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033acb79-9ba2-47e8-8e48-7f38b85eea44 | 2,014 | it | Fatti:
A.
Il 28 giugno 2012 il Gran Consiglio del Cantone Ticino ha adottato un decreto legislativo con cui ha rilasciato ai Municipi di Giubiasco, Pianezzo e Sant'Antonio la concessione, per la durata di 40 anni, per l'utilizzazione delle acque di diversi gruppi sorgivi in Valle Morobbia. Con il decreto, il legislativo cantonale ha contestualmente approvato la variante del piano regolatore di Sant'Antonio per la modifica dei piani del paesaggio, dei servizi tecnologici, del traffico e delle zone per le attrezzature e gli edifici di interesse pubblico (adottata dall'Assemblea comunale il 18 ottobre 2010), nonché la variante del piano regolatore di Giubiasco per la definizione della zona d'interesse pubblico Serbatoio Madonna degli Angeli (adottata dal Consiglio comunale l'11 ottobre 2010). Ha inoltre autorizzato i relativi dissodamenti. Il progetto prevede in sostanza il risanamento e l'ottimizzazione del prelievo e della distribuzione dell'acqua potabile nel comprensorio della Valle Morobbia mediante la realizzazione di un nuovo acquedotto intercomunale combinato con la produzione idroelettrica.
Trascorsi i termini per l'esercizio del referendum, il decreto legislativo è stato pubblicato nel Bollettino ufficiale delle leggi e degli atti esecutivi del 4 settembre 2012 ed è entrato immediatamente in vigore (cfr. BU 37/2012 del 4 settembre 2012, pag. 413 segg.).
B.
A._, B._, C._, D._ ed E._, cittadini di Giubiasco, nonché la Società F._ e la Federazione G._ si sono aggravati contro il decreto legislativo dinanzi al Tribunale cantonale amministrativo.
C.
Con sentenza del 6 dicembre 2013, la Corte cantonale ha respinto in quanto ricevibile il ricorso. Ha innanzitutto ritenuto che nessun ricorrente era legittimato a impugnare la concessione per l'utilizzazione delle acque. Ha poi riconosciuto la legittimazione ad impugnare la modifica del piano regolatore di Giubiasco solo ad A._, B._, C._, D._ ed E._, quali cittadini del Comune. Ha nondimeno ritenuto tardiva la censura relativa allo sperpero di mezzi pubblici e ha respinto le altre critiche di ordine pianificatorio concernenti un'insufficiente informazione e partecipazione della popolazione, il mancato coordinamento delle procedure e l'adozione della zona d'interesse pubblico per il nuovo serbatoio a Giubiasco, in particolare per quanto concerne il suo inserimento nel paesaggio.
D.
A._, B._, C._, D._, E._, la Società F._ e la Federazione G._ impugnano questa sentenza con un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale. Chiedono in via principale di annullarla e in via subordinata di annullarla e di rinviare gli atti alla Corte cantonale per l'emanazione di una nuova decisione.
Non sono state chieste osservazioni sul gravame. | Diritto:
1.
Presentato tempestivamente contro una decisione finale dell'ultima istanza cantonale che ha confermato il rilascio di una concessione per l'utilizzazione di forze idriche e l'approvazione delle relative modifiche pianificatorie, il ricorso di materia di diritto pubblico è ammissibile sotto il profilo degli art. 82 lett. a, 86 cpv. 1 lett. d, 90 e 100 cpv. 1 in relazione con l'art. 46 cpv. 1 lett. c LTF (cfr. <ref-ruling> consid. 1.1).
Indipendentemente dalla loro legittimazione nel merito, quali parti nella procedura i ricorrenti sono in ogni caso abilitati in virtù dell'<ref-law> a censurare la violazione di garanzie procedurali che il diritto conferisce loro in tale veste (<ref-ruling> consid. 1.3.2 e rinvio). Possono pertanto fare valere che la Corte cantonale avrebbe negato loro a torto la legittimazione ricorsuale o si sarebbe rifiutata, sempre a torto, di entrare nel merito del gravame.
2.
2.1. I ricorrenti sostengono che la precedente istanza avrebbe violato il previgente art. 43 della legge cantonale di procedura per le cause amministrative, del 19 aprile 1966 (LPamm; RL 3.3.1.1), negando loro la legittimazione ad aggravarsi contro il rilascio della concessione per l'utilizzazione delle acque. Adducono che A._, B._, C._, D._, E._, subirebbero un pregiudizio economico a causa dello sperpero di mezzi pubblici legati alla realizzazione del nuovo acquedotto e all'inserimento di Giubiasco nel piano cantonale di approvvigionamento idrico per il comprensorio della Valle Morobbia (PCAI-VMO). Quali cittadini di un Comune interessato dal progetto, essi sarebbero infatti toccati da un aumento degli oneri contributivi per il consumo di acqua potabile, segnatamente delle tasse d'uso delle canalizzazioni, sicché dovrebbe essere riconosciuto loro un interesse degno di protezione ad impugnare la concessione.
Le associazioni F._ e G._ ritengono realizzate le condizioni per riconoscere loro la legittimazione a ricorrere in difesa dei propri associati. Adducono che tutti i soci (o quantomeno la maggior parte di essi) sarebbero toccati dalla concessione per l'utilizzazione delle acque, siccome avrebbero il diritto di utilizzare tutti i fiumi del comprensorio per esercitare lo sport della pesca. Secondo le ricorrenti, la Corte cantonale sarebbe inoltre incorsa in un formalismo eccessivo e in un accertamento manifestamente inesatto dei fatti, per non avere eseguito ulteriori indagini sull'incidenza del progetto per gli associati nella misura in cui nutriva dubbi riguardo alla loro legittimazione.
2.2. Secondo l'art. 43 LPamm, applicato dalla Corte cantonale e richiamato dai ricorrenti, hanno qualità per interporre ricorso persone o enti pubblici lesi direttamente nei loro interessi legittimi dalla decisione impugnata. Questa disposizione corrisponde in sostanza al previgente art. 103 lett. a OG, alle cui esigenze si riallaccia a sua volta l'attuale <ref-law> (cfr. sentenza 1C_581/2008 del 18 maggio 2009 consid. 2.2, in: RtiD I-2010, pag. 103 segg.; cfr. l'attuale art. 65 della legge sulla procedura amministrativa, del 24 settembre 2013, in vigore dal 1° marzo 2014). Giusta l'<ref-law>, chi ha diritto di ricorrere al Tribunale federale deve infatti potere essere parte nei procedimenti dinanzi a tutte le autorità cantonali inferiori. La legittimazione ricorsuale dinanzi alle istanze cantonali non può quindi essere più restrittiva di quella davanti al Tribunale federale, i Cantoni rimanendo comunque liberi di prevedere una legittimazione più ampia (<ref-ruling> consid. 2.1.1 e rinvio). Poiché l'art. 43 LPamm non garantisce una facoltà ricorsuale più estesa, in concreto la questione della legittimazione deve essere esaminata sotto il profilo dell'<ref-law>.
Secondo l'<ref-law> ha diritto di interporre ricorso in materia di diritto pubblico chi ha partecipato al procedimento dinanzi all'autorità inferiore (lett. a), è particolarmente toccato dalla decisione impugnata (lett. b) e ha un interesse degno di protezione all'annullamento o alla modifica della stessa (lett. c). Secondo la giurisprudenza resa in applicazione dell'<ref-law>, il ricorrente deve essere toccato in una misura e con un'intensità maggiori rispetto alla generalità dei cittadini e l'interesse invocato deve avere un rapporto stretto, particolare e degno di protezione con l'oggetto litigioso. Il ricorrente deve pertanto conseguire un vantaggio pratico dall'annullamento o dalla modifica della decisione contestata, che consenta di riconoscere che è toccato in un interesse personale chiaramente distinto dall'interesse generale degli altri abitanti. Il ricorso presentato da un privato nell'interesse generale o in quello di un terzo è inammissibile, essendo esclusa l'azione popolare (<ref-ruling> consid. 2.2 e 2.3; <ref-ruling> consid. 1.3.1, 400 consid. 2.2, 468 consid. 1). Spetta al ricorrente allegare i fatti a sostegno della sua legittimazione quando gli stessi non risultino chiaramente dalla decisione impugnata o dagli atti di causa (<ref-ruling> consid. 1.1).
2.3. In concreto, A._, B._, C._, D._, E._, cittadini di Giubiasco, non agiscono in materia di diritti politici e non censurano quindi una violazione del loro diritto di voto (cfr. art. 82 lett. c in relazione con l'<ref-law>), ma adducono di essere "direttamente e fortemente toccati da un punto di vista economico (a seguito dell'aumento dei carichi contributivi [...]" dal progetto di nuovo acquedotto. Un eventuale incremento del prelievo di tributi pubblici a seguito del progettato impianto e dell'inserimento di Giubiasco nel PCAI del comprensorio della Valle Morobbia non tocca tuttavia i citati ricorrenti in modo personale e con un'intensità maggiore rispetto agli altri cittadini del Comune, ma li colpisce in modo analogo alla generalità della popolazione del comprensorio o quantomeno del Comune. Poiché i ricorrenti hanno quindi presentato il gravame nell'interesse generale, non può essere riconosciuta loro la legittimazione a ricorrere.
2.4. Quanto alle associazioni F._ e G._, esse non hanno interposto ricorso a tutela dei propri interessi o quali organizzazioni legittimate a ricorrere in virtù di una legge speciale, ma dichiarano di agire in difesa degli interessi dei loro associati. Secondo la giurisprudenza del Tribunale federale in applicazione dell'<ref-law>, il ricorso di un'associazione a tutela dei propri membri è tuttavia possibile solo quando la stessa abbia per scopo statutario la difesa degli interessi degni di protezione dei suoi soci, quando questi interessi siano comuni alla maggioranza o a un gran numero di essi e quando ognuno di questi membri abbia la qualità per prevalersene a titolo individuale (<ref-ruling> consid. 1.1; <ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 2.3.3 e rinvii). Queste condizioni devono essere adempiute cumulativamente e mirano ad escludere l'azione popolare. Chi non fa valere interessi propri, ma soltanto interessi generali o pubblici non è abilitato a ricorrere. Perché sia dato un diritto di ricorso dell'associazione non basta che la stessa si occupi in modo generale della materia in questione, ma occorre una relazione stretta e diretta tra lo scopo statutario e l'ambito in cui è stata emanata la decisione litigiosa (<ref-ruling> consid. 1.1).
2.5. F._ e G._ sono costituite quali associazioni ai sensi degli art. 60 segg. CC e hanno pertanto personalità giuridica. Esse perseguono segnatamente gli scopi di cura e di promovimento della pesca e di tutela degli interessi relativi all'esercizio della pesca e pescicoltura in generale. Non perseguono la tutela di questi interessi in una determinata regione del territorio cantonale, in particolare nei corsi d'acqua della Valle Morobbia. Non risulta quindi che la maggioranza dei loro membri siano particolarmente interessati alla pesca in quel comparto e siano individualmente legittimati a ricorrere. Del resto, le ricorrenti si limitano ad addurre l'interesse generale degli associati alla cura e al promovimento della pesca, nonché la possibilità teorica per gli stessi di esercitare questa attività in tutti i fiumi del comprensorio. Ciò non basta tuttavia a fondare un legame personale, particolarmente stretto e degno di protezione di un gran numero di membri con l'oggetto del litigio. Come visto, il semplice interesse a una corretta applicazione del diritto è insufficiente per riconoscere la legittimazione a ricorrere giusta l'<ref-law>.
Le ricorrenti richiamano l'art. 18 cpv. 1 LPamm, che prevede in particolare l'accertamento d'ufficio dei fatti da parte dell'autorità amministrativa. Sostengono che sulla base di questa disposizione, per dissipare eventuali dubbi sulla loro legittimazione la Corte cantonale avrebbe dovuto chiedere ulteriori informazioni sull'incidenza del progetto per i propri associati. Fanno inoltre riferimento ad una sentenza del 26 ottobre 2006 della Corte cantonale concernente una precedente procedura edilizia per la costruzione dell'acquedotto, in cui la loro legittimazione non avrebbe sollevato contestazioni e sarebbe quindi stata implicitamente ammessa. Va premesso che, accennando semplicemente all'art. 18 LPamm, le ricorrenti non invocano una disposizione procedurale che garantirebbe una legittimazione ricorsuale più ampia di quella richiesta dall'<ref-law>. Come è stato esposto, nella fattispecie, alla luce delle circostanze concrete e del contenuto degli statuti, il diniego della legittimazione è conforme a questa disposizione federale. Ulteriori indagini sui membri delle associazioni ricorrenti non avrebbero mutato l'esito del giudizio e sarebbero quindi state superflue. L'accenno alla sentenza del 26 ottobre 2006 è poi inconferente, ove solo si consideri che, in quella causa, a ricorrere (contro l'annullamento da parte del Consiglio di Stato della licenza edilizia per la costruzione dell'acquedotto) erano stati i Comuni e non le suddette associazioni.
2.6. Ne consegue che la Corte cantonale non ha violato il diritto negando a tutti i ricorrenti la legittimazione ad aggravarsi contro il rilascio della concessione per l'utilizzazione delle acque.
3.
3.1. Nella decisione impugnata, la Corte cantonale ha ammesso la legittimazione di A._, B._, C._, D._ ed E._, quali cittadini di Giubiasco, ad impugnare nel merito, mediante l'azione popolare, la modifica del piano regolatore di quel Comune. In questa sede, la loro legittimazione deve tuttavia essere vagliata sotto il profilo dell'<ref-law> che, come visto, esige un rapporto stretto e particolare con l'oggetto del litigio (cfr. consid. 2.2). Al riguardo, i ricorrenti non dimostrano di essere toccati dalla variante pianificatoria relativa al serbatoio in località Madonna degli Angeli in modo più intenso di un qualsiasi altro cittadino del Comune. Non sostengono in particolare di abitare vicino alla prevista zona d'interesse pubblico. Anche per quando concerne il provvedimento pianificatorio, i cittadini ricorrenti sono quindi legittimati unicamente a fare valere la violazione dei loro diritti di parti nella procedura, segnatamente il loro diritto di essere sentiti (<ref-ruling> consid. 1.3.2 e rinvio). Questa facoltà di invocare le garanzie procedurali non permette tuttavia loro di rimettere indirettamente in discussione il giudizio di merito (<ref-ruling> consid. 2).
3.2. In concreto, essi sono quindi abilitati a fare valere che la Corte cantonale ha violato il loro diritto di essere sentiti, per non essere entrata nel merito della censura concernente lo sperpero di mezzi pubblici e per avere motivato in modo insufficiente la reiezione di quella riguardante la violazione del principio del coordinamento, in particolare con riferimento alla criticata mancanza di un PCAI approvato per il comprensorio della Valle Morobbia.
Le contestazioni vertenti su una violazione del principio del coordinamento e su un'insufficiente informazione e partecipazione della popolazione al processo pianificatorio rimettono per contro in discussione il merito della causa e non possono essere esaminate in questa sede. La partecipazione della popolazione ai sensi dell'art. 4 LPT costituisce infatti una possibilità di influire che deve essere distinta dagli strumenti della protezione giuridica. Essa rientra in quelle forme istituzionali che, come è il caso per la procedura di consultazione, non comportano vincoli giuridici, ma semplicemente un influsso politico (<ref-ruling> consid. 4.2.3). Dall'art. 4 LPT non può essere dedotto un diritto eccedente la protezione giuridica dell'art. 33 seg. LPT e le garanzie minime dell'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 2d; cfr. inoltre <ref-ruling> consid. 5.3; <ref-ruling> consid. 2 cd e ce).
3.3. Per quanto concerne la censura relativa allo sperpero di mezzi pubblici, la Corte cantonale ha puntualmente spiegato per quali motivi l'ha considerata tardiva. Ha in particolare rilevato che la critica atteneva a un'eventuale lesione del principio di parsimonia, disciplinato dall'art. 151 della legge organica comunale, del 10 marzo 1987 (RL 2.1.1.2), e che le censure concernenti l'applicazione di questa normativa avrebbero dovuto essere sollevate nell'ambito della pubblicazione (il 13 ottobre 2010) della risoluzione con cui il Consiglio comunale aveva adottato la variante di piano regolatore. I ricorrenti si limitano ad addurre che l'accertata tardività sarebbe arbitraria, siccome violerebbe il loro diritto di essere sentiti e contrasterebbe con il principio del coordinamento. Non si confrontano tuttavia con i considerandi della sentenza impugnata spiegando con una motivazione conforme agli art. 42 cpv. 2 e 106 cpv. 2 LTF per quali ragioni essi violerebbero manifestamente specifiche disposizioni del diritto cantonale (cfr., sulle esigenze di motivazione, <ref-ruling> consid. 2.1 e 2.2 e rinvii).
3.4. La Corte cantonale ha inoltre esposto ai considerandi 7 segg. del giudizio impugnato i motivi per cui ha ritenuto il progetto litigioso conforme alla pianificazione cantonale ed infondata la critica di violazione del principio di coordinamento, confrontandosi anche con il fatto che il piano cantonale di approvvigionamento idrico per il comprensorio della Valle Morobbia (PCAI-VMO) non era ancora stato approvato dal Consiglio di Stato. Richiamando anche la duplica del 17 maggio 2013 del Governo, i giudici cantonali hanno rilevato che il PCAI-VMO, in fase di studio, sarà formalmente adottato dall'Esecutivo cantonale se il progetto di acquedotto della Valle Morobbia potrà essere realizzato. Contrariamente alla tesi dei ricorrenti, la precedente istanza ha quindi esaminato le critiche da loro sollevate su questi aspetti, dandone atto nel suo giudizio. Sapere se le considerazioni esposte nella sentenza impugnata siano corrette o meno è una questione di merito, che non deve essere vagliata dal Tribunale federale, non essendo i ricorrenti legittimati ad aggravarsi in questa sede nell'interesse pubblico. Sotto il profilo del diritto di essere sentito, sancito dall'<ref-law>, è sufficiente rilevare che la Corte cantonale si è espressa sui punti rilevanti per il giudizio, permettendo ai ricorrenti di afferrarne la portata (cfr. <ref-ruling> consid. 5.1; <ref-ruling> consid. 5.2).
4.
Ne segue che il ricorso deve essere respinto nella misura della sua ammissibilità. Le spese seguono la soccombenza e sono di conseguenza poste a carico dei ricorrenti (<ref-law>). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2.
Le spese giudiziarie di fr. 2'000.-- sono poste a carico dei ricorrenti.
3.
Comunicazione al patrocinatore dei ricorrenti, ai Municipi di Giubiasco, di Pianezzo e di Sant'Antonio, al Gran Consiglio, al Tribunale amministrativo del Cantone Ticino, all'Ufficio federale dello sviluppo territoriale e all'Ufficio federale dell'ambiente. | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['4c9ce7b3-c28f-4680-a34e-c2316a413067', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', 'b285478a-256e-4704-9396-3d464bc0cfcb', 'd14bc3f8-e472-4ab9-9298-017df72b05df', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '61e875d3-0098-4acf-97a1-dbc319a6cd7a', '779915ad-fea1-47d8-8bb9-3aa541e3ad7c', '7f616e12-cbf8-4333-b1d3-ec15559c957a', '61e875d3-0098-4acf-97a1-dbc319a6cd7a', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '3e2c5c7d-cf76-47e6-be10-24d686920168', '52f74d9a-bb7a-4552-9e3a-ed440f272974', '36fa85cc-64dc-42eb-97a8-1179bbb7234e', '52f74d9a-bb7a-4552-9e3a-ed440f272974', '8bc83678-34b8-484b-bbea-491035f6492c', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', 'b1ada977-c35a-4b6f-bc4d-46e84223723d', 'd3698f9d-c99e-4acc-b18d-eed5e016ebf0'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332'] |
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Sachverhalt:
A. X._ beschwerte sich in zwei Schreiben an den Regierungsrat des Kantons Aargau, weil er nach seinem Zuzug vom 1. Juni 2001 von Niederhasli/ZH nach Siglistorf/AG keine Sozialhilfe erhielt, in finanzielle Schwierigkeiten geraten war und deshalb am 30. April 2002 nach Rafz/ZH wegzog. In seiner Eingabe reichte er auch Strafanzeige gegen die Gemeinde Siglistorf wegen "Amtspflichtverletzung und unterlassener Hilfeleistung" ein. Das Gesundheitsdepartement des Kantons Aargau überwies die Strafanzeige am 9. Januar 2003 dem Bezirksamt Zurzach.
Nach durchgeführter Untersuchung stellte die Staatsanwaltschaft des Kantons Aargau das Verfahren am 3. Mai 2004 ein. Zur Begründung führte sie aus, die Sozialbehörde Siglistorf habe eine langwierige Auseinandersetzung betreffend die Zusprechung materieller Hilfe an den Anzeiger gehabt. Amtsmissbrauch hätten weder der Gemeinderat noch der damalige Gemeindeschreiber begangen. Der Gemeindeschreiber habe sich wohl zu wenig professionell mit der Sache befasst, habe aber keinen Straftatbestand erfüllt.
Eine gegen diese Einstellungsverfügung gerichtete Beschwerde von X._ wies das Obergericht des Kantons Aargau mit Entscheid vom 30. Juni 2004 ab, soweit es darauf eintrat.
Eine gegen diese Einstellungsverfügung gerichtete Beschwerde von X._ wies das Obergericht des Kantons Aargau mit Entscheid vom 30. Juni 2004 ab, soweit es darauf eintrat.
B. Mit Schreiben an das Bundesgericht vom 18. August 2004 erhebt X._ staatsrechtliche Beschwerde gegen den Entscheid des Obergerichts vom 30. Juni 2004. Am 23. August 2004 teilt das Bundesgericht dem Beschwerdeführer mit, seine Eingabe vermöge den Begründungsanforderungen einer staatsrechtlichen Beschwerde kaum zu genügen. Daraufhin hat der Beschwerdeführer seine Beschwerde am 2. September 2004 ergänzt. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Das staatsrechtliche Beschwerdeverfahren führt nicht das vorangegangene kantonale Verfahren weiter, sondern stellt als ausserordentliches Rechtsmittel ein selbständiges staatsrechtliches Verfahren dar, das der Kontrolle kantonaler Hoheitsakte unter dem spezifischen Gesichtspunkt verfassungsmässiger Rechte dient (<ref-ruling> E. 1c S. 395). Die als verletzt erachteten verfassungsmässigen Rechte oder deren Teilgehalte sind zu bezeichnen; überdies ist in Auseinandersetzung mit den Erwägungen des angefochtenen Entscheids im Einzelnen darzustellen, worin die Verletzung der angerufenen Verfassungsrechte bestehen soll (Art. 90 Abs. 1 lit. b OG). Im staatsrechtlichen Beschwerdeverfahren prüft das Bundesgericht nur klar und detailliert erhobene Rügen (Rügeprinzip), welche soweit möglich zu belegen sind. Auf ungenügend begründete Rügen und rein appellatorische Kritik am angefochtenen Entscheid tritt das Bundesgericht nicht ein (<ref-ruling> E. 3c S. 43; <ref-ruling> E. 1c S. 395, je mit Hinweisen).
Die vorliegende Beschwerde genügt den genannten Begründungsanforderungen nicht. Auf die Vorbringen des Beschwerdeführers kann namentlich nicht eingetreten werden, weil er sich in seiner Eingabe mit der Begründung des angefochtenen Entscheids nicht auseinandersetzt und nicht aufzeigt, inwiefern der angefochtene Entscheid verfassungsmässige Rechte missachtet.
Die vorliegende Beschwerde genügt den genannten Begründungsanforderungen nicht. Auf die Vorbringen des Beschwerdeführers kann namentlich nicht eingetreten werden, weil er sich in seiner Eingabe mit der Begründung des angefochtenen Entscheids nicht auseinandersetzt und nicht aufzeigt, inwiefern der angefochtene Entscheid verfassungsmässige Rechte missachtet.
2. Das Bundesgericht kann somit auf die vorliegende staatsrechtliche Beschwerde nicht eintreten. Ausnahmsweise kann unter Beachtung der Umstände der vorliegenden Angelegenheit auf die Erhebung von Gerichtskosten verzichtet werden (Art. 156 Abs. 1 OG). Damit wird das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege für das bundesgerichtliche Verfahren gegenstandslos. Eine Parteientschädigung steht dem Beschwerdeführer nicht zu (Art. 159 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach Art. 36a OG:
im Verfahren nach Art. 36a OG:
1. Auf die staatsrechtliche Beschwerde wird nicht eingetreten.
1. Auf die staatsrechtliche Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Staatsanwaltschaft und dem Obergericht des Kantons Aargau, Beschwerdekammer in Strafsachen, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 24. September 2004
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['8f3a1141-4bf6-4680-bfd9-6b14d1cbd66d', '1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', '8f3a1141-4bf6-4680-bfd9-6b14d1cbd66d'] | [] |
033b013b-b036-40cb-9efc-5d5f688cb6f9 | 2,014 | de | Sachverhalt:
A.
Das Bezirksgericht Zürich verurteilte X._ am 6. März 2008 u.a. wegen mehrfachen Diebstahls, mehrfacher Sachbeschädigung und Widerhandlung gegen das Betäubungsmittelgesetz unter Einbezug einer für vollziehbar erklärten Strafe von 15 Monaten zu einer Gesamtfreiheitsstrafe von 34 Monaten und einer Busse von Fr. 500.--. Es schob den Vollzug der Freiheitsstrafe zugunsten einer stationären Suchtbehandlung auf.
X._ wurde der vorzeitige Massnahmenantritt per 1. April 2008 unter Einweisung in die stationäre Suchtbehandlung Frankental gewährt.
Am 27. Mai 2008 ordnete das Bezirksgericht Zürich im Rahmen eines Nachverfahrens in Bezug auf das Urteil des Obergerichts des Kantons Bern vom 30. Januar 2001 und den Strafbefehl der Staatsanwaltschaft Winterthur/Unterland vom 5. Oktober 2005 nachträglich eine stationäre Suchtbehandlung an. Die bereits am 1. Februar 2007 für vollziehbar erklärten Freiheitsstrafen von 10 Monaten und 60 Tagen schob es zugunsten der Massnahme auf.
B.
Am 26. März 2009 verfügte das Amt für Justizvollzug des Kantons Zürich die bedingte Entlassung des X._ aus der stationären Suchtbehandlung per 27. März 2009. Unter Ansetzung einer Probezeit von zwei Jahren erteilte es ihm die Weisung, sich in eine ambulante suchtspezifische Nachbehandlung zu begeben, wobei die Behandlungskosten von ihm und seiner Krankenversicherung zu tragen seien.
Am 27. September 2010 wurde X._ wegen Nichteinhaltung der Weisung unter Hinweis auf die Säumnisfolgen förmlich ermahnt. Am 7. Oktober 2010, am 2. und 29. November 2010 sowie am 8. Dezember 2010 fand er sich vereinzelt wieder zu Therapiegesprächen ein. Ab Ende Dezember 2010 wurde er wegen Missachtung der ihm auferlegten Weisung erneut mehrfach gemahnt.
Am 15. April 2011 klagte die Staatsanwaltschaft Zürich X._ wegen Diebstahls, angeblich begangen am 30. Oktober 2010, an. Das Bezirksgericht Zürich sprach ihn am 31. Mai 2011 von diesem Vorwurf frei. Im November 2011 und März 2012 wurden gegen X._ weitere Strafuntersuchungen eröffnet, die sich allerdings auf mutmassliche Straftaten nach der Probezeit bezogen.
C.
Das Amt für Justizvollzug hob die stationäre Suchtbehandlung am 21. Mai 2012 wegen Erfolglosigkeit auf. Den Rekurs von X._ hiess die Direktion der Justiz und des Innern des Kantons Zürich am 25. Juli 2012 teilweise gut. Es hob die Verfügung vom 21. Mai 2012 auf und wies die Sache zur Gewährung des rechtlichen Gehörs an die erste Instanz zurück.
Nachdem das Amt für Justizvollzug X._ das rechtliche Gehör gewährt hatte, hob es die stationäre Suchtbehandlung am 17. Januar 2013 erneut auf. Es beantragte dem Bezirksgericht Zürich zu prüfen, ob die aufgeschobenen Freiheitsstrafen zu vollziehen undeine vollzugsbegleitende ambulante Massnahme anzuordnen seien.
Die dagegen erhobenen Rechtsmittel wiesen die Direktion der Justiz und des Innern am 29. April 2013 und das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich am 11. Juli 2013 ab, soweit sie darauf eintraten.
D.
Mit Beschwerde in Strafsachen beantragt X._ sinngemäss, er sei in Aufhebung des Urteils des Verwaltungsgerichts endgültig aus der Massnahme zu entlassen. Eventualiter sei die Sache zur Sachverhaltsabklärung und neuen Entscheidung an die Vorinstanz zurückzuweisen. X._ beantragt die unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung.
E.
Das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich stellt den Antrag, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Das Amt für Justizvollzug des Kantons Zürich beantragt insbesondere unter Hinweis auf die Ausführungen im angefochtenen Entscheid die Abweisung der Beschwerde. | Erwägungen:
1.
Der Beschwerdeführer macht geltend, er habe die Therapietermine zur Nachbehandlung seiner Suchterkrankung mit wenigen Ausnahmen wahrgenommen, die Weisungen der Vollzugsbehörde bis zum 4. Quartal der Probezeit befolgt und während der Probezeit keine Straftaten begangen. Aufgrund dessen sei davon auszugehen, dass er sich bewährt habe und deshalb in Anwendung von <ref-law> endgültig aus der Massnahme zu entlassen sei. Davon abgesehen habe man ihm die definitive Entlassung in Aussicht gestellt, sollte sich erweisen, dass er während der Probezeit keine neue Straftaten begangen habe. Das Bezirksgericht habe ihn vom Diebstahlsvorwurf freigesprochen. Er habe sich folglich auf die Behördenzusicherung verlassen und davon ausgehen dürfen, endgültig entlassen zu werden. Keinesfalls habe er damit rechnen müssen, dass die Massnahme als gescheitert beurteilt werde.
Der Beschwerdeführer wendet weiter ein, die Aufhebung einer Massnahme wegen Erfolglosigkeit und der Vollzug der aufgeschobenen Strafe seien im Anschluss an eine bedingte Entlassung nur möglich, wenn der bedingt Entlassene während laufender Probezeit gemäss <ref-law> erneut straffällig geworden sei, nicht aber, wenn er sich lediglich der Bewährungshilfe entzogen oder Weisungen missachtet habe. Für diese Konstellation seien ausschliesslich <ref-law> und Art. 95 Abs. 3-5 StGB anwendbar, welche die Möglichkeit eines nachträglichen Vollzugs der aufgeschobenen Strafe nicht vorsähen.
Der Beschwerdeführer bringt abschliessend vor, die stationäre Massnahme sei erst am 17. Januar 2013 und damit 22 Monate nach Ablauf der Probezeit aufgehoben worden. Das verletze das Gebot der Verfahrensbeschleunigung. Im Übrigen hätten eine Verlängerung der Probezeit und der ambulanten Nachbehandlung sowie eine zielgerichtete Bewährungshilfe ausgereicht, um einen Rückfall in die Suchtproblematik und die Gefahr weiterer Straftaten zu verhindern. Solche Ersatzmassnahmen hätten die kantonalen Instanzen in Verletzung des Verhältnismässigkeitsgrundsatzes weder geprüft noch angeordnet.
2.
Nach <ref-law> wird der Täter bedingt, d.h. unter Ansetzung einer Probezeit, aus dem stationären Vollzug der Massnahme entlassen, sobald sein Zustand es rechtfertigt, dass ihm Gelegenheit gegeben wird, sich in der Freiheit zu bewähren. In dieser letzten Stufe des Massnahmenvollzugs soll er den Umgang mit der Freiheit erlernen. Hat sich der bedingt Entlassene bis zum Ablauf der Probezeit bewährt, ist er nach <ref-law> endgültig aus der Massnahme zu entlassen.
Die Bewährung ergibt sich aus einer Negativabgrenzung zur Nichtbewährung. Von einer solchen ist in erster Linie auszugehen, wenn der bedingt Entlassene während der Probezeit erneut straffällig wird und er damit zeigt, dass die Gefahr, der die Massnahme begegnen soll, fortbesteht (<ref-law>). Weiter gilt als Nichtbewährung die ernsthafte Erwartung, dass der bedingt Entlassene während der Probezeit ein Verwahrungsdelikt begehen könnte (<ref-law>). Als Nichtbewährung während der Probezeit wird schliesslich auch die mangelnde Kooperation des bedingt Entlassenen mit der Bewährungshilfe oder die Missachtung von Weisungen bewertet (<ref-law>).
Für die Folgen der Nichtbewährung gemäss <ref-law> verweist das Gesetz auf Art. 95 Abs. 3-5 StGB. Gemäss <ref-law> erstattet die zuständige Behörde dem Gericht oder den Strafvollzugsbehörden Bericht, wenn sich der bedingt Entlassene der Bewährungshilfe entzieht oder die Weisungen missachtet [...]. Das Gericht oder die Strafvollzugsbehörde kann in diesem Fall die Probezeit um die Hälfte verlängern, die Bewährungshilfe aufheben oder neu anordnen oder auch die Weisungen ändern, aufheben oder neu erteilen (Art. 95 Abs. 4 lit. a-c StGB). Ist ernsthaft zu erwarten, dass der Verurteilte neue Straftaten begeht, kann das Gericht in den Fällen nach Abs. 3 die bedingte Strafe widerrufen oder die Rückversetzung in den Straf- oder Massnahmenvollzug anordnen (<ref-law>).
Der Widerruf der bedingten Strafe und die Rückversetzung in den Vollzug sind die einschneidendsten Eingriffe im Rechtsfolgenspektrum nach <ref-law>. Sie kommen nur in Betracht, wo das Sich-Entziehen oder Missachten von Weisungen besonders deutlich an eine ungünstige Legalprognose anknüpft (vgl. Urteil 6B_772/2009 E. 2b; s.a. MARTINO IMPERATORI, in: Basler Kommentar, Strafrecht, Bd. I, 3. Aufl. 2013, Art. 95 Rz. 12 und 16). Auf der Grundlage von <ref-law> sind Widerrufe und Rückversetzungen deshalb grundsätzlich nur zurückhaltend auszusprechen. Der Widerruf darf insbesondere nicht allein deshalb ausgesprochen werden, um die Missachtung einer Weisung zu ahnden (<ref-ruling> E. 3c).
Neben der bedingten Entlassung aus dem stationären Vollzug der Massnahme (<ref-law>) und den Konsequenzen der Nichtbewährung des bedingt Entlassenen (<ref-law>) sieht das Gesetz auch die Aufhebung der Massnahme vor (<ref-law>). Diese wird nach Abs. 1 lit. a aufgehoben, wenn deren Durch- oder Fortführung als aussichtslos erscheint.
3.
3.1. Zu prüfen ist, ob die Vorinstanz rechtsfehlerfrei annimmt, der Beschwerdeführer habe sich während der Probezeit nicht bewährt.
3.2. Es steht fest, dass der Beschwerdeführer ab Juli 2010, also vor Ablauf der Probezeit, mehrfach Termine zur ambulanten suchtspezifischen Nachbehandlung nicht mehr wahrnahm. Er wurde deswegen unter Hinweis auf die Säumnisfolgen gemäss Art. 95 Abs. 3-5 StGB am 27. September 2010 förmlich ermahnt. Am 7. Oktober 2010, am 2. und 29. November 2010 sowie am 8. Dezember 2010 fand er sich vereinzelt wieder zu Therapiegesprächen ein. Ab Mitte Dezember bemühte er sich noch ein einziges Mal um ein Gespräch mit seinem Therapeuten. Zudem kümmerte er sich trotz mehrfacher behördlicher Ermahnung nicht mehr um die Begleichung ausstehender Krankenkassenprämien und die Schuldensanierung. Damit ist offensichtlich, dass der Beschwerdeführer die ihm erteilten Weisungen jedenfalls ab Dezember 2010 schuldhaft nicht mehr befolgte (Entscheid, S. 7). Die Vorinstanz verletzt daher kein Bundesrecht, wenn sie von seiner Nichtbewährung im Sinne von <ref-law> ausgeht.
3.3. Dass die ambulante Suchtbehandlung zunächst sehr positiv verlief, der Beschwerdeführer sich über weite Strecken weisungsgemäss verhielt, die Therapietermine bis zum vierten Quartal der Probezeit mit wenigen Ausnahmen wahrnahm und während der Probezeit keine Straftaten verübte, trifft zu und wird auch von der Vorinstanz nicht in Abrede gestellt (Entscheid, S. 7 mit Verweis auf die Erwägung 4.3 des Direktionsentscheids vom 29. April 2013). Entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers führt dies jedoch nicht zum Schluss, er habe sich bis zum Ablauf der Probezeit bewährt. Die von ihm nicht bestrittenen mehrfachen Verstösse gegen die Weisungen, die wiederholt behördliche Ermahnungen erforderlich machten, belegen das Gegenteil. Dass sich der Beschwerdeführer ganz überwiegend erst gegen das Probezeitende hin nicht mehr weisungsgemäss verhielt (Entscheid, S. 9), ist nicht entscheidend. Eine endgültige Entlassung aus der Massnahme gemäss <ref-law>, wie er sie beantragt, fällt damit ausser Betracht. Entgegen seiner Behauptung ergibt sich aus den Akten auch nicht, dass die Behörden ihm solches verbindlich und abschliessend zugesichert hätten. Damit kann offenbleiben, ob auf die Rüge der Verletzung des Vertrauensschutzes (<ref-law>) überhaupt eingetreten werden könnte, zumal der Beschwerdeführer diese im vorinstanzlichen Verfahren nicht erhob, die Vorinstanz sich damit folgerichtig nicht befasste und er mit Recht nicht vorbringt, sie hätte dies von Amtes wegen tun müssen.
Die Beschwerde erweist sich in diesem Punkt als unbegründet.
4.
4.1. Es stellt sich die Frage nach den Rechtsfolgen dieser Nichtbewährung, die ausschliesslich in Widersetzlichkeiten gegen die Weisungen gemäss <ref-law> besteht. Kraft der gesetzlichen Verweisung auf Art. 95 Abs. 3-5 StGB kommen insoweit neben der Verlängerung der Probezeit sowie der Neuanordnung von Bewährungshilfe und von Weisungen auch ein Widerruf der bedingten Strafe oder die Rückversetzung in den Sanktionenvollzug in Betracht, dies allerdings nur, wenn ernsthaft zu erwarten ist, dass der Verurteilte neue Straftaten begehen werde, also von einer ungünstigen Prognose auszugehen ist (vgl. vorstehend E. 2).
Die Vorinstanz sieht in ihrem Entscheid von Ersatzmassnahmen im Sinne von <ref-law> ab. Es sei nicht ersichtlich, welche dieser Massnahmen zu einer Besserung des gegen Ende der Probezeit vom Beschwerdeführer an den Tag gelegten unkooperativen Verhaltens beigetragen hätte. Nach ihrer Auffassung scheidet auch eine Rückversetzung in den Massnahmenvollzug gemäss <ref-law> aus, da während der laufenden Probezeit keine Anhaltspunkte dafür bestanden, dass der Beschwerdeführer weitere Straftaten begehen würde. Die Vorinstanz ist vielmehr der Ansicht, die Massnahme sei nach Massgabe von <ref-law> wegen Aussichtslosigkeit gescheitert, weshalb sie aufzuheben und dem Gericht der Vollzug der aufgeschobenen Freiheitsstrafen bei Anordnung einer vollzugsbegleitenden ambulanten Massnahme zu beantragen sei (Entscheid, S. 8 f.).
4.2. Die Nichtbewährung des bedingt Entlassenen während der Probezeit nach <ref-law> kann Ausdruck der Erfolglosigkeit einer Massnahme im Sinne von <ref-law> sein. Davon geht die Vorinstanz im angefochtenen Entscheid grundsätzlich zu Recht aus (vgl. MARIANNE HEER, in: Basler Kommentar, Strafrecht, Bd. I, 3. Aufl. 2013, Art. 62c Rz. 1). Allerdings darf nicht leichthin darauf geschlossen werden, eine Massnahme sei gescheitert und deshalb aufzuheben. Selbst eine neue Straftat führt nicht zwingend zur Annahme der definitiven Aussichtslosigkeit der Massnahme und damit zu deren Aufhebung (vgl. Urteil 6B_460/2011 vom 16. September 2011 E. 2.6 im Zusammenhang mit einer ambulanten Suchtbehandlung; <ref-ruling> E. 2c S. 11 f.; HEER, a.a.O., Art. 62a Rz. 2). Das muss umso mehr gelten, wenn die Nichtbewährung des bedingt Entlassenen ausschliesslich in Verstössen gegen Weisungen während der Probezeit besteht. Es ist insoweit nach der Schwere des Fehlverhaltens und dessen Ursachen zu fragen. Mit Blick auf den Grundsatz der Verhältnismässigkeit ist die Erfolglosigkeit einer Massnahme wegen Fehlverhaltens während der Probezeit daher nur zurückhaltend anzunehmen ( HEER, a.a.O., Art. 62c Rz. 18 ff.).
4.3. Die Vorinstanz begründet ihre Annahme, die stationäre Suchtbehandlung sei gescheitert und deshalb aufzuheben, damit, dass der Beschwerdeführer gegen das Ende der Probezeit trotz wiederholter Aufforderung nicht mehr zu den Therapieterminen erschien und sich nicht um die Begleichung der Krankenkassenprämien bemühte. Auf die Ursachen und Hintergründe für dieses Verhalten geht sie nicht ein. Dass ihm im Rahmen der stationären Suchtbehandlung in allen Belangen grosse Fortschritte, gute Kompetenzen in der Alltagsbewältigung und der Konfliktfähigkeit sowie ein hohes Mass an Vertrauen und Verbindlichkeit bescheinigt wurden, weswegen er auf den 27. März 2009 bedingt entlassen wurde (kantonale Akten, act. 27), berücksichtigt sie bei ihrer Entscheidung nicht. Ebenso wenig stellt sie in Rechnung, dass die ambulante Suchtbehandlung zunächst ebenfalls sehr positiv verlief und selbst noch im September 2010 vom behandelnden Therapeuten grundsätzlich als Erfolg versprechend bezeichnet wurde (Entscheid, S. 7 mit Verweis auf Erwägung 4.3 des Direktionsentscheids vom 29. April 2013).
Die Vorinstanz lässt ausser Acht, dass Krisen und Rückschläge zum Krankheitsbild gehören, das sich bei Süchtigen regelmässig präsentiert. Die Suchtbewältigung erfordert oftmals einen längeren, mit Rückfällen durchsetzten Prozess ( MATTHIAS BRUNNER, Straf- und Massnahmenvollzug, in: Strafverteidigung, 2002, § 6.133). Das Verhalten des Beschwerdeführers, das in nicht allzu gravierenden Verstössen gegen die Weisungen besteht, ist für Süchtige nicht untypisch. Es lässt nicht den Schluss zu, die stationäre Massnahme sei endgültig gescheitert und deshalb aufzuheben. Davon dürfte nur ausgegangen werden, wenn sich die Massnahme aufgrund der Widersetzlichkeiten bzw. der mangelhaften Kooperation des bedingt Entlassenen als definitiv undurchführbar erwiese (vgl. Urteil 6S.353/1990 vom 12. April 1991 E. 2b). Davon kann hier mit Blick auf die Gesamtentwicklung des Beschwerdeführers nicht ausgegangen werden. Dieser verhielt sich im stationären Massnahmenvollzug und in der ambulanten Nachbehandlung überwiegend positiv. Sein Fehlverhalten erschöpft sich zur Hauptsache darin, die Therapietermine gegen Ende der Probezeit trotz wiederholter förmlicher Ermahnungen nicht mehr wahrgenommen zu haben. Dass er eine Einflussnahme überhaupt verunmöglichte, ist nicht erstellt. Abgesehen davon bestanden während der Probezeit auch keine Anhaltspunkte dafür, er werde weitere Straftaten begehen (vgl. Entscheid, S. 8). Bereits aus diesen Gründen erweist sich die Aufhebung der Massnahme wegen Aussichtslosigkeit als unverhältnismässig.
Hinzu kommt, dass die Vollzugsbehörde die mangelhafte Kooperation des Beschwerdeführers stets lediglich mit förmlichen Ermahnungen unter Hinweis auf die Säumnisfolgen sanktionierte. Weitere Reaktionen ihrerseits blieben aus. Weshalb von Anfang an auf Ersatzmassnahmen im Sinne von <ref-law> verzichtet wurde und auch die Vorinstanz solche ohne nähere Begründung von vornherein als unzweckmässig erachtete, ist nicht nachvollziehbar. Das Fehlverhalten des Beschwerdeführers weist im Gesamtkontext auf die Notwendigkeit intensiverer Einwirkung mittels zeitnaher und angepasster Weisungen hin. Dass vorliegend - ohne die im Gesetz vorgesehenen Ersatzmassnahmen vorerst überhaupt ernsthaft in Erwägung zu ziehen - direkt zur Aufhebung der Massnahme im Sinne von <ref-law> geschritten wurde, ist unter den gegebenen Umständen weder sachlich gerechtfertigt noch verhältnismässig.
Der angefochtene Entscheid verletzt damit Bundesrecht. Die Beschwerde ist in diesem Punkt begründet.
5.
Der Beschwerdeführer rügt abschliessend eine Verletzung des Beschleunigungsgebots. Er weist darauf hin, dass die stationäre Massnahme am 17. Januar 2013 und damit erst 22 Monate nach Ablauf der Probezeit aufgehoben wurde.
Nach <ref-law> hat jede Person u.a. Anspruch auf eine Beurteilung ihrer Sache innert angemessener Frist (vgl. <ref-ruling> E. 1.2.2, mit Hinweisen auf weitere Verfassungsbestimmungen mit spezifischen Beschleunigungsgeboten). Ein entsprechender Anspruch ergibt sich auch aus Art. 6 Ziff. 1 EMRK. Die Verfassungsgarantie gilt für sämtliche Sachbereiche und alle Akte der Rechtsanwendung. Sie kommt auch auf Massnahme- und Vollzugsverfahren zur Anwendung. Sie kann angerufen werden, wenn eine Behörde einen Entscheid in rechtsverzögernder Art nicht trifft. Gleichermassen kann nach erfolgter Entscheidung geltend gemacht werden, die Behörde habe die verfassungsrechtlich zulässige Dauer zur Behandlung überschritten. Diesfalls kann jedoch lediglich eine Verfassungsverletzung festgestellt werden; dagegen führt die Verfahrensverzögerung als solche weder zur Aufhebung des angefochtenen Entscheids noch zur Entlassung aus dem Vollzug der Massnahme oder deren Aufhebung.
Der anwaltlich vertretene Beschwerdeführer stellt weder ein Feststellungsbegehren noch ein Entschädigungsgesuch. Er verlangt im Hauptantrag ausschliesslich seine endgültige Entlassung aus der Massnahme und beantragt eventualiter die Aufhebung des angefochtenen Entscheids und die Rückweisung der Sache an die Vorinstanz zu neuem Entscheid. Ein Begehren um förmliche Feststellung oder Entschädigung lässt sich auch nicht aus der Beschwerdebegründung ableiten. Da eine allfällige Verletzung des Beschleunigungsgebots von vornherein nicht zur beantragten Rechtsfolge führen könnte, ist mangels rechtsgenügender Anträge im Sinne von <ref-law> von der Überprüfung der Verfahrensdauer abzusehen.
6.
Die Beschwerde ist teilweise gutzuheissen. Der angefochtene Entscheid ist aufzuheben und die Sache zur neuen Beurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen. Im Übrigen ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist.
Der Kanton Zürich hat dem Beschwerdeführer für das bundesgerichtliche Verfahren im Umfang seines Obsiegens eine angemessene Parteientschädigung auszurichten (<ref-law>). Die Entschädigung ist dem Rechtsvertreter des Beschwerdeführers zuzusprechen. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird in diesem Umfang gegenstandslos. Soweit der Beschwerdeführer unterliegt, ist es zufolge Aussichtslosigkeit der Beschwerde abzuweisen (Art. 64 Abs. 1 und 2 BGG). Seiner finanziellen Lage ist bei der Festsetzung der Gerichtskosten Rechnung zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Die Beschwerde wird teilweise gutgeheissen, das Urteil des Verwaltungsgerichts des Kantons Zürich vom 11. Juli 2013 aufgehoben und die Sache zur neuen Entscheidung an die Vorinstanz zurückgewiesen. Im Übrigen wird die Beschwerde abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2.
Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen, soweit es nicht gegenstandslos geworden ist.
3.
Dem Beschwerdeführer werden Gerichtskosten von Fr. 800.-- auferlegt.
4.
Der Kanton Zürich hat den Rechtsvertreter des Beschwerdeführers, Rechtsanwalt Manfred Lehmann, für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 2'000.-- zu entschädigen.
5.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, 3. Abteilung, Einzelrichter, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 19. Juni 2014
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Mathys
Die Gerichtsschreiberin: Arquint Hill | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['4280ebb6-2254-4c24-963d-b70892491773', 'd83e9665-76b7-49ac-ac85-3a5c32844f4e', 'a06fb7f6-e087-427e-85ba-4580ed3fe667'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
033b08e6-c5ab-4427-82ef-3b017fb96811 | 2,015 | de | Sachverhalt:
A.
A.a. Das Bezirksgericht Hinwil verurteilte X._ am 12. Mai 2005 unter anderem wegen mehrfachen Diebstahls und mehrfacher sexueller Handlungen mit Kindern zu einer unbedingten Gefängnisstrafe von 18 Monaten. X._ verbüsste diese Strafe zusammen mit diversen anderen Freiheitsstrafen im Umfang von insgesamt 46 Monaten und 16 Tagen in der Strafanstalt Saxerriet seit dem 2. Juli 2004. Am 16. August 2007 wurde er vom Amt für Justizvollzug des Kantons Zürich per 12. September 2007 bedingt aus dem Strafvollzug bei einer der Reststrafe entsprechenden Probezeit von 645 Tagen bis 18. Juni 2009 entlassen.
Am Tag der bedingten Entlassung wurde X._ wegen Verdachts auf sexuelle Handlungen mit einem Kind vorübergehend in Untersuchungshaft genommen. Das Kreisgericht Obertoggenburg-Neutoggenburg verurteilte ihn am 11. September 2008 wegen mehrfacher sexueller Handlungen mit einem Kind und mehrfacher Schändung zu einer Freiheitsstrafe von 3 1⁄2 Jahren, teilweise als Zusatzstrafe zum Urteil des Bezirksgerichts Hinwil vom 12. Mai 2005. Das Kantonsgericht St. Gallen wies die dagegen gerichtete Berufung am 8. Juni 2010 ab. Die kantonalen Instanzen hielten für erstellt, dass X._ seine Tochter während des Strafvollzugs anlässlich von Hafturlauben zwischen dem 12. September 2004 und dem 2. November 2006 mehrfach sexuell missbraucht hatte. Das Bundesgericht wies die von X._ gegen das Urteil des Kantonsgerichts erhobene Beschwerde in Strafsachen am 14. April 2011 ab (Verfahren 6B_793/2010).
Am 25. Mai 2011 verurteilte das Bezirksgericht Hinwil X._ unter anderem wegen mehrfachen Diebstahls, begangen von April bis August 2010, zu einer Freiheitsstrafe von 9 Monaten, teilweise als Zusatzstrafe zum Urteil des Kantonsgerichts St. Gallen vom 8. Juni 2010.
X._ verbüsst zurzeit die Freiheitsstrafen gemäss den Urteilen des Kantonsgerichts St. Gallen vom 8. Juni 2010 und des Bezirksgerichts Hinwil vom 25. Mai 2011.
A.b. Am 11. September 2013 widerrief das Amt für Justizvollzug des Kantons Zürich die von ihm am 16. August 2007 angeordnete bedingte Entlassung und ordnete den Vollzug der Reststrafe von 645 Tagen an. Die Verfügung regelt nichts betreffend Kosten- und Entschädigungsfolgen sowie unentgeltliche Rechtspflege.
Den dagegen von X._ erhobenen Rekurs wies die Direktion der Justiz und des Innern des Kantons Zürich am 6. Februar 2014 ab, soweit er sich gegen den Widerruf der bedingten Entlassung richtete. Hingegen hob die Direktion in teilweiser Gutheissung des Rekurses Dispositiv-Ziffer III der Verfügung des Amtes für Justizvollzug betreffend Anordnung des Vollzugs einer Reststrafe von 645 Tagen auf. Da X._ nur in einem Nebenpunkt obsiegte, wurden ihm 3⁄4 der auf Fr. 799.-- bestimmten Kosten des Rekursverfahrens, mithin Fr. 599.--, auferlegt. Weil ihm die unentgeltliche Verfahrensführung gewährt wurde, wurden die ihm auferlegten Verfahrenskosten einstweilen auf die Staatskasse genommen, unter Vorbehalt der in § 16 Abs. 4 des Verwaltungsrechtspflegegesetzes des Kantons Zürich (VRG/ZH) umschriebenen Nachzahlungspflicht von X._. Da X._ nur teilweise und nicht überwiegend obsiegte, wurde ihm in Anwendung von § 17 Abs. 2 VRG/ZH keine Parteientschädigung zugesprochen. Weil ihm die unentgeltliche Rechtsvertretung für das Rekursverfahren gewährt wurde, sprach die Direktion der Justiz und des Innern dem ihm als unentgeltlichen Rechtsbeistand bestellten Rechtsanwalt Daniel Kaiser für das Rekursverfahren eine Entschädigung von total Fr. 3'351.90 aus der Staatskasse zu, unter Vorbehalt der Nachzahlungspflicht von X._ gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH.
X._ erhob gegen die Verfügung der Direktion der Justiz und des Innern vom 6. Februar 2014 Beschwerde an das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich. Dieses wies mit Entscheid vom 28. Juli 2014 (Verfahren VB.2014.00171) die Beschwerde ab, soweit sie sich gegen den Widerruf der bedingten Entlassung richtete. Es hiess die Beschwerde insoweit teilweise gut, als es die Direktion der Justiz und des Innern verpflichtete, dem unentgeltlichen Rechtsbeistand von X._, Rechtsanwalt Daniel Kaiser, für das Rekursverfahren eine Entschädigung von Fr. 3'819.90 (anstatt Fr. 3'351.90) aus der Staatskasse auszurichten.
Da X._ im Beschwerdeverfahren nur zu einem sehr kleinen Teil obsiegte, wurden ihm vom Verwaltungsgericht die Gerichtskosten vollumfänglich auferlegt und keine Parteientschädigung zugesprochen. Das Verwaltungsgericht gewährte X._ die unentgeltliche Prozessführung und Rechtsverbeiständung. Es bestellte Rechtsanwalt Daniel Kaiser als unentgeltlichen Rechtsbeistand und sprach diesem für das verwaltungsgerichtliche Verfahren eine Entschädigung von Fr. 3'151.80 zu, unter Vorbehalt der Nachzahlungspflicht von X._ gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH.
A.c. X._ erhob Beschwerde in Strafsachen an das Bundesgericht. Der Instruktionsrichter wies die Beschwerde mit Verfügung vom 8. Oktober 2014 wegen Weitschweifigkeit zur Verbesserung an den Beschwerdeführer zurück. Am 13. Dezember 2014 reichte dieser fristgerecht eine verkürzte Beschwerde ein. Er beantragte darin im Wesentlichen, es sei vom Widerruf der bedingten Entlassung abzusehen, das Urteil des Verwaltungsgerichts sei aufzuheben und die Angelegenheit im Sinne der Erwägungen zur neuen Entscheidung an die Vorinstanz zurückzuweisen. Er ersuchte überdies um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung.
A.d. Das Bundesgericht hiess mit Urteil vom 6. Februar 2015 die Beschwerde gut. Es hob den Entscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Zürich vom 28. Juli 2014 auf und wies die Sache zur neuen Entscheidung an die Vorinstanz zurück (Verfahren 6B_840/2014). Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wurde als gegenstandslos abgeschrieben. Es wurden keine Gerichtskosten erhoben, und der Kanton Zürich wurde verpflichtet, dem Rechtsvertreter von X._, Rechtsanwalt Daniel Kaiser, für das bundesgerichtliche Verfahren eine Parteientschädigung von Fr. 3'000.-- zu zahlen.
B.
Das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, 3. Abteilung, hiess mit Entscheid vom 19. Februar 2015 (Verfahren VB.2015.00090) die Beschwerde gegen die Verfügung der Justizdirektion vom 6. Februar 2014 in Befolgung des bundesgerichtlichen Rückweisungsentscheides teilweise gut, soweit es darauf eintrat. Es hob die Verfügung der Justizdirektion auf, soweit darin der Rekurs gegen die Verweigerung der bedingten Entlassung abgewiesen und der Beschwerdeführer mit Verfahrenskosten belastet wurde. Das Verwaltungsgericht hob auch die Verfügung des Amtes für Justizvollzug vom 11. September 2013 auf, soweit darin die bedingte Entlassung von X._ widerrufen wurde. Es verpflichtete, wie schon in seinem ersten Urteil vom 28. Juli 2014, die Direktion der Justiz und des Innern, dem Rechtsvertreter von X._ in Abänderung der Verfügung vom 6. Februar 2014 für das Rekursverfahren eine Entschädigung von Fr. 3'819.90 (statt Fr. 3'351.90) zu zahlen. Es auferlegte die Kosten des Rekursverfahrens vor der Direktion der Justiz und des Innern von Fr. 799.-- (in Abänderung von deren Verfügung vom 6. Februar 2014) dem Amt für Justizvollzug. Der Rückforderungsbetrag aus der Entschädigung des unentgeltlichen Rechtsvertreters von X._ im Rekursverfahren vor der Direktion der Justiz und des Innern wurde für den Fall einer Nachzahlungspflicht von X._ im Sinne von § 16 Abs. 4 VRG/ZH um Fr. 1'500.-- reduziert. Das Gesuch des Beschwerdeführers um Gewährung der unentgeltlichen Prozessführung für das (erste) Beschwerdeverfahren VB.2014.00171 vor dem Verwaltungsgericht wurde als gegenstandslos geworden abgeschrieben. Die Gerichtskosten des Beschwerdeverfahrens VB.2014.00171 von Fr. 2'120.-- wurden dem Amt für Justizvollzug auferlegt. Das Amt für Justizvollzug wurde verpflichtet, dem Rechtsvertreter von X._ für das (erste) Beschwerdeverfahren VB.2014.00171 vor dem Verwaltungsgericht eine Parteientschädigung von Fr. 1'500.--, zuzüglich 8 % Mehrwertsteuer, total Fr. 1'620.--, zu bezahlen. X._ wurde die unentgeltliche Rechtverbeiständung gewährt und in der Person von Rechtsanwalt Daniel Kaiser ein unentgeltlicher Rechtsbeistand für das (erste) Beschwerdeverfahren VB.2014.00171 bestellt. Rechtsanwalt Daniel Kaiser wurde für das Beschwerdeverfahren VB.2014.00171 - wie schon im ersten Urteil des Verwaltungsgerichts vom 28. Juli 2014 - mit Fr. 3'151.80 entschädigt. An diese Entschädigung wurde die vom Amt für Justizvollzug dem Rechtsvertreter von X._ zu zahlende Parteientschädigung von Fr. 1'500.--, zuzüglich 8 % Mehrwertsteuer, total Fr. 1'620.--, angerechnet. Die Nachzahlungspflicht von X._ nach § 16 Abs. 4 VRG/ZH wurde vorbehalten. Die Gerichtskosten des (zweiten) Verfahrens VB.2015.00090 vor dem Verwaltungsgericht wurden auf Fr. 560.-- festgesetzt und auf die Gerichtskasse genommen.
C.
X._ führt Beschwerde in Strafsachen. Er beantragt sinngemäss, der Entscheid des Verwaltungsgerichts vom 19. Februar 2015 sei in Bezug auf die Kosten- und Entschädigungspunkte aufzuheben und die Sache zur neuen Beurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen. Eventualiter sei das angefochtene Urteil aufzuheben und wie folgt zu entscheiden. Es seien ihm für das (erste) Verfahren vor dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich eine Parteientschädigung von Fr. 2'952.70, für das Verfahren vor der Direktion der Justiz und des Innern des Kantons Zürich eine Parteientschädigung von Fr. 5'077.15 und für das Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug des Kantons Zürich eine Entschädigung von Fr. 4'483.95 zuzusprechen. Die Gesuche um unentgeltliche Rechtsverbeiständung für diese Verfahren seien als gegenstandslos geworden abzuschreiben. Eventualiter sei von einer Nachzahlungspflicht von X._ abzusehen. Zudem beantragt X._ die unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung im bundesgerichtlichen Verfahren. | Erwägungen:
1.
Der Beschwerdeführer macht geltend, er habe ein rechtlich geschütztes Interesse an der teilweisen Aufhebung des angefochtenen Entscheids. Er sei gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH trotz Obsiegens zu folgenden Nachzahlungen hinsichtlich der Entschädigung seines Rechtsvertreters als unentgeltlicher Rechtsbeistand verpflichtet worden: Fr. 2952.70 betreffend das Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug; Fr. 2'391.90 betreffend das Rekursverfahren vor der Direktion der Justiz und des Innern; Fr. 1'783.95 betreffend das Beschwerdeverfahren vor dem Verwaltungsgericht. Er müsste somit bei Rechtskraft des angefochtenen Urteils Fr. 7'056.55 an den Staat zurückzahlen, obwohl sich der Widerruf der bedingten Entlassung als unzulässig und sein Rekurs an die Direktion der Justiz und des Innern beziehungsweise seine Beschwerde an das Verwaltungsgericht als berechtigt erwiesen hätten. Diese Rückzahlungspflicht begründe sein rechtlich geschütztes Interesse zur Anfechtung des Urteils des Verwaltungsgerichts in diesen Punkten. In der Beschwerde wird im Weiteren geltend gemacht, darüber hinaus sei die Parteientschädigung zugunsten des Rechtsvertreters des Beschwerdeführers bzw. zugunsten des Beschwerdeführers zu tief bemessen. Deshalb sei der Beschwerdeführer in finanzieller Hinsicht einer höheren Zahlungsbelastung betreffend seine durch die Vorinstanz (falsch festgestellte) Rückzahlungspflicht gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH ausgesetzt. Auch dies begründe ein schutzwürdiges Interesse des Beschwerdeführers zur Anfechtung des Urteils in diesen Punkten.
2.
Privaten, welchen die nötigen Mittel fehlen und deren Begehren nicht offensichtlich aussichtslos erscheint, ist auf entsprechendes Ersuchen die Bezahlung von Verfahrenskosten und Kostenvorschüssen zu erlassen (§ 16 Abs. 1 VRG/ZH). Sie haben überdies Anspruch auf Bestellung eines unentgeltlichen Rechtsbeistandes, wenn sie nicht in der Lage sind, ihre Rechte im Verfahren selbst zu wahren (§ 16 Abs. 2 VRG/ZH). Juristischen Personen wird die unentgeltliche Rechtspflege nicht gewährt (§ 16 Abs. 3 VRG/ZH). Eine Partei, der die unentgeltliche Rechtspflege gewährt wurde, ist zur Nachzahlung verpflichtet, sobald sie dazu in der Lage ist. Der Anspruch des Kantons verjährt zehn Jahre nach Abschluss des Verfahrens (§ 16 Abs. 4 VRG/ZH).
Im Verfahren vor den Verwaltungsbehörden werden keine Parteientschädigungen zugesprochen (§ 17 Abs. 1 VRG/ZH). Im Rekursverfahren und im Verfahren vor Verwaltungsgericht kann indessen die unterliegende Partei oder Amtsstelle zu einer angemessenen Entschädigung für die Umtriebe ihres Gegners verpflichtet werden, namentlich wenn (a.) die rechtsgenügende Darlegung komplizierter Sachverhalte und schwieriger Rechtsfragen besonderen Aufwand erforderte oder den Beizug eines Rechtsbeistandes rechtfertigte, oder (b.) ihre Rechtsbegehren oder die angefochtene Anordnung offensichtlich unbegründet waren (§ 17 Abs. 2 VRG/ZH). Stehen sich im Verfahren private Parteien mit gegensätzlichen Begehren gegenüber, wird die Entschädigung in der Regel der unterliegenden Partei auferlegt (§ 17 Abs. 3 VRG/ZH).
2.1. Der unentgeltliche Verteidiger steht in einem öffentlichrechtlichen Verhältnis zum Staat (<ref-ruling> E. 1). Die Entschädigung steht dem Verteidiger, nicht der vertretenen Person zu. Der Staat hat die Entschädigung dem Verteidiger zuzusprechen. Der unentgeltliche Verteidiger darf der vertretenen Person den Aufwand, welchen die staatliche Entschädigung nicht deckt, nicht in Rechnung stellen (<ref-ruling> E. 3b; <ref-ruling> E. 1; Urteil 5A_451/2011 vom 25. Juli 2011 E. 2.1; KASPAR PLÜSS, in: Kommentar zum Verwaltungsrechtspflegegesetz des Kantons Zürich, 3. Aufl. 2014, § 16 N. 104, § 17 N. 45). Es gelten mithin insoweit bei der unentgeltlichen Verteidigung dieselben Grundsätze wie bei der amtlichen Verteidigung (zu dieser: vgl. auch zur Publikation bestimmtes Urteil 6B_730/2014 vom 2. März 2015 E. 4.1; Urteil 6B_45/2012 vom 7. Mai 2012 in: Pra 2012 Nr. 83 E. 1.2, mit zahlreichen Hinweisen).
Wenn und soweit das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege bei Gutheissung des Rechtsmittels gegenstandslos wird, ist eine allfällige Parteientschädigung ebenfalls dem Verteidiger und nicht der vertretenen Person zuzusprechen ( KASPAR PLÜSS, a.a.O., § 16 N. 104; § 17 N. 45). Denn das durch die Bestellung der unentgeltlichen Verteidigung begründete öffentlichrechtliche Verhältnis zwischen dem Verteidiger und dem Staat bleibt auch bei teilweisem Obsiegen als solches bestehen und wandelt sich mithin nicht in ein privatrechtliches Verhältnis zwischen dem Verteidiger und der vertretenen Person um. Der Ausgang des Verfahrens wirkt sich nicht auf die Rechtsnatur der Verteidigung aus. Auch bei Obsiegen ist das Honorar dem unentgeltlichen Verteidiger geschuldet, welcher die Honorarfestsetzung persönlich und in eigenem Namen anfechten kann. Es gelten auch insoweit dieselben Grundsätze wie bei der amtlichen Verteidigung (zu dieser: Urteil 6B_45/2012 vom 7. Mai 2012 in: Pra 2012 Nr. 83 E. 1.4).
2.2. Die Vorinstanz sprach dem als unentgeltlichen Verteidiger bestellten Vertreter des Beschwerdeführers für die diversen Verfahren teils im Rahmen der gewährten unentgeltlichen Rechtsverbeiständung, teils zufolge Obsiegens Entschädigungen zulasten der Staatskasse respektive des Amtes für Justizvollzug zu. Dem Beschwerdeführer persönlich wurden keine Entschädigungen zugesprochen.
2.3. Soweit der Beschwerdeführer geltend macht, die Entschädigungen an seinen unentgeltlichen Rechtsvertreter im Rahmen der unentgeltlichen Rechtsverbeiständung gemäss § 16 Abs. 2 VRG/ZH seien zu niedrig bemessen, ist auf die Beschwerde nicht einzutreten, da diese Entschädigungen nicht ihm, sondern seinem Verteidiger zustehen und zugesprochen wurden. Auf die Beschwerde ist daher nicht einzutreten, soweit der Beschwerdeführer darin die von der Vorinstanz vorgenommenen Kürzungen der Entschädigung seines unentgeltlichen Rechtsvertreters durch Streichung diverser Aufwandpositionen anficht.
2.4. Soweit der Beschwerdeführer geltend macht, die Parteientschädigung an seinen Rechtsvertreter gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH sei zu niedrig bemessen, ist er insoweit zur Beschwerde legitimiert, als von der Höhe dieser Parteientschädigung abhängt, wie hoch der Betrag ist, welchen er gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH nachzahlen muss, falls er dazu in der Lage ist. Denn die Parteientschädigung im Sinne von § 17 Abs. 2 VRG/ZH wird an die - in der Regel höhere (siehe E. 4.1 hiernach) - Entschädigung im Rahmen der unentgeltlichen Rechtsverbeiständung im Sinne von Art. 16 Abs. 2 VRG/ZH angerechnet ( KASPAR PLÜSS, a.a.O., § 16 N. 100 f.). Je höher die Parteientschädigung gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH ist, desto geringer ist die Differenz zwischen ihr und der höheren Entschädigung für die unentgeltliche Rechtsverbeiständung gemäss § 16 Abs. 2 VRG/ZH und umso geringer ist somit der Betrag, welcher der allfälligen Nachzahlungspflicht des Beschwerdeführers im Sinne § 16 Abs. 4 VRG/ZH unterliegt. Der Beschwerdeführer hat somit in der vorliegend gegebenen Konstellation ein rechtlich geschütztes Interesse zur Rüge, dass die seinem Rechtsvertreter zugesprochene Parteientschädigung im Sinne von § 17 Abs. 2 VRG/ZH zu tief bemessen sei.
3.
3.1. Der Beschwerdeführer beanstandet, dass er bei Rechtskraft des angefochtenen Urteils total Fr. 7'056.55 - nämlich Fr. 2'952.70 + Fr. 2'319.90 + Fr. 1'783.95 - an den Staat zurückzahlen müsste, obwohl sich der Widerruf der bedingten Entlassung durch Verfügung des Amtes für Justizvollzug vom 11. September 2013 als unzulässig und der Rekurs beziehungsweise die Beschwerde dagegen als berechtigt erwiesen hätten, wie sich aus dem Bundesgerichtsentscheid 6B_840/2014 vom 6. Februar 2015 ergebe.
3.2. Der Beschwerdeführer wird nicht durch den angefochtenen Entscheid mit Eintritt der Rechtskraft zur Rückzahlung verpflichtet. Die Pflicht zur Nachzahlung besteht aufgrund der gesetzlichen Regelung unter den in § 16 Abs. 4 VRG/ZH genannten Voraussetzungen, auf welche im angefochtenen Urteil lediglich hingewiesen wird.
3.3. Die Vorinstanz hat bei der Regelung der Kosten- und Entschädigungsfolgen berücksichtigt, dass der Widerruf der bedingten Entlassung entgegen ihrer noch im ersten Urteil vom 28. Juli 2014 (Verfahren VB.2014.00171) vertretenen Auffassung bundesrechtswidrig war.
Ein Vergleich zwischen dem vorliegend angefochtenen Entscheid vom 19. Februar 2015 (VB.2015.00090) und dem ersten Urteil des Verwaltungsgerichts vom 28. Juli 2014 (VB.2014.00171) zeigt diverse Unterschiede in der Entscheidung über die unentgeltliche Rechtspflege und betreffend die Kosten- und Entschädigungsfolgen.
Im angefochtenen Entscheid (Dispositiv-Ziffer 1, 4. Absatz) werden die Kosten des Rekursverfahrens vor der Direktion der Justiz und des Innern von Fr. 799.-- neu dem Amt für Justizvollzug auferlegt. Der Rückforderungsbetrag aus der Entschädigung des unentgeltlichen Rechtsvertreters des Beschwerdeführers im Rekursverfahren im Betrag von Fr. 3'819.90 wird für den Fall einer Nachzahlungspflicht des Beschwerdeführers im Sinne von § 16 Abs. 4 VRG/ZH um Fr. 1'500.-- reduziert (Dispositiv-Ziffer 1, 5. Absatz). Neu werden das Gesuch des Beschwerdeführers um unentgeltliche Prozessführung im (ersten) Verwaltungsgerichtsbeschwerdeverfahren (VB.2014.00171) als gegenstandslos geworden abgeschrieben, die Gerichtskosten von Fr. 2'120.-- für dieses Beschwerdeverfahren dem Amt für Justizvollzug auferlegt und das Amt für Justizvollzug verpflichtet, dem Rechtsvertreter des Beschwerdeführers für das Beschwerdeverfahren VB.2014.00171 eine Parteientschädigung von Fr. 1'500.-- zuzüglich 8 % Mehrwertsteuer, total Fr. 1'620.--, zu bezahlen (Dispositiv-Ziffern 2-4). Die Vorinstanz erwägt, unter den gegebenen Umständen wäre eigentlich auch Dispositiv-Ziffer IV der Verfügung der Direktion der Justiz und des Innern vom 6. Februar 2014 aufzuheben (worin dem Rekurrenten keine Parteientschädigung zugesprochen wurde) und das Amt für Justizvollzug zu verpflichten, dem Beschwerdeführer für das Rekursverfahren eine Parteientschädigung zu bezahlen. Die Vorinstanz unterlässt dieses Prozedere aber mit dem Argument, die Direktion der Justiz und des Innern habe dem Beschwerdeführer die unentgeltliche Rechtsverbeiständung gewährt und seinem Rechtsvertreter die Entschädigung unterdessen schon ausbezahlt. Daher sei dem Beschwerdeführer keine zusätzliche Parteientschädigung zuzusprechen. Vielmehr sei der Rückforderungsbetrag für den Fall der Nachzahlungspflicht zu reduzieren, wobei Fr. 1'500.-- als angemessen erschienen. Die Vorinstanz erwägt, da die Verwaltungsgerichtsbeschwerde nach der bundesgerichtlichen Rückweisung überwiegend gutzuheissen sei, soweit darauf einzutreten sei, rechtfertige es sich, die Kosten des ersten Verwaltungsgerichtsbeschwerdeverfahrens VB.2014.00171 von insgesamt Fr. 2'120.-- vollumfänglich dem Amt für Justizvollzug aufzuerlegen und dieses Amt zu verpflichten, dem Vertreter des Beschwerdeführers für dasselbe Verfahren eine Parteientschädigung zu bezahlen, wobei sich Fr. 1'500.-- (zuzüglich 8 % Mehrwertsteuer) als angemessen erwiesen.
Diese Änderungen, mit welchen sich der Beschwerdeführer nicht auseinandersetzt, haben ihren Grund darin, dass die Vorinstanz in Bezug auf die Frage des Widerrufs der bedingten Entlassung neu nicht mehr den Beschwerdeführer, sondern das Amt für Justizvollzug als unterliegende Partei betrachtet.
4.
4.1. Aus dem Umstand, dass gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH nur eine "angemessene" Parteientschädigung zugesprochen wird, zieht die Praxis den Schluss, dass die Parteientschädigung nicht sämtliche einer Partei entstandenen Kosten, sondern nur einen Teil des notwendigen Prozessaufwandes umfassen muss und die entschädigungsberechtigte Partei im Übrigen ihren notwendigen Aufwand selber zu tragen hat. Der entschädigungsberechtigten Partei ist es grundsätzlich zuzumuten, für einen Teil ihrer erforderlichen Kosten selber aufzukommen. Die gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH der obsiegenden Partei zugesprochene Parteientschädigung liegt praxisgemäss in der Regel deutlich unter den tatsächlichen Honorarkosten und ist in der Regel auch deutlich tiefer als eine gemäss § 16 Abs. 2 VRG/ZH zugesprochene Entschädigung für eine unentgeltliche Rechtsverbeiständung ( KASPAR PLÜSS, a.a.O., § 17 N. 64, 72, 80 f., § 16 N. 101 mit Hinweisen auf die Praxis).
Der Beschwerdeführer setzt sich damit nicht substantiiert auseinander. Er legt nicht dar, inwiefern die Vorinstanz beispielsweise durch die Festsetzung der Parteientschädigung von Fr. 1'500.-- + 8 % Mehrwertsteuer für das erste Verwaltungsgerichtsbeschwerdeverfahren (VB.2014.00171) kantonales Verfahrensrecht willkürlich angewendet beziehungsweise verfassungsmässige Rechte und Grundsätze verletzt oder ihr Ermessen überschritten oder missbraucht habe.
4.2. Aus dieser Praxis ergibt sich für den vorliegenden Fall, dass das Amt für Justizvollzug als im Hauptpunkt (Widerruf der bedingten Entlassung) unterliegende Partei zur Zahlung einer Parteientschädigung gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH an den Rechtsvertreter des obsiegenden Beschwerdeführers verpflichtet ist, dass dadurch aber das Gesuch um unentgeltliche Rechtsverbeiständung nicht gegenstandslos wird, weil eine Entschädigung gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH nicht den gesamten notwendigen Aufwand deckt, dass dem Rechtsvertreter des Beschwerdeführers daher auch eine Entschädigung gemäss § 16 Abs. 2 VRG/ZH im Rahmen der unentgeltlichen Rechtsverbeiständung zugesprochen wird, für welche den Beschwerdeführer gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH eine Pflicht zur Nachzahlung trifft, falls er in den zehn Jahren seit Abschluss des Verfahrens dazu in der Lage ist.
5.
5.1. Die Verfügung des Amtes für Justizvollzug vom 11. September 2013 betreffend Widerruf der bedingten Entlassung enthält keine Regelung hinsichtlich der Kosten- und Entschädigungsfolgen und keinen Entscheid betreffend Entschädigungen im Rahmen der unentgeltlichen Rechtspflege, obschon der Beschwerdeführer im Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug den Antrag "unter Kosten- und Entschädigungsfolge zulasten des Staates" gestellt und am 9. August 2013 ein Gesuch um unentgeltliche Rechtsverbeiständung eingereicht hatte, welches am 14. August 2013 bewilligt worden war. Mit Eingabe vom 3. Oktober 2013, also nach Erlass der Verfügung des Amtes für Justizvollzug vom 11. September 2013, beantragte der Beschwerdeführer eine Entschädigung von Fr. 2'952.70 für das Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug. Der Rechtsvertreter des Beschwerdeführers erhielt nach seiner eigenen Darstellung in der Folge eine entsprechende Zahlung, wobei es sich nicht um eine Parteientschädigung, sondern um eine Entschädigung im Rahmen der am 14. August 2013 bewilligten unentgeltlichen Rechtsverbeiständung handelte, für welche gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH eine Pflicht zur Nachzahlung besteht.
5.2. Der Beschwerdeführer beanstandet, dass das Amt für Justizvollzug ihm keine Parteientschädigung im Sinne von § 17 VRG/ZH zugesprochen und über seinen Antrag auf Entschädigung gar nicht entschieden hat.
Die Vorinstanz hält fest, dass der Beschwerdeführer in seinem Rekurs an die Direktion der Justiz und des Innern nicht das Begehren stellte, es sei ihm für das Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug eine Parteientschädigung von Fr. 2'952.70 zuzusprechen. Daher habe die Direktion nicht darüber befunden und bilde es auch nicht Gegenstand des Beschwerdeverfahrens, weshalb auf die Beschwerde insofern nicht einzutreten sei.
5.3. Der Beschwerdeführer vermag nicht darzulegen, inwiefern die Vorinstanz mit diesen Erwägungen Recht verletze. Der im Rekurs gestellte Antrag "unter Kosten- und Entschädigungsfolge zulasten des Staates" betraf das Rekursverfahren, nicht auch das Verfahren vor der ersten Instanz, d.h. vor dem Amt für Justizvollzug. Über eine Entschädigung ist nach der Praxis nicht von Amtes wegen, sondern nur auf ein entsprechendes Begehren zu entscheiden (siehe die Hinweise bei KASPAR PLÜSS, a.a.O., § 17 N. 16). Im Übrigen werden in den Verfahren vor den Verwaltungsbehörden keine Entschädigungen zugesprochen (§ 17 Abs. 1 VRG/ZH), dies im Unterschied zu den Rekursverfahren und den Verfahren vor Verwaltungsgericht (§ 17 Abs. 2 VRG/ZH). Dies ist entgegen der Meinung des Beschwerdeführers nicht verfassungswidrig (siehe <ref-ruling> E. II/1 mit Hinweisen; vgl. auch MARCEL MAILLARD, in: Praxiskommentar zum Bundesgesetz über das Verwaltungsverfahren, 2009, Art. 64 VwVG N. 1). Daher kann dahingestellt bleiben, ob die Bemerkung des Beschwerdeführers am Ende seiner Replik vom 3. Januar 2014 im Rekursverfahren, er beantrage eine Entschädigung in gleicher Höhe für das im Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug aufgelaufene Anwaltshonorar von Fr. 2'952.70, als ein rechtsgültiges Begehren um Parteientschädigung gemäss § 17 VRG/ZH im erstinstanzlichen Verwaltungsverfahren hätte angesehen werden müssen.
5.4. Der Beschwerdeführer beantragte in seiner Beschwerde an das Bundesgericht im Verfahren 6B_840/2014 subsubeventualiter unter anderem, es sei ihm für das Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug eine Entschädigung von Fr. 2'952.70 zuzusprechen. Das Bundesgericht hiess die Beschwerde gut, hob das Urteil des Verwaltungsgerichts des Kantons Zürich vom 28. Juli 2014 auf und wies die Sache zur neuen Entscheidung an die Vorinstanz zurück. Es erwog, der Widerruf der bedingten Entlassung sei bundesrechtswidrig. Aus diesem Grunde hob es den angefochtenen Entscheid auf. Bei diesem Verfahrensausgang erübrigte es sich gemäss Erwägung 4 des Bundesgerichtsentscheids, auf die weiteren Rügen einzugehen. Das Bundesgerichtsurteil enthält entgegen der Meinung des Beschwerdeführers nicht die Weisung, dass dem Beschwerdeführer eine Parteientschädigung für das Verfahren vor dem Amt für Justizvollzug zu zahlen sei.
6.
6.1. Der Beschwerdeführer beanstandet, dass die Vorinstanz ihm für das Rekursverfahren vor der Direktion der Justiz und des Innern keine Parteientschädigung gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH zugesprochen habe. Die Voraussetzungen für eine Parteientschädigung seien offensichtlich erfüllt, da er letztlich in der Hauptsache (Widerruf des bedingten Strafvollzugs) obsiegt habe.
6.2. Der Einwand geht an der Sache vorbei. Die Vorinstanz hält ausdrücklich fest, dass der Beschwerdeführer gestützt auf § 17 Abs. 2 VRG/ZH Anspruch auf eine Parteientschädigung für das Rekursverfahren vor der Direktion der Justiz und des Innern hat, welche vom Amt für Justizvollzug als unterliegende Partei zu zahlen wäre. Eine solche Zahlung kam aber unter den gegebenen Umständen nicht in Betracht. Denn die Direktion der Justiz und des Innern hatte dem Beschwerdeführer für das Rekursverfahren die unentgeltliche Rechtspflege und Rechtsverbeiständung gewährt und die Entschädigung gemäss § 16 Abs. 2 VRG/ZH inzwischen bereits an den Rechtsvertreter des Beschwerdeführers ausbezahlt. Damit blieb für die Zusprechung einer Parteientschädigung gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH kein Raum mehr, da eine solche Parteientschädigung an die (höhere) Entschädigung gemäss § 16 Abs. 2 VRG/ZH im Rahmen der unentgeltlichen Rechtsverbeiständung anzurechnen ist. Dem Umstand, dass der Beschwerdeführer im Rekursverfahren als obsiegende Partei zu betrachten ist, trägt die Vorinstanz zutreffend dadurch Rechnung, dass sie den Entschädigungsbetrag von Fr. 3'819.90 im Rahmen der unentgeltlichen Rechtsverbeiständung, welchen der Beschwerdeführer unter den Voraussetzungen von § 16 Abs. 4 VRG/ZH zurückzahlen müsste, um den Betrag von Fr. 1'500.-- reduziert. Damit bringt die Vorinstanz zum Ausdruck, dass es sich bei diesem im Betrag von Fr. 3'819.90 enthaltenen Betrag von Fr. 1'500.-- um eine Parteientschädigung im Sinne von § 17 Abs. 2 VRG/ZH handelt, in Bezug auf welche keine Nachzahlungspflicht gemäss § 16 Abs. 4 VRG/ZH besteht. Der Beschwerdeführer erfährt durch dieses Prozedere keinen Nachteil, da bei bewilligter unentgeltlicher Rechtsverbeiständung im Sinne von § 16 Abs. 2 VRG/ZH auch allfällige Parteientschädigungen im Sinne von § 17 Abs. 2 VRG/ZH nicht der obsiegenden Partei, sondern ihrem Rechtsvertreter zuzusprechen sind.
7.
7.1. Die Vorinstanz verkennt mithin nicht, dass der Beschwerdeführer letztlich in der Hauptsache (Widerruf der bedingten Entlassung) obsiegt hat und dies sich auf die Kosten- und Entschädigungsfolgen in den diversen Verfahren auswirken muss. Die Vorinstanz spricht dem Rechtsvertreter des Beschwerdeführers im angefochtenen Entscheid neu für das erste Verwaltungsgerichtsbeschwerdeverfahren (VB.2014.00171) eine Parteientschädigung von Fr. 1'500.-- + Fr. 120.-- Mehrwertsteuer und für das Rekursverfahren implizit, durch Kürzung des allfälligen Nachzahlungsbetrags im Sinne von § 16 Abs. 4 VRG/ZH um Fr. 1'500.--, eine Parteientschädigung in dieser Höhe zu. Inwiefern die Vorinstanz damit kantonales Verfahrensrecht willkürlich angewendet und verfassungsmässige Rechte des Beschwerdeführers oder Verfassungsgrundsätze verletzt beziehungsweise ihr Ermessen überschritten oder missbraucht habe, vermag der Beschwerdeführer nicht darzulegen.
7.2. Es trifft entgegen der Meinung des Beschwerdeführers nicht zu, dass nach einem ungeschriebenen Rechtsgrundsatz bei Obsiegen im Verwaltungsrekurs- und kantonalen Verwaltungsgerichtsbeschwerdeverfahren die unentgeltliche Rechtsverbeiständung im Sinne von § 16 Abs. 2 VRG/ZH hinfällig und vollumfänglich durch die Parteientschädigung gemäss § 17 Abs. 2 VRG/ZH substituiert wird. Die Parteientschädigung im Sinne von § 17 Abs. 2 VRG/ZH ist nach der ständigen Praxis, mit welcher sich der Beschwerdeführer nicht auseinandersetzt, in der Regel deutlich niedriger als die Entschädigung für die unentgeltliche Rechtsverbeiständung im Sinne von § 16 Abs. 2 VRG/ZH.
8.
Der Beschwerdeführer ersucht um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege im Verfahren vor dem Bundesgericht. Das Gesuch ist abzuweisen, da die Beschwerde keine Aussicht auf Erfolg hatte. Daher hat der Beschwerdeführer die bundesgerichtlichen Kosten zu tragen. Seinen angespannten finanziellen Verhältnissen ist bei der Bemessung der Gerichtsgebühr Rechnung zu tragen. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2.
Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
3.
Die Gerichtskosten von Fr. 800.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
4.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, 3. Abteilung, Einzelrichterin, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 19. Mai 2015
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Denys
Der Gerichtsschreiber: Näf | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['ca36d992-8d1c-4029-b8c0-c959c048b348', 'ebc52e8f-6276-43ad-b53e-3f040f6b6a6a', 'fc082850-721f-4b1a-a13e-6cd367382a05'] | [] |
033b34e9-d4fc-4ba0-b791-a13456505113 | 2,012 | fr | Considérant en fait et en droit:
que M._ est assuré pour l'assurance obligatoire des soins auprès d'Auxilia Assurance-maladie SA (Auxilia),
que par lettres des 4 juillet et 15 août 2011, l'assuré a sollicité la prise en charge par son assureur-maladie des frais liés à la prise du médicament X._®,
que celui-ci a répondu, par courrier du 26 août 2011, que ce médicament lui avait été facturé en quantité supérieure à ce qui est prévu par le Compendium suisse des médicaments (compendium),
qu'Auxilia a refusé, par décision du 2 novembre 2011, la prise en charge des emballages du médicament X._® dépassant la limite du dosage maximal fixée par le compendium,
qu'au 1er janvier 2012 est intervenue la fusion d'Auxilia et de INTRAS Assurance-maladie SA (Intras),
que par décision sur opposition du 9 mai 2012, Intras, confirmant la décision d'Auxilia du 2 novembre 2011, a refusé la prise en charge des emballages du médicament X._® retirés par M._ entre le 19 mai 2011 et le 30 mars 2012,
que saisi d'un recours de l'assuré, le Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour des assurances sociales, l'a rejeté par jugement du 24 octobre 2012,
que par écriture du 19 novembre 2012 (timbre postal), M._ interjette un recours devant le Tribunal fédéral contre ce jugement,
qu'aux termes de l'art. 42 al. 1 et 2 LTF, le recours doit indiquer, entre autres exigences, les conclusions, les motifs et les moyens de preuve, en exposant succinctement en quoi l'acte attaqué est contraire au droit,
que selon l'instance cantonale, le médicament X._® a été prescrit au recourant par le docteur P._, spécialiste FMH en psychiatrie et psychothérapie, pour éviter qu'il ne rechute dans la toxicomanie (jugement entrepris, consid. 3b, p. 10),
que, le médicament en question étant indiqué pour le traitement à court terme des troubles du sommeil et en tant que sédatif dans le cadre d'une prémédication lors d'une intervention chirurgicale ou diagnostique, cet usage ne correspondait pas aux indications autorisées par Swissmedic (usage hors étiquette; jugement entrepris, consid. 2e p. 9, respectivement 3b, p. 10),
qu'en l'occurrence, aucune des hypothèses dans lesquelles un assureur-maladie était tenu d'accorder, à titre exceptionnel, la prise en charge d'un médicament utilisé hors étiquette n'était réalisée (jugement entrepris, consid. 3a p. 10 et 3b, p. 11),
que dans son écriture du 19 novembre 2012, le recourant estime qu'il a droit au remboursement du médicament en question, celui-ci ayant été prescrit par le docteur P._ et s'étant avéré efficace dans sa lutte contre la toxicomanie,
qu'en outre son poids (120 kilogrammes) justifie selon lui une consommation importante de ce médicament,
qu'avec ces arguments et les autres éléments qu'il soulève dans son recours, l'intéressé ne prend pas position par rapport à la motivation du jugement attaqué,
que l'on ne peut donc pas en déduire en quoi les constatations des premiers juges seraient manifestement inexactes - au sens de l'art. 97 al. 1 LTF -, voire insoutenables ou arbitraires (<ref-ruling> consid. 7.1 p. 398), ni en quoi l'acte attaqué serait contraire au droit,
que le recours ne répond pas aux exigences de l'art. 42 al. 1 et 2 LTF et n'est pas recevable,
que le recours doit être déclaré irrecevable selon la procédure simplifiée de l'art. 108 al. 1 let. b LTF,
qu'en application de l'art. 66 al. 1, 2ème phrase, LTF, il convient, vu les circonstances, de renoncer à la perception des frais judiciaires, | par ces motifs, le Président prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. Il n'est pas perçu de frais judiciaires.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties, au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour des assurances sociales, et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 14 décembre 2012
Au nom de la IIe Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Meyer
Le Greffier: Bouverat | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1'] | [] |
|
033b4a36-38ab-4729-b370-c9c3c2b73ad9 | 2,004 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die Bezirksgerichtskommission Arbon erklärte X._ am 4. September 2002 der Hehlerei (<ref-law>) schuldig und verurteilte ihn zu drei Tagen Gefängnis, unter Gewährung des bedingten Strafvollzugs bei einer Probezeit von zwei Jahren, sowie zu einer Busse von Fr. 6'000.--. Von der Anklage der Urkundenfälschung sprach sie ihn frei. Die Schadenersatzforderungen des Geschädigten verwies sie auf den Zivilweg. Eine gegen diesen Entscheid geführte Berufung des Beurteilten sowie eine Anschlussberufung der Staatsanwaltschaft befand das Obergericht des Kantons Thurgau mit Urteil vom 19. Juni 2003 für unbegründet und bestätigte das erstinstanzliche Urteil.
A. Die Bezirksgerichtskommission Arbon erklärte X._ am 4. September 2002 der Hehlerei (<ref-law>) schuldig und verurteilte ihn zu drei Tagen Gefängnis, unter Gewährung des bedingten Strafvollzugs bei einer Probezeit von zwei Jahren, sowie zu einer Busse von Fr. 6'000.--. Von der Anklage der Urkundenfälschung sprach sie ihn frei. Die Schadenersatzforderungen des Geschädigten verwies sie auf den Zivilweg. Eine gegen diesen Entscheid geführte Berufung des Beurteilten sowie eine Anschlussberufung der Staatsanwaltschaft befand das Obergericht des Kantons Thurgau mit Urteil vom 19. Juni 2003 für unbegründet und bestätigte das erstinstanzliche Urteil.
B. X._ führt eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde mit dem Antrag, die Ziffern 1 und 3a des angefochtenen Urteils seien aufzuheben und die Sache zur neuen Beurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen.
B. X._ führt eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde mit dem Antrag, die Ziffern 1 und 3a des angefochtenen Urteils seien aufzuheben und die Sache zur neuen Beurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen.
C. Das Obergericht beantragt unter Verzicht auf Gegenbemerkungen die Abweisung der Beschwerde. Vernehmlassungen wurden nicht eingeholt. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Die Vorinstanz stellt für den Kassationshof verbindlich (Art. 277bis Abs. 1 BStP) fest, ein Bekannter des Beschwerdeführers habe im Oktober 1998 bei seinem damaligen Arbeitgeber einen gebrauchten hydraulischen Spitzhammer für Bauabbruch-, Asphalt- und Betonarbeiten der Marke "Rammer S 56" im Wert von Fr. 25'000.-- bis Fr. 64'000.-- gestohlen. Am folgenden Tag habe er ihn für Fr. 7'000.-- dem Beschwerdeführer, dem er ihn zuvor angeboten hatte, verkauft. Dieser habe weder um die deliktische Herkunft gewusst noch seriösen Verdacht geschöpft. Nach zwei oder drei Monaten habe der Beschwerdeführer den Rammer auf die Farben seines Unternehmens umspritzen lassen. Zu einem späteren Zeitpunkt, im Juli oder August 1999, habe er Kenntnis vom Diebstahl erhalten. Dessen ungeachtet habe er das Gerät weiter benutzt und es unterlassen, die Polizei zu benachrichtigen.
1. Die Vorinstanz stellt für den Kassationshof verbindlich (Art. 277bis Abs. 1 BStP) fest, ein Bekannter des Beschwerdeführers habe im Oktober 1998 bei seinem damaligen Arbeitgeber einen gebrauchten hydraulischen Spitzhammer für Bauabbruch-, Asphalt- und Betonarbeiten der Marke "Rammer S 56" im Wert von Fr. 25'000.-- bis Fr. 64'000.-- gestohlen. Am folgenden Tag habe er ihn für Fr. 7'000.-- dem Beschwerdeführer, dem er ihn zuvor angeboten hatte, verkauft. Dieser habe weder um die deliktische Herkunft gewusst noch seriösen Verdacht geschöpft. Nach zwei oder drei Monaten habe der Beschwerdeführer den Rammer auf die Farben seines Unternehmens umspritzen lassen. Zu einem späteren Zeitpunkt, im Juli oder August 1999, habe er Kenntnis vom Diebstahl erhalten. Dessen ungeachtet habe er das Gerät weiter benutzt und es unterlassen, die Polizei zu benachrichtigen.
2. 2.1 Der Beschwerdeführer wendet sich gegen den Schuldspruch der Hehlerei. Er macht geltend, er habe den fraglichen Spitzhammer nach Kenntnis der deliktischen Herkunft zwar weiterverwendet. Die Benutzung sei jedoch im bisherigen Rahmen erfolgt, ohne dass er weitere Vorkehren getroffen habe. Er habe das Gerät daher nicht im Sinne von <ref-law> verheimlicht.
2.2 Die Vorinstanz nimmt in rechtlicher Hinsicht an, der Beschwerdeführer sei, nachdem er erfahren habe, dass der Spitzhammer aus einer Straftat stammte, nicht bloss untätig geblieben. Vielmehr habe er den farbmässig an seinen Maschinenpark angepassten Rammer weiter benutzt, als ob er sein Eigentum wäre bzw. als ob er ihn rechtmässig erworben hätte. Durch dieses aktive Tun habe er den Eindruck erweckt, das Gerät gehöre nach wie vor zu seinem legalen Maschinenpark. Der durch die Vortat geschaffene rechtswidrige Zustand sei dadurch perpetuiert und die Wiedererlangung der Sache erschwert worden.
2.2 Die Vorinstanz nimmt in rechtlicher Hinsicht an, der Beschwerdeführer sei, nachdem er erfahren habe, dass der Spitzhammer aus einer Straftat stammte, nicht bloss untätig geblieben. Vielmehr habe er den farbmässig an seinen Maschinenpark angepassten Rammer weiter benutzt, als ob er sein Eigentum wäre bzw. als ob er ihn rechtmässig erworben hätte. Durch dieses aktive Tun habe er den Eindruck erweckt, das Gerät gehöre nach wie vor zu seinem legalen Maschinenpark. Der durch die Vortat geschaffene rechtswidrige Zustand sei dadurch perpetuiert und die Wiedererlangung der Sache erschwert worden.
3. 3.1 Der Hehlerei macht sich unter anderem schuldig, wer eine fremde Sache, von der er weiss oder annehmen muss, dass sie ein anderer durch eine strafbare Handlung gegen das Vermögen erlangt hat, verheimlicht (<ref-law>). Unter Verheimlichen ist jedes Tätigwerden zu verstehen, durch das dem Berechtigten oder der Behörde das Auffinden der Sache verunmöglicht oder erschwert wird, so beispielsweise, wenn der Täter die Sache versteckt oder an einen Ort bringt, wo sie nicht vermutet wird, sie weiterverkauft, oder wenn er den Besitz an der Sache wahrheitswidrig in Abrede stellt oder die Sache dem polizeilichen Zugriff entzieht (<ref-ruling> E. 2; vgl. auch <ref-ruling> E. 2; <ref-ruling> E. 2; <ref-ruling> E. 4). Ein einverständliches Zusammenwirken mit dem Vortäter ist bei der Tatvariante des Verheimlichens einer vorgängig erworbenen Sache, anders als beispielsweise beim Erwerb selbst, nicht erforderlich (vgl. Martin Schubarth, Kommentar Strafrecht, Bern 1990, Art. 144 N 50; Bernard Corboz, Les infractions en droit suisse, Bd. I, Bern 2002, Art. 160 N 37; José Hurtado Pozo, Droit pénal, Partie spéciale I, 3. Aufl., Zürich 1997, N 1304; a.M. Philippe Weissenberger, Basler Kommentar, Strafgesetzbuch II, Art. 160 N 44). Denn das Erfordernis, dass der Hehler im Einverständnis mit dem Vortäter handelt, dient lediglich dazu, den Erwerb durch eigenmächtiges Handeln als Hehlerei auszuschliessen (vgl. Schönke/Schröder/Stree, Strafgesetzbuch, 26. Aufl., München 2001, § 259 N 42).
Blosses Schweigen oder Untätigbleiben ist als Verheimlichen nur strafbar, wenn eine Auskunfts- oder Handlungspflicht besteht (BGE 76 IV188 E. 2; <ref-ruling> E. 3). Eine allgemeine Rechtspflicht, den Besitz einer gestohlenen Sache dem Eigentümer oder einem andern Berechtigten oder der Polizei zu melden, gibt es nicht. Eine solche Pflicht besteht nur für den Finder einer verlorenen Sache (<ref-law>, <ref-law>). Als verloren gilt eine Sache, wenn sie dem früheren Inhaber des Gewahrsams ohne dessen Willen abhanden gekommen ist und sich anschliessend in niemandes Gewahrsam befunden hat (BGE 71 IV 87 E. 1 und 183 E. 2; <ref-ruling> E. 2). Letzteres trifft auf gestohlene Sachen nicht zu.
3.2 Das angefochtene Urteil verletzt kein Bundesrecht.
Zwar trifft zu, dass mangels entsprechender Rechtspflicht nicht als Verheimlichen im Sinne von <ref-law> qualifiziert werden kann, dass der Beschwerdeführer es unterliess, den Eigentümer oder die Polizei zu benachrichtigen, nachdem er um die Herkunft des Spitzhammers erfahren hatte. Indes setzte der Beschwerdeführer das Werkzeug unverändert wie zu dem Zeitpunkt, als er noch keine Kenntnis des Diebstahls hatte, auf seinen Baustellen ein. Wohl versteckte er die Maschine nach den verbindlichen tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz nicht und verbrachte sie auch nicht an einen Ort, wo sie schwerer auffindbar war. Doch blieb er nicht untätig und sah insbesondere nicht von einer Nutzung ab, sondern hielt durch den weiteren Gebrauch des auf die Farben seines Unternehmens umgespritzten Geräts nach Aussen hin bewusst den Anschein aufrecht, er sei dessen rechtmässiger Eigentümer. Ein solches Verhalten war, wie die Vorinstanz zu Recht erkennt, generell geeignet, der Polizei und dem Eigentümer das Auffinden der gestohlenen Maschine zu erschweren.
Dass der Beschwerdeführer nach Kenntnis des Diebstahls "nur" sein früheres Verhalten weiterführte, bedeutet entgegen seiner Auffassung nicht, dass er sich passiv verhielt und das Auffinden nicht beeinträchtigte, sondern einzig, dass er durch sein Tun das Auffinden der gestohlenen Maschine nicht noch mehr erschwerte als schon zuvor; das Erschwernis aber hielt er aufrecht. Sodann begründet das strafrechtliche Sanktionieren der Weiterverwendung nicht faktisch die Pflicht, den Besitz einer gestohlenen Sache zu melden. Denn um einer Verurteilung zu entgehen, genügt ein Unterlassen von Handlungen zum Zweck der Verheimlichung. Nicht relevant ist in diesem Zusammenhang der Umstand, dass der Verzicht auf die Weiterverwendung eine Amortisation des Kaufpreises verunmöglicht und deswegen ein Motiv sein kann, den Besitz zu melden, um so wenigstens eine Rückforderung des Kaufpreises und damit eine Begrenzung des Schadens zu erreichen.
Die Vorinstanz hat den Weitergebrauch der gestohlenen Maschine somit zu Recht als Verheimlichen im Sinne von <ref-law> gewürdigt. Die Beschwerde ist unbegründet.
Die Vorinstanz hat den Weitergebrauch der gestohlenen Maschine somit zu Recht als Verheimlichen im Sinne von <ref-law> gewürdigt. Die Beschwerde ist unbegründet.
4. Aus diesen Gründen ist die Beschwerde abzuweisen. Bei diesem Ausgang des Verfahrens trägt der Beschwerdeführer die Kosten (Art. 278 Abs. 1 BStP). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Nichtigkeitsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Nichtigkeitsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Staatsanwaltschaft des Kantons Thurgau und dem Obergericht des Kantons Thurgau schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 26. Februar 2004
Im Namen des Kassationshofes
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['54f61d53-db8d-41b1-bfa0-9bc8010ca385', '140042af-e6a2-4a50-8401-58bceeede4a2', '1a8a0c1f-d5d0-4ea7-8860-98276bd542e8', '7c328303-b6b5-47dc-affa-2d707284dd66', '28d86474-98e4-4ef8-9e2a-507e5c3783a2', '1e288a6b-28af-400b-8980-af85bcb2c695'] | ['fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
033b9ba6-be9d-4e01-b100-6a7f2f6260fa | 2,003 | fr | Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce
1. Le recours est rejeté.
2. Il n'est pas perçu de frais de justice ni alloué de dépens.
3. Le présent arrêt sera communiqué aux parties, au Tribunal cantonal genevois des assurances sociales et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 27 novembre 2003
Au nom du Tribunal fédéral des assurances
Le Président de la Ire Chambre Le Greffier | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['27b12d9b-b481-4b2d-8ffe-c3976c1ceffa', '44cbdf49-736a-4e2c-b158-f925d0363215'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'c8a6dc41-b9c4-4e32-a774-efd68bdbb776', '7fb6aad1-1e6a-4ffb-a227-ea9ba8135586', 'c4ec6cbb-b583-4f01-b5a1-de0b8f0beaae', '9e805657-d5e3-4a94-8328-5e71d5c0da3b', '53b42a64-b12f-44e3-8c76-98f047cf6a00', '25c76559-0095-4a69-a954-a4f20bcf4c52', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836'] |
||
033c0117-503b-4b7f-a6b8-f99748bc1a5f | 2,008 | de | Sachverhalt:
A. A.a Y._ verstarb 1985. Bis zu seinem Tod lebte er mit seiner Lebenspartnerin W._ zusammen. Als Erben hat Y._ seine beiden Kinder R._ und Z._ hinterlassen.
A.b Y._ hatte am 16. Juli 1982 ein öffentliches Testament mit folgendem Wortlaut errichten lassen:
"[...]
Art. 3
Meine Erben haben Frau W._ vom Tage meines Ablebens hinweg je eine lebenslängliche vorschüssige Rente auszurichten, nämlich
a) Fräulein R._ bezahlt spätestens am 5. jeden Monats einen Betrag von Fr. 2'700.--, schreibe Franken zweitausendsiebenhundert;
b) Herr Z._ bezahlt spätestens am 5. jeden Monats einen Betrag von Fr. 2'900.--, schreibe Franken zweitausendneunhundert.
Die Erbschaftssteuer auf den Rentenzahlungen an Frau W._ geht zulasten der Erbschaft.
[...]"
Am 24. Februar 1984 errichtete Y._ im Sinne eines Nachtrags ein weiteres öffentliches Testament. Darin änderte er die in Art. 3 des Testaments vom 16. Juli 1982 festgesetzten Rentenbeträge zugunsten von W._ dahingehend ab, dass er die monatliche Rentenzahlung seiner Tochter R._ auf Fr. 2'500.-- und diejenige seines Sohnes Z._ auf Fr. 3'000.-- festsetzte.
B. B.a Nachdem Z._ in der Zeit von März 1985 bis Ende Dezember 2005 seiner monatlichen Rentenzahlungspflicht gegenüber W._ nachgekommen war und ihr in 249 Renten einen Betrag von Fr. 747'000.-- bezahlt hatte, stellte er per Januar 2006 die Rentenzahlung ein.
B.b Im März 2006 leitete W._ gegen Z._ für die seit Januar 2006 ausstehenden Rentenzahlungen die Betreibung ein, worauf dieser Rechtsvorschlag erhob.
B.c Mit Klage vom 9. Oktober 2006 beantragte W._, Z._ sei zu verpflichten, ihr eine Rente von Fr. 3'000.-- für die Zeit vom 1. Januar 2006 bis zu ihrem Ableben zu bezahlen, nebst Verzugszins von 5%. Weiter verlangte sie die Erteilung der definitiven Rechtsöffnung in der Betreibung Nr. 1 des Betreibungsamtes A._.
Der Gerichtspräsident 1 des Gerichtskreises VII Bern-Laupen hiess diese Klage am 29. März 2007 gut und erteilte die definitive Rechtsöffnung.
B.d Am 31. März 2007, zwei Tage nach der erstinstanzlichen Verhandlung, verstarb W._. Sie hinterliess ihren Sohn X._ als einzigen gesetzlichen Erben.
B.e Mit Eingabe vom 2. April 2007 erklärte Z._ Appellation beim Obergericht des Kantons Bern und verlangte die Abweisung der Klage.
Mit Urteil vom 12. März 2008 wies das Obergericht die Klage ab.
C. X._ (fortan: Beschwerdeführer) ist am 30. April 2008 mit Beschwerde in Zivilsachen ans Bundesgericht gelangt. Er verlangt die Aufhebung des obergerichtlichen Urteils und die Verurteilung von Z._ (fortan: Beschwerdegegner) zur Bezahlung von Fr. 45'000.-- nebst Verzugszins von 5% auf Fr. 39'000.-- seit 5. September 2006 bis März 2007 bzw. auf Fr. 45'000.-- seit 1. April 2007. Weiter verlangt er die Erteilung der definitiven Rechtsöffnung in der Betreibung Nr. 1 des Betreibungsamtes A._.
Der Beschwerdegegner schliesst in seiner Vernehmlassung auf Abweisung der Beschwerde. Das Obergericht hat auf eine Vernehmlassung verzichtet.
Die II. zivilrechtliche Abteilung des Bundesgerichts hat die Angelegenheit am 4. Dezember 2008 an einer öffentlichen Sitzung beraten. | Erwägungen:
1. Erbstreitigkeiten sind Zivilsachen mit Vermögenswert im Sinne von Art. 72 Abs. 1 i.V.m. <ref-law>. Da der angefochtene Entscheid letztinstanzlich und die gesetzliche Streitwertgrenze von Fr. 30'000.-- überschritten wird, ist vorliegend die Beschwerde in Zivilsachen gegeben (Art. 72 Abs. 1, Art. 74 Abs. 1 lit. b, Art. 75 Abs. 1 BGG).
Mit der Beschwerde kann insbesondere die Verletzung von Bundesrecht, Völkerrecht und kantonaler verfassungsmässiger Rechte geltend gemacht werden (<ref-law>). Der Beschwerdeführer rügt neben anderen Bundesrechtsverletzungen eine Verletzung des Willkürverbots (<ref-law>) und bezeichnet seine Eingabe deshalb als Beschwerde in Zivilsachen und Verfassungsbeschwerde. Dabei übersieht er, dass auch eine Verletzung der Bundesverfassung als Rüge der Verletzung von Bundesrecht gemäss <ref-law> mit der Beschwerde in Zivilsachen vorgebracht werden kann, sofern bezüglich dieses Rechtsmittels alle formellen Voraussetzungen gegeben sind (vgl. <ref-ruling> E. 1 S. 203). Da die Voraussetzungen für eine Beschwerde in Zivilsachen vorliegen, kann die zusätzlich erhobene subsidiäre Verfassungsbeschwerde von vornherein nicht greifen (<ref-law>). Die Beschwerde ist somit insgesamt als Beschwerde in Zivilsachen entgegenzunehmen.
2. Der Beschwerdeführer verlangt vom Beschwerdegegner, gestützt auf das öffentliche Testament vom 16. Juli 1982 und die Ergänzung vom 24. Februar 1984, monatliche Rentenleistungen für die Zeit von Januar 2006 bis zum Ableben von W._. Der Beschwerdegegner möchte sich von zukünftigen Rentenverpflichtungen befreien, indem er eine Verletzung seines Pflichtteils geltend macht und einredeweise eine Herabsetzung der Rente gemäss Art. 530 i.V.m. <ref-law> verlangt. Vor Bundesgericht ist streitig, ob dem Beschwerdegegner nach jahrelanger Rentenzahlung die Herabsetzungseinrede noch zusteht.
2.1 Der Beschwerdeführer rügt eine Verletzung von Art. 530 und <ref-law> und bringt vor, dass die einredeweise Geltendmachung des Herabsetzungsanspruchs nicht mehr zulässig sei.
Zur Begründung seiner Rüge führt er insbesondere aus, der Beschwerdegegner habe während rund 20 Jahren die monatliche Rente ausgerichtet und mit der Zahlung in der testamentarisch verfügten Höhe die Erbschaftsbelastung durch den entsprechenden Kapitalwert des Rentenlegats anerkannt. Der Beschwerdegegner könne daher nicht zu einem späteren Zeitpunkt die Leistungen wieder auf ihre Pflichtteilsverletzung hinterfragen. Würde man nach jahrelanger Zahlung die Möglichkeit der einredeweisen Geltendmachung zulassen, so fände ein unwürdiges Spiel rechtlichen Schutz. Der belastete Erbe könnte nämlich vorläufig seine Rentenzahlung aufnehmen und abwarten, ob die begünstigte Person rasch stirbt. Würde die begünstigte Person doch lange leben, könnte nach Jahren die Herabsetzungseinrede erhoben werden und der Rentengläubiger würde von einem Monat zum anderen den Rentenzufluss verlieren, der für seine Lebensgestaltung massgeblich sein könne. Dieses Resultat habe der Gesetzgeber nicht gewollt.
2.2 Das Obergericht und der Beschwerdegegner teilen die Auffassung, dass die Herabsetzung im Rahmen von <ref-law> jederzeit zulässig sein müsse, da dieses Recht nicht verwirkbar sei. Hinweise darauf, dass die jederzeitige Herabsetzungseinrede, wie vom Beschwerdeführer behauptet, im Falle von <ref-law> nicht zulässig sein sollte, seien weder dem Gesetz noch der Literatur zu entnehmen.
3. Gemäss <ref-law> können die Erben die verhältnismässige Herabsetzung einer Rente oder, unter Überlassung des verfügbaren Teils der Erbschaft an den Rentengläubiger, deren Ablösung verlangen, wenn der Kapitalwert der Rente nach der mutmasslichen Dauer der Leistungspflicht den verfügbaren Teil der Erbschaft übersteigt. Auch ein einzelner Erbe, der durch die Rente übermässig belastet wird, kann sich unter Preisgabe der ihm gegenüber verfügbaren Quote von der Last befreien oder eine Herabsetzung der Leistungen verlangen (ARNOLD ESCHER, Kommentar zum Schweizerischen Zivilgesetzbuch, III. Band, Zürich 1959, N. 10 zu <ref-law>).
Die Herabsetzungsklage des in seinen Pflichtteilsrechten verletzten Erben verjährt gemäss <ref-law> mit Ablauf eines Jahres seit Kenntnis der Pflichtteilsverletzung, längstens aber nach Ablauf von 10 Jahren seit der Eröffnung der letztwilligen Verfügung. Hingegen kann nach <ref-law> der Herabsetzungsanspruch einredeweise jederzeit geltend gemacht werden, solange der Erbe Besitz an der Erbschaft hat. Der übergangene Erbe wird somit von der Pflicht, Herabsetzungsklage zu erheben, befreit (<ref-ruling> E. 10 S. 181; ROLANDO FORNI/GIORGIO PIATTI, in: Basler Kommentar, Zivilgesetzbuch II, 3. Auflage 2007, N. 4 zu Art. 534).
Das Gesetz gewährt dem rentenbelasteten Erben demnach verschiedene Möglichkeiten, sich gegen eine Pflichtteilsverletzung zu wehren. Er kann eine Herabsetzungsklage erheben und damit entweder die Ablösung der Rente oder die Herabsetzung der einzelnen Ansprüche verlangen oder sich entschliessen, die Rente nicht zu bezahlen und die Herabsetzung mittels Einrede geltend zu machen, wenn er später zur Zahlung aufgefordert wird. Von der Geltendmachung der Herabsetzung wäre der rentenbelastete Erbe nur dann ausgeschlossen, wenn der Anspruch gemäss <ref-law> verwirkt oder durch Verzicht untergegangen wäre.
3.1 Von einer Verwirkung kann vorliegend jedenfalls nicht die Rede sein. Da die Herabsetzung gegenüber einer Klage auf Vollziehung der das Pflichtteilsrecht verletzenden Testamentsbestimmungen angerufen wird, wird sie vom Beschwerdegegner einredeweise geltend gemacht, was nach <ref-law> jederzeit möglich ist. Bleibt zu prüfen, ob der Herabsetzungsanspruch durch Verzicht untergegangen ist.
3.2 Ein Verzicht auf die Geltendmachung des Herabsetzungsanspruchs ist nach dem Eintritt des Erbgangs durch einseitige, formlose Erklärung gegenüber dem Gläubiger rechtlich möglich. Allein durch passives Verhalten kommt es grundsätzlich nicht zu einem Verzicht, jedoch kann dieser auch stillschweigend (konkludent) erfolgen (<ref-ruling> E. 3a S. 293).
3.2.1 Auf die Herabsetzungsklage hat der Beschwerdegegner dadurch verzichtet, dass er die Klagefrist von <ref-law> verstreichen liess, ohne Klage zu erheben. Aus diesem Umstand kann aber noch nicht ein endgültiger Verzicht auf den Herabsetzungsanspruch abgeleitet werden, weil immer noch die Möglichkeit der einredeweisen Geltendmachung der Herabsetzung bestanden hätte.
3.2.2 Den Akten kann nicht entnommen werden, dass der Beschwerdegegner gegenüber der Rentenbegünstigten, W._, je ausdrücklich auf die Herabsetzungseinrede verzichtet hätte. Hingegen bleibt zu prüfen, ob aus dem Umstand der jahrelangen Rentenzahlung auf einen stillschweigenden Verzicht geschlossen werden kann.
Die Annahme eines stillschweigenden Verzichts setzt voraus, dass dem Erben die wesentlichen Elemente zur Begründung des Herabsetzungsanspruchs bekannt waren und dass seine Erklärung gegenüber der begünstigten Person hinreichend kundgetan wurde (<ref-ruling> E. 3 S. 292 ff.).
Der Beschwerdegegner macht nicht geltend, die zur Begründung seines Herabsetzungsanspruchs wesentlichen Elemente damals nicht gekannt zu haben. Das angefochtene Urteil äussert sich dazu zwar nicht ausdrücklich, jedoch ergeben sich die entsprechenden Fakten ohne weiteres daraus: Am 9. Februar 1985 verstarb Y._. Am 20. Februar 1985 eröffnete die Stadtkanzlei die Testamente. Das Steuerinventar datiert vom 24. März 1986. Aus diesem sind die Bestandteile des Nachlasses und ihre (steuerlich massgebende) Bewertung ersichtlich. Es darf unter diesen Umständen angenommen werden, dass der Beschwerdegegner nach der Eröffnung des Erbgangs über die zur Begründung eines Herabsetzungsanspruchs wesentlichen Elemente, namentlich auch über die Informationen zur Ermittlung des Kapitalwerts der Rente nach der mutmasslichen Dauer der Leistungspflicht, verfügte. Er konnte daher die Vermögenslage genügend einschätzen und musste zumindest davon ausgehen, dass sein Pflichtteil durch die testamentarischen Anordnungen, insbesondere durch das Rentenlegat, mit grosser Wahrscheinlichkeit verletzt sein könnte.
Die Vorinstanzen haben festgestellt, dass der Beschwerdegegner von März 1985 bis Ende Dezember 2005 seiner monatlichen Rentenzahlungspflicht gegenüber W._ nachgekommen ist und ihr in 249 Renten einen Betrag von Fr. 747'000.-- bezahlt hat. Erst Ende Dezember 2005 hat er kundgegeben, dass er inskünftig keine weiteren Renten bezahlen werde, da sein Pflichtteil verletzt sei. Somit richtete der Beschwerdegegner während 20 Jahren Renten aus, obwohl er von den zur Begründung seines Herabsetzungsanspruchs wesentlichen Elementen Kenntnis hatte bzw. mit einer Pflichtteilsverletzung ernsthaft rechnen musste. Dass sich der Beschwerdegegner jemals gegenüber der Rentenempfängerin in dem Sinne geäussert hätte, die Renten nur vorläufig, provisorisch oder unter Vorbehalt der späteren Herabsetzung zu bezahlen, wird nirgends festgestellt und vom Beschwerdegegner auch nicht geltend gemacht. Hat der Beschwerdegegner aber in Kenntnis der für die Geltendmachung des Herabsetzungsanspruchs wesentlichen Elemente die Rente jahrelang vorbehaltlos ausgerichtet, hat er die testamentarischen Anordnungen des Erblassers durch konkludentes Handeln anerkannt und auf den Herabsetzungsanspruch verzichtet. Auch die Rentenbegünstigte durfte aufgrund der vorbehaltlosen regelmässigen Zahlungen damit rechnen, bis an ihr Lebensende eine Rente zu erhalten. Sie hat ihre Lebensgestaltung entsprechend danach ausgerichtet und ist in ihrem berechtigten Vertrauen auf den Rentenzufluss zu schützen.
Nach dem Gesagten muss die jahrelange vorbehaltlose Rentenausrichtung an die Begünstigte in Kenntnis aller Umstände als ein stillschweigender (konkludenter) Verzicht auf die Geltendmachung des Herabsetzungsanspruchs gewertet werden, weshalb dieser heute auch nicht mehr einredeweise geltend gemacht werden kann.
4. Der Beschwerdeführer rügt zudem die obergerichtlichen Berechnungen betreffend die Frage, ob der Pflichtteil des Beschwerdegegners durch die testamentarischen Anordnungen verletzt worden ist, für fehlerhaft.
Da sich der Beschwerdegegner aufgrund seines Verzichts auf die Geltendmachung des Herabsetzungsanspruchs ohnehin nicht mehr gegen eine Pflichtteilsverletzung wehren könnte und daher die Rentenbeträge geschuldet sind, erübrigt es sich, auf diese Rüge weiter einzugehen.
5. Der Beschwerdegegner bringt schliesslich vor, die Beschwerde sei aufgrund der fehlenden Aktivlegitimation des Beschwerdeführers abzuweisen, da es sich beim Rentenanspruch um ein höchstpersönliches Recht handle und W._ Rentenbegünstigte gewesen sei.
Selbst wenn beim Rentenanspruch von einem höchstpersönlichen und insoweit nicht übertragbaren Anspruch ausgegangen werden sollte, geht er auf die Erben über, sobald er von der anspruchsberechtigten Person eingeklagt und insoweit zu einer gewöhnlichen Forderung wurde (<ref-ruling> E. 2 S. 389). Vorliegend wurde der Rentenanspruch von der anspruchsberechtigten Person, der Mutter des Beschwerdeführers, eingeklagt. Die Klägerin verstarb am 31. März 2007, nach der Fällung des erstinstanzlichen Urteils. Die Aktivlegitimation des Beschwerdeführers ist somit gegeben.
6. Der Beschwerdegegner hat sich nicht zur Höhe der Forderung und Verzinsung geäussert und die vom Beschwerdeführer beantragten Beträge somit nicht bestritten. Der Beschwerdegegner ist folglich zu verpflichten, die Forderung und Zinsen in der vom Beschwerdeführer geltend gemachten Höhe zu bezahlen.
7. Aus den dargelegten Gründen ist die Beschwerde gutzuheissen, der Beschwerdegegner zur Bezahlung des geforderten Betrages zu verpflichten und die definitive Rechtsöffnung in der Betreibung Nr. 1 des Betreibungsamtes A._ antragsgemäss zu erteilen. Bei diesem Verfahrensausgang wird der Beschwerdegegner kosten- und entschädigungspflichtig (Art. 66 Abs. 1 und Art. 68 Abs. 2 BGG). Über die Kosten und Entschädigungen des kantonalen Verfahrens wird das Obergericht neu zu befinden haben (Art. 67 und Art. 68 Abs. 5 BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird gutgeheissen, das Urteil des Obergerichts des Kantons Bern vom 12. März 2008 aufgehoben und der Beschwerdegegner verurteilt, dem Beschwerdeführer Fr. 45'000.-- zuzüglich Verzugszinsen von 5 % auf Fr. 39'000.-- seit 5. September 2006 bis 31. März 2007 bzw. auf Fr. 45'000.-- seit 1. April 2007 zu bezahlen. Dem Beschwerdeführer wird in der Betreibung Nr. 1 des Betreibungsamtes A._ für den entsprechenden Betrag zuzüglich Verzugszinsen die definitive Rechtsöffnung erteilt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 3'000.-- wird dem Beschwerdegegner auferlegt.
3. Der Beschwerdegegner hat den Beschwerdeführer für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 3'000.-- zu entschädigen.
4. Die Sache wird zur Regelung der Kosten- und Entschädigungsfrage betreffend das kantonale Verfahren an die Vorinstanz zurückgewiesen.
5. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Bern, Appellationshof, 1. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 4. Dezember 2008
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Raselli Gut | CH_BGer_005 | Federation | 24 | 5 | 53 | civil_law | nan | ['40bd2936-6b68-406e-9a0e-cc41cd4e993b', '5998cc65-32d2-4595-b528-e4a84b1dc9b9', 'ddeb83d2-cf2f-4a91-8c03-8025da98217f', 'ddeb83d2-cf2f-4a91-8c03-8025da98217f', '78121bd9-6f7a-460b-8856-2c9d3181852f'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
033d694f-1d2d-413f-94ac-367029cc2732 | 2,011 | it | Fatti:
A. Con decreto di accusa del 4 agosto 2011 il Procuratore pubblico del Cantone Ticino (PP) B._ ha ritenuto A._ colpevole di grave infrazione alle norme della circolazione stradale, in particolare per avere, il 13 maggio 2008, circolando con la sua autovettura Porsche sull'autostrada A2 in territorio di Melano, effettuato una manovra pericolosa sorpassando a destra la vettura Daewoo guidata da C._, che stava rientrando dalla corsia di sinistra. A causa di tale manovra, C._ ha perso la padronanza del veicolo ed ha colliso contro lo spartitraffico centrale. Il PP ha inoltre ritenuto l'imputato colpevole di inosservanza dei doveri in caso di infortunio, per avere abbandonato il luogo dell'incidente senza osservare gli obblighi impostigli dalla legge. Ne ha quindi proposto la condanna alla pena pecuniaria di 60 aliquote giornaliere di fr. 470.-- ciascuna, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di tre anni, e alla multa di fr. 2'000.--.
Con decreto di accusa di stessa data, il medesimo PP ha ritenuto D._, denunciato da A._, colpevole di grave infrazione alle norme della circolazione stradale. Il magistrato inquirente gli ha in particolare rimproverato di avere, circolando con la sua autovettura BMW nelle stesse circostanze di tempo e di luogo, tenuto una velocità inadeguata ed omesso di mantenere la necessaria distanza di sicurezza dalla Porsche di A._ che lo precedeva. Ha pertanto proposto la condanna di D._ alla pena pecuniaria di 30 aliquote giornaliere di fr. 230.-- ciascuna, sospesa condizionalmente per un periodo di prova di tre anni, e alla multa di fr. 1'000.--.
B. Entrambi gli imputati hanno interposto opposizione contro i rispettivi decreti di accusa. A._ ha contestualmente chiesto la ricusa del PP B._ sulla base dell'art. 56 lett. f CPP. Gli ha rimproverato di avere dato prova di usare due pesi e due misure imputando solo a lui e non anche a D._ il sorpasso a destra, dimostrando così prevenzione nei suoi confronti. Statuendo sulla domanda di ricusazione, la Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello (CRP) l'ha respinta con sentenza dell'8 settembre 2011. Frattanto, con decisione del 9 agosto 2011, il PP ha confermato il decreto di accusa e ha trasmesso gli atti alla Pretura penale per il dibattimento.
C. A._ impugna questa sentenza con un ricorso in materia penale al Tribunale federale, chiedendo di annullarla e di accogliere la domanda di ricusa. Chiede inoltre di annullare la decisione del 9 agosto 2011 di conferma del decreto di accusa e di trasmettere gli atti a un altro magistrato inquirente. Il ricorrente lamenta la violazione degli art. 3, 7, 8, 16, 56 e 355 CPP, degli art. 8, 9, 29, 30 e 32 Cost., nonché dell'art. 6 CEDU.
Non sono state chieste osservazioni al ricorso. | Diritto:
1. Il ricorso in materia penale è ammissibile contro decisioni pregiudiziali o incidentali notificate separatamente e concernenti domande di ricusazione (art. 78 cpv. 1 in relazione con l'art. 92 cpv. 1 LTF). La nozione di decisioni pronunciate in materia penale giusta l'art. 78 cpv. 1 LTF comprende infatti anche quelle fondate sul diritto di procedura penale (cfr. <ref-ruling> consid. 2). La legittimazione del ricorrente è pacifica (art. 81 cpv. 1 lett. b n. 1 LTF). Diretto contro la decisione dell'autorità cantonale di ultima istanza (art. 80 cpv. 1 LTF) e presentato tempestivamente (art. 100 cpv. 1 LTF), il gravame è sotto i citati aspetti ammissibile.
2. 2.1 Il ricorrente lamenta un accertamento inesatto dei fatti laddove la CRP, esponendo la fattispecie oggetto dell'infrazione, dà in sostanza come pacificamente accertati i fatti prospettati nel decreto di accusa, che sono in realtà contestati. Rimprovera inoltre alla CRP di non avere esposto le conclusioni da lui formulate nella replica del 17 agosto 2011, segnatamente la sua richiesta di annullare sia il decreto di accusa sia la decisione del PP di confermarlo.
2.2 La CRP ha richiamato la replica del ricorrente, osservando che del suo contenuto si sarebbe detto nei considerandi del giudizio, se fosse stato necessario. Poiché la domanda di ricusa è stata ritenuta infondata ed è stata respinta, le conclusioni formulate dal ricorrente di annullare le decisioni del PP non erano determinanti. Il fatto che la Corte cantonale non le abbia riportate testualmente nei considerandi del suo giudizio non costituisce quindi una mancanza che deve essere corretta in questa sede in applicazione dell'art. 105 cpv. 2 LTF. Si giustifica per contro di fare qui astrazione della descrizione dei fatti esposta dalla Corte cantonale nella misura in cui va oltre quanto risulta dai decreti di accusa. Come rettamente rilevato dal ricorrente, si tratta in effetti di fatti almeno parzialmente contestati, che devono ancora essere oggetto di giudizio da parte del giudice di merito. La domanda di ricusa è d'altra parte fondata unicamente sulla circostanza che il PP ha imputato un sorpasso a destra soltanto al ricorrente e non anche a D._, che lo seguiva. Per la decisione sulla ricusa, bastava quindi fare riferimento al contenuto diverso dei due decreti di accusa. La descrizione autonoma dei fatti da parte della CRP è quindi superflua per l'esito del giudizio e non deve essere esaminata oltre. La stessa CRP non vi ha peraltro dedotto alcunché ai fini della decisione sulla ricusa.
3. 3.1 Il ricorrente sostiene che il PP B._ sarebbe prevenuto nei suoi confronti, siccome nel decreto di accusa gli ha rimproverato di avere effettuato un sorpasso a destra, mentre il decreto di accusa emanato nei confronti di D._ non comprende questo fatto. Ciò, nonostante risulterebbe chiaramente dagli atti, segnatamente dalle dichiarazioni di un testimone, che entrambe le autovetture procedevano praticamente "incollate" e avevano quindi superato assieme sulla corsia di destra la Daewoo circolante alla loro sinistra. A suo dire, l'omissione del PP costituirebbe un comportamento illogico e gravemente contraddittorio, tale da fare dubitare della sua imparzialità. Il ricorrente, al riguardo, gli rimprovera pure di avere disatteso sia l'obbligo di procedere e di esercitare uniformemente l'azione penale sia il principio della parità di trattamento.
3.2 Il Tribunale federale esamina soltanto le censure sollevate e motivate. In effetti, secondo l'art. 42 cpv. 1 e 2 LTF, il gravame dev'essere motivato in modo sufficiente, spiegando nei motivi perché l'atto impugnato viola il diritto (<ref-ruling> consid. 1.4.1). Le esigenze di motivazione sono inoltre accresciute, laddove il ricorrente lamenta la violazione di diritti fondamentali (art. 106 cpv. 2 LTF), nonché l'arbitrio nell'accertamento dei fatti e nella valutazione delle prove, poiché ciò equivale a sostenere che i fatti sono stati accertati in violazione dell'art. 9 Cost. e del diritto federale (<ref-ruling> consid. 2.4 e 2.5; <ref-ruling> consid. 4.1).
3.3 Nel suo gravame, il ricorrente non sostanzia minimamente una violazione dell'art. 56 lett. f CPP, sulla cui base aveva chiesto la ricusa del PP B._ nella sede cantonale. Né egli rende verosimile una violazione degli art. 29 e 30 Cost., nonché dell'art. 6 n. 1 CEDU, norme che di per sé potrebbero entrare in considerazione nella fattispecie, rilevato che è in discussione l'operato del PP quale magistrato che ha emanato un decreto di accusa e che in un certo qual modo assume in questo contesto una funzione giurisdizionale (<ref-ruling> consid. 2; <ref-ruling> consid. 2). Il ricorrente non prospetta seriamente motivi che potrebbero fare ritenere il PP B._ come prevenuto nei suoi confronti, ma espone argomentazioni che riguardano l'accertamento dei fatti perseguiti nei procedimenti penali e che rientrano quindi nelle competenze del giudice del merito, che sarà chiamato a statuire sulle accuse in seguito alle opposizioni interposte dagli imputati. Contrariamente all'opinione del ricorrente, in quella sede potrà, dandosene le condizioni, eventualmente anche essere estesa l'accusa nei confronti di D._ (cfr. art. 356 i.r.c. art. 329 e 333 CPP).
Il ricorrente rimprovera al PP B._ un comportamento illogico e contraddittorio, a suo dire sufficiente per suscitare dubbi di parzialità, per il fatto che all'accusato D._ non è stato addebitato un sorpasso a destra, bensì unicamente un mancato rispetto della distanza di sicurezza dal veicolo del ricorrente. Come dimostrano anche le argomentazioni ricorsuali, basate essenzialmente sulle dichiarazioni di un testimone, si tratta tuttavia di una questione che riguarda l'apprezzamento delle prove nel procedimento penale e che non basta a fondare sospetti di prevenzione del PP nei suoi confronti. Soltanto errori particolarmente grossolani o ripetuti, tali da essere considerati come violazioni gravi dei doveri del magistrato, possono infatti giustificare, se del caso, un sospetto oggettivo di prevenzione (cfr. <ref-ruling> consid. 3a). Simili manchevolezze non sono in concreto addotte dal ricorrente, le cui censure di violazione della legalità dell'azione penale, del principio "in dubio pro duriore" e di quello della parità di trattamento risultano infondate, ove solo si consideri che il PP B._ ha emanato un decreto di accusa per grave infrazione alle norme della circolazione stradale anche nei confronti di D._.
4. 4.1 Secondo il ricorrente, un sospetto di prevenzione del PP B._ risulterebbe anche dal fatto che, appena saputo dell'opposizione al decreto di accusa e della domanda di ricusazione, il magistrato si sarebbe affrettato a confermare il decreto, senza prendersi il tempo necessario per rivalutare la sua posizione, procedendo in particolare a un interrogatorio finale.
4.2 Nemmeno questo modo di procedere realizza gli estremi di un grave errore di procedura, idoneo a fondare un sospetto di prevenzione. Il PP non era infatti necessariamente tenuto ad assumere ulteriori prove, se le considerava superflue ritenendo che la procedura preliminare non era stata lacunosa (cfr. art. 355 cpv. 1 CPP; NIKLAUS SCHMID, Schweizerische Strafprozessordnung, Praxiskommentar, 2009, n. 1 all'art. 355). Né la domanda di ricusa vietava di per sé al PP di eseguire ulteriori atti procedurali, che potevano comunque essere annullati successivamente, in caso di accoglimento della domanda stessa (cfr. art. 59 cpv. 3 e 60 cpv. 1 CPP).
In conclusione, la sentenza della CRP, sufficientemente motivata, non viola il diritto.
5. Ne segue che il ricorso deve essere respinto in quanto ammissibile. Le spese giudiziarie seguono la soccombenza e sono pertanto poste a carico del ricorrente (art. 66 cpv. 1 LTF). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2. Le spese giudiziarie di fr. 2'000.-- sono poste a carico del ricorrente.
3. Comunicazione al patrocinatore del ricorrente, al Ministero pubblico e alla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['49ac5186-9f2d-42a8-a590-fea5bbb4b6f4', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '344b0ac9-03d0-4b83-b63b-db7fd1cef800', 'd3698f9d-c99e-4acc-b18d-eed5e016ebf0', 'aaf0ebb0-07cf-49fe-83c3-789607630511', '4d91ce3e-3283-4a5f-9bf5-7c420077dbf1', '96d36990-a4ac-42a5-ad81-e081911ccbc9'] | [] |
033d8c66-ba0a-4ada-a25b-606f2460fcbf | 2,007 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die 1969 geborene B._ war vom 8. März 1999 bis 31. Januar 2001 als Abpackerin im Umfang von 50 % bei der Firma X._ AG tätig gewesen und damit bei der Schweizerischen Unfallversicherungsanstalt (SUVA) gegen die Folgen von Unfällen versichert.
Am 13. Oktober 2000 meldete sie sich unter Hinweis auf Rücken- Bein- und Kniebeschwerden bei der Invalidenversicherung zum Leistungsbezug an. Die IV-Stelle verneinte mit Verfügung vom 5. Dezember 2002 einen Anspruch auf Invalidenrente. Die dagegen erhobene Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern ab (Entscheid vom 25. Januar 2005), welchen Entscheid das Eidgenössische Versicherungsgericht (heute Bundesgericht) mit Urteil vom 9. August 2005, I 151/05, bestätigte.
Am 24. Oktober 2002 teilte der Rechtsvertreter von B._ der ehemaligen Arbeitgeberin mit, die Versicherte sei am 13. September 1999 beim Käseportionieren verunfallt, indem sie ausgerutscht und auf das Gesäss gefallen sei. Am 13. November 2002 erstattete er der SUVA dieselbe Unfallmeldung. Nach medizinischen Abklärungen verneinte die SUVA mit Verfügung vom 16. April 2004 ihre Leistungspflicht, da kein Unfallereignis im Rechtssinne vorliege. Daran hielt sie auf Einsprache hin fest (Einspracheentscheid vom 30. Juni 2005).
Am 24. Oktober 2002 teilte der Rechtsvertreter von B._ der ehemaligen Arbeitgeberin mit, die Versicherte sei am 13. September 1999 beim Käseportionieren verunfallt, indem sie ausgerutscht und auf das Gesäss gefallen sei. Am 13. November 2002 erstattete er der SUVA dieselbe Unfallmeldung. Nach medizinischen Abklärungen verneinte die SUVA mit Verfügung vom 16. April 2004 ihre Leistungspflicht, da kein Unfallereignis im Rechtssinne vorliege. Daran hielt sie auf Einsprache hin fest (Einspracheentscheid vom 30. Juni 2005).
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Entscheid vom 29. September 2006 ab.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Entscheid vom 29. September 2006 ab.
C. B._ lässt Verwaltungsgerichtsbeschwerde führen mit den Rechtsbegehren, der kantonale Gerichtsentscheid sei aufzuheben und die Sache zur neuen Beurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen; der Vorfall vom 13. September 1999 sei als Unfall anzuerkennen und die SUVA sei zu verpflichten, die gesetzlichen Leistungen zu erbringen. Im Weitern sei ihr für das kantonale und das letztinstanzliche Verfahren die unentgeltliche Rechtspflege zu bewilligen.
Die SUVA beantragt Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. Das Bundesamt für Gesundheit verzichtet auf eine Vernehmlassung. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Am 1. Januar 2007 ist das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Der angefochtene Entscheid ist indessen vorher ergangen, weshalb sich das Verfahren noch nach dem Bundesgesetz über die Organisation der Bundesrechtspflege vom 16. Dezember 1943 (OG) richtet (<ref-law>; <ref-ruling> E. 1.2 S. 395).
1. Am 1. Januar 2007 ist das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Der angefochtene Entscheid ist indessen vorher ergangen, weshalb sich das Verfahren noch nach dem Bundesgesetz über die Organisation der Bundesrechtspflege vom 16. Dezember 1943 (OG) richtet (<ref-law>; <ref-ruling> E. 1.2 S. 395).
2. In formellrechtlicher Hinsicht rügt die Beschwerdeführerin, das vorinstanzliche Gericht sei nicht gehörig besetzt gewesen, da es nur in Zweier- anstatt Dreierbesetzung geurteilt habe. Entgegen dieser Ansicht ist nicht ersichtlich, inwiefern hier das kantonale Gericht in korrekter Anwendung kantonalen Prozessrechts (vgl. <ref-law>) gestützt auf Art. 126 Abs. 3 des Gesetzes über die Verwaltungsrechtspflege des Kantons Bern (VRPG; in der hier anwendbaren Fassung vom 17. September 2003), welches festlegt, dass die Spruchbehörde offensichtlich begründete oder offensichtlich unbegründete Fälle in Zweierbesetzung beurteilt, grundlegende Verfahrensvorschriften - auch im Sinne des verfassungsmässigen Gehörsanspruchs gemäss <ref-law> - verletzt haben sollte.
2. In formellrechtlicher Hinsicht rügt die Beschwerdeführerin, das vorinstanzliche Gericht sei nicht gehörig besetzt gewesen, da es nur in Zweier- anstatt Dreierbesetzung geurteilt habe. Entgegen dieser Ansicht ist nicht ersichtlich, inwiefern hier das kantonale Gericht in korrekter Anwendung kantonalen Prozessrechts (vgl. <ref-law>) gestützt auf Art. 126 Abs. 3 des Gesetzes über die Verwaltungsrechtspflege des Kantons Bern (VRPG; in der hier anwendbaren Fassung vom 17. September 2003), welches festlegt, dass die Spruchbehörde offensichtlich begründete oder offensichtlich unbegründete Fälle in Zweierbesetzung beurteilt, grundlegende Verfahrensvorschriften - auch im Sinne des verfassungsmässigen Gehörsanspruchs gemäss <ref-law> - verletzt haben sollte.
3. Materiellrechtlich streitig und zu prüfen ist, ob die Beschwerdeführerin am 13. September 1999 einen Unfall im Sinne von alt <ref-law> (in Kraft gewesen bis 31. Dezember 2002) erlitten hat.
3.1 Das kantonale Gericht hat die Bestimmungen und Grundsätze über den Unfallbegriff (alt <ref-law>) sowie die Rechtsprechung zum Begriffsmerkmal der Ungewöhnlichkeit des äusseren Faktors (<ref-ruling> E. 1 S. 233 mit Hinweisen; vgl. RKUV 2004 Nr. U 530 S. 576, U 123/04, E.1.2) richtig dargelegt. Darauf wird verwiesen.
3.2 Die Vorinstanz hat einlässlich und mit in allen Teilen überzeugender Begründung, auf die verwiesen wird, erwogen, dass der von der Beschwerdeführerin behauptete Sachverhalt, wonach sie beim Käseschneiden ausgeglitten und zu Boden gestürzt sei, mangels glaubhaft dargelegter Ungewöhnlichkeit des äusseren Faktors im Sinne einer unkoordinierten Bewegung, nicht als Unfall im Rechtssinne zu qualifizieren ist. Was letztinstanzlich dagegen vorgebracht wird, vermag zu keinem abweichenden Ergebnis zu führen. Sämtliche initialen medizinischen Akten und Aussagen der Versicherten lassen den Schluss nicht zu, dass eine unkoordinierte Bewegung - d.h. eine Störung der körperlichen Bewegung durch etwas "Programmwidriges" wie Stolpern, Ausgleiten, Anstossen oder ein reflexartiges Abwehren eines Sturzes etc. (RKUV 2000 Nr. U 368 S. 100 E. 2d, U 335/98; 1999 Nr. U 345 S. 422 E. 2b, U 114/97 mit Hinweisen und 1999 Nr. U 333 S. 199 E. 3c/aa, U 246/96) - oder ein mit Blick auf die Konstitution und die berufliche oder ausserberufliche Gewöhnung der Versicherten ausserordentlicher Kraftaufwand (eine sinnfällige Überanstrengung) beim Heben oder Verschieben einer Last - (<ref-ruling> E. 3b mit Hinweisen) vorlag. Gemäss Bericht des Regionalspitals Y._ vom 14. September 1999 wurde die Versicherte am Tag des Ereignisses vom 13. September 1999 aufgrund von rechtsseitigen Leistenschmerzen und einem Kollaps mit Schütteln und fraglicher Hyperventilation ambulant behandelt, wobei einleuchtend und nachvollziehbar dargelegt wurde, es sei aufgrund der Schmerzen zu einem Tonusverlust mit Zusammensinken gekommen; dass sie ausgerutscht und somit gestürzt sei, wurde nirgends erwähnt. Nichts anderes ergibt sich aus der konsiliarisch-psychiatrischen Untersuchung am Regionalspital Y._ vom 15. September 1999, wonach die Beschwerdeführerin am 13. September 1999 wegen rechtsseitigen Leistenschmerzen und Kollaps mit Schütteln auf die Intensivstation gekommen sei und ohne somatischen Befund nach wenigen Stunden entlassen werden konnte. Gegenüber Dr. med. I._, Oberarzt Psychiatrie, welcher den Verdacht auf eine Somatisierungsstörung (ICD-10: F45.0; differentialdiagnostisch: hypochondrische Störung) äusserte, gab die Versicherte am 15. September an: "Vor zwei Tagen habe sie während der Arbeit um 11.00 Uhr Schmerzen in der rechten Leiste verspürt und keine Kraft mehr im Bein gehabt (...). Gestern habe sie zu Hause nicht mehr laufen können, weswegen es erneut zur Hospitalisation gekommen sei, (...)". Auch gegenüber einer hinzugerufenen Betriebsmitarbeiterin, welche die Versicherte am Boden liegend fand, machte sie starke Unterleibsschmerzen mit Ausstrahlung in die Beine geltend (SUVA-Protokoll vom 11. März 2003). Erst im Bericht des Inselspitals Z._ vom 20. Februar 2001 findet sich unter den anamnestischen Angaben der Hinweis auf ein am 13. September 1999 erlittenes leichtes Trauma, da sie beim Arbeiten zu Boden gestürzt sei. Eine Programmwidrigkeit in der Bewegung im Sinne eines Ausrutschen oder Ausgleiten wurde auch hier nicht erwähnt. Überdies ist dabei zu beachten, dass sich der medizinische Begriff des Traumas nicht mit dem Unfallbegriff deckt. Ein traumatisches Ereignis oder Trauma im medizinischen Sinne kann neben dem eigentlichen Unfall im Rechtssinne auch Ereignisse umfassen, denen der Charakter der Ungewöhnlichkeit und/oder der Plötzlichkeit abgeht (nicht publ. E. 1 des Urteils <ref-ruling> mit Hinweis; Urteil U 71/05 vom 9. August 2006, E. 3.1). Auch daraus, dass bei oder nach einer Körperbewegung Schmerzen auftreten, kann allein nicht auf eine ungewöhnliche Ursache im Sinne eines programmwidrig gestörten Ablaufs geschlossen werden (Urteil U 258/04 vom 23. November 2006, E. 3.2 mit Hinweis). Damit vermag die Beschwerdeführerin weder die einzelnen Umstände des von ihr geschilderten Unfallgeschehens glaubhaft zu machen, noch dass die unmittelbare Ursache der Schädigung unter besonders sinnfälligen Umständen gesetzt worden ist (<ref-ruling> E. 1 S. 138; RKUV 1996 Nr. U 253 S. 199, U 219/95, E. 4d mit Hinweisen). Es besteht nach dem Gesagten kein Anlass für weitere medizinische Abklärungen. Eine Verletzung des rechtlichen Gehörs liegt nicht vor, weshalb es beim vorinstanzlichen Entscheid sein Bewenden hat.
3.2 Die Vorinstanz hat einlässlich und mit in allen Teilen überzeugender Begründung, auf die verwiesen wird, erwogen, dass der von der Beschwerdeführerin behauptete Sachverhalt, wonach sie beim Käseschneiden ausgeglitten und zu Boden gestürzt sei, mangels glaubhaft dargelegter Ungewöhnlichkeit des äusseren Faktors im Sinne einer unkoordinierten Bewegung, nicht als Unfall im Rechtssinne zu qualifizieren ist. Was letztinstanzlich dagegen vorgebracht wird, vermag zu keinem abweichenden Ergebnis zu führen. Sämtliche initialen medizinischen Akten und Aussagen der Versicherten lassen den Schluss nicht zu, dass eine unkoordinierte Bewegung - d.h. eine Störung der körperlichen Bewegung durch etwas "Programmwidriges" wie Stolpern, Ausgleiten, Anstossen oder ein reflexartiges Abwehren eines Sturzes etc. (RKUV 2000 Nr. U 368 S. 100 E. 2d, U 335/98; 1999 Nr. U 345 S. 422 E. 2b, U 114/97 mit Hinweisen und 1999 Nr. U 333 S. 199 E. 3c/aa, U 246/96) - oder ein mit Blick auf die Konstitution und die berufliche oder ausserberufliche Gewöhnung der Versicherten ausserordentlicher Kraftaufwand (eine sinnfällige Überanstrengung) beim Heben oder Verschieben einer Last - (<ref-ruling> E. 3b mit Hinweisen) vorlag. Gemäss Bericht des Regionalspitals Y._ vom 14. September 1999 wurde die Versicherte am Tag des Ereignisses vom 13. September 1999 aufgrund von rechtsseitigen Leistenschmerzen und einem Kollaps mit Schütteln und fraglicher Hyperventilation ambulant behandelt, wobei einleuchtend und nachvollziehbar dargelegt wurde, es sei aufgrund der Schmerzen zu einem Tonusverlust mit Zusammensinken gekommen; dass sie ausgerutscht und somit gestürzt sei, wurde nirgends erwähnt. Nichts anderes ergibt sich aus der konsiliarisch-psychiatrischen Untersuchung am Regionalspital Y._ vom 15. September 1999, wonach die Beschwerdeführerin am 13. September 1999 wegen rechtsseitigen Leistenschmerzen und Kollaps mit Schütteln auf die Intensivstation gekommen sei und ohne somatischen Befund nach wenigen Stunden entlassen werden konnte. Gegenüber Dr. med. I._, Oberarzt Psychiatrie, welcher den Verdacht auf eine Somatisierungsstörung (ICD-10: F45.0; differentialdiagnostisch: hypochondrische Störung) äusserte, gab die Versicherte am 15. September an: "Vor zwei Tagen habe sie während der Arbeit um 11.00 Uhr Schmerzen in der rechten Leiste verspürt und keine Kraft mehr im Bein gehabt (...). Gestern habe sie zu Hause nicht mehr laufen können, weswegen es erneut zur Hospitalisation gekommen sei, (...)". Auch gegenüber einer hinzugerufenen Betriebsmitarbeiterin, welche die Versicherte am Boden liegend fand, machte sie starke Unterleibsschmerzen mit Ausstrahlung in die Beine geltend (SUVA-Protokoll vom 11. März 2003). Erst im Bericht des Inselspitals Z._ vom 20. Februar 2001 findet sich unter den anamnestischen Angaben der Hinweis auf ein am 13. September 1999 erlittenes leichtes Trauma, da sie beim Arbeiten zu Boden gestürzt sei. Eine Programmwidrigkeit in der Bewegung im Sinne eines Ausrutschen oder Ausgleiten wurde auch hier nicht erwähnt. Überdies ist dabei zu beachten, dass sich der medizinische Begriff des Traumas nicht mit dem Unfallbegriff deckt. Ein traumatisches Ereignis oder Trauma im medizinischen Sinne kann neben dem eigentlichen Unfall im Rechtssinne auch Ereignisse umfassen, denen der Charakter der Ungewöhnlichkeit und/oder der Plötzlichkeit abgeht (nicht publ. E. 1 des Urteils <ref-ruling> mit Hinweis; Urteil U 71/05 vom 9. August 2006, E. 3.1). Auch daraus, dass bei oder nach einer Körperbewegung Schmerzen auftreten, kann allein nicht auf eine ungewöhnliche Ursache im Sinne eines programmwidrig gestörten Ablaufs geschlossen werden (Urteil U 258/04 vom 23. November 2006, E. 3.2 mit Hinweis). Damit vermag die Beschwerdeführerin weder die einzelnen Umstände des von ihr geschilderten Unfallgeschehens glaubhaft zu machen, noch dass die unmittelbare Ursache der Schädigung unter besonders sinnfälligen Umständen gesetzt worden ist (<ref-ruling> E. 1 S. 138; RKUV 1996 Nr. U 253 S. 199, U 219/95, E. 4d mit Hinweisen). Es besteht nach dem Gesagten kein Anlass für weitere medizinische Abklärungen. Eine Verletzung des rechtlichen Gehörs liegt nicht vor, weshalb es beim vorinstanzlichen Entscheid sein Bewenden hat.
4. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde ist offensichtlich unbegründet, weshalb sie im Verfahren nach Art. 36a OG erledigt wird.
4. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde ist offensichtlich unbegründet, weshalb sie im Verfahren nach Art. 36a OG erledigt wird.
5. Rechtsprechungsgemäss sind in der Regel die Voraussetzungen für die Bewilligung der unentgeltlichen Verbeiständung erfüllt, wenn der Prozess nicht aussichtslos, die Partei bedürftig und die anwaltliche Verbeiständung notwendig oder doch geboten ist (<ref-ruling> E. 4a S. 202, 371 E. 5b S. 372, je mit Hinweisen). Der vorinstanzliche Entscheid, das Gesuch um unentgeltliche Verbeiständung abzuweisen, war korrekt, weil auf Grund der eindeutigen Aktenlage offensichtlich der Unfallbegriff nicht erfüllt war. Nachdem die Vorinstanz in ihrem Entscheid die Rechtslage noch einmal einlässlich darlegte und begründete und in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde dagegen nichts Erhebliches vorgebracht wird, ist diese ebenso von vornherein als aussichtslos zu betrachten. Dem Gesuch um Bestellung eines unentgeltlichen Rechtsbeistandes für das vor- und letztinstanzliche Verfahren ist darum nicht stattzugeben. Die SUVA stellt den Antrag, es seien dem Rechtsvertreter der Versicherten - dem Verursacherprinzip folgend - wegen Unbelehrbarkeit Gerichtskosten aufzuerlegen. Obschon die Beschwerdeführung an Mutwilligkeit grenzt (SVR 2007 IV Nr. 19 S. 68, E. 2, I 252/06), wird von der Erhebung von Gerichtskosten abgesehen (Art. 134 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Das Gesuch um unentgeltliche Verbeiständung wird abgewiesen.
3. Das Gesuch um unentgeltliche Verbeiständung wird abgewiesen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Sozialversicherungsrechtliche Abteilung, und dem Bundesamt für Gesundheit zugestellt.
Luzern, 27. August 2007
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['d6200880-8937-44c6-a989-931698cc8433', '4c96d059-e90c-4e65-ab23-035c97722eb2', 'c921439d-b3cc-4ccc-b7cd-b6fa28a70793', 'b4747194-5e44-4eb5-a87b-f12369fadace', '1792b304-d604-467e-ad05-5ac12998d003'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '021bf799-0045-47fc-b00e-31ee25fec591', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'f7225b9a-a2c3-4e24-a704-3d4a1b1389db', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', 'b4ed4a33-6ca7-463b-8a41-417d856ab05b'] |
033f1646-4a60-43e3-be4a-bebc1b858b1b | 2,010 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde gemäss <ref-law> (Postaufgabe: 27. August 2010) gegen das Urteil vom 12. August 2010 des Verwaltungsgerichts des Kantons Solothurn, das eine Beschwerde der Beschwerdeführerin gegen ihre am 27. Juli 2010 gestützt auf <ref-law> angeordnete, bis zum 6. September 2010 befristete Zurückbehaltung in der Psychiatrischen Klinik A._ abgewiesen hat, | in Erwägung,
dass das Verwaltungsgericht - nach Anhörung der Beschwerdeführerin und auf Grund ärztlicher Berichte - erwog, die an einer ... Erkrankung leidende, notfallmässig in die Klinik eingelieferte Beschwerdeführerin müsse stationär behandelt werden, weil sie zu Hause ihren 84-jährigen Ehemann in seiner Gesundheit akut gefährden würde, die ... Akutstation der Klinik sei für die Beschwerdeführerin zurzeit die geeignete Institution,
dass die Beschwerde nach Art. 72ff. BGG nebst einem Antrag eine Begründung zu enthalten hat, in welcher in gedrängter Form dargelegt wird, inwiefern der angefochtene Entscheid Recht (Art. 95f. BGG) verletzt (Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG), ansonst auf die Beschwerde nicht eingetreten wird (<ref-law>),
dass die vorliegende Beschwerde an das Bundesgericht - trotz einlässlicher verwaltungsgerichtlicher Rechtsmittelbelehrung - keine auf das Urteil des Verwaltungsgerichts bezogene Begründung enthält,
dass somit auf die Beschwerde in Anwendung von <ref-law> nicht einzutreten ist,
dass keine Gerichtskosten erhoben werden,
dass in den Fällen des <ref-law> das vereinfachte Verfahren zum Zuge kommt und die Abteilungspräsidentin zuständig ist, | erkennt die Präsidentin:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird der Beschwerdeführerin, dem Departement des Innern und dem Verwaltungsgericht des Kantons Solothurn schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 31. August 2010
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber:
Hohl Füllemann | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
033f7282-d398-428b-b45f-9287609d27d2 | 2,009 | de | Sachverhalt:
A. Nachdem über X._ am 14. Oktober 2008 der Konkurs eröffnet worden war, nahm das Konkursamt Y._, Dienststelle Z._, am 24. Oktober 2008 das Inventar auf. Die später verfasste Reinschrift wurde am 26. Januar 2009 von der Schuldnerin unterzeichnet.
Die Mutter der Schuldnerin erhob an drei Pferden und A._ am Laptop Eigentumsansprache. Das Konkursamt wies beide Ansprachen ab und verwies auf die Aussonderungsklage. Dagegen und mit Bezug auf andere Gegenstände erhoben die Mutter und A._ Beschwerde bei der Aufsichtsbehörde; sie treten vor Bundesgericht nicht mehr auf.
B. Die Schuldnerin erhob am 22. Dezember 2008 ebenfalls Beschwerde, in welcher sie die Abweisung der Eigentumsansprachen und die Schätzwerte der genannten Sachen beanstandete. Beim Laptop berief sie sich ausserdem auf <ref-law>. Sodann machte sie geltend, das Auto Mazda sei Kompetenzgut und könne aus diesem Grund nicht zur Masse gezogen werden.
Mit Schreiben vom 30. Januar 2009 beanstandete die Schuldnerin (gemeinsam mit ihrer Mutter), dass der Pferdewirt für die Schätzung der Pferde nicht qualifiziert sei und dass das Konkursamt für das Auto einen tieferen als den von der Garage angegebenen Schätzwert eingesetzt habe. Sodann sei sie auf das Auto angewiesen, weil sie andernfalls die Stelle verliere.
Am 5. Februar 2009 erhob die Beschwerdeführerin gegen das von ihr am 26. Januar 2009 unterschriebene Inventar vom 27. Oktober 2008 erneut Beschwerde und machte geltend, dieses entspreche nicht demjenigen vom 24. Oktober 2008, das an ihrem Domizil aufgenommen worden sei. Rund 50 Gegenstände seien nicht in dasjenige vom 27. Oktober 2008 übernommen worden. Sodann seien die Kompetenzgüter nicht ausgeschieden und verschiedene Objekte falsch geschätzt worden.
Mit Eingaben vom 28. Februar und 6. März 2009 beantragte die Schuldnerin, das Konkursamt habe eine detaillierte Kosten(zwischen)abrechnung zu erstellen.
Mit Entscheid vom 30. März 2009 wies die Aufsichtsbehörde in Betreibungs- und Konkurssachen für den Kanton Bern alle Beschwerden und Eingaben ab, soweit sie darauf eintrat.
C. Gegen diesen Entscheid hat X._ am 26. April 2009 Beschwerde erhoben mit den Begehren um dessen Aufhebung, um Entlassung des Autos aus dem Konkursbeschlag bzw. Schätzung gemäss ihren Angaben, um Schätzung der Pferde gemäss ihren Angaben, um Entlassung des Laptop aus dem Konkursbeschlag bzw. Feststellung der Unpfändbarkeit der darauf enthaltenen privaten Daten und um Anweisung des Konkursamtes zur rechtskonformen Neuerstellung des Inventars und Erstellung einer Abrechnung bis zum heutigen Tag. Sodann verlangt die Beschwerdeführerin die unentgeltliche Rechtspflege sowie eine Entschädigung seitens des Konkursamtes. Es wurden keine Vernehmlassungen eingeholt. | Erwägungen:
1. Die Entscheide der kantonalen Aufsichtsbehörden in Schuldbetreibungs- und Konkurssachen unterliegen unabhängig vom Streitwert der Beschwerde in Zivilsachen (Art. 72 Abs. 2 und Art. 74 Abs. 2 lit. c BGG).
2. Soweit die Beschwerdeführerin eine Verletzung des rechtlichen Gehörs geltend macht, weil ihr die Aufsichtsbehörde die Stellungnahmen des Konkursamtes jeweils ohne Beilagen zugesandt habe, trifft sie keine Beschwer, weil ihr auf erste Aufforderung hin stets sämtliche Beilagen zugesandt worden sind und ihr damit vollumfänglich Akteneinsicht gewährt wurde. Auf die Gehörsrügen ist somit nicht einzutreten.
3. Soweit die Beschwerdeführerin gegen verschiedene Mitarbeiter des Konkursamtes Disziplinarmassnahmen fordert, kann auf die Beschwerde von vornherein nicht eingetreten werden, weil das Bundesrecht mit <ref-law> die kantonale Aufsichtsbehörde als Disziplinarbehörde einsetzt; die Disziplinarhoheit liegt mit anderen Worten beim Kanton, und selbst dem Bundesrat als die Oberaufsicht ausübendes Organ käme die Überwachung der Disziplin der Zwangsvollstreckungsorgane nicht zu (Levante, in: Kurzkommentar SchKG, Basel 2009, N. 5 zu <ref-law>).
Entsprechend kann dem Bundesgericht auch das weiter hinten in der Beschwerdeschrift gemachte Vorbringen, die Aufsichtsbehörde habe Beweismittel zum Nachweis von Amtsverfehlungen nicht entgegen genommen und damit ihren Beweisführungsanspruch verletzt, nicht unterbreitet werden.
4. Ebenfalls nicht einzutreten ist auf die Beschwerde, soweit sich die Beschwerdeführerin zu denjenigen Teilen des angefochtenen Entscheides äussert, welche die Beschwerden ihrer Mutter und von A._ betreffen.
5. Unzulässig ist die Beschwerde, soweit die Beschwerdeführerin Drittansprüche an verschiedenen Gegenständen behauptet; diesbezüglich hat das Konkursamt der Mutter und A._ Frist zur Aussonderungsklage angesetzt und über die Eigentumsfrage ist in den betreffenden Prozessen materiell zu entscheiden.
6. Die Beschwerdeführerin kritisiert die von der Aufsichtsbehörde übernommenen Schätzwerte des Konkursamtes für verschiedene Sachen (Ergometer, Pferde, Auto).
Die Schätzung gepfändeter oder admassierter Gegenstände (Art. 97 bzw. 227 SchKG) ist eine Ermessenssache. Diesbezüglich kann das Bundesgericht lediglich prüfen, ob die kantonale Aufsichtsbehörde das ihr zustehende Ermessen überschritten oder missbraucht hat. Dies ist dann der Fall, wenn Kriterien berücksichtigt worden sind, die keine Rolle hätten spielen dürfen, oder wenn umgekehrt rechtserhebliche Umstände ausser Acht geblieben sind (<ref-ruling> E. 2 S. 71; <ref-ruling> E. 1 S. 80 f., 135 E. 2 S. 136).
Soweit die Beschwerdeführerin den Schätzwerten einfach eigene Behauptungen gegenüberstellt, ist von vornherein kein Ermessensmissbrauch aufgezeigt. Was die Pferde anbelangt, ist mit dem blossen Vorbringen, sie kenne sich damit aus und könne deshalb deren Wert abschätzen, kein Ermessensmissbrauch darzutun. Für das Auto verweist die Beschwerdeführerin auf die höhere Schätzung der Garage; die Aufsichtsbehörde hat indes im Anschluss an das Konkursamt festgehalten, dass bei der zwangsvollstreckungsrechtlichen Verwertung von Autos regelmässig tiefere Erlöse als die Eurotax-Werte erzielt werden. Dies entspricht im Übrigen einer allgemeinen Erfahrungstatsache; ein Ermessensmissbrauch ist nicht ersichtlich.
7. Unbegründet ist die Beschwerde, soweit behauptet wird, bei einem Wert von bloss Fr. 200.-- sei der Laptop mit Rücksicht auf <ref-law> aus dem Konkursbeschlag zu entlassen. Die Beschwerdeführerin verkennt, dass im Konkurs als Generalexekution grundsätzlich das gesamte Vermögen zu admassieren ist. Immerhin müssen die einzelnen Vermögensgegenstände auch pfändbar sein (<ref-law>). Soweit die Beschwerdeführerin diesbezüglich sinngemäss behauptet, die Verwertungskosten würden den mutmasslichen Erlös nicht decken, scheint sie davon auszugehen, es würde einzig wegen des Laptop zu einem isolierten Steigerungsverfahren kommen; dem ist nicht so: Die Betreibungs- und Konkursämter pflegen Vermögensgegenstände aus einer Vielzahl von Verfahren an einer Steigerung zusammenzuziehen, so dass der mutmassliche Erlös die auf den Laptop entfallenden Verwertungskosten bei weitem übersteigt.
8. Mit Bezug auf die Kompetenzqualität des Autos hat das Obergericht festgehalten, dass gemäss Schreiben der Arbeitgeberin diese keineswegs verlange, dass die Beschwerdeführerin mit dem Auto zur Arbeit komme. Sie könne denn auch die öffentlichen Verkehrsmittel nehmen oder den rund 8 km langen Arbeitsweg mit dem Fahrrad zurücklegen.
Ob ein Arbeitnehmer tatsächlich auf ein Fahrzeug angewiesen ist, beschlägt eine Tatfrage, die vom Bundesgericht nur auf Willkür hin überprüft werden kann (Art. 97 Abs. 1 und Art. 105 Abs. 1 BGG; <ref-ruling> E. 7.1 S. 398) und aufgrund des hierfür geltenden Rügeprinzips (<ref-law>) eine entsprechend substanziierte Willkürrüge voraussetzt (<ref-ruling> E. 1.4.2. S. 254).
Die Vorbringen der Beschwerdeführerin sind rein appellatorischer Natur und vermögen deshalb den an Willkürrügen zu stellenden Anforderungen von vornherein nicht zu genügen (<ref-ruling> E. 1b S. 495; <ref-ruling> E. 1.3 S. 262). Selbst wenn in der Behauptung der Beschwerdeführerin, die Arbeitgeberin habe im Schreiben vom 12. Februar 2009 festgehalten, es sei unabdingbar, dass sie für die Arbeitstätigkeit über ein Auto verfüge, sinngemäss eine Willkürrüge erkannt werden sollte, wäre diese jedenfalls unzutreffend: Wie von der Aufsichtsbehörde festgehalten, hat die Arbeitgeberin vielmehr geschrieben, dass die Beschwerdeführerin für eine reibungslose Abwicklung aller Transporte per LKW sowie Sonderfahrten zuständig sei; deshalb müsse sie so schnell wie möglich von ihrem Wohnort zum Arbeitsplatz gelangen können und jederzeit auf Abruf während der Woche zur Verfügung stehen. Spricht aber die Arbeitgeberin nicht von - im Übrigen leicht zu belegenden, aber von der Beschwerdeführerin durch nichts belegten - unregelmässigen Einsätzen ausserhalb der Zeiten, zu denen öffentliche Verkehrsmittel zur Verfügung stehen, kann der Aufsichtsbehörde im Zusammenhang mit der Erwägung, die Beschwerdeführerin könne ihren Arbeitseinsätzen, auch wenn diese unregelmässig seien, mit öffentlichen Verkehrsmitteln nachkommen, kein Ermessensmissbrauch vorgeworfen werden. Im Übrigen hat die Aufsichtsbehörde als Tatbestandselement festgehalten, dass die Beschwerdeführerin den Arbeitsweg (selbstredend tageszeitunabhängig) per Fahrrad zurücklegen kann; inwiefern dies unzumutbar und oder gar willkürlich sein soll, wird nicht im Ansatz dargetan.
9. Das Inventar vom 24. Oktober 2008 wurde zum integrierenden Bestandteil desjenigen vom 27. Oktober 2008 gemacht. Die Kompetenzgut darstellenden persönlichen Effekten der Beschwerdeführerin (ungefähr 50 Gegenstände) sind unter Ziff. II.3 unter dem Titel "1 Posten div. persönliche Gegenstände und Effekten" zusammengefasst; als Schätzwert ist "p.M." (pro memoria) und als sonstige Bemerkung "Kompetenz-Gut" eingetragen.
Entgegen den Vorbringen der Beschwerdeführerin ist damit kein Bundesrecht verletzt; das Konkursamt ist vielmehr nach <ref-law> und Art. 31 KOV vorgegangen. Insbesondere war entgegen der Behauptung der Beschwerdeführerin keine Schätzung nötig, sind doch die Kompetenzgüter dem Gemeinschuldner zur freien Verfügung zu überlassen.
10. Wie bereits im kantonalen Verfahren verlangt die Beschwerdeführerin eine Zwischenabrechnung in ihrem Konkursverfahren. Indes folgt aus der allgemeinen Buch-, Kassa- und Rechnungspflicht des Konkursamtes gemäss Art. 16 ff. KOV keine Pflicht zu periodischer Zwischenabrechnung; das Konkursamt ist einzig verpflichtet, nach Abschluss des Konkursverfahrens eine Schlussrechnung aufzustellen (<ref-law>). Als Folge kann es im Zusammenhang mit der verlangten "Zwischenabrechnung" auch keine Verletzung des rechtlichen Gehörs geben.
11. Soweit sich die Beschwerdeführerin gegen die Androhung wendet, künftig würden ihr bei Eingaben ähnlicher Natur wegen mutwilliger Beschwerdeführung eine Busse oder die Gebühren und Auslagen auferlegt, trifft sie keine Beschwer, handelt es sich doch lediglich um eine Androhung.
Wie indes die vorliegend behandelte Beschwerde zeigt, hat die Schuldnerin ihre in der Tat an Mutwilligkeit grenzende Beschwerdeführung vor Bundesgericht fortgesetzt, so dass ihr für den Fall weiterer Eingaben ähnlicher Art auch von dieser Seite die entsprechenden Folgen gemäss <ref-law> anzudrohen sind (Ordnungsbusse bis Fr. 2'000.-- und im Wiederholungsfall bis Fr. 5'000.--).
12. Zusammenfassend ergibt sich, dass die Beschwerde abzuweisen ist, soweit überhaupt darauf eingetreten werden kann. Wie die vorstehenden Ausführungen zeigen, muss sie als von Anfang an aussichtslos gelten, womit es an den materiellen Voraussetzungen der unentgeltlichen Rechtspflege fehlt (<ref-law>) und folglich das entsprechende Gesuch abzuweisen ist. Beim genannten Verfahrensausgang sind die Gerichtskosten der Beschwerdeführerin aufzuerlegen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 1'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Bern, Aufsichtsbehörde in Betreibungs- und Konkurssachen, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 29. Mai 2009
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber:
Hohl Möckli | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['7546cdc2-ff75-4478-868a-99e6eccd5d10', '108d2246-0ba6-48c8-ab9d-81051920934b', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755', '391e8936-301d-4327-a143-59fec33dfe22'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '22939942-3c68-4663-baa5-c5e6676d24ab', '89de22cd-49c1-4db7-91b9-670239a1eb70', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '10452f23-3076-44e5-8e28-37a17ef071fd'] |
033fd59b-061f-402d-94fe-76c733b2ab84 | 2,006 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Das Bezirksamt Zofingen führt gegen X._ eine Strafuntersuchung wegen Betäubungsmitteldelikten, Geldwäscherei, Begünstigung und Widerhandlungen gegen das ANAG (SR 142.20). Die Ermittlungen stehen in Zusammenhang mit einer Strafuntersuchung gegen ihren Ehemann. Ihm wird Marihuanahandel in grossem Umfang vorgeworfen. Nachdem er bereits im Mai 2005 verhaftet worden war, wurde die Beschuldigte am 25. August 2005 ebenfalls in Haft genommen. Mit Verfügung des Präsidiums der Beschwerdekammer in Strafsachen des Aargauer Obergerichts vom 8. September 2005 wurde die Untersuchungshaft der Angeschuldigten bis 23. Dezember 2005 verlängert. Am 4. Oktober 2005 wies das Präsidium der Beschwerdekammer ein Haftentlassungsgesuch von X._ ab. Auf Antrag der Untersuchungsrichterin verfügte der Präsident der Beschwerdekammer am 16. Dezember 2005 eine weitere Verlängerung ihrer Untersuchungshaft bis zum Eingang der Anklage beim Gericht.
A. Das Bezirksamt Zofingen führt gegen X._ eine Strafuntersuchung wegen Betäubungsmitteldelikten, Geldwäscherei, Begünstigung und Widerhandlungen gegen das ANAG (SR 142.20). Die Ermittlungen stehen in Zusammenhang mit einer Strafuntersuchung gegen ihren Ehemann. Ihm wird Marihuanahandel in grossem Umfang vorgeworfen. Nachdem er bereits im Mai 2005 verhaftet worden war, wurde die Beschuldigte am 25. August 2005 ebenfalls in Haft genommen. Mit Verfügung des Präsidiums der Beschwerdekammer in Strafsachen des Aargauer Obergerichts vom 8. September 2005 wurde die Untersuchungshaft der Angeschuldigten bis 23. Dezember 2005 verlängert. Am 4. Oktober 2005 wies das Präsidium der Beschwerdekammer ein Haftentlassungsgesuch von X._ ab. Auf Antrag der Untersuchungsrichterin verfügte der Präsident der Beschwerdekammer am 16. Dezember 2005 eine weitere Verlängerung ihrer Untersuchungshaft bis zum Eingang der Anklage beim Gericht.
B. Mit staatsrechtlicher Beschwerde vom 21. Dezember 2005 beantragt die Beschuldigte die Aufhebung des angefochtenen Entscheids; die kantonalen Behörden seien anzuweisen, sie aus der Haft zu entlassen. Ausserdem stellt sie ein Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung im bundesgerichtlichen Verfahren.
Das Obergericht ersucht um Abweisung der Beschwerde. Das Bezirksamt Zofingen hat sich nicht vernehmen lassen. In der Replik hält X._ an ihren Begehren fest. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Die Beschwerdeführerin ficht eine Haftverlängerungsverfügung gemäss § 76 Abs. 2 des Gesetzes über die Strafrechtspflege des Kantons Aargau vom 11. November 1958 (StPO/AG; SR 251.100) an. Sie verlangt nebst der Aufhebung dieses Entscheids ihre Entlassung. Dieses Begehren ist in Abweichung vom Grundsatz der kassatorischen Natur der staatsrechtlichen Beschwerde zulässig. Im Falle einer nicht gerechtfertigten strafprozessualen Haft kann die von der Verfassung geforderte Lage nicht schon mit der Aufhebung des angefochtenen Entscheids, sondern erst durch eine positive Anordnung hergestellt werden (<ref-ruling> E. 1.2.1 S. 131 f.; <ref-ruling> E. 4b/aa S. 333, je mit Hinweisen).
1. Die Beschwerdeführerin ficht eine Haftverlängerungsverfügung gemäss § 76 Abs. 2 des Gesetzes über die Strafrechtspflege des Kantons Aargau vom 11. November 1958 (StPO/AG; SR 251.100) an. Sie verlangt nebst der Aufhebung dieses Entscheids ihre Entlassung. Dieses Begehren ist in Abweichung vom Grundsatz der kassatorischen Natur der staatsrechtlichen Beschwerde zulässig. Im Falle einer nicht gerechtfertigten strafprozessualen Haft kann die von der Verfassung geforderte Lage nicht schon mit der Aufhebung des angefochtenen Entscheids, sondern erst durch eine positive Anordnung hergestellt werden (<ref-ruling> E. 1.2.1 S. 131 f.; <ref-ruling> E. 4b/aa S. 333, je mit Hinweisen).
2. Mit der Beschwerde wird dem Obergericht zunächst vorgeworfen, es habe über den Haftverlängerungsantrag entschieden, ohne der Beschwerdeführerin Gelegenheit zur Stellungnahme gegeben zu haben.
2.1 Aus der in <ref-law> und Art. 5 Ziff. 4 EMRK (vgl. auch Art. 31 Abs. 3 und 4 BV) statuierten Garantie des rechtlichen Gehörs wird unter anderem der Anspruch des Inhaftierten abgeleitet, vor Erlass eines richterlichen Haftprüfungs- bzw. Haftverlängerungsentscheids Stellung nehmen zu können. Nach der übereinstimmenden Praxis des Europäischen Gerichtshofes für Menschenrechte und des Bundesgerichts gebietet Art. 5 Ziff. 4 EMRK ein Mindestmass an kontradiktorischer Ausgestaltung des Verfahrens. Für die richterliche Prüfung eines Antrags auf Haftverlängerung oder eines Haftentlassungsgesuchs ist, im Unterschied zur Haftanordnung, eine persönliche Vorführung und Anhörung des Angeschuldigten durch den Haftrichter nicht ausdrücklich verlangt. Das rechtliche Gehör des Inhaftierten kann in der Regel auf andere Weise ausreichend gewahrt werden, etwa im Rahmen eines schriftlichen Verfahrens (<ref-ruling> E. 3c S. 175 mit Hinweisen). Wenn - wie hier - jederzeit ein Gesuch um Haftentlassung gestellt werden kann, genügt es auch, wenn sich der Betroffene bei derjenigen Behörde äussern kann, die um Bewilligung der Haftverlängerung ersucht (<ref-ruling> E. 4c S. 285).
2.2 Die Untersuchungsrichterin des Bezirksamtes Zofingen eröffnete den Haftverlängerungsantrag der Beschwerdeführerin mündlich. Dies geschah im Anschluss an die Schlusseinvernahme bei der Kantonspolizei Aargau vom 16. Dezember 2005. Der Verteidiger der Beschwerdeführerin war anwesend. Der Antrag war einen Tag zuvor verfasst worden. Gemäss dem Protokoll der Verhandlung über diesen Haftantrag fragte die Untersuchungsrichterin, ob die Beschwerdeführerin Einwendungen gegen die Haftverlängerung habe. Diese entgegnete, sie könne das nicht glauben, und bestritt sinngemäss Kollusionsgefahr; sie kenne keine Leute, die in den Marihuanahandel ihres Mannes verwickelt seien. Daraufhin orientierte die Untersuchungsrichterin sie über die jederzeitige Möglichkeit, ein Haftentlassungsgesuch zu stellen.
Nach der Verhandlung überwies die Untersuchungsrichterin mit Fax das Protokoll der Verhandlung und der Schlusseinvernahme an den Präsidenten der Beschwerdekammer; der Haftverlängerungsantrag war ihm offenbar bereits vorgängig zugestellt worden. Der Präsident der Beschwerdekammer verfügte die Haftverlängerung daraufhin, ohne verfahrensmässige Weiterungen, noch am gleichen Tag.
2.3 Aufgrund des erstellten Verfahrensablaufs geht die Beschwerdeführerin fehl, wenn sie meint, ihre Äusserungen in der genannten Verhandlung hätten zeitlich im Rahmen des Haftprüfungsentscheids nicht mehr berücksichtigt werden können. Ebenso wenig ist es im Lichte der Rechtsprechung (E. 2.1) zu beanstanden, dass das rechtliche Gehör nicht vom Haftrichter selbst, sondern von der Antrag stellenden Behörde gewährt worden ist. Da es bei der Beschwerdeführerin bereits um den zweiten entsprechenden Antrag ging und das Verfahren beide Male gleich gehandhabt wurde, kann sie nicht geltend machen, sie sei sich über die Tragweite der Verhandlung, bei der ihr der Haftverlängerungsantrag eröffnet wurde, im Unklaren gewesen. Dies gilt umso mehr, als sie bei der hier umstrittenen Anhörung anwaltlich verbeiständet war.
2.4 Unbehelflich ist schliesslich der Vorwurf, die Untersuchungsrichterin hätte die Beschwerdeführerin bzw. ihren Verteidiger förmlich zur Stellungnahme zu diesem Haftantrag einladen müssen. Die Frage nach allfälligen Einwendungen genügte, damit die Beschwerdeführerin ihre Rechte wahren konnte. Wie sich aus dem Protokoll ergibt, hatte die Beschwerdeführerin diese Frage richtig verstanden und brachte Argumente gegen eine Haftverlängerung vor (E. 2.2). Der Verteidiger behauptet, eine sachgerechte Äusserung zum Haftverlängerungsantrag sei ihm im Rahmen dieser Verhandlung nicht möglich gewesen; er hätte dort lediglich Ergänzungsfragen stellen können. Worauf er diese Annahme stützt, ist nicht ersichtlich; darauf braucht nicht weiter eingegangen zu werden. Insgesamt konnte sich die Beschwerdeführerin verfassungsrechtlich hinreichend vor dem Haftverlängerungsentscheid äussern. Die Gehörsrüge dringt nicht durch.
2.4 Unbehelflich ist schliesslich der Vorwurf, die Untersuchungsrichterin hätte die Beschwerdeführerin bzw. ihren Verteidiger förmlich zur Stellungnahme zu diesem Haftantrag einladen müssen. Die Frage nach allfälligen Einwendungen genügte, damit die Beschwerdeführerin ihre Rechte wahren konnte. Wie sich aus dem Protokoll ergibt, hatte die Beschwerdeführerin diese Frage richtig verstanden und brachte Argumente gegen eine Haftverlängerung vor (E. 2.2). Der Verteidiger behauptet, eine sachgerechte Äusserung zum Haftverlängerungsantrag sei ihm im Rahmen dieser Verhandlung nicht möglich gewesen; er hätte dort lediglich Ergänzungsfragen stellen können. Worauf er diese Annahme stützt, ist nicht ersichtlich; darauf braucht nicht weiter eingegangen zu werden. Insgesamt konnte sich die Beschwerdeführerin verfassungsrechtlich hinreichend vor dem Haftverlängerungsentscheid äussern. Die Gehörsrüge dringt nicht durch.
