il prelettore, il sottodecano, il vicecancelliere, il succentore (''succentor-canonicorum''), e altri, che vennero in esistenza per sopperire ai posti di altri dignitari assenti, in quanto la non residenza era il problema principale delle chiese secolari, e in questo contrastavano duramente con le chiese monastiche, dove tutti i membri erano in residenza perpetua. Oltre ai dignitari, vi erano i canonici ordinari, ognuno dei quali, come regola, aveva una dotazione o prebenda separata, oltre a ricevere una parte dei fondi comuni della chiesa.
Per la maggior parte, anche i canonici divennero rapidamente non residenti, e questo portò alla distinzione tra canonici residenti e non, finché in molte chiese il numero di residenti divenne limitato, e i non residenti, che non spartivano più i fondi comuni, divennero generalmente conosciuti come "prebendari", anche se la loro non residenza, non li faceva abbandonare la loro posizione di canonici, né rinunciare al diritto di voto nel capitolo. Il sistema di non residenza portò anche all'istituzione dei vicari corali (ogni canonico aveva il suo), che sedevano nello scranno del canonico, e se esso era presente in quello immediatamente sotto, nella seconda fila. I vicari non avevano diritto di voto nel capitolo (''Vox in capitulo'') e anche se irremovibili (eccetto nel caso di gravi offese), erano i servi dei canonici assenti di cui occupavano lo scranno, e svolgevano i compiti. In alcune zone erano conosciuti anche come semi-prebendari. Con il passare del tempo, i vicari stessi erano spesso incorporati in una specie di capitolo minore, o collegio, sotto la supervisione del decano e del capitolo.
Non esisteva distinzione tra i capitoli delle cattedrali monastiche e quelli dei canonici secolari nella relazione tra vescovo e diocesi. In entrambi i casi, il capitolo era il consiglio del vescovo, il quale era tenuto a consultarlo in tutte le questioni importanti, pena l'impossibilità di agire. Quindi, una decisione giudiziale del vescovo necessitava della conferma da parte del capitolo prima di poter essere eseguita. Egli non poteva cambiare i libri del servizio, oppure "usare" la chiesa, o la diocesi, senza il consenso del capitolo. In realtà questa teoria, con il passare del tempo venne a cadere.
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Ciclo litogenetico | Il '''ciclo litogenetico''' è il modello che rappresenta le relazioni genetiche delle rocce tra loro e con il magma nell'ambito della crosta terrestre.
Le '''rocce ignee''' sono dette primarie in quanto sono le uniche che derivano dal magma e non da altre rocce, per cui si perde la memoria della struttura precedente.
'''Le rocce metamorfiche''' sono comunque al termine della storia di un materiale roccioso. Infatti, prima di subire l'''anatessi'' a causa della profondità cui sono portate e trasformarsi in magma, le rocce devono subire metamorfismo regionale.
| Fig. 1. Le frecce più spesse indicano il ciclo principale. In giallo i fenomeni che avvengono in superficie, in blu le interazioni con atmosfera e biosfera, in ocra la diagenesi, in arancione il metamorfismo, in rosso le rocce fuse, in nero la risalita delle rocce e in verde il loro sprofondamento nel mantello (nelle zone di subduzione)La figura 1 mostra le varie possibilità di trasformazione delle rocce e riporta anche le connessioni con l'atmosfera, l'idrosfera e con l'azione degli organismi. Si può descrivere schematicamente il ciclo litogenetico partendo dal processo magmatico: il magma raffreddandosi e consolidandosi in profondità origina rocce intrusive o se raffredda in superficie dà origine a rocce effusive. Nel primo caso provoca sulle rocce circostanti un processo di metamorfismo di contatto.
Le rocce intrusive possono essere sollevate fino a raggiungere la superficie terrestre dove, insieme alle rocce effusive sono aggredite dagli agenti esogeni, e quindi soggette sia ad erosione che a dissoluzione chimica, ed entrano nel ciclo sedimentario dando origine ad accumuli di sedimenti inconsolidati, sia in ambiente continentale che marino. In quest'ultimo caso un contributo fondamentale ai sedimenti è dato dalla decantazione sul fondo di scheletri di organismi marini (essenzialmente microorganismi planctonici).
I sedimenti inconsolidati che si accumulano vengono sepolti e in questa fase la diagenesi può litificarli formando le rocce sedimentarie compatte. Queste ultime, come le stesse rocce magmatiche originarie, possono essere seppellite sotto altri strati di sedimenti e spinte in profondità all'interno della crosta terrestre o essere coinvolte in processi di formazione di una catena montuosa; si trovano così coinvolte in un processo metamorfico trasformandosi in rocce metamorfiche, che a loro volta possono essere spinte a riaffiorare sulla superficie terrestre e rientrare nuovamente nel ciclo sedimentario.
Se poi le rocce, sono spinte a maggior profondità entro la crosta terrestre, solitamente a causa della subduzione della placca tettonica in cui si trovano, sono sottoposte a un aumento di temperatura e pressione tale da provocare il fenomeno dell'anatessi, ossia una loro fusione parziale, con formazione di nuovo magma e il ciclo litogenico si chiude ricominciando dal processo magmatico. Nelle zone di subduzione solo una piccola parte delle rocce fonde; il resto della placca ristagna in tempi geologici più o meno lunghi nella zona di transizione del mantello per poi sprofondare ed essere assimilata dal mantello inferiore.
Quello descritto è in realtà di un ciclo puramente teorico, una semplificazione di ciò che in natura è notevolmente più complesso. A causa dei frequenti scambi di materia ed energia tra il sistema e l’ambiente circostante durante il ciclo, il nuovo magma che si forma non potrà avere esattamente la composizione di quello che ha iniziato il ciclo. Inoltre, come si vede in fig. 1, alcuni passaggi possono essere saltati, altri ripetuti più volte. Ad esempio le rocce metamorfiche, come quelle intrusive, possono venire in superficie in seguito a sollevamenti, essere erose e trasformarsi in sedimenti senza passare attraverso l’anatessi; così pure le rocce ignee possono trasformarsi direttamente in rocce metamorfiche senza passare attraverso sedimentazione e diagenesi. Le rocce sedimentarie possono subire più cicli di erosione, trasporto e sedimentazione senza trasformarsi in rocce metamorfiche e queste ultime possono subire più metamorfismi. La complessità di questi legami tra i processi petrogenetici trova un'ampia spiegazione nella teoria della Tettonica delle placche.
I tempi per compiere l'intero ciclo principale (frecce più spesse in fig. 1) varia dalle molte decine alle centinaia di milioni di anni.
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Continente | Modelli di continenti
Un '''continente''' è la più vasta delle ripartizioni con le quali si suddividono le terre emerse della crosta terrestre. Il concetto di continente si contrappone quindi a quello di oceano.
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La superficie del pianeta Terra è suddivisibile in continenti, ossia le terre emerse, e in oceani. I geologi suddividono la crosta terrestre in oceanica e continentale in funzione, tra l'altro, della tipologia delle rocce predominanti in ciascuna delle due, rispettivamente rocce basaltiche e granitiche.
Alla definizione di continente concorrono criteri che sono soprattutto geografici e storici, ma anche filosofici e politici; si ricorre anche ad analisi geomorfologiche ed ecologiche. Dato che i vari criteri non portano a un'unica conclusione, la suddivisione della terra emersa in diversi continenti è arbitraria. Per lo stesso motivo, non esiste un modello unico di suddivisione delle terre emerse, ma vari modelli, usati nei vari stati del mondo o nei vari ambiti di conoscenza a seconda delle necessità. Ogni modello ha le sue giustificazioni e prevede un numero diverso di continenti, variamente raggruppati.
L'appartenenza politica di un territorio ad uno stato oppure ad un altro non ha nessuna importanza ai fini dell'appartenenza ad un continente. Valgano due esempi al riguardo: la Groenlandia è parte integrante del continente americano, nonostante dal punto di vista politico sia un possedimento danese; la Nuova Guinea Occidentale è una provincia dell'Indonesia, stato asiatico, ma l'isola della Nuova Guinea è nondimeno considerata tutta appartenente all'Oceania.
Le isole si considerano appartenenti al continente più vicino: per esempio, il Madagascar e le Seychelles si considerano parte dell'Africa. Può aiutare in questo discrimine considerare l'esistenza delle piattaforme continentali. Anche per questa situazione ci sono casi di ambiguità: per esempio l'Islanda, comunemente considerata parte dell'Europa, in realtà si trova sulla dorsale medio atlantica in mezzo all'oceano, e quindi, geologicamente, deve essere considerata come un'emersione della dorsale oceanica, senza crosta continentale e quindi non facente parte di alcun continente.
Una seconda accezione di "continente" si usa quando si contrappone un'isola alla terraferma. In questo caso la parola ''continente'' è sinonimo di ''terraferma''. Esempi classici in questo senso si hanno quando i britannici chiamano "il continente" la restante parte d'Europa o quando sardi e siciliani chiamano "il continente" la restante parte d'Italia.
=== Modello a sette continenti ===
Esso dà la massima importanza ai criteri storici e culturali, trascurando la contiguità tra le terre. Si separa così il Sudamerica dal Nordamerica e l'Europa dall'Asia. È uno dei modelli comunemente più usati in Cina e nei paesi di cultura inglese.
* Africa, Asia, Europa, Sudamerica, Nordamerica, Oceania, Antartide.
Il modello a sei continenti usato in Italia - si noti il confine euroasiatico posto lungo la depressione del Kuma-Manyč
Il simbolo olimpico rappresenta i cinque continenti abitati.
Modello a quattro continenti e sei "parti del mondo"
Popolamento progressivo dei continenti
=== Modello più seguito in Italia: sei continenti ===
È un criterio storico-etimologico: sono considerati continenti le grandi estensioni di terre emerse che hanno storicamente un loro proprio nome. È il modello più usato non solo in Italia, ma anche in tutta l'Europa occidentale (escluse le Isole Britanniche) e in America latina. Corrisponde all'accezione comune di continente nella lingua corrente. Inoltre è il criterio seguito dalle Nazioni Unite nel Geoschema.
* Africa, Asia, Europa, America, Oceania, Antartide.
=== Altro modello a sei continenti ===
In questo modello si giunge a contare sei continenti considerando separate le due Americhe e invece unite l'Europa e l'Asia; questo modello prende in considerazione sia dati geografici e geologici, sia dati culturali. Adotta questo modello la Russia che, estendendosi sia in Europa sia in Asia, trova opportuno considerare unite queste due terre.
* Africa, Eurasia, Sudamerica, Nordamerica, Oceania, Antartide.
=== Modello a cinque continenti ===
È il modello seguito nel simbolo olimpico dei cinque cerchi intrecciati. In esso non si include l'Antartide, considerando solamente i continenti abitati dall'uomo, le cui nazioni partecipano ai giochi olimpici. L'Antartide, infatti, non è divisa in stati e in essa risiedono permanentemente almeno un migliaio di abitanti, ma tra essi nessun abitante locale, solo ricercatori scientifici provenienti da altri continenti, alcuni permanenti, altri stagionali, altri solo per un viaggio.
* Africa, Asia, Europa, America, Oceania.
=== Modello a quattro continenti e sei "parti del mondo" ===
È un modello che individua solo quattro continenti, tenendo presenti esclusivamente considerazioni di geografia fisica: i continenti sono definiti univocamente come masse di terre emerse contigue e completamente circondate da oceani; il taglio dell'Istmo di Suez e dell'Istmo di Panama, essendo opera dell'uomo, non sono considerati impedimento per considerare unite, rispettivamente, Africa e Asia oppure le due Americhe.
Secondo questo modo di vedere, l'Europa, l'Asia, l'Africa, l'America, l'Oceania e l'Antartide sono definite con l'espressione "parti del mondo". Alcune parti del mondo coincidono con i quattro continenti; si tratta dell'America, dell'Oceania e dell'Antartide.
In questo modello esistono due diversi criteri di denominazione:
* America, Eurafrasia, Oceania, Antartide;
* Continente Antico, Continente Nuovo, Continente Nuovissimo, Continente Antartico, nomi che indicano la progressiva scoperta dei continenti da parte degli europei, nel corso dei secoli: Cristoforo Colombo raggiunse il Continente Nuovo nel 1492, mentre Willem Janszoon giunse nel Continente Nuovissimo nel 1606. Gli aggettivi "antico", "nuovo" e "nuovissimo" si adattano anche al progressivo popolamento del pianeta da parte dell'uomo, secondo le teorie più diffuse: il Continente Antico è quello in cui ebbe origine la specie umana circa 200 000 anni fa e il cui popolamento fu completato circa 10 000 anni fa, il Continente Nuovo è quello che fu popolato tra 10 000 e 20 000 anni fa, il Continente Nuovissimo è quello che fu raggiunto circa 50 000 anni fa, ma il cui popolamento fu completato in linea di massima tra 3 000 e 1 200 anni fa (con la colonizzazione della Polinesia), il Continente Antartico, raggiunto nel XIX secolo, non è stabilmente popolato.
Modello a quattro continenti
Parti del mondo
Inizio e completamento del popolamento
Continente Antico
EuropaAsiaAfrica
200 000 anni fa - 10 000 anni fa
Continente Nuovo
America
20 000 anni fa - 10 000 anni fa
Continente Nuovissimo
Oceania
50 000 anni fa - 3 000 anni fa
Continente Antartico
Antartide
(raggiunto nel XIX secolo - mai popolato)
=== Europa e Asia oppure Eurasia? ===
Il confine tra Europa e Asia, secondo i vari tracciati.
Mentre l'istmo di Suez è sufficiente a distinguere l'Asia dall'Africa e l'Istmo di Panama separa bene il Nordamerica dal Sudamerica, non c'è un elemento geografico di pari evidenza che possa distinguere l'Europa dall'Asia. Si può quindi parlare di Eurasia, sia come unione dei due continenti e dunque come supercontinente, sia come un continente vero e proprio, come si usa spesso nella letteratura geografica russa.
Ciononostante le due parti del mondo sono considerate come due entità distinte sin dai tempi di Omero. Nella distinzione tra Europa e Asia occorre quindi necessariamente considerare anche i criteri storici, poiché nessuna caratteristica geografica può da sola esser sufficiente a tal scopo.
Il problema è stato quindi quello di individuare un confine convenzionale tra i due continenti, dato che Europa e Asia sfumano l'una nell'altra sia culturalmente sia fisicamente.
Già in epoca classica l'unico confine certo era la linea tra l'Ellesponto (Dardanelli), la Propontide (mar di Marmara) e il Bosforo.
A settentrione del Mar Nero, invece, si trovano pianure, bassopiani o basse catene montuose, estesi dalla Francia fino alla Mongolia, terre di nomadi fino a epoche recenti; ciò rende difficili i tentativi di delimitazione. Il confine tra Europa e Asia è comunque universalmente indicato all'interno del territorio russo. Infatti la Russia è una nazione transcontinentale il cui territorio si estende parte in Europa e parte in Asia, inoltre la sua storia è stata per molti secoli incentrata sui rapporti con le monarchie europee.
La convenzione più seguita identifica il confine tra Europa e Asia con la linea che passa sullo spartiacque dei Monti Urali proseguendo lungo il corso del fiume Ural. Non è unanime la convenzione lungo il confine meridionale tra i due continenti. Una diffusa convenzione identifica la Depressione del Kuma-Manyč, che si estende tra la foce del Volga a quella del Don, lungo il corso dei due fiumi Manyč e del fiume Kuma come linea di divisione. Una seconda convenzione identifica lo spartiacque caucasico come barriera naturale tra Europa e Asia.
Europa e Asia si contrappongono anche su basi culturali: Occidente e Oriente hanno dato origine a scienze e filosofie diverse tra loro, in continuo scontro e confronto. In numerosi miti viene raccontata la contrapposizione tra occidente e oriente, come nel mito di Europa, la principessa fenicia rapita da Zeus.
=== L'America oppure le Americhe? ===
Come già detto nel paragrafo dedicato ai vari modelli di suddivisione in continenti, a volte si considera tutto il territorio americano un unico continente, altre volte si considera invece tale territorio diviso in due continenti, l'America del nord o America settentrionale (che comprende anche l'America centrale) e l'America del sud o America meridionale, separati dall'istmo di Panama.
Geograficamente parlando, un continente è separato dagli altri per mezzo di oceani, e non di istmi. Quello di Panama è sì tagliato dal canale artificiale omonimo, ma dal punto di vista naturale le due masse di terra a nord e a sud di esso sono unite.
Dal punto di vista culturale l'istmo di Panama non separa i paesi di cultura latino-americana da quelli di cultura anglosassone. L'America centrale, pur essendo compresa nell'America settentrionale in quanto situata a nord dell'istmo, ha, per lo più, una cultura risultante dalla fusione tra le civiltà precolombiane e quella spagnola e ciò l'avvicina ai paesi dell'America meridionale: non per niente il concetto di America latina include America centrale, meridionale e Canada francofono mentre, come contraltare, il concetto di America del nord può essere ridotto a Stati Uniti, Canada anglofono e Groenlandia.
Dal punto di vista ecologico, l'istmo di Panama ha però un suo ruolo nell'evoluzione di alcune specie animali e vegetali e, quindi, relativamente all'aspetto florofaunistico delle due Americhe. Per esempio, per quanto riguarda l'uomo, parlando di popolazioni autoctone, si può notare come in America del sud l'unico gruppo sanguigno diffuso sia lo 0, mentre in America del nord lo stesso sia semplicemente il più diffuso (più del 90% nelle popolazioni indigene). L'istmo in quanto tale, cioè, condiziona la deriva genetica, apportando differenze ecologiche sensibili, similarmente a quanto osservato in altre realtà (vedi la linea di Wallace nel determinare i confini tra Asia e Oceania).
In conclusione, visto che l'istmo di Panama non è un confine né geografico né culturale, in Italia, in Europa occidentale e nella stessa America latina si preferisce considerare tutto il territorio americano come un unico continente, usando il nome al singolare: ''America''. Secondo questo criterio, le espressioni "America del nord", "America del sud", "America centrale" e "America latina" hanno lo stesso valore, ad esempio, di "Europa occidentale" o "Asia meridionale", ossia di suddivisioni interne a un continente unico, utilizzabili a seconda dei casi, e i cui confini non sono categoricamente definiti.
Nel Regno Unito e nei paesi di cultura anglosassone si preferisce invece parlare di due Americhe, dato che il concetto di America latina non considera la presenza, nel territorio così denominato, di alcuni paesi di cultura non latina; essi sono il Belize, le isole delle Antille di lingua inglese od olandese e le Guyane.
=== Confine tra Asia ed Oceania? ===
Anche l'Oceania pone dei problemi, riguardo alla definizione classica di continente.
Vari criteri di separazione tra Asia e Oceania.
La mappa del continente sommerso
Per "Oceania" si intende l'insieme delle terre emerse del Pacifico, tra le quali l'Australia è la più grande. Al contrario di ciò che accade negli altri continenti, ciò che unisce queste terre è il mare, e il termine "Oceania" è quindi esplicativo di tale peculiarità.
Questa unione continentale non è solo ideale, concettuale, ma si basa anche su fondamenta geomorfologiche: l'oceano Pacifico, infatti, è per gran parte un'unica placca tettonica; da questo punto di vista, però, l'Australia non è unita all'Oceania, giacendo su una sua propria placca.
Il confine tra Asia e Oceania può seguire due linee convenzionali: la linea di Wallace-Weber (definita in base a parametri non strettamente geografici, ma soprattutto ecologici in quanto flora e fauna, infatti, sono molto diversi nelle due zone così individuate), oppure la linea di Lydekker, molto usata perché corre lungo il margine della piattaforma continentale australiana ed anche perché legata a parametri antropici.
=== L'Antartideː continente uniforme? ===
L'Antartide è un emblema dei diversi criteri che sono alla base della definizione di continente. Pur essendo ottimamente definito nei suoi confini grazie ai tre oceani che lo circondano e pur essendo l'unico continente che viene sempre considerato a sé stante, l'Antartide, a causa della sua apparente uniformità, non sembrerebbe un continente, se si considera l'etimologia della parola, ossia terra che ''tiene insieme'' tante cose diverse – climi, ecosistemi, popoli, culture.
In realtà l'uniformità dell'Antartide è solo apparente, effetto della grande diversità ambientale e climatica rispetto agli altri continenti; in realtà anche in questa parte del mondo si possono distinguere vari tipi di clima, di morfologia e di ambienti naturali, significativamente diversi tra loro, ma che appaiono simili perché tutti caratterizzati da un clima notevolmente freddo.
=== Zealandiaː il settimo continente? ===
Sono stati pubblicati alcuni articoli in riviste geografiche in cui si parla della Zealandia, variamente descritta come un "frammento continentale", un microcontinente, un continente sommerso o addirittura come un continente vero e proprio.
La Zealandia è costituita da 4,9 milioni di chilometri quadrati di crosta continentale, ma dato il 94% si trova sott'acqua, essa non corrisponde alla comune definizione di "continente", inteso come massa di terra emersa, e non sommersa. Infatti, solo la Nuova Zelanda e la Nuova Caledonia sono le terre della Zealandia che si trovano sopra la superficie dell'oceano. La Zealandia affondò dopo la rottura con l'Australia 60-85 milioni di anni fa, essendosi separata dall'Antartide tra 85 e 130 milioni di anni fa. Il nome e il concetto di Zealandia furono proposti dal geofisico ed oceanografo statunitense Bruce Luyendyk nel 1995.
Lo status della Zealandia come continente non è universalmente accettato, ma il geologo neozelandese Nick Mortimer ha commentato che "se non fosse per l'oceano" esso sarebbe stato riconosciuto come tale tempo fa; l'oceano che lo ricopre, però, esiste.
