title
stringlengths
1
163
summary
stringlengths
5
41.2k
source
stringlengths
125
672k
Lava
Una fontana di lava Pahoehoe alta 10 metri Lingua di lava emessa da una fessura vulcanica nell'Isola di Hawaii '''Lava''' è il nome che viene dato al magma vulcanico dopo che ha perso i gas e gli altri componenti volatili sotto pressione che lo permeavano. Il termine "lava" si riferisce sia alla roccia allo stato fuso che fuoriesce in seguito ad una eruzione, che alla stessa roccia una volta che si è solidificata dopo il raffreddamento.
La brusca diminuzione della pressione, al passaggio in ambiente esterno alla crosta terrestre, provoca un degassamento del magma: i gas, disciolti inizialmente in soluzione, subiscono una repentina evaporazione, separandosi dal fuso magmatico che, conseguentemente alla variazione della composizione chimica, si trasforma in lava. I gas liberati dal processo di degassamento sono il vapore acqueo (che genera l'acqua juvenile), CO2, CO, SO2, SO3, Cl2, N2 e gli elementi rari. La lava ha una temperatura che va dai 600-1400 °C. Sebbene sia abbastanza viscosa, fino a 100.000 volte la viscosità dell'acqua a seconda della composizione, può scorrere per grandi distanze prima di raffreddarsi e solidificarsi, in funzione delle sue proprietà tissotropiche e reologiche. La lava, solidificandosi, forma rocce ignee effusive. Lava che Scorre Le lave si distinguono in: * granitiche o acide o sialiche, nel caso abbiano un elevato tenore di silice; * andesitiche o neutre, nel caso abbiano un tenore medio di silice; * basaltiche o basiche o femiche, nel caso abbiano un basso tenore di silice. Mentre le lave basaltiche sono poco viscose e raggiungono la superficie, quelle granitiche tendono a solidificare nella camera magmatica del vulcano, formando strutture come guglie, duomi e cupole di ristagno, o ad essere espulse con violente esplosioni possono dare origine alle colate piroclastiche. Neck vulcanico di basalto colonnare (Ahaggar) Le lave basaltiche possono, solidificando, portare a molteplici strutture a seconda della velocità con cui si raffreddano e delle caratteristiche dell'ambiente: * lave a corda, dette anche ''Pahoehoe'' (ossia "pietre su cui si può camminare") dalle popolazioni hawaiane. Si tratta di lave molto basiche che scorrono a fiumi, uno strato sopra l'altro. Il più superficiale solidifica, mentre i sottostanti, scorrendo, lo incurvano. Solidificando, sono responsabili della forma dei cosiddetti vulcani a scudo. * Blocchi coriacei, detti anche lava AA (ossia "pietre su cui non si può camminare") dalle popolazioni hawaiane. Si tratta di lave acide rispetto a quelle a corda. Lo strato che raffreddando solidifica è meno spesso e le lave sottostanti invece di incurvarlo lo spezzano. * Basalti colonnari, quando magmi basaltici, solidificando in condizioni ipoabissali, formano ampi prismi colonnari per contrazione termica della massa raffreddata, come quelli presenti in Islanda, nell'Irlanda del Nord, nei "neck" vulcanici portati allo scoperto dall'erosione nell'Ahaggar, in Sardegna, in Sicilia (Gole dell'Alcantara) e nel Veneto (come nella cava di Montecchio Maggiore). * Lave a cuscino (''pillow-lavas''), quando la lava fuoriesce a grandi profondità nel mare, raffredda velocemente, ma i gas sgorgano liberandosi molto lentamente. La parola "lava" ha origine dal latino ''"labes"'' che significa ''caduta'', ''scivolamento''. Il suo primo uso, collegato con la fuoriuscita di magma, probabilmente è quello che si trova in un breve scritto di Francesco Serao, che riguarda l'eruzione del Vesuvio avvenuta fra il 14 maggio ed il 4 giugno 1737. La lava raffreddandosi dà origine a delle pietre, dette rocce effusive, se la solidificazione avviene in superficie, oppure rocce intrusive, se avviene all'interno della crosta terrestre. Un esempio del primo gruppo è l'ossidiana e del secondo il granito.
L'amore fugge
'''''L'amore fugge''''' è un film del 1978 diretto da François Truffaut. Si tratta del film che chiude la serie che ha per protagonista Antoine Doinel. Le riprese furono effettuate a Parigi dal 9 maggio al 5 luglio 1978.
François Truffaut e Claude Jade alla premiere del loro terzo film insieme, L'amore fugge, 1979 Il film si collega al precedente capitolo in cui il matrimonio tra Antoine Doinel e Christine era sopravvissuto all'infedeltà di Antoine. Dopo sette anni Antoine e Christine divorziano, pur rimanendo buoni amici. Antoine ha una relazione con Liliane, amica di Christine, ha pubblicato un'autobiografia che parla dei suoi amori e trova lavoro come correttore di bozze ed inizia anche un'allegra, anche se tumultuosa relazione, con Sabine, commessa in un negozio di dischi. Incontra anche Colette, una sua ex-fidanzata apparsa anche in un altro capitolo della storia: ''Antoine e Colette''. La vede in stazione e non riesce a fare a meno di salire sul suo treno per parlare dei tempi passati. Essendo salito senza biglietto e avendo avuto un diverbio con lei organizza una rocambolesca fuga dal convoglio. Colette scoprirà poi di essere innamorata del fratello di Sabine, proprietario di una libreria. Avrà poi un incontro amichevole con Christine, dove discuteranno del carattere tormentato di Antoine. * Premi César 1980: ** miglior musica *Il film contiene numerose scene o frammenti tratti non solo dai quattro precedenti capitoli del ciclo Doinel (''I quattrocento colpi'', ''Antoine e Colette'', ''Baci rubati'', ''Non drammatizziamo... è solo questione di corna'') ma anche da pellicole su diverso soggetto quali ''Effetto notte''. *Il film a cui assistono Sabine e Xavier Barnerias in una delle ultime scene, e della cui trama Sabine dice di non capire nulla, è invece ''Mica scema la ragazza!''.
Lutezio
Il '''lutezio''' è l'elemento chimico di numero atomico 71 e il suo simbolo è '''Lu'''. È un elemento metallico del gruppo delle cosiddette ''terre rare''; il lutezio compare solitamente associato all'ittrio e si usa a volte in leghe metalliche e come catalizzatore in vari processi chimici.
Il lutezio è un metallo trivalente bianco-argenteo resistente alla corrosione e relativamente stabile all'aria ed è il più pesante degli elementi delle terre rare. Per via del suo elevato costo di preparazione in quantità consistenti, ha pochi usi commerciali. Trova principalmente impiego in catalizzatori per il cracking del petrolio e per reazioni di alchilazione, idrogenazione e polimerizzazione. Il lutezio, dal latino ''Lutetia'' che era il nome dell'odierna Parigi, fu scoperto indipendentemente nel 1907 dallo scienziato francese Georges Urbain e dal mineralogista austriaco Carl Auer von Welsbach. Entrambi trovarono il lutezio come impurità del minerale gadolinite che il chimico svizzero Jean Charles Galissard de Marignac e molti altri ritenevano consistesse interamente dell'elemento itterbio. Il processo di separazione del lutezio dall'itterbio di Marignac fu descritto per primo da Urbain e perciò andò a lui l'onore di battezzare il nuovo elemento. Egli scelse il nome di neoitterbio e lutecium, ma col tempo il nome neoitterbio cadde in disuso, sostituito da lutecio, e nel 1949 l'ortografia dell'elemento 71 fu modificata in lutezio. Welsbach propose i nomi ''cassiopio'' per l'elemento 71, in onore della costellazione Cassiopea, e aldebaranio come nuovo nome per l'itterbio, ma queste proposte furono rifiutate sebbene alcuni scienziati tedeschi ancora chiamino "cassiopio" l'elemento 71. Si trova associato a quasi tutti gli altri metalli delle terre rare, ma mai da solo: il lutezio è particolarmente difficile da separare dagli altri elementi ed è il meno abbondante di tutti i 92 elementi in natura. Per questo è anche uno dei più costosi: un grammo di lutezio vale circa sei volte un grammo d'oro. Il più importante minerale di lutezio sfruttato commercialmente è la monazite (Ce, La, ecc.)PO4 che contiene lo 0,003% di questo elemento. Il lutezio puro metallico è stato isolato solo recentemente ed è molto difficile da preparare. Si separa dagli altri lantanidi per scambio ionico: riduzione di LuCl3 anidro o LuF3 con un metallo alcalino o alcalino-terroso. Il lutezio naturale è composto di due isotopi di cui solo uno è stabile, 175Lu (abbondanza naturale 97,41%) mentre l'altro, il 176Lu ha un'emivita di anni (2,59% abbondanza naturale). Sono stati catalogati altri 32 radioisotopi di cui i più stabili sono 174Lu con emivita di 3,31 anni e 173Lu con emivita di 1,37 anni. Tutti gli altri suoi isotopi radioattivi hanno emivite di meno di 9 giorni e la maggioranza non arriva a mezz'ora. Questo elemento ha anche 18 stati metastabili di cui i meno instabili sono 177mLu (t½ 160,4 giorni), 174mLu (t½ 142 giorni) e 178mLu (t½ 23,1 minuti). Gli isotopi di lutezio hanno peso atomico che va da 149,973 (150Lu) a 183,961 (184Lu). Il principale modo di decadimento prima dell'isotopo stabile più abbondante (175Lu) è la cattura elettronica (con una lieve emissione di raggi alfa e positroni), mentre il modo principale dopo di esso è l'emissione beta. I più comuni prodotti di decadimento prima del 175Lu sono isotopi dell'elemento 70 (itterbio), e i prodotti principali dopo di esso sono isotopi dell'elemento 72 (afnio). Come quasi tutti gli altri elementi del suo gruppo, anche il lutezio è in genere trivalente. Fluoruro: LuF3, Cloruro: LuCl3, Bromuro: LuBr3, Ioduro: LuI3, ossido: Lu2O3, Solfuro: Lu2S3, Tellururo: Lu2Te3, Nitruro: LuN Come tutti gli altri lantanidi, anche il lutezio è leggermente tossico e soprattutto i suoi composti dovrebbero essere maneggiati con attenzione. La polvere metallica di lutezio può incendiarsi ed esplodere se riscaldata. Il lutezio non ha alcun ruolo biologico nel corpo umano, il metabolismo.
La maledizione della prima luna
'''''La maledizione della prima luna''''' , noto anche come '''''Pirati dei Caraibi - La maledizione della prima luna''''', è un film del 2003 diretto da Gore Verbinski; prodotto da Walt Disney Pictures e Jerry Bruckheimer Films e distribuito da Buena Vista International. Ideato e scritto da Ted Elliot e Terry Rossio, il film è il primo capitolo della serie di ''Pirati dei Caraibi'' e ispirato all'omonima attrazione dei Parchi Disney. Il cast principale comprende Johnny Depp nei panni di Jack Sparrow, Geoffrey Rush, Keira Knightley, Orlando Bloom, Kevin McNally, Jack Davenport e Jonathan Pryce. Accolto positivamente dalla critica e ancor di più dal pubblico che ne loda l'interpretazione di Depp, gli effetti speciali e la colonna sonora, la pellicola ha ottenuto diversi riconoscimenti e cinque candidature agli Oscar 2004 .
Caraibi, 1711. La piccola Elizabeth Swann, sulla nave inglese che la porta insieme al padre, il Governatore Weatherby Swann, a Port Royal, scorge il relitto di una nave e trova un ragazzino di nome Will Turner che viene portato a bordo; Elizabeth si accorge che al collo ha un medaglione d'oro con inciso un teschio. D'impulso, la bambina glielo sottrae e lo nasconde perché può essere la prova dell'appartenenza di Will alla pirateria. Nel frattempo tra la nebbia gli inglesi vedono allontanarsi una nave dalle vele nere. Si apprende in seguito che la nave è la ''Perla Nera'', attratta dal medaglione di Will. Otto anni dopo, Elizabeth vive ancora col padre, mentre Will ha trovato impiego presso il fabbro della città. Il padre della donna la vorrebbe sposa del commodoro James Norrington, che nel giorno della sua investitura ufficiale si dichiara a Elizabeth, la quale però, soffocata per il corsetto troppo stretto, cade dagli spalti del forte finendo in mare: cadendo in mare attiva il medaglione, che così attrae la ''Perla Nera''. Intanto, Elizabeth viene salvata da uno strampalato personaggio appena arrivato in città, il capitano pirata Jack Sparrow, che inseguito dalle guardie riesce a fuggire facendosi scudo con Elizabeth. Jack trova riparo nella bottega del fabbro Will, con cui si scontra, finendo imprigionato. La sera stessa l'equipaggio della ''Perla Nera'', comandata dal capitano Hector Barbossa, saccheggia il villaggio, rapendo Elizabeth che possedeva ancora il medaglione d'oro. La ragazza chiede di parlamentare con capitan Barbossa in ossequio al codice dei pirati. Condotta a bordo della ''Perla Nera'', Elizabeth chiede ai pirati di lasciare la città in cambio del medaglione e si presenta come Elizabeth Turner, volendo nascondere la sua identità di figlia del governatore. Barbossa, appreso il suo cognome, decide di abbandonare il saccheggio di Port Royal portandosi dietro la ragazza. Will, sebbene abbia invano tentato di unirsi a Norrington, convince Jack ad aiutarlo dopo averlo liberato dalla prigione. Grazie ad un piano geniale, Jack riesce a prendere l'''Interceptor'' sotto il naso del commodoro, veleggiando alla volta di Tortuga per arruolare una ciurma. A bordo, il pirata rivela, come Will aveva intuito alla prigione, che egli conosceva molto bene il padre, un pirata noto come "Sputafuoco Bill", lasciando il giovane sconvolto. A Tortuga, Jack contatta un vecchio amico, Mastro Gibbs, che gli procura una ciurma. Durante il viaggio per l'isola, in prossimità di un cimitero di navi, Gibbs si lascia scappare la verità su Jack: quando arrivò la prima volta a Tortuga e creò una ciurma per recarsi a Isla de Muerta, egli era l'ex capitano della ''Perla Nera'', ma a pochi giorni di navigazione il primo ufficiale pretese di sapere la destinazione, quindi Jack gliela rivelò, ma il gesto gli costò caro perché subì un ammutinamento, e fu lasciato su un'isola deserta, ma il pirata riuscì a fuggire, e ora vuole riprendersi la sua nave, e vendicarsi del suo primo ufficiale, Barbossa. A bordo della ''Perla Nera'', Elizabeth scopre che il capitan Barbossa e la sua ciurma sono perseguitati da un'orrenda maledizione: quando Hernán Cortés commise il genocidio nelle Americhe nel 1521 insieme ai ''conquistadores'' spagnoli, gli dei degli Aztechi scagliarono sull'oro che Cortès aveva trovato una maledizione che fa diventare gli esseri umani né vivi né morti. Sembrano vivi, ma quando arriva la luna piena svelano la loro identità. Chiunque abbia sottratto un medaglione del tesoro di Cortès situato sull'Isla de Muerta, per spezzare la maledizione e tornare vivo, deve restituirlo con il proprio sangue. Quando la ciurma di Barbossa arrivò lì prese il tesoro ma presto i pirati si accorsero che non provavano più sensazioni e che non sentivano più niente. Così restituirono tutti i singoli pezzi; tranne uno, quello di Elizabeth. Nel frattempo, Jack e Will arrivano sull'Isla de Muerta e si dirigono verso la grotta che nasconde il tesoro. Qui Barbossa sta celebrando assieme alla ciurma il rito che servirà a spezzare la maledizione, ma purtroppo non succede niente. I pirati si rendono conto che la ragazza non ha il sangue di Turner e iniziano a litigare; così, approfittando della confusione, Will riesce a raggiungere Elizabeth e a portarla via insieme al medaglione. Nella grotta resta però Jack, catturato da Barbossa che non crede ai suoi occhi, vedendolo davanti a sé ancora vivo e vegeto. Ora Jack inganna il suo vecchio equipaggio: gli mente dicendogli che darà loro la possibilità di tornare vivi perché al contrario di loro conosce l'identità del vero figlio di Turner. Poco dopo l'''Interceptor'' raggiunge la ''Perla Nera'' e, dopo un furibondo cannoneggiamento in cui il primo vascello viene distrutto, i superstiti vengono portati sulla nave pirata. Will stringe un ingenuo patto con Barbossa per salvare Elizabeth, confessando di essere lui l'erede di Sputafuoco, mandando così a monte i piani di Jack che voleva ingannare Barbossa, in questo modo si sarebbe ripreso la Perla, avrebbe salvato Elizabeth e Will e avrebbe potuto tornare a navigare con la sua amata nave. Sia Jack che Elizabeth vengono abbandonati sull'isola, mentre la ''Perla Nera'' riguadagna il mare aperto verso l'Isla de Muerta. Sull'isola la ragazza brucia tutto il rum insieme a piccoli alberi creando un enorme nuvola di fumo, sperando di farsi notare. Infatti il commodoro Norrigton a bordo della ''Dauntless'' li salva e Elizabeth convince la marina britannica a salvare Will in cambio dell'accettazione della proposta del commodoro. Nel mentre i pirati rivelano a Will che il padre era un uomo fedele a Jack, che egli non prese parte all'ammutinamento né prese uno dei pezzi d'oro dal forziere, ma riuscì comunque a sottrarne uno dalla ciurma e a spedirlo al figlio per assicurarsi che la maledizione non si spezzasse mai, come punizione per quel che avevano fatto, così Barbossa lo uccise e lo gettò in mare, ma dopo però scoprirono che, per ironia della sorte, per tornare vivi serviva il suo sangue. Arrivati sull'Isla de Muerta, Jack convince Norrington e la marina britannica a restare sulla ''Dauntless'' e sparare cannonate ai pirati che usciranno dalla grotta a bordo di scialuppe. Ma così non è: la marina britannica rimane sulle scialuppe mentre la ciurma di Barbossa, che Jack ha ingannato facendoli andare dove si aspettava che la Marina avrebbe teso loro l'imboscata come gli avevano promesso, sale sulla ''Dauntless'' e comincia a sparare ai britannici che intraprendono una furiosa lotta per riprendersi la loro nave. Nella grotta Jack rivela di aver ingannato Barbossa per salvare Will ed Elizabeth, uccidere Barbossa una volta per tutte, salvare Port Royal e riprendersi la nave. Il problema però è che tutt'e due sono immortali e non possono uccidersi a vicenda (Jack aveva sottratto un pezzo dal forziere all'insaputa di tutti) fino a quando Will e Jack restituiscono il medaglione, la maledizione scompare e Jack può finalmente vendicarsi di Barbossa con il colpo che si era conservato da dieci anni. Benché Jack abbia vinto e salvato tutti, la sua ciurma ha rubato la Perla e ora Jack è purtroppo condannato all'impiccagione. Tornati a Port Royal, Will prima dichiara i suoi sentimenti a Elizabeth, poi salva Jack che scappa a nuoto a bordo della sua amata Perla guidata dalla sua ciurma che aveva deciso di salvarlo. Così Will ed Elizabeth si vogliono sposare mentre Jack ha finalmente la sua ''Perla Nera''. Jack, la scimmia domestica di Barbossa, si avvicina a nuoto al mucchio di ricchezze nella grotta dell'Isla de Muerta, che sta lentamente sprofondando negli abissi dopo la fine della maledizione. Arrampicatasi sul forziere di pietra, ruba uno degli 882 pezzi d'oro e ritorna ad essere non-morta. Durante gli anni novanta, gli sceneggiatori Ted Elliott e Terry Rossio iniziarono a lavorare su un nuovo film sui pirati dove a farla da padrone vi erano diversi elementi fantasy e soprannaturali. A marzo del 2001 Jay Wolpert e Stuart Beattie vengono incaricati di riscrivere la sceneggiatura. Il produttore Jerry Bruckheimer, convinto da Dick Cook, si unì al progetto. Nel maggio del 2002 Gore Verbinski venne ingaggiato come regista. Le riprese iniziarono ufficialmente il 28 ottobre del 2002 e terminarono il 7 marzo 2003. Il budget della pellicola era di 140 milioni di dollari. Inizialmente nel progetto venne coinvolto Alan Silvestri, poiché già collaboratore di Verbinski per ''Un topolino sotto sfratto'' e ''The Mexican - Amore senza la sicura''; tuttavia, a causa di differenze stilistiche tra Bruckheimer e Silvestri, il compositore venne poi sostituito da Klaus Badelt. === Data di uscita === Il film è uscito negli Stati Uniti il 4 luglio 2003, mentre in Italia il 5 settembre 2003, dopo un'anteprima nazionale il giorno 27 agosto. === Doppiaggio italiano === La direzione del doppiaggio e i dialoghi italiani sono a cura di Carlo Cosolo, per conto della Cast Doppiaggio srl. === Edizioni home video === Il film è stato distribuito in DVD e VHS nel mercato italiano il 29 gennaio 2004, disponibile in edizione disco singolo e disco doppio. Nel 2007 è stata messa in vendita la versione del film ad alta definizione Blu-ray Disc. === Incassi === Il film, realizzato con un budget di dollari, ha incassato a livello internazionale dollari, diventando uno dei film di maggior successo nel 2003. In Italia al botteghino il film ha incassato €. La saga di ''Pirati dei Caraibi'' si è rivelata una delle pentalogie di maggior successo nella storia. === Critica === Il film è stato accolto positivamente dalla critica cinematografica. Su Rotten Tomatoes detiene una percentuale di gradimento del 79%, basato su 219 recensioni e con una media dei voti di 7 su 10. * 2004 - '''Premio Oscar''' ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior trucco'' a Ve Neill e Martin Samuel ** Nomination ''Miglior sonoro'' a Christopher Boyes, David Parker, David E. Campbell e Lee Orloff ** Nomination ''Miglior montaggio sonoro'' a Christopher Boyes e George Watters II ** Nomination ''Migliori effetti speciali'' a John Knoll, Hal T. Hickel, Charles Gibson e Terry D. Frazee * 2004 - '''Golden Globe''' ** Nomination ''Miglior attore in un film commedia o musicale'' a Johnny Depp * 2004 - '''Premio BAFTA''' ** ''Miglior trucco'' a Ve Neill e Martin Samuel ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp ** Nomination ''Migliori costumi'' a Penny Rose ** Nomination ''Miglior sonoro'' a Christopher Boyes, David Parker, David E. Campbell e Lee Orloff ** Nomination ''Migliori effetti speciali'' a John Knoll, Hal T. Hickel, Charles Gibson e Terry D. Frazee * 2004 - '''Screen Actors Guild Award''' ** ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp * 2003 - '''Chicago Film Critics Association Award''' ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp * 2004 - '''Empire Award''' ** ''Miglior attore'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior film'' ** Nomination ''Miglior attrice britannica'' a Keira Knightley ** Nomination ''Miglior scena'' (''Scena del rhum'') ** Nomination ''Miglior debutto'' a Mackenzie Crook * 2003 - '''Las Vegas Film Critics Society Awards''' ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp * 2004 - '''MTV Movie Award''' ** ''Miglior performance maschile'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior film'' ** Nomination ''Miglior coppia'' a Johnny Depp e Orlando Bloom ** Nomination ''Miglior performance comica'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior performance rivelazione'' a Keira Knightley ** Nomination ''Miglior cattivo'' a Geoffrey Rush * 2003 - '''Satellite Award''' ** Nomination ''Miglior film commedia o musicale'' ** Nomination ''Miglior attore in un film commedia o musicale'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior attore non protagonista in un film commedia o musicale'' a Geoffrey Rush ** Nomination ''Migliori costumi'' a Penny Rose ** Nomination ''Migliori effetti speciali'' a John Knoll * 2004 - '''Saturn Award''' ** ''Migliori costumi'' a Penny Rose ** Nomination ''Miglior film fantasy'' ** Nomination ''Miglior regia'' a Gore Verbinski ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior attore non protagonista'' a Geoffrey Rush ** Nomination ''Miglior attrice non protagonista'' a Keira Knightley ** Nomination ''Cinescape Genre Face of the Future Award'' a Keira Knightley ** Nomination ''Miglior colonna sonora'' a Klaus Badelt ** Nomination ''Miglior trucco'' a Ve Neill e Martin Samuel ** Nomination ''Migliori effetti speciali'' a John Knoll, Hal T. Hickel, Terry D. Frazee e Charles Gibson * 2004 - '''Premio Amanda''' ** Nomination ''Miglior film straniero'' a Gore Verbinski * 2004 - '''Premio Bram Stoker''' ** Nomination ''Miglior sceneggiatura'' a Ted Elliott e Terry Rossio * 2003 - '''Critics' Choice Movie Award''' ** ''Miglior film per la famiglia'' ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp * 2004 - '''Premio Hugo''' ** Nomination ''Miglior rappresentazione drammatica (forma lunga)'' a Gore Verbinski, Ted Elliott, Terry Rossio, Stuart Beattie e Jay Wolpert * 2004 - '''Golden Reel Award''' ** ''Miglior montaggio sonoro'' (''Dialoghi e ADR'') ** Nomination ''Miglior montaggio sonoro (Effetti sonori)'' ** Nomination ''Miglior montaggio sonoro (Colonna sonora)'' a Jeanette Surga, Christopher Brooks e Kenneth Karman * 2004 - '''MTV Movie Awards México''' ** ''Eroe più sexy'' a Orlando Bloom ** ''Miglior look'' a Johnny Depp * 2013 - '''People's Choice Award''' ** Nomination ''Miglior saga'' * 2004 - '''People's Choice Award''' ** ''Miglior film'' * 2003 - '''Phoenix Film Critics Society Awards''' ** Nomination ''Miglior film'' ** Nomination ''Miglior regia'' a Gore Verbinski ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior performance rivelazione'' a Keira Knightley ** Nomination ''Miglior scenografia'' a Brian Morris ** Nomination ''Migliori costumi'' a Penny Rose ** Nomination ''Miglior trucco'' a Ve Neill e Martin Samuel ** Nomination ''Migliori effetti visivi'' a John Knoll, Hal T. Hickel, Charles Gibson e Terry D. Frazee * 2003 - '''Teen Choice Award''' ** ''Miglior film dell'estate'' * 2004 - '''Teen Choice Award''' ** ''Miglior bugiardo'' a Johnny Depp ** ''Miglior bacio'' a Keira Knightley e Orlando Bloom ** ''Miglior alchimia'' a Keira Knightley e Orlando Bloom ** ''Miglior combattimento/sequenza d'azione'' a Orlando Bloom e Johnny Depp ** Nomination ''Miglior rivelazione'' a Keira Knightley * 2003 - '''Visual Effects Society''' ** ''Migliori effetti visivi'' a Geoff Heron, Robbie Clot, Jason Brackett e John McLeod ** ''Migliori pitture di sfondo'' a Yanick Dusseault, Susumu Yukuhiro e Jonathan Harb ** Nomination ''Miglior performance in un film con effetti speciali'' a Keira Knightley ** Nomination ''Migliori movimenti'' a John Knoll, Patrick T. Myers, Hal T. Hickel e Jill Brooks ** Nomination ''Migliori personaggi animati'' a Sue Campbell, James Tooley, Geoff Campbell e Dugan Beach ** Nomination ''Migliori modelli e miniature'' (''l'intercettatore'') a Charles Bailey, Peter Bailey, Robert Edwards e Don Bies ** Nomination ''Migliori modelli e miniature'' (''Hector Barbossa'') a Geoff Campbell, James Tooley, Steve Walton e Dugan Beach ** Nomination ''Miglior fotografia'' a Carl Miller, Michael Conte e Tami Carter * 2004 - '''Eddie Award''' ** ''Miglior montaggio in un film commedia o musicale'' a Craig Wood, Stephen E. Rivkin e Arthur Schmidt * 2004 - '''ASCAP Award''' ** ''Top Box Office Films'' a Klaus Badelt * 2004 - '''Artios Award''' ** Nomination ''Miglior casting per un film commedia'' a Ronna Kress * 2004 - '''Dallas-Fort Worth Film Critics Association Awards''' ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp * 2004 - '''Golden Trailer Awards''' ** Nomination ''Miglior film d'azione'' * 2003 - '''Hollywood Film Award''' ** ''Miglior film'' a Gore Verbinski * 2004 - '''Irish Film and Television Award''' ** ''Miglior attore internazionale'' a Johnny Depp ** ''Miglior attrice internazionale'' a Keira Knightley * 2004 - '''Taurus World Stunt Awards''' ** ''Miglior combattimento'' a Tony Angelotti e Mark Aaron Wagner * 2004 - '''Young Artist Awards''' ** Nomination ''Miglior film commedia o musicale per la famiglia'' * 2004 - '''American Choreography Awards''' ** ''Miglior coreografia nei combattimenti'' a George Marshall Ruge * 2004 - '''Art Directors Guild''' ** Nomination ''Miglior scenografia in un film periodico o fantasy'' * 2003 - '''Awards Circuit Community Awards''' ** ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior colonna sonora originale'' a Klaus Badelt ** Nomination ''Menzioni onorevoli'' * 2004 - '''Cinema Audio Society''' ** Nomination ''Miglior montaggio sonoro'' a Christopher Boyes, David Parker, David E. Campbell e Lee Orloff * 2004 - '''Costume Designers Guild Awards''' ** Nomination ''Migliori costumi in un film periodico o fantasy'' a Penny Rose * 2010 - '''Gold Derby Film Awards''' ** Nomination ''Miglior attore del decennio'' a Johnny Depp * 2004 - '''Gold Derby Film Awards''' ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp ** Nomination ''Migliori costumi'' a Penny Rose ** Nomination ''Migliori effetti visivi'' a John Knoll, Hal T. Hickel, Charles Gibson e Terry D. Frazee * 2004 - '''Hollywood Makeup Artist and Hair Stylist Guild Awards''' ** ''Miglior trucco periodico'' ** ''Migliori acconciature caratteristiche'' a Martin Samuel e Lucia Mace ** Nomination ''Miglior trucco caratteristico'' a Ve Neill e Joel Harlow ** Nomination ''Migliori acconciature periodiche'' a Martin Samuel, Lucia Mace e Nina Paskowitz * 2004 - '''Italian Online Movie Awards''' ** Nomination ''Miglior attore protagonista'' a Johnny Depp * 2003 - '''Jupiter Award''' ** ''Miglior attore internazionale'' a Johnny Depp * 2004 - '''Online Film & Television Association''' ** Nomination ''Miglior attore'' a Johnny Depp ** Nomination ''Migliori costumi'' a Penny Rose ** Nomination ''Miglior trucco e acconciature'' ** Nomination ''Migliori effetti visivi'' a John Knoll, Hal T. Hickel, Charles Gibson e Terry D. Frazee * 2004 - '''Online Film Critics Society Awards''' ** Nomination ''Miglior attore'' a Johnny Depp ** Nomination ''Miglior colonna sonora originale'' a Klaus Badelt ** Nomination ''Migliori effetti visivi'' ** Nomination ''Migliori costumi'' ** Nomination ''Miglior sonoro'' * 2004 - '''Publicists Guild of America''' ** ''Maxwell Weinberg Award'' * 2004 - '''SFX Awards''' ** ''Miglior attore'' a Johnny Depp ** ''Miglior attrice'' a Keira Knightley * 2003 - '''Village Voice Film Poll''' ** Nomination ''Miglior performance'' a Johnny Depp * 2003 - '''Washington DC Area Film Critics Association Awards''' ** Nomination ''Miglior attore'' a Johnny Depp * 2004 - '''World Soundtrack Awards''' ** Nomination ''Colonna sonora originale dell'anno'' a Klaus Badelt Il film ha avuto quattro seguiti: * ''Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma'' (2006) * ''Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo'' (2007) * ''Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare'' (2011) * ''Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar'' (2017)
La ragazza di via Condotti
'''''La ragazza di via Condotti''''' è un film del 1974 diretto da Germán Lorente.
Durante un rapporto, un uomo mette le mani al collo di una bella signora iniziando lo strangolamento. Il giovane detective Sandro Mattei, nel rientrare a casa, scopre il cadavere della moglie, psicopatica e ninfomane oltre che dedita all'alcool. Sandro cerca l'assassino di sua moglie, uccisa mentre si trovava con l'amante. Prima dell'arrivo della polizia, effettuando ricerche sul luogo del delitto, si accorge di una foto che ritrae un uomo a cavallo di una potente moto di grossa cilindrata e, sullo sfondo, un'indistinta e sfocata figura femminile. Appropriatosi del prezioso reperto, il vedovo si getta a capofitto nelle indagini private, aiutato dalla fedele Tiffany, giovane fotoreporter americana a Roma per lavoro che riconosce nella misteriosa signora della foto la proprietaria di un'elegante boutique di Via Condotti, una certa Laura Damiani, da tempo legata sentimentalmente all'avvocato Giorgio Russo, noto esponente dell'alta borghesia capitolina nonché stimatissimo e affermato professionista. A Russo, Mattei affida la parte legale del caso mentre per conto suo, tra una sosta e l'altra nelle braccia della collaboratrice Tiffany e poi della stessa Laura e scampando a sanguinosi agguati, si adopera a dipanare la matassa sempre più ingarbugliata. Nella colonna sonora compare la canzone ''Una ragazza come tante'', interpretata da Augusto Daolio, cantante dei Nomadi. === Critica === All'epoca il film venne universalmente stroncato e bollato come "melenso" e "insipido" nonostante le ottime prestazioni di Frederick Stafford di Michel Constantin della bellissima Claude Jade e le grazie di Femi Benussi generosamente esibite. (''Mondo Culto'')
Lavoro
Un operaio addetto a una macchina a vapore Il '''lavoro''' è un'attività produttiva, che implica la messa in atto di conoscenze rigorose e metodiche, intellettuali e/o manuali, per produrre e dispensare beni e servizi in cambio di compenso, monetario o meno, importante argomento di studio sia delle scienze sociali che delle scienze astratte e naturali . Si tratta di un servizio utile che si rende alla società, e prevede la concessione sistematica al pubblico di un bene in cambio di un altro, in forma di compenso non sempre monetario. Nel mondo moderno l'attività lavorativa viene esplicata con l'esercizio di un mestiere o di una professione e ha come scopo la soddisfazione dei bisogni individuali e collettivi. Dal punto di vista giuridico si distingue il lavoro subordinato da quello autonomo e parasubordinato con caratteristiche intermedie tra i primi due.
Un agricoltore intento ad arare in Germania Zappatori che scavano l'acquedotto del fiume Cedar, Washington (1899) Il termine lavoro deriva dal latino ''labor'' con il significato di fatica. Sono noti i detti della letteratura classica ''durar fatica'' e ''operar faticando''. Altro termine di parlate italiane per "lavoro" è ''travaglio'', che deriva dal latino ''tripalium'' (strumento di tortura), ad esempio in siciliano "lavorare" si dice ''travagghiari'' e in piemontese ''travajè'' e così via. Ancora oggi in alcuni dialetti regionali si usano i termini ''faticare'', ''andare a faticare'' (per dire ''lavorare'', ''andare a lavorare''). === Ambito economico e sociale === Lavorare significa ''occupare il tempo nel fare qualcosa di produttivo'', traendone un vantaggio generalmente economico. Infatti con il termine ''occupato'' si definisce lo status del lavoratore e, con il suo opposto, ''disoccupato'', si definisce lo status di chi non ha un lavoro come un soggetto in cerca di una prima occupazione. Il lavoratore dipendente ha generalmente una ''controparte'', con la quale instaura un ''rapporto di lavoro'' regolamentato tipicamente da un contratto di lavoro. === Ambito spirituale === Lavoro d'ufficio Il lavoro è quella forza, unita alla consapevolezza di sé, che permette di realizzare la propria natura potenziale, portando a termine compiti etici che possano fornire un beneficio spirituale e morale a se stessi, all'ambiente sociale e naturale. Può anche essere definito come Karma Yoga, ossia essere in connessione o mantenere una determinata consapevolezza, fondata su principi etici, nelle azioni che si stanno svolgendo. In quest'ambito rientra la teoria del lavoro affettivo sviluppata dal filosofo italiano Toni Negri e dallo statunitense Michael Hardt. === Il codice del 1865 === In riferimento al vecchio Codice civile italiano del 1865, sulle orme della tradizione giuridica romana, si usava definire con l'espressione ''locatio'' il lavoro come locazione di opere accanto alla locazione delle cose. La ''locatio operis'' aveva ad oggetto uno specifico risultato e si distingueva dalla ''locatio operarum'' riguardante un'attività lavorativa avulsa dal rischio del risultato. In tal modo si distingueva tra lavoro autonomo comprendendo le professioni intellettuali e il lavoro subordinato. Nel caso di lavoro autonomo e libera professione l'altra parte è il cliente. Nel lavoro autonomo il contratto d'opera non si svolge alle dirette dipendenze dell'imprenditore. Differenziato dal lavoro subordinato, come si è accennato, era distinto con l'espressione ''locatio operis''. Il rapporto è regolato da accordi di fornitura di beni o servizi. Alla fine, in mancanza di una definizione omnicomprensiva di subordinazione, la dottrina ha fatto riferimento alla giurisprudenza che ha elaborato vecchi e nuovi concetti pervenendo alla distinzione, non solo generale e astratta, tra lavoro dipendente e autonomo ma alla loro qualificazione riguardo al concreto atteggiarsi del rapporto di lavoro. Quale che sia la controparte il rapporto di lavoro deve rispondere alle norme più alte e generali del Diritto privato, in particolare il Diritto commerciale e il Diritto del lavoro. Nel rapporto di lavoro subordinato una forte valenza assume il diritto sindacale. Si comprendono gli elevati risvolti pubblici del lavoro con ricadute sociali anche sul piano delle tutele giuridiche e sindacali. === La Costituzione repubblicana === Il lavoro è il pilastro fondamentale su cui si basano le nazioni e le società. In Italia la Carta fondamentale tutela una serie di diritti dei lavoratori garantendo in particolare quelli delle fasce più deboli come le donne, infatti l'articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana recita: Il legislatore nell'enucleare l'articolo dunque ha voluto dar grande risalto al concetto di lavoro quale elemento fondante dello Stato. Altre importanti disposizioni costituzionali sono: * L'art. 4 sancisce che " La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società". * L'art. 31 La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. * L'art. 35 ''tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni'' curandone anche la formazione e l'elevazione professionale. * L'art. 36 sancisce il diritto del lavoratore ''ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa''. * L'art. 37 estende alla donna ''gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore''. Il codice civile all'art. 2110 tutela anche il periodo di gravidanza e di puerperio * L'art. 38 tutela l'assistenza sociale e le forme di previdenza. * Il diritto di sciopero è garantito dall'art. 40 ed è regolato dalle leggi. * L'art. 41 è un crocevia nel quale si incontrano le esigenze del capitale e la sicurezza nel lavoro: l'iniziativa economica privata è libera, ma non può recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. L'art. 2087 del codice civile stabiliva già l'obbligo di sicurezza del datore di lavoro. * L'art. 46 prevede, ai fini dell'elevazione economica e sociale del lavoro, il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende secondo quanto stabilito dalle leggi. La Costituzione demanda inoltre la possibilità ai sindacati dei lavoratori di ''stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce''. (Art. 39) === La disciplina generale del lavoro oggi === La disciplina fondamentale del lavoro è contenuta nel codice civile italiano, ad esempio ai sensi dell'art. 2094 c.c. è ''prestatore'' del lavoro subordinato chi si obbliga dietro retribuzione a prestare ''nell'impresa'' il proprio lavoro che può essere intellettuale o manuale. In altre parole nel lavoro subordinato è presente una soggezione del lavoratore alle decisioni e agli ordini del datore di lavoro. Tuttavia la nozione codicistica non basta da sola a qualificare e circoscrivere il rapporto subordinato nel suo concreto atteggiarsi. In dottrina si fa rilevare l'allargamento dell'area riconosciuta come subordinata da parte della giurisprudenza come fenomeno socio-economico. Altre norme importanti sono: * La legge n. 604 del 15 luglio 1966 sulla disciplina dei licenziamenti individuali la cui validità è subordinata all'esistenza di una ''giusta causa'' o di un ''giustificato motivo''. * Con una normativa organica è entrato in vigore il cosiddetto Statuto dei lavoratori con la legge n. 300 del 1970. * Legge n.1204 del 30 dicembre 1971 sancisce la "Tutela delle lavoratrici madri" * La legge n. 533 dell'11 agosto 1973 ha introdotto la disciplina delle controversie individuali in materia di lavoro e di previdenza e assistenza obbligatoria. La procedura per rivendicare davanti all'autorità giudiziaria il riconoscimento di un diritto è stata costruita con il rito del lavoro e il Giudice specializzato del lavoro. * La legge n. 125 del 10 aprile 1991 stabilisce le "azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro".(art.1,co.1) * I provvedimenti che introducono una disciplina speciale per il lavoro a distanza, detto anche ''smart working'' (espressione che in inglese non esiste). === I lavori atipici === Con l'entrata in vigore della cosiddetta legge Biagi sono stati disciplinati i ''lavori atipici'' e la ''flessibilità'' nel lavoro. In realtà la legge è impropriamente così definita in quanto si tratta solo di una legge delega al governo, il D. Lgs. n. 276 del 2003. In particolare nelle forme di flessibilità introdotte dalla nuova normativa trovano applicazione: * il part time (artt. 46 e 85 comma 2 del decreto n. 276) * la somministrazione di lavoro (artt. 20-28) * il lavoro intermittente (artt. 33-40) * il lavoro ripartito (artt. 41-45) * il contratto di inserimento * il contratto a progetto (art. 69) forma particolare della Collaborazione coordinata e continuativa * Il lavoro accessorio === Altri lavori === Altre forme di lavoro, alcune molto più diffuse di quello che si pensa superficialmente, sono: * associazione in partecipazione * socio lavoratore presso una cooperativa * lavoro e formazione congiunta: stage, tirocinio, praticantato, apprendistato * amministratore (operativo) di società === Sinonimi, derivati e classificazioni === Il lavoro subordinato è anche denominato ''impiego'', da cui discende il termine ''impiegato''. Quest'ultimo termine, tuttavia è spesso utilizzato per indicare una specifica categoria di lavoratore che generalmente include lavori d'ufficio (contabilità, fatturazione, amministrazione, design, pianificazione, inserimento dati e così via), spesso in contrapposizione a quella di ''operaio'' (lavori quasi sempre legati alla manualità). Altre categorie, pressoché legate alla gerarchia, responsabilità e retribuzione sono i ''quadri'' e i ''dirigenti''. Una vecchia consuetudine, che prevedeva la trascrizione nel libretto di lavoro, distingueva l'impiegato ''di concetto'' dall'impiegato ''di complemento''. Un'altra consuetudine, tipica di ambienti industriali, distingue il ''lavoro intellettuale'', dove prevale la capacità mentale, dal ''lavoro fisico'', dove prevale la capacità fisica. Ancora nella terminologia industriale, quando ci si riferisce al lavoro come ''tempo e costo'' impiegato dai lavoratori per le attività produttive si utilizza il termine ''manodopera''. Nella moderna terminologia aziendale, in ottica di gestione per processi in cui si contrappongono le risorse in entrata, con i risultati in uscita, per riferirsi ai lavoratori, si utilizza il termine ''risorse umane'' (pur restando in auge l'altisonante termine "maestranze" utilizzato spesso nelle comunicazioni dalle aziende alla totalità dei lavoratori). In tal modo si distinguono dalle risorse materiali e immateriali. === Estensione del termine nell'uso comune === * L'''opera'' che si sta creando, costruendo o eseguendo. Può essere un'opera d'arte, un brano musicale, un testo scritto, ecc. * Il ''luogo'' dove si svolge l'attività di lavoro. * Al plurale la locuzione ''Lavori pubblici'' indica opere di pubblica utilità finanziate e gestite dallo Stato o da Enti pubblici territoriali. Partendo dalla definizione di (si apre in una nuova scheda) forza lavoro statistica ci permette di analizzare e comprendere i dsti sotto riportati. Dati Istat + Situazione lavorativa degli italiani tra i 15 e i 64 anni nel 2018 Territorio Condizione.professionale Totale Abruzzo disoccupati 59.905 Abruzzo non cercano e non disponibili a lavorare 220.081 Abruzzo occupati 485.751 Abruzzo zona grigia dell'inattività 71.577 Basilicata disoccupati 26.644 Basilicata non cercano e non disponibili a lavorare 107.989 Basilicata occupati 181.857 Basilicata zona grigia dell'inattività 51.729 Calabria disoccupati 151.016 Calabria non cercano e non disponibili a lavorare 382.138 Calabria occupati 536.776 Calabria zona grigia dell'inattività 203.493 Campania disoccupati 424.369 Campania non cercano e non disponibili a lavorare 1.235.365 Campania occupati 1.615.058 Campania zona grigia dell'inattività 603.731 Emilia-Romagna disoccupati 123.807 Emilia-Romagna non cercano e non disponibili a lavorare 610.771 Emilia-Romagna occupati 1.942.498 Emilia-Romagna zona grigia dell'inattività 113.828 Friuli-Venezia Giulia disoccupati 36.415 Friuli-Venezia Giulia non cercano e non disponibili a lavorare 183.166 Friuli-Venezia Giulia occupati 496.391 Friuli-Venezia Giulia zona grigia dell'inattività 33.046 Lazio disoccupati 297.493 Lazio non cercano e non disponibili a lavorare 935.814 Lazio occupati 2.321.924 Lazio zona grigia dell'inattività 256.991 Liguria disoccupati 66.210 Liguria non cercano e non disponibili a lavorare 231.601 Liguria occupati 588.364 Liguria zona grigia dell'inattività 48.315 Lombardia disoccupati 282.280 Lombardia non cercano e non disponibili a lavorare 1.518.204 Lombardia occupati 4.322.747 Lombardia zona grigia dell'inattività 262.415 Marche disoccupati 55.686 Marche non cercano e non disponibili a lavorare 234.027 Marche occupati 618.124 Marche zona grigia dell'inattività 48.091 Molise disoccupati 15.943 Molise non cercano e non disponibili a lavorare 52.512 Molise occupati 104.802 Molise zona grigia dell'inattività 22.800 Piemonte disoccupati 163.080 Piemonte non cercano e non disponibili a lavorare 648.358 Piemonte occupati 1.781.860 Piemonte zona grigia dell'inattività 110.798 Provincia Autonoma Bolzano / Bozen disoccupati 7.553 Provincia Autonoma Bolzano / Bozen non cercano e non disponibili a lavorare 75.417 Provincia Autonoma Bolzano / Bozen occupati 249.322 Provincia Autonoma Bolzano / Bozen zona grigia dell'inattività 6.819 Provincia Autonoma Trento disoccupati 11.877 Provincia Autonoma Trento non cercano e non disponibili a lavorare 84.296 Provincia Autonoma Trento occupati 233.674 Provincia Autonoma Trento zona grigia dell'inattività 12.756 Puglia disoccupati 231.411 Puglia non cercano e non disponibili a lavorare 862.366 Puglia occupati 1.194.490 Puglia zona grigia dell'inattività 334.441 Sardegna disoccupati 105.356 Sardegna non cercano e non disponibili a lavorare 275.624 Sardegna occupati 565.436 Sardegna zona grigia dell'inattività 125.813 Sicilia disoccupati 370.732 Sicilia non cercano e non disponibili a lavorare 978.008 Sicilia occupati 1.326.442 Sicilia zona grigia dell'inattività 586.013 Toscana disoccupati 125.254 Toscana non cercano e non disponibili a lavorare 531.133 Toscana occupati 1.540.125 Toscana zona grigia dell'inattività 118.487 Trentino Alto Adige / Südtirol disoccupati 19.430 Trentino Alto Adige / Südtirol non cercano e non disponibili a lavorare 159.713 Trentino Alto Adige / Südtirol occupati 482.996 Trentino Alto Adige / Südtirol zona grigia dell'inattività 19.575 Umbria disoccupati 35.792 Umbria non cercano e non disponibili a lavorare 138.968 Umbria occupati 344.422 Umbria zona grigia dell'inattività 27.138 Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste disoccupati 4.149 Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste non cercano e non disponibili a lavorare 18.280 Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste occupati 53.672 Valle d'Aosta / Vallée d'Aoste zona grigia dell'inattività 2.974 Veneto disoccupati 146.477 Veneto non cercano e non disponibili a lavorare 776.329 Veneto occupati 2.081.930 Veneto zona grigia dell'inattività 118.985 Dati Istat + Serie storiche di italiani occupati, disoccupati e inattivi tra i 15 e i 64 anni dal 2007 al 2018 Condizione.professionale Anno Totale disoccupati 2007 1.478.398 disoccupati 2008 1.657.898 disoccupati 2009 1.902.604 disoccupati 2010 2.051.324 disoccupati 2011 2.057.159 disoccupati 2012 2.683.238 disoccupati 2013 3.060.960 disoccupati 2014 3.229.782 disoccupati 2015 3.024.306 disoccupati 2016 3.002.022 disoccupati 2017 2.895.996 disoccupati 2018 2.741.450 inattivi 2007 14.456.084 inattivi 2008 14.356.544 inattivi 2009 14.684.937 inattivi 2010 14.825.331 inattivi 2011 14.842.594 inattivi 2012 14.275.271 inattivi 2013 14.355.259 inattivi 2014 14.121.771 inattivi 2015 14.037.857 inattivi 2016 13.627.772 inattivi 2017 13.386.084 inattivi 2018 13.260.686 occupati 2007 22.517.384 occupati 2008 22.698.620 occupati 2009 22.324.241 occupati 2010 22.151.605 occupati 2011 22.214.920 occupati 2012 22.149.179 occupati 2013 21.755.336 occupati 2014 21.809.520 occupati 2015 21.972.613 occupati 2016 22.241.144 occupati 2017 22.443.617 occupati 2018 22.585.661
Laurenzio
Il '''laurenzio''' o '''laurencio''' è l'elemento chimico della tavola periodica che ha come simbolo '''Lr''' e come numero atomico il 103. Il precedente simbolo Lw venne cambiato in Lr nel 1963. È un elemento sintetico, radioattivo, a vita breve, transuranico, appartenente alle terre rare. Il laurenzio viene sintetizzato dal californio e non possiede applicazioni pratiche.
L'aspetto del laurenzio è sconosciuto, ma è probabilmente metallico e di colore bianco-argenteo o grigio. Si sa poco delle proprietà chimiche del laurenzio, ma un lavoro preliminare su pochi atomi ha indicato che ha comportamenti simili a quelli degli attinidi. Il laurenzio è ancora spesso associato alla serie chimica degli attinidi nella tavola periodica. Comunque, contrariamente alle altre terre rare, l'elemento 103 è un elemento del blocco d, e si tende a posizionarlo in questa serie chimica. Il laurenzio venne sintetizzato per la prima volta da Albert Ghiorso, Torbjorn Sikkeland, Almon Larsh e Robert M. Latimer il 14 febbraio 1961 ai Berkeley Radiation Laboratory (oggi chiamati Lawrence Berkeley National Laboratory) dell'Università di Berkeley in California. Fu prodotto bombardando di materia composta da 3 isotopi del californio, con ioni di boro-10 e boro-11, all'interno dell'Acceleratore Lineare di Ioni Pesanti (HILAC). I nuclei trasmutati, divenuti elettricamente carichi, vennero richiamati con un'atmosfera di elio e raccolti su un nastro conduttore di rame. Questo nastro venne poi spostato per posizionare gli atomi raccolti davanti a una serie di rilevatori a stato solido. Il gruppo di Berkeley riportò che l'isotopo 103-257 venne rivelato in questo modo e decadde emettendo una particella alfa a con una emivita di 4,2 secondi. Nel 1967 i ricercatori di Dubna, in Russia riportarono che non furono in grado di confermare l'emettitore della particella alfa con emivita di 4,2 secondi, come 103-257. Questa assegnazione è stata cambiata in 258Lr o 259Lr. Dodici isotopi dell'elemento 103 sono stati sintetizzati, con il 266Lr come più longevo, avendo un'emivita di 11 ore. L'isotopo 266Lr è stato ottenuto come prodotto di decadimento del tennesso. Gli isotopi del laurenzio decadono tramite emissione alfa, fissione nucleare spontanea o cattura di elettrone (in ordine dal più al meno comune). L'origine del nome, preferito dalla American Chemical Society, fa riferimento a Ernest Lawrence, l'inventore del ciclotrone. Il simbolo Lw usato originariamente venne cambiato in Lr nel 1963. Nell'agosto del 1997 l'Unione internazionale di chimica pura e applicata (IUPAC) ratificò il nome laurenzio e il simbolo Lr durante un meeting a Ginevra.
Liechtenstein
Il '''Liechtenstein''' , ufficialmente '''Principato del Liechtenstein''' , è uno Stato dell'Europa centrale. Racchiuso fra Svizzera e Austria, è uno dei due soli paesi al mondo doppiamente senza sbocchi sul mare insieme all'Uzbekistan.. La lingua ufficiale è il tedesco . La capitale è Vaduz. Segue una politica di neutralità ed è uno degli Stati senza forze armate.
=== Dal "Sacro Romano Impero" all'età moderna === Anticamente il territorio del Liechtenstein era parte del Sacro Romano Impero. Per secoli questo territorio, geograficamente lontano dagli interessi strategici dell'Europa, ebbe poco impatto sulla storia del continente. L'attuale dinastia prende il nome dall'omonimo castello di Liechtenstein nella Bassa Austria, di cui la famiglia fu in possesso dal 1140 circa al XIII secolo e dal 1807 in poi. Attraverso i secoli, la famiglia acquisì nuovi territori, soprattutto in Moravia, nella Bassa Austria, in Slesia e in Stiria ed ottenne il titolo principesco ereditario nel 1608. Pur essendo una delle maggiori famiglie di tutti i domini asburgici non aveva però titolo per sedere nella Dieta Imperiale. Solo nel 1699 e nel 1712 la famiglia ottenne due ''Herrschaft'' ("Signorie") di modesta importanza ma feudi imperiali diretti: rispettivamente Schellenberg e la contea di Vaduz. Il 23 gennaio 1719 Carlo VI d'Asburgo decretò l'unione tra Vaduz e Schellenberg, ed elevò la locale contea a ''Fürstentum'' ("Principato") con il nome di "''Liechtenstein''" in onore di Antonio Floriano del Liechtenstein. È in questa data che il Liechtenstein entrò ufficialmente a far parte degli Stati del Sacro Romano Impero. === Il XIX secolo e l'indipendenza === Nel 1806, gran parte del Sacro Romano Impero fu invaso dalle truppe della quarta coalizione. Durante le operazioni militari l'Imperatore Francesco II abdicò e l'Impero fu sciolto, così il principato divenne uno Stato sovrano, che entrò a far parte della Confederazione del Reno. Durante le guerre napoleoniche il principe del Liechtenstein ne fu membro, vassallo ''de facto'', come tutti gli altri stati aderenti, dell'imperatore Napoleone Bonaparte, sino alla dissoluzione della Confederazione il 19 ottobre 1813. Due anni dopo il Liechtenstein aderì alla Confederazione tedesca (20 giugno 1815 – 24 agosto 1866), presieduta dall'imperatore d'Austria. Nel 1818 Giovanni I garantì una costituzione allo Stato. Nel 1836 fu aperta la prima fabbrica dello Stato, con l'avviamento della produzione di ceramiche. Allo scoppio della guerra austro-prussiana nel 1866 furono fatte pressioni sul Liechtenstein e quando la pace fu firmata la Prussia accusò il Liechtenstein di essere stato la causa dello scoppio della guerra con l'Austria (il suo status avrebbe conseguito che, alla pari di tutti gli altri principati tedeschi non asburgici, partecipasse alla fondazione della nuova confederazione ovvero divenisse parte integrante della futura Germania, ma in questa ipotesi la sua caratteristica di exclave trovò l'ostacolo dell'Impero Asburgico). L'esercito fu abolito nel 1868, subito dopo la guerra austro-prussiana in cui il Liechtenstein schierò un esercito di 80 uomini, che, sebbene non vennero coinvolti in alcun combattimento, tornarono in 81 in quanto un italiano si aggiunse a loro per scappare dalla zona di guerra.. Tuttavia, il Liechtenstein può ripristinare le sue forze armate se lo ritiene necessario, sebbene ciò sia molto improbabile. === Le guerre mondiali === Sino al termine della prima guerra mondiale, il Liechtenstein fu sempre socialmente ed economicamente legato all'Impero austriaco prima e a quello austro-ungarico poi. La devastazione economica subita durante il primo conflitto mondiale portò però il piccolo stato a concludere accordi monetari con la confinante Svizzera (che già ne curava la difesa dei confini). Al crollo dell'Impero austro-ungarico, lo stato venne sciolto da ogni residuo obbligo verso l'Austria. Gli anni seguenti la prima guerra mondiale furono importanti per il Liechtenstein: * nel 1921 fu varata la nuova Costituzione; * nel 1923 il paese entrò in Unione Doganale con la Svizzera; * nel 1924 il paese adottò come propria valuta il Franco svizzero. Questo periodo fu marcato da due gravi eventi: * nel 1927 una terribile inondazione mise a dura prova l'economia del paese; * nel 1928 il fallimento della ''Sparkasse'' (Cassa di Risparmio) del Liechtenstein azzerò le riserve del locale Ministero del Tesoro. Il Liechtenstein fu finanziariamente rovinato e pesantemente indebitato con la Svizzera. Subito dopo fu varata una legislazione che permise il segreto sui clienti e sui conti bancari. In Liechtenstein sorsero aziende private che, cavalcando il periodo d'incertezza che caratterizzò il periodo del dopoguerra, diedero spazio a una moltitudine di avventurieri finanziari. Nel corso della seconda guerra mondiale, il Liechtenstein rimase neutrale: è l'epoca del principe Francesco Giuseppe II del Liechtenstein: egli assicurò la neutralità e la inviolabilità del principato di fronte alla Seconda guerra mondiale e oggi la sua figura è celebrata con la festa nazionale del Liechtenstein. I tesori del Principato e quelli della famiglia del principe vennero tratti in salvo a Londra. I principi del Liechtenstein vissero a Vienna sino all'Anschluss del 1938; l'annessione dell'Austria rappresentò un grave pericolo per il principato, dato che la condizione che ne aveva originato l'indipendenza era stata la rivalità tra Germania e Austria; venendo a mancare questa, veniva a mancare un prezioso bilanciamento di interessi esterni. L'espansionismo hitleriano rappresentò quindi un grave rischio, in quanto il Liechtenstein dal 1866 non aveva mai firmato un trattato di pace con la Prussia, e di conseguenza poteva considerarsi ancora in guerra con lo Stato suo erede, ovvero la Germania. Il più recente legame con la Svizzera scongiurò tale prospettiva. === Dal secondo dopoguerra ad oggi === Dopo la seconda guerra mondiale la Cecoslovacchia, predecessore della Repubblica Ceca e della Slovacchia, agendo per sequestrare quelli che considerava possedimenti tedeschi, espropriò la totalità dei territori e dei possedimenti ereditari della dinastia dei Liechtenstein in Boemia, Moravia e Slesia. Queste espropriazioni a cui fu soggetta la famiglia sono ancora oggi discusse presso la Corte internazionale di giustizia, e includevano oltre 1.600 chilometri quadrati (dieci volte la dimensione del Liechtenstein) di terreno agricolo e foreste, oltre a svariati castelli e palazzi. Durante la guerra fredda, ai cittadini del Liechtenstein fu proibito di entrare nella Cecoslovacchia. Il conflitto diplomatico riguardo ai contestati decreti Beneš del dopoguerra ha prodotto la non condivisione delle relazioni internazionali da parte del Liechtenstein con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, stabilite tra Liechtenstein e la Repubblica Ceca solo il 13 luglio 2009, e con la Slovacchia il 9 dicembre 2009. Al termine del conflitto, per risanare le casse dello Stato, i principi del Liechtenstein furono costretti a vendere alcune delle loro preziose opere d'arte. Un altro contenzioso si ebbe nel 1955 con il Guatemala a proposito di un tedesco cresciuto in Guatemala e divenuto cittadino del Liechtenstein, che fu arrestato come nemico al suo rientro in Guatemala. In seguito a oculate iniziative di natura economica fu favorito l'insediamento nel territorio di imprese finanziarie, commerciali e industriali. Le iniziative, favorite da tutela legislativa e da tassazioni favorevoli, ebbero grande successo, con l'insediamento nel principato di molte aziende, soprattutto finanziarie. Oggi, il principe del Liechtenstein è uno degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato in circa 4 miliardi di dollari. Il popolo del principato detiene il più alto reddito pro capite del mondo. Il castello di Vaduz, residenza ufficiale dei principi del Liechtenstein Il Liechtenstein, quarto Stato più piccolo d'Europa, è situato nella valle del Reno, nelle Alpi, fra la Svizzera e l'Austria. Tutto il confine occidentale del Liechtenstein è formato da questo fiume. La parte orientale del paese è completamente montuosa, il punto più alto è il Grauspitz, con un'altezza di 2.599 m. Nonostante la collocazione alpina, il clima del Liechtenstein è abbastanza mite, grazie ai venti che soffiano da meridione. Durante l'inverno, le montagne offrono una serie di ottime stazioni per gli sport invernali. La popolazione residente in Liechtenstein è composta da liechtensteiniani al 66% (due terzi della popolazione complessiva), da svizzeri al 9.6%, da austriaci al 5.8%, da tedeschi al 4.3% e da italiani al 3.1%. La lingua ufficiale è il tedesco, anche se molti parlano il walser, un dialetto alemanno. Densità: 230 ab. per km². Numero di abitanti: 38.557 (al 30 giugno 2019). === Demografia === Distribuzione per municipalità (a giugno 2019): Municipalità Popolazione residente Vaduz 5.668 Triesen 5.230 Balzers 4.628 Triesenberg 2.643 Schaan 5.998 Planken 478 Eschen 4.459 Mauren 4,404 Gamprin 1.663 Ruggell 2.295 Schellenberg 1.091 Liechtenstein 38.557 === Etnie === Un terzo degli abitanti del Liechtenstein è costituito da stranieri provenienti soprattutto dalla Svizzera e dall'Austria. Un'altra importante componente etnica del principato è composta dai lavoratori italiani, che formano il 3,1% del totale. === Religione === Il 73% circa della popolazione è cattolico, il 6% è protestante, il 6% è musulmano, il 7% è ateo e il restante 8% comprende altre religioni. === Lingue === La lingua ufficiale è il tedesco, nella sua versione svizzera. Non viene ad esempio impiegata la ß (scharfes S). Come in Svizzera, i residenti comunicano tra di loro usando in stragrande maggioranza il dialetto svizzero tedesco o quello del Vorarlberg (Austria). Il secondo idioma più parlato è l'italiano. miniatura === Suddivisioni storiche e amministrative === Il Liechtenstein è diviso in undici comuni (''Gemeinden'', ''Gemeinde'' al singolare), la maggior parte dei quali consiste di un unico centro abitato. I comuni sono i seguenti: * Vaduz (comprende tutto il territorio circostante alla capitale); * Schaan; * Balzers (comprende l'abitato di Mäls); * Triesen; * Eschen (comprende l'abitato di Nendeln); * Mauren (comprende l'abitato di Schaanwald dove c'è la dogana con l'Austria / UE); * Triesenberg (comprende gli abitati di Steg e Malbun); * Ruggell; * Gamprin; * Schellenberg; * Planken. === Città principali === Le città principali, oltre alla capitale Vaduz, sono Nendeln, Balzers, Schaan e Malbun. === Istituzioni === ==== Università ==== All'interno del Liechtenstein, ci sono quattro centri universitari e/o accademici principali: l'Università del Liechtenstein, l' Università privata nel Principato del Liechtenstein, il Liechtenstein Institute e l'Accademia Internazionale di Filosofia del Liechtenstein. ==== Ordinamento scolastico ==== Il tasso di alfabetizzazione del Liechtenstein è del 100%. Nel 2006, il rapporto del ''Programma per la valutazione internazionale degli studenti'' (PISA), coordinato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha classificato l'istruzione del Liechtenstein come la decima migliore al mondo. Nel 2012 il Liechtenstein ha ottenuto il punteggio PISA più alto d'Europa. La spesa pubblica per l'istruzione è il 2,6% del PIL. Ci sono nove scuole superiori pubbliche nel paese. ==== Sistema sanitario ==== Il sistema sanitario del Liechtenstein comprende un'assicurazione obbligatoria, e gli assicurati sono tenuti a pagare il 20% delle prestazioni sanitarie ricevute, fino ai 5000 franchi. I minori di 16 anni, i malati cronici e coloro che ricevono un sussidio di cassa malati sono esentati dal pagamento. I disoccupati e coloro che hanno un reddito medio-basso ricevono sussidi e gli anziani pagano la metà. Per ricevere assistenza sanitaria in Liechtenstein basta avere la tessera europea di assicurazione malattia. ==== Forze armate e polizia ==== Il Liechtenstein è privo di vere e proprie forze armate in base all'accordo bilaterale sancito con la Svizzera in rinuncia a un esercito proprio. Vi è invece una forza di polizia, la ''Landespolizei'', che al 2011 comprendeva 91 agenti, 34 civili e 38 paramilitari. Il Liechtenstein è una monarchia costituzionale, guidata dal principe (in tedesco ''Fürst''). L'attuale principe è Giovanni Adamo II di Liechtenstein, che succedette al padre, morto nel 1989. Il Parlamento del Liechtenstein, il ''Landtag'', è composto da 25 rappresentanti, eletti dal popolo. Un gabinetto di cinque persone è responsabile delle questioni politiche quotidiane. Diversamente da molte altre monarchie costituzionali, la Costituzione del Liechtenstein dà forti poteri al principe, il quale ne fa uso. Questo fatto ha sollevato qualche controversia. Nonostante ciò, con un recente referendum, la grande maggioranza della popolazione ha accordato un ulteriore aumento di poteri al principe (nomina dei giudici, possibilità di veto contro qualunque legge del Parlamento, possibilità in casi particolari di nominare personalmente un governo). A norma di Costituzione, tuttavia, in qualunque momento il popolo può indire un referendum col quale destituire il Principe, che lascerebbe a un consiglio composto dai parenti maschi del Principe la decisione di nominare un sostituto o trasformare il paese in una Repubblica. Il Parlamento viene eletto da tutti i cittadini che abbiano compiuto la maggiore età. Il Liechtenstein è stato l'ultimo paese europeo ad ammettere le donne al voto, a seguito di un referendum svoltosi nel 1984. === Difesa === La difesa dei confini e la tutela dell'indipendenza del Liechtenstein sono assicurate, tramite accordi bilaterali, dalla Svizzera dal 1868 in rinuncia di un esercito proprio, visti gli alti costi, figurando come Paese demilitarizzato. Nel 2017 il Liechtenstein ha firmato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Nonostante le sue limitate risorse naturali, il Liechtenstein è uno dei pochi paesi al mondo con più aziende registrate che cittadini; ha sviluppato un'economia prospera e altamente industrializzata di libera impresa e vanta un settore dei servizi finanziari e uno standard di vita spesso superiore a quelli delle aree urbane dei Paesi confinanti europei. Il Liechtenstein partecipa a un'unione doganale con la Svizzera e impiega il franco svizzero come valuta nazionale. Il paese importa circa l'85% della sua energia. Il Liechtenstein è membro dello Spazio economico europeo (organizzazione che funge da ponte tra l'Associazione europea di libero scambio (EFTA) e l'Unione europea) dal maggio 1995. Il governo sta lavorando per armonizzare le sue politiche economiche con quelle europee. Nel 2008 il tasso di disoccupazione si è attestato all'1,5%. Il Liechtenstein ha un solo ospedale pubblico, il ''Liechtensteinisches Landesspital'' a Vaduz. A partire dal 2014, il ''CIA World Factbook'' ha stimato che il prodotto interno lordo (PIL) a parità di potere d'acquisto è di 4,978 miliardi di dollari. A partire dal 2009 la stima del PIL pro capite era di 139.100 dollari, la più alta quotata al mondo. Le industrie includono produzione elettronica, di tessuti, di strumenti di precisione, produzione di metallo, di utensili elettrici, di bulloni di ancoraggio, di calcolatrici, di prodotti farmaceutici e di prodotti alimentari. La multinazionale liechtensteiniana più riconosciuta e il più grande datore di lavoro è Hilti, produttore di sistemi di fissaggio diretto e altri utensili elettrici di fascia alta. Molti campi coltivati e piccole fattorie si trovano sia nell''Oberland'' (parte superiore del paese) che nell''Unterland'' (inferiore). Il Liechtenstein produce grano, orzo, mais, patate, latticini, prodotti da bestiame e vino. Il turismo rappresenta gran parte della sua economia. Nel 2010, Snoop Dogg ha richiesto di affittare l'intero paese e la richiesta è stata rifiutata. L'anno dopo, tuttavia, il governo del Liechtenstein cambiò idea e rese possibile affittare l'intero paese per un massimo di 250 persone, per 70.000 dollari a notte. === Tassazione === Il governo del Liechtenstein tassa il reddito personale, il reddito d'impresa e il capitale (ricchezza). L'aliquota base dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è dell'1,2%. Se combinato con l'imposta sul reddito aggiuntiva imposta dai comuni, l'aliquota dell'imposta sul reddito combinata è del 17,82%. Un'imposta sul reddito aggiuntiva del 4,3% è riscossa su tutti i dipendenti nell'ambito del programma di sicurezza sociale del paese. Questa aliquota è più elevata per i lavoratori autonomi, fino a un massimo dell'11%, rendendo l'aliquota massima possibile di imposta sul reddito circa il 29% in totale. L'aliquota fiscale di base sul capitale è dello 0,06% annuo e l'aliquota totale combinata è dello 0,89%. L'aliquota fiscale sugli utili aziendali è del 12,5%. Le tasse sulla donazione e sulla proprietà del Liechtenstein variano a seconda del rapporto che il destinatario ha con il donatore e dell'importo dell'eredità. L'imposta varia dallo 0,5% allo 0,75% per coniugi e figli e dal 18% al 27% per i destinatari non collegati. L'imposta sulla proprietà è progressiva. In passato il Liechtenstein ha ricevuto entrate significative da ''Stiftungen'' ("fondazioni"), entità finanziarie create per nascondere il vero proprietario di partecipazioni finanziarie di stranieri non residenti. La fondazione era registrata a nome di un liechtensteiniano, spesso di un avvocato. Questo insieme di leggi rendeva il Liechtenstein un popolare paradiso fiscale per individui e aziende estremamente ricchi che tentavano di evitare o eludere le tasse nei loro paesi d'origine. Negli ultimi anni, il Liechtenstein ha mostrato una maggiore determinazione a perseguire i riciclatori di denaro internazionali e ha lavorato per promuovere una sua immagine di legittimo centro finanziario. Nel febbraio 2008, la LGT Bank del paese è stata coinvolta in uno scandalo di frodi fiscali in Germania, il che ha messo a dura prova i rapporti della famiglia regnante con il governo tedesco. Il principe ereditario Alois ha accusato il governo tedesco di traffico di beni rubati, facendo riferimento al suo acquisto, per il valore di 7,3 milioni di dollari, di informazioni di ''private banking'' offerte da un ex dipendente del gruppo LGT. Il sotto-commissario del Senato degli Stati Uniti sulle banche del paradiso fiscale ha affermato che la banca LGT, di proprietà della famiglia del principe, "è un partner disponibile, ed aiutante e promotore di clienti che cercano di eludere le tasse, schivare i creditori o sfidare ordinanze del tribunale". Nell'ottobre 2015, l'Unione europea e il Liechtenstein hanno firmato un accordo fiscale per garantire lo scambio automatico di informazioni finanziarie in caso di controversie fiscali. La raccolta di dati è iniziata nel 2016 ed è un passo necessario ad allineare il principato con gli altri paesi europei per quanto riguarda la tassazione dei privati e dei beni aziendali. Ci sono circa 250 km di strada asfaltata e 90 km di piste ciclabili segnalate all'interno del Liechtenstein. La ferrovia Buchs-Feldkirch, di 9,5 km, collega l'Austria e la Svizzera attraverso il Liechtenstein. La parte di ferrovia nel Paese è gestita dalla Österreichische Bundesbahnen. Il Liechtenstein è nominalmente nella regione tariffaria austriaca del ''Verkehrsverbund Vorarlberg''. Ci sono quattro stazioni ferroviarie nel Liechtenstein, ossia Schaan-Vaduz, Forst Hilti, Nendeln e Schaanwald, servite dalla linea precedentemente citata che ferma tra Feldkirch e Buchs. Liechtenstein Bus è una filiale del sistema AutoPostale Svizzera, ma gestita separatamente e si collega alla rete di autobus svizzera a Buchs e Sargans. Gli autobus collegano anche la città austriaca di Feldkirch. Il Liechtenstein non ha aeroporti. Gli aeroporti più vicini sono l'aeroporto di San Gallo, l'aeroporto di Friedrichshafen e l'aeroporto di Zurigo. Vi è un eliporto, a Balzers, disponibile per voli charter. === Arte === Il Kunstmuseum Liechtenstein (Museo d'arte del Liechtenstein) è il museo d'arte moderna e contemporanea con sede a Vaduz. Il Liechtenstein è caratterizzato da una coesistenza di vive tradizioni locali e intensi scambi internazionali, che costituiscono la base di una vita culturale molto varia. Concerti, teatro, danza e cabaret, musei, gallerie e atelier costituiscono un'importante attrattiva per chi è interessato alla cultura e all'arte. Un emblema architettonico è rappresentato dal Museo d'arte del Liechtenstein (''Kunstmuseum Liechtenstein'') degli architetti svizzeri Morger, Degelo e Kerez, museo inaugurato nel 2000. La facciata è stata realizzata con materiali quali il cemento - colato senza fughe e colorato di nero - il basalto e ciottoli di fiume colorati. Grazie alla particolare lavorazione, le superfici generano un vivace gioco di riflessi. In quanto museo d'arte moderna e contemporanea, esso ospita la collezione nazionale del Liechtenstein ed è noto per le mostre itineranti di livello internazionale. ==== Architettura ==== ==== Pittura e scultura ==== === Letteratura === Nel XX secolo si è distinta la figura di Michael Donhauser, poeta, autore di liriche dove viene rispecchiato il paesaggio della sua terra. Tra i romanzieri del XXI secolo ricordiamo invece Armin Öhri, autore del romanzo ''La Musa Oscura'' (Premio letterario dell'Unione europea, nel 2014) ==== Poesia ==== ==== Romanzo ==== ==== Teatro ==== ==== Storia ==== In campo storico si distinse nel XIX secolo l'importante figura dello statista e storico del Liechtenstein Peter Kaiser, autore di una ''Storia del Principato del Liechtenstein'' (1846). === Musica === Il Liechtenstein è rappresentato musicalmente dal noto compositore e organista Joseph Gabriel Rheinberger. Per quanto riguarda l'heavy metal, il Liechtenstein è conosciuto per il gruppo musicale gothic metal ''Elis'',formatosi nel 2003. === Sci alpino === Il principale sport del principato è lo sci alpino, nel quale il Liechtenstein ha potuto vantare alcuni buoni atleti: fra questi Paul Frommelt, i fratelli di origine tedesca Andreas e Hanni Wenzel, che ha vinto due medaglie olimpiche nel 1980: Andreas Wenzel, in particolare, si aggiudicò la Coppa del Mondo di sci alpino nel 1979/1980. E ancora ricordiamo Marco Büchel e Tina Weirather. In generale, visto il suo territorio, il paese è rinomato per gli sport invernali. === Calcio === Sul piano calcistico, il Liechtenstein è membro della UEFA, pur non possedendo un proprio campionato di calcio nazionale: le sette squadre ufficiali del Principato partecipano infatti al campionato svizzero. La nazionale di calcio non ha mai superato le qualificazioni della Coppa del Mondo; la sua gestione è affidata alla Federazione calcistica del Liechtenstein (Liechtensteiner FussballVerband, LFV) che si occupa inoltre di organizzare l'unico torneo calcistico del paese, la Liechtensteiner-Cup (Coppa del Liechtenstein), la cui vittoria dà accesso alla UEFA Conference League. La più importante squadra del paese è il ''Fussball Club Vaduz'' (Società Calcistica Vaduz), che milita in Super League svizzera. Due calciatori liechtensteiniani hanno giocato in Serie A: Mario Frick, ex attaccante del Siena e dell'Hellas Verona, e Marcel Büchel, centrocampista dell'Ascoli, dell'Empoli e dell'Hellas Verona. === Giochi olimpici === Le uniche medaglie d'oro olimpiche del Liechtenstein sono state vinte da Hanni Wenzel, nello sci alpino ai XIII Giochi olimpici invernali. === Altri sport === * Praticata anche la pallavolo con le nazionali maschile e femminile che partecipano al campionato europeo dei piccoli stati. * Il Liechtenstein partecipa inoltre ai Giochi dei piccoli stati d'Europa, che si svolgono con cadenza biennale sotto il patrocinio del CIO. Il Principato ne ha ospitato le edizioni del 1999 e del 2011. ottenendo ad oggi 64 medaglie d'oro, 73 medaglie d'argento e 94 medaglie di bronzo. * Il Liechtenstein è anche l'unica nazione ad aver partecipato a ''Giochi senza frontiere'' per un'unica puntata (a Groninga nel 1976). In primavera nella capitale si festeggia la festa dei fiori Data Nome Significato 2 gennaio Berchtoldstag celebra la figura di Berthold V di Zähringen 15 agosto Festa nazionale del Liechtenstein celebra l'Assunzione di Maria; compleanno del principe Francesco Giuseppe II del Liechtenstein
Lingua slovena
Lo '''sloveno''' o '''lingua slovena''' è una lingua slava meridionale parlata in Slovenia e nelle zone di confine degli stati limitrofi.
Lo sloveno è parlato come lingua-madre da poco più di 2 milioni di persone, stanziate principalmente in Slovenia, ed è diffuso come idioma autoctono in alcune zone di Italia, Austria, Ungheria e Croazia. È parlato anche in altri Paesi in cui sono presenti colonie di immigrati sloveni di una certa consistenza (le più numerose sono quelle residenti in Germania e negli Stati Uniti d'America). In Slovenia è parlato da circa 1,9 milioni di persone. È considerato lingua autoctona in alcune zone di frontiera di Italia dove gode di un regime di particolare tutela (circa parlanti nella zona orientale del Friuli - Venezia Giulia, secondo alcune stime non ufficiali), Austria (fra i i parlanti, concentrati soprattutto in Carinzia) e Ungheria (- parlanti, per la maggior parte residenti nella provincia di Vas). Lo sloveno è presente storicamente anche in una zona molto circoscritta della Croazia, a ridosso della frontiera nord-occidentale con la Slovenia. Altre presenze esterne ai paesi summenzionati, sono, come abbiamo già indicato, quelle relative alle colonie di immigrati sloveni sparse per il mondo, in particolare in molti Paesi di Europa, America ed Oceania: Germania, Croazia (- parlanti, comprendenti anche la minoranza autoctona), Stati Uniti d'America (soprattutto nella città di Cleveland, in Ohio), Canada, Argentina, Australia, ecc. === Lingua ufficiale === È la lingua ufficiale della Slovenia e coufficiale del Friuli-Venezia Giulia. === Dialetti e lingue derivate === La lingua slovena comprende sette gruppi di dialetti molto diversi: il carinziano (''koroščina''), il litoraneo (''primorščina''), l'interno (''notranjščina''), il meridionale (''dolenjščina''), il centrale, lo stiriano (''štajerščina'') ed il pannonico. La notevole diversità tra i dialetti si deve innanzitutto al carattere montuoso della regione e alla diversa provenienza delle antiche tribù protoslave che si insediarono in questi luoghi. Area di diffusione della lingua slovena e delle sue varietà dialettali Carta dei dialetti sloveni Secondo ''Ethnologue'', la classificazione della lingua slovena è la seguente: * Lingue indoeuropee ** Lingue slave *** Lingue slave meridionali **** Lingue slave sud-occidentali ***** Lingua slovena La lingua slovena è classificata come una delle lingue slave meridionali, ma ha varie caratteristiche delle lingue slave occidentali, perciò costituisce un punto di transizione tra questi due gruppi. La lingua più simile allo sloveno è il croato nella sua variante ecavo (ekavščina). Una curiosità è che la lingua slovena in sloveno si chiama ''slovenščina'', mentre quella slovacca in slovacco si chiama ''slovenčina'' (le due parole si pronunciano quasi nello stesso modo). Vice versa, in sloveno il nome della lingua slovacca è ''slovaščina'', mentre in slovacco il nome della lingua slovena è ''slovinčina''. Per una spiegazione esauriente bisognerebbe riferirsi al protoslavo ed allo sviluppo storico delle radici ''slov-'' e ''slav-''. Lo sloveno appartiene al gruppo delle lingue slave meridionali la cui distinzione dalla lingua proto-slava risale alla seconda metà del X secolo. I primi documenti scritti in sloveno sono contenuti nei Manoscritti di Frisinga (''Brižinski spomeniki''), risalenti alla seconda metà del X secolo e scoperti nel XIX secolo. Essi contengono frasi rituali di confessioni, annotazioni su prediche riguardanti il peccato e la penitenza e formule di abiura (... Etjè bi det naš ne səgréšil, tè u weki jèmu bè žíti, ...). Tranne rare eccezioni, la lingua slovena venne tramandata solo oralmente fino al secolo XVI. Allora, in seno ad un più vasto movimento europeo, anche gli sloveni iniziarono ad usare la propria lingua nella forma scritta, inizialmente solo in testi religiosi. Le regole grammaticali fondamentali della lingua furono fissate dagli studiosi protestanti. È proprio grazie agli scrittori della riforma (Primož Trubar, Adam Bohorič, Jurij Dalmatin) che lo sloveno si affermò anche come lingua letteraria. In tempi più recenti è poi da considerare l'influenza che ha avuto sulla lingua la vicinanza di popoli di diversa origine linguistica che circondano l'odierna Slovenia: italiani, friulani, tedeschi, ungheresi, croati. L'alfabeto ha 25 lettere: a b c č d e f g h i j k l m n o p r s š t u v z ž. Come in italiano, le vocali sono a e i o u, tutte le altre sono consonanti. È invece ritenuta "semivocale" la lettera "r" e questa particolarità si nota nelle molte parole slovene prive di vocali. Si tratta solitamente di monosillabi dove la "r" assume, appunto, il ruolo di vocale scevà. Anche nella divisione in sillabe, peraltro molto simile a quella italiana, è prevista l'esistenza di sillabe prive di vocali scritte se la "r" ne fa le veci (es. ''trd'' /tərd/ (duro), dove la forma femminile ''trda'' (dura) si sillaba tr-da) o ''vrh'' (cima), ''rt'' (capo (geografia)), ''krt'' (talpa), etc.). I suoni della lingua slovena non sono troppo differenti da quelli italiani. I suoni delle vocali sono come quelli in italiano; uno dei suoni della "e" si pronuncia ə e in sloveno si definisce semi-suono. Due consonanti slovene non esistono in italiano: x (scritta "h") e ʒ (scritta "ž"). La consonante j (scritta "j") ha un suono anche nella lingua italiana, dove viene però considerata vocale. Il gruppo "lj" si pronuncia λ (come l'italiano "gli" di ''aglio''), il gruppo "nj" si pronuncia ɲ (come l'italiano "gn" di ''gnomo''), il gruppo "dž" si pronuncia come l'italiano "g" di ''gioco''; non esiste, infine, il suono d͡z (come "z" di ''zanzara''). In sloveno non esistono consonanti geminate (ovvero doppie). Ecco un prospetto completo delle consonanti slovene: :b si legge come "b" in ''bene'' :c si legge come "z" in ''spazio'' :č si legge come "c" in ''cena'' :d si legge come "d" in ''dado'' :f si legge come "f" in ''fare'' :g si legge come "g" in ''gatto'' :h si legge come "ch" nel tedesco ''Bach'' :j si legge come "i" in ''iato'' :k si legge come "c" in ''casa'' :l si legge come "l" in ''lode'' tranne in fine di sillaba o parola dove si legge come "u" in ''uovo'' (es. ''volk'', ''govoril'') :m si legge come "m" in ''mare'' :n si legge come "n" in ''nota'' :p si legge come "p" in ''piatto'' :r si legge come "r" in ''raro'' :s si legge come "s" in ''sole'' :š si legge come "sc" in ''sciabola'' :t si legge come "t" in ''tutto'' :v si legge come "v" in ''vedo'' tranne in fine di sillaba dove si comporta in maniera analoga a ''l'' (es. ''vse'', ''stavka'', ''restavracija'') :z si legge come "s" in ''rosa'' :ž si legge come "j" in francese (es. ''journal'', ''jaune'', ''jeu'') :lj si legge come "gl" in ''aglio'' (es. ''Ljubljana'') :nj si legge come "gn" in ''gnomo'' (es. ''njiva'') :dž si legge come "g" in ''giallo'' (es. ''nindža'') :ks si legge come "cs" in ''fucsia'' (es. ''taksi'') === Accenti === L'accento non ha una posizione fissa e può cadere su sillabe differenti in forme differenti della stessa parola. L'accento è dinamico, ma in alcuni dialetti sloveni esiste anche un accento musicale. Non si usano segni grafici per indicare la sillaba tonica. La lingua slovena distingue cinque parti del discorso variabili (sostantivo, aggettivo, verbo, pronome e numerale) e quattro invariabili (avverbio, preposizione, congiunzione e interiezione). Nella lingua slovena non ci sono articoli (''roka'' può significare ''mano'', ''una mano'' o ''la mano'' a seconda del contesto). === Sostantivo === Il sostantivo si declina, cioè cambia forma tramite suffissi a seconda del genere, del numero e del caso. Ci sono tre generi grammaticali (maschile, femminile, neutro), tre numeri (singolare, duale, plurale) e sei casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, locativo, strumentale). Il numero duale viene usato quando ci si riferisce a due oggetti o persone: ''ena riba'' (un pesce)'', dve ribi'' (due pesci)'', tri ribe'' (tre pesci). Le declinazioni sono quattro: la prima comprende i sostantivi in –a (maschili e femminili), la seconda i sostantivi in consonante femminili, la terza i sostantivi in consonante maschili e la quarta i sostantivi in –e/o (neutri). === Aggettivo === Viene definito aggettivo soltanto l'aggettivo qualificativo italiano. Le sue desinenze sono uguali a quelle del sostantivo, con la differenza che ha solo tre declinazioni (maschile, femminile e neutra). In più l'aggettivo ha due forme: determinata e indeterminata. Il comparativo si forma con un suffisso proprio. Il superlativo assoluto si forma con il prefisso ''naj-'' e il suffisso del comparativo. Sia il comparativo che il superlativo assoluto si declinano. Non tutti gli aggettivi hanno il comparativo ed il superlativo (ad esempio i colori che non ce li hanno mai). Alcuni aggettivi non hanno il proprio suffisso per il comparativo, perciò vengono preceduti dalla parola "bolj" (di più), e non utilizzano il prefisso "naj-", perciò vengono preceduti da "najbolj" (il più) (es. lačen (affamato), bolj lačen (più affamato), najbolj lačen (il più affamato). Es.: lep (bello), lepši (più bello), najlepši (il più bello);dober (buono), boljši (migliore), najboljši (il migliore);visok (alto), višji (più alto), najvišji (il più alto);nizek (basso), nižji (più basso); najnižji (il più basso). === Verbo === Il verbo si coniuga in persona (1ª, 2ª, 3ª), numero (singolare, duale, plurale), genere (maschile, femminile, neutro), modo (indicativo, condizionale, imperativo, infinito, participio, nome verbale), tempo (presente, passato, futuro; si può esprimere anche il trapassato, che tuttavia si usa raramente), aspetto (imperfettivo, perfettivo) e diatesi (attiva, passiva, riflessiva). === Pronome === I pronomi, a differenza dall'italiano, includono anche gli aggettivi non qualificativi e si classificano in personali, possessivi, dimostrativi, interrogativi, relativi e indefiniti. I pronomi personali e possessivi conoscono anche la categoria dei ''riflessivi''. === Numerale === I numerali si declinano con regole specifiche e si classificano in cardinali («''n''»), ordinali («''n''-esimo»), moltiplicativi («''n'' volte tanto») e distintivi («moltiplicato ''n'' volte»). * '''cardinali''': ena (1), dva (2), tri (3), štiri (4), pet (5), etc. * '''ordinali''': prvi (femm. ''prva''; neutro ''prvo'') (1. o I.), drugi (2. o II.), tretji (3. o III.), četrti (4. o IV.), peti (5. o V.), etc. * '''moltiplicativi''': enkraten (femm. ''enkratna''; neutro ''enkratno'')/enojen (femm. ''enojna''; neutro ''enojno''), dvakraten/dvojen, trikraten/trojen, štirikraten, petkraten, etc. * '''distintivi''': enkrat (''krat'' significa ''volta''; una volta), dvakrat, trikrat, štirikrat, petkrat, etc. === Parti del discorso invariabili === L'uso di avverbi, congiunzioni e interiezioni non differisce in modo sostanziale dall'italiano. Le preposizioni di luogo richiedono il ''caso locativo'' se indicanti lo stato in luogo e il ''caso accusativo'' se indicanti il moto a luogo: * «siamo in casa» (stato in luogo) = ''smo v hiši'' (preposizione '''''v''''' «in» + locativo di ''hiša'' «casa»); * «entriamo in casa» (moto a luogo) = ''gremo v hišo'' (preposizione '''''v''''' «in» + accusativo di ''hiša'' «casa»). Nel vocabolario e nella fraseologia c'è un grande influsso della lingua tedesca. In alcuni dialetti sloveni "treno" si dice "cug" (tsug), che deriva dal tedesco "Zug" (tsug), invece nello sloveno standard si dice "vlak"; stessa cosa con "cuker" (tsuker), sempre dal tedesco "Zucker" (tsuker), che nello sloveno standard è "sladkor". Anche la lingua italiana ha esercitato un influsso importante sullo sloveno. Il verbo ''manjkati'' (''mancare''), ad esempio, potrebbe essere il caso, sebbene si discute molto circa l'origine del verbo perché potrebbe derivare dalla parola "manj" che significa "meno". Lo sloveno negli ultimi anni ha assimilato moltissimi neologismi di origine straniera, che spesso vengono usati al posto dei termini sloveni. Ad esempio la parola "zgradba" (struttura) viene sostituita con "struktura" o "Sredozemlje" (Mediterraneo) con "Mediteran". La maggior parte delle volte in sloveno i neologismi stranieri si slovenizzano.Es.: ketchup-kečap, hacker-heker, cocktail-koktejl, taxi-taksi, rugby-ragbi, etc.
Limes (storia romana)
Il '''''limes''''' era la linea artificiale che segnava il confine dell'Impero romano. Originariamente la parola ''limes'' indicava le strade che si spingevano all'interno di territori di recente conquista , come nel caso del ''limes'' germanico augusteo , che correva lungo le rive del fiume Lippe, presidiato da numerosi forti ausiliari e fortezze legionarie, nella costituenda provincia romana di Germania. Fu alla fine del I secolo d.C. che il termine prese a indicare la linea di confine dell'Impero : le strade limitanee collegavano gli accampamenti fortificati, posti lungo il ''limes''. Il limes germanico-retico è incluso dal 1987 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Stessa cosa per il Vallo di Adriano e il Vallo Antonino nel Regno Unito.
Esso formava l'insieme delle frontiere dell'Impero romano, classificate in base al loro modo di essere barriera: naturale o artificiale. === Barriere naturali === Nel primo caso le barriere, che dividevano il mondo romano dai barbari o dagli altri stati stranieri, potevano essere: * di tipo fluviale (come Reno, Danubio ed Eufrate) e chiamato ''ripa'' (nel significato di riva di un fiume); * montuoso (come la catena dei Carpazi in Dacia o dell'Atlante in Mauretania); * o desertico (come lungo il fronte meridionale dell'Egitto e delle province di Arabia e Siria). === Barriere artificiali === Nel secondo caso le barriere erano costruite, in modo artificiale, dal lavoro dell'uomo, con un ''agger'' di terra, una palizzata o un muro in pietra (a partire soprattutto da Adriano), ed un fossato antistante, come nel caso del vallo di Adriano, di Antonino, del ''Porolissensis'' o del ''limes'' germanico-retico. Ogni frontiera era, inoltre, seguita parallelamente per tutta la sua estensione, da una strada presidiata ad intervalli regolari oltre che da fortezze legionarie (''castra''), anche da forti (''castella'') e fortini (''burgi'') ausiliari, oltre a torrette (''turris'') e stazioni di avvistamento (''stationes''). Raffigurazioni del ''limes'' romano si possono scorgere nei fregi della Colonna Traiana e di quella di Antonina, dove le scene iniziali rappresentano la riva destra del Danubio, con tutta una serie di posti di guardia, forti, fortezze, difesi da palizzate, cataste di legna e covoni di paglia che, se incendiati, servivano come segnalazione. File:Comagena Wall.png|Fase 1 del ''limes'' presso Comagena File:Comagena Wall 2.png|Fase 2 del ''limes'' presso Comagena File:Comagena Wall 3.png|Fase 3 del ''limes'' presso Comagena File:Comagena Wall 4.png|Fase 4 del ''limes'' presso Comagena === Aree interne === Il terzo caso è molto particolare. Si tratta della cosiddetta ''praetentura'', ovvero di una zona interna all'impero stesso (come fu la ''praetentura Italiae et Alpium'' al tempo delle guerre marcomanniche) affidata ad un comando militare speciale (in questo particolare caso a Quinto Antistio Advento), che servisse a prevenire e bloccare eventuali invasioni barbariche. Alle sue dipendenze potevano esserci anche intere legioni. Tre furono i principali settori strategici a protezione dell'Impero romano: # il primo e più importante, che decretò poi la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel V secolo, fu il fronte settentrionale, a sua volta formato da: #* il ''limes Britannicus'', il più settentrionale dell'intero Impero, con i suoi valli (vallo di Adriano e vallo Antonino); #* il limes renano lungo il fiume Reno, che per quasi un ventennio comportò la penetrazione nella Germania Magna fino al fiume Elba; #* il ''limes'' danubiano, il più importante dell'intero sistema difensivo imperiale, a protezione di tutte le province che dalla Rezia percorrevano il grande fiume fino alla sua foce, con la Mesia inferiore. #* il ''limes'' a nord del Danubio, comprendente le province daciche, la Sarmazia e le coste settentrionali del Ponto Eusino (delle città greche di Tyras ed Olbia, del regno del Bosforo, tutte località presidiate dai tempi di Nerone con installazioni militari romane, fino all'arrivo dei Goti della prima metà del III secolo). # il secondo per importanza, ovvero il ''limes'' orientale, a protezione dei confini orientali dell'Impero romano, era organizzato in quattro sub-settori: #* il ''limes'' cappadocico e del Ponto Eusino creato dall'imperatore Tiberio a partire dal 17 con l'annessione della provincia romana di Cappadocia; #* il ''limes'' armeno, spesso al centro di guerre tra Romani e Persiani per numerosi secoli; #* il ''limes'' mesopotamico creato in modo discontinuo a partire dalle campagne partiche di Traiano degli anni 114-117; #* il cosiddetto ''Limes arabicus'' che collegava l'Eufrate al Mar Rosso dopo circa 1.000 km, a sua volta diviso in due sub-''limes'', a difesa delle province di Siria, Arabia e Giudea/Palestina. # il terzo per importanza, sebbene fosse il più lungo da difendere, era il ''limes'' africano a protezione dei confini meridionali. Era a sua volta diviso in due macro-settori: #* il fronte occidentale, comprendente le province mauretane, la Numidia e l'Africa proconsolare; #* il fronte orientale, formato dalle province della Cirenaica ed Egitto. === Frontiera settentrionale === ==== ''Limes Britannicus'': il più a nord ==== Britannia: il Vallo di Antonino e quello di Adriano. La conquista della Britannia cominciò sotto l'imperatore Claudio nel 43 con 4 legioni e fu graduale. Dalla zona del Tamigi gli eserciti romani avanzarono in più direzioni verso ovest e nord, occupando alla morte dell'imperatore, avvenuta nel 54, tutti i territori ad est della cosiddetta Fosse way: la prima forma di limes della Britannia, una strada militare sorvegliata da torrette, forti e fortini per il pattugliamento della nuova zona di confine. Negli anni che seguirono ebbe nuovi impulsi sia sotto Nerone sia sotto la dinastia dei Flavi, ma l'apice si ebbe sotto Domiziano con le campagne in Caledonia da parte di Giulio Agricola negli anni dal 77 all'83 e l'inizio di un primo sistema di fortificazioni in Scozia con il sistema difensivo del Gask Ridge. Il progetto di occupare interamente l'isola britannica svanì in seguito alla richiesta di invio di contingenti legionari dalla Britannia nell'Europa continentale, in vista di nuove campagne contro i germani Catti della zona del Taunus. Di Antonino Pio è famoso il ''vallo'' che porta il suo nome e che fu fatto da lui costruire nel 142 tra i fiumi Forth e Clyde a difesa dalle invasioni scozzesi. Ancor più noto è il Vallo di Adriano, situato sempre nell'Inghilterra settentrionale, del quale molti resti sono ancor oggi visibili. Era stato fatto erigere da Adriano intorno al 122 a difesa della Britannia romana ed era arricchito di castelli, torri e fossati. ==== ''Limes'' renano: tra Reno ed Elba ==== limes romano lungo il basso corso del Reno dal I al V secolo. La conquista della Gallia da parte di Gaio Giulio Cesare (negli anni 58-51 a.C.), aveva decretato un nuovo confine dei territori della Repubblica romana: il fiume Reno, al di là del quale si estendevano i territori dei Germani. Con l'avvento di Augusto, i progetti del primo imperatore romano mutarono. Egli voleva portare il ''Limes'' più ad est, oltre il Reno fino al fiume Elba. A partire dal 12 a.C. furono lanciate in Germania tutta una serie di campagne, attraverso 3-4 differenti linee di penetrazione. L'occupazione da parte delle armate romane portò sotto il dominio di Roma, prima i territori germani tra Reno e Weser (anche con la costruzione di strade e di ponti, i cosiddetti ''pontes longi''), dal 5 in poi anche quelli più ad est, tra Weser ed Elba. È solo in seguito alla disfatta di Teutoburgo del 9 che i piani del ''Princeps'', Augusto, mutarono e le armate romane furono ritirate definitivamente, riportando il ''Limes'', ancora una volta, al fiume Reno. La Germania era definitivamente perduta. Nessun altro imperatore successivo avrebbe avuto in futuro piani di conquista. Ancora oggi il fiume Reno sancisce la linea di demarcazione tra due differenti lingue europee: quella neo-latina e quella germanica. Sotto Domiziano, a causa delle continue guerre contro i Daci di Decebalo, il Reno perdeva il primato di settore strategico più importante, a vantaggio del settore danubiano, a cui seguì la conquista della Dacia da parte di Traiano (101-106). Il secolo successivo vide una continua manutenzione di questo tratto di frontiera fluviale di Reno. Sappiamo che attorno al 170-172 vi furono degli attacchi da parte della tribù germanica dei Cauci, lungo le rive della Gallia Belgica nel periodo delle guerre marcomanniche. Le prime vere incursioni di massa cominciarono nel III secolo, tanto che Gallieno fu costretto ad abbandonare attorno al 260 i cosiddetti ''Agri Decumates'', ovvero il settore più settentrionale del limes della Germania inferiore. Ogni forte compreso tra la foce del Reno e l'affluente Waal fu abbandonato. L'errore strategico fu grande, poiché una volta che ai Germani si permise di penetrare al di qua del Reno, si dimostrò quanto la frontiera della Gallia fosse troppo vulnerabile per essere difesa dai ripetuti attacchi dei barbari. In seguito alle devastanti invasioni dei Franchi del 275 e 276, si provvide alla costruzione di un nuovo limes fortificato, che congiungeva la costa gallica, via Bavai e Tongres, a Nimega sul Reno. La Gallia in seguito a questi ultimi eventi godette di un relativo periodo di pace, almeno fino all'usurpazione di Magnenzio del 350. Il ritiro di buona parte delle truppe romane lungo il Reno da parte di Stilicone nel 401, al fine di respingere le orde dei Visigoti di Alarico dall'Italia, permisero nuove e devastanti invasioni barbariche da parte di Suebi, Vandali, Burgundi ed Alani, con la conseguente perdita di gran parte dei territori gallici (406). Ad alcuni invasori, infatti, fu permesso di rimanere all'interno dei confini imperiali con lo status di ''Foederati'', come i Visigoti in Aquitania o i Burgundi in Borgogna, ecc. L'integrità delle frontiere si era definitivamente spezzata ed il settore renano era ormai al collasso. ==== ''Limes Germanicus-Raeticus'': tra alto-Reno ed alto-Danubio ==== Il limes germanico-retico dai Flavi agli Antonini. Prima di cominciare le conquiste a nord dei fiumi Danubio e ad est del Reno, Augusto diede incarico ai suoi due figliastri di conquistare l'intero arco alpino, occupando inizialmente Rezia e Vindelicia, e negli anni successivi anche il regno del Norico. È proprio attorno al 15 a.C., al termine della prima serie di campagne militari, che furono fondati i ''castra'' legionari di Dangstetten e ''Augusta Vindelicorum'' oltre a tutta una serie di forti ausiliari e torri di avvistamento/segnalazione lungo il ''limes''. Il successivo ritiro delle armate dalla Germania, portò le armate romane ad attestarsi lungo il Reno almeno fino ai Flavi. Grazie a Vespasiano e poi al figlio Domiziano, cominciò l'occupazione dell'area del Taunus (83-85) collegando ''Mogontiacum'' ad ''Augusta Vindelicorum'', riducendo drasticamente i confini tra Reno e Danubio. Così facendo si andavano ad includere all'Impero aree che, pur fittamente boscose e scarsamente popolate, miglioravano le comunicazioni tra Germania superiore e Rezia e la difendibilità dei confini imperiali. La frontiera continuò a svilupparsi anche negli anni successivi fino ad Antonino Pio, sotto il quale molte delle torri e dei forti costruiti in precedenza in legno, furono ricostruiti interamente in pietra (a volte in siti differenti) e soprattutto si ebbe la definitiva espansione ed evoluzione di questo tratto di limes tra Germania superiore e Rezia. Egli, infatti, già a partire dal 145-146 promosse l'abbandono della precedente linea di difesa dell'Odenwald-Neckar a favore di una posizione più avanzata di 30 km, ma non sappiamo se ciò comportò notevoli operazioni di guerra nell'area. Sotto Caracalla si ebbero le prime invasioni degli Alemanni (dal 213), i quali continuarono a guerreggiare con i successori, da Alessandro Severo a Massimino il Trace, fino a Gallieno, tanto che quest'ultimo decise il definitivo abbandono ed evacuazione di tutti i territori ad est del Reno ed a nord del Danubio, a causa delle continue invasioni delle tribù germaniche limitrofe degli Alemanni. Era il 260 circa. Dopo il 275 ci fu un timido tentativo di recupero della zona del Taunus da parte dell'imperatore Probo, ma nulla di più. Le terre al di là di Reno e Danubio erano andate ormai perdute per sempre. ==== ''Limes'' danubiano ==== Il limes romano lungo il fronte del Norico e parte della Pannonia superiore. Il settore danubiano risulta essere più complesso da difendere, rispetto a quello renano, considerata anche la lunghezza dei due fiumi: il primo di 2.888 km, il secondo di 1.326 km, pari a poco meno della metà. Non a caso da Domiziano-Traiano in poi, il settore renano fu ridotto da 8 a 4 legioni, mentre quello danubiano fu aumentato da 6 a 12 (compresa la provincia della Dacia). Se la repubblica romana ai tempi di Cesare si era fermata alle Alpi, alla costa illirica ed alla Macedonia, a partire dalla seconda decade del principato di Augusto, i Romani raggiunsero ed occuparono stabilmente molte regioni a sud del Danubio. L'occupazione dell'intera area a sud del grande fiume, dalla Rezia alla Pannonia, avveniva, però, gradualmente durante i regni di Tiberio e Claudio. Il ''limes'' lungo i confini della Pannonia superiore e inferiore, con il tracciato in Sarmazia della cosiddetta ''diga del Diavolo''. Dai Flavi in poi, il settore strategico dell'alto-medio corso del Danubio fu costantemente rafforzato e diventò il settore più importante dell'intero sistema strategico imperiale. Al termine delle guerre contro i Daci del 101-106 ed a seguito dell'annessione della nuova provincia di Dacia, l'intero assetto danubiano mutò ed una provincia così importante come quella pannonica fu divisa in due nuove: quelle di ''Pannonia superior'' e di ''inferior''. Con lo scoppio delle guerre marcomanniche nel 166-167, i progetti mutarono per un quindicennio, poiché Marco Aurelio era intenzionato ad annettere i territori a nord della Pannonia, inglobandone i relativi popoli: dai Marcomanni, a Quadi e Naristi, e formando la nuova provincia di ''Marcomannia''. Il figlio Commodo, alla morte del padre nel 180, ritirava, però, tutte le truppe dai nuovi territori appena occupati, e riportava definitivamente il ''Limes'' all'alto-medio corso del Danubio, rafforzandone e moltiplicando i presidi lungo il grande fiume. In seguito alle prime grandi invasioni barbariche del III secolo fu istituito a Sirmio, un comando militare generale dell'intera area danubiana, mentre si provvedette a sbarrare la strada a possibili e future invasioni barbariche, fortificando il corridoio che dalla Pannonia e dalla Dalmazia immette in Italia attraverso le Alpi Giulie. Si trattava del cosiddetto ''Claustra Alpium Iuliarum''. Sembra che sotto Costantino I, o forse anche un secolo e mezzo prima, si provvide alla costruzione di tutta una serie di terrapieni al di là del Danubio, nella pianura ungherese, per allentare la pressione di Goti e Gepidi lungo i territori degli alleati Iazigi, "appoggiati" alla vicina frontiera pannonica. Questo sistema di fortificazioni viene oggi comunemente chiamato: "''Diga del Diavolo''" e partiva di fronte ad ''Aquincum'' per poi seguire parallelamente il fiume Tisza, alla sua sinistra, e raggiungere la fortezza legionaria di ''Viminacium''. Fu un'illusione durata pochi anni, poiché i Goti, sconfitto Valente ad Adrianopoli nel 378, si stanziarono definitivamente in Pannonia come ''foederati'' dell'impero romano, decretando la definitiva "rottura" ed abbandono del Limes danubiano. Nel 395 la Pannonia era nuovamente invasa da orde di Goti ed Alani, mentre nel 433 l'invasione degli Unni sanciva la fine della Pannonia romana. Brazda lui Novac du Nord'' (in verde), la cui iniziale costruzione sarebbe dovuta a Costantino I, a protezione delle vicine province mesiche, sessant'anni dopo l'abbandono dei territori della provincia delle tre Dacie. Sotto Augusto, iniziò l'occupazione graduale dell'area basso danubiana. Tra il 6 ed il 9, in seguito alle operazioni di Tiberio nell'area illirica e dei suoi successori, veniva costituito il distretto militare di Mesia e Macedonia, presidiato da un paio di legioni, mentre la Tracia continuava a costituire un regno indipendente, cliente e quindi alleato del popolo romano. Quarant'anni più tardi, sotto Claudio la Tracia era annessa (nel 46), mentre nuove basi legionarie erano dislocate sul Danubio in Mesia. La grande crisi del fronte del basso Danubio scoppiò nell'85, quando i Daci, tornati uniti sotto il nuovo re, Decebalo, passarono il grande fiume distruggendo un esercito romano accorrente ed uccidendo lo stesso governatore di Mesia. La controffensiva romana non si fece attendere, tanto che lo stesso imperatore Domiziano fu costretto ad intervenire (tra l'86 e l'88). A questa crisi succedette una nuova serie di campagne contro le popolazioni suebo-sarmatiche degli anni 89-97, che portarono ad un nuovo trattato di pace che durò per oltre sessant'anni. L'ascesa al trono di Traiano portò alla revoca del vecchio trattato siglato da Domiziano e Decebalo ed all'assorbimento del regno dacico. La provincia dacica comprendeva i territori compresi all'interno della catena di monti dei Carpazi. Una volta conclusa la pace con le genti sarmatiche degli Iazigi ad ovest, e dei Roxolani ad est, Adriano divise la nuova provincia dacica in ''Superior'' ed ''Inferior''. Fu sotto Antonino Pio che nel 158 circa, fu operata l'ultima divisione della provincia dacica, prima del definitivo abbandono dei suoi territori da parte di Aureliano attorno agli anni 271-273. Il saliente dacico fu definitivamente abbandonato in seguito ai continui e martellanti attacchi da parte dei Goti, fissando nuovamente la frontiera dell'impero sul Danubio. La nuova riorganizzazione della Dacia comportò, oltre all'abbandono dei territori della riva destra del Danubio lungo la pianura moldava e valacca, con l'arretramento del Limes al fiume Olt (al cosiddetto ''Limes Alutanus''), anche la trasformazione di parte della Mesia superiore ed inferiore, da frontiera esterna in interna. Le conseguenze furono: il potenziamento delle difese lungo il basso corso del Danubio, con la costruzione di nuovi forti ausiliari negli anni che seguirono. due Mesie. Con la salita al trono di Diocleziano nel 284 l'esercito e le frontiere subirono un forte e rinnovato programma di riforma strategico-militare, per interrompere un processo, ormai avviato da almeno un cinquantennio, di disgregazione degli equilibri interni ed esterni all'impero romano. I forti esistenti furono rimodellati con torri aggettanti, porte strette, mentre se ne costruivano di nuovi infittendo le linee difensive. Teste di ponte erano, infine, costruite o ricostruite lungo la riva sinistra del Danubio. Il successore, Costantino I, provvide anche alla costruzione di tutta una serie di terrapieni al di là del Danubio, in Oltenia e nella pianura valacca, per allentare la pressione sulla frontiera stessa. Questo sistema di fortificazioni, lungo 300 km e costruito tra il 330 ed il 340, viene oggi comunemente chiamato: "''Brazda lui Novac du Nord''". La Mesia inferiore subì nuovi e ripetuti attacchi ad opera degli Unni di Attila nel 447, e poi nel VI secolo ad opera di Slavi, Bulgari ed Avari, ma la sua vicinanza alla capitale dell'impero romano d'Oriente, Costantinopoli, ne preservò ancora per qualche secolo le sue frontiere. === Frontiera orientale === ==== ''Limes'' dell'alto Eufrate ==== La provincia romana d'Asia nel 127 a.C., al termine del proconsolato di Manio Aquilio, che ne ridusse i territori ad Oriente, iniziando la costruzione di una rete stradale che si irraggiava da Efeso. Il primo intervento in Asia Minore da parte dei Romani era avvenuto nel corso della guerra contro Antioco III degli anni 192-188 a.C. Oltre cinquant'anni più tardi veniva creata la prima provincia ''asiatica'' (''Asia'', tra il 132 ed il 129 a.C.), in seguito alla morte di Attalo III di Pergamo (avvenuta nel 133 a.C.), il quale aveva lasciato in eredità allo stato romano il suo regno, ampliato con i territori ceduti dai Seleucidi dopo la pace di Apamea (188 a.C.). Pochi anni più tardi (nel 111 a.C.), salì al trono del regno del Ponto, Mitridate VI, figlio dello scomparso omonimo ''V''. Il nuovo sovrano mise subito in atto (fin dal 110 a.C.) una politica espansionistica nell'area del Mar Nero, conquistando tutte le regioni da Sinope alle foci del Danubio. Il giovane re volse, quindi, il suo interesse verso la penisola anatolica, dove la potenza romana era, però, in costante crescita. Sapeva che uno scontro con quest'ultima sarebbe risultato mortale per una delle due parti. Al termine di tre durissime guerre (dall'89 al 63 a.C.), Roma ebbe la meglio ed ottenne di annettere buona parte dei territori della penisola anatolica, fino alla Siria ed alla Giudea. Un decennio più tardi, però, il console romano, Marco Licinio Crasso, fu sconfitto pesantemente a Carre nel 53 a.C., mentre il regno d'Armenia divenne teatro della contesa tra Roma e l'Impero dei Parti. Questi ultimi, infatti, costrinsero il regno d'Armenia alla sottomissione dal 47 a.C. al 37 a.C. E seppure le successive campagne in ''Partia'' si rivelarono fallimentari (con 30.000 armati lasciati sul campo), il regno d'Armenia tornò ad essere regno cliente di Roma a partire dal 34/33 a.C. Ad occidente dell'Eufrate, Augusto provò a riorganizzare l'Oriente romano, sia stringendo un patto di non belligeranza con il vicino regno dei Parti ed ottenendo la restituzione delle insegne di Crasso a Carre, sia inglobando alcuni stati vassalli e trasformandoli in province romane, come la Galazia di Aminta nel 25 a.C., sia rafforzando vecchie alleanze con re locali, divenuti "re clienti di Roma", come accadde ad Archelao, re di Cappadocia, ad Asandro re del Bosforo Cimmerio e a Polemone I re del Ponto, oltre ai sovrani di Iberia, Colchide e Albania. A turbare la situazione orientale intervennero le morti del re della Cappadocia Archelao, che era venuto a Roma a rendere omaggio al nuovo ''princeps'', Tiberio, di Antioco III, re di Commagene, e di Filopatore, re di Cilicia. La difficile situazione orientale rese così necessario un nuovo intervento romano, e Tiberio nel 18 inviò il figlio adottivo, Germanico, il quale, con il consenso dei Parti, incoronò ad Artaxata come nuovo sovrano d'Armenia il giovane Zenone, figlio del sovrano del Ponto Polemone I e soprattutto ''filoromano''. Stabilì, inoltre, che la Cappadocia fosse istituita come provincia a sé stante, e che la Cilicia entrasse invece a far parte della provincia di Siria. In seguito all'annessione della provincia di Cappadocia sotto Tiberio (nel 17/18), furono posti lungo il fiume Eufrate alcuni forti militari a presidio del settore settentrionale del ''limes'' settentrionale orientale. Impero romano, Armenia, Osroene e impero dei Parti attorno al 50. Morto Tiberio nel 37, i Parti costrinsero l'Armenia a sottomettersi, anche se sembra che i Romani nel 47 abbiano ottenuto nuovamente il controllo del regno, a cui offrirono lo ''status'' di cliente. La situazione era in continuo divenire. Nerone, preoccupato dal fatto che il re della Partia, Vologese I, avesse posto sul trono del regno d'Armenia il proprio fratello Tiridate, decise di inviare un suo valente generale, Gneo Domizio Corbulone, a capo delle operazioni orientali. Quest'ultimo raggiunse un accordo definitivo con il "re dei re" nel 63, restaurando il prestigio di Roma, e concludendo con Tiridate I di Armenia (sostituitosi a Tigrane V) un accordo che riconosceva nell'Armenia un protettorato romano, che rimase pressoché invariato fino al principato di Traiano. L'area fu poco dopo sconvolta dallo scoppio della prima guerra giudaica e dalla quasi contemporanea guerra civile romana che vide una nuova riorganizzazione di tutto il ''limes'' orientale, tanto che due legioni, la legio XII ''Fulminata'' e la XVI ''Flavia Firma'', furono destinate alla provincia di Cappadocia dal 72/73. Nel 113, Traiano decise di procedere all'invasione del regno dei Parti. Il motivo era la necessità di ripristinare sul trono d'Armenia un re che non fosse un fantoccio nelle mani del re parto. E così l'Armenia fu invasa dall'esercito comandato dallo stesso imperatore Traiano nel 114, il quale ne conquistò la sua capitale Artaxata. Deposto il suo re, un certo Partamasiri, annesse i suoi territori all'Impero romano, facendone per la prima volta, una nuova provincia. Il suo successore, Adriano, adottò una politica di rafforzamento dei vecchi confini ad occidente dell'Eufrate, mentre le conquiste ad oriente del grande fiume furono abbandonate. Negli anni che seguirono, attorno al 141-143, l'imperatore Antonino Pio, padre adottivo dei futuri imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, pose sul trono d'Armenia un nuovo re filo-romano, Soemo. Il nuovo sovrano partico Vologase IV, poiché nel 161 il trono del Regno di Armenia era divenuto vacante ed era stato reclamato da un certo Soemo, un principe di Emesa (che era pure senatore romano), reagì inviando in Armenia la propria cavalleria al comando del generale Osroe (''Osrow''), il quale inflisse una dura sconfitta ai Romani. Soemo fu deposto e dovette fuggire, mentre l'Armenia, in mano partica, ebbe un nuovo sovrano, di nome Pacoro. Il governatore della Cappadocia, Severiano, si mosse allora con l'esercito in Armenia, ma fu sconfitto ad Elegeia poco ad est dell'Eufrate. Le campagne militari che seguirono, condotte dal fratello di Marco Aurelio, Lucio Vero, portarono però all'annessione del regno all'impero romano insieme alla Mesopotamia settentrionale (162-166). Dal 230 al 260, la nuova dinastia dei Sasanidi, che si sostituì a quella dei Parti arsacidi, mise a dura prova la frontiera romana lungo l'alto Eufrate, tanto che il regno d'Armenia passò sotto l'influenza persiana. I Romani riuscirono a riconquistare il regno d'Armenia al termine di alcuni anni di guerra (296-298) ai tempi di Diocleziano (''augusto'') e Galerio (''cesare''). La Mesopotamia tornò, anch'essa, sotto il controllo romano. Ma nel 334 il re armeno fu fatto prigioniero e condotto in Persia, costringendo gli Armeni ad invocare l'aiuto di Costantino I. Quest'ultimo scrisse al grande re Sapore II, il quale al termine di una lunga trattativa, decise di annettere l'Armenia e mise sotto minaccia la vicina provincia romana di Mesopotamia. Costantino, però, poco dopo morì (nel 337) e il suo ruolo fu preso dal figlio Costanzo II che fu costretto a combattere ripetutamente e continuativamente contro i Sasanidi per circa un venticinquennio, fino alla disastrosa campagna sasanide di Giuliano del 363. La frontiera Romano–Persiana dopo la spartizione dell'Armenia nel 384. La frontiera rimase stabile per tutto il V secolo. Il nuovo imperatore, Gioviano, fu costretto a firmare con Sapore II (nel 364) un trattato che garantì ai Sasanidi forti guadagni territoriali, ed il ritorno alle basi orientali dell'armata romana senza ulteriori rischi di essere distrutta. Poco dopo lo stesso Sapore rivolse la propria attenzione al regno d'Armenia, riuscendo a catturare il suo re, Arsace II, fedele alleato dei Romani, costringendolo poi al suicidio. Nel 384 il regno d'Armenia venne alla fine separato in due regioni, quella occidentale sotto l'Impero romano d'Oriente, e quella orientale, affidata ai Sasanidi. La regione occidentale divenne una provincia dell'Impero Romano con il nome di Armenia Minor, mentre la parte orientale rimase un regno all'interno della Persia fino al 428 quando i Sasanidi deposero il sovrano legittimo instaurando una loro dinastia. I confini lungo l'Eufrate rimasero pressoché invariati fino all'invasione araba, a partire dal VII secolo. ==== ''Limes'' ad est dell'Eufrate: Mesopotamia ed Osroene ==== Le terre al di là dell'Eufrate furono conquistate per la prima volta da Traiano nel 115 durante le campagne contro i Parti. I territori di Mesopotamia ed Osroene furono, però, abbandonati pochi anni più tardi dal suo successore, Adriano, nel 117. La Mesopotamia settentrionale tornò di nuovo sotto il controllo romano in seguito alle campagne partiche di Lucio Vero del 163-166, almeno fino al regno di Commodo. Perduta attorno al 192, fu riconquistata da Settimio Severo nel 197 e posta sotto l'autorità del neocostituito praefectus Mesopotamiae. Tra il 224 e il 226/227 avvenne un episodio importante, che cambiò le sorti dei rapporti tra Impero romano e Impero persiano: in Oriente l'ultimo imperatore dei Parti, Artabano IV, fu rovesciato dopo essere stato sconfitto in "tre battaglie" e il rivoltoso, Ardashir I, fondò la dinastia sasanide, destinata a essere avversaria orientale dei Romani fino al VII secolo. Ad un iniziale sfondamento del fronte mesopotamico romano a più riprese, da parte delle armate, prima di Ardashir I (dal 229 al 241) e poi del figlio Sapore I (dal 241 al 260), si susseguirono controffensive romane guidate dai suoi imperatori, come accadde nel caso di Alessandro Severo, Gordiano III e Valeriano. Quest'ultimo però fu sconfitto in battaglia nel 260 e fatto prigioniero dal "Re dei Re", permettendo che ancora una volta i territori romani di Mesopotamia, Siria e Cappadocia fossero razziati dalle armate sasanidi invasori, con conseguente demolizione del ''limes orientale'' in numerose sue postazioni (da forti e fortini a fortezze legionarie). Con la morte di Valeriano, l'Impero romano, sebbene fosse sotto la costante pressione delle armate germano-sarmatiche del fronte settentrionale, fu costretto a reagire alla terribile disfatta subita nel 260, che aveva portato alla successiva occupazione di Antiochia, terza città romana per numero di abitanti (dopo Roma ed Alessandria d'Egitto). Da questo momento in poi, per i quarant'anni successivi, le armate romane si spinsero, in almeno tre circostanze, "in profondità" nei territori sasanidi, conquistando altrettante volte la loro capitale Ctesifonte: prima con il "''rector totius Orientis''", Odenato, poi con gli imperatori Caro e Numeriano, ed infine con Galerio, sotto la supervisione dell'Augusto, Diocleziano (fautore del progetto tetrarchico). Al termine di queste ultime campagne militari, la Mesopotamia ritornò sotto il controllo romano, l'Armenia fu riconosciuta protettorato romano, mentre a ''Nisibi'' furono accentrate le vie carovaniere dei commerci con l'estremo Oriente (Cina e India). Con il controllo di alcuni territori ad est del fiume Tigri, fu raggiunta la massima espansione dell'impero verso est (298). Fu, quindi, potenziato l'intero sistema di frontiere orientali, a partire dalla costruzione della ''Strata Diocletiana'' in Siria, e di nuove postazioni fortificate un tutta la Mesopotamia-Osroene. Le frontiere orientali al tempo di Costantino, con i territori acquisiti nel corso del trentennio di campagne militari (dal 306 al 337). Il trattato di pace tra Diocleziano ed il re sasanide Narsete durò quasi 40 anni. La sconfitta dei Sasanidi ad opera di Diocleziano e Galerio (pace del 298), aveva garantito all'Impero romano oltre un trentennio di relativa pace (fino al 334) e la Mesopotamia settentrionale tornava sotto il controllo romano. La frontiera fu, infatti, spostata fino al Khabur ed al Tigri settentrionale, passando per il Jebel Sinjar. Gli anni successivi alla morte di Costantino I (337), furono estremamente difficili per i due Imperi, coinvolti in una guerra di costante logoramento tra di loro, senza vinti, né vincitori: da una parte Costanzo II (che trascorse la maggior parte del suo tempo, tra il 337 ed il 350, ad Antiochia, trasformato per l'occasione in "quartier generale" delle armate orientali), dall'altra, Sapore II (nel tentativo assai improbabile di cacciare i Romani da tutti i territori asiatici ad occidente dell'Eufrate). I confini alla fine rimasero sostanzialmente stabili, con avanzate e ritirate, ora dell'uno ora dell'altro, almeno fino alla campagna sasanide di Giuliano del 363, quando le armate romane furono costrette a cedere buona parte dei territori ad est dell'Eufrate, rinunciando così a quasi due secoli e mezzo di conquiste. ==== ''Limes Arabicus'' e la ''strata Diocletiana'' ==== Nel 67 a.C., Gneo Pompeo Magno fu nominato comandante di una flotta speciale per condurre una campagna contro i pirati che infestavano il Mar Mediterraneo, con un ampio potere che gli assicurava il controllo assoluto sul mare ed anche sulle coste per 50 miglia all'interno, ponendolo al di sopra di ogni capo militare in oriente. In soli tre brevi mesi (67 a.C.), le forze di Pompeo ripulirono letteralmente il Mediterraneo dai pirati, strappando loro l'isola di Creta e le coste della Licia, della Panfilia e della Cilicia, e dimostrando una straordinaria precisione, disciplina ed abilità organizzativa. Fu allora incaricato di portare a termine la guerra contro Mitridate VI re del Ponto. Questo comando affidava essenzialmente a Pompeo la conquista e la riorganizzazione dell'intero Mediterraneo orientale. Egli condusse le campagne dal 65 a.C., riuscendo a distruggere le armate di Mitridate e Tigrane il grande, re d'Armenia, con i quali concluse poi una pace favorevole ai Romani. Occupò, quindi, la Siria, allora sotto il dominio di Antioco XIII (ultimo della dinastia dei Seleucidi), per poi muovere verso Gerusalemme, che occupò in breve tempo. Pompeo impose una riorganizzazione generale dell'Oriente, istituendo nuove province e protettorati romani, tenendo conto sia dei fattori geografici sia di quelli politici, legati alla creazione di una nuova frontiera orientale, che vedeva in Tigrane un nuovo fondamentale punto di appoggio per vedere l'area di influenza romana estendersi ad est, fino al Mar Nero ed al Caucaso. La presenza di Augusto in Oriente subito dopo la battaglia di Azio, nel 30-29 a.C. poi dal 22 al 19 a.C., oltre a quella di Agrippa fra il 23-21 a.C. e ancora tra il 16-13 a.C., dimostrava l'importanza di questo settore strategico. Fu necessario raggiungere un ''modus vivendi'' con la Partia, l'unica potenza in grado di creare problemi a Roma lungo i confini orientali. Di fatto entrambi gli imperi avevano più da perdere da una sconfitta, di quanto potessero realisticamente sperare di guadagnare da una vittoria. E così la Partia accettò di fatto che ad ovest dell'Eufrate Roma organizzasse gli stati a suo piacimento: Augusto inglobò così alcuni stati vassalli, trasformandoli in province romane (come la Giudea di Erode Archelao nel 6, dopo che vi erano stati dei primi disordini nel 4 a.C. alla morte di Erode il Grande) e rafforzò vecchie alleanze con re locali, divenuti ora "re clienti di Roma" (come accadde per i sovrani di Emesa, Iturea, Commagene, Cilicia e Nabatea). Al termine della prima guerra giudaica degli anni 66-74, portata a termine dal figlio del nuovo Imperatore Vespasiano, Tito, fu lasciata per la prima volta nell'area giudea una legione, la X ''Fretensis'' a Gerusalemme. diocesi d'Oriente all'inizio del V secolo. Traiano, mentre era ancora in procinto di conquistare la Dacia, dispose l'annessione dell'Arabia Nabatea (nel 105-106), disponendo negli anni successivi la costruzione di un'importante via militare ''limitanea'': la Via Traiana Nova (tra il 111 ed il 114), che collegava Aelana sul Mar Rosso con la fortezza legionaria di Bostra, distante 267 miglia romane. Il suo proseguimento naturale fu dalla fine del III secolo, la ''Strata Diocletiana'', che congiungeva Bostra con il fiume Eufrate. Vent'anni di guerre giudaiche (dal 115 al 135) portarono inevitabilmente ad insediare in tutta l'area giudea forti contingenti militari, per scongiurarne nuove ed eventuali. La seconda aveva costretto lo stesso Traiano, nel pieno della sua campagna militare contro i Parti a rivedere i piani di annessione delle nuove province d'oltre Eufrate, quali l'Armenia, l'Assiria e la Mesopotamia da parte del suo successore, Adriano. La terza, a riorganizzare l'intera area. A partire dal 230 e per i trent'anni successivi, le armate sasanidi avanzarono nella Mesopotamia romana ponendo sotto assedio non solo le numerose guarnigioni romane lungo l'Eufrate, ma anche di conquistare la Mesopotamia romana ed invadendo la provincia romana di Siria, e la sua capitale Antiochia. Al termine delle campagne sasanidi di Galerio del 293-298, fu costruita una nuova linea di fortificazioni: la ''strata Diocletiana''. Si trattava di una ''via militaris'', lungo il cosiddetto tratto di ''limes arabicus'', e quindi comprendente forti, fortini e torri di avvistamento, e che rimase in uso fino al VI secolo. La strada era munita di una lunga serie di fortificazioni, costruite tutte allo stesso modo: si trattava di ''castra'' rettangolari con mura molto spesse e con torri sporgenti verso l'esterno. Erano situate normalmente ad un giorno di marcia (ca. 20 miglia romane) le une dalle altre. Il percorso cominciava presso l'Eufrate a Sura, lungo il confine prospiciente il nemico sasanide, e continuava verso sud-ovest, passando prima per Palmira e poi per Damasco e congiungendosi, quindi, con la Via Traiana Nova. Vi era poi una diramazione che si spingeva ad est dell'Hauran, per Imtan, fino all'oasi di Qasr Azraq. Si trattava in sostanza di un sistema continuo di fortificazioni che dall'Eufrate collegava il Mar Rosso presso ''Aila''. === Frontiera meridionale === Delle tre frontiere terrestri dell'Impero romano, la meridionale era la più lunga. Da Rabat in Marocco a Suez sul Mar Rosso in Egitto misurava in linea d'aria 4.000 km. Ma la frontiera romana passava ad un migliaio di km a sud de Il Cairo, ed il suo percorso da qui fino all'Oceano Atlantico non era per nulla rettilineo. ==== ''Limes'' occidentale africano ==== Il primo ''limes'' africano ad essere costituito fu quando nel 146 a.C., al termine della terza guerra punica con la distruzione di Cartagine, Scipione Emiliano costruì la cosiddetta ''fossa Regia'' a protezione dei confini meridionali della provincia d'Africa appena costituita. Alla morte di Micipsa, figlio di Massinissa, una disputa per la successione oppose i suoi figli Aderbale e Iempsale al nipote e figlio adottivo Giugurta. Questa disputa sfociò nelle guerre giugurtine in cui Roma intervenne schierandosi contro Giugurta, riuscendo a catturare quest'ultimo nel 105 a.C. Solo le zone orientali e meridionali della Numidia vennero annesse alla provincia. Nel corso della guerra civile tra Cesare e Pompeo, il dittatore romano sbarcò nel 47 a.C. e l'anno seguente (nel 46 a.C.), Numidi e pompeiani furono presi tra due fuochi e vennero sconfitti nella battaglia di Tapso. Il re Giuba si suicidò, così come Catone Uticense, capo del partito pompeiano. Cesare poté così riorganizzare i territori africani: il regno della Numidia occidentale fu annesso per metà al regno di Mauretania e per l'altra metà assegnato ad un certo Sittio; il regno di Numidia orientale divenne invece una nuova provincia romana: l''Africa Nova''. Numerosi popoli furono combattuti ed inglobati all'interno dell'Impero romano all'epoca di Ottaviano Augusto, in un periodo compreso tra il 35 a.C. ed il 6 d.C., come è bene evidenziato nei ''Fasti triumphales'' del periodo. Sotto il suo successore, Tiberio, tra il 17 e il 24, un certo Tacfarinas, che aveva militato per alcuni anni nelle truppe ausiliarie romane, riuscì a riunire intorno a sé una confederazione tribale, i Musulami, alla quale si unirono anche i Getuli stanziati a sud della Proconsolare ed a ribelarisi al potere imperiale di Roma. I Romani ebbero la meglio sugli insorti solo dopo lunghi anni di guerra (nel 24). Il ''limes'' africano con le postazioni militari principali (in rosso) delle province occidentali dell'Africa proconsolare e delle Mauritanie. L'imperatore Caligola, in seguito alla morte, del figlio di Giuba II, Tolomeo, nel 40 la Mauretania passò sotto il controllo diretto di Roma. Dopo aver domato una rivolta delle locali tribù berbere Claudio nel 42 istituì le due nuove province della ''Mauretania Caesariensis'' (con capitale ''Iol''-''Caesarea'', oggi Cherchell) e della ''Mauretania Tingitana'' (con capitale prima, probabilmente ''Volubilis'' e quindi ''Tingis'', oggi Tangeri). La difesa delle due nuove province fu assicurata dagli auxilia, nell'ordine di diverse migliaia. Quando le tribù dell'interno creavano situazioni militari difficoltose per le forze romane in campo, giungevano dalla vicina Numidia distaccamenti della legio III Augusta, detti vexillationes. A partire da Traiano i confini dell'Africa proconsolare si spinsero verso sud ed occidente occupando sempre più quei territori che erano appartenuti ai re di Numidia, fino alle alture dei monti dell'Aurès. Furono così costituite due linee fortificate, una a nord ed una a sud delle montagne dell'Aurès, presidiate da numerosi forti e fortini (oltre alla fortezza legionaria di ''Lambaesis'') integrata da un ''fossatum'' lungo l'intero fronte, con avamposti nel deserto stesso. L'ultima avanzata di questo tratto di ''limes'' occidentale avvenne sia in Numidia (in direzione sud ed ovest, in combinazione con un'avanzata di quello della vicina Mauretania Caesariensis verso meridione) sia in Tripolitania. In entrambi i casi fu operato dall'imperatore africano, originario di ''Leptis Magna'', Settimio Severo. Anche i suoi successori, durante il difficile periodo dell'anarchia militare e poi Diocleziano, aggiunsero ulteriori postazioni fortificate al sistema difensivo di questo tratto di ''limes'' africano, raggiungendo così nel III secolo la massima espansione romana verso sud. La frontiera africana (marrone scuro) nel tardo I secolo d.C. Settimio Severo ampliò il ''limes Tripolitanus'' drasticamente (colore marroncino). Vi fu anche, per un breve periodo, la presenza militare romana nella capitale dei Garamanti Garama nel 203 (marrone chiaro). Per quanto riguarda il ''limes Tripolitanus'', fu l'ultimo tratto di ''limes africanus'' ad essere organizzato grazie ancora aSettimio Severo, colui che riuscì a portare l'Impero romano alla sua massima espansione in Africa settentrionale ed a rivolgere particolare attenzione al ''limes'' di questo settore. Identica sorte toccò al tratto di ''limes'' della Mauretania, sempre sotto Settimio Severo, sotto il quale fu compiuta un'ulteriore avanzata verso sud nella ''Caesariensis'' con la costruzione di una nuova strada militare munita di forti, fortini e torri di avvistamento. Andava così creandosi una zona compresa tra le due strade (quella di Traiano ed Adriano; e quest'ultima di Settimio Severo), chiamata ''Nova Praetentura'', in cui si realizzava una forma di difesa "in profondità", i cui territori costituivano una zona d'attesa per le popolazioni nomadi o semi-nomadi che si trovavano a sud di questa fascia. Si trattava di un sistema di difesa molto similare, nella sua funzionalità, a quello della Dacia ''Malvensis'' del ''limes Alutanus e Transalutanus''. Nel corso del III secolo l'intero fronte meridionale fu posto sotto la costante pressione delle popolazioni semi-nomadi africane, soprattutto a partire dalla sua metà. Il settore occidentale, sebbene protetto a sud dalla barriera naturale del deserto del Sahara, fu costretto a difendersi dalla crescente pressione delle genti berbere, per lo più indebolito dalle continue usurpazioni del periodo dell'anarchia militare. Con l'avvento di Diocleziano al potere, l'impero subì una radicale trasformazione interna, soprattutto a livello militare. Diviso in quattro parti (tra due Augusti e due Cesari), fu a sua volta diviso in 12 diocesi, affidate ciascuna ad un ''pretore vicario'' o semplicemente ''vicario'' (''vicarius''), sottoposto ad uno dei quattro prefetti del pretorio. Il vicario controllava a sua volta tutti i governatori delle province (variamente denominati: ''proconsules'', ''consulares'', ''correctores'', ''praesides''). Le truppe stanziate nelle singole diocesi erano, infine, poste sotto il comando di un ''comes rei militaris'', che dipendeva direttamente dal ''magister militum'' e aveva alle sue dipendenze i ''duces'' ai quali era affidato il comando militare nelle singole province. Con la fine del 297 l'augusto Massimiano, partito per la Mauretania, riuscì a debellare una tribù della zona, i Quinquegentiani, che erano penetrati anche in Numidia. L'anno successivo (298) rinforzò le difese della frontiera africana dalle Mauritanie alla provincia d'Africa. A questa prima rioganizzazione furono apportate nuove modifiche con Costantino I ed i suoi successori fino a Teodosio I, quando avvenne la definitiva divisione dell'Impero romano in ''pars Occidentalis'' e ''pars Orientalis'' (nel 395) e come ci conferma la ''Notitia Dignitatum'' (del 400 circa). Questa struttura amministrativo-militare rimase pressoché invariata fino all'invasione delle truppe vandale del 429, quando le orde barbariche si riversarono in Mauritania e conquistarono per prima Caesarea (l'attuale Cherchel). Da qui occuparono la Tunisia e l'Africa proconsolare fino alla Tripolitania. Il dominio di questa stirpe germanica durò per tutto il V secolo fino a quando il generale bizantino, Belisario, nel 533 riconquistò il Nord Africa ai Vandali. ==== ''Limes'' orientale africano ==== frontiera egiziana. La difesa della regione orientale africana, interessò principalmente la valle del fiume Nilo (esigua striscia di terra fertile, rispetto all'area circostante desertica, importante per l'approvvigionamento di grano per la città di Roma), le coste mediterranee che dall'Egitto conducevano a quelle della Cirenaica, alcuni punti d'approdo sul Mar Rosso (come ad es. Berenice), per il commercio con l'estremo Oriente (da cui si importavano spezie e prodotti di lusso) o l'Etiopia (con le sue bestie feroci per i giochi circensi a Roma e nelle province) ed infine l'area montuosa del deserto orientale, ricco di miniere d'oro, smeraldi, granito pregiato e porfido. Nel 96 a.C. Tolomeo Apione appartenente alla dinastia tolemaica, fu l'ultimo sovrano ellenico della Cirenaica. Alla propria morte decise di lasciare il suo regno in eredità a Roma. I nuovi territori furono però organizzati in provincia solo nel 74 a.C. con l'arrivo del primo legato di rango pretorio (''legatus pro praetore''), affiancato da un questore (''quaestor pro praetore''). Si componeva di cinque città, tutte di origine greca, costituenti la cosiddetta Pentapoli cirenaica. Dopo la battaglia di Filippi fu assegnata a Marco Antonio, il quale la assegnò nel 36 a.C. a Cleopatra Selene, la figlia avuta da Cleopatra e tale situazione si protrasse fino alla battaglia di Azio. Una volta ottenuto il successo determinante, Ottaviano, rimase il padrone incontrastato di Roma. Egli istituì la provincia d'Egitto nel 30 a.C. L'Egitto divenne così parte dell'Impero romano, in qualità di provincia imperiale. Pochi anni più tardi (nel 27 a.C.), nell'ambito della riforma dell'amministrazione provinciale, Ottaviano (ora ''Augusto'') riunì Creta e Cirene, in un'unica provincia senatoria, governata da un proconsole di rango pretorio, con capitale Gortina, nell'isola di Creta. A questi eventi seguirono numerose campagne militari di pacificazione del fronte africano orientale, attraverso le quali furono combattute ed inglobate numerose popolazioni all'interno dell'Impero romano, in un periodo compreso tra il 29 a.C. e l'1 d.C., come è ricordato anche nei ''Fasti triumphales'' del periodo. I maggiori problemi incontrati nell'area, riguardarono i conflitti religiosi sorti tra Greci ed Ebrei, in particolar modo ad Alessandria, che in seguito alla distruzione di Gerusalemme nel 70 divenne il centro mondiale della religione e della cultura ebraica. Sotto Traiano vi fu una seconda rivolta ebraica, sfociata nella repressione degli Ebrei di Alessandria. Al tempo dell'imperatore Domiziano (attorno all'85-86), il popolo tributario dei Nasamoni (che si trovava a sud della costa africana tra la Cirenaica e ''Leptis Magna'') si ribellò, ma poco dopo fu letteralmente annientato, tanto che Domiziano, esaltato da ciò, poté dire davanti al Senato: "''Ho impedito ai Nasamoni di esistere''". Vi fu poi una riduzione graduale delle legioni nell'area (da tre ad una sola), che però non deve trarre in inganno: alla diminuzione di forze legionarie corrispose un aumento di forze ausiliarie. Se infatti reali pericoli esterni non ve ne furono, la situazione interna vide al contrario il progressivo aumento di tensioni sociali, dal brigantaggio nella chora, sino ad aperte ribellioni, come nel caso della rivolta giudaica del 115-117 o della sommossa dei Bukoloi del 172, durante il principato di Marco Aurelio, a causa dell'eccessiva tassazione. Sotto Diocleziano, nel 290 vengono menzionati per la prima volta i Saraceni, tribù araba, stanziata nella penisola del Sinai che aveva tentato di invadere la Siria. Con la fine del 297 l'augusto Massimiano, partito per la Mauretania, riuscì a debellare una tribù della zona, i Quinquegentiani, che erano penetrati anche in Numidia. L'anno successivo (298) rinforzò le difese della frontiera africana dalle Mauritanie alla provincia d'Africa. Nel 298 furono abbandonati i territori del Dodecascheno ed affidati ai Nobati, come federati contro i Blemmi. Con l'avvento di Diocleziano al potere, anche il fronte orientale africano subì una radicale riorganizzazione. Questo fronte rimase unita e posta sotto il ''vicarius'' della Diocesi d'Oriente, che a sua volta dipendeva dall'Augusto d'Oriente e comprendeva cinque province: l''Aegyptus Herculia'', l''Aegyptus Iovi'', la Tebaide, la Libia superiore e la Libia inferiore. A questa prima rioganizzazione furono apportate alcune modifiche da Costantino I e dai suoi successori fino a Teodosio I, quando avvenne la definitiva divisione dell'Impero romano in ''pars Occidentalis'' e ''pars Orientalis'' (nel 395) e come ci conferma la ''Notitia Dignitatum'' (del 400 circa). L'area rimase annessa all'impero bizantino fino alla conquista araba del VII secolo.
Lawrence d'Arabia (film)
'''''Lawrence d'Arabia''''' è un film colossal del 1962 diretto da David Lean, vincitore di sette Premi Oscar, tra cui quelli per il miglior film e la miglior regia.
In Gran Bretagna, nel 1935, un uomo esce di casa e a bordo di una motocicletta percorre una strada della campagna inglese, procedendo a velocità sempre maggiore, con suo divertimento. All'improvviso si trova di fronte alcuni ciclisti che procedono in senso contrario; frena bruscamente per evitarli, ma la moto s'impenna su un dosso uscendo di strada e la caduta gli causa la morte. Una numerosa folla composta da importanti personalità militari, della politica e della stampa, unita alla gente comune, partecipa commossa ai suoi funerali che si tengono nella Cattedrale di Saint Paul, a Londra: l'uomo perito nell'incidente è Thomas Edward Lawrence ed un giovane giornalista chiede ai presenti notizie su di lui. Tutti gli intervistati concordano sulla straordinarietà del personaggio, ma nessuno osa sbilanciarsi sulle sue qualità umane e sulla sua interiorità. Il Cairo, sede dell'''Ufficio arabo'', il reparto dove prestava servizio Thomas Edward Lawrence. La storia prende a quel punto il via al Cairo, in Egitto, dove durante la prima guerra mondiale il tenente Lawrence ricopre l'incarico di cartografo e corrispondente nello Stato maggiore del generale Archibald Murray, in quel periodo a capo dell'Ufficio Arabo. Egli è molto interessato ai movimenti delle tribù arabe, tanto da riportare sulla rivista dell'Esercito il loro tentativo di attacco alla città di Medina, occupata dai turchi ottomani, che è passato quasi del tutto inosservato al comando britannico. È inoltre un uomo dotato di una grande preparazione umanistica, ottimo esperto di architettura dei palazzi omayyadi della ''badiya'' siro-palestinese e affascinato dalla cultura e dalla civiltà arabo-islamica, tanto da ritenere che le tribù, se accorpate, possano costituire un prezioso alleato nella guerra contro l'Impero ottomano. L'occasione arriva nel momento in cui, su richiesta di Mr. Dryden, consulente politico e diplomatico dei britannici, Lawrence è convocato dal generale Murray, il quale, non senza reticenze e con un certo scetticismo, gli affida l'incarico di raggiungere il colonnello Harry Brighton, che in quel momento sta svolgendo l'incarico di consulente dell'Emiro arabo Fayṣal, per capire e valutare le sue intenzioni sul ruolo degli arabi nella guerra e nel quadro politico che potrebbe delinearsi in futuro. Dryden, al pari di Lawrence, ha ricevuto le stesse impressioni dal loro tentativo di attacco a Medina, e intende scoprire se, e in che modo, essi possano essere utilizzati contro i turchi, alleati degli Imperi centrali. Lawrence, in sella a un dromedario, intraprende il viaggio nel deserto, accompagnato da un beduino che gli funge da guida, e insieme attraversano le terre delle varie tribù, che sembrano vivere ancora secondo la loro plurisecolare consuetudine. Durante la traversata stringono amicizia, ma durante la sosta presso un pozzo d'acqua il nomade viene ucciso dallo ''Sharīf'' ʿAlī ibn al-Kharīsh, in quanto aveva attinto acqua senza permesso dal pozzo di proprietà della sua tribù. Il duro scambio di opinioni che segue tra i due fa capire in modo vivido al tenente quanto vivi siano ancora le consuetudini e gli attriti tribali in Arabia e lo induce a proseguire da solo. Per sua fortuna l'accampamento di Faysal è però ormai vicino e, dopo avere incontrato il colonnello Brighton, che, avvertito, gli era andato incontro, è testimone di un attacco aereo turco. La sera stessa ʿAlī raggiunge Lawrence, il colonnello britannico e l'Emiro Fayṣal nella tenda di questi e tutti espongono le loro valutazioni sulle possibilità degli arabi di condurre una guerra contro un esercito moderno: il colonnello insiste perché l'armata araba ripieghi a Yanbuʿ, al riparo dalle incursioni turche, mentre Lawrence suggerisce, suscitando i rimproveri di Brighton, la creazione di unità mobili che possano colpire velocemente nel deserto, utilizzando la tattica che i beduini da sempre conoscono, rendendo loro possibile la conquista di Damasco, antica capitale omayyade, argomento questo che è carico di suggestioni per un discendente del profeta Maometto qual era l'Emiro. Il principe rimane favorevolmente impressionato sia dalle parole del giovane ufficiale sia dal suo atteggiamento apertamente filo-arabo, nonché dalla sua conoscenza del Corano, ma prudentemente accoglie il consiglio del colonnello. La fortezza di Aqaba, conquistata dall'''armata araba'' dopo l'attraversamento del deserto di Nefud. Dopo un breve ritiro solitario nel deserto, Lawrence ha un lampo di genio: bisogna prendere Aqaba, la celebre roccaforte marittima degli Ottomani, imprendibile dal mare a causa dei cannoni costieri da 305 mm montati a sua difesa, ma non facilmente riposizionabili; lo comunica ad ʿAlī, ma questi sa bene che per raggiungerla via terra l'unica strada è il deserto del Nefud e gli fa presente che l'impresa sarebbe in ogni caso impossibile con i soli 50 uomini che il principe è disposto a concedere al tenente. Questo tuttavia non scoraggia Lawrence, che è disponibile a rischiare contando sul fatto che, al di là del deserto, si estende il territorio degli Howeytat, una tribù che spesso ricorreva alla razzia per sopravvivere ma, allo stesso tempo, è composta da guerrieri di grande valore e coraggio, che certamente si uniranno a loro per la conquista della città. L'attraversamento del Nefud, a fronte di enormi difficoltà, è un successo, e Lawrence, divenuto agli occhi di chi ha condiviso l'impresa con lui un mito, con il nome di ''El Orens'' o semplicemente ''Orens'', trova in Awda Abu Tayi, indomabile guerriero e condottiero degli Howeytat, il proprio cavaliere ideale. Aqaba viene conquistata con un attacco a sorpresa da terra, ma la sera prima accade un fatto che segnerà profondamente Lawrence: un appartenente alla tribù degli Arif uccide un uomo appartenente agli Howeytat e, per evitare uno scontro ma soprattutto per evitare l'affossamento del piano per conquistare la città, egli si offre di giustiziare il colpevole scoprendo all'ultimo che l'uomo è il medesimo che lui aveva in precedenza salvato nel deserto durante la traversata dopo aver ignorato il pessimistico parere di tutti di abbandonare il disperso alla sua inevitabile sorte. Per portare la notizia della conquista di Aqaba a conoscenza del comando britannico al Cairo, Lawrence fa velocemente ritorno nella capitale egiziana, attraversando il deserto del Sinai, in modo da dare ai superiori il tempo di studiare una nuova strategia e di corrispondere ad Awda il premio che gli aveva promesso per la conquista di Aqaba. Durante il viaggio accade un altro fatto che lo segnerà; uno dei suoi due giovani servi che lo accompagnano perde la vita sprofondando nelle sabbie mobili. Quando, stremato e ormai senza forze, Lawrence arriva al Canale di Suez, raggiunge il Quartier Generale britannico e viene ricevuto dal nuovo comandante dell'Ufficio arabo, il generale Allenby, che si mostra entusiasta per la sua impresa, lo promuove al grado di maggiore ed acconsente a fornirgli tutto l'equipaggiamento necessario per formare un'armata araba che affiancherà le forze regolari di Sua Maestà britannica nella guerra per la conquista dell'Arabia. A sua insaputa però il generale è al corrente, informato da Dryden, che il governo di Londra ha già deciso che l'Arabia diverrà un protettorato britannico appena i turchi saranno scacciati. Peter O'Toole, ''El Orens'' Tornato tra gli arabi, Lawrence è ormai una figura altamente carismatica e alla loro guida intraprende la lotta con i metodi che aveva in precedenza suggerito all'Emiro, dimostrandosi particolarmente efficiente ed efficace nel colpire la ferrovia turca, costruita a suo tempo dalla Germania, che collega Medina a Damasco, fondamentale per il trasporto nelle zone desertiche. Lawrence è sempre più conquistato dallo spirito di indipendenza arabo e dal fascino di quella terra. Le tribù arabe sono unite saldamente a lui nel nome dell'Emiro Faysal e combattono sempre più tenacemente per la propria indipendenza, tanto che le sue gesta attirano l'attenzione della stampa mondiale, affascinata dall'idea di un eroe romantico alla guida di un popolo che sta insorgendo. È infatti da quel momento che Lawrence sarà seguito dal reporter del ''Chicago Tribune'' Jackson Bentley, il quale è in cerca di un personaggio suggestivo capace di convincere gli Stati Uniti d'America, fino a quel momento tendenti ad una politica di non-intervento, a scendere in guerra. Le azioni proseguono con successo, ma l'armata lentamente inizia a dissolversi poiché le tribù, terminata la loro "stagione" di caccia, rientrano una dopo l'altra ai loro campi invernali e Lawrence, rimasto con una ventina di uomini, punta verso Dar'a, anche se i pochi rimasti sono logicamente scettici sulla possibilità di conquistarla. Egli, solo in compagnia di ʿAlī, vi si reca con l'intenzione di suscitare una rivolta tra gli abitanti, ma viene fermato da una pattuglia di soldati turchi e condotto al comando locale. Non viene riconosciuto ma, tentando di ribellarsi alle lusinghe sessuali del comandante, viene dapprima frustato e successivamente subisce comunque la violenza, pur non esplicitata nella pellicola. Rilasciato durante la notte Lawrence è ora un uomo distrutto e umiliato e abbandona ʿAlī e i suoi seguaci per fare ritorno al Cairo, coltivando la speranza di ricevere un altro incarico che non lo ponga più all'attenzione dei suoi superiori e dell'opinione pubblica. Thomas Edward Lawrence nei pressi di Gedda nel 1917 Rientrato in Egitto, apprende che il governo britannico e quello francese, tramite i ministri Sykes e Picot, hanno stipulato un accordo per spartirsi l'impero turco alla sua caduta e l'Arabia è compresa in quell'accordo. Sdegnato dalle rivelazioni di Dryden, e ancora sconvolto per quanto gli è successo durante la breve prigionia, richiede l'assegnazione ad altro incarico, chiedendo addirittura il trasferimento, ma il generale Allenby, dopo averlo persuaso ad aprirsi su quanto gli è accaduto, lo convince a rimanere in zona di operazioni in quanto è prevista a breve l'offensiva contro Damasco e un'armata araba che tenga impegnati i turchi è assolutamente preziosa per la riuscita del piano, tanto che egli è disponibile a fornire a Lawrence qualsiasi somma di denaro occorra per riunire tutte le tribù per realizzare l'impresa. Lawrence, tornato tra gli arabi, riesce nel tentativo di radunarli, promettendo loro Damasco, ma il suo atteggiamento è ora differente: crea una sua guardia del corpo, composta da fuorilegge e assassini, suscitando le perplessità di ʿAlī e degli altri capi. La sua offensiva è tanto brutale quanto veloce, tanto da suscitare la preoccupazione nel comando britannico che l'armata araba possa arrivare a Damasco prima dell'esercito. Allenby, conscio del nuovo modo di combattere di Lawrence, per cercare di rallentarlo gli fornisce informazioni su una brigata turca in ritirata e infatti, nonostante le suppliche di ʿAlī per proseguire verso Damasco, Lawrence attaccherà le truppe turche non facendo prigionieri; tuttavia, nonostante il ritardo, riuscirà comunque ad arrivare a Damasco per primo. Peter O'Toole e Omar Sharif nel dialogo che precede la strage della brigata turca Allenby e Dryden raggiungono dopo pochi giorni la città, dove nel frattempo Lawrence, insieme ai capi tribù, ha costituito un Consiglio arabo che governi in nome di Faysal, in attesa della sua incoronazione quale primo re arabo; la politica tuttavia è purtroppo ancora sconosciuta ai seppur valorosi beduini e gli antichi odi tribali, mai sopiti, hanno la meglio tanto che, impossibilitati a gestire una città in preda al caos dopo la fine della battaglia, la abbandonano, gettando Lawrence nello sconforto. Sconforto che diventa crisi nel momento in cui si reca in un ospedale militare, dove si trovano migliaia di soldati turchi feriti, senza acqua e senza assistenza, e dove viene anche schiaffeggiato da un ufficiale medico britannico che non lo ha riconosciuto. Il colpo di grazia avviene nella riunione tra Allenby, Dryden e l'Emiro Faysal, nel frattempo sopraggiunto. L'azione di Lawrence, promosso al grado di tenente-colonnello, viene sacrificata alla politica ed egli stesso viene abbandonato anche dall'Emiro, che ne sospetta una doppiezza nei suoi confronti e un pedissequo allineamento ai non più tanto segreti intenti del Regno Unito. Faysal sembra ritenerlo un personaggio ormai scomodo per le trattative che seguiranno, suscitando una silenziosa ma ferma reazione da parte del colonnello Brighton, che ne ha seguito e stimato le gesta e che non condivide l'atteggiamento ipocritamente accondiscendente dei militari e dei politici. Abbandonata frettolosamente la riunione, corre cercando di raggiungere Lawrence, ma egli si è già allontanato e, accompagnato da un autista, percorre in auto a ritroso la strada che lo aveva visto dirigersi verso la vittoria a dorso di cammello e con sguardo assente osserva per l'ultima volta il deserto. La colonna sonora di Maurice Jarre è eseguita dalla London Philharmonic Orchestra ed è stata premiata con il Premio Oscar. Peter O'Toole è Thomas Edward Lawrence * '''Thomas Edward Lawrence''': interpretato dall'allora poco conosciuto (per il cinema, ma non per il teatro) Peter O'Toole; personaggio enigmatico e dotato di grande carisma presso la popolazione araba; vedrà frustrato il suo sogno dell'Arabia agli arabi. * '''Principe Faysal''': interpretato da Alec Guinness; personaggio dotato di grande lungimiranza politica e di una sapiente e moderna visione dei media che saprà utilizzare al fine dell'ottenimento dei suoi scopi. * '''Sceriffo ʿAlī''': interpretato da Omar Sharif; nobile profondamente legato alla sua terra ed alle sue tradizioni, ma desideroso di conoscere il "mondo moderno"; seguirà Lawrence in tutta la sua epopea diventandone profondamente amico e condividendone il successo militare e la frustrazione politica. * '''Awda Abu Tayy''': interpretato da Anthony Quinn; guerriero beduino di grande valore, seguirà Lawrence nella conquista dell'Arabia, ma si rifiuterà di "imparare" la politica preferendo, dopo la conquista di Damasco, tornare alla sua tribù per continuare a vivere come aveva sempre fatto fino ad allora. * '''Generale Allenby''': interpretato da Jack Hawkins; pragmatico militare dotato di grande intelligenza strategica, capace di trovare una sintesi tra l'illusione del mondo arabo ed il progetto politico che vedrà la luce dopo la conquista di Damasco. * '''Colonnello Brighton''': interpretato da Anthony Quayle; militare ligio al dovere, eseguirà fedelmente tutti gli ordini provenienti dal suo Stato Maggiore, ma non rimarrà indifferente al trattamento ed alla ingratitudine subiti da Lawrence. * '''Mr. Dryden''': interpretato da Claude Rains; politico e diplomatico che svolge la sua missione utilizzando e muovendo le persone in un disegno prestabilito che lui e pochi altri conoscono e che si rivelerà solo alla fine delle ostilità. * '''Jackson Bentley''': interpretato da Arthur Kennedy; giornalista americano, ambizioso ma allo stesso tempo ingenuo; farà conoscere al mondo le gesta di Lawrence, creandone il grande personaggio ma non condividendone, non riuscendo a comprenderli, la crudeltà e l'istrionismo di cui è testimone. Degna di nota è la mancanza totale nel cast di personaggi femminili per tutta la durata del film, a parte una scena nella tenda di Awda Abu Tayy il cui si intravede una ragazza, e la scena di massa in cui si vede da lontano un gran numero di donne sulle colline accompagnare con cori la partenza dei guerrieri arabi uniti verso la conquista di Aqaba. Nel 1989 Steven Spielberg e Martin Scorsese collaborarono con il regista David Lean al restauro cromatico della pellicola, con il tempo virata ad una vistosissima dominante gialla, ed al ripristino dei minuti mancanti, con l'integrazione di parti originariamente tagliate per motivi di durata. * 1963 - '''Premio Oscar''' ** ''Miglior film'' a Sam Spiegel ** ''Migliore regia'' a David Lean ** ''Migliore fotografia'' a Freddie Young ** ''Migliore scenografia'' a John Box, John Stoll e Dario Simoni ** ''Miglior montaggio'' a Anne V. Coates ** ''Miglior sonoro'' a John Cox ** ''Miglior colonna sonora'' a Maurice Jarre ** ''Candidatura'' ''Miglior attore protagonista'' a Peter O'Toole ** ''Candidatura'' ''Miglior attore non protagonista'' a Omar Sharif ** ''Candidatura'' ''Migliore sceneggiatura non originale'' a Robert Bolt e Michael Wilson * 1963 - '''Golden Globe''' ** ''Miglior film drammatico'' ** ''Migliore regia'' a David Lean ** ''Miglior attore non protagonista'' a Omar Sharif ** ''Miglior attore debuttante'' a Omar Sharif ** ''Migliore fotografia'' a Freddie Young ** ''Candidatura'' ''Miglior attore in un film drammatico'' a Peter O'Toole ** ''Candidatura'' ''Miglior attore in un film drammatico'' a Anthony Quinn ** ''Candidatura'' ''Miglior colonna sonora'' a Maurice Jarre * 1963 - '''Premio BAFTA''' ** ''Miglior film'' ** ''Miglior film britannico'' ** ''Miglior attore britannico'' a Peter O'Toole ** ''Migliore sceneggiatura britannica'' a Robert Bolt ** ''Candidatura'' ''Miglior attore straniero'' a Anthony Quinn * 1962 - '''National Board of Review Award''' ** ''Migliori dieci film'' ** ''Migliore regia'' a David Lean * 1964 - '''David di Donatello''' ** ''Miglior film straniero'' a Sam Spiegel ** ''Miglior attore straniero'' a Peter O'Toole * 1964 - '''Nastro d'argento''' ** ''Regista del miglior film straniero'' a David Lean * 1963 - '''American Cinema Editors''' ** ''Candidatura'' ''Miglior montaggio'' a Anne V. Coates * 1962 - '''British Society of Cinematographers''' ** ''Migliore fotografia'' a Freddie Young * 1963 - '''Directors Guild of America''' ** ''Migliore regia'' a David Lean e Roy Stevens (''Assistente Regista'') * 1964 - '''Grammy Award''' ** ''Candidatura'' ''Miglior colonna sonora'' a Maurice Jarre * 1964 - '''Kinema Junpo Awards''' ** ''Miglior film straniero'' a David Lean * 1963 - '''Laurel Award''' ** ''Top Road Show'' ** ''Candidatura'' ''Miglior performance maschile'' a Peter O'Toole ** ''Candidatura'' ''Miglior attore non protagonista'' a Omar Sharif ** ''Candidatura'' ''Miglior tema della colonna sonora'' a Maurice Jarre * 1963 - '''Writers' Guild of Great Britain''' ** ''Migliore sceneggiatura'' a Robert Bolt e Michael Wilson Nel 1962 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell'anno e ha premiato David Lean come miglior regista. Nel 1991 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al quinto posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al settimo posto. Nel 1999 il British Film Institute l'ha inserito al terzo posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.
Lingua svedese
Diffusione della lingua svedese La '''lingua svedese''' è una lingua germanica settentrionale parlata da 9,6 milioni di persone, prevalentemente in Svezia ed in alcune zone della Finlandia , dove ha pari diritti legali insieme al finlandese. In gran parte è mutuamente intelligibile con il norvegese, mentre minore è l'intelligibilità reciproca con il danese. Discendente del norreno, lo svedese è attualmente la più parlata delle lingue germaniche settentrionali. Lo svedese standard, parlato dalla maggior parte degli svedesi, è la lingua nazionale evolutasi a partire dai dialetti svedesi centrali nel XIX secolo. Malgrado esistano ancora distinte varietà regionali discendenti dai vecchi dialetti rurali, la lingua parlata e scritta è uniforme e standardizzata. Alcuni di questi dialetti differiscono considerevolmente dalla lingua standard nella grammatica e nel vocabolario, e non sempre sono mutuamente intelligibili con lo svedese standard. Sebbene non siano in pericolo di un'imminente estinzione, simili dialetti sono stati in declino durante il secolo scorso, nonostante siano ben studiati e il loro uso sia spesso incoraggiato dalle autorità locali. L'ordine standard delle parole nella frase è Soggetto Verbo Oggetto, sebbene possa essere spesso modificato per sottolineare alcune parole o frasi. La morfologia svedese è simile a quella inglese; le parole subiscono una minima flessione, ci sono due generi grammaticali, c'è distinzione tra singolare e plurale e non ci sono casi . Gli aggettivi conoscono una costruzione dei gradi di comparazione analoga a quella dell'inglese ma sono anche flessi secondo genere, numero e determinazione. La determinazione dei sostantivi è indicata principalmente attraverso suffissi , alle quali si affiancano anche alcune forme vere e proprie di articolo. La prosodia evidenzia la presenza sia dell'accento, sia, in molti dialetti, di qualità tonali. Lo svedese è foneticamente interessante anche per la presenza di una fricativa dorsopalatale velare sorda, un fonema consonantico altamente instabile.