3. 3.1 Nach § 67 Abs. 1 Ziff. 1 und 2 StPO/AG darf ein Beschuldigter in Haft genommen bzw. belassen werden, wenn er dringend verdächtig ist, eine mit Freiheitsstrafe bedrohte Tat begangen zu haben, und Flucht- oder Kollusionsgefahr besteht. Im angefochtenen Entscheid wurde die Haftverlängerung unter Hinweis auf die Ausführungen im Antrag der Untersuchungsrichterin verfügt. Im genannten Antrag waren ein dringender Tatverdacht und Kollusionsgefahr dargelegt worden; Fluchtgefahr sei ebenfalls nicht auszuschliessen.
3.2 Gemäss <ref-law> darf die Freiheit einer Person nur in den vom Gesetz selbst vorgesehenen Fällen entzogen werden. Der Freiheitsentzug bildet einen schwerwiegenden Eingriff in das verfassungsmässige Recht auf persönliche Freiheit im Sinne von <ref-law>. Bei staatsrechtlichen Beschwerden, die sich gegen die Anordnung oder Fortdauer von Haft richten, prüft das Bundesgericht daher im Hinblick auf die Schwere des Eingriffs die Auslegung und Anwendung des kantonalen Rechts frei. Soweit jedoch reine Sachverhaltsfragen und damit Fragen der Beweiswürdigung zu beurteilen sind, greift das Bundesgericht nur ein, wenn die tatsächlichen Feststellungen der kantonalen Instanz willkürlich sind (<ref-ruling> E. 2.1 S. 186 mit Hinweisen).
3.2 Gemäss <ref-law> darf die Freiheit einer Person nur in den vom Gesetz selbst vorgesehenen Fällen entzogen werden. Der Freiheitsentzug bildet einen schwerwiegenden Eingriff in das verfassungsmässige Recht auf persönliche Freiheit im Sinne von <ref-law>. Bei staatsrechtlichen Beschwerden, die sich gegen die Anordnung oder Fortdauer von Haft richten, prüft das Bundesgericht daher im Hinblick auf die Schwere des Eingriffs die Auslegung und Anwendung des kantonalen Rechts frei. Soweit jedoch reine Sachverhaltsfragen und damit Fragen der Beweiswürdigung zu beurteilen sind, greift das Bundesgericht nur ein, wenn die tatsächlichen Feststellungen der kantonalen Instanz willkürlich sind (<ref-ruling> E. 2.1 S. 186 mit Hinweisen).
4. Umstritten ist zum einen der dringende Tatverdacht.
4.1 Im Gegensatz zum erkennenden Sachrichter hat das Bundesgericht bei der Überprüfung des allgemeinen Haftgrundes des dringenden Tatverdachtes keine erschöpfende Abwägung sämtlicher belastender und entlastender Beweisergebnisse vorzunehmen. Zu prüfen ist vielmehr, ob aufgrund der bisherigen Untersuchungsergebnisse genügend konkrete Anhaltspunkte für eine Straftat und eine Beteiligung an dieser Tat vorliegen, die kantonalen Behörden somit das Bestehen eines dringenden Tatverdachts mit vertretbaren Gründen bejahen durften (<ref-ruling> E. 3c S. 146).
4.2 Vorgeworfen wird der Beschwerdeführerin zur Hauptsache eine strafbare Beteiligung am Cannabishandel ihres Ehemanns. Die Beschuldigte habe regelmässig Fahrzeuge gemietet und sogar einen Lieferwagen gekauft; diese seien vom Ehemann für den Transport, den Handel und die Zucht von Marihuana benutzt worden. Weiter habe die Beschwerdeführerin zwischen 2001 und 2005 über Fr. 330'000.-- Bargeld auf diverse Bankkonti in der Schweiz einbezahlt und insgesamt USD 170'000.-- an Verwandte ihres Ehemanns und Dritte überwiesen. Sie habe wissen oder mindestens annehmen müssen, dass ihr Ehemann dieses Geld mit Marihuanahandel verdient habe. Weiter sei in den von ihr angemieteten Banksafes Bargeld in der Höhe von umgerechnet Fr. 250'000.-- und Schmuck im Wert von rund Fr. 350'000.-- sichergestellt worden. Bargeld und Schmuck sei vom IRM Bern auf Drogen untersucht worden; sie hätten erhöhte Werte auf Kokain aufgewiesen. Die Beschuldigte habe aus Drogeneinkünften ihres Ehemannes gelebt und einen gehobenen Lebensstandard gepflegt.
4.3 Die Einwände der Beschwerdeführerin lassen den von der Untersuchungsbehörde dargelegten dringenden Tatverdacht nicht ohne weiteres dahinfallen. Die Beschwerdeführerin räumt ein, vom Cannabishandel, in den ihr Mann verstrickt war, Kenntnis gehabt zu haben. Sie bestreitet die ihr im Einzelnen vorgeworfenen Tathandlungen bezüglich der erwähnten Fahrzeuge, Einzahlungen und Safemiete nicht, sondern wehrt sich vor allem dagegen, dass sie dabei den subjektiven Tatbestand der ihr vorgeworfenen Betäubungsmitteldelikte erfüllt habe. Damit vermag sie nicht in Frage zu stellen, dass die Beweiswürdigung des angefochtenen Entscheids zur Tatbestandsmässigkeit ihres Verhaltens vertretbar ist.
Zu Recht widerspricht die Beschwerdeführerin nicht der Beurteilung, dass die Drogengeschäfte ihres Ehemanns den Verdacht auf einen schweren Fall von Betäubungsmitteldelikten zulassen (vgl. dazu <ref-ruling> E. 3.2.3 S. 194 f.); mit anderen Worten geht es insoweit um ein Verbrechen. Die Beschwerdeführerin führt aus, ihre Tatbeteiligung könne höchstens als Gehilfenschaft gewertet werden. Sie scheint dabei zu übersehen, dass selbst eine solche Tatbegehung mit Freiheitsstrafe bedroht wird (<ref-law> i.V.m. Art. 25 und Art. 65 StGB).
4.4 Demzufolge ist im angefochtenen Entscheid bereits mit Blick auf die vorgeworfenen Betäubungsmitteldelikte zu Recht ein dringender Tatverdacht für das Vorliegen von Tathandlungen bejaht worden, die mit Freiheitsstrafe bedroht sind. Es braucht daher nicht weiter geprüft zu werden, ob und inwiefern ein ausreichender Tatverdacht auch im Hinblick auf die übrigen zur Last gelegten Delikte gegeben ist.
4.4 Demzufolge ist im angefochtenen Entscheid bereits mit Blick auf die vorgeworfenen Betäubungsmitteldelikte zu Recht ein dringender Tatverdacht für das Vorliegen von Tathandlungen bejaht worden, die mit Freiheitsstrafe bedroht sind. Es braucht daher nicht weiter geprüft zu werden, ob und inwiefern ein ausreichender Tatverdacht auch im Hinblick auf die übrigen zur Last gelegten Delikte gegeben ist.
5. Zum andern wendet sich die Beschwerdeführerin gegen die Annahme von Kollusionsgefahr.
5.1 Kollusion bedeutet, dass sich der Angeschuldigte mit Zeugen, Auskunftspersonen, Sachverständigen oder Mitbeschuldigten ins Einvernehmen setzt oder sie zu wahrheitswidrigen Aussagen veranlasst. Die Untersuchungshaft wegen Kollusionsgefahr soll verhindern, dass ein Angeschuldigter die Freiheit dazu missbraucht, die wahrheitsgetreue Abklärung des Sachverhaltes zu vereiteln oder zu gefährden. Dabei genügt nach der Rechtsprechung die theoretische Möglichkeit, dass der Angeschuldigte in Freiheit kolludieren könnte nicht, um die Fortsetzung der Haft unter diesem Titel zu rechtfertigen, vielmehr müssen konkrete Indizien für eine solche Gefahr sprechen (<ref-ruling> E. 2.1 S. 151 mit Hinweisen).
5.2 Nach Abschluss der Strafuntersuchung bedarf der Haftgrund der Kollusionsgefahr einer besonders sorgfältigen Prüfung. Er dient primär der Sicherung einer ungestörten Strafuntersuchung. Zwar ist auch die richterliche Sachaufklärung vor unzulässigen Einflussnahmen zu bewahren. Dies gilt insbesondere im Hinblick auf die Unmittelbarkeit der Beweisaufnahme anlässlich der Hauptverhandlung (vgl. <ref-ruling> E. 4b S. 261; <ref-law>/AG). Je weiter das Strafverfahren vorangeschritten ist und je präziser der Sachverhalt bereits abgeklärt werden konnte, desto höhere Anforderungen sind jedoch grundsätzlich an den Nachweis von Kollusionsgefahr zu stellen (unveröffentlichtes Urteil 1P.534/2003 vom 6. Oktober 2003, E. 6.2).
5.3 Die Erwägungen zum Tatverdacht (E. 4) haben gezeigt, dass die Beschwerdeführerin nur teilweise geständig ist. Hinzu kommen weitere ungeklärte Sachverhaltselemente, so ein im Schlafzimmerschrank bei den Effekten des Ehemanns sichergestellter Bund mit Wohnungsschlüsseln und ein Garagentoröffner. Die Untersuchungsbehörden konnten offenbar bisher die entsprechenden Räumlichkeiten nicht ausfindig machen; die Beschwerdeführerin bestreitet, von derartigen Schlüsseln und Räumen etwas zu wissen. Auch wenn die Untersuchung gegen die Beschwerdeführerin vorläufig abgeschlossen ist, kann keine Rede davon sein, dass die untersuchten Strafdelikte vollständig geklärt sind.
5.4 Im Haftverlängerungsantrag, der dem angefochtenen Entscheid zugrunde liegt, wird die Kollusionsgefahr mit der Gefahr einer Kontaktaufnahme und Absprache mit dem flüchtigen A._ begründet. Dabei handelt es sich um einen mutmasslichen Mittäter ihres Ehemanns. Es liegt auf der Hand, dass bei einer Festnahme von A._ mit zusätzlichen Erkenntnissen für die Strafuntersuchung gerechnet werden könnte. Der Beschwerdeführerin ist nicht zu folgen, wenn sie behauptet, dass das bisherige Beweisergebnis selbst bei seiner Verhaftung nicht mehr erschüttert würde. Zudem ergeben sich aus den abgefangenen Kassibern, welche sich die Eheleute über einen Verteidiger zukommen liessen, konkrete Indizien für Kollusionshandlungen zwischen ihr und diesem A._. Es ist im Übrigen weder dargetan noch ersichtlich, dass die Fahndung nach ihm eingestellt worden wäre. Der Umstand, dass die bisherigen Bemühungen zu seiner Ergreifung nicht erfolgreich gewesen sind, bedeutet nicht, dass seine Verhaftung während des gegen die Beschwerdeführerin gerichteten Strafverfahrens nicht mehr wahrscheinlich ist.
5.5 Demzufolge besteht eine hinreichende Kollusionsgefahr. Bei diesem Ergebnis mag dahin gestellt bleiben, ob auch Fluchtgefahr gegeben wäre. Die Kollusionsgefahr dürfte unter den gegebenen Umständen bis zur erstinstanzlichen Gerichtsverhandlung andauern, gegebenenfalls sogar darüber hinaus, sofern der Sachverhalt nach wie vor teilweise streitig sein sollte. Umso wichtiger wird es sein, dass die kantonalen Behörden das besondere Beschleunigungsgebot in Haftsachen weiterhin beachten und das Verfahren beförderlich durchführen und zum Abschluss bringen.
5.5 Demzufolge besteht eine hinreichende Kollusionsgefahr. Bei diesem Ergebnis mag dahin gestellt bleiben, ob auch Fluchtgefahr gegeben wäre. Die Kollusionsgefahr dürfte unter den gegebenen Umständen bis zur erstinstanzlichen Gerichtsverhandlung andauern, gegebenenfalls sogar darüber hinaus, sofern der Sachverhalt nach wie vor teilweise streitig sein sollte. Umso wichtiger wird es sein, dass die kantonalen Behörden das besondere Beschleunigungsgebot in Haftsachen weiterhin beachten und das Verfahren beförderlich durchführen und zum Abschluss bringen.
6. Nach dem Gesagten ist die Beschwerde abzuweisen. Die Voraussetzungen zur Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege im Sinne von Art. 152 OG sind erfüllt. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege wird gutgeheissen.
2.1 Es werden keine Kosten erhoben.
2.2 Rechtsanwalt Daniel Christe wird als amtlicher Rechtsvertreter bestellt und für das bundesgerichtliche Verfahren aus der Bundesgerichtskasse mit einem Honorar von Fr. 1'500.-- entschädigt.
2.2 Rechtsanwalt Daniel Christe wird als amtlicher Rechtsvertreter bestellt und für das bundesgerichtliche Verfahren aus der Bundesgerichtskasse mit einem Honorar von Fr. 1'500.-- entschädigt.
3. Dieses Urteil wird der Beschwerdeführerin, dem Bezirksamt Zofingen und dem Obergericht des Kantons Aargau, Präsidium der Beschwerdekammer in Strafsachen, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 13. Januar 2006
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['84288845-3c85-4f6e-ba7e-ed4817f3fc1d', '81f44fc6-bc46-4f41-be5f-1f4cadb8454c', '7489f247-0f46-4f6d-b464-9c057ad5d50d', '58c3f979-cd43-418b-af98-47de3e20e666', '24072bdf-25c0-427b-9980-e6e0473b4297', '3e04e0dd-5963-4134-82f0-fc8332da8487', 'e14a9680-d8c3-410a-9a30-7ff18dcdbf10', '36e294c3-9483-4c0d-9dd9-9d7aedc57353', 'd87ce1fc-c3ce-444d-a22f-23fead2a363d'] | ['8f27cb82-9aba-4651-a105-43741d136eaf', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa', '3b2a92f0-cd15-4101-8da8-ab5f32ddc06e', '751be86c-f3f0-4f15-898f-741a86e703fe'] |
03403aaa-0a58-4f2d-99ac-97a79a8f1432 | 2,009 | fr | Faits:
A. Y._, était créancier de la société A._ Sàrl, qui est tombée en faillite. La masse lui a cédé ses prétentions contre les organes de la société.
Agissant comme cessionnaire des droits de la masse, Y._, a déposé devant le Tribunal cantonal vaudois, le 5 décembre 2006, une demande en paiement dirigée contre X._ et B._, leur réclamant la somme de 203'851 fr. 65 avec intérêts à 5% l'an dès le 1er janvier 2007.
S'agissant de X._, qui est domicilié dans le canton de Vaud et était gérant de A._ Sàrl, Y._, lui reproche d'avoir porté préjudice à la société dans le contexte de la cession de la brasserie C._.
X._ a demandé à appeler en cause D._, afin d'exercer contre lui l'action récursoire pour le cas où il serait condamné. Il a exposé que D._ était associé gérant de la société, que lui-même avait agi en suivant ses instructions et que D._ avait, en réalité, dirigé l'opération invoquée à l'appui de la demande.
Le demandeur a déclaré qu'il ne s'opposait pas à l'appel en cause.
Deux tentatives de notifier la demande à D._ en Angleterre ont échoué. Il a été décidé de procéder par voie édictale et la notification a été faite par publication dans la Feuille des avis officiels. Presque simultanément, le défendeur a indiqué une nouvelle adresse en France et sollicité qu'une notification y soit tentée, ce que le juge instructeur a accepté. La notification n'a pas pu être effectuée, l'appelé en cause n'ayant pas donné suite aux convocations des autorités françaises; il a été considéré que l'on se trouvait en présence d'un refus de la notification et que celle-ci était valable. L'acte à notifier mentionne que l'appelé en cause doit élire domicile dans le canton de Vaud, à défaut de quoi il sera réputé avoir élu domicile au greffe.
B. Par décision du 8 septembre 2008, le juge instructeur du Tribunal cantonal vaudois a refusé l'appel en cause, évoquant les difficultés rencontrées avec la notification et soutenant que l'appel en cause est contraire au droit fédéral, soit plus précisément au principe de la solidarité.
Par arrêt du 18 mars 2009, la Chambre des recours du Tribunal cantonal vaudois a confirmé cette décision, en se fondant sur le droit maté-riel qui ferait obstacle à l'appel en cause.
C. X._ exerce un recours en matière civile au Tribunal fédéral contre l'arrêt du 18 mars 2009. Invoquant une violation arbitraire du droit cantonal de procédure et du droit fédéral, il conclut, avec suite de dépens, à l'admission de l'appel en cause et à ce qu'il soit autorisé à prendre des conclusions récursoires contre D._, demandant que celui-ci soit condamné à le relever de toute condamnation en capital, intérêts, frais et dépens, qui pourrait être prononcée contre lui et à ce qu'il soit dit que D._ lui doit la somme de 203'851 fr. 65 avec intérêts à 5% l'an dès le 1er janvier 2007. Subsidiairement, il a demandé que la cause soit renvoyée à la Chambre des recours.
L'intimé a conclu au rejet du recours avec suite de frais et dépens.
Par ordonnance du 30 septembre 2009, la Présidente de la Ire Cour de droit civil a accordé l'effet suspensif au recours. | Considérant en droit:
1. 1.1 L'arrêt attaqué n'a pas mis fin à la procédure, mais il en a écarté définitivement l'appelé en cause. Il s'agit donc d'une décision partielle au sens de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 1.1 p. 381 s.).
1.2 Interjeté par la partie qui a succombé dans ses conclusions en appel en cause et en paiement (<ref-law>), dirigé contre un jugement partiel (<ref-law>) rendu en matière civile (<ref-law>) par une autorité cantonale de dernière instance (<ref-law>) dans une affaire pécuniaire dont la valeur atteint le seuil de 30'000 fr. (<ref-law>), le recours est en principe recevable, puisqu'il a été déposé dans le délai (art. 100 al. 1, 46 al. 1 let. b, 48 al. 1 LTF) et la forme (<ref-law>) prévus par la loi. Il faut observer que l'arrêt attaqué repose sur plusieurs motivations; se conformant à l'exigence de recevabilité posée par la jurisprudence (<ref-ruling> consid. 6.3 p. 120 s.), le recourant a attaqué chacune des motivations indépendantes.
1.3 Le recours peut être interjeté pour violation du droit, tel qu'il est délimité par les art. 95 et 96 LTF. Le Tribunal fédéral applique le droit d'office (<ref-law>). Il n'est donc limité ni par les arguments soulevés dans le recours, ni par la motivation retenue par l'autorité précédente; il peut admettre un recours pour un autre motif que ceux qui ont été invoqués et il peut rejeter un recours en adoptant une argumentation différente de celle de l'autorité précédente (<ref-ruling> consid. 1.4 p. 400). Il peut donc examiner d'office et librement toutes les questions relevant de la bonne application du code des obligations. Compte tenu de l'exigence de motivation contenue à l'art. 42 al. 1 et 2 LTF, sous peine d'irrecevabilité (<ref-law>), le Tribunal fédéral n'examine en principe que les griefs invoqués; il n'est pas tenu de traiter, comme le ferait une autorité de première instance, toutes les questions juridiques qui se posent, lorsque celles-ci ne sont plus discutées devant lui (<ref-ruling> consid. 1 p. 400). Par exception au principe selon lequel il peut appliquer le droit d'office, le Tribunal fédéral ne peut entrer en matière sur la violation d'un droit constitutionnel ou sur une question relevant du droit cantonal ou intercantonal que si le grief a été invoqué et motivé de manière précise par la partie recourante (<ref-law>).
1.4 Le Tribunal fédéral conduit son raisonnement juridique sur la base des faits établis par l'autorité précédente (<ref-law>). Il ne peut s'en écarter que si les faits ont été établis de façon manifestement inexacte - ce qui correspond à la notion d'arbitraire (<ref-ruling> consid. 1.5 p. 130, 397 consid. 1.5 p. 401; <ref-ruling> consid. 8.1 p. 153) - ou en violation du droit au sens de l'<ref-law> (<ref-law>).
La partie recourante qui entend s'écarter des constatations de l'autorité précédente doit expliquer de manière circonstanciée en quoi les conditions d'une exception prévue par l'<ref-law> seraient réalisées (<ref-ruling> consid. 1.4 et 6.2); encore faut-il que la correction demandée soit susceptible d'influer sur le sort de la cause (<ref-law>). Aucun fait nouveau ni preuve nouvelle ne peut être présenté à moins de résulter de la décision de l'autorité précédente (<ref-law>).
1.5 Le Tribunal fédéral ne peut aller au-delà des conclusions des parties (<ref-law>). Toute conclusion nouvelle est irrecevable (<ref-law>). S'il admet le recours, le Tribunal fédéral peut sta-tuer lui-même sur le fond de la même manière que l'autorité précédente pouvait le faire (<ref-law>).
2. 2.1 L'art. 83 du Code de procédure civile vaudois du 14 décembre 1966 (CPC/VD; RSV 270.11), invoqué par le recourant, a la teneur suivante:
"1. Il y a lieu à appel en cause lorsqu'une partie a un intérêt direct à contraindre un tiers à intervenir au procès,
a) soit qu'elle ait contre lui, si elle succombe, une prétention récursoire ou en dommages-intérêts;
b) soit qu'elle entende lui opposer le jugement;
c) soit enfin qu'elle fasse valoir contre lui des prétentions connexes à celles qui sont en cause.
2. S'il en résulte une complication excessive du procès, le juge peut refuser l'appel en cause."
2.2 Sous réserve des dispositions visées par l'art. 95 let. c et d LTF (qui n'entrent pas en considération ici), le recours au Tribunal fédéral n'est pas ouvert pour se plaindre d'une violation du droit cantonal (art. 95 et 96 LTF). La partie recourante peut toutefois invoquer son droit de ne pas être traitée arbitrairement, puisque celui-ci est garanti par l'art. 9 Cst. et relève du droit fédéral au sens de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 382 s.; <ref-ruling> consid. 1 p. 203; <ref-ruling> consid. 2.3 p. 466). S'agissant d'un grief constitutionnel, le Tribunal fédéral ne peut entrer en matière que s'il a été invoqué et motivé de manière circonstanciée par la partie recourante (<ref-law>). Quant à l'arbitraire dans l'application du droit cantonal, la partie recourante doit indiquer de manière précise quelle disposition du droit cantonal aurait été violée arbitrairement et montrer en quoi consiste l'arbitraire, puisque le Tribunal fédéral n'applique pas d'office le droit cantonal (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2.1 p. 275 s.; sous le nouveau droit: Bernard Corboz, in Commentaire de la LTF, 2009, n° 40 ad <ref-law>).
L'arbitraire et la violation du droit ne sauraient être confondus. Selon la jurisprudence, l'arbitraire, prohibé par l'art. 9 Cst., ne résulte pas du seul fait qu'une autre solution pourrait entrer en considération ou même qu'elle serait préférable; le Tribunal fédéral n'annule la décision attaquée que lorsque celle-ci est manifestement insoutenable, qu'elle se trouve en contradiction claire avec la situation de fait, qu'elle viole gravement une norme ou un principe juridique indiscuté, ou encore lorsqu'elle heurte de manière choquante le sentiment de la justice et de l'équité; pour qu'une décision soit annulée pour cause d'arbitraire, il ne suffit pas que la motivation formulée soit insoutenable, il faut encore que la décision apparaisse arbitraire dans son résultat (<ref-ruling> consid. 1.3 p. 4; <ref-ruling> consid. 3.1 p. 265 s.).
2.3 En l'espèce, le recourant se plaint de manière circonstanciée d'une violation arbitraire de l'<ref-law>/VD, reproduit ci-dessus.
Pour mieux comprendre cette disposition cantonale, qui permet à certaines conditions d'appeler en cause un tiers, il est utile, au préalable, de rappeler l'origine de cette institution procédurale et de présenter ses avantages et ses inconvénients.
L'appel en cause est une institution inspirée du droit français qui n'est prévue que dans les codes de procédure des cantons de Genève, de Vaud et du Valais (Message du 28 juin 2006 relatif au code de procédure suisse, FF 2006 6897 ch. 5.5.5; Fabienne Hohl, Procédure civile, Tome I, 2001, n° 644 p. 127). Ses avantages sont apparus si convaincants qu'il a été décidé de l'introduire dans le Code de procédure civile suisse, adopté le 19 décembre 2008, qui n'est actuellement pas en vigueur (<ref-law>; FF 2006 6897 s. ch. 5.5.5). On voit mal que le législateur fédéral ait fait le choix d'introduire une institution procédurale qui ferait obstacle à l'exercice d'une action fondée sur le droit matériel. On ne peut ainsi suivre l'argument de la cour cantonale selon lequel l'appel en cause ne correspond pas, en soi, au système du droit matériel.
L'appel en cause présente plusieurs avantages aussi bien pour l'appelé en cause que pour la justice elle-même. Il permet en effet de régler plusieurs prétentions litigieuses devant le même juge, dans la même procédure avec une seule et même administration des preuves. Ainsi, les mesures probatoires se rapportant à un même complexe de faits n'ont pas à être répétées dans une procédure distincte pour le seul motif qu'elles ne sont pas opposables à une personne qui n'a pas pu y participer. La connaissance de l'ensemble de l'affaire par un même juge lui permet de mieux en saisir toutes les facettes et de rendre des décisions cohérentes. Le risque de décisions contradictoires est ainsi évité; il en résulte une sensible économie d'énergie et de coûts (FF 2006 6898 ch. 5.5.5; cf. aussi: Fabienne Hohl, op. cit., n° 644 p. 127; Jacques Haldy, De l'utilité de l'appel en cause, RSPC 2005 p. 439 ss). L'appel en cause peut aussi générer des inconvénients puisqu'il alourdit et retarde le procès principal et peut entraîner une attraction de compétence (FF 2006 6898 ch. 5.5.5; cf. aussi: Fabienne Hohl, op. cit., n° 647 p. 128).
Ces inconvénients expliquent la raison pour laquelle l'<ref-law>/VD - dont l'application doit en l'occurence être examinée sous l'angle restreint de l'arbitraire - prévoit que le juge peut refuser l'appel en cause s'il en résulte une complication excessive du procès. Selon cette disposition cantonale, il faut donc procéder à une pesée des intérêts et se demander si l'intérêt à l'appel en cause l'emporte sur l'inconvénient que constituent l'alourdissement et la prolongation du procès (Jacques Haldy, op. cit., p. 442; cf. Fabienne Hohl, op. cit. n° 647 p. 128). La jurisprudence a admis qu'il n'était pas arbitraire de refuser l'appel en cause pour éviter une complication excessive de la procédure dans un cas où il s'agissait d'appeler en cause plus de cinquante personnes et que la responsabilité de chacune d'elles pouvait impliquer que l'on élucide des faits différents (<ref-ruling> consid. 5.3 p. 19). Il a été rappelé en cette occasion que l'économie de la procédure est l'objectif essentiel de l'appel en cause et que cette institution ne saurait être utilisée à des fins dilatoires (ATF précité).
2.4 La cour cantonale a estimé que l'appel en cause était contraire au principe de la solidarité entre les personnes qui s'occupent de la gestion d'une société à responsabilité limitée (art. 827, 759, 143 ss CO), qui suppose que le créancier puisse agir contre le codébiteur de son choix, sans avoir à procéder contre les autres (<ref-law>).
La règle citée (le libre choix du codébiteur recherché) tend en réalité à protéger le créancier contre le risque de l'insolvabilité de l'un des codébiteurs (Isabelle Romy, in Commentaire romand, CO I, 2003, n° 1 ad <ref-law>), mais n'offre aucune garantie ou privilège quant à la manière dont la procédure doit se dérouler.
L'<ref-law>/VD prévoit expressément la possibilité d'un appel en cause pour exercer une prétention récursoire. Il est donc insoutenable d'interpréter cette disposition en ce sens qu'elle ne permettrait pas l'appel en cause par un codébiteur recherché qui entend exercer une telle action. D'ailleurs, on soulignera que l'exercice de l'action récursoire est un cas typique, régulièrement cité, de l'appel en cause (Jacques Haldy, op. cit., p. 441; Fabienne Hohl, op. cit., n° 648 p. 128).
2.5 La cour cantonale a estimé que l'introduction, en droit des sociétés, de la solidarité différenciée (art. 827 et 759 al. 1 CO) avait supprimé la justification de l'appel en cause.
La solidarité différenciée a été introduite, en faveur des codébiteurs, pour permettre à chacun d'eux de faire valoir ses éventuels motifs personnels de réduction de l'indemnité dans les rapports externes, c'est-à-dire lorsqu'il est recherché par le créancier (Bernard Corboz, in Commentaire romand, CO II, 2008, n° 14 ad <ref-law>). Il est insoutenable de penser que cette disposition, qui a pour but de mieux traiter les codébiteurs dans leur rapport à l'égard du créancier, puisse signifier que le législateur a, en réalité, voulu les désavantager en les privant d'un appel en cause pour exercer l'action récursoire. L'institution de l'appel en cause n'a strictement aucun rapport avec la notion de solidarité différenciée. D'ailleurs, les commentateurs, sans faire aucun lien avec la solidarité différenciée, admettent tous que la procédure cantonale, aussi longtemps que le Code de procédure civile suisse n'est pas en vigueur, détermine seule si et à quelles conditions le débiteur recherché par le créancier peut appeler en cause un codébiteur pour exercer contre lui l'action récursoire (Peter Böckli, Schweizer Aktienrecht, 4e éd. 2009, n° 523 p. 2552; Widmer/Gericke/Waller, in Basler Kommentar, 3e éd. 2008, n° 11 ad <ref-law>; Bernard Corboz, in Commentaire romand, CO II, 2008, n° 30 ad <ref-law>).
2.6 La cour cantonale a estimé que le recourant n'avait pas d'intérêt direct à l'appel en cause, parce que sa créance récursoire ne peut naître qu'au moment où il aura payé le lésé.
Il est vrai que la créance récursoire naît au moment où l'un des coresponsables donne satisfaction au lésé, c'est-à-dire, en règle générale, au moment du paiement (<ref-ruling> consid. 6c p. 266; <ref-ruling> consid. 2a p. 48). Cette règle a cependant été dégagée, dans les jurisprudences citées, pour déterminer le point de départ de la prescription. Elle ne change rien au fait qu'il peut y avoir un intérêt pratique actuel à trancher dans un même procès, à la suite d'une seule et unique administration des preuves, l'ensemble des prétentions découlant d'un même complexe de faits dommageables. L'interprétation de la cour cantonale heurte d'ailleurs de manière insoutenable le texte de l'<ref-law>/VD, puisque celui-ci permet l'appel en cause dans l'hypothèse où le défendeur, s'il succombe, a une prétention récursoire. Il est évident que le défendeur qui s'oppose à la demande n'a aucune raison de payer avant d'avoir succombé et, s'il succombe, la procédure est terminée et il ne peut plus former d'appel en cause. L'interprétation de la cour cantonale conduit donc à supprimer la possibilité d'appeler en cause prévue expressément par l'<ref-law>/VD.
2.7 A la différence du cas déjà tranché par la jurisprudence (<ref-ruling> consid. 5.3 p. 19), la cour cantonale n'invoque aucune circonstance propre au cas d'espèce qui conduirait à conclure que l'appel en cause alourdirait exagérément la procédure. Il faut relever qu'il s'agit en l'occurence d'appeler en cause un seul coobligé en vue de démontrer qu'il aurait donné des instructions pour l'opération litigieuse, ce qui ne devrait pas donner lieu, à première vue, à des mesures probatoires longues et coûteuses. Il résulte de l'arrêt cantonal que la demande a été valablement notifiée à l'appelé en cause et que l'acte notifié mentionne que si ce dernier ne fait pas élection de domicile dans le canton de Vaud, il sera alors réputé avoir élu domicile au greffe; on doit donc en déduire qu'il suffirait, dans la suite de la procédure, de déposer toutes les communications qui lui sont destinées au greffe de la juridiction pour que la procédure puisse suivre normalement son cours. On ne voit donc pas en quoi la procédure pourrait être particulièrement ralentie en raison de l'attitude rénitente de l'appelé en cause, l'arrêt cantonal n'examinant pas cette question en l'espèce.
Le recours pour arbitraire doit donc être admis et l'arrêt attaqué annulé. Dans la mesure où il s'agit de rendre une nouvelle décision fondée sur le seul droit de procédure cantonal, l'affaire doit être renvoyée à l'autorité précédente (cf. arrêt 4A_338/2007 du 22 novembre 2007 consid. 1.3) qui devra en particulier, basée sur l'<ref-law>/VD, procéder à une véritable pesée des intérêts et se demander si, dans les circonstances d'espèce, l'intérêt à l'appel en cause l'emporte sur l'inconvénient que constituent l'alourdissement et la prolongation du procès.
3. Les frais judiciaires et les dépens sont mis à la charge de la partie qui succombe (art. 66 al. 1 et 68 al. 1 et 2 LTF). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est admis. L'arrêt attaqué est annulé et la cause est renvoyée à l'autorité cantonale pour nouvelle décision dans le sens des considérants.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 4'000 fr., sont mis à la charge de l'intimé.
3. Une indemnité de 5'000 fr., à payer au recourant à titre de dépens, est mise à la charge de l'intimé.
4. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Chambre des recours du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 18 novembre 2009
Au nom de la Ire Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente: Le Greffier:
Klett Piaget | CH_BGer_004 | Federation | 127 | 24 | 337 | civil_law | nan | ['90921ada-9cca-4abf-ab44-4f0859fa8d04', 'a281decf-3da2-458a-8b88-808de3119587', 'a281decf-3da2-458a-8b88-808de3119587', '5bf1f3e6-2fd6-4af6-95f3-b6f5202bea34', '24e1a3ef-3058-4e2d-b9ae-d5e3792af6b0', '16fef75e-e8d5-4a51-8230-a9ca3676c8a9', '90921ada-9cca-4abf-ab44-4f0859fa8d04', '40bd2936-6b68-406e-9a0e-cc41cd4e993b', '5ee70f41-7b60-43e7-8461-a4142e08f9cf', 'c470d5f2-3846-43ef-9540-58986de7250b', 'c01784bc-4c8a-4e4f-9cab-f18d3f777cb2', '220875f6-00aa-4e02-9d50-aab7454e8ba0', '25c5354e-c207-45ce-93a5-802f9ac30227', '29356039-7ba9-47d8-8447-679eb1ae2d93', 'b0c4f5a0-d7b5-4f24-8eeb-ced1e1b07c71', '25c5354e-c207-45ce-93a5-802f9ac30227'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '3f3369fd-4067-4b2e-a129-a9675f22092b', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', 'd229e7e2-9b68-42e8-a3f9-329fc9a7a86e', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '92e21fc6-cd07-4426-9420-21985e4a980a'] |
03403c23-0dc9-42fa-a0f5-354574e51ad0 | 2,015 | de | Sachverhalt:
A.
Am 15. Februar 2010 trafen sich A.Z._, C.Z._, B.Z._ und J._ im Erdgeschoss des Mehrfamilienhauses an der U._strasse xx in V._. Sie begaben sich zur Wohnung von K._, aus der Geräusche und Schreie wahrnehmbar waren. In der Wohnung hielten sich L.Y._, I.Y._ und M._ auf. M._ war von den Gebrüdern Y._ traktiert und gefesselt worden. Nachdem an der Türe geklopft worden war und I.Y._ diese geöffnet hatte, kam es zu einer tätlichen Auseinandersetzung zwischen beiden Gruppen. Im Verlauf dieses Streits fügte A.Z._ L.Y._ eine Stichverletzung (maximal 10 cm tief und 3 cm breit) im linken Brustbereich zu, an deren Folgen L.Y._ verstarb.
B.
Das Obergericht des Kantons Zürich sprach am 18. Dezember 2012 A.Z._ der eventualvorsätzlichen Tötung und des Raufhandels, B.Z._ der mehrfachen versuchten schweren Körperverletzung und des Raufhandels sowie J._ (unter Feststellung, dass der erstinstanzliche Freispruch vom Vorwurf der mehrfachen Begünstigung in Rechtskraft erwachsen war) des Raufhandels zweitinstanzlich schuldig. Das Obergericht verurteilte A.Z._ zu einer Freiheitsstrafe von 9 Jahren unter Anrechnung der Haft von 1'038 Tagen, B.Z._ zu einer Freiheitsstrafe von 31 /2 Jahren unter Anrechnung der Haft von 82 Tagen und J._ zu einer unbedingten Geldstrafe von 150 Tagessätzen zu Fr. 70.-- unter Anrechnung der Haft von 59 Tagen. Das Obergericht stellte fest, dass der Entscheid des Bezirksgerichts Horgen insbesondere betreffend die Verurteilung von C.Z._ wegen Raufhandels, dessen Freispruch vom Vorwurf der versuchten einfachen Körperverletzung und die Bestrafung mit einer unbedingten Freiheitsstrafe von 12 Monaten unter Anrechnung der Haft von 81 Tagen in Rechtskraft erwachsen war.
C.
Am 15. April 2014 hiess das Bundesgericht die Beschwerde in Strafsachen von B.Z._ in Bezug auf den Schuldspruch der mehrfachen versuchten schweren Körperverletzung gut, während es die Beschwerden von A.Z._ und C.Z._ abwies, soweit es darauf eintrat. Es hob das angefochtene Urteil betreffend B.Z._ auf und wies die Sache zur neuen Beurteilung zurück (6B_448/2013, 6B_437/2013 und 6B_428/2013).
D.
Das Obergericht bestätigte am 28. Oktober 2014 den erstinstanzlichen Entscheid im Schuld- und Strafpunkt. Es sprach B.Z._ der mehrfachen einfachen Körperverletzung schuldig. Gestützt darauf und die in Rechtskraft erwachsene Verurteilung wegen Raufhandels bestrafte es B.Z._ mit einer Freiheitsstrafe von 36 Monaten unter Anrechnung der Untersuchungshaft von 82 Tagen. Den zu vollziehenden Teil der Freiheitsstrafe legte es auf 12 Monate und die Probezeit auf zwei Jahre fest.
Im Übrigen stellte das Obergericht fest, dass sein Urteil vom 18. Dezember 2012 in Rechtskraft erwachsen war.
E.
B.Z._ führt Beschwerde in Strafsachen. Er beantragt, das Urteil des Obergerichts sei im Strafpunkt aufzuheben, und er sei zu einer bedingten Freiheitsstrafe von höchstens 19 respektive 24 Monaten zu verurteilen. Eventualiter sei die Sache zur Neubeurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen. | Erwägungen:
1.
1.1. Der Beschwerdeführer beanstandet die Strafzumessung. Er bringt zusammengefasst vor, eine Freiheitsstrafe von 36 Monaten sei unverhältnismässig und willkürlich. Die Vorinstanz habe den obligatorischen Strafmilderungsgrund des Notwehrhilfeexzesses nicht berücksichtigt. Die Erwägungen zum Raufhandel stünden zu jenen der mehrfachen einfachen Körperverletzung in einem nicht nachvollziehbaren Widerspruch. Die Vorinstanz weigere sich zudem, ihre früheren Erwägungen im Urteil vom 18. Dezember 2012 "analog anzuwenden". Die begangenen Körperverletzungen seien nicht als schwerwiegend einzustufen. Die Einsatzstrafe wäre im mittleren Bereich des Strafrahmens bei höchstens 14 Monaten festzusetzen gewesen. Insgesamt rechtfertige sich eine bedingte Freiheitsstrafe von höchstens 19 respektive 24 Monaten (Beschwerde S. 3 ff.).
1.2. Das Bundesgericht hat die Grundsätze der Strafzumessung nach <ref-law> und die an sie gestellten Begründungsanforderungen wiederholt dargelegt (<ref-ruling> E. 5.4 ff. S. 59 ff. mit Hinweisen). Entsprechendes gilt für die Bildung der Einsatzstrafe und der Gesamtstrafe nach <ref-law> in Anwendung des Asperationsprinzips (<ref-ruling> E. 8 f. S. 104 ff. mit Hinweisen; Urteil 6B_460/2010 vom 4. Februar 2011 E. 3.3.4 mit Hinweis, nicht publ. in: <ref-ruling>). Darauf kann verwiesen werden.
Es liegt im Ermessen des Sachgerichts, in welchem Umfang es die verschiedenen Strafzumessungsfaktoren berücksichtigt. Das Bundesgericht greift auf Beschwerde hin nur in die Strafzumessung ein, wenn die Vorinstanz den gesetzlichen Strafrahmen über- oder unterschritten hat, wenn sie von rechtlich nicht massgebenden Kriterien ausgegangen ist oder wesentliche Gesichtspunkte ausser Acht gelassen beziehungsweise in Überschreitung oder Missbrauch ihres Ermessens falsch gewichtet hat (<ref-ruling> E. 5.6 S. 61 mit Hinweis).
1.3. Die Vorinstanz setzt sich mit den wesentlichen schuldrelevanten Komponenten auseinander. Sie hält fest, der Beschwerdeführer habe sich gegen die zahlenmässig unterlegenen Gegner mit einem massiven Armierungseisen bewaffnet. Dieses habe er nicht nur zur Verteidigung eingesetzt, sondern seine Kontrahenten damit gezielt angegriffen. Die Verletzungsfolgen seien nur zufällig nicht schwerer ausgefallen. Er habe platzierte Hiebe gegen den Kopf ausgeführt. Ohne in Bedrängnis gewesen zu sein, habe er L.Y._ mehrere Schläge verabreicht. Diese seien derart intensiv gewesen, dass Blut von L.Y._ auf die Kleider des Beschwerdeführers gespritzt sei und die Armierungseisen deutliche Spuren am Kopf hinterlassen hätten. Den Schlag auf den Kopf von I.Y._ habe der Beschwerdeführer zudem nicht in direktem Kampf, sondern für seinen Gegner unerwartet von hinten ausgeführt. Der mit direktem Vorsatz handelnde Beschwerdeführer habe eine erhebliche Skrupellosigkeit und eine Geringschätzung der körperlichen Integrität der Gebrüder Y._ manifestiert. Wenngleich die Tat nicht von langer Hand geplant gewesen sei, werde die objektive Tatschwere durch die subjektive Tatschwere nicht relativiert. Im Gegensatz zum Raufhandel komme keine Reduktion des Verschuldens wegen eines Notwehrhilfeexzesses in Betracht. Die Vorinstanz setzt die Einsatzstrafe für das schwerste Delikt zum Nachteil von L.Y._ auf 27 Monate fest. Sie erhöht diese aufgrund der I.Y._ zugefügten Verletzung deutlich und wegen des Raufhandels moderat. Die Täterkomponente bewertet sie insgesamt neutral.
1.3.1. Die Vorinstanz legt zutreffend dar, weshalb sie der Argumentation des Beschwerdeführers nicht folgt, den Strafrahmen (wie im ersten Berufungsurteil) lediglich zu 4/10 auszuschöpfen respektive die Einsatzstrafe auf höchstens 14 Monate zu bemessen (vgl. Entscheid S. 17). Auf diese vorinstanzlichen Erwägungen kann verwiesen werden. Das erste Berufungsurteil aus dem Jahre 2012, auf welches der Beschwerdeführer wiederholt Bezug nimmt, wurde aufgehoben und die Sache zur Neubeurteilung des Schuld- und Strafpunkts an die Vorinstanz zurückgewiesen. Die Rüge des Beschwerdeführers, die Vorinstanz habe sich geweigert, ihre früheren Erwägungen "analog anzuwenden", geht deshalb an der Sache vorbei. Dass die Vorinstanz die vom Beschwerdeführer verwirklichten Taten zum breiten Spektrum aller denkbaren qualifizierten einfachen Körperverletzungen stellt, beanstandet der Beschwerdeführer zudem ohne Grund. Einen Vergleich mit dem Tatbestand der versuchten schweren Körperverletzung musste die Vorinstanz entgegen der Ansicht des Beschwerdeführers nicht anstellen. Der Verschuldensvorwurf bezieht sich stets auf eine bestimmte Tat und damit auf eine bestimmte Rechtsgutverletzung, wie sie durch die Umschreibung des gesetzlichen Tatbestands erscheint (Hans Mathys, Zur Technik der Strafzumessung, SJZ 100/2004 S. 178).
1.3.2. Das objektive Verschulden in Bezug auf die Hiebe gegen L.Y._ und I.Y._ qualifiziert die Vorinstanz als schwer. Unter Berücksichtigung insbesondere der konkreten Tatausführung überschreitet oder missbraucht sie ihr Ermessen damit nicht. Die Strafe ist nicht nach dem Erfolg, sondern nach dem Verschulden zuzumessen (<ref-law>). Die Argumentation des Beschwerdeführers, wonach die Körperverletzungen nicht als schwerwiegend einzustufen seien, vermag deshalb nicht zu überzeugen. Wer wie der Beschwerdeführer mehrfach mit einem massiven Armierungseisen platzierte und intensive Hiebe gegen den ungeschützten Kopf seines Kontrahenten ausführt, kann die Folgen seiner Handlungen nicht kontrollieren und gibt das weitere Geschehen aus der Hand. Die Vorinstanz (wie bereits das Bezirksgericht) hält völlig zu Recht fest, dass die Verletzungsfolgen nur zufälligerweise nicht schwerer ausfielen. Solches spiegelt sich zwar grundsätzlich auch in der Qualifikation des gefährlichen Gegenstands im Sinne von <ref-law> wider, welche die Gefahr einer schweren Körperverletzung im Sinne von <ref-law> voraussetzt (Stratenwerth/Jenny/Bommer, Schweizerisches Strafrecht, Straftaten gegen Individualinteressen, 7. Aufl. 2010, § 3 N. 27). Gleichwohl darf die Vorinstanz die zu beurteilenden Hiebe im Verhältnis zu allen denkbaren qualifizierten einfachen Körperverletzungen als schwerwiegend einschätzen. Die Risikodimension der Tathandlungen muss als erheblich bezeichnet werden. Die fragliche Einsatzstrafe von 27 Monaten für das schwerste Delikt zum Nachteil von L.Y._ bewegt sich im oberen Drittel des ordentlichen Strafrahmens. Die Formulierung des Verschuldens und die Festsetzung des Strafmasses stehen auch begrifflich noch im Einklang (vgl. <ref-ruling> E. 5.9 S. 64 und Urteil 6B_1096/2010 vom 7. Juli 2011 E. 4.2 mit Hinweisen).
1.3.3. Der Beschwerdeführer bringt vor, ihm sei für die mehrfachen einfachen Körperverletzungen ein Notwehrhilfeexzess zuzubilligen, was zu einer Reduktion seines Verschuldens führe. Laut dem bundesgerichtlichen Rückweisungsentscheid vom 15. April 2014 hatten die Vorinstanzen mit Blick auf den Angriff der Gebrüder Y._ gegen M._ zu Recht eine Notwehrsituation im Sinne von Art. 15 f. StGB bejaht. Noch als verhältnismässig konnte bezeichnet werden, dass sich die vierköpfige Gruppe mit Messer, Armierungseisen und Schraubenzieher bewaffnete, selbst wenn bei der Verwendung von gefährlichen Werkzeugen besondere Zurückhaltung geboten ist. Indem A.Z._ von Anfang an ein Messer offen und für seine Mitstreiter erkennbar in der Hand trug und derart offensiv bewaffnet in die tätliche Auseinandersetzung ging, war sein Vorgehen wie auch dasjenige seiner Verbündeten jedoch nicht mehr innerhalb der Grenzen der erlaubten Notwehr (Urteil 6B_428/2013 vom 15. April 2014 E. 4; Entscheid vom 18. Dezember 2012 S. 65 ff. und erstinstanzliches Urteil S. 89 ff.). Hält das Bezirksgericht fest, dass dieser Notwehrhilfeexzess auch auf die über den Raufhandel hinweggehenden Tatbeiträge der einzelnen Beschuldigten zutreffe, kann ihm beigepflichtet werden.
Die Vorinstanz trägt dem Notwehrhilfeexzess in ihren Erwägungen zum Strafrahmen sowie beim Raufhandel Rechnung. Betreffend die mehrfache einfache Körperverletzung verzichtet sie wie bereits die erste Instanz auf eine entsprechende Reduktion bei der Bemessung des subjektiven Verschuldens (Entscheid S. 15 und 17 f.). Einem Strafmilderungsgrund ist mindestens strafmindernd Rechnung zu tragen (<ref-ruling> E. 2e S. 13). Nach der Rechtsprechung ist den Strafmilderungsgründen sowohl bei der Bemessung der Einsatzstrafe als auch bei deren angemessenen Erhöhung nach <ref-law> in dem Sinne Rechnung zu tragen, dass nicht nur die Einsatzstrafe tiefer angesetzt, sondern diese auch weniger stark erhöht wird. Diese Strafreduktion kann aber durch die ebenso vorgeschriebene Erhöhung der Strafe gemäss <ref-law> aufgewogen werden (Urteil 6S.270/2006 vom 5. September 2006 E. 6.1 mit Hinweis auf <ref-ruling> E. 2a und c/dd S. 302 ff.).
Die Vorinstanz hätte deshalb dem fraglichen Verschuldensminderungsgrund sowohl bei der Bewertung des Gesamtverschuldens des Hauptdelikts als auch bei den Nebendelikten Rechnung tragen müssen. Dennoch kann das Bundesgericht, solange sich die Strafe unter Beachtung aller relevanten Faktoren im Rahmen des dem Sachgericht zustehenden Ermessens hält, das angefochtene Urteil auch bestätigen, wenn dieses in Bezug auf die Erwägungen zum Strafmass einzelne Unklarheiten und Unvollkommenheiten enthält (Urteil 6B_341/2007 vom 17. März 2008 E. 8.4, nicht publ. in: <ref-ruling>). Indem die Vorinstanz bei der Festsetzung der Einsatzstrafe den zur Verfügung stehenden Strafrahmen zu drei Vierteln ausschöpft, überschreitet oder missbraucht sie ihr Ermessen im Ergebnis nicht. Zudem fällt ihre Einschätzung des objektiven Verschuldens betreffend den Raufhandel mit Blick auf das Ausmass der Gefährdung zugunsten des Beschwerdeführers aus. Darüber hinaus nimmt die Vorinstanz aufgrund des Notwehrhilfeexzesses (nebst dem Eventualvorsatz und der fehlenden Planung) eine deutliche Reduktion vor. Ihre Einschätzung des Verschuldens bleibt im Ergebnis im Rahmen des zulässigen Ermessens. Sie übersieht im Übrigen entgegen der Rüge des Beschwerdeführers nicht, dass dieser im Zuge der Auseinandersetzung auch selbst Schläge einsteckte (Urteil S. 16 und erstinstanzlicher Entscheid S. 131 f.).
1.3.4. Die Vorinstanz erhöht die Einsatzstrafe von 27 Monaten aufgrund der qualifizierten einfachen Körperverletzung zum Nachteil von I.Y._ deutlich und wegen des Raufhandels moderat. Dies verkennt der Beschwerdeführer. Seine sinngemässe Rüge, die Vorinstanz erhöhe die Einsatzstrafe unter Einbezug des Raufhandels um neun Monate, ist unzutreffend. Seine Ausführungen gehen deshalb an der Sache vorbei (Beschwerde S. 6 f.). Dass die Vorinstanz im Rahmen der Bildung der Gesamtstrafe nach <ref-law> methodisch nicht korrekt vorgeht, macht der Beschwerdeführer im Übrigen nicht geltend.
1.3.5. Aus dem Umstand, dass die Staatsanwaltschaft bei Anklageerhebung eine Freiheitsstrafe von zwei Jahren beantragte, vermag der Beschwerdeführer nichts zu seinen Gunsten abzuleiten. Das Gericht ist in der Bemessung der Strafe frei und kann die beantragte Strafe über- oder unterschreiten.
1.3.6. Eine ermessensverletzende Gewichtung der Faktoren respektive eine Verletzung von Bundesrecht (<ref-law>) zeigt der Beschwerdeführer nicht auf und ist nicht ersichtlich. Die Freiheitsstrafe von drei Jahren ist wohl hoch. Bei einer Gesamtbetrachtung hält sie sich aber innerhalb des sachrichterlichen Ermessens und ist nicht zu beanstanden.
2.
Die Beschwerde ist abzuweisen. Der Beschwerdeführer wird ausgangsgemäss kostenpflichtig (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Die Beschwerde wird abgewiesen.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich, I. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 21. April 2015
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Denys
Der Gerichtsschreiber: Faga | CH_BGer_011 | Federation | 142 | 27 | 378 | null | nan | ['712b45f2-029e-463d-b348-425784cb39af', '1dea445c-4fbc-4e9d-a010-c6a819adbe7e', 'cf44f0ac-18c2-4212-af61-66b39a04b762', '712b45f2-029e-463d-b348-425784cb39af', '712b45f2-029e-463d-b348-425784cb39af', 'e37f06a4-8195-442e-bbe9-04d0d09e424e', 'fcf212a4-a3c8-4413-86d7-bf6ba15f6d38', '0dc0823a-b328-4131-b48a-98339854cf80'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
03413737-ea7c-4500-ab5a-d0050af02eae | 2,015 | de | In Erwägung,
dass der Einzelrichter am Bezirksgericht Schwyz die Beschwerdeführerin mit Urteil vom 18. November 2011 in teilweiser Gutheissung der Klage des Beschwerdegegners verurteilte, "dem Kläger aus dem Arbeitsverhältnis einen Lohnanspruch von insgesamt brutto Fr. 5'834.95 abzüglich die Sozialversicherungsbeiträge für AHV, ALV1, NBUV, KTG, PK/BVG und allfälliger Quellensteuern" nebst Zins zu bezahlen, und die Klage im Mehrbetrag abwies;
dass der Beschwerdegegner dieses Urteil beim Kantonsgericht Schwyz mit Berufung anfocht und die Zahlung von Fr. 57'113.89 nebst Zins verlangte, worauf die Beschwerdeführerin Anschlussberufung erhob;
dass das Kantonsgericht mit Beschluss vom 9. Dezember 2014 die Berufung teilweise guthiess, das erstinstanzliche Urteil aufhob und die Sache zur neuen Beurteilung im Sinne der Erwägungen an die Vorinstanz zurückwies, wogegen es die Anschlussberufung abwies;
dass die Beschwerdeführerin den Beschluss des Kantonsgerichts am 26. Januar 2015 mit Beschwerde in Zivilsachen sowie subsidiärer Verfassungsbeschwerde beim Bundesgericht anfocht;
dass keine Vernehmlassungen eingeholt wurden;
dass das Bundesgericht von Amtes wegen prüft, ob ein Rechtsmittel zulässig ist (<ref-law>; <ref-ruling> E. 1; <ref-ruling> E. 1; <ref-ruling> E. 1);
dass die Beschwerdeführerin im Hauptstandpunkt davon ausgeht, der Beschluss des Kantonsgerichts sei als Teilentscheid gemäss <ref-law> anfechtbar;
dass indessen Rückweisungsentscheide wie der vorliegende Zwischenentscheide im Sinne von <ref-law> darstellen (BGE <ref-ruling> E. 1.2 S. 216, 329 E. 1.2), die nur dann mit Beschwerde angefochten werden können, wenn sie einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil bewirken können (lit. a) oder wenn die Gutheissung der Beschwerde sofort einen Endentscheid herbeiführen und damit einen bedeutenden Aufwand an Zeit oder Kosten für ein weitläufiges Beweisverfahren ersparen würde (lit. b);
dass es gemäss ständiger Praxis des Bundesgerichts der beschwerdeführenden Partei obliegt, in der Beschwerdeschrift die Eintretensvoraussetzungen von <ref-law> darzutun, soweit deren Vorliegen nicht offensichtlich in die Augen springt (<ref-ruling> E. 1.2; <ref-ruling> E. 2.3.1 und 2.4.2);
dass die Beschwerdeführerin die Gefahr eines nicht wieder gutzumachenden Nachteils damit begründet, "eine erneute Überprüfung der Angelegenheit vor erster Instanz" verlängere und verteuere (für sie) das Verfahren;
dass gemäss der Rechtsprechung der nicht wieder gutzumachende Nachteil im Sinne von Art. 93Abs. 1 lit. a BGG ein Nachteil rechtlicher Natur sein muss, der auch durch einen späteren günstigen Endentscheid nicht oder nicht gänzlich beseitigt werden kann, wogegen rein tatsächliche Nachteile wie die Verfahrensverlängerung oder -verteuerung nicht ausreichen (<ref-ruling> E. 1.2 S. 47; <ref-ruling> E. 1.2.1; <ref-ruling> E. 2.3.1);
dass ein solcher Nachteil im vorliegenden Fall entgegen der Auffassung der Beschwerdeführerin nicht gegeben ist, weil Letztere die Möglichkeit hat, einen zukünftigen kantonalen Endentscheid, der zu ihren Ungunsten ausfällt, beim Bundesgericht anzufechten;
dass auch eine Zulässigkeit der Beschwerde nach Art. 93Abs. 1 lit. b BGG ausser Betracht fällt, da einerseits in der Beschwerdeschrift nicht hinreichend substanziiert dargelegt wird, inwiefern mit einem sofortigen Endentscheid des Bundesgerichts ein bedeutender Aufwand an Zeit oder Kosten für ein weitläufiges Beweisverfahren erspart würde, und andererseits eine solche Ersparnis auch angesichts des angefochtenen Entscheids nicht offensichtlich in die Augen springt;
dass der Beschluss des Kantonsgerichts somit nicht nach <ref-law> mit Beschwerde angefochten werden kann;
dass demzufolge auf die offensichtlich unzulässige Beschwerde im Verfahren nach <ref-law> nicht einzutreten ist;
dass die Gerichtskosten der Beschwerdeführerin aufzuerlegen sind (<ref-law>);
dass dem Beschwerdegegner keine Parteientschädigung zuzusprechen ist, da ihm im Zusammenhang mit dem bundesgerichtlichen Verfahren kein Aufwand erwachsen ist (<ref-law>); | erkennt die Präsidentin:
1.
Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht Schwyz, 1. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 5. Februar 2015
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Kiss
Der Gerichtsschreiber: Kölz | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['3f98fd69-6717-40b4-a140-c3a5f91e955f', '89ad793f-1ebb-4f9a-bd8c-ed42b77d0b79', 'f76ce1c0-a63f-4287-b2c9-5576e3d6bec1', 'f76ce1c0-a63f-4287-b2c9-5576e3d6bec1', '9287f14a-0feb-4293-9844-ac919c406b38', '370e4835-b82c-4d82-80c9-c236b3570cd3', 'bbcb4bfc-ac60-4ca6-a874-8836ca16cf70', '398197cd-ba9b-4e24-8ea6-a73df44b6ce5', '370e4835-b82c-4d82-80c9-c236b3570cd3'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
034255cb-cbad-4bdd-8864-d45277c594bb | 2,003 | it | Visto in fatto e considerando in diritto che:
Z._, nato nel 1961, dottore ingegnere informatico, ha lavorato presso la N._ SA dal 16 dicembre 1997 al 31 marzo 2000, data per la quale gli è stato disdetto il rapporto di lavoro;
dal 1° aprile 2000 al 31 marzo 2001 Z._ non ha svolto attività lucrativa, essendosi egli concesso un "anno sabbatico";
in data 2 aprile 2001, Z._ si è annunciato al comune di domicilio di X._ per iscriversi alla disoccupazione;
mediante decisione del 13 luglio 2001 la Cassa disoccupazione del Sindacato Edilizia & Industria (SEI) di Chiasso gli ha negato il diritto all'apertura di un termine quadro per la riscossione dell'indennità di disoccupazione a partire dal 2 aprile 2001 in quanto, ridivenuto disoccupato non ancora trascorsi tre anni dalla scadenza (al 30 giugno 1998) di un precedente termine quadro di riscossione, non adempiva il necessario requisito legale di contribuzione di almeno dodici mesi entro il pertinente periodo di riferimento (2 aprile 1999 - 1° aprile 2001), lo stesso potendo fare valere solo 11,980 mesi di lavoro soggetto a contributi (segnatamente: 0.980 mesi [corrispondenti a 29,4 giorni] dal 2 al 30 aprile 1999 e un mese ciascuno per i mesi da maggio 1999 a marzo 2000);
il 2 luglio 2001 l'interessato ha trovato una nuova occupazione presso la Y._;
invocando la presa in considerazione di un giorno supplementare di contribuzione a dipendenza del fatto che il mese di febbraio 2000, bisestile, contava 29 giorni anziché 28, e facendo notare che il relativo termine quadro non aveva potuto prendere inizio il 1° aprile 1999 - nel qual caso il necessario requisito contributivo sarebbe stato adempiuto - soltanto perché egli non aveva potuto annunciarsi al Comune il 1° aprile 2001, cadente di domenica, Z._ si è aggravato al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino;
confermando la rilevanza della data di annuncio presso il Comune ai fini della determinazione del termine quadro di riscossione e di contribuzione, il Tribunale cantonale delle assicurazioni ha tutelato l'operato della Cassa e respinto, per pronuncia del 7 agosto 2002, l'impugnativa;
Z._ interpone ricorso di diritto amministrativo al Tribunale federale delle assicurazioni, al quale chiede l'accoglimento della sua richiesta in ragione del fatto che, il 1° aprile 2001 essendo caduto di domenica e il Municipio essendo stato chiuso, egli si sarebbe annunciato, senza ritardi, il primo giorno civile possibile del mese di aprile 2001;
la Cassa e il Segretariato di Stato dell'economia hanno rinunciato a determinarsi;
nei considerandi dell'impugnata pronuncia, cui si rinvia, l'autorità giudiziaria cantonale ha già diffusamente esposto le norme e i principi disciplinanti la materia, rammentando in particolare che l'assicurato ha diritto all'indennità di disoccupazione se, tra l'altro, ha compiuto o è liberato dall'obbligo di compiere il periodo di contribuzione (art. 8 cpv. 1 lett. e LADI) e soddisfa le prescrizioni sul controllo (art. 8 cpv.1 lett. g LADI), atteso che per la riscossione della prestazione e per il periodo di contribuzione vigono termini quadro biennali (<ref-law>), i quali decorrono, nel primo caso, dal primo giorno nel quale sono adempiuti tutti i presupposti per il diritto alla prestazione (<ref-law>) e, nel secondo caso, due anni prima di tale giorno (<ref-law>);
i primi giudici hanno inoltre pertinentemente rilevato che l'assicurato, che, come in concreto, entro tre anni dalla scadenza del termine quadro per la riscossione delle prestazioni, ridiviene disoccupato, deve avere compiuto, nel termine quadro di cui all'<ref-law>, un periodo di contribuzione di almeno dodici mesi (<ref-law>; cfr. in merito all'applicabilità temporale di tale disposto <ref-ruling>);
è considerato mese di contribuzione ogni mese civile intero durante il quale l'assicurato è soggetto a contribuzione (<ref-law>),
i periodi di contribuzione inferiori ad un mese civile sono addizionati, 30 giorni civili essendo reputati un mese di contribuzione (<ref-law>);
i periodi parificati ai periodi di contribuzione (<ref-law>) e quelli durante i quali l'assicurato riscuote un'indennità di vacanze sono calcolati allo stesso modo (<ref-law>);
secondo giurisprudenza, per determinare i periodi di contribuzione, i giorni di lavoro vengono di principio convertiti in giorni civili secondo il fattore 1,4 (DLA 1992 no. 1 pag. 70 consid. 3);
in una sentenza pubblicata in <ref-ruling>, questa Corte, dopo essersi opposta ad una possibilità di arrotondamento di tali valori, ha avuto modo di specificare che ogniqualvolta, applicando il fattore di conversione 1,4 - atto a determinare il periodo di contribuzione computabile in una settimana senza giorni festivi (7 : 5 = 1,4) -, il necessario periodo di contribuzione non viene raggiunto solo per una frazione di giorno, l'amministrazione deve stabilire esso fattore con maggiore precisione sull'arco del mese, e ciò previa divisione dei 30 giorni civili (fittizi) mensili per il numero di giorni effettivamente lavorabili nel mese in esame (<ref-ruling> segg. consid. 5);
nel caso di specie, a ragione il Tribunale cantonale, in considerazione del fatto che domenica 1° aprile 2001 il ricorrente non poteva soddisfare le prescrizioni sul controllo e che comunque nulla impediva all'insorgente di annunciarsi già precedentemente, ha fissato l'inizio del termine quadro per la riscossione di prestazioni al 2 aprile 2001 (come peraltro indicato dallo stesso assicurato in occasione della domanda di indennità sottoposta alla Cassa) e, di conseguenza, quello per il periodo di contribuzione al 2 aprile 1999;
pertinentemente i primi giudici hanno inoltre osservato che il primo giorno civile di aprile 1999, durante il quale Z._ aveva effettivamente lavorato, non poteva essere considerato nel computo contributivo per il termine quadro in esame (cfr. a tal proposito <ref-ruling> consid. 4b);
stante quanto precede, si deve concludere che sia applicando il metodo di conversione adottato dall'amministrazione, e avallato dalla Corte cantonale, sia utilizzando il sistema di calcolo indicato in <ref-ruling> (30 giorni civili : 20 possibili giorni lavorativi [il 2 e il 5 aprile 1999 essendo stati giorni festivi] = 1,5 [fattore di conversione]; 1,5 x 19 giorni lavorativi effettuati = 28,5 giorni, corrispondenti a 0,95 mesi), al ricorrente non poteva essere riconosciuto per il mese di aprile 1999 un periodo intero di contribuzione;
in tali condizioni, il ricorso di diritto amministrativo si dimostra infondato, mentre meritano di essere confermate la pronuncia impugnata e la decisione amministrativa,
il Tribunale federale delle assicurazioni pronuncia:
il Tribunale federale delle assicurazioni pronuncia:
1. Il ricorso di diritto amministrativo è respinto.
1. Il ricorso di diritto amministrativo è respinto.
2. Non si percepiscono spese giudiziarie.
2. Non si percepiscono spese giudiziarie.
3. La presente sentenza sarà intimata alle parti, al Tribunale cantonale delle assicurazioni, Lugano, alla Sezione cantonale del lavoro e al Segretariato di Stato dell'economia. | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['993e9f14-5a55-44b4-b505-458a6cb743d7', '18a3483c-4c4e-4842-af2d-1a09a4146fff', '18a3483c-4c4e-4842-af2d-1a09a4146fff'] | ['a6d7fbfc-ef49-4600-99d3-3245caec87b2', 'e6b368fd-9e8e-4ce9-942a-bc52fe3b8d61', '9a6239bf-f263-45d4-8984-004bf2a685af', '446f353b-824f-4c8a-b96e-acea3ac4fdf9', '42091394-4ddd-4a72-85d5-64e029398440', '3db79b92-a104-4634-a13b-34bf4824a161'] |
||
034264ab-9bed-4548-be28-4f266cca3256 | 2,009 | de | Sachverhalt:
A. Die Parteien streiten um den Beitrag von A._ (Beschwerdeführer) an den Berufsbildungsfond des X._ Verband (Beschwerdegegner). Da der Beschwerdeführer kein Deklarationsformular ausgefüllt hatte, wurde der Beitrag gestützt auf den Grundbetrag und die Einschätzung der Betriebsgrösse auf drei Mitarbeiter festgesetzt. Nachdem der Beschwerdeführer auf entsprechende Betreibung Rechtsvorschlag erhoben hatte, beantragte der Beschwerdegegner dem Friedensrichteramt Illnau-Effretikon, den Beschwerdeführer zu verpflichten, ihm Fr. 398.10 nebst Zins und Kosten zu bezahlen. Anlässlich der Verhandlung vor dem Friedensrichteramt bestritt der Beschwerdeführer seine Zahlungspflicht zunächst grundsätzlich, ersuchte aber am Ende der Verhandlung um eine Bedenkzeit bis 19. März 2009. Mit Eingabe vom 20. März 2009 teilte er mit, er bestreite die Forderung nicht grundsätzlich, sei jedoch mit deren Höhe nicht einverstanden. Mit Urteil vom 25. März 2009 schützte das Friedensrichteramt die Klage und beseitigte den Rechtsvorschlag. Eine gegen dieses Urteil erhobene kantonale Nichtigkeitsbeschwerde wies das Bezirksgericht Pfäffikon am 10. August 2009 ab.
B. Mit subsidiärer Verfassungsbeschwerde beantragt der Beschwerdeführer dem Bundesgericht, den Beschluss des Bezirksgerichts und damit auch das Urteil des Friedensrichteramtes aufzuheben. Sein Gesuch um Gewährung der aufschiebenden Wirkung wies das Bundesgericht am 7. Oktober 2009 ab. Der Beschwerdegegner schliesst auf kostenfällige Abweisung der Beschwerde, während das Bezirksgericht auf Vernehmlassung verzichtet. | Erwägungen:
1. Die Vorinstanz hielt fest, der Beschwerdeführer habe sich in der Hauptverhandlung überhaupt nicht zur Höhe des von ihm zu bezahlenden Betrages geäussert, sondern lediglich seine Zahlungspflicht bestritten. Daran ändere der Umstand nichts, dass der Beschwerdeführer im Nachhinein die Berechtigung des Beschwerdegegners zur Stellung der Rechnung anerkannt und deren Höhe bestritten habe. Diese Ausführungen seien nach der Hauptverhandlung und damit verspätet erfolgt. Da die Höhe des Betrages nicht strittig gewesen sei und der Beschwerdeführer die Forderung im Grundsatz anerkenne, komme der Frage, ob der Beschwerdeführer die Deklarationsformulare erhalten habe, und der Beweislastverteilung keine Bedeutung zu. Daher sei nicht zu beanstanden, dass die erste Instanz kein Beweisverfahren durchgeführt habe.
1.1 Der Beschwerdeführer macht im Wesentlichen geltend, die Annahme, er habe nur seine Zahlungsverpflichtung als solche bestritten, sei willkürlich (<ref-law>). Wer eine Forderung bestreite, bestreite immer auch deren Höhe. Es sei überspitzt formalistisch und verletze <ref-law>, das Schreiben vom 20. März 2009 als unbeachtlich zu betrachten, zumal dem Beschwerdeführer mit Ansetzung der Bedenkfrist bis 19. März 2009 keine Säumnisfolgen angedroht worden seien. Zudem habe die Vorinstanz sein rechtliches Gehör verletzt. Es fehle eine Grundlage für die Festsetzung der Grösse des Betriebes und damit der Höhe des Betrages ex aequo et bono. Daher komme der Frage, ob der Beschwerdeführer die Deklarationsformulare erhalten habe, entgegen der Auffassung der Vorinstanz Bedeutung zu.
1.2 Willkürlich ist ein Entscheid nach konstanter Rechtsprechung nicht schon dann, wenn eine andere Lösung ebenfalls vertretbar erscheint oder gar vorzuziehen wäre. Das Bundesgericht hebt einen kantonalen Entscheid wegen Willkür vielmehr nur auf, wenn er offensichtlich unhaltbar ist, mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht, eine Norm oder einen unumstrittenen Rechtsgrundsatz krass verletzt oder in stossender Weise dem Gerechtigkeitsgedanken zuwiderläuft. Dabei genügt es nicht, wenn sich nur die Begründung des angefochtenen Entscheides als unhaltbar erweist. Eine Aufhebung rechtfertigt sich nur dann, wenn der Entscheid auch im Ergebnis verfassungswidrig ist (<ref-ruling> E. 4.1 S. 133 mit Hinweisen).
1.3 Besteht zwischen den Voraussetzungen für die Entstehung einer Forderung und deren Höhe kein Zusammenhang, bezieht sich ein grundsätzliches Bestreiten entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers nicht zwingend auch auf den Forderungsbetrag. Wie aus dem erstinstanzlichen Urteil hervorgeht, hat der Beschwerdeführer anlässlich der erstinstanzlichen Hauptverhandlung ausgeführt, er sei in seinem Betrieb allein tätig und habe keine drei Angestellten beschäftigt, worauf der Vertreter der Klägerin auf die Möglichkeit hinwies, dies anhand betriebsinterner Unterlagen zu beweisen. Der Beschwerdeführer machte jedoch hiervon keinen Gebrauch.
1.4 Dass der Beschwerdeführer die letztgenannte Feststellung als willkürlich ausgegeben hätte, macht er nicht geltend. Auch wenn er im Rahmen des Hauptverfahrens bezüglich der Berechnungsgrundlage für die Festsetzung der Höhe der Forderung abweichende Behauptungen aufgestellt hat, erweist sich der angefochtene Entscheid im Ergebnis nicht als willkürlich. Wenn der Beschwerdeführer trotz entsprechender Aufforderung für seine Behauptungen keinerlei Beweismittel nennt, obwohl ihm dies - im Gegensatz zum Beschwerdegegner - ohne Weiteres möglich wäre, kann dies unabhängig davon, wer insoweit die Beweislast trägt, zu seinen Lasten gewürdigt werden (Kummer, in: Berner Kommentar, 1962, N. 186 zu <ref-law>). Daher ist es jedenfalls im Ergebnis nicht willkürlich, wenn die erste Instanz gestützt auf die grundsätzliche Anerkennung des Beschwerdeführers den vom Beschwerdegegner verlangten Betrag für ausgewiesen erachtete, ungeachtet der Bestreitung der Zustellung der Deklarationsformulare. Daran vermöchte auch das Schreiben vom 20. März 2009 nichts zu ändern, enthält es doch bloss die Anerkennung des Bestandes der Forderung und die Bestreitung ihrer Höhe, jedoch keinerlei Beweisofferte. Das Bezirksgericht verletzte somit im Ergebnis keinerlei verfassungsmässigen Rechte, indem es das Vorliegen eines Nichtigkeitsgrundes verneinte.
2. Somit ist die Beschwerde abzuweisen, soweit angesichts des fehlenden reformatorischen Antrags (Art. 42 Abs. 1 i.V.m <ref-law>; <ref-ruling> E. 3.1 mit Hinweisen) und der zum Teil appellatorischen Kritik (vgl. <ref-ruling> E. 2.2 S. 246; <ref-ruling> E. 1.4.3 S. 254 f.; je mit Hinweisen) überhaupt darauf einzutreten ist. Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend wird der Beschwerdeführer kosten- und entschädigungspflichtig. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Der Beschwerdeführer hat den Beschwerdegegner für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 1'000.-- zu entschädigen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Bezirksgericht Pfäffikon schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 17. November 2009
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber:
Klett Luczak | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['582bc9a7-cdb9-4d93-baa3-4ea80a63d3f3', '9e4353ac-8e37-4922-85af-adb87f9c05e5', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0342b829-e8c0-4263-96e8-53563c86b155 | 2,003 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die 1920 geborene, in der Stiftung Z._ wohnende C._ bezog seit 1. Januar 1999 Ergänzungsleistungen und kantonale Beihilfen. Mit Verfügung vom 26. Januar 2000 setzte das Amt für Sozialbeiträge Basel-Stadt (nachfolgend: ASB) die Ergänzungsleistungen und kantonalen Beihilfen ab 1. Januar 2001 neu fest, dies auf Grund der Erhöhung der Heimtaxe.
A. Die 1920 geborene, in der Stiftung Z._ wohnende C._ bezog seit 1. Januar 1999 Ergänzungsleistungen und kantonale Beihilfen. Mit Verfügung vom 26. Januar 2000 setzte das Amt für Sozialbeiträge Basel-Stadt (nachfolgend: ASB) die Ergänzungsleistungen und kantonalen Beihilfen ab 1. Januar 2001 neu fest, dies auf Grund der Erhöhung der Heimtaxe.
B. Hiegegen erhob C._, vertreten durch ihre Nichte A._, Beschwerde. Sie machte geltend, einerseits sei das berücksichtigte Vermögen, da an ihre Nichten verschenkt, nicht in die Berechnung miteinzubeziehen, andererseits stimme im Sinne eines Eventualantrages der angerechnete Betrag der Wertschriften nicht. Sie reichte dazu verschiedene Belege betreffend die Wertschriften ein. Mit Entscheid vom 23. Februar 2001 (versandt am 18. Juni 2001) hiess die Kantonale Rekurskommission für die Ausgleichskassen und die IV-Stellen, Basel (heute: Sozialversicherungsgericht Basel-Stadt) diese Beschwerde teilweise gut, hob die angefochtene Verfügung vom 26. Januar 2000 auf und wies die Sache an das ASB zur weiteren Prüfung und Neuverfügung im Sinne der Erwägungen zurück.
B. Hiegegen erhob C._, vertreten durch ihre Nichte A._, Beschwerde. Sie machte geltend, einerseits sei das berücksichtigte Vermögen, da an ihre Nichten verschenkt, nicht in die Berechnung miteinzubeziehen, andererseits stimme im Sinne eines Eventualantrages der angerechnete Betrag der Wertschriften nicht. Sie reichte dazu verschiedene Belege betreffend die Wertschriften ein. Mit Entscheid vom 23. Februar 2001 (versandt am 18. Juni 2001) hiess die Kantonale Rekurskommission für die Ausgleichskassen und die IV-Stellen, Basel (heute: Sozialversicherungsgericht Basel-Stadt) diese Beschwerde teilweise gut, hob die angefochtene Verfügung vom 26. Januar 2000 auf und wies die Sache an das ASB zur weiteren Prüfung und Neuverfügung im Sinne der Erwägungen zurück.
C. C._ liess mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde vom 10. August 2001 beantragen, die angefochtene Verfügung sei dahingehend abzuändern, dass die erfolgte Schenkung bei der Berechnung seit Weihnachten 1991 berücksichtigt werde. Gleichzeitig rügte sie aus demselben Grund die in der Zwischenzeit vom ASB erlassene Verfügung vom 16. Juli 2001 betreffend Nachzahlung von Ergänzungsleistungen, worüber das ASB vom Eidgenössischen Versicherungsgericht in Kenntnis gesetzt wurde.
Das ASB und das Bundesamt für Sozialversicherung verzichten auf eine Vernehmlassung.
Das ASB und das Bundesamt für Sozialversicherung verzichten auf eine Vernehmlassung.
D. C._ verstarb am 17. Juni 2001; ihre beiden Nichten B._ und A._ sind ihre alleinigen eingesetzten Erben, wobei A._ im vorliegenden Verfahren ihre Schwester B._ vertritt. Die entsprechende Erbenbescheinigung wurde am 8. Mai 2003 eingereicht. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde kann gemäss Art. 128 OG in Verbindung mit Art. 97 OG und <ref-law> nur insoweit eingetreten werden, als sie sich auf bundesrechtliche Ergänzungsleistungen im Sinne des ELG und nicht auf kantonale oder kommunale Beihilfen bezieht (<ref-ruling> Erw. 1).
1. Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde kann gemäss Art. 128 OG in Verbindung mit Art. 97 OG und <ref-law> nur insoweit eingetreten werden, als sie sich auf bundesrechtliche Ergänzungsleistungen im Sinne des ELG und nicht auf kantonale oder kommunale Beihilfen bezieht (<ref-ruling> Erw. 1).
2. Die Vorinstanz hat die rechtlichen Grundlagen des strittigen Anspruchs auf Ergänzungsleistungen (Art. 2 Abs. 1 ELG in der hier anwendbaren, bis zum 31. Dezember 2002 [In-Kraft-Treten des Bundesgesetzes über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts, ATSG, am 1. Januar 2003] gültig gewesenen Fassung und Art. 2b ELG), insbesondere die Regeln betreffend anerkannte Ausgaben (Art. 3b ELG) und anrechenbare Einnahmen (Art. 3c ELG), auch bei Heimaufenthalt (Art. 3b Abs. 1 lit. a und Abs. 2 ELG), einschliesslich der Bestimmungen über das anrechenbare Vermögen, dessen Ertrag und über den Vermögensverzehr (Art. 3c Abs. 1 lit. a-c ELG) sowie über die Anrechenbarkeit von Einkünften und Vermögenswerten, auf die verzichtet worden ist (Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG; <ref-ruling> f. Erw. 4 mit Hinweisen), zutreffend dargelegt. Richtig sind insbesondere auch die Ausführungen zur Beweislast der Tatsache des fehlenden Vermögens (<ref-ruling> Erw. 6). Darauf wird verwiesen.
Zu ergänzen ist, dass das am 1. Januar 2003 in Kraft getretene Bundesgesetz über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000 im vorliegenden Fall nicht anwendbar ist, da nach dem massgebenden Zeitpunkt des Erlasses der streitigen Verfügung (hier: 26. Januar 2000) eingetretene Rechts- und Sachverhaltsänderungen vom Sozialversicherungsgericht nicht berücksichtigt werden (<ref-ruling> Erw. 1, 121 V 366 Erw. 1b).
Zu ergänzen ist, dass das am 1. Januar 2003 in Kraft getretene Bundesgesetz über den Allgemeinen Teil des Sozialversicherungsrechts (ATSG) vom 6. Oktober 2000 im vorliegenden Fall nicht anwendbar ist, da nach dem massgebenden Zeitpunkt des Erlasses der streitigen Verfügung (hier: 26. Januar 2000) eingetretene Rechts- und Sachverhaltsänderungen vom Sozialversicherungsgericht nicht berücksichtigt werden (<ref-ruling> Erw. 1, 121 V 366 Erw. 1b).
3. 3.1 Die Vorinstanz ging im Sinne des Eventualantrages der Beschwerdeführerin davon aus, dass auf Grund des Verkaufs die neuen Vermögensbestände, welche die Versicherte im Beschwerdeverfahren belegt habe, zu berücksichtigen seien. Indes lehnte sie die Berücksichtigung der geltend gemachten Schenkung der Vermögenswerte auf dem Spar- und dem Depotkonto der Basler Kantonalbank mangels genügender entsprechender Hinweise ab.
Die Beschwerdeführerin bringt dagegen vor, das Gericht habe auf eine sachdienliche und richtige Antragsstellung hinzuwirken, das gelte auch - insbesondere bei nicht anwaltlich vertretener Partei - für die Stellung notwendiger Beweisanträge. Im Rahmen eines fairen Verfahrens nach Art 6 Abs. 1 EMRK hätte deshalb eine Zeugenbefragung stattfinden sollen.
3.2 Das Gebot der Fairness des Verfahrens beinhaltet insbesondere den Anspruch auf persönliche Teilnahme am Verfahren, das Recht auf Waffengleichheit (wozu namentlich das Recht auf gleichen Aktenzugang und auf Teilnahme am Beweisverfahren gehört) und den Anspruch auf rechtliches Gehör. Die EMRK statuiert jedoch kein umfassendes Recht auf Beweis und spricht sich insbesondere zur Frage der Zulässigkeit und des Beweiswertes von Beweismitteln nicht aus. Nach der Praxis der EMRK-Organe bleibt es Sache der Vertragsstaaten, die Frage der Beweismittel und die Grundsätze der Beweiswürdigung zu regeln. Art. 6 EMRK schliesst die antizipierte Beweiswürdigung nicht aus und verschafft diesbezüglich keine weitergehenden Rechte als <ref-law> und Art. 4 aBV; <ref-ruling> Erw. 2b mit Hinweisen). Führen die von Amtes wegen vorzunehmenden Abklärungen die Verwaltung oder das Gericht bei pflichtgemässer Beweiswürdigung zur Überzeugung, ein bestimmter Sachverhalt sei als überwiegend wahrscheinlich zu betrachten und es könnten weitere Beweismassnahmen an diesem feststehenden Ergebnis nichts mehr ändern, so ist auf die Abnahme weiterer Beweise zu verzichten (antizipierte Beweiswürdigung; in einem solchen Vorgehen liegt kein Verstoss gegen das rechtliche Gehör gemäss <ref-law>; SVR 2001 IV Nr. 10 S. 28 Erw. 4b; zu Art. 4 Abs. 1 aBV ergangene, weiterhin geltende Rechtsprechung: <ref-ruling> Erw. 4b, 122 V 162 Erw. 1d mit Hinweis).
3.3 Das kantonale Gericht hat im angefochtenen Entscheid dargelegt, dass und weshalb die Einvernahme von allfälligen Zeugen unterbleiben könne. Insbesondere führte es an, es widerspreche allgemeiner Lebenserfahrung, dass Vermögenswerte, auf welche definitiv und unwiderruflich zugunsten einer anderen Person verzichtet werde, welche also verschenkt würden, auf einem Konto respektive in einem Depot der schenkenden Person verblieben, ohne dass diese auf die begünstigte Person übertragen werden. Diese Vermutung könne durch nicht näher genannte Zeugen, bei denen es sich zudem um nahe stehende Personen handeln müsse und damit der Beweiswert von deren Aussagen mit Zurückhaltung zu würdigen sei, nicht umgestossen werden.
3.4 Damit ist die Vorinstanz ihrer Begründungspflicht hinlänglich nachgekommen. Die vorinstanzliche Abweisung der Beweisanträge betrifft zudem nicht das Recht auf Beweis; vielmehr liegt darin eine antizipierte Beweiswürdigung. Diese ist nicht zu beanstanden, sind doch gerade unter Berücksichtigung der Beweiskraft von Zeugenaussagen nahestehender Personen und des Zeitablaufs von über 10 Jahren seit des zu bezeugenden angeblichen Vorfalles von einer Einvernahme allfälliger Zeugen keine zusätzlichen den Anspruch beeinflussenden Erkenntnisse zu erwarten. Zudem spricht auch die Tatsache, dass bei anderer Gelegenheit, nämlich dem Verkauf der Namenaktien der Beschwerdeführerin, sehr wohl eine Überweisung auf das eigene Konto der Nichte erfolgte und der Betrag nicht auf dem Konto der Beschwerdeführerin belassen wurde (vgl. Er. 3.5 nachstehend), gegen eine Schenkung des auf dem Konto der Beschwerdeführerin verbliebenen Vermögens. Daran ändert auch nichts, dass die Basler Kantonalbank die Auszüge des Kontos der Beschwerdeführerin per Adresse an die Nichte sandte, da aus einer entsprechenden Vollmacht (vgl. die Vollmacht vom 17. August 1998) nicht auf eine Schenkung geschlossen werden kann.
Aus dem den Sozialversicherungsprozess beherrschenden Untersuchungsgrundsatz ergibt sich nichts anderes. Im Rahmen ihrer Mitwirkungspflicht wäre es der Beschwerdeführerin mit Blick auf den im Sozialversicherungsrecht üblichen Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (<ref-ruling> Erw. 2 mit Hinweisen) mindestens zuzumuten gewesen, die näheren Umstände und den Anlass der geltend gemachten Schenkung genauer darzulegen.
3.5 Abgesehen davon könnte eine Schenkung, selbst wenn diese mit überwiegender Wahrscheinlichkeit als erfolgt zu betrachten wäre, nicht ohne weiteres dazu führen, das fragliche Vermögen nicht zu berücksichtigen. Vielmehr sind als Einkommen auch Einkünfte und Vermögenswerte anzurechnen, auf die verzichtet worden ist (Art. 3c Abs. 1 lit. g ELG). Eine Verzichtshandlung liegt vor, wenn die versicherte Person ohne rechtliche Verpflichtung und ohne adäquate Gegenleistung auf Vermögen verzichtet hat, wenn sie einen Rechtsanspruch auf bestimmte Einkünfte und Vermögenswerte hat, davon aber faktisch nicht Gebrauch macht bzw. ihre Rechte nicht durchsetzt, oder wenn sie aus von ihr zu verantwortenden Gründen von der Ausübung einer möglichen oder zumutbaren Erwerbstätigkeit absieht (<ref-ruling> Erw. 4a, 117 V 289 Erw. 2a; AHI 1997 S. 254 Erw. 2; SVR 1999 EL Nr. 2 S. 3 Erw. 2). Hier müsste deshalb, um das fragliche Vermögen nicht als Verzichtsvermögen in die EL-Berechnung einzubeziehen, eine adäquate Gegenleistung für die Schenkung vorliegen; auch diesbezüglich fehlen in den Akten genügende Hinweise und werden mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde auch nicht geltend gemacht.
3.6 Schliesslich ist auch die gegenüber der angefochtenen Verfügung neue Berücksichtigung des von der Beschwerdeführerin im kantonalen Verfahren belegten Verkaufs der Depotbestände bei der Basler Kantonalbank (Namenaktien X._ und Y._) durch die Vorinstanz nicht zu beanstanden. Insbesondere trifft es zu, dass in der EL-Berechnung der Teil des Verkaufserlöses, den die Versicherte an ihre Nichte überwies (Fr. 36'209.-), als Verzichtsvermögen und der daraus resultierende Vermögensverzehr aufzurechnen ist (vgl. Erw. 3.4 hievor). Die vorinstanzliche Rückweisung der Sache an das ASB zu neuer Verfügung ist damit rechtens. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die Verwaltungsgerichtbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht Basel-Stadt und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 7. Juli 2003
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der III. Kammer: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['d130972d-1421-4918-836c-c4feaeefa0c4', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'b8b47e6c-f619-4f6a-9346-63266c4aa41a', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', 'af0265d2-f759-4a21-86a3-978070b4d0f5'] |
0342cf71-ad3b-4edf-96d3-ef7b78753a31 | 2,015 | de | Nach Einsicht
in den Entscheid des Sozialversicherungsgerichts des Kantons Zürich vom 13. Mai 2015, mit welchem die Beschwerde des A._ in dem Sinne teilweise gutgeheissen wurde, dass der angefochtene Einspracheentscheid der Ausgleichskasse für das schweizerische Bankgewerbe vom 8. Januar 2013 aufgehoben und die Sache an diese zurückgewiesen wurde, damit sie den Anspruch auf Vergütungszinsen neu berechne,
in die Beschwerde des A._ vom 23. Juni 2015 (Poststempel) mit welcher er die Korrektur der Zinsberechnung zu seinen Gunsten beantragt, | in Erwägung,
dass der als Vor- oder Zwischenentscheid im Sinne des BGG zu qualifizierende (<ref-ruling> E. 4.2 S. 481), nicht die Zuständigkeit oder ein Ausstandsbegehren (vgl. <ref-law>) betreffende kantonale Rückweisungsentscheid vom 13. Mai 2015 nur unter den in <ref-law> genannten alternativen Voraussetzungen selbstständig anfechtbar ist,
dass nach dieser Gesetzesvorschrift die Beschwerde gegen selbstständig eröffnete Vor- und Zwischenentscheide zulässig ist, wenn sie einen nicht wiedergutzumachenden Nachteil bewirken können (lit. a), oder wenn die Gutheissung der Beschwerde sofort einen Endentscheid herbeiführen und damit einen bedeutenden Aufwand an Zeit oder Kosten für ein weitläufiges Beweisverfahren ersparen würde (lit. b von <ref-law>),
dass sich die Beschwerde zu diesen Eintretensvoraussetzungen ausschweigt, weshalb - da deren Erfüllung keineswegs manifest ist - schon aus diesem Grund auf die Beschwerde nicht einzutreten ist,
dass auch nicht ersichtlich ist, inwiefern eine der beiden Tatbestandsvoraussetzungen gemäss <ref-law> erfüllt sein könnte, weshalb eine selbstständige Anfechtung des vorinstanzlichen Rückweisungsentscheides entfällt (vgl. auch <ref-ruling> mit Hinweisen),
dass dem Beschwerdeführer nach Massgabe des <ref-law> die Beschwerde gegen den Endentscheid offen stehen wird, wobei er die geltend gemachten Rügen dannzumal wird vorbringen können,
dass demzufolge im vereinfachten Verfahren nach Art. 108 Abs. 1 lit. a und b sowie Abs. 2 BGG auf die offensichtlich unzulässige Beschwerde nicht einzutreten ist und in Anwendung von Art. 66 Abs. 1 zweiter Satz BGG auf die Erhebung von Gerichtskosten verzichtet wird, | erkennt der Einzelrichter:
1.
Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2.
Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 3. Juli 2015
Im Namen der II. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Einzelrichter: Meyer
Die Gerichtsschreiberin: Bollinger Hammerle | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['1cd7ed19-a140-4a02-82f6-d659771e4370', 'b4fe989c-2c68-4c90-9d8a-24bcbec6e7d3'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
03463446-5aca-49e4-8f93-cadf2fa06cbc | 2,014 | fr | Vu :
l'acte de recours en matière civile du 11 juin 2014 de A._ AG et B._ AG, et la requête d'effet suspensif qu'il comporte;
la lettre du 23 juin 2014 de C._ SA et de D._ SA, qui concluent principalement à l'irrecevabilité du recours, subsidiairement à son rejet et, plus subsidiairement encore, au rejet de la requête d'effet suspensif;
le courrier du 24 juin 2014 de E._ AG, qui déclare n'avoir aucune remarques, ni observations particulières à formuler;
la détermination du 26 juin 2014 de la Juge déléguée de la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud, qui expose que, en raison de son arrêt directement motivé du 13 juin 2014, le recours interjeté au Tribunal fédéral contre le rejet d'effet suspensif, et la requête d'effet suspensif contenue dans cet acte, semblent être devenus sans objet;
les observations du 30 juin 2014 de F._ SA, qui conclut principalement à l'irrecevabilité du recours du 11 juin 2014, subsidiairement, au rejet du recours;
le courrier du 1 er juillet 2014 des recourantes demandant l'effet suspensif provisoire, au motif que l'exécution est en cours;
l'ordonnance du 3 juillet 2014 du Président de la IIe Cour de droit civil du Tribunal fédéral déclarant la requête d'effet suspensif sans objet et invitant les recourantes à déposer leurs éventuelles observations sur la question de la perte de l'objet du recours - également concernant les frais et dépens de la procédure mentionnée -, dans un délai non prolongeable de 10 jours, dès la notification de la présente ordonnance;
l'absence de déterminations des recourantes dans le délai imparti. | considérant :
que l'arrêt du 13 juin 2014 de la Juge déléguée de la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud rejetant - dans la mesure de sa recevabilité - l'appel formé par les recourantes, a rendu sans objet le recours en matière civile interjeté par A._ AG et B._ AG le 11 juin 2014 contre la décision du 9 mai 2014 de la Juge déléguée de la Cour d'appel civile de refus de l'octroi de l'effet suspensif à leur appel;
qu'il convient donc de rayer cette cause du rôle (<ref-law> par renvoi de l'<ref-law>; <ref-law>);
que, lorsque la cause est devenue sans objet, le Tribunal fédéral statue sur les frais de la procédure par une décision sommairement motivée, en tenant compte de l'état de choses existant avant le fait qui met fin au litige (<ref-law> par renvoi de l'<ref-law>);
que, conformément à la pratique suivie dans les cas similaires (arrêt 5A_745/2012 du 27 novembre 2012 avec les références), l'émolument judiciaire doit être mis à la charge des recourantes qui, en déposant à la fois un appel et un recours en matière civile contre le refus de l'effet suspensif, ont pris le risque que ce recours fédéral devienne sans objet;
que, dans ces circonstances, l'émolument judiciaire doit être mis à la charge des recourantes, solidairement entre elles (art. 66 al. 1 et 5 LTF);
que, en l'espèce, l'avance de frais judiciaires s'élevait à 5'000 fr.;
que les frais de procédure peuvent toutefois être réduits lorsque le traitement de la cause n'a pas demandé un travail considérable au tribunal ( BERNARD CORBOZ, Commentaire de la LTF, 2009, n° 46 ad <ref-law>);
qu'il convient en outre d'allouer une indemnité de dépens aux intimées n° s 1 et 2, d'une part, et n° 4, d'autre part, pour leurs déterminations sur la requête d'effet suspensif (art. 68 al. 1 et 2 LTF);
qu'il n'y a pas lieu par ailleurs d'allouer des dépens à l'intimée n° 3, qui s'est certes déterminée sur la requête d'effet suspensif, mais sans être représentée par un avocat; | par ces motifs, le Président ordonne :
1.
La cause 5A_486/2014 est rayée du rôle par suite de perte de l'objet du recours interjeté par A._ AG et B._ AG le 11 juin 2014.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis solidairement à la charge des recourantes.
3.
Une indemnité de 500 fr., à payer à C._ SA et D._ SA, à titre de dépens, est mise solidairement à la charge des recourantes.
4.
Une indemnité de 500 fr., à payer à F._ SA, à titre de dépens, est mise solidairement à la charge des recourantes.
5.
Il n'est pas alloué de dépens à E._ AG.
6.
La présente ordonnance est communiquée aux parties et à la Juge déléguée de la Cour d'appel civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 29 juillet 2014
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : La Greffière :
von Werdt Gauron-Carlin | CH_BGer_005 | Federation | 127 | 24 | 329 | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971'] |
0346366f-c52f-4cdf-addd-7b8f6b8ca836 | 2,010 | fr | Faits:
A. Le 25 septembre 2008, le Tribunal correctionnel de l'arrondissement de Lausanne a libéré Z._ des accusations de contrainte et violation de domicile, Y._ de celles de contrainte, violation de domicile et complicité de ces délits et X._ des chefs de contrainte, violation de domicile et insoumission à une décision de l'autorité. Ce jugement donnait acte à la société A._ SA en liquidation de ses réserves civiles contre Z._ et X._, les rejetant pour le surplus. Il repose, en résumé, sur les faits suivants.
A.a A fin 2005, X._ a acquis un bâtiment aux enchères publiques, sans charges, dans une procédure d'exécution forcée. Le couple B._ y tenait un pub-restaurant depuis le mois d'août 2003 au bénéfice d'un contrat de sous-location. La société A._ SA exploitait une station-service et un shop depuis octobre de la même année.
X._ et Z._, administrateurs et actionnaires de C._ SA, voulaient louer l'immeuble à leur société afin qu'elle y déploie ses activités dès mai 2006. Désirant concrétiser ce projet malgré les commerçants, ils ont consulté l'avocat Y._. Après réflexion, ils ont opté pour une prise de possession "extrajudiciaire" et ont imparti aux intéressés un délai de grâce pour quitter les lieux, respectivement au 15 février 2006 (à A._ SA) et au 7 avril 2006 (aux époux B._).
A.b Le 16 février 2006, vers 6h45, Z._ s'est présenté à l'employée de la station-service et lui a intimé de s'en aller, après avoir fermé les compteurs des colonnes, l'exploitation étant suspendue avec effet immédiat. Cette personne s'est exécutée docilement. La porte du local a été fermée à clé. Un garde de sécurité est resté à proximité. Y._ est arrivé vers 8h30 et a été rejoint par un notaire, qui a procédé à l'inventaire du commerce.
A.c Le 8 avril suivant, le pub-restaurant a fait l'objet d'une opération comparable. X._ et Z._ ont signifié à Mme B._ qu'il fallait quitter les lieux. Y._ et le notaire sont arrivés en fin de matinée.
A.d Sur requête des époux B._, le Président du Tribunal civil de l'arrondissement de Lausanne a interdit à X._ d'entrer dans les locaux du pub-restaurant et d'y exécuter ou faire exécuter des travaux, sous menace des peines (<ref-law>), par ordonnance pré-provisionnelle du 12 avril 2006. En dépit de cette injonction, X._ et Z._ ont continué de faire réaliser des transformations.
A.e Pour le tribunal, la contrainte et la violation de domicile étaient constituées. X._ et Z._ bénéficiaient cependant d'une erreur sur les faits et sur l'illicéité. Y._ n'avait commis aucune faute pénale. Enfin, les travaux effectués par C._ SA ne pouvaient être reprochés à X._, seul visé par l'ordonnance du 12 avril 2006.
B. Saisie de recours par le Ministère public et A._ SA (désormais en liquidation), ainsi que d'un recours-joint de Z._ tendant au rejet des prétentions de la partie civile, la Cour de cassation pénale du Tribunal cantonal vaudois a admis les deux premiers et rejeté le troisième autant que recevable. Le jugement querellé a été réformé. Z._, Y._ et X._ ont été reconnus coupables de contrainte et de violation de domicile ainsi que, pour le dernier cité, d'insoumission à une décision de l'autorité. Z._ a été condamné à 100 jours-amende à 200 fr. l'un, avec deux ans de sursis, et 5000 fr. d'amende, avec peine de substitution de 50 jours de privation de liberté. Y._ s'est vu infliger 100 jours-amende à 100 fr. chacun avec deux ans de sursis ainsi que 4000 fr. d'amende, respectivement 40 jours de privation de liberté. X._ a été puni de 150 jours-amende avec deux ans de sursis et 15 jours-amende fermes, à 3000 fr. l'un.
C. Les condamnés forment chacun un recours en matière pénale. Ils concluent principalement à la réforme de l'arrêt entrepris dans le sens de leur acquittement et, à titre subsidiaire, à son annulation et au renvoi de la cause à l'autorité cantonale afin qu'elle rende une nouvelle décision au sens des considérants.
Invités à déposer des observations, plus spécialement sur la contrainte en relation avec les faits du 8 avril 2006 et sur la prescription de l'infraction à l'<ref-law>, la cour cantonale et l'intimé ont conclu au rejet des recours. | Considérant en droit:
1. Les trois recours sont dirigés contre une décision unique. Ils ont trait au même complexe de faits et portent, pour l'essentiel, sur des qualifications juridiques identiques. Les causes peuvent être jointes et tranchées dans un seul arrêt (<ref-law> et 71 LTF).
2. Celui qui, d'une manière illicite et contre la volonté de l'ayant droit, aura pénétré dans une maison, dans une habitation, dans un local fermé faisant partie d'une maison, dans un espace, cour ou jardin clos et attenant à une maison, ou dans un chantier, ou y sera demeuré au mépris de l'injonction de sortir à lui adressée par un ayant droit sera, sur plainte, puni d'une peine privative de liberté de trois ans au plus ou d'une peine pécuniaire (<ref-law>). Le droit au domicile ainsi protégé appartient à celui qui a le pouvoir de disposer des lieux, en vertu d'un droit réel ou personnel ou encore d'un rapport de droit public (<ref-ruling> consid. 1c, p. 170). L'ayant droit n'est pas nécessairement le propriétaire. A l'inverse, l'extinction du rapport juridique lui conférant la maîtrise effective ne le prive pas de cette protection tant qu'il exerce son pouvoir (<ref-ruling> consid. 3a, p. 33).
2.1 Les tenanciers du restaurant ont retiré leur plainte (arrêt entrepris, consid. B.1.b, p. 5). Seuls les faits du 16 février 2006 doivent être examinés au regard de l'<ref-law>.
2.2 X._ et Y._ contestent les conditions de l'action pénale. Pour le premier, la plainte de A._ SA aurait été retirée par C._ SA, devenue cessionnaire à l'encaissement d'une créance portant "sur tout droit (y compris les montants et créances) rattachés à la plainte pénale" dans le cadre de la liquidation de A._ SA par l'Office des faillites.
Il méconnaît que le droit de plainte est, par nature, strictement personnel et incessible (<ref-ruling> consid. 3c, p. 208) et que le droit de la retirer est rattaché à celui de la déposer. Le premier n'appartient qu'à celui qui a exercé le second (<ref-ruling> consid. 5c/aa, p. 197).
Selon Y._, A._ SA n'aurait pas été légitimée à porter plainte faute de droit au domicile. On examinera cette argumentation avec le fond.
2.3 Les recourants nient la maîtrise des locaux de A._ SA.
2.3.1 Ils relèvent qu'avant les faits l'exploitante de la station-service et du shop ne disposait déjà plus des clés des lieux. L'ouverture et la fermeture étaient assurées par une société de sécurité mandatée par C._ SA. X._ et Y._ contestent en particulier, en se référant au témoignage du dénommé D._, que cette manière de procéder avait pour but d'empêcher les employés et les clients de la station-service d'accéder au show-room contigu, qui n'était pas fermé à clé (cf. jugement, consid. B.b, p. 24; arrêt cantonal, consid. A.2.c.aa, p. 12).
Selon ce témoin (p.-v. du jugement, p. 6), l'entreprise de sécurité avait été mandatée par C._ afin de régler l'ouverture et la fermeture du shop. A._ SA fixait cependant l'horaire, qui était communiqué à l'entreprise de sécurité par l'intermédiaire de C._. Elle définissait ainsi les plages horaires dans lesquelles elle exploitait la station-service. Cela suffit à lui reconnaître une maîtrise effective des lieux, au moins durant les heures d'ouverture de son commerce. Le grief est infondé, sans qu'il soit nécessaire d'examiner de manière plus approfondie le but poursuivi par les parties en recourant à une société de sécurité. Il s'ensuit, par ailleurs, que A._ SA était légiti-mée à porter plainte. Cela répond au grief y relatif de Y._ (supra consid. 2.2).
2.3.2 Ce dernier objecte l'absence de bail en faveur de A._ SA. La validité du contrat est sans pertinence. Il s'agit uniquement de déterminer si, avant l'adjudication de l'immeuble, A._ SA pouvait justifier en droit de la maîtrise effective qu'elle exerçait encore le 16 février 2006 (supra consid. 2). Cette société a exploité la station-service et le shop depuis le mois d'octobre 2003, soit plus de deux ans avant l'adjudication, au bénéfice d'un bail de location ou de sous-location (arrêt entrepris, consid. B.1.a, p. 3). Le recourant admet expressément que cette occupation des locaux était licite avant la vente aux enchères (Mémoire, p. 8). A._ SA a ainsi disposé des lieux jusqu'au 16 février 2006, ce qui lui permettait de se prévaloir de la protection de l'<ref-law>. Pour le surplus, l'argumentation du recourant relative à un prêt à usage qui aurait été concédé par X._ depuis la mise en demeure ne lui est d'aucun secours. Le droit de la plaignante à la maîtrise de fait résultait d'un autre rapport juridique et le recourant ne démontre pas qu'elle y aurait renoncé.
2.4 Les recourants soutiennent qu'ils n'auraient pas fait l'objet d'une interdiction claire et univoque de pénétrer dans le shop, respectivement d'une injonction d'en sortir.
Lorsqu'un lieu est ouvert au public dans un but précis et que ce dernier est clairement reconnaissable pour chacun, celui qui y pénètre en poursuivant d'autres objectifs agit contre la volonté de l'ayant droit (<ref-ruling> consid. 5b, p. 39). L'intention des recourants d'entrer dans les locaux pour en interrompre l'exploitation par A._ SA, respectivement en reprendre possession, n'était manifestement pas conforme à l'usage d'une station-service. Le grief est infondé.
2.5 Y._ conteste aussi sa condamnation comme coauteur de la violation de domicile. On renvoie sur la notion de coaction à l'<ref-ruling> consid. 2d p. 23.
L'avocat a conseillé ses clients. Après que ceux-ci ont écarté l'option judiciaire, il a rédigé le courrier impartissant à A._ SA un terme pour évacuer les lieux. Il a aussi contacté le notaire en vue de l'inventaire et y a pris part, fût-ce comme auxiliaire de l'officier public. Ces éléments suffisent à établir sa participation à toute l'opération, qui impliquait nécessairement de pénétrer dans les locaux de A._ SA. Cette collaboration n'est pas accessoire. Il n'est, dès lors, pas nécessaire de déterminer plus précisément s'il a, personnellement, fait l'objet d'une injonction de sortir des locaux ou d'une interdiction d'y entrer lorsqu'il est arrivé sur les lieux à 8h30. On peut, au demeurant, renvoyer à ce qui a déjà été exposé à ce sujet (consid. 2.4).
3. L'<ref-law> réprime le comportement de celui qui, en usant de violence envers une personne ou en la menaçant d'un dommage sérieux, ou en l'entravant de quelque autre manière dans sa liberté d'action, l'aura obligée à faire, à ne pas faire ou à laisser faire un acte. Le Tribunal fédéral a rappelé les principales conditions d'application de cette norme ainsi que sa jurisprudence y relative dans l'arrêt publié aux <ref-ruling> (consid. 2 et 3.4, p. 8 ss et 15 s.). Il suffit de s'y référer en rappelant que la contrainte est illicite lorsque le moyen ou le but est contraire au droit ou encore lorsque le moyen est disproportionné pour atteindre le but visé.
3.1 Aucune violence, physique en particulier, n'est reprochée aux re-courants. Seules entrent en considération la menace d'un dommage sérieux et la clause générale de l'entrave à la liberté.
3.2 La menace est un moyen de pression psychologique consistant à annoncer un dommage futur dont la réalisation est présentée comme dépendante de la volonté de l'auteur, sans qu'il soit nécessaire que cette dépendance soit effective (<ref-ruling> consid. 2b, p. 148) ni que l'auteur ait réellement la volonté de réaliser sa menace (<ref-ruling> consid. 2a, p. 122). Il peut aussi y avoir contrainte lorsque l'auteur entrave sa victime "de quelque autre manière" dans sa liberté d'action. Cette formule générale doit être interprétée de manière restrictive (<ref-ruling> consid. 2.2 p. 9). N'importe quelle pression de peu d'importance ne suffit pas. Il faut que le moyen utilisé soit, comme pour la violence ou la menace d'un dommage sérieux, propre à impressionner une personne de sensibilité moyenne et à l'entraver d'une manière substantielle dans sa liberté de décision ou d'action. Il s'agit donc de moyens qui, par leur intensité et leur effet, sont analogues à ceux cités par la loi (<ref-ruling> consid. 2a, p. 305).
3.2.1 En se présentant comme ayant droit, au petit matin, à une simple employée qui ne disposait déjà plus des clés des lieux (supra consid. 2.3.1) et en lui intimant de fermer le shop et d'interrompre le débit des colonnes à essence, Z._ a pu la convaincre de se soumettre à ses injonctions. Il est vrai que l'opération paraît s'être déroulée en toute quiétude, que les agents de sécurité n'étaient pas destinés à impressionner les personnes présentes et que l'employée s'est exécutée docilement (jugement, consid. II.A.c, p. 23 s. et II.B.b, p. 24 s.). Ces circonstances n'excluent pourtant pas l'application de l'<ref-law>. La victime de la contrainte n'est, en effet, pas l'employée elle-même mais A._ SA. Aussi, en s'imposant, en l'absence de tout responsable de cette société, à une simple employée de celle-ci, fût-ce par des moyens somme toute mesurés, Z._ n'en est pas moins parvenu, en privant d'un instant à l'autre la société anonyme des infrastructures dont elle disposait jusque-là, à exercer sur l'exploitante une pression qui n'est pas minime. Enfin, la solution "extrajudiciaire" relève de la justice propre. Le moyen était, partant, illicite. Cela suffit à réaliser la clause générale de l'<ref-law>. X._ ne remet pas en cause sa participation principale à cette infraction. Quant à Y._, on peut renvoyer à ce qui a été exposé au sujet de la violation de domicile (supra consid. 2.5).
3.2.2 En ce qui concerne le restaurant, l'arrêt entrepris se borne à "constater que l'infraction de contrainte est réalisée, les intimés [...] ayant obligé les exploitants en question à renoncer à exercer leur commerce". La cour cantonale discute ensuite les arguments des recourants relatifs à la volonté des intéressés de quitter les lieux. Elle conclut que même si les tenanciers s'étaient déjà convaincus qu'ils devaient s'en aller et avaient même organisé un "pot de départ" le soir précédent, ils n'étaient, quoi qu'il en soit, pas d'accord de partir dans les conditions qui leur étaient imposées. La négociation du montant de la reprise du fonds de commerce avait en effet échoué et les exploitants avaient fait appel à la gendarmerie (arrêt entrepris, consid. A.2.c.bb, p. 13). Ces constatations de fait ne mettent en évidence ni violence physique ni menace. Elles ne démontrent pas non plus clairement en quoi aurait consisté un éventuel moyen de pression comparable à la violence ou à la menace d'un dommage sérieux.
3.2.3 Pour l'intimé, les recourants se sont adjoint tous les moyens nécessaires pour que la contrainte opère, un agent de sécurité en particulier, destiné à incarner un éventuel recours à la force physique. A celle-ci devait s'ajouter la force "légale" par l'intervention d'un avocat et d'un notaire. Les restaurateurs auraient été placés une demi-journée entière dans cette situation.
Les décisions cantonales ne mentionnent pas d'agent de sécurité le 8 avril 2006 et le jugement constate même, sans distinguer entre les faits de février et ceux d'avril, que la présence d'un service de sécurité n'avait pas pour but de détourner les occupants des surfaces commerciales de toute velléité de résistance (jugement, consid. II.a.c, p. 23). La présence de l'avocat Y._ avait été souhaitée par le notaire jugement, ibidem) et l'accès aux locaux était resté libre tout au long de la matinée (jugement, p. 27). L'intimé s'écarte de manière inadmissible de l'état de fait établi par les autorités cantonales (<ref-law>). Pour le surplus, la seule présence de l'avocat et du notaire ne peut être comparée à la violence ou à la menace d'un dommage sérieux. L'argumentation de l'intimé ne démontre donc pas que les constatations de fait de l'arrêt entrepris suffiraient à établir quel moyen de contrainte a été utilisé.
3.2.4 Dans ces conditions, il y a lieu de renvoyer la cause à l'autorité cantonale afin qu'elle se prononce expressément sur cette question, en complétant au besoin l'instruction, dans la mesure où le droit de procédure cantonale le lui permet.
4. Les recourants invoquent aussi l'erreur sur les faits et sur l'illicéité.
4.1 Agit sous l'emprise d'une erreur sur les faits, celui qui n'a pas connaissance ou qui se base sur une appréciation erronée d'un élément constitutif d'une infraction pénale. L'intention délictuelle fait défaut. L'auteur doit être jugé selon son appréciation erronée, si celle-ci lui est favorable (art. 19 al. 1 aCP et 13 al. 1 CP). La punissabilité de la négligence entre éventuellement en considération lorsque l'er-reur aurait pu être évitée en usant des précautions voulues et que la négligence est réprimée par la loi (art. 19 al. 2 aCP et 13 al. 2 CP). Les erreurs sur tous les éléments constitutifs d'une infraction qui im-pliquent des conceptions juridiques entrent dans le champ de l'<ref-law> et non de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 3.1 et 3.2, p. 240 s.).
Par opposition, l'erreur sur l'illicéité (<ref-law>) vise le cas où l'auteur se trompe sur le caractère illicite de son acte. Une telle erreur sup-pose que l'auteur ait agi alors qu'il se croyait en droit de le faire (question de fait). Lorsque le doute est permis quant à la légalité d'un comportement, l'auteur doit, dans la règle, s'informer de manière plus précise auprès de l'autorité compétente (<ref-ruling> consid. 4.1 p. 18).
4.2 X._ soutient n'avoir jamais voulu se faire justice lui-même. Il aurait eu de bonnes raisons de croire que d'éventuels baux ne lui étaient pas opposables. Il était, selon ses dires, persuadé qu'une plainte pénale n'aurait eu d'autre fin que d'exercer une pression dans le cadre du litige civil et qu'après instruction complète aucune charge ne pourrait être retenue contre lui. Il distingue, à ce propos, le risque d'une plainte, dont Y._ avait fait état, et celui d'une condamnation pénale qu'il aurait ignoré faute d'en avoir été informé.
4.2.1 Dûment renseigné par Y._ de l'existence de procédures judiciaires d'expulsion qui pouvaient être longues, le recourant a opté sciemment pour une voie "extrajudiciaire" qu'il espérait plus expédiente. On ne saurait reprocher à la cour cantonale d'avoir retenu qu'il a voulu, de la sorte, se faire justice lui-même.
4.2.2 En soutenant avoir cru que les baux ne lui étaient pas opposables et que cela l'autorisait à pénétrer dans les locaux et à faire interrompre l'exploitation de ces derniers, le recourant paraît se prévaloir d'une erreur sur les éléments constitutifs des infractions en cause. L'erreur ainsi alléguée porte sur les faits, même si elle comporte un élément d'appréciation juridique (supra consid. 4.1).
L'arrêt entrepris constate, cependant, que le conseil des recourants les a informés que si les occupants ne voulaient pas quitter les lieux, il conviendrait de les faire déguerpir suivant une procédure civile d'expulsion et qu'y renoncer était de nature à risquer le dépôt d'une plainte pénale. Cette information mettait ainsi clairement en évidence que, sauf accord des commerçants, l'inopposabilité des baux n'autorisait pas, à elle seule, le recourant, hors de toute procédure civile, à entrer ou disposer des locaux d'une autre manière contre la volonté des intéressés. Cela exclut l'erreur sur les faits.
4.2.3 Dans la suite de ses développements, le recourant remet en question la conscience qu'il avait du caractère illicite de ses actes (<ref-law>). Cette question relève du fait (supra consid. 4.1). Le recourant ne formule expressément aucun grief constitutionnel, d'arbitraire en particulier (<ref-law>), sur ce point précis, de sorte que son argumentation, essentiellement appellatoire, apparaît d'emblée irrecevable (cf. <ref-ruling> consid. 6 p. 397). Au demeurant, la cour cantonale a réfuté l'ignorance alléguée par les recourants X._ et Z._ du caractère illicite de leurs actes en se fondant sur trois motifs distincts. Elle a, d'une part, souligné les renseignements qu'ils avaient obtenus de leur conseil avant d'opter, en toute connaissance de cause, pour une reprise de possession "extrajudiciaire". Elle a, par ailleurs, constaté qu'en qualité d'hommes d'affaires entreprenants, à la tête d'entreprises commerciales, ils ne pouvaient ignorer qu'il était nécessaire de recourir à des procédés judiciaires et policiers pour faire évacuer des locaux, même occupés sans droit, à l'instar de la situation des squatters qui est régulièrement relatée par la presse. Enfin, il était notoire que tout acte de justice privée est prohibé par l'ordre juridique suisse (arrêt entrepris, consid. 3c, p. 16). Le recourant ne discute pas les deux derniers volets de cette motivation alternative, mais uniquement le premier. Le recours est également irrecevable au regard de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 6.3 p. 120/121). Il n'y a pas de motif de s'écarter de l'arrêt entrepris, qui constate que le recourant n'ignorait pas le caractère illicite de ses actes. Cela exclut l'erreur sur ce point.
4.3 Z._ soulève une argumentation en partie différente.
4.3.1 Sous l'angle de l'<ref-law> en relation avec la violation de domicile, il soutient qu'il n'aurait pu comprendre, de quelque manière que ce soit, qu'une injonction de sortir lui aurait été signifiée.
Cet argument n'est pas pertinent (v. supra consid. 2.4).
4.3.2 Ce recourant prétend ensuite qu'au moment de décider de la reprise de possession des locaux, il n'avait ni conscience ni volonté de commettre un acte illicite. Bien que présenté, en partie, à l'appui du grief de violation de l'<ref-law>, ce moyen relève de l'<ref-law>. Le recourant distingue deux phases, correspondant respectivement à la prise de décision et aux opérations des 16 février et 8 avril 2006. Durant la première étape, le fait que les exploitants ont été préalablement informés de ce qui allait se passer démontrerait que les administrateurs de C._ n'avaient pas conscience de l'illicéité de leur projet. Ils n'auraient pu en prendre conscience durant la deuxième. Z._ relève, dans ce contexte, d'une part, la collaboration du notaire aux deux opérations et, d'autre part, le comportement des commerçants.
Le grief est irrecevable faute d'une motivationn suffisante (<ref-law>), pour les mêmes raisons que celles qui ont été opposées à X._ (consid. 4.2.3).
4.3.3 Le recourant reproche encore à la cour cantonale d'avoir violé le droit cantonal de procédure (art. 447 CPP/VD), soit de l'avoir appliqué arbitrairement (art. 9 Cst.) en s'écartant des constatations de fait du jugement de première instance qui devaient la lier.
La cour cantonale a estimé que X._ et Z._ avaient effectivement conscience de l'éventualité du dépôt d'une plainte pénale et donc du caractère illicite de leurs actes, ce qui ne laissait pas place à une erreur sur l'illicéité. Elle a aussi relevé, pour répondre à l'argument du juge de première instance selon lequel les intéressés n'avaient pas imaginé qu'ils seraient condamnés, que le fait de penser que le comportement n'est pas punissable pénalement ne suffit pas à fonder l'erreur sur l'illicéité (cf. <ref-ruling> consid. 2 p. 218 cité par la cour cantonale; arrêt cantonal, consid. 3d, p. 17). On comprend ainsi que la cour cantonale n'a pas simplement substitué sa propre appréciation des faits à celle du premier juge, mais a remis en question la notion même d'erreur sur l'illicéité sur laquelle s'était fondée l'autorité de première instance. Elle a, ensuite, qualifié les faits constatés par celle-ci au regard d'une conception juridique conforme à la jurisprudence précitée. Le grief est infondé.
4.4 Y._ invoque aussi la violation des art. 13 et 21 CP.
4.4.1 Sur l'application de la première norme, il relève l'absence de baux valables, le fait qu'une mise en demeure a été adressée aux exploitants, que A._ SA ne l'a pas contestée et que cette dernière avait restitué les clés du shop et accepté que la gestion en soit confiée à une société de sécurité. Il en déduit qu'en arrivant sur les lieux il ne pouvait se représenter que A._ SA n'avait pas cessé de les occuper. Le recourant s'écarte sur ces différents points de manière inadmissible des constatations de fait des autorités cantonales (<ref-law>). Compte tenu de sa formation juridique, on peut, pour le surplus, renvoyer à ce qui a déjà été exposé (consid. 2.3.1, 2.3.2 et 2.4).
4.4.2 Sous l'angle de l'erreur sur l'illicéité, Y._ souligne avoir conclu à l'absence de baux valables au terme d'une étude approfondie, d'une part, et, d'autre part, que sa présence sur les lieux était justifiée par la demande du notaire, qui n'a pas fait l'objet de poursuites pénales. Il en déduit qu'il pouvait être persuadé de la licéité de sa présence sur le terrain.
En tant qu'avocat, le recourant ne pouvait ignorer la jurisprudence publiée aux <ref-ruling>, citée au consid. 2 ci-dessus. Il ne pouvait conclure de sa seule analyse du litige sous l'angle civil que la reprise de possession, qui impliquait nécessairement une violation de domicile, était licite. Il ne pouvait pas non plus tenir pour licites les mesures tendant à contraindre les occupants à renoncer à leur droit au domicile. Le recourant bénéficie lui-même d'une formation juridique complète lui permettant une analyse différenciée sous l'angle civil et pénal. Le concours d'un notaire n'y change donc rien.
5. X._ soutient que l'insoumission à une décision d'autorité serait prescrite. Pour le Ministère public vaudois, le jugement d'acquittement de première instance, qui n'a pas été annulé mais réformé dans le sens de la condamnation, suffirait à exclure la prescription.
5.1 La contravention définie par l'<ref-law> est soumise au délai triennal de l'<ref-law>. Les règles générales des <ref-law> s'appliquent par le renvoi de l'<ref-law>. Il en va ainsi de celle selon laquelle la prescription ne court plus si, avant son échéance, un jugement de première instance a été rendu (v. arrêts non publiés des 22 septembre 2009, 6B_373/2009, consid. 2.3 et 16 juillet 2009, 6B_186/2009, consid. 2.3), à condition qu'il soit condamnatoire (<ref-ruling> consid. 2.1, p. 330 s.).
L'intimé ne fournit aucun argument susceptible de remettre en question cette jurisprudence récente.
5.2 Le recourant a été libéré de l'accusation d'insoumission à la décision de mesures pré-provisionnelles du 12 avril 2006 en première instance. En revanche, statuant le 20 avril 2009, la cour cantonale a considéré cette infraction comme réalisée. Tous les faits antérieurs au 21 avril 2006 sont prescrits.
L'arrêt entrepris retient qu'en dépit de l'injonction judiciaire, le recou-rant et son beau-frère ont fait exécuter divers travaux dans les locaux en question. La décision cantonale ne précise cependant pas à quelle date ils ont été réalisés, soit s'ils l'ont été après le 20 avril 2006. Quant aux photographies figurant au dossier (pièce 5/3 du dossier cantonal), elles n'attestent pas de travaux après le 18 avril 2006. Faute de constatation de fait sur ce point et d'élément suffisant pour compléter l'état de fait de la décision cantonale, il n'est pas possible d'examiner la question de la prescription. Cela conduit au renvoi de la cause à l'autorité cantonale afin qu'elle complète l'instruction dans les limites autorisées par le droit cantonal de procédure et qu'elle se prononce à nouveau sur ce point.
6. Les recourants X._ et Z._ soulèvent encore divers griefs quant aux peines qui leur ont été infligées. Au vu de l'issue du recours, il apparaît prématuré d'examiner toutes ces questions. Par économie de procédure, il convient toutefois de relever ce qui suit.
6.1 X._ conteste le principe d'une peine pécuniaire ferme, en plus de celle prononcée avec sursis.
6.1.1 La peine pécuniaire ferme supplémentaire de l'<ref-law>, qui constitue un "sursis qualitativement partiel" (<ref-ruling> consid. 4.5.2, p. 8), doit contribuer, dans l'optique de la prévention tant générale que spéciale, à renforcer le potentiel coercitif de la peine pécuniaire avec sursis. Cette forme d'admonestation adressée au condamné doit attirer son attention (et celle de tous) sur le sérieux de la situation en le sensibilisant à ce qui l'attend s'il ne s'amende pas. La combinaison de deux sanctions pécuniaires, soit le nombre total des jours-amende, doit demeurer proportionnée à la faute et ne doit conduire ni à une aggravation de la sanction ni au prononcé d'une peine additionnelle à celle correspondant à la culpabilité de l'auteur. En raison de son caractère accessoire, la peine pécuniaire ferme ne peut avoir qu'une importance secondaire par rapport à la sanction principale. Elle ne remet pas en cause le principe selon lequel l'octroi du sursis est la règle, mais ne doit pas permettre de le contourner (<ref-ruling> consid. 7.3.1 in fine et 7.3.2, p. 75).
6.1.2 La cour cantonale a cité cette jurisprudence. Elle a ensuite exposé que la faute du recourant justifiait de lui imposer une sanction immédiate (arrêt entrepris, consid. 8.b, p. 27). Cela permet de comprendre qu'elle n'a pas simplement ajouté une sanction à celle, avec sursis, qu'elle estimait justifiée par la culpabilité du recourant. La peine infligée à X._ comprend un volet pécuniaire principal avec sursis de 150 jours-amende et 15 jours-amende fermes. L'exigence du caractère accessoire est respectée. Enfin, le recourant ne remet pas en cause le montant des jours-amende qui lui ont été infligés. Son aisance financière particulière explique ainsi que, même avec un nombre relativement modique de jours-amende fermes, la somme à payer excède largement le montant maximal de l'amende (<ref-law>). Rien n'indique, dans ces conditions, que l'autorité précédente aurait, en choisissant d'infliger au recourant des jours-amende additionnels, uniquement cherché à contourner cette limitation.
6.2 Z._ fait grief à la cour cantonale, statuant en réforme et non en appel, d'avoir elle-même fixé la peine au lieu de renvoyer la cause à l'autorité de première instance.
Conformément à l'art. 448 al. 3 CPP/VD, la cour de cassation vaudoise peut juger elle-même la cause lorsqu'elle admet un recours en réforme. Elle applique alors notamment l'art. 370 CPP/VD, qui lui impose de statuer sur l'action pénale, les conclusions civiles et les frais et dépens et de prendre toutes mesures dictées par les circonstances. L'art. 448 al. 3 CPP/VD définit ainsi le pouvoir de décision de la cour, par opposition à son pouvoir d'examen, circonscrit par l'art. 447 al. 2 CPP/VD (Bovay et al., Procédure pénale vaudoise, 3e éd. 2008, art. 448 n. 4.4). L'argumentation du recourant ne démontre pas en quoi ces règles cantonales auraient été appliquées arbitrairement.
6.3 Toujours selon ce recourant, la cour cantonale n'aurait pas pris en considération, pour fixer la peine, certaines circonstances pertinentes. Il mentionne le temps écoulé depuis les événements, le modus operandi (information préalable des exploitants et quiétude des opérations) ainsi que le fait que les exploitants occupaient de manière illicite les locaux loués et qu'ils ne se seraient pas opposés à l'avis comminatoire qui leur a été signifié, respectivement qu'ils l'auraient accepté. L'accès au shop était contrôlé depuis plusieurs semaines par des agents de sécurité. Enfin les tenanciers du restaurant avaient retiré leur plainte.
La cour cantonale retient que les recourants étaient convaincus que les occupants des lieux ne pouvaient opposer aucun contrat au droit de propriété et de jouissance de l'acquéreur et qu'ils ont agi avec une certaine retenue en communiquant aux exploitants leur intention de reprendre possession des locaux à l'échéance d'un délai de grâce (arrêt, consid. 6.c.aa, p. 22 s.). Cette formule indique aussi, implicitement, qu'aucune violence ne leur a été reprochée. Elle restitue suffisamment le modus operandi. Le retrait de plainte des époux B._, a été relevé par la cour cantonale, qui a précisé qu'il n'y avait, en conséquence, pas lieu de retenir l'infraction de violation de domicile en relation avec les événements du 8 avril 2006 (arrêt entrepris, consid. A.2.c.bb, p. 13). Dans ces conditions, même si maladroitement la cour cantonale, appréciant la gravité de la faute, a relevé "le même modus operandi dans les deux cas de contrainte et de violation de domicile" (arrêt, consid. 6c.aa, p. 22), on peut comprendre qu'il s'agissait principalement de souligner la manière de conduire les deux opérations. Rien n'indique que la cour cantonale aurait néanmoins tenu compte, pour fixer la peine, d'une violation de domicile le 8 avril 2006. Enfin, dès lors que cette infraction était réalisée en ce qui concerne les faits du 16 février 2006, il n'y avait pas lieu d'acquitter le recourant de ce chef d'accusation. Le concours (<ref-law>) est donné avec la contrainte. Pour le surplus, la cour cantonale devant se prononcer à nouveau, il est prématuré d'examiner la question du temps écoulé.
6.4 Z._ reproche enfin à la cour cantonale de n'avoir pas déterminé de manière suffisamment précise sa situation financière pour fixer le montant du jour-amende. Il ne soulève, en revanche, aucun grief sur le calcul de la peine privative de liberté de substitution à l'amende. Ce point n'est donc pas litigieux.
Le recourant se contente de citer les principes déduits par la jurisprudence de l'<ref-law>. Il ne mentionne aucun élément concret qui, dans son cas, n'aurait, à tort, pas été pris en considération. Il ne démontre dès lors pas à satisfaction de droit qu'au regard de ses revenus de l'ordre de 12'000 fr. bruts par mois (jugement, consid. I.a, p. 17), le montant du jour-amende (200 fr.), serait excessif. Le grief est infondé.
7. La cause doit ainsi être renvoyée à l'autorité cantonale afin qu'elle précise, en complétant au besoin l'instruction, quel moyen a été utilisé pour faire partir les restaurateurs le 8 avril 2006 et qu'elle le qualifie au regard de l'<ref-law>. Elle examinera aussi plus précisément la question de la prescription de l'infraction à l'<ref-law> et fixera, sur cette base, les sanctions à infliger aux intéressés.
8. Les recourants obtiennent gain de cause partiel, X._, en particulier, sur deux points. Ils supportent une partie des frais (<ref-law>) et peuvent prétendre des dépens réduits (<ref-law>). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Les causes 6B_806, 807 et 818/2009 sont jointes.
2. Les recours de X._, Z._ et Y._ sont admis partiellement. La cause est renvoyée à l'autorité cantonale afin qu'elle statue à nouveau au sens des considérants.
3. Une part des frais judiciaires, arrêtée à 1000 fr., est mise à la charge de X._.
4. Une part des frais judiciaires, arrêtée à 3000 fr., est mise à la charge de Z._.
5. Une part des frais judiciaires, arrêtée à 3000 fr., est mise à la charge de Y._.
6. Le canton de Vaud versera la somme de 1500 fr. à titre de dépens en mains de chacun des conseils respectifs des recourants.
7. Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour de cassation pénale.
Lausanne, le 18 mars 2010
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier:
Favre Vallat | CH_BGer_011 | Federation | 127 | 24 | 333 | null | nan | ['9afefd0d-5a63-491b-9070-e98603c15714', '8ed62f04-0089-4d83-b594-9b063c3574b8', '570516e7-ba11-4cad-9876-0e448eba8790', 'c936bb30-97ae-4ae7-83ca-2c00006e6039', '86e19812-9917-4987-9ae1-63a600562a45', '5481a42f-397e-473d-8988-913aaa0340a7', '5defda84-a78a-4b79-a463-7ecd8122fa4e', '7f6c5d8e-1815-4ddd-9254-6c7bbc7cee18', 'c86c1226-7076-48f6-9662-a7589128a80c', '5defda84-a78a-4b79-a463-7ecd8122fa4e', 'b282f490-8591-48aa-bd79-0c4d72514bea', '1246fc32-ae42-4654-918b-17b686101c91', '5defda84-a78a-4b79-a463-7ecd8122fa4e', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '4c98be31-79f3-4d1f-b639-60e6d9c82782', '39127e29-39a6-4fe7-9da3-5b5f174c2fb4', '8ed62f04-0089-4d83-b594-9b063c3574b8', '417f712f-4e5f-40da-9ac3-a6ec22615f78', '3e6423c3-5e16-481c-9471-1e2fe9b12466', 'c963e7b2-0589-4104-b73f-e15473d4c035'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971'] |
03481986-bc1d-4653-b7d9-af474e5415e6 | 2,010 | de | Sachverhalt:
A. F._, geboren 1951, erlitt am 17. Juli 2003 bei einem Arbeitsunfall einen Stromschlag und fiel dabei von einer Leiter. Er zog sich eine Rissquetschwunde am Kopf sowie Brandblasen an zwei Fingern der linken Hand zu. Gemäss Bericht über die kreisärztliche Untersuchung vom 21. September 2005 arbeitete F._ wieder zu 100 % und der Fall konnte abgeschlossen werden. Wegen Schmerzen in den Unterarmen und Schultern meldete die neue Arbeitgeberin am 19. Februar 2008 einen Rückfall. Am 4. März 2008 erlitt F._ einen weiteren Unfall, als er beim Absteigen von einem Pneulader ausrutschte und auf Rücken und Hinterkopf fiel. Mit Verfügungen vom 11. Juli 2008 und Einspracheentscheid vom 27. Januar 2009 lehnte die Schweizerische Unfallversicherungsanstalt (SUVA) ihre Leistungspflicht für den Rückfall mangels Kausalzusammenhangs der geklagten Beschwerden mit dem Unfall vom 17. Juli 2003 ab und stellte die für die Folgen des Sturzes vom 4. März 2008 erbrachten Versicherungsleistungen per 13. Juli 2008 ein.
B. Die dagegen erhobene Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Luzern mit Entscheid vom 10. März 2010 ab.
C. F._ lässt Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten führen mit dem Antrag, unter Aufhebung des angefochtenen Entscheides seien ihm für die Unfälle vom 17. Juli 2003 und vom 4. März 2008 die gesetzlichen Versicherungsleistungen (Taggelder und Heilbehandlung) zuzusprechen, eventualiter sei die Sache zur Neubeurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen. Des Weiteren ersucht er um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege.
Ein Schriftenwechsel wurde nicht durchgeführt. | Erwägungen:
1. 1.1 Die Beschwerde kann wegen Rechtsverletzung gemäss Art. 95 und Art. 96 BGG erhoben werden. Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>). Es ist somit weder an die in der Beschwerde geltend gemachten Argumente noch an die Erwägungen der Vorinstanz gebunden; es kann eine Beschwerde aus einem anderen als dem angerufenen Grund gutheissen und es kann sie mit einer von der Argumentation der Vorinstanz abweichenden Begründung abweisen (vgl. <ref-ruling> E. 1.4 S. 140). Gemäss <ref-law> ist die Beschwerde hinreichend zu begründen, andernfalls wird darauf nicht eingetreten (<ref-law>). Das Bundesgericht prüft grundsätzlich nur die geltend gemachten Rügen; es ist nicht gehalten, wie eine erstinstanzliche Behörde alle sich stellenden rechtlichen Fragen zu prüfen, wenn diese vor Bundesgericht nicht mehr vorgetragen wurden. Es kann die Verletzung von Grundrechten und von kantonalem und interkantonalem Recht nur insofern prüfen, als eine solche Rüge in der Beschwerde vorgebracht und begründet worden ist (<ref-law>).
1.2 Im Beschwerdeverfahren um die Zusprechung oder Verweigerung von Geldleistungen der Militär- oder Unfallversicherung ist das Bundesgericht nicht an die vorinstanzliche Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts gebunden (Art. 97 Abs. 2 und Art. 105 Abs. 3 BGG).
2. Das kantonale Gericht hat die Grundsätze zu dem für die Leistungspflicht des Unfallversicherers gemäss <ref-law> vorausgesetzten natürlichen und adäquaten Kausalzusammenhang zwischen dem Unfallereignis und dem eingetretenen Schaden (<ref-ruling> E. 3.1 und 3.2 S. 181), insbesondere bei psychischen Fehlentwicklungen nach Unfall (<ref-ruling> E. 6c/aa S. 140; vgl. auch <ref-ruling> E. 6.1 S. 116; <ref-ruling> E. 2a S. 99), sowie zur Leistungspflicht des Unfallversicherers bei Rückfällen und Spätfolgen von Unfällen (<ref-law>; <ref-ruling> E. 2c S. 396 f.) zutreffend dargelegt. Darauf wird verwiesen.
3. Die Vorinstanz ist davon ausgegangen, dass ein natürlicher Kausalzusammenhang der geklagten Beschwerden mit dem Unfallereignis vom 17. Juli 2003 nicht mit überwiegender Wahrscheinlichkeit erstellt sei. Gleiches gelte bezüglich des Unfallereignisses vom 4. März 2008, wobei es hier zusätzlich an der Adäquanz fehle, die mangels organisch objektiv ausgewiesener Unfallfolgen gesondert zu prüfen sei (vgl. <ref-ruling> E. 2.1 S. 112). Demgegenüber macht der Beschwerdeführer im Wesentlichen geltend, dass die Vorinstanz zu Unrecht keine weiteren Untersuchungen veranlasst und (in Zusammenhang mit dem Sturz vom 4. März 2008) angenommen habe, es lägen keine organisch objektiv ausgewiesenen Beschwerden vor.
4. 4.1 Was zunächst den Unfall vom 17. Juli 2003 betrifft, hat das kantonale Gericht nach einlässlicher Würdigung der medizinischen Akten erwogen, dass ein natürlicher Kausalzusammenhang der mit der Rückfallmeldung geltend gemachten Beschwerden mit dem Elektrounfall nicht überwiegend wahrscheinlich sei, zumal sich seit dem ursprünglichen Fallabschluss nichts Wesentliches geändert habe. Dem ist beizupflichten. So lässt sich dem Bericht über die kreisärztliche Untersuchung vom 15. April 2008 entnehmen, dass die nach dem Elektrounfall vom 17. Juli 2003 aufgetretenen Brachialgien mehrfach abgeklärt worden sind, jedoch keinem Korrelat zugeordnet werden konnten. Neurologisch war die Klinik nunmehr unauffällig. Kreisarzt Dr. med. B._ erachtete dennoch weitere, insbesondere neurologische Untersuchungen als angezeigt. In der Folge wurden Magnetresonanzuntersuchungen der Hals- und Lendenwirbelsäule durchgeführt, bei welchen sich gemäss Prof. Dr. med. M._, Spital X._, Neurologie, degenerative Veränderungen zeigten. Ein Zusammenhang zwischen der Kopfschmerzsymptomatik und den übrigen Schmerzzuständen (im Bereich des Epicondylus humeri medialis und lateralis sowie am Übergang von BWS zu LWS) mit dem Elektrounfall bestand seiner Auffassung nach nicht (Bericht vom 4. Juni 2008). Dazu haben Kreisarzt Dr. med. B._ und Dr. med. L._, Orthopädische Chirurgie FMH, Manuelle Medizin SAMM, SUVA Abteilung Versicherungsmedizin, dahingehend Stellung genommen, dass weder klinisch noch radiologisch strukturelle Unfallverletzungen festgestellt worden seien (Berichte vom 19. Juni 2008 und vom 20. Januar 2009).
4. 4.1 Was zunächst den Unfall vom 17. Juli 2003 betrifft, hat das kantonale Gericht nach einlässlicher Würdigung der medizinischen Akten erwogen, dass ein natürlicher Kausalzusammenhang der mit der Rückfallmeldung geltend gemachten Beschwerden mit dem Elektrounfall nicht überwiegend wahrscheinlich sei, zumal sich seit dem ursprünglichen Fallabschluss nichts Wesentliches geändert habe. Dem ist beizupflichten. So lässt sich dem Bericht über die kreisärztliche Untersuchung vom 15. April 2008 entnehmen, dass die nach dem Elektrounfall vom 17. Juli 2003 aufgetretenen Brachialgien mehrfach abgeklärt worden sind, jedoch keinem Korrelat zugeordnet werden konnten. Neurologisch war die Klinik nunmehr unauffällig. Kreisarzt Dr. med. B._ erachtete dennoch weitere, insbesondere neurologische Untersuchungen als angezeigt. In der Folge wurden Magnetresonanzuntersuchungen der Hals- und Lendenwirbelsäule durchgeführt, bei welchen sich gemäss Prof. Dr. med. M._, Spital X._, Neurologie, degenerative Veränderungen zeigten. Ein Zusammenhang zwischen der Kopfschmerzsymptomatik und den übrigen Schmerzzuständen (im Bereich des Epicondylus humeri medialis und lateralis sowie am Übergang von BWS zu LWS) mit dem Elektrounfall bestand seiner Auffassung nach nicht (Bericht vom 4. Juni 2008). Dazu haben Kreisarzt Dr. med. B._ und Dr. med. L._, Orthopädische Chirurgie FMH, Manuelle Medizin SAMM, SUVA Abteilung Versicherungsmedizin, dahingehend Stellung genommen, dass weder klinisch noch radiologisch strukturelle Unfallverletzungen festgestellt worden seien (Berichte vom 19. Juni 2008 und vom 20. Januar 2009).
4.2 In Bezug auf den Sturz vom 4. März 2008 hat die Vorinstanz festgestellt, dass die noch geklagten Beschwerden gemäss übereinstimmenden ärztlichen Einschätzungen organisch objektiv nicht ausgewiesen sind. Sie hat von beweismässigen Weiterungen praxisgemäss abgesehen, da die Adäquanz, welche sie nach der sogenannten Psychopraxis (<ref-ruling>) geprüft hat, zu verneinen war (Urteil 8C_42/2007 vom 14. April 2008 E. 2 Ingress).
5. Was der Beschwerdeführer dagegen vorbringt, vermag an der zutreffenden vorinstanzlichen Beurteilung nichts zu ändern.
So wird bemängelt, dass die Vorinstanz namentlich auf die Stellungnahme des Dr. med. L._ abgestellt habe, welcher jedoch den Beschwerdeführer nicht persönlich untersucht hat. Die Tatsache, dass es sich beim fraglichen Bericht vom 20. Januar 2009 um ein Aktengutachten handelt, spricht indessen nicht grundsätzlich gegen dessen Beweiswert (Urteil U 260/04 vom 12. Oktober 2005 E. 5b mit Hinweis auf RKUV 1988 Nr. U 56 S. 371 E. 5b). Dass Dr. med. L._ sich nicht auf eigene Untersuchungen stützen konnte, kann sich für den Versicherten deshalb nicht nachteilig auswirken, weil seine Einschätzung auf eingehenden medizinischen Untersuchungsberichten beruht. So führt Dr. med. L._ aus, dass anhand der umfangreichen Röntgenbildsammlung weder initial noch im Verlauf strukturelle Unfallverletzungen radiologisch nachgewiesen worden seien. Des Weiteren konnte er sich auf die von Kreisarzt Dr. med. B._ empfohlene neurologische Abklärung durch Prof. Dr. med. M._ stützen, welche nach einer Magnetresonanzuntersuchung vorgenommen wurde.
Es trifft nach dem Gesagten nicht zu, dass die Diagnostik nicht eindeutig sei (worauf Dr. med. B._ noch am 15. April 2008 hingewiesen hatte) und dass die neurologische Untersuchung nicht zu einem klaren Ergebnis geführt habe. Auch wird die Vermutung des Beschwerdeführers, dass eine posttraumatische Arthrose vorliege, nicht weiter substantiiert. Der Beschwerdeführer beruft sich des Weiteren auf den Bericht des Dr. med. K._, Facharzt für Psychiatrie und Psychotherapie sowie für Neurologie, vom 31. Oktober 2008, welcher im vorinstanzlichen Verfahren eingereicht wurde. Daraus geht indessen ebenfalls eindeutig hervor, dass eine neurologische Diagnose nicht gestellt werden konnte und eine allfällige Begründung einer Arbeitsunfähigkeit nicht in das Fachgebiet der Neurologie oder der Psychiatrie falle, sondern diesbezüglich eine orthopädische oder unfallchirurgische Beurteilung angezeigt wäre. Wie dargelegt waren die entsprechenden Untersuchungen jedoch bereits durchgeführt worden. Auch anhand des Berichts des Dr. med. K._ ergibt sich daher kein weiterer Abklärungsbedarf. Schliesslich hat die Vorinstanz zutreffend dargelegt, dass auf die Attestierung einer 100%igen Arbeitsunfähigkeit durch den Hausarzt Dr. med. S._ gemäss den vorinstanzlich eingereichten ärztlichen Zeugnissen deshalb nicht abgestellt werden kann, weil daraus die Gründe für die Arbeitsunfähigkeit nicht ersichtlich sind; immerhin geht daraus hervor, dass der Versicherte von ihm nicht unfallbedingt, sondern wegen Krankheit behandelt wird.
6. 6.1 Zusammengefasst besteht somit kein weiterer Abklärungsbedarf, weshalb die Rügen der Verletzung des Untersuchungsgrundsatzes sowie des rechtlichen Gehörs unberechtigt sind.
6.2 Beim Sturz vom 4. März 2008 hat der Beschwerdeführer eine Gehirnerschütterung erlitten. Ob die seither geklagten organisch objektiv nicht ausgewiesenen Beschwerden in adäquat-kausalem Zusammenhang mit diesem Unfall stehen, hat die Vorinstanz zu Recht nach der Praxis zu den psychischen Unfallfolgen geprüft (<ref-ruling>), da diese Verletzung grundsätzlich nicht genügt für die Anwendung der Schleudertrauma-Praxis (<ref-ruling>; Urteil U 588/06 vom 11. Dezember 2007 E. 4.2.2). Der Beschwerdeführer äussert sich dazu nicht. Wie das kantonale Gericht richtig dargelegt hat, sind Unfälle, bei welchen ein Sturz aus einer gewissen Höhe als Ursache vorliegt, praxisgemäss dem mittleren Bereich zuzuordnen (vgl. RKUV 1998 Nr. U 307 S. 448, U 169/97 E. 3a; Urteil 8C_396/2007 vom 30. Mai 2008 E. 3.3). Zu den bei solchen Unfällen zur Beurteilung der Adäquanz einzubeziehenden Kriterien (<ref-ruling> E. 6 S. 138 ff.) hat sich das kantonale Gericht einlässlich geäussert. In Betracht fallen einzig die Kriterien der erheblichen Beschwerden, welcher Aspekt sich rechtsprechungsgemäss nach den glaubhaften Schmerzen und nach der Beeinträchtigung, welche die verunfallte Person durch die Beschwerden im Lebensalltag erfährt, beurteilt (<ref-ruling> E. 10.2.4 S. 128), sowie der erheblichen Arbeitsunfähigkeit trotz ausgewiesener Anstrengungen (<ref-ruling> E. 10.2.7 S. 129 f.), was indessen zur Bejahung der Adäquanz allfälliger noch vorhandener unfallbedingter Beschwerden nicht genügt (Urteil 8C_897/2009 vom 29. Januar 2010 E. 4.5).
7. Das Verfahren ist kostenpflichtig (<ref-law>). Die Gerichtskosten werden dem unterliegenden Beschwerdeführer auferlegt (Art. 65 Abs. 4 lit. a in Verbindung mit <ref-law>).
Gemäss <ref-law> wird einer Partei die unentgeltliche Rechtspflege nur gewährt, wenn sie bedürftig ist und ihr Rechtsbegehren nicht aussichtslos erscheint (zum Erfordernis der Nichtaussichtslosigkeit auch bei der unentgeltlichen Verbeiständung: Urteil 8C_258/2009 vom 24. August 2009 E. 7 mit Hinweisen). Das kantonale Gericht hat die Sachverhalts- und Rechtslage einlässlich dargelegt und seinen Entscheid eingehend begründet. Die erhobenen Rügen vermochten ihn nicht ernsthaft in Zweifel zu ziehen. Dem Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege kann daher zufolge Aussichtslosigkeit der Beschwerde (<ref-ruling> E. 2.3.1 S. 135 f.) nicht entsprochen werden. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 750.- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Luzern, Sozialversicherungsrechtliche Abteilung, und dem Bundesamt für Gesundheit schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 30. Juni 2010
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Ursprung Durizzo | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['fe8a76b3-8b0f-4f27-a277-2d887140e7ab', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', '8a0bdeb0-deed-48ae-88df-ec4300395241', '69f8c4b4-8c1a-4022-9f45-bce88282b695', '1fe8374d-782d-46b4-9aa3-28ac73cd20af', '8a0bdeb0-deed-48ae-88df-ec4300395241', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', '8a0bdeb0-deed-48ae-88df-ec4300395241', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', '8a0bdeb0-deed-48ae-88df-ec4300395241', '8a0bdeb0-deed-48ae-88df-ec4300395241', '84288845-3c85-4f6e-ba7e-ed4817f3fc1d'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '021bf799-0045-47fc-b00e-31ee25fec591', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '6f2dfe04-c219-4098-a4e6-9b892444a986', 'f7225b9a-a2c3-4e24-a704-3d4a1b1389db', 'c5fe4e71-5b3c-4c14-b088-c067ad8514ae', 'b4ed4a33-6ca7-463b-8a41-417d856ab05b', 'b2f7d018-be34-4815-9195-b59ae8146fbd'] |
0348e76f-2eb7-445d-98b4-0765dbe5b82c | 2,015 | fr | Faits :
A.
Par jugement du 7 août 2014, le Tribunal de police de l'arrondissement de Lausanne a reconnu X._ coupable de violation d'une obligation d'entretien et l'a condamné à une peine pécuniaire de 195 jours-amende, la valeur du jour-amende étant fixée à 40 francs.
Admettant partiellement l'appel interjeté par l'intéressé, la Cour d'appel pénale du Tribunal cantonal du canton de Vaud a réformé la décision précitée, par jugement du 4 décembre 2014, réduisant la valeur du jour-amende à 20 francs.
Les faits retenus à l'encontre du prévenu, selon l'acte d'accusation, sont les suivants. Entre mai 2011 et octobre 2013, X._ ne s'est jamais acquitté de la pension alimentaire due alors qu'il avait les moyens de la verser, à tout le moins partiellement. Durant la période concernée, des sommes pour un montant total de plus de 200'000 fr. ont été créditées sur son compte courant xxx, soit en moyenne environ 7'000 fr. par mois. De plus, l'ordonnance de mesures provisionnelles du 24 septembre 2013 a fixé sa capacité contributive à 700 fr. par mois, sur la base d'un revenu réel et non hypothétique. Refusant néanmoins de s'acquitter d'un quelconque montant à titre de contribution alimentaire, le prévenu a accumulé un arriéré pénal à hauteur de 58'656 fr. 40 au 10 octobre 2013.
B.
Agissant par la voie du recours constitutionnel subsidiaire au Tribunal fédéral, X._ conclut à l'annulation de l'arrêt de la Cour d'appel du 4 décembre 2014 et à son acquittement. Il requiert en outre l'assistance judiciaire. | Considérant en droit :
1.
Le recourant a indiqué procéder au Tribunal fédéral par la voie du recours constitutionnel subsidiaire.
En vertu de l'<ref-law>, la voie du recours constitutionnel subsidiaire est ouverte contre les décisions de dernière instance qui ne peuvent faire l'objet d'aucun recours selon les art. 72 à 89. La voie du recours en matière pénale est ouverte en l'espèce (<ref-law>).
L'intitulé erroné du recours ne saurait préjuger de la voie ouverte, ni porter préjudice au recourant, pour autant que son écriture remplisse les conditions formelles de la voie de droit en cause (au sujet d'une voie de recours erronée, cf. <ref-ruling> consid. 1.1 p. 370; <ref-ruling> consid. 1.2 p. 382). Le recours ayant été déposé en temps utile (<ref-law>) et dans les formes prescrites par la loi (<ref-law>), il y a lieu d'entrer en matière.
2.
A titre de mesure d'instruction, le recourant requiert la mise en oeuvre d'une expertise comptable "apte à répondre aux allégations figurant dans le texte du jugement de la Cour pénale du 15 janvier 2015".
Il n'y a pas lieu de donner suite à cette requête, les conditions exceptionnelles pour prononcer une mesure probatoire devant le Tribunal fédéral n'étant pas réunies (cf. <ref-ruling> consid. 2).
3.
A plusieurs reprises dans son écriture, le recourant se plaint que la Cour d'appel a refusé une expertise comptable. Une telle expertise aurait permis de jeter la lumière sur sa situation financière.
3.1. Selon l'<ref-law>, la procédure de recours se fonde sur les preuves administrées pendant la procédure préliminaire et la procédure de première instance. L'<ref-law> règle les preuves complémentaires. Ainsi, la juridiction de recours peut administrer, d'office ou à la demande d'une partie, les preuves complémentaires nécessaires au traitement du recours. Conformément à l'<ref-law>, il n'y a pas lieu d'administrer des preuves sur des faits non pertinents, notoires, connus de l'autorité ou déjà suffisamment prouvés. Cette disposition codifie, pour la procédure pénale, la règle jurisprudentielle déduite de l'art. 29 al. 2 Cst. en matière d'appréciation anticipée des preuves (arrêt 6B_977/2014 du 17 août 2015 consid. 1.2 et les références). Le magistrat peut renoncer à l'administration de certaines preuves, notamment lorsque les faits dont les parties veulent rapporter l'authenticité ne sont pas importants pour la solution du litige. Ce refus d'instruire ne viole ainsi le droit d'être entendu des parties que si l'appréciation anticipée de la pertinence du moyen de preuve offert, à laquelle le juge a procédé, est entachée d'arbitraire (<ref-ruling> consid. 5.3 p. 236 s.; <ref-ruling> consid. 3 p. 157 et les arrêts cités).
3.2. La cour cantonale a estimé qu'une expertise comptable n'amènerait rien. Les éléments de revenus et fortune avaient été étudiés à chaque nouvelle décision. Il existait une confusion dans les comptes de la société du prévenu, vu le mélange de revenus et des remboursements de créances par le seul fait du prévenu lui-même. Or, un comptable commis en qualité d'expert ne pourrait dissocier ces deux types de revenu. Cette confusion - admise du reste par le recourant - lui était donc opposable.
Le recourant ne partage pas l'avis précité mais n'explique pas en quoi le raisonnement des juges cantonaux serait arbitraire, ce qu'il lui appartenait de démontrer (cf. consid. 3.1 ci-dessus). Quoi qu'il en soit, la motivation de la cour cantonale n'apparaît pas insoutenable. Les juges cantonaux pouvaient dès lors, sans violer le droit d'être entendu du recourant, écarter son offre de preuve. Ce grief doit par conséquent être rejeté dans la mesure de sa recevabilité.
4.
Le recourant discute librement le jugement entrepris. Ses critiques se rapportent essentiellement aux constatations de fait et à l'appréciation de ceux-ci par la cour cantonale.
4.1. Le Tribunal fédéral n'est pas une autorité d'appel, auprès de laquelle les faits pourraient être rediscutés librement. Il est lié par les constatations de fait de la décision entreprise (<ref-law>), à moins qu'elles n'aient été établies en violation du droit ou de manière manifestement inexacte au sens des art. 97 al. 1 et 105 al. 2 LTF, soit pour l'essentiel de façon arbitraire au sens de l'art. 9 Cst. Il n'entre ainsi pas en matière sur les critiques de nature appellatoire (<ref-ruling> consid. 2.3 p. 266). En bref, une décision n'est pas arbitraire du seul fait qu'elle apparaît discutable ou même critiquable; il faut qu'elle soit manifestement insoutenable, et cela non seulement dans sa motivation mais aussi dans son résultat. Lorsque l'autorité cantonale a forgé sa conviction quant aux faits sur la base d'un ensemble d'éléments ou d'indices convergents, il ne suffit pas que l'un ou l'autre de ceux-ci ou même chacun d'eux pris isolément soit à lui seul insuffisant. L'appréciation des preuves doit en effet être examinée dans son ensemble. Il n'y a ainsi pas d'arbitraire si l'état de fait retenu pouvait être déduit de manière soutenable du rapprochement de divers éléments ou indices. De même, il n'y a pas d'arbitraire du seul fait qu'un ou plusieurs arguments corroboratifs sont fragiles, si la solution retenue peut être justifiée de façon soutenable par un ou plusieurs arguments de nature à emporter la conviction (arrêt 6B_563/2014 du 10 juillet 2015 consid. 1.1 et l'arrêt cité).
4.2. En l'espèce, il ressort du jugement attaqué que le juge civil a considéré que le salaire hypothétique du recourant n'était pas inférieur à 6'150 fr. par mois. La cour cantonale a repris ce constat et relevé que l'intéressé avait intentionnellement rendu confuse sa situation financière, brouillant les cartes quant à l'origine de ses différents revenus. De surcroît, cette situation avait été examinée successivement par différents juges qui l'avaient tous astreint au paiement d'aliments en retenant une capacité contributive significative. La Cour d'appel a encore examiné plus spécifiquement un relevé produit par le recourant, relatif à ses revenus et aux remboursements de montants avancés à sa société. Elle a souligné la discordance entre certaines pièces et le relevé présenté, qui ne pouvait être expliquée au vu du dossier. Sur la base des éléments précités, les juges cantonaux sont arrivés à la conclusion que le recourant avait les moyens de remplir son obligation d'entretien ou aurait pu les avoir.
Le recourant fait valoir que "les oscillations des montants imputés à l'obligation d'entretien prouvent que les décisions prises sont fondées sur des appréciations subjectives et non sur [sa] réelle situation financière" (ch. 1.4 du recours). Il apparaît toutefois que la difficulté rencontrée par les différents tribunaux pour établir le revenu du recourant vient plutôt du fait que celui-ci n'a jamais présenté une situation très claire, laissant par conséquent le soin aux juges d'établir un revenu hypothétique. Dans le cas particulier, le recourant n'allègue pas que la cour cantonale aurait constaté les faits de manière arbitraire ou se serait fondée sur des éléments ne figurant pas au dossier pour retenir, en se basant sur un revenu hypothétique, qu'il avait des moyens suffisants. Il se contente de soutenir que les arguments du président de la cour cantonale "révèlent de manière flagrante son incapacité à comprendre les documents comptables [qu'il avait transmis]" (ch. 1.2 du recours) et que ledit président n'aurait pas dû "se substituer à un expert pour rendre une décision sur des éléments qui lui échappent totalement" (ch. 1.9 du recours). Une telle motivation n'est toutefois pas suffisante dans le cadre d'un recours au Tribunal fédéral (cf. consid. 4.1 ci-dessus). Quoi qu'il en soit, il y a lieu de relever que la cour cantonale s'est fondée sur des éléments suffisants et probants pour conclure que le recourant avait les moyens de remplir son obligation d'entretien ou aurait pu les avoir. Même si, aux yeux du recourant, cette conclusion est critiquable, elle n'en est pas pour autant insoutenable (cf. consid. 4.1 ci-dessus).
5.
Enfin, on peine à suivre le recourant lorsqu'il soutient qu'il y a "un conflit d'intérêt évident entre le Bureau de recouvrement et d'avances sur pensions alimentaires (BRAPA) [...] et la justice vaudoise", conflit qui aurait joué en sa défaveur et privilégié l'Etat de Vaud (ch. 1.10 du recours). En l'occurrence, le BRAPA est partie à la procédure dans la mesure où l'épouse du recourant, créancière de la dette alimentaire, lui a cédé ses droits. En portant plainte contre le recourant, le BRAPA a rempli son mandat, tel qu'il est prévu par le législateur vaudois (cf. art. 8 de la loi vaudoise du 10 février 2004 sur le recouvrement et les avances sur pensions alimentaires; RS/VD 850.36), et a agi dans l'intérêt de la créancière.
C'est finalement en vain que le recourant se plaint de l'accès à la justice, faisant valoir que "s'il on n'a pas les moyens de se défendre, on a pas accès à la possibilité de se défendre et d'être pris en considération d'égal à égal" (lettre d'accompagnement du recours). Une partie qui n'a pas de ressources suffisantes pour payer des avances de frais peut en effet requérir l'assistance judiciaire (art. 29 al. 3 Cst.; art. 132 al. 1 let. b et art. 136 CPP).
6.
Les considérants qui précèdent conduisent au rejet du recours, dans la faible mesure de sa recevabilité.
Comme les conclusions du recourant étaient d'emblée vouées à l'échec, l'assistance judiciaire ne peut lui être accordée (<ref-law>). Le recourant, qui succombe, supporte donc les frais de justice (<ref-law>), dont le montant sera toutefois fixé en tenant compte de sa situation financière. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce :
1.
Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2.
La requête d'assistance judiciaire est rejetée.
3.
Les frais judiciaires, arrêtés à 800 fr., sont mis à la charge du recourant.
4.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Cour d'appel pénale du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 22 décembre 2015
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : Denys
La Greffière : Mabillard | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['683601d8-9893-4dab-b12a-dd478f3a600b', '90921ada-9cca-4abf-ab44-4f0859fa8d04', '5d9b79ba-7856-4f75-9e5d-73d8b77c271c', 'd3698f9d-c99e-4acc-b18d-eed5e016ebf0', 'd991fde9-c16b-40f2-a5fb-87f09a165a76', '25de8369-5ab5-452f-a8ca-70d0af97e2c2'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
034b1a49-55b8-470f-8c63-5c336005b31d | 2,002 | it | Fatti:
Fatti:
A. Il 15 dicembre 1995 D._ ha dato in locazione alla A._ - ora in liquidazione - il complesso alberghiero C._, sito sulle part. n. 1449, 1450, 1451 e 1452 RFD di X._. Il contratto, di durata indeterminata, avrebbe potuto essere disdetto con un preavviso di 6 mesi per la fine di un anno civile, la prima volta il 31 dicembre 1999; la pigione concordata era di fr. 7'000.-- mensili, cui si sarebbe aggiunta una partecipazione alla cifra d'affari qualora questa avesse superato fr. 2'000'000.-- annui.
A seguito del fallimento di D._, il citato complesso immobiliare è stato venduto ai pubblici incanti il 7 aprile 2000, con doppio turno d'asta, senza aggravio del contratto di locazione. In questa circostanza la B._ si è aggiudicata le part. n. 1450, 1451 e 1452; la part. 1449 è stata invece acquistata da una banca.. Il 14 settembre successivo, mediante modulo ufficiale, la B._ ha notificato alla A._, per le particelle da lei acquistate, la disdetta del contratto con effetto al 29 marzo 2001.
A seguito del fallimento di D._, il citato complesso immobiliare è stato venduto ai pubblici incanti il 7 aprile 2000, con doppio turno d'asta, senza aggravio del contratto di locazione. In questa circostanza la B._ si è aggiudicata le part. n. 1450, 1451 e 1452; la part. 1449 è stata invece acquistata da una banca.. Il 14 settembre successivo, mediante modulo ufficiale, la B._ ha notificato alla A._, per le particelle da lei acquistate, la disdetta del contratto con effetto al 29 marzo 2001.
B. Tempestivamente adito dalla A._, il 14 dicembre 2000 l'Ufficio di conciliazione in materia di locazione di Massagno ha accertato la validità della disdetta e concesso una protrazione unica e definitiva del contratto sino al 29 settembre 2001.
Onde ottenere l'annullamento della disdetta - a suo dire significata in chiara violazione dell'<ref-law> - A._ si è quindi rivolta alla Pretura del Distretto di Lugano, sezione 4; in via subordinata essa ha inoltre domandato la protrazione del contratto sino al 31 dicembre 2005. Le sue richieste sono state ancora una volta pressoché interamente disattese; con sentenza del 10 agosto 2001 il Pretore ha infatti confermato la validità della disdetta e concesso una proroga del contratto, unica e definitiva, sino al 29 marzo 2002.
Onde ottenere l'annullamento della disdetta - a suo dire significata in chiara violazione dell'<ref-law> - A._ si è quindi rivolta alla Pretura del Distretto di Lugano, sezione 4; in via subordinata essa ha inoltre domandato la protrazione del contratto sino al 31 dicembre 2005. Le sue richieste sono state ancora una volta pressoché interamente disattese; con sentenza del 10 agosto 2001 il Pretore ha infatti confermato la validità della disdetta e concesso una proroga del contratto, unica e definitiva, sino al 29 marzo 2002.
C. Adita da entrambe le parti, il 15 novembre 2001 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha parzialmente modificato il giudizio di primo grado, negando alla A._ la protrazione del contratto di locazione.
C. Adita da entrambe le parti, il 15 novembre 2001 la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha parzialmente modificato il giudizio di primo grado, negando alla A._ la protrazione del contratto di locazione.
D. Con ricorso per riforma al Tribunale federale del 3 gennaio 2002, fondato sulla violazione dell'art. 261 nonché dell'<ref-law>, A._ postula la modifica della sentenza impugnata nel senso di accertare la nullità della disdetta del 14 settembre 2000; in via subordinata chiede un'estensione della proroga sino al 31 dicembre 2003.
Nella risposta del 19 aprile 2002 la B._ propone, in via principale, che il gravame venga dichiarato inammissibile siccome abusivo; in via subordinata ch'esso venga integralmente respinto. | Diritto:
Diritto:
1. Giusta l'art. 46 OG nelle cause civili di carattere pecuniario, come quella in esame, il ricorso per riforma è ammissibile solo se il valore litigioso davanti all'ultima giurisdizione cantonale raggiungeva fr. 8'000.--.
Trattandosi di un litigio concernente la validità della disdetta, ai fini del calcolo del valore di causa risulta determinante il periodo durante il quale il contratto sussisterebbe - necessariamente - qualora la disdetta non fosse valida; tale periodo si estende sino al momento in cui una nuova disdetta può essere notificata o, effettivamente, è stata data (<ref-ruling> consid. 1 con rinvii). In materia di protrazione del contratto di locazione il valore di causa corrisponde, di regola, alla pigione e alle spese accessorie dovute per la durata della protrazione richiesta (<ref-ruling> consid. 1).
In concreto, qualora la disdetta contestata fosse nulla - come asserito dall'attrice - la convenuta potrebbe disdire il contratto per la fine del prossimo anno civile con un preavviso di sei mesi; tale periodo corrisponde alla durata della protrazione richiesta dinanzi al Tribunale d'appello. Considerato che la pigione mensile è di fr. 7'000.-- il limite posto dall'art. 46 OG risulta ampiamente superato.
In concreto, qualora la disdetta contestata fosse nulla - come asserito dall'attrice - la convenuta potrebbe disdire il contratto per la fine del prossimo anno civile con un preavviso di sei mesi; tale periodo corrisponde alla durata della protrazione richiesta dinanzi al Tribunale d'appello. Considerato che la pigione mensile è di fr. 7'000.-- il limite posto dall'art. 46 OG risulta ampiamente superato.
2. Chiamato a statuire quale istanza di riforma, il Tribunale federale fonda il suo giudizio sui fatti così come sono stati accertati dall'ultima autorità cantonale, a meno che siano state violate disposizioni federali in materia di prove (ad esempio l'<ref-law>), debbano venire rettificati accertamenti di fatto derivanti da una svista manifesta (art. 63 cpv. 2 OG) o si renda necessario un complemento degli stessi a norma dell'art. 64 OG. Tutte queste critiche e gli atti cui si riferiscono devono essere debitamente specificati (art. 55 cpv. 1 lett. b e d OG). Fatte salve queste eccezioni, censure contro l'accertamento dei fatti e l'apprezzamento delle prove eseguiti dall'autorità cantonale sono improponibili, così come non è ammissibile il riferimento a circostanze non accertate nel giudizio impugnato, trattandosi di fatti nuovi (art. 55 cpv. 1 lett. c OG; <ref-ruling> consid. 2c pag. 252 con rinvii). Queste regole sono applicabili anche alla risposta (art. 59 cpv. 3 OG).
Dai citati principi discende l'inammissibilità degli argomenti di fatto che le parti - senza allegare una delle eccezioni appena descritte - fanno valere nei loro allegati e non trovano riscontro nell'atto impugnato. Ciò vale, in particolare, con riferimento alle circostanze - addotte dalla convenuta - nelle quali D._ avrebbe concluso il contratto di locazione con la società qui attrice.
L'esame delle censure ricorsuali deve pertanto avvenire sulla base dei fatti così come accertati nella sentenza impugnata.
L'esame delle censure ricorsuali deve pertanto avvenire sulla base dei fatti così come accertati nella sentenza impugnata.
3. Con il gravame l'attrice eccepisce la nullità della disdetta.
A mente della convenuta questa censura va dichiarata inammissibile in quanto nuova (art. 55 cpv. 1 lett. c OG), non avendo l'attrice in sede di appello proposto né tantomeno sostanziato tale eccezione.
Ora, è vero che dinanzi al Tribunale d'appello l'attrice si è limitata a rinnovare la richiesta volta all'annullamento della disdetta siccome in contrasto con l'art. 271a cpv. 1 lett. d CO, senza più definirla nulla per il fatto ch'essa concerneva solo una parte degli immobili oggetto del contratto di locazione, questione che il Pretore ha peraltro - in sostanza - giudicato irrilevante. Ciò non comporta, tuttavia, l'impossibilità di postulare l'accertamento della nullità nel ricorso per riforma; come rettamente rilevato dall'attrice, infatti, la nullità della disdetta può essere accertata ad ogni stadio della lite, anche d'ufficio (Corboz, La nullité du congé dans le nouveau droit du bail, in: Cahiers du bail 1994 pag. 33 segg., in particolare pag. 37).
Ora, è vero che dinanzi al Tribunale d'appello l'attrice si è limitata a rinnovare la richiesta volta all'annullamento della disdetta siccome in contrasto con l'art. 271a cpv. 1 lett. d CO, senza più definirla nulla per il fatto ch'essa concerneva solo una parte degli immobili oggetto del contratto di locazione, questione che il Pretore ha peraltro - in sostanza - giudicato irrilevante. Ciò non comporta, tuttavia, l'impossibilità di postulare l'accertamento della nullità nel ricorso per riforma; come rettamente rilevato dall'attrice, infatti, la nullità della disdetta può essere accertata ad ogni stadio della lite, anche d'ufficio (Corboz, La nullité du congé dans le nouveau droit du bail, in: Cahiers du bail 1994 pag. 33 segg., in particolare pag. 37).
4. Ai fini del giudizio sulla validità della disdetta controversa è necessario considerare anzitutto il particolare contesto in cui si inserisce il contratto di locazione.
4.1 Dagli accertamenti di fatto - vincolanti (art. 63 cpv. 2 OG) - contenuti nella sentenza impugnata, l'accordo stipulato il 15 dicembre 1995 da D._ con l'attrice concerneva l'intero complesso alberghiero C._, sito sulle part. n. 1449, 1450, 1451 e 1452 RFD di X._, per il quale l'attrice pagava una pigione mensile globale di fr. 7'000.--.
Sebbene l'oggetto di tale pattuizione fosse per sua natura divisibile - prova ne sia anche il fatto che le particelle sono poi state vendute separatamente - le parti, sottoscrivendo un solo documento e fissando una sola pigione, hanno chiaramente voluto un unico contratto di locazione e non quattro connessi. Nessuno ha d'altro canto mai sostenuto il contrario.
4.2 Sempre secondo gli accertamenti vincolanti del Tribunale d'appello, in occasione della vendita ai pubblici incanti tenutasi il 7 aprile 2000, con doppio turno d'asta e senza aggravio del contratto di locazione, la convenuta si è aggiudicata soltanto la proprietà delle part. n. 1450, 1451 e 1452, la part. n. 1449 essendo stata acquistata - secondo le stesse modalità- da una banca.
In una sua recente decisione il Tribunale federale ha avuto modo di confermare la giurisprudenza inaugurata nella <ref-ruling>, giusta la quale con il doppio turno d'asta previsto dall'<ref-law> i contratti di locazione esistenti - così come quelli d'affitto (<ref-ruling> segg.) - non vengono sciolti bensì automaticamente trasferiti all'aggiudicatario in applicazione dell'<ref-law>, il quale può disdirli per la successiva scadenza legale, a prescindere dall'urgente bisogno personale (<ref-ruling> consid. 2a con rinvii, 125 III 123 consid. 1).
Ciò significa che, mediante l'aggiudicazione, la convenuta e la banca non hanno acquisito soltanto la proprietà delle rispettive particelle, ai sensi dell'<ref-law>, ma anche la qualità di parte locatrice nel contratto di locazione stipulato il il 15 dicembre 1995. L'<ref-law> prevede infatti il trasferimento del contratto di locazione all'acquirente del fondo, senza modifiche (Higi in: Zürcher Kommentar, n. 22 ad art. 261-261a CO; SVIT-Kommentar, Schweizerisches Mietrecht, 2a ed., Zurigo 1998, n. 9 ad art. 261-261a CO).
Contrariamente a quanto asserito dalla convenuta, non è dunque possibile ammettere che l'aggiudicazione delle particelle a due persone diverse abbia comportato l'automatica scissione del contratto di locazione originario, unico, in due contratti diversi e separati.
Contrariamente a quanto asserito dalla convenuta, non è dunque possibile ammettere che l'aggiudicazione delle particelle a due persone diverse abbia comportato l'automatica scissione del contratto di locazione originario, unico, in due contratti diversi e separati.
5. Essendo il contratto di locazione stato trasferito a due soggetti giuridici diversi, l'attrice sostiene ch'esso è divenuto "comune" per legge. A ragione.
5.1 Un contratto di locazione si dice comune quando almeno una delle parti contraenti (locatore o conduttore) è composta da una pluralità di persone (Higi, op. cit., n. 98 e 103 ad Vorbemerkungen zu art. 253-274g CO; Roger Weber, Der gemeinsame Mietvertrag, Zurigo 1993, pag. 88; Hans Schmid, Der gemeinsame Mietvertrag, in: SJZ 87/1991, pag. 349).
Alla luce di quanto esposto al considerando precedente, in concreto tale eventualità si è verificata con il trasferimento del contratto di locazione alle aggiudicatarie dei fondi oggetto del medesimo, le quali sono così divenute colocatrici.
5.2 Il contratto comune è caratterizzato dall'esistenza di una relazione contrattuale esterna (locatore - conduttore) cui si aggiunge una relazione interna che riguarda specificatamente la pluralità delle persone che insieme formano una delle parti contrattuali (Higi, op. cit., n. 105 segg. ad Vorbemerkungen zu art. 253-274g CO), in casu le due colocatrici.
L'esercizio dei diritti formatori, quale appunto quello di disdire il contratto, dipende dal tipo di relazione, interna, che esiste fra le persone che compongono la parte locatrice (Higi, op. cit., n. 117 ad Vorbemerkungen zu art. 253-274g CO; Lachat, Le bail à loyer, Losanna 1997, pag. 412).
Nella fattispecie in rassegna, la relazione che lega le due colocatrici è assimilabile alla società semplice (art. 530 segg. CO); mediante l'acquisizione dei fondi oggetto del contratto di locazione essi si sono infatti uniti nel ruolo di parte locatrice, con tutti i diritti e gli obblighi che ne derivano. La decisione di disdire il contratto doveva pertanto essere presa all'unanimità e comunicata all'attrice da loro stessi oppure da un rappresentante da loro designato (Lachat, op. cit., pag. 412; Higi, op. cit., n. 117 ad Vorbemerkungen zu art. 253-274g CO; Corboz, op. cit., pag. 49 seg.).
Ne discende che la censura sollevata dall'attrice circa la nullità della disdetta siccome decisa e comunicata da uno solo degli aventi diritto merita di essere accolta: il diritto di rescindere il contratto di locazione andava infatti esercitato da entrambe le aggiudicatarie, insieme (cfr. anche sentenza inc. 4C.331/1993 del 20 giugno 1994 pubblicata in SJ 1995 pag. 53 segg. consid. 5-7). Dalla sentenza cantonale non emerge alcun elemento a favore della tesi asseverata dalla convenuta per la quale essa avrebbe agito in rappresentanza delle due colocatrici. Si tratta, comunque, di un argomento che la convenuta non ha mai fatto valere dinanzi alle istanze cantonali - né essa sostiene il contrario nel suo allegato - sicché un rinvio della causa per un'eventuale completamento dell'incarto a questo riguardo non entra in linea di conto (art. 64 cpv. 1 OG; cfr. <ref-ruling> consid. 2a).
Ne discende che la censura sollevata dall'attrice circa la nullità della disdetta siccome decisa e comunicata da uno solo degli aventi diritto merita di essere accolta: il diritto di rescindere il contratto di locazione andava infatti esercitato da entrambe le aggiudicatarie, insieme (cfr. anche sentenza inc. 4C.331/1993 del 20 giugno 1994 pubblicata in SJ 1995 pag. 53 segg. consid. 5-7). Dalla sentenza cantonale non emerge alcun elemento a favore della tesi asseverata dalla convenuta per la quale essa avrebbe agito in rappresentanza delle due colocatrici. Si tratta, comunque, di un argomento che la convenuta non ha mai fatto valere dinanzi alle istanze cantonali - né essa sostiene il contrario nel suo allegato - sicché un rinvio della causa per un'eventuale completamento dell'incarto a questo riguardo non entra in linea di conto (art. 64 cpv. 1 OG; cfr. <ref-ruling> consid. 2a).
6. Ma non solo. L'attrice ottiene ragione anche laddove invoca la nullità della disdetta siccome parziale, ovverosia concernente solo una parte dei fondi oggetto del contratto di locazione.
Dato che il contratto di locazione forma un tutto, la disdetta deve riguardare la totalità dell'oggetto della locazione, una disdetta parziale non può metter fine al contratto (Corboz, op. cit., pag. 52; Lachat, op. cit., pag. 415; cfr. anche sentenza inc. 4C.331/1993 del 20 giugno 1994 pubblicata in SJ 1995 pag. 53 segg. consid. 5b).
In concreto l'autorità cantonale ha accertato - in maniera vincolante - che la disdetta concerneva solamente le particelle acquistate dalla convenuta. Dalla sentenza impugnata non emerge alcun elemento a favore della tesi addotta dinanzi al Tribunale federale - per la prima volta - da quest'ultima, secondo cui la disdetta riguardava in realtà tutte le particelle oggetto del contratto di locazione (Kündigung pars pro toto).
In concreto l'autorità cantonale ha accertato - in maniera vincolante - che la disdetta concerneva solamente le particelle acquistate dalla convenuta. Dalla sentenza impugnata non emerge alcun elemento a favore della tesi addotta dinanzi al Tribunale federale - per la prima volta - da quest'ultima, secondo cui la disdetta riguardava in realtà tutte le particelle oggetto del contratto di locazione (Kündigung pars pro toto).
7. In conclusione, la disdetta significata dalla convenuta il 14 settembre 2000 risulta doppiamente nulla: da un lato perché non decisa dalle due colocatrici, insieme, e dall'altro perché parziale.
L'esito del ricorso su questo punto rende la censura concernente la protrazione della locazione priva d'oggetto.
Gli oneri processuali e le ripetibili della sede federale seguono la soccombenza (art. 156 cpv. 1 e 159 cpv. 1 e 2 OG).
Gli oneri processuali e le ripetibili della sede federale seguono la soccombenza (art. 156 cpv. 1 e 159 cpv. 1 e 2 OG).
8. La sentenza cantonale va annullata e modificata nel senso auspicato dall'attrice.
L'appello da lei inoltrato il 23 agosto 2001 è accolto; di conseguenza l'istanza 12 gennaio 2001 è a sua volta accolta nel senso che la disdetta 14 settembre 2000 è dichiarata nulla. L'appello inoltrato lo stesso giorno dalla B._ deve per contro essere integralmente respinto. | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Il ricorso per riforma è accolto, di conseguenza la sentenza impugnata è annullata.
L'istanza 12 gennaio 2001 è accolta e la disdetta 14 settembre 2000 è dichiarata nulla.
L'istanza 12 gennaio 2001 è accolta e la disdetta 14 settembre 2000 è dichiarata nulla.
2. La causa viene rinviata al Tribunale d'appello per un nuovo giudizio sulle spese e ripetibili della procedura cantonale.
2. La causa viene rinviata al Tribunale d'appello per un nuovo giudizio sulle spese e ripetibili della procedura cantonale.
3. La tassa di giustizia di fr. 4'000.-- è posta a carico della convenuta, la quale rifonderà all'attrice fr. 6'000.-- per ripetibili della sede federale.
3. La tassa di giustizia di fr. 4'000.-- è posta a carico della convenuta, la quale rifonderà all'attrice fr. 6'000.-- per ripetibili della sede federale.
4. Comunicazione ai patrocinatori delle parti e alla II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['02ba2842-f0a9-47da-8505-e16356cbc6e7', 'fcf1c3d6-d394-4730-9fe3-b8684f3f7154', 'ab506811-7a06-47ed-b695-5a92ea5bec61', 'f69521d4-0141-4993-b62e-7536bf3177a9', '0c53d1ac-33b9-4b4c-a9c4-62862ef37cb6', 'b3d3cfe6-3a68-448a-addd-f7b7fe418ad9'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', '22939942-3c68-4663-baa5-c5e6676d24ab', '89de22cd-49c1-4db7-91b9-670239a1eb70', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '10452f23-3076-44e5-8e28-37a17ef071fd', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
034d0c77-43b3-47fc-afeb-015846205b1f | 2,007 | fr | Faits :
Faits :
A. A.a X._, ressortissant français né en 1952, domicilié à Paris, a ouvert le 29 octobre 1984 auprès de Y._ SA, succursale de Genève (ci-après: le Y._), sous la relation numérique n° xxx et la désignation «Flocon», le compte courant en francs suisses n° xxx-1, avec compte de dépôt sous n° xxx-2. Il a signé à cette date un contrat relatif à l'ouverture d'un compte et d'un dépôt, ainsi que les conventions spéciales complétant le contrat relatives au compte sous numéro ou pseudonyme. Selon le contrat d'ouverture de compte, la correspondance, établie en un exemplaire et en français, était conservée à la banque.