La seguente tabella e l'immagine a fianco riportano l'area e la popolazione dei sei continenti, secondo il criterio più seguito in Italia, Europa occidentale ed America Latina.
popolazioni dei continenti.
Nome
Area (km²)
Popolazione
Densità
Asia
100 ab./km²
America
22 ab./km²
Africa
36 ab./km²
Antartide
0,00072 ab./km²
Europa
73 ab./km²
Oceania
5 ab./km²
La seguente tabella riporta invece l'area dei continenti utilizzati nelle diverse convenzioni.
Nome
Area (km²)
Eurafrasia
Eurasia
Asia
America
Africa
America del Nord
America del Sud
Antartide
Europa
Oceania
Le dimensioni sono importanti anche nel definire il subcontinente o lo stato-continente, ma non sono sufficienti:
* la regione geografica indiana è detta "subcontinente indiano" per le sue dimensioni, per la sua omogeneità storica e culturale, per la sua forma peninsulare e per il fatto di essere divisa dal resto dell'Asia da un'alta catena montuosa;
* la Federazione Russa è considerata uno "stato-continente" per le sue dimensioni, per la sua omogeneità storica e culturale, per il suo essere transcontinentale.
* l'Australia è a buon diritto uno Stato-continente, occupando tutta la parte continentale del continente Oceania.
Stati molto estesi come gli Stati Uniti d'America, il Canada, la Cina e il Brasile non sono definiti "stato-continente", in quanto non occupano tutta la superficie del continente rispettivo.
La formulazione della teoria della deriva dei continenti (1915), e le successive conferme empiriche, hanno portato i paleogeografi a supporre che la forma e il numero dei continenti siano variati ripetutamente nel corso della storia antica della Terra. Si ritiene che i continenti moderni siano frammenti dell'unico supercontinente di Pangea (circa 300 milioni di anni fa) e che questo a sua volta si sia formato dall'unione dei frammenti di altri supercontinenti precedenti (il più antico supercontinente di cui si sia finora ipotizzata l'esistenza, Yilgarn, risale a circa 4,4 miliardi di anni fa).
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Caligola |
Le fonti storiche antiche note hanno tramandato di Caligola un'immagine di despota, sottolineandone stravaganze, eccentricità e depravazione. Lo si accusa di aver dilapidato il patrimonio accumulato dal predecessore, per quanto ciò avvenne anche per ottemperare ai lasciti testamentari stabiliti da Tiberio e per offrire al popolo giochi, denaro e cibo. Le sue stravaganze, ispirate all'autocrazia dei monarchi orientali ellenistici e al disprezzo per la classe senatoria, non furono molto diverse dalla vendetta che Tiberio stesso mise in atto negli ultimi anni del suo principato.
D'altra parte ci sono aspetti che dimostrano che la sua amministrazione iniziale ebbe anche lati positivi, come la riduzione della tassa sulle vendite e la realizzazione e ristrutturazione di alcune opere pubbliche. Negli ultimi tempi diede segni di squilibrio mentale, tanto da indurre a credere che soffrisse di una malattia degenerativa. Fu assassinato a soli 28 anni da alcuni soldati della guardia pretoriana.
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Le fonti storiografiche contemporanee a Caligola pervenute in epoca moderna sono scarse, e questo fa sì che sia uno degli imperatori giulio-claudi meno conosciuti. Suoi contemporanei furono Lucio Anneo Seneca, che ne narra alcuni aneddoti, e Filone di Alessandria, che descrive le vicissitudini degli ebrei di quel periodo. Furono scritte altre opere a lui contemporanee, andate perdute.
Inoltre, le fonti storiografiche di maggiore importanza sono le ''Vite dei Cesari'' di Svetonio e la ''Historia romana'' di Cassio Dione, che vissero molti anni dopo la morte di Caligola. Entrambi facevano parte della classe senatoria, avversa a questo ''princeps'', tanto che le loro opere vengono ancora oggi messe in discussione per la loro grande faziosità.
=== Origini familiari ===
Una caliga, calzatura di cuoio utilizzata dai militari romani
Caligola ("piccola caliga", la calzatura dei legionari, affettuoso soprannome datogli in giovane età dai soldati del padre, ma che lui non voleva che si usasse), nato come Gaio Giulio Cesare Germanico, era il terzo figlio di Agrippina maggiore e di Germanico Giulio Cesare, generale molto amato dal popolo romano. La madre era figlia di Marco Vipsanio Agrippa (amico fraterno di Augusto) e di Giulia maggiore (figlia di primo letto di Augusto). Il padre era figlio di Druso maggiore (fratello di Tiberio e figlio di Livia, moglie di Augusto) e di Antonia Minore (figlia di Marco Antonio e Ottavia, sorella di Augusto).
Suo padre Germanico era stato, inoltre, adottato da Tiberio su richiesta di Augusto. Questa particolare situazione familiare (che attraverso Cesare e il bisnonno Augusto, ne faceva un discendente di Venere ed Enea), rendevano Caligola il più probabile successore del prozio Tiberio.
I suoi fratelli erano Nerone Cesare, Druso Cesare, Agrippina minore (la madre del futuro imperatore Nerone), Drusilla e Giulia Livilla. I primi due, più anziani di lui, vennero mandati a morte da Tiberio, la sorella Drusilla, la più amata, morì durante il suo regno, mentre le altre due furono da lui esiliate e tornarono a Roma solo dopo la sua morte. Caligola ebbe anche altri due fratelli maschi, Tiberio Cesare (nato nel 10), Gaio Cesare (nato nell'11), e una femmina (nata tra il 13 e il 14), che però morirono tutti prematuramente.
=== L'antica incertezza sul luogo di nascita ===
Resti della Domus Neroniana ad Anzio, città natale di Gaio Cesare
Svetonio narra che al suo tempo il luogo di nascita di Gaio Cesare fosse incerto per la discordanza delle fonti. Infatti secondo Getulico, i cui scritti sono però andati perduti, Caligola sarebbe nato a Tivoli, mentre secondo Plinio il Vecchio ad ''Augusta Treverorum'' (Treviri). Getulico sarebbe stato smentito da Plinio che lo accusò di aver mentito per mera adulazione (Tivoli è infatti una città consacrata a Ercole) e di aver perseverato nella menzogna, poiché a Tivoli era nato il fratello maggiore, morto prematuramente, anche lui di nome Gaio. Plinio riferisce, invece, a suo favore di aver individuato una lapide che recitava: "In onore del parto di Agrippina". Svetonio respinge questa tesi, sostenendo che Gaio fosse già nato quando il padre partì per le Gallie e che molto probabilmente la lapide si riferiva invece a una delle figlie. Indica, infine, come luogo di nascita la città di Anzio, come risulterebbe scritto nei documenti ufficiali.
=== Giovinezza (12-37) ===
Nato ad Anzio il 31 agosto del 12, fu allevato nei primi anni di vita a Roma, tra gli affetti dello stesso Augusto, della bisnonna Livia, della nonna Antonia e della madre Agrippina. Nell'estate del 14, all'età di quasi due anni, Gaio partì insieme ai genitori per il fronte germanico-gallico, dove rimase fino a quando il padre non ebbe portato a termine le spedizioni militari in Germania (14 - 16). Durante questi tre anni, rimase insieme alla madre nei pressi del Reno (ad ''Ara Ubiorum'', l'attuale Colonia), lontani dal teatro di guerra. Qui nacquero le prime due sorelle: Drusilla e Agrippina.
Tornati a Roma nel 17, dopo aver assistito al trionfo paterno, partì nuovamente con la famiglia per l'Oriente. La difficile situazione orientale aveva reso necessario un nuovo intervento romano, e Tiberio nel 18 aveva deciso di inviare il proprio figlio adottivo, Germanico, a cui fu concesso l'''imperium proconsulare maius'' su tutte le province orientali. Il ''princeps'', tuttavia, non aveva fiducia in Germanico e decise di affiancargli un uomo di sua provata fiducia: la scelta cadde su Gneo Calpurnio Pisone, che fu nominato governatore della provincia di Siria. Il 10 ottobre del 19 il padre morì dopo lunghe sofferenze. Prima di spirare, lo stesso Germanico confessò la propria convinzione di essere stato avvelenato da Pisone, e rivolse un'ultima preghiera ad Agrippina affinché vendicasse la sua morte.
Subito si manifestò il sospetto che fosse stato Pisone a causarne la morte avvelenandolo; si diffuse anche la diceria di un coinvolgimento dello stesso Tiberio, quasi fosse il mandante del delitto di Germanico, avendo lo stesso scelto personalmente di inviare Pisone in Siria. Quest'ultimo fu, pertanto, richiamato a Roma per essere processato e fu accusato anche di aver commesso numerosi altri reati in precedenza. L'imperatore tenne un discorso particolarmente moderato, evitando di schierarsi a favore o contro la condanna del governatore. A Pisone non poté comunque essere imputata l'accusa di veneficio, che appariva, anche agli accusatori, impossibile da dimostrare; il governatore, tuttavia, certo di dover essere condannato per gli altri reati, preferì suicidarsi prima che venisse emesso il verdetto. Le macchie sul corpo del padre, la bava nera che colava dalla bocca, il cuore rimasto indenne alla cremazione, perché, come si credeva, sembra fosse impregnato di veleno, costituirono per il piccolo Caligola i primi segni, orribili e traumatici, della fine di un'infanzia serena, ora che era stato messo di fronte alla morte paterna, agli intrighi e alle congiure di palazzo.
Nel registro centrale ci sono i membri della famiglia imperiale ancora vivi nel 23 e Caligola è il bambino sulla sinistra. Nel registro inferiore ci sono dei barbari prigionieri e in quello superiore importanti membri della dinastia, come Augusto, Druso minore, Germanico e Iulo, fondatore della dinastia (Gran Cammeo di Francia, Cabinet des Médailles, Parigi)
Quando Gaio e la madre tornarono a Roma, Tiberio non sembrò felice del loro rientro: il ''princeps'' e la nuora si sospettavano vicendevolmente di aver avvelenato Germanico. Frattanto Seiano, il prefetto del pretorio, amico e confidente dell'imperatore, iniziò ad architettare la fine di Agrippina, facendole giungere voci che la si volesse avvelenare. Fu così che, quando durante un banchetto Tiberio le offrì del cibo, la stessa, respingendolo in modo plateale, provocò l'ira dell'imperatore che di lì a poco l'accusò di lesa maestà in Senato, assieme al figlio Nerone Cesare, imputato a sua volta di immoralità. Nel 29 Agrippina fu esiliata a Ventotene, dove nel 33 si lasciò morire di fame, mentre il figlio Nerone, relegato a Ponza, era già morto due anni prima, nel 31.
In seguito all'esilio della madre, Gaio andò a vivere dalla bisavola paterna, Livia, sul Palatino, fino alla sua morte, quando ne pronunciò l'elogio funebre. Costretto a trasferirsi nella dimora della nonna Antonia, qui incontrò numerosi principi orientali vassalli di Roma, che ne influenzarono il modo di fare politica: i tre giovani principi traci, Polemone (a cui diede in seguito il regno del Ponto e del Bosforo), Remetalce (a cui più tardi affidò metà dell'antico regno di Tracia) e Cotys (a cui affidò quello dell'Armenia Minore). Conobbe anche Erode Agrippa (discendente dai re di Giudea della dinastia erodiana), a cui rimase profondamente legato negli anni a venire da profonda amicizia, e il cugino Tolomeo di Mauretania (figlio di Cleopatra Selene, a sua volta figlia di Cleopatra e Marco Antonio, nonché sorellastra di sua nonna Antonia). Come riferisce Svetonio, si dice che in questo periodo avesse deflorato la sorella Drusilla e che fosse stato sorpreso nel letto di lei dalla nonna Antonia.
Frattanto la corte imperiale andava riducendosi in numero, poiché Tiberio, temendo di essere al centro di continue congiure, ordinava spesso esecuzioni sommarie. Quando anche Seiano fu sospettato di voler aspirare al trono imperiale, Caligola entrò in maniera più attiva nella vita di corte. Poco dopo la caduta di Seiano (nel 31), si riaprì la questione della successione. Fu in questa circostanza che Tiberio, ormai ritiratosi a Capri dal 26, volle che a fargli compagnia fosse il nipote Caligola. Giunto sull'isola, Gaio ricevette la ''toga virilis'', senza che però gli fosse riservato alcun onore aggiuntivo. Il ragazzo, durante il soggiorno sull'isola, mostrò grande autocontrollo e sembrò dimenticare tutte le crudeltà che Tiberio aveva compiuto nei confronti della sua famiglia. In questa occasione l'oratore Passieno pronunciò la celebre frase: «Non c'è mai stato un servo migliore e un padrone peggiore».
Svetonio racconta che, già in questo periodo, Gaio mostrò i primi segnali della sua natura crudele e viziosa, assistendo spesso e volentieri alle esecuzioni capitali, oltre a frequentare taverne e bordelli, mascherandosi per non farsi riconoscere. Tiberio che conosceva i vizi del nipote ne tollerava la condotta, e in lui cercava la sua vendetta personale nei confronti del popolo romano, che ormai lo odiava, tanto da fargli pronunciare la frase: «Gaio vive per la rovina sua e di tutti; io educo una vipera per il popolo romano, un Fetonte per il mondo».
Busto di Tiberio, nonno adottivo di Caligola (Römisch-Germanisches Museum, Colonia)
Nel 33 Caligola sposò Giunia Claudia, figlia di Marco Giunio Silano, un personaggio di spicco dell'aristocrazia romana. Sempre in quell'anno Druso Cesare, il secondogenito di Germanico, era morto dopo essere stato condannato al confino nel 30 con l'accusa di aver cospirato contro Tiberio. Alla morte del fratello, Gaio lo sostituì prima come augure, poi come pontefice.
Quando Tiberio, nel 35, depositò il suo testamento, potendo scegliere fra tre possibili eredi, vi incluse il nipote Tiberio Gemello, figlio di Druso minore, e il nipote Gaio, figlio di Germanico. Restò dunque escluso il fratello dello stesso Germanico, Claudio, che era considerato del tutto inadatto al ruolo di ''princeps'', in quanto debole nel fisico e di dubbia sanità mentale. Il favorito nella successione apparve da subito il giovane Gaio di venticinque anni, poiché Tiberio Gemello, peraltro sospettato di essere in realtà figlio di Seiano (per le relazioni adulterine con la moglie di Druso minore, Claudia Livilla), aveva dieci anni di meno: due ragioni sufficienti per non lasciargli il Principato. Alla fine del 36 la moglie di Gaio, Giunia, morì di parto, ma Silano, il suocero di Caligola, mantenne per il genero un affetto profondamente filiale. Intanto, il prefetto del pretorio Macrone dimostrò da subito la sua simpatia per Gaio, erede designato, guadagnandosene con ogni mezzo la fiducia, compreso il fatto di permettere che lo stesso avesse una relazione adulterina con sua moglie, Ennia Trasilla.
Il 16 marzo del 37 le condizioni di salute di Tiberio si aggravarono, tanto che Caligola scese in piazza già acclamato imperatore dal popolo. Tiberio, però, poco dopo si riprese ancora una volta, suscitando scompiglio tra coloro che avevano già acclamato il nuovo imperatore; il prefetto Macrone, tuttavia, mantenendo la necessaria lucidità, ordinò che Tiberio fosse soffocato tra le coperte. Il vecchio imperatore, debole e incapace di reagire, spirò all'età di settantasette anni. Secondo Svetonio fu lo stesso Caligola a uccidere Tiberio somministrandogli un veleno oppure soffocandolo sul letto di morte. Secondo i contemporanei di Tiberio, però, il Principe morì per cause naturali.
=== Ascesa al trono (37) ===
Alla morte di Tiberio, gli eredi designati erano Caligola e Tiberio Gemello. Quest'ultimo però non aveva ancora raggiunto l'età adulta (15 anni), mentre Gaio era il più amato dal popolo romano. Soldati e provinciali lo ricordavano quando, ancora bambino, aveva accompagnato il padre Germanico durante le campagne militari e la plebe romana lo acclamava come unico figlio dell'amato generale.
Caligola tornò a Roma seguendo il corteo funebre di Tiberio e, entrato in città, ne pronunciò l'elogio funebre. Subito dopo partì per le isole di Ventotene e Ponza, per riportare a Roma le ceneri della madre e del fratello Nerone. Le prese con reverenza e le pose lui stesso nelle urne; poi salpò per Ostia e proseguì fino a Roma dove le posò nel mausoleo di Augusto. La folla al suo passaggio lo acclamò, definendolo "nostra stella" e "nostro bambino". Il Senato allora, su pressione del popolo, annullò il testamento di Tiberio, con la scusa che l'imperatore prima di morire fosse uscito di senno, e proclamò nuovo ''princeps'' Caligola. Era il 18 marzo del 37.
Il re dei Parti, Artabano II, che da sempre aveva dichiarato il suo odio nei confronti di Tiberio, rese omaggio al nuovo ''princeps'' offrendogli un'alleanza tra i due popoli. Nel periodo che seguì l'inizio del suo principato vennero spesso organizzate feste e banchetti gratuiti per l'intera cittadinanza di Roma (''congiaria''): Svetonio aggiunge che, nei tre mesi successivi alla proclamazione di Caligola, furono sacrificati oltre animali, mentre Filone ricorda che durante i primi sette mesi del suo regno tutti i cittadini furono costantemente in festa.
=== Il principato (37-41) ===
==== Politica interna ====
obelisco fatto portare da Caligola dall'Egitto per abbellire il circo di Gaio (oggi in piazza San Pietro, Città del Vaticano)
===== Primi atti (37) =====
Per compiacere il popolo, uno dei suoi primi atti ufficiali fu concedere l'amnistia ai condannati, agli esiliati da Tiberio e a tutti coloro che erano imputati in un processo. Per tranquillizzare i testimoni nel processo di sua madre e dei suoi fratelli, fece portare nel Foro tutti gli incartamenti processuali e li bruciò. Dichiarò che i pervertiti sessuali, inventori di accoppiamenti mostruosi, fossero espulsi dall'Urbe e mandati in esilio; permise di ricercare, diffondere e leggere gli scritti, una volta banditi, di Tito Labieno, Cassio Severo e Cremuzio Cordo (che denunciavano in molti casi la classe senatoria). Attuò altre riforme per migliorare le condizioni della Repubblica, aumentare la libertà dei cittadini e combattere la corruzione.
Organizzò banchetti pubblici e prolungò la festività dei ''Saturnalia'' di un giorno. Organizzò spesso spettacoli e giochi gratuiti per farsi benvolere dalla popolazione. Escogitò inoltre un nuovo tipo di spettacolo: tra Baia e Pozzuoli fece costruire un ponte, lungo più di due chilometri e mezzo, composto da due file di navi ancorate e ricoperte di terra, a somiglianza della Via Appia. A causa dell'enorme quantità di navi utilizzate per alcuni giorni il cibo scarseggiò in tutta Roma, poiché insufficienti erano i mezzi addetti al rifornimento della città, che lungo il Tevere conducevano le derrate alimentari dalle province al porto di Ostia e da qui all'Urbe. Non solo nell'Urbe organizzò questo genere di manifestazioni, ma anche in Sicilia (in particolare a Siracusa) e in Gallia (a ''Lugdunum'').
Portò a termine alcune opere pubbliche, iniziate dal suo predecessore, come il tempio di Augusto, oltre a ristrutturarne altre come il Teatro di Pompeo. Iniziò la costruzione dell'acquedotto Claudio (finito dal suo successore e dal quale prese il nome), dell'Acquedotto Anio novus e di un nuovo anfiteatro presso il luogo in cui si tenevano le elezioni (che fu però abbandonato alla sua morte). Ricostruì molti edifici e templi a Siracusa. Progettò la ristrutturazione del palazzo di Policrate a Samo, il Tempio di Apollo a Mileto, la fondazione di una città sulle Alpi e il taglio dell'istmo di Corinto. Fece portare a Roma l'obelisco che si trovava nel foro di Eliopoli e lo pose al centro di un circo che iniziò a costruire, ma che fu portato a termine da Nerone e che prese da quest'ultimo il nome. Rinnovò, infine, i porti di Reggio Calabria e della Sicilia, al fine di aumentare l'importazione di grano dall'Egitto.
===== Amministrazione provinciale =====
Nel 37, il primo anno del suo regno, Caligola dovette affrontare un disastro naturale ad Antiochia di Siria: il 9 aprile si verificò un terremoto che distrusse la città. L'imperatore, usando il denaro lasciatogli dal principato di Tiberio, provvide immediatamente a iniziare i lavori di ricostruzione e inviò a soprintendere e verificare un legato, un certo Salviano, e due senatori, Lurio Vario e Ponzio. I tre fecero inoltre molte offerte alla città, costruendo delle terme e un Trinymphon per i matrimoni.
Nel 38 Caligola inviò un suo amico, Erode Agrippa, contro il prefetto d'Egitto, Aulo Avilio Flacco, un presunto cospiratore alla porpora imperiale che aveva legami con i separatisti egizi. La popolazione greca di Alessandria non vide di buon occhio Agrippa, poiché era un re giudeo. Flacco allora provò a placare sia l'imperatore sia i Greci, facendo erigere sue statue nelle sinagoghe. Fu tutto inutile, poiché la rivolta scoppiò ugualmente in città; Flacco venne pertanto rimosso dal suo incarico e poco dopo fu giustiziato.