Lo svedese è una lingua indoeuropea appartenente al ramo settentrionale delle lingue germaniche. Più precisamente, nella classificazione standard appartiene al gruppo scandinavo orientale come il danese, di fatto separato dal gruppo occidentale (Faroese, islandese e norvegese). Comunque, analisi più recenti dividono le lingue del germanico settentrionale in due gruppi: ''scandinavo insulare'', faroese ed islandese, e ''scandinavo continentale'', danese, norvegese e svedese, basandosi sulla reciproca intelligibilità dovuta a pesanti influenze dello scandinavo orientale (in particolare del danese) sul norvegese durante l'ultimo millennio e sulla divergenza dal faroese e dall'islandese. Grazie ai criteri generali di reciproca intelligibilità, le lingue dello scandinavo continentale potrebbero essere di fatto considerate dialetti di una comune lingua scandinava. Comunque, a causa di parecchi secoli di rivalità a volte intensa tra Danimarca e Svezia, inclusa una lunga serie di guerre nel XVI e XVII secolo e delle idee nazionaliste che emersero durante la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, le lingue hanno ortografie, dizionari, grammatiche ed entità regolatrici separati. Danese, norvegese e svedese sono perciò da una prospettiva linguistica descritte più accuratamente come un continuum dialettale dello scandinavo di ascendenza germanica settentrionale e alcuni dialetti, come quelli al confine tra Norvegia e Svezia – specialmente quelli del Bohuslän, Dalsland, Värmland occidentale, Dalarna occidentale, Härjedalen e Jämtland – occupano uno spazio intermedio tra le lingue standard nazionali. Nel IX secolo, il norreno cominciò a differenziarsi in scandinavo occidentale (Norvegia e Islanda) e scandinavo orientale (Svezia e Danimarca). Nel XII secolo i dialetti di Danimarca e Svezia cominciarono a differenziarsi, diventando antico danese e antico svedese nel XIII secolo. Questi furono pesantemente influenzati dal basso tedesco medio durante il Medioevo. Sebbene gli stadi dello sviluppo linguistico non siano mai delimitati così nettamente come riportato e non dovrebbero essere presi troppo alla lettera, il sistema di suddivisioni usato in questo articolo è il più usato comunemente dai linguisti svedesi ed è usato per praticità. === Norreno === Distribuzione geografica del norreno (in rosso e in arancione) e delle lingue ad esso collegate all'inizio del X secolo Nell'VIII secolo la lingua germanica comune della Scandinavia, il proto-norreno, aveva subito alcune trasformazioni ed evolse in norreno. Questa lingua cominciò a subire nuove trasformazioni che non si diffusero in tutta la Scandinavia, il risultato di ciò fu la comparsa di due dialetti simili, ''norreno occidentale'' (Norvegia e Islanda) e ''norreno orientale'' (Danimarca e Svezia). Il subdialetto del norreno orientale parlato in Svezia è chiamato ''svedese runico'' e quello parlato in Danimarca ''danese runico'' (c'era anche un subdialetto parlato in Gotland, il gutnico antico), ma fino al XII secolo il dialetto era lo stesso nei due Paesi con l'eccezione principale della monottongazione del danese runico (vedi sotto). I dialetti sono chiamati ''runici'' perché il corpo principale del testo appare in alfabeto runico. Diversamente dal proto-norreno, che era scritto con l'alfabeto chiamato fuþark antico, il norreno era scritto con il fuþark recente che aveva solo 16 lettere. Visto che il numero di rune era limitato, alcune rune erano usate per una serie di fonemi, come la runa per la vocale ''u'' che era anche usata per le vocali ''o'', ''ø'' ed ''y'', e la runa per ''i'' che era usata anche per ''e''. Dal 1100 in poi il dialetto di Danimarca cominciò a differenziarsi da quello della Svezia. Le innovazioni si diffusero inegualmente dalla Danimarca e crearono una serie di confini dialettali minori, isoglosse, che si estendevano dalla Selandia al Norrland verso sud, e a Ostrobotnia e alla Finlandia sudorientale verso nord. Un primo cambiamento che separò il danese runico dagli altri dialetti del norreno orientale fu il passaggio dal dittongo ''æi'' al monottongo ''é'', come in ''stæinn'' che divenne ''sténn'' "pietra". Ciò si riflette nelle iscrizioni runiche dove le più antiche mostrano ''stain'' e le successive ''stin''. Ci fu anche il passaggio da ''au'' come in ''dauðr'' ad una ''ø'' lunga ed aperta di ''døðr'' "morto". Questo mutamento si nota nelle iscrizioni runiche perché ad un più antico ''tauþr'' subentra un nuovo ''tuþr''. Inoltre il dittongo ''øy'' evolse in una ''ø'' lunga e chiusa, come nella parola per "isola" del norreno. Queste innovazioni avevano toccato anche una gran parte dell'area che parlava svedese runico alla fine di quel periodo, con l'eccezione dei dialetti parlati a nord ed est di Mälardalen dove i dittonghi esistono ancora oggi in aree piuttosto remote. === Svedese antico === Äldre Västgötalagen''—un codice del Västergötland del 1280 circa, uno dei più antichi testi in svedese scritto con caratteri dell'alfabeto latino. Svedese antico è il termine usato per indicare la lingua svedese medioevale a partire dal 1225. Tra i più importanti documenti del periodo scritti in alfabeto latino si trova il più antico dei codici di leggi provinciali, il codice di Västgöta o ''Västgötalagen'', del quale si sono ritrovati frammenti datati 1250. Le principali influenze durante questo periodo furono portate dalla risoluta affermazione della Chiesa cattolica e di vari ordini monastici, che introdussero molti prestiti greci e latini. Con l'ascesa del potere anseatico tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo, l'influenza del basso-tedesco divenne sempre più presente. La lega anseatica, favorendo il commercio, fece sì che un gran numero di parlanti tedesco ed olandese immigrassero in Svezia. Molti di essi divennero membri abbastanza influenti della società svedese medioevale e il vocabolario svedese finì con l'aggiungere alcuni termini della loro madre lingua. Accanto ad un gran numero di prestiti per aree come quella bellica, commerciale ed amministrativa, furono importati suffissi grammaticali generali ed anche congiunzioni. Anche quasi tutti i termini navali furono prestati dall'olandese. Il primo svedese medioevale era marcatamente diverso dalla lingua moderna, in quanto presentava una struttura più complessa per quanto riguarda i casi e non aveva ancora sperimentato una riduzione del sistema dei generi. I sostantivi, gli aggettivi, i pronomi ed alcuni numerali erano declinati secondo quattro casi; accanto al moderno nominativo c'erano anche il genitivo, il dativo e l'accusativo. Il sistema dei generi era simile a quello del tedesco moderno: aveva i generi maschile, femminile e neutro. Gran parte dei sostantivi maschili e femminili furono più tardi raggruppati in un genere comune. Il sistema verbale era anch'esso più complesso: includeva i modi congiuntivo ed imperativo ed i verbi erano coniugati secondo persona e numero. Dal XVI secolo i sistemi di caso e genere della lingua colloquiale e della letteratura profana si ridussero drasticamente ai due casi e due generi dello svedese moderno. Le antiche declinazioni rimasero comuni nello stile aulico della prosa fino al XVIII secolo e in alcuni dialetti fino agli inizi del XX. Un cambiamento di transizione dell'alfabeto latino nelle terre nordiche fu quello di indicare la combinazione di lettere "ae" come æ – e a volte come a' – sebbene esso variasse a seconda delle persone e delle regioni. La combinazione "ao" fu similarmente resa ao ed "oe" divenne oe. Queste tre evolsero più tardi nelle lettere indipendenti ä, å ed ö. === Svedese moderno === Prima pagina della Bibbia di Gustav Vasa del 1541. Stampato ad Uppsala Lo svedese moderno (svedese: ''nysvenska'') nasce con l'avvento della stampa e della Riforma protestante. Dopo aver assunto il potere, il nuovo monarca Gustav Vasa ordinò una traduzione svedese della Bibbia. Il Nuovo Testamento fu pubblicato nel 1526, seguito da una traduzione completa della Bibbia nel 1541 che di solito è chiamata ''Bibbia di Gustav Vasa'', una traduzione ritenuta così riuscita ed autorevole che, con le revisioni incorporate nelle successive edizioni, rimase la più comune traduzione della Bibbia fino al 1917. I traduttori principali furono Laurentius Andreae ed i fratelli Laurentius ed Olaus Petri. La Bibbia di Vasa è spesso considerata un compromesso ragionevole tra antico e nuovo; se da un lato non è aderente al linguaggio colloquiale parlato a quei tempi, non presenta un eccessivo uso di forme arcaiche. Quest'opera fu un passo in più verso un'ortografia svedese più coerente: definì l'uso delle vocali "å", "ä" ed "ö", e la forma "ck" invece di "kk", distinguendosi chiaramente dalla Bibbia danese, forse intenzionalmente, data la continua rivalità tra queste nazioni. Tutti e tre i traduttori venivano dalla Svezia centrale e ciò è generalmente visto come l'aggiunta di specifiche caratteristiche dello svedese centrale alla nuova Bibbia. Sebbene possa sembrare che la traduzione della Bibbia avesse fissato un autorevole standard ortografico, l'ortografia divenne in realtà meno coerente durante il resto del secolo. Di ortografia si cominciò a discutere solo verso il XVII secolo, periodo in cui furono scritte le prime grammatiche. Il dibattito sull'ortografia infuriò senza sosta fino agli inizi del XIX secolo e gli standard generalmente riconosciuti furono raggiunti solo nell'ultima metà dello stesso secolo. L'uso del maiuscolo non fu standardizzato durante questo periodo: dipese dagli autori e dal loro ambiente. Quelli influenzati dal tedesco scrivevano con il maiuscolo tutti i sostantivi, altri usavano le maiuscole più di rado. Inoltre non sempre è facile notare quali lettere siano in maiuscolo, dato che per stampare la Bibbia si usò la scrittura gotica. Questo carattere rimase in uso fino alla metà del XVIII secolo, quando fu gradualmente sostituito dai caratteri latini (spesso antiqua). Alcuni cambiamenti fonetici importanti nel periodo dello svedese moderno furono la graduale assimilazione di diverse combinazioni consonantiche nella fricativa e più tardi in . Si verificò anche il graduale ammorbidimento di e in e nella fricativa davanti ad una vocale anteriore. La fricativa velare sonora si trasformò nella corrispondente occlusiva velare sonora . August Strindberg, uno dei più autorevoli scrittori della letteratura svedese moderna. === Svedese contemporaneo === Lo svedese parlato attualmente viene definito ''nusvenska'' (lett. "svedese di adesso") dalla terminologia linguistica e comincia ad essere usato negli ultimi decenni del XIX secolo. Il periodo vide una democratizzazione della lingua con una lingua scritta meno formale che si avvicinò al parlato. La crescita di un sistema scolastico pubblico ha portato all'evoluzione del cosiddetto ''boksvenska'' (letteralmente "svedese dei libri"), specialmente tra le classi lavorative, dove l'ortografia per certi versi influenza la pronuncia, particolarmente in contesti ufficiali. Con l'industrializzazione e l'urbanizzazione della Svezia abbastanza avanzate negli ultimi decenni del XIX secolo, una nuova generazione di autori ha lasciato la propria impronta nella letteratura svedese. Molti studenti, politici ed altre figure pubbliche hanno avuto una grande influenza sulla nuova lingua nazionale emergente e tra di loro ci sono stati autori prolifici come il poeta Gustaf Fröding, la vincitrice del premio Nobel Selma Lagerlöf e lo scrittore e drammaturgo radicale August Strindberg. È stato durante il XX secolo che una lingua nazionale standardizzata si è diffusa tra tutti gli svedesi. L'ortografia è stata stabilizzata definitivamente ed è stata uniformata completamente, con alcune piccole eccezioni, dopo l'ultima e lontana riforma ortografica del 1906. Con l'eccezione delle forme plurali dei verbi e di una sintassi leggermente diversa, in particolare nello scritto, la lingua è rimasta la stessa fino ad oggi. Le forme verbali plurali sono rimaste, in un uso sempre più rado, nella lingua formale (e particolarmente nello scritto) fino agli anni cinquanta, quando furono ufficialmente abolite. Un cambiamento davvero significativo in svedese è avvenuto negli anni sessanta con la cosiddetta ''du-reformen'', "la riforma del tu". Precedentemente il modo corretto di rivolgersi a persone dello stesso o di un più alto status sociale era quello di usare il titolo ed il cognome. L'uso di ''herr'' ("Sig."), ''fru'' ("Sig.ra") o ''fröken'' ("Sig.ina") era considerato il solo modo accettabile in conversazioni iniziali con estranei di professione sconosciuta, con chi aveva un titolo accademico o un grado militare. Il fatto che ci si dovesse riferire all'interlocutore preferibilmente usando la terza persona complicava ulteriormente la comunicazione parlata tra i membri della società. Agli inizi del XX secolo ci fu un tentativo infruttuoso di sostituire l'insistenza sui titoli con ''ni'' (il pronome standard della '''seconda persona plurale'''), analogo al francese ''vous''. ''Ni'' veniva usato come forma leggermente meno familiare di ''du'' (pronome della seconda persona singolare) usato per rivolgersi a persona di status sociale inferiore. Con la liberalizzazione e radicalizzazione della società svedese degli anni cinquanta e sessanta, queste distinzioni di classe prima significative divennero meno importanti e ''du'' divenne lo standard, anche in contesti formali ed ufficiali. Sebbene la riforma non fosse un atto di alcun decreto politico centralizzato, ma piuttosto un generico cambiamento nell'atteggiamento della società, divenne generale in pochi anni tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta. === Prime minoranze linguistiche === Mappa delle isole estoni che precedentemente ospitavano "''svedesi della costa''" Dal XIII al XX secolo, ci furono comunità di parlanti svedese in Estonia, particolarmente sulle isole (ad esempio: Hiiumaa, Vormsi, Ruhnu in svedese: ''Dagö'', ''Ormsö'', ''Runö'', rispettivamente) lungo la costa del Mar Baltico, che oggi sono scomparse completamente. La minoranza che parlava svedese era rappresentata in Parlamento ed aveva diritto di usare la propria lingua nativa nei dibattiti parlamentari. Dopo la presa dell'Estonia da parte dell'Impero russo agli inizi del XVIII secolo, circa 1.000 estoni che parlavano svedese furono forzatamente spinti in Ucraina del sud, dove fondarono un villaggio, ''Gammalsvenskby'' ("il Vecchio Villaggio Svedese"). Alcune persone anziane nel villaggio parlano ancora svedese ed osservano le festività del calendario svedese, sebbene il dialetto probabilmente sia votato all'estinzione. Dal 1918 al 1940, quando l'Estonia era indipendente, la piccola comunità svedese fu trattata bene. Le municipalità con una maggioranza svedese, principalmente localizzate lungo la costa, usarono lo svedese come lingua amministrativa e la cultura estone-svedese vide una ripresa. Comunque, moltissime persone che parlavano svedese fuggirono in Svezia prima della fine della Seconda guerra mondiale, cioè, prima dell'invasione dell'Estonia da parte dell'esercito sovietico nel 1944. Oggi resta solo una manciata di anziani parlanti. Lo svedese è la lingua nazionale della Svezia e la prima lingua della stragrande maggioranza dei circa otto milioni di abitanti svedesi di nascita ed è usato da un milione di immigrati. Nel 2007 circa il 5,5% della popolazione della Finlandia parlava svedese, sebbene la percentuale sia diminuita costantemente durante gli ultimi 400 anni. La minoranza svedese della Finlandia è concentrata nelle aree costiere e negli arcipelaghi della Finlandia meridionale ed occidentale. In alcune di queste aree lo svedese è la lingua predominante. In 19 municipalità, 16 delle quali si trovano nello Åland, lo svedese è la sola lingua ufficiale. In molte altre è la lingua della maggioranza ed è una lingua ufficiale della minoranza in altre ancora. Ci sono considerevoli flussi migratori tra gli Stati del Nord, ma a causa delle somiglianze tra le loro lingue e culture (con l'eccezione del finlandese), gli emigrati generalmente si assimilano velocemente e non restano come gruppo separato. Secondo il censimento degli Stati Uniti del 2000 circa persone oltre i cinque anni sono registrate come parlanti svedese, sebbene senza alcuna informazione sulla reale competenza nel parlarlo. Similmente ci sono parlanti svedese registrati in Canada dal censimento del 2001. Fuori dalla Svezia e dalla Finlandia ci sono circa studiosi attivi iscritti a corsi di svedese. === Status ufficiale === Un segnale stradale in finlandese e in svedese in Finlandia Lo svedese è la lingua principale della Svezia. È usato nel governo locale e statale e nella maggior parte del sistema educativo, ma fu riconosciuto legalmente come lingua ufficiale solo il 1º luglio 2009. Un progetto di legge per rendere lo svedese lingua ufficiale era già stato proposto nel 2005, ma non passò per pochissimi voti (145–147) e ciò fu dovuto al fallimento di un'alleanza parlamentare. Lo svedese è la sola lingua ufficiale di Åland (una provincia autonoma sotto la sovranità della Finlandia) dove la stragrande maggioranza dei abitanti parla svedese come prima lingua. In Finlandia, lo svedese è la seconda lingua nazionale accanto al finlandese a livello statale, ed una delle lingue ufficiali in alcune municipalità rurali e costiere. Tre municipalità (Korsnäs, Närpes e Larsmo) nell'entroterra finlandese riconoscono lo svedese come loro unica lingua ufficiale. Lo svedese è anche una delle lingue ufficiali dell'Unione europea e una delle lingue del Consiglio nordico. Grazie alla Convenzione linguistica dei Paesi nordici, i cittadini di tali paesi che parlano svedese hanno l'opportunità di usare la loro lingua nativa quando interagiscono con organismi ufficiali in altre nazioni del Nord senza dover sottostare ad alcun costo di interpretazione o traduzione. === Organismi regolatori === Il Concilio della lingua svedese (''Språkrådet'') è il regolatore ufficiale della lingua svedese, , come per esempio fa l'Académie française per il francese. Comunque, molte organizzazioni ed agenzie si rifanno alla pubblicazione del consiglio ''Svenska skrivregler'' in contesti ufficiali, dato che esso viene visto come uno standard ortografico de facto. Tra le varie organizzazioni che formano il Consiglio della lingua svedese, l'Accademia svedese (fondata nel 1786) è probabilmente la più autorevole. I suoi strumenti primari sono i dizionari ''Svenska Akademiens Ordlista'' (''SAOL'', attualmente alla sua tredicesima edizione) e ''Svenska Akademiens Ordbok'', in aggiunta a vari libri di grammatica, ortografia e manuali di stile. Anche se i dizionari sono usati a volte come decreti ufficiali della lingua, il loro scopo principale è descriverne l'uso corrente. In Finlandia un ramo specifico dell'Istituto di ricerca per le lingue della Finlandia ha lo status officiale di organismo regolatore dello svedese in Finlandia. Tra le sue più alte priorità c'è quella di mantenere l'intelligibilità con la lingua parlata in Svezia. Ha pubblicato il ''Finlandssvensk ordbok'', un dizionario che spiega le differenze tra lo svedese di Finlandia e quello di Svezia. La definizione tradizionale di un dialetto svedese è quella di una variante locale che non è stata influenzata pesantemente dalla lingua standard e della quale si può tracciare uno sviluppo separato fino ad arrivare all'antico nordico. Molti dialetti rurali autentici, come quelli di Orsa in Dalarna o Närpes in Ostrobotnia, hanno una fonetica e delle caratteristiche grammaticali molto diverse, come forme plurali nei verbi o arcaiche declinazioni. Questi dialetti possono essere quasi incomprensibili alla maggioranza degli svedesi e gran parte di coloro che li parlano sono fluenti anche in svedese standard. I diversi dialetti sono spesso così localizzati che sono limitati alle singole parrocchie e sono chiamati dai linguisti svedesi ''sockenmål'' (lett. "linguaggio delle parrocchie"). In genere sono separati in sei gruppi maggiori, con caratteristiche comuni di prosodia, grammatica e vocabolario. Più in là si potranno trovare alcuni esempi di ognuno dei gruppi qui citati. Sebbene ogni esempio sia inteso come rappresentativo dei dialetti vicini, il numero reale di dialetti è di qualche centinaio se si considera separatamente ogni singola comunità. Questa classificazione, comunque, si basa su una visione etnica e linguistica nazionalista piuttosto romanticizzata. L'idea che solo le varianti rurali dello svedese debbano essere considerate "autentiche" non è generalmente accettata dagli studiosi moderni. Nessun dialetto, non importa quanto remoto od oscuro, è rimasto invariato o indisturbato da minime influenze dei dialetti vicini o della lingua standard, specialmente dalla fine dell'Ottocento in poi con l'avvento dei mass media e delle forme avanzate di trasporto. Le differenze sono oggi descritte più accuratamente da una scala di valori che va dalla "lingua standard" al "dialetto rurale" dove il linguaggio anche della stessa persona può variare da un estremo all'altro dipendentemente dalla situazione. Tutti i dialetti svedesi con l'eccezione delle forme altamente divergenti del linguaggio in Dalarna, Norrbotten e, per certi versi, Gotland possono essere considerati parte di un comune continuum dialettale mutualmente intelligibile. Questo continuum può anche includere alcuni dialetti norvegesi e alcuni dialetti danesi. Gli esempi di cui sotto sono offerti i collegamenti sono stati presi da SweDia, un progetto di ricerca sui dialetti svedesi moderni disponibile per il download (sebbene con informazioni solo in lingua svedese), con esempi diversi di più di 100 dialetti differenti con registrazioni di quattro parlanti; una donna anziana, un uomo anziano, una giovane ragazza ed un ragazzo. I gruppi dialettali sono quelli tradizionalmente usati dai dialettologi. La mappa mostra la posizione dei diversi esempi di dialetti moderni :1. Överkalix, Norrbotten; giovane donna :2. Burträsk, Västerbotten; donna anziana :3. Aspås, Jämtland; giovane donna :4. Färila, Hälsingland; uomo anziano :5. Älvdalen, Dalarna; donna anziana :6. Gräsö, Uppland; uomo anziano :7. Sorunda, Södermanland; giovane ragazzo :8. Köla, Värmland giovane donna :9. Viby, Närke; uomo anziano :10. Sproge, Gotland; giovane donna :11. Närpes, Ostrobotnia; giovane donna :12. Dragsfjärd, Finlandia; uomo anziano :13. Borgå, Uusimaa Orientale; giovane ragazzo :14. Orust, Bohuslän; uomo anziano :15. Floby, Västergötland; donna anziana :16. Rimforsa, Östergötland; donna anziana :17. Årstad-Heberg, Halland; giovane uomo :18. Stenberga, Småland; giovane donna :19. Jämshög, Blekinge; donna anziana :20. Bara, Scania; uomo anziano === Svedese standard === Lo svedese standard, che deriva principalmente dai dialetti parlati nella regione attorno alla capitale Stoccolma, è la lingua usata sostanzialmente da tutti gli svedesi e da gran parte dei finlandesi che parlano svedese. Il termine svedese usato più spesso per la lingua standard è ''rikssvenska'' ("svedese nazionale") e in altre occasioni ''högsvenska'' ("alto svedese"); l'ultimo termine è limitato allo svedese parlato in Finlandia ed è raramente usato in Svezia. Ci sono più varietà regionali di lingua standard che sono specifiche di alcune aree geografiche di diversa estensione (regioni, province, città, paesi, ecc.). Mentre queste varietà sono spesso influenzate dai dialetti autentici, la loro struttura grammaticale e fonologica aderisce strettamente a quelle dei dialetti dello svedese centrale. Nei mass media non è più così strano che i giornalisti parlino con un accento regionale distinto, ma la pronuncia più comune e quella percepita come la più formale è ancora lo svedese centrale standard. Sebbene questa terminologia e le sue definizioni siano da tempo già state decise tra i linguisti, molti svedesi sono inconsapevoli della distinzione e del suo retroterra storico e spesso si riferiscono alle varietà regionali chiamandole "dialetti". In un sondaggio condotto nel 2005 dall'Istituto svedese della vendita al dettaglio ('' Handelns Utredningsinstitut''), gli atteggiamenti degli svedesi nell'uso di alcuni dialetti da parte dei venditori ha rivelato che il 54% credeva che il ''rikssvenska'' fosse la varietà che si preferirebbe ascoltare quando si parla al telefono con i venditori anche se molti dialetti come il ''gotländska'' o lo ''skånska'' sono stati forniti come alternative nel sondaggio. === Svedese di Finlandia === La Finlandia fu una parte della Svezia dal XIII secolo fino alla conquista dei territori finlandesi da parte della Russia nel 1809. Lo svedese è rimasta l'unica lingua amministrativa fino al 1902 e anche la lingua dominante della cultura e dell'istruzione fino all'indipendenza finnica del 1917 ed oltre. La percentuale di parlanti svedese come prima lingua in Finlandia è gradualmente decresciuta da allora. I dialetti svedesi parlati dagli svedesi di Finlandia sono equiparabili allo svedese parlato in Svezia e perfettamente e mutualmente comprensibili. Una differenza più marcata per intonazione e pronuncia si riscontra tra le varianti parlate nell'area geografica dell'Ostrobotnia. === Varianti degli immigranti === Lo svedese di Rinkeby (un sobborgo a nord di Stoccolma con una cospicua parte della popolazione costituita da immigranti) è un nome comune tra i linguisti per indicare le varietà di svedese parlate dai giovani di discendenza straniera nei sobborghi di Stoccolma, Göteborg e Malmö. Queste varietà potrebbero in alternativa essere classificate come socioletti, perché i dialetti degli immigranti condividono tratti comuni indipendenti dalla loro diffusione geografica o dalla terra nativa dei parlanti. Alcuni studi hanno comunque trovato caratteristiche distintive e portato alla classificazione dello svedese di Rosengård (da Rosengård a Malmö). Un'indagine fatta dalla linguista svedese Ulla-Britt Kotsinas ha mostrato come gli stranieri avessero difficoltà nell'indovinare le origini dei parlanti di svedese di Rinkeby a Stoccolma. La più grande difficoltà è stata quella di identificare il linguaggio di un ragazzo i cui genitori erano entrambi svedesi; solo l'1,8% ha indovinato la sua lingua nativa. === Alfabeto === L'alfabeto svedese è composto da 29 lettere: Aa, Bb, Cc, Dd, Ee, Ff, Gg, Hh, Ii, Jj, Kk, Ll, Mm, Nn, Oo, Pp, Qq, Rr, Ss, Tt, Uu, Vv, Ww, Xx, Yy, Zz, Åå, Ää, Öö. === Sostantivi === Come molte lingue germaniche, lo svedese mantiene il genere neutro; al contrario però, ad esempio, del tedesco, non distingue più il maschile dal femminile (salvo in alcune espressioni desuete o idiomatiche). Il genere "maschile + femminile" è spesso chiamato ''genere comune'' o ''non-neutro''. Più dell'80% dei sostantivi svedesi sono comuni, anche se sono neutri molti dei sostantivi più utilizzati. La formazione regolare del plurale avviene in modi diversi * sostantivi di genere comune: ** aggiunta di '''-er''': vän → vänner (amico – amici) ** aggiunta di '''-ar''': häst → hästar (cavallo – cavalli); pojke → pojkar (ragazzo – ragazzi) ** aggiunta di '''-or''' (vale per sostantivi che terminano in -a): matta → mattor (tappeto – tappeti) ** cambio della vocale radicale (con o senza desinenza plurale): hand → händer (mano – mani); man → män (uomo – uomini); bror → bröder (fratello – fratelli) * sostantivi di genere neutro: ** nessuna desinenza: bord → bord (tavolo – tavoli) ** aggiunta di '''-n''' (vale per sostantivi che terminano in vocale): äpple → äpplen (mela – mele) === Articoli === Come articolo indeterminativo, in svedese si usa '''en''' sempre con i nomi singolari comuni, e '''ett''' con i nomi singolari neutri. L'articolo indeterminativo viene messo prima del sostantivo: Es. ''En bok'' (un libro), ''ett hus'' (una casa). L'articolo determinativo viene aggiunto come suffisso al sostantivo: Es. bok'''en''' (il libro), hus'''et''' (la casa). Per il plurale: i sostantivi di genere comune aggiungono il suffisso ''-na''. Es.: vänner'''na''', hästar'''na''', mattor'''na''', händer'''na''' (gli amici, i cavalli, i tappeti, le mani). I sostantivi di genere neutro aggiungono il suffisso ''-en'': bord'''en''' (i tavoli), o ''-a'': äpplen'''a''' (le mele). Se invece sono presenti aggettivi, il suffisso rimane, ma si ha ''anche'' un articolo vero e proprio (prima degli aggettivi, che sono obbligatoriamente prima del sostantivo), che è ''den'' per il comune singolare, ''det'' per il neutro singolare, ''de'' per tutti i nomi plurali. Esempi: ''den nya boken'' («il nuovo libro»), ''det stora huset'' («la grande casa»), ''de nya böckerna som talar om de stora husen'' («i nuovi libri che parlano delle grandi case» - il plurale di ''bok'' è irregolare). === Verbi === Insieme ad altre lingue scandinave, lo svedese (moderno) è una delle poche lingue indoeuropee che non coniuga i verbi secondo la persona e il numero. ''Tutti'' i tempi di ''tutti'' i verbi (inclusi tutti i verbi irregolari) rimangono invariati quale che sia il soggetto: per esempio, il presente indicativo del verbo ''essere'', che in italiano ha cinque forme diverse, in svedese rimane sempre ''är''. I verbi non possono essere coniugati secondo la persona, ma solo secondo tempi, modi e diatesi. Dato che si usano sempre le stesse forme per tutte le persone, in mancanza di un soggetto esplicito bisogna sempre avere il pronome soggetto: Per ''(att) prata'' (I coniugazione), si ha "radice + -ar" parlo – jag pratar parli – du pratar parla – han/hon/den/det pratar (lui/lei, esso) parliamo – vi pratar parlate – ni pratar parlano – de pratar Per (att) leka (II coniugazione), si ha "radice + -er" gioco – jag leker giochi – du leker gioca – han/hon/den/det leker giochiamo – vi leker giocate – ni leker giocano – de leker Come verbo ausiliare temporale per il passato si usa solamente ''ha'' (avere) ho parlato – jag har pratat sono stato – jag har varit (i.e. io *ho stato) sono venuto – jag har kommit (i.e. io *ho venuto) Il congiuntivo non si usa più o, per meglio dire, le sue forme sono indistinguibili da quelle dell'indicativo. L'unica forma ad essere morfologicamente distinguibile e che viene usata con una certa frequenza anche nel parlato è il congiuntivo imperfetto di ''att vara'' (essere): ''vore''. Ad esempio: ''Det '''vore''' kul att gå på bio ikväll'' (Sarebbe bello andare al cinema stasera). '''Verbi irregolari''' Naturalmente ci sono verbi irregolari anche in svedese. Vara, ha, måste, kunna, vilja (essere, avere, dovere, potere, volere) sono irregolari come in italiano: vara – essere varit – stato varande – essendo varande – essente vara ha måste kunna vilja (essere) (avere) (dovere) (potere) (volere) '''presente''' är har måste kan vill '''imperfetto''' var hade måste (raro) kunde ville '''participio passato''' varit haft måst kunnat velat Il verbo "måste" (dovere), viene quasi sempre sostituito con "vara tvungen" (essere forzato) nell'imperfetto: ho dovuto parlare con lui = jag var tvungen att prata med honom = sono stato forzato a parlare con lui. Si fa nello stesso modo nel passato prossimo. Il verbo "att kunna" (potere) può anche significare "sapere", come nel seguente esempio: '''''Kan''' du italienska?'' (Sai l'italiano?). Il condizionale si crea con l'ausiliare "skulle": avrei parlato con lui – jag skulle ha talat med honom. Non va però dimenticato che ''skulle'' può anche avere un altro valore modale, dato che etimologicamente viene da un verbo con il significato di "dovere". Per questo, una frase come '''''Jag skulle vara''' där klockan 8, men jag var försenad'', dev'essere tradotta con "'''Sarei dovuto essere''' lì alle 8, ma ero in ritardo". Il futuro si crea in due modi: 1) con l'ausiliare "att komma" (venire): Parlerò con lui – ''Jag kommer att tala med honom'' (questo ausiliare vuole la forma completa dell'infinito "att + verbo", anche se nella lingua parlata informale si tende spesso alla soppressione di ''att'');2) con l'ausiliare ska: Parlerò con lui – ''Jag ska tala med honom''. Come abbiamo visto per ''skulle'' a proposito del condizionale, anche ''ska'' può avere un ulteriore valore modale (quello di "dovere"), e le due forme di futuro non sono perciò sempre intercambiabili. Un esempio: Guarda "La vita è bella" di Benigni, ti piacerà – ''Titta på Benignis "Livet är underbart", du ''kommer att'' gilla den''. In questo caso, l'uso di ''ska'' come ausiliare per il futuro sarebbe erroneo, a causa del suo senso secondario di "obbligatorietà". Un altro esempio è la frase ''Så ska man göra!'' - Così si fa/deve fare!. Infine, va notato che ''ska'' si usa molto frequentemente per introdurre proposizioni interrogative in cui l'azione espressa dal verbo è situata nel futuro, ma che in italiano suonerebbe piuttosto strano esprimere con un futuro (a causa della prossimità dell'azione col presente). Esempi: ''Ska vi gå?'' - Andiamo? | ''Ska vi vänta eller ska vi dra?'' - Aspettiamo o ce ne andiamo?. L'imperativo dei verbi regolari si crea in due modi diversi, a seconda della coniugazione. L'imperativo di un verbo regolare della I coniugazione è sempre l'infinito, mentre di un verbo regolare della II e III coniugazione è l'infinito senza la -a finale (non si fa differenza tra singolare e plurale): '''I coniugazione:''' (att) prata – parlare; prata! - parla! (att) lyssna – ascoltare; lyssna! - ascolta! (att) titta – guardare; titta! - guarda! '''II e III coniugazione''' (att) släppa – mollare; släpp! - molla! (att) sänka – abbassare; sänk! - abbassa! (att) höra – sentire; hör! - senti! (att) göra – fare; gör! - fai! '''Verbi irregolari:''' (att) ge – dare; ge mig det! - dammelo! (att) gå – andare; gå! - vai! (att) tro – credere; tro på mig! - credimi! La particella ''(att)'' rappresenta il prefisso dell'infinito, corrispondente all'inglese ''to''. Lo svedese è una delle poche lingue indoeuropee moderne che mantengono un passivo sintetico, ottenuto cioè attraverso la flessione morfologica del verbo, anziché per mezzo di verbi ausiliari. In breve, la formazione del passivo può avvenire in tre modi: * coniugando il verbo con il suffisso del passivo ''-s''; es.: ''Polisen förhörde honom'' – La polizia l'ha interrogato | ''Han förhörde'''s''' av polisen'' – È stato interrogato dalla polizia * con l'ausiliare ''(att) vara'' (essere), come in italiano; ''Han var vald av folket'' – È stato eletto dal popolo * con l'ausiliare ''(att) bli'' (diventare); ''Han blev stoppad av polisen'' – È stato fermato dalla polizia Lo svedese è una lingua tonale, seppur debolmente: a un accento d'intensità (come in italiano) s'oppone una combinazione d'accento principale e secondario con variazioni tonali che permettono di distinguere parole tra loro omografe e, per il resto, omofone. Per esempio, ''anden'', con un solo accento d'intensità sulla prima sillaba significa «l'anatra» mentre pronunciata con un accento principale e un tono abbastanza alto leggermente discendente sulla prima sillaba e sulla seconda un accento secondario il cui tono abbastanza basso risale leggermente significa «lo spirito». È possibile ascoltare . La differenza tra i due accenti, chiamati in svedese ''accent I'' (quello "piatto") e ''accent II'' (quello con variazione tonale), dipende dal fatto che il secondo si può usare solo in parole con almeno due sillabe e mai in parole con accento sull'ultima sillaba. In effetti, l'accento tonale (''ordaccent'') è spesso predicibile, se si conosce il morfema della sillaba postonica: in questo modo, si ha una distinzione basica tra gli affissi che cambiano l'accento della parola (''accent II-affix'', ad esempio il plurale e l'infinito) e quelli che non lo influenzano (''accentneutrala affix'', ad esempio l'articolo determinativo e il presente). Inoltre, la grandissima maggioranza delle parole composte ha ''accent II'' indipendentemente dal fatto che le singole componenti abbiano ''accent I'' o ''accent II'' come parole singole. Un esempio è ''tàxichaufför'' (tassista), che ha ''accent II'' benché sia ''taxi'' che ''chaufför'' abbiano ''accent I'' quando usate da sole. Quelle poi che nella scrittura sono consonanti doppie (nonché ''ck'' intervocalico) sono effettivamente geminate nella pronuncia, ma non esattamente come in italiano: ''vissa'' («certi, -e») è distinguibile da ''visa'' («mostrare»). Abbiamo /'visa/ 'vissa e /'vi:sa/ 'viisa mentre in italiano avremmo /'vissa/ 'vis:sa e /'visa/ 'vi:sa. Nello svedese scritto sono presenti ben nove vocali (''a'', ''e'', ''i'', ''o'', ''u'', ''y'', ''å'', ''ä'', ''ö''), ognuna delle quali può essere lunga o breve nella pronuncia, per formare un totale che varia a seconda del dialetto specifico. Sono praticamente sconosciuti i dittonghi fonologici, che anche quando sussistono tendono spesso a essere ridotti a una vocale singola. Foneticamente, però, le vocali «lunghe» sono dittonghi ristretti (cfr. ''visa''). * Svedese: ''svenska'' * Ciao: ''hej'' // * arrivederci: ''hej då'' // * per favore: ''snälla'' // * grazie: ''tack'' // * prego: varsågod // * quello: ''den där'' // * quanto?: ''hur mycket?'' // * Italiano: ''italienska'' // * sì: ''ja'' // * no: ''nej'' // * cin cin: ''skål'' // * Italia: ''Italien'' // * Svezia: ''Sverige'' // Numeri da 0 a 10: noll (zero), en/ett (uno), två (due), tre, fyra (quattro), fem (cinque), sex (sei), sju hu(parte meridionale) (sette), åtta (otto), nio (nove), tio (dieci). * Selma Lagerlöf (1909, ) * Carl Gustaf Verner von Heidenstam (1916, ) * Erik Axel Karlfeldt (1931, , postumo) * Pär Fabian Lagerkvist (1951, ) * Eyvind Johnson e Harry Martinson (1974, ) * Tomas Tranströmer (2011, )
Latona
'''Leto''' o '''Latona''' è un personaggio della mitologia greca, figlia dei titani Febe e Ceo. Era legata alla maternità e insieme ai suoi figli Apollo e Artemide protettrice dei giovani. La sua iconografia la collega anche alla modestia e alle arti femminili. Insieme alla sorella Astreia, potrebbe essere legata alla notte o alla luce del giorno.
Sorella di Asteria, fu madre dei gemelli Apollo e Artemide avuti da Zeus. Paolo Farinati, ''Latona con i figli Apollo e Artemide''. 1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona). Spesso accostata al continente originario degli abitanti dell'Iperborea, un popolo nordico emigrato in diverse ondate dalle zone artiche fino all'Europa e all'Asia. Esiodo narra che Zeus, temendo le ire e la gelosia della moglie Era, l'allontanò poco prima che essa partorisse e che nessuno voleva darle ospitalità poiché temeva le ritorsioni di Era. Così Latona, inseguita dal serpente Pitone e vagando attraverso il Mar Egeo trovò rifugio presso l'isola egea di Delo dove nacquero Artemide e Apollo. In seguito Apollo uccise Pitone sul monte Parnaso per vendicare le sofferenze inflitte alla madre il quale l'aveva perseguitata quando era incinta. Leggermente diversa la versione fornita da Igino secondo cui Orione, accorso in difesa di Latona, ebbe la peggio e morì in uno scontro con Scorpione, avverso alla dea. Resta il fatto che, partoriti Apollo e Artemide, quest'ultima chiese a Zeus un segno di gratitudine e così la costellazione fu stabilita in modo tale che quando Scorpione si alza, Orione tramonta. A Delo esisteva un santuario dedicato a lei dove una palma di bronzo ricordava l'albero a cui si era aggrappata al momento di partorire i due gemelli e la loro nascita era celebrata il sesto e il diciassettesimo giorno del Targelione. === Genealogia (Esiodo) === Gli asteroidi 68 Leto e 639 Latona prendono il loro nome da questo personaggio.
Lira italiana
La '''lira italiana''' è stata la valuta ufficiale dell'Italia dal 17 luglio 1861 al 28 febbraio 2002 quando, con l'introduzione dell'euro, ha definitivamente cessato di avere corso legale. Una lira era divisa in 100 centesimi .
Il termine "lira" deriva originariamente dalla parola "litra" (greco antico: λίτρα), un'unità di misura ponderale e monetale in uso agli Italioti e ai Sicelioti già dal V secolo a.C. La litra nacque con lo scopo di facilitare gli scambi commerciali con le popolazioni indigene, fu quindi adottato il rapporto di scambio locale di 1:125 tra argento e bronzo e fu coniata la litra d'argento (greco antico: λίτρα ἀγυρία), un moneta di piccole dimensioni dal peso di circa e che costituiva la decima parte dello statere, la moneta in uso in Grecia. Tra il IV e il III secolo a.C. la litra entrò in uso nella civiltà romana, che adeguò al latino il termine greco trasformandolo in "''libra''" e attribuendole nel 293 a.C. un peso pari a poco più di (tradizionalmente ). Oltre alla libbra romana in Italia convissero almeno altre otto diverse libbre, che ad eccezione delle libbre leggere e pesanti di origine etrusca, avevano un peso compreso tra i e i che coincideva, almeno alle origini, al peso dell'asse una delle più importanti monete romane. Successivamente l'influenza delle lingue galloromanze sul latino provocò la lenizione della ''b'' nella parola "''libra''" e la conseguente nascita del termine "lira". Sul finire del VIII secolo nell'ambito della riforma monetaria voluta da Carlo Magno la libbra divenne l'unità ponderale fondamentale del nuovo sistema monetario basato sul denaro d'argento. In seguito alla riforma le zecche furono obbligate a ricavare da una libbra d'argento, il cui peso variava tra i e i , ben 240 denari che a loro volta avevano un peso compreso tra e o successivamente 20 soldi, il cui valore era pari a 12 denari. A differenza di quanto enunciato nella riforma carolingia con il passare del tempo la libbra si trasformò in un'unità monetale, la lira che indipendentemente dal peso di argento contenuto indicava una quantità pari a 240 denari. === La lira come unità di conto === Il sistema monetario carolingio rimase in vigore in Italia per molti secoli, ma già dal X secolo la quantità di argento contenuta nei denari e quindi il loro valore diminuì progressivamente. Sul finire del medioevo la svalutazione provocò la fine del denaro, che fu rimpiazzato dal quattrino, una moneta spicciola dal valore di 4 denari. Questo processo di svalutazione permise alla Repubblica di Venezia di coniare per la prima volta una moneta dal valore di 240 denari, la lira Tron, così chiamata in onore del doge Nicolò Tron. Le lire, ognuna con il relativo peso, iniziarono a diffondersi in tutti i maggiori stati italiani e furono emesse nel 1474 dal Ducato di Milano, nel 1498 dalla Repubblica di Genova, nel 1539 dal Ducato di Firenze e nel 1561 dal Ducato di Savoia, ma la continua svalutazione modificò in poco tempo il loro valore. Le prime banconote italiane furono emesse in lire nel Regno di Sardegna il 26 settembre 1745 per decreto di Carlo Emanuele III di Savoia. Nonostante la sua emissione la lira continuò ad essere utilizzata essenzialmente come unità di conto in quanto ancora nel XVIII secolo in Italia continuavano a coesistere due diversi sistemi tra loro incompatibili: la moneta grossa, con un valore stabile nel tempo e utilizzata principalmente negli scambi commerciali come ad esempio lo zecchino, il fiorino e il grosso e la moneta piccola, in perenne svalutazione e usata nel commercio minuto come il denaro. Un volta emessa infatti la lira divenne a tutti gli effetti una moneta grossa, condizione incompatibile con il valore tradizionalmente assegnatole di 240 denari. === La nascita della lira italiana === Analogamente all'Italia anche in Francia fino al XVIII secolo rimase in uso la monetazione basata sul denaro, il soldo e la lira (francese: ''livre tournois''). Con il successo della rivoluzione francese e la nascita della prima repubblica il 7 ottobre 1793 si tentò di introdurre una nuova monetazione su base decimale che avrebbe avuto come riferimento la repubblicana, una moneta contenente d'argento fino. La Francia cambiò la valuta nazionale dalla ''livre tournois'' al franco francese il 7 aprile 1795, la nuova valuta fu poi definitivamente normata con la legge del 7 aprile 1803. Il franco doveva pesare ed essere costituito da argento 900‰, parallelamente furono coniate monete d'oro 900‰ da 20 franchi dal peso teorico di dando così vita a un sistema bimetallico il cui il rapporto tra oro e argento di 1:15,5. Nel 1796 con l'inizio della campagna d'Italia guidata da Napoleone Bonaparte, la nascita delle repubbliche sorelle e la conquista dell'Italia, la monetazione utilizzata nella penisola subì uno stravolgimento. Nel Regno di Sardegna, in età napoleonica sostituito dalla Repubblica Subalpina, lo scudo piemontese fu sostituito dal franco e con un decreto datato 13 marzo 1801 furono coniate probabilmente alla zecca di Parigi le monete da 5 e 20 franchi. Quella da 5 franchi seguì le prescrizioni già adottate in Francia nel 1795 mentre quella da 20 franchi, coniata in memoria della battaglia di Marengo e quindi denominata "marengo", fu coniata seguendo i parametri le dimensioni che saranno due anni dopo ufficializzati dalla legge del 1803. Nella Repubblica Ligure la monetazione fu ordinata con l'introduzione di un sistema basto sulla lira genovese, nel Regno d'Etruria la situazione rimase confusionaria e radicata alla monetazione in fiorini del Granducato di Toscana, infine nel Regno delle Due Sicilie fu mantenuta la piastra fino al 1812 quando Gioacchino Murat introdusse la lira delle Due Siclie, una moneta pari al franco e rimasta in circolazione per tre anni. Nell'Italia nord-occidentale le Napoleone nel 1805 diede vita al Regno d'Italia, che con decreto del 21 marzo 1806 si dotò di una nuova moneta intercambiabile con il franco, la lira italiana. In rame 950‰ furono coniate le monete da 1, 3 e 5 centesimi (un soldo), in biglione in argento al 200‰ il 10 centesimi, le monete da 25, 50, 75 centesimi e 1, 2 e 5 lire in argento 900‰ e infine le monete da 20 e 40 lire in oro 900‰, tutte con i pesi e le dimensioni stabilite dalla legge del 1803. === La Restaurazione e il Risorgimento === Dopo la fine del Regno d'Italia nel 1814, la lira rimase presente solo nel Ducato di Parma e nel Regno di Sardegna. La lira di Parma venne introdotta dalla duchessa Maria Luisa d'Asburgo-Lorena, seconda moglie di Napoleone, che emise tagli delle monete da 1, 3, 5, 25, 50 centesimi e 1, 2, 5, 20 e 40 lire, mentre della lira sabauda introdotta da Vittorio Emanuele I di Savoia vennero coniate anche monete d'oro da 10, 50, 80 e 100 lire. Sulla scia della primavera dei popoli il 18 marzo 1848 ebbero luogo nel Regno Lombardo-Veneto le cinque giornate di Milano che si conclusero il 22 marzo 1848 con la costituzione del Governo provvisorio di Milano, poi trasformato nel Governo provvisorio di Lombardia. Il nuovo governo lombardo il 27 maggio 1848 emise un decreto con il quale autorizzava la coniazione di una serie di monete dal valore di 5, 20 e 40 lire italiane che per composizione, peso e diametro erano uguali alle lire sabaude. Le 5 lire italiane vennero coniate nella zecca di Milano con una tiratura di pezzi ed erano composte da argento 900‰, mentre le 20 e le 40 lire, coniate rispettivamente in e esemplari, erano in oro 900‰. Oltre a queste monete furono anche sviluppati dei progetti riguardanti le monete da 1 e 2 lire delle quali furono coniati pochi esemplari in stagno, zinco, rame e mistura d'argento. Il 6 agosto dello stesso anno, una volta caduto il governo provvisorio, le autorità austriache dichiararono queste monete fuori legge e molte di esse, in particolar modo le 5 lire vennero intagliate in modo da crearne delle piccole scatole. Come la Lombardia anche il Veneto insorse contro l'Impero austriaco e il 22 marzo 1848 venne costituita la Repubblica di San Marco e come in Lombardia anche qui si decise di coniare delle lire basate sulla lira sabauda, ma a differenza di quelle lombarde queste riportavano semplicemente la dicitura ''lira'' (''lira corrente'' sui centesimi) invece di ''lira italiana''. La prima moneta di cui fu decisa la coniazione fu il marengo da 20 lire, il cui decreto venne emesso il 14 gennaio 1848, anche se probabilmente la moneta venne coniata dalla zecca di Venezia solo nel 1849 in pezzi. Il 28 giugno e il 27 novembre 1848 venne emesso il decreto per la coniazione di due diverse tipologia di monete da 5 lire in argento 900‰, che come il marengo rispecchiavano il formato delle lire sabaude. Dopo queste monete vennero coniati dei centesimi con standard differenti da quelli del Regno di Sardegna e quindi il 10 dicembre 1848 fu la volta dei 15 centesimi in mistura d'argento, coniati in ben pezzi e infine il 15 gennaio 1849 venne ordinata la produzione di circa cinque milioni di monete da 1, 3 e 5 centesimi di rame. Il governo cadde il 24 agosto 1849 e da quella data le autorità austriache dichiararono illegali le monete del governo provvisorio. Durante il risorgimento le ultime monete coniate sulla base di quelle che saranno poi le lire del Regno d'Italia sono state quelle prodotte dal Governo provvisorio della Toscana e dalle Regie province dell'Emilia che costituivano quella che era la Legazione delle Romagne. Il 17 gennaio 1860 il governo emiliano decise di coniare nella zecca di Bologna le monete da 50 centesimi, 1, 2, 5, 10 e 20 lire, la cui coniazione cominciò di fatto solo nel 1860, vennero poi usati i coni sabaudi del 1826 per produrre monete di rame da 1, 3 e 5 centesimi, richieste dalla popolazione che non voleva più usare lo scudo pontificio. Queste monete però riportavano solo la scritta ''lira'' a differenza di quelle coniate nella zecca di Firenze, che come le lombarde del 1848, riportavano per esteso la dicitura ''lira italiana.'' È quindi fiorentina la prima moneta dal valore di 1 lira italiana e oltre a questa moneta il Governo Provvisorio della Toscana con due decreti datati 29 settembre 1859 e 1º novembre 1860, decise la coniazione delle monete da 2 lire italiane e da 50 centesimi e con l'ordinanza del 2 dicembre 1859 coniò le monete di rame da 5, 2 e 1 centesimo; tutte queste monete riportano la dicitura ''Vittorio Emanuele II re eletto.'' === Il Regno d'Italia === Nei mesi che precedettero la proclamazione del Regno d'Italia Camillo Benso, conte di Cavour, all'epoca presidente del consiglio del Regno di Sardegna, si adoperò per la creazione di una singola banca centrale nazionale in modo da rendere il passaggio alla moneta fiduciaria legittimato e garantito da un forte istituto bancario. All'epoca il sistema bancario italiano era sostanzialmente dominato dalla Banca Nazionale negli Stati Sardi e dalla Banca Nazionale Toscana, a queste due però si affiancavano anche altri istituti minori: la Banca degli Stati parmensi, lo Stabilimento mercantile di Venezia, la Banca dello Stato Pontificio e la Banca delle Quattro Legazioni, riunite nel 1870 nella Banca Romana e poi vi erano anche il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia e la Banca Toscana di Credito che non avevano la possibilità di emettere titoli al portatore. La riforma voluta da Cavour si sposava perfettamente con quanto stava già accadendo in Francia, in Regno Unito, in Germania e in altri stati europei dove le banche centrali generalmente controllavano il tasso ufficiale di sconto, le operazioni finanziarie sui titoli di stato, gestivano le riserve auree e vigilavano sul sistema bancario nazionale. Negli anni immediatamente successivi all'unità d'Italia i governi che si susseguirono decisero di non portare aventi il progetto di unificazione bancaria voluto da Cavour, morto il 6 giugno 1861, poco meno di tre mesi dopo la nascita del Regno d'Italia, e anzi ostacolarono il tentativo della Banca Nazionale negli Stati Sardi di diventare egemone nel panorama nazionale. In Italia non fu quindi possibile emettere una serie di banconote uniforme su tutto il territorio nazionale, ad opporsi alla creazione di un'unica banca centrale fu in particolare Francesco Ferrara, ministro delle finanze del governo Rattazzi II, che per la sua convinzione liberista credeva fosse più vantaggioso lasciare il mercato libero e autorizzare qualsiasi operatore finanziario alla creazione di cartamoneta. Il processo di unificazione stava mettendo in luce anche la confusione del sistema monetario italiano preunitario, per lo più basato sul monometallismo argenteo si trovava in contrapposizione con il monometallismo aureo in vigore nel Regno di Sardegna e nelle maggiori nazioni europee. Per conciliare i due sistemi monetari monometallici si decise di optare per il bimetallismo ispirandosi modello del franco francese, da cui furono copiate le dimensioni delle monete e il cambio di 1 a 15,50 tra oro e argento. Il sistema monetario italiano però differiva da quello francese per due aspetti: le monete d'argento potevano essere scambiate in quantità illimitate con lo stato, ma limitate tra privati e si decise di coniare monete che avevano nominalmente il 900‰ di argento fino, ma che di fatto ne contenevano l'835‰ in modo da avvicinarsi al reale cambio tra oro e argento portandolo di fatto a 1 a 14,38. A esattamente quattro mesi di distanza dalla proclamazione del Regno d'Italia, il governo introdusse la nuova valuta nazionale, la lira italiana. Il corso legale della nuova moneta fu stabilito dal Regio Decreto del 17 luglio 1861 nel quale si specificava il cambio in lire delle monete preunitarie e il fatto che le monete locali continuassero ad avere corso legale nelle rispettive province di origine. Il 24 agosto 1862 venne emanato il decreto che stabilì la messa fuori corso di tutte le altre monete circolanti nei vari stati preunitari entro la fine dell'anno: 1 lira da di argento al titolo 900/ corrispondeva a d'oro fino, oppure a d'argento fino (scesi a 4,459 nel 1863), cioè allo stesso valore della vecchia lira napoleonica e del contemporaneo franco francese. Con quest'ultimo c'era una totale intercambiabilità, che permise la creazione dell'Unione monetaria latina e la libera circolazione del franco francese, del franco svizzero e del franco belga sul territorio nazionale italiano. Nel 1866, a causa della crescita della spesa pubblica, in parte dovuta ai costi della Terza guerra d'indipendenza, fu stabilito il corso forzoso, che durò fino al 1881 (con effetto dal 1883). Già dalla fine del 1887 si dovette però sospendere di fatto la convertibilità dei biglietti, pur senza dichiararlo apertamente. Nel 1893 venne messa in liquidazione la Banca Romana e creata la Banca d'Italia, con una copertura aurea di almeno il 40% delle lire in circolazione. Re Vittorio Emanuele III di Savoia, che successe sul trono d'Italia al padre Umberto I nel 1900, fu studioso di numismatica e grande collezionista di monete; pubblicò il ''Corpus Nummorum Italicorum'' (1909-1943), opera in 20 volumi in cui sono descritte e classificate le monete italiane. Durante il suo regno venne coniata una monetazione circolante ricca e variegata. All'atto dell'abdicazione, donò la sua collezione di monete allo Stato italiano: questa raccolta è parzialmente esposta all'interno del Palazzo Massimo alle terme a Roma. L'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale (1915), che portò alla penuria di metallo, fece ripristinare il corso forzoso, già abolito nel 1909. Il corso forzoso durò fino al 1927, quando 1 lira corrispondeva a di oro fino. L'obbligo della copertura in oro venne abolito nel 1935 e nel 1936 la valutazione venne portata a . L'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale nel 1940 provocò nel settembre 1943 il crollo dell'apparato politico-militare e il conseguente disfacimento del tessuto economico italiano. In questa situazione la Banca d'Italia non fu in grado di mantenere la stabilità della lira, portando la quantità di circolante dai 16,5 miliardi di lire del 1936 ai 156,6 miliardi del dicembre del 1943 per via delle necessità belliche. === La Repubblica Italiana === La convertibilità della lira in oro fu ripristinata nel 1960 grazie all'ammissione al Fondo Monetario Internazionale, con una lira corrispondente a 0,00142 grammi d'oro o a 625 lire per dollaro. Il D.P.R. del 31 marzo 1966, n. 171 del Governo Moro III, autorizzò il Tesoro a emettere biglietti di Stato a corso legale da 500 lire. Si trattava di una moneta non convertibile in una qualche riserva metallica, dei biglietti appunto, a fronte della quale fu istituita la Cassa Speciale per il Servizio dei Biglietti a Debito dello Stato. La norma fu seguita dai D.P.R. 14 febbraio 1974 e D.M. 2 aprile 1979, fra gli altri provvedimenti normativi. Nel dicembre del 1973 alcuni dei maggiori paesi dell'OPEC decisero di aumentare bruscamente il prezzo del greggio innescando così una crisi petrolifera che colpì duramente l'economia italiana. L'aumento del prezzo del petrolio provocò un repentino rialzo del costo del denaro che nella primavera del 1974 fece arrivare il tasso di sconto della Banca d'Italia al 9%, inoltre per combattere la crisi fu emesso parecchio debito che nel 1975 espose la lira a intensi fenomeni speculativi. L'aumento del debito innescato dalla crisi petrolifera, provocò una forte svalutazione rispetto alle altre valute europee e per il suo risanamento la Banca d'Italia rialzò il tasso di sconto fino al 15% nell'autunno del 1976. Nel marzo 1979 entrò in vigore il Sistema monetario europeo (SME) e nacque l'ECU, a cui parteciparono le monete di Germania, Francia, Italia, Danimarca, Paesi Bassi e Lussemburgo. La fluttuazione delle monete venne limitata al 2,25% con l'eccezione della lira che beneficiò della banda allargata al 6%. La lira rimase nello SME fino al 1992, quando una gravissima crisi finanziaria in Europa costrinsero la sterlina britannica e la lira a uscire dallo SME. La lira rientrerà nello SME il 25 novembre 1996, col cambio di 990 Lire per un marco tedesco. === L'entrata in vigore dell'euro === Il 1º gennaio 1999 in Italia entrò ufficialmente in vigore l'euro al tasso di cambio fissato il giorno precedente di 1 euro per lire italiane. Da quel momento la lira rimase in vigore solo come ''espressione non decimale dell'euro'', anche se monete e banconote continuavano a essere denominate in lire. Da quella data, invece, per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), si adottò solo l'euro. Il 1999 fu anche l'ultimo anno in cui la zecca coniò ed emise le monete per la comune circolazione in lire. In realtà, l'art. 109 del Trattato di Maastricht prescriveva come già due anni prima dell'ingresso nella Unione Monetaria, fissato per il 1º gennaio 1999, i paesi candidati non avrebbero più potuto svalutare la propria moneta rispetto all'ECU. Nel 1992 la svalutazione della lira (allora con un ECU si compravano lire, oppure 2,02 marchi tedeschi), nel 1997 per acquistare un ECU ne occorrevano , molto vicino al futuro cambio fisso di . Il 1º gennaio 2002, con l'entrata in circolazione delle monete e banconote in euro, si aprì una fase di doppia circolazione: le monete e banconote in lire vennero ritirate definitivamente il 1º marzo 2002. Nel 2002 terminò l'emissione delle serie divisionali in lire di monete proof e fior di conio. Inoltre vennero emesse altre serie speciali per ricordare gli anni d'oro della valuta appena abbandonata. Inizialmente era stato fissato in dieci anni il termine per la prescrizione; di conseguenza le monete e banconote ancora in corso legale all'introduzione dell'euro potevano essere ancora cambiate presso le filiali della Banca d'Italia fino al 29 febbraio 2012. Tuttavia, la manovra del governo Monti decretò la prescrizione immediata delle monete e banconote al 7 dicembre 2011 (art. 26 del D.L. n. 201/2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 284 del 6 dicembre 2011). Tale norma è stata poi dichiarata incostituzionale dalla sentenza n. 216 del 7 ottobre 2015 della Corte Costituzionale, riaprendo di fatto i termini per il cambio. + Immagine Valore Descrizione Anni di coniazione Autore Parametri tecnici Bordo Dritto Rovescio Modellista Incisore Peso Diametro Composizione senza_cornice 1 L. intorno a una bilancia a piatti, in basso per l'autore Giuseppe Romagnoli Valore 1, a sinistra l'anno e il segno di zecca R a destra la cornucopia 1951–1959 Giuseppe Romagnoli Italma Liscio senza_cornice 2 L. intorno a un'ape, in basso per l'autore Giuseppe Romagnoli Ramo d'ulivo con a sinistra il valore 2 e in basso l'anno e il segno di zecca R 1953–1959 Giuseppe Romagnoli Italma Rigato senza_cornice 5 L. intorno a un timone, in basso per l'autore Giuseppe Romagnoli Delfino sormontato dal valore 5, a destra l'anno e il segno di zecca R 1951–1998 Giuseppe Romagnoli Italma Liscio senza_cornice 10 L. Aratro sormontato da disposta su due righe, in basso il segno di zecca R e in esergo l'anno Due spighe di grano a cui è sovrapposto il 10, in esergo per l'autore Giuseppe Romagnoli 1953–1999 Giuseppe Romagnoli Italma Liscio senza_cornice 20 L. intorno a una testa di donna ornata di spighe in esergo per l'autore Pietro Giampaoli Rametto di quercia con quattro foglie una ghianda, a sinistra in basso il segno di zecca R e l'anno 1957–1959 Pietro Giampaoli Bronzital Rigato 1969–1999 Liscio senza_cornice 50 L. intorno a una testa di donna coronata da rami di quercia, in esergo su due righe per gli autori Giuseppe Romagnoli e Pietro Giampaoli Il dio romano Vulcano che batte il ferro, a sinistra l'anno a destra con in basso il segno di zecca R 1954–1989 Giuseppe Romagnoli Pietro Giampaoli Acmonital Rigato 1990–1995 Liscio senza_cornice intorno alla testa dell'Italia turrita, in esergo per l'autrice Laura Cretara Corona dei simboli della lira: grappolo di uva, segno di zecca R, ruota dentata, cornucopia, ramo di quercia e ramo di alloro intorno a su due righe sormontate dall'anno 1996–1999 Laura Cretara Cupronichel Liscio senza_cornice 100 L. intorno a una testa di donna laureata, in esergo su due righe per gli autori Giuseppe Romagnoli e Pietro Giampaoli La dea romana Minerva che tiene un albero di alloro e impugna una lancia, a sinistra , a destra il marchio di zecca R e in esergo l'anno 1955–1989 Giuseppe Romagnoli Pietro Giampaoli Acmonital Rigato 1990–1992 Liscio senza_cornice intorno alla testa dell'Italia turrita, in esergo per l'autrice Laura Cretara Cerchio dei simboli di pace e del territorio italiano: ramo di ulivo, delfino, spiga di grano e gabbiano intorno a , sotto il segno di zecca R e l'anno 1993–1999 Laura Cretara Cupronichel Rigato discontinuo senza_cornice 200 L. intorno a una testa di donna, in esergo per l'autore Mario Vallucci Ruota dentata intorno a disposta su due righe, a destra il segno di zecca R e in esergo l'anno 1977–1998 Mario Vallucci Bronzital Rigato senza_cornice 500 L. intorno a una testa alata di donna, sotto il collo per l'autrice Laura Cretara Vista sulla piazza del Quirinale con in basso segno di zecca R e anno, a sinistra una spiga di grano, a destra un ramo di ulivo, in basso , in alto la stessa dicitura in braille 1982–1995 Laura Cretara Acmonital Bronzital Rigato discontinuo senza_cornice intorno alla testa dell'Italia turrita, in basso per l'autrice Laura Cretara Cartina politica dell'Europa con quattro cartigli, a sinistra al'anno in verticale, a destra il segno di zecca R in basso sormontato da per l'autrice Uliana Pernazza 1997–1998 Laura Cretara Uliana Pernazza Bronzial Cupronichel Rigato discontinuo Le date si riferiscono alle ordinarie emissioni per la circolazione; si badi tuttavia che a partire dalla fine degli anni sessanta la zecca italiana, onde sfruttare il mercato numismatico, cominciò a produrre fino al 2001 confezioni contenenti anche i pezzi non più circolanti. Sono escluse anche le date delle monete di prova. === Monete ritirate prima del 2002 === Dal 1861 al 1943 nel Regno d'Italia furono emesse le monete centesimali della lira, poi non più emesse in seguito alla svalutazione post bellica. Sono: * 1 centesimo: 1861–1918 ritiro nel 1924 * 2 centesimi: 1861–1917 ritiro nel 1924 * 5 centesimi: 1861–1943 ritiro nel 1947 * 10 centesimi: 1862–1943 ritiro nel 1947 * 20 centesimi: 1863–1943 ritiro nel 1947 * 25 centesimi: 1902–1903 ritiro nel 1908 * 50 centesimi: 1861–1943 ritiro nel 1947 La prima serie di monete della Repubblica Italiana dal valore di 1 lire, 2 lire, 5 lire e 10 lire fu emessa dal 1946 al 1950, ma a causa della svalutazione fu ritirata nel 1954. Tra il 1958 e il 1967 furono emesse monete da 500 lire d'argento 835‰ destinate alla circolazione. === Monete commemorative === * 100 lire ** 1974: Guglielmo Marconi ** 1979: FAO ** 1981: Accademia navale di Livorno ** 1995: 50º anniversario della FAO * 200 lire ** 1980: Maria Montessori e FAO ** 1981: Villa Lubin e FAO ** 1989: Arsenale Militare Marittimo di Taranto ** 1990: Consiglio di stato ** 1992: Esposizione mondiale di filatelia tematica ** 1993: Aeronautica Militare ** 1994: Carabinieri ** 1996: Guardia di Finanza ** 1997: Lega navale italiana ** 1999: Tutela del patrimonio artistico – Carabinieri * 500 lire (argento) ** 1961: Quadriga ** 1965: Dante Alighieri * 500 lire (bimetallica) ** Centenario della Banca d'Italia – 1993. Autori Laura Cretara e Sergio Grossi. ** Luca Pacioli – 1994. Autori Laura Cretara e Uliana Pernazza. ** 70° ISTAT – 1996. Autori Laura Cretara e Claudia Momoni. ** 50° Polizia Stradale – 1997. Autori Laura Cretara e Maria Carmela Colaneri. ** 20˚ IFAD – 1998. Autori Laura Cretara e Luciana de Simoni. ** 20° delle elezioni del Parlamento europeo – 1999. Autori Laura Cretara e Luciana de Simoni * lire (argento) ** 1970: Roma capitale Anche il gettone telefonico è stato a lungo utilizzato come moneta, pur non avendo alcun valore ufficiale di conio statale; il valore, che nel 1959 era di 45 lire, divenne di 50 lire negli anni settanta, di 100 lire dal 1980 e, infine, di 200 lire a partire dal 1984 e fino al ritiro definitivo nel 2001. + Fronte Retro Valore Colore principale Descrizione Prima stampa Ultima stampa Dimensioni Fronte Retro 116x116px 115x115px L. Viola chiaro Maria Montessori ''Bambini'' ''allo studio'' di Armando Spadini 24 ottobre 1990 25 luglio 2001 112 × 130x130px 129x129px L. Giallo Guglielmo Marconi Nave Elettra, antenne e apparecchio radio 24 ottobre 1990 118 × 128x128px 128x128px L. Verde Vincenzo Bellini e il Teatro Massimo Colonna e la Norma nel monumento a Bellini 31 gennaio 1985 25 luglio 2001 126 × 134x134px 134x134px L. Blu Alessandro Volta Tempio Voltiano di Como 25 luglio 2001 133 × 152x152px 152x152px L. Viola Gianlorenzo Bernini e la Fontana del Tritone Monumento equestre a Costantino e la scala regia 15 marzo 1984 25 luglio 2001 150 × 160x160px 160x160px L. Verde chiaro Caravaggio e la ''Buona ventura'' ''Canestra di frutta'' di Caravaggio 25 ottobre 1983 25 luglio 2001 156 × 162x162px 164x164px Azzurro Raffaello Sanzio e il ''trionfo di Galatea'' ''Scuola di Atene'' di Raffaello 13 maggio 1997 25 luglio 2001 === Occupazioni italiane === ; Tallero d'Eritrea : Coniato per l'Eritrea Italiana a partire dal 10 agosto 1890 il tallero conteneva la medesima quantità di argento delle 5 lire italiane, ma aveva dimensioni maggiori dato che era di argento 800‰. Il cambio quindi era di 1 tallero = 5 lire e suoi sottomultipli valevano: 5, 10, 50 centesimi e 1 e 2 lire. Nella colonia ebbero corso la lira italiana, le monete dell'Unione monetaria latina, il tallero di Maria Teresa, il tallero d'Italia e le monete coloniali inglesi, quando nel 1921 la valuta ufficiale divenne la lira dell'Africa Orientale Italiana. ; Lira dell'Africa Orientale Italiana : Fu una serie speciale di banconote della lira italiana stampate per la circolazione nell'Africa Orientale Italiana tra il 1937 e il 1941. Il regio decreto-legge 2 luglio 1936, n. 1371, poi convertito nella legge 11 gennaio 1937, n. 260, aveva introdotto la lira italiana come unica valuta avente corso legale in Etiopia, contestualmente mettendo fine al regime derogatorio vigente in Eritrea. Il periodo di transizione fu stabilito per le banconote in tre mesi, dal 15 luglio al 15 ottobre 1936, e in un solo mese per le monete, da convertirsi entro il 15 agosto. ; Rupia somala : Fu la moneta della Somalia italiana dal 1909 al 1925. Era suddivisa in 100 ''bese'' (singolare: ''besa'', in arabo: بيزا). La rupia fu introdotta tra il 1909 e il 1910. Prima, furono introdotte monete in bronzo chiamate besa, seguite da monete d'argento col nome di rupia nel 1910. La rupia rimpiazzò sia il tallero di Maria Teresa sia la rupia indiana, che avevano lo stesso valore. La rupia fu sostituita dalla lira somala durante il periodo di transizione dal 1º luglio 1925 al 30 giugno 1926, al valore di 8 lire = 1 rupia. Dopo la sostituzione della rupia, circolarono altre monete nella Somalia italiana, tra cui la lira dell'Africa Orientale Italiana, dallo scellino dell'Africa orientale, il somalo e infine lo scellino somalo. ; Lira somala : Emessa per la Somalia italiana tra il 1925 e il 1926 dopo l'abrogazione della rupia somala; la valuta era divisa in monete da 5 e 10 lire scambiate alla pari con la lira italiana in quanto le monete contenevano la stessa quantità di argento. Contemporaneamente a questa valuta nella Somalia italiana venivano utilizzate le monete e le banconote della lira italiana. ; Lek albanese : Ebbe corso tra il 1939 e 1943 durante l'occupazione italiana dell'Albania; era diviso in monete da 0,05, 0,10, 0,20, 0,50, 1, 2, 5 e 10 lek e il cambio era fissato a 1 lek = 1,25 lire. ; === Occupazioni straniere === ; Am-lira 1000 Am-lire : Tra il 1943 e il 1944 nei territori sotto il governo militare alleato fu coniata la valuta Am-lira. L'emissione delle banconote in Am-lire si interruppe per le proteste del governo italiano, in quanto l'eccessiva emissione provocò una forte inflazione. ;Marco di occupazione : Con l'occupazione tedesca dell'Italia settentrionale e la nascita della Repubblica Sociale Italiana il 15 settembre 1943, furono introdotti a Verona e Vicenza, e poi nel resto del territorio, i biglietti della casse di credito germaniche (''Reichskreditkassenscheine'', abbreviato con RKK) con lo scopo di pagare le truppe tedesche in suolo italiano. Il cambio fu inizialmente impostato a 7,6 lire per Reichsmark, ma già il 25 settembre fu portato a 10 lire. La validità dei RKK fu di breve durata cessando il 1º novembre e rendendo i biglietti cambiabili in lire italiane entro il 13 novembre 1943. ;Lira di Lubiana : Nel 1943 le province italiane di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana finirono sotto l'occupazione tedesca rientrando nella Zona d'operazioni del Litorale adriatico. L'anno seguente le autorità militari tedesche per aumentare la liquidità della provincia misero in circolo nella provincia di Lubiana la lira di Lubiana, che rimase in corso fino all'arrivo dei partigiani jugoslavi nel maggio 1945. ;Lira tripolitana : Durante l'occupazione inglese della Libia italiana, le autorità britanniche emanarono una valuta denominata lira tripolitana. Circolò dal 1942 insieme alle svalutate banconote italiane con un cambio alla pari, finché nel 1951 il Regno Unito concesse l'indipendenza al Regno di Libia, che coniò la propria sterlina libica. ;Lira triestina : Nel 1945 nei territori della Venezia Giulia occupati dall'esercito jugoslavo venne introdotta una valuta definita "Jugolira" a pari valore con la lira italiana. Nel 1947, col Trattato di Parigi, tali territori passarono sotto la Jugoslavia o nella Zona B del Territorio Libero di Trieste. Il dinaro jugoslavo rimpiazzò immediatamente la lira nei territori annessi, mentre nella zona B il passaggio fu effettuato nel 1949. La zona A del Territorio Libero di Trieste continuò invece a utilizzare la lira italiana in tutti i suoi coni, comprese le Am-lire. : === Enclavi === Con la fondazione del Regno d'Italia e l'adozione della lira italiana anche le due enclavi del regno si adattarono alla nuova valuta e di conseguenza, San Marino prima e la Città del Vaticano poi, stipularono accordi bilaterali con l'Italia per avere il permesso di coniare una propria monetazione agganciata alla pari alla lira italiana. Le due valute coniate furono: * Lira sammarinese: fu coniata a partire dal 1864 grazie all'accordo bilaterale del 22 marzo 1862 che permetteva l'emissione di monete, ma non di banconote, di titolo pari a quelle italiane, le prime monete furono quelle da 5 e 10 centesimi di rame e vennero coniate nella zecca di Milano. L'accordo fu poi ratificato il 28 giugno 1897 dove fu concessa esclusivamente la coniazione di monete d'argento alla zecca di Roma per la quantità di lire, poi ridotta a il 16 febbraio 1906. Con l'accordo del 10 febbraio 1914 fu concessa allo stato anche la coniazione di monete di rame per un valore totale di lire e il valore delle monete d'argento fu aumentato a lire. Il 23 ottobre 1931 fu poi concessa anche la coniazione illimitata di monete d'oro che rimase attiva anche nel 1953 quando la Repubblica Italiana non concesse l'emissione di moneta da parte di San Marino. La coniazione riprese a seguito dell'accordo del 10 settembre 1971, rinnovati fino al 21 luglio 1991 e poi decaduto con l'entrata in vigore dell'euro. * Lira vaticana: valuta (solo con valori metallici) dalla Città del Vaticano dal 1929 al 2002. Grafico del cambio ITL/USD dal 1918 al 1946 Grafico del cambio ITL/USD dal 1946 al 28 dicembre 2001 Nel 1861, subito dopo la proclamazione del Regno d'Italia, per iniziare la coniazione della lira italiana, si decise di cambiare le monete degli stati preunitari in base al loro contenuto d'argento. Le varie monete furono quindi cambiate con i seguenti tassi di conversione. Questi dati però non si riferiscono alla circolazione monetaria. Il rapporto dipendeva semplicemente dalle dimensioni della moneta e dalla quantità e tipo di metallo che conteneva. In realtà le Due Sicilie, che erano lo stato più esteso, avevano minore circolazione monetaria del resto d'Italia. +'''Cambio tra monete preunitarie e lira italiana nel 1861''' Stato Moneta Valore Cambio 20x20px Regno delle Due Sicilie Ducato 100 grana 4,25 L. 20x20px Stato Pontificio Scudo 100 baiocchi 5,32 L. 20x20px Granducato di Toscana Francescone 10 paoli 5,60 L. 20x20px Ducato di Modena e Reggio Tallero di Modena 1 Tallero di Ercole III 5,54 L. 20x20px Ducato di Parma e Piacenza Lira di Parma 20 soldi 0,20 L. Lira austriaca 100 centesimi 0,86 L. Nel 1865 l'Italia fondò l'Unione monetaria latina insieme a Francia, Belgio e Svizzera, che basava il valore delle monete rispetto alla quantità di argento e oro contenuta. Nel 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale l'unione si dissolse e nel 1918 alla fine della guerra le potenze vincitrici, tra le quali l'Italia, uscirono economicamente rafforzate rispetto agli Imperi centrali. Negli anni venti con l'avvento del fascismo e la promulgazione delle leggi fascistissime del 1926 la lira cominciò a svalutarsi, ma nel 1927 dopo l'introduzione della quota 90 la lira si rivalutò fino a raggiungere il cambio di novanta lire per una sterlina britannica. Con la crisi del 1929 la lira mantenne il suo valore piuttosto stabile rispetto a quello delle altre valute, ma perse nuovamente valore nel 1935 con lo scoppio della guerra di Etiopia per poi tornare nuovamente stabile fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel corso della guerra iniziata la lira italiana perse continuamente di valore tanto che nel 1945, una volta finita e persa la guerra, la lira, rispetto al 1939, valeva circa cinque volte meno del dollaro e della sterlina. La svalutazione continuò anche nel 1946 alla fondazione della Repubblica Italiana e proseguì anche nel 1947 dopo l'adesione dell'Italia al piano Marshall. Negli anni cinquanta il miracolo economico portò a una rivalutazione della lira e nel 1951 l'Italia aderì alla Comunità Europea e questo comportò una stabilizzazione del valore della lira italiana fino al 1973 quando iniziò la prima crisi energetica. Nel 1979 l'Italia entrò nel Sistema monetario europeo e nello stesso anno esplose la seconda crisi energetica che portò a una più netta svalutazione della lira. Nel 1992 a causa degli attacchi speculativi l'Italia fu costretta a uscire dallo SME, per poi rientrare nel 1996 e uscire solo due anni dopo nel 1998. A causa di queste vicende la lira si svalutò molto rispetto alle altre valute e questa situazione continuò fino all'entrata in vigore dell'euro nel 2002. +Quantità di lire per unità di valuta estera, mediata sull'anno Valuta 1920 1925 1930 1935 1940 1945 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2001 Dollaro statunitense 21,111 25,096 19,085 12,123 19,800 100,000 624,781 624,847 620,711 624,789 627,031 653,256 855,510 1909,743 1198,428 1628,911 2102,587 2163,807 Sterlina britannica 77,054 121,132 92,827 59,424 72,935 400,000 1749,392 1750,204 1742,783 1746,776 1502,246 1446,597 1992,046 2461,912 2133,214 2571,647 3178,432 3114,402 Franco svizzero 352,786 484,929 370,017 393,323 449,490 23,310 144,201 145,542 143,730 144,379 145,487 252,775 510,849 780,237 864,128 1379,871 1243,507 1282,225 Franco francese 145,372 119,826 74,931 79,860 41,340 198,122 180,810 178,620 126,590 127,484 113,450 152,396 202,637 213,074 220,093 326,629 295,182 295,182 Marco tedesco 38,211 5,979 4,556 4,857 7,800 - 148,770 149,005 148,843 156,421 171,991 265,524 471,081 650,259 741,597 1137,995 989,999 989,999 Euro - - - - - - - - - - - - - 1447,757 1524,776 2107,229 1936,270 1936,270
Lufthansa
'''Deutsche Lufthansa AG''', o più semplicemente '''Lufthansa''', è la principale compagnia aerea tedesca e settima compagnia aerea del mondo per ''passeggeri per chilometro trasportati'' nel 2014 secondo la IATA. Lufthansa è parte e membro fondatore di Star Alliance, una delle più importanti alleanze globali tra compagnie aeree. Il Lufthansa Group, possiede una flotta di oltre 340 aerei e circa 117 000 persone in tutto il mondo, ha per hub principale l'Aeroporto di Francoforte sul Meno e per hub secondario l'aeroporto di Monaco di Baviera.
=== Dopoguerra e anni '50 === Un Convair CV-340 nel 1954. Lufthansa fa risalire le sue origini al 1926, quando la Deutsche Luft Hansa A.G. (designata come Deutsche Lufthansa dal 1933 in poi) si formò a Berlino. DLH, come era nota, era la compagnia di bandiera della Germania fino al 1945 quando tutti i servizi furono terminati in seguito alla sconfitta della Germania nazista; era stato dimostrato che la Deutsche Luft Hansa faceva affidamento sull'uso del lavoro forzato e ospitava lavoratori forzati sul sito dell'aeroporto di Tempelhof. Nel tentativo di creare una nuova compagnia aerea nazionale, la Aktiengesellschaft für Luftverkehrsbedarf (Luftag), venne fondata a Colonia il 6 gennaio 1953, con molti dei suoi dipendenti che avevano lavorato per la Lufthansa prebellica; questi includevano Kurt Weigelt, un nazista condannato per crimini di guerra che prestava servizio nel consiglio della nuova Lufthansa, e Kurt Knipfer, un membro del partito nazista dal 1929 che guidò Luft Hansa dal 1933 al 1945. Alla Germania Ovest non era stata ancora concessa la sovranità sul suo spazio aereo, quindi non si sapeva quando la nuova compagnia aerea sarebbe diventata operativa. Tuttavia, nel 1953, Luftag ordinò quattro Convair CV-340 e quattro Lockheed L-1049 Super Constellation e istituì una base di manutenzione all'aeroporto di Amburgo. Il 6 agosto 1954, Luftag acquisì il nome e il logo della liquidata Deutsche Lufthansa per DM 30.000 (equivalenti a € 38.000 oggi), continuando così la tradizione. Il 1º aprile 1955 Lufthansa ottenne l'approvazione per avviare voli interni di linea, collegando Amburgo, Düsseldorf, Francoforte, Colonia e Monaco. I voli internazionali iniziarono il 15 maggio 1955 per Londra, Parigi e Madrid, seguiti dai voli per New York City dal 1º giugno di quell'anno e attraverso l'Atlantico meridionale dall'agosto 1956. Nell'agosto 1958, quindici 1049G e 1649 di Lufthansa decollavano dalla Germania ogni settimana per il Canada e gli Stati Uniti, tre 1049G per il Sud America, tre per Teheran e uno per Baghdad. Parallelamente, la compagnia aerea avviò anche una campagna di marketing. Le sfide consistevano nell'incoraggiare i viaggiatori a considerare di visitare il paese sulla scia della seconda guerra mondiale, oltre a offrire servizi ad altre nazioni tramite l'hub dell'aeroporto di Francoforte. Più specificamente, gli sforzi di Lufthansa riflettevano lo sviluppo di una forma moderna di consumismo e pubblicità attraverso la vendita di viaggi aerei. Nel 1963, la compagnia aerea, inizialmente limitata nei suoi sforzi di pubbliche relazioni, era diventata un'importante immagine della Germania Ovest all'estero. Lo status speciale di Berlino significava che Lufthansa non poté volare verso nessuna delle due parti di Berlino fino alla riunificazione tedesca nel 1990. Inizialmente si pensava fosse solo una questione temporanea (e con l'intenzione di spostare la sede della compagnia aerea e la base principale lì una volta che la situazione politica fosse cambiata ); la divisione tedesca si rivelò più lunga del previsto, il che portò gradualmente l'aeroporto di Francoforte a diventare l'hub principale di Lufthansa. La Germania Est cercò di stabilire la sua compagnia aerea nel 1955 utilizzando il nome Lufthansa, ma questo provocò una controversia legale con la Germania Ovest, dove operava Lufthansa. La Germania dell'Est fondò quindi Interflug come sua compagnia aerea nazionale nel 1963, che coincise con la chiusura della Lufthansa della Germania dell'Est. === Anni '60: l'era dei jet === Un Boeing 727-100 a Londra nel 1978. Nel 1958 Lufthansa ordinò quattro Boeing 707 e iniziò i voli da Francoforte a New York City nel marzo 1960. Successivamente furono acquistati alcuni Boeing 720B. Nel febbraio 1961, le rotte dell'Estremo Oriente furono estese oltre Bangkok, Thailandia, fino a Hong Kong e Tokyo. Lagos, Nigeria, e Johannesburg, Sudafrica, furono aggiunte nel 1962. Lufthansa introdusse i Boeing 727 nel 1964 e nel maggio dello stesso anno iniziò la rotta da Francoforte a Tokyo via Anchorage. Nel febbraio 1965 la società ordinò ventuno Boeing 737 che entrarono in servizio nel 1968. Lufthansa fu il primo cliente del Boeing 737 ed era uno dei quattro acquirenti dei 737-100 (gli altri erano la NASA, Malaysia-Singapore Airlines e Avianca). Lufthansa fu il primo cliente straniero di un aereo di linea della Boeing. === Anni '70 e '80: l'era dei wide body === Lufthansa è stata uno dei clienti di lancio del Boeing 737. L'era dei wide body per Lufthansa iniziò con il primo volo di un Boeing 747 il 26 aprile 1970. Fu seguita dall'introduzione del DC-10-30 il 12 novembre 1973 e del primo Airbus A300 nel 1976. Nel 1979 Lufthansa e Swissair divennero clienti di lancio per l'Airbus A310 con un ordine per venticinque aeromobili. Il programma di modernizzazione della flotta della compagnia per gli anni novanta iniziò il 29 giugno 1985, con un ordine per quindici Airbus A320 e sette Airbus A300-600. Dieci Boeing 737-300 furono ordinati pochi giorni dopo. Tutti vennero consegnati tra il 1987 e il 1992. Lufthansa acquisì anche Airbus A321, Airbus A340 e Boeing 747-400. === Anni '90 e 2000: ulteriore espansione === Un Airbus A300-600 a Francoforte nel 2003. Il 28 ottobre 1990, 25 giorni dopo la riunificazione, Berlino divenne di nuovo una destinazione di Lufthansa. Il 18 maggio 1997, Lufthansa, Air Canada, Scandinavian Airlines, Thai Airways International e United Airlines fondarono la Star Alliance, la prima alleanza multilaterale di compagnie aeree al mondo. Nel 1999, Lufthansa partecipò all'iniziativa della German Business Foundation che affrontava azioni legali collettive contro le società tedesche per misfatti dell'era della seconda guerra mondiale, compreso l'uso del lavoro forzato, pagando, secondo quanto riferito, 10 milioni di marchi tedeschi. Lo stesso anno, Lufthansa incaricò lo studioso Lutz Budrass di indagare sull'uso del lavoro forzato da parte della sua società predecessore, Deutsche Luft Hansa, durante la seconda guerra mondiale; la compagnia rifiutò di pubblicare lo studio risultante del Dr. Budrass per più di un decennio. Nel 2000, Air One divenne una compagnia aerea partner di Lufthansa e quasi tutti i voli della Air One venivano condivisi con Lufthansa fino all'acquisizione della compagnia italiana da parte di Alitalia. Mentre molte altre compagnie aeree avevano annunciato licenziamenti (in genere il 20% della loro forza lavoro), Lufthansa mantenne la sua forza lavoro anche dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Il 6 dicembre 2001, Lufthansa ha annunciato un ordine per 15 Airbus A380 con altri 10 in opzioni, confermato poi il 20 dicembre. La flotta di A380 sarebbe stata utilizzata esclusivamente per voli a lungo raggio a partire da Francoforte. Nel giugno 2003, Lufthansa aprì il Terminal 2 dell'aeroporto Franz Josef Strauß di Monaco per aiutare il suo hub principale, Francoforte, che soffriva di limitazioni di capacità. È uno dei primi terminal in Europa parzialmente di proprietà di una compagnia aerea. Nell'autunno 2003, l'attuazione di una nuova strategia di vendita avviata dall'allora vicepresidente esecutivo in carica Thierry Antinori per adeguare l'azienda all'era digitale, portò all'abolizione del pagamento delle commissioni per le agenzie di viaggio. Questo portò a una rivoluzione nel settore dei viaggi tedesco con la scomparsa di molte agenzie di viaggio dal mercato da un lato e l'ascesa di nuove piattaforme di distribuzione digitale dall'altro. Il 22 marzo 2005, Swiss International Air Lines venne acquistata dalla holding di Lufthansa. L'acquisizione includeva la clausola in base alla quale agli azionisti di maggioranza (il governo svizzero e le grandi società svizzere) sarebbe stato offerto un pagamento se il prezzo delle azioni di Lufthansa avesse sovraperformato un indice di una compagnia aerea negli anni successivi alla fusione. Le due società avrebbero continuato ad essere gestite separatamente. Il 6 dicembre 2006, Lufthansa ha effettuato un ordine per 20 Boeing 747-8, diventando il cliente di lancio del modello passeggeri. La compagnia aerea è anche la seconda europea a gestire l'Airbus A380 (dopo Air France). Il primo A380 è stato consegnato il 19 maggio 2010, mentre il primo 747-8 è entrato in servizio nel 2012. Nel settembre 2008, Lufthansa Group ha annunciato l'intenzione di acquistare una partecipazione in Brussels Airlines (SN). Nel giugno 2009, la Commissione europea ha concesso l'approvazione e Lufthansa ha acquisito il 45% di SN. Nel settembre 2016, Lufthansa ha annunciato che avrebbe acquistato il resto di Brussels Airlines per 2,6 milioni di euro. La transazione è stata completata all'inizio di gennaio 2017. La decisione è stata parzialmente presa dopo l'attentato all'aeroporto di Bruxelles del marzo 2016, che ha fatto perdere a SN quasi 5 milioni di euro al giorno fino al 3 aprile. Nel settembre 2009, Lufthansa ha acquistato Austrian Airlines con l'approvazione della Commissione europea. L'11 giugno 2010 è iniziato il servizio tra Francoforte e Tokyo con gli A380. === Anni 2010: crisi e ristrutturazione === I Boeing 747-8I e gli Airbus A380, insieme agli Airbus A350-900, costituiscono la colonna portante per i voli a lungo raggio della compagnia. Dopo una perdita di 381 milioni di euro nel primo trimestre del 2010 e un'altra perdita di 13 milioni nel 2011 a causa della recessione economica e dei costi di ristrutturazione, Deutsche Lufthansa AG ha tagliato 3.500 posizioni amministrative o circa il 20% del totale impiegatizio di 16.800. Nel 2012, Lufthansa ha annunciato un programma di ristrutturazione chiamato SCORE per migliorare il proprio profitto operativo. Come parte del piano di ristrutturazione, la compagnia ha iniziato a trasferire tutti i voli a corto raggio al di fuori dei suoi hub di Francoforte, Monaco e Düsseldorf alla compagnia aerea ribattezzata Germanwings. Nel settembre 2013, Lufthansa Group ha annunciato il suo ordine per 59 aeromobili a fusoliera larga per un valore di oltre 14 miliardi di euro a prezzi di listino. All'inizio dello stesso anno, Lufthansa ha effettuato un ordine per 100 velivoli a fusoliera stretta di nuova generazione. Il gruppo ha avuto una disputa con il sindacato Vereinigung Cockpit che richiedeva un programma in cui i piloti avrebbero potuto ritirarsi all'età di 55 anni, con il 60% della loro paga trattenuto, cosa che Lufthansa insisteva non fosse accessibile. I piloti della Lufthansa, insieme a quelli della Germanwings, organizzarono uno sciopero nazionale a sostegno delle loro richieste nell'aprile 2014 che durò tre giorni, e uno sciopero di sei ore alla fine delle vacanze estive nel settembre 2014, che causò la cancellazione di 200 voli della Lufthansa e 100 voli della Germanwings. Nel novembre 2014, Lufthansa ha firmato un accordo di outsourcing del valore di 1,25 miliardi di dollari con IBM che ha visto la società statunitense rilevare la divisione dei servizi di infrastruttura IT e il personale della compagnia aerea. Un Airbus A321neo a Reykjavík. Nel giugno 2015, Lufthansa ha annunciato l'intenzione di chiudere la sua piccola base a lungo raggio all'aeroporto di Düsseldorf per motivi economici entro ottobre 2015. All'epoca, la base era composta da due Airbus A340-300 che ruotavano tra Newark e Chicago. Di conseguenza, il servizio per Chicago da Düsseldorf è stato dapprima reso stagionale, sospeso per la stagione invernale 2015 e poi annullato del tutto. La rotta Düsseldorf-Newark si è conclusa il 30 novembre 2018, operata con un Airbus A330-300. Il 22 marzo 2016 Lufthansa ha concluso le operazioni dei suoi Boeing 737-500. L'ultimo Boeing 737 della compagnia aerea (un 737-300) è stato ritirato il 29 ottobre 2016, dopo un volo da Milano a Francoforte. Lufthansa ha operato il 737 in diverse varianti per quasi 50 anni; il primo aereo era stato consegnato il 27 dicembre 1967. Il 4 dicembre 2017, Lufthansa è diventata la prima compagnia aerea europea a ricevere la certificazione Skytrax a 5 stelle. Come affermato da Skytrax, un fattore chiave nel rating positivo è stato l'annuncio di una nuova cabina e posti a sedere in Business Class che avrebbe dovuto essere introdotta nel 2020. Mentre questo fa di Lufthansa la decima compagnia aerea a detenere questo premio, in realtà la quinta stella è stata assegnata a un prodotto che avrebbe dovuto essere introdotto due anni dopo la valutazione. Per festeggiare, Lufthansa ha dipinto un Airbus A320 e un Boeing 747-8 nella livrea "5 Starhansa". Nel marzo 2018, Lufthansa e altre compagnie aeree come British Airways e American Airlines hanno accettato una richiesta da Pechino di inserire Taiwan come parte della Cina. Nel marzo 2019, Lufthansa ha ordinato 20 Boeing 787-9 e altri 20 Airbus A350-900 per la sostituzione e l'espansione della flotta propria e del gruppo. Inoltre, la compagnia aerea ha annunciato che rivenderà sei A380 ad Airbus, a partire dal 2022. === Anni 2020: pandemia e ripresa === 15 aerei della compagnia parcheggiati a Berlino a causa della cancellazione del 95% dei voli. Il 19 marzo 2020, Lufthansa ha cancellato il 95% di tutti i voli a causa dei divieti di viaggio causati della pandemia di COVID-19. Di conseguenza, la compagnia aerea ha subito perdite di un milione di euro l'ora fino ad aprile 2020. Sebbene Lufthansa abbia ridotto i costi per tutto il 2020, i continui rischi per la salute e le restrizioni di viaggio hanno comunque causato perdite orarie di circa 500.000 euro in media fino all'inizio del 2021. Il 14 maggio, Hans DeHaan di Lufthansa aveva dichiarato che la compagnia aerea avrebbe ripreso i voli tra Toronto e Francoforte a partire dal 3 giugno; tutti i viaggi internazionali non essenziali erano stati precedentemente vietati. Prima della pandemia, Lufthansa operava 64 voli settimanali tra i due paesi. I piani di recupero della compagnia prevedevano voli cargo ad alta densità per sostituire i clienti paganti. Le compagnie aeree del Lufthansa Group richiedono a tutti i passeggeri di indossare una mascherina mentre sono a bordo. Il 26 giugno, gli azionisti di Deutsche Lufthansa AG hanno votato a favore dell'accettazione delle misure di capitale e della partecipazione del Fondo di stabilizzazione economica (WSF) della Repubblica federale di Germania a Deutsche Lufthansa AG. In totale, quell'estate Lufthansa ha ricevuto circa 9 miliardi di euro di assistenza governativa. Nel gennaio 2021, il CEO di Lufthansa Spohr ha annunciato che l'intera flotta di Airbus A340-600 attualmente in storage sarebbe stata ritirata con effetto immediato e non sarebbe più tornata in servizio. Sempre a causa della pandemia, DLH ha deciso di ritirare la metà dei suoi A380, ovvero 7 dei 14 esemplari posseduti. === Proprietà === Lufthansa era un'impresa statale (e compagnia di bandiera) fino al 1994. Le azioni di Deutsche Lufthansa AG sono quotate in tutte le borse tedesche dal 1966. Oltre al trading di base, vengono negoziate anche elettronicamente utilizzando il sistema Xetra. Alla fine del 2019, il registro degli azionisti mostrava che gli investitori tedeschi detenevano il 67,3% delle azioni (anno precedente: 72,1%). Il secondo gruppo più grande, con il 10,4%, era costituito da azionisti lussemburghesi. Gli investitori statunitensi rappresentavano l'8,1%, seguiti da Irlanda e Regno Unito, ciascuno con il 3,6%. Alla data del bilancio, il 58% delle azioni era detenuto da investitori istituzionali (anno precedente: 53%) e il 42% da privati (anno precedente: 47%). Lansdowne Partners International Ltd. e BlackRock, Inc. erano i maggiori azionisti del Gruppo Lufthansa a fine anno, con il 4,9% e il 3,1% rispettivamente. Durante la crisi dovuta alla pandemia di COVID del 2020, Heinz Hermann Thiele ha aumentato la sua quota a oltre il 12%. Il flottante per le azioni Lufthansa è stato del 67% nel 2020, come da definizione della Deutsche Börse. ==== Salvataggio del governo tedesco ==== Il governo tedesco ha offerto un salvataggio di 9 miliardi di euro per sostenere la compagnia aerea attraverso problemi economici indotti dalla pandemia di COVID-19. Con questo piano di salvataggio, la partecipazione del governo nella compagnia aerea è aumentata al 20%, diluendo le quote di azionisti esistenti. Gli azionisti della compagnia hanno approvato il piano di salvataggio giovedì 26 giugno, offrendo alla compagnia aerea una nuova prospettiva di vita. === Quartier generale === Il quartier generale di Lufthansa a Deutz, Colonia. La sede aziendale di Lufthansa è a Colonia. Nel 1971, Lawrence Fellows del New York Times descrisse l'allora nuovo quartier generale che Lufthansa occupava a Colonia come "scintillante". Nel 1986, i terroristi bombardarono l'edificio; nessuno rimase ferito. Nel 2006, i muratori hanno posato la prima pietra della nuova sede Lufthansa a Deutz, Colonia. Entro la fine del 2007, Lufthansa prevedeva di trasferire 800 dipendenti, compreso il dipartimento finanziario dell'azienda, nel nuovo edificio. Tuttavia, all'inizio del 2013, Lufthansa ha rivelato l'intenzione di trasferire la sua sede centrale da Colonia a Francoforte entro il 2017. Diversi reparti Lufthansa non si trovano nella sede centrale; invece si trovano nel Lufthansa Aviation Center dell'aeroporto di Francoforte. Questi dipartimenti includono Corporate Communications, Investor Relations e Media Relations. === Sussidiarie === Il gruppo Lufthansa includendo le sussidiarie ed escludendo le compagnie cargo. Il Lufthansa Aviation Center all'aeroporto di Francoforte. L'hangar di Lufthansa Technik a Francoforte. Pubblicità di Lufthansa su un tram a Lisbona. ==== Interamente controllate ==== * Lufthansa Regional – compagnia aerea regionale ** Lufthansa CityLine – compagnia aerea regionale tedesca con sede a Monaco e parte di Lufthansa Regional. ** Air Dolomiti – compagnia aerea regionale italiana con sede a Villafranca di Verona e parte di Lufthansa Regional. * Austrian Airlines – la compagnia di bandiera austriaca con base all'aeroporto di Vienna-Schwechat * Swiss International Air Lines – la compagnia di bandiera svizzera con base all'aeroporto di Zurigo. ** Edelweiss Air – compagnia aerea charter. * Brussels Airlines – la compagnia di bandiera belga con base all'aeroporto di Bruxelles. * Gruppo Eurowings ** Eurowings – compagnia aerea low-cost con base a Düsseldorf. ** Eurowings Europe – compagnia aerea low-cost austriaca. * Lufthansa Cargo – compagnia aerea cargo con base a Francoforte, precedentemente German Cargo. ==== Parzialmente controllate ==== * AeroLogic – compagnia aerea cargo tedesca di proprietà di una joint venture tra Lufthansa (50%) e DHL (50%). * SunExpress – compagnia aerea turca di proprietà di Lufthansa (50%) e Turkish Airlines (50%). ==== Controllate in precedenza ==== * British Midland International (2009-2011) – compagnia aerea britannica venduta all'International Airlines Group e confluita in British Airways nel 2012 * Condor Flugdienst (1959-2004) – acquisita gradualmente dal Thomas Cook Group. * German Cargo (1977-1993) – compagnia aerea cargo, riorganizzata in Lufthansa Cargo * Luftfahrtgesellschaft Walter – compagnia aerea tedesca regionale a basso costo confluita in Eurowings nell'ottobre 2017, venduta a Zeitfracht nel 2019. * Lufthansa Italia (2009-2011) – sussidiaria italiana che condivideva i codici IATA e ICAO e l'indicativo di chiamata con Lufthansa. * SunExpress Deutschland (2011–2020) – sussidiaria tedesca di SunExpress. === Altre sussidiarie === Oltre alle compagnie aeree sopra menzionate, Lufthansa mantiene altre controllate affiliate al trasporto aereo: * Global Load Control, leader mondiale nei servizi di pesatura e bilanciamento a distanza. * LSG Sky Chefs, il più grande fornitore di servizi di catering per compagnie aeree del mondo, che rappresenta un terzo dei pasti delle compagnie aeree del mondo. * Lufthansa Consulting, una società di consulenza aeronautica internazionale per compagnie aeree, aeroporti e industrie correlate. * Lufthansa Flight Training, un fornitore di servizi di formazione per gli equipaggi di varie compagnie aeree e il principale braccio di addestramento per i piloti della compagnia. * Lufthansa Systems, il più grande provider IT europeo per l'aviazione. * Lufthansa Technik, fornitori di servizi di manutenzione per gli aeromobili. * Lufthansa City Center International, una rete di agenti di viaggio indipendenti affiliati a Lufthansa. * Lufthansa AirPlus Servicekarten GMBH, (AirPlus International) società di pagamento viaggi tramite UATP e Mastercard. === Storia del brand === L'attuale livrea della compagnia su un Airbus A350-900. Il logo di Lufthansa, una gru stilizzata in volo, venne creato nel 1918 da Otto Firle. Faceva parte della livrea della prima compagnia aerea tedesca, la Deutsche Luft-Reederei (abbreviata DLR), che iniziò i servizi il 5 febbraio 1919. Nel 1926, la Deutsche Luft Hansa adottò questo simbolo e nel 1954 Lufthansa espresse continuità adottandolo. Si ritiene che il creatore originale del nome Lufthansa sia F.A. Fischer von Puturzyn. Nel 1925 pubblicò un libro intitolato "Luft-Hansa" che esaminava le opzioni a disposizione dei responsabili delle politiche aeronautiche in quel momento. Luft Hansa era il nome dato alla nuova compagnia aerea, risultato della fusione della Junkers (Luftverkehr AG) e Deutscher Aero Lloyd. Dopo la seconda guerra mondiale, l'azienda mantenne il blu e il giallo come colori principali e il logo della gru. Dall'inizio degli anni sessanta, Helvetica viene utilizzato per il nome dell'azienda sulla livrea, che in quegli anni presentava la metà superiore della fusoliera dipinta di bianco e la fusoliera inferiore (metà inferiore, compresi i motori) era in alluminio grigio/argento, sotto la fascia dei finestrini in blu e un muso dipinto di nero. Il logo della gru era dipinto di blu sui motori, sulla metà inferiore della fusoliera appena sotto i finestrini e su un cerchio giallo all'interno di una fascia blu sulla coda. Il tedesco Otl Aicher creò un design aziendale completo per la compagnia aerea nel 1967. Il logo della gru era ora sempre visualizzato in un cerchio che, sulla livrea, era giallo su una coda altrimenti blu. Helvetica continuò a essere utilizzato come carattere tipografico principale sia per la livrea che per le pubblicazioni. La banda blu e lo schema di verniciatura generale del velivolo sono stati mantenuti dalla livrea precedente. Il concetto di Aicher venne mantenuto nel progetto del 1988. La fascia dei finestrini venne rimossa e la fusoliera dipinta di grigio. Nel 2018, Lufthansa ha rinnovato la propria livrea. La gru è stata mantenuta, tuttavia, lo sfondo è stato cambiato da giallo a blu scuro. Lo stabilizzatore verticale e la fusoliera posteriore sono dipinti in blu scuro, con il cono di coda bianco. La fusoliera principale è dipinta di bianco e il marchio "Lufthansa" è dipinto sopra i finestrini, anch'esso in blu scuro. === Prima classe === La prima classe su un Boeing 747-8I, in un layout 1-2-1. La prima classe è offerta sulla maggior parte degli aeromobili a lungo raggio (la parte anteriore del ponte superiore di tutti gli Airbus A380 e la parte anteriore del ponte principale di tutti i Boeing 747-8I). Ogni posto può essere convertito in un letto da 2 metri, include prese di corrente per laptop e strutture per l'intrattenimento. I pasti sono disponibili su richiesta. Lufthansa offre banchi per il check-in di prima classe dedicati nella maggior parte degli aeroporti e offre lounge dedicate a Francoforte e Monaco, nonché un terminal di prima classe a Francoforte. I passeggeri in arrivo hanno la possibilità di utilizzare le strutture di arrivo di prima classe di Lufthansa, nonché la nuova ''Welcome Lounge''. Lufthansa ha introdotto un nuovo prodotto di prima classe a bordo dell'Airbus A380 e prevede di introdurlo gradualmente su tutti i suoi aerei a lungo raggio. Con il nuovo programma ''SCORE'', introdotto per aumentare i profitti di 1,5 miliardi di euro negli anni successivi, LH ha interrotto l'espansione delle rotte e ridotto notevolmente le sue offerte di First Class sulla maggior parte delle rotte. === Business class === La business class su un Boeing 747-8I, in un layout 2-2-2. La Business Class è offerta su tutti gli aeromobili. I sedili possono essere convertiti in letti reclinabili da 2 metri (6 piedi 7 pollici) e includono prese di corrente per laptop e strutture per l'intrattenimento. Lufthansa offre banchi check-in Business Class dedicati in tutti gli aeroporti, nonché lounge Business Class dedicate nella maggior parte degli aeroporti, o lounge convenzionate in altri aeroporti, nonché la ''Lufthansa Welcome Lounge'' all'arrivo a Francoforte. A partire dal 2014, la Business Class su tutti gli aeromobili a fusoliera larga è dotata di sedili reclinabili. Lufthansa ha rilasciato i piani per una nuova business class che verrà rilasciata sul Boeing 777-9X nel 2024. === Premium economy === L'economy class su un Boeing 747-8I, in un layout 3-4-3. Introdotta nel 2014, la Premium Economy di Lufthansa è presente su tutti gli aeromobili a lungo raggio. Simile nel design alle cabine ''Premium Economy'' di Air Canada o ''World Traveller Plus'' di British Airways, la Premium Economy presenta un passo di 38 pollici (970 mm) e una larghezza fino a 3 pollici (76 mm) in più rispetto alla classe economy, a seconda dell'aeromobile. I sedili sono inoltre dotati di uno schermo di intrattenimento personale sullo schienale da 11 o 12 pollici (280 o 300 mm) e di un bracciolo più grande che separa i sedili. Insieme alla prevista introduzione del Boeing 777-9X, la compagnia prevede di aggiungere una nuova cabina Premium Economy con un design "a guscio". Questi sedili verranno installati anche sui Boeing 777-300ER e sugli Airbus A340-300 di Swiss rispettivamente dal primo e dal secondo trimestre del 2021. === Economy === La classe Economy di lungo raggio di Lufthansa è offerta su tutti gli aeromobili. Tutti i sedili hanno un passo di 31 pollici (790 mm) tranne gli Airbus A380, che hanno un passo di 33 pollici (840 mm). I passeggeri ricevono pasti e bevande gratuite. L'intera flotta offre schermi Audio-Video-On-Demand (AVOD). === Lounge e terminal === Il terminal di prima classe dell'aeroporto di Francoforte. Lufthansa gestisce quattro tipi di lounge all'interno della sua rete di destinazione: First Class, Senator, Business e Welcome Lounge. Ciascuna lounge di partenza è accessibile sia tramite classe di viaggio, sia tramite lo stato Miles & More/Star Alliance; la Welcome Lounge è riservata ai passeggeri premium del Gruppo Lufthansa e United Airlines. Lufthansa gestisce anche un terminal dedicato di prima classe all'aeroporto di Francoforte. Primo terminal del suo genere, l'accesso è limitato solo ai membri Lufthansa First Class in partenza. Circa 200 dipendenti si prendono cura di circa 300 passeggeri al giorno nel terminal, che dispone di un ristorante a servizio completo, bar completo, cigar lounge, sale relax e uffici, nonché bagni. Gli ospiti vengono portati direttamente al volo in partenza da Mercedes-Benz Classe S, Porsche Cayenne, Porsche Panamera o Mercedes-Benz Classe V. === Miles & More === Miles & More è il programma frequent flyer del gruppo Lufthansa che premia i passeggeri più fedeli attribuendo un numero di punti/miglia per ogni viaggio effettuato con Adria Airways, Air Dolomiti, Air One (fino a marzo 2009), Austrian, Croatia Airlines, Polskie Linie Lotnicze LOT, Lufthansa, Lufthansa Private Jet, Lufthansa Regional, Swiss. Si possono accumulare punti anche volando con i partner aerei di Star Alliance, con altri partner aerei (Aegean Airlines, Air Astana, Air India, Air Malta, Cimber Air, Cirrus Airlines, Condor, Ethiopian Airlines, Jat Airways, Luxair, Qatar Airways, TAM) e vari altri partner (alberghi, autonoleggi, telecomunicazioni, servizi finanziari, ed altri ancora), grazie ai quali – raggiunto un certo numero – si possono richiedere viaggi premio, usufruire di sconti e promozioni, accedere ai club esclusivi e godere di vantaggi e servizi. === Accordi commerciali === A dicembre 2019 Lufthansa ha accordi di codeshare con le seguenti compagnie: * Adria Airways * Aegean Airlines * Air Astana * Air Canada * Air China * Air Dolomiti * Air India * Air New Zealand * Alaska Airlines * All Nippon Airways * Austrian Airlines * Avianca * Azerbaijan Airlines * BMI Regional * Brussels Airlines * Cathay Pacific * Copa Airlines * Croatia Airlines * EgyptAir * Ethiopian Airlines * Etihad Airways * Eurowings * Iran Air * LATAM Brasil * LOT Polish Airlines * Luxair * Nordica * Scandinavian Airlines * Singapore Airlines * South African Airways * Swiss International Airlines * TAAG Angola Airlines * TAP Portugal * Thai Airways * United Airlines === Flotta attuale === Ad agosto 2021 la flotta di Lufthansa è così composta: Aereo In flotta Ordini Passeggeri Note F J Y+ Y Totale Airbus A319-100 23 — — 24 — 114 138 Airbus A320-200 60 — — 28 — 140 168 Airbus A320neo 30 54 — 28 — 152 180 Airbus A321-100 20 — — 26 — 174 200 Airbus A321-200 43 — — 26 — 174 200 Airbus A321neo 11 29 — 28 — 187 215 Airbus A330-300 14 — — 42 28 185 255 Airbus A340-300 17 — — 18 19 261 298 Principale operatore del modello.Saranno sostituiti dagli A350 e B787. Airbus A340-600 5 — 8 44 32 213 297 Riattivati nel 2022. Airbus A350-900 17 26 — 48 21 224 293 Boeing 747-400 8 — — 67 32 272 371 Saranno dismessi. Boeing 747-8I 19 — 8 80 32 244 364 Principale operatore del modello 8I. Boeing 777-9X — 20 TBA Consegne dal 2023. Boeing 787-9 — 20 TBA Totale 267 149 === Flotta storica === Lufthansa operava in precedenza con i seguenti aeromobili: Aereo Esemplari Inserimento Dismissione Note Airbus A300B2 6 1976 1984 Airbus A300B4 5 1980 1988 Airbus A300-600 15 1987 2010 Airbus A310-200 13 1983 1995 Airbus A310-300 12 1988 2005 Airbus A330-200 5 2002 2006 Airbus A340-200 8 1993 2003 Airbus A340-600 24 2003 2020 Airbus A380-800 14 2010 2020 Boeing 707-320B 18 1963 1984 Boeing 707-320C Boeing 707-420 5 1960 1977 Boeing 720B 8 1961 1965 Boeing 727-100 27 1964 1979 Boeing 727-200 30 1971 1993 Boeing 737-100 22 1967 1984 Boeing 737-200 47 1969 1999 Boeing 737-300 46 1986 2016 Boeing 737-400 7 1992 1998 Boeing 737-500 33 1990 2016 Boeing 747-100 3 1970 1979 Boeing 747-200 26 1971 2004 Boeing 767-300ER 3 1994 2004 Convair CV-340/440 10 1955 1968 Curtiss C-46 Commando 9 1964 1969 Douglas DC-3 4 1955 1960 Douglas DC-4 1 1959 1959 Douglas DC-8 1 1965 1966 Fokker F27 1 1965 1966 Lockheed L-1049 Constellation 11 1955 1968 Lockheed L-1649 Starliner 6 1957 1966 McDonnell Douglas DC-10-30 12 1973 1996 Vickers Viking 2 1956 1961 Vickers Viscount 11 1958 1971 * L'11 gennaio 1959, il volo Lufthansa 502, un Lockheed Super Constellation, mentre operava la tratta tra il Senegal e il Brasile, si schiantò vicino alla spiaggia di Flecheiras, poco prima della pista. Tutti i 29 passeggeri e sette dei dieci membri dell'equipaggio rimasero uccisi. Fu il primo incidente mortale che coinvolse Lufthansa da quando si era formata nel 1955. * Il 28 gennaio 1966, il volo Lufthansa 005, un Convair CV-440, subì uno stallo aerodinamico durante l'avvicinamento a Brema. Nell'incidente persero la vita tutti i 46 passeggeri. A bordo dell'aereo, partito da Francoforte, vi era una selezione della nazionale italiana di nuoto, accompagnata dallo staff tecnico e dal giornalista RAI Nico Sapio, diretta al meeting di Brema, uno dei più prestigiosi eventi della stagione. * Tra il 22 e il 23 febbraio 1972, il volo Lufthansa 649, un Boeing 747-200B, venne dirottato da un gruppo palestinese. Alla fine, tutti gli ostaggi furono rilasciati quando il governo della Germania Ovest pagò un riscatto di 5 milioni di dollari. * Il 29 ottobre 1972, il volo Lufthansa 615, un Boeing 727-100, venne dirottato da un gruppo palestinese allo scopo di richiedere la liberazione dei tre autori sopravvissuti del massacro di Monaco da una prigione della Germania Ovest. * volo 540, è stato il secondo di 3 Boeing 747-100 consegnati a Lufthansa. Qui è visto durante un evento promozionale all'aeroporto di Norimberga nel 1970.Il 20 novembre 1974, il volo Lufthansa 540, un Boeing 747-100, precipitò e prese fuoco poco dopo il decollo dall'aeroporto internazionale Jomo Kenyatta di Nairobi. Questo fu il primo incidente con vittime per famiglia dei Boeing 747. Persero la vita 59 dei 157 a bordo. * Tra il 13 e il 18 ottobre 1977, il volo Lufthansa 181, un Boeing 737-200, venne dirottato da quattro membri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina che formarono il "Commando Martyr Halima". L'obiettivo del dirottamento era di assicurare il rilascio dei leader della Rote Armee Fraktion, rinchiusi nelle carceri tedesche. Nelle prime ore del 18 ottobre, subito dopo la mezzanotte, il gruppo antiterrorismo della Germania Ovest, il GSG 9, sostenuto dalle forze armate somale, prese d'assalto l'aereo a Mogadiscio, in Somalia, che si concluse con il salvataggio di 90 passeggeri. * Il 26 luglio 1979, il volo Lufthansa 527, un Boeing 707-330C operante un volo cargo, colpì una montagna poco dopo il decollo da Rio de Janeiro, in Brasile. Tutti i tre occupanti persero la vita. * L'11 febbraio 1993, il volo Lufthansa 592, un Airbus A310-300, venne dirottato da Nebiu Demeke, un uomo etiope in cerca di asilo che costrinse il pilota a volare verso l'aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York City. L'aereo atterrò in sicurezza e l'uomo, armato, si arrese pacificamente e senza incidenti. Fu accusato di dirottamento aereo da un tribunale distrettuale degli Stati Uniti e condannato a 20 anni di reclusione. * Il 14 settembre 1993, il volo Lufthansa 2904, un Airbus A320-200, uscì di pista durante l'atterraggio all'aeroporto di Varsavia-Chopin, provocando la morte di due occupanti. La causa principale dell'incidente furono le decisioni e le azioni errate dell'equipaggio. Alcune di queste furono prese dopo la ricezione delle informazioni meteorologiche relative ai wind shear, prodotti dal fronte sopra l'aeroporto, accompagnato da un'intensa variazione dei parametri del vento e da forti piogge sulla pista stessa. * L'11 giugno 2018, un Airbus A340-300, marche D-AIFA, veniva rimorchiato all'aeroporto di Francoforte, in Germania, quando scoppiò un incendio nel veicolo che lo stava trainando. L'aereo subì danni sostanziali al muso e alla sezione della cabina di pilotaggio. Dieci membri del personale dell'aeroporto, composto da personale di terra e soccorritori, riportarono ferite lievi a causa dell'inalazione di fumo. L'A340, ormai danneggiato irreparabilmente, venne ritirato dal servizio.
La vita, l'universo e tutto quanto
'''''La vita, l'universo e tutto quanto''''' è un romanzo di fantascienza umoristica del 1982 scritto da Douglas Adams, terzo libro della serie della ''Guida galattica per gli autostoppisti''.
Arthur Dent vaga impazzito sulla Terra preistorica, dove era naufragato al termine del precedente romanzo insieme al suo amico Ford Prefect. Ad un certo punto inseguendo la visione di un divano che cammina si ritrova ai nostri giorni nel bel mezzo di una partita di cricket. Mentre la partita è al culmine un'astronave atterra sul campo ed un esercito di robot assale i giocatori. Da questa introduzione si dipana una storia che porterà i protagonisti sulle tracce della ''Porta Wikkit'', un congegno che era stato messo anticamente in opera per suggellare la fine delle ''Guerre di Krikkit'', un pianeta arretrato dove l'improvvisa apparizione di una astronave (che risulterà poi essere finta) aveva scatenato una reazione xenofoba negli abitanti i quali si erano quindi lanciati in una guerra senza quartiere per distruggere tutte le altre forme di vita dell'Universo. Alla fine si scopre che all'origine di tutto c'era Hactar, un antico computer frustrato dal fatto di non aver obbedito all'ordine che i suoi antichi padroni, i demoniazzi dilastici, gli avevano impartito. Arthur e compagni riescono a far desistere gli abitanti di Krikkit dal loro progetto e salvano così la galassia. Sul finale torna il tema della risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto, quando i protagonisti incontrano e salvano Prak, un uomo che, per essere stato sottoposto ad una dose eccessiva di siero della verità durante un processo conosce "solo la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità". La rivelazione di Prak ad Arthur è che domanda e risposta non possono convivere nello stesso universo. Prak rivela però che il senso della vita e la verità assoluta possono essere trovati nel cosiddetto Messaggio Finale di Dio al Creato, il messaggio che, secondo Prak, Dio ha lasciato agli esseri viventi prima di scomparire. Arthur decide quindi di partire per leggere questo Messaggio. * * * * * ''Guida galattica per gli autostoppisti'', Urania N. 843, 1980 (''The Hitchhiker's Guide to the Galaxy'', 1979). * ''Ristorante al termine dell'Universo'', Urania N. 968, 1984 (''The Restaurant at the End of the Universe'', 1980). * ''La vita, l'universo e tutto quanto'', Urania N. 973, 1984 (''Life, the Universe and Everything'', 1982). * ''Addio, e grazie per tutto il pesce'', Urania N. 1028, 1986 (''So Long, and Thanks for All the Fish'', 1984). * ''Praticamente innocuo'', Urania N. 1209 (''Mostly Harmless'', 1992). * ''E un'altra cosa...'', Strade Blu, 2010 (''And An Other Thing...'', 2009).
Lipogramma
Un '''lipogramma''' è costituito da un testo in cui non può essere usata una determinata lettera. In pratica, si prende un testo normale e lo si riscrive sostituendo ogni parola che contiene la lettera ''proibita'' con un suo sinonimo che non la contiene.
Sono da ricordare gli esempi di Nestore di Laranda (III secolo d.C.) e Trifiodoro (III secolo d.C.), che rielaborarono, in forma di lipogramma, rispettivamente l'Iliade e l'Odissea. Ad essi va aggiunto il grammatico Fabio Planciade Fulgenzio (V-VI secolo d.C.), autore di un ''De aetatibus mundi et hominis''. In ogni canto non veniva usata la lettera corrispondente nell'ordine alfabetico. Lo scrittore Georges Perec (membro dell'OuLiPo) è riuscito a scrivere un intero romanzo, ''La scomparsa'' (''La Disparition''), senza mai usare la lettera ''"e"''. Ad esso ha fatto seguito un secondo lipogramma, in forma di specchio del precedente, intitolato ''Le ripetizioni'' (''Les revenentes''), nel quale lo scrittore utilizza come unica vocale, in tutto il testo, proprio la lettera ''"e"''. Si tratta dunque di un lipogramma, o una sua variante (vedi oltre), in ''"a"'', ''"i"'', ''"o"'', ''"u"'' ed ''"y"'' (anche quest'ultima lettera rientrante tra le vocali in francese). Umberto Eco, ne ''Il secondo diario minimo'' (Bompiani, 1992), propone "Undici nuove danze per Montale". Partendo dalla poesia di Montale ''Addio, fischi nel buio, cenni, tosse'', crea undici varianti che escludono via via le vocali. Le ultime due varianti (quella in "solo U" e quella "Pangramma eteroletterale (vengono usate una sola volta tutte le 26 lettere dell'alfabeto)" sono spiegate e completate da chiose. Lo scrittore statunitense Mark Dunn ha pubblicato un romanzo in lipogrammi progressivi intitolato ''Ella Minnow Pea'' (in italiano: "Lettere. Fiaba epistolare in lipogrammi progressivi". Traduzione a cura di Daniele Petruccioli). Man mano che il racconto procede, l'autore smette di utilizzare una ad una le lettere dell'alfabeto, fino a giungere ad interi capitoli scritti utilizzandone solo tre o quattro. La storia "Sfida a Topolinia", scritta da Tito Faraci e disegnata da Giorgio Cavazzano, non contiene mai la lettera "E". Pubblicata originariamente su Topolino 2174, era accompagnata da un concorso in cui si chiedeva ai lettori di scoprire cosa mancasse nella storia. Paolo Albani ha composto il primo libro lipogrammato in "a", cioè interamente scritto senza usare la lettera "a", in Italia pubblicato nelle edizioni Oplepo nel 2021, intitolato ''Foglietti di bordo (giugno-dicembre 20**)''. È stato sperimentato il lipogramma anche in musica nella ''Canzone senza R'', scritta da Stefano Calabrese nel 1997. Il testo scherza proprio sulla lettera R che non viene mai pronunciata salvo nell'intenzionale "Urrà!" finale. L'inciso del brano è una chiara dedica a chi ha la caratteristica del rotacismo: Oltre ai lipogrammi ''ufficiali'' si possono includere quindi nella categoria anche altri testi con vincoli (in questo caso lipogrammi solo per estensione). Ad esempio, un testo monovocalico, cioè in cui si usa un'unica vocale (come nell'esempio, già visto, di ''Perec'') è, in pratica, un lipogramma su più lettere, cioè un testo in cui non si possano usare tutte le altre vocali. Un esempio di testo monovocalico in ''"o"'' (lipogramma in ''"a"'', ''"e"'', ''"i"'' ed ''"u"'') può venire dal seguente testo, ''Sfogo d'orco''.
Poliziesco
Il '''poliziesco''' è il genere, non solo letterario, che con il ''giallo'' più si è identificato nel corso degli anni, infatti negli altri sottogeneri o derivati del ''giallo'' , il racconto delle indagini svolte non ha la stessa importanza fondamentale che ha nel ''poliziesco'', dove invece quasi tutto è imperniato su questo elemento. Questo ampio genere letterario viene indicato in lingua inglese con il termine ''detective fiction'', per evidenziare la presenza nel racconto di uno o più investigatori che svolgono un'indagine su un crimine.
Gli elementi principali che contraddistinguono il ''poliziesco'' sono: * un delitto (di qualsiasi natura) compiuto o in corso * uno o più investigatori * le indagini sul crimine svolte con sistemi scientifici * lo scioglimento finale dell'intreccio Di norma la storia ''poliziesca'' narrata si conclude nel momento in cui terminano le indagini sul crimine. Il genere ''poliziesco'' non raccoglie solo i romanzi in cui le indagini sono condotte direttamente dalla polizia, o da un investigatore "dilettante" che adotta i sistemi tipici della polizia, ma anche quelli in cui la vicenda è rappresentata come sfida alle forze dell'ordine. In ambito anglosassone ci si riferisce a questo particolare ed ampio sottogenere del ''giallo'' con il termine ''detective fiction'' o ''detective story''. Proprio perché racconti d'indagine con metodi di polizia, anche molti romanzi del sottogenere deduttivo possono quindi essere classificati come ''polizieschi''. Volendo applicare una suddivisione netta fra i sottogeneri del ''giallo'', appartengono al filone del ''poliziesco'' tutte le storie d'indagine con un antefatto delittuoso e con un'attività di ricerca per scoprirne l'autore, ed in particolare: * giallo deduttivo * ''hard boiled'' * noir * ''police procedural'' Esistono altre possibili classificazioni del genere poliziesco, fra queste quella fornita dal critico bulgaro Cvetan Todorov, per il quale nella ''detective fiction'' esistono 3 principali sottogeneri fra loro correlati: * ''Whodunit'' (il classico giallo deduttivo) * ''Thriller'' * ''Suspense'' Secondo Todorov a partire dalle regole del giallo deduttivo è possibile definire le caratteristiche del genere ''detective fiction'', dato che sia il ''thriller'' sia il ''suspense'' sono sottogeneri derivati dal ''whodunit''. Il ''whodunit'' presenta due storie, la storia di un crimine e la storia di un'indagine, e queste due storie - nella forma più pura di giallo deduttivo - non hanno nulla in comune: dove finisce la prima inizia la seconda. === Le origini === Essendo il ''poliziesco'' il primo e più antico fra i sottogeneri del ''giallo'', la storia del ''poliziesco'' in gran parte coincide con la storia del giallo. Facsimile del manoscritto originale di Edgar Allan Poe ''I delitti della Rue Morgue'', in cui appare per la prima volta C. Auguste Dupin Al di fuori della letteratura occidentale esiste anche un'antica tradizione cinese di ''detective stories'' che comprende i romanzi ''Bao Gong An'' (in cinese 包公案) e ''Di Gong An'' (in cinese 狄公案) del XVIII secolo. Il secondo dei due è stato tradotto in inglese dal sinologo olandese Robert van Gulik, che riutilizzò in seguito anche lo stile ed i personaggi per scrivere una serie originale di romanzi con protagonista il giudice Dee. L'investigatore in questi romanzi è un giudice o un altro pubblico ufficiale basato comunque su un personaggio storico, quali ad esempio il giudice Bao (Bao Qingtian) o il giudice Dee (Di Renjie). Sebbene i personaggi storici sono vissuti in periodi precedenti (ad esempio durante i periodi delle dinastie Song o Tang) i romanzi sono spesso ambientati durante i successivi periodi Ming o Qing. Nel 1557 viene pubblicata a Venezia la traduzione di Cristoforo Armeno in italiano di un testo in lingua persiana, ''Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del re di Serendippo'', un racconto che presenta alcuni elementi tipici del poliziesco e che a sua volta ispirò Voltaire per il racconto ''Il cane e il cavallo'' contenuto in ''Zadig'' del 1748. Elementi che apparterranno al ''poliziesco'' si ritrovano anche nei romanzi gotici, genere molto in voga fra XVIII e XIX secolo. Risale alla fine del XVIII secolo il romanzo ''Caleb Williams'' (''Things as They Are or The Adventures of Caleb Williams'', 1794) dell'inglese William Godwin (1756-1836) che, sebbene non sia un poliziesco in senso moderno, presenta numerosi temi ricorrenti del genere: il delitto non spiegato, la fuga e l'inseguimento, l'indagine su basi psicologiche ed un epilogo a sorpresa. Uno dei più vicini precursori di Poe può essere considerato l'inglese Edward Bulwer-Lytton (1803-1873), che introduce nelle trame di alcuni dei suoi romanzi (ad esempio ''Pelham: or The Adventures of a Gentleman'' del 1828, ''The Disowned'' del 1829, ''Paul Clifford'' del 1830 e ''Eugene Aram'' del 1832) misteri da risolvere e criminali. === L'Ottocento === Sebbene il norvegese Maurits Hansen abbia scritto nel 1839 ''Mordet på Maskinbygger Rolfsen'' (''L'assassinio del motorista Rolfsen''), romanzo dalla struttura poliziesca che può essere considerato la prima ''detective story'', l'origine ufficiale del genere tradizionalmente viene fatta coincidere con il racconto del 1841 ''I delitti della Rue Morgue'' di Edgar Allan Poe. In questo e nei successivi racconti ''Il mistero di Marie Roget'' e ''La lettera rubata'' il protagonista è Auguste Dupin, il primo vero investigatore della storia della letteratura che diventerà l'archetipo per tutti i futuri investigatori della storia del giallo. Ispirati dallo ''Zadig'' di Voltaire e dalle memorie di Eugène-François Vidocq, i racconti con Auguste Dupin segnano l'inizio della storia del giallo deduttivo, che per circa un secolo è stato il genere poliziesco di maggior successo, in particolare fra il 1920 ed il 1940, epoca chiamata in seguito ''Età d'oro del giallo''. Charles Dickens,autore de ''Il mistero di Edwin Drood'' Altri esempi di indagini e situazioni tipiche del poliziesco si ritrovano nei romanzi degli autori inglesi Charles Dickens, soprattutto in ''Casa Desolata'' del 1853 ed ''Il mistero di Edwin Drood'' del 1870, rimasto incompiuto, e Wilkie Collins, in particolare ''La donna in bianco'' del 1859 e ''La pietra di Luna'' del 1868. Il nuovo genere si diffonde negli stessi anni anche al di fuori dell'ambito anglosassone: l'italiano Francesco Mastriani nel 1852 pubblicò a puntate il romanzo d'appendice ''Il mio cadavere'', in cui compare la figura di un medico investigatore, il dottor Weiss; in Francia con i romanzi di Émile Gaboriau (fra cui ''L'affare Lerouge'' del 1863 ed ''Il dramma d'Orcival'' del 1867) e nei quali indaga Lecocq, poliziotto della ''Sûreté'', creato anch'egli sul calco di Dupin. Anche nella letteratura russa si trovano esempi di poliziesco in senso lato, si pensi ad esempio al romanzo ''Delitto e castigo'' di Fëdor Dostoevskij che, pur non essendo in sé un vero e proprio giallo, contiene tuttavia al suo interno una vera e propria indagine poliziesca intorno al delitto perpetrato. Famosa per essere stata una delle più prolifiche autrici di romanzi gialli, ma anche una delle prime autrici di romanzi gialli nella seconda metà dell'Ottocento, nonché fra le prime a descrivere le vicende dal punto di vista dell'investigatore, è stata la scrittrice irlandese, naturalizzata australiana, Mary Fortune. Alla fine dell XIX secolo la popolarità del poliziesco continua a crescere, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti dove, accanto ai romanzi di Anna Katharine Green fra cui ''Il caso Leavenworth'' del 1878, viene pubblicato nel 1886 ''The Old Detective's Pupil'' il primo dei romanzi dedicati al detective ''Nick Carter'', un ''giallo'' che dà inizio a una serie molto popolare al limite della mercificazione ed opera di numerosi autori che adoperavano lo pseudonimo comune di ''Nicholas Carter''. Evento fondamentale e momento di svolta nella storia del poliziesco è la creazione nel 1887 da parte di Arthur Conan Doyle di Sherlock Holmes, il più famoso fra gli investigatori della letteratura, una figura "mitica" che ha superato i limiti del genere ''giallo''. Sherlock Holmes, per il suo immediato e duraturo successo, si impone come modello di investigazione per tutti gli altri autori di polizieschi negli anni seguenti: ad esempio fra i più celebri epigoni di Holmes ci sono Hercule Poirot (il primo romanzo è del 1920), Philo Vance (1926), Ellery Queen (1929) e Nero Wolfe (1934). Qualche anno dopo viene pubblicato con enorme successo in Gran Bretagna ''Il grande mistero di Bow'' (''The Big Bow Mystery'', 1891) un romanzo di Israel Zangwill che rappresenta una pietra miliare nella storia del poliziesco, dato che probabilmente è il primo vero ''mistero della camera chiusa'', ossia un delitto apparentemente insolubile compiuto all'interno di una camera trovata chiusa. Questo particolare genere di enigma diverrà molto popolare nei decenni seguenti durante l'epoca d'oro del ''giallo classico'', soprattutto grazie alle storie di John Dickson Carr (''Le tre bare'' del 1935), Anthony Boucher (''Tre volte sette'' del 1937) e Clayton Rawson (''Morte dal cappello a cilindro'' del 1938). === Il Novecento === Il nuovo secolo inizia con lo straordinario e duraturo successo, prima in Gran Bretagna poi nel resto del mondo, ottenuto delle storie poliziesche di Edgar Wallace (1875-1932), a partire dal primo romanzo ''I quattro giusti'' (''The Four Just Men'' del 1905), che per alcuni aspetti può essere considerato il prototipo del moderno ''thriller''. I polizieschi di Wallace non rispettano alla lettera le regole e gli schemi fissati da Conan Doyle, dato che in essi alla narrazione dell'investigazione si mescolano elementi appartenenti a generi differenti, quali l'avventura ed il feuilleton. Locandina del primo film dedicato a Fantômas, il genio del male Non c'è solo Wallace a portare diverse novità nel genere, fra i numerosi scrittori attivi in questo periodo ci sono Richard Austin Freeman (1862-1943), con le storie del dottor Thorndyke (il primo romanzo è ''L'impronta scarlatta'' del 1907), campione di detection scientifica; lo statunitense Jacques Futrelle con il suo investigatore il professor Augustus F.X. Van Dusen, alias ''la macchina pensante'', (''The Thinking Machine'', titolo della raccolta di racconti, è del 1907); Mary Roberts Rinehart (1876-1958), prima autrice di gialli psicologici (famoso il suo ''La scala a chiocciola'' del 1908); ed il francese Gaston Leroux (1868-1927), creatore del giornalista-detective Rouletabille (esordio letterario ''Il mistero della camera gialla'' del 1908) e autore anche del celeberrimo ''Il fantasma dell'Opera'' (1911), romanzo che si spinge ben oltre i confini del poliziesco. Sempre in Francia negli stessi anni fa la sua comparsa Arsène Lupin, il ''ladro-gentiluomo'', quasi un alter ego di Sherlock Holmes ed esattamente come lui destinato a rimanere nell'immaginario collettivo. Lupin, creato nel 1905 da Maurice Leblanc (1864-1941), ed ancora legato alla tradizione del feuilletton, nel corso dei successivi decenni apparirà in numorosi racconti, romanzi ed opere teatrali; le sue avventure proseguiranno anche dopo la morte di Leblanc grazie ad altri scrittori (fra cui la coppia Pierre Boileau e Thomas Narcejac) e passeranno anche al cinema, alla televisione ed ai fumetti. Strettamente legato a Lupin ed alle sue atmosfere è Fantômas, il genio del male creato dalla coppia M. Allain e P. Souvestre ed apparso per la prima volta nell'omonimo romanzo nel 1911. Altro scrittore fondamentale dell'"epoca eroica" del poliziesco è l'inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), autore dell'articolo ''Difesa del romanzo poliziesco'', all'interno del saggio ''The Defendant'' (1901), del romanzo ''L'uomo che fu Giovedì'' (1907) e di una serie di antologie di racconti dedicati al mite Padre Brown, prete cattolico e detective dilettante che si affida più all'intuizione che alla deduzione sherlockiana per risolvere i casi. L'opera di Chesterton, importante al di là dei confini di genere, fu ammirata da numerosi intellettuali fra cui Jorge Luis Borges, Ernest Hemingway, Graham Greene e Franz Kafka. Da ricordare per l'originalità della trama è il romanzo ''La vedova del miliardario'' (''Trent's Last Case'', 1913) di Edmund Clerihew Bentley (1875-1956). === L'età d'oro del giallo classico (1920-1940) === Nel periodo compreso fra le due guerre mondiali (1920-40), il genere di storie poliziesche più popolari (principalmente nei paesi anglosassoni, ma anche nel resto del mondo) era una ''detective story'' nella quale un investigatore - di solito, ma non sempre, un dilettante esterno alla polizia - conduce delle indagini su un delitto avvenuto in circostanze misteriose in un ambiente "chiuso", delitto presumibilmente commesso da qualcuno appartenente ad un numero limitato di sospetti. Tale genere di storia poliziesca è nota come ''giallo classico'' (o ''giallo deduttivo'', ''whodunnit'' in inglese). Nel ''giallo classico'' di solito lo scrittore narra la storia dal punto di vista di un testimone degli eventi che non riesce a seguire i percorsi logici e deduttivi dell'investigatore alle prese col mistero, conducendo così in valutazioni errate il lettore, il quale alla fine della storia sarà inevitabilmente sorpreso dalla spiegazione dei dettagli del delitto. Benché anche le storie di Sherlock Holmes e dei suoi immediati epigoni si possano catalogare come ''gialli deduttivi'', il termine più propriamente si riferisce alle storie del cosiddetto ''periodo d'oro'', storie presentate anche come sfida intellettuale fra scrittore e lettore e per le quali valevano quindi un insieme di regole da rispettare (fra queste ci sono il ''Decalogo'' di Ronald Knox e le ''Venti regole per scrivere romanzi polizieschi'' di S. S. Van Dine). Frederic Dannay (uno dei due autori che si firmavano Ellery Queen) e lo scrittore James Yaffe (a destra) in una foto del 1943 Figura principale di questo ''periodo d'oro'' e del ''giallo classico'' in generale è Agatha Christie (1890-1976), detta ''la regina del giallo'', inesauribile creatrice di romanzi-enigma che continuano a riscuotere, a distanza di numerosi anni dalla pubblicazione, grande successo in tutto il mondo. La sua attività letteraria inizia nel 1920 con il romanzo ''Poirot a Styles Court'', prima indagine di Hercule Poirot, ispettore di polizia belga in pensione ed investigatore dalle formidabili capacità deduttive. Negli anni seguenti la Christie crea altri famosi ''detective'', fra cui l'anziana Miss Marple (''La morte nel villaggio'' del 1930) e la coppia Tommy e Tuppence (''Avversario segreto'' del 1922, un mix fra ''spy-story'' e poliziesco), personaggi che ritorneranno regolarmente nel corso dei decenni a venire. Alcune storie della Christie non prevedono la presenza di un ''detective'' tradizionale e si concentrano sul mistero, fra queste da ricordare il celeberrimo ''Dieci piccoli indiani'' del 1940, probabilmente il primo romanzo che tratta di omicidi in serie. Il 1920 è anche l'anno dell'esordio letterario di un altro grande autore britannico del ''periodo d'oro'', vale a dire l'irlandese Freeman Wills Crofts (1879-1957), che pubblica ''I tre segugi'', un poliziesco che non punta a stupire il lettore con colpi di scena e con le qualità deduttive del detective, e che invece propone un'indagine attenta e meticolosa. Accanto alla Christie si affermano numerose altre scrittrici di polizieschi di provenienza britannica, fra cui Dorothy L. Sayers (1893-1957), creatrice dell'aristocratico Lord Peter Wimsey (''Peter Wimsey e il cadavere sconosciuto'' del 1923), Ngaio Marsh (1895-1982), Margery Allingham (1904-1966), Georgette Heyer (1902-1974) e Josephine Tey (1896-1952). Negli Stati Uniti fa il suo esordio letterario Mignon G. Eberhart (1899-1996), autrice in sessanta anni di numerosi polizieschi basati sul tema ricorrente della "eroina in pericolo" (primo romanzo ''Patient in Room 18'' del 1929). Il giallo enigma riscuote enorme successo anche negli Stati Uniti: nel 1926 appare ''La strana morte del signor Benson'' (''The Benson Murder Case''), prima indagine del raffinato Philo Vance; tre anni dopo esordisce Ellery Queen, nel doppio ruolo di scrittore ed investigatore. Il personaggio Ellery Queen, inizialmente presentato dai suoi autori quasi come un ''alter ego'' di Philo Vance - nel romanzo ''La poltrona n. 30'' (''The Roman Hat Mystery'', 1929) e nei successivi scritti negli anni '30 - nel corso degli anni acquisirà un suo carattere originale. Un altro fondamentale autore statunitense di nascita ed inglese di adozione è John Dickson Carr (1906-1977). Carr, creatore di Gideon Fell (''Il cantuccio della strega'', 1933) e Sir Henry Merrivale (''La casa stregata'', 1934) ed autore anche di gialli storici, dedicò tutta la sua attività letteraria ad ideare sempre nuove ed ingegnose soluzioni al problema del ''delitto impossibile''. === La scuola ''hard boiled'' === Negli Stati Uniti verso la fine degli anni venti del Novecento, il periodo della ''grande depressione'' e del proibizionismo, il periodo di Al Capone e dei ''gangster'', hanno grande successo le cosiddette riviste ''pulp'', fra cui la celebre ''Black Mask''. Le riviste ''pulp'' pubblicano storie "semplici" e violente, non ci sono enigmi impossibili ma storie di crimini, criminali e poliziotti che usano quasi gli stessi sistemi. Da queste storie e dalle loro atmosfere trae origine la grande svolta letteraria nel poliziesco con l'avvento del genere ''hard boiled'', grazie ad autori come Dashiell Hammett (1894-1961), Raymond Chandler (1888-1959), Jonathan Latimer (1906-1983), Ross Macdonald (1915-1983) e Mickey Spillane (1918-2006). Hammett, egli stesso ''detective'' dell'Agenzia Pinkerton e già autore di racconti per ''Black Mask'', nel 1929 scrive il romanzo ''Piombo e sangue'', dove il protagonista è Continental Op, un investigatore privato (un ''private eye''), alle prese sì con un delitto, ma che deve confrontarsi soprattutto con un ambiente di criminali, mentre nel 1930 esce ''Il falcone maltese'', prima avventura del personaggio più celebre di Hammett, il detective privato Sam Spade. Il grande continuatore dell'opera di Hammett è Raymond Chandler, anch'egli scrittore per ''Black Mask'' ed autore di pochi ma fondamentali romanzi, fra cui ''Il grande sonno'' (1939), ''Addio mia amata'' (1940) ed ''Il lungo addio'' (1953). Rispetto ad Hammett, lo stile di Chandler è più raffinato e misurato e l'atmosfera delle sue storie ha un fondo di malinconia che si adatta benissimo al carattere di Philip Marlowe, l'investigatore solitario e disincantato protagonista dei suoi romanzi. La scuola ''hard boiled'' riscuote successo anche al di fuori degli Stati Uniti, e ciò porta anche autori formatisi lontano dall'ambiente americano ad adottare per le proprie storie quello stile: un esempio è il britannico James Hadley Chase (1906-1985) che in più di quaranta anni di carriera letteraria - cominciata con il celebre ''Niente orchidee per miss Blandish'' (''No Orchids For Miss Blandish'') del 1939 - descrive crimini e criminali di un'America violenta mai conosciuta di persona. Anche un "autore classico" come Ellery Queen, a partire dagli anni sessanta, per adeguarsi alla nuova tendenza ed ai mutati gusti dei lettori, inizia a pubblicare un gran numero di romanzi ''hard boiled'', in realtà scritti da altri autori. Una voce nuova ed originale nel panorama poliziesco è stata quella dello statunitense Donald E. Westlake (1933-2008), anch'egli legato alla scuola ''hard boiled'', sceneggiatore e autore sia di polizieschi violenti narrati dalla parte del criminale (''Anonima carogne'' del 1962, primo romanzo del lungo ciclo dedicato al rapinatore Parker, firmato da Westlake con lo pseudonimo Richard Stark) sia di gialli più leggeri e ricchi di umorismo (''Ma chi ha rapito Sassi Manoon?'' del 1968, ''Gli ineffabili cinque'' del 1970 e ''La danza degli aztechi'' del 1975). Appartengono al classico ''hard boiled'' anche le indagini dello scalcinato detective privato Toby Peters, apparso per la prima volta nel 1977 nel romanzo ''Una pallottola per Erroll Flynn'' dello scrittore statunitense Stuart M. Kaminsky (1934-2009). I 24 romanzi con Toby Peters sono ambientati nella Los Angeles anni quaranta ed ogni indagine coinvolge uno o più personaggi famosi dell'epoca d'oro del cinema hollywoodiano. === Noir e Police procedural === Le storie, il linguaggio e lo stile della scuola ''hard boiled'', la ''scuola dei duri'', portano a una svolta nella storia del poliziesco che tutti i nuovi autori, anche quelli più legati al genere ''deduttivo'', terranno presente. Ad esempio i romanzi gialli di impianto classico dello scrittore statunitense Rex Stout (1886-1975), scritti nell'arco di quaranta anni fra il 1934 (''La traccia del serpente'') ed il 1975 (''Nero Wolfe apre la porta al delitto''), raccontano le brillanti indagini del corpulento ed ironico Nero Wolfe, investigatore privato assolutamente ''sui generis''. Nero Wolfe svolge le sue indagini su delitti meno complicati di quelli raccontati ad esempio nei romanzi di S.S. Van Dine o di Ellery Queen e si avvale del fondamentale aiuto di Archie Goodwin, personaggio che riprende per alcuni aspetti la figura del ''detective'' delle storie ''hard boiled''. Cornell Woolrich (1903-1968)Direzione completamente diversa è invece quella scelta da Cornell Woolrich (1903-1968), anch'egli autore per le riviste ''pulp'' fin dal 1934 (''Death Sits in a Dentist's Chair'' per ''Detective Fiction Weekly''). Nelle sue opere Woolrich utilizza in maniera molto personale sia spunti ''hard boiled'' sia elementi più ''classici'' per creare un nuovo genere, detto in seguito ''noir'', nel quale dominano i temi angosciosi della morte, dell'uomo solo nella metropoli e dell'amore impossibile (fra i suoi romanzi sono da ricordare ''La sposa era in nero'' del 1940 e ''Vertigine senza fine'' del 1947). Il poliziesco nel periodo tra le due guerre mondiali parla generalmente in inglese, anche se esistono delle importanti eccezioni che provengono dal piccolo Belgio, vale a dire Stanislas-André Steeman (1908-1970) e, soprattutto, Georges Simenon (1903-1989), il creatore del commissario Maigret (il primo romanzo è ''Pietro il Lettone'' del 1931), poliziotto caratterizzato da uno stile diverso da quello dei colleghi anglosassoni e che adotta metodi di indagine originali, basati sull'istinto, sull'intuito e sull'analisi psicologica dei sospetti, piuttosto che sullo studio degli indizi e sulle deduzioni logiche, come è "norma" nel ''giallo classico''. La fine della seconda guerra mondiale porta altre novità nel ''poliziesco'', una fra le più importanti è il ''police procedural'', filone iniziato ufficialmente nel 1945 con ''V as in Victim'' di Lawrence Treat e portato al grande successo dall'italo-americano Ed McBain (1926-2005) con il ciclo dedicato alle indagini dell''87º Distretto'' (primo romanzo ''L'assassino ha lasciato la firma'' del 1956). Il ''police procedural'' ha come obiettivo di mettere in evidenza i reali metodi di indagine della polizia e mette in grande risalto il lavoro di squadra piuttosto che l'abilità e le doti eccezionali di un singolo investigatore. McBain non è solo l'autore dell''87º Distretto'': nel corso della sua lunga carriera scrive anche numerosi romanzi ''hard boiled'', fra cui ''Bocche di fuoco'' del 1976 e ''L'altra parte della città'' del 1989, e una nuova serie dedicata all'avvocato Matthew Hope, iniziata con ''L'altra donna'' (''Goldilocks'') del 1978. Un grande successo internazionale ha ottenuto lo statunitense James Ellroy (1948) le cui opere non possono essere catalogate con una semplice etichetta: a partire da ''Prega detective'' del 1981 per arrivare ad ''American Tabloid'' (1995) ed alla cosiddetta ''tetralogia di Los Angeles'' (1987-1992) Ellroy non solo racconta storie di criminali e poliziotti, ma si propone di rileggere la storia americana attraverso questi fatti. === Il thriller ed il giallo storico === Nel secondo dopoguerra continua a crescere la popolarità del genere poliziesco anche al di là dei confini dei paesi anglo-sassoni: fanno il loro esordio nuovi scrittori le cui opere appartengono sia al genere tradizionale (classico deduttivo oppure ''hard-boiled''), sia a generi considerati più moderni, come il ''thriller'' (dall'inglese ''to thrill'', rabbrividire) connotato da una particolare carica di tensione. Del 1962 è la prima avventura (''Copritele il volto'') dell'ispettore Adam Dalgliesh della scrittrice britannica P. D. James (1920-2014). Dalgliesh è una figura di poliziotto lontano dagli stereotipi del genere: nella finzione letteraria si presenta come un uomo dai modi gentili e dotato di grande sensibilità, oltre che famoso autore di numerosi volumi di poesie. Abbastanza simile al personaggio dell'ispettore Dalgliesh è la figura dell'ispettore Morse di Colin Dexter (1930), anch'egli britannico, la cui prima indagine, ''L'ultima corsa per Woodstock'', è del 1975. Le storie di entrambi i detective sono state in seguito adattate in ''serial'' per la televisione. Negli Stati Uniti le scuole ''hard-boiled'' e ''police-procedural'' si rinnovano passando attraverso le opere di Bill Pronzini (1943) - creatore del detective ''Senzanome'', le storie di Matt Scudder scritte da Lawrence Block (1938), i polizieschi di Tony Hillerman (1925-2008), che aggiunge il tema ''etnico'' ai suoi romanzi nei quali indagano poliziotti appartenenti alla ''Navajo Tribal Police'' e i romanzi di Michael Connelly (1956) - creatore del detective Harry Bosch - la cui opera trae ispirazione anche da Raymond Chandler e Ross Macdonald. Una svolta più radicale nel poliziesco americano la portano James Crumley (1939-2008) ed Edward Bunker (1933-2005). Crumley scrive ''hard-boiled'' estremamente violenti, fra cui il memorabile ''L'ultimo vero bacio'' del 1978, mentre il poliedrico Bunker, scrittore, attore e produttore cinematografico, porta il suo passato di criminale e la sua esperienza in carcere nei suoi romanzi (''Come una bestia feroce'' del 1973 e ''Animal Factory'' del 1977). Anche i polizieschi di Joe R. Lansdale, autore del ciclo di ''Hap & Leonard'' iniziato con ''Una stagione selvaggia'' del 1990, si discostano dalle strutture convenzionali, trattando anche argomenti inattesi, quali ad esempio la pedofilia e l'omosessualità. L'opera di Landsale si caratterizza per la presenza di crude descrizioni della realtà del Texas, però gli aspetti violenti, macabri e assurdi sono mitigati dall'umorismo. L'ampio successo in termini di vendite e popolarità ottenuto dal ''thriller'', un genere derivato dal poliziesco ma che non limita le sue ambientazioni alle storie prettamente di indagini, si riflette nei nuovi filoni del ''giallo'' letterario, fra cui il ''legal thriller'' (''Il socio'' del 1991 di John Grisham) e le storie sui delitti dei ''serial killer'' (da ricordare ''Il silenzio degli innocenti'' del 1988 di Thomas Harris ed ''Il collezionista di ossa'' del 1997 di Jeffery Deaver). A partire dagli anni 70 del XX secolo si è affermato ed è divenuto popolare il giallo storico, una variante del giallo di impianto classico, caratterizzata da un'ambientazione storica. Fra i numerosi autori che hanno pubblicato con successo gialli storici si ricordano Ellis Peters (1913-1995), Paul Doherty (1946) e Steven Saylor (1956). Tra gli autori più recenti va ricordata Anne Perry (1938), autrice di due serie di gialli storici ambientati nella Londra della seconda metà del XIX secolo, una dedicata all'ispettore Thomas Pitt (primo romanzo ''Il boia di Cater Street'' del 1979), l'altra all'ispettore William Monk (primo romanzo ''Il volto di uno sconosciuto'' del 1990). ===Il poliziesco in Italia=== Come già detto a proposito delle origini del genere, l'esempio più antico nella letteratura in italiano di un racconto con elementi di poliziesco (in senso lato) può essere considerato ''Peregrinaggio di tre giovani figliuoli del re di Serendippo'', raccolta di novelle in persiano tradotta da Cristoforo Armeno e pubblicata a Venezia nel 1557. Un altro romanzo precursore del poliziesco è ''Il mio cadavere'' di Francesco Mastriani, pubblicato nel 1853 dall'editore Rossi di Genova. Ma il primo vero romanzo poliziesco in Italia è il romanzo ''Il cappello del prete'' (1887) del milanese Emilio De Marchi (1851-1901), una ''storia delittuosa'' ambientata a Napoli e caratterizzata anche dal punto di vista psicologico. Rimasto in ombra nei successivi decenni, il giallo italiano ritrova nuova linfa grazie ai romanzi di Augusto De Angelis (1888-1944), creatore del commissario De Vincenzi della ''Squadra mobile'' (''Il banchiere assassinato'', 1935). Le storie del commissario De Vincenzi, ''alter ego'' italiano del commissario Maigret, non ebbero grande successo, anche per l'ostilità del regime fascista al genere giallo, considerato un prodotto della cultura anglo-sassone. Finalità propagandistiche e di ordine pubblico spinsero infatti il regime fascista a far "scomparire" il crimine dalle cronache dei giornali e dalla letteratura, tanto che nel 1943 si arrivò addirittura ad imporre il sequestro in Italia di "tutti i romanzi gialli in qualunque tempo stampati e ovunque esistenti in vendita", con la chiusura anche della famosa collana dei gialli Arnoldo Mondadori Editore, visti con sospetto come una sorta di istigazione a sovvertire l'ordine costituito, e perché in contrasto con l'immagine positiva e integra della società italiana che il regime intendeva veicolare. Scritto subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, il romanzo ''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana'' (prima pubblicazione nel 1946, in volume nel 1957) di Carlo Emilio Gadda (1893-1973) è un poliziesco "sperimentale" che va al di là dei confini del genere: adoperando un linguaggio originale che mescola elementi dialettali e lingua colta, Gadda si serve del giallo come strumento per ritrarre la Roma del periodo fascista. Ricorre alla tecnica del giallo anche il siciliano Leonardo Sciascia (1921-1989), che a partire dagli anni sessanta scrive numerosi romanzi polizieschi (fra cui ''Il giorno della civetta'' del 1960 e ''A ciascuno il suo'' del 1966). Nei "gialli" di Sciascia la verità non è mai semplice come sembra all'apparenza e la soluzione dell'enigma non ha una funzione consolatoria, come avviene quasi sempre nei gialli classici della tradizione e nel lettore rimane la sensazione di una "giustizia tradita". Il primo autore italiano ad ottenere riconoscimenti anche al di là dei confini nazionali è stato Giorgio Scerbanenco (1911-1969), il cui esordio nel genere risale al 1940 con il romanzo ''Sei giorni di preavviso'', primo di una serie di cinque romanzi dedicati ad Arthur Jelling, archivista della polizia di Boston. Il grande successo di Scerbanenco si deve ai romanzi dedicati a Duca Lamberti, il primo dei quali è ''Venere privata'' del 1966. Del 1978 è il romanzo ''Il caso Kodra'' scritto da Renato Olivieri che apre la saga del commissario Ambrosio (portato sullo schermo da Ugo Tognazzi nel celebre film ''I giorni del commissario Ambrosio'' diretto da Sergio Corbucci). Caratteristiche di questi romanzi sono il linguaggio scarno ed immediato, le malinconiche atmosfere milanesi e l'originale figura del personaggio principale, un poliziotto anch'egli malinconico ed introverso, dotato di profonda umanità ed indulgenza nei confronti delle debolezze della natura umana, mascherate dietro l'apparente disincanto e cinismo. Risale al 1980 ''Il nome della rosa'', giallo storico di Umberto Eco ambientato nel Medioevo, senza dubbio il poliziesco italiano di maggior successo internazionale, tradotto in numerose lingue. Con questo romanzo Eco affronta per la prima volta la narrativa e costruisce sulla struttura del classico giallo deduttivo un'opera ricca di continui riferimenti alla semiotica, all'analisi biblica, agli studi medievali, alla politica ed alla filosofia. Appartengono al giallo storico anche numerosi romanzi di Danila Comastri Montanari, il primo dei quali è ''Mors tua'' del 1990, ambientato nella Roma imperiale e con protagonista-investigatore il senatore Publio Aurelio Stazio. A partire dagli anni 80 del XX secolo comincia una stagione di rinnovata popolarità e fortuna della narrativa poliziesca italiana, segnata non solo dal successo - anche internazionale - della narrativa di Andrea Camilleri e del suo personaggio più fortunato, il commissario Montalbano, ma anche dall'affermazione di un buon numero di nuovi autori, ciascuno caratterizzato da uno stile personale, fra cui Carlo Lucarelli, Loriano Macchiavelli, Gianrico Carofiglio, Giorgio Faletti, Massimo Carlotto e Enrico Teodorani. Come ha evidenziato Giuliana Pieri, il "nuovo" poliziesco italiano difficilmente può essere limitato ai confini del genere di fattura "artigianale" e di evasione e rientra a pieno titolo nella letteratura italiana "senza etichette". === Il poliziesco in Francia === Nel 1829 Balzac (1799-1850) pubblica ''Gli Sciuani'' (''Les Chouans''), un romanzo del ciclo ''la commedia umana'' che per certi aspetti preannuncia il poliziesco: in questo romanzo esordisce il personaggio di Corentin, presunto figlio naturale di Joseph Fouché, un poliziotto che assume anche il ruolo di agente segreto. Corentin ritorna anche nei successivi romanzi ''Une ténébreuse affaire'', ''Splendeurs et misères des courtisanes'' e ''Les Petits Bourgeois''. Émile Gaboriau (1832-1873) pubblica nel 1863 il primo "vero" romanzo poliziesco francese, ''L'Affaire Lerouge'', anche se a differenza del modello di Poe, l'opera di Gaboriau risente ampiamente dell'atmosfera melodrammatica tipica dei feuilletons del XIX secolo. Negli anni seguenti, mentre nella narrativa anglosassone appare con Sherlock Holmes la figura del detective scientifico, razionale, quasi privo di emozioni e di vita familiare, in Francia i personaggi del poliziesco sono coinvolti in un continuo gioco di passioni e di ideologie. Da ricordare il detective Rouletabille di Gaston Leroux (1868-1927), che si ritrova ad indagare sulla storia della sua vita, ed il celeberrimo Arsène Lupin, il ladro gentiluomo creato nel 1905 da Maurice Leblanc (1864-1941). Alla medesima atmosfera ed ambientazione appartiene Fantômas, altro personaggio criminale creato nel 1911 dalla coppia Marcel Allain (1885-1969) e Pierre Souvestre (1874-1914), protagonista in un periodo di oltre cinquant'anni di 42 romanzi firmati prima dalla coppia Allain-Souvestre e poi dal solo Allain. Il più importante autore del genere poliziesco in Francia è lo scrittore belga Georges Simenon (1903-1989), creatore del celeberrimo commissario Maigret, protagonista di decine di romanzi apparsi fra il 1931 ed il 1972. Maigret non somiglia al prototipo dell'investigatore del mondo anglosassone, in voga negli anni d'oro del giallo classico, è invece un uomo sanguigno dai gusti semplici, che usa un metodo personale basato sull'intuito per risolvere i delitti. Totalmente diversi, per stile, contenuto ed atmosfera sono gli innumerevoli romanzi dedicati al commissario Sanantonio, pubblicati fra il 1949 ed il 2001 da Frédéric Dard (1921-2000), che hanno avuto un notevole successo anche fuori dalla Francia. In anni più recenti ha ottenuto grande successo anche a livello internazionale l'opera della scrittrice Fred Vargas (1957), autrice di numerosi gialli con personaggi ricorrenti: da ricordare la serie dei ''Tre Evangelisti'' (fra cui ''Prima di morire addio'' del 1994) ed i romanzi dedicati al commissario Adamsberg della polizia di Parigi (''L'uomo dei cerchi azzurri''). Appartiene invece al puro giallo classico l'opera letteraria dell'alsaziano Paul Halter (1956), considerato l'erede di John Dickson Carr per l'attenzione dedicata in tutti i suoi romanzi al delitto impossibile nelle sue diverse varianti. === Il poliziesco in Svezia === Durante il XIX secolo e l'inizio del XX secolo la maggior parte dei polizieschi pubblicati in Svezia erano traduzioni dall'inglese, dal francese e dal tedesco. Fra le prime opere originali in svedese vanno ricordate la novella ''Bark Nora Qvarn'' del 1838 di Carl Jonas Love Almquist ed i pastiches sherlockiani scritti da Sture Stig, pseudonimo di Oscar Wagman (1849-1913). Subito dopo la prima guerra mondiale appare la prima grande generazione di scrittori svedesi di poliziesco: sono da ricordare Iwan Aminoff (1868-1928), Samuel August Duse (1873-1933), Axel Essén (1880-1951), Harold Johnson (1886-1936), Gosta Palmcrantz (1888-1978), Julius Regis (1889-1925), Gunnar Serner (1886-1947), Otto Witt (1875-1923) e Harald Wagner (1885-1925). Risale alla metà degli anni sessanta il primo grande successo internazionale del poliziesco svedese, a seguito della pubblicazione dei dieci romanzi con il commissario Martin Beck di Stoccolma, scritti dalla coppia Maj Sjöwall-Per Wahlöö. Altri importanti scrittori svedesi di poliziesco e noti a livello internazionale sono Henning Mankell (1948-2015), autore dei romanzi col commissario Kurt Wallander, Jens Lapidus (1974), autore della ''Trilogia di Stoccolma'', e soprattutto Stieg Larsson (1954-2004), autore della trilogia ''bestseller'' ''Millennium'', pubblicata postuma a partire dal 2005. Dai racconti polizieschi sono stati tratti spesso ''plot'' per il cinema, la radio, la televisione e, meno frequentemente, per il teatro. In questo senso, questo tipo di letteratura ha generato una ''galleria'' pressoché sconfinata di personaggi, dal raffinato e sofisticato Philo Vance di S. S. Van Dine all'acuto Nero Wolfe di Rex Stout, dagli imperscrutabili Sam Spade di Dashiell Hammett e Philip Marlowe di Raymond Chandler, agli arguti Hercule Poirot e Miss Marple di Agatha Christie. Alcuni personaggi, come il Commissario Maigret di Simenon, hanno ispirato svariate serie televisive in molti paesi europei (in Italia celebre quella interpretata da Gino Cervi). Anche il prete investigatore Padre Brown di Chesterton ha avuto diverse versioni televisive (quella italiana era interpretata da Renato Rascel). Più strettamente televisive sono le serie dedicate alla giallista Jessica Fletcher, protagonista de ''La signora in giallo'', al ''Tenente Colombo'', a ''Kojak'' o al tedesco ''Derrick'', senza dimenticare ''87º Distretto'', serie ideata dallo scrittore Evan Hunter, con lo pseudonimo di Ed McBain. Le serie più recenti che hanno riscosso successo televisivo sono molte: tra esse ''Law & Order'', ''CSI'', ''Criminal Minds'', ''NCIS'', ''Monk'', ''The Mentalist'', ''Castle'', ''Bones'', ''The Shield'' e Starsky & Hutch. Alcune di queste hanno avuto partecipazioni di famosi scrittori (ad esempio Patricia Cornwell in ''Criminal Minds'', Jerry Stahl in CSI, Kathy Reichs in ''Bones''). Nel fumetto Alan Moore firma ''Top 10'', serie imperniata su un distretto di polizia in una città di supereroi. Da alcuni anni in Italia sono state prodotte serie televisive poliziesche di successo popolare incentrate sull'attività dei corpi dei Carabinieri e della Polizia di Stato: ''Il commissario Montalbano'' (tratto dai romanzi di Camilleri), ''Linda e il brigadiere'', ''Don Matteo'', ''Il maresciallo Rocca'', ''Carabinieri'', ''Distretto di Polizia'', ''La squadra'', ''Donna detective'', ''La nuova squadra, Squadra antimafia - Palermo oggi e Maltese - il romanzo del commissario.''
Medicina
Il Bastone di Asclepio, spesso utilizzato come simbolo della medicina La '''medicina''' è la pratica supportata da scienze che studia le malattie del corpo umano al fine di garantire la salute delle persone, in particolare riguardo alla definizione, prevenzione e cura delle malattie, oltre alle diverse modalità di alleviare le sofferenze dei malati . In collegamento con altre discipline quali, ad esempio la farmacia, l'infermieristica, la biologia, la chimica, la fisica, la psicologia e la bioingegneria, la medicina è presente in ambiti giuridici con la medicina legale o quella forense. Il termine "medicina" denota anche l'esercizio dell'attività professionale da parte di un medico. Nell'uso comune del termine può indicare semplicemente un farmaco.