X._ n'a pas conféré de mandat de gestion à Y._, mais a autorisé la banque à effectuer des placements fiduciaires. Les documents d'ouverture de compte ne comportaient pas de convention qui autorisait la banque à accepter et à exécuter des ordres transmis par téléphone et qui l'exonérait de toute responsabilité en cas d'ordre donné par un tiers non autorisé.
A.b Le contrat relatif à l'ouverture d'un compte ou d'un dépôt prévoit à son art. 5 que «la correspondance retenue conformément aux instructions reçues sera considérée comme expédiée au déposant» et renvoie aux conditions générales de la banque, réputées faire partie intégrante de la convention, qui prévoient ce qui suit à leur art. 7 :
«Toute réclamation du client relative à l'exécution ou à l'inexécution d'un ordre ainsi qu'à l'encontre d'autres communications de la banque doit être présentée à réception de l'avis correspondant ou au plus tard dans le délai fixé par la banque. Si celle-ci n'envoie pas l'avis que le client doit s'attendre à recevoir, celui-ci doit présenter sa réclamation dès le moment où il aurait dû, normalement, recevoir cet avis par la poste. Si la réclamation est tardive, tout dommage est à la charge du client.
Les contestations concernant les relevés de comptes et de dépôts doivent être présentées dans le délai d'un mois. Ce délai écoulé, les relevés sont considérés comme approuvés. L'approbation expresse ou tacite du relevé de compte emporte celle de tous les articles qui y figurent ainsi que des réserves éventuelles de la banque.»
Les relevés de Y._ rappellent en bas de page la teneur de l'art. 7 des conditions générales: «(...) les contestations concernant les relevés de compte doivent être présentées dans le délai d'un mois. Ce délai écoulé, les relevés sont considérés comme approuvés».
Les relevés de Y._ rappellent en bas de page la teneur de l'art. 7 des conditions générales: «(...) les contestations concernant les relevés de compte doivent être présentées dans le délai d'un mois. Ce délai écoulé, les relevés sont considérés comme approuvés».
B. B.a A._ a été, dès août 1990, employé de Y._ à Lausanne, puis à Nyon. En 1996, il a été affecté au département «private banking» de Y._ à Genève. Il a pris la responsabilité du portefeuille des clients de son prédécesseur à la banque et a fait, dans ces circonstances, la connaissance de X._, dont il a géré le compte n° xxx «Flocon».
B.b Du 1er juillet 1997 au 20 novembre 2000, date de la clôture du compte, de nombreuses opérations sur titres et fonds de placement ont été régulièrement effectuées par les débit et crédit des différentes rubriques (francs suisses, euros, yens, etc.) de la relation bancaire n° xxx «Flocon». Les relevés de comptes mentionnent une vingtaine de transferts entre ces différentes rubriques en vue d'équilibrer les soldes respectifs. Six transferts par le débit du compte sont litigieux :
B.b.a CHF 153'783.-, valeur au 12 novembre 1997, en faveur du compte n° bbb «Aimable», ouvert auprès de Y._, succursale de Chiasso, dont le titulaire était B._, citoyen français domicilié à Monaco.
B.b.b CHF 76'550.80, valeur au 12 octobre 1998, en faveur du compte n° ccc «Eurovision», ouvert auprès de Y._, succursale de Genève, dont le titulaire était C._, citoyen français domicilié à Paris.
B.b.c CHF 77'267.-, valeur au 30 novembre 1998, en faveur du même compte «Eurovision».
B.b.d EUR 47'112.98 (FRF 309'000.-), valeur au 14 septembre 1999, en faveur du même compte «Eurovision». Une fiche d'accompagnement du 14 septembre 1999 mentionne, en relation avec le compte de dépôt n° xxx-2, un ordre téléphonique de «Transférer FRF 309'000 sur Eurovision, pour couverture: vendre CS bd fd 279146». Le 15 septembre 1999, vingt-huit parts du fonds CS bd fd Luxembourg USD B ont ainsi été vendues pour couvrir le montant du transfert, le compte courant euros n° xxx-3 étant crédité, à la date valeur du 17 septembre 1999, de EUR 47'088.43.
B.b.e EUR 31'861.64 (FRF 209'000.-), valeur au 22 novembre 1999, en faveur du même compte «Eurovision». Une fiche de téléphone du même jour mentionne un ordre, concernant le compte de dépôt n° xxx-2, de transférer par le débit du compte courant euros le montant de FRF 209'000.- sur le compte «Eurovision».
B.b.f EUR 219'000.-, valeur au 21 juillet 2000, en faveur du compte n° ddd ouvert auprès de Y._, succursale de Genève, dont le titulaire était D._, citoyen français domicilié à Paris. Simultanément, le remboursement de deux cent cinquante parts du fonds CS eq fd prime 50 O (EUR 120'452), de quatre-vingt-cinq parts du fonds CS ef Lux sm Jap B (JPY 9'443'330.-) et de quarante-cinq parts du fonds CS ef high tech (EUR 10'885.83) et deux transferts entre rubriques du compte ont été exécutés sur la relation n° xxx «Flocon» pour couvrir l'opération.
B.c Y._ n'a pas trouvé dans les archives de la banque d'autres pièces relatives aux transferts litigieux que les deux fiches téléphoniques pour les opérations des 14 septembre et 22 novembre 1999. Les deux fiches en question sont de la main de la secrétaire de A._, mais ont été visées par un autre collaborateur de Y._ dont l'identité n'est pas connue. X._ déclare ne pas connaître les titulaires des comptes n° bbb «Aimable», n° ccc «Eurovision» et n° ddd.
B.c Y._ n'a pas trouvé dans les archives de la banque d'autres pièces relatives aux transferts litigieux que les deux fiches téléphoniques pour les opérations des 14 septembre et 22 novembre 1999. Les deux fiches en question sont de la main de la secrétaire de A._, mais ont été visées par un autre collaborateur de Y._ dont l'identité n'est pas connue. X._ déclare ne pas connaître les titulaires des comptes n° bbb «Aimable», n° ccc «Eurovision» et n° ddd.
C. C.a Le 1er novembre 2000, X._ a ouvert auprès de W._ Bank SA (ci-après: W._) à Genève un compte numérique n° zzz. Il a confié un mandat de gestion à cette banque, la correspondance étant conservée banque restante. Le même jour, soit le 1er novembre 2000, il a donné instructions écrites à Y._ de clôturer le compte de dépôt n° xxx-2 et de transférer l'intégralité de ses avoirs à W._ à Zurich. La relation bancaire n° xxx «Flocon» a été clôturée le 22 novembre 2000 par la bonification de Y._ à W._ de USD 128'547.-, les avoirs en dépôt sur le compte n° xxx-2, estimés à CHF 1'487'237.- au 31 décembre 1999, ayant été mis à la disposition du client, valeur au 16 novembre 2000.
X._ affirme n'avoir pas pris connaissance de l'état de ses actifs à l'occasion du transfert de ses avoirs à W._ et n'avoir pas consulté les relevés de comptes. Il a précisé n'avoir pas demandé de relevés de comptes à Y._, lorsqu'il est venu à Genève au moment de l'ouverture du compte auprès de W._.
A._ a pris les fonctions de gestionnaire de fortune, avec rang de directeur-adjoint, chez W._ le 25 novembre 2000 et a en cette qualité continué de gérer les avoirs bancaires de X._.
C.b Le 1er octobre 2003, W._ a déposé plainte pénale contre A._, qu'elle avait congédié la veille. Celui-ci a été inculpé de faux dans les titres, de gestion déloyale et d'escroquerie dans la procédure P/.../2003 en raison de détournements au préjudice de clients de W._, dont X._.
X._ s'est constitué partie civile dans la procédure pénale le 5 janvier 2004 en faisant état d'un dommage chez W._ de EUR 1'459'143.- à la suite de malversations de A._ à son préjudice. Il a affirmé devant le Juge d'instruction n'avoir jamais procédé à des opérations de compensation et ignorer de quoi il s'agissait.
S'agissant des retraits litigieux exécutés sur la relation n° xxx «Flocon» auprès de Y._, A._ a expliqué au Juge d'instruction avoir procédé, à la demande de son client, qui avait grand besoin de liquidités en France, à des opérations de compensation, notamment par le biais du compte «Eurovision». Le client ne connaissait pas forcément les références des comptes, mais était au courant du procédé. A._ a précisé que X._ connaissait l'état de la relation bancaire au moment de sa clôture et du transfert des avoirs à W._ pour s'entretenir avec lui au moins deux fois par mois par téléphone ou directement à Paris. Confronté à X._, il a confirmé avoir remis les montants retirés du compte au client en France à l'occasion d'opérations de compensation, ce que X._ a contesté.
C.c Par lettre recommandée du 11 mars 2004, X._ a mis en demeure Y._ d'établir en sa faveur deux chèques de respectivement CHF 398'670.83 et EUR 356'081.94 en réparation de son dommage. Parallèlement, à l'issue de négociations avec W._, il a accepté, le 25 mai 2004, d'être indemnisé par cette banque à concurrence de EUR 700'000.- pour solde de toute prétention à son encontre.
C.c Par lettre recommandée du 11 mars 2004, X._ a mis en demeure Y._ d'établir en sa faveur deux chèques de respectivement CHF 398'670.83 et EUR 356'081.94 en réparation de son dommage. Parallèlement, à l'issue de négociations avec W._, il a accepté, le 25 mai 2004, d'être indemnisé par cette banque à concurrence de EUR 700'000.- pour solde de toute prétention à son encontre.
D. D.a Le 27 octobre 2004, X._ a actionné Y._, pris en sa succursale de Genève, devant le Tribunal de première instance du canton de Genève en paiement d'un montant total de CHF 768'514.-, correspondant aux six transferts litigieux (cf. lettre B.b supra), avec intérêts à 5% l'an dès la date de valeur de chaque opération litigieuse. Il a fondé sa prétention en alléguant n'avoir donné aucune instruction de débiter son compte des montants litigieux, lesquels ne lui auraient au demeurant pas été remis en France.
Y._ s'est opposé à la demande, en soutenant que le client avait participé à des opérations de compensation, qui lui avaient permis de disposer des fonds en France. Ces opérations ne constituaient pas un service de la banque, pour laquelle elle aurait perçu une rémunération, mais étaient organisées, dans la discrétion et la confiance, par les gestionnaires des comptes dans l'intérêt des clients, ce qui expliquait l'absence de pièces justificatives. En outre, X._ n'avait pas contesté les débits portés en compte à réception des relevés bancaires et n'avait soulevé aucune objection lors de la clôture du compte en novembre 2000, à l'occasion du transfert de ses avoirs à W._.
D.b Le Tribunal a ordonné des enquêtes qui lui ont permis d'entendre, en qualité de témoins assermentés, A._, E._, ancien employé de Y._, F._, secrétaire de A._ à Y._, et G._, sous-directrice du département juridique de W._. L'existence des opérations de compensation, possibles à l'époque et offertes par Y._ et par W._ aux clients domiciliés à l'étranger, a été confirmée par les témoins, qui ont décrit le système, en mettant en évidence l'absence de quittances lors de la remise des fonds entre les différents intervenants et les instructions par téléphone.
D.b.a A._ a affirmé, par rapport aux cinq premiers transferts litigieux par les comptes «Aimable» et «Eurovision», qu'il s'était agi d'opérations par l'intermédiaire de tiers, qui pratiquaient la compensation, et avoir remis au client à Paris, sans quittance, l'argent qu'il avait reçu du passeur en contrepartie en France. D._ était en revanche un de ses clients, qui souhaitait transférer de l'argent en Suisse, alors que X._ était intéressé à prendre cet argent et à faire une compensation interne en Suisse pour disposer des fonds en France; il s'était occupé lui-même de remettre la contrepartie des fonds en France à X._, qui ne voulait voir personne. Il aurait dû faire signer des quittances au client lorsque ce dernier venait à Genève; s'il ne l'avait pas fait, c'est parce qu'il avait mal fait son travail. A._ a encore précisé, sans être contredit, rencontrer X._, qui venait rarement à Genève, une fois par mois à Paris, pour l'informer de l'état de son compte et emporter avec lui les relevés de comptes dits de voyage, sans indication du numéro de compte du client.
A._ a rappelé au Tribunal de première instance avoir reconnu les faits s'agissant des infractions au préjudice des clients de W._; en revanche, il n'avait pas commis d'opérations irrégulières durant la période de son activité à Y._. Devant le Juge d'instruction, il a précisé que c'est à partir d'octobre/novembre 2001 qu'il avait réalisé des faux. Il a expliqué son comportement délictueux par la circonstance que peu de clients l'avaient suivi lorsqu'il avait quitté Y._; il avait en effet quelque CHF 600'000'000.- sous gestion à Y._ et s'était retrouvé chez W._ avec CHF 12'000'000.- à gérer; il avait alors cherché à augmenter la masse sous gestion, en l'occurrence par le moyen de produits dérivés, opérations qui s'étaient soldées par des pertes.
D.b.b E._ a confirmé ses déclarations au Juge d'instruction expliquant la nature et le but du compte «Eurovision» : «Concrètement, il y avait un dépôt sur le compte "Eurovision". L'argent passait sur d'autres comptes dans d'autres établissements. Il y avait une remise physique sur place à l'étranger. Un rendez-vous était arrangé et comme dans les films, il y avait des indices pour se reconnaître. Il n'y avait pas de nom, ni d'adresse de domicile». Le client pour une opération de transfert donnée signait l'ordre de transfert tantôt avant tantôt après celui-ci, avec la précision que de nombreux clients à l'étranger sont réticents à signer des documents et qu'il faut attendre qu'ils viennent en Suisse pour régulariser l'opération.
Supérieur hiérarchique de A._ jusqu'au 31 mars 1999, date de son départ de Y._, E._ n'a pas vérifié systématiquement ou par sondage que A._ faisait signer une décharge au client ni qu'il établissait une fiche pour les ordres téléphoniques.
D.b.c Selon G._, X._ a été indemnisé par W._ sur la base des avoirs qu'il a apportés à la banque. Certains montants ont été transférés du compte de X._ en faveur d'autres comptes ouverts auprès de W._. Les montants ont alors été extournés de manière précise; en ce qui concerne le compte «Effebi», les transferts n'ont pas été comptés dans le préjudice lorsqu'une pièce était signée par X._, ce qui «signifie que M. X._ effectuait des opérations de compensation». D'après son analyse, il est hautement vraisemblable que les opérations effectuées dans le cadre de «Effebi» (compte de compensation chez W._) aient été exécutées à la demande du client.
D.b.d Devant le Juge d'instruction, H._, ancien collaborateur de Y._, a confirmé que les comptes «Aimable» et «Eurovision» étaient des comptes dont les titulaires pratiquaient des opérations de compensation.
D.c Par jugement du 27 octobre 2005, le Tribunal de première instance a condamné Y._, sous suite de dépens, à payer à X._ les montants de CHF 153'783.- avec intérêts à 5% l'an dès le 12 novembre 1997, CHF 76'550.80 avec intérêts à 5% l'an dès le 12 octobre 1998, CHF 77'267.- avec intérêts à 5% l'an dès le 30 novembre 1998 et CHF 338'988.97 (contre-valeur de EUR 219'000.-) avec intérêts à 5% l'an dès le 21 juillet 2000.
Le Tribunal a retenu en substance que, sous réserve des débits de EUR 47'112.98 (FRF 309'000.-) du 14 septembre 1999 et de EUR 31'861.64 (FRF 209'000.-) du 22 novembre 1999 en faveur du compte «Eurovision», pour lesquels la banque avait démontré l'existence d'ordres téléphoniques, la procédure n'avait pas établi que de tels ordres avaient été donnés par le client pour les quatre autres débits litigieux. Par conséquent, la responsabilité de la banque, qui ne pouvait pas se prévaloir valablement de la clause de «banque restante» dans la mesure où X._ n'avait pas été en mesure de réaliser l'irrégularité des transferts avant l'enquête pénale, se trouvait engagée.
Le Tribunal a retenu en substance que, sous réserve des débits de EUR 47'112.98 (FRF 309'000.-) du 14 septembre 1999 et de EUR 31'861.64 (FRF 209'000.-) du 22 novembre 1999 en faveur du compte «Eurovision», pour lesquels la banque avait démontré l'existence d'ordres téléphoniques, la procédure n'avait pas établi que de tels ordres avaient été donnés par le client pour les quatre autres débits litigieux. Par conséquent, la responsabilité de la banque, qui ne pouvait pas se prévaloir valablement de la clause de «banque restante» dans la mesure où X._ n'avait pas été en mesure de réaliser l'irrégularité des transferts avant l'enquête pénale, se trouvait engagée.
E. Statuant par arrêt du 13 octobre 2006, rendu sur appel tant du demandeur que de la défenderesse, la Chambre civile de la Cour de justice du canton de Genève a annulé le jugement de première instance et a débouté le demandeur de ses conclusions, avec suite de dépens des deux instances. La motivation de cet arrêt, dans ce qu'elle a d'utile à retenir pour l'examen du recours, est en substance la suivante :
E.a Les parties étaient liées par un contrat de dépôt ouvert combiné avec mandat d'administration générale et complété d'un contrat de compte courant. Réclamant la restitution de l'avoir en compte à concurrence des six transferts litigieux, le demandeur exerce une action en exécution du contrat, qui n'est pas subordonnée à l'existence d'une faute de la banque (<ref-ruling> consid. 2). Dans la mesure où c'est la banque qui supporte le risque d'une prestation exécutée en main d'une personne non autorisée, c'est à elle de prouver qu'elle a agi sur instruction du client et lui a remis le montant litigieux (cf. arrêt 4C.357/2000 du 8 mai 2001, reproduit in SJ 2001 I p. 583).
E.b La défenderesse a établi que cinq des six transferts ont été effectués en faveur de deux comptes, soit «Aimable» et «Eurovision», dont les titulaires, ressortissants français domiciliés respectivement à Monaco et à Paris, pratiquaient des opérations de compensation avec la France. Elle a par ailleurs produit deux documents relatifs à des ordres téléphoniques, concernant la relation bancaire du demandeur, de transférer des fonds sur le compte «Eurovision», dont le premier comporte des instructions de vente de parts de fonds de placement qui ont été exécutées (cf. lettres B.b.d et B.b.e supra) et qui ne sont comme telles pas remises en cause par le demandeur.
À cet égard, le demandeur soutient que l'absence de convention téléphonique n'autoriserait pas la défenderesse à se prévaloir d'ordres téléphoniques et, en tous les cas, que les documents seraient dénués de valeur probante. Par rapport au premier moyen, il suffit de rappeler que la formule qui permet au client de donner des instructions par téléphone permet, en cas d'ordre donné frauduleusement par un tiers non autorisé sans que la banque ait une faute à se reprocher, d'exonérer la banque de toute responsabilité. L'absence d'une convention téléphonique n'interdit ainsi pas à la banque d'exécuter des instructions données par téléphone. Quant à l'argument tiré de l'absence de valeur probante des documents, les critiques du demandeur se rapportent à la rédaction des documents sans s'en prendre à leur matérialité.
E.c Le demandeur affirme qu'aucune contrepartie des opérations ne lui a jamais été remise en France. Il est toutefois contredit sur ce point par le gestionnaire du compte, entendu sous serment, qui a expliqué s'être déplacé en France pour réceptionner les fonds et les délivrer au client (cf. lettre D.b.a supra). Certes, le gestionnaire a été inculpé pour des malversations commises au préjudice de clients de W._, après qu'il eut quitté la défenderesse (cf. lettre C.b supra). Cette circonstance ne permet pas pour autant d'écarter son témoignage comme dépourvu de toute crédibilité. Entendu par le Juge d'instruction, le demandeur a pour sa part indiqué n'avoir jamais procédé à des opérations de compensation et ignorer même de quoi il s'agissait (cf. lettre C.b supra), alors que des transferts par le débit de son compte auprès de W._ ont pourtant été effectués vers le compte «Effebi», voué à la compensation dans cette banque (cf. lettre D.b.c supra).
E.d La dernière opération litigieuse (cf. lettre B.b.f supra) a consisté, selon la défenderesse, en une opération de compensation entre les comptes de deux de ses clients, dont le gestionnaire avait la responsabilité. À ce sujet, ce dernier a expliqué que le demandeur souhaitait disposer de fonds en France et le titulaire du compte n° ddd transférer de l'argent en Suisse; il s'était occupé lui-même de remettre la contrepartie des fonds en France au demandeur, qui ne voulait voir personne (cf. lettre D.b.a supra). Quant au titulaire du compte n° ddd, entendu par le Juge d'instruction le 18 mai 2006, il a déclaré ne pas connaître le demandeur et n'avoir jamais reçu un tel montant sur son compte pour le remettre au demandeur. Aucune question ne lui a toutefois été posée au sujet de la raison du crédit de EUR 219'000.-, en provenance du compte du demandeur, porté sur son compte n° ddd, crédit qui, à l'en suivre, aurait été effectué sans cause. Dans cette mesure, les explications du titulaire du compte n° ddd sont insuffisantes pour infirmer le témoignage du gestionnaire du compte. Par ailleurs, la couverture de l'opération sur le compte du demandeur a nécessité la vente de parts de fonds de placement en euros et en yens, accompagnée d'un transfert du compte courant en yens sur le compte courant en euros (cf. lettre B.b.f supra), toutes opérations qui n'ont pas été discutées par le demandeur.
E.e Assurément, la défenderesse, qui a la charge de la preuve des instructions du client, aurait dû être en mesure de produire des confirmations écrites de ce dernier. Toutefois, on doit retenir à cet égard que le demandeur a été en contact régulier avec la défenderesse, à laquelle il n'avait pas conféré de mandat de gestion, si l'on fait référence aux nombreuses opérations d'achat et de vente de titres et de fonds de placement enregistrées sur ses comptes dans la période du 1er juillet 1997 au 20 novembre 2000, date de la clôture de la relation bancaire (cf. lettre B.b supra). En outre, le gestionnaire du compte a déclaré se rendre une fois par mois à Paris pour rencontrer le demandeur et lui soumettre des relevés de comptes de voyage; il s'entretenait également par téléphone avec ce dernier (cf. lettre D.b.a supra), qui admet pour sa part avoir été «sporadiquement» renseigné par téléphone sur l'état des comptes.
Par ailleurs, le demandeur, lorsqu'il allègue n'avoir pas sollicité de la défenderesse d'être renseigné sur l'état de son compte lorsqu'il en a requis la clôture, explique ce comportement, pour le moins inhabituel, par la seule confiance qu'il avait placée dans la personne du gestionnaire. Or le demandeur admet être venu à Genève le 1er novembre 2000 pour signer les documents d'ouverture du compte n° zzz auprès de W._ et il a produit les instructions écrites du même jour de clôture du compte auprès de la défenderesse (cf. lettre C.a supra), dont on imagine mal qu'il les ait adressées par la poste. De plus, à cette date, si l'on se réfère à l'état du dépôt au 31 décembre 1999 et au virement opéré par la défenderesse à W._ à la suite de la clôture de la relation bancaire, les avoirs du demandeur étaient de l'ordre de CHF 1'500'000.-. Le demandeur réclame aujourd'hui le remboursement d'un montant de plus de CHF 700'000.-, correspondant pratiquement à la moitié des avoirs en compte à l'époque de la clôture. Dans ces conditions, on peine à concevoir, vu les montants en présence, que le demandeur ait pu effectivement ignorer l'état de ses avoirs. Quoi qu'il en soit, son partenaire contractuel pouvait attendre de lui qu'il vérifie à ce moment, du point de vue de la bonne foi et compte tenu des conditions générales de la banque, les opérations et les résultats de la clôture du compte.
En dépit de l'absence de confirmation écrite des opérations par le client, qui n'est pas déterminante dans les circonstances du cas particulier, les éléments concordants mis en évidence ci-dessus, en plus du témoignage du gestionnaire, conduisent à retenir que le demandeur a bien donné instructions à la défenderesse de procéder aux transferts litigieux.
E.f Le demandeur ne conteste pas être lié par l'art. 7 des conditions générales de la banque, relatif aux réclamations (cf. lettre A.b supra). Or il n'a émis aucune contestation à l'époque des opérations litigieuses et n'a pas davantage réagi au moment de la clôture du compte. En élevant pour la première fois des prétentions à l'encontre de la défenderesse le 11 mars 2004, le demandeur ne s'est ainsi pas conformé au délai conventionnel et est censé avoir ratifié les opérations sur le compte.
Les parties sont toutefois convenues que la correspondance serait retenue à la banque. En ce qui concerne les suites juridiques d'une absence de réaction, le destinataire du courrier en «banque restante» est traité de la même manière, dans ses rapports avec son partenaire contractuel, que le client qui a réellement reçu le courrier; cependant, une situation manifestement contraire à l'équité pourra être sanctionnée au titre de l'abus de droit, qui est réalisé lorsque la banque profite de la fiction de la réception du courrier pour agir sciemment au détriment du client, pour s'écarter soudainement des instructions reçues ou pour accomplir des actes en sachant que le client ne les approuve pas (arrêt 4C.378/2004 du 30 mai 2005, reproduit in SJ 2006 I p. 1 consid. 2.2).
Dans le cas du demandeur, son absence de réaction a constitué l'un des éléments, parmi d'autres, qui ont conduit à retenir que les transferts litigieux étaient bien liés à des opérations de compensation. Les conséquences de la fiction de la réception ne revêtent donc, en l'espèce, aucun caractère choquant qui justifierait une approche différente du point de vue de l'équité.
Dans le cas du demandeur, son absence de réaction a constitué l'un des éléments, parmi d'autres, qui ont conduit à retenir que les transferts litigieux étaient bien liés à des opérations de compensation. Les conséquences de la fiction de la réception ne revêtent donc, en l'espèce, aucun caractère choquant qui justifierait une approche différente du point de vue de l'équité.
F. Parallèlement à un recours de droit public, qui a été rejeté dans la mesure de sa recevabilité par arrêt de ce jour, le demandeur exerce un recours en réforme au Tribunal fédéral contre l'arrêt cantonal. Il conclut, avec suite de frais et dépens des instances cantonales et fédérale, principalement à la réforme de l'arrêt attaqué dans le sens de l'admission des conclusions de sa demande, et subsidiairement à l'annulation de cet arrêt, le dossier étant renvoyé à l'autorité cantonale pour compléter l'état de fait. La défenderesse conclut avec suite de frais et dépens à l'irrecevabilité et au rejet du recours en réforme. | Le Tribunal fédéral considère en droit:
Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. 1.1 La loi fédérale sur le Tribunal fédéral du 17 juin 2005 (LTF; RS 173.110) est entrée en vigueur le 1er janvier 2007 (RO 2006 1242). L'arrêt attaqué ayant été rendu avant cette date, la procédure reste régie par la loi fédérale d'organisation judiciaire (OJ) du 16 décembre 1943 (<ref-law>).
1.2 Interjeté par la partie demanderesse qui a succombé dans ses conclusions en paiement et a donc qualité pour recourir (cf. <ref-ruling> consid. 3a; <ref-ruling> consid. 2b), le recours en réforme est dirigé contre une décision finale rendue en dernière instance cantonale par un tribunal supérieur (art. 48 al. 1 OJ). Portant sur une contestation civile de nature pécuniaire dont la valeur dépasse le seuil de 8'000 fr. (art. 46 OJ), le recours est donc en principe recevable, puisqu'il a été déposé en temps utile (art. 54 al. 1 OJ) et dans les formes requises (art. 55 OJ).
1.3 Saisi d'un recours en réforme, le Tribunal fédéral doit conduire son raisonnement sur la base des faits contenus dans la décision attaquée, à moins que des dispositions fédérales en matière de preuve n'aient été violées, qu'il n'y ait lieu à rectification de constatations reposant sur une inadvertance manifeste (art. 63 al. 2 OJ) ou qu'il ne faille compléter les constatations de l'autorité cantonale parce que celle-ci n'a pas tenu compte de faits pertinents, régulièrement allégués et clairement établis (art. 64 OJ; <ref-ruling> consid. 2.2, 136 consid. 1.4; <ref-ruling> consid. 2c; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 5c/aa).
Dans la mesure où un recourant présente un état de fait qui s'écarte de celui contenu dans l'arrêt attaqué sans se prévaloir avec précision de l'une des exceptions qui viennent d'être rappelées, il n'est pas possible d'en tenir compte (<ref-ruling> consid. 2.2, 136 consid. 1.4). Au surplus, il ne peut être présenté dans un recours en réforme de griefs contre les constatations de fait, ni de faits ou de moyens de preuve nouveaux (art. 55 al. 1 let. c OJ). L'appréciation des preuves à laquelle s'est livrée l'autorité cantonale ne peut ainsi être remise en cause en instance de réforme (<ref-ruling> consid. 3.1; <ref-ruling> consid. 3; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 3a).
Dans la mesure où un recourant présente un état de fait qui s'écarte de celui contenu dans l'arrêt attaqué sans se prévaloir avec précision de l'une des exceptions qui viennent d'être rappelées, il n'est pas possible d'en tenir compte (<ref-ruling> consid. 2.2, 136 consid. 1.4). Au surplus, il ne peut être présenté dans un recours en réforme de griefs contre les constatations de fait, ni de faits ou de moyens de preuve nouveaux (art. 55 al. 1 let. c OJ). L'appréciation des preuves à laquelle s'est livrée l'autorité cantonale ne peut ainsi être remise en cause en instance de réforme (<ref-ruling> consid. 3.1; <ref-ruling> consid. 3; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 3a).
2. Le demandeur, qui ne remet pas en cause la qualification juridique retenue par la cour cantonale et se réfère à la jurisprudence rappelée par cette dernière, selon laquelle il appartient à la banque de prouver qu'elle a agi sur instruction du client et qu'elle lui a remis le montant litigieux, soutient que les juges cantonaux auraient violé l'<ref-law> en retenant que cette double preuve avait en l'espèce été rapportée par la défenderesse (cf. consid. 4 infra). Il invoque en outre des inadvertances manifestes sur trois points de l'état de fait de l'arrêt attaqué (cf. consid. 3 infra). Enfin, il reproche à l'autorité cantonale d'avoir violé les <ref-law> et 6 CO pour n'avoir pas sanctionné l'abus de droit que commettrait selon lui la défenderesse en invoquant la convention banque restante et l'art. 7 de ses conditions générales pour se soustraire à ses obligations (cf. consid. 5 infra).
2. Le demandeur, qui ne remet pas en cause la qualification juridique retenue par la cour cantonale et se réfère à la jurisprudence rappelée par cette dernière, selon laquelle il appartient à la banque de prouver qu'elle a agi sur instruction du client et qu'elle lui a remis le montant litigieux, soutient que les juges cantonaux auraient violé l'<ref-law> en retenant que cette double preuve avait en l'espèce été rapportée par la défenderesse (cf. consid. 4 infra). Il invoque en outre des inadvertances manifestes sur trois points de l'état de fait de l'arrêt attaqué (cf. consid. 3 infra). Enfin, il reproche à l'autorité cantonale d'avoir violé les <ref-law> et 6 CO pour n'avoir pas sanctionné l'abus de droit que commettrait selon lui la défenderesse en invoquant la convention banque restante et l'art. 7 de ses conditions générales pour se soustraire à ses obligations (cf. consid. 5 infra).
3. 3.1 L'art. 63 al. 2 OJ, qui pose le principe que le Tribunal fédéral est lié par l'état de fait de la décision attaquée, réserve notamment la rectification d'office de constatations reposant manifestement sur une inadvertance (cf. consid. 1.3 supra). Il incombe au recourant qui se plaint d'une inadvertance manifeste d'indiquer exactement la constatation attaquée et la pièce du dossier qui la contredit (art. 55 al. 1 let. d OJ; <ref-ruling> consid. 4 et les arrêts cités; <ref-ruling> consid. 1). Selon la jurisprudence, il n'y a inadvertance manifeste, au sens de l'art. 63 al. 2 OJ, que lorsque l'autorité cantonale a omis de prendre en considération une pièce déterminée, versée au dossier, ou l'a mal lue, s'écartant par mégarde de sa teneur exacte, en particulier de son véritable sens littéral, et qu'il en résulte une erreur évidente dans la constatation des faits pertinents (<ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2b et les arrêts cités).
3.2 En l'espèce, le demandeur voit d'abord une inadvertance manifeste dans le fait que dans l'état de fait de l'arrêt attaqué, la phrase «Les deux fiches téléphoniques sont de la main de la secrétaire de A._, mais ont été visées par un autre collaborateur de Y._ que A._ ou elle-même, dont l'identité n'est pas connue (témoin F._, pv enquêtes, p. 9)» est immédiatement suivie de la phrase «La fiche téléphonique comporte le numéro du compte, la date, l'heure, l'instruction du client et le visa de la personne qui a pris l'instruction (témoin E._, pv enquêtes, p. 8)». Selon le demandeur, les deux phrases se suivant donnent à penser que les deux fiches téléphoniques visées dans la première phrase comportent les mentions rappelées dans la seconde phrase, alors que le témoin E._ a seulement indiqué de manière générale comment il remplissait lui-même ses propres fiches.
On ne discerne pas là d'inadvertance dans la constatation des faits. Nonobstant le fait que les deux phrases se suivent immédiatement, il apparaît clairement que la seconde se rapporte uniquement à la manière générale de remplir les fiches téléphoniques, la cour cantonale ayant au demeurant constaté plus haut quelles mentions figuraient concrètement sur les fiches téléphoniques des 14 septembre et 22 novembre 1999 (cf. lettres B.b.d et B.b.e supra).
3.3 Le demandeur considère ensuite que l'arrêt attaqué serait entaché d'inadvertance manifeste dans la mesure où il retient que «[l]'existence des opérations de compensation [...] a été confirmée par les témoins». Cette affirmation donnerait à croire qu'elle concerne les transferts litigieux, alors qu'elle ne fait qu'évoquer les opérations de compensation de manière générale
Le moyen tombe à faux. La constatation complète opérée par la cour cantonale est en effet la suivante : «L'existence des opérations de compensation, possibles à l'époque et offertes par Y._ et par W._ aux clients domiciliés à l'étranger, a été confirmée par les témoins, qui ont décrit le système, en mettant en évidence l'absence de quittances lors de la remise des fonds entre les différents intervenants et les instructions par téléphone» (cf. lettre D.b supra). Il apparaît ainsi clairement que cette constatation se réfère aux opérations de compensation de manière générale.
3.4 Le demandeur estime enfin que l'arrêt entrepris comporterait une inadvertance manifeste en tant qu'il retient que «A._ a encore précisé, sans être contredit, rencontrer X._, qui venait rarement à Genève (pv d'enquêtes p. 6), une fois par mois à Paris (pv d'enquêtes p. 3 ), pour l'informer de l'état de son compte et emporter avec lui les relevés de comptes, dits de voyage, sans indication du numéro de compte du client (pv d'enquêtes p. 5)» (cf. lettre D.b.a supra). La précision «sans être contredit» donnerait à croire que le demandeur aurait admis avoir été informé régulièrement sur l'état de son compte par la remise des relevés. Or le demandeur expose avoir expressément contesté les faits et, à cet égard, il se réfère à différents passages de son mémoire après enquêtes du 5 septembre 2005 et de son mémoire responsif à la Cour de justice du 30 janvier 2006.
Là encore, le moyen tombe à faux, dès lors que le demandeur se réfère à des explications qu'il a données dans des écritures postérieures à la clôture des enquêtes. La phrase incriminée ne fait au surplus que rapporter ce que A._ a déclaré lors des enquêtes, sans être contredit à ce moment-là. En revanche, il n'apparaît pas que la cour cantonale - qui a précisé que le demandeur admettait avoir été «sporadiquement» renseigné par téléphone sur l'état des comptes (cf. lettre E.e supra) - aurait retenu comme un fait établi, au terme de l'appréciation des preuves, que le demandeur a été informé une fois par mois à Paris sur l'état de son compte par la remise de relevés. Le point est d'ailleurs dépourvu d'incidence sur le sort du litige. En effet, si le demandeur a été débouté de ses conclusions, c'est parce que la cour cantonale a retenu qu'il avait donné instructions à la défenderesse d'effectuer les six transferts litigieux dans le cadre d'opérations de compensation et qu'il avait reçu en France, en espèces, les montants correspondants.
Là encore, le moyen tombe à faux, dès lors que le demandeur se réfère à des explications qu'il a données dans des écritures postérieures à la clôture des enquêtes. La phrase incriminée ne fait au surplus que rapporter ce que A._ a déclaré lors des enquêtes, sans être contredit à ce moment-là. En revanche, il n'apparaît pas que la cour cantonale - qui a précisé que le demandeur admettait avoir été «sporadiquement» renseigné par téléphone sur l'état des comptes (cf. lettre E.e supra) - aurait retenu comme un fait établi, au terme de l'appréciation des preuves, que le demandeur a été informé une fois par mois à Paris sur l'état de son compte par la remise de relevés. Le point est d'ailleurs dépourvu d'incidence sur le sort du litige. En effet, si le demandeur a été débouté de ses conclusions, c'est parce que la cour cantonale a retenu qu'il avait donné instructions à la défenderesse d'effectuer les six transferts litigieux dans le cadre d'opérations de compensation et qu'il avait reçu en France, en espèces, les montants correspondants.
4. 4.1 Pour toutes les prétentions relevant du droit privé fédéral (cf. <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 3b), l'<ref-law> répartit le fardeau de la preuve (<ref-ruling> consid. 3c) - en l'absence de disposition spéciale contraire (cf. <ref-ruling> consid. 3.1; <ref-ruling> consid. 2a/aa) - et détermine, sur cette base, laquelle des parties doit assumer les conséquences de l'échec ou de l'absence de preuve sur un fait déterminé (<ref-ruling> consid. 2.6; <ref-ruling> consid. 2a). Le fardeau de la preuve est notamment violé lorsque le juge cantonal tient pour exacte l'allégation formulée par une partie mais contestée par l'autre et qui n'a pas reçu un commencement de preuve, car cela revient à libérer le plaideur de la preuve qui lui incombe (<ref-ruling> consid. 5.4; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 6a/aa; 75 II 102 consid. 1 et les arrêts cités).
L'<ref-law> ne prescrit pas quelles sont les mesures probatoires qui doivent être ordonnées (<ref-ruling> consid. 2a et les arrêts cités), pas plus qu'il ne prescrit comment le juge doit apprécier les preuves, ni sur quelles bases il peut parvenir à une conviction (<ref-ruling> consid. 2d; <ref-ruling> consid. 3a, 519 consid. 2a; cf. <ref-ruling> consid. 5.4). Cette disposition n'exclut en particulier pas la preuve par indices (ATF <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2d p. 344/345; <ref-ruling> consid. 2 et les arrêts cités). Toutefois, le juge doit être parvenu à une conviction, et non à une simple vraisemblance, faute de quoi le fait demeure douteux et le juge doit trancher en défaveur de celui qui avait le fardeau de la preuve (<ref-ruling> consid. 3c; Bernard Corboz, Le recours en réforme au Tribunal fédéral, in SJ 2000 II p. 1 ss, 39; cf. <ref-ruling> consid. 3.1 et les arrêts cités en ce qui concerne les exceptions à l'exigence d'une preuve stricte).
4.2 Le demandeur soutient que si la Cour de justice a correctement attribué à la défenderesse le fardeau de la preuve, en tant qu'il lui appartenait de prouver qu'elle avait agi sur instruction du client et qu'elle lui avait remis le montant litigieux (cf. lettre E.a supra), elle aurait en revanche violé l'<ref-law> en statuant en faveur de la partie à laquelle incombait le fardeau de la preuve, alors que celle-ci aurait totalement échoué dans sa démonstration. En effet, sur la simple base de l'état de fait de l'arrêt attaqué, la cour cantonale n'aurait pas pu acquérir la conviction - une preuve complète étant ici requise - que le demandeur a donné à la banque les six instructions litigieuses de débiter son compte et qu'il a reçu en espèces des mains de A._ les montants correspondants à Paris, alors que la thèse de la défenderesse, que la Cour de justice a faite sienne, aurait été clairement anéantie par les témoignages recueillis lors des enquêtes.
4.3 Ces critiques sont mal fondées dans la mesure où elles sont recevables. La cour cantonale ne s'est pas contentée d'une vraisemblance. Elle a acquis la conviction, au terme d'une appréciation circonstanciées de l'ensemble des preuves dont le demandeur a échoué à démontrer le caractère arbitraire dans son recours de droit public (cf. arrêt 4P.316/2006, consid. 3), que le demandeur avait donné instructions à la défenderesse d'effectuer les six transferts litigieux dans le cadre d'opérations de compensation et qu'il avait reçu en France, en espèces, les montants correspondants. On ne voit donc pas trace de violation de l'<ref-law> et c'est en vain que le demandeur cherche à remettre en cause, dans son recours en réforme, l'appréciation des preuves à laquelle s'est livrée l'autorité cantonale (cf. consid. 1.3 supra).
4.3 Ces critiques sont mal fondées dans la mesure où elles sont recevables. La cour cantonale ne s'est pas contentée d'une vraisemblance. Elle a acquis la conviction, au terme d'une appréciation circonstanciées de l'ensemble des preuves dont le demandeur a échoué à démontrer le caractère arbitraire dans son recours de droit public (cf. arrêt 4P.316/2006, consid. 3), que le demandeur avait donné instructions à la défenderesse d'effectuer les six transferts litigieux dans le cadre d'opérations de compensation et qu'il avait reçu en France, en espèces, les montants correspondants. On ne voit donc pas trace de violation de l'<ref-law> et c'est en vain que le demandeur cherche à remettre en cause, dans son recours en réforme, l'appréciation des preuves à laquelle s'est livrée l'autorité cantonale (cf. consid. 1.3 supra).
5. 5.1 Le demandeur reproche enfin à l'autorité cantonale d'avoir violé les <ref-law> et 6 CO pour n'avoir pas sanctionné l'abus de droit que commettrait selon lui la défenderesse en invoquant la convention banque restante et l'art. 7 de ses conditions générales pour se soustraire à ses obligations (cf. lettre E.f supra).
5.2 En l'espèce, l'autorité cantonale a retenu que le demandeur avait bien donné instructions à la défenderesse de procéder aux transferts litigieux et que les fonds correspondants lui avaient été remis, si bien que l'action devait être rejetée pour ce motif déjà. Comme cette motivation principale, qui ne viole ni le droit fédéral, ni les droits constitutionnels du demandeur (cf. l'arrêt 4P.316/2006 rendu ce jour sur le recours de droit public connexe), suffit à elle seule à justifier le maintien de l'arrêt entrepris, il n'y a pas lieu d'examiner les griefs soulevés par le demandeur contre la motivation subsidiaire par laquelle la cour cantonale a considéré que, même si la défenderesse n'avait pas apporté la preuve de la bonne exécution de ses obligations contractuelles, les prétentions du demandeur se heurteraient à l'art. 7 des conditions générales de la banque (<ref-ruling> consid. 6).
5.2 En l'espèce, l'autorité cantonale a retenu que le demandeur avait bien donné instructions à la défenderesse de procéder aux transferts litigieux et que les fonds correspondants lui avaient été remis, si bien que l'action devait être rejetée pour ce motif déjà. Comme cette motivation principale, qui ne viole ni le droit fédéral, ni les droits constitutionnels du demandeur (cf. l'arrêt 4P.316/2006 rendu ce jour sur le recours de droit public connexe), suffit à elle seule à justifier le maintien de l'arrêt entrepris, il n'y a pas lieu d'examiner les griefs soulevés par le demandeur contre la motivation subsidiaire par laquelle la cour cantonale a considéré que, même si la défenderesse n'avait pas apporté la preuve de la bonne exécution de ses obligations contractuelles, les prétentions du demandeur se heurteraient à l'art. 7 des conditions générales de la banque (<ref-ruling> consid. 6).
6. Il résulte de ce qui précède que le recours doit être rejeté dans la mesure de sa recevabilité. Les frais de la procédure seront mis à la charge du demandeur, qui succombe (art. 156 al. 1 OJ). Celui-ci devra en outre verser à la défenderesse, qui obtient gain de cause, une indemnité pour ses dépens (art. 159 al. 1 et 2 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2. Un émolument judiciaire de 9'500 fr. est mis à la charge du demandeur.
2. Un émolument judiciaire de 9'500 fr. est mis à la charge du demandeur.
3. Le demandeur versera à la défenderesse une indemnité de 11'000 fr. à titre de dépens.
3. Le demandeur versera à la défenderesse une indemnité de 11'000 fr. à titre de dépens.
4. Le présent arrêt est communiqué en copie aux mandataires des parties et à la Chambre civile de la Cour de justice du canton de Genève.
Lausanne, le 23 février 2007
Au nom de la Ire Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
Le président: Le greffier: | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['22ff7864-f546-48ae-8d5a-0183f3742e50', 'c0c2ec04-e3b5-4546-afb3-d7e861dcbda2', 'fa7eb3fd-7a3e-4905-8c63-b1f9f190c499', 'f8c35da5-5fd3-4ea0-bcb6-e43c22c0769a', 'fcf1c3d6-d394-4730-9fe3-b8684f3f7154', 'b3d3cfe6-3a68-448a-addd-f7b7fe418ad9', 'a62b1be6-f92f-4d9d-a334-27606a8469bd', 'f8c35da5-5fd3-4ea0-bcb6-e43c22c0769a', '052dc089-c586-45ea-a1e4-82edc3b3f555', '4d441c27-1ce7-423c-8e26-afc59cd66893', '29718877-5b06-46d7-963d-15c7ed239a3d', 'fd7e3298-143b-4c00-9ec6-1fc5e792a4ce', '8fa2c7dd-5add-42bb-a88b-d0fe928537ad', 'dab462c7-8010-4421-b688-1c9267ea985f', '516cb799-4f60-40c7-8bd0-8eed0b23d719', '5ffe5f30-dc3a-4db7-8e4c-fff8ebf4685c', 'b2f1a687-42bc-414b-8ac9-a5ed15fcb281', 'fd7e3298-143b-4c00-9ec6-1fc5e792a4ce', 'af54c198-de27-4374-8cc4-0337cc18cf1a', 'd72ef3c5-cfe2-45c0-bc92-1421365a479a', '1d70c5e0-c45e-43fc-a8a7-6c3782036715', 'f8d14924-d53c-48cf-9db3-23c5e9e872d7', 'b2f1a687-42bc-414b-8ac9-a5ed15fcb281', 'b08ba608-6e92-4489-9b49-56bd76cd6950', '84175b8f-d3a2-4830-9268-92259d78eebf', 'ba7c16f8-ba5f-4a6c-84c2-c2d679874b7e', 'b2f1a687-42bc-414b-8ac9-a5ed15fcb281', '9b998bd7-e041-4d7f-a510-8a7dc42f1750', 'fcf1c3d6-d394-4730-9fe3-b8684f3f7154', 'b08ba608-6e92-4489-9b49-56bd76cd6950', '84175b8f-d3a2-4830-9268-92259d78eebf', '69f54d43-1733-41b0-abcc-c0a0db1a09ed', 'aaa7a6d7-8be7-48d0-9761-1c0ae0257cb7', '1e6b996c-d43f-429e-860b-aae3996d501c', '1b6325db-4962-40dc-ad9c-77efc5b117f6', '25c5354e-c207-45ce-93a5-802f9ac30227'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
034db738-18eb-4e00-a26f-3354b24ea23a | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Mit Anklageschrift vom 5. Juni 2002 warf die Bezirksanwaltschaft Zürich X._ vor, sich in Mittäterschaft mit Y._ der versuchten Erpressung schuldig gemacht zu haben; dies gestützt im Wesentlichen auf folgenden Sachverhalt:
Am Abend des 10. Dezember 1994 habe Z._, der damals Arbeitgeber von X._ gewesen sei, diese in ihrer Wohnung aufgesucht. Nachdem sie sich im Laufe des Abends näher gekommen seien, insbesondere "Duzis" gemacht und zusammen getanzt hätten, hätten sie einvernehmlich den Geschlechtsverkehr vollzogen. In der Folgezeit habe sich Z._ gegenüber X._ neutral verhalten. Auf deren Frage, weshalb dem so sei, habe er ihr geantwortet, es habe sich um eine einmalige Angelegenheit gehandelt und er wolle keine Beziehung mit ihr eingehen. Am 19. April 1996 habe er ihr die Stelle wegen fachlicher Mängel, ungenügender Arbeitsleistung, mangelnder Disziplin sowie Insubordination gekündigt. Wenige Tage danach habe sich X._ an Z._ gewandt und von ihm Fr. 50'000.-- Schweigegeld verlangt, damit die intime Beziehung unter ihnen bleibe, d.h. X._ die Sache nicht in der Öffentlichkeit verbreite und ihn so ruiniere. Auf diesen ersten Erpressungsversuch habe Z._ nicht reagiert.
Am 18. Februar 1997 habe Y._, der damalige Freund von X._, mit Wissen und Willen und nach deren Instruktion ein Schreiben an Z._ verfasst, worin er unter Anspielung auf den Vorfall vom 10. Dezember 1994 und mit der offensichtlich konstruierten Behauptung, X._ sei während ihrer Anstellung im Vergleich mit den offiziellen Lohnstrukturen des Kaufmännischen Vereins insgesamt Fr. 126'000.-- zu wenig Lohn bezahlt worden, die Nachzahlung dieses Betrages per Check gefordert habe (X._ habe aufgrund eines frei vereinbarten Arbeitsvertrages ein Monatseinkommen von anfänglich Fr. 4'500.-- bis schliesslich Fr. 5'137.-- erzielt, wogegen sie nicht schriftlich opponiert und zufolge Aussichtslosigkeit auch nie eine Lohnklage erhoben habe). Anschliessend habe Y._ im Schreiben seiner Hoffnung Ausdruck gegeben, dass sich Z._ einsichtig zeige, was dazu führen werde, "einen endgültigen Schlussstrich unter diese unerfreuliche Geschichte zu ziehen". Als Z._ auf das Schreiben nicht reagiert habe, habe Y._ am 28. April 1997 mit Wissen und Willen von X._ ein weiteres Schreiben an Z._ aufgesetzt, worin er deutlicher geworden sei und diesen habe wissen lassen, dass die Medien "an dieser brisanten Geschichte" grosses Interesse bekundeten. Vielleicht wolle er - Z._ - doch noch vorher mit X._ in Kontakt treten, um das Schlimmste zu verhindern. Nachdem Z._ nach Absprache mit seinem Rechtsvertreter auch auf dieses Schreiben nicht reagiert habe, habe Y._ wiederum mit Wissen und Willen von X._ einen undatierten Artikel unter dem bewusst reisserischen Titel "Sexueller Übergriff und finanzielle Ausbeutung eines stadtbekannten Zürcher Unternehmers gegenüber einer Angestellten und Ausländerin" verfasst. Darin habe er in gezielt mitleiderregender Weise unter dem einleitenden Hinweis auf den von X._ nach der Auflösung des Arbeitsverhältnisses begangenen Suizidversuch geschildert, wie Z._ unter Missbrauch des Abhängigkeitsverhältnisses eines Abends in der Wohnung der ausländischen Arbeitnehmerin aufgetaucht sei, um nach dem Besuch des Badezimmers plötzlich nackt vor ihr zu stehen. Die unheilvolle Geschichte habe danach ihren Lauf genommen. Darauf sei es nur noch eine Frage der Zeit gewesen, bis die Angestellte grundlos ihre Arbeit verloren habe. Dieser Mann - gemeint: Z._ - müsse zur Rechenschaft gezogen werden können und man müsse der empfindlich geschädigten Frau doch zu einer berechtigten Genugtuung verhelfen. Diesen Artikel habe Y._ ca. Anfang Juli 1997 an die Redaktionen des "Blicks" und des "Beobachters" versandt.
Als sich darauf die damalige "Blick"-Redakteurin A._, welche die Identität des "stadtbekannten Zürcher Unternehmers" bei Y._ in Erfahrung gebracht habe, bei Z._ gemeldet habe und sich dieser damit endgültig bewusst geworden sei, dass Y._ und X._ ihre Drohung in die Tat umsetzten, habe er auf den 15. Juli 1997 in einem Restaurant ein Treffen mit X._ vereinbart, welches er durch einen Privatdetektiven akustisch habe überwachen lassen. Bei diesem Treffen habe X._ auf den Vorhalt von Z._, im Artikel stehe doch gar nicht die Wahrheit, versucht, die Verantwortung dafür auf Y._ abzuschieben. Auf die Frage von Z._, was sie dafür wolle, dass sie mit der Sache nicht zum "Blick" gehe, habe X._ geantwortet: "Dich und Dein Geld. Wir können zusammen sein und Du hast trotzdem Deine Freiheit". Auf den Einwand von Z._, das gehe nicht und die erneute Frage, was sie wolle, damit sie nicht zum "Blick" gehe, sie habe doch früher einmal von Fr. 50'000.-- gesprochen, habe X._ geantwortet, Fr. 50'000.-- sei nichts; davon könne sie nicht leben; sie wolle das, was sie geschrieben habe. Auf die weitere Frage von Z._, ob sie bei einer Zahlung dieses Betrages (gemeint: Fr. 126'000.--) nicht zum "Blick" gehe, habe sie gesagt: "Nein, dann ist erledigt". Auf die Frage von Z._ schliesslich, weshalb sie so etwas mache, sie wisse doch, dass dies nicht die Wahrheit sei, habe X._ erwidert, was denn die Wahrheit schon sei; es sei ihre einzige Chance; von was sie denn sonst leben könne ohne Arbeit und Geld; er müsse nun einfach zahlen; sie wolle Geld.
Am 18. Juli 1997 habe Z._ Strafanzeige wegen Erpressung gegen X._ und Y._ eingereicht. Nachdem X._ davon erfahren habe, habe sie am 27. August 1997 ihrerseits Strafanzeige gegen Z._ wegen Vergewaltigung eingereicht. Dabei habe sie bewusst wahrheitswidrig angegeben, Z._ habe sie am Abend des 10. Dezember 1994 gegen ihren Willen gewaltsam auf das Bett geworfen, sie dort festgehalten und brutal gegen ihren ausdrücklichen Willen mit ihr sexuell verkehrt. Anlässlich der beiden untersuchungsrichterlichen Einvernahmen vom 18. Januar und 23. April 1999 habe sie diese falsche Anschuldigung als Zeugin wiederholt, wobei sie die angeblich durch Z._ verübte Vergewaltigung mit den ihrer Meinung nach für eine glaubhafte Darstellung notwendigen Details ausgeschmückt habe. Das Verfahren wegen Vergewaltigung sei am 20. Oktober 1999 eingestellt worden. Den von X._ dagegen erhobenen Rekurs habe der Einzelrichter am Bezirksgericht Zürich am 16. Februar 2000 abgewiesen.
Am 18. Juli 1997 habe Z._ Strafanzeige wegen Erpressung gegen X._ und Y._ eingereicht. Nachdem X._ davon erfahren habe, habe sie am 27. August 1997 ihrerseits Strafanzeige gegen Z._ wegen Vergewaltigung eingereicht. Dabei habe sie bewusst wahrheitswidrig angegeben, Z._ habe sie am Abend des 10. Dezember 1994 gegen ihren Willen gewaltsam auf das Bett geworfen, sie dort festgehalten und brutal gegen ihren ausdrücklichen Willen mit ihr sexuell verkehrt. Anlässlich der beiden untersuchungsrichterlichen Einvernahmen vom 18. Januar und 23. April 1999 habe sie diese falsche Anschuldigung als Zeugin wiederholt, wobei sie die angeblich durch Z._ verübte Vergewaltigung mit den ihrer Meinung nach für eine glaubhafte Darstellung notwendigen Details ausgeschmückt habe. Das Verfahren wegen Vergewaltigung sei am 20. Oktober 1999 eingestellt worden. Den von X._ dagegen erhobenen Rekurs habe der Einzelrichter am Bezirksgericht Zürich am 16. Februar 2000 abgewiesen.
B. Am 17. September 2002 verurteilte das Bezirksgericht Zürich X._ wegen versuchter Erpressung, falscher Anschuldigung und falschen Zeugnisses zu 14 Monaten Gefängnis, abzüglich 22 Tage Untersuchungshaft; Y._ wegen versuchter Nötigung zu 6 Monaten Gefängnis. Es gewährte beiden den bedingten Strafvollzug bei einer Probezeit von zwei Jahren.
Auf Berufung von X._ und Y._ hin bestätigte das Obergericht des Kantons Zürich am 18. Dezember 2003 das Urteil des Bezirksgerichts.
Die von X._ und Y._ dagegen erhobenen kantonalen Nichtigkeitsbeschwerden wies das Kassationsgericht des Kantons Zürich am 23. August 2004 ab, soweit es darauf eintrat.
C. X._ führt staatsrechtliche Beschwerde mit dem Antrag, den Beschluss des Kassationsgerichtes aufzuheben und die Sache zur neuen Beurteilung an dieses zurückzuweisen.
C. X._ führt staatsrechtliche Beschwerde mit dem Antrag, den Beschluss des Kassationsgerichtes aufzuheben und die Sache zur neuen Beurteilung an dieses zurückzuweisen.
D. Das Kassationsgericht, das Obergericht und die Staatsanwaltschaft des Kantons Zürich sowie Z._ haben auf Vernehmlassung verzichtet.
D. Das Kassationsgericht, das Obergericht und die Staatsanwaltschaft des Kantons Zürich sowie Z._ haben auf Vernehmlassung verzichtet.
E. Mit Verfügung vom 15. Oktober 2004 hat der Präsident der I. öffentlichrechtlichen Abteilung des Bundesgerichtes der Beschwerde aufschiebende Wirkung zuerkannt. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Die Beschwerdeführerin rügt (S. 4 ff.), ihre Verurteilung wegen falscher Anschuldigung und falschen Zeugnisses sei im Lichte der Aussagen der Zeugin A._ unhaltbar. Der angefochtene Entscheid verletze das Willkürverbot und den Grundsatz "in dubio pro reo".
1.2 <ref-law> gewährleistet den Anspruch darauf, von den staatlichen Organen ohne Willkür behandelt zu werden. Auf dem Gebiet der Beweiswürdigung steht den kantonalen Instanzen ein weiter Ermessensspielraum zu. Willkür in der Beweiswürdigung liegt vor, wenn die Behörde in ihrem Entscheid von Tatsachen ausgeht, die mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch stehen oder auf einem offenkundigen Fehler beruhen. Dabei genügt es nicht, wenn sich der angefochtene Entscheid lediglich in der Begründung als unhaltbar erweist; eine Aufhebung rechtfertigt sich erst, wenn er auch im Ergebnis verfassungswidrig ist (<ref-ruling> E. 2a S. 41; <ref-ruling> E. 2a S. 88, je mit Hinweisen). Das Bundesgericht prüft frei, ob das Kassationsgericht auf eine mit kantonaler Nichtigkeitsbeschwerde vorgebrachte Rüge der willkürlichen Beweiswürdigung hin zu Unrecht Willkür verneint und diese Verfassungsverletzung nicht behoben hat. Eine derartige Prüfung läuft regelmässig darauf hinaus, zu beurteilen, ob das Obergericht die Beweise willkürlich gewürdigt habe (<ref-ruling> E. 1a/cc S. 494 mit Hinweis).
Als Beweiswürdigungsregel besagt der aus der Unschuldsvermutung (<ref-law> und Art. 6 Ziff. 2 EMRK) abgeleitete Grundsatz "in dubio pro reo", dass sich der Strafrichter nicht von einem für den Angeklagten ungünstigen Sachverhalt überzeugt erklären darf, wenn bei objektiver Betrachtung Zweifel bestehen, ob sich der Sachverhalt so verwirklicht hat. Die Maxime ist verletzt, wenn der Strafrichter an der Schuld des Angeklagten hätte zweifeln müssen. Dabei sind bloss abstrakte und theoretische Zweifel nicht massgebend, weil solche immer möglich sind und absolute Gewissheit nicht verlangt werden kann. Es muss sich um erhebliche und nicht zu unterdrückende Zweifel handeln, d.h. um solche, die sich nach der objektiven Sachlage aufdrängen. Bei der Frage, ob angesichts des willkürfreien Beweisergebnisses erhebliche und nicht zu unterdrückende Zweifel hätten bejaht werden müssen und sich der Sachrichter vom für den Angeklagten ungünstigen Sachverhalt nicht hätte überzeugt erklären dürfen, greift das Bundesgericht nur mit Zurückhaltung ein, da der Sachrichter diese in Anwendung des Unmittelbarkeitsprinzips zuverlässiger beantworten kann.
Nach Art. 90 Abs. 1 lit. b OG muss die Beschwerdeschrift die wesentlichen Tatsachen und eine kurz gefasste Darlegung darüber enthalten, welche verfassungsmässigen Rechte bzw. welche Rechtssätze und inwiefern sie durch den angefochtenen Erlass oder Entscheid verletzt worden sind. Im staatsrechtlichen Beschwerdeverfahren prüft das Bundesgericht nur klar und detailliert erhobene und, soweit möglich, belegte Rügen. Auf appellatorische Kritik tritt es nicht ein (<ref-ruling> E. 1.3; <ref-ruling> E. 1b, mit Hinweisen).
1.3 Das Kassationsgericht hat (S. 35 ff.) einlässlich zur Würdigung der Aussagen der Zeugin A._ Stellung genommen. Es kann offen bleiben, ob sich die Beschwerdeführerin - wozu sie verpflichtet gewesen wäre (<ref-ruling> E. 1a/cc) - hinreichend mit der Begründung des Kassationsgerichtes auseinandersetzt und die Beschwerde insoweit den Begründungsanforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG genügt. Die Rüge ist jedenfalls unbegründet.
Das Kassationsgericht verweist zunächst auf die Erwägungen des Obergerichtes. Dieses führt (S. 26 f.) aus, die Zeugin A._ sei im Jahre 1997 als Journalistenschülerin beim "Blick" beschäftigt gewesen. Nachdem ihr der vom Angeklagten Y._ verfasste Bericht gezeigt worden sei, habe sie in der untersuchungsrichterlichen Befragung am 7. Juni 2001 erklärt, ihre Erinnerung sei nur noch schwach. Sie habe mehrmals betont, sie müsse die Fragen des Untersuchungsrichters gefühlsmässig bzw. "aus dem Gefühl heraus" beantworten. In diesem Rahmen habe sie über eine Besprechung mit dem Geschädigten Z._ und seinem Anwalt Dr. Ris berichtet. Bei dieser Besprechung habe sie das Gefühl gehabt, dass es wie ein Geständnis gewesen sei, dass das alles (gemeint: die Vergewaltigung) passiert sei. Der Anwalt habe ihr gesagt, man könne den Mann (gemeint: Z._) doch nicht ins Verderben stürzen. In der Folge habe die Zeugin A._ ausgeführt, die Frau sei sicher genötigt worden. Als von der Zeugin eine konkrete Antwort verlangt worden sei, habe sie angegeben, zu einem sexuellen Akt. Auf die weitere Frage, was sie damals konkret erfahren habe, habe die Zeugin geantwortet, sie werde sicher die Beschwerdeführerin gefragt haben, ob er sie vergewaltigt habe oder nicht. Auf die Frage nach der Antwort der Beschwerdeführerin habe die Zeugin geantwortet, sie denke, dass es dazu gekommen sei, dass die beiden im Bett gewesen seien, und sie denke, dass die Beschwerdeführerin dazu genötigt worden sei. Als die Zeugin gefragt worden sei, zu welchem Sachverhalt ein Geständnis abgelegt worden sei, habe sie ausgesagt, "wie es in diesem Bericht stehe, sei es sehr schwierig zu unterscheiden". Das Obergericht fährt fort, nach diesen Aussagen habe sich die Zeugin A._ nicht mehr zuverlässig an ihre Abklärungen und allfälligen Wahrnehmungen im Jahr 1997 erinnern können. Aus ihrer gefühlsmässigen Aussage, dass es in der erwähnten Besprechung zu einer Art Geständnis gekommen sei, und aus ihren weiteren Angaben, dass die Beschwerdeführerin genötigt worden sei, lasse sich nichts Zuverlässiges gewinnen. Es sei ohne weiteres vorstellbar, dass die Zeugin auch einen vom Geschädigten eingeräumten einvernehmlichen Geschlechtsverkehr mit der Beschwerdeführerin als Geständnis aufgefasst haben könnte. Ihre weiteren Angaben über die Nötigung wirkten auf der Grundlage des Berichtes rekonstruiert und ebenfalls nicht als zuverlässig erinnert. Den Angaben der Zeugin A._ könne deshalb entgegen der Ansicht der Verteidigung kein entscheidender Beweiswert zukommen.
Es ist nicht zu beanstanden, wenn das Kassationsgericht diese Ausführungen des Obergerichtes nicht als offensichtlich unhaltbar beurteilt hat. Nicht willkürlich ist insbesondere die Erwägung des Obergerichtes, es sei vorstellbar, dass die Zeugin auch einen von Z._ eingeräumten einvernehmlichen Geschlechtsverkehr als Geständnis aufgefasst haben könnte. Da die Zeugin selber erklärte, ihre Erinnerung sei nur noch schwach, und sie mehrmals betonte, sie müsse die Fragen des Untersuchungsrichters gefühlsmässig beantworten, ist es auch nicht schlechthin unhaltbar, wenn das Obergericht zum Schluss gekommen ist, den Aussagen der Zeugin könne kein entscheidender Beweiswert zukommen. Es bestehen zahlreiche erhebliche Beweiselemente, welche dafür sprechen, dass die Beschwerdeführerin den Geschädigten zu Unrecht der Vergewaltigung beschuldigt hat. Das Obergericht (S. 29 ff. E. 4) legt dies einlässlich dar. Im Lichte der Aussagen der Zeugin A._ drängten sich keine erheblichen und nicht zu unterdrückenden Zweifel an der Schuld der Beschwerdeführerin auf. Der Grundsatz "in dubio pro reo" ist damit ebenso wenig verletzt.
Soweit die Beschwerdeführerin eine Aktenwidrigkeit geltend macht, ist die Beschwerde ebenfalls unbehelflich. Sie verweist auf die Aussagen der Zeugin A._ in act. 18/8 S. 4, 5 und 7. Welche der dort von der Zeugin gemachten Aussagen die kantonalen Gerichte im Einzelnen falsch wiedergegeben haben sollen, ist jedoch nicht ersichtlich. Liest man das Einvernahmeprotokoll (act. 18/8), bestätigt sich vielmehr die Auffassung der kantonalen Gerichte, dass sich die Zeugin nicht mehr zuverlässig erinnern konnte und im Wesentlichen "aus dem Gefühl heraus" antwortete.
Nach dem Gesagten ist die Beschwerde im vorliegenden Punkt jedenfalls unbegründet.
Nach dem Gesagten ist die Beschwerde im vorliegenden Punkt jedenfalls unbegründet.
2. 2.1 Die Beschwerdeführerin rügt (S. 7 ff.), es hätte ein psychologisches Gutachten zur Glaubwürdigkeit ihrer Aussagen im Zusammenhang mit dem Vorwurf der Vergewaltigung eingeholt werden müssen. Indem die kantonalen Gerichte davon abgesehen hätten, hätten sie ihren Anspruch auf rechtliches Gehör und die Unschuldsvermutung verletzt.
2.2 Nach der Rechtsprechung ist es Aufgabe des Richters, Beweise zu würdigen, namentlich die Glaubhaftigkeit von Zeugenaussagen und die Glaubwürdigkeit der aussagenden Person zu beurteilen. Eine Glaubwürdigkeitsbegutachtung durch einen Sachverständigen drängt sich in der Regel sachlich erst dann auf, wenn der Richter aufgrund besonderer Umstände auf zusätzliches medizinisches oder psychologisches Fachwissen angewiesen ist. Dies ist etwa dann der Fall, wenn Anzeichen bestehen, dass die betreffende Person wegen einer ernsthaften geistigen Störung, Drogensucht, übermässigen Medikamentenkonsums oder sonstiger Umstände in ihrer Wahrnehmungs-, Erinnerungs- oder Wiedergabefähigkeit beeinträchtigt und zur wahrheitsgemässen Aussage nicht fähig oder nicht willens sein könnte. Eine Begutachtung kann auch geboten sein, wenn konkrete Anhaltspunkte für eine Beeinflussung des Zeugen durch Dritte vorliegen oder wenn schwer interpretierbare Äusserungen eines Kleinkindes zu beurteilen sind. Dem Richter steht bei der Beantwortung der Frage, ob aufgrund der konkreten Umstände des Einzelfalles der Beizug eines Sachverständigen zur Glaubwürdigkeitsbegutachtung notwendig ist oder nicht, ein Ermessensspielraum zu (<ref-ruling> E. 4 S. 57; <ref-ruling> E. 2.4 S. 184; <ref-ruling> E. 2 S. 86; <ref-ruling> E. 1c S. 30 ff.; Urteil 1P.674/2002 vom 9. April 2003 E. 2.1, mit Hinweisen).
Besondere Umstände, die nach der angeführten Rechtsprechung die Einholung eines Glaubwürdigkeitsgutachtens nahe legen können, sind hier nicht gegeben. Bei der Beschwerdeführerin handelt es sich um eine Erwachsene, welche sich im Vollbesitz ihrer geistigen Kräfte befindet. Jedenfalls behauptet sie substantiiert nicht das Gegenteil. Damit waren die kantonalen Gerichte bei der Würdigung ihrer Aussagen nicht auf die Hilfe eines Sachverständigen angewiesen. Sie waren ohne weiteres in der Lage, sich über die Glaubwürdigkeit der Beschwerdeführerin und die Glaubhaftigkeit ihrer Aussagen selber ein Bild zu machen. Indem sie von der Einholung eines Gutachtens abgesehen haben, haben sie das ihnen zustehende Ermessen nicht überschritten. Eine Verletzung des Anspruchs der Beschwerdeführerin auf rechtliches Gehör gemäss <ref-law> ist zu verneinen.
Inwiefern im vorliegenden Zusammenhang die Unschuldsvermutung verletzt sein soll, legt die Beschwerdeführerin nicht in einer den Anforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG genügenden Weise dar. Darauf ist nicht einzutreten.
Die Beschwerde ist auch im vorliegenden Punkt abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann.
Die Beschwerde ist auch im vorliegenden Punkt abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann.
3. 3.1 Die Beschwerdeführerin rügt (S. 9 ff.) eine willkürliche Auslegung von <ref-law>/ZH. Das Kassationsgericht sei in einzelnen Punkten auf die Beschwerde nicht eingetreten mit der Begründung mangelnder Substantiierung bzw. unzureichender Auseinandersetzung mit dem obergerichtlichen Entscheid. Gemäss <ref-law>/ZH genüge es, in der Beschwerdeschrift lediglich den Nichtigkeitsgrund genau zu bezeichnen. An die Begründung der Nichtigkeitsbeschwerde dürften keine zu hohen Anforderungen gestellt werden. Der angefochtene Entscheid sei überspitzt formalistisch.
3.2 Gemäss <ref-law>/ZH ist in der Beschwerdeschrift jeder Nichtigkeitsgrund genau zu bezeichnen. Es gilt das Rügeprinzip. Danach sind die angeblichen Fehler des vorinstanzlichen Verfahrens bzw. Urteils genau zu nennen und die betreffenden Aktenstellen, aus denen sich die Nichtigkeitsgründe ergeben sollen, eindeutig zu bezeichnen. Fehlt es an diesen Ausführungen, so ist auf die Beschwerde nicht einzutreten. Das Rügeprinzip nach <ref-law>/ZH verlangt eine eingehende Begründung der vorgebrachten Nichtigkeitsgründe (Urteil 1P.325/2003 vom 1. Oktober 2003 E. 3.3 und 3.5, mit Hinweisen). Das Bundesgericht hat es wiederholt verfassungsrechtlich nicht beanstandet, dass das Kassationsgericht mangels hinreichender Substantiierung auf ihm unterbreitete Rügen nicht eingetreten ist. Es hat insbesondere die Zürcher Praxis als verfassungsmässig beurteilt, wonach der blosse Verweis auf frühere Rechtsschriften und Plädoyernotizen bzw. auf die Gesamtheit beigezogener Akten unzulässig ist (Urteile 1P.543/1992 vom 3. März 1993 E. 5; 1P.66/1991 vom 23. September 1991, publ. in: Plädoyer 6/1992 S. 60, E. 4). Ebenso hat es das Bundesgericht als verfassungskonform erachtet, dass das Kassationsgericht auf eine Rüge, welche die Beweiswürdigung betraf, mangels hinreichender Substantiierung nicht eingetreten ist (Urteil 1P.66/1991 vom 23. September 1991, publ. in: Plädoyer 6/1992 S. 60, E. 6).
Im Lichte dieser Rechtsprechung durfte das Kassationsgericht eine hinreichende Substantiierung der mit der Nichtigkeitsbeschwerde vorgebrachten Rügen verlangen. Es stellt sich einzig die Frage, ob es im konkreten Fall zu hohe Anforderungen an die Begründung gestellt hat.
3.3 Die Beschwerdeführerin macht geltend, das Kassationsgericht habe in zwei Punkten übertriebene Anforderungen an die Begründung der Nichtigkeitsbeschwerde gestellt.
3.3.1 Im ersten Punkt geht es um die Frage, ob die Beschwerdeführerin geglaubt habe, sie habe Anspruch auf die Bezahlung der Fr. 126'000.-- gehabt und ob sie damit in unrechtmässiger Bereicherungsabsicht gehandelt habe. Die Verurteilung wegen versuchter Erpressung nach <ref-law> setzt diese Bereicherungsabsicht voraus. Das Kassationsgericht (S. 40 ff. E. 2.8.1 ff.) hat sich mit der Beweiswürdigung insoweit einlässlich auseinander gesetzt. Es legt zunächst die Erwägungen des Obergerichts dar. Dieses bemerkt, die Beschwerdeführerin hätte, wenn sie wirklich geglaubt hätte, zu einer Geldforderung gegenüber dem Geschädigten berechtigt zu sein, sich kaum mit dem gewählten Vorgehen einverstanden erklärt. Vielmehr hätte der nahe liegende Weg des arbeitsrechtlichen Prozesses offen gestanden, welcher in solchen Fällen üblicherweise gewählt werde. Gegen ihre Schilderung spreche auch die von ihr bestätigte Tatsache, dass sie im Laufe der Zeit immer höhere Forderungen gestellt habe und bereits bei der Kündigung - also zu einem Zeitpunkt, als der Mitangeklagte noch keine Anstalten getroffen habe, sich beim Kaufmännischen Verein über die Lohnhöhe zu erkundigen - Fr. 50'000.-- vom Geschädigten verlangt habe; dies verbunden mit der Drohung, an die Presse zu gelangen und ihn des sexuellen Übergriffs zu bezichtigen. Nach den mit ihrer Vorgesetzten B._ geführten Gesprächen habe es der Beschwerdeführerin ebenso klar gewesen sein müssen, dass ihr Lohn in Anbetracht ihrer Arbeit und der Lohnstruktur in der Firma nicht unangemessen gewesen sei. Die Beschwerdeführerin habe deshalb nicht davon ausgehen können, dass sie weitere Lohnansprüche gehabt habe. Ihre Angaben zu einer möglichen arbeitsrechtlichen Durchsetzung solcher Ansprüche seien auch ausgesprochen vage ausgefallen. Die unrechtmässige Bereicherungsabsicht sei erstellt.
Das Kassationsgericht führt dazu (S. 43 f. E. 2.8.3) aus, die Beschwerdeführerin fechte nicht an, dass ihre Angaben zu einer möglichen arbeitsrechtlichen Durchsetzung der geltend gemachten Ansprüche ausgesprochen vage ausgefallen seien. Die obergerichtlichen Erwägungen dazu wären im Übrigen nicht zu beanstanden. Die Beschwerdeführerin zähle sodann verschiedene, zumeist schon vor Obergericht vorgebrachte Punkte auf und mache geltend, dies seien alles Indizien, welche für ihre Glaubwürdigkeit sprächen, was das Obergericht in willkürlicher Weise verkannt habe. So bringe sie vor, sie habe immer wieder glaubhaft ausgeführt, angenommen zu haben, einen Anspruch aus Arbeitsrecht zu haben (etwa weil sie gesehen habe, dass nach ihrer Freistellung mehrere Personen in der Buchhaltung gearbeitet hätten, und weil sie schon während ihrer Anstellung immer wieder mehr Lohn verlangt habe); auch die Zeugin B._ habe sinngemäss ausgeführt, sie - die Beschwerdeführerin - sei unterbezahlt worden; selbst der Geschädigte habe bestätigt, dass sie aufgrund ihrer Unterbezahlung Geld gefordert habe; sodann habe der Mitangeklagte ihre Aussagen als erwiesen betrachtet, dass sie von der Firma ausgenützt und unterbezahlt worden sei. Das Kassationsgericht bemerkt (S. 44), damit stelle die Beschwerdeführerin einzig ihre Sicht der Dinge den obergerichtlichen Erwägungen gegenüber. Eine Auseinandersetzung mit der obergerichtlichen Begründung fehle. Im Übrigen wäre die Begründung des Obergerichtes aber auch nicht abwegig. Es läge auch keine Verletzung des Grundsatzes "in dubio pro reo" vor. Folglich sei die Beschwerde in diesem Punkt abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei.
Das Kassationsgericht hat also mit einer Eventualerwägung zu den Vorbringen der Beschwerdeführerin Stellung genommen. Bei dieser Sachlage hat die Beschwerdeführerin kein rechtlich geschütztes Interesse an der Behandlung der Rüge, das Kassationsgericht sei mit einer willkürlichen und überspitzt formalistischen Begründung auf ihre Einwände nicht eingetreten. Selbst wenn es sich anders verhielte, würde das der Beschwerdeführerin nicht helfen. Denn ihre Einwände lassen in der Tat eine substantiierte Auseinandersetzung mit den Erwägungen des Obergerichtes vermissen. Es ist nicht unhaltbar, wenn das Kassationsgericht annimmt, die Beschwerdeführerin stelle lediglich ihre Sicht der Dinge jener des Obergerichtes gegenüber, und es fehle eine Auseinandersetzung mit der Begründung im obergerichtlichen Urteil.
Die Beschwerde ist auch insoweit jedenfalls unbegründet.
3.3.2 Im zweiten Punkt geht es darum, ob es am Abend des 10. Dezember 1994 zu einer Vergewaltigung gekommen sei. Das Kassationsgericht legt (S. 31) dar, das Obergericht habe die Äusserung der Beschwerdeführerin im Verlaufe der Besprechung im Restaurant, sie wolle den Geschädigten Z._ und sein Geld, als nicht recht vorstellbar erachtet, wenn die Beschwerdeführerin tatsächlich gegen ihren Willen zum Geschlechtsverkehr gezwungen worden wäre. Das Kassationsgericht bemerkt, die Beschwerdeführerin stelle dieser Erwägung einzig die eigene Sicht der Dinge gegenüber, ohne sich damit hinreichend auseinander zu setzen. Dies genüge den formellen Anforderungen an die Begründung einer Nichtigkeitsbeschwerde nicht. Im Übrigen wäre - so das Kassationsgericht weiter - nicht zu beanstanden, dass und auf welche Weise das Obergericht die genannte Äusserung als Indiz in die Beweiswürdigung einbezogen habe. Folglich wäre die Beschwerde in diesem Punkt abzuweisen, selbst wenn darauf einzutreten wäre.
Auch insoweit hat das Kassationsgericht also mit einer Eventualerwägung die Vorbringen der Beschwerdeführerin geprüft. Diese hat deshalb kein rechtlich geschütztes Interesse an der Behandlung der Rüge, das Kassationsgericht habe überhöhte Anforderungen an die Begründung der Nichtigkeitsbeschwerde gestellt. Wollte man auf die Rüge eintreten, wäre sie wiederum unbegründet. Die Beschwerdeführerin machte in der Nichtigkeitsbeschwerde (S. 7 Ziff. 13) lediglich geltend, ihre Aussage, sie wolle den Geschädigten und sein Geld, enthalte keine beweiskräftigen Hinweise zu den Umständen, unter denen es am 10. Dezember 1994 zum Geschlechtsverkehr gekommen sei. Es ist nicht schlechterdings unhaltbar, wenn das Kassationsgericht annimmt, damit setze sich die Beschwerdeführerin nicht hinreichend mit dem Urteil des Obergerichtes auseinander. Die Beschwerdeführerin legt in der Nichtigkeitsbeschwerde in der Tat nicht substantiiert dar, aus welchem Grund der vom Obergericht genannte Umstand entgegen dessen Ansicht bei der Beweiswürdigung nicht als Indiz gegen die von ihr behauptete Vergewaltigung gewertet werden dürfe.
Auch im vorliegenden Punkt ist danach die Beschwerde jedenfalls unbegründet.
Auch im vorliegenden Punkt ist danach die Beschwerde jedenfalls unbegründet.
4. Die Beschwerde ist abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist.
Da sie aussichtslos war, kann die unentgeltliche Rechtspflege nach Art. 152 OG nicht bewilligt werden. Die Beschwerdeführerin trüge damit an sich die Kosten (Art. 156 Abs. 1 OG). Sie wird jedoch von der Fürsorge unterstützt und hat kein Vermögen. Angesichts dessen wird - ihrem Antrag (S. 14) entsprechend - auf die Erhebung einer Gerichtsgebühr verzichtet. Da sich der private Beschwerdegegner nicht hat vernehmen lassen und im bundesgerichtlichen Verfahren somit keinen Aufwand hatte, steht ihm keine Parteientschädigung zu. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
1. Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
3. Es werden keine Kosten erhoben.
3. Es werden keine Kosten erhoben.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, der Staatsanwaltschaft des Kantons Zürich, dem Obergericht des Kantons Zürich, II. Strafkammer, und dem Kassationsgericht des Kantons Zürich schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 11. Februar 2005
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Das präsidierende Mitglied: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', '1f738568-2924-4329-b5df-0f1038ec6f15', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755', '391e8936-301d-4327-a143-59fec33dfe22', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755', '066f9b3a-2f99-4146-8204-b7bca407a17e', 'fbcfe0c6-dbf9-4ce8-9c2f-663f386f9381', 'd371f592-8f0f-48ce-8a5d-3e1d204b9472', 'df9ed313-bd6d-454b-9762-b5bf7256ca8b'] | ['c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
034ddcac-9bdf-41a0-9891-ba83a1faf89f | 2,010 | fr | Considérant en fait et en droit:
1. La Juge d'instruction économique de La Chaux-de-Fonds instruit une procédure pénale contre A._, sur dénonciation de l'Office des faillites de la République et canton de Neuchâtel, en raison de malversations prétendument commises dans l'exercice de son mandat d'administrateur spécial de la faillite de l'entreprise de construction B._, à La Chaux-de-Fonds.
Le 20 mai 2009, A._ a notamment requis la mise en oeuvre d'une expertise technique visant à déterminer le prix horaire de son activité d'administrateur spécial dans le cadre de la liquidation de la faillite précitée.
Par décision du 1er juillet 2009, la juge d'instruction a rejeté la requête. La Chambre d'accusation du Tribunal cantonal de la République et canton de Neuchâtel (ci-après: la Chambre d'accusation) a rejeté le recours formé par A._ contre cette décision au terme d'un arrêt rendu le 30 décembre 2009. Elle a considéré en substance qu'une expertise technique ne se justifiait pas car la fixation des honoraires de l'intéressé pour son mandat d'administrateur spécial avait fait l'objet de procédures dûment menées devant les autorités compétentes selon les règles applicables.
Agissant par la voie du recours en matière pénale, A._ demande au Tribunal fédéral d'annuler cet arrêt et d'ordonner la mise sur pied de l'expertise requise, respectivement de renvoyer la cause à la Chambre d'accusation pour nouvelle décision au sens des considérants. Il sollicite l'assistance judiciaire.
Il n'a pas été demandé de réponses.
2. Seule la voie du recours en matière pénale au sens des <ref-law> est ouverte contre l'arrêt attaqué rendu dans le cadre d'une procédure pénale. Le refus, confirmé en dernière instance cantonale, d'ordonner une expertise technique est une décision incidente contre laquelle le recours en matière pénale n'est recevable qu'aux conditions de l'<ref-law>. Le recourant ne prétend pas que l'admission du recours pourrait conduire immédiatement à une décision finale qui permettrait d'éviter une procédure probatoire longue et coûteuse (let. b). Il ne pourrait donc s'en prendre à cette décision que si elle l'exposait à un préjudice irréparable (let. a); il doit s'agir d'un dommage de nature juridique, qui ne puisse pas être réparé ultérieurement par un jugement final ou une autre décision qui lui soit favorable (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 263). Cette réglementation est fondée sur des motifs d'économie de la procédure; en tant que cour suprême, le Tribunal fédéral doit en principe ne s'occuper qu'une seule fois d'un procès, et cela seulement lorsqu'il est certain que la partie recourante subit effectivement un dommage définitif (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 263). Les décisions relatives à la conduite de la procédure et à l'administration des preuves ne sont en principe pas de nature à causer un dommage juridique irréparable (<ref-ruling> consid. 2.3 p. 191; <ref-ruling> consid. 1 p. 438). La règle comporte toutefois des exceptions. Il en va notamment ainsi lorsque le refus porte sur des moyens de preuve qui risquent de disparaître et qui visent des faits décisifs non encore élucidés ou quand la sauvegarde de secrets est en jeu (arrêt 4P.117/1998 du 26 octobre 1998 consid. 1b/bb/aaa in SJ 1999 I 186).
Le recourant ne prétend pas que la mise en oeuvre de l'expertise technique litigieuse s'imposerait sans délai parce qu'elle ne pourrait plus l'être par la suite. Il sera en droit de renouveler sa requête en administration de preuves auprès du président de la juridiction de jugement saisie, puis à l'ouverture des débats, voire même au cours de ceux-ci (cf. art. 188 al. 1 et 2, 202 al. 1 et 2, 208 al. 1 du Code de procédure pénale neuchâtelois). Un accueil favorable à sa requête mettrait fin au préjudice allégué. Si celle-ci devait à nouveau être rejetée, le recourant pourrait s'en plaindre à l'appui d'un recours contre un éventuel jugement de condamnation auprès du Tribunal fédéral (cf. <ref-law>). On ne voit pas que les possibilités offertes au recourant de renouveler sa requête devant l'autorité de jugement soient purement théorique ou que celle-ci refuse d'ordonner l'expertise sollicitée en raison des inconvénients pratiques que sa mise en oeuvre pourrait poser à ce stade de la procédure. Les craintes émises à ce sujet par le recourant ne sont nullement établies et ne suffisent pas à fonder l'existence d'un dommage irréparable de nature juridique (cf. arrêts 1B_12/2008 du 17 janvier 2008 consid. 3.1 et 1P.340/2004 du 21 juillet 2004 consid. 2.2).
Cela étant, l'arrêt de la Chambre d'accusation, qui confirme le refus de la juge d'instruction économique d'ordonner la mise en oeuvre d'une expertise technique, ne peut pas faire l'objet d'un recours immédiat au Tribunal fédéral. Il n'y a donc pas lieu d'examiner les griefs de fond adressés à l'encontre de l'arrêt attaqué.
3. Le recours doit par conséquent être déclaré irrecevable selon la procédure simplifiée prévue par l'<ref-law>. Vu l'issue du recours, la requête d'effet suspensif est sans objet. Les conclusions du recourant étant d'emblée vouées à l'échec, il convient de rejeter sa demande d'assistance judiciaire (<ref-law>) et de mettre à sa charge les frais du présent arrêt (art. 65 et 66 al. 1 LTF). | Par ces motifs, le Président prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. La demande d'assistance judiciaire est rejetée.
3. Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis à la charge du recourant.
4. Le présent arrêt est communiqué au recourant ainsi qu'au Ministère public et à la Chambre d'accusation du Tribunal cantonal de la République et canton de Neuchâtel.
Lausanne, le 9 février 2010
Au nom de la Ire Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier:
Féraud Parmelin | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['06f24826-560f-430a-b472-e9af5d9c534e', '06f24826-560f-430a-b472-e9af5d9c534e', '90adc11d-f13e-419d-ab1d-dfd3d2783a72', 'ddb0a942-2099-4057-8d80-47545e6ab1e8'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
034e56af-add7-49ce-8516-4cc75df6b13c | 2,010 | fr | Faits:
A. Par arrêt du 23 août 2006, la Cour correctionnelle siégeant sans le concours du jury du canton de Genève a condamné, pour abus de confiance aggravés, W._ à trois ans d'emprisonnement et Y._ à quatre ans de réclusion.
Les prénommés ont été condamnés à verser à l'Etat une créance compensatrice de 1'000'000 fr. chacun. La Cour correctionnelle a, en outre, ordonné la confiscation de divers biens, tout en confirmant le séquestre pénal sur des biens immobiliers.
B. Par requête du 14 février 2008, X._ a conclu à l'attribution, jusqu'à concurrence de son dommage, des biens et valeurs patrimoniales confisqués ou séquestrés, ou le produit de leur réalisation, ainsi que des créances compensatrices prononcées contre Y._ et W._.
Il a produit une reconnaissance de dette signée par Y._ le 8 juillet 2009 pour un montant de 467'950 fr. Il n'a jamais mentionné une éventuelle cession à l'Etat d'une part correspondante de sa créance.
C. Par jugement du 18 décembre 2008, le Tribunal d'application des peines et des mesures du canton de Genève a rejeté intégralement la requête en allocation formée par X._.
Par arrêt du 18 janvier 2010, la Chambre pénale de la Cour de justice genevoise a derechef rejeté la requête de X._, considérant que celui-ci ne satisfaisait pas à toutes les conditions fixées par l'art. 73 CP, dès lors qu'à aucun stade de la procédure il n'avait déclaré expressément céder à l'Etat une part correspondante de sa créance.
D. X._ a déposé un recours en matière pénale au Tribunal fédéral. Invoquant une violation de l'art. 73 al. 2 CP, il a conclu à l'annulation de l'arrêt entrepris. | Considérant en droit:
1. Rendue en matière pénale (art. 78 al. 1 LTF) par une autorité cantonale de dernière instance (art. 80 al. 1 LTF), la décision attaquée, qui met fin à la procédure (art. 90 LTF), peut faire l'objet d'un recours en matière pénale (art. 78 ss LTF). Le recourant, bien que simple lésé, a qualité pour invoquer une violation de l'art. 73 CP (cf. <ref-ruling> consid. 1.9; 1B_212/2007 du 12 mars 2008 consid. 1.4).
2. Se plaignant d'une violation de l'art. 73 al. 2 CP, le recourant explique que la loi n'indique pas à quel moment le lésé doit céder sa créance à l'Etat et qu'il n'a d'ailleurs jamais indiqué qu'il n'entendait pas la céder pour la part correspondant à l'allocation qui lui serait attribuée par le juge. Il estime que le fait d'exiger que cette cession intervienne en cours de procédure constitue une exigence exorbitante au texte légal.
2.1 Aux termes de l'art. 73 al. 1 CP, si un crime ou un délit a causé à une personne un dommage qui n'est couvert par aucune assurance et s'il y a lieu de craindre que l'auteur ne réparera pas le dommage ou le tort moral, le juge alloue au lésé, à sa demande, jusqu'à concurrence des dommages-intérêts ou de la réparation morale fixés par un jugement ou par une transaction: le montant de la peine pécuniaire ou de l'amende payées par le condamné (let. a); les objets et les valeurs patrimoniales confisqués ou le produit de leur réalisation, sous déduction des frais (let. b); les créances compensatrices (let. c); le montant du cautionnement préventif (let. d). Le juge ne peut ordonner cette mesure que si le lésé cède à l'Etat une part correspondante de sa créance (al. 2). Les cantons instituent une procédure simple et rapide pour le cas où il n'est pas possible d'ordonner cette allocation dans le jugement (al. 3).
Ainsi, le texte légal pose notamment comme condition à l'allocation au lésé que celui-ci cède à l'Etat une part correspondante de sa créance. Cette disposition permet d'éviter que le lésé puisse s'enrichir en obtenant, d'une part, le règlement du montant de la créance compensatrice cédée et, d'autre part, le paiement du montant de sa propre créance et que l'auteur de l'infraction, qui a reconnu le dommage ou a été condamné à l'indemniser, ne soit dispensé de le réparer si l'Etat le fait à sa place (cf. NIKLAUS SCHMID, Kommentar, Einziehung, Organisiertes Verbrechen, Geldwäscherei, Band I, 2ème éd., ad art. 73 CP n° 60; FELIX BOMMER, Offensive Verletztenrechte im Strafprozess, p. 120 s.; AMÉDÉE KASSER, L'avocat et le juge face au droit pénal, Mélanges offerts à Eric Stoudmann, p. 91; MADELEINE HIRSIG-VOUILLOZ, Commentaire romand, Code pénal I, ad art. 73 CP n° 22).
Comme condition impérative, la cession doit avoir lieu au plus tard jusqu'à ce que le tribunal en question statue sur la question de l'octroi de l'allocation au sens de l'art. 73 CP (cf. NIKLAUS SCHMID, op. cit., ad art. 73 CP n° 63; FELIX BOMMER, op. cit., p. 120 s.). Cela signifie que le lésé doit formuler sa déclaration de cession inconditionnelle avant le prononcé de la décision. L'octroi d'une allocation, sous la condition qu'une telle cession va encore intervenir, n'est pas autorisable, dès lors qu'il n'existe ensuite aucun moyen pour contraindre le lésé à une telle cession et que celle-ci n'intervient pas non plus simplement de par la loi (cf. NIKLAUS SCHMID, op. cit., ad art. 73 CP n° 63). On peut encore se demander si les autorités compétentes doivent rendre le lésé attentif au contenu de l'art. 73 al. 2 CP et au fait qu'il lui appartient par conséquent de formuler une déclaration de cession de sa créance envers l'Etat. Une telle obligation pourrait éventuellement résulter du droit cantonal de procédure applicable ou encore du devoir d'assistance du juge lorsque le lésé n'est pas versé dans la matière juridique, ni assisté d'un avocat.
2.2 Selon l'arrêt entrepris, le recourant, bien qu'assisté d'un avocat, n'a jamais mentionné, au cours de la procédure cantonale, une éventuelle cession à l'Etat d'une part correspondante de sa créance. Dès lors, les juges cantonaux ont, à juste titre, rejeté la requête de l'intéressé, les conditions de l'art. 73 al. 2 CP n'étant pas réalisées.
3. Le recours doit ainsi être rejeté. Le recourant, qui succombe, supportera les frais judiciaires (cf. art. 66 al. 1 LTF). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté.
2. Les frais judiciaires, fixés à 4'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Cour de justice du canton de Genève, Chambre pénale.
Lausanne, le 16 juillet 2010
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: La Greffière:
Favre Bendani | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['9957f196-3cad-4e6d-8e53-23eb76f1c126'] | [] |
035017fd-182a-4595-8574-617a919116b1 | 2,010 | it | Fatti:
A. Con sentenza del 30 ottobre 2009 la Corte delle assise criminali ha riconosciuto A._ autore colpevole di tentato omicidio intenzionale e di lesioni semplici aggravate, per avere, il 24 settembre 2004, a Bodio, colpito B._ a più riprese con un coltello da subacqueo con l'intento di provocarne la morte e procurandogli una ferita latero-cervicale sinistra, una ferita toraco-dorsale alta centrale e diversi tagli alle mani. L'accusato, che è pure stato riconosciuto colpevole dei reati di ripetuto furto e di danneggiamento, è stato condannato alla pena detentiva di quattro anni, tenendo in particolare conto di uno stato di lieve scemata responsabilità e della violazione del principio di celerità.
B. Adita dall'accusato, la Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello (CCRP), con sentenza del 9 giugno 2010, ha respinto, in quanto ricevibile, il ricorso.
C. A._ impugna questo giudizio con un ricorso in materia penale al Tribunale federale, chiedendo di essere prosciolto dalle imputazioni di tentato omicidio intenzionale e di lesioni semplici aggravate. In via subordinata chiede, previo annullamento dei relativi dispositivi della sentenza impugnata, di rinviare gli atti alla precedente istanza per un nuovo giudizio. Fa sostanzialmente valere un accertamento arbitrario dei fatti. Il ricorrente postula inoltre di essere ammesso al beneficio dell'assistenza giudiziaria e del gratuito patrocinio.
Non sono state chieste osservazioni al gravame. | Diritto:
1. Presentato dall'imputato, che ha partecipato alla procedura dinanzi alla precedente istanza, le cui conclusioni sono state disattese (art. 81 cpv. 1 lett. b n. 1 LTF), e diretto contro una decisione finale (<ref-law>) resa in materia penale (<ref-law>) da un'autorità di ultima istanza cantonale (<ref-law>), il ricorso in materia penale, tempestivo (art. 100 cpv. 1 in relazione con l'<ref-law>), è di massima ammissibile.
2. 2.1 Il ricorrente ritiene arbitrario l'accertamento secondo cui egli ha colpito per primo la vittima al collo mentre era seduta al volante della propria autovettura. Sostiene che tale constatazione sarebbe basata esclusivamente sulla versione della vittima e non terrebbe conto degli oggetti rinvenuti in modo sparpagliato all'interno dell'autovettura, disordine che proverebbe la colluttazione da lui addotta. Ritiene tale circostanza anche avvalorata dall'assenza di macchie di sangue sul sedile del conducente, all'altezza del collo.
2.2 Ora, la prima Corte, il cui operato è stato vagliato dalla CCRP entro i limiti che le competevano, ha puntualmente spiegato, sulla base di una valutazione globale ed oggettiva delle risultanze probatorie, per quali ragioni l'insieme delle circostanze avvalorava in modo congruente la versione dei fatti resa dalla vittima. Ha in particolare rilevato che il racconto della vittima, oltre ad essere aderente a una certa logica e all'ordinario andamento delle cose, non era smentito da alcun riscontro oggettivo, mentre la tesi dell'accusato era stata da lui modificata anche su punti rilevanti e presentava una serie di gravi incongruenze. Queste ultime riguardavano segnatamente le modalità di reazione della vittima al primo spintone dell'accusato e l'inverosimile variante raccontata al dibattimento secondo cui, dopo avergli inferto il primo colpo, la vittima lo avrebbe riconosciuto e ciononostante avrebbe continuato la colluttazione. Altrettanto inverosimili, nella versione dell'accusato, risultavano poi l'assenza di sangue vicino alla vettura e l'affermazione secondo cui la ferita al collo sarebbe riconducibile a una "strisciata". I primi giudici hanno inoltre ritenuto la tesi dell'accusato sminuita dalla circostanza ch'egli aveva preparato per l'uso il tubo di ferro, ma non l'aveva infine utilizzato, calzando invece dei guanti in lattice.
Il ricorrente non si confronta puntualmente, con una motivazione conforme alle esigenze degli art. 42 cpv. 2 e 106 cpv. 2 LTF, con la valutazione complessiva operata dalla Corte di merito e confermata dalla CCRP, spiegando per quali ragioni sarebbe arbitrario concludere che la versione della vittima era rimasta sostanzialmente costante ed avvalorata dall'insieme delle circostanze (cfr. sulle esigenze di motivazione, <ref-ruling> consid. 1.4.1 e rinvii). Contrariamente a quanto sembra ritenere il ricorrente nel suo gravame, le autorità cantonali non hanno semplicemente privilegiato, a propria discrezione, tra due versioni contrastanti quella della vittima, ma hanno concluso, sulla base di una valutazione globale delle risultanze probatorie, ch'essa era affidabile e confortata da elementi oggettivi.
Limitandosi ad addurre che la versione della vittima per quanto riguarda la modalità con cui le è stata sferrata la coltellata al collo, contrasterebbe con la posizione degli oggetti rinvenuti nell'autovettura e con l'assenza di macchie sul sedile del conducente all'altezza del collo, il ricorrente non considera le valutazioni complessive eseguite dai giudici cantonali ed espone semplicemente una sua diversa interpretazione dei fatti, senza sostanziare arbitrio alcuno. Disattende in particolare che i giudici cantonali hanno accertato che, come stabilito dal perito giudiziario, la ferita al collo era in realtà una ferita da punta e taglio ed hanno spiegato le ragioni per cui l'affermazione dell'accusato di avere inferto soltanto una "strisciata" con la lama dell'arma, non era plausibile.
2.3 Il ricorrente sostiene che l'accertamento secondo cui non vi era traccia di ferita da taglio sulle sue mani contrasterebbe palesemente con la constatazione del perito giudiziario relativa a un certificato medico del 4 ottobre 2004.
La Corte di merito ha tuttavia accertato che gli atti attestavano unicamente un'escoriazione sul dorso della mano destra del ricorrente, non compatibile con l'affermazione di avere afferrato la lama del coltello con la mano; delle asserite ferite da taglio non v'era per contro traccia né nella cartella clinica né nelle fotografie e quindi non esistevano (cfr. sentenza della Corte delle assise criminali, pag. 39). Questo accertamento è stato confermato dalla CCRP che ha respinto la corrispondente censura del ricorrente spiegandone i motivi (cfr. sentenza della CCRP, pag. 15). Il ricorrente non si confronta con i citati considerandi dei giudizi cantonali e non sostanzia quindi arbitrio alcuno.
3. 3.1 Il ricorrente reputa arbitrario l'accertamento secondo cui, dopo essere stata pugnalata al collo, la vittima è scappata ed è stata ferita alla schiena. A suo dire, anche questa constatazione sarebbe basata unicamente sulla versione fornita dalla vittima e non terrebbe conto né della posizione in cui essa avrebbe perso le pantofole né della superficie asciutta del manto stradale evocante una sagoma di una persona. Questi elementi proverebbero, secondo il ricorrente, un'ulteriore colluttazione avvenuta a terra nei pressi dell'autovettura, durante la quale la vittima sarebbe stata ferita alla schiena.
3.2 Nuovamente il ricorrente si limita ad esporre la sua versione dei fatti opponendola a quella ritenuta dai giudici cantonali sulla base di una valutazione circostanziata delle risultanze probatorie. È comunque in modo del tutto sostenibile che la prima Corte ha ravvisato un'incongruenza nell'accertata assenza di tracce di sangue sulla superficie in cui sarebbe avvenuta la pretesa colluttazione. Al riguardo, la semplice asserzione del ricorrente secondo cui la mancanza di tracce sarebbe spiegabile con il fatto ch'egli era a terra sulla schiena, dove non era ferito, non basta certo a sostanziare l'arbitrio. Ciò ove solo si consideri che il perito giudiziario ha riferito che la ferita al collo della vittima sanguinava molto e che la Corte di merito ha rilevato che i protagonisti avrebbero dovuto soffermarsi su quella superficie tanto a lungo da impedire all'eventuale pioggia di inumidire il fondo stradale. Il ricorrente disattende inoltre che i primi giudici hanno parimenti accertato come nel suo primo verbale di polizia egli avesse riferito di avere colpito la vittima alle spalle mentre fuggiva (cfr. sentenza della Corte delle assise criminali, pag. 38 seg.).
4. 4.1 Il ricorrente ammette di avere avuto un intento punitivo nei confronti della vittima, ma nega l'intenzione di ucciderla. Sostiene di avere inizialmente voluto aggredirla con un tubo in ferro, ma di avervi poi rinunciato, decidendo di tirarle solo dei pugni al viso. A suo dire, il fatto di avere indossato dei guanti in lattice non sminuirebbe la sua credibilità e, a meno di incorrere nell'arbitrio, non consentirebbe di dedurre una sua intenzione di non lasciare tracce sul coltello.
4.2 Dinanzi alla CCRP il ricorrente non ha sollevato analoghe contestazioni riguardanti la rilevanza dell'utilizzazione dei guanti per commettere l'aggressione. La censura, vertente su una questione di fatto, è presentata per la prima volta in questa sede ed è quindi nuova: come tale è di conseguenza inammissibile (<ref-law>). Comunque, i giudici cantonali non hanno negato la credibilità del ricorrente solo perché aveva indossato dei guanti in lattice, ma hanno rilevato, nel contesto della valutazione complessiva, che tale aspetto costituiva un'ulteriore incongruenza nella versione da lui fornita. Premesso perciò che, in sostanza, alla questione dell'utilizzo dei guanti non è stato dato un peso decisivo, è nondimeno senza incorrere nell'arbitrio che i giudici cantonali hanno considerato, tenendo conto dell'intensità della volontà aggressiva, che tale circostanza confortava la decisione del ricorrente di servirsi di un'arma come il coltello piuttosto che quella di usare le sole mani nude.
5. Ne segue che, in quanto ammissibile, il ricorso deve essere respinto.
La domanda di assistenza giudiziaria con gratuito patrocinio presentata in questa sede deve essere respinta, essendo il gravame fin dall'inizio privo di possibilità di successo (<ref-law>). Le spese giudiziarie sono pertanto poste a carico del ricorrente, in considerazione della sua soccombenza (<ref-law>). Vista la sua situazione finanziaria, si giustifica tuttavia di prelevare una tassa di giustizia ridotta (<ref-law>). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2. La domanda di assistenza giudiziaria è respinta.
3. Le spese giudiziarie di fr. 500.-- sono poste a carico del ricorrente.
4. Comunicazione ai patrocinatori delle parti, al Ministero pubblico e alla Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del Cantone Ticino. | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['a283d8a5-b544-4dfc-bb5e-4f65515ba66e'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
03509ab6-ce4f-48d6-a77b-fa8b61639e61 | 2,013 | it | Fatti:
A.
Nell'ambito del progetto della nuova linea ferroviaria transalpina concernente l'asse del San Gottardo, il Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) ha approvato nel 2003 i piani relativi alla gestione del materiale riguardante la zona del portale di Bodio della galleria di base. Il progetto contemplava in particolare la formazione di un deposito intermedio per il materiale grezzo denominato "Pollegio 1".
B.
A seguito delle aumentate esigenze di deposito di materiale, nel 2004 AlpTransit San Gottardo SA (AlpTransit) ha sottoposto per approvazione all'autorità federale la modifica del progetto "Deposito intermedio Pollegio 2", che prevedeva la realizzazione di un'ulteriore area di stoccaggio di 215'000 t sui fondi part. www, xxx e yyy di Pollegio.
C.
Entro il termine di pubblicazione dei piani, B.C._ e D.C._, comproprietari del vicino fondo part. zzz di Pollegio su cui la loro società in nome collettivo (A._) gestisce un'agenzia regionale di automobili, hanno notificato pretese per complessivi fr. 156'000.--, oltre interessi, a titolo di indennità per immissioni eccessive. Con decisione del 7 marzo 2006, il DATEC ha approvato il progetto, imponendo all'impresa ferroviaria una serie di oneri. L'autorità federale ha in seguito trasmesso la notifica di pretese per competenza alla Commissione federale di stima (CFS).
D.
Dopo una serie di atti che non occorre qui evocare, con decisione del 17 giugno 2011 la CFS ha riconosciuto a B.C._ e D.C._ un'indennità di fr. 112'160.--, oltre interessi, per le immissioni eccessive provocate dal cantiere di Bodio sul fondo part. zzz di Pollegio dal 1° gennaio 2005 al 31 dicembre 2010. Ha inoltre riconosciuto loro un indennizzo di fr. 27'388.-- per le future immissioni eccessive per il periodo dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2012.
E.
Con sentenza del 23 maggio 2013, la Corte I del Tribunale amministrativo federale (TAF) ha respinto un ricorso presentato da AlpTransit contro la decisione della CFS, confermando sia il carattere eccessivo delle immissioni, e quindi il riconoscimento di principio di un'indennità, sia l'ammontare di quest'ultima.
F.
AlpTransit impugna questa sentenza con un ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale, chiedendo in via principale di riformarla nel senso di negare ai proprietari un'indennità espropriativa. In via subordinata, chiede che l'ammontare dell'indennità sia stabilito dal Tribunale federale secondo il suo libero apprezzamento, rispettivamente che la causa sia rinviata all'istanza inferiore per un nuovo giudizio. La ricorrente fa valere la violazione degli art. 8 cpv. 1, 9 e 29 cpv. 2 Cost.
G.
Il TAF comunica di rinunciare a presentare osservazioni. Pure la CFS comunica di non presentare una risposta, osservando nondimeno, con riferimento alla censura di violazione del principio della parità di trattamento, che in materia di immissioni di cantiere confronti con altri casi sarebbero problematici. L'opponente postula la reiezione del gravame nella misura in cui lo stesso non sia dichiarato inammissibile già per carenza di motivazione. | Diritto:
1.
Contro una decisione del TAF in materia di espropriazione è data, in virtù dell'<ref-law> (RS 711), la via del ricorso in materia di diritto pubblico al Tribunale federale ai sensi degli art. 82 segg. LTF. Il gravame è tempestivo (<ref-law>) e la ricorrente è legittimata a ricorrere (<ref-law> in relazione con l'<ref-law>).
2.
2.1. Secondo la ricorrente, il TAF avrebbe violato il suo diritto di essere sentita, poiché, riguardo all'esistenza di immissioni eccessive, si sarebbe limitato ad elencare i criteri di valutazione esposti in <ref-ruling> ed a riportare il contenuto della decisione della CFS, omettendo tuttavia di operare una propria sussunzione, in particolare spiegando le ragioni per cui le prove agli atti permettevano di ritenere adempiute le condizioni dell'<ref-law> e della relativa giurisprudenza. La ricorrente rimprovera al TAF di non essersi confrontato con le argomentazioni da lei sollevate, in particolare con riferimento all'irrilevanza, sotto il profilo delle immissioni eccessive, della perdita dell'accesso diretto alla strada cantonale.
2.2. Il diritto di essere sentito, sancito dall'<ref-law>, esige che l'autorità si confronti con le censure dell'interessato e le esamini seriamente, dando atto di questo esame nella sua decisione. La garanzia impone quindi all'autorità di motivare il suo giudizio. La motivazione è sufficiente quando l'interessato possa afferrare la portata della decisione ed impugnarla con cognizione di causa. L'autorità deve quindi almeno succintamente esporre le argomentazioni su cui si è fondata; non occorre invece che esamini espressamente ogni allegazione in fatto e in diritto sollevata, potendosi limitare ai punti rilevanti per il giudizio (<ref-ruling> consid. 5.1; <ref-ruling> consid. 5.2).
2.3. La precedente istanza ha esposto la giurisprudenza del Tribunale federale in materia di espropriazione dei diritti di vicinato relativamente alle immissioni eccessive dei cantieri ed ha indicato i motivi per cui ha ritenuto la decisione della CFS conforme al diritto. Il TAF ha in particolare rilevato che occorreva tenere conto della durata importante del cantiere (8 anni), della situazione del comparto, con la predominanza di vento da nord, che favoriva il trasporto della polvere. Ha inoltre considerato la perdita dell'accesso diretto alla strada cantonale, avuto altresì riguardo al fatto che il garage costituiva un'attività commerciale dipendente dall'afflusso di clienti e quindi pure da una certa esigenza di estetica e pulizia. I precedenti giudici hanno poi tenuto conto della distanza di circa 100 m dal cantiere, dei frequenti passaggi degli autocarri per il trasporto di materiale, della documentazione fotografica e dei rapporti sulle concentrazioni di polveri grossolane e fini, che attestavano superamenti dei rispettivi valori limite giornalieri. Il TAF si è quindi espresso sui punti rilevanti per il giudizio, esponendo i motivi per cui ha ritenuto eccessive le immissioni provenienti dal cantiere AlpTransit. Il fatto che abbia sostanzialmente ripreso, confermandole, le argomentazioni della CFS, non costituisce di per sé una violazione del diritto di essere sentito della ricorrente. È infatti determinante che il TAF si sia pronunciato sugli aspetti rilevanti sotto il profilo del diritto espropriativo e che la ricorrente abbia potuto afferrare la portata della decisione. Ciò si è senz'altro realizzato in concreto, ove si consideri che la ricorrente ha contestato in questa sede la sentenza del TAF sotto più aspetti. Dalla decisione impugnata risulta inoltre che la precedente istanza, come la CFS, ha tenuto in considerazione per la valutazione del pregiudizio subito dagli espropriati anche la perdita dell'accesso diretto del fondo alla strada cantonale dopo l'apertura del cantiere. Sapere se ciò è corretto o meno è tuttavia questione di merito e non concerne la garanzia del diritto di essere sentito, che non è quindi in concreto stata disattesa dal TAF.
3.
3.1. La ricorrente lamenta l'arbitrio nell'accertamento dei fatti e nell'apprezzamento delle prove. Rimprovera al TAF di non avere considerato che, seppur esteso su diversi chilometri e di notevoli dimensioni, solo una piccola parte del cantiere interesserebbe il comparto in cui è ubicata la particella degli espropriati. Sostiene inoltre che i precedenti giudici non avrebbero tenuto conto delle diverse fasi di attività e di sviluppo del cantiere sull'arco della sua durata complessiva: in particolare, le emissioni sarebbero state intense soprattutto nella fase iniziale di installazione del cantiere, tra gli anni 1999 e 2002, mentre il periodo successivo sarebbe stato caratterizzato da un'attività regolare di tra-sporto e di deposito di materiale costantemente monitorata. La ricorrente rimprovera poi al TAF di avere trascurato che il vento da nord è una circostanza abituale, che comportava anche in passato la propagazione della polvere, trattandosi di una zona già utilizzata per scopi agricoli. A suo dire, sempre con riferimento alla presenza di polvere, l'istanza inferiore avrebbe anche omesso di considerare l'impatto delle cave situate qualche chilometro più a sud. Ritiene la perdita dell'accesso diretto alla strada cantonale irrilevante sotto il profilo espropriativo, siccome non sarebbe in relazione con le immissioni eccessive del cantiere. Secondo la ricorrente, il TAF avrebbe poi dato un'importanza eccessiva sia alle fotografie prodotte dagli espropriati, che attesterebbero semplicemente la presenza di polvere sulla proprietà in determinati momenti, sia ai rapporti ambientali, che comprenderebbero l'intero settore di Biasca, compreso quindi il deposito della "Buzza" qui non in discussione, e dimostrerebbero solo superamenti episodici dei valori limite relativi alle polveri. Né sarebbe stata considerata la struttura del cantiere e l'ubicazione dei singoli punti di rilevamento delle polveri. La ricorrente sostiene inoltre che la perizia della SUPSI sull'impatto ambientale delle emissioni di PM10 prodotte dal cantiere non sarebbe stata valutata correttamente, giacché risulterebbe che oltre la metà dei superamenti dei relativi valori limite sarebbe riconducibile alla situazione generale delle polveri fini nel Cantone Ticino. Adduce infine che il numero di viaggi giornalieri per il trasporto di materiale (da 30 a 50 viaggi al giorno con punte fino a 100) sarebbe unicamente una stima eseguita dai suoi ingegneri progettisti, mentre il numero effettivo dei trasporti non sarebbe stato dimostrato dagli espropriati.
3.2. Dopo l'entrata in vigore della LTF, il 1° gennaio 2007, il libero esame delle decisioni della CFS spetta al TAF. In materia di espropriazione federale il Tribunale federale statuisce ora quale seconda istanza di ricorso ed il suo potere di esame è di principio limitato al controllo dell'applicazione del diritto (<ref-law>). In virtù degli art. 97 e 105 LTF, l'accertamento dei fatti è vagliato dal Tribunale federale unicamente sotto il profilo dell'arbitrio (<ref-ruling> consid. 6.1). Per essere manifestamente inesatto, e quindi arbitrario, l'accertamento deve risultare chiaramente insostenibile, in evidente contrasto con la fattispecie, fondato su una svista manifesta o contraddire in modo urtante il sentimento di giustizia e di equità (<ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 3.1, 8 consid. 2.1 e rinvii). Il Tribunale federale dà inoltre prova di riserbo quando sono in discussione questioni tecniche per le quali la CFS, composta di membri specializzati (<ref-law>), dispone di conoscenze specifiche (<ref-ruling> consid. 3.1 e 6.4).
3.3. La ricorrente critica il giudizio impugnato esponendo semplicemente una sua diversa opinione, tendente in sostanza a sminuire gli effetti causati dal cantiere ed i pregiudizi alla proprietà degli opponenti. Con tali argomentazioni, di natura in gran parte appellatoria, non dimostra tuttavia l'arbitrio degli accertamenti e delle valutazioni alla base della sentenza del TAF. Per motivare l'arbitrio non basta infatti criticare semplicemente la decisione impugnata contrapponendole una versione propria, ma occorre dimostrare per quale motivo l'accertamento dei fatti o la valutazione delle prove sono manifestamente insostenibili, si trovano in chiaro contrasto con la fattispecie, si fondano su una svista manifesta o contraddicono in modo urtante il sentimento della giustizia e dell'equità (<ref-ruling> consid. 7.1 e rinvii). Nella misura in cui non adempie le esigenze di motivazione degli art. 42 cpv. 2 e 106 cpv. 2 LTF il gravame è di conseguenza inammissibile.
D'altra parte, contrariamente a quanto sostiene la ricorrente, il TAF non si è fondato soltanto sulle notevoli dimensioni del cantiere e sulla sua lunga durata, ma ha tenuto conto degli effetti concreti sulla proprietà degli opponenti, in particolare per quanto concerne i disagi per la loro attività commerciale. Si è pertanto pure basato sui riscontri oggettivi riguardo alle polveri grossolane e fini rilevate, sulla situazione e le caratteristiche dei luoghi e delle installazioni e sulla frequenza dei passaggi di autoveicoli pesanti adibiti al trasporto del materiale. Laddove la ricorrente rimprovera al TAF di non avere considerato che le emissioni del cantiere sarebbero state più intense nella fase di installazione tra il 1999 e il 2002, disattende che le pretese oggetto della procedura in esame sono state avanzate nell'ambito del progetto "Deposito intermedio Pollegio 2" e riguardano il periodo dal 1° gennaio 2005 al 31 dicembre 2012.
La ricorrente sostiene che il TAF avrebbe omesso di considerare che il vento da nord è un fenomeno abituale nella zona interessata, così come la presenza costante di polvere proveniente dai terreni agricoli e dalle cave situate più a sud. È tuttavia in modo scevro di arbitrio che la precedente istanza ha ricondotto al cantiere un aumento della polvere favorita anche dalle raffiche di vento da nord. Il Tribunale federale ha infatti già avuto modo di precisare che l'incremento delle immissioni moleste per effetto del vento e del tempo secco deve essere ricollegato all'esercizio del cantiere (<ref-ruling> consid. 5.2). A prescindere dalla presenza ordinaria di polvere proveniente da altre fonti, si può sostenibilmente ritenere che l'attività di trasporto, deposito e gestione del materiale di scavo dell'impresa ferroviaria, per la sua intensità ed ampiezza su un periodo rilevante (8 anni), ha comunque provocato un aumento non trascurabile delle immissioni di polvere rispetto al carico ordinario. Contrariamente a quanto sembra sostenere la ricorrente, il TAF non si è d'altra parte fondato solo su alcune fotografie che illustrano la presenza di polvere in determinati momenti, ma ha eseguito una valutazione complessiva della fattispecie, tenendo conto in particolare dei rapporti del generalista ambientale. Sulla base di questi rapporti, il TAF ha rettamente accertato un considerevole carico di polveri grossolane riconducibili al cantiere, nonostante i pochi superamenti del valore limite d'immissione di 200 mg/m2 al giorno (cfr. allegato 7 OIAt). Certo, tali rapporti si estendono all'intero comparto di Biasca, ma specificano i singoli punti di misurazione ed indicano quindi in modo esplicito anche i risultati dei rilevamenti effettuati a Pollegio, nei pressi del fondo degli espropriati.
Le precedenti istanze neppure hanno valutato in modo arbitrario la perizia della SUPSI sull'impatto ambientale delle emissioni di PM10 prodotte dal cantiere. La CFS ha infatti riconosciuto che, alla luce della giurisprudenza relativa al cantiere di Faido-Polmengo (cfr. <ref-ruling> consid. 5.3), i superamenti del valore limite giornaliero rilevati andavano relativizzati. Ha nondimeno accertato, in modo conforme agli atti, che gli esperti hanno constatato maggiori concentrazioni di polveri fini a Pollegio, verosimilmente riconducibili ai trasporti del materiale (cfr. perizia, pag. 6 e 23). Nell'ambito di una valutazione complessiva delle immissioni provocate dal cantiere è quindi in modo sostenibile che le precedenti istanze hanno tenuto conto anche di un incremento delle concentrazioni di polveri fini, ove si consideri che i valori rilevati a Pollegio sono stati mediamente superiori rispetto a quelli misurati nei vicini Comuni di Biasca e Bodio.
La ricorrente sostiene che le precedenti istanze non avrebbero dovuto prendere in considerazione la perdita dell'accesso diretto del loro fondo alla strada cantonale, siccome non sarebbe in relazione con le presunte immissioni eccessive di polvere. Risulta tuttavia accertato che la modifica del tracciato stradale e la conseguente soppressione di tale accesso diretto è contestuale all'apertura del cantiere e all'inizio dei lavori. L'accertamento non è censurato d'arbitrio nel modo richiesto dagli art. 42 cpv. 2 e 106 cpv. 2 LTF ed è quindi vincolante per il Tribunale federale (<ref-law>). In questa circostanza, anche la perdita dello sbocco diretto sulla strada cantonale sta pertanto in rapporto di causalità con il cantiere. La ricorrente non spiega poi per quali motivi tale restrizione non comporterebbe un pregiudizio rilevante per l'esercizio del garage degli opponenti, trattandosi di un'attività commerciale dipendente dal passaggio di clienti e quindi dall'esigenza di un accesso adeguato. Non sono di conseguenza ravvisabili ragioni per ritenere che le precedenti istanze hanno abusato del loro potere di apprezzamento, tenendo conto, sotto il profilo del risarcimento espropriativo, anche del peggioramento delle condizioni di accesso al garage.
La ricorrente riconosce poi che il TAF ha correttamente rilevato come la frequenza dei trasporti di materiale mediante veicoli pesanti è stata stimata dall'impresa ferroviaria medesima in 30-50 passaggi giornalieri, con punte fino a 100. Ribadisce che si tratta tuttavia di una semplice stima volta a garantire la completezza dei piani di pubblicazione e sostiene che, in mancanza di specifici accertamenti sul numero effettivo dei trasporti, sarebbe arbitrario fondarsi su tali dati per valutare la natura eccessiva delle immissioni. A torto. Premesso che i dati esposti dal TAF corrispondono a quelli indicati dalla ricorrente medesima, pur trattandosi di una stima non è manifestamente insostenibile richiamarli con riferimento all'ubicazione del garage nei pressi della rotonda e della strada di accesso al cantiere, alla quantità di polveri grossolane rilevate e all'ampiezza del deposito. Anche volendo fare astrazione dalle punte massime indicate, gli effetti sul fondo degli opponenti del traffico legato al cantiere, e segnatamente al trasporto di materiale, non possono certamente essere ritenuti trascurabili, ove solo si considerino la sua durata e le sue dimensioni.
Nelle esposte circostanze, le critiche ricorsuali, per quanto ammissibili, risultano infondate.
4.
4.1. La ricorrente lamenta una disparità di trattamento rispetto al caso concernente il cantiere di Faido-Polmengo, oggetto della sentenza pubblicata in <ref-ruling>, nonché rispetto a una vertenza riguardante un garage di Faido, conclusasi con una transazione giudiziale. Rileva che in concreto è stata riconosciuta agli espropriati una diminuzione del reddito di 1/2 per i primi cinque anni e di 1/3 per i tre anni successivi di durata del cantiere, mentre nel giudizio citato il Tribunale federale aveva stabilito una diminuzione di 1/3 in presenza di più fonti d'immissione. Quanto al garage di Faido, la ricorrente precisa che la transazione conclusa dinanzi alla CFS era fondata su una diminuzione di reddito dell'immobile soltanto del 5 %, nonostante la situazione maggiormente sfavorevole di quel fondo rispetto al caso in esame. Chiede che nella fattispecie la diminuzione del reddito sia ridotta tenendo conto delle minori immissioni del cantiere di Pollegio e della migliore ubicazione della particella degli espropriati rispetto allo stesso.
4.2. Il principio della parità di trattamento, disciplinato dall'<ref-law>, impone di trattare in modo identico ciò che è simile e in modo diverso ciò che non lo è (cfr. <ref-ruling> consid. 3.6 e rinvii). In materia espropriativa, il principio esige segnatamente che non ci siano differenze di trattamento ingiustificate tra gli espropriati. L'applicazione ad ogni espropriato delle stesse regole d'indennizzo dovrebbe di massima assicurare il rispetto di questo principio. L'indennità è comunque fissata sulla base del danno nel singolo caso e dipende quindi dalla situazione particolare di ogni espropriato. Rimane al riguardo determinante il rispetto del principio della piena indennità (cfr. Raphaël Eggs, Les "autres préjudices" de l'expropriation, 2013, n. 273 e 274).
La ricorrente fonda essenzialmente la censura sulle minori fonti di immissione del cantiere di Pollegio rispetto a quello di Faido-Polmengo e sull'ubicazione più favorevole della particella degli opponenti per rapporto all'impianto. Il citato caso di Faido-Polmengo concerneva, oltre a disagi provocati dalle polveri, pure rumori e vibrazioni. Come per Pollegio, anche a Faido-Polmengo la fonte di maggior disturbo era comunque costituita dalla polvere grossolana, ritenuto che il cantiere era essenzialmente incentrato sulla gestione, la lavorazione e il trasporto del materiale di estrazione della galleria (cfr. <ref-ruling> consid. 5.3). Inoltre, benché non sia stato oggetto di una specifica disamina, l'inquinamento fonico non è completamente estraneo alla fattispecie, ove si consideri l'ubicazione del garage adiacente alla strada che conduce al cantiere e i frequenti passaggi degli automezzi di trasporto del materiale. D'altra parte, si tratta di fondi situati in località differenti ed adibiti ad utilizzazioni diverse. A differenza della proprietà oggetto del precedente giudizio di questa Corte, ove era in discussione una casa di abitazione, quella degli opponenti è infatti utilizzata per un'attività commerciale, l'accertata perdita dell'accesso diretto alla strada cantonale essendo di rilievo sotto questo specifico profilo. In sostanza, entrambi i casi presentano contemporaneamente analogie e differenze, sicché un confronto non appare manifesto. Nella fattispecie è comunque determinante che la CFS abbia riconosciuto agli espropriati il risarcimento del danno subito sulla base della situazione concreta, applicando i criteri stabiliti dal Tribunale federale in materia di indennità per immissioni eccessive provocate dai cantieri. Alla CFS, nella cui composizione figuravano membri con conoscenze specifiche, spettava inoltre un margine di apprezzamento sulla questione, tecnica, relativa alla diminuzione di reddito. Un paragone con il garage di Faido appare ancora meno evidente, ritenuto che quella causa si è conclusa mediante una transazione giudiziale dinanzi alla CFS e non è quindi stata oggetto di una decisione specificatamente motivata. Nelle esposte circostanze, non vi sono quindi motivi per ritenere abusiva la percentuale di diminuzione del reddito stabilita dalla CFS, che si è rettamente basata sui criteri stabiliti dal Tribunale federale. Peraltro, limitandosi ad invocare una pretesa disparità di trattamento, la ricorrente non si confronta con i valori considerati dalle istanze inferiori e con l'ammontare dell'indennità concretamente fissata.
5.
La ricorrente sostiene infine, che agli espropriati non dovrebbero essere riconosciuti né un indennizzo per il lavaggio supplementare delle autovetture, essendo il fondo ubicato in una situazione già sfavorevole sotto il profilo delle immissioni, né interessi sull'indennità espropriativa, avendo gli espropriati potuto comunque utilizzare l'immobile come in assenza di immissioni.
A torto. Invocando genericamente la situazione già sfavorevole della proprietà, la ricorrente trascura i fatti accertati dall'istanza inferiore, vincolanti per il Tribunale federale (<ref-law>), che attestano un aumento significativo della polvere riconducibile all'esercizio del cantiere. Quanto alla richiesta di non riconoscere interessi sull'indennità espropriativa, invero semplicemente accennata in questa sede e non addotta nel ricorso dinanzi al TAF, la giurisprudenza richiamata dalla ricorrente (<ref-ruling> consid. 11.4; <ref-ruling> consid. 3a) concerne in sostanza il caso in cui non è pregiudicata la continuazione di un'utilizzazione agricola di fondi ancora inedificati. In concreto, per contro, la proprietà è edificata e le immissioni eccessive pregiudicano, per una durata rilevante, la qualità dell'utilizzazione commerciale del fondo, esistente prima dell'avvio del cantiere: questo pregiudizio deve essere compensato mediante il versamento di interessi giusta l'art. 76 cpv. 5 terza frase LEspr (<ref-ruling> consid. 21 pag. 94; <ref-ruling> consid. 6.5.1).
6.
Ne segue che il ricorso deve essere respinto nella misura della sua ammissibilità. Le spese giudiziarie e le ripetibili seguono la soccombenza e sono quindi poste a carico della ricorrente che, pur essendo incaricata di un compito di diritto pubblico, aveva un interesse pecuniario nella causa (<ref-law> in relazione con l'art. 66 cpv. 1 e 4 LTF e con l'<ref-law>). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2.
Le spese giudiziarie di fr. 4'000.-- sono poste a carico della ricorrente, che rifonderà alla patrocinatrice dell'opponente un'indennità di fr. 2'500.-- a titolo di ripetibili della sede federale.
3.
Comunicazione alla ricorrente, alla patrocinatrice dell'opponente, alla Commissione federale di stima del 13° Circondario e alla Corte I del Tribunale amministrativo federale. | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['1a558ad7-eb3f-40c5-8459-1dc065911a45', 'b1ada977-c35a-4b6f-bc4d-46e84223723d', 'd3698f9d-c99e-4acc-b18d-eed5e016ebf0', 'f0cf2b6f-4d28-4ebd-8620-705bdfd0b5c6', 'cffa8fe1-650d-4111-bc5c-8e25fc64fc41', '52e57f1c-4645-429b-9d46-f9367bae6559', 'f0cf2b6f-4d28-4ebd-8620-705bdfd0b5c6', '4f7aa766-4130-418a-a981-0def1a03878a', '1a558ad7-eb3f-40c5-8459-1dc065911a45', '1a558ad7-eb3f-40c5-8459-1dc065911a45', '1a558ad7-eb3f-40c5-8459-1dc065911a45', 'bd363434-bdcd-416d-ae47-565d850ee6c1', '1a558ad7-eb3f-40c5-8459-1dc065911a45', '89e45405-7d0c-49cc-806b-cc9baba5c15c', 'cac1b7ba-8bef-4862-9ca4-ab5ae09f902e', 'fa749e39-2afa-4ee5-9830-fc09536b30a1', '1a558ad7-eb3f-40c5-8459-1dc065911a45'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'f22796d1-1d2f-4a21-9a47-d26151040587', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '8f346735-a7a9-4679-83c7-ccc3c2dea3d4', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '19a93f7f-2179-42c2-a042-e530237dc75f', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
03526d29-a679-4f4f-95ff-45a6905e9ede | 2,014 | fr | Considérant en fait et en droit :
1.
Par arrêt du 17 mars 2014, la Chambre pénale du Tribunal cantonal de l'Etat de Fribourg a rejeté dans la mesure où ils étaient recevables, les recours de X._ et Y._ contre les ordonnances de non-entrée en matière rendues le 11 décembre 2013 sur leurs plaintes du 14 novembre 2013 contre A._.
2.
X._ et Y._ interjettent un recours en matière pénale au Tribunal fédéral contre l'arrêt cantonal dont ils réclament l'annulation.
3.
Les recourants reprochent à la Chambre pénale d'avoir statué sur leurs recours cantonaux alors qu'ils les auraient prétendument retirés par lettre datée du 24 décembre 2013.
3.1. Le Tribunal fédéral statue en principe sur la base des faits établis par l'autorité précédente (<ref-law>), sous réserve des cas prévus à l'<ref-law>. Le recourant ne peut critiquer la constatation de faits importants pour le jugement de la cause que si ceux-ci ont été établis en violation du droit au sens de l'<ref-law> ou de manière manifestement inexacte (<ref-law>), c'est-à-dire arbitraire, et si la correction du vice est susceptible d'influer sur le sort de la cause. La violation peut consister en un état de fait incomplet, car l'autorité précédente viole le droit matériel en n'établissant pas tous les faits pertinents pour l'application de celui-ci. L'appréciation des preuves est arbitraire lorsqu'elle est manifestement insoutenable, en contradiction avec le dossier, ou contraire au sens de la justice et de l'équité ou lorsque l'autorité ne tient pas compte, sans raison sérieuse, d'un élément propre à modifier la décision, se trompe sur le sens et la portée de celui-ci ou, se fondant sur les éléments recueillis, en tire des constatations insoutenables (<ref-ruling> consid. 4.3 p. 62 et les références). Il appartient au recourant de démontrer le caractère arbitraire par une argumentation motivée de manière précise répondant aux exigences de l'<ref-law> et en particulier 106 al. 2 LTF (<ref-ruling> consid. 4.1.2 p. 62).
3.2. Les recourants déclarent avoir retiré leurs plaintes et leurs recours par lettre du 24 décembre 2013 et joignent copie de celle-ci au recours fédéral. Ce faisant, ils ne se réfèrent pas à une pièce du dossier dont la Chambre cantonale aurait ignoré l'existence, la lettre du 24 décembre 2013 n'y figurant qu'en tant qu'annexe au recours fédéral. Ils n'invoquent aucun document susceptible d'établir l'envoi des prétendus retraits, ainsi que la réception de ceux-ci par le Tribunal cantonal. Cela étant, ils ne démontrent pas en quoi l'autorité précédente aurait omis de prendre en compte des pièces essentielles figurant aux dossiers et procédé ainsi à une constatation des faits et une appréciation des preuves arbitraires. Ils se contentent d'opposer une version divergente des faits à celles retenues par la juridiction cantonale. Pareille motivation est appellatoire et par conséquent irrecevable, de sorte que le recours, qui ainsi ne satisfait pas aux exigences de motivation, peut être écarté en application de l'<ref-law>.
4.
Les recourants, qui succombent, devront supporter les frais judiciaires (<ref-law>), réduits pour tenir compte de leur situation financière. | Par ces motifs, le Président prononce :
1.
Le recours est irrecevable.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis à la charge des recourants, solidairement entre eux.
3.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal cantonal de l'Etat de Fribourg, Chambre pénale.
Lausanne, le 2 décembre 2014
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : Mathys
La Greffière : Gehring | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['54df6482-97d7-47eb-afb1-1ccb9369cb89', '389f06c5-a0ab-44fb-9c1b-44b311e719ef'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
03527f22-b78a-4f6a-9d2f-bb0af54c7e5f | 2,009 | fr | Vu:
le recours constitutionnel subsidiaire interjeté par X._ contre le jugement du 23 septembre 2008 de la Cour suprême du canton de Berne (2ème Chambre civile de la Cour d'appel) constatant le défaut de paiement de l'avance de frais, déclarant l'affaire liquidée et rayant cette dernière du rôle;
l'ordonnance de la Présidente de la IIe Cour de droit civil du 2 février 2009 fixant au recourant un délai de dix jours pour effectuer une avance de frais de 1'000 fr., conformément à l'<ref-law>;
l'ordonnance présidentielle du 13 février 2009 invitant le recourant à verser l'avance de frais de 1'000 fr. dans le délai - non susceptible de prolongation - de dix jours, conformément à l'<ref-law>;
la lettre du recourant du 16 février 2009 qualifiant - sans autre motivation - l'ordonnance susmentionnée de "willkürlich und wiederspricht der Verfassung";
l'avis de la Caisse du Tribunal fédéral du 9 mars 2009, constatant que l'avance de frais n'a été ni payée ni créditée sur son compte postal et qu'aucune attestation de débit d'un compte postal ou bancaire correspondant au montant exigé ne lui est parvenue jusqu'à ce jour; | considérant:
que l'avance de frais n'ayant pas été versée dans le délai imparti (<ref-law>), le recours doit être déclaré irrecevable (<ref-law>), aux frais de son auteur (<ref-law>);
que l'invitation à payer l'avance de frais du 13 février 2009 est conforme à la Constitution;
qu'en la contestant, le recourant procède une nouvelle fois de façon abusive (<ref-law>);
que de nouvelles écritures du même genre, dont d'éventuelles demandes de révision abusives, dans la présente cause seront classées sans suite;
que la présente décision est du ressort du président de la cour (<ref-law>); | par ces motifs, la Présidente prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Cour suprême du canton de Berne (2ème Chambre civile de la Cour d'appel), ainsi qu'à l'Office des poursuites et des faillites du Jura bernois-Seeland.
Lausanne, le 10 mars 2009
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente: La Greffière:
Hohl Jordan | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
03529094-d1e7-46db-bffd-cd6302fa95b5 | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Der 1974 geborene H._ war als Teilzeit-Angestellter der Firma X._ bei den Winterthur Versicherungen (nachfolgend: Winterthur oder Beschwerdegegnerin) obligatorisch gegen Berufs- und Nichtberufsunfälle versichert, als er sich anlässlich der Teilnahme an einem Thaibox-Wettkampf am 24. Mai 2002 ein Schädelhirntrauma zuzog. Die Winterthur kürzte die im Zusammenhang mit diesem Unfall zu erbringenden Geldleistungen um 50 %, weil die Teilnahme an einem solchen Fullcontact-Wettkampf ein absolutes Wagnis darstelle (Verfügung vom 16. August 2002) und hielt daran mit Einspracheentscheid vom 23. Dezember 2003 fest.
A. Der 1974 geborene H._ war als Teilzeit-Angestellter der Firma X._ bei den Winterthur Versicherungen (nachfolgend: Winterthur oder Beschwerdegegnerin) obligatorisch gegen Berufs- und Nichtberufsunfälle versichert, als er sich anlässlich der Teilnahme an einem Thaibox-Wettkampf am 24. Mai 2002 ein Schädelhirntrauma zuzog. Die Winterthur kürzte die im Zusammenhang mit diesem Unfall zu erbringenden Geldleistungen um 50 %, weil die Teilnahme an einem solchen Fullcontact-Wettkampf ein absolutes Wagnis darstelle (Verfügung vom 16. August 2002) und hielt daran mit Einspracheentscheid vom 23. Dezember 2003 fest.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde des H._ wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Entscheid vom 23. August 2004 ab.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde des H._ wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Entscheid vom 23. August 2004 ab.
C. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde lässt H._ die ungekürzte Ausrichtung der Geldleistungen beantragen. Eventuell sei die Sache zu weiteren Abklärungen des Sachverhalts an die Winterthur zurückzuweisen. Auf den nachzuzahlenden Geldleistungen sei ein Verzugszins von 5 % zuzusprechen. Zudem sei die unentgeltliche Rechtspflege zu gewähren.
Während die Winterthur auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde schliesst, verzichtet das Bundesamt für Gesundheit (BAG) auf eine Vernehmlassung. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Das kantonale Gericht hat die Bestimmungen zum Begriff des Wagnisses (<ref-law> in Verbindung mit <ref-law>), welcher mit jenem identisch ist, der unter der Herrschaft des bis 31. Dezember 1983 in Kraft gestandenen KUVG gültig war, sowie die dazu entwickelte Rechtsprechung, welche zwischen absoluten und relativen Wagnissen unterscheidet (<ref-ruling> Erw. 1, 112 V 47 Erw. 2a und 300 Erw. 1b, je mit Hinweisen; siehe auch <ref-ruling> Erw. 3c und SVR 1997 UV Nr. 81 S. 294 Erw. 3a), zutreffend dargelegt. Darauf wird verwiesen.
1.2 Ergänzend ist auf RKUV 2001 Nr. U 424 S. 205 Erw. 2a hinzuweisen, wonach unter anderem die aktive Teilnahme an Boxwettkämpfen als absolutes Wagnis gilt. Ein solches liegt bei Handlungen vor, welche - unabhängig von der Ausbildung, der Vorbereitung, der Ausrüstung und den Fähigkeiten der versicherten Person - objektiv mit so grossen Gefahren verbunden sind, dass diese auch unter günstigsten Bedingungen nicht auf ein vernünftiges Mass reduziert werden können (<ref-ruling> Erw. 2a [= Pra 1987 Nr. 223 S. 761], RKUV 1996 Nr. U 250 S. 186; vgl. auch Morger, Wagnis im Rahmen neuer Freizeitbetätigungen und Sportarten, in: Collezione Assista, Festschrift aus Anlass des 30-jährigen Bestehens der Assista TCS SA, Genf 1998, S. 396 ff., insbesondere S. 403 mit Hinweisen).
1.2 Ergänzend ist auf RKUV 2001 Nr. U 424 S. 205 Erw. 2a hinzuweisen, wonach unter anderem die aktive Teilnahme an Boxwettkämpfen als absolutes Wagnis gilt. Ein solches liegt bei Handlungen vor, welche - unabhängig von der Ausbildung, der Vorbereitung, der Ausrüstung und den Fähigkeiten der versicherten Person - objektiv mit so grossen Gefahren verbunden sind, dass diese auch unter günstigsten Bedingungen nicht auf ein vernünftiges Mass reduziert werden können (<ref-ruling> Erw. 2a [= Pra 1987 Nr. 223 S. 761], RKUV 1996 Nr. U 250 S. 186; vgl. auch Morger, Wagnis im Rahmen neuer Freizeitbetätigungen und Sportarten, in: Collezione Assista, Festschrift aus Anlass des 30-jährigen Bestehens der Assista TCS SA, Genf 1998, S. 396 ff., insbesondere S. 403 mit Hinweisen).
2. Fest steht, dass der Versicherte die Kopfverletzung am 24. Mai 2002 während einem Thaibox-Wettkampf erlitt. Unbestritten ist sodann, dass bei diesem Fullcontact-Wettkampf Schläge mit Fäusten und Beinen, nicht aber Ellbogen erlaubt waren, dass der Beschwerdeführer diesen Wettkampf gewann und die Teilnehmer bei diesem Wettkampf Boxhandschuhe sowie einen Mund- und einen Tiefschutz, jedoch keinen Kopfschutz trugen. Schliesslich wird zu Recht von keiner Seite bestritten, dass es sich bei der aktiven Teilnahme an einem Thaibox-Wettkampf um ein absolutes Wagnis handelt.
2. Fest steht, dass der Versicherte die Kopfverletzung am 24. Mai 2002 während einem Thaibox-Wettkampf erlitt. Unbestritten ist sodann, dass bei diesem Fullcontact-Wettkampf Schläge mit Fäusten und Beinen, nicht aber Ellbogen erlaubt waren, dass der Beschwerdeführer diesen Wettkampf gewann und die Teilnehmer bei diesem Wettkampf Boxhandschuhe sowie einen Mund- und einen Tiefschutz, jedoch keinen Kopfschutz trugen. Schliesslich wird zu Recht von keiner Seite bestritten, dass es sich bei der aktiven Teilnahme an einem Thaibox-Wettkampf um ein absolutes Wagnis handelt.
3. Streitig ist die Kürzung der Geldleistungen um 50 % gestützt <ref-law> in Verbindung mit <ref-law>. Dabei ist zu prüfen, ob die Winterthur zu Recht auf die exakte Ermittlung des konkret schädigenden Schlages verzichtete.
3.1 Der Beschwerdeführer macht geltend, die ausgeübte Kampfsportart beinhalte harte Körperangriffe. Trete bei Einhaltung der Wettkampfregeln eine Verletzung ein, gehöre sie zu dem dieser Sportart inhärenten Risiko. Vorliegend habe der Versicherte jedoch durch den unerlaubten Einsatz des Ellbogens seines Wettkampfgegners eine schwere Körperverletzung im Sinne des Strafgesetzbuches erlitten. Diese sei eine adäquat kausale Folge der Regelverstösse des Wettkampfgegners, nicht aber des dieser Sportart innewohnenden Risikos. Die Beschwerdegegnerin habe es deshalb in Verletzung der ihr obliegenden Untersuchungspflicht unterlassen, rechtsgenüglich abzuklären, ob der Versicherte die Kopfverletzung bei regelkonformer Ausübung des Wettkampfes oder anlässlich einer schwerwiegenden Missachtung der Spielregeln erlitten habe. Die mit angefochtenem Entscheid geschützte Rechtsauffassung der Winterthur bedeute unter anderem einen Freipass des Schädigers für Körperverletzungen im Rahmen von (absoluten) Wagnissen und führe auch zu einem Ausschluss allfälliger Regressansprüche des Sozialversicherungsträgers gegenüber dem Schädiger.
3.2 Mit Verwaltung und Vorinstanz ist festzuhalten, dass in Bezug auf die Kürzung der Geldleistungen im Sinne von <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> wegen aktiver Teilnahme an einem Thaibox-Wettkampf hier die Frage, ob die konkrete Kopfverletzung auf einen Regelverstoss zurückzuführen ist, offen bleiben kann. Steht nämlich fest, dass ein Thaibox-Wettkampf als absolutes Wagnis gilt und der Gesundheitsschaden während der laufenden Wettkampfaustragung zugefügt wurde (Erw. 2 hievor), ist unerheblich, ob das erlittene Schädelhirntrauma durch einen regelkonformen Faustschlag ins nicht abgedeckte Gesicht oder durch einen regelwidrigen Ellbogenschlag an den ungeschützten Kopf eintrat. Denn wie beim Boxwettkampf (vgl. EVGE 1962 S. 282 Erw. 2) besteht auch beim Thaibox-Wettkampf das Hauptziel im Knock-out des Gegners. Dabei muss ein Wettkampf-Boxer das Risiko von regelwidrigen Angriffen seines Gegners in Kauf nehmen, im Wissen darum, dass es der Funktion des anwesenden Kampfrichters entspricht, gegen erfolgte Regelverstösse einzuschreiten und gegebenenfalls Sanktionen auszusprechen. Da die Teilnahme an einem Thaibox-Wettkampf objektiv mit so grossen Gefahren verbunden ist, welche auch unter günstigsten Bedingungen nicht auf ein vernünftiges Mass reduziert werden können (Erw. 1.2 hievor), ist hier für die Leistungskürzung nach <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> einzig vorauszusetzen, dass die schädigende Einwirkung während einer laufenden Kampfrunde erfolgte, unabhängig davon, ob der konkret verletzende Schlag regelkonform oder regelwidrig ausgeführt wurde. Dies gilt um so mehr als im Gegensatz zum normalen Boxwettkampf beim Thaibox-Wettkampf nicht nur Box-Schläge, sondern auch Tritttechniken mit den Füssen auf die Beine, zum Kopf und Körper sowie zum Rücken des Gegners hin zulässig sind und folglich das Verletzungsrisiko dementsprechend grösser ist.
3.3 Was der Beschwerdeführer im Übrigen gegen den vorinstanzlichen Entscheid vorbringt, ist nicht stichhaltig. Insbesondere gehört es nicht in den Zuständigkeitsbereich des Sozialversicherungsprozesses, die Frage nach der allfälligen strafrechtlichen Verantwortlichkeit des Wettkampfgegners des Versicherten zu beantworten. Sodann ist aus dem Umstand, dass die konkrete Ermittlung der zur Verletzungsfolge führenden Ursache (regelkonformer Box-Schlag oder regelwidriger Stoss mit dem Ellbogen) hier nicht von Bedeutung ist, nicht die Schlussfolgerung zu ziehen, Teilnehmer eines Thaibox-Wettkampfes könnten, ohne strafrechtliche und/oder zivilrechtliche Konsequenzen befürchten zu müssen, ihren Gegnern unter Missachtung der Spielregeln Körperverletzungen zufügen. Die hier zur Diskussion stehende Leistungskürzung bei Wagnissen basiert denn auch nicht auf pönalen Überlegungen (vgl. Morger, a.a.O., S. 402), sondern bezweckt lediglich, dass der Gesamtheit der Versicherten nicht die Übernahme der Schadensfolgen einer solchen, als absolutes Wagnis zu qualifizierenden Handlung zugemutet werden soll (<ref-ruling> Erw. 2a).
3.4 Steht nach dem Gesagten fest, dass die Beschwerdegegnerin im vorliegenden Fall zu Recht auf weitere Abklärungen in Bezug auf die genaue Ermittlung des für den Gesundheitsschaden ursächlichen Schlages verzichtete, ist der angefochtene Entscheid, womit die Vorinstanz die von der Winterthur verfügte Leistungskürzung infolge eines Wagnisses schützte, nicht zu beanstanden.
3.4 Steht nach dem Gesagten fest, dass die Beschwerdegegnerin im vorliegenden Fall zu Recht auf weitere Abklärungen in Bezug auf die genaue Ermittlung des für den Gesundheitsschaden ursächlichen Schlages verzichtete, ist der angefochtene Entscheid, womit die Vorinstanz die von der Winterthur verfügte Leistungskürzung infolge eines Wagnisses schützte, nicht zu beanstanden.
4. 4.1 Da es im vorliegenden Verfahren um Versicherungsleistungen geht, sind gemäss Art. 134 OG keine Gerichtskosten zu erheben. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege im Sinne der Befreiung von den Gerichtskosten erweist sich daher als gegenstandslos.
4.2 Die unentgeltliche Verbeiständung kann gewährt werden (Art. 152 OG in Verbindung mit Art. 135 OG), da die Bedürftigkeit aktenkundig ist, die Beschwerde nicht als aussichtslos zu bezeichnen und die Vertretung geboten war (<ref-ruling> Erw. 4a und 372 Erw. 5b, je mit Hinweisen). Es wird indessen ausdrücklich auf Art. 152 Abs. 3 OG aufmerksam gemacht, wonach die begünstigte Partei der Gerichtskasse Ersatz zu leisten haben wird, wenn sie später dazu im Stande ist. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Zufolge Gewährung der unentgeltlichen Verbeiständung wird Fürsprecherin Daniela Mathys, Bern, für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht aus der Gerichtskasse eine Entschädigung von Fr. 2500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) ausgerichtet.
3. Zufolge Gewährung der unentgeltlichen Verbeiständung wird Fürsprecherin Daniela Mathys, Bern, für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht aus der Gerichtskasse eine Entschädigung von Fr. 2500.- (einschliesslich Mehrwertsteuer) ausgerichtet.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Sozialversicherungsrechtliche Abteilung, und dem Bundesamt für Gesundheit (BAG) zugestellt.
Luzern, 9. Februar 2005
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der II. Kammer: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['021bf799-0045-47fc-b00e-31ee25fec591', '6f2dfe04-c219-4098-a4e6-9b892444a986', 'f7225b9a-a2c3-4e24-a704-3d4a1b1389db', 'c5fe4e71-5b3c-4c14-b088-c067ad8514ae', 'b4ed4a33-6ca7-463b-8a41-417d856ab05b', 'b2f7d018-be34-4815-9195-b59ae8146fbd'] |
03531397-3f9b-4896-b474-2e028bc0742b | 2,008 | fr | Faits:
A. S._, né en 1932, est au bénéfice d'une rente de vieillesse depuis décembre 1997. Par décision du 3 août 2004, la Caisse cantonale genevoise de compensation lui a alloué une rente de vieillesse de 836 fr. par mois avec effet au 1er septembre 2004. Elle l'informait que si sa situation matérielle ne couvrait pas ses besoins vitaux, il pouvait déposer une demande de prestations complémentaires auprès de l'Office cantonal des personnes âgées (OCPA) de Genève.
Le 7 septembre 2004, S._ a présenté une demande de prestations de l'assurance-invalidité. Il avisait l'Office cantonal de l'assurance-invalidité de Genève qu'il effectuait cette démarche à l'instigation de l'OCPA et que son incapacité de travail avait été entière d'août 1996 à août 1997 et de 50 % de septembre 1997 jusqu'à sa retraite. Il indiquait que le montant des prestations complémentaires augmentait s'il était au bénéfice de prestations de l'assurance-invalidité au moment de l'âge de la retraite et du début du droit à une rente de l'assurance-vieillesse et survivants.
L'office AI s'est renseigné auprès de l'OCPA à propos du droit à des prestations complémentaires. Dans une note du 27 septembre 2004, il a retenu qu'en ce qui concerne le droit à des prestations complémentaires fédérales, les conditions étaient identiques pour l'assuré, qu'il soit à l'assurance-invalidité ou non au moment où il percevait des prestations AVS. Il en allait autrement en ce qui concerne le droit à des prestations complémentaires cantonales, qui étaient plus élevées pour un invalide dont le droit était acquis lors du passage à l'AVS.
Le 14 décembre 2004, l'office AI a rendu une décision de constatation, dans laquelle il a admis une incapacité de travail de 100 % dès le mois d'août 1996 et de 50 % du mois d'août 1997 à fin novembre 1997 et nié pour cause de péremption tout droit de S._ à des prestations de l'assurance-invalidité.
Le 26 janvier 2005, S._ a formé opposition contre cette décision, en faisant valoir que son incapacité de travail était également de 100 % d'août à décembre 1997, les certificats médicaux attestant une incapacité de travail de 50 % pendant cette période ne reflétant pas vraiment la réalité.
Par décision datée du 10 janvier 1997 (recte: 2006), l'office AI a rejeté l'opposition.
B. S._ a formé recours contre cette décision devant le Tribunal cantonal des assurances sociales de la République et canton de Genève, en déclarant qu'il n'avait plus pu travailler depuis 1996 en raison de son état de santé. Le motif invoqué était que l'OCPA lui reconnaisse un degré d'invalidité de 70 % lors de son entrée en 1997.
Interpellé par la juridiction cantonale, le docteur O._, spécialiste FMH en cardiologie et en médecine interne à Genève et médecin traitant de S._, a estimé à 100 % l'incapacité de travail pour la période d'août à décembre 1997 (réponse du 21 septembre 2006).
Dans un avis médical du 24 octobre 2006, le docteur L._, médecin de l'office AI, a conclu qu'une activité de type sédentaire (bureau par exemple) pouvait être encore compatible à mi-temps en 1997.
Par jugement du 13 décembre 2006, le Tribunal cantonal des assurances sociales a rejeté le recours.
C. Le 30 janvier 2007, S._ a interjeté un recours de droit administratif contre ce jugement, en concluant, sous suite de dépens, à l'annulation de celui-ci. Il invitait le Tribunal fédéral à dire et constater qu'il présentait une incapacité de travail et de gain de 100 % entre août et décembre 1997. A titre subsidiaire, il demandait que la cause soit renvoyée à l'instance cantonale afin qu'elle procède à l'audition du docteur O._. Par lettre du 16 février 2007, il a produit un document du docteur O._ du 29 janvier 2007.
Le 7 mars 2007, le juge cantonal suppléant s'est déterminé sur le recours. | Considérant en droit:
1. 1.1 La loi sur le Tribunal fédéral du 17 juin 2005 (LTF; RS 173.110) est entrée en vigueur le 1er janvier 2007 (RO 2006 1205, 1242). L'acte attaqué ayant été rendu avant cette date, la procédure reste régie par l'OJ (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 1.2 p. 395).
1.2 Selon la jurisprudence (<ref-ruling>), on ne peut produire de pièces nouvelles après l'échéance du délai de recours, sauf dans le cadre d'un deuxième échange d'écritures. Il convient toutefois de réserver le cas où de telles pièces constituent des faits nouveaux importants ou des preuves concluantes au sens de l'art. 137 let. b OJ et pourraient dès lors justifier la révision de l'arrêt du tribunal.
L'écriture du recourant du 16 février 2007 a été produite après l'échéance du délai de recours et ne répond pas aux conditions prévues par la jurisprudence pour être cependant retenue.
2. Le Tribunal fédéral examine d'office les conditions dont dépend la qualité pour recourir et les conditions formelles de validité et de régularité de la procédure précédente, soit en particulier le point de savoir si c'est à juste titre que la juridiction cantonale est entrée en matière sur le recours. Aussi, lorsque l'autorité de première instance a ignoré qu'une condition mise à l'examen du fond du litige par le juge faisait défaut et a statué sur le fond, c'est un motif pour le tribunal, saisi de l'affaire, d'annuler d'office le jugement en question (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 95, 128 V 89 consid. 2a, 125 V 345 consid. 1a p. 347, 122 V 320 consid. 1 p. 322).
2.1 A qualité pour recourir quiconque est touché par la décision ou la décision sur opposition et a un intérêt digne d'être protégé à ce qu'elle soit annulée ou modifiée (<ref-law>). L'intérêt digne de protection déterminant la qualité pour recourir devant la juridiction cantonale doit être examiné selon les principes découlant de l'art. 103 let. a OJ (<ref-ruling> consid. 2.2 p. 390 s. et les références de jurisprudence et de doctrine).
Selon la jurisprudence, une autorité ne peut rendre une décision de constatation (<ref-law>; cf. aussi l'art. 25 al. 2 en liaison avec l'<ref-law>) que lorsque la constatation immédiate de l'existence ou de l'inexistence d'un rapport de droit est commandée par un intérêt digne de protection, à savoir un intérêt actuel de droit ou de fait, auquel ne s'opposent pas de notables intérêts publics ou privés, et à condition que cet intérêt digne de protection ne puisse pas être préservé au moyen d'une décision formatrice, c'est-à-dire constitutive de droits ou d'obligations (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 290, 126 II 300 consid. 2c p. 303 et les références). L'exigence d'un intérêt digne de protection vaut également lorsque l'autorité rend une décision de constatation non pas sur requête d'un administré mais d'office (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2.4 p. 391 s.).
2.2 Les premiers juges ont admis que le recourant avait un intérêt digne de protection à faire constater par la juridiction cantonale que le degré de son invalidité, au moment d'atteindre l'âge de sa retraite (novembre 1997), était supérieur au taux de 50 % retenu par l'office AI dans la décision sur opposition du 10 janvier 2006, plus particulièrement qu'il était de 70 % au moins. En effet, en matière de prestations cantonales complémentaires, auxquelles ont droit notamment les personnes qui sont au bénéfice d'une rente de l'assurance-invalidité (art. 2 al. 1 let. b LPCC) ou qui ont droit à des prestations complémentaires fédérales sans être au bénéfice d'une rente de l'assurance-invalidité (art. 2 al. 1 let. c LPCC), le degré de l'incapacité de gain fixé par l'assurance-invalidité lie l'OCPA (art. 32 LPCC). Selon les premiers juges, c'est à juste titre que l'intimé est entré en matière sur la demande de prestations du recourant tendant à faire constater le degré d'une invalidité éventuelle.
2.3 La compétence d'une autorité administrative ou d'un tribunal de se prononcer à titre préliminaire sur une question qui sort de son domaine, tant que l'autorité compétente à titre principal n'a pas rendu de décision à ce sujet, est généralement admise. Aussi longtemps que la compétence existe pour un examen et une décision en ce qui concerne la question préliminaire, il n'y a pas de place pour une décision de constatation sur la question préliminaire (Ulrich Meyer, Über die Zulässigkeit von Feststellungsverfügungen in der Sozialversicherungspraxis, in: Sozialversicherungsrechtstagung 2007, Universität St. Gallen, p. 49 ch. 4a et les références).
2.4 En l'espèce, la question préliminaire du degré d'invalidité peut être tranchée par l'OCPA dans une décision relative au droit du recourant à des prestations complémentaires. En effet, celui-ci est au bénéfice d'une rente de vieillesse depuis décembre 1997. Lorsqu'il a atteint l'âge lui permettant d'obtenir une prestation de personne âgée, il n'existait aucune décision de l'office AI sur son droit éventuel à une rente d'invalidité. Dès lors, il n'y a pas de place pour une décision de constatation portant sur le taux d'invalidité, attendu que la question du degré de l'incapacité de gain peut être tranchée à titre préliminaire par l'OCPA dans une décision relative au droit à des prestations complémentaires. Il n'y a donc aucun intérêt actuel à la constatation immédiate du taux d'invalidité du recourant.
Il s'ensuit que la décision sur opposition du 10 janvier 2006 ne satisfaisait pas à l'exigence de l'intérêt digne de protection et que l'autorité judiciaire de première instance ne devait pas entrer en matière sur le recours.
3. La procédure est onéreuse (art. 134 OJ dans sa teneur en vigueur dès le 1er juillet 2006). Le recourant, dont les conclusions portent sur le fond de la contestation, n'obtient pas gain de cause et supportera ainsi les frais judiciaires (art. 156 al. 1 en corrélation avec l'art. 135 OJ). Représenté par un avocat, il ne saurait non plus prétendre une indemnité de dépens pour l'instance fédérale (art. 159 al. 1 en liaison avec l'art. 135 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Dans la mesure où il est recevable, le recours de droit administratif est rejeté.
2. Le jugement du Tribunal cantonal des assurances sociales de la République et canton de Genève, du 13 décembre 2006, et la décision sur opposition de l'Office cantonal de l'assurance-invalidité de Genève du 10 janvier 2006 sont annulés.
3. Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., seront supportés par le recourant.
4. Le présent arrêt est communiqué aux parties, au Tribunal cantonal des assurances sociales de la République et Canton de Genève, à la Caisse cantonale genevoise de compensation et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 21 février 2008
Au nom de la IIe Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier:
Meyer Wagner | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['d6200880-8937-44c6-a989-931698cc8433', 'bc9afd25-298b-4d8b-8330-5d62fdb3b995', 'b45326e6-3588-48e6-94ef-0c75ad0f9b7c', '139760b5-0e4c-4a80-ae16-0de9893e8f5b', 'b36ac7bb-abe7-4ff2-b973-01f3d647c1c6', '139760b5-0e4c-4a80-ae16-0de9893e8f5b'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'd130972d-1421-4918-836c-c4feaeefa0c4', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', 'b8b47e6c-f619-4f6a-9346-63266c4aa41a', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', 'af0265d2-f759-4a21-86a3-978070b4d0f5'] |
0353aba1-a363-4a30-a7ca-90001f53edc6 | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Die X._ AG mit Sitz in A._ wurde mit Beschluss der Generalversammlung vom 28. Juli 2000 aufgelöst; sie firmiert neu als "X._ AG in Liquidation". Das Aktienkapital beträgt Fr. 50'000.--, eingeteilt in 50 voll liberierte Inhaberaktien zu je Fr. 1'000.--. Die Gesellschaft bezweckte vormals den Handel mit Metallprodukten aller Art, den Erwerb und die Veräusserung von Patenten, Beteiligungen und Immobilien.
Am 5. April 1995 führte die Eidgenössische Steuerverwaltung bei der X._ AG eine Buchprüfung durch. In der Folge forderte sie mit Steuerrechnung vom 15. Februar 2001 von der Gesellschaft Verrechnungssteuern im Betrag von Fr. 342'966.40 sowie Emissionsabgaben im Betrag von Fr. 17'423.10. Zur Begründung führte sie aus, die X._ AG habe ein Guthaben gegenüber der deutschen Firma "Y._ KG - Metallbearbeitung" (im Folgenden: deutsche Gruppengesellschaft) um Fr. 871'154.-- abgeschrieben; damit habe sie eine der Verrechnungssteuer unterliegende geldwerte Leistung erbracht. Gleichzeitig hätten ihre Aktionäre auf Forderungen in entsprechender Höhe verzichtet; das sei als verdeckte Kapitaleinlage zu werten und führe zur Erhebung einer Emissionsabgabe.
Am 27. November 2002 bestätigte die Eidgenössische Steuerverwaltung die Steuerschuld. Sie forderte die X._ AG in Liquidation auf, die Verrechnungssteuer und die Emissionsabgabe unverzüglich zu bezahlen (nebst Verzugszinsen und Betreibungskosten). Eine hiergegen erhobene Einsprache wies sie am 23. September 2003 ab.
Am 27. November 2002 bestätigte die Eidgenössische Steuerverwaltung die Steuerschuld. Sie forderte die X._ AG in Liquidation auf, die Verrechnungssteuer und die Emissionsabgabe unverzüglich zu bezahlen (nebst Verzugszinsen und Betreibungskosten). Eine hiergegen erhobene Einsprache wies sie am 23. September 2003 ab.
B. Die Eidgenössische Steuerrekurskommission hiess am 9. November 2004 eine Beschwerde der X._ AG in Liquidation teilweise gut und hob den Einspracheentscheid auf. Die Rekurskommission erwog, die Wertberichtigung des fraglichen Debitors um Fr. 871'154.45 sei im selben Ausmass zulasten des Kontokorrents "Aktionär" - und damit gar nicht erfolgswirksam - verbucht worden. Im Ergebnis liege eine Schuldübernahme durch den Aktionär vor und nicht eine Entreicherung der X._ AG in Liquidation. Selbst wenn eine geldwerte Leistung unterstellt werden müsste, wäre diese durch die verdeckte Kapitaleinlage seitens des Aktionärs kompensiert. Hingegen erachtete es die Rekurskommission als erwiesen, dass die X._ AG in den Jahren 1996 und 1997 gegenüber Aktionären oder Dritten darauf verzichtet hatte, für zur Verfügung gestellte Vermögenswerte einen angemessenen Zins zu verlangen; insofern habe sie eine der Verrechnungssteuer unterliegende geldwerte Leistung erbracht. Die Rekurskommission bezifferte die geschuldete Steuer mit Fr. 38'062.50 (nebst Verzugszins) und beseitigte für diesen Betrag den von der X._ AG in Liquidation im Betreibungsverfahren erhobenen Rechtsvorschlag.
B. Die Eidgenössische Steuerrekurskommission hiess am 9. November 2004 eine Beschwerde der X._ AG in Liquidation teilweise gut und hob den Einspracheentscheid auf. Die Rekurskommission erwog, die Wertberichtigung des fraglichen Debitors um Fr. 871'154.45 sei im selben Ausmass zulasten des Kontokorrents "Aktionär" - und damit gar nicht erfolgswirksam - verbucht worden. Im Ergebnis liege eine Schuldübernahme durch den Aktionär vor und nicht eine Entreicherung der X._ AG in Liquidation. Selbst wenn eine geldwerte Leistung unterstellt werden müsste, wäre diese durch die verdeckte Kapitaleinlage seitens des Aktionärs kompensiert. Hingegen erachtete es die Rekurskommission als erwiesen, dass die X._ AG in den Jahren 1996 und 1997 gegenüber Aktionären oder Dritten darauf verzichtet hatte, für zur Verfügung gestellte Vermögenswerte einen angemessenen Zins zu verlangen; insofern habe sie eine der Verrechnungssteuer unterliegende geldwerte Leistung erbracht. Die Rekurskommission bezifferte die geschuldete Steuer mit Fr. 38'062.50 (nebst Verzugszins) und beseitigte für diesen Betrag den von der X._ AG in Liquidation im Betreibungsverfahren erhobenen Rechtsvorschlag.
C. Die Eidgenössische Steuerverwaltung hat am 8. Dezember 2004 Verwaltungsgerichtsbeschwerde beim Bundesgericht erhoben. Sie beantragt, den Entscheid der Rekurskommission vom 9. November 2004 aufzuheben. Ferner sei festzusetzen, dass die X._ AG in Liquidation schulde: Fr. 342'966.40 Verrechnungssteuer (nebst Verzugszins), Fr. 17'423.10 Emissionsabgabe (nebst Verzugszins) sowie Fr. 233.-- Betreibungskosten. Die Beschwerdeführerin rügt sinngemäss eine Verletzung von Bundesrecht.
C. Die Eidgenössische Steuerverwaltung hat am 8. Dezember 2004 Verwaltungsgerichtsbeschwerde beim Bundesgericht erhoben. Sie beantragt, den Entscheid der Rekurskommission vom 9. November 2004 aufzuheben. Ferner sei festzusetzen, dass die X._ AG in Liquidation schulde: Fr. 342'966.40 Verrechnungssteuer (nebst Verzugszins), Fr. 17'423.10 Emissionsabgabe (nebst Verzugszins) sowie Fr. 233.-- Betreibungskosten. Die Beschwerdeführerin rügt sinngemäss eine Verletzung von Bundesrecht.
D. Die X._ AG in Liquidation beantragt, die Beschwerde abzuweisen. Die Eidgenössische Steuerrekurskommission hat auf eine Vernehmlassung verzichtet. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Der angefochtene Entscheid der Eidgenössischen Steuerrekurskommission unterliegt der Verwaltungsgerichtsbeschwerde an das Bundesgericht (Art. 97 ff. OG in Verbindung mit Art. 43 Abs. 1 des Bundesgesetzes vom 13. Oktober 1965 über die Verrechnungssteuer [VStG; SR 642.21] bzw. Art. 40 Abs. 1 des Bundesgesetzes vom 27. Juni 1973 über die Stempelabgaben [StG; SR 641.10]). Die Eidgenössische Steuerverwaltung ist zur Beschwerdeführung legitimiert (Art. 103 lit. b OG, <ref-law> bzw. Art. 40 Abs. 2 StG). Auf die frist- und formgerecht eingereichte Beschwerde (vgl. Art. 106 und 108 OG) ist einzutreten.
1.2 Mit der Verwaltungsgerichtsbeschwerde können die Verletzung von Bundesrecht einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens (Art. 104 lit. a OG) sowie die unrichtige oder unvollständige Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts (Art. 104 lit. b OG) gerügt werden. Hat - wie hier - als Vorinstanz eine richterliche Behörde entschieden, so ist das Bundesgericht an deren Sachverhaltsfeststellung gebunden, wenn der Sachverhalt nicht offensichtlich unrichtig oder unvollständig oder unter Verletzung wesentlicher Verfahrensvorschriften ermittelt worden ist (Art. 105 Abs. 2 OG).
1.3 Das Bundesgericht wendet im verwaltungsgerichtlichen Beschwerdeverfahren das Bundesrecht von Amtes wegen an; es ist gemäss Art. 114 Abs. 1 OG an die von den Parteien vorgebrachten Begründungen nicht gebunden und kann die Beschwerde auch aus andern als den geltend gemachten Gründen gutheissen oder abweisen (statt vieler: <ref-ruling> E. 3.4 S. 188, mit Hinweisen).
1.3 Das Bundesgericht wendet im verwaltungsgerichtlichen Beschwerdeverfahren das Bundesrecht von Amtes wegen an; es ist gemäss Art. 114 Abs. 1 OG an die von den Parteien vorgebrachten Begründungen nicht gebunden und kann die Beschwerde auch aus andern als den geltend gemachten Gründen gutheissen oder abweisen (statt vieler: <ref-ruling> E. 3.4 S. 188, mit Hinweisen).
2. Der Bund erhebt gestützt auf <ref-law> (unter anderem) auf Wertpapieren eine Stempelsteuer und (unter anderem) auf dem Ertrag beweglichen Kapitalvermögens eine Verrechnungssteuer (Art. 1 Abs. 1 lit. a StG bzw. <ref-law>).
2.1 Gegenstand der Stempelsteuer (Emissionsabgabe) ist unter anderem die entgeltliche oder unentgeltliche Begründung oder Erhöhung des Nennwertes von Beteiligungsrechten in Form von Aktien inländischer Aktiengesellschaften und Kommanditaktiengesellschaften (Art. 5 Abs. 1 lit. a StG). Der Begründung solcher Beteiligungsrechte gleichgestellt sind Zuschüsse, welche die Gesellschafter oder Genossenschafter ohne entsprechende Gegenleistung an die Gesellschaft oder Genossenschaft erbringen, ohne dass das im Handelsregister eingetragene Gesellschaftskapital oder der einbezahlte Betrag der Genossenschaftsanteile erhöht wird (Art. 5 Abs. 2 lit. a StG).
Als Zuschüsse gelten auch Forderungsverzichte der Aktionäre (Conrad Stockar, Übersicht und Fallbeispiele zu den Stempelabgaben und zur Verrechnungssteuer, 3. Aufl., Therwil/Basel 2000, Ziff. 5.12 S. 23; Fallbeispiele 4 und 27; Conrad Stockar/Hans Peter Hochreutener, Die Praxis der Bundessteuern, II. Teil: Stempelabgaben und Verrechnungssteuer, Bd. 1, Nrn. 2, 13 und 21 zu Art. 5 Abs. 2 lit. a StG). Nicht der Emissionsabgabe unterliegen dagegen Zuwendungen der Aktionäre, welche - zumindest wirtschaftlich betrachtet - auf einer Gegenleistung der Gesellschaft beruhen (ASA 56 S. 141 E. 2 S. 143).
2.2 Der Verrechnungssteuer unterliegt unter anderem der Kapitalertrag der von einem Inländer ausgegebenen Aktien (<ref-law>). Als solcher Ertrag gilt jede geldwerte Leistung der Gesellschaft an Inhaber von Beteiligungsrechten oder an ihnen nahestehende Dritte, die sich nicht als Rückzahlung der im Zeitpunkt der Leistung bestehenden Anteile am einbezahlten Grund- oder Stammkapital darstellt (Art. 20 Abs. 1 der Verrechnungssteuerverordnung vom 19. Dezember 1966 [SR 642.211]).
<ref-law> ist eine Steuernorm mit wirtschaftlichen Anknüpfungspunkten und deshalb unter Berücksichtigung des wirtschaftlichen Charakters auszulegen (ASA 64 S. 493 E. 2c S. 496 f., mit Hinweisen). Entsprechend sind geldwerte Leistungen im Sinn dieser Bestimmung nach der Rechtsprechung immer dann anzunehmen, wenn (a) die Gesellschaft keine oder keine gleichwertige Gegenleistung erhält, (b) der Aktionär direkt oder indirekt (z.B. über eine ihm nahe stehende Person oder Unternehmung) einen Vorteil erhält, der einem Dritten unter gleichen Bedingungen nicht zugebilligt worden wäre, die Leistung also insofern ungewöhnlich ist, und (c) der Charakter dieser Leistung für die Gesellschaftsorgane erkennbar war (statt vieler: ASA 69 S. 202 E. 2b S. 204, mit Hinweisen). Nicht zu den geldwerten Leistungen gehören diejenigen Zuwendungen, die eine Gesellschaft ihren Aktionären oder nahe stehenden Personen auf anderer Rechtsgrundlage als dem Beteiligungsverhältnis erbringt (ASA 69 S. 202 E. 2d S. 204, mit Hinweisen).
<ref-law> ist eine Steuernorm mit wirtschaftlichen Anknüpfungspunkten und deshalb unter Berücksichtigung des wirtschaftlichen Charakters auszulegen (ASA 64 S. 493 E. 2c S. 496 f., mit Hinweisen). Entsprechend sind geldwerte Leistungen im Sinn dieser Bestimmung nach der Rechtsprechung immer dann anzunehmen, wenn (a) die Gesellschaft keine oder keine gleichwertige Gegenleistung erhält, (b) der Aktionär direkt oder indirekt (z.B. über eine ihm nahe stehende Person oder Unternehmung) einen Vorteil erhält, der einem Dritten unter gleichen Bedingungen nicht zugebilligt worden wäre, die Leistung also insofern ungewöhnlich ist, und (c) der Charakter dieser Leistung für die Gesellschaftsorgane erkennbar war (statt vieler: ASA 69 S. 202 E. 2b S. 204, mit Hinweisen). Nicht zu den geldwerten Leistungen gehören diejenigen Zuwendungen, die eine Gesellschaft ihren Aktionären oder nahe stehenden Personen auf anderer Rechtsgrundlage als dem Beteiligungsverhältnis erbringt (ASA 69 S. 202 E. 2d S. 204, mit Hinweisen).
3. Die Beschwerdegegnerin hat in ihrer Buchhaltung ein Guthaben gegenüber ihrer deutschen Gruppengesellschaft tiefer bewertet und gleichzeitig die Position "KK Aktionär" um den entsprechenden Betrag verringert. Umstritten ist, ob diese Vorgänge die von der Beschwerdeführerin festgestellten Steuerfolgen (Verrechnungssteuer, Emissionsabgabe) auslösen. Nicht mehr umstritten ist hingegen, dass die Beschwerdegegnerin aufgrund von Zinsverzichten gegenüber Aktionären und Dritten Verrechnungssteuern (gemäss angefochtenem Entscheid Fr. 38'062.50, nebst Verzugszins) bezahlen muss.
3.1 Aus den Akten ergibt sich, dass die Beschwerdegegnerin ihre Debitoren 1996 um Fr. 871'154.45 tiefer bewertet hat, wobei dazu vermerkt wurde "Abschreibung Y._ KG, infolge Steueruntersuchung in BRD". Um den gleich hohen Betrag wurde sodann das Konto "KK Aktionäre" verringert, ebenfalls mit dem Vermerk "Abschreibung Y._ KG, infolge Steueruntersuchung in BRD". Die Tieferbewertung der Debitoren wurde damit erfolgsneutral verbucht, indem Aktiven (Debitoren) und Passiven (Aktionärsdarlehen) im gleichen Ausmass reduziert wurden.
Die Beschwerdeführerin macht geltend, die vorgenommene buchmässige Behandlung verletze elementare Grundsätze einer korrekten Buchführung. Bei sachgerechter Verbuchung hätte sich die Abschreibung erfolgswirksam auswirken und der Forderungsverzicht der Aktionäre hätte zu einem ausserordentlichen Ertrag führen müssen. Die Beschwerdegegnerin habe einfach "kurz geschlossen" bzw. eine unzulässige Nettoverbuchung vorgenommen. Eine solche Verrechnung sei gesetzwidrig, und auch die Saldierung eines ausserordentlichen Aufwandes mit einem ausserordentlichen Ertrag sei nicht statthaft.
Demgegenüber sind nach Auffassung der Vorinstanz die Tieferbewertung der Debitoren auf der einen und der Forderungsverzicht der Aktionäre auf der andern Seite nicht isoliert zu beurteilen: Relevant sei, dass die Aktionäre der Beschwerdegegnerin dieser gegenüber die Schulden der deutschen Gruppengesellschaft übernommen und darauf diese übernommene Schuld mit eigenen Forderungen gegenüber der Beschwerdegegnerin verrechnet hätten. Aufgrund der Verbuchungsweise habe die Beschwerdegegnerin effektiv keinen erfolgswirksamen Aufwand zugunsten einer andern Gruppengesellschaft getragen.
3.2 Vorinstanz und Beschwerdeführerin sind sich darin einig, dass eine Abschreibung des Guthabens gegenüber der deutschen Gruppengesellschaft geschäftsmässig nicht begründet gewesen wäre oder dass es zumindest am Nachweis hierfür fehlen würde. Hätte die Beschwerdegegnerin tatsächlich eine solche Abschreibung erfolgswirksam vorgenommen, so hätte diese deshalb als geldwerte Leistung an eine nahe stehende Unternehmung ohne entsprechende Gegenleistung mit der Verrechnungssteuer erfasst werden müssen (vgl. oben E. 2.2).
Es trifft auch zu, dass nach ordnungsgemässer Rechnungslegung Aktiven und Passiven sowie Aufwand und Ertrag grundsätzlich nicht verrechnet werden dürfen (<ref-law>). Ausnahmen von diesem Verrechnungsverbot sollen nach herrschender Lehre nur zulässig sein, wenn der zivilrechtliche Tatbestand der Verrechnung im Sinn von <ref-law> erfüllt ist (vgl. Peter Böckli, Schweizer Aktienrecht, 3. Aufl., Zürich/Basel/Genf 2004, Rz. 144, mit Hinweisen). Der Beschwerdeführerin ist deshalb beizupflichten, dass im Fall einer Abschreibung der Debitorenforderung eine Verrechnung mit dem Aktionärsguthaben schon deshalb nicht möglich gewesen wäre, weil Gläubiger und Schuldner der zu kompensierenden Forderungen nicht identisch sind; der Hinweis der Vorinstanz auf <ref-ruling> E. 4c S. 28 f. vermag daran nichts zu ändern. Ob jedoch die Beschwerdegegnerin überhaupt eine Abschreibung vornehmen wollte, ist aber gerade umstritten. Im Folgenden ist deshalb zu prüfen, wie die fraglichen Transaktionen (Tieferbewertung Debitoren/Reduktion Aktionärsdarlehen) zu interpretieren sind.
3.3 Zwischen den beiden Transaktionen besteht insofern ein augenfälliger Zusammenhang, als sie zwei gleich hohe Beträge (je Fr. 871'154.45) betreffen und mit dem wörtlich gleich lautenden Buchungsvermerk versehen sind. In den Buchungsvermerken ist zwar jeweils von "Abschreibung" die Rede, die Tieferbewertung der Debitoren und der Forderungsverzicht der Aktionäre wurden jedoch, wie erwähnt, erfolgsneutral verbucht; die Verbuchungsweise spricht insoweit gegen eine "Abschreibung". Für die Vorinstanz soll sich denn auch aus den Büchern und den Erläuterungen der Beschwerdegegnerin im Verfahren "unzweifelhaft" ergeben, dass deren Aktionäre die Schuld der deutschen Gruppengesellschaft übernommen und mit eigenen Forderungen verrechnet hätten.