Nel 40 scoppiò una nuova rivolta ad Alessandria d'Egitto, tra Greci ed Ebrei: questi ultimi erano accusati di empietà contro l'imperatore, poiché avevano distrutto le sue statue nei luoghi di culto. La reazione di Caligola fu la decisione presa di far erigere una sua statua colossale all'interno dello stesso tempio di Gerusalemme, cosa che si scontrava contro la credenza monoteistica ebraica. Al governatore della Siria, Publio Petronio, fu dato l'ordine di intervenire con l'esercito, ma Agrippa riuscì a convincerlo che non era necessario e l'imperatore acconsentì a non usare la forza contro il popolo ebraico.
===== Amministrazione economica e finanziaria =====
Alla morte di Tiberio nelle casse del ''fiscus'' romano c'erano ben di sesterzi, che Caligola riuscì a dilapidare in meno di un anno. Questo enorme fondo che ereditò dal suo predecessore venne dilapidato tra la fine del 38 e l'inizio del 39. Numerose furono infatti le elargizioni distribuite al popolo di Roma (''congiaria''), agli eserciti provinciali e alla guardia pretoriana (a cui distribuì un donativo doppio rispetto a quello promesso da Tiberio, pari a sesterzi ciascuno), ai regni vassalli di Roma (il solo Antioco IV di Commagene ricevette di sesterzi), oltre a spese a uso personale e della corte imperiale.
Svetonio aggiunge che fece costruire bagni costosissimi, formati da vasche enormi con alternanza di acque calde e fredde. Faceva servire perle disciolte in aceto e cibi cosparsi d'oro in polvere, sostenendo di dover essere un uomo frugale oppure un Cesare. Stanziò una somma che giornalmente veniva lanciata dalla Basilica Giulia sulla folla sottostante. Costruì navi di dimensioni spropositate, con dieci ordini di remi, decorate con gemme preziose e colori sgargianti, sulle quali erano state poste terme, sale da pranzo, portici e piantagioni di viti. Si adoperò affinché i suoi architetti innalzassero immense dighe, scavassero monti e producessero interramenti di vallate in tempi brevissimi.
In questo primo periodo rese, inoltre, pubblici tutti i conti dei fondi pubblici, come aveva fatto in passato anche Augusto ma non Tiberio, almeno da quando si era allontanato da Roma. Aiutò i soldati a spegnere un incendio e diede assistenza a chi ebbe danni a causa di eventi naturali, oltre a sopprimere la tassa dell'1% che gravava sui beni venduti all'incanto (''centesima rerum venalium'').
Terminati i fondi statali iniziò ad accumulare denaro con truffe e imbrogli. Si racconta che organizzò aste obbligatorie di ogni genere; modificò testamenti per i motivi più disparati, nominandosi erede di sconosciuti; rifiutò di riconoscere la cittadinanza a moltissime persone, dichiarando che gli atti prima del principato di Tiberio fossero troppo antichi; incriminò chi aveva avuto una crescita del patrimonio da un censimento all'altro, processandolo e ottenendo enormi somme di denaro in pochissimo tempo; aumentò le tasse in modo esagerato e ne creò di totalmente nuove, come quelle sul cibo, sui processi, sulle cause, sulla prostituzione, sui matrimoni e sul gioco d'azzardo. Le nuove leggi non furono, infine, rese del tutto pubbliche in modo tale che, ignorandone l'esistenza, venivano violate, generando così pesanti multe che alimentavano le casse imperiali.
===== Amministrazione giudiziaria e degli ordini =====
Cammeo raffigurante Caligola e una personificazione di Roma (Kunsthistorisches Museum, Vienna)
In generale la politica giudiziaria di Caligola si può dividere in due periodi: il primo, molto liberale e filo-popolare, nel quale egli cercò anche il favore dell'ordine senatorio; il secondo, nel quale il ''princeps'' fece di tutto per accrescere il proprio potere, in una sorta di assolutismo monarchico, che egli sfruttò per accumulare ricchezze e per disporre del destino dei cittadini romani a suo piacimento.
Dato che l'ordine equestre si stava riducendo di numero, convocò da tutto l'impero, anche al di fuori d'Italia, gli uomini più importanti per stirpe e ricchezza e li iscrisse all'ordine; ad alcuni di loro, per assecondare l'aspettativa di diventare senatori, concesse di vestire l'abito senatoriale ancor prima di aver assunto cariche in quelle magistrature che davano accesso al Senato. Cercò di ristabilire, almeno formalmente, i poteri delle assemblee popolari, permettendo alla plebe di convocare nuovamente i comizi.
==== Politica estera ====
Mappa dell'Impero romano e degli Stati confinanti sotto Caligola. Legenda:
===== Occidente =====
Il fatto che Caligola appartenesse a una famiglia di importanti comandanti militari che si erano guadagnati gloria e onore con imprese belliche potrebbe aver destato in lui il desiderio di emularne le gesta. Se Druso maggiore, il nonno paterno, e Germanico, il padre, si erano concentrati in Germania, egli, per superare le loro gesta, credette di dover non solo conquistare in modo definitivo i territori compresi tra Danubio e Reno, ma anche varcare l'oceano e sbarcare in Britannia. A tal scopo, per prima cosa creò due nuove legioni, la ''XV Primigenia'' e la ''XXII Primigenia''.
Lasciata Roma all'inizio di settembre del 39, condusse il suo esercito lungo il Reno, ammassandovi numerose legioni, insieme ai relativi reparti ausiliari e un ingente quantitativo di vettovagliamenti. A ottobre, dopo aver passato in rassegna le truppe, fece uccidere Gneo Cornelio Lentulo Getulico, che era stato il governatore della Germania superiore per dieci anni, poiché ne invidiava l'ottimo rapporto che aveva con le proprie truppe.
La sua impresa risultò quasi del tutto inutile, se non per il fatto che Adminio, figlio di Cunobelino re dei Britanni, scacciato dal padre, giunse nell'accampamento dell'imperatore e fece atto di sottomissione. Caligola rimase sul Reno senza però portare a termine alcuna operazione militare e rimproverò ai senatori di vivere tra i lussi mentre lui rischiava la vita in battaglia. Decise quindi di muovere le truppe verso l'Oceano, portando con sé numerose macchine da guerra. Ordinò ai suoi uomini di togliersi l'elmo e raccogliere le conchiglie sulla spiaggia, quasi fosse il bottino di una battaglia vinta contro il mare. Fece, infine, costruire in quel luogo una grande torre in memoria delle sue imprese vittoriose ed elargì ricompense ai suoi soldati.
Gli storici moderni hanno avanzato alcune teorie per spiegare questo genere di azioni: il viaggio verso la Manica viene interpretato come un'esercitazione, una missione di esplorazione oppure per accettare la resa del capo britannico Adminio. Le "conchiglie" (in latino ''conchae'') di cui racconta Svetonio potrebbero rappresentare invece una metafora dei genitali femminili, in quanto alle truppe fu probabilmente concesso di frequentare i bordelli della zona; oppure di imbarcazioni britanne, che i soldati potrebbero aver catturato durante la breve spedizione.
===== Oriente =====
Ritratto di Erode Agrippa I, amico e alleato di Caligola (''Promptuarii Iconum Insigniorum'', Guillaume Rouillé)
In oriente, Caligola insediò come re clienti i tre giovani principi traci che aveva avuto modo di frequentare in gioventù, a casa della nonna Antonia: a Polemone II il regno del Ponto e del Bosforo (nel 38), a Remetalce III metà dell'antico regno di Tracia e a Cotys IX l'Armenia Minore. L'imperatore non seguì un'identica linea politica con i regni alleati orientali: si basò molto sulla simpatia e sulla fiducia personale che ogni singolo sovrano fu in grado di trasmettergli. Depose ed esiliò Mitridate, re d'Armenia; nominò Antioco re di Commagene, regione ridotta a provincia nel 17, al quale regalò 100 milioni di sesterzi; elesse governatore dei territori di Batanea e Traconitide l'amico di infanzia, Erode Agrippa, donandogli in seguito anche il regno di Giudea dopo aver esiliato lo zio Erode Antipa (nel 39), accusato di volersi impadronire dei territori di Agrippa e di aver ordito una congiura contro l'imperatore, oltre alla Palestina nord-occidentale, che dalla morte di Erode Filippo II (34) era sotto il controllo diretto di Roma.
===== Fronte africano =====
Busto di Tolomeo di Mauretania, cugino di Caligola e da lui fatto uccidere (Museo del Louvre, Parigi)
La Mauretania era ormai da lungo tempo un regno cliente fedele a Roma, governato da Tolomeo di Mauretania, discendente di Antonio e Cleopatra e cugino di secondo grado del principe. Nel 40 Caligola invitò Tolomeo a Roma, e «quando venne a sapere che era ricco», lo mandò a morte. Dopo l'uccisione del re di Mauritania scoppiò una rivolta guidata da un suo liberto, Edemone, che amministrava gli affari reali già dal 37, e che ebbe termine grazie all'intervento militare romano di Marco Licinio Crasso Frugi (41). La Mauretania fu quindi annessa e successivamente divisa in due province, Mauretania Tingitana e Mauretania Cesariensis, separate dal fiume ''Mulucha'' (oggi Muluia). Se Plinio sostiene che la divisione fu operata da Caligola, Cassio Dione al contrario afferma che solo in seguito alla rivolta del 42, soffocata nel sangue dalle truppe romane poste sotto il comando di Gaio Svetonio Paolino e Gneo Osidio Geta, fu operata la scissione in due province indipendenti; questa confusione potrebbe essere stata generata dal fatto che fu Caligola a prendere la decisione di dividere la provincia, ma che la sua realizzazione venne rinviata a causa della successiva ribellione. Il primo governatore equestre delle due province fu un certo Marco Fadio Celere Flaviano Massimo (44).
I dettagli della conquista della Mauritania non sono chiari sebbene Cassio Dione vi avesse dedicato un intero capitolo, purtroppo andato perduto. L'annessione operata da Caligola sembra avesse un movente strettamente personale, vale a dire il timore e la gelosia del cugino del ''princeps'', Tolomeo. L'espansione non sarebbe stata quindi determinata, almeno inizialmente, da esigenze economiche o strategico-militari. Tuttavia la ribellione di Tacfarinas aveva mostrato quanto l'Africa proconsolare fosse debole lungo i suoi confini occidentali e di come i re clienti di Mauretania fossero importanti nel fornire la loro protezione alla provincia, ed è quindi possibile che l'annessione operata da Caligola rappresentasse una risposta strategica alle potenziali minacce future.
==== La malattia (ottobre del 37) ====
Busto di Caligola (Getty Villa, Pacific Palisades, California)
Fin da giovane Caligola era soggetto a svenimenti improvvisi:
Nell'ottobre del 37 l'imperatore fu colpito da una grave malattia, notizia che turbò profondamente il popolo romano che fece voti per la salvezza del proprio ''princeps''; Svetonio e Cassio Dione riportano il caso di un cavaliere, Atanio Secondo, che promise di combattere nell'arena come gladiatore in caso di sua guarigione: egli mantenne la promessa, combattendo, vincendo lo scontro e salvandosi la vita. Al contrario, un plebeo che fece un'identica promessa, in seguito alla guarigione di Gaio, pretese di sciogliere il voto, ma venne arrestato e morì dopo essere stato gettato dalle mura serviane.
Caligola si riprese dalla malattia, anche se da questo momento in poi vi fu un netto peggioramento della sua condotta morale. Sulla malattia e sulle cause gli storici non concordano, ma tutti considerano questo evento come lo spartiacque tra il suo primo periodo di governo e il successivo, caratterizzato da una condotta folle. Osserva Filone di Alessandria:
Per Filone, Dio si servì di Caligola, trasformandolo dopo la malattia da ottimo principe e fortunato erede di Tiberio in un pazzo carnefice destinato a compiere la vendetta divina contro i giudei e i romani, quella stessa che avrebbe poi punito il suo persecutore, liberando alla fine gli stessi israeliti.
La malattia fu attribuita agli eccessi compiuti all'inizio del principato; in particolare Giovenale e Svetonio indicano come causa della pazzia di Caligola l'aver usato un afrodisiaco (''poculum amatorium'') a lui offerto dalla moglie Milonia Cesonia. Sono state ipotizzate dagli studiosi moderni, come cause degli sbalzi d'umore, delle allucinazioni, dell'insonnia e delle paranoie di cui soffriva l'imperatore, disturbi mentali veri e propri (schizofrenia, disturbo bipolare o altri), patologie come l'epilessia, l'ipertiroidismo (es. tiroidite di Hashimoto), l'encefalite erpetica, la neurosifilide e il saturnismo.
==== Declino (38-41) ====
Busto di Caligola (Metropolitan Museum of Art, New York City)
Fu in questo periodo che Gaio comprese quali fossero i rischi a cui andava incontro, poiché la carica di imperatore era ambita da molti. Anche se si ristabilì completamente dalla malattia, il suo modo di governare mutò profondamente. Le fonti antiche lo definirono «pazzo» dotato di una «follia sanguinaria».
Il suo breve principato fu, infatti, caratterizzato da ripetuti massacri degli oppositori, e da atti di governo che miravano a umiliare la classe senatoria e l'intera nobiltà romana. Celeberrimo è l'episodio del suo amato cavallo, ''Incitatus'', che, secondo una tradizione riportata da Svetonio e Cassio Dione, Caligola si riprometteva di nominare console, un proposito estremo al quale, però, non fu in grado di adempiere nella sua breve esistenza. Il suo comportamento dispotico determinò numerose congiure, tutte sventate tranne l'ultima.
Caligola assunse, subito dopo la malattia, atteggiamenti autocratici e provocatori. Fu accusato, infatti, di giacere con le mogli di importanti esponenti dell'aristocrazia romana e di vantarsene; di uccidere per puro divertimento; di dilapidare deliberatamente il patrimonio statale e di aver ordinato l'erezione di una statua colossale nel Tempio di Gerusalemme, sfidando le usanze religiose dei Giudei. Egli, al contrario, si rese popolarissimo con laute elargizioni alla plebe e costosi giochi circensi, ma anche il popolo gli si rivoltò contro quando alzò nuovamente le tasse.
Se gli imperatori prima di lui avevano scelto, almeno nella parte occidentale dell'impero, di mantenere i legami con le tradizioni repubblicane, egli virò sensibilmente verso Oriente: non solo aveva in mente di trasferire la capitale imperiale ad Alessandria d'Egitto (come voleva il suo bisnonno Marco Antonio), ma anche di instaurare una forma di monarchia assoluta, a quel tempo ancora sconosciuta in Italia ma che di fatto fu posta in atto da Domiziano, Commodo e da tutti gli imperatori romani dal III secolo in poi. Adottò, pertanto, una politica volta a diventare un sovrano a cui si rendevano onori divini sul modello delle monarchie orientali, esasperando il noto processo di divinizzazione degli imperatori defunti.
La sua inclinazione filo-ellenista gli fece, infine, programmare un lungo viaggio ad Alessandria, in Asia minore e Siria.
==== Caligola principe e divinità ====
Quando alcuni sovrani stranieri andarono a Roma per rendere omaggio all'imperatore e per discutere delle loro nobili origini familiari, Caligola gridò: «Ci sia un solo capo, un solo re» e fu sul punto di restaurare seduta stante la monarchia. Nel 40 Caligola iniziò una politica molto controversa di affiancamento del titolo di principe al ruolo di divinità: iniziò infatti ad apparire in pubblico vestito come dei e semidei del pantheon romano, quali Ercole, Venere e Apollo. Iniziò a riferirsi a sé stesso come dio, facendosi chiamare ''Giove'' nelle cerimonie pubbliche.
tempio di Castore e Polluce, nel Foro Romano
Ossessionato dall'idea di regalità, la vedeva impersonata in Giove, il re di tutti gli dei, del quale Caligola riprese gli epiteti nei ''cognomina'': ''Optimus Maximus Caesar''. Con Giove Capitolino l'imperatore manteneva un rapporto confidenziale, quasi di fratellanza e complicità. Riferisce Svetonio:
Questo, che può apparire un comportamento bizzarro, in realtà faceva parte delle consuetudini religiose romane, come riferiscono altre fonti antiche a proposito di Scipione l'Africano che abitualmente aveva dialoghi mistici con Giove Capitolino. La frase blasfema di Caligola rivolta a Giove («o tu elimini me o io te»), racconta Cassio Dione, va riferita alla stizza dell'imperatore nei confronti di Giove Tonante, che con i tuoni e i fulmini, dei quali aveva peraltro paura, gli aveva impedito di assistere tranquillamente agli spettacoli dei pantomimi, e per rispondere e contrapporsi al dio
Fu inaugurato un luogo sacro predisposto all'adorazione dell'imperatore a Mileto, nella provincia d'Asia, e altri due templi furono eretti a Roma. Il tempio di Castore e Polluce fu annesso da Caligola nel palazzo imperiale del Palatino e fu dedicato al ''princeps''. Svetonio racconta come il principe arrivò a prolungare una parte del palazzo fino al Foro e trasformò il tempio di Castore e Polluce nel suo vestibolo, sedendosi spesso tra le statue dei due fratelli divini, in modo da offrirsi all’adorazione dei passanti. Inoltre fece rimuovere le teste di svariate statue di divinità e le fece rimpiazzare con la sua. Si diceva che volesse essere adorato come ''Neos Helios'', il "Nuovo Sole"; infatti fu rappresentato come questa divinità sulle monete egiziane.
La politica religiosa di Caligola fu molto diversa da quella degli altri imperatori romani: infatti gli imperatori in vita erano adorati come dèi solo in Oriente, mentre a Roma si adoravano dopo la morte. Caligola cominciò a farsi adorare dai cittadini di Roma, compresi i senatori, come un dio vivente.
==== Vita privata ====
===== Onori alla sua famiglia =====
''Caligola che deposita le ceneri della madre e del fratello nella tomba degli antenati'', Eustache Le Sueur, 1647 (Royal Collection, Castello di Windsor)
In onore della madre Agrippina fece istituire dei nuovi giochi circensi, durante i quali una statua della donna veniva portata in processione al pari degli dèi. In memoria del padre cambiò il nome del mese di settembre in ''Germanico'', proclamò un giorno di sacrifici annuale in onore dei fratelli. e per senatoconsulto fece attribuire a sua nonna Antonia tutti gli onori di cui aveva goduto in passato Livia Augusta. Prese suo zio Claudio come collega durante il suo primo consolato, adottò Tiberio Gemello il giorno che raggiunse l'età adulta e lo nominò ''Princeps Iuventis''. Fece includere in ogni giuramento una formula che ricordasse le sue sorelle: «Non avrò più cari me stesso ed i miei figli di quanto non siano Gaio Cesare e le sue sorelle», e così pure nelle relazioni tra consoli: «Per la prosperità e la fortuna di Gaio e delle sue sorelle». Fu inoltre stabilito che il giorno in cui aveva assunto il potere fosse chiamato ''Parilia'' (21 aprile, data della fondazione di Roma), come se lo Stato fosse nato una seconda volta.
===== Rapporti con i familiari =====
Se Caligola all'iniziò del regno onorò i suoi familiari, con il tempo il rapporto che ebbe con loro andò peggiorando. Svetonio racconta che preferì nascondere di essere nipote di Agrippa, poiché gli erano attribuite umili origini, affermando invece che sua madre fosse nata da un incesto tra Giulia maggiore e Augusto stesso, gettando pertanto discredito sull'immagine del primo imperatore romano. Si fece spesso beffe della sua bisavola Livia Drusilla, definendola un «Ulisse in gonnella» e rimproverandole che suo nonno, Alfidio Lurcone, fosse un semplice decurione di ''Fundi''. L'unico suo antenato di cui avesse rispetto fu Marco Antonio: Cassio Dione ci tramanda che, quando i due consoli in carica festeggiarono la vittoria di Augusto su Antonio, Caligola li rimosse dal loro incarico. Questo apprezzamento nei confronti di Antonio fu dovuto probabilmente ai racconti della nonna Antonia, figlia del triumviro, da cui prese anche la comune passione per l'ellenismo.
Busto di Caligola (con tracce di policromia), Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen, Danimarca
Preferì ricevere la nonna Antonia non in privato ma alla presenza del prefetto del pretorio Macrone; successivamente secondo alcune fonti, la fece uccidere avvelenandola. Svetonio riporta che Antonia morì per una malattia causata dal trattamento ostile da parte di Caligola, anche se aggiunge che ci sono voci che sostengono che venne fatta avvelenare dal nipote, mentre secondo Dione Cassio Caligola la fece suicidare perché lo rimproverava. Fece uccidere anche il cugino Tiberio Gemello accusandolo falsamente di aver attentato alla sua vita e liberandosi così di questo scomodo rivale. Obbligò anche il suocero Marco Giunio Silano a suicidarsi, accusandolo anch'egli di aver attentato alla sua vita. In quest'ultimo caso sembra che furono "comprate" alcune testimonianze, tra cui quella del senatore Giulio Grecino, il quale però alla fine si rifiutò di confessare il falso e per questo fu messo a morte. Quanto allo zio Claudio, lo tenne in vita solo per farne un suo zimbello e oggetto di spasso.
Con le tre sorelle ebbe un rapporto molto intimo, seppure complicato, in particolar modo con Drusilla. Egli fu infatti geloso di suo marito, Lucio Cassio Longino, costringendoli a divorziare; la trattò come se fosse sua moglie e quando si ammalò la nominò erede al trono imperiale. Intratteneva rapporti incestuosi con tutte e tre e non lo nascondeva pubblicamente.
Quando Drusilla morì, sospese ogni genere di attività e le organizzò dei funerali pubblici, divinizzandola il giorno 23 settembre del 38 con un senatoconsulto. In seguito a questo lutto, il ''princeps'' rimase particolarmente addolorato tanto che le sue condizioni di salute peggiorarono. Riguardo invece alle altre due sorelle, non ebbe la stessa complicità che invece tenne con Drusilla. In occasione del processo di Marco Emilio Lepido, al quale aveva precedentemente promesso la successione, le condannò per adulterio e le mandò in esilio sulle Isole Ponziane.