Raffigurazione di Ippocrate, il famoso medico greco === Culture mesopotamiche ed egizia === I più vecchi testi di medicina mesopotamica vengono datati verso il II millennio a.C. Il più famoso testo giunto fino ai nostri tempi è il ''diario diagnostico'' scritto dal medico Esagil-kin-apli di Borsippa, vissuto durante il regno di Adad-apla-iddina (1069-1046 a.C.). Le prime informazioni mediche egizie sono contenute nel papiro, il mezzo di scrittura degli egizi, di Edwin Smith. datate circa nel 3000 a.C.. Vigeva già allora una legislazione sanitaria e un'arte medica progredita, ricca di strumenti chirurgici ed elenchi di piante con proprietà medicinali. A quei tempi era comune indicare come origine delle malattie eventi superstiziosi o l'implicazione di demoni, come riportato nel papiro di Ebers (datato nel 1550 a.C. circa). anche se nello stesso papiro si descriveva quello che in seguito verrà denominato tumore. === Grecia e Roma antica === Asclepio, il dio greco della medicina Il primo medico greco conosciuto è stato Alcmeone di Crotone, vissuto intorno al V secolo a.C., autore del primo lavoro di anatomia. Ippocrate ha creato la sua scuola medica nella città di Cos. I greci hanno avuto diverse influenze dall'Egitto soprattutto in campo farmacologico e tale influenza diventò molto più chiara quando si aprì una scuola di medicina greca in Alessandria d'Egitto. Nell'impero romano si videro distinguersi le prime specialità mediche quali tra le altre l'urologia e l'oftalmologia. Successivamente il popolo comprese che la cura dell'igiene preveniva l'insorgenza di molte malattie e ciò contribuì alla costruzione degli acquedotti. I chirurghi romani avevano molti attrezzi per lavorare, fra i quali scalpelli, cateteri ed estrattori per le frecce; per la cura del dolore usavano l'oppio e le scopolamine; e per lavare le ferite usavano l'aceto. Galeno di Pergamo ha scritto più di 500 trattati sulla fisiologia, l'igiene, la dietetica, la patologia e la farmacologia, ed è accreditato come colui che scoprì il midollo spinale. Se Celso descrisse i quattro sintomi classici dell'infiammazione (''rubor'' rossore, ''dolor'' dolore, ''calor'' calore e ''tumor'' gonfiore), Galeno ne osservò anche la limitazione funzionale (''functio laesa''). Notevole anche il trattato ''Procedimenti anatomici'', basato sulla dissezione delle scimmie. Antichi cateteri ai tempi dei romani === Nel Medioevo === Il decadimento dell'Impero romano contribuì alla regressione delle pratiche mediche come in genere di tutte le attività tecnico scientifiche ; furono i religiosi a tramandare il sapere dell'antica cultura consentendo così il risveglio della medicina, assieme alla scuola araba e a quella salernitana (1100). Nacquero le prime università mediche e nel 1300 la scuola bolognese aprì la prima scuola di anatomia. La medicina medievale era un insieme di idee antiche e influenze spirituali: Claude Lévi-Strauss identificò tale commistione come un "complesso sciamanico". Nel XIV secolo la medicina fu scossa da quella che in seguito venne chiamata la "morte nera", ovvero la peste bubbonica. Le teorie mediche prevalenti dell'epoca focalizzarono l'attenzione sulle spiegazioni religiose piuttosto che scientifiche, e ciò risultò del tutto inutile poiché circa un terzo della popolazione europea venne sterminato. === Rinascimento === Il diffondersi della stampa a caratteri mobili (XVI secolo), unita alla maggior possibilità di spostamento delle persone tra i centri di studio delle università europee, sempre più numerose ed in concorrenza tra loro, fornì un forte impulso alla scienza medica, portandola gradualmente ad adottare una metodologia non più legata all'osservanza dogmatica degli scritti degli antichi maestri, Ippocrate e Galeno in primis, ma ispirata sempre più fortemente ai nuovi principi del metodo scientifico. Divennero quindi più stretti i rapporti tra medicina e le scienze naturali: grazie a questa interdisciplinarità gli studiosi del periodo fondarono l'anatomia patologica e la fisiologia sperimentale, e una dopo l'altra vennero scoperte ed approfondite alcune basi fondamentali della fisiologia umana, tra i quali la circolazione sanguigna e linfatica. Risalgono a quest'epoca i fondamentali studi sull'anatomia umana di Andreas van Wesel, meglio conosciuto come Andrea Vesalio (1514-1564) da lui riuniti nell'opera classica ''De humani corporis fabrica'', opera continuata dall'allievo Gabriele Falloppio (1523-1562), e dai contemporanei Michele Serveto (1511-1553) e Realdo Colombo (1516-1559). Al medico francese Ambroise Paré (1510-1590) si devono importanti innovazioni nel campo della pratica chirurgica. Tacuinum sanitatis Casanatense (XIV secolo) === Età contemporanea === Negli ultimi secoli la medicina compie ulteriori passi sulla via dell'approccio rigorosamente scientifico, abbandonando definitivamente la matrice empirico-filosofica, approfittando anche dei progressi di altre discipline come fisiologia, biologia e chimica. Si passa così da una fase denominata da alcuni "medicina eroica", alla moderna medicina basata su prove di efficacia, contribuendo così, assieme ai miglioramenti nell'alimentazione e nell'igiene, alla diminuzione del tasso di mortalità, aumentando di conseguenza l'aspettativa di vita. Alcune tappe fondamentali in questo processo di modernizzazione sono ricollegabili all'introduzione di metodologie di studio più efficaci e rigorose. Un esempio celebre è il primo uso documentato di trial clinici eseguiti nel 1747 dal medico della marina James Lind per la ricerca delle cause dello scorbuto tra i marinai inglesi, grazie al quale individuò nel succo di agrumi una cura ed un mezzo di prevenzione efficace. Altrettanto famosa è l'opera infaticabile di Florence Nightingale nella promozione dell'igiene come mezzo di prevenzione delle complicanze post-trattamento negli ospedali, utilizzando studi statistici in grado di comprovare l'efficacia di questi metodi, per l'epoca rivoluzionari. Altre volte, scoperte importanti nel campo medico sono avvenute per caso, come per esempio quella di Alexander Fleming che nel 1928 constatò, alquanto meravigliato, la scomparsa di alcune colonie di stafilococco da una provetta grazie all'azione di una piccola muffa, verificando, in tal modo, il concetto di antagonismo batterico e di attività antibiotica, fondamentali per debellare le malattie infettive. Spesso, soprattutto nei tempi moderni, le malattie vengono scoperte prima come un insieme di manifestazioni di sintomi che coinvolgono più organi e quindi denominate "sindromi", per poi, dopo un loro adeguato inquadramento, essere denominate malattie. Questo, ad esempio, è accaduto in casi noti come l'AIDS (acronimo di ''Acquired Immune Deficiency Syndrome''), con la quale si definisce la sindrome in cui si riscontra un insieme di manifestazioni dovute alla deplezione di linfociti T, e la SARS, (acronimo di ''Severe Acute Respiratory Syndrome''), una forma atipica di polmonite, provocata da uno specifico virus, apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina, ed ha causato 813 morti al mondo per poi quasi sparire. Il premio Nobel per la medicina fondato nel 1901, ha visto ogni anno ricompensare con tale riconoscimento prestigioso i medici per le loro scoperte. Ad esempio nel 1905 fu premiato Robert Koch per le sue importanti scoperte sulla tubercolosi, nel 1923 Frederick Grant Banting e John James Richard Macleod furono premiati per la scoperta dell'insulina, l'anno successivo fu scoperto da Willem Einthoven l'elettrocardiogramma. Fra gli italiani premiati si ricordano Camillo Golgi, Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini. * Anatomia umana: studio delle strutture fisiche del corpo umano. * Biologia molecolare: studio dei rapporti esistenti tra geni e proteine * Biochimica: studio della struttura e delle trasformazioni dei componenti delle cellule, come proteine, carboidrati, lipidi, acidi nucleici e altre biomolecole, per individuarne tutte le funzioni. * Citologia: studio della struttura della cellula e della fisiologia cellulare. * Embriologia umana: studio dei processi morfologici, cellulari e molecolari tramite i quali l'organismo umano cresce e si sviluppa prima della nascita. * Farmacologia: studio di come le sostanze chimiche interagiscono con i sistemi biologici e come possano apportare beneficio. ** Tossicologia: studio di come le sostanze chimiche interferiscano con la corretta funzionalità dei sistemi biologici * Fisica medica: studio dell'applicazione di principi fisici alla medicina. * Fisiologia umana: studio delle varie funzioni organiche delle parti del corpo. * Genetica: studio dei geni, dell'ereditarietà e della variabilità genetica. ** Genetica clinica o medica: studio e diagnosi delle malattie genetiche. ** Genetica molecolare: studio a livello molecolare della struttura e della funzione dei geni. ** Genetica delle popolazioni: studio delle caratteristiche genetiche delle popolazioni nel loro insieme, mediante metodi matematici e statistici. ** Genomica: studio della struttura, del contenuto, della funzione e dell'evoluzione del genoma. * Istologia: studio dei tessuti, con particolare attenzione ai tessuti umani. * Immunologia: studio del sistema immunitario. * Medicina di laboratorio: indagini sui pazienti attraverso lo studio in un laboratorio di analisi dei loro materiali biologici. * Microbiologia: studio dei microorganismi e della loro interazione con l'organismo umano. ** Batteriologia: studio dei batteri. ** Parassitologia: studio dei parassiti. ** Virologia: studio dei virus. * Neuroscienze: varie branche di studio del sistema nervoso, anche dal punto di vista psichico. * Patologia generale e cellulare: studio dei meccanismi eziopatogenetici alla base delle malattie e dei disordini organici, da un punto di vista cellulare e molecolare. ** Fisiopatologia: studio dell'origine ed evoluzione delle patologie * Statistica medica: fondamentale per la pianificazione, la valutazione e l'interpretazione dei molteplici dati della ricerca medico-scientifica. ** Epidemiologia: studio comparato delle malattie, con particolare riferimento alle epidemie. Esistono tre tipologie in cui si racchiudono tutte le discipline mediche: le specializzazioni chirurgiche di tipo operativo, quelle internistiche e altre diverse di tipo diagnostico-clinico, e quelle analitico-tecniche di laboratorio. === Discipline internistiche === Un medico che fa visita ai suoi pazienti 1682 * Allergologia e immunologia clinica: il medico specialista si chiama allergologo-immunologo; cura le allergie, studia il sistema immunitario e cura le malattie ad esso relative. * Angiologia: diagnostica, cura e riabilita i pazienti affetti da malattie del sistema cardiovascolare e del sistema linfatico. * Cardiologia: il medico specializzato in tale disciplina si chiama cardiologo; studia tutte le patologie riguardanti il cuore ed il sistema cardiocircolatorio. * Ematologia: il medico specializzato in tale disciplina si chiama ematologo; cura le malattie del sangue e degli organi emopoietici. * Endocrinologia: il medico specialista si chiama endocrinologo; studia le malattie relative al metabolismo ed alle ghiandole endocrine. * Gastroenterologia: il medico specialista si chiama gastroenterologo; studia le malattie gastrointestinali, quindi in particolare di organi quali l'esofago, lo stomaco, pancreas esocrino, l'intestino tenue e crasso, il colon, la milza, il retto ed il fegato. * Infettivologia: il medico specialista si chiama infettivologo; studia le malattie infettive. Tale disciplina clinica integra aspetti sia immunologici che microbiologici delle infezioni. * Malattie tropicali: il medico specializzato è un infettivologo che appunto cura le infezioni ambientali tipiche dei tropici. * Medicina interna: il medico specialista si chiama internista e studia le patologie interne del corpo umano. Ha delle affinità con varie branche specialistiche, ma affronta i medesimi aspetti da un punto di vista più generale. * Medicina generale: il medico specializzato si chiama medico di medicina generale (o medico di famiglia), che si prende cura dei propri pazienti nel territorio. Ha affinità con la medicina interna, ma affronta le patologie in ambiente extra ospedaliero. * Nefrologia: il medico specializzato in tale disciplina si chiama nefrologo; studia le malattie dei reni dal punto di vista internistico, nonché i disordini degli elettroliti corporei, dell'equilibrio acido-base e l'ipertensione arteriosa. * Neurologia: il medico specializzato in tale disciplina si chiama neurologo; diagnostica e cura le patologie del sistema nervoso centrale e del sistema nervoso periferico. Differisce dalla neuropsichiatria in quanto si occupa esclusivamente di malattie organiche, senza indagare sulle possibili concause o conseguenze psichiche di una determinata disfunzione. * Oftalmologia (anche nota come oculistica): il medico specializzato in tale disciplina si chiama oftalmologo od oculista. Si occupa della prevenzione, della diagnosi, della cura e della correzione delle patologie oculari e dei difetti di vista. È una disciplina sia medica che chirurgica. * Oncologia: il medico specializzato in tale disciplina si chiama oncologo; studia i vari tumori che si ritrovano nel corpo umano. * Pneumologia: il medico specialista si chiama pneumologo; studia le malattie relative all'apparato respiratorio. * Reumatologia: il medico specialista si chiama reumatologo; studia le malattie delle articolazioni, del tessuto connettivo e di altri tessuti su base infiammatoria o autoimmune. * Tossicologia: il medico specialista si chiama tossicologo medico; si occupa della diagnosi e del trattamento delle intossicazioni acute e croniche, comprese quelle di tipo voluttuario (droghe d'abuso ed alcol). === Discipline di laboratorio === * Anatomia patologica, il cui medico si chiama anatomo-patologo e studia dal punto di vista macroscopico, microscopico e molecolare le patologie dei vari sistemi ed apparati. Si occupa anche degli accertamenti diagnostici su pazienti deceduti (autopsia o necroscopia). * Biochimica clinica, il medico specializzato in questa disciplina si chiama biochimico clinico, e studia le alterazioni biochimiche di natura patologica. * Ematologia, che si occupa delle alterazioni del sangue e degli organi che lo producono. * Farmacologia medica, lo specialista studia le relazioni tra farmaci e strutture molecolari. * Genetica medica, il cui specialista si occupa dell'interdipendenza tra gene e funzionalità organica. Questa disciplina medica differisce dalla genetica molecolare, che rappresenta una branca della biologia. Il medico specializzato si chiama infatti genetista clinico. * Medicina legale, branca che studia i numerosi aspetti della medicina legati alla legge, quali ad esempio l'accertamento di morte e delle sue cause, le lesioni personali derivanti da un reato, le tematiche connesse all'invalidità e altre. * Microbiologia e virologia clinica: studiano le infezioni dovute a microrganismi, come batteri, miceti, protozoi, virus o parassiti. * Neurofisiopatologia, il cui specialista individua i malfunzionamenti del sistema nervoso con varie tecniche strumentali; è inoltre competente nella neuroriabilitazione. * Patologia clinica, il cui specialista, il patologo, effettua su singoli casi clinici studi microscopici e macroscopici, prelevando tessuti e/o analizzando sangue e altri liquidi corporei. Le sue indagini comprendono l'analisi delle strutture chimico-molecolari e delle morfologie microbiologiche e immunologiche, nonché le analisi citologiche e istologiche. * Scienza dell'alimentazione, lo specialista si chiama dietologo e si dedica dal punto di vista medico alla diagnosi e cura di patologie derivate da disfunzioni dei processi di nutrizione, nonché alla prescrizione e/o elaborazione di diete sia per soggetti sani che affetti da patologie. Si occupa anche della prescrizione e del monitoraggio della terapia dietetica artificiale (nutrizione enterale/parenterale), anche se spesso queste attività possono essere svolte, in parte o totalmente, da altri medici specialisti e da dietisti ospedalieri. A queste branche specialistiche della medicina possono accedere anche altri laureati oltre a quelli in medicina, come ad esempio i laureati in biologia, chimica, farmacia, scienze della nutrizione, ecc. === Altre discipline non chirurgiche === * Anestesia e rianimazione, il medico specialista è l'anestesista-rianimatore: si occupa dell'anestesia e del risveglio del paziente in sala operatoria e dell'assistenza del paziente critico in rianimazione. * Dermatologia e venereologia, il medico specializzato in tale disciplina si chiama dermatologo, studia la cute umana. * Ematologia, si occupa della diagnosi e terapia delle malattie, che interessano sia la composizione del sangue sia gli organi che lo riproducono. * Fisica sanitaria, integra lo studio della fisica alla cura medica. * Geriatria, il medico specializzato in tale disciplina si chiama geriatra, si occupa degli anziani. * Igiene e medicina preventiva, lo specialista in questione suggerisce al paziente il modo migliore per non fare insorgere certe malattie. * Audiologia e foniatria, è la disciplina che si occupa delle patologie dalla voce e della comunicazione. * Medicina d'emergenza-urgenza, prepara il medico ad affrontare situazioni clinico-terapeutiche d'emergenza. È la specialità dei reparti di pronto soccorso. * Medicina del lavoro, i cui specialisti sono coloro che prevengono e diagnosticano le malattie da causa professionale, anche nella figura del medico competente, ed effettuano la sorveglianza sanitaria sui lavoratori. *Medicina dello spettacolo, branca della medicina che si occupa di prevenzione, diagnosi, trattamento (medico, chirurgico e/o psicologico) e la riabilitazione degli artisti del mondo della danza, del circo, della musica e delle arti della voce (canto, recitazione,) e delle arti miste (busking etc). Elabora inoltre percorsi di ricerca umanistica per “curare l'arte” in ciò totalmente differenziandosi, contrariamente a quanto in genere si pensi, dalla Medicina dello Sport e dalla Medicina del Lavoro, branche sorelle ma differenti in toto. * Medicina dello sport, disciplina che previene e cura le malattie derivate da una pratica sportiva compiuta in modo scorretto. Fra i suoi compiti più particolari, effettua servizio di vigilanza sulle possibilità di frode nel mondo dello sport. * Medicina di comunità, nuova disciplina, il cui specialista studia il paziente complesso prendendone in considerazione l'aspetto multidimensionale, in altre parole è un medico specialista della medicina di famiglia e di comunità, idoneo a ricoprire ruoli dirigenziali nell'area dell'assistenza sanitaria primaria (primary care). * Medicina fisica e riabilitativa, è la materia che si occupa del recupero delle abilità perse o non acquisite a causa di un evento patologico. Il medico specialista si chiama fisiatra. * Medicina nucleare, il cui specialista si occupa di diagnosi e terapia attraverso l'uso di isotopi radioattivi. * Neuropsichiatria infantile, si occupa dello sviluppo neuropsichico e dei suoi disturbi, neurologici e psichici, nell'età compresa fra zero e diciotto anni. * Pediatria, il medico specializzato in tale disciplina si chiama pediatra e si occupa delle patologie nei bambini e preadolescenti. * Psichiatria, si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali. Sul fronte terapeutico lo psichiatra ha la possibilità di esercitare la psicoterapia oltre all'utilizzo di tutti gli altri presidi medici quali la prescrizione farmacologica e le terapie fisiche (ad esempio la stimolazione magnetica transcranica). * Radiodiagnostica, il cui specialista si chiama radiologo, è una branca della medicina che si occupa di fornire immagini dell'interno del corpo umano, allo scopo di fornire informazioni utili alla diagnosi ("diagnostica per immagini"). * Radioterapia, il cui medico specialista viene chiamato radioterapeuta, si occupa dell'utilizzo controllato delle radiazioni a scopo terapeutico (ad esempio, in ambito oncologico). * Statistica medica, che applica i metodi della statistica ai processi di interesse sanitario: l'evolvere di epidemie, malattie a contagio parziale, fattori di rischio in età specifiche, effetti benefici a lungo termine di terapie sperimentali, ecc. * Terapia intensiva, il medico che si occupa delle cure intensive del paziente critico si chiama intensivista, ed è uno specialista in anestesia e rianimazione. === Discipline chirurgiche === Un'operazione chirurgica del XVII secolo Strumentario chirurgico del 1885 * Cardiochirurgia, il medico specializzato in tale disciplina si chiama cardiochirurgo, ed effettua operazioni sul cuore. * Chirurgia dell'apparato digerente, svolge la sua azione chirurgica sullo stomaco, l'intestino tenue e crasso, il colon e il retto. * Chirurgia generale, la principale specialità chirurgica, che si occupa in particolare (ma non esclusivamente) di interventi in area addominale. * Chirurgia maxillo-facciale, si occupa delle lesioni congenite o traumatiche del volto. * Chirurgia odontostomatologica, lo specialista è un medico dentista e il suo sito di operazione è la bocca. * Chirurgia pediatrica, focalizzata sui pazienti di età pediatrica. * Chirurgia plastica, che cura le lesioni del derma e le alterazioni anatomiche (comprese le ustioni). Effettua anche interventi a scopo estetico. * Chirurgia toracica, che si occupa di interventi nel distretto toracico (esofago, polmoni, trachea e diaframma). * Chirurgia vascolare, che si occupa dell'intervento sui grossi vasi ed il sistema circolatorio. * Ginecologia e ostetricia, il cui medico specializzato si chiama ginecologo e si occupa della cura delle patologie dell'apparato riproduttivo in pazienti di sesso femminile, anche intervenendo chirurgicamente. * Neurochirurgia, il medico specializzato in tale disciplina si chiama neurochirurgo, e si occupa dell'intervento clinico per via chirurgica a livello di sistema nervoso centrale o periferico. * Chirurgia oftalmica, lo specialista si chiama oculista od oftalmologo, si occupa delle patologie dell'occhio e della relativa microchirurgia. * Ortodonzia o ortognatodonzia, trattasi di ortopedia del distretto facciale. * Ortopedia e traumatologia, lo specialista è l'ortopedico-traumatologo, che si occupa della gestione clinica dei traumi fisici, con particolare riferimento al sistema locomotore (scheletrico, tendineo, muscolare). * Otorinolaringoiatria, si occupa delle patologie interessanti le orecchie, le vie uditive, il naso e le prime vie respiratorie (faringe e laringe). * Radiochirurgia, specifica applicazione della radioterapia alternativa ad interventi chirurgici oncologici. * Urologia, il medico specialista si chiama urologo, e si occupa delle malattie di interesse chirurgico (ad esempio traumi, infezioni e tumori) dei reni, delle vie urinarie e dell'apparato genitale maschile. === Discipline di perfezionamento === Sono aree di ultra-specializzazione, oggetto di studio anche in corsi di perfezionamento o master. Queste sono le più note: ====Discipline mediche==== * Allergologia e immunologia pediatrica avanzata, monitora le attività allergiche del sistema immunitario dei bambini * Andrologia, il cui specialista ha conoscenze di endocrinologia e urologia, studia in particolare le disfunzioni ormonali nel maschio * Anestesia d'emergenza, opera prevalentemente in contesti sociali degradati, dove non c'è abituale assistenza medica (specie nel Terzo Mondo) * Bioetica, studia il confine oltre a cui non è “etico” lo spingersi della ricerca scientifica. Serve inoltre a studiare e a comprendere le scoperte scientifiche in chiave comunitaria e psicosociale * Biofisica molecolare, studia i processi fisico-chimici delle macromolecole organiche * Biologia molecolare clinica, cerca di capire i rapporti molecolari tra proteine e geni * Bioinformatica: applicazioni biomediche * Cure palliative * Diabetologia, subspecificazione dell'endocrinologia, studia le varie forme di diabete * Diagnostica ecografica, mezzo fondamentale di diagnosi medica per numerose patologie internistiche * Dietistica, sottosezione della scienza della nutrizione, il medico specialista si chiama dietologo * Elettrofisiologia ed elettrostimolazione cardiaca, fornisce al cardiologo le tecniche più avanzate di diagnostica elettrofisiologica * Epatologia, il cui specialista è un gastroenterelogo che focalizza la sua attenzione sulle patologie epatiche * Epidemiologia, studia i meccanismi di propagazione delle infezioni epidemiche e pandemiche e le classifica, cercando di prevenire effetti insormontabili. Il medico specialista solitamente è un infettivologo * Farmacogenomica * Fisiologia cellulare e molecolare, studia in generale il funzionamento del corpo umano dal punto di vista biomolecolare * Genetica forense, specificazione della genetica di laboratorio, opera in studi legali (per esempio identifica i legami di DNA) * Governo clinico ed economico delle strutture sanitarie, fornisce al medico gli strumenti manageriali più adeguati per la gestione della strumentazione clinica e per il mantenimento finanziario dell'azienda ospedaliera * immunoematologia, un indirizzo speciale della patologia clinica * Laserchirurgia dermatologica ed estetica, odontoiatrica, oftalmologica * Malattie neurodegenerative, il medico specializzato in tale disciplina è un neurologo abilitato alle terapie sperimentali per i disordini degenerativi del cervello, come la malattia di Alzheimer o la sindrome di Parkinson * Medicina aerospaziale, interviene per adattare il meglio possibile l'organismo in condizioni ambientali estreme (spazio extra-planetario) * Medicina estetica, disciplina che si occupa di correggere o eliminare gli inestetismi del corpo senza ricorrere alla chirurgia, ma con trattamenti poco invasivi * Malattie neuromuscolari, il cui specialista è un neurologo che si interessa delle patologie muscolari di origine cerebrale * Medicina del sonno, cerca di curare i disturbi organici o psichici cronici del sonno * Medicina di montagna, il medico specializzato cerca di scoprire come l'ambiente di montagna possa influire sull'organismo * Medicina generale, il medico specializzato in questo ambito è il medico di medicina generale o medico di famiglia * Medicina scolastica, la cui attività viene rivolta soprattutto a chi frequenta le scuole dell'obbligo, si basa sull'individuazione di eventuali anomalie del normale sviluppo psicosomatico del ragazzo * Medicina subacquea, e la sua branca medicina iperbarica, studiano le prevenzione e il trattamento delle condizioni patologiche causate dell'entrata dell'essere umano nell'ambiente subacqueo * Neonatologia, lo specialista si chiama neonatologo, e presta cure mediche nei neonati * Neurobiologia cellulare e molecolare avanzata, studia i processi biomolecolari del cervello, occupandosi delle patologie derivate da alterazioni delle reti neurali e del corretto funzionamento fisiologico del sistema nervoso centrale * Neurofarmacologia, ricerca l'azione benefica di farmaci sul sistema nervoso centrale, con particolare attenzione per i disturbi cerebrali più debilitanti * Neurogenetica, cerca di scoprire i fattori genetici alla base delle neuropatie, delle malattie nervose e dei disturbi psichiatrici più gravi, come schizofrenia e disturbo bipolare * Neuroncologia, il cui specialista è un neurologo attento esclusivamente alla terapia sperimentale dei vari tumori cerebrali, anche con l'uso avanzato della radioterapia * Neuropsicologia, si occupa della riabilitazione di pazienti affetti da gravi malattie nervose. Il neuropsicologo è solitamente uno psicologo con formazione specialistica in quest'area, o un medico specialista con conoscenze di neurologia, fisiatria, psicologia e neuroscienze * Neurosonologia, si interessa della fisiologia cerebrovascolare, tramite l'uso di ecografie ed altri tipi di ultrasuoni * Oncoematologia, settore interdisciplinare dell'ematologia e dell'oncologia, solitamente relativo alla clinica delle leucemie, del plasmocitoma e dei linfomi * Patologia clinica renale, sezione interdisciplinare di nefrologia e patologia clinica * Psichiatria forense, costituisce la parte medico-legale della psichiatria, e presenta delle affinità con la criminologia * Psicofarmacologia clinica, destinata a psichiatri e/o psicologi clinici per un'alta formazione nell'ambito farmacologico * Psicogeriatria, si occupa della cura psichiatrica, psicoterapeutica e riabilitativa di pazienti anziani affetti da patologie neuropsichiatriche o da difficoltà cognitive * Psiconcologia, branca speciale della psicologia clinica e della psichiatria, che si occupa del sostegno e del trattamento psicoterapeutico di pazienti affetti da cancro * Radiobiologia, si occupa gli effetti delle radiazioni, (sole od in associazione), su organismi viventi o su "substrati biologici" * Radiologia pediatrica, uso di radiazioni sia a scopo diagnostico che terapeutico su pazienti di età minore * Radioprotezione * Riflessoterapia, che tratta specificamente delle tecniche scientifiche di agopuntura, tradizionalmente ritenuta una pratica medica alternativa, soprattutto in occidente * Senologia, sottospecializzazione della ginecologia, interviene anche chirurgicamente * Statistica sanitaria * Storia della medicina * Terapia del dolore * Terapia intensiva pediatrica * Tossicologia forense, sottosezione della tossicologia medica, lo specialista agisce in particolare in ambito medico-legale * Trapianto delle cellule staminali, lo studio delle applicazioni terapeutiche delle cellule staminali * Virologia molecolare, parte della virologia clinica che si occupa delle alterazioni molecolari legate agli agenti virali (è questa la disciplina che, per esempio, studia i meccanismi di evoluzione dell'HIV) * Uroriabilitazione, il cui medico è un urologo e fisiatra che si interessa dell'aspetto riabilitativo * Vocologia, sottospecializzazione della foniatria, si occupa delle problematiche inerenti alla produzione della voce, anche per quanto riguarda la voce professionale ed artistica ====Discipline chirurgiche==== * Chirurgia aortica, sezione aggiuntiva della vascolare * Chirurgia bariatrica, specifica applicazione della plastica su pazienti obesi gravi * Chirurgia colon-rettale, specificazione della chirurgia dell'apparato digerente * Chirurgia d'emergenza pediatrica, settore interdisciplinare della chirurgia d'urgenza e della chirurgia pediatrica * Chirurgia dei trapianti * Chirurgia della caviglia e del piede, è dedicata alla cura clinico-terapeutica e all'intervento chirurgico nelle zone suddette. * Chirurgia della mammella, ha delle assonanze con la senologia, ma al contrario di questa è una disciplina solamente chirurgica * Chirurgia della mano, interviene sui traumi fisici subiti dalla mano * Chirurgia d'urgenza, opera in concomitanza con la medicina d'emergenza, anche in condizioni di guerra. * Chirurgia epato-biliare, concentra la sua attività sul fegato, è un'applicazione della chirurgia generale * Chirurgia flebologica * Chirurgia laparoscopica, non è una specialità autonoma, ma una modalità applicativa specifica di varie discipline chirurgiche, basata sull'approccio mini-invasivo e l'uso di specifica strumentazione * Chirurgia linfatica, interviene microscopicamente sulle malattie linfatiche. Sottosezione della chirurgia vascolare * Chirurgia neonatale, specialità della pediatrica, basata solo su neonati * Chirurgia oncologica, asporta i vari tumori * Chirurgia refrattiva, specialità unicamente chirurgica dell'oculistica * Endocrinochirurgia, interviene sulle ghiandole endocrine, soprattutto tiroide e paratiroidi * Endoscopia operativa, tecnica microchirurgica di fondamentale supporto diagnostico per il chirurgo * Ginecologia oncologica, che riunisce aspetti della ginecologia e dell'oncologia * Microchirurgia, modalità applicativa prevalentemente usata dalla neurochirurgia e dall'oftalmologia: ricostruisce, cura e sostituisce tessuti a livello microscopico, con l'uso di avanzate apparecchiature * Neurochirurgia spinale, ulteriore specializzazione della neurochirurgia, opera solo sulla spina dorsale e sul midollo spinale * Neurotraumatologia, specificazione della neurochirurgia che opera su traumi subiti dal sistema nervoso centrale o periferico * Odontoiatria, settore che cura il cavo orale * Odontostomatologia legale, parte medico-legale della chirurgia odontostomatologica * Parodontologia clinica, branca dell'odontoiatria Al di fuori della medicina accademica, ci sono varie medicine alternative che utilizzano metodiche differenti da quelle della medicina scientifica. Queste pratiche terapeutiche sono definite alternative perché la loro effettiva validità non è stata stabilita scientificamente, e quindi si scostano dalla medicina che invece procede sempre al vaglio sperimentale e al rigoroso esame scientifico. Le terapie alternative sono state oggetto di svariate critiche. Un esempio ne è l'omeopatia ad oggi priva di riscontro scientifico sia per ciò che concerne l'efficacia (ricondotta, laddove presente, dalla comunità scientifica all'effetto placebo) sia per ciò che riguarda i presunti meccanismi di funzionamento, in totale contrasto con le più elementari regole della chimica molecolare. Secondo i medici alternativi l'ostilità accademica è dovuta, principalmente, ai reciproci interessi economici che legherebbero i medici ufficiali alle aziende bio-farmaceutiche. In particolare, l'industria farmaceutica costituirebbe un florido business che non tiene conto della salute del paziente; producendo farmaci che curano solo certi aspetti della malattia, causando però altri problemi, per i quali si potranno in seguito trovare altri farmaci da somministrare, gli unici a ricavare un qualche guadagno sarebbero i produttori, mentre i pazienti sarebbero costretti ad accettare questa condizione senza poter essere veramente curati. Questo fenomeno è noto come disease mongering. D'altra parte anche il giro d'affari della medicina alternativa è imponente, con centinaia di migliaia di praticanti nelle svariate discipline, ed una stima di circa 50 miliardi di euro di spesa globale annua. Il fatto di utilizzare pratiche che allo stato attuale hanno dimostrato scarsa o nulla efficacia reale oltre all'effetto placebo, e, riguardo l'omeopatia, utilizzando farmaci privi di qualsiasi elemento attivo e per questo esenti dalle costose procedure di validazione e controllo richieste da farmaci allopatici, rende la medicina alternativa un'attività economicamente assai conveniente, quindi non esente dalle accuse di quegli stessi conflitti d'interessi che rivolge alla medicina basata su prove di efficacia. La farmacologia è un mezzo con cui i medici curano le malattie, la scienza che si occupa di studiare i farmaci. Una cura non equivale alla guarigione in quanto esistono malattie croniche per cui, anche se trattate, la guarigione non avviene mai. === Principio attivo e farmaco === Spesso si confondono due concetti basilari per quanto riguarda la farmacologia: Farmaci in fiale * Il principio attivo è la molecola utile all'organismo di una persona, per migliorarne in qualche modo la salute * Il farmaco è l'insieme di uno o più principi attivi con i componenti aggiuntivi e il rivestimento, che racchiude il tutto. Nel farmaco vi sono indicati alcuni dati di importanza rilevante: * Indicazioni, per cosa viene utilizzato * Controindicazioni, una condizione che aumenta il rischio dell'utilizzo di un certo farmaco * Effetti collaterali, quali danni non desiderati può apportarne l'uso: meno un farmaco è selettivo e più sarà probabile la comparsa di effetti collaterali * Posologia, il dosaggio, quanto e ogni quanto tempo deve essere somministrato; * Modalità di somministrazione, se per via orale, per endovena, ecc. * Sovradosaggio, effetti dovuti a dose troppo elevata, di solito comporta gli effetti collaterali più gravi, primo fra tutti l'intossicazione === Strutture mediche === Ospedale, pronto soccorso * Ospedale, diviso in più dipartimenti, ognuno dei quali costituito da vari reparti, detti anche strutture complesse. All'interno di un reparto possono esserci anche unità operative semplici * Poliambulatorio * Cliniche e altre strutture private * Guardia medica, istituita presso l'ASL * ASL (o AUSL, USL), è un ente pubblico regionale, al quale compete l'organizzazione finanziaria e gestionale delle prestazioni sanitarie * Ambulatorio di medicina generale, è il primo accesso del cittadino al SSN * Consultorio * Sert o Ser.T (Servizio Tossico Alcoldipendenze), dedicati alla cura, alla prevenzione ed alla riabilitazione delle persone che hanno problemi conseguenti all'abuso di sostanze come le droghe o l'alcool che generano dipendenza dalle stesse. * Ufficio igiene, dove avvengono le vaccinazioni Medicina di urgenza: * 118 (Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza Medica) è il numero telefonico attivo in Italia per la richiesta di soccorso medico per emergenza sanitaria * Pronto soccorso, il reparto dove vengono accolte le urgenze === Personale medico === * Medico generico: una volta laureati in medicina e superato l'esame di Stato si diventa medici abilitati alla professione. Il medico generico non possiede formazione post laurea. * Medico di medicina generale: altrimenti chiamato medico di famiglia, è il medico chirurgo che ha conseguito la specializzazione in Medicina Generale della durata di 3 anni dopo aver effettuato un concorso a livello regionale. Dopo aver ottenuto il diploma entreranno in una graduatoria che anno per anno farà acquisire un punteggio utile per poter stipulare la convenzione con il SSN e aprire un ambulatorio di medicina generale. * Medico sostituto: sono i medici specializzati in medicina generale che non hanno ancora rilevato un ambulatorio o medici con la sola abilitazione o frequentanti il corso di specializzazione in medicina generale o altra specializzazione che sostituiscono il medico di medicina generale quando esso è in ferie o in malattia. Queste sostituzioni fanno acquisire punteggio utile per la graduatoria * Medico convenzionato: medico che opera in qualità di convenzionato. Possono essere impiegati nei reparti ospedalieri per limiti periodi temporali oppure a tempo pieno presso le strutture territoriali della ASL. Il massimo delle ore convenzionate è 38 a settimana Un chirurgo esamina una radiografia * Odontoiatra: dentista, odontostomatologo * Dirigente medico: medico dipendente ospedaliero. I dirigenti medico di II livello (ex primari) coordinano le unità operative complesse (ex reparti). Può anche dirigere contemporaneamente un dipartimento * Direttore sanitario: si tratta di un medico con competenze prettamente gestionali. Infatti si occupa del funzionamento della struttura ospedaliera, dell'avanzamento tecnico e qualitativo della strumentazione clinica, inoltre monitora l'operato complessivo dei vari dipartimenti * Ricercatore: i ricercatori medici (ma possono essere anche non medici) sono coloro che si occupano della continua ricerca e relativa scoperta in campo scientifico. Le loro ricerche, effettuate sempre in un gruppo, durano anni prima di venire pubblicate, e prima di ciò devono essere sottoposte ad una commissione di esperti che le giudica * Medico specializzando: è un medico che sta conseguendo una determinata specializzazione, prestando servizio di tirocinio obbligatorio presso l'ospedale universitario o ospedali convenzionati. === Personale infermieristico === Un'ambulanza * Infermiere * Coordinatore infermieristico * Infermiere pediatrico * Ostetrico === Altre figure professionali === * Assistente sanitario * Farmacista * Igienista dentale * Psicologo clinico * Fisioterapista * Massofisioterapista * Dietista * Logopedista * Ortottista * Ingegnere Biomedico * Tecnico di radiologia * Tecnico di laboratorio biomedico * Tecnico audiometrista * Tecnico audioprotesista * Operatore socio-sanitario * Educatore professionale socio sanitario * Tecnico della riabilitazione psichiatrica * Terapista occupazionale * Terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva === Formazione dei medici === Per esercitare la professione medica in Italia è necessario iscriversi al corso di Laurea a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, la cui durata è 6 anni; per esercitare l'odontoiatria attualmente è necessario iscriversi al corso in Odontoiatria e Protesi Dentaria della durata di 6 anni. L'immatricolazione è possibile previo superamento del test d'ammissione, poiché questi corsi sono a numero chiuso. Conseguita la laurea, dopo un tirocinio obbligatorio di tre mesi (un mese in un reparto chirurgico, un mese in un reparto di medicina e un mese presso l'ambulatorio di un medico di medicina generale), bisogna sostenere l'esame di Stato, superato il quale è possibile l'iscrizione presso l'Albo provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Nel 2020 la laurea in Medicina e Chirurgia diventa abilitante,viene eliminato quindi l'esame di stato. Il medico può scegliere in quale disciplina specializzarsi frequentando, dopo il superamento dell'esame di ammissione, una Scuola di Specializzazione in ambito medico o chirurgico, di durata variabile (dai tre ai cinque anni, a seconda del tipo di specializzazione: in Italia la specializzazione in chirurgia generale e la specializzazione in neurochirurgia un tempo duravano sei anni, ora accorciate a cinque, le specialità mediche con alcune eccezioni durano quattro anni). La specializzazione in medicina generale dura tre anni e forma i medici di medicina generale (o medici di famiglia). In questo caso la programmazione è in base alle necessità della Regione. Rispetto ad altri sistemi formativi, la differenza è evidente: ad esempio negli Usa, dove la qualifica accademica consiste in fasi progressive, il dottorato in medicina (che è differente dal dottorato di ricerca italiano) si ottiene, generalmente, dopo 8 anni di studi, perché vengono richiesti un bachelor of science, che dura 4 anni e altri 4 anni di scuola medica che non equivale al master (laurea magistrale italiana); in Italia, invece, il corso di medicina è a ciclo unico e dura 6 anni. Il giuramento di Ippocrate è il giuramento che medici ed odontoiatri prestano prima di iniziare la professione. I medici-chirurghi possono anche iscriversi a dei dottorati di ricerca, che esprimono competenze molto specifiche e avanzate e vengono destinati alla ricerca universitaria o a quella privata-aziendale. Il dottorato di ricerca rappresenta, anche per i medici, il più alto riconoscimento accademico, e generalmente, per molti, rappresenta una rampa di lancio per l'inserimento nell'ambiente universitario. ====Specializzazione==== Per quanto riguarda le specializzazioni (negli Stati Uniti si chiamano M.D.s., dopo il bachelor e la scuola medica) queste possono durare da tre fino a sette anni. Conseguita l’abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo si può accedere a una delle Scuole di specializzazione ''post lauream'' dell’area sanitaria, che hanno lo scopo di formare specialisti. L'accesso dei medici è programmato, e si deve superare un concorso nazionale di ammissione per titoli ed esame bandito annualmente dal MIUR.: Al termine del corso di studi, si consegue la specializzazione nelle varie discipline chirurgiche, non chirurgiche, internistiche, di laboratorio, o di perfezionamento. Ad esempio, per specializzarsi in neurochirurgia, un medico americano dovrebbe studiare per altri 7 anni, che sommandosi con gli 8 precedenti, darebbero un totale di 15 anni di studi, mentre in Italia un neurochirurgo studierebbe al massimo per 12 anni (6 anni la laurea + 5 o 6 anni la specializzazione). In realtà il neurochirurgo americano studia la propria materia di specializzazione poco più del corrispettivo italiano; infatti nonostante il ''bachelor of science'' richiesto per entrare alla scuola medica possa anche non avere niente in comune con la medicina, lo studente deve comunque completare una serie di corsi detti pre-med (pre medical) che servono a provvedere lo studente con una base di conoscenze di chimica, biologia, matematica, fisica, e inglese. === Medicina e Stato === Lo Stato in quanto tale deve garantire e tutelare ai cittadini la salute pubblica, ha un ruolo molto importante per la medicina in Italia. Lo Stato ha previsto l'istituzione della tessera sanitaria per ogni persona, documento che quasi sostituisce il codice fiscale. ==== Diritti e doveri ==== Il legislatore è intervenuto più volte creando leggi che coinvolgono direttamente o indirettamente la medicina, istituendo una serie di diritti, che proteggono i pazienti, ma anche di doveri a cui vanno soggetti i medici durante la loro attività, il cui rispetto rientra nella deontologia medica. Diritti riconosciuti, molti fra cui: * Legge sulla privacy, legge n. 675 del 31 dicembre 1996, che ha avuto la finalità di riconoscere il diritto del singolo sui propri dati personali, racchiudendo le operazioni di gestione riguardanti la raccolta, l'elaborazione, il raffronto, la cancellazione, la modificazione, la comunicazione o la diffusione dei dati di una persona. * Diritto alla salute, articolo 32 della costituzione italiana afferma che la salute è un diritto fondamentale della persona ma anche un interesse della collettività. * Consenso informato, in virtù dell'articolo 32 della Costituzione italiana dove sancisce che nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, tale fondamento si combina con l'articolo 13 della costituzione dove si afferma il principio fondamentale della inviolabilità della libertà personale (art. 13). Doveri dei medici, molti fra cui: * Obbligo di prestare soccorso, anche se il medico non si trova dentro la struttura ma assiste ad un'emergenza, articolo 8; * Obbligo del rispetto del segreto professionale, articolo 10, dove si evince che il medico deve mantenere il segreto su qualunque cosa gli venga affidata e su tutto quello che può conoscere in virtù della sua attività; * Obbligo di non arrecare danni fisici e/o psichici al paziente; articolo 18 * Obbligo di rispettare l'uguaglianza a qualunque livello (di religione, di razza, di sesso, ecc) durante lo svolgimento del loro lavoro, ovvero di non avere preferenze, articolo 3; * Obbligo di non avere rapporti con i loro pazienti; * Obbligo di non accanirsi nella cura e di non effettuare anche su richiesta del paziente eventi che lo possano condurre alla morte (eutanasia), articolo 16 e 17 Menzione particolare per la legge sull'aborto che ha avuto un importante ruolo nella medicina italiana. ==== Enti ed organi medici statali ==== Lo Stato ha istituito molti enti ed amministrazioni che gestiscono i servizi medico-sanitari, sia a livello centrale (statale) che a livello periferico (regioni): * Servizio Sanitario Nazionale: denominato semplicemente SSN, non è un'unica amministrazione ma un insieme di enti ed organi che concorrono al raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute dei cittadini. Lo compongono infatti: ** Ministero della Salute, il ministero che sorveglia ed organizza la struttura sanitaria all'interno del paese ** Vari enti ed organi a livello nazionale, quali il Consiglio superiore di sanità (CSS), l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), l'Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza del Lavoro (ISPESL), l'Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali (ASSR), gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ** I Servizi sanitari regionali (SSR) Inoltre, a livello nazionale, troviamo gli enti che prestano assistenza alle persone: * Istituto nazionale dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, l'INAIL, l'ente preposto al pagamento di indennizzi dovuti ad infortuni * Istituto nazionale della previdenza sociale, l'INPS, l'ente preposto al pagamento di pensioni ed indennizzi in caso di malattie La bandiera del WHO All'estero si possono notare differenze rispetto al sistema sanitario italiano: * Stati Uniti d'America: mentre in molti Paesi (tra cui l'Italia) il sistema sanitario è pagato dalla fiscalità generale, con una quota a carico dei cittadini che si sottopongono a visite ed esami (''ticket''), negli USA è incentrato su un sistema di polizze assicurative. Lo Stato interviene finanziando i meno abbienti e gli anziani. === Cinema === === Letteratura === Molti famosi scrittori nei loro romanzi hanno descritto gli eventi più importanti nel campo medico avvenuti nella storia come fece Alessandro Manzoni, con la descrizione della peste a Milano, ma altri si sono dedicati alla medicina vedendola dal punto di vista psicologico, come il malato immaginario di Molière. === Pittura === Caravaggio: Bacchino malato Moltissime sono le raffigurazioni artistiche che comprendono soprattutto dipinti pervenuti a noi nel corso della storia. === Televisione === Molte serie tv dedicate alla medicina sono apparse nelle televisioni di tutto il mondo, negli ultimi anni si cerca di creare più verosimilmente l'ambiente medico, con una cura maggiore nella gestione di malattie ed emergenze, anche perché molti specialisti vengono consultati. Tale sforzo è stato premiato sia dal pubblico che dalla critica. Ecco un elenco di alcune tra le più famose serie televisive dedicate alla medicina: * ''Dr. House - Medical Division'' * ''E.R. - Medici in prima linea'' * ''General Hospital'' * ''Grey's Anatomy'' * ''Private Practice'' * ''Scrubs'' * ''Un medico in famiglia'' * ''Chicago Med'' * ''The Good Doctor'' * ''The Resident'' *New Amsterdam * ''New Amsterdam'' * ''Doc - Nelle tue mani''
Mailing list
La '''mailing list''' o '''mailing-list''' è un servizio/strumento offribile da una rete di computer verso vari utenti e costituito da un sistema organizzato per la partecipazione di più persone ad una discussione asincrona o per la distribuzione di informazioni utili agli interessati/iscritti attraverso l'invio di email ad una lista di indirizzi di posta elettronica di utenti iscritti. Rappresenta un metodo di comunicazione, tipicamente gestito da aziende, associazioni, organizzazioni o persone singole, in cui un messaggio e-mail inviato ad un sistema server viene inoltrato automaticamente in multicast alla lista di destinatari interessati: solitamente infatti gli utenti condividono un interesse o uno scopo, e quando ci sono novità, il gestore invia mail a tutta la lista per far nascere discussioni, commenti o condividere informazioni utili. Rappresenta, almeno al primo messaggio inviato dal gestore, un tipo di comunicazione “uno a molti” e con un grado di co-presenza inferiore a quello delle chat. Il termine si trova indifferentemente nelle due forme, con o senza il trattino di separazione. È come una bacheca virtuale
Per inviare un messaggio a tutti gli iscritti, è normalmente sufficiente inviarlo ad uno speciale indirizzo e-mail, e il servizio provvede a diffonderlo a tutti i membri della lista. In questo modo, non è necessario conoscere gli indirizzi di tutti i membri per poter scrivere loro. L'iscrizione e la rimozione di un indirizzo dalla lista può essere effettuata manualmente dall'amministratore, o direttamente dai membri tramite procedure automatiche, via web o via posta elettronica. Una mailing list può avere un archivio dei messaggi accessibile via web. ===Configurazione=== Molti servizi di mailing list offrono numerose possibilità di configurazione. L'amministratore della mailing list è la persona (o il gruppo di persone) che è responsabile delle scelte di configurazione. Per alcune liste esiste anche la figura del moderatore, che è la persona (o il gruppo di persone) che è responsabile di decidere quali messaggi debbano essere inoltrati e quali no. In molti casi le due figure coincidono, ma non è necessariamente così. Tra le opzioni principali offerte dai vari servizi di mailing list, si possono citare le seguenti: ====Iscrizione==== L'iscrizione alla lista può essere libera (una lista pubblica e aperta a tutti e a cui ci si può iscrivere senza verifiche), controllata dal moderatore (l'utente chiede di essere iscritto, il moderatore valuta la richiesta), o bloccata (solo il moderatore può iscrivere nuovi membri). Inoltre normalmente una richiesta di iscrizione deve essere verificata per essere sicuri che sia autentica. Per fare questo, si invia all'indirizzo di posta di cui è stata richiesta l'iscrizione un messaggio con un codice casuale, che deve essere reinviato al mittente per confermare la volontà di essere iscritti alla lista. In questo modo ci si assicura che il legittimo proprietario della casella di e-mail desideri davvero essere iscritto. La rimozione di un indirizzo da una mailing list è normalmente libera e automatica. ====Invio dei messaggi==== Questa opzione serve a determinare chi può inviare messaggi alla lista. Ci sono liste totalmente aperte, in cui chiunque può inviare un messaggio, altre in cui l'invio dei messaggi è riservato agli iscritti, oppure ci sono liste moderate, in cui tutti i messaggi devono essere valutati da un moderatore e altre in cui solo alcuni possono inviare messaggi, e non è possibile alcuna discussione (dette più propriamente newsletter). ====Caratteristiche dei messaggi==== In molti sistemi di mailing list è possibile configurare filtri che bloccano i messaggi che non rispettano determinate caratteristiche: per dimensione (scarta o blocca i messaggi che superano una certa dimensione), per numero di destinatari (scarta o blocca i messaggi che hanno molti destinatari, per evitare la diffusione di indirizzi e-mail privati). Inoltre è possibile modificare i messaggi agendo sugli allegati, ad esempio cancellando tutti gli allegati, o solo quelli di alcuni tipi MIME. ====Archivio==== Se il servizio comprende l'archiviazione automatica dei messaggi, si può decidere se l'archivio sia pubblico, accessibile solo ai membri o riservato all'amministratore. ====Lista degli iscritti==== Si può decidere se l'elenco degli iscritti alla lista debba essere pubblico (cosa che viene fatta raramente, per ragioni di privacy), accessibile solo ai membri o riservato all'amministratore. ==== Possibilità di disiscrizione ==== Gli utenti possono disiscriversi dalle comunicazioni della mailing list in qualsiasi momento, solitamente tramite l'utilizzo di un link sottostante alle comunicazioni. ===Modalità digest=== Normalmente i messaggi inviati alla lista vengono inviati immediatamente a tutti i membri. Alcuni membri possono però decidere di ricevere invece più messaggi tutti insieme. Questa è detta modalità digest. Il digest è un messaggio e-mail che contiene un insieme di messaggi alla lista, e può essere realizzato con MIME o semplicemente copiando il testo dei vari messaggi, e viene creato quando si verificano determinate condizioni, ad esempio sul numero di messaggi da inviare o sul tempo da cui questi sono fermi. Ogni mailing list è sottoposta a particolari regole di o da comportamento (vedi netiquette) a cui ogni iscritto deve attenersi. Generalmente i messaggi devono obbligatoriamente trattare di un particolare argomento, per generico che possa essere. Molte mailing list sono moderate; in questo caso i messaggi inviati dagli iscritti vengono controllati da un moderatore prima di venire ritrasmessi agli altri iscritti.
Manitoba
Il '''Manitoba''' è una provincia del Canada occidentale, nelle Praterie canadesi, il cui capoluogo è Winnipeg. È confinante a nord con il Nunavut, a nord-est con la Baia di Hudson, a est con l'Ontario, a ovest con il Saskatchewan e a sud con gli stati statunitensi del Nord Dakota e del Minnesota. La provincia del Manitoba è entrata a far parte della Confederazione canadese il 15 luglio 1870. Il Manitoba ha una superficie di . L'altitudine va dal livello del mare sulla Baia di Hudson, agli del monte Baldy. Gran parte del territorio del Manitoba è incluso nello Scudo canadese. Nel 2001 il Manitoba contava abitanti, di cui l'89% anglofoni e il resto suddivisi tra francofoni e amerindi. Conosciuto nel mondo per l'alta qualità delle farine prodotte che, avendo un indice di forza molto alto, risultavano particolarmente adatte alla panificazione. Il termine ''manitoba'' è ormai divenuto sinonimo di ''farina forte'' qualsiasi sia il luogo di produzione. Simboli della provincia sono un uccello e un fiore: il grande gufo grigio , e l'anemone pulsatilla. Come scritto sotto lo stemma, il motto del Manitoba è ''Gloriosus et Liber''.
=== Geografia fisica === Longitudinalmente il Manitoba è situato nella parte centrale del Canada, anche se viene considerato parte del Canada occidentale. Confina a ovest con il Saskatchewan, a est con l'Ontario, a nord con Nunavut, affacciandosi sulla Baia di Hudson, a sud con gli stati americani del Nord Dakota e Minnesota. La provincia ha una lunga costa lungo la Baia di Hudson, e contiene il decimo lago d'acqua dolce più grande del mondo, il Lago Winnipeg, assieme ad altri due grandi bacini: il Lago Manitoba e il Lago Winnipegosis. I laghi del Manitoba coprono circa il 14,5% () della sua superficie provinciale. Il Lago Winnipeg è il lago più grande del Canada meridionale contenuto totalmente all'interno dei suoi confini. Sul lago si trovano molte isole disabitate. Ci sono migliaia di laghi di tutta la provincia, oltre a importanti corsi d'acqua come l'Assiniboine, il Caribou, Churchill, l'Hayes, il Nelson, il Red River del Nord, il Seal, il Whiteshell e il Winnipegl. La maggior parte della popolazione del Manitoba abita nel sud. La regione si trova all'interno del letto di un lago glaciale preistorico: il Lago Agassiz. Il centro-sud della provincia è pianeggiante, con la presenza di poche colline. Tuttavia, vi sono molte zone collinari e rocciose, insieme con molte grandi dune moreniche risultanti dal ritiro dei ghiacciai. Il Monte Baldy è il punto più elevato a sul livello del mare, e la Baia di Hudson, sulla costa, il più basso al livello del mare. La parte settentrionale del Manitoba si trova all'interno dello Scudo canadese. Gran parte della provincia è scarsamente popolata, soprattutto il nord. Solo nella parte meridionale della provincia è presente un'agricoltura di tipo estensivo con allevamenti bovini e coltivazioni cerealicole e dei semi oleosi. Il Manitoba possiede circa il 12% dei terreni agricoli canadesi. === Geografia antropica === Tre differenti tribù nativo americane abitavano la regione dell'odierno Manitoba (da Manitù, lo spirito universale amerindo) prima dell'arrivo degli europei. I Cree, gli Assiniboines e gli Ojibway. I primi erano a loro volta suddivisi in tre sottogruppi, ognuno con un loro differente dialetto e aspetti culturali peculiari; gli Swampy Cree, i Wood Cree e i Plain Cree. Le tribu degli Assiniboines erano alleate a quelle dei Cree. Schematicamente i Chippewya popolavano i territori più settentrionali, i Wood Cree i boschi centro-meridionali, i Plains Cree e gli Assiniboines l'area Sud-Occidentale e gli Objiwa le pianure Sud-Orientali. I primi europei a giungere nell'odierno Manitoba furono i membri di una spedizione inglese guidata da Thomas Button nel 1612. Sbarcati sulle coste di fronte alla Baia di Hudson passarono l'inverno tra il 1612 e il 1613 sull'estuario del fiume Nelson, rivendicando la regione per la corona britannica. Successivamente un altro equipaggio, guidato da Luke Foxe e Thomas James, sbarcò sulle coste del Manitoba nel 1631. Nel 1670 il re Carlo II cedette i diritti di commercio e amministrazione di questi territori alla Compagnia della Baia di Hudson. Essi entrarono a far parte dell'immenso territorio conosciuto come Terra di Rupert. Fra gli anni ottanta e novanta del 1600 britannici e francesi costituirono molte stazioni commerciali nella regione, ma questa vicinanza rappresentò ragione di conflitto e tensione crescente fra le due potenze coloniali. Nel 1690 la Compagnia della Baia di Hudson inviò Henry Helsey a esplorare le regioni meridionali del Manitoba, nella speranza che questi riuscisse a convincere alcune tribù native, che vivevano principalmente di caccia ai bisonti, a incominciare un primo commercio di pellame. Nel 1731 Pierre Gaultier de Varennes, al comando di una spedizione composta da trafficanti e commercianti di pelli, partì da Montréal verso l'entroterra canadese, diretto verso le coste dell'Oceano Pacifico. Durante il suo percorso costruì diversi forti, soprattutto nella regione del Lago Superiore e del fiume Saskatchewan, e passò attraverso la regione meridionale del Manitoba. In queste terre fondò Fort Rouge nel 1738, nell'area dove oggi sorge Winnipeg. Varennes si preoccupò anche di stabilire relazioni amichevoli con le tribù native, per favorirne i commerci di pellame. La Colonia di Red River. Nel 1763, dopo la sconfitta francese nella Guerra franco-indiana, la Francia si vide costretta a cedere la regione ai britannici. In conseguenza, per un periodo seppur breve, la Compagnia della Baia di Hudson usufruì di un monopolio commerciale nell'area che venne interrotto solo con la costituzione della Compagnia del Nord-Ovest negli anni '70 del 1700, ricostituita poi nel 1784 in seguito al suo fallimento. Nella sostanza la Compagnia della Baia di Hudson pur mantenendo il controllo amministrativo del territorio, per decreto del governo del Regno Unito, era obbligata a consentire alla Compagnia del Nord-Ovest a operare nella sua giurisdizione. Nel 1811 la Compagnia della Baia di Hudson assegnò il controllo di un'ampia regione – ) – a Thomas Douglas. Negli anni immediatamente successivi in tale regione, compresa fra l'attuale Manitoba, il Saskatchewan, il Minnesota e il Nord Dakota e conosciuta con il nome di Colonia di Red River, Douglas favorì l'insediamento di numerosi coloni, prevalentemente di origine scozzese e irlandese, per poter dar sviluppo allo sfruttamento agricolo. Louis Riel. Sfortunatamente le ripetute piogge, le forti nevicate e le intense gelate compromisero i raccolti, e questo comportò un periodo di carestia. Gli alimenti incominciarono a scarseggiare e la situazione si aggravò quando nel 1815 la Compagnia della Baia di Hudson impedì ai nativo-americani di commerciare con la rivale Compagnia del Nord-Ovest che possedeva importanti basi operative nella parte Settentrionale della Colonia di Red River e dove tra l'altro si erano insediati principalmente i nuovi coloni. La situazione precipitò quando la tribù dei Métis, alleata alla Compagnia del Nord-Ovest, attaccò i coloni di Red River. I Métis erano discendenti di popolazioni nativo americane e coloni europei, in prevalenza di lingua francese, che avevano come principale fonte di sostentamento il commercio di prodotti alimentari con la Compagnia del Nord-Ovest. Punto culminante fu la Battaglia di Seven Oaks che si concluse con la vittoria dei Métis, ma le ostilità continuarono fino al 1821, cioè fino a quando le due compagnie rivali si fusero. Nel 1869 la Gran Bretagna cedette i territori controllati dalla Compagnia della Baia di Hudson al governo del Canada (la Confederazione canadese era nata solo due anni prima, nel 1867 quando la colonia britannica del ''Canada'', il Nuovo Brunswick e la Nuova Scozia si unirono in un unico paese) e con essi anche i territori dell'odierna provincia del Manitoba. Le popolazioni Métis non videro di buon grado questa fusione, perché temevano l'assimilazione alla cultura anglofona che si preannunciava inevitabile. Nel 1869 Louis Riel guidò una rivolta a Fort Gary (l'attuale Winnipeg) che durò fino al 1870 e prese il nome di Ribellione di Red River. In quell'anno il governo canadese, nel tentativo di porre fine alla rivolta cedette ai Métis una Carta dei Diritti all'interno del Manitoba Act che nella sostanza creava il Manitoba. Anche se corrispondeva a solo il 5,6% dell'attuale territorio localizzato nell'area Sud-Est, il 15 maggio 1870 il Manitoba divenne la quinta provincia canadese. Con l'elevazione al rango di provincia, il Manitoba incominciò ad attrarre un gran numero di nuovi coloni dalle altre regioni canadesi, e il rischio di assimilazione culturale dei Métis divenne sempre più pressante e attuale. In un lasso di tempo brevissimo, tra il 1871 e il 1881 la popolazione raddoppiò, passando da 25.228 a 68.260, e maggioritaria divenne la cultura anglofona. Il governo del Manitoba revocò molti dei diritti concessi con il Manitoba Act ai Métis. Fra le principali garanzie vi era l'accesso all'educazione in francese, ma questa lingua venne fatta passare in secondo piano negli istituti e nelle scuole della provincia. Conseguenza diretta fu che un gran numero di Métis decise di emigrare verso ovest, verso gli attuali Saskatchewan e Alberta. Sul finire dell'Ottocento l'agricoltura divenne la fonte primaria della ricchezza della provincia, soprattutto per la coltivazione del grano. Il cereale divenne prodotto d'esportazione, soprattutto verso gli Stati Uniti, tanto che nel 1878 venne inaugurata una linea ferroviaria che collegava Winnipeg con Saint Paul nel Minnesota. Nel 1886, con il completamento della linea ferroviaria transcontinentale che collegava le città dell'Est canadese con Vancouver, Winnipeg divenne snodo ferroviario di primaria importanza, e questo favorì ulteriormente l'economia agraria che giovò dei nuovi collegamenti viari per i prodotti da esportare. Dal 1871 i limiti territoriali del Manitoba furono gradualmente estesi, verso nord e verso ovest. La provincia raggiunse l'attuale dimensione nel 1912. === Evoluzione demografica === + '''Andamento demografico del Manitoba''' + ''Fonte: Statistics Canada'' Anno Abitanti 1871 1881 1891 1901 1911 1921 1931 1941 1951 Anno Abitanti 1961 1966 1971 1976 1981 1986 1991 1996 2001 === Città === Winnipeg. Il Parlamento a Winnipeg. Il Manitoba possiede un'unica grande città: Winnipeg, che è anche capitale provinciale. Nessun'altra cittadina supera i abitanti. Di seguito sono riportate in ordine di grandezza le prime 10 città. Le città Pop. 2001 Pop. 1996 Winnipeg Brandon Thompson Portage la Prairie Springfield Hanover St. Andrew Selkirk Steinbach St. Clements === Hockey su ghiaccio === Dal 1972 al 1996 sono esistiti i Winnipeg Jets, divenuti poi i Phoenix Coyotes. Dal 2011 è nata una nuova squadra, anch'essa chiamata Winnipeg Jets. === Football canadese === Per quanto riguarda lo sport, il Manitoba ha un team rappresentativo che gioca nella Canadian Football League, la lega professionistica del football canadese: i Winnipeg Blue Bombers.
Matematica
Euclide, matematico greco, immaginato da Raffaello nella sua opera ''Scuola di Atene'' La '''matematica''' , traducibile con i termini "scienza", "conoscenza" o "apprendimento"; μαθηματικός significa "incline ad apprendere") è la disciplina che studia le quantità , lo spazio, le strutture e i calcoli. Per l'origine del termine occorre andare al vocabolo egizio ''maat'', nella cui composizione appare il simbolo del cubito, strumento di misura lineare, un primo accostamento al concetto matematico. Simbolo geometrico di questo ordine è un rettangolo, da cui sorge la testa piumata della dea egizia Maat, personificazione dei concetti di ordine, verità e giustizia. Figlia di Ra, unico Uno, creatore di ogni cosa, la sua potenza demiurgica è limitata e ordinata da leggi naturali e matematiche. All'inizio del papiro di Rhind si trova questa affermazione: "''Il calcolo accurato è la porta d'accesso alla conoscenza di tutte le cose e agli oscuri misteri''". Il termine ''maat'' riappare in copto, in babilonese e in greco. In greco la radice ''ma'', ''math'', ''met'' entra nella composizione di vocaboli contenenti le idee di ragione, disciplina, scienza, istruzione, giusta misura, e in latino il termine ''materia'' indica ciò che può essere misurato. Col termine matematica di solito si designa la disciplina che studia problemi concernenti quantità, estensioni e figure spaziali, movimenti di corpi, e tutte le strutture che permettono di trattare questi aspetti in modo generale. La matematica fa largo uso degli strumenti della logica e sviluppa le proprie conoscenze nel quadro di sistemi ipotetico-deduttivi che, a partire da definizioni rigorose e da assiomi riguardanti proprietà degli oggetti definiti , raggiunge nuove certezze, per mezzo delle dimostrazioni, attorno a proprietà meno intuitive degli oggetti stessi . La potenza e la generalità dei risultati della matematica le ha reso l'appellativo di ''regina delle scienze'': ogni disciplina scientifica o tecnica, dalla fisica all'ingegneria, dall'economia all'informatica, fa largo uso degli strumenti di analisi, di calcolo e di modellazione offerti dalla matematica.
=== Evoluzione e finalità della matematica === Papiro egiziano che tratta di matematica La matematica ha una lunga tradizione presso tutti i popoli della storia antica e moderna; è stata la prima disciplina a dotarsi di metodi di elevato rigore e portata. Ha progressivamente ampliato gli argomenti della sua indagine e progressivamente ha esteso i settori ai quali può fornire aiuti computazionali e di modellazione. È significativo che, in talune lingue e in talune situazioni, al termine singolare si preferisca il plurale ''matematiche''. Nel corso della sua lunga storia e nei diversi ambienti culturali si sono avuti periodi di grandi progressi e periodi di stagnazione degli studi. Questo in parte è dovuto a singoli personaggi, capaci di dare apporti profondamente innovativi e illuminanti e di stimolare all'indagine matematica grazie alle loro doti didattiche. Si sono avuti anche periodi di arretramento delle conoscenze e dei metodi, specie in relazione a eventi distruttivi o a periodi di decadenza complessiva della vita intellettuale e civile. Negli ultimi 500 anni, per il miglioramento dei mezzi di comunicazione, è prevalsa la crescita del patrimonio di risultati e di metodi, dovuta alla natura stessa delle attività matematiche, tese alla esposizione precisa di problemi e soluzioni; ciò impone di comunicare col fine ultimo di chiarire ogni dettaglio delle costruzioni logiche e dei risultati (alcuni chiarimenti richiedono un impegno non trascurabile, talora molti decenni). Questo ha corrisposto alla definizione di un linguaggio, strumento esemplare per la trasmissione e la sistemazione delle conoscenze. Non va dimenticato che nell'antichità (più precisamente nel periodo ellenistico), con "matematica" ci si riferisce ad un insieme di discipline (geometria, meccanica, ottica, idrostatica, astronomia, geografia matematica, teoria musicale e altre), ossia essa configurava nell'insieme una scienza – si veda al senso etimologico del termine – con rigorosa struttura logica interna e saldi rapporti con applicazioni, ossia avente connessioni con la tecnologia. La scienza antica si è estinta in alcune "ondate distruttive", progressivamente è rinata suddivisa in varie discipline più circoscritte. === Il linguaggio e il rigore matematico === Eulero, che ha creato e reso popolare gran parte della notazione matematica correntemente utilizzata Del linguaggio matematico moderno, fatto di simboli riconosciuti in tutto il mondo, la maggior parte è stata introdotta dopo il XVI secolo. Prima di allora la matematica era scritta usando parole, un processo faticoso che rallentava le scoperte matematiche. Eulero (1707-1783) è stato il responsabile di molte delle notazioni oggi in uso. La notazione matematica moderna rende molto più facile il lavoro del matematico, ma i principianti lo trovano scoraggiante. È estremamente compressa: pochi simboli contengono una grande quantità di informazioni; come le note musicali, la notazione matematica moderna ha una sintassi rigorosa (che in misura limitata varia da autore ad autore, e da disciplina a disciplina) e codifica informazioni difficili da scrivere in qualsiasi altro modo. infinito (∞) in caratteri tipografici diversi Il linguaggio matematico può essere difficile per i principianti. Parole come ''o'' e ''solo'' hanno precisi significati, più che nella lingua corrente. Inoltre, parole come aperto e campo hanno specifici significati matematici. Il ''gergo matematico'' comprende moltissimi termini tecnici, come omeomorfismo e integrabile, perché la matematica richiede assai più precisione del linguaggio quotidiano. Nelle dimostrazioni matematiche è fondamentale il rigore. Per rigore si intende un utilizzo preciso e logico di teoremi già dimostrati, in modo che, analizzando la dimostrazione in profondità attraverso un processo a ritroso, si arrivi ad assiomi e definizioni ''universalmente accettati''. Il livello di rigore richiesto in matematica è variato col tempo: i Greci richiedevano argomentazioni dettagliate, ma nel periodo di Isaac Newton il rigore utilizzato nelle dimostrazioni si era alleggerito. I problemi nati dalle definizioni usate da Newton hanno portato alla rinascita di una attenta analisi delle dimostrazioni nel corso del Diciannovesimo secolo. Il significato di rigore matematico non è sempre chiaro. Ad esempio i matematici continuano a discutere sull'opportunità di considerare valide le dimostrazioni effettuate attraverso computer: dato che lunghi calcoli sono difficili da verificare, tali dimostrazioni potrebbero essere considerate non sufficientemente rigorose. Gli assiomi, nel pensiero tradizionale, erano considerati le "verità auto-evidenti", ma questa concezione comporta alcuni problemi. A livello formale, un assioma è solo una successione di simboli, che ha un significato intrinseco solo nel contesto di tutte le formule derivabili di un sistema assiomatico. L'obiettivo del programma di Hilbert è stato proprio quello di fornire l'intera matematica di una solida base assiomatica, ma secondo il teorema di incompletezza di Gödel una completa assiomatizzazione della matematica è impossibile. Nonostante ciò, la matematica è spesso immaginata consistere (per lo meno nel suo contenuto formale) nella teoria degli insiemi in una qualche assiomatizzazione, nel senso che ogni enunciato matematico, o dimostrazione, può essere scritto con formule esprimibili all'interno di tale teoria. === Matematica teorica e applicata === Teorema di Pitagora in uno scritto cinese datato tra il 500 a.C. e il 200 a.C.. Il teorema ha importanti ricadute pratiche e teoriche Le attività matematiche sono naturalmente interessate alle possibili generalizzazioni e astrazioni, in relazione alle economie di pensiero e ai miglioramenti degli strumenti (in particolare degli strumenti di calcolo) che esse sono portate a realizzare. Le generalizzazioni e le astrazioni quindi spesso conducono a visioni più approfondite dei problemi e stabiliscono rilevanti sinergie tra progetti di indagine inizialmente rivolti a obiettivi non collegati. Nel corso dello sviluppo della matematica si possono rilevare periodi e ambienti nei quali prevalgono alternativamente atteggiamenti generali e valori riconducibili a ''due'' differenti generi di motivazioni e di approcci: le ''motivazioni applicative'', con la loro spinta a individuare procedimenti efficaci, e le esigenze di ''sistemazione concettuale'' con la loro sollecitazione verso generalizzazioni, astrazioni e panoramiche strutturali. Si tratta di due generi di atteggiamenti tra i quali si costituisce una certa polarizzazione; questa talora può diventare contrapposizione, anche astiosa, ma in molte circostanze i due atteggiamenti stabiliscono rapporti di reciproco arricchimento e sviluppano sinergie. Nel lungo sviluppo della matematica si sono avuti periodi di prevalenza di uno o dell'altro dei due atteggiamenti e dei rispettivi sistemi di valori. Del resto la stessa nascita della matematica può ragionevolmente ricondursi a due ordini di interessi: da un lato le esigenze applicative che fanno ricercare valutazioni praticabili; dall'altro la ricerca di verità tutt'altro che evidenti, forse tenute nascoste, che risponde a esigenze immateriali, la cui natura può essere filosofica, religiosa o estetica. Negli ultimi 30 o 40 anni tra i due atteggiamenti si riscontra un certo equilibrio non privo di tensioni riemergenti, ma con molteplici episodi di mutuo supporto. A questo stato di cose contribuisce non poco la crescita del mondo del computer, rispetto al quale il mondo della matematica presenta sia canali di collegamento (che è ormai assurdo cercare di interrompere) sia differenze, ad esempio differenze dovute a diverse velocità di mutazione e a diversi stili comunicativi, che proiettano le due discipline agli antipodi. Tavola aritmetica per bambini, Losanna 1835 Cerchiamo ora di segnalare a grandi linee i temi dell'indagine matematica, illustrando una sorta di itinerario per un progressivo accostamento dei problemi, delle argomentazioni e delle sistemazioni teoriche. === Aritmetica === I primi problemi che inducono ad accostarsi alla matematica sono quelli che si possono affrontare con l'aritmetica elementare: i calcoli eseguibili con le quattro operazioni possono riguardare contabilità finanziarie, valutazioni di grandezze geometriche o meccaniche, calcoli relativi agli oggetti e alle tecniche che si incontrano nella vita quotidiana. I più semplici di questi calcoli possono effettuarsi servendosi solo di numeri interi naturali, ma presto i problemi di calcolo richiedono di saper trattare i numeri interi relativi e i numeri razionali. === Algebra === Pagina di ''Algebra'' di al-Khwarizmi I problemi aritmetici più semplici sono risolti mediante formule che forniscono risultati conseguenti. Ad esempio: l'area di un rettangolo con lati lunghi e è il loro prodotto . Complicando gli enunciati diventa necessario servirsi di equazioni. Ad esempio: per il teorema di Pitagora, se un triangolo rettangolo ha i lati più corti (cateti) di lunghezza e , quello più lungo (ipotenusa) ha come lunghezza il numero positivo che risolve l'equazione: . Le equazioni più semplici sono le equazioni lineari, sia perché rappresentano le questioni geometriche più semplici, sia perché sono risolvibili con procedimenti standard. Nelle formule e nelle equazioni conviene far entrare parametri con valori indeterminati: in tal modo si viene a disporre di strumenti di portata più generale, che permettono di conseguire evidenti economie di pensiero. Ad esempio: in un triangolo rettangolo con cateti di lunghezza e , la lunghezza dell'ipotenusa è il numero positivo tale che . Per meglio valutare le formule e per risolvere molti tipi di equazioni è necessario sviluppare un calcolo letterale che permetta di rimaneggiarle. Le regole di questo calcolo letterale costituiscono la cosiddetta algebra elementare. L'algebra moderna si occupa anche dello studio delle relazioni fra insiemi e delle strutture algebriche, cioè strutture che caratterizzano insiemi concreti (come i numeri) o astratti sui quali è stata definita una o più operazioni. === Geometria === Lo studio della geometria piana e spaziale riguarda inizialmente concetti primitivi: il punto, la retta, il piano. Combinando questi elementi nel piano o nello spazio si ottengono altri oggetti quali segmenti, angoli, angoli solidi, poligoni e poliedri. Punto, retta, piano e spazio hanno dimensione rispettivamente 0, 1, 2 e 3. Tramite il calcolo vettoriale si definiscono e studiano spazi a dimensione più alta (anche infinita). Gli analoghi "curvi" di questi spazi "piatti" sono le curve e le superfici, di dimensione rispettivamente 1 e 2. Uno spazio curvo in dimensione arbitraria si chiama varietà. Dentro a questo spazio si possono spesso definire punti e rette (dette geodetiche), ma la geometria che ne consegue può non soddisfare gli assiomi di Euclide: una tale geometria è generalmente detta non euclidea. Un esempio è dato dalla superficie terrestre, che contiene triangoli aventi tutti e tre gli angoli retti. === Analisi === L'analisi riguarda principalmente il calcolo infinitesimale, introduce la fondamentale nozione di limite, e quindi di derivata e integrale. Con questi strumenti sono analizzati i comportamenti delle funzioni, che spesso non hanno una descrizione esplicita ma sono soluzioni di una equazione differenziale, derivante ad esempio da un problema fisico. Un abaco, un semplice mezzo di calcolo utilizzato fin dai tempi antichi Come riportato sopra, le discipline principali sviluppate all'interno della matematica sono nate dalla necessità di eseguire calcoli nel commercio, di capire i rapporti fra i numeri, di misurare la terra e di predire eventi astronomici. Questi quattro bisogni possono essere collegati approssimativamente con la suddivisione della matematica nello studio sulla quantità, sulla struttura, sullo spazio e sul cambiamento (cioè, aritmetica, algebra, geometria e analisi matematica). Oltre a queste, vi sono altre suddivisioni come la logica, la teoria degli insiemi, la matematica empirica di varie scienze (matematica applicata) e più recentemente allo studio rigoroso dell'incertezza. === Quantità === Lo studio sulle quantità incomincia con i numeri, in primo luogo con i numeri naturali (numeri interi non negativi) e tramite operazione aritmetiche su di essi. Le proprietà più profonde dei numeri interi sono studiate nella teoria dei numeri, di cui un esempio famoso è l'ultimo teorema di Fermat. La teoria dei numeri inoltre presenta due problemi non risolti, largamente considerati e discussi: la Congettura dei numeri primi gemelli e la congettura di Goldbach. I numeri interi sono riconosciuti come sottoinsieme dei numeri razionali ("frazioni"). Questi, a loro volta, sono contenuti all'interno dei numeri reali, usati per rappresentare quantità continue. I numeri reali sono generalizzati ulteriormente dai numeri complessi. Queste sono i primi punti di una gerarchia dei numeri che continua a includere i quaternioni e gli ottonioni. L'analisi dei numeri naturali conduce inoltre ai numeri infiniti. Numeri naturali Numeri interi Numeri razionali Numeri reali Numeri complessi === Strumenti === Aritmetica Algebra Analisi 96px Calcolo vettoriale Calcolo tensoriale Equazioni differenziali 96px 96px 96px Teoria dei sistemi Teoria del caos Lista di funzioni ==== Strumenti informatici ==== Fra gli strumenti informatici negli ultimi anni si sono resi disponibili vari generi di pacchetti software volti ad automatizzare l'esecuzione di calcoli numerici, le elaborazioni simboliche, la costruzione di grafici e di ambienti di visualizzazione e, di conseguenza, volti a facilitare lo studio della matematica e lo sviluppo delle applicazioni che possano essere effettivamente incisive. Particolare importanza ed efficacia vanno assumendo quelli che vengono chiamati sistemi di algebra computazionale o addirittura con il termine inglese Computer algebra systems, abbreviato con CAS. Segnaliamo alcuni programmi open source o comunque gratuitamente disponibili per lo studio della matematica: Maxima logo Maxima è un ''sistema di algebra computazionale (computer algebra system o CAS)'' completo scritto in Lisp. È basato su DOE-MACSYMA e distribuito con licenza GNU GPL. http://maxima.sourceforge.net/ Scilab logo Scilab è un software creato per il calcolo numerico, include un gran numero di funzioni sviluppate per le applicazioni scientifiche e ingegneristiche. Utilizza una sintassi analoga a MATLAB, consente l'aggiunta di nuove funzioni scritte in vari linguaggi (C, Fortran...) e gestisce vari tipi di strutture (liste, polinomi, funzioni razionali, sistemi lineari). https://web.archive.org/web/20040727171441/http://scilabsoft.inria.fr/ R logo R è un ambiente di sviluppo specifico per l'analisi statistica dei dati che utilizza un linguaggio di programmazione derivato e in larga parte compatibile con S. Venne scritto inizialmente da Robert Gentleman e Ross Ihaka. http://www.r-project.org/ Octave logo GNU Octave è un linguaggio di alto livello pensato principalmente per il calcolo numerico ed elaborato inizialmente da J.W. Eaton e altri (compatible con MATLAB). http://www.octave.org === Strutture === Molti oggetti matematici, come gli insiemi di numeri e funzioni, mostrano la loro struttura interna e coerente. Le proprietà strutturali di questi oggetti sono investigate nello studio di gruppi, anelli, campi e altri sistemi astratti, i quali sono a loro volta oggetti. Questo è il campo dell'algebra astratta. In questo campo un concetto importante è rappresentato dai vettori, generalizzati nello spazio vettoriale, e studiati nell'algebra lineare. Lo studio di vettori combina tre tra le fondamentali aree della matematica: quantità, struttura, e spazio. Il calcolo vettoriale espande il campo in una quarta area fondamentale, quella delle variazioni. 96px 96px 96px Algebra astratta Teoria dei numeri Teoria dei gruppi 96px 96px 96px Topologia Teoria delle categorie Teoria degli ordini === Spazi === Lo studio dello spazio incomincia con la geometria, in particolare con la geometria euclidea. La Trigonometria poi combina simultaneamente spazio e numeri. Lo studio moderno dello spazio generalizza queste premesse includendo la Geometria non euclidea (che assume un ruolo centrale nella teoria della relatività generale) e la topologia. Quantità e spazio sono trattati contemporaneamente in geometria analitica, geometria differenziale, e geometria algebrica. Con la geometria algebrica si ha la descrizione di oggetti geometrici come insiemi di soluzioni di equazioni polinomiali combinando i concetti di quantità e spazio, e anche lo studio di gruppi topologici, i quali combinano a loro volte spazio e strutture. I gruppi di Lie sono usati per studiare lo spazio, le strutture e le variazioni. La Topologia in tutte le sue molte ramificazioni può essere considerata la zona di sviluppo più grande nella matematica del XX secolo e include la congettura di Poincaré e il controverso teorema dei quattro colori, di cui l'unica prova, eseguita a computer, non è mai stata verificata da un essere umano. 96px 96px 128px 96px 96px Topologia Geometria Trigonometria Geometria differenziale Geometria frattale === Matematica discreta === Matematica discreta è il nome comune per i campi della matematica utilizzati nella maggior parte dei casi nell'informatica teorica. Questa include teoria della computazione, teoria della complessità computazionale, e informatica teorica. La teoria della computazione esamina le limitazioni dei vari modelli di computer, compresi i modelli più potenti conosciuti - la Macchina di Turing. La teoria della complessità è lo studio delle possibilità di trattazione da parte di un calcolatore; alcuni problemi, nonostante siano teoricamente risolvibili attraverso un calcolatore, sono troppo costosi in termini di tempo o spazio tanto che risolverli risulta praticamente impossibile, anche prevedendo una rapida crescita delle potenze di calcolo. Infine la teoria dell'informazione si interessa della quantità di dati che possono essere immagazzinati su un dato evento o mezzo e quindi di concetti come compressione dei dati e entropia. Come campo relativamente nuovo, la matematica discreta possiede un numero elevato di problemi aperti. Il più famoso di questi è il problema " P=NP?" uno dei problemi per il millennio. 96px 96px 96px 96px Calcolo combinatorio Teoria ingenua degli insiemi Teoria della computazione Crittografia Teoria dei grafi === Matematica applicata === La matematica applicata considera l'utilizzo della matematica teorica come strumento utilizzato per la risoluzione di problemi concreti nelle scienze, negli affari e in molte altre aree. Un campo importante della matematica è la statistica, la quale utilizza la teoria della probabilità e permette la descrizione, l'analisi, e la previsione di fenomeni aleatori. La maggior parte degli esperimenti, delle indagini e degli studi d'osservazione richiedono l'utilizzo della statistica (molti statistici, tuttavia, non si considerano come veri e propri matematici, ma come parte di un gruppo collegato a essi). L'analisi numerica investiga metodi computazionali per risolvere efficientemente una vasta gamma di problemi matematici che sono, in genere, troppo grandi per le capacità di calcolo umane; essa include lo studio di vari tipi di errore che generalmente si verificano nel calcolo. : 96px 96px 96px 96px 96px 96px 96px Fisica matematica Fluidodinamica matematica Ottimizzazione Probabilità Statistica Matematica finanziaria Teoria dei giochi
Metodo forza bruta
Con '''metodo forza bruta''' , nella sicurezza informatica, indica un algoritmo di risoluzione di un problema dato che consiste nel verificare tutte le soluzioni teoricamente possibili fino a che si trova quella effettivamente corretta. Il suo principale fattore positivo è che esso consente teoricamente di trovare sempre la soluzione corretta, ma per contro è sempre la soluzione più lenta o dispendiosa; viene utilizzato come ultima risorsa sia in crittanalisi, sia in altre parti della matematica, ma solamente in quei casi in cui esso sia l'unico procedimento conosciuto.
=== Utilizzo in crittoanalisi === In ambito crittanalitico, questo metodo si utilizza in genere per trovare la chiave di un sistema che impiega un cifrario per individuare il quale non si conosca alcun attacco migliore ed è noto appunto come ''attacco di forza bruta''. Questo fu, ad esempio, il metodo utilizzato dal controspionaggio polacco per decifrare i messaggi tedeschi della macchina Enigma, ideata da Arthur Scherbius. Per ottenere il risultato, infatti, essi utilizzarono la famosa ''Bomba'' ideata da Marian Rejewski, una speciale macchina calcolatrice in grado di sottoporre il messaggio cifrato ad un attacco di forza bruta, fino a trovare la soluzione. La macchina venne poi perfezionata dagli inglesi, grazie al contributo del grande matematico Alan Turing. Questi primi rudimentali e mastodontici calcolatori erano lentissimi, se paragonati agli attuali computer, e potevano impiegare interi mesi per decifrare un breve messaggio. In tempi più recenti, per supplire alla sempre maggiore velocità dei computer disponibili in commercio, divenne necessario utilizzare chiavi di dimensione sempre maggiore. Questa crescita delle dimensioni della chiave è sostenibile, dato che mentre lo spazio delle chiavi (e quindi il tempo necessario per un attacco forza bruta) aumenta esponenzialmente con la lunghezza della chiave (come O(2n), per la precisione), il tempo di cifratura e decifrazione in genere ha poca dipendenza dalla lunghezza della chiave. Per fare un esempio, utilizzando chiavi di 256 bit, AES è più veloce del Data Encryption Standard (DES), che può utilizzare solamente chiavi da 56 bit. Un esempio pratico di attacco di forza bruta è quello di tentare di aprire una valigetta con serratura a combinazione provando tutte le possibili combinazioni delle rotelle numerate, che in genere sono solo tre e contengono ognuna una cifra da 0 a 9; le combinazioni totali, ossia i numeri da 000 a 999, sono in tutto 1.000, e altrettanti sono i tentativi massimi necessari per trovare la combinazione esatta. Per aumentare la protezione della valigetta da questo tipo di attacchi è possibile aumentare il numero di ruote numerate; siccome il numero di combinazioni in questo caso cresce secondo le potenze di dieci, con una ruota in più le possibili combinazioni passano da 1.000 a 10.000. Bisogna prestare attenzione però al ''trade off'', cioè il rapporto tra tempo-memoria e tempo-processori: come spiegato da Daniel J. Bernstein nell'articolo riportato, un calcolatore con 232 processori è incomparabilmente più veloce del corrispondente calcolatore seriale di pari costo. === Utilizzo in sicurezza informatica === Nell'ambito della sicurezza informatica, questo metodo si utilizza soprattutto per trovare la ''password'' di accesso a un sistema. La differenza principale tra attaccare una chiave crittografica e attaccare una ''password'' è che la prima è solitamente stata generata in modo totalmente casuale mentre una password, per la sua stessa natura di dover essere ricordata e inserita da esseri umani, è generalmente meno densa di informazioni. Utilizzando una parola italiana di 8 caratteri come password, la sua sicurezza (il numero di possibilità che un attaccante deve testare) non è di 263 tentativi (una sicurezza equivalente a una chiave casuale di 64 bit) ma piuttosto il numero totale di parole italiane di 8 caratteri (una sicurezza equivalente a meno di 16 bit). È quindi palese l'importanza di utilizzare password molto lunghe (spesso chiamate ''passphrase'') oppure generate casualmente; queste due scelte non fanno altro che barattare la facilità di memorizzazione con la lunghezza e il tempo necessario per inserire manualmente la password. Quando sul sistema è possibile un attacco offline, ovvero quando l'attacco si può eseguire su una copia di lavoro locale del sistema da attaccare, si può compensare la lentezza di esecuzione con la quantità di risorse; laddove un singolo computer possa "provare" 100.000 chiavi al secondo, due computer possono provarne il doppio e così via (la velocità aumenta linearmente con le risorse utilizzate). Questa caratteristica ha motivato, nei recenti anni, molti attacchi "distribuiti" sfruttando solo i cicli inutilizzati di migliaia e migliaia di comuni computer (Internet facilita di molto l'organizzazione di questo tipo di attacchi). Questo ovviamente non è applicabile a sistemi informatici dove sia possibile esclusivamente un attacco online, né a sistemi che utilizzino protezioni fisiche quali lucchetti metallici; non è ovviamente possibile velocizzarne l'apertura provando due o più chiavi alla volta.
Media (statistica)
moda'', la ''mediana'' e la ''media'' In statistica, la '''media''' è un singolo valore numerico che descrive sinteticamente un insieme di dati. Esistono varie tipologie di media che possono essere scelte per descrivere un fenomeno: quelle più comunemente impiegate sono le tre cosiddette ''medie pitagoriche'' . Nel linguaggio ordinario, con il termine ''media'' si intende comunemente la media aritmetica. È l'indice di posizione più utilizzato.
Oscar Chisini ha formalizzato una definizione generale di media ampiamente accettata, che riflette la relatività del concetto di media rispetto al particolare fenomeno in analisi. Dato un campione di numerosità e una funzione in variabili, la media delle rispetto a è definita come quell'unico numero , se esiste, tale che sostituendolo a tutte le variabili il valore della funzione rimane inalterato: : Le medie comunemente impiegate (aritmetica, geometrica, armonica, di potenza) sono casi particolari ottenibili tramite questa definizione, per una funzione opportuna. La media aritmetica è il tipo di media impiegato più comunemente e quello al quale, con il termine "media", si fa in genere riferimento nel parlare comune. Viene usata per riassumere con un solo numero un insieme di dati su un fenomeno misurabile (per esempio, l'altezza media di una popolazione). Viene calcolata sommando tutti i valori a disposizione e dividendo il risultato per il numero complessivo dei dati. La formula della media aritmetica semplice per elementi è: : Nel caso in cui si disponga della distribuzione di frequenze del fenomeno (carattere) misurato è possibile calcolare più agilmente la media aritmetica a partire dalle seguente formula: : dove è il numero di modalità assunte dal carattere rappresenta la -esima modalità di e la corrispondente frequenza assoluta. Essendo poi , ne deriva che: : dove rappresenta la frequenza relativa della -esima modalità del carattere La media aritmetica ponderata (o media pesata) viene calcolata sommando i valori in analisi, ognuno moltiplicato per un coefficiente (detto anche peso) che ne definisce l'"importanza", e dividendo tutto per la somma dei pesi (quindi è una combinazione lineare convessa dei dati in analisi). Alla luce di questa definizione, la media aritmetica semplice è un caso particolare di media aritmetica pesata nella quale tutti i valori hanno peso unitario. La formula generale per la media pesata è quindi: : dove è il peso del termine -esimo. Si dimostra facilmente che la media aritmetica è un indice di posizione, in quanto aggiungendo o moltiplicando tutti i valori per una stessa quantità la media stessa aumenta o è moltiplicata per quella stessa quantità. Come tutti gli indici di posizione, la media aritmetica fornisce l'ordine di grandezza dei valori esistenti e permette di conoscerne la somma dei valori (moltiplicando la media per il numero di elementi). Oltre che in matematica, la media aritmetica è ampiamente impiegata in svariati campi, quali economia, sociologia e nella maggior parte delle discipline accademiche. Nonostante la media aritmetica sia spesso usata per fare riferimento alle tendenze, non fornisce un dato statistico robusto in quanto risente notevolmente dei valori anomali (outlier). Per questo si considerano spesso anche altri indici, come la mediana, che sono più robusti rispetto ai valori anomali e si fa un'analisi comparata. Un tentativo di ridurre l'effetto dei valori estremi nel calcolo della media aritmetica è costituito dalla trimmed mean, ovvero un particolare calcolo della media nel quale si considera solo una certa percentuale dei valori più centrali, tralasciando i valori agli estremi di questi. È comune, per esempio, il calcolo della trimmed mean al 50%, che consiste nella media aritmetica del 50% dei valori più centrali, tralasciando dunque il 25% dei valori più piccoli e il 25% di quelli più grandi. === Proprietà della media aritmetica === La media aritmetica gode delle seguenti proprietà: * la somma degli scarti di ciascun valore di dalla media aritmetica è nulla: * la somma del quadrato degli scarti di ciascun valore di da una costante è minima quando è pari alla media aritmetica: * la media aritmetica relativa ad un collettivo di unità suddiviso in sottogruppi disgiunti può essere calcolata come la media ponderata delle medie dei sottogruppi, con pesi pari alla loro numerosità: dove ed rappresentano rispettivamente la media aritmetica e la numerosità dell'-esimo sottogruppo; * la media aritmetica di un carattere ottenuto a partire dalla trasformazione lineare di un carattere è uguale a , dove è la media aritmetica del carattere === Esempio === Dati cinque numeri: : la loro media aritmetica è data da: : === Media ponderata === Per calcolare la media ponderata di una serie di dati di cui ogni elemento proviene da una differente distribuzione di probabilità con una varianza nota, una possibile scelta per i pesi è data da: : La media ponderata in questo caso è: : e la varianza della media ponderata è: : che si riduce a quando tutti i . Il significato di tale scelta è che questa media pesata è lo stimatore di massima verosimiglianza della media delle distribuzioni di probabilità nell'ipotesi che esse siano indipendenti e normalmente distribuite con la stessa media. La media geometrica di termini è la radice -esima del prodotto degli valori: : Sfruttando le proprietà dei logaritmi, l'espressione della media geometrica può essere resa trasformando i prodotti in somme e le potenze in prodotti: : Dalla precedente scrittura si ricava anche una proprietà della media geometrica: il logaritmo della media geometrica è uguale alla media aritmetica dei logaritmi. Infatti, svolgendo il logaritmo su entrambi i lati dell'uguaglianza e ricordando che , si ottiene: : Nel caso si disponga della distribuzione di frequenze della variabile, è possibile calcolare più facilmente la media geometrica attraverso la seguente formula: : dove è il numero delle modalità assunte dalla variabile , rappresenta la -esima modalità di e la corrispondente frequenza assoluta. Dalla precedente si ottiene anche: : Analogamente al caso della media aritmetica, attribuendo un peso ai termini si può calcolare la media geometrica ponderata: : La media geometrica può essere vista anche come media aritmetico-armonica. Definendo infatti due successioni: : : e convergono alla media geometrica di e . Infatti le successioni convergono ad un limite comune. Si può infatti osservare che: : Lo stesso ragionamento può essere applicato sostituendo le medie aritmetica e armonica con una coppia di medie generalizzate di ordine finito e opposto. La media geometrica si applica a valori positivi. Ha un chiaro significato geometrico: ad esempio la media geometrica di due numeri è la lunghezza del lato di un quadrato equivalente ad un rettangolo che abbia i lati di modulo pari ai due numeri. Lo stesso vale in un numero di dimensioni superiore. La media geometrica trova impiego soprattutto dove i valori considerati vengono per loro natura moltiplicati tra di loro e non sommati. Esempio tipico sono i tassi di crescita, come i tassi d'interesse o i tassi d'inflazione. Una caratteristica è che valori piccoli (rispetto alla media aritmetica) sono molto più influenti dei valori grandi. In particolare, è sufficiente la presenza di un unico valore nullo per annullare la media. === Esempio === Dati cinque numeri: : la loro media geometrica è data da: : La media armonica di termini è definita come il reciproco della media aritmetica dei reciproci: : Per praticità di calcolo si può applicare la seguente formula, ottenuta tramite le proprietà di somme e prodotti: : Se a un insieme di dati è associato un insieme di pesi , è possibile definire la media armonica ponderata come: : La media armonica semplice rappresenta un caso particolare, nel quale tutti i pesi hanno valore unitario. La media armonica è fortemente influenzata dagli elementi di modulo minore: rispetto alla media aritmetica risente meno dell'influenza di outlier grandi, ma è influenzata notevolmente dagli outlier piccoli. === Esempio === Dati cinque numeri: : la loro media armonica è data da: : La media di potenza (o media generalizzata o media di Hölder o media -esima) rappresenta una generalizzazione delle medie pitagoriche. È definita come la radice -esima della media aritmetica delle potenze di esponente degli valori considerati: : Molte altre tipologie di media sono casi particolari della media generalizzata, per opportuni valori di : * media aritmetica, per ; * media geometrica, per ; * media armonica, per ; * media quadratica, per (usata soprattutto in presenza di numeri negativi per eliminare i segni); * media cubica, per . Inoltre: * * Ad ogni termine può essere associato un coefficiente detto peso, in genere rappresentato dalla frequenza oppure da un valore il quale descrive l'importanza (oggettiva o soggettiva) che il singolo elemento riveste nella distribuzione. Se ai dati in esame si assegna un insieme di pesi , tali che , è possibile definire la media pesata: : La media aritmetico-geometrica (AGM) di due numeri reali positivi e è definita come limite comune di due successioni definite come segue. Si determinano la media aritmetica e la media geometrica di e : :. Quindi si itera il procedimento, sostituendo ad e a . In questo modo si ottengono due successioni: : : Le due successioni sono convergenti e hanno limite comune, detto media aritmetico-geometrica di e , indicata come o talvolta come . La media geometrica di due numeri è sempre minore della media aritmetica, di conseguenza è una successione crescente, è decrescente e si ha (le disuguaglianze sono strette se ). Quindi è un numero compreso fra la media aritmetica e la media geometrica di e . Inoltre, dato un numero reale , vale la relazione : Esiste anche un'espressione in forma integrale di : : dove rappresenta l'integrale ellittico completo di prima specie: : Inoltre, poiché la media aritmetico-geometrica converge piuttosto rapidamente, la formula precedente è utile anche nel calcolo degli integrali ellittici. Il reciproco della media aritmetico-geometrica di e è chiamata costante di Gauss, in onore del matematico tedesco Carl Friedrich Gauss. : Una generalizzazione del concetto di media a distribuzioni continue prevede l'uso di integrali. Supponiamo di avere una funzione , integrabile. Allora si può definire la media come: : Data inoltre una funzione tale che , detta ''peso'', si può definire la media integrale pesata come: : Più in generale data una funzione dove è un insieme sul quale è definita una funzione di integrazione, si definisce la media come: : === Media temporale === La media temporale, spesso usata nella trattazione di segnali, è chiamata componente continua. Si tratta della media integrale calcolata in un intervallo di tempo tendente all'infinito. :. per:
Merano
'''Merano''' è un comune italiano di abitanti, capoluogo della comunità comprensoriale del Burgraviato, nella provincia autonoma di Bolzano, in Trentino-Alto Adige.
Vista dalle montagne sulla città Vista del nucleo cittadino in inverno === Territorio === Capoluogo della Comunità comprensoriale del Burgraviato, è circondata dalle montagne (1500–3330 m) e si trova nel fondovalle all'inizio di quattro importanti valli: la Val Venosta, la Val Passiria, la Val d'Adige e la Val d'Ultimo. Attraversata dal torrente Passirio che confluisce nell'Adige, si trova alle pendici del Gruppo Tessa (fino a  , confine con l'Austria) e dell'Altopiano del Salto (fino a  m). A sud Merano dista 30 km dal capoluogo di provincia, Bolzano, al quale è collegata da una superstrada a 4 corsie, conosciuta come "MeBo", e da una linea ferroviaria. A ovest comincia la Val Venosta, con la ferrovia della Val Venosta, a sud-ovest la Val d'Ultimo e a nord-est la Val Passiria. Alla periferia di Merano sorgono il paese e il castello di Tirolo (''Dorf Tirol'', ''Schloss Tirol'') da cui prende nome la regione storica del Tirolo. === Turismo === Considerato luogo di cura sin dal XIX secolo, Merano era inizialmente orientata verso un turismo per la terza età, grazie al clima mite e alla quiete che la caratterizzano. Nel XX secolo e particolarmente negli ultimi due decenni questa tendenza è cambiata soprattutto grazie a un'offerta più variegata e all'arrivo del turismo nazionale e internazionale che ha raggiunto e superato quello dei paesi germanofoni facendo notevolmente scendere l'età media dei suoi visitatori. Il toponimo è attestato come ''Mairania'' nell'857, nel 1242 come ''Meran'' e nel 1317 come ''stat ze Meran'' ("città di Merano"). Dal XV secolo prevale la forma ''auf der Meran''. Il toponimo è un prediale derivato da ''Marius'' + ''anum'', come attestano anche molti altri esempi italiani; la ''e'' è facilmente spiegata come -''arj''- > -''ajr''- > -''er''-; la forma tedesca ''Meran'', per l'accento non ritratto, riflette una germanizzazione piuttosto recente. Chiesa parrocchiale, facciata ovest Interno della chiesa parrocchiale Vista verso sud Carta dei dintorni di Merano nel 1888 I Mercatini di Natale a Merano, sul Lungo Passirio In epoca romana la zona dell'attuale Merano è detta ''Maia'' e si trova sul confine tra la provincia della Rezia e la Regio X Venetia et Histria, ai margini settentrionali del municipium di Trento. In epoca tardo-antica vi si sviluppa il ''castrum Maiense'', un insediamento fortificato localizzato a partire dalla rocca dell'attuale castel San Zeno (''Zenoburg''). Nella cappella del ''castrum'' furono sepolti san Valentino di Rezia (alla fine del V secolo) e san Corbiniano di Frisinga (attorno al 730). È invece del 857 la prima menzione del nome di ''Mairania''. Merano si sviluppa notevolmente sotto la famiglia d'arme divenuta allora proprietaria del castello di Tirolo. La dinastia assume il nome di conti del Tirolo nel corso del Duecento, in particolare con Alberto III di Tirolo e con Mainardo II di Tirolo-Gorizia, quando l'antico nucleo urbanistico assume la sua caratteristica fisionomia. Di quel periodo rimane l'imponente torre ''Ortenstein'' (anche nota come torre delle Polveri - ''Pulverturm'' - perché usata dal XVI secolo come deposito di esplosivi), sede un tempo del burgravio principesco. Merano diviene città nel corso del XIII secolo e acquisisce diritti cittadini nel 1317. Nel XIV secolo, grazie anche ai privilegi concessi da Leopoldo III, divenuto per eredità anche Conte del Tirolo, si sviluppa molto il settore commerciale. Ne è anche testimone l'attività intensa di notai nel Tre e Quattrocento. Con il trasferimento della sede dei nuovi conti d'Asburgo ad Innsbruck nel 1420 la città perde la sua primaria importanza come centro economico, pur rimanendo formalmente capitale della contea del Tirolo fino al 1848. Solo con le guerre di liberazione del Tirolo del 1809, guidate da Andreas Hofer della Passiria, Merano ritorna al centro dell'attenzione: sul monte Benedetto (''Segenbühel''), sopra Merano, i tirolesi combattono vittoriosamente una battaglia contro i Francesi e i Bavaresi nell'ambito della guerriglia da loro condotta contro le truppe franco-bavaresi, che alla fine di una lunga battaglia combattuta al Bergisel di Innsbruck, Andreas Hofer, non ottenuto il promesso appoggio dell'imperatore asburgico, perde per nettissima inferiorità di forze la battaglia finale e verrà pochi giorni dopo giustiziato a Mantova, mentre la figlia dell'imperatore d'Austria va in sposa a Napoleone quale pegno di pace. Nella seconda metà dell'Ottocento Merano diviene un importante luogo di cura e villeggiatura dell'Impero austro-ungarico, grazie anche al collegamento ferroviario inaugurato nel 1881 e completato con la stazione ferroviaria su disegno di von Chabert del 1905. Conseguentemente la città si espande al di fuori del perimetro delle mura su modelli urbanistici di derivazione viennese e salisburghese e con l'apporto dell'urbanista tedesco Theodor Fischer. Dopo la Prima guerra mondiale Merano, come tutta la parte meridionale del Tirolo, viene annessa all'Italia. Tra le due guerre vi viene realizzato l'ippodromo di Maia. Merano ha un'antica tradizione turistica. Molti sono infatti gli ospiti della politica e della cultura che hanno passato le loro vacanze nella città, per esempio l'imperatrice Sissi e gli scrittori Franz Kafka e Gottfried Benn. Questo soprattutto perché scienziati e medici hanno sempre consigliato la città per il suo clima mite e quasi mediterraneo e per la qualità dell'aria. Nel 1914 viene ampliato il Kurhaus, opera dell'architetto Friedrich Ohmann che era legato alla Secessione viennese. Lo stabilimento della Montecatini prima del bombardamento degli Alleati nel 1945 Le prime corse di cavalli a Merano risalgono al 1896 e la creazione di un primo ippodromo al 1900. Dopo un decennio di crisi, una nuova imponente struttura per la corsa ad ostacoli è realizzata e aperta agli appassionati nel 1935. Il Gran Premio Merano è abbinato ad una ricca lotteria nazionale. A differenza di Bolzano, il volto di Merano non viene stravolto tra le due guerre. Inoltre, nel corso della Seconda guerra mondiale, Merano non subisce bombardamenti, per via del fatto che viene considerata una zona adibita al ricovero dei malati di guerra. La città è a lungo amministrata (fino al 1935) dal sindaco e poi podestà Maximilian Markart, che sa conservarne la vocazione turistica internazionale. Gli interventi pubblici sono tesi per lo più a sviluppare le strutture esistenti, come nel caso dell’ampliamento dell’ippodromo di Maia, o a dare attuazione ad antiche aspirazioni, come negli studi per la realizzazione della città termale. Se si prescinde dal caso di Sinigo, la frazione meridionale sorta attorno alla bonifica del fondovalle e alla fabbrica della Montecatini, gli investimenti per l’edilizia popolare saranno spesso tardivi e comunque non inquadrabili in un progetto di promozione dell’immigrazione. Tra le due guerre Merano riprende il suo volto di città internazionale. Negli anni ’30 diviene meta di molte famiglie ebree in fuga dal resto d’Europa. Questa situazione va in crisi a partire dal 1938 e soprattutto dopo il settembre 1943. A metà settembre 1943 scattano i rastrellamenti degli ebrei. A seguito delle leggi razziali italiane del 1938, la popolazione ebraica della provincia, residente in maggioranza a Merano, si era già oltremodo assottigliata. I più si erano trasferiti altrove e in città erano rimaste circa sessanta persone. Ventidue di esse (seguite poi da altre) sono arrestate dal SOD (''Sicherheits- und Ordnungsdienst'') per ordine delle SS e avviate, il 16 settembre, ai campi di sterminio. Si tratta della prima deportazione di ebrei avvenuta su territorio italiano. Merano non subisce attacchi aerei (tranne quello su Sinigo all’inizio di aprile del 1945). Già nei primi anni di guerra infatti alcuni alberghi meranesi sono trasformati in ospedali militari. Dopo l’occupazione tedesca Merano diviene città ospedaliera, meta per i feriti provenienti dal fronte italiano. Nel 1944 essa viene dichiarata formalmente “città ospedaliera” (''Lazarettstadt''), una qualifica che assicura particolare salvaguardia in base alle convenzioni internazionali. Merano è perciò rifugio sicuro per diverse personalità e attività segrete, centro tra l’altro della rete di distribuzione di denaro falso nota come operazione Bernhard. Dopo la distruzione degli impianti norvegesi Norsk-Hydro di Vemork, che producono l’acqua pesante destinata ai progetti tedeschi per realizzare la bomba atomica, nel novembre 1943 un gruppo di scienziati tedeschi visita lo stabilimento di Sinigo e la centrale di Marlengo per verificare se l’impianto di elettrolisi della Montecatini sia tecnicamente adatto alla produzione di acqua pesante. Malgrado il parere negativo, a Sinigo avrà comunque luogo una piccola produzione del prezioso liquido. La fabbrica di Sinigo viene bombardata il 4 aprile del 1945, non a causa dell’acqua pesante, ma per la produzione di metanolo. La guerra si conclude con un inutile fatto di sangue dai contorni mai del tutto chiariti. Il 30 aprile 1945 a Merano i militari tedeschi aprono il fuoco su due cortei di persone che intendevano festeggiare la fine del conflitto. Otto morti e molti feriti. Anche dopo il 1945 Merano è una delle mete più frequentate dai turisti in Alto Adige. A Merano si trova il museo provinciale del turismo "Touriseum", ospitato nel castel Trauttmansdorff, al quale è annesso il giardino botanico, uno dei più belli in Italia. A dicembre 2005 sono state riaperte le Terme di Merano con annesso un hotel a quattro stelle. Nel corso del 2017 la città di Merano ha festeggiato i 700 anni dalla introduzione del suo primo ordinamento civico, con una serie di mostre e manifestazioni storiche durate 365 giorni. === Stemma === Lo stemma mostra l'aquila tirolese, seduta su un muro con quattro pezzi di merlatura ghibellina e tre arcate che simboleggiano la città. L'insegna è conosciuta dal XIV secolo; il sigillo più vecchio risale al 1353 e quello a colori al 1390. In un'immagine del 1759 l'aquila viene raffigurata con una corona e una ghirlanda verde d'onore, il cosiddetto ''Ehrenkränzel''. Nel 1911 fu concesso uno stemma simile, ma con le arcate con i cancelli aperti sopra un prato di trifoglio. Tale aspetto venne confermato anche nel 1928, ma nel 1973 si decise di tornare allo stemma precedente. === Architetture religiose === Tra le chiese storiche di Merano il Duomo di San Nicolò, con la cappella di Santa Barbara, la chiesa di Santo Spirito (già chiesa dell'Ospedale), quelle di Santa Maria del Conforto e di San Vigilio a Maia Bassa. Risalgono al Novecento la chiesa di Santa Maria Assunta e la chiesa di San Giusto a Sinigo. Nel centro della città si trovano anche il convento dei Cappuccini e l'ex convento delle Clarisse. === Architetture civili === ==== Kurhaus ==== Il Kurhaus Progettato nel 1873 dall'architetto Josef Czerny, il Kurhaus (''casa di cura'') venne inaugurato il 14 novembre 1874 e ristrutturato successivamente tra il 1913 e il 1914 dall'architetto Friedrich Ohmann. È di Ohmann il progetto della grande sala "Kursaal" della rotonda. L'edificio è stato sottoposto ad un radicale restauro negli anni '80, e ora presenta 13 sale e permette di ospitare fino a 1000 persone. ==== Mura e Porte ==== Porta Passiria (''Passeirer Tor'') Verso la fine del XIII secolo la città fu dotata di mura citate anche nel primo ordinamento cittadino del 1317. Esse racchiudevano l'attuale centro storico e, nella parte meridionale, fungevano anche da difesa contro le piene del torrente Passirio che non aveva argini. I passaggi attraverso le mura avvenivano esclusivamente in quattro porte. ==== Ponte Romano ==== Il Ponte Romano (''Steinerner Steg'') è il ponte più antico ancora conservato della città di Merano, risalendo al 1617. Fu edificato sul luogo dove in precedenza erano esistiti altri ponti, per lo più realizzati in legno. È chiuso al traffico e collega il quartiere Steinach a Maia Alta superando il torrente Passirio. ==== Teatro Civico ==== Facciata del Teatro civico Inaugurato nel 1900 è un teatro civico realizzato su progetto dell'architetto Martin Dülfer (1859-1942) di Monaco di Baviera e si contraddistingue per le forme eclettiche da fine secolo, ispirate allo Jugendstil internazionale. Nel periodo del fascismo fu intitolato a Giacomo Puccini. ==== Stazione di Merano ==== Eretta in stile architettonico ''Jugendstil viennese'' su modello del von Chabert con piazza antistante disegnata dall'urbanista Theodor Fischer. === Architetture militari === A Merano esistono le caserme: * "Ugo Polonio" in via Cadorna, oggetto di una ristrutturazione totale a cura della Provincia autonoma di Bolzano nel quadro di un protocollo di intesa con il Ministero della Difesa; * "Francesco Rossi", dove dal 2014 sono stati costruiti alloggi per il personale militare; * "Cesare Battisti", via Palade; * "Villa Acqui" in via O. Huber, oggi sede della Agenzia delle Entrate; * inizialmente chiamata "Venosta", poi dedicata al capitano degli Alpini "Leone Bosin", caduto in Albania nel 1941 e medaglia d'argento al valore militare, la struttura venne realizzata negli anni 1938-1939 e ha chiuso nel 1991 lasciando nei pressi del raccordo stradale con la MeBo il terreno libero riconvertito oggi a zona produttiva. L'amministrazione comunale di Merano nel giugno 2016 ha posizionato una targa commemorative presso l'incrocio fra via Zuegg e via Brogliati alla memoria di Bosin *il 1º aprile 1946 a Merano si ricostituisce il 6º Reggimento Alpini. Merano è stata sede della Brigata alpina "Orobica" fino al 1991; ora invece è di stanza il Reggimento Logistico "Julia", unità logistica operativa dell'Esercito Italiano il cui Comando è dislocato alla caserma "Battisti". === Passeggiate === Merano è una città che possiede passeggiate molto sviluppate, in posizione panoramica. La più famosa è la passeggiata Tappeiner, che a mezza costa del Monte Benedetto collega Quarazze a castel San Zeno. Da questa passeggiata è facilmente raggiungibile la Torre delle Polveri e anche la passeggiata Gilf, che si snoda sui due lati del Passirio poco prima del suo ingresso in città. Vista sul fiume Passirio. === Ripartizione linguistica === La popolazione meranese è oggi, grosso modo, per metà di madrelingua tedesca e per metà di madrelingua italiana: Ripartizione linguistica 1991 2001 2011 Madrelingua italiana 49,01% 48,01% 49,06% Madrelingua tedesca 50,46% 51,50% 50,47% Madrelingua ladina 0,53% 0,49% 0,47% Prima dell'approvazione del Pacchetto per l'Alto Adige Merano era una città a maggioranza italiana (58,6% al censimento del 1961). === Religione === A Merano vive una piccola comunità ebraica con una propria sinagoga, inaugurata nel 1901 ed un piccolo museo. Vi sono anche una chiesa dedicata al culto russo-ortodosso, completata nel 1897 all'interno della Casa ''Borodine'' su progetto dell'architetto Tobias Brenner e dedicata a San Nicola taumaturgo e, dalla seconda metà dell'Ottocento, una comunità e una chiesa evangelica luterana, eretta nel 1885 su progetto dell'architetto Johann Vollmer di Berlino e preceduta da una casa di preghiera (''Bethaus'') del 1862, fondata da Thilo von Tschirsky nel quartiere di Steinach. Un tempo c'erano una chiesetta anglicana e una piccola comunità anglo-americana. A Merano esiste anche una comunità dei testimoni di Geova che tiene adunanze in lingua italiana e tedesca nella Sala del Regno situata in via Zuegg === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Secondo dati ISTAT i cittadini stranieri a Merano al 1º gennaio 2018 sono risultati 6.570 (16,2% tra tutti i residenti), in aumento di 218 unità rispetto all'anno precedente. Le prime dieci comunità sono risultate quelle provenienti da: # Albania, 985 # Germania, 520 # Kosovo, 452 # Repubblica di Macedonia, 439 # Marocco, 420 # Pakistan, 380 # Romania, 373 # India, 217 # Ucraina, 221 # Slovacchia, 211 Il fiume Passirio Arrivo dell'imperatore Francesco Giuseppe I e l'arciduca Francesco Ferdinando a Merano, 1900(F. Behrens) La via dei Portici (''Lauben'') Teatro civico (''Stadttheater'') Dal 1986 a Merano si svolgono le Settimane Musicali Meranesi, ideate nel 150º anniversario della fondazione della città come luogo di cure termali. Il Festival si svolge all´interno del padiglione del Kurhaus dove orchestre di fama internazionale si alternano nel corso della estate musicale. MeranoJazz è un importante festival jazz organizzato dal comune di Merano che si svolge annualmente nel mese di luglio, a partire dal 1997. La programmazione si concentra su noti musicisti e formazioni della scena nazionale e mondiale. Dal 2002 comprende la Mitteleuropean Jazz Academy, un workshop per musicisti jazz che, all'interno di un contesto internazionale, mira ad unire concettualmente l'area culturale italiana e tedesca, coinvolgendo insegnanti delle due aree linguistiche. Inoltre, ogni anno è presente presso la Jazz Academy un artist in residence di fama mondiale. La città di Merano è dal 1993 sede del ''Meraner Lyrikpreis'' (premio di poesia lirica di Merano), uno dei più prestigiosi premi letterari in lingua tedesca. Fra i vincitori della competizione biennale, scelti da una giuria internazionale, si annoverano Kurt Drawert, Kathrin Schmidt, Jürgen Nendza, Oswald Egger, Michael Donhauser, Ulrike Almut Sandig e Uwe Kolbe. Dal 1995 la città è sede del Premio letterario internazionale Merano-Europa (narrativa e traduzione), promosso nelle lingue italiana e tedesca dall'Associazione culturale Passirio Club Merano in collaborazione con Edizioni alphabeta Verlag e Südtiroler Künstlerbund. Nel 2017 l'Amministrazione comunale meranese candida la città per il titolo di "Capitale italiana della cultura 2020" con il motto "Una piccola Europa d'Italia". Il 15 gennaio 2018 viene reso noto dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che Merano è fra le dieci città finaliste assieme ad Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Nuoro, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso. === Eventi === * Merano è stata sede della finale del concorso di bellezza Miss Italia del 1952 quando vinse Eloisa Cianni (1932). * Dal 2014 al 2017 ha ospitato la finale del concorso nazionale di body art, Rabarama Skin Art Festival. === Musei === * Il museo del turismo Touriseum è stato inaugurato nel 2003 e mostra l'evoluzione storica del turismo in Alto Adige. * Il museo delle Donne (''Frauenmuseum'') fornisce una visione d'insieme sulle diverse epoche della storia della donna. * Kunst Meran/Merano Arte è un museo di arte contemporanea gestito da un'associazione senza scopo di lucro. Si trova sotto i portici. * Il museo civico è il più antico museo dell'Alto Adige. È stato riaperto nel 2015 nella nuova sede di Palais Mamming. Con 16.913 occupati in 3.946 posti di lavoro Merano viene a essere la seconda città della provincia, dopo Bolzano, come offerta lavorativa. Tre aziende della città hanno più di 250 lavoratori ciascuna. === Artigianato === Per quanto riguarda l'artigianato, importante e rinomata è la produzione di mobili d'arte, di arredamenti tipici campagnoli, di strumenti musicali, di legatoria in pelle e di abbigliamento. Un tram urbano a Merano (prima del 1918) La principale infrastruttura storicamente utilizzata per i collegamenti con Merano, oltre allo stesso fiume Adige utilizzato fin dall'antichità, è la strada statale dello Stelvio da cui proprio in tale città si dirama la statale del Passo di Giovo. La stazione di Merano è gestita da Rete Ferroviaria Italiana ed è servita dai collegamenti regionali per Malles Venosta e Bolzano svolti da SAD e Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Provincia autonoma di Bolzano. Il trasporto pubblico urbano è gestito dalla SASA, che gestisce il trasporto pubblico urbano anche a Bolzano. I nodi d'interscambio delle autolinee sono Piazza Stazione, Via IV Novembre (di fronte a Piazzale Prader) e Via Andreas Hofer, di fronte alla stazione ferroviaria di Merano. Fra il 1908 e il 1956 era inoltre attiva una rete tranviaria costituita da una linea urbana fra la stazione e piazza Fontana e una extraurbana fra piazza del Teatro e Foresta, nelle adiacenze della birreria Forst. Gestita da altro concessionario, fra il 1906 e il 1950 nella stessa piazza del Teatro aveva inoltre capolinea la tranvia Lana-Merano. Negli anni 2000 è stato dato il via alla costruzione di piste ciclabili dell'Alto Adige; a Merano ad esempio transita la ciclabile della Val Venosta, che dal passo di Resia conduce a Bolzano oltre alla ciclabile della Val Passiria che conduce a San Leonardo in Passiria. Dal 25 novembre del 2019 a Merano è iniziata la prima sperimentazione su scala nazionale di un autobus elettrico a conduzione autonoma. La sperimentazione è nata dal progetto Mentor, finanziato dal programma di cooperazione europea Interreg V/A Italia-Svizzera, con capofila i comuni di Merano e Briga-Glis, in Svizzera. === Gemellaggi === * * Invito all'Ippodromo * Nel 1981 è stata la sede del Campionato del mondo di scacchi con la sfida tra Anatolij Evgen'evič Karpov e Viktor L'vovič Korčnoj che vide prevalere il primo con il punteggio di 6 a 2 con 10 patte. Una variante della Difesa Slava prende il nome dalla città di Merano. *Il 6 giugno 1984 la 18ª tappa del Giro d'Italia si è conclusa a Merano con la vittoria di Bruno Leali. *Il 2 giugno 1986 a Merano con la 22ª tappa sul circuito cittadino per un totale di 108 km. vinta da Eric Van Lanker si conclude il 96º Giro d'Italia con la vittoria di Roberto Visentini. *Il 6 giugno la 15ª tappa Spondigna - Merano 2000 del 71º Giro si è conclusa a Falzeben. *il 7 giugno partenza della 16ª tappa del Giro d'Italia Merano Innsbruck attraversando il Passo del Rombo * Il 4 giugno 1994 la 14ª tappa del Giro d'Italia 1994 si è conclusa a Merano con la vittoria di Marco Pantani. * La squadra cittadina di pallamano, l'SC Meran Handball, ha conquistato lo scudetto 2004/05. Gioca nella palestra in via Karl-Wolf. * La squadra di hockey su ghiaccio, l'H.C. Merano ha vinto nella sua storia due scudetti (1985/86 e 1998/99), ma oggi milita in serie A2 (la serie B dell'hockey). Il ghiaccio di casa è il MeranArena, in via Palade 46. * Nel calcio è presente la squadra del F.C. Maia Alta (Obermais) nata nel 1972, che milita nel campionato di Eccellenza e il Football Club Merano Calcio, nato nel 2002 dalla fusione tra l''U.S. Merano Sinigo'' e l''F.C. Fortuna Merania'', che milita nel campionato provinciale di Promozione. Nel 2013 è nata una nuova società, l’A.S.D. Olimpia Holiday Merano, dopo un distacco di molti allenatori dall’F.C. Merano Calcio e dall’unione con la società amatoriale Holiday Merano. Nel 2017, è la società che conta il maggior numero di bambini e ragazzi di tutto il Burgraviato. Nel 2016 l'U.S. Sinigo è stata rifondata ed ha mantenuto gli storici colori biancoverdi. * Nel calcio a 5 la società cittadina più rappresentativa è il Gruppo Amici Bubi Merano Calcio a 5. Fondata nel 1982, quattro anni più tardi raggiunse la semifinale scudetto. Uno tra i suoi più importanti portieri fu Enrico Torneri, il quale si confrontò anche contro Diego Armando Maradona. * Nel basket, il Charly Merano ha vinto il titolo regionale di Serie D 2007-08 ed è stato ripescato in C2 Veneto dopo aver perso lo spareggio contro la Pol. Impa Casier (TV). * Merano ospita l'ippodromo di Maia a Maia Bassa. Nel campo della Formula 1 Merano è nota per aver dato i natali all'attuale team principal della scuderia americana Haas F1 Team Gunther Steiner.
Mar Tirreno
Il '''mar Tirreno''' è quella parte del mar Mediterraneo occidentale che si estende a occidente della penisola italiana fino alle coste della Corsica e della Sardegna e al Canale di Sardegna: può essere suddiviso in Tirreno settentrionale, centrale e meridionale.
Isola di Capri, Campania I territori etruschi nell'VIII secolo a.C. Prende il nome dall'appellativo Tirreni (''Tyrsenoi'' o ''Tyrrhenoi''), l'etnonimo con il quale i Greci chiamavano gli Etruschi i cui territori nell'VIII secolo a.C. a nord si estendevano fino alla foce dell'Arno nei pressi di Pisa, e che nei due secoli successivi ampliarono il loro raggio d'azione fino alla foce del fiume Magra in Liguria, mentre a sud si estendevano fino alla Campania, detta per questo anche Etruria Campana. Le prime attestazioni dei Tirreni nei testi degli autori greci si trovano nella Teogonia di Esiodo (VIII secolo a.C.) e nell'inno omerico a Dioniso (VII-VI secolo a.C.). Nella Teogonia di Esiodo: Nell'Inno omerico a Dioniso dove i Tirreni vengono ritratti come pirati: Secondo la leggenda della fondazione di Roma, il mar Tirreno e più precisamente la costa laziale è l'approdo di Enea in fuga da Troia, secondo quanto riporta l'Eneide di Virgilio. Nel Medioevo è teatro delle azioni delle repubbliche marinare di Gaeta e Amalfi. In epoca contemporanea Anzio è invece teatro dello sbarco degli alleati durante la seconda guerra mondiale poco prima dell'Armistizio di Cassibile e l'inizio della resistenza italiana contro il nazifascismo. Mappa delle province di Massa, Lucca, Pisa e Livorno del 1896 che indica tutta la costa toscana parte del mar Tirreno. === Confini === È compreso fra la Corsica, la Sardegna, la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, la Campania, il Lazio e la Toscana; è collegato al mar Ionio tramite lo Stretto di Messina ed è diviso dal mar Ligure dall'isola d'Elba, con il Canale di Corsica a ponente e il Canale di Piombino a levante. A meridione e a sud-ovest confina anche con il Canale di Sicilia e il canale di Sardegna. Il confine fra mar Tirreno e mar Ligure è quindi costituito dalla linea immaginaria che congiunge Capo Corso all'isola d'Elba e al canale di Piombino, lungo il 43º parallelo. Questa suddivisione è ritenuta valida dall'Istituto idrografico della Marina Militare Italiana, che usa perlopiù ''Mar Ligure'' nei portolani relativi alla costa toscana settentrionale. upright=1.3Tuttavia nella percezione comune e secondo una tradizione radicata, prevale l'idea che il confine settentrionale tra il mar Ligure e il mar Tirreno sia situato alla foce del Magra, in Liguria, e che quindi tutta la costa toscana si affacci sul Tirreno. Questa versione tradizionale dei confini ha portato a varie conseguenze: vicino a Pisa negli anni trenta è stata fondata una località balneare denominata Tirrenia; il quotidiano di Livorno si chiama ''Il Tirreno'' e Viareggio e Castiglioncello sono popolarmente definite le ''Perle del Tirreno''. Occorre tuttavia considerare che nelle carte dell'Ottocento il mare che bagnava la Toscana era talvolta chiamato semplicemente ''Mare Toscano''. L'Organizzazione idrografica internazionale, in un suo documento del 1953 tuttora in vigore, adotta come confine la linea che congiunge Capo Corso (in Corsica) con l'isola Tinetto (nel Golfo della Spezia). Pertanto tutta la costa toscana e il Golfo della Spezia farebbero parte del mar Tirreno. Questo confine è in via di ridefinizione: infatti la stessa Organizzazione ha pubblicato nel 1985 una bozza del documento definitivo sui limiti dei mari che fa coincidere il confine sud-orientale del mar Ligure con quello lungo il 43º parallelo Nord da Capo Corso a Piombino. Il confine fra il Mar Tirreno e il Mar Mediterraneo è costituito dalla linea immaginaria che congiunge Capo Boeo a Marsala in Sicilia con Capo Teulada in Sardegna. === Caratteristiche === Isola d'Elba (Arcipelago toscano) Promontorio dell'Argentario Pesca al tramonto nel Tirreno centrale. Il mare si trova vicino alla faglia che divide l'Africa dall'Europa; di conseguenza le catene montuose sottomarine e i vulcani attivi abbondano. I principali fiumi che vi sfociano, in gran parte a regime torrentizio, da nord a sud, sono: l'Ombrone, il Tevere, il Garigliano e il Volturno e la sua profondità massima è di in una fossa vicino all'isola di Ponza. È un poco pescoso, sicché i suoi porti sono generalmente utilizzati per il trasporto dei passeggeri e delle merci. I principali sono Piombino, Civitavecchia, Cagliari, Olbia, Napoli, Salerno, Milazzo, Palermo, Trapani e Gioia Tauro, che è il più grande terminal per trasbordo del mar Mediterraneo. === Isole e arcipelaghi === Circeo alt= Ponza (Arcipelago Pontino) Ischia (Arcipelago Campano) Oltre alle isole maggiori che ne delimitano approssimativamente i confini, il Tirreno è caratterizzato dalla presenza di più di un arcipelago. Nella parte settentrionale si hanno le isole dell'arcipelago Toscano (Elba, Pianosa, Montecristo, Giglio, Giannutri e Formiche di Grosseto), eccetto la Gorgona e la Capraia che sono bagnate dal Mar Ligure. Nel 1996 le isole dell'arcipelago Toscano sono entrate a far parte del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, grazie al quale sono salvaguardate le sette isole maggiori dell'arcipelago e i fondali con tutta l'importante fauna. È attualmente il più grande parco marino d'Europa. Nella parte centrale del Tirreno si trova invece l'arcipelago Ponziano (o isole Ponziane), del quale fanno parte Ponza, Palmarola, Gavi, Zannone, Ventotene e Santo Stefano, e largo delle coste campane si trova l'Arcipelago Campano: Capri, Procida, Ischia e altre isole minori. Al largo delle coste della Sicilia troviamo l'isola di Ustica e altri due arcipelaghi: di fronte alla città di Milazzo in Sicilia si trovano invece le isole Eolie: Stromboli, Alicudi, Filicudi, Lipari, Salina, Vulcano e Panarea, infine a ovest rispetto a Trapani si trovano le isole Egadi, composto da tre isole: Levanzo, Favignana e Marettimo. Sulla costa nordorientale della Sardegna si trova l'arcipelago di La Maddalena, composto dalle due isole principali di La Maddalena e Caprera e da un gran numero di isolotti minori; alcuni chilometri più a sud si trovano l'imponente sagoma di Tavolara e l'isola Molara. Altre isole importanti sono Asinara, Isola di San Pietro e Carloforte. Per la posizione isolata più di un'isola ha ricoperto ruoli di penitenziario (Pianosa, Santo Stefano) o di luogo ospite di esuli volontari ed esiliati per motivi politici (Napoleone all'isola d'Elba, Augusto e Tiberio a Capri, Sandro Pertini, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi a Ventotene) e Giuseppe Garibaldi a Caprera. === Promontori e penisole === * Promontorio di Piombino * Promontorio di Punta Ala * Promontorio dell'Argentario * Promontorio del Circeo * Penisola sorrentina * Capo Vaticano *Monte Orlando === Golfi === * Golfo di Follonica * Golfo di Gaeta * Golfo di Napoli * Golfo di Salerno * Golfo di Policastro * Golfo di Sant'Eufemia * Golfo di Palermo * Golfo di Castellammare * Golfo di Cagliari * Golfo di Olbia === Coste === Positano (Costiera amalfitana) * Costiera maremmana * Costiera laziale * Costiera sorrentina * Costiera amalfitana * Costiera cilentana * Riviera dei Cedri * Costa degli Dei * Costa viola === Attività vulcanica sottomarina === Il Tirreno è un'area geologicamente molto attiva. I principali vulcani sono * I monti Lametini * Vavilov * Marsili, il più grande * I Campi Flegrei A questi vanno poi aggiunti quei vulcani che, raggiungendo la superficie dell'acqua, hanno dato origine alle Isole Eolie e all'isola d'Ischia, nonché altre isole nate da vulcani ormai spenti (come Ustica o l'Arcipelago Ponziano). Maratea (Golfo di Policastro) Scalea Tropea * Costa Smeralda * Castellammare del Golfo * San Vito Lo Capo * Arcipelago di La Maddalena * Porto Cervo * Porto Rotondo * Arcipelago toscano * Follonica * Orbetello * Santa Marinella * Ladispoli * Anzio * Nettuno * Sabaudia * San Felice Circeo * Terracina * Sperlonga * Gaeta * Baia Domizia * Mondragone * Isola d'Ischia * Capri * Sorrento * Positano * Amalfi * Vietri sul Mare * Paestum * Agropoli * Castellabate * Palinuro * Policastro Bussentino * Sapri * Maratea * Scalea * Diamante * Pizzo Calabro * Tropea * Scilla * Isole Eolie * Favignana * Ustica
Ministero (Italia)
Il '''ministero''' è, nell'ordinamento Italiano, la struttura di vertice dell'Amministrazione statale preposta ad un determinato settore della pubblica amministrazione.
===Il modello cavouriano dei ministeri=== ===L'epoca fascista=== ===L'avvento della Costituzione=== === La "riforma Bassanini" del 1999 === Il numero e le deleghe dei ministri sono variate nel tempo da 20 a 25 unità circa, compresi i Ministri senza portafoglio. Il primo tentativo di riforma organica della Presidenza del Consiglio, della struttura del Consiglio dei Ministri e dell'ordinamento dei ministeri, fu quella elaborata da Franco Bassanini, Ministro della Funzione Pubblica nel I Governo Prodi con il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300. Tale provvedimento ha delineato un nuovo assetto dell'organizzazione ministeriale, muovendo in tre diverse direzioni. Innanzitutto, è stata operata una riduzione degli apparati ministeriali: i ministeri sono divenuti dodici; il personale è stato raggruppato in un ruolo unico, in modo da assicurarne la mobilità; si è sancito il principio della flessibilità nell'organizzazione, stabilendo — salvo che per quanto attiene al numero, alla denominazione, alle funzioni dei ministeri e al numero delle loro unità di comando — una ampia delegificazione in materia. In secondo luogo, in un'ottica policentrista, sono state istituite dodici Agenzie indipendenti (da non confondere con le Autorità amministrative indipendenti), con funzioni tecnico-operative che richiedono particolari professionalità e conoscenze specialistiche, nonché specifiche modalità di organizzazione del lavoro. In terzo luogo, si è provveduto alla concentrazione degli uffici periferici dell'amministrazione statale con la creazione degli Uffici Territoriali del Governo (UTG) che hanno assorbito le Prefetture. I 12 ministeri previsti erano: # '''Ministero degli affari esteri''', che attende ai rapporti internazionali # '''Ministero dell'interno''', che ha attribuzioni differenziate: tutela della sicurezza pubblica, protezione civile, cittadinanza e immigrazione, funzionamento degli enti locali # '''Ministero della giustizia''', che si occupa prevalentemente dell'amministrazione degli organi giudiziari, svolgendo anche le funzioni dell'ufficio di Guardasigilli # '''Ministero della difesa''', che è preposto alla gestione delle forze armate # '''Ministero dell'economia e delle finanze''', che provvede essenzialmente alla politica di gestione della spesa, di bilancio e fiscale, nonché delle entrate finanziarie dello Stato # '''Ministero delle attività produttive''', che esercita le attribuzioni in materia di industria, commercio e artigianato, rapporti commerciali con l'estero, comunicazioni, turismo # '''Ministero delle politiche agricole e forestali''', che esercita le competenze in materia di agricoltura, trasformazione agroalimentare, gestione delle foreste e della pesca, sia in campo nazionale sia in campo europeo # '''Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio''', che sovrintende alla promozione, alla conservazione e al recupero delle condizioni ambientali e del patrimonio naturale nazionale # '''Ministero delle infrastrutture e dei trasporti''', che si occupa della politica delle infrastrutture, gestisce e organizza il sistema dei trasporti # '''Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali''', che è competente in materia di lavoro, previdenza sociale, tutela della salute e coordinamento dei servizi sanitari regionali # '''Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca''', che amministra il sistema formativo pubblico scolastico, il sistema formativo pubblico universitario e la ricerca scientifica e tecnologica # '''Ministero per i beni e le attività culturali''', che assicura la tutela, la promozione e la valorizzazione del patrimonio culturale e delle attività culturali Le 12 agenzie previste erano: # '''Agenzia di protezione civile''' (Interno) # '''Agenzia delle entrate''' (Economia e finanze) # '''Agenzia delle dogane''' (Economia e finanze) # '''Agenzia del territorio''' (Economia e finanze) # '''Agenzia del demanio''' (Economia e finanze) # '''Agenzia industrie difesa''' (Difesa) # '''Agenzia per le normative ed i controlli tecnici''' (Attività produttive) # '''Agenzia per la proprietà industriale''' (Attività produttive) # '''Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici''' (Ambiente e tutela del territorio) # '''Agenzia dei trasporti terrestri e delle infrastrutture''' (Infrastrutture e trasporti) # '''Agenzia per la formazione e l'istruzione professionale''' (Lavoro, salute e politiche sociali - Istruzione, università e ricerca) # '''Agenzia per il servizio civile''' (Presidenza del Consiglio dei ministri) Era previsto che la riforma entrasse in vigore con la XIV Legislatura, ma non entrò mai in vigore integralmente, poiché il II Governo Berlusconi la modificò alla sua entrata in carica. I ministeri aumentarono e solo alcune delle agenzie furono costituite: l'Agenzia per la Protezione Civile, che venne poi abolita e riconfluì nel vecchio Dipartimento della Protezione Civile, le Agenzie del Ministero dell'Economia (Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane, Agenzia del Territorio, Agenzia del Demanio), istituite nel 1999, in deroga alla generale entrata in vigore della Riforma Bassanini nel 2001, l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT) e l'Agenzia Industrie Difesa, istituite nel 2001. === Lo ''spacchettamento'' del 2001 === Con il decreto legge n. 217/2001, convertito nella legge n. 317/2001 (II Governo Berlusconi), il numero dei ministeri è stato aumentato a 14: * il '''Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali''' è stato diviso in Ministero della Salute e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali * dal '''Ministero delle attività produttive''' è stato separato il Ministero delle Comunicazioni === Lo ''spacchettamento'' del 2006 === Con il decreto legge n. 181/2006 convertito nella legge 233/2006 (II Governo Prodi), il numero dei ministeri è stato aumentato a 18: * il '''Ministero delle attività produttive''' diventa Ministero dello sviluppo economico da cui si è separato il Ministero del commercio internazionale * il '''Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca''' è stato diviso in Ministero della pubblica istruzione e Ministero dell'università e della ricerca * il '''Ministero delle infrastrutture e dei trasporti''' è stato diviso in Ministero delle infrastrutture e Ministero dei trasporti * il '''Ministero del lavoro e della politiche sociali''' è stato diviso in Ministero del lavoro e della previdenza sociale e Ministero della solidarietà sociale === Il ritorno della "Bassanini" nel 2007 === All'interno della legge finanziaria 2008 sull'onda della polemica sul numero record dei membri del governo e sui costi della politica, viene ripristinato dalla XVI legislatura lo spirito della "riforma Bassanini" varata nel 1999 e sino ad allora più volte emendata, ristabilendo in 12 il numero dei ministeri: # '''Ministero degli affari esteri''' # '''Ministero dell'interno''' # '''Ministero della giustizia''' # '''Ministero della difesa''' # '''Ministero dell'economia e delle finanze''' # '''Ministero dello sviluppo economico''' # '''Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali''' # '''Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare''' # '''Ministero delle infrastrutture e dei trasporti''' # '''Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali''' # '''Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca''' # '''Ministero per i beni e le attività culturali''' Viene inoltre fissata a 60 unità la quota massima di ministri, ministri senza portafoglio, viceministri e sottosegretari compresi della formazione di governo. Nella composizione del governo Berlusconi IV viene data attuazione a tale disposizione. === Le modifiche del 2009 === Con la legge 13 novembre 2009 n. 172 il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali viene suddiviso in due: il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della salute, portando il numero dei dicasteri a 13 e a 63 il numero massimo totale dei membri del Governo. Tale numero è stato poi elevato a 65 dall'art. 15, co. 3 bis, del Decreto Legge 30 dicembre 2009, n. 159, convertito in l. n. 26 del 2010. === Le modifiche del governo Renzi === Nel 2013 il Ministero per i beni e le attività culturali assorbe le competenze riguardanti le politiche per il turismo e assume la nuova denominazione di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.Nel 2014 anche il nome del Ministero degli affari esteri cambia in Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. === Le modifiche dei governi Conte I e II === Nel 2018, durante il governo Conte I, le competenze riguardanti le politiche per il turismo passano dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che di conseguenza diventa ''Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo''. Nel 2019, con il secondo governo Conte, la delega al turismo torna nuovamente al MiBAC, che ha così assunto la denominazione di ''Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo''. Dal 28 dicembre dello stesso anno il governo annuncia lo scorporo del MIUR, dando vita a due ministeri indipendenti: il Ministero dell'istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca. Tali dicasteri diventano operativi a partire dal 10 gennaio 2020, portando così a 14 il numero dei ministeri allora in funzione. === Le modifiche nel governo Draghi === Per effetto del decreto-legge n. 22 del 2021, il ''Ministero delle infrastrutture e dei trasporti'' è stato ridenominato ''Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili''; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha assunto il nome di ''Ministero della transizione ecologica'', al quale sono state altresì attribuite le competenze in materia energetica in precedenza assegnate al Ministero dello sviluppo economico; il ''Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo'' è stato "spacchettato" in due distinti dicasteri, il ''Ministero della cultura'' e il ''Ministero del turismo'', portando così a 15 il numero dei ministeri. Generalmente, la struttura è costituita dai seguenti organi e uffici: * ministro; * sottosegretario; * gabinetto del ministro; * consiglio di amministrazione; * segretario generale; * dipartimento, direzione generale, reparto, divisione, sezione. === Ministro === Il ministro (dal latino ''minister'' minus che significa ''servo'', ovvero, servitore dello Stato per quel determinato ambito) è il capo del ministero ed è membro del corpo politico. Propone al Consiglio dei ministri la nomina dei dirigenti con funzioni generali, dirige l'azione amministrativa e adotta le decisioni di maggiore importanza. Vi sono anche ministri detti ''senza portafoglio'', perché questi dicasteri non hanno autonomia di spesa (ad esempio, il Ministro per i rapporti con il Parlamento). A ogni ministro è affidato un singolo Ministero che deve occuparsi dei problemi relativi ad alcuni temi specifici (es: ministero della giustizia, della difesa, ecc.). === Sottosegretario === Anch'egli è prescelto nell'ambito del corpo politico e si chiama così perché il ministro è segretario di Stato. Esso è, però, organo ausiliario, non vicario del ministro: cioè aiuta il ministro, ma non agisce in sua vece. Al sottosegretario (o ai sottosegretari, perché ce n'è più di uno per ministero, anche se il loro numero è variabile) non spettano competenze proprie, ma solo quelle che vengono loro delegate dal ministro. Se a un sottosegretario sono conferite deleghe relative all'intera area di competenza di una o più strutture dipartimentali, può essergli attribuito il titolo di vice-ministro. === Gabinetto del ministro === È composto dal capo di gabinetto, dall'ufficio legislativo e dalla segreteria particolare, ognuno con un suo capo. Con il variare dei Governi (ministri e, di conseguenza, sottosegretari) variano anche i componenti del gabinetto. Il gabinetto ha funzioni di ausilio del ministro e di coordinamento. === Consiglio di amministrazione === Presieduto dal ministro e composto da direttori generali e da rappresentanti eletti dal personale, ha una struttura stabile e compiti che riguardano l'organizzazione del lavoro nel ministero. === Segretario generale === È presente solo in alcuni ministeri (ad esempio, Ministero degli affari esteri) e ha compiti di coordinamento. === Dipartimento, direzione generale, divisione === Sono le articolazioni organizzative interne del ministero. Ve ne sono diverse in ogni ministero. Il dipartimento, o come nel Ministero della Difesa il reparto, è la struttura di primo livello costituita per l'esercizio organico e integrato delle funzioni del ministero, dalla quale dipende la direzione generale; in alcuni ministeri, tuttavia, non ci sono dipartimenti, sicché la ripartizione di primo livello è la direzione generale. Le divisioni, invece, sono la struttura di base, ma possono essere divise a loro volta in sezioni. Attualmente i dicasteri presenti nel governo della Repubblica Italiana sono 15. Tutti i ministeri hanno sede a Roma. Dicastero Ministro Sede principale Fotografia Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio (M5S) Palazzo della Farnesina -piazzale della Farnesina, 1 100x100px Ministero dell'interno Luciana Lamorgese (ind.) Palazzo del Viminale -piazza del Viminale, 1 100x100px Ministero della giustizia Marta Cartabia (ind.) Palazzo Piacentini -via Arenula, 70 100x100px Ministero della difesa Lorenzo Guerini (PD) Palazzo Baracchini -via XX settembre, 8 100x100px Ministero dell'economia e delle finanze Daniele Franco (ind.) Palazzo delle Finanze -via XX settembre, 97 100x100px Ministero dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (Lega) Palazzo Piacentini -via Vittorio Veneto, 33 100x100px Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli (M5S) Palazzo dell'Agricoltura -via XX settembre, 20 100x100px Ministero della transizione ecologica Roberto Cingolani (ind.) Via Cristoforo Colombo, 44 100x100px Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini (ind.) Villa Patrizi -piazzale di Porta Pia, 1 100x100px Ministero del lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando (PD) Palazzo Balestra -via Vittorio Veneto, 56 100x100px Ministero dell'istruzione Patrizio Bianchi (ind.) Palazzo del Ministero della pubblica istruzione -viale di Trastevere, 76 100x100px Ministero dell'università e della ricerca Maria Cristina Messa (ind.) Via Michele Carcani, 61 — Ministero della cultura Dario Franceschini (PD) Collegio Romano -via del Collegio Romano, 27 100x100px Ministero della salute Roberto Speranza (Art1) Lungotevere Ripa, 1 100x100px Ministero del turismo Massimo Garavaglia (Lega) Via Marghera, 2 100x100px Le funzioni di alcune strutture della Presidenza del Consiglio, come dipartimenti o uffici, possono poi essere affidate a ministri senza portafoglio. Questa la situazione nell'attuale governo Draghi: Ministro senza portafoglio Titolare Dipartimento della Presidenza del Consiglio Sede Fotografia Ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà (M5S) Dipartimento per i rapporti con il Parlamento Largo Chigi, 19 100x100px Ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta (FI) Dipartimento della funzione pubblica Palazzo Vidoni Caffarelli -corso Vittorio Emanuele II, 116 100x100px Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini (FI) Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie Palazzo Cornaro -via della Stamperia, 8 100x100px Ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna (FI) Dipartimento per le politiche di coesione Largo Chigi, 19 100x100px Ministro per le politiche giovanili Fabiana Dadone (M5S) Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale Via della Mercede, 9 100x100px Ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti (IV) Dipartimento per le pari opportunità Largo Chigi, 19 100x100px Dipartimento per le politiche della famiglia Palazzo Maccarani -largo Pietro di Brazzà, 86 100x100px Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao (ind.) Dipartimento per la trasformazione digitale Palazzo Maccarani -largo Pietro di Brazzà, 86 100x100px Ministro per le disabilità Erika Stefani (Lega) Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità Largo Chigi, 19 100x100px
Made in Italy
Una bistecchiera con la scritta ''Made in Italy'', disegnata da Marcel Wanders per Alessi ed Esselunga Un negozio Tod's a Hong Kong. Illy per il caffè espresso. Coppa in vetro di Murano di Angelo Barovier Ferrari F12 berlinetta; Ferrari è uno dei marchi più famosi del mondo strettamente correlato al ''Made in Italy''. Pagani Zonda Revoluciòn al Salone dell'automobile di Ginevra 2014 Lamborghini Huracán Una Dallara Pontiac del 2008 Maserati Alfieri del 2014 La Lancia Delta MV Agusta F4 Senna Benelli TNT Cafè Racer del 2006 Piaggio MP3 Ducati 1199 Panigale S entrata in commercio nel 2012 Guzzi ''Bellagio 940 Aquila Nera'' del 2011 Cagiva Mito SP525 Logo Kiton Amaro Averna Nutella '''''Made in Italy''''' è un'indicazione di provenienza che indica l'origine di un bene in base alle disposizioni comunitarie in materia di origine non preferenziale di un prodotto ed in questo caso riferite ai prodotti che hanno origine in Italia. Secondo uno studio di mercato realizzato da Statista in Made-In-Country-Index 2017, e pubblicato da Forbes il 27/03/2017, ''Made in Italy'' oggi è censito al 7º posto in termini di reputazione tra i consumatori di tutto il mondo. KPMG, censiva nel 2012 il ''Made in Italy'' quale terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca Cola e Visa.
Storicamente ''Made in Italy'' era un'espressione in lingua inglese apposta dai produttori italiani, specie dagli anni ottanta in poi, nell'ambito di un processo di rivalutazione e difesa dell'italianità del prodotto, al fine di contrastare la falsificazione della produzione artigianale e industriale italiana, soprattutto nei quattro tradizionali settori di moda, cibo, arredamento e meccanica (automobili, disegno industriale, macchinari e navi), in italiano noti anche come "Le quattro A" da ''Abbigliamento'', ''Agroalimentare'', ''Arredamento'' e ''Automobili''. All'estero, infatti, i prodotti italiani avevano nel tempo guadagnato una fama, con corrispondente vantaggio commerciale. Erano generalmente riconosciute al prodotto italiano medio, o quantomeno ci si attendeva che esso presentasse, notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e delle forme, durevolezza. I prodotti italiani erano storicamente stati associati a qualità, alta specializzazione e differenziazione, eleganza e provenienza da famosi settori industriali italiani tradizionali. Prime basi delle norme con l'accordo di Madrid del 14 aprile 1891 recepito e ratificato in Italia con la L. n. 676 del 1967 con il quale si sanciva che apposizione del “made in…” consentiva di individuare l’esatto luogo di fabbricazione di un determinato prodotto ed è pertanto riconducibile all’accertamento dell’origine del medesimo. Dal 1999, il marchio Made in Italy ha cominciato ad essere promosso da vari enti ed associazioni, come l''Istituto per la Protezione, la Promozione e la Preservazione dell'origine dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli Made in Italy'', 100ITA, l''Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani'', l''Associazione Made in Italy'', il ''Comitato Made in Italy'', l''Associazione Italian Sounding'', l''Associazione Nazionale per la Tutela della Finestra Made in Italy'', ''Food Italy Certification'', ''ItalCheck'' oltre che da parte di tutte le Associazioni di Categoria delle Imprese dei diversi settori, dai Consorzi di Tutela e Garanzia ed in primis dagli Organi Governativi che sono intervenuti regolandone l'utilizzo in base a specifiche leggi dello stato che ha avocato alle preposte autorità le attività di verifica e tutela. A far chiarezza tra disposizioni datate e di dubbia applicabilità pratica sembra essere finalmente giunto il legislatore che, con la Legge Finanziaria 2004 (L. n. 350 del 2003) pubblicata sul supplemento ordinario n. 196/L alla Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre 2003 ha stabilito che chi scrive “made in Italy” su qualsiasi merce che non sia stata fabbricata in Italia rischia la reclusione fino ad un anno e la pena è aumentata se si tratta di alimenti o bevande. La L. n. 350 del 2003, che ha praticamente riscritto la disciplina dell’etichettatura sull’origine delle merci, ha infatti previsto che “L’importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza costituisce reato ed è punita ai sensi dell’articolo 517 del c.p.”. Apporre la bandiera italiana, la dicitura ''Italy'' o ''made in Italy'' su un prodotto è possibile per riferirsi alla parte imprenditoriale del ''produttore'', mentre quella produttiva (manifatturiera, coloro che materialmente lavorano il prodotto) vera e propria può trovarsi ovunque. Basta quindi che il prodotto sia «pensato o disegnato» quando non totalmente gestito da un imprenditore italiano, per potersi tranquillamente fregiare di tale marchio, anche se questo manufatto è costruito in un qualsiasi altro luogo. Nel 2009 è stata emanata una legge per tutelare il ''made in Italy'': il decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009 contiene l'art. 16 dal titolo ''Made in Italy e prodotti interamente italiani''. Il marchio "Made in Italy" è diventato fondamentale per le esportazioni italiane ed è così noto a livello mondiale da essere considerata una categoria commerciale a sé stante. Nel gennaio 2014 il Google Cultural Institute in collaborazione col governo italiano e con la Camera di Commercio italiana ha lanciato un progetto online per promuovere il ''Made in Italy'' mostrando molti famosi prodotti italiani usando la tecnologia dello ''showroom'' virtuale. Il 1º maggio 2016 è entrato in vigore il nuovo Codice Doganale dell’Unione (CDU),con le relative disposizioni (DCU), che hanno sostituito il vecchio Codice Doganale Comunitario (CDC). La nuova normativa ha portato talune novità in materia di origine. L’individuazione dell’esatta origine della merce è indispensabile dal punto di vista doganale in quanto necessaria per l’applicazione delle misure di politica commerciale che colpiscono solo le merci originarie di alcuni paesi. È altresì collegato al concetto di origine il cosiddetto marchio di origine o “Made in del prodotto”. È evidente che tale marchio, pur non avendo nessuna rilevanza tributaria, ha un effetto sensibile nella fase di commercializzazione, poiché, agendo sulla qualità percepita del prodotto, può arrivare ad orientare le scelte di acquisto dei consumatori. La definizione del Paese di origine di un bene si basa sulle disposizioni comunitarie in materia di origine non preferenziale della merce. Tali disposizioni sono contenute nel Regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce il nuovo Codice Doganale dell'Unione (d’ora in poi CDU o semplicemente Codice) entrato in vigore nel 1º maggio 2016. Al suo interno, la sezione 1 del Capo 2 (Titolo II), negli artt. dal 59 al 63, individua il quadro normativo afferente l’origine non preferenziale. In particolare, gli articoli 31 e 32 del Regolamento Delegato (UE) 2446/2015, in attuazione dell’art. 60 del CDU rispettivamente nei paragrafi 1 e 2, individuano i due criteri di riferimento per definire l’origine non preferenziale, in maniera analoga a quanto precedentemente disposto dal vecchio Codice Doganale Comunitario. Secondo quanto regolamentato dall'art.16 della legge 166 del 2009 ( Decreto legge 135, 25 settembre 2009 - Parlamento Italiano) solo i prodotti totalmente fatti in Italia (cioè progettati, fabbricati e confezionati in Italia) possono fregiarsi dei marchi ''100% Made in Italy'', ''100% Italia'', ''tutto italiano'', in qualsiasi linguaggio essi espressi, con o senza la bandiera italiana. Ogni abuso è punito dalla legge. Con la Legge Reguzzoni erano state introdotte disposizioni in materia di commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri. In particolare la legge istituisce, in tali settori, un sistema di etichettatura obbligatoria dei prodotti, che evidenzi il luogo di origine di ciascuna fase di lavorazione assicurando così la tracciabilità dei prodotti stessi. Inoltre si consente l'uso dell'indicazione "Made in Italy" esclusivamente per i prodotti le cui fasi di lavorazione abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano. Settori merceologici in cui l'espressione ''Made in Italy'' è indicativa: * arredo * arte *automobili * motori automobilistici * disegno industriale * motociclette * biciclette * veicoli commerciali * gioielleria * oreficeria * argenteria * orologeria * ceramica * maiolica * porcellana * vetro * cristallo * occhiali * pelletteria * abbigliamento * sartoria * calzature * pasta * pizza * pasticceria * biscotti * gelateria * carni * insaccati * formaggi * bibite * vini e spumanti * olio di oliva * liquori * birra * industria tessile * industria cinematografica Una menzione speciale merita Ferrari: secondo Brand Finance viene considerato nel 2020 marchio più influente e forte nel mondo, nel 2021 è al secondo posto sorpassata da WeChat * Legge 350/2003; ** modificata dalla legge nº 99 del 23 luglio 2009 (art. 4 comma 49, art. 17 comma 4); ** modificata dal decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009(art. 16) poi convertito in legge nº 166 del 20 novembre 2009. * Legge nº 55 dell'8 aprile 2010.
Marco tedesco
Il '''marco tedesco''' è stato dal 1948 la valuta ufficiale inizialmente della cosiddetta Trizona , poi, dal 1949, della Repubblica Federale di Germania e di Berlino Ovest fino alla riunificazione nel 1990 e la valuta ufficiale della Germania da allora fino all'introduzione dell'euro nel 1999. Era suddiviso in 100 Pfennig. La valuta utilizzata nella Repubblica Democratica Tedesca era, invece, il "marco della Repubblica Democratica Tedesca".
Valute con il nome di marco sono state usate in Germania fin dall'unificazione del 1870. Una prima crisi del marco si ebbe durante la Repubblica di Weimar (Reichsmark), con l'iperinflazione degli anni venti. Il marco tedesco venne poi introdotto nel 1948 dalle potenze occidentali al termine della seconda guerra mondiale. Questa mossa, che aveva il fine di proteggere le zone occidentali della Germania dall'inflazione, irritò le autorità comuniste, che interruppero tutte le comunicazioni con l'Ovest (strade, ferrovie e canali), portando al blocco di Berlino del 1948. Il 1º gennaio 1999 entrò in vigore l'euro, il cui tasso di cambio irrevocabile con il marco era stato fissato il giorno precedente in 1,95583 marchi per 1 euro. Da quel momento il marco rimase in vigore solo come ''espressione non decimale dell'euro'', anche se monete e banconote continuavano a essere denominate in marchi. Per tutte le forme di pagamento "non-fisiche" (trasferimenti elettronici, titoli, ecc.), invece, da quella data si adottò solo l'euro. Il 1º gennaio 2002 entrarono in circolazione le monete e banconote in euro. Al contrario delle altre valute, non si ebbe alcuna fase di doppia circolazione. Le vecchie monete e banconote in marchi possono ancora essere cambiate in euro, senza limite di tempo. La prima serie fu emessa dalla Bank deutscher Länder nel 1948 e 1949. Dal 1950 l'iscrizione ''Bundesrepublik Deutschland'' (Repubblica Federale di Germania) apparve sulle monete. Immagine Valore Data emissione Composizione Dritto Rovescio 100px 1 Pfennig 1948–2001 1948–1949: acciaio placcato in bronzo1950–2001: acciaio placcato in rame Foglia di quercia Valore tra due spighe di segale 100px 2 Pfennig 1950–2001 1950–1968: bronzo1968–2001: acciaio placcato in bronzo Foglia di quercia Valore tra due spighe di segale 100px 5 Pfennig 1949–2001 Acciaio placcato in bronzo Foglia di quercia Valore tra due spighe di segale 100px 10 Pfennig 1949–2001 Acciaio placcato in bronzo Foglia di quercia Valore tra due spighe di segale 100px 50 Pfennig 1949–2001 Cupro-nickel Donna che pianta un seme di quercia Valore 100px 1 DM 1950–2001 Cupro-nickel Aquila tedesca Valore tra due spighe di segale 100px 2 DM 1951, 1957–2001 Cupro-nickel Aquila tedesca 1951: Valore tra due spighe di segale 1957–1971: Max Planck1969–1987: Konrad Adenauer1970–1987: Theodor Heuss1979–2001: Kurt Schumacher1988–2001: Ludwig Erhard1990–1994: Franz Josef Strauß1994–2001: Willy Brandt 100px 5 DM 1951–2001 1951–1974: Argento1975–2001: Cupro-nickel Aquila tedesca Valore Esempi di conversione: * '''5,20 EUR''' = 5,20 EUR × 1,95583 DEM/EUR ≈ 10,17 DEM * '''22,80 DEM''' = 22,80 DEM ÷ 1,95583 DEM/EUR ≈ 11,66 EUR
Microsoft
La '''Microsoft Corporation''' è una azienda d'informatica con sede a Redmond nello Stato di Washington : creata da Bill Gates e Paul Allen il 4 aprile 1975, cambiò nome il 25 giugno 1981, per poi assumere nuovamente nel 1983 l'attuale denominazione. È una delle più importanti al mondo nel settore, nonché una delle più grandi produttrici di software al mondo per fatturato, ed anche una delle più grandi aziende per capitalizzazione azionaria, circa 1400 miliardi di dollari nel 2020; attualmente sviluppa, produce, supporta e vende, o concede in licenza, computer software, elettronica di consumo, personal computer e servizi; i suoi prodotti software più noti sono la linea di sistemi operativi Microsoft Windows, la suite di produttività personale Microsoft Office e i browser Internet Explorer e Edge; in ambito hardware invece i suoi prodotti più conosciuti sono la famiglia di console Xbox ed i prodotti Microsoft Surface.
=== Anni settanta === La storia della Microsoft Corporation ha inizio nel 1975, quando Bill Gates e Paul Allen propongono alla Micro Instrumentation and Telemetry Systems (MITS), società che ha sviluppato uno dei primi microcomputer, l'Altair 8800, di utilizzare il linguaggio di programmazione BASIC che secondo Allen e Gates funziona su quella macchina. In effetti la versione del Basic sviluppata da Allen e Gates funziona e nel febbraio dello stesso anno la diedero in licenza alla MITS, della quale Paul Allen diventa direttore del software. Contemporaneamente nell'aprile del 1976 nasce la Apple, fondata da Steve Jobs e Steve Wozniak. Ad Albuquerque Allen e Gates danno vita a Micro-soft, dopo che Gates ha abbandonato gli studi presso l'Università di Harvard. Intanto Allen decide di lasciare il posto alla MITS per dedicarsi interamente al nuovo progetto e i due lanciano la prima campagna pubblicitaria denominata The Legend of Micro-Kid. Microsoft decide di implementare il linguaggio Basic in modo tale da poterlo vendere ad altri distributori come General Electric, Citibank e NCR, estendendo le funzionalità del personal computer alle esigenze scientifiche e gestionali. A ostacolarne la vendita ad altri distributori è tuttavia la stessa MITS, che fa di tutto per impedirne la distribuzione. Dopo una battaglia legale Microsoft ha la meglio, ottenendo la libertà di vendere autonomamente il prodotto ad altre aziende interessate. Nel 1980 venne aperto il primo ufficio internazionale della società in Giappone, denominato ASCII Microsoft (in seguito diventato Microsoft Giappone). === Anni ottanta === Nel 1980 la Microsoft mette in commercio il suo primo prodotto hardware: la Z80 Card (o SoftCard), il microprocessore ideato da Federico Faggin su circuito stampato che una volta inserito nel computer Apple II consente di far girare su quella macchina migliaia di programmi disponibili per la classe di computer 8080/CP/M con piccole modifiche. Inoltre Gates acquista per dalla Seattle Computer Products un sistema operativo "veloce e sporco", il QDOS (Quick and Dirt Operating System), che sarà alla base del futuro MS-DOS, destinato a diventare uno standard nell'ambito dei personal computer grazie alla potenza economica di IBM e al senso degli affari di Gates. Egli ha infatti ottenuto da Tim Paterson (che aveva realizzato il Q-Dos), un accordo di licenza non esclusivo, che gli consente la possibilità di rivendere il prodotto. In seguito Microsoft chiude il cerchio comprando tutti i diritti della Seattle Computer Products, assumendo alle sue dipendenze lo stesso Paterson. Nel 1981 l'azienda diventa una compagnia privata con Gates in qualità di presidente e Paul Allen come vice presidente esecutivo. La compagnia si chiama Microsoft Inc. e risiede a Washington. Nel 1982 Microsoft, a causa della difficoltà di reperimento di personale qualificato nel Nuovo Messico, decide di spostare la propria sede a Bellevue (Washington) e di aprirne una anche in Europa (Belgio). Vince nel frattempo il premio ''ICP Million Dollar Award e'' concluse accordi con Phillips, ICL e altri importanti OEM. Nel 1983 Microsoft introduce l'uso del mouse nel proprio software e crea Word per MS-DOS 1.00. Gli abbonati di PC World trovano incluso nella rivista un floppy con una versione demo del programma Microsoft Word: è la prima volta che un magazine include un floppy disk e molti pensano che ne sia gratuito l'uso. È il momento buono per svelare un nuovo prodotto: Microsoft Windows, un'estensione del MS-DOS che fornisce un ambiente operativo di tipo grafico. Windows dispone della capacità di gestire finestre che consentono all'utente di vedere più programmi non correlati tra loro simultaneamente. Microsoft apre succursali in Francia, Germania e Inghilterra, specializzandole per vendite sul mercato europeo. In questi anni l'azienda annuncia di aver scelto l'Irlanda come Paese in cui installare il suo primo stabilimento produttivo al di fuori degli Stati Uniti, stabilimento dedicato alla produzione e distribuzione dei prodotti in tutta Europa. Celebra il suo decimo anniversario mettendo in vendita la prima versione del suo ambiente grafico Windows al costo di circa 99 dollari. La sede si trasferisce poi in un nuovo complesso composto di quattro edifici a Redmond, sempre nello Stato di Washington. Nello stesso anno riceve il premio ''Washington State Governor's Export Award'' per la categoria delle società di servizio. Nel 1987 portò a conclusione l'acquisizione della Forethought Inc., una società di software applicativo che aveva sviluppato PowerPoint e che era il distributore esclusivo di FileMaker Plus, il più venduto database per Macintosh. === Anni novanta === I prodotti Microsoft vengono tradotti in tredici lingue, tra cui l', il , l', il e il . Intanto esce il nuovo Windows 3.0, prima in classifica dal primo giorno di vendita: in un solo anno vengono vendute più di quattro milioni di copie. Il secondo anno si passa a sei milioni, con un totale di 5000 applicazioni commerciali. Al suo quindicesimo anniversario Microsoft è la prima compagnia di software per personal computer che supera un miliardo di dollari di vendite ogni anno. Nasce anche la Microsoft Windows Computing Marketing Program, la più ampia campagna di marketing mai realizzata da Microsoft. Gates rivela la sua visione del futuro dei computer coniando al COMDEX una celebre frase: «L'informazione sulla punta delle dita». Furono riorganizzate le operazioni internazionali: l'Europa viene divisa in tre regioni e il resto del mondo in quattro, mentre gli impiegati fuori dagli Stati Uniti salgono a 2866. Logo Microsoft situato nei pressi di un campus Risale a quest'epoca l'inizio di un lungo contenzioso con il principale concorrente di MS-DOS, il DR-DOS sviluppato dall'inglese Digital Research, successivamente acquisto da Novell e infine da Caldera. Accusati di aver inserito in una versione beta di Windows 3.1 del codice (noto come AARD) che visualizza dei falsi errori di funzionamento nel caso venga rilevato DR-Dos come sistema operativo, Microsoft lotta a lungo in sede legale fino al patteggiamento di un accordo a fine gennaio 2000, di cui non sono noti gli estremi, poco prima dell'inizio del processo (definito per il 1º febbraio). Nel 1992 il presidente George H. W. Bush premia Gates con la National Medal of Technology per l'attività svolta, riconoscendogli l'intuizione relativa al personal computer per casa e ufficio, oltre alla perizia tecnica e di gestione manageriale nel creare una compagnia a livello mondiale e al contributo per lo sviluppo dell'industria dei personal computer. Debutta ufficialmente Windows NT 3.1, un potente sistema operativo creato per soluzioni di tipo client-server. Nel 1995 la rivista ''Fortune'' attribuisce a Microsoft il titolo di "Compagnia più innovativa operante negli Stati Uniti". Nel 1994 Microsoft conta dipendenti e ricavi per 4,64 miliardi di dollari. Nel 1995 debutta Windows 95, che vende un milione di copie nei primi quattro giorni negli Stati Uniti. Viene inaugurato il Museo Microsoft, il cui scopo è quello di mostrare agli impiegati la cultura, i prodotti, la presenza internazionale e i contributi alla comunità attraverso una guida cronologica, video chioschi e prodotti esposti. MSN, la nuova rete network di Microsoft lanciata il 24 agosto 1995, raggiunge quota membri iscritti nei suoi primi tre mesi di servizio, diventando così uno dei maggiori fornitori di servizi internet. Gates pubblica il suo primo libro intitolato ''The Road Ahead'', che tradotto in venti lingue per un milione e mezzo di copie in prima tiratura getta uno sguardo sulle nuove tecnologie che guidavano quotidianamente il modo di lavorare, di giocare e di vivere orientati al futuro. Sempre nel 1995 esce Internet Explorer per Windows 95, il primo browser che supporta funzioni multimediali avanzate e capacità di grafica 3D; viene proposto in dodici lingue diverse. Nel 1998 è il turno di Windows 98. La diffusione capillare dei sistemi operativi di Gates permette a Microsoft di fatto di imporre i propri formati come standard. Le tattiche e gli accordi commerciali utilizzati da Microsoft per aumentare le proprie quote di mercato vengono spesso criticate e anche accusate di illegalità e di abuso di posizione dominante e illecito. Una parte di tali strategie saranno poi confermate negli Halloween documents (1998), dei quali Microsoft ammetterà l'autenticità. Ugualmente fonte di critica sono comportamenti interpretati da molti come volti a limitare e contrastare l'affermazione del software Open Source o di standard non-proprietari come l'Open Document Format. Tali circostanze in varie occasioni comportano casi di critica ed opposizione veementi alla società, alle sue politiche e ai suoi prodotti relativi, in particolare su Internet. I dipendenti salgono a e i ricavi ammontarono a 14,48 miliardi di dollari. La Commissione europea, che ha inflitto diverse ammende a Microsoft === Anni duemila === Il 1999 è l'anno in cui venne lanciato Office 2000 e Microsoft .NET, un nuovo ''framework'' di programmazione per Windows. Nel 2001 Microsoft mise in commercio Windows XP. . Nel 2006 uscì Windows Vista. Il 27 giugno 2008 Gates decise di lasciare la carica di ''chief software architect'', rimanendo comunque presidente onorario della società e consulente dei progetti più importanti. A prendere il suo posto è Steven Anthony Ballmer, imprenditore e informatico statunitense, che già dal gennaio del 2000 ricopriva il ruolo di amministratore delegato dell'azienda. Nel gennaio 2009 Microsoft comunica il taglio di 5000 dipendenti, decidendo allo stesso tempo di aprire una piccola catena di negozi per la vendita al dettaglio dei suoi prodotti: infatti il 22 ottobre è stato aperto il primo negozio della catena a Scottsdale (Arizona) e lo stesso giorno fu messo sul mercato il successore di WIndows Vista, ovvero Windows 7. === Anni 2010 - 2020 === L'11 maggio 2011 Microsoft acquista Skype per un valore di 8,5 miliardi di dollari. Il 26 ottobre 2012 debutta ufficialmente Windows 8. Nel settembre 2013 Microsoft acquista la divisione Devices & Services di Nokia, azienda produttrice di cellulari, per circa 7,2 miliardi di dollari. Il 15 settembre 2014 Microsoft ufficializza l'acquisizione della casa produttrice di videogiochi Mojang e di tutte le proprietà intellettuali della compagnia per una cifra pari a 2,5 miliardi di dollari. Nel 2015, insieme a Naval Group, avvia il progetto Natick. A partire dal 29 luglio 2015 è disponibile al pubblico Windows 10, con oltre quattordici milioni di installazioni nelle prime 24 ore dal rilascio e oltre 200 milioni nei primi sei mesi. Questo successo è dovuto soprattutto alla possibilità di aggiornamento gratuito da sistemi Windows 8.1 Update e Windows 7 SP1. Il 16 novembre 2016 Microsoft diviene membro ''platinum'' della Linux Foundation. Il 13 giugno 2016 Microsoft acquista il servizio web di rete sociale LinkedIn per 26,2 miliardi di dollari, rendendola di fatto l'acquisizione più importante per il gruppo di Redmond. Il 4 giugno 2018 Microsoft preleva il sistema per la gestione dello sviluppo di software GitHub per 7,5 miliardi di dollari in azioni. Il 21 Settembre 2020 Microsoft acquista il gruppo ZeniMax Media per 7,5 miliardi di dollari, di fatto questo acquisto avviene il giorno precedente alla disponibilità di prevendita delle nuove console next-gen in arrivo il 10 Novembre. Questa mossa fa pensare a molti utenti la possibilità di esclusive, come per esempio quelle di Bethesda Softworks come Fallout, The Elder Scrolls, oltre che sulle console del gruppo di Redmond anche la disponibilità dei titoli sin dal Day One sul servizio Xbox Game Pass. === Attività === I suoi prodotti principali sono il sistema operativo desktop Microsoft Windows e la suite di produttività personale Microsoft Office, per i quali è al primo posto nel rispettivo mercato. Altre linee di produzione comprendono: sistemi di sviluppo software (IDE e compilatori), DBMS, periferiche di input (tastiere e mouse), console di gioco (Xbox, Xbox 360, Xbox One e Xbox Series X), periferiche di gioco (joystick e cloche per il pilotaggio di velivoli, volanti e altro), smartphone Lumia, tablet computer Surface, nonché videogiochi (sviluppati sotto il marchio Microsoft Games Studios) e il dispositivo Microsoft PixelSense. Microsoft collabora con la omonima fondazione filantropica, che amministra un patrimonio di circa 1,5 miliardi di dollari. === Prodotti === Nella sua storia Microsoft ha commercializzato numerosi prodotti, dai più famosi sistemi operativi (basti solo pensare a Windows o a Windows Mobile, diventato poi Windows Phone, che con l'approdo di Windows 10, ha preso il nome di Windows 10 Mobile) oppure ad applicazioni per l'ufficio (Microsoft Office) e per lo sviluppo (come Visual Basic .NET). Molto importante anche il settore dei videogiochi (Xbox e le successive generazioni, ''Halo'' e ''Age of Empires'') e il settore hardware (Zune, Surface Pro e successivi, la recente acquisizione di Nokia, il nuovo visore Microsoft HoloLens). Vasta anche la gamma di prodotti specifici per il settore business a cominciare da Windows Server. Microsoft è presente in Italia a partire dagli anni '80, con sede a Milano nella Microsoft House, e con un'altra sede a Roma nel quartiere dell'EUR. L'azienda è composta da circa 860 dipendenti con una media di età di circa 35 anni e collabora con aziende alleate. Microsoft Italia ha vinto nel 2010 il ''Great Place to Work'', conferito dal Great Place to Work Institute. Diverso è il posizionamento sulle classifiche di altri premi conferiti dalla società Cesop Communication. Si tratta del ''Best Awareness'' in cui Microsoft Italia si è classificata 4ª nel 2009. Ha ottenuto la 6ª posizione nella classifica per il ''Best Employer of Choice''. Infine si è collocata all'8º per quanto concerne il ''Best Corporate Brand''. File:Microsoft logo (1982).svg|Il logo usato dal maggio 1982 all'aprile 1987 File:Microsoft logo (1987).svg|Il logo usato dall'aprile 1987 all'agosto 2012 File:Microsoft.svg|Il logo in uso dall'agosto 2012 * Microsoft Security Essentials * Windows Defender
Mano invisibile
La '''mano invisibile''' è una metafora creata dall'economista Adam Smith per rappresentare il ruolo della ''Provvidenza '', per virtù della quale all'interno del libero mercato la ricerca egoistica del proprio interesse, che è favorevole non soltanto a se stessi, ma anche all'interesse dell'intera società, porta l'intero sistema economico al cosiddetto equilibrio economico generale. Successivamente, dopo Léon Walras e Vilfredo Pareto, è stata normalmente intesa come metafora dei meccanismi economici che regolano l'economia di mercato in modo tale da garantire che il comportamento dei singoli consumatori e imprenditori, teso alla ricerca della massima soddisfazione individuale, conduca al benessere dell'intera società, attraverso il soddisfacimento dei propri desideri personali.