Einen solch eindeutigen Schluss lassen die Akten indessen nicht zu; insbesondere finden sich darin keine Angaben zu einer allfälligen Schuldübernahme (im Sinn von <ref-law>). Abgesehen vom aufgezeigten Widerspruch zwischen Buchungsvermerk und vorgenommener Buchung schaffen auch die verschiedenen Erklärungsversuche der Beschwerdegegnerin keine Klarheit. So werden etwa die Umbuchungen des Debitorenkontos (Bestand per 31. Dezember 1995: Fr. 2'371'154.45; per 31. Dezember 1996: Fr. 0.--; per 31. Dezember 1997: Fr. 1'500'000.--) in Zusammenhang mit einem Geschäft einer tschechischen Gruppengesellschaft gebracht. In der Einsprache vom 14. März 2001 wird demgegenüber behauptet, die Bezeichnung "Beteiligung Tschechoslowakei" (Betrag: Fr. 1'500'000.--) im Jahresabschluss 1996 sei "falsch"; es handle sich vielmehr um einen Debitor. Das Konto "Debitor" wiederum sei aus den verbuchten Provisionszahlungen der deutschen Gruppengesellschaft (samt entsprechenden Zinserträgen) entstanden. Bei einer Steuerrevision durch das deutsche Finanzamt seien diese Zahlungen und Erträge nicht akzeptiert und der deutschen Gruppengesellschaft aufgerechnet worden.
3.4 Trotz der zum Teil widersprüchlichen Angaben der Beschwerdegegnerin und trotz der nach ihren eigenen Worten "etwas eigentümlichen Art der Buchführung" enthalten die Akten rechtsgenügende Anhaltspunkte dafür, dass eine Abschreibung in Wirklichkeit nicht gewollt war. Die Beschwerdegegnerin hat in der Einsprache vom 14. Mai 2001 gegenüber der Beschwerde führenden Steuerverwaltung erklärt - und diesen Standpunkt im Verfahren konsequent vertreten -, sie sei nicht damit einverstanden gewesen, dass sie erfolgswirksam eine Wertberichtigung des Debitors (um Fr. 871'154.45) als Abschreibung tragen solle; deshalb sei die Wertberichtigung zulasten des Kontokorrents "Aktionär" verbucht worden. Aktenmässig belegt ist ferner, dass das deutsche Finanzamt im Zuge einer Steueruntersuchung Provisionszahlungen der deutschen Gruppengesellschaft an die Beschwerdegegnerin nicht als Aufwand akzeptiert und jener Gesellschaft aufgerechnet hat; die Summe der aufgerechneten Beträge (Fr. 853'775.--) entspricht in etwa dem Wert, um den die Beschwerdegegnerin das Debitorenkonto tiefer bewertet hat. Sowohl in der Einsprache als auch im jeweiligen Buchungsvermerk wird denn auch ausdrücklich auf die "Steuerangelegenheit in Deutschland" hingewiesen.
Mit Bezug auf die umstrittene Tieferbewertung des Kontos "Debitoren" lassen die Akten damit insgesamt den Schluss zu, dass einerseits die Beschwerdegegnerin nicht auf eine Forderung gegenüber ihrer deutschen Gruppengesellschaft verzichten wollte - und tatsächlich auch nicht verzichtet hat - und dass anderseits die Aktionäre die betreffende Forderung an Stelle der Schuldnerin durch Verrechnung mit ihren Aktionärsguthaben gegenüber der Beschwerdegegnerin getilgt haben. Dieses Vorgehen stimmt mit der erfolgsneutral vorgenommenen Verbuchung der Transaktionen überein. Zudem macht es auch wirtschaftlich durchaus Sinn, nachdem feststand, dass die Provisionszahlungen der deutschen Gruppengesellschaft (Debitorin) an die Beschwerdegegnerin steuerlich nicht anerkannt und folglich aufgerechnet würden.
Mit Bezug auf die umstrittene Tieferbewertung des Kontos "Debitoren" lassen die Akten damit insgesamt den Schluss zu, dass einerseits die Beschwerdegegnerin nicht auf eine Forderung gegenüber ihrer deutschen Gruppengesellschaft verzichten wollte - und tatsächlich auch nicht verzichtet hat - und dass anderseits die Aktionäre die betreffende Forderung an Stelle der Schuldnerin durch Verrechnung mit ihren Aktionärsguthaben gegenüber der Beschwerdegegnerin getilgt haben. Dieses Vorgehen stimmt mit der erfolgsneutral vorgenommenen Verbuchung der Transaktionen überein. Zudem macht es auch wirtschaftlich durchaus Sinn, nachdem feststand, dass die Provisionszahlungen der deutschen Gruppengesellschaft (Debitorin) an die Beschwerdegegnerin steuerlich nicht anerkannt und folglich aufgerechnet würden.
4. Der angefochtene Entscheid ist, mit der vorliegenden modifizierten Begründung, im Ergebnis nicht zu beanstanden. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde ist demnach abzuweisen.
Die Beschwerdeführerin, die finanzielle Interessen wahrnimmt, hat bei diesem Ausgang die Kosten des Verfahrens vor Bundesgericht zu tragen (Art. 156 Abs. 2 in Verbindung mit Art. 153 und 153a OG). Sie hat der Beschwerdegegnerin zudem eine Parteientschädigung auszurichten (Art. 159 Abs. 2 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 4'000.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 4'000.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Die Beschwerdeführerin hat der Beschwerdegegnerin für das bundesgerichtliche Verfahren eine Parteientschädigung von Fr. 4'000.-- auszurichten.
3. Die Beschwerdeführerin hat der Beschwerdegegnerin für das bundesgerichtliche Verfahren eine Parteientschädigung von Fr. 4'000.-- auszurichten.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und der Eidgenössischen Steuerrekurskommission schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 8. Juli 2005
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['dc5a104f-6302-4ea8-9d75-2591840465cb', '61fe25e8-098b-4b30-85df-0136b54f6b24'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', '52e787b2-71e9-4d04-8d9c-88c7b90ddabd', '4738900e-913c-40d8-84a7-72b6d9aac29b', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '20c5b4ba-74e1-4f17-b71a-72c2a0225643', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
0353c98b-37a6-4533-ae90-3884da79f5ae | 2,005 | fr | Faits:
A. C._ (ci-après: l'assujetti ou l'intimé) exploite l'entreprise individuelle D._ (ci-après: l'entreprise), à M._, qui organise des voyages en autocar en Suisse et à l'étranger. A ce titre, il est immatriculé dans le registre des assujettis à la taxe sur la valeur ajoutée (ci-après: TVA) depuis le 1er janvier 1995.
B. Du 6 au 8 octobre 1999, l'Administration fédérale des contributions, Division principale de la taxe sur la valeur ajoutée (ci-après: l'Administration fédérale ou la recourante) a effectué auprès de l'entreprise un contrôle fiscal portant sur la période allant du 1er janvier 1995 au 30 juin 1999 (du 1er trimestre 1995 au 2ème trimestre 1999). A la suite de ce contrôle, a été établi le décompte complémentaire no 154'411 d'un montant de 13'107 fr., qui correspondait à des reprises portant notamment sur les points suivants:
- l'impôt préalable payé à l'achat d'un tracteur de la société E._ SA avait été indûment mis en compte sur la base d'une quittance incomplète (reprise de 854 fr. 45); celui lié à l'achat d'un véhicule Fiat Ulysse, utilisé en partie à des fins privées, avait été mis en compte à 100%, alors qu'il pouvait être déduit seulement à concurrence de 50% (reprise de 1'214 fr. 50);
- les factures se rapportant à des prestations de services exonérées totalement (voyages organisés entièrement à l'étranger) ou partiellement (voyages effectués au moins en partie à l'étranger) comportaient la mention « TVA 6,5% incluse » pour l'entier de la somme; l'assujetti n'avait décompté la TVA que sur la part des prestations qui n'était pas exonérée (reprise de 3'121 fr. 75);
- la TVA sur les prestations à soi-même correspondant à la part privée de l'utilisation du véhicule Fiat Ulysse n'avait pas été acquittée (reprise de 1'320 fr. 90 [1'154.40 + 166.50]).
Le décompte complémentaire a été confirmé par décision du 7 décembre 2000, puis sur réclamation le 25 septembre 2001.
C._ a interjeté recours contre cette décision devant la Commission fédérale de recours en matière de contributions (ci-après: la Commission de recours).
Par décision du 8 septembre 2003, la Commission de recours a partiellement admis le recours. Elle l'a rejeté s'agissant de la déduction de l'impôt préalable lié à l'acquisition du véhicule Fiat Ulysse. Pour le reste, elle a annulé la décision attaquée et retourné le dossier à l'Administration fédérale pour qu'elle procède dans le sens des considérants et rende une nouvelle décision.
C. Agissant par la voie du recours de droit administratif, l'Administration fédérale demande au Tribunal fédéral, sous suite de frais et dépens, d'annuler la décision attaquée et de rétablir la décision sur réclamation du 25 septembre 2001. Elle dénonce une violation des art. 5, 8 al. 1 lettre a, 28 al. 1 et 29 al. 1 de l'ordonnance du 22 juin 1994 régissant la taxe sur la valeur ajoutée (OTVA; RO 1994 p. 1464 et les modifications ultérieures) et 63 PA.
La Commission de recours a renoncé à déposer des observations. L'intimé n'a pas donné suite à l'invitation qui lui a été faite de se déterminer. | Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. 1.1 Dirigé contre une décision finale qui a été prise par une commission fédérale de recours (art. 98 lettre e OJ) et qui est fondée sur le droit public fédéral, le présent recours, qui a été déposé en temps utile et dans les formes prescrites par la loi, est en principe recevable en vertu des art. 97 ss OJ ainsi que des art. 54 al. 1 de l'ordonnance régissant la taxe sur la valeur ajoutée et 66 al. 1 de la loi fédérale du 2 septembre 1999 régissant la taxe sur la valeur ajoutée (loi sur la TVA, LTVA; RS 641.20).
En vertu des <ref-law> et 66 al. 2 LTVA, l'Administration fédérale a qualité pour recourir (art. 103 lettre b OJ).
1.2 Nonobstant ses conclusions formelles, la recourante ne conteste pas la décision de l'autorité intimée s'agissant de la déduction de l'impôt préalable lié à l'acquisition du véhicule Fiat Ulysse, point sur lequel celle-ci a rejeté le recours de C._. Cette question n'a donc plus à être examinée.
2. L'ordonnance régissant la taxe sur la valeur ajoutée, entrée en vigueur le 1er janvier 1995, a été remplacée par la loi fédérale du même nom, du 2 septembre 1999, entrée en vigueur le 1er janvier 2001. Selon l'<ref-law>, les dispositions abrogées et leurs dispositions d'exécution restent applicables, sous réserve d'exceptions non réalisées en l'espèce, à tous les faits et rapports juridiques ayant pris naissance au cours de leur durée de validité. L'ordonnance régissant la taxe sur la valeur ajoutée s'applique dès lors au présent litige, qui porte sur des périodes fiscales allant du 1er trimestre 1995 au 2ème trimestre 1999.
3. 3.1 L'<ref-law> énonce les conditions générales de la déduction de l'impôt préalable. A son alinéa 1er, il dispose que, si l'assujetti utilise des biens ou des prestations de services pour un des buts indiqués au 2e alinéa (parmi ceux-ci figurent les livraisons et les prestations de services imposables), il peut déduire, dans son décompte, notamment les montants d'impôt préalable que d'autres assujettis lui ont facturés, conformément à l'article 28, pour des livraisons et des prestations de services.
3.2 Intitulé « Facturation et transfert de l'impôt », l'<ref-law> dispose notamment ce qui suit:
«1 Pour sa livraison ou sa prestation de services, l'assujetti doit, sur demande du destinataire assujetti à l'impôt, dresser une facture portant les indications suivantes:
a. son nom, son adresse, ainsi que son numéro d'immatriculation au registre des contribuables;
b. le nom et l'adresse du destinataire de la livraison ou de la prestation de services;
c. la date ou la période de la livraison ou de la prestation de services;
d. le genre, l'objet et l'importance de la livraison ou de la prestation de services;
e. la contre-prestation pour la livraison ou la prestation de services;
f. le montant de l'impôt dû sur la contre-prestation. Si l'impôt est inclus dans la contre-prestation, l'assujetti peut n'indiquer que le taux de l'impôt. [...]
3 Les notes de crédit et autres documents qui, dans la marche habituelle des affaires, remplacent les factures, leur sont assimilés si les indications prescrites au 1er alinéa y figurent.
4 Quiconque n'est pas immatriculé au registre des contribuables [...] n'a le droit de mentionner l'impôt ni sur les étiquettes, listes de prix ou offres analogues, ni dans les factures.»
Selon les Instructions 1997 à l'usage des assujettis TVA (ci-après: les Instructions 1997), éditées par l'Administration fédérale, le destinataire de la prestation doit s'assurer à la réception des factures que celles-ci contiennent toutes les indications prescrites et soient exactes. Lorsque tel n'est pas le cas, les factures doivent être retournées, avant paiement, pour être rectifiées. Une fois le paiement effectué, les factures ne peuvent plus être modifiées, « car il s'agit d'une opération commerciale close » (ch. 779a).
3.3 Lorsqu'il apparaît à l'occasion d'un contrôle fiscal qu'une facture n'est pas conforme aux exigences de l'<ref-law>, l'Administration fédérale donne la possibilité au destinataire de la prestation de régulariser la situation en lui adressant un formulaire 1310 (intitulé « Attestation du fournisseur de la prestation au bénéficiaire de la prestation afin de faire valoir la déduction ultérieure de l'impôt préalable, malgré une facturation formellement insuffisante », actuellement formulaire 1550) - à établir par le prestataire -, en vue d'obtenir tout de même la déduction de l'impôt préalable. Cette possibilité n'existe toutefois que si la facture est viciée par l'absence d'un ou de plusieurs des éléments suivants, qui ne sont pas essentiels: numéro d'immatriculation du prestataire, date ou période de la livraison ou de la prestation de services, genre, objet et importance de la livraison ou de la prestation de services ainsi que taux de l'impôt (Camenzind/Honauer/Vallender, Handbuch zum Mehrwertsteuergesetz, 2ème éd., Berne/Stuttgart/Vienne 2003, n. 1337; Ueli Mauser in Kompetenzzentrum MWST der Treuhand-Kammer [édit.], mwst.com, Kommentar zum Bundesgesetz über die Mehrwertsteuer, Bâle/Genève/Munich 2000, n. 29 ad <ref-law> [qui ne mentionne toutefois pas le genre, l'objet et l'importance de la livraison ou prestation de services]; cf. aussi arrêts 2A.399/2002 et 2A.406/2002 du 31 mars 2003, respectivement consid. 4.2.2 et 4.3). En revanche, les noms et adresses du prestataire et du destinataire, ainsi que la contre-prestation et le montant de l'impôt dû constituent des éléments essentiels dont le défaut d'indication sur les factures ne peut être régularisé (Camenzind/Honauer/Vallender, loc. cit.).
3.4 L'art. 29 alinéa 5 OTVA a la teneur suivante:
«Si l'assujetti sait ou, par un examen soigneux, aurait dû savoir que celui qui lui a délivré une facture conforme à l'article 28, 1er alinéa, n'est pas inscrit comme contribuable, cette facture ne lui donne pas le droit de déduire l'impôt préalable.»
Cette disposition vise le cas où celui qui a établi une facture contenant les indications prescrites par l'<ref-law> - parmi lesquelles figurent son numéro d'immatriculation au registre des contribuables (lettre a) ainsi que le montant de l'impôt dû ou à tout le moins le taux de celui-ci (lettre f) - n'est en réalité pas inscrit comme contribuable. La question est alors de savoir si le destinataire de la prestation, qui a payé la TVA facturée par le prestataire non inscrit - lequel ne l'a pas versée à l'Administration fédérale -, peut néanmoins obtenir la déduction de l'impôt préalable. L'<ref-law> y répond par la négative dans le cas où le destinataire « sait ou, par un comportement soigneux, aurait dû savoir » que le prestataire n'est pas inscrit. A contrario, le destinataire qui est de bonne foi, dans le sens où il ignorait que le prestataire n'était pas inscrit et ne devait pas non plus le savoir, peut déduire l'impôt préalable (cf. Département fédéral des finances, Commentaire de l'Ordonnance régissant la taxe sur la valeur ajoutée du 22 juin 1994, in FF 1994 p. 534 ss, ad art. 29 al. 5): sa bonne foi est protégée dans ses rapports avec le fisc. Une facture contenant les indications prescrites par l'<ref-law> crée l'apparence que le prestataire est inscrit comme contribuable, apparence à laquelle le destinataire peut se fier, sauf si elle est démentie par des éléments extérieurs à la facture, qu'il connaissait ou qu'il lui appartenait de connaître.
Conformément aux règles générales (<ref-law>), la bonne foi est présumée, de sorte qu'il incombe au fisc d'établir que l'intéressé savait ou devait savoir que son cocontractant n'était pas inscrit comme contribuable (Erik Steiger in Kompetenzzentrum MWST der Treuhand-Kammer [édit.], mwst.com, Kommentar zum Bundesgesetz über die Mehrwertsteuer, Bâle/Genève/Munich 2000, n. 5 ad <ref-law>; Camenzind/Honauer/Vallender, op. cit., n. 1427).
4. 4.1 L'<ref-law> énumère les opérations exonérées de l'impôt. Selon la lettre i, tel est le cas notamment des prestations de services fournies par des agences de voyages en leur propre nom, dans la mesure où elles recourent à des livraisons et prestations de services de tiers fournies à l'étranger par ces derniers. Si ces opérations sont effectuées aussi bien sur territoire suisse qu'à l'étranger, seule la partie de la prestation de services de l'agence de voyages concernant les opérations à l'étranger est exonérée de l'impôt.
4.2 Lorsque des prestations imposables à des taux différents forment un tout, elles n'en doivent pas moins, en principe, être traitées de manière distincte. Toutefois, par mesure de simplification, l'Administration fédérale admet que l'intégralité de la contre-prestation soit imposée au taux applicable aux prestations représentant la plus grande partie (au moins 90%) de la valeur de l'ensemble (Instructions 1997 ch. 414; Instructions 2001 ch. 360). De manière analogue, lorsque des prestations de services culturels (exclues du champ de l'impôt: <ref-law>) sont fournies conjointement à des prestations imposables (prestations de restauration, d'hébergement, de transport, etc.) sans être mentionnées séparément sur le billet ou dans la facture, l'intégralité de la contre-prestation est exclue du champ de l'impôt si celles-ci ne représentent pas plus de 10% du prix d'entrée. Dans le cas contraire, la totalité du prix d'entrée est imposable (notice no 29 concernant les manifestations culturelles et sportives ainsi que d'autres festivités ouvertes au public, ch. 2.6.2). Cette pratique, dite des 10%, a été admise par l'autorité intimée, qui a insisté sur la nécessité de l'appliquer de manière uniforme à tous les contribuables (JAAC 66/2002 consid. 6c), et par le Tribunal de céans (arrêt 2A.150/2001 du 13 février 2002, Archives 72 p. 231/Revue fiscale 57/2002 p. 670, RDAF 2002 II p. 156, Pra 91/2002 no 53 p. 296 consid. 7b).
5. Dans le système de la TVA suisse, la facture a une importance particulière. Lorsqu'elle mentionne la TVA, elle constitue une pièce justificative attestant que l'auteur de la prestation a décompté la TVA (ou va le faire) et permet à son destinataire d'obtenir la déduction de l'impôt préalable (arrêt 2A.546/2000 du 31 mai 2002, Archives 72 p. 727/Revue fiscale 58/2003 p. 209 consid. 5a). La conséquence en est que la TVA facturée, même à tort, est due: un non-assujetti qui établit une facture mentionnant la TVA doit acquitter celle-ci; l'assujetti qui facture sa prestation à un taux trop élevé est tenu de la comptabiliser dans son décompte à ce taux (Mauser, op. cit., n. 27 ad <ref-law>).
Il faut réserver le cas où l'auteur de la prestation constate ultérieurement que la TVA facturée au client est trop élevée ou trop faible: dans cette situation, il lui est possible d'opérer la correction par un débit (facture) complémentaire ou par un avis de crédit conforme aux exigences formelles. Le client assujetti doit alors rectifier dans les mêmes proportions la déduction de l'impôt préalable (ch. 779b des Instructions 1997).
6. L'art. 4 lettre c OTVA pose le principe de l'imposition des prestations à soi-même, lesquelles sont définies à l'<ref-law>. Il y a notamment prestation à soi-même lorsque l'assujetti prélève de son entreprise des biens ayant ouvert le droit à une déduction totale ou partielle de l'impôt préalable, pour les affecter à des fins étrangères à l'entreprise, en particulier à ses besoins privés (<ref-law>).
S'agissant de véhicules utilisés principalement à des fins imposables, le montant de l'impôt sur la prestation à soi-même peut être déterminé de manière forfaitaire ou sur la base des valeurs effectives (cf. notice no 4a sur la simplification de l'imposition des prestations à soi-même [forfaits par branches] et des biens à utilisation mixte [parts privées aux coûts d'une automobile, aux frais de chauffage, d'éclairage, de nettoyage, de téléphone et autres, ch. 3 et 4; brochure no 2 sur la branche des véhicules automobiles, ch. 4.2).
L'impôt forfaitaire est calculé sur une part privée mensuelle équivalant à 1% du prix d'acquisition (0,5% si, lors de l'acquisition, l'intéressé n'a pu faire valoir aucune déduction de l'impôt préalable), mais au moins à 150 fr.
Le prix de location qui serait facturé à un tiers indépendant pour l'utilisation du véhicule est déterminant pour calculer l'impôt sur la base des valeurs effectives. S'il n'existe pas de valeur de référence, la valeur locative du véhicule est déterminée d'après les coûts d'exploitation. Par ailleurs, le calcul de l'impôt selon la méthode effective suppose la tenue d'une liste de contrôle des trajets, donnant des renseignements fiables sur les kilomètres parcourus, soit à titre privé, soit à titre commercial. La prestation à soi-même imposable équivaut aux coûts d'exploitation rapportés à la proportion existant entre les trajets privés et les trajets commerciaux, plus 10% de marge bénéficiaire.
7. 7.1 Le litige porte d'abord sur la déduction de l'impôt préalable lié à l'acquisition d'un tracteur de la société E._ SA.
Le tracteur a été acheté à la société E._ SA, sise à N. Cette société a été radiée du registre des assujettis à la TVA le 24 octobre 1996.
Selon quittance établie à M._ le 24 septembre 1997 (dont une copie a été produite par la recourante, la société précitée a reçu de l'intimé 14'000 fr. comme contre-prestation pour un tracteur à sellette « 1635 Mercedes » et un « semi [remorque] Sameco SRDA ». Le document indique « TVA compris 14'000.- ». Sous le terme « TVA » figure l'abréviation « No », mais le numéro d'immatriculation n'a pas été indiqué.
La faillite de la société E._ SA a été prononcée le 23 octobre 1997 et publiée dans la Feuille officielle suisse du commerce le 24 novembre 1997.
A la suite du contrôle fiscal, l'intimé s'est fait remettre un formulaire 1310, qui a été établi le 26 octobre 1999 par le préposé de l'Office des faillites de Lausanne, agissant au nom de la masse en faillite de E._ SA. Sous la rubrique « Décompte dans lequel la prestation a été imposée », il est indiqué « ignoré ».
L'autorité de réclamation a considéré que les conditions de la déduction de l'impôt préalable n'étaient pas remplies: la quittance produite ne comportait pas toutes les indications prescrites par l'<ref-law> et la formule no 1310 n'avait pas été remplie complètement (il manquait l'indication du décompte TVA dans lequel la prestation avait été imposée).
L'autorité intimée a estimé que l'indication du décompte dans lequel la prestation avait été imposée auprès du fournisseur n'était pas requise par l'<ref-law>, de sorte que l'Administration fédérale ne pouvait refuser la déduction pour le motif que la formule 1310 ne comportait pas cette indication. Quant à l'autre motif invoqué par l'Administration fédérale, à savoir le fait que la société E._ SA avait été radiée du registre des assujettis le 24 octobre 1996, l'autorité intimée a relevé à propos de l'<ref-law> qu'il convenait « de ne pas se montrer trop exigeant dans l'appréciation de l'attention requise de l'assujetti » et que la preuve de ce que celui-ci n'avait pas fait montre de l'attention requise incombait au fisc. En l'espèce, les circonstances dans lesquelles la société E._ SA avait été radiée du registre des assujettis n'avaient pas été éclaircies et l'Administration fédérale n'avait pas indiqué en quoi l'assujetti avait manqué de l'attention requise à cet égard. Par conséquent, le dossier devait lui être retourné pour qu'elle complète l'instruction et rende une nouvelle décision.
7.2 La quittance établie par la société E._ SA ne contenait pas toutes les indications prescrites par l'<ref-law>: l'abréviation « No » y figurait, mais sans le numéro d'immatriculation lui-même. Dans ces conditions, la quittance - qui comportait certes la mention « TVA compris » - ne créait pas l'apparence que la société précitée était inscrite comme contribuable dans une mesure suffisante pour que la bonne foi éventuelle de l'intimé soit protégée, l'<ref-law> n'étant pas applicable. Dès lors, c'est à bon droit que l'Administration fédérale a refusé la déduction de l'impôt préalable et l'autorité intimée ne pouvait annuler la décision de celle-ci en lui renvoyant le dossier pour qu'elle complète l'instruction et rende une nouvelle décision.
Par ailleurs, il n'est pas exact que l'indication du décompte sur la formule 1310 sorte du cadre de ce qui est prescrit par l'<ref-law>: cette exigence est couverte par la lettre c de cette disposition, qui prévoit que la date ou la période de la livraison ou de la prestation de services doit figurer sur la facture. Du reste, si cette exigence était illicite, il y aurait lieu de s'en tenir aux prescriptions de l'<ref-law>, lesquelles ne sont pas remplies non plus, de sorte que l'intimé ne peut obtenir la déduction de l'impôt préalable lié à l'acquisition du tracteur de E._ SA.
Le recours doit être admis sur ce point.
8. Le litige porte ensuite sur la TVA perçue sur la base de factures comportant la mention « TVA 6,5% incluse », alors qu'il s'agissait de prestations de services totalement ou partiellement exonérées.
8.1 L'intimé a facturé des prestations de services totalement (voyages organisés entièrement à l'étranger) ou partiellement (voyages effectués au moins en partie à l'étranger) exonérées avec la mention « TVA 6,5% incluse » en regard de l'entier du montant facturé. Pourtant, il n'a pas décompté l'impôt ou l'a fait seulement sur une partie de la contre-prestation (à titre d'exemples, dans le cas du voyage dans la région d'Auxerre de la Fédération F._ [facture du 31 août 1995 d'un montant de 4'500 fr.], il a décompté seulement un montant forfaitaire de 4 fr. par personne [en se basant apparemment sur le ch. 6.2 de la brochure concernant les agences de voyages et les offices du tourisme]; dans le cas du voyage à Beaune des Fabriques G._ [facture du 17 octobre 1995 d'un montant de 3'182 fr.], il a calculé la TVA sur la part du trajet en car effectuée sur territoire suisse [70 km sur un total de 535 km]).
Dans sa décision, l'autorité de réclamation a considéré que, dès le moment où l'assujetti avait facturé et perçu la TVA, celle-ci devait être versée à l'Administration fédérale, quand bien même elle avait été facturée à tort, les prestations étant (entièrement ou partiellement) exonérées. Le fait que les clients n'étaient eux-mêmes pas assujettis, ce qui excluait qu'ils puissent déduire à titre d'impôt préalable le montant de TVA qui leur avait été facturé, n'y changeait rien.
La Commission de recours a distingué, d'une part, selon que les prestations en cause étaient entièrement (cas où elles étaient complètement effectuées à l'étranger) ou seulement partiellement (cas où une partie du trajet se déroulait sur territoire suisse) exonérées et, d'autre part, selon qu'elles étaient fournies à des assujettis ou à des non-assujettis. S'agissant des prestations entièrement exonérées fournies à des non-assujettis, l'ordonnance régissant la taxe sur la valeur ajoutée ne contenait pas de règles de forme sur la facturation et la pratique de l'Administration fédérale (Instructions, brochure concernant les agences de voyages et les offices du tourisme) prévoyait même expressément que l'établissement de la facture n'était en principe pas soumis à des prescriptions formelles. De plus, les risques d'abus étaient inexistants, puisque les destinataires non assujettis ne pouvaient déduire l'impôt préalable. Dans ces conditions, si le contribuable parvenait à prouver que les factures mentionnant la TVA, alors qu'elles se rapportaient à des opérations clairement exonérées, avaient été établies au nom de clients non assujettis, il y avait lieu de présumer - la preuve du contraire pouvant être rapportée par l'Administration - l'existence d'une simple erreur de déclaration, avec pour conséquence que la TVA n'était pas due. En l'occurrence, l'assujetti pouvait bénéficier de cette présomption, s'il parvenait à prouver que les prestations entièrement exonérées avaient été fournies à des non-assujettis. La décision sur réclamation devait être annulée et le dossier renvoyé à l'autorité inférieure pour qu'elle complète l'instruction et statue à nouveau. Concernant les prestations entièrement exonérées fournies à des assujettis, en raison des risques d'abus, il se justifiait de confirmer le principe selon lequel « un assujetti qui facture une TVA à un autre assujetti doit en principe l'acquitter ». L'erreur de déclaration devait certes être réservée, mais, loin d'être présumée, elle était soumise à des exigences de preuve strictes. Dans le cas particulier, la preuve d'une telle erreur n'était nullement rapportée, de sorte que la TVA facturée - à tort - devait être versée à l'Administration fédérale, la reprise litigieuse étant, dans cette mesure, justifiée. S'agissant maintenant des prestations partiellement exonérées, l'autorité intimée a considéré qu'il y avait lieu d'appliquer la pratique des 10%, la part des trajets effectuée sur territoire suisse étant très limitée. Lorsque cette pratique conduisait à exonérer l'ensemble des prestations, il fallait distinguer ici aussi selon qu'elles avaient été fournies à des non-assujettis ou à des assujettis. Dans le premier cas, l'erreur de déclaration devait être présumée, de sorte que la TVA ne devait pas être acquittée. Dans le second cas, elle devait être versée, pour les mêmes raisons qu'en relation avec les prestations entièrement exonérées. La décision attaquée devait être annulée et le dossier renvoyé à l'autorité inférieure pour qu'elle statue à nouveau sur la base de ces distinctions.
La recourante soutient d'abord que la pratique des 10% n'est pas applicable dans les cas où à la fois des prestations imposables et des prestations exonérées sont fournies et, plus particulièrement, lorsqu'il s'agit, comme en l'espèce, de voyages en car avec passage de la frontière. Elle avance ensuite différents arguments aux fins de démontrer que la décision attaquée est erronée dans la mesure où elle conduit à ne pas imposer des prestations entièrement exonérées (en tant que telles ou en vertu de la pratique des 10%) fournies à des non-assujettis, alors que les factures y relatives portent la mention « TVA 6,5% incluse » (implicitement, les mêmes arguments valent, mutatis mutandis, pour les prestations partiellement exonérées):
- Mentionner « TVA 6,5% incluse » sur les factures se rapportant à des prestations exonérées revient à indiquer un taux d'impôt erroné. De telles factures peuvent être corrigées, soit avant paiement, soit ultérieurement. Tant qu'elles ne l'ont pas été, la TVA est due, conformément à ce qu'elles énoncent.
- S'agissant de la pratique de l'Administration fédérale, les Instructions 1997 prévoient que l'établissement de la facture n'est en principe pas soumis à des prescriptions formelles, ce qui suppose l'existence d'exceptions. Elles ne sauraient en tout cas autoriser l'indication sur la facture d'une TVA qui n'est pas due.
- Le fait que l'assujetti a commis une erreur en indiquant sur les factures « TVA 6,5% incluse » alors qu'il s'agissait de prestations exonérées ne conduit pas à renoncer à l'imposition. En effet, soit l'on considère, d'un point de vue théorique, que ce genre d'erreur reste sans conséquence sur l'imposition, auquel cas l'assujetti ne peut s'en prévaloir aux fins d'obtenir que les prestations ne soient pas imposées. Soit l'on admet que ce genre d'erreur est de nature à avoir une incidence sur l'imposition, mais, dans ce cas, le fait que l'erreur aurait pu être corrigée - ainsi qu'il a été dit ci-dessus -, exclut qu'elle conduise sans autre à une exonération. Par ailleurs, il y a lieu de se référer à la jurisprudence rendue par le Tribunal de céans sous l'empire de l'arrêté du Conseil fédéral du 29 juillet 1941 instituant un impôt sur le chiffre d'affaires (RO 1941 p. 821 ss et modifications ultérieures; AchA) concernant le calcul du montant de la contre-prestation imposable, lorsque celle-ci est acquittée partiellement en espèces et partiellement en nature, par la remise de marchandises. Selon cette jurisprudence, un éventuel rabais n'était pris en compte dans le calcul de la contre-prestation qu'à condition d'apparaître dans le contrat ou sur la facture. Or, dans le cas où le rabais n'était pas mentionné sur la facture, le Tribunal fédéral n'a jamais jugé qu'il devait néanmoins être pris en considération pour le motif qu'il s'agissait d'une erreur de déclaration. De manière analogue, dans le cas où des factures comportant la mention « TVA 6,5% incluse » ont été établies pour des prestations exonérées, il n'est pas question de renoncer à l'imposition sous prétexte que l'émetteur des factures a commis une erreur de déclaration.
- Ne pas appliquer le principe « TVA facturée, TVA due » en présence de factures destinées à des non-assujettis conduit à remettre en cause tout le système de la TVA suisse. En effet, pour le destinataire de la prestation, la facture mentionnant la TVA constitue une pièce justificative attestant que l'auteur de la prestation a décompté l'impôt ou va le faire. Le consommateur final ne peut accepter de payer la TVA qui lui est facturée qu'à la condition d'avoir la certitude que ce montant sera effectivement versé à la caisse fédérale. De plus, renoncer à appliquer ce principe reviendrait à tolérer l'existence de pièces justificatives ayant un contenu matériellement inexact. Enfin, le fait de devoir contrôler si les destinataires des factures ne sont effectivement pas inscrits comme contribuables compliquerait à l'excès la tâche de l'Administration fédérale.
- Le fait que les factures comportant la mention « TVA 6,5% incluse » ont été remises à des non-assujettis n'exclut pas que ceux-ci puissent s'en servir pour obtenir la déduction de l'impôt préalable dans certaines circonstances (droit ultérieur au dégrèvement de l'impôt préalable lorsque les conditions de cette déduction n'étaient pas remplies lors de la fourniture des prestations de services, mais le deviennent par la suite [<ref-law>]; assujettissement rétroactif). Des risques d'abus existent donc bel et bien.
8.2 Il est constant que l'intimé a facturé les prestations d'organisation de voyages en cause - lesquelles étaient entièrement ou partiellement exonérées -, en mentionnant « TVA 6,5% incluse » en regard de l'entier du montant facturé. S'ils étaient assujettis, les destinataires pouvaient se servir de ces factures comme pièces justificatives aux fins de déduire l'impôt préalable calculé sur l'entier du montant. Quant aux non-assujettis, on ne peut tout à fait exclure qu'ils aient acquis ultérieurement le droit de déduire l'impôt préalable et aient pu se servir dans ce but des factures en question.
Dans le système de la TVA suisse, une facture mentionnant la TVA constitue une pièce justificative, que son destinataire soit assujetti ou non (cf. ci-dessus consid. 5). Le principe de l'auto-taxation (<ref-law>) qui le régit entraîne un certain formalisme et une responsabilité accrue de l'auteur de la facture, qui doit se laisser opposer les mentions portées sur celle-ci.
S'agissant des factures destinées à des non-assujettis, il est vrai que l'ordonnance régissant la taxe sur la valeur ajoutée ne contient pas de prescriptions formelles - l'<ref-law> ne réglant expressément que la facturation à des assujettis -, et que la pratique de l'Administration fédérale (Instructions, brochure topique) renonce - d'ailleurs seulement « en principe » (Instructions 1997 ch. 737) - à de telles exigences; cela n'autorise toutefois pas l'auteur des prestations à y inscrire des indications erronées et à y mentionner « TVA 6,5% incluse » en regard de l'entier du montant facturé, lorsque la TVA n'a été calculée que sur une partie de celui-ci ou n'a pas été perçue.
Aux conditions de l'<ref-law>, le revendeur d'un véhicule automobile d'occasion peut calculer la TVA sur la différence entre le prix d'achat et le prix de vente (imposition sur la différence), au lieu de le faire sur l'intégralité du prix de vente (imposition ordinaire). S'il entend faire usage de ce droit, il doit s'abstenir de mentionner l'impôt notamment sur les factures (<ref-law>). En cas de violation de cette règle, le revendeur doit acquitter la TVA sur l'intégralité du prix de vente. Ce formalisme a été jugé sévère mais nécessaire en vue de prévenir des erreurs et des abus lors de la déduction de l'impôt préalable (arrêt 2A.546/2000 du 31 mai 2002, précité, consid. 2). Ce faisant, le Tribunal de céans n'a pas fait de distinction selon que l'acquéreur du véhicule et destinataire de la facture était assujetti ou non. Il doit en aller de même en l'espèce.
La question de savoir si les factures pouvaient être corrigées après coup (voir à ce sujet l'arrêt précité, consid. 4 à 6) peut demeurer indécise, du moment que dans le cas particulier elles ne l'ont pas été: l'intimé n'allègue pas et ne démontre encore moins (les annotations manuscrites figurant sur les factures ne sont pas suffisantes à cet égard, notamment parce que l'on ignore quand elles ont été faites) avoir adressé à ses clients de nouvelles factures indiquant que la TVA avait été calculée sur la seule partie des prestations qui était imposable (part du trajet effectuée sur territoire suisse).
Au vu de ce qui précède, la reprise litigieuse était justifiée. L'autorité intimée ne pouvait annuler sur ce point la décision de l'autorité de réclamation et lui renvoyer le dossier pour qu'elle statue à nouveau. Partant, le recours doit être admis.
9. Le litige porte sur l'impôt de prestation à soi-même dû pour la part d'utilisation privée du véhicule Fiat Ulysse.
9.1 La recourante a imposé la part privée calculée selon la méthode forfaitaire (370 fr. par mois = 1% du prix d'acquisition de 37'000 fr.). Dans sa décision sur réclamation, elle a indiqué ce qui suit (p. 10):
« [...] l'inspecteur a établi, en accord avec la réclamante, un calcul en fonction d'une méthode simplifiée décrite dans la notice no 4a. Ceci n'est d'ailleurs pas contesté par la réclamante ».
Dans son recours contre ladite décision, l'intimé a contesté avoir donné son accord, en relevant qu'il n'avait pas assisté au contrôle qui avait eu lieu seulement en présence de son épouse.
Dans la décision attaquée, l'autorité intimée a estimé que le véhicule Fiat Ulysse avait été utilisé à des fins étrangères à l'entreprise, toutefois dans une mesure moindre que ne l'avait admis l'Administration fédérale. Elle a donc confirmé sur le principe la perception d'un impôt sur les prestations à soi-même. S'agissant du calcul de celui-ci, elle a relevé que la méthode forfaitaire était applicable lorsque l'assujetti ne fournissait pas les indications permettant de déterminer de manière effective le montant de l'impôt. En l'espèce, l'intimé n'avait pas eu jusqu'alors de raison de donner ces indications, du moment qu'il contestait le principe de l'imposition au titre des prestations à soi-même. Le dossier devait donc être renvoyé à l'Administration fédérale pour qu'elle invite l'intimé à lui communiquer les indications nécessaires.
La recourante maintient que l'intimé a consenti à ce que l'impôt sur la prestation à soi-même soit calculé d'après la méthode forfaitaire. Elle soutient au surplus qu'à supposer qu'il ait entendu contester ce mode de taxation, il lui appartenait de fournir les éléments permettant de calculer l'impôt selon la méthode effective, et ce quand bien même il s'en prenait déjà au principe de l'imposition. La recourante estime que sa décision sur réclamation était ainsi bien fondée et qu'il n'y avait pas lieu de l'annuler et de lui retourner le dossier pour qu'elle statue à nouveau.
9.2 Le litige porte uniquement sur la méthode de calcul de la part privée imposable à titre de prestation à soi-même.
L'intimé ne s'est pas déterminé dans la présente procédure. Devant l'autorité intimée, il contestait le principe de l'imposition à titre de prestation à soi-même. En revanche, il n'a pas indiqué explicitement s'en prendre aussi au mode de calcul. Dans ces conditions, la recourante était fondée à calculer l'impôt selon la méthode forfaitaire. Cela vaut d'autant plus que, dès le moment où l'intimé conteste utiliser le véhicule à des fins privées, il serait pour le moins surprenant qu'il ait tenu une liste de contrôle des trajets commerciaux et privés, document qui est nécessaire pour déterminer la part privée selon la méthode effective. Ainsi, le recours doit être admis sur ce point également.
L'intimé ne s'est pas déterminé dans la présente procédure. Devant l'autorité intimée, il contestait le principe de l'imposition à titre de prestation à soi-même. En revanche, il n'a pas indiqué explicitement s'en prendre aussi au mode de calcul. Dans ces conditions, la recourante était fondée à calculer l'impôt selon la méthode forfaitaire. Cela vaut d'autant plus que, dès le moment où l'intimé conteste utiliser le véhicule à des fins privées, il serait pour le moins surprenant qu'il ait tenu une liste de contrôle des trajets commerciaux et privés, document qui est nécessaire pour déterminer la part privée selon la méthode effective. Ainsi, le recours doit être admis sur ce point également.
10. La recourante voit encore une violation de l'<ref-law> dans le fait que les frais judiciaires de la procédure devant l'autorité intimée ont été mis à la charge de l'intimé seulement pour moitié. Au vu de l'issue de la présente procédure, qui entraîne l'annulation de la décision attaquée aussi sur le point des frais de justice, point n'est besoin de se prononcer sur le grief en question.
Il appartiendra à l'autorité intimée de statuer à nouveau sur les frais de la procédure devant elle.
Il appartiendra à l'autorité intimée de statuer à nouveau sur les frais de la procédure devant elle.
11. Les considérants qui précèdent conduisent à l'admission du recours.
Succombant, l'intimé doit supporter les frais judiciaires (art. 156 al. 1, 153 et 153a OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est admis et la décision de la Commission fédérale de recours en matière de contributions du 8 septembre 2003 est annulée. La décision sur réclamation de l'Administration fédérale des contributions du 25 septembre 2001 est confirmée.
2. Un émolument judiciaire de 2'000 fr. est mis à la charge de l'intimé.
3. Le présent arrêt est communiqué en copie aux parties et à la Commission fédérale de recours en matière de contributions.
Lausanne, le 13 janvier 2005
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le président: Le greffier: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | [] | ['62feee28-d1b6-4fc4-9866-6a818d3bff9f', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'd130972d-1421-4918-836c-c4feaeefa0c4', '62e5b30c-46b9-46f9-951d-f643ebbe9fb0', '8749a0ec-e062-4166-90d9-b3a0a0bd9720', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '7e603a9a-0de5-466f-ad54-63794cce4303', 'af0265d2-f759-4a21-86a3-978070b4d0f5', 'b8b47e6c-f619-4f6a-9346-63266c4aa41a', 'fa16d695-d9a3-4b21-80b1-1b23e0f85953', 'd8f7a795-d25f-442a-a221-8556d3c97e67', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0353e3c8-405d-4886-8cba-412db201e490 | 2,009 | de | Sachverhalt:
A. Der aus dem Kosovo stammende X._ (geb. 1972) reiste am 26. Juli 1991 im Rahmen des Familiennachzugs in die Schweiz ein. Er erhielt in der Folge eine Aufenthaltsbewilligung. Im April 1992 heiratete er im Kosovo seine Landsfrau Y._ (geb. 1971), die ihrerseits im April 1993 in die Schweiz einreiste und seit dem 9. Januar 2004 im Besitz der Niederlassungsbewilligung ist. Das Ehepaar hat zwei gemeinsame Söhne (A._, geb. 1994, und B._, geb. 2002), die ebenfalls über die Niederlassungsbewilligung verfügen. X._ ist gelernter Automechaniker. Er arbeitete jedoch bei verschiedenen Arbeitgebern teilweise nur kurze Zeit, war jahrelang erwerbslos, verschuldet und wurde ausgesteuert, so dass seine Familie in den letzten Jahren (ergänzend) von der öffentlichen Fürsorge unterstützt werden musste.
X._ war in der Schweiz wiederholt straffällig geworden und wurde deswegen wie folgt verurteilt:
am 20. Februar 1997 vom Bezirksgericht Zürich zu acht Monaten Gefängnis (bedingt) und einer Busse von Fr. 500.-- wegen Gehilfenschaft zur Widerhandlung gegen das Betäubungsmittelgesetz und wegen Widerhandlung gegen das Strassenverkehrsgesetz;
am 6. März 2007 (zweitinstanzlich) vom Obergericht des Kantons Zürich zu 2 Jahren Freiheitsstrafe wegen mehrfachen, teilweise versuchten Diebstahls, mehrfacher Sachbeschädigung und mehrfachen Hausfriedensbruchs.
Nach Eintritt der Rechtskraft des Urteils vom 20. Februar 1997 war X._ von der damaligen Fremdenpolizei des Kantons Zürich (heute: Migrationsamt) fremdenpolizeilich verwarnt worden (Verfügung vom 18. Mai 1998). Es wurden ihm "schwerer wiegende fremdenpolizeiliche Massnahmen in Aussicht gestellt für den Fall, dass er erneut gerichtlich bestraft werden oder sein Verhalten zu anderen berechtigten Klagen Anlass geben sollte".
B. Nachdem die Sicherheitsdirektion des Kantons Zürich (Migrationsamt) den Eheleuten X._ hiezu das rechtliche Gehör gewährt hatte, lehnte sie es mit Verfügung vom 30. August 2007 ab, die Aufenthalts-bewilligung von X._ weiter zu verlängern und setzte ihm Frist zum Verlassen des Kantonsgebiets bis zum 25. November 2007. Der gegen diese Verfügung erhobene Rekurs beim Regierungsrat des Kantons Zürich blieb erfolglos, und mit Urteil vom 21. Januar 2009 wies das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich die gegen den regierungsrätlichen Beschluss vom 1. Oktober 2008 erhobene Beschwerde ebenfalls ab.
C. Mit Eingabe vom 3. März 2009 führt X._ beim Bundesgericht Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten mit den Anträgen, das Urteil des Verwaltungsgerichts des Kantons Zürich vom 21. Januar 2009 aufzuheben und ihm - dem Beschwerdeführer - die Aufenthaltsbewilligung zu verlängern. Gleichzeitig wird um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung ersucht.
Die Staatskanzlei des Kantons Zürich beantragt - für den Regierungsrat - Abweisung der Beschwerde. Das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich schliesst auf Abweisung der Beschwerde, soweit darauf einzutreten sei. Das Bundesamt für Migration beantragt, die Beschwerde abzuweisen.
D. Mit Verfügung vom 5. März 2009 hat der Abteilungspräsident der Beschwerde - antragsgemäss - aufschiebende Wirkung zuerkannt. | Erwägungen:
1. 1.1 <ref-law> schliesst die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten gegen Entscheide über ausländerrechtliche Bewilligungen aus, auf deren Erteilung weder nach dem Bundes- noch dem Völkerrecht ein Rechtsanspruch besteht.
1.2 Gemäss Art. 126 Abs. 1 des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 über die Ausländerinnen und Ausländer (AuG; SR 142.20), welches am 1. Januar 2008 in Kraft getreten ist, bleibt für Gesuche, die vor diesem Zeitpunkt gestellt worden sind, das bisherige Recht anwendbar. Das muss auch gelten für Entscheide über die Verlängerung einer Aufenthaltsbewilligung, wenn sie - wie hier - noch unter der Herrschaft des bisherigen Rechts ergangen sind (vgl. Urteil 2C_657/2007 vom 26. Mai 2008, E. 1.2). Die vorliegende Streitsache ist daher noch nach dem inzwischen aufgehobenen Bundesgesetz vom 26. März 1931 über Aufenthalt und Niederlassung der Ausländer (ANAG; BS 1 121) und seinen Ausführungserlassen zu beurteilen.
1.3 Gemäss Art. 17 Abs. 2 Satz 1 ANAG (in der Fassung vom 23. März 1990) hat der ausländische Ehegatte eines niedergelassenen Ausländers Anspruch auf Erteilung und Verlängerung der Aufenthaltsbewilligung, solange die Ehegatten zusammen wohnen.
Der Beschwerdeführer ist mit einer in der Schweiz niederlassungsberechtigten Landsfrau verheiratet und lebt mit ihr zusammen. Damit steht ihm gestützt auf die erwähnte Bestimmung im Grundsatz ein Anspruch auf eine Aufenthaltsbewilligung zu. Ein analoger Anspruch besteht zudem aufgrund des in Art. 8 EMRK bzw. <ref-law> garantierten Rechts auf Achtung des Familienlebens, wenn - wie vorliegend die Ehefrau und die Kinder - nahe Angehörige über ein gefestigtes Anwesenheitsrecht (insbesondere die Niederlassungsbewilligung) in der Schweiz verfügen und die familiäre Beziehung tatsächlich gelebt wird und intakt ist (vgl. <ref-ruling> E. 3.1 S. 285 f.; <ref-ruling> E. 5.3.1 S. 211, je mit Hinweisen).
Die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten erweist sich damit als zulässig (<ref-law> e contrario).
1.4 Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>). Es ist folglich weder an die in der Beschwerde geltend gemachten Argumente noch an die Erwägungen der Vorinstanz gebunden. Immerhin prüft das Bundesgericht, unter Berücksichtigung der allgemeinen Rüge- und Begründungspflicht (Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG; vgl. <ref-ruling> E. 2.1 S. 245 f.), grundsätzlich nur die geltend gemachten Rügen, sofern die rechtlichen Mängel nicht geradezu offensichtlich sind (<ref-ruling> E. 1.4.1 S. 254).
Eine qualifizierte Rügepflicht gilt u.a. hinsichtlich der Verletzung von Grundrechten. Das Bundesgericht prüft solche Rügen nur, wenn sie in der Beschwerde präzise vorgebracht und begründet worden sind (<ref-law>; vgl. <ref-ruling> E. 1.4.2 S. 254; <ref-ruling> E. 1.4 S. 287).
1.5 Das Bundesgericht legt sodann seinem Urteil den von der Vorinstanz festgestellten Sachverhalt zugrunde (<ref-law>). Die Feststellung des Sachverhalts kann nur gerügt bzw. vom Bundesgericht von Amtes wegen berichtigt oder ergänzt werden, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht (<ref-law> bzw. <ref-law>). Eine entsprechende Rüge, welche rechtsgenüglich substantiiert vorzubringen ist (Art. 42 Abs. 2 und <ref-law>; vgl. <ref-ruling> E. 1.4.3 S. 254 f.), setzt zudem voraus, dass die Behebung des Mangels für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (<ref-law>). Neue Tatsachen und Beweismittel dürfen nur soweit vorgebracht werden, als erst der Entscheid der Vorinstanz dazu Anlass gibt (<ref-law>; vgl. <ref-ruling> E. 1.5 S. 146 f.). Der vom Beschwerdeführer als neues Beweismittel eingereichte Artikel aus der Neuen Zürcher Zeitung vom 27. Februar 2009 bleibt als echtes Novum im vorliegenden Verfahren daher unbeachtlich.
2. 2.1 Ein gemäss Art. 17 Abs. 2 ANAG bestehender Anspruch auf Erteilung und Verlängerung der Aufenthaltsbewilligung erlischt, wenn der Anspruchsberechtigte gegen die öffentliche Ordnung verstossen hat (Satz 4). Die betreffenden Voraussetzungen sind weniger streng als im Fall des ausländischen Ehegatten eines Schweizer Bürgers, in welchem ein Ausweisungsgrund im Sinne von Art. 10 ANAG vorliegen müsste. Die Verweigerung der Bewilligung muss jedoch verhältnismässig sein. Weil aber bereits geringere öffentliche Interessen für ein Erlöschen des Anspruches genügen, sind auch die privaten Interessen des betroffenen Ausländers weniger stark zu werten als bei einer Ausweisung (vgl. <ref-ruling> E. 4 S. 130 f.; <ref-ruling> E. 3a S. 390).
Eine vergleichbare Interessenabwägung setzt im Übrigen gemäss Art. 8 Ziff. 2 EMRK auch ein Eingriff in das Recht auf Achtung des Familienlebens voraus (<ref-ruling> E. 2 S. 5 f. mit Hinweisen). Unter diesem Gesichtswinkel ist namentlich zu fragen, ob den nahen Familienangehörigen zugemutet werden kann, dem Ausländer, der keine Bewilligung erhält, ins Ausland zu folgen. Die Zumutbarkeit der Ausreise für nahe Familienangehörige ist umso eher zu bejahen, als sein Verhalten seinen Aufenthalt in der Schweiz als unerwünscht erscheinen lässt. Eine allfällige Unzumutbarkeit der Ausreise ist mitabzuwägen, führt aber nicht für sich allein zur Unzulässigkeit einer Bewilligungsverweigerung (<ref-ruling> E. 4b S. 131).
2.2 Mit von Bedeutung ist vorliegend auch die so genannte, auf Ehegatten von Schweizerinnen zugeschnittene und für Ehegatten von Niedergelassenen verschärft zum Zuge kommende "Zweijahresregel", wonach bei einer Verurteilung zu einer zweijährigen oder längeren Freiheitsstrafe einem Ausländer, der erstmals um eine Bewilligung ersucht oder nach bloss kurzer, ordnungsgemässer Aufenthaltsdauer deren Erneuerung beantragt, in der Regel selbst dann keine Bewilligung mehr erteilt wird, wenn dem Ehepartner die Ausreise un- oder nur schwer zumutbar ist. Es bedarf in solchen Fällen aussergewöhnlicher Umstände, um die Erteilung einer Aufenthaltsbewilligung noch zu rechtfertigen (sog. Reneja-Praxis, <ref-ruling>). Bei der Limite von zwei Jahren handelt es sich allerdings nur um einen Richtwert und nicht um eine feste Grenze (<ref-ruling> E. 4.1 S. 185 mit Hinweisen). Entscheidend kommt es auf die sich gegenüberstehenden Interessen an.
2.3 Der Beschwerdeführer wurde 1997 wegen Betäubungsmitteldelinquenz und wegen Widerhandlungen gegen das Strassenverkehrsgesetz zu einer bedingten Gefängnisstrafe von 8 Monaten verurteilt, was ein Jahr später zu einer fremdenpolizeilichen Verwarnung führte. Er hat sich in der Schweiz ausserdem des mehrfachen Diebstahls, der mehrfachen Sachbeschädigung und des mehrfachen Hausfriedensbruchs schuldig gemacht und wurde hiefür 2007 zu einer Freiheitsstrafe von zwei Jahren verurteilt.
Zwar dürfen nach <ref-law> (in der seit 1. Januar 2007 in Kraft stehenden Fassung) aus dem Strafregister entfernte Urteile dem Betroffenen nicht mehr entgegengehalten werden. An diese Urteile dürfen somit generell keine Rechtsfolgen mehr geknüpft werden (vgl. <ref-ruling> E. 2.10 mit Hinweisen; <ref-ruling> E. 2.4-2.5). Dieses Verwertungsverbot von gelöschten Strafen gilt nicht nur für die Strafverfolgungsbehörden, sondern für sämtliche Behörden, die Strafregisterdaten aus VOSTRA beziehen (PATRICK GRUBER, Basler Kommentar, N 8/9 zu <ref-law>), somit auch für das Bundesamt für Migration (<ref-law>) und für die kantonalen Fremdenpolizeibehörden (<ref-law>).
Das erstgenannte Urteil aus dem Jahre 1997 kann deshalb nicht mehr Anlass für die Anordnung einer fremdenpolizeilichen Massnahme gegenüber dem Beschwerdeführer sein (vgl. zur Entfernungsfrist von zehn Jahren <ref-law>). Bei der im Rahmen der Verhältnismässigkeitsprüfung vorzunehmenden ausländerrechtlichen Interessenabwägung kann indessen nicht ausgeblendet werden, wie sich der betroffene Ausländer während seiner gesamten Anwesenheit in der Schweiz verhalten hat. Für die ausländerrechtliche Interessenabwägung ist demnach das Verwertungsverbot gemäss <ref-law> insofern zu relativieren, als es den Fremdenpolizeibehörden nicht verwehrt ist, strafrechtlich relevante Daten, die sich in ihren Akten befinden oder ihnen anderweitig bekannt sind bzw. werden, namentlich solche, die Anlass zu einer fremdenpolizeilichen Verwarnung gaben, selbst nach deren Löschung im Strafregister in die Beurteilung des Verhaltens des Ausländers während seiner gesamten Anwesenheit in der Schweiz einzubeziehen, wobei selbstverständlich weit zurückliegenden Straftaten in der Regel keine grosse Bedeutung mehr zukommen kann (Urteil 2C_477/2008 vom 24. Februar 2009, E. 3.2.1 und 3.2.2).
Nach dem Gesagten darf aber vorliegend berücksichtigt werden, dass der Beschwerdeführer trotz fremdenpolizeilicher Verwarnung erneut delinquiert hat: Das Eindringen in das "Uster Kebab Haus" und insbesondere die beiden kurz hintereinander erfolgten Einbrüche ins Zürcher Kongresshaus (als der Beschwerdeführer als Mittäter anlässlich der Zürcher Kunst- und Antiquitätenmesse Schmuck im Wert von einigen hunderttausend Franken erbeutete, vgl. S. 8 des angefochtenen Urteils), erscheinen dreist und zeugen von einer bedenklichen Entwicklung, hat sich doch der Beschwerdeführer auch von einer fremdenpolizeilichen Verwarnung nicht von zunehmend schwererer Delinquenz abhalten lassen. Er hat durch seine Verfehlungen nicht bloss wiederholt gegen die öffentliche Ordnung verstossen, sondern sogar einen Ausweisungsgrund gesetzt (Art. 10 Abs. 1 lit. a ANAG). Entsprechend gewichtig erscheint das öffentliche Interesse, ihm den weiteren Aufenthalt in der Schweiz zu versagen.
2.4 Den öffentlichen Interessen sind im Rahmen der Verhältnismässigkeitsprüfung die privaten Interessen des Beschwerdeführers an einem weiteren Verbleib in der Schweiz gegenüberzustellen. Für ihn selber, der erst im Alter von 19 Jahren in die Schweiz gekommen ist, erscheint eine Rückkehr in das Heimatland zumutbar: Er ist hier weder in persönlicher noch in beruflicher Hinsicht besonders integriert (vgl. S. 10 des angefochtenen Entscheides), zudem mussten er und seine Familie bereits von der Sozialhilfe unterstützt werden (vorne lit. A).
Wohl fallen die gegenläufigen Interessen der Ehefrau und der beiden Kinder ins Gewicht. Die Ehefrau stammt aber aus derselben Gegend wie ihr Ehemann und es wohnen dort ihre Eltern und vier ihrer Brüder zusammen mit den Familien, so dass auch ihr die Rückkehr in ihr Heimatland grundsätzlich zumutbar ist. Gleiches gilt für den jüngeren Sohn, der noch in einem relativ anpassungsfähigen Alter ist (vgl. <ref-ruling> E. 2 S. 67 f.). Für den 15-jährigen älteren Sohn ist die Situation etwas heikler; das Verwaltungsgericht hat hierzu aber ausdrücklich Stellung genommen und die verschiedenen Möglichkeiten aufgezeigt: Entweder bleibt die Ehefrau zusammen mit den Kindern in der Schweiz oder die Familie reist aus, wobei auch denkbar wäre, dass der ältere Sohn von den hier lebenden Grosseltern oder vom Onkel weiter betreut würde und ohne die Eltern in der Schweiz verbliebe.
Insgesamt erweist sich - im Lichte der vom Beschwerdeführer zu vertretenden bedenklichen Entwicklung - der Entscheid, ihm die Aufenthaltsbewilligung nicht mehr zu verlängern, als vertretbar, verhältnismässig und damit als gesetzes- und konventionskonform.
2.5 Die miterhobenen Sachverhalts- und Gehörsrügen erweisen sich als unbegründet: Soweit der Beschwerdeführer geltend macht, bei der Befragung seiner Ehefrau hätte ein Dolmetscher anwesend sein müssen, ist ihm entgegenzuhalten, dass Y._ der Kantonspolizei umfassend und detailliert über ihre Ehe- und Familiensituation Auskunft gegeben hat (nicht bloss mit "Ja" und "Nein") und im Übrigen ausdrücklich zu Protokoll gab, sie spreche "Albanisch und Deutsch" (vgl. Befragungsprotokoll vom 21. August 2007). Sodann wurden beide Elternteile zur Beziehung zu ihren Kindern und zu deren Situation befragt bzw. hatten Gelegenheit, Zusatzfragen zu stellen oder Ergänzungen anzubringen (vgl. das genannte Protokoll). Sie hatten es damit in der Hand, den Standpunkt ihrer Kinder ins Verfahren einzubringen, und sie haben dies auch getan (vgl. <ref-ruling> E. 3c S. 368 mit Hinweisen). Der gerügte Verzicht auf die mündliche Anhörung der beiden Kinder stellt daher weder eine Verletzung von <ref-law> (Anspruch auf rechtliches Gehör) noch eine solche von Art. 12 des Übereinkommens über die Rechte der Kinder (Kinderrechtekonvention, KRK; SR 0.107) dar.
3. Die Beschwerde ist als unbegründet abzuweisen.
Bei diesem Verfahrensausgang werden die Gerichtskosten dem Beschwerdeführer auferlegt (Art. 65/66 BGG). Da der angefochtene Entscheid mit der veröffentlichten Rechtsprechung des Bundesgerichts zu Art. 17 ANAG und Art. 8 EMRK in Einklang steht, kann seinem Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung mangels Erfolgs-aussicht der Beschwerde nicht entsprochen werden (<ref-law>). Der wirtschaftlichen Lage des Beschwerdeführers wird bei der Bemessung der Gerichtsgebühr Rechnung getragen. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 1'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Sicherheitsdirektion, dem Regierungsrat und dem Verwaltungsgericht (2. Kammer) des Kantons Zürich sowie dem Bundesamt für Migration schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 6. November 2009
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident Der Gerichtsschreiber:
Müller Klopfenstein | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', '0c1ed909-f221-4a67-b1f2-b01c95fe7b8b', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '16fef75e-e8d5-4a51-8230-a9ca3676c8a9', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', 'ce80e8b4-0f24-4c99-953e-14078d2c686f', 'c01d5cca-0344-4b60-95df-ec7de00ca91b', '9c01ed77-48c9-4e82-a650-ed6b68e055ae', '23c6a5bc-e3bf-4b05-abc2-f8177e866025', 'c01d5cca-0344-4b60-95df-ec7de00ca91b', '86885ae0-3a59-43fb-b322-38bbc5ee801f', '668978ec-313e-476e-ac10-73abadeed068', '839fa73a-f2e2-4eaa-8518-57f23ee9d974', 'e49b2c68-6fee-4d81-a8c8-ce35a9f374c7', '6d2f3af2-1da3-46dd-bc74-21e67f1ec5ec'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0354468c-44c1-4bec-adaf-e228fc6875c9 | 2,010 | de | Sachverhalt:
A. Die 1962 geborene G._ arbeitete in einem Pensum von 80 % bei der Stationsreinigung der Stiftung A._ (Geriatriespital sowie Alters- und Pflegeheim) und war bei der Schweizerischen Mobiliar Vesicherungsgesellschaft AG (Mobiliar) obligatorisch gegen die Folgen von Unfällen und Berufskrankheiten versichert. Am 1. September 2005 knickte sie beim Aussteigen aus dem Bus mit dem rechten Fuss ein und zog sich dabei ein Supinationstrauma des oberen Sprunggelenkes (OSG) zu. Die Versicherte suchte am Folgetag die Notfallstation des Spitals X._ auf. Sie konnte mit mässigen Schmerzen gehen; die Röntgendiagnostik zeigte weder eine frische ossäre Läsion noch eine Luxation. Eine wegen persistierenden Beschwerden am 16. Dezember 2005 vorgenommene MRI-Untersuchung ergab eine Läsion des Ligamentum fibulotalare anterius und des Ligamentum fibulocalcaneare. Am 16. Mai 2006 wurde durch Dr. med. R._, Spezialarzt FMH für orthopädische Chirurgie, eine arthroskopische fibulotalare Bandplastik am rechten OSG durchgeführt. Bis zu diesem Zeitpunkt ging G._ ihrer Erwerbstätigkeit in gewohntem Umfang nach. Nach dem Eingriff kam es zu einer interkurrenten Venenthrombose am rechten Unterschenkel und in der Folge zu einer diffusen Schmerzreaktion in beiden Handgelenken, Ellbogen, Knien und im Rücken. Die Versicherte nahm ihre Tätigkeit nicht mehr auf. Das Arbeitsverhältnis wurde aufgelöst. Die Mobiliar liess G._ durch Dr. med. S._, Facharzt für innere Medizin FMH (Gutachten vom 18. September 2006) und durch die Gutachterstelle Y._; Gutachten vom 29. Oktober 2007) untersuchen. Gestützt auf die daraus gewonnenen Erkenntnisse eröffnete die Unfallversicherung G._ mit Verfügung vom 13. März 2008, ab 1. Januar 2008 habe sie keinen Anspruch mehr auf Versicherungsleistungen. Wegen der mässigen Handgelenksarthrose rechts werde ihr eine Integritätsentschädigung von Fr. 8'010.- entsprechend 7,5 % der maximalen Entschädigung ausgerichtet. Daran hielt die Mobiliar auch auf Einsprache hin fest (Entscheid vom 19. November 2008).
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde wies das Sozialversicherungsgericht Basel-Stadt mit Entscheid vom 26. August 2009 ab.
C. G._ lässt Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten führen und beantragen, es seien ihr in Aufhebung des Einspracheentscheides und des kantonalen Entscheides die Leistungen gemäss UVG, insbesondere Taggelder, eine Rente und Heilbehandlung sowie eine angemessene Integritätsentschädigung zu gewähren.
Während die Mobiliar auf Abweisung der Beschwerde schliesst, verzichtet das Bundesamt für Gesundheit (BAG) auf eine Vernehmlassung. | Erwägungen:
1. 1.1 Die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten kann wegen Rechtsverletzungen gemäss Art. 95 f. BGG erhoben werden. Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>). Es ist folglich weder an die in der Beschwerde geltend gemachten Argumente noch an die Erwägungen der Vorinstanz gebunden; es kann eine Beschwerde aus einem anderen als dem angerufenen Grund gutheissen oder mit einer von der Argumentation der Vorinstanz abweichenden Begründung abweisen (vgl. <ref-ruling> E. 2.5 S. 262; <ref-ruling> E. 1.4 S. 140). Immerhin prüft das Bundesgericht, unter Berücksichtigung der allgemeinen Begründungspflicht der Beschwerde (Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG), grundsätzlich nur die geltend gemachten Rügen, sofern die rechtlichen Mängel nicht geradezu offensichtlich sind. Es ist jedenfalls nicht gehalten, wie eine erstinstanzliche Behörde alle sich stellenden rechtlichen Fragen zu untersuchen, wenn diese vor Bundesgericht nicht mehr vorgetragen werden (<ref-ruling> E. 1.4.1 S. 254).
1.2 Im Beschwerdeverfahren um die Zusprechung oder Verweigerung von Geldleistungen der Militär- oder Unfallversicherung ist das Bundesgericht nicht an die vorinstanzliche Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts gebunden (Art. 97 Abs. 2 und Art. 105 Abs. 3 BGG).
2. Im kantonalen Gerichts- sowie im Einspracheentscheid ist der nach der Rechtsprechung für den Anspruch auf Leistungen der obligatorischen Unfallversicherung (<ref-law>) nebst anderem vorausgesetzte natürliche Kausalzusammenhang zwischen dem Unfall und dem eingetretenen Schaden (Krankheit, Invalidität, Tod; <ref-ruling> E. 3.1 S. 181 mit Hinweisen) zutreffend dargelegt. Gleiches gilt für die Rechtsprechung über den im Weiteren erforderlichen adäquaten Kausalzusammenhang. Danach spielt im Sozialversicherungsrecht die Adäquanz als rechtliche Eingrenzung der sich aus dem natürlichen Kausalzusammenhang ergebenden Haftung des Unfallversicherers im Bereich organisch objektiv ausgewiesener Unfallfolgen praktisch keine Rolle, da sich hier die adäquate weitgehend mit der natürlichen Kausalität deckt (<ref-ruling> E. 5b/bb S. 103 mit Hinweisen). Anders verhält es sich bei natürlich unfallkausalen, aber organisch nicht objektiv ausgewiesenen Beschwerden. Hier ist bei der Beurteilung der Adäquanz vom augenfälligen Geschehensablauf auszugehen, und es sind je nachdem weitere unfallbezogene Kriterien einzubeziehen (<ref-ruling> E. 6 S. 366 ff. und 369 E. 4 S. 382 ff.; <ref-ruling> E. 6 S. 138 ff.). Bei psychischen Fehlentwicklungen nach Unfall werden diese Adäquanzkriterien unter Ausschluss psychischer Aspekte geprüft (BGE <ref-ruling> E. 6c/aa S. 140). Richtig sind schliesslich die Hinweise zu dem im Sozialversicherungsrecht massgebenden Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (<ref-ruling> E. 2.1 S. 153 mit Hinweisen) sowie zur Beweiswürdigung (<ref-ruling> E. 3a S. 352; SVR 2006 IV Nr. 27 S. 92 E. 3.2.4). Darauf wird verwiesen.
3. Streitig ist die Kausalität der ab dem 1. Januar 2008 weiterhin geklagten Beschwerden mit dem Unfallereignis vom 1. September 2005.
3.1 Das kantonale Gericht kam nach sorgfältiger Würdigung der gesamten Aktenlage zum Schluss, es könne hinsichtlich der somatischen Unfallfolgen am rechten Fuss auf die Schlussfolgerungen im Gutachten der Gutachterstelle Y._ vom 29. Oktober 2007 abgestellt werden. Demnach bestünden klinisch und radiologisch keine nennenswerten Zeichen einer Sudeck'schen Dystrophie, die Beweglichkeit im Sprunggelenk sei weitgehend erhalten und die Trophik normal bei erhaltener plantarer Beschwielung. Das Ausmass der invalidisierenden Beschwerden sei daher organisch nicht erklärbar. Dasselbe gelte für die Beschwerden im Unterschenkelbereich. Auch hier sei das Wadenballotement unauffällig, die Trophik ungestört und es bestehe auch keine nennenswerte venöse Stauung. Ebenso wenig habe die Schmerzentwicklung über die Hüfte in die Lenden und aufsteigend in den Rücken, entsprechend einer Symptomausweitung, einen organischen Hintergrund. Aus somatischer Sicht seien der Beschwerdeführerin daher leichte Arbeiten in vollem Umfang zumutbar, auch wenn sie weiterhin prophylaktisch einen Kompressionsstrumpf tragen müsse. Ob diese Zumutbarkeitsbeurteilung auch angesichts der psychischen Beschwerden zutreffe, könne letztliche offengelassen werden, da diese nicht in einem adäquaten Kausalzusammenhang mit dem Unfall stehen würden.
3.2 In der Beschwerde - welche in weiten Teilen den bereits vorinstanzlich vorgebrachten Argumenten und Formulierungen entspricht (vgl. dazu <ref-ruling> E. 2.3 S. 246 f.; und Urteile 8C_819/2008 vom 29. April 2009 E. 4 und 8C_717/2008 vom 21. Januar 2009 E. 3) - wird vor allem angeführt, auf das Gutachten der Gutachterstelle Y._ könne nicht abgestellt werden, da die geltend gemachten Beschwerden weitgehend somatisch begründet seien; soweit von einer psychischen Schädigung auszugehen sei, sei diese auf eine Fehlbehandlung der ursprünglichen Unfallverletzung zurückzuführen, was eine Haftung gemäss <ref-law> zur Folge habe.
4. 4.1 Vorerst ist festzustellen, dass sich die Beschwerdeführerin beim Unfall vom 1. September 2005 einzig am rechten Fussgelenk verletzt hat. Erstmals im Bericht des Dr. med. R._ vom 24. Juli 2006 wird angeführt, die Versicherte gebe nun an, es sei damals auch zu einem Tauma des rechten Handgelenkes gekommen. Weder in der Unfallmeldung, noch nach Angaben des erstbehandelnden Spitals oder anlässlich der nachfolgenden orthopädischen Abklärung hat die Beschwerdeführerin den Untersuchenden von einer Handverletzung berichtet. Es ist auch nie ein Sturz erwähnt worden. Die Beschwerdeführerin ist vom Unfallzeitpunkt bis zur Operation am 16. Mai 2006 ihrer Tätigkeit als Mitarbeiterin bei der Stationsreinigung auch weiter im gewohnten Rahmen nachgegangen, was sich mit einer erheblichen - unbehandelten - Verletzung am rechten Handgelenk kaum erklären liesse. Damit ist eine entsprechende Unfallfolge nicht mit überwiegender Wahrscheinlichkeit nachgewiesen.
4.2 Aufgrund des umfassenden und in seinen Schlussfolgerungen überzeugenden Gutachtens der Gutachterstelle Y._ vom 29. Oktober 2007 steht fest, dass die Beschwerdeführerin im Untersuchungszeitpunkt nur noch an relativ geringen somatischen Unfallfolgen litt und die ausgedehnten Schmerzangaben inklusive der von ihr empfundenen Gehunfähigkeit ohne Krücken aus medizinischer Sicht nicht nachzuvollziehen sind. Dies deckt sich im Ergebnis auch mit der Beurteilung der behandelnden Psychiaterin, Dr. med. I._, welche in ihrem Bericht vom 9. Mai 2007 die nebst einer mittelgradigen depressiven Episode die Diagnose einer anhaltenden somatoformen Schmerzstörung ICD-10: F 45.4 stellte. Dabei handelt es sich um einen andauernden, schweren und quälenden Schmerz, der durch einen physiologischen Prozess oder eine körperliche Störung nicht vollständig erklärt werden kann. Er tritt in Verbindung mit emotionalen Konflikten oder psychosozialen Belastungen auf, die schwerwiegend genug sein sollten, um als entscheidende ursächliche Faktoren gelten zu können. Auch diese Ärztin geht also - unabhängig von den Überlegungen der Gutachter der Gutachterstelle Y._ - davon aus, dass die angegebenen Schmerzen keinen organischen Hintergrund haben. Gemäss Gutachten der Gutachterstelle Y._ war die Beweglichkeit im Fussgelenk in der Dorsalflexion zwar leicht eingeschränkt, in der Pro- und Supination aber weitgehend frei. Es fand sich kein Befund, der eine beschränkte Belastung und damit ein Gehen an Amerikanerstöcken erklären würde. Es besteht daher keine Veranlassung von der Zumutbarkeitsbeurteilung gemäss Gutachten vom 29. Oktober 2007 abzuweichen, womit von einer vollen Arbeitsfähigkeit für leichte Arbeiten auszugehen ist.
5. In psychiatrischer Hinsicht werden von der behandelnden Ärztin die bereits zitierten Diagnosen gestellt. Prof. Dr. med. D._ erhob eine über weite Strecken nicht nachvollziehbare und schwer einzuordnende affektive Störung, wollte aber aufgrund des etwas ungereimten Bildes keine eigentliche Diagnose stellen.
Ob die psychischen Beschwerden in einem natürlichen Kausalzusammenhang mit dem Fehltritt vom 1. September 2005 stehen, kann aber letztlich ausser Acht gelassen werden, fehlt es doch an dessen Adäquanz. Mit der Vorinstanz handelt es sich dabei um einen leichten Unfall (BGE <ref-ruling> E. 6a S. 139). Damit der adäquate Kausalzusammenhang bei einem solchen ausnahmsweise überhaupt bejaht werden könnte, müssten mindestens eines bis mehrere der Zusatzkriterien in ausgeprägter Form bejaht werden, was von der Beschwerdeführerin nicht behauptet wird und offensichtlich nicht der Fall ist.
6. Gemäss <ref-law> haftet der Versicherer für Schädigungen, die bei der Heilbehandlung zugefügt worden sind. Die Versicherte lässt vorbringen, diverse ärztliche Fehlbehandlungen hätten zu ihren Leiden geführt.
6.1 Dass die Ruptur des Ligamentum fibulotalare erst mittels MRI vom 16. Dezember 2005 entdeckt wurde, liegt unter anderem daran, dass die Beschwerdeführerin nach der Erstversorgung im Spital ihren Hausarzt erst im November aufsuchte, welcher dann eine spezialärztliche Untersuchung in die Wege leitete. Die nach dem Unfall angefertigten konventionellen Röntgenbilder zeigten noch keine entsprechende Verletzung. Die Beschwerden waren im Dezember 2005/Januar 2006 aber nicht gravierend, fand die operative Revision doch auf ausdrücklichen Wunsch der Patientin erst im Mai 2006 statt und konnte sie bis dahin ihrer Tätigkeit im Reinigungsteam ohne weiteres nachgehen. Von einer Fehlbehandlung kann daher nicht die Rede sein.
6.2 Weiter wird behauptet, nach der Operation sei keine Antikoagulation angeordnet worden, was zur Thrombose geführt habe. Wie die Mobiliar in ihrer Vernehmlassung zur Recht anführt, ist diese Behauptung akten- und tatsachenwidrig. Die Dokumentation von Apothekerbescheinigung und Arzneimittelbezug belegt, dass neben einer oralen Antikoagulation auch eine solche mittels Injektion von Fragminspritzen erfolgte.
7. Bei der Invaliditätsbemessung ist das kantonale Gericht von einem Valideneinkommen bei einem vollen Pensum im Jahre 2004 von Fr. 45'500.- ausgegangen, welches mittels statistischer Zahlen über die Nominallohnentwicklung für 2007 auf Fr. 47'293.- hochgerechnet wurde. Den Angaben der Stiftung A._ gegenüber der Invalidenversicherung kann indessen entnommen werden, dass die Beschwerdeführerin im Jahre 2006 Fr. 3'004.- im Monat verdient hatte, was (bei 80 %) einem vollen Jahreslohn von Fr. 48'815.- entspricht. Für das Jahr 2007 ist demnach wegen der statistischen Nominallohnentwicklung von einem hypothetischen Valideneinkommen von Fr. 49'562.- auszugehen. Mittels der als zumutbar erachteten vorwiegend sitzend auszuführenden leichten Tätigkeit könnte die Beschwerdeführerin aufgrund der statistischen Zahlen der Schweizerischen Lohnstrukturerhebung Fr. 51'394.- verdienen, womit sie keinen Anspruch auf eine Invalidenrente der Unfallversicherung hat.
Daran änderte auch ein sogenannter leidensbedingter Abzug nichts. Ob überhaupt ein solcher gerechtfertigt wäre, kann offenbleiben, da er höchstens 10 % betragen könnte, was nicht zu einer rentenbegründenden Invalidität von mindestens 10 % (<ref-law>) führen würde.
8. Schliesslich verlangt die Beschwerdeführerin eine höhere Integritätsentschädigung. Sie unterlässt es indessen, sich mit der diesbezüglichen Begründung im Einspracheentscheid und im vorinstanzlichen Entscheid auseinanderzusetzen und verlangt lediglich, es sei "ein korrektes Gutachten" einzuholen. Damit genügt sie den Begründungsanforderungen gemäss <ref-law> nicht, weshalb auf dieses Rechtsbegehren nicht einzutreten ist.
9. Bei diesem Verfahrensausgang sind die Gerichtskosten von der Beschwerdeführerin als unterliegender Partei zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf eingetreten wird.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 750.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht Basel-Stadt und dem Bundesamt für Gesundheit schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 12. März 2010
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Ursprung Schüpfer | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['7ac8c11c-1bfc-462c-8d12-ae367a2e3496', 'fe8a76b3-8b0f-4f27-a277-2d887140e7ab', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', 'de90b734-4d91-4946-bed6-50dc2e63cd6a', '61b86c13-7ae0-425a-afb3-914f66245727', '4a9c1313-fa97-4699-899b-3e4db3237007', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', 'f6a1d0ba-248c-4a55-b8ed-a1b5d590a155', 'd2824fa3-6eee-47da-a609-cf848d2f24cd', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '6f2dfe04-c219-4098-a4e6-9b892444a986', 'c5fe4e71-5b3c-4c14-b088-c067ad8514ae', 'b2f7d018-be34-4815-9195-b59ae8146fbd'] |
0354d3af-922c-4b11-bf4f-b540b520be35 | 2,000 | de | (Haftentlassung), hat sich ergeben:
A.- Die Bezirksanwaltschaft Bülach führt gegen den nigerianischen Staatsangehörigen A._ eine Strafuntersuchung wegen gewerbsmässigen Betruges und Urkundenfälschung.
Sie wirft ihm vor, zusammen mit F._, R._, N._ und P._ zwischen dem 2. und dem 20. November 1999 unter Verwendung von drei ihnen nicht zustehenden Kreditkarten und gefälschten Ausweisen umfangreiche Warenkäufe getätigt zu haben. A._ wurde am 24. November 1999 verhaftet und anschliessend in Untersuchungshaft genommen.
Am 26. April 2000 stellte A._ ein Haftentlassungsgesuch.
Die Bezirksanwaltschaft Bülach beantragte dem Haftrichter des Bezirksgerichtes Bülach gleichentags, das Gesuch abzuweisen und die Untersuchungshaft zu verlängern.
Der dringende Tatverdacht sei unbestritten, da A._ geständig sei. Es bestehe Fluchtgefahr, da er vor seiner Verhaftung weder über einen festen Wohnsitz in der Schweiz noch über eine feste Anstellung verfügt habe. Er habe Verwandte im Ausland, und seine schweizerische Ehefrau habe Scheidungsabsichten oder sei jedenfalls nicht gewillt, ihn wieder bei sich aufzunehmen. Ausserdem stehe nicht einmal seine Identität mit letzter Sicherheit fest. Da die Bezirksanwaltschaft gegen ihn eine unbedingte Strafe von 2 1/4 bis 2 1/2 Jahren Gefängnis beantragen werde, bestehe Fluchtgefahr.
Überhaft drohe nicht, die Fortsetzung der Untersuchungshaft sei nach wie vor verhältnismässig. Die Untersuchung stehe im Übrigen kurz vor ihrem Abschluss, weshalb die Anklageerhebung unmittelbar bevorstehe.
Der Haftrichter des Bezirksgerichtes Bülach schloss sich der Argumentation der Bezirksanwaltschaft im Wesentlichen an und wies das Haftentlassungsgesuch A._s am 28. April 2000 ab.
B.- Mit staatsrechtlicher Beschwerde vom 7. Juni 2000 wegen Verletzung der Rechtsgleichheit (<ref-law>) und Willkür (<ref-law>) beantragt A._ die Aufhebung des Entscheides des Haftrichters vom 28. April 2000 und seine unverzügliche Entlassung aus der Untersuchungshaft. Ausserdem ersucht er um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung durch Rechtsanwalt Guido Hensch, Zürich.
C.- Das Bezirksgericht Bülach verzichtet auf Vernehmlassung.
Die Bezirksanwaltschaft Bülach teilt in ihrer Vernehmlassung vom 14. Juni 2000 mit, die noch ausstehende Schlusseinvernahme einer Mitangeschuldigten sei heute durchgeführt worden. Die Untersuchung sei nunmehr abgeschlossen, weshalb ohne Weiterungen Anklage erhoben werden könne, sobald sie wieder über die dem Bundesgericht zugesandten Akten verfüge. Im Übrigen halte sie an ihrem Antrag auf Fortsetzung der Untersuchungshaft fest.
A._ liess die Replikfrist unbenützt verstreichen. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- a) Der Beschwerdeführer wirft dem Haftrichter die Verletzung von verfassungsmässigen Rechten vor, wozu er befugt ist (Art. 88 OG). Die übrigen Sachurteilsvoraussetzungen sind erfüllt, sodass auf die Beschwerde, unter dem Vorbehalt gehörig begründeter Rügen (Art. 90 Abs. 1 lit. b OG; <ref-ruling> E. 1c; <ref-ruling> E. 1c; <ref-ruling> E. 1c), grundsätzlich einzutreten ist.
b) Mit einer staatsrechtlichen Beschwerde gegen die Anordnung von Untersuchungshaft kann, ausser der Aufhebung des angefochtenen Entscheids, auch die sofortige Entlassung aus der Haft verlangt werden (<ref-ruling> E. 1a). Der entsprechende Antrag des Beschwerdeführers ist daher zulässig.
c) Der inhaftierte Beschwerdeführer steht in erster Linie unter dem Schutz der von <ref-law> garantierten persönlichen Freiheit. Mit seinen Rügen macht er wenigstens sinngemäss deren Verletzung geltend; der Berufung auf das Willkürverbot und "die EMRK" kommt keine selbständige Bedeutung zu, soweit er diese Rügen überhaupt in einer den gesetzlichen Anforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG genügenden Weise begründet.
Bei staatsrechtlichen Beschwerden, die gestützt auf das verfassungsmässige Recht der persönlichen Freiheit gegen die Haftanordnung erhoben werden, prüft das Bundesgericht die Auslegung und Anwendung des kantonalen Rechts grundsätzlich frei (<ref-ruling> E. 1; <ref-ruling> E. 3).
2.- a) Untersuchungshaft kann im Kanton Zürich (u.a.) angeordnet werden, wenn der Angeklagte eines Vergehens oder Verbrechens dringend verdächtig ist und Fluchtgefahr besteht (§ 58 der Zürcher Strafprozessordnung vom 4. Mai 1919; StPO). Liegt ausser dem allgemeinen Haftgrund des dringenden Tatverdachts einer der besonderen Haftgründe vor, steht einer Inhaftierung auch unter dem Gesichtswinkel der persönlichen Freiheit grundsätzlich nichts entgegen.
b) Unbestritten ist, dass der Beschwerdeführer dringend verdächtig ist, an den Kreditkartenbetrügen mitgewirkt zu haben. Eine Differenz besteht nur insofern, als die Bezirksanwaltschaft von einer dem Beschwerdeführer zuzurechnenden Deliktssumme von rund 75'000 Franken ausgeht, währenddem der Haftrichter und der Beschwerdeführer diese rund 10'000 Franken tiefer ansetzen. Die Kontroverse ist für die Beurteilung der Untersuchungshaft jedenfalls zur Zeit ohne Bedeutung.
c) Nach der Rechtsprechung des Bundesgerichts genügt die Höhe der zu erwartenden Freiheitsstrafe für sich allein nicht für die Annahme von Fluchtgefahr. Eine solche darf nicht schon angenommen werden, wenn die Möglichkeit der Flucht in abstrakter Weise besteht. Vielmehr müssen konkrete Gründe dargetan werden, die eine Flucht nicht nur als möglich, sondern als wahrscheinlich erscheinen lassen. Die Höhe der zu erwartenden Freiheitsstrafe kann immer nur neben anderen, eine Flucht begünstigenden Tatsachen herangezogen werden (<ref-ruling> E. 2a; <ref-ruling> E. 4a; <ref-ruling> E. 3; <ref-ruling> E. 6).
d) Der Beschwerdeführer hat, selbst wenn man zu seinen Gunsten vom tieferen Deliktsbetrag ausgeht, eine erhebliche Freiheitsstrafe zu erwarten; es steht keinesfalls fest, dass er bloss mit einer Strafe rechnen muss, für welche der bedingte Vollzug noch möglich ist. Die Höhe der zu erwartenden Strafe stellt somit durchaus einen gewissen Fluchtanreiz dar. Der Beschwerdeführer hat zwar gewisse Bindungen an die Schweiz, er hat hier gearbeitet und ist insbesondere mit einer Schweizerin verheiratet. Allerdings hatte er bereits vor seiner Verhaftung nicht mehr mit seiner Frau zusammen gewohnt, und diese will ihn jedenfalls nicht mehr bei sich einziehen lassen. Weitere Bindungen an die Schweiz, die ihn von einer Flucht abhalten könnten, sind nicht ersichtlich, insbesondere ist er des Deutschen nicht mächtig und hat er hier offenbar weder Freunde noch Verwandte, mit denen er Kontakt pflegt. Zwar beteuert der Beschwerdeführer, alles zu tun, um in der Schweiz bleiben zu können. Es ist indessen offen, ob er diese Möglichkeit überhaupt hat, riskiert er doch - je nach Höhe der auszusprechenden Strafe - seine fremdenpolizeiliche Aufenthaltsbewilligung B zu verlieren. Unter diesen Umständen konnte der Haftrichter Fluchtgefahr annehmen, ohne dadurch die Verfassung zu verletzen.
e) Der Beschwerdeführer macht zu Recht nicht geltend, dass die Untersuchungshaft von rund 6 Monaten bereits in grosse Nähe der zu erwartenden Freiheitsstrafe rückt; insofern ist die Fortsetzung der Untersuchungshaft auch nicht unverhältnismässig.
Unbegründet ist in diesem Zusammenhang die Rüge, der Haftrichter habe die Unschuldsvermutung verletzt, indem er versucht habe, die zu erwartende Freiheitsstrafe abzuschätzen und sich dabei auf den von der Bezirksanwaltschaft in Aussicht gestellten Strafantrag von 2 1/4 bis 2 1/2 Jahren Gefängnis abgestützt habe. Für die Beurteilung der Verhältnismässigkeit der Untersuchungshaft muss der Haftrichter zwangsläufig eine Prognose über die Grössenordnung der zu erwartenden Freiheitsstrafe stellen. Aussagen über die bei einer Verurteilung mutmassliche Strafdauer verletzen die Unschuldsvermutung in keiner Weise.
f) Der Beschwerdeführer macht eine Verletzung der Rechtsgleichheit geltend, weil die an den Betrügereien beteiligten Frauen im Gegensatz zu ihm bereits nach kurzer Zeit wieder aus der Untersuchungshaft entlassen worden seien.
Die Bezirksanwaltschaft erklärt dies mit dem erheblich grösseren Tatbeitrag des Beschwerdeführers.
Der Beschwerdeführer hält dem in der staatsrechtlichen Beschwerde entgegen, dass die mitangeschuldigten Frauen im Gegensatz zu ihm Kreditkartenbelege unterzeichnet hätten.
Das mag zutreffen, doch beweist dies offensichtlich nicht, dass der Tatbeitrag des Beschwerdeführers nicht wesentlich grösser war als derjenige der mitangeschuldigten Frauen. Der Beschwerdeführer legt damit nicht in einer den gesetzlichen Anforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG genügenden Weise dar, inwiefern er im Vergleich zu diesen rechtsungleich behandelt würde; auf die Rüge ist daher nicht einzutreten.
3.- Die Beschwerde ist somit abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist.
Das Gesuch des Beschwerdeführers um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung ist gutzuheissen, da die Mittellosigkeit des Beschwerdeführers offensichtlich ist und die Beschwerde nicht von vornherein aussichtslos war (Art. 152 OG). Dementsprechend sind keine Kosten zu erheben, und Rechtsanwalt Guido Hensch ist als unentgeltlicher Verteidiger einzusetzen und aus der Gerichtskasse angemessen zu entschädigen. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.- Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2.- Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird gutgeheissen:
a) Es werden keine Kosten erhoben.
b) Rechtsanwalt Guido Hensch wird als unentgeltlicher Rechtsvertreter eingesetzt und aus der Bundesgerichtskasse mit Fr. 1'500.-- entschädigt.
3.- Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, der Bezirksanwaltschaft, Büro 4, und dem Bezirksgericht Bülach, Haftrichter, schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 29. Juni 2000
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['e777c8e0-3f75-4d09-945c-2d04717b66d8', 'e338d168-255c-4dae-bd20-4281ccf8a1f1', 'fab3947b-a0b0-4b8a-adfa-d8ec7b1ceea4', 'd8a20686-67e3-4730-906c-90cd123a8226', '5ad3a64a-322d-4b15-b00c-43f936dafa43', '58c3f979-cd43-418b-af98-47de3e20e666', '031e2d94-0d78-4099-b7a7-a6917cc50e49', '72345401-674c-40c8-afe8-0e4d65e70cec', 'c2568663-11f7-4e91-a23e-61db824f7973', '64d8f12f-5fee-4b67-9b78-993c88599fa5'] | ['53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf'] |
0354da0a-4535-426a-b255-b38c7e39b0a5 | 2,012 | de | Erwägungen:
1. X._ (geb. 1978) stammt aus Brasilien. Sie reiste wiederholt über Portugal oder Frankreich in den Schengenraum ein und aus. Als sie die Schweiz am 19. Juli 2011 verlassen wollte, wurde sie am Flughafen verhaftet und mit Strafbefehl vom gleichen Tag wegen mehrfacher rechtswidriger Einreise und mehrfachen rechtswidrigen Aufenthalts zu einer bedingten Geldstrafe und einer Busse verurteilt. Gestützt hierauf wies das Migrationsamt des Kantons Zürich sie aus der Schweiz weg und das Bundesamt für Migration erliess gleichentags ein bis 2014 gültiges Einreiseverbot gegen sie. X._ reiste am 29. Juli 2011 aus. Im Rahmen der Rechtsmittelverfahren wurden der Strafbefehl und die Einreisesperre aufgehoben, hingegen nicht der Wegweisungsentscheid. Die Sicherheitsdirektion und das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich bestätigten diesen am 9. August bzw. 14. Dezember 2011. X._ beantragt mit subsidiärer Verfassungsbeschwerde, das Urteil des Verwaltungsgerichts aufzuheben.
2. Die Beschwerde genügt den gesetzlichen Begründungsanforderungen offensichtlich nicht, weshalb im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> darauf nicht einzutreten ist:
2.1 Die Rechtsschriften an das Bundesgericht haben die Begehren und deren Begründung zu enthalten, wobei in gedrängter Form darzulegen ist, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt (<ref-law>). Die Begründung muss sachbezogen sein, d.h. den Gegenstand des angefochtenen Entscheids betreffen, und in gezielter Form auf die für dessen Ergebnis massgeblichen Erwägungen der Vorinstanz eingehen (vgl. <ref-ruling> E. 2.1-2.3). Eine qualifizierte Rügepflicht gilt bei der Begründung angeblicher Verletzungen von Grundrechten, wie sie gegen den kantonalen Wegweisungsentscheid im Rahmen der subsidiären Verfassungsbeschwerde einzig erhoben werden können (vgl. <ref-ruling> ff.; vgl. DANIA TREMP, in: Caroni/ Gächter/Thurnherr [Hrsg.], SHK Bundesgesetz über die Ausländerinnen und Ausländer [AuG], N. 28 zu Art. 64 AuG). Das Bundesgericht prüft solche nicht von Amtes wegen, sondern nur soweit sie klar und, falls möglich, belegt dargetan werden; dabei ist jeweils nicht nur (zumindest materiell) auszuführen, welches verfassungsmässige Recht verletzt sein soll, sondern auch inwiefern dies der Fall ist (<ref-law>; <ref-ruling> E. 3.3 S. 310 mit Hinweisen). Die Beschwerdeschrift muss die wesentlichen Tatsachen und eine kurz gefasste Darlegung darüber enthalten, welche verfassungsmässigen Rechte bzw. welche Rechtssätze inwiefern durch den angefochtenen Erlass oder Entscheid verletzt worden sind (<ref-ruling> E. 2.2). Zwar geht das Bundesgericht den Eintretensvoraussetzungen von Amtes wegen und mit freier Kognition nach (<ref-ruling> E. 1.1); dies befreit die Beschwerdeführenden praxisgemäss indessen nicht davon, kurz darzulegen, dass und inwiefern die entsprechenden Voraussetzungen gegeben sind. Soweit diese nicht offensichtlich vorliegen, ist es nicht Aufgabe des Gerichts, anhand der Akten oder weiterer noch beizuziehender Unterlagen danach zu forschen (<ref-ruling> E. 1.1 S. 251, 353 E. 1 S. 356).
2.2 Die Beschwerdeführerin geht in ihrer Beschwerde vor allem auf die Frage der Rechtmässigkeit des Strafbefehls (fehlender Vorsatz, Rechtsirrtum, Rechtfertigungsgründe, Verletzung der Unschuldsvermutung, Verletzung des rechtlichen Gehörs usw.) und der Einreisesperre ein; mit den Ausführungen der Vorinstanz zur Wegweisung setzt sie sich hingegen nicht sachbezogen auseinander. Sie wiederholt lediglich, was sie bereits im Kanton vorgetragen hat, ohne darzulegen, inwiefern der Entscheid der Vorinstanz Grundrechte verletzen würde (vgl. <ref-ruling> E. 2.3; LAURENT MERZ, in: Niggli/Uebersax/Wiprächtiger [Hrsg.], BSK Bundesgerichtsgesetz, N. 52 und 57 zu Art. 42). Hinsichtlich des Wegweisungsentscheids ist im Übrigen nicht ersichtlich und wird von der Beschwerdeführerin nicht weiter dargelegt, inwiefern an der Beurteilung der entsprechenden Problematik überhaupt noch ein aktuelles rechtlich geschütztes Interesse besteht (vgl. <ref-law>; BGE 2C_842/2010 vom 13. Januar 2012 E. 1.3; <ref-ruling> E. 1.2): Die Wegweisung verpflichtet die ausländische Person als Folge der fehlenden Anwesenheitsberechtigung (Art. 64 Abs. 1 lit. a AuG) oder des Dahinfallens der Einreisevoraussetzungen (Art. 64 Abs. 1 lit. b in Verbindung mit Art. 5 AuG), das Land sofort bzw. bis zum Ablauf der angesetzten Ausreisefrist zu verlassen. Andere Folgen - etwa eine Fernhaltung - sind damit nicht verbunden. Die Beschwerdeführerin ist - wie dies bereits vor ihrer Anhaltung am Flughafen geplant war - ausgereist. Der sie belastende Strafbefehl und die Einreisesperre sind in den entsprechenden Rechtsmittelverfahren aufgehoben worden. Damit wäre es an ihr gewesen, im bundesgerichtlichen Verfahren darzulegen, welches aktuelle schutzwürdige Interesse sie mit ihrer Eingabe noch verfolgt bzw. weshalb in ihrem Fall ausnahmsweise auf ein solches zu verzichten ist (vgl. BGE <ref-ruling> E. 1.2 S. 674).
2.3 Auf die vorliegende Beschwerde kann schliesslich auch deshalb nicht eingetreten werden, weil die Sicherheitsdirektion und das Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, die bei ihnen erhobenen Rechtsmittel jeweils mit zwei eigenständigen Begründungen abgewiesen haben, die Beschwerdeführerin sich jedoch nur mit einer von ihnen auseinandersetzt (vgl. <ref-ruling> E. 6.3 S. 120 f.): Die kantonalen Instanzen gingen einerseits davon aus, dass sie den schengenrechtlich zulässigen visumsfreien Aufenthalt von 90 Tagen innerhalb von sechs Monaten überschritten habe (Art. 4 Abs. 1 VEV [SR 142.204] i.V.m. Art. 1 Abs. 2 der Verordnung [EG] Nr. 539/2001 und Art. 1 Abs. 1 der Verordnung [EG] Nr. 810/2009), weshalb sie die Schweiz (und den Schengenraum) habe verlassen müssen, andererseits, dass sie über kein nationales Visum verfügte, nachdem sie am 2. Dezember 2010 in die Schweiz eingereist war, um hier mit ihrem Partner zusammenzuleben und damit einen Aufenthalt von mehr als drei Monaten beabsichtigte (vgl. Art. 4 Abs. 3 VEV), welcher bewilligungspflichtig gewesen wäre (Art. 10 Abs. 2 AuG). Die Beschwerdeführerin macht geltend, dass sie die 90 Tage nicht überschritten habe, da sie teilweise in Kroatien gewesen sei, was sich aus ihrem Pass nicht ergebe, aber von ihrem Partner bestätigt werde, sie legt indessen mit keinem Wort dar, inwiefern die Wegweisung gestützt auf die zweite Begründung ihre verfassungsmässigen Rechte verletzen würde, womit sie wiederum ihrer Begründungspflicht nicht nachkommt (MERZ, a. a. O., N. 73 zu <ref-law>).
3. Die Beschwerdeführerin beantragt, ihr für das vorliegende Verfahren die unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung zu gewähren. Dem Gesuch ist wegen Aussichtslosigkeit der Eingabe nicht zu entsprechen, nachdem die Beschwerdefrist im Zeitpunkt des Gesuchs um Verbeiständung bereits abgelaufen war und die Eingabe damit nachträglich nicht mehr verbessert werden konnte; im Übrigen wurde die Beschwerdeführerin von ihrem juristisch bewanderten Gatten (Fürsprecher) beraten. Sie hat die Kosten des bundesgerichtlichen Verfahrens zu tragen (<ref-law>). Es sind keine Parteientschädigungen geschuldet (vgl. <ref-law>). Mit dem vorliegenden Urteil wird das nicht weiter begründete Gesuch um aufschiebende Wirkung gegenstandslos. | Demnach erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. 2.1 Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird abgewiesen.
2.2 Die Gerichtskosten von Fr. 1'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Verfahrensbeteiligten und dem Verwaltungsgericht des Kantons Zürich, 2. Kammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 22. März 2012
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Zünd
Der Gerichtsschreiber: Hugi Yar | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '029c2d5b-de73-4201-9639-431b468cb2b3', '029c2d5b-de73-4201-9639-431b468cb2b3', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '75eb7946-af2f-48ed-b1c8-fb1bb18e9521', '75eb7946-af2f-48ed-b1c8-fb1bb18e9521', '4c98be31-79f3-4d1f-b639-60e6d9c82782'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0355a8ff-ee28-4ccd-931a-2e5ff91b0bae | 2,014 | de | Erwägungen:
1.
Mit Beschluss Nr. 11 vom 16. Januar 2014 erteilte der Gemeinderat Freienbach der B._ AG die Baubewilligung für den Rückbau und Neubau des Gewerbehauses auf den Grundstücken KTN 2241 und KTN 542 in Freienbach unter verschiedenen Bedingungen und Auflagen. Gleichzeitig wies er die gegen das Bauvorhaben erhobenen Einsprachen ab, darunter auch diejenige von A._.
Auf eine von A._ in der Folge eingereichte Verwaltungsbeschwerde trat der Regierungsrat des Kantons Schwyz mit Beschluss vom 13. Mai 2014 nicht ein, nachdem der Beschwerdeführer weder den ihm auferlegten Kostenvorschuss von Fr. 1'500.-- geleistet noch ein Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege gestellt hatte.
Hiergegen gelangte A._ ans Verwaltungsgericht des Kantons Schwyz mit dem Hauptbegehren, der Nichteintretensentscheid sei aufzuheben; es sei davon abzusehen, ihm Kosten aufzuerlegen. Mit Verfügung vom 10. Juni 2014 wurde dem Beschwerdeführer von Seite des Verwaltungsgerichts eine bis 20. Juni 2014 laufende Frist gesetzt, um einen Kostenvorschuss von Fr. 500.-- zu bezahlen. Da der Beschwerdeführer dieser Aufforderung keine Folge leistete, wurde ihm mit Verfügung vom 1. Juli 2014 eine Nachfrist bis 15. Juli 2014 zur Leistung des Vorschusses oder aber zur Einreichung eines Gesuchs um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege angesetzt. Die Fristansetzung war mit der Androhung des Nichteintretens für den Unterlassungsfall unter Kostenfolge zu Lasten des Beschwerdeführers verbunden.
Mit Schreiben vom 7. Juli 2014 ersuchte A._ das Gericht, es sei im hängigen Verfahren auf den Kostenvorschuss zu verzichten. Daraufhin wurde ihm am 8. Juli 2014 mitgeteil, dass die Verfügung betreffend Nachfristansetzung nach wie vor ihre Gültigkeit habe. Am 9. Juli 2014 erkundigte sich der Beschwerdeführer telefonisch beim Gericht nach der Möglichkeit einer anfechtbaren Kostenvorschussverfügung. Mit Zwischenbescheid vom 10. Juli 2014 hat der Einzelrichter des Verwaltungsgerichts an der Verfügung vom 1. Juli 2014, womit dem Beschwerdeführer eine Nachfrist zur Leistung des Kostenvorschusses von Fr. 500.-- oder aber zur Einreichung eines uP-Gesuchs bis spätestens 15. Juli 2014 unter Androhung des Nichteintretens auf die Beschwerde für den Säumnisfall angesetzt wurde, festgehalten.
2.
Mit Eingabe vom 11. August 2014 führt A._ gegen den Zwischenentscheid vom 10. Juli 2014 "Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten/subsidiäre Verfassungsbeschwerde". ans Bundesgericht. Der Sache nach beantragt er, der Entscheid vom 10. Juli 2014 sei aufzuheben; es sei davon abzusehen, ihm Kosten aufzuerlegen.
Das Bundesgericht hat davon abgesehen, Stellungnahmen einzuholen.
3.
Nach <ref-law> ist in der Begründung einer Beschwerde in gedrängter Form darzulegen, inwiefern der angefochtene Entscheid Recht verletzt. Die Bestimmungen von <ref-law> nennen die vor Bundesgericht zulässigen Beschwerdegründe. Hinsichtlich der Verletzung von Grundrechten gilt der in <ref-law> verankerte Grundsatz der Rechtsanwendung von Amtes wegen nicht; insofern besteht eine qualifizierte Rügepflicht (<ref-law>; <ref-ruling> E. 1.4.1 S. 53, 65 E. 1.3.1 S. 68 mit Hinweisen). Es obliegt dem Beschwerdeführer namentlich darzulegen, inwiefern der angefochtene Entscheid gegen die gerügten Grundrechte verstossen soll. Das Bundesgericht prüft nur klar und detailliert erhobene und, soweit möglich, belegte Rügen; auf rein appellatorische Kritik am angefochtenen Entscheid tritt es nicht ein.
Der Beschwerdeführer macht mit seiner Eingabe vom 11. August 2014 in erster Linie geltend, er wehre sich in Wahrnehmung öffentlicher Interessen gegen das Bauvorhaben; es bestehe die Gefahr einer Grundwasserverseuchung. Es schade der direkten Demokratie sehr, wenn Bemühungen von Seite der Bürger, zum sauberen Grundwasser Sorge tragen zu wollen, mit schikanösen Vorschussverfügungen eingedeckt würden. Das Verwaltungsgericht habe in Berücksichtigung der Kannvorschrift von Art. 73 VRP/SZ auf einen Kostenvorschuss zu verzichten.
Dabei unterlässt es der Beschwerdeführer indes, sich mit der ausführlichen Begründung, die dem angefochtenen Entscheid zugrunde liegt, im Einzelnen auseinander zu setzen und nachvollziehbar aufzuzeigen, inwiefern die Begründung des Entscheids bzw. dieser selbst rechts- bzw. verfassungswidrig sein soll. Was er insoweit vorbringt, ist im Wesentlichen eine appellatorische Kritik am angefochtenen Beschluss. Auf solche Kritik tritt das Bundesgericht indes gemäss ständiger Rechtsprechung nicht ein (s. etwa <ref-ruling> E. 2.2 S. 246; <ref-ruling> E. 1.4.2 S. 254).
Aus den Ausführungen des Beschwerdeführers ergibt sich somit nicht, inwiefern die Vorinstanz mit dem angefochtenen Beschluss Recht im Sinne von <ref-law> verletzt haben soll.
Auf die Beschwerden ist daher schon aus diesem Grunde nicht einzutreten, so dass die weiteren Eintretensvoraussetzungen - namentlich diejenigen nach <ref-law> - nicht weiter zu erörtern sind. Der Begründungsmangel ist offensichtlich, weshalb über die Beschwerden im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> entschieden werden kann.
4.
Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend sind die bundesgerichtlichen Kosten dem Beschwerdeführer aufzuerlegen (<ref-law>). Mit Eingabe vom 26. August 2014 hat er es ausdrücklich abgelehnt, ein Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege zu stellen.
Der Beschwerdegegnerin ist durch das vorliegende Verfahren kein Aufwand entstanden, so dass ihr keine Parteientschädigung zuzusprechen ist. | Demnach wird erkannt:
1.
Auf die Beschwerden wird nicht eingetreten.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien, dem Gemeinderat Freienbach, dem Amt für Raumentwicklung, dem Sicherheitsdepartement, dem Regierungsrat und dem Verwaltungsgericht des Kantons Schwyz, Einzelrichter, sowie C._ schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, vom 12. September 2014
Im Namen der I. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Das präsidierende Mitglied: Merkli
Der Gerichtsschreiber: Bopp | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['a283d8a5-b544-4dfc-bb5e-4f65515ba66e', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0355d173-e9ac-4e31-aff6-c06d7bab2ace | 2,012 | fr | Considérant en fait et en droit:
1. X._, ressortissant du Kosovo né en 1980, a obtenu une autorisation de séjour en Suisse le 3 février 2009 à la suite de son mariage avec une ressortissante suisse, le 28 août 2008. Par décision du 18 mars 2010, le Service des migrations du canton de Neuchâtel a refusé de prolonger l'autorisation de séjour en raison du caractère fictif du mariage.
Par arrêt du 22 mars 2012, le Tribunal cantonal du canton de Neuchâtel a rejeté le recours que l'intéressé avait déposé contre la confirmation le 9 février 2011 de la décision du 18 mars 2012 par le Département de l'économie du canton de Neuchâtel. Il a constaté que les conditions pour déroger aux conditions d'admission n'étaient pas réunies.
2. Agissant par la voie du recours en matière de droit public, X._ demande au Tribunal fédéral de lui accorder une autorisation de séjour. Il se plaint de la violation de sa vie privée garantie par l'art. 8 CEDH et 13 Cst. Il sollicite l'octroi de l'effet suspensif.
3. Le recours est irrecevable contre les décisions en matière de droit des étrangers qui concernent une autorisation à laquelle ni le droit fédéral ni le droit international ne donnent droit (art. 83 let. c ch. 2 LTF) et contre celles qui concernent les dérogations aux conditions d'admission (art. 83 let. c ch. 5LTF).
3.1 Sous l'angle étroit de la protection de la vie privée, l'art. 8 CEDH n'ouvre le droit à une autorisation de séjour qu'à des conditions très restrictives. L'étranger doit en effet établir l'existence de liens sociaux et professionnels spécialement intenses avec la Suisse, notablement supérieurs à ceux qui résultent d'une intégration ordinaire. Le Tribunal fédéral n'adopte pas une approche schématique qui consisterait à présumer, à partir d'une certaine durée de séjour en Suisse, que l'étranger y est enraciné et dispose de ce fait d'un droit de présence dans notre pays. Il procède bien plutôt à une pesée des intérêts en présence, en considérant la durée du séjour en Suisse comme un élément parmi d'autres (cf. <ref-ruling> consid. 3.2.1 p. 286 et les arrêts cités). Les années passées dans l'illégalité ou au bénéfice d'une simple tolérance - par exemple en raison de l'effet suspensif attaché à des procédures de recours - ne doivent normalement pas être prises en considération dans l'appréciation ou alors seulement dans une mesure très restreinte (cf. <ref-ruling> consid. 4.3 p. 23 s.; <ref-ruling> consid. 3.3 p. 289). Le Tribunal fédéral a notamment retenu en faveur d'un étranger installé depuis plus de onze ans en Suisse qu'il avait développé dans notre pays des liens particulièrement intenses dans les domaines professionnel (création d'une société à responsabilité limitée; emploi à la Délégation permanente de l'Union africaine auprès de l'ONU) et social (cumul de diverses charges auprès de l'Eglise catholique) et que, sans le décès de son épouse suisse, avec laquelle il partageait sa vie, l'intéressé pouvait légitimement espérer la prolongation de son autorisation de séjour (cf. arrêt 2C_266/2009 du 2 février 2010). A l'inverse, le Tribunal fédéral a estimé qu'un étranger ayant vécu pendant seize ans en Suisse en y développant normalement ses relations privées ne pouvait en déduire aucun droit à une autorisation de séjour sous l'angle de la protection de la vie privée (cf. arrêt 2P.253/1994 du 3 novembre 1994 consid. 2b).
En l'espèce, le recourant ne vit en Suisse que depuis 4 ans. Les relations professionnelles, dans le domaine de la restauration, dont il fait état, ne sauraient être qualifiées de liens particulièrement intenses qui vont largement au delà de l'intégration ordinaire au sens de la jurisprudence. L'autonomie financière et le respect des obligations légales fiscales et sociales ne sont à cet égard pas suffisantes. Dans ces conditions, le recourant ne peut se prévaloir du respect de la vie privée garanti par l'art. 8 CEDH, et 13 Cst., de sorte que le recours en matière de droit public est irrecevable. Il l'est également en tant qu'il concerne la dérogation aux conditions d'admission.
3.2 Le Tribunal fédéral statue sur la base des faits établis par l'autorité précédente (<ref-law>). Par conséquent, les allégations du recourant relatives à la qualité de son mariage sont irrecevables parce qu'elles s'appuient sur des faits qui ne ressortent pas de l'arrêt attaqué, sans que l'<ref-law> ne soit dûment invoqué.
4. Reste seul ouvert le recours constitutionnel subsidiaire (<ref-law>) pour violation des droits constitutionnels (<ref-law>). La qualité pour former un recours constitutionnel subsidiaire suppose toutefois un "intérêt juridique" à l'annulation ou à la modification de la décision attaquée (<ref-law>). Le recourant ne peut toutefois se prévaloir d'aucune norme du droit fédéral ou du droit international lui accordant un droit à une autorisation de séjour (cf. consid. 3 ci-dessus). Par conséquent, sous cet angle, il n'a pas une position juridique protégée qui lui confère la qualité pour agir au fond (<ref-ruling>). Il ne se plaint en outre pas de la violation de ses droits de partie équivalant à un déni de justice formel, ce qui serait recevable pour autant qu'il ne s'agisse pas de moyens ne pouvant être séparés du fond (cf. <ref-ruling> consid. 3c et 7 p. 86 et 94).
5. Le recours est ainsi manifestement irrecevable (<ref-law>) et doit être traité selon la procédure simplifiée de l'<ref-law>, sans qu'il y ait lieu d'ordonner un échange d'écritures. La requête d'effet suspensif est sans objet. Succombant, le recourant doit supporter les frais de la procédure fédérale (<ref-law>) et n'a pas droit à des dépens (<ref-law>). | Par ces motifs, le Président prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 1'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué au représentant du recourant, au Service des migrations au Département de l'économie et au Tribunal cantonal du canton de Neuchâtel, ainsi qu'à l'Office fédéral des migrations.
Lausanne, le 27 avril 2012
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Zünd
Le Greffier: Dubey | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', '7a7cb7d3-5be7-45dc-ac16-78d967f890d3', '0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', '0a64bcb5-b2fc-4b86-a298-ac1183e7b448', 'ed7bf79d-4607-49b0-9fb9-1f0bb2ba97d7'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0356eefc-2ff8-4d6e-8d3a-69121aa436f8 | 2,011 | fr | Faits:
A. Par jugement du 10 décembre 2009, le Tribunal correctionnel jurassien a notamment libéré X._ de la prévention d'incendie intentionnel, infraction prétendument commise le 30 juin 2008 à la rue A._ à B._. Il l'a en revanche reconnu coupable d'incendie intentionnel pour avoir, à la même date, bouté le feu à l'immeuble en construction "C._" sis à la rue D._ à B._. Il l'a condamné à une peine privative de liberté de 12 mois avec sursis pendant 2 ans et à payer à l'Etablissement cantonal d'assurance immobilière et de prévention (ci-après ECA) la somme de 118'400 fr. à titre de dommages-intérêts.
B. Par arrêt du 3 novembre 2010, la Cour pénale du Tribunal cantonal jurassien a constaté que le jugement de première instance était entré en force dans la mesure où il libère X._ de la prévention d'incendie intentionnel commise à la rue A._ à B._ et statue sur certains points de frais et dépens. Pour le surplus, elle a confirmé ce jugement.
Les faits à l'origine de cette condamnation sont en substance les suivants.
Le 30 juin 2008 aux environs de 5 h., l'immeuble locatif en construction "C._", sis à la rue D._ à B._, a été la proie des flammes. Il a été établi que le feu s'était déclaré dans un appartement du rez-de-chaussée dans lequel étaient entreposés des plaques et des rouleaux d'isolation, qui ont presque entièrement brûlé. La police a conclu que seule une intervention humaine délibérée pouvait être à l'origine du sinistre.
La cour cantonale a admis, au bénéfice du doute, que X._, probablement mû par la curiosité, s'était introduit dans l'immeuble en question le 30 juin 2008 à 4 h. 45 environ. Il voulait monter à l'étage et a cherché les escaliers. La lumière du jour n'étant pas encore suffisante et l'immeuble n'étant pas éclairé, il a allumé ce qu'il avait sous la main, savoir un journal, pour voir plus clair. Après avoir constaté qu'il n'y avait pas d'escaliers, il a décidé de quitter les lieux et a laissé tomber par terre sa torche improvisée sans plus s'en préoccuper. Il a rejoint l'ami qui l'attendait devant l'immeuble et s'est empressé de lui dire "Viens, on part", de telle manière que celui-ci a immédiatement pensé qu'il y avait un problème. La cour cantonale a admis que X._ ne pouvait pas ne pas avoir perçu le grave risque d'incendie causé par son comportement et que sa volonté de s'éloigner rapidement de l'immeuble montre bien qu'il avait constaté le début d'incendie ou pour le moins qu'il s'était rendu compte du risque concret qu'il avait créé.
C. X._ forme un recours en matière pénale contre cet arrêt. Il invoque une violation de l'<ref-law> et soutient que l'élément subjectif de l'incendie intentionnel n'est pas réalisé, de sorte que seul l'incendie par négligence peut entrer en considération, dans la mesure où l'<ref-law> n'est pas applicable. Partant, il conclut, avec suite de frais et dépens, à l'annulation de l'arrêt attaqué et à sa libération, l'ensemble des conclusions civiles retenues à son encontre étant rejetées. A titre éventuel, il conclut à ce que la cause soit renvoyée à l'autorité cantonale pour qu'elle statue à nouveau ou à ce qu'il soit déclaré coupable d'incendie par négligence. Il sollicite en outre l'assistance judiciaire. | Considérant en droit:
1. Le recourant reproche en premier lieu à l'autorité cantonale d'avoir refusé l'application de l'<ref-law> alors que les conditions en étaient selon lui manifestement réalisées.
L'application de cette disposition suppose que l'auteur se soit trouvé en état d'irresponsabilité (BERNARD CORBOZ, Les infractions en droit suisse, 3e éd. 2010, n. 2 ad <ref-law>; FELIX BOMMER, in Basler Kommentar Strafrecht II, 2e éd. 2007, n. 7 ad <ref-law>).
La question de savoir dans quel état se trouvait l'auteur au moment où il a agi relève du fait, de sorte que le Tribunal fédéral est sur ce point, conformément à l'<ref-law>, lié par les éléments établis par l'autorité précédente. Est considéré comme irresponsable l'auteur qui, au moment d'agir, ne possédait pas la faculté d'apprécier le caractère illicite de son acte ou de se déterminer d'après cette appréciation (<ref-law>). Cela suppose une altération grave, telle qu'une psychose particulière, une démence sévère ou une intoxication grave (LAURENT MOREILLON, in Commentaire romand, Code pénal I, n. 22 s. ad art. 19). S'agissant de la consommation d'alcool, la jurisprudence admet une présomption d'irresponsabilité à partir d'une alcoolémie de 3g.o/oo (voir <ref-ruling> consid. 1b).
En l'espèce, l'autorité cantonale a noté que le recourant avait consommé, à partir de 21 h., une quantité relativement importante d'alcool mais qu'il ressort de témoignages qu'il tenait encore debout. Elle a en outre relevé que le recourant lui-même avait déclaré qu'il était bien lancé mais savait encore ce qu'il faisait et que ses déclarations avaient été précises et bien détaillées s'agissant des faits antérieurs et postérieurs à ceux qui sont à l'origine de la procédure. Sur la base de ces constatations, c'est sans violer la notion d'irresponsabilité que l'autorité cantonale a jugé que le recourant ne se trouvait pas dans cet état. Le recours est donc mal fondé en tant que le recourant reproche à l'autorité cantonale une violation de l'<ref-law>.
Dans la mesure où le recourant allègue qu'en raison de la quantité de boissons alcoolisées ingérées son alcoolémie devait dépasser largement 2g.o/oo de sorte que sa capacité de discernement était pour le moins largement diminuée et qu'en vertu du principe "in dubio pro reo" c'est l'irresponsabilité totale qui devait être admise, il s'en prend aux faits admis par l'autorité cantonale. Son argumentation, purement appellatoire, ne répond pas aux exigences de l'<ref-law> et est donc irrecevable.
2. Le recourant conteste par ailleurs toute volonté, même sous la forme du dol éventuel, de bouter le feu à l'immeuble et soutient que rien au dossier ne permet d'admettre qu'il avait conscience du risque d'incendie et l'avait accepté ou le voulait.
Il y a dol éventuel lorsque l'auteur envisage le résultat dommageable mais agit néanmoins, même s'il ne le souhaite pas, parce qu'il s'en accommode pour le cas où il se produirait (<ref-ruling> consid. 2.2 p. 4 s.; <ref-ruling> consid. 8.2 p. 61).
Ce que l'auteur d'une infraction savait, voulait ou l'éventualité à laquelle il consentait relève du fait (<ref-ruling> consid. 1.3 p. 23 et les arrêts cités) de sorte que le Tribunal fédéral est lié conformément à l'<ref-law>.
Il ressort de l'arrêt attaqué que les autorités cantonales ont retenu que le recourant avait constaté le début d'incendie ou pour le moins qu'il s'était rendu compte du risque concret d'incendie qu'il avait créé et qu'en quittant les lieux abruptement il avait à tout le moins accepté la réalisation de ce risque pour le cas où elle se produirait. Eu égard à ces constatations, force est d'admettre que l'autorité cantonale n'a pas méconnu la notion de dol éventuel. Pour le surplus, l'argumentation du recourant est entièrement dirigée contre les faits établis par l'autorité cantonale. Purement appellatoire sur ce point également, elle est irrecevable.
3. Mal fondé, le recours doit être rejeté dans la mesure où il est recevable. Comme les conclusions étaient vouées à l'échec, la requête d'assistance judiciaire doit également être rejetée (<ref-law>). Le recourant, qui succombe, devra supporter les frais (<ref-law>), dont le montant sera arrêté en tenant compte de sa situation financière. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2. La requête d'assistance judiciaire est rejetée.
3. Les frais judiciaires, arrêtés à 800 fr., sont mis à la charge du recourant.
4. Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Cour pénale du Tribunal cantonal jurassien.
Lausanne, le 17 août 2011
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Mathys
La Greffière: Paquier-Boinay | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['3714eba3-6102-4233-a38f-45ff97e80f63', '60599fc2-3d22-4bd0-b3ba-bed0d7c7d7e9', 'd6489c0a-d134-4f7f-8431-f5534e4c36ad'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
035718e6-ac23-43c8-a90f-7aade3690346 | 2,012 | de | Sachverhalt:
A. A.a P._, geboren 1977, verfügt über eine Ballettausbildung sowie über Zertifikate im Computerbereich (als System Engineer und System Administrator). Von Juli 2001 bis Juni 2002 arbeitete sie als Systemspezialistin und bezog anschliessend Taggelder der Arbeitslosenversicherung, bevor sie am 15. Juni (bis 4. November 2003; letzter effektiver Arbeitstag: 9. September 2003) eine Arbeitsstelle bei der Y._ AG als System Specialist antrat und gleichzeitig bei der Pensionskasse X._ AG (nachfolgend: Pensionskasse) berufsvorsorgeversichert war. Unter Hinweis auf Schlaflosigkeit, Angstzustände, Konzentrationsschwäche, Merkunfähigkeit, extreme Kopfschmerzen, Selbstzweifel, Angst vor Menschen, psychosomatische Beschwerden (Herzstechen, Herzrasen, Schwindel mit Erbrechen, Magenschmerzen), Wahnvorstellungen, Sprechblockade, Verfolgungsangst, suizidale Vorstellung und Müdigkeit, bestehend seit 9. September 2003, meldete sich P._ am 31. Mai 2006 bei der Invalidenversicherung zum Rentenbezug an. Die IV-Stelle führte erwerbliche und medizinische Abklärungen durch und verfügte am 9. August 2007, nach durchgeführtem Vorbescheidverfahren, die Zusprechung einer ganzen Invalidenrente bei einem Invaliditätsgrad von 100 % ab 1. September 2005. Eine hiegegen erhobene Beschwerde der P._ hiess das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich mit Entscheid vom 29. Mai 2008 in dem Sinne gut, als es die angefochtene Verfügung vom 9. August 2007 insoweit abänderte, dass Anspruch auf eine ganze Invalidenrente bereits ab 1. Mai 2005 bestehe.
A.b Mit Schreiben vom 9. Juli 2008 liess P._ bei der Pensionskasse unter Berufung auf den Entscheid des Sozialversicherungsgerichtes des Kantons Zürich vom 29. Mai 2008 um Zusprechung der reglementarischen Leistungen ersuchen. Die Pensionskasse lehnte ihre Leistungspflicht am 10. Oktober 2008 ab.
B. Die hiegegen erhobene Klage der P._ wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Entscheid vom 5. September 2011 ab.
C. P._ führt Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten und beantragt, unter Aufhebung des angefochtenen Entscheides sei die Pensionskasse zu verpflichten, ihr ab 1. Mai 2004 die reglementarischen Leistungen zuzüglich Zins zu erbringen. Gleichzeitig ersucht sie um Gewährung der unentgeltlichen Prozessführung und Verbeiständung. | Erwägungen:
1. Mit der Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten (<ref-law>) kann u.a. die Verletzung von Bundesrecht gerügt werden (<ref-law>). Die Feststellung des Sachverhalts kann nur gerügt werden, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht und wenn die Behebung des Mangels für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (<ref-law>). Das Bundesgericht legt seinem Urteil den Sachverhalt zugrunde, den die Vorinstanz festgestellt hat. Es kann die Sachverhaltsfeststellung der Vorinstanz von Amtes wegen berichtigen oder ergänzen, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von Art. 95 beruht (Art. 105 Abs. 1 und 2 BGG).
2. Die Vorinstanz hat die Rechtsgrundlage für den Anspruch auf Invalidenleistungen der obligatorischen beruflichen Vorsorge zutreffend dargelegt (hier massgeblich: Art. 23 BVG in der bis 31. Dezember 2004 gültig gewesenen Fassung). Korrekt sind auch die Ausführungen zu den Voraussetzungen, unter denen die Feststellungen der Organe der Invalidenversicherung, insbesondere hinsichtlich des Eintritts der Arbeitsunfähigkeit und des Invaliditätsgrades, für die Vorsorgeeinrichtung verbindlich sind (<ref-ruling> E. 3.3.2 S. 5, 130 V 270 E. 3.1 S. 273 f., 129 V 73, 126 V 308 E. 1 S. 310 f.). Darauf wird verwiesen.
3. Streitig ist, ob die Arbeitsunfähigkeit, deren Ursache zu einer Erwerbsunfähigkeit und zur Zusprechung einer ganzen Rente der Invalidenversicherung ab 1. Mai 2005 führte, während der Dauer der Versicherungsdeckung bei der Beschwerdegegnerin eintrat und seither nicht in anspruchsverhinderndem Ausmass unterbrochen wurde.
3.1 Die Vorinstanz stellte fest, die Versicherte habe sich seit 1999 bei Dr. phil. B._ in psychotherapeutischer Behandlung befunden und schloss daraus, bereits längere Zeit vor dem Stellenantritt bei der Y._ AG im Juni 2003 hätten psychische Probleme bestanden. Diese hätten sich gemäss Ausführungen des Hausarztes med. pract. O._ in wiederholten Überforderungssituationen mit jeweiligen Arbeitsunfähigkeiten von zwei bis drei Wochen manifestiert, aber keine längerfristigen Arbeitsunfähigkeiten bewirkt. Nachdem es an der Arbeitsstelle bei der Y._ AG Probleme im Team gegeben habe, sei durch den Hausarzt ab 9. September 2003 zunächst für vier Wochen, in der Folge bis 15. Dezember 2003, eine volle Arbeitsunfähigkeit attestiert worden. Dr. med. E._, Psychiatrie und Psychotherapie FMH, bei dem sich die Beschwerdeführerin seit 22. September 2004 in Behandlung befand, habe in Kenntnis der vorbestehenden Probleme erst ab 22. September 2004 eine 100%ige Arbeitsunfähigkeit attestiert (Arztbericht vom 8. September 2006). Auch der die Beschwerdeführerin seit 1999 behandelnde Psychotherapeut B._ habe am 18. September 2006 eine vollständige Arbeitsunfähigkeit ebenfalls erst ab 22. September 2004 bescheinigt. Die von diesem später (Bericht vom 17. Mai 2009) bereits ab September 2003 attestierte Arbeitsunfähigkeit begründe er nicht. Einem Gutachten der Klinik Z._ vom 19. August 2006, sprach das kantonale Gericht den Beweiswert ab, da es keine echtzeitlichen Aussagen zur Arbeitsunfähigkeit in den Jahren 2003 und 2004 enthalte und die Beurteilung "nicht sehr präzise" ausgefallen sei. Es erwog, den fachärztlichen Einschätzungen des Psychiaters Dr. med. E._ sei höheres Gewicht beizumessen als der Beurteilung des Hausarztes med. pract. O._, zudem habe die Versicherte den Hausarzt zwischen Ende 2003 und September 2004 nicht mehr aufgesucht. Sodann habe sie am 21. November 2003 einen Antrag auf Zusprechung von Arbeitslosenentschädigung gestellt und in der Folge bis zur Aussteuerung am 23. Juni 2004 Taggeldleistungen bezogen, wobei spätestens nach Mitte Dezember 2003 von einer vollen Vermittlungsfähigkeit ausgegangen worden sei, was in die Gesamtwürdigung einbezogen werden dürfe. Damit sei die während des Arbeitsverhältnisses mit der Y._ AG eingetretene vollständige Arbeitsunfähigkeit in der Zeit vom 16. Dezember 2003 bis 21. September 2004 unterbrochen worden, weshalb es an einem zeitlichen Zusammenhang mit der späteren Invalidität fehle.
3.2 Die Beschwerdeführerin macht geltend, nach der Rechtsprechung habe die Festsetzung der Invalidität in den einzelnen Sozialversicherungszweigen nicht völlig unabhängig von allenfalls schon getroffenen Entscheiden zu erfolgen. Auch im Verhältnis zwischen den Gerichten dürften zumindest rechtskräftig abgeschlossene Invaliditätsschätzungen nicht einfach unbeachtet bleiben. Der angefochtene Entscheid stehe in diametralem Widerspruch zu jenem des Sozialversicherungsgerichts des Kantons Zürich, welches am 29. Mai 2008 gestützt auf die Berichte des Psychiaters Dr. med. E._ und des Hausarztes med. pract. O._ den Beginn der relevanten Arbeitsunfähigkeit auf September 2003 festgesetzt habe. Zu Unrecht werde den hausärztlichen Beurteilungen, welche durch das Gutachten der Klinik Z._ bestätigt worden seien, jeglicher Beweiswert abgesprochen. In Würdigung der übereinstimmenden Berichte des Hausarztes, der Klinik Z._ und des Psychologen B._ sei mit überwiegender Wahrscheinlichkeit erstellt, dass der zeitliche Konnex i.S.v. Art. 23 BVG zwischen der am 9. September 2003 eingetretenen Arbeitsunfähigkeit und der späteren Invalidität nicht unterbrochen sei. Die gegenüber der Arbeitslosenversicherung angegebene volle Vermittlungsfähigkeit vermöge daran nichts zu ändern.
4. 4.1 Im angefochtenen Entscheid wird zutreffend festgehalten, dass die Frage, zu welchem Zeitpunkt die Arbeitsunfähigkeit eintrat, unabhängig von der Invalidenversicherung zu prüfen ist. Eine Bindung an die Feststellungen der Invalidenversicherung besteht schon deshalb nicht, weil die Beschwerdegegnerin nicht in das invalidenversicherungsrechtliche Verfahren einbezogen wurde (E. 2.1 hievor).
4. 4.1 Im angefochtenen Entscheid wird zutreffend festgehalten, dass die Frage, zu welchem Zeitpunkt die Arbeitsunfähigkeit eintrat, unabhängig von der Invalidenversicherung zu prüfen ist. Eine Bindung an die Feststellungen der Invalidenversicherung besteht schon deshalb nicht, weil die Beschwerdegegnerin nicht in das invalidenversicherungsrechtliche Verfahren einbezogen wurde (E. 2.1 hievor).
4.2 4.2.1 Die auf der Würdigung konkreter Umstände beruhende Feststellung des Zeitpunktes des Eintritts der Arbeitsunfähigkeit, deren Ursache zur Invalidität geführt hat, ist tatsächlicher Natur und somit letztinstanzlich nur im gesetzlichen Rahmen von <ref-law> der Ergänzung oder Berichtigung zugänglich (E. 1 hievor). Frei überprüfbare Rechtsfrage ist dagegen, nach welchen Gesichtspunkten die Entscheidung über den Zeitpunkt des Eintritts einer massgebenden Arbeitsunfähigkeit zu erfolgen hat (z.B. SVR 2009 BVG Nr. 7 S. 22, 9C_65/2008 E. 2.2). Hinsichtlich des zeitlichen Zusammenhangs gilt Analoges: Die aufgrund einer konkreten Beweiswürdigung getroffene Feststellung des zeitlichen Konnexes ist Tatfrage; ob die Beweiswürdigung unter Beachtung der rechtsprechungsgemäss relevanten Kriterien erfolgte, ist Rechtsfrage.
4.2.2 Entscheidend ist somit, ob die vorinstanzliche Feststellung, wonach die im September 2003 aufgetretenen gesundheitlichen Beeinträchtigungen keine anspruchsrelevante, mit der späteren Invalidität in hinreichend engem sachlichen und zeitlichen Zusammenhang stehende Arbeitsunfähigkeit bewirkte, vertretbar oder ob sie als mangelhaft im Sinne von <ref-law> erscheint. Nur im letzten Fall ist sie letztinstanzlich nicht verbindlich (E. 1 hievor).
4.3 Bei der Prüfung des engen zeitlichen Zusammenhanges sind die gesamten Umstände des konkreten Einzelfalles zu berücksichtigen, namentlich die Art des Gesundheitsschadens, dessen prognostische Beurteilung durch den Arzt sowie die Beweggründe, welche die versicherte Person zur Wiederaufnahme oder Nichtwiederaufnahme der Arbeit veranlasst haben. Zu den für die Beurteilung des zeitlichen Konnexes relevanten Umständen zählen auch die in der Arbeitswelt nach aussen in Erscheinung tretenden Verhältnisse, wie etwa die Tatsache, dass eine Versicherte über längere Zeit hinweg als voll vermittlungsfähige Stellensuchende Taggelder der Arbeitslosenversicherung bezieht. Allerdings kann solchen Zeiten nicht die gleiche Bedeutung beigemessen werden wie Zeiten effektiver Erwerbstätigkeit. Mit Bezug auf die Dauer der den zeitlichen Konnex unterbrechenden Arbeitsfähigkeit kann die Regel von <ref-law> als Richtschnur gelten. Bestand während mindestens drei Monaten wieder volle Arbeitsfähigkeit und erschien gestützt darauf eine dauerhafte Wiedererlangung der Erwerbsfähigkeit als objektiv wahrscheinlich, stellt dies ein gewichtiges Indiz für eine Unterbrechung des zeitlichen Zusammenhangs dar. Allerdings darf diese Frist nicht schematisch (analog) angewendet werden (<ref-ruling> E. 1c S. 264, 120 V 112 E. 2c/aa-bb S. 117 f., mit Hinweisen). Ist eine allenfalls auch länger als drei Monate dauernde Tätigkeit als Eingliederungsversuch zu werten oder beruhte sie massgeblich auf sozialen Erwägungen des Arbeitgebers und war eine dauerhafte Wiedereingliederung unwahrscheinlich, ist eine Unterbrechung des zeitlichen Zusammenhanges zu verneinen (<ref-ruling> E. 3.2.1 S. 22 mit Hinweisen; vgl. auch Urteile B 7/06 vom 9. März 2007 E. 3.1; B 51/05 vom 7. September 2006, E. 4.1 und 5.3; B 100/05 vom 8. Februar 2006, E. 3.2; SZS 2003 S. 510, B 4/02 und 2002 S. 153, B 19/98).
5. 5.1 Der Psychiater Dr. med. E._ führte am 8. September 2006 aus, die rezidivierenden psychotischen Dekompensationen bei Status nach kumulativer und chronifizierter Traumatisierung bestünde seit Behandlungsbeginn am 22. September 2004. Bereits vorher habe die Beschwerdeführerin an erheblichen psychischen Problemen gelitten. Aufgrund der psychischen Übergriffe durch die Eltern, welche extreme Anforderungen an ihre Tochter gestellt hätten (mit "eiserner Härte" forcierte Ballettausbildung, Zwang zu weiteren Ausbildungen auf höchstem Niveau in Sportgymnastik, im Gymnasium und im Klavierspiel) habe sich die Versicherte 1999 aus Verzweiflung bei Dr. phil. B._ in Behandlung begeben. An ihrem Arbeitsplatz in der Informatikbranche sei sie von Mitarbeitern traumatisiert worden, habe ihre Stelle verloren und sei seither in juristisch eskalierende, schwere Konflikte mit der Sozialbehörde ihrer Gemeinde geraten. Im Jahre 2004 sei es zu psychischen Dekompensationen gekommen, nachdem die Sozialbehörde die Beschwerdeführerin zur Kontaktaufnahme mit der Mutter habe zwingen wollen.
5.2 Psychotherapeut Dr. phil. B._ diagnostizierte ebenfalls seit September 2004 bestehende rezidivierende psychotische Dekompensationen bei wiederholter und dauerhafter Traumatisierung und eine seit April 1999 vorhandene gestörte Persönlichkeitsentwicklung aufgrund narzisstisch gestörter Eltern (Bericht vom 18. September 2006).
5.3 Hausarzt med. pract. O._ führte mit Bericht vom 13. Februar 2007 aus, bereits beim Erstkontakt mit der Versicherten am 28. Mai 1999 sei sie aufgrund einer Überforderungssituation in schlechtem psychischen Zustand gewesen. Überforderungssituationen mit somatischen Symptomen zögen sich durch die ganze Krankengeschichte hin. Im Jahre 2002 habe er die Versicherte anscheinend nicht gesehen, hingegen wieder im September 2003, nachdem sie sich an der am 16. Juni 2003 angetretenen Stelle rasch gemobbt gefühlt und massive Probleme im Team bekommen habe. Diese hätten zur Bescheinigung einer Arbeitsunfähigkeit für anfänglich vier Wochen, später bis 15. Dezember 2003 geführt. Sie habe sich in der Folge, "sicher immer noch in wenig belastungsfähigem Zustand" beim Regionalen Arbeitsvermittlungszentrum (RAV) gemeldet; es sei fraglich ob sie damals tatsächlich arbeitsfähig gewesen sei. Die nächste Konsultation bei ihm habe am 7. September 2004 stattgefunden wegen einer Rissquetschwunde und einer Commotio cerebri, damals sei ihr psychischer Zustand sehr schlecht gewesen. Die Versicherte habe kaum zusammenhängende Sätze gesprochen, unruhig und fahrig gewirkt.
5.4 Gegenüber den Gutachtern an der Klinik Z._ gab die Beschwerdeführerin an, ihre psychische Befindlichkeit habe sich mit der Zuspitzung der sozialen und finanziellen Verhältnisse verschlechtert, nachdem sie und ihr Lebenspartner fast gleichzeitig ihre Arbeitsstellen verloren hätten, ihr Partner im Januar 2004 ausgesteuert worden sei, einen Nervenzusammenbruch erlitten habe und sie sich auch um dessen behördliche Angelegenheiten habe kümmern müssen. Sie sei in jener Zeit noch arbeitssuchend gewesen. Als sie im August 2004 Sozialhilfebezügerin geworden sei, habe sie einen Zusammenbruch erlitten.
6. Es besteht kein Zweifel, dass die Beschwerdeführerin als Folge der schweren Traumatisierungen im Elternhaus seit vielen Jahren an psychischen Problemen leidet. Bereits im Jahre 1999 begab sie sich deswegen in psychotherapeutische Behandlung. Diese Therapie vermochte die psychische Situation soweit zu stabilisieren, dass sie Ausbildungen im Informatikbereich absolvieren und von Juli 2001 bis Juni 2002 in diesem Bereich eine Berufstätigkeit ausüben konnte. Nach Auflösung jenes Arbeitsverhältnisses - aus wirtschaftlichen Gründen - und nachfolgender Arbeitslosigkeit (während welcher sie Taggelder der Arbeitslosenversicherung bezog) nahm die Versicherte am 15. Juni 2003 ihre Tätigkeit bei der Y._ AG auf. Erschwerend für die Beurteilung der Folgezeit ist, dass kein neues Arbeitsverhältnis mehr zu Stande kam, sondern die Versicherte (nurmehr) Taggelder der Arbeitslosenversicherung bezog. Bei dieser Sachlage kommt den echtzeitlichen medizinisch-theoretischen Arbeitsfähigkeitseinschätzungen grosses Gewicht zu. Nach Lage der Akten hatte die Beschwerdeführerin zwischen September 2003 und September 2004 ihren Hausarzt nicht mehr aufgesucht (E. 5.3 hievor). Sowohl der behandelnde Psychotherapeut B._ als auch ihr Psychiater Dr. med. E._ - bei dem sie ab September 2004 in Behandlung war - setzten übereinstimmend den Beginn der Arbeitsunfähigkeit auf September 2004 fest, Dr. med. E._ in Kenntnis der Vorakten (E. 5.1 und 5.2 hievor). Dies stimmt mit den eigenen Schilderungen der Versicherten gegenüber den Gutachtern an der Klinik Z._ überein, wonach sie zunächst auf Arbeitssuche gewesen und (erst) im September 2004 einen Zusammenbruch erlitten habe. Wenn die Vorinstanz einen anspruchsbegründenden zeitlichen Zusammenhang zwischen der im September 2003 eingetretenen Arbeitsunfähigkeit und der späteren Invalidität nicht als überwiegend wahrscheinlich dargetan erachtete, kann dies nicht als bundesrechtswidrig bezeichnet werden. Namentlich ist die vorinstanzliche Beweiswürdigung insoweit nicht willkürlich, als das kantonale Gericht den Einschätzungen des Psychiaters Dr. med. E._ und des Psychotherapeuten Dr. med. B._ höheren Beweiswert zumass als den retrospektiven und in der Tat wenig präzisen Beurteilungen im Gutachten der Klinik Z._ vom August 2006. Die Vorbringen in der Beschwerde vermögen eine dauerhafte Arbeitsunfähigkeit zwischen Dezember 2003 und September 2004 nicht überwiegend wahrscheinlich darzutun. Dass - auch - in dieser Zeit in psychischer Hinsicht Belastungen bestanden, ist nachvollziehbar, darf aber ebenso wenig mit einer mindestens 20%igen psychisch bedingten Arbeitsunfähigkeit gleichgesetzt werden wie die Ausführungen des Hausarztes med. pract. O._, wonach sich die Versicherte im Zeitpunkt ihrer Anmeldung bei der Arbeitslosenversicherung noch "in wenig belastbarem Zustand" befunden habe.
7. Die unterliegende Versicherte trägt die Verfahrenskosten (Art. 66 Abs. 1, Art. 68 Abs. 2 BGG). Die unentgeltliche Rechtspflege wird ihr gewährt, da ihre Bedürftigkeit aktenkundig ist, die Beschwerde nicht von vornherein aussichtslos und die Vertretung notwendig war. Sie hat der Gerichtskasse Ersatz zu leisten, wenn sie später dazu in der Lage ist (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt, indes vorläufig auf die Gerichtskasse genommen.
3. Rechtsanwalt Sebastian Lorentz wird als unentgeltlicher Anwalt der Beschwerdeführerin bestellt, und es wird ihm für das bundesgerichtliche Verfahren aus der Gerichtskasse eine Entschädigung von Fr. 2'500.- ausgerichtet.
4. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Sozialversicherungsrechtliche Abteilung, und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 4. Mai 2012
Im Namen der II. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Meyer
Die Gerichtsschreiberin: Bollinger Hammerle | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['14a1ec4d-3f76-44de-bdf3-2aba1f645acb', '7df3350a-53aa-4068-a26d-59e0d7cdccb9', '82b1dbe8-bd59-482b-87ce-6eeef00c8547'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'fc8edf4f-12ae-4845-936a-f3a15d9c38ba', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'acdde36c-bac5-42bb-a53b-e4ff90fbfaab', 'a52eeb9a-ff9f-4ef7-a13a-735d5e1dc1f0', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332'] |
03573cec-9de5-4196-9e9e-b2ed43ac0372 | 2,002 | de | (Schiedsgericht; Zuständigkeit, Zusammensetzung), hat sich ergeben:
A.-Die B._ SpA, Rom (auch "Contractor", Klägerin im UNCITRAL-Schiedsverfahren und Beschwerdegegnerin) ist eine Gesellschaft italienischen Rechts. Sie schloss am 25. Oktober 1996 mit der A._ Ltd. , (auch "Employer", Beklagte im UNCITRAL-Schiedsverfahren und Beschwerdeführerin) einen "TL-4" genannten Vertrag. Unter "Form of Agreement" erklärten die Vertragsparteien, dass die in lit. a-k von Art. 2 aufgeführten Dokumente als Teil des Vertrages zu gelten hätten, namentlich nach lit. h die Besonderen Vertragsbedingungen ["The Special Conditions of Contract, (Part 3)", SC.] und nach lit. i die Allgemeinen Vertragsbedingungen ["The General Conditions of Contract (Part 2)", GC.].
Die erwähnten Dokumente sollen nach Art. 3 des Vertrages als sich gegenseitig ergänzend und erläuternd verstanden werden, aber im Falle von Unklarheiten oder Widersprüchen soll ihnen entsprechend der (in vorstehendem Art. 2 lit. a-i) aufgestellten Reihenfolge der Vorrang eingeräumt werden ("The aforesaid documents shall be taken as complementary and mutually explanatory of one another, but in the case of ambiguities or discrepancies shall take precedence in the order set out above").
In Artikel 67 der Allgemeinen Vertragsbedingungen (GC.) wurde Folgendes bestimmt:
"GC. 67 Settlement of Disputes - Arbitration
If any dispute or differences of any kind whatsoever shall arise between the Employer and the Contractor or the Engineer and the Contractor in connection with, or arising out of the Contract, or the execution of the Works, whether during the progress of the Works or after their completion and whether before or after the termination, abandonment or breach of the Contract, it shall, in the first place, be referred to and settled by the Engineer who shall, within a period of ninety days after being requested by either party to do so, give written notice of his decision to the Employer and Contractor Subject to arbitration, as hereinafter provided, such decision in respect of every matter so referred shall be final and binding upon the Employer and the Contractor and shall forthwith be given effect to by the Employer and by the Contractor, who shall proceed with the execution of the Works with all due diligence whether he or the Employer requires arbitration, as hereinafter provided, or not. If the Engineer has given written notice of his decision to the Employer and the Contractor and no claim to arbitration has been communicated to him by either the Employer or the Contractor within a period of ninety days from receipt of such notice, the said decision shall remain final and binding upon the Employer and the Contractor. If the Engineer shall fail to give notice of his decision, as aforesaid, within a period of ninety days after being requested as aforesaid, or if either the Employer or the Contractor be dissatisfied with any such decision, then and in any such case either the Employer or the Contractor may within ninety days after receiving the notice of such decision, or within ninety days after the expiration of the first-named period of ninety days, as the case may be, require that the matter or matters in dispute be referred to arbitration as hereinafter provided. All disputes or differences in respect of which the decision, if any, of the Engineer has not become final and binding as aforesaid shall be finally settled by an Arbitrator to be agreed upon between the parties, or failing agreement to be nominated on the application of either party by the President for the time being of the Jamaica Institution of Engineers and any such reference shall deemed to be a submission of arbitration within the meaning of Arbitration Law of Jamaica or any statutory re-enactment or amendment thereof for the time being in force. The said arbitrator shall have full power to open up, revise and review any decision, opinion, direction, certificate or valuation of the Engineer. Neither party shall be limited in the proceedings before such arbitrator to the evidence or arguments put before the Engineer for the purpose of obtaining his said decision. No decision given by the Engineer in accordance with the foregoing provisions shall disqualify him from being called as a witness and giving evidence before the arbitrator on any matter whatsoever relevant to the dispute or difference referred to the arbitrator as aforesaid. The reference to arbitration may proceed notwithstanding that the Works shall not then be or be alleged to be complete, provided always that the obligations of the Employer, the Engineer and the Contractor shall not be altered by reason of the arbitration being conducted during the progress of the Works.. "
In der - unbestrittenen - Übersetzung der Beschwerdeführerin:
"Streitigkeiten oder Meinungsverschiedenheiten jeglicher Art zwischen dem Besteller und dem Unternehmer oder dem Ingenieur und dem Unternehmer, die sich aus oder in Zusammenhang mit dem Vertrag oder der Ausführung der Arbeiten (im Verlauf der Ausführung oder nach Abschluss) ergeben, ob vor oder nach Beendigung, Hinfälligkeit oder Verletzung des Vertrags, sind in erster Linie dem Ingenieur zur Beilegung vorzulegen. Dieser teilt innerhalb von 90 Tagen, nachdem ihm der Fall von einer der Parteien vorgelegt wurde, seine Entscheidung schriftlich dem Besteller und dem Unternehmer mit. Unter Vorbehalt des weiter unten vorgesehenen Schiedsverfahrens ist die Entscheidung in einem solchen Fall endgültig und für den Besteller und den Unternehmer verbindlich und von ihnen unverzüglich umzusetzen; der Unternehmer wird die Ausführung der Arbeiten mit aller gehörigen Sorgfalt fortsetzen, unabhängig davon, ob er oder der Besteller noch ein Schiedsverfahren gemäss den nachstehenden Bestimmungen will oder nicht.
Wenn der Ingenieur seine Entscheidung dem Besteller und dem Unternehmer schriftlich bekanntgegeben hat und ihm weder der Besteller noch der Unternehmer innerhalb von 90 Tagen nach Empfang der Entscheidung mitgeteilt hat, dass er ein Schiedsgericht anrufen will, bleibt die Entscheidung für den Besteller und für den Unternehmer endgültig und verbindlich. Gibt der Ingenieur innerhalb der genannten Frist von 90 Tagen keine Entscheidung bekannt oder ist entweder der Besteller oder der Unternehmer mit der Entscheidung nicht zufrieden, dann kann entweder der Besteller oder der Unternehmer innerhalb von 90 Tagen nach Erhalt der Entscheidung oder innerhalb von 90 Tagen nach Ablauf der erstgenannten Frist von 90 Tagen verlangen, dass in der Streitsache ein Schiedsgericht gemäss den nachstehenden Bestimmungen angerufen wird. Jegliche Streitigkeit oder Meinungsverschiedenheit, zu der eine etwaige Entscheidung des Ingenieurs nicht endgültig und verbindlich geworden ist, wird von einem Schiedsrichter endgültig entschieden. Dieser wird entweder einvernehmlich von den Parteien ernannt oder, wenn sie sich nicht einigen können, auf Antrag einer der beiden Parteien vom amtierenden Präsidenten der Jamaica Institution of Engineers. Eine solche Verweisung gilt als Unterwerfung unter ein Schiedsverfahren im Sinne des jamaikanischen Gesetzes über die Schiedsgerichtsbarkeit in der gerade geltenden Fassung. Der Schiedsrichter hat uneingeschränkte Befugnis, eine Entscheidung, ein Gutachten, eine Stellungnahme oder eine Beurteilung des Ingenieurs neu aufzurollen und zu revidieren. In einem solchen Schiedsverfahren ist keine der Parteien auf die Beweismittel oder Argumente beschränkt, die sie dem Ingenieur im Hinblick auf dessen Entscheidung vorgebracht hat. Eine Entscheidung des Ingenieurs gemäss den vorstehenden Bestimmungen disqualifiziert ihn nicht als Zeugen, sondern er kann vor demSchiedsrichter über jegliche Sache aussagen, die für den Streitfall relevant ist. Die Einleitung des Schiedsverfahrens kann auch dann erfolgen, wenn die Arbeit noch nicht abgeschlossen ist oder nicht als abgeschlossen gilt, sofern sich an den Verpflichtungen des Bestellers, des Ingenieurs und des Unternehmers nichts ändert, wenn das Schiedsverfahren durchgeführt wird, solange die Arbeit noch im Gange ist.. "
Art. 67 der Besonderen Vertragsbestimmungen (SC.) lautet wie folgt:
"SC. 67 Settlement of Disputes - Arbitration
The dispute resolution mechanism to be applied pursuant to Clause GC.67 of the General Conditions of Contract shall be as follows:
a. In the case of dispute between the Employer and a
Contractor which is a national of the Employer's
country, the dispute shall be referred to adjudication/
arbitration in accordance with the Arbitration Laws of
Jamaica;
b. In the case of a dispute between the Employer and a
Contractor which is not a national of the Employer's
country, the dispute shall be settled by arbitration
in accordance with the provisions of the UNCITRAL
Arbitration Rules (United Nations Commission on
International Trade Law).. "
In der - unbestrittenen - Übersetzung der Beschwerdeführerin:
"Für das Streitbeilegungsverfahren gemäss Artikel GC.67 der Allgemeinen Vertragsbedingungen gilt folgendes:
a. Im Falle eines Streites zwischen dem Besteller und einem
Unternehmer, der ein Staatsangehöriger des Landes des
Bestellers ist, ist der Streit in einem Schiedsverfahren
gemäss den gesetzlichen Bestimmungen von Jamaika über
die Schiedsgerichtsbarkeit beizulegen.
b. Im Falle eines Streites zwischen dem Besteller und einem
Unternehmer, der nicht Staatsangehöriger des Landes des
Bestellers ist, ist der Streit durch ein Schiedsverfah- ren gemäss den Bestimmungen der Schiedsordnung der
UNCITRAL (Kommission der Vereinten Nationen für Inter-
nationales Handelsrecht) beizulegen.. "
B.-Am 26. Februar 1999 legte die B._ SpA der A._ Ltd. eine Schlussabrechnung mit Schlussbericht und Kostenaufstellung ("final account and final report and cost") zum Vertrag TL-4 vor. Darin waren auch Forderungen für Mehrkosten aufgeführt, die der B._ SpA durch Verzögerungen entstanden seien, welche die A._ Ltd.
durch im Vertrag nicht vorgesehene Anordnungen oder Änderungen oder Handlungen verursacht habe. Die A._ Ltd.
wies diese Mehrforderungen zurück.
Die B._ SpA gelangte mit Schreiben vom 12. August 1999 gemäss Art. 67 der Allgemeinen Bestimmungen an den Ingenieur, Herrn C._. Sie ersuchte um Fristerstreckung (für den Abschluss der Arbeiten) und um zusätzliche Zahlungen von USD 322'567. 33 und JAD 8'276'663. 33. Sie behielt sich ausdrücklich das Recht vor, den Streit einem Schiedsgericht vorzulegen.
Mit Schreiben vom 5. November 1999 gewährte der Ingenieur eine Fristerstreckung von 51 Tagen, wies jedoch die Forderung nach zusätzlichen Zahlungen ab.
C.- Am 26. Januar 2000 zeigte B._ SpA der A._ Ltd. die Einleitung eines Schiedsverfahrens betreffend den Vertrag TL-4 an. Sie benannte Professor Antonio Briguglio als Schiedsrichter und ersuchte A._ Ltd. , innert 30 Tagen nach Erhalt der Anzeige einen zweiten Schiedsrichter zu ernennen und ihre Wahl B._ SpA bekannt zu geben.
A._ Ltd. antwortete am 25. Februar 2000 und brachte vor, die Entscheidungen des Ingenieurs seien endgültig und verbindlich geworden, da B._ SpA dem Ingenieur nicht innert der 90-tägigen Frist mitgeteilt habe, dass sie ein Schiedsgericht anrufen wolle. Ausserdem machte sie geltend, dass Art. 67 der Allgemeinen Bestimmungen einen Einzelschiedsrichter für die Beurteilung der Streitsache vorsehe und nicht ein Dreierschiedsgericht, wie von B._ SpA behauptet.
B._ SpA ersuchte am 6. Juli 2000 den Generalsekretär des Ständigen Schiedsgerichtshofs in Den Haag, die Stelle zu bezeichnen, die den zweiten Schiedsrichter ernennen sollte. A._ Ltd. erhob am 24. August 2000 beim Internationalen Büro des Ständigen Schiedsgerichtshofs Einspruch gegen die Bezeichnung einer ernennenden Stelle.
Am 12. September 2000 bezeichnete der Generalsekretär des Ständigen Schiedsgerichtshofs in Den Haag, den Internationalen Schiedsgerichtshof der Internationalen Handelskammer (International Chamber of Commerce, ICC) als Ernennungsinstanz.
Er bemerkte ferner, dass sämtliche Fragen und Einwände von A._ Ltd. nur vom Schiedsgericht angemessen behandelt werden könnten.
Der Internationale Schiedsgerichtshof der ICC ernannte am 13. Dezember 2000 Douglas McLaren zum Schiedsrichter für A._ Ltd. .
Die beiden Schiedsrichter Briguglio und McLaren ernannten am 15. Februar 2001 Laurent Lévy zum Präsidenten des Schiedsgerichts. Dieser teilte den Parteien am 22. Februar 2001 die Annahme seiner Ernennung mit.
Am 5. März 2001 ersuchte das Schiedsgericht die Parteien, Vorschläge zum Schiedsort zu machen. B._ SpA erkärte sich am 21. März 2001 mit jedem vom Schiedsgericht bestimmten Schiedsort einverstanden, sofern dieser in einem neutralen Land liege. A._ Ltd. machte keine Vorschläge. Statt dessen stellte sie dem Präsidenten des Schiedsgerichts am 24. April 2001 bzw. am 24. Mai 2001 Kopien von zwei Verfügungen des jamaikanischen Obergerichts zu. Darin wird der B._ SpA unter anderem für den TL-4-Vertrag verboten, ein Schiedsverfahren einzuleiten oder weiterzuführen, wenn das Schiedsverfahren nicht vor einem Einzelschiedsrichter durchgeführt wird, der einvernehmlich von der Klägerin und der Beklagten oder, wenn sie sich nicht einigen können, vom Präsidenten des Jamaica Institute of Engineers zu ernennen sei.
Am 8. Juni 2001 teilte der Schiedsgerichtspräsident den Parteien die Beschlüsse des Schiedsgerichts zur Konstituierung und zu prozessleitenden Anordnungen mit. Danach hatte das Schiedsgericht Genf als Sitz des Schiedsgerichts bestimmt. Die Parteien wurden zur Stellungnahme zum Entscheid des jamaikanischen Obergerichts aufgefordert.
Die A._ Ltd. erhob mit Schreiben vom 8. Juni 2001 Einwände gegen die Zuständigkeit des Schiedsgerichts.
Sie brachte insbesondere vor, das Schiedsgericht sei nicht ordnungsgemäss nach den Klauseln GC.67 und SC.67 des Vertrages bestellt worden und die Handlungen des Schiedsgerichts liefen den Verfügungen des Obergerichts von Jamaika zuwider.
Ferner habe B._ SpA die Zuständigkeit dieses Obergerichts akzeptiert, da sie sich auf die Klage eingelassen habe und gegen dessen Entscheide Berufung eingelegt habe, ohne die Zuständigkeit des Gerichts anzufechten.
D.-Am 7. Dezember 2001 erliess das Schiedsgericht folgenden Entscheid über die Zuständigkeit:
"a) The Arbitral Tribunal has jurisdiction over the dispute
submitted to it in this arbitration.
b) The arbitration costs, legal fees and other expenses in
connection with the issues of jurisdiction shall be
addressed in the Final Award upon proper application
by the parties.. "
In der - unbestrittenen - Übersetzung der Beschwerdeführerin:
a) Das Schiedsgericht ist für den ihm in diesem Schieds- verfahren vorgelegten Streitfall zuständig.
b) Die Kosten des Schiedsverfahrens, Anwaltskosten und
sonstigen Auslagen im Zusammenhang mit der Frage der
Zuständigkeit werden im Schiedsspruch über die
Hauptsache auf ordnungsgemässen Antrag der Parteien
geregelt.. "
E.-Mit staatsrechtlicher Beschwerde vom 31. Januar 2002 stellt die A._ Ltd. den Antrag, es sei die Entscheidung des Schiedsgerichts vom 7. Dezember 2001 aufzuheben und es sei festzustellen, dass das Schiedsgericht vorschriftswidrig zusammengesetzt worden sei und sich zu Unrecht für zuständig erklärt habe. Eventualiter sei der Vorentscheid des Schiedsgerichts aufzuheben und die Sache zur Durchführung eines Beweisverfahrens an das Schiedsgericht zurückzuweisen.
Die Beschwerdegegnerin schliesst auf Abweisung der Beschwerde. Das Schiedsgericht hat auf eine Stellungnahme verzichtet. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- a) Nach Art. 85 lit. c OG beurteilt das Bundesgericht Beschwerden gegen Urteile von Schiedsgerichten nach Artikel 190 ff. des Bundesgesetzes vom 18. Dezember 1987 über das Internationale Privatrecht (IPRG). Da sich der Sitz des Schiedsgerichts in Genf befindet und keine der Parteien beim Abschluss der umstrittenen Schiedsklauseln ihren Sitz in der Schweiz hatte, finden die <ref-law> Anwendung (<ref-law>). <ref-law> zählt die gegen Entscheidungen internationaler Schiedsgerichte zulässigen Anfechtungsgründe abschliessend auf (<ref-ruling> E. 1a S. 53 mit Hinweisen). Gemäss <ref-law> ist die Beschwerde wegen vorschriftswidriger Zusammensetzung (<ref-law>) und der Unzuständigkeit des Schiedsgerichts (<ref-law>) bereits gegen Vorentscheide zulässig und muss - bei Verwirkungsfolge - gegen den selbständigen Entscheid über die Zuständigkeit erhoben werden.
Dies entspricht dem allgemeinen prozessrechtlichen Grundsatz, dass gerichtsorganisatorische Fragen ihrer Natur nach vor der Weiterführung des Verfahrens endgültig zu erledigen sind (vgl. <ref-ruling> E. 1b S. 205 f., 207 E. 1b S. 209 f.; <ref-ruling> E. 1b/bb S. 259; <ref-ruling> E. 3a S. 84, je mit Hinweisen).
b) Da verfahrensrechtlich die Ordnung der staatsrechtlichen Beschwerde gilt, sind die Anforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG zu beachten (<ref-ruling> E. 1c S. 53). Das Bundesgericht tritt nur auf klar und detailliert erhobene und, soweit möglich, belegte Rügen ein (<ref-ruling> E. 3c; <ref-ruling> E. 1c, je mit Hinweisen). Die Beschwerdeführerin wendet im vorliegenden Verfahren nur noch ein, das Schiedsgericht sei entgegen der Schiedsvereinbarung in Art. GC.67 und SC.67 und daher vorschriftswidrig im Sinne von <ref-law> zusammengesetzt worden und habe sich daher zu Unrecht im Sinne von <ref-law> für zuständig erklärt. Ob sich das Schiedsgericht zu Recht für zuständig erklärt hat, prüft das Bundesgericht in rechtlicher Hinsicht frei, in tatsächlicher Hinsicht nur, wenn diesbezüglich eine zulässige Rüge im Sinne von <ref-law> erhoben werden kann oder wenn im Rahmen der staatsrechtlichen Beschwerde ausnahmsweise neue Vorbringen und Beweismittel zulässig sind (vgl. Art. 95 OG; <ref-ruling> E. 2a S. 54).
2.-a) Die UNCITRAL-Schiedsordnung regelt in Abschnitt II die Zusammensetzung des Schiedsgerichts. Nach Art. 5 sind danach drei Schiedsrichter zu bestellen, wenn die Parteien nicht vorher über die Anzahl der Schiedsrichter (d.h. einen oder drei Schiedsrichter) übereingekommen sind und sie nicht innerhalb von 15 Tagen, nachdem der Beklagte die Benachrichtigung über die Einleitung des Schiedsverfahrens erhalten hat, vereinbart haben, dass nur ein Schiedsrichter tätig werden soll (vgl. Karlheinz Rauh, Die Schieds- und Schlichtungsordnungen der UNCITRAL, Köln/Berlin/Bonn/München 1983, S. 190; Schwab/Walter, Schiedsgerichtsbarkeit, 6. Aufl. , München 2000, S. 657). Für den Fall, dass die Parteien nicht bereits im Schiedsvertrag den oder die Schiedsrichter bezeichnet haben, enthalten die Art. 6-8 der UNCITRAL-Schiedsordnung Regeln über die Bestellung des Einzelschiedsrichters oder der drei Schiedsrichter (Rauh, a.a.O., S. 19/190 ff.; Schwab/Walter, a.a.O., S. 494 ff.). Haben die Parteien eines Vertrages schriftlich vereinbart, dass Streitigkeiten, die sich auf diesen Vertrag beziehen, der Schiedsgerichtsbarkeit nach der UNCITRAL-Schiedsgerichtsordnung unterliegen, so werden diese Streitigkeiten nach dieser Schiedsgerichtsordnung geregelt, vorbehaltlich solcher Änderungen, welche die Parteien schriftlich vereinbaren (Art. 1.1 der Schiedsordnung. Vgl. Rauh, a.a.O., S. 187 f.; Schwab/Walter, a.a.O., S. 475 f. N. 32). Die Beschwerdeführerin vertritt die Ansicht, die Parteien hätten in den Allgemeinen Bestimmungen (GC. 67) schriftlich vereinbart, im Falle von Streitigkeiten einen Schiedsrichter zu bestellen, der von den Parteien einvernehmlich bestimmt wird oder, wenn sie sich nicht einigen können, vom Präsidenten des Jamaican Institute of Engineers ernannt wird.
b) Da die Schiedsvereinbarung vom Parteiwillen abhängt (Rauh, a.a.O., S. 7), gelten die allgemeinen Regeln über die Interpretation von Parteivereinbarungen. Massgebend ist zunächst der tatsächliche übereinstimmende Wille der Parteien, soweit er sich beweismässig ermitteln lässt. Jede Partei hat sich im Übrigen nach dem Grundsatz von Treu und Glauben - der auch im Bereich internationaler Schiedsgerichtsbarkeit gilt - bei ihren Erklärungen so behaften zu lassen, wie sie die andere Partei nach den gesamten Umständen in guten Treuen verstehen durfte und verstehen musste (BGE <ref-ruling> E. 2c/ee S. 287; <ref-ruling> E. 2a, 375 E. 2e/aa; <ref-ruling> E. 5). Dabei ist insbesondere der Wortlaut der Schiedsvereinbarung so zu verstehen, wie eine vernünftige Person in der Situation des Adressaten ihn verstanden hätte. Im vorliegenden Fall haben die Parteien vereinbart, dass sämtliche Vertragsbestandteile in ihrem gegenseitigen Verhältnis grundsätzlich als sich ergänzend und erläuternd zu verstehen seien, dass jedoch im Falle von Unklarheiten oder Widersprüchen die Besonderen Bestimmungen den Allgemeinen vorgehen sollen. In Art. 67 lit. b der Besonderen Bestimmungen haben sie für den hier vorliegenden Fall eines Streites zwischen dem Besteller und einem Unternehmer, der nicht Staatsangehöriger des Landes des Bestellers ist, allgemein das Schiedsverfahren nach den Bestimmungen der UNCITRAL-Schiedsordnung als anwendbar erklärt. Es fragt sich, ob eine verständige Vertragspartei in der Lage der Beschwerdegegnerin den Art. 67 lit. b der Besonderen Bestimmungen bloss als Ergänzung des Art. 67 der Allgemeinen Bestimmungen verstehen musste, mit der Folge, dass der in den Allgemeinen Bestimmungen vorgesehene Mechanismus zur Bestellung des Einzel-Schiedsrichters auch im Rahmen der nach Art. 67 lit. b der Besonderen Bestimmungen anwendbaren UNCITRAL-Schiedsordnung gelten sollte.
c) Dies ist mit dem Schiedsgericht zu verneinen.
Denn die Bestellung des Einzelschiedsrichters nach Art. 67 der Allgemeinen Bestimmungen bezieht sich nach der systematischen Stellung und dem Zusammenhang auf das nationale jamaikanische Schiedsverfahren; jede solche Verweisung (d.h.
Anrufung des Einzelschiedsrichters) gilt danach nämlich als Unterwerfung unter ein Schiedsverfahren im Sinne des jamaikanischen Gesetzes über die Schiedsgerichtsbarkeit in der gerade geltenden Fassung. Demgegenüber wird die nationale Schiedsgerichtsbarkeit in Art. 67 lit. b der Besonderen Bestimmungen mit dem Verweis auf die UNCITRAL-Schiedsordnung gerade ausgeschlossen. Dieser Ausschluss umfasst auch die Vertragsbestimmungen über die Bestellung des Schiedsgerichts und insbesondere über die Art der Bestellung im Falle der Nichteinigung, nämlich durch den amtierenden Präsidenten der Jamaica Institution of Engineers und somit durch eine nationale Stelle. Die beiden Artikel 67 der Besonderen Bestimmungen einerseits und der Allgemeinen anderseits stehen insoweit nicht im Verhältnis gegenseitiger Ergänzung im Sinne von Art. 3 der Allgemeinen Vertragsbestimmungen. Vielmehr geht die Besondere Vertragsbestimmung hier der Allgemeinen vor. Daran ändert entgegen der Ansicht der Beschwerdeführerin nichts, dass der in Art. 67 der Allgemeinen Bestimmungen vereinbarte Streitbeilegungs-Mechanismus insoweit auch auf internationale Vertragsbeziehungen anwendbar ist, als der Streit zunächst dem Ingenieur zu unterbreiten ist. Es ist mit dem Wortlaut des Vertrages und dessen systematischem Aufbau keineswegs unvereinbar, diesen Verfahrensschritt der ersten Phase der Streitbeilegung sowohl auf nationale als auch ergänzend auf internationale Streitigkeiten anzuwenden, hingegen die in Art. 67 der Allgemeinen Bestimmungen vorgesehenen Schritte für die zweite Phase (Bestellung und Entscheid eines Einzelschiedsrichters) nur auf nationale Streitigkeiten nach Art. 67 lit. a der Besonderen Bestimmungen.
Dem widerspricht der Wortlaut der Allgemeinen Bestimmungen auch nicht, soweit er vorsieht, dass der Schiedsrichter nicht an die Entscheidung des Ingenieurs gebunden ist, dieser als Zeuge aussagen kann und das Schiedsverfahren auch eingeleitet werden kann, wenn die Arbeiten noch nicht abgeschlossen sind. Die vom Schiedsgericht vorgenommene systematische Auslegung entspricht - wie die Beschwerdegegnerin zutreffend bemerkt - durchaus auch dem Zweck der Besonderen Regelung von Art. 67 lit. b der Besonderen Bestimmungen.
Dieser liegt offensichtlich darin, das nationale Schiedsverfahren durch ein internationales nach den UNCITRAL-Verfahrensregeln zu ersetzen, wenn eine Vertragspartei ausländischer Staatsangehörigkeit ist. Dementsprechend ist der in Art. 67 der Allgemeinen Bestimmungen vorgesehene Streitbeilegungs-Mechanismus nur insoweit ergänzend anzuwenden, als für die Bestellung des Schiedsgerichts keine nationalen Instanzen zuständig erklärt werden. Dies wäre jedoch der Fall, wenn der Präsident der Jamaica Institution of Engineers bei Nichteinigung der Parteien den Einzelschiedsrichter bestimmen würde.
d) Das Schiedsgericht hat die Vereinbarung der Parteien in Art. 67 lit. b der Besonderen Bestimmungen im Verhältnis zu Art. 67 der Allgemeinen Vertragsbestimmungen zutreffend ausgelegt. Dass die Beschwerdegegnerin für die Bestellung des Schiedsgerichts nach der UNCITRAL-Verfahrensordnung richtig vorgegangen ist, ist unbestritten. Die Rüge der Beschwerdeführerin, das Schiedsgericht habe <ref-law> verletzt und damit auch seine Zuständigkeit gemäss <ref-law> zu Unrecht bejaht, ist insoweit unbegründet.
Auch die von der Beschwerdeführerin zur Begründung ihres Eventualantrags erhobene Rüge, das Schiedsgericht habe zur Abklärung des tatsächlichen übereinstimmenden Parteiwillens kein Beweisverfahren durchgeführt und damit den Anspruch auf rechtliches Gehör verletzt, erweist sich als unbegründet.
Der Beschwerde ist nicht zu entnehmen, inwiefern das Schiedsgericht Beweisanträge der Beschwerdeführerin nicht beachtet haben sollte, mit denen sie einen vom normativen Verständnis abweichenden, tatsächlich übereinstimmenden Parteiwillen hätte beweisen wollen (Art. 90 Abs. 1 lit. b OG). Die Beschwerdeführerin macht einzig geltend, die Auslegung der Schiedsvereinbarung im angefochtenen Entscheid sei unzutreffend. Dass das Schiedsgericht der Auffassung der Beschwerdeführerin über die Auslegung der Schiedsvereinbarung nicht folgte, berührt den Anspruch auf rechtliches Gehör im Zusammenhang mit der vorschriftswidrigen Bestellung des Schiedsgerichts im Sinne von <ref-law> nicht.
3.-Die staatsrechtliche Beschwerde ist abzuweisen. Dem Verfahrensausgang entsprechend ist die Gerichtsgebühr der Beschwerdeführerin aufzuerlegen. Diese hat der Beschwerdegegnerin überdies eine Parteientschädigung zu bezahlen (Art. 156 Abs. 1 und Art. 159 Abs. 2 OG). Gerichtsgebühr und Entschädigung sind nach dem Streitwert zu bemessen. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.- Die staatsrechtliche Beschwerde wird abgewiesen.
2.- Die Gerichtsgebühr von Fr. 10'000.-- wird der Beschwerdeführerin auferlegt.
3.- Die Beschwerdeführerin hat die Beschwerdegegnerin für dasbundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 12'000.-- zu entschädigen.
4.- Dieses Urteil wird den Parteien und dem Schiedsgericht ad hoc Genf schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 16. April 2002
Im Namen der I. Zivilabteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident:
Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['f5672aed-ec43-4691-a890-da9f2965af10', 'c6c351bd-324a-4f0f-950a-f9a00a8eebf8', '7f607e66-2c1f-4626-8107-2b10542177fa', 'e0e199dc-bac6-4789-84a6-b95f17e3341b', 'f5672aed-ec43-4691-a890-da9f2965af10', '1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', 'e3910207-870a-40c4-bac9-cd301f1a05e1', 'f5672aed-ec43-4691-a890-da9f2965af10', 'e3910207-870a-40c4-bac9-cd301f1a05e1', '0c142500-6c93-48ad-8da1-f84ba2c405d9', '900312b3-bceb-4e02-b827-cd8ede307a17'] | ['e9a0806c-281a-4695-9570-bc6116e83754', '19fcc26a-ac69-4755-b553-e0d676a946ca', 'dbfc2d3d-1a70-4c2c-9921-3b74ac03e3aa'] |
03574949-f042-42d1-a9a6-4e37fdd44fec | 2,012 | it | Fatti:
A. A.a C._, nato nel 1963, all'epoca dei fatti dipendente della ditta X._ SA in qualità di gerente di un bar e, in quanto tale, assicurato d'obbligo contro gli infortuni presso la Allianz Suisse Società di Assicurazioni SA, in data 5 ottobre 2008 è caduto dalle scale riportando una contusione alla caviglia sinistra. Il caso è stato assunto dall'assicuratore infortuni, il quale ha corrisposto le prestazioni di legge.
Per decisione del 13 febbraio 2009, sostanzialmente confermata il 15 maggio seguente anche in seguito all'opposizione interposta dall'interessato, l'assicuratore infortuni ha negato, con effetto dal 1° marzo 2009, ogni ulteriore obbligo di prestazione per difetto del necessario nesso di causalità tra i disturbi lamentati e l'infortunio in esame.
Adito su ricorso dell'assicurato, il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino ha annullato la decisione su opposizione e rinviato gli atti alla Allianz per l'esecuzione di accertamenti specialistici più approfonditi relativi all'eziologia dei disturbi al piede sinistro (pronuncia del 5 ottobre 2009).
A.b Dando seguito alla pronuncia di rinvio, la Allianz ha affidato l'incarico di compiere i necessari accertamenti alla Clinica Y._. Preso atto delle conclusioni peritali, l'assicuratore infortuni ha confermato la decisione di non erogare ulteriori prestazioni dopo il 1° marzo 2009 per carenza del necessario nesso di causalità tra l'infortunio e i disturbi accusati dall'assicurato (decisione del 21 gennaio 2011 e decisione su opposizione del 4 agosto 2011).
B. Adito nuovamente dall'assicurato, il Tribunale cantonale delle assicurazioni, statuendo per giudice unico, ha confermato l'operato dell'assicuratore infortuni (pronuncia del 29 febbraio 2012).
C. C.a Patrocinato dall'avv. Tuto Rossi, l'assicurato ha presentato ricorso al Tribunale federale, al quale, protestate spese e ripetibili, chiede di annullare il giudizio cantonale e di condannare la Allianz a ripristinare la rendita (recte: l'indennità giornaliera) e a pagare gli arretrati a decorrere dal 1° marzo 2019 (recte: 2009) oltre interessi del 5% da quella data. Subordinatamente postula il rinvio della causa all'istanza precedente affinché disponga un complemento istruttorio.
Non sono state chieste osservazioni al gravame.
C.b Pendente lite, la Clinica Y._ ha trasmesso per conoscenza a questa Corte un nuovo rapporto medico, datato 22 maggio 2012. | Diritto:
1. In via preliminare si osserva come il nuovo rapporto della Clinica Y._ è posteriore al giudizio impugnato e pertanto inammissibile anche perché non si vede in quale misura si realizzerebbero le condizioni per eccezionalmente ammettere il nuovo mezzo di prova ai sensi dell'<ref-law>.
2. Oggetto della lite è il tema di sapere se all'assicurato sia stato correttamente negato il diritto a prestazioni assicurative a contare dal 1° marzo 2009.
3. Nei considerandi dell'impugnato giudizio, l'autorità di ricorso cantonale ha in modo esatto ed esauriente esposto i principi giurisprudenziali disciplinanti la materia. In particolare ha precisato a quali condizioni sono dati i requisiti per l'erogazione di prestazioni assicurative rilevando fra l'altro come la relazione causale naturale tra infortunio e danno alla salute debba essere dimostrata secondo il grado della verosimiglianza preponderante, una semplice possibilità non bastando. Allo stesso modo, essa autorità ha giustamente rammentato che pure l'estinzione del nesso di causalità deve essere stabilita con il grado della verosimiglianza preponderante richiesto in materia di assicurazioni sociali, la semplice possibilità che l'evento non esplichi più effetto causale non essendo per contro sufficiente. Alla pronuncia impugnata può così essere fatto riferimento e prestata adesione.
4. La Corte cantonale, dopo avere proceduto ad un'attenta analisi della perizia 17 giugno 2010 - compresi un suo complemento del 2 novembre 2010 e le ulteriori precisazioni fornite il 2 febbraio 2012 - allestita dalla Clinica Y._ in attuazione di quanto ordinato dalla pronuncia di rinvio del 5 ottobre 2009, ha sostanzialmente rilevato che le turbe soggettivamente risentite dall'assicurato non avevano trovato sufficiente correlazione sul piano oggettivo, sicché, nella misura in cui non poteva essere individuata l'origine dei disturbi dal profilo medico-scientifico, la decisione non poteva che risultare sfavorevole per l'interessato nel senso che i disturbi stessi non potevano essere ritenuti in nesso causale naturale con l'evento del 5 ottobre 2008.
5. 5.1 Nella loro perizia, gli specialisti della Clinica Y._ hanno chiaramente negato la presenza di postumi organici oggettivabili, suscettibili di spiegare i dolori neuropatici accusati dal ricorrente anche dopo il 1° marzo 2009. Contrariamente a quanto indicato dalla pronuncia querelata, ciò non esclude tuttavia a priori l'esistenza di un nesso di causalità naturale con l'evento traumatico in esame (cfr. SVR 2012 UV n. 5 pag. 17 [8C_310/2011] consid. 5.1 con riferimenti). Nel caso di disturbi in relazione di causalità naturale con l'infortunio, ma senza deficit funzionali organici oggettivabili, occorre piuttosto procedere a un esame particolare dell'adeguatezza del nesso causale. Se da tale esame emerge non essere dato il necessario nesso di causalità adeguata, si può rinunciare a esperire ulteriori indagini sulla questione della causalità naturale tra l'infortunio e i disturbi lamentati (<ref-ruling> consid. 5.1 pag. 472). È quanto si avvera nell'evenienza concreta.
5.2 Stante la palese inapplicabilità della prassi relativa ai colpi di frusta, ai fini dell'esame dell'adeguatezza del nesso causale devono essere applicati alla presente fattispecie i criteri sviluppati in materia di evoluzione psichica abnorme conseguente a infortunio (<ref-ruling> consid. 2.1 pag. 112; cfr. pure la recente sentenza 8C_498/2011 del 3 maggio 2012 consid. 4, destinata alla pubblicazione).