===== Matrimoni =====
Ritratto di Milonia Cesonia, quarta e ultima moglie di Caligola (''Promptuarii Iconum Insigniorum'', Guillaume Rouillé)
Dopo la morte della prima moglie, avvenuta intorno al 36, Caligola iniziò una relazione intima con Ennia Trasilla, moglie del fedele prefetto del Pretorio Quinto Nevio Sutorio Macrone. Verso la fine del 37, durante la festa di matrimonio di Gaio Calpurnio Pisone e Livia Orestilla, ordinò al marito di ripudiare la sposa per poterla risposare il giorno stesso. Accadde però che dopo pochi giorni la ripudiò, mandandola in esilio due mesi più tardi per non permetterle di risposarsi con Pisone.
L'anno seguente (nel 38), si maritò con Lollia Paolina, moglie del consolare e governatore provinciale Publio Memmio Regolo. Caligola, che aveva sentito dire che sua nonna Aurelia era stata in gioventù una donna bellissima, fece chiamare Paolina dalla provincia, la fece divorziare dal marito e la risposò. Divorziò presto anche da lei dichiarando che fosse sterile e la rimandò indietro, ordinandole però di non avere rapporti carnali con nessun altro.
Sempre nel 38, quando Macrone fu nominato Prefetto d'Egitto, anche Ennia fu costretta a partire insieme al marito e ai figli. Poco prima di salpare per la nuova destinazione, Caligola, evidentemente addolorato per essersi sentito abbandonato dall'amante, ordinò a lei, al marito e ai loro figli di suicidarsi.
Nel 39, infine, iniziò una relazione con Milonia Cesonia, che divenne sua concubina; dopo aver divorziato da Paolina, la sposò poiché era incinta. Milonia Cesonia non era né giovane né bella, ma Caligola provò per lei una vera passione. Dopo un mese di matrimonio nacque una bambina, alla quale venne dato il nome di Giulia Drusilla, in ricordo della sorella scomparsa e divinizzata alla sua morte.
=== Morte e successione (41) ===
Svetonio riporta nella ''Vita di Gaio'' che molti eventi avevano preannunciato la morte di Caligola: alcuni fulmini si abbatterono sul Campidoglio di Capua e sul Tempio di Apollo Palatino a Roma il giorno delle idi di marzo, lo stesso dell'assassinio di Cesare e anche l'astrologo Silla gli aveva predetto di essere prossimo alla morte. Le divinità Fortune di Anzio lo avvertirono circa l'esistenza di un certo Cassio pronto ad assassinarlo; egli allora, credendo che si trattasse del proconsole d'Asia Cassio Longino, lo fece richiamare e assassinare (secondo il racconto di Svetonio) o forse solo imprigionare (secondo quanto tramanda Cassio Dione). Caligola dimenticò tuttavia che vi era un altro Cassio, il tribuno della guardia pretoriana Cassio Cherea, che ebbe in effetti parte attiva nel suo omicidio.
Busto di Claudio, zio e successore di Caligola (Museo archeologico nazionale, Napoli)
L'assassinio dell'imperatore fu organizzato principalmente da tre persone, tra cui il tribuno Cassio Cherea, anche se molti cavalieri, senatori e militari ne fossero a conoscenza, come pure il potente consigliere imperiale Callisto e il prefetto del pretorio. Cherea, in particolare, aveva ragioni politiche e motivazioni personali per uccidere il suo ''princeps'': Caligola infatti si racconta che spesso, a causa dei toni acuti della sua voce, lo sbeffeggiasse sostenendo che fosse effeminato e chiamandolo "checca" (''gunnis''), facendo gesti osceni alle sue spalle o costringendolo a utilizzare per il suo servizio parole d'ordine come "Priapo", "Amore" o "Venere". Altri importanti cospiratori furono Lucio Annio Viniciano, che si unì alla congiura per vendicare l'amico Lepido, e il senatore Marco Cluvio Rufo.
Il 24 gennaio del 41, durante l'annuale celebrazione dei ludi palatini, un gruppo di pretoriani, guidati dai due tribuni Cherea e Cornelio Sabino, misero in atto il loro piano per assassinare il ''princeps''. L'occasione era favorevole, in quanto i congiurati avrebbero potuto mescolarsi agli spettatori accorsi al teatro mobile tradizionalmente allestito di fronte al palazzo imperiale. Caligola giunse in teatro, si sedette e iniziò ad assistere allo spettacolo. Quando verso l'ora settima o forse la nona a seconda delle fonti pervenuteci, egli decise di andarsene e mentre percorreva un criptoportico che congiungeva il teatro al palazzo, si fermò a conversare con un gruppo di attori asiatici che avrebbero dovuto esibirsi a breve. Fu a questo punto che il principe incontrò infine la sorte temuta. Al primo tumulto, accorsero in suo aiuto i portatori della lettiga, armati di bastoni, poi i germani della sua guardia che uccisero alcuni dei suoi assassini e anche qualche senatore estraneo al delitto. Durante lo scontro Caligola fu pugnalato a morte. Qualche ora dopo persero la vita anche sua moglie Milonia Cesonia, pugnalata da un centurione appositamente inviato da Cherea, e la figlia piccola, Giulia Drusilla, che fu scaraventata contro un muro. Secondo Svetonio il principe fu colpito da oltre trenta pugnalate. Il suo cadavere fu portato negli ''Horti Lamiani'', semi-bruciato e frettolosamente ricoperto di terra. Quando le sorelle tornarono dall'esilio, disseppellirono il corpo del fratello e posero le sue ceneri nel Mausoleo di Augusto.
Al momento della diffusione della notizia che Caligola era morto nessuno osò festeggiare, poiché i più credevano che l'imperatore avesse messo in giro la voce per capire di chi potesse fidarsi. Quando questa comunicazione fu però confermata, non avendo i congiurati nominato alcun altro imperatore, il Senato si riunì e dichiarò di voler ripristinare la Repubblica, cancellando di fatto il governo dei precedenti ''principes'' a partire da Augusto. Cherea provò a convincere l'esercito ad appoggiare i padri coscritti, ma senza successo. Alla fine i senatori si resero conto di dover nominare un nuovo successore, che Lucio Annio Viniciano, importante senatore e cospiratore, indicò in Marco Vinicio, suo parente e marito di Giulia Livilla.
Augusteo, luogo in cui riposano la maggior parte dei membri della Dinastia giulio-claudia, tra cui Caligola, la madre e i fratelli (Luigi Canina, ''Gli edifici di Roma antica e sua campagna'')
Alla morte di Caligola, i membri della famiglia imperiale rimasti ancora in vita erano pochi. Tra questi vi era il cinquantenne Claudio che, appena saputo della morte del nipote Gaio, corse a nascondersi nelle sue stanze; rintracciato da un pretoriano mentre era nascosto dietro una tenda, fu condotto nel loro accampamento per essere acclamato imperatore mentre il Senato era occupato tra Foro e Campidoglio. Claudio venne invitato a presentarsi davanti al popolo, ma prima decise di comprarsi la fedeltà della guardia pretoriana promettendo la somma di quindicimila sesterzi per ciascun pretoriano.
Fu così che Claudio venne elevato alla porpora imperiale e divenne il quarto imperatore di Roma. Il nuovo ''princeps'' pose, quindi, il proprio veto a quanto il Senato aveva appena deliberato: condannare Caligola alla ''damnatio memoriae''. Poi, su invito del popolo romano, fece imprigionare e condannare a morte tutti i congiurati, compreso Cassio Cherea.
=== Luogo di sepoltura ===
Quasi sicuramente Caligola fu sepolto nel mausoleo di Augusto, dove fu inumata la maggiore parte dei membri della dinastia giulio-claudia. Secondo questa ipotesi, nel 410, durante il Sacco di Roma da parte dei Visigoti, le ceneri nella tomba furono disperse.
Tuttavia, il 17 gennaio 2011 la polizia di Nemi, un paese dove Caligola risiedette, annunciò di aver scoperto un possibile luogo di sepoltura dell'imperatore Caligola, dopo aver arrestato un ladro che cercava di portare via una statua attribuita proprio a questo imperatore.
La notizia, riportata principalmente dalla stampa britannica, fu però accolta con grande scetticismo dalla storica dell'Università di Cambridge Mary Beard che ritenne tale ipotesi infondata.
Secondo il ''National Geographic'' il fatto non proverebbe che Nemi fosse il luogo di sepoltura di Caligola poiché l'oggetto del furto, la grande statua a pezzi, raffigurante Caligola seduto sul trono, potrebbe essere stata situata un tempo nella stiva delle navi di Nemi affondate nell'omonimo lago.
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Cesio (Italia) |
'''Cèsio''' è un comune italiano di 269 abitanti della provincia di Imperia in Liguria.
| Il territorio di Cesio è situato con gli abitati di Cesio e Arzeno d'Oneglia nell'alta valle del torrente Impero, sul fianco sinistro del rio Tresenda, lungo la vecchia strada del colle di Nava, a 5 km dal valico di colle San Bartolomeo, con l'abitato di Cartari nella valle del torrente Arroscia.
Tra le vette della zona il monte Arosio (812 m), il monte Mucchio di Pietre (770 m) e il monte Verderi (747 m). Valicando il passo del Ginestro (677 m s.l.m.) è possibile il raggiungimento della val Merula e della val Lerrone e quindi la provincia di Savona.
L'antico toponimo di Cesio potrebbe essere identificato con il termine Céxeno, citato nel 1150 in merito alla riscossione delle decime religiose presso il territorio della valle del Maro. Intorno al XIV secolo il nome mutò in Cezio, così come attesterebbe un documento del 1346 indicante un certo Facius Ferrerius de Cezio.
Secondo altri il nome deriverebbe dal dialettale Cexi (ceci), ancora oggi utilizzato per indicare il nome del paese, e sarebbe dovuto al fatto che prima della coltivazione intensiva dell'ulivo, quella dei ceci era la coltivazione più diffusa.
Scorcio del centro storico cesiasco
Le prime testimonianze scritte sul borgo di Cesio compaiono nel XII secolo quando il territorio, appartenente al vescovo della diocesi di Albenga, è citato tra i borghi della valle di Oneglia e del Maro in merito alle riscossioni delle decime. Amministrativamente Cesio era inserita nella cosiddetta Castellanìa di Mont'Arosio assieme alle località di Gazzelli, Chiusanico, Torria e Chiusavecchia e altri borghi della vicina val Merula.
Nel XIII secolo tutta l'area cesiasca entrò a far parte dei territori feudali dei conti di Ventimiglia nella valle del Maro e di Oneglia; furono i conti ventimigliesi ad erigere presso le vette del monte Arosio, monte Baraccone e monte Torre e presso la frazione di Cartari una serie di fortificazioni per l'avvistamento e possibilmente di difesa.
Nel 1233 fu tra i borghi fondatori del nuovo centro di Pieve di Teco, mentre al 9 ottobre 1301 risale la cessione del feudo da parte del signore del Maro Oberto di Ventimiglia a Federico Doria per la somma di 1600 lire genovesi; la Signoria dei Doria su Cesio continuò oltre al 1576. In tale anno mentre Oneglia e la sua valle furono cedute al Ducato di Savoia del duca Emanuele Filiberto; (incluso il borgo di Arzeno mentre Cartari rimase tra i possedimenti della Repubblica di Genova.) Cesio, unitamente alla vicina Testico, rimase signoria particolare del Doria marchese di Cirié e ciò sino al 1735.
Annessa al successivo Regno di Sardegna dal 1735 la comunità di Cesio assistette tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, in occasione dei primo scontri correlati alle campagne napoleoniche in Italia, a cruente e sanguinose battaglie sul suo territorio come quella del 6 maggio del 1800 dove Austriaci e Francesi si scontrarono per il dominio delle terre; l'esercito d'oltralpe, sconfitto, si dovette ritirare a Nizza. O, ancora, nel 1801 quando circa cinquecento predoni provenienti dalle vicine valli Arroscia, Lerrone e Oneglia misero a ferro e fuoco il paese tra uccisioni, furti di bestiame e devastazioni.
Altro scorcio di Cesio
Con la dominazione napoleonica le municipalità di Cesio, Arzeno e Cartari (quest'ultimo unito a Calderara, frazione odierna di Pieve di Teco) confluirono tra il 1801 e il 1803 nella Repubblica Ligure andando a costituire il II cantone di Val di Maro nella Giurisdizione degli Ulivi. Nel 1804 la municipalità di Cesio fu soppressa e unita alla municipalità di Torria.
Annessi al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 i territori furono inseriti nel Dipartimento di Montenotte sotto l'arrondissement di Porto Maurizio.
Nuovamente inglobati nel Regno di Sardegna dal 1815, così come stabilito dal Congresso di Vienna del 1814, e con Cesio nuovamente comune autonomo da Torria, confluirono nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1927 i tre comuni furono divisi in due diversi mandamenti: Cesio e San Bartolomeo ed Arzeno nel I mandamento di Borgomaro; Cartari-Calderara nel V mandamento di Pieve di Teco, entrambi del circondario di Porto Maurizio facente parte della provincia di Porto Maurizio e, con la sua costituzione, della successiva provincia di Imperia. Tra il 1923 e il 1925 il comune di Cesio fu unito al territorio comunale di Chiusavecchia come frazione.
Gli ultimi aggiustamenti territoriali risalgono al 1929 quando gli fu annesso l'ex comune di Arzeno d'Oneglia (San Bartolomeo fu unita, come frazione, al comune di Caravonica) e Cartari facente parte fino ad allora dell'ex comune di Cartari e Calderara (Calderara divenne invece frazione di Pieve di Teco mentre l'ex frazione del soppresso comune, Siglioli, fu unita a Vessalico).
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana dell'Olivo e, con le nuove disposizioni della Legge Regionale n° 24 del 4 luglio 2008, fino al 2011 della Comunità montana dell'Olivo e Alta Valle Arroscia. Dal 2014 al 2019 ha fatto parte dell'Unione dei comuni della Val Merula e di Montarosio.
=== Simboli ===
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La chiesa di Santa Lucia
=== Architetture religiose ===
* Chiesa parrocchiale di Santa Lucia nel centro storico del capoluogo. Eretta in stile tardo barocco e ad unica navata, conserva l'antica fonte battesimale del Quattrocento e alcune tele databili tra il Cinquecento e il Seicento.
* Oratorio di San Giovanni Battista nel centro storico del capoluogo.
* Santuario della Beata Vergine Addolorata nel capoluogo, ma ubicato in zona collinare tra uliveti. Il primo impianto dell'edificio è risalente al XIII secolo e fu l'unica parrocchiale di Cesio fino al 1585. Spostato il titolo nella nuova chiesa di Santa Lucia, il santuario venne ampliato ad unica aula e preceduto da un piccolo portico nel corso del XVII secolo. Conserva un'immagine ritraente la ''Madonna dei sette dolori tra i santi Giovanni Battista e Maria Maddalena e il corpo di Gesù''.
* Cappella di San Gottardo nella zona cimiteriale del capoluogo.
* Chiesa parrocchiale di San Benedetto nella frazione di Arzeno d'Oneglia. Ha la particolarità di avere il campanile in pietra a vista che viene attraversato dal vicolo pedonale che congiunge piazza del Popolo con la piazzetta della chiesa.
* Oratorio di Arzeno d'Oneglia, posto di fianco alla chiesa parrocchiale ed alla piazza principale del borgo, recentemente restaurata a cura della popolazione del paese.
* Cappella di San Martino nella frazione di Cartari.
=== Architetture civili ===
* Palazzo della famiglia de Thomatis nella frazione di Arzeno d'Oneglia.
=== Evoluzione demografica ===
=== Etnie e minoranze straniere ===
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2019, i cittadini stranieri residenti a Cesio sono .
Il monumento ai caduti
Il territorio comunale è costituito, oltre il capoluogo, dalle tre frazioni di Arzeno d'Oneglia, Cartari e Colle San Bartolomeo per un totale di 8,86 km2.
Confina a nord con il comune di Vessalico, a sud con Chiusanico, ad ovest con Pieve di Teco e Caravonica e ad est con Casanova Lerrone (SV) e Testico (SV).
Basa la sua principale attività economica sull'attività agricola specie nella olivicoltura.
=== Strade ===
Il territorio di Cesio è attraversato principalmente dalla strada provinciale 95 la quale permette il collegamento stradale ad ovest con i territori comunali di Caravonica e Pieve di Teco innestandosi con la provinciale 20 presso il Colle San Bartolomeo e a sud con Chiusanico (SP 95 e SP 29).
Attraverso il valico del passo del Ginestro, lungo la provinciale 23, è inoltre possibile il collegamento con la val Merula, nella provincia savonese, e con il centro di Testico.
Il municipio
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Cesio |
Il '''cesio''' è l'elemento chimico di numero atomico 55 e il suo simbolo è '''Cs'''.
È un metallo alcalino di colore argenteo-dorato, tenero e duttile, fonde poco al di sopra della temperatura ambiente. L'uso più importante del cesio è negli orologi atomici.
| Lo spettro elettromagnetico del cesio ha due righe brillanti nella parte blu dello spettro e molte altre linee nel rosso, nel giallo e nel verde. Il cesio è anche l'elemento più elettropositivo di tutti e quello con il più basso potenziale di ionizzazione; inoltre è il meno comune di tutti i metalli alcalini, non considerando il rarissimo e radioattivo francio.
Il cesio può trovarsi liquido a temperatura ambiente. Il cesio reagisce in maniera esplosiva a contatto con l'acqua fredda e perfino con il ghiaccio a temperature al di sopra di −116 °C. L'idrossido di cesio (CsOH) è una base molto forte ed intacca rapidamente la superficie del vetro. Reagendo con l'acido bromidrico forma il Bromuro di cesio.
* Il 134Cs, come il 3H, si usa in idrologia per misurare la produzione di cesio da parte dell'industria elettronucleare. Si usa questo isotopo perché, oltre ad essere più raro rispetto al 133Cs o al 137Cs, può essere prodotto solamente da reazioni nucleari. Anche il 135Cs è stato usato a questo scopo.
* Come altri elementi del gruppo 1, il cesio ha una grande affinità per l'ossigeno e si usa come "getter" nei tubi a vuoto.
* Nelle celle fotoelettriche
* Come catalizzatore nell'idrogenazione di alcuni composti organici.
* Gli isotopi radioattivi di cesio si usano in medicina per trattare alcuni tipi di cancro.
* Il fluoruro di cesio è largamente usato in chimica organica come base e come sorgente di ioni fluoruro anidri.
* Il formiato di cesio è usato come lubrificante nella perforazione delle rocce.
* Isotopi del cesio sono impiegati negli orologi atomici.
* Questo metallo è stato usato anche in astronautica per sistemi di propulsione a ioni per sonde spaziali.
* Il cesio-137, in analogia col cobalto-60, è stato usato per la sterilizzazione per irradiazione di cibi o sostanze come il tabacco.
Il cesio (dal Latino ''cæsius'', che vuol dire "blu cielo") fu scoperto spettroscopicamente da Robert Bunsen e Gustav Kirchhoff nel 1860 nelle acque minerali di Dürkheim, in Germania. L'identificazione fu basata sulle brillanti linee blu del suo spettro e fu il primo elemento scoperto attraverso l'analisi spettroscopica. Il cesio metallico venne prodotto per la prima volta nel 1881. Nel 1967 il Sistema Internazionale delle Unità di misura (SI) ha definito il secondo come oscillazioni della radiazione corrispondente alla transizione fra due livelli energetici dello stato fondamentale dell'atomo di 133Cs. Storicamente l'uso più importante del cesio è stato nella ricerca e sviluppo di prodotti e applicazioni chimiche ed elettriche.
Come metallo alcalino il cesio si trova nella lepidolite, nella pollucite (silicato idrato di alluminio e cesio) e in altri minerali. Una delle più ricche ed importanti fonti di cesio è situata presso il lago Bernic nel Manitoba (Canada): i depositi ivi presenti sono stimati in di pollucite con un contenuto medio del 20% di cesio.
Si può isolare il cesio per elettrolisi del cianuro fuso e in un certo numero di altri modi. Il cesio ottenuto per decomposizione termica dell'azoturo di cesio è eccezionalmente puro e privo di gas. I composti principali del cesio sono i suoi cloruri e nitrati; il prezzo del cesio nel 1997 è stato di circa /g.
È un elemento presente in piccole quantità nei terreni, nelle acque, negli organismi animali e vegetali.
Il cesio viene assorbito dalle cellule animali e vegetali in modo competitivo con il potassio, ma il cesio non ha alcuna funzione conosciuta; tuttavia, ad alte concentrazioni, può causare tossicità nelle piante, inibendone la crescita. Infatti, gli organismi dei mammiferi, durante l'evoluzione, hanno cominciato a distinguere l'inutile cesio (non-radioattivo) dal potassio, che è essenziale nella pompa Na + / K + delle membrane cellulari animali. Ciò è ben visibile nello scarso assorbimento e selettività per il cesio del fegato e dei feti, nelle autoradiografie di Nelson et al. (1961). L'organismo umano espelle infatti il cesio sia con il rene che attraverso altri due emuntori: le ghiandole salivari e il pancreas esocrino, che lo concentrano, lo filtrano e lo eliminano con le loro secrezioni (saliva e succo pancreatico) nell'intestino. Infatti, il "Blu di Prussia" (ferrocianuro ferrico), ingerito oralmente, è in grado nell'intestino di chelare il cesio, prevenendone il riassorbimento, e di eliminarlo nelle feci ed in tale modo è in grado di ridurre di circa la metà la concentrazione del cesio nel corpo umano in 30-70 giorni. Contrariamente al parere di molti ricercatori il cesio non è distribuito uniformemente nei tessuti umani. Per questo motivo, il danno cronico da radiocesio è maggiore nel pancreas, dove hanno origine la maggior parte dei tumori pancreatici , e dove può causare un aumento del diabete (pancreatogeno, secondario), mentre invece la sua radiazione acuta ha causato severe pancreatiti nella popolazione di Fukushima.