L'espressione viene usata da Adam Smith in vari luoghi di tre delle sue opere maggiori, e più precisamente in ''Storia dell'astronomia'', ''Teoria dei sentimenti morali'' e infine nella più celebre ''Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni'' chiamata, più popolarmente, la Ricchezza della nazioni. Il concetto di mano invisibile è legato a quello che Smith nomina risultato non intenzionale: gli individui generano ordine sociale e sviluppo economico nonostante non agiscano con l'intenzione di generarlo, ma con quella di perseguire il proprio interesse personale. Esiste quindi una mano invisibile che fa sì che le società e le loro economie siano in equilibrio e si sviluppino. Non c'è tuttavia in Adam Smith una sistematizzazione del concetto di ''homo oeconomicus'', ovvero di un soggetto individualista e perfettamente razionale: il concetto di mano invisibile non è utilizzato da Smith per sostenere l’ottimalità di un mercato concorrenziale basato sul meccanismo della domanda e dell’offerta, come spesso il concetto appare riproposto in ambito mediatico e divulgativo. === ''Storia dell'astronomia'' === Nella ''Storia dell'astronomia'' (pubblicata postuma nei ''Saggi filosofici'' e risalente probabilmente al 1750), scrive: In questo passo, la "mano invisibile di Giove" è una metafora dell'ordine impresso dall'unico vero Dio ai fenomeni naturali. === ''Teoria dei sentimenti morali'' === La mano invisibile compare nel seguente passo della ''Teoria dei sentimenti morali'' (1759): Anche in questo passo, nonostante Smith tratti di un argomento economico (la distribuzione della ricchezza), la «mano invisibile» che conduce i ''proprietari terrieri'' a «fare quasi la stessa distribuzione delle cose necessarie alla vita che sarebbe stata fatta se la terra fosse stata divisa in parti uguali tra tutti i suoi abitanti» è strettamente correlata alla ''Provvidenza'' che «non dimenticò né abbandonò quelli che sembravano essere stati lasciati fuori dalla spartizione». Smith spiegherà poi nella ''Ricchezza delle nazioni'' perché vede la mano invisibile operare efficacemente sui proprietari terrieri, non anche su commercianti e manifatturieri. === ''Ricchezza delle nazioni'' === Nel Libro IV della ''Ricchezza delle nazioni'' (1776), Smith critica i tradizionali «sistemi di economia politica», il «sistema del commercio» (mercantilismo) e il «sistema dell'agricoltura» (fisiocrazia). Il mercantilismo sosteneva la necessità che lo Stato si arricchisse favorendo le esportazioni e limitando le importazioni. Nel Capitolo II Smith afferma che tali artifici non possono arrecare alcun beneficio, perché l'attività produttiva generale della società non può mai superare quella che il capitale della società può impiegare, le restrizioni alle importazioni possono solo deviare una parte del capitale in una direzione in cui altrimenti non sarebbe andato, e non è affatto detto che tale deviazione arrechi benefici. E prosegue: L'«inclinazione naturale» di cui Smith parla in questo passo appare l'effetto della «mano invisibile di Giove», ovvero della «Provvidenza», piuttosto che il risultato di un meccanismo economico quale la concorrenza perfetta in un libero mercato, come sarà poi teorizzato da molti dopo Léon Walras e Vilfredo Pareto. Smith è chiaramente «liberista», come mostra un passo poco successivo a quello appena citato: Tuttavia, quando si pone espressamente il problema della convergenza tra interesse del singolo e interesse della società, Smith opera alcune importanti distinzioni; inoltre, così come nella ''Teoria dei sentimenti morali'' non ritiene che il principio di simpatia renda tutti gli uomini virtuosi, nella ''Ricchezza delle nazioni'' non ritiene quella «inclinazione naturale» sufficiente a rendere concretamente possibile il libero commercio. Smith scrive prima che la rivoluzione industriale si sia pienamente affermata. Basti ricordare che la macchina a vapore venne perfezionata solo dopo il 1776 (l'eccentrico venne brevettato nel 1781, il movimento parallelo nel 1784, il volano regolatore nel 1788), oppure che Smith esalta la produzione di lana inglese (Libro I, Cap. I) e ignora completamente il cotone. Vede nell'agricoltura, più che nella manifattura, la vera fonte della ricchezza: L'estensione delle colture porta ad un aumento sia delle rendite dei proprietari terrieri (maggiore domanda di terra) sia dei salari (maggiore domanda di lavoro). Da ciò segue che l'interesse di coloro che vivono di rendita e di salario «è strettamente e inseparabilmente connesso all'interesse generale della società» (Libro I, Cap. XI, p. 252). L'estensione del commercio e della manifattura, invece, comporta una riduzione dei profitti (maggiore offerta, minori prezzi): Quindi: Nella ''Teoria dei sentimenti morali'' aveva osservato che, nonostante la forza dei sentimenti morali, non tutti gli uomini sono virtuosi: Nella ''Ricchezza delle nazioni'', come la virtù, anche il libero mercato è solo un ideale: Il primo teorema dell'economia del benessere afferma che qualsiasi sistema economico perfettamente concorrenziale raggiunge un equilibrio Pareto-ottimale, ovvero una situazione in cui non è possibile incrementare l'utilità di un agente, senza ridurre quella di almeno un altro agente. Tale teorema, che sostituisce le leggi del mercato alle «inclinazioni naturali» di Smith, viene spesso considerato come una formulazione analitica della metafora della mano invisibile La mano invisibile viene pertanto assunta, sia dai sostenitori che dai critici del liberismo e del neoliberismo, come il principio fondamentale di tali dottrine Tuttavia, i lavori di Sen, Scarf, Debreu e Sonnenschein hanno dimostrato come tali teoremi siano falsi nei mercati reali, mancando il requisito della concorrenza perfetta. Restano utilizzabili per una teoria economica "matematicamente corretta", sia la teoria dei giochi sia l'econofisica ove non richiedano ipotesi non presenti nel mondo reale. La scoperta delle esternalità mise definitivamente in crisi l'illusione della mano invisibile di Smith, dimostrando come il perseguimento dei fini individuali causasse dei costi nascosti che vengono scaricati sulla società, generando inefficienze che possono essere corrette solo con l'intervento pubblico (anche solo un intervento squisitamente legislativo). Il concetto nella sua presunta efficacia ed efficienza è stato fortemente criticato dall'economista John Maynard Keynes nel XX secolo il quale a fondamento della sua economia keynesiana ha posto il concetto che qualunque sistema economico lasciato completamente libero a se stesso, pur raggiungendo un certo equilibrio in un certo lasso di tempo, porta a inevitabili distorsioni del sistema (ad es. in termini di redistribuzione di ricchezza) se soggetto unicamente all'interesse privato egoistico dei singoli fino al caso limite di produrre grandi crisi economiche come accadde anche nella grande depressione, da cui la necessità di un sostegno interventista statale correttivo sull'economia attraverso la politica economica in sistemi detti a economia mista.
Mysticeti
I '''Misticeti''' sono un sottordine di Cetacei, rappresentato dalle balenottere, dalla megattera, dalla caperea, dalla balena grigia e dalle balene propriamente dette. Le specie viventi del sottordine ''Mysticeti'', cioè dei Cetacei muniti di fanoni, sono piuttosto poche. Il carattere più appariscente di questi grossi Mammiferi è la totale assenza di denti, salvo qualche abbozzo nel feto, sostituiti da una struttura nuova e assolutamente originale, i fanoni. L'insieme dei fanoni costituisce un sistema per filtrare i minuscoli organismi zooplanctonici, il krill, che le balene ingeriscono in grandi quantità.
È opinione degli esperti che la culla dei Misticeti sia stato il Sud Pacifico occidentale, dove i fecondi depositi di zooplancton negli strati oligocenici e la presenza di fossili delle prime forme progenitrici suggeriscono una possibile evoluzione del fanone e un adattamento a un'alimentazione imperniata sull'uso di un filtro. Di qui si sarebbe poi avuta un'irradiazione nel Pacifico e nell'Indo-Pacifico lungo linee di elevata produttività nel tardo Cenozoico, anche se si ha motivo di pensare che l'originaria area di distribuzione delle balenottere fosse incentrata nelle acque calde e temperate del Nord Atlantico. Parietobalaena palmeri'' Le prime balene comparvero nell'Eocene superiore (circa 37 - 36 milioni di anni fa). Il più antico cetaceo accostato ai misticeti è ''Mystacodon'', dell'Eocene superiore del Perù; di poco posteriore (circa 34 milioni di anni fa) è ''Llanocetus'', i cui resti fossili sono stati ritrovati in Antartide. Le prime balene possedevano denti veri e propri, eredità dei loro antenati che, al contrario dei fanoni presenti nelle specie odierne. La specie oligocenica ''Aetiocetus cotylalveus'' è considerata un importante passaggio intermedio tra le balene dotate di denti e le balene dotate di fanoni. Questa specie venne scoperta nel 1964 in Oregon. Nei primi anni novanta in Australia vennero recuperati i fossili di ''Janjucetus hunderi'', poi descritti nel 2006; questo animale possedeva denti acuminati e si suppone che cacciasse pesci e calamari, così come prede più grandi (forse squali o altri cetacei). Questi fossili indicano che le antiche balene erano predatori, e solo dopo milioni di anni si evolsero in specie prive di denti acuminati simili a quelle che oggi conosciamo. Uno studio più recente (Deméré et al., 2008) ha identificato fori palatali (impronte di vasi sanguigni nelle ossa, che collegano i fanoni alle mascelle) nel palato di un misticeto dentato, ''Aetiocetus weltoni''. Gli scienziati ritengono che questa antica balena possedeva sia fanoni che denti, ed è un esempio di ruolo adattativo intermedio tra i misticeti primitivi (e dentati) e i più evoluti misticeti senza denti. Un altro animale dotato di denti e fanoni è ''Mammalodon'' del Miocene. Le prime balene dotate esclusivamente di fanoni apparvero nell'Oligocene superiore (come ''Eomysticetus'' e ''Micromysticetus''). Probabilmente queste balene non potevano ancora utilizzare l'ecolocazione, poiché in nessun fossile di questi animali è stata rinvenuta alcuna prova, conservata nei crani e nella regione dell'orecchio, che mostri gli adattamenti associati all'ecolocazione (presenti invece nelle forme attuali). Tra l'Oligocene e il Miocene i misticeti andarono incontro a una notevole radiazione evolutiva, e si separarono in due rami principali: da una parte un clade comprendente le balenottere (Balaenopteridae), dal corpo più slanciato, e dall'altra un gruppo in cui sono presenti anche le vere balene (Balaenidae), dalla testa enorme e rigonfia. Nel corso del Pliocene le balene continuarono ad accrescere le loro specializzazioni. Tra i generi più importanti di questo periodo evolutivo si segnalano le balenottere primitive ''Archaebalaenoptera'' ed ''Eobalaenoptera'', la "minuscola" balena ''Balaenella'', il primitivo ''Titanocetus'' rinvenuto a San Marino e l'antica balena grigia ''Eschrichtioides''. La famiglia dei cetoteriidi (Cetotheriidae), in passato ritenuta ancestrale a tutti i misticeti, è attualmente considerata più vicina alle balenottere che non alle vere e proprie balene. Fanoni La balena grigia, unico membro della famiglia ''Eschrichtiidae'', è confinata al Pacifico settentrionale. La contraddistinguono un rostro delicatamente arcuato piuttosto ristretto, due (di rado quattro) corti solchi golari e l'assenza di pinna dorsale. Le snelle, idrodinamiche balenottere, appartenenti alla famiglia ''Balaenopteridae'' (che annovera anche la megattera), evidenziano una serie di pieghe golari che si espandono all'ingestione di acqua satura di plancton e successivamente si contraggono forzando l'acqua contro i fanoni. In questo modo il plancton rimane imprigionato nel fitto reticolo fibroso che forma i bordi interni sfrangiati dei fanoni. La megattera si distingue dalle altre balenottere per la corporatura piuttosto massiccia, i solchi golari minori di numero e più grossolani, e una coppia di robuste natatoie molto lunghe. La testa, la mandibola e il margine delle pinne pettorali sono ricoperti di nodosità irregolari dentellate e seghettate alla linea d'inserzione. Le balenottere, a eccezione di quella tropicale di Bryde, frequentano gli oceani di tutto il mondo; la megattera ha un ristretto areale artico; la balena franca si rinviene soltanto nel Nord Atlantico; la balena pigmea abita i mari australi. Due delle tre specie che compongono la famiglia ''Balaenidae'', la balena franca e la balena boreale, hanno testa molto più voluminosa, sino a un terzo della lunghezza totale del corpo, rostro lungo e stretto con la parte superiore vistosamente arcuata a differenza delle ossa della mandibola. Rimane così uno spazio riempito dalle immense labbra inferiori che spuntano dalla mandibola e recingono gli affusolati fanoni appesi ai bordi del rostro. Soltanto la balena pigmea possiede una pinna dorsale, mentre in tutte e tre le specie le sette vertebre cervicali sono fuse in un unico blocco. * '''ORDINE Cetacea''' ** '''Sottordine Mysticeti''' *** Famiglia Balaenidae **** Genere ''Balaena'' ***** Balena della Groenlandia, ''Balaena mysticetus'' **** Genere ''Eubalaena'' ***** Balena franca nordatlantica, ''Eubalaena glacialis'' ***** Balena franca nordpacifica, ''Eubalaena japonica'' ***** Balena franca australe, ''Eubalaena australis'' *** Famiglia Balaenopteridae **** Sottofamiglia Balaenopterinae ***** Genere ''Balaenoptera'' ****** Balenottera comune, ''Balaenoptera physalus'' ****** Balenottera boreale, ''Balaenoptera borealis'' ****** Balenottera di Bryde (balenottera di Eden), ''Balaenoptera edeni'' ****** Balenottera azzurra, ''Balaenoptera musculus'' ****** Balenottera minore boreale, ''Balaenoptera acutorostrata'' ****** Balenottera minore australe (balenottera minore antartica), ''Balaenoptera bonaerensis'' ****** ''Balaenoptera omurai'', scoperta nel novembre 2003. Non viene ancora indicata con un nome comune **** Sottofamiglia Megapterinae ***** Genere ''Megaptera'' ****** Megattera, ''Megaptera novaeangliae'' *** Famiglia Eschrichtiidae **** Genere ''Eschrichtius'' ***** Balena grigia, ''Eschrichtius robustus'' *** Famiglia Neobalaenidae **** Genere ''Caperea'' ***** Caperea, ''Caperea marginata'' Il simbolo "†" denota generi e famiglie estinti. '''Sottordine Mysticeti''': Balene * Famiglia †Aetiocetidae ** † ''Aetiocetus'' ** † ''Ashorocetus'' ** † ''Chonecetus'' ** † ''Morawanocetus'' ** † ''Willungacetus'' * Famiglia †Aglaocetidae ** † ''Aglaocetus'' ** † ''Isanacetus'' ** † ''Pinocetus'' * Famiglia Balaenidae: Balene franche e balena comune ** ''Balaena'' ** †''Balaenella'' ** †''Balaenotus'' ** †''Balaenula'' ** ''Eubalaena'' ** †''Eucetites'' ** †''Morenocetus'' * Famiglia Balaenopteridae: Balenottere e megattera ** †''Archaebalaenoptera'' ** ''Balaenoptera'' ** †''Cetotheriophanes'' ** †''Diunatans'' ** †''Mauicetus'' ** ''Megaptera'' ** †''Notiocetus'' ** †''Parabalaenoptera'' ** †''Plesiobalaenoptera'' ** †''Praemegaptera'' ** †''Protororqualus'' * †Famiglia Cetotheriidae ** †''Cephalotropis'' ** †''Cetotherium'' ** †''Herpetocetus'' ** †''Hibacetus'' ** †''Joumocetus'' ** †''Metopocetus'' ** †''Mixocetus'' ** †''Nannocetus'' ** †''Palaeobalaena'' ** †''Piscobalaena'' ** †''Plesiocetopsis'' ** †''Titanocetus'' * †Famiglia Cetotheriopsidae ** †''Cetotheriopsis'' ** †''Micromysticetus'' * †Famiglia Diorocetidae ** †''Amphicetus'' ** †''Diorocetus'' ** †''Plesiocetus'' ** †''Thinocetus'' ** †''Uranocetus'' * †Famiglia Eomysticetidae ** †''Eomysticetus'' ** †''Tohoraata'' ** †''Yamatocetus'' * Famiglia Eschrichtiidae ** †''Archaeschrichtius'' ** †''Eschrichtioides'' ** ''Eschrichtius'': Balena grigia ** †''Gricetoides'' ** †''Megapteropsis'' * †Famiglia Llanocetidae ** †''Llanocetus'' * †Famiglia Mammalodontidae ** †''Janjucetus'' ** †''Mammalodon'' * Famiglia Neobalaenidae: Balena franca pigmea ** ''Caperea'' * †Famiglia Pelocetidae ** †''Cophocetus'' ** †''Halicetus'' ** †''Parietobalaena'' ** †''Pelocetus'' ** †''Eobalaenoptera'' * Famiglia ''incertae sedis'' ** †''Amphitera'' ** †''Burtinopsis'' ** †''Idiocetus'' ** †''Imerocetus'' ** †''Isocetus'' ** †''Mesocetus'' ** †''Mioceta'' ** †''Otradnocetus'' ** †''Peripolocetus'' ** †''Piscocetus'' ** †''Siphonocetus'' ** †''Tiphyocetus'' ** †''Tretulias'' ** †''Ulias''
Mollusca
I '''molluschi''' costituiscono il secondo phylum del regno animale per numero di specie dopo gli artropodi, con 85844 specie note. Sono animali primariamente marini, ma alcune specie hanno colonizzato le acque dolci come, ad esempio, i Bivalvi ed i Gasteropodi, ed alcune specie di questi ultimi si sono adattate anche all'ambiente terrestre. Sono divisi in 8 classi e sembrano aver colonizzato quasi tutti i biomi terrestri, fuorché l'alta montagna.
L'etimologia del termine si deve al latino ''mollis'' "molle", in quanto non possiedono un endoscheletro, ma un corpo fortemente muscolarizzato ed una particolare struttura rigida di supporto chiamata conchiglia. Vengono chiamati anche '''malacozoi''', dal greco ''μαλακός'' "molle" e ''ζῷον'' "animale". È difficile descrivere unitariamente i molluschi date le numerose modificazioni che sono intervenute nel corso del tempo all'interno del phylum ad influenzarne la morfologia generale. Originariamente i precursori di questi animali non dovevano essere tanto diversi dai Monoplacofori, dai quali si pensa si siano irradiate le altre classi. In generale i molluschi sono animali triblastici, bilateri, protostomi, schizocelomati, con capo, piede e conchiglia variamente sviluppati. La conchiglia, aspetto più rappresentativo del phylum, in alcuni casi si è persa, come in molti Cefalopodi, in una fascia ridotta di Gasteropodi e nell'intera classe degli Aplacofori. La maggior parte degli organi è situata in un sacco dei visceri, o massa viscerale, in posizione dorsale rispetto al piede muscoloso, come ad esempio gli apparati escretore, digerente, circolatorio e genitale, tutti ben sviluppati, più un organo addetto alla formazione della conchiglia: il pallio (o ''mantello''), piega cutanea dorsale che poggia sui derivati mesodermici ed è a diretto contatto con la conchiglia. Questa è composta solitamente da tre strati: l'ipòstraco, formato da cristalli laminari di aragonite, l'ostraco, formato da cristalli prismatici di calcite e il periostraco, lo strato più esterno, costituito da materiale organico corneo, perlopiù proteico (il componente più noto del periostraco è la scleroproteina conchiolina, anche nota come 'conchina' o 'perlucina', le cui fibre contribuiscono a determinare le proprietà meccaniche della madreperla). Lo spazio compreso fra il pallio e la conchiglia, intorno alla zona in cui sono a diretto contatto, prende il nome di cavità palleale, area nella quale trovano alloggio gli organi per la respirazione, nella maggioranza dei casi rappresentati da branchie (chiamate per la loro forma ctenidi). Nei molluschi la respirazione branchiale diviene una necessità inderogabile poiché, proprio per via della conchiglia, poca superficie cutanea è a contatto col mezzo acquatico e non è sufficiente per una respirazione affidata in via esclusiva a scambi gassosi attraverso il derma. L'apparato per l'escrezione comprende metanefridi e nefrostomi corrispondenti a quelli degli anellidi. Nella cavità buccale di molti molluschi (Aplacofori, Poliplacofori, Gasteropodi, Monoplacofori, Scafopodi) è presente la radula, una struttura che varia da specie a specie e la cui forma più comune è quella di una lingua muscolosa che funge da nastro per varie fila di denti chitinosi, grazie ai quali i molluschi raschiano dal substrato le particelle alimentari. Negli Aplacofori, per esempio, non è visibile una struttura a nastro, ma piuttosto una serie di dentelli sorretti dalla faringe: questi molluschi non posseggono pertanto alcuna muscolatura specializzata, al contrario delle specie caratterizzate dalla presenza dell'''odontoforo'' (il nastro complesso con denti chitinosi discusso poc'anzi), le quali necessitano giocoforza di muscoli protrattori e retrattori per muovere il nastro della radula. Altre specie invece, come i Bivalvi, non posseggono affatto la radula, che poco gioverebbe al loro sistema alimentare sospensivoro. Nei molluschi con odontoforo i denti sono prodotti continuamente da uno strato di cellule specializzate localizzate in prossimità del nastro: gli ''odontoblasti''. I molluschi sono in grado di produrre feci solide: in altri phyla marini i rifiuti possono essere eliminati nell'acqua e, anche se liquidi, non producono disturbo all'animale, ma nei molluschi lo sbocco anale è situato nella maggioranza dei casi entro la cavità palleale, dove sono situati anche gli organi per la respirazione; se le feci fossero cioè poco compatte, finirebbero col venir risucchiate dal circolo d'acqua diretto alle branchie, con immaginabili conseguenze. L'innervazione è un carattere tassonomico molto importante in questo phylum. Al pari di tutti i Protostomi, i Molluschi hanno un sistema nervoso di chiara impostazione gastroneurale, molto diversificato nell'ambito del phylum. Troviamo per la precisione due tipi estremi di organizzazione, non separabili tuttavia con diagnosticità: un sistema nervoso cordonale, con i soli gangli cerebrali, e un sistema nervoso gangliare, con molti gangli specializzati nell'innervazione di specifici distretti del corpo. === Sistema nervoso cordonale === Il ''sistema nervoso cordonale'', il più semplice, qualifica le classi di molluschi meno complesse come Anfineuri, raggruppamento non monofiletico comprendente Monoplacofori, Poliplacofori, Solenogastri e Caudofoveati, accomunati dal fatto di avere un sistema nervoso costituito essenzialmente da quattro cordoni nervosi longitudinali, privi di gangli, regolati da un'unica massa nervosa costituente il ganglio sopraenterico, situato al di sopra della porzione anteriore dell'intestino e costituito da due gangli sopraesofagei (Aplacofori). Anteriormente alla massa nervosa, possono uscire alcune paia di sottili nervi cerebrali mentre da ciascun lato del ganglio si dipartono tre paia di connettivi: cerebrolaterali, cerebroboccali (mediani), cerebropedali (ventrali), due dei quali si prolungano posteriormente nei quattro cordoni longitudinali. Nei Poliplacofori il ganglio sopraenterico è sostituito da un cingolo periesofageo, provvisto anche di gangli boccali accessori, dal quale si dipartono i quattro cordoni citati, che prendono il nome in questo caso di ventrali e viscero-palleali. Nei Monoplacofori il sistema nervoso presenta andamento scalariforme (accenno di metameria) con 10 paia di nervi che raggiungono il piede. All'anello circumenterico che circonda il tubo digerente seguono due cordoni nervosi che si uniscono posteriormente formando una sorta di anello; i due cordoni circolari orizzontali (cordone laterale superiore e cordone pedale inferiore) sono uniti da varie commissure, ovvero dei ponti nervosi tra i gangli che creano delle interconnessioni; quando queste commissure sono numerose lo sviluppo dei gangli è ridotto: ciò è una caratteristica tipica dei taxa più primitivi quali Aplacofori, Monoplacofori e Poliplacofori. === Sistema nervoso gangliare === Il ''sistema nervoso gangliare'' lo ritroviamo nelle principali classi del phylum (Gasteropodi, Bivalvi, Scafopodi, Cefalopodi); esso consta nella sua organizzazione tipica (ancestrale) di otto gangli principali simmetrici ed uniti da commessure trasversali. Lo schema di base è pressoché simile in tutte le specie: * coppia di gangli cerebrali sopraesofagei, che innervano gli organi di senso del capo; * connettivi longitudinali diretti ai gangli pedali, pleurali e parietali (cerebrospinali, pleuroparietali o cerebroparietali, cerebropedali); * gangli pedali sottoesofagei, che innervano il piede attraverso due cordoni pedali scalariformi agangliari (i gangli pedali e cerebrali costituiscono, con le loro commessure e connettivi, il cingolo periesofageo); * coppia di gangli pleurali sopraesofagei, che innervano il mantello e gli organi di senso ad esso correlati; * coppia di gangli parietali, che innervano parte del sacco dei visceri e gli organi ad esso correlati; * coppia di gangli viscerali, che innervano parte del sacco dei visceri. Questo schema di base può naturalmente variare da gruppo a gruppo. Nei Cefalopodi, ad esempio, il sistema nervoso appare centralizzato nel capo ed è in relazione con gangli stellati localizzati internamente al mantello e ai nervi viscerali, uniti da una commessura e diretti ai visceri e ai gangli gastrico-branchiali. Inoltre, nervi stomatogastrici collegano i gangli boccali al ganglio gastrico. In alcuni molluschi decapodi (calamari e affini in particolar modo) assoni dorsali giganti permettono rapide contrazioni del mantello e scatti sorprendenti. Più semplice è la condizione dei Bivalvi, nei quali si assiste quasi sempre (protobranchi a parte) alla fusione di due coppie di gangli che danno luogo ai gangli cerebropleurali, che innervano i palpi labiali, l'adduttore anteriore e parte del mantello, mentre i pedali si trovano alla base del piede e sono uniti ad essi tramite connettivi. I parietali ed i viscerali (spesso fusi) restano uniti dalle solite commessure e provvedono all'innervazione dei visceri, delle branchie, dell'adduttore posteriore, dell'altra parte del mantello, dei sifoni e degli organi di senso palleali. Peraltro, anche nei soli gasteropodi, osserviamo vari livelli di complessità del sistema nervoso. Famiglie molto primitive (Haliotidae, Patellidae) presentano un'organizzazione assai poco complessa, mentre in molti altri prosobranchi il sistema nervoso assume l'aspetto a gangli plurimi già visto. === Chiastoneuria === Si è accennato alla torsione del sacco dei visceri, fenomeno che causa il ripiegamento dell'anello nervoso cerebro-viscerale, originariamente simmetrico, che si rigira attorno al canale alimentare assumendo una forma ad 8 (chiastoneuria o streptoneuria). Il risultato di questa tendenza evolutiva caratterizza i gasteropodi Streptoneuri (Prosobranchi), contrapposti agli altri gasteropodi Eutineuri (Opistobranchi e Polmonati), i quali non manifestano streptoneuria in seguito alla ulteriore detorsione del sacco viscerale. Questa torsione avviene nel passaggio tra lo stadio larvale e quello adulto, in corrispondenza dello stadio di larva veliger, in cui la massa viscerale (insieme a pallio e conchiglia) ha una rotazione di 180°: questa torsione avviene grazie ad un muscolo retrattore asimmetrico che si forma nella larva, di solito sul lato destro della conchiglia, passa poi sopra l'intestino nella porzione dorsale e si attacco in alto a sinistra, dietro il capo, con alcune congiunzioni anche a livello del piede. Le contrazioni di questo muscolo portano ad una rotazione di 90°, con una durata che varia dai pochi minuti alle diverse ore; si ha poi una seconda fase più lunga (che necessita di una crescita differenziale dei tessuti) seguita da una rotazione di ulteriori 90° che vede la torsione dei gangli viscerali, i quali assumono la cosiddetta ''disposizione ad 8'' (anche nota come streptoneuria). La condizione detorta prende invece il nome di eutineuria. Tra i Polmonati e gli Opistobranchi, la tendenza alla torsione non è più visibile attraverso la sovrapposizione dei cordoni nervosi perché l'anello viscerale risulta estremamente accorciato ed i gangli ad esso correlati vengono ad essere più o meno incorporati in un cingolo periesofageo costituito da 9 grossi gangli, corrispondenti a quelli tipici, con i due viscerali fusi. Tale tendenza verso la cefalizzazione dei centri nervosi la si osserva anche in altri gruppi di molluschi piuttosto evoluti, come i Cefalopodi, ove la massa gangliare viene addirittura racchiusa in una capsula protettiva cartilaginea. === Organi di senso === Per quanto concerne gli organi di senso, i molluschi presentano sempre cellule sensitive e gustative, oltre che ''statocisti'' (Bivalvi, Cefalopodi) ed organi chemiorecettori particolari, come gli ''osfradi'' (una coppia di organi innervati dai gangli parietali, allogati nella cavità palleale, vicino alle branchie, aventi funzione sia chemiorecettrice che meccanorecettrice, deputati a saggiare la corrente d'acqua che andrà ad irrorare le branchie e a rilevare la presenza di sostanze alimentari disciolte). Riguardo alle statocisti, innervate dai gangli cerebrali, probabilmente il modello più complesso è quello fornitoci dai Cefalopodi, in prossimità del cervello dei quali è perfino presente un organo dell'equilibrio paragonabile ai canali semicircolari del nostro orecchio interno. Esse constano di un corpo calcareo in relazione a nervi e forniscono informazioni sulla posizione nello spazio dell'animale; risultano assenti nelle classi di molluschi Anfineuri. Nei Bivalvi e nei Cefalopodi sono presenti efficienti organi tattili, consistenti in cellule sensoriali sparse sulla superficie del corpo, particolarmente abbondanti lungo il margine del mantello e all'estremità dei sifoni e, per i Gasteropodi, sui tentacoli del capo. Riguardo alla vista, nei Molluschi troviamo tutti gli stadi di complessità a partire da ammassi poco evoluti di cellule fotosensibili (addirittura assenti in gruppi del tutto ciechi, come gli Scafopodi ed i Monoplacofori) ad occhi veri e propri, paragonabili quanto a complessità solo a quelli dei Vertebrati. La vista può avere sia la funzione di localizzare la preda, o i nemici, o i conspecifici, (e questo vale per specie che dispongono di apparati visivi assai efficienti), ma soprattutto per orientarsi in relazione alla luce, discorso valido in special modo per le specie scavatrici (Olividae, Naticidae) in cui gli occhi tendono addirittura a regredire. Nelle Patellidae gli occhi sono molto semplici ed appaiono come fossette pigmentate aperte, prive di lente e cornea ed innervate dai gangli cerebrali; in Prosobranchi più evoluti (Trochus, Haliotis, Turbo) la vescicola ottica è munita di apertura stretta, piena di un umore vitreo. Nei Gasteropodi ancor più evoluti, l'occhio viene ad essere chiuso da una cornea formata da un epitelio bistratificato. Negli Eteropodi, pelagici, troviamo occhi tubolari telescopici, provvisti di una grossa lente e superficie retinica pieghettata; in questo gruppo la vista assume una funzione importante nella cattura della preda a discapito dell'osfradio, che regredisce (eccezione fra i Gasteropodi), e ciò spiega la raffinatezza degli organi per la vista in questi animali. Ma è fra i Cefalopodi che troviamo la massima espressione riguardo a questo aspetto, poiché in essi si viene a formare una struttura globulare fornita di lente, contenuta all'interno di un'orbita entro la quale può parzialmente ruotare; trattasi nella fattispecie di occhi eversi, nei quali (contrariamente a quanto accade nei vertebrati) i raggi luminosi colpiscono direttamente le cellule fotosensibili e non vengono riflessi da una superficie, essendo l'estremità sensitiva delle cellule recettrici orientate verso il foro della pupilla. L'accomodamento visivo è attuato allontanando o avvicinando il cristallino dalla retina e permette una notevole raffinatezza visiva, tanto che questi molluschi sono in grado di discriminare chiaramente forme e colori diversi, basando sulla vista gran parte delle loro attività. A conferma di ciò vi è la tendenza alla regressione di altri sistemi sensoriali. Nautilus a parte, infatti, l'osfradio viene perso ed al suo posto rimane una fossetta olfattoria al di sotto dell'occhio. Seppur meno evoluti degli organi visivi dei Cefalopodi, le serie di occhi di alcuni Bivalvi (es. Pectinidae) rappresentano un efficiente sistema visivo costituito da una lunga sequenza di occhi che fuoriescono dalla fessura delle valve. Tipici dei Poliplacofori sono gli ''esteti'', organi di senso costituiti da pori situati nelle piastre calcaree e colmati da cellule di natura sensoriale dotati alla loro estremità distale di strutture a forma di lente. Tali esteti danno informazioni circa i movimenti dell'acqua e sull'intensità luminosa e sono in comunicazione fra loro attraverso una rete di fibrille nervose decorrenti in canalicoli. Gli esteti si presentano in due tipi diversi: il macroesteta ed il microesteta, differenti dal punto di vista delle dimensioni; a seconda della specie, inoltre, il numero e la distribuzione dei microesteti attorno ai macroesteti può variare. Un possibile albero filogenetico dei molluschi, a partire dai Lofotrocozoi, è stato proposto da Sigwart e Sutton nel 2007: Ricostruzione ipotetica di ''Kimberella'' La ricostruzione delle prime fasi della storia evolutiva dei molluschi è complessa. Infatti i loro più antichi progenitori molto raramente si fossilizzarono essendo privi di conchiglia. Successivamente, invece, le testimonianze abbondano, proprio per la facilità di fossilizzazione delle conchiglie. Esistono nondimeno dei fossili significativi, lasciati dalle parti molli nelle sabbie di Ediacara e del Mar Bianco. ''Kimberella'' è ritenuta da molti studiosi (non tutti) uno di tali progenitori. Aveva uno strato dorsale ispessito, simile a una conchiglia nella forma, ma non mineralizzato. Embriologicamente, i molluschi sono affini agli anellidi, come questi sono schizoceli protostomi e si sviluppano tipicamente per segmentazione spirale dell'uovo fecondato (a parte i Cefalopodi, che dispongono di uova più ricche di vitello), inoltre, molte gastrule dei molluschi si sviluppano in trocofore simili a quelle degli Anellidi, il che lascerebbe presupporre una certa affinità. Spesso la trocofora è seguita da un'ulteriore fase larvale planctonica filtrante chiamata veliger, dotata di un piede, un mantello, una conchiglia abbozzata ed un organo natatorio bilobato detto velo. I "fossili viventi" appartenenti alla classe dei Monoplacofori, i quali presentano tracce di metameria, hanno indotto gli studiosi ad ipotizzare una notevole vicinanza filogenetica fra Anellidi e Molluschi, anche se le ripetizioni dei monoplacofori non sono omologhe alla segmentazione degli Anellidi. Probabilmente i due gruppi iniziarono a divergere circa 600 milioni di anni fa, specializzandosi nello scavo dei substrati gli Anellidi e nello strisciare sul fondo i Molluschi. Così facendo, mentre gli Anellidi svilupparono un corpo metamerico allungato, dotato di compartimenti celomatici spaziosi, pieni di liquido, costituendo un'efficiente macchina scavatrice con movimento serpeggiante e peristaltico, i primi molluschi persero via via la maggior parte del celoma, limitato alla sola cavità pericardica e agli spazi delle gonadi e dei nefridi comunicanti con questa, e svilupparono un corpo molle e compatto, utile per strisciare sul fondo del mare. Durante ogni anno di vita, il mollusco forma una nuova banda della sua conchiglia, solcata da centinaia di finissime linee di accrescimento che registrano il ciclo diurno delle maree. Il conteggio delle linee sottili presenti nell'ultima banda di accrescimento annuale della conchiglia ci dà un'indicazione approssimativa della stagione, o addirittura del mese, in cui è avvenuta la morte dei mollusco. A prima vista, una chiocciola, una seppia e una vongola sembrano notevolmente diverse: solo uno studio più accurato può rivelare che le loro strutture sono variazioni di uno stesso piano fondamentale. La classificazione sistematica maggiormente plausibile, nonostante le divergenti opinioni degli studiosi, è schematizzata di seguito: * '''Subphylum Aculiferi (Aculifera)''': ** Classe Solenogastri (Solenogastres) ** Classe Caudofoveati (Caudofoveata) ** Classe Poliplacofori (Polyplacophora) * '''Subphylum Conchiferi (Conchifera)''': ** Classe Monoplacofori (Monoplacophora) ** Classe Gasteropodi (Gastropoda) ** Classe Bivalvi (Bivalvia) ** Classe Scafopodi (Scaphopoda) ** Classe Cefalopodi (Cephalopoda) ** Classe Rostroconchi (Rostroconchia) † ** Classe Helcionelloida † ** Classe Tentaculita †
Magnoliopsida
La classe delle '''dicotiledoni''' comprende piante a fiore nel cui seme l'embrione è fornito di due cotiledoni.
Le dicotiledoni comprendono piante sia erbacee che legnose, generalmente provviste di un apparato radicale seminale con radici a fittone o talora fascicolate, a crescita continua, più o meno ramificate, con la presenza o meno di radici avventizie. La struttura primaria del fusto è eustelica con fasci collaterali aperti ad anello, con presenza di cambio cribro-vascolare e accrescimento secondario. Le foglie sono distinte in picciolo e lamina, con margini di forma varia; le nervature sono reticolate. I fiori sono tetrameri o pentameri con verticilli di 4 o 5 pezzi e provvisti di perianzio, generalmente distinto in calice (sepali) e corolla (petali); sono simmetrici o irregolari. Il seme e la plantula sono provvisti di due cotiledoni. Le dicotiledoni hanno i petali a gruppi di 4-5 o di loro multipli. Recentemente, in base ad analisi cladistiche e di sequenziamento del DNA cloroplastico, mitocondriale e nucleare, è stata messa in discussione la distinzione adottata finora che divideva le Angiosperme in due classi, le Liliopsida (monocotiledoni) e le Magnoliopsida (dicotiledoni), (Olmstead ''et al.'' 1992a, Chase ''et al.'' 1993, Doyle 1996, 1998, Doyle ''et al.'' 1994, Donoghue y Doyle 1989, Graham y Olmstead 2000, Mathews y Donoghue 1999, Savolainen ''et al.'' 2000, Soltis ''et al.'' 2000, Zimmer ''et al.'' 2000, Hilu ''et al.'' 2003, Zanis ''et al.'' 2003) in quanto si riteneva che la separazione tra le due classi datasse dal Cretaceo; attualmente si ritiene che solo le monocotiledoni derivino da antenati comuni a tutta la classe (classe monofiletica), mentre le dicotiledoni deriverebbero da due o più gruppi con origine differente, formando quindi un gruppo parafiletico e i caratteri già menzionati sarebbero plesiomorfi all'interno delle angiosperme. In questo modo si distinguono: * Il gruppo delle Eudicotiledoni caratterizzate da polline con tre solchi (tricolpato) e che comprende la maggior parte delle famiglie inserite nelle Magnoliopsida * Un piccolo gruppo che in parte viene inserito dalla classificazione classica nella sottoclasse delle Magnoliidae, e include le famiglie che hanno conservato caratteri primitivi, il polline ha un solo solco (monosulcato), e che vengono ulteriormente suddivise in: ** Piante legnose arboree o arbustive con foglie più o meno coriacee ( ad esempio le magnolie) ** Gruppo eterogeneo di piante erbacee a foglie sottili, con caratteri che ricordano le Liliopsida, di cui in realtà rappresenterebbero il gruppo ancestrale (esempi di questo gruppo sono le Nymphaeaceae e le Aristolochiaceae) === Suddivisione === La suddivisione in due sottoclassi, Metaclamidee (o Simpetale) e Archiclamidee, proposta dal botanico polacco Adolf Engler alla fine dell'Ottocento, non è più ritenuta valida. Nel sistema Cronquist (1981) la classe Magnoliopsida è suddivisa in 6 sottoclassi, per un totale di 64 ordini: * Sottoclasse ''Asteridae'' comprendente gli ordini: ** ''Asterales'' – 1 famiglia ** ''Callitrichales'' – 2 famiglie ** ''Calycerales'' – 1 famiglia ** ''Campanulales'' – 6 famiglie ** ''Dipsacales'' – 4 famiglie ** ''Gentianales'' – 4 famiglie ** ''Lamiales'' – 5 famiglie + ''Scrophulariales'' – 12 famiglie ** ''Plantaginales'' – 1 famiglia ** ''Polemoniales'' – 1 famiglia ** ''Rubiales'' Rubiali – 1 famiglia ** ''Solanales'' – 7 famiglie * Sottoclasse ''Caryophyllidae'' comprendente gli ordini: ** ''Caryophyllales'' – 12 famiglie ** ''Plumbaginales'' – 1 famiglia ** ''Polygonales'' – 1 famiglia * Sottoclasse ''Dilleniidae'' comprendente gli ordini: ** ''Batales'' – 1 famiglia ** ''Capparales'' – 6 famiglie ** ''Diapensiales'' – 1 famiglia ** ''Dilleniales'' – 2 famiglie ** ''Ebenales'' – 5 famiglie ** ''Ericales'' – 7 famiglie ** ''Lecythidales'' – 1 famiglia ** ''Malvales'' – 6 famiglie ** ''Nepenthales'' – 3 famiglie ** ''Primulalales'' – 3 famiglie ** ''Salicales'' – 1 famiglia ** ''Theales'' – 13 famiglie ** ''Violales'' – 21 famiglie * Sottoclasse ''Hamamelididae'' (spesso in forma non corretta: ''Hamamelidae'') comprendente gli ordini: ** ''Casuarinales'' – 1 famiglia ** ''Daphniphyllales'' – nessuna famiglia ** ''Didymelales'' – nessuna famiglia ** ''Eucommiales'' – 1 famiglia ** ''Fagales'' – 3 famiglie ** ''Hamamelidales'' – 6 famiglie ** ''Juglandales'' – 3 famiglie ** ''Leitneriales'' – 1 famiglia ** ''Myricales'' – 1 famiglia ** ''Trochodendrales'' – 2 famiglie ** ''Urticales'' – 6 famiglie * Sottoclasse ''Magnoliidae'' comprendente gli ordini: ** ''Aristolochiales'' – 1 famiglia ** ''Illicales'' – 2 famiglie ** ''Laurales'' – 4 famiglie ** ''Magnoliales'' – 14 famiglie ** ''Nymphaeales'' – 4 famiglie ** ''Papaverales'' – 2 famiglie ** ''Piperales'' – 3 famiglie ** ''Ranunculales'' – 7 famiglie * Sottoclasse ''Rosidae'' comprendente gli ordini: ** ''Apiales'' – 2 famiglie ** ''Celastrales'' – 11 famiglie ** ''Cornales'' – 5 famiglie ** ''Euphorbiales'' – 6 famiglie ** ''Fabales'' – 1 famiglia ** ''Geraniales'' – 5 famiglie ** ''Haloragales'' – 4 famiglie ** ''Linales'' – 3 famiglie ** ''Myrtales'' – 12 famiglie ** ''Podostemales'' – 2 famiglie ** ''Polygalales'' – 7 famiglie ** ''Proteales'' – 1 famiglia ** ''Rafflesiales'' – 3 famiglie ** ''Rhamnales'' – 4 famiglie ** ''Rhizophorales'' – 1 famiglia ** ''Rosales'' – 20 famiglie ** ''Santalales'' – 12 famiglie ** ''Sapindales'' Terebintali – 16 famiglie
Angiosperme
Le '''angiosperme''' sono una vasta divisione di piante delle spermatofite, che comprende piante annue o perenni con il massimo grado di evoluzione: in questa definizione rientrano le piante con fiore vero e con seme protetto da un frutto. Sono note anche sotto il nome di '''magnoliofite''' , denominazione utilizzata dal Sistema Cronquist. Il Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica permette, per i taxa di rango superiore alla famiglia, di usare indipendentemente nomi descrittivi tradizionali come ''Angiospermae'' o regolarmente derivati da un genere "tipo" come ''Magnoliophyta'', che deriva dal genere ''Magnolia''. Compaiono nel registro fossile nel Cretaceo inferiore . Anche se alcuni autori hanno proposto alcuni esempi di angiosperme pre-cretaciche del Nord America), la attribuzione di questi fossili alle angiosperme rimane controversa. In un tempo relativamente breve le angiosperme, grazie alla loro estrema varietà morfologica e fisiologica, sono diventate il gruppo di piante più vasto e diversificato del nostro pianeta: con circa 275.000 specie oggi viventi, che corrispondono ad oltre l'80% di tutti i vegetali terrestri, le angiosperme sono presenti in tutti i grandi biomi terrestri, dai deserti alle foreste pluviali. La ragione principale di tale successo evolutivo sembra essere legata soprattutto ad una trasformazione nella capillarità delle foglie che migliorò la loro efficacia fotosintetica.
Le angiosperme si distinguono perché i loro semi sono avvolti da un frutto, che li protegge e ne facilita la disseminazione. Il nome significa infatti "seme protetto" (dal Greco αγγειον, ricettacolo, e σπερμα, seme). Il raggruppamento comprende una varietà di piante erbacee, arbustive o arboree: si passa da alberi alti anche 100 metri (Myrtaceae) fino a minuscole piante erbacee (Araceae) di meno di 2 millimetri. Il fiore delle angiosperme è una struttura più complessa degli strobili delle Pinofite, che condividono con le prime la riproduzione per mezzo di semi. Le angiosperme si distinguono dalle Gimnosperme anche per la presenza di trachee vere e proprie unite a canali più grandi e specializzati, gli "elementi dei vasi", che rendono più efficiente il trasporto idrico, e per essere l'unica divisione che comprende piante erbacee in senso proprio. Le angiosperme presentano il fenomeno della "doppia fecondazione", così chiamato perché all'interno dell'ovario avvengono due fecondazioni: uno dei due nuclei spermatici contenuti nel granulo pollinico (trasportati all'interno dell'ovario attraverso il tubetto pollinico) una volta raggiunto l'ovario, feconda la cellula proendospermatica (diploide, diventerà triploide, dando origine all'endosperma del seme); l'altro nucleo invece feconda l'oosfera (che darà vita a uno zigote). Le angiosperme sono nate come piante specializzate nella impollinazione zoogama. Tuttavia, nel corso dell'evoluzione molte di esse sono tornate all'impollinazione ad opera di agenti non biologici, soprattutto il vento. I fiori sono allora diventati piccoli, numerosi e poco appariscenti. L'impollinazione anemofila è apparsa indipendentemente in numerosi gruppi di angiosperme sia monocotiledoni (Poaceae) che dicotiledoni (Salicaceae, Fagaceae). La capacità delle angiosperme di stabilire sinergie con gli insetti e altri animali, nei processi di impollinazione e di disseminazione, è una delle ragioni del loro successo evolutivo. Piante e animali sono stati protagonisti di un fenomeno di coevoluzione che ha consentito loro di raggiungere gli attuali livelli di elevata biodiversità. La '''classificazione APG IV''' pubblicata nel 2016 dall'Angiosperm Phylogeny Group suddivide le angiosperme nei seguenti cladi: * clade '''angiosperme''' *: clade Angiosperme basali *::: ordine Amborellales *::: ordine Nymphaeales *::: ordine Austrobaileyales *: clade Mesangiosperme *:: clade '''Magnoliidi''' *::: ordine Canellales *::: ordine Laurales *::: ordine Magnoliales *::: ordine Piperales *:: linea indipendente (''independent lineage'') *::: ordine Chloranthales *:: clade '''Monocotiledoni''' *:::: ordine Acorales *:::: ordine Alismatales *:::: ordine Asparagales *:::: ordine Dioscoreales *:::: ordine Liliales *:::: ordine Pandanales *:::: ordine Petrosaviales *:::clade '''Commelinidi''' *::::: ordine Arecales *::::: ordine Commelinales *::::: ordine Poales *::::: ordine Zingiberales *:: clade '''probabili affini delle eudicotiledoni''' (''probable sister of eudicots'') *::: ordine Ceratophyllales *:: clade '''Eudicotiledoni''' *:::: ordine Buxales *:::: ordine Proteales *:::: ordine Ranunculales *:::: ordine Trochodendrales *::: clade '''Eudicotiledoni centrali''' (''core eudicots'') *::::: ordine Gunnerales *::::: ordine Dilleniales *:::: clade '''Superrosidi''' *:::::: ordine Saxifragales *::::: clade '''Rosidi''' *::::::: ordine Vitales *:::::: clade '''Eurosidi I''' (o '''fabidi''') *:::::::: ordine Cucurbitales *:::::::: ordine Fabales *:::::::: ordine Fagales *:::::::: ordine Rosales *:::::::: ordine Zygophyllales *:::::: clade '''COM''' *:::::::: ordine Celastrales *:::::::: ordine Malpighiales *:::::::: ordine Oxalidales *:::::: clade '''Eurosidi II''' (o '''malvidi''') *:::::::: ordine Brassicales *:::::::: ordine Crossosomatales *:::::::: ordine Geraniales *:::::::: ordine Huerteales *:::::::: ordine Malvales *:::::::: ordine Myrtales *:::::::: ordine Picramniales *:::::::: ordine Sapindales *:::: clade '''Superasteridi''' *:::::: ordine Berberidopsidales *:::::: ordine Caryophyllales *:::::: ordine Santalales *::::: clade '''Asteridi''' *::::::: ordine Cornales *::::::: ordine Ericales *:::::: clade '''Euasteridi I''' (o '''lamiidi''') *::::::: ordine Boraginales *::::::: ordine Garryales *::::::: ordine Gentianales *::::::: ordine Icacinales† *::::::: ordine Lamiales *::::::: ordine Metteniusales† *::::::: ordine Solanales *::::::: ordine Vahliales *:::::: clade '''Euasteridi II''' (o '''campanulidi''') *::::::: ordine Apiales *::::::: ordine Aquifoliales *::::::: ordine Asterales *::::::: ordine Bruniales *::::::: ordine Dipsacales *::::::: ordine Escalloniales *::::::: ordine Paracryphiales Le angiosperme vengono classificate in base al sistema Cronquist nel seguente modo: === Dicotiledoni (Magnoliopsida) === **Asterales ** Callitrichales ** Calycerales ** Campanulales ** Dipsacales ** Gentianales ** Lamiales (o ''Scrophulariales'') ** Plantaginales ** Polemoniales ** Rubiales ** Solanales * Caryophyllidae comprendente gli ordini: ** Caryophyllales ** Plumbaginales ** Polygonales * Dilleniidae comprendente gli ordini: ** Batales ** Capparales ** Diapensiales ** Dilleniales ** Ebenales ** Ericales ** Lecythidales ** Malvales ** Nepenthales ** Primulales ** Salicales ** Sarraceniales ** Theales ** Violales * Hamamelididae comprendente gli ordini: ** Casuarinales ** Daphniphyllales ** Didymelales ** Eucommiales ** Fagales ** Hamamelidales ** Juglandales ** Leitneriales ** Myricales ** Trochodendrales ** Urticales * Magnoliidae comprendente gli ordini: ** Aristolochiales ** Illiciales ** Laurales ** Magnoliales ** Nymphaeales ** Papaverales ** Piperales ** Ranunculales * Rosidae comprendente gli ordini: ** Apiales ** Celastrales ** Cornales ** Euphorbiales ** Fabales ** Geraniales ** Haloragales ** Linales ** Myrtales ** Podostemales ** Polygalales ** Proteales ** Rafflesiales ** Rhamnales ** Rhizophorales ** Rosales ** Santalales ** Sapindales === Monocotiledoni (Liliopsida) === * Alismatidae comprendente gli ordini: ** Alismatales ** Hydrocharitales ** Najadales ** Triuridales * Arecidae comprendente gli ordini: ** Arales ** Arecales ** Cyclanthales ** Pandanales * Commelinidae comprendente gli ordini: ** Commelinales ** Cyperales ** Eriocaulales ** Hydatellales ** Juncales ** Restionales ** Typhales * Liliidae comprendente gli ordini: ** Liliales ** Orchidales * Zingiberidae comprendente gli ordini: ** Bromeliales ** Zingiberales
Cinclus cinclus
Il '''merlo acquaiolo''', anche noto come '''merlo acquaiolo eurasiatico''' o '''merlo acquaiolo golabianca''' ), è un uccello passeriforme della famiglia dei Cinclidae. È stato nominato uccello dell'anno 2017 e rappresenta inoltre l'uccello nazionale della Norvegia.
Il nome scientifico della specie, ''cinclus'', è un tautonimo, in quanto ripetizione di quello del genere. Esemplare a Chemnitz. Esemplare a Llanfairfechan. ===Dimensioni=== Misura 17-20 cm di lunghezza, per 41-76 g di peso: a parità d'età, i maschi possono essere più grandi rispetto alle femmine anche di un terzo. ===Aspetto=== Si tratta di uccelletti dall'aspetto tozzo e paffuto, con testa grande e rotonda che sembra incassata direttamente nel torso, becco sottile e appuntito, corte ali arrotondate e coda squadrata, con forti zampe dalle lunghe e robuste dita e dagli artigli ricurvi. Il piumaggio è dominato dalle tonalità del bruno: ad eccezione di gola e petto, che sono di color bianco candido, infatti, fronte, vertice, nuca, faccia e guance sono di colore bruno-cannella, mentre dorso, fianchi, ali e coda sono di color bruno-ardesia nerastro (più bruno su ali e coda, più scuro sul dorso, che in lontananza appare del tutto nero), e la parte inferiore del petto (appena sotto la fine del bianco toracico) e la parte centrale del ventre sono di color nocciola-ramato. Sussiste una certa variabilità di colorazione a livello di sottospecie, con le varie popolazioni che differiscono nella presenza e nella quantità della colorazione ventrale, nelle tonalità di quella dorsale e cefalica e nell'estensione del bianco golare: tali variazioni seguono in genere una direttrice N-S, con le popolazioni meridionali più piccole e vivacemente colorate rispetto a quelle settentrionali (ad esempio, la sottospecie nominale manca di banda ventrale di color nocciola). Non esiste invece dimorfismo sessuale evidente nella colorazione. Il becco è nerastro, le zampe sono di color caramello e gli occhi sono di colore bruno-rossiccio, con palpebre grigio-biancastre ben evidente quando l'animale chiude gli occhi. Esemplare in volo ad Eskilstuna. Esemplare con cibo nel becco in Ungheria. Esemplare in Val d'Aosta. Arran. Si tratta di uccelletti tendenzialmente solitari (sebbene durante il periodo degli amori essi vivano in coppie), strettamente associati ai fiumi a corso rapido, sulle rive (o sui massi affioranti) dei quali è possibile osservarli durante il giorno: il merlo acquaiolo è inconfondibile, oltre che per l'aspetto e le abitudini di vita, anche per la sua vivacità, in quanto anche se in attività questo uccello continua incessantemente ad "annuire" muovendo la testa in avanti (similmente ai piccioni quando camminano) e ad alzare e abbassare la coda. Dai sassi, una volta avvistata la preda, i merli acquaioli si tuffano improvvisamente nell'acqua oppure camminano fino ad essere completamente sommersi, rimanendo in apnea fino a un minuto mentre ricercano il cibo, utilizzando frattanto le forti zampe unghiute per ancorarsi al fondale mentre camminano e smuovono i sassi e i detriti sommersi per mettere allo scoperto le prede, oltre alle ali muscolose, utilizzate come pinne per "volare" sott'acqua. Il merlo acquaiolo è aiutato nel suo stile di vita semiacquatico dal piumaggio folto e isolante, costantemente impregnato dall'uccello col secreto oleoso dall'uropigio per garantirne l'impermeabilità, tanto che l'animale in immersione (che mantiene la testa verso il basso e la coda verso l'alto, con corpo in posizione obliqua) appare ricoperto da un sottile strato d'aria. Oltre ad essere buoni nuotatori e camminatori, i merli acquaioli sono anche in grado di volare, frullando incessantemente le corte ali con volo dritto e vicinissimo alla superficie dell'acqua: il volo viene utilizzato perlopiù per allontanarsi da eventuali predatori o fonti di disturbo, rifugiandosi nella vegetazione riparia, mentre è infrequente che questi uccelli volino per lunghe distanze. Richiamo. Il richiamo di questi uccelli è pigolante e molto acuto (4-6 kHz), in maniera tale da essere chiaramente udibile nei dintorni a dispetto del rumore dell'ambiente circostante, dato dallo scorrere incessante dell'acqua. === Alimentazione === Video di esemplare che cerca il cibo. Esemplare con cibo nel becco a Kirkcudbright. Si tratta di uccelli insettivori, la cui dieta è basata sui piccoli invertebrati raccolti fra i sassi e i detriti del fondale dei ruscelli. La dieta del merlo acquaiolo è composta in massima parte dalle larve e dalle ninfe di effimere, plecotteri, simulidi e tricotteri, ma questi uccelli si nutrono (soprattutto durante i mesi freddi, quando gli insetti sono meno abbondanti) anche di piccoli pesci e delle loro uova, molluschi acquatici, girini e piccole rane e crostacei di piccole dimensioni: seppur raramente, essi possono inoltre rovistare fra il fogliame sul terreno, alla ricerca di piccoli invertebrati terrestri. === Riproduzione === Uova. Sierra Nevada. La stagione riproduttiva cade durante la primavera, con lievi variazioni a seconda della zona dell'areale presa in considerazione: ad esempio, i merli acquaioli si riproducono da marzo a maggio in Europa e Africa, da febbraio a giugno nelle isole britanniche, e fra maggio e luglio in Scandinavia: durante il periodo degli amori, questi uccelli portano generalmente avanti una singola covata. Nido a Wädenswil. Si tratta di uccelli monogami: il maschio corteggia la femmina cominciando a cantare con suoni dolci e simili al canto degli scriccioli, per attrarle nei pressi del suo territorio. All'arrivo di un'eventuale ''partner'', il maschio comincia a volare emettendo suoni metallici, cercando al contempo di mettere in massima evidenza il bianco di gola e petto: se la femmina non si allontana, l'accoppiamento avviene a breve giro di posta. Il nido viene costruito dalla sola femmina nelle vicinanze dei torrenti, sotto le cascate, nelle crepe dei muri, negli argini o su un tubo di scarico, in ogni caso nelle immediate vicinanze dell'acqua e in un luogo chiuso: esso è piuttosto voluminoso e presenta forma globosa, ed è costituito da una parte esterna di fibre vegetali, muschio e foglie morte intrecciate, all'interno della quale è presente una camera di cova (collegata all'esterno da un piccolo tunnel) il cui fondo è foderato da una coppa di foglie secche, nella quale la femmina depone 3-6 uova bianche e lucide. Video di femmina che nutre un nidiaceo. Giovane in Slovacchia. La cova dura circa 15-16 giorni, ed è appannaggio esclusivo della femmina, mentre il maschio stazione a guardia del territorio nei pressi del nido e si occupa di reperire il cibo per sé e per la compagna intenta nell'incubazione. Alla schiusa, i ''pulli'' sono ciechi ed implumi, ma, imbeccati ed accuditi dalla madre, essi s'involano attorno ai 12-13 giorni di vita: tuttavia, essi sono in grado di tuffarsi già a pochissimi giorni dalla schiusa, facendolo però solo in caso di estremo pericolo. Dopo l'involo, i piccoli rimangono presso il nido ancora per una settimana: a questo punto, essi cominciano a seguire i genitori durante la ricerca del cibo, ed anche il maschio comincia a prendere parte nel loro allevamento, imbeccandoli per un altro paio di settimane, prima che essi si allontanino definitivamente dal territorio natale e si disperdano. Esemplare a Farsund. Esemplare a Glenrothes. Esemplare a Lozère. Esemplare a Berzasca. Il merlo acquaiolo ha distribuzione paleartica, popolando (sebbene in maniera piuttosto discontinua) il Magreb (area dei monti dell'Atlante in Marocco centrale e nord-orientale, Algeria settentrionale ed estremo nord-ovest della Tunisia), l'Europa (penisola iberica, sud-ovest e ''midi'' francese, isole britanniche, Europa centrale, penisola balcanica, Fennoscandia) e l'Asia (Caucaso, Anatolia, Iran occidentale, Russia europea fino agli Urali, Pamir, zone montuose del Turkestan, pendici settentrionali dell'Himalaya, a nord fino al lago Bajkal e alla Mongolia centrale): la popolazione cipriota, e molto verosimilmente anche quella levantina, sono localmente estinte. In Italia, la specie è residente lungo tutto l'arco alpino, gli Appennini e la Pianura Padana occidentale, oltre che in Sicilia e Sardegna. Generalmente residente, soprattutto le popolazioni delle zone più settentrionali dell'areale possono migrare a sud in cerca di climi più temperati, svernando sulle coste di Mar Baltico, Mar Caspio o Mar Nero: anche le popolazioni delle aree montuose più elevate possono scendere di quota durante l'inverno, per evitare la carestia dovuta al congelamento dei fiumi di residenza. L'''habitat'' del merlo acquaiolo è rappresentato dai ruscelli a corso rapido, con acqua limpida e ben ossigenata e fondale ghiaioso, possibilmente con presenza di rocce affioranti o argini in rilievo. Il merlo acquaiolo ha 14 sottospecie: * ''Cinclus cinclus hibernicus'' Hartert, 1910 - diffuso nelle Highlands scozzesi (incluse le Ebridi interne) e in Irlanda; * ''Cinclus cinclus gularis'' (Latham, 1802) - diffusa in Gran Bretagna; * ''Cinclus cinclus cinclus'' (Linnaeus, 1758) - la sottospecie nominale diffusa lungo la costa atlantica dalla Galizia alla Francia sud-occidentale, in Scandinavia, ad est fino alla Peciora, oltre che in Corsica e verosimilmente anche in Sardegna; * ''Cinclus cinclus aquaticus'' (Bechstein, 1797) - diffusa dalla penisola iberica alla Grecia, Italia compresa, a nord fino al Benelux; * ''Cinclus cinclus olympicus'' † Madarász, 1903 - endemica di Cipro; * ''Cinclus cinclus minor'' Tristram, 1870 - endemica dei monti dell'Atlante; * ''Cinclus cinclus rufiventris'' Tristram, 1885 - diffusa in Libano e nella fascia costiera della Siria; * ''Cinclus cinclus uralensis'' Serebrovski, 1927 - endemica degli Urali; * ''Cinclus cinclus caucasicus'' Madarász, 1903 - diffusa nel Caucaso e nell'Azerbaigian persiano; * ''Cinclus cinclus persicus'' Witherby, 1906 - diffusa nei monti Zagros; * ''Cinclus cinclus leucogaster'' Bonaparte, 1850 - diffusa in Afghanistan e Pakistan, ad est fino al Tian Shan e al Kunlun Shan); * ''Cinclus cinclus baicalensis'' Dresser, 1892 - diffusa in Asia centrale dai monti dell'Altaj alla Transbajkalia; * ''Cinclus cinclus cashmeriensis'' Gould, 1860 - diffusa lungo le pendici settentrionali dell'Himalaya dal Kashmir al Sikkim; * ''Cinclus cinclus przewalskii'' Bianchi, 1905 - diffusa dal nord del Bhutan al sud del Gansu e al nord-ovest del Sichuan, attraverso il Tibet orientale; File:Naturalis Biodiversity Center - RMNH.AVES.13543 2 - Cinclus cinclus cinclus (Linnaeus, 1758) - Cinclidae - bird skin specimen.jpeg|Femmina impagliata della sottospecie nominale. File:Naturalis Biodiversity Center - RMNH.AVES.25762 2 - Cinclus cinclus aquaticus Bechstein, 1803 - Cinclidae - bird skin specimen.jpeg|Maschio impagliato della sottospecie ''aquaticus''. File:Naturalis Biodiversity Center - RMNH.AVES.58749 2- - Cinclus cinclus gularis (Latham, 1801) - Cinclidae - bird skin specimen.jpeg|Femmina impagliata della sottospecie ''gularis''. Mentre non tutti sarebbero d'accordo nell'assegnare a ''baicalensis'' il rango di sottospecie a sé stante (sinonimizzandola con ''leucogaster''), alcuni autori riconoscerebbero inoltre le sottospecie ''meridionalis'' delle Alpi austriache, ''orientalis'' della Macedonia del Nord (sinonimizzate con ''aquaticus''), ''amphytrion'' del nord-est della Turchia (sinonimiazzata con ''caucasicus'') e ''sordidus'' (verosimilmente una forma melanica di ''leucogaster''). La tassonomia della specie è poco chiara e necessita di revisione: le analisi molecolari, infatti, hanno evidenziato un'inaspettata struttura filogenetica che contrasta con la distribuzione delle sottospecie attuali, suggerendo l'esistenza di almeno cinque cladi differenziati in seno al complesso-specie.
Mediana (statistica)
Una funzione di distribuzione con evidenziate la ''moda'', la ''mediana'' e la ''media'' In statistica, in particolare in statistica descrittiva, data una distribuzione di un carattere quantitativo oppure qualitativo ordinabile , si definisce la '''mediana''' come il valore/modalità assunto dalle unità statistiche che si trovano nel mezzo della distribuzione. La mediana è un indice di posizione e rientra nell'insieme delle statistiche d'ordine.
Il termine ''mediano'' venne introdotto da Antoine Augustin Cournot e adottato da Francis Galton. Gustav Theodor Fechner sviluppò l'uso della mediana come sostituto della media in quanto riteneva che il calcolo della media fosse troppo laborioso rispetto al vantaggio in termini di precisioni che offriva. Se si procede al riordinamento delle unità in base ai valori crescenti del carattere da esse detenuto, in sostanza la mediana bipartisce la distribuzione in due sotto-distribuzioni: la prima a sinistra della mediana (costituita dalla metà delle unità la cui modalità è minore o uguale alla mediana) e la seconda a destra della mediana (costituita dalla metà delle unità la cui modalità è maggiore o uguale alla mediana). Tecnicamente si afferma che la mediana è il valore/modalità per il quale la frequenza relativa cumulata vale (o supera) 0,5, cioè il secondo quartile, ossia il 50º percentile. Usualmente si indica la mediana con Me. Per calcolare la mediana di dati: # si ordinano gli dati in ordine crescente; # se il numero di dati è dispari la mediana corrisponde al valore centrale, ovvero al valore che occupa la posizione . # se il numero di dati è pari, la mediana è stimata utilizzando i due valori che occupano le posizioni e (generalmente si sceglie la loro media aritmetica se il carattere è quantitativo). Se le modalità sono raggruppate in classi non si definisce un valore univoco, ma una classe mediana . La determinazione di tale classe avviene considerando le frequenze cumulate; indicando con la generica frequenza cumulata relativa dell'osservazione -esima sarà e . Pur essendo corretto considerare un qualsiasi elemento dell'intervallo un valore mediano si è soliti procedere, al fine di avere una misura unica del valore, a un'approssimazione della mediana con la seguente formula: : se si assume che la distribuzione dei dati all'interno della classe sia uniforme, che corrisponde ad un processo di interpolazione. Una proprietà della mediana è di rendere minima la somma dei valori assoluti degli scarti delle da un generico valore :: Infatti, sia la variabile aleatoria alla quale si riferiscono le osservazioni . Per la linearità del valore atteso e dell'operatore di derivazione si ha :: dove è la funzione segno di . Per la definizione di valore atteso :: dove indica la probabilità che sia minore di e quella che sia maggiore di . Per le proprietà di normalizzazione della probabilità, cioè , l'equazione diventa :: Quindi :: cioè è la mediana. In un sondaggio fatto all'interno di una facoltà composta da 250 studenti (la popolazione statistica), si intende rilevare il carattere "Gradimento dei professori", secondo le cinque modalità "molto deluso", "insoddisfatto", "parzialmente soddisfatto", "soddisfatto", "entusiasta". Risulta che 10 studenti si dicono entusiasti dell'operato dei professori, 51 si dicono soddisfatti, 63 parzialmente soddisfatti, 90 insoddisfatti, 36 molto delusi. La distribuzione di frequenza viene rappresentata con una tabella come la seguente: Gradimento dei professori Frequenze assolute Frequenze relative Frequenze percentuali Frequenze cumulate assolute Frequenze cumulate relative Frequenze cumulate percentuali molto deluso 36 0,144 14,4 36 0,144 14,4 insoddisfatto 90 0,360 36 126 0,504 50,4 parzialmente soddisfatto 63 0,252 25,2 189 0,756 75,6 soddisfatto 51 0,204 20,4 240 0,960 96 entusiasta 10 0,040 4 250 1,000 100 Totali 250 1,000 100       Nel caso ipotizzato, la mediana è rappresentata dalla modalità "insoddisfatto". Questo significa che ''almeno'' la metà degli studenti non è soddisfatto dei professori.
Moda
Modella con un abito moderno che riflette l'attuale tendenza della moda a una sfilata, Parigi, 2011 Il termine '''moda''' indica uno o più comportamenti collettivi con criteri differenti. Questo termine è spesso correlato al modo di abbigliarsi. La moda — detta anche, storicamente, ''costume'' — nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. Dopo la preistoria l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.
Il termine ''moda'' deriva dal latino ''modus'', che significa ''maniera'', ''norma'', ''regola'', ''tempo'', ''melodia'', ''modalità'', ''ritmo'', ''tono'', ''moderazione'', ''guisa'', ''discrezione''. Nei secoli passati l'abbigliamento alla moda era appannaggio delle sole classi abbienti, soprattutto per via del costo dei tessuti e dei coloranti usati, che venivano estratti dal mondo minerale, animale e vegetale. Prima dell'Ottocento l'abito era considerato talmente prezioso che veniva elencato tra i beni testamentari. I ceti poco abbienti erano soliti indossare solo abiti tagliati rozzamente e, soprattutto, colorati con tinture poco costose come il grigio. A questi si aggiungeva scarpe in panno o legno. Non potendo permettersi il lusso di acquistare abiti nuovi confezionati su misura, tali classi ripiegavano spesso sull'abbigliamento usato. La moda, detta anche storicamente ''costume'', nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. Dopo la preistoria l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari. Le donne, che solitamente erano escluse dal potere, non per questo rinunciavano a vestirsi con cura, ricchezza ed eleganza, anche essere lo specchio della posizione del marito. In alcuni casi assunsero la funzione di arbitro d'eleganza come per esempio Isabella d'Este. Più legato alla psicologia è l'aspetto del ''mascheramento''. Gli abiti possono servire a nascondere lati della personalità che non si vogliono fare conoscere o, viceversa, a mostrarli, si pensa per esempio al proverbio: "l'abito non fa il monaco". I manuali di taglio e sartoria si svilupparono con una certa lentezza, soprattutto quando, dal XIV secolo in poi, si cominciarono a creare abiti aderenti al corpo. Garzoni, nel suo libro su tutte le professioni del mondo edito a Venezia nel 1585, dice esplicitamente che un buon sarto deve sapere fare di tutto, per soddisfare ogni necessità della sua clientela. Quello del sarto non era quindi un mestiere indipendente, bensì era un servitore delle grandi signorie: viveva e lavorava presso la corte di un signore, che poteva anche scegliere di "prestarlo" a parenti o amici. La retribuzione per l'operato si aggirava intorno al 10% della spesa del tessuto. Era una professione preclusa alle donne, che come sarte avevano compiti minori o si applicavano maggiormente al telaio e al ricamo. Non esistevano le taglie, quindi ogni vestito era un pezzo unico, realizzato su misura del cliente. Le unità di misura erano variabili; a Venezia erano in uso i ''brazzi'': ''da seda'', che corrispondeva a 63,8 cm, e ''da lana'', 67,3 cm. Maria Antonietta Anche alcuni artisti, come Giotto e Antonio del Pollaiolo crearono modelli di abiti e tessuti. La famosa sarta della regina di Francia Maria Antonietta, Rose Bertin, pur creando sontuose toilettes per la regina, non poteva ancora definirsi ''stilista''. Per fare un esempio, a causa delle rigide leggi suntuarie che regolavano l'abbigliamento, una sarta non poteva comperare direttamente il tessuto, che era venduto esclusivamente dal fabbricante. Dopo la rivoluzione francese la Convenzione abolì le corporazioni e le regole rigide e minuziose che vi erano applicate, stabilendo che ciascuno potesse vestirsi a proprio piacimento. Il decreto nasceva per l'odio contro le leggi suntuarie che erano ormai diventate uno spartiacque tra l'abito dell'aristocrazia e quello della borghesia, a cui erano proibiti molti oggetti di lusso. Dopo di allora il sarto fu completamente libero di esprimere la sua creatività. Nell'Ottocento la tecnica sartoriale andò affinandosi rendendo più agevole indossare il vestito. Dal XIX secolo si iniziano a distinguere i primi stilisti, che creavano nuovi tagli, nuove stoffe e nuovi canoni nel modo di abbigliarsi, con l'adozione di nuovi abiti femminili quali il ''tailleur'' inventato alla fine del secolo dall'inglese Redfern. Lo stilista capovolse il rapporto tra il sarto e la cliente, che ora dipendeva dalle sue idee ed era ben felice di indossare un abito firmato da lui e realizzato nel suo ''atelier''. Gli stilisti lavoravano solo per l'élite poiché i costi per l'ideazione e per la produzione erano molto alti. Questo nuovo impulso di riforma fu principalmente portato avanti da Charles Fréderic Worth, inglese trapiantato in Francia, considerato l'inventore della ''Haute Couture'' e sarto personale dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e della sua corte, dal 1865. La rivoluzione industriale nata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, creò, nel campo della moda e della tessitura, macchine che permettevano di tessere, tagliare e cucire con rapidità e a basso costo. Tuttavia la moda si avvicinò alla massa solo verso la metà dell'Ottocento, grazie all'invenzione di macchine per tagliare le pezze di tessuto e all'introduzione del telaio meccanico jaquard. All'inizio tali tecniche furono applicate soprattutto alle uniformi militari; con la nascita in Francia dei grandi magazzini, i prezzi degli abiti confezionati in serie si abbassarono notevolmente. Corset 1890-1895 Le nuove tecniche della chimica e l'invenzione dell'acciaio introdussero materiali meno costosi: la tessitura meccanica accelerò la produzione di stoffa, così come la stampa delle decorazioni con coloranti industriali; i busti e le sottogonne non furono più rinforzati da stecche di balena, ma di metallo, facilmente riproducibile in serie. La crinolina, la sottogonna a cupola diffusa durante il periodo del romanticismo e munita di cerchi d'acciaio, fu per la prima volta indossata anche dalle donne del popolo. Le leggi suntuarie sono note in Italia fin dall'epoca romana e costituiscono un prezioso documento per conoscere la moda in ogni tempo: si tratta di dispositivi legislativi che limitavano il lusso nella moda maschile e femminile, o obbligavano determinati gruppi sociali a indossare segni distintivi. Già nel 215 a.C. la ''Lex Oppia'' cercava di limitare la ricchezza degli abiti femminili. In seguito, lo stesso Giulio Cesare e alcuni imperatori intervennero contro le vesti di uomini e donne stabilendone anche il prezzo. Con l'avvento del Cristianesimo i documenti a nostra disposizione citano, per i primi secoli, esclusivamente prediche di monaci o ecclesiastici contro costumi considerati troppo audaci. I rappresentanti degli Stati Generali In Italia le prime leggi suntuarie di cui si abbia notizia certa riappaiono nel Duecento: erano colpiti acconciature, decorazioni, gioielli, strascichi, pellicce. I colpevoli erano multati, oppure gli si vietava l'assoluzione in chiesa, fatto gravissimo per il tempo. Dal 1500 in poi le leggi diventarono più dettagliate e minuziose e cominciarono a colpire maggiormente le classi medie o popolari, in specie la servitù, chiudendo un occhio sul lusso dei signori e delle loro corti. Non potendo arginare realmente il lusso le leggi suntuarie vi si adeguarono permettendo cose che nei secoli precedenti erano proibite, come alcuni tipi di pelliccia o la moltiplicazione dei gioielli sulle mani e su tutto il corpo. Esse variavano da città a città, con maggiore durezza o tolleranza. A Firenze furono diverse le leggi suntuarie emanate dalla Repubblica fiorentina fin dal 1330, per arrivare al 19 ottobre 1546 con la legge “sopra gli ornamenti et abiti degli uomini e delle donne” e alla riforma del 4 dicembre 1562 “sopra il vestire abiti et ornamenti delle donne ed uomini della città di Firenze”, emanate da Cosimo I de' Medici contro gli eccessi del lusso. Venezia, città libera e ricca, era più clemente di altre. Esistevano guardie delegate al controllo delle disposizioni emanate, che a volte potevano entrare nelle case o raccogliere denunce premiando il denunciante. Le reazioni delle donne, bersaglio preferito dei legislatori, furono a volte di esplicita protesta, a volte di furbi accomodamenti, come quando nascondevano lo strascico con spille per poi scioglierlo alla prima occasione favorevole. Tra le leggi più discriminanti vi erano quelle che colpivano gli ebrei, che erano obbligati a portare un cappello a punta o un contrassegno colorato sul braccio; per le prostitute era solitamente vietato lo sfoggio troppo vistoso, mentre a volte dovevano indossare abiti di determinati colori o segni distintivi. In seguito anche a coloro che furono giudicati eretici si fece indossare un abito penitenziale, solitamente giallo. Nonostante la loro severità le leggi suntuarie si dimostrarono di scarsa efficacia e alla fine del Settecento erano quasi totalmente disattese. Nel 1789 in Francia, alla vigilia della rivoluzione, i borghesi si presentarono all'apertura degli Stati generali in abito nero e cravatta bianca, indumenti che erano stati loro imposti per umiliarli; a confronto l'aristocrazia era addobbata con estremo sfarzo. Il drammatico contrasto provocò invece l'effetto opposto, e i semplici abiti dei borghesi diventarono simbolo di pulizia morale e di nuovi ideali; l'iniqua proibizione inoltre causò l'attuazione, come primo provvedimento dell'Assemblea nazionale costituente, dell'abolizione - almeno per il vestiario - di ogni differenza di classe. Fino all'invenzione dei primi giornali nel Seicento la moda si diffuse in modo lento, per poi accelerare il suo sviluppo. Prima e dopo quel secolo guerre, viaggi, matrimoni, lettere di signori e perfino spionaggio, furono i sistemi più usuali per conoscere nuove fogge. Tipico è l'esempio delle conquiste dell'impero romano che introdussero in Italia le braghe, le maniche, la pelliccia. In quanto allo spionaggio, ossia alla propagazione illecita di informazioni sui metodi di lavorazione originali, era proibito dalle corporazioni con pene severissime. L'esplorazione dell'Oriente sui percorsi della Via della seta servì a fare conoscere motivi insoliti che furono in particolare usati per la realizzazione di tessuti in seta. Nel Trecento, draghi, grifoni, pappagalli e il Chi, ossia la nuvola stilizzata cinese, popolarono le decorazioni tessili delle stoffe lucchesi. I viaggi dei mercanti furono assai proficui per la conoscenza di nuove fogge. Nel Trittico Portinari di Hugo van der Goes del XV secolo, conservato alla Galleria degli Uffizi a Firenze, il banchiere Tommaso Portinari e la moglie sono rappresentati in vesti fiamminghe. In particolare la donna indossa lo hennin, fiabesco copricapo a cono completato da un lungo velo, assai di moda in Francia e nel Nord Europa, ma poco usato in Italia.Hennin 1474-1476 Nel Cinquecento cominciarono a diffondersi le pupe, bambole di piccole dimensioni vestite all'ultima moda e curate nei minimi dettagli. Il re di Francia Francesco I fece scrivere a Isabella d'Este duchessa di Mantova e maestra di mode, una lettera per farsi inviare Una pupa. Dal XVI secolo anche a Venezia veniva esposta alle Mercerie una bambola detta "piavola de Franza" che mostrava gli ultimi modelli, subito copiati. La bambola è stata resa famosa da Carlo Goldoni che nella sua commedia I Rusteghi cita un detto evidentemente diffuso a Venezia che paragona una signora elegante alla piavola de Franza. Il matrimonio di Caterina de' Medici con Enrico II, portò in Francia fogge e profumi italiani molto apprezzati all'estero. Intanto la stampa stava facendo progressi, passando dalla xilografia all'incisione su metallo. Il pittore Cesare Vecellio ci ha lasciato un volume, datato alla fine del Cinquecento e intitolato ''De gli habiti antichi et moderni di diverse parti del mondo'' che ha avuto una fortuna enorme surclassando la sua fama di artista. Il testo, ricchissimo di incisioni e descrizioni, parla non solo delle mode venete, ma anche di quelle di altre regioni italiane, senza trascurare le mode estere, specie orientali. Anche le incisioni sul costume e i Libri di figurini per sarti, che mostravano gli abiti interi e i loro modelli, furono efficaci propagatori di fogge. Alla diffusione del fenomeno contribuisce la nascita del giornalismo di moda, che si sviluppa nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1672 fu fondato in Francia il ''Mercure Galant'', nato come bollettino letterario, giornale di pettegolezzi e di moda. Al ''Mercure Galant'' fecero seguito, specie nel Settecento, numerosi altri giornali, che solitamente copiavano senza riguardo ai modelli francesi, che durante il secolo erano all'avanguardia in tutta Europa. Tipico caso italiano sono il ''Giornale delle Nuove mode di Francia e d'Inghilterra'', e il ''Corriere delle Dame'', che continuò la sua pubblicazione anche nell'Ottocento. Bisognerà attendere il secolo successivo, dopo l'abolizione di leggi, dazi, barriere doganali, perché la stampa di moda si diffonda liberamente in tutto il mondo. === Periodo antico === ==== La moda europea prima di Cristo ==== Nel bacino del Mediterraneo, popolazioni come etruschi, greci, romani si vestirono sostanzialmente con i medesimi capi, seppure con alcune varianti. Si indossava una ''veste'' che variava di lunghezza a seconda del genere - chiamata in Grecia ''chitone'' e a Roma ''tunica''; nello specifico era una sorta di rettangolo senza maniche fermato sulle spalle da fibule e in vita da una cintura. In epoca arcaica le donne greche indossavano anche il ''peplo'' ripiegato nella parte alta creando una mantellina lunga fino alla vita. La varietà delle vesti era data non tanto dal taglio, ma dalla capacità di creare panneggi, sbuffi e piegoline. Per fare ciò veniva usata un'attrezzatura, conosciuta anche da altri popoli antichi, che serviva a mettere in forma l'abito. L'uso di una o più cinture, a volte disposte diagonalmente, aveva lo stesso scopo. Cultori della prestanza fisica e dello sport, i greci preferirono abiti che non costringevano il corpo e che permettevano scioltezza di movimento. Sopra la veste si portava un ''mantello'' più o meno lungo e pesante. I mantelli greci più usati furono la ''clamide'' corta e rettangolare, che per le sue dimensioni serviva per cavalcare, e l''himation'', più grande e portato da entrambi i sessi, avvolto attorno al corpo in modo da lasciare la spalla destra scoperta. === Grecia antica === L'''abbigliamento dell'antica Grecia''' era generalmente di carattere molto semplice, spesso costituito da uno o più rettangoli di stoffa che potevano essere cuciti o, nel caso di un pezzo solo, drappeggiati attorno al corpo. La caratteristica principale del vestiario, sia nell'uomo che nella donna, era che l'abito seguiva le linee del corpo senza deformarlo, come invece avverrà secoli dopo in Europa con l'introduzione del corsetto. L'unico capo a fare parte unicamente del guardaroba femminile era il peplo, più usato nel periodo arcaico e sostituito dal chitone in età classica. Tale genere di costume rimase praticamente invariato nel corso dei secoli, durante i quali cambiarono soltanto i tessuti, i materiali utilizzati e il modo in cui essi venivano indossati. === Gli Etruschi === Gli etruschi indossavano come mantello la ''tebenna'', ovale da cui si pensi derivi la ''toga'' romana. Solitamente allacciata con una fibula su una spalla, nell'ultimo periodo fu avvolta trasversalmente attorno al corpo lasciando un braccio libero. In generale i vestiti etruschi erano caratterizzati da colori molto brillanti. === Roma antica === Toga di imperatore romano Al tempo dei primi re i romani indossavano tuniche e ampi mantelli probabilmente di derivazione etrusca. Per quanto riguarda l'uomo, l'abito usato nel periodo repubblicano prima e imperiale poi, fu la toga, un enorme mantello ovale in lana o lino, avvolto attorno al corpo a formare fitte pieghe verticali che venivano usate anche come tasche. Questo mantello dava alla figura l'aspetto virile e statuario che si confaceva al cittadino della potente Roma, intendendo per questo non colui che vi abitava, ma chi aveva ricevuto la cittadinanza come titolo onorifico. La toga conobbe un'evoluzione stilistica dalla repubblica all'impero. Se ne usavano di vari tipi, da quelle senatoriali orlate da una fascia di porpora, a quelle ''candide'' indossate da chi concorreva una carica politica (da cui deriva la parola candidato) a quelle di colore scuro per chi era in lutto. Nell'ultimo periodo dell'impero la toga si era talmente appesantita di ricami e decorazioni da essere abbandonata in favore di mantelli più liberi e sciolti. Le conquiste in Europa e in Asia influenzarono notevolmente la moda romana: furono introdotte le ''braghe'' e le ''maniche'' di origine orientale. Nel tardo impero maniche strette furono applicate alla tunica, mentre la ''dalmatica'', indumento proveniente probabilmente dalla Dalmazia, le ebbe piuttosto larghe. La donna romana non aveva la libertà dell'uomo, tant'è che poteva uscire di casa solo accompagnata e ricoperta da un mantello portato anche sul capo. Le prime statue che la raffigurano ne esaltano la virtù della "pudicitia". La matrona indossava varie vesti sovrapposte: la ''tunica intima'', la ''tunica'', la ''stola'', ossia una veste senza maniche fermata sulle spalle da fibule. Nel periodo dell'impero le acconciature femminili diventarono estremamente elaborate: le mode erano lanciate dalle mogli degli imperatori che si facevano raffigurare con l'acconciatura preferita che, ripetuta in copia nei busti marmorei, veniva imitata dalle altre. La matrona aveva una schiava appositamente incaricata l''ornatrix'', che ogni mattina eseguiva ricci, corone, trecce. Dopo Nerone le acconciature diventarono torreggianti. Frequentissime erano le parrucche: le più ricercate erano quelle bionde, fatte con capelli di adolescenti germanici, mentre per quelle nere si utilizzavano i capelli delle donne orientali. ==== I bizantini ==== Basilica di San Vitale raffigurante Giustiniano e il suo seguito La moda bizantina, chiaramente osservabile nei numerosi mosaici ravennati, in particolare in quelli dell'abside della Basilica di San Vitale, si diffuse in Europa soprattutto da quando l'imperatore Costantino, nel 330 d.C., trasferì la capitale da Roma a Bisanzio, ribattezzata poi Costantinopoli. Importantissimo centro culturale, Costantinopoli diventò un punto di riferimento anche per l'abbigliamento, che si arricchì di influenze orientali. Di particolare rilievo fu l'introduzione della seta: bozzoli di bachi, secondo la leggenda narrata dallo storico Procopio, furono portati dalla Cina in Europa nel bastone cavo di due monaci. A Costantinopoli la produzione serica era severamente controllata da editti imperiali che ne limitavano l'uso ai ceti dominanti. Anche l'uso della porpora, colorante costosissimo ricavato da un mollusco, era riservato alla corte. Teodora e le sue dame In quanto alle forme degli abiti la moda non fu che un proseguimento della tarda romanità. Gli uomini usavano la tunica con le maniche, portata sopra un'altra tunica interiore, le braghe e la clamide. Quest'ultima, copiata dai romani alla moda greca, e notevolmente allungatasi, viene rappresentata con un inserto romboidale, il ''tablion'', considerato un simbolo di potere e dignità. Nel mosaico in San Vitale l'imperatore Giustiniano ne porta una in porpora e panno aureo, mentre gli uomini del seguito hanno una clamide bianca con tablion purpureo. Ricchissimo era anche l'abbigliamento femminile: nel mosaico citato, a fronte di Giustiniano, l'imperatrice Teodora indossa anch'essa tunica e clamide ricamata con i Magi in processione. Teodora si distingue per lo splendore dei suoi gioielli: un grande diadema con perle e gemme, lunghi orecchini e una mantellina anch'essa incastonata di pietre preziose. Le dame che l'affiancano indossano dalmatiche e mantelli più corti. La dalmatica era spesso ornata da strisce verticali; nei mosaici della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo, questo indumento presenta solo per le donne l'orlo tagliato sbieco. Gli uomini invece indossano sulla tunica il ''pallio'', mantello di origine greca. === Periodo medievale === ==== Dall'alto Medioevo fino al XII secolo ==== Costumi francesi del 1100. Costumi tedeschi del 1100. Dopo la definitiva affermazione del Cristianesimo, proclamato religione di stato nel 381 d.C., non vi furono sostanziali mutamenti nella moda per parecchi secoli, e i canoni dell'abbigliamento rimasero fissati a quelli dell'epoca tardo romana. Una delle cause fu l'ondata di depressione economica che attraversò l'Europa fino al Mille. Il senso del sacro, fortissimo nel periodo medievale, e la condanna della carne che ne derivava, mise in ombra l'essere umano come individuo naturale. Non a caso l'iconografia coeva rappresenta principalmente la vita di Cristo e dei Santi. La Chiesa raccomandava la massima modestia nel vestire; nei suoi scritti San Girolamo si scagliò contro gli eccessi femminili, mentre Tertulliano definì la donna "la porta del diavolo". Anche per quanto riguarda l'uomo si accese una lunga diatriba se doveva o no tagliarsi i peli (dono naturale del Signore) sul mento e sul capo. Forse anche per questi motivi per moltissimo tempo non si sentì la necessità di una netta distinzione vestiaria tra maschi e femmine. Lo sviluppo delle città, iniziato già dal 1000, aveva portato al sorgere dei Comuni che lentamente ebbero il sopravvento sui feudi. I comuni cambiarono completamente il volto della società italiana, perché l'organizzazione della vita cittadina era basata sul lavoro e sulla mercatura, attività in mano alla borghesia. Gli abiti erano così costituiti: sulla pelle nuda si portavano direttamente, anche se non sempre, la ''camicia, ''e a volte le ''mutande'' che i longobardi chiamavano ''femoralia''. Vi si sovrapponevano poi due vesti, una tunica con maniche aderenti e una con maniche più larghe, che poteva anche essere sostituita da un mantello. Gli uomini continuarono a usare le braghe. Il clima gelido delle case dove non esisteva ancora il camino e mancavano le finestre a vetri, determinò la diffusione della ''pelliccia'', elemento di lusso usato come fodera. Abissale era la differenza degli indumenti dei ceti più bassi rispetto a quelli signorili. Mentre i poveri spesso non avevano né scarpe né un mantello per coprirsi, i signori indossavano abiti serici ricamati in oro e calzature purpuree. Non si trattava soltanto di un'esibizione di status: a quel tempo si riteneva che i re e gli imperatori fossero investiti direttamente dall'autorità divina; non a caso uno degli oggetti che veniva consegnato durante l'incoronazione era il ''globo aureo'' sovrastato dalla croce, simbolo di potenza benedetta dal cielo. Si forniscono due esempi di costume regale. Nella Vita Mathildis scritta e illustrata da Donizone, la contessa di Canossa in trono indossa una tunica, una ''sopravveste'' con grandi maniche a imbuto, un mantello, un velo e un alto copricapo a punta. Tuttavia il più raro e compiuto esempio di corredo, tuttora esistente e conservato al Kunsthistorische Museum di Vienna, è quello realizzato per Ruggero II di Sicilia nel 1133, come attestato dalla scritta in lettere arabe che circonda il bordo del mantello. Usate per incoronare gli imperatori, queste vesti sono costituite da due tuniche, una azzurra e l'altra bianca, da calze, guanti, cintura, e da uno splendido mantello di seta scarlatta ricamato in oro e perle con due leoni che abbattono due cammelli. Il simbolo rappresenta probabilmente la vittoria della fede cristiana su quella musulmana. ==== Il Duecento e il Trecento ==== Questo periodo è anche chiamato Gotico, appellativo che per gli uomini del Rinascimento significava barbarico in quanto le opere d'arte non seguivano le regole auree della prospettiva e la natura era rappresentata solo in forma molto stilizzata. Infatti la Chiesa, nonostante le crisi interne, aveva ancora una forte influenza sulla vita quotidiana, e l'uomo era visto esclusivamente come una creatura che dipendeva in tutto dalla potenza divina. I comuni prosperavano: nacquero le prime corporazioni, che imposero statuti con rigide regole. Le attività e i commerci più importanti in Italia si basavano sulla raffinazione dei tessuti, spesso provenienti dall'estero, sulla concia delle pelli e delle pellicce o sulla tessitura di drappi preziosi. A Firenze la potente ''Arte di Calimala'', importava lana dall'Inghilterra e la rivendeva a prezzi altissimi. Lucca e Venezia furono al centro di una pregiata attività tessile e sartoriale. Le decorazioni erano spesso prese da fonti orientali, poiché il commercio si spingeva fino in India e in Cina, lungo la famosa via della seta, riportando in Europa nuovi stili e immagini. Anche la lavorazione delle pellicce, usate come fodere e ormai entrate nell'uso comune, era soggetta a precisi regolamenti. La moda maschile e femminile pur conservando ancora una certa fissità nel Duecento, iniziò un processo di crescente restringimento degli abiti. Novità di questo secolo fu l'introduzione dei bottoni, che permettevano di fare aderire vesti e maniche al corpo. Il valore del vestito era ingenuamente determinato dalla quantità di stoffa che si indossava; nacquero così - nella moda femminile - i primi strascichi, che compensarono la perdita di tessuto sul busto. Lo strascico fu particolarmente avversato dalle leggi suntuarie e dalla Chiesa, tant'è che proprio in questo periodo il cardinale Malebranca, legato pontificio a Bologna, proibì alla donne di portarlo, colpendo le disubbidienti con la mancata assoluzione in confessionale, pena gravissima per quei tempi. Il sensibile allungamento che la moda dava al corpo umano è stato da alcuni paragonato al verticalismo delle chiese gotiche. La ''roba'', come era chiamato l'insieme degli abiti, si componeva di una camicia, di una veste, sopravvesti con o senza maniche, e mantelli. Per l'uomo erano sempre d'obbligo le braghe. Un nuovo indumento maschile di origine militare fu invece il ''farsetto'', un corto giubbotto portato direttamente sulla camicia. Sul capo si indossavano una cuffietta bianca e un mantello a cappuccio per l'uomo e un velo per la donna, a cui la Chiesa imponeva di nascondere i capelli. Alla fine del secolo furono inventati gli occhiali, probabile opera di un modesto vetraio veneziano. Il primo documento figurativo risale tuttavia alla metà del secolo successivo: a Treviso, nella sala capitolare di San Nicolò, Tommaso da Modena ci ha lasciato un affresco con il cardinale Hughes de Saint-Cher munito di questo importante accessorio. Dal Trecento in poi si verificò una vera e propria rivoluzione vestiaria: per la prima volta dopo secoli gli abiti maschili si differenziarono nettamente da quelli femminili: la donna continuava a portare vesti attillate ma rese sempre più lunghe dallo strascico, mentre verso la fine del secolo grande scandalo suscitò l'introduzione della ''scollatura'', stigmatizzata anche da Dante. L'uomo indossò abiti cortissimi che mostravano completamente le gambe. Anche le braghe si restrinsero diventando vere e proprie calze terminanti in una lunga punta, allacciate al farsetto e munite di una suola che permetteva di escludere le calzature. Per la prima volta nella storia della moda maschile si evidenziò una distinzione tra la parte soprastante e quella sottostante dell'abito, che nei secoli avrebbe portato alla formazione di giacca e pantaloni. I vestiti erano spesso divisi verticalmente in due colori; a questi ultimi si attribuiva spesso una simbologia politica di appartenenza a fazioni o a corti signorili. Nel Trecento le decorazioni aumentarono ed erano concentrate soprattutto sulle maniche dove venivano ricamati stemmi araldici delle famiglie più in vista. Le ''affrappature'' erano orli tagliati in forma di foglia che decoravano la sopravveste. Sul capo, oltre alla cuffia, si indossava il berretto arrotolato come un turbante. Le case poco riscaldate e dalle finestre non sempre chiuse da vetri (costosissimi a quei tempi) obbligavano la gente a un uso massiccio del soprabito: tra i più diffusi erano la ''pellanda'' e la ''giornea'', la prima ornata da lunghissime maniche, la seconda munita di due aperture laterali per passarvi le braccia. ==== Il XV secolo ==== Questo e il periodo successivo sono stati denominati Rinascimento, perché l'arte si era liberata dalle pastoie del periodo Gotico. La rinascita dell'Umanesimo, la scoperta dei classici greci e latini, e lo studio appassionato che fecero delle rovine romane gli artisti del periodo, portarono a una riscoperta della centralità dell'uomo rispetto all'Universo. Per la prima volta si riaffrontò lo studio delle proporzioni, aiutato dalle prime dissezioni anatomiche, proibite peraltro dalla Chiesa. Uno dei primi disegni che rappresenta le proporzioni perfette del corpo umano è l'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci in cui la figura è iscritta in un quadrato e in un cerchio, le due principali forme geometriche più vicine alla perfezione. La moda del periodo era dettata dalle corti signorili come i Medici a Firenze, i Montefeltro a Urbino, gli Sforza a Milano. Le corti avevano spesso la tendenza a sottolineare il lignaggio con colori propri o con scritte, dette ''Imprese'', in cui erano indicati sentimenti o azioni da intraprendere. Gli stessi colori erano estesi alla servitù, e si andarono creando le prime livree. Dal Quattrocento fino alla prima metà del Cinquecento, uomini e donne indossarono abiti che ne sottolinearono le forme senza alterarle. All'inizio del Quattrocento tuttavia il vestito femminile, ancora influenzato dallo stile gotico, ebbe lunghi strascichi e maniche pendenti. Con l'inoltrarsi del secolo lo strascico sparì, ma vi furono altre novità: per la prima volta la gonna fu staccata dal corpetto, dispiegandosi con leggere arricciature. Le maniche inoltre erano dotate di lunghi intagli da cui usciva a sbuffi la candida camicia. L'uso di laccetti permetteva la possibilità di cambiare maniche sul medesimo vestito, custodendole in un forziere. Le maniche signorili erano infatti impreziosite da gemme e puntali in oro, e si trattavano con la cura di veri e propri gioielli. Gli uomini invece continuarono a mostrare le gambe e indossarono abiti che ne rigonfiavano il torace. Per questi ultimi il ''farsetto'', un tempo considerato indumento intimo, fu accorciato e messo apertamente in mostra, assieme a calzebraghe aderentissime che fasciavano i glutei. L'esibizione del corpo maschile era ormai completa, e per coprire gli organi genitali fu inventata la ''braghetta'', una sorta di pezza di tessuto, che veniva usato anche come tasca. Questo tipo di moda era seguita soprattutto dai giovani, mentre le persone che avevano una carica pubblica o una specifica professione, come i medici e gli insegnanti, continuarono a portare abiti larghi e lunghi. === Periodo moderno === ==== Il XVI secolo ==== Durante il XVI secolo le vicissitudini della vita politica italiana, contesa tra Francia e Spagna, e la caduta della penisola sotto l'influenza spagnola, finirono per influenzare la moda che si può suddividere in due momenti, con fogge completamente diverse. Nella prima metà l'influsso Rinascimentale propose ancora il trionfo del corpo: le vesti cominciarono ad allargarsi. Non fu più di moda il tipo gotico longilineo, ma la donna rotonda come le ''Veneri di Tiziano''. Venezia fu in particolare la città italiana dove il costume femminile si espresse con maggior libertà: scollature profonde ed elementi tratti dall'abbigliamento orientale, come i primi orecchini che, come riferisce un cronista scandalizzato foravano le orecchie "a guisa di mora". Alcune stranezze del vestiario femminile colpirono i contemporanei: per esempio l'uso di portare sotto la gonna, braghe rigonfie lunghe fino al ginocchio, moda probabilmente importata da Lucrezia Borgia. Le veneziane si tingevano anche i capelli di rosso tiziano. In Francia tra le nobildonne si diffuse l'uso del ''french hood'', copricapo di forma rotonda tipico dell'epoca che veniva indossato sopra una cuffietta di lino o seta, in seguito introdotto anche in Inghilterra probabilmente da Anna Bolena: precedentemente da quelle parti si era sempre usato il ''gable hood'' o ''English hood'', che si distingueva dal ''french'' per la sua forma triangolare; tuttavia, la moda del ''gable hood'' venne rilanciata quando salì al trono Jane Seymour per poi scomparire alla sua morte. L'uomo cercò di accentuare la sua virilità: muscoloso, con spalle larghe e barba folta, metteva in mostra anche i suoi attributi sessuali, indossando la ''braghetta'' una sorta di rigonfiamento sull'inguine chiaramente fallico. Si continuarono a usare più abiti sovrapposti, spesso con maniche tagliate da cui uscivano gli sbuffi della camicia; la pelliccia fu più evidente nei grandi colli a scialle dei soprabiti. La più pregiata era la lince, detta "lupo cerviero". Dalla seconda metà del Cinquecento mentre nel resto d'Europa si erano già formati gli Stati nazionali, l'Italia fu divisa in principati, alcuni retti direttamente da dinastie non italiane. Da questo momento in poi iniziò un processo di maggior irrigidimento dei costumi, forse a causa dell'influenza della moda Spagnola, e dell'intervento morale della Controriforma. Gli abiti tornarono a chiudersi sul busto, scomparvero le scollature che alla fine del secolo furono sostituite da un abito a collo alto e dalla ''gorgiera'', un rigido collo di pizzo inamidato. Fecero anche la loro comparsa i primi busti, in metallo, con la punta che si spingeva verso il ventre. Le gonne si disposero in una rigida campana grazie all'introduzione delle prime sottogonne imbottite. Anche gli uomini cambiarono stile, chiudendo come le donne il collo del busto, ma continuando a mostrare le gambe, a cui si sovrapponevano nella parte superiore bragoni rigonfi e tagliati verticalmente, di forma ovoidale. Le gambe muscolose furono una vera e propria esibizione di vanità: sappiamo che Enrico VIII d'Inghilterra andava fiero delle sue. Altri cronisti, scandalizzati, riferiscono che alcuni uomini con le gambe smilze si imbottivano i polpacci. Il colore nero, di derivazione spagnola, era preferito agli altri. La rigidezza degli abiti, che trasformava la figura in forme geometriche e impediva movimenti sciolti, dava al corpo una forma ieratica che sottolineava la superiorità morale dell'aristocrazia rispetto alla volgarità della plebe. Si andava delineando con molta forza il vestito delle classi alte, che trovò un parallelo anche nell'arte, dove il popolo era dipinto in forma grottesca e caricaturale. ==== Il XVII secolo ==== Occupata prima dalla Francia, poi dalla Spagna, l'Italia iniziò un periodo di decadenza che si rifletté anche sulla moda. Infatti le nazioni vincenti imposero forme e colori, e il baricentro dell'eleganza si spostò soprattutto a nord. Da questo periodo fino a quasi i giorni nostri la Francia fu il paese da cui tutta l'Europa, e in particolare la nobiltà, copiò gli abiti. Il centro di maggiore irradiazione diventò la corte del re. Si apriva il periodo denominato Barocco e caratterizzato da un'esuberanza di forme e da un accostamento, spesso eccentrico, di materiali. La Spagna ebbe minor influenza, se non per l'uso, copiato soprattutto in Italia, del colore nero. Questo periodo fu detto Barocco, (termine incerto che indica stravagante o bizzarro) con cui definiamo solitamente il XVII secolo. Caratteri principali dell'arte barocca furono la sovrabbondanza di decorazioni, di marmi, di stucchi; si voleva che di fronte a un quadro o a un edificio lo spettatore rimanesse stupito e meravigliato; si voleva stimolarne l'immaginazione, con un forte senso di teatralità. Anche il vestito fu caricato fino all'inverosimile, perdendo del tutto il senso di essenzialità che era stato caratteristico del primo Rinascimento. Nei primi anni del secolo la moda femminile fu caratterizzata dai rigidi busti a punta, dalla gonna a campana, dal collo a gorgiera, detto anche "ruota di mulino" o "lattuga". Gioielli erano sparsi su tutto l'abito. Successivamente, per influenza francese, le vesti tornarono ad aprirsi sul davanti, arricciandosi lateralmente con scollature a barchetta sottolineate da grandi collari di pizzo. Verso la fine del secolo la donna indossò una veste aperta davanti e sovrapposta a una gonna, che aveva lo strascico arricciato nella parte posteriore. Si introdusse la moda delle ''cuffie'', dette alla Fontange, nate per caso dalla omonima favorita del re Sole che, durante la caccia, si spettinò i capelli e, audacemente, si sollevò la gonna e con le giarrettiere creò questa nuova acconciatura. Spopolarono anche i ''falsi nei'' in seta (conosciuti già all'epoca dei Romani) che avevano un significato galante a seconda della posizione in cui venivano incollati. Anche il costume maschile, rigido all'inizio, diventò più sciolto. La guerra dei Trent'anni tra Francia, Spagna e Inghilterra modificò il comportamento maschile, che doveva sembrare maestoso con le spalle tirate indietro, con la mano perennemente appoggiata sul fianco, le gambe ben piantate, il viso con il mento rialzato: un maschio atto alle armi, che incuteva paura. Caratteristico il costume quasi militaresco, con l'uso perenne degli stivali in cuoio, lo spadone e marziali baffi alla moschettiera, mentre la scia dei bravi che seguivano il signore non faceva che instillare timore e rispetto. ==== L'influenza del Re Sole sulla moda ==== Ritratto del Re Sole in una stampa del XVII secolo Il peso più importante sulla moda lo ebbe Luigi XIV di Francia, detto il re Sole. Luigi infatti obbligò la nobiltà francese a trasferirsi a Versailles, memore dei problemi che i suoi antenati avevano avuto con i feudatari ai tempi della Fronda. La vita della reggia ruotava attorno a lui, che comandava la sua corte in modo assoluto, imponendo comportamenti e stili vestiari. Precise regole obbligarono i cortigiani a indossare determinati capi d'abbigliamento. L'estetica maschile abbandonò i segni della forza. Il nuovo tipo di cortigiano fu chiamato ''homme de qualité'', e aveva alcune precise prerogative come l'essere ricco, alla moda, e ricevuto in società, escludendo a priori la classe borghese. Tra il 1655 e il 1675 si impose il periodo più ricco e stravagante della moda francese, che perse la sua severità e si caricò di ornamenti frivoli. Particolarmente curiosi furono i calzoni alla Rhingrave, presentati a corte dal Rhein Graf (conte del Reno) e costituiti da una gonna pantalone molto larga e ornata di nastri e fiocchi laterali. Sopra al busto si indossava un bolero da cui fuoriusciva fluente la camicia. Aboliti gli stivali, tornarono le calze e le scarpe con il tacco, che era rosso solo per il re e la nobiltà. Sotto il suo regno il Re regolava l'abito secondo le stagioni, le circostanze, il rango. Indicava la lunghezza dei galloni e perfino il materiale dei bottoni. Il re proibì l'uso delle casacche ornate d'oro e d'argento che concesse solo agli uomini più meritevoli della sua corte. Nacquero così i ''justaucorps à brévet'', ossia casacche azzurre foderate in rosso e portate solo dalla sua scorta privata. Una novità assoluta fu l'introduzione della veste a tre capi: ''marsina'' (una giacca al polpaccio), ''sottomarsina'', un lungo gilè, e braghe corte al ginocchio. Questo insieme, detto ''Habit à la française'', fu copiato in tutta Europa. Altra novità fu l'uso della parrucca maschile, un torrione di riccioli che arrivava a mezzo busto e ingrandiva e stilizzava l'aspetto di chi la portava. La parrucca più costosa era di capelli veri, mentre chi non se la poteva permettere se la faceva fare in crine o lana. Infine al Seicento si deve l'invenzione della cravatta, all'inizio una lunga striscia di mussola ornata di pizzo che veniva avvolta negligentemente attorno al collo. Questo tipo di nodo provvisorio fu imitato dopo la battaglia di Steinkerque, quando gli ufficiali dovettero accorrere in fretta e furia sul campo, annodandosi malamente la cravatta. Il merletto, inventato a Venezia un secolo prima, e rigidamente protetto dalle leggi della Repubblica, fu introdotto con uno stratagemma in Francia e adottato da uomini e donne. ==== Il XVIII secolo ==== Abito maschile in 3 pezzi "''Habit à la française''" 1755Denominato anche ''barocchetto'' o ''rococò'', dal nome di decorazioni a pietruzze e conchiglie allora di moda, il secolo seguitò, almeno fino alla Rivoluzione francese, a essere influenzato dalla moda aristocratica della corte di Francia. In Italia l'imitazione fu spinta al punto che anche parrucchieri e cuochi dovevano avere un nome o una provenienza d'oltralpe. Verso la fine del secolo, grazie alla potenza economica derivata dal colonialismo e dalla Rivoluzione industriale, l'Inghilterra diventò importantissima per la diffusione delle mode, soprattutto maschili. Per tutto il secolo successivo e parte del Novecento gli uomini eleganti si fecero fare vestiti e accessori direttamente a Londra. Fino alla Rivoluzione francese la moda femminile fu caratterizzata da colori chiari, fiorellini intessuti e merletti. Una nota di sensuale civetteria si insinuò nel costume: scollature profonde, falsi nei maliziosamente appoggiati sul seno, avambracci scoperti. Tuttavia la figura era rigidamente ingabbiata dal busto e dal panier, una sottogonna in stecche di balena che dava all'abito una forma piatta e ovoidale.''polonaise'' Il panier era talmente largo che le signore avevano difficoltà a passare per le porte e potevano sedere su un unico divano. L'abito più diffuso fino al 1770 fu l''andrienne'', detto anche ''robe à la française'', che aveva sul retro un lungo manto a strascico che comportava l'uso di metri di tessuto. Questa moda derivava dal teatro, dove un'attrice si presentò sulla scena della commedia ''Andria'' vestita con un grande abito a campana."''Robe à la française''" 1740-1760 Dopo il 1770 la linea della veste diventò rotondeggiante e si accorciò fino a mostrare la caviglia. Comparvero sopravvesti arricciate sul retro e aperte davanti, dette ''polonaise'', e giacchette corte e strette, antenate del moderno tailleur. Intanto Maria Antonietta si era fatta costruire a Versailles un villaggio rustico, le Hameau de la Reine, dove, vestita con abiti di mussola dai colori pastello, cappelli di paglia e con un fazzoletto di pizzo bianco al collo, il fisciù, coltivava ortaggi e allevava animali. Con la scoperta delle rovine di Pompei rinacque l'arte greco-romana. Il gusto neoclassico che si faceva avanti portò una ventata di semplicità, e le donne indossarono la ''robe en chemise'', una veste lunga, soffice e spesso candida. Per l'uomo continuò l'uso dell''abit à la française'', ma con colori chiari e decorazioni ricamate. La giacca superiore, detta marsina, era decorata da file di bottoni e, fino alla prima metà del secolo, ebbe falde molto svasate grazie a imbottiture cartonate nascoste. La marsina si evolse e diventò una veste lunga e stretta, mentre la sottomarsina si accorciò trasformandosi nel gilet. Comparve anche un piccolo collo montante. Dopo il 1770 cominciarono a insinuarsi, soprattutto nell'abbigliamento maschile, mode che venivano dall'Inghilterra. Questa nazione, grazie alla Rivoluzione industriale e alla ricchezza dei suoi commerci coloniali, si impose come modello per tutta l'Europa e i semplici abiti dei gentiluomini inglesi entrarono definitivamente nella storia della moda. In particolare il frac, e la redingote il cui nome deriva dall'inglese ''riding coat'', e che indicava una veste aperta dietro per potere cavalcare comodamente. Caratteristica del secolo è anche la ''parrucca'' usata dai due sessi e abbondantemente incipriata dopo essere stata impomatata con creme fissanti. La regina di Francia Maria Antonietta si fece fare dal suo parrucchiere Leonard acconciature monumentali, sormontate da gabbie per uccelli, fiori, gemme, fiocchi, pizzi e perfino velieri e carrozze. Anche il trucco fu diffuso tra uomini e donne: in generale la figura maschile si fece più leziosa e meno marziale che nel Seicento. Con la Rivoluzione francese una violenta reazione popolare investì anche la moda aristocratica: cominciarono a scomparire tessuti pregiati, trucchi, panier e merletti. Si abbandonò la seta per la mussola di cotone. Come materiale principale per creare gioielli fu usato il ferro al posto di oro e diamanti. Le signore iniziarono a portare attorno al collo un nastro rosso, detto ''alla ghigliottina'' perché voleva imitare il segno della testa staccata dal busto. Fu perfino inventato il taglio di capelli ''à la victime'', che ricordava la tosatura imposta alle condannate. Comparvero coccarde tricolori per indicare l'appartenenza rivoluzionaria. === Periodo contemporaneo === ==== Il XIX secolo ==== La moda ottocentesca è espressione del ceto borghese, che dopo la rivoluzione francese conquista il potere politico ed economico in Europa, imponendo i suoi ideali e il suo stile. È soprattutto l'abbigliamento maschile che registra un significativo e radicale mutamento. Un ''look'' austero e rigoroso, con tagli semplificati, tessuti di panno robusto, e decorazioni ridotte al minimo, sostituì il frivolo costume barocco; in tal modo vennero evidenziati la serietà del mondo del lavoro, la praticità, la prudenza, il risparmio, l'ordine. Il nuovo abito maschile ha una patria: l'Inghilterra, che propose un'eleganza più pratica e civile, influenzata dai modi informali, dalla passione per lo sport e la vita all'aria aperta del gentiluomo inglese. Due furono i vestiti informali introdotti: il frac, adottato per andare a caccia e per la vita in campagna, con falde molto arretrate e colletto alto. In seguito diventò l'uniforme del vero gentleman e fu portato di giorno ma soprattutto di sera, per le occasioni eleganti. La redingote era all'inizio una giacca da equitazione, una lunga giubba a due falde e aperta sul dietro che permetteva di stare comodamente in sella.Abito da uomo 1825-1830 Abbandonata la destinazione sportiva si trasformò in abito da città e da lavoro fino a prendere il significativo nome, dopo la metà del secolo, di ''finanziera'', proprio perché portata dal ceto borghese che si occupava di politica, affari e finanza. Antesignani del nuovo corso che puntava, per identificare il vero gentiluomo, sulla tendenza alla semplificazione e sullo stile furono in Inghilterra i dandy: il più famoso tra loro fu Lord Brummell, che impose il suo modo di vestirsi in tutta Europa. Il suo edonismo esasperato diventò proverbiale e il suo motto: "Per essere eleganti non bisogna farsi notare" fu legge per tutti gli uomini alla moda. Brummell puntò sull'esasperata perfezione dei particolari: la "cravatta" che doveva essere inamidata e con fiocco adatto alle diverse occasioni; l'acconciatura, per la quale Brummel pretendeva tre parrucchieri, i "guanti" che dovevano essere realizzati da due guantai diversi, uno per i pollici, l'altro per le dita. Inoltre Brummell, che detestava i colori sgargianti, impose il blu per il frac e il beige per i calzoni. L'evoluzione del costume ottocentesco maschile si tradusse dall'abito stretto del periodo napoleonico a quello largo in uso dopo l'unità d'Italia. Elementi fondanti del guardaroba furono: i pantaloni, il gilet e i soprabiti. I pantaloni lunghi, derivavano dal mondo del lavoro e della marina. Il ''gilet'' o panciotto aveva la funzione di modellare il torace maschile, dandogli la convessità delle antiche armature. La giacca corta, introdotta dopo il 1850 e all'inizio molto criticata per la sua forma a sacco, era caratterizzata dalla brevità e dalla larghezza, ed entrò stabilmente nel guardaroba come abito diurno e come complemento di indumenti estivi. Il paletot o cappotto: consacrato sotto il Secondo Impero, di linea ampia e avvolgente, e di derivazione marinaresca; definito dai suoi osteggiatori “un barile di panno” piacque proprio per la sua comodità e disinvoltura passando anche all'abbigliamento femminile. Quando, tra gli anni trenta e cinquanta, grazie alla scoperta della vulcanizzazione della gomma, cominciarono a diffondersi i primi soprabiti impermeabili, il paletot fu creato anche in versione da pioggia. La cravatta, oggetto di appassionata attrazione, doveva corrispondere a una serie precisa di requisiti, che potevano sintetizzarsi nel motto “a ogni occasione la sua cravatta”; all'inizio del secolo era rigorosamente bianca e inamidata. Le prescrizioni riguardavano anche i nodi, che dovevano essere sempre perfetti e appropriati alle circostanze, in modo che a ogni occasione mondana corrispondesse la cravatta giusta. Dopo la metà del secolo diventò sempre più piccola, e fu fatta anche in tessuti colorati. Riguardo l'abbigliamento femminile, all'inizio del secolo la donna indossava un vestiario leggerissimo e trasparente. La rivoluzione francese, con il culto della Ragione e l'abolizione delle leggi Suntuarie, portò una ventata di anticonformismo che tuttavia durò meno di vent'anni. Nel periodo post-rivoluzionario, si abolirono i busti mentre i vestiti erano semitrasparenti anche in inverno. La moda detta anche del ''nudo'', prescriveva che non si portassero più di un etto e mezzo tra abiti e scarpe. Un'ondata di influenza e il divieto - posto da Napoleone - di importare le leggere mussole indiane, fecero sì che la moda adottasse abiti più pesanti e chiusi. La libertà femminile durò poco: già dopo il 1830 all'interno della famiglia borghese il compito della donna era riservato esclusivamente allo spazio privato dove era custode dell'ordine, del buon convivere, della pace e della moralità. Ancora di salvezza spirituale, portatrice di valori e di virtù, essa incarnò almeno fino alla metà del secolo l'ideale ''dell'angelo del focolare'', modello che si affermò anche in campo estetico influenzando il gusto corrente: obbligatori la modestia del gesto, la prudenza del comportamento, lo sguardo dolce e timido. L'abito ormai chiuso attorno al collo, aveva maniche lunghe e spalle cadenti, mentre le linee del corpo tondeggianti simboleggiavano fragilità, dolcezza e arrendevolezza. La sensualità era rigorosamente controllata, gli istinti severamente repressi: il corpo era nascosto da gonne lunghe e strati di biancheria: ''camicia, busto, copribusto, molteplici sottogonne, mutandoni'' che diventarono indumento stabile. Il ''busto'' era una corazza di tela irrigidita da stecche di balena che poteva causare anche dolori e svenimenti. Doveva assicurare il vitino di vespa, e lo si portava obbligatoriamente fin dall'infanzia, in quanto era opinione comune che esso dovesse correggere i difetti del portamento e sostenere la “naturale” debolezza della spina dorsale femminile. La soddisfazione carnale per l'uomo si raggiungeva fuori casa: l'Ottocento è anche l'età d'oro delle case di tolleranza, e delle ''cocottes'', le cortigiane francesi famose e celebrate che, dal 1850 in poi, dettarono moda, proponendo un nuovo ideale estetico più provocante e sfacciato, sostenuto dall'avvento sulla scena letteraria della figura della ''femme fatale''. Il vestito femminile si evolse nelle sue linee: all'inizio del secolo la sottana mostrava la caviglia, per poi allungarsi fino ai piedi nel 1840 allargandosi sempre più con la cupola della ''crinolina''; si prolungò con lo strascico dopo il 1870; ritornò infine a una lunghezza moderata e a una linea a campana. Il punto vita, alto fino al 1822, si abbassò alla sua posizione naturale e scese a punta sul davanti alla fine del secolo. Influenzato anche dai movimenti culturali, il costume femminile trovò ispirazione in fogge che guardavano al passato e alla storia: all'inizio del secolo il ''neoclassicismo'' imperante voleva tutte le donne vestite e pettinate come statue greche. Con l'avvento del ''romanticismo'' gli abiti si coprirono di pizzi e balze; ci si ispirò alla storia, al gotico e al Rinascimento, alle eroine del melodramma. Abito con ''Tournure'' 1885 Con l'avanzare del secolo il gusto si spostò verso lo stile ''rococò'', molto amato da Eugenia de Montillo. Attorno al 1870 trionfò l''eclettismo'' e si moltiplicano passamanerie e applicazioni; al posto della crinolina venne utilizzato un sostegno nella sola parte posteriore, detto "tournure" o più volgarmente "faux-cul", da cui si dipartivano drappeggi, ornamenti e un lungo strascico. A fine secolo la silhouette femminile era "a clessidra", con la vita stretta, maniche molto gonfie e la gonna molto svasata. Al trionfo dell''Art Nouveau'' gi abiti femminili divennero longilinei e ispirati alle corolle dei fiori. Infine, ogni occasione doveva comportare, nei manuali di galateo, una veste appropriata per la signora elegante, sempre adeguata al ruolo mondano da interpretare: abiti da casa, da viaggio, da passeggio, da carrozza, da visita, da ballo, da lutto, da mezzo lutto, e soprattutto abiti da sport. Lo sport si fece largo dopo la metà nel secolo, e richiese indumenti appropriati per ambo i sessi: il ''costume da bagno'' era, per la donna, un compromesso tra il bisogno di avere un indumento con cui muoversi adeguatamente in acqua e l'imperativo morale di nascondere quanta più epidermide possibile. Il ''completo da amazzone'' comportava una lunga gonna a strascico che doveva scendere a coprire le gambe quando la donna cavalcava seduta di fianco sulla sella. Il secolo doveva però scoprire altri sport, come il golf, il tennis e la bicicletta. Dopo il 1890 comparirono gli abiti per le ''cicliste'' tentando anche un precoce ripudio della sottana: calzoni alla zuava coprivano le gambe fino al ginocchio avendo a volte quale unico compromesso una corta tunica per nascondere parte dei fianchi. ==== Il Novecento ==== ===== Dall'inizio del secolo alla Grande Guerra ===== Costumi di inizio secolo in una rievocazione storica ad Agliè nella Villa Il Meleto Dai tempi del re Sole dire moda voleva dire Parigi. La moda del Novecento è invece sempre più veicolata dai mezzi di comunicazione e dalle novità tecniche che si affermano con il cinema, con la fotografia, con i giornali e la televisione. Per questo motivo i cambiamenti di stile assumono una rapidità precedentemente sconosciuta, in modo particolare nel costume femminile, che esce completamente dagli schemi dei secoli precedenti. Le ragioni, abbastanza complesse, possono essere riassunte in alcuni punti fondamentali: ''la lotta delle Suffragette'' per ottenere il voto delle donne; ''l'entrata delle stesse nel mercato del lavoro'' dovuta alla partenza in guerra degli uomini; ''il fenomeno delle avanguardie artistiche'' cui si ispirano molti coutouriers. All'inizio del secolo dettavano legge ''La Maison Callot'' diretta dalle sorelle ''Gerber'' e ''La Maison Jacques Doucet'', dove lavorava ''Madeleine Vionnet'', destinata poi ad aprire una sua casa. La moda 1910 su ''La Femme chic'' Attorno al 1910 il sarto più in vista e scandaloso fu ''Paul Poiret'', 32 anni, figlio di un mercante di stoffe. Dal 1903 aprì una boutique e in breve divenne un dittatore della moda. ''Voglio essere ubbidito anche quando ho torto'', era il suo motto. Stanco dei colori pallidi e della linea a clessidra dello stile ottocentesco, inventò una donna priva di busto che indossava abiti a vita alta e dai colori vivaci. Poiret era geniale, fantasioso, megalomane. Usava sete, velluti, damaschi, accostava viola e rosso, blu e rosa pallido. Affascinato dai Balletti russi di Sergej Pavlovič Djagilev, che furoreggiavano a Parigi, s'ispirò all'Oriente. Fu il primo ad aprire una scuola per figuriniste, a organizzare corsi di andatura, a creare il ''pret-à-porter'', a fare riprendere i suoi modelli da un grande fotografo (Edward Steichen), a fabbricare gli accessori, dai profumi alle borse. Per lanciare le sue jupe-culottes diede una grande festa che si intitolava ''Le mille e due notti''. La moglie del sarto appariva in una gabbia dorata in compagnia di preziosi uccelli: gli ibis rosa. Lui, vestito da Sultano, le stava a fianco con un prezioso turbante piumato. Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale. Pur tra mille difficoltà Parigi volle mantenere il suo ruolo di arbitra dell'eleganza e i grandi couturiers continuarono la loro attività, nonostante la mancanza di materie prime che dovevano essere di necessità mandate al fronte. Forse per risparmiate tessuto, le gonne si accorciarono al polpaccio, mentre si affermarono linee militaresche, appena mitigate dalla cosiddetta ''crinolina di guerra'', una gonna imbottita di tulle. Due abiti firmati da Paul Poiret (1911) L'Inghilterra continuava invece a essere il modello dell'eleganza maschile. L'uomo però rimase legato alle fogge tradizionali ottocentesche: ''giacca, gilè, calzoni e camicia''. I soprabiti invernali erano vari, mentre tra gli abiti da cerimonia, ancora diffusissimi erano il frac, il tight e lo smoking, noto come abito da fumo e diventato poi capo elegante. I colori erano scuri, la camicia, rigorosamente bianca, con il collo rigido e inamidato. Per mantenere la biancheria sempre perfettamente pulita, collo e polsini erano separati dalla camicia vera e propria. Edoardo VII, principe di Galles e figlio della regina Vittoria, fu un modello per i dandy: inventò infatti nuove fogge maschili, come i pantaloni con la piega e il risvolto. Sembra che a lui si debba anche l'invenzione dello smoking, ottenuto tagliando semplicemente le code del frac. ===== Gli anni venti e trenta ===== Damigelle di un matrimonio a New York, inizi anni 1920 Dopo la fine della prima guerra mondiale, lo scenario europeo mutò profondamente. La guerra aveva lasciato un'economia traumatizzata e non pochi problemi sociali e psicologici. Gli speculatori ne approfittarono: i grandi patrimoni aristocratici prebellici scomparirono e al loro posto avanzò una nuova classe sociale arricchita e quindi una diversa clientela per le case di moda. Gli ambienti mondani furono frequentati da milionari, psichiatri, pittori surrealisti e cubisti. Le mode americane invasero ogni settore: si bevevano cocktail e whisky, proliferavano le jazz band e i blues. Dopo quattro anni di privazione scoppiò la gioia di vivere, simboleggiata dal nuovo, sfrenato ballo, il ''charleston''. Per tutto il periodo tra le due guerre il cinema influenzò lo stile di vita. A Hollywood nacque lo ''star system'' e attori come Rodolfo Valentino prima, Clark Gable, Jean Harlow, Greta Garbo, Marlene Dietrich poi, diventano modelli da imitare. Ma il fenomeno più importante si manifestò con evidenza proprio negli anni venti: l'emancipazione della donna che - durante la guerra - aveva dovuto assumere ruoli maschili di responsabilità e non era affatto disposta tornare indietro, ma pretendeva di governare la sua vita più liberamente. Molte donne si iscrissero all'Università e affrontarono professioni nuove come nel campo della medicina. Le giovani fumavano, si truccavano e frequentano locali notturni alla moda. Il nuovo modello femminile fu la ragazza magra, senza più fianchi né petto, con uno sfrontato piglio mascolino e i capelli cortissimi alla ''Garçonne''. La moda volle gonne sempre più corte e abiti spesso tagliati di sbieco, invenzione che sembra si debba a Madeleine Vionnet. Tuttavia, prima di arrivare all'orlo sotto al ginocchio, vennero inseriti pannelli triangolari che rendevano la forma dell'abito asimmetrica. Alla fine degli anni venti si affermò lo stile bebè, con gonne al ginocchio, scarpe con il cinturino, cappelli a ''Cloche''. La moda propose un nuovo modo di intendere l'abito: pratico, semplice, di costo contenuto, elegante. Antesignana di questo nuovo modo di vestire fu Gabrielle Coco Chanel. Fu lei che lanciò l'abito in jersey corto, imponendo questo tessuto povero anche per il tailleur, una delle sue creazioni caratteristiche. Sempre lei semplificò la linea dell'abito da sera inventando un lineare tubino nero. Fu la prima a lanciare i gioielli fantasia in vetro colorato, l'abbronzatura e il profumo legato alla sua linea, il famosissimo ''Chanel N° 5''. Non disdegnava di portare i calzoni, ancora tabù per le donne. All'assoluto predominio della moda francese per l'abbigliamento femminile, ci fu un tentativo di reazione in Italia. La giornalista Lydia De Liguoro fondò la rivista Lidel, che con l'appoggio dell'industria tessile nazionale, cercò di creare modelli ''italiani''. La moda maschile rimase nei binari rassicuranti che si era scelta. Tuttavia un certo tono sportivo e disinvolto si insinuò nelle giacche dai larghi ''revers'', nei pantaloni con le ''pinces'', nei gilè di lana stile golf. Comparirono i primi trench impermeabili e tornarono i ''pantaloni alla zuava'', o knickerbockers, indossati con calze scozzesi. Grande novità furono l'introduzione del colletto floscio per la camicia e il modello button down con due bottoncini che assicuravano le punte alla camicia. Tra il 1929 e il 1932 una crisi mondiale violentissima spazzò l'economia. Panico e disperazione si abbatterono sul mondo, né la moda uscì indenne dal trauma. Le case di moda francesi, che avevano avuto la loro migliore clientela oltre oceano, si videro imporre drastiche misure protezionistiche che gravarono pesantemente sugli abiti esportati. Il lavoro degli atelier parigini diminuì notevolmente, con conseguenti licenziamenti di personale. Un'ulteriore conseguenza della crisi fu la necessità di usare filati di minor pregio: si diffusero così le fibre sintetiche, come il rayon o il nylon. Quest'ultimo, in particolare, sostituì la seta con cui fino ad allora erano state fatte le calze. Dopo il 1930 l'ideale femminile diventò più aggraziato e copiò le star di Hollywood: le labbra di Joan Crawford, i capelli platinati e le sopracciglia ridisegnate di Jean Harlow, i tailleur pantaloni di Marlene Dietrich. La donna ideale era longilinea e femminile, portava tacchi alti e si tingeva i capelli. Al contrario, nell'Italia del Regime si cercò di lanciare una bellezza formosa e mediterranea, modellata sul tipo fisico della ''Signorina grandi firme'', icona inventata da Gino Boccasile, per la copertina del giornale ''Le grandi firme''. La linea delle vesti negli anni trenta mutò: la vita tornò al punto naturale, gli abiti si allungarono sotto al ginocchio e si aprirono in piccole pieghe e pannelli. D'inverno si preferivano lunghi cappotti con immensi colli di volpe. Per il giorno trionfò il tailleur, mentre le spalle diventarono quadrate a causa di imbottiture nascoste. Il pantalone si insinuò gradatamente nella moda, specie negli abiti sportivi e nei completi estivi. I vestiti da sera, ultra femminili, si allungarono nuovamente fino ai piedi, con scollature vertiginose sulla schiena. Il nuovo oracolo di questo stile fu una sarta italiana emigrata in Francia: Elsa Schiaparelli. Dotata di una fantasia e una creatività irrefrenabili, e da sempre interessata all'arte moderna e alle Avanguardie come il Surrealismo e il Cubismo, ispirò molti dei suoi vestiti ai quadri di Salvador Dalí e di Pablo Picasso, con elementi onirici come specchietti, cassettini, aragoste giganti. Oppure con fogli di giornale stampati, come i famosi papier collé di Picasso. Il rosa fucsia o ''Shoking'' fu il suo colore preferito, come il nome di un suo celebre profumo. La sua donna doveva essere spregiudicata e indipendente e non avere paura del giudizio altrui. Negli ultimi anni precedenti la guerra l'abito si accorciò e allargò, mentre lo stile diventò più romantico, con incrostazioni di ricami e paillettes. Per le vesti da sera si usarono tessuti leggeri e fruscianti. ==== Dalla seconda guerra mondiale al New Look ==== Nel 1939 le armate tedesche invasero la Polonia. Con questo atto ebbe inizio la seconda guerra mondiale, che terminò nel 1945 con un terrificante bilancio di morte e distruzione. I primi due anni del conflitto non produssero effetti notevoli nel settore dell'alta moda, ma ben presto le pesanti restrizioni causate dalla guerra, costrinsero i governi e i sarti ad adottare misure cautelative. L'invasione della Francia fu vista da tedeschi come l'occasione per spostare a Berlino le case di moda francesi, molte delle quali avevano nel frattempo chiuso. Grazie a un paziente lavoro di diplomazia, il sarto Lucien Lelong riuscì a convincere l'alto Comando germanico, che l'operazione avrebbe tolto alla alta moda parigina freschezza e vitalità. Tuttavia la crisi bellica causò inevitabilmente la corsa al risparmio, e per qualche anno le linee proposte furono semplici e poco interessanti. Nazioni come l'Inghilterra e l'Italia devettero distribuire tessere in tagliandi per l'abbigliamento. La moda femminile si semplificò, anche per la mancanza di tessuto, soprattutto lana, e cuoio, che venivano usati per vestire le truppe al fronte. Per circa quattro anni si videro solo gonne al ginocchio, spalle quadrate, tessuti modesti. In America le signore, non avendo nylon per le calze, si facevano dipingere la riga dietro alle gambe. Le donne americane, più pratiche, adottarono abiti in tela jeans. Alcuni creatori di moda utilizzarono invece materiali poveri per creare piccoli capolavori. In Italia si crearono scarpe con la suola di sughero o di capretto italico. Antesignano di questo genere fu Salvatore Ferragamo, nato a Bonito, piccolo borgo della provincia di Avellino e da lì emigrato negli Stati Uniti d'America. Intanto per non utilizzare la lana, che era usata dalle truppe al fronte, venne inventato il ''Lanital'' un tessuto ottenuto dai cascami della caseina. Negli Stati Uniti si fece leva sull'economico jeans, mentre a causa della mancanza di nylon furbi artigiani inventarono un nuovo mestiere dipingendo le gambe delle signore come se portassero le calze. Con la fine della guerra l'alta moda ripartì da Parigi dove si realizzò un "Teatro della Moda" in miniatura per fare vedere i nuovi modelli. Tuttavia soltanto Christian Dior fu il vero iniziatore e artefice della moda post bellica, lanciando, nel 1947, il New look. Dior era stato prima antiquario e poi disegnatore presso Lelong, e aveva in mente una donna signorile, raffinata e romantica che si ispirava all'epoca della grandeur francese. Puntava sulla perfezione puntigliosa ed esclusiva del taglio, e su una linea che modellava il corpo femminile, tornando alle spalle morbide, alla vita di vespa, alle gonne lunghe. Seno in evidenza, fianchi tondi, gonna immensa, l'abito di Dior era falsamente naturale, ma nascondeva sotto il tessuto pregiato imbottiture e rinforzi. Amante del bianco e nero, prediligeva per gli abiti da giorno linee più caste, mentre per quelli da sera, scollature profonde e metri di tulle. L'aspetto ultrafemminile delle creazioni di Dior era accentuato anche dai dettagli. Obbligatori guanti, scarpe con il tacco, cappelli. ==== Gli anni cinquanta ==== La seconda guerra mondiale fece perdere il ruolo di protagonisti a molti stati, mentre lasciò spazio a Stati Uniti e Unione Sovietica, che ripartirono il mondo in due sfere d'influenza. In Europa si avvertì intensamente il fascino del modo di vita americano, dei suoi alti redditi e dei suoi enormi consumi. Mai come ora le mode americane invasero il vecchio mondo: cinema e televisione proposero un modo di vestire, di parlare, di ballare e cantare che venivano d'oltre oceano. Protagonisti furono per la prima volta i teen-agers che si distinguevano dagli adulti anche per l'abbigliamento: blue-jeans, t-shirt, maglioni, giacche in pelle, ''look'' trasandato o sportivo e per gli uomini, brillantina in testa. La fortuna dei jeans fu un fenomeno importante che influenza tuttora la moda. Questo indumento, usato fin dalla metà dell'Ottocento dagli operai, per la robustezza del suo tessuto, fissato con doppie cuciture e rivetti di metallo, fu lanciato nelle università americane dopo il successo de ''Il selvaggio'', interpretato da un giovane e affascinante Marlon Brando. Anche il fenomeno Elvis Presley con il rock 'n' roll, i suoi movimenti provocanti e gli abiti vistosi, entusiasmavano i giovani. In Europa questi modi di vestirsi e di comportarsi esplosero prima nei gruppi giovanili, che vi trovarono una loro identità. Cominciò da questo momento un fenomeno importante: la moda fu imposta dalla gente di strada e non solo dai grandi sarti. Per la prima volta nella storia del costume le masse facevano opinione. In Europa erano gli anni della ricostruzione e del miracolo economico, propagandato anche dai giornali di moda che si moltiplicavano a vista d'occhio. La gente si arricchiva e pretendeva di accedere alle nuove tecnologie: la televisione, il frigorifero, l'automobile. Anche il mondo della moda cominciò a essere investito dal consumo di massa. Le donne si stancarono di portare i vestiti rivoltati e fuori moda delle loro mamme e copiarono i modelli dalle riviste femminili con l'aiuto di cartamodelli e di provvidenziali sartine. Se Parigi continuava a dettare legge, stava nascendo a Firenze l'industria della moda italiana, e nel 1952 a Palazzo Pitti, presso la Sala Bianca, si tenne la prima di molte sfilate e manifestazioni. L'organizzazione si rivolse a cercare nuovi sarti non tra le storiche case di moda italiane, ma tra quelle che più tentavano di distaccarsi dai modelli parigini come Roberto Capucci, Vanna, Giovannelli-Sciarra, Mingolini-Gugenheim, Jole Veneziani, Carosa (della principessa Giovanna Caracciolo), Biki, Emilio Schuberth, Vincenzo Ferdinandi, Emilio Pucci, Simonetta, Eleonora Garnett, le sorelle Fontana, Alberto Fabiani, Antonelli, Germana Marucelli, Clarette Gallotti, Mirsa, Polinober. Sono questi anche gli anni in cui nascono Krizia e Ottavio Missoni, veri pionieri del prêt-à-porter. I loro modelli semplici, creati con materiali nuovi, proposti in abbinamenti allora considerati arditi rivoluzionarono lo stile e il tipo di produzione dei decenni seguenti. Parigi però dettava ancora legge: Dior, fino alla sua morte nel 1957, lanciava due collezioni all'anno che rendevano completamente superate quelle precedenti. Si subivano le sue imposizioni, e le aspettative del pubblico diventarono frenetiche, mentre le notizie sugli orli delle sottane riempivano le pagine dei giornali di moda. Alcune tra le più importanti collezioni di Dior si ispirarono alle lettere dell'alfabeto, come la linea H del 1954, con la vita spostata sui fianchi e il busto allungato e irrigidito come nei ritratti di Anna Bolena, moglie di Enrico VIII Tudor. Successivamente si ebbero la linea Y e la linea A, mentre gli abiti da sera erano solitamente lunghi fino ai piedi. Nel 1957, anno della sua morte, Dior rivoluzionò ancora la moda con la linea ''sacco'', che creò molto scalpore perché nascondeva totalmente il punto vita. Coco Chanel tornò a riaprire la sua casa di moda e, inossidabilmente fedele alle sue idee, ripropose i suoi mitici tailleurs, dalla giacca senza collo e dalla gonna semplice e diritta. Chanel detestava Dior e riteneva che i suoi abiti fossero rigidi, difficili da portare, scomodi da conservare. Al contrario lasciava fotografare i suoi modelli prima delle sfilate ed era felice di vederli moltiplicare, anche se questo significava limitare i suoi guadagni. Fu sempre lei che lanciò la scarpa Chanel, senza tallone e con la punta in colore diverso: era un'alternativa ai tacchi a spillo che dalla metà degli anni cinquanta martoriarono i piedi di molte donne. Nello stesso periodo si sviluppò sempre di più la moda per il tempo libero. Sulle spiagge fece la sua prima comparsa il ''Bikini'', costume da bagno in due pezzi, così soprannominato dal test nucleare sull'atollo di Bikini. I pantaloni continuavano la loro marcia verso il successo: si usavano per l'estate, per lo sport e per lo sci, con un passante sotto i piedi. Adattissimi per il ballo, ebbero particolare successo con il diffondersi del rock 'n' roll, nella loro versione a metà polpaccio. La maglia, da sempre considerata materiale povero e popolare, cominciò a fare parte delle collezioni. Con la morte di Dior Yves Saint Laurent diventò direttore della ''maison''. La sua prima collezione, attesissima, ebbe un successo travolgente: ''la linea a trapezio'', era fresca, giovanile, e sostanzialmente una continuazione del Sacco di Dior. L'entusiasmo per il nuovo ''couturier'' durò però fino a quando, tradendo un accordo con gli altri sarti di non alterare l'orlo della gonna, Saint Laurent lo alzò di ben sette centimetri, finendo poi con lo scoprire le ginocchia. A causa della bagarre che ne seguì il giovane sarto ebbe un collasso e si ritirò da Dior cedendo il posto a Marc Bohan. Nel 1962 aprì a Parigi un atelier per conto proprio. ==== Gli anni sessanta ==== Catherine Spaak nel 1968, in uno scatto di Angelo Frontoni, con un costume da bagno che sia nella foggia sia nei colori segue le mode ''beat'' e psichedelica del decennio. Gli anni sessanta, così irrequieti e provocatori, hanno radicalmente cambiato la morale e lo stile di vita in cui siamo tuttora radicati. Nonostante il benessere economico, gruppi sempre più folti di giovani, misero sotto critica la società patriarcale e dei consumi, proponendo nuovi modelli. Nel 1964 era scoppiata la Guerra del Vietnam, e le parole d'ordine dei gruppi giovanili furono ''pace e amore''. Intanto all'Università di Berkeley il disagio provocò le prime contestazioni studentesche. Nel 1968 in Europa scoppiava il ''Maggio francese'' La divisa dei contestatori era un rifiuto totale verso il mondo elitario della moda: eskimo, sciarpe, jeans sdruciti, maglioni sformati, scarpe da tennis. Alcuni indumenti furono presi in prestito dalle uniformi di guerra, come per esempio il Montgomery (più propriamente ''Duffel Coat'' o ''Duffle Coat''), cappotto in lana pesante chiusa da alamari, introdotto nella dotazione dei marinai della Royal Navy, che il generale Montgomery era solito indossare sopra la divisa; oppure la t-shirt, inventata dalla marina americana come canottiera per i soldati. I giovani salirono alla ribalta delle cronache e la moda si accorse di loro, che pure la rifiutavano ma la società dei consumi è stata capace di incanalare la protesta e renderla commerciabile. In California un ristretto gruppo di giovani intellettuali, che saranno definiti la ''beat generation'' crearono una nuova filosofia di vita basata sulla ricerca della libertà anche attraverso esperienze dure come l'uso di droghe e allucinogeni. In Inghilterra lo stesso fenomeno fu diversamente interpretato: la musica beat, rappresentata dai The Beatles e dai The Rolling Stones, ebbe la capacità di aggregare milioni di teen ager, che copiarono i vestiti dei loro idoli preferiti. I Beatles indossavano pantaloni stretti e corti, giacchette striminzite, uniformi ottocentesche con spalline, stivaletti alla caviglia. Gli Stones, più arrabbiati, preferivano camicie e pantaloni di satin, collane e braccialetti, e si truccavano. Per entrambi i gruppi furono fondamentali i capelli lunghi e scompigliati, che da più di un secolo erano vietati agli uomini; colori sgargianti e lucidi sostituirono il grigio abito borghese. Londra diventò meta di pellegrinaggio giovanile: proprio in quegli anni Barbara Hulanicki, detta Biba, vi aprì la prima boutique di moda giovanile, bizzarramente arredata. Gli abiti erano colorati e striminziti; infatti i nuovi stereotipi femminili non furono più le attrici di Hollywood, ma le indossatrici delle riviste di moda: Twiggy, Jean Shrimpton, Veruschka. Sottopeso, con la pelle chiara e gli occhi immensi truccatissimi, furono fotografate da artisti come David Bailey ed ebbero un successo planetario. Brigitte Bardot piaceva invece per il suo broncio sensuale, la coda di cavallo e i lunghi capelli arruffati. Il predominio di Parigi sulla moda stava cominciando a vacillare: in Inghilterra Mary Quant lanciò nel 1964 la minigonna, una sottana o un tubino che scopriva abbondantemente le ginocchia. Non potendo più portare reggicalze, si inventarono i ''collant'' colorati. Mary Quant lanciò anche la moda della maglia a coste (skinny rib), che fasciava la parte superiore del corpo. In Francia André Courrèges, che aveva studiato come ingegnere, fu l'unico a seguire la moda giovane, adottando gonne corte con stivaletti senza tacco, calzamaglie bianche, linee geometrizzate, e usando in modo massiccio i pantaloni, che dagli anni sessanta entrarono di prepotenza nel guardaroba femminile di ogni giorno. Audace e innovativo, Courrèges lanciò nel 1969 la ''Moda spaziale'' ispirata al primo sbarco dell'uomo sulla luna. Le sue modelle, vestite di abiti metallizzati e parrucche sintetiche multicolori, fecero epoca. Altre novità lanciate in Francia furono gli abiti metallici di Paco Rabanne, che non avevano cuciture ma piastrine agganciate tra di loro con anelle. D'altro canto tutto il periodo guardò al materiale sintetico con interesse, includendo polivinili, con cui si potevano creare effetti di trasparenza, e tessuti acrilici. Né la moda trascurò di ispirarsi all'arte: nel 1965 Yves Saint Laurent lanciò la collezione Mondrian; erano gli anni della Pop art e dell'Op art, fondata da Victor Vasarely. Andy Warhol propose nel 1962 un abito in carta ''Minestra di pomodoro'', stampata con le sue notissime scatole di zuppa Campbell. Alla fine del periodo gli stili si sovrapponevano: si ebbero abiti Unisex, tra cui la famosissima Sahariana lanciata da Saint Laurent, abiti trasparenti in stile ''Nude look'', abiti corti e lunghi. La minigonna non accennava a stancare, tuttavia si cercò di trovare compromessi nella lunghezza degli orli. Dal 1967 fu lanciato il ''Maxicappotto'', sulle orme del successo del film ''Il dottor Živago'', completato da un immenso ''colbacco'' di pelo. Mini e Maxi furono abbinati, finché non si arrivò a una via di mezzo, il ''Midi'', con cui si chiudevano gli anni sessanta. ==== Gli anni settanta ==== 18 settembre 1970. In Italia entrava in vigore la legge sul divorzio, sintomo di un evidente e profondo cambiamento culturale. Negli States, come reazione alla guerra del Vietnam, nasceva il ''Flower power'', che ebbe i suoi primi, mitici cantori al raduno del festival di Woodstock. Nata dalle idee innovative che si diffusero alla fine degli anni sessanta, la moda degli anni settanta assunse la forma di un vero e proprio movimento. Gli Hippy indossarono camicioni larghi e lunghi, tuniche trasparenti, colori sgargianti, fiori giganti, monili di tutti i tipi e indumenti esotici. I capelli si trasformarono sempre più in un groviglio di riccioli incolti. Questo ''look'' un po' straccione al di là della moda ufficiale diventò una vera e propria antimoda, simbolo di libertà. Anche il movimento femminista di quegli anni si identificò con le gonne lunghe, gli abiti acquistati per pochi spiccioli ai mercatini dell'usato e gli zoccoli. Alla moda di quel periodo furono spesso collegate anche le diverse idee politiche: per esempio in Italia la giacca di pelle, gli occhiali Ray Ban e le polo Lacoste erano prerogativa dei giovani di destra, mentre i giovani di sinistra preferivano l'eskimo verde indossato sopra ai jeans, scarponcini simili ai "Clarks Desert Boots", maglioni di taglia abbondante e borse a tracolla in tela o cuoio. Elio Fiorucci fu il primo che in Italia captò questo tipo di moda controcorrente fatta di stracci. Partito da un modesto negozio di pantofole ereditato dal padre, in pochi anni creò a Milano un grande emporio-bazar. Intuì che il marchio poteva essere un elemento indispensabile per attirare l'attenzione dei giovani compratori, e inventò il suo: due angioletti vittoriani muniti di pesanti occhiali da sole. Il suo emporio era altresì un punto d'incontro, e vi si poteva trovare di tutto: abiti rifiniti male, zatteroni altissimi e pericolosi, felpe, jeans, ma anche gadget molto colorati. A lui si deve l'introduzione del tessuto elasticizzato nella moda, che gli permise di inventare tute molto aderenti adatte alla disco-dance. Le case di moda si vedevano fuggire la clientela. Oltretutto un'ondata di scioperi colpì molte industrie nel quinquennio 1970-75, e parecchie tra quelle che lavoravano nell'indotto dell'abbigliamento furono costrette a chiudere. Per salvarsi dalla crisi quasi tutte le case di moda si buttarono sul "pronto"; la passerella si avviava via via a diventare un'esibizione costosissima e a volte folle, ma utile a commercializzare prodotti più normali seppur costosi. Oramai non si poteva parlare di moda, ma di mode. Tra queste quelle etniche, per cui si videro in strada odalische, pellerossa, cinesi e peruviane. E l'esplosione della maglieria, di cui la stilista francese Sonia Rykiel era considerata la regina. Sull'onda del femminismo si indossarono strati su strati di maglia, berretti, sciarpe, ''scaldamuscoli''. Tra le novità, proprio all'inizio del periodo, vi furono gli ''Hot pants'', pantaloncini assai più corti delle minigonne e che lasciavano interamente scoperte le gambe. Ma il ''couturier'' più importante del periodo fu Yves Saint Laurent. Coltissimo, appassionato d'arte e fantasioso, aveva capito che le idee nuove possono venire anche dalla strada. Innovatore del guardaroba femminile, applicò alla donna diversi capi tradizionalmente maschili, come lo smoking, il trench, i knickerbockers e il tailleur pantalone. Con un occhio rivolto anche al folklore, creò una celeberrima e sontuosa collezione in stile russo, poi un'altra in stile cinese. Infine parecchie sue collezioni si ispirarono al mondo dell'arte, da quella pop, al cubismo (collezione Picasso) al fauvismo. Negli anni sessanta aveva aperto una famosa catena di negozi di moda pronta denominata ''Rive Gauche'', tuttavia con il tempo il suo stile diventò sempre più prezioso e teatrale. ==== Gli anni ottanta ==== Negli anni ottanta si assistette a una ridefinizione completamente nuova della professione dello stilista. Non bastava più essere un buon artigiano e creare capi di ottima fattura e qualità: seguendo l'esempio delle più sofisticate strategie pubblicitarie, occorreva dare un'immagine accattivante del proprio prodotto. Agli stilisti non restava altra scelta, anche perché il loro successo aveva creato veri e propri imperi finanziari, dove si produceva tutto ciò che stava attorno all'abito. Non solo gli accessori, ma l'arredamento stesso dell'abitazione. La concorrenza, a causa della globalizzazione, era spietata e ogni mossa affidata ad agenzie e curatori d'immagine doveva colpire il ''target'' designato. La moda degli anni ottanta fu caratterizzata dal culto del successo e dell'efficienza. Il quadro venne tuttavia completato dalle tendenze eversive dei punk e degli altri gruppi della cultura urbana giovanile. Si sviluppò inoltre la corsa alla forma fisica, e anche per persone non più giovani si crearono indumenti casual presi dall'abbigliamento sportivo. In questo periodo la moda diventò definitivamente internazionale. Ridotta l'importanza della ''haute couture'' francese, ogni nazione sviluppò uno stile differente; in Europa, in particolare, furono l'Italia, la Germania e l'Inghilterra, mentre emergevano gli Stati Uniti, con il loro stile classico contemporaneo, e soprattutto il Giappone. Poco apprezzati in patria, gli stilisti giapponesi emigrarono a Parigi, da cui lanciarono linee composite dal taglio impeccabile e dai materiali insoliti. Il successo del Made in Italy in questo periodo derivò anche da abili strategie di marketing. Milano strappò la palma di capitale della moda a Firenze, Venezia e Roma. Diventarono famosi stilisti come Giorgio Armani, Ottavio Missoni, Gianfranco Ferré, Gianni Versace, Dolce & Gabbana, Miuccia Prada e Krizia. Il successo di D&G fu dovuto alla pop star Madonna, entusiasta degli abiti dall'erotismo chic e trasandato, con calze nere e biancheria intima da portare in vista. L'ideale di bellezza femminile si ispirò alla donna sportiva e snella, muscolosa e ambiziosa, di successo sia nel privato che nel pubblico, grazie anche al fatto di essere sempre vestita adeguatamente. Proprio Madonna impersonò questo credo, secondo cui era possibile modellare il proprio corpo attraverso l'aerobica, il culturismo, le diete e le cure di bellezza. Le spalle dei vestiti femminili si allargarono e gonfiarono; onnipresente il binomio giacca-tailleur con valigetta porta documenti. Il modello della ''donna manager'', non più femminile e fragile, ma dura e spietata sul lavoro. In contemporanea nacque negli Stati Uniti d'America il fenomeno, acronimo vezzeggiativo di Young Urban Professional. Rampante e ambizioso, lo yuppie lavorava spesso in Borsa, aveva pochi scrupoli e voleva arricchirsi velocemente. Frequentava ambienti chic e ristoranti costosi, sniffava cocaina e vestiva italiano, in special modo Armani e Versace. A Firenze è presente uno dei più importanti musei italiani dedicati alla moda, la Galleria del Costume sita in Palazzo Pitti, che traccia una storia dettagliata delle mode che si sono susseguite nel tempo, con una collezione di oltre 6000 manufatti, fra abiti antichi, accessori, costumi teatrali e cinematografici di grande rilevanza documentaria, e numerosi esemplari prestigiosi di stilisti italiani e stranieri. All'estero esistono altri musei della moda o musei in cui importanti sezioni sono dedicate alla storia del costume.
Mercato europeo comune
I 31 Paesi appartenenti al Mercato unico europeo. In blu scuro i membri dell'Unione europea; in blu chiaro la Svizzera e i tre paesi aderenti allo Spazio Economico Europeo Con l'espressione '''Mercato europeo comune''' ci si riferisce al mercato unico dell'Unione europea , la cui creazione era uno degli obiettivi fondamentali del trattato di Roma che istitui la CEE. L'espressione veniva inoltre spesso utilizzata come sinonimo di CEE.
Il trattato di Roma – firmato il 25 marzo 1957 e entrato in vigore il 1º gennaio 1958 – fissava un periodo transitorio di dodici anni (conclusosi il 31 dicembre 1969) entro cui si sarebbe dovuto realizzare il mercato unico, vale a dire la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali su tutto il territorio dei sei Paesi aderenti (Francia, Germania Ovest, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo). Nel 1986, l'Atto unico europeo permise di conseguire l'attuazione delle prime tre libertà fondamentali, vale a dire la libera circolazione dei lavoratori, delle merci e dei capitali), mentre lasciava ancora irrisolti una serie di problematiche di ordine pratico relative alla libera circolazione dei servizi. L'obiettivo di un unico mercato europeo comune è stato costantemente menzionato dai principali documenti successivi: Trattato di Maastricht (1992), Trattato di Amsterdam (1999), Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (2007) e Trattato di Lisbona (2009). Dopo il fallimento di progetti di integrazione di più ampio respiro (come la CED), si scelse di procedere, in ottica funzionalista, con l'integrazione nel settore economico, meno soggetto alle resistenze dei governi nazionali. L'istituzione della CEE e conseguentemente del mercato unico si orientano in questo senso. La creazione del mercato interno e la garanzia del suo funzionamento è stata nuovamente ribadita dal Trattato di Lisbona del 2007. Il mercato comune si basa su quattro libertà non scindibili per averne accesso: * libera circolazione delle persone (Accordi di Schengen); * libera circolazione dei servizi; * libera circolazione delle merci (es. senza dazi doganali interni); * libera circolazione dei capitali. Sulla disciplina della concorrenza e sulla limitazione degli aiuti statali alle imprese. Con esso si è voluto creare uno spazio economico unificato, con condizioni di libera concorrenza tra le imprese e permettendo di ravvicinare le condizioni di scambio dei prodotti e dei servizi. Nonostante l'eliminazione delle barriere tariffarie, avvenute in Europa già negli anni sessanta, negli anni ottanta la circolazione delle merci era ancora in parte rallentata e ostacolata dalla presenza di barriere e vincoli di tipo non tariffario. Con il termine "''costo della non Europa''" ci si riferiva proprio alla perdita di benessere sociale determinata dalla mancata eliminazione di tali vincoli. La presenza di barriere non tariffarie era legata alla persistenza, nei diversi Stati membri, di norme tecniche diverse, alla presenza di normative differenziate che riguardavano i trasporti e le regolamentazioni dei mercati di capitali, alla scarsa trasparenza delle procedure per gli appalti pubblici, che segmentavano la domanda gestita dagli Stati su base nazionale, e da altri ostacoli di carattere amministrativo e doganale. Aderiscono al Mercato europeo comune, oltre ai membri dell'Unione europea, anche la Svizzera, l'Islanda, la Norvegia e il Liechtenstein. Gli ultimi tre paesi hanno sottoscritto l'accordo per lo Spazio economico europeo e partecipano al Mercato unico tramite questo, mentre la Svizzera è la controparte di uno specifico trattato bilaterale di libero scambio contratto con l'Unione Europea. Inoltre, Andorra, Monaco, San Marino e la Turchia sono singolarmente membri dell'Unione doganale dell'Unione europea mediante altrettanti patti bilaterali. Il Regno Unito era presente nel mercato europeo comune (come membro dell'Unione Europea) fino alla sua uscita effettiva avvenuta il 1º gennaio 2021 come conseguenza della '''''Brexit''''', lasciando però la sola Irlanda del Nord al suo interno per mantenere vivo il contatto con la madrepatria irlandese.
Mantova
Mantova al crepuscolo castello di San Giorgio '''Mantova''' è un comune italiano di abitanti capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia. Dal luglio 2008 la città d'arte lombarda, con Sabbioneta, entrambe accomunate dall'eredità lasciata loro dai Gonzaga che ne hanno fatto due tra i principali centri del Rinascimento italiano ed europeo, è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Data la sua importanza come capitale del, prima, marchesato e, poi, ducato di Mantova, è rappresentata tra le quattordici città nobili del Vittoriano, come simbolo di "madre nobile" e precursore della successiva monarchia sabauda e dell'unità d'Italia. Nel 2016, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha insignito Mantova del titolo di capitale italiana della cultura. Nel 2017 Mantova e la sua provincia, insieme a quelle di Bergamo, Brescia e Cremona, sono state premiate come Regione Europea della Gastronomia sotto il nome di Lombardia Orientale. Mantova è stata inoltre città europea dello sport nel 2019. Mantova è l'unica città, intesa come museo urbano diffuso, presente sulla piattaforma Google Arts & Culture, con più di 1.000 opere digitalizzate, 40 mostre virtuali allestite in 8 differenti musei virtuali. Inoltre, secondo quanto riportato nel rapporto di Legambiente "Ecosistema Urbano 2017", la città si è classificata al primo posto nella classifica delle migliori città italiane per qualità dell'ambiente e della vita.