Per stabilire il nesso di causalità adeguato tra disturbi psichici e infortunio, la giurisprudenza ha sviluppato dei criteri obiettivi e ha in particolare classificato gli infortuni, a seconda della dinamica, nella categoria degli eventi insignificanti o leggeri, in quella degli eventi gravi e in quella degli eventi di grado medio (<ref-ruling> consid. 6 pag. 138 segg.).
Nei casi di infortunio insignificante o leggero, l'esistenza di un nesso di causalità adeguata tra evento ed eventuali disturbi psichici può di regola essere a priori negata. Secondo l'esperienza della vita e ritenute le cognizioni acquisite in materia di medicina degli infortuni, può in effetti essere ammesso che un infortunio insignificante o leggero non sia di natura tale da provocare un'incapacità lavorativa e di guadagno di origine psichica (<ref-ruling> consid. 6a pag. 139).
Nella fattispecie, non vi è alcun dubbio che la caduta dalle scale in questione dev'essere classificata nella predetta categoria degli infortuni insignificanti o leggeri.
6. Posto quanto precede, il ricorso dev'essere respinto e la pronuncia impugnata confermata, quantomeno nel suo risultato, per difetto del necessario rapporto di causalità adeguata tra i disturbi tuttora accusati dall'interessato e l'infortunio oggetto della lite. Le spese seguono la soccombenza e sono poste a carico del ricorrente (<ref-law>). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Il ricorso è respinto.
2. Le spese giudiziarie di fr. 750.- sono poste a carico del ricorrente.
3. Comunicazione alle parti, al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino e all'Ufficio federale della sanità pubblica. | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['954ea516-cf7e-4a7f-9de7-a5825c4f89f2', '8a0bdeb0-deed-48ae-88df-ec4300395241', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
0357babb-fe6a-4ecb-a190-163a251522b8 | 2,012 | de | Sachverhalt:
A. Die Erbengemeinschaft X._ vermietete das Restaurant G._ in Rorschach samt Wirtewohng an H._ und Y._. Die Mieter renovierten das Mietobjekt im Einverständnis mit der Vermieterschaft.
B. Am 12. März 2010 klagte Y._ (Kläger) beim Kreisgericht Rorschach gegen die Mitglieder der Erbengemeinschaft X._ (Beklagte) auf Zahlung von Fr. 172'027.80. Damit forderte er aus einem Werk- bzw. Totalunternehmervertrag betreffend die Renovation des Mietobjekts insgesamt Fr. 291'587.80, welche die Beklagte bisher nur im Umfang von Fr. 119'560.-- getilgt habe. Im Einzelnen verlangte er Fr. 114'853.75 für Zahlungen an Dritte, Fr. 117'227.75 für Arbeitsleistungen nach Stundenrapporten und Fr. 59'506.30 für "Design und Bauführung etc.". Zudem beantragte er die definitive Eintragung des provisorischen Bauhandwerkerpfandrechts im Betrage von Fr. 87'027.65. Schliesslich ersuchte er um unentgeltliche Prozessführung und Rechtsverbeiständung. Dieses Gesuch wies das Kreisgericht mit Entscheid vom 30. September 2010 ab, da es die Klage als aussichtslos erachtete. Auf Rekurs des Klägers hin hob das Kantonsgericht St. Gallen diesen Entscheid am 12. November 2010 auf, erteilte dem Kläger für das Klageverfahren die unentgeltliche Rechtspflege, befreite ihn von Vorschüssen, Sicherheitsleistung und Gerichtskosten und bestellte ihm Rechtsanwältin Dr. Elisabeth Roth als Vertreterin. Diesen Entscheid hob das Bundesgericht auf Beschwerde der Beklagten hin am 7. April 2011 wegen Verletzung des rechtlichen Gehörs auf und wies die Sache zu neuer Entscheidung an das Kantonsgericht zurück. Dieses hiess den Rekurs des Klägers am 10. Juni 2011 erneut gut und erteilte ihm die unentgeltliche Rechtspflege und befreite ihn namentlich von Sicherheitsleistung.
C. Die Beklagten (Beschwerdeführer) erheben Beschwerde in Zivilsachen mit den Anträgen, den Entscheid des Kantonsgerichts St. Gallen vom 10. Juni 2011 aufzuheben und das Gesuch des Klägers (Beschwerdegegner) um unentgeltliche Rechtspflege abzuweisen, eventuell die Streitsache an die Vorinstanz zurückzuweisen.
Der Kläger (Beschwerdegegner) schliesst auf Abweisung der Beschwerde und ersucht für das bundesgerichtliche Verfahren um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege. Das Kantonsgericht verzichtet auf eine Vernehmlassung. In einer Replik der Beschwerdeführer und einer Duplik des Beschwerdegegners stellten die Parteien keine neuen Rechtsbegehren. | Erwägungen:
1. Das Bundesgericht prüft von Amtes wegen und mit freier Kognition, ob und inwiefern auf eine Beschwerde eingetreten werden kann (<ref-law>; <ref-ruling> E. 1.1 S. 251 mit Hinweisen).
1.1 Der angefochtene Entscheid des Kantonsgerichts über die Erteilung der unentgeltlichen Rechtspflege ist im Rahmen eines Verfahrens betreffend eine Zivilsache mit einem Streitwert von über Fr. 30'000.-- (<ref-law>) ergangen, schliesst dieses jedoch nicht ab. Der angefochtene Entscheid ist daher als Zwischenentscheid zu qualifizieren. Dieser ist direkt anfechtbar, wenn er für die Beschwerdeführer einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil bewirken kann (<ref-law>).
1.2 Der angefochtene Zwischenentscheid gewährt dem Beschwerdegegner ausdrücklich die Befreiung von Sicherheitsleistungen. Demnach können die Beschwerdeführer solche Leistungen, auf welche sie gemäss E. 6 des Entscheids des Kreisgerichts vom 30. September 2010 wegen ausstehender Gerichtsgebühren Anspruch hätten, grundsätzlich nicht mehr verlangen. Dies bewirkt für die Beschwerdeführer einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil, weil damit die eventuelle Rückvergütung ihrer Parteikosten selbst bei einer späteren Anfechtung des Zwischenentscheids ungesichert bleibt (Urteil 4A_681/2010 vom 7. April 2011 E. 1.7 mit Hinweis).
1.3 Da auch die weiteren Sachurteilsvoraussetzungen gegeben sind, ist auf die Beschwerde in Zivilsachen grundsätzlich einzutreten.
2. 2.1 Mit Beschwerde in Zivilsachen kann insbesondere die Verletzung von Bundes- und Völkerrecht gerügt werden (Art. 95 lit. a und b BGG). Der Begriff des Bundesrechts umfasst die von den Bundesorganen erlassenen Rechtsnormen aller Erlassstufen, insbesondere die Bundesverfassung und die Bundesgesetze (<ref-ruling> E. 1 S. 203).
2.2 Die Verletzung kantonalen Rechts kann - unter Vorbehalt von Art. 95 lit. c-e BGG - nicht gerügt werden. Soweit sich der angefochtene Entscheid auf kantonales Recht stützt, kann dagegen gerügt werden, die Anwendung des kantonalen Rechts führe zu einer Bundesrechtswidrigkeit. Im Vordergrund steht dabei eine Verletzung verfassungsmässiger Rechte, insbesondere des Willkürverbots nach <ref-law> (<ref-ruling> E. 1 S. 95; <ref-ruling> E. 1 S. 203 mit Hinweisen). Nach ständiger Praxis des Bundesgerichts liegt Willkür in der Rechtsanwendung vor, wenn der angefochtene Entscheid offensichtlich unhaltbar ist, mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht, eine Norm oder einen unumstrittenen Rechtsgrundsatz krass verletzt oder in stossender Weise dem Gerechtigkeitsgedanken zuwiderläuft. Das Bundesgericht hebt einen Entscheid jedoch nur auf, wenn nicht bloss die Begründung, sondern auch das Ergebnis verfassungswidrig ist. Dass eine andere Lösung ebenfalls als vertretbar oder gar als zutreffender erscheint, genügt nicht (<ref-ruling> E. 4.2 S. 560 mit Hinweisen).
2.3 Das Bundesgericht legt seinem Urteil den Sachverhalt zugrunde, den die Vorinstanz festgestellt hat (<ref-law>). Neue Tatsachen und Beweismittel dürfen nur soweit vorgebracht werden, als erst der Entscheid der Vorinstanz dazu Anlass gibt (<ref-law>), was wiederum näher darzulegen ist (<ref-ruling> E. 2.2.1 S. 226 mit Hinweis). Das Vorbringen von Tatsachen, die sich erst nach Erlass des angefochtenen Entscheids ereigneten oder entstanden (echte Noven), ist vor Bundesgericht unzulässig (<ref-ruling> E. 2.1 S. 343 f. mit Hinweisen; vgl. auch Urteil 8C_80/2011 vom 14. Juni 2011 E. 1.2.1).
Der von den Beschwerdeführern in ihrer Replik angerufene Zessionsvertrag betreffend die Abtretung der eingeklagten Forderung an die Raiffeisenbank St. Georgen im Gailtal datiert vom 29. August 2011 und damit später als das angefochtene Urteil, weshalb er für das Bundesgericht ausser Acht zu bleiben hat. Hinzu kommt, dass eine Replik nicht dazu verwendet werden darf, die Beschwerde zu ergänzen oder zu verbessern (vgl. <ref-ruling> E. 3.3.4; <ref-ruling> E. 1d/aa, je mit Hinweisen). Entgegen der Annahme der Beschwerdeführer ist vorliegend eine Ausnahme vom Novenverbot insbesondere deshalb nicht gerechtfertigt, weil ein Zwischenentscheid angefochten wurde und das Novum im weiteren kantonalen Verfahren berücksichtigt werden kann.
3. 3.1 Das Kantonsgericht führte aus, mit der Aufhebung des Entscheides vom 12. November 2010 durch das Bundesgericht befinde sich das Rekursverfahren wieder im Status quo ante und sei daher gemäss Art. 404 Abs. 1 der Schweizerischen Zivilprozessordnung (ZPO) altrechtlich fortzusetzen. Das Kantonsgericht prüfte daher die Voraussetzungen der unentgeltlichen Rechtspflege nach Art. 281 Abs. 1 und Abs. 2 lit. a ZPO/SG und nicht nach <ref-law>.
3.2 Die Beschwerdeführer rügen, das Kantonsgericht habe im angefochtenen Entscheid zu Unrecht die früheren zivilprozessualen Vorschriften des Kantons St. Gallen zur Anwendung gebracht. In der Lehre würde zutreffend die Meinung vertreten, nach der Aufhebung eines Entscheids durch eine Rechtsmittelinstanz und der Rückweisung der Sache an die Vorinstanz sei grundsätzlich neues Recht anzuwenden.
3.3 Gemäss <ref-law> gilt für Verfahren, die bei Inkrafttreten dieses Gesetzes rechtshängig sind, das bisherige Verfahrensrecht bis zum Abschluss vor der betroffenen Instanz. Das Verfahren vor einer Instanz wird durch einen rechtskräftigen Endentscheid abgeschlossen. Wird ein Entscheid in einem Verfahren durch eine Rechtsmittelinstanz aufgehoben und zum Neuentscheid an die Vorinstanz zurückgewiesen, wird damit das Verfahren vor dieser Instanz nicht abgeschlossen, sondern in den Stand zurückversetzt, in welchem es sich vor der Ausfällung des angefochtenen Entscheids befunden hat (FREI/ WILLISEGGER, in: Basler Kommentar, ZPO, 2010, N. 13 zu <ref-law>; a.M. IVO SCHWANDER, in: Schweizerische Zivilprozessordnung, Alexander Brunner und andere [Hrsg.], 2011, N. 29 zu <ref-law>). Demnach muss gemäss dem Grundsatz der Einheit der Instanz bei der Wiederaufnahme des Verfahrens nach einem Rückweisungsentscheid das bisherige Verfahrensrecht weiterhin Anwendung finden (Urteil 4A_225/2011 vom 15. Juli 2011 E. 2.2; FRIDOLIN WALTER, Das Übergangsrecht zur neuen ZPO - offene Fragen und mögliche Antworten, SZZP 4/2010, S. 409 ff., 414; DENIS TAPPY, Le droit transitoire applicable lors de l'introduction de la nouvelle procédure civile unifiée, JdT 2010 III, S. S. 11 ff., 26; a.M. SCHWANDER, a.a.O., N. 29 zu <ref-law>; Beschluss des Obergerichts des Kantons Zürich NK 100014 vom 12. Januar 2011 E. 7, in: ZR 110/2011 S. 8 ff. Nr. 6, der insoweit <ref-law> auch bei Zivilverfahren analog anwenden will).
3.4 Das Rekursverfahren vor dem Kantonsgericht, das vor dem Inkrafttreten der ZPO am 1. Januar 2011 rechtshängig war, wurde mit dem Rückweisungsentscheid des Bundesgerichts nicht abgeschlossen, sondern weitergeführt. Demnach war gemäss <ref-law> insoweit weiterhin das bisherige kantonale Verfahrensrecht anwendbar.
4. 4.1 Durch den Werkvertrag verpflichtet sich der Unternehmer zur Herstellung eines Werkes und der Besteller zur Leistung einer Vergütung (<ref-law>). Ist der Preis zum Voraus entweder gar nicht oder nur ungefähr bestimmt worden, so wird er nach Massgabe des Wertes der Arbeit und der Aufwendungen des Unternehmers festgesetzt (<ref-law>).
4.2 Gemäss Art. 281 des St. Galler Zivilprozessgesetzes vom 20. Dezember 1990 (ZPO/SG) hat eine Partei Anspruch auf Bewilligung der unentgeltlichen Prozessführung, wenn ihr die Mittel fehlen, um neben dem Lebensunterhalt für sich und die Familie die Prozesskosten aufzubringen und das Verfahren nicht aussichtslos erscheint.
4.3 Nach der Rechtsprechung des Bundesgerichts zur unentgeltlichen Rechtspflege gemäss <ref-law> sind Begehren aussichtslos, bei denen die Gewinnaussichten beträchtlich geringer sind als die Verlustgefahren und die deshalb kaum als ernsthaft bezeichnet werden können. Dagegen gilt ein Begehren nicht als aussichtslos, wenn sich Gewinnaussichten und Verlustgefahren ungefähr die Waage halten oder jene nur wenig geringer sind als diese (<ref-ruling> E. 2.3.1). Ob im Einzelfall genügende Erfolgsaussichten bestehen, ist aufgrund einer summarischen Prüfung nach den Verhältnissen zur Zeit der Gesuchstellung zu prüfen (<ref-ruling> E. 5 S. 616; <ref-ruling> E. 2.3.1; je mit Hinweisen). Sind die Gewinnaussichten zu dieser Zeit zweifelhaft, weil sich z.B. erstmals zu beurteilende komplexe Rechtsfragen stellen, deren Beantwortung unsicher erscheint, ist die unentgeltliche Rechtspflege einstweilen zu gewähren (<ref-ruling> E. 4b S. 309; vgl. auch: Urteil 5A_590/2009 vom 6. Januar 2010 E. 3.4.3). Die tatsächlichen Voraussetzungen sind gestützt auf die Glaubhaftigkeit der Ausführungen des Gesuchstellers unter Berücksichtigung der Aktenlage zu prüfen, ohne dass gerichtliche Beweiserhebungen vorzunehmen sind (<ref-ruling> E. 2; <ref-ruling> E. 4a S. 6 f.).
4.4 Das Kantonsgericht bejahte die prozessuale Bedürftigkeit des Beschwerdegegners und kam zum Ergebnis, die Klage aus Werkvertrag sei nicht aussichtslos. Der Beschwerdegegner behaupte, für die Beschwerdeführer "praktisch als Totalunternehmer" tätig gewesen zu sein, wobei A._ als deren Vertreter ihm den "Auftrag", die Wohnung und das Restaurant umzubauen, mündlich erteilt habe. Zum Beweis berufe er sich auf Partei- und Zeugenaussagen sowie auf umfangreiches Aktenmaterial. Ob diese Beweismittel ausreichten, um die Begründetheit der eingeklagten Forderung darzutun, sei nicht in diesem Verfahren zu prüfen, da die Tatsachen, aus denen der geltend gemachte Anspruch abgeleitet werde, lediglich glaubhaft gemacht werden müssten. Abgesehen davon sei zu erwarten, dass die behaupteten Ansprüche mit anwaltlicher Hilfe - soweit notwendig - nach Verbesserung der Klageschrift gemäss <ref-law>/SG oder später in der Replik weiter substanziiert würden, was entgegen der Auffassung der Beschwerdeführer nicht schon aufgrund der bisherigen Ausführungen des Beschwerdegegners "gar nicht wahrscheinlich" sei. Dass der geltend gemachte Fremdaufwand derzeit - weil noch nicht überprüft - noch nicht nachgewiesen sei, bedeute nicht, dass der erst im Hauptverfahren zu führende Nachweis scheitern werde.
4.5 Die Beschwerdeführer rügen, das Kantonsgericht habe mit der Verneinung der Aussichtslosigkeit der eingeklagten Werklohnforderung im Sinne von <ref-law>/SG das Willkürverbot gemäss <ref-law> verletzt. Mit der Darstellung, dass offenbar eine Substanziierung der Klage im weiteren Verlauf des Verfahrens nicht ausgeschlossen sei, gebe das Kantonsgericht zumindest implizit zu, dass zum heutigen Zeitpunkt eine rechtsgenügliche Beweisführung noch nicht ersichtlich sei. Damit habe das Kantonsgericht missachtet, dass sich die Beurteilung der Prozessaussichten nach den Umständen im Zeitpunkt der Gesuchseinreichung richte. Die Annahme des Kantonsgerichts würde dazu führen, dass nie Aussichtslosigkeit vorliege, da eine weitere Substanziierung im Verlauf des Verfahrens nie ausgeschlossen werden könne. Unbestritten sei, dass der Beschwerdegegner gewisse Investitionen getätigt, Material gekauft, Rechnungen bezahlt und Leistungen erbracht habe. Bestritten sei jedoch, dass Abmachungen über eine Entschädigung oder deren Höhe getroffen worden seien. Das Kantonsgericht habe zu Unrecht angenommen, der Beschwerdegegner habe diesbezüglich taugliche Zeugenanträge gestellt. In Bezug auf die Frage, ob überhaupt ein entgeltlicher Werkvertrag vereinbart worden sei, berufe sich der Beschwerdegegner in seiner Klageschrift lediglich auf seine Parteiaussage und auf die Parteiaussagen von A._ und seiner damaligen Lebenspartnerin H._. Damit stünde Parteiaussage gegen Parteiaussage, weshalb nicht anzunehmen sei, dass dem Beschwerdegegner ein Beweis betreffend Erteilung eines entgeltlichen Auftrags gelinge. Zudem ergebe sich aus mehreren an die Beschwerdeführer gerichteten E-Mails des Beschwerdegegners klar, dass er kein Honorar habe verlangen wollen. In einer E-Mail vom 10. Mai 2009 habe er beispielsweise ausgeführt, er und H._ hätten zwischenzeitlich 366 Stunden gearbeitet, die Beschwerdeführer sollten sich doch vorstellen, was dies bei einem Schweizer Mindestlohn von CHF 30.00 pro Stunde für ein Honorar ergeben würde. Man habe den Beschwerdeführern "wirklich sehr viel an Geld erspart". In einer E-Mail vom 12. Mai 2009 habe der Beschwerdegegner nochmals darauf hingewiesen, wie viel Geld die Erbengemeinschaft durch die von ihm und H._ vorgenommenen Arbeiten gespart habe, nachdem er vorgängig bereits in einer E-Mail vom 26. Februar 2009 ausgeführt habe, "Zahlen müssen wir und nicht IHR", weshalb man mit der Brauerei auch über einen Kredit verhandle. Zu einem entgeltlichen Werkvertrag passe auch schlecht, dass die Beschwerdeführer dem Beschwerdegegner für die Bauinvestitionen Darlehen gewährt hätten. Werkunternehmer würden vielleicht Abschlagszahlungen, nicht aber die Entrichtung rückzahlbarer Darlehen verlangen.
4.6 Der Beschwerdegegner hat zu seiner Behauptung, dass ein entgeltlicher Werkvertrag vereinbart worden war, seine ehemalige Partnerin, H._, als Zeugin angerufen. Inwiefern dieser Zeugenbeweis ausgeschlossen sein soll, legen die Beschwerdeführer nicht dar und ist auch nicht ersichtlich, da H._ im vorliegenden Verfahren nicht Partei ist. Auch die von den Beschwerdeführern angerufenen E-Mails belegen nicht, dass der Beschwerdegegner die Arbeiten für den Umbau des Restaurants unentgeltlich erbringen wollte. Dies ergibt sich auch nicht eindeutig aus den von den Beschwerdeführern angerufenen Darlehensverträgen über die Beträge von Fr. 40'000.-- und Fr. 20'000.--, zumal die Beschwerdeführer dem Beschwerdegegner für den Umbau unbestrittenermassen Fr. 119'560.-- bezahlt haben und in ihrer Vernehmlassung vom 2. Juli 2010 (S. 10 lit. h) angaben, sie hätten Handwerkerrechnungen übernommen und dem Beschwerdegegner kundgetan, einer gütlichen Einigung nicht grundsätzlich abgeneigt zu sein, sofern sie vorerst über eine genaue Zusammenstellung betreffend Art und Umfang der vom Beschwerdegegner vorgenommenen Arbeiten und eine Kostenzusammenstellung verfügt hätten. Unter diesen Umständen ist durchaus möglich, dass sich die Beschwerdeführer zur Entschädigung von Arbeitsleistungen des Beschwerdegegners verpflichteten. Damit ist das Kantonsgericht hinsichtlich der Beurteilung der Beweismöglichkeiten des Abschlusses eines entgeltlichen Werkvertrages nicht in Willkür verfallen.
Die Beschwerdeführer machen nicht geltend, das kantonale Prozessrecht schliesse nach der Einreichung der Klageschrift deren Verbesserung oder das Stellen neuer Beweisanträge aus. Im Hinblick darauf erscheint nicht nur vertretbar, sondern geboten, bei der Beurteilung der Prozessaussichten im Zeitpunkt der Klageeinreichung diese Möglichkeiten in Betracht zu ziehen und anzunehmen, die von juristischen Laien verfasste Klage werde mit Hilfe des dem Beschwerdegegner nun beigeordneten Rechtsbeistands verbessert bzw. durch weitere Beweisanträge ergänzt. Auch insoweit ist der Entscheid der Vorinstanz nicht zu beanstanden.
4.7 Weiter rügen die Beschwerdeführer zusammengefasst, der Beschwerdegegner habe den geltend gemachten Arbeitsaufwand nicht genügend substanziiert und diesbezüglich lediglich eigene Stundenrapporte vorgelegt. Wie bereits in der Vernehmlassung an das Kreisgericht Rorschach vom 2. Juli 2010 ausgeführt, seien die vom Beschwerdegegner behaupteten "Drittkosten" zum Teil nicht genügend substanziiert worden und zum Teil nicht als Vergütung des behaupteten Werkvertrages geschuldet, weil sie damit nichts zu tun hätten. Das Kantonsgericht bestätige denn auch, dass der Fremdaufwand noch nicht nachgewiesen sei, vertröste diesbezüglich aber auf weitere Beweismöglichkeiten im Hauptverfahren, was dem Grundsatz widerspreche, dass sich die Beurteilung über Prozesschancen nach den Umständen zum Zeitpunkt der Gesuchseinreichung richte. Auch bezüglich des gestützt auf die SIA-Norm Nr. 110 für "Design, Bauleitung etc." geltend gemachten Honorars von Fr. 59'506.60 werde kein Beweis ins Recht gelegt, der belege, dass überhaupt entsprechende Leistungen vereinbart und erbracht worden wären und dass eine Entgeltlichkeit nach SIA-Tarif verabredet gewesen wäre. In Bezug auf den Anspruch auf definitive Eintragung des Bauhandwerkerpfandrechts würden in der Klageschrift keine Beweismittel bezüglich der Fristeinhaltung etc. bezeichnet. Auch diesbezüglich liege somit die Aussichtslosigkeit auf der Hand.
4.8 Zwar trifft zu, dass im Zeitpunkt der Klageeinreichung bezüglich des Nachweises des vom Beschwerdegegner geltend gemachten Arbeitsaufwandes und des verlangten Aufwendungsersatzes Unsicherheiten bestanden, welche einer Klärung im Beweisverfahren bedürfen. Jedoch ist zu beachten, dass der Beschwerdegegner anerkanntermassen erhebliche Renovationsarbeiten am Mietobjekt und diesbezügliche Aufwendungen vorgenommen hat, wofür ergänzende Beweisanträge nicht ausgeschlossen sind. Unter diesen Umständen hat das Kantonsgericht das ihm bei der Abschätzung der Prozessaussichten zustehende Ermessen nicht überschritten, wenn es einen Nachweis der behaupteten Arbeitsleistungen und Aufwendungen nicht als aussichtslos erachtete. Gleiches gilt bezüglich der verlangten Vergütung der Aufwendungen für "Design und Bauleitung", zumal gemäss den Darlegungen der Beschwerdeführer in ihrer Vernehmlassung vom 2. Juli 2010 der Beschwerdegegner die grösseren Umbauarbeiten geplant und ein entsprechendes Konzept vorgelegt hat (S. 7 lit. d) und bei dessen Realisierung die Handwerkerleistungen Dritter im Umfang von Fr. 128'000.-- koordinierte (S. 10 lit. g und h). Somit erscheint ungeachtet der Frage der Anwendbarkeit der SIA-Tarife ein werkvertraglicher Anspruch auf Vergütung dieser Leistungen nicht ausgeschlossen, weshalb auch insoweit keine unhaltbare Einschätzung des Kantonsgerichts vorliegt. Dem Begehren auf definitive Eintragung des provisorischen Bauhandwerkerpfandrechts kommt neben der Geldforderung nur eine untergeordnete Bedeutung zu, weshalb es bei der Beurteilung der Prozessaussichten ausser Betracht bleiben konnte (vgl. STEFAN MEICHSSNER, Das Grundrecht auf unentgeltliche Rechtspflege, 2008, S. 100 f.). Der Vorwurf der Verletzung des Willkürverbots bezüglich der Beurteilung der Prozessaussichten der eingeklagten Forderung aus Werkvertrag erweist sich damit als unbegründet.
5. 5.1 Das Kantonsgericht hielt die Klage auch deshalb nicht für aussichtslos, weil es als glaubhaft erachtete, dass die vermietete Liegenschaft aufgrund der Umbau- und Renovationsarbeiten des Beschwerdegegners einen erheblichen Mehrwert erfahren habe, für den der Beschwerdeführer gemäss <ref-law> eine Entschädigung verlangen könne.
5.2 Da die Beschwerdeführer mit ihren Rügen gegen die Hauptbegründung nicht durchdrangen, ist diese Eventualbegründung nicht entscheiderheblich. Auf die dagegen gerichtete Kritik der Beschwerdeführer ist daher nicht einzutreten.
6. Nach dem Gesagten ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesem Verfahrensausgang werden die Beschwerdeführer kosten- und entschädigungspflichtig (Art. 66 Abs. 1 sowie Art. 68 Abs. 2 BGG). Damit wird das Gesuch des Beschwerdegegners um unentgeltliche Rechtspflege für das bundesgerichtliche Verfahren hinsichtlich der Gerichtskosten gegenstandslos. Dies gilt indessen nicht in Bezug auf die unentgeltliche Verbeiständung, weil der Rechtsvertreterin des Beschwerdegegners im Fall ihrer Bestellung als amtliche Vertreterin bei Uneinbringlichkeit der Parteientschädigung aus der Bundesgerichtskasse ein Honorar bezahlt werden müsste (<ref-law>; <ref-ruling> E. 3; Urteil 4A_224/2011 vom 27. Juli 2011 E. 3). Da die gesetzlichen Voraussetzungen erfüllt sind (Art. 64 Abs. 1 und 2 BGG), ist das Gesuch insoweit gutzuheissen. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. In Gutheissung des Gesuchs um unentgeltliche Rechtspflege für das bundesgerichtliche Verfahren wird Rechtsanwältin Dr. Elisabeth Roth zur unentgeltlichen Vertreterin des Beschwerdegegners bestellt.
2. Die Beschwerde wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden den Beschwerdeführern unter solidarischer Haftbarkeit auferlegt.
4. Die Beschwerdeführer haben den Beschwerdegegner für das bundesgerichtliche Verfahren unter solidarischer Haftbarkeit mit Fr. 2'500.-- zu entschädigen. Im Fall der Uneinbringlichkeit der Parteientschädigung wird der amtlichen Vertreterin des Beschwerdegegners aus der Bundesgerichtskasse ein Honorar von Fr. 2'500.-- ausgerichtet.
5. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht St. Gallen, Präsident der III. Zivilkammer als Einzelrichter, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 17. Januar 2012
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Klett
Der Gerichtsschreiber: Gelzer | CH_BGer_004 | Federation | 90 | 17 | 267 | civil_law | nan | ['6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '40bd2936-6b68-406e-9a0e-cc41cd4e993b', '9b7a399d-4bfc-403f-86c3-200e2cedc0d0', '40bd2936-6b68-406e-9a0e-cc41cd4e993b', '92608e6e-a11c-44f5-9fe0-fce03142c371', '834e117f-5258-436f-aa3b-d6cc6a832e07', 'd2cf4735-c68f-4c61-bdab-d140632ab542', 'a4be3937-fc46-4009-b43a-0e7f2ced278e', 'e777c8e0-3f75-4d09-945c-2d04717b66d8', '84288845-3c85-4f6e-ba7e-ed4817f3fc1d', '90c4e4de-cb91-4150-b6a3-768fbc1f5c25', '84288845-3c85-4f6e-ba7e-ed4817f3fc1d', 'fad0cc05-6e55-479a-af9b-ff6fff71438a', 'ebe34a8b-217d-441b-9d73-c74d2fcf558e', 'ebc52e8f-6276-43ad-b53e-3f040f6b6a6a'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '3f3369fd-4067-4b2e-a129-a9675f22092b', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', 'd229e7e2-9b68-42e8-a3f9-329fc9a7a86e', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa', '92e21fc6-cd07-4426-9420-21985e4a980a'] |
03585fdb-5de0-4826-9411-2acea47e0b82 | 2,013 | de | Sachverhalt:
A. A.a Das Bezirksgericht Zürich verurteilte X._ am 20. März 2012 wegen qualifizierter Widerhandlung gegen das Betäubungsmittelgesetz (Art. 19 Ziff. 1 al. 3, 4 und 5 i.V.m. Art. 19 Ziff. 2 lit. a aBetmG), Geldwäscherei (<ref-law>) und Betrugs zum Nachteil der Sozialen Dienste Zürich (<ref-law>) zu einer Freiheitsstrafe von drei Jahren. Auf den Widerruf des bedingten Vollzugs der vom Bezirksgericht Bülach am 12. Juli 2005 ausgefällten Gefängnisstrafe von 9 Monaten verzichtete es.
A.b Auf Berufung von X._ hin trat das Obergericht des Kantons Zürich am 24. September 2012 bezüglich des Betrugsvorwurfs in einem Punkt auf die Anklage nicht ein. In einem weiteren Punkt sprach es ihn frei. Im Übrigen bestätigte es die Schuldsprüche wegen qualifizierter Widerhandlung gegen das Betäubungsmittelgesetz, Geldwäscherei und Betrugs sowie das Strafmass und den Verzicht auf den Widerruf der bedingten Strafe vom 12. Juli 2005.
Das Obergericht hält folgenden Sachverhalt für erwiesen:
X._ übernahm im Juni 2008 im Auftrag der Drogenhändlerin A.A._ von deren Ehemann B.A._ in einer Wohnung in Zürich einen Koffer mit mindestens 600 Gramm Kokaingemisch mit einem Reinheitsgrad von 50 % und übergab diesen am Hauptbahnhof Zürich einer aus Italien stammenden Person. Eine Woche später nahm er im Auftrag von A.A._ an der Militärstrasse in Zürich von einer ihm unbekannten Person ein Couvert mit Fr. 40'000.-- in bar entgegen, das er B.A._ aushändigte. X._ nahm zumindest in Kauf, dass sich im transportierten Koffer Kokain in der genannten Menge befand und das Geld im Couvert aus dem Drogenhandel von A.A._ stammte.
X._ wurde zwischen November 2007 und September 2008 vom Sozialen Dienst Zürich finanziell unterstützt. Er verschwieg, dass er im November und Dezember 2007 sowie vom 11. April bis Ende Mai 2008 und vom 21. August bis am 2. September 2008 im Ausland weilte und folglich keinen oder höchstens einen reduzierten Anspruch auf Sozialhilfeleistungen hatte. Er bewirkte dadurch, dass ihm - nach Abzug eines Montags infolge Anspruchs auf Ferienabwesenheit - während rund drei Monaten Leistungen von einigen Tausend Franken zu Unrecht ausgerichtet wurden.
B. X._ beantragt mit Beschwerde in Strafsachen, das Urteil vom 24. September 2012 aufzuheben, ihn freizusprechen und ihm für die erstandene Untersuchungshaft eine Genugtuung von Fr. 13'400.-- zuzusprechen. Eventualiter sei die Sache an die Vorinstanz zurückzuweisen. Er ersucht um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung. | Erwägungen:
1. 1.1 Der Beschwerdeführer rügt eine willkürliche Sachverhaltsfeststellung. Nicht nachgewiesen sei, dass sich Drogen im transportierten Koffer befunden hätten, geschweige denn in welcher Menge. Selbst wenn davon auszugehen wäre, habe er dies nicht wissen müssen, da A.A._ ihm gegenüber stets angegeben habe, der Koffer enthalte Kleider. Nicht rechtsgenügend erstellt sei zudem, dass es sich bei den Fr. 40'000.-- im Couvert um deliktische Gelder handelte. Ihm könne auch nicht vorgeworfen werden, er habe um die behauptete deliktische Herkunft gewusst.
1.2 Die Sachverhaltsfeststellung der Vorinstanz kann vor Bundesgericht nur gerügt werden, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht und wenn die Behebung des Mangels für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (<ref-law>). Offensichtlich unrichtig ist die Sachverhaltsfeststellung, wenn sie willkürlich ist (<ref-ruling> E. 4.2.3; <ref-ruling> E. 1.4.1). Willkür bei der Beweiswürdigung liegt vor, wenn der angefochtene Entscheid offensichtlich unhaltbar ist oder mit der tatsächlichen Situation in klarem Widerspruch steht. Dass eine andere Lösung oder Würdigung ebenfalls vertretbar oder gar zutreffender erscheint, genügt für die Annahme von Willkür nicht (<ref-ruling> E. 4.3; <ref-ruling> E. 2.4). Dem Grundsatz in dubio pro reo kommt in der vom Beschwerdeführer angerufenen Funktion als Beweiswürdigungsregel im Verfahren vor dem Bundesgericht keine über das Willkürverbot von <ref-law> hinausgehende Bedeutung zu (<ref-ruling> E. 2a; <ref-ruling> E. 2a; je mit Hinweisen).
Die Rüge der Willkür muss präzise vorgebracht und begründet werden (<ref-law>). Der Beschwerdeführer muss im Einzelnen darlegen, inwiefern der angefochtene Entscheid an einem qualifizierten und offensichtlichen Mangel leidet. Auf eine rein appellatorische Kritik am angefochtenen Urteil tritt das Bundesgericht nicht ein (<ref-ruling> E. 4.2.3; <ref-ruling> E. 2.8; je mit Hinweisen).
1.3 Die Vorinstanz durfte willkürfrei auf die Angaben von B.A._ abstellen, wonach sich im Koffer Kokain befand. Dabei geht sie zugunsten des Beschwerdeführers und entgegen den ersten Aussagen von B.A._ nicht von 4 bis 5 Kilogramm Kokaingemisch, sondern lediglich von einer Drogenmenge von 600 Gramm aus (Urteil S. 7 ff.). Letzterer belastete sich mit seinem Geständnis auch selbst, was für die Glaubhaftigkeit seiner Angaben spricht. Die Vorinstanz setzt sich eingehend mit dem Verhältnis des Beschwerdeführers zu A.A._ auseinander und zeigt auf, dass diesem bekannt war, dass jene im Drogenhandel tätig war (Urteil S. 10 ff.). Sie legt weiter dar, dass sich der Beschwerdeführer in Widersprüchen verstrickte (Urteil S. 8 f. und 11) und seine konstruiert wirkende Erklärung bezüglich der angeblichen Herkunft der Fr. 40'000.-- als unglaubhafte Schutzbehauptung zu qualifizieren ist (Urteil S. 12 ff.). Die Beweiswürdigung der Vorinstanz ist nicht willkürlich. Die Einwände des Beschwerdeführers erschöpfen sich in einer unzulässigen appellatorischen Kritik. Inwiefern die vorinstanzliche Sachverhaltsfeststellung an einem offensichtlichen und schweren Mangel leiden könnte, vermag er nicht darzutun.
2. 2.1 Bezüglich des Schuldspruchs wegen Betrugs rügt der Beschwerdeführer, die Vorinstanz gehe willkürlich davon aus, er habe sich im November und Dezember 2007 in London aufgehalten. Er habe sich offensichtlich geirrt, als er anlässlich der Einvernahme vom 2. September 2008 ausgesagt habe, er sei bis Anfang 2008 in London wohnhaft gewesen. Nicht ersichtlich sei, weshalb er während seiner Ferienabwesenheit in seinem Heimatland Nigeria im Frühling 2008 keinen Anspruch auf Unterstützungsleistungen gehabt haben soll. Aus der Pflicht, Veränderungen in den Vermögensverhältnissen zu melden, könne nicht abgeleitet werden, auch eine ferienbedingte Abwesenheit sei meldepflichtig. Die Vorinstanz lege nicht dar, gestützt auf welche Grundlage und in welchem Umfang die Leistungen bei einer Meldung der Ferienabwesenheit gekürzt worden wären. Sie habe es in Verletzung von <ref-law> und <ref-law> versäumt, den konkreten Schaden zu berechnen. Die Verurteilung erfolge lapidar für einen Deliktsbetrag "in der Höhe von mindestens einiger Tausend Franken." Die Höhe des Schadens sei für die Regelung allfälliger Zivilforderungen und nicht zuletzt für die Bestimmung des Strafmasses von Bedeutung.
2.2 Soweit sich der Beschwerdeführer gegen die vorinstanzliche Feststellung wendet, er habe sich im November und Dezember 2007 nach wie vor im Ausland aufgehalten, und zahlreiche Umstände vorbringt, welche für eine Anwesenheit in Zürich sprechen sollen, ist auf die Beschwerde mangels Ausschöpfung des kantonalen Instanzenzugs nicht einzutreten (<ref-law>; <ref-ruling> E. 2.1). Die Vorinstanz verweist auf das Urteil des Bezirksgerichts, da der Beschwerdeführer die erstinstanzlich festgestellten Auslandaufenthalte im Berufungsverfahren nicht substanziiert bestritten habe (Urteil S. 19 f.). Der Beschwerdeführer beanstandet dies nicht. Er behauptet nicht, bereits die Vorinstanz hätte sich mit den nunmehr vor Bundesgericht vorgebrachten Einwänden auseinandersetzen müssen.
2.3 Für die Ausrichtung von Sozialhilfeleistungen gilt kantonales Recht (<ref-ruling> E. 2.2). Das Bundesgericht überprüft die Auslegung und Anwendung kantonalen Rechts - von hier nicht relevanten Ausnahmen abgesehen - nur unter dem beschränkten Gesichtswinkel der Willkür (vgl. <ref-law>; <ref-ruling> E. 2). Für die Rüge der Willkür gelten erhöhte Begründungsanforderungen (<ref-law>; oben E. 1.2). Die Rüge des Beschwerdeführers genügt diesen Anforderungen nicht. Auf die sinngemässen Einwände, er habe auch während der Aufenthalte in London und Nigeria Anspruch auf die gleichen Sozialhilfeleistungen gehabt, und er sei nicht verpflichtet gewesen, das Sozialamt über seine Auslandabwesenheit aufzuklären, ist nicht einzutreten, da der Beschwerdeführer nicht dartut, die Vorinstanz habe das kantonale Sozialhilferecht willkürlich angewandt.
2.4 Die Vorinstanz musste den exakten Schaden der Sozialen Dienste Zürich nicht zwingend beziffern. Insoweit geht es um öffentlich-rechtliche Forderungen, wobei die zuständige Behörde darüber zu befinden hat, ob und in welchem Umfang Rückerstattungsansprüche gegenüber dem Beschwerdeführer für unrechtmässig bezogene Leistungen geltend gemacht werden. Die Schadenhöhe ist jedoch für die Strafzumessung von Relevanz. Hierfür können die vorinstanzlichen Feststellungen noch als ausreichend präzise gelten. Der Beschwerdeführer bezog im November und Dezember 2007 Sozialhilfe von Fr. 3'913.20 und im Mai 2008 über Fr. 2'398.60 (vgl. erstinstanzliches Urteil S. 29). Die Vorinstanz geht davon aus, er habe auf diese Beträge keinen oder höchstens einen reduzierten Anspruch gehabt, was einen Schaden von "mindestens einigen Tausend Franken" ergibt (Urteil S. 20). Damit wird der Schaden genügend substanziiert.
3. Die Strafzumessung ficht der Beschwerdeführer ausschliesslich mit der Begründung an, die Strafe hätte im Vergleich zur erstinstanzlich ausgesprochenen Sanktion deutlich tiefer ausfallen müssen, da das Bezirksgericht von einer grösseren Drogenmenge und hinsichtlich des Sozialhilfebetrugs von einem höheren Deliktsbetrag ausgegangen sei (Beschwerde S. 34).
Das Sachgericht verfügt auf dem Gebiet der Strafzumessung über einen Ermessensspielraum. Das Bundesgericht greift auf Beschwerde in Strafsachen hin nur ein, wenn die Vorinstanz den gesetzlichen Strafrahmen über- oder unterschritten hat, wenn sie von rechtlich nicht massgebenden Kriterien ausgegangen ist oder wesentliche Gesichtspunkte ausser Acht gelassen bzw. durch Überschreitung oder Missbrauch ihres Ermessens falsch gewichtet hat (<ref-ruling> E. 5.6; <ref-ruling> E. 5.3.1; <ref-ruling> E. 2.1). Die Vorinstanz nahm eine eigene Strafzumessung vor. Sie war nicht verpflichtet, die erstinstanzlich ausgesprochene Strafe zu reduzieren, sondern hatte lediglich das Verschlechterungsverbot (<ref-law>) zu beachten. Auf die Rüge des Beschwerdeführers ist nicht weiter einzugehen, da er nicht geltend macht, die Vorinstanz habe das ihr zustehende Ermessen überschritten oder sie sei von falschen Strafzumessungsgrundsätzen ausgegangen.
4. Auf das Entschädigungsbegehren ist nicht einzutreten, da der Beschwerdeführer dieses ausschliesslich mit den beantragten Freisprüchen begründet.
5. Die Beschwerde ist abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung ist infolge Aussichtslosigkeit der Beschwerde abzuweisen (Art. 64 Abs. 1 und 2 BGG). Der finanziellen Lage des Beschwerdeführers ist bei der Festsetzung der Gerichtskosten Rechnung zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege und Verbeiständung wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 1'600.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich, I. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 11. März 2013
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Mathys
Die Gerichtsschreiberin: Unseld | CH_BGer_011 | Federation | 142 | 27 | 378 | null | nan | ['cfeb60c0-1d8b-4c0a-a578-2678c5d97ccd', 'badaf92a-e152-4f90-97bc-33b0d0a008c1', '4ba17257-dc91-4af3-8dcd-18cb8002f9a3', '90da7594-42d5-4b47-8dfa-2cc25a41c021', '1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', '1f738568-2924-4329-b5df-0f1038ec6f15', 'cfeb60c0-1d8b-4c0a-a578-2678c5d97ccd', '5b4a68de-1e6d-4de4-b440-6da9b2d22e0c', 'fcbffa0d-a900-439e-b7f9-4da06fe7ef46', 'ed78ec96-9ebf-4785-b630-b07d30c8fe02', '9db51c71-66cb-465d-9c22-342829ab7fa2', '712b45f2-029e-463d-b348-425784cb39af', 'f1ee77dd-caae-4cb4-9048-8c53ab46806d', '7460ed20-6d04-4447-82c9-43ea04f054d4'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
03593986-44bb-4527-b5e2-ff26a11e8c39 | 2,002 | fr | A.- Le 31 août 2001, le Conseil d'Etat du canton de X._ a été saisi d'un rapport de l'Inspection cantonale des finances concernant les offices de poursuites et faillites de X._ et relatant divers dysfonctionnements et manquements à la loi fédérale sur la poursuite pour dettes et la faillite (LP), à ses ordonnances d'exécution et à des normes de droit cantonal. Des mesures de suspension provisoire de fonction ont été prises et des enquêtes administratives ouvertes à l'encontre d'un certain nombre de fonctionnaires.
Aux nombre de ceux-ci figurait S._, gestionnaire de faillites à l'Office Z._.
Sur la base du rapport en question et de ses propres mesures d'instruction, l'Autorité cantonale de surveillance des offices de poursuites et de faillites a, par décision du 19 décembre 2001, prononcé la destitution du fonctionnaire précité (<ref-law>).
B.- Celui-ci a recouru le 14 janvier 2002 à la Chambre des poursuites et des faillites du Tribunal fédéral en invoquant l'excès et l'abus du pouvoir d'appréciation dans l'application de l'<ref-law>.
Le fonctionnaire destitué a également formé, le 4 février 2002, un recours de droit public dans lequel il fait notamment valoir le grief d'arbitraire (art. 9 Cst.).
L'effet suspensif a été attribué au recours.
Des réponses n'ont pas été requises. | Considérant en droit :
1.- a) Selon une jurisprudence constante, la Chambre des poursuites et des faillites examine la décision disciplinaire rendue par une autorité de surveillance seulement lorsque cette dernière n'était pas compétente pour prendre des mesures disciplinaires contre le fonctionnaire ou que la sanction n'était pas prévue par l'<ref-law>; elle ne peut en revanche examiner si la mesure disciplinaire était inopportune, excessive ou infondée (<ref-ruling> consid. 2a p. 70 s. et les références). Le recours selon l'<ref-law> n'étant pas ouvert à cet effet, celui de droit public est par contre recevable sous l'angle de l'art. 84 al. 2 OJ.
Saisi d'un tel recours, le Tribunal fédéral n'intervient que si l'autorité cantonale de surveillance a commis un excès ou un abus dans l'exercice de son pouvoir d'appréciation, qui est large dans le cadre de l'application de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 7a p. 73). Il y a excès ou abus du pouvoir d'appréciation lorsque la décision attaquée repose sur une appréciation insoutenable des circonstances de fait, qu'elle est inconciliable avec les règles du droit et de l'équité, qu'elle omet de tenir compte de tous les éléments de fait propres à fonder la décision ou encore lorsqu'elle prend au contraire en considération des circonstances qui ne sont pas pertinentes (ibidem; <ref-ruling> consid. 2c p. 109 et les références).
b) La loi fédérale sur la poursuite pour dettes et la faillite a, dès le 1er janvier 1997, assimilé formellement le grief d'excès ou d'abus du pouvoir d'appréciation à celui de violation de la loi en l'inscrivant à son art. 19 al. 1.
Elle n'a fait que reprendre la jurisprudence qui consacrait déjà cette assimilation (cf. Message concernant la révision de la LP du 8 mai 1991, p. 43). La définition de l'excès ou de l'abus de droit retenue dans le cadre de l'<ref-law> rejoint cependant celle donnée à la même notion dans le cadre du recours de droit public (consid. 1a supra) et plus généralement celle de l'arbitraire (cf. Sandoz-Monod, Commentaire de la loi fédérale d'organisation judiciaire, vol. II, Berne 1990, p. 721 s. et la jurisprudence citée). On soutient pourtant en doctrine que le recours à la Chambre des poursuites et des faillites du Tribunal fédéral pour excès ou abus du pouvoir d'appréciation devrait également être ouvert en matière disciplinaire (cf. Gilliéron, Commentaire de la loi fédérale sur la poursuite pour dettes et la faillite, n. 40 ad art. 14; Frank Emmel, in Kommentar zum Bundesgesetz über Schuldbetreibung und Konkurs, Staehelin/Bauer/Staehelin, n. 13 ad art. 14).
Il y a donc lieu de revoir la situation.
c) La décision susceptible d'être déférée au Tribunal fédéral au sens de l'<ref-law> est celle par laquelle l'autorité cantonale (supérieure) de surveillance statue sur les conclusions formulées contre une mesure (ou une omission) des autorités de poursuite ou de faillite, ou ordonne elle-même une telle mesure (Sandoz-Monod, loc. cit. , p. 709 s. et les références). Par mesure, il faut entendre tout acte d'autorité accompli par l'office ou par un organe de la poursuite en exécution d'une mission officielle dans une affaire concrète (<ref-ruling> consid. 1 et les références).
En droit de la poursuite, le Tribunal fédéral n'a pas de pouvoir disciplinaire et ne saurait en exercer un (C.
Jaeger, Commentaire de la LP, n. 6 s. ad art. 14; Gilliéron, op. cit. , n. 39 ad art. 14 et la jurisprudence citée; Franco Lorandi, Betreibungsrechtliche Beschwerde und Nichtigkeit, n. 66 ad art. 14 et les références). Cette compétence est réservée aux seules autorités cantonales de surveillance (ATF 47 III 119). Celles-ci ont un pouvoir d'appréciation qui s'exerce dans le cadre des peines prévues par le droit fédéral, mais leurs décisions en la matière n'ont pas pour objet une contestation relative à un acte de poursuite (Gilliéron, op.
cit. n. 48 ad art. 19).
Il faut noter par ailleurs que lorsque l'autorité qui prend la décision disciplinaire n'est pas l'autorité cantonale de surveillance ou que la peine infligée n'est pas prévue par le droit fédéral, il y a méconnaissance grave d'une norme - l'<ref-law> - qui attribue clairement le pouvoir disciplinaire aux autorités cantonales de surveillance et dresse une liste précise et exhaustive des sanctions (cf.
Gilliéron, op. cit. , n. 20, 32 et 40 ad art. 14; Emmel, loc.
cit. , n. 5 s. ad art. 14). Or, la méconnaissance grave d'une norme équivaut à l'arbitraire, qui peut être invoqué dans un recours de droit public (cf. notamment <ref-ruling> consid. 3a p. 373; <ref-ruling> consid. 2).
Il suit de là que le recours de l'<ref-law> pour violation du droit fédéral et pour abus ou excès du pouvoir d'appréciation n'est pas recevable contre les décisions de mesures disciplinaires. Le seul moyen de droit à disposition contre de telles décisions est donc le recours de droit public pour violation de droits constitutionnels des citoyens au sens de l'art. 84 al. 1 let. a OJ.
Il y a lieu toutefois d'excepter les cas où, comme dans l'espèce jugée à l'<ref-ruling> (consid. 4), l'autorité cantonale de surveillance, se prononçant non pas comme autorité disciplinaire, mais comme autorité de surveillance, examine la désignation ou la composition d'une administration spéciale (<ref-ruling> consid. 2b p. 72).
2.- Dans le cas particulier, la décision prise par l'autorité cantonale de surveillance l'a clairement été en vertu du pouvoir disciplinaire de celle-ci (p. 16 ss consid. 2 et 3). Elle ne peut donc être attaquée par la voie du recours de l'<ref-law>.
Le changement de jurisprudence susmentionné n'est pas de nature à causer de préjudice au recourant, dès lors que celui-ci a également déposé un recours de droit public dans lequel il reprend l'essentiel des griefs invoqués dans le présent recours. | Par ces motifs,
la Chambre des poursuites et des faillites:
1. Déclare le recours irrecevable.
2. Communique le présent arrêt en copie au mandataire du recourant, au Conseil d'Etat du canton de X._ et à l'Autorité de surveillance des offices de poursuites et de faillites du canton de X._.
_
Lausanne, le 26 mars 2002 FYC/frs
Au nom de la
Chambre des poursuites et des faillites
du TRIBUNAL FEDERAL SUISSE:
La Présidente,
Le Greffier, | CH_BGer_010 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['1a15ff7f-e858-4cce-9327-242ccc295728', '1a15ff7f-e858-4cce-9327-242ccc295728', '0a8c01a6-dcf0-4f7a-a060-58e1aee72da4', 'c5d5d1fb-4fc5-4ee1-8319-4ce31b27fd23', 'fb02adae-a2c0-4c27-ab9f-65afcc215d25', '9fe6aa50-b1dd-412b-a1ad-6dde6e222b5d', 'ad2fe17b-a700-4683-b203-ad322690d218', '1a15ff7f-e858-4cce-9327-242ccc295728'] | ['10452f23-3076-44e5-8e28-37a17ef071fd', '89de22cd-49c1-4db7-91b9-670239a1eb70', '22939942-3c68-4663-baa5-c5e6676d24ab'] |
03598852-d218-4559-bc8a-118cbf2d3917 | 2,015 | de | Erwägungen:
1.
Das Kantonsgericht Basel-Landschaft, Abteilung Verfassungs- und Verwaltungsrecht, hiess mit Urteil (Nr. 810 14 160) eine Beschwerde von A._ gut und hob den Entscheid des Steuer- und Enteignungsgerichts, Abteilung Steuergericht, des Kantons Basel-Landschaft betreffend die gegen A._ verfügten Nach- und Strafsteuern zur Staats- und Gemeindesteuer 1999/2000 auf. Dagegen gelangte die Steuerverwaltung des Kantons Basel-Landschaft am 9. Januar 2015 mit Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten an das Bundesgericht mit den Begehren, es sei das Urteil des Kantonsgerichts aufzuheben; es sei in Bestätigung des Entscheids des Steuergerichts bei A._ in der Steuerperiode 1999/2000 eine geldwerte Leistung von Fr. 1'279'380.-- (Bemessungsjahr 1997) und Fr. 686'607.-- (Bemessungsjahr 1998) als Einkommen aufzurechnen und als Nachsteuer zu erheben; es sei bei A._ für die Steuerperiode 1999/2000 eine Steuerbusse im Umfang von 150 % der Nachsteuer zu erheben.
Es ist weder ein Schriftenwechsel noch sind andere Instruktionsmassnahmen angeordnet worden.
2.
Gemäss Art. 72 des Bundesgesetzes vom 14. Dezember 1990 über die Harmonisierung der direkten Steuern der Kantone und Gemeinden (StHG; SR 642.14) haben die Kantone ihre Gesetzgebung innert acht Jahren nach dessen Inkrafttreten den Vorschriften der Titel 2 - 6 anzupassen (Abs. 1). Nach Ablauf dieser Frist findet das Bundesrecht direkt Anwendung, wenn ihm das kantonale Steuerrecht widerspricht (Abs. 2). Gemäss Art. 73 Abs. 1 und 2 StHG kann die nach kantonalem Recht zuständige Behörde gegen Entscheide letzter kantonaler Instanzen, die eine in den Titeln 2 - 5 und 6 Kapitel 1 geregelte Materien betreffen, nach Massgabe des Bundesgerichtsgesetzes Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten an das Bundesgericht erheben. Auch in dieser Hinsicht bzw. im Hinblick auf Art. 89 Abs. 2 lit. d BGG ist die Übergangsfrist von Art. 72 Abs. 1 StHG von Bedeutung:
Die Legitimation der kantonalen Steuerverwaltung nach Art. 89 Abs. 2 lit. d BGG besteht nur in Bezug auf Streitigkeiten, die die Steuerjahre nach Ablauf der Übergangsfrist betreffen (Urteil 2C_620/2012 vom 14. Februar 2013 E. 1.2.1 und 1.2.2; <ref-ruling> E. 2d und 2e S. 592 ff., wonach bei der Überprüfung von Entscheiden über kantonale Steuern betreffend frühere Steuerjahre selbst dann nicht unmittelbar die Verletzung von Bundesrecht gerügt werden kann, wenn der Kanton seine Steuergesetzgebung schon vor Ablauf der Übergangsfrist harmonisiert hat; s. auch <ref-ruling> E. 1b S. 59).
Das Steuerharmonisierungsgesetz trat auf den 1. Januar 1993 in Kraft, die Übergangsfrist lief am 31. Dezember 2000 ab, die direkte Anwendung der bundesrechtlichen Normen kam ab 1. Januar 2001 in Betracht. Vorliegend sind Nach- und Strafsteuern für die Steuerjahre 1999/2000 streitig. Der Steuerverwaltung des Kantons Basel-Landschaft fehlt mithin die Beschwerdelegitimation nach Art. 89 Abs. 2 lit. d BGG in Verbindung mit Art. 73 Abs. 2 StHG. Auch die allgemeine Legitimationsklausel von Art. 89 Abs. 1 BGG verschafft ihr kein Beschwerderecht (<ref-ruling> E. 4.2 S. 278 ff.; Urteil 2C_620/2012 vom 14. Februar 2013 E. 1.2.4).
Auf die Beschwerde ist mit Entscheid des Einzelrichters im vereinfachten Verfahren nach Art. 108 BGG nicht einzutreten.
Die Gerichtskosten (Art. 65 BGG) sind entsprechend dem Verfahrensausgang dem Kanton Basel-Landschaft aufzuerlegen (Art. 66 Abs. 1 erster Satz BGG und Art. 66 Abs. 4 BGG e contrario). | Demnach erkennt der Präsident:
1.
Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden dem Kanton Basel-Landschaft auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Verfahrensbeteiligten, dem Kantonsgericht Basel-Landschaft, Abteilung Verfassungs- und Verwaltungsrecht, und der Eidgenössischen Steuerverwaltung schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 15. Januar 2015
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Zünd
Der Gerichtsschreiber: Feller | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['4b77d104-aea3-4f2d-b7f2-62348dd83c5b', 'e081eff6-d0f9-4612-938e-c2503626c39d', '4ce532a6-f9af-45f1-9abf-8d13df1e419d'] | [] |
|
0359a481-c311-4dd5-9b5d-c0ff7712308d | 2,015 | de | Erwägungen:
1.
Mit Verfügung vom 16. April 2015 trat der Kantonsgerichtsvizepräsident auf eine Beschwerde von A._ gegen die Verfügung des Einzelgerichts am Bezirksgericht March vom 31. Oktober 2014 nicht ein, mit der dem Kanton Schwyz die definitive Rechtsöffnung für Fr. 405.--, Fr. 33.30 Zahlungsbefehlskosten, Fr. 110.-- Rechtsöffnungskosten und Fr. 20.-- Parteientschädigung erteilt worden war. A._ hat dagegen mit Eingabe vom 1. Mai 2015 beim Bundesgericht subsidiäre Verfassungsbeschwerde erhoben.
2.
2.1. In der subsidiären Verfassungsbeschwerde ist in Auseinandersetzung mit den Erwägungen des angefochtenen Entscheides darzulegen, welche verfassungsmässigen Rechte und inwiefern sie durch den angefochtenen Entscheid verletzt worden sein sollen. (<ref-law>; <ref-ruling> E. 1.2 S. 234).
2.2. Die Vorinstanz hat erwogen, der Beschwerdeführer setze sich mit der erstinstanzlichen Begründung nicht auseinander. Aus seinen diversen Eingaben lasse sich nicht erkennen, welchen Einwand er gegen die Gewährung der definitiven Rechtsöffnung erhebe. Er äussere sich in keinem seiner Schreiben zur Forderung des Kantons Schwyz in der Höhe von Fr. 405.-- Vielmehr beschränke er sich darauf, seinen Unmut gegenüber dem steuerrechtlich relevanten Vorgang kundzutun, ohne aufzuzeigen, weshalb der erstinstanzliche Richter zu Unrecht die definitive Rechtsöffnung für die Steuerforderung und die Kosten erteilt habe.
2.3. Der Beschwerdeführer setzt sich mit dieser Erwägung der angefochtenen Verfügung nicht auseinander und zeigt damit nicht den aufgezeigten Begründungsanforderungen entsprechend auf, inwiefern die Vorinstanz seine verfassungsmässigen Rechte verletzt haben soll. Auf die offensichtlich ungenügend begründete Beschwerde und damit unzulässige subsidiäre Verfassungsbeschwerde ist somit in Anwendung durch <ref-law> durch das präsidierende Mitglied der Abteilung unter Kostenfolge für die Beschwerdeführer (<ref-law>) nicht einzutreten. | Demnach erkennt das präsidierende Mitglied:
1.
Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht Schwyz schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 4. Mai 2015
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Das präsidierende Mitglieder: Der Gerichtsschreiber:
Escher Zbinden | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['c1c74aec-4bc2-46c7-a4b6-47bd75764450'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
035b0358-d5b2-4718-b718-11243ef3b7c8 | 2,013 | de | Nach Einsicht
in das Urteil des Bundesverwaltungsgerichts vom 24. Juni 2013, welches die Beschwerde von X._ gegen die ihn betreffende Verfügung von Swissmedic vom 6. September 2012 abwies,
in die von ihm hiergegen gerichtete Eingabe an das Bundesgericht vom 26. Juli 2013,
in das Schreiben von X._ vom 3. September 2013, dass er die "beiliegende pendente Klage" zurückziehe, | in Erwägung,
dass gestützt auf den Beschwerderückzug das bundesgerichtliche Verfahren hinfällig geworden und durch den Präsidenten als Instruktionsrichter als gegenstandslos abzuschreiben ist (<ref-law>),
dass der Beschwerdeführer die dem Gericht bisher entstandenen Kosten zu tragen hat (vgl. Art. 65 i.V.m. <ref-law>), | verfügt der Präsident:
1.
Das Verfahren wird als gegenstandslos abgeschrieben.
2.
Die Kosten von Fr. 300.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Diese Verfügung wird den Verfahrensbeteiligten, dem Bundesverwaltungsgericht, Abteilung III, und dem Eidgenössischen Departement des Innern schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 10. September 2013
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Zünd
Der Gerichtsschreiber: Hugi Yar | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
035b1f33-860d-4c67-8427-b568de59c6bd | 2,000 | de | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1.- Die Vorinstanz hat die massgebenden Bestimmungen und Grundsätze über den Anspruch auf Krankentaggeld (Art. 67 und 72 KVG) und die Bindungswirkung eines Rückweisungsentscheides (<ref-ruling> Erw. 1a mit Hinweis, 117 V 241 Erw. 2a; RKUV 1999 Nr. U 331 S. 127 Erw. 2) zutreffend dargelegt. Darauf kann verwiesen werden.
2.- a) Streitig ist vorliegend der Anspruch des Beschwerdegegners auf Taggelder für die Zeit vom 1. Februar 1998 bis 14. Januar 1999.
b) Entgegen der Auffassung der Concordia ist dem unangefochten in Rechtskraft erwachsenen kantonalen Rückweisungsentscheid vom 6. November 1998 klar zu entnehmen, dass die Arbeitsunfähigkeit des Versicherten vom 6. Januar 1997 mindestens bis zum Zeitpunkt dieses Entscheids dauerte; eine Rückweisung erfolgte, weil nicht genügend erstellt war, ob der Beschwerdegegner dauernd arbeitsunfähig bleibt (Erw. 2c/cc), und die Vorinstanz somit die Frage der Zumutbarkeit der Aufnahme einer anderen als der angestammten Tätigkeit im Sinne der Schadenminderung nicht beurteilen konnte (Erw. 2c/dd). Die Concordia wäre somit gehalten gewesen, abzuklären, ob die Arbeitsunfähigkeit des Versicherten von derart langer Dauer war, dass ihm unter Berücksichtigung seines Alters, seiner Ausbildung, der Dauer der bisherigen Erwerbstätigkeit, der Verbundenheit mit dem Beruf und des Gesundheitszustandes zuzumuten wäre, eine andere Arbeit aufzunehmen; gegebenenfalls hätte sie dann einen Einkommensvergleich vornehmen müssen, um festzustellen, ob er in dieser anderen Tätigkeit nicht mehr als die Hälfte des bisherigen Verdienstes erzielen würde, in welchem Falle er weiterhin Anspruch auf (teilweise) Krankentaggelder hätte (<ref-ruling>; RKUV 1998 Nr. KV 45 S. 430). Die mindestens bis zum Zeitpunkt des Entscheids anhaltende Arbeitsunfähigkeit war jedoch für die Concordia eine auf Grund der Rechtskraft des Rückweisungsentscheides vom 6. November 1998 verbindliche Feststellung, welche sie nicht mehr in Frage stellen durfte. Der Beschwerdegegner hat demzufolge Anspruch auf Krankentaggelder vom 1. Februar 1998 bis 6. November 1998.
c) Mit der Vorinstanz ist davon auszugehen, dass der Beschwerdegegner auch nach Erlass des Entscheides vom 6. November 1998 bis zur Wiederaufnahme seiner selbstständigen Erwerbstätigkeit am 15. Januar 1999 arbeitsunfähig war. Die Concordia hat dem Versicherten somit auch für die Zeit vom 7. November 1998 bis 14. Januar 1999 Krankentaggelder auszurichten.
3.- Der obsiegende Beschwerdegegner verlangt für das Verfahren vor Eidgenössischem Versicherungsgericht eine Parteientschädigung. Dieses Begehren beurteilt sich nach Art. 159 f. OG in Verbindung mit den Tarifen über die Entschädigungen an die Gegenpartei für das Verfahren vor dem Eidgenössischen Versicherungsgericht vom 16. November 1992 bzw. dem Bundesgericht vom 9. November 1978.
Der Versicherte ist nicht vertreten, weshalb eine Entschädigung im Sinne des Art. 2 des Tarifs des Eidgenössischen Versicherungsgerichts (Anwaltshonorar) entfällt. Gemäss Art. 2 Abs. 1 des Bundesgerichtstarifs umfasst die Parteientschädigung den Ersatz der Auslagen. Er wird einer Partei ohne Vertreter in der Regel praxisgemäss nur zugesprochen, wenn die Aufwendungen erheblich und nachgewiesen sind. Letzteres trifft im vorliegenden Fall nicht zu. Ferner ist nach der Rechtsprechung für persönlichen Arbeitsaufwand und Umtriebe (vgl. Art. 2 Abs. 2 des Bundesgerichtstarifs) einer unvertretenen Partei grundsätzlich keine Parteientschädigung zu gewähren, ausser wenn besondere Verhältnisse vorliegen. Hiezu ist u.a. vorausgesetzt, dass die Interessenwahrung einen Arbeitsaufwand erfordert, welcher die normale (z.B. erwerbliche) Betätigung während einiger Zeit erheblich beeinträchtigt (<ref-ruling> Erw. 7, 135). Diese Voraussetzung kann beim Beschwerdegegner ebenfalls nicht als erfüllt betrachtet werden. Da zudem keine erheblichen Auslagen ausgewiesen sind, besteht auch kein Anspruch auf Auslagenersatz (<ref-ruling>, 136). | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
I. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
II. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
III. Das Begehren des Beschwerdegegners um Zusprechung einer Parteientschädigung wird abgewiesen.
IV. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Obergericht des Kantons Schaffhausen und dem Bundesamt für Sozialversicherung zugestellt.
Luzern, 18. Mai 2000
Im Namen des
Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der IV. Kammer:
Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['17a9e185-925c-4cda-a37d-60df1e7e60c4'] | [] |
|
035bb618-734f-4723-8f67-863ca900fb77 | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Unter dem Titel "......" wurde in der Zeitung " B ", die von P. K. verfasste Dissertation "......." rezensiert. Im Artikel wurde unter anderem auch von nachweislichen Kontakten von Y._ zur Neonazi- und Revisionisten-Szene gesprochen und auf dessen Verurteilung wegen Verletzung der Antirassismus-Strafnorm durch das Zürcher Obergericht aufgrund seiner rassistischen und antisemitischen Äusserungen im Zusammenhang mit dem Schächten hingewiesen. Am 11. Juli 2001 klagte Y._ bei der Bezirksgerichtlichen Kommission Münchwilen gegen das Medienunternehmen " B. " auf Persönlichkeitsverletzung und verlangte, dass die Behauptung seiner angeblichen Kontakte zu rechtsextremen Kreisen als unwahr festzustellen sei. Anlässlich der Hauptverhandlung vom 30. Oktober 2001 vor der Bezirksgerichtlichen Kommission Münchwilen führte X._ als Rechtsanwalt des fraglichen Medienunternehmens im Rahmen seines Parteivortrags dazu unter anderem aus:
"Wenn man dann aber im Urteil vom 10.3.1998 liest, dass der ganze Prozess von Seiten des Klägers zu einem Show-Prozess aufgebaut werden sollte (ich verweise auf S. 18 des Urteils, Beilage 1), in dem verlangt wurde, dass die Groupies und Supporters des Klägers am Prozess teilnehmen können, und dass man den Gerichten vorgeworfen hat, sie hätten das Publikum von der Gerichtsverhandlung gezielt ferngehalten, womit der Öffentlichkeitsgrundsatz gemäss Art. 6 EMRK verletzt ist, dann erhellt, dass dem Kläger das Soziotop seiner Supporter behagt, selbst wenn es sich nicht um Tierschützer handelt. B. hat nicht gesagt, Y._ sei ein Nazi. B. hat auch nichts gegen Tierschützer. Ich selbst bin schon vor diesem Gericht als Tierschützer aufgetreten, und ich bin selber Vegetarier. Aber was dem Kläger vorgeworfen wird, ist, dass ihm in seinem teils berechtigten Kampf für die Rechte der Tiere nichts unbilllig ist, und dass er durchaus auch bereit ist, sich zur Erreichung seiner tierschützerischen Ziele auf unheilige Allianzen mit Gruppierungen des Revisionismus und des Nazitums einzulassen (act. 10, S. 2f.)."
Am 10. Januar 2002 reichte Y._ beim Bezirksgericht Münchwilen eine Ehrverletzungsklage gegen X._ ein. Er beantragte dessen Bestrafung wegen übler Nachrede, begangen anlässlich der Gerichtsverhandlung vom 30. Oktober 2001 vor dem Bezirksgericht Münchwilen, indem behauptet worden sei, ihm - Y._ - behage die Unterstützung durch primitive Antisemiten.
Am 10. Januar 2002 reichte Y._ beim Bezirksgericht Münchwilen eine Ehrverletzungsklage gegen X._ ein. Er beantragte dessen Bestrafung wegen übler Nachrede, begangen anlässlich der Gerichtsverhandlung vom 30. Oktober 2001 vor dem Bezirksgericht Münchwilen, indem behauptet worden sei, ihm - Y._ - behage die Unterstützung durch primitive Antisemiten.
B. Das Bezirksgericht Münchwilen sprach X._ am 9. Januar 2003 vom Vorwurf der Ehrverletzung frei. Dagegen führte Y._ am 2. Juni/9. September 2003 Berufung beim Obergericht des Kantons Thurgau. X._ reichte seine Berufungsantwort am 19. Sep-tember 2003 ein.
Anlässlich seiner Sitzung vom 18. Dezember 2003 sprach das Obergericht des Kantons Thurgau X._ von Schuld und Strafe frei. Es gab den Parteien am 6. Januar 2004 brieflich Kenntnis von diesem Entscheid und fügte an, das schriftlich begründete Urteil werde später zugestellt.
Am 7. April 2004 lud das Obergericht Y._ dazu ein, sich zur Berufungsantwort von X._ zu äussern, und stellte gleichzeitig in Aussicht, in der Sache einen neuen Entscheid zu fällen. Für seine Vorgehensweise verwies das Obergericht auf die bundesgerichtlichen Urteile vom 2. März 2004 (Entscheide 5P.18/2004 und 5P.446/2003), mit welchen die bisherige obergerichtliche Praxis, den Berufungsklägern die Berufungsanwort nicht vor Erlass des Endentscheids zur Stellungnahme zuzustellen, für verfassungswidrig erklärt wurde. X._ erhielt eine Kopie dieses Schreibens. Am 6. Mai 2004 wurde Y._ erneut zur Stellungnahme eingeladen. Er liess sich indessen nicht vernehmen.
Am 4. November 2004 fällte das Obergericht des Kantons Thurgau ein neues Urteil. Es erklärte die Berufung von Y._s für begründet und wies die Angelegenheit zu weiteren Beweisergänzungen und zur neuen Entscheidung an das Bezirksgericht zurück.
Am 4. November 2004 fällte das Obergericht des Kantons Thurgau ein neues Urteil. Es erklärte die Berufung von Y._s für begründet und wies die Angelegenheit zu weiteren Beweisergänzungen und zur neuen Entscheidung an das Bezirksgericht zurück.
C. X._ legt sowohl staatsrechtliche Beschwerde als auch eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde beim Bundesgericht ein. Mit der staatsrechtlichen Beschwerde beantragt er, das zweite Urteil des Obergerichts vom 4. November 2004 sei aufzuheben und das Gericht anzuweisen, ihn entsprechend dem ersten Urteil vom 18. Dezember 2003 freizusprechen. Mit der Nichtigkeitsbeschwerde verlangt er die Aufhebung des angefochtenen Urteils und seinen Freispruch. Eventualiter sei die Strafsache an das Obergericht zurückzuweisen, damit dieses feststelle, dass er die eingeklagte Äusserung nie getan habe und er deshalb freizusprechen sei.
In seiner Vernehmlassung schliesst das Obergericht auf Abweisung beider Rechtsmittel. Y._ lässt sich zur staatsrechtlichen Beschwerde nicht vernehmen. Hingegen beantragt er im Rahmen der Nichtigkeitsbeschwerde Nichteintreten. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Es rechtfertigt sich vorliegend vom Grundsatz gemäss Art. 275 Abs. 5 BStP, wonach die Entscheidung über die Nichtigkeitsbeschwerde in der Regel bis zur Erledigung der staatsrechtlichen Beschwerde ausgesetzt wird, abzuweichen, und die eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde vorweg zu behandeln.
1. Es rechtfertigt sich vorliegend vom Grundsatz gemäss Art. 275 Abs. 5 BStP, wonach die Entscheidung über die Nichtigkeitsbeschwerde in der Regel bis zur Erledigung der staatsrechtlichen Beschwerde ausgesetzt wird, abzuweichen, und die eidgenössische Nichtigkeitsbeschwerde vorweg zu behandeln.
2. Gegenstand der eidgenössischen Nichtigkeitsbeschwerde sind nach Art. 268 Ziff. 1 BStP Gerichtsurteile, die nicht durch ein kantonales Rechtsmittel wegen Verletzung eidgenössischen Rechts angefochten werden können (Art. 268 Ziff. 1 BStP). Gemäss der bundesgerichtlichen Rechtsprechung fallen darunter nicht bloss strafrechtliche Endurteile, sondern auch Vor- und Zwischenentscheide sowie Rückweisungsbeschlüsse, die keinen abschliessenden Rechtsspruch fällen, aber verbindlich und endgültig Fragen des eidgenössischen Rechts beurteilen (<ref-ruling> E. 1 betreffend ein aus Art. 10c OHG fliessendes Verfahrensrecht; <ref-ruling> E. 1).
Richtig ist, dass es sich beim angefochtenen Entscheid nicht um ein Endurteil, sondern um einen Rückweisungsbeschluss handelt. Die Vorinstanz nimmt darin aber nicht nur zur Gültigkeit des Strafantrags gemäss Art. 28 StGB abschliessend Stellung (vgl. <ref-ruling> E. 1), sondern auch zur Tatbestandsmässigkeit der vom Beschwerde-führer gemachten Äusserung nach Art. 173 Abs. 1 StGB sowie zu dessen Deckung durch den Rechtfertigungsgrund der Berufspflicht gemäss Art. 32 StGB. Damit hat die Vorinstanz nicht bloss einen prozessleitenden Zwischenentscheid gefällt, sondern verbindlich über Fragen geurteilt, die den Endentscheid präjudizieren. Auf die Nichtigkeitsbeschwerde ist daher einzutreten.
Richtig ist, dass es sich beim angefochtenen Entscheid nicht um ein Endurteil, sondern um einen Rückweisungsbeschluss handelt. Die Vorinstanz nimmt darin aber nicht nur zur Gültigkeit des Strafantrags gemäss Art. 28 StGB abschliessend Stellung (vgl. <ref-ruling> E. 1), sondern auch zur Tatbestandsmässigkeit der vom Beschwerde-führer gemachten Äusserung nach Art. 173 Abs. 1 StGB sowie zu dessen Deckung durch den Rechtfertigungsgrund der Berufspflicht gemäss Art. 32 StGB. Damit hat die Vorinstanz nicht bloss einen prozessleitenden Zwischenentscheid gefällt, sondern verbindlich über Fragen geurteilt, die den Endentscheid präjudizieren. Auf die Nichtigkeitsbeschwerde ist daher einzutreten.
3. Der Beschwerdeführer macht geltend, die ihm vorgehaltene Äusserung erfülle den Tatbestand der üblen Nachrede gemäss Art. 173 Abs. 1 StGB nicht. Voraussetzung für die Strafbarkeit wegen Ehrverletzung sei das Vorliegen eines relevanten Ehrangriffs. Vorliegend fehle es an der Erheblichkeit eines solchen Angriffs. Die Vorinstanz verkenne, dass eine strafrechtlich relevante Ehrverletzung im Rahmen der anwaltlichen Interessenvertretung - ähnlich wie für den Bereich der politischen Auseinandersetzung - nur mit grosser Zurückhaltung anzunehmen sei. Überdies messe die Vorinstanz der inkriminierten Passage einen Sinn zu, den sie in den Augen des Durchschnittsadressaten nicht habe.
3.1 Nach Art. 173 Ziff. 1 StGB macht sich schuldig, wer jemanden bei einem andern eines unehrenhaften Verhaltens oder anderer Tatsachen, die geeignet sind, seinen Ruf zu schädigen, beschuldigt oder verdächtigt, sowie wer eine solche Beschuldigung oder Verdächtigung weiterverbreitet.
Der Tatbestand der üblen Nachrede schützt die Ehre. Nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung ist darunter insbesondere die Wertschätzung eines Menschen zu verstehen, die er bei seinen Mitmenschen tatsächlich geniesst bzw. sein Ruf, ein ehrbarer Mensch zu sein. Der strafrechtliche Schutz von Art. 173 Ziff. 1 StGB beschränkt sich damit grundsätzlich auf den menschlich-sittlichen Bereich. Den Tatbestand erfüllen danach nur Behauptungen sittlich vorwerfbaren, unehrenhaften Verhaltens (<ref-ruling> E. 2a; <ref-ruling> E. 2; <ref-ruling> E. 1; <ref-ruling> E. 1 mit weiteren Hinweisen; vgl. auch Franz Riklin, Basler Kommentar, Strafgesetzbuch II, N. 15 vor Art. 173). Der Ehrangriff muss dabei von einiger Erheblichkeit sein. Verhältnismässig unbedeutende Übertreibungen bleiben straflos (BGE 71 IV 187 E. 2; Stephan Trechsel, Schweizerisches Strafgesetzbuch, Kurzkommentar, 2. Auflage, N 1 vor Art. 173).
Auf die Form der Mitteilung kommt es nicht an; sie kann mündlich oder schriftlich erfolgen (so ausdrücklich Art. 176 StGB). Die Strafbarkeit der Äusserung beurteilt sich dabei nach dem Sinn, den der unbefangene Durchschnittsadressat dieser unter den gegebenen Umständen beimisst (<ref-ruling> E. 1a mit weiteren Hinweisen). Handelt es sich um einen Text, so ist er nicht allein anhand der verwendeten Ausdrücke - je für sich alleine genommen - zu würdigen, sondern auch nach dem Sinn, der sich aus dem Text als Ganzes ergibt (<ref-ruling> E. 2c).
Die Bestimmung des Inhalts einer Äusserung ist eine Tatfrage, die im Rahmen der Nichtigkeitsbeschwerde nicht überprüft werden kann (<ref-ruling> E. 2b). Die Ermittlung des Sinns hingegen, den ihr ein unbefangener Leser oder Zuhörer beilegt, ist eine in diesem Verfahren zu prüfende Rechtsfrage.
3.2 Die inkriminierte Feststellung, wonach dem Beschwerdegegner das Soziotop seiner Supporter behage, selbst wenn es sich bei diesen nicht um Tierschützer handle, zielt unter Berücksichtigung des Gesamteindrucks, welcher das Plädoyer des Beschwerdeführers beim unbefangenen Zuhörer oder Leser hinterlässt, nach zutreffender Ansicht der Vorinstanz darauf ab, dem Beschwerdegegner aktive Kontakte zur Neonazi- und Revisionisten-Szene nachzusagen. Soweit die Vorinstanz die fragliche Äusserung überdies als eine Sympathiebezeugung des Beschwerdegegners gegenüber dieser Szene interpretiert, kann ihr indes nicht ohne weiteres beigepflichtet werden. Denn eine solche Deutung überdehnt Wortlaut und Kontext des Plädoyers, indem einzelne Begriffe aus dem Zusammenhang herausgerissen werden und ihnen eine Bedeutung beigemessen wird, die ihnen im Rahmen des gesamten Texts nicht zukommt. Die zur Diskussion stehende Formulierung kann für sich alleine genommen zwar den Eindruck erwecken, der Beschwerdegegner empfinde für diese Kreise auch eine gewisse Sympathie. Wird jedoch der Gesamtzusammenhang berücksichtigt, in dem die Äusserung erfolgt, so erhellt, dass damit nicht gesagt werden soll, der Beschwerdegegner sei der rechtsextremen Szene wohlwollend gesinnt bzw. teile ihre ideologischen Anschauungen (vgl. nachstehend Erw. 4.2). Vielmehr besteht der an seine Adresse gerichtete Vorwurf gerade darin, sich auf unheilige Allianzen mit Gruppierungen des Revisionismus und des Nazitums einzulassen, um seine tierschützerischen Ziele zu erreichen. Dadurch relativiert sich der verwendete Begriff des Behagens stark; er kann nicht als Ausdruck der Sympathie verstanden werden. In diesem Punkt ist der ansonst sorgfältigen Textanalyse der Vorinstanz nicht zu folgen.
3.3 Dies ändert freilich nichts daran, dass die inkriminierte Äusserung ehrverletzend ist. Wem vorgeworfen wird, mit einer Szene aktiv zusammenzuwirken, welche rassistisches und insbesondere antisemitisches Gedankengut vertritt, der verhält sich nicht so, wie sich ein charakterlich anständiger Mensch nach allgemeiner Anschauung zu benehmen pflegt. Insofern berührt diese Äusserung den Ruf des Beschwerdegegners, ein ehrbarer Mensch zu sein. Der Einwand des Beschwerdeführers, wonach es an der Erheblichkeit des Ehrangriffs fehle, erweist sich damit als unbegründet. Dass die fragliche Bemer-kung im Rahmen der anwaltlichen Interessenvertretung anlässlich des Plädoyers geäussert wurde, ist für die Frage der Ehrenrührigkeit unerheblich. Die Wahrnehmung von Parteiinteressen durch einen Anwalt in einem Rechtsstreit kann entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers nicht mit einer öffentlich geführten politischen Auseinandersetzung gleichgesetzt werden. Seine Berufung auf die bundesgerichtliche Rechtsprechung, wonach in der politischen Debatte eine strafrechtlich relevante Ehrverletzung nur mit grosser Zurückhaltung anzunehmen ist (vgl. <ref-ruling> E. 1a; <ref-ruling> E. 2b mit Hinweisen), geht insofern an der Sache vorbei.
3.3 Dies ändert freilich nichts daran, dass die inkriminierte Äusserung ehrverletzend ist. Wem vorgeworfen wird, mit einer Szene aktiv zusammenzuwirken, welche rassistisches und insbesondere antisemitisches Gedankengut vertritt, der verhält sich nicht so, wie sich ein charakterlich anständiger Mensch nach allgemeiner Anschauung zu benehmen pflegt. Insofern berührt diese Äusserung den Ruf des Beschwerdegegners, ein ehrbarer Mensch zu sein. Der Einwand des Beschwerdeführers, wonach es an der Erheblichkeit des Ehrangriffs fehle, erweist sich damit als unbegründet. Dass die fragliche Bemer-kung im Rahmen der anwaltlichen Interessenvertretung anlässlich des Plädoyers geäussert wurde, ist für die Frage der Ehrenrührigkeit unerheblich. Die Wahrnehmung von Parteiinteressen durch einen Anwalt in einem Rechtsstreit kann entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers nicht mit einer öffentlich geführten politischen Auseinandersetzung gleichgesetzt werden. Seine Berufung auf die bundesgerichtliche Rechtsprechung, wonach in der politischen Debatte eine strafrechtlich relevante Ehrverletzung nur mit grosser Zurückhaltung anzunehmen ist (vgl. <ref-ruling> E. 1a; <ref-ruling> E. 2b mit Hinweisen), geht insofern an der Sache vorbei.
4. Der Beschwerdeführer vertritt die Ansicht, die ihm vorgeworfene ehrverletzende Äusserung sei durch den Rechtfertigungsgrund der Berufspflicht gemäss Art. 32 StGB gedeckt. Ein Anwalt sei weder zur Ausgewogenheit noch zur Objektivität verpflichtet. Im Rahmen seines Vortrags müsse er zur Wahrung der Interessen seiner Klientschaft auch Äusserungen machen dürfen, welche den Interessenbereich der Gegenpartei tangierten. Hinzu komme, dass der Beschwerdeführer im damaligen Verfahren, um welches es hier gehe, die Grundrechte der Informations-, Meinungsäusserungs- und Pressefreiheit verteidigte. Gerade deshalb müsse er sich auch auf den ungeschriebenen Rechtfertigungsgrund der Wahrung höherwertiger öffentlicher Interessen berufen können.
4.1 Tatbestandsmässige Äusserungen in einem Gerichtsverfahren können gemäss Art. 32 StGB in Verbindung mit den Vorschriften des massgebenden Prozessrechts gerechtfertigt sein, sofern sie den gebotenen Sachbezug haben und nicht über das Notwendige hinausgehen, der Täter nicht wider besseres Wissen handelt und blosse Vermutungen als solche bezeichnet. Diese Rechtsprechung gilt namentlich auch für Anwälte, die sich im Rahmen der ihnen obliegenden prozessualen Darlegungs- und Begründungspflichten äussern müssen (<ref-ruling> E. 4a und 252 E. 2c; <ref-ruling> E. 4a). Innerhalb dieser Grenzen sollen die Anwälte die Interessen ihrer Mandanten auch pointiert vertreten dürfen, um die zu erläuternden Rechtspositionen nachhaltig auf den Punkt zu bringen. Hinzunehmen ist dabei ein gewisses Mass an übertreibenden Bewertungen und gar Provokationen, soweit sich die anwaltlichen Äusserungen weder als völlig sachwidrig noch als unnötig beleidigend erweisen (noch weitergehend für die deutsche Literatur: Herbert Tröndle/Thomas Fischer Strafgesetzbuch und Nebengesetze, Beck'sche Kurz-Kommentare, 52. Aufl., München 2004, § 193 N. 28; Hans-Joachim Rudolphi, Systematischer Kommentar zum Strafgesetzbuch, Besonderer Teil, Band 2, 6. Aufl., 2001, § 193 N. 7). Diese "rhetorische Freiheit" ist den Anwälten mit Rücksicht auf ihre berufsrechtliche Verpflichtung zur einseitigen Interessenwahrung ihrer Auftraggeber zuzubilligen. Sie sind zur Parteilichkeit, nicht zur Objektivität berufen (vgl. Peter Noll, Die Strafverteidigung und das Disziplinarrecht der Rechtsanwälte, in ZStrR 98/ 1981, S. 179-188).
4.2 Ausgangspunkt des vorliegenden Ehrverletzungsverfahrens bildet - wie bereits bemerkt - das Plädoyer des Beschwerdeführers anlässlich der Hauptverhandlung vor der Bezirksgerichtlichen Kommission Münchwilen vom 30. Oktober 2001 in Sachen "Y._ / B.". Dem damaligen Verfahren lag eine Klage des Beschwerdegegners gegen das genannte Medienunternehmen wegen Persönlichkeitsverletzung zu Grunde. Aufgrund eines in der Zeitung " B. " erschienenen Artikels zum Thema "......." fühlte sich dieser zu Unrecht der Kontakte mit Kreisen des Nazitums und des Revisionismus bezichtigt.
Wie die Vorinstanz zu Recht anerkennt, ist der im Parteivortrag an den Beschwerdegegner gerichtete Vorwurf, Kontakte zu Gruppierungen des Nazitums und des Revisionismus zu pflegen, ohne weiteres durch die Berufspflicht gemäss Art. 32 StGB gedeckt. Als zutreffend erweist sich auch ihre Beurteilung, wonach die im Plädoyer enthaltene Äusserung, dem Beschwerdegegner behage das Soziotop seiner Supporter, über den Vorwurf des blossen Kontakt-Habens hinausgeht. Nicht gefolgt werden kann ihr hingegen, soweit sie die inkriminierte Aussage auch als Ausdruck der Sympathie versteht, welche der Beschwerdegegner für rechtsextreme Kreise empfinden soll (vgl. vorstehend Erw. 3.2). Mit der inkriminierten Aussage wird vorliegend vielmehr die Fragwürdigkeit der Mittel betont, welcher sich der Beschwerdegegner zur Durchsetzung seiner tierschützerischen Anliegen bedient. Insofern steht hier der Vorwurf des Sich-Einlassens auf unheilige Allianzen ganz im Vordergrund. Mit Blick auf das damalige Prozessthema erweist sich dieser Vorwurf weder als sachfremd noch als unnötig beleidigend. Obschon pointiert formuliert, verbleibt er damit innerhalb der Schranken des sachlich Vertretbaren und ist folglich durch die Berufspflicht gemäss Art. 32 StGB gedeckt.
Wie die Vorinstanz zu Recht anerkennt, ist der im Parteivortrag an den Beschwerdegegner gerichtete Vorwurf, Kontakte zu Gruppierungen des Nazitums und des Revisionismus zu pflegen, ohne weiteres durch die Berufspflicht gemäss Art. 32 StGB gedeckt. Als zutreffend erweist sich auch ihre Beurteilung, wonach die im Plädoyer enthaltene Äusserung, dem Beschwerdegegner behage das Soziotop seiner Supporter, über den Vorwurf des blossen Kontakt-Habens hinausgeht. Nicht gefolgt werden kann ihr hingegen, soweit sie die inkriminierte Aussage auch als Ausdruck der Sympathie versteht, welche der Beschwerdegegner für rechtsextreme Kreise empfinden soll (vgl. vorstehend Erw. 3.2). Mit der inkriminierten Aussage wird vorliegend vielmehr die Fragwürdigkeit der Mittel betont, welcher sich der Beschwerdegegner zur Durchsetzung seiner tierschützerischen Anliegen bedient. Insofern steht hier der Vorwurf des Sich-Einlassens auf unheilige Allianzen ganz im Vordergrund. Mit Blick auf das damalige Prozessthema erweist sich dieser Vorwurf weder als sachfremd noch als unnötig beleidigend. Obschon pointiert formuliert, verbleibt er damit innerhalb der Schranken des sachlich Vertretbaren und ist folglich durch die Berufspflicht gemäss Art. 32 StGB gedeckt.
5. Die Nichtigkeitsbeschwerde ist aus diesem Grund gutzuheissen. Es erübrigt sich deshalb, auf die vom Beschwerdeführer erhobene Rüge der Verletzung von Art. 28 StGB einzugehen bzw. prüfen, ob sich dieser allenfalls auch auf den ungeschriebenen Rechtfertigungsgrund der Wahrung höherwertiger öffentlicher Interessen berufen könnte (vgl. <ref-ruling> E. 4c).
Das angefochtene Urteil ist demnach aufzuheben und die Sache zur neuen Entscheidung an die Vorinstanz zurückzuweisen. Anzumerken bleibt, dass das erste Urteil des Obergerichts vom 18. Dezember 2003 dadurch nicht wieder auflebt. Die Vorinstanz hat vielmehr ein neues Urteil zu fällen.
Dem Verfahrensausgang entsprechend hat der unterliegende Beschwerdegegner die bundesgerichtlichen Kosten für das Verfahren der Nichtigkeitsbeschwerde zu tragen. Der Beschwerdeführer ist aus der Bundesgerichtskasse angemessen zu entschädigen und der Beschwerdegegner ist zu verpflichten, ihr dafür Ersatz zu leisten (Art. 278 Abs. 1 und 3 BStP).
Dem Verfahrensausgang entsprechend hat der unterliegende Beschwerdegegner die bundesgerichtlichen Kosten für das Verfahren der Nichtigkeitsbeschwerde zu tragen. Der Beschwerdeführer ist aus der Bundesgerichtskasse angemessen zu entschädigen und der Beschwerdegegner ist zu verpflichten, ihr dafür Ersatz zu leisten (Art. 278 Abs. 1 und 3 BStP).
6. Bei dieser Sachlage entfällt ein rechtliches Interesse an der Beurteilung der staatsrechtlichen Beschwerde. Sie ist daher als gegenstandslos geworden am Geschäftsverzeichnis abzuschreiben.
Die Gegenstandslosigkeit der staatsrechtlichen Beschwerde zieht weder Kosten- noch Entschädigungsfolgen nach sich. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Nichtigkeitsbeschwerde wird gutgeheissen, das Urteil des Obergerichts des Kantons Thurgau vom 4. November 2004 aufgehoben und die Sache zu neuer Entscheidung an die Vorinstanz zurückgewiesen.
1. Die Nichtigkeitsbeschwerde wird gutgeheissen, das Urteil des Obergerichts des Kantons Thurgau vom 4. November 2004 aufgehoben und die Sache zu neuer Entscheidung an die Vorinstanz zurückgewiesen.
2. Die staatsrechtliche Beschwerde wird als gegenstandslos geworden am Geschäftsverzeichnis abgeschrieben.
2. Die staatsrechtliche Beschwerde wird als gegenstandslos geworden am Geschäftsverzeichnis abgeschrieben.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird dem Beschwerdegegner auferlegt.
3. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird dem Beschwerdegegner auferlegt.
4. Der Beschwerdeführer wird mit Fr. 3'000.-- aus der Bundesgerichtskasse entschädigt. Der Beschwerdegegner wird verpflichtet, ihr dafür Ersatz zu leisten.
4. Der Beschwerdeführer wird mit Fr. 3'000.-- aus der Bundesgerichtskasse entschädigt. Der Beschwerdegegner wird verpflichtet, ihr dafür Ersatz zu leisten.
5. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Thurgau schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 2. Mai 2005
Im Namen des Kassationshofes
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['fbcfe0c6-dbf9-4ce8-9c2f-663f386f9381', 'd68d7523-967c-4bce-aac5-0093d8bac16f', 'e6d04347-18c2-47a0-85cf-ca4d945561a8', '5cb543d7-641f-4e6b-b9c7-7cf9bc481ff8', '2d43c268-d5ea-44dc-8ce5-009f66a067df', '53967bf8-8f39-43ba-b4fe-4789c18998f1', '755e751f-20c8-4de7-a749-87d90fbad16e', 'd1047871-a71e-42d4-8854-350978054798', '53967bf8-8f39-43ba-b4fe-4789c18998f1', '3418b127-2859-4812-a256-726b008d10e9', '8e6e60e7-6c0f-4889-aaf8-8d6772f5a14f', '081bd917-c62a-417f-9603-dfebc4f9a159', '8e6e60e7-6c0f-4889-aaf8-8d6772f5a14f'] | [] |
035c1a28-8d90-41c7-b0fe-0b842284716a | 2,013 | fr | Considérant en fait et en droit:
1.
Par arrêt du 10 septembre 2013, la Cour de justice du canton de Genève a rejeté le recours de A.X._, B.X._ et de leurs enfants, C.X._ et D.X._, et confirmé la décision du 11 octobre 2011 de l'Office cantonal de la population leur refusant une autorisation de séjour pour cas d'extrême gravité.
2.
Agissant par la voie du recours constitutionnel subsidiaire, les intéressés demandent au Tribunal fédéral de modifier l'arrêt de la Cour de justice du 10 septembre 2013. Il se plaignent d'une interprétation restrictive de la CEDH et citent à titre indicatif les conventions de l'ONU relatives aux droits de l'enfant. Ils se plaignent également de la violation de l'art. 30 al. 1 let. b LEtr.
3.
Le recours en matière de droit public est irrecevable contre les décisions en matière de droit des étrangers qui concernent une autorisation à laquelle ni le droit fédéral ni le droit international ne donnent un droit (art. 83 let. c ch. 2 LTF) ainsi que contre celles qui concernent les exceptions aux nombres maximums (art. 83 let. c ch. 5 LTF). Conformément à l'art. 42 al. 1 et 2 LTF, dans la mesure où elles ne sont pas immédiatement données, la partie recourante doit exposer en quoi les conditions de recevabilité sont réunies, en particulier en quoi elle a qualité pour recourir, sous peine d'irrecevabilité. Il n'appartient pas au Tribunal fédéral de rechercher dans les actes du dossier si et dans quelle mesure la partie recourante dispose de la qualité pour recourir (<ref-ruling> consid. 1 p. 356 et les références citées).
Les recourants n'exposent pas de manière soutenable en quoi le droit conventionnel qu'ils citent leur donnerait un droit de séjour en Suisse et ne peuvent se plaindre par la voie du recours en matière de droit public de décisions qui concernent les exceptions aux nombres maximums. C'est donc à bon droit qu'ils ont choisi la voie du recours constitutionnel subsidiaire pour violation des droits constitutionnels (<ref-law>).
4.
4.1. La qualité pour former un recours constitutionnel subsidiaire suppose toutefois un "intérêt juridique" à l'annulation ou à la modification de la décision attaquée (<ref-law>). Les recourants, qui ne peuvent se prévaloir de l'art. 30 al. 1 let. b LEtr au vu de sa formulation potestative, n'ont pas une position juridique protégée leur conférant la qualité pour agir au fond sous cet angle (<ref-ruling>).
4.2.
Même s'ils n'ont pas qualité pour agir au fond, les recourants peuvent se plaindre par la voie du recours constitutionnel subsidiaire de la violation de ses droits de partie équivalant à un déni de justice formel (cf. <ref-ruling> consid. 1.4 p. 222), pour autant qu'il ne s'agisse pas de moyens ne pouvant être séparés du fond (cf. <ref-ruling> consid. 6 p. 198 s.; <ref-ruling> consid. 3c p. 312 s.).
En l'espèce, les recourants se plaignent de la violation de l'art. 30 al. 1 let. b LEtr sans invoquer de violation de leurs droits de partie. A défaut de griefs dûment invoqués et motivés, le recours constitutionnel subsidiaire est également irrecevable.
5.
Le recours est ainsi manifestement irrecevable (<ref-law>) et doit être traité selon la procédure simplifiée de l'<ref-law>, sans qu'il y ait lieu d'ordonner un échange d'écritures. La demande d'effet suspensif est devenue sans objet. Succombant, les recourants doivent supporter les frais de la procédure fédérale, solidairement entre eux (<ref-law>). Il n'est pas alloué de dépens (<ref-law>). | Par ces motifs, le Président prononce:
1.
Le recours est irrecevable.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 1'000 fr., sont mis à la charge des recourants, solidairement entre eux.
3.
Le présent arrêt est communiqué au mandataire des recourants, à l'Office cantonal de la population et à la Cour de justice du canton de Genève, Chambre administrative, en section, et à l'Office fédéral des migrations.
Lausanne, le 31 octobre 2013
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Zünd
Le Greffier: Dubey | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['37247d99-dd45-4eb5-a948-28f3d1fbab36', '0a64bcb5-b2fc-4b86-a298-ac1183e7b448', '1f517832-6f5b-48c0-88ef-a5c378945f90', '0a64bcb5-b2fc-4b86-a298-ac1183e7b448', 'e018b16f-8495-4ada-8aaa-000f11dc4639'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
035cdba1-51e3-4e40-a365-2b53caf0d76b | 2,015 | fr | Faits :
A.
A.A._ ( mari), né le 6 mars 1949, et B.A._ ( épouse), née le 6 mars 1962, se sont mariés à Chêne-Bourg (GE) le 20 octobre 1988; aucun enfant n'est issu de leur union. Par contrat du 17 octobre 1988, ils ont adopté le régime matrimonial de la séparation de biens du doit suisse.
Les époux se sont séparés à la fin de l'année 2003; le mari a conservé son domicile à Genève, tandis que l'épouse s'est installée à V._ (Haute Savoie/France), dans la résidence secondaire qu'ils ont acquise en 1993 en copropriété chacun pour une moitié.
B.
Le 22 décembre 2006, le mari a ouvert action en divorce par requête unilatérale.
Statuant le 29 mai 2008, le Tribunal de première instance de Genève a prononcé le divorce des époux et condamné le mari à verser à son épouse la somme de 150'000 fr. à titre d'indemnité équitable au sens de l'<ref-law> ainsi qu'une contribution à son entretien de 1'500 fr. par mois. Par arrêt du 20 février 2009, la Cour de justice du canton de Genève a réformé ce jugement en ce sens que l'indemnité équitable est payable par acomptes mensuels de 2'000 fr. et confirmé la décision entreprise pour le surplus. Le Tribunal fédéral a confirmé cet arrêt le 14 juillet 2009 (arrêt 5A_213/2009).
C.
C.a. Le 26 mars 2013, le mari a déposé auprès du Tribunal de première instance de Genève une action en complément et en modification du jugement de divorce.
Dans sa " demande en complément du jugement de divorce ", il a pris les conclusions suivantes:
"1. Dire que la villa des parties sise [...] à V._/France - ainsi que l'ensemble des objets mobiliers la garnissant - sont attribués en pleine propriété [au demandeur].
2. Dire qu'en contrepartie [le demandeur] est redevable envers [la défenderesse] d'une soulte de CHF 28'090.74 [...] correspondant à la part de copropriété revenant à la défenderesse sur ce bien.
3. Ordonner à [la défenderesse] de libérer cet immeuble de sa personne et de ses biens dans le délai d'un mois dès le jour du jugement à intervenir sous la peine menace de l'<ref-law>.
4. Condamner [la défenderesse] à verser [au demandeur] une indemnité pour occupation de ce bien correspondant à CHF 1'500 mensuels depuis le 1er octobre 2003 soit au total CHF 171'000.- portant intérêts à 5%, pour la période courant entre le 1er octobre 2002 et le 1er mars 2013 (114 mois à CHF 1'500.-).
5. Condamner [la défenderesse] à verser [au demandeur] une soulte de CHF 8'297.97, intérêts à 5% en sus, correspondant à son pourcentage en propriété en 6.01% sur les charges relatives à ce bien pour la période courant entre 2003 et fin 2012, charges acquittées par le seul demandeur.
6. Condamner [la défenderesse] à verser au demandeur une soulte de CHF 2'794.53, intérêts à 5% en sus, correspondant à son pourcentage de propriété en 6.01% sur les frais d'entretien de l'immeuble et du jardin directement acquittés par [le demandeur].
7. Condamner en outre [la défenderesse] à rembourser [au demandeur] un montant de CHF 22'924.-, avec intérêts moyen à 5%, correspondant aux retraits d'espèces effectués par la défenderesse sur la carte de crédit UBS, [...], au nom du demandeur pour la période du 23 février 2003 au 21 octobre 2004.
8. Condamner [la défenderesse] à restituer [au demandeur] les objets suivants: [...]
A défaut, condamner [la défenderesse] à verser [au demandeur] un montant de CHF 6'000.-, correspondant à la contrevaleur de ces objets.
9. Compenser les créances entre les parties, ce faisant:
- libérer - eu égard aux circonstances - le demandeur de la soulte en CHF 150'000.- qu'il reste devoir à la défenderesse selon Arrêt de la Cour de justice du 20 février 2009.
10. (...)
11. (...)
Dans sa " demande en modification du jugement de divorce ", il a pris les conclusions suivantes:
"12. Modifier le jugement de divorce des parties en tant qu'il a:
" 3. Condamné [le demandeur] à contribuer à l'entretien de [la défenderesse] , par mois et d'avance, à raison de CHF 1'500.- "
cela fait et statuant à nouveau:
Dire que le demandeur est libéré de toute contribution à l'entretien de la défenderesse dès le jour du dépôt de la présente.
13. Confirmer le jugement de 1ère instance [...] et l'Arrêt de la Cour de justice [...] rendus dans la cause C/31301/2006 pour le surplus.
14. (...)
15. (...) "
C.b. Statuant sur sa compétence par jugement partiel du 1er avril 2014, le Tribunal de première instance de Genève a déclaré la demande recevable en tant qu'elle vise à faire modifier le montant de la contribution d'entretien fixée par le jugement de divorce, mais irrecevable en tant qu'elle vise à faire compléter le jugement de divorce.
Par arrêt du 6 février 2015, la Chambre civile de la Cour de justice du canton de Genève a confirmé cette décision.
D.
Par mémoire mis à la poste le 16 mars 2015, le mari exerce un recours en matière civile au Tribunal fédéral; sur le fond, il conclut à ce que la demande soit déclarée recevable en tant qu'elle vise à faire compléter le jugement de divorce et au renvoi de la cause à l'autorité précédente pour qu'elle procède à la liquidation du régime matrimonial des parties conformément aux considérants de l'arrêt du Tribunal fédéral.
Des observations n'ont pas été requises. | Considérant en droit :
1.
1.1. Le recours a été déposé en temps utile (<ref-law>) contre une décision rendue en matière civile (<ref-law>) par un tribunal supérieur ayant statué en dernière instance cantonale (art. 75 al. 1 et 2 LTF). La valeur litigieuse atteint le seuil légal (art. 51 al. 1 let. a et 74 al. 1 let. b LTF). Le recourant a qualité pour contester l'incompétence territoriale des juridictions genevoises (<ref-law>).
1.2. La décision entreprise confirme un " jugement partiel " par lequel le premier juge s'est déclaré incompétent à raison du lieu pour connaître des chefs de conclusions relatifs à la " demande en complément du jugement de divorce ", mais admis sa compétence pour statuer sur les conclusions relatives à la " demande en modification du jugement de divorce ". Sur le premier point, elle clôt ainsi la procédure - ce qui exclut l'application de l'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 2.2) - et doit donc être qualifiée de décision partiellement finale selon l'<ref-law> ( cf. arrêt 4A_504/2011 du 24 février 2012 consid. 1).
2.
Dans un premier grief, le recourant dénonce la violation des art. 120 ss et 247 ss CC, ainsi que de la " Convention de Lugano "; en bref, il affirme que les tribunaux genevois étaient bien compétents pour connaître de ses conclusions en complément du jugement de divorce.
2.1. Après avoir admis que les parties, aujourd'hui divorcées, étaient soumises au régime de la séparation de biens, l'autorité précédente a retenu que la dissolution de ce régime n'entraînait pas de liquidation proprement dite et que, lors de cette dissolution, elles avaient la faculté de régler leurs dettes réciproques ainsi que le sort de leurs biens en copropriété en vertu des dispositions ordinaires, auxquelles s'ajoutait le mode de partage prévu par l'<ref-law>. Dans la procédure de divorce, l'intimée a du reste formulé diverses conclusions concernant les rapports patrimoniaux des parties, en particulier quant à l'immeuble sis en France, à son mobilier et aux arriérés fiscaux du couple, sur lesquelles le recourant a pu se déterminer; le juge du divorce a statué sur ces conclusions, qu'il a rejetées, mais sans renvoyer la liquidation des rapports patrimoniaux à une procédure séparée. Dans ces conditions, il n'y a pas lieu de " compléter " le jugement de divorce sur la question des rapports patrimoniaux des parties, ni d'ordonner la " liquidation du régime matrimonial ". Si le demandeur est libre d'élever des prétentions pécuniaires à l'encontre de son ex-femme, ces prétentions doivent être examinées au regard des règles ordinaires, valables pour les individus non mariés, l'application de l'<ref-law> étant exclue. La compétence des tribunaux genevois ne peut se fonder sur l'<ref-law>, mais sur les normes de compétence ordinaires, étant précisé que l'immeuble en copropriété se trouve en France, où l'intimée est domiciliée.
Sur ce dernier point, l'autorité précédente a d'abord retenu que, dans le contexte franco-suisse, la compétence est régie par la Convention de Lugano (révisée), du 30 octobre 2007, concernant la compétence judiciaire, la reconnaissance et l'exécution des décisions en matière civile et commerciale (CL). Elle a ensuite considéré que les prétentions du recourant tendant à l'attribution de la propriété de l'immeuble et à l'évacuation de l'intimée se rapportent à des " droits réels immobiliers " au sens de l'<ref-law>, de sorte que les juridictions françaises sont exclusivement compétentes pour en connaître. Les prétentions en paiement d'une indemnité d'occupation ainsi que des frais et charges de l'immeuble ressortissent également aux prorogatives du propriétaire et aux rapports entre les copropriétaires de l'immeuble; à ce titre, elles tombent aussi sous le coup de la disposition précitée. Peu importe de surcroît que les ex-époux aient conclu un contrat de société simple, au sens du droit suisse, en relation avec la jouissance de l'immeuble, la réalisation des éléments caractéristiques d'une telle convention n'étant au demeurant pas démontrée.
Enfin, l'autorité précédente a constaté que le recourant n'a pas indiqué sur quel rapport juridique reposeraient ses prétentions tendant à l'attribution du mobilier garnissant l'immeuble ou à la restitution de divers objets mobiliers corporels; à défaut, il faut admettre que ces prétentions ont trait à des droits réels mobiliers, pour lesquels la Convention ne prévoit pas d'exception au régime de compétence ordinaire prévu par l'art. 2 <ref-law>; l'intimée étant domiciliée en France, elle ne peut dès lors être attraite devant les tribunaux genevois. Le recourant n'a pas davantage allégué que sa prétention en remboursement des sommes prélevées au moyen de sa carte bancaire reposeraient sur un contrat passé avec l'intimée, tel qu'un contrat de prêt, pas plus qu'il ne fait valoir que ces prélèvements procéderaient d'un acte illicite; il s'ensuit que ces prétentions relèvent de l'enrichissement illégitime, à savoir un domaine qui ne fait pas l'objet d'un régime de compétence particulier (art. 2 <ref-law>). Enfin, pour les mêmes motifs, les tribunaux genevois sont incompétents pour ordonner la " compensation " des éventuelles créances des parties.
2.2.
2.2.1. L'intimée étant domiciliée à l'étranger à la date de l'ouverture d'action (<ref-ruling> consid. 3), la cause est de nature internationale (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2). En vertu de l'<ref-law>, les tribunaux suisses sont compétents pour connaître d'une action en complément d'un jugement de divorce s'ils ont, comme en l'espèce, prononcé ce jugement ( cf. parmi d'autres: arrêt 5A_897/2014 du 6 mai 2015 consid. 3.3.1 et les citations). Encore faut-il que l'action puisse être qualifiée de la sorte, la dénomination que le demandeur lui attribue n'étant pas déterminante (<ref-ruling> consid. 2).
2.2.2. D'après la jurisprudence, lorsque, à la suite d'une inadvertance, d'une erreur de droit ou de l'ignorance d'un fait, le juge a omis de régler une question qui devait l'être nécessairement en cas de divorce, son jugement présente une lacune et doit être complété par une nouvelle décision. Cette procédure subséquente n'est pas uniquement ouverte lorsque cette lacune se rapporte à un point que le juge du divorce aurait dû trancher d'office, sans égard aux conclusions des parties, mais aussi lorsque les prétentions qui dépendent de l'autonomie des parties n'ont pas fait l'objet d'une décision, que ce soit dans le jugement lui-même ou dans une convention homologuée (<ref-ruling> consid. 2; <ref-ruling> consid. 3; <ref-ruling> consid. 4; arrêts 5C.175/1991 du 22 mai 1992 consid. 2a; 5A_549/2011 du 31 mai 2012 consid. 3.1; pour la doctrine, parmi plusieurs: Bohnet, Actions civiles, 2014, § 17 nos 1 ss).
Au regard des exigences de motivation (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 2 et les arrêts cités), la recevabilité du grief apparaît douteuse. Le recourant se borne à reproduire diverses normes (art. 120, 181, 182, 247, 248 et 251 CC) qui confirmeraient " le souhait du législateur [...] d'intégrer le contrat de séparation de biens dans la catégorie des régimes matrimoniaux ", mais ne démontre pas que cette prémisse impliquerait la compétence des tribunaux genevois pour se prononcer sur les conclusions de sa demande en complément du jugement de divorce. Vu les motifs qui suivent, il n'y a pas besoin d'examiner cet aspect plus avant.
La juridiction précédente a constaté (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 1.3.1) que le juge du divorce avait statué sur l'attribution de l'immeuble sis en France et son mobilier et avait rejeté ces conclusions sans renvoyer la liquidation des rapports patrimoniaux des parties à une procédure séparée; or, comme l'a rappelé récemment le Tribunal fédéral, si une prétention a déjà été tranchée dans le jugement de divorce, " so ist eine Ergänzung nicht mehr möglich " (arrêt 5A_874/2012 du 19 mars 2013 consid. 2.1 in fine). En outre, la suppression de la copropriété entre les époux et l'attribution subséquente de l'immeuble à l'un des conjoints ne sont pas des points que le juge du divorce devait nécessairement résoudre. Dans le régime de la séparation de biens (<ref-law>), s'il peut être opportun de régler toutes les prétentions patrimoniales entre les époux à l'occasion du divorce, la dissolution du régime matrimonial n'impose pas pour autant de procéder d'emblée au partage de la copropriété de l'immeuble, ce lien pouvant perdurer entre époux divorcés (Piller, in : Commentaire romand, CC I, 2010, nos 1 et 4 ad <ref-law>, avec les références; cf. <ref-ruling> consid. 5.4, au sujet d'époux propriétaires communs [<ref-law>] après leur divorce à l'étranger). Contrairement à l'avis du recourant, l'<ref-law> n'est pas applicable dans cette éventualité (Piller, ibidem, n° 4; Hausheer/Aebi-Müller, in : Basler Kommentar, ZGB I, 5e éd., 2014, n° 3 ad <ref-law>), de telle sorte que l'attribution de l'immeuble est justiciable des normes ordinaires (procédurales et matérielles).
L'arrêt dont se prévaut le recourant n'est pas décisif. Il est vrai que le Tribunal fédéral a admis (sans discussion particulière) la compétence des autorités suisses pour statuer, en application de l'<ref-law>, sur l'attribution d'un bien immobilier en Espagne appartenant à des époux séparés de biens (arrêt 5C.56/2004 du 13 août 2004 consid. 5; cf. dans ce sens: Hausheer/Reusser/Geiser, in : Berner Kommentar, 1996, n° 11 ad <ref-law>, qui relèvent que cette disposition s'applique lorsque les époux sont soumis au droit suisse, quel que soit le lieu où se trouve la chose; cf. sur la compétence du juge suisse du divorce pour régler le sort des immeubles sis à l'étranger: arrêt 5A_248/2010 du 11 juin 2010 consid. 4.2). Cependant, cette question se posait dans le cadre d'une procédure en " liquidation du régime matrimonial de la séparation de biens " que le juge du divorce avait renvoyée ad separatum ( cf. sur cette hypothèse: Reiser et al., Divorce en Suisse et immeuble en France: Essai de simplification judiciaire, in : FamPra.ch 2010 p. 614 ss), ce qui n'est pas le cas ici.
Sous l'angle de la compétence, les autres conclusions en relation avec l'immeuble (n os 2 à 6) ne sauraient être jugées séparément de celle qui tend à l'attribution de celui-ci et suivent donc le même sort; le recourant ne le conteste d'ailleurs pas (<ref-law>). Le chef de conclusions tendant au remboursement de retraits indus (n° 7) se rapporte à des prélèvements effectués " du 23 février 2003 au 21 octobre 2004". Le recourant n'explique pas pourquoi cette réclamation n'a pas été émise lors du divorce; or, l'action en complément du jugement de divorce n'est pas destinée à permettre à une partie de faire valoir ultérieurement des prétentions matrimoniales qui, en raison d'une négligence de sa part, n'ont pas été jugées ( cf. ATF <ref-ruling> consid. 4; arrêt 5C.175/1991 précité consid. 2a in fine).
2.2.3. Le recourant ne réfute pas les motifs de la juridiction précédente quant à l'application de l'<ref-law> aux conclusions relatives à l'immeuble ( cf. supra, consid. 2.1); dépourvu de la moindre motivation, le recours est irrecevable à cet égard (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 3, avec les arrêts cités).
Le recourant affirme que, à suivre l'analyse des juges cantonaux, l'attribution de l'immeuble en copropriété tomberait sous le coup de l'<ref-law>, qui réserve aux " juridictions de l'Etat du siège " - en l'espèce genevoises - la connaissance des actions en matière de dissolution des sociétés ou personnes morales. S'il est vrai que l'achat ou la construction d'un immeuble en commun " constitue typiquement un but de société simple " (<ref-ruling> consid. 3.1 et les arrêts cités; cf. sur cette question, en général: STEINAUER/FOUNTOULAKIS, L'acquisition d'un immeuble par un couple: société simple, copropriété ou communauté réduite?, in : Mélanges Walther A. Stoffel, 2014, p. 1 ss), encore faut-il, pour satisfaire au traité, qu'il s'agisse au moins d'une société simple à caractère institutionnel, à savoir qui est suffisamment organisée pour correspondre à la notion de " société " au sens de l'<ref-law> (Bucher, in : Commentaire romand, 2011, n° 40, et Rusch, in : Lugano-Übereinkommen, 2e éd., 2011, n° 63 ad <ref-law>, avec les citations; pour l'exclusion de cette forme de société: Donzallaz, La Convention de Lugano, vol. III, 1998, n° 6301 et note 10); or, il ne résulte pas des constatations de l'autorité précédente (<ref-law>) qu'une telle situation serait réalisée en l'espèce.
Le recourant ne critique pas davantage les motifs de la cour cantonale au sujet des prélèvements opérés par l'intimée, dont il admet implicitement le but étranger à l'entretien des époux (<ref-ruling> consid. 4 et la doctrine mentionnée). Il n'y a dès lors pas lieu d'en débattre (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 2.1; <ref-ruling> consid. 2), sauf à souligner que les prétentions en enrichissement illégitime ne sont pas qualifiées de " quasi-délictuelles " au sens de l'<ref-law> (Bucher, op. cit., n° 21, et Kropholler/von Hein, Europäisches Zivilprozessrecht, 9e éd., 2011, n° 75 ad <ref-law>, avec les citations).
3.
Dans un second moyen, le recourant reproche à l'autorité précédente d'avoir commis un " déni de justice ", dès lors qu'elle n'a pas statué sur " sa demande en restitution des objets de sa mère emportés par [son ex-épouse] lors de son départ du domicile conjugal ".
3.1. Il est vrai que le premier juge a décliné sa compétence ratione loci pour " connaître des prétentions du demandeur visant à la liquidation de la copropriété de V._ et les objets le garnissant " ( p. 7 let. c in fine), mais ne s'est pas expressément prononcé sur les conclusions nos 7 à 9 de la demande, reproduites dans le jugement ( p. 3/4 ch. 13). Le mari s'est plaint en appel de cette " omission " ( mémoire, p. 3 let. C).
Comme on l'a vu ( cf. supra, consid. 2.1), l'autorité précédente a retenu que le recourant n'a pas allégué que " ses prétentions en remboursement de sommes prélevées au moyen de sa carte bancaire " ( i.e. chef de conclusions n° 7) reposeraient sur un contrat passé avec l'intimée, par exemple un contrat de prêt, ni soutenu que ces prélèvements constitueraient un acte illicite; ces prétentions relèvent en conséquence de l'enrichissement illégitime et sont, dès lors, justiciables des tribunaux (français) du domicile de l'intimée. Pour les mêmes motifs, les juges genevois ne sont pas compétents pour " ordonner la compensation des éventuelles créances des parties " ( i.e. chef de conclusions n° 9).
Quoi qu'en dise le recourant, la cour cantonale s'est exprimée sur le chef de conclusions litigieux. En effet, elle a retenu que l'intéressé n'a pas indiqué sur quel rapport de droit particulier, notamment contractuel, reposeraient ses prétentions tendant à l'attribution du mobilier garnissant l'immeuble en cause " ou à la restitution de divers objets mobiliers corporels " ( i.e. chef de conclusions n° 8). Au demeurant, il ressort des faits constatés par la juridiction précédente (<ref-law>), dont le caractère manifestement inexact n'est pas établi (<ref-law>, en relation avec l'art. 97 al. 1 in fine LTF), que les biens revendiqués ont été emportés par l'intimée " lors de son départ du domicile conjugal ", moment qu'on peut supposer antérieur au dépôt de l'action en divorce ( i.e. 22 décembre 2006); or, le procès en complément du jugement de divorce n'est pas destiné à pallier la négligence des parties ( cf. supra, consid. 2.2.2).
4.
En conclusion, le recours doit être rejeté dans la mesure étroite de sa recevabilité, aux frais du recourant (<ref-law>). Il n'y a pas lieu d'allouer de dépens à l'intimée, qui n'a pas été invitée à répondre. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce :
1.
Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 3'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Chambre civile de la Cour de justice du canton de Genève.
Lausanne, le 16 novembre 2015
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : von Werdt
Le Greffier : Braconi | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['1a59f34a-1c64-435f-ac21-5a17ef42cbc9', 'a523db56-14ce-4102-a185-31b4d735be34', '578c84d3-346f-4475-a12e-b2dc39f0336b', '5b18104f-fe3f-4e44-a9d9-a3b09c9b9127', '5b18104f-fe3f-4e44-a9d9-a3b09c9b9127', '3822165e-ed9c-4106-8ede-ad2565fb14eb', '3074a7ac-896f-4589-ae70-9e575b594607', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '8fd92fb1-ed4a-4965-ba55-589d19bfcb2b', '38edc1f7-cfc4-49e8-b5f8-9144b1b96d5c', '15e2a6de-6ef5-48c5-a78b-1d544bc4b864', '3074a7ac-896f-4589-ae70-9e575b594607', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '8fd92fb1-ed4a-4965-ba55-589d19bfcb2b', '0a662b15-cec7-449b-9f99-88a4ca5e45da', 'c0df1fe1-ddc2-4570-bf92-e473193ff5f0', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '8fd92fb1-ed4a-4965-ba55-589d19bfcb2b'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '19fcc26a-ac69-4755-b553-e0d676a946ca', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '4a499041-f0f7-4478-bcae-d7b3507e27cc', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '64d8dc87-67ee-4d31-b482-8993805fafe1', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '56672bac-af2c-4ae9-8aba-0c38d05cfb46', 'e9a0806c-281a-4695-9570-bc6116e83754', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', 'dbfc2d3d-1a70-4c2c-9921-3b74ac03e3aa', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
035daa95-4a04-444d-a341-17a5d234a5ba | 2,014 | fr | Considérant en fait et en droit :
1.
Par arrêt du 29 janvier 2014, la Chambre des recours pénale du Tribunal cantonal vaudois a rejeté le recours de X._ et confirmé l'ordonnance de non-entrée en matière rendue le 28 octobre 2013 sur sa plainte contre A._, adjudant de police, auquel elle reproche d'avoir tenu de fausses déclarations en indiquant dans un rapport du 19 [recte : 18] septembre 2013, qu'elle l'avait injurié, menacé de mort et lui avait prédit qu'il allait finir comme le procureur B._. Selon la Chambre cantonale, il n'existait aucun indice concret suggérant que A._ avait rapporté des faits inexacts, ni qu'il avait menti, de sorte que l'ordonnance de non-entrée en matière a été confirmée faute d'élément constitutif d'une infraction pénale.
2.
X._ interjette un recours en matière pénale au Tribunal fédéral contre l'arrêt cantonal dont elle requiert l'annulation. En outre, elle réclame le bénéfice de l'assistance judiciaire.
3.
3.1. Selon l'art. 81 al. 1 let. a et b ch. 5 LTF, la partie plaignante qui a participé à la procédure de dernière instance cantonale est habilitée à recourir au Tribunal fédéral, si la décision attaquée peut avoir des effets sur le jugement de ses prétentions civiles. Constituent de telles prétentions celles qui sont fondées sur le droit civil et doivent en conséquence être déduites ordinairement devant les tribunaux civils. Il s'agit principalement des prétentions en réparation du dommage et du tort moral au sens des art. 41 ss CO. | En vertu de l'art. 42 al. 1 LTF, il incombe à la partie recourante d'alléguer les faits qu'elle considère comme propres à fonder sa qualité pour recourir (<ref-ruling> consid. 1 p. 356). Lorsque le recours est dirigé contre une décision de non-entrée en matière ou de classement de l'action pénale, la partie plaignante n'a pas nécessairement déjà pris des conclusions civiles (<ref-ruling> consid. 1.3.1 p. 248). Quand bien même la partie plaignante aurait déjà déclaré des conclusions civiles (cf. art. 119 al. 2 let. b CPP), il n'en reste pas moins que le procureur qui refuse d'entrer en matière ou prononce un classement n'a pas à statuer sur l'aspect civil (cf. art. 320 al. 3 CPP). Dans tous les cas, il incombe par conséquent à la partie plaignante d'expliquer dans son mémoire au Tribunal fédéral quelles prétentions civiles elle entend faire valoir contre l'intimé. Comme il n'appartient pas à la partie plaignante de se substituer au Ministère public ou d'assouvir une soif de vengeance, la jurisprudence entend se montrer restrictive et stricte, de sorte que le Tribunal fédéral n'entre en matière que s'il ressort de façon suffisamment précise de la motivation du recours que les conditions précitées sont réalisées, à moins que l'on puisse le déduire directement et sans ambiguïté compte tenu notamment de la nature de l'infraction alléguée (<ref-ruling> consid. 2.4 p. 222 s.).
En l'occurrence, la recourante ne consacre aucun développement à la question des prétentions civiles dans son mémoire de recours au Tribunal fédéral. L'absence de toute explication sur ce point exclut sa qualité pour recourir sur le fond de la cause.
3.2. Par ailleurs, l'hypothèse visée à l'art. 81 al. 1 let. b ch. 6 LTF n'entre pas en considération, la contestation ne portant pas sur le droit de porter plainte.
3.3. Indépendamment des conditions posées par l'art. 81 al. 1 LTF, la partie plaignante est aussi habilitée à se plaindre d'une violation de ses droits de partie équivalant à un déni de justice formel, sans toutefois pouvoir faire valoir par ce biais, même indirectement, des moyens qui ne peuvent être séparés du fond (<ref-ruling> consid. 1.9 p. 40 et les références citées).
3.3.1. La recourante reproche aux autorités cantonales d'avoir statué sans avoir recherché un enregistrement téléphonique du 13 septembre 2013 prouvant les fausses déclarations tenues par l'adjudant de police dans son rapport du 18 septembre 2013. Ce faisant, elle se prévaut d'un grief qui ne peut être séparé du fond, de sorte qu'il ne saurait fonder sa qualité pour recourir.
3.3.2. La recourante se plaint de la violation de son droit à l'assistance judiciaire. Elle reproche à la chambre pénale d'avoir considéré que les chances de succès de ses prétentions civiles étaient moindres que les risques d'échec sans avoir disposé de l'enregistrement téléphonique du 13 septembre 2013. Pour autant que la voie de droit au Tribunal fédéral soit ouverte, le grief est irrecevable faute d'intérêt juridique actuel (cf. art. 81 LTF), la recourante s'étant acquittée de l'avance de frais réclamée par la juridiction cantonale qui est entrée en matière sur le recours cantonal.
3.3.3. La recourante fait grief aux autorités cantonales d'avoir mal retranscrit le contenu de sa plainte en retenant de manière lapidaire qu'elle reprochait à A._ d'avoir tenu des « propos mensongers », alors qu'elle a spécifié contester avoir injurié le prénommé, l'avoir menacé de mort et lui avoir prédit qu'il allait finir comme le procureur B._. Il est douteux que la recourante invoque de la sorte une violation de ses droits de partie. Quoi qu'il en soit, la cour cantonale n'a pas ignoré ces éléments qui figurent intégralement dans la partie « En fait » de l'arrêt attaqué (cf. p. 2). Le grief se révèle mal fondé, supposé qu'il est recevable.
3.4. Sur le vu de ce qui précède, le recours doit être rejeté dans la faible mesure où il est recevable.
4.
Comme les conclusions du recours étaient dépourvues de chance de succès, l'assistance judiciaire ne peut être accordée (art. 64 al. 1 LTF). La recourante devra supporter les frais judiciaires (art. 66 al. 1 LTF), dont le montant sera arrêté en tenant compte de sa situation financière qui n'apparaît pas favorable. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce :
1.
Le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable.
2.
La requête d'assistance judiciaire est rejetée.
3.
Les frais judiciaires, arrêtés à 800 fr., sont mis à la charge de la recourante.
4.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Chambre des recours pénale.
Lausanne, le 23 juin 2014
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président : La Greffière :
Mathys Gehring | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['37247d99-dd45-4eb5-a948-28f3d1fbab36', '36b69256-e7ff-4b77-9300-7f16466d2bdb', '88f184ea-41dc-4442-a009-dd5077d05459', '9957f196-3cad-4e6d-8e53-23eb76f1c126'] | [] |
035de435-52dc-4b5d-8c1c-1ea35a9c49bf | 2,011 | fr | Faits:
A. Le 19 octobre 2009, X._ a déposé une plainte pénale pour lésions corporelles simples, voies de fait et abus d'autorité contre A._, B._, C._, D._, E._, F._ et G._, tous agents de détention à la prison H._. Elle leur reproche de l'avoir maintenue au sol et frappée à plusieurs reprises au niveau des bras, avant qu'un agent de détention ne la soulève et la frappe au niveau des côtes; elle aurait ensuite été laissée en cellule. Le 21 juillet 2010, le juge d'instruction en charge de la cause a rendu une ordonnance de non-lieu. Le Tribunal d'accusation du Tribunal cantonal du canton de Vaud a annulé cette ordonnance par arrêt du 9 novembre 2010. L'instruction a été reprise par le Ministère public central du canton de Vaud (ci-après: le Ministère public). Les sept prévenus sont défendus par Me Antonella Cerghetti Zwahlen.
B. Le 24 mai 2011, X._ a enjoint Me Cerghetti Zwahlen de "cesser d'occuper", en faisant valoir qu'il existait un conflit d'intérêts entre les prévenus. Devant le refus de l'avocate en question, X._ a saisi la Chambre des avocats du Tribunal cantonal du canton de Vaud d'une plainte contre Me Cerghetti Zwahlen, en demandant à cette autorité de statuer par la voie de mesures provisionnelles "sur la constitution de [l'avocate] en qualité de conseil des sept prévenus", avant les auditions prévues les 26 et 27 mai 2011. L'autorité saisie s'étant déclarée incompétente pour ordonner de telles mesures provisionnelles, X._ a demandé au Ministère public de statuer sur ce point. Par décision du 26 mai 2011, celui-ci a rejeté la requête et maintenu les auditions prévues.
X._ a recouru contre cette décision auprès de la Chambre des recours pénale du Tribunal cantonal du canton de Vaud (ci-après: le Tribunal cantonal), qui a rejeté ce recours par arrêt du 7 juin 2011. En substance, cette autorité a considéré qu'il n'existait pas en l'état de conflit d'intérêts qui justifierait d'interdire à Me Cerghetti Zwahlen la défense simultanée des sept prévenus.
C. Agissant par la voie du recours en matière de droit public, X._ demande au Tribunal fédéral d'annuler cet arrêt, d'inviter Me Cerghetti Zwahlen à "cesser d'occuper", subsidiairement de renvoyer la cause à l'autorité cantonale pour nouvelle décision. A titre de mesures provisionnelles, elle demande au Tribunal fédéral d'ordonner au Ministère public de suspendre l'instruction du dossier. Elle requiert en outre l'octroi de l'assistance judiciaire. Le Tribunal cantonal a renoncé à se déterminer. Le Ministère public conclut au rejet du recours. A._, B._, C._, D._, E._, F._ et G._ ont présenté des observations, concluant à l'irrecevabilité du recours, subsidiairement à son rejet. X._ a formulé des observations complémentaires.
D. Par ordonnance du 8 septembre 2011, le Président de la Ire Cour de droit public a rejeté la requête de mesures provisionnelles. | Considérant en droit:
1. Le Tribunal fédéral examine d'office et librement la recevabilité des recours qui lui sont soumis (<ref-ruling> consid. 1 p. 43; <ref-ruling> consid. 1 p. 331 et les arrêts cités).
1.1 En application de l'art. 23 al. 1 LTF, les cours intéressées réunies ont décidé récemment qu'une interdiction de procéder signifiée à un avocat par le ministère public ou le tribunal compétent au fond constituait une décision incidente, que le Tribunal fédéral devait examiner dans le cadre de la voie de recours ouverte dans la matière en cause. Dès lors qu'il s'agit en l'espèce d'une procédure pénale, c'est la voie du recours en matière pénale qui est ouverte, en application des art. 78 ss LTF. L'intitulé erroné du recours ne saurait toutefois porter préjudice à la recourante, pour autant que son écriture remplisse les conditions formelles de la voie de droit en cause (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 382 et les arrêts cités).
1.2 A l'instar de l'interdiction de procéder, le refus de prononcer une telle interdiction constitue manifestement une décision incidente, qui ne met pas fin à la procédure.
1.2.1 Une décision incidente ne peut faire l'objet d'un recours au Tribunal fédéral qu'aux conditions prévues par les art. 92 et 93 LTF. Seule l'hypothèse prévue par l'art. 93 al. 1 let. a LTF entre en considération en l'espèce, de sorte que la décision attaquée doit être susceptible de causer un préjudice irréparable au recourant. Cela suppose, en matière pénale, que la partie recourante soit exposée à un dommage de nature juridique, qui ne puisse pas être réparé ultérieurement par un jugement final ou une autre décision qui lui serait favorable (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 173; <ref-ruling> consid. 4 p. 95; <ref-ruling> consid. 3.1 p. 86 s.; <ref-ruling> consid. 4 p. 338; 139 consid. 4 p. 141). Cette réglementation est fondée sur des motifs d'économie de procédure. En tant que cour suprême, le Tribunal fédéral doit en principe ne s'occuper qu'une seule fois d'un procès et cela seulement lorsqu'il est certain que le recourant subit effectivement un dommage définitif (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 263). Il incombe au recourant de démontrer l'existence d'un tel préjudice lorsque celui-ci n'est pas d'emblée évident (cf. <ref-ruling> consid. 1.2 p. 429).
1.2.2 En l'occurrence, la recourante fait valoir que le refus d'interdire à une seule avocate de défendre sept co-prévenus entraînerait une collusion entre ceux-ci et constituerait un obstacle à la recherche de la vérité. Elle se heurterait ainsi à une position "de groupe" qui lui serait nécessairement préjudiciable. Elle se prévaut à cet égard de l'art. 127 al. 3 CPP et de l'art. 12 let. c de la loi fédérale sur la libre circulation des avocats (LLCA; RS 935.61).
Conformément à l'art. 127 al. 3 CPP, un conseil juridique peut défendre dans la même procédure les intérêts de plusieurs participants à la procédure, dans les limites de la loi et des règles de sa profession. La défense des prévenus étant réservée aux avocats (art. 127 al. 5 CPP), les règles à respecter en l'espèce sont celles qui ressortent de la LLCA. Il s'agit en particulier de la règle énoncée à l'art. 12 let. c LLCA, qui commande à l'avocat d'éviter tout conflit entre les intérêts de son client et ceux des personnes avec lesquelles il est en relation sur le plan professionnel ou privé. Cette règle est en lien avec la clause générale de l'art. 12 let. a LLCA, selon laquelle l'avocat exerce sa profession avec soin et diligence, de même qu'avec l'obligation d'indépendance rappelée à l'art. 12 let. b LLCA (<ref-ruling> consid. 3 p. 110). Le Tribunal fédéral a souvent rappelé que l'avocat a notamment le devoir d'éviter la double représentation, c'est-à-dire le cas où il serait amené à défendre les intérêts opposés de deux parties à la fois, car il n'est alors plus en mesure de respecter pleinement son obligation de fidélité et son devoir de diligence envers chacun de ses clients (<ref-ruling> consid. 9.1 p. 154; arrêt 2C_688/2009 du 25 mars 2010, consid. 3.1 publié in SJ 2010 I p. 433).
Les règles susmentionnées visent en premier lieu à protéger les intérêts des clients de l'avocat, en leur garantissant une défense exempte de conflit d'intérêts. On ne voit dès lors pas en quoi le refus d'interdire à une avocate de défendre les co-prévenus dénoncés par la recourante causerait à cette dernière un préjudice de nature juridique, qu'un jugement final favorable ne pourrait pas réparer. Quoi qu'en dise la recourante, le fait que les prévenus partagent la même avocate n'est pas un facteur déterminant pour la coordination de leur défense. Les intéressés travaillent en effet tous dans le même établissement pénitentiaire, de sorte qu'ils peuvent le cas échéant s'entendre sans passer par leur mandataire. Ainsi, même si les intimés devaient être représentés par plusieurs avocats, cela ne les empêcherait pas de maintenir une position de défense commune. Il n'est dès lors pas manifeste que la décision incidente litigieuse soit réellement préjudiciable à la recourante. On peut à la rigueur admettre que cette dernière dispose d'un intérêt indirect à ce que les intimés soient entravés dans la coordination de leur défense. La recourante ne saurait toutefois fonder l'existence d'un dommage irréparable sur une simple contestation de la stratégie de défense de la partie adverse, en invoquant de surcroît des règles qui ne sont pas destinées à la protéger.
En définitive, il n'est pas d'emblée évident que la décision litigieuse soit de nature à causer à la recourante un préjudice juridique irréparable au sens de la jurisprudence susmentionnée et l'intéressée ne démontre pas en quoi cette condition serait réalisée. L'ordonnance querellée ne saurait dès lors faire l'objet d'un recours immédiat au Tribunal fédéral en application de l'art. 93 al. 1 let. a LTF.
2. Il s'ensuit que le recours doit être déclaré irrecevable. ll n'y a pas lieu d'accorder l'assistance judiciaire, dès lors que les conclusions du recours apparaissaient d'emblée vouées à l'échec (art. 64 al. 1 LTF). La recourante, qui succombe, doit par conséquent supporter les frais de la présente procédure (art. 66 al. 1 LTF). Elle versera en outre une indemnité à titre de dépens aux intimés, qui obtiennent gain de cause avec l'assistance d'un avocat (art. 68 al. 1 et 2 LTF). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. La requête d'assistance judiciaire est rejetée.
3. Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis à la charge de la recourante.
4. Une indemnité de 1'500 fr. est allouée aux intimés à titre de dépens, à la charge de la recourante.
5. Le présent arrêt est communiqué aux mandataires des parties, au Ministère public central du canton de Vaud et au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Chambre des recours pénale.
Lausanne, le 21 novembre 2011
Au nom de la Ire Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Fonjallaz
Le Greffier: Rittener | CH_BGer_001 | Federation | 127 | 24 | 338 | public_law | nan | ['a2129c77-dacb-4c26-98e1-ed85e622729d', '483b92a7-d444-44f2-9a87-528432654c27', '90921ada-9cca-4abf-ab44-4f0859fa8d04', '1c6f6a9c-22bb-4d36-8cd1-905575689fe2', '39403387-a85e-4637-9a5c-72cd40da2785', '1298d694-2d15-4670-9cf4-9d692a11fdf1', '49ac5186-9f2d-42a8-a590-fea5bbb4b6f4', '06f24826-560f-430a-b472-e9af5d9c534e', '9287f14a-0feb-4293-9844-ac919c406b38', '74d8af41-92e6-4711-9da7-9649cd7c978e', '24e1a3ef-3058-4e2d-b9ae-d5e3792af6b0'] | [] |
035e8fdf-f55c-4857-877e-188b3b791be0 | 2,015 | de | Sachverhalt:
A.
A._ (Bauherr) plante, sein in der Wohnzone W1 errichtetes Einfamilienhaus (Gebäude Nr. 47) auf der Parzelle Gbbl. Nr. 4372 in Wohlen durch einen Neubau zu ersetzen, wobei die Garagen mit einem als "Mehrzweckraum" bezeichneten Aufbau (Gebäude Nr. 47a) bestehen bleiben sollten. Mit Schreiben vom 23. Februar 2010 ersuchte der Bauherr die Gemeinde Wohlen darum, entgegen ihrer bisherigen Beurteilung den Mehrzweckraum über den Garagen nicht zur Bruttogeschossfläche des Neubauprojekts anzurechnen, da dieser Raum weder beheizt noch isoliert sei und über keine Wasserleitungen verfüge. Die Gemeinde Wohlen antwortete mit Schreiben vom 30. März 2010, die Departementskommission Bau habe das Gesuch am 23. März 2010 behandelt und in Würdigung der Vorgeschichte und der damaligen Verhandlungsergebnisse beschlossen, den Mehrzweckraum nicht der AZ-pflichtigen Bruttogeschossfläche anzurechnen. Der Bauherr könne demzufolge seine Überlegungen und Studien für ein allfälliges Neubauprojekt eines Wohnhauses ohne diese Fläche weiterverfolgen. Am 2. Juni 2010 unterbreitete der Bauherr der Gemeinde mit einer Voranfrage bezüglich seines Bauvorhabens ein Vorprojekt, um seine Vereinbarkeit mit der neuen baurechtlichen Grundordnung zu klären. Im Antwortschreiben vom 29. Juni 2010 führte die Gemeinde zusammengefasst aus, das Neubauvorhaben entspreche bezüglich Art und Mass der Nutzung sowie den baupolizeilichen Vorgaben den Bestimmungen des neuen Gemeindebaureglements grundsätzlich. Das Neubauvorhaben erscheine als möglich, werde allerdings im bestehenden Quartier neue Massstäbe setzen. Bei der weiteren Projektierung seien der bestehende Garagentrakt sowie die benachbarten Bebauungen auf geeignete Art zu visualisieren, damit die Bezüge zum Neubauvorhaben beurteilt werden könnten und eine umfassende Beurteilung der Einordnung und Gestaltung möglich werde. Die Gemeinde erwarte ein Baugesuch mit den erforderlichen Unterlagen.
B.
Am 21. Dezember 2010 reichte der Bauherr bei der Einwohnergemeinde Wohlen (nachstehend: Gemeinde) ein Baugesuch für den Abbruch und den Neubau seines Einfamilienhauses ein. Dagegen erhoben mehrere Nachbarn Einsprachen, darunter B. und C. D._, E. und F. G._ sowie H._ (Einsprecher). In der Folge wurde das Bauprojekt überarbeitet und neu publiziert, worauf die Einsprachen erneuert wurden.
In Beantwortung einer Voranfrage der Gemeinde vom 8. November 2011 kam das Regierungsstatthalteramt Bern-Mittelland in seiner Stellungnahme vom 9. Dezember 2011 zum Ergebnis, der Mehrzweckraum über der Garage müsse der Bruttogeschossfläche angerechnet werden. Zur Begründung gab dieses Amt an, der über 70 m2 grosse Mehrzweckraum mit einer Raumhöhe von mindestens 3,20 m und einer Fensterfläche von 22,7 % biete sich geradezu zum Wohnen an, weshalb er nach der bernischen Rechtsprechung an die Bruttogeschossfläche anzurechnen sei.
Am 24. Januar 2014 erteilte die Gemeinde dem Bauvorhaben den Bauabschlag, den sie im Wesentlichen damit begründete, dass der bestehende Mehrzweckraum über der Garage der maximal zulässigen Bruttogeschossfläche anzurechnen sei, weshalb diese um mehr als 70 m2 überschritten werde. Weiter seien die Empfehlungen der von der Gemeinde beigezogenen Fachberatung in den neuen Plänen grösstenteils nicht umgesetzt worden.
Der Bauherr focht den Bauabschlag mit Beschwerde bei der Bau-, Verkehrs- und Energiedirektion des Kantons Bern (BVE) an, welche die Beschwerde mit Entscheid vom 18./19. September 2014 abwies, soweit sie darauf eintrat. Eine dagegen vom Bauherrn erhobene Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit Urteil vom 12. März 2015 ab.
C.
Der Bauherr (Beschwerdeführer) erhebt Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten mit den sinngemässen Anträgen, den Entscheid des Verwaltungsgerichts vom 12. März 2015 aufzuheben und die Angelegenheit zur Neubeurteilung im Sinne der Erwägungen an die Baubewilligungsbehörde der Gemeinde Wohlen oder an die Vorinstanz zurückzuweisen oder ihm eventuell die ersuchte Baubewilligung zu erteilen. Subeventuell sei der vorinstanzliche Entscheid bezüglich der Verlegung der Gerichtskosten (Dispositivziffer 2) aufzuheben, diese Kosten seien neu zu verlegen und dem Beschwerdeführer sei eine entsprechende Parteikostenentschädigung auszurichten.
B. und C. D._ sowie H._ halten in ihren Vernehmlassungen ihre Einsprachen aufrecht. E. und F. G._ sowie das Verwaltungsgericht schliessen auf Abweisung der Beschwerde.
Der Beschwerdeführer hält in seiner Replik an seinen Anträgen fest. | Erwägungen:
1.
Gegen den kantonal letztinstanzlichen Endentscheid des Verwaltungsgerichts im Bereich des Baurechts steht grundsätzlich die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten offen (<ref-ruling> E. 2 S. 356). Der Beschwerdeführer hat am vorinstanzlichen Verfahren teilgenommen und ist als Baugesuchsteller zur Beschwerde legitimiert (<ref-law>). Da auch die weiteren Sachurteilsvoraussetzungen gegeben sind, ist auf die Beschwerde grundsätzlich einzutreten.
2.
2.1. Mit der Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten kann geltend gemacht werden, der angefochtene Entscheid verletze Bundesrecht, Völkerrecht oder kantonale verfassungsmässige Rechte (Art. 95 lit. a, b und c BGG). Die Verletzung des übrigen kantonalen Rechts kann abgesehen von hier nicht relevanten Ausnahmen gemäss Art. 95 lit. c und d BGG vor Bundesgericht nicht gerügt werden. Zulässig ist jedoch die Rüge, die Anwendung dieses Rechts führe zu einer Verletzung von Bundesrecht, namentlich des verfassungsmässigen Willkürverbots (<ref-ruling> E. 2 S. 149 f.). Nach der Praxis des Bundesgerichts verstösst ein Entscheid gegen dieses Verbot, wenn er offensichtlich unhaltbar ist, weil er zum Beispiel eine Norm oder einen unumstrittenen Rechtsgrundsatz krass verletzt. Dass eine andere Lösung ebenfalls als vertretbar erscheint, genügt nicht (<ref-ruling> E. 2.4 S. 5; <ref-ruling> E. 7.1; je mit Hinweisen).
2.2. In der Begründung der Beschwerde ist in gedrängter Form darzulegen, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt (<ref-law>). Die Verletzung von Grundrechten prüft das Bundesgericht nur insofern, als eine solche Rüge in der Beschwerde vorgebracht und begründet worden ist (<ref-law>). Inwiefern verfassungsmässige Rechte verletzt worden sein sollen, ist daher in der Beschwerde klar und detailliert anhand der Erwägungen des angefochtenen Entscheids darzulegen (<ref-ruling> E. 1.6 S. 130; <ref-ruling> E. 8 S. 156). Zudem müssen solche Rügen soweit möglich bereits vor der Vorinstanz vorgetragen worden sein, weil sonst mangels Ausschöpfung des kantonalen Instanzenzugs die Letztinstanzlichkeit im Sinne von <ref-law> nicht gegeben ist (Urteile 1C_264/2014 vom 19. Februar 2015 E. 4; 1C_32/2014 vom 6. Oktober 2014 E. 3; vgl. auch <ref-ruling> E. 4.3 S. 522; je mit Hinweisen).
2.3. Auf die Beschwerde ist daher nicht einzutreten, soweit der Beschwerdeführer vor Bundesgericht Rügen der Verletzung von verfassungsmässigen Rechten erhebt, die er bereits vor der Vorinstanz hätte erheben können. Dies trifft bezüglich der ohnehin ungenügend substanziierten Rüge zu, die durch <ref-law> gewährleistete Unbefangenheit der Gemeinde als Baubehörde sei problematisch, weil ein ehemaliges Mitglied der Baukommission mit besonderer Beziehungsnähe zur Baubbehörde die zahlreichen Einsprachen "orchestriert" habe. Unzulässig ist auch die im verwaltungsgerichtlichen Verfahren nicht erhobene Willkürrüge, die der Beschwerdeführer damit begründet, dass die Gemeinde ihre Voranfrage vom 8. November 2011 als Vergeltungsmassnahme gestellt habe, weil er ihre Feststellungsverfügung vom 8. Juli 2011 betreffend ein Nachbargrundstück am 10. August 2011 mit einer Beschwerde angefochten habe.
3.
3.1. Aus dem Anspruch auf rechtliches Gehör gemäss <ref-law> wird die Pflicht der Behörden abgeleitet, ihre Entscheide so zu begründen, dass sie sachgerecht angefochten werden können. Die Begründung muss daher kurz die Überlegungen nennen, auf welche die Behörde ihren Entscheid stützt. Dagegen ist nicht erforderlich, dass sie sich mit jeder tatsächlichen Behauptung und mit jedem rechtlichen Einwand ausdrücklich auseinandersetzt (<ref-ruling> E. 3.2 S. 236; <ref-ruling> E. 3.3 S. 455; <ref-ruling> E. 4.1 S. 88). Zur Wahrung des rechtlichen Gehörs bestimmt Art. 38 Abs. 2 Satz 2 des Berner Baugesetzes vom 9. Juni 1985 (BauG), dass sich der Bauentscheid mit den unerledigten Einsprachen auseinandersetzen muss. Nach der Rechtsprechung haben die Einsprecher jedoch bei einer Abweisung des Baugesuchs keinen Anspruch auf eine Auseinandersetzung mit ihren Einsprachen, weil ein Bauabschlag für sie keine Beschwer begründet (Urteil 1C_442/2007 vom 21. April 2008 E. 2.4.1 und 2.4.2, in: ZBl 2010 S. 339).
3.2. Unter Berufung auf diese Rechtsprechung ging das Verwaltungsgericht davon aus, die Gemeinde habe sich im Rahmen der Begründung des Bauabschlags nicht zu allen in den Einsprachen geäusserten Einwänden äussern müssen. Zudem fehle dem Beschwerdeführer ein schützenswertes Interesse, eine allfällige Verletzung des rechtlichen Gehörs der Einsprecher geltend zu machen.
3.3. Der Beschwerdeführer wendet ein, trotz des Bauabschlags sei für ihn im Hinblick auf allfällige Projektänderungen von grossem Interesse zu erfahren, wie die Baubehörde die Vorbringen der Einsprecher rechtlich beurteile.
3.4. Da die Gemeinde die Baubewilligung gestützt auf die erhebliche Überschreitung der zulässigen Ausnützungsziffer verweigerte, waren die weiteren Einwände der Einsprecher nicht mehr entscheiderheblich. Die Gemeinde brauchte auf diese Einwände daher nicht einzugehen. Daran ändert nichts, dass allfällige Eventualerwägungen der Gemeinde zu diesen Einwänden für den Beschwerdeführer aufgrund ihrer präjudiziellen Wirkung im Hinblick auf ein künftiges Baubewilligungsverfahren von Interesse sein könnten, weil solche Erwägungen in diesem Verfahren nicht verbindlich wären. Der Beschwerdeführer hat daher keinen Anspruch darauf, dass sich die Gemeinde in der Begründung des Bauabschlags auch zu nicht entscheiderheblichen Einwänden der Einsprecher äussert. Die Gemeinde brauchte entgegen der Meinung des Beschwerdeführers auch nicht zu prüfen, welche Einsprecher zur Einsprache legitimiert waren, weil dies für den Bauabschlag nicht erheblich war und die Legitimation von Einsprechern im Rechtsmittelverfahren von den Rechtsmittelbehörden geprüft werden kann.
3.5. Der Beschwerdeführer bringt weiter vor, die Vorinstanz habe ausgeführt, die Meinungsänderung der Baubehörde habe auf sachlichen Gründen beruht, ohne darzulegen, worin diese Gründe bestehen sollen. Damit habe die Vorinstanz ihre Begründungspflicht verletzt. Diese Rüge ist unbegründet, weil dem Beschwerdeführer die von der Gemeinde für den Bauabschlag angeführten Gründe bekannt waren, er diesen sachgerecht anfechten konnte (vgl. Entscheid der BVE vom 18. September 2014 E. 3) und die Vorinstanz daher die entsprechenden Gründe nicht nochmal zu nennen brauchte.
4.
4.1. Der Grundsatz der Aktenführungspflicht der Behörden wurde zunächst im Strafverfahren entwickelt und später auf alle Verfahrensarten ausgeweitet. Gemäss diesem Grundsatz haben die Behörden alles in den Akten festzuhalten, was zur Sache gehört und entscheidwesentlich sein kann, damit der Betroffene das aus dem rechtlichen Gehör (<ref-law>) abgeleitete Akteneinsichts- und Beweisführungsrecht ausüben kann (<ref-ruling> E. 4.1 S. 477 mit Hinweisen).
4.2. Die Vorinstanz führte aus, die Gemeinde habe ihre Aktenführungspflicht insoweit nicht erfüllt, als sie ihre Akten in verschiedenen Ordnern, Heften und losen Mäppchen zusammengestellt und zudem nicht paginiert habe. Damit sei die Auseinandersetzung mit der Angelegenheit für alle Verfahrensbeteiligten unnötigerweise erschwert worden. Zudem seien die Akten der Gemeinde nicht vollständig gewesen. Die Unvollständigkeit beziehe sich jedoch in erster Linie auf Unterlagen bezüglich der vor der Einreichung des Baugesuchs gestellten Vorfragen. Insoweit gelte die für das Verwaltungsverfahren massgebende Aktenführungspflicht nicht. Dennoch habe die Gemeinde bezüglich der Voranfragen eine Vielzahl von Unterlagen, darunter den E-Mail-Verkehr zwischen der Projektverfasserin und dem ehemaligen Leiter der Abteilung Bau und Planung, abgelegt. Die mangelhafte Anordnung und die teilweise Unvollständigkeit der amtlichen Akten habe indessen zu keinen beweisrechtlichen Schwierigkeiten bezüglich entscheidwesentlicher Umstände geführt und daher den Beschwerdeführer in der Wahrung seiner Rechte nicht benachteiligt. Die Verletzung der Aktenführungspflicht rechtfertige somit die Aufhebung des angefochtenen Entscheids nicht.
4.3. Der Beschwerdeführer wendet ein, die Vorinstanz habe verkannt, dass die Gemeinde mit der ungenügenden Aktenführung seinen Anspruch auf rechtliches Gehör gemäss <ref-law> verletzt habe und eine Verletzung dieses Anspruchs ungeachtet der Erfolgsaussichten in der Sache selbst zur Aufhebung des Entscheides führen müsse.
4.4. Der in <ref-law> gewährleistete Anspruch auf rechtliches Gehör dient der Sachaufklärung und garantiert den Verfahrensbeteiligten ein persönlichkeitsbezogenes Mitwirkungsrecht. Dieses Recht umfasst den Anspruch, bei der Beweiserhebung mitzuwirken und sich vor Fällung des Entscheids zur Sache zu äussern (<ref-ruling> E. 3.4 mit Hinweisen). Die Verletzung dieser Mitwirkungsrechte führt in der Regel ungeachtet der materiellen Begründetheit der Beschwerde zur Aufhebung des angefochtenen Entscheids (<ref-ruling>95 E. 2.2 S. 197; <ref-ruling> E. 3d/aa S. 437 f.; je mit Hinweisen).
4.5. Der Beschwerdeführer macht nicht geltend, dass er aufgrund der ungenügenden Aktenführung der Baubehörde seine Mitwirkungs- oder Äusserungsrechte nicht habe ausüben können. Dies ist auch nicht ersichtlich, weil er am Baubewilligungsverfahren und den entsprechenden Vorabklärungen beteiligt war und ihm daher die rechtserheblichen Tatsachen und Belege bekannt waren und er diese vorlegen konnte. Die Vorinstanz durfte daher davon ausgehen, die Gemeinde habe durch ihre zum Teil ungenügende Erfüllung ihrer Aktenführungspflicht den Anspruch des Beschwerdeführers auf rechtliches Gehör im Ergebnis nicht verletzt (vgl. <ref-ruling> E. 5.1 S. 100 f.).
5.
5.1. Nach <ref-law> hat jede Person Anspruch darauf, von den staatlichen Organen nach Treu und Glauben behandelt zu werden. Zur Wahrung dieses Anspruchs können falsche Auskünfte von Verwaltungsbehörden unter Umständen eine vom materiellen Recht abweichende Behandlung des Rechtsuchenden gebieten. Der damit gewährte Schutz des Vertrauens in behördliches Handelns setzt namentlich voraus, dass die Auskunft vorbehaltlos erteilt wurde, sie sich auf eine konkrete Angelegenheit bezog, die auskunftserteilende Behörde hiefür zuständig war oder der Rechtssuchende sie aus zureichenden Gründen als zuständig betrachten durfte, er die Unrichtigkeit der Auskunft nicht ohne weiteres erkennen konnte und er im Vertrauen darauf Dispositionen traf, die nicht ohne Nachteil rückgängig gemacht werden können (<ref-ruling> E. 3.6.2 S. 193 mit Hinweisen; vgl. auch <ref-ruling> E. 5 S. 480; <ref-ruling> E. 2c S. 479).
5.2. Die Vorinstanz führte aus, die von der Baubehörde zur Beantwortung der Voranfrage erteilten Auskünfte seien nach ständiger Rechtsprechung im nachfolgenden Baubewilligungsverfahren nicht bindend und könnten hinsichtlich der Erteilung der Baubewilligung keine Vertrauensposition verschaffen. Entsprechend habe die Gemeinde in ihrer Auskunft vom 29. Juni 2010 die (erneute) Prüfung des erst noch einzureichenden Gesuchs im Baubewilligungsverfahren vorbehalten, indem sie ausgeführt habe, sie erwarte zu gegebener Zeit ein Baugesuch mit den erforderlichen Unterlagen. Unter diesen Umständen habe sie keine für das Baubewilligungsverfahren bindende Zusicherung abgegeben. Eine solche müsste zudem von den Einsprechern, die den Einbezug des Mehrzweckraums bei der Beurteilung des Neubauprojekts verlangt hätten, nicht hingenommen werden.
5.3. Der Beschwerdeführer wendet ein, die Gemeinde habe im Schreiben vom 30. März 2010 klar zum Ausdruck gebracht, dass sie die Fläche des Mehrzweckraums - unabhängig von der konkreten Ausgestaltung des Bauvorhabens - der AZ-pflichtigen Bruttogeschossfläche nicht anrechnen werde. Die Gemeinde habe ihm damit in Beantwortung einer Voranfrage eine unmissverständliche, verbindliche und vorbehaltlose Rechtsauskunft erteilt, die nicht offensichtlich falsch sei. Auf diese Auskunft müsse sich die Gemeinde daher gemäss dem in <ref-law> und Art. 11 Abs. 2 der Verfassung des Kantons Bern gewährleisteten Anspruch des Bürgers, nach Treu und Glauben behandelt zu werden, behaften lassen.
5.4. Im Kanton Bern sind Voranfragen, mit denen Baubehörden vor der Eröffnung eines Baubewilligungsverfahrens um Rechtsauskünfte über die (voraussichtliche) Bewilligungsfähigkeit eines Bauvorhabens ersucht werden, gesetzlich nicht geregelt, aber in der Praxis gebräuchlich ( ZAUGG/LUDWIG, Baugesetz des Kantons Bern, Bd. I, 4. Aufl. 2013, N. 5 der Vorbem. zu Art. 32-44 BauG mit Hinweisen). Voranfragen werden ohne Einbezug der im Baubewilligungsverfahren einspracheberechtigten Personen beantwortet. Die entsprechenden Rechtsauskünfte können daher im Baubewilligungsverfahren keine bindende Wirkung haben, da in diesem Verfahren zur Wahrung der Interessen der einspracheberechtigten Personen möglich sein muss, dass unter Berücksichtigung ihrer Einwände ein von der Rechtsauskunft abweichender Entscheid ergeht. Die Antwort auf eine Voranfrage darf daher nicht den Anschein erwecken, die Baubehörde habe sich bereits eine abschliessende Meinung zum Bauprojekt gebildet und werde sich im Baubewilligungsverfahren ungeachtet der Argumente der Einsprecher nicht mehr umstimmen lassen. Andernfalls müssen die mit der Voranfrage befassten Behördenmitglieder im Baubewilligungsverfahren wegen unzulässiger Vorbefassung in den Ausstand treten (Urteile 1C_150/2009 vom 8. September 2009 E. 3.5.4 und 3.5.5; 1C_525/2009 vom 15. April 2010 E. 2.1.1; vgl. auch <ref-ruling> E. 6.3 S. 333; Zaugg/Ludwig, a.a.O., N. 5 der Vorbem. zu Art. 32-44 BauG/BE). Die zur Beantwortung einer Voranfrage erteilte Rechtsauskunft erfolgt demnach von Gesetzes wegen unter dem Vorbehalt eines abweichenden Entscheids im Baubewilligungsverfahren.
5.5. Der Beschwerdeführer liess sein Bauprojekt von einem Architekturbüro ausarbeiten, deren angestellte Architekten im Bauwesen über Sachkunde verfügen (vgl. Urteil 1C_23/2014 vom 24. März 2015 E. 7.2). Diese Fachleute mussten wissen, dass die zur Beantwortung von Voranfragen ohne Einbezug der einspracheberechtigten Personen erteilten Auskünfte im nachfolgenden Baubewilligungsverfahren weder für die Baubehörde noch für die allenfalls von einspracheberechtigten Personen angerufenen Rechtsmittelinstanzen bindend sind. Der Beschwerdeführer hat sich dieses Wissen der ihn beratenden Architekten anrechnen zu lassen (<ref-ruling> E. 6a S. 222 mit Hinweisen). Er durfte daher - unabhängig davon, dass die Gemeinde ihre Rechtsauskünfte vom 30. März und vom 29. Juni 2010 (bedauerlicherweise) nicht ausdrücklich unter dem Vorbehalt eines abweichenden späteren Entscheids im Baubewilligungsverfahren erteilt hatte - nicht darauf vertrauen, diese Auskünfte seien in diesem Verfahren verbindlich. Vielmehr musste er mit einem abweichenden Entscheid im Baubewilligungsverfahren rechnen. Die Vorinstanz hat demnach den Grundsatz von Treu und Glauben nicht verletzt, wenn sie eine bindende Auskunft verneinte. Damit ist nicht entscheiderheblich, ob der Beschwerdeführer gestützt darauf Projektarbeiten in Auftrag gab, die sich nachträglich als unnütz erwiesen.
6.
6.1. Die Vorinstanz nahm an, es bestehe kein Grund, der Verletzung der Aktenführungspflicht durch die Gemeinde im Kostenpunkt Rechnung zu tragen.
6.2. Der Beschwerdeführer wendet ein, die Verletzung der Aktenführungspflicht habe die Auseinandersetzung mit der Angelegenheit unnötig erschwert und damit für ihn einen substanziellen Zusatzaufwand verursacht. Sei ein Dossier unvollständig, sei zu prüfen, welche Dokumente gegebenenfalls noch Eingang in die Prozessakten finden müssten. Fehle ein Verzeichnis der Akten und seien diese nicht chronologisch geordnet und nummeriert, werde jedes Aktenstudium und die Suche nach bestimmten Dokumenten zu einem Spiessrutenlauf. Dies müsse zwingend sanktioniert und bei der Kostenregelung mitberücksichtigt werden, was die Vorinstanz willkürlich missachtet habe.
6.3. In der Verwaltungsrechtspflege gilt für die Verteilung der Parteientschädigungen, soweit solche überhaupt vorgesehen sind, allgemein das Unterliegerprinzip, nach welchem die unterliegende Partei der obsiegenden die notwendigen Parteikosten zu ersetzen hat. Es wird meist ergänzt durch das Verursacherprinzip, wonach unnötige Kosten vom Verursacher zu bezahlen sind (Urteil 1P.368/1998 vom 11. November 1998 E. 3a; MARTIN BERNET, Die Parteientschädigung in der schweizerischen Verwaltungsrechtspflege, Zürch 1986, S. 136 ff. Rz. 237 ff.; vgl. auch Art. 66 Abs. 3 und Art. 68 Abs. 4 BGG). Dies entspricht der hier anwendbaren Regelung gemäss Art. 108 Abs. 3 des Gesetzes über die Verwaltungsrechtspflege des Kantons Bern (VRPG/BE).
Nach dem Verursacherprinzip kann es sich rechtfertigen, das verantwortliche Gemeinwesen zur Leistung einer Parteientschädigung an eine (in der Sache unterliegende) Partei zu verpflichten, wenn deren rechtliches Gehör in schwerwiegender Weise verletzt wurde und diese Verletzung zu nennenswerten Kosten führte, die ohne die Gehörsverletzung nicht angefallen wären (Urteile der Sozialversicherungsabteilung des Bundesgerichts I 718/05 vom 8. November 2006 E. 5.2; I 329/05 vom 10. Februar 2006 E. 2.3.2). Entsprechend sprach das Bundesgericht einem Beschwerdeführer eine Parteientschädigung zu, der durch eine ungenügend begründete Haftverfügung zur Beschwerdeerhebung veranlasst wurde, die er bei rechtsgenüglicher Begründung unterlassen hätte (<ref-ruling> E. 3 S. 248).
6.4. Da dem Beschwerdeführer die rechtserheblichen Tatsachen unabhängig von der Aktenführung der Baubehörde bekannt waren und er die entsprechenden Belege vorlegen konnte (vgl. E. 4.4 hiervor), war er in der Lage, den Bauabschlag sachgerecht anzufechten, ohne bezüglich der Verletzung der Aktenführungspflicht ein separates Rechtsmittel zu ergreifen. Demnach ist vertretbar, einen nennenswerten Mehraufwand des Beschwerdeführers zu verneinen, zumal er seine Argumentation im Wesentlichen auf die schriftlichen Rechtsauskünfte der Gemeinde vom 30. März und vom 29. Juni 2010 abstützte und er nicht geltend machte, diese beiden Schreiben nur mit grossem Aufwand gefunden zu haben. Seine Ausführungen zum Mehraufwand beschränken sich vielmehr auf abstrakte Ausführungen ohne Bezug zum tatsächlich von ihm bzw. seinem Rechtsvertreter erbrachten Zusatzaufwand, weshalb dieser mangels einer hinreichenden Substanziierung kaum richterlich geschätzt werden könnte (vgl. zur Schadensschätzung gemäss <ref-law>: <ref-ruling> E 2b/aa S. 276 f. mit Hinweisen). Unter diesen Umständen ist die Vorinstanz nicht in Willkür verfallen, wenn sie dem unterliegenden Beschwerdeführer nach dem Verursacherprinzip keine Parteientschädigung für einen durch die Gemeinde verursachten Mehraufwand beim Aktenstudium zusprach.
7.
Nach dem Gesagten ist die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten ist. Bei diesen Ausgang des Verfahrens sind die Gerichtskosten dem unterliegenden Beschwerdeführer aufzuerlegen (<ref-law>). Die nicht anwaltlich vertretenen privaten Beschwerdegegner haben praxisgemäss keinen Anspruch auf eine Parteientschädigung. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 3'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien, der Einwohnergemeinde Wohlen, der Bau-, Verkehrs- und Energiedirektion des Kantons Bern, und dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Verwaltungsrechtliche Abteilung, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 29. Oktober 2015
Im Namen der I. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Fonjallaz
Der Gerichtsschreiber: Gelzer | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['37247d99-dd45-4eb5-a948-28f3d1fbab36', 'ae261689-830c-402f-a174-401c08138181', '90da7594-42d5-4b47-8dfa-2cc25a41c021', '4f7aa766-4130-418a-a981-0def1a03878a', '5bf1f3e6-2fd6-4af6-95f3-b6f5202bea34', 'ce224d16-df04-4a62-b1cd-94087b5d4d28', '0eaf540e-f053-4ffd-9495-123607638329', 'dfc45b7d-63d0-469c-82fe-24447df15c30', '8aec5e1f-e631-4ace-a29d-a325b30de611', '1298d694-2d15-4670-9cf4-9d692a11fdf1', '7266bb54-aa01-462e-9fe4-c9ce115ba5ab', 'c6623601-a3b9-4e4c-9126-9c79df983355', '118a0a7a-85a7-4d7b-8f20-6e9384158a9c', '2ccd7281-c549-4980-9d4b-094eec8c814e', 'bfafd682-c9ba-4dbe-83a2-1c463207922d', '272a8839-7f08-47fd-ae71-14df67c0610d', 'd3343d01-9f7e-4a8c-b708-7c891b4bdaf0', 'ca867d9f-1ce7-45f1-a545-d06f18ace728', 'f727b6e2-d30b-433e-ac11-63aa8981a91d', 'ce6ef62d-9504-4abe-b6cc-b7ed271c97a2', '81ae4721-09e4-45e8-9229-c972e53599a7', '1d70c5e0-c45e-43fc-a8a7-6c3782036715'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
035ebdf4-eeba-4171-bc8f-cd7657c7e447 | 2,009 | de | Nach Einsicht
in die Verfassungsbeschwerde gegen den Zirkular-Erledigungsbeschluss vom 6. Januar 2009 des Zürcher Obergerichts, das eine Nichtigkeitsbeschwerde des Beschwerdeführers gegen die Erteilung der definitiven Rechtsöffnung für Fr. 248.-- (nebst Zins und Kosten) an die Beschwerdegegnerin abgewiesen hat, | in Erwägung,
dass gegen den in einer vermögensrechtlichen Angelegenheit ergangenen Beschluss des Obergerichts mangels Erreichens der Streitwertgrenze (<ref-law>) und mangels Vorliegens einer Ausnahme gemäss <ref-law> allein die subsidiäre Verfassungsbeschwerde nach Art. 113ff. BGG offen steht, weshalb die Eingabe des Beschwerdeführers als solche entgegengenommen worden ist,
dass in einer subsidiären Verfassungsbeschwerde die Rüge der Verletzung verfassungsmässiger Rechte vorzubringen und zu begründen (Art. 117 i.V.m. <ref-law> sowie <ref-law>), d.h. anhand der Erwägungen des kantonalen Entscheids klar und detailliert darzulegen ist, welche verfassungsmässigen Rechte und inwiefern sie durch diesen Entscheid verletzt sein sollen (<ref-ruling> E. 3.1 S. 399), ansonst auf die Beschwerde nicht eingetreten wird (Art. 117 i.V.m. <ref-law>),
dass das Obergericht im Zirkular-Erledigungsbeschluss vom 6. Januar 2009 erwog, die Betreibungsforderung beruhe auf einer unangefochten gebliebenen, rechtskräftigen Strafverfügung (Busse wegen Geschwindigkeitsübertretung) und damit auf einem definitiven Rechtsöffnungstitel im Sinne von <ref-law>, der Beschwerdeführer weise keinen Nichtigkeitsgrund nach, er habe im erstinstanzlichen Verfahren lediglich behauptet, "absolut zahlungsunwillig" zu sein, die erst vor Obergericht aufgestellte Behauptung der Mittellosigkeit sei wegen des Novenverbots unzulässig,
dass der Beschwerdeführer in seiner Eingabe an das Bundesgericht nicht auf die entscheidenden obergerichtlichen Erwägungen eingeht,
dass er erst recht nicht anhand dieser Erwägungen nach den gesetzlichen Anforderungen aufzeigt, inwiefern der angefochtene Beschluss des Obergerichts vom 6. Januar 2009 verfassungswidrig sein soll,
dass somit auf die - offensichtlich keine hinreichende Begründung enthaltende - Verfassungsbeschwerde in Anwendung von Art. 117 i.V.m. <ref-law> nicht einzutreten ist,
dass der unterliegende Beschwerdeführer kostenpflichtig wird (<ref-law>),
dass in den Fällen des Art. 117 i.V.m. <ref-law> das vereinfachte Verfahren zum Zuge kommt und die Abteilungspräsidentin zuständig ist, | erkennt die Präsidentin:
1. Auf die Verfassungsbeschwerde wird nicht eingetreten.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 200.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 26. Februar 2009
Im Namen der II. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber:
Hohl Füllemann | CH_BGer_005 | Federation | 142 | 27 | 377 | civil_law | nan | ['12645941-4b70-4430-81ad-34e6b3a3fd3f'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '22939942-3c68-4663-baa5-c5e6676d24ab', '89de22cd-49c1-4db7-91b9-670239a1eb70', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '10452f23-3076-44e5-8e28-37a17ef071fd'] |
0360ee51-5375-4664-9f55-e4de36cfa2b5 | 2,004 | fr | Faits:
Faits:
A. R._, née en 1968, a travaillé depuis 1992 en qualité d'employée d'entretien. A la suite d'une chute survenue au cours du mois de juillet 1996, elle a souffert de lombo-sciatalgies qui se sont progressivement généralisées avant d'entraîner une incapacité entière de travail à partir du 1er mars 1997. Le 18 juillet suivant, R._ a déposé une demande de prestations de l'assurance-invalidité tendant à l'octroi d'une rente. Par décision du 31 août 2001, l'Office de l'assurance-invalidité pour le canton de Genève (l'office) a rejeté la demande, considérant que le trouble somatoforme douloureux de type fibromyalgie dont elle souffrait constituait l'expression spécifique à la culture d'un malaise psychosocial de sorte que la limitation de la capacité de travail qu'il entraînait ne revêtait pas de caractère invalidant.
A. R._, née en 1968, a travaillé depuis 1992 en qualité d'employée d'entretien. A la suite d'une chute survenue au cours du mois de juillet 1996, elle a souffert de lombo-sciatalgies qui se sont progressivement généralisées avant d'entraîner une incapacité entière de travail à partir du 1er mars 1997. Le 18 juillet suivant, R._ a déposé une demande de prestations de l'assurance-invalidité tendant à l'octroi d'une rente. Par décision du 31 août 2001, l'Office de l'assurance-invalidité pour le canton de Genève (l'office) a rejeté la demande, considérant que le trouble somatoforme douloureux de type fibromyalgie dont elle souffrait constituait l'expression spécifique à la culture d'un malaise psychosocial de sorte que la limitation de la capacité de travail qu'il entraînait ne revêtait pas de caractère invalidant.
B. Par jugement du 14 mars 2003, la Commission cantonale genevoise de recours en matière d'AVS/AI (aujourd'hui: Tribunal cantonal des assurances sociales) a admis le recours formé contre cette décision par R._. Considérant qu'elle souffrait d'un trouble somatoforme douloureux entraînant une incapacité de travail de 60 pour cent dans l'exercice de toute activité lourde, répétitive et monotone, de 40 pour cent dans celui d'une activité adaptée à son état de santé et de 20 pour cent dans celui des tâches ménagères, elle a renvoyé l'affaire à l'office pour complément d'instruction et nouvelle décision sur le degré d'invalidité de l'assurée, respectivement sur son droit à la rente.
B. Par jugement du 14 mars 2003, la Commission cantonale genevoise de recours en matière d'AVS/AI (aujourd'hui: Tribunal cantonal des assurances sociales) a admis le recours formé contre cette décision par R._. Considérant qu'elle souffrait d'un trouble somatoforme douloureux entraînant une incapacité de travail de 60 pour cent dans l'exercice de toute activité lourde, répétitive et monotone, de 40 pour cent dans celui d'une activité adaptée à son état de santé et de 20 pour cent dans celui des tâches ménagères, elle a renvoyé l'affaire à l'office pour complément d'instruction et nouvelle décision sur le degré d'invalidité de l'assurée, respectivement sur son droit à la rente.
C. L'office interjette recours de droit administratif contre ce jugement, dont il requiert l'annulation.
R._ conclut au rejet du recours, tandis que l'Office fédéral des assurances sociales a renoncé à se déterminer. | Considérant en droit:
Considérant en droit:
1. Le litige porte sur le droit de l'intimée à une rente de l'assurance-invalidité, singulièrement sur le degré d'invalidité qu'elle présente. En particulier, il s'agit de déterminer si celle-ci souffre d'une atteinte invalidante à sa santé psychique ce que les premiers juges ont admis mais que l'office recourant conteste.
1. Le litige porte sur le droit de l'intimée à une rente de l'assurance-invalidité, singulièrement sur le degré d'invalidité qu'elle présente. En particulier, il s'agit de déterminer si celle-ci souffre d'une atteinte invalidante à sa santé psychique ce que les premiers juges ont admis mais que l'office recourant conteste.
2. 2.1 Pour l'essentiel, le jugement entrepris rappelle correctement les dispositions légales et les principes jurisprudentiels applicables au cas d'espèce, de sorte que l'on peut s'y référer.
2.2 Il convient d'ajouter que ratione temporis, la loi fédérale sur la partie générale du droit des assurances sociales (LPGA) du 6 octobre 2000, entrée en vigueur au 1er janvier 2003, n'est pas applicable au présent litige, dès lors que le juge des assurances sociales n'a pas à prendre en considération les modifications du droit ou de l'état de fait postérieures à la date déterminante de la décision litigieuse (<ref-ruling> consid. 1, 121 V 366 consid. 1b). De même, les dispositions de la novelle du 21 mars 2003 modifiant la LAI (4ème révision), entrée en vigueur le 1er janvier 2004 (RO 2003 3852) ne sont pas non plus applicables (<ref-ruling> consid. 1).
2.2 Il convient d'ajouter que ratione temporis, la loi fédérale sur la partie générale du droit des assurances sociales (LPGA) du 6 octobre 2000, entrée en vigueur au 1er janvier 2003, n'est pas applicable au présent litige, dès lors que le juge des assurances sociales n'a pas à prendre en considération les modifications du droit ou de l'état de fait postérieures à la date déterminante de la décision litigieuse (<ref-ruling> consid. 1, 121 V 366 consid. 1b). De même, les dispositions de la novelle du 21 mars 2003 modifiant la LAI (4ème révision), entrée en vigueur le 1er janvier 2004 (RO 2003 3852) ne sont pas non plus applicables (<ref-ruling> consid. 1).
2.3 2.3.1 Il y a également lieu d'indiquer que dans un récent arrêt N. du 12 mars 2004 [I 683/03] destiné à la publication, le Tribunal fédéral des assurances a précisé la jurisprudence prévoyant que les troubles somatoformes douloureux peuvent, dans certaines circonstances, conduire à une incapacité de travail (<ref-ruling> consid. 2c/cc; RAMA 1996 no U 256 p. 217 ss consid. 5 et 6). En effet, ces troubles entrent dans la catégorie des affections psychiques, pour lesquelles une expertise psychiatrique est en principe nécessaire quand il s'agit de se prononcer sur l'incapacité de travail qu'ils sont susceptibles d'entraîner (VSI 2000 p. 160 consid. 4b; arrêt N. du 12 mars 2004, destiné à la publication, I 683/03, consid. 2.2.2 et les arrêts cités). Compte tenu des difficultés, en matière de preuve, à établir l'existence de douleurs, les simples plaintes subjectives de l'assuré ne suffisent pas pour justifier une invalidité (entière ou partielle). Dans le cadre de l'examen du droit aux prestations de l'assurance sociale, l'allégation des douleurs doit être confirmée par des observations médicales concluantes, à défaut de quoi une appréciation de ce droit aux prestations ne peut être assurée de manière conforme à l'égalité de traitement des assurés (arrêt N. précité, consid. 2.2.2).
2.3.2 Un rapport d'expertise attestant la présence d'une atteinte psychique ayant valeur de maladie - tels des troubles somatoformes douloureux - est une condition juridique nécessaire, mais ne constitue pas encore une base suffisante pour que l'on puisse admettre qu'une limitation de la capacité de travail revêt un caractère invalidant (arrêt N. précité consid. 2.2.3; Ulrich Meyer-Blaser, Der Rechtsbegriff der Arbeitsunfähigkeit und seine Bedeutung in der Sozialversicherung, namentlich für den Einkommensvergleich in der Invaliditätsbemessung, in : René Schauffhauser/Franz Schlauri (éd.), Schmerz und Arbeitsunfähigkeit, St. Gall 2003, p. 64 sv., et note 93). En effet, selon la jurisprudence, les troubles somatoformes douloureux persistants n'entraînent pas, en règle générale, une limitation de longue durée de la capacité de travail pouvant conduire à une invalidité au sens de l'<ref-law> (voir sur ce point Meyer-Blaser, op. cit. p. 76 ss, spéc. p. 81 sv.). Une exception à ce principe est admise dans les seuls cas où, selon l'estimation du médecin, les troubles somatoformes douloureux se manifestent avec une telle sévérité que, d'un point de vue objectif, la mise en valeur de sa capacité de travail ne peut, pratiquement, - sous réserve des cas de simulation ou d'exagération (SVR 2003 IV no 1 p. 2 consid. 3b/bb; voir aussi Meyer-Blaser, op. cit. p. 83, spéc. 87 sv. ) - plus raisonnablement être exigée de l'assuré, ou qu'elle serait même insupportable pour la société (<ref-ruling>; VSI 2001 p. 224 sv. consid. 2b et les références; arrêt N. précité consid. 2.2.3 et les arrêts cités; cf. aussi <ref-ruling> consid. 4c in fine).