Il cesio ha almeno 39 isotopi noti, più di qualunque altro elemento a parte il francio; le loro masse atomiche vanno da 112 a . Nonostante il gran numero di isotopi del cesio, solamente uno è stabile, il 133Cs. Tutti gli altri, a parte quelli riportati qui, hanno emivite che variano da decine di anni a frazioni di secondo. Il cesio-137 è prodotto dalla detonazione di armi nucleari e dal processo di fissione nei reattori delle centrali nucleari: una notevole quantità fu rilasciata in atmosfera nell'esplosione di Černobyl' del 1986. A partire dal 1954, con l'inizio dei test nucleari, il 137Cs è stato rilasciato nell'atmosfera terrestre per poi essere portato al suolo dalle precipitazioni e nelle acque di superficie, l'isotopo viene rimosso per ruscellamento e trasporto particellare, quindi la funzione di ingresso di questo isotopo può essere stimata come una funzione del tempo. Il 137Cs ha una emivita di circa 30 anni.
Il cesio reagisce in modo esplosivo se viene a contatto con l'acqua ed è blandamente tossico, solo un'esposizione a grosse quantità può causare iperirritabilità e spasmi muscolari, data la sua affinità al potassio; alcuni dei suoi radioisotopi presentano un'altissima tossicità radiologica. L'idrossido di cesio è una base estremamente forte e può corrodere il vetro.
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Cronologia di biologia e biochimica | Disegno di Robert Hooke del sughero visto al microscopio
'''Cronologia di biologia e biochimica'''
| Mappa della Mezzaluna Fertile
* Paleolitico medio, circa 200 000 anni fa
** Comparsa in Africa dell''Homo sapiens''
* 10000 a.C. - 7000 a.C.
** Rivoluzione neolitica. Nell'area della Mezzaluna Fertile (nel Vicino Oriente antico) ha inizio la domesticazione delle piante, la selezione operata dall'uomo di un certo numero di specie vegetali giudicate più utili rispetto alla massa delle piante selvatiche
* 8200 a.C. - 7800 a.C.
** Datazione determinata attraverso il metodo del radiocarbonio dei resti di chicchi di riso rinvenuti nel sito principale della civiltà di Pengtoushan, sorta attorno al fiume Yangtze nella regione a nord-ovest dello Hunan in Cina. Rappresentano la più antica evidenza della domesticazione del riso in Cina
Fogli VI e VII del Papiro Edwin Smith (Rare Book Room, New York Academy of Medicine).
* circa 1500 a.C.
** Il Papiro Edwin Smith (che sembra a sua volta essere la copia di un manoscritto risalente al Regno Antico D'Egitto, datato circa mille anni prima) costituisce il più antico trattato di medicina giunto sino ai giorni nostri. Il trattato contiene importanti particolari anatomici che lasciano presupporre che già gli antichi Egizi attuassero delle dissezioni ai cadaveri
* circa 520 a.C.
** Alcmeone di Crotone effettua le prime rudimentali dissezioni documentate di animali
* circa 450 a.C.
** Senofane esamina fossili
* circa 400 a.C.
** Diocle di Caristo scrive il primo libro di testo sull'anatomia animale
* circa 350 a.C.
** Aristotele inizia lo studio della biologia come scienza empirica ed effettua un primo tentativo di classificazione completa degli animali. L''Historia animalium'' contiene la descrizione di 581 specie diverse. Questi dati biologici vengono organizzati e classificati nel ''De partibus animalium''. Nel ''De generatione animalium'' si occupa del modo in cui gli animali si riproducono
* 320 a.C.
** Theophrastus inizia lo studio sistematico della botanica
* ca. 300 a.C.
** Erofilo disseziona il corpo umano
* 23 d.C. - 79 d.C.
** Plinio il Vecchio scrive il trattato naturalistico in 37 volumi ''Naturalis historia''
* 1025
** Avicenna completa ''Il canone della medicina''
* 1347 - 1353
** La Peste nera o Morte nera, uccide almeno un terzo della popolazione europea
* 1543
** Andreas van Wesel pubblica il trattato di anatomia ''De humani corporis fabrica''
Esperimento sulla circolazione venosa tratto dall'opera di Harvey ''Exercitatio Anatomica de Motu Cordis et Sanguinis in Animalibus''
* 16??
** Jean Baptiste van Helmont effettua un famoso esperimento per appurare da dove le piante ricavassero la loro massa. Fa crescere un albero di salice misurando la quantità di terreno, il peso dell'albero e la quantità di acqua aggiunta. Dopo cinque anni ripete le misurazioni e ne deduce che l'aumento di peso dell'albero doveva provenire solo dall'acqua
* 1628
** William Harvey pubblica l'opera ''Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus'' contenente la prima descrizione accurata del sistema circolatorio umano
* 1658
** Jan Swammerdam osserva le cellule rosse del sangue al microscopio
* 1663
** Robert Hooke vede delle strutture cellulare in sughero utilizzando un microscopio
* 1668
** Francesco Redi scrive ''Esperienze intorno alla generazione degl'insetti'' con cui confuta la teoria della generazione spontanea di vermi in carne putrefatta
* 1676
** Anton van Leeuwenhoek osserva protozoi e li chiama ''animalculae''
* 1677
** Anton van Leeuwenhoek osserva spermatozoi
* 1683
** Anton van Leeuwenhoek osserva batteri
Copertina di ''Systema Naturæ'' (1758)
* 1712
** René-Antoine Ferchault de Réaumur presenta all'Académie des Sciences un saggio sulla rigenerazione degli arti nei gamberi
* 1735
** Carl von Linné introduce un sistema di classificazione delle piante nel libro ''Systema Naturae'', poi degli animali, adottando una nomenclatura binaria (binomia) ancora usato attualmente
* 1744
** Abraham Trembley pubblica le ''Mémoires pour servir à l'histoire d'un genre de polypes d'eau douce'' dove espone le sue ricerche sull'idra (o polipo di acqua dolce), in particolare sulle sue notevoli capacità rigenerative; Trembley è il primo a ottenere l'innesto di due diversi animali
* 1749
** Edward Jenner utilizza pus prelevato dalla mano di una mungitrice con pustole di vaiolo bovino per indurre resistenza all'infezione di vaiolo umano in un bambino; è l'inizio dell'immunologia
* 1765
** Lazzaro Spallanzani nel ''Saggio di Osservazioni Microscopiche sul Sistema della Generazione de' Signori di Needham e Buffon'' confuta diverse teorie sulla generazione spontanea della vita cellulare
* 1771
** Joseph Priestley scopre che le piante assorbono biossido di carbonio e liberano ossigeno
* 1791
** Luigi Galvani pubblica il ''De viribus electricitatis in motu musculari commentarius'', opera in cui espone le sue teorie riguardanti l'elettricità biologica, frutto di studi e indagini sperimentali
* 1798
** Thomas Malthus discute la crescita della popolazione umana e la produzione alimentare in ''An Essay on the Principle of Population''
Ritratto di Lamark
* 1801
** Jean-Baptiste Lamarck inizia lo studio dettagliato della Tassonomia degli invertebrati
* 1809
** Jean Lamarck propone l'eredità dei caratteri acquisiti (Lamarckismo)
* 1817
** Pierre Joseph Pelletier e Joseph Caventou isolano la clorofilla; successivamente isolano la stricnina e (1820) il chinino
* 1828
** Karl von Baer scopre l'ovulo dei mammiferi
** Friedrich Wöhler sintetizza l'urea; prima sintesi di un composto organico
* 1833
** Anselme Payen isola dal malto una sostanza in grado di catalizzare la trasformazione di amido in glucosio. Chiama questa sostanza diastasi, dal greco "separare". Si tratta del primo enzima isolato ed il suffisso -asi, da allora, sarà usato per la nomenclatura degli enzimi
* 1836
** Theodor Schwann scopre la pepsina in estratti di tessuto interno dello stomaco; primo isolamento di un enzima animale
* 1837
** Theodor Schwann dimostra che riscaldando l'aria si previene la putrefazione
* 1838
** Matthias Schleiden scopre che tutti i tessuti delle piante sono composti da cellule
* 1839
** Theodor Schwann scopre che tutti i tessuti animali sono composti da cellule
* 1847
** Ignác Semmelweis dispone che tutti i medici e gli studenti che frequentano il reparto ostetrico siano obbligati a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calcio prima di visitare le partorienti. Riesce a ottenere un calo drammatico della percentuale di febbri puerperali che le colpiva decimandole
Ritratto di Charles Darwin
''Louis Pasteur nel suo laboratorio'', dipinto di Albert Edelfelt (1885)
Gregor Mendel
* 1856
** Louis Pasteur dichiara che alcuni microrganismi producono la fermentazione
* 1858
** Charles R. Darwin e Alfred Wallace propongono, indipendentemente uno dall'altro, teorie dell'evoluzione basate sulla selezione naturale
** Rudolf Virchow propone che le cellule possono solo originare da cellule preesistenti ("''Omnis cellula e cellula''")
* 1862
** Louis Pasteur confuta in modo convincente la generazione spontanea della vita cellulare
* 1865
** Gregor Mendel presenta i suoi esperimenti sulla ibridazione dei piselli e postula l'esistenza di fattori dominanti e recessivi
** Friedrich August Kekulé von Stradonitz comprende che benzene è composto da atomi di carbonio e di idrogeno e che gli atomi di carbonio formano un anello esagonale
* 1869
** Friedrich Miescher scopre gli acidi nucleici nei nuclei delle cellule
* 1873
** Camillo Golgi mette a punto l'impregnazione cromoargentica ("Reazione nera") che permette la perfetta visualizzazione delle cellule del tessuto nervoso
* 1874
** Jacobus Henricus van 't Hoff e Joseph-Achille Le Bel propongono una rappresentazione stereochimica tridimensionale delle molecole organiche e propongono un atomo di carbonio con legami a disposizione tetraedrica
* 1876
** Oskar Hertwig e Hermann Fol dimostrano che uova fertilizzate posseggono sia nuclei femminili che maschili
** Robert Koch dimostra che un batterio (Bacillo del carbonchio) può essere causa di malattia
* 1878
** Wilhelm Kühne conia il termine enzima
* 1881
** Edouard-Gérard Balbiani osserva gli anelli omonimi nei cromosomi politenici di ghiandole salivari di larve di ''Chironomus''
* 1882
** Robert Koch isola il bacillo responsabile della tubercolosi
** Walther Flemming osserva i cromosomi a spazzola negli ovociti della salamandra neotenica ''Ambystoma mexicanum''
* 1884
** Hermann Emil Fischer inizia l'analisi dettagliata della composizione e la struttura degli zuccheri
** Elie Metchnikoff formula la teoria che la fagocitosi ad opera di globuli bianchi sia un meccanismo di difesa degli organismi
* 1885
** Carl Rabl pubblica un lavoro che evidenzia come i cromosomi non perdono la loro identità, anche se non sono più visibili al microscopio
* 1895
** Wilhelm C. Röntgen scopre l'esistenza dei raggi X
* 1897
** Eduard Buchner studia la capacità degli estratti di lievito di portare a termine le fermentazione di zuccheri, anche in assenza di cellule di lievito integre. Chiama zimasi il complesso (una miscela di enzimi in realtà) privo di cellule che aveva portato a termine la fermentazione del saccarosio
* 1898
** Martinus Beijerinck usa esperimenti di filtrazione per dimostrare che il mosaico del tabacco è causato da qualcosa di più piccolo di un batterio; lo chiama virus
Thomas Hunt Morgan
* 1901
** Jokichi Takamine isola l'adrenalina
* 1902
** Studiando la meiosi, Walter Sutton mette in relazione l'ereditarietà con i cromosomi a livello cellulare
* 1903
** Mikhail Tsvett scopre le tecniche di cromatografia per separare le sostanze organiche
* 1905
** William Bateson è il primo a utilizzare il termine "genetica" per descrivere lo studio dell'ereditarietà biologica
* 1907
** Ivan Pavlov introduce il concetto di ''riflesso condizionato'' inducendo la salivazione nei cani
** Hermann Emil Fischer sintetizza catene polipeptidiche formate da (amminoacidi) e dimostra con questo che gli amminoacidi di una proteina sono legati mediante un legame tra il gruppo funzionale amminico e il gruppo funzionale carbossilico
* 1909
** Wilhelm L. Johannsen conia il termine gene per indicare l'unità ereditaria di cui si compongono i cromosomi; propone la distinzione tra genotipo e fenotipo
* 1910
** Su suggerimento di William Ernest Castle, Thomas H. Morgan utilizza il moscerino della frutta ''Drosophila melanogaster'' per i suoi esperimenti di genetica. Per i successivi 17 anni nella "stanza dei moscerini" si allevano e studiano innumerevoli popolazioni di ''Drosophile''
** Archibald V. Hill studia la cooperatività dell'emoglobina e propone una equazione che rappresentata in un grafico permette di capire il livello di cooperatività di una proteina
* 1911
** Morgan propone che I fattori mendeliani sono allineati sui cromosomi
* 1913
** Alfred Sturtevant costruisce la prima mappa genetica di un cromosoma
** Leonor Michaelis e Maud Menten propongono un modello di cinetica enzimatica (cinetica di Michaelis-Menten) che descrive l'andamento della velocità di una reazione catalizzata da enzimi, al variare della concentrazione del substrato e dell'enzima
* 1915
** Frederick Twort scopre i batteriofagi (virus che infettano i batteri)
* 1918-1920
** La pandemia di influenza spagnola colpisce un miliardo di persone nel mondo, uccidendone almeno 20 milioni
* 1922
** Aleksandr I. Oparin sviluppa la sua teoria sull'origine della vita sulla Terra basata sulla formazione di Coacervati
Hans Adolf Krebs
Gerty e Carl Cori
Max Delbrück
Vittorio Erspamer
* 1925
** Theodor Svedberg inventa l'ultracentrifuga
* 1926
** James B. Sumner isola e cristallizza l'enzima ureasi e dimostra che è una proteina
* 1928
** Otto Diels e Kurt Alder scoprono la reazione di cicloaddizione per formare molecole organiche cicliche (Reazione di Diels-Alder)
** Alexander Fleming descrive l'azione antibatterica della Penicillina: il primo antibiotico
** Frederick Griffith attraverso quello che oggi è noto come esperimento di Griffith, propone la presenza di un ''principio trasformante'' alla base della trasformazione batterica. La natura chimica del ''principio trasformante'' resta incognita, ma l'esperimento apre la strada alla sua identificazione
* 1929
** Phoebus Levene scopre lo zucchero desossiribosio negli acidi nucleici
** Edward Doisy e Adolf Butenandt indipendentemente scoprono il primo estrogeno
* 1930
** John H. Northrop dimostra che l'enzima pepsina è una proteina
** Arne Tiselius consegue il dottorato di ricerca con una tesi sull'elettroforesi delle proteine
** Ronald Fisher pubblica ''The genetical theory of natural selection'' (Teoria genetica della selezione naturale)
* 1931
** Adolf Butenandt scopre l'androsterone
** Ernst Ruska e Max Knoll costruiscono il primo microscopio elettronico a trasmissione
** Tra il 1931 e il 1933 Pierre de Fonbrune costruisce e perfeziona il micromanipolatore pneumatico e la microforgia, strumenti che consentono la micromanipolazione al microscopio di cellule, e la costruzione di microstrumenti
* 1932
** Hans Adolf Krebs scopre il Ciclo dell'urea e il Ciclo degli acidi tricarbossilici
** Il fisico Frits Zernike presenta alla Zeiss la sua scoperta del ''contrasto di fase'' e le possibili applicazioni alla microscopia. La scoperta viene sottovalutata e i primi microscopi a contrasto di fase verranno prodotti solo a partire dal 1941
* 1933
** Tadeusz Reichstein sintetizza la vitamina C; prima sintesi di una vitamina
* 1934
** John D. Bernal e la sua allieva Dorothy Hodgkin scoprono che i cristalli di proteine circondati dalla loro acque madri danno migliori pattern di diffrazione dei cristalli secchi. Utilizzando la pepsina ottengono la prima figura di diffrazione di una proteina globulare in ambiente umido. Prima di Bernal e Hodgkin la cristallografia delle proteine era stata eseguita solo su cristalli asciutti, con risultati inconsistenti e inaffidabili
* 1935
** Rudolf Schoenheimer usa deuterio come tracciante per studiare il meccanismo di accumulo dei grassi in ratti
** Wendell Stanley cristallizza il virus del mosaico del tabacco
** Konrad Lorenz descrive il comportamento di "imprinting" in uccelli neonati
** Max Delbrück, il genetista russo Nikolaj V. Timofeev-Resovskij e il fisico tedesco Karl Zimmer pubblicano i risultati dello studio dell'effetto delle radiazioni sugli organismi e ipotizzano che l'informazione genetica sia contenuta in molecole giganti presenti nei cromosomi
** Vittorio Erspamer isola la serotonina nella mucosa intestinale di rana e la chiama "enteramina"
* 1936
** John Zachary Young scopre l''assone gigante di calamaro'' che si rivelerà di fondamentale importanza per gli studi sperimentali sulla conduzione nervosa e il potenziale d'azione
* 1937
** Theodosius Dobzhansky collega la Teoria dell'evoluzione con la mutazione genetica nel libro ''Genetics and the Origin of Species''
* 1938
** Un celacanto vivo è trovato in prossimità della costa del Sudafrica (un fossile vivente)
* 1939
** Alan Hodgkin e Andrew Huxley pubblicano un breve articolo dove annunciano di aver registrato con successo il potenziale d'azione di una fibra nervosa
* 1940
** Donald Griffin e Robert Galambos annunciano la scoperta del sonar nei pipistrelli (ecolocazione)
** George Beadle e Edward Tatum dimostrano che a un gene corrisponde un enzima
** Incontro di Max Delbrück e Salvador Luria a una conferenza di fisica; nasce il "Gruppo del fago"
** Si completa la caratterizzazione della via metabolica della glicolisi, attraverso i contributi vari di Gustav Embden Otto Meyerhof e Jakub Parnas, (i tre biochimici che hanno maggiormente contribuirono a chiarirne il meccanismo), e Carl Neuberg, Otto Heinrich Warburg, Gerty e Carl Cori
* 1942
** Max Delbrück e Salvador Luria dimostrano che la resistenza a infezioni virali da parte di batteri è causata da mutazioni casuali invece che da stimoli ambientali (Test di fluttuazione)
** Conrad Hal Waddington conia il termine epigenetica
* 1943
** Oswald Avery e i suoi colleghi Colin MacLeod e Maclyn McCarty attraverso quello che oggi è noto come esperimento di Avery, dimostrano che il cosiddetto ''principio trasformante'' (ovvero il portatore di informazioni geniche) scoperto nel 1928 da Griffith è il DNA L'esperimento è contestato da chi sostiene che il materiale genetico dovesse essere di natura proteica; viene criticato ad Avery la non completa purezza degli acidi nucleici utilizzati nell'esperimento, che potevano essere contaminati da tracce di proteine