Mantova si trova nella Lombardia sud-orientale, non lontano dal lago di Garda e dal confine con le regioni Veneto ed Emilia-Romagna. Le città di riferimento più vicine sono Verona, 40 km a nord-est, Brescia, 70 km a nord-ovest e Modena, 70 km a sud. === Territorio === ==== Idrografia ==== Mantova: visione autunnale del lago Nel XII secolo l'architetto e ingegnere idraulico Alberto Pitentino, su incarico del Comune di Mantova, organizzò un sistema di difesa della città curando la sistemazione del fiume Mincio in modo da circondare completamente il centro abitato con quattro specchi d'acqua, così da formare quattro laghi: Superiore, di Mezzo, Inferiore e Paiolo; Mantova, di fatto, era un'isola. Alla campagna si accedeva attraverso due ponti – il Ponte dei Mulini e il Ponte di San Giorgio – ancora esistenti. In età comunale venne tracciato il Rio, un canale che taglia in due la città, collegando il lago Inferiore a quello Superiore. Altre dighe e chiuse consentirono un'adeguata difesa dalle acque. Profilo di Mantova Nel XVII secolo una forte inondazione diede inizio a una rapida decadenza: il Mincio, trasportando i materiali solidi, trasformò i laghi in paludi malsane che condizionarono ogni ulteriore sviluppo; fu prosciugato, allora, il lago Paiolo a sud, in modo che la città restasse bagnata dall'acqua solo su tre lati – come una penisola – ed oggi ancora si presenta così. Sono, quindi, tre gli specchi d'acqua, non d'origine naturale, ricavati nell'ansa del fiume Mincio che danno a Mantova una caratteristica del tutto particolare, che ad alcuni sembra quasi magica in quanto compare come una città nata dall'acqua. Nel 1984 è stato istituito il Parco del Mincio di cui il territorio del Comune di Mantova fa parte. ==== Flora e fauna ==== loto appassiti in inverno, sul Lago Superiore Flora e fauna del territorio ruotano inevitabilmente attorno alla presenza a Mantova dei laghi e delle acque che la cingono. Nei laghi mantovani sono insolitamente presenti i fiori di loto (''Nelumbo nucifera''), originari del Sud Est asiatico. Dalle sponde del parco pubblico di Belfiore, sul lago Superiore, è ben visibile l'isola galleggiante dei fiori di loto con la spettacolare fioritura in luglio-agosto-settembre. La loro bellezza è indubbia ma dal punto di vista ambientale l'introduzione del fior di loto è stata un'operazione discutibile dato che si tratta di una specie aliena dotata di forte capacità infestante che fa sì che siano oggetto di massicci interventi periodici di sfalcio per preservare l'integrità dei laghi. La loro introduzione in Italia è opera nel 1914 dei padri Saveriani di Parma che decisero di utilizzare la fecola ottenuta dai rizomi a scopo alimentare, come da secoli facevano i cinesi. Maria Pellegreffi, giovane laureata in Scienze Naturali si occupò del trapianto dei rizomi nel Lago Superiore di Mantova nel 1921. La farina non ebbe successo nella cucina mantovana ma il fiore colonizzò i laghi. Il paesaggio emozionante e surreale che la distesa di fiori di loto concorre a creare ha dato vita anche a una leggenda sulla loro nascita in territorio. Si racconta che un giovane viaggiando per l'oriente conobbe una ragazza dagli occhi a mandorla e con la pelle profumata come i petali del fior di loto. Venuta a Mantova, la povera ragazza, nello specchiarsi nel lago, vi cadde, perdendo la vita. Il ragazzo allora gettò dei semi del fiore nel lago in modo che, fiorendo ogni estate, potessero ricordare con il loro profumo e la loro delicata bellezza la sua sposa e sconfitto dal dolore si tolse la vita sparendo anch'egli nelle acque del lago. Fauna e flora acquatica lacustre Oltre al re incontrastato del lago, è facile vedere le specie autoctone come la castagna d'acqua (''Trapa natans''), detta anche ''trigöl'', particolarmente sviluppata sul lago di Mezzo con i suoi frutti forma di piramide e commestibili, le isolette di ranuncolo d'acqua (''Nuphar luteum'') con i loro fiori di colore giallo dorato, che aprendosi solo in parte mantengono la particolare forma rotondeggiante e le ninfee bianche con un fiore profumato che forma raggruppamenti vegetali assieme alle altre ninfee ed erbe galleggianti (morso di rana, salvinia, Ceratophyllum demersum etc). Sul margine, assieme alle canne palustri, salici piangenti e cariceti (la famosa ''carésa'' utilizzata per impagliare sedie e confezionare cappelli e altri prodotti artigianali), cresce l'ibisco di palude, autoctono e molto raro, che si trova oltre che nelle Valli del Mincio solo in Toscana, Friuli e Veneto. Ormai scomparsa in questi territori, come in quasi in tutta Italia, la scargia (''Stratiotes aloides''). Gli uccelli trovano nei canneti e nelle acque del territorio palustre il luogo ideale per deporre le uova e trovare cibo. È la fauna aviare quindi quella più rappresentativa della zona anche più limitrofa alla città. L'airone rosso, le gallinelle d'acqua, le folaghe con tipico piumaggio nero in contrasto con il bianco che si estende sulla regione frontale, e altri anseriformi utilizzano il lago per "fabbricare" nidi galleggianti al limitare del canneto sulla riva o su accumuli vegetali mai troppo al largo, l'airone cenerino invece, nidifica sugli alberi vicini ai numerosi corsi d'acqua per l'irrigazione che si ramificano per i campi della provincia, luoghi di nidificazione e di caccia anche delle poiane dei tarabusi e delle più "riservate" civette. La famiglia degli aironi presenti nelle acque del Parco del Mincio, oltre al rosso e al cenerino comprende anche le garzette, svassi, sgarze ciuffetto e le nitticore. Solitamente questi uccelli si osservavano solo nei mesi tra aprile e settembre perché sono specie migratorie, ma negli ultimi anni hanno preferito sostare anche d'inverno. Tra le canne si nascondono i nidi della cannaiola e del basettino. Ma le dolci acque del lago e delle paludi del Mincio e del Po sono popolate anche dal pesce gatto, tinca, carpa, persico sole, anguilla, luccio e siluro. È possibile navigare i laghi di Mantova, con crociere che permettono di vedere tutta la città dall'acqua. Unendo l'aspetto storico, artistico e architettonico alla natura di un'oasi naturale più unica che rara. Lepri, fagiani e volpi possono essere i protagonisti di qualche incontro notturno nelle campagne mantovane. Rimpinzate dalle generose mani dei visitatori anche anatre e cigni sono da annoverare tra le specie presenti in "suolo" virgiliano, popolando, ormai senza troppi timori della presenza umana, le sponde dei laghi e regalando un forse inatteso contatto con la natura al turista della città d'arte. ==== Sismologia ==== Classificazione sismica: zona 3. Il terremoto dell'Emilia del maggio 2012 ha provocato danni rilevanti agli edifici storici della città. Il profilo di Mantova === Clima === Essendo una città dell'entroterra del Nord Italia, ha un clima subcontinentale dove a gennaio non sono infrequenti le nevicate. Essendo circondata da un lago porta come conseguenza che, in tutti i periodi dell'anno, il clima sia caratterizzato da una forte umidità: d'inverno si manifesta con grande frequenza il fenomeno della nebbia. Insistendo in uno spazio chiuso, com'è la Pianura Padana, d'estate il clima è afoso e umido, con poca ventilazione. La minima storica si ebbe il 16 febbraio 1929 con 19 gradi sotto zero mentre la massima si registrò il 7 luglio 1957 con 38,2 gradi all'ombra. Negli inverni degli anni dal 1930 al 1955 era abbastanza usuale che i laghi attorno alla città gelassero, almeno in parte; dopo una gelata eccezionale nel rigidissimo inverno 1985, una nuova gelata completa della superficie lacustre, prolungatasi per più di una settimana, si ebbe nella prima quindicina di febbraio 2012. Il mito della fondazione della città è legato a doppio filo con la storia della profetessa Manto, che la tradizione greca vuole figlia dell'indovino tebano Tiresia. Le vicende narrate nel mito vedono una dicotomia di questo personaggio (come anche accadde per quello di Longino): fonti greche narrano che Manto, fuggita da Tebe, si fermò nell'attuale Turchia; altre invece descrivono il suo arrivo, dopo lungo errare, nel territorio, allora completamente palustre, che oggi ospita la città. In questo luogo creò un lago con le sue lacrime; secondo la leggenda queste acque avevano la magica proprietà di conferire capacità profetiche a chi le beveva. Manto avrebbe incontrato e sposato la divinità fluviale ''Tybris'' (il Tevere) re dei Toscani, e il loro figlio Ocno (detto anche Bianore) avrebbe fondato una città sulle sponde del fiume Mincio chiamandola, in onore della madre, Mantua. Questa versione mitica della fondazione della città di Mantova è riportata nell'Eneide di Virgilio. Secondo un'altra teoria, Mantova trae l'origine del suo nome da ''Manth'', dio etrusco, signore dei morti del pantheon tirreno. Il mito della fondazione di Mantova trova spazio anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri nel XX Canto dell'Inferno, nel quale Dante stesso e la sua guida mantovana Virgilio incontrano gli indovini. Proprio indicando una di queste anime, Virgilio descrive i dintorni della città, il Lago di Garda ed il corso del Mincio che si tuffa nel Po a Governolo per affermare, riferendosi alla leggenda dell'indovina Manto: Servio dice che Mantova era una delle città fondate dall'antico popolo degli Umbri. Venne successivamente abitata dagli Etruschi, ai quali seguirono i Celti. I Romani provvidero alla loro cacciata iniziando opere di fortificazione. Durante questo periodo ebbe i natali il poeta Virgilio (70 a.C.-19 a.C.). Stemma dei Gonzaga successivo all'anno 1530. I martiri di Belfiore condotti al patibolo. Nell'anno 1000 iniziò su Mantova il dominio dei Canossa: Tedaldo di Canossa prima e la contessa Matilde ampliarono le loro proprietà e provvidero all'edificazione di chiese e conventi. Dopo la morte di Matilde nel 1115, seguirono frequenti scontri con le popolazioni confinanti: veronesi, cremonesi e reggiani. Ezzelino da Romano nel 1246 conquistò la città col suo esercito ma dopo due mesi di battaglie venne sconfitto e cominciò per Mantova un'epoca di benessere. In questo periodo venne eretto il ''Palazzo del podestà'' e il ''Ponte dei Mulini'' e la città venne dotata di possenti mura. Nel 1276 iniziò l'ascesa di una delle famiglie più potenti del tempo, i Bonacolsi, che costruirono importanti palazzi merlati. Il 16 agosto 1328 venne ferito a morte l'ultimo dei Bonacolsi, Rinaldo detto "Passerino" ad opera di Luigi Gonzaga, spalleggiato dalla famiglia Della Scala di Verona, che ambiva ad impossessarsi della città. Iniziava così la plurisecolare dominazione della famiglia Gonzaga, che regnò su Mantova fino al 1707. Fu il periodo più importante di Mantova che divenne una delle città più in vista e uno dei massimi centri d'arte in Europa. Pisanello, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Giulio Romano e Luca Fancelli lasciarono un'impronta indelebile nell'architettura della città. Mantova subì una guerra di successione e un saccheggio a opera dei lanzichenecchi, che nel 1630 diffusero la peste. Iniziò il lento declino di Mantova, accompagnato dal tramonto della signoria dei Gonzaga che, nel 1707, lasciò la città in mano agli austriaci. Seguì la dominazione francese e nuovamente austriaca nel 1815, quando Mantova divenne caposaldo del Quadrilatero, assieme a Peschiera, Verona e Legnago. L'ultimo dei Gonzaga-Nevers, Ferdinando Carlo riparò a Venezia nel 1701. Nel 1852 avvenne l'eccidio dei Martiri di Belfiore, che anticipò l'unità nazionale. Nel 1866 Mantova entrò a far parte del Regno d'Italia. === Simboli === Stranamente la città è catalogata come città ghibellina, ma lo stemma è tipicamente guelfo (anti-imperiale come quello di Milano o di Genova). Stemma del comune ;Blasonatura stemma ;Blasonatura gonfalone === Onorificenze === Il comune di Mantova si fregia fin dall'antichità del titolo di città, confermato con Imperialregia Patente del 24 aprile 1815. La città di Mantova è la 26ª tra le 27 città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima Guerra Mondiale nel 1918. Un'ulteriore onorificenza, la medaglia di bronzo al merito civile, è stata concessa alla città virgiliana il 31 marzo 2005 per l'azione meritoria svolta dalla popolazione in favore dei soldati italiani e alleati reclusi nei campi di concentramento tedeschi nel periodo 1943-45. === Architetture religiose === Duomo Basilica di Sant'Andrea ; Cattedrale di San Pietro (Duomo): dedicato a San Pietro, l'attuale duomo in stile romanico con aggiunte gotiche, fu costruito tra il 1395 e il 1401 dopo che un incendio, secoli prima, aveva distrutto un precedente tempio paleocristiano. Fu ristrutturato nel 1545 da Giulio Romano, che lasciò intatta la facciata ma modificò le forme, ispirandosi alle basiliche paleocristiane. L'attuale facciata, in marmo di Carrara, risale al 1761. Il fianco presenta inserti gotici come rosoni, cuspidi e pinnacoli, resti dell'antica facciata. All'interno si può ammirare il soffitto a cassettoni che sovrasta le tre navate: la principale è ornata di statue di sibille e profeti risalenti al Cinquecento. Sotto l'altare maggiore è conservato il corpo incorrotto di Sant'Anselmo da Baggio patrono della città. La Cattedrale, ubicata nella monumentale piazza Sordello, è la sede vescovile di Mantova. ; Basilica di Sant'Andrea: progettata da Leon Battista Alberti, fu edificata a partire dal 1472 e conclusa 328 anni dopo con la costruzione della cupola su disegni di Filippo Juvarra. Nella cripta è custodita all'interno dei Sacri Vasi la reliquia del ''Preziosissimo Sangue di Cristo'' portato a Mantova dal centurione romano Longino. In una delle cappelle è conservato il monumento funebre di Andrea Mantegna, sovrastato dall'effigie in bronzo del pittore della corte dei Gonzaga. ; Basilica palatina di Santa Barbara: chiesa della corte dei Gonzaga fu voluta dal duca Guglielmo che incaricò del progetto l'architetto mantovano Giovan Battista Bertani. Parte integrante del Palazzo Ducale, l'edificazione della chiesa fu conclusa nel 1572. Rotonda di San Lorenzo e Torre dell'Orologio in Piazza delle Erbe ; Rotonda di San Lorenzo: è la chiesa più antica della città, costruita nell'XI secolo durante la dominazione dei Canossa. A pianta centrale rotonda, la Rotonda di San Lorenzo è posta ad un livello più basso di Piazza delle Erbe e conserva al suo interno un matroneo e tracce di affreschi di scuola bizantina risalenti ai secoli XI-XII. Nel corso dei secoli subì trasformazioni radicali; sconsacrata, divenne magazzino tanto che all'inizio del Novecento risultava inglobata in edifici successivi alla sua costruzione. Espropriati nel 1908, la rotonda di San Lorenzo fu restaurata e riaperta nel 1911 e infine riconsegnata alla sua destinazione religiosa originaria nel 1926. Tempio di San Sebastiano ; Chiesa di San Sebastiano: iniziata nel 1460 da Luca Fancelli su progetto di Leon Battista Alberti, fu completata nel 1529. Sconsacrata nel XVIII secolo fu adibita a diversi usi fino al 1925 quando, dopo un discutibile restauro che ha aggiunto le due scalinate d'ingresso, è stata trasformata in famedio dei caduti mantovani di tutte le guerre. ; Sinagoga Norsa Torrazzo: fu trasferita e fedelmente ricostruita nella sua attuale ubicazione, quando fu decisa la demolizione del quartiere ebraico, tra il 1899 e il 1902. ; Seminario vescovile: l'edificio, situato accanto al Duomo in Via Fratelli Cairoli, fu ristrutturato nel 1825 in stile neoclassico come si rileva in particolare nella facciata e nel cortile interno. Chiesa della Madonna del Terremoto * Chiesa di Sant'Apollonia – via Benzoni 20 * Chiesa di San Barnaba – piazza Bazzani * Chiesa di San Cristoforo – via Acerbi * Chiesa di Sant'Egidio – via Frattini * Chiesa di San Francesco – piazza san Francesco d'Assisi 5 * Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio – via Trento 1 * Chiesa di San Leonardo – piazza San Leonardo * Chiesa della Madonna del Terremoto – piazza Canossa * Chiesa di Santa Maria della Carità – via Corridoni 33 * Chiesa di Santa Maria del Carmine – vicolo Carmine * Chiesa di Santa Maria del Gradaro – via Gradaro * Chiesa di Santa Maria della Vittoria – via Fernelli * Chiesa di San Martino – via Pomponazzo * Chiesa di San Maurizio – via Chiassi * Chiesa di Ognissanti – corso Vittorio Emanuele * Chiesa di Sant'Orsola – corso Vittorio Emanuele 53 * Chiesa di Santa Paola – piazza dei Mille * Chiesa dei Santi Simone e Giuda – via Fernelli * Chiesa di Santo Spirito – via Vittorino da Feltre * Chiesa di Santa Teresa – via Mazzini * Chiesa di Santa Caterina – corso Garibaldi * Chiesa di San San Giuseppe Artigiano – via Indipendenza * Chiesa di Santa Maria degli Angeli – via della Certosa (Borgo Angeli) * Chiesa di San Filippo Neri – via Pasquale Miglioretti (Borgochiesanuova) ==== Edifici religiosi scomparsi ==== * Chiesa delle Quarant'ore * Chiesa di San Domenico * Chiesa di Sant'Agnese * Chiesa di Santa Maria di Capo di Bove * Oratorio di Santa Maria del Melone === Architetture civili === Palazzo del Capitano, primo nucleo d'epoca bonacolsiana di Palazzo Ducale ; Palazzo Ducale: è forse più giusto parlare di "città-palazzo", in quanto il complesso architettonico è costituito da numerosi edifici collegati tra loro da corridoi e gallerie, ed arricchito da cortili interni, alcuni pensili, e vasti giardini. La reggia dei Gonzaga, per estensione dei tetti, è la seconda in Europa superata unicamente dal Vaticano. Non appare improprio definire la reggia gonzaghesca come i ''Palazzi Ducali'', stante l'abitudine di quasi ogni Duca di edificare una propria dimora che si andava aggregando a quanto precedentemente costruito. Già prima dell'avvento al potere dei Gonzaga erano stati edificati i primi nuclei del Palazzo, ma la storia del complesso si identifica soprattutto con quella della famiglia che governò la città fino al 1707. Tra le altre, celeberrima è la cosiddetta ''Camera degli Sposi'' (Camera picta) nel Castello di San Giorgio, parte della "città-palazzo", affrescata da Andrea Mantegna e dedicata a Ludovico III Gonzaga e a sua moglie Barbara di Brandeburgo. Diventata Mantova austriaca, le ristrutturazioni sono proseguite fino alla seconda metà del XVIII secolo per opera dei governatori inviati dall'Imperatore. Palazzo Te: Sala dei Giganti Palazzo Te Palazzo Bonacolsi ; Palazzo Te: è opera di Giulio Romano che nel 1525 lo ideò su commissione del marchese Federico II Gonzaga che lo utilizzò per i suoi svaghi. Vi fece dimorare l'amante "ufficiale" Isabella Boschetti. Il "Palazzo dei lucidi inganni" sorgeva al centro di un'isola ricca di boschi e circondata dalle acque di un lago, ora prosciugato: misterioso, ricco di simboli e di miti che risaltano nelle sale stupendamente affrescate anche dallo stesso Giulio Romano, come la celeberrima Sala dei giganti e quella di Amore e Psiche e, non ultima, la sala dei cavalli che celebra le scuderie gonzaghesche all'epoca famose in tutta Europa. ; Palazzo della Ragione: fu edificato quand'era podestà Guido da Correggio (1242), in epoca comunale, con funzioni pubbliche e allo scopo di consentire le assemblee e le adunanze cittadine. Al piano terreno il palazzo ospitava, come ora, numerose botteghe, mentre nell'ampio salone al piano superiore, si amministrava la giustizia. Sulle pareti di questo ambiente sono visibili i resti di affreschi medievali della fine del XII e del XIII secolo recentemente restaurati. A questo salone si accede tramite una ripida scala posta sotto la Torre dell'Orologio innalzata nel Quattrocento, epoca alla quale risalgono anche i portici che si affacciano su Piazza Erbe. Il Palazzo è ora adibito a sede espositiva ospitando mostre d'arte organizzate dal Comune di Mantova. Piazza delle Erbe con Palazzo del Podestà, Palazzo della Ragione, Torre dell'Orologio e Rotonda di San Lorenzo ; Palazzo Bonacolsi (Castiglioni): si trova in Piazza Sordello, fu edificato da Pinamonte dei Bonacolsi intorno al 1272 e riadattato da Luigi Gonzaga dopo la conquista del potere nel 1328. È stato l'antica dimora della famiglia Bonacolsi, che governò la città dal 1272 al 1328. Il palazzo è attualmente ancora dimora della famiglia dei conti Castiglioni, discendente da Baldassarre Castiglione, uomo politico e studioso del XVI secolo, autore de ''Il Cortegiano''. Al piano terra l'originario portone dell'ingresso con grande arco sesto acuto bicolore e decorato con scudi con lo stemma dei Bonacolsi. Publio Virgilio Marone, Palazzo del Podestà ; Palazzo del Podestà: detto anche "Palazzo del Broletto", fu costruito nel 1227, committente il bresciano Laudarengo Martinengo nominato podestà di Mantova. Dal 1462 fu sottoposto ad un'importante ristrutturazione a opera di Giovanni da Arezzo su incarico di Ludovico III Gonzaga. ; Palazzo di San Sebastiano: fu costruito tra il 1506 e il 1508 per volere del marchese Francesco II che lo abitò e vi morì nel 1519. Fu utilizzato dai Gonzaga per trent'anni e già nel 1536 abbandonato e spogliato dai successivi duchi.Nel salone principale del palazzo vi erano le nove tele del Mantegna raffiguranti ''I Trionfi di Cesare'' che furono vendute alla corona inglese ed oggi sono conservate ad Hampton Court. Subì molteplici trasformazioni fino al 1998 quando sono iniziati i restauri. Dal 2005 è adibito a Museo della Città. Nelle sale che conservano ancora tracce di affreschi del glorioso passato come la Camera del Crogiuolo, la Camera delle Frecce, la Camera del Sole e nella Loggia dei Marmi, sono esposti dipinti, statue, busti, fregi e altri reperti architettonici. ; Palazzo d'Arco: fu costruito nel 1784 su un preesistente palazzo del XV secolo dall'architetto Antonio Colonna per la famiglia di origini trentine D'Arco. Caratterizzato dall'ampia facciata neoclassica ispirata all'arte del Palladio, il palazzo è sede museale per i tesori d'arte che contiene: tuttora arredato con i mobili della casata ospita importanti collezioni artistiche tra cui spiccano le tele settecentesche di Giuseppe Bazzani, una biblioteca di oltre seimila volumi e una collezione di strumenti scientifici. Nella Sala dello Zodiaco sono visibili affreschi (1520) attribuiti a Giovanni Maria Falconetto. Nel Palazzo vi si celebrò nel 1810 il processo a Andreas Hofer eroe dell'indipendenza tirolese contro la dominazione francese. ; Casa del Mantegna: dimora del pittore Andrea Mantegna, sorse su un terreno donato dal marchese Ludovico Gonzaga che lo nominò pittore di corte nel 1457. È un edificio quadrato di mattoni rossi con al centro un cortile cilindrico spalancato su un tondo di cielo, riproposto nella celeberrima ''Camera degli sposi'' in Palazzo Ducale. Casa di Rigoletto ; Casa di Rigoletto: Giuseppe Verdi ne musicò la storia e i mantovani gli diedero la residenza; verso la fine di Piazza Sordello si trova la casa del "Rigoletto", il buffone di corte Gonzaga.Il personaggio ha in realtà poco di mantovano, l'omonima opera di Verdi infatti venne tratta da un dramma di Victor Hugo e riadattata in territorio mantovano, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova, e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto.La struttura quattrocentesca accoglie la scultura del Rigoletto, opera di Aldo Falchi, sistemata nel piccolo cortile interno. ==== Altri palazzi e dimore storiche ==== ; Casa della Beata Osanna Andreasi: in via Frattini 9. Si tratta di un esempio unico di dimora mantovana costruita nel XV secolo, in stile fancelliano, dove vi visse la beata Osanna Andreasi componente di un'illustre famiglia che fu partecipe della classe dirigente e culturale dello Stato gonzaghesco. ; Casa del Bertani: in via Trieste 8. Fu dimora di Giovan Battista Bertani, architetto al servizio dei duchi Gonzaga, che tra il 1554 e il 1556 trasformò il preesistente edificio del 1300 di proprietà dei marchesi Striggi. Singolare fu l'idea di inserire nella facciata due lapidi con incisi testi di Vitruvio e due colonne ioniche, delle quali una segata a metà con incisioni e decorazioni che didatticamente riportano le regole desumibili dal trattato vitruviano, ''De architectura''. Successivamente la proprietà della casa del Bertani cambiò numerose volte rivivendo una nuova breve stagione artistica quando negli anni cinquanta del XX secolo fu acquistata dal pittore mantovano Vindizio Nodari Pesenti. Casa del Mercante ; Casa di Giulio Romano: sita in via Carlo Poma 18, fu Federico Gonzaga a convincere Giulio Pippi detto Giulio Romano a venire a Mantova. Abbisognando di un'abitazione Giulio Romano, nell'anno 1544, nell'allora Contrada Larga, si costruì la dimora che nonostante un intervento nell'Ottocento dell'architetto Paolo Pozzo, mantiene inalterato lo stile architettonico del Romano. ; Casa del Mercante: Angolo tra piazza delle Erbe e piazza Mantegna. È detta anche "Casa di Boniforte da Concorezzo", antico proprietario che la fece costruire nell'anno 1455. L'edificio è caratterizzato da una sorprendente facciata tutta in cotto con decorazioni di stile veneziano. ; Casa del mercato: in piazza Marconi. L'edificio, presumibilmente corrispondente alla ''Domus Mercati'', fu riedificato nel 1462 dall'architetto Luca Fancelli su committenza del marchese Ludovico Gonzaga. Durante i lavori di restauro (1997-2001), sono tornati alla luce importanti affreschi attribuiti alla scuola di Andrea Mantegna. ; Casa del Rabbino: in via Giuseppe Bertani 54. Fu edificata negli anni intorno al 1680 dall'architetto fiammingo Frans Geffels, a Mantova come prefetto delle Fabbriche Gonzaghesche. Edificio di quattro piani, la facciata è caratterizzata da pannelli in stucco che raffigurano luoghi ed episodi biblici. Fu costruita all'interno del ghetto istituito alcuni decenni prima, accogliendo, come da tradizione, le famiglie dei capi religiosi della folta comunità ebraica mantovana. Ospedale Grande di San Leonardo ; Ospedale Grande di San Leonardo: in piazza Virgiliana. Voluto da Ludovico III Gonzaga per pubblica assistenza e terminato intorno al 1470 per opera dell'architetto Luca Fancelli, nel 1797 fu trasformato in carcere e successivamente in caserma. Attualmente ospita uffici della Polizia di Stato. ; Palazzo dell'Accademia: in via Accademia, piazza Dante. Su progetto di Giuseppe Piermarini del 1770, fu l'architetto Paolo Pozzo ad occuparsi, tra 1773 e 1775, dei lavori di ricostruzione del palazzo di origine medievale che era diventato prima sede dell'Accademia degli Invaghiti e poi della Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere, attuale Accademia Nazionale Virgiliana. L'edificio di stile neoclassico include un tipico esempio di Barocco rappresentato dal teatro Scientifico dell'Accademia detto del Bibiena, dal nome dell'architetto Antonio Bibiena che lo costruì fra 1767 e 1769 ; Palazzo dell'agricoltura: in piazza Martiri di Belfiore. Fu edificato nel 1926-27 come ''Palazzo dei Sindacati'' su progetto dell'ing. Carlo Finzi. Assunse l'attuale denominazione divenendo sede delle maggiori organizzazioni provinciali legate all'agricoltura come il Consorzio Agrario, la Federazione Coltivatori Diretti, la Federazione degli Agricoltori e l'Ispettorato Agrario. ; Palazzo della Banca d'Italia: In via Baldassare Castiglioni 3. Fu edificato tra il 1914 e il 1923 su progetto dell'architetto Gaetano Moretti esponente del ''Liberty'' e dell'Eclettismo. Quest'ultimo stile si evidenzia nelle finiture e nelle decorazioni delle facciate che richiamano le architetture gotica, barocca, rinascimentale ed esotica. Costruito per ospitare la sede provinciale della Banca d'Italia, cessò tale funzione alla fine del 2008 con la chiusura della filiale di Mantova dell'Istituto d'emissione. Nel frattempo, il 29 gennaio 2007 il palazzo fu classificato d'interesse storico-artistico dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia. Palazzo Canossa ; Palazzo Canossa: sito in piazza Canossa. Il palazzo fu costruito nel Seicento su committenza dei marchesi Canossa, famiglia di antica stirpe proveniente da Verona. La facciata, in bugnato, richiama le soluzioni cinquecentesche di Giulio Romano ed è caratterizzata da un portale di marmo guardato a vista da due cani usciti dallo stemma di famiglia. Altro dettaglio di particolare valore architettonico è un monumentale scalone barocco che conduce al piano nobile del palazzo. ; Palazzo Capilupi: in via Concezione. Divenne dimora della nobile famiglia Capilupi nel 1414. Il portale d'entrata fu progettato da Giulio Romano. ; Palazzo Cavriani: in via Trento. Fu dal Quattrocento dimora della nobile famiglia Cavriani. Venne ricostruito nel 1756 dall'architetto Alfonso Torreggiani. L'esterno presenta una serie di finestre con robuste inferriate, mentre quelle del piano superiore hanno coperture triangolari e a semiluna. L'interno si apre con un ampio salone ricco di stucchi e affreschi di pittori mantovani tra i quali Giuseppe Bazzani e Francesco Maria Raineri. Palazzo Municipale ; Palazzo Colloredo: in via Carlo Poma 11. Il palazzo noto anche come "palazzo Guerrieri-Gonzaga", fu acquistato da Giovanni Battista Guerrieri nel 1599 che ne affidò la ristrutturazione all'architetto Antonio Maria Viani. La facciata pre-barocca è caratterizzata e decorata da dodici erme realizzate in malta di calce con una finitura superficiale in marmorino alternanti figure maschili e femminili. Divenuto proprietà dei conti Colloredo con Carlo Ludovico Colloredo marito di Eleonora Gonzaga (1699-1779) della linea di Vescovato, il 30 marzo 1872 viene acquistato dal Comune e destinato a sede degli Uffici Giudiziari del Tribunale. Da allora divenne il "Palazzo di Giustizia" della città. ; Palazzo Di Bagno: in via Principe Amedeo 30,32. Palazzo settecentesco ha subito intervento ottocenteschi sui prospetti per opera dell'architetto Giovanni Cherubini. I locali interni sono stati decorati da pittori di valore come Giuseppe Bazzani e Giovanni Cadioli. Attualmente è sede della Prefettura e dell'Amministrazione Provinciale. Palazzo Sordi ; Palazzo Municipale: in via Roma 39. È sede di uffici e della sala consigliare del comune di Mantova. Il palazzo che apparteneva dal secolo XV al ramo dei Gonzaga di Bozzolo, dopo numerosi passaggi di proprietà, fu acquistato dalla civica amministrazione nel 1819, la quale ne dispose la ristrutturazione, sia interna che esterna, tra 1825 e 1832, con affidamento dell'incarico all'architetto neoclassico Gian Battista Vergani. ; Palazzo Sordi: in via Pomponazzo 23. Fu il primo marchese del casato dei Sordi, Benedetto, a volere la costruzione del palazzo omonimo. Commissionò il progetto e il seguimento dei lavori, iniziati nel 1680, all'architetto fiammingo Frans Geffels, prefetto delle fabbriche gonzaghesche. Ne nacque uno dei rari esempi di barocco della città Virgiliana. Di particolare valore sopra il portale d'ingresso, un tondo con ''La Madonna col Bambino'', altorilievo di Giovanni Battista Barberini, opera inserita in un facciata d'ordine dorico e ad intonaco e parzialmente a bugnato rustico ricca di altre decorazioni e bassorilievi in marmo e stucco. Il Palazzo è privato e quindi chiuso al pubblico. Palazzo Valenti Gonzaga ; Palazzo Valenti Gonzaga : in via Pietro Frattini 7. Residenza dei marchesi Valenti Gonzaga fin dal 1500, il palazzo fu oggetto di una radicale trasformazione nel XVII secolo, costituendo un impianto architettonico gigantesco, fastoso all'esterno, stupefacente il cortile interno riccamente decorato a stucco, e ricco d'affreschi e statue d'autore all'interno. Rappresenta da allora uno degli esempi più importanti di architettura e decorazioni del periodo barocco a Mantova. Come per altre opere di tale stile, l'autore fu l'architetto Frans Geffels (1625-1694). Recentemente restaurato, è adibito ad uffici. ; Pescherie: denominate anche ''Loggia di Giulio Romano'', furono appunto progettate dal grande architetto del manierismo. L'opera, eseguita del 1536, consistette nella trasformazione del ponte medievale che attraversava il Rio con la costruzione di due porticati paralleli che furono destinati al commercio del pesce. Il Rio visto dal ponte delle Pescherie ; Villa Nuvolari: in viale Piave 28. Originariamente denominata Villa Rossini; fu infatti commissionata dal campione di tiro a volo Romolo Rossini, all'architetto Luigi Corsini, nel 1926. La sua costruzione iniziò nel 1929, mentre negli anni quaranta fu acquistata da Tazio Nuvolari, il quale non vi visse mai, limitandosi ad utilizzarne il giardino come autorimessa. Alla morte del campione automobilistico, la vedova Carolina Nuvolari cedette la villa all'ospedale cittadino ''Carlo Poma'' in cambio di un vitalizio. Dal 2005 l'edificio è diventato sede di istituti bancari. Palazzo Cervetta * Cà degli Uberti – piazza Sordello * Casa della Cervetta – piazza delle Erbe * Casa di Marco Antonio Antimaco – via Porto *Casa de' Speziali – via Chiassi * Casa Tortelli – piazza Broletto * Palazzo Acerbi – piazza Sordello *Palazzo Andreani, detto anche "palazzo della camera di commercio" – via Calvi * Palazzo Andreasi – via Cavour * Palazzo Arrivabene, attribuito a Luca Fancelli – via Arrivabene * Palazzo Benzoni – via Mazzini *Palazzo Bianchi, detto anche "palazzo vescovile" – piazza Sordello * Palazzo Biondi – via Cavriani * Palazzo Bonoris – via Cavour * Palazzo Cadenazzi-Risi – via Cavour *Palazzo Cantone del Bonsignore del XVIII secolo – via Giulio Romano * Palazzo Cantoni-Marca – via Chiassi * Palazzo del Capitano, in seguito parte del "palazzo Ducale" – piazza Sordello *Palazzetto dei conti Casali – via Fratelli Bandiera *Palazzo del Mago – piazza San Leonardo *Palazzo del Massaro – piazza Broletto * Palazzo Gonzaga di Vescovato – via Principe Amedeo * Palazzo Mainoldi, adibito nell'Ottocento a carcere della Mainolda – vicolo Mainolda *Palazzo di San Cristoforo – via Giulio Romano * Palazzo Siliprandi – via Arrivabene *Palazzo Strozzi – corso Vittorio Emanuele *Palazzo degli Studi – via Ardigò * Palazzo Valentini – corso Vittorio Emanuele ==== Ponti ==== Ponte di San Giorgio ; Ponte dei Mulini: il ponte fu progettato dall'ingegnere Alberto Pitentino, costruito nel XII secolo allo scopo di regolare le acque del fiume Mincio ed evitarne l'impaludamento. Fu quindi creato artificialmente un dislivello di alcuni metri tra il lago Superiore e il lago di Mezzo, che dall'anno 1229 alimentò 12 mulini. L'antica costruzione medievale andò distrutta dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. ; Ponte di San Giorgio: il ponte era incluso nel sistema militare difensivo unendo il borgo fortificato di San Giorgio con la corte dei Gonzaga. Dapprima in legno, fu edificato in muratura da Ludovico Gonzaga sul finire del XIV secolo, così dividendo il lago di Mezzo dal lago Inferiore. Nel 1922 le arcate furono interrate e il ponte assunse la forma attuale. ==== Teatri ==== Teatro Bibiena ; Teatro Bibiena: in via Accademia 47. Il "Teatro Scientifico dell'Accademia", capolavoro di Antonio Bibiena (1697-1774) fu inaugurato il 3 dicembre 1769. Poche settimane dopo, il 16 gennaio 1770, ospitò un concerto del giovane Mozart, non ancora quattordicenne. L'austera facciata neoclassica, opera del Piermarini, sembra celare la fantasiosa espressione tardobarocca del teatro che tanto entusiasmo suscitò in Mozart padre. Nello stesso edificio ha sede l'Accademia Nazionale Virgiliana fondata nel 1768. ; Teatro Sociale: in piazza Cavallotti. Il Teatro Sociale nacque per iniziativa di un gruppo di cittadini costituenti una società di novanta palchettisti. L'architetto Luigi Canonica fu incaricato di progettare un teatro di gusto neoclassico che dopo quattro anni di lavoro fu aperto al pubblico la sera del 26 dicembre 1822. La sala del Teatro Sociale di Mantova è composta da cinque ordini: tre ordini di palchi, due ordini di gallerie (loggia, loggione). Canonica decise di affidarsi all'Hayez per le decorazioni interne. Il Teatro Sociale è tuttora aperto ed in funzione. È un teatro privato, posseduto da circa ottanta palchettisti che ne curano la manutenzione ed il buon funzionamento. È un teatro riconosciuto dalla legge 14 agosto 1967 nº800 come uno dei 29 Teatri di Tradizione italiani. ; Teatro di Corte dei Gonzaga: non è più attivo dal 1896. L'area ora occupata dal Museo archeologico nazionale di Mantova era inclusa nel perimetro del Palazzo Ducale e a partire dal 1549, committente il cardinale Ercole Gonzaga e progettista l'architetto Giovan Battista Bertani, su quest'area sorse il primo teatro della Corte dei Gonzaga. Andato distrutto da un incendio fu ricostruito tra il 1591 e il 1592. Un terzo teatro progettato dall'architetto Antonio Maria Viani fu inaugurato nel 1608 con la rappresentazione della tragedia di Claudio Monteverdi ''L'Arianna''. In epoca austriaca un quarto teatro, Nuovo Teatro Arciducale, fu inaugurato il 27 febbraio 1733. I primi disegni furono di Ferdinando Galli da Bibbiena e il lavoro fu portato a termine da un suo allievo, Andrea Galluzzi. Un quinto teatro, su disegno di Giuseppe Piermarini, ebbe la luce il 10 maggio 1783. Il Regio, così venne denominato nel corso del secolo XIX, a causa della concorrenza del nuovo Teatro Sociale venne abbandonato poco alla volta. Nel 1896 il Teatro Regio, venduto dal demanio, fu acquistato dal Comune di Mantova che lo trasformò radicalmente prima a mercato dei bozzoli, poi a mercato ortofrutticolo ed infine destinato alla funzione attuale di sede del Museo Archeologico Nazionale di Mantova. ==== Torri civili ==== Torre dell'Orologio Torre del Palazzo del Podestà ; Torre dell'Orologio: la torre, a pianta rettangolare, fu eretta nel 1472 su progetto di Luca Fancelli e l'orologio a funzionamento meccanico progettato da Bartolomeo Manfredi vi fu collocato l'anno successivo. Nella nicchia sottostante, ricavata nel 1639, è stata collocata una statua della Madonna Immacolata. ; Torre del Podestà: la "Torre Civica" del Broletto (altro nome della torre), alla quale è addossata Casa Tortelli, si erge sulla piazza omonima, ha un'altezza di quasi 47 metri e dall'anno 1227 su iniziativa del podestà Laudarengo Martinengo, è parte integrante del maestoso Palazzo del Podestà. Sul lato verso piazza Broletto spicca l'arma del podestà Gabriello Ginori, del 1494. ; Torre degli Zuccaro: la torre, alta 42 metri, fu edificata nella prima metà del XII secolo. Le prime testimonianze scritte sono del 1143. Sorge in via Enrico Tazzoli. Il nome gli deriva dalla famiglia che ne sarebbe stata proprietaria, anche se la fantasia popolare ha alimentato l'idea che il nome nascesse dalla presenza di zucchero immagazzinato nei pressi, infatti è detta "''Tor dal Sücar''" nel dialetto locale. Venne acquistata da Pinamonte dei Bonacolsi nel 1273 dalla famiglia dei Ripalta. ; Torre dei Gambulini: la torre, alta 37 metri, sorge in via Ardigò. Da documentazione dell'epoca era già esistente nel 1200, derivando il nome dalla famiglia che la possedeva. Da questi ceduta alla famiglia Ripalta e poi ai da Oculo, nel 1289 divenne proprietà dei Gonzaga, non ancora sovrani di Mantova. L'edificio annesso alla torre divenne dimora saltuaria di Aloisio Gonzaga, signore di Castel Goffredo. Qui mori il 30 novembre 1526 il condottiero Giovanni dalle Bande Nere. Successivamente fu accorpata al collegio e al convento dei gesuiti e dal 1883 è parte del complesso dell'Archivio di Stato di Mantova.Negli ultimi tempi è stato lanciato il progetto di trasformare la torre in una terrazza panoramica che consenta la visione a 360 gradi del centro storico di Mantova. ; Torre del Salaro: del XIII secolo, fu utilizzata come deposito del sale. ; Torre degli Arrivabene: la torre angolare sorge in via Arrivabene e venne eretta assieme all'omonimo palazzo di famiglia, attribuito a Luca Fancelli, nel 1481. ; Torre di San Domenico: Sorge a fianco delle Pescherie di Giulio Romano ed è quanto resta della chiesa e del convento di San Domenico eretti in stile gotico nel 1466. * Torre civica del Palazzo del Podestà * Casa torre dei Boateri, del XIII secolo ==== Cartiera Burgo ==== L'edificio fu progettato da Pier Luigi Nervi su commissione delle Cartiere Burgo e realizzato tra il 1961 e il 1964. L'obiettivo prioritario era quello di collocare in un unico ambiente lungo 250 metri, un'unica macchina a ciclo continuo per trasformare la pasta di legno in carta da giornale. La soluzione trovata da Nervi per la copertura ha fatto sì che la costruzione fosse denominata ''"fabbrica sospesa"'' in particolare per i quattro cavi d'acciaio sospesi a due telai di cemento armato alti 50 metri.Il 9 febbraio 2013 le macchine della cartiera Burgo si sono fermate segnando la fine della produzione di carta. Nel 2015 lo stabilimento è acquisito dal gruppo trevigiano Pro Gest della famiglia Zago per essere riconvertito nella produzione di carta riciclata per imballaggi con il nome di Pro Gest Mantova e con un investimento di 150 milioni di euro.. === Architetture militari === Castello di San Giorgio ; Castello di San Giorgio: maniero a difesa della città-fortezza di Mantova, venne edificato dal 1395 al 1406 da Bartolino da Novara su committenza di Francesco I Gonzaga sulle rovine della Chiesa di Santa Maria di Capo di Bove. Rocca di Sparafucile ; Rocca di Sparafucile: eretta in epoca medievale, era parte delle fortificazioni orientali di Mantova, in particolare adibita alla difesa del ponte di San Giorgio, tanto da essere a lungo esclusivamente denominata ''Rocchetta di San Giorgio''. La sua attuale denominazione si affermò successivamente all'ambientazione sulla "deserta sponda del Mincio", dell'osteria del sicario Sparafucile, luogo del tragico epilogo del ''Rigoletto'', una delle più note opere di Giuseppe Verdi. ; Forte di Pietole: il forte di Pietole, pur sorgendo oggigiorno nel comune di Borgo Virgilio, faceva parte del sistema difensivo della città di Mantova insieme al Castello di San Giorgio e al Forte di Belfiore. Fu costruito dai francesi nel 1808. ==== Torri difensive ==== ; Torre della Gabbia: la torre venne innalzata dai Bonacolsi negli ultimi decenni del XIII secolo e acquisì la denominazione attuale nel 1576 quando il duca Guglielmo Gonzaga fece costruire la grande gabbia in ferro con funzione di "carcere all'aperto" dove i condannati venivano esposti al pubblico ludibrio. ; Torre di Sant'Alò o Torre Nuova: la torre è una costruzione del 1370 sita in Piazza Arche, che faceva parte del sistema difensivo della città. ; Casa torre dei Bonacolsi: la torre, che sorge al termine di vicolo Bonacolsi, fa parte del Palazzo Bonacolsi, del XIII secolo. ==== Porte ==== Voltone di San Pietro ; Porta Giulia: Porta Giulia è l'unica attuale testimonianza delle fortificazioni d'epoca medievale e rinascimentale. Già esistente in epoca bonacolsiana, fu rifatta nell'anno 1549, probabilmente progettata da Giulio Romano. Deve il nome all'esistenza, all'epoca della sua prima edificazione, dell'attigua chiesa di Santa Giulia, successivamente andata distrutta. ; Voltone di San Pietro: "Voltone di San Pietro" o "Porta di San Pietro", sino alla fine del XIII secolo, era una delle tre antiche porte che, inserita nella prima cinta muraria della città, chiudeva l'accesso a Piazza San Pietro (ora Piazza Sordello), centro della ''civitas vetus''. ; Portali delle Aquile: i due "Portali delle Aquile", muniti di cancellate, avevano la funzione di delimitare lo spazio paesistico circostante Palazzo Te. Il progetto dei portali e dell'area verde che contemplasse viale alberati da adibire al pubblico passeggio, fu affidato nel 1805 a Giovanni Antonio Antolini, ''Regio Architetto ed Ispettore dei Reali Palazzi di Mantova''. Le aquile che sormontano i portali, furono disegnate dall'architetto bolognese e scolpite nel 1808 dal veronese Gaetano Muttoni. Nel 1990 i Portali delle Aquile furono restaurati su iniziativa del F.A.I. Fondo per l'Ambiente Italiano. === Piazze e vie === Piazza Sordello ; Piazza Sordello: è l'antico fulcro della vita artistica e politica di Mantova, di dimensioni modeste (150 × 60 m) accoglie tra i principali edifici monumentali della città, come il Palazzo Ducale (Palazzo del Capitano e ''Domus Magna''), il palazzo Acerbi, al cui interno è collocata la cappella Bonacolsi, sovrastato dalla Torre della Gabbia, il palazzo Bonacolsi (ora Castiglioni), la sede vescovile di palazzo Bianchi (dal nome della famiglia che lo edificò nel Settecento) e il Duomo. Una recente casuale scoperta archeologica (dicembre 2006) ha riportato alla luce i pavimenti a mosaico e i resti di una ''domus romana'' d'età imperiale attualmente visitabile all'interno di una struttura provvisoria. ; Via Broletto: importante arteria viaria che collega Piazza delle Erbe a Piazza Sordello, passando sotto il Voltone di San Pietro. ; Piazza Broletto: con l'ampliamento della città al di là del primitivo nucleo storico, verso l'anno 1190, fu creata Piazza Broletto che ancora oggi è attorniata da edifici del periodo comunale come il Palazzo del Massaro, l'Arengario e il Palazzo del Podestà, detto anche ''Palazzo del Broletto'', con la Torre Comunale. Sulla facciata di quest'ultimo palazzo, spicca una statua duecentesca di scuola veronese raffigurante "''Virgilio in cattedra''", tradizionalmente chiamata nel dialetto locale "La Vecia" (la vecchia). Al centro della piazza dal 1894 è stata posta una fontana con vasca in marmo veronese e tre delfini posti verticalmente. ; Piazza delle Erbe: da sempre luogo di scambi commerciali, si apre a sud con la "Casa di Giovan Boniforte da Concorezzo" (o "Casa del Mercante") del 1455, continua con la romanica Rotonda di San Lorenzo, la Torre dell'Orologio, il Palazzo della Ragione e si chiude con Palazzo Broletto (o del Podestà) edificato nel XII secolo, che la separa e dà il nome all'adiacente piazza. Mantova, antica edicola dei giornali in piazza Canossa. ; Piazza Canossa: Sulla piazza si affacciano il seicentesco Palazzo Canossa, la chiesa della Madonna del Terremoto e, sul terzo lato, un palazzo porticato del 1720. Dal Cinquecento ai giorni nostri la piazza cambiò nome diverse volte assumendo in sequenza le denominazioni di ''Plateola cum uno puteo'' (piazzetta col pozzo), "piazza alberriggia" e, nel XVII secolo, "piazza del fieno" quando con la costruzione di Palazzo Canossa si trasformò in modo definitivo. Sulla piazza è anche presente un'antica edicola liberty di giornali, risalente al 1882 e restaurata a cura del FAI Fondo Ambiente Italiano. ; Piazza Virgiliana: in origine esisteva il porto dell'"Ancona" con il tempo parzialmente interrato. Piazza Virgiliana fu voluta dal generale Sextius Alexandre François de Miollis, governatore durante l'occupazione francese, che indusse le autorità cittadine a trasformare lo spazio informe, spesso parzialmente sommerso dalle esondazione del ''lago di Mezzo'', in una piazza adibita alle esercitazioni militari e a ospitare un monumento che ricordasse essere Mantova la patria di Virgilio. L'incarico fu dato all'architetto Paolo Pozzo. Furono colmati gli avvallamenti e demolite costruzione di scarso valore che cingevano lo spiazzo per consentire l'inserimento di alberi, piante e arbusti. Il monumento inaugurato nel 1801, fu distrutto nel 1919 per essere sostituito dall'attuale opera in marmo di Carrara, il cui progetto fu affidato all'architetto Luca Beltrami. L'inaugurazione avvenne nel 1927. * Piazza Leon Battista Alberti * Piazza Castello * Piazza Cavallotti * Piazza Concordia * Piazza d'Arco * Piazza dei Mille * Piazza Lega Lombarda anche ''Piazza Pallone'' * Piazza Mantegna * Piazza Marconi già ''Piazza Purgo'' * Piazza Paccagnini già ''Piazza Paradiso'' * Piazza Santa Barbara === Evoluzione demografica === I comuni di Porto Mantovano, Curtatone, Borgo Virgilio, San Giorgio di Mantova, Roncoferraro, Bigarello, Bagnolo San Vito e Marmirolo, adiacenti alla città, costituiscono con il comune di Mantova un'unica zona residenziale. In questa conurbazione, alla data del 01/01/15, sono risultati 127.569 residenti, divisi in 48.747 abitanti del Comune cittadino e 78.822 dell'hinterland. Questa evoluzione demografica ha suscitato opinioni favorevoli alla trasformazione di comune cittadino e hinterland in un'unica municipalità, denominata indicativamente come "Grande Mantova". La mobilità della popolazione residente nel territorio comunale della città di Mantova, negli ultimi decenni, è stata caratterizzata da una fase d'immigrazione negli anni cinquanta e sessanta del XX secolo. La crescita della popolazione di circa 12.000 unità tra i censimenti Istat del 1951 e del 1971 fu dovuto a nuovi insediamenti industriali e allo sviluppo del terziario cittadino che hanno rappresentato una valida alternativa per la popolazione rurale della provincia mantovana ormai non più assorbita da un settore agricolo velocemente meccanizzatosi. Dai dati ISTAT 1971 ai dati del 2001, il decremento della popolazione si fece rilevante, circa 19.000 abitanti, la gran parte dei quali emigrati nei territori dei comuni confinanti, comunque all'interno dell'ipotetica "Grande Mantova". Il declino demografico si arresta nel primo decennio del XXI secolo, conseguenza di una rilevante immigrazione dall'estero che è andata a compensare la perseverante mobilità in uscita a favore dei comuni dell'hinterland dei cittadini di nazionalità italiana. Alla fine del 2010 risultavano residenti nel comune di Mantova 48.611 abitanti. Come da tradizione consolidata le donne sono più numerose, 26.129, degli uomini, 22.482. Il numero delle famiglia continua ad aumentare (23.312), aumento soprattutto dovuto al regolare ''trend'' in diminuzione del numero di componenti delle famiglie mantovane: 2,05. Ad inizio 2011 si è costituito con atto notarile, un comitato a favore dell'unificazione nell'unico comune di Mantova dei quattro comuni circostanti (Curtatone, Porto Mantovano, San Giorgio, Borgo Virgilio). === Etnie e minoranze straniere === La popolazione comunale è stata caratterizzata negli anni 2000, da una crescente immigrazione dall'estero. Al 31 dicembre 2019 gli immigrati stranieri erano corrispondenti al 15,2% della popolazione residente. Le nazionalità più rappresentate sono: * Marocco, * Romania, * Brasile, * Ucraina, * Cina, * Albania, * Tunisia, * Bangladesh, * Ghana, * Pakistan, === Religione === === Qualità della vita === Anno Qualità della Vita (Sole 24 Ore)''Dato riferito alla provincia'' Rapporto Ecosistema Urbano (Legambiente) 1990 16ª posizione (± 0) 1991 39ª posizione (- 23) 1992 20ª posizione (+19) 1993 51ª posizione (- 31) 1994 49ª posizione (+ 2) 1995 26ª posizione (+ 23) 1996 36ª posizione (- 10) 1997 23ª posizione (+ 13) 1998 20ª posizione (+ 3) 1999 4ª posizione (+ 16) 2000 26ª posizione (- 22) 2001 22ª posizione (+ 4) 2002 5ª posizione (+ 17) 2003 27ª posizione (- 22) 2ª posizione (± 0) 2004 42ª posizione (- 15) 5ª posizione (+ 3) 2005 22ª posizione (+ 20) 3ª posizione (+ 2) 2006 29ª posizione (- 7) 1ª posizione (+ 2) 2007 36ª posizione (- 7) 2ª posizione (- 1) 2008 32ª posizione (+ 4) 3ª posizione (- 1) 2009 36ª posizione (- 4) 12ª posizione (- 9) 2010 33ª posizione (+ 3) 21ª posizione (- 9) 2011 37ª posizione (- 4) 5ª posizione (+ 16) 2012 34ª posizione (+ 3) 4ª posizione (+ 1) 2013 38ª posizione (- 4) 5ª posizione (- 1) 2014 34ª posizione (+ 4) 17ª posizione (- 12) 2015 29ª posizione (+ 5) 9ª posizione (+ 8) 2016 50ª posizione (- 21) 3ª posizione (+ 6) 2017 41ª posizione (+ 9) 1ª posizione (+ 2) 2018 19ª posizione (+ 22) 1ª posizione (± 0) 2019 48ª posizione (- 29) 2ª posizione (- 1) 2020 47ª posizione (+ 1) 2ª posizione (± 0) Dalla ricerca di "Italia Oggi-Università La Sapienza di Roma", Mantova nel 2016 risulta al primo posto per la qualità della vita in Italia. === Istituzioni, enti e associazioni === ==== Strutture ospedaliere ==== * Ospedale Carlo Poma === Istruzione === ==== Biblioteche e archivi ==== * Archivio di Stato di Mantova - Via Roberto Ardigò, 11 * Archivio comunale di Mantova - Corso G. Garibaldi, 88 - Piazza B. Aliprandi, 3 * Archivio storico diocesano di Mantova - piazza Sordello, 15 * Archivio della Comunità ebraica di Mantova - via Gilberto Govi, 13 * Biblioteca Teresiana - Via Roberto Ardigò, 13 * Biblioteca Mediateca Gino Baratta - Corso Garibaldi, 88 * Biblioteca dell'Istituto mantovano di storia contemporanea - Corso Garibaldi, 88 * Biblioteca del Museo civico di Palazzo Te - Viale Te 13 * Biblioteca dell'Accademia Nazionale Virgiliana - Via Accademia 47 * Biblioteca dell'Università Politecnico di Milano-Polo regionale di Mantova - Via Scarsellini, 15 * Biblioteca Fondazione Bam - Corso Vittorio Emanuele II, 13 * Biblioteca dell'Azienda ospedaliera Carlo Poma - Viale Albertoni 1 * Centro di ricerca sull'emigrazione lombarda - Associazione mantovani nel mondo onlus - Via Mazzini 22 ==== Scuole ==== Scuole secondarie di secondo grado: * Liceo "Virgilio", classico e linguistico * Liceo scientifico "Belfiore" * Istituto superiore "Enrico Fermi" (istituto tecnico settore tecnologico, liceo scientifico delle scienze applicate) * Liceo "Isabella d'Este" e Istituto superiore" Carlo d'Arco" * Istituto tecnico economico "Alberto Pitentino" * Istituto tecnico economico tecnologico "Andrea Mantegna" * Istituto d'istruzione superiore "San Giovanni Bosco" (ex IPSIA "Leonardo da Vinci") * Istituto superiore "Bonomi-Mazzolari" (istituto professionale di Stato per abbigliamento, moda, servizi commerciali, sociali e turistici) * Istituto e liceo statale d'arte "G.Romano" * Istituto d'istruzione superiore "Strozzi" * Conservatorio di Musica "Lucio Campiani" * Istituti "Redentore" (licei classico, linguistico, scientifico e liceo linguistico quadriennale) * Istituti "Santa Paola" Mantova, fondati da don Antonio Bottoglia negli anni Sessanta ==== Università ==== Fondazione UniverMantova è, dal giugno 2015, la nuova denominazione della ''Fondazione Università di Mantova'', che era stata costituita il 20 dicembre 2001, la quale aveva a sua volta sostituito il Consorzio Universitario Mantovano, attivo dal 1992 al 2001. Suo scopo principale è promuovere e gestire il sistema universitario mantovano, costituito da corsi di laurea istituiti dal Politecnico di Milano, dall'Università degli Studi di Brescia, dall'Università degli Studi di Milano, dall'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e dall'Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Con l'anno accademico 2018-19 è stato inaugurato il corso di laurea magistrale in conservazione e restauro dei beni culturali degli Istituti Santa Paola Mantova. ==== Istituzioni culturali ==== * Accademia nazionale virgiliana di scienza lettere ed arti – via Accademia * Società per il Palazzo ducale di Mantova, fondata nel 1902 – via Certosa * Centro internazionale d'arte e cultura di palazzo Te – viale Te * Fondazione "Umberto Artioli" Mantova capitale europea dello spettacolo – largo XXIV Maggio * Fondazione centro studi "Leon Battista Alberti" – largo XXIV Maggio * Fondazione istituto "Giuseppe Franchetti" – via Pescheria * Accademia teatrale "Francesco Campogalliani" – teatrino di palazzo d'Arco * Associazione culturale Mantova ebraica – via Gilberto Govi * Fondazione Banca Agricola Mantovana – corso Vittorio Emanuele II * Fondazione Comunità mantovana – via Portazzolo ==== Musei e gallerie ==== Mantegna Museo Tazio Nuvolari * Palazzo Ducale - Complesso Museale Mantova – piazza Sordello * Museo civico di Palazzo Te e raccolta egizia Giuseppe Acerbi – viale Te * Museo della Città - Palazzo di San Sebastiano – largo XXIV Maggio * Museo Archeologico Nazionale – piazza Castello * Museo diocesano Francesco Gonzaga – piazza Virgiliana * Museo di Palazzo d'Arco – piazza Carlo d'Arco * Accademia nazionale Virgiliana di Scienze, Lettere e Arti – via Accademia * Rotonda di San Lorenzo – piazza Erbe * Torre dell'Orologio e Museo del Tempo – piazza Erbe * Casa del Mantegna – via G. Acerbi * Casa della Beata Osanna Andreasi – via Pietro Frattini * Madonna della Vittoria, ex chiesa di Santa Maria della Vittoria – via Claudio Monteverdi * Sinagoga ebraica "Norsa Torrazzo" – via Gilberto Govi * Galleria Storica del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – largo Vigili del Fuoco * Collezione numismatica della Fondazione Banca Agricola Mantovana – corso Vittorio Emanuele II * Galleria d'Arte della Fondazione BAM – corso Vittorio Emanuele II * Galleria "Arte e Arti" - Il patrimonio artistico della Camera di commercio – via Pier Fortunato Calvi * Galleria Museo di Palazzo Valenti Gonzaga – via Pietro Frattini * Museo Tazio Nuvolari e Learco Guerra, ex chiesa del Carmelino, Via Giulio Romano – ang. via Nazario Sauro * Parco della Scienza – viale Mincio * Museo della Gazzetta di Mantova – piazza Mozzarelli === Media === ==== Stampa ==== * ''Gazzetta di Mantova'' * ''La Voce di Mantova'' * ''La Cittadella'' * ''Il Giorno (ed. locale di Mantova)'' * ''La nuova Cronaca di Mantova'' ==== Periodici Online ==== * ''L'Altra Mantova'' * ''Mantova Notizie'' ==== Televisione ==== * Telemantova ==== Editoria ==== * Universitas Studiorum === Arte === === Cinema === Lista dei maggiori film e miniserie televisive che hanno avuto Mantova come set: * ''Il mulino del Po'', 1948, di Alberto Lattuada. * ''Sensualità'', 1952, di Clemente Fracassi. * ''Senso'', 1954, di Luchino Visconti. * ''Guerra e pace'', 1956, di King Vidor. * ''Le italiane e l'amore'', 1961. * ''La marcia su Roma'', 1962, di Dino Risi; attori protagonisti Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. * ''La visita'', 1963, di Antonio Pietrangeli. * ''La parmigiana'', 1963, di Antonio Pietrangeli. * ''Le stagioni del nostro amore'', 1965, di Florestano Vancini; attore protagonista Enrico Maria Salerno. * ''Strategia del ragno'', 1970, di Bernardo Bertolucci. * ''Addio fratello crudele'', 1971, di Giuseppe Patroni Griffi. * ''Il diavolo nel cervello'', 1972, di Sergio Sollima; attrice protagonista Stefania Sandrelli. * ''Il potere'', 1974, di Augusto Tretti. * ''Salò o le 120 giornate di Sodoma'', 1975, di Pier Paolo Pasolini. * ''Povero Cristo'', 1975, di Pier Carpi. * ''Novecento'', 1976, di Bernardo Bertolucci; attori protagonisti Robert De Niro e Gérard Depardieu. * ''Gran bollito'', 1977, di Mauro Bolognini; attrice protagonista Shelley Winters. * ''Ligabue'', 1977, di Salvatore Nocita. * ''Il corpo della ragassa'', 1979, di Pasquale Festa Campanile con Enrico Maria Salerno e Lilli Carati. * ''Delitto di stato'', 1982, di Gianfranco De Bosio, miniserie TV in cinque puntate. * ''La Certosa di Parma'', 1982, di Mauro Bolognini, miniserie TV in sei puntate. * ''Don Camillo'', 1983, di Terence Hill. * ''Domani mi sposo'', 1984, di Francesco Massaro. * ''Miss Arizona'', 1987, di Pál Sándor. * ''La partita'', 1988, di Carlo Vanzina * ''I promessi sposi'', 1989, di Salvatore Nocita, miniserie TV, sceneggiato televisivo. * ''Solo per dirti addio'', 1991 regia di Sergio Sollima, miniserie TV. Scena finale de ''Il Portaborse'' in Piazza Canossa * ''Il Portaborse'', 1991, di Daniele Luchetti; attori protagonisti Silvio Orlando e Nanni Moretti. * ''La famiglia Ricordi'', 1995, di Mauro Bolognini, miniserie TV in quattro puntate. * ''Il goal del martin pescatore'', 1996, di Ruggero Miti con Mara Venier. * ''Marquise'', 1997, di Véra Belmont. * ''Radiofreccia'', 1998, di Luciano Ligabue * ''Monella'', 1998, di Pier Carpi * ''Viola bacia tutti'', 1998, di Giovanni Veronesi. * ''Amor nello specchio'' (1999), di Salvatore Maira; attrice protagonista Anna Galiena. * ''Il mestiere delle armi'', 2001, di Ermanno Olmi. * ''Prima dammi un bacio'', 2003, di Ermanno Olmi. * ''Renzo e Lucia'', 2004, di Francesca Archibugi, miniserie TV in due puntate. * ''Agata e la tempesta'', 2004, di Silvio Soldini. * ''Monamour'', 2005, di Tinto Brass. * ''Sandrine nella pioggia'', 2007, di Tonino Zangardi. * ''Rigoletto a Mantova'', 2010, di Marco Bellocchio, film televisivo in diretta, trasposizione dell'omonima opera di Giuseppe Verdi. *''Il Processo'', 2019, di Stefano Lodovichi, serie televisiva === Cucina === Fra i prodotti tipici della cucina mantovana troviamo: * Mantovana ;Antipasti * Sorbir d'agnoli * Salumi mantovani e grana * Polenta, grasso pestato e schiacciatine ;Primi piatti * Tortelli di zucca * Agnolini in brodo * Risotto alla pilota * Risotto col puntèl * Capunsei * * Frittata con i saltarèi (gamberetti di lago) ;Secondi piatti * Luccio in salsa * Stracotto d'asino * * Cappone alla Stefani * Anguilla marinata * ;Dolci * Sbrisolona * Anello di Monaco (dolce stagionale del periodo natalizio) * Caldi dolci (stagionali del periodo di ognissanti e del giorno dei morti) * Torta Elvezia * Sugolo d'uva * Bussolano * Fiapòn * Torta di tagliatelle * Bignolata mantovana * Torta greca * Torta delle rose File:Tortelli.jpg|Tortelli di zucca File:Risotto (1).jpg|Risotto alla pilota File:Capunsei.JPG|Capunsei File:Sbrisolona.jpg|Sbrisolona mantovana === Eventi === * Mantova Comics & Games (febbraio), salone del fumetto e del gioco, dal 2006 si tiene annualmente al PalaBam idealmente proseguendo Ludicamente, rassegna che fu ospitata per alcuni anni dal 2003 nelle piazze di Mantova, dedicata interamente al gioco non tecnologico. * Gran Premio Nuvolari. Dal 1991 competizione di regolarità riservata alle auto storiche * Premio Arlecchino d'Oro (giugno), nato nel 1999 per iniziativa del "Centro Studi Mantova Capitale Europea dello Spettacolo" ora Fondazione, ha lo scopo di rendere omaggio a Tristano Martinelli, attore mantovano a cui si deve l'invenzione della maschera di Arlecchino. Inserito nel programma di una rassegna di teatro, musica e danza, il premio viene consegnato ad un artista del mondo dello spettacolo di valore e fama internazionale. Dal 2006 il premio è inserito nel Festival Teatro - Arlecchino d'Oro, che la Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo organizza e dirige negli ultimi dieci giorni di giugno su mandato del Comune di Mantova. * Incontro Nazionale dei Madonnari (14 e 15 agosto) dal 1973, ogni anno nel piazzale del Santuario della Beata Vergine delle Grazie nel comune di Curtatone, decine di pittori, provenienti da tutto il mondo, dipingono coi gessetti sull'asfalto del piazzale del Santuario durante la Fiera di Ferragosto. * Festivaletteratura (settembre), dal 1997 organizza e ospita incontri con autori, reading, spettacoli, concerti, laboratori per adulti e bambini. * Segni d'infanzia (novembre), festival internazionale d'arte e teatro per l'infanzia. Nato nel 2006 da un'idea di Dario Moretti, Segni d'infanzia è un grande evento artistico rivolto al mondo dell'infanzia, con particolare attenzione ai bambini dai 18 mesi ai 12 anni. La direzione artistica ed organizzativa del festival, promosso dal Comune di Mantova, è di Teatro all'improvviso, compagnia professionale di Teatro per ragazzi. * Mantova Medievale: dal 2006 si ripete ogni anno, col sostegno del Comune, fra il mese di agosto e il mese di settembre, l'edizione di ''Mantova Medievale'', una manifestazione organizzata da ''La Compagnia della Rosa a.d. 1403''. Negli spazi adiacenti al lungolago Gonzaga e al prato antistante il Castello di San Giorgio viene allestito un villaggio medievale. Rievocatori provenienti da tutta Italia e da paesi europei tra cui Portogallo, Svizzera, Germania, Repubblica Ceca animano l'accampamento e mostrano i loro equipaggiamenti. Le attrazioni più attese sono il lancio della scure danese, il tiro con l'arco e i giochi di abilità medievali. A conclusione della manifestazione davanti al castello di San Giorgio viene inscenata la battaglia campale. * Mantova Musica Festival: per quattro edizioni dal 2004 fu organizzata, sulle orme del consolidato e più noto festival letterario mantovano, una rassegna di musica interessata alle nuove tendenze e frontiere: l'elettronica, il jazz e la musica contemporanea. Con spazi per dibattiti, presentazioni di libri, bande musicali, satira e l'incontro tra la musica e il teatro. * Mantova Chamber Music Festival, festival di musica da camera. * Mantova fu la prima città italiana ad avere la sua controparte fedele in ''Second Life''. Riproduceva quanto più fedelmente possibile la Mantova reale, utilizzando misure, foto e disposizione degli edifici come dal vero. Operante su tre livelli, centro storico, Palazzo Te e Castello di San Giorgio, si estendeva su due Sim. Furono ricostruiti il museo Tazio Nuvolari, il Teatro Bibiena, la Basilica di Sant'Andrea. La Sim era teatro di eventi culturali e di aggregazione avendo la possibilità di proporre manifestazioni reali e virtuali. * Mostre: ** Nel 2002 presso le Fruttiere di Palazzo Te e a Palazzo Ducale è stata allestita la Celeste Galeria, Il museo dei Duchi di Mantova. 5 anni di studi scientifici, 60 studiosi coinvolti nelle ricerche, 519.000 visitatori, con una media giornaliera di 3923 biglietti per la mostra che ha riportato nella sua cornice ideale, da tutto il mondo, parte della prestigiosa e imponente collezione dei Gonzaga della seconda metà del Seicento. ** Tra il settembre 2006 ed il gennaio 2007, la città – assieme a Verona e Padova – ha organizzato un percorso culturale sull'arte di Andrea Mantegna, in occasione del quinto centenario della morte, avvenuta proprio a Mantova. Già nel 1961 venne realizzata un'esposizione che meritò a Mantova l'appellativo di "Città del Mantegna". Per una mostra pittorica quello fu il primo grande evento di massa che portò nella città virgiliana più di 200 000 visitatori. === Urbanistica === === Quartieri === Elenco dei quartieri con relativi residenti al 31/12/2014. * ''Centro'' – (ab. 17.177) * ''Valletta Paiolo'' – (ab. 7.097) * ''Lunetta'' – (ab. 3.564) * ''Valletta Valsecchi'' – (ab. 2.916) * ''Colle Aperto'' – (ab. 2.100) * ''Borgo Pompilio'' – (ab. 2.028) * ''Borgo Chiesanuova'' – (ab. 1.728) * ''Te Brunetti'' – (ab. 1.319) * ''Castelnuovo Angeli'' – (ab. 1.292) * ''Cittadella'' – (ab. 1.228) * ''Dosso del Corso'' – (ab. 1.069) * ''Belfiore'' – (ab. 867) * ''Formigosa'' – (ab. 791) * ''Frassino'' – (ab. 750) * ''Ponte Rosso'' – (ab. 627) * ''Virgiliana'' – (ab. 587) * ''Castelletto Borgo'' – (ab. 511) * ''Gambarara'' – (ab. 438) * ''Valdaro'' – (ab. 180) Veduta aerea dello stabilimento IES Ricoprono un ruolo importante nell'economia cittadina il commercio al dettaglio e i servizi del terziario. Tra questi ultimi risaltano la testata giornalistica locale "Gazzetta di Mantova", considerato il più antico quotidiano d'Italia, e la Banca Agricola Mantovana fondata nel 1871 che, in seguito ad un'Offerta pubblica di acquisto del 1999, è entrata a far parte del gruppo bancario Montepaschi. Il processo di acquisizione si è concluso con la fusione per incorporazione di Banca Agricola Mantovana Spa in Banca Monte dei Paschi di Siena avvenuta il 22 settembre 2008. Dall'anno 2000 opera con sede in Mantova e alcune altre filiali in provincia, la Banca Popolare di Mantova ceduta nel 2008 dal Banco Popolare alla Banca Popolare di Milano. Rilevanti sono le attività connesse all'allevamento e all'agricoltura e alle industrie trasformatrici delle loro produzioni: si parla soprattutto della produzione di burro, formaggio e di salumi (tra cui spicca il Salame mantovano). L'importanza del settore economico primario per l'economia mantovana è dimostrata dalla presenza a Mantova di una delle più importanti borsa merci agricole della pianura Padana che dal 30 settembre 2010 è sede della Commissione Unica Nazionale dei suini da macello. Il primo ottobre 2006 esordisce a Mantova il primo mercato contadino italiano che anticipò il decreto ministeriale che solo alla fine del 2007 ne regolamenterà l'attività. Nei primi anni del secondo dopoguerra s'insediarono la Cartiera Burgo e industrie chimiche e petrolchimiche. La prima fu la società di raffinamento del petrolio ICIP, oggi IES Italiana Energia e Servizi s.p.a., che costruita a partire dal 1947 iniziò la produzione il 20 dicembre 1953 ed è stata acquisita nell'anno 2007 dal gruppo ungherese MOL. Importante insediamento chimico è la Versalis del gruppo Eni che continua l'attività dello stabilimento chimico sorto nel 1956 su iniziativa della Edison, proseguita poi sotto altre denominazioni come Montedison, Montedipe e Polimeri Europa. Molto attivi anche il settore dell'abbigliamento, con importanti insediamenti presenti nel territorio comunale della città, Lubiam, Valstar e Corneliani, in particolare specializzati nella moda per uomo, e il settore meccanico dove spiccano la Belleli, passata attraverso una grave crisi negli anni passati, e la SOGEFI, ormai multinazionale attiva nella componentistica per autoveicoli quotata presso la Borsa di Milano fin dal 1986 che nel 2008 ha annunciato la chiusura, definitivamente portata a termine nel gennaio dell'anno successivo, dello storico primo stabilimento mantovano. Nel settore dell'artigianato sono ancora diffuse e rinomate le antiche lavorazioni della ceramica e della porcellana. === Principali aziende operanti in città === * MOL (raffineria) * Versalis (energia e chimica di base) * TEA (energia, gas, acqua) * Immsi S.p.A. (industria motoristica/navale) * Lubiam (abbigliamento) * Corneliani (abbigliamento) * Bottoli (alimentari: schiacciatine) * Grossi Carta (cartiera) * Consorzio Latterie Virgilio (alimentari: latte, yogurt e formaggio) * APAM (azienda di trasporti pubblici) * Gazzetta di Mantova (informazione) * Banca Agricola Mantovana (oggi Mps) (banca) * Banca Popolare di Mantova * Belleli Energy (impiantistica) * Sisma S.p.A. (igiene) === Strade === Mantova è attraversata dalle ex strade statali: * 10 Padana Inferiore, 62 della Cisa, 236 Goitese, 420 Sabbionetana e 482 Alto Polesana. Due sono i caselli autostradali dell'autostrada A22 Modena-Brennero, denominati ''Mantova nord'' e ''Mantova sud'', ubicati nei limitrofi comuni di San Giorgio di Mantova e Bagnolo San Vito, sui quali gravita il traffico della città. Mantova è servita anche da due tangenziali: * Tangenziale nord di Mantova, che attraversa i comuni di Mantova, San Giorgio, Porto Mantovano e Marmirolo. * Tangenziale Sud di Mantova, che attraversa i comuni di Mantova, Borgo Virgilio e Curtatone. === Ferrovie e tranvie === La stazione di Mantova, servita da relazioni regionali svolte da Trenitalia, Trenord e Tper. Posto sulla linea Verona-Modena, tale impianto è altresì origine delle linee per Monselice e per Cremona. Un'altra linea, la ferrovia Mantova Peschiera, fu in esercizio fra il 1934 e il 1963. Sulla linea per Monselice è presente una seconda stazione, Mantova Frassine, dalla quale si dirama il raccordo per il porto di Valdaro. Sulla linea Verona-Modena, il 9 dicembre 2012, è stata aperta all'esercizio la fermata di Borgochiesanuova. Altre due stazioni sono presenti nell'hinterland cittadino: la stazione di Sant'Antonio Mantovano nel comune di Porto Mantovano, e quella di Levata nel comune di Curtatone. In passato Mantova fu interessata anche dal percorso di alcune tranvie extraurbane, la linea Brescia-Mantova-Ostiglia, esercita a vapore dalla Società Italiana Tramvie e Autovie di Lombardia e Romagna, attiva fra il 1882 e il 1933 e le linee per Asola e Viadana, in carico alle Tranvie Provinciali Mantovane, attive fra il 1886 e il 1953 nella loro parte terminale, elettrificata nel 1926. Entro il 2023 Mantova sarà collegata direttamente a Reggio Emilia e alla stazione di Reggio Mediopadana, sottostante quella di Reggio Emilia AV Mediopadana, via Suzzara e Guastalla in poco più di un'ora di viaggio. Attualmente il collegamento è già esistente, ma molto più lento (da due ore a due ore e quaranta) a causa del doppio cambio a Suzzara e a Guastalla, dei lunghi tempi di attesa e per i treni diesel attualmente utilizzati. Una volta elettrificate la ferrovia Reggio Emilia-Guastalla (entro l'estate 2020) e almeno la tratta fra Guastalla e Suzzara della ferrovia Parma-Suzzara-Poggio Rusco (entro il 2022), sarà invece possibile un collegamento diretto e veloce. === Porti === Il porto di Mantova è situato in località ''Valdaro'' all'imbocco del canale Mantova-Venezia noto anche come idrovia Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante che consente a navi della V classe per 365 giorni all'anno il collegamento diretto con il mare Adriatico distante 135 km e con la laguna di Venezia. La conca di San Leone nei pressi di Governolo mette in collegamento il porto di Mantova tramite il canale Fissero con il fiume Po. Un raccordo ferroviario unisce il porto alla linea Mantova-Monselice. Porto Catena è l'antico porto commerciale di Mantova, già attivo dal 1200, ora adibito a sole funzioni turistiche. È situato in una piccola insenatura del lago Inferiore nella quale si immette il Rio, canale artificiale che attraversa la città dal XII secolo. === Mobilità urbana === La città è dotata di un servizio di autobus gestito dall'APAM, acronimo di ''Azienda Pubblici Autoservizi Mantova''. Il servizio di trasporto pubblico urbano che interessa anche il territorio dei comuni limitrofi quali Porto Mantovano, San Giorgio di Mantova, Bigarello, Borgo Virgilio e Curtatone, ossia la cosiddetta "Grande Mantova", è fornito attraverso corse di nove linee. L'APAM adempie anche alla gestione di una rete linee interurbane, in massima parte con capolinea nel capoluogo. L'azienda ATV adempie invece al collegamento con la città di Verona attraverso l'itinerario per Castelbelforte. La rete tranviaria di Mantova, attiva fra il 1908 e il 1953, era un insieme di relazioni costituito da due linee prettamente urbane di pertinenza comunale e da ulteriori tre a carattere suburbano gestite dalla Provincia, realizzate in parte sfruttando le infrastrutture delle preesistenti tranvie a vapore. === Piste ciclabili === === Aeroporti === Mantova è servita dall'Aeroporto di Verona-Villafranca, che dista circa 30 km dal centro cittadino e opera un servizio d'importanza strategica per le province di Verona, Mantova, Brescia, Trento e Bolzano. L'aeroporto è collegato giornalmente con le principali località nazionali (Roma, Palermo, Catania, Napoli, Olbia, Bari, Cagliari) oltre che con alcune internazionali come Amsterdam, Londra, Parigi, Barcellona, Francoforte sul Meno, Mosca-Domodedovo, Bruxelles, Bucarest, Varsavia, ed è raggiungibile in auto attraverso l'A22 oppure la SR62. === Aviosuperfici === La città di Mantova dispone di alcune aviosuperfici e campi volo, anche nell'ambito della propria provincia. Il locale Aero Club ha sede presso l'Aviosuperficie Città di Curtatone ed è intitolato al Generale Pilota Alessandro Bladelli, mantovano tra i fondatori della Pattuglia Acrobatica Getti Tonanti, antesignana delle attuali Frecce Tricolori. Presso l'Aviosuperficie Città di Curtatone si svolgono attività di volo a motore sia con ultraleggeri che aviazione generale. Targhe delle città gemellate === Gemellaggi === Mantova è gemellata con: * * * * * * * * * * === Altre informazioni amministrative === Mantova fa parte dell'Associazione nazionale città del pane. La città di Mantova vanta importanti figure distintisi in ambito sportivo. Il più famoso è senz'altro Tazio Nuvolari, conosciuto anche come il ''Mantovano volante''. Ai due "campioni" mantovani per eccellenza, Nuvolari e il ciclista Learco Guerra, è dedicato un museo provvisoriamente ospitato in alcune stanze del Palazzo Ducale in piazza Sordello. === Calcio === Il , nella sua storia centenaria, fu infatti fondato nel 1911, ha disputato 12 campionati di Serie A, dei quali 5 di Prima Divisione negli anni venti, e 17 campionati di Serie B. Il calcio virgiliano ha raggiunto l'apice nell'arco di tempo che va dal campionato 1958/1959 a quello del 1961/1962, grazie ad una superformazione passata alla storia con l'appellativo di ''Piccolo Brasile'' guidata da Edmondo Fabbri, futuro c.t. della Nazionale di calcio dell'Italia. Quella squadra passò in quattro anni dalla quarta serie all'Olimpo del calcio. Dopo due retrocessioni consecutive, dal 1973 i biancorossi (questi i colori sociali dell') hanno vivacchiato per anni in Serie C, subendo l'onta di due fallimenti (1983,1994) e risollevandosi in seguito all'arrivo dei presidenti Alberto Castagnaro e Fabrizio Lori. Al primo si deve il ritorno in C1 (2003/2004), al secondo il passaggio dalla C1 alla B. Doveroso ricordare anche Romano Freddi, che seppur poco amato dalla piazza, fu l'artefice della salvaguardia del calcio a Mantova, quando nell'estate del 1994 la società per la seconda volta fallì. La squadra di calcio della città era tornata in serie B alla conclusione della stagione 2004/2005, dopo ben 32 anni di assenza. La cadetteria fu conquistata al termine dei play-off, giocati e vinti contro Frosinone e . La stagione 2005/2006 ha visto il mancare di poco l'immediata promozione alla serie A nella finale dei play-off con il , vittoria per 4-2 a Mantova e sconfitta a Torino per 3-1 dopo i tempi supplementari. Dopo cinque anni di discreti campionati in serie B, alla fine del campionato 2009/2010, l' retrocesse in Lega Pro. Il 30 giugno 2010 la squadra virgiliana non riuscì ad iscriversi al campionato di Lega Pro, scomparendo in tal modo dal calcio professionistico. Fallita l'A.C.Mantova, il calcio rinacque come Mantova Football Club che subito vinse il campionato di serie D riportando immediatamente il calcio virgiliano tra i professionisti, in Lega Pro, ma dopo alcune stagioni tormentate da svariati cambi di gestione risultati fallimentari, nell'estate del 2017 i biancorossi vengono esclusi dalla Serie C dopo essersi salvati sul campo ripartendo nuovamente dalla Serie D con il nome di ''Mantova 1911'' . In ambito calcistico Mantova ha dato i natali a Roberto Boninsegna arrivato fino alla Nazionale di calcio italiana, militando in grandi squadre di Serie A come Cagliari, , Juventus. === Pallavolo === PalaBam: interno durante una partita Buona la tradizione sportiva mantovana per quanto riguarda la pallavolo maschile. La Pallavolo Mantova conquistò la Serie A1 alla fine del campionato 1986-87. Disputò due campionati nella massima serie, venendo poi sostituita per tre anni dalla Gabbiamo Virgilio, comunque invischiate entrambe sul fondo della classifica. Negli anni novanta la Pallavolo Mantova ha militato diverse volte in serie A2. Con la stagione 2006/07, culminata con la vittoria dei play-off promozione, c'e l'approdo del Top Team Volley Mantova al campionato di Serie A2. Lo stesso Top Team Volley ha vinto la Coppa Italia di Serie B nel 2006 e nel 2007. === Pallacanestro === Dal 2012 Mantova ospita anche la Pallacanestro Mantovana, nota fino al 2013 come Pallacanestro Primavera Mirandola dell'omonima cittadina modenese, attualmente militante nella A2 Gold e che disputa le gare interne al PalaBam. === Ciclismo === Nel 1931 Learco Guerra vinse il Campionato del mondo di ciclismo, a Copenaghen (Danimarca). Nello stesso anno viene istituita la maglia rosa quale simbolo del primato in classifica ed è proprio Learco Guerra ad indossarla per primo risultando vincitore della tappa inaugurale del 19ºGiro d'Italia, partita da Milano e conclusasi nella natia Mantova. Il "Giro" ha concluso una tappa a Mantova in dieci occasioni. Nel 1963 la città virgiliana è stata solamente sede di partenza della tappa conclusasi a Treviso. Tappe del Giro d'Italia con arrivo a Mantova: * 1923 9ª tappa Trieste-Mantova, vinta da Alfredo Sivocci * 1931 1ª tappa Milano-Mantova, vinta da Learco Guerra * 1935 2ª tappa Cremona-Mantova, vinta da Domenico Piemontesi * 1946 16ª tappa Verona-Mantova, vinta da Elio Bertocchi * 1956 5ª tappa Voghera-Mantova, vinta da Miguel Poblet * 1967 15ª tappa Lido degli Estensi-Mantova, vinta da Michele Dancelli * 1971 11ª tappa Sestola-Mantova, vinta da Marino Basso * 1981 16ª tappa Milano-Mantova, vinta da Claudio Torelli * 1983 1ª tappa Brescia-Mantova, (cron. a squadre) vinta dalla Bianchi * 1989 11ª tappa Riccione-Mantova, vinta da Urs Freuler Nel 2008 con un crono prologo di fronte a Palazzo Te vinto dall'olandese Mirjam Melchers, è partito il "Giro d'Italia femminile". Sullo stesso viale Te, nel 2015, si è conclusa la terza tappa del Giro Rosa 2015, la Curtatone > Mantova, con vittoria dell'olandese Lucinda Brand. Mantova è stata anche sede d'arrivo di un'importante corsa ciclistica, la Milano-Mantova, disputata a partire dal 1906 per 24 volte e disputata per l'ultima volta nel 1962 con vittoria di Pierino Baffi. === Canottieri Mincio === La società Canottieri Mincio nasce nel 1883 come una società polisportiva. Le sue origini sono legate agli sport, in particolare quelli acquatici: nuoto, tuffi, vela, canottaggio e canoa sono le discipline che la distinguono e che hanno esportato il suo nome in Italia e nel mondo. Diverse sono anche le personalità che ne hanno fatto la storia: da Gabriele D'Annunzio, che nel 1928 coniò il motto della società (ancora oggi in uso) "''Perseverando arrivi''", ad Azeglio Mondini, classe 1923 che dal 1937 fu un grande maestro di canottaggio e che formò sportivi d'alto livello come Marco Penna; oppure Giacomo Bottoli ed Andrea Bonezzi (velisti d'alto livello) e Bruno Pizzamiglio che diede vita alla scuola mantovana di tuffi dove sono nati grandi sportivi come Francesco Priori e Massimo Nibioli. === Motocross === Mantova ha acquisito negli ultimi anni una notevole importanza nell'ambito delle competizioni di motocross disputate nel circuito del Migliaretto. Nel 1991, 1996, 1998, 2000, 2007, 2008 si è svolto il gran premio d'Italia, nel 2010, 2015 e 2016 il gran premio di Lombardia, prove facenti parte del Campionato mondiale di motocross. === Altri sport === Discreta la tradizione del rugby mantovano, grazie al "Rugby Mantova", società sportiva nata nel 1974 che gareggia stabilmente nella serie B nazionale. Il Rugby Mantova ha partecipato con una piccola quota alla franchigia italiana di rugby a 15 capitanata dal Rugby Viadana, denominata Aironi Rugby, che partecipò per due anni alla Celtic League. In tarda primavera a Mantova viene disputata la stracittadina "Minciomarcia", corsa podistica non agonistica aperta a tutti. Giunta nel 2011 alla 38ª edizione, vede la partecipazione di un numero di partecipanti spesso superiore a 5.000.Dal 1987, con la vittoria nella prima edizione del maratoneta Orlando Pizzolato, viene disputata una corsa competitiva denominata "Maratonina di Mantova". Dopo alcuni anni di sospensione è stata disputata in via continuativa dal 1997, giungendo nel 2011 alla sua 20ª edizione. La serie A2 fu conquistata per due volte, a cavallo dell'anno 2000, dal "Circolo Scacchistico Mantovano" che, rinato nel 1995, fu in grado di organizzare a Mantova nel 1996 la finale del 56º Campionato Italiano Assoluto di scacchi e la finale del 28º Campionato italiano Femminile. Vi è stata altra breve presenza in serie A2 nell'anno 2010. Dal 2013 a Mantova è attiva una squadra di calcio a 5 che partecipa al campionato nazionale di serie B e gioca le partite interne al palazzetto dello sport del quartiere di Lunetta, il PalaLù. === Impianti sportivi === * Stadio Danilo Martelli è il principale impianto sportivo della città. Inaugurato negli anni 30 ha subito numerose ristrutturazioni nel corso degli anni per stabilizzare la struttura. Ci gioca al suo interno le partite il ed ha una capienza di 14.822 posti a sedere. * PalaBam, principale palazzetto dello sport di Mantova, inaugurato nel settembre 2005, deve il suo nome all'acronimo BAM della Banca Agricola Mantovana istituto di credito cittadino incorporato nel 2008 da Banca MPS. Ha una capienza di quasi 4.000 spettatori che con tribune mobili poste sul parterre, raggiunge la cifra di 5.000. Il PalaBam ha spesso ospitato concerti e spettacoli teatrali di richiamo nazionale e internazionale anche nell'attiguo centro fieristico che ospita esposizione di settore tra le quali ha acquisito rinomanza nazionale Mantova Comics & Games. * PalaLù è il secondo palazzetto dello sport di Mantova, risiedente nel quartiere popolare di Lunetta. Inaugurato nel 2012, al suo interno ci giocano le partite della Pallamano femminile mantovana. * Campo scuola ''Tazio Nuvolari'' è un impianto per l'atletica leggera dotato di manto in tartan situato in Via Learco Guerra nei pressi del bosco Virgiliano. * Campo da motocross ''Tazio Nuvolari'', in Via Learco Guerra, località Migliaretto, è un impianto agonistico che ospita anche competizioni del Campionato mondiale di motocross.
Molise
Il '''Molise''' è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia meridionale di abitanti, con capoluogo Campobasso. Nata nel 1963 per distaccamento della provincia di Campobasso dalla regione Abruzzi e Molise, istituita nel 1948, confina con l'Abruzzo e il Mare Adriatico a nord, con il Lazio a ovest, la Campania a sud e la Puglia a est; le province sono Campobasso e Isernia, quest'ultima istituita nel 1970 per distaccamento di 52 comuni dalla provincia di Campobasso. Il termine "''Molise''" proviene dai primi feudatari del Contado, che avevano il cognome "''De Molisio''", mentre altri sostengono che derivi dal comune di Molise. L'attuale territorio molisano era in gran parte compreso nell'antica regione ''Regio IV Samnium'', ovvero il Sannio, ed era la culla dell'antica civiltà sannita. In epoca longobarda comincia a definirsi il primo nucleo di quello che diventerà in seguito il Contado di Molise, un territorio che soltanto in età moderna troverà una stabile autonomia rispetto alla confinante Terra di Lavoro e alla Capitanata. L'entità amministrativa contemporanea, ben diversa dal Contado originario che escludeva ampie zone, trae le proprie origini nella suddivisione del Regno delle Due Sicilie realizzata durante la dominazione napoleonica.
La Regione è caratterizzata da alcune peculiarità: * è la regione amministrativa più giovane del Paese, essendo stata istituita come ente solo nel 1963 per distaccamento da un'altra: come unità territoriale fu creata nel 1221 con il nome di Contado di Molise da Federico II, con caratteristiche però molto diverse dal territorio attuale, dato che nella sua formazione originaria escludeva tutta la costa, buona parte dell'Alto Molise, e il Volturno, e dipendeva dalla Terra di Lavoro. Fu scissa in deroga costituzionale dall'antica regione Abruzzi e Molise e divenne la ventesima regione d'Italia, dapprima con la sola provincia di Campobasso, e dal 1970 anche con la provincia di Isernia. In realtà la precedente regione Abruzzi e Molise, intesa come istituzione burocratico-amministrativa, come tutte le regioni a statuto ordinario, non era mai stata attivata e dunque le due regioni hanno cominciato a funzionare autonomamente dal 1970; * è la regione a statuto ordinario più piccola e meno popolosa del Paese; * nel territorio della regione, ed in particolare in quello del comune di Termoli, passa il meridiano di riferimento per il fuso orario CET, che stabilisce l'orario d'Italia e buona parte dell'Europa, denominato infatti Termoli-Etna. * è l'unica regione in cui sono state annullate in due occasioni le elezioni regionali, le elezioni del 2000 e le elezioni del 2011. Il Molise per zone altimetriche Con i suoi 4438 km² è la seconda regione più piccola d'Italia dopo la Valle d'Aosta (è la più piccola tra quelle a statuto ordinario), la sua superficie è divisa quasi equamente tra zone di montagna, il 55,3% del territorio, e zone collinari, per il 44,7% del territorio. La zona montuosa si estende tra l'Appennino abruzzese e l'Appennino sannita. I Monti della Meta (2247 m) e le Mainarde formano il punto d'incontro della linea di confine tra il Molise, l'Abruzzo e il Lazio, poi ci sono i Monti del Matese che corrono lungo il confine con la Campania e raggiungono i 2050 metri con il monte Miletto. A oriente, la zona del Subappennino (''Monti dei Frentani'') digrada verso il mare con colline poco ripide e dalle forme arrotondate. Le aree pianeggianti sono poche e di piccole dimensioni, le principali sono la piana di Bojano (CB) nel Molise centrale, a occidente la piana di Venafro (IS) e due minori verso il mare le "Piane di Larino" e Pantano Basso a Termoli. La Bocca di Forlì, o ''Passo di Rionero'', (891 m s.l.m.) segna convenzionalmente il limite geografico tra Italia centrale e Italia meridionale. Il clima è di tipo mediterraneo, soprattutto lungo le coste, con inverni generalmente freschi e piovosi ed estati calde. Sulla costa il clima è più mite, man mano che si procede verso l'interno diventa via via più fresco e le temperature si abbassano notevolmente. === Fiumi === I fiumi principali della regione sono il Trigno, che segna parte del confine con l'Abruzzo, il Biferno, e il Fortore, al confine con la Puglia. Il Biferno è l'unico fiume che nasce, scorre, e sfocia interamente nella regione Molise, più precisamente nella provincia di Campobasso. Le sue sorgenti danno molte acque. In Molise nasce anche il Volturno, che con una lunghezza di 175 km e un bacino esteso per 5.550 km², è il principale fiume dell'Italia meridionale sia per lunghezza sia per portata. Nel territorio regionale scorre anche parte del fiume Sangro, e nasce il fiume Tammaro. Altri torrenti importanti sono il Verrino, il Saccione, il Cigno, il Sente, il Tappino, il Quirino. La notevole abbondanza di risorse idriche del Molise permette di soddisfare i fabbisogni, oltre che ovviamente della medesima regione, anche di Campania, Puglia e Abruzzo. === Laghi === Il fiume Biferno è stato sbarrato da un invaso artificiale negli anni settanta, la diga del Liscione, e fu così formato il lago di Guardialfiera, il più esteso del territorio. Altro lago di grande importanza è quello di Occhito che costeggia per diversi chilometri il confine tra Molise e Puglia. Inoltre, tra le Mainarde molisane sorge il bacino artificiale di Castel San Vincenzo (IS), realizzato alla fine degli anni cinquanta e che fa parte dell'area molisana del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, la diga di Chiauci che sbarra il fiume Trigno e inaugurata nel 2011 e infine la diga di Arcichiaro sul torrente Quirino nel comune di Guardiaregia. I laghi naturali sono pochi, estremamente ridotti e a carattere stagionale, come il lago di Campitello Matese, il lago di Carpinone, il lago di Civitanova e ''Serra del Lago'' a Colli a Volturno. === Coste === La costa del Molise è lunga 36 km ed è bagnata dal mare Adriatico. trabocco nella spiaggia di Termoli (CB) I quattro centri balneari e di villeggiatura che la compongono, Montenero, Petacciato, Termoli e Campomarino, tutti in provincia di Campobasso e dotati (considerando i territori comunali) di lunghe spiagge, hanno costituito un consorzio di marketing turistico denominato ''costa dei delfini''. La costa è bassa e sabbiosa tranne per il promontorio di Termoli, al cui riparo è stato costruito il porto artificiale da dove tutto l'anno partono le navi per le Isole Tremiti (situate nella provincia di Foggia); lungo le coste ci sono anche alcune fasce pianeggianti, larghe non più di qualche chilometro. La formazione di dune litoranee causava il ristagno delle acque dei torrenti con la conseguente formazione di paludi, da qualche tempo però eliminate con opere di bonifica. === Ambiente === Veduta del borgo di Agnone (IS) e della Valle del Trigno Nel Molise, che include il settore Mainarde del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, sono presenti ulteriori vaste aree boschive, soprattutto nella provincia di Isernia. Di notevole importanza sono le oasi del WWF (Monte Mutria e l'oasi di Guardiaregia-Campochiaro), l'oasi LIPU Bosco Casale di Casacalenda (CB), la riserva naturale di Pesche (IS) (la prima nata in regione nel 1982), l'oasi Le Mortine nel bacino fluviale del Volturno presso Venafro (IS), il massiccio del Matese, due riserve MAB (la riserva naturale di Collemeluccio con le sue estensioni di boschi di abete bianco, e la riserva naturale di Montedimezzo, ), l'oasi di Legambiente "Selva Castiglione" a Carovilli (IS), la riserva naturale Torrente Callora a Roccamandolfi (IS), il giardino della flora appenninica di Capracotta e il . Da segnalare anche la presenza sul territorio regionale del parco regionale agricolo storico dell'olivo di Venafro, unico parco agricolo in Molise, riconosciuto con una legge regionale risalente al 2008, e il parco delle morge cenozoiche del Molise. Nel dicembre 2017 è stato approvato il parco nazionale del Matese. La fauna è caratterizzata dalla presenza del capriolo, del cervo, del cinghiale, del daino, della lontra, del lupo appenninico, dell'orso bruno marsicano e della volpe. La fauna aviaria stanziale include il falco pellegrino, il gheppio, tavola bronzea del III secolo a.C. ritrovata ad Agnone (IS) === Epoca antica: Sanniti e Romani === Monumento al Guerriero Sannita a Pietrabbondante Testimonianze di vita umana in Molise si hanno sin dal Paleolitico, come dimostra il sito archeologico di "Isernia La Pineta", dove è stato ritrovato anche lo scheletro dell'"Homo Aeserniensis", tra i più antichi d'Italia.In età preromana il Molise era parte del Sannio, un territorio abitato da popolazioni di stirpe sannitica. La popolazione di pastori-guerrieri era stanziata prevalentemente nella zona d'Isernia, città dei Pentri e nelle campagne di Campobasso, allora semplice punto di controllo, dove i Sanniti Pentri comunicavano con i Frentani. La vita sociale dei Sanniti si concentrava sulla difesa del territorio, sulla venerazione di divinità locali come Ercole, e i Dioscuri, divinità principalmente venerate dai soldati che difendevano le cittadelle. La popolazione sannita, stanziatasi nel territorio dall'VIII secolo a.C. circa, iniziò ad avere i primi contatti con Roma dal IV secolo a.C., che sfoceranno nelle note "guerre sannitiche" durante le mire espansionistiche dell'Urbe.Città come Bojano e Isernia furono coinvolte pesantemente nella seconda e terza guerra sannitica, venendo infine assoggettate al potere romano. Venne in seguito conquistato dai Romani e integrato nel sistema del suo ''imperium'' (88 a.C.), dopo che gli Italici tentarono contro Silla un'ennesima disperata rivolta, essendosi riuniti nella "Lega italica" a Corfinio (AQ). Esattamente durante il dominio di Augusto il territorio fu ripartito nella ''Regio IV Samnium''. Tale regione comprendeva anche gran parte dell'Abruzzo (Marsica, Frentania, terra dei Marrucini e Valle Peligna). Allora le città maggiori del Molise erano Bojano (''Bovianum Vetus''), Venafro (''Venafrum'') e Isernia (''Aesernia''). All'epoca romana risalgono le città ricostruite quasi daccapo secondo gli schemi dell'Urbe, i cui siti archeologici sono ancora abbastanza conservati; del periodo precedente restano, invece, soltanto poche tracce, individuabili maggiormente in resti di fortificazioni murarie con torri di vedetta, edificate dai Sanniti durante le guerre del III-II secolo a.C.Nelle città maggiori le stesse famiglie patrizie sannite come gli Staii, i Decitii e i Neratii promossero costruzioni all'avanguardia, come terme, teatri, nuovi templi, riformulando anche l'asse viario urbano, rendendolo conforme ai decumani romani. Esempi evidenti sono le città antiche di Altilia (Terravecchia) a Sepino, l'anfiteatro di Venafro e lo stesso impianto urbanistico della città attuale, e il complesso templare di Pietrabbondante. === Medioevo: dai Longobardi al Contado di Molise (VIII - XIII secolo) === Nel periodo tardo-antico il territorio molisano attraversò una fase di progressivo declino, sia economico che demografico: al loro arrivo i Longobardi trovano una regione priva di centri urbani significativi e spopolata. Sotto il dominio del Ducato longobardo di Benevento il territorio del Molise risulta organizzato in diversi gastaldati, fra i quali quello di Bojano: esso sembra sia stato creato intorno al 667 mediante concessione del Re longobardo Grimoaldo al condottiero bulgaro Alzeco, che divenne il primo gastaldo di un'area pressoché disabitata. La presenza longobarda ha lasciato numerose tracce: una parte consistente dei centri abitati della regione risale a questo periodo; ai Longobardi si deve la promozione del culto di San Michele Arcangelo e la conseguente realizzazione di chiese intitolate al santo. Da ricordare, infine, è la realizzazione dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno. Nel 1045 il condottiero normanno Rodolfo di Moulins, disceso in Italia meridionale con gli Altavilla, ottiene la Contea di Bojano. È con l'arrivo dei normanni e della famiglia de' Moulins, tra la fine dell'XI secolo e l'inizio dell'XII secolo, infatti, che comincia ad affermarsi il toponimo ''Comitatus Molisii'' riferito, appunto, alla contea di Bojano, che, nel contempo, aveva inglobato altre contee dove governavano altre signorie feudali.Cartina del Contado di MoliseIl dominio della famiglia si estinse verso la fine del secolo XII; tale condizione determinò anche la fine della Contea, che si smembrò in piccoli feudi. Con le riforme di Federico II di Svevia il Contado di Molise divenne sede di giustizierato (''Justitiaratus Molisii)'', cioè di un distretto di giustizia imperiale, dove l'autorità del re si sovrapponeva a quella dei feudatari. In realtà, l'amministrazione del Molise era congiunta a quella della Terra di Lavoro, che insieme formavano un unico distretto denominato ''Justitiaratus Molisii et Terra Laboris''. Veduta panoramica di Venafro con il Castello Pandone === Epoca moderna: dal XVI secolo al 1806 === I due territori condivisero il medesimo giustiziere fino al XVI secolo, quando dal 1538 il Molise, pur rimanendo entità distinta, fu staccato dalla Terra di Lavoro e aggregato alla Capitanata. L'aggregazione alla Capitanata cessò nel 1806, quando con la legge 132 "Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno" varata da Giuseppe Bonaparte, si estese al Regno di Napoli il modello amministrativo francese basato sulle Provincie. Ci furono poi negli anni successivi fino al 1811, una serie di regi decreti che completarono il percorso d'istituzione delle province. In base alla suddetta riforma del 1806, quindi, fu stabilita la separazione del Contado di Molise dalla Capitanata. Il processo di definizione dei confini terminò nel 1811 e la provincia del Molise raggiunse quasi tutta la dimensione dell'attuale Regione Molise. Dal 1º gennaio 1817, l'organizzazione amministrativa venne definitivamente regolamentata con la Legge riguardante la circoscrizione amministrativa delle Province dei Reali Domini di qua del Faro del 1º maggio 1816. Fu questo un periodo di isolamento e di grave crisi economica e sociale, data la presenza sul territorio di numerose bande di briganti. === Castelli e casate del Molise ai tempi del Contado del Molise (1221-1806) === Pos. Comune Nome del Castello Periodo Famiglia 1 Venafro Castello Pandone XIV secolo Pandone 2 Civitacampomarano Castello Angioino XIII secolo Alfonso I d'Aragona 3 Monteroduni Castello Pignatelli XIII secolo d'Ardicourt poi Pignatelli 4 Gambatesa Castello di Gambatesa XIV secolo Pietravalle poi De Capua 5 Campobasso Castello Monforte XIV secolo Monforte-Gambatesa 6 Castropignano Castello d'Evoli XIV secolo d'Evoli 7 Termoli Castello Svevo XIII secolo nd 8 Ferrazzano Castello Carafa XIII secolo Carafa Panorama di Cerro al Volturno (IS) === Dal 1806 al 1811: provincia di Molise === Santuario della Madonna Addolorata presso Castelpetroso (IS) Con l'invasione francese, ufficialmente il 27 settembre 1806, con la legge 132 del 1806 ''Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno'', varata l'8 agosto di quell'anno, con Napoleone, il Molise divenne per la prima volta una provincia autonoma denominata Provincia di Molise con Campobasso capoluogo e che era suddivisa in tre distretti: * Distretto di Campobasso, dal 1806; * Distretto di Isernia, dal 1806; * Distretto di Larino, istituito nel 1806 come parte della Capitanata e (con mutamenti territoriali) aggregato al Molise nel 1811. === Dal 1811 al 1962 === ==== Ottocento ==== La provincia di Molise ebbe un forte sviluppo grazie alle opere infrastrutturali e alle politiche messe in atto dal Re di Napoli Gioacchino Murat (succeduto a Giuseppe Bonaparte) a partire dal 1811, e l'annessione di Larino, Venafro e di parte della Valle del Volturno. Dall'epoca del Regno di Napoli il territorio molisano era in realtà compreso in quattro giustizierati diversi: il Contado del Molise, l'Abruzzo Citeriore, la Terra di Lavoro e la Capitanata; tuttora è possibile riscontrare differenze dialettali, gastronomiche e folcloristiche fra queste quattro aree. Con l'annessione al Regno d'Italia, nella regione scoppiarono molte ribellioni che furono completamente sedate solo alla fine del XIX secolo. ==== Primo Novecento e Ventennio fascista ==== Durante il Ventennio fascista, vennero costruite due città di fondazione in Molise: Nuova Cliternia, frazione di Campomarino e Castellino Nuovo, che avrebbe dovuto sostituire il vecchio paese di Castellino del Biferno, in quanto sito su un territorio ad alto rischio idrogeologico. Campobasso fu oggetto di un consistente piano di interventi urbanistici e, a differenza di Isernia, risentì delle politiche a favore della natalità portate avanti dal regime, registrando nel ventennio 1921-1941 una crescita da 16.413 a 22.525 abitanti. Fu esaltata l'attitudine rurale del Molise (al 1936, l'80% degli abitanti era dedito all'agricoltura). Sorgevano almeno due campi d'internamento di civili durante la guerra in Molise: uno ad Isernia, con 139 detenuti, e l'altro ad Agnone, con 155 detenuti. ==== Seconda guerra mondiale ==== Il generale francese Charles De Gaulle in visita a Colli a Volturno il 26 marzo 1944 Nel corso della Seconda guerra mondiale, il territorio molisano fu interessato da duri combattimenti (esso era infatti attraversato da 4 linee difensive tedesche: la linea Barbara o del Trigno, la linea Bernhardt, la linea Viktor e la linea Gustav) che causarono circa 1250 vittime civili, di cui circa 500 nel bombardamento alleato di Isernia, e si conclusero per la maggior parte nell'ottobre 1943, con lo sbarco degli alleati a Termoli (CB), che portò nel giro di poche settimane alla resa dei tedeschi nei principali centri abitati molisani (il 12 ottobre si arresero i tedeschi a Larino, il 24 a Bojano, entro i primi di novembre '43 la valle del Trigno era liberata ed entro il 19 dicembre l'intera provincia di Campobasso fu completamente liberata). La zona delle Mainarde fu invece interessata da combattimenti fino al 1944, con la vittoria del Corpo Italiano di Liberazione nella battaglia di Monte Marrone, al confine col Lazio. ==== Dopoguerra ==== Al termine del conflitto, al referendum sulla forma istituzionale dello Stato del 1946 il 68,5% dei molisani votò per la Monarchia. Alle prime elezioni il Molise risultò una roccaforte della Democrazia Cristiana, che vi raccolse il 58% dei consensi nel 1948, il 46% nel 1953 e il 55% nel 1958, a scapito di socialisti e comunisti. Nel primo dopoguerra restò superiore alla media nazionale anche il consenso ai partiti monarchici. ==== Dal 1963: regione Molise ==== Nel 1963, grazie a una disposizione transitoria che consentì di derogare ai limiti imposti dall'art. 132 della Costituzione italiana quali il referendum e il limite di un milione di abitanti, la provincia di Campobasso, con poco più di 300.000 abitanti, venne distaccata senza referendum dalla preesistente regione Abruzzi e Molise e inserita nella nuova regione denominata Molise, di cui Campobasso divenne capoluogo. Il 3 marzo 1970 una parte del suo territorio venne scorporata e istituita come provincia di Isernia, con Isernia capoluogo. Il Molise è quindi, con le due province di Campobasso e Isernia, la ventesima, e più giovane regione d'Italia. ==== Terremoti ==== Il territorio molisano ha subito le conseguenze in epoca storica di diversi terremoti appenninici tra i quali si citano: * il terremoto dell'Appennino centro-meridionale del 1349: sisma di magnitudo 6.7 che interessò la parte del Regno di Napoli tra Isernia, il Reatino e L'Aquila, con probabile epicentro situato nel venafrano, causando crolli alle strutture principali della città, che necessitarono di nuova riedificazione, soprattutto a Venafro, Isernia, Cassino e L'Aquila e crolli furono segnalati anche a Roma. * il terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1456: di magnitudo 7.1, con epicentro tra Sannio e Irpinia, che distrusse molti comuni e danneggiò gravemente città come Sulmona, Campobasso e Napoli. * il terremoto del Molise del 1805: disastroso terremoto di magnitudo 6.6 (detto anche di “Sant’Anna” per la notte di luglio in cui si verificò), verificatosi nel massiccio del Matese, tra Bojano e Benevento, che distrusse molti paesi molisani, che furono ricostruiti quasi ex novo, sconvolgendo l'aspetto medievale di Campobasso stessa, e causando danni anche a Isernia. * il terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1984: di magnitudo 5.9, verificatosi nella Valle di Comino in Lazio, danneggiò i centri molisani della zona isernina a confine con l'Abruzzo come San Pietro Avellana e Castel del Giudice e i comuni della ''Valle del Volturno'' come Acquaviva d'Isernia, Pizzone e Colli a Volturno. * il terremoto del Molise del 2002: di magnitudo 5.7, verificatosi il 31 ottobre nei pressi di San Giuliano di Puglia, colpendo anche i comuni di Castellino del Biferno, Provvidenti e Santa Croce di Magliano. Famosa è la triste vicenda del crollo della scuola elementare a San Giuliano, dove perirono una maestra e 27 bambini. === Evoluzione demografica === Dopo il massimo storico registrato in occasione del censimento del 1951, nel ventennio successivo la popolazione molisana ha subito un netto calo per la ripresa del fenomeno migratorio. Dal 1981, grazie alla diminuzione delle partenze e all'aumento dei rientri, si è riscontrata una minima ripresa; al contempo, però, si è assistito a una ridistribuzione degli abitanti a favore dei centri maggiori delle colline e della costa e a discapito dei piccoli borghi di montagna. Negli anni novanta, esauritosi il flusso dei rientri, la popolazione è tornata a diminuire, questa volta a causa del calo delle nascite non compensato dalla scarsa immigrazione dall'estero. In circa 30 anni, la popolazione è scesa da 330.000 a 296.000 abitanti. La popolazione del Molise al 31 gennaio 2021 è così distribuita tra le sue due province: Pos. Provincia Abitanti capoluogo Abitanti provincia 1 Provincia di Campobasso 2 Provincia di Isernia === Comuni principali === Veduta di Campobasso, in particolare il campanile della Chiesa di San Bartolomeo Veduta di Termoli (CB), in particolare il borgo antico con la torre del Castello svevo Il Molise è composto prevalentemente da comuni di piccole dimensioni, molti dei quali non superano i 1.000 residenti. I comuni più importanti per struttura demografica, sociale ed economica sono Campobasso, Termoli, Isernia e Venafro. Punti di riferimento territoriale sono anche i comuni di Larino, Bojano, Montenero Di Bisaccia e Agnone. Di seguito la tabella riporta la popolazione dei dieci comuni più popolosi del Molise: Pos. Comune Prov. Abitanti 31/01/2021 1 '''Campobasso''' CB 2 Termoli CB 3 '''Isernia''' IS 4 Venafro IS 5 Campomarino CB 7757 6 Bojano CB 7484 7 Larino CB 6540 8 Montenero di Bisaccia CB 6183 9 Guglionesi CB 5048 10 Riccia CB 4964 === Etnie e minoranze straniere === Al 31 dicembre 2019 gli stranieri residenti in regione erano , ossia il 4,35% della popolazione residente. I gruppi più numerosi erano: * : * : * : * : === Minoranze etno-linguistiche === Nel territorio molisano sono presenti alcune minoranze etniche e linguistiche, site tutte nella provincia di Campobasso. Le principali sono quella dei croati del Molise, in particolare nei comuni di Montemitro, Acquaviva Collecroce e San Felice del Molise, le uniche in Italia, e quella albanese (arbëreshë), soprattutto nei comuni di Campomarino, Ururi, Portocannone e Montecilfone (Basso Molise). In entrambe le minoranze etniche si mantiene la tipica lingua, albanese e croato molisano, e le varie tradizioni (benché gli albanesi del Molise non abbiano conservato il rito bizantino). Dal 24 novembre 2005 la regione Molise ha una rappresentanza istituzionale a Bruxelles, Belgio. === Suddivisione amministrativa === Sede della Regione Molise, a Campobasso Con la legge costituzionale del 27 dicembre 1963, n. 3 recante "Modificazioni agli articoli 131 e 57 della Costituzione e istituzione della Regione Molise", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 3 del 4 gennaio 1964, fu istituita la Regione del Molise, territorialmente separata dall'Abruzzo, ma solo con la legge n. 281 del 1970 furono attuate le sue funzioni. La regione Molise comprende due province: * '''''' (con 84 comuni) * '''''' (con 52 comuni) Il Molise è l'unica regione dove in due occasioni sono state annullate le elezioni regionali, in entrambi i casi a causa della raccolta di firme false. La prima volta fu nel 2001, con decisione del TAR confermata in appello dal Consiglio di Stato. Il 17 maggio 2012 il TAR del Molise ha annullato le elezioni regionali del 2011, stabilendo altresì il ritorno alle urne per la scelta del nuovo presidente di regione. Il 29 ottobre 2012 viene depositata la sentenza della 5/a sezione del Consiglio di Stato sui ricorsi elettorali e questa conferma, in via definitiva, l'annullamento delle elezioni del 2011. In entrambe le occasioni si trovò coinvolto l'ex presidente Angelo Michele Iorio: egli promosse insieme ad un elettore il primo ricorso, e 11 anni dopo fu accolto il secondo ricorso che annullò la sua terza elezione a capo della giunta. === Onorificenze === Dato il basso numero di abitanti, l'economia del Molise è scarsamente sviluppata rispetto alle altre regioni italiane (pur avendo un PIL pro capite leggermente superiore a quello di altre regioni del Mezzogiorno come Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), pertanto il settore primario è quello da cui provengono le maggiori rendite economiche. Le industrie sono raggruppate nei nuclei industriali di Termoli (CB), Campobasso-Bojano (CB), Campobasso-Ripalimosani (CB) e Venafro-Pozzilli (IS). , in particolare nei centri balneari e di gradevole villeggiatura quali Termoli (CB), Campomarino (CB), Montenero di Bisaccia (CB), Petacciato (CB) anche per i punti di riferimento montani come Campitello Matese (CB), Capracotta (IS) e il parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. La regione è ultima per arrivi turistici: nel 2014 sono stati 164.550 italiani e 14.071 stranieri. L'area più servita e più sviluppata è quella di Termoli (CB) dove è presente l'area portuale, e attraversata dalla linea ferroviaria Adriatica e dall'autostrada A14. Le attività pastorali in regione sono caratterizzate dalla transumanza, consistente nello spostamento delle greggi dall'Appennino abruzzese al Tavoliere delle Puglie attraverso una fitta rete di tratturi e tratturelli. Dal 2006 è attiva la casa automobilistica DR Motor Company, con sede a Macchia d'Isernia (IS), mentre a Termoli (CB) è attiva dal 1972 la Fiat Powertrain, con una fabbrica dedita alla produzione di motori e cambi, che ha influenzato notevolmente lo sviluppo economico e demografico della città adriatica, ed è considerata una delle più importanti fabbriche del gruppo per i volumi prodotti. Di seguito la tabella che riporta il PIL e il PIL procapite, prodotto nel Molise dal 2000 al 2009: 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 '''Prodotto Interno Lordo'''(Milioni di Euro) 4.930,7 5.131,3 5.280,5 5.337,7 5.563,9 5.783,5 5.958,7 6.394,2 6.534,7 6.449,3 '''PIL ai prezzi di mercato per abitante'''(Euro) 15.308,1 15.985,5 16.460,3 16.607,7 17.290,0 17.994,6 18.591,9 19.950,6 20.370,0 20.097,6 Di seguito la tabella che riporta il PIL, prodotto nel Molise ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche: '''Macro-attività economica''' '''PIL prodotto''' '''% settore su PIL regionale''' '''% settore su PIL italiano''' Agricoltura, silvicoltura, pesca € 197,7 3,32% 1,84% Industria in senso stretto € 982,6 16,49% 18,30% Costruzioni € 400,3 6,72% 5,41% Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni € 994,8 16,7% 20,54% Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari e imprenditoriali € 1.155,1 19,38% 24,17% Altre attività di servizi € 1.583,4 26,57% 18,97% Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni € 644,7 10,82% 10,76% '''PIL Molise ai prezzi di mercato''' '''€ 5.958,7 ''' === Turismo === Colonne della basilica del municipio romano di ''Saepinum'' Benché il Molise sia da sempre la regione italiana con il più basso numero di visitatori e con la percentuale più bassa di turismo, questo ha incominciato a incrementarsi nei primi anni 2000. La regione , nonché pianure, montagne e 35 km di costa. Il turismo marittimo risulta molto importante ed è concentrato su Termoli e Campomarino, mentre il turismo di montagna riguarda specialmente l'attività sciistica presso Campitello Matese e Capracotta. Il turismo artistico e culturale riguarda le principali città di Campobasso, Isernia, Venafro ma molto visitato, specialmente dai turisti che viaggiano verso la Puglia, è il borgo medievale di Termoli, frequente meta di visite per il Duomo e il Castello Svevo. Campobasso è famosa per essere una cosiddetta "città giardino", durante il risanamento di Gioacchino Murat, e per il borgo medievale con chiese storiche del romanico e con il Castello Monforte. Isernia è conosciuta per la Cattedrale, per la pregevole Fontana Fraterna, ma soprattutto per l'Homo Aeserniensis, datato 700.000 anni e risalente al Paleolitico. Venafro è città d'arte e di testimonianze storiche di ogni epoca conservando numerosi monumenti e reperti di epoca romana quali il teatro, l'odeon, l'anfiteatro, l'acquedotto augusteo e resti di ville romane. È conosciuta anche con l'appellativo di "Città delle 33 chiese" grazie al numero cospicuo di edifici di culto presenti nel suo centro storico. Non meno numerosi sono i palazzi signorili, le fortificazioni militari (castello Pandone, Torricella, mura urbane e antiche porte urbiche). Larino poiché custodisce l'Anfiteatro Romano, il Foro, le Terme e altri luoghi di interesse come i mosaici della Lupa, del Polpo, del Kantharos, del Leone. Altri piccoli centri di interesse sono soprattutto Agnone, per la presenza della storica fabbrica di campane della Fonderia Pontificia Marinelli e per la Ndocciata, evento dedicato al fuoco che richiama molti visitatori; Frosolone, capitale meridionale della lavorazione artigiana di forbici e coltelli, tradizione con radici medievali nella lavorazione delle spade; Bojano (con il borgo medievale di Civita Superiore), Venafro (con il borgo rinascimentale in stile napoletano), Guglionesi, Pietrabbondante (resti archeologici), Pescolanciano, Sepino (con la famosa area archeologica romana di Altilia) e Capracotta. Del turismo artistico sono state riscoperte le testimonianze delle storiche abbazie di San Vincenzo al Volturno (Rocchetta a Volturno) e Santa Maria del Canneto (Roccavivara), testimonianza del romanico molisano, come anche la chiesa di Santa Maria Maggiore di Guglionesi e quelle di San Giorgio di Campobasso e Petrella Tifernina. Il territorio è anche molto ricco di castelli e borghi fortificati, come Bagnoli del Trigno, Civitacampomarano, Agnone, Torella del Sannio, Lupara e Sant'Elia a Pianisi. Alcuni castelli come Castropignano e Civitacampomarano hanno conservato la forma originaria del XIII secolo circa, mentre molti altri sono stati trasformati in residenze signorili dai nobili napoletani, come il castello Pandone di Venafro, il castello D'Alessandro di Pescolanciano o il castello De Capoa di Gambatesa. Per ultimo, il Molise ha riscoperto il suo passato pre-romano, con varie campagne di scavi presso il territorio dell'antico Sannio, scoprendo vari villaggi e fortificazioni dei popoli Sanniti Pentri. Così sono rappresentativi il villaggio di ''Saepinum'' a Sepino e l'area sacra del Teatro di ''Bovianum Vetus'' a Pietrabbondante. === Autostrade === * ''Autostrada Adriatica'' Stazione ferroviaria di Campobasso === Strade statali === * ''Adriatica'' * ''dell'Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitico'' * ''Venafrana'' * ''Sannitica'' * ''della Val Fortore'' * ''Fondo Valle del Tappino'' * ''Fondo Valle del Biferno'' * ''di Fondo Valle Trigno'' * ''di Fondo Valle Sangro'' * ''Tangenziale di Termoli'' * ''Tangenziale Est di Campobasso'' * ''Tangenziale Ovest di Campobasso'' * ''Fondo Valle del Rivolo'' Il sistema di viabilità principale del Molise è concentrato sulle strade e sulle ferrovie, con unico sistema di trasporto marittimo presso il porto di Termoli.L'unica autostrada che attraversa la regione è l'A14, che lambisce Termoli, con uscita da nord per Montenero di Bisaccia-Termoli Nord, e svincolo a Termoli Centro, con allacciamento alla strada statale 647 Fondo Valle del Biferno per raggiungere Campobasso. Le principali strade statali sono innanzitutto la Statale 16 Adriatica che dall’Abruzzo di San Salvo porta alla Marina di Montenero, attraversando fino alla Puglia i comuni di Petacciato Marina, Termoli (zona industriale ovest) e Campomarino Lido, poi la SS17 dell'Appennino Abruzzese che porta da Sulmona a Isernia, la Statale 85 Venafrana, che da Isernia attraversa i centri di Pescolanciano e Carovilli, l'87 Sannitica che da Napoli porta a Termoli passando per Vinchiaturo e Larino e la 650 Fondo Valle Trigno, che da San Salvo lambisce il Trigno passando per Bagnoli del Trigno, Pietrabbondante e Sessano del Molise. Le ferrovie principali del Molise sono la ferrovia Benevento-Campobasso, la ferrovia Termoli-Campobasso e la ferrovia Isernia-Campobasso. === Università === * Università degli Studi del Molise, fondata nel 1982, ha sede a Campobasso e sedi periferiche a Termoli (CB) e Pesche (IS). * Università degli Studi di Roma "La Sapienza", presente sul territorio regionale con il Polo Didattico del Molise, che eroga corsi di laurea nelle professioni sanitarie presso le principali strutture sanitarie della regione. * Università Cattolica del Sacro Cuore, presente con il presidio ospedaliero specialistico Gemelli Molise a Campobasso. === Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica === * Conservatorio Lorenzo Perosi, Campobasso. === Scuole militari === * Arma dei Carabinieri ** Scuola allievi carabinieri "Eugenio Frate", Campobasso. * Polizia di Stato ** Scuola allievi agenti "Giulio Rivera", Campobasso. Il sistema sanitario regionale è gestito dall'ASREM (Azienda Sanitaria Regionale del Molise), che è presente nel territorio con sette distretti socio-sanitari (Campobasso, Isernia, Termoli, Larino, Venafro, Bojano-Riccia, Agnone) e sei presidi ospedalieri: * Ospedale "Antonio Cardarelli", Campobasso * Ospedale "Ferdinando Veneziale", Isernia * Ospedale "San Timoteo", Termoli (CB) * Ospedale di comunità "Giuseppe Vietri", Larino (CB) * Ospedale di comunità "San Francesco Caracciolo", Agnone (IS) * Ospedale di comunità "Santissimo Rosario", Venafro (IS) Sono presenti inoltre in ambito specialistico il Gemelli Molise di Campobasso, già sede distaccata della facoltà di medicina e chirurgia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, e l'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico "Neuromed" di Pozzilli (IS). Si affiancano a queste altre strutture, sia private sia convenzionate con l'azienda sanitaria regionale. === Arte === ==== Epoca romana ==== Tempio sannita di Pietrabbondante La caratteristica principale che distingue e universalizza l'arte molisana è l'architettura: infatti dell'epoca della prima colonizzazione italica dei Sanniti Pentri, si conservano fortificazioni a mura ciclopiche, che servivano a delimitare i territori e le aree sacre attorno i villaggi, salvo poi divenire punti di guardia e di controllo durante gli scontri con Roma dal IV secolo al I secolo a.C. Gli esempi migliori di muraglie, lunghe anche chilometri poste lungo le dorsali montuose, composte da pietre ciclopiche, sono quelli di Duronia, Baranello, Monte Acero, Venafro, Monte della Civita Superiore di Bojano, Pietrabbondante e Altilia di Sepino. In seguito alla colonizzazione romana, gran parte del patrimonio architettonico italico è andato irrimediabilmente modificato secondo gli accomodamenti dell'Urbe: le città principali di Venafrum, Bovianum, Aesernia, Saepinum, Bovianum Vetus (Pietrabbondante), Larinum si dotarono di strutture nuove come i fori, i templi della Triade Capitolina, le strade a cardi e decumani, i sepolcri monumentali, e soprattutto i complessi termali e gli anfiteatri, i cui esempi migliori si trovano nei siti archeologici di Larino, Venafro, Sepino e Pietrabbondante. ==== Epoca medievale ==== Duomo di Larino, prospetto Allo sfaldamento dell'Impero Romano, la ricostruzione delle città riprese intorno al X-XII secolo, mentre già dall'epoca longobarda erano state erette nei punti strategici le torrette di vedetta, che poi diventeranno veri e propri castelli fortificati. Al periodo longobardo-franco (VIII-IX secolo) risale l'edificazione dell'importante cenobio dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno, che insieme ai monasteri di Cassino e Farfa possedeva gran parte delle terre del centro-sud Italia sino all'Adriatico. Il monastero si presenta alquanto manomesso, privato del complesso di San Vincenzo Maggiore (poi diventato sito archeologico), con in piedi soltanto l'Abbazia Nuova del XIII secolo. La "cripta di Epifanio vescovo" rappresenta il primi importante ciclo pittorico di affreschi della regione, risalente al IX secolo, con le raffigurazioni del martirio di San Lorenzo, della gloria di Epifanio, e della Crocifissione.Sempre al periodo longobardo risale la costruzione della fortezza di Civita Superiore di Bojano, di Tufara, di Roccamandolfi e di Campobasso (il fortilizio sopra cui nel XV secolo verrà costruito il castello Monforte). Nel periodo normanno (XII-XIII secolo) furono costruiti altrettanti castelli nella regione, come Castello D'Alessandro di Pescolanciano, il castello angioino di Vastogirardi, il castello normanno di Torella del Sannio (XIII secolo), a pianta trapezoidale con tre torri circolari, il castello di Castropignano, posto in cima al promontorio roccioso che sovrasta il paese e la Valle del Biferno; e poi ancora il Castello Pignatelli di Monteroduni (si presenta nel rifacimento in dimora gentilizia del XV-XVI secolo), quello di Cercemaggiore (in seguito palazzo baronale). Di quest'epoca, abbastanza conservatosi nello stile originario, è il Castello Svevo di Termoli edificato da Federico II nel 1247, insieme alla cinta muraria del borgo vecchio attorno il Duomo. Nell'epoca angioina, vennero eretto i castelli di Colletorto (mirabile è la torre merlata), Civitacampomarano, Venafro (che verrà trasformata nel XV-XVI secolo nel Castello Pandone), Cerro al Volturno, e Riccia (di cui rimane la torre cilindrica). Dal punto di vista religioso, dal X al XIV secolo i maggiori templi cristiani d'interesse romanico e gotico (malgrado delle manomissioni barocche e neoclassiche negli interni), sono il Duomo di Larino con la mirabile facciata gotica di Francesco Petrini (1319), una delle più rappresentative del gotico molisano, il Duomo di Termoli in stile romanico pugliese, la chiesa di San Giorgio e quella di San Leonardo a Campobasso, poste ai piedi del castello, la chiesa madre di San Giorgio di Petrella Tifernina (1165), e i complessi abbazia di Santa Maria di Canneto a Roccavivara (a guardia della sponda sinistra del Trigno) e di Santa Maria della Strada presso Matrice (CB). Si presume che quest'ultima chiesa fosse stata eretta sopra un tempio romano, con la facciata a salienti decorata con pseudo protiro e due lunette laterali, rosone centrale a raggi, e bassorilievi a motivi animali. Il monumento funebre interno è del XIV secolo, ricavato nella navata sinistra. La chiesa santuario di Santa Maria di Canneto invece risale al IX secolo, con facciata a spioventi in pietra liscia, col portale romanico e il rosone. L'interno a tre navate absidate ha copertura a capriate, colonne romane provenienti da un tempio, e un pregevole pulpito scolpito in pietra nel 1223, della scuola abruzzese del maestro Ruggero di Guardiagrele (l'autore dei pulpiti di San Clemente a Casauria, Santa Maria in Valle Porclaneta, San Paolo di Peltuino e San Pelino); tale pulpito mostra un parapetto ornato da sette archi, con figure di monaci, la scena dell'Ultima Cena, scolpita su paliotto d'altare. Dell'epoca gotica (XIV-XV sec) si hanno gli esempi della già citata Cattedrale di Larino, del Duomo di Venafro (anche se si tratta di un rifacimento degli anni '60 eliminando le coperture barocche), e delle chiese parrocchiale di San Silvestro a Montefalcone nel Sannio, l'abbazia di Santa Maria di Faifoli a Montagano, della chiesa di Sant'Erasmo e di Santa Maria del Parco a Bojano (in parte gotica è anche la facciata del Duomo di San Bartolomeo, anche se subì varie distruzioni, in particolare nel 1805 e nel 1943), la chiesa di Sant'Emidio ad Agnone con mirabile portale a ghimberga dello stile dei portali abruzzesi di Vasto, e della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Tufara (CB). ==== Rinascimento e barocco ==== In coincidenza con l'umanesimo, nei primi anni del Quattrocento, nel Molise entrò il rinascimento, favorito anche nel campo architettonico dalla necessità di ricostruire alcuni borghi e città distrutte dal terremoto del 1456, come Campobasso soprattutto. Tale terremoto tuttavia distrusse anche opere rinascimentali che erano state già completate, sicché di questo periodo artistico nella regione si contano pochi esemplari, danneggiati irreparabilmente anche dal terremoto del 1805. Timidi esempi di costruzioni rinascimentali si hanno soprattutto nei palazzi signorili di Agnone, nella chiesa di Sant'Antonio abate di Campobasso, e nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Riccia (CB). Fu costruita nel '500, con la facciata decorata da due grandi paraste, portale rettangolare centrale, e in alto la trabeazione formata da architrave, fregio e cornice. Il rifacimento della chiesa madre di San Marco ad Agnone comportò la realizzazione di un portale in stile veneziano, per la presenza di numerose maestranze in loco; a Gildone nella chiesa di Sant'Antonio venne realizzato un dipinto di scuola umbra della Madonna col Bambino tra angeli e santi. Chiesa del Purgatorio a Venafro L'epoca rinascimentale in Molise, per quel che rimane, costituisce il fiorire dei palazzi signorili, ricavati per lo più dei castelli medievali. Ne sono testimonianza il Palazzo Santangelo, Nuonno, D'Onofrio, e Apollonio presso Agnone; il palazzo vescovile di Antonio Attilio a Sepino, il Palazzo Carafa di Jelsi, il palazzo marchesale di Fornelli, il palazzo baronale ricavato dal castello ducale di Macchia d'Isernia e quelli di San Martino in Pensilis. In dimore principesche furono trasformati anche i castelli di Ferrazzano, Riccia, Pescolanciano, Carpinone, Bagnoli del Trigno, Monteroduni, Venafro. Per quanto riguarda l'arte sacra, si ricorda innanzitutto la Dormitio Virginis, pittura su tavola presso la chiesa di Santa Maria Assunta di Riccia; l'altare in pietra del 1543 e il fonte battesimale del 1580, situate nella chiesa madre di Lucito (CB); la copia della Sacra Sindone presso la Collegiata di Santa Maria Assunta a Ripalimosani, con la torre campanaria alla cuspide cipollinea del 1532, coeva di altre torri campanarie presenti nel territorio, che hanno affinità soprattutto con i due campanili di Venafro, delle chiese dell'Annunziata e del Cristo Re.Di questo periodo sono anche la croce in pietra di Castelbottaccio di Antonio De Cristofaro (1550), e quella di San Giovanni in Galdo; nella Cattedrale di Larino sono stati realizzati pannelli lignei dell'Ultima Cena e il "Trasporto di San Pardo a Larino"; nella chiesa madre di Macchia Valfortore si trovano dipinti pregevoli di Antonio Solario, detto "lo Zingaro", opere di lui sono conservate anche a Casacalenda. Il tardo Rinascimento molisano è caratterizzato dalla figura di Fabrizio Santafede, che realizzò la ''Natività'' per la chiesa madre di Casacalenda, mentre la ''Vergine del Rosario'', che era custodita a Lucito, è nel Museo Nazionale d'Abruzzo a L'Aquila; dipinti del XV-XVI secolo di vari autori, alcuni ignoti, si trovano presso l'episcopio e nel Santuario dei Santi Cosma e Damiano a Isernia, e nelle chiese madri di Pesche, Guglionesi, Agnone, e Cerro al Volturno. A Campobasso, presso il Palazzo Magno, si trova una tela del 1592 ritraente ''Pace tra i Crociati e i Trinitari''; affreschi di scuola benedettina si trovano nella chiesa di Santa Maria delle Grotte presso un romitorio nel territorio comunale di Rocchetta a Volturno (IS), così come pitture presso la cripta di San Casto nel Duomo di Trivento (XIV secolo). Nell'epoca di transizione dal rinascimentale al barocco, l'artista più famoso fu Antonio Solario di Chieti (secondo altri di Civita d'Antino), detto "lo Zingaro". Di origini venete, si ispirò alle tele di Vittore Carpaccio, tra le sue opere ci sono il dipinto della chiesa madre di Casacalenda, ritraente la morte di San Giuseppe; a Montorio nei Frentani nella chiesa di Santa Maria Assunta realizzò l'Assunzione, a Rotello nella chiesa di San Nicola realizzò la ''Deposizione''. La matrice di fondo della pittura molisana barocca è data dalla scuola di Napoli, Paolo Gmaba fu amico del Solimena, cui si attribuiscono ''Caduta degli Angeli'' nella chiesa parrocchiale di Ripabottoni, la tela dell'Immacolata nella Cattedrale di Larino, e ''Cacciata dei mercanti dal Tempio'' nel convento di San Francesco, sempre nella stessa città, e ''La Pietà'' nella chiesa di San Martino a Castelpetroso. Paolo Gamba (1712-82), molisano di Ripabottoni, realizzò numerosi dipinti per la chiesa parrocchiale del paese natio, lavorando anche in Puglia e Abruzzo, e nel Lazio. Nella chiesa madre di Ripabottoni si conservano le tele della ''Madonna del Rosario - Maria SS. del Carmelo - San Rocco con gli angeli''; altre sue opere sono a Fossalto, Sant'Elia a Pianisi, Colletorto, Agnone nella chiesa convento di San Francesco, poi a Casacalenda presso la chiesa di Santa Croce. Altro pittore molisano barocco fu Benedetto Brunetti di Oratino, che realizzò tele per la chiesa madre dell'Assunta, e per lo splendido oratorio del Carmine, interamente rivestito in legno intagliato e dorato, con tele. ==== Neoclassicismo ed eclettismo ==== Prospetto della Cattedrale di Isernia Il periodo neoclassico in Molise è caratterizzato prevalentemente dalla ricostruzione di mezza regione dopo il disastroso "terremoto di Sant'Agata" del luglio 1805, che colpì il Matese, tra Bojano e Benevento. Gli esempi migliori, quasi sempre chiese e palazzi signorili, è la facciata della Cattedrale di Isernia, rifatta da Berardino Musenga: la facciata si rifà alle costruzioni dei templi romani, con pronao ionico, tipico frontone triangolare, mentre l'interno mostra ancora caratteri tardo barocchi, con le tre navate divise da colonnato ionico. Musenga rifece anche la chiesa madre di San Michele a Baranello, anche Campobasso fu interessata da importanti lavori di rifacimento, in particolar modo la Cattedrale della Trinità, e le chiese di San Giovanni del Gelsi e del Sacro Cuore, mentre sorgevano il Palazzo del Convitto, il Palazzo San Giorgio sopra l'ex monastero dei Celestini, il Palazzo Magno, la Prefettura e la Banca di Napoli. Identica sorte di restauro neoclassico subirono il palazzo ducale di Larino, la chiesa di Santa Maria della Croce a Campobasso, e le parrocchiali di Filignano, Montaquila, Vinchiaturo e Trivento (il duomo venne quasi rifatto daccapo, eccettuala la cripta medievale, eretta sopra il tempio di Diana). Dell'eclettismo molisano (liberty e neogotico), i migliori esempi sono la palazzina sul laghetto di Venafro, e la Basilica santuario di Maria Santissima Addolorata presso Castelpetroso, in puro stile neogotico, eretta nel 1890. La tradizione della 'Ndocciata della notte della Vigilia di Natale ad Agnone (IS) === Tradizioni e folclore === In Molise sono assai diffuse le tradizioni di carattere religioso quali le processioni, come quelle del venerdì santo di Campobasso e di Isernia con la sfilata degli incappucciati, il Festival dei Misteri di Campobasso, la regata di San Basso a Termoli (CB), la solenne processione di San Nicandro a Venafro (IS) caratterizzata dal canto dell'inno, la processione di Capracotta (IS) in onore della Madonna di Loreto ogni tre anni, la festa del grano in onore di Sant'Anna a Jelsi (CB), la festa in onore di Santa Cristina a Sepino (CB), la sfilata dei carri di San Pardo a Larino (CB), i carri di Sant'Antonio e l'ultimo sabato di aprile a Santa Croce di Magliano (CB), la festa e il fuoco di Sant'Antonio Abate il 17 gennaio a Palata (CB), Colli a Volturno (IS) e Colletorto (CB), la storica carrese del 30 aprile di San Leo i tradizionali altari di San Giuseppe e la festa di San Biagio a San Martino in Pensilis (CB) nel basso Molise, oltre al caratteristico "Volo dell'angelo" del 1 e 2 luglio a Vastogirardi (IS). Processione di San Nicandro a Venafro Dal punto di vista prettamente folcloristico si segnala il Festival della Zampogna di Scapoli (IS), l'Eddie Lang Jazz Festival che si svolge nella cornice del castello Pignatelli di Monteroduni (IS), il Macchia Blues a Macchia d'Isernia, la Pezzata a Capracotta (IS), la 'Ndocciata di Agnone (IS), il Bonefro Rock Festival, la tartufata a Miranda (IS), la festa dell'uva a Riccia (CB), la ''Via Dolorosa'' a Colli a Volturno (IS), "''gl'Cierv'''" a Castelnuovo al Volturno (IS) e Il ballo dell'orso di Jelsi (CB). === Musica === La zampogna, principale strumento musicale popolare del Molise La musica in Molise ha ancora un'impronta generalmente popolare, basata sulla tradizione secolare della figura dello zampognaro. Gli zampognari in Molise sono particolarmente radicati nel centro di Scapoli (IS), dove esiste anche il Museo del Bufù e della Zampogna, insieme a botteghe artigianali dove si continua la tradizione della fabbricazione di questo strumento musicale. I canti popolari sono diffusi in tutta la regione, mescolati ai balli del saltarello tradizionale, ma anche con i canti delle minoranze slave presenti nella pianura costiera molisana di Ururi e Portocannone. Per questa tradizione nel 1954 Diego Carpitella e Alberto Mario Cirese hanno pubblicato un disco di registrazioni, affinché la tradizione orale della lingua arbresche non vada perduta in regione.Altra forma di canto popolare tipico del Molise e del basso Abruzzo è la "maitunata", ossia un gruppo di stornelli cantati per occasioni, completamente improvvisati, ma racchiusi in un preciso schema metrico e tematico. La maitunata è generalmente diffusa a Campobasso, Sepino e Tufara. La città di Campobasso è inoltre sede dell'orchestra sinfonica regionale e del conservatorio di musica "Lorenzo Perosi". === Teatro === Le prime forme di tradizione teatrale molisana si hanno dai reperti archeologici rinvenuti a Larino, Pietrabbondante, Venafro e Sepino, quando dal I secolo a.C. i Romani costruirono i teatri e anfiteatri per spettacoli circensi e di tragedie classiche. Successivamente bisognerà aspettare il XVIII secolo, quando i teatri esistevano solamente presso le cappelle di alcuni palazzi nobiliari, il più antico dei quali il seicentesco teatrino del Castello Pandone di Venafro. Dall’Ottocento il teatro divenne d’uso mondano, e si formarono le prime compagnie teatrali locali, che misero in scena gli spettacoli in voga che si componevano nella Capitale. Tra i più grandi teatri del Molise si annovera il Teatro Savoia di Campobasso, seguito dal piccolo Teatro del Loto di Ferrazzano (uno dei più piccoli d’Italia), e dal Teatro Italo-Argentino di Agnone, costruito nel primo ‘900 lungo il corso principale.La compagnia teatrale principale molisana è il “Teatro Stabile del Molise”. === Letteratura === Non si attesta la presenza di scrittori e poeti molisani nell'epoca del dominio Sannita dei Pentri; tuttavia il territorio allora detto "Samnium" compare nelle opere dei principali storiografi romani Tito Livio, Plinio il Vecchio, Tacito soprattutto per la parte storica riguardante le "guerre sannitiche". Anche i greci naturalizzati romani Diodoro Siculo, Strabone, Claudio Tolomeo, Polibio fecero alcuni riferimenti, principalmente a carattere etno-antropologico, sul Molise nello specifico citando nelle loro opere la città di Venafro esaltandone il clima mite e salubre, l'eccellente olio e la produzione di materiali edilizi. Francesco Jovine Nell'epoca medievale la letteratura in Molise assume la connotazione dei canti e dei laudari composti da preti, e da documenti notarili. Nel campo della storiografia, l'esempio più importante del XII secolo è il ''Chronicon Vulturnense'' di un tal monaco Giovanni, riguardante la storia dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno dalla fondazione carolina (IX secolo) sino all'XI, permettendo così un'importante ricostruzione anche dal punto di vista archeologico delle vicende del cenobio, uno dei principali dell'Italia meridionale sino al XV secolo. Nel Medioevo pieno si hanno poche testimonianze cronachistiche sul Molise, principalmente si tratta di regesti e privilegi redatti da notai e protonotai, che verranno raccolti per le opere storiografiche del XVII-XVIII secolo. Tra questi storici moderni il più illustre è Domenico La Porta, che ha scritto ''Historia della Contea di Molise'', pubblicato 2015, mentre il cardinale Anton Ludovico Antinori negli ''Annali degli Abruzzi'' (1771) menzionò il Molise in base ad alcuni fatti storici accaduti nel Medioevo, legati all'Abruzzo. Poi viene Raffaello Genari con la sua ''Historia della Città e Regno di Napoli'' (1750), dove si fa menzione in alcuni capitoli anche della Terra di Lavoro, dove gran parte del Molise era incluso sino al 1927. Dal punto di vista della ricerca letteraria, i poeti e i romanzieri più famosi del Molise sono stati Francesco Jovine, noto nel panorama nazionale per il libro ''Le terre del Sacramento'', Benito Jacovitti per aver creato il fumetto di Cocco Bill, poi Laura Vitone (poetessa crepuscolare ottocentesca), Giuseppe Jovine e Vincenzo Rossi, poeti decadentisti, e infine Nicola Iacobacci, che nelle sue poesie recupera i miti e le tradizioni molisane, alternando l'ambientazione di città-campagna. Nell'ambito della letteratura dialettale si ricordano Giuseppe Altobello detto "Minghe Cunzulette", Michele Cima, Domenico Sassi ed Eugenio Cirese. === Cinema === * ''Due mogli sono troppe'' di Mario Camerini (1950), girato quasi interamente a Colli a Volturno. * ''La legge è legge'' di Christian-Jaque (1958), girato interamente a Venafro. * ''...continuavano a chiamarlo Trinità'' di E.B. Clucher (1971), con alcune scene girate a Venafro. * ''Il prefetto di ferro'' di Pasquale Squitieri (1977), con alcune scene girate a Colli a Volturno. * ''I magi randagi'' di Sergio Citti (1996), con alcune scene girate a Rocchetta a Volturno, Sesto Campano e Venafro. * ''Non ti muovere'' di Sergio Castellitto (2004), con alcune scene girate a Bojano, Oratino e Sepino. * ''Il sole dei cattivi'', di Paolo Consorti (2013), con alcune scene girate a Larino. * ''Sole a catinelle'' di Gennaro Nunziante (2013), con alcune scene girate a Petrella Tifernina, Sepino, Casacalenda, Limosano e Provvidenti. * ''Il viaggio'' di Alfredo Arciero (2017), girato sulla tratta ferroviaria Carpinone - Sulmona e in diverse località molisane come Campobasso, Isernia, Ripalimosani, Limosano, Sepino, San Pietro Avellana, Vinchiaturo e Bagnoli del Trigno. === Città d'arte === Campobasso, Piazza San Leonardo La chiesa di San Giorgio * '''Campobasso''': città di origini sannite, si sviluppò in epoca romana e fu ricostruita dai Normanni che edificarono il castello sopra una torre di guardia, in cima al monte che sovrasta l'abitato storico. Campobasso ebbe pieno sviluppo nel Medioevo dal XIII secolo in poi, e venne ricostruita con un'ampia cinta fortificata voluta da Nicola Monforte dopo il disastroso terremoto del 1456, il quale riedificò anche l'attuale Castello Monforte a guardia della cittadella. Il centro di Campobasso si divide in due nuclei storici: quello medievale che si arrampica sul monte del castello, e il nuovo centro di Gioacchino Murat fatto costruire dopo il 1805, alle porte del paese vecchio, dove si trovano la centralissima Piazza Pepe, la Piazza e il Corso Vittorio Emanuele e il corso Mazzini.In cima alla montagnola si erge il quattrocentesco castello con il santuario della Madonna del Monte (o Santa Maria Maggiore, frequentata anche da Padre Pio), e dalla fortezza partiva la cinta muraria che abbracciava tutto il nucleo medievale, demolita dal sisma del 1805 e inglobata nelle case, dove è ancora è possibile vedere alcune porte di ingresso allineate con le torri (Porta Sant'Antonio a ovest, Porta San Nicola a sud-ovest, Porta Mancina a sud-est e Porta San Paolo a est). Dopo il terremoto del 1456 il centro nevralgico della vita cittadina è divenuta la piazzetta con la chiesa di San Leonardo, a differenza della parte di sopra con la chiesa di San Bartolomeo e l'ancora più periferica chiesa romanica di San Giorgio, usata come sepolcro dei cittadini e delle famiglie illustri. Diversi sono i palazzi rinascimentali e settecenteschi, come il Palazzo Japoce, il Palazzo Angioino, il Palazzo Mazzarotta sede del museo sannitico di Campobasso. Scendendo sempre più in basso si trovano il Teatro Savoia accanto l'ottocentesca Cattedrale della Santissima Trinità e il Palazzo Magno. In Piazza Vittorio Emanuele si trovano diversi edifici progettati insieme ai principali decumani della città a scacchiera, come il Palazzo San Giorgio (comune, ricavato dall'ex monastero dei Celestini), il Palazzo della Banca d'Italia, il Banco di Napoli e il Convitto Nazionale "Mario Pagano". Isernia, scorcio dell'arco San Pietro * '''Isernia''': città antica, capitale dei Sanniti Pentri, risorse nel Medioevo divenendo una delle città più importanti molisane. Il nucleo antico, benché non più racchiuso tra le mura, presenta ancora le caratteristiche originali, malgrado i bombardamenti del 1943 che distrussero il rione dell'attuale Piazza Celestino, dove si trovava la presunta casa natale di Pietro da Morrone, accanto alla medievale Fontana Fraterna. Il borgo si sviluppa a ellisse, delimitato al centro dal corso Marcelli che sbocca in piazza della Cattedrale di San Pietro, in stile barocco-neoclassico, dove si affacciano le facciate della chiesa di Santa Chiara, dell'ex convento di San Francesco, del Palazzo d'Avalos e dell'ex Complesso di Santa Maria delle Monache.Il centro nuovo si è sviluppato a nord intorno a Piazza Tedeschi, dove si trovano il parco delle Rimembranze, il complesso del Sacro Cuore e i principali palazzi degli uffici amministrativi.Nei pressi del centro si trovano anche l'eremo dei Santi Cosma e Damiano e il parco archeologico di "Isernia La Pineta".Castello Pandone (veduta laterale) Chiesa dell'Annunziata (Venafro) * '''Venafro''' (IS): è una delle città più antiche del Molise, posta in un punto fondamentale di comunicazione con Caserta, Napoli e Roma. Fu città dei Sanniti, come dimostrano i ritrovamenti presso il monte Santa Croce (la Rocca Saturno) effettuati nel 2002 dall'archeologo locale Franco Valente. Quando nel I secolo a.C. fu conquista dai romani, Venafro cambiò completamente aspetto ed è possibile rintracciare alcuni manufatti antichi conservatisi, come l'anfiteatro romano che sorgeva fuori dal perimetro murario e il teatro presso il Castello Pandone, le terme, le ville signorili e le testimonianze conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Santa Chiara. Anche la pianta della città è frutto della ricostruzione romana, con il nuovo sistema viario formato da cardi e decumani (via Plebiscito, Via Cavour, via Porta Guglielmo, Corso, Garibaldi, Via Amico da Venafro, Via Duomo, Via del Carmine, via Mura Ciclopiche, Largo Torre del Mercato).Fu costruito anche un acquedotto romano, che prelevava le acque dalla sorgente del Volturno, distribuendola non solo alle ville, ma anche ai lotti della centuriazione. L'acquedotto di Venafro è in opera cementizia, con pareti interne ricoperte da intonaco levigato, avente larghezza di 65 cm per altezza di 160 cm.Dopo il dominio romano, Venafro fu conquistata dai Longobardi, che edificarono la primitiva Cattedrale presso il colle Sant'Angelo, insieme a una torre di vedetta denominata "Torricella". Nei secoli successivi Venafro godette sempre dei benefici dei signori che si succedevano al potere, tra cui i napoletani Pandone, che riedificarono l'imponente castello che sovrasta la cittadella. Il centro storico ha un aspetto stilistico settecentesco, con mirabili esempi del barocco napoletano evidenti sia nelle strutture palaziali che nelle chiese, delle quali la chiesa dell'Annunziata risulta essere, insieme alla chiesa del Gesù, l'esempio più riuscito. In posizione decentrata si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta, di origini romaniche, ristrutturata nel Settecento in stile barocco, e ripristinata con interventi massicci negli anni '60 nell'ipotetico stile medievale. Nei dintorni sorgono altre costruzioni di rilievo, come la Basilica e il Convento di San Nicandro, la chiesa di San Francesco, la chiesa di Sant'Agostino, la chiesa del Carmine e numerose altre chiese, Palazzo Caracciolo conosciuto popolarmente con il nome di "Torre del Mercato", il Cimitero Militare Francese, la Palazzina Liberty. Scorcio di Agnone, la chiesa di Sant'Antonio * '''Agnone''' (IS): la cittadina posta a confine con l'Abruzzo, è stata ricostruita nel Medioevo con un sistema murario difensivo, benché un villaggio esistesse sin dall'era dei Sanniti. La città ebbe da subito un fiorente commercio delle materie prime, tanto che aveva contatti perfino con i Veneziani, come dimostrano i palazzi gentilizi, che imitano le caratteristiche dell'edilizia civile della Serenissima. Nel XIII secolo circa venne fondata la nota "Pontificia fonderia di campane Marinelli", che fabbrica ancora i bronzi per i campanili delle chiese dapprima italiane, e adesso anche per le altre nel mondo. Benché il perimetro murario non si sia conservato, sono ancora riconoscibili gli slarghi con le scomparse porte di accesso. Il borgo antico è delimitato al centro dal corso Vittorio Emanuele II, accessibile da Porta Maggiore, e dal corso Garibaldi, situato all'estremo sud del paese, dove si trovano le antiche chiese di San Pietro, il monastero di San Francesco e San Marco Evangelista, la chiesa più antica della città. Altre strutture religiose di notevole rilievo stilistico (esternamente gotiche e internamente barocche), sono la chiesa di Sant'Antonio abate (la più grande di Agnone) e la chiesa di Sant'Emidio, protettore contro i terremoti, che per secoli afflissero la cittadina. La Fonderia Marinelli si trova nella moderna città tardo-ottocentesca, sviluppatasi presso le campagne che erano di proprietà del monastero di San Bernardino e di Santa Maria a Maiella. Panorama di Bagnoli del Trigno, la chiesa di San Silvestro Eremo di Sant'Egidio a Bojano * '''Bagnoli del Trigno''' (IS): piccolo borgo situato a poca distanza da Agnone, sviluppatosi nel Medioevo come insediamento fortificato per il controllo della vallata, e successivamente nel tardo Settecento estesosi più a valle. Nella parte più antica, aggrappata a una montagna spaccata in due corni, si trovano le case pastorali inframmezzate a chiesette, come quella di Santa Caterina, mentre sopra i picchi della montagna torreggiano il Castello Ducale Sanfelice e la chiesa di San Silvestro. La parrocchia è nella parte bassa del paese, tardo-ottocentesca, dedicata all'Assunta. Nel paese il 18 agosto si svolge la festa rievocativa "Frammenti d'Antico", in cui si celebrano i costumi e le abitudini paesane dal Medioevo sino al Settecento mediante serate a tema e sfilate lungo il corso principale. * '''Bojano''' (CB): la città, posta alle porte del Matese e della provincia di Benevento, è una delle più antiche del Molise, fondata dagli italici Sanniti. L'antica ''Bovianom'' aveva riti e tradizioni religiose proprie, quando dal III secolo a.C. si trovò a combattere nelle guerre sannitiche contro Roma, vincendo inizialmente presso le Forche Caudine, e successivamente venendo attaccata in vari scontri, dalla seconda guerra fino alla terza, quando la città capitolò definitivamente. Con la definitiva conquista romana, la città cambiò nome in ''Bovianum'' e venne riedificata alla romana, i cui monumenti sono scomparsi, essendo andato perduto anche gran parte dell'impaginato medievale della connotazione urbana, a causa di vari disastrosi terremoti, ultimo dei quali quello di Sant'Anna, che ha danneggiato anche la Cattedrale di San Bartolomeo. Bojano infatti fu sede diocesana sin dal VI secolo, favorita dal governo longobardo di Benevento, ed era sorvegliata e ben protetta dal castello di Rocca di Civita Superiore, che ebbe vari proprietari dopo Federico II, dai Pandone agli Aragonesi, fino alla rovina totale dopo il 1805.Il terremoto distrusse anche le porte con le mura che cingevano la città e Bojano si presenta come una cittadina ottocentesca, con abitazioni e chiese di stampo neoclassico, conservando solo alcuni sparuti esempi di barocchismo e goticismo, principalmente nelle strutture palaziali primarie (il Palazzo Ducale, il Palazzo del Museo Civico) e nelle chiese (il Duomo, Santa Maria a Prato e Sant'Emidio).L'abitato di Civita Superiore che troneggia sopra il Monte Crocella, affiancato dagli eremi medievali di San Michele e Sant'Egidio, era anch'esso cinto da mura, in parte ancora conservate, ed è caratterizzato da semplici case pastorali intervallate da due piazze con le chiese maggiori, delle quali la parrocchia è di San Giovanni. Poco più in alto si erge la pianta dell'antico Castello Pandone, le cui origini risalgono alle fortificazioni sannite. Capracotta * '''Castropignano''' (CB): piccolo borgo che si erge presso la cresta di un monte, separato dall'antico castello medievale. Il castello sarebbe stato costruito sopra una fortificazione sannita del IV secolo a.C., anche se l'area fu frequentata anche nel Neolitico. Il presidio di origine longobarda fu ampliato dai normanni e andò in cessione ai De Sangro-Lucera, successivamente trasformato nel XVII secolo in residenza nobiliare. Una leggenda vuole che il castello (danneggiato da incuria e dai bombardamenti del 1943), avesse 365 stanze, cambiate ciascuna per ogni giorno dell'aqnno dai proprietari. Nel borgo antico le case sono di pietra, caratterizzate dall'impronta del rifacimento settecentesco per le varie necessità che si andavano a sommare secolo dopo secolo. Le chiese più importanti sono quelle del Santissimo Salvatore e di Santa Lucia. * '''Capracotta''' (IS): piccolo borgo non lontano da Agnone, Capracotta è stata fondata come castello fortificato nel Medioevo, e mantenne l'aspetto antico fino alla devastazione del 1943, quando venne distrutta dai nazisti in fuga sulla linea Gustav. Il paese, ricostruito quasi completamente seguendo l'antico schema originario di case combatte e sobrie, per sopportare il peso della neve, ha scoperto dagli anni '50 la vocazione turistica dello sci e delle escursioni montane, divenendo il secondo comprensorio sciistico del Molise dopo Campitello Matese. Il piccolo borgo ha pianta ellittica, con la parte più alta dominata dalla chiesa barocca di Santa Maria Assunta, circondata dalle case. Una via conduce al serpentone della periferia, dove si trovano la chiesa di Sant'Antonio e la villetta comunale. Castropignano, il Castello d'Evoli * '''Castel San Vincenzo''' (IS): si trova in una zona montuosa con il fulcro centrale nel lago San Vincenzo, posto tra i comuni di Castel San Vincenzo, Rocchetta a Volturno e Cerro al Volturno. In origine questi castelli erano i feudi della potente abbazia di San Vincenzo al Volturno, ancora esistente, benché reliquia di un complesso monastico molto più vasto, andato quasi distrutto, e recuperato nel percorso archeologico di "San Vincenzo Maggiore - Cripta di Epifanio".Oltre il contesto naturale della riserva lacustre e la chiesa di San Vincenzo al Volturno, il centro conserva ancora la caratteristica di borgo medievale fortificato, accessibile da un arco d'ingresso, e diviso in due principali rioni, quello della chiesa di San Martino e il secondo della chiesa di Santo Stefano. Civitacampomarano, il Castello Angioino * '''Civitacampomarano''' (CB): di origine incerta, forse sannita, il nome "Campomarano" risale al 999 d.C., quando l'imperatore Ottone III confermò la donazione della chiesta di Sant'Angelo al borgo, realizzata nell'870 dal principe longobardo Arechi II in favore della basilica di Santa Sofia di Benevento. Il borgo si sviluppò attorno all'antico castello svevo, poi angioino, fregiandosi del titolo di "civitas". Tra le bellezze del paese c'è proprio il monumentale castello medievale, che si trova dietro la chiesa di Santa Maria Maggiore, semi-distrutta da una frana, di cui resta il torreggiante campanile. Altre chiese sono quella di San Giorgio e della Madonna delle Grazie, mentre per quanto riguarda l'architettura civile si trovano a Civitacampomarano una casa mercantile rinascimentale e l'abitazione che dette i natali al patriota Vincenzo Cuoco. Colletorto * '''Colletorto''' (CB): la prima menzione ufficiale del paese si ha in un documento del 1320 degli angioini,m dove viene chiamato "Collis Tortus". Dopo il periodo della casa D'Angiò, nel Quattrocento il borgo divenne proprietà della regina Giovanna II di Napoli, la quale realizzò l'imponente torre cilindrica che ancora sovrasta l'abitato, divenendone il simbolo, e riedificò l'antico castello, trasformandolo in palazzo di rappresentanza, situato esattamente tra la torre e la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Il borgo è molto variegato e offre altri monumenti non meno importanti d'interesse architettonico, come la chiesa del Purgatorio dai campanili gemelli, il convento di Sant'Alfonso Maria dei Liguori e la chiesetta di Santa Maria di Laureto. * '''Frosolone''' (IS): paese noto per la produzione artigianale di coltelli, conserva molto bene il nucleo medievale-settecentesco ancora racchiuso in parte della mura, specialmente nella zona del Palazzo D'Alena (l'antico castello). Il corso Vittorio Emanuele divide in due il borgo, passando per il piazzale del Duomo di Santa Maria Assunta, ed è costituito da eleganti casette in pietra; altri edifici di interesse dentro le mura sono la chiesa di San Pietro e di San Rocco, mentre nella parte moderna si trovano il Museo dei Coltelli e l'ottocentesca Fontana dell'Immacolata. Incisione antica del Duomo di Larino Affresco femminile nel castello di Gamabatesa * '''Gambatesa''' (CB): sorge su un villaggio romano, dove sono state rinvenute monete e armi. Il villaggio fu saccheggiato dai barbari dopo la caduta romana, e nel XIII secolo fu riedificato, prendendo il nome dal signore Riccardo di Gambatesa, del casato angioino, che prese il potere nel castello medievale. Avendo due figlie, ottenne che il nipote Riccardello, figlio di Sibilia e Giovanni Monforte di Campobasso, aggiungesse al cognome quello paterno, dando inizio a un nuovo casato. Essendo per vari secoli, fino al XVIII secolo, roccaforte dei Di Capua, che dettero il proprio nome al castello, Gambatesa nel 1799 divenne municipio. Conserva l'impianto urbano medievale-settecentesco, arroccato attorno al Castello, esternamente ancora di fattezze medievali, ma all'interno trasformato in palazzo gentilizio, ricco di notevoli affreschi rinascimentali, raro esempio conservatosi nelle strutture signorili in Molise. La chiesa principale, barocca, è dedicata a San Tommaso. * '''Guglionesi''' (CB): si trova nei pressi della costa molisana, e fa parte di quel comprensorio di borghi molisani che nel XV secolo ha risentito degli influssi orientali-slavi e croati, che ne hanno contaminato lo stile di vita culturale e architettonico per quanto riguarda i palazzi e le chiese principali. L'impianto circolare dimostra che il borgo fu fortificato attorno all'antico castello centrale, scomparso, ma ciò che risalta subito all'occhio è il connubio di architettura religiosa-civile settecentesca tra tradizione centro-italiana e quella della penisola balcanica. Un esempio primario è la Collegiata di Santa Maria Maggiore, ricostruita più volte, e presentante un impianto settecentesco, con opere di Michele Greco da Valona, e la cripta gotico-romanica dove si trova il reliquiario del patrono Sant'Adamo.Altri esempi architettonici, dove intervenne anche la mano mediatrice dello stile romanico pugliese, sono la chiesetta di San Nicola e la chiesa di Sant'Antonio di Padova, in un originale compendio di romanico-gotico molisano. * '''Larino''' (CB): città di fondazione dei Frentani, fu conquistata dai Romani, la cui eredità massima è l'anfiteatro di "Larinum" ai piedi del paese medievale, inglobato in una discutibile area di espansione moderna. Larino rinacque durante il Medioevo, e molti sono gli esempi dell'architettura gotica locale, primo tra tutti la facciata del Duomo di San Pardo, costruita da Francesco Petrini di Lanciano, poi il Palazzo Ducale, la chiesa di Santo Stefano e di San Giuseppe, benché queste siano state modificate nel Settecento. Di architettura barocca il miglior esempio larinese è il convento di San Francesco dei Cappuccini nella zona periferica, insieme all'ex monastero di Santa Maria delle Grazie, il cui convento è stato demolito per un centro convegni di discutibile qualità artistica moderna. A Larino molto celebre è la festa patronale di San Pardo, dove viene proposta una sfilata di carri trainati da bovi nel centro antico. * '''Montefalcone nel Sannio''' (CB): l'etimologia del nome non è ancora chiarita; si sa che nel 1869 il comune fu autorizzato a aggiungere "del Sannio" per differenziarlo da casi di omonimia. Il ritrovamento di monete italiche sul Monte Rocchetta ha fatto supporre che ivi sorgesse la "Maronea" dei Sanniti, espugnata dal console Marcello nel 212 a.C. Nel periodo angioino fu feudo della famiglia Cantelmo, poi degli Accursio. Nel 1381 il territorio fu concesso agli Zurlo che lo tennero fino al 1495, venendo aggregato al feudo di Guglionesi. Nel borgo settecentesco da vedere sono la chiesa madre di Santo Stefano e il Palazzo baronale. * ''' Monteroduni''' (IS): città sannita, fu conquistata nel VI secolo dai Longobardi i quali vi costruirono il castello. Nel 1193 il paese fu distrutto dagli scontri dei signori locali contro i Normanni, e lo stesso avvenne nella guerra contro gli Svevi. Dal XIII secolo il paese fino al 1806, fu feudo di Pignatelli principi di Napoli, che si stabilirono nel castello, ristrutturandolo a dimora gentilizia; il castello è il monumento simbolo di Monteroduni, insieme al borgo antico, dove si trova l'ottocentesca chiesa di San Michele. Scorcio di Pietrabbondante: il palazzo baronale e la chiesa di Santa Maria Assunta * '''Oratino''' (CB): piccolo paese vicino a Campobasso, nominato uno dei "Borghi più belli d'Italia", caratterizzato da una pianta circolare con stradine a spirale che giungono nella piazza centrale del Palazzo Ducale. La chiesa principale è dedicata all'Assunta, ma appena fuori dall'antico perimetro murario si trova uno degli esempi più interessanti del barocco molisano, nell'oratorio della Madonna delle Grazie. * '''Pietrabbondante''' (IS): antica città-santuario dei Sanniti, vi si trovano, appena fuori dall'abitato medievale, le rovine del sacro complesso templare e teatrale all'ellenistica, del II secolo a.C., principale attrazione del paese. Il borgo antico è stato ricostruito nel Medioevo presso una cresta rocciosa, dove si trovano la torre del castello e la chiesa di Santa Maria Assunta, monumenti primari. * '''Riccia''' (CB): il borgo aveva origini sannite, e si sviluppò nel Medioevo. Nel 642 vi pervennero gli Schiavoni, scampati all'eccidio del duca Rodoaldo nella battaglia dell'Ofanto, successivamente il feudo fu dominio dei De Capua di Altavilla, che edificarono il castello, di cui è rimasta solo la torre centrale delle originali otto. I feudatari avevano anche il privilegio di coniare moneta, essendo ancora conservato il palazzotto della Zecca. Nel 1397 il principe Andrea Di Capua condusse nel castello la moglie Costanza di Chiaromonte, ripudiata dal re Ladislao di Durazzo. Il borgo dunque presenta una connotazione prettamente rinascimentale-settecentesca, frutto del periodo secolari di forte sviluppo dovuto alla famiglia De Capua; si divide in due principali nuclei: uno più piccolo, dominato dalla torre del castello e dalle chiese dell'Annunziata e della Madonna delle Grazie, e il secondo di fondazione tardo settecentesca, più esteso, sorto attorno ai feudi del convento dell'Immacolata Concezione. * '''San Martino in Pensilis''' (CB): la nascita del borgo risale al 1110 circa, quando era un villaggio attorno alla chiesa madre di San Martino, realizzata dagli abitanti di Cliternia Frentana (Campomarino) sfuggiti dalla costa per evitare attacchi barbarici. Con i Normanni, San Martino fece parte della Contea di Loritello, donata poi all'abbazia di Montecassino nel 1182, ed entrata nel ducato di Benevento. I signori di San Martino furono i Conti di Montagano, venne poi venduta nel XIV secolo agli Orsini e poi a Giovanna di Durazzo, che detenne il feudo fino al 1433. Il paese presenta una connotazione settecentesca, che mostra evidenti tracce del passato medievale; i monumenti maggiori sono la chiesa di San Martino, ricostruita in solenne aspetto settecentesco, e il Palazzo baronale, dove si trovava l'antico castello. Porta Boiano, ingresso a ''Saepinum'' Veduta di Sepino * '''Sepino''' (CB): ha origini antichissime ed è una delle città meglio conservate del Molise, divisa in due nuclei ben distinti: l'abitato italico di Altilia - Saepinum, detto anche "Terravecchia", e il nuovo nucleo medievale sorto più a valle. L'antica fortezza di Altilia divenne nota nella terza guerra sannitica quando cadette sotto il potere romano, e il villaggio fu ampliato alla maniera dell'Urbe con un cardo e un decumano, insieme al perimetro murario a pianta quadrangolare con tre porte di accesso, ancora molto ben conservate. La vecchia città romana comprendeva un foro, un teatro, dei templi, una fontana monumentale detta Fonte del Grifo, e un mausoleo dedicato a Ennio Marso. Il villaggio crebbe d'importanza con il principato di Augusto, fino ad essere abbandonato durante le invasioni barbariche affinché gli abitanti si proteggessero dentro le mura di un nuovo presidio fortificato. La zona di Terravecchia però rimase sempre rifugio di pastori, e le antiche abitazioni vennero riedificate come case pastorali; tale perpetua frequentazione dell'abitato non permise lo spoglio delle opere principali, come solitamente è accaduto a Roma e in altre città, tanto che l'impianto urbanistico è perfettamente leggibile e ben conservato.Il nuovo abitato medievale fu fondato dai Longobardi, rimanendo sotto il ducato di Benevento fino al IX secolo. Rinacque come "Castellum Sepini", anche se l'antica fortificazione è successivamente scomparsa. Nell'abitato medievale notevoli sono i monumenti, come la chiesa di Santa Cristina, anticamente di rito cristiano-ortodosso, poiché nel paese risentì di una forte presenza bulgara, la chiesa di Santa Maria Assunta, la chiesa di Sant'Agostino e quella di San Lorenzo, tutte medievali, ma con rifacimenti barocchi.Suggestiva è anche la Piazza Nezario Prisco, che offre scorci di abitazioni civili settecentesche in stile napoletano. Termoli * '''Termoli''' (CB): la città è la più grande della costa molisana, fondata dai Normanni e accresciuta grazie alle concessioni di Federico II di Svevia. Il fiorente sviluppo dei commerci marittimi rese Termoli per secoli una città cardine della costa nelle comunicazioni tra gli Abruzzi e le Puglie, anche se svariate volte andò in guerra contro le principali repubbliche marinare italiane, tra cui Venezia. Inoltre in numerosi casi fu saccheggiata dagli Ottomani, tra cui il sacco del 1566, conclusosi con un intervento miracoloso, per cui si edificò la chiesetta di Santa Maria della Vittoria su un colle vicino alla città.Nell'800 il borgo si sviluppò fuori dalle mura, venendo caratterizzato da una moderna edilizia neoclassico-umbertina, fino all'espansione industriale dei giorni nostri.Il borgo antico è ancora racchiuso dentro le mura, proteso verso il mare, fortificato da due torri e dal gigantesco bastione del Castello svevo, con torretta dell'orologio. Al centro della cittadella sorge la Cattedrale di Santa Maria della Purificazione, in stile romanico pugliese, che conserva le reliquie di San Basso da Lucera e di San Timoteo, discepolo di Paolo di Tarso. * '''Trivento''' (CB): sorto come piccolo villaggio sannitico, il nuovo borgo si sviluppò molto presto dopo la caduta di Roma, poiché divenne una delle prime sedi vescovili del Molise, nel ducato di Benevento. La Cattedrale dei Santi Nazario e Celso venne ricostruita nel XII secolo, con la cripta, si suppone, fondata sopra un tempio romano, ed era protetta dall'imponente castello situato in cima al paese medievale, divenuto palazzo baronale. Il paese conserva l'aspetto medievale, benché abbia le case ristrutturate in stile settecentesco, e oltre alla Cattedrale con l'annesso episcopio, sono da vedere la chiesa di Santa Croce e l'ex convento di Sant'Antonio. === I borghi di minoranza croata === Chiesa della Madonna delle Grazie e Ururi Dopo il terremoto del 1456, molti paesi della costa molisana furono gravemente danneggiati e si spopolarono (soprattutto dopo la peste del 1495; in seguito vennero riabitati dagli esuli provenienti dai Balcani, in fuga per il sacco di Costantinopoli del 1453. Tali minoranze erano chiamate dagli italiani "schiavoni", poiché di ceppo linguistico slavo, ma in realtà si tratta di croati e arbëreshë dell'Albania. Essi si stabilirono nella costa di Termoli, fondando ex novo borghi andati distrutti, come Sant'Elia a Pianisi, Portocannone, Ururi, Santa Croce di Magliano, Montecilfone e San Giacomo degli Schiavoni.La convivenza tra italiani e "schiavoni" fu sempre pacifica, fino all'assimilazione completa delle nuove tradizioni di rito ortodosso portate dai Balcani, affinché la tradizione locale continuasse. Oltre alle tradizioni popolari, anche al livello urbanistico i borghi della costa molisana di fondazione arbëreshë si differenziano dai classici italiani, poiché sono molto più simili a quelli pugliesi, composti da una piazza principale molto ampia con la chiesa e dai decumani a scacchiera. Soltanto Sant'Elia a Pianisi e Portocannone si differenziano da questo semplicissimo schema urbanistico, poiché i villaggi esistevano già prima della colonizzazione: Portocannone presenta l'impianto più antico come un agglomerato di case accessibili da un arco o porta d'ingresso, e si chiama Borgo Costantinopoli, mentre Sant'Elia ha connotazioni di abitato medievale con vie intersecate e attorcigliate alla piazza principale.Le chiese a rito cristiano ortodosso nei borghi di fondazione sono la chiesa greca di San Giacomo degli Schiavoni, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Portocannone, la chiesa di Santa Maria Nova a Palata e la chiesa della Beata Vergine delle Grazie a Ururi. === Cattedrali e basiliche === Cattedrale di San Pietro a Isernia nel 1925 Cattedrale di Santa Maria della Purificazione a Termoli * Cattedrale metropolitana della Santissima Trinità a Campobasso * Cattedrale di San Pietro Apostolo a Isernia * Concattedrale di San Bartolomeo a Bojano (CB) * Concattedrale di Santa Maria Assunta e San Pardo a Larino (CB) * Cattedrale di Santa Maria della Purificazione a Termoli (CB) * Cattedrale dei Santi Nazario, Celso e Vittore a Trivento (CB) * Concattedrale di Santa Maria Assunta a Venafro (IS) * Basilica dei Santi Nicandro, Marciano e Daria a Venafro (IS) * Basilica Santuario di Maria Santissima Addolorata a Castelpetroso (IS) === Santuari e abbazie === Badia di San Vincenzo al Volturno * Santuario di Maria Santissima Incoronata del Monte a Campobasso * Santuario della Madonna Grande a Campomarino (CB) * Santuario della Madonna in Saletta a Castel del Giudice (IS) * Abbazia di San Vincenzo al Volturno a Rocchetta a Volturno (IS) * Santuario della Madonna della Libera a Cercemaggiore (CB) * Ex Monastero di San Benedetto De Jumento Albo di Civitanova del Sannio (IS) * Collegiata di Santa Maria Maggiore di Guglionesi (CB) * Chiesa santuario di Santa Maria della Strada di Matrice (CB) * Abbazia di Santa Maria di Faifoli a Montagano (CB) * Santuario della Madonna del Canneto a Roccavivara (CB) * Monastero Ex Abbazia di Sant'Elena a San Giuliano di Puglia (CB) * Convento dei Padri Cappuccini a Sant'Elia a Pianisi (CB) - luogo di visita di Padre Pio * Convento di San Nicandro a Venafro (IS) * Monastero di Santa Maria di Monteverde a Vinchiaturo (CB) * Santuario della Madonna di Santa Giusta a Palata (CB) === Castelli e borghi fortificati === * Castello Longobardo di Macchiagodena (IS) Castello svevo di Termoli Castello Dei Capua a Gambatesa * Castello Longobardo di Macchiagodena (IS) * Castello medievale di Bagnoli del Trigno (IS) * Castello normanno, poi Pandone (resti) a Bojano (CB) * Castello Caldora di Carpinone (IS) * Castello angioino di Civitacampomarano (CB) * Castello Carafa di Ferrazzano (CB) * Castello di Capua a Gambatesa (CB) * Castello Pandone a Venafro (IS) * Castello Pandone a Cerro al Volturno (IS) * Castello Pignatelli a Monteroduni (IS) * Castello Pandone a Vastogirardi (IS) * Castello D'Alessandro a Pescolanciano (IS) * Palazzo ducale di Larino (CB) * Borgo antico di Limosano (CB) * Torre Angioina di Colletorto (CB) * Castello svevo di Termoli (CB) * Castello di Torella del Sannio (CB) === Musei === Tra i più importanti: * Museo sannitico di Campobasso (Campobasso) * Museo nazionale del Molise (Venafro) * Museo Archeologico Nazionale di Santa Chiara (Venafro) * Museo Winterline (Venafro) * Complesso Monumentale di Santa Maria delle Monache (Isernia) * Museo Internazionale della Campana "Giovanni Paolo II" (Agnone) * Museo Civico (Bojano) * Galleria di Arte Moderna (Termoli) * Museo del castello di Torella del Sannio * Museo della Zampogna (Scapoli) * Museo dell'Abbazia di San Vincenzo al Volturno (Castel San Vincenzo) * Museo Internazionale delle Guerre Mondiali (Rocchetta a Volturno) === Siti archeologici === Il Teatro Sannitico di Pietrabbondante L'anfiteatro di Larino in una ricostruzione del 1740 * Acquedotto romano a Isernia * Isernia La Pineta a Isernia * Monte Vairano a Baranello (CB) e Busso (CB) * Arx Calela a Casacalenda (CB) * Geronio a Casacalenda (CB) * Abbazia di San Vincenzo al Volturno a Castel San Vincenzo (IS) e Rocchetta al Volturno (IS) * Cliternia Frentana vicino a Larino (CB) * Larinum a Larino (CB) * "Bovianum Vetus" e complesso teatrale a Pietrabbondante (IS) * Tempio italico di San Giovanni in Galdo (CB) * Saepinum a Sepino (CB) * Terravecchia (Saepins) a Sepino (CB) * Tempio Italico di San Pietro dei Cantoni a Sepino (CB) * Acquedotto romano a Venafro (IS) * Mura ciclopiche sannitiche, resti di Acquedotto romano e di villa romana a Colli a Volturno (IS) * Teatro romano a Venafro (IS) * Anfiteatro romano a Venafro (IS) * Acquedotto augusteo a Venafro (IS) * Rovine romane di Venafro (IS) * Sepolcreto e villa rustica di Piana Quadrata a San Giuliano di Puglia (CB) * Villa romana e necropoli a Morrone del Sannio (CB) * Resti abbazia Casalpiano Morrone del Sannio (CB) === Riserve naturali === * Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise * Parco regionale agricolo storico dell'olivo di Venafro * Riserva naturale regionale Guardiaregia-Campochiaro (Oasi WWF) * Riserva naturale di Collemeluccio - Riserva naturale di Montedimezzo (Riserva MAB UNESCO Collemeluccio-Montedimezzo Alto Molise) * Riserva naturale Pesche * Riserva naturale Torrente Callora * Parco Fluviale del Volturno a Colli a Volturno * Oasi Lipu di Casacalenda === Prodotti agroalimentari === Quella molisana è una cucina molto varia, e può vantare, secondo la revisione del ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, 159 prodotti agroalimentari tradizionali. Un piatto di cavatelli Tra i prodotti più importanti vi sono le varietà di olio extravergine dal sapore soave consumato anche crudo su insalate e crostini. L'eccellente fattura del prodotto ha fatto guadagnare all'olio molisano, nel 2003, il riconoscimento DOP. Conosciuto fin dall'antichità l'olio di Venafro (IS), detto "Aurina" per il suo caratteristico colore, citato da Licinio, Orazio, Plinio e altri poeti dell'epoca romana. Le olive autoctone più importanti sono l'Aurina (o Licinia) di Venafro (IS), la Gentile di Larino (CB) e l'oliva nera di Colletorto (CB), utili per la produzione dell'olio extravergine di oliva a denominazione di origine protetta “Molise” e devono essere utilizzate congiuntamente o disgiuntamente, per almeno l'80%. Sempre a proposito dell'olio d'oliva, molti paesi fanno parte dell'associazione "Città dell'olio", con sede a Larino (CB). Il pane molisano conserva la sua antica manifattura produttiva e viene prodotto ancora in alcuni panifici con le patate (che, in molisano si chiamano ''tapane'' o ''patane'') e la sofficità che lo contraddistinguono. Famoso è il pane di Venafro (IS), così come la sua produzione di taralli all'olio di oliva. Carro di Sant'Anna alla festa del grano a Jelsi Notevole è il settore produttivo della pasta. Questo vede come punta il pastificio La Molisana di Campobasso attivo dal 1912, rilanciato nel 2011 dopo un periodo di crisi, ma da citare sono il Colavita, sempre del capoluogo, e un certo numero di piccoli pastifici artigianali. Un tipo di pasta fresca tipica sono i cavatelli (in molisano, ''cavatiélle''/''cavàte''), ottenuto con una sfoglia senza uova, che è una delle più importanti specialità della regione Molise e del suo capoluogo Campobasso; vengono serviti al pomodoro o alle verdure, mentre il condimento più tipico è il sugo di carne di maiale (in particolare il 17 gennaio, giorno di Sant'Antonio Abate) o con spigatelli e carne macinata. Altrettanto conosciuti sono i fusilli, preparati con lo stesso impasto, ma realizzati con un "fuso" da cui il nome. Dall'impasto vengono staccati dei dadini di pasta, avvolti intorno al fuso e poi sfilati. Grande importanza è data alla produzione di latticini e di formaggi: il caciocavallo di Agnone (IS) e quelli di Vastogirardi (IS) e di Frosolone (IS), la treccia di Santa Croce di Magliano (CB), le mozzarelle di Bojano (CB), e le mozzarelle di bufala che in Molise sono prodotte solo nel comune di Venafro (IS), prodotte a marchio DOP. Per ciò che riguarda i salumi, nel Molise vengono prodotti da alcuni insaccati, come la soppressata (cenni storici della produzione della soppressata del Molise risalgono al 1816) , il capocollo o capicollo (''capecuollo''), la salsiccia (''saûciccia'' o ''saûsiccia''), famosa perché ha come ingrediente il finocchietto selvatico, la ventricina, famosa quella di Montenero di Bisaccia (CB), sulla quale da tempo è in atto una disputa con l'Abruzzo per la paternità del salume, e la signora di Conca Casale (IS). === Piatti tipici === Molto importante e buono il brodetto di pesce di Termoli (CB) (''du' bredette''). Ha come caratteristica l'utilizzo di molte qualità di pesce, almeno nove/dieci: seppie, triglie, sogliole, palombo, rospo, pannocchie, scorfano, merluzzo, frutti di mare, e altri. Queste specie di pesce inoltre variano a seconda della stagione in cui si assapora il brodetto. Il brodetto di pesce termolese si differenzia dagli altri per la cottura differenziata delle varie specie di pesce. La differenza sostanziale che si trova nella ricetta termolese, che differenzia il sapore "du' bredette", è l'uso del peperone fresco. Un preparato tipico del basso Molise, specialmente a San Martino in Pensilis (CB), è la pampanella, carne di maiale cotta al forno con alcune spezie e molto peperoncino rosso sia dolce che piccante. La ''Tradizionale Frittata di Pasqua'', preparata con centinaia di uova unite a prosciutto, formaggio e coratella, è tipica della Valle del Volturno, in provincia di Isernia, ed in particolare a Colli a Volturno, Montaquila e Fornelli. L'uso del tartufo (nero e bianco) è sempre più diffuso in tutta la regione, essendo ormai cavato dalla terra da lungo tempo, specie nell'Alto Molise, grazie ai numerosi cavatori e ai loro cani. Sempre di più le fiere che hanno come tema il tartufo e il suo impiego in parecchie specialità culinarie. Fra i dolci sono tipiche le ferratelle, simili ai waffel tedeschi, ma con l'aggiunta di semini di finocchio e più sottili e friabili, i piccillati (''i pečelàt''), ravioli cotti al forno ripieni di confettura di amarena, e la ''pigna'', simile al panettone ma più leggera, tradizionalmente preparato per la Pasqua. I caragnoli e rosacatarle o rosacatarre, intinte nel miele, sono dolci tipici natalizi. === Vini === Tra i vini si segnalano i DOC Tintilia del Molise rosato, Tintilia del Molise rosso, Tintilia del Molise rosso riserva, Biferno bianco, Biferno rosato, Biferno rosso, Biferno rosso riserva, Pentro di Isernia bianco, Pentro di Isernia rosato, Pentro di Isernia rosso, e Molise. === Calcio === Cinque anni di Serie B, uno stadio da 25.000 posti e una prestigiosa partita vinta con la Juventus, fanno del Campobasso la squadra più importante della regione. Stadio Nuovo Romagnoli a Campobasso L'esordio nella serie cadetta avvenne nel 1982, con i molisani che alla prima giornata bloccarono la Lazio all'Olimpico di Roma. Il 27 febbraio 1983 il Campobasso andò a San Siro per affrontare il Milan e ne uscì indenne, con un prestigioso 0-0. Nell'11º turno del campionato 1983-84, il Campobasso superò 1-0 l'Arezzo con la rete di D'Ottavio e si isolò al comando della serie cadetta, dove restò per tre settimane. La partita più importante della storia del Campobasso fu però un'altra, quella del 13 febbraio 1985: in quella data il Campobasso inaugurò lo stadio Nuovo Romagnoli di contrada Selvapiana affrontando la Juventus di Platini e Boniek, in un match valido per l'andata degli ottavi di finale di Coppa Italia. 40.000 spettatori accompagnarono il goal di Ugolotti deviato da Stefano Pioli, con il quale il Campobasso di Bruno Mazzia sconfisse la Juventus di Giovanni Trapattoni. La parentesi in Serie B del Campobasso ebbe inizio con la Lazio, e con la Lazio finì. Nel 1987 furono infatti i biancocelesti a vincere lo spareggio play-out del San Paolo di Napoli contro il Campobasso, il 5 luglio 1987, con una rete di Fabio Poli. Da quel giorno i molisani non fecero più ritorno in Serie B.