Admissible seulement dans des cas exceptionnels, le caractère non exigible d'un effort de volonté en vue de surmonter la douleur et de la réintégration dans un processus de travail suppose, dans chaque cas, soit la présence manifeste d'une comorbité psychiatrique d'une acuité et d'une durée importantes, soit le cumul d'autres critères présentant une certaine intensité et constance. Ce sera le cas (1) des affections corporelles chroniques ou d'un processus maladif s'étendant sur plusieurs années sans rémission durable, (2) d'une perte d'intégration sociale dans toutes les manifestations de la vie, (3) d'un état psychique cristallisé, sans évolution possible au plan thérapeutique, marquant simultanément l'échec et la libération du processus de résolution du conflit psychique (profit primaire tiré de la maladie), ou enfin (4) de l'échec de traitements ambulatoires ou stationnaires conformes aux règles de l'art et de mesures de réhabilitation, cela en dépit de la motivation et des efforts de la personne assurée pour surmonter les effets des troubles somatoformes douloureux (VSI 2000 p. 155 consid. 2c; arrêt N. précité, consid. 2.2.3 in fine; Meyer-Blaser, op. cit. p. 76 ss, spéc. 80 ss).
2.3.3 Dès lors qu'en l'absence de résultats sur le plan somatique le seul diagnostic de troubles somatoformes douloureux ne suffit pas pour justifier un droit à des prestations d'assurance sociale, il incombe à l'expert psychiatre, dans le cadre large de son examen, d'indiquer à l'administration (et au juge en cas de litige) si et dans quelle mesure un assuré dispose de ressources psychiques qui - eu égard également aux critères mentionnés au considérant 2.3.2 ci-dessus - lui permettent de surmonter ses douleurs. Il s'agit pour lui d'établir de manière objective si, compte tenu de sa constitution psychique, l'assuré peut exercer une activité sur le marché du travail, malgré les douleurs qu'il ressent (cf. arrêt N. précité consid. 2.2.4. et les arrêts cités).
2.3.4 Les prises de position médicales sur la santé psychique et sur les ressources dont dispose l'assuré constituent une base indispensable pour trancher la question (juridique) de savoir si et dans quelle mesure on peut exiger de celui-ci qu'il mette en oeuvre toute sa volonté pour surmonter ses douleurs et réintégrer le monde du travail. Dans le cadre de la libre appréciation dont ils disposent (<ref-law> en liaison avec l'<ref-law>; art. 95 al. 2 en liaison avec 113 et 132 OJ; VSI 2001 p. 108 consid. 3a), l'administration et le juge (en cas de litige) ne sauraient ni ignorer les constatations de fait des médecins, ni faire leur les estimations et conclusions médicales relatives à la capacité (résiduelle) de travail, sans procéder à un examen préalable de leur pertinence du point de vue du droit des assurances sociales. Cela s'impose en particulier lorsque l'expert atteste une limitation de la capacité de travail fondée uniquement sur le diagnostic de troubles somatoformes douloureux. Dans un tel cas, il appartient aux autorités administratives et judiciaires d'examiner avec tout le soin nécessaire si l'estimation médicale de l'incapacité de travail prend en considération également des éléments étrangers à l'invalidité (en particulier des facteurs psychosociaux et socio-culturels) qui ne sont pas pertinents du point de vue des assurances sociales (<ref-ruling> consid. 5a; VSI 2000 p. 149 consid. 3), ou si la limitation (partielle ou totale) de la capacité de travail est justifiée par les critères juridiques déterminants, énumérés aux consid. 2.3.2 et 2.3.3 ci-dessus (cf. arrêt N. précité consid. 2.2.5).
2.3.4 Les prises de position médicales sur la santé psychique et sur les ressources dont dispose l'assuré constituent une base indispensable pour trancher la question (juridique) de savoir si et dans quelle mesure on peut exiger de celui-ci qu'il mette en oeuvre toute sa volonté pour surmonter ses douleurs et réintégrer le monde du travail. Dans le cadre de la libre appréciation dont ils disposent (<ref-law> en liaison avec l'<ref-law>; art. 95 al. 2 en liaison avec 113 et 132 OJ; VSI 2001 p. 108 consid. 3a), l'administration et le juge (en cas de litige) ne sauraient ni ignorer les constatations de fait des médecins, ni faire leur les estimations et conclusions médicales relatives à la capacité (résiduelle) de travail, sans procéder à un examen préalable de leur pertinence du point de vue du droit des assurances sociales. Cela s'impose en particulier lorsque l'expert atteste une limitation de la capacité de travail fondée uniquement sur le diagnostic de troubles somatoformes douloureux. Dans un tel cas, il appartient aux autorités administratives et judiciaires d'examiner avec tout le soin nécessaire si l'estimation médicale de l'incapacité de travail prend en considération également des éléments étrangers à l'invalidité (en particulier des facteurs psychosociaux et socio-culturels) qui ne sont pas pertinents du point de vue des assurances sociales (<ref-ruling> consid. 5a; VSI 2000 p. 149 consid. 3), ou si la limitation (partielle ou totale) de la capacité de travail est justifiée par les critères juridiques déterminants, énumérés aux consid. 2.3.2 et 2.3.3 ci-dessus (cf. arrêt N. précité consid. 2.2.5).
3. 3.1 En l'espèce, l'administration et la juridiction cantonale ont fondé leur point de vue respectif sur un rapport d'expertise pluridisciplinaire établi le 18 octobre 2000 par les docteurs D._, P._ et F._ du Centre d'observation médicale de l'assurance-invalidité (COMAI).
Pour rendre leurs conclusions, les experts se sont adjoints les services des docteurs H._, spécialiste en rhumatologie, et N._, spécialiste en psychiatrie.
Il ressort des constatations du docteur H._ que l'intimée souffre de manière chronique depuis 1996, de douleurs diffuses de l'appareil locomoteur sans limitation fonctionnelle ostéo-articulaire significative, avec indication de 18 points de fibromyalgie à la palpation privilégiant le diagnostic d'un syndrome douloureux chronique de type fibromyalgie. Les limitations fonctionnelles relèvent essentiellement de la douleur et non d'une modification anatomique articulaire, de sorte que la capacité de travail de l'assurée s'élève à 40 pour cent s'agissant de l'accomplissement de travaux lourds, répétitifs et monotones, respectivement à 60 pour cent dans l'exercice d'activités de manutention simple, légère et non répétitive, favorisant l'alternance de la position de travail et à 80 pour cent dans l'exécution des tâches ménagères.
Sous l'angle psychiatrique, la doctoresse N._ indique que l'intimée souffre d'un trouble dissociatif de conversion (F 44.4) versus trouble somatoforme (F 45.1), d'un trouble de la personnalité à traits hystériques et infantiles (F 60.4), d'un état d'anxiété généralisée (F 41.1), ainsi que d'un conflit conjugal (Z 63.0). Ces affections s'inscrivent dans un contexte d'émigration antérieur au développement de la symptomatologie somatique qui se caractérise par des difficultés d'intégration et de séparation de l'intéressée avec sa famille d'origine. Le conflit conjugal larvé préexistant à son arrivée en Suisse a été exacerbé par la reprise de la vie commune des époux. De surcroît, elle s'est trouvée confrontée à la pénibilité d'une activité lucrative qu'elle considère éprouvante sur le plan physique. Compte tenu de ces affections, elle présente une capacité résiduelle de travail oscillant entre 30 et 40 pour cent dans une activité adaptée à son état de santé. La poursuite du traitement médical en cours est susceptible, à long terme, de diminuer la symptomatologie d'anxiété généralisée. Au reste, aucune mesure d'ordre psychiatrique n'est en mesure d'apporter, à moyen terme, une amélioration de la capacité de travail de l'intéressée.
Se fondant sur ces constatations, les experts constatent que l'intimée souffre d'un trouble somatoforme douloureux persistant de type fibromyalgie (F 45.4, M 79), d'un trouble de la personnalité à traits hystériques et infantiles (F. 60.4), d'un état d'anxiété généralisée (F 41.1) et d'un conflit conjugal (Z 63.0). A la suite de ces affections, elle présente une capacité résiduelle de travail oscillant entre 30 et 40 pour cent dans l'exercice d'une activité lucrative lourde, répétitive et monotone, de 60 pour cent dans une activité raisonnablement exigible et de 80 pour cent dans l'accomplissement des tâches ménagères. Le vécu douloureux chronique enduré, l'arrêt de travail prolongé et les troubles de la personnalité dont l'intimée souffre constituent autant de facteurs de mauvais pronostic quant à l'éventuelle reprise d'une d'activité lucrative. Au chapitre des facteurs de bon pronostic figurent le fait qu'elle n'a pas été prématurément astreinte au travail, n'a pas vécu de deuil familial, ne souffre d'aucun antécédent psychiatrique majeur, bénéficie d'un étayage social et n'a pas épuisé ses ressources et capacités adaptatives, de sorte que dans le cadre d'un emploi de manutention simple, légère, non répétitive, favorisant l'alternance des positions, sa capacité de travail est susceptible d'amélioration. Enfin, les experts précisent que les troubles psychiques litigieux ont été favorisés par des facteurs liés non pas au surmenage, mais à l'émigration et au stress psychosocial.
Se fondant sur ces constatations, les experts constatent que l'intimée souffre d'un trouble somatoforme douloureux persistant de type fibromyalgie (F 45.4, M 79), d'un trouble de la personnalité à traits hystériques et infantiles (F. 60.4), d'un état d'anxiété généralisée (F 41.1) et d'un conflit conjugal (Z 63.0). A la suite de ces affections, elle présente une capacité résiduelle de travail oscillant entre 30 et 40 pour cent dans l'exercice d'une activité lucrative lourde, répétitive et monotone, de 60 pour cent dans une activité raisonnablement exigible et de 80 pour cent dans l'accomplissement des tâches ménagères. Le vécu douloureux chronique enduré, l'arrêt de travail prolongé et les troubles de la personnalité dont l'intimée souffre constituent autant de facteurs de mauvais pronostic quant à l'éventuelle reprise d'une d'activité lucrative. Au chapitre des facteurs de bon pronostic figurent le fait qu'elle n'a pas été prématurément astreinte au travail, n'a pas vécu de deuil familial, ne souffre d'aucun antécédent psychiatrique majeur, bénéficie d'un étayage social et n'a pas épuisé ses ressources et capacités adaptatives, de sorte que dans le cadre d'un emploi de manutention simple, légère, non répétitive, favorisant l'alternance des positions, sa capacité de travail est susceptible d'amélioration. Enfin, les experts précisent que les troubles psychiques litigieux ont été favorisés par des facteurs liés non pas au surmenage, mais à l'émigration et au stress psychosocial.
4. 4.1 Au vu des diagnostics ayant valeur de maladie aux yeux des experts, il y a lieu de nier l'existence d'une comorbité psychiatrique d'une acuité et d'une durée suffisamment importantes pour admettre qu'un effort de volonté en vue de surmonter la douleur et de réintégrer un processus de travail, n'est pas exigible de la part de l'intimée.
4.2 Se pose dès lors la question du cumul éventuel d'autres critères permettant d'apprécier le caractère invalidant des troubles somatoformes douloureux litigieux. Sur ce point, il convient de tenir pour établie la présence d'affections corporelles chroniques. Par contre, dans la mesure où l'intimée bénéficie d'un étayage social et qu'elle n'a pas épuisé ses capacités adaptatives, il y a lieu de considérer qu'elle ne subit pas de perte d'intégration sociale. En outre, la poursuite du traitement médical en cours est susceptible d'améliorer à long terme la symptomatologie d'anxiété, de sorte que l'on ne saurait conclure à l'existence d'un état psychique cristallisé, sans évolution possible au plan thérapeutique. De même, la capacité de travail de l'intéressée dans une activité de manutention simple, légère, non répétitive et favorisant l'alternance des positions peut également être améliorée grâce à des mesures médicales et professionnelles, si bien qu'il n'y a pas lieu d'en déduire l'échec de toute mesure de réhabilitation Enfin, les experts motivent l'incapacité de travail de l'intimée à la lumière essentiellement d'éléments étrangers à l'invalidité (en particulier des facteurs psychosociaux et socio-culturels), lesquels ne sont pas pertinents du point de vue des assurances sociales (cf. consid. 2.3.4 supra).
4.3 Sur le vu de ce qui précède, il apparaît que les troubles psychiques litigieux ne se manifestent pas avec une telle sévérité que, d'un point de vue objectif, la mise en valeur de la capacité de travail de l'intimée ne peut plus être raisonnablement exigée d'elle. Nonobstant les conclusions des experts, il convient d'admettre au contraire le caractère exigible d'un effort de volonté de sa part en vue de surmonter la douleur et de se réinsérer dans un processus de travail. Dès lors, c'est à tort que les premiers juges ont considéré qu'elle présentait une incapacité de travail issue de troubles somatoformes douloureux. Le jugement entrepris s'avère ainsi non conforme au droit fédéral et le recours de l'office se révèle bien fondé.
4.3 Sur le vu de ce qui précède, il apparaît que les troubles psychiques litigieux ne se manifestent pas avec une telle sévérité que, d'un point de vue objectif, la mise en valeur de la capacité de travail de l'intimée ne peut plus être raisonnablement exigée d'elle. Nonobstant les conclusions des experts, il convient d'admettre au contraire le caractère exigible d'un effort de volonté de sa part en vue de surmonter la douleur et de se réinsérer dans un processus de travail. Dès lors, c'est à tort que les premiers juges ont considéré qu'elle présentait une incapacité de travail issue de troubles somatoformes douloureux. Le jugement entrepris s'avère ainsi non conforme au droit fédéral et le recours de l'office se révèle bien fondé.
5. La décision litigieuse ayant pour objet l'octroi ou le refus de prestations d'assurance, la procédure est gratuite (art. 134 OJ). Représentée par un avocat, l'intimée, qui succombe, ne saurait prétendre une indemnité de dépens pour l'instance fédérale (art. 159 al. 1 en corrélation avec l'art. 135 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
Par ces motifs, le Tribunal fédéral des assurances prononce:
1. Le recours est admis et le jugement de la Commission cantonale de recours en matière d'AVS/AI du 14 mars 2003 est annulé.
1. Le recours est admis et le jugement de la Commission cantonale de recours en matière d'AVS/AI du 14 mars 2003 est annulé.
2. Il n'est pas perçu de frais de justice.
2. Il n'est pas perçu de frais de justice.
3. Le présent arrêt sera communiqué aux parties, au Tribunal cantonal genevois des assurances sociales et à l'Office fédéral des assurances sociales.
Lucerne, le 8 juillet 2004
Au nom du Tribunal fédéral des assurances
Le Président de la IIe Chambre: La Greffière: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['4fa5acb4-2fff-4edc-a977-644f8652d4a4'] | ['336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', 'd130972d-1421-4918-836c-c4feaeefa0c4', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', 'b8b47e6c-f619-4f6a-9346-63266c4aa41a', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a', 'af0265d2-f759-4a21-86a3-978070b4d0f5'] |
036290e8-ca17-478a-873c-8bf5935e34e6 | 2,004 | fr | Faits:
A. P._ est la nièce et la filleule de U._, laquelle l'a longtemps considérée comme sa fille et a été très généreuse avec elle. Ainsi, par acte notarié du 18 juin 1985, U._ a fait donation à P._ des parcelles nos 95, 535 et 536 de la commune de X._. La parcelle n° 95 comprend les bâtiments nos 216 et 236, soit une villa et un garage, et constituait le domicile principal de la donatrice au moment de l'acte. Les articles 5 et 6 de l'acte de donation ont la teneur suivante:
"La prise de possession, par la donataire, des immeubles qui lui sont ici donnés a lieu immédiatement; par contre, l'entrée en jouissance par elle desdits immeubles n'aura lieu que le jour du décès de la donatrice qui conserve sur ceux-ci - sa vie durant - l'usufruit total.
Cet usufruit sera inscrit au Registre foncier et s'exercera conformément aux dispositions légales en la matière, en particulier les articles sept cent quarante-cinq à sept cent septante-cinq du Code civil suisse.
6. Dès ce jour-là, les profits et les charges relatifs aux immeubles donnés passeront à la donataire."
En exécution de cet acte, P._ est devenue nue-propriétaire des immeubles précités et U._ usufruitière.
En 1988, les relations entre les deux femmes se sont détériorées, à tel point que U._ n'a plus jamais adressé la parole à sa nièce.
B. Le 19 mars 1997, le conseil de U._ a informé celui de P._ qu'il avait fait le nécessaire auprès de l'Établissement cantonal d'assurance contre l'incendie et les éléments naturels du canton de Vaud (ci-après: l'ECA) et de l'assureur responsabilité civile (la Nationale Suisse Assurances) pour résilier les contrats, qu'il appartenait à P._ de prendre en charge ces frais et que U._ entendait récupérer plusieurs dizaines de milliers de francs, représentant l'ensemble des charges de l'immeuble pendant plusieurs années.
En février 1997, l'ECA a adressé deux avis de primes relatifs aux immeubles de X._ à P._, qui a payé ces factures par 448 fr. 10. A cet égard, il convient de compléter les constatations de l'autorité cantonale, en application de l'art. 64 al. 2 OJ, sur quelques points accessoires et néanmoins pertinents qui résultent clairement du dossier: ainsi, P._ a payé non seulement, le 2 juin 1997, les primes 1997, mais aussi, le 15 avril 1998, les primes 1998, toujours par 448 fr. 10; avant cela, son conseil avait écrit le 16 mai 1997 à l'ECA, avec copie au conseil de U._, qu'il avait invité sa mandante à régler les primes d'assurances litigieuses, sous réserve expresse d'un droit de recours contre U._.
C. Entre les mois d'avril et de juin 1997, U._ a fait notifier à P._ plusieurs commandements de payer pour un total de 33'834 fr. 50, avec intérêts à 5% l'an dès le 1er mai 1997. Elle lui a ainsi réclamé le remboursement des impôts fonciers pour les années 1987 à 1996 (7'650 fr.), de taxes communales (3'443 fr. 40), de primes d'assurances du bâtiment versées à la Nationale Suisse Assurances pour la période allant du 20 mars 1987 au 1er avril 1997 (4'845 fr. 20), de factures de jardinier payées en 1994 et 1995 (14'382 fr. 60) et enfin de factures relatives à des travaux de révision de citerne, d'entretien du brûleur et de ramonage payées entre octobre 1994 et janvier 1997 (3'513 fr. 30).
D. Le 15 avril 1998, P._ a ouvert action contre U._, en concluant à ce qu'il soit prononcé que les charges des parcelles nos 95, 535 et 536 de la commune de X._ incombent à la défenderesse (I), à ce que celle-ci soit déclarée débitrice des primes ECA (II) et à ce qu'elle soit condamnée à rembourser à la demanderesse les primes ECA afférentes aux années 1997 et 1998 payées par cette dernière, soit un montant total de 896 fr. 20 (III).
Par réponse du 27 mai 1998, U._ a conclu à ce qu'il soit prononcé que, en sa qualité de propriétaire, P._ doit supporter les profits et les charges relatifs à la parcelle n° 95 de la commune de X._ (I), à ce que la demanderesse soit reconnue sa débitrice d'un montant de 34'020 fr. 70 avec intérêt à 5% l'an dès le 1er mai 1997 (II) et à ce que les oppositions formées par la demanderesse aux poursuites introduites entre avril et juin 1997 pour un total de 33'834 fr. 50 soient définitivement levées (III).
Dans sa réplique du 21 octobre 1998, la demanderesse a pris les conclusions suivantes, dont elle a précisé lors de l'audience préliminaire qu'elles remplaçaient les conclusions de la demande:
"I. U._ est la débitrice de la demanderesse, et lui doit prompt paiement de la somme de FS 896.20, payée par P._ à titre de primes annuelles d'assurance incendie pour les années 1997 et 1998.
II. U._ est la débitrice de P._ des frais de remise en état des immeubles, parcelles 95 (bâtiments 216, 236 A, 236 B), 535 et 536 de la Commune de X._, et lui doit prompt paiement de la somme de FS 50'000.--, sous réserve d'amplification.
III. Les charges, frais ordinaires d'entretien et les dépenses d'exploitation des immeubles, parcelles n° 95 (bâtiments 216, 236 A, 236 B), 535 et 536 de la Commune de X._, incombent à U._.
IV. U._, en sa qualité d'usufruitière, supporte notamment les impôts fonciers et les taxes communales relatives aux immeubles, parcelles n° 95 (bâtiments 216, 236 A, 236 B), 535 et 536.
V. U._, en sa qualité d'usufruitière, est notamment tenue d'assurer les immeubles sis sur la parcelle 95 (bâtiments 216, 236 A, 236 B) de la Commune de X._ contre l'incendie et les éléments naturels, contre les dégâts d'eau ainsi que de contracter une assurance chose, et supporte les primes d'assurance y afférentes.
VI. U._, en sa qualité d'usufruitière, est notamment tenue de chauffer l'immeuble sis sur la parcelle 95 (bâtiment 236 A) pendant l'hiver, d'entretenir les installations de chauffage et d'en supporter les frais.
VII. U._, en sa qualité d'usufruitière, est notamment tenue d'entretenir le jardin, les clôtures en bois et les haies vives et d'en supporter les frais.
VIII. Dans la mesure où U._ ne remplit pas ses obligations d'usufruitière, P._ est autorisée à faire exécuter les travaux d'entretien et d'exploitation au nom et pour le compte de U._, laquelle lui doit remboursement des frais ainsi engagés dans les trente jours à compter de la présentation des justificatifs de paiement.
IX. La défenderesse est déboutée de toutes les conclusions reconventionnelles de sa réponse et demande reconventionnelle du 27 mai 1998."
Par la suite, la défenderesse a retiré ses conclusions II et III mais a invoqué la compensation.
E. En cours d'instance, le juge instructeur de la Cour civile du Tribunal cantonal vaudois a désigné comme expert judiciaire l'architecte Y._. Il est ressorti de cette expertise que le jardin avait fait l'objet d'une attention insuffisante depuis 1996. Les mauvaises herbes avaient envahi les chemins, dalles, terrasses et escaliers accédant à la maison; les haies débordaient sur la route, les arbres, non élagués, obstruaient divers passages et les clôtures étaient en très mauvais état. L'expert a estimé qu'une première reprise complète et soignée du jardin était nécessaire et qu'ensuite, un entretien régulier et suivi devait être assuré pour un coût estimé à 12'000 fr. par an environ.
Quant à la villa, l'expert n'a pas estimé qu'elle était dans un état de délabrement total, et il n'a pas constaté de dégâts dus à une absence de chauffage en hiver. Des travaux d'entretien étaient toutefois nécessaires, consistant essentiellement en la réfection des peintures, le contrôle de la couverture, la réfection de la tête de la dalle du balcon et de la barrière nord de la propriété.
Dans l'ensemble, l'expert a estimé que malgré quelques travaux d'entretien essentiellement à l'extérieur de la villa, celle-ci présentait une usure normale par rapport à l'âge du bâtiment. Un entretien plus attentif et régulier de la villa aurait amélioré son image actuelle, mais n'aurait pas influencé sa nature et son type, déterminants dans l'évaluation de l'objet (dont la valeur a été estimée par l'expert, pour l'ensemble de la propriété, à 2'116'842 fr.).
L'expert a estimé les frais de la remise en état de la propriété (jardin et immeuble) à 34'340 fr., dont 4'250 fr. pour les papiers peints et non compris les travaux relatifs au clapet de fermeture du canal de fumée de la cheminée du salon. A l'audience de jugement, il a précisé que les frais de réparation dudit clapet de fermeture s'élevaient à 1'000 fr., et il a remplacé le montant de 4'250 fr. relatif à la réfection des papiers peints par la somme de 5'806 fr. 10.
F. Par jugement du 5 juin 2002, la Cour civile du Tribunal cantonal vaudois a débouté les deux parties de toutes leurs conclusions et a compensé les dépens.
F.a Les juges cantonaux ont d'abord constaté que la réelle et commune intention des parties à l'acte de donation, constitutif de l'usufruit, était que la défenderesse assume les charges relatives aux immeubles donnés. Ils ont ainsi rejeté la thèse de la défenderesse, selon laquelle l'expression "ce jour-là" figurant à l'art. 6 de l'acte de donation se rapporterait au jour de l'inscription de l'usufruit au Registre foncier et non à celui de l'entrée en jouissance des immeubles par la demanderesse. L'art. 5 de l'acte de donation prévoit en effet expressément que les art. 745 à 775 CC sont applicables à l'usufruit de la défenderesse. Or parmi ces dispositions figure l'<ref-law> relatif aux obligations de l'usufruitier, qui est de droit dispositif et auquel les parties n'ont prévu formellement aucune dérogation. Au surplus, il est inconcevable, compte tenu des relations qui prévalaient entre les parties au moment de la donation, notamment de la générosité de la défenderesse à l'égard de sa filleule, que la défenderesse ait donné à sa nièce une maison qu'elle était censée habiter tout en la chargeant des frais de cet immeuble. Cela est confirmé par le comportement des parties après la signature de l'acte: la défenderesse a continué à assumer les charges des immeubles encore longtemps après la rupture entre les parties, et la demanderesse ne disposait pas de la clé de la maison. Force est donc de constater que la réelle et commune intention des parties était que la défenderesse supporte les profits et les charges de l'immeuble, les règles légales en la matière s'appliquant.
F.b En fonction de cette interprétation du contrat selon la réelle et commune intention des parties, la cour cantonale a ensuite examiné les conclusions I et II de la demanderesse, tendant au paiement de primes d'assurance incendie et des frais de remise en état des immeubles. Elle a rejeté ces conclusions pour les motifs suivants:
F.b.a Aux termes de l'<ref-law>, l'usufruitier a la possession, l'usage et la jouissance de la chose; il en a aussi la gestion, et il observe, dans l'exercice de ses droits, les règles d'une bonne administration. Le devoir de l'usufruitier de se comporter en administrateur diligent est sanctionné par sa responsabilité à l'extinction de l'usufruit selon l'<ref-law>. Le nu-propriétaire a deux moyens pour sauvegarder ses droits en cas d'excès de l'usufruitier dans l'usage ou la jouissance de la chose: un droit d'opposition selon l'<ref-law> et le droit d'exiger des sûretés selon l'<ref-law>, ce dernier droit n'existant toutefois pas vis-à-vis du donateur qui s'est réservé l'usufruit de la chose donnée (<ref-law>).
Selon Piotet (Traité de droit privé suisse, tome V/1/3, 1978, p. 100) et Steinauer (Les droits réels, tome III, 2e éd., 1996, n. 2452), le nu-propriétaire peut en outre mettre en oeuvre, par les voies ordinaires (<ref-law>), les droits personnels qu'il a contre l'usufruitier en vertu du rapport d'obligation légal qui s'ajoute au droit réel; il peut notamment mettre l'usufruitier en demeure de procéder à l'entretien et aux réparations ordinaires, voire faire exécuter ces travaux par un tiers aux frais de l'usufruitier (<ref-law>). Selon Baumann (Zürcher Kommentar, Bd. IV/2a, 1999, n. 19 ad <ref-law>), au contraire, les prétentions réciproques entre nu-propriétaire et usufruitier ne sont exigibles qu'à l'extinction de l'usufruit et il n'y a pas de place pour l'application des <ref-law>.
F.b.b La cour cantonale a estimé que si l'on devait suivre l'opinion de Piotet et Steinauer, on devrait distinguer entre le dommage résultant de l'utilisation de l'immeuble (<ref-law>) et celui résultant de l'inexécution d'une obligation légale, comme par exemple de l'inexécution de l'obligation d'entretien ordinaire de l'immeuble: dans le premier cas, le nu-propriétaire ne pourrait exiger des dommages-intérêts qu'à la fin de l'usufruit en vertu de l'<ref-law>, tandis que dans la seconde hypothèse, il pourrait exiger immédiatement des dommages-intérêts en vertu de l'<ref-law>. Il convenait ainsi de privilégier la solution préconisée par Baumann et d'admettre que l'ensemble des prétentions entre nu-propriétaire et usufruitier devaient se liquider à la fin de l'usufruit selon les art. 752 et 753 CC, ce qui permettrait une résolution globale, entre les parties, de tous les rapports découlant de l'usufruit.
Au demeurant, l'application des <ref-law> présupposait un dommage, consistant en une diminution du patrimoine. Or en l'espèce, on ne pouvait considérer que la demanderesse avait d'ores et déjà subi un dommage.
F.c Les juges cantonaux ont ensuite rejeté la conclusion VIII de la demanderesse, par laquelle celle-ci entendait selon eux s'approprier la gestion courante de l'immeuble. Ils ont en effet considéré que la loi ne prévoyait pas une telle possibilité, l'administration courante de l'usufruit appartenant selon l'<ref-law> à l'usufruitier.
F.d La cour cantonale a enfin examiné les conclusions III à VII de la demanderesse et I de la défenderesse. Elle a rappelé que selon la jurisprudence, l'action en constatation de droit suppose que le demandeur ait un intérêt digne de protection à une constatation immédiate, ce qui est le cas lorsqu'une incertitude plane sur les relations juridiques entre les parties et qu'une constatation judiciaire sur l'existence et l'objet du rapport en cause pourrait l'éliminer.
En l'espèce, si l'intérêt de la défenderesse à faire constater qui devait supporter les charges de l'immeuble était indéniable, sa conclusion I devait cependant être rejetée en raison de l'interprétation donnée à l'art. 6 de l'acte de donation. Les conclusions III à VII de la demanderesse devaient quant à elle être rejetées faute d'incertitude sur les relations juridiques entre les parties, puisque l'art. 5 de l'acte de donation déclarait applicables les art. 745 à 775 CC, régissant notamment les obligations de l'usufruitier (art. 764 à 767 CC).
G. Agissant par la voie du recours en réforme au Tribunal fédéral, la demanderesse conclut principalement, avec suite des dépens des instances cantonale et fédérale, à la réforme de ce jugement dans le sens de l'admission des conclusions de sa réplique du 21 octobre 1998, la conclusion II étant toutefois ramenée de 50'000 fr. à 41'236 fr. 10 (soit 34'430 fr. + 5'806 fr. 10 + 1'000 fr.). A titre subsidiaire, elle conclut à l'annulation du jugement attaqué et au renvoi de la cause à l'autorité cantonale pour nouvelle décision dans le sens des considérants.
La défenderesse conclut avec suite de frais et dépens au rejet du recours et à la confirmation du jugement attaqué. | Le Tribunal fédéral considère en droit:
1. Le jugement attaqué tranche une contestation civile portant sur des droits de nature pécuniaire, et les droits contestés dans la dernière instance cantonale atteignent manifestement une valeur d'au moins 8'000 fr. Formé en temps utile contre une décision finale prise par le tribunal suprême du canton de Vaud et qui ne peut pas être l'objet d'un recours ordinaire de droit cantonal, le recours en réforme est donc recevable au regard des art. 46, 48 al. 1 et 54 al. 1 OJ.
2. Dans son recours en réforme, la demanderesse reproche à la cour cantonale d'avoir enfreint les dispositions du droit fédéral sur les obligations de l'usufruitier, soit les art. 764 à 767 CC, ainsi que les <ref-law> sur les effets de l'inexécution des obligations, que la cour cantonale a refusé d'appliquer à l'usufruitière qui n'exécute pas ses obligations légales et contractuelles envers la nue-propriétaire.
2.1 La demanderesse soutient d'abord que les dispositions appliquées par l'autorité cantonale pour la débouter tant de sa conclusion I (en remboursement des primes d'assurance ECA) que de sa conclusion II (en paiement de 50'000 fr.) ne s'appliqueraient en tout cas pas à la conclusion I, au vu de la teneur expresse de l'<ref-law>. Selon elle, il n'y aurait "aucune raison, bonne ou mauvaise, et encore moins une quelconque disposition légale qui pourrait justifier le report de l'exigibilité de cette créance en remboursement des primes d'assurance payées par la nue-propriétaire à la date à laquelle l'usufruit prendra fin".
2.2 Quant à sa conclusion II, dont elle expose dans son recours qu'elle tend "au versement de l'indemnité pour dommages ou moins-value causés aux immeubles grevés de l'usufruit en raison de la violation par l'intimée de son devoir d'entretien", la demanderesse reproche aux juges cantonaux de ne pas avoir suivi la doctrine dominante. Selon elle, l'argumentation de Baumann "ne pourrait, cas échéant, que l'emporter par rapport à la conclusion VIII qui à elle seule vise la "Ersatzvornahme" de l'<ref-law>". L'opinion de Baumann serait toutefois "insolite et inefficace s'il s'agit, comme dans le cas des primes d'assurance, d'une obligation légale claire qui débouche, à la fin du compte, sur une simple créance pécuniaire".
2.3 S'agissant enfin de ses conclusions III à VII en constatation de droit, la demanderesse reproche aux juges cantonaux de lui avoir dénié un intérêt à faire constater laquelle des parties devait supporter diverses charges (énoncées dans des conclusions séparées dans le but d'obtenir un jugement clair et sans ambiguïté). En déniant un tel intérêt à la demanderesse, les juges cantonaux se seraient mis en contradiction totale avec les considérations qu'ils venaient d'émettre par rapport à la conclusion opposée de la défenderesse, puisqu'ils avaient estimé que cette dernière avait un intérêt indéniable à faire constater qui devait supporter les charges de l'immeuble.
3. 3.1 Selon l'art. 755 al. 1 et 2 CC, l'usufruitier a la possession, l'usage et la jouissance de la chose, et il en a aussi la gestion. Le devoir fondamental de l'usufruitier ressort de l'alinéa 3 de cette disposition: il doit observer, dans l'exercice de ses droits, les règles d'une bonne administration. Ce devoir de se comporter en administrateur diligent est sanctionné par la responsabilité de l'usufruitier au moment de la restitution de la chose à l'extinction de l'usufruit (Paul-Henri Steinauer, Les droits réels, tome III, 2e éd., 1996, n. 2441), puisqu'il répond alors de la dépréciation de la chose dans la mesure où cette dépréciation ne résulte pas d'un usage normal (<ref-law>). Pour le reste, les art. 764 à 767 CC fixent les devoirs de l'usufruitier quant à l'entretien de la chose ainsi qu'à la manière de l'assurer; ils déterminent aussi comment se répartissent, entre l'usufruitier et le nu-propriétaire, les charges afférentes à la chose (Steinauer, op. cit., n. 2442 ss).
Ainsi, l'<ref-law> impose à l'usufruitier de conserver la substance de la chose et de faire lui-même les réparations et réfections ordinaires d'entretien. Selon l'<ref-law>, l'usufruitier supporte les frais ordinaires d'entretien et les dépenses d'exploitation de la chose, ainsi que les intérêts des dettes dont elle est grevée, et il est tenu d'acquitter les impôts et autres redevances, le tout en proportion de la durée de son droit (al. 1); si les impôts ou d'autres redevances sont acquittés par le propriétaire, l'usufruitier l'en indemnise dans la mesure indiquée (al. 2). En outre, en vertu de l'<ref-law>, l'usufruitier est tenu d'assurer la chose, dans l'intérêt du propriétaire, contre l'incendie et d'autres risques, en tant que cette mesure rentre d'après l'usage local dans celles que commande une bonne administration (al. 1); il paie les primes pour la durée de sa jouissance (al. 2).
3.2 La doctrine n'est pas unanime sur le point de savoir si, pendant la durée de l'usufruit, le nu-propriétaire peut, à côté des mesures spéciales prévues par les art. 759 à 763 CC, agir selon les <ref-law> contre l'usufruitier qui ne prend pas les mesures lui incombant, en particulier quant à l'entretien ordinaire.
3.2.1 Selon la doctrine dominante, le nu-propriétaire peut mettre en oeuvre, par les voies ordinaires (<ref-law>), les droits personnels qu'il a contre l'usufruitier en vertu du rapport d'obligation légal qui s'ajoute au droit réel; il peut notamment mettre l'usufruitier en demeure de procéder à l'entretien et aux réparations ordinaires, et se faire autoriser par le juge, en application de l'<ref-law>, à faire exécuter ces travaux par un tiers aux frais de l'usufruitier (Paul Piotet, Traité de droit privé suisse, tome V/1/3, 1978, p. 100; Steinauer, op. cit., n. 2452; Roland M. Müller, Basler Kommentar, Zivilgesetzbuch II, 2e éd., 2003, n. 3 ad <ref-law>; Pascal Simonius/Thomas Sutter, Schweizerisches Immobiliarsachenrecht, Bd. II, 1990, n. 65 p. 109; Hans Leemann, Berner Kommentar, Bd. IV/2, 1925, n. 4 ad <ref-law>).
3.2.2 L'opinion de la doctrine dominante est critiquée par Baumann, pour qui elle négligerait le fait que le nu-propriétaire n'est pas un créancier ordinaire de l'usufruitier, la relation entre nu-propriétaire et usufruitier se caractérisant au contraire par le fait que les prétentions réciproques (en restitution, en indemnisation pour les impenses faites par l'usufruitier et, le cas échéant, en dommages-intérêts) ne deviennent exigibles qu'à l'extinction de l'usufruit. Jusque-là, le nu-propriétaire n'aurait pas de prétentions exigibles en exécution contre l'usufruitier selon l'<ref-law>, ni le droit de se faire autoriser à une exécution par substitution aux frais de l'usufruitier selon l'<ref-law> (Max Baumann, Zürcher Kommentar, Bd. IV/2a, 1999, n. 19 ad <ref-law>).
A l'appui de son opinion, Baumann avance en outre les motifs suivants (Baumann, op. cit., n. 20 ad <ref-law>): En premier lieu, la gestion de la chose soumise à l'usufruit incombe au seul usufruitier en vertu de l'<ref-law>. Deuxièmement, le droit suisse ne prévoit pas qu'en cas d'abus, l'usufruit puisse être retiré à son bénéficiaire ou racheté par le nu-propriétaire. Troisièmement, la possibilité pour le nu-propriétaire de se faire autoriser à accomplir des actes de gestion omis par l'usufruitier pourrait trop facilement conduire à des conflits d'intérêts sérieux; il ne faudrait pas oublier que l'usufruit est une institution de prévoyance ("Versorgungsinstitut") et que, même en cas d'inaction ou d'incapacité de la part de l'usufruitier, ce sont avant tout les intérêts de ce dernier et non ceux du nu-propriétaire qui doivent être protégés. Quatrièmement, la possibilité pour le nu-propriétaire de se faire autoriser à accomplir des actes de gestion serait susceptible de poser nombre de problèmes pratiques, notamment s'agissant de tracer la limite entre les travaux d'entretien véritablement nécessaires et ceux qui seraient seulement souhaitables, ou entre les travaux incombant à l'usufruitier selon l'<ref-law> et ceux qui incombent au nu-propriétaire selon l'<ref-law>.
3.3 L'argumentation de Baumann n'emporte pas la conviction. Si certaines prétentions entre nu-propriétaire et usufruitier - comme celle du propriétaire en restitution de la chose (<ref-law>) ou en dommages-intérêts pour la perte ou la dépréciation de la chose (<ref-law>), de même que la prétention de l'usufruitier en indemnisation de ses impenses (<ref-law>) - ne deviennent exigibles qu'à l'extinction de l'usufruit en raison de leur nature même et de la loi, tel n'est pas le cas des prétentions visées par les art. 764 à 767 CC.
Or il n'existe aucun motif valable d'interdire au nu-propriétaire d'agir en exécution de ces prétentions pendant la durée de l'usufruit. Au contraire, il est important que le nu-propriétaire - particulièrement lorsqu'il ne peut réclamer de sûretés à l'usufruitier dont il a reçu la chose en donation (cf. art. 760 et 761 al. 1 CC) - puisse sauvegarder son intérêt à la conservation de la substance de la chose au cours de l'usufruit, sans devoir s'accommoder de la violation par l'usufruitier de ses obligations légales. Il convient ainsi d'admettre, avec la doctrine dominante (cf. consid. 3.2.1 supra), que, comme créancier de l'usufruitier, le nu-propriétaire peut mettre ce dernier en demeure de prendre des mesures qui lui incombent et, en cas d'inexécution, obtenir l'autorisation du juge à l'exécution par substitution, conformément à l'<ref-law>.
Ce faisant, l'intérêt de l'usufruitier n'est pas ignoré, car pour octroyer cette autorisation, le juge tiendra compte des intérêts des deux parties en appliquant les règles du droit et de l'équité: en particulier, l'exécution par substitution ne doit pas apparaître disproportionnée par rapport à l'intérêt réel du créancier (Rolf H. Weber, Berner Kommentar, Bd. VI/1/5, 2000, n. 71 ad <ref-law>).
En outre, comme l'autorisation du juge à l'exécution par substitution présuppose que l'existence d'une obligation de faire du débiteur soit établie, il faut que ce point ait été tranché préalablement au regard de prétentions précises et concrètes du créancier. Les problèmes pratiques évoqués par Baumann seront donc tranchés judiciairement, et le juge autorisera l'exécution par substitution des seules prétentions établies, de sorte qu'il n'y a pas à craindre que le nu-propriétaire se substitue à l'usufruitier dans la gestion de la chose.
3.4 En définitive, il y a lieu d'admettre que si, pendant la durée de l'usufruit, l'usufruitier ne prend pas les mesures lui incombant en vertu des art. 764 à 767 CC, le nu-propriétaire peut le mettre en demeure d'exécuter ses obligations, notamment de procéder à l'entretien et aux réparations ordinaires, et se faire autoriser par le juge, en application de l'<ref-law>, à faire exécuter ces travaux par un tiers aux frais de l'usufruitier. Dans ce cadre, le nu-propriétaire peut aussi exiger que l'usufruitier lui avance les frais des travaux, une telle avance devant toutefois être subordonnée à certaines modalités, comme l'obligation d'affecter le montant reçu aux travaux, de restituer l'éventuel excédent après l'exécution des travaux et de restituer le montant intégral si les travaux ne sont pas exécutés dans un certain délai (cf. <ref-ruling>).
4. Il convient maintenant d'examiner, à la lumière de ce qui vient d'être exposé, si le rejet par la cour cantonale de toutes les conclusions de la demanderesse est conforme au droit fédéral.
4.1 La conclusion I de la demanderesse tend au remboursement des primes d'assurance ECA payées par cette dernière pour les années 1997 et 1998, pour un total de 896 fr. 20.
4.1.1 Comme on l'a vu (cf. consid. 3.1 supra), l'usufruitier a l'obligation d'assurer la chose, dans l'intérêt du propriétaire, contre l'incendie et d'autres risques - en tant que cette mesure rentre d'après l'usage local dans celles que commande une bonne administration, ce qui est incontestablement le cas lorsque la loi cantonale prévoit l'assurance obligatoire des bâtiments contre l'incendie et les éléments naturels (cf. Müller, op. cit., n. 2 ad <ref-law>) - et de payer les primes pour la durée de sa jouissance (<ref-law>).
4.1.2 Si l'usufruitier n'exécute pas son obligation d'assurer la chose selon l'<ref-law>, le nu-propriétaire peut se faire autoriser par le juge, conformément à l'<ref-law>, à assurer lui-même la chose (Müller, op. cit., n. 9 ad <ref-law>). Le nu-propriétaire a toutefois aussi le choix de procéder selon les <ref-law>. Il peut ainsi renoncer à obtenir l'exécution par l'usufruitier, se procurer la prestation autrement et faire valoir le coût de l'obtention de la prestation à titre de dommages-intérêts (cf. Wolfgang Wiegand, Basler Kommentar, Obligationenrecht I, 3e éd., 2003, n. 8 ad <ref-law>; Gauch/Schluep/ Schmid/Rey, Schweizerisches Obligationenrecht, Allgemeiner Teil II, 8e éd., 2003, n. 3285; Ingeborg Schwenzer, Schweizerisches Obligationenrecht, Allgemeiner Teil, 3e éd., 2003, n. 61.02). C'est en ce sens que doit être comprise l'affirmation, certes implicite en ce qui concerne le fondement juridique de la créance, de certains auteurs (Leemann, op. cit., n. 12 ad <ref-law>; Carl Wieland, Les droits réels dans le Code civil suisse, 1913, n. 5 ad <ref-law> p. 581) selon lesquels le nu-propriétaire qui acquitte lui-même les primes d'assurance ensuite de l'inexécution de ses obligations par l'usufruitier peut réclamer à ce dernier le remboursement des primes payées.
4.1.3 Le créancier ne peut en principe renoncer à l'exécution et réclamer des dommages-intérêts pour cause d'inexécution que si, le débiteur étant en demeure, il lui avait fixé un délai convenable pour s'exécuter (<ref-law>). Toutefois, l'interpellation du débiteur pour le mettre en demeure selon l'<ref-law> et la fixation d'un délai selon l'<ref-law> ne sont pas nécessaires, conformément à l'<ref-law>, lorsque le débiteur déclare d'avance son refus clair et définitif de s'exécuter (<ref-ruling> consid. 1b; <ref-ruling> consid. 5 et 6; 69 II 243; cf. <ref-ruling>, consid. 3a non publié). En l'occurrence, la défenderesse, par son comportement et notamment par sa lettre du 19 mars 1997, avait clairement manifesté qu'elle ne s'exécuterait pas. La demanderesse était dès lors en droit, sans devoir interpeller la défenderesse ni lui fixer un délai pour s'exécuter, de renoncer à l'exécution - ce qu'elle a annoncé à la défenderesse en lui envoyant copie de sa lettre du 16 mai 1997 à l'ECA - et, après avoir assuré elle-même l'immeuble pour sauvegarder ses intérêts, de réclamer à la défenderesse, à titre de dommages-intérêts, le remboursement des primes d'assurance obligatoire qu'elle a ainsi dû payer.
4.1.4 Il résulte de ce qui précède que la cour cantonale a violé le droit fédéral en rejetant la conclusion I de la demanderesse pour le motif erroné que la créance de la demanderesse en remboursement des primes d'assurance qu'elle a dû payer ensuite de l'inexécution par la défenderesse de ses obligations n'était exigible qu'à l'extinction de l'usufruit. Partant, le recours doit être admis sur ce point et le jugement attaqué réformé en ce sens que la défenderesse est condamnée, en admission de la conclusion I de la demanderesse, à payer à celle-ci la somme de 896 fr. 20.
4.2 La conclusion II de la demanderesse tend au paiement par la défenderesse d'une somme que la demanderesse a réduite en instance fédérale à 41'236 fr.
4.2.1 Au regard de ce qui a été exposé plus haut sur l'exécution par substitution (cf. consid. 3.4 supra), on pourrait se demander si cette conclusion peut être interprétée comme tendant à la condamnation de la défenderesse à avancer les frais de la remise en état de la propriété sur la base de l'estimation opérée par l'expert judiciaire. Toutefois, une telle interprétation apparaît exclue en l'espèce. En effet, la demanderesse a toujours exposé elle-même (cf. consid. 2.2 supra) que la somme visée par sa conclusion II représente des dommages-intérêts pour les dommages ou la moins-value causés aux immeubles grevés de l'usufruit en raison de la violation par la défenderesse de son devoir d'entretien. D'ailleurs, elle n'a formulé aucune conclusion tendant à être autorisée à procéder à une exécution par substitution des travaux visés par l'expertise (cf. consid. 4.4 infra en ce qui concerne sa conclusion VIII tendant à obtenir une autorisation générale et abstraite à l'exécution par substitution en cas d'inexécution éventuelle par la défenderesse de ses obligations futures).
4.2.2 La conclusion II de la demanderesse ne peut ainsi être comprise que comme tendant au paiement de dommages-intérêts pour la dépréciation (moins-value) des immeubles grevés de l'usufruit en raison de la violation par la défenderesse de son devoir d'entretien. Or la dépréciation de la chose en raison d'un défaut d'entretien fautif de la part de l'usufruitier ne peut être déterminée qu'à l'extinction de l'usufruit, soit au moment où la chose doit être restituée, et ce n'est qu'à ce moment que le nu-propriétaire est à même de formuler des prétentions en dommages-intérêts à l'encontre de l'usufruitier qui ne peut pas restituer la chose en bon état (art. 751 et 752 CC). Dès lors, c'est à bon droit que la cour cantonale a rejeté la conclusion II de la demanderesse, en soulignant qu'on ne pouvait pas considérer que celle-ci avait d'ores et déjà subi un dommage.
4.3 Les conclusions III à VII de la demanderesse tendent en substance à faire constater judiciairement l'applicabilité entre les parties, relativement aux immeubles grevés de l'usufruit, de la réglementation des art. 764 à 767 CC sur les obligations de l'usufruitier, notamment l'obligation de celui-ci de supporter les frais ordinaires d'entretien et les dépenses d'exploitation de la chose (cf. <ref-law>; conclusion III), de payer les impôts et autres redevances qui sont en relation avec le rendement économique de la chose (cf. <ref-law>; conclusion IV), d'assurer la chose contre l'incendie et d'autres risques et de payer les primes y afférentes (cf. <ref-law>; conclusion V).
4.3.1 Selon la jurisprudence, l'action en constatation d'un rapport juridique relevant du droit fédéral est recevable lorsque le demandeur a un intérêt de fait ou de droit majeur et digne de protection à la constatation immédiate. En règle générale, un tel intérêt fait défaut lorsque le demandeur peut immédiatement exiger une prestation exécutoire en sus de la simple constatation. Cet intérêt peut exister, en revanche, lorsqu'une incertitude plane sur les relations juridiques des parties et qu'une constatation judiciaire touchant l'existence et l'objet du rapport de droit pourrait l'éliminer. Il ne suffit pas cependant d'une quelconque incertitude; encore faut-il que la persistance de celle-ci entrave le demandeur dans sa liberté de décision au point d'en devenir insupportable pour lui (<ref-ruling> consid. 1a; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2 et les arrêts cités).
4.3.2 En l'occurrence, il existait certes une incertitude sur les relations juridiques entre les parties, dans la mesure où la défenderesse contestait qu'il lui appartînt de payer les charges relatives aux immeubles grevés de l'usufruit. Sur la base d'une certaine interprétation de l'acte constitutif de l'usufruit, la défenderesse a d'ailleurs même réclamé à la demanderesse le remboursement d'impôts fonciers, de taxes communales, de primes d'assurances du bâtiment versées à la Nationale Suisse Assurances, de factures de jardinier et, enfin, de factures relatives à des travaux de révision de citerne, d'entretien du brûleur et de ramonage.
Toutefois, la demanderesse n'avait pas d'intérêt digne de protection à une constatation judiciaire sur ce point, dès lors qu'elle disposait des actions condamnatoires décrites plus haut en cas d'inexécution par la défenderesse de ses obligations (cf. consid. 3.2 à 3.4 supra).
Il s'ensuit que les juges cantonaux, tout en retenant que la réelle et commune intention des parties était que les profits et les charges de l'immeuble soient supportés par la défenderesse conformément aux règles légales, pouvaient sans violer le droit fédéral débouter la demanderesse de ses conclusions en constatation, puisque, comme on vient de le voir, il lui était loisible d'actionner la défenderesse en exécution de ses obligations.
4.4 La conclusion VIII de la demanderesse tend en substance à l'autoriser, dans la mesure où la défenderesse ne remplit pas ses obligations d'usufruitière, à faire exécuter les travaux d'entretien et d'exploitation au nom et pour le compte de cette dernière.
Quoique la demanderesse reprenne formellement cette conclusion devant le Tribunal fédéral, elle ne soutient à juste titre pas que la cour cantonale aurait violé le droit fédéral en la déboutant sur ce point. En effet, si l'exécution par substitution n'est pas exclue lorsque l'usufruitier ne remplit pas ses obligations, elle ne saurait prendre la forme d'une autorisation générale et abstraite, telle que visée par la conclusion VIII de la demanderesse, qui serait donnée au nu-propriétaire pour le cas de l'inexécution éventuelle par l'usufruitier de ses obligations futures (cf. consid. 3.3 in fine supra).
5. Il résulte de ce qui précède que le recours doit être partiellement admis et le jugement attaqué réformé en ce sens que la défenderesse est condamnée à payer à la demanderesse la somme de 896 fr. 20 (cf. consid. 4.1 supra). Le recours doit en revanche être rejeté pour le surplus (cf. consid. 4.2 à 4.4 supra). Vu l'admission partielle du recours, la cause doit être renvoyée à l'autorité cantonale pour nouvelle décision sur les frais et dépens de la procédure cantonale.
Devant le Tribunal fédéral, la demanderesse n'obtient gain de cause que pour une partie relativement minime de ses conclusions. Elle supportera dès lors les quatre cinquièmes des frais judiciaires (art. 156 al. 3 OJ) et versera à la défenderesse une indemnité de 3'000 fr. à titre de dépens réduits (art. 159 al. 3 OJ). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est partiellement admis et le jugement attaqué est réformé en ce sens que la défenderesse est condamnée à payer à la demanderesse la somme de 896 fr. 20. Pour le surplus, le recours est rejeté.
2. La cause est renvoyée à l'autorité cantonale pour nouvelle décision sur les frais et dépens de la procédure cantonale.
3. Un émolument judiciaire de 5'000 fr. est mis pour quatre cinquièmes à la charge de la demanderesse et pour un cinquième à la charge de la défenderesse.
4. La demanderesse versera à la défenderesse une indemnité de 3'000 fr. à titre de dépens réduits pour la procédure fédérale.
5. Le présent arrêt est communiqué en copie aux mandataires des parties et à la Cour civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 5 février 2004
Au nom de la IIe Cour civile
du Tribunal fédéral suisse
Le président: Le greffier: | CH_BGer_005 | Federation | 127 | 24 | 334 | civil_law | nan | ['b56cebde-b073-4a29-a648-94cb4101d2b5', '88f1680f-f75f-4b26-85ef-f3570e931a61', 'a61fd9c6-39d2-48b0-bbce-bc5d513b81c6', '5e95dad5-861e-4697-892d-222ac17397e5', '519c0b5a-30b3-4b5b-bfe8-4be4fcd14692', 'fba3bc56-2591-4df4-b717-31030ba1dc6d', 'a36fbc08-533f-4149-bf27-5f0f625a61c7', '9d1184e1-7e24-49a3-8ab8-49a9f1d270b5'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0363776b-cbfd-42c2-83d4-0de06e7443db | 2,006 | it | Fatti:
A. In viaggio su di un taxi da Francoforte a Como, il 3 ottobre 2005 A._ si è recata da una veterinaria di Giubiasco, già consultata anche alcune settimane prima, per far visitare i 17 gatti con cui viaggiava. Constatato come in precedenza che i gatti erano stipati in alcune gabbiette, erano malati ed apparivano magri e sottosviluppati, la veterinaria ha contattato le autorità. Intervenuto sul posto, il veterinario cantonale aggiunto ha ritenuto che lo stato degli animali rivelava una ripetuta incuria nei loro confronti e l'incapacità della proprietaria di gestirli in modo adeguato. Egli ha quindi disposto verbalmente il loro sequestro. Con decisione scritta del 6 ottobre seguente, l'Ufficio del veterinario cantonale ha poi ordinato la confisca dei 17 gatti e il loro affidamento a terzi, dopo le cure del caso.
B. Respingendo il gravame interposto dall'interessata, il 29 novembre 2005 il Consiglio di Stato ticinese ha confermato la decisione di prime cure. A._ è allora insorta dinanzi al Tribunale cantonale amministrativo che, con sentenza del 31 maggio 2006, ne ha parzialmente accolto il ricorso: annullata la pronuncia governativa, la Corte cantonale ha confermato la decisione del veterinario cantonale unicamente quale sequestro cautelare, mentre in merito alla confisca definitiva gli ha rinviato gli atti per stabilire, raccolte le necessarie informazioni, quanti gatti ed a quali condizioni potessero essere restituiti alla detentrice.
C. Come già avvenuto a più riprese nei mesi precedenti, il 9 e il 30 giugno 2006 A._ ha inoltrato due scritti al Tribunale federale, uno dei quali denominato in questo caso "ricorso in appello", con cui chiede, in sostanza, la restituzione dei 17 gatti.
Il Tribunale federale ha aperto un procedimento senza però ordinare alcuno scambio di allegati.
D.
D.
E.
E.
F. | Diritto:
1. La decisione del Tribunale amministrativo ticinese contestata dalla ricorrente concerne un provvedimento di sequestro e confisca di animali fondato sull'art. 25 della legge federale sulla protezione degli animali del 9 marzo 1978 (LPDA; RS 455). Tale decisione, emanata dall'ultima istanza cantonale, è quindi di per sé impugnabile al Tribunale federale mediante ricorso di diritto amministrativo (art. 97 cpv. 1 e 98 lett. g OG, <ref-law> e art. 26 cpv. 2 LPDA; cfr. sentenza 2A.618/2002 del 12 giugno 2003, consid. 1.1, non pubbl. in: TVR 2002 n. 20). Destinataria del giudizio impugnato e detentrice dei gatti confiscati, la ricorrente è senz'altro legittimata a ricorrere (art. 103 lett. a OG).
2. 2.1 Per quanto riguarda la questione della confisca permanente dei gatti, la pronuncia controversa costituisce pacificamente una decisione incidentale. Rinviando gli atti per nuovi accertamenti all'Ufficio del veterinario cantonale, su questo aspetto essa non pone infatti termine al procedimento cantonale e nemmeno risolve in maniera definitiva alcuni dei quesiti che la fattispecie pone sotto questo profilo (cfr. sentenza 2A.224/1997 del 27 agosto 1998, in: SZS 1999 pag. 318, consid. 2; sentenza 2A.469/1996 del 17 aprile 1998, in: ASA 67 pag. 661, consid. 1b). In virtù dell'art. 97 OG, combinato con gli art. 5 e 45 PA, le decisioni incidentali possono essere impugnate a titolo indipendente solo se sono suscettibili di causare al ricorrente un pregiudizio irreparabile; al riguardo è sufficiente un interesse di puro fatto, in particolare di natura economica (<ref-ruling> consid. 1.1; <ref-ruling> consid. 2a; <ref-ruling> consid. 2a).
2.2 Ora, la decisione di rinvio per l'assunzione di nuove prove ed informazioni non compromette in alcun modo le possibilità della ricorrente di rientrare se del caso in possesso dei suoi gatti. Anzi, rispetto agli elementi già agli atti, l'approfondimento dell'istruttoria appare semmai inteso a raccogliere indicazioni proprio in suo favore. In effetti, i giudici cantonali hanno ad esempio rilevato che se la fattoria da lei locata in Germania dovesse rivelarsi adeguata, potrebbe eventualmente ottenere la restituzione persino di tutti gli animali. In merito alla confisca definitiva dei gatti, il ricorso risulta di conseguenza irricevibile, essendo rivolto contro una decisione incidentale che non causa alcun pregiudizio irreparabile all'insorgente, nel senso che comporta semplicemente un prolungamento della procedura.
3. Nella misura in cui conferma la decisione del veterinario cantonale quale provvedimento di sequestro cautelare, la sentenza del Tribunale amministrativo rappresenta per contro una decisione impugnabile. Anche se la si considera di natura incidentale, in quest'ottica essa appare infatti atta a provocare un pregiudizio irreparabile.
3.1 I principi legislativi in materia di custodia e di protezione degli animali in base al quale dev'essere esaminato il sequestro dei gatti sono stati esposti in maniera esaustiva al considerando 2 del giudizio impugnato, a cui si può certamente rinviare. Giova unicamente ribadire che, conformemente al carattere cautelare delle misure, l'allontanamento temporaneo degli animali e il loro ricovero adeguato a spese del detentore non s'impongono soltanto quando è comprovata con assoluta certezza una grave trascuratezza, ma già quando sussistono fondati motivi per dubitare dell'adeguatezza delle condizioni di detenzione (sentenza 2A.618/2002 del 12 giugno 2003, in: TVR 2002 n. 20, consid. 2; Antoine F. Goetschel, Kommentar zum Eidgenössischen Tierschutzgesetz, Berna 1986, n. 2 ad art. 25). Gli accertamenti di fatti ritenuti a questo proposito dalla Corte cantonale vincolano il Tribunale federale, non apparendo manifestamente inesatti né assunti in violazione di norme essenziali di procedura (art. 105 cpv. 2 OG). La ricorrente del resto non li contesta in modo dettagliato e puntuale.
3.2 La veterinaria a cui la ricorrente si è rivolta il 3 ottobre 2005 ha descritto i suoi contatti con l'interessata e le sue constatazioni al momento del sequestro in un dettagliato resoconto redatto il 10 ottobre seguente ed in un ulteriore rapporto del 26 gennaio 2006. Ella ha rilevato di esser stata consultata non solo il 3 ottobre, ma anche in una precedente occasione alcune settimane prima, nel corso di viaggi intrapresi dalla proprietaria dei gatti da e per la Germania. In entrambe le occasioni ha riscontrato che gli animali non risultavano vaccinati ed erano denutriti, imbrattati dei propri escrementi, infestati dagli acari e con segni di raffreddore virale e congiuntivite; interrogando la ricorrente riguardo ad una gatta che aveva manifestamente partorito da poco, si è inoltre sentita rispondere che questa era solita mangiarsi i piccoli. Dai referti della professionista interpellata così come da quello allestito dal veterinario cantonale aggiunto emerge pure un'evidente precarietà logistica dell'interessata. Negli ultimi tempi quest'ultima era infatti stata frequentemente in viaggio ed aveva soggiornato in Germania, a Como, in Ticino e nel Canton Uri senza mai separarsi dai numerosi gatti, stipati per i lunghi trasporti in un numero insufficiente di gabbiette. A più riprese l'insorgente è stata altresì colta dalle autorità, sia nel Canton Uri sia nei Grigioni, mentre passeggiava con una carrozzella per bambini contenente le gabbiette con le bestiole.
3.3 Nelle descritte circostanze, il sequestro provvisionale di tutti i gatti insito nella decisione dell'Ufficio del veterinario cantonale non può che apparire adeguato. È vero che in corso di procedura la ricorrente ha prodotto una serie di documenti, ed in particolare diverse attestazioni veterinarie, che certificano il soddisfacente stato di salute di alcuni degli animali nei mesi precedenti all'intervento dell'autorità. Quest'ultima, al pari poi anche del Tribunale amministrativo, disponeva tuttavia di indizi sufficientemente eloquenti per poter quantomeno sospettare che le condizioni di custodia dei gatti non rispettavano i principi in materia e che la ricorrente non era pienamente capace di gestirli in modo conveniente in numero così elevato. A ragione i giudici cantonali potevano chiedersi se, a prescindere dall'indiscusso attaccamento della detentrice verso i gatti, ella non intrattenga con gli stessi un rapporto singolare che mal si concilia con la loro natura e le loro necessità. Il dubbio sorge del resto anche dall'esame dell'atto di ricorso al Tribunale federale, in cui la ricorrente si sofferma su particolari del comportamento degli animali perlomeno anomali.
3.4 Nella misura in cui conferma la decisione dell'Ufficio del veterinario cantonale quale sequestro cautelare, il giudizio impugnato va pertanto condiviso. Detto provvedimento ha carattere provvisorio e dev'essere seguito in tempi ragionevoli da una decisione sulla sorte definitiva degli animali (sentenza 2A.591/2004 del 6 aprile 2005, in: RtiD II-2005 n. 36, consid. 4.3). Di per sé, il veterinario cantonale si è comunque già pronunciato a questo riguardo e le autorità di ricorso hanno statuito in termini del tutto congrui; inoltre l'allungamento dei tempi procedurali per le rilevate ulteriori necessità istruttorie non può semmai che portare ad una soluzione più favorevole alla ricorrente (cfr. consid. 3.2). Già la Corte cantonale ha infine opportunamente invitato l'autorità inferiore a raccogliere le informazioni mancanti e ad emanare la nuova decisione con la dovuta sollecitudine.
4. Laddove è ammissibile, il ricorso risulta pertanto manifestamente infondato. Esso può essere evaso secondo la procedura prevista dall'art. 36a OG sulla scorta delle considerazioni che precedono, rinviando per il resto alla pertinente motivazione del giudizio impugnato (art. 36a cpv. 3 OG). Come già ripetutamente esposto all'insorgente, il Tribunale federale non può inoltre entrare nel merito delle sue ulteriori richieste e denunce.
Le spese processuali vanno poste a carico della ricorrente, secondo soccombenza (art. 156 cpv. 1, 153 e 153a OG). Non si assegnano ripetibili ad autorità vincenti (art. 159 cpv. 2 OG). | Per questi motivi, visto l'art. 36a OG, il Tribunale federale pronuncia:
1. Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2. La tassa di giustizia di fr. 1'000.-- è posta a carico della ricorrente.
3. Comunicazione alla ricorrente, al Consiglio di Stato e al Tribunale amministrativo del Cantone Ticino nonché al Dipartimento federale dell'economia pubblica. | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['6812f8e9-c5be-40b1-b004-5a61345ad423', 'caee3cb4-8dca-4a84-b22e-2cd67c48d9ff', '6e099466-5ab6-40dd-8a9c-5af25f206447'] | ['b8b47e6c-f619-4f6a-9346-63266c4aa41a', 'd130972d-1421-4918-836c-c4feaeefa0c4', 'af0265d2-f759-4a21-86a3-978070b4d0f5'] |
0363d110-450d-4950-9ba1-20fc93d8f47e | 2,010 | de | Der Präsident zieht in Erwägung:
1. Mit Verfügung vom 23. August 2010 nahm die Staatsanwaltschaft des Kantons Zug eine Strafuntersuchung gegen die Verantwortlichen des Betreibungsamtes und des Postamtes P._ betreffend Drohung, Nötigung, Widerhandlung gegen das Datenschutzgesetz sowie Widerhandlung gegen das Postgesetz nicht an die Hand. Das Obergericht des Kantons Zug wies mit Urteil vom 11. November 2010 eine dagegen gerichtete Beschwerde ab. Da die Staatsanwaltschaft am kantonalen Verfahren beteiligt war, ist der Beschwerdeführer indessen nicht Privatstrafkläger im Sinne von Art. 81 Abs. 1 lit. b Ziff. 4 BGG. Da er durch die angeblichen Straftaten in seiner körperlichen, psychischen oder sexuellen Integrität nicht unmittelbar beeinträchtigt wurde, ist er auch nicht Opfer im Sinne von Art. 81 Abs. 1 lit. b Ziff. 5 BGG in Verbindung mit Art. 1 Abs. 1 OHG. Als Geschädigter, der nicht Opfer ist, ist er zur vorliegenden Beschwerde nicht legitimiert (<ref-ruling>). Eine Verletzung von Rechten, die ihm als am Verfahren beteiligte Person nach dem Prozessrecht oder aufgrund der BV oder der EMRK zustehen, macht er nicht geltend. Auf die Beschwerde ist im Verfahren nach Art. 108 BGG nicht einzutreten.
2. Die Gerichtskosten sind dem Beschwerdeführer aufzuerlegen (Art. 66 Abs. 1 BGG). Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege ist in Anwendung von Art. 64 BGG abzuweisen, weil die Rechtsbegehren aussichtslos erschienen. Der finanziellen Lage des Beschwerdeführers ist bei der Bemessung der Gerichtsgebühr Rechnung zu tragen (Art. 65 Abs. 2 BGG). | Demnach erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 300.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zug, Justizkommission, Strafrechtliche Kammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 16. Dezember 2010
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Favre C. Monn | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | [] | [] |
|
0363dec5-e1f4-4a21-b7a0-657671862ea0 | 2,008 | de | Erwägungen:
1. X._, welche für das Jahr 2006 noch direkte Bundessteuern in der Höhe von 133.25 Franken schuldete, ersuchte die Steuerverwaltung des Kantons Bern um Gewährung eines Steuererlasses. Ihr Gesuch wurde teilweise gutgeheissen und die Steuerforderung um 70 auf 65.25 Franken reduziert (Verfügung vom 10. Dezember 2007).
2. Am 30. Dezember 2007 hat X._ gegen diesen Entscheid, soweit ihr Erlassgesuch abgewiesen wurde, subsidiäre Verfassungsbeschwerde beim Bundesgericht eingereicht. Die Beschwerde ist offensichtlich unzulässig, weshalb auf sie im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> nicht einzutreten ist, ohne dass Akten oder Vernehmlassungen einzuholen wären; die Urteilsbegründung kann sich dabei auf eine kurze Angabe der Unzulässigkeitsgründe beschränken (vgl. <ref-law>):
3. Das Rechtsmittel der subsidiären Verfassungsbeschwerde steht gegen Entscheide letzter kantonaler Instanzen zur Verfügung, wenn keine ordentliche Beschwerde nach Art. 72-89 BGG zulässig ist. Weil vorliegend die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten ausgeschlossen ist (vgl. <ref-law>) und kein anderes ordentliches Rechtsmittel in Frage kommt, wäre an sich denkbar, dass die subsidiäre Verfassungsbeschwerde offen steht. Die Legitimation zu diesem Rechtsmittel setzt jedoch ein rechtlich geschütztes Interesse an der Aufhebung oder Änderung des angefochtenen Entscheids voraus (<ref-law>). Nachdem mit der subsidiären Verfassungsbeschwerde einzig die Verletzung verfassungsmässiger Rechte geltend gemacht werden kann (vgl. <ref-law>), kommt zur Anfechtung eines Entscheids der Erlassbehörde regelmässig nur eine Anrufung des Willkürverbots in Frage. Dieses verschafft für sich allein kein derartiges rechtlich geschütztes Interesse. Zur Willkürrüge ist deshalb bloss derjenige legitimiert, der sich auf eine gesetzliche Norm berufen kann, die ihm im Bereich seiner betroffenen und angeblich verletzten Interessen einen Rechtsanspruch einräumt (<ref-ruling>). Diese Voraussetzung ist bei Entscheiden der kantonalen Erlassbehörde betreffend die direkte Bundessteuer nicht erfüllt, kommt dem Steuerpflichtigen doch kein Rechtsanspruch auf deren Erlass zu (vgl. die "Kann-Formulierung" in <ref-law> sowie Urteil 2P.390/1998, in: ASA 68 S. 77, E. 1). Das führt für die Berner Steuerpflichtigen - die bei Vorliegen gewisser Voraussetzungen über einen Rechtsanspruch auf Erlass der Kantons- und Gemeindesteuern verfügen (vgl. Art. 240 Abs. 1 StG/BE in Verbindung mit Art. 35 Abs. 1 und Art. 42 der kantonalen Bezugsverordnung vom 18. Oktober 2000) - dazu, dass sie zwar den Erlassentscheid über die kantonalen Steuern mit subsidiärer Verfassungsbeschwerde beim Bundesgericht anfechten können (vgl. Urteil 2D_40/2007 vom 25. Mai 2007 i.S. J.), nicht aber jenen betreffend die direkte Bundessteuer (vgl. Urteil 2D_138/2007 vom 21. Februar 2008).
4. Bei diesem Verfahrensausgang wird die Beschwerdeführerin an sich kostenpflichtig (vgl. Art. 65 f. BGG). Sie wurde vorliegend jedoch durch die falsche Rechtsmittelbelehrung des angefochtenen Entscheids zur Einreichung des unzulässigen Rechtsmittels verleitet, weshalb ausnahmsweise von der Erhebung von Gerichtskosten abzusehen ist. Parteientschädigung ist keine auszurichten (vgl. <ref-law>). | Demnach erkennt der Präsident:
1. Auf die subsidiäre Verfassungsbeschwerde wird nicht eingetreten.
2. Es werden keine Kosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird der Beschwerdeführerin und der Steuerverwaltung des Kantons Bern schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 1. April 2008
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Merkli Häberli | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['0a64bcb5-b2fc-4b86-a298-ac1183e7b448'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '52061b7a-25af-4c4e-8a4b-2fc159bfa992', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '8fbcc61d-3587-4a56-8f5a-57d8d7d3c4fa', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '081ba3ff-c22c-4119-83b6-11a1707f3f1b'] |
|
03648fad-40f3-4bb1-8830-3977af966ec7 | 2,010 | it | Fatti:
A. Il 7 gennaio 2009 la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Milano ha presentato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria, completata in seguito, nel quadro di un procedimento penale avviato nei confronti di ignoti per i reati di corruzione e truffa aggravata. L'indagine concerne un sistema di cessione di crediti, per oltre 670 milioni di euro, vantati da determinate aziende, costituitesi in un consorzio, nei confronti della Regione Sicilia. In tale ambito sarebbero stati appurati pagamenti di somme di denaro, estero su estero. Dette cessioni avrebbero consentito a una determinata banca un guadagno maggiore rispetto ad analoghe operazioni di mercato. L'autorità estera sospetta che parte di questo ricavo, giunto anche su conti bancari svizzeri, di cui essa chiede di acquisire la documentazione, sarebbe stato destinato a uomini politici.
B. Con decisione di chiusura del 12 maggio 2010 il Ministero pubblico della Confederazione ha ordinato la trasmissione di conti intestati ad A._. La II Corte dei reclami penali del Tribunale penale, adita dalla citata società e dal suo avente diritto economico, ne ha respinto, in quanto ammissibile, il ricorso con giudizio del 20 agosto 2010.
C. A._ impugna questa decisione con un ricorso in materia di diritto al Tribunale federale, chiedendo di respingere la domanda di assistenza giudiziaria.
Non sono state chieste osservazioni. | Diritto:
1. 1.1 Conformemente all'<ref-law>, questa Corte decide nella composizione di tre giudici circa la non entrata nel merito su ricorsi soggetti alle condizioni dell'<ref-law> (<ref-ruling> consid. 1.2). La decisione è motivata sommariamente (<ref-law>).
1.2 Secondo l'<ref-law>, contro le decisioni emanate nel campo dell'assistenza giudiziaria internazionale in materia penale, il ricorso è ammissibile soltanto se concerne, tra l'altro, un sequestro oppure la comunicazione di informazioni inerenti alla sfera segreta e si tratti di un caso particolarmente importante (cpv. 1). Si è segnatamente in presenza di un caso particolarmente importante, laddove vi sono motivi per ritenere che sono stati violati elementari principi procedurali o che il procedimento all'estero presenta gravi lacune (cpv. 2). L'<ref-law> persegue lo scopo di limitare efficacemente l'accesso al Tribunale federale nell'ambito dell'assistenza giudiziaria in materia penale (<ref-ruling> consid. 3, 132 consid. 1.3). Nella valutazione circa l'esistenza di un caso particolarmente importante giusta l'<ref-law>, che dev'essere ammesso in maniera restrittiva, il Tribunale federale dispone di un ampio potere di apprezzamento (cfr. <ref-ruling> consid. 1.3.1 e rinvio). Spetta al ricorrente spiegare perché la causa adempirebbe queste condizioni (art. 42 cpv. 2 secondo periodo LTF).
2. 2.1 La ricorrente sostiene che si sarebbe in presenza di un caso particolarmente importante essendo stati violati elementari principi procedurali, segnatamente quelli della doppia punibilità e della specialità. L'adempimento di queste condizioni non potrebbe infatti essere valutato a causa di un esposto dei fatti asseritamente carente, lesivo pure del diritto di essere sentito e che non indicherebbe alcuna fattispecie penale. Afferma che l'autorità estera non avrebbe menzionato gli atti corruttivi, il loro scopo, l'identità dei corruttori e dei corrotti, né avrebbe specificato gli estremi del reato di truffa. Al dire della ricorrente, la cessione dei crediti costituirebbe un contratto di diritto privato concluso da soggetti di diritto privato, per cui non vi sarebbero funzionari pubblici da corrompere.
2.2 L'assunto non regge, ritenuto che manifestamente non si è in presenza di un caso particolarmente importante. In effetti, l'istanza precedente ha applicato la giurisprudenza del Tribunale federale relativa ai requisiti posti alla descrizione dei fatti nel quadro di una rogatoria, ricordando lo stato iniziale delle indagini estere e la portata del principio della doppia punibilità. Ha quindi ritenuto che i fatti indicati nella rogatoria, fatta la dovuta trasposizione, potrebbero costituire una fattispecie penalmente rilevante secondo il diritto svizzero, sostenendo inoltre, a titolo abbondanziale, che una persona coinvolta nell'inchiesta italiana può essere considerata quale "funzionario pubblico" secondo lo stesso diritto. L'istanza inferiore ha poi stabilito che la rogatoria non costituisce un'inammissibile ricerca indiscriminata di prove, spiegando infine dettagliatamente l'utilità potenziale dei documenti litigiosi per il procedimento penale italiano, argomenti con i quali la ricorrente si confronta solo in maniera generica. Ora, su questi punti, la criticata decisione non si scosta dalla giurisprudenza costante (<ref-ruling> consid. 3, 215 consid. 1.2; <ref-ruling> consid. 1 inedito; sentenza 1C_287/2008 del 12 gennaio 2009 consid. 1.3 in: Pra 2010 n. 22 pag. 141), né nella fattispecie si pone una questione giuridica di principio (<ref-ruling> consid. 1.2; <ref-ruling> consid. 1.3.3 e 1.3.4).
3. Ne segue che il ricorso è inammissibile. Le spese seguono la soccombenza (<ref-law>). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. Il ricorso è inammissibile.
2. Le spese giudiziarie di fr. 1'000.-- sono poste a carico della ricorrente.
3. Comunicazione al patrocinatore della ricorrente, al Ministero pubblico della Confederazione, alla II Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale e all'Ufficio federale di giustizia, Settore assistenza giudiziaria. | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['67084b2f-281a-4ebd-a3b1-7b9682149707', '4d87361f-1b09-4040-8818-0da25ffbf1ae', '5f2451d2-9162-4de8-9fd4-223f534c8bd5', '4d87361f-1b09-4040-8818-0da25ffbf1ae', '99300999-8f25-44dd-a243-43984aa6c725', '794cf615-50b7-4695-847b-8a89bcbdbd75', '5f2451d2-9162-4de8-9fd4-223f534c8bd5'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
03649547-1649-4b67-95b6-57550eb66ed2 | 2,015 | de | Sachverhalt:
A.
Am 28. Juni 2013 erstattete die A._ Ltd. Strafanzeige gegen B._ wegen des Verdachts der Veruntreuung, der ungetreuen Geschäftsbesorgung und gegebenenfalls weiterer Delikte.
Zusammengefasst brachte die A._ Ltd. vor, sie habe 10 Millionen Euro in einen Fonds, die C._ Ltd. mit Sitz auf den britischen Jungferninseln (im Folgenden: Fonds), investiert. Verantwortlich für den Fonds sei B._ gewesen. Im Jahr 2012 habe die A._ Ltd. ihr Investment in den Fonds gekündigt. B._ habe jedoch keine Rückzahlungen vorgenommen. Es bestehe der Verdacht, dass sich dieser Vermögen des Fonds unrechtmässig angeeignet habe.
B.
Mit Verfügung vom 20. Mai 2014 gestand die Staatsanwaltschaft III des Kantons Zürich der A._ Ltd. keine Parteistellung zu und verweigerte ihr deshalb die Ausübung von Parteirechten, insbesondere das Teilnahme- und Akteneinsichtsrecht.
Die von der A._ Ltd. hiergegen erhobene Beschwerde wies das Obergericht des Kantons Zürich (III. Strafkammer) am 5. Dezember 2014 ab.
C.
Die A._ Ltd. führt Beschwerde in Strafsachen mit dem Antrag, der Entscheid des Obergerichts sei aufzuheben und festzustellen, dass sie als Privatklägerin zuzulassen sei. Eventualiter sei der Entscheid des Obergerichts aufzuheben und die Sache zur Neubeurteilung an dieses zurückzuweisen.
D.
Das Obergericht, die Staatsanwaltschaft und B._ haben auf Vernehmlassung verzichtet. | Erwägungen:
1.
Gegen den angefochtenen Entscheid ist gemäss <ref-law> die Beschwerde in Strafsachen gegeben.
Ein kantonales Rechtsmittel steht nicht zur Verfügung. Die Beschwerde ist somit nach <ref-law> zulässig.
Die Beschwerdeführerin macht eine Verletzung von Parteirechten geltend, die ihr aufgrund der Strafprozessordnung zustehen. Sie ist insoweit gemäss <ref-law> zur Beschwerde befugt (<ref-ruling> E. 1.1 S. 5 mit Hinweisen).
Der angefochtene Entscheid schliesst für die Beschwerdeführerin das Verfahren ab. Er ist deshalb als Endentscheid nach <ref-law> anzusehen (<ref-ruling> E. 1 S. 312).
Die weiteren Sachurteilsvoraussetzungen geben zu keinen Bemerkungen Anlass.
2.
2.1. Partei ist namentlich die Privatklägerschaft (<ref-law>). Als Privatklägerschaft gilt die geschädigte Person, die ausdrücklich erklärt, sich am Strafverfahren als Straf- oder Zivilklägerin oder -kläger zu beteiligen (<ref-law>). Als geschädigte Person gilt die Person, die durch die Straftat in ihren Rechten unmittelbar verletzt worden ist (<ref-law>).
Die Vorinstanz ist der Auffassung, die Beschwerdeführerin sei durch die dem Beschwerdegegner vorgeworfenen Straftaten lediglich mittelbar in ihren Vermögensrechten verletzt worden, weshalb ihr keine Parteistellung zukomme. Die Beschwerdeführerin macht geltend, dies verletze Bundesrecht; sie sei unmittelbar geschädigt.
2.2. Gemäss <ref-law> wird wegen Veruntreuung bestraft, wer ihm anvertraute Vermögenswerte unrechtmässig in seinem oder eines anderen Nutzen verwendet.
Nach <ref-law> macht sich der ungetreuen Geschäftsbesorgung schuldig, wer aufgrund des Gesetzes, eines behördlichen Auftrags oder eines Rechtsgeschäfts damit betraut ist, Vermögen eines andern zu verwalten oder eine solche Vermögensverwaltung zu beaufsichtigen, und dabei unter Verletzung seiner Pflichten bewirkt oder zulässt, dass der andere am Vermögen geschädigt wird.
2.3.
2.3.1. Die Beschwerdeführerin wirft dem Beschwerdegegner in erster Linie eine Veruntreuung vor.
2.3.2. Es kann dahingestellt bleiben, ob die von der Beschwerdeführerin in den Fonds investierten Vermögenswerte dem Beschwerdegegner anvertraut waren. Die Beschwerdeführerin überwies das investierte Kapital dem Fonds, dem unstreitig eine eigene Rechtspersönlichkeit zukommt. Dafür erhielt die Beschwerdeführerin Anteile ("shares") am Fonds. Hätte der Beschwerdegegner, wie die Beschwerdeführerin mutmasst, Fondsvermögen in seinem Nutzen verwendet, wäre dadurch unmittelbar der Fonds geschädigt worden. Die Beschwerdeführerin wäre lediglich mittelbar geschädigt worden. Dies entspricht in Konstellationen wie hier der bundesgerichtlichen Rechtsprechung (<ref-ruling> E. 3.3.1 S. 158; Urteile 6B_680/2013 vom 6. November 2013 E. 3; 1B_294/2013 vom 24. September 2013 E. 2.1; je mit Hinweisen). Auf diese zurückzukommen besteht kein Anlass.
2.3.3. Die Beschwerdeführerin bringt vor, der Beschwerdegegner habe ihr einen unmittelbaren Schaden zugefügt, indem er ihr Informationen zum Stand des Vermögens des Fonds vorenthalten habe. Dadurch habe die Beschwerdeführerin ihre Anteile nicht mehr beziffern können, weshalb sie diese - wenn überhaupt - nicht mehr zum wirklichen Wert habe veräussern können.
Es ist nicht erkennbar und die Beschwerdeführerin legt nicht dar, inwiefern der Beschwerdegegner einzig dadurch, dass er ihr Informationen vorenthalten haben soll, eine Veruntreuung begangen haben könnte. Die Erfüllung des Tatbestandes setzt die Absicht des Täters voraus, sich oder einen anderen unrechtmässig zu bereichern (<ref-ruling> E. 2a S. 34 mit Hinweis; MARCEL ALEXANDER NIGGLI/CHRISTOF RIEDO, in: Strafrecht II, Basler Kommentar, 3. Aufl., N. 113 zu <ref-law>). Es ist nicht auszumachen, inwiefern die unrechtmässige Bereicherungsabsicht erfüllt sein könnte, wenn der Täter einem Investor lediglich Informationen vorenthält, ohne anvertraute Vermögenswerte in seinem oder eines anderen Nutzen zu verwenden.
2.3.4. Soweit eine Veruntreuung überhaupt in Betracht kommt, ist die Beschwerdeführerin demnach lediglich mittelbar geschädigt.
2.3.5. Dasselbe gilt für den Tatbestand der ungetreuen Geschäftsbesorgung. Nach der Strafanzeige war der Beschwerdegegner für den Fonds verantwortlich. Er war somit nach <ref-law> durch Rechtsgeschäft damit betraut, Vermögen eines andern zu verwalten. Dieser "andere" war der Fonds. Hätte der Beschwerdegegner unter Verletzung seiner Pflichten bewirkt, dass der Fonds am Vermögen geschädigt wird, hätte wiederum dieser einen unmittelbaren Schaden erlitten. Die Beschwerdeführerin wäre lediglich mittelbar geschädigt gewesen.
2.4. Wenn die Vorinstanz die unmittelbare Schädigung der Beschwerdeführerin verneint und ihr daher keine Parteistellung zuerkannt hat, verletzt das demnach kein Bundesrecht.
3.
Unbehelflich ist die Beschwerde ebenso, soweit die Beschwerdeführerin geltend macht, die Vorinstanz habe ihren Anspruch auf rechtliches Gehör (<ref-law>) verletzt, indem sie ihren Entscheid ungenügend begründet habe. Die Vorinstanz hat ihren Entscheid eingehend und nachvollziehbar begründet. Die Beschwerdeführerin war denn auch ohne Weiteres in der Lage, diesen sachgerecht anzufechten. Die Vorinstanz musste sich nicht mit jedem tatsächlichen oder rechtlichen Einwand auseinandersetzen. Wenn sie sich auf die wesentlichen Gesichtspunkte beschränkt hat, ist das nicht zu beanstanden (<ref-ruling> E. 2.2 S. 183 mit Hinweisen).
4.
Die Beschwerde ist abzuweisen.
Bei diesem Ausgang des Verfahrens trägt die Beschwerdeführerin die Kosten (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Die Beschwerde wird abgewiesen.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien, der Staatsanwaltschaft III des Kantons Zürich und dem Obergericht des Kantons Zürich, III. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 16. Juni 2015
Im Namen der I. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Fonjallaz
Der Gerichtsschreiber: Härri | CH_BGer_001 | Federation | 142 | 27 | 378 | public_law | nan | ['7caf9db3-7d0e-4663-89f3-ad060ecd04f8', '436b7cd9-d6f4-4023-8500-e5d73e5a97f1', '25f3273f-ca44-4227-a056-9795eb68a00c', '7d464ff6-c094-4030-8270-450603d06836', '56d330ac-b081-406d-980d-ee0a9f803b43'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
0364a033-52a1-4cc3-9982-be4a230b6891 | 2,003 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Am 13. April 1999 bewilligte das Bundesamt für Polizeiwesen die Auslieferung des amerikanischen Staatsangehörigen X._ an Schweden zur Verfolgung wegen der ihm im Haftbefehl des Amtsgerichts Stockholm vom 22. April 1998 zur Last gelegten Straftaten (Betrug). Gleichzeitig ermächtigte es die schwedischen Behörden zur Weiterlieferung von X._ nach Deutschland für die dem Verfolgten in den Haftbefehlen des Amtsgerichts Tiergarten vom 4. Juni 1998 und 19. Oktober 1998 vorgeworfenen Straftaten. Die Auslieferung von X._ an Schweden wurde am 10. März 2000 vollzogen. Am 23. Mai 2002 ersuchte Interpol Athen um Festnahme eines amerikanischen Staatsangehörigen namens Y._ zwecks Auslieferung zur Verfolgung wegen der ihm im Haftbefehl des Untersuchungsrichters von Athen vom 4. Mai 1998 zur Last gelegten Straftaten (gewerbsmässiger Betrug). Mit Schreiben vom 24. September 2002 teilte das schwedische Justizministerium dem Bundesamt für Justiz (im Folgenden: BJ) mit, es handle sich bei Y._ um den von der Schweiz im Jahre 2000 an Schweden ausgelieferten X._. Gleichzeitig wurde um Einwilligung zur vorläufigen Festnahme des Verfolgten im Hinblick auf dessen Auslieferung an Griechenland ersucht. Das BJ erteilte die entsprechende Bewilligung am 25. September 2002. Mit Schreiben vom 31. Oktober 2002 ersuchte das schwedische Justizministerium die Schweiz um Zustimmung zur Weiterlieferung des Verfolgten an Griechenland. Das BJ übermittelte das Ersuchen dem Rechtsvertreter von X._ zur schriftlichen Stellungnahme. Am 24. September 2002 hatte sich der Verfolgte in Schweden bereits mündlich zum Weiterlieferungsersuchen geäussert und erklärt, er widersetze sich einer Auslieferung an Griechenland. Mit Entscheid vom 11. Februar 2003 bewilligte das BJ die Weiterlieferung von X._ an Griechenland für die dem Haftbefehl des Untersuchungsrichters von Athen vom 4. Mai 1998 zugrunde liegenden Straftaten.
A. Am 13. April 1999 bewilligte das Bundesamt für Polizeiwesen die Auslieferung des amerikanischen Staatsangehörigen X._ an Schweden zur Verfolgung wegen der ihm im Haftbefehl des Amtsgerichts Stockholm vom 22. April 1998 zur Last gelegten Straftaten (Betrug). Gleichzeitig ermächtigte es die schwedischen Behörden zur Weiterlieferung von X._ nach Deutschland für die dem Verfolgten in den Haftbefehlen des Amtsgerichts Tiergarten vom 4. Juni 1998 und 19. Oktober 1998 vorgeworfenen Straftaten. Die Auslieferung von X._ an Schweden wurde am 10. März 2000 vollzogen. Am 23. Mai 2002 ersuchte Interpol Athen um Festnahme eines amerikanischen Staatsangehörigen namens Y._ zwecks Auslieferung zur Verfolgung wegen der ihm im Haftbefehl des Untersuchungsrichters von Athen vom 4. Mai 1998 zur Last gelegten Straftaten (gewerbsmässiger Betrug). Mit Schreiben vom 24. September 2002 teilte das schwedische Justizministerium dem Bundesamt für Justiz (im Folgenden: BJ) mit, es handle sich bei Y._ um den von der Schweiz im Jahre 2000 an Schweden ausgelieferten X._. Gleichzeitig wurde um Einwilligung zur vorläufigen Festnahme des Verfolgten im Hinblick auf dessen Auslieferung an Griechenland ersucht. Das BJ erteilte die entsprechende Bewilligung am 25. September 2002. Mit Schreiben vom 31. Oktober 2002 ersuchte das schwedische Justizministerium die Schweiz um Zustimmung zur Weiterlieferung des Verfolgten an Griechenland. Das BJ übermittelte das Ersuchen dem Rechtsvertreter von X._ zur schriftlichen Stellungnahme. Am 24. September 2002 hatte sich der Verfolgte in Schweden bereits mündlich zum Weiterlieferungsersuchen geäussert und erklärt, er widersetze sich einer Auslieferung an Griechenland. Mit Entscheid vom 11. Februar 2003 bewilligte das BJ die Weiterlieferung von X._ an Griechenland für die dem Haftbefehl des Untersuchungsrichters von Athen vom 4. Mai 1998 zugrunde liegenden Straftaten.
B. Gegen diesen Entscheid liess X._ am 14. März 2003 durch seinen Anwalt beim Bundesgericht Verwaltungsgerichtsbeschwerde erheben. Er beantragt, der angefochtene Entscheid sei aufzuheben und das Ersuchen von Schweden um Bewilligung der Weiterlieferung sei abzuweisen. Eventuell sei im Falle der Abweisung dieses Antrags dem Weiterlieferungsbegehren "nur unter der Bedingung zuzustimmen, dass die seitens des Beschuldigten in Schweden erstandene Auslieferungshaft an eine allfällige Strafe der griechischen Behörden anzurechnen respektive der Beschwerdeführer für diese zu entschädigen sei".
B. Gegen diesen Entscheid liess X._ am 14. März 2003 durch seinen Anwalt beim Bundesgericht Verwaltungsgerichtsbeschwerde erheben. Er beantragt, der angefochtene Entscheid sei aufzuheben und das Ersuchen von Schweden um Bewilligung der Weiterlieferung sei abzuweisen. Eventuell sei im Falle der Abweisung dieses Antrags dem Weiterlieferungsbegehren "nur unter der Bedingung zuzustimmen, dass die seitens des Beschuldigten in Schweden erstandene Auslieferungshaft an eine allfällige Strafe der griechischen Behörden anzurechnen respektive der Beschwerdeführer für diese zu entschädigen sei".
C. Das BJ stellt in seiner Vernehmlassung vom 24. März 2003 den Antrag, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden könne.
C. Das BJ stellt in seiner Vernehmlassung vom 24. März 2003 den Antrag, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden könne.
D. In der Replik vom 1. April 2003 hält X._ an seinen Beschwerdeanträgen fest. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Fragen der Auslieferung und der Weiterlieferung sind in erster Linie aufgrund der massgebenden Staatsverträge zu entscheiden. Im vorliegenden Fall gilt das Europäische Auslieferungsübereinkommen vom 13. Dezember 1957 (EAUe; SR 0.353.1), dem sowohl die Schweiz als auch Schweden und Griechenland beigetreten sind. Soweit das Übereinkommen eine Frage nicht abschliessend regelt, gelangen die Vorschriften des internen schweizerischen Rechts, d.h. diejenigen des Bundesgesetzes über internationale Rechtshilfe in Strafsachen (IRSG; SR 351.1) und der diesbezüglichen Verordnung (IRSV; SR 351.11), zur Anwendung.
Gegen den Weiterlieferungsentscheid des BJ vom 11. Februar 2003 ist die Verwaltungsgerichtsbeschwerde an das Bundesgericht zulässig (<ref-law> in Verbindung mit <ref-law>). Der Beschwerdeführer ist durch diesen Entscheid persönlich und direkt betroffen und hat ein schutzwürdiges Interesse an dessen Aufhebung oder Änderung. Er ist deshalb legitimiert, gegen den Weiterlieferungsentscheid Verwaltungsgerichtsbeschwerde zu führen (<ref-law>; Art. 103 lit. a OG).
Der Beschwerdeführer stellt für den Fall der Abweisung seines Hauptantrags, wonach das schwedische Ersuchen um Weiterlieferung an Griechenland abzulehnen sei, den Eventualantrag, dem Weiterlieferungsbegehren sei nur unter der Bedingung zuzustimmen, dass die von ihm in Schweden erstandene Auslieferungshaft an eine allfällige, durch die griechischen Behörden ausgefällte Strafe anzurechnen bzw. er für diese Haft zu entschädigen sei. Die schweizerische Behörde kann beim Entscheid über ein Weiterlieferungsbegehren nicht darüber befinden, ob im Falle einer durch den Drittstaat gegen den Verfolgten ausgefällten Strafe die im ersuchenden Staat ausgestandene Auslieferungshaft an die Strafe anzurechnen sei. Hiefür ist der ausländische Sachrichter zuständig. Auf den Eventualantrag des Beschwerdeführers ist deshalb nicht einzutreten.
Der Beschwerdeführer stellt für den Fall der Abweisung seines Hauptantrags, wonach das schwedische Ersuchen um Weiterlieferung an Griechenland abzulehnen sei, den Eventualantrag, dem Weiterlieferungsbegehren sei nur unter der Bedingung zuzustimmen, dass die von ihm in Schweden erstandene Auslieferungshaft an eine allfällige, durch die griechischen Behörden ausgefällte Strafe anzurechnen bzw. er für diese Haft zu entschädigen sei. Die schweizerische Behörde kann beim Entscheid über ein Weiterlieferungsbegehren nicht darüber befinden, ob im Falle einer durch den Drittstaat gegen den Verfolgten ausgefällten Strafe die im ersuchenden Staat ausgestandene Auslieferungshaft an die Strafe anzurechnen sei. Hiefür ist der ausländische Sachrichter zuständig. Auf den Eventualantrag des Beschwerdeführers ist deshalb nicht einzutreten.
2. Der Beschwerdeführer beklagt sich über eine Verletzung des <ref-law> sowie der Art. 26 - 28 des Bundesgesetzes über das Verwaltungsverfahren (VwVG), weil ihm das BJ keine uneingeschränkte Akteneinsicht gewährt habe. Er führt aus, sein Anwalt habe das BJ mit Schreiben vom 21. Februar 2003 um Zustellung sämtlicher Akten zur Einsichtnahme ersucht. Das BJ habe dem Anwalt mit Brief vom 24. Februar 2003 aber bloss einen "ausgewählten Ausriss" aus den Akten in Kopie zukommen lassen. Der Anwalt habe dies mit Schreiben vom 25. Februar 2003 bemängelt und erneut um Einsichtnahme in sämtliche Originalakten ersucht. Am 26. Februar 2003 habe der Sachbearbeiter des BJ dem Anwalt telefonisch mitgeteilt, eine vollständige Akteneinsicht sei allenfalls nur in den Räumlichkeiten des BJ in Bern möglich. Am 3. März 2003 seien dort einem Mitarbeiter des Anwalts die Akten vorgelegt worden, jedoch mit dem Hinweis, dass einige Aktenstücke - insbesondere Telefonnotizen - nicht ediert würden. Der Beschwerdeführer ist der Meinung, mit diesem Vorgehen sei das durch den Gehörsanspruch nach <ref-law> und durch die Art. 26 - 28 VwVG gewährleistete Akteneinsichtsrecht verletzt worden.
Das BJ weist in der Vernehmlassung zur Verwaltungsgerichtsbeschwerde darauf hin, es habe dem Anwalt des Beschwerdeführers mit Schreiben vom 24. Februar 2003 sämtliche, sich auf das Weiterlieferungsersuchen beziehende Akten zugestellt, mit Ausnahme einer Telefonnotiz sowie der zwischen dem Anwalt und dem BJ kurz zuvor gewechselten Schriftstücke. Ausserdem habe ein Mitarbeiter des Anwalts Gelegenheit gehabt, in Bern sämtliche Akten des Dossiers mit Ausnahme von Telefonnotizen einzusehen. Das BJ hält fest, interne Notizen wie Telefonnotizen unterlägen grundsätzlich nicht der Akteneinsicht. Die betreffenden Schriftstücke dürften sich indes nicht zum Nachteil des Betroffenen auswirken und nicht zur Begründung des Entscheids beigezogen werden. Diese Regeln seien im vorliegenden Fall eingehalten worden.
Das durch die Verfassung gewährleistete Recht auf Akteneinsicht erstreckt sich auf alle für den Entscheid wesentlichen Akten, d.h. auf jene Akten, die Grundlage einer Entscheidung bilden (<ref-ruling> E. 4c/cc S. 478 mit Hinweisen). Dagegen besteht - entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers - weder nach der Akteneinsichtsordnung des VwVG noch aufgrund des verfassungsmässigen Mindestschutzes ein Anspruch auf Einsicht in verwaltungsinterne Akten (<ref-ruling> E. 4a S. 474 mit Hinweisen). Als solche gelten Unterlagen (z.B. Entwürfe, Anträge, Notizen, Mitberichte, Hilfsbelege usw.), denen für die Behandlung eines Falles kein Beweischarakter zukommt, sondern die ausschliesslich der verwaltungsinternen Meinungsbildung dienen und somit für den verwaltungsinternen Gebrauch bestimmt sind (<ref-ruling> E. 4a S. 474). Das BJ vertritt mit Recht die Ansicht, dem Beschwerdeführer seien sämtliche für den Weiterlieferungsentscheid wesentlichen Akten zugänglich gemacht worden. Es sind keine dem Beschwerdeführer vorenthaltenen Aktenbestandteile ersichtlich, die im Hinblick auf den Weiterlieferungsentscheid erheblich gewesen wären. Die Rüge der Verletzung des Akteneinsichtsrechts ist demnach unbegründet.
Das durch die Verfassung gewährleistete Recht auf Akteneinsicht erstreckt sich auf alle für den Entscheid wesentlichen Akten, d.h. auf jene Akten, die Grundlage einer Entscheidung bilden (<ref-ruling> E. 4c/cc S. 478 mit Hinweisen). Dagegen besteht - entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers - weder nach der Akteneinsichtsordnung des VwVG noch aufgrund des verfassungsmässigen Mindestschutzes ein Anspruch auf Einsicht in verwaltungsinterne Akten (<ref-ruling> E. 4a S. 474 mit Hinweisen). Als solche gelten Unterlagen (z.B. Entwürfe, Anträge, Notizen, Mitberichte, Hilfsbelege usw.), denen für die Behandlung eines Falles kein Beweischarakter zukommt, sondern die ausschliesslich der verwaltungsinternen Meinungsbildung dienen und somit für den verwaltungsinternen Gebrauch bestimmt sind (<ref-ruling> E. 4a S. 474). Das BJ vertritt mit Recht die Ansicht, dem Beschwerdeführer seien sämtliche für den Weiterlieferungsentscheid wesentlichen Akten zugänglich gemacht worden. Es sind keine dem Beschwerdeführer vorenthaltenen Aktenbestandteile ersichtlich, die im Hinblick auf den Weiterlieferungsentscheid erheblich gewesen wären. Die Rüge der Verletzung des Akteneinsichtsrechts ist demnach unbegründet.
3. Sodann bringt der Beschwerdeführer vor, er habe stets bestritten, mit dem von den griechischen Behörden gesuchten Y._ identisch zu sein. Im angefochtenen Entscheid werde ausgeführt, das schwedische Justizministerium habe dem BJ mit Schreiben vom 24. September 2002 mitgeteilt, aufgrund eines Vergleiches der Fingerabdrücke stehe "zweifelsfrei" fest, dass es sich bei dem von den griechischen Behörden gesuchten Y._ um den von der Schweiz im Jahre 2000 an Schweden ausgelieferten X._ handle. Weiter werde im Entscheid des BJ erklärt, das schwedische Justizministerium habe im genannten Schreiben bestätigt, dass die Fingerabdrücke des Verfolgten mit denjenigen der von der griechischen Behörde gesuchten Person übereinstimmten. Der Beschwerdeführer macht geltend, in diesem, in englischer Sprache abgefassten Schreiben sei weder von einem Vergleich der Fingerabdrücke die Rede, noch werde der Ausdruck "zweifelsfrei" verwendet. Das BJ sei gestützt auf eine offensichtlich unrichtige Übersetzung bzw. Interpretation von Dokumenten zum Schluss gelangt, es liege eine zweifelsfreie Identifikation des Verfolgten vor. Damit habe es das in <ref-law> verankerte Willkürverbot verletzt und ausserdem gegen die Art. 12 Ziff. 2 lit. c EAUe und 28 Abs. 2 lit. d IRSG verstossen, nach welchen Vorschriften ein Ersuchen möglichst genaue und vollständige Angaben über die Person des Verfolgten zu enthalten hat.
Die griechischen Behörden verlangen von Schweden die Auslieferung einer Person namens Y._ wegen betrügerischer Handlungen, welche dieser in den Jahren 1994 und 1995 in Griechenland begangen haben soll. Das schwedische Justizministerium hielt dafür, es handle sich bei Y._ um den im Jahre 2000 von der Schweiz an Schweden ausgelieferten X._, so dass gemäss Art. 15 EAUe für eine Weiterlieferung des Beschwerdeführers an Griechenland die Zustimmung der Schweiz erforderlich sei. Es ersuchte das BJ mit Schreiben vom 24. September 2002 um Zustimmung zur vorläufigen Festnahme von "X._ alias Y._" im Hinblick auf dessen Weiterlieferung an Griechenland. In diesem, in englischer Sprache abgefassten Schreiben erklärte das Justizministerium, "Y._'s fingerprints is the same fingerprints as the person now provisional arrested in Sweden, X._". Dem Schreiben ist ein teils in Schwedisch, teils in Englisch abgefasstes "Formulär M" beigefügt, in welchem Angaben zu verschiedenen Punkten gemacht werden. In der Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird vorgebracht, in diesem Formular werde unter Punkt 060 gesagt, "Fingeravtryck i arkiv (avd. och referenser)" - "NO", was nur dahin gehend interpretiert werden könne, dass keine Fingerabdrücke von Y._ vorhanden seien. Es sei "völlig schleierhaft", wie bei dieser Sachlage von einer "zweifelsfreien" Identifikation des Beschwerdeführers ausgegangen werden könne.
Das BJ hat in den Erwägungen des angefochtenen Entscheids erklärt, das schwedische Justizministerium habe in seinem Schreiben vom 24. September 2002 bestätigt, dass die Fingerabdrücke des Verfolgten mit denjenigen der von den griechischen Behörden gesuchten Person übereinstimmten. Damit hat es eine sachlich vertretbare Übersetzung bzw. Interpretation der zitierten, in diesem Schreiben enthaltenen Feststellung betreffend die Fingerabdrücke vorgenommen. Es kann dahingestellt bleiben, wie die Angabe unter Punkt 060 des Formulars zu verstehen ist. Das BJ handelte entgegen der Meinung des Beschwerdeführers nicht willkürlich, wenn es auf die vom schwedischen Justizministerium im genannten Schreiben gemachte Feststellung betreffend die Übereinstimmung der Fingerabdrücke von Y._ und X._ abstellte. Es verstiess weder gegen <ref-law> noch gegen die Art. 12 Ziff. 2 lit. c EAUe und 28 Abs. 2 lit. d IRSG, wenn es annahm, der von den griechischen Behörden gesuchte Y._ sei mit dem im Jahre 2000 von der Schweiz an Schweden ausgelieferten Beschwerdeführer identisch.
Das BJ hat in den Erwägungen des angefochtenen Entscheids erklärt, das schwedische Justizministerium habe in seinem Schreiben vom 24. September 2002 bestätigt, dass die Fingerabdrücke des Verfolgten mit denjenigen der von den griechischen Behörden gesuchten Person übereinstimmten. Damit hat es eine sachlich vertretbare Übersetzung bzw. Interpretation der zitierten, in diesem Schreiben enthaltenen Feststellung betreffend die Fingerabdrücke vorgenommen. Es kann dahingestellt bleiben, wie die Angabe unter Punkt 060 des Formulars zu verstehen ist. Das BJ handelte entgegen der Meinung des Beschwerdeführers nicht willkürlich, wenn es auf die vom schwedischen Justizministerium im genannten Schreiben gemachte Feststellung betreffend die Übereinstimmung der Fingerabdrücke von Y._ und X._ abstellte. Es verstiess weder gegen <ref-law> noch gegen die Art. 12 Ziff. 2 lit. c EAUe und 28 Abs. 2 lit. d IRSG, wenn es annahm, der von den griechischen Behörden gesuchte Y._ sei mit dem im Jahre 2000 von der Schweiz an Schweden ausgelieferten Beschwerdeführer identisch.
4. Im Weiteren macht der Beschwerdeführer geltend, das griechische Auslieferungsbegehren genüge den Anforderungen der Art. 12 Ziff. 2 lit. b EAUe und 28 Abs. 3 lit. a IRSG nicht.
4.1 Art. 12 Ziff. 2 lit. b EAUe verlangt eine Darstellung der Handlungen, derentwegen um Auslieferung ersucht wird. Ort und Zeit ihrer Begehung sind "so genau wie möglich" anzugeben. Gemäss <ref-law> hat ein Auslieferungsersuchen "eine kurze Darstellung des wesentlichen Sachverhalts" zu enthalten.
Nach der Rechtsprechung des Bundesgerichts reicht es unter dem Gesichtspunkt dieser Vorschriften aus, wenn die Angaben im Auslieferungsersuchen den Behörden des ersuchten Staates den Entscheid über die auslieferungsrechtlich erheblichen Fragen (beidseitige Strafbarkeit; Vorliegen von Verweigerungsgründen usw.) ermöglichen (<ref-ruling> E. 3b S. 616; <ref-ruling> E. 2a S. 65 f., je mit Hinweisen). Die Behörden des ersuchten Staates können sich beim Entscheid über ein Rechtshilfe- oder Auslieferungsbegehren grundsätzlich nicht mit der Frage befassen, ob der Verfolgte die ihm zur Last gelegten Straftaten begangen hat. Sie sind an die im Ersuchen enthaltene Darstellung des Sachverhalts gebunden, soweit diese nicht offensichtliche Fehler, Lücken oder Widersprüche enthält (<ref-ruling> E. 5b S. 257; <ref-ruling> E. 2b S. 281; <ref-ruling> E. 3c S. 431; <ref-ruling> E. 3b/bb S. 78 mit Hinweisen).
4.2 Das BJ hielt im angefochtenen Entscheid fest, der Beschwerdeführer werde von den griechischen Behörden verdächtigt, zusammen mit A._, seiner Ehefrau, zwischen Februar 1994 und Januar 1995 in Griechenland B._ durch Vorspiegelung von Tatsachen irregeführt und dazu verleitet zu haben, Gelder auf ihre Konten zu überweisen. Es ging davon aus, nach der Darstellung im griechischen Auslieferungsersuchen solle der Beschwerdeführer dem Präsidenten der Firma C._, B._, Folgendes vorgespiegelt haben: Die Firma D._ mit A._ als Repräsentantin und Direktorin sei für die operationelle Tätigkeit der sich in Denver (USA) befindenden Firma E._ Ltd. zuständig, deren Aktivität die Produktion und der Verkauf von Lebensmitteln sei. Die Firma D._ sei eine florierende, solvente und seit 17 Jahren bestehende Firma, die 36 Restaurants mit vielen Angestellten im In- und Ausland besitze und betreibe. Zudem betreibe sie auch Import und Export mit Lebensmitteln in grossem Rahmen (Umsatz mehr als 300 Millionen USD). Der Sitz der Firma sei in Athen, und in deren Verwaltungsrat seien viele namhafte Unternehmer der Lebensmittelbranche. Es sei im Interesse der Firma von B._, die ständige Vertretung zu übernehmen, insbesondere die Exklusivität des Imports und des Vertriebs der Lebensmittelprodukte, da seine Firma über das nötige Know-how und einschlägige Erfahrung verfüge. B._ habe - wie im griechischen Ersuchen ausgeführt werde - gestützt auf diese Angaben des Beschwerdeführers am 5. Dezember 1994 einen Vertrag unterschrieben, durch den er die ständige Vertretung und die Exklusivität für Import und Vertrieb der genannten Produkte übernommen habe. Zur Erfüllung dieses Vertrages habe B._ am 14. und 27. Dezember 1994 je 400'000 USD auf Konten der angeblich durch den Beschwerdeführer und A._ vertretenen Firma überwiesen. Die vorgespiegelten Eigenschaften und Tätigkeiten dieser Firma seien jedoch allesamt erfunden. Durch das überwiesene Geld habe sich der Beschwerdeführer, wie von Anfang an beabsichtigt, im eigenen Interesse bereichert.
4.3 Das BJ verwarf die Rüge des Beschwerdeführers, die Sachverhaltsdarstellung im griechischen Auslieferungsersuchen sei unklar und daher ungenügend. Es führte aus, es treffe zwar zu, dass die Darstellung des Sachverhalts, bedingt durch die zweifache Übersetzung (vom Griechischen ins Schwedische, dann vom Schwedischen ins Französische) nicht leicht verständlich sei. Das ändere aber nichts daran, dass sie unter dem Gesichtspunkt von Art. 12 Ziff. 2 lit. b EAUe ausreichend sei. So würden Zeitrahmen (1994/1995) und Ort (Griechenland) der strafbaren Handlungen sowie die Art und Weise, wie diese begangen worden seien, angegeben. Aufgrund der Sachverhaltsschilderung im griechischen Ersuchen würden sich die auslieferungsrechtlich relevanten Fragen, insbesondere die doppelte Strafbarkeit, beurteilen lassen.
Diese Ausführungen sind nicht zu beanstanden. Der Beschwerdeführer wirft dem BJ zu Unrecht vor, es habe die Art. 12 Ziff. 2 lit. b EAUe und 28 Abs. 3 lit. a IRSG verletzt, indem es angenommen habe, die Sachverhaltsdarstellung im griechischen Auslieferungsersuchen genüge den Anforderungen dieser Vorschriften. Ebenfalls unbegründet ist die Rüge des Beschwerdeführers, das BJ habe die Unklarheiten bezüglich der Darstellung des Sachverhalts "durch eigenmächtige Interpretationen zu kaschieren" versucht und damit gegen das Willkürverbot verstossen. Die oben (E. 4.2) angeführte Zusammenfassung der französischen Übersetzung des im griechischen Ersuchen geschilderten Sachverhalts ist sachlich vertretbar und kann nicht als verfassungswidrig bezeichnet werden.
Diese Ausführungen sind nicht zu beanstanden. Der Beschwerdeführer wirft dem BJ zu Unrecht vor, es habe die Art. 12 Ziff. 2 lit. b EAUe und 28 Abs. 3 lit. a IRSG verletzt, indem es angenommen habe, die Sachverhaltsdarstellung im griechischen Auslieferungsersuchen genüge den Anforderungen dieser Vorschriften. Ebenfalls unbegründet ist die Rüge des Beschwerdeführers, das BJ habe die Unklarheiten bezüglich der Darstellung des Sachverhalts "durch eigenmächtige Interpretationen zu kaschieren" versucht und damit gegen das Willkürverbot verstossen. Die oben (E. 4.2) angeführte Zusammenfassung der französischen Übersetzung des im griechischen Ersuchen geschilderten Sachverhalts ist sachlich vertretbar und kann nicht als verfassungswidrig bezeichnet werden.
5. In materieller Hinsicht führte das BJ aus, der im Auslieferungsersuchen dargestellte Sachverhalt enthalte keine offensichtlichen Fehler, Lücken oder Widersprüche und sei nach griechischem Recht strafbar. Nach schweizerischem Recht könne er als Betrug im Sinne von <ref-law> qualifiziert werden. Dem Beschwerdeführer werde vorgeworfen, er habe B._ auf arglistige Weise durch Errichten eines Lügengebäudes irregeführt und so zu einer vermögensschädigenden Disposition verleitet. Die dem Auslieferungsersuchen zugrunde liegenden Taten seien somit auch nach schweizerischem Recht strafbar und stellten Delikte dar, für welche nach Art. 2 Ziff. 1 EAUe die Auslieferung gewährt werde. Das schwedische Ersuchen um Weiterlieferung des Beschwerdeführers an Griechenland sei deshalb zu bewilligen.
In der Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird nichts vorgebracht, was geeignet wäre, diese Erwägungen als unzutreffend erscheinen zu lassen. Das BJ verstiess nicht gegen Bundesrecht, wenn es das schwedische Ersuchen um Weiterlieferung des Beschwerdeführers an Griechenland bewilligte.
Nach dem Gesagten ist die Verwaltungsgerichtsbeschwerde abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann.
Nach dem Gesagten ist die Verwaltungsgerichtsbeschwerde abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann.
6. Dem Begehren des Beschwerdeführers um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege im Sinne von Art. 152 Abs. 1 und 2 OG kann mit Rücksicht auf die gesamten Umstände des Falles entsprochen werden. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf eingetreten werden kann.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen, soweit darauf eingetreten werden kann.
2. Dem Beschwerdeführer wird die unentgeltliche Rechtspflege gewährt:
2.1 Es werden keine Kosten erhoben.
2.2 Rechtsanwalt Max Birkenmaier, Zürich, wird als amtlicher Anwalt des Beschwerdeführers bezeichnet und für das bundesgerichtliche Verfahren aus der Bundesgerichtskasse mit Fr. 1'800.-- entschädigt.
2.2 Rechtsanwalt Max Birkenmaier, Zürich, wird als amtlicher Anwalt des Beschwerdeführers bezeichnet und für das bundesgerichtliche Verfahren aus der Bundesgerichtskasse mit Fr. 1'800.-- entschädigt.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer und dem Bundesamt für Justiz, Abteilung Internationale Rechtshilfe, Sektion Auslieferung, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 25. April 2003
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['f9e912d2-a49b-496c-9bf3-6fece3cdbe0f', 'f9e912d2-a49b-496c-9bf3-6fece3cdbe0f', 'f9e912d2-a49b-496c-9bf3-6fece3cdbe0f', '9e55b531-3723-4b05-b5a1-eca0420c451c', '4f6576a4-dcf2-4943-899b-7b8112f867d3', 'fa57e762-6293-47fb-b54e-c0f7ac384a8d', 'e26e737e-9d2e-4834-9d79-2a47d4a27670', '6fe80561-8915-45a8-8b22-d54fe54d7b94', '090eb207-02f0-4a26-94ee-36a5511f7a66'] | ['2ac848b6-678b-4359-a487-81825e18f2e1', '45ab6946-12d5-4722-9e7f-2f3e8ba8ca89', '4375fbbf-840e-4d36-98be-6a051dc26ea9', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
0365ac4a-ca3d-423a-957b-19735aeed98b | 2,015 | de | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.
Am 30. Dezember 2013 meldete der Beschwerdeführer der Kantonspolizei Obwalden, dass sich am 20. Dezember 2013 mehrere Personen gewaltsam Zugang zu seinem Wohnhaus verschafft und daraus Gegenstände entwendet hätten. Zudem sei es zu Sachbeschädigungen gekommen. Konkret stellte er gegen zwei Personen Strafantrag.
Am 11. November 2014 stellte die Staatsanwaltschaft Obwalden das Strafverfahren wegen geringfügigen Diebstahls, Sachbeschädigung und Hausfriedensbruchs ein. Eine dagegen gerichtete Beschwerde wies das Obergericht des Kantons Obwalden am 28. Juli 2015 ab, soweit es darauf eintrat.
Der Beschwerdeführer wendet sich ans Bundesgericht und beantragt, der Beschluss vom 28. Juli 2015 sei aufzuheben und es sei festzustellen, dass sich der Beschwerdegegner 2 strafbar gemacht habe.
2.
Der Privatkläger ist zur Beschwerde in Strafsachen legitimiert, wenn der angefochtene Entscheid sich auf die Beurteilung seiner Zivilansprüche auswirken kann (Art. 81 Abs. 1 lit. b Ziff. 5 BGG). In erster Linie geht es um Ansprüche auf Schadenersatz und Genugtuung gemäss <ref-law>, die üblicherweise vor den Zivilgerichten geltend gemacht werden müssen. Richtet sich die Beschwerde gegen die Einstellung oder Nichtanhandnahme eines Verfahrens, hat der Privatkläger nicht notwendigerweise bereits vor den kantonalen Behörden eine Zivilforderung geltend gemacht. Selbst wenn er bereits adhäsionsweise privatrechtliche Ansprüche geltend gemacht hat, werden in der Einstellungsverfügung keine Zivilklagen behandelt (<ref-law>). In jedem Fall muss der Privatkläger im Verfahren vor Bundesgericht darlegen, aus welchen Gründen sich der angefochtene Entscheid inwiefern auf welche Zivilforderung auswirken kann. Das Bundesgericht stellt an die Begründung der Legitimation strenge Anforderungen. Genügt die Beschwerde diesen nicht, kann darauf nur eingetreten werden, wenn aufgrund der Natur der untersuchten Straftat ohne Weiteres ersichtlich ist, um welche Zivilforderung es geht (<ref-ruling> E. 1 mit Hinweisen).
Der Beschwerdeführer äussert sich zur Frage seiner Legitimation nicht. Insbesondere sagt er nicht, auf welche Zivilforderung der angefochtene Entscheid sich auswirken könnte. Dies ergibt sich auch nicht klarerweise aus dem angeklagten Sachverhalt. Als Privatkläger ist der Beschwerdeführer zum vorliegenden Rechtsmittel nicht legitimiert.
3.
Die Person, die einen Strafantrag stellt, ist zur Beschwerde in Strafsachen berechtigt, soweit es um das Strafantragsrecht als solches geht (Art. 81 Abs. 1 lit. b Ziff. 6 BGG).
Im kantonalen Verfahren war und vor Bundesgericht ist strittig, ob der Beschwerdeführer oder seine Mieter zum Tatzeitpunkt Träger des Hausrechts waren bzw. wem die Berechtigung zur Stellung eines Strafantrags wegen Hausfriedensbruchs durch Drittpersonen zukam.
In Anwendung von <ref-law> kann in diesem Punkt auf die zutreffenden Erwägungen der Vorinstanz verwiesen werden (vgl. Beschluss S. 10 E. 6.5). Bleiben die Mieter nach Ablauf des Mietvertrags in der Wohnung, so hat der Vermieter in den gemieteten Räumen zu diesem Zeitpunkt faktisch immer noch keine durch den Tatbestand des Hausfriedensbruchs geschützte Privat- und Geheimsphäre (Urteil 1B_510/2012 vom 16. November 2012 E. 2.3). Folglich ist er auch nicht berechtigt, gegen eine Person, die sich widerrechtlich in den Räumen aufhält, einen Strafantrag wegen Hausfriedensbruchs zu stellen.
Da es nach dem Gesagten im vorliegenden Zusammenhang unerheblich ist, ob im Zeitpunkt der Anzeigeerstattung noch ein Mietverhältnis bestand, erübrigt es sich, das Verfahren gemäss dem Antrag des Beschwerdeführers bis zum Abschluss des hängigen Zivilverfahrens zwischen ihm und seinen Mietern zu sistieren.
4.
Die Beschwerde ist im Verfahren nach <ref-law> abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann. Bei diesem Ausgang sind die Gerichtskosten dem Beschwerdeführer aufzuerlegen (<ref-law>). Dem Beschwerdegegner 2 ist keine Entschädigung auszurichten, weil er vor Bundesgericht keine Umtriebe hatte. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Obwalden schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 19. Oktober 2015
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Denys
Der Gerichtsschreiber: Monn | CH_BGer_011 | Federation | null | null | null | null | nan | ['7caf9db3-7d0e-4663-89f3-ad060ecd04f8'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa'] |
|
0366abd4-7371-47f4-924b-7384af9d7731 | 2,005 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Am 1. Juli 2003 meldete Y._, im Ueberthal (Oberbözberg) brenne das unbewohnte Bauernhaus von X._. Das Feuer griff auch auf die benachbarte Liegenschaft von Z._ über. Die beiden Gebäude brannten vollständig aus. Die Feuerwehr konnte lediglich den Übergriff des Feuers auf die angrenzenden Liegenschaften bekämpfen. Die Brandursache ist nicht bekannt.
Mit Verfügung vom 12. November 2004 stellte das Bezirksamt Brugg das gegen unbekannte Täterschaft eingeleitete Verfahren gestützt auf § 136 Abs. 2 des Aargauer Gesetzes über die Strafrechtspflege vom 11. November 1958 (Strafprozessordnung, StPO) vorläufig ein.
X._ erhob gegen diese Einstellungsverfügung Beschwerde beim Obergericht des Kantons Aargau. Dieses wies die Beschwerde mit Entscheid vom 19. Januar 2005 ab und auferlegte die obergerichtlichen Verfahrenskosten X._.
X._ erhob gegen diese Einstellungsverfügung Beschwerde beim Obergericht des Kantons Aargau. Dieses wies die Beschwerde mit Entscheid vom 19. Januar 2005 ab und auferlegte die obergerichtlichen Verfahrenskosten X._.
B. Gegen diesen Entscheid führt X._ staatsrechtliche Beschwerde beim Bundesgericht und stellt die folgenden Rechtsbegehren:
"Das angefochtene Urteil des Obergerichts des Kantons Aargau sei aufzuheben. Die obergerichtlichen Verfahrenskosten von insgesamt Fr. 381.- sind zu Lasten des Staates zu nehmen. Das Bezirksamt sei anzuweisen, die in der Beilage erwähnten Pendenzen zu erledigen und zu beantworten. Dabei möchte ich besonders auf meinen Antrag ans Bezirksamt Brugg vom 05.07.2004 erinnern. (Keine Reaktion, keine Antwort) Es sei mir rechtliches Gehör zu gewähren unter Gewährung des Personenschutzes und Zeugenschutzes, evtl. Ombudsmann. Anfallende Kosten durch diese staatsrechtliche Beschwerde seien zu Lasten des Staates zu nehmen. Wenn möglich, Abschluss der Untersuchungen durch eine andere unbefangene Instanz."
"Das angefochtene Urteil des Obergerichts des Kantons Aargau sei aufzuheben. Die obergerichtlichen Verfahrenskosten von insgesamt Fr. 381.- sind zu Lasten des Staates zu nehmen. Das Bezirksamt sei anzuweisen, die in der Beilage erwähnten Pendenzen zu erledigen und zu beantworten. Dabei möchte ich besonders auf meinen Antrag ans Bezirksamt Brugg vom 05.07.2004 erinnern. (Keine Reaktion, keine Antwort) Es sei mir rechtliches Gehör zu gewähren unter Gewährung des Personenschutzes und Zeugenschutzes, evtl. Ombudsmann. Anfallende Kosten durch diese staatsrechtliche Beschwerde seien zu Lasten des Staates zu nehmen. Wenn möglich, Abschluss der Untersuchungen durch eine andere unbefangene Instanz."
C. Das Bezirksamt und das Obergericht haben auf eine Stellungnahme zur Beschwerde verzichtet. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Das Bundesgericht prüft die Zulässigkeit der bei ihm eingereichten Beschwerden von Amtes wegen und mit freier Kognition (<ref-ruling> E. 1 S. 174; <ref-ruling> E. 1a S. 48, je mit Hinweisen).
1.1 Die Legitimation zur staatsrechtlichen Beschwerde setzt die persönliche Betroffenheit des Beschwerdeführers in eigenen rechtlich geschützten Interessen voraus (Art. 88 OG).
1.1.1 Nach der Praxis des Bundesgerichts ist der durch eine angeblich strafbare Handlung Geschädigte grundsätzlich nicht legitimiert, gegen die Einstellung eines Strafverfahrens oder gegen ein freisprechendes Urteil staatsrechtliche Beschwerde zu erheben. Der Geschädigte hat an der Verfolgung und Bestrafung des Täters nur ein tatsächliches oder mittelbares Interesse im Sinne der Rechtsprechung zu Art. 88 OG. Der Strafanspruch, um den es im Strafverfahren geht, steht ausschliesslich dem Staat zu, und zwar unabhängig davon, ob der Geschädigte als Privatstrafkläger auftritt oder die eingeklagte Handlung auf seinen Antrag hin verfolgt wird. Unbekümmert um die fehlende Legitimation in der Sache selbst ist der Geschädigte aber befugt, mit staatsrechtlicher Beschwerde die Verletzung von Verfahrensrechten geltend zumachen, deren Missachtung eine formelle Rechtsverweigerung darstellt. Das nach Art. 88 OG erforderliche rechtlich geschützte Interesse ergibt sich diesfalls nicht aus einer Berechtigung in der Sache, sondern aus der Berechtigung, am Verfahren teilzunehmen. Ist der Beschwerdeführer in diesem Sinne nach kantonalem Recht Partei, kann er die Verletzung jener Parteirechte rügen, die ihm nach dem kantonalen Verfahrensrecht oder unmittelbar aufgrund der Bundesverfassung zustehen (<ref-ruling> E. 1.1 S. 219 f.).
1.1.2 Etwas anderes gilt für das Opfer im Sinne von Art. 2 Abs. 1 des Bundesgesetzes vom 4. Oktober 1991 über die Hilfe an Opfer von Straftaten (Opferhilfegesetz, OHG, SR 312). Gemäss <ref-law> kann das Opfer den Entscheid eines Gerichts verlangen, wenn das Verfahren eingestellt wird. Es kann nach <ref-law> den betreffenden Gerichtsentscheid mit den gleichen Rechtsmitteln anfechten wie der Beschuldigte, wenn es sich bereits vorher am Verfahren beteiligt hat und soweit der Entscheid seine Zivilansprüche betrifft oder sich auf deren Beurteilung auswirken kann. <ref-law> geht Art. 88 OG als "lex specialis" vor. Die Legitimation des Opfers zur staatsrechtlichen Beschwerde ist insoweit auf materiellrechtliche Fragen erweitert. Ob die Opferstellung gegeben sei, prüft das Bundesgericht mit freier Kognition (<ref-ruling> E. 1.1 S. 220 mit Hinweisen).
Gemäss <ref-law> ist Opfer, wer durch eine Straftat in seiner körperlichen, sexuellen oder psychischen Integrität unmittelbar beeinträchtigt worden ist, unabhängig davon, ob der Täter ermittelt worden ist und ob er sich schuldhaft verhalten hat. Nach der Rechtsprechung muss die Beeinträchtigung von einem gewissen Gewicht sein. Bagatelldelikte wie z.B. Tätlichkeiten, die nur unerhebliche Beeinträchtigungen bewirken, sind daher vom Anwendungsbereich des Opferhilfegesetzes grundsätzlich ausgenommen. Entscheidend ist jedoch nicht die Schwere der Straftat, sondern der Grad der Betroffenheit der geschädigten Person. So kann etwa eine Tätlichkeit die Opferstellung begründen, wenn sie zu einer nicht unerheblichen psychischen Beeinträchtigung führt. Umgekehrt ist es denkbar, dass eine im Sinne des Opferhilfegesetzes unerhebliche Beeinträchtigung der körperlichen und psychischen Integrität angenommen wird, obwohl der Eingriff strafrechtlich als leichte Körperverletzung (<ref-law>) zu beurteilen ist. Entscheidend ist, ob die Beeinträchtigung des Geschädigten in seiner körperlichen, sexuellen oder psychischen Integrität das legitime Bedürfnis begründet, die Hilfsangebote und die Schutzrechte des Opferhilfegesetzes - ganz oder zumindest teilweise - in Anspruch zu nehmen (<ref-ruling> E. 1.2 S. 220 f. mit Hinweisen).
1.1.3 Der Beschwerdeführer kann nicht als Opfer im dargelegten Sinn betrachtet werden. Er kann somit aus dem OHG keine Legitimation zur Anfechtung des angefochtenen Entscheids ableiten. Auch gemäss Art. 88 OG kann er den angefochtenen Entscheid in der Sache selbst nicht anfechten. Nach den Ausführungen in E. 1.1.1 hiervor ist er grundsätzlich einzig befugt, mit staatsrechtlicher Beschwerde die Verletzung von Verfahrensrechten geltend zu machen, deren Missachtung eine formelle Rechtsverweigerung darstellt.
1.2 Nach Art. 90 Abs. 1 lit. b OG muss eine staatsrechtliche Beschwerde die wesentlichen Tatsachen und eine kurz gefasste Darlegung darüber enthalten, welche verfassungsmässigen Rechte bzw. welche Rechtssätze und inwiefern sie durch den angefochtenen Entscheid verletzt worden sind. Im staatsrechtlichen Beschwerdeverfahren prüft das Bundesgericht nur klar und detailliert erhobene Rügen (<ref-ruling> E. 3c S. 43 mit Hinweisen). Die Begründung der staatsrechtlichen Beschwerde muss sodann in der Beschwerdeschrift selbst enthalten sein; die Verweisung auf Rechtsschriften in anderen Verfahren ist unbeachtlich (<ref-ruling> E. 4a S. 30; <ref-ruling> E. 2.1 S. 120)
Die vorliegende Beschwerdeschrift genügt diesen Anforderungen nicht. Der Beschwerdeführer unterlässt eine den Anforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG entsprechende Auseinandersetzung mit der Begründung des angefochtenen Entscheids und legt mit seiner appellatorischen Kritik nicht dar, inwiefern die im Obergerichtsentscheid bestätigte vorläufige Einstellung des gegen Unbekannt geführten Strafverfahrens (<ref-law>) verfassungswidrig sein soll. Er beschränkt sich im Wesentlichen auf die Nennung und Aufzählung von Beschwerdegründen (Verletzung von Bundesrecht, <ref-law>; Verfahrensfehler; willkürliche Beweiswürdigung, Beweismittel nicht gewürdigt; Nichtgewährung des rechtlichen Gehörs; Befangenheit; nicht alle Vorbringen beachtet), ohne in der Beschwerdeschrift selbst im Einzelnen detailliert zu erklären, inwiefern der angefochtene Entscheid diese Grundsätze verletzt. Aus diesen Gründen kann auf die Beschwerde auch nicht eingetreten werden, soweit sie sich auf die Verletzung von Verfahrensrechten bezieht.
Die vorliegende Beschwerdeschrift genügt diesen Anforderungen nicht. Der Beschwerdeführer unterlässt eine den Anforderungen von Art. 90 Abs. 1 lit. b OG entsprechende Auseinandersetzung mit der Begründung des angefochtenen Entscheids und legt mit seiner appellatorischen Kritik nicht dar, inwiefern die im Obergerichtsentscheid bestätigte vorläufige Einstellung des gegen Unbekannt geführten Strafverfahrens (<ref-law>) verfassungswidrig sein soll. Er beschränkt sich im Wesentlichen auf die Nennung und Aufzählung von Beschwerdegründen (Verletzung von Bundesrecht, <ref-law>; Verfahrensfehler; willkürliche Beweiswürdigung, Beweismittel nicht gewürdigt; Nichtgewährung des rechtlichen Gehörs; Befangenheit; nicht alle Vorbringen beachtet), ohne in der Beschwerdeschrift selbst im Einzelnen detailliert zu erklären, inwiefern der angefochtene Entscheid diese Grundsätze verletzt. Aus diesen Gründen kann auf die Beschwerde auch nicht eingetreten werden, soweit sie sich auf die Verletzung von Verfahrensrechten bezieht.
2. Nach dem Gesagten kann auf die staatsrechtliche Beschwerde nicht eingetreten werden. Bei diesem Verfahrensausgang trägt der Beschwerdeführer die Gerichtskosten (Art. 156 Abs. 1 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach Art. 36a OG:
im Verfahren nach Art. 36a OG:
1. Auf die staatsrechtliche Beschwerde wird nicht eingetreten.
1. Auf die staatsrechtliche Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 1000.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, dem Bezirksamt Brugg und dem Obergericht des Kantons Aargau, Beschwerdekammer in Strafsachen, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 2. Juni 2005
Im Namen der I. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_001 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['52e57f1c-4645-429b-9d46-f9367bae6559', 'be6f7b32-a7ab-46bb-b74c-4b1d621fce2c', '9434a109-7db4-4380-a97d-e017b761126c', '9434a109-7db4-4380-a97d-e017b761126c', '9434a109-7db4-4380-a97d-e017b761126c', '1a963fda-89f1-47a9-9e0a-fa67415ecd45', 'b3caab2f-65fc-4f3b-ad97-c55d6316a8fa'] | ['c0730338-7fbb-4486-9e57-201f62440bc0', '361b88e3-36fb-4f94-9075-ce8e5294d186', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', 'bdc4c2eb-894e-449d-bcb0-559d2d4e5920', '09200a94-c90a-48da-a4db-840a951e3cec', '629b13cd-cf95-4caf-b21d-8e8c9a7dcffa', '7cf6dd99-1d0f-4313-bb12-75625e5b074b'] |
0368577e-3fc5-4006-a9e6-752e0b765282 | 2,007 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Mit Verfügung vom 16. März 1995 sprach die IV-Stelle für Versicherte im Ausland (nachfolgend: IV-Stelle) dem 1955 geborenen jugoslawischen Staatsangehörigen B._, der in den Jahren 1985 und 1986 in der Schweiz gearbeitet und dabei 1986 einen Arbeitsunfall erlitten hatte, für die Zeit von 1. Juni 1988 bis 31. Dezember 1990 bei einem Invaliditätsgrad von 50% eine befristete halbe Invalidenrente zu. Das Gesuch vom 7. Februar 1997 auf Weitergewährung der befristeten Rente lehnte die IV-Stelle mit Verfügung vom 30. Juni 1998 ab, da nach der Ausreise aus der Schweiz (15. Juli 1987) die Versicherteneigenschaft, als eine aufgrund der damals geltenden zwischenstaatlichen Voraussetzungen erforderliche Anspruchsvoraussetzung, nicht mehr erfüllt gewesen war. Mit Entscheid vom 15. September 2000 lehnte die Eidgenössische Rekurskommission der AHV/IV für die im Ausland wohnenden Personen (heute: Bundesverwaltungsgericht) die dagegen erhobene Beschwerde ab. Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wurde letztinstanzlich aus formellen Gründen nicht eingetreten (Urteil des Eidgenössischen Versicherungsgerichts vom 4. März 2003, I 5/01).
Am 2. Mai 2003 reichte der Versicherte unter Beilage verschiedener medizinischer Unterlagen aus seiner Heimat ein neues Leistungsgesuch ein. Nach verschiedenen Stellungnahmen des versicherungsinternen medizinischen Dienstes sprach die IV-Stelle B._ mit Verfügungen vom 31. März 2004 eine halbe Invalidenrente ab 1. Mai 2002 bis 31. Dezember 2003 sowie eine Dreiviertelsrente ab 1. Januar 2004 nebst Kinderrente für den Sohn E._ (geb. 1988) zu. Zur Begründung führte sie an, dass der Versicherte seit 1986 in der zuletzt ausgeübten Tätigkeit zu 70 % arbeitsunfähig sei; andere leichtere, dem Gesundheitszustand besser angepasste Tätigkeiten hätten jedoch vom 21. September 1990 bis 20. April 2002 wieder vollschichtig und seit 21. April 2002 noch zu 50 % ausgeübt werden können. Auf Einsprache hin hielt sie an ihrem Standpunkt fest (Einspracheentscheid vom 23. Juni 2004).
Am 2. Mai 2003 reichte der Versicherte unter Beilage verschiedener medizinischer Unterlagen aus seiner Heimat ein neues Leistungsgesuch ein. Nach verschiedenen Stellungnahmen des versicherungsinternen medizinischen Dienstes sprach die IV-Stelle B._ mit Verfügungen vom 31. März 2004 eine halbe Invalidenrente ab 1. Mai 2002 bis 31. Dezember 2003 sowie eine Dreiviertelsrente ab 1. Januar 2004 nebst Kinderrente für den Sohn E._ (geb. 1988) zu. Zur Begründung führte sie an, dass der Versicherte seit 1986 in der zuletzt ausgeübten Tätigkeit zu 70 % arbeitsunfähig sei; andere leichtere, dem Gesundheitszustand besser angepasste Tätigkeiten hätten jedoch vom 21. September 1990 bis 20. April 2002 wieder vollschichtig und seit 21. April 2002 noch zu 50 % ausgeübt werden können. Auf Einsprache hin hielt sie an ihrem Standpunkt fest (Einspracheentscheid vom 23. Juni 2004).
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde wies die Eidgenössische Rekurskommission der AHV/IV für die im Ausland wohnenden Personen ab (Entscheid vom 9. Dezember 2005).
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde wies die Eidgenössische Rekurskommission der AHV/IV für die im Ausland wohnenden Personen ab (Entscheid vom 9. Dezember 2005).
C. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde lässt B._ beantragen, in Aufhebung des angefochtenen Entscheides sei ihm eine ganze Invalidenrente seit 1. Mai 1987 auszurichten. Zudem seien auch für seine Söhne E._ und R._ sowie für seine Tochter L._ (bis zum Jahre 1997) Kinderrenten auszuzahlen. Ferner ersucht er um eine Zusatzrente für seine Ehefrau (Eingabe vom 23. Januar 2006).
Während die IV-Stelle auf Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde schliesst, verzichtet das Bundesamt für Sozialversicherungen auf eine Vernehmlassung. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Am 1. Januar 2007 ist das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Damit wurden das Eidgenössische Versicherungsgericht und das Bundesgericht in Lausanne zu einem einheitlichen Bundesgericht (an zwei Standorten) zusammengefügt (Seiler/von Werdt/Güngerich, Bundesgerichtsgesetz [BGG], Bern 2007, S. 10 Rz 75). Dieses Gesetz ist auf die nach seinem Inkrafttreten eingeleiteten Verfahren des Bundesgerichts anwendbar, auf ein Beschwerdeverfahren jedoch nur dann, wenn auch der angefochtene Entscheid nach dem Inkrafttreten dieses Gesetzes ergangen ist (<ref-law>). Da der vorinstanzliche Entscheid am 9. Dezember 2005 und somit vor dem 1. Januar 2007 erlassen wurde, richtet sich das Verfahren nach dem bis 31. Dezember 2006 in Kraft gestandenen Bundesgesetz über die Organisation der Bundesrechtspflege (OG) vom 16. Dezember 1943 (vgl. <ref-ruling> Erw. 1.2 S. 395).
1. Am 1. Januar 2007 ist das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Damit wurden das Eidgenössische Versicherungsgericht und das Bundesgericht in Lausanne zu einem einheitlichen Bundesgericht (an zwei Standorten) zusammengefügt (Seiler/von Werdt/Güngerich, Bundesgerichtsgesetz [BGG], Bern 2007, S. 10 Rz 75). Dieses Gesetz ist auf die nach seinem Inkrafttreten eingeleiteten Verfahren des Bundesgerichts anwendbar, auf ein Beschwerdeverfahren jedoch nur dann, wenn auch der angefochtene Entscheid nach dem Inkrafttreten dieses Gesetzes ergangen ist (<ref-law>). Da der vorinstanzliche Entscheid am 9. Dezember 2005 und somit vor dem 1. Januar 2007 erlassen wurde, richtet sich das Verfahren nach dem bis 31. Dezember 2006 in Kraft gestandenen Bundesgesetz über die Organisation der Bundesrechtspflege (OG) vom 16. Dezember 1943 (vgl. <ref-ruling> Erw. 1.2 S. 395).
2. Der angefochtene Entscheid betrifft Leistungen der Invalidenversicherung. Nach Art. 132 Abs. 1 OG in der Fassung gemäss Ziff. III des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 über die Änderung des IVG (in Kraft seit 1. Juli 2006) kann das Gericht in Verfahren um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen in Abweichung von den Art. 104 und 105 OG auch die Unangemessenheit der angefochtenen Verfügung beurteilen und ist an die vorinstanzliche Feststellung des Sachverhalts nicht gebunden. Gemäss Art. 132 Abs. 2 OG gelten diese Abweichungen nicht, wenn der angefochtene Entscheid Leistungen der Invalidenversicherung betrifft. Nach Ziff. II lit. c des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 ist indessen auf die im Zeitpunkt des Inkrafttretens der Änderung beim Eidgenössischen Versicherungsgericht hängigen Beschwerden bisheriges Recht anwendbar. Da die hier zu beurteilende Beschwerde am 1. Juli 2006 beim Eidgenössischen Versicherungsgericht hängig war, richtet sich die Kognition des nunmehr urteilenden Bundesgerichts noch nach der bis Ende Juni 2006 gültigen Fassung von Art. 132 OG, welche dem neuen Abs. 1 entspricht.
2. Der angefochtene Entscheid betrifft Leistungen der Invalidenversicherung. Nach Art. 132 Abs. 1 OG in der Fassung gemäss Ziff. III des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 über die Änderung des IVG (in Kraft seit 1. Juli 2006) kann das Gericht in Verfahren um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen in Abweichung von den Art. 104 und 105 OG auch die Unangemessenheit der angefochtenen Verfügung beurteilen und ist an die vorinstanzliche Feststellung des Sachverhalts nicht gebunden. Gemäss Art. 132 Abs. 2 OG gelten diese Abweichungen nicht, wenn der angefochtene Entscheid Leistungen der Invalidenversicherung betrifft. Nach Ziff. II lit. c des Bundesgesetzes vom 16. Dezember 2005 ist indessen auf die im Zeitpunkt des Inkrafttretens der Änderung beim Eidgenössischen Versicherungsgericht hängigen Beschwerden bisheriges Recht anwendbar. Da die hier zu beurteilende Beschwerde am 1. Juli 2006 beim Eidgenössischen Versicherungsgericht hängig war, richtet sich die Kognition des nunmehr urteilenden Bundesgerichts noch nach der bis Ende Juni 2006 gültigen Fassung von Art. 132 OG, welche dem neuen Abs. 1 entspricht.
3. 3.1 Wie die Eidgenössische Rekurskommission zu Recht erkannt hat, ist für den hier geltend gemachten Anspruch auf eine Invalidenrente schweizerisches Recht anwendbar (vgl. Art. 2 des Abkommens zwischen der Schweizerischen Eidgenossenschaft und der Föderativen Volksrepublik Jugoslawien über Sozialversicherung vom 8. Juni 1962; vgl. auch SVR 2006 IV Nr. 8 S. 29 Erw. 2 [Urteil I. vom 18. März 2005, I 275/02]). Richtig ist zudem, dass entsprechend den allgemeinen intertemporalrechtlichen Regeln für die Zeit bis 31. Dezember 2002 sowie 31. Dezember 2003 auf die damals geltenden Bestimmungen und ab diesen Zeitpunkten auf die neuen Normen des ATSG (in Kraft seit 1. Januar 2003) bzw. der 4. IV-Revision (in Kraft seit 1. Januar 2004) samt Ausführungsverordnungen abzustellen ist (vgl. <ref-ruling> ff.).
3.2 Im angefochtenen Entscheid werden die für die Beurteilung des Leistungsstreites massgebenden Rechtsgrundlagen zutreffend dargelegt. Es betrifft dies insbesondere die Bestimmungen und Grundsätze über die Voraussetzungen und den Umfang des Rentenanspruchs (<ref-law> in der bis Ende 2003 gültig gewesenen sowie <ref-law> in der seit 1. Januar 2004 geltenden Fassung), die Ermittlung des Invaliditätsgrades erwerbstätiger Versicherter nach der Einkommensvergleichsmethode (<ref-law>; <ref-ruling> Erw. 1, 104 V 136 Erw. 2a und b; vgl. auch <ref-ruling> f. Erw. 3.4), die Rentenrevision (<ref-law>; <ref-ruling> Erw. 2 mit Hinweis; vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3.5.4) sowie den Beginn des Rentenanspruchs (<ref-law> in Verbindung mit <ref-law>). Gleiches gilt für die Erwägungen zum Grundsatz der freien Beweiswürdigung (vgl. auch <ref-law>), zu dem im Sozialversicherungsrecht geltenden Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (<ref-ruling> Erw. 2.1 mit Hinweisen), zur Aufgabe des Arztes und der Ärztin bei der Invaliditätsbemessung und zur Bedeutung ärztlicher Auskünfte im Rahmen der Invaliditätsschätzung (<ref-ruling> Erw. 4 mit Hinweisen) sowie zum Beweiswert und zur Würdigung medizinischer Berichte und Stellungnahmen (<ref-ruling> Erw. 3a mit Hinweisen). Darauf wird verwiesen.
3.2 Im angefochtenen Entscheid werden die für die Beurteilung des Leistungsstreites massgebenden Rechtsgrundlagen zutreffend dargelegt. Es betrifft dies insbesondere die Bestimmungen und Grundsätze über die Voraussetzungen und den Umfang des Rentenanspruchs (<ref-law> in der bis Ende 2003 gültig gewesenen sowie <ref-law> in der seit 1. Januar 2004 geltenden Fassung), die Ermittlung des Invaliditätsgrades erwerbstätiger Versicherter nach der Einkommensvergleichsmethode (<ref-law>; <ref-ruling> Erw. 1, 104 V 136 Erw. 2a und b; vgl. auch <ref-ruling> f. Erw. 3.4), die Rentenrevision (<ref-law>; <ref-ruling> Erw. 2 mit Hinweis; vgl. auch <ref-ruling> Erw. 3.5.4) sowie den Beginn des Rentenanspruchs (<ref-law> in Verbindung mit <ref-law>). Gleiches gilt für die Erwägungen zum Grundsatz der freien Beweiswürdigung (vgl. auch <ref-law>), zu dem im Sozialversicherungsrecht geltenden Beweisgrad der überwiegenden Wahrscheinlichkeit (<ref-ruling> Erw. 2.1 mit Hinweisen), zur Aufgabe des Arztes und der Ärztin bei der Invaliditätsbemessung und zur Bedeutung ärztlicher Auskünfte im Rahmen der Invaliditätsschätzung (<ref-ruling> Erw. 4 mit Hinweisen) sowie zum Beweiswert und zur Würdigung medizinischer Berichte und Stellungnahmen (<ref-ruling> Erw. 3a mit Hinweisen). Darauf wird verwiesen.
4. 4.1 Nachdem die leistungsabweisende Verfügung vom 30. Juni 1998 in Rechtskraft erwachsen ist, kann mit der Vorinstanz der Anspruch auf eine Invalidenrente vor Juni 1998 nicht mehr geprüft werden (<ref-ruling> Erw. 2c mit Hinweisen). Insoweit ist auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde, mit welcher eine ganze Invalidenrente seit 1. Mai 1987 geltend macht wird, nicht einzutreten.
4.2 Was die vom Beschwerdeführer geltend gemachten zusätzlichen Kinderrenten sowie die Zusatzrente für die Ehefrau betrifft, gilt festzustellen, dass diese nicht Gegenstand der angefochtenen Verfügung bilden. Mithin fehlt es an einer Sachurteilsvoraussetzung, weshalb auf das Rechtsbegehren auch diesbezüglich nicht einzutreten ist (<ref-ruling> Erw. 1a mit Hinweisen).
4.3 Wie die Vorinstanz zu Recht erwog, ist von einer Neuanmeldung nach vorausgegangener rechtskräftiger Ablehnung des Rentenanspruchs auszugehen (Art. 87 Abs. 4 in Verbindung mit Abs. 3 IVV), womit für die Festsetzung eines rückwirkenden Rentenbeginnes <ref-law> massgebend ist (<ref-ruling> f. Erw. 4; I 319/01). Damit bleibt der Rentenanspruch für die zwölf der Neuanmeldung vorangehenden Monate zu prüfen.
4.3 Wie die Vorinstanz zu Recht erwog, ist von einer Neuanmeldung nach vorausgegangener rechtskräftiger Ablehnung des Rentenanspruchs auszugehen (Art. 87 Abs. 4 in Verbindung mit Abs. 3 IVV), womit für die Festsetzung eines rückwirkenden Rentenbeginnes <ref-law> massgebend ist (<ref-ruling> f. Erw. 4; I 319/01). Damit bleibt der Rentenanspruch für die zwölf der Neuanmeldung vorangehenden Monate zu prüfen.
5. Streitig ist insbesondere der Umfang der verbliebenen Arbeitsfähigkeit.
5.1 Während IV-Stelle und Vorinstanz von einer Restarbeitsfähigkeit von 50 % für leichte Verweisungstätigkeiten ausgehen, vertritt der Beschwerdeführer die Auffassung, er sei vollständig arbeitsunfähig. Dabei stellt sich vorab die Frage, ob der medizinische Sachverhalt genügend abgeklärt worden ist, um die gesundheitsbedingte Einschränkung in der Arbeitsfähigkeit zu beurteilen, oder ob, wie von Seiten des Beschwerdeführers beantragt, eine "generelle Untersuchung bei einer medizinischen Kommission" und damit eine ergänzende medizinische Abklärung erforderlich ist bzw. allenfalls auf die Feststellungen der behandelnden Fachärzte seiner Heimat, welche von einer vollen Arbeitsunfähigkeit ausgingen, abgestellt werden kann.
5.2 Die Vorinstanz stützte sich nach Würdigung der medizinischen Akten auf die Einschätzungen der IV-Stellenärzte Dr. med. A._ (vom 5. Juli und 6. Oktober 2003) und Dr. med. U._ (vom 6. Juni 2004), sowie des Dr. med. Q._, Facharzt FMH für Psychiatrie und Psychotherapie (vom 16. Oktober, 4. und 21. November 2003). Sie würdigte diese als für die streitigen Belange umfassend und in der Darlegung der Zusammenhänge und der Beurteilung der medizinischen Situation einleuchtend. Den dargestellten Sachverhalt bezeichnete sie aufgrund der begründeten Schlussfolgerungen als überwiegend wahrscheinlich. Zudem führte sie aus, angesichts der im Vergleich zu den früheren Leistungsgesuchen des Beschwerdeführers im Wesentlichen gleich beschriebenen subjektiven wie auch objektiven Beschwerdebilder ergebe sich kein Anhaltspunkt dafür, von der früheren Beurteilung der physischen Leistungsfähigkeit des Beschwerdeführers derart abzuweichen, dass von einer gänzlichen Arbeitsunfähigkeit in leichten Verweisungstätigkeiten auszugehen wäre. Die Einschätzung der psychischen Leistungsfähigkeit durch die IV-Stellenärzte sei angesichts der neu in der Heimat des Beschwerdeführers ausführlich beschriebenen psychischen Beeinträchtigung schlüssig und nachvollziehbar und trage auch der vom IV-Stellenarzt Dr. med. A._ aufgrund der klinischen Zeichen festgestellten körperlichen Beeinträchtigung der Arbeitsfähigkeit im Umfang von 50 % Rechnung.
5.3 Diesen Erwägungen der Vorinstanz kann aufgrund der nachfolgenden Ausführungen nicht ohne weiteres beigepflichtet werden. Dr. med. A._ hielt in seiner Stellungnahme vom 5. Juli 2003 zum erneuten Rentenbegehren des Beschwerdeführers vom 2. Mai 2003, basierend auf ausführlichen medizinischen Unterlagen aus seiner Heimat (Arztberichte vom 21. April 2003 des Arbeitsmediziners Dr. med. H._, des Orthopäden/Traumatologen Dr. med. D._ und des Neuropsychiaters Dr. med. Z._), fest, dass der Versicherte aufgrund der vorliegenden medizinischen Unterlagen klinische Zeichen aufweise, die seine Beschwerden glaubwürdig und ihn in der bisherigen Tätigkeit als Maurer ab 1. Januar 2001 zu 100 % arbeitsunfähig machten. Verweisungstätigkeiten leichter Natur, die wechselnde Körperpositionen und vermehrte Pausen erlaubten, bezeichnete er als zu 50 % möglich. Im Schreiben vom 6. Oktober 2003 sprach er sich angesichts der Vorbehalte des Versicherten für eine fachärztliche Untersuchung in der Schweiz aus, welche die orthopädische und psychische Seite beurteilt. Der Psychiater Dr. med. Q._ bezeichnete in seinem Bericht vom 16. Oktober 2003 eine leichte Verweisungstätigkeit zu 50 % zumutbar, wobei er einzig die psychiatrische Seite für eine Beurteilung durch die IV als relevant erachtete. Schenke man dem Psychostatus im Bericht des Neuropsychiaters Dr. med. Z._ Glauben - was er im Schreiben vom 21. November 2003 bejahte -, bestehe ein mittelgradiges depressives Zustandsbild. Eine Begutachtung in der Schweiz erachtete er nicht als notwendig. Schliesslich hielt Dr. med. U._ in der auf Einsprache hin ergangenen Stellungnahme vom 6. Juni 2004 fest, dass vor allem eine psychiatrische Erkrankung vorliege, wozu eine erhebliche Portion Rentenbegehrlichkeit dazukomme. Plausible somatische Gründe, die den vom Versicherten beschriebenen Zustand erklärten, lägen keine vor. Es handle sich um ein psychosomatisches Leiden, das seinen Anfang mit der Rückenkontusion im Jahre 1986 nahm. Es sei an der bisherigen Beurteilung durch Dr. med. Q._ und Dr. med. A._ festzuhalten, die eigentlich das gleiche aussagen würden, aber jeweils von einer anderen Seite aus gesehen.
Mit Blick auf diese Ausführungen kann die Einschätzung der Ärzte der IV-Stelle, entgegen der Vorinstanz, in der Darlegung der Zusammenhänge und in der Beurteilung der medizinischen Situation nicht als einleuchtend und hinsichtlich der Frage der Einschränkung der Arbeitsfähigkeit nicht als schlüssig bezeichnet werden. Vielmehr erscheint sie widersprüchlich. Zudem ist unklar und nicht nachvollziehbar, inwiefern die Einschränkung in der Arbeitsfähigkeit psychisch oder physisch bedingt ist, bzw. wie sich allenfalls das Zusammenspiel dieser beiden Faktoren auswirkt. Auf diese versicherungsinternen Arztberichte kann mithin nicht abgestellt werden (<ref-ruling> Erw. 3b/ee). Allerdings darf entgegen der Auffassung des Beschwerdeführers auch die Beurteilung in der Expertise des Dr. med. H._ (vom 21. April 2003), welcher von einer definitiven Arbeitsunfähigkeit "avec un haut degré d'atteinte corporelle" ausging, nicht einfach übernommen werden, da, wie die Vorinstanz zu Recht erwog, bereits früher bei gleichen Befunden die Beurteilung der damit verbundenen Einschränkung der Arbeitsfähigkeit durch heimatliche Fachärzte auseinandergingen. Im Weitern gilt festzustellen, dass seit der Verfügung der IV-Stelle vom 16. März 1995, womit dem Beschwerdeführer eine bis 31. Dezember 1990 befristete halbe Invalidenrente zugesprochen worden war, keine medizinischen Abklärungen mehr durchgeführt wurden (mit Ausnahme derjenigen in der Heimat gemäss Berichten vom 21. April 2003). Bezüglich des Rentenantrags des Versicherten vom 7. Februar 1997 verlangte der damals von der IV-Stelle um Auskunft ersuchte Dr. med. M._, FMH Innere Medizin, Arbeitsmedizin, mangels aktueller medizinischer Unterlagen, weitergehende Abklärungen in St. Gallen, um den Rentenanspruch beurteilen zu können. Darauf wurde jedoch verzichtet, da mangels Versicherteneigenschaft damals ohnehin kein Anspruch bestand.
Bei dieser Ausgangslage kann nicht von einer genügenden Abklärung des medizinischen Sachverhalts gesprochen werden. Mithin durfte in Nachachtung des im Sozialversicherungsrecht geltenden Untersuchungsgrundsatzes (<ref-ruling> Erw. 2, 122 V 158 Erw. 1a, je mit Hinweisen) auf weitere Beweismassnahmen, namentlich die vom Beschwerdeführer wiederholt beantragte ergänzende medizinische Abklärung in der Schweiz, nicht im Sinne einer antizipierten Beweiswürdigung verzichtet werden. Die Sache ist daher an die Verwaltung zurückzuweisen, damit sie nach Durchführung einer orthopädischen und psychiatrischen Begutachtung in der Schweiz über den Leistungsanspruch neu verfüge.
Bei dieser Ausgangslage kann nicht von einer genügenden Abklärung des medizinischen Sachverhalts gesprochen werden. Mithin durfte in Nachachtung des im Sozialversicherungsrecht geltenden Untersuchungsgrundsatzes (<ref-ruling> Erw. 2, 122 V 158 Erw. 1a, je mit Hinweisen) auf weitere Beweismassnahmen, namentlich die vom Beschwerdeführer wiederholt beantragte ergänzende medizinische Abklärung in der Schweiz, nicht im Sinne einer antizipierten Beweiswürdigung verzichtet werden. Die Sache ist daher an die Verwaltung zurückzuweisen, damit sie nach Durchführung einer orthopädischen und psychiatrischen Begutachtung in der Schweiz über den Leistungsanspruch neu verfüge.
6. Das Verfahren ist kostenlos (Art. 134 OG in der bis Ende Juni 2006 gültig gewesenen Fassung). Anspruch auf eine Parteientschädigung besteht nicht, da der Beschwerdeführer nicht anwaltlich vertreten ist und die für eine - nur in Ausnahmefällen zuzusprechende - Aufwandentschädigung erforderlichen Voraussetzungen (<ref-ruling>) im vorliegenden Verfahren nicht erfüllt sind. | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird, soweit darauf einzutreten ist, in dem Sinne gutgeheissen, dass der angefochtene Entscheid vom 9. Dezember 2005 und der Einspracheentscheid der IV-Stelle für Versicherte im Ausland vom 23. Juni 2004 aufgehoben werden und die Sache an die IV-Stelle zurückgewiesen wird, damit sie, nach erfolgter Abklärung im Sinne der Erwägungen, über den Leistungsanspruch neu verfüge.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird, soweit darauf einzutreten ist, in dem Sinne gutgeheissen, dass der angefochtene Entscheid vom 9. Dezember 2005 und der Einspracheentscheid der IV-Stelle für Versicherte im Ausland vom 23. Juni 2004 aufgehoben werden und die Sache an die IV-Stelle zurückgewiesen wird, damit sie, nach erfolgter Abklärung im Sinne der Erwägungen, über den Leistungsanspruch neu verfüge.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Bundesverwaltungsgericht, der Schweizerischen Ausgleichskasse und dem Bundesamt für Sozialversicherungen zugestellt.
Luzern, 19. Februar 2007
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
i.V. | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['d6200880-8937-44c6-a989-931698cc8433', 'b2c076be-ebed-4a99-be36-86017bc689db', '2ca3b556-97e0-4af8-8e50-91211a93c7dd'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '9f26d259-d6e6-4bfa-99b5-f8fded5667bc', 'dfe4a079-8090-463c-84d3-b72b354fdc7b', '04bf6369-99cb-41fa-8aff-413679bc8c18', '70d82e7f-fc70-45d6-b607-cd4654badc02', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'ea2f453b-fc14-40f4-81ea-83272acf5c89', '18eb66aa-f83a-4e6a-8422-39b4549f7f1a'] |
03689203-815a-40b3-b9c5-460aa7298635 | 2,000 | de | Familiennachzug, hat sich ergeben:
A.- Der aus dem Kosovo stammende jugoslawische Staatsangehörige B._, geb. 3. Oktober 1968, verfügte bis zum 29. Februar 1992 über eine Kurzaufenthaltsbewilligung in der Schweiz. Nachdem er am 10. April 1992 wegen widerrechtlichen Aufenthalts gebüsst worden war, wurde er vom 3. Juni 1992 bis zum 2. Juni 1993 mit einer Einreisesperre belegt. Am 18. April 1994 stellte er ein Asylgesuch, welches am 8. Juli 1994 von der Schweizerischen Asylrekurskommission letztinstanzlich abgelehnt wurde. In der Folge blieb B._, unter anderem deshalb, weil eine Ausschaffung nicht möglich war, ohne Anwesenheitstitel in der Schweiz. Nach eigenen Angaben weilte er jedoch von Februar bis Juli 1996 im Kosovo. Danach hielt er sich illegal im Kanton Thurgau auf. Am 4. August 1997 wurde er festgenommen und bis zum 23. August 1997 in Untersuchungshaft genommen. Am 15. August 1997 erging gegen ihn eine Einreisesperre bis zum 17. August 2002. Am 8. September 1997 stellte er erneut ein Asylgesuch. Am 20. September 1997 wurde er wiederum festgenommen und für einige Tage in Untersuchungshaft gesetzt. Am 13. November 1997 trat das Bundesamt für Flüchtlinge auf das (zweite) Asylgesuch nicht ein und wies B._ aus der Schweiz weg. Die Ausreisefrist wurde auf den 27. November 1997 festgelegt und später bis zum 31. Dezember 1997 verlängert. Am 25. November 1997 erteilten die Behörden der Bundesrepublik Jugoslawien die Zustimmung zur Ausstellung eines Laissez-passer, welcher am 9. Dezember 1997 auch ausgefertigt wurde.
Am 15. Januar 1998 heiratete B._ die Schweizer Bürgerin A._, geb. 4. April 1952, welche am 20. Januar 1998 bei der Fremdenpolizei des Kantons Thurgau ein Gesuch um Nachzug ihres Ehemannes stellte. Bei einem Gespräch mit der Fremdenpolizei zog die Ehefrau am 19. Februar 1998 das Gesuch wieder zurück, reichte jedoch am 14. April 1998 ein zweites Nachzugsgesuch ein. Am 4. Juni 1998 wies die Fremdenpolizei das Gesuch ab und verfügte, B._ habe bis zum 15. Juli 1998 auszureisen.
Mit Urteil vom 1. Oktober/15. Dezember 1998 bestrafte die Bezirksgerichtskommission Steckborn B._ wegen mehrfachen betrügerischen Missbrauchs einer Datenverarbeitungsanlage, mehrfacher Entwendung eines Fahrzeuges zum Gebrauch und mehrfachen Fahrens ohne Führerausweis mit vier Monaten Gefängnis und einer Busse von Fr. 400.-- unter Gewährung des bedingten Vollzugs.
B.- Gegen die Verweigerung einer Aufenthaltsbewilligung an B._ führten die Eheleute B._-A. _ erfolglos Rekurs beim Departement für Justiz und Sicherheit des Kantons Thurgau sowie Beschwerde beim Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau.
C.- Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde vom 14. Februar 2000 an das Bundesgericht beantragen A._ und B._, der Entscheid des Verwaltungsgerichts vom 17. November 1999 sei aufzuheben und es sei der Nachzug von B._ zu bewilligen; eventuell sei die Fremdenpolizei anzuweisen, B._ die Aufenthaltsbewilligung zu erteilen. Ausserdem wird beantragt, der Beschwerde sei aufschiebende Wirkung zu erteilen.
Das Verwaltungsgericht und das Departement für Justiz und Sicherheit des Kantons Thurgau sowie das Bundesamt für Ausländerfragen (für das Eidgenössische Justiz- und Polizeidepartement) schliessen auf Abweisung der Beschwerde. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- Mit verfahrensleitender Verfügung vom 16. Februar 2000 hat der Präsident der II. öffentlichrechtlichen Abteilung des Bundesgerichts angeordnet, dass bis zum Entscheid über das Gesuch um Erteilung der aufschiebenden Wirkung alle Vollziehungsvorkehrungen zu unterbleiben haben. Mit dem Entscheid in der Sache wird dieses Gesuch nunmehr gegenstandslos.
2.- a) Nach Art. 100 Abs. 1 lit. b Ziff. 3 OG ist die Verwaltungsgerichtsbeschwerde auf dem Gebiete der Fremdenpolizei unzulässig gegen die Erteilung oder Verweigerung von Bewilligungen, auf die das Bundesrecht keinen Anspruch einräumt.
Gemäss Art. 4 ANAG entscheidet die zuständige Behörde, im Rahmen der gesetzlichen Vorschriften und der Verträge mit dem Ausland, nach freiem Ermessen über die Bewilligung von Aufenthalt oder Niederlassung. Es besteht damit grundsätzlich kein Anspruch auf Erteilung einer Aufenthaltsbewilligung, es sei denn, der Ausländer könne sich auf eine Sondernorm des Bundesrechts oder eines Staatsvertrags berufen (<ref-ruling> E. 2a, 361 E. 1a; <ref-ruling> E. 1b, mit Hinweisen).
b) Gemäss Art. 7 ANAG hat der ausländische Ehegatte eines Schweizer Bürgers Anspruch auf Erteilung und Verlängerung der Aufenthaltsbewilligung (Abs. 1 erster Satz); der Anspruch erlischt, wenn ein Ausweisungsgrund vorliegt (Abs. 1 dritter Satz). Kein Anspruch besteht, wenn die Ehe eingegangen worden ist, um die Vorschriften über Aufenthalt und Niederlassung von Ausländern und namentlich jene über die Begrenzung der Zahl der Ausländer zu umgehen (Abs. 2). Für die Zulässigkeit der Verwaltungsgerichtsbeschwerde kommt es nur darauf an, ob formell eine eheliche Beziehung besteht. Die Frage, ob im konkreten Fall die Voraussetzungen zur Verfolgung des Anspruches erfüllt sind, namentlich ob wegen einer Scheinehe eine Ausnahme vorliegt, ist materieller Natur (<ref-ruling> E. 2b). Auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde der miteinander verheirateten Beschwerdeführer ist daher einzutreten.
3.- Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde kann die Verletzung von Bundesrecht, einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens, sowie die unrichtige oder unvollständige Feststellung des Sachverhalts gerügt werden (Art. 104 lit. a und b OG). Hat - wie hier - eine richterliche Behörde als Vorinstanz entschieden, so ist das Bundesgericht an deren tatsächliche Feststellungen gebunden, es sei denn, diese erweisen sich als offensichtlich unrichtig oder unvollständig oder seien unter Verletzung wesentlicher Verfahrensvorschriften getroffen worden (Art. 105 Abs. 2 OG).
4.- Nach Art. 7 Abs. 2 ANAG hat der ausländische Ehegatte eines Schweizer Bürgers dann keinen Anspruch auf die ihm nach Art. 7 Abs. 1 ANAG grundsätzlich zustehende Erteilung und Verlängerung der Aufenthaltsbewilligung, wenn die Ehe eingegangen worden ist, um die Vorschriften über Aufenthalt und Niederlassung von Ausländern zu umgehen.
Dass Ehegatten mit der Heirat nicht eine eheliche Lebensgemeinschaft begründen, sondern die Vorschriften über Aufenthalt und Niederlassung von Ausländern umgehen wollen, entzieht sich in der Regel dem direkten Beweis und kann diesfalls, wie das bereits früher bei der Bürgerrechtsehe zutraf (vgl. dazu <ref-ruling>), nur durch Indizien nachgewiesen werden. Ein solches Indiz lässt sich darin erblicken, dass dem Ausländer die Wegweisung drohte, etwa weil er ohne Heirat keine Aufenthaltsbewilligung erhalten hätte oder sie ihm nicht verlängert worden wäre. Für das Vorliegen einer Ausländerrechtsehe können sodann die Umstände und die kurze Dauer der Bekanntschaft sprechen sowie insbesondere die Tatsache, dass die Ehegatten eine Wohngemeinschaft gar nie aufgenommen haben. Dasselbe gilt, wenn für die Heirat eine Bezahlung vereinbart wurde. Dass die Begründung einer wirklichen Lebensgemeinschaft gewollt war, kann umgekehrt nicht schon daraus abgeleitet werden, dass die Ehegatten während einer gewissen Zeit zusammenlebten und intime Beziehungen unterhielten; ein derartiges Verhalten kann auch nur vorgespiegelt sein, um die Behörden zu täuschen (<ref-ruling> E. 2b; <ref-ruling> E. 2b; <ref-ruling> E. 3b; <ref-ruling> E. 4b; vgl. <ref-ruling> E. 2c, mit Hinweisen).
Für die Anwendbarkeit von Art. 7 Abs. 2 ANAG genügt es freilich nicht, dass die Ehe abgeschlossen wurde, um dem ausländischen Ehegatten den Aufenthalt in der Schweiz zu ermöglichen; erforderlich ist vielmehr, dass die eheliche Gemeinschaft nicht wirklich gewollt war; auf die Motive der Heirat kommt es mit anderen Worten nicht an, sofern der Wille vorhanden ist, eine Lebensgemeinschaft zu begründen (BGE <ref-ruling> E. 3b in fine; vgl. <ref-ruling> E. 1b).
5.-a) Das Verwaltungsgericht gelangte im angefochtenen Urteil zur Auffassung, es liege eine Scheinehe vor. Es stützte sich dabei auf die folgenden Indizien:
aa) Im Hinblick auf den Verlauf des Aufenthalts des Beschwerdeführers 2 könne "ohne weiteres von einer gewissen 'dynamischen Entwicklung' gesprochen werden". Nach dem Verlust der Anwesenheitsbewilligung habe er sich jeweils den fremdenpolizeilichen Kontrollen entzogen oder im entscheidenden Moment ein Asylgesuch gestellt. Als er endgültig mit einer (zwangsweisen) Ausreise habe rechnen müssen, hätten sich die Beschwerdeführer verheiratet.
bb) In den Akten finde sich kein einziger Hinweis dafür, dass der Heirat, wie von den Beschwerdeführern behauptet, eine dreijährige Bekanntschaftszeit und ein halbjähriges Zusammenleben vorangegangen sei. Auch in der Beschwerdeschrift würden dazu keine genaueren Angaben gemacht und keine Beweise angeboten. Noch im Familiennachzugsgesuch vom 20. Januar 1998 sei zudem angeführt worden, der Beschwerdeführer 2 wohne in X._/BL.
cc) Zwischen den Beschwerdeführern bestehe ein beträchtlicher Altersunterschied von 16 Jahren.
dd) In einer Aktennotiz der Fremdenpolizei vom 19. Februar 1998 finde sich die protokollierte Aussage der Beschwerdeführerin 1, die Heirat sei erfolgt, weil der Beschwerdeführer 2 sonst hätte ausreisen müssen; die Ehefrau habe keine Ahnung, was der Ehemann mache und wo er sich herumtreibe.
Die Beschwerdeführerin 1 habe diese Aussage zwar nicht unterschrieben, aber gleichentags das Nachzugsgesuch schriftlich mit der Bemerkung zurückgezogen, sie werde auf Scheidung klagen. Auch wenn die Beschwerdeführerin 1 erst durch die Fremdenpolizei vom gegen ihren Ehemann laufenden Strafverfahren erfahren habe, wäre bei einer Liebesheirat zu erwarten gewesen, dass sie sich für einen Rückzug des Nachzugsgesuch eine Bedenkfrist ausbedungen hätte. Das Verhalten der Ehefrau stelle daher ein gewichtiges Indiz für eine Scheinehe dar, zumal diese auch später keinen anderen Grund für den Rückzug des Gesuchs geltend gemacht habe.
b) Die Beschwerdeführer beanstanden die tatsächlichen Feststellungen des Verwaltungsgerichts und dessen rechtliche Schlussfolgerung. Vorweg ist festzuhalten, dass sich das Verwaltungsgericht auf umfassende aktenkundige Abklärungen der Fremdenpolizei und des Departements für Justiz und Sicherheit des Kantons Thurgau stützen konnte. Die Abklärungen des Sachverhalts erscheinen daher von vornherein nicht als lückenhaft. Die Beschwerdeführer machen denn auch insbesondere nicht geltend, für ihre Darstellung der tatsächlichen Verhältnisse (unberücksichtigt gebliebene) Beweisanträge gestellt zu haben. Sie behaupten und begründen auch nicht, weshalb das Vorbringen von Beweisen, namentlich von Zeugen, nicht hätte möglich sein sollen.
aa) Die Beschwerdeführer behaupten hingegen, vor der Heirat am 15. Januar 1998 vom Laissez-passer, den die Fremdenpolizei im Dezember 1997 im Hinblick auf die Ausschaffung des Beschwerdeführers 2 erlangt hatte, keine Kenntnis gehabt zu haben.
Selbst wenn dies zuträfe, so musste dem Beschwerdeführer dennoch bereits Ende 1997 klar gewesen sein, dass ihm eine baldige Ausschaffung drohte. Am 13. November 1997 trat das Bundesamt für Flüchtlinge auf das (zweite) Asylgesuch nicht ein. Am 18. November 1997 wurde er zwecks Vorbereitung der Ausreise aus der Schweiz behördlich vorgeladen.
Als Ausreisedatum wurde der 27. November 1997 festgelegt, wobei diese Frist später auf den 31. Dezember 1997 verlängert wurde. Dass eine Strafuntersuchung im Gang war, konnte eine Ausreise bzw. Ausschaffung nicht hindern. Damit musste der Beschwerdeführer so oder so - ob er nun Kenntnis von der Ausstellung eines Laissez-passer hatte oder nicht - ernsthaft damit rechnen, die Schweiz verlassen zu müssen.
bb) Dass sich der Beschwerdeführer 2 allenfalls bereits vor der Heirat im Kanton Thurgau aufgehalten hat, wie die Beschwerdeführer weiter geltend machen, belegt nicht, dass sie sich bereits kannten und insbesondere schon zusammen lebten. Auf konkrete Beweise, die ein entsprechendes Verhältnis belegen könnten, haben sie sich jedenfalls nie berufen.
cc) Nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung kann ein grosser Altersunterschied als Anhaltspunkt für eine Scheinehe dienen (vgl. BGE <ref-ruling> E. 2b S. 3). Das Verwaltungsgericht durfte den Altersunterschied von über 16 Jahren zwischen den Beschwerdeführern in diesem Sinne entgegen ihrer Ansicht ohne weitere Ausführungen berücksichtigen.
dd) Die Beschwerdeführer sind der Auffassung, die Aktennotiz der Fremdenpolizei vom 19. Februar 1998 müsse aus dem Recht gewiesen werden, weil die darin festgehaltenen Erklärungen der Beschwerdeführerin 1 unter Druck zustande gekommen seien und der Verdacht einer Verletzung des Amtsgeheimnisses bestehe. Die fragliche Notiz ist sehr detailliert; ihr Inhalt kann kaum erfunden worden sein. Bis anhin haben die Beschwerdeführer sodann nie geltend gemacht, die Aussagen der Ehefrau und der Rückzug des Nachzugsgesuchs seien unter Druck zustande gekommen. Mit Blick auf Art. 105 Abs. 2 OG fragt es sich, ob diese Behauptung als neues tatsächliches Vorbringen überhaupt zulässig ist. Dies kann aber offen bleiben, denn die Beschwerdeführer vermöchten ohnehin nicht zu erklären, weshalb sie ihren heutigen Standpunkt im ganzen bisherigen Verfahren nie vertreten haben. Sie unterlassen es denn auch, dafür irgend eine Erklärung anzubieten.
Sodann führen sie nicht aus, inwiefern eine Verletzung des Amtsgeheimnisses vorliegen soll, sondern behaupten einzig, es bestehe der Verdacht einer solchen Verletzung. Dies genügt aber nicht für ein Verbot, auf die Aktennotiz - unter entsprechender Würdigung der bekannten Begleitumstände, d.h. namentlich der Tatsache, dass es sich um eine interne Notiz der Fremdenpolizei handelt, die von der Beschwerdeführerin 1 nicht unterschrieben worden ist und (daher) nicht als eigentliches Protokoll gelten kann - abzustellen.
ee) Schliesslich hat das Verwaltungsgericht in seinem Urteil das Argument der Beschwerdeführer, sie hätten seit der Heirat - im Zeitpunkt des angefochtenen Urteils seit rund anderthalb Jahren - zusammengelebt, durchaus wiedergegeben.
Es hat sein Urteil somit in Kenntnis dieses Umstandes gefällt.
c) Demnach sind die tatsächlichen Feststellungen des Verwaltungsgerichts nicht zu beanstanden. Sie finden in den Akten genügend Anhaltspunkte, und es gibt auch keine Hinweise dafür, dass sie auf wesentlichen Verfahrensmängeln beruhen.
Unter diesen Umständen verstösst auch die rechtliche Schlussfolgerung des Verwaltungsgerichts nicht gegen Bundesrecht. Kann nämlich davon ausgegangen werden, dass der Beschwerdeführer 2 kurz vor der Heirat mit einer baldigen zwangsweisen Ausreise rechnen musste, dass ein Zusammenleben der Beschwerdeführer vor der Heirat nicht belegt ist und dass die in der Aktennotiz vom 19. Februar 1998 festgehaltenen Aussagen der Ehefrau - mit der angemessenen Zurückhaltung bei der Beweiswürdigung - zum Nachteil der Beschwerdeführer Beachtung finden dürfen, so lässt sich unter Berücksichtigung des grossen Altersunterschieds auf eine Scheinehe schliessen. Daran ändert auch der Umstand nichts, dass die Beschwerdeführer nunmehr seit rund zwei Jahren zusammen wohnen, ist doch aus den übrigen Gegebenheiten zu schliessen, es handle sich dabei um ein vorgespiegeltes Verhalten, um die Behörden zu täuschen.
In Anwendung von Art. 7 Abs. 2 ANAG entfällt damit der Anspruch auf Erteilung einer Anwesenheitsbewilligung an den Ehemann, und die Beschwerdeführer können sich mangels echter ehelicher Beziehung auch nicht auf Art. 8 EMRK berufen.
6.- Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde erweist sich als unbegründet und ist abzuweisen.
Bei diesem Verfahrensausgang werden die Beschwerdeführer unter Solidarhaft kostenpflichtig (Art. 156 Abs. 1 und 7, Art. 153 und 153a OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.- Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2.- Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird den Beschwerdeführern unter Solidarhaft auferlegt.
3.- Dieses Urteil wird den Beschwerdeführern, dem Departement für Justiz und Sicherheit sowie dem Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau und dem Eidgenössischen Justiz- und Polizeidepartement (Bundesamt für Ausländerfragen) schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 5. Mai 2000
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['913165c7-4523-4896-9373-abeffe5c09d4', '7a4e0350-b6f7-46c9-8143-7e30d42014f4', '8b103419-d274-488f-983b-f0d86d663926', 'be0d29ef-bb88-4b7f-a6ed-932b4a957e43', '1197637b-f8aa-4e16-9cad-42e97ce7f574', '36a81d2a-cdb6-40f8-b014-976a0bf171da', '4b274c6f-47a6-4173-a15e-be49646a4527', '4b3a89c9-71b9-4cb0-ba5c-8fce8c834c55', 'be0d29ef-bb88-4b7f-a6ed-932b4a957e43', '4b274c6f-47a6-4173-a15e-be49646a4527', 'be0d29ef-bb88-4b7f-a6ed-932b4a957e43', '36a81d2a-cdb6-40f8-b014-976a0bf171da'] | [] |
03691951-4714-44ce-a4ab-8e622ddc796b | 2,014 | fr | Considérant en fait et en droit :
que par écriture adressée au Tribunal fédéral le 29 octobre 2014, les époux A._ et B._ ont recouru contre un jugement de la I e Cour des assurances sociales du Tribunal cantonal du canton de Fribourg du 19 septembre 2014,
que selon l'<ref-law>, le président de la cour décide en procédure simplifiée de ne pas entrer en matière sur les recours dont la motivation est manifestement insuffisante (<ref-law>),
qu'il peut confier cette tâche à un autre juge (<ref-law>),
que les mémoires doivent indiquer les conclusions, les motifs et les moyens de preuve (<ref-law>),
que les motifs doivent exposer succinctement en quoi l'acte attaqué viole le droit (art. 42 al. 2, première phrase LTF),
que lorsque, comme en l'occurrence, le jugement attaqué repose sur le droit cantonal, les exigences de motivation sont accrues,
qu'en effet, les griefs de violation de dispositions de droit cantonal ne peuvent être examinés que s'ils sont invoqués et motivés par le recourant (<ref-law>),
qu'en l'occurrence, l'acte de recours ne contient pas une motivation satisfaisant à l'exigence posée à l'<ref-law>, en liaison avec l'<ref-law>,
que les recourants se bornent en effet à alléguer que - contrairement à ce qu'ont retenu les premiers juges après un examen minutieux - la recourante s'est conformée à la mesure d'insertion sociale mise en oeuvre par la Fondation C._,
qu'ainsi le recours doit être déclaré irrecevable,
qu'il y a lieu de renoncer à percevoir des frais judiciaires (<ref-law>), | par ces motifs, le Juge unique prononce :
1.