* 1944
** Robert Woodward e William von Eggers Doering sintetizzano la Chinina
** Il fisico Erwin Schrödinger pubblica ''Che cos'è la vita?''
* 1946
** Joshua Lederberg ed Edward Tatum scoprono la coniugazione batterica
* 1948
** Erwin Chargaff dimostra che nel DNA il numero delle unità di Guanina corrisponde al numero di unità di Citosina e che il numero delle unità di Adenina corrisponde al numero di unità di Timina
* 1949
** John Desmond Bernal conia il termine ''Biopoiesi''
Barbara McClintock
Melvin Calvin
Marshall Nirenberg
* 1950
** Melvin Calvin e i suoi collaboratori James Bassham e Andrew Benson, annunciano la scoperta del ciclo omonimo che costituisce la cosiddetta fase oscura della fotosintesi
** Barbara McClintock scopre gli elementi mobili (trasposoni) nel genoma del Mais. I geni mobili acquistano, a seconda della loro posizione nel cromosoma, funzioni diverse
* 1951
** Robert Woodward sintetizza Colesterolo e Cortisone
** Linus Pauling, Robert Corey e Herman Branson propongono l'alfa elica e il foglietto β come motivi strutturali principali della struttura secondaria delle proteine
** Muore di cancro alla cervice uterina Henrietta Lacks. Da cellule prelevate dalla massa tumorale, durante una precedente biopsia a fini diagnostici, viene isolata una linea cellulare teoricammente immortale, chiamata HeLa, ancora oggi ampiamente utilizzata nella ricerca scientifica
* 1952
** Alfred Hershey e Martha Chase usano traccianti radioattivi per dimostrare che il materiale genetico di alcuni Virus batteriofagi è DNA ed è responsabile delle capacità infettive (non le proteine); l'esperimento di Hershey-Chase prova definitivamente che il materiale genetico è costituito da DNA e non da proteine. In seguito a questi risultati incontrovertibili anche gli scienziati che avevano criticato l'esperimento di Avery si convincono del ruolo biologico del DNA
** Frederick Sanger, Hans Tuppy, e Ted Thompson completano l'analisi cromatografica della sequenza di amminoacidi che compongono l'insulina
** Rosalind Franklin usa la diffrazione di raggi X per studiare la struttura del DNA e suggerisce che la struttura portante è formata da zuccheri e fosfati ed è situata all'esterno della molecola
** Robert Briggs e Thomas J. King usano tecniche di trapianto nucleare per trasferire nuclei di ''Rana pipiens'' da una blastula a uova enucleate (private del nucleo)
** Alan Hodgkin e Andrew Huxley pubblicano il modello omonimo che descrive il processo di depolarizzazione della membrana cellulare
** Rita Levi-Montalcini scopre il fattore di crescita nervoso (NGF). Il fattore di crescita nervoso sarà successivamente purificato e caratterizzato (si rivelerà essere una proteina) dal biochimico Stanley Cohen. La sequenza amminoacidica sarà determinata nel 1971
* 1953
** Dopo aver esaminato i risultati, non pubblicati, di Rosalind Franklin, James Watson e Francis Crick propongono la struttura a doppia elica per il DNA
** Max Perutz e John Kendrew determinano la struttura dell'Emoglobina utilizzando studi di diffrazione di raggi X
** Stanley Miller dimostra la formazione di amminoacidi quando scariche elettriche attraversano un contenitore che contiene acqua, metano, ammoniaca e idrogeno
** George Emil Palade scopre al microscopio elettronico gli organelli cellulari che nel 1958 verranno chiamati ribosomi da Richard B. Roberts
* 1955
** Severo Ochoa scopre l'enzima RNA polimerasi
** Arthur Kornberg scopre l'enzima DNA polimerasi
* 1956
** Tjio e Levan stabiliscono che le cellule umane contengono 46 cromosomi
** Viene scoperta casualmente l'esistenza di un batterio poliestremofilo in grado di resistere a dosi di radiazioni anche migliaia di volte superiori a quelle necessarie per uccidere un qualsiasi animale; verrà chiamato ''Deinococcus radiodurans''
* 1958
** Francis Crick enuncia il dogma centrale della biologia molecolare: l'informazione genetica passa dal DNA all'RNA e poi alle proteine e mai viceversa (riformulato da Crick stesso nel 1970)
** Matthew Meselson e Franklin Stahl dimostrano il meccanismo ''semiconservativo'' di replicazione del DNA (Esperimento di Meselson-Stahl)
** John Gurdon usa tecniche di trapianto nucleare per clonare un anfibio del genere Xenopus; prima clonazione di un vertebrato tramite l'utilizzo di un nucleo proveniente da una cellula adulta completamente differenziata (cellula somatica)
* 1960
** Arthur Kornberg sintetizza DNA in vitro, dimostrando che un enzima DNA polimerasi produce nuovi segmenti di DNA utilizzando precursori, un fonte di energia e un "template" di DNA
** François Jacob e Jacques Monod cominciano a delucidare il modo in cui geni sono controllati; propongono che sequenze di DNA esterni alle regioni che codificano per le proteine rispondano a segnali di "geni operatore" che producono molecole in grado di funzionare come interruttori (accendono o spengono la replicazione)
** Juan Oro scopre che soluzioni concentrate di cianuro di ammonio possono produrre il nucleotide basico Adenina
** Robert Woodward sintetizza la Clorofilla
* 1961
** Sydney Brenner, Francis Crick e colleghi propongono che il codice del DNA è scritto in codoni formati da tre basi. Inoltre propongono che una particolare categoria di RNA serve a decodificare il DNA. È chiamato "transfer RNA" o tRNA
** Sydney Brenner, François Jacob e Meselson propongono che una particolare RNA, che a una permanenza molto breve, serve per portare le istruzioni genetiche dal DNA a strutture chiamate Ribosomi dove la sintesi proteica viene effettuata. Questo RNA è chiamato "messenger RNA" o mRNA
** Peter Mitchell pubblica la Teoria chemiosmotica
** Joan Oró sintetizza adenina, una delle quattro basi azotate che formano i nucleotidi degli acidi nucleici DNA e RNA, a partire da sostanze inorganiche, ammoniaca e acido cianidrico in soluzione acquosa
** Marshall W. Nirenberg e Heinrich J. Matthaei determinano sperimentalmente il primo codone del codice genetico (Esperimento di Nirenberg e Matthaei)
* 1963
** Robert B. Merrifield annuncia la sintesi chimica in fase solida di un tetrapeptide
* 1964
** Charles Yanofsky e colleghi stabiliscono che le sequenze genetiche e quelli delle proteine sono colineari: cambiamenti nella sequenza del DNA può produrre cambiamenti nella sequenza delle proteine
** Marshall W. Nirenberg e Philip Leder confermano sperimentalmente che i codoni del codice genetico sono formati da triplette di basi e chiariscono le ultime ambiguità di interpretazione del codice genetico (ovvero le corrispondenze tra codoni e amminoacidi)
* 1965
** Max Perutz studiano la struttura del Emoglobina e determinano difetti genetiche associati a cambiamenti nella sequenza del DNA
** Eric Kandel e L. Tauc studiando molluschi del genere Aplysia dimostrano che le sinapsi godono di una certa plasticità ed il risultato di queste loro micro modificazioni fisiche è la memoria
* 1966
** Kimishige Ishizaka scopre l'esistenza delle immunoglobuline IgE, principali responsabili delle reazioni allergiche. Spiegazione del meccanismo della reazione allergica a livello cellulare e molecolare
* 1968
** Frederick Sanger usa fosforo radioattivo come tracciante per mappare con tecniche cromatografiche una sequenza di RNA lunga 120 basi
* 1969
** Robert B. Merrifield e Bernd Gutte annunciano la sintesi chimica dell'enzima Ribonucleasi A; è la prima volta che un enzima viene sintetizzato in laboratorio a partire dagli aminoacidi costituenti, ed è la prova definitiva della natura chimica degli enzimi
** Dorothy Hodgkin determina la struttura tridimensionale dell'insulina
* 1970
** Hamilton Smith e Kent Wilcox scoprono gli enzimi di restrizione del DNA: una proteina che taglia il DNA in siti ben specifici determinati da una sequenza di base. È uno degli strumenti fondamentali della biologia molecolare
** Howard Temin e David Baltimore scoprono indipendentemente l'enzima transcriptasi inversa
** Ben Hesper e Paulien Hogeweg coniano il termine "Bioinformatica" definendola come "lo studio dei processi informatici nei sistemi biotici" ("the study of informatic processes in biotic systems")
* 1971
** Ray Wu e Ellen Taylor producono la prima sequenza di DNA artificiale (12 basi)
* 1972
** Robert Woodward sintetizza vitamina B-12
** Stephen Jay Gould e Niles Eldredge propongono effetti di equilibrio punteggiato nell'Evoluzione
** Har Gobind Khorana e collaboratori annunciano la sintesi chimica di un gene (un gene strutturale che codifica per il tRNA dell'alanina nel lievito); è la prima volta che un gene viene sintetizzato in laboratorio, ed è la prova definitiva della natura chimica del gene
** Paul Berg crea la prima molecola di DNA ricombinante combinando DNA del virus SV40 con quello del fago lambda
** John F. Kerr, Andrew H. Wyllie e A. R. Currie coniano il termine "Apoptosi"
** S. J. Singer e G.L. Nicolson propongono il modello a mosaico fluido della membrana cellulare con il quale ipotizzano che le membrane biologiche possono essere considerate come una soluzione liquida bi-dimensionale orientata, dove il solvente è costituito dal doppio strato fosfolipidico, e il soluto dalle molecole proteiche
** Stephen Jay Gould e Niles Eldredge propongono la teoria degli equilibri punteggiati
* 1973
** Stanley Norman Cohen, Annie Chang, Herb Boyer e Robert Helling dimostrano che DNA legato ad un plasmide può essere replicato in un batterio; si tratta del primo organismo geneticamente modificato
* 1974
** Manfred Eigen e Manfred Sumper dimostrano che misture di ribonucleotidi e Rna replicasi portano alla formazione di molecole di RNA in grado di replicarsi, mutare e di evolvere
** Leslie Orgel dimostra che RNA può replicare in assenza di RNA replicasi e che zinco favorisce questa replicazione
Frederick Sanger
* 1975
** César Milstein e Georges Köhler mettono a punto la tecnica per produrre anticorpi monoclonali
** Edwin Southern inventa la tecnica del Southern blot
** Manfred Eigen e Peter Schuster elaborano il modello delle quasispecie sulla base di un lavoro iniziale di Eigen
* 1977
** John Corliss e altri scoprono comunità di organismi chemiosintetici intorno a sbocchi idrotermali sottomarini nel ''Rift'' delle Galápagos
** Walter Gilbert e Allan Maxam presentano una tecnica di sequenziamento genetico che utilizza clonazione, sostanze chimiche per distruggere basi nucleotidiche e elettroforesi su gel
** Frederick Sanger e Alan Coulson presentano una tecnica per sequenziare rapidamente i geni che utilizza dideossiribonucleotidi e elettroforesi su gel
* 1978
** Frederick Sanger presenta la sequenza dei 5.386 basi del virus ΦX174; primo sequenziamento di un intero genoma
** Nasce Louise Brown, la prima persona al mondo concepita "in provetta" attraverso il metodo della fertilizzazione in vitro
** Walter Gilbert conia i termini Introne ed Esone
* 1982
** Stanley Prusiner ipotizza l'esistenza di proteine con capacità infettive, i prioni
** Thomas R. Cech studiando lo splicing dell'RNA nel protozoo ciliato ''Tetrahymena thermophila'' e indipendentemente Sidney Altmans, scoprono che l'RNA può avere proprietà autocatalitiche; scoperta del ribozima
* 1983
** Kary Mullis inventa la reazione a catena della polimerasi (PCR)
* 1984
** Alec Jeffreys mette a punto un metodo per il genetic fingerprinting
** Ernst Hafen, Michael Levine e William McGinnis, nel laboratorio di Walter Jakob Gehring, e indipendentemente, Matthew P. Scott e Amy Weiner, scoprono i geni homeobox
* 1985
** Harry Kroto, J.R. Heath, S.C. O'Brien, R.F. Curl, e Richard Smalley scoprono la stabilità inusuale della molecola costituita da 60 atomi di Carbonio e ne deducono la struttura, Buckminsterfullerene
** Carol W. Greider e Elizabeth Blackburn scoprono la Telomerasi nel ciliato ''Tetrahymena''
* 1990
** Completata la sequenza completa del genoma di Cytomegalovirus umano (HCMV) (229.354 bp)
** Wolfgang Krätschmer, Lowell Lamb, Konstantinos Fostiropoulos, e Donald Huffman scoprono che Buckminsterfullerene può essere separato da fuliggine essendo solubile in benzene
** Ha inizio il Progetto Genoma Umano
** Napoli, Lemieux, Jorgensen osservano il fenomeno dell'RNA interference ma non ne comprendono il meccanismo molecolare
* 1995
** È sequenziato per la prima volta un genoma batterico, quello di ''Haemophilus influenzae''
* 1996
** La pecora Dolly è il primo mammifero ad essere clonato con successo da una cellula somatica adulta
** Viene completato il sequenziamento del genoma del lievito ''Saccharomyces cerevisiae''; primo eucariote il cui genoma sia stato interamente sequenziato
* 1998
** Viene completato il sequenziamento del genoma del moscerino della frutta ''Drosophila melanogaster''
** Craig C. Mello e Andrew Fire pubblicano i risultati riguardo al silenziamento di un gene grazie all'iniezione di dsRNA in ''C. elegans''.; scoperta del meccanismo molecolare dell'RNA interference
** Viene pubblicata la prima bozza del sequenziamento del genoma del nematode ''Caenorhabditis elegans''
La prima stampa del genoma umano ad essere presentata come una serie di libri, in mostra alla Wellcome Collection, Londra
* 2000
** Viene pubblicata la prima bozza del sequenziamento del genoma di ''Arabidopsis thaliana''; la prima pianta di cui si è sequenziato il genoma
* 2001
** Viene pubblicata la prima bozza del sequenziamento del genoma umano
* 2002
** Viene completato il sequenziamento del genoma di ''Caenorhabditis elegans''
* 2003
** Viene annunciato il completamento del sequenziamento del genoma della muffa ''Neurospora crassa''
** Viene scoperto l'organismo più resistente alle radiazioni, l'archibatterio ''Thermococcus gammatolerans''
* 2005
** Ludwig Eichinger e collaboratori pubblicano la prima bozza del sequenziamento del genoma dell'ameba sociale ''Dictyostelium discoideum''
* 2006
** Shinya Yamanaka e i suoi collaboratori riescono a generare cellule staminali pluripotenti indotte a partire da fibroblasti adulti di topo. L'anno successivo riescono a ottenere lo stesso risultato a partire da fibroblasti adulti umani
* 2010
** Craig Venter e collaboratori pubblicano un articolo su Science in cui annunciano di avere costruito in laboratorio la prima cellula artificiale, controllata da un DNA sintetico e in grado di dividersi e moltiplicarsi proprio come qualsiasi altra cellula vivente
* 2016
** Craig Venter e collaboratori pubblicano un articolo su Science in cui annunciano di avere costruito in laboratorio il primo batterio sintetico con un DNA contenente il minor numero di geni (473) in grado di assicurarne la sopravvivenza e la capacità di replicazione
* 2017
** I macachi Zhong Zhong e Hua Hua sono i primi primati ad essere clonati con successo a partire da una cellula somatica adulta (un fibroblasto).
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Chiamami aquila |
'''''Chiamami aquila''''' è un film del 1981 diretto da Michael Apted e interpretato, fra gli altri, da John Belushi e Blair Brown.
La produzione esecutiva del film è stata di Steven Spielberg e di Bernie Brillstein. Il film venne prodotto da Bob Larson e la storia scritta da Lawrence Kasdan.
| Ernie Souchak, è un famoso giornalista del ''Sun-Times'', un quotidiano di Chicago. Malgrado la fama è un uomo molto semplice, conosciuto dal giornalaio e dalle prostitute che vivono nel quartiere in cui abita. Con le rivelazioni di un impiegato comunale, il signor Hellinger, conduce un'inchiesta giornalistica contro l'assessore affarista corrotto Yablonowiz che lo fa aggredire e picchiare.
Il direttore del giornale, Howard McDermot, suo amico, lo convince così ad allontanarsi dalla città. La scusa è l'incarico di intervistare Nell Porter, una giovane ornitologa che studia il comportamento delle aquile calve, una specie in estinzione, sulle Montagne Rocciose, ove lo invia. Ernie e Nell, prima non si sopportano, poi tra loro scoppia l'amore. Ernie ha un incidente mentre è in montagna e così rimane con Nell per più due settimane, durante le quali avrà uno scontro con un puma. Tornato a Chicago, Ernie non riesce a reinserirsi nella vita cittadina e nel suo lavoro di giornalista. Innamorato, continua a pensare a Nell e non riesce nemmeno più a scrivere. Hellinger, l'impiegato del municipio che gli aveva passato le informazioni, viene ritrovato morto: sembra un incidente.
Ernie, riprende la sua indagine ma Yablonowitz, che è stato il mandante dell'omicidio, gli fa saltare in aria l'appartamento. Il giornalista dimostra così l'implicazione dell'assessore nella morte dell'impiegato e questi fugge dalla città. Nel frattempo Nell è a Chicago per una conferenza sulle aquile calve. Si rivedono e riscoppia tra loro la passione. Ernie le fa conoscere il suo mondo e la vita di città. Nell si rende conto di come sia famoso e quanto sia importante il suo lavoro e come le loro vite siano legate ad ambienti diversi che li allontanano. Nell riparte in treno per le Montagne Rocciose. Ernie non può fare a meno di lei e la segue, prima per una sola fermata, poi sino alle montagne, dove si sposano, con la promessa di rincontrarsi. Il loro amore a distanza è come quello delle aquile calve che si uniscono in amore inseguendosi, volando, tenendosi aggrappate per gli artigli, cadendo in una specie di danza e vicinissimi al terreno, si rilasciano per non sfracellarsi al suolo.
Il film richiese più soldi del previsto, soprattutto per realizzare le riprese in montagna e in luoghi di difficile accesso. Per riprendere le aquile furono necessari degli addestratori ed un cameraman specializzato (David F. Oyster). Le riprese di queste scene furono complicate, e richiesero più tempo di quanto si prevedesse. Le riprese iniziarono ad agosto del 1980 e terminarono alla fine di agosto del 1981.
Steven Spielberg, che aveva già lavorato con John Belushi in, ''1941 - Allarme a Hollywood'' e ''The Blues Brothers'', avrebbe dovuto dirigere il film, ma cambiò idea dopo il modesto successo riscosso con ''1941 - Allarme a Hollywood''. Fu comunque, del film, il produttore esecutivo.
Il personaggio di Ernie Souchak, interpretato da John Belushi, è ricalcato sulla figura, realmente esistita, del famoso giornalista del Chicago Sun-Times, Mike Royko.
Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane nel marzo del 1982.
=== Data di uscita ===
Le date di uscita internazionali sono state:
*18 settembre 1981 negli Stati Uniti d'America (''Continental Divide'')
*18 dicembre 1981 in Germania Ovest (''Zwei wie Katz und Maus'')
*25 dicembre 1981 in Svezia (''Kalla mig Örnie'')
*8 gennaio 1982 in Australia (''Continental Divide'')
*2 marzo 1982 in Italia
*5 novembre 1982 in Portogallo (''Nunca Digas Adeus'')
*28 gennaio 1983 in Finlandia (''Nimeni on Kotkis'')
I fan che si aspettavano uno dei suoi soliti ruoli comico-demenziali, non seppero apprezzare la storia e la comicità più matura del film, ricco di battute e scene divertenti. Fu un'élite, tra cui il fratello di John, Jim Belushi che riconobbe nel film uno dei più maturi e migliori dell'attore. Malgrado ciò l'incasso non fu vantaggioso, visti anche i costi elevati.
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Carlo Collodi |
È divenuto celebre come autore del romanzo ''Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino'', più noto come ''Pinocchio''.
Il romanzo è stato tradotto in 240 lingue ed è divenuto celebre in tutto il mondo; un calcolo delle copie di Pinocchio vendute in Italia e nel mondo è impossibile, anche perché i diritti d'autore caddero nel 1940, e a partire da quella data chiunque poté riprodurre liberamente l'opera di Collodi.
| Carlo Lorenzini in una caricatura di Angiolo Tricca del 1875|alt=Carlo lorenzini
Nacque nel 1826 a Firenze in via Taddea. Il padre, Domenico Lorenzini (Cortona 30 marzo 1795 - settembre 1848), era cuoco e la madre, Angiolina Orzali (Veneri, Collodi 18 agosto 1800 - 1886) era sarta e cameriera, ambedue al servizio dei marchesi Ginori. Angiolina era figlia del fattore dei marchesi Garzoni Venturi, che amministrava il podere di Veneri, alle porte del paese di Collodi, il cui nome ispirò lo pseudonimo adottato da Lorenzini.
Dal matrimonio (celebrato il 12 febbraio 1826) di Domenico con Angiolina nasceranno ben dieci figli: Carlo, Marianna (19 gennaio 1828 - 13 settembre 1829), Paolo (13 aprile 1829 - 17 novembre 1891), Maria Adelaide (6 agosto 1831 - 1871), Marianna Seconda (19 novembre 1832 - 20 dicembre 1838), Giuseppina (25 dicembre 1834 - dicembre 1850), Paolina Antonietta (18 aprile 1836 - 28 gennaio 1839), Giovannina Letizia (24 giugno 1837 - 1839), Lorenzo (18 novembre 1839 - 1839) ed Ippolito (3 agosto 1842 - 1923).
Il giovane Lorenzini poté studiare grazie all'aiuto della famiglia Ginori: visse per un periodo, durante l'infanzia (che però trascorse perlopiù a Collodi presso il nonno materno), in una loro casa in Via Taddea e, quando il fratello Paolo divenne amministratore della fabbrica Ginori, nel palazzo Ginori di via de' Rondinelli, sulla facciata del quale una targa ne ricorda la permanenza durante gli ultimi anni della vita. Dal 1837 fino al 1842 entrò in seminario a Colle di Val d'Elsa; non diventò prete, ma ricevette una buona istruzione. Fra il 1842 e il 1844 seguì lezioni di retorica e filosofia a Firenze, presso un'altra scuola religiosa degli Scolopi.
Interruppe gli studi superiori nel 1844, ma aveva già cominciato a lavorare come commesso nella libreria Piatti di Firenze probabilmente fin dal 1843. Nel 1845 è tanto considerato da ottenere una dispensa ecclesiastica che gli permette di leggere i libri messi all'indice dei libri proibiti. Non è certo che collaborasse a ''La Rivista di Firenze'', mentre a partire dal 29 dicembre 1847, pubblicando l'articolo di musicologia ''L'Arpa'', cominciò a scrivere per ''L'Italia Musicale'', giornale milanese di cui divenne ben presto una delle firme di maggior richiamo. Il ruolo intellettuale di Collodi sarà prezioso, perché l'autore toscano trasmetterà a molti scapigliati milanesi alcune tematiche critiche fondamentali, relative al teatro di prosa e musicale, alla poesia e al romanzo del suo tempo, che alimenteranno a lungo il dibattito culturale nel nostro paese.