Muhammad al-Barādeʿī
Dal 1º dicembre 1997 al novembre 2009 è stato direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica , ricevendo per il suo impegno il Premio Nobel per la pace nel 2005 insieme all'agenzia stessa, è stato per anni l'ambasciatore del suo paese presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Dal 9 luglio al 14 agosto 2013 è il Vicepresidente dell'Egitto, incarico cessato a seguito delle sue spontanee dimissioni.
=== Vita privata === Al-Barādeʿī è sposato con ʿĀʾida al-Kāshef, che aveva svolto attività di docente a Riad, e ha avuto da lei due figli, Laylā e Muṣṭafā. Ha studiato diritto presso l'Università del Cairo dove si è laureato nel 1962. Ha poi proseguito i suoi studi in diritto internazionale all'Institut universitaire de hautes études internationales di Ginevra (oggi conosciuto come Graduate Institute of International and Development Studies) ed a New York, dove nel 1974 ha conseguito un dottorato presso la New York University. === Carriera diplomatica === Nel 1974 tornò in patria e cominciò la carriera diplomatica presso il ministero per gli Affari Esteri egiziano. Dal 1984 è ''senior member'' presso il segretariato dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ricoprendo diversi alti incarichi. Prima di essere nominato direttore generale ha ricoperto gli incarichi di ''Legal Adviser'' (1984-1993) e di ''Assistant Director General'' per le relazioni esterne (1993-1997). Dal 27 novembre 2002, assieme a Hans Blix, ha guidato la missione in Iraq degli ispettori ONU e della AIEA nell'ambito della Risoluzione ONU 1441 per il disarmo delle armi di distruzione di massa. Il 14 febbraio 2003 al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in qualità di direttore generale dell'AIEA, dichiara che non vi sono prove che l'Iraq abbia utilizzato materiale nucleare per finalità belliche o che si fosse attivato per tale scopo. Nel marzo dello stesso anno gli USA di George W. Bush attaccarono l'Iraq con accuse che includono il possesso di armi nucleari. Muhammad al-Barādeʿī accanto a Colin Powell (10 gennaio 2003) Nel 2005 gli è stato attribuito il Premio Nobel per la pace come direttore dell'AIEA. Il 5 ottobre 2007, presso l'Aula Magna del Rettorato dell'Università di Firenze, gli è stata conferita la ''Laurea Honoris Causa'' in ''Fisica e Astronomia''. Nel 2007 è vincitore del premio Colombe d'Oro per la Pace, premio assegnato annualmente dall'Archivio disarmo a una personalità distintasi in campo internazionale. Il 17 novembre 2009 ha ricevuto la laurea ''honoris causa'' in Relazioni internazionali dall'Università di Perugia. === Carriera politica === Nel novembre 2009, nel mezzo delle polemiche politiche riguardanti le elezioni presidenziali egiziane del 2011, dovute agli ostacoli costituzionali posti davanti ai candidati di cui all'articolo 76 modificato nel 2007 e le indiscrezioni sulla possibile successione al Presidente Hosni Mubarak a favore del figlio Gamāl, al-Barādeʿi annuncia la volontà di candidarsi per la presidenza, a condizione che esistano "garanzie scritte" riguardo l'integrità e la libertà del processo elettorale. Nel febbraio 2011 è ritornato in Egitto per partecipare alle manifestazioni di protesta contro Mubarak poi note come "Rivoluzione egiziana del 2011"; al suo arrivo all'Aeroporto Internazionale del Cairo ricevette un'accoglienza trionfale, con qualche migliaio di persone presenti, e diverse personalità eccellenti come ʿAlāʾ al-Aswānī. È diventato quindi, di fatto, il leader dell'ala laica che si opponeva a Mubarak ma che non voleva l'insediamento di un regime islamico. Considerato il naturale candidato alle elezioni presidenziali del 2012, annuncia dapprima la sua candidatura, ma vi rinuncia poi il 14 gennaio 2012, denunciando la mancanza di un vero sistema democratico. Il 28 aprile 2012 al-Barade'i annuncia la fondazione del Partito della Costituzione (''Al Dostour''), con l'obiettivo di unificare e accrescere tutte le forze liberali del paese e di proteggere e promuovere i principii e gli obiettivi della rivoluzione del 2011. Il 5 dicembre partecipa alla fondazione del Fronte di Salvezza Nazionale, la coalizione che raggruppa i principali partiti d'opposizione contro i decreti del presidente Mohamed Morsi, di cui diventa coordinatore. Il 2 luglio 2013 viene designato, da parte di tutte le opposizioni egiziane, come rappresentante del popolo egiziano nella stesura della ''road map'' che deciderà il futuro del paese successivamente alla destituzione di Mohamed Morsi. Dopo essere stato inizialmente indicato come possibile Primo ministro dell'Egitto, il 9 luglio viene quindi nominato Vicepresidente dal Presidente ''ad interim'' Adli Mansur. A seguito delle imponenti violenze scatenatesi nel paese nelle prime settimane del mese di agosto culminate col Massacro di piazza Rabi'a al-'Adawiyya, Al-Barādeʿī presenta le sue dimissioni dal ruolo di Vicepresidente criticando le violenze delle forze dell'ordine con una nota indirizzata al Presidente Mansur il giorno 14 agosto 2013, e parte prudenzialmente per Vienna. === Onorificenze egiziane === === Onorificenze straniere ===
Medio Oriente
Il '''Medio Oriente''' è una regione storico-geografica che comprende territori dell'Asia occidentale e dell'Africa settentrionale e in esso a volte è distinto anche il cosiddetto Vicino Oriente: arabi, persiani e turchi costituiscono i maggiori gruppi etnici per numero di abitanti, mentre curdi, azeri, copti, ebrei, aramei, assiri, armeni, circassi, berberi e altri gruppi formano minoranze significative, mentre le tre principali religioni monoteiste sono sorte proprio in quest'area.
Storicamente l'espressione "Medio Oriente" ha origini molto antecedenti all'avvento del colonialismo. Nel suo Historiae Adversum Paganos (416), lo storico romano Paulus Orosius (374-420) fece ad esempio riferimento a una delegazione spagnola di stanza a Babilonia (odierno Iraq) usando l’espressione «medio Oriente» («''Hispanorum Gallorumque legatio in medio Oriente apud Babylonam''»), mentre quattordici secoli dopo Goethe utilizzò l'espressione «''Mittler Orient''» per riferirsi alla Persia e alle aree limitrofe. Alla metà dell'Ottocento venne ripresa dall'India Office britannico. In origine si riferiva però a una regione diversa da quella attuale: quella tra Arabia e India. Venne riportata dallo stratega navale statunitense Alfred Thayer Mahan nel 1902 e usata poi dagli americani nel significato attuale, che andò imponendosi. Nel periodo coloniale, l'odierno Medio Oriente ricadeva nel cosiddetto ''Near East'' ("Vicino Oriente"), che indicava per il Foreign Office e il Ministero delle Colonie il mondo arabo sottoposto al dominio ottomano, esteso dall'allora Reggenza di Algeri all'odierna Turchia; pertanto, vi era inclusa la stessa Grecia che era parte integrante dell'Impero ottomano "''vicino-orientale''" e se ne rese indipendente solo nel 1820-21. L'espressione ''Far East'' ("Estremo Oriente") si riferiva infine all'area che si estendeva ancor più a oriente dell'India ed è tuttora utilizzata. Un equivalente di ciò, con qualche minore differenziazione, fu usato anche dalla Francia che impiegava (e tuttora impiega) correntemente i termini ''Proche-Orient'', ''Moyen-Orient'' ed ''Extrême-Orient''. L'espressione "Medio Oriente" è comunque stata recepita e usata nel mondo arabo (''al-Sharq al-awsat'') che peraltro ricorre assai più volentieri al termine ''Màghreb'' ("Occidente") per identificare i paesi nordafricani, con l'eccezione dell'Egitto per il quale, verso le aree arabofone più orientali, si usa appunto il termine ''Màshreq'' ("Oriente"). La confusione non si propone invece per le aree "vicino-orientali" d'età antica (precedenti alla conquista araba) per le quali è stata adottata oramai l'espressione accademicamente attestata di "Vicino Oriente antico". Si tratta quindi di una convenzione geografico-politica legata a storia e storiografia delle potenze occidentali: Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. In ogni caso non può venir utilizzata come sinonimo di "Stati arabi" (visto che comprende Israele, Turchia e Iran) o "Stati islamici", visto che comprende appunto Israele e altri Stati con forti minoranze religiose non-musulmane e non comprende ad esempio quelli a maggioranza musulmana più popolosi, Indonesia e Pakistan. Il Medio Oriente è una regione molto eterogenea dal punto di vista etno-religioso. Popolazioni di lingua araba rappresentano maggioranze significative nella penisola arabica, così come in Egitto, in Libano, in Giordania, in Iraq e in Siria; cospicue comunità arabofone vivono in Israele e nelle regioni meridionali dell'Iran e della Turchia; esse costituiscono un gruppo molto eterogeneo dal punto di vista identitario e religioso. In Libano, comunità cristiane convivono con quelle musulmane. Sugli altopiani della Siria meridionale e dello Shūf vivono i drusi, gruppo etnoreligioso praticante una religione di derivazione musulmana sciita. In Egitto vi è una vasta e antica comunità cristiana di identità copta. Popolazioni di lingua ed etnia turca, vivono principalmente in Anatolia e vaste comunità rappresentano minoranze significative nell'isola di Cipro e nei Paesi arabi (dove sono conosciuti come turcomanni). Sono di etnia turca anche gli azeri (distribuiti principalmente tra le regioni nord-occidentali dell'Iran e l'Azerbaigian). In Iran sono distribuite principalmente popolazioni di lingua iranica, tra le quali i persiani rappresentano la maggioranza. I curdi vivono in una vasta regione comprendente la Turchia sud-orientale, l'Iraq settentrionale, parte dell'Iran occidentale e alcuni lembi della Siria. Il governo turco ha a lungo negato la loro esistenza, definendoli come "Turchi delle montagne". In Iraq, il regime di Saddam Hussein ha attuato una repressione feroce con uno sterminio sistematico dei civili (genocidio dell'Anfal). Vicino a queste popolazioni più numerose ve ne sono altre ugualmente importanti: in Israele risiede la comunità ebraica. Gli ebrei israeliani discendono in gran parte da immigrati giunti nella regione tra il XIX e il XX secolo dall'Europa (in larga maggioranza aschenaziti), dal Maghreb (in parte sefarditi) e dal Medio Oriente (Mizrahì) e formano un gruppo molto eterogeneo, anche se accomunato dall'identità e dalla religione israelitica. Oggi l'immigrazione di ebrei in Israele continua, incoraggiata dal governo che punta a rafforzarne la presenza nella regione. A Kiryat Luza, in Cisgiordania e a Holon risiede la comunità samaritana. Sono poi diffusi armeni, greci e popolazioni di lingua aramaica. Queste ultime sono in gran parte di religione cristiana. Le popolazioni di lingua aramaica a est dell'Eufrate si identificano principalmente in un'identità assira. Gli armeni risiedono principalmente nel Caucaso; comunità armene vivono poi anche in Siria e nel Libano. Diffusa un tempo anche nell'odierna Turchia orientale, la comunità armena ha subito il genocidio all'inizio del XX secolo da parte degli Ottomani, nell'ambito della prima guerra mondiale. Comunità greche si trovano nell'isola di Cipro, dove formano la maggioranza della popolazione; un tempo numerose anche in alcuni territori dell'odierna Turchia, come nella regione di Smirne, nel Ponto e in Cappadocia, furono espulse nei primi anni venti del Novecento. Nelle zone desertiche della penisola arabica vi sono popoli nomadi, ma nella maggior parte della regione la popolazione vive in villaggi e in città. Di solito la popolazione urbana è più numerosa di quella rurale e tende ad aumentare per l'immigrazione dalle campagne. Alcune città hanno origini antichissime (si citano ad esempio Gerusalemme, Damasco e Baghdad) e superano il milione di abitanti. Tra le città principali vi sono Istanbul, in Turchia, Teheran, capitale dell'Iran, e Il Cairo, in Egitto. La regione è interessata da vasti fenomeni migratori: notevoli sono gli spostamenti dai paesi del subcontinente indiano verso i paesi del golfo. I conflitti che hanno interessato la regione nel corso del XX secolo hanno portano a una vaste migrazioni interne di rifugiati e verso l'Europa. Vi è poi il fenomeno dell'Aliyah verso Israele. La tabella che segue elenca gli Stati che rientrano nella definizione comune di Medio Oriente, e corrisponde ai territori appartenenti all'Asia occidentale, con l'esclusione della regione del Caucaso, più l'Egitto. Lo Stato di Palestina non ha confini ufficialmente definiti. I dati si riferiscono ai territori palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. La Palestina rivendica Gerusalemme Est come propria capitale, sebbene la città sia sotto il controllo di Israele dal 1967. Paese Areakm² Popolazione Densitàabitanti per km² Capitale 13 Riyadh 760 Manama 127 Nicosia 87 Abu Dhabi 67 Il Cairo 89 Amman 74 Baghdad 49 Teheran 402 Gerusalemme 154 Kuwait 566 Beirut 10 Mascate 732 Gerusalemme Est (''de jure'') / Ramallah (''de facto'') 183 Doha 97 Damasco 104 Ankara 49 Sana Totale 54
Migliarino
'''Migliarino''' è stato un comune di abitanti della provincia di Ferrara. Dal 1º gennaio 2014 è confluito nel nuovo comune di Fiscaglia.
=== Evoluzione demografica === * Classificazione climatica: zona E, 2272 GR/G ===Storia amministrativa=== Il 6 ottobre 2013 si è svolto un referendum consultivo sulla proposta di fondere o meno i tre comuni di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia, i cittadini dei tre comuni hanno votato a maggioranza per il sì alla fusione. La località è situata sulla strada provinciale 68 ed è servita da una stazione ferroviaria sulla linea ferrovia Ferrara-Codigoro. Fra il 1901 e il 1931 Migliarino era servita da un analogo impianto posto sulla tranvia Ferrara-Codigoro.
Mesola
'''Mesola''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna. Fa parte dell'Unione Delta del Po.
=== Territorio === Mesola è un comune del Delta del Po, a sud del ramo denominato Po di Goro che rappresenta sia il confine comunale sia regionale tra Veneto ed Emilia-Romagna. Il territorio interamente pianeggiante è per gran parte sotto il livello del mare, ma sono ancora visibili le linee delle dune che rappresentano l'antica costa. In località Massenzatica si trova la riserva di circa 50 ettari delle antiche dune fossili. Un tempo in gran parte vallivo è stato oggetto di vari interventi di bonifica. Prima gli Este nel XVI secolo, poi la Società Bonifiche Terreni Ferraresi nella seconda metà dell'Ottocento e infine l'Ente Delta Padano hanno realizzato una grandiosa opera fatta di canali, chiaviche ed idrovore a cui viene affidato il quotidiano governo delle acque. La parte a ridosso del fiume è caratterizzata da terreni argillosi, mentre le aree più vicine al mare adiacenti alla riserva naturale Bosco della Mesola sono caratterizzate da terreni sabbiosi. Il comune è compreso nel Parco regionale del Delta del Po dell'Emilia-Romagna ed è caratterizzato dalla presenza di vaste aree con boschi e pinete. Nel Bosco della Mesola è presente una specie autoctona di cervo. === Clima === La stazione meteorologica più vicina è quella di Codigoro. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +2,1 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +23,5 °C. * Classificazione climatica: zona E, 2269 GR/G Il toponimo di Mesola, "media insula", indica come l'origine e lo sviluppo di questo territorio siano legati all'equilibrio tra terra e acqua dell'antica Valle Padusa. Chiesa parrocchiale della Natività di Maria Santissima Delizia Estense di Mesola Municipio Riserva naturale orientata dune fossili di Massenzatica. Oasi Torre Abate. Dettaglio di mappa storica con l'ubicazione di Mesola e le sue mura difensive. Le dune fossili di Massenzatica e di Monticelli di epoca romana indicano dove arrivava il mare all'epoca. L'evoluzione successiva del Delta del Po ha originato la rimanente parte del territorio. Massenzatica è altresì citata nel diploma di papa Benedetto VIII del 1013 col quale all'abbazia di Pomposa venne assegnata una zona comprendente ''"...Masinzatica usque monticello..."''. La storia del territorio è legata dagli estremi confini est sul mare dei possedimenti dell'Esarcato d'Italia sino al dominio dello Stato Pontificio e degli Este. Furono proprio gli Este a valorizzare il territorio intraprendendo grandi opere di bonifica agraria, progettando il porto di Alcina sul Po di Ariano e costruendo il Castello di Mesola. La rivalità con la Serenissima sfociò spesso in conflitti armati ma il territorio, sino al momento della devoluzione di Ferrara, rimase sempre sotto il controllo estense. Solo nel 1597, alla morte di Alfonso II d'Este, papa Clemente VIII riprese sotto il controllo diretto dello Stato Pontificio l'antico Ducato di Ferrara. La delizia rimase disponibile come bene allodiale agli Estensi fino al 1771 quando Maria Beatrice d'Este e Ferdinando Carlo Antonio d'Asburgo-Lorena si sposarono. Nel 1785 papa Pio VI acquistò il feudo dall'Imperatore Giuseppe II d'Austria poi, con l'invasione di Napoleone Bonaparte nel 1796, divenne parte della Repubblica Cispadana. Nel 1797 si trovò a far parte della Repubblica Cisalpina in seguito alla fusione della Repubblica Cispadana con la Repubblica Transpadana in ottemperanza ad un altro editto napoleonico. Dal 1802 entrò nella Repubblica Italiana e dal 1805 fino al 1814 nel Regno d'Italia. Amministrativamente era incorporato nel Dipartimento del Basso Po con capoluogo Ferrara. Ritornò allo Stato Pontificio nel 1816 in seguito alla restaurazione operata dal Congresso di Vienna sin dal 1815, sconfitto Napoleone. Amministrativamente venne operata la cessione all'Istituto di Santo Spirito di Roma e tra il novembre 1816 ed il febbraio 1817 le due frazioni di Ariano (sui due lati del Po) furono colpite da una epidemia di tifo esantematico che provocò 29 morti. Questo ebbe come effetto la soppressione del Comune di Massenzatica. Mesola è comune dal 1º luglio 1828 ed incorpora dalla stessa data anche il soppresso comune di Massenzatica, che esisteva sin dal Medioevo (citato in un atto dell'abbazia di Pomposa del 17 agosto 1337). Nel 1860, in seguito alla seconda guerra d'indipendenza italiana, entrò a far parte del Regno d'Italia e dal 1962, con decreto del Presidente della Repubblica, Goro, in precedenza frazione di Mesola, è stato istituito comune autonomo. === Architetture religiose === * Chiesa parrocchiale della Natività di Maria Santissima * Chiesa della Beata Vergine del Rosario nella frazione di Bosco Mesola * Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo nella frazione di Massenzatica * Chiesa di San Lorenzo nella frazione di Ariano Ferrarese === Architetture civili === * Castello di Mesola * Torre Abate, nell'oasi della frazione di Santa Giustina === Aree naturali === * Riserva naturale Bassa dei Frassini - Balanzetta * Riserva naturale Bosco della Mesola * Riserva naturale orientata dune fossili di Massenzatica === Evoluzione demografica === Nel 1962 la frazione di Goro è divenuta comune autonomo. === Musei === * Museo del bosco e del cervo della Mesola presso il castello Estense Mesola ha sviluppato una importante attività agricola, in particolare nel settore delle coltivazioni orticole e nel vivaismo. Di particolare importanza è la produzione dell'asparago verde "IGP asparago verde di Altedo" a cui si aggiungono notevoli produzioni di radicchio e carota. È presente una cartiera e numerose attività artigianali legate in particolar modo all'attività edilizia. Recentemente, vista la vicinanza con il Porto di Goro, sul territorio mesolano, si sono insediate numerose attività di lavorazione dei mitili ed in generale dei prodotti della pesca e molti sono dediti alla pesca della vongola nella vicina sacca. === Strade === * '''Strada statale 309 Romea''' * '''Strada provinciale 27 Bosco Mesola-Goro''' * '''Strada provinciale 61 Gran Linea (Romea - Copparo - Ferrara)''' Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. === Calcio === La principale squadra di calcio della città è ''F.C. Mesola 1925'' che milita nel girone C di Promozione.
Massa Fiscaglia
'''Massa Fiscaglia''' è stato un comune di 3.781 abitanti della provincia di Ferrara. Dal 1º gennaio 2014 è confluito nel nuovo comune di Fiscaglia.
=== Territorio === Il territorio comunale era posto fra i 30 e i 35 chilometri ad est di Ferrara e tra i 15 e i 20 chilometri a nord-ovest di Comacchio, lungo il Volano, una diramazione del Po attualmente ridotta a canale di bonifica, ma che dal primo medioevo ne costituiva il principale ramo deltizio. Interamente pianeggiante (altitudine massima 3 metri) ed in parte sotto il livello del mare, il territorio era originariamente caratterizzato da una successione di valli (bacini lacustri, talvolta salmastri) e paludi deltizie, separate da dossi, con un precario equilibrio idrografico. La coltivazione è stata resa possibile da continui interventi di canalizzazione e bonifica, particolarmente estesi ed intensi nella seconda metà del XIX secolo. Ora le campagne si caratterizzano per ampi lotti in coltura industriale, a relativamente bassa densità abitativa. I terreni sono costituiti da depositi palustri-alluvionali di tipo argilloso (argille organiche e lenti di limi sabbiosi), sebbene siano ancora visibili tracce di qualche cordone dunoso, residuo delle antiche linee di costa. Geologicamente recenti ed abbastanza potenti (ossia costituiti da strati molto spessi, con granulometria piuttosto uniforme), ricchi di torbe che li rendono tendenzialmente acidi, sono di norma con la falda freatica in prossimità del piano campagna e frequentemente saturi. === Clima === La stazione meteorologica più vicina è quella di Codigoro. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +2,1 °C; quella del mese più caldo, luglio, è di +23,5 °C. * Classificazione climatica: zona E, 2270 GR/G Il più probabile significato del toponimo indica l'esistenza di una "massa di beni" (o, dal celtico ''mas'' o ''mae'', campo, gran campo, prato) che in seguito a confische divenne "con-fisco" (lat. ''fĭscu(m)'', "cesto" poi “cassa dello Stato”), zona in cui si imponevano tasse a favore del ''fiscus Caesaris'', ossia la cassa privata dell'imperatore, in contrapposizione all''ager publicus'', l'erario statale, suggerendo l'ipotesi di un'origine tardo-romana. === Medioevo === L'etimo del toponimo ''Massa Fiscalie'', o ''Massa Phiscalia'', assieme all'autonomia del «consortium», lascia pensare a due possibili ipotesi sulla sua origine: la prima è che sia frutto di una confisca nel VI secolo dell'Esarcato di Ravenna, poi organizzata a «castrum» a scopo difensivo. Come nota Procopio di Cesarea in una sua missiva, presso l'Esarcato si riscontravano infatti diverse proprietà appartenenti al fisco, molte delle quali provenienti da re ostrogoti. La seconda ipotesi, sostenuta da alcuni studiosi locali, è che l'origine sia tardo-romana. Ad avvalorare quest'ultima è anche il ritrovamento delle tracce di alcuni insediamenti romani (tra cui una stele funeraria e alcuni laterizi con timbro imperiale), principalmente lungo l'argine Trebbia e Gallare. Meno probabile pare che l'origine derivi piuttosto da un insediamento arimanno dopo la caduta dell'Esarcato di Ravenna nel 750-751 ad opera dei longobardi (e quindi degli arimanni). Anche se nel ''Liber censuum Romanae Ecclesiae'' di papa Onorio III del 1192 si definisce ''Masse Fuscalie'' esplicitamente come ''arimanniam'', tale zona fu però riconquistata circa 4 anni dopo da Pipino il Breve, tra il 754 e il 756. Le terre sottratte ai longobardi furono poi cedute alla Santa Sede da Carlo Magno nel 774 in ottemperanza alla ''Promissio Carisiaca''. Pertanto, ''arimanniam'' andrebbe intesa come tipo di organizzazione comunitaria, non come comunità fondata da arimanni. La prima menzione certa di «Massam item cognomento Fiscaliam» appare nel 921 in una bolla di papa Giovanni X il quale la concedeva ad Onesto, arcivescovo di Ravenna. Sempre nello stesso anno è menzionata in un placito su querela dell'arcivescovo, in quanto gli abitanti rifiutarono di assoggettarsi contestando la precedente appartenenza alla Chiesa. I giudici imperiali di Berengario I infine la riconoscono ''Patrimonium Petri''. L'antica Fiscaglia però non corrisponde all'odierna Massa Fiscaglia, ma era un territorio molto più ampio che si estendeva interamente sulla desta del Po di Volano e sulla sinistra del Verginese tra Medelana, Codigoro e Lagosanto avendo come confine orientale il fiume Trebba. Essa aveva il suo epicentro intorno alla pieve di San Vitale in Fiscaglia, presso Migliarino, la quale viene fatta risalire al VI secolo. Ad essa si aggiunsero la chiesa di Santa Margherita nel 1031 e l'abbazia di San Marco nel 1227 a Valcesura, il cui etimo riecheggia un'origine romana (''portus salis versus Vallem Clusuriam'', da cui Valcesura, ma di porti per il sale erano dotati tutti i tre centri principali; a Migliaro esiste ancora oggi un Vicolo Porto che portava alla Ripa sul Volano). Dei tre complessi religiosi, il primo, dopo tre secoli di abbandono, è stato riedificato attorno al 1983, mentre degli altri due oggigiorno sono pervenuti solo ruderi. Il primo statuto comunale fu "concesso" da Ferrara (con l'intento di formalizzare il proprio dominio de facto nella zona, inasprendo il contenzioso con la Santa Sede) il 26 maggio 1219; in esso si dona in locazione perpetua alla comunità locale un vasto terreno sulla sponda destra del Volano, che da Codigoro giungeva a una distanza da Castracavallo di un miglio (''da Stracavallo per un unum miliare sopra Padum''). Con l'intervento del Comune di Ferrara di inizio 1200, il quale mirava a controllare il Volano e forse ad espandersi fino a Pomposa, fu così costituita nella parte orientale la ''Massa Nova Fiscalie'' con una confinazione già allora ben definita che corrisponde ancora oggi agli attuali confini di Massa Fiscaglia. La singolarità del «consortium» di Fiscalia è testimoniata dall'esistenza di antichi statuti comunali, leggi che regolavano la vita comunitaria nel Medioevo, segno che godettero di un'ampia autonomia. Per tutto il territorio ferrarese ne è stato reperito solo un altro, quello di Bondeno. Prima ancora degli statuti comunali si aggiungono alcuni rescritti del X e XI secolo che accennano ai privilegi già in essere. Tale organizzazione è definibile come un'unione di liberi (''excertitales'') insediati su un'arimannia. Non secondario fu per la zona il ruolo del Volano, lungo il quale (o perlomeno lungo l'attuale corso) sorge il nucleo abitativo di Massa Fiscaglia. Tale ramo del Po ne fu il principale ramo deltizio a partire dallo sconvolgimento idrologico del VI secolo, acquistando importanza nella navigazione fluviale, nonché militare. Dalla lettura del corpo di leggi trecentesco si nota un grande interesse per l'ambiente, indotto dalla profonda instabilità idrografica di un territorio da sempre caratterizzato da paludi e valli, sulle quali la abitabilità e la messa a coltura dipendevano dalla manutenzione degli argini dei fiumi, a cominciare dal Volano che, con la sua notevole portata, poteva modificare l'assetto delle terre emerse e strappare all'agricoltura raccolti preziosi. I lavori di manutenzione del territorio erano obbligatori per tutti e non presupponevano remunerazione. Il territorio ferrarese nel 1570. Valle di Canneviè a Codigoro, tipica zona umida. === Dall'ultimo periodo Estense all'unità d'Italia === Nel 1598, con la fine del dominio Estense, il territorio comunale entrò a far parte dello Stato Pontificio fino all'ottobre del 1796 con la costituzione della Repubblica Cispadana. Nonostante gli sforzi per gli arginamenti e la cura dei canali, un peggioramento delle condizioni climatiche nel XVI-XVII secolo, assieme ai fenomeni di subsidenza, riportarono diversi territori circostanti, mai completamente bonificati, in uno stato semi paludoso, sebbene in condizioni relativamente migliori rispetto al VI-VII secolo, periodo di grandi sconvolgimenti idrici nella pianura padana, come la rotta della Cucca. In questo lungo periodo di progressivi cambiamenti climatici, due furono gli avvenimenti che incisero drasticamente sulla rete idrografica ferrarese. Il primo fu il sisma del 17 novembre 1570: se durante tutto il dominio della signoria Estense il braccio principale del Po scorreva per Ferrara per poi dividersi nei rami di Volano e Primaro, successivamente l'acqua prese a incanalarsi con forza nel ramo di Venezia (allora ''Po di Corbola'' o ''Po del Mazzorno''), fino ad allora marginale nell'immensità del delta. Il secondo degli avvenimenti fu il Taglio di Porto Viro iniziato nel 1600, col quale il ramo di Venezia diventò definitivamente il braccio principale del Po e si determinò il quasi completo interramento del ramo di Primaro e una forte riduzione della portata del ramo di Volano, rendendolo poco utilizzabile per la navigazione di grandi imbarcazioni. Come si può cogliere in una mappa del 1570, riportata qui a lato, la valle Padusa isolava a sud il territorio ferrarese, mentre Pomposa e Comacchio non erano quasi collegate con la terraferma. A sud e ad est dell'abitato di Massa Fiscaglia vi erano le valli della Massa, Gallare e Brulla, a nord del Volano si estendeva la valle di Ambrogio e infine ad ovest, prima di Migliaro, si interponeva la valle Mazzore. Codigoro era raggiungibile unicamente percorrendo gli argini. Se si escludono l'isola della Corba e i dossi fluviali, la totalità dei terreni a sud e ad est erano in stato paludoso o semipaludoso. La costituzione nel 1605 del "Consortium di San Giorgio" e gli interventi del cardinale Sigismondo Chigi del 1673 (unita ad una sua riforma mirata ad alleggerire il carico della tassazione sulla comunità), migliorarono un poco la situazione. Nel frattempo l'economia della zona, da una tipologia mista agricola e valligiana, con i contributi derivati dal commercio fluviale e dall'avamposto militare/doganale di Tieni, si era portata ad una tipologia principalmente valligiana, la quale non poteva assicurare un sostentamento pari al precedente. Proseguì il declino della popolazione, già iniziato nel periodo rinascimentale. Se negli statuti comunali nel 1219 si può leggere che erano presenti 700 famiglie che, con approssimativamente 3-4 persone per focolare, fanno ipotizzare più di persone, nel 1786 erano scese a . Scompaiono il seminario della collegiata di Massa Fiscaglia nel 1766 ed alcuni oratori, mentre nei territori attualmente di Migliaro e Migliarino furono abbandonate anche la pieve di S. Vitale, la chiesa di San Margherita e l'abbazia di S. Marco di Valcesura, nel 1600. Dal 9 febbraio al 4 luglio 1849 ci fu il breve governo della Repubblica romana prima della restaurazione dello Stato Pontificio, mentre il 21 giugno 1859 l'Emilia Romagna entrò a far parte del Regno di Sardegna fino ad arrivare all'unità d'Italia. === Dall'unità d'Italia ad oggi === Palazzo del Vescovo, a Massa Fiscaglia. L'aspetto e l'economia della zona mutarono in modo radicale con le grandi opere di bonifica rese possibili dall'introduzione e l'utilizzo su larga scala, negli anni seguenti all'unificazione dell'Italia, delle idrovore a vapore per il sollevamento meccanico delle acque. Due dei primi grandi impianti del ferrarese, che da subito incisero in modo radicale sulla morfologia del territorio fiscagliese, furono lo stabilimento idrovoro di Marozzo a Lagosanto, collaudato nel 1874, per la bonifica di Valle Gallare (successivamente collegato alle valli Trebba e Ponti) e lo stabilimento idrovoro di Codigoro, costruito tra il 1873 e il 1875, entrambi basati sulla tecnica di sollevamento per pompaggio e lo scarico nel Po di Volano (acque alte) dei deflussi raccolti da un'ampia rete a giacitura più bassa (acque basse). Agli impianti di sollevamento si aggiunsero gli sforzi normativi. Alla "Legge Lanza" del 20 marzo 1865, che disciplinava l'organizzazione degli enti territoriali, permettendo la delega da parte dello Stato dei compiti e attività di interesse nazionale (sicché l'Assunteria di Massafiscaglia, attraverso il Consorzio di Bonifica, poté avviare i lavori per gli impianti idrovori per le bonifiche), seguirono la Legge n. 2605 del 1875 (con la quale iniziò la Grande Bonifica Ferrarese più a nord nella valle di Ambrogio), la Legge Baccarini (1882), la Legge Melli (1908) e successive. La prima grande bonifica fu quella della valle Volta (1756 ettari), iniziata nel 1874, seguita da valle Gallare (3700 ettari), alle quali si aggiunsero le adiacenti valli Provane, Raino e Dossi. I terreni liberati dalla prima valle però finirono col diventare proprietà dei Pavanelli, agiata famiglia borghese che tanto influenzò l'economia locale, che la rivendette subito all'ing. Luigi Chizzolini di Milano, il quale ottenne la proprietà, congiuntamente con il banchiere viennese Schanzer, anche dei terreni di valle Gallare. Negli anni successivi passarono ad altri grandi proprietari terrieri o grosse società, senza mai interessare la gran massa degli abitanti della zona, la stessa impegnata dalle opere di bonifica, la quale si vide privata anche delle forme di sostentamento valligiane e costretta ad impegnarsi nel lavoro agricolo sotto i nuovi grandi proprietari. Ne conseguirono violente agitazioni sociali che squarciarono la vita comunitaria. Le proteste continuarono negli anni e si espansero nelle zone circostanti. Tuttora l'impegno sociale e politico del ferrarese orientale, rivolto spiccatamente verso i partiti di sinistra, è uno dei più alti d'Italia. Nonostante le profonde trasformazioni economico-culturali e le tensioni sociali, in seguito alle bonifiche la popolazione complessiva circa triplicò tra il 1861 e il 1951, a dispetto anche delle epidemie di colera del 1886 e di influenza spagnola nel 1919 e delle due guerre mondiali. L'ultima grande bonifica ferrarese interessò la valle del Mezzano tra il 1956 e il 1964. La popolazione raggiunse il suo massimo negli anni cinquanta del novecento, per poi crollare in seguito ai cambiamenti economici e sociali di quegli anni, che ridimensionarono le economie di tipo agricolo e valligiano, incoraggiando una forte emigrazione verso altre aree maggiormente sviluppate. Infatti la parte orientale del ferrarese non fu interessata da insediamenti industriali di rilievo, forse causa la scarsità delle vie di comunicazione. Priva di autostrade (la A13 passa a Ferrara), tuttora le uniche direttrici nord-sud sono la strada provinciale 68 R di Codigoro e l'antica via consolare Romea, ora strada statale. === Simboli === Tale fu l'importanza delle campane per la vita locale di Massa Fiscaglia comunale che include anch'esso una campana. === Architetture religiose === Resti della originaria chiesa dei SS. Pietro e Giacomo. * Chiesa arcipretale dei Santi Pietro e Giacomo, rieretta tra il 1763 (il coro) e il 1796-1830 (il corpo centrale) con facciata realizzata in cotto in un sobrio stile neoclassico, sui resti di una pieve del XII - XIII secolo, di cui sopravvive il campanile in romanico lombardo e alcuni resti visibili sul lato sinistro. * Santuario della Madonna della Corba, già presente nel XIV secolo, ricostruito nel 1901. * Ex oratorio di san Antonio Abate (detto ''Cisulòn''), annesso ad un omonimo ospizio dei pellegrini del XVII secolo, riedificato a partire dal 1862, convertito in ufficio postale. === Architetture civili === * Torre di Tieni - Torre difensiva medievale, con funzioni anche doganali, eretta dagli Estensi in difesa dagli attacchi dei Veneziani. * Palazzina municipale - Casa patronale ottocentesca riadattata in stile razionalista durante il ventennio fascista si affaccia sulla piazza principale del centro ferrarese, Piazza Ferrari. * Palazzo del Vescovo - Ex episcopio, edificio più volte rimaneggiato ed ampliato (l'ultimo importante intervento nel 1878) di cui vi è traccia certa dal 1430, sede dell'allora diocesi di Cervia-Massa di Fiscaglia, nel tempo sede di seminario e casa canonica. Dal 2006 è sede museale con oggetti di arte sacra. * Oratorio di Santa Maria della Rovere, oggi del Crocifisso della Rovere - in origine cappella privata di fine 1500, con interventi ottocenteschi e nel 1935. === Evoluzione demografica === === Biblioteche === * Biblioteca Comunale, Piazza Garibaldi 2, loc. Massa Fiscaglia Tutte le tre località sono situate sulla strada provinciale 68 R e sono servite da stazioni ferroviarie sulla linea ferrovia Ferrara-Codigoro. Fra il 1901 e il 1931 erano servite da un analogo impianto posto sulla tranvia Ferrara-Codigoro. === Storia amministrativa === il primo statuto comunale fu concesso a ''Terra Massae Novae Phiscaliae'' (corrispondente alla attuale Massa Fiscaglia) il 26 maggio 1219. In seguito a supplica di alcuni residenti, il 13 novembre 1577 il duca Alfonso II d'Este istituiva il consiglio di 12 membri della comunità ''Milliaro et Rotta'', indipendente da Massa di Fiscaglia. Col Regio Decreto del 2 gennaio 1881 Migliarino divenne amministrazione municipale autonoma su spinta dei già citati Pavanelli. Il 6 ottobre 2013 si è svolto un referendum consultivo sulla proposta di fondere o meno i tre comuni di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia, i cittadini dei tre comuni hanno votato a maggioranza per il sì alla fusione. Con la LR n. 18 del 7 novembre 2013 in seguito a referendum, il 1º gennaio 2014 Massa Fiscaglia, Migliaro e Migliarino, ritornarono sotto un'unica amministrazione comunale.
Masi Torello
'''Masi Torello''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ferrara in Emilia-Romagna.
Masi Torello è divenuto un comune nel 1959; prima di allora era una frazione di Portomaggiore. Non è nota, per l'assenza di testimonianze documentali, la sua esatta origine: il fatto che non fosse citato in alcun documento anteriore al XIII secolo porta a credere che non esistesse questa località prima di quest'epoca. L'origine del nome sarebbe da attribuire a "manso" misura agraria locale o "mansus" fondo coltivato quest'ultima ipotesi associata a "torelus" ove s'intendeva la corda ritorta, può far pensare a un podere specializzato nella lavorazione della corda. Un'altra ipotesi vede l'origine del nome risalire al potere acquistato intorno ai XIII secolo dalla famiglia "Torelli-Salinguerra", anche se nulla è documentato circa possedimenti di proprietà dei Torelli in questa zona. Certo è che dagli inizi del XIV secolo s'instaurarono fitti rapporto con il borgo e Ferrara e quindi Masi Torello ne seguì le vicende, passando dagli estensi allo Stato Pontificio. Annessa nel 1798 alla repubblica cisalpina, fu unita al comune di Trova, con sede municipale a Portomaggiore. Il 25 settembre 1959 riconquistò la propria autonomia, il 28 novembre 1960 s'insediò il primo consiglio comunale con sindaco Giorgio Franceschini. * Chiesa di San Leonardo Abate === Evoluzione demografica === === Territorio === * Classificazione climatica: zona E, 2272 GR/G La località è situata lungo la strada provinciale 1 e dispone di una propria uscita lungo l'Autostrada Ferrara-Porto Garibaldi. La stazione ferroviaria è posta lungo la linea ferrovia Ferrara-Codigoro. Fra il 1901 e il 1931 Masi Torello era servita da un analogo impianto posto sulla tranvia Ferrara-Codigoro. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
MySQL
'''MySQL''' o '''Oracle MySQL''' è un ''relational database management system'' composto da un client a riga di comando e un server, entrambi disponibili sia per sistemi Unix e Unix-like sia per Windows; le piattaforme principali di riferimento sono Linux e Oracle Solaris. Software libero rilasciato a doppia licenza, compresa la GNU General Public License, sviluppato per essere il più possibile conforme agli standard ANSI SQL e ODBC SQL., i sistemi e i linguaggi di programmazione che lo supportano sono molto numerosi: ODBC, Java, Mono, .NET, PHP, Python e molti altri. Le piattaforme LAMP e WAMP incorporano MySQL per l'implementazione di server per gestire siti web dinamici, inoltre molti dei ''content management system'' di successo come WordPress, Joomla, Drupal e TikiWiki nascono proprio con il supporto predefinito a MySQL. Il software MediaWiki, che gestisce i siti del progetto Wikimedia, è basato su database MySQL.
Il codice sorgente di MySQL era inizialmente di proprietà della società MySQL AB, veniva però distribuito con la licenza GNU GPL oltre che con una licenza commerciale. Fino alla versione 4.0, una buona parte del codice del client era licenziato con la GNU LGPL e quindi poteva essere utilizzato anche per applicazioni proprietarie. Dalla versione 4.1 in poi, anche il codice del client è distribuito sotto GNU GPL. Esiste peraltro una clausola estensiva che consente l'utilizzo di MySQL con una vasta gamma di licenze libere. Nel luglio 2007 la società svedese MySQL AB aveva 385 dipendenti in numerosi paesi. I suoi principali introiti provenivano dal supporto agli utilizzatori di MySQL tramite il pacchetto Enterprise, dalla vendita delle licenze commerciali e dall'utilizzo da parte di terzi del marchio ''MySQL''. Il 16 gennaio 2008 Sun Microsystems ha acquistato la società per un miliardo di dollari, stimando il mercato del database in 15 miliardi di dollari. Il 20 aprile 2009 alla stessa Sun Microsystems è stata proposta l'acquisizione da parte di Oracle per 7,4 miliardi di dollari. L'accordo, approvato dall'antitrust USA, è poi passato al vaglio degli organi corrispondenti dell'Unione Europea, preoccupati per il conflitto di interessi costituito dai database commerciali Oracle rispetto a MySQL. Michael Widenius, il padre di MySQL, ha lanciato una petizione online per opporsi alla fusione. Nonostante ciò l'Unione europea ha dato parere favorevole e l'acquisizione è stata completata il 27 gennaio 2010. Il ramo 5.5 è il primo a includere estensioni non Open Source, disponibili solo nella versione Enterprise a pagamento. A partire dal 2012 diverse distribuzioni Linux e alcuni utenti importanti come Wikipedia hanno iniziato a sostituire MySQL con il fork MariaDB. Fino a lo sviluppo del programma era opera soprattutto dei suoi sviluppatori iniziali: David Axmark, Allan Larsson e Michael Widenius. Quest'ultimo era il principale autore del codice, oltre che principale socio della , e tuttora coordina il progetto, tra l'altro vagliando i contributi che pervengono dai volontari. I contributi vengono accettati a condizione che il loro autore condivida i diritti d'autore con la . L'Internet Assigned Numbers Authority ha formalmente assegnato al server MySQL la porta 3306. === 3.23 === La prima versione alfa del ramo 3.23.x è stata pubblicata nel luglio 1999. La prima è del gennaio 2001. Nelle versioni 3.23.x sono stati aggiunti i tipi di tabella MyISAM (che rimpiazza il vecchio Isam), HEAP (ora MEMORY), InnoDB e BDB. Inoltre sono state aggiunte la ricerca fulltext e la replica dei database. === 4.0 === Nell'ottobre 2001 è stata rilasciata la prima versione alfa del ramo 4.0.x, mentre nel marzo 2003 è entrata in produzione. Le aggiunte più significative sono: * una cache per le query * le query di tipo UNION * DELETE multitabella * migliorate le tabelle Merge affinché supportino le INSERT e i campi autoincrementanti * limitazione delle risorse utilizzabili da ogni singolo utente * variabili d'ambiente reimpostabili con il comando SET * una libreria per incorporare le funzioni di MySQL in un altro programma === 4.1 === La prima versione del ramo 4.1.x risale all'aprile 2003, mentre nell'ottobre del 2004 è entrato in produzione. Le aggiunte più significative sono: * le Subquery. Queste sono delle query SQL nidificate. Si ha dunque la possibilità di scrivere: SELECT * FROM tabella1 WHERE colonna1 = (SELECT colonna1 FROM tabella2 LIMIT 1) * Dati geografici memorizzati secondo il modello OpenGIS; * I ''Prepared Statements''; * Le ''connessioni SSL/TLS''; * Set di caratteri impostabili a livello di database, tabella e colonna; aggiunto il supporto per Unicode (UTF8 e UCS2); * Commenti a livello di colonna. === 5.0 === Il 22 dicembre 2003 viene rilasciata la prima versione della serie 5.0, che è entrata in produzione il 19 ottobre 2005. Le aggiunte più significative sono: * Le viste, tabelle virtuali ricavate da una query SQL, aggiornabili quando possibile; * Le stored procedure, un vero e proprio linguaggio di programmazione per interagire con i dati del database. Oltre ai soliti parametri di ricerca e selezione è possibile inserire costrutti IF... THEN... ELSE, tanto per fare un esempio; * I trigger, istruzioni SQL che vengono lanciate automaticamente prima o dopo l'esecuzione di determinate query su determinate tabelle * ''INFORMATION_SCHEMA'', un database virtuale che descrive la struttura di tutti gli altri database; inoltre i comandi SHOW, che anch'essi restituiscono informazioni sulla struttura dei database, sono stati potenziati; * Il tipo di dati ''BIT''; * Gestione appropriata del fuso orario (''timezone''); * I tipi di tabella Archive e Federated; * Un'API ben strutturata per sviluppare nuovi tipi di tabelle. === 5.1 === La prima versione alfa pubblica è uscita il 29 novembre 2005. Le principali nuove caratteristiche sono: * Il partizionamento delle tabelle; * Un'API per scrivere nuovi parser per le ''ricerche FULLTEXT''; * Gli eventi; * Replica basata sui dati (anziché sulle query); * I log possono essere scritti in un database, oltre che nei file di testo; * Supporto per Xpath; * Campi AUTOINCREMENT e varie ottimizzazioni per le tabelle ARCHIVE; * ClusterDB ora può scrivere i dati su disco, oltre che conservarli nella RAM; supporta inoltre MontaVista; * ALTER TABLE, CREATE INDEX e DROP INDEX sono molto più performanti. === 5.2 === La versione 5.2 è in fase alfa e le principali novità sono il nuovo storage engine Falcon e il backup online. Sul sito di MySQL è scomparso ogni riferimento alla versione 5.2 e le novità che avrebbe dovuto introdurre sono state pianificate per la versione 6.0. === 5.4 === Si tratta del primo ramo sviluppato sotto l'egida della Sun, ora Oracle. Non è quindi un caso che questa versione abbia avuto come unico scopo l'ottimizzazione del server su sistemi Solaris e su hardware SPARC, nonché l'ottimizzazione di InnoDB, in particolare della sua configurazione di default che prima aveva notevoli difetti. === 5.5 === Si tratta del primo ramo che è divenuto stabile sotto l'egida di Oracle. La versione 5.5 introduce diverse nuove funzionalità: * La '''replicazione semisincrona''' fornisce una maggiore garanzia sui dati poiché il commit sulla base dati Master attende che almeno uno Slave abbia ricevuto le modifiche; * Viene introdotto il '''Performance Schema''' che contiene numerose viste utili per il tuning della base dati; * L'Engine '''InnoDB''' diventa il default, ne vengono incrementate le prestazioni e viene reso scalabile sui moderni processori multicore. === 5.6 === È l'ultima versione rilasciata in produzione. Sono molte, di cui alcune molto attese, le nuove funzionalità della versione 5.6: * La gestione dei microsecondi e dei millisecondi nei datatype temporali e nei timestamp; * La possibilità di controllare i dati della Host Cache e i relativi errori; * Nuove viste, utili per il monitoraggio ed il tuning della base dati, nel Performance Schema e nell'Information Schema; * La possibilità di escludere alcune directory dalla ricerca come nome di database; * L'utilizzo di ricerche testuali (FULLTEXT SEARCH) sull'Engine InnoDB; * Un'interfaccia di tipo '''memcache''' su tabelle InnoDB; * Molte utili estensioni che migliorano la sicurezza della base dati. === 5.7 === Questo ramo è in sviluppo. Le novità sono principalmente nello storage engine InnoDB. Il ramo 5.7 introduce anche l'ALTER TABLE online e lo stack degli errori. === 6.0 === Questa versione è stata cancellata e parte del codice sviluppato non sarà incluso nelle prossime versioni. Da questo ramo sono state importate alcune delle funzionalità di MariaDB. MySQL, essendo scritto in linguaggio C e C++, è disponibile su molti differenti sistemi operativi tra cui AIX, AmigaOS, BSDi, Digital Unix, FreeBSD, HP-UX, GNU/Linux, macOS, NetBSD, Novell NetWare, OpenBSD, OS/2 Warp, SGI IRIX, Solaris, SunOS, SCO OpenServer, SCO UnixWare, SGI Irix, Tru64, Windows 95, Windows 98, Windows NT, Windows 2000, Windows XP, Windows 2003, Windows Server 2008, Windows Server 2008 R2, Windows Vista, Windows 7, Windows 8 e Windows 10. Le piattaforme di riferimento sono Linux e Solaris. La documentazione di MySQL offre comunque un aiuto per chi avesse bisogno di provare a compilare il software su qualsiasi sistema operativo discretamente diffuso. MySQL utilizza anche i tool automake, autoconf e libtools per aumentare la compatibilità. Le tabelle di tipo BDB funzioneranno solo sui seguenti sistemi operativi: GNU/Linux 2.x Intel, Solaris (SPARC and x86), FreeBSD 4.x/5.x (x86, sparc64), AIX 4.3.x, SCO OpenServer, SCO UnixWare 7.1.x Sono disponibili dei driver per i linguaggi C, C++, C#, Eiffel, Java, Perl, PHP, Python, Ruby, Tcl e per le piattaforme Mono e. Net. Infine, il linguaggio SQL di MySQL comprende numerose estensioni che sono tipiche di altri DBMS, quali PostgreSQL, Oracle e Sybase. In questo modo le query non standard scritte per altri DBMS in alcuni casi funzioneranno senza problemi. Pagina iniziale di 300px Esistono diversi tipi di MySQL Manager, ovvero di strumenti per l'amministrazione di MySQL. Uno dei programmi più popolari per amministrare i database MySQL è phpMyAdmin che richiede un server web come Apache HTTP Server e il supporto del linguaggio PHP. Si può utilizzare facilmente tramite un qualsiasi browser. Alcune offerte di terze parti sono HeidiSQL, SQLYog o Toad for MySQL. In alternativa la stessa MySQL AB offre programmi quali MySQL Administrator (amministrazione del database, degli utenti, operazioni pianificate, carico del server, ...) e MySQL Query Browser (esecuzione di svariati tipi di query), MySQL Migration Toolkit per importare da altri DBMS. Per la progettazione e la modellazione di database MySQL esiste MySQL Workbench: integra il disegno, la modellazione, la creazione e l'aggiornamento di database in un unico ambiente di lavoro. In passato veniva sviluppato anche MySQLcc (MySQL control center), sostituito da MySQL Query Browser. In alternativa a gestori grafici è possibile utilizzare direttamente la riga di comando, preferita da utenti/amministratori esperti. In MySQL una tabella può essere di diversi tipi (o ''storage engine''). Ogni tipo di tabella presenta proprietà e caratteristiche differenti (transazionale o meno, migliori prestazioni, diverse strategie di locking, funzioni particolari, ecc). Esiste poi un'API che si può utilizzare per creare in modo relativamente facile un nuovo tipo di tabella, che poi si può installare senza dover ricompilare o riavviare il server. === Storage engine ufficiali === I tipi di tabella predefiniti sono: * MyISAM * InnoDB (transazionale, sviluppata da InnoBase Oy, società ora comprata da Oracle) * Memory (una volta si chiamava Heap) * Merge * NDB, o ClusterDB (introdotta nella 5.0) * CSV (introdotta nella 5.1) * Federated (introdotta nella 5.0) * Archive (introdotta nella 5.0) * BLACKHOLE (introdotta nella 5.0) * Falcon (non è mai stato terminato e il progetto è abbandonato) * Aria (è stato sviluppato inizialmente per MySQL, che non l'ha mai adottato; è invece presente in MariaDB) === Storage engine prodotti da terze parti === Esistono anche storage engine prodotti da terze parti. Eccone alcuni: * XtraDB - Fork di InnoDB, sviluppato da Percona * OQGRAPH - Simula strutture a grafo * SolidDB - Motore transazionale * RitmarkFS - Permette di accedere al filesystem in lettura e in scrittura tramite comandi SQL, supporta anche la replica del filesystem * Distributed Data Engine - Motore per dati distribuiti, per gestire meglio il carico di lavoro * SphinxSE - Interfaccia MySQL con Sphinx * CassandraSE - Interfaccia MariaDB con Apache Cassandra * mdbtools - Permette di leggere e scrivere un file. mdb (Access) * BrightHouse - Appare all'utilizzatore come un normale MyISAM, ma struttura internamente i dati per colonne anziché per righe. Da utilizzare tipicamente in lettura per Data Warehouse: riduce da 10 a 100 volte i tempi di accesso e lo spazio per i dati. Alcuni di questi storage engine sono distribuiti con MariaDB o Percona Server. === Storage engine obsoleti === * ISAM (non più supportato; era il motore di default prima di essere sostituita da MyISAM) * BDB (transazionale, sviluppata da SleepyCat, società ora acquisita da Oracle; dalla versione 5.1.12 non è più presente in MySQL) * Gemini (non più supportato e non più compatibile con le API di MySQL da molti anni). Una volta era importantissimo in quanto motore transazionale; era prodotto dalla NuSphere, la quale non ha mai rispettato la licenza GPLv2 di MySQL e in tribunale ha tentato di negarne la validità giuridica, salvo poi accordarsi con MySQL per il pagamento dei danni economici e ritirare il prodotto dal mercato. Lo sviluppo e il supporto per Gemini sono cessati. * PBXT - Motore transazionale progettato per applicazioni web ad alta concorrenza, distribuito con MariaDB. * ''Amira'' è un fork di Gemini ed è stato mantenuto per un certo periodo dalla comunità. Alcuni fork sono nati in critica verso la poca apertura di MySQL ai contributi dei volontari esterni e la lentezza della pubblicazione dei fix dei bug segnalati. === Drizzle === Nato da Brian Aker tra l'aprile e il maggio del 2008, questo fork si propone come un DBMS leggero. Infatti partendo da MySQL 6 alcuni sviluppatori hanno eliminato la maggior parte delle sue funzioni, mantenendo il cuore, ripulendolo e modificando la sua architettura. L'idea è quella di creare un microkernel con numerose interfacce che può utilizzare per caricare funzionalità esterne. Durante il processo di pulizia il codice è arrivato a dimensioni inferiori ai 200 KB. Tra le funzionalità eliminate vi sono: stored procedure, viste, trigger, prepared statement, cache, MyISAM. Secondo gli sviluppatori tutte queste funzionalità potrebbero essere reimplementate sotto forma di plugin, senza appesantire inutilmente gli utenti che non le utilizzano: nonostante queste caratteristiche siano insostituibili in particolari situazioni, ognuna di esse è completamente inutile per la quasi totalità degli utenti di MySQL. === MariaDB === Questo fork è stato creato da Monty Widenius nel 2009 dopo la sua fuoriuscita dalla Sun Microsystems, uscita dovuta sia a problemi con questa società e sia all'acquisizione della stessa da parte della concorrente Oracle. Quest'ultima motivazione ha portato molti dei principali sviluppatori di MySQL a seguire Widenius nel Monty Program, la nuova società da lui avviata per supportare il fork. Il nome MariaDB è dovuto al fatto che inizialmente questo fork si focalizzava soprattutto sullo sviluppo dello storage engine Aria, il cui vecchio nome era Maria in dedica alla terza figlia di Widenius, una sorta di evoluzione di MyISAM. Sono state incluse patch realizzate da terze parti, in particolare prelevate dai fork di MySQL sviluppati da Google, Facebook e Twitter, nonché storage engine sviluppati da terze parti. Inoltre altre migliorie al server e alcuni storage engine aggiuntivi sono stati sviluppate appositamente, alcune evoluzioni sviluppate per MySQL sono state importate nel fork e alcuni bug presenti nel programma originale sono stati corretti. === Percona Server === Percona Server with XtraDB, o semplicemente Percona Server, è un fork sviluppato da Percona che contiene, oltre allo storage engine XtraDB (fork di InnoDB) diverse patch sviluppate principalmente dalla stessa società. === OurDelta === Si trattava di una distribuzione sviluppata dalla società australiana Open Query. Il ramo 5.0 (prima versione del programma) si basava sul codice di MySQL 5.0, mentre i rami 5.1 e 5.2 si basavano su MariaDB 5.1 e 5.2. OurDelta applicava diverse patch sviluppate da terze parti e crea pacchetti per le distribuzioni GNU/Linux Debian, Ubuntu, Red Hat e CentOS. Questo fork non è più mantenuto. Le ultime modifiche al codice, tuttora ospitato su Launchpad, risalgono al febbraio 2010. === Proven Scaling === Proven Scaling aggiunge all'edizione enterprise di MySQL vari plugin che provengono dalla comunità del software libero. Il fork nacque dalla constatazione che MySQL Community Edition era quasi defunto: secondo i contestatori, gli annunci ufficiali prospettavano solo due release annuali più qualche security fix, e dunque un utente avrebbe dovuto utilizzare MySQL Enterprise Edition, oppure rassegnarsi ad utilizzare prodotti superati. Il repository contiene le versioni, anche datate, per tutti i sistemi operativi supportati da MySQL.
Meccanica classica
Illustrazioni di meccanica in una enciclopedia del 1728. Con il termine '''meccanica classica''' si intende generalmente, in fisica e in matematica, l'insieme delle teorie meccaniche, con i loro relativi formalismi, sviluppate fino alla fine del 1904 e comprese all'interno della fisica classica, escludendo quindi gli sviluppi della meccanica relativistica e della meccanica quantistica. Essa descrive in modo sostanzialmente accurato gran parte dei fenomeni meccanici osservabili direttamente nella nostra vita quotidiana ed è applicabile ai corpi continui, a velocità non prossime alla velocità della luce e per dimensioni superiori a quelle atomiche o molecolari. Dove non sono valide queste ipotesi è necessario applicare teorie meccaniche differenti, che tengano conto delle caratteristiche del sistema in esame.
Abitualmente si individuano all'interno della meccanica classica due formulazioni ben distinguibili: * la '''meccanica newtoniana''', formalizzata da Newton nel celebre testo pubblicato nel 1687 ''Philosophiae Naturalis Principia Mathematica,'' anche noto come ''Principia''. Gli strumenti matematici tipici della meccanica newtoniana sono il calcolo aritmetico e i fondamenti dell'analisi matematica. Talvolta, specie nella letteratura anglofona, con ''meccanica classica'' non s'intende tutta la branca della fisica, ma soltanto la meccanica newtoniana. * la '''meccanica razionale''', o '''analitica''', sviluppata da Lagrange, Hamilton, Maupertuis, Liouville, Jacobi e altri fra la seconda metà del XVIII secolo e la fine del XIX secolo. Gli strumenti matematici tipici della meccanica razionale sono il calcolo delle variazioni ed elementi di analisi matematica superiore. È bene osservare che le due formulazioni sono perfettamente equivalenti, dato che dall'una si può dimostrare l'altra e viceversa. Infatti, pur partendo da princìpi diversi, i principi di Newton nel primo caso e il principio di minima azione nel secondo, e utilizzando metodi matematici differenti, giungono a risultati identici dal punto di vista sperimentale. === Principio di relatività === Per qualsiasi formulazione della meccanica classica risulta indispensabile introdurre un principio di relatività. Nonostante esistano teorie più generali, dotate di una validità più estesa, per definire la meccanica classica è più che sufficiente il principio di relatività enunciato nel 1639 da Galileo Galilei nel suo ''Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo'': * '''Relatività galileiana''': "''Le leggi fisiche sono covarianti in tutti i sistemi di riferimento inerziali''"; in particolare, "''le leggi fisiche sono invarianti per trasformazioni galileiane''". === Principi di Newton === Le prime due leggi dei ''Principia Mathematicae'' di Isaac Newton La meccanica newtoniana si basa su tre princìpi fondamentali: *'''Primo principio della dinamica''' (o ''principio di inerzia''): "''In un sistema inerziale, un corpo libero, cioè non sottoposto ad alcuna interazione reale, mantiene il suo stato di moto rettilineo uniforme o di quiete finché non interviene una interazione reale esterna a variare tale moto''". Il principio di inerzia è una diretta conseguenza del principio di relatività di Galileo, ma non è possibile dimostrare quest'ultimo a partire dal principio di inerzia. *'''Secondo principio della dinamica''': "''Una forza impressa ad un corpo produce una variazione della sua quantità di moto nel verso della forza in maniera direttamente proporzionale alla forza applicata''", cioè . Nel caso di masse costanti il secondo principio ha una formulazione ridotta, che è quella più nota: "''L'accelerazione di un corpo è direttamente proporzionale alla forza ad esso applicata''", cioè , dove la costante di proporzionalità tra la forza e l'accelerazione è proprio la massa inerziale del corpo. *'''Terzo principio della dinamica''': "''In un sistema di riferimento inerziale, la quantità di moto e il momento angolare totale rispetto ad un polo fisso di un sistema materiale libero, cioè non sottoposto a forze esterne, si conservano"''. Da ciò discende il '''principio di azione e reazione''': "''ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale e contraria, agente sulla stessa retta di applicazione",'' dove per "azione" s'intendono le forze e i momenti ''reali''. Questa non è l'unica formulazione possibile dei principi della meccanica newtoniana, ma ne esistono altre perfettamente equivalenti. === Principio di minima azione === In meccanica razionale, al posto dei tradizionali principi newtoniani, si definisce il '''principio di minima azione''', noto anche come ''principio di azione stazionaria'', che impone un condizione di tipo variazionale. Anche di quest'ultimo principio esistono molteplici definizioni, una di quelle più utilizzate afferma che: ''"Il moto naturale di un sistema è tale da minimizzare l'azione del sistema"'', dove l'azione risulta definita come: : dove è la funzione Lagrangiana, dipendente dalle coordinate generalizzate , dalle loro derivate temporali e dal tempo. Minimizzando questo funzionale si ottengono le equazioni del moto tramite le equazioni di Eulero-Lagrange. Statica Cinematica (piano inclinato) ===Discipline della meccanica newtoniana=== Le discipline della meccanica newtoniana sono: * cinematica, lo studio descrittivo del moto con le sole nozioni di spazio e tempo * dinamica, lo studio del moto di un corpo attraverso le nozioni di forza e momento * statica, lo studio dell'equilibrio di un corpo attraverso le nozioni di forza e momento Ciascuna disciplina può essere studiata nell'ambito del punto materiale, di un sistema di punti, di un corpo rigido o un corpo continuo. ===Discipline della meccanica razionale=== * Meccanica lagrangiana * Meccanica hamiltoniana === Altre discipline della meccanica classica === * Meccanica del continuo ** Meccanica dei solidi *** Meccanica dei materiali *** Meccanica delle strutture *** Meccanica applicata alle macchine ** Meccanica dei fluidi *** Idrostatica *** Idrodinamica *** Fluidodinamica * Meccanica del suono * Meccanica celeste
MegaTokyo
'''''MegaTokyo''''' è un fumetto online in stile manga disegnato da Fred Gallagher . Disegni, storia e design del sito sono di Fred. Rodney Caston ha collaborato a scrivere la storia per il primo anno circa, ma a seguito di alcune incomprensioni sullo sviluppo da dare alla storia Fred ha acquisito l'intero progetto e lo prosegue da allora autonomamente. Le pubblicazioni delle tavole on line sono iniziate nell'estate del 2000. Gallagher è stato licenziato dal suo 'normale' lavoro di architetto a fine 2002 e ne ha approfittato per diventare un mangaka lavorando su Megatokyo a tempo pieno. MegaTokyo è la storia di due statunitensi, Piro e Largo, che finiscono a Tokyo. Molte delle battute sono incentrate sul mondo dell'animazione giapponese, dei videogiochi, sull'informatica o sulle differenze culturali incontrate dai due personaggi. Tutte le tavole sono disponibili gratuitamente sul sito ufficiale, ma si possono anche acquistare i volumetti inglesi stampati dalla Dark Horse Comics, che ha edito il secondo ed il terzo volume nonché una riedizione del primo , dato che l'edizione della IronCat è oramai fuori stampa. Il quarto e il quinto volume sono stati pubblicati dalla CMX Manga. La Free Books sta stampando i volumi italiani, in collaborazione con il team di fan che curano la traduzione del sito italiano.
* '''Piro''' – Statunitense fissato di manga (specialmente shōjo) e di ren'ai; sa parlare giapponese. È un bravo disegnatore, benché rifiuti di crederlo. Attualmente lavora come commesso/mascotte nel negozio MegaGamers. Pur tollerando a malapena le follie di Largo, i due hanno passato molti anni a stretto contatto. Piro è l'incarnazione cartacea di Fred Gallagher. * '''Largo''' – Statunitense, videogiocatore duro e puro e "maestro del l33t" (o almeno, aspirante tale). Normalmente agisce prima (o al posto di) pensare: è ossessionato dalla birra (benza) e dalla lotta tra il bene e il male, lotta in cui si sente chiamato in prima persona. Sa parlare il leet ma non il giapponese. Trova lavoro come insegnante, diventando il 'Grande Insegnante Largo' (riferimento all'anime/manga ''Great Teacher Onizuka'') ed ha anche una piccola parentesi nella Tokyo Police Cataclysm Division, parentesi chiusa per utilizzo esagerato di fondi e per varie distruzioni di quartieri di Tokyo. Largo è la trasposizione a fumetti di Rodney Caston. * '''Tsubasa''' – Ragazzo giapponese amico di Piro, che ha ospitato la coppia nella sua casa per qualche tempo. Attualmente sta "seguendo il proprio cuore" negli Stati Uniti, su consiglio di Ping. * '''Ed''' – "Agente corporativo" della Sony, miglior amico ma rivale professionale di Dom. Nonostante la sua apparentemente infinita dotazione di armi, nel corso della trama sta subendo continue e devastanti sconfitte nei suoi scontri con Ping e Miho. I suoi datori di lavoro hanno dovuto ricostruirne il corpo più volte a seguito di esplosioni, cadute da decine di metri d'altezza, colpi di armi a raggi e così via. * '''Dom''' – Dipendente della Sega, amico e controparte di Ed. Fissato con le armi e dalla competizione. Conosciuto anche come SGD, Shirt (o Stick) Guy Dom. Il suo equivalente 'reale', Dominic Nguyen, è il creatore delle pagine 'omini stilizzati' presenti sul sito quando Piro non è disponibile. Il personaggio di Dom è nato per citare e irridere lo stereotipo dell'americano "armato e pericoloso". * '''Yuki Sonoda''' – Ragazza giapponese della scuola superiore, figlia di un membro della divisione anti-cataclismi della polizia di Tokyo. Prende lezioni di disegno da Piro. Ha da poco scoperto, con suo grande stupore, di essere una ragazza magica come sua madre prima di lei. * '''Erika Hayasaka''' – Ragazza giapponese che 'sa il fatto suo', compagna di stanza di Kimiko. Lavora come commessa/mascotte da MegaGamers assieme a Piro. La sua precedente carriera come cantante idol e doppiatrice(terminata dopo la rottura con il suo precedente ragazzo) è legata a minacce catastrofiche per la sicurezza di Tokyo e dell'intero Giappone: o almeno, questa è l'opinione della Tokyo Police Cataclysm Division. Dopo aver inflitto pesanti danni fisici a Largo nel corso di anni di strip, sta finalmente iniziando a rivedere le sue opinioni su di lui... * '''Masamichi Sonoda''' – Agente della "Divisione catastrofi" della polizia di Tokyo, padre di Sonoda Yuki. Il suo compito è di amministrare e contenere gli attacchi portati contro la città con regolarità impressionante da una schiera di nemici presi dai più classici stereotipi manga. Per farlo, la divisione ha accesso alle armi più moderne, tra cui sono inclusi molti mecha nello stile di Patlabor. La presenza di Piro e Largo sta causando un continuo aumento delle sue incombenze. * '''Kimiko Nanasawa''' – Ragazza giapponese piuttosto timida, che sembrerebbe non parli Inglese; è compagna di stanza di Erika, cameriera da "Anna Miller's" e attualmente doppiatrice per la ''Cubesoft'', una società produttrice di videogiochi ren'ai. Molto lentamente, sta stringendo un legame con Piro. * '''Ping''' – Ragazza-androide ceduta da Tsubasa a Piro. Si tratta di una "unità SEVS-44936", il prototipo del nuovissimo "Emotional Doll System" creato dalla Sony come accessorio per la PlayStation 2, caduta in mano di Tsubasa in qualche modo. È progettata per l'uso con simulatori amorosi ("dating sim" in inglese, "ren'ai" in giapponese), giocandoci sviluppa una propria personalità basata sulle scelte nel gioco. I suoi creatori l'hanno fornita di capacità insospettabili e probabilmente impreviste, ma non di un modulo di traduzione per l'inglese. * '''Miho Tohya (Miho-chan)''' - Il personaggio più misterioso del fumetto. Largo crede che sia a capo di un'armata di zombie grazie al Necrowombicon, un antico e malvagio libro utilizzato per creare Daikatana (il più grande flop commerciale di John Romero). Bisogna segnalare, però, che il giudizio di Largo non è molto affidabile… Si sa inoltre che è stata la causa del collasso dei server di "Endgames", un gioco MMORPG che comprendeva variabili numeriche per mappare i sentimenti dei personaggi. Variabili che usò per tentare far "innamorare" il personaggio di Piro e in seguito a ciò riuscì anche ad eliminare Largo.Il mistero intorno a lei è stato in parte sciolto solo recentemente, dopo anni di speculazioni da parte dei fan e dei personaggi stessi: in un combattimento contro Ed, Miho ha per la prima volta dimostrato inequivocabilmente alcune capacità sovrumane che in molti sospettavano possedesse. L'esatta natura ed estensione dei suoi poteri, nonché la sua storia, restano comunque ignote. * '''Seraphim''' – Piccola ragazza-angelo alata, agente della "Conscience Enforcement Authority". La sua attuale missione è essere la coscienza di Piro, e stimolarlo a cambiare la sua situazione. È l'incarnazione cartacea e la parodia di Sarah, la moglie di Fred Gallagher. * '''Boo''' – Criceto con ali posticce, agente interinale della CEA. Gli è assegnato il ruolo di coscienza di Largo, un compito quasi impossibile per il quale era, agli inizi, completamente incompetente. Ciononostante, si è guadagnato la fiducia di Seraphim "salvandola" da Asmodeus. Riferimento al personaggio Boo di ''Baldur's Gate'', il "Criceto Gigante Spaziale in Miniatura" di Minsc. * '''Asmodeus''' – L'anti-coscienza di Piro, lavora per l'''altra agenzia''. Cerca di far innamorare Piro di giovani ragazzine, e di danneggiare in ogni modo i piani di Seraphim. * '''Junpei''' – Ninja per professione, ha eletto Largo a suo maestro spirituale e lo segue per apprendere la "via del l33t". Lo assiste nella protezione di Erika Hayasaka. * '''L33T D00D''' – Il "Tipo l33t". Una sorta di santo protettore dei ''gamer'' che appare a Largo ogni volta che viene coinvolto in una sfida a base di videogiochi, consigliandolo in leet sottotitolato in inglese erudito. Largo gli ha salvato la vita durante il viaggio aereo verso il Giappone e ora il suo ringraziamento è aiutarlo nelle sfide ai videogames. * '''Meimi Sonoda''' – Moglie dell'Ispettore Sonoda, madre di Yuki e Yuuji Sonoda. È ormai accertato che prima di sposarsi e metter su famiglia è stata una majokko, e che tuttora offre in alcuni casi i suoi servigi come tale. Inoltre, nella strip numero 935 Miho stessa afferma che Yuki abbia ereditato almeno una parte dei suoi poteri. Tokyo, nel futuro ipotizzato dall'animazione giapponese (vedi anime e manga) è spesso chiamata 'MegaTokyo' o 'Neo-Tokyo'. In molti casi la città è stata distrutta da un disastro naturale o nucleare, ma solo per essere ricostruita più grande di prima. Vedi Bubblegum Crisis, AD Police o Akira, solo per citarne alcuni. La città descritta in questo fumetto mantiene il nome di Tokyo, ma contiene un ''collage'' parodistico di molti elementi di queste "Tokyo del futuro". Il fumetto ha questo nome solamente perché Rodney Caston aveva il dominio megatokyo.com già registrato e inutilizzato. "Largo" originariamente aveva creato un sito di news sul mondo degli anime utilizzando Slashcode, ma ha fallito e il sito originale è stato rimpazzato dal fumetto. La storia inizia con Piro e Largo che cercano di entrare all'Electronic Entertainment Expo (E3). L'E3 però è aperto solo ad addetti del settore o della stampa e non li accetta. Questo porta Largo ad ubriacarsi e fare una scenata; si sveglia in aereo: Piro aveva deciso di scappare per un po' dallo stato e di comprare due biglietti sola andata per il Giappone. Dopo essere arrivati a destinazione fanno per prima cosa spese in un negozio di giochi e gadget elettronici. Quando cercano di comprare il biglietto di ritorno scoprono di essere in rosso. Sono quindi bloccati in Giappone… *''"Capitolo zero"'' settembre 2000 (''Relax, we understand j00''), tavole da 1 a 129 # giugno 2001 (''Do You Want to Save Before You Quit?''), tavole da 134 a 192 # novembre 2001 (''Things Change Little By Little...''), tavole da 196 a 301 # ottobre 2002 (''Am I Your Number One Fan?''), tavole da 307 a 397 # aprile 2003 (''Low Ping Rate''), tavole da 402 a 514 # febbraio 2004 (''Color Depth''), tavole da 526 a 633 # novembre 2004 (''Operational Insecurity''), tavole da 639 a 729 # settembre 2005 (''Known Bugs and Security Flaws''), tavole da 743 a 872 # giugno 2006 (''Defect Mapping''), tavole da 875 a 968 # aprile 2007 (''Overlo4d''), tavole da 983 a 1126. # agosto 2009 (''AFK''), tavole da 1127 a 1269. # maggio 2010 (''Remanence''), tavole da 1270 (corrente). Megatokyo, oltre alla lingua di traduzione, sfrutta svariati termini giapponesi sfruttati generalmente dagli otaku, quali "nani?" per dire "cosa?", "hai" per "sì", il termine "baka" (sciocco) che spicca su una delle magliette del protagonista, ed i vari termini onorifici sintetizzati nello stesso articolo riguardante gli otaku. Capita altresì che quando il "protagonista" di una tavola è Largo, tutto ciò che viene detto in giapponese rimane tale (in quanto Largo stesso non lo capisce), mentre quando è Piro la figura principale della tavola i discorsi in giapponese vengono tradotti. Esistono svariate traduzioni non ufficiali (ma approvate dall'autore, come si può leggere nel suo rant sotto la tavola #479) create da fan, in genere per il puro gusto di far conoscere MegaTokyo ai propri connazionali che non sanno l'inglese. Le prime traduzioni nate sono quella tedesca e quella messicana, fatte "manualmente" utilizzando programmi di fotoritocco. La creazione di MegaLettering ha dato la spinta necessaria alla nascita di tutte le successive traduzioni, arrivando a coprire anche lingue poco diffuse (ma non per questo meno interessanti) come interlingua. Oggi anche la traduzione tedesca usa questo sistema ed esiste anche una seconda versione in spagnolo che ha da tempo superato il punto dove quella messicana si è fermata. Elenco delle traduzioni (in ordine cronologico): * Tedesco * Spagnolo (Messicano) (fermo a tavola 85) * Italiano * Francese * Serbo * Finlandese * Portoghese * Interlingua * Giapponese (fermo a tavola 20) * Spagnolo * Olandese * Norvegese * Polacco
Molecola
Modello della molecola del saccarosio In fisica e chimica, la '''molecola''' è un'entità elettricamente neutra composta da due o più atomi uniti da un legame covalente. Nella definizione del compendium of Chemical Terminology della IUPAC gli atomi formano una buca di potenziale coulombiano sufficientemente profonda da consentire la presenza di almeno uno stato vibrazionale. Può essere composta da più atomi dello stesso elemento o di elementi diversi e identifica una sostanza, di cui costituisce l'unità fondamentale. Molecole costituite dagli stessi atomi con una diversa disposizione nello spazio sono dette isomeri di una sostanza e si differenziano per le proprietà fisiche. In chimica organica e biochimica, il termine ''molecola'' identifica talvolta anche ioni poliatomici, mentre nella teoria cinetica dei gas è spesso utilizzato per ogni particella gassosa, indipendentemente dalla sua composizione: con tale definizione anche i singoli atomi nella famiglia dei gas nobili possono essere considerati molecole.
La descrizione a livello atomico della materia utilizza il formalismo della meccanica quantistica, che attraverso la caratterizzazione probabilistica di una particella fornita dalla funzione d'onda permette di spiegare la natura elettromagnetica dei legami fisici e chimici che governano il comportamento delle molecole e dei loro costituenti. In tale contesto, lo studio della dinamica molecolare si basa sull'approssimazione di Born-Oppenheimer, anche detta ''approssimazione adiabatica'', che considera il moto dei nuclei indipendente da quello degli elettroni, dal momento che i primi sono estremamente più pesanti e quindi più lenti dei secondi. Questo rende possibile la fattorizzazione della funzione d'onda totale della molecola: : dove il pedice ''e'' indica la funzione d'onda degli elettroni, il pedice ''n'' dei nuclei, ed e sono rispettivamente le posizioni di nuclei ed elettroni. Tale funzione d'onda soddisfa l'equazione agli autovalori: : dove è l'energia cinetica degli elettroni, quella dei nuclei, l'interazione coulombiana tra nuclei ed elettroni, l'interazione coulombiana tra gli elettroni e quella tra i nuclei. Nell'approssimazione adiabatica, si richiede che la funzione d'onda elettronica soddisfi l'equazione agli autovalori: : La precedente espressione è ottenuta grazie al fatto che l'operatore , contenuto nel termine , non agisce sulle coordinate dei nuclei, così che la funzione d'onda dei nuclei si possa raccogliere a fattor comune. La funzione d'onda dei nuclei, invece, è ricavata a partire dall'equazione totale, che esplicitando l'operatore impulso diventa: : Essendo che: : Andamento del potenziale adiabatico in funzione della distanza di separazione tra i nuclei in una molecola biatomica Si ottiene: : : che, trascurando per l'approssimazione adiabatica il termine: : diventa, inserendo la soluzione dell'equazione elettronica: : che è l'equazione del moto dei nuclei. Il potenziale che guida il moto dei nuclei: : è detto ''potenziale adiabatico'' o ''potenziale intermolecolare'', e sta alla base della dinamica della molecola. Dall'espressione del potenziale adiabatico si evince che la dinamica dei nuclei è guidata dall'energia fornita dall'equazione elettronica: questo termine è fondamentale, dal momento che rappresenta il "collante" che tiene uniti i nuclei degli atomi che compongono la molecola. Per le molecole biatomiche il potenziale adiabatico è un potenziale armonico, e può essere approssimato dal potenziale di Morse, che a differenza dell'oscillatore armonico quantistico include esplicitamente gli effetti della rottura del legame chimico, come l'esistenza di stati non legati. Le molecole biatomiche sono composte da due atomi, e si distinguono in molecole omonucleari, quando gli atomi sono dello stesso elemento chimico, ed eteronucleari, quando invece gli atomi differiscono. ===La molecola H2+=== Orbitale molecolare di legame Orbitale molecolare di antilegame Le molecole diatomiche omonucleari sono composte da due atomi dello stesso elemento chimico; la più semplice di queste è H2+, per la quale l'equazione elettronica assume la forma: : dove , il secondo ed il terzo termine rappresentano l'attrazione Vne dell'elettrone nei confronti dei nuclei ed il quarto la repulsione dei due nuclei. I due protoni formano due buche di potenziale, e la funzione d'onda dell'elettrone è la combinazione lineare di due funzioni d'onda idrogenoidi : : La funzione d'onda costituisce l'orbitale molecolare ''di legame'', la funzione costituisce l'orbitale ''di antilegame''. L'orbitale di legame ha energia minore dell'orbitale di antilegame. Le funzioni , sebbene descrivano bene la distribuzione di probabilità dell'elettrone nello stato fondamentale, non sono soluzioni esatte dell'equazione elettronica. La funzione d'onda , nello spazio tra i due nuclei, è maggiore delle singole funzioni d'onda idrogenoidi , ed è questo fatto che genera il legame covalente tra i due nuclei. Si nota infatti che la densità di probabilità associata alla funzione d'onda: : contiene un termine di interazione, il doppio prodotto, che rappresenta la sovrapposizione delle due funzioni d'onda: si tratta di una regione di carica negativa che unisce i due nuclei di carica opposta. Per quanto riguarda l'orbitale di antilegame , esso si annulla a metà tra i due nuclei, dove genera una densità di probabilità minore di quella che avrebbe senza il termine di sovrapposizione. ===La molecola H2=== Orbitale di legame di H2 Orbitale di antilegame di H2 Si consideri ora la molecola H2, la più semplice molecola neutra. Avendo due elettroni, la funzione d'onda elettronica di singoletto è data da: : e rappresenta l'orbitale di legame, mentre quella di tripletto da: : che rappresenta l'orbitale di antilegame, dove: : e : sono gli stati di spin, in cui + rappresenta lo spin-up, - lo spin-down. La densità di probabilità spaziale è: : : Anche in questo caso il termine di interferenza rappresenta la sovrapposizione delle funzioni d'onda idrogenoidi nella regione tra i nuclei, e comporta un aumento di carica nel caso di singoletto (segno +), ed una diminuzione di carica nel tripletto (segno -). La molecola biatomica eteronucleare dell'acido fluoridrico ===Molecole eteronucleari=== Nelle molecole eteronucleari la simmetria che caratterizzava le molecole omonucleari viene a mancare, e gli orbitali non sono una pura combinazione simmetrica e antisimmetrica degli orbitali atomici. In tali molecole gli orbitali possono essere approssimati con gli autostati di una matrice quadrata di dimensione 2: : dove: : è l'effettiva hamiltoniana di singolo elettrone mentre gli stati e sono gli orbitali corrispondenti rispettivamente all'atomo sinistro e destro. Gli autovalori associati alla matrice sono: : Gli orbitali di legame e antilegame sono dati dagli autostati: : con: : per si ottiene la molecola omonucleare, ed il termine rappresenta lo splitting tra l'orbitale di legame e di antilegame di una molecola omonucleare, ovvero lo splitting tra le combinazioni simmetriche ed antisimmetriche. Al crescere di gli autostati di legame e di antilegame assomigliano sempre più agli orbitali e dei singoli atomi, e lo stesso avviene per i rispettivi autovalori dell'energia. Quando la differenza è tale da comportare un trasferimento completo di carica tra i due atomi, il legame si dice ionico. La molecola dell'acqua Gli orbitali ibridi nella molecola di metano La struttura della molecola di metano Le molecole poliatomiche possiedono più di due atomi, che nella maggior parte dei casi sono diversi fra loro. La loro struttura è estremamente diversificata poiché le possibili combinazioni tra gli orbitali atomici che formano gli orbitali molecolari sono estremamente numerose. Oltre al legame che caratterizza le molecole biatomiche, nelle molecole poliatomiche gli orbitali atomici ''s'' e ''p'' si possono combinare fra loro per formare orbitali detti ''ibridi''. Si riportano di seguito due esempi di molecole poliatomiche, l'acqua ed il metano: ===La molecola H2O=== Una delle più semplici molecole poliatomiche è quella dell'acqua, in cui l'ossigeno ha un orbitale ''p'' caratterizzato da una tripla degenerazione sui tre assi cartesiani, che genera due possibili configurazioni elettroniche: la prima è il caso in cui i 4 elettroni riempiono completamente due lobi dell'orbitale, lasciando il terzo vuoto, mentre la seconda è il caso in cui si abbiano due elettroni su un lobo, ed uno su ognuno dei restanti due. Tale orbitale può essere quindi scritto come 2''pxpypz2'', in cui si è supposto che il lobo diretto lungo l'asse ''z'' contenga due elettroni, e questo rende possibile la formazione di due legami covalenti, in cui ai lobi ''x'' e ''y'' si legano i due atomi di idrogeno. ===La molecola CH4=== Il metano è una molecola con un orbitale ibrido. Il carbonio ha configurazione elettronica 1''s2''2''s2''2''p2'', e l'orbitale ''p'' e nel suo stato fondamentale può quindi legarsi con solo due atomi di idrogeno. La molecola di metano esiste, tuttavia, dal momento che un elettrone dell'orbitale 2''s2'' viene promosso all'orbitale ''p'', sicché la configurazione elettronica diventa 1''s2''2''s''2''pxpypz'', generando quattro elettroni disaccoppiati che possono legarsi ad altrettanti atomi di idrogeno. I quattro orbitali molecolari ibridi sono quindi una combinazione lineare degli stati , , , della forma: : e formano un tetraedro con l'atomo di carbonio al centro. L'orbitale molecolare caratterizza la configurazione elettronica di una molecola, definendo la distribuzione spaziale e l'energia degli elettroni, ed è stato introdotto da Friedrich Hund e Robert S. Mulliken nel 1927 e 1928. Un orbitale molecolare è rappresentato da una funzione d'onda il cui quadrato descrive la distribuzione di probabilità relativa alla posizione dell'elettrone. Tale funzione d'onda si ottiene dall'equazione d'onda che descrive l'intera molecola, che in generale non è di facile soluzione: questa problematica viene risolta mediante un'approssimazione che consiste nello scrivere l'orbitale molecolare come combinazione lineare degli orbitali atomici dei singoli atomi. Tale approssimazione è descritta dalla teoria degli orbitali molecolari. L'ordine di legame è inoltre la semidifferenza tra il numero di elettroni leganti e il numero di elettroni antileganti. L'ordine di legame è un indice della forza del legame stesso e viene utilizzato estensivamente anche nella teoria del legame di valenza. ===Teoria degli orbitali molecolari=== La teoria degli orbitali molecolari è una tecnica per determinare la struttura molecolare in cui si pone che gli elettroni non siano assegnati a particolari legami chimici, ma siano trattati come oggetti che si muovono sotto l'influenza dei nuclei all'interno dell'intera molecola.Combinazione degli orbitali atomici 1''s'' nella molecola biatomica omonucleare E2. In alto vi è la combinazioni antisimmetrica, che costituisce l'orbitale antilegante, in basso quella simmetrica, meno energetica, che costituisce l'orbitale legante. Combinazione degli orbitali atomici 2''p'' e 2''s'' nella molecola biatomica omonucleare O2. In alto vi sono le combinazioni degli orbitali atomici 2''p'', in basso quelle degli orbitali 2''s''. La funzione d'onda totale degli elettroni è scritta come combinazione lineare: : dove sono gli orbitali atomici, e i coefficienti della sommatoria, ricavati risolvendo l'equazione di Schrödinger per ed applicando il principio variazionale. Le proprietà principali degli orbitali molecolari così definiti sono: * Il numero degli orbitali molecolari è pari al numero di orbitali atomici contenuti nella combinazione lineare dalla quale sono costituiti, poiché gli stati stazionari non si creano né si distruggono. * Se la molecola possiede simmetrie, gli orbitali atomici degeneri, caratterizzati dalla stessa energia, sono raggruppati in combinazioni lineari che appartengono alla rappresentazione del gruppo di simmetria. * Il numero di orbitali molecolari appartenenti alla rappresentazione di un gruppo è pari al numero di orbitali atomici appartenenti a tale rappresentazione. * All'interno di una particolare rappresentazione, gli orbitali atomici si mischiano maggiormente tanto più i loro livelli di energia atomici sono vicini. ===Rappresentazione degli orbitali molecolari=== La nomenclatura degli orbitali molecolari ricalca quella degli orbitali atomici: quando un orbitale ha simmetria cilindrica rispetto alla congiungente dei due nuclei, detta ''direzione di legame'', viene indicato con la lettera greca ; quando si trova da parti opposte rispetto alla direzione di legame viene indicato con . Accanto alla lettera si scrive un indice che indica da quale tipologia di legame atomico è formato l'orbitale molecolare. Vi è inoltre una terza tipologia di legame, denotato con , ottenuto dalla sovrapposizione di quattro lobi di due orbitali atomici. Esistono in questo caso due piani nodali siti fra i due nuclei che contraggono tale legame. Il legame δ è riscontrato nel legame quadruplo, legame multiplo importante in chimica inorganica e che caratterizza complessi quale Re2Cl104- o altri tipi di cluster. L'orbitale di antilegame si denota inoltre con un asterisco, ad esempio la molecola H2 possiede un orbitale di legame ed un orbitale di antilegame . * Nelle molecole biatomiche omonucleari gli elettroni riempiono gli orbitali con lo stesso schema con cui avviene il riempimento degli orbitali atomici, con l'uinica eccezione che tra gli orbitali derivanti dagli orbitali atomici 2''p'', gli orbitali , hanno energia minore degli orbitali a causa del fatto che la repulsione coulombiana degli orbitali derivati dagli orbitali atomici 1''s'' e 2''s'' aumenta l'energia degli stati . Questo è dovuto al fatto che gli elettroni dei due legami sono situati nella regione tra i due nuclei, e pertanto si respingono; nelle molecole più pesanti dell'ossigeno gli orbitali hanno energia minore e sono situati in prossimità dei nuclei, pertanto il naturale ordinamento energetico è ristabilito.La combinazione lineare delle funzioni d'onda che forma l'orbitale molecolare è rappresentata a lato, dove sono schematizzate la molecola He2 e la molecola O2, la quale ha configurazione elettronica: . * Nel caso di molecole biatomiche eteronucleari, se il numero atomico dei due atomi differisce di poco il procedimento che forma gli orbitali è lo stesso delle molecole omonucleari. Vi è tuttavia una differenza di elettronegatività tra i due atomi, e ciò implica la presenza di un dipolo elettrico tra di essi dovuto al fatto che gli elettroni si distribuiscono nelle vicinanze dell'atomo più elettronegativo: il legame che si viene a formare prende il nome di ''covalente polare''.La molecola del monossido di carbonio CO Tale legame viene rappresentato come in figura a lato, e si può notare che gli elettroni di hanno energia maggiore, e costituiscono un orbitale detto HOMO (Highest Occupied Molecular Orbital), mentre gli elettroni di e costituiscono gli orbitali vuoti a minore energia detti LUMO (Lowest Unoccupied Molecular Orbital). L'orbitale LUMO è il centro in cui la molecola può subire un attacco nucleofilo di una base di Lewis, e si tratta quindi del centro di acidità di Lewis. Viceversa, HOMO è il centro di basicità di Lewis della molecola, e può subire un attacco elettrofilo.Se la differenza di elettronegatività è maggiore di un valore convenzionale fissato a 1,9 vi è un trasferimento completo di carica tra i due atomi, cioè la nuvola elettronica può considerarsi come spostata completamente sull'elemento più elettronegativo. Tale legame prende il nome di legame ionico.Se il numero atomico dei due atomi differisce di molto accade che gli orbitali molecolari si formino tra orbitali atomici con energia simile, invece che dello stesso tipo. * All'aumentare del numero di atomi coinvolti diventa complessa la caratterizzazione degli orbitali, a nell'ambito della teoria degli orbitali molecolari sono stati sviluppati diversi metodi di calcolo degli orbitali, tra i quali vi sono il Metodo di Hückel, proposto da Erich Hückel nel 1930, consiste in un semplice metodo LCAO utilizzato per la determinazione delle energie degli orbitali molecolari di sistemi π rappresentati da idrocarburi con legami coniugati, risultando applicabile a molecole quali ad esempio l'etilene, il benzene e il butadiene. La nota regola di Hückel trae origine da queste basi.Il metodo di Hückel esteso, sviluppato da Roald Hoffmann, rappresenta invece la base delle regole di Woodward-Hoffmann ed è un'estensione a tutti gli orbitali di valenza. Negli anni successivi il metodo fu reso applicabile anche agli eterocicli come la piridina, il pirrolo e il furano.Vi è infine il metodo di Pariser–Parr–Pople, che sfrutta metodi semi-empirici della chimica quantistica nell'ambito della chimica organica. I nuclei sono soggetti al potenziale adiabatico definito in precedenza, che nelle molecole biatomiche è indipendente dalla posizione del centro di massa della molecola e dall'orientazione della retta congiungente i due nuclei. Il potenziale gode quindi di invarianza rispetto alle traslazioni ed alle rotazioni, e il moto dei nuclei può essere studiato come un problema a due corpi, sicché l'equazione di Schrödinger può essere separata in moto radiale, dipendente dalla distanza tra i due nuclei, e moto orbitale, dipendente dal numero quantico orbitale. L'equazione di Schrödinger nel caso di un moto in un campo centrale è: : dove indica la posizione del centro di massa e la posizione relativa dei due nuclei, differenza delle rispettive posizioni. Il problema può essere quindi separato in due equazioni, una per il centro di massa ed una per la particella di massa μ che si muove in un campo centrale rispetto al centro di massa. La funzione d'onda si può quindi fattorizzare nel seguente modo: . L'equazione per , che rappresenta il problema della particella libera, fornisce l'energia traslazionale della molecola. L'equazione per si può ulteriormente fattorizzare in parte radiale, dipendente da ''r'', e parte angolare, dipendente dalle coordinate angolari: . La soluzione per sono le armoniche sferiche, ed i rispettivi stati sono autostati del momento angolare orbitale e della sua componente lungo l'asse ''z''. L'equazione per è invece, detta : : dove il secondo termine rappresenta il contributo energetico rotazionale , che dipende dal numero quantico orbitale ''l''. Il potenziale adiabatico può essere inoltre sviluppato in serie di Taylor, che troncata al secondo ordine è: : dove è il valore di che minimizza , e rappresenta la posizione di equilibrio dei due nuclei. Tale espressione rappresenta un moto armonico attorno a che fornisce un contributo energetico dato dall'energia dell'equazione elettronica contenuta in e dall'energia vibrazionale . Livelli energetici di una molecola: per ogni livello elettronico, associato ad una superficie adiabatica, vi sono diversi livelli vibrazionali, e per ogni livello vibrazionale vi sono diversi livelli rotazionali. Rappresentazione dei livelli energetici vibrazionali all'interno di una superficie adiabatica, approssimata dal potenziale di Morse. In verde il potenziale ed i rispettivi livelli eccitati dell'oscillatore armonico corrispondente. Detta la lunghezza caratteristica data dalla relazione e detta , le soluzioni dell'equazione per sono: : dove è il polinomio di Hermite di grado . Lo spettro energetico contiene in definitiva tre termini: : Tali termini sono i contributi energetici che caratterizzano la dinamica della molecola biatomica, e nello specifico sono: * Il contributo elettronico, dato dal termine di , definisce la profondità della buca di potenziale generata dai due nuclei, responsabile del legame chimico. I livelli energetici associati a questo termine sono detti superfici adiabatiche, e corrispondono ai diversi stati energetici degli elettroni. Gli elettroni che vengono promossi da un orbitale ad un altro, ad esempio da un orbitale di legame ad uno di antilegame, effettuano una transizione tra due valori e del potenziale adiabatico. Tali transizioni sono dell'ordine di 10 eV, e a differenti superfici adiabatiche corrispondono anche diversi valori di . Le transizioni elettroniche tra due di tali superfici sono inoltre accompagnate da transizioni tra diversi stati vibrazionali e rotazionali. * Il contributo vibrazionale, meno energetico del precedente, nell'approssimazione di moto armonico fornita dall'esclusione dei termini superiori al secondo ordine nel precedente sviluppo di è dato dagli autovalori dell'oscillatore armonico quantistico: : :dove è la costante di Planck e la frequenza angolare dell'oscillazione intorno a . :La frequenza è data da: : :con : :e la massa ridotta dell'oscillatore a due corpi, data dal rapporto tra il prodotto e la somma delle masse dei due nuclei. :Tale contributo descrive il moto armonico dei due nuclei intorno alla posizione di equilibrio, e transizioni tra due livelli vibrazionali sono dell'ordine del decimo di eV. * Il contributo rotazionale, il meno energetico dei tre, è fornito dall'equazione angolare dell'atomo di idrogeno, pari a: : :dove è il momento angolare orbitale e il momento d'inerzia. :Tale contributo è generalmente dell'ordine dei meV, ed è calcolato assumendo . In conclusione, quindi, l'energia interna di una molecola biatomica è: : dove i termini sono elencati in ordine di importanza. Nelle molecole poliatomiche il calcolo dello spettro energetico può essere molto complesso. Le simmetrie della molecola giocano spesso un ruolo determinante al fine di ottenere gli autovalori dell'energia vibrazionale e rotazionale. ===Moto vibrazionale=== Nelle molecole poliatomiche l'energia cinetica data dal moto vibrazionale è espressa come: : dove le coordinate cartesiane sono le posizioni del nucleo α-esimo rispetto alla posizione di equilibrio. Utilizzando coordinate ''mass–weighted'': : è possibile definire la matrice di elementi: : E quindi, come nelle molecole biatomiche, l'energia vibrazionale può essere espressa come: : dove è il vettore che ha per componenti Le equazioni del moto sono date dal sistema di equazioni differenziali: : Ogni atomo vibra con la stessa frequenza angolare, e tali frequenze sono dette ''modi normali di vibrazione'', che si ottengono dalle radici dell'equazione caratteristica per la matrice : : ===Moto rotazionale=== Considerando la molecola un corpo rigido, è possibile definire il momento d'inerzia attorno a un asse ''a'' come: : Gli assi d'inerzia di una molecola sono tre, e i rispettivi momenti d'inerzia sono , , . Se , il corpo rigido è detto ''asymmetrical top'', se è detto ''symmetrical top'', mentre se è detto ''spherical top''. All'interno dei corpi rigidi ''symmetrical top'', se il corpo è detto ''oblato '', si tratta di una molecola piatta, come il benzene, se invece è detto ''prolato'', e si tratta di una molecola allungata, come il pentacloruro di fosforo. L'energia cinetica è data da: : dove , ed sono le tre componenti dell'operatore momento angolare totale di rotazione della molecola lungo gli assi di inerzia ''a'', ''b'' e ''c''. * Nel caso di uno ''spherical top'' si ottiene immediatamente che gli autovalori dell'energia rotazionale sono: : :e la degenerazione degli autovalori è . * Nel caso di un ''symmetrical top'' si ha: : :e dal momento che commuta con ogni sua componente e con , l'autofunzione associata all'energia vibrazionale è simultanea a questi tre operatori. :L'energia rotazionale è data allora da: : :con degenerazione se ''m'' è diverso da zero, se è invece nullo. * Il caso di ''asymmetrical top'' è più complesso, ed è necessario diagonalizzare la matrice di nella base delle autofunzioni di L e Lz. Diagramma delle transizioni energetiche roto-vibrazionali in una molecola tra due stati vibrazionali. Le transizioni del Q branch non sono permesse, in quanto non è permesso, mentre si ha per il P branch e per il Q branch. Lo spettro elettromagnetico molecolare è generato dalle transizioni tra due autostati dell'energia totale. Nel caso si studi lo spettro di emissione la molecola passa da uno stato eccitato allo stato fondamentale, mentre nel caso si studi lo spettro di assorbimento si osserva la transizione inversa. Tale passaggio comporta l'emissione o l'assorbimento di un fotone, la cui frequenza è data dalla legge di Planck: : dove è la differenza di energia tra i due stati di partenza e arrivo: : Le transizioni elettroniche dallo stato fondamentale ai primi stati eccitati sono dell'ordine di alcuni eV, e sono osservate nella regione del visibile e dell'ultravioletto dello spettro elettromagnetico, mentre le transizioni roto-vibrazionali sono osservate nella regione dell'infrarosso. Le transizioni tra due autostati dell'energia totale vengono studiate attraverso le transizioni tra autostati del momento di dipolo elettrico, definito come: : con ''e'' la carica dell'elettrone. Tale operatore è esplicitato dall'espressione: : dove è l'operatore di momento dipolare elettronico della molecola: : Ognuno dei livelli vibrazionali che caratterizzano una superficie adiabatica è associato a diversi stati rotazionali. Nel diagramma spettroscopico le transizioni rotazionali costituiscono due rami: il primo è detto ''R Branch'', e rappresenta le transizioni rotazionali tra i numeri quantici , mentre il secondo, detto ''P branch'', rappresenta le transizioni . Tra i due rami vi è un vuoto, motivato dal fatto che la transizione è proibita dalle regole di selezione. Quando la transizione viene effettuata da un elettrone, essa genera anche transizioni tra autostati dell'energia roto-vibrazionale dei nuclei: tali transizioni sono dette ''vibroniche'', e sono causate dal fatto che a due differenti superfici adiabatiche corrispondono geometrie diverse della molecola. In particolare, nelle molecole biatomiche, corrispondono a distanze internucleari differenti. ===Spettro nucleare=== Spettro di assorbimento rotovibrazionale della molecola di HCl nella transizione tra lo stato fondamentale ed il primo stato eccitato: a sinistra l'R Branch e a destra il P branch. ====Spettro nelle molecole biatomiche==== Nel caso di molecole biatomiche omonucleari il momento di dipolo elettrico è nullo per motivi di simmetria, e questo fatto spiega la trasparenza dell'atmosfera terrestre, composta prevalentemente da O2 e N2. Nelle molecole biatomiche eteronucleari, invece, l'elemento di matrice della componente lungo l'asse ''z'' del momento di dipolo è: : dove sono gli autostati simultanei dell'energia vibrazionale e rotazionale. Lo stesso accade per le componenti ''x'' e ''y''. Dalle proprietà delle armoniche sferiche e dallo sviluppo di attorno alla distanza di equilibrio si ottengono le regole di selezione: : che definiscono le transizione permesse tra autostati dell'operatore associato all'osservabile dipolo elettrico. ====Spettro nelle molecole poliatomiche==== L'operatore di momento dipolare elettronico di una molecola poliatomica è dato da: : in cui sono i versori degli assi d'inerzia. Il momento di dipolo elettrico diventa: : Detto il vettore delle ''coordinate normali'', le cui componenti sono: : ed espandendo in serie di Taylor attorno alla posizione di equilibrio: : si ottengono i due termini che generano le transizioni. Le transizioni dovute al primo termine del secondo membro sono nella regione delle microonde dello spettro, mentre le transizioni dovute al secondo termine nell'infrarosso. Il secondo termine fornisce inoltre le regole di selezione relative all'oscillatore armonico corrispondente: . Per quanto riguarda lo spettro rotazionale, si ha che gli ''spherical top'' ed i ''symmetrical top'' planari hanno dipolo nullo, e pertanto non generano transizioni di dipolo. Nel caso di ''symmetrical top'' non planari, il dipolo è diretto lungo l'asse di simmetria, e le transizioni tra autostati degli operatori , ed sono rispettivamente: : e si rilevano nella regione delle microonde dello spettro. Transizioni elettroniche tra due superfici adiabatiche approssimate dal potenziale di Morse, in cui si evidenzia la sovrapposizione delle funzioni d'onda che sta alla base del principio di Franck Condon. ===Spettro elettronico=== Una transizione elettronica molecolare consiste in una transizione da parte dell'elettrone tra due superfici adiabatiche. Tali transizioni sono simili a quelle atomiche, e consistono nella promozione di un elettrone da un orbitale molecolare ad un altro orbitale vuoto. Le regole di selezione si ricavano osservando che l'operatore di spin totale: : commuta con l'hamiltoniana elettronica e con , l'operatore di dipolo non agisce sullo spin, e pertanto si ha che . Per l'operatore di momento angolare nelle molecole biatomiche: : solo la componente lungo l'asse ''z'' commuta con , ottenendo che , mentre per le altre due componenti si ricava che . In definitiva si ha: ====Il principio di Franck Condon==== Il principio di Franck Condon afferma la probabilità associata ad una transizione vibrazionale, data da: : aumenta all'aumentare della sovrapposizione delle funzioni d'onda dei rispettivi stati iniziale e finale. Questo comporta che i livelli vibrazionali associati allo stato finale sono favoriti nel momento in cui la transizione comporta un cambiamento minimo nelle coordinate nucleari. Una conseguenza del principio è che, ad esempio, come mostrato nella figura a sinistra, se le funzioni d'onda tra lo stato fondamentale della superficie adiabatica iniziale e il secondo stato eccitato della superficie adiabatica finale si sovrappongono, tale transizione è più probabile delle altre dal momento che minimizza la variazione delle coordinate dei nuclei.
Moloch (divinità)
Rappresentazione di Moloch intento a divorare il neonato '''Moloch''' o Melqart, in ebraico מלך '''mlk''') è il nome sia di un dio, sia di un particolare tipo di sacrificio storicamente associato al fuoco. Moloch è stato storicamente associato con culture di tutto il Vicino Oriente antico, tra cui gli Ebrei, gli Egizi, i Cananei, i Fenici e culture correlate nell'Africa settentrionale e nel Vicino Oriente. Oggi il termine "Moloch" viene usato in senso figurato per designare un'organizzazione o una persona che domanda o richiede un sacrificio assai costoso.
Ritenuto dai Cananei un dio, la sua sede di culto era la valle della Geenna, alla base del monte Sion su cui sorgeva il primo nucleo di Gerusalemme. Gli venivano tributati sacrifici umani di bambini, che, dopo essere stati sgozzati, erano bruciati in olocausto in un fuoco tenuto costantemente acceso in suo onore. Col tempo Moloch divenne il nome del rituale durante il quale venivano bruciati bambini (forse i figli primogeniti), probabilmente con la convinzione di trasformarli in una specie di divinità protettrice della famiglia cui appartenevano. Moloch è stato usato come termine per un analogo rituale fenicio, noto soprattutto tramite gli autori greco-romani e in relazione alla città di Cartagine. I Cartaginesi, in particolare, veneravano il dio Ba'al Hammon, che nella ''interpretatio graeca'' era identificato con Kronos, il dio divoratore dei suoi figli. Secondo i rabbini i cartaginesi avrebbero collocato dei bambini nelle mani della statua metallica del dio, posta in santuari chiamati tofet, e avrebbero acceso il fuoco fino a consumarli completamente mentre il rullo dei tamburi avrebbe impedito di udire le loro grida. Anche in altre numerose località del Mediterraneo occidentale, fra cui la Sicilia (Mozia) e la Sardegna (Tharros, ecc.) sono stati ritrovati resti archeologici di tofet, sulla cui interpretazione non c'è ancora consenso fra gli studiosi. Secondo alcuni si tratterebbe di semplici necropoli infantili, secondo altri sarebbero santuari, come dimostrano le epigrafi. Nel 70-80 % dei casi i resti appartengono a neonati di età inferiore ai sei mesi, ma sono stati trovati resti di bambini anche di 5-6 anni. L'azione del fuoco rende ormai impossibile di verificare se i neonati fossero morti per cause naturali o per uccisione sacrificale. La Bibbia, nell'Antico Testamento (Es: ; ), cita alcune volte un certo dio Moloch venerato dai Cananei al quale venivano offerti dei bambini in sacrificio (la Bibbia dice "passati per il fuoco"). Sempre la Bibbia indica col nome di ''tofet'' il luogo dove avvenivano questi sacrifici. In particolare si trovano riferimenti a Moloch nel Levitico dove Dio comanda di mettere a morte coloro che gli offrono i figli in sacrificio (Levitico 18,21; 20,2-5). Altre citazioni sono presenti nel Secondo Libro dei Re. È possibile che a lui, sotto il nome di Milcom/Milkom, Salomone avesse reso culto in vecchiaia, in una sua transitoria fase politeistica: Nel medioevo, nei posti e nei periodi in cui l'antisemitismo era più forte, gli ebrei furono spesso accusati di rapire bambini cristiani per bruciarli vivi in rituali in qualche modo legati alla venerazione di Moloch. Il tempio di Moloch in Cabiria (1914) * Il Moloch compare in ''Cabiria'' di Giovanni Pastrone del 1914, dove le schiave catanesi Croessa e Cabiria vengono acquistate da Karthalo, pontefice, che decide di immolare la bambina al dio fenicio Moloch. * Moloch viene citato ne " Il paradiso perduto " di John Milton, descritto come uno dei più potenti seguaci di Satana. " ... Per primo Moloch orrido re tutto imbrattato dal sangue del sacrificio umano e da materne lacrime ... ". Secondo Milton fu proprio lui a convincere con la frode Salomone a costruire " il tempio di fronte al tempio di Dio ". Per questo motivo è spesso citato come il Corruttore. * Moloch appare nel gioco ''Sacred Odyssey: Rise of Ayden'', come penultimo boss e braccio destro di Amonban, il signore dell'oscurità. *Moloch Appare nella serie di giochi pubblicati e prodotti da ATLUS : ** ''Megami Tensei II'' ** ''Shin Megami Tensei II'' ** ''Shin Megami Tensei IMAGINE'' ** ''Shin Megami Tensei: Strange Journey'' ** ''Majin Tensei'' ** ''Shin Megami Tensei: Devil Summoner'' ** ''Devil Summoner: Soul Hackers'' ** ''Persona 5'' ** ''Devil Children White Book''
Monoplacophora
I '''Monoplacofori''' sono una classe del phylum dei molluschi.
Le poche specie viventi note sono caratterizzate da una simmetria bilaterale, dalla metameria, dalla presenza di due cavità celomatiche e una cavità pericardica. Il corpo comprende un piede circolare circondato dal solco del mantello ed è ricoperto dorsalmente da una conchiglia unica, conica e ad apice leggermente incurvato. Il sacco dei visceri non ha subito torsione. Vi sono otto paia di muscoli retrattori pedali e altri retrattori delle branchie (5 paia), 2 paia di cordoni nervosi longitudinali connessi da commensure trasversali in maniera metamerico-simile e anche i nefridi vengono ripetuti a disposizione metamerica. Da queste osservazioni si può ritenere che i Monoplacofori rappresentino un tentativo, non completamente riuscito, di evoluzione della metameria. Sono muniti anteriormente di due tentacoli. L'apertura boccale è situata nel solco del mantello, preceduta da un velo ed è provvista di radula. L'apertura anale è posteriore e l'intestino è lungo e forma delle anse. L'apparato respiratorio è rappresentato da cinque paia di branchie uniseriate situate nel solco del mantello. Il cuore è munito di due atrii a cui affluisce il sangue dalle ultime due paia di branchie. Il sistema nervoso è costituito da un cingolo periesofageo e da due paia di tronchi longitudinali (pedali e viscero-palleali) uniti da dieci paia di commissure latero-pedali. Anche l'apparato escretore ha ordinamento metamerico con sei (o sette) paia di metanefridii connessi con il celoma o con il pericardio. I sessi sono separati con due paia di gonadi in rapporto con le corrispondenti paia di nefridi. Sono distribuiti in quasi tutti i mari e gli oceani del mondo. Nel Mediterraneo è presente (anche se raro) il genere ''Veleropilina''. I monoplacofori vivono generalmente in acque profonde (oltre i 3000 metri sotto il livello del mare); ne sono state trovati comunque fino a una profondità minima di circa 200 m (genere ''Vema''). La tassonomia di questa classe è in discussione e in rapida evoluzione. MolluscaBase (2020) riconosce tre ordini, due dei quali estinti: * Cyrtonellida † * Sinuitopsida † * Tryblidiida **Neopilinidae Knight & Yochelson, 1958 **Tryblidiidae Pilsbry, 1899 † Le circa 30 specie viventi note appartengono tutte alla famiglia Neopilinidae. Di questa classe di molluschi sono stati ritrovati fossili tra il Cambriano e il Devoniano, per cui essi erano considerati estinti da circa 380 milioni di anni. Nel 1957 fu pubblicata la notizia che una nave oceanografica danese, la Galathea, aveva raccolto nel 1952 vari esemplari di monoplacofori a 3370 metri di profondità al largo delle coste occidentali della Costa Rica. Alla nuova specie fu dato il nome di ''Neopilina galatheae'' (in onore della nave che effettuò i dragaggi).
MINIX
'''Minix''' è un sistema operativo basato su un'architettura a microkernel. In origine fu una versione non-commerciale minima di Unix per PC IBM e computer IBM PC/AT nei tardi anni ottanta e nei primi anni novanta. Attualmente sono supportate le architetture Intel a partire dalla CPU 8088, fino alla serie Pentium. Le successive versioni - la più recente è la 1.5, contro la 3.0 per architetture Intel - furono software libero e utilizzabili su hardware Motorola 68000 e su SPARC, come le workstation di Sun Microsystem. In informatica ''Minix'' indica anche il nome del file system predefinito disponibile all'installazione del sistema operativo Minix, usato anche da altre distribuzioni come formato per i dischi di avvio o in altri ambiti dove è necessario consumare poche risorse.
=== La creazione === Andrew S. Tanenbaum creò MINIX alla Vrije Universiteit ad Amsterdam nel 1987, per esemplificare i principi dei sistemi operativi spiegati nel suo libro di testo. Le 26.000 linee di codice sorgente del kernel, del gestore della memoria, e del file system sono incluse nel libro; è scritto principalmente in linguaggio C. MINIX 1.5, nato nel 1991, supporta sistemi MicroChannel IBM PS/2 e fu anche portato su architetture SPARC e Motorola 68000, oltre alle piattaforme Atari ST, Commodore Amiga, Apple Macintosh e Sun SPARCstation. === Gli esperimenti di Linus Torvalds === Linus Torvalds, dopo aver usato per qualche tempo MINIX decise di creare un nuovo sistema operativo che fosse meno limitato e che potesse essere modificato e migliorato con poche difficoltà. Nel 1991 diede vita ad un nuovo kernel chiamato Linux. A differenza di Tanenbaum, per il suo nuovo sistema operativo scelse un'architettura monolitica. A quei tempi, Torvalds e Tanenbaum furono protagonisti di un dibattito molto acceso nel 1992 sul newsgroup comp.os.minix dal titolo ''Linux is obsolete''. Al momento del suo sviluppo, la licenza d'uso per MINIX era considerata libera, con un prezzo molto basso comparato con altri sistemi operativi. Comunque, non essendo software libero e neanche completamente open source, gli sforzi per lo sviluppo si spostarono verso i kernel Linux e FreeBSD. Nei tardi anni novanta la licenza di MINIX fu convertita in open source, ma allora era presente solo una piccola base di sviluppatori e utenti. Dalla versione MINIX 2.0 del 1997, diventa conforme allo standard POSIX. === Gli anni 2000 === Intorno al 2005 Tanenbaum e alcuni suoi collaboratori hanno ripreso in mano il progetto e presentato la versione 3.0 del kernel. L'obiettivo del progetto è lo sviluppo di un micro-kernel molto stabile per applicazioni embedded e altre più generali. Il sistema operativo è rilasciato con licenza BSD e attualmente supporta processori x86, anche se sono in sviluppo versioni per processori PowerPC e ARM7. MINIX è parte integrante del firmware dei chipset Intel, l'Intel Management Engine. MINIX 3.1.7 con Equinox Desktop Environment in esecuzione Elenco delle versioni di MINIX con data d'uscita: * MINIX 1.0 – 1987; * MINIX 1.5 – 1991; * MINIX 2.0 – 1997; * MINIX 3.0 – 24 ottobre 2005; * MINIX 3.1.2 – 8 maggio 2006; * MINIX 3.1.2a – 29 maggio 2006; * MINIX 3.1.3 – 13 aprile 2007; * MINIX 3.1.3a – 8 giugno 2007; * MINIX 3.1.4 – 2009; * MINIX 3.1.5 – 5 novembre 2009; * MINIX 3.1.6 – 8 febbraio 2010; * MINIX 3.1.7 – 16 giugno 2010; * MINIX 3.1.8 – 4 ottobre 2010; * MINIX 3.2.0 – 29 febbraio 2012; * MINIX 3.2.1 – 21 febbraio 2013. * MINIX 3.3.0 – 2 settembre 2014.
Classic Mac OS
'''"Classic" Mac OS''' è stato il sistema operativo di Apple dedicato ai computer Macintosh. Il nome è l'acronimo di ''Macintosh Operating System''. Il gruppo di sviluppo che realizzò sia l'hardware che il software del progetto Macintosh comprendeva Bill Atkinson, Chris Espinosa, Joanna Hoffman, George Crow, Burrell Smith, Jerry Manock, Jef Raskin e Andy Hertzfeld.
La prima versione di Mac OS risale al 1984 e aveva la caratteristica di essere un sistema operativo completamente grafico. Questa novità favorì molto la popolarità delle GUI, infatti il ruolo che Mac OS ebbe nella loro diffusione è ampiamente riconosciuto. Il nome Mac OS è in realtà riferito a due famiglie di sistemi operativi, anche se, non specificando la famiglia, può riferirsi alla prima: * Il '''"Classic" Mac OS''', cioè il sistema operativo montato sul primo modello di Macintosh nel 1984 ed evoluzioni, attraverso numerose versioni, fino al 2001 (attualmente non più sviluppato). Il primo computer ad utilizzare la prima versione di Mac OS Classic fu Macintosh 128K, considerato ''il primo Mac'', anche se altri computer formati solo da hardware (come Apple I, II, Apple Lisa, ecc.) precedentemente erano già stati creati. L'ultima versione invece è uscita il 5 dicembre 2001 con Mac OS 9.2.2. * macOS, precedentemente chiamato "'''OS X'''" e "'''Mac OS X'''" (cioè "dieci" in numeri romani), completamente riscritto e basato su microkernel Mach + BSD, commercializzato a partire dal 2001, cioè dalla versione Mac OS X Cheetah. Dalla versione OS X Mountain Lion cambia il nome direttamente in "''OS X''". I nomi in codice delle versioni inizialmente erano sempre riferiti a un grande felino, ma dalla versione OS X Mavericks, i nomi riguardano luoghi degli Stati Uniti d'America. Dalla versione 10.12 Sierra, presentato alla WWDC 2016, cambia nuovamente il nome in "macOS". L'ultima versione è macOS Big Sur Il sistema operativo del Macintosh originariamente non aveva un nome particolare, essendo parte integrante del prodotto: la versione 7 fu commercializzata semplicemente come "System 7" e con questo nome era conosciuta dagli utenti. Apple successivamente intraprese per un breve periodo la strategia di concedere il sistema operativo ad altri produttori di computer, perché potessero realizzare cloni del Mac e venne introdotto il nome "Mac OS" per distinguere il sistema operativo dai computer Macintosh prodotti da Apple. La fama del Macintosh è dovuta in gran parte alla sua interfaccia utente grafica (GUI). Quando fu introdotto il Macintosh, nel 1984, esistevano già altri sistemi con GUI, in particolare i computer Alto e Star realizzati nei laboratori PARC della Xerox, che lo stesso team di sviluppo del Mac visitò mentre lavorava al proprio progetto. La stessa Apple aveva già realizzato un computer con interfaccia grafica, il Lisa. Tuttavia, Macintosh fu il primo di questi computer ad avere un grande successo commerciale e diede inizio alla diffusione di massa dell'interfaccia grafica. Apple impiegò grandi risorse nello studio di un'interfaccia grafica semplice e intuitiva da usare e il Mac fu il modello a cui aspirarono numerosi altri progetti di GUI. Altre caratteristiche peculiari del primo Macintosh (per l'epoca) furono l'utilizzo standard di un mouse e di un lettore per dischetti da tre pollici e mezzo. Il primo Mac era dotato di soli 128 KB di RAM e la maggior parte del sistema operativo era contenuta in ROM. Una parte importante del operativo fu sviluppato in Assembly, mentre il restante in Pascal. Le interfacce di programmazione, pubblicate nella collana Inside Macintosh, furono inizialmente specificate in questi due linguaggi. Il team di sviluppo originario del sistema operativo Macintosh comprendeva, fra gli altri sopracitati, Jef Raskin e Bill Atkinson. Il sistema funzionava sui processori CISC Motorola della serie 68000, utilizzati nei Macintosh per molti anni. Nel 1994 vennero lanciati i Power Macintosh basati sui processori RISC PowerPC, sviluppata da un consorzio comprendente Apple, IBM e Motorola; il sistema operativo venne gradualmente convertito in codice PowerPC. Questa operazione richiese molto tempo, per via della grande quantità di assembler 68k usato nel codice originale del Mac OS. Per permettere un rapido passaggio ai processori RISC, venne sviluppato un nanokernel PowerPC su cui girava il Mac OS tradizionale, che sui primi PowerMac era costituito quasi interamente da codice 68k emulato grazie al Mixed Mode Manager, lo stesso meccanismo che permetteva l'esecuzione trasparente di tutti i vecchi programmi per Mac sui Power Macintosh. La quantità di codice nativo PowerPC nel Mac OS aumentò gradualmente nelle versioni successive e con essa anche le prestazioni del sistema stesso. Mentre il Mac OS classico veniva gradualmente ottimizzato per la nuova architettura PowerPC, Apple aveva in mente di sostituirlo con un sistema operativo completamente nuovo; il vecchio Mac OS, infatti, soffriva ancora di molte limitazioni imposte dalle scarse risorse del Macintosh originale, come la mancanza del multitasking preemptivo e della memoria protetta. Dopo una serie di joint-venture (Pink, Taligent), Apple puntò sullo sviluppo di Copland, un nuovo sistema operativo basato sul nuKernel che avrebbe dovuto offrire multitasking preemptivo e memoria protetta pur mantenendo la piena compatibilità con il software preesistente. Copland sarebbe dovuto diventare Mac OS 8, ma la cattiva gestione del progetto (in particolare il requisito della piena retrocompatibilità) portarono a grandi ritardi sulla tabella di marcia e, infine, all'abbandono del nuovo sistema. Mac OS 8 e Mac OS 9 vennero distribuiti, ma continuarono ad essere basati sulla tecnologia del System 7 (''Blue''). Dopo il fallimento di Copland, Apple si rese conto che l'unico modo per avere un sistema operativo aggiornato in tempi brevi era adottarne un altro già esistente. Furono vagliate diverse possibilità, fra cui il BeOS, ma alla fine la scelta cadde su OpenStep di NeXT. NeXT era stata fondata dallo stesso Steve Jobs, che in precedenza aveva fondato Apple insieme a Steve Wozniak. Con l'acquisizione di NeXT, Jobs tornò alla guida di Apple e venne intrapreso lo sviluppo di un sistema che unisse le fondamenta di OpenStep (composto da una base UNIX, derivava da freeBSD, e dal microkernel Mach) con l'interfaccia grafica e le molte tecnologie ad alto livello del Mac OS. Il risultato di questa unione è stato Mac OS X, che nel giro di pochi anni ha completamente rimpiazzato il Mac OS 9, ribattezzato nel frattempo ''Classic''. Per garantire la compatibilità con le vecchie applicazioni, rimase la possibilità di caricare, all'occorrenza, Classic all'interno di un apposito task di Mac OS X. === Versioni === Cronologia delle varie versioni, con innovazioni salienti: * System Software 1.0 (gennaio 1984) * System Software 1.1 (14 aprile 1984) * System Software 2.0 (2 marzo 1985) * System Software 2.0.1 (marzo 1985) * System Software 3.0 (fine 1985) * System Software 3.3 (inizio 1987) * System Software 4.0 (marzo 1987) * System Software 4.3 (novembre 1987) * System Software 5.0 (1987) * System Software 5.1 (1988) * System Software 6.0 (1988) * System Software 6.0.1 (19 settembre 1988) * System Software 6.0.2 (fine 1988) * System Software 6.0.3 (7 marzo 1989) * System Software 6.0.4 (20 settembre 1989) * System Software 6.0.5 (19 marzo 1990) * System Software 6.0.7 (15 ottobre 1990) * System Software 6.0.8 (fine 1990) * System Software 7.0 (14 maggio 1991) ''- GUI a colori'' * System Software 7.1 (agosto 1992) * System Software 7.1.1 (ottobre 1993) * System Software 7.1.2 (marzo 1994) ''- prima versione con supporto PowerPC'' * System Software 7.5 (1995) * System Software 7.5.1 (marzo 1995) * System Software 7.5.2 (agosto 1995) * System Software 7.5.3 (gennaio 1996) * System Software 7.5.5 (27 settembre 1996) * Mac OS 7.6 (7 gennaio 1997) * Mac OS 7.6.1 (7 aprile 1997) * Mac OS 8.0 (22 luglio 1997) ''- Finder Multithread '' * Mac OS 8.1 (fine 1997) ''- HFS+, un file system per la gestione di grandi unità di archiviazione dati'' * Mac OS 8.5 (15 ottobre 1998) ''- Supporto USB'' * Mac OS 8.6 (8 maggio 1999) * Mac OS 9.0 (5 novembre 1999) ''- Supporto Firewire e Airport IEEE 802.11b'' * Mac OS 9.0.4 (4 aprile 2000) * Mac OS 9.1 (9 gennaio 2001) * Mac OS 9.2 (18 luglio 2001) * Mac OS 9.2.1 (20 agosto 2001) * Mac OS 9.2.2 (5 dicembre 2001) - Ultima versione distribuita del Mac OS prima del passaggio completo a Mac OS X
Microprocessori Intel
Microprocessore Intel 80486 serie SX '''Intel''' è il maggior produttore al mondo di '''microprocessori''', con una quota di mercato che oscilla intorno all'80%. Di seguito vengono elencati tutti i microprocessori progettati e messi in commercio da Intel nel corso degli anni, a incominciare dai primi anni settanta. Tra parentesi sono indicati i nomi in codice delle varie generazioni che si sono susseguite, o che sono già in avanzato stato di sviluppo, ma che mantengono lo stesso nome commerciale. È da tenere presente, inoltre, che alcuni processori hanno lo stesso nome in codice perché poggiano le loro basi su un progetto comune.
=== Processori a 4 bit e a 8 bit === * 4004 * 4040 * 8008 * 8080 * 8085 === Processori a 16 bit: nasce l'architettura X86 === * 8086 * 8088 * 80186 * 80188 * 80286 === Processori dedicati a tutti i settori del mercato === ==== La gamma 386 ==== * 80386 ** 80386SX ** 80386DX ** 80386 ** 80386EX ** 80386SL ==== La gamma 486 ==== * 80486 ** 80486SX ** 80486DX ** 80486DX2 ** 80486DX4 ** 80486SL === Processori dedicati al settore desktop === ==== La gamma Pentium ==== * Pentium - (P5, P54, P54C) * Pentium MMX - (P55C) * Pentium II - (Klamath, Deschutes) * Pentium III (Katmai, Coppermine, Tualatin) * Pentium 4 - (Willamette, Northwood, Prescott, Cedar Mill) * Pentium 4 Extreme Edition (alias Pentium 4 EE) - (Gallatin, Prescott) * Pentium D - (Smithfield, Presler) * Pentium Extreme Edition (alias Pentium X) - (Smithfield, Presler) ===== Versioni dedicate alla fascia economica del settore desktop ===== * Celeron - (Covington, Mendocino, Coppermine-128, Tualatin, Willamette, Northwood) * Celeron D - (Prescott-V, Cedar Mill) ==== La gamma Core 2 ==== * Core 2 Duo - (Conroe, Allendale, Wolfdale, Ridgefield) * Core 2 Quad - (Kentsfield, Yorkfield) * Core 2 Extreme - (Conroe, Kentsfield, Yorkfield) ===== Versioni dedicate alla fascia economica del settore desktop ===== * Pentium Dual Core - (Conroe-L, Wolfdale-L) * Celeron (serie xxx) - (Conroe-L, Wolfdale-L) * Celeron Dual Core - (Conroe-L, Wolfdale-L) ==== La gamma Core iX ==== A partire dal lancio dell'architettura Nehalem, Intel ha introdotto un numero progressivo per indicare la fascia di prestazioni di ciascuna famiglia delle proprie CPU. I processori vengono ancora commercializzati con il nome "''Core''" ma i suffissi "''Duo''" e "''Quad''" hanno lasciato il posto al più semplice "''iX''" dove la "X" è un numero crescente in maniera direttamente proporzionale alle prestazioni e funzionalità offerte dalla specifica famiglia di CPU. Tuttavia, alcuni core continuano a essere alla base di processori commercializzati con nomi differenti a seconda delle caratteristiche intrinseche di ciascun modello e quindi della fascia di mercato cui verrà destinato: * Core i3 - (Clarkdale, Sandy Bridge, Ivy Bridge, Haswell, Skylake, Kaby Lake, Coffe Lake, Comet Lake, Ice Lake) * Core i5 - (Lynnfield, Clarkdale, Sandy Bridge, Ivy Bridge, Haswell, Broadwell, Skylake, Kaby Lake, Coffe Lake, Comet Lake, Ice Lake) * Core i7 - (Bloomfield, Lynnfield, Gulftown, Sandy Bridge, Ivy Bridge, Haswell, Broadwell, Skylake, Kaby Lake, Coffe Lake, Comet Lake, Ice Lake) * Core i7 Extreme - (Bloomfield, Gulftown, Sandy Bridge-E, Ivy Bridge-E, Haswell-E, Broadwell-E, Skylake-E, Kaby Lake-E, Cascade Lake) === Processori dedicati al settore mobile === ==== La gamma Pentium ==== * Mobile Pentium MMX - (Tillamook) * Pentium II-M - (Tonga) * Mobile Pentium II PE - (Dixon) * Pentium III-M - (Tualatin) * Pentium 4-M - (Northwood) * Mobile Pentium 4 - (Northwood, Prescott) * Pentium M - (Banias, Dothan) ==== La gamma Core ==== * Core Solo - (Yonah) * Core Duo - (Yonah) ===== Versioni dedicate alla fascia economica del settore mobile ===== * Celeron M - (Banias-512, Dothan-1024, Yonah) ==== La gamma Core 2 ==== * Core 2 Solo - (Merom, Penryn) * Core 2 Duo - (Merom, Penryn) * Core 2 Extreme - (Merom, Penryn) ==== La gamma Core iX ==== Al pari di quanto fatto nel settore desktop, anche nel settore mobile a partire dal lancio dell'architettura Nehalem, Intel ha introdotto un numero progressivo per indicare la fascia di prestazioni di ciascuna famiglia delle proprie CPU. I processori vengono commercializzati con il nome "''Core''" e il suffisso "''iX''" dove la "X" è un numero crescente in maniera direttamente proporzionale alle prestazioni e funzionalità offerte dalla specifica famiglia di CPU: * Core i3 - (Arrandale, Sandy Bridge, Ivy Bridge, Haswell, Skylake, Kabylake) * Core i5 - (Arrandale, Sandy Bridge, Ivy Bridge, Haswell, Skylake, Kabylake) * Core i7 - (Arrandale, Clarksfield, Sandy Bridge, Ivy Bridge, Haswell, Skylake, Kabylake) * Core i7 Extreme - (Clarksfield, Sandy Bridge-E, Ivy Bridge-E, Haswell-E, Skylake, Kabylake, Cannonlake) === Processori dedicati al settore server e workstation === ==== La gamma Pentium ==== * Pentium Pro - (P6) * Pentium II Overdrive - (P6T) ==== La gamma Xeon ==== * Xeon ** Pentium II Xeon - (Drake) ** Pentium III Xeon - (Tanner, Cascades) ** Xeon UP - (Conroe, Kentsfield, Wolfdale, Yorkfield, Bloomfield, Lynnfield) ** Xeon DP - (Foster, Prestonia, Nocona, Irwindale, Paxville DP, Sossaman, Dempsey, Woodcrest, Clovertown, Wolfdale DP, Harpertown, Gainestown, Gulftown) ** Xeon MP - (Foster, Gallatin, Potomac, Cranfords, Paxville, Tulsa, Tigerton, Dunnington, Beckton, Westmere-EX) === Processori dedicati ai sistemi ultra portatili (UMPC e MID) === * A1x0 – Stealey* * Atom - (Silverthorne, Lincroft, Medfield) ''* Per la prima generazione di CPU espressamente pensate per il settore degli UMPC e MID Intel non ha creato un nome commerciale vero e proprio (sono stati presentati i modelli A100 e A110), quindi viene riportato solo il nome in codice del processore sviluppato'' === Processori dedicati ai sistemi Netbook e Nettop (notebook e desktop pensati per la navigazione) === * Atom - (Diamondville, Pineview) ==== Versioni dedicate ai sistemi embedded ==== Per le CPU pensate per il settore dei sistemi embedded Intel non ha creato un nome commerciale; di seguito vengono quindi riportati direttamente i nomi in codice dei processori sviluppati: * Shelton * Tolapai ==== Versioni dedicate ai dispositivi di elettronica di consumo ==== Per le CPU pensate per il settore dispositivi di elettronica di consumo (televisori, lettori di supporti ottici, ecc.) Intel non ha creato un nome commerciale; di seguito vengono quindi riportati direttamente i nomi in codice dei processori sviluppati: * Canmore * Sodaville (chiamato anche San Onofre) === Processori dedicati a dispositivi palmari e smartphone === * iAPX 432 * i860 (80860) * i960 (80960) * XScale - (.., Bulverde*, Monahans*) ''* Nel corso del 2006 Intel ha ceduto la propria divisione XScale a Marvell Technology Group la quale ha proseguito la commercializzazione del core Bulverde e lo sviluppo di Monahans che è poi arrivato sul mercato seppure senza il marchio Intel.'' === Processori dedicati al settore server e workstation === * Itanium - (Merced) * Itanium 2 (dal 2008 è stato rinominato in Itanium) - (McKinley) ** Itanium 2 DP - (Madison, Deerfield, Fanwood, Millington, Montvale, Dimona) ** Itanium 2 MP - (Madison, Montecito, Montvale, Tukwila, Poulson, Kittson) Nel corso degli anni è accaduto che alcuni progetti relativi a futuri processori venissero improvvisamente sospesi oppure dopo alcuni annunci preliminari non se ne è più saputo nulla. * Nel 1999 Intel annunciò lo sviluppo di una CPU completamente innovativa, integrante 2 controller per la memoria e per la grafica, il progetto Timna, che però fu poi sospeso nel 2000 per ragioni sia commerciali (il costo delle memorie Rambus su cui si basava era sensibilmente più alto di quello di tecnologie concorrenti) sia tecniche (errori nella progettazione dell'architettura). In realtà ma al momento dell'uscita del primo Pentium M si seppe che per questo progetto erano state sfruttate le tecniche di riduzione dei costi e delle richieste energetiche sviluppate per il progetto Timna. * Nel 2001 Intel annunciò lo sviluppo del core Nehalem, destinato ad essere uno dei nomi in codice più "abusati" da parte del produttore statunitense. Gli annunci, spesso contrastanti tra loro, su questo processore infatti si sono susseguiti fino al 2004 e poi non se ne è saputo più nulla fino al 2006 quando venne annunciata con questo nome la futura architettura di nona generazione: non più un singolo processore quindi, ma un'architettura completa che ha abbracciato tutti i settori di mercato a partire dalla fine del 2008. * Nel 2004 invece, Intel annunciò ufficialmente l'interruzione dello sviluppo dei core Tejas e Jayhawk, per problemi di eccessiva dissipazione termica; essi erano inizialmente destinati a essere le evoluzioni del Pentium 4 Prescott e dello Xeon DP Nocona rispettivamente. * Nel 2005 fu la volta del core Whitefield (a causa di motivi non meglio specificati) che era stato pensato per gli Xeon MP e che venne ufficialmente sostituito dal core Tigerton arrivato poi effettivamente sul mercato. In realtà pur essendo stato ufficialmente cancellato, il core Whitefield continuò ad essere presente nelle roadmap Intel per diverso tempo e non è escluso che il suo sviluppo fosse stato solo rimandato e non annullato completamente, sebbene il successivo passaggio di diversi anni senza nuove menzioni al riguardo hanno reso sempre più improbabile tale interpretazione. * Sempre nel 2005 erano state pubblicate le prime informazioni riguardo al core Gilo come successore del core Merom, poi non si seppe più nulla fino al 2007 quando sembrava che il suo nome fosse stato "riciclato" per indicare il successore di Penryn che nel frattempo aveva preso il posto proprio di Gilo come successore ufficiale di Merom. Le ultime notizie di fine 2007 riguardo alle future CPU però, nuovamente non menzionavano più Gilo quindi, di fatto, non se ne sa più nulla, malgrado in alcune fonti sporadiche pare che fosse il cuore elaborativo dei core Havendale e Auburndale (a loro volta annullati) e che erano inizialmente attesi per la fine del 2009. * Agli inizi del 2006 Intel decise che il nuovo processore chiamato ancora "Pentium" ma basato sull'architettura "Core" e commercializzato poi con il nome di "Pentium Dual Core" non avrebbe avuto un solo core, come originariamente previsto, ma due. Non è stato confermato ufficialmente ma probabilmente il progetto originario era basato sul core Millville il cui sviluppo è stato di conseguenza abbandonato. * Più o meno contemporaneamente all'annuncio di Millville, venne nominato anche il progetto Perryville, che avrebbe dovuto essere un'evoluzione di tale core, costruito mediante un processo produttivo più avanzato e dotato di un quantitativo doppio di cache L2. Sebbene mai confermato da Intel, è probabile che l'abbandono del progetto Millville abbia poi di fatto influito, negativamente, anche sulla continuazione del progetto Perryville. * A partire dal 2005 Intel ha portato avanti il progetto Terascale che è uno studio avanzato sulle tecnologie di calcolo parallelo pensato solo per scopi di sviluppo e non come futuro prodotto commerciale. * Nel corso del 2006 vennero rese pubbliche alcune informazioni relative al processore Keifer, che nel 2010 sarebbe potuto diventare una CPU per il settore server da ben 32 core; successivamente Intel non ha più menzionato tale progetto che potrebbe essere stato abbandonato oppure essere servito solo per motivi di studio. * A febbraio 2008 Intel ha annunciato che i core Havendale e Auburndale che dovevano essere i primi processori basati sull'architettura Nehalem ad integrare il comparto grafico non sarebbero stati presentati sul mercato, in favore dei progetti Clarkdale e Arrandale, analoghi nelle funzionalità ma basati sul nuovo processo produttivo a 32 nm e basati quindi sull'evoluzione dell'architettura Nehalem, conosciuta come Westmere. * A maggio 2010 Intel ha cessato lo sviluppo del core Larrabee che sarebbe dovuto diventare un nuovo tipo di processore specificamente sviluppato, almeno inizialmente, per il settore del calcolo parallelo e realizzato attraverso l'impiego di un core grafico, ovvero una sorta di GPU, per poi venire proposto anche come scheda video discreta. Le motivazioni alla base della decisione dipendono dal fatto che l'azienda non è riuscita a raggiungere gli obiettivi che si era prefissata in termini di efficienza e di potenza elaborativa. ---- I nuovi loghi delle CPU Intel usati a partire da gennaio del 2006 * '''x86''' si riferisce alla famiglia di processori compatibili con 8086 * '''286''' si riferisce al processore 80286 * '''386''' si riferisce al processore 80386 * '''486''' si riferisce al processore 80486 * '''Wintel''' è un termine che si usa per riferirsi ad un computer con processore Intel e sistema operativo Microsoft Windows * '''Mactel''' da quando Apple è passata ad architettura Intel per i suoi prodotti, è stato coniato questo nuovo termine per riferirsi ad un computer prodotto da Apple, con processore Intel e sistema operativo macOS * '''IA-32''' (Architettura Intel – 32 bit) si riferisce ai processori Intel a 32 bit, che vanno dall'80386 al Pentium 4 con core Prescott serie 5x0. * ''' x86-64, x64, IA-32e, EM64T''' sono sinonimi che stanno ad indicare un'architettura a 64bit compatibile con quella a 32bit. * '''IA-64''' (Architettura Intel – 64 bit) si riferisce all'architettura progettata da Intel e Hewlett-Packard interamente a 64 bit, implementata solo nei processori Itanium e Itanium 2 per i server e le workstation ad alte prestazioni, e non compatibile (se non attraverso emulazioni) con la IA-32.
Meridiano
Meridiani Il meridiano zero a Greenwich, in Inghilterra Un '''meridiano''' o '''linea di longitudine''', in geografia, indica un immaginario arco che congiunge il Polo Nord terrestre con il Polo Sud terrestre ovvero una linea che unisce i punti per i quali passa l'asse di rotazione terrestre. Un meridiano, assieme al suo antimeridiano, forma il cerchio massimo ottenuto dall'intersezione di un piano che attraversa la Terra passando per il suo centro.
Il termine "meridiano" deriva dal latino ''meridies'', che significa "mezzogiorno". Esso unisce tutti i punti della Terra che hanno il mezzogiorno nello stesso istante. Il Sole attraversa un dato meridiano terrestre a metà del periodo di tempo che va dall'alba al tramonto. Sulla terra, che ruota attorno al proprio asse, si dicono meridiani tutte le curve che risultano dall'intersezione della sua superficie con un qualsiasi semipiano che esce dall'asse di rotazione; nell'uso comune, s'intende per meridiano la circonferenza massima (cerchio meridiano) costituita da due meridiani opposti. L'asse terrestre incontra la superficie della terra ai poli, per essi passano infiniti "meridiani". Per ogni punto della superficie della Terra diverso dai poli invece passa un solo meridiano, identificabile dalla longitudine corrispondente; la longitudine di un punto è convenzionalmente misurata come arco di equatore compreso tra il meridiano fondamentale ed il meridiano passante per il punto. Alla longitudine di un punto viene assegnato il cardine Est oppure Ovest a seconda che esso si trovi a destra (oriente) o a sinistra (occidente) del meridiano di Greenwich, per un osservatore con la faccia rivolta verso il polo nord. Tutti i meridiani hanno uguale lunghezza, essendo la metà di un cerchio massimo sulla superficie terrestre. La lunghezza è pari a 20.004,5 km. Per convenzione, il "meridiano 0" detto anche Meridiano di Greenwich ("Prime Meridian" in inglese) passa appunto per Greenwich (Londra), l'altra sua metà (l'antimeridiano 180°) passa per l'Oceano Pacifico identificando in massima parte la cosiddetta linea di cambiamento di data. Eratostene di Cirene In antichità le prime stime della lunghezza del meridiano terrestre si basavano sul semplice assunto geometrico che la Terra fosse una sfera perfetta. Conoscendo quindi, con un qualche procedimento, sia la misura di un arco di meridiano terrestre sia il corrispondente angolo al centro, era possibile calcolare la lunghezza del meridiano stesso attraverso una semplice proporzione. Dalle informazioni giunte fino a noi dall'epoca classica, su questo semplice modello si dovevano essere basate le prime stime di studiosi, quali ad esempio Eudosso di Cnido e Dicearco da Messina. Misurazione del diametro terrestre La prima misurazione della circonferenza terrestre o meglio, del meridiano terrestre, di cui si hanno notizie meno incerte, la dobbiamo al filosofo e geografo Eratostene di Cirene (III secolo a.C.), che ad Alessandria d'Egitto dirigeva la più grande biblioteca nota a quei tempi. Eratostene assunse che Siene ed Alessandria d'Egitto fossero sullo stesso meridiano. Avendo potuto verificare che a Siene, che si trova appena al di sopra del Tropico del Cancro, durante il solstizio d'estate, i raggi del Sole penetravano fino al fondo dei pozzi e che quindi il Sole in quel momento era allo zenit, egli misurò nello stesso giorno ed istante di un anno diverso ad Alessandria d'Egitto l'angolo che i raggi solari formavano con uno gnomone: un semplice bastone conficcato in verticale nel terreno. In tale circostanza poté verificare che i raggi del sole non erano verticali, poiché il bastone proiettava sul terreno un'ombra, che con la verticale produceva un angolo di 7° e 12'. Per semplice costruzione geometrica si evince che quell'angolo corrisponde alla differenza di latitudine tra le due città. Eratostene moltiplicò quindi la misura angolare (ottenuta con un semplice calcolo), 1/50 dell'angolo giro, per la distanza tra Siene ed Alessandria (5.000 stadi) ottenendo 250.000 stadi (~ 39.357 km) come misura della circonferenza terrestre. Oggi tale valore viene fatto corrispondere a circa 40.000 km, un valore assai vicino alla lunghezza del meridiano medio. L'accuratezza del risultato è probabilmente legata più al caso che al metodo utilizzato da Eratostene, in quanto si sommerebbero diversi errori: quello legato alla difficoltà nella misurazione dell'angolo, al fatto che Siene ed Alessandria non appartengano allo stesso meridiano, alla correzione della circonferenza fatta dallo stesso Eratostene in 252.000 stadi, all'ipotesi che uno stadio corrisponda a 157,5 metri circa. Quest'ultima ipotesi in particolare è stata ottenuta grazie al rapporto tra stadio egizio e cubito reale (del quale è meglio conosciuta dagli storici la corrispondenza in metri) proposto da Plinio. Tuttavia, il fatto stesso che si sia tentata una tale misura, implica la ferma consapevolezza dei greci del fatto che la Terra fosse sferica, 1.800 anni prima del viaggio di Cristoforo Colombo. In epoca moderna, la misurazione del meridiano terrestre è un problema della Geodesia e può essere risolto con diverse tecniche, che utilizzano principalmente misurazioni satellitari. paralleli (orizzontali) Nella figura è evidenziata la latitudine come "arco di meridiano". Analogamente la longitudine è rappresentabile come "arco di parallelo"
Meridiano di Greenwich
Royal Observatory di Greenwich Il '''meridiano di Greenwich''' è il circolo massimo meridiano avente per convenzione longitudine pari a zero.
Il primo meridiano "inciso" sul suolo dell'Osservatorio di Greenwich Dicearco da Messina, che per primo abbozzò l'idea delle coordinate geografiche, usò come meridiano fondamentale quello dell'isola di Rodi e tale riferimento fu seguito anche da Ipparco di Nicea. Marino di Tiro e Claudio Tolomeo scelsero invece il punto più occidentale delle terre emerse, ovvero le isole Fortunate (attuali Canarie). A partire dal Cinquecento le potenze marittime europee scelsero per la redazione dei diari di bordo e delle carte nautiche un meridiano fondamentale che fosse comodo per loro: l'isola di Terceira nelle Azzorre per il Portogallo, Toledo per la Spagna, i cosmografi fiamminghi e olandesi presero a riferimento l'isola di El Hierro nelle Canarie, allora chiamata "Ferro". Quando la Francia intraprese anch'essa le esplorazioni oceaniche, Luigi XIII riunì nell'aprile 1634 una conferenza di cartografi e astronomi di tutta Europa perché stabilissero un unico riferimento. Essi, sancendo una tradizione che risaliva a Tolomeo, scelsero di adottare il Meridiano dell'Isola del Ferro (Isole Canarie), che venne allora definito per convenzione come il meridiano 20° a ovest di Parigi (17° 39' 46" a ovest di Greenwich). Nel 1718 i Cassini tracciarono il Meridiano di Parigi (2° 20' 14" a est di Greenwich) in base al quale redassero la prima carta topografica della Francia. Nel 1738 la Gran Bretagna adottò il Meridiano di Greenwich, non solo per le carte topografiche, ma anche per quelle nautiche. Con lo sviluppo delle ferrovie iniziato nel 1830 con la linea Liverpool Manchester, sorse il problema che ogni città avesse la sua ora che impediva di stilare un orario dei treni creando difficoltà nella programmazione, nel 1848 le società ferroviarie britanniche stabilirono che in tutto il Regno Unito era valida l'ora di Greenwich: in tutto il paese era mezzogiorno nel momento in cui il sole era allo zenit sulla longitudine di quello che sarebbe divenuto il meridiano zero. Numerose istituzioni seguirono l'esempio, gli uffici delle poste ebbero il compito di comunicare via telegrafo quando avveniva questo evento, in modo che tutte le città potessero regolare i loro orologi pubblici, successivamente fu la radio a trsmettere l'ora esatta. Nel 1880 con una legge si stabilì l'uniformità in tutta la Gran Bretagna del fuso di Greenwich. Quasi tutte le nazioni adottarono un proprio meridiano primo per redigere le carte topografiche nazionali: l'Italia adottò il Meridiano di Monte Mario a Roma e Pisa, il Portogallo Lisbona, la Spagna Madrid, il Belgio Bruxelles, la Svizzera Berna, la Norvegia Cristiania (odierna Oslo), la Danimarca Copenaghen, la Svezia Stoccolma, la Polonia Varsavia, la Romania Oradea, la Russia San Pietroburgo, gli Stati Uniti Filadelfia e Washington, D.C.; il Brasile Rio de Janeiro (43° 10' 19” W); l'Egitto Alessandria (29° 53' E); l'Impero Ottomano Gerusalemme; l'India Ujjain; il Giappone Kyoto. La Germania e l'Impero austro-ungarico continuarono a usare il Meridiano dell'Isola di Ferro fino all'introduzione del Meridiano di Greenwich. Negli atlanti le alternative seguite erano solo tre: il Meridiano dell'Isola di Ferro, il Meridiano di Parigi e il Meridiano di Greenwich. In molti atlanti gli stessi meridiani in alto erano numerati secondo l'Isola del Ferro e in basso secondo Parigi, o viceversa. Il meridiano dell'Isola di Ferro perse credibilità quando ci si rese conto che esso non passava esattamente a 20° ovest rispetto a Parigi, bensì a 20° 29′ 5″. E allora vi fu una competizione fra Parigi e Greenwich, che fu vinta da quest'ultima. La linea rossa al centro indica il meridiano primo Nel corso della seconda metà dell'Ottocento la diffusione delle navi a vapore e l'aumento dei trasporti marittimi, insieme a quella delle linee ferroviarie internazionali, mostrarono che c'era una necessità sempre più globale di trovare un meridiano zero su cui tutti fossero d'accordo. Questo “meridiano fondamentale” sarebbe stato utile non soltanto per unificare le carte nautiche, ma anche per avere un tempo universale di riferimento su cui calcolare tutti gli altri. Stabilendo un “tempo universale” – come lo chiamiamo oggi – sarebbe stato infatti possibile organizzare tutti quelli che oggi chiamiamo “fusi orari” semplicemente aggiungendo un certo numero di ore al tempo universale. Quindi si decise di stabilire quale dovesse essere questo meridiano che era proprio l'obiettivo della Conferenza di Washington, promossa nell'ottobre del 1884 dall'amministrazione degli Stati Uniti. In quest'occasione venne definito da 41 delegati provenienti da 25 paesi, alla presenza del Presidente degli Stati Uniti d'America, il meridiano zero, ossia quello che passa per l'Osservatorio di Greenwich. # L'adozione di un unico sistema di meridiani a livello mondiale, in sostituzione dei diversi esistenti. # Il meridiano passante attraverso il più importante strumento di controllo del traffico dell'Osservatorio di Greenwich sarebbe stato il ''primo meridiano''. # Tutte le longitudini, ad est e ad ovest, sarebbero state calcolate a partire da questo meridiano da 0° a 180°. # Tutti i paesi avrebbero adottato la data universale. # Il giorno universale sarebbe cominciato alla mezzanotte di Greenwich e misurato su un orologio di 24 ore. # I giorni nautici e astronomici sarebbero cominciati ovunque alla mezzanotte convenzionale (di cui sopra). # Sarebbero stati supportati tutti gli studi tecnici finalizzati a regolamentare ed estendere l'applicazione del sistema decimale alla divisione del tempo e dello spazio. La seconda risoluzione, che legava i meridiani a Greenwich, è stata approvata con 22 voti a favore e contrario solo Santo Domingo, oggi Repubblica Dominicana; non parteciparono Francia e Brasile. Infatti i francesi non adottarono il meridiano di Greenwich fino al 1911. La linea internazionale del cambio di data (la linea spezzata rossa sul lato destro dell'immagine qui a fianco) si trova sul lato opposto del mondo rispetto al meridiano primo. Pannello che suddivide le due longitudini, quella Est e quella Ovest. Dal polo nord al polo sud, il meridiano di Greenwich attraversa i seguenti territori e paesi: * Mar Glaciale Artico (passa tra la Groenlandia e le isole Svalbard); * Oceano Atlantico settentrionale (prima mare di Norvegia e poi mare del Nord); * Regno Unito: vicino a Grimsby, Boston, Cambridge, Londra (Greenwich), tra Brighton e Eastbourne; * Il canale della Manica; * Francia: Villers-sur-Mer vicino a Le Havre, Caen, Argentan, Le Mans, tra Poitiers e Niort, tra Angoulême e Cognac, tra Bordeaux e Bergerac, tra Mont-de-Marsan e Auch, Tarbes, Lourdes * Spagna: tra Saragozza e Lleida, vicino a Castellón de la Plana, al largo di Valencia; *Mar Mediterraneo; * Algeria: passa a STIDIA vicino a Mostaganem (segnato sulla RN11), Mascara, tra Sidi Bel Abbes e Tiaret; * Mali; * Burkina Faso; * Togo; * Ghana: a Tema (nei pressi di Accra) e Yendi; * Oceano Atlantico meridionale; * Mare antartico; * Antartide (Terra della regina Maud). # La determinazione della orologi e cronometri di un luogo L rispetto a un luogo di riferimento R è possibile solo se è possibile conoscere l'ora locale del riferimento R quando però ci si trova nel luogo L, e solo quando è mezzogiorno nel luogo L, perché è l'unico momento della giornata in cui è possibile calcolare la posizione assoluta del sole, perché in quel momento esso raggiunge la sua massima altezza sull'orizzonte. Ciò implica che solo quando fu inventato un modo per "trasportare" da un luogo ad un altro l'ora locale registrata in un luogo iniziale, divenne possibile calcolare la longitudine esatta dei vari luoghi sul pianeta. Ciò avvenne solo quando furono inventati orologi e cronometri meccanici, che andarono a sostituire le meridiane solari, le quali potevano fornire solo l'ora locale. # Per poter determinare la Altezza (astronomia) di un'imbarcazione ("punto-nave"), cioè la sua distanza angolare rispetto a un luogo, è indispensabile conoscere l'ora locale del luogo di partenza di riferimento, e misurare a che ora del luogo di riferimento il sole raggiunge, sulla nave, l'altezza massima, a mezzogiorno; ma a causa della natura instabile del sistema di riferimento costituito da una nave, soggetta a rollio e beccheggio, divenne possibile determinare la longitudine di una imbarcazione solo dopo che furono inventati orologi e cronometri che non si basassero più su meccanismi a pendolo, il cui periodo era alterato dai movimenti dell'imbarcazione, ma su meccanismi che potessero funzionare anche su sistemi di riferimento in movimento rotatorio, e che potessero quindi conservare durante tutto il viaggio in mare l'ora locale del luogo di riferimento.
Magia
Con il termine '''magia''' si intende una tecnica che si prefigge di influenzare o dominare gli eventi, i fenomeni fisici e l'essere umano con la volontà; a tal fine la magia può servirsi di atti e formule verbali, come di gesti e rituali appropriati. Frontespizio da un'edizione della ''Naturalis historia'' di Plinio il Vecchio . L'etimologia del vocabolo ''magia'' deriva dal nome con cui veniva indicata nell'antica Grecia la dottrina praticata dai «Magi» , i sacerdoti zoroastriani della Persia.
Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, tipiche non solo dell'occultismo e della stregoneria, ma che formavano un ''unicum'' con la scienza e la religione. Ad alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state attribuite finalità magiche da parte di studiosi come Henri Breuil, al fine ad esempio di ottenere successo nella caccia. === Antico Egitto === shen, amuleto egizio con funzione protettiva. La società dell'Antico Egitto è fortemente intrisa di magia e credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a Uerethekau e Heka, dea della magia, anche Iside e Thot, da cui derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da poteri magici. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È attestata anche la credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo della quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti. Il cosiddetto ''Libro dei morti degli antichi egizi'', definito in origine ''Incantesimi che narrano l'uscita dell'Anima Verso la piena Luce del Giorno'', scritto su papiri, muri tombali e sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da pronunciarsi per la «...resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni dell'Al di là». Per gli antichi egizi tutto è animato, per loro il mondo spirituale non impone leggi al mondo fisico, ma, per analogia, così come il volto di una persona è considerato espressione dell'anima, il mondo spirituale si esprime tramite quello fisico. La natura non è inanimata e non sottostà a mere leggi meccaniche, bensì l'espressione della vita passa attraverso varie fasi spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche vissute direttamente dall'uomo come una sorta di simboli. Tutto è animato e vivente, ogni fenomeno, per analogia, esprime la manifestazione di un piano spirituale nel piano fisico. L'analogia è applicata alla posizione degli astri, al simbolismo del colore, alle forme geometriche (ad esempio la figura geometrica della piramide), alle caratteristiche degli animali (zoolatria) e così via ad ogni espressione della vita. Questa civiltà, oltre cinquemila anni fa, è stata quindi crogiolo per la nascita e la codifica dell'astrologia, della teurgia e della negromanzia. === Antico Medio Oriente === In Mesopotamia, nelle culture sumera, accadica e caldea, come anche in Persia, la terra d'origine dei Magi, si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche riportano esempi di pratiche magiche, come: * l'utilizzo di "parole magiche" che hanno il potere di comandare gli spiriti; * l'uso di bacchette ed altri oggetti rituali; * il ricorso a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati; * l'utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti; * l'uso di amuleti che rappresentano l'immagine del demone per esorcizzarlo. Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia: l'osservazione degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma anche strettamente legata ad ogni evento naturale. === Mondo greco-romano antico === In Grecia fu Erodoto a coniare il termine «mago» per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica. Dal IV secolo a.C. il vocabolo ''mageia'' cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine nate dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali ereditate dai Persiani. Fu comunque nella ''koinè'' culturale ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con elementi astrologici e alchimistici, che sarà alla base di tutta la speculazione magica dei secoli successivi. Nell'''Odissea'' incontriamo il personaggio della dea Circe, in séguito travisato come «maga Circe», dato che nel mondo omerico e fino alla prima metà del V secolo a.C. non esiste per i Greci il concetto di ''magia'', ma solo di ''prodigio'' inteso come intervento divino. Nella tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto. Verso il III - IV secolo della nostra era compaiono anche trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per opera del filosofo neoplatonico Giamblico. ''Tabellae defixionum'' di epoca romana, contenente rituali magici scritti in lettere greche (Museo Nazionale Romano). Nella letteratura latina si trovano numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività occulte. Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali parlanti, statue che camminano, filtri d'amore, metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni degli oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Plinio il Vecchio, Virgilio, Porfirio, ed altri. Nel panorama letterario di magia latina un posto di prim'ordine spetta a ''Le metamorfosi'' (anche conosciuto come ''L'asino d'oro'') di Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina pervenutoci intero, si compone di undici libri, nei quali viene narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino, che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato sotto la falsa accusa di aver costretto con la magia una ricca vedova a sposarlo per impadronirsi della dote, mentre in realtà l'aveva fatto per fare un favore al figlio di lei, amico suo, che morì, spingendo i parenti a credere che il suo fosse un elaborato piano per rubargli l'eredità. Riuscì tuttavia a scagionarsi dall'accusa presentando il testamento della vedova, in cui la donna (dietro consiglio dello stesso Apuleio) lasciava tutto al figlio piccolo. Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici per conseguire scopi criminali. === Medioevo === Raffigurazione antropomorfa di una mandragora, ritenuta nel Medioevo un'erba magica dotata di poteri arcani. Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia medievale ebbe una notevole rilevanza. Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di divinità intrise di doti magiche, come Thor e Odino; anzi lo scopo della magia era quello di liberare le forze occulte possedute dalle potenze superiori. La produzione letteraria di carattere magico, inizialmente piuttosto scarsa, crebbe progressivamente durante il basso Medioevo, fino a diventare molto ricco soprattutto alle soglie dell'età umanistica, grazie anche alla mediazione di scrittori arabi. Alcune opere astrologiche, come il ''Tetrabiblos'' di Claudio Tolomeo, l'''Introductiorum'' di Albumasar, il ''Liber Vaccae'' (o ''Libro degli esperimenti'') ed il famoso ''Picatrix'', ebbero una enorme influenza sulla speculazione magica di quello che sarà il periodo rinascimentale. Alcuni autori tuttavia, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunavano la magia all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni. È nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che s'iniziò a porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo tornò in auge anche l'astrologia, con autori allora famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo. Dante Alighieri condanna maghi ed indovini nella quarta bolgia dell'ottavo girone infernale, nel ventesimo canto dell'Inferno. === Dal XV al XVIII secolo === Illustrazione dal ''Cantus Circaeus'' di Giordano Bruno. Il periodo che va dal XV agl'inizi del XVII secolo segna la grande rinascita della magia, in sostanziale parallelismo, come fa notare anche C. S. Lewis, con il crescere degli interessi scientifici. L'inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti, il più importante dei quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto ''Corpus Hermeticum'', degli ''Oracoli caldaici'' e degli ''Inni orfici''. Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica. Nel Rinascimento, sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Frontespizio di un'edizione inglese del ''Magiae Naturalis'' di Giambattista della Porta (1658). Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il ''De occulta philosophia'' di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la magia «la scienza più perfetta», e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o necromantica. Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel ''Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium'' del napoletano Giovanni Battista Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della filosofia naturale, e nel ''Del senso delle cose e della magia'' di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel contesto magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui iatrochimica risente della simbiosi tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del XVI secolo. rosacrociano sulla Porta Magica a Roma Proprio mentre la tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo s'iniziano a vedere le avvisaglie di una nuova polemica contro la cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente il Secolo dei Lumi. Il precursore della condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da considerarsi Francesco Bacone. A partire da questo momento la magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del meccanicismo, del razionalismo e dell'empirismo. Nel XVIII secolo, con l'avvento dell'Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta nell'ambito della cultura dominante, venne relegata in una specie di limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere, nell'ambito di correnti sotterranee rosacrociane e di alcuni settori della nuova massoneria. Illustrazione del ''Flauto magico'' di Mozart, opera ispirata ai rituali massonici e dell'antico Egitto. In letteratura sono presenti varie figure di maghi come, ad esempio: le streghe (''witches'') nel ''Macbeth'' e Prospero ne ''La tempesta'' di William Shakespeare; la maga Alcina nell'''Orlando Furioso'' di Ludovico Ariosto; la maga Armida nella ''Gerusalemme liberata'' di Torquato Tasso. Nel Settecento Johann Wolfgang Goethe rappresenta il protagonista del suo poema ''Faust'' come un erudito dottore che ha deciso di dedicarsi alle arti magiche, essendo rimasto deluso e annoiato della vita dopo aver invano cercato di penetrare i misteri dell'universo: === XIX secolo === Dopo l'epoca del Romanticismo, che recuperò i valori della spiritualità, dell'arte e dell'immaginazione, la seconda metà del XIX secolo è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti dell'occultismo e dell'esoterismo magico. La figura che meglio incarna il ''revival'' delle scienze occulte nell'Ottocento è il mago Eliphas Lévi, nato Alphonse Louis Constant, la cui ricca produzione letteraria influenzò grandemente la speculazione occultista del secolo successivo. L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere di numerose organizzazioni e società segrete nelle quali la magia aveva un ruolo significativo, come l' ''Ordre Kabbalistique de la Rose-Croix'' fondato in Francia da Stanislas de Guaita, l' ''Hermetic Order of the Golden Dawn'', fondato in Inghilterra da Samuel Liddell MacGregor Mathers, l' ''Ordo Templi Orientis'', fondato in Germania da Franz Hartmann, e soprattutto la Società Teosofica, fondata negli Stati Uniti d'America da Helena Petrovna Blavatsky, in cui si ritrovano alcuni elementi che rimandano a una concezione magica dell'esistenza e dei rapporti con i mondi ultraterreni. === Età contemporanea === Il panorama della magia dei nostri giorni è molto variegato e di difficile analisi sistematica, soprattutto a causa del coacervo sincretistico che caratterizza la maggior parte delle odierne dottrine magiche, esoteriche e occultistiche. In genere il substrato comune è costituito da alcune dottrine che si riallacciano alle tradizioni neoplatoniche, gnostiche, ermetiche, cabalistiche, astrologiche, alchimistiche e mitologiche antiche, sebbene connotate dall'esigenza di riadattarle all'età moderna come nel caso dell'antroposofia. Su quelle dottrine e sul pensiero dei moderni occultisti, da Madame Blavatsky a Gérard Encausse, da Samuel Liddell MacGregor Mathers ad Aleister Crowley, da G. I. Gurdjieff a Gerald Gardner, a Dion Fortune, a Eusapia Palladino, a Gustavo Rol sono nate tutta una serie di associazioni e gruppi esoterici, più o meno influenzati dalle nuove correnti della ''New Age'', della Wicca, della Stregoneria Tradizionale e del Neopaganesimo. In Italia uno degli ultimi celebri rappresentanti e divulgatori della teoria e della prassi magica fu Giuliano Kremmerz. Tra gli altri Julius Evola, intendendo la magia come attitudine superiore, e non come scienza operativa ''sui generis'', la riteneva una forma di conoscenza iniziatica, che comporta la trasformazione interiore di chi la pratica. La vera magia è in particolare per Evola un modo di tradurre in prassi realizzativa i dettami della filosofia idealistica, per la quale l'Io è chiamato a «porre se stesso» attuando la propria potenza creatrice. candela, ricorrente nei rituali di magia, in quanto sintesi dei quattro elementi: il fuoco per la fiamma, la terra per lo stoppino, l'aria per il fumo, e l'acqua per la cera disciolta. La pratica della magia e la fiducia nelle sue possibilità presuppone una visione spirituale del mondo, tale per cui la realtà sia dominata da forze spirituali che per la loro stessa valenza possano essere ridestate, a partire in primo luogo dalla pronuncia dei loro nomi, compito originario di Adamo secondo la ''Genesi'', così come Dio creò la Terra grazie alla potenza del Verbo. L'intenzione con cui si utilizza il potere insito nelle parole magiche, se disinteressato o egoistico, determina la differenza tra i due tipi di magia, ovvero rispettivamente tra: *la magia bianca, destinata alla lunga ad avere la meglio, perché contribuisce al perfezionamento e alla santificazione della creazione, che è di per sé ontologicamente buona; *la magia nera, dagli effetti più rapidi e immediati, ma che comporta la progressiva perdita dei poteri stessi del mago, soggetto a diventare vittima delle sue brame demoniache. Esiste inoltre un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia rossa che non può essere definita né buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il più delle volte a carattere sentimentale. Insieme agli altri due tipi di magia essa formerebbe una triade, una sorta di sintesi tra il bene ed il male, qualora questi due termini siano ritenuti non necessariamente contrapposti ma complementari. I sacerdoti persiani, ad esempio, o gli autori dei grimori, sapevano propiziarsi non solo gli spiriti più elevati a fini benefici, ma anche quelli malefici per rivolgere eventuali calamità contro i propri nemici. All'aspetto positivo di un rituale può corrispondere così un risvolto negativo. Solitamente i riti magici utilizzano una combinazione tra le diverse tecniche. Nei casi in cui il mago, durante una pratica cerimoniale, ricorra all'intervento di un'entità soprannaturale, a seconda della natura di quest'ultima si entra nei campi della necromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l'arte di evocare o invocare potenze sovrumane benefiche (angeli, divinità, spiriti elementali ecc.) è più propriamente chiamata teurgia. La stregoneria è generalmente associata alla magia nera, alla magia popolare, oppure al cosiddetto «sentiero della mano sinistra», tradizionalmente identificato col male, sebbene proprio la conoscenza di questo possa alle volte essere considerata una via per approdare al bene; il mago inoltre, per essere tale, dovrebbe dar prova di saper dominare le intelligenze diaboliche, anziché farsene sottomettere. Un pentacolo, simbolo magico, con iscritto un corpo umano (dal ''De occulta philosophia'' di Heinrich Cornelius Agrippa). Secondo Papus, «la Magia è l'applicazione della volontà umana dinamizzata alla rapida evoluzione delle forze viventi della Natura». In quanto tale, essa presuppone una preparazione ed un raffinamento della suddetta volontà, attraverso una progressiva rinascita in una nuova dimensione e concezione della vita, cioè un'iniziazione: così intesa la magia costituisce il nucleo di ogni forma di esoterismo. La magia scaturita dall'iniziazione si prefigge lo scopo di partecipare all'attuazione cosmica dei piani divini, sia in maniera personale, sia ricorrendo ad un rito esteriore, sotto la guida di un maestro; si parla in questo caso di cerimonia di «Alta Magia», detta anche magia cerimoniale, la quale ricorre in genere a quattro operazioni fondamentali: #la consacrazione di oggetti per conferire loro un potere; #l'esorcismo o esecrazione per costringere forze malefiche ad abbandonare persone o cose; #l'invocazione ovvero una preghiera o una richiesta rivolta a un genio benefico; #l'evocazione di entità superiori affinché si manifestino. Per scegliere il momento più proprizio per la propria operazione, il praticante di magia cerimoniale è tenuto a conoscere non solo l'astrologia oraria, ma anche quella cabbalistica per associare certe ore, giorni o periodi di tempo a quegli angeli, arcangeli e spiriti planetari corrispondenti al risultato che si prefigge. Egli agisce in maniera impeccabile, munito in genere di una spada magica con cui tracciare un pentacolo o un cerchio sacro, avvalendosi inoltre di simboli e oggetti anch'essi corrispondenti alle suddette qualità determinate per via astrologica, e seguendo alle volte le istruzioni di un grimorio. Per il suo sistema di analogie con cui ogni parte risulta collegata al tutto, la magia riproduce così in piccolo il macrocosmo universale; per questo motivo eventuali differenze della magia cerimoniale rispetto a quelle di tipo naturale, contadino, o stregonesco dipendono più che altro dalla competenza, volontà e orientamento di chi la pratica. === Tecniche === ''Scena di magia'', di Pietro Della Vecchia (1650). Le tecniche magiche possono essere raggruppate convenzionalmente in diverse categorie: * La cosiddetta magia simpatica o d'incanalamento, in cui l'effetto magico è perseguito tramite l'utilizzo d'immagini od oggetti che possono essere usati, ad esempio come rappresentazione simbolica della persona cui si vuole fare del bene o si vuole nuocere, oppure per rappresentare lo scopo che ci si prefigge (ad esempio con l'uso di amuleti e talismani); ** da questa deriva la ''magia mimetica'' e quella ''omeopatica'', basate sul principio di analogia, per cui il simile produce il simile: un esempio può essere rappresentato da alcuni popoli primitivi, i quali, prima di andare a cacciare, imitavano i movimenti, i versi ed i comportamenti in genere dell'animale che desideravano catturare. * La magia da contatto, caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici, sacchettini da indossare, talismani o amuleti da portare con sé, creati utilizzando oggetti ed ingredienti più o meno naturali: si tratta di ''contagio'' perché l'effetto su una parte si ripercuote sull'intero. * Un'altra forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è abracadabra) o altre formule magiche. * Vi è poi la categoria della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni attraverso varie arti mantiche (come l'astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia) oppure attraverso dei talenti propri dell'operatore, come ad esempio attraverso i presagi, o nella preveggenza e nella medianicità. La magia, in quanto fenomeno ubiquitario che ha accompagnato la civiltà umana dagli albori, è stata ed è oggetto di studio da parte delle scienze sociali, prime fra tutte l'antropologia culturale, l'etnologia e la psicologia. Le tematiche affrontate nello studio della magia solitamente riguardano la sua relazione con la scienza e la religione, la sua funzione sociali e la natura del suo pensiero. === Evoluzionismo === Un falò che assume le sembianze di un capro durante un rituale sciamanico. Nel 1871 Edward Tylor nella ''Cultura dei primitivi'' arrivò alla conclusione che la magia fosse una «scienza sbagliata» in quanto non in grado di distinguere i rapporti causa-effetto da quelli propriamente temporali. Vicino alla posizione tyloriana fu James George Frazer, il quale, nel ''Ramo d'oro'', pur considerando la magia un primo stadio nello sviluppo della civiltà, ebbe il merito di fornire una prima classificazione della magia. Egli distinse i processi magici in: *simpatetici/imitativi, basati sulla credenza che il simile agisca sul simile, quando ad esempio ci si travesta da animale per propiziarsi il successo nella caccia; *e contigui/contagiosi, basati sulla credenza che due o più oggetti rimasti a lungo in contatto possono continuare a interagire tra loro anche se distanti: ad esempio ciocche di capelli, oppure oggetti appartenenti alla persona su cui gettare il malocchio. === Scuola sociologica francese === L'etnologo francese Lucien Lévy-Bruhl giudicò le culture cosiddette primitive come guidate esclusivamente da una visione magico-mistica del mondo, quindi prescientifica, nella quale si ritiene che ogni cosa si possa trasformare in qualsiasi momento in un'altra. Agl'inizi del XX secolo Henri Hubert e Marcel Mauss pubblicarono ''Teoria generale della magia''. In quest'opera i due etnologi francesi assunsero un orientamento più sociologico rispetto al passato, rivolgendo la loro attenzione non tanto alla struttura dei riti magici, quanto al contesto sociale nel quale questi si svolgono. Hubert e Mauss studiarono anche i rapporti della magia con la scienza e la religione, ravvisando tra loro delle analogie in virtù dei terreni comuni di intervento: la natura riguardo a scienza e magia, ed il sacro per religione e magia. Anche Émile Durkheim intervenne nella discussione dei rapporti tra magia e religione. Nel suo ''Le forme elementari della religione'' afferma che la magia essendo per sua natura una pratica privata e quasi segreta, non può essere paragonata alla religione, che è un fenomeno sociale e prettamente collettivo. L'attenzione degli studi antropologici sul fenomeno magico si è basata fondamentalmente su due costanti interagenti e soggiacenti il rituale magico ed interagenti: sistema di simboli e comunicazione sociale. Un notevole contributo in questa direzione è venuto da Claude Lévi-Strauss. In ''Antropologia strutturale'' lo studioso dedica un saggio dal titolo ''Lo stregone e la sua magia'' all'universo simbolico della magia. La funzione semantica del concetto magico è alla base dell'esempio riportato da Levi-Strauss sulla base di un racconto di Franz Boas. I casi di guarigione magica per opera dello sciamano Quesalid dimostrano, secondo l'antropologo francese, che ogni atto magico presuppone l'esistenza di un rituale basato su segni, che abbiano un significato per la collettività che partecipa all'esperimento magico e ne condivide la speranza di riuscita. === Scuola inglese === All'antropologo inglese Alfred Reginald Radcliffe-Brown si deve la prima disamina seria del concetto di ''mana'', utilizzato per la prima volta dall'etnologo Robert Codrington. Questa forza non individualizzata insita in tutte le cose permea l'atto magico (il rituale), chi lo compie (lo sciamano), quanti vi assistono (la società) e l'ambiente in cui viene svolta l'azione (la natura). L'accento posto dal Brown sul valore rituale e sociale della magia, contrapponendolo al già presupposto legame tra magia e scienza, condizionò la successiva discussione sull'argomento. Un'altra opera che ebbe una considerevole risonanza fu ''Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande'', scritta nel 1937 da Edward Evan Evans-Pritchard. La ricerca da lui effettuata nel Sudan sud-occidentale lo portò a conclusioni vicine a quelle del Radcliffe-Brown. Anche l'Evans-Pritchard teorizzò la centralità del contesto sociale nel quale la magia si esplica e l'assenza di un legame tra scienza e magia, in quanto l'obiettivo finale del rituale magico non consisterebbe nel modificare la natura, ma nel contrastare i poteri di streghe o maghi. === Funzionalismo === Un contributo fondamentale alla interpretazione della magia dal punto di vista antropologico lo diede Bronisław Malinowski. Nel suo ''Magia, scienza, religione'', lo studioso polacco nega qualsiasi contatto della magia con la pratica empirica, che vede come entità separate. Famoso l'esempio della canoa, durante la costruzione della quale l'artefice non ha bisogno della magia per l'esecuzione tecnica del natante, che reggerebbe il mare comunque, ma il rituale magico interviene durante il lavoro come sussidio rassicurante. L'atto magico sarebbe quindi l'espressione simbolica di un desiderio, completamente slegato dal rapporto causa-effetto, che è comunque tenuto ben presente. Sulla scia di Malinowski, gli antropologi successivi hanno sottolineato che il ricorso alla magia si avrebbe solitamente in presenza di fenomeni inesplicabili, davanti ai quali le pratiche empiriche sono considerate impotenti. === La Magia secondo De Martino === Una posizione interessante e diversa rispetto a quella del funzionalismo è quella dell'antropologo Ernesto de Martino, il quale sosteneva che l'universo magico facesse da mediatore con la concezione dell'aldilà e con la paura delle persone di perdere la presenza. Nei suoi studi nel Mezzogiorno d'Italia nel 1948 egli rivelò come, davanti ad una grave crisi, come la morte di una persona cara, la magia, assieme ad una buona pianificazione sociale, consentisse di incanalare il dolore per riscattarsi dagli istinti animali. === Psicologia === La natura della magia è stata studiata anche dal punto di vista psicologico. Basandosi sulle teorie evoluzioniste del Frazer, studiosi come Wilhelm Wundt, Gerardus van der Leeuw e soprattutto Sigmund Freud accostarono il pensiero magico dell'uomo primitivo a quello del bambino, il quale ritiene che la realtà sia influenzabile secondo i suoi pensieri ed i suoi desideri. Più recentemente anche Ernesto De Martino ne ''Il mondo magico'' pone l'accento su alcuni fenomeni tipici di pratiche sciamaniche, quali la spersonalizzazione e lo scatenamento di impulsi incontrollabili. La questione se la magia sia concettualmente diversa dalla religione, o se invece possa essere assimilata a questa, è dibattuta. Nella magia l'uomo cercherebbe di imporre la propria volontà al divino, mentre nella religione sarebbe l'uomo a sottomettersi al volere della divinità, ma i due ambiti tendono spesso a sovrapporsi, con atteggiamenti simili di fronte al mistero della creazione, e riconoscendo entrambe l'esistenza di uno o più esseri spirituali. A seconda dell'uso che se ne fa, la magia bianca si avvicinerebbe ai rituali della religione, quando attraverso l'azione di un ''medium'' o di un intermediario si proponga di evocare entità superiori di sommo livello, intervenendo unicamente per recare beneficio ad altri. Chi, al contrario, si serva della magia per imporre il proprio volere in maniera palese oppure occulta, tendendo a distorcere il normale corso degli eventi, è facilmente associato a quella nera di tipo «diabolico» (termine derivante dal greco ''dia-ballo'', «dividere», che avrebbe un significato opposto rispetto a «religione», dal latino ''re-ligare'', «unire»). Circa il rapporto con la religione, un contributo alla definizione di magia è stato fornito dallo studioso italiano di antropologia religiosa e di storia delle religioni Alfonso Maria Di Nola. Secondo costui la magia si distingue dal fenomeno religioso «per la sua efficacia automatica, per la sua destinazione utile immediata e per l'attitudine a dominare o controllare la realtà». Nella magia dunque si realizzerebbe una volontà di dominio o controllo della realtà attraverso una manipolazione del sovrannaturale, e quindi un sostanziale ribaltamento della prospettiva religiosa in cui l'uomo si riconosce dipendente dal sovrannaturale. === Monoteismo === Ufficialmente, Ebraismo e Cristianesimo considerano la magia un'attività proibita, equiparandola alla stregoneria, ed hanno spesso perseguitato i loro praticanti. Nell'Islamismo è ammessa invece la magia bianca, mentre si condanna quella nera, ritenuta malvagia. Altre tendenze nel pensiero monoteista hanno respinto tutte le forme di magia, sia in quanto opera dei demoni, oppure ritenendole niente più che illusioni ed inganni disonesti. Alcuni paventano che la recente popolarità della «teologia della prosperità», di origine statunitense, costituisca un ritorno al pensiero magico all'interno del Cristianesimo. Già il Cristianesimo gnostico, peraltro, possedeva una forte componente mistica, e pur evitando la pratica della magia, prediligeva i rituali più nobili della teurgia, ossia di elevazione e ricongiungimento al divino. ==== Cristianesimo ==== La Bibbia si esprime più volte in termini perentori contro il ricorso a pratiche magiche: * «Non lascerai vivere colui che pratica la magia» Esodo, * «Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito in Rama sua città. Saul aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini», I Libro di Samuele, * «In quel giorno – dice il Signore – distruggerò … Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini. Distruggerò …», Michea, * «Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento», Atti degli Apostoli, La magia era quindi inaccettabile per la Chiesa cattolica e fin dagli inizi erano ammesse solo pratiche di devozione, come l'utilizzo di reliquie o acqua benedetta, in opposizione alla "blasfema" negromanzia (''nigromantia''), che coinvolgono l'invocazione dei demoni (goetia). L'attuale Catechismo della Chiesa cattolica tratta della divinazione e della magia nella parte terza, sezione seconda. Benché sia prevista la possibilità dell'ispirazione della divina profezia, in esso si rifiutano "tutte le forme di divinazione". Nella sezione "pratiche di magia e stregoneria" le pratiche "di dominare i poteri occulti" al fine di "avere un potere soprannaturale sugli altri" sono denunciate come "gravemente contrarie alle virtù della religione". ==== Islam ==== La magia è pienamente riconosciuta nel mondo islamico. Essa può essere considerata una "tecnica", rispondente a sue proprie leggi, agenti per preciso disposto divino, che fa uso dei cosiddetti ''sihr'', ovvero incantesimi o sortilegi, in grado di servirsi dei ''ginn'', spiriti intermedi menzionati esplicitamente nel ''Corano'', qualora siano benevoli. Si condanna tuttavia la magia nera o ''saḥr shayṭānī'', che ricorre ai ''ginn'' diabolici.
Motociclismo
Una sfilata di motociclisti lungo un'autostrada tedesca Il '''motociclismo''' nella sua accezione più estesa è un insieme di attività che si svolgono con qualsiasi tipo di motocicletta . Queste attività spaziano dal motociclismo sportivo al mototurismo e motoradunismo, fino al quotidiano utilizzo della motocicletta come mezzo di trasporto e di lavoro urbano ed interurbano.
Una gara di Moto3 Una gara di enduro Valentino Rossi durante una gara di MotoGP. Il motociclismo sportivo è il settore agonistico comprendente le varie discipline che prevedono competizioni tra piloti a bordo di motociclette. Utilizzare i nuovi mezzi di locomozione a fine Ottocento per gareggiare al pari dei cavalli, biciclette e simili, è stato un evento naturale nell'evoluzione della competizione tra uomini con qualsivoglia mezzo. Oggi è uno tra gli sport motoristici più diffusi, seguiti e praticati in Italia e nei paesi più "avanzati", cioè quei paesi che hanno la possibilità di investire economicamente in questo settore. Esistono due tipologie principali: *''Velocità'', competizioni su suoli compatti asfaltati, comprendente diverse categorie e campionati: **''Motomondiale'' prototipi di motociclette che competono al motomondiale velocità **''Superbike'' **''Supersport'' **''Superstock'' **''Endurance'' **''Minimoto'' **''MiniGP'' **''Scooter Velocità'' **''Tourist Trophy'' *''Fuoristrada'', competizioni su suoli non compatti **''Motocross'', i modelli che vengono usati nelle gare di motocross, con soluzioni tecniche che permettono l'uso su percorsi sterrati a velocità sostenute e in presenza di salti o avvallamenti marcati. **''Enduro'' (in passato ''Regolarità''), sono sempre moto da competizione, che gareggiano nelle gare da enduro e nella maggior parte sono moto da cross riadattate per questa competizione, che prevede l'uso di un motoveicolo omologato per uso stradale e che deve rispettare le normative stradali. **''Trial'', modelli usati per le competizioni apposite, che non necessitano di velocità elevate ma le cui caratteristiche di leggerezza e agilità consentono di superare quasi ogni tipo di ostacolo. **''Rally Dakar'', moto usate nelle competizioni africane di Rally Dakar, con determinate caratteristiche fisiche e soluzioni specifiche, le quali inizialmente erano derivate da moto per l'enduro **''Speedway'', moto particolarmente leggere e semplici, infatti di solito non hanno l'ammortizzatore posteriore e non presentano un cambio a più rapporti, con il sistema frenante ridotto al minimo o assente **''Hare scramble'', gara motociclistica off-road che varia riguardo alla distanza e al tempo. *''Misto'' **''Supermotard'', che si corre in circuiti nati per le gare di kart oppure su piste appositamente create, composte da circa il 30% di sterrato e il 70% asfalto. Questa disciplina viene praticata con moto da cross riviste nelle sospensioni e con gomme stradali Il motociclismo sportivo è uno sport prettamente individuale (a parte le motociclette con ''sidecar'') e trova solo rari esempi di competizioni a squadre: Cross delle nazioni, International Six Days ecc. Il regolamento e organizzazione delle diverse discipline sportive è di competenza della Federazione Internazionale Motociclistica. Una parata motociclistica in Austria Il motoradunismo non è altro che il raduno o aggregamento di molti motociclisti in un determinato luogo. I più famosi raduni motociclistici contano decine di migliaia di presenze, come l'Elefantentreffen che si svolge ogni anno tra gennaio e febbraio nel sud della Germania, la ''Biker Fest'' che si svolge a maggio in Friuli. Il ''Super Rally'', raduno riservato solo alle Harley-Davidson e che ogni anno si svolge in una nazione europea diversa, mentre il ''Triumph Tridays'', raduno monomarca Triumph si svolge solitamente a giugno in Austria. Tra gli appassionati Ducati è celebre il ''World Ducati Weekend'' che si tiene a Misano Adriatico, dove si svolge anche la ''Yamaha Fest'', incontro dedicato ai proprietari di motociclette Yamaha, mentre le ''Giornate Mondiali Guzzi'' di Mandello del Lario attira un gran numero di Guzzisti. Negli Stati Uniti d'America, raduni come la Daytona Beach Bike Week che si svolge a marzo in Florida e lo ''Sturgis Motorcycle Rally'' di agosto nel Dakota del Sud possono contare da diversi anni ormai un numero di partecipanti che si attesta attorno al mezzo milione di persone. A Bobbio passando per il Passo del Penice ogni anno si svolge il ''Motoraduno – San Colombano Day'' in omaggio a San Colombano patrono e protettore dei motociclisti. Annualmente, durante l'ultima domenica del mese di settembre, si svolge anche il raduno Distinguished Gentleman's Ride che viene organizzato in tutto il mondo contemporaneamente e al quale è legata una raccolta fondi per la ricerca sul cancro e la prevenzione dei suicidi. ===Letteratura, cinema e televisione=== Vi è una discreta produzione letteraria sui viaggi in moto: ''Il veicolo perfetto – La motocicletta'' di Melissa Holbrook Pierson, ''Verso la Mongolia'' e ''Sulla via della seta'' di Italo Barazzutti, ''In Vespa da Milano a Tokyo'' di Roberto Patrignani e tutte le avventure in Vespa di Giorgio Bettinelli sono tra i libri più conosciuti. Diversi sono i film che hanno come soggetto principale la motocicletta. Tra gli altri ''Easy Rider'' con Peter Fonda, ''Il selvaggio'' con Marlon Brando e ''I diari della motocicletta'' dove viene raccontato il lungo viaggio effettuato in Sud America da Ernesto Guevara e Alberto Granado a cavallo di una Norton 500 M18. L'attore Ewan McGregor ha creato due programmi televisivi chiamate ''Long Way Round'' e ''Long Way Down'' che raccontano i suoi lunghissimi viaggi in moto. Di questi viaggi McGregor ha scritto anche libri dal titolo omonimo. ===In Italia=== Il mototurismo italiano si avvale, principalmente, di due trofei: Trofeo Turistico Nazionale (T.T.N.) e Trofeo Turistico (Nazionale) Moto Donna (T.M.D.), sostituiti dal 2011 dal ''campionato turismo'', i cui singoli eventi sono denominati "motoraduni d'eccellenza". In entrambi vige il regolamento indetto dalla Federazione Motociclistica Italiana (F.M.I.). Per partecipare ai trofei i motociclisti devono essere iscritti ad un moto club associato alla F.M.I. ed avere la Licenza Turistica. Le categorie sono: isolato (conduttore/conduttrice, passeggero/a), squadre. Per chi partecipa in solitario (isolato), i km percorsi sono contati dal suo luogo di residenza al luogo dove avviene il motoraduno. Nella classifica a squadre, i km sono contati dal luogo della sede del moto club di appartenenza. Un'ulteriore manifestazione mototuristica è il Motoraid Turistico. La partecipazione consiste in gare di regolarità mototuristica, quindi in una marcia di precisione, in un determinato luogo e territorio, rispettando i tempi di una tabella di marcia prestabilita. Inoltre si tiene conto dei km registrati dai Commissari di Gara nella Licenza Turistica. ===In Europa e nel mondo=== Uno dei viaggi più affascinanti per i motociclisti europei è senz'altro il Raid a Capo Nord, mentre per gli statunitensi un itinerario classico è il ''coast to coast'', cioè un viaggio che si compie dalla costa atlantica a quella pacifica degli USA o viceversa. Per promuovere e gestire il motociclismo sportivo e il motoradunismo, in Italia è attiva da molti anni la Federazione Motociclistica Italiana, mentre per difendere i diritti dei motociclisti per diversi temi attuali quali la mobilità urbana, la sicurezza delle strade, i blocchi del traffico, sono nate spontaneamente diverse associazioni come ''Coordinamento Italiano Motociclisti'', ''Motocivismo'' e l''Associazione Motociclisti Incolumi''.
Macchina di Turing
Un esempio di macchina di Turing In informatica una '''macchina di Turing''' è una macchina ideale che manipola i dati contenuti su un nastro di lunghezza potenzialmente infinita, secondo un insieme prefissato di regole ben definite. In altre parole si tratta di un modello astratto che definisce una macchina in grado di eseguire algoritmi e dotata di un nastro potenzialmente infinito su cui può leggere e/o scrivere dei simboli. Introdotta nel 1936 da Alan Turing come modello di calcolo per dare risposta all'''Entscheidungsproblem'' proposto da Hilbert nel suo programma di fondazione formalista della matematica, è un potente strumento teorico che viene largamente usato nella teoria della calcolabilità e nello studio della complessità degli algoritmi, in quanto è di notevole aiuto agli studiosi nel comprendere i limiti del calcolo meccanico; la sua importanza è tale che oggi, per definire in modo formalmente preciso la nozione di algoritmo, si tende a ricondurlo alle elaborazioni effettuabili con macchine di Turing.
Essa ha la particolarità di essere retta da regole di natura molto semplice, ovvero di potersi descrivere come costituita da meccanismi elementari molto semplici; inoltre è possibile presentare a livello sintetico le sue evoluzioni mediante descrizioni meccaniche piuttosto intuitive. D'altra parte, essa ha la computabilità che si presume essere la massima: si dimostra, infatti, che essa è in grado di effettuare ''tutte'' le elaborazioni effettuabili dagli altri modelli di calcolo noti all'uomo. Tra questi modelli di calcolo ricordiamo le funzioni ricorsive di Jacques Herbrand e Kurt Gödel, il lambda calcolo di Alonzo Church e Stephen Kleene, la logica combinatoria di Moses Schönfinkel e Haskell Curry, gli algoritmi di Markov, i sistemi di Thue, i sistemi di Post, le macchine di Hao Wang e le macchine a registri elementari o RAM astratte di Marvin Minsky. Di conseguenza si è consolidata la convinzione che per ogni problema calcolabile esista una MdT in grado di risolverlo: questa è la cosiddetta congettura di Church-Turing, la quale postula in sostanza che per ogni funzione calcolabile esista una macchina di Turing equivalente, ossia che l'insieme delle funzioni calcolabili coincida con quello delle funzioni ricorsive. Gli algoritmi che possono essere implementati da una MdT si dicono "algoritmi Turing-computabili". === Caratteristiche === Nel 1936 venne pubblicato un articolo di Alan Mathison Turing intitolato ''On computable numbers, with an application to the Entscheidungsproblem'', in cui l'autore risolveva negativamente l'Entscheidungsproblem o problema della decidibilità lanciato nel 1900 da David Hilbert e Wilhelm Ackermann. La questione era stata posta da Hilbert nei seguenti termini: «esiste sempre, almeno in linea di principio, un metodo meccanico (cioè una maniera rigorosa) attraverso cui, dato un qualsiasi enunciato matematico, si possa stabilire se esso sia vero o falso?» I vantaggi derivanti dal possedere un tale metodo sono enormi e meritano tutta l'enfasi che Hilbert e molti altri al suo seguito, diedero alla questione: un tale algoritmo sarebbe in grado di risolvere tutti i problemi matematici e, molto di più, sarebbe possibile ridurre ogni ragionamento umano a mero calcolo meccanizzabile. Una prima forte risposta la diede il matematico boemo Gödel in occasione della seconda conferenza sull'epistemologia delle scienze esatte di Königsberg (1930), in cui espresse per la prima volta pubblicamente le idee racchiuse nel suo più celebre lavoro sull'incompletezza dei sistemi formali coerenti (primo teorema di incompletezza); Gödel dimostrò che la semplice coerenza di un sistema formale non può garantire che ciò che in esso viene dimostrato sia vero oppure falso. Il sogno di Hilbert stava già sfumando quando Turing pubblicò il suo articolo, in cui dimostrò l'insolubilità dell'Entscheidungsproblem. "Un giovane sconosciuto di nome Alan Turing risolse il quesito quasi per gioco. Con una macchina immaginaria.". La soluzione proposta da Turing consiste nell'utilizzo di un modello matematico capace di simulare il processo di calcolo umano, scomponendolo nei suoi passi ultimi.La macchina è formata da una testina di lettura e scrittura con cui è in grado di leggere e scrivere su un nastro potenzialmente infinito partizionato, in maniera discreta, in caselle. Ad ogni istante di tempo ''t1'', la macchina si trova in uno stato interno ''s1'' ben determinato, risultato dell'elaborazione compiuta sui dati letti. Lo stato interno, o configurazione, di un sistema è la condizione in cui si trovano le componenti della macchina ad un determinato istante di tempo ''t''. Le componenti da considerare sono: * il numero della cella osservata * il suo contenuto * l'istruzione da eseguire Tra tutti i possibili stati, si distinguono: * una configurazione ''iniziale'', per ''t=t0'' (prima dell'esecuzione del programma) * una configurazione ''finale'', per ''t=tn'' (al termine dell'esecuzione del programma) * delle configurazioni ''intermedie'', per ''t=ti'' (prima dell'esecuzione dell'istruzione oi) Implementare un algoritmo in questo contesto significa effettuare una delle quattro operazioni elementari * spostarsi di una casella a destra * spostarsi di una casella a sinistra * scrivere un simbolo preso da un insieme di simboli a sua disposizione su una casella * cancellare un simbolo già scritto sulla casella che sta osservando * oppure fermarsi Eseguire un'operazione ''o1'', tra gli istanti di tempo ''t1'' e ''t2'', vuol dire passare dallo stato interno ''s1'' al ''s2''. Più formalmente questo si esprime in simboli come: {s1,a1,o1,s2} da leggersi come: ''nello stato interno s1 la macchina osserva il simbolo a1, esegue l'operazione o1 e si ritrova nello stato interno s2''.Turing poté dimostrare che un tale strumento, dalle caratteristiche così rigidamente definite, è in grado di svolgere un qualsiasi calcolo, ma non si fermò qui; egli capì che la ''calcolabilità'' era parente stretta della ''dimostrabilità'' e dunque, così come Gödel aveva distrutto i sogni di gloria dei Principia Mathematica di Russell e Whitehead, così le sue macchine potevano definitivamente chiudere la questione dell'''Entscheidungsproblem''. === Definizione === Della MdT vengono considerate molteplici varianti (''models'') che si dimostrano avere la stessa portata. Qui partiamo da una variante piuttosto semplice che possiamo chiamare ''macchina di Turing deterministica a un nastro e con istruzioni a cinque campi''. Altre varianti sono presentate più avanti. ==== Introduzione informale ==== La macchina può agire sopra un nastro che si presenta come una sequenza di caselle nelle quali possono essere registrati simboli di un ben determinato alfabeto finito; essa è dotata di una testina di lettura e scrittura (I/O) con cui è in grado di effettuare operazioni di lettura e scrittura su una casella del nastro. La macchina si evolve nel tempo e ad ogni istante si può trovare in uno stato interno ben determinato facente parte di un insieme finito di stati. Inizialmente sul nastro viene posta una stringa che rappresenta i dati che caratterizzano il problema che viene sottoposto alla macchina. La macchina è dotata anche di un repertorio finito di istruzioni che determinano la sua evoluzione in conseguenza dei dati iniziali. L'evoluzione si sviluppa per passi successivi che corrispondono a una sequenza discreta di istanti successivi. Le proprietà precedenti sono comuni a molte macchine formali (automa a stati finiti, automa a pila, ...). Caratteristica delle MdT è quella di disporre di un nastro potenzialmente infinito, cioè estendibile quanto si vuole qualora questo si renda necessario. Ogni passo dell'evoluzione viene determinato dallo stato attuale ''s'' nel quale la macchina si trova e dal carattere ''c'' che la testina di I/O trova sulla casella del nastro su cui è posizionata e si concretizza nell'eventuale modifica del contenuto della casella, nell'eventuale spostamento della testina di una posizione verso destra o verso sinistra e nell'eventuale cambiamento dello stato. Quali azioni vengono effettuate a ogni passo viene determinato dalla istruzione, che supponiamo unica, che ha come prime due componenti ''s'' e ''c''; le altre tre componenti dell'istruzione forniscono nell'ordine il nuovo stato, il nuovo carattere e una richiesta di spostamento verso sinistra, nullo o verso destra. Un'evoluzione della macchina consiste in una sequenza di sue possibili "configurazioni", ogni configurazione essendo costituita dallo stato interno attuale, dal contenuto del nastro (una stringa di lunghezza finita) e dalla posizione sul nastro della testina di I/O. Nei casi più semplici l'evoluzione ad un certo punto si arresta in quanto non si trova nessuna istruzione in grado di farla proseguire. Si può avere un arresto in una configurazione "utile" dal punto di vista del problema che si vuole risolvere; in tal caso quello che si trova registrato sul nastro all'atto dell'arresto rappresenta il risultato dell'elaborazione. Si può avere però anche un arresto "inutile" che va considerato come una conclusione erronea dell'elaborazione. Va subito detto che può anche accadere che un'evoluzione non abbia mai fine (Vedi la successiva sezione e Problema della fermata). ==== Impostazione formale ==== Si definisce ''macchina di Turing deterministica a un nastro e istruzioni a cinque campi'', termine che abbreviamo con MdT1n5i, una macchina formale della seguente forma: : è un insieme finito detto ''insieme degli stati'' della macchina; è un elemento di ''S'' detto ''stato iniziale'' della ''T''; è un sottoinsieme di ''S'' detto ''insieme degli stati finali'' della ''T''; è un alfabeto finito detto ''alfabeto del nastro'' della ''T'' è un carattere dell'alfabeto ''A'' detto ''segno di casella vuota del nastro'' della T è detta ''funzione di transizione'' della macchina. Se , la corrispondente quintupla può considerarsi come l'istruzione che viene eseguita quando la macchina si trova nello stato ''s'' e la testina di I/O legge ''a'' sulla casella sulla quale è posizionata; essa comporta la transizione allo stato ''t'', la scrittura del carattere ''b'' e: * quando m = -1 lo spostamento della testina di una posizione a sinistra, * quando m = 0 nessuno spostamento della testina, * quando m = +1 lo spostamento della testina di una posizione a destra. === Ampiezza della portata e congettura di Church-Turing === L'importanza della MdT deriva dal fatto che permette di compiere ''tutte'' le elaborazioni effettuate mediante le macchine (elettroniche o meccaniche) apparse nella storia dell'umanità, incluse le elaborazioni che oggi si eseguono con le tecnologie più avanzate e gli odierni computer, e perfino le dimostrazioni matematiche che l'umanità ha raccolto nel corso della sua storia. Infatti, tutte le macchine che si conoscono possono essere ricondotte al modello estremamente semplice di Turing. Ad esempio, anche i più complessi computer odierni possono essere ricondotti a questo modello: *Innanzitutto, si individuano macchine relativamente semplici che effettuino le operazioni aritmetiche di base, e schemi di composizione di queste macchine che permettono di calcolare tutte le funzioni che hanno in ingresso numeri naturali. Queste funzioni corrispondono alle espressioni ottenute combinando come si vuole le suddette operazioni. * Quindi, si individuano versioni della MdT più ricche di risorse, che consentano di descrivere più agevolmente operazioni via via più complesse e che riguardino entità discrete dei generi più vari (numeri razionali, grafi, stringhe, espressioni simboliche di varia natura, ...), ma tutte riconducibili a numeri naturali; le elaborazioni e le entità dei tipi più vari devono essere prese in considerazione per sostenere la congettura di Church-Turing. * Proseguendo in questa direzione, si introducono MdT dotate di memorie complesse, come sequenze di nastri e memorie bidimensionali e tridimensionali, assimilabili ai dischi e alle pile di dischi; macchine che sono dotate della capacità di organizzare le istruzioni in un modo assimilabile al richiamo di un sottoprogramma come richiesto dai linguaggi di programmazione in uso. * Ulteriori arricchimenti possono includere calcoli simbolici ed elaborazioni parallele. * A questo punto si deve anche aggiungere che della MdT risulta opportuno anche considerare varianti non deterministiche, macchine formali che sono in grado di portare avanti contemporaneamente diverse elaborazioni, in numero illimitato. Queste macchine formali, a prima vista lontane da modelli di meccanismi concretamente realizzabili, possono considerarsi idealizzazioni di sistemi di computer che operano in parallelo, sistemi che la odierna tecnologia consente di realizzare abbastanza comunemente (i cosiddetti cluster). Con questo ragionamento si ottengono macchine formali che, in linea di principio, si possono ricondurre alla MdT introdotta inizialmente, ma che possono essere programmate molto più agevolmente, e soprattutto che possono essere realizzate con le tecnologie disponibili oggi. Dimostrare che una di queste macchine può risolvere un certo problema vuol dire dimostrare che anche la MdT può risolverlo. La conclusione è che tutte le computazioni effettuabili dalle macchine a noi note sono effettuabili anche dalla MdT. Una macchina che permetta di risolvere ''tutti'' i problemi risolvibili anche dalla MdT si dice "Turing-equivalente". La conclusione è che tutte le computazioni effettuabili dalla MdT sono effettuabili anche da tutte le macchine di cui si è in grado di dimostrare l'equivalenza con la MdT. Quindi, l'importanza della MdT è duplice: non solo è il modello teorico di macchina più "potente" che si conosca, ma può essere usato anche per verificare la potenza di nuovi modelli teorici. È possibile dimostrare l'equivalenza con la MdT anche servendosi di un modello più semplice e che si sa già essere Turing-equivalente. Ciò permette di riutilizzare facilmente, per un certo modello di macchina, i risultati teorici ottenuti per altri modelli di macchina. Inoltre, la MdT e gli altri modelli possono essere usati per dimostrare le capacità computazionali dei linguaggi di programmazione (in quanto vengono dimostrate le capacità delle rispettive macchine astratte). Tutte queste considerazioni rendono ragionevole sostenere la congettura di Church-Turing. Tuttavia, esse riguardano la calcolabilità degli algoritmi, e non la loro trattabilità: macchine equivalenti sono realizzate in modo diverso, e quindi possono eseguire la stessa computazione con un diverso numero di passi o dispendio di risorse (memoria, tempo, e altre). Ad esempio, un calcolo che un odierno computer esegue in pochi secondi richiederebbe un numero enorme di passi se eseguito su un meccanismo dotato di dispositivi operativi estremamente semplici come quelli della MdT. In sintesi, macchine diverse possono risolvere gli stessi problemi con programmi che hanno una diversa complessità computazionale. === Il problema dell'arresto e la sua indecidibilità === In talune circostanze può essere utile considerare una MdT che presenta un'evoluzione illimitata (infatti si considerano infinite le risorse di spazio e tempo a disposizione della macchina). Ad esempio interessa far procedere "illimitatamente" (cioè "quanto risulta utile") una MdT che genera gli elementi di una successione di oggetti (ad es. i successivi numeri primi, o i successivi numeri di Mersenne, o le successive cifre decimali di un numero irrazionale come pi greco). In altri casi invece un'evoluzione illimitata di una MdT è considerata un insuccesso. Quando si vuole che una MdT ricerchi in un insieme numerabile un elemento con determinate caratteristiche ed essa procede nella ricerca senza fornire alcuna indicazione, ci si trova in una situazione decisamente insoddisfacente: non si sa se interrompere un'elaborazione inutile oppure attendere ancora un risultato che potrebbe essere fornito dopo un ulteriore lavoro in tempi accettabili. È dunque importante poter stabilire se una MdT, o un altro sistema formale equivalente ("lambda-calcolo" di Church, ad es.), quando le si sottopone una stringa (di dati) si arresti o meno. Questo è detto ''problema della fermata'' o ''problema dell'arresto'' della macchina di Turing. Si trovano casi nei quali si dimostra o si verifica che si ha l'arresto, casi per i quali si dimostra che l'evoluzione non si arresta ma potrebbe procedere all'infinito e casi per i quali non si sa dare risposta. Sembra ragionevole cercare un procedimento generale per decidere uno di questi problemi. Dato che le MdT si rivelano in grado di risolvere tutti i problemi che si sanno risolvere con gli altri procedimenti noti, è sensato chiedersi se esiste una macchina di Turing in grado di decidere per una qualsiasi coppia (M, d) costituita da una MdT M e da una stringa di dati d se, quando si fornisce d a M, questa si evolve fino ad arrestarsi o meno. Questa richiesta è resa ancor più significativa dall'esistenza, dimostrata dallo stesso Turing, di una cosiddetta macchina di Turing universale, macchina in grado di simulare qualsiasi evoluzione di qualsiasi MdT (anche le evoluzioni di se stessa!). Ebbene Turing ha dimostrato che la macchina di Turing universale non è in grado di decidere in ogni caso il problema dell'arresto. Quindi nessuna macchina di Turing può farlo. Questo risultato negativo si esprime dicendo che il problema dell'arresto è ''Turing-indecidibile''. Se si accetta la congettura di Church-Turing sulla portata della macchina di Turing, si conclude che il problema dell'arresto della macchina di Turing è indecidibile. Questo risultato negativo costituisce un limite per tutti i meccanismi computazionali; esso costituisce un risultato limitativo di grande importanza generale e per lo studio degli algoritmi. L'importanza generale dipende dal fatto che ogni procedimento dimostrativo automatico si trova equivalente a una computazione che può effettuarsi con una macchina di Turing. Va posto in rilievo che la Turing-indecidibilità del problema dell'arresto si dimostra equivalente al teorema di incompletezza di Gödel, il primo fondamentale risultato limitativo per la matematica. Si trova inoltre nello studio degli algoritmi e della loro complessità che dalla indecidibilità dell'arresto si deducono abbastanza agevolmente molti altri risultati limitativi. === Macchina computazionale === Babbage in mostra al Museo della scienza di Londra. La nozione di "macchina computazionale" ha un'origine precedente ai lavori di Turing, Robin Gandy (1919–1995) - studente di Alan Turing (1912–1954) e successivamente amico per tutta la vita - ne tracciò la discendenza a partire da Charles Babbage (1834). Ecco come descrive la "''Teoria di Babbage''": ''That the whole of development and operations of analysis are now capable of being executed by machinery''. ''(Così l'intero modo di sviluppare e di fare operazioni di analisi può essere eseguito da una macchina.)'' L'analisi di Gandy della macchina analitica di Babbage ricava le seguenti operazioni: # ''The arithmetic functions +, −, ×, where − indicates "proper" subtraction: x − y = 0 if y ≥ x.'' # ''Any sequence of operations is an operation.'' # ''Iteration of an operation (repeating n times an operation P).'' # ''Conditional iteration (repeating n times an operation P conditional on the "success" of test T).'' # ''Conditional transfer (i.e. conditional "goto").'' ossia #''Le funzioni aritmetiche +, −, ×, dove − indica la sottrazione "in senso proprio": x − y = 0 se y ≥ x.'' #''Una qualunque sequenza di operazioni è un'operazione.'' #''L'iterazione di un'operazione (ripetere un'operazione P un certo numero di volte).'' #''L'iterazione condizionata (ripetere più volte un'operazione P condizionata dal "successo" del test T).'' #''Il trasferimento condizionato (i.e. "goto" condizionato).'' Gandy sostiene che "le funzioni che possono essere calcolate da (1), (2) e (4) sono precisamente quelle calcolate da Turing.". Cita inoltre altre "macchine di calcolo universale", incluse quelle di Percy Ludgate (1909), Leonardo Torres y Quevedo (1914), Maurice d'Ocagne (1922), Louis Couffignal (1933), Vannevar Bush (1936), Howard Aiken (1937). Costante fondamentale è programmare un numero fisso di sequenze di operazioni aritmetiche (anche se le importanti caratteristiche di interazione condizionata e trasferimento condizionato per la teoria di calcolo di una macchina non sono universalmente riconosciute). === Il problema della decisione (Entscheidungsproblem): la decima questione di Hilbert === Nonostante il valore delle questioni poste dal famoso matematico David Hilbert nel 1900 sia innegabile, bisogna considerare che un aspetto del decimo dei problemi che pose andò alla deriva per almeno trent'anni senza essere impostato in maniera precisa. Segue la formulazione originale di Hilbert per il decimo problema:'''''10. Determination of the solvability of a Diophantine equation'''. Given a Diophantine equation with any number of unknown quantities and with rational integral coefficients: To devise a process according to which it can be determined in a finite number of operations whether the equation is solvable in rational integers. The Entscheidungsproblem decision problem for first-order logic is solved when we know a procedure that allows for any given logical expression to decide by finitely many operations its validity or satisfiability... The Entscheidungsproblem must be considered the main problem of mathematical logic.'' ''(10. Determinazione della risolvibilità di un'equazione diofantea. Data un'equazione diofantea in qualsiasi numero d'incognite e a coefficienti interi razionali: ideare un procedimento per mezzo del quale si possa stabilire, in un numero finito di operazioni, se l'equazione sia risolubile negli interi razionali. L'Entscheidungsproblem (problema della decisione per la logica del primo ordine) è risolto quando si arriva ad una procedura che permette di decidere attraverso un numero finito di espressioni la validità o soddisfabilità per qualunque espressione logica fornita. (...) L'Entscheidungsproblem dev'essere considerato il problema principale della logica matematica (...)).'' Già nel 1922 questa nozione di ''Entscheidungsproblem'' venne sviluppata da H. Behmann:''(...) most general form of the Entscheidungsproblem is as follows:'' ''A quite definite generally applicable prescription is required which will allow one to decide in a finite number of steps the truth or falsity of a given purely logical assertion...'' ''Behmann remarks that... the general problem is equivalent to the problem of deciding which mathematical propositions are true.'' ''If one were able to solve the Entscheidungsproblem then one would have a "procedure for solving many (or even all) mathematical problems".'' ''((...) segue la formula più generale dell'Entscheidungsproblem: È richiesta una prescrizione abbastanza definita, generalmente applicabile, tale da consentirci di decidere in un numero finito di passaggi verità o falsità di una data asserzione puramente logica. Behmann osserva: (...) il problema generale coincide con il problema di decidere quali proposizioni matematiche sono vere. (...) Se qualcuno fosse in grado di risolvere l'Entscheidungsproblem, allora avrebbe una "procedura per risolvere la maggior parte (o addirittura tutti) i problemi matematici").'' Nel 1928 presso il congresso internazionale dei matematici, Hilbert stesso "formulò la sua questione in modo abbastanza preciso. Primo, se la matematica sia completa, (...) secondo se sia consistente, (...) terzo se sia decidibile" (Hodges). Alle prime due domande rispose Kurt Gödel nel 1930 (nello stesso convegno in cui Hilbert pronunciò il suo discorso di commiato); il terzo - l'Entscheidungsproblem - dovette aspettare fino alla metà degli anni '30. Il problema stava nel fatto che una risposta richiedeva una definizione precisa di "''prescrizione definita generalmente applicabile''", o, come verrà chiamata dal professor Alonzo Church di Princeton, "calcolabilità effettiva", e nel 1928 non ne esisteva alcuna. Tuttavia negli anni successivi Emil Post sviluppò una definizione per "un lavoratore in grado di spostarsi tra postazioni differenti, scrivendo e cancellando segni secondo una lista di istruzioni" (1936), ed analogamente fecero Church e alcuni suoi allievi (Stephen Kleene e J. B. Rosser) con il lambda calcolo e la teoria di Gödel sulle funzioni ricorsive primitive (1934). La relazione di Church (pubblicata nell'aprile del 1936) risolveva l'Entscheidungsproblem mostrandone l'indecidibilità, battendo sul tempo Turing (la cui teoria venne formulata nel maggio del 1936 ma pubblicata solo nel 1937). (Nel frattempo anche Post lavorò sul tema, collocandosi però nell'autunno del 1936, quindi successivamente a Turing). Il lavoro di Turing tuttavia si discosta nettamente dai lavori di Church e di Post, essendo caratterizzato dalla costruzione diretta di un'argomentazione che partiva dai principi fondativi della questione (Hodges). === La macchina di Alan Turing === Nella primavera del 1935 Turing, da giovane studente del Master presso il King's College di Cambridge, accettò la sfida. Era stato stimolato dalle lezioni del logico Max Newman che lo introdusse al lavoro di Gödel e all'Entscheidungsproblem (problema della fermata), le ultime frontiere della conoscenza matematica. Newman impostò la questione sul concetto di "processo meccanico" come mezzo per analizzare il problema di Hilbert, una scelta fortemente criticata dalla comunità matematica inglese. Nel necrologio di Turing del 1955 Newman scrive:''To the question 'what is a "mechanical" process?' Turing returned the characteristic answer 'Something that can be done by a machine' and he embarked on the highly congenial task of analysing the general notion of a computing machine.'' ''—Gandy pag. 74 '' ''Alla domanda "che cos'è un processo meccanico?" Turing ha restituito la caratteristica risposta "Qualcosa che può essere fatto da una macchina" e ha intrapreso il compito altamente congeniale di analizzare la nozione generale di macchina informatica.''Gandy scrive:''I suppose, but do not know, that Turing, right from the start of his work, had as his goal a proof of the undecidability of the Entscheidungsproblem. He told me that the 'main idea' of the paper came to him when he was lying in Grantchester meadows in the summer of 1935. The 'main idea' might have either been his analysis of computation or his realization that there was a universal machine, and so a diagonal argument to prove unsolvability (...)'' ''— ibid., p. 76'' ''Suppongo, ma non lo so, che Turing, fin dall'inizio del suo lavoro, avesse come obiettivo quello di provare l'indecidibilità dell'Entscheidungsproblem. Mi disse che l'idea principale del documento gli venne in mente quando giaceva nei prati di Grantchester, nell'estate del 1935. L'idea principale potrebbe essere stata la sua analisi del calcolo, o la sua realizzazione che esisteva una macchina universale e quindi un argomento diagonale per dimostrarne l'insolvibilità (...)'' Il precoce interesse di Turing sulla ''macchina'' venne stimolato dalla macchina per scrivere della madre. L'idea principale di Turing fu che l'Entscheidungsproblem di Hilbert potesse essere risolto attraverso un processo meccanico da una macchina (che successivamente venne teorizzata come la TM) e anche se gli giunse come illuminazione giovanile di una grande mente, in realtà aveva radici più profonde. Turing infatti per tutta la vita aveva dimostrato interesse nelle macchine, a partire dalle riflessioni infantili sulla macchina da scrivere della madre, che cercavano di estrapolarne le caratteristiche, che la determinavano appunto come ''macchina''. La sua tesi di dottorato, intitolata "''Systems of Logic Based on Ordinals''", contiene la seguente definizione di una "funzione calcolabile":''It was stated above that 'a function is effectively calculable if its values can be found by some purely mechanical process'. We may take this statement literally, understanding by a purely mechanical process one which could be carried out by a machine. It is possible to give a mathematical description, in a certain normal form, of the structures of these machines. The development of these ideas leads to the author's definition of a computable function, and to an identification of computability with effective calculability. It is not difficult, though somewhat laborious, to prove that these three definitions the 3rd is the λ-calculus are equivalent.'' ''— Turing (1939) in The Undecidable'' ''È stato affermato in precedenza che "una funzione è effettivamente calcolabile se i suoi valori possono essere determinati mediante un processo puramente meccanico". Possiamo prendere questa affermazione alla lettera, intendendo per "processo puramente meccanico" quello che potrebbe essere eseguito da una macchina. È possibile fornire una descrizione matematica, in una certa forma normale, delle strutture di queste macchine. Lo sviluppo di queste idee porta alla definizione dell'autore di funzione calcolabile e all'identificazione del concetto di calcolabilità con quello di calcolabilità effettiva. Non è difficile, anche se un po' laborioso, dimostrare che queste tre definizioni la terza è il λ-calcolo sono equivalenti.''Quando Turing tornò in Inghilterra, dopo un periodo di formazione presso il college di Princeton, venne impiegato in ambito bellico dal governo inglese per infrangere i codici segreti tedeschi creati dalla macchina crittografica Enigma. Venne poi coinvolto nella progettazione dell'ACE (Automatic Computing Engine): ''"la proposta ACE di Turing era effettivamente autonoma e le sue radici non risiedevano nell'EDVAC l'iniziativa degli Stati Uniti, ma nella sua stessa macchina universale"'' (Hodges). Continuando così a sviluppare gli argomenti sull'origine e la natura di ciò che è stato nominato da Kleene (1952) la "tesi di Turing". Ma ciò che Turing ''dimostrò'' con il suo modello di macchina computazionale apparve in forma definitiva solo nel suo articolo "''On Computable Numbers, with a Application to the Entscheidungsproblem''" (1937). In questo scritto infatti, per la prima volta concettualizza quella che diventerà la macchina di Turing:''that the Hilbert Entscheidungsproblem can have no solution... I propose therefore to show that there can be no general process for determining whether a given formula U of the functional calculus K is provable, i.e. that there can be no machine which, supplied with any one U of these formulae, will eventually say whether U is provable.'' ''— The Undecidable'' ''che il "problema della fermata" di Hilbert non può avere soluzione... Propongo, quindi, di mostrare che non può esserci un processo generale per determinare se una data formula U del calcolo funzionale K è dimostrabile, cioè che non può esserci nessuna macchina a cui, data in ingresso una qualsiasi U di queste formule, alla fine dirà se U è dimostrabile.'' === 1937–1970: Il "computer digitale", la nascita dell'"informatica" === Nel 1937 a Princeton, mentre stava lavorando alla sua tesi di dottorato, Turing costruì dal principio un moltiplicatore elettrico, realizzando i propri trasmettitori elettromeccanici. "Il compito di Alan era quello di incarnare la progettazione logica di una macchina Turing in una rete di trasmettitori azionati a interruttori...". Mentre Turing all'inizio sembrava essere solamente curioso, altri stavano andando nella stessa direzione sia in Germania (Konrad Zuse, 1938), che negli Stati Uniti (Howard Aiken e George Stibitz, 1937); i frutti delle loro fatiche furono usati dai militari dell'Asse e degli Alleati nella seconda guerra mondiale. Nella prima metà degli anni '50 Hao Wang e Marvin Minsky ridussero la macchina Turing a una forma più semplice (un precursore della macchina sviluppata poi da Martin Davis); contemporaneamente anche i ricercatori europei stavano riducendo il nuovo computer elettronico a un oggetto teorico simile a quello che veniva chiamata "macchina di Turing". Alla fine degli anni '50 e all'inizio degli anni '60, gli sviluppi paralleli e coincidenti di Melzak e Lambek (1961), Minsky (1961) e Shepherdson e Sturgis (1961) portarono avanti il lavoro europeo e ridussero la macchina di Turing a un computer più intuitivo, simile ad un modello astratto chiamato "contatore macchina"; Elgot e Robinson (1964), Hartmanis (1971), Cook e Reckhow (1973) svilupparono ancora il progetto con la "macchina a registro" e i modelli di "macchina ad accesso casuale" — ma fondamentalmente tutti sono "macchine di Turing multi-nastro" con aggiunti set di istruzioni aritmetiche. === 1970-oggi: la macchina di Turing come modello computazionale === Oggi, le macchine per il calcolo, la registrazione e l'accesso casuale e la loro procreatrice macchina di Turing, continuano ad essere i modelli di scelta per i teorici che studiano questioni riguardanti la teoria della computazione. In particolare fa uso della macchina di Turing la teoria della complessità computazionale. In base agli oggetti da manipolare nella computazione (numeri interi non-negativi o stringhe alfa-numeriche), due modelli hanno ottenuto una posizione dominante nella teoria basata sulle macchine complessa: la TM multinastro off-line e la RAM (''random access machine)'' di Cook e Reckhow anche se quest'ultima assume un ruolo principale solamente nelle aree relative all'analisi degli algoritmi. In questo paragrafo le maggiori varianti della MdT definita in precedenza vengono presentate in termini discorsivi, lasciando ad articoli specifici le considerazioni più precise e complete. === Macchina di Turing multinastro === La MdT con più nastri differisce dalla classica sostanzialmente per il tipo della funzione di transizione; questa nel caso dei 3 nastri ha la forma :. Questa funzione si fa dipendere dalla transizione da quanto viene letto sulle caselle su cui si trovano le testine relative ai diversi nastri e stabilisce quali caratteri devono essere modificati sui vari nastri e come si devono eventualmente spostare le testine. È abbastanza evidente come questa macchina sia più semplice da usare della classica. Ad es. con essa si possono agevolmente copiare stringhe da un nastro all'altro e con porzioni di nastro si possono rendere disponibili sequenze di memorie indirizzabili abbastanza agevolmente. Con una macchina a tre nastri si può implementare molto facilmente un'operazione aritmetica come la somma di due numeri espressi mediante cifre decimali. Similmente e con gli opportuni accorgimenti e con l'uso di altri opportuni registri, lo si può intuire, si riescono a implementare altre operazioni aritmetiche o su entità discrete. Per dimostrare che una macchina a più nastri P ha la stessa portata di quelle ad un solo nastro si tratta di individuare una di queste, denotiamola M che consente di simularne le evoluzioni. Questa simulazione viene effettuata simulando su un solo nastro della M i molti nastri della P. Si possono avere configurazioni della M che simulano configurazioni della P utilizzando scritture particolari che separano le aree nelle quali sono riprodotti i diversi nastri della P e segnalano le posizioni sulle quali si trovano le varie testine di I/O. A ciascun passo della P si fa corrispondere una serie di passi della M con i quali si sistemano i vari nastri e le posizioni delle relative testine. Si può capire come con un gran numero di spostamenti e di cambiamenti di stato si possono simulare le mosse della P. === Macchina di Turing con memoria bidimensionale === Consente di simulare abbastanza facilmente macchine a più nastri e di effettuare elaborazioni grafiche. Ulteriori varianti possono servirsi di memorie tridimensionali e simili. === Macchina di Turing non deterministica === La macchina di Turing non deterministica si distingue da quella deterministica definita in precedenza per il fatto che, in presenza di un determinato stato e di un determinato carattere letto, essa permette più transizioni. ==== Definizione ==== Una macchina di Turing non deterministica T, con grado di non determinismo n, è così definita: : dove le sole differenze rispetto alla definizione iniziale riguardano la presenza dell'intero ''n'' e il genere della funzione di transizione: : Le sue configurazioni consistono quindi di insiemi finiti di configurazioni deterministiche, la cui cardinalità potrebbe crescere illimitatamente con il procedere di un'evoluzione. Le computazioni che essa è in grado di svolgere sono descrivibili come insiemi di computazioni sviluppati da repliche della MdT deterministica, repliche che potrebbero rendersi necessarie ad ogni passo dell'evoluzione. Si osserva che questa richiesta oggi non dovrebbe affatto stupire, in quanto realizzabile con le tecniche dei computer collegati in rete ed effettivamente realizzata nella prassi delle elaborazioni distribuite. ==== Equivalenza con la MdT classica ==== Dato che ogni macchina deterministica si può considerare una particolare macchina non deterministica, si tratta di dimostrare che con una macchina deterministica M si riesce a simulare il comportamento di una macchina non deterministica N. Più precisamente supponiamo che N sia una macchina ad un nastro e che la M sia una macchina che dispone di una memoria bidimensionale, memoria assimilabile alla disponibilità di più nastri il cui numero sia aumentabile. La macchina M riesce a simulare con ciascuno dei suoi stati gli stati multipli della macchina N e con i suoi molti nastri i singoli nastri replicati della N. Ad ogni passo della N la M fa corrispondere una serie di passi con i quali fa evolvere i diversi nastri che rappresenta nella sua memoria bidimensionale e, in corrispondenza a una transizione non deterministica di molteplicità k, replica il nastro interessato trasformandolo nei k nastri richiesti. In questo modo si vede come la macchina M possa simulare la N. Si osserva che alcuni singoli passi della macchina non deterministica richiedono un gran numero di passi e di appositi stati della deterministica. '''Equivalenza tra MdT a k nastri e MdT ad un nastro''' La capacità computazionale di una MdT non dipende dal numero di nastri che essa utilizza; questo è possibile dimostrarlo attraverso la simulazione. Indichiamo con Tk la macchina di Turing a k nastri e con T quella ad un nastro. Scriviamo l'input della macchina Tk sulla macchina T ovviamente un simbolo per ogni cella, quando la macchina T leggerà il primo simbolo essa per eseguire una quintupla della macchina Tk avrà bisogno di leggere k caratteri ricordando ogni volta il k-esimo carattere letto; verificato che la quintupla può essere eseguita a questo punto riporterà indietro la testina di k celle e può procedere all'esecuzione della quintupla sovrascrivendo i k caratteri; a questo punto la testina si troverà sulla cella contenente l'ultimo carattere scritto. Gli ultimi passaggi da eseguire sono il cambio di stato interno e il movimento della testina. È facile notare come l'insieme degli stati di T ha cardinalità maggiore rispetto all'insieme degli stati di Tk. === Macchine di Turing semplificate === Le macchine di Turing possono essere ulteriormente semplificate, senza perdita di portata computazionale. Le semplificazioni possibili sono (non attuabili contemporaneamente): # nastro illimitato solo in una direzione; # alfabeto di soli due caratteri, uno dei quali il simbolo blank; # solo due stati. La dimostrazione dell'equivalenza con la macchina definita inizialmente con quelle con le caratteristiche 2 e 3 costituiscono il primo teorema di Shannon. Un ulteriore modello semplificato di MdT è quello di avere tre MdT che compiono operazioni elementari (scrittura del carattere 1, scrittura del simbolo blank, spostamento della testina a destra, spostamento a sinistra, nessuna operazione) e ottenere da queste una nuova MdT tramite composizione per diramazione. === Macchina di Turing universale === La Macchina di Turing universale è quella che calcola la funzione u, che a sua volta è in grado di simulare il comportamento di qualunque macchina di Turing. La funzione u prende in input una codifica della macchina M che si voglia eseguire (ovvero un numero che una volta decodificato fornisca il codice di M) e una codifica dei parametri iniziali ad M. La macchina di Turing, nonostante sia una "macchina astrattamente definita", è un ottimo modello per descrivere le macchine reali. In seguito alcune argomentazioni: # Tutto ciò che un computer reale può computare, lo può fare anche una TM. Per esempio: "Una macchina di Turing può simulare ogni tipo di subroutine trovato nei linguaggi di programmazione, incluse procedure ricorsive e ognuno dei parametri di passaggio del meccanismo conosciuti" (''Hopcroft and Ullman'''')''. Anche un automa a stati finiti (FSA) sufficientemente capiente può imitare ogni computer reale, trascurando l'IO. Perciò, uno statuto sulle limitazioni della macchina di Turing sarebbe applicato anche ai computer reali. # La differenza sta solo nella capacità di una TM di manipolare una quantità illimitata di dati. Comunque, dato un tempo finito, una TM (come una macchina reale) può processare una quantità finita di dati. # Come una TM, una macchina reale può allargare il suo spazio di archiviazione secondo necessità, acquisendo dischi aggiuntivi o altri sistemi di archiviazione. # Le descrizioni di programmi per macchine reali, usando semplici modelli astratti, sono spesso molto più complesse di descrizioni ottenute usando la macchina di Turing. Per esempio, una TM può assumere poche centinaia di stadi descrivendo un algoritmo, mentre un automa a stati finiti deterministico (DFA) equivalente ne fornirebbe quadrillioni partendo da una macchina reale data. Questo rende le rappresentazioni del DFA impossibili da analizzare. # Le macchine di Turing descrivono algoritmi indipendentemente da quanta memoria utilizzano. Ogni macchina corrente possiede dei limiti di memoria contenuta, ma questi limiti possono essere ampliati nel tempo arbitrariamente. Le macchine di Turing ci permettono di produrre enunciati sugli algoritmi che (teoricamente) avranno valore eterno, indipendentemente da evoluzioni nell'architettura convenzionale della meccanica dei computer. # Le TM semplificano i postulati degli algoritmi. Infatti algoritmi che girano su una macchina Turing-equivalente astratta sono generalmente più astratti delle loro controparti su macchine reali, perché hanno una precisione arbitraria delle tipologie di dati possibili e non devono mai tener conto di condizioni impreviste (inclusi, ma non solo, casi di memoria limitata).
Mano della Gloria
Una mano della gloria su un caminetto, in un dettaglio dell'incisione artistica ''L'anziano Saint Jacob in visita al mago Hermogenes'' , di Pieter van der Heyden. La cosiddetta '''Mano della Gloria''' o '''Mano di Gloria''' è un oggetto magico costituito dalla mano di un impiccato disseccata e conservata in salamoia.
Mano della Gloria, Whitby Museum (Inghilterra) Secondo vecchie credenze europee, costruendo una candela con il grasso di un malfattore finito sulla forca o con il dito di un bambino nato morto, accendendo la candela e infilandola nella Mano della Gloria come un candeliere, la Mano avrebbe paralizzato tutti coloro a cui fosse mostrata. Per questo motivo, sin dall'antica Grecia, veniva talvolta usata dai ladri che intendevano derubare una casa. Nel XVII secolo alcune donne incinte venivano uccise dai ladri per sottrarre loro il feto e fabbricare queste candele. Viene spesso confusa con il leggendario Sigillum Emeth, creato dal famoso alchimista John Dee (1527-1608), ma si tratta di un normale sigillo in forma di pendaglio, che non ha nulla a che vedere con la Mano della Gloria. * La Mano della Gloria è anche il manufatto mistico intorno a cui ruotano le vicende de ''Gli Invisibili'', fumetto scritto dallo scozzese Grant Morrison e disegnato da vari autori (tra gli altri Phil Jimenez). * Con un utilizzo un po' differente, la Mano della Gloria è stata usata anche da J. K. Rowling nei libri ''Harry Potter e la camera dei segreti'' e ''Harry Potter e il principe mezzosangue''; quest'oggetto fa luce solamente a chi la regge in mano. * La Mano della Gloria viene nominata nella serie giapponese a fumetti ''Ghost Sweeper Mikami'': Tadao Yokoshima, l'aiutante della protagonista, chiama così un potere focalizzato sulla propria mano. * La Mano della Gloria è un oggetto magico del gioco di ruolo ''Dungeons & Dragons'' che consente di lanciare incantesimi e di usufruire dei poteri magici di un anello magico infilato su un suo dito. * Le Mani della Gloria sono citate nel romanzo "Shadowhunters: signora della mezzanotte" facente parte della serie "The Dark Artificies" ideata dalla scrittrice Cassandra Claire, nello specifico caso le Mani della Gloria vengono utilizzate per compiere un rituale magico di negromanzia. * "La Mano di Gloria" è il titolo di un album del gruppo neo-folk italiano "Ianva". * La Mano della Gloria appare anche nell'episodio 3x13 della serie TV ''The Originals''. Nella serie la Mano della Gloria è una candela la cui fiamma apre un portale per il mondo dei morti. * La Mano della Gloria appare anche nell'episodio 1x3 della serie TV ''Constantine'' per riportare in vita un vecchio amico del protagonista.
Monteroni d'Arbia
'''Monteroni d'Arbia''' è un comune italiano di abitanti della Provincia di Siena in Toscana. Sorge a circa da Siena.
=== Territorio === * Diffusività atmosferica: media, Ibimet CNR 2002 Monteroni d'Arbia sorge a sud di Siena. All'esterno del paese scorre il torrente chiamato Arbia, che dà il nome al paese e alla valle, val d'Arbia. === Clima === Dati: + Monteroni d'Arbia Biena Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic T. max. media (°C) 10,5 11,7 15,0 19,2 23,7 27,7 31,4 31,3 27,6 21,8 15,7 11,3 T. min. media (°C) -0,3 0,5 2,6 5,4 8,8 11,9 14,4 13,9 11,0 7,4 3,6 0,4 La costituzione del Comune è avvenuta nel 1810, durante il periodo napoleonico, a seguito delle decisioni prese dalla Giunta Straordinaria del governo della Toscana. Fino a quel momento il territorio faceva parte della podesteria di Buonconvento. Il nome deriva da una delle colline che domina il paese, chiamata appunto Monte Roni, e dal fatto che vi scorre il fiume Arbia. Lo studioso di toponomastica storica medievale Gaetano Barbarulo, che ha studiato la forma Tirone/ Monterone, presente in gran parte del territorio italiano fa derivare Monteroni da un composto di monte, derivato dal latino mons, e tirone, esito del latino tardo toro-onis, vocabolo dal significato di "altura". L'apparente duplicazione si spiegherebbe con una perdita di coscienza in età medievale del significato originario del vocabolo tirone, che avrebbe acquisito la valenza di nome proprio e si sarebbe così sentita l'esigenza di anteporgli il nome comune "monte". Il poeta Dante Alighieri nel X canto della Divina Commedia ricordando la cruenta battaglia di Montaperti Cita "lo strazio e il grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso". === Architetture religiose === ==== Chiese parrocchiali ==== Pieve di San Giovanni Battista a Corsano *Pieve dei Santi Giusto e Donato *Pieve di San Giovanni Battista a Ville di Corsano *Pieve di San Giovanni Battista a Lucignano d'Arbia *Chiesa di San Michele Arcangelo a Ponte a Tressa *Chiesa della Santa Famiglia a Ponte d'Arbia ==== Chiese minori ==== *Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo a Cuna *Chiesa di Sant'Albano a Quinciano *Chiesa di San Pietro Apostolo a Radi *Chiesa di San Giacomo Apostolo, in località Mugnano *Chiesa di Sant'Angelo, in località Ponzano *Chiesa di San Fabiano, in località San Fabiano *Chiesa di Santo Stefano, in località Sovignano *Chiesa di San Bartolomeo alle Stine *Chiesa di Sant'Agostino alla Sorra ==== Cappelle ==== *Cappella di Santa Caterina alle Ruote a Lucignano d'Arbia *Cappella Pieri Nerli a Quinciano *Oratorio di Barottoli, in località Barottoli *Cappella del Beato Franco, in località Grotti *Cappella di Santa Lucia al Colle, presso Villa Il Colle *Cappella di Casa al Bosco *Cappella di Villa Bichi Ruspoli Forteguerri *Cappella della Villa di Corsano *Cappella di Santa Margherita alla Selva ==== Altri edifici sacri ==== *Canonica di San Giovanni Battista a Lucignano d'Arbia Paesaggio delle Crete Senesi === Architetture civili === Villa Il Colle *Palazzo Comunale *Palazzo Giovannelli *Mulino di Monteroni d'Arbia *Palazzo del Vicariato a Lucignano d'Arbia *Palazzo Landi Bruchi a Lucignano d'Arbia *Palazzo Landi Newton a Lucignano d'Arbia *Palazzo Landi Riccomanni a Lucignano d'Arbia *Fontana Landi a Lucignano d'Arbia *Casa Franchi a Grotti *Villa di Barottoli *Villa Bichi Ruspoli Forteguerri o villa di Radi *Villa Il Colle *Villa di Corsano *Villa di Curiano *Villa di Monterosi *Villa Sant'Alberto *Villa di Suvignano === Architetture militari === *Castello di Cuna *Castello di Grotti *Castello di Poggio ai Frati *Castello di Radi *Castello di Saltennano *Castello di San Fabiano *Castello di Sant'Ansano *Mura di Lucignano d'Arbia *Castello della Selva a Ville di Corsano *Castello delle Stine *Torre delle Ville di Corsano === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: * Serbia 252 2,94% * Albania 182 2,12% * Montenegro 141 1,64% * Romania 98 1,14% === Frazioni === La frazione di Radi (Radi di creta) Fanno parte del comune di Monteroni d'Arbia, ad eccezione del capoluogo, le seguenti frazioni: * Cuna (, 99 ab.) * Lucignano d'Arbia (, 127 ab.) * Ponte a Tressa (, 950 ab.) * Ponte d'Arbia (, 469 ab.) * Quinciano (, 17 ab.) * Radi (, 16 ab.) * Ville di Corsano (, 341 ab.) === Altre località del territorio === Tra le numerose località che compongono il territorio comunale di Monteroni d'Arbia sono da ricordare: Barottoli, Casa al Bosco, Curiano, Grotti, Grotti Alto, More di Cuna, Mugnano, Ponzano, Saltennano, San Fabiano, Suvignano, Stine. === Strade === La Ss2 Cassia costruita 2200 anni fa dal Console Romano Cassius, attraversa il Centro Storico, ove si trovano il Comune, il Mulino, i negozi ed i ristoranti. La Nuova Cassia in sopraelevata passa fuori dal centro storico dalla rotonda di Lucignano d'Arbia fino a dopo l'Hotel More di Cuna. Da anni è in costruzione il prolungamento della Nuova Cassia fino a Monsindoli per ricollegarla alla Grande viabilità verso Grosseto e verso Firenze. Infine è in progetto la pista ciclabile da Siena, località Due Ponti, fino a Lucignano d'Arbia. === Ferrovie === *Stazione di Monteroni d'Arbia *Stazione di Ponte a Tressa *Ferrovia Siena-Grosseto Prima della loro chiusura, il comune di Monteroni poteva contare anche sulle stazioni ferroviarie di Ponte d'Arbia, Lucignano, Monteroni sud e Cuna. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. === Gemellaggi === Monteroni d'Arbia è gemellato con: * * === Calcio === Le principali squadre di calcio della città sono il Mazzola Valdarbia e l'U.S. Ponte D'Arbia; la prima milita nel girone C toscano di Promozione. mentre la seconda milita nel girone F di Prima Categoria. Nel territorio comunale, nella tenuta di Bagnaia, sorge un Golf Club con percorso 18 buche.
Mare Adriatico
Il '''mare Adriatico''' è l'articolazione del mar Mediterraneo orientale situata tra la penisola italiana e la penisola balcanica; suddiviso in Alto Adriatico, Medio Adriatico e Basso Adriatico, bagna sei Paesi: Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Albania, confinando a sud-est con il Mar Ionio.
=== Etimologia === La maggioranza degli storici concorda che il nome Adriatico derivi dalla città di Adria, già veneta ed etrusca, quindi colonia siracusana, che per i greci era considerata l'estremità settentrionale dell'Adriatico, il cui nome verrebbe così a significare "mare che termina ad Adria". Adria era allora terminale di importanti vie carovaniere che scendevano dal Baltico, attraverso il Brennero, e dal Mar Nero attraverso il Danubio e la Drava, mettendo in comunicazione commerciale l'area mediterranea con tali regioni e permettendo gli scambi di ambra, stagno e argento. Un canale artificiale (la Filistina) collegava già allora Adria con la laguna di Venezia e da lì permetteva di risalire tramite protetta navigazione endo-lagunare fino alle risorgive del Timavo (''caput Adriae'') I Greci diedero quindi il nome di ''Adrias Kolpos'' (golfo di Adria) inizialmente alla parte settentrionale del mare (dalla foce del fiume Po al golfo del Quarnaro), poi gradualmente il nome venne esteso per tutta la sua lunghezza, dal ''caput Adriae'' fino al canale d'Otranto. Quando i Romani conquistarono il Nord Italia alla fine del III secolo a.C., il nome si era già consolidato. Lo storico longobardo Paolo Diacono riporta tuttavia che il nome del mare Adriatico derivi da quello della città abruzzese di Atri (anticamente Hadria e poi Hatria), che per i Romani era punto di arrivo di uno dei principali itinerari tra Roma e l'Adriatico. Altre fonti testimoniano invece un’origine siculo-illirica e così anche il nome di persona che ne è derivato, Adriano: entrambi i nomi hanno la comune origine dal Dio Adranòs, in lingua sicula Hatranus. Secondo Varrone (116-27 a.C.), la parola Adria deriverebbe dall'etrusco ''atrium'', giorno/luce/est, ad indicare la posizione ad oriente del mare e della città di Adria, abitata dagli ''Atriates Tusci'' (etruschi orientali - civiltà post-villanoviana con centro a Felsina), rispetto all'Etruria. Il nome del mare Adriatico conserva la stessa radice etimologica in tutte le lingue dei popoli che vi si affacciano: ''Jadransko morje'' in sloveno ''Jadransko more''/''Јадранско море'' in croato, bosniaco e montenegrino (secondo alcuni tale parola farebbe invece riferimento al nome latino della città di Zara, ''Iadera'', ma ciò non è possibile secondo l'evoluzione fonologica) e ''Deti Adriatik'' in albanese. === I Micenei in Adriatico === Frammento di vaso miceneo, trovato ad Ancona. I primi navigatori a frequentare l'Adriatico furono i Micenei. Questa antica frequentazione è testimoniata dai ritrovamenti di reperti micenei, che in questo mare sono tipici solo di un numero limitato di siti, elencati di seguito. Luoghi legati al mito di Diomede e ritrovamenti micenei. Colonie greche in Adriatico (in rosso quelle siracusane) Golfo di Trieste: Barcolana Golfo di Venezia: Laguna veneta Riviera Romagnola dal promontorio di Gabicce Monte Sulla costa adriatica italiana: * nella zona del Delta del Po: a Frattesina, sul Po di Adria, un antico ramo deltizio del Po, a Legnago, lungo il tratto finale del fiume Adige, e a Torcello, nella laguna veneta; * nelle Marche: ad Ancona, a Treazzano di Monsanpolo, presso la foce del fiume Tronto, e a Cisterna di Tolentino; * in Puglia: nella Grotta di Manacore e a Coppa Nevigata (nei pressi di Siponto), sul Gargano, a Roca Vecchia (si può ricordare anche una località pugliese sullo Ionio: lo Scoglio del Tonno, nei pressi di Taranto); * sulla costa dalmata: a Capo San Niccolò e nell'isola di Brazza; * nelle isole di Pelagosa. Questi ritrovamenti testimoniano i percorsi delle antiche rotte adriatiche micenee. Esiste una singolare sovrapposizione tra il ritrovamento di frammenti micenei ed il culto adriatico di Diomede; esso è testimoniato infatti: * nella Venezia Giulia alle foci del Timavo e a Pola; * nella zona del Delta del Po ad Adria e a Spina; * nelle Marche ad Ancona; * nelle Isole Tremiti e nelle Isole di Pelagosa (i due arcipelaghi erano chiamati nel loro complesso ''Insulae Diomedeae''); * in diverse città della Puglia: a Siponto, San Severo, Arpi, Canosa, Andria, Brindisi; * nei territori circostanti la Puglia: a Vasto, Venafro, Ariano Irpino, Benevento, Venosa; * in Dalmazia a Capo San Niccolò, chiamato in antichità ''promuntorium Diomedis''. Come si può notare effettuando un confronto tra i siti dei ritrovamenti micenei e i luoghi di culto di Diomede, essi a volte coincidono; questa coincidenza non è certo casuale, ma mostra che tale culto è stato diffuso proprio dai navigatori provenienti dalla Grecia, in un'epoca di poco più tarda rispetto alla Guerra di Troia, ossia intorno al XIII secolo a.C., al tempo della diaspora micenea (tardo elladico). Il culto di Diomede potrebbe poi essere stato rivitalizzato in occasione della politica adriatica del tiranno siracusano Dionisio il grande. Nel IV secolo a.C. infatti, egli valorizzò l'antico culto greco dell'eroe argivo per giustificare culturalmente la propria azione colonizzatrice di fronte alle popolazioni autoctone dell'Adriatico. Lo stesso fenomeno si è verificato in tutte le aree adriatiche interessate dalla politica di Dionisio il grande di Siracusa e di suo figlio. === Rotte greche in Adriatico === I Greci, come tutti i popoli antichi, praticavano la navigazione di cabotaggio ed affrontavano il mare aperto solo quando non era possibile altrimenti, scegliendo in questo caso le rotte più brevi. Le rotte di cabotaggio erano stabilite in base alla necessità di potersi riparare, durante la notte o in caso di burrasca, in porti o insenature naturali localizzate a circa un giorno di navigazione l'una dall'altra. Il Promontorio del Conero visto da Ancona Riviera del Conero: la spiaggia di San Michele vista dal Passo del Lupo. Riviera delle Palme Gli studi meno recenti ipotizzavano che i Greci percorressero un'unica rotta per risalire l'Adriatico: quella orientale, che permetteva di navigare lungo coste ricche di ripari naturali per le proprie navi. Tale rotta seguiva quindi le coste dalmate sino alla moderna città di Zara, per poi proseguire verso nord oppure attraversare il mare puntando verso il promontorio del Cònero e dirigersi infine verso l'Adriatico settentrionale. Gli studi più recenti ipotizzano anche una rotta di risalita dell'Adriatico lungo la costa occidentale, quella italiana, utilizzata principalmente dai navigatori provenienti dalla Magna Grecia diretti verso gli scali padani. Questa rotta occidentale fu probabilmente seguita anche dai navigatori rodii nel IX ed VIII secolo a.C., prima dell'apertura di quella orientale. Data la mancanza di porti naturali, come ripari occasionali erano utilizzate le foci dei fiumi, senza impiantare empori stabili. L'area del promontorio del Cònero, e quindi Ancona, era il punto di congiunzione tra le due rotte. Le rotte più antiche evitavano così ogni attraversamento di mare aperto, ed erano esclusivamente di cabotaggio, lungo le coste italiane o quelle dalmate. In quest'ultimo caso, la rotta partiva da Kòrkyra (l'odierna Corfù) e seguiva tutta l'articolatissima costa dalmata, raggiungendo la costa settentrionale dell'Adriatico per poi riscendere lungo quella occidentale. Entrambe le rotte, quella italiana e quella dalmata, risultavano problematiche, ma per fattori diversi. La costa adriatica occidentale, da Brindisi al Cònero, era considerata dai popoli antichi sfavorevole per la navigazione a causa dell'assenza di porti naturali: Tito Livio parla di ''importuosa Italiae litora'' e Strabone definisce i litorali adriatici occidentali ''alímenoi'' (), ossia "importuosi". La costa orientale dell'Adriatico, disseminata di ripari per le navi, presentava però un altro problema: le tante insenature naturali erano rifugio di pirati, che attaccavano puntualmente le navi di passaggio. Di pirati nell'Adriatico si hanno notizie già a partire dall'VIII secolo a.C.. Naturalmente, se esisteva la pirateria, ciò comporta che esistesse anche un traffico di navi da depredare; dal V secolo, inoltre, vennero organizzate alcune spedizioni per contrastare i pirati illirici. Tra queste, si ricordano quelle dei rodii, nell'ambito di una vera e propria guerra da corsa. L'attraversamento dell'Adriatico in corrispondenza del Cònero era scelto perché questo promontorio si spinge verso la costa dalmata, rendendo più breve l'attraversamento del mare e assumendo anche la funzione di traguardo visivo per i navigatori provenienti da est. Nella rotta di ritorno, invece, il traguardo visivo era garantito dalla visibilità del monte Drago, sui monti Velèbiti. In questo modo il tratto di mare aperto senza visibilità della costa era ridotto al minimo. Inoltre il porto naturale di Ancona, a ridosso del Cònero, si trova a metà della costa adriatica occidentale, quasi del tutto importuosa, e dunque rappresentava l'unico luogo ove poter riparare le navi dalle onde, dalle bocche del Po sino a Brindisi. I Greci diretti verso i fiorenti mercati della Pianura Padana, dunque, anche dopo l'epoca micenea, hanno sempre risalito l'Adriatico lungo la costa dalmata, per poi attraversare il mare tra Zara e il Cònero, raggiungendo infine gli scali padani. Gli storici hanno provato ad elencare i porti naturali e gli empori utilizzati dai Greci lungo la rotta verso l'Adriatico settentrionale; in alcuni casi, come in quello di Ancona, l'ipotesi è suffragata da ritrovamenti archeologici e dal fatto che in epoca successiva sono stati sedi di colonie greche. Nella costa orientale adriatica essi erano: Orikos, Apollonia, Epidamnos, Vardenis (nei pressi di Scutari), Buthoe, Lissos, Epidayron, Melitta, Kòrkyra Melaina, la foce del Naron, Pharos, Issa, Elaphussa, Idassa, Enona. Seguiva poi l'attraversamento dell'Adriatico. Nella costa italiana gli empori e i ripari erano invece: Numana, Ankón, l'attuale Santa Marina di Focara, la foce della Marecchia, Spina, Adría. La rotta occidentale fu probabilmente seguita anche dai navigatori rodii nel IX ed VIII secolo a.C., prima dell'apertura di quella orientale con attraversamento all'altezza del Cònero. Data la mancanza di porti naturali, come ripari occasionali sarebbero state utilizzate le foci dei fiumi, senza impiantare empori stabili. L'area del promontorio del Cònero, e quindi Ancona, era il punto di congiunzione tra le due rotte. === Colonizzazione greca dell'Adriatico === Prima del IV sec. a.C. esistevano nell'Adriatico tre colonie greche, tutte nel settore meridionale: la colonia della città del Peloponneso Epidauro Epydayron (Ragusa Vecchia), e le due colonie miste corinzio-corciresi di Epidamnos (Durazzo) ed Apollonia. Intorno alla metà del IV sec. a.C. Dionisio I di Siracusa promosse un'intensa colonizzazione dell'Adriatico. In Italia fondò infatti ''Ankón'' (attuale Ancona, colonia popolata con esuli politici), ed ''Adrìa'' (attuale Adria); in Dalmazia ''Issa'' (attuale Lissa) e in Albania ''Lissos'' (attuale Alessio). Dionisio inoltre favorì la fondazione, da parte dei cittadini di Paro, della colonia di ''Pharos'' (attuale Cittavecchia), nell'isola di Lesina, ove è ricordata anche l'esistenza di ''Dimos'' (l'attuale città di Lesina). La colonia siracusana di Issa a sua volta fondò ''Tragyrion'' (attuale Traù), ''Korkyra Melaina'' (attuale Curzola) ed ''Epetion'' (attuale Stobreč, sobborgo di Spalato) ed utilizzava l'emporio greco di Salona. Con questo programma di colonizzazione Dionisio riuscì ad assicurarsi un controllo totale sulle rotte adriatiche che portavano il grano padano verso la madrepatria greca. === Miti e leggende === Argonauti ; Mito degli Argonauti Le coste del mare Adriatico sono teatro di racconti di storie passate di grande fascino, anche se per alcune di queste non esistono testimonianze documentate e certe. Una delle leggende più conosciute riguardanti l'Adriatico è quella degli Argonauti. Una versione del mito, forse la più antica, narra della storia dei sudditi del re di Colchide Eete. Partiti all'inseguimento di Giasone e Medea che si erano impossessati del Vello d'oro, si sarebbero fermati sulle coste dell'Adriatico per paura di dover comunicare al sovrano il fallimento della loro missione e la morte di suo figlio Apsirto. Questi era stato ucciso e fatto a pezzi dalla sorella Medea e quindi le sue membra trasformate nell'arcipelago da lui detto delle Apsirtidi, oggi Cherso (Cres) e le isolette circostanti. Qui i Colchidi avrebbero preso dimora per poi in seguito fondare Pola. Sempre nel Quarnaro l'isola di Lussino sarebbe stata Eea, la primitiva sede di Circe, quindi visitata anche da Ulisse e dai suoi compagni. ; Leggenda delle Isole Brioni Sempre dall'altra parte dell'Adriatico, lungo le coste della penisola dell'Istria, si racconta la storia dell'arcipelago delle isole Brioni, dove sono stati ritrovati resti dei dinosauri che hanno abitato queste terre 150 milioni di anni fa. Secondo la , questo arcipelago nacque per mano degli angeli: le isole sarebbero infatti alcuni pezzi di Paradiso che il Diavolo aveva sparpagliato. Marina di Pescara; sullo sfondo il ponte del Mare e il Gran Sasso d'Italia Veduta della Costa dei Trabocchi in Abruzzo ; Mito di Diomede Secondo il mito greco, l'eroe Diomede, dopo aver lasciato per sempre la città di cui era re, Argo, navigò con i suoi compagni d'arme in tutto l'Adriatico, fermandosi ove ci fosse un porto e insegnando agli abitanti l'arte della navigazione. Nella Venezia Giulia la sua figura si fuse con quella del Signore degli Animali. Successivamente diventò un fondatore di città (molte in Puglia, ma anche Benevento e Vasto). Per questi motivi il suo culto era diffuso alle foci del Timavo, a Capo Promontore, ad Ancona, a Capo San Niccolò e alle Isole Tremiti. In tutti i luoghi ricordati dalla tradizione come tappe dei viaggi di Diomede, l'archeologia ha ritrovato reperti micenei, consentendo di collegare il mito di Diomede alla navigazione micenea. ; Mito di Antenore Altro eroe greco che navigò nell'Adriatico fu, secondo il mito, Antenore, ricordato dalla tradizione come fondatore di Padova. ; Mito di Ulisse Anche i viaggi di Ulisse possono essere ricondotti al mare Adriatico. Fin dall'antichità, infatti, ci sono stati studiosi che hanno ambientato tutte le tappe del viaggio di Ulisse narrato nell'Odissea in luoghi adriatici anziché tirrenici, com'è consuetudine. Il fatto che Omero non abbia mai incluso riferimenti specifici parlando di luoghi, autorizzò fin dall'antichità ad ambientare il mito di Ulisse in vari luoghi del Mediterraneo: ogni popolazione rivierasca che veniva a conoscenza delle avventure di Ulisse le immaginava in luoghi che conosceva. L'ambientazione tirrenica divenne la più diffusa solo a partire dalla romanizzazione d'Italia. ; I Pelasgi Promontorio del Gargano Lungo le coste dell'Adriatico avrebbero poi navigato anche i Pelasgi. Naturalmente non ci sono notizie certe al riguardo, ma ad esempio Silio Italico la risalita di questa popolazione di navigatori lungo la costa e il loro insediamento sul colle dell'Annunziata (conosciuto anche con il nome di '''colle Pelasgico''') ad Ascoli Piceno, nelle Marche. Un po' più a nord, nel ravennate, anche Strabone alcune colonie pelasgiche, accostandole a quelle di Caere (Cerveteri) e di Pyrgi lungo il Tirreno. === Storia contemporanea === Il Mar Adriatico storicamente ha subito per primo lo sfruttamento turistico rispetto al Tirreno ed allo Ionio in quanto mare in media più sabbioso, nonché protetto dalla catena degli Appennini ad ovest e dai Balcani ad est, dunque meno soggetto a mareggiate e fenomeni di erosione sulle coste. Sulla costa adriatica passano l'Autostrada A14 Adriatica, la Strada statale 309 Romea e la Strada statale 16 Adriatica, lungo la quale sono posti quasi tutti i principali centri abitati, turistici e balneari nonché diversi capoluoghi di provincia e di regione. È in fase di realizzazione il cosiddetto Corridoio Verde Adriatico. salentina a Roca Vecchia Lungo circa e largo mediamente ricoprendo una superficie di , la profondità del suo bacino in talune zone raggiunge i nella parte settentrionale (inferiore a quella dei tre grandi laghi prealpini) e raggiunge i più a sud, lungo la direttrice da Bari alle bocche di Cattaro, mentre la salinità media è del 3,8%, con forti differenze tra il nord, meno salino, e il sud. L'ampiezza di marea è abbastanza contenuta (circa 30 cm al sud e non oltre i 90 nelle estremità settentrionali): ciò ha permesso sin dall'antichità la nascita, lungo la bassa costa settentrionale, di centri abitati come Aquileia, Chioggia, Grado, Venezia, famosa in tutto il mondo per il fenomeno dell'acqua alta che periodicamente ne sommerge di qualche decina di centimetri molte aree, e Ravenna. I principali corsi d'acqua che sfociano nel mar Adriatico sono il Po, l'Adige, l'Isonzo, il Tagliamento, il Brenta, il Piave, il Reno, il Savio, il Marecchia, il Foglia, il Metauro, l'Esino, il Tenna, il Tronto, il Chienti, la Narenta, l'Aterno-Pescara, il Sangro e l'Ofanto. In generale, i fiumi del nord, alimentati dai ghiacciai alpini, hanno un regime più regolare nel corso dell'anno, mentre quelli centro-meridionali presentano un carattere torrentizio. === Confine con il mar Ionio === Confini convenzionali fra mar Ionio e mar Adriatico. Il mare Adriatico è collegato al mar Ionio tramite il Canale d'Otranto, ma il confine esatto tra i due mari è stabilito diversamente a seconda delle varie convenzioni. Secondo la convenzione dell'Organizzazione idrografica internazionale, seguita negli ''Avvisi ai naviganti'' (portolani, fari e fanali, ''Navarea III''), il limite convenzionale fra costa ionica e costa adriatica è posto a Santa Maria di Leuca (punta Mèliso, lungo il meridiano 18°22' E) (linea C in figura). Il limite meridionale dell'Adriatico corre poi, secondo questa convenzione, lungo la linea immaginaria che va da punta Mèliso a capo Cefalo () sull'isola di Corfù. In questo modo, la costa settentrionale dell'isola di Corfù e le isole Diapontie sarebbero bagnate dal mar Adriatico. Un'altra convenzione pone la linea di demarcazione lungo lo stretto di mare fra Capo d'Otranto, nel Salento, e Capo Linguetta in Albania (linea A in figura). La linea di demarcazione viene spostata più a sud da altre convenzioni nautiche, che per esigenze di semplicità seguono le linee dei paralleli e dei meridiani. In particolare, ai fini meteorologici (''Meteomar'') e delle ''Informazioni nautiche degli avvisi ai naviganti'', il limite marittimo tra Adriatico meridionale e Ionio settentrionale è dato dal 40º parallelo nord (linea B in figura): sulla costa italiana corrisponde a punta Mucurune nei pressi di Castro. === Golfi, lagune, promontori, isole e riviere === Immagine satellitare dell'Adriatico. placca adriatrica - Il limite occidentale della placca adriatica, sopra la quale si estende il bacino adriatico, si sposta attualmente di circa 40 mm all'anno verso est, sotto la spinta dalla placca euroasiatica, comportando un graduale restringimento del Mare Adriatico Laguna di Grado Laguna di Marano Laguna del Mort Laguna di Caorle Delta del Po Valli di Comacchio Lignano Sabbiadoro Bibione Jesolo Chioggia Sottomarina Rosolina Mare Cesenatico Milano Marittima Riccione San Benedetto del Tronto ;Costa settentrionale e occidentale Questo settore, compreso tra Pola e il canale d'Otranto, si presenta generalmente basso e sabbioso, eccetto che in corrispondenza della penisola Istriana, della costa triestina, del promontorio del Gargano, del promontorio del Conero e del promontorio del San Bartolo. Tra Grado e il delta del Po è orlato di lagune. Le principali articolazioni nel settore , da nord-est procedendo verso ovest e poi verso sud sono le seguenti. * Golfo di Venezia, il maggiore, su cui si affacciano il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, la Slovenia e l'Istria croata. Comprende al suo interno il Golfo di Trieste. In * Vallone di Capodistria * Vallone di Pirano In * Golfo di Trieste ** Vallone di Muggia ** Golfo di Panzano * Laguna di Grado * Laguna di Marano * Laguna di Caorle * Laguna di Venezia * Delta del Po * promontorio del Monte San Bartolo * Golfo di Ancona * promontorio del Conero * Golfo di Vasto * promontorio del Gargano * Golfo di Manfredonia In territorio italiano, le uniche isole da ricordare sono le Tremiti, al largo del Gargano; in territorio croato si segnalano invece le isole Brioni. ;Costa orientale La costa orientale, tra Pola e il Canale d'Otranto, è prevalentemente rocciosa ed è articolatissima. I principali canali, golfi, penisole e promontori sono i seguenti. * Istria, la penisola maggiore, divisa tra Slovenia, Croazia e, per una minima parte, Italia. In : * Capo Promontore * Golfo del Quarnaro ** Quarnerolo ** Canale della Morlacca * Canale di Zara * Capo San Niccolò * Baia dei Castelli (tra Spalato e Traù) * Canale della Brazza * Canale di Lesina * Canale di Curzola * Canale della Narenta * Canale di Sabbioncello * Penisola di Sabbioncello * Canale di Meleda * Canale di Lagosta * promontorio di Vittaglina (o di Prevlaka) ** Punta d'Ostro In : * Bocche di Cattaro * Punta d'Arza In : * Baia del Drin * Baia di Rodoni * Capo Rodoni * Baia di Lalzi * Capo Bishti i Pallës * Baia di Durazzo * Capi Lagji * Baia di Karavasta * Baia di Valona * Penisola di Karaburun ** Capo Linguetta Le più estese tra le isole del settore orientale, tutte nel territorio della , sono: * Veglia, * Cherso, * Brazza, * Lesina, * Pago, * Curzola, * Isola Lunga, * Meleda, * Arbe, * Lissa, * Lussino, * Pasman, * Solta, * Ugliano, * Incoronata, * Lagosta, Tra le Riviere più importanti troviamo: * Riviera dalmata * Riviera istriana * Riviera veneto-friulana * Riviera romagnola * Riviera del Conero * Riviera delle Palme * Riviera abruzzese/Costa dei Trabocchi * Riviera molisana (Costa dei Delfini) * Riviera pugliese === Porti === I porti principali in Italia sono, da nord a sud, Trieste, Venezia, Ravenna, Ancona, Ortona, Bari, Brindisi; in Slovenia il solo porto di Capodistria; in Croazia Pola, Fiume, Zara, Sebenico, Spalato e Ragusa; la Bosnia ed Erzegovina si serve del porto croato di Porto Tolero (in croato: Ploče); in Montenegro Antivari; in Albania Durazzo e Valona. Nel periodo pre-classico, l'Adriatico era considerato un'articolazione dello Ionio; venne considerato un mare a sé stante a partire dal periodo repubblicano romano. Nel Medioevo e nell'Età Moderna, i Veneziani, che comprendevano nel proprio dominio la Dalmazia e alcuni porti pugliesi, chiamavano l'intero Adriatico con il nome di golfo di Venezia. Dal momento che la Serenissima era una delle maggiori potenze d'Europa, tale denominazione si diffuse molto, senza però soppiantare mai completamente il nome originale, al quale rimasero fedeli i pochi porti adriatici che Venezia non riuscì a sottomettere. Nei codici marittimi veneziani era addirittura chiamato ''il nostro canal'', quasi fosse la continuazione del Canal Grande. Sono elencati solo i porti che all'anno hanno più di un milione di tonnellate di traffico merci o che servono più di un milione di viaggiatori. Il transito di meno di viaggiatori non è riportato. Porto Stato e divisione amministrativa Passeggeri Merci (tonnellate) Ancona Italia, Marche| Bari Italia, Puglia| Barletta Brindisi Chioggia Italia, Veneto| Durazzo Albania, Contea di Durazzo| Capodistria Slovenia, Regione carsico-litoranea| Manfredonia Monfalcone Italia, Friuli-Venezia Giulia| Ploce Croazia, Regione raguseo-narentana| Porto Nogaro Albona Croazia, Istria| Ravenna Italia, Emilia-Romagna| Fiume Croazia, Regione litoraneo-montana| Spalato Croazia, Regione spalatino-dalmata| Trieste Venezia Italia, Veneto| Fonte per i dati sui porti italiani: Istituto nazionale di statistica (dati del 2010, porti italiani); i dati sul porto di Ancona comprendono quelli dei terminali di Ancona e di Falconara Marittima, che formano un complesso unico e condividono un'unica capitaneria di porto. Fonte per i dati sui porti croati: (dati 2008); i dati sul porto di Fiume includono anche quelli dei terminali di Buccari, Bršica e Castelmuschio; i dati sul porto di Ploče includono anche quelli del terminale di Metković I dati sui porti albanesi sono tratti dalla Camera di Commercio ed Industria di Durazzo - Albania (dati del 2007) I dati sul porto di Capodistria (dati 2011 Porto di Capodistria) sono tratti dal sito in Sloveno: Oltre ai porti principali, tutti riportati in tabella, si segnalano anche i seguenti. * In Italia: ** in Puglia: Otranto, Monopoli, Polignano a Mare, Mola di Bari, Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta, Manfredonia. ** in Molise: Termoli. ** in Abruzzo: Vasto, Giulianova, Roseto Degli Abruzzi, Pescara, Ortona ** nelle Marche: San Benedetto del Tronto, Porto San Giorgio, Civitanova Marche, Senigallia, Fano, Pesaro. ** in Emilia-Romagna: Porto Garibaldi, Cattolica, Rimini, ** in Veneto: Jesolo, Caorle. ** in Friuli-Venezia Giulia: Lignano Sabbiadoro, Grado, Monfalcone, Sistiana, Muggia. * In Slovenia: ** nella Regione carsico-litoranea: Isola d'Istria, Pirano. * In Croazia: ** in Istria: Cittanova d'Istria, Parenzo, Rovigno, Pola; ** nella Regione litoraneo-montana: Abbazia, Porto Re; ** nella Regione zaratina: Nona, Zara ** nella Regione di Sebenico e Tenin: Sebenico ** nella Regione spalatino-dalmata: Macarsca ** nella Regione raguseo-narentana: Ragusa. * in Bosnia ed Erzegovina (Federazione di Bosnia ed Erzegovina): ** nell'Erzegovina-Narenta: Neum. * in Montenegro: Cattaro, Antivari, Dulcigno. * in Albania: ** nella Prefettura di Valona: Valona, Saranda; ** nella Prefettura di Alessio: San Giovanni di Medua. === Problemi ambientali === Giulianova Negli anni novanta, specie nei mesi estivi, il Mar Adriatico è stato interessato dal fenomeno della mucillagine nelle acque superficiali e costiere che ha comportato in alcuni casi, a scopo precauzionale/preventivo, il divieto di balneazione in diverse sue spiagge e litorali. Sul finire degli anni novanta e per alcuni anni degli anni 2000 fenomeni di erosione di alcuni litorali da parte delle acque marine, specie in occasioni di forti mareggiate hanno intaccato fortemente diversi tratti costieri sabbiosi comportandone una lenta e progressiva riduzione in termini di ampiezza. Francavilla al Mare Termoli Peschici Alto Adriatico: '''Relitti militari e civili''': * Peschereccio "Francesco Padre" * Cacciatorpediniere "Quintino Sella" * Incrociatore "Amalfi" * Torpediniera "88S" * Torpediniera "5PN" * Sommergibile "Medusa" * Relitto "Sassi" * Mercantile "Vila" * Aereo P-47 Thunderbolt * Mercantile "VRMAC" * Matoponte "NIVIA" * Mercantile "EVDOKIA II" * Peschereccio "Ferreo" '''Relitti antichi della laguna di Venezia''': * Relitto del "Mercure" * Relitti di San Marco in Boccalama * Relitto dei "Cannoni" * Relitto del "Vetro" * Brigantino * Relitto delle "Alghe" * Relitto delle "Ceppe" * Brigantino Hellmuth * Relitto dei mattoni '''Relitti lungo la costa di Ravenna e Rimini''': * Piattaforma "Paguro" * "Cargo Anni" * Relitto "I Tralicci" * Relitto "Thistlegorm dell'Adriatico" * piattaforma dell'isola delle rose
Modello matematico
Un '''modello matematico''' è una rappresentazione quantitativa di un fenomeno naturale. Come tutti gli altri modelli usati nella scienza, il suo scopo è quello di rappresentare il più incisivamente possibile un determinato oggetto, un fenomeno reale o un insieme di fenomeni . Spesso il modello è una rappresentazione della realtà non perfetta, ma comunque fedele, ovvero significativa all'analisi o prognosi che si vuole condurre. Tutti i settori della scienza, ma non solo, fanno largo uso di modelli matematici per modellizzare determinati aspetti del mondo. Gli strumenti matematici usati possono essere i più disparati, dalla combinatoria al calcolo infinitesimale: per molti fenomeni per esempio una descrizione molto sintetica e intuitiva è formulabile immediatamente tramite delle equazioni differenziali. In particolare il modello matematico consente di operare delle prognosi future su un sistema ed è ciò che distingue la scienza quantitativa dalla scienza qualitativa.
=== Struttura di un modello === Un modello matematico è spesso costruito con lo scopo di fornire ''previsioni'' sullo 'stato' futuro di un fenomeno o di un sistema. Spesso i termini 'modello' e 'sistema' sono interscambiabili dal punto di vista matematico-formale. Generalmente, il modello descrive la probabile evoluzione di un fenomeno o di un sistema sulla base di dati iniziali (condizioni iniziali) forniti dall'utente (l''input'') restituendo dei dati finali (''output''). L'efficacia del modello può essere quindi misurata comparando i dati finali con il risultato effettivo osservato dell'evoluzione del fenomeno o del sistema. Ad esempio, modelli matematici più o meno complessi vengono continuamente proposti e testati in meteorologia, climatologia ed economia. Strutturalmente il modello è una rappresentazione del fenomeno o del sistema in oggetto e si focalizza su una certa prospettiva concettuale dello stesso. La stesura di un modello matematico abbraccia moltissimi campi della scienza pura e applicata perché consente ad una prospettiva matematizzata di modellizzare il fenomeno o il sistema in oggetto. Una classe importante di modelli è data dalle equazioni o sistemi di equazioni differenziali, ordinarie o alle derivate parziali ottenibili a partire da 'equazioni di bilancio' per sistemi fisici (meccanici, elettrici, termodinamici, ecc.). Ad esempio, un insieme di equazioni differenziali può descrivere la struttura di un ponte e le forze che su di esso sono esercitate e sulla base di esse il progettista può anticipatamente prevedere gli sforzi o sollecitazioni a cui sarà sottoposta la struttura interna del ponte. Oltre alla statica e dinamica delle strutture in ingegneria civile, altri campi importanti di applicazione delle equazioni differenziali sono la teoria dei circuiti e i sistemi dinamici in generale. La soluzione delle equazioni del modello passa attraverso i metodi di risoluzione classici delle equazioni differenziali oppure equivalentemente dai metodi di analisi derivati dalla Teoria dei Sistemi. Si suole distinguere inoltre tra ''modelli dinamici'', che esprimono la variabilità o evoluzione nel tempo del comportamento di un sistema fisico, e ''modelli statici'' quali ad esempio la semplice Legge di Hooke in un certo istante temporale. Le stesse formule matematiche, ad esempio tutte le equazioni della cinematica, possono essere considerate in sé e per sé un modello matematico del fenomeno fisico in oggetto (il moto): in particolare queste discendono dalla risoluzione particolare delle equazioni differenziali che risolvono il più generale problema della dinamica. Ad esempio un modello matematico classico è quello dell'oscillatore armonico ovvero quello che si ottiene dalla risoluzione del problema della dinamica applicato alla forza elastica di una molla libera di muoversi secondo la Legge di Hooke. Si distinguono modelli (sistemi) deterministici (l'uscita è univocamente determinata dall'ingresso) e modelli (sistemi) stocastici, modelli lineari e modelli non-lineari. Spesso in macrosistemi a molti gradi di libertà come quello economico e quello climatico il ricorso ai modelli matematici (e a potenti elaboratori), nella forma di sistemi di equazioni multivariabili, è una necessità stringente vista l'impossibilità di studiare il sistema riproducendolo in laboratorio: in questo senso il rigore dell'approccio scientifico 'galileiano' di stampo induttivo-sperimentale è "simulato" da 'laboratori virtuali' ovvero dai supercalcolatori su cui viene fatto girare il modello matematico, eventualmente validato sulla scorta dei dati passati, e dal cui output emergono le proprietà cercate del sistema studiato 3. In senso esteso altri tipi di modelli matematici, diversi dalle equazioni differenziali, compaiono in altri settori della matematica pura e applicata come per esempio in: * "Topologia e previsione delle proprietà chimiche" in cui si usa la teoria dei grafi. * "Teoria delle code", in cui si usa la teoria delle probabilità; * "Scelte collettive razionali", per cui si adopera la teoria dei giochi; * "Programmazione lineare e allocazione delle risorse". * "Teoria dei nodi e meccanica statistica" 2. === Dipendenza dai dati iniziali === Un aspetto cruciale, che incide notevolmente sulla capacità di previsione di un modello matematico di un sistema (nella forma di equazione differenziale) è la ''dipendenza sensibile dai dati iniziali''. Se una piccola variazione dell'input produce una forte variazione dell'output, la creazione di un modello ''efficiente'' sul fronte della previsione risulta essere enormemente più complessa, e le previsioni a lungo termine possono risultare intrinsecamente impossibili. Si parla in questo caso di sistema o modello ''non-lineare'' e un fenomeno con forte dipendenza dai dati iniziali, riassunto nel concetto di effetto farfalla, è detto ''caotico'' sebbene possa essere per sua natura intrinsecamente deterministico. In un sistema di questo tipo, l'errore sulla previsione cresce esponenzialmente nel tempo. La disciplina che studia questi fenomeni è la dinamica non-lineare che rientra nella teoria del caos. In realtà anche semplici sistemi lineari possono manifestare questa sensibilità alle condizioni iniziali pur non essendo per loro natura caotici. Ad esempio, i fenomeni meteorologici sono generalmente caotici: per questo motivo, una previsione a lungo termine (ad esempio, l'esatta temperatura in una data città fra un anno) è del tutto impossibile. I pianeti del sistema solare si muovono invece in modo non caotico (almeno in prima approssimazione): per questo motivo è possibile prevedere eclissi con secoli d'anticipo.
Massa Lombarda
'''Massa Lombarda''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Ravenna in Emilia-Romagna.
=== Fondazione === Nell'anno Mille il territorio dove sorse Massa Lombarda era coperto prevalentemente da boschi. Pochi chilometri a nord cominciavano le paludi della Valle Padusa. La zona non era abitata: infatti nei documenti altomedievali figurava come ''massa'', era cioè un insieme di fondi con una chiesa parrocchiale. Dal momento che la chiesa era dedicata a San Paolo, la massa prendeva il nome di ''massa Sancti Pauli''. Dal 767 apparteneva al monastero di rito bizantino di Santa Maria ''in Cosmedin'' di Ravenna. Per quasi due secoli, dal 584 al 751, Ravenna era stata la capitale dei territori bizantini in Italia. Il monastero era stato fondato da una comunità greca di probabile osservanza basiliana. I monaci basiliani realizzarono un reticolo fondiario (sul modello centuriale) composto da 15 appezzamenti con dimensione di 320 x 440 metri circa. In uno dei fondi meridionali sorgeva la chiesa parrocchiale. Nel XII secolo i ''limes'' (confini) della massa S. Pauli erano: a Sud il limes di Guercinoro (che corrisponde al confine attuale con Mordano); ad Ovest il ''limes Mundus'', oltre il quale vi era la “possessione del Bolognano”; a Nord la linea di prosecuzione ideale della via San Vitale sull'asse di S. Agata sul Santerno, oltre la quale vi era la ''Silva Bagnarola''; ad Est il limes di S. Anastasio, oltre la quale vi erano i fondi Melétolo, Roncadello e il fiume Santerno. Nel 1164 l'imperatore Federico Barbarossa tolse ai monaci la ''massa'' e la diede ai conti di Cunio, suoi vassalli. Essi costruirono una fortificazione a difesa dei confini del territorio dove oggi è l'abitato della Zeppa (il ''castrum'' fu distrutto nel 1358). Dopo la scomparsa del figlio Enrico VI (1197), papa Innocenzo III fece rioccupare la Romagna e restituì la ''massa'' ai monaci. Tra il XII e il XIII secolo si succedettero due acquisizioni da parte del Comune d'Imola. Nel 1140 acquistò la ''Silva Bagnarola'' da Arardo di Gandolfo, signore di Solarolo. Il 12 novembre 1235 ricevette in enfiteusi dall'abbazia di S. Maria in Cosmedin l'intero territorio della ''massa S. Pauli'' con contratto a durata centennale rinnovabile. «Con Istrumento di Pier Margarito da Manfredo, abbate del Monastero di Santa Maria in Cosmedin di Ravenna», così riportò lo storico massese Luigi Quadri, «fu conceduta l'investitura della Massa di San Paolo al Comune d'Imola che l'ebbe» L'evento cruciale per la storia di Massa Lombarda avvenne alla metà del XIII secolo. Nel 1251, dopo la morte dell'imperatore Federico II il tiranno della Marca trevigiana Ezzelino da Romano (che era stato suo vicario) invase il distretto di Mantova desiderando di estendere il suo potere. Allora 150 famiglie, provenienti in massima parte da Marmirolo (e, in misura minore, dalla stessa Mantova e da Cremona), per sfuggire al pericolo, oltrepassarono il Po e si rifugiarono a Bologna chiedendo ospitalità. Bologna poté accoglierne solo 63. Rimasero da sistemare 87 famiglie. La questione fu risolta grazie all'intervento del Comune d'Imola, che offrì ai coloni la ''massa Sancti Pauli'': la zona era ancora pressoché disabitata, ma fertile. Il centro abitato fu fondato a circa 1,5 km a nord della chiesa di San Paolo. Le terre coltivabili vennero divise in quadrati di 580 x 380 metri di lato, una suddivisione che è visibile ancora oggi sulle mappe geografiche. Fu firmato un contratto che sancì il possesso delle terre da parte dei marmirolesi, che in cambio s'impegnarono a bonificarle e a coltivarle con mezzi propri. L'atto per l'insediamento venne siglato l'11 maggio del 1251: è l'atto di nascita del centro abitato. Nel documento si legge che i marmirolesi si sarebbero insediati: Il Comune di Imola si impegnava a edificare una chiesa in muratura e a realizzare una strada di collegamento tra l'abitato e la via Selice. La vecchia chiesa fu progressivamente abbandonata. Il villaggio era un quadrato di soli 220 metri di lato, con due porte d'accesso e due chiesuole. La piazza centrale del paese era l'attuale piazza Umberto Ricci. Attorno alla piazza maggiore vi erano: nel lato Est la chiesa, nei lati sud ed ovest, il torrione e la rocca. Portò il nome di piazza Francesco d'Este fino agli anni venti del XX secolo. Si stabilì inoltre che il giorno di mercato sarebbe stato il martedì e che il mercato del bestiame si sarebbe tenuto due volte all'anno. Negli anni 1255 e 1265 furono integrati due nuovi fondi; il territorio di Massa Lombarda si ingrandì ad ovest fino a raggiungere la Strada Selice (fondo “Tiglio”) e a nord fino a confinare con S. Patrizio (fondo ''Silva Bagnarola''). Nel XIV secolo fu aggregata la “possessione del Bolognano”; il territorio di Massa arrivò così a confinare con quello di Bubano. Nel 1264 Massa S. Pauli passò alle dipendenze di Bologna (città guelfa). Nel 1273 il centro abitato assunse il nome di '''Massæ Lombardorum'''. Nel 1277 Massa fu presa dai Conti di Cunio, la famiglia più potente della zona. Ripresa dai bolognesi pochi anni dopo, nel 1297-98 fu attaccata più volte dalle milizie della ''Lega amicorum'', costituita dai capi ghibellini di Romagna capitanati da Maghinardo Pagani. Gli assalti furono respinti. Nel corso del XIV secolo Massa Lombarda venne conquistata e riconquistata più volte dai signori locali. Si susseguirono i nomi di famosi capitani di ventura, come Corrado Lando (1358), Luchino Dal Verme (1366), Giovanni Acuto (1376) e Alberico da Barbiano (1399). Formalmente il signore governava in nome del Papa (il pontefice era il proprietario di tutta la ''Romandiola''): di fatto sottraeva i territori conquistati al dominio pontificio. Nella Descriptio provinciæ Romandiolæ, redatta nel 1371, Massæ Lombardorum fu classificata come ''castrum''. Nel 1384 Massa Lombarda fu di nuovo sotto le dipendenze di Bologna, ceduta in vicariato dal pontefice. Nel 1392 furono effettuati lavori di ristrutturazione della rocca e fu costruito un ponte fisso in muratura. Il direttore dei lavori fu il famoso ingegnere Giovanni da Siena. Nel 1424 il paese passò a Filippo Maria Visconti, uscito vincitore dalla Battaglia di Zagonara. Dieci anni dopo Visconti cedette per diplomazia tutti i territori posseduti tra Forlì e Imola al nuovo papa Eugenio IV, il quale li affidò provvisoriamente ad una famiglia guelfa, i Manfredi di Faenza. A sua volta, nel 1440 Eugenio IV cedette in feudo tutte le terre del monastero di Santa Maria in Cosmedin, tra cui Massa, al marchese di Ferrara, Nicolò III d'Este per 11.000 ducati d'oro. Il passaggio di proprietà venne formalizzato nel 1445. === Dal Ducato di Ferrara allo Stato Pontificio === Il più antico sigillo di Massa Lombarda, risalente alla prima metà del XIV secolo. Frontespizio degli Statuti della comunità di Massa Lombarda (1480) Monete della zecca di Massa Lombarda (ca. 1557). La Zecca rimase attiva fino al 1578. Fu l'inizio di un periodo di pace che si protrasse per più di un secolo. Gli estensi costruirono nuove strade, nuove case e raddoppiarono le dimensioni del nucleo abitato: il primo quadrato (castel vecchio) fu raddoppiato da un'area di uguale estensione costruita ad est (castel nuovo). Ora il paese misurava oltre 400 metri di lato, con al centro l'attuale piazza Matteotti. Leonello, successore di Nicolò (1441-1450), fece erigere vicino alla Torre preesistente una poderosa rocca, che divenne la sede del podestà e dell'ufficiale di giustizia (l'edificio ospitava anche le prigioni e i granai pubblici). Borso d'Este (1450-1471) ampliò la cerchia delle mura. Questo impianto giunse inalterato fino alle soglie del XX secolo. Il corso centrale si chiamava via Tiglio, mentre le due porte erano dette, ad ovest, del Molino e, ad est, Celletta. Presso ciascuna porta venne costruita una chiesa. Quella del Molino era a protezione dalle pestilenze, mentre la chiesa costruita presso Porta Celletta aveva lo scopo di preservare la comunità dalle inondazioni del fiume Santerno (il fiume scorre a soli quattro chilometri ad est del paese). Porta Celletta nel 1630. Anno di peste: si noti il cancello. Nel 1480 Ercole I concesse lo Statuto agli abitanti della città. Gli successe Alfonso I, figlio di Ercole, che governò ininterrottamente dal 1505 al 1534. Sotto il marchesato di Francesco (1516-1578), terzogenito del Duca Alfonso, nel 1553 venne istituita la prima scuola pubblica (diventeranno due nell'anno 1800); fu fondata addirittura la zecca, un lusso per quei tempi. Le prime monete battute furono lo Scudo d'oro, il Bianco d'argento, il Giulio e mezzo Giulio d'argento, il Grosseto d'argento, il Sesino e il Quattrino di misura. L'ospedale esisteva già, almeno dal 1556, e rimase in funzione fino al 1848, quando fu aperto il nuovo nosocomio. Fece dichiarare Massa Lombarda marchesato dall'imperatore Ferdinando I d'Asburgo. Per sua espressa volontà, Francesco volle essere sepolto a Massa. In questo periodo Massa Lombarda fu divisa in quattro settori: San Paolo (N-E), Melétolo (S-E), Bolognano (S-W) e San Giovanni (N-W): gli stessi quartieri nei quali il centro della città è suddiviso ancora oggi. Nella seconda metà del XVI secolo le autorità cittadine gestirono il completo rifacimento della chiesa principale di Massa, intitolata alla conversione di san Paolo. In cambio ottennero dal vescovo Scribonio Cerboni il giuspatronato per la nomina dell'arciprete. Da allora il consiglio comunale esercitò il diritto di designazione degli arcipreti massesi, scegliendoli prevalentemente tra i sacerdoti nati nel paese. Nel 1572 fu fondato il Monte di Pietà. Esauritasi la dinastia estense nel 1598, Massa dei Lombardi ritornò sotto lo Stato Pontificio (Papa Clemente VIII), inserita nella Legazione di Ferrara. La proprietà di gran parte della terra e del territorio era rimasta, anche durante il dominio estense, alla Diocesi di Imola, che ne traeva i diritti enfiteutici, affitti annuali e decime. Il numero di chiese e di conventi prese ad aumentare, basti dire che nel XVII secolo, su una popolazione di 2-3 000 abitanti, a Massa esistevano 22 chiese, 9 oratori e due conventi, uno dei Carmelitani e uno dei Minori Osservanti. I sacerdoti erano 30, tutti nativi del paese. Nel corso della dominazione pontificia si registrò il cambio del nome nella forma attuale, '''Massa Lombarda'''. anni venti; dal 1859 sostituì Porta Celletta. Parte della Rocca estense denominata "Torroncino" (''ante'' 1920). Nel periodo dalla metà del XVI secolo alla metà del XVII secolo la peste si manifestò almeno quattro volte in forma grave, negli anni 1574, 1630 (la nota «peste manzoniana», che risparmiò Massa facendo solo 28 morti), 1720 e 1743. Un altro flagello, che si manifestò con maggiore frequenza, anche se non interessò direttamente l'uomo, erano le epidemie di afta epizootica, grave morbo che colpiva il bestiame. Quelle più importanti furono nel 1656, 1735, 1747 e 1786. Non sono numerosi i fatti degni di nota da registrare fino al 1796 in un paese che contava 3.820 abitanti: * L'11 aprile 1688 il forte terremoto che distrusse Cotignola e Russi arrecò danni a cose e fabbricati. * Nella seconda metà del XVIII secolo l'architetto Cosimo Morelli firmò alcune opere architettoniche in paese: la Torre dell'Orologio, il Municipio, la chiesa di San Salvatore, il convento delle suore Dorotee annesso alla chiesa del Rosario e il palazzo di fronte alla canonica (oggi sede della banca Unicredit). * Nel 1777 venne deciso di spostare il giorno di mercato al venerdì (tradizione in vigore tutt'oggi), poiché i massesi si trovavano stretti fra il mercato di Conselice (il lunedì) e quello di Lugo (il mercoledì). Cambiò anche il luogo: furono scelti gli spazi adiacenti alla Rocca e al Torrione (rimarranno la sede del mercato massese fino al 1945). * Nel 1781 fu avvertita un'altra scossa sismica, che peraltro non arrecò danni. Molto più gravi le conseguenze del terremoto del 24 ottobre 1796, che causò danni alle case e provocò lunghe fenditure ai muri del Torrione e della chiesa arcipretale. * Risale al dicembre 1793 l'origine di un culto mariano molto popolare in paese. Quel mese fu ritrovata nel fondo Sbarra, vicino all'abitato, un'immagine in ceramica della Madonna. Il sentimento popolare attribuì all'immagine poteri taumaturgici. In poco tempo divenne oggetto di devozione. Presso il luogo del rinvenimento fu eretto un santuario, che prese il nome di Santuario della Beata Vergine della Consolazione. Nella seconda metà del XVIII secolo vivevano in paese poco più di abitanti. Il 1796 fu un anno cruciale, che inaugurò un periodo di 19 lunghi anni di invasioni militari e conquiste straniere. In quell'anno Massa Lombarda fu occupata dalle milizie francesi (che dichiararono decaduti tutti i titoli nobiliari e il potere papale), quindi entrò a far parte della Repubblica Cispadana e poi della Repubblica Cisalpina, diventando capoluogo di distretto. Passò più volte dai francesi agli austriaci e viceversa, per poi tornare sotto le insegne dello Stato Pontificio dopo la Restaurazione (1815). Il 12 marzo 1828 nasce a Massa Lombarda Paolo Giacobbe Orfei. La sua famiglia è presente nello Stato delle anime almeno dal 1785. In età adulta dopo essersi innamorato di una donna che viveva come girovaga, Pasqua Massari (originaria di Argenta), decide di fare la vita del girovago saltimbanco. Suo figlio Ferdinando diventerà il capostipite della famiglia circense più famosa d'Italia. Negli anni 1830 divenne famoso in tutta Europa il possidente svizzero Vittorio Beniamino Crud (1772-1845) il quale, proprietario a Massa Lombarda di oltre 400 ettari di terreno, sperimentò innovative tecniche di coltivazione. Raccolse le sue conoscenze nell'opera ''Economia teorica e pratica dell'agricoltura'' (1842-45). Il barone ebbe una residenza in paese dal 1812 al 1836 nell'attuale piazza U. Ricci. Alcuni eventi segnarono il periodo detto del "Papa re". Il 2 gennaio 1848 avvenne l'inaugurazione, nell'attuale via Rustici, di un ospedale in un edificio più ampio di quello già esistente (nell'attuale via Gian Battista Bassi vi era l'orfanotrofio, gestito dalle suore Dorotee). Il 6 agosto 1849, proveniente da Ravenna, transitò da Massa Lombarda, in catene e su di un biroccio, il padre barnabita Ugo Bassi, cappellano garibaldino e patriota, insieme al capitano Giovanni Livraghi e all'avvocato lughese Giuseppe Masi, fatti prigionieri dagli austriaci a Comacchio e condotti a Bologna per essere processati. Nel 1855 il paese fu colpito da un'epidemia di colera che fece 166 vittime. Nel 1856 avvenne l'apertura della prima Cassa di Risparmio cittadina. Nel 1857 papa Pio IX intraprese una visita nei territori dello Stato. Il 26 luglio giunse a Massa Lombarda. Maria Vergine fu proclamata ''patrona municipii''; sulla facciata del municipio fu posta una sua statua, visibile ancora oggi. Per onorare il pontefice, infine, il Consiglio comunale approvò la costruzione di un arco onorario in muratura 50 metri più avanti l'ex Porta Celletta, demolita nel 1845. Le sue dimensioni complessive erano: 12 metri di larghezza x 3 di profondità, con altezza di 11,90 metri. L'arco, progettato dall'ingegnere imolese Luigi Ricciardelli, fu inaugurato nel 1859 e ben presto fu denominato «Porta Lughese». Oramai decaduto il governo pontificio, il 23 settembre del 1859, nel suo viaggio da Ravenna a Bologna, Giuseppe Garibaldi transitò da Massa Lombarda con i figli Teresita e Menotti e arringò i massesi dal balcone municipale. Nel giro di pochi anni la storia nazionale si rimise in moto e Massa Lombarda nel 1860 si ritrovò, dopo i plebisciti dell'11-12 marzo, a far parte del Regno di Sardegna, che l'anno seguente divenne Regno d'Italia. === Dall'Unità d'Italia alla Liberazione === Nel 1861 la popolazione di Massa Lombarda contava 4.995 abitanti. Il paese era sede di un mandamento comprendente i comuni vicini di Conselice e Sant'Agata. Cessò di essere sede mandamentale nel 1891. Negli ultimi anni del XIX secolo vennero avviate importanti opere di bonifica delle paludi (che giungevano ancora fino a pochi chilometri a nord del centro abitato) e si avviarono i primi esperimenti per la coltura della barbabietola da zucchero. L'esigenza di facilitare le comunicazioni era pressante, ormai la Porta del Molino (ad ovest del paese) non serviva più e nel 1884 venne demolita. Nello stesso anno, grazie alle nuove tecnologie di perforazione, venne scavato nella piazza del Castello (l'attuale piazza U. Ricci) il primo pozzo artesiano (la costruzione degli acquedotti era ancora di là da venire). L'acqua, che proveniva da una profondità di 104 metri, si rivelò di ottima qualità. Uno dei primi benefici dell'unificazione fu il collegamento di Massa Lombarda alla rete ferroviaria nazionale. Grazie all'onorevole massese Eugenio Bonvicini (già governatore pontificio nel 1859-60 e sindaco negli anni 1863-69), vennero aperte ben due tratte: una in direzione ovest, verso Budrio e Bologna (inaugurata il 1º dicembre 1887) e l'altra in direzione nord-sud (Lavezzola - Massa Lombarda - Lugo) aperta il 12 aprile 1888. Quest'ultima permetteva il collegamento con Ferrara a nord e con Faenza a sud. La stazione ferroviaria fu costruita a nord dell'abitato, in un'area prospiciente al Foro boario. Sfruttando la rete di relazioni della classe politica locale, Massa Lombarda venne coinvolta nel primo tentativo di colonizzazione dell'Eritrea. Il territorio era stato dichiarato ufficialmente colonia italiana nel 1890. Un anno dopo diverse famiglie di contadini massesi si imbarcarono per l'Africa in una spedizione comandata dal cavaliere Pompeo Torchi (anch'egli massese), nominato direttore dell'azienda agricola sperimentale dell'Asmara. Il 17 settembre 1889 Massa Lombarda fu insignita del titolo di città per gli atti di eroismo compiuti dai cittadini che portarono alla cattura di una banda di malviventi che infestava tutta la provincia di Ravenna (i fatti avvennero il 31 maggio-1º giugno del 1887). Nel 1893 avvenne l'apertura delle nuove scuole comunali, situate all'inizio di via Garibaldi. Nello stesso 1907, il 1º ottobre, venne inaugurato il nuovo ospedale cittadino, detto "degli Infermi", che sostituì quello in funzione dal 1848. Nel 1911 entrò in funzione la prima fontana pubblica del paese, collocata nella piazza del Castello. Negli anni venti venne ornata con quattro colonnette laterali bianche, lunghe due metri e alte circa 70 cm. Tra la fine del 1913 e il marzo del 1914 fu completato l'allacciamento del paese alla rete elettrica. Agli inizi del Novecento sorsero le prime unioni professionali promosse da laici cattolici, come la Fratellanza del lavoro (poco dopo il 1907). Il 6 novembre 1910, ad opera di un gruppo di benefattori cittadini, fra cui Giuseppe Sangiorgi, fu aperto il primo Asilo infantile (3-5 anni), il ''Pueris Sacrum'' ("i bambini sono sacri" in latino), in un nuovo edificio costruito appena fuori Porta lughese. Nel 1912 i lavoratori socialisti fondarono la Casa del popolo. L'edificio fu edificato sull'altro lato della strada rispetto al ''Pueris Sacrum'' e ad un centinaio di metri di distanza. Si sviluppava su tre piani. Al primo piano vi era la sala più importante, il salone-teatro, che misurava 16 x 32 metri, utilizzato anche come sala da ballo. I vasti sotterranei fungevano da magazzino per la cooperativa agricola, che ivi deponeva le sue trebbiatrici. L'investimento, cui parteciparono tutte le cooperative socialiste massesi, costò 200.000 lire, una somma ingente per l'epoca. La Casa del popolo fu inaugurata il 24 novembre 1912. Nel 1922 sorse a Massa Lombarda il movimento Scout. Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento avvenne il decollo dell'economia massese. Il primo motore dello sviluppo fu lo zuccherificio, cui seguì lo sviluppo della frutticoltura. Lo zuccherificio fu inaugurato il 29 agosto 1901; la capacità produttiva era di 4.400 quintali di bietole al giorno ed era provvisto di raffineria. Nello stesso periodo cominciarono a lavorare i magazzini della frutta e anche quelli di conserve di pomodoro come, ad esempio, l'"Esperia" (1907), capace di produrre 3000 quintali all'anno già nel 1908. Grazie alla felice iniziativa di alcuni pionieri, a Massa nacque la prima industria ortofrutticola italiana. Tutta l'economia della zona si modificò radicalmente. Massa Lombarda divenne in due decenni paese leader e il suo nome si diffuse in tutta la nazione. Giunsero delegazioni da tutta Italia e dall'estero per visitare i poderi di peschi, peri, meli e susini. Persino re Vittorio Emanuele III in persona venne in visita il 25 aprile 1918. In quell'anno terminò la Prima guerra mondiale. Il bilancio dei caduti massesi fu di 119 vittime. Dopo la fine della guerra Massa Lombarda si avviò rapidamente verso lo sviluppo industriale. Il foro boario apparteneva al passato e nei primi anni venti fu sostituito dai nuovi giardini pubblici. I giardini, posti di fronte alla stazione, divennero la porta d'ingresso del paese per i viaggiatori che giungevano in treno. Nel 1926 il Canale dei molini, che attraversava da secoli il paese, causando non pochi problemi di umidità alle abitazioni, fu deviato fuori dal centro abitato. Nel 1928 venne costruito un nuovo campo da gioco per il calcio (in sostituzione di quello improvvisato all'interno dell'ex foro boario), con la pista di atletica leggera. Massa Lombarda invece non ebbe mai una piscina comunale. Nel 1934 l'Enciclopedia Treccani dedicò una voce a Massa Lombarda. Nel 1941 fu istituita la terza classe delle scuole Medie (fino ad allora, gli alunni che volevano prendere la licenza media dovevano andare a Lugo). La seconda guerra mondiale causò numerose ferite alla città, situata a meno di 10 chilometri dal fronte, posto sul fiume Senio. Il primo bombardamento avvenne il 26 giugno 1944; gli ultimi, i più devastanti, furono il 9 e 10 aprile 1945. Oltre agli edifici ed alle fabbriche, venne distrutto anche il tronco ferroviario Massa - Imola. Il 10 settembre 1944 si consumò il martirio di padre Gabriele Maria Costa, monaco della Certosa di Farneta, originario di Massa. Costa fu trucidato assieme a due confratelli dai tedeschi. Massa Lombarda fu liberata dalle truppe neozelandesi, che entrarono in paese la mattina del 13 aprile. Il tributo pagato per la libertà fu elevato. Tra i combattenti, centinaia di massesi furono internati in Germania, i partigiani caduti furono 51; 46 i militari deceduti o dispersi; furono conferite una medaglia d'oro e due d'argento al valor militare. Tra i civili: due morti in campo di concentramento o in conseguenza della detenzione e 77 deceduti per bombardamenti, rappresaglie o agguati. Tra essi si segnala l'efferata strage Baffè e Foletti: la notte del 16 ottobre 1944 23 persone appartenenti alle due famiglie furono catturate e assassinate dai nazifascisti. === Dal dopoguerra ad oggi === Vista di Massa Lombarda provenendo in bicicletta da Lugo Nel 1945 cambia la sede del mercato cittadino. Fino ad allora il mercato si era tenuto lungo il corso centrale fino a piazza Roma. La nuova collocazione è ricavata nell'area della scuola, seriamente danneggiata dai bombardamenti. L'edificio viene abbattuto; l'area è destinata a diventare la nuova piazza del mercato ed assume il nome di piazza Mazzini. Piazza Roma Imperiale viene ribattezzata "Umberto Ricci" (il partigiano ''Napoleone'' 1923-1944) e abbellita con il Monumento ai Caduti, inaugurato nel 1950. Nel maggio dello stesso anno furono celebrati i 700 anni della fondazione del paese: 350 massesi si recarono a Marmirolo per celebrare l'evento di sette secoli prima. Durante gli anni cinquanta la popolazione aumenta di 1.374 unità, grazie alle nuove opportunità di lavoro. Si verifica di conseguenza una forte espansione urbanistica: tra il 1951 e il 1961 vengono costruiti ben 678 nuovi alloggi. Nello stesso periodo avviene la ristrutturazione del cinema-teatro Eden, costruito nel 1942 e danneggiato dalla guerra, che viene ampliato fino a raggiungere 1.500 posti, una capienza superiore a qualsiasi sala coperta nel raggio di 30 km. Negli anni cinquanta vi vengono rappresentate numerose riviste del teatro nazionale. Massa Lombarda dispone anche di un'altra sala cinematografica, il Cinema Teatro Dalle Vacche (successivamente denominato «Piccadilly»). Nel 1956 viene inaugurata la prima biblioteca pubblica cittadina. Nel 1957 vengono costruiti l'acquedotto e la rete del gas metano. Da registrare anche un evento negativo: l'alluvione del 5 dicembre 1959, che però sarà anche l'ultima. L'acqua arriva fino al centro storico, colpendo 220 abitazioni e numerosi impianti produttivi. Vengono sommersi circa 800 ettari di terreno coltivato. Gli anni sessanta sono per l'Italia quelli del boom economico. Massa Lombarda, che il boom lo aveva già vissuto anni prima, comincia ora a dare segni di una certa mancanza di vitalità. Il settore edilizio vive un calo (vengono costruiti un terzo degli alloggi rispetto agli anni cinquanta); molti complessi industriali importanti (zuccherificio in testa) riducono il loro organico; alcune aziende ortofrutticole vanno in crisi. Il tronco ferroviario Massa Lombarda-Imola, distrutto dai bombardamenti, non era stato più ricostruito. Nel 1964 le FF.SS. chiudono anche la linea ferroviaria Massa-Budrio (direzione Bologna), una scelta piovuta dall'alto contro cui il Comune non riuscirà ad opporsi (di ben altra levatura sarà la protesta cittadina negli anni ottanta contro il taglio della linea Lavezzola – Massa – Lugo, che non viene sospeso, anche se il servizio viene molto ridimensionato). I più grandi cantanti sulla cresta dell'onda vengono ad esibirsi a Massa: in estate Mina, Lola Falana, Patty Pravo, Gianni Morandi, Peppino Di Capri, i Pooh sono ospiti del dancing Serenella di Guerrino Dosi (aperto nel 1953); nella stagione invernale sono applauditi al Teatro Eden Rita Pavone e Edoardo Vianello. Il 25 ottobre 1969 viene inaugurato il nuovo stadio cittadino con un incontro di calcio fra il Bologna "A" ed il Bologna "B". Nel 1971 la discoteca "Da Tino" è una delle tre sole esistenti in tutta la Romagna. Nel 1973 il teatro Eden presenta una stagione di prosa con compagnie di livello nazionale. Dal 1963 al 1975 il Ristorante Tino fu presente nelle guide Michelin, unico ristorante massese ad essere ricompreso nell'elenco dei migliori del Paese. Nel 1981 il centro viene chiuso alle automobili: si inaugura la zona a traffico limitato (ZTL), tuttora in vigore. Calcano il palcoscenico del Teatro Eden artisti di fama nazionale come Giorgio Gaber, Glauco Mauri, Corrado Pani e Ottavia Piccolo. Ma nel 1983 la struttura viene chiusa perché non ottemperante alle nuove disposizioni sulla sicurezza. La legge sulla sicurezza degli impianti, inoltre, alzando di molto i costi della ristrutturazione, renderà anti-economico un eventuale intervento condannando alla morte il teatro. Pochi anni dopo (1989) chiude anche il cinema Piccadilly. Nel 1982 la piazza centrale del paese è dichiarata zona pedonale (19 ottobre). Viene annunciato che il Canale Emiliano Romagnolo attraverserà il territorio massese. Le sue acque sono importanti anche per gli agricoltori, soprattutto per effettuare le irrigazioni estive. === Vita politica === ==== Dall'Unità alla Liberazione ==== Al tempo dei vari Crispi, Sella e Minghetti, il corpo elettorale era di dimensioni così ristrette (essendo basato sul censo) che anche il conoscere la parte politica dei deputati eletti non aiuta a capire quali fossero le idee prevalenti dei massesi. Il sindaco, inoltre, era nominato dal Re. Forse è più interessante sapere che la popolazione era in massima parte composta da gente povera e che, fino al 1885, sul territorio massese non esisteva ancora l'industria. Lo storico locale Luigi Quadri segnala la presenza di "molti giovani massesi sotto il comando del generale Giuseppe Garibaldi" nelle battaglie del Volturno e nella presa di Gaeta (1866). Nel 1866 nella Terza Guerra d'Indipendenza tra i massesi arruolati nel Corpo Volontari Italiani, quattro presero parte alla vittoriosa Battaglia di Bezzecca. Nel 1867, sempre secondo il Quadri, 17 furono i volontari massesi che combatterono nella Battaglia di Mentana, mentre 3 furono coloro che nel 1870 parteciparono alla presa di Roma. Il mazzinianesimo è una delle prime idee politiche a diffondersi nel ravennate, e quindi a Massa Lombarda. Nel 1872 era già attiva in paese la Consociazione repubblicana. Anche il movimento socialista non tarda a radicarsi in provincia, soprattutto per l'impulso del fondatore e leader Andrea Costa, imolese: nel 1893 il Partito Socialista Italiano apre la sua prima sezione massese. A cavallo del 1900 i candidati al parlamento che si battono per conquistare l'elettorato massese provengono da tre partiti: il repubblicano, il liberale ed il socialista. Eugenio Bonvicini era stato eletto (nel 1875) tra i liberali. Alle elezioni parlamentari del maggio 1895 vince nel collegio di Lugo (di cui fa parte anche Massa Lombarda) il candidato repubblicano Taroni, con 487 voti. Si riconferma nel marzo 1897, al ballottaggio col liberale Masi. Nel giugno 1900 Taroni vince per la terza volta, battendo di nuovo Masi. Viene invece sconfitto dal socialista Brunelli alle elezioni politiche del novembre 1902. Brunelli ottiene a Massa 307 voti, contro i 74 del repubblicano. Nel 1905 ha termine la prerogativa del Re di nominare i sindaci delle città. Le elezioni amministrative assegnano la vittoria alla lista socialista. Il consiglio comunale elegge il repubblicano Emilio Roli. Con Roli il Comune rinuncia al diritto di designazione dell'arciprete, che risaliva alla seconda metà del XVI secolo (giuspatronato). Le cause sono economiche, poiché sul Municipio grava l'onere della manutenzione della chiesa in caso di difficoltà della parrocchia a provvedere, ma anche ideologiche, poiché la nuova Giunta persegue una politica di netta contrapposizione con la Chiesa. Nel 1907, alla sua morte, gli succede Giovanni Manaresi, direttore della Cooperativa braccianti (fondata nel febbraio 1890). Nel dopoguerra Massa si ritrova più povera. I consensi per i socialisti aumentano. Il partito socialista è l'unico partito presente in forma organizzata a Massa Lombarda. Tra le altre forze politiche, i repubblicani hanno perso molta della loro influenza e neanche i cattolici godono di molto favore. Alle elezioni politiche del novembre 1919 la lista socialista ottiene uno schiacciante 91,7% dei voti. Nessun paese della provincia di Ravenna è a così forte presenza socialista. Alle elezioni amministrative del 1920 l'unica lista che si presenta in città è quella socialista. Il Partito socialista prevale a Massa e in 43 dei 58 comuni romagnoli, insieme alle province di Ravenna e Forlì (che comprende anche il comprensorio di Rimini). Il voto delle elezioni politiche del 15 maggio 1921 vede uno spostamento verso destra delle preferenze degli italiani. A Massa Lombarda, in controtendenza, il 64,4% dei voti vanno al PSI. Ma nel 1922 l'amministrazione comunale democraticamente eletta viene cacciata dal nuovo regime fascista. Alle elezioni politiche del 1924 il voto massese riflette bene quali sono i nuovi rapporti di forza in campo: ben il 63,2% dei voti va al Listone. Diventa sindaco Gustavo De Luca, classe 1896, fondatore del fascio cittadino. Nel 1928, appena un anno dopo essere stato nominato podestà (secondo la nuova legge), viene promosso-rimosso a Foligno per un regolamento di conti interno. Il Comune, dopo aver ricevuto tre ispezioni dalla Prefettura, viene commissariato e viene affidato prima a Luciano Rambelli, poi ad Arrigo Minzoni. Durante la sua reggenza, nel 1929 si tiene il plebiscito per il regime che sostituisce le elezioni politiche. I risultati appaiono scontati: il 98% degli italiani vota sì. In provincia di Ravenna la percentuale, se possibile, è ancora superiore: 99%. A Massa Lombarda si contano 1.880 sì e 2 no. Nell'aprile del 1930 anche Minzoni lascia; si avvia una rotazione di commissari: tre in un anno. Prima Mauro Zingarelli, poi Dino Guidotti poi l'ing. Tosaroni. Tra il 1929 e il 1930 il Comune subisce nuove ispezioni ordinate dalla Prefettura. Finalmente nel giugno 1932 ritorna alla più alta carica cittadina un massese. Viene scelto infatti Giovanni Foschini (classe 1890), fondatore dell'Ondulatum. La nomina si rivelerà una scelta positiva, tanto che Foschini rimarrà alla guida del Municipio per oltre un decennio, fino al crollo del fascismo. Nel 1934 il regime indice un nuovo plebiscito. Il risultato nazionale parla del 99,84% di voti favorevoli. In provincia di Ravenna i sì sono il 99,98%. Nel 1938 gli iscritti al fascio di Massa Lombarda sono 1.454. Se a questi aggiungiamo anche gli iscritti alla GIL (età minima 6 anni), otteniamo un totale di 2.896 persone. In sostanza, un massese su due tra i 6 ed i 60 anni possiede una tessera del fascio o delle organizzazioni da esso controllate. ==== Dal dopoguerra ad oggi ==== Dopo la caduta del fascismo ed il ritorno alla democrazia, Massa Lombarda ritorna un paese a prevalenza socialista. Al referendum del 2 giugno 1946 il 95,10% dei massesi sceglie la Repubblica. In breve il PCI diventa il primo partito, sopravanzando gli stessi socialisti ed ottenendo più volte il 70% dei voti. Conserverà tale primato anche dopo i cambi di denominazione (PDS, DS) e dopo la confluenza dei DS nel Partito Democratico. Le prime donne elette in Consiglio comunale furono, nel 1946, Gentile Bassi e Maria Montoschi. Nel 1959 venne nominata la prima donna assessore, Magda Bergamini. === Onorificenze === Massa Lombarda è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della croce di guerra al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale: === Architetture religiose === ==== In città ==== ; Chiesa di San Paolo L'interno della chiesa arcipretale. Alla metà del Duecento le famiglie lombarde che fondarono Massa Lombarda, unitamente a quelle del luogo, edificarono una chiesa con annesso campanile che ereditò l'intitolazione alla Conversione di San Paolo dalla primitiva chiesa dell'VIII secolo, sita nel ''fundus Sancti Pauli''.. La chiesa si affacciava verso piazza U. Ricci, all'epoca il cuore della comunità. Nel XVI secolo gli Este vollero la costruzione di una chiesa più grande. Dopo l'abbattimento della chiesa primitiva, la nuova fu costruita tra il 1528 e l'aprile del 1537. L'edificio fu progettato - secondo lo storico massese Luigi Quadri - dall'architetto milanese Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino (Milano 1465-1530). Fu orientata a nord, nella collocazione attuale; il campanile invece non fu spostato (di conseguenza la torre, che prima era a ridosso della chiesa, si trovò sul suo fianco destro). La chiesa, esempio di architettura romanica in severo stile basilicale, è a tre navate. Già nel 1576 divenne chiesa arcipretale. Fu consacrata il 10 novembre 1577. Francesco d'Este fornì un contributo all'abbellimento della nuova chiesa donando due dipinti della sua collezione: la ''Caduta di San Paolo'' di Sebastiano Filippi, detto il Bastianino (Ferrara 1532-1602) e ''La Risurrezione di Cristo'' di Benvenuto Tisi, detto il Garofalo (Ferrara, 1481-1559). Lo stesso duca volle essere sepolto in questa chiesa. Nel 1580 venne eretto sopra l'ingresso un portico a quattro colonne. Tra il 1835 e il 1842 si effettuarono i primi lavori di restauro: il campanile fu ricostruito a pianta quadrata e fu portato dagli originali 26,30 metri agli attuali 37,39 metri. L'ultimo tronco fu costituito da una nuova cella campanaria in cui si aprono quattro bifore. Vi furono collocate quattro campane, consacrate nel 1841. Il campanile risultò quindi composto da sei piani (oltre al tamburo), tutti accessibili dall'interno. Diresse i lavori l'ingegner Bonoli. La ristrutturazione della chiesa terminò nel 1842. Il 12 novembre dello stesso anno (un sabato) fu consacrata dal vescovo d'Imola Giovanni Maria Mastai Ferretti (nel 1846 divenne Papa col nome di Pio IX). In seguito ad un nuovo intervento di restauro, nel 1932 venne abbattuto il porticato che sovrastava l'ingresso principale e la facciata assunse la forma attuale su disegno dell'ingegner Poggiali. Durante la II guerra mondiale la chiesa fu quasi completamente distrutta; entro il 1948 venne ricostruita. Nel 2007 (la notte tra il 12 e il 13 giugno) la chiesa subì un grave furto. Furono rubati molti oggetti d'arte: 14 tele (tutte quelle della Via crucis), due porte decorative del Seicento e del Settecento, una croce, il grande altare, due angioletti intarsiati e due colonne di legno con decorazioni dorate. ; Chiesa di San Salvatore Veduta prospettica di Massa Lombarda a metà del Seicento. La Chiesa di San Salvatore fu edificata nella prima metà del XVII secolo fuori dall'antica Porta Celletta. Venne quasi interamente distrutta dalla rotta del fiume Santerno avvenuta l'11 ottobre 1745. Fu poi ricostruita nel 1763 da Cosimo Morelli. L'interno è opera dell'architetto imolese, l'esterno del massese Zaccaria Facchini. La chiesa è stata restaurata alla fine del XX secolo. ==== Nel forese ==== ;Santuario della Beata Vergine della Consolazione Il Santuario della Beata Vergine della Consolazione. Secondo la tradizione cattolica, il Santuario della Beata Vergine della Consolazione fu costruito a seguito del ritrovamento fortuito di un'immagine della Madonna, l'11 dicembre 1793, dal colono Giacomo Pasotti mentre vangava nel suo podere. I lavori di costruzione, su progetto dell'architetto massese Zaccaria Facchini, dovevano iniziare nel 1797, ma quell'anno cominciò l'occupazione napoleonica della Romagna. Il santuario fu ultimato solamente nell'agosto del 1813. Il 19 settembre dello stesso anno l'immagine della Vergine fu collocata nella chiesa, dove si trova tuttora. L'edificio è di forma circolare; l'interno è caratterizzato dai sei grandi archi, sostenuti da colonne corinzie, che fanno da cornice alle cappelle. Nella seconda metà dell'Ottocento accanto al santuario fu costruito il cimitero cittadino. Nel XX secolo è stato eretto un piccolo campanile su disegno dell'architetto massese Ettore Panighi. ; Santuario del Trebeghino Il Santuario della Madonna del Trebeghino La Madonna del Buon Consiglio venerata nel Santuario della Madonna del Trebeghino Il Santuario del Trebeghino è situato in zona rurale in località Fruges (circa un km a sud dalla strada provinciale San Vitale). Il luogo di culto è citato sin dal 1629. La popolazione locale l'ha soprannominato "Cîsa dl'Öpi", che è il nome in romagnolo dell'acero campestre, albero che si usava come sostegno per le viti. Ricalcando la pronuncia dialettale, ne è derivato il curioso nome di "Chiesa dell'Oppio", che si porta dietro ancora oggi. Il suo nome ufficiale è «Oratorio della Beata Vergine del Buon Consiglio». La struttura dell'edificio è semplice: una navata unica con volta nel presbiterio e capriate a vista nella parte restante. La facciata presenta due loculi frontali; il campaniletto a vela è ben conservato. La chiesa è stata oggetto di un importante intervento di restauro, coordinato da un comitato parrocchiale e cittadino, che si è protratto dal 1995 al 2004. Dopo il restauro il santuario ha ripreso la piena attività. ==== Ex chiese ==== ;Chiesa di Santa Maria del Carmine I Carmelitani, presenti nel territorio di Massa Lombarda sin dal XIV secolo, si trasferirono dentro le mura nel XVII secolo, in un'area vicino a Porta Celletta. Qui fecero costruire la nuova chiesa con annesso convento (1669-1674). Internamente l'edificio conserva architetture barocche; all'interno vi era conservato un dipinto di Carlo Cignani. L'esterno invece ha un aspetto Cinquecentesco. La chiesa divenne ben presto uno dei massimi centri dell'ordine Carmelitano per tutta la regione romagnola. Con la soppressione napoleonica (inizio XIX secolo), chiesa e convento rimasero privi dei religiosi e il culto fu affidato al clero locale. La chiesa è rimasta aperta al culto fino alla Seconda guerra mondiale. I bombardamenti del 1944-45 colpirono il campanile che crollò sul tetto della chiesa sfondando parte della facciata. Sconsacrata, è stata riqualificata come sala polivalente. Dal 1995 è utilizzata come sede di mostre, convegni e proiezioni cinematografiche. Nel 2014 è stata ricollocata all'interno dell'edificio una pala d'altare di Michele Desubleo (1602-1676), ritenuta perduta dopo i bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale. ;Chiesa del Rosario Costruita nell'attuale piazza Marmirolo tra fine XVI e inizio XVII secolo, andò a unirsi nel Settecento al convento edificato da Cosimo Morelli nell'attuale via G. B. Bassi. Scampò ai bombardamenti della seconda guerra mondiale; nonostante ciò nel 1949 fu sventrata per allargare la piazza. Rimangono: il muro perimetrale sinistro e il campanile, che versa in condizioni di grave degrado statico. ;Chiesa del vecchio ospedale L'edificio, dedicato a S. Maria Assunta, fu costruito nell'attuale via Rustici tra il 1577 e il 1584. Fu rimaneggiato nel XVIII secolo con rilievi a stucco e ornato di quattro statue in cotto attribuite ad Alfonso Lombardi (una di esse purtroppo oggi è tagliata a metà). Incamerata nei beni del demanio, dal 1956 al 2004 fu sede della biblioteca comunale. === Architetture civili === ==== Edifici della piazza principale ==== Logo della «Casa del Pane» di Massa Lombarda, la prima in Italia. Copia in bronzo della Lupa capitolina realizzata a Roma durante il Ventennio e donata alla città nel 1929 dal cavalier Giuseppe Sangiorgi, noto collezionista d'arte originario di Massa. Nel dopoguerra è stata trasferita nel piazzale antistante il Cimitero. Torre dell'Orologio La piazza centrale di Massa Lombarda è piazza Matteotti. Racchiusa tra palazzi storici, è dominata dalla Torre dell'orologio. ; Palazzo Comunale La facciata del Palazzo comunale fu opera di Cosimo Morelli (1732-1812). I lavori furono completati dall'architetto massese Zaccaria Facchini (1751-1826). Conserva al suo interno gli Archivi storici, quello comunale e quello notarile. L'ampio porticato a cinque archi contiene i busti di cittadini massesi benemeriti: Luigi Maccaferri, Emilio Roli, Giuseppe Sangiorgi, Eugenio Bonvicini ed Adolfo Bonvicini. ; Torre dell'Orologio La torre dell'Orologio è più antica del Palazzo Comunale di due anni. Fu terminata nel 1756 su progetto di Cosimo Morelli, di cui è anche considerata la prima opera certa che ne porta la firma. Posta a un angolo della piazza centrale, sostituiva una torre più antica che fungeva anche da prigione. Nel 1758 fu avviata, sempre su disegno del Morelli, la ristrutturazione del Municipio, l'ex Casa della Comunità, esistente sin dal Cinquecento. Il prospetto del palazzo, sito sul lato nord della piazza, è costituito da un portico a cinque arcate. Sulla facciata compaiono quattro finestre, sovrastate al centro da una nicchia che ospita una statua della Madonna incoronata. Fin dai tempi degli Estensi il Consiglio comunale si radunava nella rocca (a Lugo è ancora così). Dal 1748 si riunisce nel Palazzo comunale. ==== Palazzo Bonvicini ==== È la residenza signorile storica meglio conservata della città. L'edificio risale al XV secolo; è stato restaurato alla fine del XX secolo ed è tuttora di proprietà privata. === Piante secolari === Nel territorio di Massa Lombarda vivono sei piante secolari poste sotto la tutela della Regione Emilia-Romagna. Tre pioppi monumentali vegetano non lontano dal torrente Sillaro lungo via del Signore: si tratta di un pioppo nero e di due pioppi bianchi che hanno superato il secolo e mezzo di vita. Vi sono poi un gelso nero (conosciuto come "gelso di San Giovanni") e due farnie. === Monumenti e luoghi d'interesse scomparsi === * Il più antico complesso architettonico di Massa Lombarda era costituito dalla rocca costruita dal marchese Lionello d'Este a metà del XV secolo con annesso torrione risalente al XII secolo. Adattata a carcere, divenne anche residenza di Pretura con l'unità d'Italia. A fine Ottocento fu chiusa; il fabbricato venne demolito nel 1910, seguito poi dal torrione nel 1921; * Porta Lughese, eretta nel 1857, fu abbattuta il 3 dicembre 1949 per decisione del consiglio comunale, non senza subire una salata multa dal governo di Roma, che fu inizialmente fissata in 5 milioni di lire (circa 330 000 euro del 2002), poi ridotte a un milione; *Numerose sono anche le chiese scomparse del territorio massese. === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: * Marocco, 370 - 3,52% * Romania, 356 - 3,39% * Albania, 330 - 3,14% === Lingue e dialetti === Accanto alla lingua italiana, è parlata anche la locale variante della lingua romagnola, che presenta influssi bolognesi, quali la perdita delle vocali nasali e l'esito in /a/ dei precedenti fonemi /ɛ,ɔ/ (es. ''páss, rátt'' "pesce, rotto", vs. romagnolo occidentale comune ''pèss, ròtt''). L'antico afflusso di coloni mantovani non sembra aver lasciato alcuna traccia linguistica riconoscibile. === Religione === Nel comune di Massa Lombarda sono presenti tre parrocchie, facenti parte della Diocesi di Imola: Massa Lombarda (principale); Villa Serraglio e Fruges (istituita nel 1965). === Tradizioni e folclore === ==== Festa della Ripresa e Palio del Timone ==== Una fase di una tirata. Nata nel 1976, la manifestazione si tiene all'inizio di settembre e dura un'intera settimana. L'ultimo giorno, domenica, si tiene il Palio del timone, una competizione a squadre. L'idea nacque in seno alla commissione ricreativa del consiglio pastorale cittadino. Si pensava ad una gara dove si potessero utilizzare attrezzi agricoli, caratteristici del mondo rurale massese. La scelta cade sui timoni dei rimorchi agricoli, robuste aste in legno lunghe circa quattro metri. Le aste vengono montate attorno a un timone, ad un'altezza di circa un metro da terra. Sono imperniate al centro, in modo da consentire alla giostra di girare sia in senso orario, sia antiorario. Lungo le due aste orizzontali si schiera una squadra, mentre l'altra si dispone lungo le due aste verticali. Ogni squadra è composta da sei uomini, tre per ogni asta. Il loro peso complessivo non deve superare i 540 chili. La partecipazione al Palio è riservata ai quattro quartieri di Massa Lombarda. I tiratori, invece, possono provenire anche dai paesi vicini. === Biblioteche e musei === Centro culturale Carlo Venturini Museo della Frutticoltura "Adolfo Bonvicini" - interno ;Complesso culturale comunale Comprende la biblioteca civica, la "collezione Venturini" e la pinacoteca civica. La dotazione originaria della '''biblioteca''' è rappresentata dal fondo privato del commendatore Carlo Venturini (opere antiche e rare) e da ciò che rimane delle più antiche raccolte librarie dei frati Carmelitani e dei Minori Osservanti, incamerate dallo Stato ai tempi di Napoleone. La parte più preziosa è il fondo antico costituito da circa 8.000 esemplari. L'atto di nascita della biblioteca fu, nel 1956, la sistemazione del fondo in un edificio pubblico (in via Garibaldi, nei locali della chiesa dell'antico ospedale). Nel tempo la dotazione si è arricchita di ulteriori contribuzioni. La collezione personale del commendator Venturini si compone di vari pezzi: sculture, monete, minerali, ecc.; la raccolta di dipinti comprende vari autori: opere d'arte del Garofalo e del Bastianino (XVI secolo) e del pittore massese Giambattista Bassi (XIX secolo). Dal 2004 biblioteca, "collezione Venturini" e pinacoteca civica sono riuniti in un'unica sede, il pregevole edificio in stile liberty che ospitò dal 1910 l'asilo infantile ''Pueris Sacrum''. Il complesso culturale è suddiviso in quattordici stanze: due per la biblioteca tradizionale, tre per quella dedicata ai bambini. Due aule sono dedicate alla pinacoteca, altrettante per il museo civico, una stanza è adibita ad emeroteca ed altre due sono attrezzate a laboratorio multimediale. ; Museo della Frutticoltura "Adolfo Bonvicini" Inaugurato nel 1983, raccoglie le testimonianze della civiltà agricola della Bassa Romagna tra Ottocento e Novecento. La prima sezione illustra il lavoro contadino, la seconda ripercorre la storia delle tecniche di coltivazione della frutta. Sede del museo è un'autentica casa colonica, ristrutturata appositamente per accogliere il materiale da esporre, frutto delle donazioni di agricoltori e cittadini. === Frazioni e località === Lo stabilimento della S. A. «Fruges» visto dalla Strada San Vitale (anno 1942 ca.) '''Fruges'''Un nome originale per un centro abitato. L'agglomerato urbano si sviluppò nel secondo dopoguerra. Fino agli anni trenta, infatti non vi era che uno stabilimento per il lavoro della frutta e della conserva ("Società Anonima Fruges"), sorto nel 1925 su un terreno di proprietà di Camillo Borgnino, uno dei maggiori produttori ortofrutticoli locali. Negli anni quaranta la fabbrica cambia proprietario ma continua ad essere chiamata da tutti "La Fruges".Lo stabilimento sorgeva due chilometri ad ovest di Massa, sulla destra della provinciale San Vitale (Ravenna-Bologna). A partire dalla metà degli anni cinquanta l'area a sinistra della San Vitale fu oggetto di una lottizzazione. Si insediarono soprattutto i lavoratori provenienti dal circondario, dalle colline e dal meridione. "La Fruges" passò così ad indicare anche il nuovo insediamento urbano.Nel 1965 vennero aperte le scuole elementari statali. La nuova parrocchia (intitolata a San Giacomo) provvide a realizzare l'asilo per i bambini fino ai 5 anni. Tra il 1970 e il 1972 venne costruita, accanto all'insediamento urbano, anche un'area artigianale dalle dimensioni complessive di circa 18 ettari. Oggi "La Fruges", come tante attività produttive nate a Massa nell'anteguerra, non esiste più. Nel senso dello stabilimento: il centro abitato invece è cresciuto fino a contare circa 2.500 abitanti. === Le imprese cooperative === Il movimento cooperativo si sviluppò a Massa Lombarda a partire dagli anni ottanta del XIX secolo. Nacquero la Cooperativa Agricola Braccianti, poi la Cooperativa Muratori e la Cooperativa Frutticoltori (1921). Nel XX secolo furono fondate la cooperativa dei barbieri, dei falegnami, dei mezzadri e la cooperativa facchini. In paese vi erano ben quattro spacci cooperativi. Secondo i dati del censimento del 1921, il 70% della popolazione della provincia di Ravenna era rurale. A Massa Lombarda erano oltre 4.000 le persone legate all'agricoltura, a cui bisognava aggiungere circa 700 braccianti. Fino agli anni settanta del XX secolo, oltre 800 persone lavoravano nella cooperazione. Poi iniziò una parabola discendente. Nel 2012 il settore era ridotto a 80 addetti. === Strade === Massa Lombarda è attraversata, in direzione Est-Ovest, dalla strada provinciale 253, ex strada statale. Altre strade provinciali sono: la n. 12 (verso Mordano), la n. 50 (verso San Patrizio e la n. 117 (parallela alla 253); da essa si diparte la n. 94 che giunge a Bubano, frazione di Mordano. === Ferrovie === La località è servita dalla stazione di Massalombarda posta sulla linea Faenza-Lavezzola, servita dalle corse svolte da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Emilia-Romagna. Dal 1887 al 1964 la cittadina era inoltre raggiunta dalla ferrovia Budrio-Massalombarda, gestita dalla Società Veneta; tra il 1934 e il 1944 fu servita anche dalla ferrovia Massalombarda-Imola-Fontanelice della Santerno Anonima Ferroviaria. === Mobilità urbana === Il servizio di trasporto pubblico a Massa Lombarda è garantito con autocorse suburbane svolte dalle società TPER e START. La prima pista ciclabile del paese è stata quella che fiancheggia viale Zaganelli (800 metri). Alla fine degli anni 1970 fu costruita le pista ciclabile di viale Amendola. Nel 1981-82 venne quella di via Castelletto, che permise il collegamento con Fruges, più un tratto di via Argine San Paolo. Nel 1983-84 fu aperta la pista che fiancheggia via Bagnarolo. Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 fu realizzato il tratto lungo via Martiri della Libertà. Seguì il prolungamento della pista di via Argine San Paolo. A metà degli anni 1990 si poteva finalmente andare da Massa Lombarda al centro di Fruges in bicicletta evitando la pericolosa Strada provinciale San Vitale. Manca ancora una pista ciclabile di collegamento con la vicina Sant'Agata sul Santerno, che permetterebbe il collegamento diretto con Lugo, importante luogo di commerci con il mercato del mercoledì. Il Comune di Massa Lombarda, insieme con Alfonsine, Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Conselice, Cotignola, Fusignano, Lugo e Sant'Agata sul Santerno forma l'Unione dei comuni della Bassa Romagna. === Sindaci === ==== Priori dal 1841 al 1859 ==== ==== Sindaci dal 1860 al 1922 ==== ; Sindaci dal 1860 al 1889 Nomina del sindaco da parte del re. ; Sindaci dal 1889 al 1922 Elezione del sindaco da parte del consiglio comunale (legge 30/12/1888, n. 5865). ==== Podestà ==== Podestà nominato dal re. ==== Sindaci dal 1946 ad oggi ==== ;Sindaci dal 1946 al 1995 Elezione del sindaco da parte del consiglio comunale. ;Sindaci dal 1995 ad oggi Elezione del sindaco a suffragio diretto (legge 25/3/1993, n. 81) === Gemellaggi === * * === Pallacanestro === ASSI Massalombarda: formazione del campionato di pallacanestro 1947/48. Da sinistra, in piedi: Lanzoni, Mazzini, Pasquale Preti, Paganini, Gherardi, Maregatti. Accosciati: Scarpetti, Rambelli, Ricci, Zardi. Nel 1947 una squadra di pallacanestro cittadina si iscrisse ai campionati federali. Con la sponsorizzazione del PSI, assunse il nome ASSI (Associazione Sportiva Socialisti Italiani). La squadra (colore sociale: rosso) militò per i primi due anni nel campionato regionale di Prima Divisione, poi ottenne la promozione al Campionato nazionale di Serie C, in cui rimase per cinque anni consecutivi. Dopo il 1954 il gruppo dei pionieri della pallacanestro massese si sciolse. La pallacanestro massese rinacque nel 1961. In quell'anno fu fondata la Polisportiva, comprendente anche la sezione pallacanestro. La squadra cittadina (maglia bianca con bordi e numeri neri) disputò i campionati regionali. I migliori cestisti massesi in assoluto possono essere considerati: Pasquale Preti, che ha giocato 16 anni in Serie A dal 1952 al 1968 (con le maglie di Moto Morini Bologna, Reggio Emilia e Libertas Pistoia), e Nicoletta Gherardi, presente in Serie A col Club Atletico Faenza dal 1974 al 1983. Nel recente passato, il livello più alto raggiunto dal sodalizio massese è stato il campionato di C1, disputato nel 2007/2008. === Tennis === Fondato nel 1967 (il primo presidente fu Otello Ronchi), il Circolo Tennis Massa Lombarda ha disputato ininterrottamente dal 2004 al 2015 il campionato nazionale di Serie A2. Nel campionato 2006 vestì i colori della maglia massese Renzo Furlan (ex n. 19 del mondo). Nel 2012 il CT ha disputato la sua prima finale-promozione. Nel giugno del 2015 la squadra romagnola si è qualificata nuovamente per la finale, vincendola contro il circolo etneo «Le Rocce» di Mascali (3-3 in trasferta e 4-0 in casa) ed approdando così in A1 per la prima volta nella sua storia. Un'altra squadra gareggia nel campionato dilettanti di Serie C. Il Circolo Tennis è anche il club dove mosse i primi passi Sara Errani, tennista di livello mondiale (nº 9 della graduatoria 2012). Dal 1994 il C.T. organizza a fine agosto un torneo di livello nazionale, il «Trofeo Oremplast». Dal 2012 il montepremi è di 8.000 euro. === Impianti sportivi === * Stadio "Dini e Salvalai": è lo stadio di Massa Lombarda. Attivo dalla stagione 1969-70, vi gioca la «A. C. Massa Lombarda». Attorno al campo vi è la pista di atletica leggera; * Campi da tennis (due campi in terra battuta e uno con fondo sintetico) presso il Circolo Tennis cittadino. Nel 2018 sono stati realizzati due nuovi campi al coperto (e un terzo senza corridoi per gli allenamenti). La superficie è in Pvc Flex (flessibile) ITF2. * Palazzetto dello Sport: vi giocano le squadre cittadine di pallavolo e pallacanestro. La costruzione risale agli anni settanta del XX secolo; entrò in funzione nel 1979; * Centro sportivo "Fruges": realizzato nella località situata a 3 km da Massa, vi gioca la locale squadra di calcio. Comprende due campi da calcio e un anello per il ciclismo. È in esercizio dal 22 novembre 2008. === Società sportive === La più importante società sportiva massese è la «Ciclistica Massese». Fondata nel 1962 da un gruppo di appassionati, la società allestì una squadra giovanile e una squadra dilettanti vincendo fin dai primi anni diverse competizioni a livello locale. Dopo il 2000 sono arrivati i primi titoli nazionali: Gabriele Tassinari nel 2003 (Inseguimento a squadre); Eleonora Morelli nel 2005 (Giovanissimi G4); Alice Bartolini nel 2007 (Ciclocross Giovanissimi G4). Nel 2006 la Società Ciclistica Massese ha organizzato i Campionati italiani per le categorie Esordienti ed Allievi (maschili e femminili). Dal 1965 la S.C.M. è sponsorizzata da un noto ristorante locale, che ha unito la propria immagine a quella della società ciclistica. In passato, un'altra società molto attiva in paese è stata la Polisportiva. Fu fondata nel 1961 con tre discipline: atletica leggera, tennis e pallacanestro. Per lunghi anni presidente del sodalizio sportivo fu Franco Trombetti. Sotto la sua dirigenza lo sport massese conobbe un intenso sviluppo, raggiungendo un elevato numero di aderenti, sia nel settore maschile che nel settore femminile. Negli anni ottanta del XX secolo, con lo scioglimento della Polisportiva, ogni gruppo sportivo ha continuato la propria attività in autonomia. === Manifestazioni sportive === ;Ciclismo * La Gran fondo "Ercole Baldini" è la manifestazione ciclistica più importante che si svolge a Massa Lombarda. Creata nel 2006 dal Gruppo sportivo ciclistica massese (che la organizza), nei primi anni si è svolta nella seconda domenica di giugno. Il record di partecipanti è stato battuto nel 2011 con la partecipazione di 3.000 ciclisti di 250 società. La Gran Fondo è stata inserita nel "Circuito Romagnolo". La premiazione avviene alla presenza di Ercole Baldini. * Il Memorial "Vladimiro Fusari", nato nel 1993, è una gara ciclistica competitiva riservata alla categoria Allievi. Si disputa a fine aprile. La gara richiama squadre da Veneto, Trentino-Alto Adige, Piemonte, Abruzzo ed Emilia-Romagna ed è, nei fatti, un appuntamento fisso del calendario nazionale di categoria. Nel 2013 Massa Lombarda ha ospitato i Campionati italiani di maratona di Pattinaggio su strada.