Le recours est irrecevable.
2.
Il n'est pas perçu de frais de justice.
3.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la I e Cour des assurances sociales du Tribunal cantonal du canton de Fribourg.
Lucerne, le 25 novembre 2014
Au nom de la Ire Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
Le Juge unique : Frésard
Le Greffier : Beauverd | CH_BGer_008 | Federation | 47 | 8 | 147 | social_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
036c0ffd-bc75-48b6-98cd-f4fc968c23b2 | 2,014 | de | Sachverhalt:
A.
A.a. A._ war seit 1. Dezember 2003 mit einem Beschäftigungsgrad von 100 % an der Hochschule X._, wovon 50 % als Dozent und 50 % als Assistent (wobei im Anstellungsentscheid vom 15. Oktober 2003 eine variable Aufteilung auf die Stellen Lehre und Assistenz vorgesehen wurde), tätig. Im Dialog mit seinem direkten Vorgesetzten suchte er ab Herbst 2010 mit zunehmender Intensität nach Möglichkeiten, um ein höheres Pensum als Dozent zu erhalten. Nachdem er mit Schreiben vom 21. April 2011 darum gebeten hatte, ihn per 31. Juli 2011 von seinen Aufgaben als Assistent zu entbinden und ihm bis 28. April 2011 "eine entsprechende Änderungskündigung" zukommen zu lassen, setzte die Hochschule X._ den Beschäftigungsgrad am 8. August 2011 rückwirkend ab 1. August 2011 auf 50 % fest. Am 25. Oktober 2011 kam sie auf diese Verfügung zurück und stellte fest, das Pensum betrage ab 1. August 2011 infolge Aufgabe der Assistenz einvernehmlich 50 %. In Gutheissung der von A._ geführten Beschwerde hob die Personalrekurskommission des Kantons Thurgau den Verwaltungsakt auf, wobei sie zur Begründung angab, vor dem 1. Juni 2011 sei keine Übereinkunft in den wesentlichen Punkten für eine Pensumsreduktion erzielt worden und ab 1. Juni 2011 sei A._ krankgeschrieben, weshalb bis zum Ablauf der (krankheitsbedingten) Sperrfrist eine einseitige Änderung des Anstellungsentscheids, auch die Reduktion des Beschäftigungsgrades, durch die Hochschule X._ ausgeschlossen sei (Entscheid vom 28. Februar 2012; bestätigt durch Entscheid des Verwaltungsgerichts des Kantons Thurgau vom 15. August 2012).
A.b. Mit Blick darauf, dass A._ seit 27. April 2012 wieder uneingeschränkt arbeitsfähig war, lud ihn die Rektorin der Hochschule X._ auf den 29. Juni 2012 zu einem Gespräch über "Ihre Aufgaben und Ihr Pensum für das Herbstsemester" und "Ausblick auf Ihre zukünftige Situation an der Hochschule X._" ein. Anlässlich dieses Treffens kam keine Einigung zustande. Da sich A._ innert Nachfrist bis 19. Juli 2012 zum Angebot der Arbeitgeberin, sein Pensum variabel auf 20 bis 40 % festzusetzen, nicht geäussert hatte (seine - ablehnende - Stellungnahme datiert vom 20. Juli 2012), kündigte die Schule das Anstellungsverhältnis am 19. Juli 2012 ordentlich auf den 31. Januar 2013. Die Personalrekurskommission lehnte das dagegen erhobene Rechtsmittel ab (Entscheid vom 11. Januar 2013).
B.
Das Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau wies die gegen den Entscheid der Personalrekurskommission vom 11. Januar 2013 erhobene Beschwerde ab (Entscheid vom 28. August 2013).
C.
A._ lässt Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten führen mit dem Rechtsbegehren, es sei festzustellen, dass die per 31. Januar 2013 ausgesprochene Kündigung missbräuchlich und ohne sachlichen Grund erfolgt sei, und die Hochschule sei zu verpflichten, ihm eine Entschädigung von mindestens Fr. 46'000.- nebst Zins auszurichten; eventualiter sei die Sache zu weiteren Abklärungen bzw. zu neuem Entscheid an die Vorinstanz zurückzuweisen.
Das kantonale Gericht schliesst auf Abweisung der Beschwerde. Die Hochschule X._, vertreten durch das Departement für Erziehung und Kultur des Kantons Thurgau, beantragt, die Beschwerde sei abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei.
Mit Eingabe vom 16. Januar 2014 verzichtet A._ auf weitere Bemerkungen. | Erwägungen:
1.
Der angefochtene Entscheid ist ein Endentscheid einer letzten kantonalen Instanz (Art. 86 Abs. 1 lit. d, Art. 90 BGG) und betrifft ein öffentlich-rechtliches Arbeitsverhältnis, d.h. eine öffentlich-rechtliche Angelegenheit im Sinne von <ref-law>. Der auf dem Gebiet öffentlich-rechtlicher Arbeitsverhältnisse zu beachtende Ausschlussgrund (<ref-law>) kommt nicht zur Anwendung, da der zu beurteilende Streit um eine Kündigung und damit einhergehende finanzielle Forderungen vermögensrechtlicher Natur ist und die Streitwertgrenze von Fr. 15'000.- (Art. 85 Abs. 1 lit. b in Verbindung mit <ref-law>) erreicht wird. Die übrigen Voraussetzungen für das Eintreten auf die Beschwerde sind ebenfalls erfüllt.
2.
2.1. Die Beschwerde kann wegen Rechtsverletzung gemäss Art. 95 und Art. 96 BGG erhoben werden. Ausserhalb des Anwendungsbereichs von Art. 95 lit. c-e BGG, welche Vorschriften hier nicht zum Tragen kommen, bleibt die Kognition des Bundesgerichts bezüglich des kantonalen Rechts unter dem Bundesgerichtsgesetz im Vergleich zum früheren Recht unverändert. Die Verletzung kantonaler Bestimmungen bildet nur dann einen zulässigen Beschwerdegrund, wenn eine derartige Rechtsverletzung einen Verstoss gegen Bundesrecht im Sinne von <ref-law> oder gegen Völkerrecht im Sinne von <ref-law> zur Folge hat (<ref-ruling> E. 1.2.1 S. 251 f.). Dies gilt auch im Bereich der öffentlich-rechtlichen Anstellungsverhältnisse, wenn das kantonale Personalrecht - wie im vorliegenden Fall - auf das Obligationenrecht verweist. Dies bewirkt, dass das Bundesprivatrecht als ergänzendes kantonales Recht zur Anwendung gelangt (<ref-ruling> E. 2.4 S. 236 f.; Urteil 8C_110/2013 vom 2. September 2013 E. 2.1 i.f. mit Hinweisen).
2.2. Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>), doch prüft es, unter Berücksichtigung der allgemeinen Rüge- und Begründungspflicht (Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG), nur die geltend gemachten Vorbringen, falls allfällige weitere rechtliche Mängel nicht geradezu offensichtlich sind. Hinsichtlich der Verletzung von Grundrechten, insbesondere des hier angerufenen Willkürverbots, gilt eine qualifizierte Rügepflicht (<ref-law>; zum Ganzen: <ref-ruling> E. 1.6 S. 280 mit Hinweisen). Das Bundesgericht legt seinem Urteil den Sachverhalt zugrunde, den die Vorinstanz festgestellt hat (<ref-law>). Es kann deren Sachverhaltsfeststellung nur berichtigen oder ergänzen, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht (<ref-law>).
3.
Strittig ist, ob die von der Beschwerdegegnerin am 19. Juli 2012 verfügte Kündigung des Arbeitsverhältnisses ohne sachlichen Grund bzw. missbräuchlich erfolgt ist und ob dem Beschwerdeführer eine Entschädigung zusteht.
4.
4.1. Grundlage für die Beurteilung der vorliegenden Streitsache bilden das Personalreglement der Hochschule X._ vom 22. Februar 2010 (RB ...) und die Verordnung des Regierungsrates vom 9. Dezember 2013 über die Rechtsstellung des Staatspersonals des Kantons Thurgau (RSV/TG; RB 177.112). Diese Verordnung ist auf das Personal der Hochschule X._ nur anwendbar, wenn und soweit die für diese Anstalt massgebenden Bestimmungen dies vorsehen (§ 1 Abs. 2 RSV/TG). § 2 Abs. 1 des Personalreglements der Hochschule X._ schreibt seinerseits vor, dass die Bestimmungen der RSV/TG (mit Ausnahme von § 9, 10 und 28) sinngemäss gelten, falls das Reglement keine Regelung enthält. Nach § 2 Abs. 1 Ziff. 1 des Personalreglements der Hochschule X._ in Verbindung mit § 2 Abs. 2 RSV/TG kommen zudem die Bestimmungen des Obligationenrechts sinngemäss zur Anwendung, soweit weder das Personalreglement der Hochschule X._ noch die RSV/TG etwas anderes regelt.
4.2. Nach § 18 des Personalreglements der Hochschule X._ können Arbeitsverhältnisse von Personen mit semestergebundener Lehrverpflichtung beidseitig nur auf Ende Januar oder Ende Juli aufgelöst werden. § 19 Abs. 2 Ziff. 2 RSV/TG sieht - unter Vorbehalt abweichender Regelungen - vor, dass eine Anstellung vom zweiten bis neunten Dienstjahr auf das Ende eines Monats unter Einhaltung einer zweimonatigen Frist aufgelöst werden kann.
4.3. Gemäss § 21 Abs. 1 RSV/TG darf die Kündigung durch den Kanton nicht missbräuchlich nach den Bestimmungen des OR sein und sie setzt einen sachlich zureichenden Grund voraus. § 21 Abs. 2 RSV/TG enthält eine nicht abschliessende Aufzählung von sachlichen Gründen. Darunter fallen die Aufhebung einer Stelle aus betrieblichen oder wirtschaftlichen Gründen, ungenügende Leistungen oder unbefriedigendes Verhalten, die Verletzung gesetzlicher oder vereinbarter Pflichten und fehlende Eignung oder Wegfall beziehungsweise Nichterfüllen gesetzlicher oder vereinbarter Anstellungsvoraussetzungen (§ 21 Abs. 2 Ziff. 1 bis 4 RSV/TG).
5.
Die Vorinstanz stellte fest, für den Beschwerdeführer habe nach dem kantonalgerichtlichen Entscheid vom 15. August 2012 der ursprüngliche Arbeitsvertrag vom 1. Dezember 2003 mit einem 100%igen Pensum nach wie vor gegolten, aber der Wille, den 50%igen Einsatz als Assistent (...) weiterhin zu übernehmen, habe gefehlt. Der Beschwerdeführer selbst habe im Herbst 2010 mitgeteilt, dass er die Assistenz für das Herbstsemester 2011/12 nicht mehr vornehmen wolle, und auf eine Änderung der Pensen bzw. des Anstellungsvertrags gedrängt. Nach seiner längeren krankheitsbedingten Absenz und unter Berücksichtigung der Tatsache, dass er über kein Lehrdiplom verfüge, habe die Hochschule X._ ihm nur noch eine "begrenzte Anstellung" bieten können. Wenn sie daher den Anstellungsvertrag unter diesen Umständen nicht mehr habe aufrechterhalten wollen, sei dies nachvollziehbar und ein sachlicher Grund für eine Kündigung. Der Beschwerdeführer habe selber zu verantworten, dass er die Offerte der Schule, ihn künftig in einem Pensum zwischen 20 und 40 % anstellen zu wollen (was eventuell auch am 20. Juli 2012 oder gar später noch möglich gewesen wäre), nicht angenommen habe. Es liege weder ein Handeln wider Treu und Glauben noch eine rechtsmissbräuchliche Kündigung vor. Auch die anberaumte (Bedenk-) Frist vom 29. Juni 2012 bis 16. Juli 2012 sei nicht zu kurz gewesen, zumal sich der Beschwerdeführer eine Antwort auch während seiner Ferien hätte überlegen können. Dazu wäre keine Rücksprache mit dem Anwalt mehr notwendig gewesen. Dennoch sei ihm hierfür noch Zeit eingeräumt worden. Er habe die letzte Notfrist zur Stellungnahme (bis 19. Juli 2012) dennoch verstreichen lassen. Für die Kündigung seien genügend sachliche Gründe vorhanden gewesen, weshalb die Hochschule X._ den Arbeitsvertrag per 31. Januar 2013 zu Recht gekündigt habe.
6.
6.1. Der Beschwerdeführer macht geltend, die Kündigung des Anstellungsverhältnisses sei im Sinne von <ref-law> missbräuchlich. Die Hochschule X._ habe ihn zunächst glauben lassen, dass ihm für das kommende Semester zumindest ein Pensum im Umfang von 20 bis 40 % angeboten werden könne, obwohl sie gemäss Kündigungstext, wonach das Arbeitsverhältnis "so oder so" nicht mehr weitergeführt worden wäre, wahrscheinlich von vornherein eine gänzliche Auflösung des Anstellungsverhältnisses geplant habe. Vermutlich habe die Hochschule X._ gehofft, dass er auf das Angebot hin allenfalls von sich aus kündigen werde, da er mit einem derartigen Pensum gar nicht in der Lage wäre, seinen Lebensunterhalt zu bestreiten. Wenn die Arbeitgeberin die Arbeitsbedingungen langjähriger Mitarbeiter schrittweise verschlechtere, damit sie von sich aus das Handtuch werfen, so begehe sie Mobbing, was eine offensichtliche Verletzung ihrer Fürsorgepflicht bedeute. Indem die Hochschule X._ eine Nichtannahme - eine solche sei im Zeitpunkt der Kündigung im Übrigen noch gar nicht vorgelegen - des Angebots offensichtlich unkorrekter Arbeitsbedingungen als Anlass zur Vollkündigung nehme, handle sie ohne Zweifel missbräuchlich, zumal Spielraum bestanden hätte, ihm ein eindeutig höheres Pensum - kurzfristig im Rahmen von mindestens 50 bis 80 % - zuzugestehen. Es hätte zahlreiche Einsatzmöglichkeiten für ihn gegeben, wenn man dies seitens der Schule gewollt hätte.
6.2. Aus dieser Argumentation kann der Beschwerdeführer nichts zu seinen Gunsten ableiten. Er lässt zu Unrecht ausser Betracht, dass sein Wunsch, nur noch oder jedenfalls schwergewichtig als Dozent tätig zu sein, Anlass zu den Diskussionen mit der Arbeitgeberin um seinen Einsatzbereich und sein Pensum gegeben hatte. Zwar behauptet er, er habe die Assistenz entgegen der Darstellung der Hochschule X._ gar nicht aufgeben wollen, sondern sich nur mittelfristig von der operativen Assistenz zurückziehen wollen, während er für die strategischen und konzeptionellen Herausforderungen der Assistenz ohne Vorbehalt weiterhin zur Verfügung gestanden wäre. Dies steht allerdings in Widerspruch zu seinem wiederholt geäusserten Anliegen, hinsichtlich der Assistenz eine grundlegende Neuausrichtung vorzunehmen (Mails vom 10. und 29. September 2010) bzw. künftig nur noch für eine Lehrtätigkeit eingesetzt zu werden (Schreiben vom 21. April 2011). Er kritisiert auch, dass die Schule "immer wieder" Stellen ausgeschrieben habe, belegt dies aber einzig mit einem Inserat vom Herbst 2011, mit welchem eine assistierende Person zu 80 bis 100 % gesucht wurde. Dabei verkennt er, dass diese Ausschreibung die Folge seines Verhaltens gegenüber der Arbeitgeberin war: Da er die Assistenz (...) nicht mehr wahrnehmen wollte, musste für diese Aufgabe eine andere Person gefunden werden. Ob und allenfalls welche Dozenten-Vakanzen die Schule in der vorliegend relevanten Zeitspanne hatte, ist zudem letztlich irrelevant, weshalb auf seine diesbezüglich geäusserten Annahmen nicht einzugehen ist. Selbst wenn nämlich Dozentenstellen frei gewesen wären, wäre die Hochschule X._ nicht verpflichtet gewesen, den Beschwerdeführer dafür zu engagieren. Die Schule bot ihm nur ein 20 bis 40%iges Pensum an. Damit konnte sich der Beschwerdeführer, welcher schwergewichtig als Dozent tätig sein wollte, innert der ihm eingeräumten Bedenkfrist (und auch anschliessend: ablehnende E-Mail vom 20. Juli 2012) nicht einverstanden erklären. Die Kündigung des Arbeitsverhältnisses war deshalb - als logische Konsequenz - unumgänglich. Die Schule gab im Kündigungsschreiben vom 19. Juli 2012 an, dass es nicht möglich sei, dem Beschwerdeführer ein fixes Pensum als Dozent zuzuteilen, und eine markante Aufstockung des Lehrpensums schon deshalb nicht in Frage komme, weil er mit seinem spezialisierten Hochschulabschluss ohne Lehrdiplom nur in spezifischen Lehrveranstaltungen eingesetzt werden könne. Wenn die Vorinstanz bei dieser Ausgangslage einen sachlichen Kündigungsgrund bejaht hat, so kann dies nicht als willkürlich gelten. Daran ändert nichts, dass sich der Grund zur Kündigung nicht explizit in § 21 Abs. 2 RSV/TG finden lässt, ist doch diese Aufzählung nur beispielhaft (vgl. E. 4.3 hiervor). Die Argumentation des Beschwerdeführers, wonach selbst die Hochschule X._ am 29. Juni 2012 und auch noch in der E-Mail vom 17. Juli 2012 von einer Beschäftigungsmöglichkeit im Rahmen eines 20 bis 40%igen Pensums ausgegangen sei, weshalb kein sachlicher Grund für eine Vollkündigung vorliege, ist nicht nachvollziehbar. Er war nicht mehr bereit, die Assistenz im bisherigen Umfang weiterzuführen, weshalb die Arbeitgeberin andere Personen mit dieser Aufgabe betrauen musste und ihm nur noch ein 20 bis 40%iges Pensum anbieten konnte. Da er auf dieses Angebot nicht einging, war die Möglichkeit einer Weiterbeschäftigung nicht mehr vorhanden. Im Übrigen lässt die Hochschule X._ im letztinstanzlichen Verfahren zu Recht darauf hinweisen, dass sie (im Grunde) zu keiner Zeit verpflichtet gewesen sei, ein Arbeitsverhältnis weiterzuführen, welches der Beschwerdeführer nicht mehr so, wie ursprünglich vereinbart, erfüllen wollte. Dies scheint er zu verkennen.
6.3. Soweit der Beschwerdeführer vorbringt, bei der Kündigung habe es sich auch um einen offensichtlichen Racheakt der Hochschule X._ gehandelt, welche die Kündigung des Anstellungsverhältnisses ins Auge gefasst habe, sobald er wieder arbeitsfähig sein würde, da er bei der Vergleichsverhandlung vom 29. September 2011 nicht vergleichsbereit gewesen sei und sich erfolgreich gegen die Pensenreduktion vom August 2011 zur Wehr gesetzt habe, kann ihm ebenfalls nicht beigepflichtet werden. Er lässt unbeachtet, dass die von der Hochschule X._ am 8. August 2011 vorgenommene Änderung des Beschäftigungsgrades auf 50 % zufolge der damaligen krankheitsbedingten Arbeitsunfähigkeit zur Unzeit erfolgt war, so dass inhaltlich aus der Aufhebung dieses Verwaltungsaktes durch die Personalrekurskommission (Entscheid vom 28. Februar 2012) nichts abgeleitet werden kann. Er rügt, das Angebot betreffend Anstellung in der Höhe von 20 bis 40 % sei mit Blick auf die damalige Gutheissung seiner Beschwerde umso perfider gewesen, übersieht aber wiederum, dass er selber seine Arbeitgeberin mit seinem - nicht umsetzbaren - Wunsch, nunmehr - in Beibehaltung des Vollzeitpensums oder zumindest nicht nur in einem 20 bis 40%igen Pensum - schwergewichtig als Dozent tätig sein zu wollen, zur Auflösung des Arbeitsverhältnisses gezwungen hatte. Von einer missbräuchlichen Kündigung kann deshalb keine Rede sein. Das kantonale Gericht musste sich folglich mit dem Missbrauchsvorwurf des Beschwerdeführers nicht vertieft auseinandersetzen.
7.
Der Beschwerdeführer rügt in mehrfacher Hinsicht eine Verletzung des rechtlichen Gehörs.
7.1. Der verfassungsmässige Anspruch auf rechtliches Gehör (<ref-law>) umfasst das Recht des Betroffenen, sich vor Erlass eines in seine Rechtsstellung eingreifenden Aktes zur Sache äussern zu können. Er verlangt von der Behörde, dass sie seine Vorbringen tatsächlich hört, sorgfältig und ernsthaft prüft und in ihrer Entscheidfindung angemessen berücksichtigt. Dies gilt für alle form- und fristgerechten Äusserungen, Eingaben und Anträge, die zur Klärung der konkreten Streitfrage geeignet und erforderlich erscheinen (<ref-ruling> E. 2.2.1 S. 188; <ref-ruling> E. 3.3.1 S. 677).
7.2.
7.2.1. Der Beschwerdeführer macht namentlich geltend, er sei von der Vollkündigung überrascht worden, die gänzliche Aufhebung des Dienstverhältnisses sei vor der erfolgten Kündigung gar nicht diskutiert worden, und er habe nach dem Gespräch vom 29. Juni 2012 mit einem mindestens 20 bis 40%igen oder sogar - je nach Würdigung seiner angekündigten (und am 20. Juli 2012 abgegebenen) Stellungnahme nach dem Gespräch - noch höheren Pensum rechnen dürfen.
Mit Blick auf die Ausgangslage kann der Beschwerdeführer allerdings nicht in guten Treuen behaupten, er habe die Kündigung überhaupt nicht erwartet. Die Diskussionen um eine Anpassung seines Pflichtenhefts zogen sich über Jahre hin und er gestand in diesem Rahmen auch ein, dass sein Anliegen, schwerpunktmässig als Dozent tätig zu sein, nicht einfach umzusetzen sein werde (Mail vom 29. September 2010). Gemäss seinem ohne Widerspruch gebliebenen Protokoll über das Gespräch vom 29. Juni 2012 wurde ihm seitens der Arbeitgeberin - welche aufgrund der bisherigen Äusserungen des Beschwerdeführers ausdrücklich von seiner fehlenden Einsatzbereitschaft als Assistent ausging - gesagt, dass ein 20 bis 40 % übersteigendes Pensenangebot nicht möglich sei, denn "wir können ja keine Lehrveranstaltungen erfinden". Auch wenn die Hochschule X._ die Option einer Kündigung des Arbeitsverhältnisses nicht ausdrücklich erwähnt haben sollte, verstand sich bei dieser Konstellation von selber, dass die Schule bei Ablehnung ihres Angebots keine Weiterbeschäftigungsmöglichkeit mehr sah. Darüber musste der Beschwerdeführer nicht zusätzlich aufgeklärt werden.
7.2.2. Weil dem Beschwerdeführer die Vorgeschichte, namentlich auch der Grund für die verfügte und danach wieder aufgehobene Pensenreduktion um 50 % im August 2011, bekannt war, konnte er über das am 29. Juni 2012 seitens der Hochschule X._ geäusserte Angebot einer Lehrtätigkeit in einem Teilzeitpensum nicht erstaunt sein. Folglich lässt sich nicht beanstanden, dass die Vorinstanz die (nach seiner Intervention erstreckte) Überlegungsfrist bis zum 19. Juli 2012 als genügend erachtete. Diese Konstellation lässt sich nicht mit dem dem Urteil 8C_395/2009 vom 10. November 2009 zugrunde liegenden Sachverhalt vergleichen. Dort war eine Frist von lediglich 24 Stunden angesetzt worden, um eine von der Arbeitgeberin präsentierte Zielvereinbarung zu unterzeichnen.
7.2.3. Soweit der Beschwerdeführer bemängelt, dass seine anwaltliche Vertretung nicht berücksichtigt und insbesondere sein Rechtsvertreter nicht zum Gespräch eingeladen worden sei, lässt sich daraus schon deshalb keine Verletzung des rechtlichen Gehörs ableiten, weil er weder substanziiert, woraus er einen solchen Anspruch auf Teilnahme ableitet, noch nachweist, dass er die Teilnahme seines Rechtsvertreters am Gespräch überhaupt verlangt hatte - wofür ihm im Übrigen, wie die Schule letztinstanzlich geltend macht, genügend Zeit zur Verfügung gestanden hätte.
7.2.4. Der Umstand, dass die Personalrekurskommission die Akten des ersten Verfahrens schon vor der Beratung des Entscheids (vom 11. Januar 2013) an den Rechtsvertreter des Beschwerdeführers zurückgeschickt hatte, stellt keine Gehörsverletzung dar.
7.2.5. Dem Einwand des Beschwerdeführers, die Vorinstanz habe nicht berücksichtigt, dass er von der Hochschule X._ im Unwissen darüber gelassen worden sei, dass ihm so oder so vollständig gekündigt werde, kann nicht gefolgt werden. Denn aus der Formulierung im Kündigungsschreiben vom 19. Juli 2012, wonach das ursprüngliche Arbeitsverhältnis so oder so nicht mehr weitergeführt werden könne, lässt sich mitnichten auf eine vorgefasste Meinung der Arbeitgeberseite schliessen. Da der Beschwerdeführer sich für einzelne Arbeiten aus seinem anfänglich vereinbarten Pflichtenheft nicht mehr zur Verfügung stellte (zumindest konnte die Schule damals nach der nicht willkürlichen Sachverhaltsfeststellung der Vorinstanz davon ausgehen), war nicht nur aus seiner, sondern auch aus der Sicht der Hochschule X._ die Beibehaltung der bisherigen Anstellungskonditionen keine Option mehr. Der Beschwerdeschrift lassen sich denn auch keine stichhaltigen Anhaltspunkte entnehmen, welche im Juni/Juli 2012 für eine fehlende Bereitschaft der Schule gesprochen hätten, den Beschwerdeführer in einem Teilzeitpensum weiterzubeschäftigen, wenn er sich dafür zur Verfügung gestellt hätte. Dem kantonalen Gericht kann weder eine fehlerhafte Sachverhaltsfeststellung noch eine Verletzung der Begründungspflicht zur Last gelegt werden. Der Beschwerdeführer war durchaus in der Lage, den vorinstanzlichen Entscheid sachgerecht anzufechten (vgl. <ref-ruling> E. 3.3 S. 445 mit Hinweisen).
8.
Insgesamt liegen keine Umstände vor, die eine Verletzung des rechtlichen Gehörs durch die Beschwerdegegnerin und die Vorinstanzen zu begründen vermöchten. Auch die übrigen Einwände sind unbehelflich. Die kantonalgerichtliche Bestätigung der Kündigung ist bundesrechtskonform. Es erübrigen sich deshalb Ausführungen zur geltend gemachten Entschädigung von (mindestens) Fr. 46'000.-.
9.
Das Verfahren ist kostenpflichtig. Als unterliegende Partei hat der Beschwerdeführer die Gerichtskosten zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1.
Die Beschwerde wird abgewiesen.
2.
Die Gerichtskosten von Fr. 2'000.- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3.
Dieses Urteil wird den Parteien und dem Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 16. April 2014
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Leuzinger
Die Gerichtsschreiberin: Berger Götz | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', 'b1ada977-c35a-4b6f-bc4d-46e84223723d', 'a5b9dc83-4a94-47d8-9ef3-d15fb34e0931', '302fd9f3-e78a-4a9f-9f8d-cde51fcbdfe7', '9790ebef-1eee-4192-b574-005c4cd37ad1', '8aec5e1f-e631-4ace-a29d-a325b30de611'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
036c1b1c-6436-4e2b-9feb-3cbc3babb088 | 2,002 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. A._, aus Rwanda stammend, reiste am 2. April 2002 zusammen mit ihrer Tochter (geboren 1995) mit dem Flugzeug von Johannesburg her kommend in die Schweiz ein. Sie trug einen auf eine andere, aus Moçambique stammende Person lautenden Reisepass auf sich. Sie stellte im Transitbereich des Flughafens Zürich ein Asylgesuch. Das Bundesamt für Flüchtlinge verweigerte ihr gleichentags die Einreise in die Schweiz und wies ihr und ihrem Kind den Transitbereich des Flughafens Zürich als Aufenthaltsort zu, längstens bis zum 16. April 2002 (Asylverfahren am Flughafen, sog. Flughafenverfahren, gemäss <ref-law>).
Mit Verfügung vom 9. April 2002 bestätigte das Bundesamt für Flüchtlinge, dass A._ und ihrem Kind die Einreise in die Schweiz nicht bewilligt werde. Zudem wies es sie vorsorglich aus der Schweiz weg, und zwar nicht nach ihrem Heimatland, sondern gestützt auf <ref-law> nach Südafrika. Die vorsorgliche Wegweisung wurde für sofort vollstreckbar erklärt und mit dem Vollzug der Wegweisung der Kanton Zürich beauftragt. Einer allfälligen Beschwerde gegen diese Verfügung entzog das Bundesamt die aufschiebende Wirkung. Gegen diese Verfügung gelangte A._ mit Beschwerde an die Schweizerische Asylrekurskommission, wobei sie insbesondere ein Gesuch um Wiederherstellung der aufschiebenden Wirkung stellte. Die Instruktionsrichterin der Asylrekurskommission wies das Gesuch am 12. April 2002 ab, ebenso am 15. April 2002 ein diesbezügliches Wiedererwägungsgesuch.
Auf den 16. April 2002 wurde ein begleiteter Rückflug von A._ und ihrer Tochter nach Südafrika organisiert. Sie vereitelte diesen Ausschaffungsversuch durch ihr Verhalten (Schreien im Flugzeug). Sie wurde anschliessend verhaftet, und am 18. April 2002 ordnete das Migrationsamt des Kantons Zürich gegen sie die Ausschaffungshaft an (schriftlich begründete Haftverfügung mit Antrag an den Haftrichter auf Bestätigung der Ausschaffungshaft vom 19. April 2002).
Nach mündlicher Verhandlung lehnte der Haftrichter des Bezirksgerichts Zürich den Antrag auf Bestätigung der Ausschaffungshaft am 20. April 2002 ab. In den Akten befindet sich allerdings, als Seite 6 des Verhandlungs-Protokolls, ein Verfügungsdispositiv, worin festgehalten ist, dass die Anordnung der Ausschaffungshaft bestätigt und die Haft bis 15. Juli 2002 bewilligt werde. Massgeblich war aber offensichtlich die mit Begründung versehene vollständige Ausfertigung der Haftrichterverfügung, womit die Genehmigung der Haft abgelehnt wurde.
A._ wurde aus der Haft entlassen, und sie ist, mit ihrem Kind, in die Schweiz eingereist. Die Schweizerische Asylrekurskommission erachtete daher das Flughafenverfahren und die vorsorgliche Wegweisung als dahingefallen und schrieb die Beschwerde betreffend Einreiseverweigerung und vorsorgliche Wegweisung mit Beschluss vom 25. April 2002 als gegenstandslos geworden ab. Seither ist ein ordentliches Asylverfahren eröffnet worden.
A._ wurde aus der Haft entlassen, und sie ist, mit ihrem Kind, in die Schweiz eingereist. Die Schweizerische Asylrekurskommission erachtete daher das Flughafenverfahren und die vorsorgliche Wegweisung als dahingefallen und schrieb die Beschwerde betreffend Einreiseverweigerung und vorsorgliche Wegweisung mit Beschluss vom 25. April 2002 als gegenstandslos geworden ab. Seither ist ein ordentliches Asylverfahren eröffnet worden.
B. Mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde vom 16. Mai 2002 beantragt das Eidgenössische Justiz- und Polizeidepartement dem Bundesgericht, die Verfügung des Haftrichters des Bezirksgerichts Zürich vom 20. April 2002 sei aufzuheben.
A._ beantragt Abweisung der Beschwerde. Der Haftrichter (ausdrücklich) und das Migrationsamt (stillschweigend) haben auf Vernehmlassung verzichtet. Der Haftrichter hat die Akten eingereicht. Da in der Begründung des angefochtenen Entscheids mittelbar ein Entscheid (Zwischenverfügung) der Schweizerischen Asylrekurskommission in Frage gestellt scheint, ist dieser Gelegenheit gegeben worden, dem Bundesgericht allfällige Bemerkungen zum Fall zukommen zu lassen. Sie hat davon Gebrauch gemacht und am 30. Mai 2002 Stellung genommen. Die Stellungnahme ist den Parteien zur Kenntnis gebracht worden. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Das Eidgenössische Justiz- und Polizeidepartement ist das in der Sache zuständige Departement und damit berechtigt, namens des Bundes die Verfügung des Haftrichters, der als letzte kantonale Instanz entschieden hat, mit Verwaltungsgerichtsbeschwerde anzufechten (Art. 103 lit. b OG).
Der Bund führt im öffentlichen Interesse Beschwerde. Das Beschwerderecht des Bundes soll den richtigen und rechtsgleichen Vollzug des Bundesverwaltungsrechts sicherstellen. Dabei muss grundsätzlich kein spezifisches öffentliches Interesse an der Anfechtung der Verfügung nachgewiesen werden (<ref-ruling> E. 1b S. 221; <ref-ruling> E. 1b S. 35; <ref-ruling> E. 1a S. 635, je mit Hinweisen). Erforderlich ist nur, dass es dem beschwerdeführenden Departement nicht um die Behandlung abstrakter Fragen des objektiven Rechts, sondern um konkrete Rechtsfragen eines tatsächlich bestehenden Einzelfalles geht (vgl. BGE <ref-ruling> E. 1a und b S. 635). Dies ist jedenfalls hinsichtlich der vorab zum Gegenstand der Verwaltungsgerichtsbeschwerde gemachten Rechtsfrage, ob und unter welchen Voraussetzungen der Haftrichter eine vom Bundesamt für Flüchtlinge verfügte und von der Schweizerischen Asylrekurskommission bestätigte - vorsorgliche - Wegweisung im Hinblick auf die Kontrolle der Rechtmässigkeit fremdenpolizeirechtlicher Haft überprüfen und gegebenenfalls für unverbindlich erklären kann, der Fall. Dasselbe gilt für die Frage, ob der Haftrichter die für die Beurteilung des Haftgrundes von Art. 13b Abs. 1 lit. c ANAG massgeblichen Kriterien richtig gehandhabt hat. An der Beurteilung der Beschwerde besteht damit ein hinreichendes Interesse. Dass die Beschwerdegegnerin unmittelbar nach Eröffnung des Haftrichterentscheids aus der Haft entlassen wurde und zudem der mit dem gegenstandslos gewordenen Flughafenverfahren verbundene Wegweisungsentscheid dahingefallen ist, ist damit unerheblich.
Da auch die übrigen formellen Voraussetzungen erfüllt sind, ist auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde einzutreten.
Da auch die übrigen formellen Voraussetzungen erfüllt sind, ist auf die Verwaltungsgerichtsbeschwerde einzutreten.
2. Wurde ein erstinstanzlicher, nicht notwendigerweise auch rechtskräftiger (vgl. <ref-ruling> E. 2 S. 61) Wegweisungsentscheid eröffnet, so kann die zuständige Behörde einen Ausländer zur Sicherstellung von dessen Vollzug in Ausschaffungshaft nehmen, wenn die Voraussetzungen von Art. 13b ANAG erfüllt sind.
2.1 Der einzige vom Gesetz vorgesehene und unter Berücksichtigung von Art. 5 Ziff. 1 lit. f EMRK zulässige Zweck der Ausschaffungshaft ist die Sicherstellung eines Weg- oder Ausweisungsentscheids (vgl. <ref-ruling> E. 1 S. 219). Bei der Kontrolle der Rechtmässigkeit und Angemessenheit der Haft gemäss Art. 13c Abs. 2 ANAG hat die richterliche Behörde daher vorerst zu prüfen, ob ein solcher den Ausländer zur Ausreise verpflichtender Entscheid vorliegt (<ref-ruling> E. 2a und b S. 61).
Das Bundesamt für Flüchtlinge wies die Beschwerdegegnerin vorsorglich aus der Schweiz weg. Die Schweizerische Asylrekurskommission (bzw. deren Instruktionsrichterin) hat es abgelehnt, die aufschiebende Wirkung der gegen diese Wegweisungsverfügung erhobenen Beschwerde wieder herzustellen.
Dass ein Wegweisungsentscheid vorliegt, wird von keiner Seite in Frage gestellt. Der Haftrichter geht jedoch davon aus, dass aus den von der Beschwerdegegnerin im Haftprüfungsverfahren eingereichten Unterlagen geschlossen werden müsse, dass sie in Südafrika nicht werde einreisen und dort nicht um Schutz werde nachsuchen können. Der Haftrichter weicht damit von der Einschätzung ab, welche das Bundesamt für Flüchtlinge seiner Wegweisungsverfügung und die Schweizerische Asylrekurskommission ihrer Zwischenverfügung zu Grunde gelegt haben. Das Departement macht mit der Verwaltungsgerichtsbeschwerde geltend, der Haftrichter habe seine Prüfungskompetenz überschritten, indem er in dem Sinn den Wegweisungsentscheid missachtet habe.
Dass ein Wegweisungsentscheid vorliegt, wird von keiner Seite in Frage gestellt. Der Haftrichter geht jedoch davon aus, dass aus den von der Beschwerdegegnerin im Haftprüfungsverfahren eingereichten Unterlagen geschlossen werden müsse, dass sie in Südafrika nicht werde einreisen und dort nicht um Schutz werde nachsuchen können. Der Haftrichter weicht damit von der Einschätzung ab, welche das Bundesamt für Flüchtlinge seiner Wegweisungsverfügung und die Schweizerische Asylrekurskommission ihrer Zwischenverfügung zu Grunde gelegt haben. Das Departement macht mit der Verwaltungsgerichtsbeschwerde geltend, der Haftrichter habe seine Prüfungskompetenz überschritten, indem er in dem Sinn den Wegweisungsentscheid missachtet habe.
2.2 2.2.1 Was die Haftvoraussetzung des Bestehens eines Aus- oder Wegweisungsentscheids betrifft, kann der Haftrichter die Frage der Rechtmässigkeit der Weg- oder Ausweisung nur in eng begrenztem Rahmen aufwerfen (<ref-ruling> E. 2 S. 61 ff.; zudem <ref-ruling> bezüglich der Undurchführbarkeit des Wegweisungsvollzugs im Sinne von Art. 13c Abs. 5 lit. a ANAG).
In einem neuesten zur Publikation bestimmten Urteil (BGE 2A.170/2002 vom 4. Juni 2002) hat das Bundesgericht als Regel aufgestellt, dass der Haftrichter sich bloss vergewissern muss, ob ein Weg- oder Ausweisungsentscheid ergangen ist, dass er die Rechtmässigkeit eines derartigen Entscheids hingegen nicht überprüfen kann, und zwar weder im Grundsatz noch hinsichtlich der Modalitäten der Wegweisung (beispielsweise die Bestimmung des Landes, wohin der Ausländer weggewiesen werden soll). Dies gilt ausgesprochen für im Asylverfahren ergangene Wegweisungsentscheide, wo sowohl durch die Bedürfnisse des Asylverfahrens bedingte prozessuale Besonderheiten bestehen als auch spezifische materielle Kriterien (insbesondere hinsichtlich der Bewertung einer Verfolgungssituation im Land, wohin der Ausländer weggewiesen werden soll) massgeblich sind; Entscheide der vom Gesetzgeber hiefür speziell eingesetzten Fachorgane sind für den Haftrichter bindend. Anders verhält es sich höchstens in Bezug auf Wegweisungen gemäss Art. 12 Abs. 1 ANAG und, in vermindertem Masse, allenfalls noch bezüglich anderer erstinstanzlicher Wegweisungsentscheide von Fremdenpolizeibehörden ausserhalb des Asylverfahrens. Die Massgeblichkeit von Wegweisungsentscheiden soll der Haftrichter im Hinblick auf die Rechtmässigkeit der Ausschaffungshaft allerdings nur dann in Frage stellen können, wenn sie augenfällig unzulässig bzw. derart offensichtlich falsch sind, dass sie sich letztlich als nichtig erweisen (BGE 2A.170/2002 vom 4. Juni 2002, E. 2.2.2).
Dies gilt auch hinsichtlich Art. 13c Abs. 5 lit. a ANAG. Wohl ist nach dieser Bestimmung die Haft zu beenden und hat der Haftrichter die Genehmigung der Ausschaffungshaft dann zu verweigern, wenn sich erweist, dass der Vollzug der Weg- oder Ausweisung aus rechtlichen oder tatsächlichen Gründen undurchführbar ist. Soll aber mit der Ausschaffungshaft die Vollstreckung eines Wegweisungsentscheids sichergestellt werden, wobei die zuständige Wegweisungsbehörde sich im Wegweisungsentscheid selber gerade mit der Frage der tatsächlichen und rechtlichen Möglichkeit bzw. mit der Zumutbarkeit des Wegweisungsvollzugs befasst hat, ist der Haftrichter im beschriebenen Sinn grundsätzlich an diese Einschätzung gebunden. Anders verhält es sich - unter dem Gesichtspunkt von Art. 13c Abs. 5 lit. a ANAG - bloss dann, wenn sich die tatsächlichen Verhältnisse seit dem Zeitpunkt, da über die Wegweisung befunden wurde, entscheidend verändert haben (vgl. dazu <ref-ruling> E. 2b S. 222 ff.). Auch dann aber wird der Betroffene, jedenfalls soweit es um rechtliche Gründe geht, die dem Wegweisungsvollzug (nunmehr) entgegenstehen könnten, vorerst eher versuchen müssen, bei der zuständigen Behörde eine Wiedererwägung (bzw. Revision) des Wegweisungsentscheids zu erwirken (vgl. <ref-ruling> E. 2 S. 221 oben).
Was im Übrigen Art. 13c Abs. 5 lit. a ANAG betrifft, ist klarzustellen, dass sich die Beendigung der Haft bzw. die Verweigerung der richterlichen Haftgenehmigung nicht schon dann rechtfertigt, wenn Zweifel bezüglich der Möglichkeit oder Zumutbarkeit des Wegweisungsvollzugs bestehen, sondern bloss dann, wenn für die Undurchführbarkeit des Vollzugs der Entfernungsmassnahme triftige Gründe sprechen; es muss praktisch feststehen, dass sich die Ausschaffung - innert der zulässigen Höchstdauer der Haft - nicht (mehr) wird realisieren lassen (<ref-ruling> E. 2 S. 220, mit Hinweisen).
2.2.2 Das Bundesamt für Flüchtlinge begründete seine Wegweisungsverfügung damit, dass eine Ausschaffung nach Südafrika zumutbar sei. Es stellte insbesondere fest, dass Südafrika den aus dem Abkommen vom 28. Juli 1951 über die Rechtsstellung der Flüchtlinge (Flüchtlingsabkommen, SR 0.142.30) und den Zusatzprotokollen fliessenden Verpflichtungen nachkomme und dass durch die vorsorgliche Wegweisung keine konkrete Gefährdung der Beschwerdegegnerin und ihres Kindes im Sinne von <ref-law> bewirkt werde. Zudem erwähnte es, dass die Beschwerdegegnerin sich sechs Tage in Südafrika aufgehalten habe, ohne dort um Asyl ersucht zu haben, was zum Schluss zwinge, dass sie nicht verfolgt sei. Die Instruktionsrichterin der Asylrekurskommission pflichtete dieser Auffassung in ihrer Zwischenverfügung betreffend Nichtwiederherstellung der aufschiebenden Wirkung vom 12. April 2002 vollumfänglich bei und nahm zur Behauptung Stellung, in Südafrika würde der Beschwerdegegnerin der asylrechtliche Schutz verweigert und sie käme dort, bei schlechten Haftbedingungen, in Haft. Zudem hat sie in einer weiteren Verfügung vom 15. April 2002 eine Wiedererwägung der Zwischenverfügung vom 12. April 2002 abgelehnt, wobei sie insbesondere, im Hinblick auf die Durchführbarkeit des Wegweisungsvollzugs, auf eine Stellungnahme der südafrikanischen Botschaft einging und feststellte, dass diese nichts an der Einschätzung ändere, dass der Beschwerdegegnerin keine Gefährdung nach Art. 14a Abs. 4 ANAG drohe.
Der Haftrichter hat die Genehmigung der Ausschaffungshaft hauptsächlich mit der Begründung verweigert, dass eine hohe Wahrscheinlichkeit bestehe, dass die Beschwerdegegnerin in Südafrika nicht einreisen und angesichts des in der Schweiz hängigen Asylgesuchs nicht um Schutz nachsuchen könne. Damit hat er eine Würdigung der Tatsachen- und Rechtslage vorgenommen, die von der nur wenige Tage zurückliegenden Beurteilung der Asylbehörden abwich, und insofern den Wegweisungsentscheid als solchen in Frage gestellt. Dazu war er nach dem vorne Gesagten nicht berechtigt, auch nicht unter Berücksichtigung von Art. 13c Abs. 5 lit. a ANAG: Es ist zunächst von Bedeutung, dass die Asylrekurskommission zum Zeitpunkt des Wiedererwägungsentscheids vom 15. April 2002 Kenntnis von der Fax-Auskunft der südafrikanischen Botschaft hatte, wonach Südafrika sich nicht verpflichtet sehe, eine Person, die nach der Durchreise durch dieses Land in einem anderen Land um Asyl ersucht habe, bei sich aufzunehmen. Sodann ist hervorzuheben, dass die Auskünfte der Botschaft und auch des UNO-Hochkommissariats für Flüchtlinge allein von der Vertreterin der Beschwerdegegnerin veranlasst und sehr kurzfristig erteilt wurden. Wie vollständig Anfragen und Auskünfte waren, kann dahin gestellt bleiben; für sich allein sind derartige Stellungnahmen jedenfalls zum Vornherein nicht geeignet, die Wegweisung als krass fehlerhaft bzw. nichtig erscheinen zu lassen. Was allfällige tatsächliche Vollzugshindernisse betrifft, so lagen dem Haftrichter - angesichts der zeitlichen Verhältnisse naheliegenderweise - noch keine Ergebnisse von behördlichen Kontaktaufnahmen, d.h. von zwischenstaatlichen Verhandlungen im Einzelfall, vor. Unter diesen Umständen fehlte es in diesem Verfahrensstadium an genügend konkreten Anhaltspunkten, welche die Durchführbarkeit des Wegweisungsvollzugs als unwahrscheinlich erscheinen liessen. Dabei ist zu berücksichtigen, dass der Haftrichter die Möglichkeit gehabt hätte, die Haft vorerst nur für einen beschränkten Zeitraum, in Erwartung der weiteren Entwicklung, zu genehmigen.
Soweit der Haftrichter die Genehmigung der Ausschaffungshaft mit der Begründung ablehnte, dass die Durchführbarkeit der Wegweisung höchst unwahrscheinlich sei, hat er Bundesrecht verletzt.
Soweit der Haftrichter die Genehmigung der Ausschaffungshaft mit der Begründung ablehnte, dass die Durchführbarkeit der Wegweisung höchst unwahrscheinlich sei, hat er Bundesrecht verletzt.
3. Das Migrationsamt hat seine Haftverfügung auf den Haftgrund von Art. 13b Abs. 1 lit. c ANAG gestützt. Dieser Haftgrund ist dann gegeben, wenn konkrete Anzeichen befürchten lassen, dass der Ausländer sich der Ausschaffung entziehen will, insbesondere weil sein bisheriges Verhalten darauf schliessen lässt, dass er sich behördlichen Anordnungen widersetzt (Haftgrund der "Untertauchensgefahr", Kriterien zusammengefasst in <ref-ruling> E. 2 a S. 50 f., s. auch <ref-ruling> E. 3 b/aa S. 375).
Die Beschwerdegegnerin trug bei der Ankunft am Flughafen Zürich einen auf eine andere Person lautenden Pass bei sich und bekundete damit grundsätzlich ihre Bereitschaft, ihr Fortkommen durch Vorspiegeln einer falschen Identität zu erleichtern. Der Gebrauch falscher Papiere stellt nach der Rechtsprechung eines der massgeblichen Kriterien für die Annahme von Untertauchensgefahr dar. Der Haftrichter hat indessen darauf hingewiesen, dass die Beschwerdegegnerin mittlerweile Unterlagen zur Feststellung ihrer wahren Identität eingereicht habe; wegen des hängigen Asylgesuchs, auf dessen Gutheissung sie hoffe, könne unter diesen Umständen nicht von einer erheblichen Untertauchensgefahr gesprochen werden. Nicht erwähnt wird in der Haftrichterverfügung, dass bereits auf den 16. April 2002 ein Rückflug nach Südafrika organisiert worden war, die Beschwerdegegnerin den Ausschaffungsversuch aber vereitelt hat, indem sie im Flugzeug zu schreien begann. Zwar darf einem Ausländer, dessen Asylverfahren noch nicht abgeschlossen ist, im Hinblick auf die Beurteilung der Untertauchensgefahr nicht ohne weiteres zum Nachteil gereichen, dass er seinen Wunsch, nicht - in sein Heimatland - zurückgeschafft zu werden, zum Ausdruck bringt (vgl. beispielsweise Urteil 2A.465/2001 vom 31. Oktober 2001, E. 2c). Wer aber die Vollstreckung eines von den zuständigen Asylbehörden für vollstreckbar erklärten Wegweisungsentscheids vereitelt, gibt in ganz ausgeprägten Masse zu erkennen, dass er nicht bereit ist, für ihn negativen Anordnungen Folge zu leisten. Indem der Haftrichter diesen Vorfall bei der Beurteilung der Untertauchensgefahr nicht berücksichtigte, hat er ein wesentliches Entscheidelement ausser Acht gelassen. Das Vorliegen des Haftgrundes von Art. 13b Abs.1 lit. c ANAG auf diese Weise zu verneinen, verletzt Bundesrecht.
Dass die Beschwerdegegnerin die Ausschaffung vereitelt hat, wäre auch für die Prüfung der Verhältnismässigkeit der Haft von Bedeutung. Diesbezüglich hat der Haftrichter auf die durch die Haft bedingte - immerhin bloss vorübergehende und durch Besuche unterbrochene - Trennung von Mutter und Kind hingewiesen, welche für sich allein die Ausschaffungshaft aber nicht unzulässig werden liesse.
Dass die Beschwerdegegnerin die Ausschaffung vereitelt hat, wäre auch für die Prüfung der Verhältnismässigkeit der Haft von Bedeutung. Diesbezüglich hat der Haftrichter auf die durch die Haft bedingte - immerhin bloss vorübergehende und durch Besuche unterbrochene - Trennung von Mutter und Kind hingewiesen, welche für sich allein die Ausschaffungshaft aber nicht unzulässig werden liesse.
4. Mit der in der Haftrichterverfügung enthaltenen Begründung liess sich die Nichtgenehmigung der Ausschaffungshaft nicht rechtfertigen. Angesichts der prozessualen Situation (Wegfall des Wegweisungsentscheids durch die Beendigung des Flughafenverfahrens) erübrigt es sich, die Sache zu neuem Entscheid über das Vorliegen sämtlicher Haftvoraussetzungen an den Haftrichter zurückzuweisen, nachdem die massgeblichen Rechtsfragen, die zum Gegenstand der Behördenbeschwerde gemacht worden sind, in den vorstehenden Erwägungen beantwortet worden sind. Es genügt, den angefochtenen Entscheid aufzuheben; weitere Anordnungen sind nicht zu treffen.
4. Mit der in der Haftrichterverfügung enthaltenen Begründung liess sich die Nichtgenehmigung der Ausschaffungshaft nicht rechtfertigen. Angesichts der prozessualen Situation (Wegfall des Wegweisungsentscheids durch die Beendigung des Flughafenverfahrens) erübrigt es sich, die Sache zu neuem Entscheid über das Vorliegen sämtlicher Haftvoraussetzungen an den Haftrichter zurückzuweisen, nachdem die massgeblichen Rechtsfragen, die zum Gegenstand der Behördenbeschwerde gemacht worden sind, in den vorstehenden Erwägungen beantwortet worden sind. Es genügt, den angefochtenen Entscheid aufzuheben; weitere Anordnungen sind nicht zu treffen.
5. Bei diesem Verfahrensausgang würde die Beschwerdegegnerin als unterliegende Partei kostenpflichtig (Art. 156 OG). Unter den gegebenen Umständen rechtfertigt es sich jedoch, von der Erhebung einer Gerichtsgebühr abzusehen. Anspruch auf eine Parteientschädigung besteht nicht (die Beschwerdegegnerin ist unterliegende Partei; für die obsiegenden Behörden gilt Art. 159 Abs. 2 zweiter Teilsatz OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird gutgeheissen, und die Verfügung des Bezirksgerichts Zürich, Haftrichter, vom 20. April 2002 wird aufgehoben.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird gutgeheissen, und die Verfügung des Bezirksgerichts Zürich, Haftrichter, vom 20. April 2002 wird aufgehoben.
2. Es werden keine Kosten erhoben.
2. Es werden keine Kosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Bezirksgericht Zürich, Haftrichter, und dem Migrationsamt des Kantons Zürich schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 28. Juni 2002
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['56a29869-5b9a-4b5b-b589-644f82dd7b75', '2fd11930-0319-4b28-8cd3-040e95183887', '2ab0c6e5-4d32-45a9-8861-479c48c4938b', '2ab0c6e5-4d32-45a9-8861-479c48c4938b', 'ad4672b1-9f40-4190-953c-772a4216a595', '1077cc22-ad94-436d-a30b-5a429799ca69', 'ad4672b1-9f40-4190-953c-772a4216a595', 'ad4672b1-9f40-4190-953c-772a4216a595', '1077cc22-ad94-436d-a30b-5a429799ca69', '1077cc22-ad94-436d-a30b-5a429799ca69', '1077cc22-ad94-436d-a30b-5a429799ca69', '1077cc22-ad94-436d-a30b-5a429799ca69', 'b4119c86-afda-4838-bca6-f214ef85df2c', 'aad8af88-4ee7-4154-af1a-bcb49a091a31'] | ['7335594c-c918-4da6-90d8-0e53e62aa6fa', '078933a0-389a-41cb-9a6a-ba2857b98111', 'c9592fe3-edc2-4469-9b82-5ab9884e1ef0'] |
036cdbb4-934d-499c-9c61-80e15442add5 | 2,013 | fr | Considérant:
que, par arrêt du 15 mai 2013, la Cour civile du Tribunal cantonal du canton de Neuchâtel, en qualité d'autorité de recours en matière civile, a rejeté le recours interjeté le 4 février 2013 par A._ contre la décision du 22 janvier 2013 du Tribunal civil du Littoral et du Val-de-Travers prononçant la mainlevée définitive, à concurrence d'un montant de xxxx fr., de l'opposition qu'il avait formée à l'encontre d'une poursuite notifiée sur réquisition de la Confédération suisse;
que, par acte du 15 juin 2013, A._ exerce un recours en matière civile au Tribunal fédéral contre cet arrêt;
que, par ordonnance du 18 juin 2013, envoyée par acte judiciaire à l'adresse indiquée dans l'acte de recours du 15 juin 2013, le recourant a été invité à verser, dans les dix jours dès la notification de cette ordonnance, une avance de frais de 1'500 fr., conformément à l'<ref-law>;
que le recourant ne s'est pas exécuté;
que, dès lors, par ordonnance du 5 juillet 2013, un délai supplémentaire non prolongeable de dix jours dès notification de cette ordonnance a été imparti au recourant pour verser cette avance de frais, avec l'indication qu'à défaut de paiement en temps utile, le recours serait déclaré irrecevable, conformément à l'<ref-law>;
que, l'ordonnance de prolongation du délai de paiement de l'avance de frais ayant également été envoyée par acte judiciaire à l'adresse indiquée dans l'acte de recours du 15 juin 2013, le recourant a été avisé le 8 juillet 2013 qu'il était invité à retirer cette ordonnance;
que l'ordonnance du 5 juillet 2013 a été retournée par l'office postal le lendemain du terme du délai de garde de sept jours, à savoir le 16 juillet 2013, avec la mention " non réclamé ";
qu'aucun élément au dossier ne permet de retenir que les conditions d'une notification fictive à l'échéance du délai de garde ne seraient pas réunies;
que, par conséquent, l'ordonnance du 5 juillet 2013 est réputée avoir été reçue par le recourant au plus tard au terme du dernier délai de garde postale (<ref-law>), en l'occurrence le 15 juillet 2013;
que, selon l'avis de la Caisse du Tribunal fédéral du 3 septembre 2013, jusqu'à ce jour et a fortiori au terme du délai de dix jours dès notification de l'ordonnance - même s'il avait été indûment tenu compte d'une suspension du délai du 15 juillet au 15 août 2013 (<ref-law>) -, le recourant n'a ni fourni l'avance de frais exigée, ni produit une attestation établissant que la somme réclamée aurait été débitée de son compte postal ou bancaire;
que le recours doit par conséquent être déclaré irrecevable conformément à l'art. 62 al. 3 in fine LTF, selon la procédure simplifiée de l'<ref-law>;
que, les frais judiciaires doivent être mis à la charge du recourant (<ref-law>); | par ces motifs, le Président prononce:
1.
Le recours est irrecevable.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., sont mis à la charge du recourant.
3.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et à la Cour civile du Tribunal cantonal du canton de Neuchâtel.
Lausanne, le 5 septembre 2013
Au nom de la IIe Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: von Werdt
La Greffière: Gauron-Carlin | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
036dbb8e-1d50-443c-bda0-83d89f16b031 | 2,009 | fr | Faits:
A. A.a T._, né en 1953, a souffert d'une thrombose aiguë de l'artère sous-clavière et d'une lésion du plexus brachial droit à la suite d'un accident de la circulation survenu le 2 septembre 1992. Au cours d'un séjour, en 1994, à la clinique X._, les médecins ont diagnostiqué, en sus de la paralysie du bras droit, une légère diminution de la force et de la mobilité du poignet gauche en raison d'une pseudarthrose du scaphoïde carpien gauche. Lors d'un examen final du 10 octobre 1994, le médecin d'arrondissement de la Caisse nationale suisse d'assurance en cas d'accidents (ci-après: CNA) a indiqué que l'état du bras droit était stabilisé et fait état d'une diminution modérée de la mobilité et de la force du poignet gauche.
Par décision du 1er mars 1995, la CNA a informé l'assuré qu'elle lui allouait une rente d'invalidité de 75 % dès le 1er février 1995, ainsi qu'une indemnité pour atteinte à l'intégrité de 50 % (IPAI). T._ s'est opposé à cette décision, au motif qu'il était en train de perdre l'usage de sa seconde main. Un nouvel examen par le médecin d'arrondissement a eu lieu le 28 septembre 1995. Celui-ci a constaté que la tabatière anatomique était empâtée et douloureuse à la palpation; l'assuré avait de la difficulté à s'appuyer sur la main gauche; en revanche, la mobilité de tous les longs doigts était normale; T._ pouvait porter des charges et arrivait à fermer le poing, mais la force de préhension était un peu réduite. Le médecin d'arrondissement a admis une atteinte à l'intégrité supplémentaire de 5 % pour la pseudarthrose du scaphoïde et l'arthrose modérée du poignet gauche. L'opposition a dès lors été partiellement admise et le taux de l'IPAI a été porté de 50 à 55 %, la rente restant fixée à 75 % (décision sur opposition du 17 avril 1997).
A.b Le 29 octobre 1999, T._ a invité la CNA à examiner si l'incapacité partielle de l'usage de son oeil objectivée par le docteur S._ pouvait donner lieu à une indemnité. Après investigations, l'assurance-accidents a nié le droit de l'intéressé à une telle prestation par décision du 28 janvier 2000, non contestée.
A.c Par lettre du 20 juin 2007, l'Office cantonal AI du Valais a transmis à la CNA une demande d'allocation pour impotent du même jour, dans laquelle l'assuré indiquait avoir besoin de l'aide régulière et importante d'autrui pour s'habiller et se déshabiller, couper la nourriture, se laver, se raser, entrer et sortir de la baignoire, remettre ses vêtements après être allé aux toilettes. Pour le reste, il n'avait pas besoin de soins ou de surveillance personnelle permanente.
Le 5 décembre 2007, la CNA a procédé à une enquête au domicile de l'assuré en vue de déterminer le degré d'impotence. T._ a confirmé les indications figurant sur le questionnaire de l'AI. Il a ajouté qu'il n'arrivait pas à boutonner ses vêtements, ni à boucler une ceinture et qu'il ne portait donc que des trainings et des pulls.
Par décision du 30 avril 2008, la CNA a rejeté la demande d'allocation pour impotence au motif que l'assuré n'était pas tributaire de l'aide d'autrui pour accomplir au moins deux actes ordinaires de la vie de façon régulière et importante et qu'il n'avait pas besoin d'une surveillance personnelle permanente.
T._ s'est opposé à cette décision, en se prévalant d'une attestation du docteur P._ du 22 février 2008. Par la suite, il a également versé au dossier les rapports des docteurs N._ et R._ (6 mai 1993), B._ (2 mars et 21 septembre 2005), E._ (18 juin 2008), ainsi que du docteur P._ (25 juin 2008).
Par décision sur opposition du 29 août 2008, la CNA a confirmé sa position initiale. Elle a considéré qu'hormis pour manger, l'assuré devait être en mesure de s'habiller et de pourvoir à son hygiène corporelle sans l'aide de tiers, en adaptant son habillement et en procédant à certains aménagements de la salle de bain.
B. T._ a déféré cette décision au Tribunal cantonal valaisan, Cour des assurances sociales, en se prévalant d'un rapport du docteur E._ du 24 septembre 2008. Statuant le 21 avril 2009, la juridiction cantonale a rejeté le recours.
C. Le prénommé interjette un recours en matière de droit public contre ce jugement dont il demande l'annulation en concluant, sous suite de frais et dépens, principalement à l'octroi d'une allocation pour impotent et subsidiairement au renvoi de la cause à la CNA pour nouvelles investigations.
La CNA conclut au rejet du recours. Quant à l'Office fédéral de la santé publique, il a renoncé à se déterminer. | Considérant en droit:
1. Le litige porte sur le point de savoir si le recourant peut prétendre une allocation pour impotent de l'assurance-accidents.
2. Dans la procédure de recours concernant l'octroi ou le refus de prestations en espèces de l'assurance-accidents, le Tribunal fédéral n'est pas lié par l'état de fait constaté par la juridiction précédente (art. 97 al. 2 LTF).
3. Le jugement entrepris expose de manière correcte les règles légales sur la notion d'impotence faible, moyenne et grave de l'assurance-accidents (art. 9 LPGA, art. 38 OLAA), ainsi que la jurisprudence sur les six actes élémentaires de la vie quotidienne déterminants pour évaluer l'impotence (<ref-ruling> consid. 7.2 p. 463; <ref-ruling> consid. 3c p. 97; <ref-ruling> consid. 3a p. 90). Il suffit donc d'y renvoyer.
4. A la suite de l'intimée, les premiers juges ont considéré que l'assuré avait uniquement besoin d'une aide importante et régulière pour manger, dès lors qu'il lui est totalement impossible d'accomplir la fonction partielle consistant à couper les aliments.
Ils ont estimé qu'en relation avec l'acte de se vêtir et se dévêtir, les empêchements invoqués par l'assuré n'étaient pas suffisants, à l'aune de la jurisprudence, pour admettre l'existence d'une impotence dans l'acte en question (RCC 1986 consid. 2 p. 509). A cet égard, on pouvait exiger de l'intéressé, en vertu de son obligation de diminuer le dommage, qu'il porte dans la mesure du possible des vêtements adaptés à son handicap (chaussures sans lacets, chemises sans boutons ou encore, dans le cas d'espèce, pantalon à taille élastique). Ces considérations s'appliquaient également en ce qui concerne la fonction partielle de remettre ses vêtements en ordre après le passage aux toilettes.
Les premiers juges ont aussi retenu qu'en ce qui concerne l'acte partiel d'entrer et de sortir de la baignoire pour se laver, on ne pouvait parler d'une impotence régulière et importante. Se référant à un arrêt du 12 janvier 1987 du Tribunal fédéral des assurances publié dans RCC 1987 p. 263, ils ont considéré que le risque de chute invoqué par l'assuré était exceptionnel, de sorte qu'il ne pouvait pas être pris en compte. L'assuré ne présentait pas de problèmes particuliers d'instabilité au niveau des membres inférieurs et était, par conséquent, en mesure d'enjamber le bord de la baignoire, éventuellement avec l'aide de son bras gauche ou encore au moyen d'une barre de maintien posée de manière adéquate. Pour ce qui est de se laver, l'assuré disposait encore de l'usage de son bras gauche, si bien qu'il n'était pas totalement incapable d'accomplir cet acte, dont la fonction et l'utilité devaient être considérées comme maintenues. Cette opération pouvait aussi être facilitée par l'utilisation d'instruments adéquats tels que suggérés par l'intimée (distributeur de savon liquide fixé à la paroi, longue brosse, rasoir électrique etc.).
Enfin, les premiers juges ont relevé que T._ n'a fait mention de la nécessité d'une surveillance personnelle ni dans sa demande d'allocation pour impotent, ni lors de l'enquête à domicile en décembre 2007. Il a indiqué pouvoir se déplacer normalement autant à l'intérieur qu'à l'extérieur de son logement et précisé que l'assistance nécessaire était fournie par sa femme et ses enfants, uniquement lorsqu'ils étaient au domicile. Constatant que celle-ci travaille à 80 % et que les enfants sont à l'école durant la journée, les premiers juges en ont déduit que l'assuré n'avait pas besoin de soins ou d'une surveillance permanente personnelle dans une mesure suffisante, au moment déterminant en l'occurrence, soit la date de la décision sur opposition (cf. <ref-ruling> consid. 1 p. 366,).
5. 5.1 Dans un premier moyen, le recourant fait valoir que la juridiction cantonale se contredit, d'une part, en retenant que la CNA a tenu compte de l'évolution de son membre supérieur gauche dans sa décision sur opposition et, d'autre part, en refusant de prendre en considération l'aggravation des symptômes neurologiques déficitaires de cette même partie du corps évoquée par le docteur E._ (le 24 septembre 2008) au motif qu'elle est postérieure à la décision entreprise. Il estime qu'en ne traitant pas de cet aspect de ses symptômes, la juridiction cantonale a procédé à une interprétation arbitraire des faits ainsi qu'à une violation de son droit d'être entendu.
5.2 Ce moyen n'est pas fondé. La juridiction cantonale a clairement distingué entre l'état de santé de l'assuré prévalant à la date de la décision sur opposition et la situation postérieure à son prononcé (29 août 2008). Elle a ainsi considéré que la péjoration signalée le 5 décembre 2007 lors de l'enquête à domicile - sous la forme de fourmillements continus dans les doigts de la main gauche - avait été prise en compte par la CNA dans sa décision du 30 avril 2008 confirmée le 29 août suivant (jugement entrepris, p. 8 en haut). Par ailleurs, les premiers juges ont retenu, à juste titre, que l'aggravation des symptômes neurologiques déficitaires du membre supérieur gauche mentionnée par le docteur E._, dans son rapport du 24 septembre 2008, ne pouvait pas être prise en considération à ce stade, dès lors qu'elle était postérieure à la décision litigieuse (<ref-ruling> consid. 1 p. 366).
5.3 Dans la mesure où les premiers juges n'avaient pas à prendre en considération le rapport du docteur E._ du 24 septembre 2008, ils n'avaient pas non plus à se prononcer sur le fait que, selon ce médecin, la situation de l'assuré sur le plan fonctionnel est « équivalente à celle d'un manchot ».
5.4 Le recourant allègue par ailleurs que s'il est en mesure de porter des chaussures dépourvues de lacets, il lui est quasiment impossible d'enfiler et de retirer des chaussettes avec un seul membre supérieur. En outre, il revendique le droit de porter des tenues variées (au lieu des vêtements décrits par la juridiction cantonale) et fait valoir qu'il a besoin d'une aide permanente pour se vêtir de la manière choisie. Ces éléments ne suffisent pas pour établir l'existence d'une impotence dans l'acte de s'habiller. D'après l'expérience générale, il doit être possible à une personne invalide, en s'habituant à son handicap, de mettre des vêtements adaptés à son infirmité, y compris des chaussettes dans le cas du recourant (cf. RCC 1986 consid. 2a p. 509). Par ailleurs, l'obligation du recourant de diminuer le dommage (cf. <ref-ruling> consid. 4a p. 28; RCC 1989 p. 228) prévaut sur son désir de porter des vêtements au style varié. Quoi qu'il en soit, le fait de porter des tenues sans boutons ou à taille élastique ne signifie pas que ces habits soient uniformisés, eu égard au large éventail d'articles de ce type disponibles sur le marché.
5.5 Le recourant reproche aux premiers juges d'avoir considéré, qu'après avoir procédé à certains aménagements, il devrait être en mesure de se laver sans aide permanente d'un tiers et, en particulier, d'enjamber le bord de la baignoire sans risque de chute. Il fait valoir que l'accès à la baignoire est rendu difficile à l'extrême et qu'il présente dès lors une impotence régulière et importante en ce qui concerne l'acte de se laver. Ce faisant, il n'apporte pas d'élément sérieux susceptible de démontrer en quoi le point de vue de la juridiction cantonale serait erroné. A cet égard, il y a lieu de rappeler que si certains actes sont rendus plus difficiles ou même ralentis par l'infirmité, cela ne suffit pas pour conclure à l'existence d'une impotence (<ref-ruling> consid. 2 p. 148; RCC 1989 p. 228).
5.6 Enfin, en ce qui concerne la nécessité d'une surveillance personnelle, le recourant allègue que la position de la juridiction cantonale est insoutenable. Il se réfère à deux rapports de ses médecins traitants, l'un de 1993, l'autre de 2008, pour tenter d'établir qu'il a besoin d'une assistance externe pour tous les gestes la vie. Ces éléments sont clairement en contradiction avec l'enquête effectuée au domicile du recourant le 5 décembre 2007, ainsi qu'avec les propres déclarations de l'intéressé à cette date. Partant, ce moyen est mal fondé.
5.7 Sur le vu de ce qui précède, les premiers juges ont, à juste titre, nié le droit du recourant à une allocation pour impotent, à l'époque déterminante.
Il y a lieu d'ajouter que si l'aggravation significative de l'état du membre supérieur gauche était établie en ce qui concerne la période postérieure au 29 août 2008, il appartiendrait à l'assuré d'en demander la prise en charge.
Le recours est dès lors mal fondé.
6. Le recourant, qui succombe, supportera les frais judiciaires afférents à la présente procédure (art. 66 al. 1 LTF). Pour le même motif, il n'a pas droit à des dépens (art. 68 al. 1 LTF). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 750 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties, au Tribunal cantonal valaisan, Cour des assurances sociales, et à l'Office fédéral de la santé publique.
Lucerne, le 3 décembre 2009
Au nom de la Ire Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
Le Juge présidant: La Greffière:
Frésard Berset | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['edeaf363-84d4-4c38-8682-ade390b1cf27', '60018ae9-2359-47fd-afee-7281905ea6d5', 'f6b2ed3c-d1c3-47e5-9e48-56a21658f46d', '8f7e1434-e3c5-4b0b-b943-02e0ed3da969', '8f7e1434-e3c5-4b0b-b943-02e0ed3da969', '7f2dc5b4-c31c-4519-bc17-d1a667855ad0', '5a6e7fa7-0293-47ef-87b6-da82a98d11ea'] | [] |
036ddcad-13cd-4c3a-9768-f162bb4a757a | 2,009 | de | In Erwägung,
dass das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich mit Verfügung vom 11. Juni 2008 das Gesuch der Z._ um Sistierung des Beschwerdeverfahrens betreffend Unfallversicherung bis zum Vorliegen des vom Bezirksgericht im Rahmen des Zivilprozesses zwischen ihr und dem Haftpflichtversicherer in Auftrag gegebenen medizinischen Gutachtens guthiess,
dass die Lloyd's Underwriters London Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten einreichen liess mit dem Antrag, die Sistierungsverfügung vom 11. Juni 2008 sei aufzuheben und die Vorinstanz anzuweisen, das Verfahren fortzuführen und mittels Urteil abzuschliessen,
dass das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich die angeordnete Sistierung mit Verfügung vom 4. Dezember 2008 aufhob, weil das Gutachten in der Zwischenzeit erstellt und dem kantonalen Gericht als Beweismittel eingereicht worden ist,
dass die Beschwerde vom 18. August 2008 damit als gegenstandslos geworden abzuschreiben ist,
dass das Bundesgericht gemäss <ref-law> in Verbindung mit <ref-law> mit summarischer Prüfung über die Prozesskosten auf Grund der Sachlage vor Eintritt des Erledigungsgrundes entscheidet, wenn ein Rechtsstreit gegenstandslos wird oder mangels rechtlichen Interesses dahinfällt,
dass somit für die Entscheidung über die Kosten- und Entschädigungsfolgen in erster Linie auf den mutmasslichen Prozessausgang abzustellen ist, wobei es nicht darum geht, die Prozessaussichten im einzelnen zu prüfen und dadurch weitere Umtriebe zu verursachen, sondern es vielmehr bei einer knappen Beurteilung der Aktenlage sein Bewenden haben muss,
dass es sich bei der Sistierungsverfügung vom 11. Juni 2008 nicht um einen das Verfahren abschliessenden Endentscheid, sondern um einen Zwischenentscheid im Sinne von <ref-law> handelt, gegen welchen die Beschwerde zulässig ist, wenn der Zwischenentscheid einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil bewirken kann (lit. a) oder wenn die Gutheissung der Beschwerde sofort einen Endentscheid herbeiführen und damit einen bedeutenden Aufwand an Zeit oder Kosten für ein weitläufiges Beweisverfahren ersparen würde (lit. b; vgl. zum Ganzen auch <ref-ruling>),
dass bei Gutheissung der Beschwerde nicht gleichzeitig ein Endentscheid bezüglich Leistungspflicht der Unfallversicherung im Sinne von <ref-law> erfolgen kann und die Frage nach einem nicht wieder gutzumachenden Nachteil im Sinne von <ref-law> offenbleiben kann, da bei Eintreten auf die Beschwerde unter dem geltend gemachten Aspekt der Rechtsverzögerung diese abzuweisen wäre, weil mit Blick auf den in <ref-law> verankerten Grundsatz auf Beurteilung der Sache innert angemessener Frist eine Sistierung ausnahmsweise zulässig ist, wenn sie sich auf sachliche Gründe stützen lässt (<ref-ruling> E. 5 S. 94 f. mit Hinweis) und nach der Rechtsprechung u.a. die Vornahme zweckmässiger zusätzlicher Abklärungen (<ref-ruling> E. 2a S. 231) - was vorliegend nicht von vornherein verneint werden kann - als zureichender Grund für eine Sistierung anerkannt wird, zumal die Abklärungsergebnisse innert kurzer Frist zu erwarten waren,
dass demnach die Beschwerde mutmasslich abzuweisen gewesen wäre, die Gerichtskosten nach dem mutmasslichen Verfahrensausgang der Beschwerdeführerin aufzuerlegen sind und die Beschwerdegegnerin Anspruch auf eine Parteientschädigung hat,
dass das Verfahren in die Zuständigkeit des Einzelrichters fällt (<ref-law>), | verfügt der Präsident:
1. Die Beschwerde wird als gegenstandslos abgeschrieben.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Die Beschwerdeführerin hat die Beschwerdegegnerin für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 2500.- zu entschädigen.
4. Diese Verfügung wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Gesundheit schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 5. Januar 2009
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Ursprung Kopp Käch | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['1cd7ed19-a140-4a02-82f6-d659771e4370', '896e9e4b-951b-4c54-ba8d-a6702737e8bc', '5c0a8a15-4b02-4ba4-9757-51b9166c6464'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '336b7cdb-60c8-4245-8326-72d72e747673', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '127464f4-f510-4b61-b011-9da5add9cc54', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '84df0d29-74ed-47bf-9e88-07b73018d971'] |
|
036e2341-4c7d-41fe-a1a6-804806fe0a18 | 2,003 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Der 1966 geborene P._ trat am 1. Januar 2002 eine zunächst bis 30. April 2002 befristete Stelle als Sachbearbeiter beim Amt X._ an. Dieses Arbeitsverhältnis wurde in der Folge erneuert mit Wirkung ab 1. Mai 2002 und Befristung bis 31. Dezember 2002. Mit Schreiben vom 24. September 2002 bestätigte das Amt X._ dem Arbeitnehmer die Ende 2002 bevorstehende Beendigung der Anstellung. Am 29. November 2002 meldete sich P._ zur Arbeitsvermittlung an, und am 5. Dezember 2002 beantragte er Arbeitslosenentschädigung ab 1. Januar 2003. Mit Verfügung vom 16. Januar 2003 stellte das Regionale Arbeitsvermittlungszentrum Bern und Mittelland (RAV) den Versicherten wegen quantitativ ungenügenden Arbeitsbemühungen in der Zeit vom 1. Oktober bis 31. Dezember 2002 für die Dauer von 10 Tagen ab 1. Januar 2003 in der Anspruchsberechtigung ein. Dies wurde vom Kantonalen Amt für Industrie, Gewerbe und Arbeit (neu: beco, Berner Wirtschaft) mit Einspracheentscheid vom 7. April 2003 bestätigt.
A. Der 1966 geborene P._ trat am 1. Januar 2002 eine zunächst bis 30. April 2002 befristete Stelle als Sachbearbeiter beim Amt X._ an. Dieses Arbeitsverhältnis wurde in der Folge erneuert mit Wirkung ab 1. Mai 2002 und Befristung bis 31. Dezember 2002. Mit Schreiben vom 24. September 2002 bestätigte das Amt X._ dem Arbeitnehmer die Ende 2002 bevorstehende Beendigung der Anstellung. Am 29. November 2002 meldete sich P._ zur Arbeitsvermittlung an, und am 5. Dezember 2002 beantragte er Arbeitslosenentschädigung ab 1. Januar 2003. Mit Verfügung vom 16. Januar 2003 stellte das Regionale Arbeitsvermittlungszentrum Bern und Mittelland (RAV) den Versicherten wegen quantitativ ungenügenden Arbeitsbemühungen in der Zeit vom 1. Oktober bis 31. Dezember 2002 für die Dauer von 10 Tagen ab 1. Januar 2003 in der Anspruchsberechtigung ein. Dies wurde vom Kantonalen Amt für Industrie, Gewerbe und Arbeit (neu: beco, Berner Wirtschaft) mit Einspracheentscheid vom 7. April 2003 bestätigt.
B. Die von P._ hiegegen erhobene Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit einzelrichterlichem Entscheid vom 9. Juli 2003 ab.
B. Die von P._ hiegegen erhobene Beschwerde wies das Verwaltungsgericht des Kantons Bern mit einzelrichterlichem Entscheid vom 9. Juli 2003 ab.
C. P._ führt Verwaltungsgerichtsbeschwerde mit dem Rechtsbegehren, in Aufhebung des kantonalen Gerichtsentscheides sei festzustellen, dass er für den Monat Januar 2003 Anspruch auf die volle Arbeitslosenentschädigung habe.
Das beco verzichtet auf eine Stellungnahme zur Verwaltungsgerichtsbeschwerde. Das Staatssekretariat für Wirtschaft hat sich nicht vernehmen lassen. | Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
Das Eidg. Versicherungsgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wurde form- und fristgerecht eingereicht. Auf den darin vorgebrachten Einwand gegen den Inhalt der Rechtsmittelbelehrung im angefochtenen Entscheid ist daher nicht weiter einzugehen, da der Beschwerdeführer dadurch offensichtlich in seinen prozessualen Rechten nicht eingeschränkt wurde.
1.2 In formeller Hinsicht wird weiter beanstandet, der kantonale Gerichtsentscheid sei gemäss Rubrum von Verwaltungsrichter S._ als Einzelrichter gefällt, aber in dessen Vertretung von einer anderen Person unterzeichnet worden. Dies sei unzulässig und führe ohne weiteres zur Aufhebung des vorinstanzlichen Entscheides.
Gemäss Art. 23 Abs. 7 des Geschäftsreglements des Verwaltungsgerichts des Kantons Bern vom 28. November 2000 hat der Einzelrichter die durch ihn gefällten Entscheide und die zu erstattende Vernehmlassung in einem bundesrechtlichen Rechtsmittelverfahren zu unterzeichnen. Absatz 6 dieser Reglementsbestimmung sieht indessen ausdrücklich auch eine Stellvertretung unter den Richtern vor. Aber selbst wenn im vorliegenden Fall eine nach dieser Regelung nicht vertretungsbefugte Person den Entscheid vom 9. Juli 2003 unterschrieben hätte, wäre ein solcher Verfahrensmangel als geheilt zu betrachten. Denn Verwaltungsrichter S._ hat das an das Eidgenössische Versicherungsgericht gerichtete Schreiben vom 27. August 2003, wonach die Vorinstanz auf eine Stellungnahme zur Verwaltungsgerichtsbeschwerde verzichtet, unterzeichnet und damit den Entscheid vom 9. Juli 2003 als seinen eigenen bestätigt. Der Einwand des Beschwerdeführers ist daher unbegründet, zumal weder dargetan noch ersichtlich ist, inwiefern ihm aus der allenfalls mangelhaften Unterzeichnung des angefochtenen Entscheides ein Rechtsnachteil erwachsen sein soll.
1.3 Der Beschwerdeführer macht sodann geltend, Verwaltung und Vorinstanz hätten die verfügte Sanktion zu wenig begründet und damit seinen Anspruch auf rechtliches Gehör verletzt. Hiezu hat es mit der Feststellung sein Bewenden, dass die Begründung in Einspracheentscheid und kantonalem Entscheid zwar teils knapp, aber genügend ist. Dies gilt sowohl für die Darstellung des Sachverhaltes als auch für dessen Würdigung sowie die hiefür massgebenden Rechtsgrundlagen und gleichermassen für die Auseinandersetzung mit den Einwendungen des Versicherten.
1.3 Der Beschwerdeführer macht sodann geltend, Verwaltung und Vorinstanz hätten die verfügte Sanktion zu wenig begründet und damit seinen Anspruch auf rechtliches Gehör verletzt. Hiezu hat es mit der Feststellung sein Bewenden, dass die Begründung in Einspracheentscheid und kantonalem Entscheid zwar teils knapp, aber genügend ist. Dies gilt sowohl für die Darstellung des Sachverhaltes als auch für dessen Würdigung sowie die hiefür massgebenden Rechtsgrundlagen und gleichermassen für die Auseinandersetzung mit den Einwendungen des Versicherten.
2. Im Beschwerdeverfahren um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen ist die Überprüfungsbefugnis des Eidgenössischen Versicherungsgerichts nicht auf die Verletzung von Bundesrecht einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens beschränkt, sondern sie erstreckt sich auch auf die Angemessenheit der angefochtenen Verfügung; das Gericht ist dabei nicht an die vorinstanzliche Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts gebunden und kann über die Begehren der Parteien zu deren Gunsten oder Ungunsten hinausgehen (Art. 132 OG).
2. Im Beschwerdeverfahren um die Bewilligung oder Verweigerung von Versicherungsleistungen ist die Überprüfungsbefugnis des Eidgenössischen Versicherungsgerichts nicht auf die Verletzung von Bundesrecht einschliesslich Überschreitung oder Missbrauch des Ermessens beschränkt, sondern sie erstreckt sich auch auf die Angemessenheit der angefochtenen Verfügung; das Gericht ist dabei nicht an die vorinstanzliche Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts gebunden und kann über die Begehren der Parteien zu deren Gunsten oder Ungunsten hinausgehen (Art. 132 OG).
3. Nach Art. 17 Abs. 1 AVIG muss der Versicherte, der Versicherungsleistungen beanspruchen will, mit Unterstützung des zuständigen Arbeitsamtes alles Zumutbare unternehmen, um Arbeitslosigkeit zu vermeiden oder zu verkürzen. Insbesondere ist er verpflichtet, Arbeit zu suchen, nötigenfalls auch ausserhalb seines bisherigen Berufes. Er muss seine Bemühungen nachweisen können. Gemäss Art. 30 Abs. 1 lit. c AVIG ist der Versicherte in der Anspruchsberechtigung einzustellen, wenn er sich persönlich nicht genügend um zumutbare Arbeit bemüht.
3.1 Gemäss Rechtsprechung ist der Einstellungsgrund nach Art. 30 Abs. 1 lit. c AVIG schon dann gegeben, wenn die versicherte Person vor Eintritt der Arbeitslosigkeit ihren Obliegenheiten nicht nachgekommen ist. Sie hat sich daher bereits während der Kündigungsfrist um einen neuen Arbeitsplatz zu bewerben (ARV 2003 Nr. 10 S. 119 Erw. 1 mit Hinweisen).
Dies wird in der Verwaltungsgerichtsbeschwerde nicht grundsätzlich in Frage gestellt. Geltend gemacht wird vielmehr, die Einstellung in der Anspruchsberechtigung wegen ungenügenden Arbeitsbemühungen setze voraus, dass die Verwaltung die versicherte Person auf die Pflicht, sich um eine neue Anstellung zu bewerben, und die bei Unterlassung drohende Sanktion aufmerksam gemacht habe. Ohne diesen Hinweis könne die versicherte Person den besagten Einstellungstatbestand nicht erfüllen.
3.2 Nach konstanter Praxis des Eidgenössischen Versicherungsgerichts, von der abzuweichen kein Anlass besteht, muss sich die versicherte Person gemäss ihrer Schadenminderungspflicht auch die vor der Meldung auf dem Arbeitsamt unterlassenen Stellenbewerbungen entgegenhalten lassen (ARV 1982 Nr. 4 S. 40 Erw. 2b, 1981 Nr. 29 S. 127 Erw. 2a; zuletzt: unveröffentlichte Urteile C. vom 23. Januar 2003, C 280/01, und S. vom 22. Oktober 1998, C 267/98). Die Pflicht der Versicherungsleistungen beanspruchenden Person zur Arbeitssuche - als Teil der Schadenminderungspflicht - ergibt sich direkt aus dem Gesetz (Art. 17 Abs. 1 AVIG). Die versicherte Person kann sich daher insbesondere nicht damit exkulpieren, nicht gewusst zu haben, dass sie schon vor Aufnahme der Stempelkontrolle zur ernsthaften Arbeitssuche verpflichtet war und nicht darauf aufmerksam gemacht worden sei (unveröffentlichte Urteile C. vom 23. Januar 2003, C 280/01, und S. vom 22. Oktober 1998, C 267/98; vgl. auch ARV 1980 Nr. 44 S. 109). Diese Rechtsauffassung verstösst entgegen der Verwaltungsgerichtsbeschwerde nicht gegen die Europäische Menschenrechtskonvention. Sodann ist auch <ref-ruling> Erw. 5b nicht so zu verstehen, dass nur ein ab der Anmeldung gezeigtes Verhalten die Schadenminderungspflicht verletzen und zu einer Einstellung führen kann. Die weiteren Vorbringen des Beschwerdeführers rechtfertigen ebenfalls keine andere Betrachtungsweise. Das gilt namentlich auch für den Hinweis auf die gesetzliche Regelung, wonach die versicherte Person die Kontrollvorschriften erst ab der Anmeldung zu erfüllen hat (Art. 17 Abs. 2 AVIG). Zweck der Kontrollvorschriften ist es, die versicherte Person dazu zu bringen, sich den offiziellen Vermittlungseinrichtungen zur Verfügung zu stellen, und die materiellen Anspruchsvoraussetzungen der Arbeitslosigkeit und der Vermittlungsfähigkeit überprüfen zu können (Thomas Nussbaumer, Arbeitslosenversicherung, in: Schweizerisches Bundesverwaltungsrecht [SBVR], Soziale Sicherheit, Rz 259). Dies schliesst eine Einstellung in der Anspruchsberechtigung wegen vor der Anmeldung unterlassenen Arbeitsbemühungen nicht aus. Gemäss Art. 20 Abs. 1 lit. d AVIV hat die versicherte Person denn auch bei der Anmeldung den Nachweis ihrer Bemühungen um Arbeit vorzulegen. Dies verdeutlicht, dass die Pflicht zur Stellensuche bereits vor der Anmeldung und den damit gegebenenfalls verbundenen behördlichen Hinweisen besteht. Wollte man der vom Beschwerdeführer vertretenen Auffassung folgen, stünde es im Belieben der versicherten Person, nach Erhalt der Kündigung mit der Anmeldung - diese ist spätestens am ersten Tag, für den Arbeitslosenentschädigung beansprucht wird, vorzunehmen (Art. 17 Abs. 2 in Verbindung mit Art. 7 Abs. 2 lit. a AVIG) - zuzuwarten und damit vorläufig auf Arbeitsbemühungen verzichten zu können, ohne deswegen eine Einstellung gewärtigen zu müssen. Dies widerspricht der Zielrichtung des Gesetzes.
3.2 Nach konstanter Praxis des Eidgenössischen Versicherungsgerichts, von der abzuweichen kein Anlass besteht, muss sich die versicherte Person gemäss ihrer Schadenminderungspflicht auch die vor der Meldung auf dem Arbeitsamt unterlassenen Stellenbewerbungen entgegenhalten lassen (ARV 1982 Nr. 4 S. 40 Erw. 2b, 1981 Nr. 29 S. 127 Erw. 2a; zuletzt: unveröffentlichte Urteile C. vom 23. Januar 2003, C 280/01, und S. vom 22. Oktober 1998, C 267/98). Die Pflicht der Versicherungsleistungen beanspruchenden Person zur Arbeitssuche - als Teil der Schadenminderungspflicht - ergibt sich direkt aus dem Gesetz (Art. 17 Abs. 1 AVIG). Die versicherte Person kann sich daher insbesondere nicht damit exkulpieren, nicht gewusst zu haben, dass sie schon vor Aufnahme der Stempelkontrolle zur ernsthaften Arbeitssuche verpflichtet war und nicht darauf aufmerksam gemacht worden sei (unveröffentlichte Urteile C. vom 23. Januar 2003, C 280/01, und S. vom 22. Oktober 1998, C 267/98; vgl. auch ARV 1980 Nr. 44 S. 109). Diese Rechtsauffassung verstösst entgegen der Verwaltungsgerichtsbeschwerde nicht gegen die Europäische Menschenrechtskonvention. Sodann ist auch <ref-ruling> Erw. 5b nicht so zu verstehen, dass nur ein ab der Anmeldung gezeigtes Verhalten die Schadenminderungspflicht verletzen und zu einer Einstellung führen kann. Die weiteren Vorbringen des Beschwerdeführers rechtfertigen ebenfalls keine andere Betrachtungsweise. Das gilt namentlich auch für den Hinweis auf die gesetzliche Regelung, wonach die versicherte Person die Kontrollvorschriften erst ab der Anmeldung zu erfüllen hat (Art. 17 Abs. 2 AVIG). Zweck der Kontrollvorschriften ist es, die versicherte Person dazu zu bringen, sich den offiziellen Vermittlungseinrichtungen zur Verfügung zu stellen, und die materiellen Anspruchsvoraussetzungen der Arbeitslosigkeit und der Vermittlungsfähigkeit überprüfen zu können (Thomas Nussbaumer, Arbeitslosenversicherung, in: Schweizerisches Bundesverwaltungsrecht [SBVR], Soziale Sicherheit, Rz 259). Dies schliesst eine Einstellung in der Anspruchsberechtigung wegen vor der Anmeldung unterlassenen Arbeitsbemühungen nicht aus. Gemäss Art. 20 Abs. 1 lit. d AVIV hat die versicherte Person denn auch bei der Anmeldung den Nachweis ihrer Bemühungen um Arbeit vorzulegen. Dies verdeutlicht, dass die Pflicht zur Stellensuche bereits vor der Anmeldung und den damit gegebenenfalls verbundenen behördlichen Hinweisen besteht. Wollte man der vom Beschwerdeführer vertretenen Auffassung folgen, stünde es im Belieben der versicherten Person, nach Erhalt der Kündigung mit der Anmeldung - diese ist spätestens am ersten Tag, für den Arbeitslosenentschädigung beansprucht wird, vorzunehmen (Art. 17 Abs. 2 in Verbindung mit Art. 7 Abs. 2 lit. a AVIG) - zuzuwarten und damit vorläufig auf Arbeitsbemühungen verzichten zu können, ohne deswegen eine Einstellung gewärtigen zu müssen. Dies widerspricht der Zielrichtung des Gesetzes.
4. Das Anstellungsverhältnis des Beschwerdeführers war bis 31. Dezember 2002 befristet, welcher Beendigungszeitpunkt ihm überdies durch Mitteilung des Arbeitgebers vom 24. September 2002 bestätigt wurde. Dies ist ebenso unbestritten wie die Feststellung im Einspracheentscheid und im kantonalen Gerichtsentscheid, wonach der Versicherte für die drei folgenden Monaten Oktober bis Dezember 2002 gesamthaft sechs Stellenbewerbungen aufzuweisen hat.
Wie das beco im Einspracheentscheid vom 7. April 2003 zutreffend dargelegt hat, ist eine allgemein gültige Aussage über die erforderliche Mindestanzahl an Bewerbungen nicht möglich. Ob die Arbeitsbemühungen quantitativ genügen, beurteilt sich vielmehr nach den konkreten Umständen (Nussbaumer, a.a.O., S. 256 Fn 1330; vgl. auch ARV 1990 Nr. 5 S. 38).
Im vorliegenden Fall führt dies mit Verwaltung und Vorinstanz zu der Feststellung, dass lediglich sechs Bewerbungen in einem Zeitraum von drei Monaten selbst dann nicht zu genügen vermögen und dies der versicherten Person zum Verschulden gereicht, wenn sie in diesem Zeitraum noch in der bisherigen vollzeitlichen Anstellung tätig war und deshalb die Stellensuche allenfalls erschwert war. Der Beschwerdeführer ist nach der Beendigung des bestehenden Arbeitsverhältnisses arbeitslos geworden und hat Leistungen der Arbeitslosenversicherung in Anspruch genommen, wofür die unterlassenen Arbeitsbemühungen als mit kausal zu betrachten sind. Es hat daher eine Einstellung in der Anspruchsberechtigung zu erfolgen.
Soweit der Beschwerdeführer hiegegen vorbringt, die Verwaltung habe ihn ungenügend und falsch über seine Pflichten informiert, weshalb keine Sanktion erfolgen dürfe, kann ihm ebenfalls nicht gefolgt werden. Eine allenfalls unvollständige Information vermöchte ihn im Lichte der vorstehenden Darlegungen (Erw. 3.2) nicht zu entlasten. Was die angeblich falsche Auskunft betrifft, hat der Versicherte im kantonalen Verfahren ein Telefonat mit der Verwaltung erwähnt. Dieses betraf aber nach seiner eigenen Darstellung den Zeitpunkt der Anmeldung und nicht die hier interessierende Frage der Arbeitsbemühungen, weshalb sich daraus von vornherein auch nach Treu und Glauben nichts zu seinen Gunsten ergibt. Dies gilt unbesehen von der Richtigkeit der Auskunft und ohne dass die weiteren Voraussetzungen für den Vertrauensschutz infolge falscher behördlicher Auskunft (vgl. <ref-ruling> Erw. 3a, 126 II 387 Erw. 3a, 121 V 66 Erw. 2a mit Hinweisen; RKUV 2000 Nr. KV 126 S. 223) geprüft werden müssten.
Soweit der Beschwerdeführer hiegegen vorbringt, die Verwaltung habe ihn ungenügend und falsch über seine Pflichten informiert, weshalb keine Sanktion erfolgen dürfe, kann ihm ebenfalls nicht gefolgt werden. Eine allenfalls unvollständige Information vermöchte ihn im Lichte der vorstehenden Darlegungen (Erw. 3.2) nicht zu entlasten. Was die angeblich falsche Auskunft betrifft, hat der Versicherte im kantonalen Verfahren ein Telefonat mit der Verwaltung erwähnt. Dieses betraf aber nach seiner eigenen Darstellung den Zeitpunkt der Anmeldung und nicht die hier interessierende Frage der Arbeitsbemühungen, weshalb sich daraus von vornherein auch nach Treu und Glauben nichts zu seinen Gunsten ergibt. Dies gilt unbesehen von der Richtigkeit der Auskunft und ohne dass die weiteren Voraussetzungen für den Vertrauensschutz infolge falscher behördlicher Auskunft (vgl. <ref-ruling> Erw. 3a, 126 II 387 Erw. 3a, 121 V 66 Erw. 2a mit Hinweisen; RKUV 2000 Nr. KV 126 S. 223) geprüft werden müssten.
5. Die Dauer der Einstellung bemisst sich nach dem Grad des Verschuldens (Art. 30 Abs. 3 AVIG) und beträgt 1 bis 15 Tage bei leichtem, 16 bis 30 Tage bei mittelschwerem und 31 bis 60 Tage bei schwerem Verschulden (Art. 45 Abs. 2 AVIV).
Der Beschwerdeführer hat sich während immerhin drei Monaten nicht genügend um Arbeit bemüht. Verwaltung und Vorinstanz haben deswegen mit einer der Praxis entsprechenden pauschalen, aber ausreichenden Begründung auf ein leichtes Verschulden im mittleren Rahmen geschlossen und die Dauer der Einstellung auf 10 Tage festgesetzt. Ein triftiger Grund, welcher eine abweichende Ermessensausübung als näher liegend erscheinen liesse (<ref-ruling> Erw. 5d mit Hinweis), wird nicht geltend gemacht und ergibt sich auch nicht aus den Akten. Dies führt zur Abweisung der Verwaltungsgerichtsbeschwerde. | Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
Demnach erkennt das Eidg. Versicherungsgericht:
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
1. Die Verwaltungsgerichtsbeschwerde wird abgewiesen.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
2. Es werden keine Gerichtskosten erhoben.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Verwaltungsgericht des Kantons Bern, Sozialversicherungsrechtliche Abteilung, dem beco, Berner Wirtschaft, Arbeitslosenkasse, und dem Staatssekretariat für Wirtschaft zugestellt.
Luzern, 15. Dezember 2003
Im Namen des Eidgenössischen Versicherungsgerichts
Der Präsident der II. Kammer: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_016 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | [] |
036eedf7-3710-4f69-8f36-282151ec7424 | 2,001 | it | Ritenuto in fatto :
A.- La mattina del 15 aprile 1992, sui monti di Santa Maria, in Valle Calanca, si è verificato un incidente aeronautico: un elicottero del tipo "Ecureuil", di proprietà della X._ S.A., è precipitato con a bordo il pilota B._ e gli assistenti di volo A._ e C._. L'impatto è avvenuto orizzontalmente contro gli alberi mentre l'apparecchio attraversava una fitta coltre di nebbia; il pilota, vista l'impossibilità di effettuare i trasporti per i quali era stato chiamato sui monti, stava tornando alla base di Grono sul fondovalle.
Nel rapporto del 2 luglio 1993 la Commissione federale d'inchiesta sugli infortuni aeronautici ha stabilito che l'incidente va ricondotto all'esecuzione di un volo a vista in condizioni di volo strumentale ed alla valutazione sbagliata delle condizioni meteorologiche.
B.- Il 30 marzo 1994 l'Ufficio federale dell'aviazione civile ha revocato a B._ la licenza di pilota per la durata di due mesi.
Il 14 luglio successivo egli è stato inoltre giudicato colpevole di lesioni colpose (<ref-law>) e di perturbamento colposo della circolazione pubblica (<ref-law>) dal Presidente del Circolo Calanca, che lo ha condannato ad una multa di fr. 1200.--.
C.- Gravemente ferito in occasione dell'infortunio, l'assistente di volo A._ ha subito danni permanenti alla salute. Sia la SUVA che l'AI hanno ammesso un'incapacità lavorativa del 75% e gli versano pertanto una rendita mensile di fr. 1887.--, rispettivamente fr. 1703.-- (stato al settembre 1997).
La SUVA gli ha inoltre corrisposto un'indennità per menomazione dell'integrità di fr. 38'880.--.
D.- Con istanza processuale del 28 agosto 1998 A._ ha avviato una causa civile contro B._ onde ottenere il pagamento di: fr. 373'712. 50 quale rifusione della perdita di guadagno futura; fr. 50'000.-- per il torto morale subito nonché fr. 20'000.-- a titolo di risarcimento delle spese legali connesse all'infortunio. L'azione è stata parzialmente accolta, il 22 febbraio 2000, dal Tribunale del distretto di Moesa, che ha condannato il pilota al versamento di fr. 11'120.--. I giudici hanno in sostanza riconosciuto all'attore il diritto all'indennità per torto morale; dall'importo richiesto hanno tuttavia dedotto la somma già percepita dalla SUVA per menomazione dell'integrità.
Adita da entrambe le parti, la Camera civile del Tribunale cantonale dei Grigioni ha modificato la pronunzia di primo grado respingendo integralmente la petizione. La Corte ha stabilito che, non essendogli imputabile una colpa grave, il pilota va liberato da ogni responsabilità nei confronti dell'assistente di volo, conformemente a quanto previsto dall'<ref-law> (RS 832. 20).
E.- Contro questa decisione A._ ha interposto, il 15 gennaio 2001, un ricorso per riforma al Tribunale federale con il quale ripropone, in pratica, le conclusioni già avanzate in sede cantonale. Con risposta del 1° marzo 2001 B._ postula l'integrale reiezione del gravame.
Il 12 giugno 2001 A._ ha inoltrato una domanda di assistenza giudiziaria, volta alla dispensa dal pagamento delle spese giudiziarie e alla concessione del gratuito patrocinio. | Considerando in diritto :
1.- Il Tribunale cantonale dei Grigioni ha respinto le pretese dell'attore per il motivo che la negligenza del pilota, all'origine dell'incidente, non può essere considerata "grave" ai sensi dell'<ref-law>.
Questa tesi è recisamente contestata dall'attore, il quale è al contrario assolutamente convinto della gravità della negligenza imputabile al convenuto: nella sua qualità di pilota professionista egli avrebbe infatti dovuto comportarsi con particolare prudenza. Già la decisione di eseguire il volo di ricognizione, presa dietro insistenza del cliente nonostante l'iniziale reticenza, è riprovevole.
Più grave ancora è la decisione di rientrare in volo a Grono.
Anche ammettendo che abbia visto il fondovalle, il convenuto avrebbe dovuto prevedere la formazione improvvisa di fitti banchi di nebbia e, in simili circostanze, non avrebbe dovuto rischiare il decollo. A sostegno della sua tesi l'attore adduce inoltre il giudizio estremamente negativo espresso dall'Ufficio federale dell'aviazione civile nella comunicazione del 28 luglio 1993, la revoca della licenza professionale pronunciata il 30 marzo 1994 dal medesimo ufficio e la decisione di condanna penale pronunciata il 14 luglio 1994 dal Presidente del circolo Calanca. L'attore censura infine la sentenza impugnata anche nella misura in cui ha tenuto conto della deposizione resa dall'assistente di volo C._, il quale avrebbe mutato la propria versione dei fatti in corso d'istruttoria.
2.- Posto che l'attore era obbligatoriamente assicurato presso la SUVA, ch'egli e il convenuto erano alle dipendenze del medesimo datore di lavoro e che l'incidente in esame configura un infortunio professionale, la fattispecie va esaminata dal profilo dell'art. 44 cpv. 2LAINF (quanto agli effetti dell'introduzione di questa norma sulla responsabilità secondo il diritto privato cfr. Koller, Die Haftung des Arbeitgebers und das Sozialversicherungsrecht, in: AJP 1997 pag. 428 segg. , in particolare pag. 434-440).
In forza dell'<ref-law> l'assicurato d'obbligo può far valere pretese di responsabilità civile, derivanti da un infortunio professionale, contro il datore di lavoro, i suoi familiari e i dipendenti solo se queste persone hanno provocato l'infortunio intenzionalmente o per negligenza grave. In altre parole, il dipendente che cagiona un danno senza intenzione o per negligenza lieve è dispensato dalla responsabilità nei confronti del collega di lavoro danneggiato.
Nel caso di specie il tema dell'intenzionalità non si pone. Occorre piuttosto esaminare se la negligenza imputabile al pilota debba essere definita grave, come pretende l'attore, oppure solo lieve, come giudicato dall'autorità cantonale. La valutazione dell'intensità della negligenza può essere riesaminata liberamente dal Tribunale federale nel quadro della giurisdizione per riforma (<ref-ruling> consid. 1a pag. 285 seg.), sulla base dei fatti accertati nella sentenza impugnata (art. 63 cpv. 2 OG; Poudret, Commentaire de la loi fédérale d'organisation judiciaire, vol.
II, n. 4.6.21 ad art. 63 OG).
3.- a) Commette negligenza grave chi trascura le più elementari regole della prudenza, che ogni persona ragionevole rispetterebbe se posta nella medesima situazione (<ref-ruling> consid. 2a, 115 II 283 consid. 2a; cfr, anche Oftinger/Stark, Schweizerisches Haftpflichtrecht, Allgemeiner Teil, Band I, 5a ed., Zurigo 1995, §5 n. 107 e nota a pié di pagina n. 121). Si parla per contro di negligenza lieve quando una persona non fa prova della prudenza che ci si potrebbe aspettare, senza che si possa tuttavia ravvedere nel suo comportamento - non scusabile - una violazione delle più elementari regole di prudenza (cfr.
Rey, Ausservertragliches Haftpflichtrecht, 2a ed., Zurigo 1998, n. 863 segg. con riferimenti).
b) In concreto i giudici cantonali hanno accertato che la mattina del 15 ottobre 1992, prima del volo conclusosi tragicamente, il pilota e i suoi due assistenti di volo avevano eseguito vari trasporti in Val Calanca, al termine dei quali erano tornati alla base di Grono. Il pilota ha quindi contattato telefonicamente un cliente che aveva chiesto l'esecuzione di trasporti da Sta Maria in Calanca.
Vista la divergenza sulle condizioni meteorologiche, il pilota ha deciso, dietro richiesta del cliente, di recarsi sul posto per valutare personalmente la situazione ed è dunque decollato con i due assistenti. Una volta saputo che i citati trasporti avrebbero dovuto venire effettuati con una fune lunga 20 metri e osservato che a monte cominciava a formarsi una fitta coltre di nebbia, egli ha deciso di rinunciare al lavoro e tornare a valle. Si trattava - sempre secondo quanto esposto nella sentenza impugnata - di un volo in linea diretta e corto per distanza e tempo. Al momento del decollo vi erano condizioni di volo a vista: la nebbia si avvicinava dall'alto e sia il pilota che C._ hanno potuto vedere la sagoma di Grono sul fondovalle.
Gli assistenti di volo, entrambi esperti, sono saliti sull'elicottero senza esitazione e senza sollevare obiezioni. Infine, prima di partire, il pilota ha predisposto lo sgancio della benna e aperto il finestrino per impedire l'appannamento dei vetri. Dopo 15 secondi di volo è apparsa, improvvisamente, la nebbia; dopo ulteriori 15 secondi si è verificato l'impatto con il bosco.
c) Questi accertamenti, come già detto, vincolano il Tribunale federale.
L'autorità cantonale ha osservato, a giusta ragione, che le condizioni meteorologiche nelle quali è stato intrapreso il volo di ricognizione verso la valle Calanca, svoltosi peraltro senza difficoltà, non sono di rilievo; essa ha inoltre appurato, sulla scorta delle deposizioni di due piloti definiti esperti, che simile modo di procedere è usuale in caso d'incertezza.
Determinanti sono per contro le condizioni meteorologiche che vigevano nel momento in cui il pilota, costatata l'impossibilità di eseguire il trasporto desiderato dal cliente, ha deciso di scendere alla base di Grono: a quel momento la nebbia sembrava formarsi dall'alto, l'obiettivo era visibile e poteva essere raggiunto velocemente in linea retta. Decidendo di partire - con l'accordo dei due assistenti di volo, giova ricordarlo - egli ha certamente omesso di considerare che nuovi banchi di nebbia avrebbero potuto formarsi repentinamente, date le condizioni di tempo mutevoli di quella mattina. L'omissione, seppur non scusabile trattandosi di un pilota professionista, non appare riprovevole al punto da costituire una negligenza grave nel senso sopra esposto. Gli accertamenti contenuti nella sentenza impugnata non permettono di concludere ch'egli abbia trascurato le regole più elementari della prudenza, ossia che abbia agito in contrasto con quanto avrebbe fatto ogni altro pilota nelle medesime circostanze.
d) Ne discende che la valutazione del grado della negligenza operata dall'autorità cantonale non viola il diritto federale.
4.- Le sanzioni penali e amministrative pronunciate nei confronti del convenuto non sono suscettibili di modificare tale giudizio, fondato sugli accertamenti di fatto puntuali contenuti nella sentenza impugnata.
a) Il giudice civile non è vincolato dall'apprezzamento giuridico della colpa eseguito dal giudice penale (<ref-law>); egli può semmai riferirsi, nella misura consentita dal diritto processuale cantonale, alle risultanze e agli accertamenti di fatto che emergono nel processo penale per poi procedere ad una valutazione autonoma degli stessi sotto il profilo del diritto civile (<ref-ruling> consid. 2b a pag. 426; sulla portata dell'<ref-law> in generale cfr. <ref-ruling> consid. 3).
L'attore non può quindi trarre alcun argomento a suo favore dal giudizio di condanna del Presidente del circolo Calanca. L'autorità penale si è del resto limitata a ravvisare nel comportamento del pilota una negligenza ai sensi dell'<ref-law>, senza valutarne il grado, e a riprendere le conclusioni della Commissione federale d'inchiesta sugli infortuni aeronautici sulle cause dell'incidente.
Neppure tale Commissione, come osservato giustamente nel querelato giudizio, ha comunque rimproverato al convenuto una negligenza grave: nel rapporto 2 luglio 1993 essa ha semplicemente stabilito che l'incidente va attribuito ad una valutazione sbagliata delle condizioni meteorologiche da parte del pilota, il quale ha effettuato un volo a vista in condizioni di volo strumentale.
b) Le medesime considerazioni s'impongono per la revoca della licenza di pilota ordinata il 30 marzo 1994 dall'Ufficio federale dell'aviazione civile. A prescindere dal fatto che neppure questa decisione ha addebitato al convenuto una negligenza grave, nessuna disposizione del diritto federale prevede che il giudice civile sia vincolato al parere delle autorità amministrative. Il Tribunale cantonale dei Grigioni aveva pertanto piena facoltà di valutare questo elemento insieme agli altri.
L'attore insiste invero sul contenuto della comunicazione 28 luglio 1993 dell'Ufficio federale dell'aviazione civile, in cui viene rimproverata al pilota l'inosservanza di norme di volo fondamentali: decollando senza avere la garanzia di scorgere ed evitare ostacoli per tempo, né di poter eseguire in qualsiasi momento un atterraggio forzato a vista egli avrebbe infatti trasgredito l'art. 38 cpv. 1 dell'Ordinanza concernente le norme di circolazione per aeromobili del 4 maggio 1981 (RS 748. 121.11) e l'art. 5.2 dell'Ordinanza concernente le norme d'esercizio per il traffico aereo commerciale del 23 novembre 1973 (RS 748.
127. 1). Orbene, la violazione di queste disposizioni è pacifica, tant'è ch'esse sono state poste a fondamento sia della condanna penale che della revoca amministrativa. La autorità cantonale ha tuttavia rilevato, a ragione, che la cennata comunicazione non pronuncia sanzioni di nessun genere, bensì costituisce solo l'avviso con cui il pilota è stato informato dell'apertura di procedimenti amministrativi e penali in applicazione degli art. i 92 e 98 della Legge federale sulla navigazione aerea del 21 dicembre 1948 (RS 748. 0) ed è stato invitato a presentare la proprie osservazioni.
La decisione amministrativa del 30 marzo 1994, come detto, non qualifica, per contro, il grado di negligenza.
5.- Dato che al convenuto non può essere rimproverata una grave negligenza, occorre esaminare le conseguenze di tale circostanza sulle singole posizioni di danno fatte valere dall'attore.
a) A tal scopo occorre rammentare che l'<ref-law> concerne solamente i danni per i quali la LAINF prevede una prestazione assicurativa corrispondente:
esso esclude pertanto la responsabilità civile per tutti gli effetti che sarebbero di per sé coperti dall'assicurazione contro gli infortuni professionali e ciò anche qualora il danno non venga risarcito dalla SUVA o lo sia solo parzialmente (<ref-ruling> consid. 2b/bb, 123 III 280 consid. 2a/bb a pag. 288 con numerosi riferimenti dottrinali; cfr. anche Deschenaux/Tercier, La responsabilité civile, 2a ed. Berna 1982, n. 29 segg. a pag. 313).
b) Dinanzi al Tribunale cantonale grigionese l'attore ha quantificato in fr. 84'704. 80 la perdita di guadagno futura riconducibile all'infortunio.
Il risarcimento di questo danno rientra nella sfera delle prestazioni garantite dalla LAINF, a prescindere dal fatto che, nel singolo caso, la SUVA le risarcisca per intero o solo parzialmente (<ref-ruling> consid. 2d/aa). Ne discende che il convenuto è liberato da ogni responsabilità a questo titolo.
c) L'attore ha fatto valere anche una pretesa di fr. 50'000.-- per torto morale.
Il Tribunale del Distretto di Moesa ha ammesso tale domanda nel suo principio, ma ha computato l'indennità per menomazione dell'integrità di fr. 38'880.-- pagata dalla SUVA, ciò che ha ridotto a fr. 11'120.-- l'importo a carico del convenuto. Di diverso avviso la Camera civile del Tribunale cantonale, la quale ha stabilito che il beneficio dell'<ref-law> si estende anche al torto morale e, in accoglimento dell'appello adesivo del convenuto, ha respinto l'azione anche per quanto attiene a questa posizione.
aa) L'art. 129 cpv. 2 della Legge federale del 13 giugno 1911 sull'assicurazione contro le malattie e gli infortuni (LAMI) non esonerava il responsabile dall'obbligo di risarcire il torto morale, giacché l'INSAI (oggi SUVA) non assicurava tale prestazione (<ref-ruling> consid. 4a pag. 226).
L'indennità per menomazione dell'integrità istituita dall'<ref-law> - in vigore dal 1° gennaio 1984 - consiste nel versamento di una somma di denaro intesa a compensare, in un certo qual modo, il dolore fisico, la pena, le ridotte gioia di vivere e capacità di godere dei piaceri della vita, nonché altre cause di malessere psichico (<ref-ruling> consid. 3a). Essa persegue dunque scopi analoghi a quelli della riparazione per torto morale giusta l'<ref-law> (cfr. <ref-ruling> consid. 4c/bb pag. 15 con ampi rinvii giurisprudenziali e riferimenti dottrinali).
Questi due tipi d'indennità coprono pertanto prestazioni di eguale natura, ciò che il legislatore ha espressamente codificato all'art. 43 cpv. 1 lett. d LAINF, laddove definisce i diritti per i quali l'assicuratore può prevalersi della surrogazione nei confronti dell'assicurato. Non v'è motivo di scostarsi da questa classificazione dei diritti, atteso che la limitazione della responsabilità civile secondo l'<ref-law> appare strettamente connessa al tema della surrogazione.
bb) Va detto che nella <ref-ruling> consid. 2d/ bb il Tribunale federale ha rilevato l'esistenza di una controversia dottrinale a questo proposito; in quell'occasione non è tuttavia stato necessario risolverla, dovendo la causa essere rinviata all'autorità per un complemento degli accertamenti di fatto.
Il tema viene evocato anche da Koller nel già citato articolo. La maggior parte degli autori da lui elencati propende per l'inclusione del torto morale tra le indennità per cui la responsabilità è limitata dall'<ref-law> (cfr. Koller, op. cit. , pag. 440 nota a pié di pagina n. 103). In questo senso si sono espressi anche Keller (Haftpflicht im Privatrecht, Bd I, 5a ed., Berna 1993, pag. 459) e Deschenaux/Tercier (op. cit. , n. 29 a pag. 313). Solo Staehlin (in: Zürcher Kommentar, n. 36 e 40 ad <ref-law>) è d'avviso contrario. Il suo parere sembra tuttavia un poco affrettato poiché assimila senza distinzione l'art. 129 cpv. 2 LAMI all'<ref-law> e non prende posizione sui cambiamenti intervenuti con l'introduzione dell'indennità per menomazione dell'integrità. A torto; come anche osservato dall'autorità cantonale, infatti, dalla circostanza che l'art. 129 cpv. 2 LAMI non riguardava le pretese per torto morale non può essere tratta nessuna deduzione quanto alla portata dell'<ref-law>. Lo stesso Koller pare del resto condividere l'opinione della maggioranza, che definisce "folgerichtige Lösung", dal profilo giuridico. Le sue perplessità traggono piuttosto origine dalla cospicua discrepanza che in taluni casi potrebbe esservi tra l'indennità versata dalla SUVA e quella che potrebbe spettare alla persona invalida secondo il diritto privato. Si tratta di considerazioni pertinenti ma che non possono essere determinanti ai fini del giudizio nel caso concreto, fondato sull'attuale legislazione. Inoltre, come ha rilevato rettamente anche la Corte grigionese, il medesimo inconveniente può verificarsi per altre prestazioni, quali ad esempio il rimborso delle spese di sepoltura, che può raggiungere un importo pari a sette volte il guadagno giornaliero massimo assicurato (<ref-law>), o la rendita d'invalidità, fissata all'80% del guadagno assicurato (<ref-law>). Avuto riguardo specialmente a quest'ultima limitazione, l'impossibilità di farsi risarcire direttamente la perdita rimanente può significare, per la persona totalmente e durevolmente invalida, soprattutto se giovane, uno svantaggio non indifferente.
cc) Da tutto quanto esposto si deve concludere che l'<ref-law> libera colui che non agisce con intenzione o negligenza grave anche dalla responsabilità per torto morale. Questa soluzione rispetta la ratio dell'<ref-law>, principalmente di carattere economico:
siccome i premi sono a carico del datore di lavoro, né lui né i suoi dipendenti possono essere tenuti a risarcire in sovrappiù, per una causa di responsabilità, il danno subito da un lavoratore (cfr. DTF 123 III consid. 2a/bb a pag. 286 e riferimenti).
d) Infine, l'attore ha preteso la rifusione di fr.
20'000.-- per i costi preprocessuali che ha dovuto affrontare.
Orbene, fatta eccezione per l'art. 12, la LAINF non copre i danni materiali (<ref-ruling> consid. 4a; Keller, op. cit. , pag. 458 lett. a con riferimento alla <ref-ruling> consid. 4). Il beneficio liberatorio di cui all'<ref-law> è di conseguenza inefficace per questa posizione del danno.
Limitatamente ad essa il ricorso va pertanto accolto, la sentenza annullata e la causa rinviata al Tribunale cantonale dei Grigioni affinché ne esamini il fondamento.
L'autorità cantonale ha invero già anticipato, riferendosi alla dottrina e alla giurisprudenza federali, che di principio le spese preprocessuali devono essere rimborsate quando non sono comprese nell'indennità aggiudicata per spese ripetibili. Tale esame andrà però approfondito con riferimento ad eventuali disposizioni del diritto processuale grigionese (cfr. <ref-ruling>, in particolare consid. 5 e 6). I giudici cantonali dovranno inoltre verificare l'adempimento dei requisiti della responsabilità civile e chinarsi sull'ammontare della pretesa. Da ultimo essi dovranno decidere, sempre sulla base della procedura civile cantonale, se l'eccezione di prescrizione formulata dal convenuto nella risposta di causa al Tribunale del Distretto di Moesa e riproposta in quella al presente ricorso per riforma, ma omessa in sede cantonale, debba o no essere presa in considerazione.
6.- Dato l'esito del gravame le spese processuali e le ripetibili vengono ripartite fra le parti proporzionalmente alla soccombenza (art. 156 cpv. 1 e 3, nonché 159 cpv. 1 e 3 OG).
All'attore viene concesso il beneficio dell'assistenza giudiziaria: d'un canto il ricorso, anche per la parte che è stata respinta, non appariva a prima vista infondato; dall'altro gli atti prodotti attestano la difficile situazione in cui egli si trova, percependo unicamente le rendite AI e SUVA (art. 152 cpv. 1e2OG). | Per questi motivi
il Tribunale federale
pronuncia :
1. La domanda di assistenza giudiziaria e gratuito patrocinio presentata dall'attore è accolta.
Quale patrocinatore per la procedura dinanzi al Tribunale federale viene designato l'avv. Paolo Luisoni.
2. Il ricorso per riforma è parzialmente accolto.
Di conseguenza la sentenza impugnata viene annullata e la causa rinviata al Tribunale cantonale dei Grigioni per nuovo giudizio.
3. La tassa di giustizia di fr. 5'000.-- è posta a carico del convenuto in ragione di 1/5, ovverosia fr.
1'000.--. La quota di 4/5, a carico dell'attore, verrà sopportata dalla Cassa del tribunale federale.
4. L'attore rifonderà al convenuto fr. 3'000.-- per ripetibili della sede federale.
5. La Cassa del Tribunale federale verserà all' avv. Paolo Luisoni, Bellinzona, un'indennità di fr.
5'000.-- per ripetibili della sede federale.
6. Comunicazione ai patrocinatori delle parti e alla Camera civile del Tribunale cantonale dei Grigioni. | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['10716de7-c58d-4f0b-8128-cf0089643cc4', 'af898b8a-4a55-4a17-b066-ad22307abc40', 'c5c187a2-dd8f-400f-a939-c64ecfbced2a', '4b4af436-79e4-4117-9666-798c24e98e02', '7e568a0a-0ee6-4a37-b977-8354e1690547', '7e568a0a-0ee6-4a37-b977-8354e1690547', '5b63830a-78a4-44c3-85d7-aedc4e8b1f3c', '11cceea0-988a-4e01-9f03-cd10da6f413b', '40829083-1e21-42eb-aa59-b1e4d57cee5f', '7e568a0a-0ee6-4a37-b977-8354e1690547', '5b63830a-78a4-44c3-85d7-aedc4e8b1f3c', 'ec7bc88a-1a24-4652-af02-1f088f238764', '3cae1547-89a0-489c-82aa-a2124555e4b4'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '6f2dfe04-c219-4098-a4e6-9b892444a986', 'b2f7d018-be34-4815-9195-b59ae8146fbd', 'c5fe4e71-5b3c-4c14-b088-c067ad8514ae'] |
036f326d-0c8b-4f7c-a071-75c715efb2fa | 2,011 | fr | Considérant en fait et en droit:
1. X._, ressortissant du kosovo né en 1977, est entré en Suisse le 14 décembre 1993 et y a déposé une demande d'asile; celle-ci a été définitivement rejetée le 16 janvier 1997 et le renvoi de Suisse de l'intéressé a été prononcé sans toutefois avoir pu être exécuté.
A la suite d'une décision d'admission collective prise par le Conseil fédéral le 23 juin 1999 en faveur de certaines catégories de ressortissants de l'ex-Yougoslavie, X._ a bénéficié d'une autorisation provisoire de séjour; cette décision a été rapidement levée et suivie, dès le 31 mai 2000, de démarches tendant au renvoi du prénommé qui a disparu dans la clandestinité le 6 octobre 2000.
Le 19 octobre 2006, X._ a annoncé à l'autorité compétente un projet de mariage avec une ressortissante française vivant en Suisse au bénéfice d'un permis d'établissement. A la suite de la célébration de son mariage, le 25 janvier 2007, il a reçu, le 18 juillet suivant, une autorisation de séjour CE/AELE au titre du regroupement familial. En raison de difficultés conjugales, le couple s'est séparé en février 2008. L'épouse est décédée le 28 ou le 29 mai suivant.
2. Par décision du 21 octobre 2009, le Service de la population du canton de Vaud (ci-après: le SPOP) a révoqué l'autorisation de séjour de X._, valable jusqu'au 4 juin 2011.
X._ a recouru contre cette décision, en faisant valoir que des raisons personnelles majeures s'opposaient à son renvoi et qu'il remplissait les conditions du cas de rigueur.
Par arrêt du 29 octobre 2010, le Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour de droit administratif et public (ci-après: le Tribunal cantonal), a rejeté le recours et confirmé la décision attaquée.
3. X._ forme un recours en matière de droit public au Tribunal fédéral contre l'arrêt précité dont il requiert la réforme dans le sens d'une prolongation de son autorisation de séjour. A titre subsidiaire, il conclut à l'annulation de l'arrêt attaqué et au renvoi de la cause à l'autorité précédente pour nouveau jugement au sens des considérants.
Le SPOP, le Tribunal cantonal et l'Office fédéral des migrations (OFM) concluent au rejet du recours.
4. 4.1 D'après l'art. 83 let. c ch. 2 LTF, le recours en matière de droit public est irrecevable contre les décisions en matière de droit des étrangers qui concernent une autorisation à laquelle ni le droit fédéral ni le droit international ne donnent droit.
Selon la jurisprudence, il suffit, sous l'angle de la recevabilité, qu'il existe un droit potentiel à une autorisation de séjour, étayé par une motivation soutenable, pour que l'art. 83 let. c ch. 2 LTF ne s'applique pas et que, partant, la voie du recours en matière de droit public soit ouverte. La question de savoir si les conditions d'un tel droit sont effectivement réunies relève du fond (<ref-ruling> consid. 1.1 p. 179, 497 consid. 3.3 p. 500 s.).
En l'espèce, le recourant invoque des circonstances (le décès de son épouse de nationalité française; sa bonne intégration en Suisse; ses difficultés de réintégration au Kosovo; etc.) qui sont potentiellement susceptibles de fonder un droit à une autorisation de séjour au sens de l'art. 4 ("droit de demeurer") de l'Accord du 21 juin 1999 entre la Confédération suisse, d'une part, et la Communauté européenne et ses Etats membres, d'autre part, sur la libre circulation des personnes (ALCP; RS 0.142.112.681), de l'art. 50 al. 1 let. b LEtr (raisons personnelles majeures) ou de l'art. 8 par. 1 CEDH (protection de la vie privée). Son recours échappe donc à la clause d'exclusion de l'art. 83 let. c ch. 2 LTF.
4.2 Au surplus, dirigé contre un arrêt rendu en dernière instance cantonale par un tribunal supérieur (cf. art. 86 al. 1 let. d et al. 2 LTF), le recours a été déposé en temps utile (cf. <ref-law>) et dans les formes prescrites (cf. <ref-law>) par une personne légitimée à recourir (cf. <ref-law>). Il est donc recevable.
5. Saisi d'un recours en matière de droit public, le Tribunal fédéral examine librement la violation du droit fédéral (cf. art. 95 let. a et 106 al. 1 LTF), sous réserve des exigences de motivation figurant à l'<ref-law>. Il y procède en se fondant sur les faits constatés par l'autorité précédente (cf. <ref-law>), à moins que ceux-ci n'aient été établis de façon manifestement inexacte ou en violation du droit au sens de l'<ref-law> (cf. <ref-law>), en particulier en contrevenant à l'interdiction de l'arbitraire (<ref-ruling> consid. 2.1 p. 450). Si le recourant entend s'écarter des constatations de fait de l'autorité précédente (cf. <ref-law>), il doit expliquer de manière circonstanciée en quoi les conditions d'une exception prévue par l'<ref-law> seraient réalisées. Sinon, il n'est pas possible de tenir compte d'un état de fait divergent de celui qui est contenu dans l'acte attaqué (<ref-ruling> consid. 5.2.2 p. 322; <ref-ruling> consid. 6.2 p. 288). Aucun fait nouveau ni preuve nouvelle ne peut être présenté à moins de résulter de la décision de l'autorité précédente (<ref-law>).
6. Le recourant se plaint de la violation des <ref-law> (consid. 6.1), 50 al. 1 let. b LEtr (consid. 6.2) et 8 par. 1 CEDH (consid. 6.3).
6.1 Comme son mariage a pris fin avec le décès de son épouse française, le recourant ne peut déduire aucun droit à une autorisation de séjour de l'<ref-law>. Il se prévaut toutefois du "droit de demeurer" prévu à l'<ref-law> en faveur des ressortissants d'une partie contractante et des membres de leur famille après la fin de leur activité économique. Cette disposition s'interprète en lien avec le règlement (CEE) 1251/70, même après l'abrogation, au sein de l'Union européenne, de ce texte en date du 30 avril 2006 (cf. <ref-law>; arrêt 2C_417/2008 du 18 juin 2010, consid. 2.2).
Aux termes de l'art. 3 par. 1 du règlement 1251/70, les membres de la famille d'un travailleur qui résident avec lui sur le territoire d'un Etat membre ont le droit d'y demeurer à titre permanent si le travailleur a acquis le droit de demeurer sur le territoire de cet Etat conformément à l'article 2, et ceci même après son décès. L'art. 2 par. 1 du règlement 1251/70 énonce trois situations où un travailleur a acquis le droit de demeurer en Suisse après la fin de son activité économique, à savoir lorsqu'il a atteint l'âge ouvrant le droit, selon la législation suisse, à une pension de vieillesse après avoir occupé un emploi pendant les douze derniers mois au moins et avoir résidé d'une façon continue depuis plus de trois ans (let. a); lorsqu'après avoir résidé d'une façon continue en Suisse depuis plus de deux ans, il cesse d'y occuper un emploi salarié à la suite d'une incapacité permanente de travail (let. b); ou lorsqu'après trois ans d'emploi et de résidence continus en Suisse, il occupe un emploi salarié sur le territoire d'un autre Etat membre tout en gardant sa résidence en Suisse (let. c). En l'espèce, il ne ressort pas des constatations cantonales que l'épouse du recourant se serait trouvée, au moment de son décès, dans l'une de ces trois situations, et le recourant ne le prétend du reste nullement. En revanche, il invoque l'art. 3 par. 2 du règlement 1251/70 qui prévoit une dérogation aux conditions de l'art. 3 par. 1 dudit règlement en faveur des membres de la famille du travailleur si ce dernier est décédé au cours de sa vie professionnelle avant d'avoir acquis le droit de demeurer sur le territoire de l'Etat en question dans l'une des trois hypothèses suivantes :
"- que le travailleur ait résidé, à la date de son décès, de façon continue sur le territoire de cet Etat membre depuis au moins deux années;
- ou bien que son décès soit dû aux suites d'un accident de travail ou d'une maladie professionnelle;
- ou bien que le conjoint survivant soit ressortissant de l'Etat de résidence ou ait perdu la nationalité de cet Etat à la suite de son mariage avec ce travailleur."
En l'espèce, il ressort des constatations cantonales que le recourant vivait séparé de sa femme depuis le mois de février 2008 au décès de cette dernière à fin mai de la même année. Il ne peut dès lors pas se prévaloir du droit de demeurer prévu à l'<ref-law>. En effet, durant la vie commune avec son épouse, il a tout au plus pu disposer d'un droit dérivé de demeurer en Suisse; c'est au décès de celle-ci qu'il a pu au plus tôt acquérir un droit propre de demeurer. Or, dans la mesure où les époux ne faisaient alors plus ménage commun, il est exclu que son droit dérivé ait pu se transformer en un droit propre (cf. <ref-ruling> consid. 3.2 p. 6 et les références citées, en particulier l'arrêt CourEDH Givane, C-257/00, du 9 janvier 2003, points 32 ss).
6.2 D'après son art. 2 al. 2, la LEtr n'est applicable aux ressortissants des Etats membres de la Communauté européenne et aux membres de leur famille que dans la mesure où l'ALCP n'en dispose pas autrement ou lorsque la présente loi prévoit des dispositions plus favorables.
Selon l'art. 50 al. 1 let. b LEtr, après dissolution de la famille, le conjoint étranger peut obtenir la prolongation de son autorisation de séjour si la poursuite de son séjour en Suisse s'impose pour des raisons personnelles majeures. L'art. 50 al. 2 LEtr (cf. aussi art. 77 al. 2 OASA) précise qu'il existe de telles raisons notamment lorsque le conjoint est victime de violence conjugale et que la réintégration sociale dans le pays de provenance semble fortement compromise.
6.2.1 Le recourant prétend, comme en procédure cantonale, que le décès subit de son épouse à fin mai 2008 l'a beaucoup affecté; il précise que, même s'il vivait alors séparé d'elle depuis le mois de février 2008 en raison des problèmes d'alcool de cette dernière, le couple avait décidé de reprendre la vie commune dès le mois de juin 2008.
Le recourant n'a nullement étayé ses assertions. Peu importe. La mort du conjoint ne constitue en effet pas un motif conduisant nécessairement à la prolongation de l'autorisation en vertu de l'art. 50 al. 1 let. b LEtr (<ref-ruling> consid. 3.1 p. 3 ss). Il convient plutôt de déterminer sur la base des circonstances de l'espèce si l'on est en présence d'un cas de rigueur soit de "raisons personnelles majeures" qui "imposent" la prolongation du séjour en Suisse. A cet égard, c'est la situation personnelle de l'intéressé qui est décisive, notamment le degré d'intégration, le respect de l'ordre juridique suisse, la situation familiale, la situation financière, la durée du séjour en Suisse et l'état de santé de l'étranger ainsi que des considérations liées à la piété (art. 31 al. 1 OASA) et non l'intérêt public que revêt une politique migratoire restrictive (<ref-ruling> consid. 4.1 p. 7 s.).
6.2.2 Au vu de la ratio legis de l'art. 50 al. 1 let. b LEtr, c'est à tort que le recourant prétend qu'on ne saurait lui opposer le fait que son mariage a été de courte durée et qu'au moment du décès de son épouse il vivait séparé d'elle en raison de difficultés conjugales. Ces circonstances personnelles apparaissent au contraire importantes pour décider si la disposition précitée justifie de faire échec aux conditions de l'art. 50 al. 1 let. a LEtr.
6.2.3 Pour démontrer l'intensité de son intégration dans notre pays, le recourant allègue qu'il y vit de façon quasiment ininterrompue depuis son arrivée comme requérant d'asile en décembre 1993. Il prétend, comme devant le Tribunal cantonal, qu'il n'a pas quitté notre pays après le rejet de sa demande d'asile en janvier 1997, sauf lors d'un séjour de deux mois en 2001 et "de temps à autres pour des vacances."
Il ressort toutefois de l'arrêt attaqué que le recourant n'a pas donné suite à une mesure d'instruction l'invitant à "produire tout document justifiant la continuité de son séjour en Suisse entre 2000 et 2006". Par ailleurs, toujours selon les constatations cantonales, lors de l'annonce de son projet de mariage aux autorités en octobre 2006, il a indiqué comme dernier domicile régulier à l'étranger une adresse au Kosovo, tout en précisant qu'il avait fait des séjours en Suisse entre 1994 et 2002. Dans cette mesure, le Tribunal cantonal pouvait d'une manière exempte d'arbitraire s'en tenir aux premières déclarations du recourant (d'octobre 2006) relativement à ses périodes de présence en Suisse de 1994 à 2002.
Quoi qu'il en soit, les années passées dans notre pays dans l'illégalité ou au bénéfice d'une simple tolérance - par exemple en raison de l'effet suspensif attaché à une procédure de recours - ne sont guère décisives dans l'appréciation (cf. <ref-ruling> consid. 4.2 p. 23 s.; <ref-ruling> consid. 3.3 p. 289; arrêt 2C_75/2011 du 6 avril 2001 consid. 3. 1 et les arrêts cités). En l'espèce, le Tribunal cantonal a retenu que le recourant avait légalement séjourné en Suisse pendant six ans et demi entre 1993 et 2000, puis pendant quatre ans d'octobre 2006 (date de l'annonce de son projet de mariage) à octobre 2010 (date du rejet de son recours). Il apparaît toutefois que cette durée est notablement moindre, les premiers juges ayant fait entrer dans la notion de séjour légal des périodes où la présence du recourant était seulement tolérée en Suisse; en particulier, le simple fait qu'il ait annoncé son projet de mariage aux autorités n'avait pas pour conséquence de rendre légal son séjour tant et aussi longtemps qu'une décision en bonne et due forme n'était pas prise à ce sujet; de même, après la révocation de son autorisation séjour, la procédure de recours qu'il a engagée n'emportait pas non plus une telle conséquence sur son séjour en vertu de la jurisprudence précitée. A la lecture des faits retenus dans l'arrêt attaqué, l'intéressé a donc légalement séjourné en Suisse pendant la période d'instruction de sa demande d'asile déposée en décembre 1993 et définitivement rejetée en janvier 1997, soit durant trois ans et deux mois au plus (cf. l'actuel art. 42 de la loi du 26 juin 1998 sur l'asile [LAsi, RS 142.31]), puis encore pendant un peu moins d'une année grâce à la décision d'admission provisoire collective du Conseil fédéral du 23 juin 1999 et, enfin, pendant deux ans et trois mois, du 18 juillet 2007 au 21 octobre 2009, date à laquelle le SPOP a révoqué son autorisation de séjour délivrée au titre du regroupement familial. Le reste du temps, sa présence en Suisse a été clandestine ou alors seulement tolérée jusqu'à droit connu sur le sort de ses demandes d'autorisation de séjour et des procédures de recours.
En tout et pour tout, la durée de son séjour en Suisse au bénéfice d'une autorisation en bonne et due forme n'excède donc pas six ans et demi.
6.2.4 Sur les plans professionnel et financier, les premiers juges ont constaté que, selon ses allégués, le recourant n'avait pas occupé d'emploi stable en Suisse avant son mariage (en juillet 2007) et qu'il travaillait depuis lors comme aide-électricien chez un ami pour un salaire mensuel net d'environ 3'300 fr.; en outre, même s'il n'avait jamais fait appel à l'aide social, il avait des actes de défauts de biens de 2'800 fr. en raison de primes d'assurance-maladie impayées. L'arrêt attaqué retient également que, sur le plan familial, depuis le décès de son épouse à fin mai 2009, le recourant compte seulement un frère et deux cousins à Lausanne, tandis que le reste de sa famille vit au Kosovo. Au surplus, toujours selon les constatations cantonales, c'est dans ce dernier pays que l'intéressé a suivi toute sa scolarité et a vécu toute son existence avant d'arriver pour la première fois en Suisse en 1993 alors qu'il était déjà âgé de presque dix-sept ans. Enfin, après le rejet de sa demande d'asile en 1997, il a encore effectué plusieurs séjours dans son pays d'origine. Qu'on ne connaisse pas précisément la durée de ces séjours n'est pas décisif; il suffit en effet de constater que, comme on l'a vu, la durée légale de son séjour en Suisse n'excède de toute façon pas six ans et demi (supra consid. 6.2.2 in fine).
6.2.5 Dans ces circonstances, il faut admettre, avec les premiers juges, qu'au vu des circonstances, notamment du degré moyen d'intégration du recourant en Suisse, aucune raison personnelle majeure au sens de l'art. 50 al. 1 let. b LEtr ne s'oppose à son renvoi au Kosovo après le décès de son épouse; une telle mesure apparaît au contraire admissible au vu de son jeune âge et de ses attaches familiales et culturelles avec son pays d'origine.
6.3 Selon la jurisprudence, pour que l'on puisse déduire un droit à une autorisation de séjour de l'art. 8 CEDH en relation au respect de la vie privée, des conditions strictes doivent être remplies. Il faut ainsi qu'il existe des liens spécialement intenses dépassant ceux qui résultent d'une intégration ordinaire dans le domaine professionnel et/ou social. Le Tribunal fédéral n'adopte pas une approche schématique qui consisterait à présumer, à partir d'une certaine durée de séjour en Suisse, que l'intéressé y est enraciné et dispose de ce fait d'un droit de présence dans notre pays. Selon la jurisprudence, il y a lieu de procéder à une pesée des intérêts en présence, en considérant la durée du séjour en Suisse comme un élément parmi d'autres et en gardant à l'esprit qu'un permis d'établissement est en principe accordé après une période de dix ans (cf. art. 34 al. 2 let. a LEtr; <ref-ruling> consid. 3.2.1 p. 286 s. et la jurisprudence citée).
Ces conditions ne sont manifestement pas réunies en l'espèce au vu du degré moyen d'intégration du recourant en Suisse (cf. supra consid. 6.2). A cet égard, c'est en vain que le recourant se réfère à l'arrêt 2C_266/2009 du 2 février 2010. Cette affaire concernait un étranger qui, en raison de son union avec une ressortissante suisse, pouvait légitimement escompter la prolongation de son autorisation de séjour. Le Tribunal fédéral avait certes estimé, en se référant à des avis de doctrine relatifs à l'art. 8 par. 1 CEDH, que le brusque décès de l'épouse était "un coup du sort" qui justifiait d'assimiler la situation de l'intéressé à celle d'un étranger pouvant se prévaloir d'un long séjour en Suisse (arrêt précité consid. 3.2 et 4 et les auteurs cités). En l'espèce, compte tenu de ses déboires conjugaux, le recourant, qui vivait séparé de son épouse au décès de celle-ci, ne pouvait toutefois pas s'attendre à ce que la prolongation de son autorisation de séjour ne serait qu'une formalité. Par ailleurs, dans l'arrêt précité, le Tribunal fédéral avait constaté que l'étranger avait développé avec notre pays des liens particulièrement intenses dans les domaines professionnel (création d'une société à responsabilité limitée; emploi à la Délégation permanente de l'Union africaine auprès de l'ONU) et social (cumul de diverses charges auprès de l'Eglise catholique). Or, de tels liens font manifestement défaut chez le recourant.
7. Il suit de ce qui précède que le recours est en tout point manifestement mal fondé. Il doit donc être rejeté.
Succombant, le recourant supporte les frais judiciaires (<ref-law>) et n'a pas droit à des dépens (<ref-law>). | par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 2'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué au mandataire du recourant, au Service de la population et à la Cour de droit administratif et public du Tribunal cantonal du canton de Vaud, ainsi qu'à l'Office fédéral des migrations.
Lausanne, le 21 juillet 2011
Au nom de la IIe Cour de droit public
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Le Greffier:
Zünd Addy | CH_BGer_002 | Federation | 127 | 24 | 347 | public_law | nan | ['787886e9-88c6-40b9-8388-d07d9d9a5aef', '4c3f7031-06b3-4930-b6c9-2898d70a2e4b', '307e6d59-aee9-469b-af78-9cc361fabee5', '16fef75e-e8d5-4a51-8230-a9ca3676c8a9', 'b2ad9a49-3dee-47f2-9d0a-faf8ef3dbb1b', 'b2ad9a49-3dee-47f2-9d0a-faf8ef3dbb1b', 'b2ad9a49-3dee-47f2-9d0a-faf8ef3dbb1b', '7a7cb7d3-5be7-45dc-ac16-78d967f890d3', '0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4', '0ee9916c-611f-4467-b022-542170057ea4'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
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036fe8cb-b2fc-4e91-8515-a9d46522cd96 | 2,009 | it | Fatti:
A. A._, laureata in legge all'Università di Basilea, ha beneficiato dell'assegno di studio per gli anni 2001 a 2005 (8 semestri) da parte dell'Ufficio delle borse di studio e dei sussidi del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport del Canton Ticino (in seguito: UBSS). Con decisione del 1°/13 settembre 2005 l'UBSS le ha invece negato l'assegno per l'anno 2005/2006, rilevando che la durata minima degli studi, 4 anni, era già stata sussidiata.
Sostenendo che la durata minima degli studi in diritto a Basilea era di almeno dieci semestri e non di otto, A._ si è rivolta all'UBSS il 28 settembre 2005, il quale ha confermato la sua decisione il 23 maggio 2006. In seguito all'inoltro di un formale reclamo in data 31 maggio 2006, la citata autorità l'ha respinto con giudizio del 30 maggio 2007.
B. Adito in tempo utile il Consiglio di Stato ticinese ha, a sua volta, respinto il ricorso dell'interessata il 27 febbraio 2008. Richiamati gli art. 19 a 22 della legge della scuola del 1° febbraio 1990 (LSc) nonché l'art. 7 cpv. 1 e 2 del regolamento delle borse di studio (Rbst), il Governo ticinese ha ricordato che la durata minima degli studi era stabilita dai regolamenti delle scuole frequentate, in concreto dallo "Studien- und Prüfungsordnung der Juristischen Fakultät der Universität Basel" del 5 novembre 1998 (in seguito: StuPO 1998). A suo avviso, il regolamento non escludeva la possibilità di portare a termine gli studi entro l'ottavo semestre così come emergeva anche dall'opuscolo "Ius in Basel - Hinweise für Studierende" e dall'indirizzo internet dell'università. Ha anche rilevato che il prof. B._, responsabile degli esami all'Università di Basilea (recte: collaboratore giuridico del decano e, tra l'altro, responsabile degli esami), seppure avesse affermato che non era quasi possibile assolvere gli studi, esami compresi, entro il termine di 8 semestri come indicato dallo StuPO 1998, non aveva tuttavia dichiarato che era impossibile. Ha poi osservato che A._ non aveva fornito la prova inconfutabile dell'impossibilità oggettiva di concludere i suoi studi sull'arco di 8 semestri. La decisione dell'UBSS, secondo cui il periodo di 8 semestri costituiva la durata minima degli studi in diritto presso l'Università di Basilea in base al regime istituito dallo StuPO 1998 andava pertanto confermata, osservando inoltre che la durata minima non era la durata media o la durata normale dello studio, ma quella entro la quale era fattibile nel minor tempo possibile portare a termine gli studi, esami compresi.
C. Il 18 marzo 2008 il Tribunale amministrativo del Cantone Ticino ha dichiarato inammissibile per difetto di competenza il gravame sottopostogli il 14 marzo 2008 da A._ e ha trasmesso la causa al Tribunale federale per motivi di competenza.
Il 27 marzo 2008 l'interessata ha depositato dinanzi a questa Corte un complemento al suo ricorso. Chiede che la decisione governativa sia annullata e riformata nel senso che la decisione di prima istanza sia annullata e le venga riconosciuto un diritto all'assegno per l'anno 2005/2006 da fissare in fr. 5'950.--, rispettivamente in fr. 5'550.--; in via subordinata chiede la trasmissione degli atti all'autorità cantonale di seconda, rispettivamente di prima istanza affinché quantifichi l'assegno di studio sulla base della richiesta presentata a suo tempo. Censura, in sostanza, una violazione del suo diritto di essere sentita e delle norme di legge determinanti, un accertamento manifestamente inesatto dei fatti nonché afferma che il giudizio impugnato è inficiato d'arbitrio. Domanda poi l'assegnazione di ripetibili, rispettivamente il beneficio dell'assistenza giudiziaria.
Chiamati ad esprimersi l'UBSS ha proposto la reiezione del ricorso, mentre il Consiglio di Stato, senza formulare osservazioni, si è rimesso al giudizio del Tribunale federale. | Diritto:
1. Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con piena cognizione la sua competenza (<ref-law>), rispettivamente l'ammissibilità dei gravami che gli vengono sottoposti (<ref-ruling> consid. 1; <ref-ruling> consid. 1.1 con riferimenti).
2. Il ricorso ordinario in materia di diritto pubblico è di massima esperibile contro decisioni pronunciate in cause di diritto pubblico (<ref-law>), che emanano da un'autorità cantonale di ultima istanza (art. 86 cpv. 1 lett. d LTF).
2.1 2.1.1 Il Tribunale cantonale amministrativo ha dichiarato il gravame sottopostogli inammissibile in quanto, a suo avviso, nessuna norma di legge prevedrebbe la possibilità d'impugnare dinanzi ad esso una decisione governativa come quella contestata. Ha poi aggiunto che la sua competenza non poteva nemmeno essere dedotta dall'art. 6 n. 1 CEDU, siccome la vertenza non presentava quelle connotazioni che dovevano essere date, secondo la prassi della Corte europea dei diritto dell'uomo, per poterla annoverare fra le contestazioni di carattere civile.
2.1.2 La ricorrente non impugna la sentenza cantonale in quanto tale e rivolge il suo gravame contro la decisione governativa, limitandosi ad addurre che il Consiglio di Stato non costituisce un'autorità giudiziaria indipendente ed imparziale ai sensi dell'art. 6 n. 1 CEDU. In mancanza di censure debitamente motivate (<ref-law>) l'argomento non va esaminato oltre. A titolo del tutto abbondanziale si rileva che in una recente sentenza concernente l'applicabilità dell'art. 6 n. 1 CEDU in materia di concessione o di restituzione di prestiti e sussidi statali, il Tribunale federale ha osservato, tra l'altro, che, per quanto riguardava la concessione di sovvenzioni, occorreva distinguere se vi era o meno un diritto al contributo nonché ha precisato che se l'azione verteva su un oggetto patrimoniale e si fondava su un'ingerenza a diritti anch'essi patrimoniali, l'art. 6 n. 1 CEDU trovava allora applicazione (sentenza 2D_76/2008 del 16 marzo 2009 consid. 2 a 6, segnatamente 5.3 e 5.4).
2.1.3 In concreto, dal profilo dell'ammissibilità dell'impugnativa, pur non costituendo un'autorità giudiziaria ai sensi degli <ref-law> e 86 cpv. 2 LTF (<ref-ruling> consid. 2b), il Consiglio di Stato può legittimamente assumere tale ruolo: in effetti, la decisione querelata è stata emanata prima del 1° gennaio 2009, data in cui è scaduto il termine concesso ai Cantoni per adattare le loro legislazioni alle esigenze poste dalle norme menzionate (cfr. RU 2006 1069; art. 130 cpv. 3 e 132 cpv. 1 LTF; sentenza 2D_76/2008 del 16 marzo 2009 consid. 1.3 e rinvio).
2.2 Il ricorso in materia di diritto pubblico non è dato se la fattispecie ricade sotto una delle eccezioni previste dagli art. 83-85 LTF. Tra queste, l'art. 83 lett. k LTF esclude il rimedio ordinario contro le decisioni concernenti sussidi al cui ottenimento la legislazione non conferisce un diritto.
Come già ricordato da questa Corte, le borse di studio sono dei sussidi concessi in virtù di decisioni (Pierre Moor, Droit administratif, vol. I, 2a ed., 1994, pag. 361). Giusta l'art. 4 della legge del 22 giugno 1994 sui sussidi cantonali, i sussidi per i quali la base legale che li istituisce riconosce al destinatario un diritto al loro conseguimento sono definiti obbligatori (cpv. 1), quelli per i quali la base legale che li istituisce non riconosce al destinatario un diritto al loro conseguimento, facoltativi (cpv. 2). Secondo l'art. 14 Cost./TI, il quale elenca gli obiettivi sociali perseguiti, il Cantone provvede affinché ognuno possa beneficiare di un'istruzione e di una formazione adeguata e possa perfezionarsi conformemente ai suoi desideri e alle sue attitudini (lett. f). L'<ref-law> sancisce che il Cantone favorisce l'accesso alla formazione (...) con la concessione di assegni di studio e di prestiti di studio (...), se il richiedente è in possesso del certificato di studi adeguato. Gli assegni e i prestiti di studio sono accordati a ticinesi e confederati domiciliati nel Cantone Ticino e a stranieri ivi residenti da almeno cinque anni (<ref-law>). Gli stessi vengono concessi dal Consiglio di Stato anno per anno e per la durata minima del ciclo di studi, quale aiuto complementare alla famiglia per la formazione dei figli, e sono commisurati alle spese derivanti dagli studi e alle possibilità economiche del richiedente e della sua famiglia (art. 21 cpv. 1 e 2 LSc). Giusta l'art. 1a cpv. 1 Rbst, è assegno di studio il sussidio che può essere concesso per la frequenza di una scuola, di regola a tempo pieno, sino al conseguimento di un certificato o titolo di studio, dopo l'obbligo scolastico. L'art. 1b Rbst fissa un limite d'età (40 anni) per potere beneficiare di un assegno, mentre l'art. 2 cpv. 1 Rbst prevede che dà diritto alla borsa di studio, tra l'altro, il domicilio in Ticino dei genitori. Il citato regolamento stabilisce in seguito i limiti finanziari per le scuole fuori Cantone, fatto salvo, tra l'altro, per gli studi universitari (art. 3 Rbst), definisce il reddito computabile (art. 4 Rbst), rispettivamente il margine di manovra dell'autorità nel caso in cui i crediti annui siano superati (art. 6 Rbst), le condizioni alle quali viene concesso l'assegno di studio (art. 7) e i criteri per calcolarne l'ammontare (art. 8 a 11 Rbst). Da quel che precede emerge che, se sono adempiute le condizioni di domicilio, di età, di tipo d'istituto o di formazione, vi è un diritto ad ottenere l'assegno richiesto. Ciò è peraltro confermato dall'opuscolo edito dall'Ufficio delle borse di studio e dei sussidi, il quale definisce chiaramente l'assegno di studio come un "sussidio a fondo perso, obbligatorio secondo la legge sui sussidi cantonali" (cfr. opuscolo citato punto 1.3). Non applicandosi il motivo di esclusione di cui all'art. 83 lett. k LTF, il ricorso in materia di diritto pubblico è da questo profilo ammissibile.
2.3 Per il resto, il presente ricorso tempestivo (<ref-law>) e presentato da persona indubbiamente legittimata ad agire (<ref-law>) è, di massima, ammissibile.
2.4 L'esposto della ricorrente riguardo all'adempimento nella specie dei requisiti di cui all'<ref-law> è invece del tutto inconferente in quanto l'oggetto del contendere non attiene né alla responsabilità dello Stato né a rapporti di lavoro di diritto pubblico.
3. 3.1 Con il ricorso in materia di diritto pubblico può in particolare venir censurata la violazione del diritto federale e del diritto internazionale (art. 95 lett. a e b LTF). Il diritto federale comprende anche i diritti costituzionali dei cittadini (<ref-ruling> consid. 3.1, 462 consid. 2.3). Il rispetto di tali diritti non è esaminato d'ufficio, come per le norme legislative federali (<ref-law>), ma soltanto se la parte ricorrente ha sollevato e motivato le relative contestazioni (<ref-law>). Valgono in pratica le esigenze che la prassi aveva dedotto dall'art. 90 cpv. 1 lett. b OG per il ricorso di diritto pubblico. L'insorgente deve quindi indicare i diritti costituzionali di cui ravvisa la violazione ed esporre in modo chiaro e preciso in cosa consiste la lesione (<ref-ruling> consid. 2.2; <ref-ruling> consid. 3.2; <ref-ruling> consid. 1.4.2).
3.2 Dinanzi al Tribunale federale possono essere addotti nuovi fatti e nuovi mezzi di prova soltanto se ne dà motivo la decisione dell'autorità inferiore (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 3). Ne discende che l'opuscolo edito dall'università nel 1999 all'indirizzo degli studenti ed intitolato "So studiere ich Jus an der Uni Basel - Alles was ich wissen muss!", allegato dalla ricorrente al proprio gravame, non va preso in considerazione ed è estromesso dagli atti di causa.
4. 4.1 La ricorrente lamenta una violazione del suo diritto di essere sentita, garantito dall'<ref-law> Afferma che il Consiglio di Stato, venendo meno ai propri obblighi di motivazione, avrebbe volontariamente omesso di entrare nel merito di numerose censure, ad esempio quelle riferite all'obbligo di frequentazione dei corsi vigente e di come questo condizionasse la strutturazione e la durata degli stessi o quelle concernenti la differenza tra durata minima del ciclo di studi e durata di frequentazione obbligatoria e, infine, quella sul significato di "Regelstudiendauer" che si riferisce alla durata minima di frequenza e non del ciclo di studi. Ella rimprovera altresì all'autorità di essere rimasta silente sulla documentazione prodotta che deponeva chiaramente a suo favore, segnatamente sui documenti n. 5 e 12, citando unicamente il doc. 10, cioè l'e-mail del 26 aprile 2007 del signor B._, per di più impropriamente. Secondo il Governo ticinese, da tale documento risultava che "non era quasi possibile assolvere gli studi, esami compresi, entro il termine di 8 semestri come indicato dal Regolamento", allorché in realtà, a parere della ricorrente, vi si doveva leggere che era già di per sé difficile frequentare tutte le materie d'esame entro gli 8 semestri e che ad ogni modo a questo periodo (Regelstudiendauer) andavano aggiunti i 2 semestri d'esame.
4.2 Il diritto di essere sentito di cui all'<ref-law> comprende l'obbligo per l'autorità di motivare le proprie decisioni. Tale obbligo ha lo scopo, da un lato, di porre la persona interessata nelle condizioni di afferrare le ragioni poste a fondamento della decisione, di rendersi conto della portata del provvedimento e di poterlo impugnare con cognizione di causa, e, dall'altro, di permettere all'autorità di ricorso di esaminare la fondatezza della decisione medesima. Ciò non significa tuttavia che l'autorità sia tenuta a pronunciarsi in modo esplicito ed esaustivo su tutte le argomentazioni addotte; essa può occuparsi delle sole circostanze rilevanti per il giudizio, atte ad influire sulla decisione (DTF <ref-ruling> consid. 4.1 e riferimenti).
4.3 Ora, anche se non si è chinato su tutte le censure sollevate, il Consiglio di Stato - dopo aver richiamato ed elencato le norme legali applicabili - ha comunque sufficientemente esposto nel proprio giudizio i motivi che l'hanno indotto a ritenere che la durata minima del ciclo di studi che poteva essere sussidiata era di otto semestri e non di dieci come preteso dalla ricorrente. Quest'ultima ha potuto agevolmente comprendere la portata della decisione e impugnarla - come ha poi fatto, riproponendo le sue argomentazioni - con cognizione di causa dinanzi a un'autorità giudiziaria, quale il Tribunale federale. In tali condizioni, non vi è spazio per ammettere una violazione del diritto di essere sentito. In realtà la ricorrente sembra confondere l'obbligo di motivare con la fondatezza materiale della motivazione. Nel caso specifico la motivazione del giudizio impugnato è chiara ed è stata compresa (la durata minima del ciclo di studi che può essere sussidiata è di otto semestri); la stessa potrebbe essere errata o arbitraria, ma questo aspetto non attiene al diritto di essere sentito.
5. 5.1 A parere della ricorrente la durata minima degli studi è di dieci semestri e non di otto, ciò che è dimostrato in modo inconfutabile dalla documentazione versata agli atti, segnatamente dalle e-mail ed attestazioni del signor B._. Giungendo invece alla conclusione che gli studi potevano essere conclusi, esami finali compresi, entro otto semestri, il Consiglio di Stato avrebbe erroneamente accertato i fatti nonché emanato un giudizio inficiato d'arbitrio e per di più lesivo della propria buona fede tutelata dall'<ref-law>
5.2 Per quanto concerne la pretesa violazione della propria buona fede la ricorrente si limita ad invocare detto principio, senza argomentare in modo più preciso: in mancanza di una qualsiasi motivazione (art. 106 cpv. 2 e 42 cpv. 2 LTF) su questo punto il gravame è inammissibile.
5.3 Per consolidata prassi in materia di apprezzamento delle prove e constatazione dei fatti l'autorità cade nell'arbitrio se non considera, senza motivi seri, un mezzo di prova atto a modificare la decisione, se si sbaglia chiaramente sul suo senso o la sua portata, o ancora se, fondandosi sugli elementi raccolti, ne trae delle conclusioni insostenibili (<ref-ruling> consid. 7.1; <ref-ruling> consid. 2.1 e rinvii).
Secondo il Consiglio di Stato la durata degli studi che va sussidiata non è la durata media o la durata normale degli stessi, ma la durata minima - fissata, per quanto concerne gli studi universitari, dai regolamenti delle singole università - ossia quella entro la quale è possibile nel minor tempo possibile portarli a termine, esami compresi. In concreto, riferendosi innanzitutto allo StuPO 1998, segnatamente al § 2 cpv. 2 secondo cui "(...) die Fakultätsversammlung erstellt einen Musterstudienplan. Dieser wird auf ein Studium von acht Semestern ausgerichtet", osserva che vi si menziona un piano di studio articolato su 8 semestri e che quand'anche nulla di preciso vi figura riguardo a quando vanno sostenuti gli esami finali, in ogni caso non è esclusa la possibilità di terminare entro l'ottavo semestre. Rileva poi che anche nell'opuscolo "Ius in Basel - Hinweise für Studierende", segnatamente nella tabella esplicativa ivi contenuta e richiamata dall'insorgente, si parla chiaramente di studi ed esami che si svolgono sull'arco di 8 semestri. Cita in particolare il punto C dell'opuscolo ove si precisa che "Diese Anleitung soll den Studierenden die Studienplanung erleichtern. Nach Abschluss des ersten Jahres kann das Studium weitgehend frei gestaltet werden. So ist insbesondere die Dauer bis zum Abschluss nicht festgelegt. Ein Studiendauer von weniger als 8 Semestern erscheint allerdings nicht als realistisch. Wer das Studium in dieser kurzen Zeit erfolgreich abschliessen möchte, muss dies sorgfältig planen, insbesondere mit Bezug auf die Wahl der Fächer. Die vorliegende Anleitung soll diese Planung erleichtern" nonché "Die Stundenbelastung wird in den zwei letzten Semestern reduziert, damit die Studierenden Zeit für die Prüfungsvorbereitung haben und etwa die Klausurenkurse und Repetitorien besuchen können. Die Lizentiatprüfung kann in einem Block oder in zwei Teilen absolviert werden". Dagli estratti riportati il Consiglio di Stato deduce quindi che la possibilità di effettuare gli studi in 8 semestri non era esclusa, anzi era possibile grazie ad un'adeguata pianificazione dei corsi. Esso cita poi il sito internet dell'università (ultima modifica del 3 ottobre 2006) ove si legge che l'ordinamento dello studio secondo lo StuPO 1998 offriva la possibilità di concludere la formazione entro 8 semestri ("...Diese Studienordnung hatte es ermöglicht, innert 8 Semestern die universitäre juristische Ausbildung abzuschliessen..."). Di seguito menziona una e-mail del signor B._ del 26 aprile 2007 in cui sebbene affermasse che non era quasi possibile (... war es damals faktisch fast nicht möglich...) assolvere gli studi, esami compresi, entro otto semestri, non adduce però che fosse cosa impossibile. Infine constata che la ricorrente non ha fornito la prova inconfutabile dell'impossibilità oggettiva di concludere i suoi studi sull'arco di otto semestri.
Come appena esposto il Consiglio di Stato è dell'avviso che solo la durata minima legale entro la quale è possibile concludere gli studi - durata che non corrisponde alla durata media o normale degli stessi - può essere sussidiata. Tale interpretazione, anche se può sembrare rigorosa in quanto non trova riscontro (come esposto di seguito) nella realtà, corrisponde tuttavia alla volontà del legislatore ticinese in materia di assegni e prestiti di studio. In effetti anche se, per quanto concerne gli studi universitari, la necessità di posticipare uno o due semestri oltre la durata minima non è del tutto inusuale ed è espressamente prevista in alcuni Cantoni, ciò non è tuttavia il caso nel Ticino ove, come emerge dai materiali legislativi, il prolungamento degli studi oltre la durata minima legale viene finanziato con il prestito di studio. Tale volontà risulta ad esempio dal DE 31.05.1996 (formulazione ripresa nei DE 22.11.1997, DE 18.02.1981 e DE 13.11.1984, quest'ultimo all'art. 6 cpv. 1) il cui art. 9 cpv. 1 specifica che "gli assegni e i prestiti di studio sono rinnovati per la durata minima del relativo ciclo di studi" o dal Rapporto di maggioranza della Commissione speciale scolastica del 29.09.1986 sull'iniziativa parlamentare 21.10.1985 ove si spiega che "l'attuale regolamentazione che stabilisce nel periodo di durata degli studi previsto dai regolamenti di facoltà il periodo massimo di concessione degli assegni a fondo perso, anche se può a volte sembrare rigido, soprattutto a causa della non corrispondenza fra durata teorica ed effettiva degli studi in certe facoltà..." (Rapporto citato pag. 4) oppure "la proposta di far durare il periodo di concessione delle borse di studio al di là dei termini di tempo necessari secondo il regolamento di facoltà per la conclusione degli studi non ha trovato il consenso della Commissione nel limite in cui con il termine di "borse di studio" si siano voluti intendere gli assegni a fondo perso. Gli stessi devono essere concedibili solo per il periodo previsto per gli studi, ritenuta invece la possibilità dello studente di far capo al prestito ... nel caso di .... qualsiasi altra seria ragione abbia provocato .... comunque il prolungamento dello studio oltre i termini previsti. Anche se in qualche caso i regolamenti di facoltà possono essersi dimostrati più ottimistici della realtà dello studio ciò non giustifica ancora che il sovvenzionamento a fondo perso degli studi debba essere strutturato in modo divergente dalle indicazioni dell'autorità universitaria" (rapporto citato pag. 7). Tale volontà è stata confermata anche quando, in seguito alla nuova perequazione finanziaria e conseguente ripartizione dei compiti tra Cantoni e Confederazione, quest'ultima si è dotata di una legge federale del 06.10.2006 (entrata in vigore l'1.1.2008) sui sussidi all'istruzione nella formazione terziaria, il cui art. 9 sancisce "che le borse e i prestiti di studio sono versati per la durata normale della formazione e che per i cicli pluriennali il versamento dei sussidi è prorogato al massimo di due semestri oltre la durata normale degli studi". Orbene, nel relativo messaggio 5924 del 02.05.2007 il Consiglio di Stato ha evidenziato che l'applicazione rigida dell'art. 9 della legge federale poteva comportare per il Ticino un aggravio di circa 3 milioni di franchi all'anno e ha rilevato che la possibilità di mantenere lo status quo - ossia assegno per la durata minima, prestito per l'eventuale prolungamento della durata - non sembrava in contrasto con la legge federale (messaggio citato punto 9.3.1).
La durata minima legale prevista dai regolamenti universitari può rivelarsi del tutto teorica e disconnessa dalla realtà. In concreto ciò traspare chiaramente dalla e-mail del 26 aprile 2007 ove il signor B._ (sia rammentato per chiarezza che uno studente, per potersi presentare agli esami finali, di un totale di undici, doveva obbligatoriamente partecipare a determinati corsi e presentare i relativi attestati di frequentazione) spiega che all'epoca a causa dell'effettivo ridotto dei professori, l'università non è stata capace di offrire un piano di studio così come previsto nel regolamento: "Aufgrund der ungenügenden Lehrkapazität konnte der Musterstudienplan, auf welchem die Regelstudiendauer basiert auch nie wie vorgesehen angeboten werden" con la conseguenza che "die Regelstudiendauer von 8 Semestern war damals faktisch fast nicht möglich, da die entsprechenden Veranstaltungen zu belegen waren (Testatpflicht)". ciononostante egli rileva poi che era comunque possibile, in determinati casi, di portare a termine gli studi entro la durata minima prevista dal regolamento, osservando "Die Einhaltung der Regelstudiendauer gemäss PO 98 war meines Erachtens nur in speziellen Ausnahmen möglich, z. Bsp falls anrechenbare Vorleistungen erbracht wurden [Insb, Vorhergehendes JUS-Studium an einer anderen Fakultät]".
Da quanto testé esposto discende che, contrariamente all'opinione della ricorrente la durata minima legale prevista dal regolamento universitario basilese in vigore all'epoca dei suoi studi era di otto semestri, esami compresi. La circostanza che tale durata fosse solo teorica e non corrispondesse alla realtà, rispettivamente che non potesse essere offerta dall'Università oppure che solo in casi specifici, che non corrispondono al cursus normale, potesse essere rispettata, viste le difficoltà pratiche menzionate in precedenza, non porta a considerare che la soluzione scelta dalle autorità ticinesi è insostenibile e, quindi, inficiata d'arbitrio. In altre parole la posizione adottata dalle autorità cantonali anche se può apparire rigida o addirittura opinabile, non costituisce tuttavia un'interpretazione errata del menzionato regolamento universitario né trae delle conclusioni insostenibili dagli elementi figuranti agli atti. È vero che la soluzione alla quale si giunge non è esente da difetti e può anzi apparire artificiosa in quanto distaccata dalla realtà; essa però è espressamente stata voluta dal legislatore e risulta fondata su motivi oggettivi, tanto più che per studi che si protraggono oltre la durata minima stabilita dal regolamento universitario possono essere accordati prestiti di studio. Su questo punto il ricorso è pertanto infondato e va quindi respinto.
6. 6.1 In conclusione, tenuto conto di tutto quanto sopra esposto, il ricorso, nella misura in cui è ammissibile, dev'essere respinto.
6.2 La ricorrente ha chiesto di essere dispensata dal pagamento delle spese giudiziarie. Tenuto conto della sua situazione finanziaria (quale praticante ha uno stipendio lordo di fr. 1'500.--) e visto che, per quanto riguarda le conclusioni del ricorso, esse non apparivano fin dall'inizio sprovviste di possibilità di esito favorevole, la richiesta va accolta (<ref-law>). Non si accordano ripetibili ad autorità (<ref-law>). | Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1. In quanto ammissibile, il ricorso è respinto.
2. Non si prelevano spese giudiziarie.
3. Comunicazione alla ricorrente, all'Ufficio delle borse di studio e dei sussidi del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport e al Consiglio di Stato del Cantone Ticino. | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | ['badaf92a-e152-4f90-97bc-33b0d0a008c1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '95734473-cb90-432f-a045-39ed2c626a54', 'e4b63e3e-e967-4a96-a769-9d4e2f63e29d', '4bf28569-00fb-4ddd-9083-fc2bf8f5f9cc', '1298d694-2d15-4670-9cf4-9d692a11fdf1', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', '1298d694-2d15-4670-9cf4-9d692a11fdf1', '7aad27fa-4c27-45c8-8e63-523c9b2dcbe1', 'c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '990b3f68-2112-464a-ad84-5a2c9913091f', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'f9ebb766-d946-4dcc-9a69-91da4fbd1b70', 'bb8a73c6-bfa7-49df-816b-edd96d31f334'] |
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A. J._ wohnte in X._ und unterzog sich am 19. Februar 2009 in der Klinik Y._ einer Darmoperation. Es traten Komplikationen auf, weshalb am 12. März 2009 am gleichen Ort eine operative Revision vorgenommen wurde. Vom 18. bis 22. Juni 2009 folgte ein abschliessender Aufenthalt. Die Klinik Y._ figurierte auf der Zürcher Spitalliste 2001 als Institution mit Zulassung zur Versorgung von Patientinnen und Patienten nur in der Halbprivat- und Privatabteilung zu Lasten der obligatorischen Krankenpflegeversicherung (Spitalliste B). Die SWICA Krankenversicherung AG (SWICA), bei der J._ obligatorisch krankenpflegeversichert war, erklärte sich bereit, die Kosten für Behandlung und Aufenthalt entsprechend der Referenztaxe Allgemeine Abteilung des Spitals X._ zu übernehmen. Sie bestätigte die entsprechende Verfügung vom 12. Juli 2010 mit Einspracheentscheid vom 6. August 2010.
B. Die Beschwerde des J._ mit dem Antrag, die SWICA sei zur Zahlung der gesamten in der Klinik Y._ angefallenen Kosten zu verpflichten, wies das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich mit Entscheid vom 24. Oktober 2011 ab.
C. J._ führt Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten. Er stellt Antrag auf Aufhebung des kantonalen Entscheides und Verpflichtung der SWICA zur "Zahlung der gesamten aus medizinischen Gründen in Rechnung gestellten Spitalkosten" von Fr. 12'785.20. | Erwägungen:
1. Im Rahmen der obligatorischen Krankenpflegeversicherung (OKP) ist die Kostenübernahme bei stationärer Behandlung in <ref-law> geregelt. Am 1. Januar 2009 trat die durch Ziff. I der Änderung des KVG vom 21. Dezember 2007 (Spitalfinanzierung) eingefügte Neufassung von <ref-law> (AS 2008 2049; BBl 2004 5551) in Kraft. Wie die Vorinstanz richtig erwogen hat, fielen die hier strittigen Behandlungen in der Klinik Y._ in die gesetzlich vorgesehene Übergangszeit bis 31. Dezember 2010 zur Einführung der neuen Spitalfinanzierung und bleibt darum das bisherige Recht anwendbar.
2. Nach der hier massgebenden Fassung von a<ref-law> (E. 1) können die Versicherten unter den für die Behandlung ihrer Krankheit geeigneten zugelassenen Leistungserbringern frei wählen. Bei stationärer Behandlung muss der Versicherer die Kosten höchstens nach dem Tarif übernehmen, der im Wohnkanton der versicherten Person gilt (Abs. 1). Die Leistungen umfassen den Aufenthalt in der allgemeinen Abteilung (aArt. 25 Abs. 2 lit. e KVG). Beanspruchen Versicherte aus medizinischen Gründen einen anderen Leistungserbringer, so richtet sich die Kostenübernahme nach dem Tarif, der für diesen Leistungserbringer gilt (aArt. 41 Abs. 2 KVG). Medizinische Gründe liegen bei einem Notfall vor oder wenn die erforderlichen Leistungen im Wohnkanton oder in einem auf der Spitalliste des Wohnkantons nach <ref-law> aufgeführten ausserkantonalen Spital nicht angeboten werden (aArt. 41 Abs. 2 lit. b KVG).
3. 3.1 Wie die Vorinstanz - nicht offensichtlich unrichtig und für das Bundesgericht verbindlich - festgestellt hat (Art. 97 Abs. 1, 105 Abs. 2 BGG), erfolgten die Behandlungen in der Klinik Y._ nicht aus medizinischen Gründen im Sinne von aArt. 41 Abs. 2 lit. b KVG. Es bestand darum kein Anspruch auf die volle Übernahme der dort in Rechnung gestellten Kosten durch die Beschwerdegegnerin aus der OKP, weil dieses Privatspital nach der kantonalen Spitalplanung als Institution zur Versorgung von Patientinnen und Patienten in der Halbprivat- und Privatabteilung (Spitalliste B) zugelassen war, und nicht zur Versorgung in der Allgemeinen Abteilung (Spitalliste A) (Zürcher Spitalliste 2001). Da die Klinik damit nicht über einen Tarif für die von den KVG-Versicherern aus der OKP anteilsmässig abzugeltenden Behandlungskosten verfügte, musste von der Beschwerdegegnerin zur Festsetzung der Rückvergütung eines Kostenanteils ein Referenztarif hinzugezogen werden.
3.2 Die Beschwerdegegnerin hat dazu die Taxe des Spitals X._ am damaligen Wohnort des Beschwerdeführers herangezogen und nicht den höheren Tarif des Universitätsspitals. Wie die Vorinstanz in diesem Zusammenhang erwogen hat, ist auch bei stationären Behandlungen Voraussetzung der Kostenübernahme durch die OKP, dass diese wirtschaftlich sein müssen (<ref-law>). Wirtschaftlich ist bei vergleichbarem medizinischem Nutzen die kostengünstigste Alternative, wobei die Kostendifferenz zwischen Alternativen deutlich sein muss (ausführlich zum Begriff der Wirtschaftlichkeit: EUGSTER, Bundesgesetz über die Krankenversicherung, 2010, Rz. 11-12 zu <ref-law> [Kasuistik nach Themen: Rz. 15]). Vorliegend betrage die Differenz zwischen den Tarifen des Universitätsspitals und des Spitals X._ Fr. 4'776.-, womit der Referenztarif des Spitals X._ deutlich kostengünstiger sei.
3.3 Dem ist im Ergebnis beizupflichten. Zwar sind das Universitätsspital und das Spital X._ im Rahmen der kantonalen Spitalplanung als Leistungserbringer auf der Spitalliste A zugelassen und verfügen beide über eine Abteilung für Viszeralchirurgie, sodass sie grundsätzlich beide als Referenzspitäler in Frage kommen. Sie erfüllen den jeweiligen Leistungsauftrag jedoch nicht in der gleichen Funktion: Das Universitätsspital ist zur hochspezialisierten Versorgung zugelassen, das Spital X._ - wie die Klinik Y._ - als Schwerpunktspital zur Grundversorgung (Zürcher Spitalliste 2001). Nach der Rechtsprechung (RKUV 2004 Nr. KV 281 S. 208 E. 5.2 mit Hinweis auf RKUV 2001 Nr. KV 181 S. 427 ff. E. 3.2.3 und 4 sowie <ref-ruling> E. 6b/dd S. 304 und 125 V 101 E. 2 S. 103) haben die rechtsanwendenden Organe und Gerichtsbehörden für die Bestimmung des Umfangs des Vergütungsanspruchs einen Referenztarif festzulegen, wenn die Halbprivat- oder Privatabteilung eines Spitals oder einer Klinik zur Tätigkeit zu Lasten der OKP zugelassen ist und eine tarifvertragliche oder tarifbehördliche Regelung fehlt. Dabei haben sie diejenige Tarifordnung heranzuziehen, welche im Standortkanton für vergleichbare Spitäler gilt, deren allgemeine Abteilungen als Leistungserbringer im krankenversicherungsrechtlichen Sinne zugelassen sind. Diese Bezugnahme auf die Tarifordnung für "vergleichbare Spitäler" deutet auf eine Auswahl hin und spricht gegen die Berücksichtigung sämtlicher Spitäler des Kantons. Im Sinne einer Vergleichbarkeit spricht sich auch GUY LONGCHAMP (Conditions et étendue du droit aux prestations de l'assurance-maladie sociale, Bern 2004, S. 418) aus, wenn er postuliert, dass bei Aufenthalt in einem ausserkantonalen Spital die Eigenschaft der gewählten Klinik den Ausschlag zur Bestimmung des innerkantonalen Referenztarifes geben soll, bei einem Privatspital also auf den Tarif eines innerkantonalen Privatspitals abzustellen ist, bei Aufenthalt in einem ausserkantonalen öffentlichen Spital auf denjenigen eines innerkantonalen öffentlichen Spitals. In Anlehnung an diese Referenztarif-Regelung, mit der nach dem Willen des Gesetzgebers aus der Sicht der OKP dem Wirtschaftlichkeitsgebot Genüge getan wird, hat der Beschwerdeführer auf den vorliegenden Fall übertragen Anspruch auf die Vergütung nach dem Referenztarif eines im Rahmen der kantonalen Spitalversorgung von der Funktion her mit der Klinik Y._ vergleichbaren Spitals. Dies ist hier ein Grundversorger wie das Spital X._ und nicht ein Universitätsspital. Damit werden sowohl die öffentlichen Finanzmittel wie auch diejenigen der OKP wirksam und kosteneffizient verwendet.
3.4 Der vorinstanzliche Entscheid ist damit zu bestätigen. Anzufügen bleibt, dass es sich beim Spital X._ nicht um ein öffentliches Spital handelt, sondern um ein Privatspital, welches von einer Stiftung getragen wird. Das Spital wird aber öffentlich subventioniert (Zürcher Spitalliste 2001) und war somit im massgebenden Zeitraum hinsichtlich Wahlfreiheit und Kostendeckung aus der OPK einem öffentlichen Spital gleichgestellt.
4. Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend sind die Gerichtskosten dem Beschwerdeführer aufzuerlegen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 500.- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Gesundheit schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 7. Mai 2012
Im Namen der II. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Meyer
Der Gerichtsschreiber: Schmutz | CH_BGer_009 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['e1aca410-3ec0-4903-872d-26d579d1c5c2'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'ad9fc709-869a-45ca-97a8-1cd48f3d782b', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'd57f49bd-e412-4fd5-8970-e933342d1535', '6f969d22-7db8-4b05-976b-fc38c201de88'] |
03708bbc-0c45-4443-b2dd-a77d42e5ef1a | 2,007 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Am 2. November 2001 bewilligte das Amt für Berufsbildung und Berufsberatung des Kantons Thurgau (im Folgenden: kantonales Amt) X._, in seinem Betrieb Lehrlinge im Beruf Florist auszubilden. Die Bewilligung war mit der Auflage verbunden, dass zur Sicherstellung der fachlichen Ausbildung im Betrieb "mindestens eine gelernte Fachperson (Floristin) angestellt sein" müsse.
Nachdem das kantonale Amt festgestellt hatte, dass die zuletzt genannte Voraussetzung seit längerem nicht mehr erfüllt war, widerrief es am 2. August 2006 die X._ erteilte Ausbildungsbewilligung. Die von diesem gegen den Widerruf ergriffenen Rechtsmittel wurden vom Departement für Erziehung und Kultur sowie vom Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau abgewiesen.
Nachdem das kantonale Amt festgestellt hatte, dass die zuletzt genannte Voraussetzung seit längerem nicht mehr erfüllt war, widerrief es am 2. August 2006 die X._ erteilte Ausbildungsbewilligung. Die von diesem gegen den Widerruf ergriffenen Rechtsmittel wurden vom Departement für Erziehung und Kultur sowie vom Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau abgewiesen.
B. Mit "Beschwerde" vom 6. Juni 2007 beantragt X._ dem Bundesgericht sinngemäss, die Entscheide des kantonalen Departements für Erziehung und Kultur vom 20. November 2006 und des Verwaltungsgerichts des Kantons Thurgau vom 4. April 2007 aufzuheben und den Widerruf für ungültig zu erklären.
Das kantonale Amt für Berufsbildung und Berufsberatung schliesst sinngemäss auf Abweisung der Beschwerde.
Das Departement für Erziehung und Kultur des Kantons Thurgau beantragt, auf die Beschwerde nicht einzutreten, eventuell diese abzuweisen.
Das Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau stellt den Antrag auf Abweisung der Beschwerde.