Nel 1848, allo scoppio della Prima guerra d'indipendenza Carlo si arruolò volontario combattendo con il battaglione toscano a Curtatone e Montanara. Tornato a Firenze fondò uno dei maggiori giornali umoristico-politici dell'epoca: ''Il Lampione'', soppresso nel 1849. Cominciò per lui, patriota, un periodo non facile nella Toscana granducale, tanto che Lorenzini viaggiò spesso a Milano e Torino, fermandovisi per lunghi periodi. Il giornalismo umoristico fu allora la sua principale risorsa: da qui la collaborazione con numerose testate umoristiche, che affrontavano, all'insegna del riso e del sorriso, argomenti artistici, teatrali e letterari: ''l'Arte'', ''La Scena'' (a cui collaborò anche Ippolito Nievo), ''La Lente'' e altre. Nel 1853 fondò lo ''Scaramuccia'', che divenne presto uno dei maggiori giornali teatrali italiani, fornendo letteralmente il modello a tanti altri fogli analoghi, sorti in tutta Italia. Si occupò di tutto con grande competenza: musica, teatro, letteratura.
Nel 1856, collaborando con il giornale umoristico fiorentino ''La Lente'' firmò per la prima volta con lo pseudonimo di Collodi. Dello stesso anno sono le sue prime opere importanti: ''Gli amici di casa'' e ''Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica''. Nel 1859 partecipò alla Seconda guerra d'indipendenza arruolandosi come volontario nel reggimento sabaudo dei Cavalleggeri di Novara. Finita la campagna militare ritornò a Firenze. Nel 1860 diventò censore teatrale. Nel 1868, su invito del Ministero della Pubblica Istruzione, entrò a far parte della redazione di un dizionario di lingua parlata, il ''Novo vocabolario della lingua italiana secondo l'uso di Firenze''.
Prima pagina del ''Giornale per i Bambini'' con il terzo capitolo de ''Le Avventure di Pinocchio'' (14 luglio 1881)
Nel 1875 ricevette dall'editore Felice Paggi l'incarico di tradurre le fiabe francesi più famose. Collodi non solo tradusse, ma ricreò in italiano inserendovi una morale, un corpus di fiabe sotto il titolo ''I racconti delle fate'', tratte dall'edizione Hachette del 1853 di fiabe di Charles Perrault, Marie-Catherine d'Aulnoy, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Il volume uscì l'anno successivo.
Nel 1877 apparve ''Giannettino'' e nel 1878 fu la volta di ''Minuzzolo''. Il 7 luglio 1881, sul primo numero del periodico per l'infanzia ''Giornale per i Bambini'' (pioniere dei periodici italiani per ragazzi diretto da Ferdinando Martinii), uscì la prima puntata de ''Le Avventure di Pinocchio'', con il titolo ''Storia di un burattino.'' Secondo il saggio di Gianni Greco ''Quel copione di Collodi (Pinocchio non fu il primo naso)'', del 2018, Collodi si sarebbe ispirato per la stesura del suo più celebre romanzo a fonti antecedenti. Nel 1883 pubblicò ''Le avventure di Pinocchio'' raccolte in volume. Dal 12 aprile di quell'anno, e fino all'8 dicembre 1886, fu direttore del ''Giornale per i Bambini''. All'apice del successo, il 26 ottobre 1890, a un mese e due giorni dal compimento del suo sessantaquattresimo anno, Collodi si sente male sulle scale di casa mentre sta rientrando alle dieci e mezza di sera: portato nel suo letto, muore pochi minuti dopo, forse per un aneurisma. È sepolto nel cimitero delle Porte Sante.
Si è spesso parlato di un'affiliazione di Collodi alla massoneria. Il mondo massonico, in effetti, si fregia di tale presunta appartenenza dell'illustre scrittore. Tuttavia, come recentemente dimostrato da Daniela Marcheschi, curatrice della pubblicazione integrale delle opere di Collodi, non vi sono prove reali in questa direzione. Analizzando gli elenchi di affiliati e gli archivi dell'epoca, la Marcheschi ha dimostrato l'infondatezza del dato: Collodi, documenti alla mano, non è ascrivibile tra gli affiliati. Quindi, nonostante siti internet legati al mondo culturale massonico affermino una tale appartenenza, non è stata prodotta, a oggi, alcuna documentazione al riguardo.
Come illustra la Marcheschi, tutta la tesi dell'affiliazione di Collodi alla massoneria si fonderebbe su un'errata comprensione di un saluto in calce ad una sua lettera; in essa la contrazione "suo affo" è stata letta come "fratello" anziché "affezionato": tanto è bastato per costruire la storia di un "Collodi massone". Le difficoltà incontrate lungo la sua vita sarebbero inoltre conferma del fatto che l'autore non potesse contare su potenti appoggi. Nonostante certa letteratura voglia ad ogni costo trovare un messaggio massonico ed esoterico specialmente nel suo "Le avventure di Pinocchio", rimane molto più realistica quella lettura che coglie nella filigrana del testo l'intreccio di una fede cristiana con le vicende personali della vita dell'autore.
Nel 1962 è stata costituita la Fondazione nazionale Carlo Collodi che ha, tra i suoi scopi, quello di diffondere e far conoscere nel mondo le opere del Collodi, in particolare "Le avventure di Pinocchio". Con D.M. del 9 giugno 2009 è stata istituita l'Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, presieduta da Daniela Marcheschi.
* ''Gli amici di casa. Dramma in due atti'', Firenze, Riva, 1856; Firenze, Romei, 1862; poi con il saggio ''Il teatro di C. Collodi'', e a cura di Daniela Marcheschi, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1990.
* ''Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica'', Firenze, Mariani, 1856. Ora cfr. Collodi, ''Un Romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno'', a cura di Roberto Randaccio, prefazione di Michèle Merger, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume I, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2010.
* ''I misteri di Firenze. Scene sociali'', Firenze, Fioretti, 1857. Ora cfr. Collodi, ''I Misteri di Firenze'', a cura di Roberto Randaccio, prefazione di Andrea Camilleri, Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume I, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2010.
* ''Il sig. Albèri ha ragione! (Dialogo apologetico)'', Firenze, Cellini, 1859.
* ''La manifattura delle porcellane di Doccia. Cenni illustrativi'', Firenze, Grazzini, Giannini e C., 1861.
* ''Gli estremi si toccano'', in "Il Lampione", 15 gennaio 1861.
* ''La coscienza e l'impiego'', 1867 circa.
* ''Antonietta Buontalenti'', 1869-1870.
* ''L'onore del marito'', 1870.
* ''I racconti delle fate. Voltati in italiano'', Firenze, Paggi, 1876; e ora anche Collodi, ''I Racconti delle Fate'', a cura e con Introduzione di François Bouchard, Prefazione di Guido Conti, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume IV, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2015.
* ''Giannettino. Libro per i ragazzi'', Firenze, Paggi, 1877.
* ''Minuzzolo. Secondo libro di lettura (seguito al Giannettino)'', Firenze, Paggi, 1878.
* ''Macchiette'', Milano, Brignola, 1880; poi con ''Nota introduttiva'' a e a cura di Daniela Marcheschi, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1989; e ora ''Macchiette'', a cura e con Introduzione di Fernando Molina Castillo, Prefazione di Ernesto Ferrero, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume III, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2010.
* ''Occhi e nasi. (ricordi dal vero)'', Firenze, Paggi 1881; e ora ''Occhi e nasi (Ricordi dal vero)'', a cura e con Introduzione di Paola Ponti, Prefazione di Roberto Barbolini, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini Collodi, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2020, Volume V, tomo 1.
* ''La grammatica di Giannettino per le scuole elementari'', Firenze, Paggi 1883.
* ''Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino'', Firenze, Paggi 1883 (con varie riedizioni vivente Collodi); e ora ''Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino'', a cura di Roberto Randaccio, Introduzione di Daniela Marcheschi, Prefazione di Mario Vargas Llosa, Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume III, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2012.
* ''Il regalo del Capo d'Anno'', Torino, Paravia, 1884, poi con ''Prefazione'' e a cura di Daniela Marcheschi, Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, 1989-1990.
* ''L'abbaco di Giannettino. Per le scuole elementari'', Firenze, Parigi, 1884.
* ''Libro di Lezioni per la seconda classe elementare, secondo gli ultimi programmi'', Firenze, Paggi, 1885.
* ''Un'antipatia. Poesia e prosa'', Roma, Perino, 1885.
* ''La geografia di Giannettino. Adottata nelle scuole comunali di Firenze'', Firenze, Paggi, 1886.
* ''Il viaggio per l'Italia di Giannettino'', 3 voll., Firenze, Paggi, 1880-1886.
:I, ''L'Italia superiore'', Firenze, Paggi, 1880.
:II, ''L'Italia centrale'', Firenze, Paggi, 1883.
:III, ''L'Italia meridionale'', Firenze, Paggi, 1886.
* ''Storie allegre. Libro per i ragazzi'', Firenze, Paggi, 1887. Cfr. ora anche Collodi, ''Storie allegre'', a cura e con Introduzione di François Bouchard, Prefazione di Guido Conti, in Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Lorenzini, Volume IV, Collodi-Firenze, Fondazione Nazionale Carlo Collodi-Giunti, 2015.
* ''Libro di Lezioni per la terza classe elementare secondo gli ultimi programmi'', Firenze, Paggi, 1889.
* ''La lanterna magica di Giannettino. Libro per i giovanetti'', Firenze, Bemporad, 1890.
La Cappella Lorenzini dove è sepolto Collodi al cimitero delle Porte Sante a Firenze
Altre opere di Carlo Lorenzini, pubblicate postume:
* ''Divagazioni critico-umoristiche'', raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892.
* ''Note gaie'', raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892.
* Attribuita erroneamente a Collodi è l'opera ''Bettino Ricasoli, Camillo Cavour, Luigi Carlo Farini, Daniele Manin. Biografie del Risorgimento pubblicate in occasione delle onoranze fiorentine a Carlo Lorenzini'', Firenze, Marzocco, 1941. Cfr. D. Marcheschi, ''Ma questo non è Collodi'', ''Il Sole 24 Ore'', 21 luglio 2011.
* ''Cronache dall'Ottocento'', a cura di Daniela Marcheschi, Pisa, ETS, 1990. Raccolta di articoli giornalistici, prima mai ristampati, pubblicati da Carlo Collodi (sotto vari pseudonimi) nei giornali umoristici del tempo
* ''Opere'', a cura e con un saggio introduttivo di Daniela Marcheschi, Milano, A. Mondadori, "I Meridiani", 1995. ISBN 88-04-40075-7.
* ''Il viaggio per l'Italia di Giannettino'', Ristampa anastatica in 3 voll., Collana "Il Genio Vagante", Bergamo, Leading Edizioni, 2006.
Carlo Collodi ebbe un nipote, Paolo Lorenzini (1876 – 1958), figlio di suo fratello Ippolito, che intraprese anch'egli, più tardi, il mestiere di scrittore per ragazzi usando lo pseudonimo di Collodi Nipote. Scrisse, tra l'altro, anche ''Sussi e Biribissi''.
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Ceuta |
'''Ceuta''' è una città autonoma spagnola situata nel Nordafrica, circondata dal Marocco, con una superficie di . Si affaccia sul mar Mediterraneo vicino allo stretto di Gibilterra, a 70 km a est di Tangeri e a 8 km a nord di Fnidq.
Nel corso dei secoli, Ceuta è stata successivamente soggetta alla dominazione cartaginese, romana, visigota e araba, fino a quando venne conquistata dal Portogallo, il 14 agosto 1415. Nel 1668 il Portogallo cedette definitivamente Ceuta alla Spagna.
Ceuta ha uno status a metà strada tra quello di un comune e quello di una comunità autonoma. Prima dello Statuto di Autonomia, Ceuta faceva amministrativamente parte della provincia di Cadice. Il suo territorio fa parte del sistema doganale dell'Unione europea, e del sistema politico ed economico dell'Unione. La città è un porto franco.
Il governo marocchino avanza pretese di integrazione di Ceuta nel Marocco ma il governo della Spagna non ha mai effettuato alcun tipo di trattativa sulla materia.
| === Morfologia ===
Sin dall'età classica Ceuta è conosciuta per essere una delle Colonne d'Ercole, l'altra è Gibilterra. Superato lo stretto braccio di mare che separa le due città e segna la fine del Mar Mediterraneo, tutto era ignoto. Ceuta si trova infatti su una delle punte più settentrionali del territorio marocchino, del quale costituisce una semi-enclave. Il territorio è costituito dalla punta di questa penisola e dalla minuscola penisola (chiamata ''Peninsula de Almina)'' collegata al resto del continente da uno strettissimo lembo di terra.
Ceuta è bagnata a sud dal Mar Mediterraneo e a nord dalla Baia di Ceuta, che costituisce parte dello Stretto di Gibilterra, mentre il confine terrestre col Marocco, a sud-ovest, è segnato nella sua quasi totalità dal corso di un ruscello. Appartiene al territorio di Ceuta anche l'Isla de Santa Catalina. Punto più elevato della Peninsula de Almina è il monte Hacho, che raggiunge i 186 m, mentre nel territorio continentale il punto più alto di Ceuta si trova a quota 291 m.
=== Idrografia ===
La città autonoma è solcata da quattro ruscelli principali, tre dei quali tributano verso nord alla Baia di Ceuta e uno verso sud direttamente nel Mar Mediterraneo. Si tratta di corsi d'acqua molto corti che nascono in territorio ceutano e scorrono nella parte continentale della città. Uno di questi forma uno specchio d'acqua di discrete dimensioni. Un quinto corso d'acqua segna, come detto, il confine col Marocco.
=== Clima ===
Il clima di Ceuta è tipicamente mediterraneo temperato.
La posizione strategica di Ceuta, sulla punta settentrionale del Marocco (sullo stretto di Gibilterra), l'ha resa un cruciale punto di passaggio di molte culture, commerci e imprese militari, a cominciare dagli antichi cartaginesi nel V secolo a.C. Fu solo a partire dal 42 d.C., quando i Romani ne presero il controllo, che questa città portuale (all'epoca chiamata ''Septem Fratres''), acquisì un ruolo prevalentemente militare.
Circa 400 anni dopo i Vandali tolsero ai Romani il controllo di Ceuta, la quale, nel 710 d.C., cadde sotto il dominio musulmano. Sotto la guida del capo berbero Ṭāriq b. Ziyād, Ceuta venne utilizzata come testa di ponte per l'assalto alla Spagna controllata dai Visigoti.
Joseph ben Judah ben Shimeon, noto anche come Joseph ben Judah di Ceuta è stato un rabbino, medico e poeta ebreo, discepolo di Maimonide.
Daniele Fasanella è stato un religioso italiano, considerato santo dalla Chiesa cattolica. Inizialmente i frati, suddivisi in due gruppi distinti, assistettero i mercanti cristiani che risiedevano a Ceuta, ma nell'ottobre del 1227 sfidando le leggi iniziarono a predicare apertamente il Vangelo ai musulmani e, sebbene predicassero solo in italiano e in latino, furono dapprima invitati a convertirsi all'Islam che avevano condannato e dopo il loro rifiuto furono decapitati.
È citata nella Divina Comedia di Dante al Canto XXVI dell'Inferno " acciò che l’uom più oltre non si metta: da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata '''Setta'''."
Secoli dopo, nel 1415, Ceuta venne presa dai portoghesi guidati dal principe Enrico il Navigatore. Lo scopo primario di tale conquista era quello di metter fine all'influenza musulmana nell'area e promuovere ulteriormente la cristianità. Il 1º gennaio 1668 a Lisbona, viene firmato un trattato di pace tra Alfonso VI del Portogallo e Carlo II di Spagna, con la mediazione di Carlo II d'Inghilterra, con il quale il Portogallo cedeva Ceuta alla Spagna.
Oggigiorno, Ceuta è conosciuta per la sua natura cosmopolita e la sua unica influenza europea, che hanno contribuito ad incrementare il turismo in quell'area.
Il confine terrestre tra Ceuta e l'entroterra marocchino è recintato e sorvegliato, allo scopo di contenere l'ingresso di migranti nella semi-enclave che, in quanto territorio metropolitano spagnolo, garantisce ulteriore libero accesso all'area europea delle nazioni aderenti alla Convenzione di Schengen.
=== Architetture religiose ===
* Cattedrale di Ceuta
* Santuario di Nostra Signora d'Africa
La popolazione di Ceuta è mista dal punto di vista etnico, linguistico e religioso. In città convivono due realtà principali: quella cattolica di origine spagnola e quella musulmana di origine marocchina. La comunità spagnola è per la stragrande maggioranza originaria dell'Andalusia e della Comunità Valenciana. La comunità musulmana è giunta in città gradualmente a partire dagli anni 1860 dal Marocco ed è costituita per la grande maggioranza da discendenti di immigrati jbala e da una minoranza di berberi rifani. Accanto a queste due componenti principali, vi sono poi una comunità ebraica, costituita da sefarditi e da altri ebrei marocchini giunti da altre città, ed una comunità indiana. La comunità cristiana di madrelingua spagnola compone tra il 50% e il 68% della popolazione, mentre i musulmani tra il 28,3% e il 48%.
=== Lingue e dialetti ===
La lingua maggioritaria è quella spagnola. La seconda lingua più parlata a Ceuta è l'arabo marocchino. Il dialetto arabo parlato a Ceuta deriva in gran parte dall'arabo jebli ed è considerato un dialetto pre-hilalico; il dialetto ha conosciuto un processo di koneizzazione che lo ha portato ad avvicinarsi alla koinè araba marocchina. Altre lingue parlate in città sono il berbero nella sua variante tarifit e il giudeo-spagnolo nella variante haketia parlato da parte della comunità ebraica.
=== Immigrazione ===
Nel corso dei primi anni 1990, il fenomeno dell'immigrazione ha scelto le città di Ceuta e Melilla come teste di ponte verso la Penisola Iberica cogliendo impreparate le strutture di accoglienza locali. Dapprima la Croce Rossa e poi altre organizzazioni non governative si fecero carico della gestione umanitaria. Gli immigrati erano di provenienza principalmente subshariana e asiatica. Le autorità governative locali, assieme a quelle nazionali, risposero in maniera abbastanza puntuale senza riuscire ad arginare un processo migratorio che si sarebbe protratto fino al giorno d'oggi. Nella seconda metà degli anni '90 il Governo spagnolo, in collaborazione con l'Unione Europea, destinò dei fondi importanti per la costruzione di un perimetro fisico, che di fatto ha reso impermeabile il passaggio agli immigrati dal territorio marocchino circostante, destando numerose critiche sull'opportunità di erigere un "muro" contro l'immigrazione clandestina. La nascita contemporanea di un Centro di Accoglienza Temporanea per gli Immigrati (CETI) ha di fatto inserito a pieno titolo le città di Ceuta e Melilla nel panorama geopolitico delle migrazioni transnazionali. Uno dei primi studi effettuati sul fenomeno si deve allo studioso Pietro Soddu che pubblicò nel 2002 il libro ''Immigraciòn Extracomunitaria en Europa: el caso de Ceuta y Melilla''.
=== Tradizioni e folclore ===
=== Gastronomia ===
La gastronomia ceutina si evidenzia principalmente per il suo pesce, specialmente il tonno e la sardina. Anche il pesce fritto è tipico della zona.
=== Gemellaggi ===
Ceuta è gemellata con:
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Colophospermum mopane |
Il '''mopane''' J. Léonard, 1949), noto anche come '''albero farfalla''', è un albero perenne della famiglia delle leguminose , diffuso in Africa australe. È l'unica specie del genere '''''Colophospermum'''''.
| ''Colophospermum mopane''
La caratteristica più evidente dell'albero di Mopane è indubbiamente la foglia a forma di farfalla (da cui una delle sue denominazioni comuni), di colore verde intenso in primavera ed estate e multicolore in autunno. La corteccia è grigio-chiara o grigio-scura, e caratterizzata da fessurazioni longitudinali molto evidenti. Su terreni adatti (per esempio quelli alluvionali), può raggiungere un'altezza di 25 m; in circostanze meno favorevoli, rimane in forma arbustiva.
I fiori sono giallo-verdi, di piccole dimensioni, pendenti e raggruppati al limite dei rami. I frutti sono baccelli appiattiti, a forma di rene e di colore verde, e contengono un singolo seme punteggiato e carnoso. L'albero fiorisce tra dicembre e gennaio e fruttifica tra aprile e giugno.
Foglie e semi di Mopane in Namibia settentrionale
Il mopane è diffuso in gran parte dell'Africa australe (Angola, Botswana, Malawi, Mozambico, Namibia, Sudafrica, Zambia, Zimbabwe). Cresce in particolare sul suolo alcalino e alluvionale, nelle regioni piovose e calde. In alcuni luoghi (in particolare in Sudafrica, Botswana e Zimbabwe) forma veri e propri boschi.
Ramo di mopane, con una larva di ''Imbrasia belina''. Si possono distinguere anche un paio di foglie.
È fonte di cibo per gli animali per gran parte dell'anno; le foglie sono altamente proteiche, e ancora di più lo sono il baccello e il seme. Le foglie però hanno un leggero sapore di trementina che risulta sgradevole a molti ungulati; diventa una fonte di nutrimento importante soprattutto in momenti di scarsità di cibo. I baccelli, invece, sono ampiamente mangiati da quasi tutte le specie.
Anche l'uomo fa largo uso del mopane, usato per foraggio, per le sue proprietà medicinali e come fonte di legname. Il legno è un ottimo combustibile: brucia lentamente, generando molto calore e un gradevole aroma dolciastro.
Le foglie sono alimento anche per la larva di un lepidottero, la ''Imbrasia belina'', che viene utilizzata nelle comunità agricole di Zimbabwe, Botswana e Namibia come fonte di cibo. Le larve di ''I. belina'' possono essere essiccate, mangiate fresche o arrostite con peperoncino rosso.
Il legno di Mopane è usato solitamente in acquariofilia come decorazione dell'acquario, per il suo colore e le belle forme.
Tale legno, immerso in acqua, rende quest'ultima leggermente giallastra, anche dopo la bollitura e il risciacquo ma rimane uno dei legni più diffusi e amati dagli acquariofili.
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Curio |
Il '''curio''' è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo '''Cm''' e come numero atomico 96.
È un metallo radioattivo transuranico della serie degli attinidi; è prodotto per bombardamento del plutonio con particelle alfa e prende il nome dai coniugi Marie e Pierre Curie.
| L'isotopo 248Cm è stato prodotto solo in quantità dell'ordine dei milligrammi, ma 242Cm è stato prodotto in quantità di alcuni grammi, sufficiente per misurarne alcune delle proprietà fisiche.
244Cm può essere prodotto sottoponendo il plutonio ad un bombardamento di neutroni. Tracce di curio possono esistere nei minerali dell'uranio come risultato di alcune reazioni di cattura neutronica e decadimenti beta.
Il curio tende ad accumularsi nei tessuti delle ossa, dove la sua radiazione distrugge il midollo osseo bloccando la produzione dei globuli rossi.
Omologo delle ''terre rare'', presenta qualche somiglianza chimica con il gadolinio, ma con una struttura cristallina più complessa.
Chimicamente reattivo, in forma metallica è bianco-argenteo; è più elettropositivo dell'alluminio e forma composti in cui ha numero di ossidazione +3 di colore giallo chiaro.
242Cm può essere utile come fonte portatile di energia, dato che genera circa due watt di energia termica per grammo. Trova uso negli stimolatori cardiaci, nelle boe per la navigazione in mare aperto e come alimentazione elettrica per veicoli spaziali.
Del curio sono stati prodotti diversi composti; tra essi si annoverano il diossido (CmO2), il triossido (Cm2O3), il bromuro (CmBr3), il cloruro (CmCl3), il tetrafluoruro (CmF4) e lo ioduro (CmI3).
Il curio fu sintetizzato per la prima volta da Glenn Seaborg, Ralph A. James e Albert Ghiorso nel 1944 all'Università di Berkeley, in California. Dedicarono il nuovo elemento ai coniugi Curie, famosi per avere scoperto il radio e per il loro pionieristico lavoro nel campo degli elementi radioattivi. Fu chimicamente identificato al ''Metallurgical Laboratory'' dell'Università di Chicago (oggi ''Argonne National Laboratory'').
Il 242Cm (con un'emivita di 163 giorni) fu prodotto (insieme ad un neutrone libero) per bombardamento con una particella alfa di un bersaglio di 239Pu nel ciclotrone di Berkeley. Louis Werner e Isadore Perlman produssero un campione visibile di idrossido di curio-242 bombardando 241Am con neutroni.
Il curio fu isolato allo stadio elementare per la prima volta nel 1951.
Del curio sono noti 19 isotopi radioattivi aventi masse comprese tra 233,051 e ; i più stabili sono 247Cm (emivita di anni), 248Cm ( anni), 250Cm (9000 anni), 245Cm (8500 anni).
Tutti i rimanenti isotopi hanno emivite inferiori a 30 anni e la maggior parte di essi inferiore a 33 giorni. Questo elemento presenta anche 4 metastati, il cui più stabile è 244mCm (emivita di 34 millisecondi).
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Californio |
Il '''californio''' è l'elemento chimico con simbolo '''Cf''' e con numero atomico 98.
È un elemento transuranico sintetico, radioattivo: il californio fu sintetizzato bombardando il curio con particelle alfa ed è uno dei pochi elementi transuranici che ha delle applicazioni pratiche. La maggior parte di queste sfruttano la proprietà di alcuni isotopi di californio di emettere neutroni. Per esempio il californio può essere usato per avviare reattori nucleari ed è impiegato come fonte di neutroni quando si studia la diffrazione di neutroni e la spettroscopia neutronica. Il californio può essere usato anche nella sintesi di nuclei di elementi con masse pesanti: ad esempio l'oganesson è stato sintetizzato bombardando atomi di californio-249 con ioni di calcio-48. Il californio è usato anche in campo medico, soprattutto nella cura contro i tumori.
| Il californio fu sintetizzato per la prima volta nel 1950 da Stanley Thompson, Kenneth Street Jr., Albert Ghiorso e Glenn Seaborg presso l'Università di Berkeley in California. Fu il sesto elemento transuranico ad essere prodotto e il suo nome è un omaggio allo stato della California e all'Università di Berkeley, soprannominata "Cal".
Per produrlo il gruppo bombardò nel ciclotrone dell'Università un campione di pochi microgrammi di 242Cm con particelle alfa aventi un'energia di . Come risultato della reazione si ottenne un nucleo di 245Cf (emivita: 44 minuti) e un neutrone libero. In questo esperimento furono prodotti solo circa atomi di californio.
Gli scienziati che effettuarono la sintesi chiamarono il nuovo elemento californio in onore allo stato ed all'Università della California. Questa fu una rottura con la convenzione usata per dare il nome agli elementi da 95 a 97, convenzione che teneva conto del modo in cui era stato scelto il nome degli elementi immediatamente sopra di essi nella tavola periodica. Infatti il nome disprosio, l'elemento immediatamente sopra l'elemento 98 nella tavola periodica, significa "difficile da ottenere" così i ricercatori decisero di mettere da parte l'informale convenzione di nomenclatura. Essi aggiunsero che "il meglio che possiamo fare è indicare quei ricercatori che un secolo fa trovarono difficoltà nel raggiungere la California."
Quantità pesabili di californio furono prodotte per la prima volta irradiando un bersaglio di plutonio al Materials Testing Reactor dell'Idaho National Laboratory; le conclusioni furono riferite nel 1954. In questi campioni fu osservata l'elevata fissione spontanea del californio-252.
Il primo esperimento con utilizzo di californio in forma concentrata fu effettuato nel 1958. Lo stesso anno furono isolati gli isotopi del californio dal 249 al 252 a partire da un campione di plutonio-239 che era stato irradiato per cinque anni con neutroni in un reattore nucleare.
Nel 1960, due anni più tardi, Burris Cunningham e James Wallman del Lawrence Berkeley National Laboratory dell'Università della California crearono i primi composti di californio (tricloruro di californio, ossido di californio e ipoclorito di californio) trattando il californio con vapore e acido cloridrico.
L'High Flux Isotope Reactor (HFIR) all'Oak Ridge National Laboratory (ORNL), Tennessee, iniziò a produrre piccoli lotti di californio negli anni '60. Dal 1995 la produzione nominale annua di californio dell'HFIR è di . Il plutonio fornito dal Regno Unito agli Stati Uniti in virtù dell'accordo di mutua difesa tra Stati Uniti e Regno Unito del 1958 fu usato per produrre californio.
La Commissione per l'energia atomica degli Stati Uniti d'America vendette il californio-252 a clienti industriali e accademici nei primi anni settanta al prezzo di il microgrammo e ogni anno compreso tra il 1970 e il 1990 fu spedita una quantità media di californio-252 di 150 mg. Il californio metallico è stato sintetizzato per la prima volta nel 1974 da Haire e Baybarz che ridussero l'ossido di californio(III) con lantanio metallico per ottenere delle sottili pellicole dell'ordine dei sottomultipli del micrometro e dei microgrammi.
=== Occorrenza ===
Minuscole quantità di californio esistono sulla Terra a causa delle reazioni di cattura neutronica e di decadimento beta che avvengono in depositi contenenti uranio ad altissime concentrazioni. Tracce di californio possono essere trovate vicino a impianti che utilizzano il minerale nella prospezione minerale e in trattamenti medici. L'elemento è praticamente insolubile in acqua, ma aderisce bene al terreno ordinario e le concentrazioni che può raggiungere nel terreno possono superare fino a 500 volte le concentrazioni nell'acqua che si trova vicino alle particelle del terreno.
Una piccola quantità di californio è stata apportata all'ambiente dalle precipitazioni nucleari dei test eseguiti precedentemente al 1980. Gli isotopi del californio con massa atomica 249, 252, 253 e 254 sono stati osservati nella polvere radioattiva raccolta dall'aria dopo un'esplosione nucleare.
Le quantità di californio sintetizzate, benché esigue, hanno reso possibile la valutazione di alcune delle sue caratteristiche.
=== Proprietà fisiche ===
Il californio è un attinoide bianco argenteo con un punto di fusione di e un punto di ebollizione stimato di . Il metallo puro è malleabile e può essere facilmente tagliato con la lama di un rasoio. Nel vuoto il californio metallico inizia a vaporizzare al di sopra dei 300 °C. Al di sotto dei il californio metallico è ferromagnetico e ferrimagnetico (agisce come un magnete), tra i 48 e i 66 K è antiferromagnetico (uno stato intermedio) e al di sopra dei 160 K è paramagnetico (un campo magnetico esterno può renderlo magnetico). Forma leghe con i lantanoidi, ma si sa poco al riguardo.
Alla pressione di un'atmosfera l'elemento ha due forme cristalline: un impaccamento chiuso a doppio esagono denominato alfa (α) e una forma cubica a facce centrate designata come beta (β). La forma α esiste al di sotto dei 900 °C con una densità di 15,10 g/cm³ mentre la forma β esiste al di sopra dei 900 °C con una densità di 8,74 g/cm³. Alla pressione di la forma β si converte in un sistema cristallino ortorombico a causa della delocalizzazione degli elettroni dell'orbitale 5f che vengono liberati dai legami.
Il modulo di comprimibilità di un materiale è una misura della sua resistenza ad una pressione uniforme. Il modulo di comprimibilità del Californio è , valore simile a quello dei lantanoidi trivalenti e inferiore a quello di metalli più familiari come l'alluminio (70 GPa).
Il 252Cf con emivita di 2,6 anni è un forte emettitore di neutroni perciò è estremamente radioattivo e pericoloso: un microgrammo emette spontaneamente 170 milioni di neutroni al minuto. Una volta si credeva che il californio potesse essere prodotto dalle supernove dal momento che il loro decadimento coincide con l'emivita del californio-254. Studi successivi non sono riusciti a dimostrare lo spettro del californio e si pensa che le curve di luce delle supernove seguano il decadimento del nichel-56. Il 249Cf è formato dal decadimento beta del 249Bk e la maggior parte degli altri isotopi del californio è prodotta bombardando il berkelio con intensi fasci di neutroni in un reattore nucleare.
=== Proprietà chimiche e composti ===
+'''Composti del californio'''
Numero di ossidazione
Composto
Formula
Colore
+2
Bromuro di californio(II)
CfBr2
Giallo
+2
Ioduro di californio(II)
CfI2
Viola scuro
+3
Ossido di californio(III)
Cf2O3
Giallo-verde
+3
Ossicloruro di californio
CfOCl
Colore chiaro
+3
Fluoruro di californio(III)
CfF3
Verde chiaro
+3
Cloruro di californio(III)
CfCl3
Verde smeraldo
+3
Ioduro di californio(III)
CfI3
Giallo limone
+4
Ossido di californio(IV)
CfO2
Nero-marrone
+4
Fluoruro di californio(IV)
CfF4
Verde
Il californio mostra valenze 4, 3 e 2. Si prevede che le sue proprietà chimiche siano simili a quelle di altri attinoidi aventi prevalentemente valenza +3 e al disprosio, che è il lantonoide immediatamente sopra il californio nella tavola periodica. A temperatura ambiente l'elemento si ossida lentamente all'aria e il processo accelera con l'aumentare dell'umidità. In presenza di calore il californio reagisce con idrogeno, azoto o un calcogeno (elementi appartenenti alla famiglia dell'ossigeno); le reazioni con idrogeno anidro e acidi minerali acquosi sono rapide.
L'unico suo ione stabile in soluzione acquosa è il Cf3+. I tentativi di ridurre o ossidare il californio(III) in soluzione sono falliti. Tra i suoi composti solubili troviamo il cloruro, il nitrato, il perclorato e il solfato. Invece il fluoruro, l'ossalato e l'idrossido precipitano.
Foto di un contenitore per il trasporto di 252Cf fino ad un massimo di un grammo. Il contenitore pesa 50 tonnellate in quanto fortemente schermato per evitare il rilascio o perdite di materiale radioattivo o di radiazioni in caso di incidenti.
Questo elemento ha varie applicazioni specialistiche che sfruttano la sua radioattività. Infatti il californio-252 è un forte emettitore di neutroni: ogni microgrammo di californio appena prodotto produce 139 milioni di neutroni al minuto. Sfruttando questa proprietà viene utilizzato per l'avviamento di alcuni reattori nucleari; in manometri di miscela a neutroni, usati per trovare strati di acqua e petrolio nei pozzi petroliferi; come fonte portatile di neutroni nelle prospezioni minerarie alla ricerca di oro e argento, per analisi ad attivazione neutronica dei campioni sul posto.
I neutroni derivati dal californio sono impiegati come trattamento in alcuni cancri cervicali e al cervello dove altre radiazioni terapeutiche sono inefficaci. È stato utilizzato in applicazioni educative sin dal 1969 quando il Georgia Institute of Technology ricevette un prestito di 119 µg di californio-252 dal Savannah River Plant. È anche utilizzato negli analizzatori elementari online di carbone e negli analizzatori di materiali voluminosi nelle industrie del carbone e del cemento.
La penetrazione dei neutroni all'interno dei materiali rende il californio utile in detector come: gli scanner delle barre di combustibile; la radiografia nucleare di aeromobili e componenti di armi per cercare corrosioni, saldature errate, fratture e vapore intrappolato; in detector portatili di metalli. Gli impieghi maggiori del californio-252 nel 1982 sono stati: avviamento di reattori nucleari (48,3%), scanner delle barre di combustibile (25,3%), e analisi d'attivazione (19,4%). Dal 1994 la maggior parte del californio-252 è stato impiegato principalmente in radiografia neutronica (77,4%) e come secondario, ma importante utilizzo negli scanner delle barre di combustibile (12,1%), avviamento di reattori nucleari (6,9%).
Il 251Cf è noto per avere una massa critica molto piccola (circa 5 kg) che portò a speculazioni teoriche su una possibile bomba atomica tascabile; nonostante ciò questa resta una leggenda urbana, data la difficoltà di produrre una bomba al californio che pesi meno di 2 kg e perché i costi della produzione di una bomba simile sono proibitivi.
Nell'ottobre del 2006 dei ricercatori annunciarono l'identificazione di tre atomi di oganesson (elemento 118) al Joint Institute for Nuclear Research di Dubna, in Russia, come prodotto del bombardamento di californio-249 con calcio-48, identificandolo così come l'elemento più pesante mai sintetizzato. Il bersaglio di questo esperimento conteneva circa 10 mg di californio-249 posto su un foglio di titanio della superficie di 32 cm2. Il californio è stato impiegato anche per produrre altri elementi transuranici; per esempio, l'elemento 103, in seguito denominato laurenzio, è stato sintetizzato per la prima volta nel 1961 bombardando californio con nuclei di boro.
Del californio sono stati caratterizzati 20 radioisotopi, di cui i più stabili sono risultati essere il californio-251 con un'emivita di 898 anni, il californio-249 con un'emivita di 351 anni, il californio-250 con un'emivita di 13,08 anni e il californio-252 di 2,645 anni. Tutti gli isotopi rimanenti hanno un'emivita inferiore a un anno e la maggior parte di essi non supera i 20 minuti. La massa atomica degli isotopi del californio varia da 237 a 256.
Il californio-249 è un prodotto del decadimento beta del berkelio-249 e la maggior parte degli altri isotopi sono sintetizzabili sottoponendo il berkelio a intense radiazioni neutroniche in un reattore nucleare. Anche se il californio-251 ha l'emivita più lunga, la resa della sua sintesi è solo del 10% a causa della sua tendenza a catturare neutroni (elevata cattura neutronica) e la sua tendenza a interagire con altre particelle (elevata cross-section neutronica).
Il californio-252 è un fortissimo emettitore di neutroni, proprietà che lo rende estremamente radioattivo e pericoloso. Nel 96,9% dei casi il californio-252 subisce decadimento alfa (la perdita di due protoni e due neutroni) a formare curio-248 mentre nel 3,1% dei casi subisce fissione spontanea. Un microgrammo (μg) di californio-252 emette 2,3 milioni di neutroni al secondo, di cui una media di 3,7 neutroni derivano dalla fissione spontanea. La maggior parte degli isotopi del californio decado in isotopi del curio (numero atomico 96) tramite decadimento alfa.
Il californio viene prodotto in reattori nucleari e acceleratori di particelle. Il californio-250 viene prodotto bombardando berkelio-249 con neutroni, con formazione di berkelio-250 tramite cattura neutronica che in seguito subisce decadimento beta (β−) diventando californio-250.
Il bombardamento di californio-250 con neutroni produce californio-251 e californio-252.
Irradiazione prolungata di americio, curio e plutonio con neutroni produce quantità dell'ordine dei milligrammi di californio-252 e di californio-249. Come avvenne nel 2006, gli isotopi 244 e 248 del curio sono irradiati con neutroni in speciali reattori per produrre principalmente californio-252 e inferiori quantità degli isotopi 249 e 255.
Microgrammi di californio-252 sono disponibili per uso commerciale presso l'U.S. Nuclear Regulatory Commission. Solo due siti producono californio-252: l'Oak Ridge Nationale Laboratory negli Stati Uniti e il Research Institute of Atomic Reactors a Dimitrovgrad, in Russia. , i due siti producono 0,25 grammi e 0,025 grammi di californio-252 all'anno rispettivamente.
Vengono prodotti anche tre isotopi del californio con una significativa emivita e ciò richiede un totale di 15 neutroni catturati dall'uranio-238 senza che durante il processo avvenga fissione nucleare o decadimento alfa. Il californio-253 è situato alla fine della catena di produzione che comincia con l'uranio-238, che include anche molti isotopi di plutonio, americio, curio, berkelio e gli isotopi dal 249 al 253 del californio.
Schema di produzione del californio-252 a partire dall'uranio-238 tramite irradiazione neutronica
Il californio che si accumula biologicamente nei tessuti scheletrici rilascia radiazioni che sconvolgono la funzionalità del midollo osseo.
L'elemento non gioca nessun ruolo biologico naturale in nessun organismo a causa della sua intensa radioattività e della sua piccolissima concentrazione nell'ambiente.
Il californio può entrare nel corpo tramite ingestione di cibo o bevande contaminate o respirando aria contenente particelle in sospensione dell'elemento. Una volta nel corpo, solo lo 0,05% del californio raggiunge il flusso sanguigno. Circa il 65% di quel californio si deposita nello scheletro, il 25% nel fegato e il resto in altri organi oppure viene escreto, principalmente tramite l'urina.
Metà del californio depositato nello scheletro e nel fegato viene smaltito in 50 e 20 anni rispettivamente. Il californio nello scheletro aderisce alla superficie delle ossa per poi penetrarvi lentamente. L'elemento è altamente pericoloso se trattenuto nel corpo. Inoltre il californio-249 e il californio-251 possono causare un danneggiamento esterno dei tessuti, attraverso l'emissione di raggi gamma.
Le radiazioni ionizzate emesse dal californio sulle ossa e nel fegato causano il cancro.
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Carlo Chendi |
A partire dal 1952, Carlo Chendi ha scritto centinaia di storie con i personaggi della Disney, e ne ha creati molti altri, distinguendosi non soltanto nella ''House of Mouse''.
| Trasferitosi in giovane età dal ferrarese a Rapallo, in Liguria, ha qui iniziato la sua attività di ''cartoonist'', divenendo una delle colonne della cosiddetta Scuola di Rapallo, insieme al maestro Luciano Bottaro e al suo amico Giorgio Rebuffi, con i quali ha fondato nel 1968 il gruppo Bierrecì (acronimo di Bottaro, Rebuffi, Chendi) senza, però, smettere di collaborare con la Mondadori nella realizzazione di storie Disney.
Nel corso della sua carriera, svoltasi tra l'area del Tigullio e Milano, ha partecipato, fra le altre cose, alla realizzazione della rivista ''Re di Picche'', la prima dello Studio Bierrecì, e alla realizzazione della tradizione italiana delle ''Grandi Parodie Disney'': in questa serie una delle sue opere più illustri ed apprezzate, realizzata in collaborazione con Luciano Bottaro, è ''Il Dottor Paperus''.
Negli anni sessanta con Bottaro ha dato inizio alla grande saga di ''Rebo, il tiranno di Saturno'': narrazioni umoristiche che vedono il noto personaggio Rebo insieme a personaggi Disney.
Della sua vastissima produzione disneyana sono soprattutto importanti da ricordare le invenzioni dell'extraterrestre Ok Quack e del detective Umperio Bogarto (entrambi disegnati da Giorgio Cavazzano), l'identità segreta di Paperino "agente QQ7" (la storia ''Missione Bob Fingher'' ebbe il plauso della Disney Americana), e i duetti fra Pippo e la strega Nocciola. Da anni cura la collana di libri ''Le Mani Comics''.
Grande amico di penna di Carl Barks, lo ha portato in Italia durante il tour europeo del 1994, e a lui ha dedicato la XXXIII edizione della Mostra Internazionale dei Cartoonists, che cura, insieme ad uno staff di altri sceneggiatori, disegnatori, esperti e appassionati, dal 1972.
*1994 - Premio Copertina d'Argento assegnato dalla Walt Disney Company
*1996 - Premio Yellow Kid al Salone Internazionale dei Comics come miglior autore
*2001 - Premio UGiancu come miglior sceneggiatore
*2010 - Premio Papersera alla carriera
''Strisce di terra e strisce di carta - Strips of land, strips of paper'' (a cura di), con Sergio Badino, Latina, Tunue', 2008, ISBN 9788889613504.
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