Das Eidgenössische Volkswirtschaftsdepartement hat auf eine Vernehmlassung verzichtet. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Der in Anwendung des Bundesgesetzes vom 13. Dezember 2002 über die Berufsbildung (Berufsbildungsgesetz, BBG; SR 412.10) ergangene kantonal letztinstanzliche Entscheid des Verwaltungsgerichts kann mit Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten angefochten werden (Art. 82 lit. a und <ref-law> in Verbindung mit <ref-law>). Ein Ausschlussgrund (vgl. Art. 83 lit. t BGG) liegt nicht vor.
1.2 Gegenstand des vorliegenden Verfahrens ist einzig der Entscheid des Verwaltungsgerichts (<ref-law>). Soweit sich die Beschwerde gegen Verfügungen anderer kantonaler Behörden richtet, ist darauf nicht einzutreten.
1.3 Nicht einzutreten ist ebenfalls auf das Vorbringen des Beschwerdeführers betreffend den Lehrvertrag bzw. das Lehrverhältnis mit seiner Praktikantin, das nicht Gegenstand des Verfahrens vor der Vorinstanz bildete.
1.3 Nicht einzutreten ist ebenfalls auf das Vorbringen des Beschwerdeführers betreffend den Lehrvertrag bzw. das Lehrverhältnis mit seiner Praktikantin, das nicht Gegenstand des Verfahrens vor der Vorinstanz bildete.
2. 2.1 Gemäss <ref-law> legt der Bundesrat die Mindestanforderungen an die Bildung der Berufsbildner fest. Dem ist der Bundesrat mit der Verordnung vom 19. November 2003 über die Berufsbildung (Berufsbildungsverordnung, BBV; SR 412.101) nachgekommen. Nach Art. 44 Abs. 1 BBV müssen Berufsbildner in Lehrbetrieben über ein eidgenössisches Fähigkeitszeugnis auf dem Gebiet, in dem sie bilden, oder über eine gleichwertige Qualifikation (lit. a), zwei Jahre berufliche Praxis im Lehrgebiet (lit. b) sowie eine berufspädagogische Qualifikation im Äquivalent von 100 Lernstunden verfügen.
2.2 Nach Art. 2 Abs. 3 des im Zeitpunkt der Bewilligungserteilung noch anwendbaren Reglements des Eidgenössischen Volkswirtschaftsdepartements vom 1. März 1996 über die Ausbildung und die Lehrabschlussprüfung von Floristen (im Folgenden: Reglement) waren gelernte Floristen mit vier Jahren Berufspraxis (lit. a), Floristen mit eidgenössischem Fachausweis (lit. b) und eidgenössisch diplomierte Floristen (lit. c) zur Ausbildung von Floristen berechtigt. Die Eignung eines Lehrbetriebes wird durch die zuständige kantonale Behörde festgestellt; vorbehalten bleiben die allgemeinen Bestimmungen des Bundesgesetzes (Art. 2 Abs. 5 des Reglements).
In der widerrufenen Ausbildungsbewilligung wurde bezüglich der Ausbildungsvorschriften auf dieses Reglement verwiesen.
2.3 Gemäss <ref-law> sind nur Inhaber eines Abschlusses der beruflichen Grundausbildung und der höheren Berufsbildung berechtigt, den in den entsprechenden Vorschriften festgelegten Titel zu führen. Nach dieser Bestimmung liegt es auf der Hand, dass sich im Bereich, in dem die Ausbildung - wie im vorliegenden Fall - durch das Berufsbildungsgesetz geregelt ist, als "gelernte" Berufsperson nur jemand bezeichnen darf, der die berufsspezifische Ausbildung auch erfolgreich abgeschlossen hat und über den entsprechenden staatlich anerkannten Fähigkeitsausweis verfügt. Daran vermag auch eine langjährige Berufserfahrung sowie eine Entlöhnung wie eine gelernte Berufsperson nichts zu ändern (Urteil 4C.282/2000 vom 23. November 2000 E. 2). In diesem Sinne stellt Art. 16 des Reglements klar, dass nur berechtigt ist, die gesetzliche geschützte Berufsbezeichnung "Gelernter Florist" zu führen, wer die Prüfung bestanden und damit das eidgenössische Fähigkeitszeugnis erhalten hat.
2.4 Nach den Feststellungen der Vorinstanz ist keine gelernte Floristin (mehr) im Betrieb des Beschwerdeführers angestellt, die die nach dem Berufsbildungsgesetz verlangte fachliche Ausbildung der Floristen-Lehrlinge sicherstellen könnte. Der Beschwerdeführer behauptet (nach den Akten zu Recht) selber nicht, dass diese Feststellung offensichtlich unrichtig sei, weshalb davon auszugehen ist (<ref-law>).
2.5 Da damit im Betrieb des Beschwerdeführers die Voraussetzungen für die Bewilligungserteilung nachträglich weggefallen sind, hat das Verwaltungsgericht kein Bundesrecht verletzt, wenn es den Bewilligungsentzug bestätigte.
2.5 Da damit im Betrieb des Beschwerdeführers die Voraussetzungen für die Bewilligungserteilung nachträglich weggefallen sind, hat das Verwaltungsgericht kein Bundesrecht verletzt, wenn es den Bewilligungsentzug bestätigte.
3. Die Beschwerde ist aus diesen Gründen abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann. Bei diesem Ausgang hat der Beschwerdeführer die Kosten des Verfahrens vor Bundesgericht zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach <ref-law>:
im Verfahren nach <ref-law>:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'500.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'500.-- wird dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird dem Beschwerdeführer, dem Amt für Berufsbildung und Berufsberatung, dem Departement für Erziehung und Kultur und dem Verwaltungsgericht des Kantons Thurgau sowie dem Eidgenössischen Volkswirtschaftsdepartement schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 21. September 2007
Im Namen der II. öffentlich-rechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | null | null | null | public_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'f5db54ba-ce79-4d6a-8d5e-0400d6f5f27e', '6335d529-2400-4fe4-8872-85cdcdd0ae38', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'cc27e2db-c355-4466-a61f-856a9a83b023'] |
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Sachverhalt:
A. Die X._ AG (Beklagte) stellt vorwiegend Fenster her. Die Produktion setzt sich zu 90% aus Kunststofffenstern und zu 10% aus Metallfenstern zusammen. Daneben produziert sie Metalltüren, Zargen und Fliegengitter. Sie verarbeitet kein Holz, vertreibt aber Holzfenster und Holztüren anderer Produzenten. Diese Verkaufstätigkeit soll im Rahmen des Gesamtumsatzes marginal sein. Dem Verein Paritätische Berufskommission Schreinergewerbe (Kläger) obliegen nach Art. 51 Abs. 3 lit. b und e des vom Bundesrat allgemeinverbindlich erklärten Gesamtarbeitsvertrages über das Schreinergewerbe vom 7. November 1996 (GAV Schreinergewerbe, GAV) unter anderem die Aufgaben, über die Unterstellung von Betrieben unter den GAV zu entscheiden und das Inkasso des Vollzugskosten- und Weiterbildungsbeitrages zu besorgen. Er kann seine Befugnisse - wo nötig - auf dem Rechtsweg durchsetzen (Art. 51 Abs. 6 GAV).
Bis Ende 1997 ging die Beklagte davon aus, sie unterstehe den vom Bundesrat allgemeinverbindlich erklärten Bestimmungen des GAV Schreinergewerbe. Ende März 1998 teilte sie dem Kläger mit, sie sei rückwirkend per 1. Januar 1998 der Schweizerischen Metall-Union beigetreten. Sie halte sich nunmehr allein an den Landesgesamtarbeitsvertrag für das Schweizerische Schlosser-, Metallbau-, Landmaschinen-, Schmiede- und Stahlbaugewerbe (LGAV Metallgewerbe). Der Kläger stellte sich auf den Standpunkt, die Beklagte unterstehe auch nach dem 1. Januar 1998 dem GAV Schreinergewerbe. Sie habe die gemäss diesem GAV geschuldeten Vollzugskosten- und Weiterbildungsbeiträge weiterhin zu entrichten.
Bis Ende 1997 ging die Beklagte davon aus, sie unterstehe den vom Bundesrat allgemeinverbindlich erklärten Bestimmungen des GAV Schreinergewerbe. Ende März 1998 teilte sie dem Kläger mit, sie sei rückwirkend per 1. Januar 1998 der Schweizerischen Metall-Union beigetreten. Sie halte sich nunmehr allein an den Landesgesamtarbeitsvertrag für das Schweizerische Schlosser-, Metallbau-, Landmaschinen-, Schmiede- und Stahlbaugewerbe (LGAV Metallgewerbe). Der Kläger stellte sich auf den Standpunkt, die Beklagte unterstehe auch nach dem 1. Januar 1998 dem GAV Schreinergewerbe. Sie habe die gemäss diesem GAV geschuldeten Vollzugskosten- und Weiterbildungsbeiträge weiterhin zu entrichten.
B. Am 22. November 1999 belangte der Kläger die Beklagte beim Bezirksgericht Rorschach unter dem Vorbehalt des Nachklagerechts auf Zahlung eines Fr. 21'000.-- übersteigenden Betrages nebst Zins zu 5% seit 5. November 1998 für Vollzugskosten- und Weiterbildungsbeiträge gemäss Art. 43 ff. GAV Schreinergewerbe für die Jahre 1998 und 1999. Die Beklagte beantragte, die Klage sei abzuweisen; vorfrageweise sei die Anwendbarkeit des GAV Schreinergewerbe auf ihren Betrieb zu verneinen.
Das Bezirksgericht Rorschach hielt mit Teilurteil vom 7. September/17. Oktober 2000 fest, dass die Beklagte dem GAV Schreinergewerbe unterstehe. Eine gegen diesen Entscheid erhobene Berufung der Beklagten wies das Kantonsgericht St. Gallen (III. Zivilkammer) mit Urteil vom 30. Oktober 2001 ab.
Das Bezirksgericht Rorschach hielt mit Teilurteil vom 7. September/17. Oktober 2000 fest, dass die Beklagte dem GAV Schreinergewerbe unterstehe. Eine gegen diesen Entscheid erhobene Berufung der Beklagten wies das Kantonsgericht St. Gallen (III. Zivilkammer) mit Urteil vom 30. Oktober 2001 ab.
C. Gegen dieses Urteil erhob die Beklagte staatsrechtliche Beschwerde und Berufung. In der Berufung beantragt die Beklagte, das Urteil des Kantonsgerichts sei aufzuheben und die Anwendbarkeit des GAV Schreinergewerbe auf ihren Betrieb zu verneinen.
Der Kläger schliesst auf Abweisung der Berufung. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Die Vorinstanz hat die Forderungsklage des Klägers noch nicht beurteilt, sondern nur darüber entschieden, ob die Beklagte dem allgemeinverbindlich erklärten GAV Schreinergewerbe unterstellt ist. Damit hat sie ein Teilurteil gefällt. Sofern gegen dieses die Berufung offen steht, ist auch die dagegen erhobene staatsrechtliche Beschwerde unabhängig davon zulässig, ob es einen nicht wiedergutzumachenden Nachteil nach Art. 87 Abs. 2 OG bewirken kann (<ref-ruling> E. 1b S. 94; <ref-ruling> E. 2b S. 351; <ref-ruling> E. 1 S. 204 f.). Entgegen der Regel von Art. 57 Abs. 5 OG ist die Berufung daher hinsichtlich der Eintretensvoraussetzungen vorab zu behandeln (vgl. <ref-ruling> S. 226).
1.1 Gegen ein Teilurteil kann Berufung erhoben werden, wenn die davon erfassten Begehren zum Gegenstand eines gesonderten Prozesses hätten gemacht werden können und deren Beurteilung für den Entscheid über die verbleibenden Begehren präjudiziell ist (<ref-ruling> E. 1a S. 409 mit Hinweisen). Dies ist vorliegend der Fall. Steht fest, dass die Beklagte dem GAV Schreinergewerbe untersteht, kann der Kläger daraus ausser Leistungsansprüchen unter anderem auch Kontrollbefugnisse ableiten. Auch konnte der Kläger die Forderung für Vollzugs- und Weiterbildungskostenbeiträge gegen die Beklagte nicht beziffern, da diese seiner Aufforderung zur Herausgabe von Geschäftsunterlagen entgegenhielt, dass sie dem GAV Schreinergewerbe nicht unterstehe (vgl. dazu <ref-ruling> E. 2c S. 143 f.). Der Beantwortung der Unterstellungsfrage kommt eine Tragweite zu, die über die Präjudizierung des klägerischen Leistungsbegehrens durch Beantwortung einer Vorfrage hinausreicht. Die Frage hätte auch selbständig im Rahmen einer Feststellungsklage aufgeworfen werden können (vgl. <ref-ruling> E. 1 S. 51).
1.2 Auch die weiteren Eintretensvoraussetzungen der Berufung sind vorliegend erfüllt, so dass auf die Berufung einzutreten ist. Namentlich liegt eine Zivilrechtsstreitigkeit im Sinne von Art. 44 ff. OG vor: Ansprüche aus Gesamtarbeitsverträgen werden nach der Rechtsprechung des Bundesgerichts auch dann dem Privatrecht zugeordnet, wenn sie auf allgemeinverbindlich erklärten Bestimmungen beruhen und - wie im vorliegenden Fall - gegenüber Aussenseitern geltend gemacht werden (<ref-ruling> E. 2a S. 531; <ref-ruling> E. 1 S. 208 f.; Urteil des Bundesgerichts 4C.46/1995 vom 11. Oktober 1995, JAR 1997 S. 272, E. 1; Schönenberger/Vischer, Zürcher Kommentar, N. 144 zu <ref-law>). Auch Streitigkeiten über den Geltungsbereich eines allgemeinverbindlich erklärten GAV entscheidet der Zivilrichter (Urteil vom 11. Oktober 1995, a.a.O., E. 2; Schönenberger/Vischer, a.a.O., N. 125 zu Art. 356b mit Hinweisen; Stöckli, Berner Kommentar, N. 88 zu Art. 356b; Streiff/von Kaenel, Arbeitsvertrag, 5. Auflage, Zürich 1992, N. 11 zu Art. 356b).
1.2 Auch die weiteren Eintretensvoraussetzungen der Berufung sind vorliegend erfüllt, so dass auf die Berufung einzutreten ist. Namentlich liegt eine Zivilrechtsstreitigkeit im Sinne von Art. 44 ff. OG vor: Ansprüche aus Gesamtarbeitsverträgen werden nach der Rechtsprechung des Bundesgerichts auch dann dem Privatrecht zugeordnet, wenn sie auf allgemeinverbindlich erklärten Bestimmungen beruhen und - wie im vorliegenden Fall - gegenüber Aussenseitern geltend gemacht werden (<ref-ruling> E. 2a S. 531; <ref-ruling> E. 1 S. 208 f.; Urteil des Bundesgerichts 4C.46/1995 vom 11. Oktober 1995, JAR 1997 S. 272, E. 1; Schönenberger/Vischer, Zürcher Kommentar, N. 144 zu <ref-law>). Auch Streitigkeiten über den Geltungsbereich eines allgemeinverbindlich erklärten GAV entscheidet der Zivilrichter (Urteil vom 11. Oktober 1995, a.a.O., E. 2; Schönenberger/Vischer, a.a.O., N. 125 zu Art. 356b mit Hinweisen; Stöckli, Berner Kommentar, N. 88 zu Art. 356b; Streiff/von Kaenel, Arbeitsvertrag, 5. Auflage, Zürich 1992, N. 11 zu Art. 356b).
2. Die Beklagte rügt, die Vorinstanz habe <ref-law> verletzt. Sie habe ihr den Nachweis verweigert, dass keine direkte Konkurrenz zwischen Herstellern von Kunststofffenstern und solchen aus Holz- und Holzmetall besteht bzw. dass sich der relevante Markt für Kunststofffenster und jener für Holz- und Holzmetallfenster klar voneinander unterschieden. Auch zur Behauptung, dass zahlreiche andere Kunststofffensterhersteller existierten, die auf demselben "relevanten Markt" tätig seien, aber dem GAV für das Metallgewerbe unterstellt seien, habe die Vorinstanz die angebotenen Beweismittel nicht abgenommen.
Die Rüge erweist sich als unbegründet. <ref-law> schreibt dem Richter nicht vor, mit welchen Mitteln der Sachverhalt abzuklären und wie das Ergebnis zu würdigen ist. Bundesrechtlich ist auch eine antizipierte Beweiswürdigung nicht ausgeschlossen (<ref-ruling> E. 3c S. 223 f. mit Hinweisen). Hinsichtlich der angeführten Behauptungen liegt kein offenes Beweisergebnis vor. Die Vorinstanz hat es aufgrund der erhobenen Beweise als erwiesen betrachtet, dass eine Konkurrenz zwischen Kunststofffensterherstellern einerseits und Herstellern von Holzfenstern bzw. Holzmetallfenstern anderseits besteht, nicht aber zwischen Kunststofffensterherstellern und Metallfensterherstellern. Ferner hat die Vorinstanz die von der Beklagten aufgestellte Behauptung, dass zahlreiche andere Kunststofffensterhersteller existierten, die auf demselben "relevanten Markt" tätig seien, aber dem GAV für das Metallgewerbe unterstellt seien, als durch unbestrittene Abklärungsergebnisse des Klägers widerlegt betrachtet. Die erhobene Rüge läuft auf eine Kritik an der vorinstanzlichen Beweiswürdigung hinaus, die im Rahmen der Berufung nicht zu hören ist.
Die Rüge erweist sich als unbegründet. <ref-law> schreibt dem Richter nicht vor, mit welchen Mitteln der Sachverhalt abzuklären und wie das Ergebnis zu würdigen ist. Bundesrechtlich ist auch eine antizipierte Beweiswürdigung nicht ausgeschlossen (<ref-ruling> E. 3c S. 223 f. mit Hinweisen). Hinsichtlich der angeführten Behauptungen liegt kein offenes Beweisergebnis vor. Die Vorinstanz hat es aufgrund der erhobenen Beweise als erwiesen betrachtet, dass eine Konkurrenz zwischen Kunststofffensterherstellern einerseits und Herstellern von Holzfenstern bzw. Holzmetallfenstern anderseits besteht, nicht aber zwischen Kunststofffensterherstellern und Metallfensterherstellern. Ferner hat die Vorinstanz die von der Beklagten aufgestellte Behauptung, dass zahlreiche andere Kunststofffensterhersteller existierten, die auf demselben "relevanten Markt" tätig seien, aber dem GAV für das Metallgewerbe unterstellt seien, als durch unbestrittene Abklärungsergebnisse des Klägers widerlegt betrachtet. Die erhobene Rüge läuft auf eine Kritik an der vorinstanzlichen Beweiswürdigung hinaus, die im Rahmen der Berufung nicht zu hören ist.
3. 3.1 Nach <ref-law> kann der Geltungsbereich eines Gesamtarbeitsvertrages durch Allgemeinverbindlicherklärung auf daran nicht beteiligte Arbeitgeber ausgedehnt werden, die zum "betreffenden Wirtschaftszweig" gehören. Wie das Bundesgericht in einem Urteil vom 11. Oktober 1995 (4C.46/1995, E. 3a, JAR 1997 S. 272 ff.) festgehalten hat, lässt sich der Begriff des Wirtschaftszweiges nicht ein für allemal in einem bestimmten Sinne definieren. Er kann je nach den Umständen des Einzelfalles ein weiteres oder ein engeres Spektrum von Betrieben umfassen. Ausgangspunkt ist das betriebliche Spektrum, das die Mitglieder der als Vertragsparteien auftretenden Arbeitgeberverbände verkörpern. Dieses Spektrum bildet den von den GAV-Parteien gewollten natürlichen Anwendungsbereich des Gesamtarbeitsvertrages, den die Allgemeinverbindlicherklärung nicht erweitern kann (vgl. Schönenberger/Vischer, a.a.O., N. 123 zu <ref-law>, je mit Hinweisen). Zudem ist bei der Allgemeinverbindlicherklärung in verfassungskonformer Auslegung von <ref-law> darauf zu achten, dass direkte Konkurrenten in ihrer Wirtschaftsfreiheit gleichmässig eingeschränkt werden und im wirtschaftlichen Wettbewerb gleich lange Spiesse erhalten (vgl. Art. 27 und Art. 94 Abs. 4 BV). Das Bundesgericht hat sich der bundesrätlichen Praxis zur Allgemeinverbindlicherklärung angeschlossen, die diesen Anforderungen Rechnung trägt. Danach müssen die Betriebe, für die ein Gesamtarbeitsvertrag allgemeinverbindlich erklärt wird, Erzeugnisse oder Dienstleistungen gleicher Art anbieten wie Betriebe, die am Gesamtarbeitsvertrag beteiligt sind. Es muss mithin ein direktes Konkurrenzverhältnis zu solchen Betrieben vorliegen (Urteil vom 11. Oktober 1995, a.a.O., E. 3a, mit Hinweis auf die Auskunft des BIGA vom 2. April 1970 in ARV 1971 S. 21 f.; bestätigt im Urteil 4C.409/1995 vom 15. Mai 1996, E. 2a a.E., JAR 1997 S. 265 ff.. Vgl. auch Stöckli, a.a.O., N. 52 zu <ref-law>). Darüber hinaus rechtfertigt es sich bei der Prüfung der Frage, ob eine bestimmte Art neuer Betriebe einem bestehenden Wirtschaftszweig zugeordnet werden kann, jeweils auch, die branchenmässige Herkunft dieser Betriebe mitzuberücksichtigen, wie sie sich aus der historischen Entwicklung ergibt. Damit wird den Umständen Rechnung getragen, dass die branchenweise Allgemeinverbindlicherklärung von Gesamtarbeitsverträgen auf den historisch gewachsenen Strukturen der Wirtschaft aufbaut, sich jedoch im modernen Wirtschaftsleben innerhalb der einzelnen Branchen infolge des technischen Fortschritts laufend Veränderungen ergeben (Urteil vom 11. Oktober 1995, a.a.O., E. 3a).
3.2 Der Bundesrat hat den GAV Schreinergewerbe mit Beschluss vom 27. Januar 1997 (BRB; BBl 1997 I S. 838 f.) allgemeinverbindlich erklärt. Dabei hat er in Art. 2 Abs. 2 BRB - wie in früheren Allgemeinverbindlicherklärungen (vgl. Urteil vom 11. Oktober 1995, a.a.O., E. 4b) - neben eigentlichen Schreinereien ausdrücklich auch Betriebe in den Geltungsbereich des GAV einbezogen, die "Erzeugnisse verwandter Berufszweige herstellen, montieren oder reparieren" bzw. "Arbeiten verwandter Berufszweige ausführen". Als Beispiele nennt der BRB neben Bau- und Möbelschreinereien unter anderem namentlich die Hersteller von Fenstern aus Holz, Holz-Metall und Kunststoff. Die Allgemeinverbindlicherklärung vom 27. Januar 1997 erfasst daher nach ihrem Wortlaut auch Betriebe, die sich der Herstellung von Kunststofffenstern widmen.
Das Kantonsgericht stellte für das Bundesgericht verbindlich fest, dass die Kunststofffensterproduktion dem Betrieb der Beklagten das eigentliche Gepräge gebe. Am GAV Schreinergewerbe seien Betriebe beteiligt, die in erheblichem Umfang Kunststofffenster produzierten. Der Markt für Kunststofffenster überschneide sich massgeblich mit demjenigen für Holzfenster, nicht jedoch mit demjenigen für Metallfenster. Auch sei die Kunststofffensterproduktion historisch gesehen im Wesentlichen aus dem traditionellen Schreinerhandwerk hervorgegangen. Gestützt auf diese Feststellungen erklärte das Kantonsgericht den GAV Schreinergewerbe für die Beklagte in Anlehnung an die vorstehend dargestellte bundesgerichtliche Praxis und in Anwendung von <ref-law> in Verbindung mit Art. 2 Abs. 2 BRB für verbindlich.
3.3 Die Beklagte stellt nicht in Abrede, dass sie von der bundesrätlichen Allgemeinverbindlicherklärung erfasst wird. Sie macht jedoch geltend, der BRB sei zu weit gefasst und bedürfte einer Einschränkung hinsichtlich Betrieben, die - wie sie zu 90 % - Kunststofffenster herstellten. Diese stünden mit Betrieben, die vorwiegend Holzfenster herstellten, nicht in direkter Konkurrenz, wenn ein zutreffender Konkurrenzbegriff angewendet werde, der dem Gesichtspunkt des verfassungsmässigen Gebots der Gleichbehandlung der Gewerbegenossen Rechnung trage. Nach der zutreffenden bundesgerichtlichen Rechtsprechung zur Gleichbehandlung der Gewerbegenossen dürfe nur dann von einem direkten Konkurrenzverhältnis ausgegangen werden, wenn Betriebe der gleichen Branche sich mit gleichen Angeboten an dasselbe Publikum richteten, um das gleiche Bedürfnis zu befriedigen. Eventuell sei es auch denkbar, bei der Beantwortung der Konkurrenzfrage auf die Tätigkeit für einen "relevanten Markt" im Sinne von Art. 4 des Kartellgesetzes abzustellen. Der relevante Markt umfasse nach Art. 11 Abs. 3 der Verordnung über die Kontrolle von Unternehmenszusammenschlüssen vom 17. Juni 1996 (SR 251.4) "alle Waren oder Leistungen, die von der Marktgegenseite hinsichtlich ihrer Eigenschaften und ihres vorgesehenen Verwendungszwecks als substituierbar angesehen werden". Es sei danach möglich, die Definition des relevanten Marktes in einer Weise auszudehnen, "dass nicht nur Hersteller von Kunststofffenstern, sondern auch solche von Holz- und/oder Holzmetallfenstern als auf demselben relevanten Markt tätig angesehen" würden. In diesem Fall sei aber nicht einzusehen, weshalb eine Reihe von Produzenten von "Kunststoff- und sogar von Holz- und Holzmetallfenstern" dem GAV Schreinergewerbe nicht unterstellt werden müssten (sondern allein dem LGAV Metallgewerbe). Die Unterstellung der Beklagten unter den GAV Schreinergewerbe sei daher auch insoweit mit dem Grundsatz der Gleichbehandlung der Gewerbegenossen nicht zu vereinbaren. Das Kantonsgericht hätte bei verfassungskonformer bzw. das Kartellrecht berücksichtigender Anwendung von <ref-law>, den Art. 2 Abs. 2 BRB nicht uneingeschränkt anwenden dürfen. Es habe <ref-law> verletzt, indem es die Beklagte als Kunststofffensterherstellerin nicht vom Geltungsbereich des GAV ausgenommen habe.
3.4 Die Rüge erweist sich als unbegründet. Aufgrund der Ausführungen der Beklagten besteht kein Grund, von der vorstehend (E. 3.1) dargestellten Rechtsprechung abzuweichen, wonach ein Betrieb mit am GAV beteiligten Betrieben in direkter Konkurrenz steht und damit zum gleichen Wirtschaftszweig im Sinne von <ref-law> gehört, wenn er Erzeugnisse und Dienstleistungen gleicher Art wie diese Betriebe anbietet. Diese Auslegung von <ref-law> stellt sicher, dass nicht nur Hersteller von gleichen Erzeugnissen und Dienstleistungen, vorliegend also von Holzfenstern, untereinander den gleichen gesamtarbeitsvertraglichen Regeln unterstellt werden. Vielmehr werden auch Hersteller gleichartiger Erzeugnisse und Dienstleistungen, deren Markt sich überschneidet, denselben Regeln unterworfen. Damit erhalten alle Konkurrenten, die auf einem bestimmten Markt im Wettbewerb stehen, gleiche kollektivarbeitsvertragliche Bedingungen und wird dem Grundsatz der Gleichbehandlung der Gewerbegenossen so weit wie möglich entsprochen. Dieses Ziel würde nicht erreicht, wenn nur die Hersteller gleicher Erzeugnisse und Dienstleistungen den gleichen Regeln unterworfen würden, ungeachtet, ob sie auf denselben Märkten tätig sind.
Die Beklagte befürwortet eventuell eine an das Kartellrecht angelehnte Auslegung des Begriffs der Zugehörigkeit zum gleichen Wirtschaftszweig im Sinne von <ref-law>. Danach sei für die Zugehörigkeit ausschlaggebend, ob die interessierenden Betriebe auf demselben "relevanten Markt" produzieren und verkaufen würden, indem ihre Produkte als substituierbar anzusehen seien. Diese Auslegung kommt derjenigen nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung, wonach die Betriebe Erzeugnisse und Dienstleistungen gleicher Art anbieten müssen, nahe. Die Beklagte wirft der Vorinstanz denn auch nicht deshalb eine verfassungswidrige Anwendung von <ref-law> vor, weil es den Begriff der Zugehörigkeit zum gleichen Wirtschaftszweig nicht in diesem Sinne ausgelegt habe. Sie rügt in diesem Zusammenhang einzig, die von der Vorinstanz vorgenommene Anwendung von <ref-law> habe zur Folge, dass verschiedene Anbieter von "Kunststoff- und/oder Metallfenstern bzw. von Holz-/Holzmetallfenstern", obwohl auf demselben Markt tätig, nicht gleichsam den Bestimmungen des GAV Schreinergewerbes unterstellt werden müssten. Diese Rüge kann nicht gehört werden, weil die tatsächliche Behauptung, dass zahlreiche Hersteller von Kunststofffenstern dem GAV Schreinergewerbe nicht unterstellt seien, in den verbindlichen Sachverhaltsfeststellungen der Vorinstanz keine Stütze finden, und die Beklagte hierzu keine zulässigen Sachverhaltsrügen im Sinne von Art. 63 Abs. 2 und Art. 64 OG erhebt.
Die Beklagte befürwortet eventuell eine an das Kartellrecht angelehnte Auslegung des Begriffs der Zugehörigkeit zum gleichen Wirtschaftszweig im Sinne von <ref-law>. Danach sei für die Zugehörigkeit ausschlaggebend, ob die interessierenden Betriebe auf demselben "relevanten Markt" produzieren und verkaufen würden, indem ihre Produkte als substituierbar anzusehen seien. Diese Auslegung kommt derjenigen nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung, wonach die Betriebe Erzeugnisse und Dienstleistungen gleicher Art anbieten müssen, nahe. Die Beklagte wirft der Vorinstanz denn auch nicht deshalb eine verfassungswidrige Anwendung von <ref-law> vor, weil es den Begriff der Zugehörigkeit zum gleichen Wirtschaftszweig nicht in diesem Sinne ausgelegt habe. Sie rügt in diesem Zusammenhang einzig, die von der Vorinstanz vorgenommene Anwendung von <ref-law> habe zur Folge, dass verschiedene Anbieter von "Kunststoff- und/oder Metallfenstern bzw. von Holz-/Holzmetallfenstern", obwohl auf demselben Markt tätig, nicht gleichsam den Bestimmungen des GAV Schreinergewerbes unterstellt werden müssten. Diese Rüge kann nicht gehört werden, weil die tatsächliche Behauptung, dass zahlreiche Hersteller von Kunststofffenstern dem GAV Schreinergewerbe nicht unterstellt seien, in den verbindlichen Sachverhaltsfeststellungen der Vorinstanz keine Stütze finden, und die Beklagte hierzu keine zulässigen Sachverhaltsrügen im Sinne von Art. 63 Abs. 2 und Art. 64 OG erhebt.
4. Nach dem Gesagten ist die Berufung abzuweisen. Die Beklagte hat dem Verfahrensausgang entsprechend die Gerichtskosten zu tragen (Art. 156 Abs. 1 OG); die Bestimmung von <ref-law>, die vorsieht, dass den Parteien in Streitigkeiten aus dem Arbeitsverhältnis weder Gebühren noch Auslagen des Gerichts auferlegt werden dürfen, findet auf das vorliegende Verfahren keine Anwendung, da sie nur Streitigkeiten zwischen Arbeitgebern und Arbeitnehmern beschlägt, nicht jedoch kollektive Arbeitsstreitigkeiten zwischen einem Betrieb und einem Verband (Staehelin, Zürcher Kommentar, N. 5 und 11 zu <ref-law>; Streiff/von Känel, a.a.O., N. 4 zu <ref-law>). Weiter hat die Beklagte den Kläger für das bundesgerichtliche Verfahren zu entschädigen (Art. 159 Abs. 2 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Berufung wird abgewiesen und das Urteil des Kantonsgerichts St. Gallen, III. Zivilkammer, vom 30. Oktober 2001 bestätigt.
1. Die Berufung wird abgewiesen und das Urteil des Kantonsgerichts St. Gallen, III. Zivilkammer, vom 30. Oktober 2001 bestätigt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird der Beklagten auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 2'000.-- wird der Beklagten auferlegt.
3. Die Beklagte hat den Kläger für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 2'500.-- zu entschädigen.
3. Die Beklagte hat den Kläger für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 2'500.-- zu entschädigen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht St. Gallen, III. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 30. April 2002
Im Namen der I. Zivilabteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_004 | Federation | 90 | 17 | 267 | civil_law | nan | ['2a00e3cc-49a7-4e4e-8776-bd93ce8a5cda', '1b8551e2-d892-43d0-8472-e68e71c3e483', '35329371-c913-4ed0-aa63-38c89d8e4402', 'd5c9a596-835a-4072-8c04-b2d24ed78d25', '40732ac3-9d4f-4a91-8f09-b478f0050ae8', '16e82ca3-eed7-406e-a78a-07882c828a12', '519c0b5a-30b3-4b5b-bfe8-4be4fcd14692', '07c09c2d-b9d8-4839-9dd8-311b6b39e120', '9a9d5783-7ae6-4a61-8cc1-f0b1fb89beae', 'af54c198-de27-4374-8cc4-0337cc18cf1a'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', '0dfc25cd-7db3-49df-be7f-40fcdf8b7623', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '380f2e47-23b1-48dc-ba73-4ad33720ea14', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', 'cb507bd6-d68e-4eda-a404-4e2a479c07dc', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
03710ae1-64fc-4586-8134-73b654f727dc | 2,012 | de | In Erwägung,
dass A._ (Gesuchsteller) mit Entscheid des Regionalgerichts Oberland vom 29. Februar 2012 angewiesen wurde, den Autogaragenbetrieb "Y._" in Z._ bis Donnerstag, 15. März 2012, 12.00 Uhr, zu räumen, zu verlassen und der X._ AG (Gesuchsgegnerin) in ordentlichem Zustand zu übergeben;
dass der Gesuchsteller den Entscheid des Regionalgerichts Oberland vom 29. Februar 2012 beim Obergericht des Kantons Bern erfolglos mit Berufung anfocht und das Obergericht den Gesuchsteller mit Entscheid vom 18. April 2012 anwies, den Autogaragenbetrieb "Y._" in Z._ bis Montag, 30. April 2012, 12.00 Uhr, zu räumen und zu verlassen und der Gesuchsgegnerin in ordentlichem Zustand zu übergeben;
dass der Gesuchsteller diesen Entscheid beim Bundesgericht mit Beschwerde anfocht, das mit Urteil vom 25. Mai 2012 (Verfahren 4A_225/2012) auf das Rechtsmittel mangels hinreichender Begründung (<ref-law>) im Verfahren nach <ref-law> nicht eintrat und das Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege wegen Aussichtslosigkeit abwies;
dass der Gesuchsteller dem Bundesgericht eine vom 10. Juni 2012 datierte Eingabe einreichte, in der er erklärte, gegen das Urteil des Bundesgerichts vom 25. Mai 2012 Revision einzulegen, und er am 16. Juni 2012 eine weitere Eingabe mit Beilagen nachreichte;
dass die Revision eines Entscheids des Bundesgerichts nur aufgrund der in den Art. 121 - 123 BGG abschliessend aufgeführten Gründen verlangt werden kann, wobei in einem Revisionsgesuch im Einzelnen darzulegen ist, inwiefern ein gesetzlich vorgesehener Revisionsgrund vorliegt (vgl. <ref-law>);
dass der Gesuchsteller in seiner Rechtsschrift die Revisionsgründe von Art. 121, 122 und <ref-law> anruft;
dass nach <ref-law> in Fällen, die im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> behandelt werden, die Einzelrichterin über das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege entscheiden kann, weshalb die Vorschriften über die Besetzung des Gerichts (<ref-law>) entgegen der Ansicht des Gesuchstellers eingehalten worden sind;
dass der Gesuchsteller nicht hinreichend begründet, inwiefern ein weiterer in <ref-law> vorgesehener Revisionsgrund gegeben sein soll, sondern in seiner Eingabe in unzulässiger Weise Kritik am angefochtenen Entscheid übt bzw. die Verletzung verschiedener verfassungsmässiger Rechte ins Feld führt;
dass der Revisionsgrund von <ref-law> ausser Betracht fällt, weil in dieser Sache kein Urteil des Europäischen Gerichtshofs für Menschenrechte ergangen ist;
dass im Übrigen unerfindlich ist, inwiefern durch ein Verbrechen oder Vergehen zum Nachteil des Gesuchstellers auf den Nichteintretensentscheid des Bundesgerichts eingewirkt worden sein soll (<ref-law>);
dass das Revisionsgesuch aus diesen Gründen abzuweisen ist, soweit darauf eingetreten werden kann;
dass das sinngemässe Gesuch um aufschiebende Wirkung mit dem Entscheid in der Sache gegenstandslos wird;
dass das Revisionsgesuch von vornherein aussichtslos war, weshalb das Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege abzuweisen ist (<ref-law>);
dass die Gerichtskosten dem Gesuchsteller aufzuerlegen sind (<ref-law>);
dass die Beschwerdegegnerin keinen Anspruch auf eine Parteientschädigung hat, da ihr aus dem bundesgerichtlichen Verfahren kein Aufwand erwachsen ist; | erkennt das Bundesgericht:
1. Das Revisionsgesuch wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Das Gesuch um Gewährung der unentgeltlichen Rechtspflege wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden dem Gesuchsteller auferlegt.
4. Es wird keine Parteientschädigung zugesprochen.
5. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Bern, Zivilabteilung, 1. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 22. Juni 2012
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Klett
Der Gerichtsschreiber: Leemann | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0371b9b7-4111-4143-96d1-6e72591957fd | 2,011 | fr | Considérant en fait et en droit:
1. 1.1 Un différend oppose Y._, demandeur, à X._, défendeur, au sujet de la vente d'une voiture d'occasion.
Statuant le 14 janvier 2011, le Juge de paix des districts du Jura-Nord Vaudois et du Gros-de-Vaud a admis l'action rédhibitoire intentée par le demandeur, condamné le défendeur à rembourser à ce dernier la somme de 5'370 fr. plus intérêts, soit le prix de vente du véhicule automobile (5'500 fr.) sous déduction d'un amortissement de 130 fr., et ordonné au demandeur de tenir le véhicule à la disposition du défendeur.
1.2 Le 25 février 2011, X._ a interjeté un recours contre ce jugement auprès de la Chambre des recours civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud. Par lettre séparée du même jour, il a requis l'octroi de l'effet suspensif en application de l'art. 325 al. 2 du Code de procédure civile du 19 décembre 2008 (CPC; RS 272).
En date du 2 mars 2011, le Président de l'autorité de recours a rejeté la requête d'effet suspensif, au motif que la condamnation à payer une somme d'argent n'était pas de nature à entraîner un préjudice irréparable.
1.3 Le 29 mars 2011, X._ a formé un recours en matière civile au Tribunal fédéral contre la décision du 2 mars 2011. Il conclut à la réforme de cette décision et, partant, à l'octroi de l'effet suspensif à son recours cantonal.
L'intimé et le magistrat cantonal n'ont pas été invités à déposer une réponse.
2. La décision attaquée est une décision incidente au sens de l'<ref-law>. Pour que le recours fédéral qui la vise soit recevable, il faudrait - seule hypothèse entrant en ligne de compte ici - qu'elle soit susceptible de causer un préjudice irréparable au recourant (<ref-law>). Or, on ne voit pas, prima facie, en quoi elle le serait, le Tribunal fédéral ayant admis de longue date qu'il ne se justifie pas, en règle générale, de suspendre l'exécution d'une décision condamnant le recourant au paiement d'une somme d'argent (<ref-ruling>). Point n'est, toutefois, besoin d'examiner plus avant cet aspect de la recevabilité du recours, car celle-ci doit être niée en tout état de cause pour une autre raison.
3. En cas de recours contre une décision incidente, la valeur litigieuse doit être déterminée en fonction des conclusions restées litigieuses devant l'autorité compétente sur le fond (art. 51 al. 1 let. c LTF). En l'espèce, ces conclusions portaient sur un montant de 5'370 fr., lequel est inférieur à la valeur litigieuse minimum de 30'000 fr. fixée à l'<ref-law> pour la recevabilité du recours en matière civile dans les affaires pécuniaires n'ayant trait ni au droit du travail ni au droit du bail à loyer. Au demeurant, quoi qu'en dise le recourant, qui ne motive d'ailleurs pas son opinion sur ce point, il n'y a pas trace d'une question juridique de principe (sur cette notion, cf. <ref-ruling> consid. 1.3) dans la présente cause. Le recours en matière civile interjeté par X._ est, dès lors, irrecevable.
4. L'intitulé erroné d'un recours ne nuit pas à son auteur, pour autant que les conditions de recevabilité du recours qui aurait dû être interjeté soient réunies (<ref-ruling> consid. 1.2 p. 382).
En l'occurrence, seul le recours constitutionnel subsidiaire, au sens des <ref-law>, entre en ligne de compte comme alternative au recours en matière civile. Comme son nom l'indique, ce recours ne peut être formé que pour violation des droits constitutionnels (<ref-law>). Or, dans son mémoire, le recourant ne formule aucun grief de cette nature. Par conséquent, il n'est pas possible de convertir son recours en matière civile irrecevable en un recours constitutionnel subsidiaire.
5. Cela étant, l'irrecevabilité manifeste du présent recours peut être constatée par la voie de la procédure simplifiée prévue à l'<ref-law>.
En application de l'<ref-law>, le recourant devra payer les frais de la procédure fédérale. En revanche, il n'aura pas à indemniser l'intimé, celui-ci n'ayant pas été invité à déposer une réponse. | Par ces motifs, la Présidente de la Ire Cour de droit civil:
1. N'entre pas en matière sur le recours.
2. Met les frais judiciaires, arrêtés à 500 fr., à la charge du recourant.
3. Communique le présent arrêt aux parties et à la Chambre des recours civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
Lausanne, le 6 mai 2011
Au nom de la Ire Cour de droit civil
du Tribunal fédéral suisse
La Présidente: Le Greffier:
Klett Carruzzo | CH_BGer_004 | Federation | 127 | 24 | 337 | civil_law | nan | ['6475006c-5480-4f94-ae7d-3bb43c8d03be', 'fa6f4f8f-b797-4dfc-a3fc-85a20bb86175', '90921ada-9cca-4abf-ab44-4f0859fa8d04'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
0371bfb2-9250-4f59-8118-c88ca0542912 | 2,010 | fr | Faits:
A. Par une communication du 17 juillet 2009 rendue sous la forme d'une décision, le Service de l'assurance-maladie du canton de Neuchâtel (ci-après : le service) a informé R._ que la Caisse-maladie Mutuel Assurances lui avait cédé une créance de primes d'un montant de 865 fr. 65 portant sur la période du 1er octobre au 30 novembre 2006. R._ a formé opposition contre cette décision. Le service l'a écartée dans une nouvelle décision du 17 août 2009.
R._ a déféré cette dernière décision au Département de la santé et des affaires sociales du canton de Neuchâtel. Par décision du 19 mars 2010, le département a déclaré le recours irrecevable, au motif que l'acte attaqué ne constituait pas une décision au sens de l'art. 3 de la loi cantonale neuchâteloise sur la procédure et la juridiction administratives du 27 juin 1979 (LPJA; RSN 153.130).
B. Par jugement du 19 août 2010, la Cour des assurances sociales du Tribunal administratif du canton de Neuchâtel a rejeté le recours formé par l'intéressé contre la décision sur opposition du 19 mars 2010.
C. Par acte du 27 août 2010, R._ a recouru contre ce jugement cantonal devant le Tribunal administratif fédéral, qui a transmis le recours au Tribunal fédéral comme objet de sa compétence.
D. Par lettre du 1er septembre 2010, la chancellerie du Tribunal fédéral a rappelé au recourant les conditions de recevabilité d'un recours en matière de droit public et l'a rendu attentif au fait que son écriture du 27 août 2010 ne satisfaisait pas aux exigences requises.
Le 7 septembre suivant, le recourant a fait parvenir au Tribunal fédéral une écriture complémentaire. | Considérant en droit:
1. Selon l'art. 108 al. 1 LTF, le président de la cour décide en procédure simplifiée de ne pas entrer en matière sur les recours manifestement irrecevables (let. a) et sur ceux dont la motivation est manifestement insuffisante (art. 42 al. 2 LTF; let. b). Il peut confier cette tâche à un autre juge (art. 108 al. 2 LTF).
2. En vertu de l'art. 42 al. 1 et 2 LTF, le recours doit indiquer, entre autres exigences, les conclusions, les motifs et les moyens de preuve; les motifs doivent exposer succinctement en quoi l'acte attaqué viole le droit.
3. Le Tribunal fédéral ne peut revoir les questions de droit cantonal que sous l'angle restreint de l'arbitraire (sur cette notion : <ref-ruling> consid. 2.1 p. 9), dans le cadre d'un moyen pris de la violation d'un droit constitutionnel (cf. art. 95 et 96 LTF, a contrario), expressément soulevé et développé conformément aux exigences de motivation accrues prévues à l'art. 106 al. 2 LTF. Celles-ci imposent au recourant d'expliquer de manière claire et précise en quoi le droit constitutionnel aurait été violé (cf. <ref-ruling> consid. 1.4 p. 287).
4. Le jugement attaqué repose le droit cantonal, singulièrement sur la loi neuchâteloise d'introduction de la loi fédérale sur l'assurance-maladie du 4 octobre 1995 (LILAMal; RSN 821.10) et de son règlement d'ap-plication du 31 janvier 1996 (RALILAMal; RSN 821.101).
En bref, les premiers juges ont retenu que les art. 32 al. 1er LILAMal, 60 et 61 RALILAMal prévoyaient une cession légale à l'Etat du montant des primes que celui-ci avait payées à l'assureur-maladie conventionné en cas de défaut de l'assuré. C'était donc à tort que le service avait rendu une décision à ce sujet à l'encontre de R._. Cela étant, bien que ce dernier ne puisse s'opposer à la cession, il lui était loisible d'opposer au cessionnaire les exceptions qu'il aurait pu faire valoir à l'encontre du cédant.
5. En l'occurrence, tant le recours du 27 août 2010 que l'écriture complémentaire de R._ sont difficilement compréhensibles. Le recourant y cite pêle-mêle diverses dispositions légales, notamment du code des obligations, sans exposer leur pertinence. Il ne tente pas non plus d'expliquer en quoi les premiers juges auraient constaté les faits ou appliqué le droit cantonal de manière arbitraire. Une telle motivation ne répond manifestement pas aux exigences de l'art. 106 al. 2 LTF. Partant, le recours n'est pas recevable.
6. Il est renoncé à la perception d'un émolument judiciaire (art. 66 al. 1, 2ème phrase, LTF). | Par ces motifs, le Juge unique prononce:
1. Le recours est irrecevable.
2. Il n'est pas perçu de frais judiciaires.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal administratif du canton de Neuchâtel.
Lucerne, le 30 septembre 2010
Au nom de la Ire Cour de droit social
du Tribunal fédéral suisse
Le Juge unique: La Greffière:
Frésard von Zwehl | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['c985477b-8e83-4525-8e04-28850a2530e0', '16fef75e-e8d5-4a51-8230-a9ca3676c8a9'] | [] |
037253d9-2268-4fca-8abf-51149a635bcb | 2,003 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. Eine im Regionalen Krankenheim X._ angestellte - wegen einschlägiger Delikte vorbestrafte - Krankenpflegerin stahl dem in seiner geistigen Gesundheit beeinträchtigten Patienten A._ während seiner dortigen Hospitalisierung 3'000 Franken Bargeld und veranlasste ihn zudem zur Überweisung von Fr. 18'000.- auf ihr Konto, wovon die Post später Fr. 12'000.-- ersetzte.
B._ erhob als Erbe des inzwischen verstorbenen A._ eine Klage aus Staatshaftung über Fr. 9'000.-- gegen die Einwohnergemeinde X._ als Trägerin des betreffenden Krankenheimes. Der Einzelrichter des Bezirksgerichts X._ (Gerichtspräsident 3) wies die Klage mit Urteil vom 6. November 2001 ab.
Auf Appellation hin hiess das Obergericht des Kantons Aargau mit Urteil vom 5. September 2002 die Klage gut und verurteilte die Einwohnergemeinde X._ zur Leistung von Fr. 9'000.-- Schadenersatz nebst Zins. Das Obergericht stützte sich für seinen Entscheid wie schon die erste Instanz auf das kantonale Staatshaftungsrecht (§ 75 der Kantonsverfassung vom 25. Juni 1980 in Verbindung mit dem Verantwortlichkeitsgesetz vom 21. Dezember 1939), kam aber im Gegensatz zur ersten Instanz u.a. zum Schluss, das fehlbare Verhalten der Krankenschwester habe in einem funktionellen Zusammenhang mit ihrer amtlichen Tätigkeit gestanden.
Auf Appellation hin hiess das Obergericht des Kantons Aargau mit Urteil vom 5. September 2002 die Klage gut und verurteilte die Einwohnergemeinde X._ zur Leistung von Fr. 9'000.-- Schadenersatz nebst Zins. Das Obergericht stützte sich für seinen Entscheid wie schon die erste Instanz auf das kantonale Staatshaftungsrecht (§ 75 der Kantonsverfassung vom 25. Juni 1980 in Verbindung mit dem Verantwortlichkeitsgesetz vom 21. Dezember 1939), kam aber im Gegensatz zur ersten Instanz u.a. zum Schluss, das fehlbare Verhalten der Krankenschwester habe in einem funktionellen Zusammenhang mit ihrer amtlichen Tätigkeit gestanden.
B. Die Einwohnergemeinde X._ führt staatsrechtliche Beschwerde mit dem Antrag, das Urteil des Obergerichts aufzuheben (Ziff. 1) und die Akten zur Fällung eines neuen Kostenentscheides an die "Vorinstanz" zurückzuweisen (Ziff. 2). Eventuell sei die Rüge, das Obergericht habe den Grundsatz der derogatorischen Kraft des Bundesrechts verletzt, als Berufung entgegenzunehmen mit dem Antrag, das angefochtene Urteil aufzuheben und die Klage in Bestätigung des erstinstanzlichen Urteils abzuweisen. Die Beschwerdeführerin rügt nebst der Missachtung des Grundsatzes der derogatorischen Kraft des Bundesrechts (<ref-law>) eine Verletzung des Willkürverbotes (<ref-law>) sowie des Anspruches auf rechtliches Gehör (<ref-law>).
B. Die Einwohnergemeinde X._ führt staatsrechtliche Beschwerde mit dem Antrag, das Urteil des Obergerichts aufzuheben (Ziff. 1) und die Akten zur Fällung eines neuen Kostenentscheides an die "Vorinstanz" zurückzuweisen (Ziff. 2). Eventuell sei die Rüge, das Obergericht habe den Grundsatz der derogatorischen Kraft des Bundesrechts verletzt, als Berufung entgegenzunehmen mit dem Antrag, das angefochtene Urteil aufzuheben und die Klage in Bestätigung des erstinstanzlichen Urteils abzuweisen. Die Beschwerdeführerin rügt nebst der Missachtung des Grundsatzes der derogatorischen Kraft des Bundesrechts (<ref-law>) eine Verletzung des Willkürverbotes (<ref-law>) sowie des Anspruches auf rechtliches Gehör (<ref-law>).
C. Der Beschwerdegegner B._ stellt den Antrag, auf die staatsrechtliche Beschwerde nicht einzutreten, eventuell sie abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei. Das Obergericht des Kantons Aargau beantragt Abweisung der Beschwerde. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. 1.1 Angefochten ist ein letztinstanzlicher kantonaler Endentscheid, der sich auf kantonales Staatshaftungsrecht stützt und insoweit einzig der staatsrechtlichen Beschwerde unterliegt (Art. 84 Abs. 2, Art. 86 und Art. 87 OG).
1.2 Zu prüfen bleibt die Legitimation (Art. 88 OG). Die staatsrechtliche Beschwerde ist ein Rechtsmittel zum Schutze verfassungsmässiger Rechte der Bürger gegen Übergriffe der Staatsgewalt (Art. 84 Abs. 1 lit. a OG). Solche Rechte stehen grundsätzlich nur Privaten zu, nicht dagegen dem Staat als Inhaber hoheitlicher Gewalt. Eine Ausnahme gilt für Gemeinden und andere öffentlichrechtliche Körperschaften, welche sich mit staatsrechtlicher Beschwerde gegen eine Verletzung ihrer durch das kantonale Recht gewährleisteten Autonomie oder Bestandesgarantie zur Wehr setzen können. Ausserdem sind öffentlichrechtliche Körperschaften zur staatsrechtlichen Beschwerde legitimiert, wenn sie nicht hoheitlich auftreten, sondern sich auf dem Boden des Privatrechts bewegen oder sonst wie durch einen staatlichen Akt wie eine Privatperson betroffen werden, z.B. als Eigentümer von Finanz- oder Verwaltungsvermögen oder als Steuer- oder Gebührenpflichtige (<ref-ruling> E. 1b S. 175; <ref-ruling> E. 2a, S. 219 f; <ref-ruling> E. 1a, S. 96 f; <ref-ruling> E. 1a, S. 216, je mit Hinweisen). Gemeinden sind dementsprechend nicht legitimiert zur staatsrechtlichen Beschwerde gegen kantonale Urteile, die sie zu einer Entschädigung aufgrund öffentlichrechtlicher Verantwortlichkeitsbestimmungen oder aus materieller Enteignung verpflichten, da sie durch solche Entscheide nicht gleich wie ein Privater, sondern in ihrer Stellung als Hoheitsträger betroffen sind (<ref-ruling> E. 2 S. 175; <ref-ruling> E. 2 S. 111 f.; ZBl 85/1984 S. 324 E. 2; nicht publizierte Urteile 2P.16/1995 vom 23. Dezember 1996, E. 1b und c sowie 1P.239/1998 vom 14. Juni 1998, E. 3). In derartigen Staatshaftungsverfahren bestünde auch kein Raum für die Anrufung der Gemeindeautonomie (nicht publiziertes Urteil 1P. 282/1998 vom 30. November 1998, E. 2).
Auf die vorliegende staatsrechtliche Beschwerde der Einwohnergemeinde X._ ist daher mangels Legitimation nicht einzutreten.
1.3 Das gilt auch, soweit in der staatsrechtlichen Beschwerde eine Verletzung des rechtlichen Gehörs geltend gemacht wird. Wohl kann ein Beschwerdeführer unabhängig von der Legitimation in der Sache die Verletzung von Verfahrensvorschriften rügen, deren Missachtung eine formelle Rechtsverweigerung darstellt (sog. Star-Praxis; BGE 110 Ia 307 E. 3c S. 312 f.). Diese Rechtsprechung gilt für in ihrer hoheitlichen Stellung betroffene Gemeinden aber nur soweit, als sie die betreffenden Rügen im Zusammenhang mit einer behaupteten Verletzung ihrer Autonomie oder Bestandesgarantie erheben. Ausserhalb dieses Bereiches sind sie zur Rechtsverweigerungsrüge nicht unabhängig von der Legitimation in der Sache befugt (BGE <ref-ruling> E. 4 S. 223 f.; <ref-ruling> E. 2 S. 100, mit Hinweisen). Im Übrigen wäre auf die von der Einwohnergemeinde X._ vorliegend erhobene Gehörsrüge (Vorwurf, das Obergericht habe das Verhalten der Post nicht gewürdigt), weil sie mit der materiellen Beurteilung verknüpft ist, selbst im Rahmen der Star-Praxis nicht einzutreten (<ref-ruling> E. 4a S. 95).
1.3 Das gilt auch, soweit in der staatsrechtlichen Beschwerde eine Verletzung des rechtlichen Gehörs geltend gemacht wird. Wohl kann ein Beschwerdeführer unabhängig von der Legitimation in der Sache die Verletzung von Verfahrensvorschriften rügen, deren Missachtung eine formelle Rechtsverweigerung darstellt (sog. Star-Praxis; BGE 110 Ia 307 E. 3c S. 312 f.). Diese Rechtsprechung gilt für in ihrer hoheitlichen Stellung betroffene Gemeinden aber nur soweit, als sie die betreffenden Rügen im Zusammenhang mit einer behaupteten Verletzung ihrer Autonomie oder Bestandesgarantie erheben. Ausserhalb dieses Bereiches sind sie zur Rechtsverweigerungsrüge nicht unabhängig von der Legitimation in der Sache befugt (BGE <ref-ruling> E. 4 S. 223 f.; <ref-ruling> E. 2 S. 100, mit Hinweisen). Im Übrigen wäre auf die von der Einwohnergemeinde X._ vorliegend erhobene Gehörsrüge (Vorwurf, das Obergericht habe das Verhalten der Post nicht gewürdigt), weil sie mit der materiellen Beurteilung verknüpft ist, selbst im Rahmen der Star-Praxis nicht einzutreten (<ref-ruling> E. 4a S. 95).
2. 2.1 In der Beschwerdeschrift wird - entgegen dem auch von der Einwohnergemeinde X._ im kantonalen Verfahren vertretenen Standpunkt (vgl. S. 11 der Klageantwort vom 23.11.2000, S. 11) - unter anderem geltend gemacht, das Obergericht habe die Haftung der Einwohnergemeinde X._ als Trägerin des Krankenheims zu Unrecht nach kantonalem Staatshaftungsrecht statt nach Bundesprivatrecht beurteilt und damit den Grundsatz der derogatorischen Kraft des Bundesrechts (<ref-law>) verletzt. Es wird beantragt, die staatsrechtliche Beschwerde in diesem Punkt eventuell als Berufung entgegenzunehmen.
2.2 Die Rüge, eine zivilrechtliche Streitigkeit sei in Verletzung der derogatorischen Kraft des Bundesrechts nicht nach Bundeszivilrecht beurteilt worden, ist mit Berufung vorzubringen (<ref-ruling> E. 1 S. 102 f.). Eine staatsrechtliche Beschwerde kann in eine Berufung umgedeutet werden, wenn die Eingabe den formellen Anforderungen an dieses Rechtsmittel genügt. Die Umdeutung kann aber nur das Rechtsmittel als Ganzes erfassen und nicht dazu führen, dass es in zwei verschiedenen Verfahren behandelt wird (Georg Messmer/Hermann Imboden, Die eidgenössischen Rechtsmittel in Zivilsachen, S. 30 N. 24; Urteil 4P.93/1994 vom 23. August 1994, E. 2). Vorliegend wird eine eventuelle Umdeutung nur gerade für die Rüge der Nichtanwendung von Bundesprivatrecht beantragt, während zugleich weitere Verfassungsrügen erhoben werden, welche nicht Gegenstand einer Berufung bilden können (Art. 43 Abs. 1 Satz 2 OG). Eine Entgegennahme des Rechtsmittels als Berufung fällt schon aus diesem Grunde ausser Betracht. Im Übrigen sei bemerkt, dass die Krankenbehandlung in öffentlichen Spitälern nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung keine gewerbliche Verrichtung im Sinne von <ref-law> darstellt, für welche die bundesrechtlichen Haftungsbestimmungen nicht durch abweichende kantonale Haftungsnormen ersetzt werden dürfen. Es ist den Kantonen nach <ref-law> vielmehr gestattet, alle in einem öffentlichen Spital vorgenommenen medizinischen Pflege- und Behandlungsmassnahmen einer einheitlichen kantonalen (öffentlichrechtlichen) Haftungsregelung zu unterwerfen (<ref-ruling> E. 2). Vorliegend handelt es sich unbestrittenermassen um ein öffentliches Spital. Es kann sich alsdann nur darum handeln, ob der Kanton Aargau für diesen Bereich von seiner Regelungsbefugnis Gebrauch gemacht hat oder ob es bei der Haftungsregelung gemäss Bundesprivatrecht bleibt. Dies ist eine Frage der Auslegung des kantonalen Rechts, deren Überprüfung nicht Gegenstand einer Berufung, sondern nur einer staatsrechtlichen Beschwerde sein kann, da <ref-law> dem kantonalen Gesetzgeber keine Verpflichtungen auferlegt und eine allfällige falsche Interpretation des kantonalen Rechts nicht gegen <ref-law> verstiesse (Urteil 4C.97/2002 vom 1. Juli 2002, E. 2.2). Für eine Behandlung der Beschwerdeeingabe als Berufung besteht insoweit auch unter diesem Gesichtswinkel kein Raum.
2.2 Die Rüge, eine zivilrechtliche Streitigkeit sei in Verletzung der derogatorischen Kraft des Bundesrechts nicht nach Bundeszivilrecht beurteilt worden, ist mit Berufung vorzubringen (<ref-ruling> E. 1 S. 102 f.). Eine staatsrechtliche Beschwerde kann in eine Berufung umgedeutet werden, wenn die Eingabe den formellen Anforderungen an dieses Rechtsmittel genügt. Die Umdeutung kann aber nur das Rechtsmittel als Ganzes erfassen und nicht dazu führen, dass es in zwei verschiedenen Verfahren behandelt wird (Georg Messmer/Hermann Imboden, Die eidgenössischen Rechtsmittel in Zivilsachen, S. 30 N. 24; Urteil 4P.93/1994 vom 23. August 1994, E. 2). Vorliegend wird eine eventuelle Umdeutung nur gerade für die Rüge der Nichtanwendung von Bundesprivatrecht beantragt, während zugleich weitere Verfassungsrügen erhoben werden, welche nicht Gegenstand einer Berufung bilden können (Art. 43 Abs. 1 Satz 2 OG). Eine Entgegennahme des Rechtsmittels als Berufung fällt schon aus diesem Grunde ausser Betracht. Im Übrigen sei bemerkt, dass die Krankenbehandlung in öffentlichen Spitälern nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung keine gewerbliche Verrichtung im Sinne von <ref-law> darstellt, für welche die bundesrechtlichen Haftungsbestimmungen nicht durch abweichende kantonale Haftungsnormen ersetzt werden dürfen. Es ist den Kantonen nach <ref-law> vielmehr gestattet, alle in einem öffentlichen Spital vorgenommenen medizinischen Pflege- und Behandlungsmassnahmen einer einheitlichen kantonalen (öffentlichrechtlichen) Haftungsregelung zu unterwerfen (<ref-ruling> E. 2). Vorliegend handelt es sich unbestrittenermassen um ein öffentliches Spital. Es kann sich alsdann nur darum handeln, ob der Kanton Aargau für diesen Bereich von seiner Regelungsbefugnis Gebrauch gemacht hat oder ob es bei der Haftungsregelung gemäss Bundesprivatrecht bleibt. Dies ist eine Frage der Auslegung des kantonalen Rechts, deren Überprüfung nicht Gegenstand einer Berufung, sondern nur einer staatsrechtlichen Beschwerde sein kann, da <ref-law> dem kantonalen Gesetzgeber keine Verpflichtungen auferlegt und eine allfällige falsche Interpretation des kantonalen Rechts nicht gegen <ref-law> verstiesse (Urteil 4C.97/2002 vom 1. Juli 2002, E. 2.2). Für eine Behandlung der Beschwerdeeingabe als Berufung besteht insoweit auch unter diesem Gesichtswinkel kein Raum.
3. Bei diesem Ausgang sind die Kosten des bundesgerichtlichen Verfahrens der - vermögensrechtliche Interessen verfolgenden - Einwohnergemeinde X._ aufzuerlegen (Art. 156 Abs. 1 und 2 OG). Sie hat zudem den anwaltlich vertretenen Beschwerdegegner zu entschädigen (Art. 159 Abs. 1 OG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Auf die staatsrechtliche Beschwerde wird nicht eingetreten.
1. Auf die staatsrechtliche Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 3'000.-- wird der Einwohnergemeinde X._ auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 3'000.-- wird der Einwohnergemeinde X._ auferlegt.
3. Die Einwohnergemeinde X._ hat den Beschwerdegegner B._ für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 3'000.-- zu entschädigen.
3. Die Einwohnergemeinde X._ hat den Beschwerdegegner B._ für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 3'000.-- zu entschädigen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Aargau, 2. Zivilkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 28. Januar 2003
Im Namen der II. öffentlichrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_002 | Federation | 3 | 2 | 3 | public_law | nan | ['70dd2877-1fbf-453e-8670-761432608848', '1786ca54-2644-4340-b189-6c381f526640', '5ca53f51-2fb0-4c2c-9caf-4a93a3b75f21', 'e6ea8edb-75cf-4086-9207-4998a2ab0303', 'd5cc1f8a-f2c1-4659-b6b2-b88b6a0654fd', '7355ed81-f7bb-477a-95f1-dc2420da49a9', '1786ca54-2644-4340-b189-6c381f526640', '5ca53f51-2fb0-4c2c-9caf-4a93a3b75f21', '0070b83d-bac5-4db6-bb83-0dc9ae4802f3', '49895c60-871c-4d38-9e01-6c4f899016a5', '49895c60-871c-4d38-9e01-6c4f899016a5'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', '1af9b596-92d7-4f80-a38b-876ed88ccfe5', '53be6a03-1fd8-4980-aa5c-bd81e9a54d5e', '4b5a2135-fee2-4e3b-811e-15ce1c71bddf', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
03733cd5-4a25-48a0-b338-b21bf80d3fd7 | 2,009 | de | Sachverhalt:
A. A.a Die X._ (Beschwerdeführerin) mit Sitz in A._ ist als nationaler Landhockeyverband von B._ Mitglied des Welthockeyverbands Fédération Internationale de Hockey (FIH; Beschwerdegegnerin), einem Verein schweizerischen Rechts mit Sitz in Lausanne.
A.b Vom 12. bis 20. April 2008 wurde in A._ ein Qualifikationsturnier abgehalten, dessen Gewinner sich für die Olympischen Sommerspiele in Peking qualifizieren würde. Als Finalisten dieses Turniers standen sich am 20. April 2008 die spanische Frauennationalmannschaft sowie die Mannschaft der Beschwerdeführerin gegenüber. Die spanische Mannschaft gewann das Finalspiel mit 3 zu 2 Toren.
Während des Turniers waren Dopingtests durchgeführt worden. Am 21. Mai 2008 teilte die Beschwerdegegnerin mit, dass die A-Proben von zwei Spielerinnen der spanischen Mannschaft positiv ausgefallen waren. Am 4. Juni 2008 liess die Beschwerdegegnerin verlauten, dass die B-Proben die A-Proben bestätigten. Gleichzeitig wurde mitgeteilt, dass die betroffenen Spielerinnen eine Anhörung vor der verbandsinternen Judicial Commission der Beschwerdegegnerin verlangt hätten.
Die Anhörung betraf aber nicht nur die beiden Spielerinnen, sondern wirkte sich möglicherweise auf die gesamte spanische Mannschaft aus, da Art. 11.1 der Anti-Doping Policy der Beschwerdegegnerin folgendes vorsieht:
"if more than one team member in a Team Sport is found to have committed an Anti-Doping Rule violation during the Event, the team may be subject to Disqualification or other disciplinary action."
Die Beschwerdegegnerin beantragte der Judicial Commission, es seien die beiden Spielerinnen des Dopingmissbrauchs schuldig zu befinden und das spanische Team als Folge davon zu disqualifizieren.
Die Judicial Commission befand daraufhin, dass eine der spanischen Spielerinnen die Anti-Dopingregeln verletzt habe. Da die Spielerin kein Verschulden traf, wurde jedoch auf eine Sanktion verzichtet. In Bezug auf die zweite Spielerin entschied die Judicial Commission, dass keine Anti-Dopingregeln verletzt wurden.
B. Diesen Entscheid der Judicial Commission focht die Beschwerdeführerin zusammen mit den Spielerinnen ihrer Mannschaft sowie dem Nationalen Olympischen Komitee von B._ am 31. Juli 2008 bei der ad hoc Division des Tribunal Arbitral du Sport (TAS) an, im Wesentlichen mit den Anträgen, der Entscheid der Judicial Commission sei aufzuheben, die beiden spanischen Spielerinnen seien des Dopingmissbrauchs schuldig zu sprechen, die spanische Mannschaft sei zu disqualifizieren, die Mannschaft von B._ sei als Gewinnerin des Turniers zu betrachten, die das spanische Team im Hinblick auf die olympischen Spiele ersetzen soll. Die ad hoc Division des TAS wies die Begehren mit Schiedsspruch vom 2. August 2008 mangels Berechtigung der Beschwerdeführerin sowie der übrigen Parteien zur Anfechtung des Entscheids der Judicial Commission ("want of standing") ab.
Nachdem dieselben Parteien erfolglos ein weiteres Schiedsverfahren angestrengt hatten, gelangten sie zum dritten Mal an die ad hoc Division des TAS, im Wesentlichen mit den im ersten Verfahren bereits gestellten Rechtsbegehren. Mit Entscheid vom 8. August 2008 wies die ad hoc Division des TAS die Schiedsklage wiederum ab.
C. Mit Beschwerde in Zivilsachen beantragt die Beschwerdeführerin dem Bundesgericht, die beiden Schiedssprüche des TAS vom 2. August 2008 sowie vom 8. August 2008 seien aufzuheben.
Die Beschwerdegegnerin beantragt die Abweisung der Beschwerde, soweit darauf eingetreten werden könne. Das TAS hat auf eine Vernehmlassung verzichtet.
D. Mit Präsidialverfügung vom 12. November 2008 wurde das Gesuch der Beschwerdegegnerin um Sicherstellung einer allfälligen Parteientschädigung gutgeheissen und die Beschwerdeführerin aufgefordert, der Bundesgerichtskasse Fr. 7'000.-- zu überweisen. | Erwägungen:
1. Nach <ref-law> ergeht der Entscheid des Bundesgerichts in einer Amtssprache, in der Regel derjenigen des angefochtenen Entscheids. Wurde dieser Entscheid in einer anderen Sprache abgefasst, bedient sich das Bundesgericht der von den Parteien verwendeten Amtssprache.
Der angefochtene Entscheid ist in englischer Sprache abgefasst. Da es sich dabei nicht um eine Amtssprache handelt und sich die Parteien vor Bundesgericht verschiedener Sprachen bedienen, ergeht der Entscheid des Bundesgerichts praxisgemäss in der Sprache der Beschwerde.
2. Im Bereich der internationalen Schiedsgerichtsbarkeit ist die Beschwerde in Zivilsachen unter den Voraussetzungen der Art. 190-192 IPRG zulässig (<ref-law>).
2.1 Der Sitz des Schiedsgerichts befindet sich vorliegend in Lausanne. Wenigstens eine Partei, vorliegend die Beschwerdeführerin, hat ihren Sitz nicht in der Schweiz. Da die Parteien die Bestimmungen des 12. Kapitels des IPRG nicht schriftlich ausgeschlossen haben, gelangen diese zur Anwendung (Art. 176 Abs. 1 und 2 IPRG).
2.2 Zulässig sind allein die Rügen, die in <ref-law> abschliessend aufgezählt sind (<ref-ruling> E. 5; <ref-ruling> E. 1a S. 53; <ref-ruling> E. 1a S. 282). Nach <ref-law> prüft das Bundesgericht nur die Rügen, die in der Beschwerde vorgebracht und begründet worden sind; dies entspricht der in <ref-law> für die Verletzung von Grundrechten und von kantonalem und interkantonalem Recht vorgesehenen Rügepflicht (<ref-ruling> E. 5 mit Hinweis). Bei Rügen nach <ref-law> ist die Unvereinbarkeit des angefochtenen Schiedsentscheids mit dem Ordre public im Einzelnen aufzuzeigen (<ref-ruling> E. 3 S. 606). Appellatorische Kritik ist unzulässig (<ref-ruling> E. 3b S. 382).
2.3 Das Bundesgericht legt seinem Urteil den Sachverhalt zugrunde, den das Schiedsgericht festgestellt hat (<ref-law>). Es kann die Sachverhaltsfeststellung des Schiedsgerichts weder berichtigen noch ergänzen, selbst wenn diese offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht (vgl. <ref-law>, der die Anwendbarkeit von Art. 105 Abs. 2 sowie Art. 97 BGG ausschliesst). Allerdings kann das Bundesgericht die tatsächlichen Feststellungen des angefochtenen Schiedsentscheids überprüfen, wenn gegenüber diesen Sachverhaltsfeststellungen zulässige Rügen im Sinne von <ref-law> vorgebracht oder ausnahmsweise Noven berücksichtigt werden (<ref-ruling> E. 5 S. 141; <ref-ruling> E. 5.2.2 S. 733; je mit Hinweisen). Wer sich auf eine Ausnahme von der Bindung des Bundesgerichts an die tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz beruft und den Sachverhalt gestützt darauf berichtigt oder ergänzt wissen will, hat mit Aktenhinweisen darzulegen, dass entsprechende Sachbehauptungen bereits im vorinstanzlichen Verfahren prozesskonform aufgestellt worden sind (vgl. <ref-ruling> E. 2a S. 486; <ref-ruling> E. 1c S. 473; je mit Hinweisen).
Die Beschwerdeführerin stellt ihren rechtlichen Ausführungen eine ausführliche Sachverhaltsdarstellung voran, in der sie den Ablauf der Ereignisse sowie des Verfahrens vor der Vorinstanz aus ihrer Sicht darlegt. Sie weicht darin in zahlreichen Punkten von den tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz ab oder erweitert diese, ohne substantiiert Ausnahmen von der Sachverhaltsbindung gemäss Art. 105 Abs. 2 und Art. 97 Abs. 1 BGG geltend zu machen. Ihre Vorbringen haben insoweit unbeachtet zu bleiben.
3. Die Beschwerdeführerin macht unter Berufung auf <ref-law> geltend, die Vorinstanz hätte ihre Zuständigkeit ablehnen müssen.
3.1 Die Vorinstanz wies die beiden Schiedsklagen unter Anwendung von Art. 11 und 13.2 der FIH Anti-Doping Policy mit der Begründung ab, die Beschwerdeführerin sei zur Anfechtung des Entscheids des Judicial Committee nicht berechtigt.
3.2 Die Beschwerdeführerin bringt hiergegen vor, es gebe vielfach Situationen, in denen sich die Frage der Gebundenheit an den Hauptvertrag (Sachlegitimation) von derjenigen der Gebundenheit an die Schiedsvereinbarung (Parteifähigkeit) nicht trennen lasse, weshalb in diesen Fällen ein Schiedsgericht im Rahmen der Zuständigkeitsprüfung vorfrageweise und umfassend die Verbindlichkeit bzw. Rechtszuständigkeit der Parteien in Bezug auf den Hauptvertrag (Sachlegitimation) zu prüfen habe. Sei der Zuständigkeitsentscheid negativ, habe das unzuständige Schiedsgericht keine Kompetenz, die Sachlegitimation an Ansprüchen aus dem Hauptvertrag zu beurteilen, sondern fälle ein reines Prozessurteil. Sie macht weiter geltend, es fehle ihr an der subjektiven Schiedsfähigkeit, weshalb die beiden Schiedsgerichte, wenn sie schon die Auslegung der Beschwerdeführerin von Art. 13.2.1 in Verbindung mit Art. 13.2.3 FIH Anti-Doping Policy nicht teilten, ihre Zuständigkeit hätten verneinen müssen und die Klage nicht hätten materiell abweisen dürfen.
3.3 Das Bundesgericht prüft die Zuständigkeitsrüge nach <ref-law> einschliesslich materieller Vorfragen, von deren Beantwortung die Zuständigkeit abhängt, in rechtlicher Hinsicht frei (<ref-ruling> E. 5 S. 141; <ref-ruling> E. 5.2.2 S. 733; <ref-ruling> E. 2a S. 54). Die Beschwerdeführerin verkennt jedoch, dass es sich bei der von ihr kritisierten Frage der Berechtigung zur Anfechtung des Entscheids der Judicial Commission nicht um eine materielle Vorfrage im Hinblick auf die Beurteilung der Zuständigkeit handelt. Ob eine Partei zur Anfechtung des Beschlusses des Vereinsorgans der Beschwerdegegnerin nach den anwendbaren statutarischen und gesetzlichen Bestimmungen legitimiert ist, betrifft nicht die Zuständigkeit des für die Streiterledigung vorgesehenen Schiedsgerichts, sondern die Frage der Aktivlegitimation. Die ad hoc Division des TAS hat diese Frage für die Schiedsklage der Beschwerdeführerin gestützt auf Art. 13.2 FIH Anti-Doping Policy verneint ("no standing to request relief for the merits"), der im Zusammenhang mit internationalen Wettkämpfen ein Anfechtungsrecht der nationalen Verbände nicht vorsieht. Auch unter Berücksichtigung von Art. 11 FIH Anti-Doping Policy hat die Vorinstanz die Aktivlegitimation der Beschwerdeführerin verneint.
Entgegen der Ansicht der Beschwerdeführerin kann im zu beurteilenden Fall die Frage der Sachlegitimation von derjenigen der Gebundenheit an die Schiedsvereinbarung klar getrennt werden. Was die Beschwerdeführerin unter dem Deckmantel einer Rüge nach <ref-law> gegen die angefochtenen Entscheide vorbringt, ist richtig besehen appellatorische Kritik an der vom TAS vorgenommenen Auslegung von Art. 11 und 13.2 der FIH Anti-Doping Policy, welche die Voraussetzungen einer Anfechtung von Verbandsentscheiden im Zusammenhang mit Dopingvergehen regeln. Die Vorinstanz hat die Voraussetzungen einer Anfechtung des Entscheids der Judicial Commission geprüft, die Aktivlegitimation der Beschwerdeführerin verneint und ihre Rechtsbegehren daher abgewiesen. Das Bundesgericht überprüft nicht, ob das Schiedsgericht das Recht, auf das es seine Entscheidung stützt, richtig angewendet hat. Die Vorbringen der Beschwerdeführerin stossen daher ins Leere.
Abgesehen davon hat die Beschwerdeführerin die beiden Schiedsverfahren selber bei der Vorinstanz eingeleitet und ist damit von deren Zuständigkeit ausgegangen. Bereits aus diesem Grund ist sie mit der Unzuständigkeitseinrede vor Bundesgericht nicht zu hören (vgl. <ref-law>).
3.4 Unter diesen Gesichtspunkten sind die angefochtenen Entscheide, mit denen die Vorinstanz die Schiedsklagen der Beschwerdeführerin beurteilt und mangels Aktivlegitimation abgewiesen hat, nicht zu beanstanden. Ins Leere stösst auch der unzutreffende Vorwurf der Beschwerdeführerin, die Vorinstanz habe eine Begründetheitsprüfung der geltend gemachten Ansprüche unterlassen und damit den formellen Orde public verletzt. In dem von der Beschwerdeführerin ins Feld geführten Umstand, dass den beiden Schiedssprüchen als Sachurteilen materielle Rechtskraft zukommt, die einer allenfalls vor einem staatlichen Gericht angebrachten Anfechtungsklage im Sinne von <ref-law> gegen den Entscheid der Judicial Commission entgegenstehen würde, ist schliesslich entgegen der Ansicht der Beschwerdeführerin keine Verletzung des Ordre public (<ref-law>) zu sehen, sondern er ergibt sich folgerichtig aus der materiellen Beurteilung und Abweisung ihrer Rechtsbegehren.
4. Die Beschwerde erweist sich als unbegründet und ist abzuweisen, soweit darauf eingetreten werden kann. Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend wird die Beschwerdeführerin kosten- und entschädigungspflichtig (Art. 66 Abs. 1 und Art. 68 Abs. 2 BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen, soweit darauf einzutreten ist.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 6'000.-- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Die Beschwerdeführerin hat die Beschwerdegegnerin für das bundesgerichtliche Verfahren mit Fr. 7'000.-- zu entschädigen. Diese Entschädigung wird aus der an die Gerichtskasse bezahlten Sicherheitsleistung ausgerichtet.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Tribunal Arbitral du Sport (TAS), ad hoc Division, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 22. Januar 2009
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Die Präsidentin: Der Gerichtsschreiber:
Klett Leemann | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['3af0c231-e65f-47ed-a2ed-e028d3926e5b', 'f5672aed-ec43-4691-a890-da9f2965af10', 'e3910207-870a-40c4-bac9-cd301f1a05e1', '3af0c231-e65f-47ed-a2ed-e028d3926e5b', '2a39a3ab-0c3a-4963-9955-fa5b1ecad2ac', '8311f188-906c-421f-8935-c032351498bf', 'c5aadc4d-0122-4d9e-a968-feb3bea3041e', 'a8ee84a5-1cbb-4899-a75a-33446b9a3f65', '7ac9c1af-6ae8-44e4-a2d6-55009eed9cac', '48804f61-701d-426a-a23d-4bf35bdcdacf', 'c5aadc4d-0122-4d9e-a968-feb3bea3041e', 'a8ee84a5-1cbb-4899-a75a-33446b9a3f65', 'f5672aed-ec43-4691-a890-da9f2965af10'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '19fcc26a-ac69-4755-b553-e0d676a946ca', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', 'e9a0806c-281a-4695-9570-bc6116e83754', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'dbfc2d3d-1a70-4c2c-9921-3b74ac03e3aa', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
0373d76f-eb22-4369-9081-399733a4981e | 2,002 | fr | A.- a) B._, né le 21 mars 1916, est décédé au Mexique le 26 février 2000. Il laisse comme héritiers son fils L._ et sa fille dame G._, jumeaux nés le 28 mai 1958. Après avoir divorcé de la mère de ses deux enfants, le de cujus avait épousé en secondes noces dame H._, dont il n'a pas eu d'enfant et dont il a divorcé en 1983.
b) Le 5 octobre 1995, B._ et son ex-épouse dame H._ ont ouvert un compte joint (n° XXXX), avec signatures individuelles, auprès de X._ Private Bank (Switzerland) SA, à Genève, banque qui a été reprise par J._ (Suisse) SA le 29 mars 2001. B._ a été indiqué comme l'ayant droit économique des avoirs déposés sur ce compte. Il était prévu que, en cas de décès de l'un ou l'autre des titulaires, leurs héritiers seraient exclus de tous droits sur la relation bancaire. Au 30 mars 2001, ce compte présentait un solde de 10'557'536 US$.
c) Par testament notarié du 25 septembre 1999, B._ a attribué à son fils et à sa fille, à parts égales, tous les avoirs en monnaie mexicaine et en monnaies étrangères dont il disposait au Mexique et auprès de X._ Bank, New York, et de ses filiales en Suisse, sous réserve de deux legs en faveur de son petit-fils et de son filleul, à prélever sur les fonds confiés à X._ Bank.
Il était précisé que son fils était institué héritier unique et universel de tous les biens qui n'étaient pas mentionnés dans le testament. M._ a été désigné comme exécuteur testamentaire.
La validité de ce testament a été constatée par le juge des affaires familiales d'Aguascalientes le 16 juin 2000.
B.-a) Le 18 juin 2001, les enfants du défunt et l'exécuteur testamentaire ont saisi le Tribunal de première instance du canton de Genève d'une requête de mesures provisionnelles dirigée contre dame H._ et J._ (Suisse) SA et tendant à la saisie conservatoire de tous les avoirs ou créances dépendant de la succession, en particulier du compte joint n° XXXX.
Statuant le même jour à titre pré-provisoire, le Tribunal de première instance a fait droit à la requête et astreint les requérants à verser des sûretés de 50'000 fr. dans un délai de 5 jours. Par ordonnance du 2 octobre 2001, rendue après audition des parties, il a pris acte du retrait de la procédure contre J._ (Suisse) SA; sur le fond, il a levé la saisie conservatoire en tant qu'elle portait sur le compte joint, estimant que la clause d'exclusion à laquelle était soumis ce compte était opposable aux enfants, qui ne pouvaient donc pas en obtenir le blocage.
b) Saisie d'un recours contre cette ordonnance, la Cour de justice l'a annulée le 22 novembre 2001 et a autorisé les requérants à procéder, à leurs frais, risques et périls, à la saisie conservatoire des avoirs, dépendant de la succession, sur le compte joint n° XXXX en mains de J._ (Suisse) SA, à Genève; elle a en outre prescrit que les avoirs devaient rester en mains de J._ (Suisse) SA, maintenu les sûretés de 50'000 fr. fournies par les requérants et fixé à ceux-ci un délai de 90 jours dès la signification du procès-verbal d'exécution pour ouvrir action en validation.
C.- Contre cet arrêt, dame H._ a interjeté un recours de droit public au Tribunal fédéral; elle conclut à son annulation et à ce que les requérants soient déboutés de toute autre conclusion, dépens à leur charge. Une réponse n'a pas été requise. | Considérant en droit :
1.- Le Tribunal fédéral examine d'office et avec une pleine cognition la recevabilité des recours qui lui sont soumis (<ref-ruling> consid. 1; <ref-ruling> consid. 2; <ref-ruling> consid. 2a).
a) La décision sur mesures provisionnelles en cause, prise en dernière instance cantonale, peut être entreprise par la voie du recours de droit public. En effet, la condition du dommage irréparable de l'art. 87 al. 2 OJ, par quoi on entend exclusivement le dommage juridique qui ne peut être réparé ultérieurement, notamment par le jugement final, est de toute manière réalisée (arrêt du 4 novembre 1994 de la Ie Cour civile, in RSPI 1996 II 241 c. 2; arrêt M. du 15 janvier 1990, in SJ 1990 p. 177 c. 2 p. 179; <ref-ruling> consid. 2 p. 210 et les arrêts cités).
b) Sous réserve d'exceptions non réalisées en l'espèce, le recours de droit public est une voie de cassation et ne peut tendre qu'à l'annulation de la décision attaquée (<ref-ruling> consid. 4a; <ref-ruling> consid. 1c p. 216-217). Le présent recours est donc irrecevable dans la mesure où il tend à ce que les intimés soient déboutés de leurs conclusions.
2.- La recourante se plaint tout d'abord d'une violation de l'art. 9 Cst. Elle soutient que la Cour de justice a considéré de manière arbitraire que les intimés, héritiers institués par testament, ont rendu vraisemblable un droit préférable au sens de l'<ref-law> sur le compte bancaire litigieux.
a)aa) D'après l'<ref-law>, celui qui se croit autorisé à faire valoir, comme héritier légal ou institué, sur une succession ou sur des biens qui en dépendent, des droits préférables à ceux du possesseur, peut requérir du juge les mesures nécessaires pour garantir ses droits. Pour que les mesures conservatoires soient ordonnées, il est nécessaire et suffisant que la prétention successorale invoquée par l'héritier n'apparaisse pas d'emblée infondée (<ref-ruling> consid. 4a; Tuor/Picenoni, Berner Kommentar, n. 32 ad <ref-law>).
bb) Selon la jurisprudence, les autorités cantonales jouissent d'une grande liberté en matière d'appréciation des preuves. Saisi d'un recours de droit public, le Tribunal fédéral n'intervient que si cette appréciation est manifestement insoutenable, est en contradiction évidente avec la situation de fait, repose sur une inadvertance manifeste ou heurte de façon choquante le sentiment de la justice (<ref-ruling> consid. 2b; <ref-ruling> consid. 1 et les références citées). Statuant sur recours contre une ordonnance de mesures provisionnelles, le Tribunal fédéral fait preuve d'une retenue d'autant plus grande que, compte tenu du but assigné à cette procédure particulière, le juge n'examine la cause que de manière sommaire et provisoire, se contentant de la preuve de la vraisemblance des faits allégués et du bien-fondé de l'action au fond (<ref-ruling> consid. 4c; <ref-ruling> consid. 4; <ref-ruling> consid. 2b; <ref-ruling> consid. 3b p. 486-487).
b) L'autorité cantonale a constaté en fait, d'une part, que le défunt et son ex-épouse avaient ouvert un compte joint auprès de X._ Bank (Switzerland) SA, étant prévu qu'en cas de mort de l'un ou de l'autre, leurs héritiers seraient exclus de tous droits sur la relation bancaire et, d'autre part, que, par testament postérieur à cette ouverture de compte, le de cujus avait attribué à ses enfants tous les avoirs dont il disposait au Mexique et auprès de X._ Bank, New York, et de ses filiales en Suisse, sous réserve de deux legs, son fils étant même institué héritier unique et universel de tous les biens non mentionnés dans le testament. La cour cantonale en a conclu que les requérants ont rendu vraisemblables des prétentions héréditaires sur les valeurs déposées sur le compte joint n° XXXX. Elle a en outre précisé que la clause d'exclusion ne vise que la relation contractuelle avec la banque, motif pour lequel les enfants ont intérêt à solliciter, avec l'exécuteur testamentaire, des mesures conservatoires pour prévenir un transfert des biens, que cette prérogative leur est réservée par le droit successoral et, enfin, que la recourante ne prétend pas être l'héritière ou la légataire du défunt, soutenant seulement que le de cujus lui aurait fait don de cette partie de son patrimoine.
c)aa) Après avoir rappelé les allégués sur lesquels les intimés ont fondé leur requête de mesures provisionnelles et confirmé qu'elle-même ne prétend pas avoir la qualité d'héritière, la recourante fait valoir que les intimés n'ont fourni aux autorités judiciaires aucun élément de fait ou de droit permettant de fonder une réclamation successorale de droit mexicain sur le compte joint, qu'ils n'ont donné aucune indication sur les griefs qui leur permettraient d'attaquer l'acte constitutif de ce compte, que le défunt était parfaitement sain d'esprit, que le droit mexicain ne connaît pas le système de la réserve héréditaire, que les intimés n'ont d'ailleurs jamais allégué l'existence d'une lésion de leur réserve et que, partant, il n'existe aucun litige de droit successoral entre les parties, mais seulement un litige de nature contractuelle ayant pour objet la position des héritiers dans le cadre du contrat conclu avec la banque.
Cette critique, de nature purement appellatoire, ne satisfait pas aux exigences de motivation déduites de l'art. 90 al. 1 let. b OJ; partant, elle est irrecevable (<ref-ruling> consid. 1b et les arrêts cités).
bb) La recourante affirme ensuite que la simple référence, dans le testament, à l'existence de relations bancaires avec X._ Bank et ses succursales en Suisse, sans que soit mentionné le compte joint de mai (sic) 1995, est insuffisante pour conclure à l'existence de droits préférentiels des enfants sur ce compte, d'autant que les intimés ont demandé le blocage et la saisie de tous les avoirs auprès de la banque J._ (Suisse) SA.
La cour cantonale a constaté que, par testament du 25 septembre 1999, postérieur à l'ouverture du compte joint, le de cujus a attribué à parts égales à ses deux enfants tous les avoirs dont il disposait, en particulier ceux se trouvant auprès des filiales de X._ Bank en Suisse. Contrairement à l'opinion de la recourante, il n'est pas possible de déduire d'emblée de ce fait, qui n'est pas contesté, que le compte joint ne ferait pas partie de la succession. Partant, on ne saurait considérer comme arbitraire l'appréciation de la cour cantonale selon laquelle le droit préférable des enfants sur ce compte a été rendu vraisemblable.
cc) Dans ces circonstances, il n'est pas nécessaire d'examiner plus avant - à supposer qu'ils soient recevables - les autres griefs de la recourante relatifs à l'absence de rapport contractuel entre les enfants et la banque, aux effets de la clause d'exclusion dont est assorti le compte joint et au titre en vertu duquel la recourante serait devenue propriétaire de cet argent.
3.- La recourante fait enfin valoir une atteinte à sa liberté économique sous l'angle de sa liberté contractuelle (art. 27 Cst.). Plus précisément, l'arrêt attaqué, qui la prive de son droit de donner à la banque des instructions alors que ce droit lui est reconnu par contrat, représenterait une atteinte à sa liberté économique.
Les mesures provisionnelles ordonnées sont fondées sur l'<ref-law>. Il est incontesté qu'une saisie conservatoire peut être autorisée au titre des mesures nécessaires pour garantir les droits du demandeur à une action en pétition d'hérédité (Tuor/Picenoni, op. cit. , n. 31 ad <ref-law>). Vu la restriction du droit de disposer qu'implique une telle mesure, le grief de la recourante est infondé.
4.- En conclusion, le recours doit être rejeté dans la mesure où il est recevable, aux frais de son auteur (art. 156 al. 1 OJ).
Les intimés n'ayant pas été invités à répondre, il n'y a pas lieu de leur allouer des dépens. | Par ces motifs,
le Tribunal fédéral :
1. Rejette le recours dans la mesure où il est recevable.
2. Met un émolument judiciaire de 7'000 fr. à la charge de la recourante.
3. Communique le présent arrêt en copie aux mandataires des parties et à la Cour de justice du canton de Genève.
_
Lausanne, le 12 février 2002 HEE/frs
Au nom de la IIe Cour civile
du TRIBUNAL FEDERAL SUISSE :
Le Président,
La Greffière, | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['2a00e3cc-49a7-4e4e-8776-bd93ce8a5cda', '61b31528-1954-4332-b35e-efb70790798e', 'bb2d164f-8ecf-4677-a279-c35c7633b1b5', 'd6112076-1bab-4f30-9e0d-28159e298e44', '81f44fc6-bc46-4f41-be5f-1f4cadb8454c', '9b6eb91f-64fc-44e1-8f77-6e66ff379495', '6562d23a-c6d8-43cf-91e2-a5c435d175eb', 'c57d9644-e5bf-4e6f-bba0-24e0dec2f504', 'df9ed313-bd6d-454b-9762-b5bf7256ca8b', '447c404b-53ea-4c09-bdec-58e5cac8e12c', '5d0ddac5-3877-4b3a-8c30-acf78fee1e8a', 'b1b546b3-1abf-4a7c-99d3-0c9560fff87d', 'afa57621-6685-41fc-9278-63afcad29f13', '45c27a43-1b79-433a-86e6-58bd7baa3755'] | ['fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
03745ae0-5c23-4541-a8ab-7e2d1a13dbc7 | 2,007 | de | Sachverhalt:
Sachverhalt:
A. X._ (Beschwerdeführer 1) ist Eigentümer der Parzelle Nr. 000, Grundbuch A._. Sein Cousin Y._ (Beschwerdeführer 2) ist Eigentümer der angrenzenden Parzelle Nr. 111, Grundbuch A._. Die Z._ AG (Beschwerdegegnerin) schloss am 30. April/12. Mai 2003 mit dem Beschwerdeführer 1 betreffend das Grundstück Nr. 000 und am 19./26. August 2003 mit dem Beschwerdeführer 2 betreffend das Grundstück Nr. 111 eine Reservations- und Entwicklungsvereinbarung ab. Inhalt und Ziel der beiden gleichlautenden Vereinbarungen war die Realisierung eines Wohnbauprojekts durch die Beschwerdegegnerin als Totalunternehmerin auf den Grundstücken der Beschwerdeführer. Die Beschwerdegegnerin verpflichtete sich, auf eigene Kosten und eigenes Risiko die Planung (sowie nach Möglichkeit die spätere Bauausführung als Total-/Generalunternehmerin) zu übernehmen. Die Beschwerdeführer verpflichteten sich, ihre Grundstücke an von der Beschwerdegegnerin zu suchende Investoren bzw. Wohnungskäufer zum Preis von Fr. 120.-- pro m2 zu verkaufen. Die Vereinbarungen wurden auf eine feste Dauer von fünf Jahren (mit Verlängerungsmöglichkeit) abgeschlossen, unter Vorbehalt des Kündigungsrechts gemäss Ziffer 5. In Ziffer 8 wurde folgende Klausel zum Schutz des geistigen Eigentums aufgenommen:
"8. Geistiges Eigentum
"8. Geistiges Eigentum
... Sollte gemäss Pkt. 5 dieser Vereinbarung Herr X._ (Y._) vom Recht der Vereinbarungsauflösung Gebrauch machen, und liegt zu diesem Zeitpunkt bereits auch schon ein rechtskräftiger Gestaltungsplan vor, so darf Herr X._ (Y._) in seiner Eigenschaft als Grundstückseigentümer darüber verfügen. Wenn das Projekt allerdings - bedingt durch diese Vorleistungen - in der Folge von einem anderen TU/GU oder einem sonstigen Dritten realisiert wird, verpflichtet sich der Eigentümer zu einer Entschädigungszahlung an Z._ AG in Höhe von CHF 150'000.--."
Am 9. Februar 2004 kündigten die beiden Beschwerdeführer die jeweilige Vereinbarung auf den 10. Mai 2004. Die Beschwerdegegnerin liess am 7. September 2005 die Beschwerdeführer separat für je eine Forderung von Fr. 150'000.-- nebst Zins betreiben. Die Beschwerdeführer erhoben Rechtsvorschlag.
B. In der Folge reichte die Beschwerdegegnerin gegen die Beschwerdeführer beim Amtsgericht Sursee je eine Klage ein auf Bezahlung von Fr. 150'000.-- nebst Zins zu 5% seit 7. September 2005 und Aufhebung des Rechtsvorschlags. Sie machte geltend, einen vertraglichen Entschädigungsanspruch nach Ziffer 8 der Vereinbarungen zu haben. Zusätzlich habe sie einen Anspruch aus Verletzung ihrer Urheberrechte, der auch dann bestehe, wenn die Voraussetzungen von Ziffer 8 der Vereinbarungen als nicht gegeben erachtet würden.
Die Verfahren wurden zuständigkeitshalber an das Obergericht des Kantons Luzern überwiesen und vereinigt. Dieses verpflichtete mit Urteil vom 1. Mai 2007 die Beschwerdeführer unter solidarischer Haftbarkeit, der Beschwerdegegnerin Fr. 150'000.-- nebst Zins zu 5% seit 7. September 2005 zu bezahlen und hob die Rechtsvorschläge in den entsprechenden Betreibungen auf. Die Voraussetzungen für einen vertraglichen Entschädigungsanspruch nach Ziffer 8 der Vereinbarungen betrachtete es als gegeben. Daher prüfte es nicht mehr, ob die Beschwerdegegnerin einen ausservertraglichen Anspruch gestützt auf <ref-law> geltend machen könne. Es hielt sodann dafür, die Beschwerdeführer hätten sich gemeinschaftlich verpflichtet, die Entschädigung von Fr. 150'000.-- zu bezahlen. Diese sei nicht je separat geschuldet.
Die Verfahren wurden zuständigkeitshalber an das Obergericht des Kantons Luzern überwiesen und vereinigt. Dieses verpflichtete mit Urteil vom 1. Mai 2007 die Beschwerdeführer unter solidarischer Haftbarkeit, der Beschwerdegegnerin Fr. 150'000.-- nebst Zins zu 5% seit 7. September 2005 zu bezahlen und hob die Rechtsvorschläge in den entsprechenden Betreibungen auf. Die Voraussetzungen für einen vertraglichen Entschädigungsanspruch nach Ziffer 8 der Vereinbarungen betrachtete es als gegeben. Daher prüfte es nicht mehr, ob die Beschwerdegegnerin einen ausservertraglichen Anspruch gestützt auf <ref-law> geltend machen könne. Es hielt sodann dafür, die Beschwerdeführer hätten sich gemeinschaftlich verpflichtet, die Entschädigung von Fr. 150'000.-- zu bezahlen. Diese sei nicht je separat geschuldet.
C. Die Beschwerdeführer beantragen mit Beschwerde in Zivilsachen, das Urteil des Obergerichts des Kantons Luzern vom 1. Mai 2007 aufzuheben und die Klagen abzuweisen. Eventuell sei die Sache zur Neubeurteilung an die Vorinstanz zurückzuweisen.
Die Beschwerdegegnerin beantragt die Abweisung der Begehren der Beschwerdeführer und die Bestätigung des angefochtenen Urteils. Die Vorinstanz stellt den Antrag, die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei.
Die Beschwerdegegnerin beantragt die Abweisung der Begehren der Beschwerdeführer und die Bestätigung des angefochtenen Urteils. Die Vorinstanz stellt den Antrag, die Beschwerde abzuweisen, soweit darauf einzutreten sei.
D. Mit Präsidialverfügung vom 6. Juli 2007 wurde das Gesuch der Beschwerdeführer um Erteilung der aufschiebenden Wirkung abgewiesen. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1. Das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) ist am 1. Januar 2007 in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Da der angefochtene Entscheid am 1. Mai 2007 ergangen ist, richtet sich das Verfahren nach dem BGG (<ref-law>).
1. Das Bundesgesetz über das Bundesgericht vom 17. Juni 2005 (BGG; SR 173.110) ist am 1. Januar 2007 in Kraft getreten (AS 2006 1205, 1243). Da der angefochtene Entscheid am 1. Mai 2007 ergangen ist, richtet sich das Verfahren nach dem BGG (<ref-law>).
2. Streitig ist die Auslegung von Ziffer 8 der Vereinbarungen, insbesondere die Frage, ob die Entschädigung an die wörtliche Voraussetzung geknüpft sei, dass im Zeitpunkt der Vereinbarungsauflösung ein rechtskräftiger Gestaltungsplan vorliegt.
2.1 Der Inhalt eines Vertrags bestimmt sich in erster Linie durch subjektive Auslegung, das heisst, nach dem übereinstimmenden wirklichen Parteiwillen (<ref-law>). Wenn dieser unbewiesen bleibt, sind zur Ermittlung des mutmasslichen Parteiwillens die Erklärungen der Parteien aufgrund des Vertrauensprinzips so auszulegen, wie sie nach ihrem Wortlaut und Zusammenhang sowie den gesamten Umständen verstanden werden durften und mussten (<ref-ruling> E. 4 S. 27 f.; <ref-ruling> E. 4.1 S. 611; <ref-ruling> E. 3.2 S. 71, je mit Hinweisen). Das Bundesgericht überprüft diese objektivierte Auslegung von Willenserklärungen als Rechtsfrage, wobei es an Feststellungen des kantonalen Richters über die äusseren Umstände sowie das Wissen und Wollen der Beteiligten grundsätzlich gebunden ist (<ref-law>; <ref-ruling> E. 2.2.1 S. 67 mit Hinweisen).
2.2 Die Vorinstanz hielt zunächst fest, dass der Gestaltungsplan der Beschwerdegegnerin am 17. November 2003 dem Gemeinderat von A._ zur Genehmigung eingereicht worden sei, der die Genehmigung mit Entscheid vom 5. Mai 2004 erteilt habe. Der Entscheid sei am 14. Mai 2004 zugestellt worden und nach unbenutztem Ablauf der Beschwerdefrist von 20 Tagen in Rechtskraft erwachsen. Die Kündigung der Vereinbarungen durch die Beschwerdeführer sei am 9. Februar 2004 auf den 10. Mai 2004 erfolgt. Im Zeitpunkt des Eintritts der Wirksamkeit der Kündigung habe demnach der Gemeinderat von A._ den Gestaltungsplan zwar bereits genehmigt gehabt. Dieser sei aber noch nicht rechtskräftig gewesen, weil die Frist zur Einreichung eines Rechtsmittels noch nicht abgelaufen gewesen sei.
Einen übereinstimmenden wirklichen Willen der Parteien stellte die Vorinstanz nicht fest, sondern nahm eine Auslegung nach dem Vertrauensprinzip vor. Dabei gelangte sie zum Ergebnis, die Abmachung könne vernünftigerweise nur so verstanden werden, dass im fraglichen Zeitpunkt ein Gestaltungsplan vorliegen müsse, der genehmigungsfähig sei, d.h. in Übereinstimmung mit den gesetzlichen Vorschriften erstellt und von der zuständigen Behörde auch genehmigt worden sei. Bereits am 2. Juli 2003 habe eine Vorprüfung des Gestaltungsplans durch den Gemeinderat stattgefunden, weshalb bei Einreichung des Gestaltungsplans am 17. November 2003 und nach Ablauf der Planauflage am 29. Dezember 2003 mit einem baldigen Entscheid habe gerechnet werden können. Im Zeitpunkt der Vertragsauflösung habe der Gemeinderat den Gestaltungsplan genehmigt gehabt. Dieser sei mit Ablauf der Rechtsmittelfrist in Rechtskraft erwachsen. Darüber hinaus zu verlangen, dass im massgeblichen Zeitpunkt auch die Rechtsmittelfrist abgelaufen sein musste, wäre eine rein grammatikalische oder formalistische Auslegung, die unzulässig sei.
Die Vorinstanz rief dabei in Erinnerung, dass nach der bundesgerichtlichen Rechtsprechung auch ein klarer Wortlaut für die Vertragsauslegung nicht allein massgebend und eine reine Buchstabenauslegung nicht statthaft ist (BGE <ref-ruling> E. 4.2 S. 611; <ref-ruling> E. 1b). Die Vorinstanz erachtete es als fraglich, ob die Parteien den in der Vertragsklausel verwendeten Fachausdruck im juristisch-technischen Sinn der formellen Rechtskraft, die in erster Linie an ein zeitliches Element anknüpfe, verstanden hätten. Ohnehin komme dem Umstand, dass die Parteien einen bestimmten Rechtsbegriff verwendeten, keine entscheidende Bedeutung zu, vielmehr seien Sinn und Zweck der Vereinbarung zu ergründen. Eine strenge wörtliche Auslegung rechtfertige sich nur gegenüber Personen, die im Umgang mit diesen Begriffen erfahren seien (BGE <ref-ruling> E. 4.2 S. 612; <ref-ruling> E. 2.4.1 S. 707 f.; <ref-ruling> E. 2b S. 308 f.). Zum letzteren Punkt stellte die Vorinstanz fest, dass dies vorliegend nicht der Fall sei.
2.3 Die Beschwerdeführer rügen einzig, die Feststellung, dass die Beschwerdegegnerin im Umgang mit dem Begriff "rechtskräftiger Gestaltungsplan" nicht erfahren sei, sei willkürlich. Es sei gerichtsnotorisch, dass die Beschwerdegegnerin eine der grösseren Generalunternehmungen der Schweiz sei. Sie verfüge über einen Rechtsdienst. Letzteres wollen die Beschwerdeführer mit einem Schreiben vom 31. Mai 2007 belegen, das sie dem Bundesgericht einreichen. Dieses kann jedoch nicht berücksichtigt werden. Neue Tatsachen und Beweismittel dürfen im bundesgerichtlichen Verfahren nur soweit vorgebracht werden, als erst der Entscheid der Vorinstanz dazu Anlass gibt (<ref-law>), was wiederum näher darzulegen ist. Die Beschwerdeführer machen dazu jedoch keine Ausführungen, weshalb ihr Vorbringen und das Schreiben vom 31. Mai 2007 ausser Betracht bleiben müssen. Mit dem Hinweis, bei der Beschwerdegegnerin handle es sich um eine der grösseren Generalunternehmungen der Schweiz, vermögen sie die gerügte Feststellung der Vorinstanz nicht als geradezu willkürlich auszuweisen. Beim Begriff "rechtskräftig" geht es um einen juristischen Terminus, der in seinem exakten Sinn, namentlich in Bezug auf seine Anknüpfung an den Ablauf der Fristen für ordentliche Rechtsmittel, einer Generalunternehmung nicht a priori geläufig sein muss. Willkür ist nicht aufgezeigt, und die von der Vorinstanz vorgenommene Auslegung wird von den Beschwerdeführern nicht weiter angefochten.
2.3 Die Beschwerdeführer rügen einzig, die Feststellung, dass die Beschwerdegegnerin im Umgang mit dem Begriff "rechtskräftiger Gestaltungsplan" nicht erfahren sei, sei willkürlich. Es sei gerichtsnotorisch, dass die Beschwerdegegnerin eine der grösseren Generalunternehmungen der Schweiz sei. Sie verfüge über einen Rechtsdienst. Letzteres wollen die Beschwerdeführer mit einem Schreiben vom 31. Mai 2007 belegen, das sie dem Bundesgericht einreichen. Dieses kann jedoch nicht berücksichtigt werden. Neue Tatsachen und Beweismittel dürfen im bundesgerichtlichen Verfahren nur soweit vorgebracht werden, als erst der Entscheid der Vorinstanz dazu Anlass gibt (<ref-law>), was wiederum näher darzulegen ist. Die Beschwerdeführer machen dazu jedoch keine Ausführungen, weshalb ihr Vorbringen und das Schreiben vom 31. Mai 2007 ausser Betracht bleiben müssen. Mit dem Hinweis, bei der Beschwerdegegnerin handle es sich um eine der grösseren Generalunternehmungen der Schweiz, vermögen sie die gerügte Feststellung der Vorinstanz nicht als geradezu willkürlich auszuweisen. Beim Begriff "rechtskräftig" geht es um einen juristischen Terminus, der in seinem exakten Sinn, namentlich in Bezug auf seine Anknüpfung an den Ablauf der Fristen für ordentliche Rechtsmittel, einer Generalunternehmung nicht a priori geläufig sein muss. Willkür ist nicht aufgezeigt, und die von der Vorinstanz vorgenommene Auslegung wird von den Beschwerdeführern nicht weiter angefochten.
3. Die Beschwerde ist demnach abzuweisen. Dem Ausgang des Verfahrens entsprechend werden die Beschwerdeführer kosten- und entschädigungspflichtig (Art. 66 Abs. 1 und 5 sowie Art. 68 Abs. 2 und 4 BGG). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 5'500.-- wird den Beschwerdeführern unter solidarischer Haftbarkeit auferlegt.
2. Die Gerichtsgebühr von Fr. 5'500.-- wird den Beschwerdeführern unter solidarischer Haftbarkeit auferlegt.
3. Die Beschwerdeführer haben die Beschwerdegegnerin für das bundesgerichtliche Verfahren unter solidarischer Haftbarkeit mit Fr. 6'500.-- zu entschädigen.
3. Die Beschwerdeführer haben die Beschwerdegegnerin für das bundesgerichtliche Verfahren unter solidarischer Haftbarkeit mit Fr. 6'500.-- zu entschädigen.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Luzern, I. Kammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 20. Juli 2007
Im Namen der I. zivilrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin: | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['723acc78-1337-4cd2-afd9-139684383434', '6df656b4-f8ee-40cd-a134-e410fdc64977', '31539d64-ad33-4b76-9adf-f9e5b5b67107', 'cc4ee29d-6cad-40c6-8605-d2598e8f4ae6', '6df656b4-f8ee-40cd-a134-e410fdc64977', '4049519c-2323-4b0e-94e2-55bd8b9a9f36', '6df656b4-f8ee-40cd-a134-e410fdc64977', 'f9ebc5d1-6d63-4715-a569-fa7416a35a4e', '5e0eb9bf-6276-4799-8e99-c66964aa4190'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '87e0d0e6-9aa3-4b9c-b83e-42fc98a51a2c', '827219da-0634-4ce5-b279-e20950d43c09', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '27d32e69-88d5-40b2-9a04-3f7f10d1880f', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
03751ee6-5cf4-4d13-a104-141e6b9df3d2 | 2,010 | de | Nach Einsicht
in die Beschwerde vom 12. November 2010 (Poststempel) gegen den Entscheid des Sozialversicherungsgerichts des Kantons Zürich vom 22. September 2010, | in Erwägung,
dass ein Rechtsmittel gemäss Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG unter anderem die Begehren und deren Begründung zu enthalten hat, wobei in der Begründung in gedrängter Form darzulegen ist, inwiefern der angefochtene Akt Recht verletzt,
dass die Feststellung des Sachverhalts abgesehen von hier nicht interessierenden Ausnahmen (<ref-law>) nur gerügt werden kann, wenn sie offensichtlich unrichtig ist oder auf einer Rechtsverletzung im Sinne von <ref-law> beruht und wenn die Behebung des Mangels für den Ausgang des Verfahrens entscheidend sein kann (<ref-law>),
dass es bei der Geltendmachung offensichtlich unrichtiger Sachverhaltsfeststellung durch die Vorinstanz nicht ausreicht, die Lage aus Sicht der Beschwerde führenden Person darzustellen und den davon abweichenden angefochtenen Entscheid als willkürlich zu bezeichnen,
dass vielmehr im Einzelnen darzulegen ist, inwiefern das kantonale Gericht den rechtserheblichen Sachverhalt offensichtlich unrichtig oder willkürlich dargelegt haben soll,
dass die Beschwerdeführerin letztinstanzlich einzig die vorinstanzlichen Tatsachenfeststellungen zur Restarbeitsfähigkeit bestreitet,
dass sie dabei diese zwar als in willkürlicher Beweiswürdigung zustande gekommen rügt, zur Begründung indessen einzig in pauschal gehaltener Form anführt, die umfassende Aktenlage sei nicht genügend berücksichtigt worden,
dass dergestalt die Beschwerde den inhaltlichen Mindestanforde-rungen offensichtlich nicht genügt,
dass deshalb im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> auf die Beschwerde nicht einzutreten ist und die Beschwerdeführerin nach Art. 66 Abs. 1 und 3 BGG kostenpflichtig wird, | erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 300.- werden der Beschwerdeführerin auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Sozialversicherungen schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 15. Dezember 2010
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Ursprung Grünvogel | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
03754b27-ca39-4b75-b7f4-663720b7d60e | 2,008 | de | Der Präsident zieht in Erwägung:
1. Der verwahrte Beschwerdeführer stellte mit Eingabe vom 4. Juni 2008 bei den Behörden des Kantons Zürich das Begehren, die Überprüfung der Verwahrungsmassnahme sei einzustellen. Im angefochtenen Entscheid wurde das Begehren abgewiesen. Der Beschwerdeführer macht unter "Formelles" geltend, im vorliegenden Fall sei <ref-law> anzuwenden, da der angefochtene Entscheid einen nicht wieder gutzumachenden Nachteil bewirken könne. Inwieweit ein solcher Nachteil dadurch, dass die Verwahrungsmassnahme überprüft wird, bewirkt werden könnte, ist indessen nicht ersichtlich. Auf die Beschwerde ist im Verfahren nach <ref-law> nicht einzutreten.
2. Die Gerichtskosten sind dem Beschwerdeführer aufzuerlegen (<ref-law>). Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege ist in Anwendung von <ref-law> abzweisen, weil die Rechtsbegehren aussichtslos erschienen. Der finanziellen Lage des Beschwerdeführers ist durch eine herabgesetzte Gerichtsgebühr Rechnung zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt der Präsident:
1. Auf die Beschwerde wird nicht eingetreten.
2. Das Gesuch um unentgeltliche Rechtspflege wird abgewiesen.
3. Die Gerichtskosten von Fr. 500.-- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
4. Dieses Urteil wird den Parteien und dem Obergericht des Kantons Zürich, III. Strafkammer, schriftlich mitgeteilt.
Lausanne, 18. Juli 2008
Im Namen der Strafrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber:
Schneider Monn | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | [] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5'] |
|
037652e3-bf39-43b2-948c-b5f259fbfdad | 2,001 | fr | A.- a) En 1991, la Commune d'Orbe (ci-après: la défenderesse) a ouvert un concours d'architecture restreint en vue de la construction d'un bâtiment administratif, avec surface commerciale et parc souterrain, sur la parcelle n° 403 dont elle était propriétaire au chemin des Terreaux 22, à Orbe.
Le projet visait à regrouper différents services communaux sous le même toit.
Parmi les six bureaux d'architectes invités à participer à ce concours figurait la société X._ S.A.
(ci-après: la demanderesse), qui exploite un atelier d'architecture.
Les architectes A._ et B._ sont, respectivement, le président et la secrétaire du conseil d'administration de cette société.
Les conditions du concours prévoyaient l'application du Règlement SIA 152, édition 1972.
La demanderesse a déposé un projet et s'est vu attribuer le premier prix du concours par décision du jury du 3 octobre 1991.
Mandatée, à la suite de ce concours, pour établir un avant-projet et s'occuper de la mise au point du plan partiel d'affectation, la demanderesse a déposé ces documents en temps utile.
En décembre 1992, la défenderesse a décidé d'abandonner la construction du bâtiment administratif projeté en invoquant des considérations d'ordre financier; elle a alors versé à la demanderesse la somme de 12 680 fr. pour les prestations effectuées jusque-là.
b) En avril 1994, une société Y._ S.A. a abordé la défenderesse pour lui proposer d'effectuer pour son compte une préétude financière de faisabilité d'un complexe administratif sur la parcelle n° 403 (phase I) et d'établir un avant-projet avec esquisses et budget (phase II). Ladite société s'est également proposée de rechercher ultérieurement un tiers qui achèterait cette parcelle pour y réaliser la construction projetée et qui lui confierait le mandat d'exécution (phase III). Au cas où, dans la période des phases I et II, la défenderesse ne confierait pas les mandats d'exécution à Y._ S.A., elle devrait payer à cette dernière un montant de 50 000 f. pour les prestations effectuées.
Le 27 avril 1994, la défenderesse a informé Y._ S.A. qu'elle lui donnait son accord pour entreprendre l'étude envisagée, selon les modalités fixées; elle lui a également indiqué le résultat du concours, tout en lui laissant le libre choix du projet et des mandataires.
Ne voulant pas collaborer avec la demanderesse, Y._ S.A. a choisi un autre bureau d'architectes, qui a établi un projet d'entente avec l'acheteur potentiel. La défenderesse a accueilli favorablement ce projet.
Par acte du 2 avril 1996, la défenderesse a vendu la parcelle en question à la Caisse intercommunale de pensions (CIP) qui a signé un contrat d'entreprise avec Y._ S.A. et qui a fait réaliser le bâtiment en recourant aux services des mêmes mandataires (architectes et ingénieurs) que ceux qui avaient été choisis initialement par cette société.
c) Le 12 mars 1996, la demanderesse a adressé une note d'honoraires de 48 800 fr. à la défenderesse, qui a refusé de la payer.
B.- Le 8 octobre 1996, la demanderesse a assigné la défenderesse en paiement de ce montant et des intérêts y afférents.
La défenderesse a conclu au rejet de la demande.
Par jugement du 10 mars 2000, la Cour civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud a condamné la défenderesse à payer à la demanderesse la somme de 37 320 fr. avec intérêts à 5% l'an dès le 23 juillet 1996. Elle a considéré, en substance, que, si la défenderesse pouvait faire réaliser un autre projet et mandater d'autres architectes que le vainqueur du concours - ce qu'elle a fait en mandatant, par l'intermédiaire de Y._ S.A., un professionnel de la construction autre que la demanderesse - elle n'en était pas moins tenue, en vertu de l'art. 54.3 du Règlement SIA 152, d'indemniser le vainqueur du concours d'architecture. Aussi devait-elle lui verser, à ce titre, l'indemnité calculée par l'expert judiciaire (54 865 fr.) et ramenée au plafond réglementaire de 50 000 fr., sous déduction des 12 680 fr.
qu'elle avait déjà payés, soit le montant de 37 320 fr. augmenté des intérêts moratoires.
C.- La défenderesse interjette un recours en réforme au Tribunal fédéral. Elle y reprend ses conclusions libératoires.
La demanderesse propose le rejet du recours. | Considérant en droit :
1.- Lorsqu'il statue sur un recours en réforme, le Tribunal fédéral fonde son arrêt sur les faits tels qu'ils ont été constatés par la dernière autorité cantonale, à moins que des dispositions fédérales en matière de preuve n'aient été violées, qu'il y ait lieu de rectifier des constatations reposant sur une inadvertance manifeste (art. 63 al. 2 OJ) ou qu'il faille compléter les constatations de l'autorité cantonale parce que celle-ci n'a pas tenu compte de faits pertinents et régulièrement allégués (art. 64 OJ; <ref-ruling> consid. 2a p. 65; <ref-ruling> consid. 5c/aa et les arrêts cités).
Sous ch. 21 à 24 de son acte de recours, la défenderesse tente d'apporter des "éléments complémentaires" aux constatations souveraines de la cour cantonale, sans invoquer l'une des exceptions susmentionnées. Dans cette mesure, son recours est irrecevable.
2.- En premier lieu, la défenderesse invoque le défaut de légitimation active de la demanderesse au motif que le premier prix du concours aurait été attribué, non pas à cette société, mais à A._ et B._ personnellement.
a) La qualité pour agir appartient aux conditions matérielles de la prétention litigieuse. Elle se détermine selon le droit de fond et son défaut conduit au rejet de l'action, indépendamment de la réalisation des éléments objectifs de la prétention litigieuse. Cette question doit être examinée d'office à n'importe quel stade de la procédure (<ref-ruling> consid. 1a p. 63 et les arrêts cités). Aussi est-ce à tort que la demanderesse soutient, au ch. 3.1 de sa réponse, que ce moyen aurait été soulevé tardivement.
La question de la qualité pour agir revient à savoir qui peut faire valoir une prétention, en qualité de titulaire d'un droit, en son propre nom (<ref-ruling> consid. 1a p. 84).
b) De manière à lier le Tribunal fédéral (art. 63 al. 2 OJ), la Cour civile du Tribunal cantonal a constaté que, dans le cadre du concours en question, A._ et B._ avaient agi en qualité de représentants de la demanderesse. Ce faisant, ces deux personnes physiques, qui sont des organes de ladite société, ont engagé cette dernière par leurs actes juridiques (<ref-law>). Il s'ensuit indubitablement que la demanderesse était bel et bien partie prenante au concours d'architecture et à la relation juridique nouée avec la défenderesse à cette occasion, partant qu'elle possédait la qualité pour agir.
En soutenant le contraire, non sans témérité, la défenderesse formule un grief dénué de tout fondement.
3.- a) La défenderesse fait ensuite valoir qu'elle a entièrement exécuté les obligations lui incombant sur la base du concours d'architecture. Elle souligne, à ce propos, qu'elle a confié des travaux à la demanderesse et qu'elle n'a renoncé au projet initial qu'à la suite d'un changement de circonstances, ce que la demanderesse a du reste bien compris puisqu'elle lui a adressé alors un "décompte final d'honoraires" qui doit être considéré en droit comme un règlement pour solde de compte. Ainsi, l'autorité cantonale n'aurait pas apprécié correctement sur le plan juridique la situation de fait.
De plus, toujours selon la défenderesse, les juges cantonaux auraient violé le droit fédéral en fondant leur raisonnement sur la notion de "représentation d'un faux maître de l'ouvrage". En effet, pour accueillir les conclusions de la demanderesse, la Cour civile a dû admettre que la défenderesse avait conservé le rôle de maître de l'ouvrage, tel qu'il lui avait été assigné lors de l'ouverture du concours d'architecture. Or, c'était Y._ S.A. qui avait choisi les architectes et c'était la CIP qui avait acheté le terrain et financé le projet. Par conséquent, une construction juridique autre que celle basée sur la notion de représentation s'imposait à l'évidence dans la présente espèce. En outre, l'initiative de "démarcher" la défenderesse avait été prise par Y._ S.A. et la CIP avait revêtu la qualité de maître de l'ouvrage selon l'offre de Y._ S.A. qui n'impliquait ni engagement financier de la part de la défenderesse ni risques pour elle. Ainsi, on ne discernait pas en quoi Y._ S.A. aurait représenté la défenderesse.
b) Selon les premiers juges, le Règlement SIA 152, édition 1972, était applicable aux relations contractuelles que la participation de la demanderesse au concours d'architecture lancé par la défenderesse avait fait naître entre les parties. Cette constatation lie la juridiction fédérale de réforme (art. 63 al. 2 OJ). En effet, la question de savoir si les parties sont convenues d'adopter cet ensemble de règles d'essence privée relève du domaine des faits (arrêt du 27 juillet 1994 reproduit in SJ 1995 p. 82 consid. 3b).
Certes, le maître de l'ouvrage est libre, nonobstant le résultat du concours, de choisir un autre architecte que le vainqueur, mais, dans cette éventualité, il lui incombe d'indemniser le lauréat du concours, conformément à l'art. 54.3 du Règlement SIA 152, cette obligation subsistant pendant dix ans dès l'octroi du prix (Alfred Koller, Der Architekturwettbewerb, in Le droit de l'architecte, 3e éd., p. 76 n. 232).
Ainsi, d'après la jurisprudence, le maître de l'ouvrage qui confie l'exécution d'un mandat à un tiers doit, en vertu de l'art. 54.3 du Règlement SIA 152 sur le concours d'architecture, verser au candidat dont le projet a été primé par le jury une indemnité supplémentaire dont les principes de fixation sont précisés. Cette indemnité est due même si l'ouvrage est exécuté sur la base d'un autre projet. Il suffit selon les textes qu'il s'agisse du même ouvrage et que l'exécution ait lieu dans les dix ans qui suivent le verdict (arrêt non publié du 8 octobre 1982, reproduit in Repertorio di giurisprudenza patria 1984 p. 63 ss, résumé, resp. commenté, par Claudia Schaumann, Jurisprudence sur le droit de l'architecte, 4e éd., n. 279 et par Pierre Tercier, in DC 1985 p. 15 n. 5).
Il va sans dire que par même ouvrage il faut entendre une construction d'une nature similaire, s'agissant dans le cas particulier de la réalisation d'un bâtiment administratif.
D'autre part, à teneur de l'art. 55 du même Règlement SIA, le choix d'un terrain à bâtir différent ou des modifications apportées au programme de construction ne sont pas des circonstances justificatives permettant de remettre en cause l'attribution du mandat au lauréat du concours.
Ce qui importe est donc le résultat auquel parvient le maître de l'ouvrage sur le plan immobilier par la réalisation d'une construction de même nature que celle faisant l'objet du concours et, à cet égard, il sied d'insister sur le fait que l'offre soumise par Y._ S.A. à la défenderesse se rapportait à un projet d'immeuble, bien que plus sobre, construit sur le même principe que les projets élaborés lors du concours.
c) D'après l'état de fait qui précède, il est constant que la défenderesse, après avoir abandonné le projet de construire elle-même un bâtiment administratif sur la parcelle n° 403, a vendu celle-ci à la CIP qui a fait construire un autre bâtiment à usage administratif en recourant aux services de la société Y._ S.A., société que la défenderesse avait mise en oeuvre dans un premier temps et qui la représentait.
Toujours est-il que, selon les constatations souveraines des premiers juges, dans un premier temps, la défenderesse a joué le rôle de maître de l'ouvrage, représenté par Y._ S.A., le projet de construction qui lui a été présenté étant conçu sur le même principe que celui qui avait été mis au concours, et elle a été partie prenante dans les discussions intervenues avec la CIP.
Les documents produits sont tout à fait clairs au sujet du rapport de représentation incriminé et il en découle indubitablement l'existence d'une représentation directe au sens de l'<ref-law>, si bien que les actes accomplis par Y._ S.A. ont déployé leurs effets dans la personne du représenté, liant dès lors la défenderesse comme partie contractante (cf. arrêt du 12 novembre 1997 reproduit in SJ 1998 p. 221 consid. 2a).
Cette conclusion s'impose avec d'autant plus de force qu'en acceptant l'offre de Y._ S.A., la défenderesse s'est engagée à payer à cette société une indemnité de 50 000 fr. au cas où le mandat d'exécution ne serait pas confié à l'intéressée.
Ainsi, le choix, par les soins de Y._ S.A., d'un bureau d'architectes autre que la demanderesse est directement opposable à la défenderesse qui doit en assumer la paternité.
Au demeurant, les structures mises en place par la défenderesse en vue de la réalisation du projet de construction sur la parcelle n° 403, soit le bureau d'architectes et l'entreprise générale, ont été maintenues postérieurement à la vente de ce bien-fonds à la CIP, qui a repris à son compte les dispositions prises par la défenderesse.
D'autre part, l'immeuble finalement édifié sur ladite parcelle intéressait directement la défenderesse qui était l'une des communes concernées par ce centre social régional.
Dans ce contexte, il importe peu, en définitive, que le maître de l'ouvrage ait été, dans un second temps, la CIP en lieu et place de la défenderesse, étant donné que celle-ci a été la pierre angulaire de toute l'opération et qu'elle en a bénéficié concrètement.
De plus, il est constant que la défenderesse a fait transformer, en qualité de maître de l'ouvrage, le bâtiment sis 25 rue des Remparts, sans mandater la demanderesse, pour en faire un bâtiment administratif regroupant la police et le contrôle des habitants et que cette solution de rechange lui a permis d'éviter la réalisation du bâtiment devant être édifié initialement sur la parcelle n° 403. Dès lors, l'hypothèse prévue par l'art. 55 du Règlement SIA 152 s'en trouve manifestement réalisée, en ce sens que cette opération couplée doit être considérée comme valant modification du programme de construction. En effet, la défenderesse a été en mesure d'assumer un rôle déterminant dans une opération couplée qui lui a permis de jouer à son profit sur deux tableaux différents, tout en parvenant au résultat immobilier qu'elle s'était fixé lors de l'ouverture du concours d'architecture.
Ce faisant, la défenderesse a donc trouvé une solution à son avantage en évitant le coût d'une construction complète, en se limitant à transformer en immeuble administratif le bâtiment de la rue des Remparts, en parvenant à vendre la parcelle n° 403 et en laissant le soin à la CIP d'édifier un bâtiment administratif intercommunal.
Cela étant, force est de constater qu'il n'a été confié à la demanderesse, lauréate dudit concours, ni la transformation du bâtiment sis 25 rue des Remparts en immeuble administratif communal ni la construction de l'immeuble intercommunal se trouvant sur la parcelle n° 403. Certes, la défenderesse n'avait pas l'obligation de tenter de convaincre son partenaire - Y._ S.A. - puis la CIP de recourir aux services de la demanderesse, s'agissant d'une attitude qu'elle était libre d'adopter ou non d'après les principes rappelés plus haut, mais il n'en demeure pas moins que cet état de choses a eu pour conséquence de faire naître le droit du bureau d'architectes primé à l'obtention d'une indemnité.
En conséquence, le jugement déféré n'est pas entaché d'une appréciation juridique erronée des faits au sens de l'art. 43 al. 4 OJ.
d) Enfin, on ne peut sérieusement soutenir que l'envoi, en date du 1er mars 1993, d'un décompte final d'honoraires sous forme de deux factures par la demanderesse et leur paiement valaient quittance pour solde de compte et renonciation à percevoir une indemnité ultérieure fondée sur l'art. 54.3 du Règlement SIA 152.
En effet, une quittance pour solde de compte doit être interprétée selon le principe de la confiance et elle ne doit être admise qu'avec retenue (Weber, Commentaire bernois, n. 27 et 28 ad <ref-law>).
En l'espèce, le paiement du montant figurant sur ledit décompte ne concernait que la situation existant alors, car il était question uniquement des honoraires dus au 1er mars 1993, la défenderesse ayant abandonné à l'époque l'idée de réaliser le projet faisant l'objet du concours d'architecture.
D'une part, les parties étaient dans l'ignorance de l'évolution de la situation dans le sens d'une reprise du projet sous d'autres formes et à d'autres conditions. D'autre part, au regard du principe de la confiance, l'envoi d'un décompte final dans les circonstances décrites ci-dessus ne pouvait aboutir de la part de la demanderesse à une remise de dette entraînant la libération de la défenderesse par rapport à l'art. 54.3 du Règlement SIA 152 dans la mesure où la défenderesse était liée par une obligation d'indemniser la demanderesse durant dix ans dès le 3 octobre 1991.
e) Pour le surplus, le montant de l'indemnité litigieuse ne fait l'objet d'aucune critique de la part de la défenderesse.
4.- Il y a lieu, au terme de cet examen, de rejeter le recours, dans la mesure où il est recevable, de confirmer le jugement attaqué et de mettre à la charge de la défenderesse, qui succombe, les frais et dépens de la procédure fédérale (art. 156 al. 1 et 159 al. 1 OJ). | Par ces motifs,
le Tribunal fédéral :
1. Rejette le recours dans la mesure où il est recevable et confirme le jugement attaqué;
2. Met un émolument judiciaire de 2000 fr. à la charge de la recourante;
3. Dit que la recourante versera à l'intimée une indemnité de 2000 fr. à titre de dépens;
4. Communique le présent arrêt en copie aux mandataires des parties et à la Cour civile du Tribunal cantonal du canton de Vaud.
_
Lausanne, le 7 août 2001 ECH
Au nom de la Ie Cour civile
du TRIBUNAL FEDERAL SUISSE:
Le Président,
Le Greffier, | CH_BGer_004 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['b3d3cfe6-3a68-448a-addd-f7b7fe418ad9', 'a62b1be6-f92f-4d9d-a334-27606a8469bd', 'b3d3cfe6-3a68-448a-addd-f7b7fe418ad9', '6214e4a3-0b12-425a-ab85-cffaab9cd36e'] | ['0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'fd3f1dd4-81dd-482c-940d-91c71e29fee8', 'e471493b-7d96-4f78-8369-7b3fb8418e74', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d', '89e314c7-7926-4df2-aa9e-12fdcca58e86'] |
03766969-addd-4cc2-bbd5-f88b9d57e77d | 2,011 | fr | Faits:
A. Entre 1978 et 1986, X._ a encouru six condamnations à des peines privatives de liberté et à un placement en maison d'éducation au travail en raison d'infractions contre l'intégrité sexuelle allant de l'exhibitionnisme et de l'attentat à la pudeur des enfants au viol qualifié.
B. Par jugement du 26 avril 1989, le Tribunal correctionnel du district de Lausanne a condamné X._, pour tentative de viol, lésions corporelles simples et dommages à la propriété, à deux ans et demi d'emprisonnement, peine suspendue au profit d'un internement au sens de l'art. 43 ch. 1 al. 2 aCP.
Dans le cadre de l'exécution de la mesure, le recourant a d'abord été placé aux Etablissements de la Plaine de l'Orbe (EPO). Le 8 mars 1998, il a été transféré en régime de semi-liberté à la Maison A._ à Genève. A la suite de nouveaux actes délictueux à caractère sexuel, il a été réintégré aux EPO le 11 août 1998. Le recourant a poursuivi l'exécution de sa mesure, dès octobre 2001, au centre de sociothérapie "B._", puis dès janvier 2007, aux Etablissements C._, à D._.
C. Lors du réexamen des internements imposé par le droit transitoire de la nouvelle partie générale du Code pénal, entrée en vigueur le 1er janvier 2007 (art. 2 al. 2 des Dispositions finales de la modification du 13 décembre 2002), le Tribunal correctionnel de l'arrondissement de Lausanne a ordonné, par jugement du 6 novembre 2007, que X._ soit soumis à une mesure thérapeutique institutionnelle (<ref-law>) en lieu et place d'un internement.
D. Dans une évaluation de suivi du 19 septembre 2008, la Commission interdisciplinaire consultative concernant les délinquants nécessitant une prise en charge psychiatrique (ci-après : CIC) a relevé que les possibilités de changement et de maturation de X._ étaient inexistantes. Elle a constaté l'inaccessibilité, plusieurs fois vérifiée, à un travail de psychothérapie individuelle qui serait susceptible d'atténuer la dangerosité de l'intéressé. La CIC a encore observé que les conditions formulées dans l'expertise psychiatrique établie le 6 janvier 2004 sur une prise en charge psychothérapeutique destinée à réduire le risque de récidive, n'étaient pas atteintes. Elle en a conclu que la poursuite de la mesure thérapeutique institutionnelle paraissait vouée à l'échec.
Le 14 octobre 2008, l'Office d'exécution des peines (ci-après : OEP) a requis le juge d'application des peines du canton de Vaud de procéder à l'examen annuel de la libération conditionnelle de la mesure en préavisant un refus. Parallèlement, l'OEP a proposé la levée de la mesure thérapeutique institutionnelle au motif qu'elle serait vouée à l'échec, et le prononcé d'un internement.
Par jugement du 14 avril 2010, le juge d'application des peines a refusé la libération conditionnelle, levé la mesure thérapeutique institutionnelle et ordonné l'internement de X._.
E. Par arrêt du 17 mai 2010, la Cour de cassation pénale a confirmé ce jugement.
F. X._ dépose un recours en matière pénale au Tribunal fédéral. Il demande la réforme de l'arrêt attaqué en ce sens que l'internement soit annulé et que la mesure institutionnelle soit maintenue.
Des déterminations n'ont pas été requises. | Considérant en droit:
1. Le recourant dénonce une violation de l'<ref-law>. Il conteste que la poursuite d'un traitement soit vouée à l'échec.
1.1 Selon l'<ref-law>, qui s'applique lorsque le juge a ordonné une mesure thérapeutique institutionnelle, celle-ci doit être levée si son exécution paraît vouée à l'échec. Cette règle concrétise le principe général énoncé à l'<ref-law> qui prévoit qu'une mesure dont les conditions ne sont plus remplies doit être levée.
Une mesure thérapeutique institutionnelle présuppose, entre autres conditions, qu'il soit à prévoir que la mesure détourne l'auteur de commettre de nouvelles infractions et que celui-ci soit susceptible de profiter d'un traitement (<ref-law>; <ref-ruling> consid. 3.4.1 p. 321). Cela signifie que la mesure devra être levée si le traitement médical n'a plus de chances de succès (arrêt 6B_714/2009 du 19 novembre 2009 consid. 1.3), soit lorsque l'auteur n'est pas soignable ou que le traitement n'est plus apte à prévenir la commission de nouvelles infractions (ROTH/THALMANN, Commentaire romand, 2009, n. 1 ad <ref-law>, GÜNTER STRATENWERTH, Schweizerisches Strafrecht, II, 2006, 2ème éd., § 9 n. 53; TRECHSEL/PAUEN BORER, Schweizerisches Strafgesetzbuch Praxiskommentar, 2008, n. 2-3 ad <ref-law>). L'échec peut résulter de l'insuffisance de possibilités thérapeutiques, du manque de respect des avis ou recommandations des thérapeutes ou du refus d'un traitement (MARIANNE HEER, Commentaire bâlois, 2007, 2ème éd., n. 18-19 ad <ref-law>). Pour être voué à l'échec, le traitement doit être définitivement inopérant; une simple crise de l'intéressé ne suffit pas. Ainsi, lorsqu'il n'y a pas lieu de s'attendre à une amélioration de l'état de l'auteur, l'autorité compétente doit lever la mesure, en prenant au besoin une ou plusieurs des dispositions prévues à l'art. 62c al. 3 à 6 CP.
En vertu de l'<ref-law>, si, lors de la levée d'une mesure ordonnée en raison d'une infraction prévue à l'<ref-law>, il est sérieusement à craindre que l'auteur ne commette d'autres infractions du même genre, le juge peut ordonner l'internement à la requête de l'autorité d'exécution. En d'autres termes, le prononcé d'un internement en lieu et place d'une autre mesure présuppose, outre une infraction énoncée à l'<ref-law>, un risque de récidive hautement vraisemblable (sur cette notion, cf. arrêt 6B_1062/2009 du 3 novembre 2010 consid. 6.3 destiné à publication). Enfin, il ne faut pas perdre de vue que l'internement doit rester une ultima ratio, conformément au principe de proportionnalité (<ref-ruling> consid. 3.2 et 3.3 p. 320 ss; <ref-ruling> consid. 3.4.2 p. 130; arrêt 6B_1062/2009 précité consid. 6.2 destiné à publication; cf. aussi ROTH/THALMANN, op. cit., n. 12 ad <ref-law>; TRECHSEL/PAUEN BORER, op. cit., n. 9 ad <ref-law> ).
En vertu de l'<ref-law>, si, lors de la levée d'une mesure ordonnée en raison d'une infraction prévue à l'<ref-law>, il est sérieusement à craindre que l'auteur ne commette d'autres infractions du même genre, le juge peut ordonner l'internement à la requête de l'autorité d'exécution. En d'autres termes, le prononcé d'un internement en lieu et place d'une autre mesure présuppose, outre une infraction énoncée à l'<ref-law>, un risque de récidive hautement vraisemblable (sur cette notion, cf. arrêt 6B_1062/2009 du 3 novembre 2010 consid. 6.3 destiné à publication). Enfin, il ne faut pas perdre de vue que l'internement doit rester une ultima ratio, conformément au principe de proportionnalité (<ref-ruling> consid. 3.2 et 3.3 p. 320 ss; <ref-ruling> consid. 3.4.2 p. 130; arrêt 6B_1062/2009 précité consid. 6.2 destiné à publication; cf. aussi ROTH/THALMANN, op. cit., n. 12 ad <ref-law>; TRECHSEL/PAUEN BORER, op. cit., n. 9 ad <ref-law> ).
1.2 1.2.1 En l'espèce, le recourant a été placé en janvier 2007 aux établissements C._ où l'accent a été mis sur une thérapie visant un travail d'introspection censé faire comprendre au patient l'origine de ses actes. Six mois après son arrivée dans cet établissement, les thérapeutes du recourant ont rapporté que la capacité d'introspection de celui-ci et sa motivation à bénéficier d'un traitement étaient limitées, de sorte que le travail psychothérapeutique qui visait son trouble de la personnalité le serait également. Ils doutaient que la possibilité du recourant de s'engager dans un traitement puisse s'améliorer à l'avenir. Dans un rapport du 28 août 2008, ils ont relevé que l'intéressé était superficiellement coopérant et que ses capacités d'introspection étaient minimes, ce qui le rendait incapable de se confronter de manière approfondie aux facteurs déclenchants de ses délits et de comprendre les mécanismes liés à leur commission. Selon leurs observations, les traitements psychothérapeutiques n'avaient pas produit de résultat malgré leur durée. Leur rapport du 9 mars 2009 va dans le même sens. Entendue comme témoin le 18 novembre 2009, la thérapeute du recourant a exposé avoir rencontré celui-ci une à deux fois par semaine, 59 fois au total, pour des entretiens psychothérapeutiques de 45 minutes. Elle considère que le patient est inaccessible au traitement, soit parce qu'il en est incapable soit parce qu'il ne souhaite pas s'y investir.
Dans leur rapport du 29 mai 2009, les experts E._ et F._ ont posé le diagnostic de trouble de la personnalité dyssociale, de déviances sexuelles avec exhibitionnisme, voyeurisme, recours à la violence, abus d'alcool et d'autres substances. Ils ont observé que ces divers troubles se caractérisaient essentiellement par une pulsionnalité pathologique, un manque d'empathie et de reconnaissance des valeurs et interdits ainsi qu'un manque de compréhension de l'être humain en tant que sujet. Ils notent que le recourant, depuis 1977, a suivi dans différents cadres thérapeutiques de nombreux traitements, comprenant notamment un suivi psychiatrique ambulatoire, des psychothérapies et des traitements sociothérapeutiques parfois combinés avec la prise de médicaments. Malgré ces diverses approches, la personnalité de l'intéressé n'a pu être modifiée que de manière minimale. Si la sociothérapie mise en place au centre "B._" lui a permis d'intégrer quelques règles élémentaires de la vie en société, il s'est révélé inaccessible, en raison de la structure de sa personnalité, à la psychothérapie qui serait seule susceptible de diminuer le risque élevé de récidive qui persiste. Vu l'évolution du recourant et sa résistance aux multiples approches psychiatriques et médicales, les experts jugent qu'il n'est pas approprié d'envisager d'autres modalités de traitement. Le Prof. E._ a confirmé ces conclusions en séance du 18 novembre 2009. Il a encore précisé que l'inaccessibilité à la psychothérapie pouvait être constatée après un ou deux ans et qu'elle n'était pas liée aux changements de cadre ou de thérapeute imposés au recourant durant ces dernières années.
Au vu de ces éléments concordants, il apparaît que le recourant est définitivement inaccessible à un traitement et que la mesure thérapeutique institutionnelle est par conséquent vouée à l'échec au sens de l'<ref-law>. Le recourant ne conteste d'ailleurs pas que les rapports de ses thérapeutes et des experts judiciaires E._ et F._ conduisent à cette conclusion. Les juges précédents n'ont donc pas violé le droit fédéral en mettant un terme à la mesure thérapeutique institutionnelle.
1.2.2 Le recourant soutient que l'autorité cantonale disposait d'un pouvoir d'appréciation qui lui permettait de s'écarter des éléments décrits ci-dessus. Il lui reproche d'avoir abusé de ce pouvoir en aboutissant ainsi à un résultat manifestement inéquitable.
L'<ref-law> ne confère pas au juge un pouvoir d'appréciation. En premier lieu, on ne distingue pas dans les termes de la norme - "la mesure est levée" - une réserve du pouvoir d'appréciation du juge. Par ailleurs, on ne se trouve pas non plus dans un cas où le législateur a renoncé à définir les critères à mettre en oeuvre et chargé le tribunal de les définir dans le cas concret à trancher (PAUL-HENRI STEINAUER, Le Titre préliminaire du code civil, II/1, 2009, n. 410, 427 et les exemples cités). La disposition contient le critère qui doit être utilisé ("vouée à l'échec"). Il n'y a donc pas lieu d'examiner si l'autorité cantonale a abusé de son pouvoir d'appréciation mais si elle a correctement interprété et appliqué au cas concret la norme invoquée. Cette question a été résolue au considérant précédent.
1.2.3 Le recourant se réfère à un rapport d'expertise psychiatrique du 6 janvier 2004 en prétendant que les experts consultés à l'époque, tout en posant le même diagnostic que le Prof. E._ et le Dr. F._, auraient recommandé la poursuite d'une psychothérapie. Cet avis serait en contradiction avec l'expertise de 2009 qui conclut qu'un tel traitement est voué à l'échec. Ce grief tombe à faux. Il est exact que, en 2004, les experts s'étaient exprimés en faveur du maintien d'un suivi médical introspectif. Depuis lors, le recourant a bénéficié d'un tel suivi aux Etablissements C._. De l'avis unanime des thérapeutes et des experts qui se sont prononcés après la mise en oeuvre de ce traitement, l'intéressé y est inaccessible. C'est dire que les rapports de 2004 et 2009 ne sont pas contradictoires mais complémentaires.
1.3 Il faut encore examiner si les conditions du prononcé d'un internement au sens de l'<ref-law> en lien avec l'<ref-law> sont réunies, étant précisé que le recourant ne conteste pas sa dangerosité.
En premier lieu, la mesure a été initialement ordonnée pour une infraction permettant l'internement au sens de l'<ref-law>, en l'occurrence une tentative de viol (Queloz/Brossard, Commentaire romand, 2009, n. 17 ad <ref-law>; Trechsel/Pauen Borer, op. cit., n. 7 ad <ref-law>).
Par ailleurs, les experts ont estimé que le recourant présentait un risque élevé de commettre de nouvelles infractions du même genre que celles qu'il avait déjà perpétrées et impliquant le recours à la violence contre des personnes non consentantes. Ils se sont fondés notamment sur le grand nombre de récidives commises dans le passé, la reconnaissance seulement partielle de la gravité des délits, une compréhension très incomplète des mécanismes qui ont conduit au passage à l'acte, l'absence d'identification des difficultés futures dans un cadre plus ouvert et de projets réalistes, le trouble de la personnalité antisociale qui n'a pu être modifié et une capacité à l'introspection très limitée. Selon les experts, le risque de récidive ne diminuera plus à l'avenir qu'avec l'âge ou par l'impact de l'incarcération . Compte tenu de ces éléments, il est sérieusement à craindre que l'auteur ne commette à nouveau des infractions du même genre que celles qu'il a déjà commises, en particulier des viols. La seconde condition prévue par l'<ref-law> est par conséquent réalisée.
Enfin, le principe de proportionnalité est respecté puisque le recourant est inaccessible à un traitement psychothérapeutique qui seul permettrait de diminuer le risque de récidive élevé (cf. consid. 1.2.1 supra) et qui concerne des infractions susceptibles de porter gravement atteinte à l'intégrité sexuelle, physique et psychique d'éventuelles futures victimes. Or, cette dangerosité ne peut être canalisée par une mesure moins contraignante que l'internement. En raison de cette dangerosité importante, la durée de la mesure est également compatible avec le principe de la proportionnalité.
En définitive, les juges précédents n'ont pas violé l'<ref-law> en transformant la mesure thérapeutique institutionnelle en internement.
2. Le recours doit ainsi être rejeté. Le recourant devra par conséquent supporter les frais judiciaires (<ref-law>). | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1. Le recours est rejeté.
2. Les frais judiciaires, arrêtés à 2'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3. Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal cantonal du canton de Vaud, Cour de cassation pénale.
Lausanne, le 18 avril 2011
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: La Greffière:
Favre Rey-Mermet | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['9143bb2a-ea09-4a90-b3df-3e96bbdaba30', '9143bb2a-ea09-4a90-b3df-3e96bbdaba30', '1d754357-7bba-4f9c-ae3b-ad0fbb8c7208'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78'] |
03769e29-f2a3-48a2-a6c0-8a41d531f243 | 2,013 | fr | Faits:
A.
Par jugement du 28 mai 2013, rendu à la suite de l'appel de A.A._ et du Ministère public contre le jugement du 25 janvier 2012 du Tribunal du IIIe arrondissement pour le district de Martigny, la Cour pénale II du Tribunal cantonal du canton du Valais a condamné A.A._, pour tentative de meurtre (art. 22 al. 1 et 111 CP), agression (<ref-law>) et contravention à l'art. 19a ch.1 aLStup, à une peine privative de liberté de quatre ans, sous déduction de la détention avant jugement subie du 21 novembre 2009 au 19 février 2010, ainsi qu'à une amende de 300 francs.
En bref, il ressort de cette décision les faits suivants:
Dans la soirée du 20 novembre 2009, A.A._, rejoint par son frère E.A._, a pris l'initiative d'agresser D.B._. Les deux frères de ce dernier, soit C.B._ et B.B._, l'ont défendu. Ils sont tous deux tombés à terre et ont reçu des coups. C.B._ a subi des ecchymoses et des dermabrasions. Dans le contexte de l'altercation, A.A._ a sorti un couteau de poche muni d'une lame de 6.5 cm de long et de 1.3 cm de large. Il a menacé D.B._ de le "buter". Il a ensuite planté ce couteau dans la partie supérieure droite de l'abdomen de D.B._. Le coup était suffisamment appuyé pour traverser trois couches de vêtements. Il a ouvert la peau sur 2.5 à 3 cm, causé une plaie de 6 à 8 cm de profondeur et blessé le foie. Selon le rapport d'expertise, la vie de D.B._ n'a pas concrètement été mise en danger par les lésions subies. Toutefois, une plaie au foie, de façon générale, peut avoir des conséquences graves, voire létales. Une mise en danger potentielle de la vie pouvait donc être retenue.
B.
A.A._ forme un recours en matière pénale au Tribunal fédéral contre ce jugement. Il conclut, sous suite de dépens, principalement à ce qu'il soit acquitté des infractions de tentative de meurtre et d'agression et reconnu coupable de lésions corporelles par négligence subsidiairement de lésions corporelles simples, une peine pécuniaire avec sursis, subsidiairement une peine privative de liberté avec sursis étant prononcée. Subsidiairement, il sollicite la réduction de la peine prononcée en ce sens qu'une peine privative de liberté de 30 mois lui est infligée, dont 24 mois avec sursis. Il sollicite l'effet suspensif. | Considérant en droit:
1.
Le recourant conteste la qualification de tentative de meurtre pour le coup de couteau infligé à D.B._. Il se réfère à différents arrêts du Tribunal fédéral. Il affirme que le coup de couteau a été porté à l'abdomen et non au thorax comme dans les arrêts invoqués. Il affirme que la probabilité d'un décès était très faible et qu'il ne pouvait pas penser qu'il pouvait tuer la victime. Il conteste ainsi avoir agi par dol éventuel.
1.1. L'<ref-law> punit d'une peine privative de liberté de cinq ans au moins celui qui aura intentionnellement tué une personne. Selon l'<ref-law>, agit intentionnellement quiconque commet un crime ou un délit avec conscience et volonté. L'auteur agit déjà intentionnellement lorsqu'il tient pour possible la réalisation de l'infraction et l'accepte au cas où celle-ci se produirait.
Déterminer ce qu'une personne a su, envisagé, voulu ou accepté relève des constatations de faits (<ref-ruling> consid. 8.4.1 p. 84; <ref-ruling> consid. 4.2.3 p. 4), que le Tribunal ne revoit que sous l'angle de l'arbitraire, l'invocation de ce moyen supposant une argumentation claire et détaillée, les critiques appellatoires étant irrecevables (<ref-ruling> consid. 5.1 p. 356). Est en revanche une question de droit, celle de savoir si l'autorité cantonale s'est fondée sur une juste conception du dol éventuel et si elle l'a correctement appliquée au vu des éléments retenus (<ref-ruling> consid. 2.3.2 p. 156 et référence citée), étant rappelé qu'il y a dol éventuel lorsque l'auteur envisage le résultat dommageable, mais agit néanmoins, même s'il ne le souhaite pas, parce qu'il s'en accommode pour le cas où il se produirait (ATF <ref-ruling> consid. 4.2.3 p. 4). Parmi les éléments extérieurs permettant de conclure que l'auteur s'est accommodé du résultat dommageable pour le cas où il se produirait figurent notamment la probabilité (connue par l'auteur) de la réalisation du risque et l'importance de la violation du devoir de prudence. Plus celles-ci sont grandes, plus sera fondée la conclusion que l'auteur, malgré d'éventuelles dénégations, avait accepté l'éventualité de la réalisation du résultat dommageable ( <ref-ruling> consid. 8.4.1 p. 84; <ref-ruling> consid. 5.3 p. 226). Peuvent également constituer des éléments extérieurs révélateurs les mobiles de l'auteur et la façon dont il a agi (<ref-ruling> consid. 8.4.1 p. 84; <ref-ruling> consid. 2.3.3 p. 18).
1.2. En l'espèce, le recourant a sorti un couteau muni d'une lame de 6.5 cm de long pour apeurer les autres protagonistes, a menacé la victime de la "buter" et l'a frappée dans la partie supérieure droite de l'abdomen. Son coup était appuyé puisqu'il a traversé trois couches de vêtements et a provoqué une plaie de 6 à 8 cm de profondeur. Selon le rapport d'expertise, un coup porté au foie est susceptible de provoquer une issue fatale. Comme l'a relevé la cour cantonale, un tel coup peut aussi provoquer une hémorragie interne. Il s'ensuit que la cour cantonale pouvait retenir sans arbitraire que le risque encouru par la victime n'était pas limité à des lésions corporelles mais exposait celle-ci à une issue mortelle. Les affirmations du recourant distinguant un coup porté à l'abdomen d'un coup porté au thorax sont appellatoires, dès lors irrecevables. Il est indéniable qu'un coup de lame porté dans des circonstances telles que celles d'espèce présentait un risque élevé et aisément identifiable d'issue mortelle. Le recourant avait d'ailleurs préalablement déclaré à la victime qu'il allait la "buter". Dans ces conditions, la cour cantonale pouvait conclure sans arbitraire dans l'établissement des faits et sans violer la conception du dol éventuel que le recourant avait agi en ayant accepté que son coup de couteau ait pu avoir une issue fatale. Le recourant ne formule aucune autre critique recevable tirée de l'application des art. 22 al. 1 et 111 CP. Sa condamnation pour tentative de meurtre ne viole pas le droit fédéral.
2.
Le recourant conteste sa condamnation pour agression (<ref-law>).
2.1. Aux termes de l'<ref-law>, celui qui aura participé à une agression dirigée contre une ou plusieurs personnes au cours de laquelle l'une d'entre elles ou un tiers aura trouvé la mort ou subi une lésion corporelle sera puni d'une peine privative de liberté de cinq ans au plus ou d'une peine pécuniaire.
Pour que les éléments constitutifs de l'agression, qui est une infraction de mise en danger, soient réunis, il faut qu'une ou plusieurs des personnes agressées aient subi des lésions corporelles ou aient été tuées. Il s'agit là d'une condition objective de punissabilité (<ref-ruling> consid. 2.1.1 p. 153). Si l'un des agresseurs se rend coupable de meurtre (<ref-law>) respectivement de tentative de meurtre comme en l'espèce (art. 22 al. 1 et 111 CP), cette qualification absorbe, en ce qui le concerne, l'agression au sens de l'<ref-law>. Toutefois, un concours entre une tentative de meurtre et une agression est susceptible d'entrer en ligne de compte lorsqu'une autre personne que celle atteinte par la tentative de meurtre subit une lésion corporelle (cf. <ref-ruling> consid. 2.1.2 p. 154; <ref-ruling> consid. 5b p. 229).
2.2. Il ressort du jugement attaqué (p. 11) que la qualification d'agression (<ref-law>) a uniquement été retenue en raison des lésions subies par l'intimé C.B._. Il s'agit donc bien de lésions ayant atteint une autre personne que l'intimé D.B._, blessé par le coup de couteau à l'origine de la condamnation pour tentative de meurtre. Sous cet angle, un concours est envisageable. Encore faut-il que toutes les conditions posées par l'<ref-law> soient réunies, notamment que la personne attaquée (C.B._) ait subi une lésion corporelle. Une telle lésion s'entend au sens de l'<ref-law>, de simples voies de fait selon l'<ref-law> étant insuffisantes (cf. STEFAN MAEDER, in Basler Kommentar, Strafrecht II, 3 e éd. 2013, n° 10 in fine ad <ref-law> et n° 23 ad <ref-law>; TRECHSEL/FINGERHUTH, Schweizerisches Strafgesetzbuch, Praxiskommentar, 2 e éd. 2013, n° 3 ad <ref-law> et n° 7 ad <ref-law>). La distinction entre lésions corporelles simples et voies de fait peut s'avérer délicate, notamment lorsque l'atteinte s'est limitée à des meurtrissures, des écorchures, des griffures ou des contusions. Dans ces cas limites, il faut tenir compte de l'importance de la douleur provoquée. Sur ce point, une certaine marge d'appréciation est laissée au juge du fait et seul l'abus de ce pouvoir d'appréciation peut conduire à l'annulation de la décision (<ref-ruling> consid. 2e p. 272; <ref-ruling> consid. 4a p 2).
En l'espèce, la cour cantonale a mentionné que l'intimé C.B._ avait "subi des ecchymoses et des dermabrasions dans la région des oreilles, sous les côtes, à droite, et au genou gauche" (jugement p. 11). On se trouve donc dans un cas limite entre les lésions corporelles simples et les voies de fait, qui aurait dû être discuté dans le jugement attaqué dès lors que seules des lésions corporelles simples permettent de retenir la qualification d'agression selon l'<ref-law>. Or, la cour cantonale a admis la réalisation de lésions corporelles simples sans aucune justification. Elle n'a donné aucune précision sur l'intensité des coups, ni sur la douleur que ceux-ci ont pu provoquer (dans le même sens, cf. arrêt 6B_525/2011 du 7 février 2012 consid. 4.2). La qualification de lésions corporelles simples paraît d'autant plus discutable que les intimés B.B._ et C.B._ ont renoncé à leurs conclusions civiles à raison des coups reçus en admettant lors des débats de première instance que ceux-ci avaient provoqué une atteinte insuffisante pour admettre la réalisation de lésions corporelles au sens de l'<ref-law> (cf. jugement première instance, p. 64). Ils ont d'ailleurs expressément admis dans l'écriture qu'ils ont déposée en première instance (pièce 501), à laquelle se réfère le jugement précité, que les ecchymoses et dermabrasions subies par l'intimé C.B._ s'apparentaient plus à des voies de fait qu'à des lésions corporelles.
Au vu de l'état de fait lacunaire et de l'absence de motivation, le Tribunal fédéral ne peut contrôler la bonne application du droit fédéral relativement à l'<ref-law>. Il convient donc d'annuler le jugement attaqué et de renvoyer la cause à l'autorité précédente afin qu'elle complète l'état de fait et motive sa décision sur ce point. Dans cette configuration, le Tribunal fédéral peut procéder au renvoi sans avoir préalablement ordonné un échange d'écritures (cf. <ref-ruling> consid. 3.4.2 p. 296).
3.
Invoquant une violation de l'<ref-law>, le recourant se plaint de la peine infligée. Ce grief est sans objet dès lors que le renvoi implique le réexamen de l'une des infractions reprochées (supra consid. 2). Que l'infraction d'agression (<ref-law>) soit abandonnée ou non, il incombera de toute façon à l'autorité cantonale dans le cadre du renvoi de tenir compte de la situation personnelle du recourant au moment du jugement et son incidence sur la peine.
4.
Le recours doit être partiellement admis, le jugement attaqué annulé et la cause renvoyée à l'autorité cantonale afin qu'elle statue à nouveau. Pour le surplus, le recours doit être rejeté dans la mesure où il est recevable, respectivement où il n'est pas sans objet.
Une partie des frais sera supportée par le recourant (<ref-law>). Dans la mesure où il obtient gain de cause, il peut prétendre à des dépens réduits de la part du canton (<ref-law>).
La cause étant jugée, la requête d'effet suspensif est sans objet. | Par ces motifs, le Tribunal fédéral prononce:
1.
Le recours est partiellement admis, le jugement attaqué annulé et la cause renvoyée à l'autorité cantonale pour nouvelle décision. Pour le surplus, le recours est rejeté dans la mesure où il est recevable et où il n'est pas sans objet.
2.
Les frais judiciaires, arrêtés à 1'000 fr., sont mis à la charge du recourant.
3.
Le canton du Valais versera au recourant une indemnité de 1'000 fr. à titre de dépens pour la procédure devant le Tribunal fédéral.
4.
Le présent arrêt est communiqué aux parties et au Tribunal cantonal du Valais, IIe Cour pénale.
Lausanne, le 2 septembre 2013
Au nom de la Cour de droit pénal
du Tribunal fédéral suisse
Le Président: Mathys
La Greffière: Cherpillod | CH_BGer_006 | Federation | null | null | null | penal_law | nan | ['dc91aabc-a7bc-4183-bb0d-2850dddbc553', 'cfeb60c0-1d8b-4c0a-a578-2678c5d97ccd', '03e1ed4f-8249-4396-8d03-4646814d2b18', '73a309ef-4636-4a35-b344-bc89506d271b', 'cfeb60c0-1d8b-4c0a-a578-2678c5d97ccd', 'dc91aabc-a7bc-4183-bb0d-2850dddbc553', 'bed33114-8e11-48fd-9aed-8cd66c7f4dc9', 'dc91aabc-a7bc-4183-bb0d-2850dddbc553', '54fea699-38e2-42d9-93c7-7e939d0f2610', '73a309ef-4636-4a35-b344-bc89506d271b', '73a309ef-4636-4a35-b344-bc89506d271b', '81f1022c-4bf5-4649-b96b-aa2c3b393e18', '05a74858-68f7-40ce-a59b-4e3aefc6f541', '4d4670f9-8c28-4b34-893f-5e7594293d26', 'bfaf44e7-e804-4a54-8a12-239510754ce3'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', '0671c3a0-7575-4b8a-acae-46315869092c', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '561feeae-8bdb-4e24-90f7-2c23eb5099a5', 'ddbf4d98-14f9-4ccd-ad84-42704f0249cb', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', 'af2af8b1-3414-4898-810f-7b0a1cb95a78', '83fa99cf-24f4-434e-8b62-bb3e53480836', '7148876a-f26f-4346-9d2c-4731c827da4d'] |
03769f01-4dec-45ff-b561-6f0f19a89925 | 2,000 | de | Ehescheidung, hat sich ergeben:
Gestützt auf eine Klage des Ehemannes sprach das Bezirksgericht St. Gallen (II. Abteilung) am 14. September 1998 die Scheidung der von B._, geboren 1923, und A._, geboren 1935, am 23. April 1960 geschlossenen Ehe aus. Es erkannte ferner, dass keine Frauenrente festgesetzt und der Kläger verpflichtet werde, der Beklagten aus Güterrecht Fr. 3'635'683. 25 zu zahlen. Ausserdem traf das Bezirksgericht eine Regelung für das Nach- und Strafsteuerverfahren und verwies die Aufteilung des Mobiliars in einen separaten Prozess. Die Kosten wurden den Parteien je zur Hälfte auferlegt.
Die Beklagte, die sich der Scheidungsklage von Anfang widersetzt hatte, erhob Berufung an das Kantonsgericht mit dem Begehren, die Klage abzuweisen. Mit Anschlussberufung verlangte der Kläger, die Kosten des erstinstanzlichen Verfahrens seien vollumfänglich der Beklagten aufzuerlegen.
Am 30. September 1999 wies das Kantonsgericht (II. Zivilkammer) beide Rechtsmittel ab.
Gegen den Entscheid des Kantonsgerichts hat die Beklagte sowohl staatsrechtliche Beschwerde als auch eidgenössische Berufung erhoben. Mit der Berufung verlangt sie die Aufhebung des angefochtenen Entscheids und die Rückweisung der Sache zu neuer Beurteilung durch die Vorinstanz.
Eine Berufungsantwort ist nicht eingeholt worden.
Mit Urteil vom heutigen Tag hat die erkennende Abteilung die staatsrechtliche Beschwerde abgewiesen, soweit darauf einzutreten war. | Das Bundesgericht zieht in Erwägung:
1.- Das Kantonsgericht geht davon aus, das eheliche Verhältnis zwischen den Parteien sei tief und unheilbar zerrüttet, und hält ausserdem dafür, den Kläger treffe daran kein Verschulden, das den Scheidungsanspruch ausschliessen würde. Im Einzelnen erklärt es, das von der Beklagten als diskriminierend empfundene eheliche Muster gehe im Wesentlichen auf die Tradition und den grossen Alters- und Erfahrungsunterschied der Parteien bei der Heirat zurück. Dass die Parteien das jahrelang gelebte Lebensmuster nicht mehr zu ändern vermocht hätten, sei nicht allein dem Kläger anzulasten, habe doch auch die Beklagte mit ihrer bedingungslosen Anpassung ihren Anteil daran zu vertreten. Die Vorinstanz weist des Weitern darauf hin, dass der Kläger die Beklagte im entscheidenden Moment ihrer depressiven Erkrankung nicht allein gelassen, sondern nach Möglichkeit zu begreifen versucht habe, was mit ihr geschehe. Sein Unvermögen, die schwere seelische Erkrankung richtig zu deuten und die Krise zu beheben, könne ihm nicht zum Verschulden gereichen. Es bestünden ferner keine Anhaltspunkte dafür, dass der Kläger die Erkrankung der Beklagten auf eine reine Geldangelegenheit reduziert hätte. Das Gleiche gelte für den bestrittenen Vorwurf, der Kläger habe gegenüber der Beklagten Gewalt ausgeübt.
Das Kantonsgericht wirft dem Kläger schliesslich zwar vor, er habe der Beklagten hinsichtlich der finanziellen Unterstützung ihrer Mutter ungenügend geholfen und sich auch ihr persönlich gegenüber in finanziellen Angelegenheiten altmodisch und kleinlich benommen, was demütigend gewesen sei. Nach Auffassung der Vorinstanz ginge es jedoch zu weit, dem Kläger deswegen ein Verschulden anzulasten, das einer Gutheissung der Scheidungsklage entgegenstünde.
2.- Die Beklagte stellt nicht in Abrede, dass die Ehe tief und unheilbar zerrüttet ist. Indessen spricht sie dem Kläger gestützt auf Art. 142 Abs. 2 aZGB einen Anspruch auf Scheidung der Ehe ab.
a) Nach der genannten Bestimmung kann dort, wo die tiefe Zerrüttung des ehelichen Verhältnisses vorwiegend der Schuld des einen Ehegatten zuzuschreiben ist, nur der andere auf Scheidung klagen. Die Klage des vorwiegend Schuldigen ist in einem solchen Fall somit grundsätzlich abzuweisen. Als im Sinne von Art. 142 Abs. 2 aZGB vorwiegend schuldig gilt ein Ehegatte dann, wenn sein Verschulden dasjenige des andern Ehegatten samt allfälligen objektiven Zerrüttungsfaktoren an kausaler Bedeutung übertrifft (<ref-ruling> E. 2a S.366 mit Hinweis).
b) Die Feststellungen des Kantonsgerichts zu den einzelnen Zerrüttungsfaktoren sowie zu deren Grad und Kausalität sind tatsächlicher Natur (dazu <ref-ruling> E. 3 S. 14 mit Hinweisen). Sie sind deshalb für das Bundesgericht verbindlich, zumal die staatsrechtliche Beschwerde der Beklagten abgewiesen worden ist, soweit darauf einzutreten war. Vorbehalten bliebe einzig eine allfällige Verletzung bundesrechtlicher Beweisvorschriften oder ein offensichtliches Versehen (vgl. Art. 63 Abs. 2 OG), doch ist ein derartiger Mangel hier nicht dargetan.
3.- In der Berufung setzt sich die Beklagte zum Teil in unzulässiger Weise mit den tatsächlichen Feststellungen der Vorinstanz auseinander. Soweit ihre Ausführungen die Frage betreffen, ob und in welchem Umfang die als zerrüttungskausal festgehaltenen Faktoren der einen oder der andern Partei zum Verschulden gereichen und welches Gewicht ihnen - auch im Verhältnis zu objektiven Zerrüttungsfaktoren - beizumessen ist, wird nicht ansatzweise dargelegt, inwiefern die vorinstanzliche Verschuldenswürdigung gegen Bundesrecht verstossen soll (vgl. Art. 55 Abs. 1 lit. c OG). Das gilt namentlich auch für die Vorbringen, es bestehe der Eindruck, das Kantonsgericht habe das Verschulden des Klägers geschrumpft und die objektiven Gründe ausgebaut, und es würde Abweisungsbegehren gegen Scheidungsklagen nach konstanter Praxis grundsätzlich nicht mehr schützen.
4.- Nach dem Gesagten ist auf die Berufung nicht einzutreten. Die Gerichtsgebühr ist daher der Beklagten aufzuerlegen (Art. 156 Abs. 1 OG). Da keine Berufungsantwort eingeholt worden ist, sind dem Kläger keine Kosten erwachsen, so dass die Zusprechung einer Parteientschädigung von vornherein entfällt. | Demnach erkennt das Bundesgericht
im Verfahren nach Art. 36a OG:
_
1.- Auf die Berufung wird nicht eingetreten.
2.- Die Gerichtsgebühr von Fr. 3'000. -- wird der Beklagten auferlegt.
3.- Dieses Urteil wird den Parteien und dem Kantonsgericht St. Gallen (II. Zivilkammer) schriftlich mitgeteilt.
_
Lausanne, 13. Januar 2000
Im Namen der II. Zivilabteilung des
SCHWEIZERISCHEN BUNDESGERICHTS
Der Präsident: Der Gerichtsschreiber: | CH_BGer_005 | Federation | null | null | null | civil_law | nan | ['ba1e5b5d-141f-4fdb-bcac-acb44110f5be', 'dd33df93-0735-46b0-99b5-f5a89fe3d3d3'] | [] |
0376b0cb-086b-4745-a1b9-36a63622e75d | 2,010 | de | Sachverhalt:
A. Der 1974 geborene J._ war bei der X._ AG als Sanitärmonteur angestellt und dadurch bei der Schweizerischen Unfallversicherungsanstalt (SUVA) gegen Unfallfolgen versichert. Am 17. August 2005 geriet er bei sanitären Arbeiten in gebückter Haltung unter eine umkippende Küchenkombination. Der am 18. August 2005 wegen Rücken- und Nackenschmerzen konsultierte Hausarzt Dr. med. B._ stellte Hämatome an beiden Oberschenkeln, am Rücken und am linken Oberarm fest und diagnostizierte eine Nacken- und Rückenkontusion sowie Prellungen an beiden Oberschenkeln. Die SUVA erbrachte die gesetzlichen Leistungen. Mit Verfügung vom 14. November 2006 eröffnete sie dem Versicherten, die Leistungen würden auf den 30. November 2006 eingestellt. Ein Anspruch auf weitergehende Leistungen (Rente/Integritätsentschädigung) sei mangels eines adäquaten Kausalzusammenhangs zwischen den noch geklagten Beschwerden und dem Unfall nicht gegeben. An ihrem Standpunkt hielt die SUVA nach ergänzender Abklärung des medizinischen Sachverhalts mit Einspracheentscheid vom 23. Dezember 2008 fest.
B. Die hiegegen erhobene Beschwerde wies das Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich mit Entscheid vom 2. Juli 2010 ab.
C. J._ lässt dagegen Beschwerde einreichen mit dem Antrag, in Aufhebung des vorinstanzlichen Entscheids sei die SUVA zu verpflichten, ihm über den 30. November 2006 hinaus die gesetzlichen Leistungen in Form von Taggeld, Rente und Integritätsentschädigung zu erbringen. Eventuell sei die Sache zur Durchführung eines unabhängigen medizinischen Gutachtens an die SUVA zurückzuweisen.
Es wurde kein Schriftenwechsel durchgeführt. | Erwägungen:
1. 1.1 Die Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten kann wegen Rechtsverletzungen gemäss Art. 95 und 96 BGG erhoben werden. Das Bundesgericht wendet das Recht von Amtes wegen an (<ref-law>). Es ist folglich weder an die in der Beschwerde geltend gemachten Argumente noch an die Erwägungen der Vorinstanz gebunden; es kann eine Beschwerde aus einem anderen als dem angerufenen Grund gutheissen und es kann eine Beschwerde mit einer von der Argumentation der Vorinstanz abweichenden Begründung abweisen (vgl. <ref-ruling> E. 2.5 S. 262; <ref-ruling> E. 1.4 S. 140). Immerhin prüft das Bundesgericht, unter Berücksichtigung der allgemeinen Begründungspflicht der Beschwerde (Art. 42 Abs. 1 und 2 BGG), grundsätzlich nur die geltend gemachten Rügen, sofern die rechtlichen Mängel nicht geradezu offensichtlich sind. Es ist jedenfalls nicht gehalten, wie eine erstinstanzliche Behörde alle sich stellenden rechtlichen Fragen zu untersuchen, wenn diese vor Bundesgericht nicht mehr vorgetragen werden (<ref-ruling> E. 1.4.1 S. 254).
1.2 Im Beschwerdeverfahren um die Zusprechung oder Verweigerung von Geldleistungen der Militär- oder Unfallversicherung ist das Bundesgericht nicht an die vorinstanzliche Feststellung des rechtserheblichen Sachverhalts gebunden (Art. 97 Abs. 2 und Art. 105 Abs. 3 BGG).
2. Streitig und zu prüfen ist, ob aus dem Unfall vom 17. August 2005 über den 30. November 2006 hinaus Anspruch auf Leistungen der obligatorischen Unfallversicherung besteht.
3. Im angefochtenen Entscheid sind die nach der Rechtsprechung für den Anspruch auf Leistungen der obligatorischen Unfallversicherung (<ref-law> [SR 832.20]) geltenden Voraussetzungen des natürlichen und adäquaten Kausalzusammenhangs zwischen dem Unfallereignis und dem eingetretenen Schaden (vgl. <ref-ruling> E. 3.1 und 3.2 S. 181), insbesondere bei psychischen Unfallfolgeschäden (<ref-ruling>), zutreffend dargelegt. Darauf wird verwiesen.
4. Aufgrund einer sorgfältigen Würdigung der medizinischen Aktenlage hat das kantonale Gericht mit in allen Teilen überzeugender Begründung, worauf verwiesen wird (<ref-law>), zutreffend erkannt, dass im Einstellungszeitpunkt per 30. November 2006 keine organisch objektiv ausgewiesene Unfallfolgen mehr feststellbar waren. Eine davon abweichende Betrachtungsweise vermögen die Vorbringen des Beschwerdeführers nicht zu begründen. Dessen Einwendungen beschränken sich weitgehend auf Wiederholungen der im kantonalen Verfahren eingereichten Beschwerde, mit welchen sich die Vorinstanz im angefochtenen Entscheid überzeugend auseinandergesetzt hat, und bringen nicht klar zum Ausdruck, inwiefern der angefochtene Entscheid abzuändern sein sollte. Insbesondere vermag der Versicherte nicht darzutun, dass Unfallfolgen mittels wissenschaftlich anerkannten apparativen/bildgebenden Abklärungsmethoden nachgewiesen worden wären (vgl. dazu Urteil 8C_216/2009 vom 28. Oktober 2009 E. 2 mit Hinweis, nicht publ. in: <ref-ruling>, aber in: SVR 2010 UV Nr. 6 S. 25). In Anbetracht der umfangreichen spezialmedizinischen Untersuchungen und der orthopädisch/neurologischen Begutachtung durch die Ärzte der SUVA-Abteilung Versicherungsmedizin, Dres. med. L._ und S._, vom 1. Juli 2008 ist nicht zu beanstanden, dass das kantonale Gericht in antizipierter Beweiswürdigung von Beweisweiterungen abgesehen hat, da hievon keine entscheidrelevanten neuen Erkenntnisse zu erwarten waren (vgl. <ref-ruling> E. 5.3 S. 148; <ref-ruling> E. 4b S. 94). Die von der SUVA getroffenen Vorkehren zeigen ein umfassendes Bild der noch vorhandenen Beeinträchtigungen, welches eine schlüssige und abschliessende Beurteilung der streitigen Leistungsansprüche erlaubt. Es ist daher weder ein Gerichtsgutachten einzuholen (vgl. zum Anspruch auf ein versicherungsexternes Gutachten <ref-ruling>), noch ist dem im letztinstanzlichen Verfahren gestellten Antrag auf Rückweisung der Sache an die Beschwerdegegnerin zu weiteren medizinischen Abklärungen zu entsprechen.
5. Die Vorinstanz hat sodann die Frage der natürlichen Kausalität der noch bestehenden Beschwerden (Kopf-, Nacken- und Rückenschmerzen, Kniebeschwerden, depressive Symptome) nicht abschliessend geprüft, sondern unmittelbar die Adäquanz beurteilt. Das ist nicht zu beanstanden, wenn der adäquate Kausalzusammenhang zu verneinen ist (<ref-ruling> E. 5.1 S. 472 mit Hinweisen). Zu letzterem Ergebnis ist das kantonale Gericht gelangt.
5.1 Aufgrund der Akten ist nicht ausgewiesen, dass sich der Beschwerdeführer ein Schleudertrauma der Halswirbelsäule mit dem nach solchen Unfallmechanismen oftmals beobachteten und daher als typisch bezeichneten vielschichtigen Beschwerdebild zugezogen hat. Etwas anderes wird auch vom Beschwerdeführer nicht dargetan. Demnach hat das kantonale Gericht die Adäquanzprüfung zu Recht nach den Kriterien, welche für psychische Unfallschäden entwickelt wurden (<ref-ruling>), vorgenommen.
5.2 Wie das Sozialversicherungsgericht zutreffend erwogen hat, ist aufgrund des augenfälligen Geschehensablaufs mit den sich dabei entwickelnden Kräften das Ereignis vom 17. August 2005 als mittelschwerer Unfall zu qualifizieren. Daraus folgt, dass zur Bejahung des adäquaten Kausalzusammenhangs eines der relevanten Adäquanzkriterien in besonders ausgeprägter oder mehrere dieser Kriterien in gehäufter Weise erfüllt sein müssen. Selbst wenn man aufgrund der Schreckensmomente, welche der Versicherte erlebte, als er realisierte, dass er sich von der Last der Küchenkombination nicht selber befreien konnte und auf die Hilfe des mittels Mobiltelefon kontaktierten Arbeitskollegen angewiesen sein würde, zu seinen Gunsten das Kriterium der besonders dramatischen Begleitumstände oder der besonderen Eindrücklichkeit des Unfalles bejahen würde, reichte dies nicht aus, um einen allfälligen natürlichen Kausalzusammenhang als adäquat und damit als rechtsgenüglich erscheinen zu lassen.
5.3 Sind die geklagten Beschwerden nicht adäquat kausal durch das Unfallereignis verursacht, so hat die Beschwerdegegnerin zu Recht ihre Leistungen per 30. November 2006 eingestellt. Die Beschwerde ist demnach abzuweisen.
6. Da die Beschwerde offensichtlich unbegründet ist, wird sie im vereinfachten Verfahren nach <ref-law> mit summarischer Begründung erledigt.
7. Bei diesem Verfahrensausgang hat der Beschwerdeführer die Gerichtskosten zu tragen (<ref-law>). | Demnach erkennt das Bundesgericht:
1. Die Beschwerde wird abgewiesen.
2. Die Gerichtskosten von Fr. 750.- werden dem Beschwerdeführer auferlegt.
3. Dieses Urteil wird den Parteien, dem Sozialversicherungsgericht des Kantons Zürich und dem Bundesamt für Gesundheit schriftlich mitgeteilt.
Luzern, 29. Oktober 2010
Im Namen der I. sozialrechtlichen Abteilung
des Schweizerischen Bundesgerichts
Der Präsident: Die Gerichtsschreiberin:
Ursprung Hofer | CH_BGer_008 | Federation | null | null | null | social_law | nan | ['7ac8c11c-1bfc-462c-8d12-ae367a2e3496', 'fe8a76b3-8b0f-4f27-a277-2d887140e7ab', '6d21b282-3b23-41dd-9350-6ba5386df9b1', 'de90b734-4d91-4946-bed6-50dc2e63cd6a', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a', '954ea516-cf7e-4a7f-9de7-a5825c4f89f2', '4c850f4c-dd43-49cd-8bda-54c7a0cc5680', 'bc8bcca4-1cac-4769-b39d-08a89df7a98a', '954ea516-cf7e-4a7f-9de7-a5825c4f89f2', '954ea516-cf7e-4a7f-9de7-a5825c4f89f2', 'eb8efb9b-c46a-4d09-ab36-135b50264f2a'] | ['75488867-c001-4eb9-93b9-04264ea91f55', 'e6b06567-1236-4210-adb3-e11c26e497d5', '6ab38922-6309-4021-83cc-56d776d7a332', '6f2dfe04-c219-4098-a4e6-9b892444a986', 'c5fe4e71-5b3c-4c14-b088-c067ad8514ae', 'b2f7d018-be34-4815-9195-b59ae8146fbd'] |
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