Mulhouse
'''Mulhouse''' è una città della Francia del dipartimento dell'Alto Reno nella regione Grande Est.
Nella piana compresa tra il fiume Ill, che l'attraversa, e i vicini Vosgi si svolse una famosa battaglia nel 58 a.C. tra il condottiero romano, Gaio Giulio Cesare e il germano Ariovisto, durante la conquista della Gallia. Il nome di Mulhouse compare per la prima volta nell'803 nella forma ''Mulinhuson'' ("case dei mulini"). La città si sviluppò a partire da due nuclei, uno appartenente ai vescovi di Strasburgo, l'altro agli Hohenstaufen. Nel 1223 i cittadini distrussero il castello del vescovo. Sotto l'imperatore Rodolfo I d'Asburgo Mulhouse divenne città libera dell'Impero (''freie Reichsstadt''), anche nota come 'Repubblica di Mulhouse'. Nel 1515 la città, minacciata dagli Asburgo, si associò alla Confederazione Svizzera. In seguito all'introduzione della Riforma nel 1523 Mulhouse si scontrò coi cantoni cattolici. Nel 1586 si proclamò repubblica neutrale. Nel 1798, sulla scia della Rivoluzione Francese, insieme ad altre città votò con un plebiscito a favore dell'unione con la Francia. Dopo la Guerra Franco-Prussiana (1871) fu incorporata dal neonato Reich Tedesco insieme con tutta l'Alsazia. Tornò alla Francia con l'Alsazia dopo la sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale. Le principali attrattive di Mulhouse sono: * Il municipio (''hôtel de ville''). Edificio in stile rinascimentale ricostruito nel 1551 dopo un incendio. * Il tempio di Santo Stefano (''Temple Saint-Étienne''). Tempio riformato neogotico. * La "Città dell'automobile – Museo nazionale" (''Cité de l'automobile''). * La "Città del treno" (''La cité du train''). * Il Museo di belle arti (''Musée des beaux-arts''). Il duomo di Mulhouse. * Il Museo Electropolis - L'avventura dell'elettricità * La Casa della ceramica Le principali risorse di Mulhouse sono: cotone, lana, industria meccanica e chimica. È presente uno stabilimento produttivo della Peugeot - Citroën. Vicino alla città si trovano importanti giacimenti di potassio. Prima della riforma del 2014 la città di Mulhouse era divisa nei seguenti cantoni, oggi soppressi: * Cantone di Mulhouse-Est * Cantone di Mulhouse-Nord * Cantone di Mulhouse-Ovest * Cantone di Mulhouse-Sud A seguito della riforma approvata con decreto del 21 febbraio 2014, che ha avuto attuazione dopo le elezioni dipartimentali del 2015, il territorio comunale della città di Mulhouse è stato diviso in tre cantoni: * cantone di Mulhouse-1, comprendente parte della città di Muhouse * cantone di Mulhouse-2, comprendente parte della città di Muhouse * cantone di Mulhouse-3, comprendente parte della città di Muhouse e il comune di Illzach === Evoluzione demografica === Mulhouse risulta una delle città più cosmopolite d'Europa. Infatti oltre a moltissimi pendolari dalla Svizzera, Mulhouse ha una popolazione per il 35% non europea. La città ha anche la più grande comunità armena e romena di tutta la Francia. === Gemellaggi === Mulhouse è gemellata con: * * * * * * * * (''Coopération décentralisée'') * * (''Coopération décentralisée'') * (''Coopération décentralisée'')
Monarchia
La '''monarchia''', dall'etimologia del lemma '', che è dal greco ''monárchis'', composto di ''mónos'' "solo, unico" e ''archìs'', da ''árchō'' , "governare, comandare"), è una forma di governo in cui la carica di capo di Stato è esercitata da una sola persona, per tutta la durata della sua vita o fino alla sua rinuncia, detta abdicazione. A partire dal XVIII secolo il termine è stato impiegato, spesso nell'espressione monarchia costituzionale, per indicare forme di governo in cui esiste un sovrano, ma il suo potere è più o meno limitato dalla presenza di parlamenti, secondo forme che sarebbero più propriamente aristocratiche o democratiche.
=== Età antica === I sovrani convenuti a Londra alle esequie di Edoardo VII. La monarchia risale ai tempi in cui i popoli egiziani e e babilonesi credevano ancora che il loro imperatore fosse un dio incarnato in un uomo. La monarchia affonda le sue radici nella remota antichità in stretta connessione con la coscienza religiosa dei vari popoli. Tra il III millennio a.C. e il I millennio a.C. in Egitto, in Assiria e a Babilonia si realizzò un progetto di divinizzazione del monarca, passando attraverso stadi intermedi: prima re-sacerdote, poi ministro di dio, infine emanazione di dio o dio stesso. Presso gli ebrei l'avvento della monarchia coincise con l'unificazione del territorio; il monoteismo di questo popolo sbarrò la strada alla divinizzazione del monarca, che si dispiegò invece in Persia. In Grecia la forma monarchica già presente a Micene venne soppiantata per lungo tempo dalla struttura oligarchica o democratica delle città-stato, per tornare vitale con l'impero macedone di Filippo e Alessandro Magno. Secondo il principio aristotelico, la monarchia è una delle tre forme sane di governo, assieme ad aristocrazia e politeia, mentre la sua forma degenerata è la tirannide. A Roma la monarchia fu la prima forma di governo (VII-VI a.C.), ma ebbe come contrappeso il Senato e i comizi popolari: questa situazione preparò il passaggio alla repubblica e continuò anche nella prima fase dell'impero, almeno fino a Vespasiano (70-79 d.C.) che formalizzò la successione ereditaria, dove l'Imperatore veniva formalmente investito del potere dal Senato dal popolo. Il principato e l'impero a Roma ebbero la forma di monarchia sia ereditaria sia elettiva, in quanto l'imperatore era o un erede del ''princeps'' defunto oppure era scelto per acclamazione da parte gli eserciti nelle province oppure per elezione da senato o ordine pretoriano tra gli eredi o infine tra chi ritenevano più opportuno: non solo chi fosse il migliore a ricoprire quel ruolo, ma soprattutto chi meglio potesse soddisfare gli interessi della parte elettrice. === Medioevo === Per i popoli barbarici il Re era essenzialmente il capo militare e solo successivamente si trasformò in capo politico. La sua scelta avveniva per elezione e il potere restò quindi a lungo limitato dalle assemblee dei "liberi" prima e dei "grandi" poi. La forma monarchica assoluta e divinizzata lasciata in eredità dal mondo romano faticava a conciliarsi con la forte tendenza germanica all'autonomia individuale. Definitiva stabilità fu raggiunta solo con l'incoronazione di Carlo Magno il 25 dicembre 800. Infatti il potere della dinastia carolingia veniva da Dio, tramite il pontefice, e non più dal popolo ed era assai più estesa che in precedenza. Poiché la base di consenso non doveva più essere ricercata nei legami tribali, divenne predominante il vincolo feudale che poneva al vertice del sistema il Re, ma attribuiva anche grandissimo potere alla nobiltà terriera. === Eta moderna e contemporanea === Quando, a partire dalla fine dell'XI secolo, l'omogenea struttura feudale cominciò a trasformarsi in un complesso più articolato, la monarchia venne a porsi come indispensabile strumento di mediazione tra le varie forze in campo (nobiltà e borghesia, centri cittadini e campagna feudale). Dove le forze centrifughe non prevalsero si diffuse una monarchia dalle nuove caratteristiche (Spagna, Francia, Regno Unito, ecc.), centro di un'estesa burocrazia, motore di una capillare rete finanziaria, organizzatrice di un forte esercito stanziale. Tale forma di governo centralizzata fu detta "monarchia assoluta", e in essa il Re rivestì non più il ruolo di arbitro, posto in posizione di superiorità rispetto ai diversi gruppi sociali, ma quello di fonte del diritto. Ad oggi la forma monarchica più diffusa in occidente è attualmente la monarchia parlamentare, mentre in Asia alcune monarchie, come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sono assolute. A capo di tale forma di stato vi è in monarca che è considerato un membro a parte rispetto al resto delle persone dello Stato che sono suoi sudditi. Quando il monarca cessa le sue funzioni viene sostituito da uno nuovo, solitamente secondo un criterio ereditario nel contesto di una stessa famiglia, detta dinastia; si parla dunque di successione al trono. Ciò nonostante non mancano casi di elezione, come nel Sacro Romano Impero e in Haiti, o casi di adozione. Talvolta la successione dinastica avviene alla morte di un primo monarca eletto, come accadde in Svezia per l'attuale casa regnante. Alcune monarchie invece non sono ereditarie ma elettive. In questa forma di monarchia i sovrani sono eletti o nominati da un collegio elettorale a vita o per un periodo definito. Esempi storici di monarchia elettiva sono gli imperatori del Sacro Romano Impero. Anche il papa della Chiesa cattolica, sovrano della città del Vaticano, è eletto da un collegio di cardinali. Secondo Jean Bodin il sovrano assoluto si riveste di una sovranità che appartiene originariamente al popolo, ma di cui questo può spogliarsi in modo irrevocabile, conferendola ad un principe. Ciò può avvenire per favorire l'opera di revisione e modernizzazione del diritto che il sovrano feudale, sostanzialmente custode delle tradizioni, non poteva svolgere appieno. In questo senso il sovrano assoluto, invece, è ''legibus solutus'', cioè libero dal vincolo costituito dalla legislazione precedente. Il coinvolgimento a Corte della grande nobiltà favorirà questo processo di accentramento del potere, impedendo all'aristocrazia di ostacolare la burocratizzazione del territorio. Il quadro della tutela dei diritti umani offerto dalle monarchie è stato talvolta criticato, eppure la medesima ricerca accademica politologica ha notato che: Per converso, alcuni degli argomenti contrari alla sopravvivenza delle monarchie vanno maneggiati con cautela: secondo Karl Loewenstein, ad esempio, va abbandonato il tradizionale ''argumentum ad hominem'' contro le monarchie, secondo cui l'ereditarietà delle malattie per l'endogamia delle famiglie reali ne avrebbe indebolito la fibra necessaria per governare; tale argomento risuona di pregiudizi eugenetici utilizzati dal nazismo. Attualmente ci sono 44 monarchie nel mondo. In particolare, 16 di questi regni hanno come capo di Stato la regina Elisabetta in quanto membri del Commonwealth. Andorra è l'unica tra tutte le monarchie esistenti ad essere una diarchia. Infatti il ruolo di sovrano è condiviso dal presidente della Francia e dal vescovo di Urgell. * Andorra * Antigua e Barbuda * Arabia Saudita * Australia * Bahamas * Bahrein * Barbados * Belgio * Belize * Bhutan * Brunei * Cambogia * Canada * Città del Vaticano * Danimarca * Emirati Arabi Uniti * Giamaica * Giappone * Giordania * Grenada * Isole Salomone * Kuwait * Lesotho * Liechtenstein * Lussemburgo * Malaysia * Marocco * Monaco * Norvegia * Nuova Zelanda * Oman * Paesi Bassi * Papua Nuova Guinea * Qatar * Regno Unito * Saint Kitts e Nevis * Saint Vincent e Grenadine * Saint Lucia * Samoa * Spagna * Svezia * eSwatini * Tonga * Tuvalu
Marketing
Una versione del mix di marketing è il metodo 4PS. Il '''''marketing''''' è un ramo dell'economia che si occupa dello studio e descrizione di un mercato di riferimento, ed in generale dell'analisi dell'interazione del mercato e degli utenti di un'impresa. Il termine deriva da ''market'' cui viene aggiunta la desinenza del gerundio per indicare la partecipazione attiva, cioè l'azione sul mercato stesso da parte delle imprese. Diverse sono le definizioni possibili del marketing, a seconda del ruolo che nell'impresa viene chiamata a ricoprire in rapporto al ruolo strategico, al posizionamento dell'impresa nel suo ambito competitivo di mercato.
Le origini del "concetto di marketing" si possono far risalire all'economista italiano Giancarlo Pallavicini, che nel 1959 sviluppò approfondimenti sulle ricerche di mercato, costituenti, di fatto, i primi strumenti di quello che divenne poi il marketing moderno, ripresi e sviluppati in un secondo tempo da Philip Kotler.La definizione principale viene da Philip Kotler, riconosciuto all'unanimità quale padre dei più recenti sviluppi della materia per i lavori apparsi dal 1967 al 2009, con l'ultimo lavoro nato dall'analisi della grande recessione del 2007: ''Chaotics''. Negli anni il marketing ha subito una rapida e forte evoluzione che ha segnato la concezione stessa del marketing come ambito di ricerca. Tale tendenza è rintracciabile nell'evoluzione delle definizioni che l'American Marketing Association, l'organismo più autorevole nella ricerca di marketing al mondo, ha coniato a partire dagli anni 1980. Vengono riconosciuti tre tipi di marketing: * marketing analitico: studio del mercato, della clientela, dei concorrenti e della propria realtà aziendale; * marketing strategico: è un'attività di pianificazione, tradotta in pratica da un'impresa, per ottenere, pur privilegiando il cliente, la sua fidelizzazione e la collaborazione da parte di tutti gli attori del mercato. * marketing operativo: attiene invece a tutte quelle scelte che l'azienda pone in essere per raggiungere un obiettivo all'interno di una strategia. Nel 1985, l'AMA Board, dava questa definizione: Questa visione è molto simile a quella finora descritta nelle precedenti definizioni. Negli ultimi anni, il marketing ha iniziato invece ad abbandonare la prospettiva transazionale, per concentrarsi maggiormente nell'ottica marketing relazionale. L'AMA ha ridefinito ulteriormente il concetto di marketing nel luglio 2013, poiché questa disciplina si sta spostando verso nuovi orizzonti. Così viene descritta: Giancarlo Pallavicini introduce, infatti, le seguenti definizioni: * Il marketing viene definito come quel processo sociale e manageriale diretto a soddisfare bisogni ed esigenze attraverso processi di creazione e scambio di prodotto e valori. È l'arte d'individuare, creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato di riferimento, realizzando un profitto: ''delivery of satisfaction at a price''. * Il ''marketing management'' consiste invece nell'analizzare, programmare, realizzare e controllare progetti volti all'attuazione di scambi con mercati-obiettivo per realizzare obiettivi aziendali. Esso mira soprattutto ad adeguare l'offerta di prodotti o servizi ai bisogni e alle esigenze dei mercati-obiettivo ed all'uso efficace delle tecniche di determinazione del prezzo, della comunicazione e della distribuzione per informare, motivare e servire il mercato. Tuttavia sono state proposte anche altre definizioni. Citiamo in primo luogo quella di Russell Winer: William Pride e O.C. Ferrel ne danno una definizione più globale: Esso comprende tutte le azioni aziendali riferibili al mercato destinate alla vendita di prodotti o servizi, considerando come finalità il maggiore profitto e come causalità la possibilità di avere prodotti capaci di realizzare tale operazione finanziaria. Philip Kotler distingue, nella storia economica recente, quattro strategie di approccio al mercato da parte dell'impresa: * ''Orientamento alla produzione'': in questo periodo, dalla Rivoluzione industriale fino alla metà del Novecento, il mercato è caratterizzato da una predominanza della domanda sull'offerta dovuta al fatto che il cliente ha bisogno praticamente di tutto. Unica preoccupazione dell'imprenditore è ridurre i costi di produzione, azione giustificata soprattutto nei mercati dove prevalgono beni ''commodity'', e dove quindi si può vincere con la concorrenza di prodotto. * ''Orientamento al prodotto'': intorno agli anni trenta del Novecento l'impresa si concentra sulla tecnologia del prodotto, piuttosto che sul consumatore. Il rischio di questa strategia è la cosiddetta miopia di marketing (in inglese ''marketing myopia''), cioè non accorgersi che il fattore chiave di successo per un'azienda non è dal lato dell'offerta ma della domanda, cioè del bisogno o funzione che il cliente deve soddisfare (rendendo quindi vani gli sforzi per sostenere un prodotto se esistono tecnologie alternative più comode/economiche/efficaci). * ''Orientamento alle vendite'': a partire dagli anni cinquanta e sessanta del Novecento si cerca di vendere ciò che si produce. È una prospettiva di tipo ''inside-out'', praticata soprattutto nel breve termine, e con prodotti/servizi a bassa visibilità (''unsought goods''), oppure in casi di sovrapproduzione, o ancora quando un mercato è saturo (e quindi va conquistato con la forza vendita). Anche in questo caso il rischio è di capire poco cosa desidera il consumatore finale. * ''Orientamento al marketing'': consiste nella comprensione dei bisogni del cliente, per produrre i beni e quindi soddisfarli. È una prospettiva di tipo ''outside-in'', o anche ''pull'' (capire il mercato) anziché ''push'' (spingere sul mercato). Nasce alla fine degli anni novanta ed è in continuo sviluppo ancora oggi. Lo sviluppo della funzione del marketing nelle imprese è parte di una strategia di mercato che viene definita "proattiva", dove l'impresa ha un ruolo propositivo nei confronti dei bisogni del mercato. Tuttavia, si può considerare come categoria a sé stante il progress marketing, basato sui nuovi media. Il marketing può rivolgersi ai consumatori, e in questo caso si parla di ''marketing B2C'', (''business to consumer'', "dall'impresa al consumatore"), spesso definito semplicemente marketing; oppure, può rivolgersi al mercato delle imprese, e in questo caso prende il nome di marketing industriale o ''marketing B2B'', (''business to business'', "da impresa a impresa"). Sono da citare anche il marketing ''dei servizi'' (compagnie aeree, catene alberghiere, ecc.) e il marketing ''istituzionale'' (fatto cioè da istituzioni). Di significato meno economico è il marketing ''politico'', così come quello che le aziende riservano ai propri dipendenti e che viene comunemente definito, sebbene impropriamente, ''marketing B2E'' (''business to employee'', "da impresa a dipendente"). Questa attività pertanto può fungere da "interfaccia" tra l'impresa e il contesto esterno (insieme al settore vendite, import/export, pubbliche relazioni e altri), osservandone il comportamento e presidiando, almeno in parte, i flussi informativi uscenti dall'impresa (voluti o non voluti), e incrementando le conoscenze provenienti dall'esterno; tra queste sono compresi i deboli segnali che consentono di comprendere, possibilmente in tempo utile, le modifiche al mercato che si realizzeranno in un prossimo futuro. L'analisi della posizione competitiva dovrebbe essere diffusa nella direzione delle varie funzioni, ma spesso è lasciata al marketing, che utilizza modelli come le "5 forze di Porter" (teorizzate dal docente universitario statunitense Michael Porter), modelli analitici come la matrice del Boston Consulting Group o le 7S della McKinsey, le ricerche ed indagini di mercato e le segmentazioni del mercato. Il marketing è inoltre volto alla ''creazione del valore per il cliente'', e uno dei suoi scopi è creare un posizionamento della marca (''brand'') nella mente del consumatore attraverso tecniche di ''brand management''. Le ultime tendenze sono volte allo studio del marketing ''esperienziale'', che abbraccia la visione del consumo come esperienza, in cui il processo di acquisto si fonde con gli stimoli percettivi, sensoriali ed emozionali. In ambito sanitario in senso lato, con l'espressione disease-mongering si indica l'utilizzo di particolari strategie di marketing, finalizzate all'introduzione di un protocollo terapeutico o nuove procedure diagnostico/terapeutiche o di un farmaco già pronto o prossimo all'immissione in commercio. Ciò attraverso una opportuna campagna di sensibilizzazione finalizzata all'introduzione di quadri clinici non strettamente patologici, per indurre il consumatore e/o paziente alla ricerca di una soluzione alle sue "presunte" malattie, che lo rendono comunque sofferente, allo scopo di generare nuovi mercati di potenziali pazienti. I soggetti che normalmente beneficiano dall'utilizzo di queste strategie sono le aziende farmaceutiche, i medici e le loro organizzazioni professionali e quelle dei consumatori, gli oggetti di queste strategie sono i consumatori, gruppi particolari di pazienti o intere classi sociali. Il piano di marketing è la pianificazione della strategia a livello ''corporate''/aziendale, ed è diviso nelle seguenti fasi: # Introduzione al piano # ''Executive Summary'' # Mission e obiettivi di fondo # Analisi della situazione di marketing # Audit esterno # Audit interno # Analisi SWOT # Pianificazione # Obiettivi del marketing # Programma d'azione # Controlli di marketing. === Introduzione al piano === L'introduzione al piano include una sintesi manageriale, chiamata ''Executive Summary'', e i suoi macro-obiettivi. === Executive Summary === L''Executive Summary '' è il riassunto manageriale del piano di marketing; apre il documento per mettere in risalto i principali obiettivi di marketing e le linee guida d'azione pianificate e un breve estratto delle previsioni economiche finanziarie. === Mission e obiettivi di fondo === Nella mission sono messi in evidenza gli obiettivi di fondo che l'impresa vuole raggiungere nel breve e/o medio lungo periodo e che ispireranno la successiva analisi e pianificazione. La loro declinazione è preceduta da alcuni riferimenti alla mission aziendale e ai valori dell'impresa, fonte d'ispirazione delle politiche di marketing strategico. === Analisi della situazione di marketing === L'analisi della situazione di marketing serve per fare il punto della situazione su quanto accade all'esterno e all'interno dell'impresa, è fondamentale perché racchiude in sé tutte le informazioni fondamentali per supportare le pianificazioni. È necessario effettuare un audit di marketing volto da un lato a mettere a fuoco gli obiettivi in cui già opera e le forze operanti nell'ambiente di marketing; dall'altro a valutare il pregresso dell'impresa in termini di performance. === Audit esterno === Scopo dell'audit esterno è quello di stabilire quali sono i confini di massima dell'azione di marketing dell'azienda; un altro aspetto da considerare è il fattore di stagionalità dei mercati serviti. Per fare ciò è necessario avere un'approfondita analisi della domanda in modo tale da sapere i bisogni e il comportamento d'acquisto e d'uso dei clienti e consumatori; a ciò si collegano le forze di marketing che sono ''forze economiche, forze socio-demografiche, forze tecnologiche e politiche'' e ''forze competitive''. === Audit interno === Obiettivo dell'audit interno è capire quali sono le risorse, le azioni e i risultati su cui l'azienda può contare per il futuro. Per i piani di marketing che si riferiscono ai prodotti esistenti, il focus è sulle caratteristiche dell'offerta, del brand, sulle politiche di prezzo adottate, sulle scelte di comunicazione, distribuzione e vendita adottate. Nel caso di nuovi prodotti, le valutazioni si limitano a eventuali ricerche di mercato condotte a livello di concept test, alle risorse esistenti che potrebbero essere impiegate a supporto del lancio e del successivo sviluppo. === Analisi SWOT === Lo scopo dell'analisi SWOT è sia quello di analizzare la situazione interna all'azienda, sia quello di far fronte a fenomeni esterni che non dipendono direttamente dall'impresa, ma che essa potrebbe sfruttare o arginare traendone un vantaggio competitivo. Bisogna, quindi, pianificare il futuro tenendo conto delle possibili opportunità o minacce da cui difendersi che l'ambiente di marketing riserva all'azienda. L'identificazione delle opportunità e delle minacce ambientali costituisce la prima parte dell'analisi SWOT. La parte alta della matrice SWOT fa riferimento all'ambiente di marketing che circonda l'impresa; quella inferiore contiene le valutazioni riferite all'audit interno. In questo secondo caso l'utilità è di isolare i principali punti di forza e di debolezza competitiva che dovrebbero consentire all'azienda di far fronte alle minacce, e di sfruttare le opportunità di mercato. Inoltre la SWOT se ben utilizzata può aiutare a far comprendere le priorità aziendali e stabilire gli obiettivi di marketing. === Pianificazione === Durante la fase di pianificazione il management è chiamato a definire concretamente i traguardi, definire il programma d'azione e pianificare il sistema di controllo delle performance di marketing. === Obiettivi del marketing === Gli obiettivi del marketing possono essere obiettivi economici, obiettivi competitivi e obiettivi relazionali. Nella formulazione degli obiettivi vi sono alcune regole di fondo da adottare. Gli obiettivi dovranno essere mirati, rilevanti, misurabili,tempificati e realistici e economici. === Programma d'azione === Scopo del programma d'azione è pianificare un set d'azioni mirate, efficaci ed efficienti; evidenziare in modo chiaro il legame esistente tra le evidenze delle analisi, della SWOT, quindi degli obiettivi e delle azioni mirate per ciascun target di riferimento. In questa fase si affrontano il prodotto e la marca, le politiche di prezzo, i canali distributivi e forza vendita, promozione e comunicazioni, il piano d'azione e le scelte di struttura. === Controlli di marketing === All'interno del piano di marketing è presente una sezione importante riservata alle previsioni economiche e all'individuazione di indicatori chiave di successo del piano (KPI, Key Performance Indicator). Le previsioni economiche sono rappresentate dal budget del piano, che fornisce un'indicazione dei ricavi attesi, delle spese di marketing associate e dal ritorno sull'investimento di marketing (ROI, Return on Investment). Questa fase della pianificazione consente al management di valutare la sostenibilità economica delle azioni di marketing previste e degli obiettivi programmati. Per comunicare efficacemente un prodotto o un servizio, il suo nome è spesso un fattore determinante del suo potenziale successo. La scelta del nome è un'operazione detta ''naming'' (in inglese "dare un nome"). Il ''naming'' ha la funzione di tracciare cognitivamente l'identità di marca verso i desideri, le esigenze e le richieste del consumatore. La scelta del nome è un'azione primaria nelle operazioni di gestione del marchio, risultato di un processo dove la strategia si traduce in creatività nella forma del nome. È infatti una delle attività chiave nella comunicazione pubblicitaria e si determina tramite riunioni di coordinamento col committente (i cosiddetti ''briefing''). La psicologia del marketing si occupa di analizzare diversi ambiti, tra questi in particolare, vengono evidenziate dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi: il ruolo delle immagini mentali, gli effetti degli elementi visivi e verbali della pubblicità sulle credenze, gli atteggiamenti e le risposte comportamentali, le funzioni e le caratteristiche della pubblicità emotiva, la valutazione psicofisiologica delle risposte alla pubblicità, la struttura latente dei messaggi pubblicitari e delle reazioni individuali e collettive, la psicologia del consumatore e i comportamenti di consumo. La psicologia del marketing rappresenta un territorio di ricerca interdisciplinare, dove confluiscono i contributi delle scienze cognitive, delle neuroscienze, e della psicologia sociale e della psicologia dinamica, con una forte attenzione all'analisi degli atteggiamenti e della loro costruzione. Il neuromarketing è una branca della neuroeconomia che applica la neuropsicologia e le neuroscienze nel campo di ricerca del marketing, studiando la risposta sensomotoria, cognitiva e affettiva dei consumatori agli stimoli relativi a prodotti, marche o pubblicità, con l'obiettivo di determinare le strategie che spingono all'acquisto. Il neuromarketing raccoglie informazioni in grado di illustrare la logica che sta alla base delle decisioni di acquisto del consumatore e le loro reazioni agli stimoli della commercializzazione. I potenziali vantaggi per i professionisti che si occupano di marketing includono: strategie commerciali più efficienti ed efficaci, miglior qualità dei prodotti e delle campagne pubblicitarie e, in ultima analisi, comprendere quali siano i bisogni e desideri in grado di soddisfare le esigenze del consumatore.
Matera
'''Matera''' è un comune italiano di abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e più grande comune per superficie della Basilicata. È conosciuta in tutto il mondo per gli storici rioni Sassi, che ne fanno una delle città ancora abitate più antiche al mondo. I ''Sassi'' sono stati riconosciuti il 9 dicembre 1993, nell'assemblea di Cartagena de Indias , patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, primo sito dell'Italia meridionale a ricevere tale riconoscimento. Nel 1663 fu separata dalla provincia di Terra d'Otranto, di cui aveva fatto parte per secoli, per divenire, fino al 1806, capoluogo dell'allora provincia di Basilicata nel Regno di Napoli. Durante questo periodo la città conobbe un'importante crescita economica, commerciale e culturale. Matera è stata la prima città del meridione a insorgere in armi contro il nazifascismo ed è per questo tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione essendo stata insignita nel 1966 della medaglia d'argento al valor militare e tra le città decorate al valor civile essendo stata insignita nel 2016 della medaglia d'oro al valor civile. Il 17 ottobre 2014 è stata designata, insieme a Plovdiv , capitale europea della cultura nel 2019.
=== Territorio === La Gravina La città si trova nella parte orientale della regione Basilicata a , al confine con la parte sud-occidentale della città metropolitana di Bari (con i comuni di Altamura, Gravina in Puglia e Santeramo in Colle) e l'estrema parte nord-occidentale della provincia di Taranto (con i comuni di Ginosa e Laterza). Sorge sulla continuazione dell'altopiano delle Murge ad est e la fossa Bradanica ad ovest, solcata dal fiume Bradano. Il corso di questo fiume è sbarrato da una diga, costruita alla fine degli anni cinquanta per scopi irrigui, e il lago artificiale creato dallo sbarramento, chiamato lago di San Giuliano, fa parte di una riserva naturale regionale denominata riserva naturale di San Giuliano. La gravina di Matera, un torrente affluente di sinistra del Bradano, scorre nella profonda fossa naturale che delimita i due antichi rioni della città: Sasso Barisano e Sasso Caveoso. Sull'altra sponda c'è la Murgia, rientrante in parte nel Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri, noto anche come parco della Murgia Materana. I "Sassi", assieme alle cisterne ed i sistemi di raccolta delle acque, sono la caratteristica peculiare di Matera. Si tratta di antichi aggregati di case scavate nella calcarenite, a ridosso di un profondo burrone, la "Gravina". Alla fine del 1993 l'UNESCO ha dichiarato i rioni Sassi patrimonio mondiale dell'umanità. Nelle campagne presso Timmari vi è inoltre un vulcano di fango di nuova formazione. Confina con i comuni di Montescaglioso, Altamura, Miglionico, Laterza, Santeramo in Colle, Ginosa, Gravina in Puglia e Grottole. Inoltre, con di estensione territoriale, Matera è il comune più esteso della Basilicata. Classificazione sismica: zona 3 (sismicità bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 === Clima === Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a , mentre quella del mese più caldo, agosto, è di . Veduta dei Sassi * Classificazione climatica di Matera: ** Zona climatica D; ** Gradi giorno 1776. Sasso Barisano Le origini di Matera sono molto remote e ne è testimonianza il ritrovamento nel territorio circostante di alcuni insediamenti senza soluzione di continuità sin dall'età paleolitica. Infatti nelle grotte sparse lungo le Gravine materane sono stati ritrovati diversi oggetti risalenti a quell'epoca, testimonianti la presenza di gruppi di cacciatori. Nel periodo Neolitico gli insediamenti diventarono più stabili, tanto che sono presenti tracce evidenti di diversi villaggi trincerati che risalgono a quel periodo, in particolare sulla Murgia Timone. Con l'Età dei metalli nacque il primo nucleo urbano, quello dell'attuale ''Civita'', sulla sponda destra della Gravina. Sorta su un preistorico villaggio trincerato, la città ha probabili origini greche, come afferma il Volpe nelle sue ''Memorie storiche profane e religiose sulla città di Matera'', citando anche l'Ughelli, il Pacichelli ed il Padre Bonaventura da Lama che erano giunti a tale conclusione. Ciò sarebbe confermato dall'emblema della città, il bue con le spighe di grano, che secondo il Volpe stesso è un simbolo tipico della Magna Grecia; inoltre il Gattini cita l'ipotesi di alcuni storici secondo i quali riprodurrebbe l'emblema della città di Metaponto, che era appunto un bue, mentre le spighe di grano erano figure ricorrenti nelle monete greche. Gattini a conferma di ciò cita anche alcuni versi del poeta Tommaso Stigliani: «Il marinaro di Metaponto antica, la quale a nostra età dett'è Matera», e fa riferimento all'accoglienza data da Matera ai profughi metapontini dopo la distruzione della loro città da parte di Annibale. Sasso Caveoso Veduta dal Belvedere Piazzetta Pascoli, compresa tra la Cattedrale ed il sasso Caveoso Nel periodo della Magna Grecia Matera ebbe stretti rapporti con le colonie situate sulla costa meridionale e, successivamente, in età romana fu solo centro di passaggio ed approvvigionamento. Nel 664 d.C. Matera passò sotto il dominio longobardo e venne annessa al Ducato di Benevento. I secoli IX e X furono caratterizzati da aspre lotte fra gli stessi Longobardi, i Saraceni ed i Bizantini, che tentarono più volte di impadronirsi del territorio; la città fu distrutta nell'867 dalle truppe di Ludovico II, imperatore dei Franchi, proprio nel tentativo di cacciare i Saraceni che nel 847 avevano costituito l'emirato di Bari. Veduta della città ne ''Il Regno di Napoli in prospettiva'', 1703, di Giovan Battista Pacichelli Nel frattempo, a partire dall'VIII secolo, il territorio materano fu teatro di una notevole immigrazione di monaci benedettini e bizantini, che si stabilirono lungo le grotte della Gravina trasformandole in chiese rupestri. Dopo l'insediamento dei Normanni avvenuto nel 1043 la città conobbe un periodo di pace. Nei secoli seguenti, fra carestie e terremoti, Matera fu a lungo città Regia, in quanto si liberava dal dominio feudale riscattandosi più volte, ma sotto gli Aragonesi la città fu ceduta al conte Giovan Carlo Tramontano, che nel 1514 venne ucciso dalla popolazione oppressa dalle tasse. Nel 1663, in epoca spagnola, Matera uscì dalla provincia di Terra d'Otranto, di cui fino ad allora era parte integrante, diventando capoluogo della Basilicata e sede di Regia Udienza. Tale titolo le rimase fino al 1806, quando Giuseppe Bonaparte trasferì le competenze a Potenza. Nel periodo risorgimentale, il comitato prodittatoriale lucano non mantenne le promesse sulla redistribuzione delle terre demaniali, cominciò a diffondersi un malessere, anche fomentato dai legittimisti, che a Matera esplose l'otto agosto 1860 con l'eccidio Gattini, primo sintomo di ribellione che precedette il brigantaggio postunitario. Nel 1927 la città divenne capoluogo di provincia. Matera fu la prima città del Mezzogiorno ad insorgere contro i nazisti; infatti il 21 settembre 1943, giorno dell'insurrezione e della strage di Matera, il popolo materano insorse contro l'oppressione esercitata dall'occupazione nazista. Undici persone trovarono la morte a seguito dei mitragliamenti tedeschi in ritirata. La giornata raggiunse il suo culmine con la feroce rappresaglia nazista che costò la vita ad altre 15 persone, sia civili che militari, fatte saltare in aria nel "palazzo della milizia". Nel 1945 vi furono tra le prime nel meridione, sommosse popolari per l'assegnazione delle terre incolte che si risolsero con l'emanazione fra il 1946 e il 1947 dei decreti Ponte (da Aurelio Ponte, prefetto di Matera); furono anticipatarie della riforma agraria. Nel 1948 nacque la questione dei Sassi di Matera, sollevata da Palmiro Togliatti prima, e da Alcide De Gasperi dopo. Nel 1952 una legge nazionale stabilì lo sgombero dei Sassi e la costruzione di nuovi quartieri residenziali che svilupparono la città nuova nella quale confluirono i 15.000 abitanti dei Sassi. Nel 1980 fu parzialmente danneggiata dal terremoto dell'Irpinia e dalle scosse che seguirono. Nel 1986 una nuova legge nazionale finanziò il recupero degli antichi rioni materani, ormai degradati da oltre trent'anni di abbandono. Nel 1993, in una conferenza a Cartagena de Indias, la città venne proclamata "Patrimonio dell'umanità" e nel 2014 "Capitale europea della cultura 2019". === Etimologia === Secondo alcune ipotesi (per esempio quella di Cely Colajanni), Matera anticamente veniva chiamata ''Mataia ole'' dai Greci, che deriva da Mataio olos, il cui significato è ''tutto vacuo'', con riferimento alla Gravina, fossa attraversata da torrenti; ulteriore ipotesi è che il nome derivi da ''Mata'' (cumulo di rocce), radice utilizzata per diversi nomi geografici. Un'altra teoria, piuttosto fantasiosa, fa derivare Matera dal greco ''Meteoron'' ovvero ''cielo stellato'', dato che alcuni cronisti del passato, osservando i Sassi illuminati di notte, li hanno descritti come un ''riflesso del cielo stellato soprastante''. E non manca chi ricollega il toponimo a ''Mater'' ovvero "madre terra", a ''Materia'' (matheria) o ''Materies'', termini che indicavano la legna da taglio o da costruzione, in riferimento alle zone boschive in cui la città sorgeva; in realtà fu derivato a torto dal latino ''materia'', in quanto si tratta alle origini di basi che designano "la terra della gravina"; ''-eria'' è una voce con significato di "fossato, gravina": accad. ''ḫāru, ḫarru'', ''ḫarû'' (scavare in profondità). Incrocio di ''mātu'' con la base di accad. ''matāḫu'' (elevarsi). Il Gattini, invece, riferisce il toponimo ai termini ebraici ''Matterah'' (carcere) o ''Me terah'' (acqua pura). Altri sostengono che il nome derivi dalle iniziali di Metaponto ed Heraclea, avendo accolto profughi delle due città dopo la loro distruzione; infine ''Mateola'', nome antico della città, potrebbe derivare dal consolato romano di Quinto Cecilio Metello Numidico, che la riedificò e la fece cingere di mura e di alte torri, oppure da "terra alta": ''matu'', aramaico ''mata'' (terra) ''elû'' (alta). Plinio il Vecchio nella sua ''Naturalis historia'' (Liber III, 105) chiamò Mateolani gli abitanti della città e li elencò tra gli Apuli, anche se la desinenza dell'aggettivo in ''-anus'' evidenzia chiaramente l'influenza osca dei Lucani, in quanto la città era situata proprio sul confine apulo-lucano nella regione anticamente chiamata Peucezia. === Stemma === Stemma di Matera Il sito Comuni Italiani descrive lo stemma della città in questo modo: ''D'azzurro al bue fermo d'argento con tre spighe in bocca e sulle corna una corona gigliata, sormontata in capo dalla lettera M, il tutto d'oro. Motto: Bos Lassus Firmius Figit Pedem.'' Il motto latino Bos lassus firmius figit pedem si può tradurre con: ''il bue stanco affonda la zampa più fermamente''; tale motto, che indica come un popolo pacifico ma stanco dei soprusi può ribellarsi al giogo, rappresenta la morale dell'episodio che vide il popolo materano ribellarsi ed assassinare il conte Giovan Carlo Tramontano. Secondo il Racioppi, lo stemma di Matera è un'arma parlante, in quanto la lettera "M" in alto sarebbe l'iniziale del nome della città, mentre le spighe in bocca al bue aggiungerebbero il resto del nome; infatti spiga in greco si dice "Ather-Eros", quindi dall'insieme delle parole si ottiene ''Mather-Eros'', da cui Matera. La corona che il bue ha sulla testa indicherebbe che la città era libera, cioè non dipendente da alcun feudatario ma direttamente dalla corona reale. Secondo altre interpretazioni, lo scudo porta sull'alto del campo, in argento, la lettera M in oro; e nel basso del campo è un bue che agli araldisti usa dire "passante", con in bocca tre spighe. Alla testa del bue sormonta una corona principesca. Intorno all'orlo dello scudo corre una lista su cui è scritto il motto di "Bos lassus firmius figit pedem". Il detto è forse stato coniato dopo l'uccisione del conte Gian Carlo Tramontano, esprimendo la stanchezza per le oppressioni e le gabelle che la cittadinanza materana doveva pagare al conte. Quanto allo scudo, la lettera M in oro si presume possa indicare l'iniziale lettera del nome della città. Ma secondo altri indicherebbe anche la parola municipio essendo stata Matera Regio Demanio, e quindi dipendente direttamente dal re. Questo spiega anche il perché della corona principesca presente sopra il capo del bue. Resta, dunque, proprio la figura del bue la più difficile da decifrare. C'è chi ritiene che il bue indichi la famiglia Del Balzo, che viene dal francese ''baux'', la cui fonetica somiglia molto alla parola bue. Altri ritengono fermamente che il bue e le spighe simboleggino il possesso di terre fertili dedite alla pastorizia e all'agricoltura. Le spighe invece hanno una certa somiglianza con quelle della monetazione metapontina, il che dà maggiori certezze sul nome di Matera, che potrebbe derivare dai fondatori della città, i cittadini di Metaponto ed Heraclea, scampati ai Romani. Quindi Met-Hera. === Onorificenze === Matera è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione per la quale le è stato insignito il premio della Medaglia d'argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni durante la seconda guerra mondiale. Tale onorificenza venne conferita il 1º settembre 1966 e consegnata tre anni dopo dal Ministro della Difesa, il quale decorò della medaglia il gonfalone della città e scoprì una lapide con la seguente iscrizione: Il 19 agosto 2016 è stata conferita alla città la Medaglia d'oro al valor civile, consegnata dal Presidente della Repubblica durante una cerimonia svoltasi al Quirinale il 17 novembre 2016: '''Premio Giorgio La Pira''' dalla Città metropolitana di Firenze. “Per la sua capacità di proiettarsi nella comunità internazionale, per la sua determinazione e apertura al cambiamento. Per la tenacia nel capovolgere stereotipi culturali che le ha valso la designazione a Patrimonio culturale UNESCO e a Capitale Europea della Cultura del 2019. In particolare per l’impegno congiunto di cittadini, associazioni e istituzioni a favore di iniziative e progetti inclusivi che ne fanno una delle città simbolo di un sistema culturale integrato”. - 7 novembre 2018 === I Sassi di Matera === Matera è nota anche come ''città dei Sassi'', proprio per la peculiarità e l'unicità del suo centro storico. Scavati e costruiti a ridosso della Gravina di Matera, una profonda gola che divide il territorio in due, i Sassi di Matera, rioni che costituiscono la parte antica della città, si distendono in due vallette, che guardano ad est, leggermente sottoposte rispetto ai territori circostanti, separate tra loro dallo sperone roccioso della Civita. Il Sasso ''Barisano'', girato a nord-ovest sull'orlo della rupe, se si prende come riferimento la ''Civita'', fulcro della città vecchia, è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso ''Caveoso'', che guarda invece a sud, ubicato in una lama più ampia e corta, assume vagamente la forma di una cavea teatrale. Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, sulla cui sommità si trovano la Cattedrale ed i palazzi nobiliari. Insieme formano l'antico nucleo urbano di Matera, dichiarato dall'UNESCO ''paesaggio culturale''. I Sassi di Matera sono un insediamento urbano derivante dalle varie forme di civilizzazione ed antropizzazione succedutesi nel tempo. Da quelle preistoriche dei villaggi trincerati del periodo neolitico, all'habitat della civiltà rupestre (IX-XI secolo), che costituisce il sostrato urbanistico dei Sassi, con i suoi vicinati, camminamenti, canalizzazioni, cisterne; dalla ''civitas'' di matrice normanno-sveva (XI-XIII secolo), con le sue fortificazioni, alle successive espansioni rinascimentali (XV-XVI secolo) e sistemazioni urbane barocche (XVII-XVIII secolo); ed infine dal degrado igienico-sociale del XIX e della prima metà del XX secolo allo sfollamento disposto con legge nazionale negli anni cinquanta, fino all'attuale recupero iniziato a partire dalla legge del 1986. Nel 2017 la Zecca di Stato conia una moneta in argento da 10 euro, celebrativa dei Sassi di Matera in tiratura limitata. ==== Le cisterne e i sistemi di raccolta delle acque ==== Interno con cisterna La scelta di questo sito, sebbene abbia garantito un'estrema sicurezza all'abitato, ha comportato ai suoi abitanti enormi difficoltà nell'approvvigionamento delle acque. Di fatto i Sassi si trovano su un enorme banco calcarenitico a circa 150 metri dal livello del torrente, mentre le colline d'argilla che li circondano ad ovest risultano essere troppo lontane per assicurare l'approvvigionamento idrico in caso di assedi. Perpetuando un uso documentabile sin dalle fasi neolitiche, gli abitanti hanno sfruttato a proprio vantaggio la friabilità della roccia e le pendenze per realizzare un complesso sistema di canalizzazione delle acque, condotte in una diffusa rete di cisterne e "palombari". Vista in quest'ottica Matera risulta essere uno dei più antichi e meglio conservati esempi di bio-architettura al mondo. Una breve analisi dei sistemi insediativi costruiti intorno all'acqua, mostra come di fatto le civiltà e le tradizioni costruttive più antiche del mondo, abbiano numerosi punti in comune, sebbene secoli e chilometri le vedano come elementi distinti. Strutture apparentemente semplici e rudimentali si rivelano come dei prodigi di efficienza tecnica. Le umili tecniche arcaiche, dimenticate dagli stessi abitanti, acquistano un fascino ed un valore un tempo inimmaginabile. === Architetture religiose === La cattedrale di Matera * Cattedrale, in stile romanico pugliese, fu costruita nel XIII secolo sullo sperone più alto della Civita che divide i due Sassi, sull'area dell'antico monastero benedettino di Sant'Eustachio, uno dei due santi protettori della città. All'esterno sono da notare il rosone a sedici raggi ed il campanile alto 52 metri; all'interno, degni di nota un affresco bizantino della Madonna della Bruna, un presepe cinquecentesco dello scultore Altobello Persio ed un affresco raffigurante il Giudizio finale. Chiesa di San Giovanni Battista * Chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel 1233, anch'essa in stile romanico. All'interno, a tre navate, vi è una grande volta a vele rifatta nel 1793, anno in cui furono effettuate diverse modifiche per preservare la staticità della chiesa, bei capitelli di tipo pugliese che ornano le colonne con figure antropomorfe, zoomorfe e vegetali, ed un'imponente abside. Accanto alla chiesa vi è l'Ex ospedale di San Rocco con la chiesetta del Cristo Flagellato al suo interno. * Chiesa di San Pietro Caveoso, costruita nel 1218, è uno dei punti più caratteristici della città. Nel XVII secolo l'intera struttura subì numerose modifiche e ci fu l'aggiunta del campanile, tutto in stile barocco. All'interno sono presenti numerose tele settecentesche e affreschi di santi. Le numerose cappelle sono stuccate e presentano affreschi e polittici di legno. Chiesa di San Pietro Caveoso * Chiesa di San Francesco d'Assisi, ricostruita quasi completamente nel 1670 in stile barocco. Rilevanti sono la facciata esterna in stile tardo barocco, mentre al suo interno vi è l'antica cripta dei Santi Pietro e Paolo, che conserva un affresco raffigurante la visita a Matera del papa Urbano II nel 1093. Rimarchevoli, inoltre, sono i pannelli di un polittico smembrato di scuola veneta variamente attribuito a Bartolomeo Vivarini o a Lazzaro Bastiani. Chiesa di San Francesco d'Assisi * Chiesa di Santa Chiara, fu costruita alla fine del XVII secolo insieme agli attigui locali che ospitarono dapprima l'ospedale, poi il convento delle clarisse ed infine i locali del museo archeologico nazionale "Domenico Ridola". La facciata, ricca di decori, presenta un lunettone nella parte superiore ed in basso il portale con ai lati due semicolonne e due nicchie con statue di santi. L'interno è a una navata. * Chiesa del Purgatorio, costruita nel 1747 in stile tardo barocco, presenta una facciata con decorazioni sul tema della morte e della redenzione delle anime. Notevole il portale in legno diviso in 36 riquadri che riporta in alto i teschi di prelati e regnanti ed in basso quelli di comuni cittadini. All'interno, a croce greca, vi è una cupola ottagonale. * Chiesa di San Domenico, fu costruita insieme al convento a partire dal 1230 in stile romanico pugliese. Molto bello il rosone con intorno quattro figure a rilievo raffiguranti un telamone, due figurine ai lati, ed in alto l'Arcangelo Michele. Al centro del rosone un cane con la fiaccola in bocca, simbolo dei domenicani. L'interno, a tre navate con altari laterali e con una cupola emisferica a cassettoni, è stato rimodernato nel 1774; fra le opere conservate all'interno c'è la ''Crocifissione con san Domenico'', realizzata dal Pietrafesa nel 1653. * Chiesa di Santa Lucia e Agata alla Fontana, la sua costruzione fu ultimata nel 1797, quando vi furono trasferite la chiesa ed il monastero delle benedettine, fino ad allora ospitate nel monastero di Santa Lucia alla Civita nei Sassi. Situata insieme all'attiguo monastero delle benedettine accanto alla fontana ferdinandea nella centrale piazza Vittorio Veneto, è composta da una navata. Chiesa di Sant'Agostino * Convento di Sant'Agostino, monumento nazionale italiano, situato nel Sasso Barisano e sorto nel 1593, insieme all'omonima chiesa, sull'antica cripta rupestre di San Giuliano risalente al XII secolo (sinora descritta come cripta di San Guglielmo a causa di un errore storico). * Santuario della Madonna di Picciano, situato sulla sommità dell'omonimo colle a dalla città, è meta di pellegrinaggi. La leggenda narra che la Madonna apparve sui rami di una quercia ad alcuni pastori abruzzesi che percorrevano quei luoghi per la transumanza. A partire dal XIII secolo si insediò una comunità monastica benedettina, e nei secoli successivi Picciano appartenne ai templari prima ed ai cavalieri di Malta poi, che ampliarono la chiesa ed i locali annessi. All'interno della chiesa, sopra l'altare maggiore, vi è l'immagine della Madonna, databile al XV secolo, e nella cappella alle spalle dell'altare la statua della Madonna che viene portata in processione. Oggi il Santuario ed il monastero sono custoditi dai monaci benedettini olivetani. * Santuario della Madonna della Palomba, situato sulla Murgia quasi a strapiombo sulla Gravina di Matera, si trova nei pressi di una grotta dove era venerato un affresco con l'immagine bizantina della Vergine col bambino. A partire dal 1580 fu costruito un nuovo edificio di culto. La facciata mostra un rosone ed un campanile a vela, mentre l'interno a una navata conserva l'antico affresco databile intorno al XIII secolo. Chiesa rupestre * Chiese rupestri, nella città e lungo le Gravine del Parco della Murgia Materana si contano circa 150 chiesette scavate nella roccia. Tra le più importanti chiese rupestri nei Sassi vi sono ''Santa Lucia alle Malve'', complesso rupestre che anticamente ospitava una comunità monastica, il ''Convicinio di Sant'Antonio'' un comprensorio costituito da 4 cripte rupestri, ''Santa Maria di Idris'' sulla sommità dell'omonima rupe, ''Santa Barbara'' ricca di affreschi, la ''Madonna delle Virtù'' che insieme alla sovrastante chiesa di ''San Nicola dei Greci'' oggi ospita importanti mostre di scultura, e ''San Pietro Barisano'' con facciata e campanile in muratura e interno quasi completamente scavato nella roccia. All'esterno del perimetro urbano vi sono, tra le altre, la ''Cripta del Peccato Originale'', recentemente restaurata, esempio di pittura longobarda con uno straordinario ciclo pittorico di affreschi che coprono le pareti di sinistra e di fondo, e la chiesa di ''Santa Maria della Valle'', comunemente detta ''La Vaglia'', la più grande chiesa rupestre della città, con facciata in muratura e interni ipogei. === Architetture civili === Palazzo dell'Annunziata Palazzo del Sedile * Palazzo Lanfranchi, monumento seicentesco fatto costruire da Frate Francesco da Copertino per ordine del Vescovo Vincenzo Lanfranchi tra il 1668 e il 1672, che originariamente ha ospitato il Seminario diocesano. Ospita i locali del Museo nazionale d'arte medievale e moderna della Basilicata e gli uffici della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Basilicata. * Palazzo dell'Annunziata, palazzo settecentesco sito in Piazza Vittorio Veneto, ha dapprima ospitato il convento delle Domenicane, per poi diventare tribunale nel 1865 e in seguito scuola media. Oggi l'edificio che domina la piazza centrale di Matera è sede della Mediateca e della Biblioteca provinciale Tommaso Stigliani oltre a ospitare il Cinema Comunale intitolato a Gerardo Guerrieri. * Palazzo del Sedile, situato nella centrale Piazza Sedile, è stato costruito nel 1540, ristrutturato nel 1759, è la sede della I° sezione del Conservatorio di Musica intitolato a Egidio Romualdo Duni, e dell'Auditorium Gervasio. La facciata presenta due torri campanarie ed è ornata da sei statue. Affacciato alla medesima piazza si trova inoltre il Palazzo del Governatore, risalente al XVII secolo, prima sede della Regia Udienza di Basilicata. I suoi sotterranei furono adibiti a carcere della città. * Palazzo Bernardini che domina il sasso Caveoso. * Palazzo Gattini, situato in piazza Duomo. * Palazzo Malvinni-Malvezzi, situato in piazza Duomo, è appartenuto alla famiglia dei Duchi di Santa Candida. Al suo interno, nel piano nobile sono collocate 14 tele di pregevole fattura ed arredi in stile Luigi XVI. * Palazzo Bronzini, risalente al XVIII secolo, situato all'angolo tra piazza del Sedile e Via Duomo. * Palazzo Ridola, in Via Duomo. * Palazzo di Castro Vetere, l'antico palazzo, nonostante i diversi passaggi di proprietà avvenuti nel corso degli anni (se ne contano all'incirca 25) conserva ancora tutta la sua antica struttura di vico campanile dove è situato assieme alla vecchia chiesa di San Nicola in Castiglione. Importante è notare lo stemma vicino alle scale probabilmente appartenente alla famiglia Palmieri che ha tenuto il vescovado di Matera dal 1483 al 1530. * Palazzo Venusio, palazzo nobiliare di Matera, edificato in via S. Potito nel XVI secolo. * Ipogei di piazza Vittorio Veneto, situati sotto la piazza principale della città e tornati alla luce da pochi anni, contengono oltre a numerosi ambienti ipogei anche un'antica cisterna, detta il Palombaro lungo, e una torre facente parte delle mura che anticamente dovevano essere a ridosso del Castello Tramontano. * Fontana ferdinandea, restaurata dal re Ferdinando II di Borbone nel 1832, era originariamente posta ai piedi della collina del castello e raccoglieva le acque provenienti da quella collina. Dopo la seconda guerra mondiale, esaurita la sua funzione di approvvigionamento, fu trasferita all'interno della villa comunale. Nel mese di aprile 2009, dopo lavori di restauro, è stata riposta nel suo luogo originario in piazza Vittorio Veneto. * Villa Longo, dimora del XIX secolo della nobile famiglia materana di antiche origini napoletane. === Architetture militari === Il Castello Tramontano * Castello Tramontano, in stile aragonese, con un maschio centrale e due torri laterali rotonde, rimase incompiuto per l'uccisione del conte Giovan Carlo Tramontano da parte della popolazione nel 1514. * Torre Metellana, ubicata nel Sasso Barisano, facente parte della cinta muraria a difesa della "Civita". === Siti archeologici === * Un'area archeologica è quella situata sul colle di Timmari, dove sono stati ritrovati numerosi reperti sia di epoca preistorica sia di tipo apulo risalenti al IV secolo a.C. (tra cui una tomba ricchissima di arredi funerari), molti dei quali sono custoditi nel museo archeologico "Domenico Ridola". * Diversi resti di villaggi trincerati del Neolitico e necropoli dell'Età del bronzo sono presenti su tutto il territorio della Murgia materana. === Aree naturali === Sul ciglio del Parco della Murgia Materana * Parco della Murgia Materana, parco regionale istituito nel 1990, comprende il territorio della Gravina di Matera, le chiese rupestri disseminate lungo i pendii delle gravine e l'altopiano della Murgia materana. Importanti le numerose masserie, molte delle quali fortificate. Simbolo del parco è il falco grillaio, piccolo rapace presente nel territorio di Matera con numerosissimi esemplari. * Riserva regionale San Giuliano, area protetta istituita nel 2000, comprende il lago di San Giuliano, invaso artificiale creato dallo sbarramento del fiume Bradano, ed i tratti fluviali a monte ed a valle del fiume. Molto rilevante è la presenza dell'avifauna. * Colle di Timmari, polmone verde situato a circa dalla città, domina la valle del Bradano ed il lago di San Giuliano. È un'amena località residenziale, e sulla cima del colle si trova il piccolo Santuario di San Salvatore, risalente al 1310, ed un'importante area archeologica. === Parchi urbani === * Parco del Castello - via Castello * Parco Giovanni Paolo II - via Lucana angolo via Gramsci * Villa dell'Unità d'Italia - via XX Settembre angolo via Tommaso Stigliani * Parco Centrale * Parco Giovanni Falcone - via IV Novembre * Parco bosco Serra Venerdì * Parco dei Quattro Evangelisti - zona PAIP * Parco del rione Lanera === Evoluzione demografica === La città di Matera fin dagli inizi del Novecento ha sempre visto una crescita della popolazione leggera ma costante, eccezion fatta per un aumento sensibile avvenuto nel secondo dopoguerra, dovuto in parte ad un saldo naturale sempre positivo ed in parte allo spopolamento dei piccoli centri limitrofi. === Etnie e minoranze straniere === Gli stranieri regolari sono pari al 4,9% della popolazione materana. Matera è il comune della Basilicata con più residenti stranieri. Le principali comunità rappresentate sono le seguenti: * Cina, 658 * Romania, 588 * Nigeria, 151 * Albania, 142 * Marocco, 116 * Bulgaria, 114 === Lingue e dialetti === Il dialetto materano (''u matarràsë'') rientra nel gruppo dei dialetti meridionali medi; presenta forti affinità con il gruppo dei dialetti pugliesi, specie rispetto al barese ed in misura minore al tarantino. Conserva tuttavia delle peculiarità, come la quasi totale assenza di suoni vocalici in alcuni vocaboli ed effetti di inversione vocalica rispetto all'italiano. Tipici proverbi: * «''Ci sckëjtë 'ngjlë 'mboccë së chegghjë''» («Chi sputa in cielo si coglie in faccia») * «''Ci s' avondë silë silë na mmelë monghë në fasilë''» («Chi si vanta solo solo non vale nemmeno un fagiolo») * «''Attocchë 'u ciuddë addò vaelë 'u patrëinë''» («Attacca l'asino dove vuole il padrone») Esclamazioni tipiche: * «''Mo mèrië!''» - letteralmente «Ora muoio!», esclamazione di fatica o dolore, richiesta di aiuto. * «''Egghia!''» - abbreviativo di ''mannegghia'', nella forma abbreviata è un'esclamazione di stupore. Da ricordare che "mannegghia" altro non è che la forma dialettizzata dell'espressione "mannaggia" a sua volta derivante da "mal n'aggia", cioè di "mal ne aggia" proveniente da "mal ne abbia". * «''Gistëjzzë!''» - letteralmente «Giustizia!», accidenti! Abbreviativo di «Gistjëzzë të vò bbënìë!», imprecazione che significa «Che ti venga un accidente!». * «''Mogghià'Ddëjë!''» - letteralmente «Non voglia Dio!», non sia mai! === Religione === Matera è sede vescovile sin dal X secolo. Per anni sotto l'influsso bizantino, fu elevata ad arcidiocesi nel 1203 quando fu unita con bolla pontificia all'arcidiocesi di Acerenza. L'arcidiocesi conta 52 parrocchie in 13 comuni. La città nel tempo è stata visitata da due papi; Papa Urbano II e san Giovanni Paolo II, che la definì ''città della Visitazione'' e del Magnificat. Un suo arcivescovo metropolita invece divenne Papa; Urbano VI. Papa Urbano VI, sulla scorta della festa in onore di Maria SS. della Bruna celebrata a Matera già da tempo, istituì la festa della Visitazione per il 2 luglio, oggi ancora celebrata oltre che a Matera anche a Siena ed a Enna in quella data anche se la festa ufficiale è stata spostata il 31 maggio. Protettori della città sono la Madonna della Bruna e Sant'Eustachio, del quale la leggenda narra che durante un assedio subito dalla città ad opera dei Saraceni intorno all'anno 1000, salvò Matera dall'invasione facendo apparire ai nemici centinaia di cavalieri guidati dal Santo stesso e mettendoli in fuga. La città ha dato i natali a due santi: San Giovanni da Matera e Sant'Ilario, e a una beata; la beata Eugenia da Matera. Il 21 novembre 1954 è stata proclamata, con delibera comunale, ''Civitas Mariae''. Nell'agro materano tra i vari, sono ancora attivi due santuari; il Santuario di Santa Maria di Picciano e il Santuario di Santa Maria della Palomba. Lo storico G. Gattini narra di un'incisione che era presente sulla facciata gotica della chiesa di San Francesco d'Assisi in Matera, prima del suo rifacimento tardo barocco, la quale indicava che la stessa fosse stata voluta da Santo in persona (mancano fonti autorevoli; visto che lo storico era vissuto nel XIX secolo). Racconta che nella città fosse giunto San Francesco, nel suo viaggio verso oriente si sarebbe fermato a Matera, dove fuori le mura cittadine avrebbe chiesto un sito su cui erigere una sua chiesa, cosa che gli fu negata per altro sito, che il santo rifiutò. Giunto in un paese del circondario ebbe modo di compire un miracolo (il miracolo di Pomarico) che suscitò cotanto scalpore da convincere il clero materano ad istituire, nel luogo da lui chiesto, la chiesa che è tutt'oggi presente. Minoranze religiose sono costituite in particolar modo dagli ortodossi e dai musulmani. === Tradizioni e folclore === Il Carro trionfale della Madonna della Bruna La festa patronale della Madonna della Bruna si celebra il 2 luglio di ogni anno sin dal lontano 1389, quando il Papa Urbano VI, già arcivescovo di Matera, istituì la festa della Visitazione, e va ricordata per la tradizione della distruzione di un carro trionfale di cartapesta che ogni anno viene ricostruito. La tradizione del Presepe vivente nei Sassi di Matera, iniziata negli anni settanta grazie al ''Gruppo Teatro Matera'' e successivamente interrotta per molti anni, è ripresa nel dicembre 2010 con l'evento promosso dall'Unione Nazionale delle Pro loco d'Italia e dalla Regione Basilicata. Con la partecipazione di diverse centinaia di figuranti su un percorso di 700 metri, è considerato il più grande presepe vivente al mondo. Sempre nei Sassi ha luogo una Via Crucis. Il primo di agosto si festeggia la crapiata, zuppa di legumi e cereali, per festeggiare il raccolto dell'annata; un tempo svolta nei Sassi, oggi si festeggia nel borgo La Martella. Per i festeggiamenti carnascialeschi sono di tradizione le matinate, canti popolari di questua in cui si portava musica e allegria in casa di parenti e conoscenti. La danza tipica di Matera è la pizzica, erede del passato pugliese della città e rappresentante ancora oggi del forte legame tra Matera e la Puglia. Essa è molto amata dai materani ed è rappresentata da molti gruppi folcloristici locali. === Istituzioni, enti e associazioni === Ospedale Presente in città sin dal 1865, l'ospedale Madonna delle Grazie è stato trasferito nel 2001 in una nuova struttura comprendente 430 posti letto. Matera, con i suoi luoghi di interesse, le sue tradizioni popolari e diverse manifestazioni che si svolgono nel corso dell'anno, dispone di un'offerta culturale piuttosto ampia e variegata. La città aderisce inoltre all'Associazione città d'arte e cultura ed è stata la prima città al mondo ad essere riconosciuta paesaggio culturale. === Capitale Europea della Cultura 2019 === Candidata nel 2008, Matera è stata designata il 17 ottobre 2014 Capitale europea della cultura per il 2019, insieme alla città bulgara di Plovdiv. È la quarta città italiana (dopo Bologna, Firenze e Genova), la prima del Mezzogiorno, a ricevere questo riconoscimento, ottenuto dopo essere entrata in una shortlist che comprendeva le candidature di altre 5 città italiane: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena. Il verdetto è stato comunicato da Steve Green, presidente della Giuria internazionale di selezione composta da 13 membri (sei italiani e sette stranieri), al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) Dario Franceschini; lo slogan scelto da Matera per la sua candidatura è stato "Open Future". === Istruzione === Riguardo all'ambito scolastico, Matera è sede di numerosi istituti di istruzione secondaria, molti dei quali frequentati anche da alunni provenienti da comuni limitrofi. Il principale e storico istituto è l'Istituto d'Istruzione Superiore ''E.Duni-C.Levi'', inaugurato nel 1864 e chiamato poi Regio Liceo ginnasio Emanuele Duni di Matera dal 1882. Negli anni 1882-83 vi insegnò latino e greco Giovanni Pascoli. ==== Università degli Studi della Basilicata ==== In città si trova una delle due sedi dell'Università degli Studi della Basilicata con il Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo (DICEM) e la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici. ==== Istituto Centrale per il Restauro - Scuola di Alta Formazione e Studio ==== A Matera ha sede la Scuola di Alta Formazione e Studio dell'ICR presso il convento di Santa Lucia Nova, dedicata a Michele D'Elia direttore dell'ICR dal 1987 al 1991; operativa dall'anno accademico 2015/2016 ed inaugurata dal Ministro per i beni e le attività culturali ed il turismo Dario Franceschini nel 2017. === Ricerca === A Matera opera sin dal 1983, per volontà congiunta del CNR, della Regione Basilicata e della NASA il ''Centro di geodesia spaziale Giuseppe Colombo'' dell'ASI, che si occupa di osservazione della Terra per mezzo di tecnologie spaziali avanzate. Oggi è una struttura di oltre dove vi lavorano 100 persone con un budget di circa 10 milioni di euro l'anno, ed è una delle principali strutture di ricerca e trasferimento tecnologico nel Mezzogiorno. Dedicato principalmente alla geodesia spaziale e al telerilevamento, il CGS (Centro di geodesia spaziale) sta ultimamente rivolgendosi anche ad altri campi, primi fra tutti la robotica spaziale e le missioni interplanetarie; tutte le attività sono svolte in un contesto di collaborazione internazionale. Telespazio è, fin dal 1983, responsabile della gestione operativa. Recentemente è stato raggiunto un accordo tra l'Agenzia Spaziale Italiana e la Regione Basilicata per il potenziamento delle attività del centro, con la costituzione di una ''cittadella dello spazio''. === Musei === * Museo archeologico nazionale Domenico Ridola: contiene materiale proveniente prevalentemente dal territorio materano e riveste particolare interesse per lo studio della preistoria nell'Italia meridionale e per la conoscenza delle culture e delle popolazioni indigene (Enotrie e Lucane) venute in contatto con le colonie greche della costa ionica. Vi si trova la sezione preistorica, la più tipica del museo, e poi le sale della valle del Bradano, della valle del Basento, di Matera e dintorni, e infine la sala Ridola, in cui vi sono documenti testimonianti l'attività di Domenico Ridola, medico e archeologo materano e fondatore del museo. Palazzo Lanfranchi, sede del Museo nazionale d'arte medievale e moderna della Basilicata * Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna: è ospitato nei locali del seicentesco Palazzo Lanfranchi. È suddiviso in quattro sezioni: Arte Sacra, Collezionismo, Arte Contemporanea e Sezione etnoantropologica, e vi sono esposti dipinti di alcuni importanti artisti come Luca Giordano, Carlo Levi, ed opere di Abraham Brueghel, Giovan Battista Ruoppolo e Mattia Preti appartenenti alla collezione di Camillo D'Errico. * MUSMA Museo della scultura contemporanea di Matera: posto all'interno di Palazzo Pomarici, un vasto edificio risalente al XVII secolo situato nei Sassi, raccoglie una collezione di opere che raccontano la storia della scultura dalla fine del XIX secolo ad oggi. * Museo-laboratorio della civiltà contadina: raccolta di oggetti ed attrezzi degli antichi mestieri dei Sassi. * Museo Diocesano: inaugurato nel 2011, ha sede negli ambienti dell'ex Seminario, e si sviluppa in tre sale in cui sono esposte opere datate tra l'XI e il XIX secolo, tra cui una croce pettorale bizantina risalente alla metà dell'XI secolo, il reliquiario a braccio di Sant'Eustachio e il reliquiario di San Giovanni da Matera, risalenti entrambi al XV secolo. * Museo storico "Generale Ignazio Pisciotta": il museo narra della Grande Guerra, della seconda guerra mondiale e dei vari periodi bellici coloniali italiani; sulla scorta del coinvolgimento di Matera e dei materani, inoltre narra del Risorgimento e della Resistenza nella città di Matera. * Museo della raccolta delle acque: ha sede nelle chiese sconsacrate di San Giovanni da Matera e del Purgatorio Vecchio con il sottostante Palombaro, riserva di acqua pubblica del Sasso Caveoso. * Casagrotta di Vico Solitario: antica abitazione scavata nella roccia tipicamente arredata situata nel Sasso Caveoso. * La Casa di Ortega: situata in un fortilizio longobardo nel Sasso Barisano, ospita venti bassorilievi policromi realizzati dal pittore spagnolo José Ortega negli anni settanta durante il suo soggiorno nella città dei Sassi, oltre a ceramiche e produzioni artigianali locali. * Parco scultura la Palomba: situato in una cava di tufo a cielo aperto dismessa, in località La Palomba all’interno del Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, è stato creato dallo scultore Antonio Paradiso. === Media === Alla fine degli anni settanta nasce l'emittente radio-televisiva TRM, che ha dato vita negli anni a diversi appuntamenti di costume che hanno rivitalizzato la città. A cavallo tra gli anni ottanta e anni novanta va ricordata anche l'emittente Tele Basilicata Matera, abbreviato TBM, successivamente trasferitasi nella città di Taranto. Sul versante dell'emittenza radiofonica è presente a Matera Radio Radiosa che trasmette in città sulla frequenza di 98.500 MHz e che, oltre a mandare in onda musica si interessa di notiziari locali e nazionali. === Cinema === Per il suo suggestivo carattere paesaggistico, Matera è stata scelta spesso come ambientazione di molti film, e negli ultimi anni anche di diverse fiction e serie televisive. Finora, le pellicole registrate in tutto o in parte nel comune materano sono: Alberto Lattuada e May Britt durante le riprese de ''La lupa'' (1953). * 1949: ''Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato'', documentario diretto da Carlo Lizzani. * 1950: ''Le due sorelle'', diretto da Mario Volpe. * 1953: ''La lupa'', diretto da Alberto Lattuada. * 1961: ''Italia '61'', documentario diretto da Jan Lenica. * 1962: ''Gli anni ruggenti'', diretto da Luigi Zampa con Nino Manfredi, Gino Cervi, Gastone Moschin, Salvo Randone * 1963: ''Il demonio'', diretto da Brunello Rondi. * 1964: ''Il Vangelo secondo Matteo'', diretto da Pier Paolo Pasolini. Enrique Irazoqui con Pasolini ne ''Il Vangelo secondo Matteo'' (1964). * 1965: ''Made in Italy'', film ad episodi, diretto da Nanni Loy. * 1967: ''C'era una volta...'', diretto da Francesco Rosi, con Omar Sharif e Sophia Loren. * 1972: ''Il decamerone nero'', diretto da Piero Vivarelli. * 1974: ''Allonsanfàn'', diretto da Paolo e Vittorio Taviani, con Marcello Mastroianni e Lea Massari. * 1974: ''Il tempo dell'inizio'', diretto da Luigi Di Gianni. * 1975: ''L'albero di Guernica'', diretto da Fernando Arrabal, con Mariangela Melato. * 1975: ''Qui comincia l'avventura'', diretto da Carlo Di Palma, con Monica Vitti, Claudia Cardinale. * 1978: ''Volontari per destinazione ignota'', diretto da Alberto Negrin, con Michele Placido. * 1979: ''Cristo si è fermato a Eboli'', diretto da Francesco Rosi, con Gian Maria Volonté. * 1981: ''Tre fratelli'', diretto da Francesco Rosi. * 1985: ''King David'', con Richard Gere. * 1990: ''Il sole anche di notte'', diretto da Paolo e Vittorio Taviani. * 1995: ''L'uomo delle stelle'', diretto da Giuseppe Tornatore. * 1998: ''Del perduto amore'', diretto e interpretato da Michele Placido. * 1999: ''Terra bruciata'', diretto da Fabio Segatori, con Giancarlo Giannini e Raul Bova. * 2004: ''La Passione di Cristo'', diretto da Mel Gibson, con Jim Caviezel e Monica Bellucci. * 2005: ''Mary'', diretto da Abel Ferrara, con Juliette Binoche e Forest Whitaker. * 2006: ''Il rabdomante'', regia di Fabrizio Cattani, con Andrea Osvárt, Riccardo Zinna, Lucianna De Falco, Massimo Sarchielli, Pascal Zullino, Nando Irene. * 2006: ''Omen - Il presagio'', diretto da John Moore. * 2006: ''Il lato grottesco della vita'', diretto da Federica Di Giacomo, premio Cipputi al Torino Film Festival. * 2006: ''Nativity'', diretto da Catherine Hardwicke. * 2006: ''Artemisia Sanchez'', fiction diretta da Ambrogio Lo Giudice con Fabio Fulco e Lucio Dalla. * 2008: ''Paolo VI - Il Papa nella tempesta'', regia di Fabrizio Costa con Fabrizio Gifuni. * 2010: ''Crimini (seconda stagione) - Episodio "Bestie"'', diretto da Andrea Manni con Pietro Taricone, Christiane Filangieri, Tomas Arana. * 2011: ''Passannante'', regia di Sergio Colabona con Fabio Troiano, Ulderico Pesce, Andrea Satta, Alberto Gimignani e Luca Lionello. * 2012: ''Il ragioniere della mafia'', regia di Federico Rizzo con Lorenzo Flaherty, Tony Sperandeo, Ernesto Mahieux e Nando Irene. * 2015: ''Let's get married'', regia di Liu Jiang con Gao Yuanyuan e Jiang Wu. * 2016: ''Ben-Hur'', regia di Timur Bekmambetov con Jack Huston e Morgan Freeman * 2016: ''The Young Messiah'', regia di Cyrus Nowrasteh con Sean Bean e David Bradley * 2016: ''Veloce come il vento'', regia di Matteo Rovere con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis * 2017: ''Sorelle'', regia di Cinzia TH Torrini con Anna Valle e Loretta Goggi * 2017: ''Wonder Woman'', regia di Patty Jenkins con Gal Gadot e Chris Pine * 2018: ''Maria Maddalena'', regia di Garth Davis con Rooney Mara e Joaquin Phoenix * 2018: ''Moschettieri del re - La penultima missione'', regia di Giovanni Veronesi con Pierfrancesco Favino e Rocco Papaleo * 2019: ''Imma Tataranni - Sostituto procuratore'', regia di Francesco Amato con Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo * 2021: ''No Time to Die'', regia di Cary Fukunaga, con Daniel Craig, Rami Malek e Léa Seydoux Matera appare nei videoclip dei brani: * 2014: ''Sun Goes Down'', di Robin Schulz * 2016: ''Spit Out the Bone'', dei Metallica * 2017: ''La felicità'', di Fabrizio Moro Le puntate 3, 4 e 5 dell'anime ''D.Gray-man'', dal titolo ''Il fantasma di Matera'', ''Aria del vecchio della terra e della notte del cielo'' e ''Fammi sentire una ninna-nanna'' sono ambientate nella Matera dell'Ottocento. === Teatro === Si trova a Matera il Cineteatro Duni. Nel comune operano diverse compagnie teatrali e scuole di teatro, tra le più rilevanti l'associazione ''Teatro dei Sassi''. === Musica === * Polifonica materana "Pierluigi da Palestrina": sorta nel 1944 e tuttora in attività. Organizza annualmente la rassegna polifonica ''Petra Matrix'' ambientata nelle chiese storiche e rupestri del centro storico e dei Sassi. * Era originario di Matera il gruppo rock Le Mani, sciolto nel 2013. * Conservatorio Egidio Romualdo Duni (Istituzione di alta cultura). * L.A.M.S. - Laboratorio Arte Musica e Spettacolo, Onlus, svolge la sua attività dal 1989 in tre ambiti: 1-Attività concertistica con l'Orchestra da Camera di Matera e la Polifonica Rosa Ponselle; 2- Accademia Musicale Rosa Ponselle che organizza corsi musicali ordinari, pre-accademici e di perfezionamento; Promozione dei giovani talenti con l'organizzazione del Concorso di Esecuzione Musicale Città di Matera e il Concorso Internazionale di Composizione Musicale. === Eventi === * ''Grandi Mostre nei Sassi'', mostre antologiche di scultura contemporanea realizzate ogni anno nei mesi estivi all'interno del complesso rupestre di San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù nel Sasso Barisano, organizzate dal 1978 e poi stabilmente dal 1987 dal Circolo Culturale ''La Scaletta''. * ''Festival Duni'', rassegna concertistica dedicata al compositore materano Egidio Romualdo Duni, che si tiene nel mese di luglio; * ''Women's Fiction Festival'', evento dedicato alla narrativa femminile che si svolge nel mese di settembre; * Festival ''Gezziamoci'', rassegna di musica jazz, nei mesi di giugno, agosto e dicembre; * ''Materadio'', la festa di Rai Radio 3. === Cucina === Crapiata Strazzate La cucina materana è strettamente collegata alla tradizione agricola e pastorale del suo territorio. Le ricette tipiche della cucina locale comprendono: *''Crapiata'' - zuppa contadina che consiste in un misto di legumi e cereali con vari ingredienti come piselli, fave, ceci, grano, farro, lenticchie, fagioli, cicerchie, patate novelle, pomodorini, sedano, cipolla e carota. *''Orecchiette alla Materana'' - cotte al forno con pomodoro, tritato di agnello, mozzarella e pecorino. *''Fave bianche e cicorie'' - piatto tipico contadino con crema di fave e cicorie. *''Pasta con i peperoni cruschi'' - generalmente strascinati con peperoni cruschi, mollica di pane fritta e/o cime di rapa. *''Cialledda'' - ricetta a base di pane raffermo. Può essere "calda" (con uovo, cime di rapa, aglio, cipolla, olive) o "fredda" (con cipolla, pomodoro, olive). *''Strazzate'' - dolcetti friabili con uova e mandorle come ingredienti base. Le varianti prevedono l'aggiunta di cannella, cioccolato o caffè. *''Panaredda'' - tipico dolce pasquale con farina, uovo, burro e ammoniaca per dolci. *''Cartellate'' - dolci tipici natalizi fritti con miele. *''Pettole'' - piccole porzioni di impasto lievitato cotte in olio bollente, legati alle festività natalizie. *''Pignata'' - carne di pecora che insieme a patate, cipolle, pomodori e soppressata viene cucinata per diverse ore in un recipiente di terracotta detto ''pignata'' che dà il nome al piatto stesso. *''Gnimmeredd'' - involtini di frattaglie miste di agnello o capretto da latte strette all’interno del loro stesso budello, insieme a foglie di prezzemolo, sale e spezie. Vista panoramica === Urbanistica === Panoramica della zona nord della città Veduta panoramica dei Sassi La città, che fino ai primi anni cinquanta era equamente divisa tra i Sassi ed il ''piano'', cioè la dorsale corrispondente all'attuale centro cittadino che corre lungo tutto il ciglio dei Sassi, a partire dal 1952, anno in cui fu approvata la legge di sfollamento dei Sassi, cominciò ad espandersi nei nuovi quartieri. === Anni cinquanta === I primi quartieri della nuova città avevano come principali caratteristiche ampi spazi verdi comuni ed edifici di pochi piani, per cercare di riprodurre il più possibile i modelli di vita sociale dei Sassi; in quegli anni, grazie anche all'intervento di Adriano Olivetti - allora Presidente dell'Istituto di Urbanistica e Vicepresidente dell'UNRRA Casas (ente preposto all'assistenza economica e civile delle popolazioni delle Nazioni Unite danneggiate dalla guerra) - i più grandi nomi dell'architettura italiana si concentrarono sulla città di Matera, trasformandola in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Nacquero il borgo rurale di La Martella, opera di grande rilevanza architettonica della corrente Neorealista del Razionalismo italiano, inaugurato il 17 maggio 1953 da Alcide De Gasperi, progettato dall'architetto Ludovico Quaroni; Serra Venerdì, primo complesso urbano inaugurato nel 1956, sorto dopo la legge speciale e progettato dall'architetto Luigi Piccinato, autore tra l'altro del primo Piano Regolatore della città; il rione Lanera (1957), in posizione elevata su una delle colline più alte della città, progettato dall'ing. Marcello Fabbri e dall'architetto Coppa; il rione Spine Bianche (1957), interamente in cotto, con la parrocchia ed i servizi al centro del quartiere, progettato dall'architetto Carlo Aymonino; più in là il rione Villalongo, sorto per iniziativa dell'INA-Casa, il rione Agna, nato inizialmente come borgo rurale poi congiuntosi al resto della città, con case ad un piano circondate da terreni coltivabili, progettato dal Genio civile, il rione Platani, San Giacomo, Serra Rifusa, Rione Pini e quelli più recenti. Veduta dall'edificio civile più alto della città. Il grattacielo visto dal basso. === Anni novanta === Alla precedente linea evolutiva regolare dell'urbanistica della città, a partire dagli anni novanta è seguita invece una dinamica più disordinata dando vita a nuove zone edificate caratterizzate da edifici sproporzionati in altezza. A questa situazione si è aggiunta: una riduzione degli spazi verdi, una riduzione della dimensione delle carreggiate stradali, una frequente assenza di completamento delle opere di urbanizzazione. Così, mentre la città continuava ad espandersi ai due estremi opposti con le nuove zone di Matera 2000, Aquarium ed Agna Le Piane, nascevano anche i due principali esempi di tale urbanizzazione proiettata verso l'alto, il Centro direzionale, alle spalle del palazzo comunale, e la Zona 33 di Via La Martella. Al centro di quest'ultima vi è il cosiddetto grattacielo di Via La Martella, un palazzo di 14 piani (più due parzialmente sotterranei). Il palazzo si trova a ed è un simbolo della fagocitazione della città nuova a discapito degli agri rurali che giungevano fin dentro la città stessa. === Agricoltura e prodotti tipici === Da sempre centro agricolo, Matera è famosa per la coltivazione dei cereali, in particolare il grano duro, e la produzione della pasta, del pane (il pane di Matera IGP), dell'olio e del vino (i vini Matera DOC). La città fa parte dell'Associazione nazionale città del pane, a testimonianza dell'antichissima tradizione nella lavorazione del pane, uno degli alimenti principali del territorio materano, e dal 2012 fa parte anche dell'Associazione nazionale città dell'olio. Pane di Matera === Industria === Al tradizionale settore primario, si è affiancato negli ultimi decenni anche quello industriale, che ha visto Matera costituire insieme alle città pugliesi di Altamura e Santeramo in Colle un polo industriale nel quale si è sviluppata sia l'industria ferroviaria con la Ferrosud che il cosiddetto ''polo del salotto''. Questa definizione si deve a una forte crescita industriale avvenuta durante gli anni ottanta – novanta che ha permesso lo sviluppo di molte aziende di produzione di arredi da soggiorno, prevalentemente divani. Tra le più famose aziende del settore spiccano i nomi di Natuzzi (Divani & Divani), Nicoletti e Calia. Il trend positivo della produzione degli ultimi anni novanta, è rallentato considerevolmente con la crescita dei mercati asiatici, oggi principali concorrenti e luoghi in cui gli stessi imprenditori materani del salotto stanno spostando le loro attività attraverso un'operazione di delocalizzazione. Il trend negativo dell'economia materana è aumentato con la chiusura definitiva del pastificio Barilla nel 2006. Questo processo è stato accelerato soprattutto dalla mancanza di arterie autostradali e dall'assenza della ferrovia di stato, ostacolando così le attività produttive e di distribuzione non solo della Barilla, ma delle altre piccole medie imprese del materano e del circondario. === Artigianato tipico === Grande importanza nella tradizione materana ha la produzione di oggetti di artigianato tipico, con particolare diffusione della lavorazione della cartapesta (che ha il suo massimo emblema nella costruzione del carro trionfale della Madonna della Bruna ad opera di artigiani locali), della terracotta (con il tipico fischietto a forma di gallo detto ''cucù'', simbolo di prosperità), della calcarenite e del ferro battuto. === Turismo === Piazza Vittorio Veneto Il settore turistico è in forte sviluppo, grazie alle numerose attrattive e peculiarità della città, all'inserimento dei Sassi di Matera nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, e all'elezione a Capitale europea della cultura 2019. Questo trionfo negli ultimi anni ha permesso di registrare un aumento nelle presenze di turisti sia italiani che stranieri, che ha dato rilievo a tutta la regione. Un altro fattore importante è sicuramente legato alle località della provincia, le cui spiagge situate sul Mar Jonio distano dalla città di Matera non più di . === Strade === Matera è interessata dalla SS99 che la collega ad Altamura, e che consente di raggiungere Bari proseguendo per la SS96. Il comune per un lungo tratto è attraversato dalla SS7. La SS655 Bradanica, collega Matera a Foggia e quindi all'autostrada A14, A16 dal casello di Candela. Infine la strada provinciale 175 collega la città a Metaponto e alla Statale Jonica 106, via SS380 (Matera-Montescaglioso). === Ferrovie === Il comune è interessato dalla ferrovia Bari-Matera-Montalbano Jonico, gestita dalle Ferrovie Appulo Lucane, una linea ferroviaria a scartamento ridotto, di cui dal 1972 è stata dismessa la parte di percorso meridionale tra la Stazione di Matera Centrale e Montalbano; è rimasta in esercizio la sezione tra Bari e la Stazione di Matera Sud. Matera, unitamente a Nuoro e Andria, è un capoluogo di provincia italiano non servito dalla rete ferroviaria statale. === Mobilità urbana === La mobilità urbana è garantita dagli autoservizi offerti dalla società Miccolis S.p.a. I trasporti interurbani vengono gestiti da Sita Sud e Fal. Alcune autolinee a lunga percorrenza collegano Matera a diverse località italiane. La città è dotata di una rete di piste ciclabili. === Gemellaggi === * * * * * * Esiste un patto d'azione con Montescaglioso (MT) . ;Calcio Il Matera Calcio, che fino a metà della stagione 2018/2019 ha militato nel campionato nazionale di serie C, è stato dapprima radiato dalla FIGC nel febbraio 2019, e successivamente dichiarato fallito nel marzo 2019 a causa di inadempienze di natura economica. Dopo la scomparsa di questa società professionistica, in città sono presenti il "Città dei Sassi", che milita nel campionato regionale di Promozione, e l'"U.S.D. Matera Calcio 2019", che milita nel campionato regionale di Prima Categoria. Per quanto riguarda invece il calcio a 5, hanno sede nella località la società Real Team Matera Calcio a 5, fondata nel 1985 e militante nella Serie B, vincitrice di 1 Coppa Italia di Serie B, e il Futura Matera, anche essa in Serie B. ;Pallacanestro La squadra maschile più importante della città è l'Olimpia Basket Matera, fondata nel 1960 e che attualmente partecipa al campionato di Serie B dopo aver militato anche in Serie A2. Le altre società attive sono la Pielle e la Virtus che operano solo a livello giovanile ma che in passato hanno raggiunto la Serie C regionale con formazioni senior. Fino ai primi anni Novanta anche lo Sporting Club, la più antica società di basket della Città dei Sassi, prendeva parte a campionati giovanili e senior prima del suo scioglimento. ;Pallavolo Una formazione della Pallavolo Femminile Matera ai vertici nazionali e continentali nel corso degli anni 1990 In questo sport, sono presenti: la società Pallavolo Femminile Matera, fondata nel 1976, che ha vinto nella sua storia, 4 Scudetti, 3 Coppe Italia, e numerosi titoli internazionali essendo stata per due volte campione d'Europa. Ha concluso la sua attività nel 2000, e dal 2012 le attività pallavolistiche vengono svolte dalla A.S.D. PVF Matera che milita nel campionato di Serie C. In campo maschile il Volley Club Matera come massimo campionato ha disputato due volte la Serie A2. Altra società cittadina è la Pallavolo Matera Bulls, che ha militato nel campionato di Serie A2 dal 2012 al 2015. Nel 2003 ha avuto luogo, in compartecipazione con le città di Andria e Gioia del Colle, l'undicesima edizione del World Grand Prix di pallavolo femminile. ;Ciclismo Matera è stata più volte arrivo di tappa del Giro d'Italia: * 1976: 6ª tappa (26 maggio), vinta da Johan De Muynck. * 1985: 8ª tappa (25 maggio), vinta da Acácio Da Silva. * 1998: 7ª tappa (23 maggio), vinta da Mario Cipollini. * 2000: 4ª tappa (17 maggio), vinta da Mario Cipollini. * 2003: 2ª tappa (11 maggio), vinta da Fabio Baldato. * 2013: 5ª tappa (8 maggio), vinta da John Degenkolb. * 2020: 6ª tappa (8 ottobre), vinta da Arnaud Démare. In altri casi è stata città di partenza di tappa: * 1985: 9ª tappa (26 maggio). * 1998: 8ª tappa (24 maggio). * 2000: 5ª tappa (18 maggio). * 2020: 7ª tappa (9 ottobre). ;Hockey su pista Ha sede in città l'Hockey Pattinaggio Matera, in passato Pattinomania Matera (fondata nel 1997), che ha militato in serie A1. Ha vinto 3 Scudetti femminili nel 2015, nel 2018 e nel 2021. Nel 2015, la città di Matera ha ospitato il tredicesimo Campionato Europeo femminile di Hockey su pista. === Altri sport === Per l'atletica leggera è presente la Polisportiva Rocco Scotellaro Matera, fondata nel 1963. La squadra di pallanuoto è l'AICS Matera Nuoto, quella di rugby è la Murgia Rugby, nata dall'unione dell'A.S. Rugby Matera con altre tre associazioni rugbistiche dei centri vicini. Il Circolo Schermistico Matera è un'associazione sportiva dilettantistica che svolge attività dal 1956. Nel comune è presente un Circolo Tennis fondato nel 1962 che organizza il Torneo nazionale Open Città di Matera, si svolge inoltre attività di tennistavolo, di cui l'unica società rappresentativa nei campionati a squadre nazionali è l'ASD Tennistavolo Pegasus in serie C/1 maschile. === Impianti sportivi === Stadio XXI Settembre - Franco Salerno * Campo scuola-pista d'atletica Raffaele Duni; vi gioca la Polisportiva Rocco Scotellaro Matera. Ha ospitato la Finale Argento dei Campionati Italiani Assoluti di Società 2015. * Campi tennis; circolo tennis. * Palasassi Salvatore Bagnale; posti vi gioca l'Olimpia Basket Matera. * Stadio XXI Settembre Franco Salerno; posti. * Tensostruttura; vi giocano l'Associazione Sportiva Dilettantistica Pattinomania Matera e la Real Team Matera Calcio a 5. Ha ospitato i Campionati europei femminili di hockey su pista 2015. === Eventi sportivi === La città ospita nel mese di giugno due eventi sportivi giovanili: la coppa Gaetano Scirea, torneo internazionale di calcio e per i giovanissimi; il Minibasket in piazza, manifestazione cestistica internazionale riconosciuta dalla FIBA Europe che si svolge dal 1993. Viene inoltre organizzato il Giro dei due Sassi, gara podistica internazionale.
Mammalia
I '''mammiferi''' sono una classe di vertebrati a diffusione cosmopolita caratterizzata dall'allattamento della prole. La classe dei mammiferi conta 5.500 specie attualmente viventi, variabili in forma e dimensioni: dai pochi centimetri e due grammi di peso del mustiolo agli oltre 30 metri e 150 tonnellate della balenottera azzurra, il più grande mammifero finora apparso sulla Terra. I mammiferi colonizzano praticamente ogni ambiente, dalle calotte glaciali ai caldi deserti: alcuni gruppi sono riusciti a colonizzare con successo anche l'ambiente acquatico, mentre altri hanno sviluppato delle ali membranacee e sono perciò in grado di volare . Nonostante tali differenze di dimensioni e abitudini di vita, tutti i mammiferi sono accomunati dall'essere omeotermi ovvero endotermi, dal presentare viviparità e dall'avere cure parentali che prevedono anche l'allattamento della prole: tutti fattori che sono stati determinanti per consentire a questa classe di espandere notevolmente il proprio areale nelle nicchie rimaste vuote dopo la scomparsa dei dinosauri.
Cronologia evolutiva dei Mammiferi I mammiferi sono un gruppo monofiletico, ossia tutte le specie attualmente viventi discendono da un antenato comune: anche i tre gruppi in cui vengono tradizionalmente suddivisi i mammiferi (vale a dire monotremi, marsupiali e placentati) sono monofiletici, con gli ultimi due classificati insieme dalla maggior parte degli studiosi per differenziarli dal primo. === I Sinapsidi === I mammiferi si svilupparono a partire da un gruppo di Amnioti. I primi amnioti apparvero intorno al tardo Carbonifero, da rettiliomorfi ancestrali. In pochi milioni di anni, da essi si distinsero due importanti linee evolutive: i Sauropsidi, dai quali discesero i Rettili e gli Uccelli, e i Sinapsidi, considerati i progenitori dei Mammiferi. La tecnica dell'orologio molecolare ha consentito di datare la separazione tra i due raggruppamenti a circa 310 milioni di anni. I Sinapsidi, vissuti durante il Permiano, sono animali caratterizzati dalla presenza di una singola finestra temporale su ciascun lato del capo, posta nei pressi dell'attaccatura dei muscoli della mascella, (a differenza dei diapsidi, che possiedono due finestre temporali per ogni lato del capo, e degli anapsidi, del tutto sprovvisti di finestre temporali). La finestra temporale, col tempo, si è rimpicciolita fino quasi a chiudersi: la sua esistenza è testimoniata attualmente dalla presenza nel cranio dei mammiferi dello zigomo. Cranio di ''Archaeothyris florensis'' è il più antico sinapside finora conosciuto. Proprio da alcuni sinapsidi primitivi (come ''Archaeothyris'') si sviluppò un ramo, quello degli Sfenacodonti, che condusse fino ai probabili precursori dei mammiferi, i Terapsidi, più specificatamente gli Eucinodonti, vissuti circa 220 milioni di anni fa, nel Triassico. Con l'evoluzione, la finestra temporale dei sinapsidi aumentò di dimensioni. Nei Cinodonti era già molto più estesa rispetto, ad esempio, ai Pelicosauri. La postura eretta fu adottata verso la metà del Permiano dai terapsidi, assieme al secondo palato (ad esempio i Terocefali avevano entrambe queste caratteristiche) ed il pelo, che a differenza delle penne degli uccelli non si è evoluto a partire dalle squame rettiliane, ma che probabilmente ne è stato un annesso. Gli organi uditivi iniziarono ad evolversi nella forma attuale probabilmente all'inizio del Triassico, in seguito alla trasformazione della mascella in un osso unico (animali come sinapsidi e terapsidi avevano tre ossa nella mascella, così come i rettili attuali). Infatti, le due ossa residue della mascella iniziarono a rimpicciolirsi e, pur restando nella loro sede originaria, iniziarono ad essere utilizzate per captare suoni (un esempio è il ''Probainognathus''), per poi (sicuramente nell'''Hadrocodium'', probabilmente già in ''Morganucodon'') unirsi all'unico osso dell'orecchio per formare gli attuali martello, incudine e staffa. === I primi mammiferi === Ricostruzione museale di un ''Megazostrodon''. Il titolo di mammifero più antico è conteso da vari animali, in quanto la sua attribuzione varia a seconda della parte anatomica presa in considerazione: alcuni studiosi valutano la struttura del canale auricolare per definire la fine della transizione da rettile a mammifero, mentre altri ritengono più attendibile la costituzione e l'articolazione della mandibola o la struttura dei denti. Fra le specie annoverabili fra i primi mammiferi, vengono generalmente incluse le seguenti: * ''Megazostrodon'' ed in generale i Morganucodonta di cui esso faceva parte, vissuti fra la fine del Triassico ed il medio Giurassico, dalle abitudini quasi sicuramente notturne; in base ai resti fossili, si può dedurre che questi animali avessero sangue caldo, e che forse possedevano anche una pelliccia e le ghiandole mammarie. Anche i molari presentavano tre cuspidi, come gli attuali mammiferi. In ogni caso, l'articolazione mandibolare era doppia invece che singola, ma la principale differenza sta nel fatto che il ''Megazostrodon'' deponeva uova simili a quelle dei rettili, con guscio di consistenza simile a quella del cuoio. * ''Adelobasileus cromptoni'', anch'esso del tardo Triassico, vissuto in quello che è l'attuale Texas; la morfologia dell'orecchio interno fa chiaramente capire che questo animale rappresenta almeno uno stadio di transizione fra i Cynodontia ed i mammiferi veri e propri. * ''Sinoconodon'', di cui vari resti fossili ben conservati sono stati ritrovati in Cina; vissuto nel Giurassico, esso mostra conformazione della mandibola assai simile a quella dei mammiferi attuali, anche se altre caratteristiche (come la crescita continua delle ossa craniche durante la vita dell'animale, ed il rimpiazzo continuo dei denti caduti) avvicinano maggiormente questa specie ai rettili. * ''Haldanodon'' e ''Docodon'', facenti parte dei Docodonta, animali vissuti fra il medio Giurassico e l'inizio del Cretaceo, mentre rimane in dubbio la loro presenza in periodi più tardi (''Reigitherium''): essi erano dotati di molari allargati e dentizione simile a quella dei mammiferi, ma anche di articolazione mandibolare rettiliana. * ''Hadrocodium wui'', i cui resti sono stati ritrovati in Cina in giacimenti datati al tardo Giurassico, è un animale probabilmente imparentato alla lontana coi mammiferi, ma provvisto di caratteristiche chiave come una mandibola evoluta ed un cervello di grosse dimensioni. La maggior parte dei primi mammiferi (come ''Megazostrodon'', ma anche altre specie come ''Morganucodon'', ''Adelobasileus'', ''Eozostrodon'', ''Sinoconodon'', ''Hadrocodium'' e ''Fruitafossor'') avevano dimensioni e comportamento simili a quelli dei toporagni (''Hadrocodium'' probabilmente non superava i 2 g di peso da vivo): significative eccezioni sono rappresentate da ''Steropodon'', ''Kollikodon'', ''Repenomamus'' e ''Castorocauda'', che presentavano dimensioni superiori al mezzo metro di lunghezza. Per le caratteristiche intermedie fra mammiferi e rettili, alcuni studiosi classificano tutte queste forme di transizione nel clade dei Mammaliaformes. Nel corso del Mesozoico i mammiferi si svilupparono in una quantità di forme e adattamenti per ambienti diversi, ma mantennero comunque un piano corporeo basilare e di solito le loro dimensioni erano ridotte, di rado superando quelle di un attuale ratto. Già nel Giurassico esistevano molti gruppi primitivi, come i sopracitati docodonti, i simmetrodonti (Symmetrodonta), i triconodonti (Triconodonta) e i driolestidi (Dryolestidae), tutti riconoscibili in base al tipo di dentatura ed alla forma dei denti; tutti i gruppi sopracitati si estinsero però nell'arco di alcuni milioni di anni. Tra i gruppi attuali, i primi a differenziarsi dovettero essere con molta probabilità i monotremi, mammiferi eccezionalmente primitivi: i resti fossili più antichi riconducibili a questi animali, tuttavia, risalgono solo a circa 120 milioni di anni fa (Cretaceo superiore). Alla stessa epoca sembrano risalire anche i marsupiali e i placentati, il che vuol dire che i monotremi si sono staccati precocemente dalla linea evolutiva principale dei mammiferi, seguendo un proprio percorso indipendente, piuttosto che essersi evoluti in seguito negli attuali marsupiali e placentati come spesso si è portati a credere. Un altro gruppo primitivo, quello dei multitubercolati, comprendeva animali simili a scoiattoli e topi: la loro comparsa è riconducibile perlomeno al Giurassico medio (circa 160 milioni di anni fa), mentre la loro sparizione avvenne durante l'Oligocene (30 milioni di anni fa); rappresentano quindi il più longevo gruppo di mammiferi. Alcuni studiosi sostengono che i multitubercolati (come l'intero superordine – o sottoclasse, a seconda della classificazione – degli Allotheria) non siano in realtà dei mammiferi veri e propri, ma un ramo collaterale di cinodonti che, per evoluzione convergente, ha sviluppato forme simili ad essi. === Dopo i dinosauri === Scheletro di ''Barylambda'', un pantodonte erbivoro ==== Paleocene ==== Dopo l'estinzione di massa del Cretaceo, avvenuta 65,7 milioni di anni fa, i mammiferi diedero luogo, per un fenomeno di radiazione adattativa, ad una rapidissima diversificazione di forme e dimensioni, per andare a riempire le nicchie rimaste vuote: per tutto il Paleocene, tuttavia, i piccoli mammiferi continuarono a dominare la scena. È il caso, ad esempio, di ''Palaeoryctes'' (simile agli attuali soricomorfi) e ''Carpolestes'' (un primate primitivo). Le eccezioni, in ogni caso, non mancavano: i pantodonti, ad esempio, erano un gruppo che comprendeva anche forme lunghe due metri, come ''Barylambda''. Si ritiene che le piccole dimensioni non siano state una forzatura imposta dalla presenza dei dinosauri (o che almeno questa non ne sia l'unica causa), quanto piuttosto una necessità dovuta alla mancanza di sistemi di termoregolazione e metabolismo ancora non del tutto evoluti e pertanto inefficienti. Cranio de l'acreode ''Andrewsarchus'', il più grande mammifero carnivoro estinto ==== Eocene ==== Nel corso dell'Eocene si sviluppò un gran numero di mammiferi primitivi, che non hanno però lasciato discendenti nella fauna attuale: tra questi gruppi, da citare i teniodonti e i tillodonti, che potevano raggiungere le dimensioni di un orso ma con musi che li facevano assomigliare a giganteschi roditori, i creodonti e gli acreodi (carnivori dall'enorme cranio), i dinocerati (simili a rinoceronti mostruosi, come ''Uintatherium'') e i pantolesti, strani animali simili a lontre comprendenti anche forme velenose. Tutti questi "esperimenti", tuttavia, si estinsero presto, mentre iniziarono a svilupparsi i primi rappresentanti degli ordini che hanno resistito fino ai giorni nostri, tra cui i chirotteri (''Icaronycteris'') e i cetacei (''Indohyus'', ''Basilosaurus''). Intanto, in Sudamerica e Australia, gigantesche isole separate dal resto dei continenti, cominciarono a svilupparsi faune endemiche; in Australia i marsupiali ed i monotremi, in Sudamerica i marsupiali e alcuni placentati primitivi, come xenartri e meridiungulati. ==== Oligocene ==== L'inizio dell'Oligocene vede il progressivo diradarsi delle foreste su tutto il pianeta, e la comparsa di forme di mammiferi gigantesche: a questo periodo risale il ''Paraceratherium'', il più grande mammifero terrestre mai esistito, lontano parente degli attuali rinoceronti. Alcuni gruppi attuali iniziarono a prosperare, dando vita a forme bizzarre: è il caso degli artiodattili (come ''Archaeotherium'' simile a un gigantesco maiale corridore) e dei perissodattili (con i brontoteri, dal corno a Y, e gli ancilopodi, dotati di artigli e di un muso da cavallo), ma anche dei carnivori (con le famiglie dei nimravidi e degli anficionidi). ''Aepycamelus'', un cammello dal lungo collo ==== Miocene ==== Il culmine della diversificazione dei mammiferi si ebbe durante il Miocene, il periodo in cui le faune iniziarono ad essere molto simili a quelle attuali; l'avvento delle praterie, inoltre, portò alla progressiva scomparsa di animali dall'habitat forestale ma favorì l'enorme sviluppo degli artiodattili e degli equidi. Nel corso di questo periodo ebbero un grande successo anche le scimmie antropomorfe (''Proconsul''), da alcune delle quali si svilupparono i primi ominidi. Alla fine del periodo, nei continenti settentrionali si estinsero gli ultimi ordini aberranti (Desmostylia), mentre in Sudamerica i mammiferi endemici continuarono a prosperare, dando vita a forme specializzate (Astrapotheria, Litopterna, Notoungulata). L'Australia, invece, fu teatro di una grande radiazione di marsupiali. ==== Pliocene ==== L'inizio del Pliocene (circa 5 milioni di anni fa) portò un considerevole abbassamento delle temperature e la conseguente estinzione di molte specie di mammiferi adattati al clima caldo, in un preludio alle successive glaciazioni. In Africa si svilupparono gli australopitechi, vicini all'origine dell'uomo. Un tipico rappresentante della megafauna, ricostruzione museale di cervo gigante ''Megaloceros'' ==== Pleistocene ==== Il Pleistocene vide la comparsa e il veloce sviluppo del genere umano, ma anche una drastica riduzione della megafauna sviluppatasi nel corso del periodo. Tra i più tipici esempi di questa fauna di mammiferi giganti, da ricordare i mammut, il rinoceronte lanoso, il cervo gigante ''Megaloceros'', il leone delle caverne, l'orso delle caverne, il vombato gigante ''Diprotodon'' e il canguro gigante ''Procoptodon''. Alla fine del Pleistocene (fra i 50000 ed i 10000 anni fa, anche se in Australia il processo avvenne fra i 51000 ed i 38000 anni fa ed in Sud America fra gli 11000 e gli 8000 anni fa), si calcola che praticamente tutti i mammiferi di peso superiore alla tonnellata si estinsero, così come sparì l'80% delle specie di peso superiore al quintale: questa estinzione di massa toccò però solo superficialmente il continente africano ed il Sud-est Asiatico. Questo avvenne perché i cambiamenti climatici, che culminarono nelle ere glaciali, ebbero nell'immediato la formazione di habitat del tutto nuovi, che la maggior parte dei mammiferi non riuscirono a colonizzare in tempo, andando incontro all'estinzione: altri mammiferi, più veloci a riprodursi ed adattarsi ai cambiamenti, ampliarono invece enormemente la propria diffusione, complice la sparizione di molti accaniti concorrenti. Un altro fattore che probabilmente portò numerose specie all'estinzione fu la presenza umana: l'estinzione di numerose specie, infatti, sembrerebbe coincidere con l'arrivo di esseri umani nella zona, i quali cacciando indiscriminatamente questi animali a ritmi superiori al tasso riproduttivo ne provocarono un rapido crollo. A favore dell'ipotesi che vede le estinzioni di massa collegate all'arrivo dell'uomo, vi sono gli esempi delle isole colonizzate solo in tempi recenti, come il Madagascar, nel quale l'arrivo dell'uomo è coinciso con l'estinzione di tutti i grandi lemuri. Questa ipotesi, tuttavia, può essere ritenuta valida nel caso di ambienti circoscritti e non eccessivamente estesi, come appunto l'isola malgascia, mentre risulta piuttosto arduo credere che la presenza di pochi uomini muniti di armi rudimentali abbia potuto da sola determinare un'estinzione di massa, tanto più che in Africa, culla dell'umanità (e pertanto, secondo l'ipotesi dell'estinzione per mano umana, la terra che più di altre avrebbe dovuto subire i danni apportati dall'uomo primitivo), tale estinzione non vi è addirittura stata. Con tutta probabilità, l'uomo diede solo il colpo di grazia a specie già sull'orlo dell'estinzione a causa dei mutamenti climatici: l'estinzione di alcune specie alterò ulteriormente l'ecosistema, provocando effetti domino con esiti disastrosi. La monofilia della classe Mammalia diviene meno scontata man mano che si cerca di risalire lungo la scala evolutiva, per individuare i primi rappresentanti di questi animali: gli unici resti che pervengono agli studiosi sono infatti principalmente frammenti della mandibola e denti, in base alla morfologia dei quali è stata impostata la sistematica dei mammiferi ancestrali. Ciò vuol dire che anche altri animali che hanno evoluto dentizione simile a quella dei mammiferi potrebbero essere stati classificati come tali, pertanto gli studiosi sono molto cauti sull'attribuzione di ogni singola specie a determinati ''taxa'' assimilabili ai mammiferi. Generalmente, è dato per scontato che i mammiferi siano divisi in tre sottoclassi (Monotremi, Marsupiali e Placentati), oppure due sottoclassi (Prototeri, ossia i monotremi, e Teri, ossia marsupiali e placentati), per un totale di ordini che oscilla, a seconda della classificazione utilizzata, fra i 25 ed i 30. === Il tentativo di Simpson === Il primo tentativo di fare una classificazione completa dei mammiferi fu fatto da George Gaylord Simpson nel 1945 prendendo spunto dalle presupposte affinità fra le famiglie animali diffuse all'epoca. Su questa classificazione sono infuriate molte polemiche non ancora sopite, soprattutto dopo l'avvento della nuova concezione della cladistica. Nonostante l'opera di Simpson sia uscita progressivamente di scena con l'avvento delle nuove teorie, ha ancora un grande valore per la classificazione dei mammiferi. === Classificazione standard === Composizione percentuale dei mammiferi: da notare la predominanza di roditori, chirotteri e toporagni sugli altri.|thumb|upright=1.1 Nei libri di mammologia viene adottato un sistema standardizzato di classificazione dei mammiferi: '''Classe ''Mammalia''''' * Sottoclasse ''Prototheria'' (mammiferi che depongono uova: monotremi) * Sottoclasse ''Theria'' (mammiferi che partoriscono piccoli vivi) ** Infraclasse ''Metatheria'' (marsupiali) ** Infraclasse ''Eutheria'' (placentati) Nonostante i nomi ''Prototheria'', ''Metatheria'' ed ''Eutheria'' siano stati privati di validità (presuppongono il concetto che i placentati derivino dai marsupiali, che a loro volta discenderebbero dai monotremi), questa sistematizzazione è utilizzata dalla maggior parte dei testi scolastici ed universitari, oltre che in paleontologia (specialmente nell'ambito degli animali del Mesozoico). === McKenna & Bell === Nel 1997 due studiosi, Malcolm McKenna e Susan Bell, utilizzarono le sistematiche precedenti e le relazioni fra i vari gruppi di mammiferi (viventi ed estinti) per realizzare una nuova classificazione della classe, basata su una gerarchia fra i vari taxon. La nuova classificazione (detta McKenna/Bell) fu accettata da larga parte dei paleontologi, poiché rifletteva fedelmente il percorso storico dei mammiferi. Tale classificazione comprende sia generi estinti che ancora viventi; inoltre vengono introdotti i nuovi ranghi di legione e sublegione, posizionati fra classe ed ordine. I gruppi estinti sono contrassegnati da una croce (†). '''Classe Mammalia''' * '''Sottoclasse Prototheria''': monotremi: echidne e ornitorinco * '''Sottoclasse Theriiformes''': mammiferi che partoriscono piccoli, e loro parenti estinti ** Infraclasse †Allotheria: multitubercolati ** Infraclasse †Triconodonta: triconodonti ** Infraclasse Holotheria: mammiferi moderni che partoriscono piccoli, e loro parenti estinti *** Supercoorte Theria: mammiferi che partoriscono piccoli **** Coorte Marsupialia: marsupiali ***** Magnordine Australidelphia: marsupiali australiani e ''Dromiciops'' ***** Magnordine Ameridelphia: marsupiali del Nuovo Mondo **** Coorte Placentalia: placentali ***** Magnordine Xenarthra: armadilli, bradipi, formichieri ***** Magnordine Epitheria: epiteri ****** Grandordine Anagalida: lagomorfi, roditori e toporagni elefante ****** Grandordine Ferae: carnivori, pangolini, †creodonti, e parenti estinti ****** Grandordine Lipotyphla: insettivori ****** Grandordine Archonta: pipistrelli, primati, colughi e tupaie ****** Grandordine Ungulata: ungulati ******* Ordine Tubulidentata ''incertae sedis'': oritteropo ******* Ordine †''Bibymalagasia incertae sedis'' ******* Mirordine Eparctocyona: †condilartri, cetacei e artiodattili (ungulati con dita pari) ******* Mirordine †Meridiungulata: ungulati sudamericani ******* Mirordine Altungulata: perissodattili (ungulati con dita dispari), elefanti, sirenii e iraci === Classificazione molecolare dei Placentati === Recenti studi basati sull'analisi del DNA, specialmente tramite l'analisi dei retrotrasposoni, hanno rivelato nuove parentele inaspettate fra le varie famiglie animali. Tali parentele non hanno ancora trovato dimostrazione a livello fossile, quindi non ci sono ancora prove tangibili che corroborino queste nuove ipotesi. Secondo i risultati delle analisi, il primo gruppo a divergere dai placentati del Cretaceo fu quello degli ''Afrotheria'', 110-100 milioni di anni fa. Gli ''Afrotheria'' continuarono ad evolversi nell'isolamento del continente Afro-arabico; nel frattempo (100-95 milioni di anni fa) gli ''Xenarthra'' sudamericani si staccarono dai ''Boreoeutheria''. Secondo un'osservazione recente, gli ''Afrotheria'' e gli ''Xenarthra'' sono strettamente collegati fra loro, tanto da formare un gruppo (''Atlantogenata'') parallelo a ''Boreoeutheria''. Questi ultimi si divisero in ''Laurasiatheria'' ed ''Euarchontoglires'' 95-85 milioni di anni fa; entrambi questi gruppi vivevano nel supercontinente della Laurasia. Dopo la collisione dell'Africa-Arabia con l'Eurasia, vi fu un rimescolamento di ''Afrotheria'' e ''Boreoeutheria'': con la comparsa dell'Istmo di Panama, inoltre, facilitò il grande scambio americano. Questa nuova classificazione manca di prove morfologiche e quindi non è accettata da alcuni scienziati, tuttavia l'analisi della presenza dei retrotrasponsoni suggerisce che l'ipotesi degli ''Epitheria'' (che propone gli ''Xenarthra'' come primo gruppo a differenziarsi) potrebbe essere vera. Supergruppo ''Atlantogenata'' * Gruppo I: ''Afrotheria'' ** ''Afroinsectiphilia'' *** Ordine ''Macroscelidea'' *** Ordine ''Afrosoricida'' *** Ordine ''Tubulidentata'' ** ''Paenungulata'' *** Ordine ''Hyracoidea'' *** Ordine ''Proboscidea'' *** Ordine ''Sirenia'' * Gruppo II: ''Xenarthra'' ** Ordine ''Xenarthra'' Supergruppo ''Boreoeutheria'' * Gruppo III: ''Euarchontoglires'' (o ''Supraprimates'') ** Superordine ''Euarchonta'' *** Ordine ''Scandentia'' *** Ordine ''Dermoptera'' *** Ordine ''Primates'' ** Superordine ''Glires'' *** Ordine ''Lagomorpha'' *** Ordine ''Rodentia'' * Gruppo IV: ''Laurasiatheria'' ** Superordine ''Pholidota'' *** Ordine ''Carnivora'' ** Ordine ''Insectivora'' ** Ordine ''Chiroptera'' ** Ordine ''Cetartiodactyla'' ** Ordine ''Perissodactyla'' === Classificazione comune === Per le voci di Wikipedia è stata adottata la seguente classificazione: center I Mammiferi sono dotati di varie caratteristiche comuni che consentono di separarli dalle altre classi di vertebrati: === Pelliccia === Gli orsi polari, come altri mammiferi che vivono nei paesi freddi, hanno una folta pelliccia bianca che ne favorisce la mimetizzazione tra il ghiaccio e la neve e al tempo stesso contrasta la dispersione del calore corporeo. La presenza di pelo è una delle caratteristiche più importanti dei mammiferi: la maggioranza dei mammiferi, infatti, ha il corpo ricoperto per percentuali più o meno elevate di pelo, ed anche coloro i quali ne sono apparentemente sprovvisti (come i cetacei) presentano allo stadio embrionale degli accenni di crescita di pelo, che regrediscono poi col procedere della gravidanza. I peli dei mammiferi hanno composizione prevalentemente proteica: in particolare, essi sono costituiti per la quasi totalità da cheratina. Il pelo nei mammiferi ha numerose funzioni: * prima di tutto serve a regolare la temperatura corporea, modificando la perdita di calore e proteggendo perciò l'animale dal freddo come dal caldo eccessivo; * molti mammiferi, inoltre, possiedono manti di colori mimetici, allo scopo di confondersi con l'ambiente circostante, sia per meglio avvicinarsi alle prede senza esser visti (come ad esempio la tigre), che per non esser scorti da eventuali predatori (come molti cervidi). Alcuni mammiferi (come la lepre variabile o la volpe artica), per meglio mimetizzarsi nei vari periodi dell'anno, mutano il pelo lasciando il posto a un manto di colore diverso, che meglio si adatta al colore del terreno in quella stagione; * per altri mammiferi, la colorazione del pelo ha invece lo scopo di intimorire od avvisare eventuali aggressori della pericolosità dell'animale, come avviene ad esempio nelle moffette. Fra i mammiferi esistono praticamente tutte le sfumature di colore, ma non è mai esistito un mammifero dal pelo verde o blu: fanno eccezione i bradipi didattili (nei quali il verde della pelliccia è dato dalla presenza di un'alga simbionte) ed alcune specie di antilopi e primati, nei quali il colore blu si rivela in realtà una sfumatura di grigio; * in molte specie di mammiferi, la lunghezza o la colorazione del pelo è diversa nei due sessi (dimorfismo sessuale), allo scopo di attrarre i rappresentanti dell'altro sesso: è il caso, ad esempio, dei maschi del leone o dell'uomo; * i peli, opportunamente collegati a muscoli erettili, rappresentano dei forti messaggeri visivi: ad esempio, un gatto dai peli rizzati segnala chiaramente nervosismo ed aggressività, mentre un'antilocapra che rizza i peli bianchi del posteriore invita esplicitamente i propri simili alla fuga; * in molti mammiferi, i peli (sotto forma di vibrisse), collegati a meccanorecettori e fibre nervose, fungono anche da organi tattili; * in qualche specie (come nel riccio o nell'istrice) i peli sono modificati a formare delle spine, che proteggono efficacemente l'animale da potenziali predatori; * i peli presenti nel naso e nelle orecchie, così come le ciglia, proteggono invece gli organi di senso e quelli respiratori dall'intrusione di corpi estranei. A fianco al pelo, i mammiferi hanno evoluto delle ghiandole sebacee, le quali sono preposte alla secrezione del sebo, una sostanza grassa che serve a lubrificare il pelame. === Allattamento === Una foca grigia mentre allatta un suo cucciolo. I mammiferi sono gli unici animali ad allattare la propria prole almeno fino a quando questa non è in grado di nutrirsi di cibo solido in modo autonomo. Il latte è prodotto in apposite ghiandole dette ghiandole mammarie, organizzate negli euteri in mammelle, dalle quali prende il nome l'intera classe. Le mammelle consistono in complessi ghiandolari con sbocco esterno (capezzolo) al quale il piccolo può aggrapparsi durante la suzione: fanno eccezione i monotremi, in cui le ghiandole mammarie sfociano all'esterno tramite un poro e perciò il latte è un essudato che viene leccato dai piccoli. Ciascuna specie ha un numero diverso di capezzoli, in funzione del numero medio di cuccioli partoriti per nidiata: nei primati e negli equidi, per esempio, vi sono solo due capezzoli, mentre i tenrec ne possiedono fino a due dozzine. L'allattamento rappresenta un grande vantaggio, in quanto i piccoli possono ricevere una sostanza molto nutriente e senza grandi sforzi, che garantisce una crescita veloce ed una maggiore probabilità di sopravvivenza: d'altro canto, la femmina spende grandi energie per allattare i cuccioli ed è perciò costretta a nutrirsi più del necessario per integrare le energie profuse in questo sforzo. Le femmine generalmente allattano unicamente i propri cuccioli, scacciando anche violentemente altri piccoli in cerca di cibo: fanno eccezione poche specie in cui si possono osservare delle balie, come i leoni e l'uomo. === Dentizione === Dentizione di un mammifero carnivoro: sono visibili i canini sporgenti. A differenza dei loro progenitori rettili che avevano una dentatura laterale semplice, i mammiferi sono solitamente provvisti di dentatura eteromorfa, con presenza di quattro tipi di denti: * incisivi, atti a strappare: * canini, atti ad infilzare: * premolari, con caratteristiche intermedie fra canini e molari: * molari, atti a schiacciare e macinare: Ciascuno di questi quattro tipi di dente è presente in numero variabile a seconda delle abitudini alimentari della specie. Presso la maggioranza delle specie di mammiferi, si ha un unico cambiamento della dentizione (difiodontia), quando la dentatura decidua (i cosiddetti "denti da latte") viene sostituita dalla dentatura permanente. Alcuni gruppi di mammiferi possiedono denti privi di radici ed a crescita costante: è il caso delle zanne di elefanti, suidi, trichechi e narvali, o degli incisivi dei roditori. I monotremi, invece, non possiedono affatto denti nella fase adulta, mentre i cuccioli possiedono il cosiddetto "dente di diamante", che analogamente agli uccelli consente loro di bucare il guscio dell'uovo in cui si trovano. I mammiferi marsupiali presentano dentizione differente rispetto ai placentati: i marsupiali primitivi avevano una formula dentaria pari a 5/4-1/1-3/3-4/4, pari cioè a cinquanta denti, mentre le forme attuali hanno un numero di denti variabile, ma compreso fra i 40 ed i 50, ossia in numero maggiore rispetto alla maggior parte dei placentati. I primi placentati avevano formula dentaria pari a 3/3-1/1-4/4-3/3, per un totale di 44 denti: tale formula si ritrova attualmente solo in alcuni animali (come il cinghiale), mentre nella maggior parte degli altri mammiferi si è avuta una specializzazione alimentare che ha portato alla riduzione del numero dei denti, fino addirittura alla totale sparizione di questi ultimi (è il caso degli sdentati). Solo in pochi casi il numero dei denti è aumentato rispetto alla formula originaria: è il caso dell'armadillo gigante, provvisto di un centinaio di denti, o dei cetacei odontoceti, nei quali si è avuto un ritorno all'omomorfia (denti tutti uguali, come nei rettili) e si possono contare fino a 270 denti. === Muso === La presenza di meccanismi complessi di interazione fra i vari individui hanno portato a una modifica importante della muscolatura facciale dei mammiferi: in tutte le specie, infatti, presentano, o hanno presentato durante il corso del proprio percorso evolutivo, delle labbra e delle guance, che vanno a formare una fascia muscolare che circonda l'apertura della bocca. Le labbra, le guance e lo spazio che le separa dalla chiostra dentaria (il cosiddetto ''vestibulum oris'') sono legate essenzialmente alla ricerca del cibo: già a partire della nascita, l'animale contraendo in maniera sincrona i muscoli labiali e guanciali provoca la diminuzione della pressione nel proprio ''vestibulum oris'', la quale permette la suzione del latte materno. In età adulta, la faccia diventa un essenziale mezzo di comunicazione fra i vari individui della stessa specie, e spesso, tramite messaggi universali, anche fra animali di specie diverse. === Struttura auricolare === L'otocione è un mammifero con un orecchio esterno particolarmente esteso. I mammiferi, oltre ad essere gli unici animali dotati di un orecchio esterno con funzione di incanalare i suoni, sono anche gli unici animali a possedere la famosa "triade" martello/incudine/staffa, situati nell'orecchio medio e con funzione di ricevere le vibrazioni del timpano ed inoltrarle alla finestra ovale dell'orecchio interno. Tali ossa derivano da una modifica dell'arco branchiale a livello embrionale: la staffa proviene dall'osso iomandibolare, mentre l'incudine ed il martello provengono dall'osso quadrato in combinazione con la cartilagine di Meckel. Negli altri vertebrati, tali strutture vanno a formare l'articolazione mandibolare, che nei mammiferi è invece composta dagli ossi dentale e squamoso, mentre la mandibola va ad articolarsi direttamente al cranio. === Circolazione sanguigna === I mammiferi, così come anche gli uccelli, hanno una circolazione sanguigna doppia completa: ciò significa che il cuore è suddiviso in quattro scomparti ben distinti (ad eccezione del feto, dove ha una separazione incompleta con presenza di un forame ovale), due atri e due ventricoli, e che il sangue passa due volte al suo interno, una volta nella parte destre sotto forma di sangue venoso da pompare verso i polmoni per essere ossigenato, ed una seconda volta nella parte sinistra sotto forma di sangue arterioso da pompare verso le zone periferiche del corpo. I globuli rossi dei mammiferi, tuttavia, a differenza di quelli degli altri vertebrati sono sprovvisti di nucleo e di organelli, pertanto vengono continuamente prodotti dagli organi ematopoietici; === Locomozione === Gli arti posteriori particolarmente sviluppati del canguro gli permettono di compiere lunghi salti. Gli arti dei mammiferi sono attaccati al di sotto del corpo, e non lateralmente rispetto ad esso (come accade ad esempio nei rettili): pertanto, durante il movimento dell'animale gli arti si trovano disposti perpendicolarmente alla colonna vertebrale, che viene piegata verticalmente piuttosto che lateralmente. Questa caratteristica permette ai mammiferi movimenti veloci anche prolungati nel tempo, che consentono ai mammiferi azioni come la corsa (utile sia per cacciare le prede che per sfuggire ai predatori) o dei movimenti migratori. === Respirazione === La cavità toracica, grazie alla diversa attaccatura degli arti, perde la sua funzione motoria, potendo così dedicarsi appieno alla funzione respiratoria: nei mammiferi si ha la comparsa del diaframma, una lamina muscolare che divide il torace dall'addome e contribuisce alla respirazione, in quanto contraendosi crea uno scompenso pressorio che spinge i polmoni ad espandersi (inspirazione). I mammiferi possiedono polmoni a struttura alveolare, la quale ben si adatta a cambiamenti continui di volume. === Altre caratteristiche === * Tutti i mammiferi sono omeotermi, ovvero mantengono costante la propria temperatura corporea; caratteristica in comune con gli uccelli ma evolutasi in modo indipendente nei due gruppi; * la maggior parte dei mammiferi possiede un palato secondario, che permette loro di respirare e contemporaneamente masticare il cibo: questo è possibile grazie all'epiglottide, che va a chiudere la laringe per evitare l'entrata di bolo alimentare nella trachea; * il cervello dei mammiferi è formato da neocorteccia; * i mammiferi possiedono ghiandole sudoripare finalizzate alla termoregolazione. Grazie alle loro caratteristiche di omeotermia ed endotermia, i mammiferi sono riusciti a colonizzare praticamente in qualsiasi ''habitat'' presente al mondo: mentre i monotremi sono limitati ad alcune aree di Australia e Nuova Guinea ed i marsupiali si trovano unicamente in Oceania e nel continente americano, attualmente i mammiferi placentati sono diffusi in tutti i continenti ed a tutti i climi, così come anche negli oceani, nei cieli, nel sottosuolo e nella maggior parte delle isole oceaniche. Spesso l'espansione dei mammiferi placentati è avvenuta al seguito dell'uomo, tramite introduzione deliberata in nuove terre oppure grazie ad introduzioni casuali, com'è avvenuto ad esempio nel caso dei ratti. Le uniche aree in cui non vi è una presenza stabile di mammiferi sono le aree più interne dell'Antartide, abitate solo in alcuni periodi da un basso numero di studiosi. I mammiferi possiedono tutti e cinque i sensi, ma raramente essi funzionano tutti in modo egregio: ad esempio, la talpa ha un udito finissimo (al punto di poter sentire i lombrichi quando spuntano dalle pareti della sua tana), mentre la sua vista è proverbialmente povera, non andando al di là della distinzione fra presenza ed assenza di luce. I pipistrelli riescono a cacciare le loro prede anche nell'oscurità, grazie alla loro capacità di emettere e avvertire suoni ad alta frequenza (ultrasuoni). * La vista ha un ruolo secondario nella maggior parte dei mammiferi: in particolare, essa passa in secondo piano nelle specie dalle abitudini ipogee, dove gli occhi sono rimpiccioliti ed in alcuni casi (come nelle talpe dorate) addirittura ricoperti di pelle. Generalmente, gli animali dalle abitudini notturne hanno occhi più grandi e spesso dotati di un ''tapetum lucidum'', per ricevere quanta più luce possibile. I predatori hanno inoltre occhi puntati in avanti, per poter meglio calcolare le distanze, mentre gli animali erbivori tendono ad avere occhi posti lateralmente sul cranio, in modo tale da consentire un campo visivo quanto più ampio possibile. * L'olfatto è ben sviluppato nella maggior parte dei mammiferi: oltre a localizzare eventuali prede in base al loro odore, infatti, molti animali utilizzano segnali olfattivi per mandare segnali territoriali (ad esempio urinando o rilasciando secreti ghiandolari nelle zone di confine per delimitare il territorio) o sessuali (ad esempio segnalando la propria ricettività con feromoni). * L'udito è anch'esso un senso assai importante: molti mammiferi presentano padiglione auricolare mobile per captare suoni provenienti da ogni direzione. Una forma particolare di udito è rappresentata dall'ecolocazione, presente in un buon numero di specie di mammiferi ma particolarmente importante fra i chirotteri e gli odontoceti, che utilizzano onde sonore ad alta frequenza come un Sonar, captando le onde soniche riflesse (Eco) ed orientandosi così anche in condizioni di oscurità totale. * Il tatto è altrettanto utile per farsi un'idea dell'ambiente circostante: i meccanorecettori, sparsi un po' su tutto il corpo, sono particolarmente abbondanti in alcune zone, come i polpastrelli dei primati od il naso di molti mammiferi quadrupedi. Molti animali possiedono inoltre le già citate vibrisse, anch'esse considerate organi tattili, mentre unici dei monotremi sono dei recettori elettrici siti nel becco, che percepiscono i movimenti muscolari delle prede nelle acque torbide. La necessità di mantenere la temperatura corporea stabile costringe i mammiferi a doversi nutrire regolarmente: a seconda delle dimensioni dell'organismo, il metabolismo può essere più o meno veloce consentendo all'animale di sopportare periodi più o meno lunghi di digiuno (ad esempio un toporagno muore dopo alcune ore di digiuno, mentre un uomo può sopravvivere anche alcune settimane senza cibo). Tra i mammiferi vi è un'enorme varietà nella dieta: si trovano specie erbivore, carnivore ed onnivore. La dieta di ciascuna specie può essere determinata in base alla lunghezza del tubo digerente ed al numero ed alla disposizione dei denti: mentre i carnivori hanno canini molto sviluppati ed intestino piuttosto corto (per un veloce transito del cibo, ai fini di evitare l'insorgenza di intossicazioni dovute ai fenomeni putrefattivi della carne), gli animali erbivori possiedono una serie di adattamenti (intestino assai allungato, stomaco compartimentato come in ruminanti e canguri, cecotrofia -ossia assunzione dei propri escrementi per ridigerirli- come nei lagomorfi ed in alcuni roditori) volti ad estrarre la maggior quantità possibile di energia dal cibo. ''Grooming'' tra due macachi. Tutti i mammiferi comunicano fra loro: la comunicazione può avvenire tramite segnali chimici, vocali (richiami), tattili (''grooming'') o visivi (posture e gesti). Le specie più solitarie tendono ad avere un repertorio vocale e gestuale assai limitato: generalmente, è sempre presente un richiamo ed una postura preposti a segnalare la disponibilità all'accoppiamento, così come un richiamo ed una postura indicatori di minaccia nei confronti di intrusi. Nelle specie più sociali sono presenti modelli di comportamento anche molto complessi, volti a stabilire e mantenere una gerarchia all'interno del gruppo ed a segnalare ad altri animali sia degli eventi (presenza di cibo o di pericoli) che lo stato d'animo dell'animale che emette il suono (rabbia, paura, eccitazione, gioia). Visto il grande numero di specie di mammiferi esistenti e considerando la grande variabilità di forme e dimensioni presenti all'interno della classe, si può comprendere l'estrema eterogeneità delle abitudini di vita dei mammiferi: alcune specie sono solitarie, altre vivono in gruppi che contano anche un migliaio di individui. Alcuni mammiferi sono estremamente territoriali, mentre altri tollerano senza problemi la presenza di altri individui nelle vicinanze. Molte specie hanno abitudini notturne, mentre altre preferiscono essere attive durante il giorno: altre ancora presentano catemeria, ossia tendenza ad alternare periodi di veglia e di sonno durante le ventiquattro ore. Le varie specie di mammifero hanno aspettative di vita anche assai differenti: generalmente, l'aspettativa di vita è direttamente proporzionale alle dimensioni dell'animale in valori assoluti. Mentre i topi marsupiali maschi vivono al massimo un anno, i grandi mammiferi possono vivere fino ad un secolo: l'età massima mai riscontrata in un mammifero spetta ad una donna, Jeanne Calment, vissuta 122 anni, ma è assai probabile che i grandi cetacei misticeti possano vivere anche più a lungo (l'età stimata di una balena della Groenlandia è di 211 anni). Atto riproduttivo tra un leone e una leonessa. La maggioranza dei mammiferi praticano la poliginia o la promiscuità, ossia rispettivamente la costruzione di un ''harem'' da parte di un maschio oppure l'accoppiamento di ciascun esemplare col maggior numero possibile di animali del sesso opposto: questo perché la femmina, una volta fecondata, necessita di un certo periodo per la gestazione e l'allattamento dei cuccioli, periodo durante il quale il maschio tenta invece di lasciare quanta più progenie possibile. Conseguenza della poliginia sono le lotte fra maschi per il diritto all'accoppiamento, che nel tempo hanno dato origine ad una serie di cerimoniali legati alla competizione ed alla comparsa di caratteristiche anatomiche legate all'evento riproduttivo. In queste specie, è solitamente presente un dimorfismo sessuale spesso molto accentuato, coi maschi più grandi e forti delle femmine e spesso dotati di strutture accessorie a carattere sessuale, come la criniera del leone o le corna di molti artiodattili. Solo il 3% di tutte le specie di mammifero presenta abitudini Monogame: in questi casi, il maschio e la femmina (che non di rado rimangono insieme anche al di fuori del periodo riproduttivo) sono soliti partecipare assieme alla cura dei cuccioli. Alcune specie alternano i due comportamenti a seconda delle risorse a disposizione: quando il cibo è scarso viene praticata la monogamia, in modo tale da assicurare la sopravvivenza alla prole, seppure poca in termini numerici, mentre nei periodi di abbondanza viene praticata la promiscuità o la poliginia, sì da mettere al mondo quanta più prole possibile. Rarissima è invece la poliandria, riscontrabile solo in alcune specie di callitricidi: in questi casi, è il maschio ad occuparsi della prole. Altri mammiferi nei quali è il maschio ad occuparsi dei cuccioli, delegando alla femmina solo l'allattamento, sono le scimmie platirrine dell'America centro-meridionale. Un caso particolare è rappresentato dall'eterocefalo glabro, un roditore africano che presenta abitudini sociali simili a quelle di api e formiche: questi animali vivono infatti in grandi colonie sotterranee, costituite da una femmina "regina" attorniata da alcuni maschi "fuchi", i quali sono gli unici a potersi accoppiare con la regina, mentre i rimanenti animali sono sterili e preposti allo svolgimento delle attività necessarie al mantenimento della colonia. === Modalità riproduttive === Nei monotremi è presente una cloaca nella quale convergono le due vie dell'apparato escretore (renale ed intestinale), oltre che il canale riproduttivo. Il pene del maschio è unicamente proposto all'emissione dello sperma e presenta una biforcazione verso la punta. Questi animali sono gli unici mammiferi a non presentare viviparità ma oviparità: la femmina emette infatti da uno a tre uova di circa un centimetro e mezzo di diametro, simili a quelle dei rettili, dotate di grande tuorlo. Le uova vengono covate dalla femmina per una decina di giorni, finché non si schiudono e ne fuoriescono i piccoli, che sono paragonabili ai marsupiali neonati in termini di sottosviluppo. Neonato di canguro nel marsupio. Nei marsupiali le femmine presentano sistema riproduttivo raddoppiato con due vagine e due uteri, mentre i maschi hanno un pene biforcato nella sua parte distale. La gestazione di questi animali dura al massimo un mese anche nelle specie di maggiori dimensioni, mentre in altre specie anche di meno: il record spetta alla specie ''Sminthopsis macroura'', con soli 10-11 giorni di gestazione. La placenta è quasi sempre assente, fatta eccezione per alcune specie (come il koala ed i bandicoot) dove si riscontra una sorta di placenta primitiva. I nuovi nati sono assai piccoli e sottosviluppati, pesando circa l'1% rispetto alla madre: solo le zampe anteriori sono ben sviluppate, in quanto il piccolo le utilizza per farsi strada lungo il ventre della madre, fino a raggiungerne il marsupio ed attaccarsi ad uno dei capezzoli che ivi si trovano. Il marsupio può essere permanente, ma in alcune specie esso si forma solo durante il periodo dell'allevamento dei piccoli: altre specie, infine, non presentano affatto marsupio, quanto piuttosto delle pliche cutanee. Una volta raggiunto il capezzolo, il piccolo vi si aggrappa saldamente per le prime settimane di vita: lo svezzamento dei marsupiali è più tardivo rispetto a quello dei placentati. I placentati presentano trofoblasto, che funge da barriera immunologica e consente una lunga permanenza dell'embrione nell'utero materno, la qual cosa risulta impossibile nei marsupiali, i quali sono costretti a partorire prima che le proprie difese immunitarie divengano pienamente efficienti contro l'embrione. La gestazione varia a seconda della specie, ad esempio roditori e carnivori hanno gravidanze veloci e cucciolate abbastanza numerose, mentre animali come i cetartiodattili hanno gravidanze assai lunghe e danno alla luce uno o due cuccioli alla volta. I record di durata spettano ad alcune specie di criceto, la cui femmina ha gestazione di soli 15 giorni, ed all'elefante africano, che ha una gestazione lunga due anni. Il maggiore numero di cuccioli (fino a trentadue) spetta al tenrec. Un cane addestrato dalle Forze Armate. I mammiferi sono stati fondamentali per la storia dell'uomo, mammifero anch'esso: gli uomini primitivi si nutrivano della carne di altri mammiferi e ne utilizzavano le pellicce per difendersi dal freddo, inoltre utilizzavano le loro ossa per farne utensili. In seguito, molti mammiferi vennero addomesticati per utilizzarli come animali da soma o come fonte di carne e latte: altri invece venivano cacciati per ricavarne carne, ossa o zanne, da utilizzare come trofeo o per farne manufatti, od ancora per le presunte proprietà mediche (come il corno del rinoceronte) o per i significati religiosi o scaramantici che alcune parti del corpo potevano avere. Al giorno d'oggi, l'uso di animali da soma è stato quasi ovunque soppiantato dall'utilizzo di macchine, mentre permane l'allevamento di animali a scopo alimentare o come animali da compagnia o da laboratorio. Allo stesso modo, anche l'uomo ha molto influenzato l'andamento delle popolazioni di mammiferi: in seguito all'espansione umana molte specie opportunistiche hanno esteso il loro areale muovendosi assieme alle navi o venendo introdotte più o meno di proposito in nuove terre, mentre altre sono state decimate dalla caccia o dalla distruzione dell'''habitat'' o sono addirittura andate incontro all'estinzione. Tutta una serie di mammiferi, infine, è stata modificata dall'uomo perché meglio rispondesse alle sue esigenze, fossero esse di carne, latte, lana o lavoro. === I mammiferi nella cultura === In tempi antichi gli animali più forti, grandi o pericolosi sono stati venerati come spiriti totemici ed in seguito come stemmi di alcune città o simboli di clan, mentre altri vennero bollati come esseri demoniaci a causa delle loro abitudini notturne o del cattivo aspetto: è il caso del gatto e dei pipistrelli. In fiabe e leggende di tutto il mondo abbondano le immagini stereotipate degli animali, come la volpe furba, il mulo testardo o il maiale ingordo. === Mammiferi domestici === Allevamento di bestiame (bovini) in una pittura dell'Antico Egitto. Uno dei motivi principali della domesticazione di molte specie di mammiferi è stata la necessità di avere sempre sottomano una riserva di carne fresca, ricca di proteine e grassi, anche quando la selvaggina scarseggiava. I principali animali allevati per la carne sono bovini e suini, in misura assai minore anche conigli, ovini, caprini ed equini. Anche la pelle ed il pelo dei mammiferi tornavano utili all'uomo, che li utilizzava per coprirsi e difendersi dal freddo: animali allevati per la propria lana sono la pecora e l'alpaca, mentre i bovini vengono allevati anche per ricavarne cuoio dalla conciatura della pelle. Altri animali allevati per l'industria conciaria sono cincillà, visoni, zibellini e nutrie. Dei mammiferi si può utilizzare anche il latte, che nelle altre specie è più ricco di nutrimento rispetto a quello umano, del quale può rappresentare un valido sostituto: i principali animali da latte sono i bovini, con oltre l'85% del totale mondiale, ma viene utilizzato anche il latte di pecora e capra, d'asina o di renna. Alcuni mammiferi, tuttavia, non sono stati addomesticati per la loro carne, ma per la loro forza od agilità, che consentivano all'uomo di utilizzarli sia come cavalcatura per compiere lunghe distanze, che come animali da soma per compiere lavori troppo faticosi in poco tempo: è il caso di cavalli, asini, cammelli, dromedari, bufali indiani, elefanti asiatici e lama. Attualmente, l'utilizzo di animali da soma è limitato alle regioni più impervie o sottosviluppate, mentre nei Paesi industrializzati essi sono stati largamente sostituiti dalle macchine e sussistono in allevamenti amatoriali od in impieghi puramente rappresentativi (ad esempio le guardie a cavallo). Raffigurazione di un elefante da guerra nel tempio di Angkor (Cambogia). Per gli stessi motivi, alcuni di questi animali sono stati utilizzati anche come animali da guerra: fino al tardo XIX secolo, l'utilizzo di cavalli nelle operazioni veloci di attacco spesso risultava decisivo nell'esito della battaglia, mentre nell'antichità alcuni popoli (come i persiani ed i cartaginesi) erano soliti schierare fra le proprie file alcuni elefanti da guerra. In tempi recenti, cavalli ed elefanti vennero anch'essi soppiantati dalle macchine da guerra, ma l'utilizzo di animali continuò (ad esempio i muli degli Alpini durante le due Guerre Mondiali, dei cani anticarro sovietici durante la Seconda guerra mondiale, o ancora dei delfini addestrati come cacciamine dall'esercito statunitense) Altri mammiferi, non forti né apprezzabili dal punto di vista alimentare, vennero invece scelti per le loro potenzialità come aiutanti nella caccia o nella disinfestazione degli accampamenti: è il caso del cane e del gatto, che tuttavia attualmente vengono tenuti perlopiù come animali da compagnia, anche se alcune razze di cane (come i segugi) continuano a venire selezionate appositamente per la caccia. I cani sono anche stati utilizzati, assieme ai maiali, come animali da tartufo, grazie al loro finissimo olfatto, od anche come aiutanti per i non vedenti. Il processo di domesticazione dei mammiferi è cominciato fra i 15.000 ed i 10.000 anni fa, anche se recenti studi genetici effettuati sul cane domestico hanno retrodatato tale valore addirittura a 100.000 anni fa. Gli eventi di addomesticamento sono stati frutto di iniziative parallele prese in periodi diversi ed in luoghi diversi. Gli animali addomesticati più di recente sono stati il lama, il cavallo ed il coniglio, circa 5.000 anni fa. Rappresentazione di un'esibizione di un leone in un circo. L'uomo ha inoltre tenuto in cattività i mammiferi anche per altri motivi: * Per divertimento personale, ad esempio utilizzandoli in circhi, corse o competizioni come il rodeo. Poiché spesso gli animali vengono tenuti in condizioni non adatte a loro e l'addestramento è spesso collegato a maltrattamenti e sevizie sull'animale stesso, tali pratiche sono attualmente piuttosto malviste dall'opinione pubblica. * Nei laboratori di ricerca, la presenza di mammiferi sui quali testare i prodotti o fare esperimenti è costante: i principali animali utilizzati per la ricerca sono le cavie (da cui il termine "cavia da laboratorio"), ratti e conigli, ma per la loro affinità con l'uomo spesso vengono utilizzati anche primati, in particolare il reso ed il saimiri. === Specie dannose e pericolose === L'espansione smisurata dell'attività umana ha fatto sì che si venissero a creare delle zone agricole e dei depositi di cibo, che possono di tanto in tanto essere presi di mira da animali selvatici o comunque che vivono a stretto contatto con l'uomo. Fra le specie più dannose sotto questo punto di vista sono i ratti, sia quello nero che soprattutto quello bruno, mentre nelle aree in cui sono presenti mandrie di bestiame i grossi mammiferi carnivori presenti vengono sempre visti come dannosi e perciò eliminati, con esche avvelenate o con una caccia spietata. In alcuni casi, gli animali divengono direttamente pericolosi per l'uomo: mentre in tempi remoti non era raro che qualche uomo primitivo venisse divorato dai grandi predatori, attualmente è assai arduo che un carnivoro aggredisca un uomo allo scopo di cibarsene. I mammiferi più temuti per i loro presunti gusti antropofagi sono i grandi felini, come le tigri, i leoni e i leopardi, ai quali tuttavia spettano solo meno di una decina di uccisioni l'anno, assai meno delle migliaia di morti a causa di incidenti con altri animali domestici, come muli, tori ecc. Altri grandi predatori molto temuti sono stati (e sono tuttora) gli orsi (in particolare l'orso bruno) e i lupi, sebbene questi ultimi evitano la vicinanza dell'uomo e mietano pochissime vittime umane all'anno. Molto più pericolosi sono i mammiferi portatori di malattie: ogni anno più di 50.000 uomini muoiono a causa della rabbia (trasmessa da cani, gatti, pipistrelli ed altri animali infetti), mentre nel XIV secolo l'epidemia di peste nera trasmessa dai ratti falcidiò milioni di persone.
Masone
'''Masone''' è un comune italiano di abitanti della città metropolitana di Genova in Liguria.
=== Territorio === Stura presso l'abitato di Masone Tra i più importanti centri della valle Stura, ubicato a nord-ovest di Genova, Masone fa parte del Parco naturale regionale del Beigua. Si trova sul versante settentrionale dello spartiacque appenninico, che in questa zona passa molto vicino alla costa ligure. La località Cappelletta di Masone si trova quasi all'altezza del crinale divisorio, verso il Bric del Dente (1.107 m e sede dell'omonima oasi). Attraverso il valico del passo del Turchino (588 m s.l.m.), lungo la strada statale 456 del Turchino, è possibile il collegamento con Mele e quindi con il quartiere genovese di Voltri. Il centro urbano è diviso in due nuclei, quello storico - denominato "Paese vecchio" - sorge a 432 m sulle pendici meridionali di un modesto colle, posto sul versante sinistro della vallata e sul quale, fino al 1747, era collocato il castello. A partire dai primi decenni del XIX secolo si è venuto a costituire un secondo nucleo urbano, ubicato nella piana alluvionale (391 m s.l.m.) sulla destra orografica del torrente Stura, a valle della confluenza di questo con il torrente Vezzulla; l'agglomerato urbano di fondovalle è detto localmente "Paese nuovo" o "Piana" data la sua natura alluvionale, in quanto è attraversata dal torrente Stura. === Clima === Masone presenta un clima semicontinentale, gli inverni sono freddi, con temperature medie che oscillano tra gli 0 °C e i +2 °C, con frequenti inversioni termiche (non inusuali minime tra i -5° e i -7 °C in nottate caratterizzate da cielo sereno e calma di vento), ma spesso mitigati da deboli flussi umidi meridionali. Abbondanti e abbastanza frequenti le nevicate, nel periodo che va da dicembre a marzo, con accumuli finali che possono arrivare a 30–50 cm per episodio, la media delle precipitazioni nevose si aggira intorno ai 140–160 cm per inverno. Le estati sono generalmente fresche grazie all'influsso del mare, le cui brezze stemperano gli assolati pomeriggi estivi, medie tra i +20 °C e i +22 °C, massime raramente sopra i +30 °C e ampie escursioni termiche giornaliere, con frequenti minime tra i +10° e i +15 °C, che rendono le nottate masonesi gradevoli rispetto alla vicina città di Genova. Caratteristica che rende Masone relativamente famoso è la sua proverbiale elevata piovosità, a causa della sua ubicazione immediatamente al di là dello spartiacque appenninico e della particolare morfologia del territorio circostante: in particolare, quando prevalgono correnti umide provenienti da S-SW queste incontrano un ostacolo naturale nei contrafforti meridionali del Gruppo del Beigua e, non essendo in grado di superarli, scivolano letteralmente su di essi scorrendo poi, favorite dalla morfologia ad imbuto della valle del rio Turchino, verso N-NE in direzione dell'alta Valle Stura, dove poi le precipitazioni subiscono un'amplificazione dovuta all'effetto ''stau''; frequenti anche i temporali autorigeneranti. Le precipitazioni medie annue si aggirano intorno ai 1660 mm, ma con punte tra i 1800 e i 2000 mm nelle vallate poste a SE del centro abitato (immediatamente a ridosso del versante N dello spartiacque), rendendo Masone uno dei centri più piovosi del ponente ligure, ma ampiamente superato da altre vallate più ad est. Occasionalmente, soprattutto all'inizio della primavera e in autunno, deboli flussi meridionali possono apportare nubi basse marittime che si arrestano sul versante meridionale del rilievo appenninico, (lato sud del Turchino), lasciando invece Masone, ed i versanti padani in genere, sotto sole e cieli tersi; più spesso, in realtà, le nuvole riescono a svalicare il crinale del passo del Turchino determinando su Masone il fenomeno della "macaia". Scorcio del centro storico di Masone Questo territorio fu del tutto privo di insediamenti umani sino all’anno Mille. Nel corso dell’XI secolo divenne sede del monastero Benedettino di Santa Maria di Vesolla, quale luogo di sosta dei pellegrini diretti al porto di Genova con meta Roma o la Terra Santa. Il territorio masonese entrò a far parte del marchesato degli Aleramici marchesi Del Bosco a metà del XII secolo. I marchesi fecero costruire in questo luogo una Mansio, analoga alle stazioni di posta dell’età imperiale. In essa vennero fatti alloggiare uomini armati incaricati di presidiare il luogo, assistere i viandanti e riscuotere il pedaggio. Nel 1183 i marchesi del Bosco investirono alcuni loro Vassalli Ovadesi del feudo Castro Mansioni del quale erano ben definiti i confini, uno dei quali rappresentato dalla estesa proprietà ecclesiastica del monastero Benedettino. Venuti in contrasto con Genova, i marchesi Del Bosco risultarono perdenti e, alla fine del Duecento, vennero definitivamente allontanati con le armi da Masone che, da quel momento, divenne feudo della Repubblica genovese. Genova assecondò il desiderio di nobili famiglie della Città di possederlo per sfruttare a fini forestali e siderurgici gli estesi boschi e i molti corsi d’acqua di questo territorio. A fine Duecento Masone venne acquistato dalla famiglia Della Volta che fu investita del feudo dalla Repubblica, detentrice dell’alto Dominio. Nei secoli successivi i passaggi di proprietà si susseguirono numerosi. Nel 1343 Genova lo concesse in feudo ad Angelo Lomellino, commerciante della vena di ferro proveniente dall’Isola d’Elba. Angelo Lomellino fece costruire due ferriere per la cottura della vena con il metodo a “basso fuoco” alla Catalana per la produzione di semilavorati di ferro necessari alla città di Genova. Il feudatario fece giungere in feudo persone provenienti dalla Lombardia, esperte nella lavorazione del ferro: questi primi abitanti prenderanno il cognome di Macciò, continuando la loro presenza a Masone sino ai giorni nostri. Nel 1376 il feudo venne acquistato da Raffaele Spinola, che ne intensificò lo sfruttamento a fini siderurgici con la costruzione di una nuova e più grande ferriera, in aggiunta alle due già esistenti. Nel corso del Quattrocento, con la fine dell’epopea cavalleresca, il feudo di Masone entrava in una profonda crisi. Il vicino monastero, che si era prima riconvertito in canonica regolare di Mortara e poi in monastero Cistercense femminile, terminava la propria esistenza a fine Quattrocento, rimanendo abbandonato e soggetto a rovina. Il feudo venne rilanciato dal marchese Antonio Spinola negli anni Venti del Cinquecento. Egli fece costruire un nuovo e moderno castello per presidiare la nuova strada dei Giovi che dall’Ovadese raggiungeva Voltri, via Cannelona. Vicino al castello una piccola chiesa: Santa Maria sotto il castello.  Ulteriore impulso venne dato dal banchiere genovese Adamo Centurione che acquistò il feudo di Masone nel 1546 e contemporaneamente anche l’annessa proprietà dell’ex monastero cistercense abbandonato da tempo. Nei giorni 2 e 3 gennaio del 1547, venne a rifugiarsi al sicuro in questo castello il principe Andrea Doria, in fuga dalla Città, dove era in atto la congiura della famiglia Fieschi. La svolta maggiore si ebbe con Lazzaro Grimaldi Cebà, futuro Doge di Genova, che comperò il luogo di Masone nel 1573 e promosse la costruzione di un Borgo compatto attorno al castello dove far alloggiare i nuovi lavoranti richiamati in feudo per rilanciarne l’economia principale: quella siderurgica e della produzione di carbone vegetale. Per l’aumentata popolazione del Borgo, nel 1580 Lazzaro Grimaldi Cebà fece costruire una chiesa più grande con annesso convento nel quale insediò i monaci Agostiniani. Il nuovo monastero di San Agostino si occupò della cura delle anime al posto del sacerdote secolare. A fine Cinquecento il feudatario masonese dovette affrontare numerose controversie con i vicini per questioni di confine. La più cruenta fu quella innescata con il confinante Feudo Imperiale di Campo, per la quale vi fu una temporanea pace nel 1595, suggellata dall’Apparizione della Vergine sul Monte Bonicca, che era all’origine della lite. La prima metà del Seicento si connotò per un acceso contrasto tra i masonesi con il feudatario Paolo Agostino Spinola prima e con il figlio Lazzaro Spinola: si confrontavano due visioni del tutto opposte sui destini futuri del feudo. La lite venne portata innanzi alla magistratura genovese che, alla fine, sentenziò a favore dei masonesi, intimando al feudatario di cessare tutte le angherie e i soprusi nei confronti dei suoi sudditi. Nella seconda metà del Seicento entravano in crisi le ferriere locali, il cui sistema di fusione, col basso fuoco alla catalana, era superato da sistemi più moderni di fusione. La contrazione della siderurgia locale venne compensata con l’aumento delle cascine nel territorio e la conversione di molti sudditi al settore agricolo. Lo sviluppo delle cascine proseguì ininterrotto nei due secoli successivi, contestualmente con lo sviluppo delle fucine che si caratterizzarono in particolare per la produzione di chiodi fatti a mano. Nel primo Settecento il feudo passò nelle mani della famiglia Centurione. In occasione della guerra di successione Austriaca il castello si trovò al centro di operazioni belliche. All’inizio di maggio del 1747 il castello, difeso da armati genovesi, venne attaccato dagli Austriaci e costretto ad arrendersi dopo 14 giorni di assedio, facendolo poi esplodere con molti sacchi di polvere pirica. Nel 1782 il feudo passò nella proprietà di Gian Carlo Pallavicini che, nel 1790, provvide a far spianare le rovine del castello e a realizzare al suo posto una grande piazza. Nel 1797 cessava l’esistenza ufficiale del feudo di Masone e si costituiva la municipalità ispirata dal rinnovamento proveniente dalla Francia. Il comune diventava un cantone della giurisdizione della Cerusa, con capoluogo a Voltri. Nel 1814 Masone entrava a far parte del Regno di Sardegna e nel 1861 diventava comune del Regno d’Italia. Alla fine dell’Ottocento il Genio militare dell’esercito costruì sulle alture del paese il Forte Geremia, terminato nel 1890, per il quale Masone divenne Piazzaforte militare. Nel primo Novecento Masone fu importante Centro di villeggiatura estiva per la borghesia del Ponente genovese che vi costruì numerose ville, tra le quali spiccano la villa Bagnara su disegno dell'architetto Coppedè e la villa Piaggio su disegno dell'architetto Haupt. Durante la Seconda guerra mondiale Masone venne occupato dai tedeschi e fu al centro della rappresaglia nazi-fascista della settimana Santa del 1944, nota come strage della Benedicta. Il giorno di sabato 8 aprile 1944, vigilia della Pasqua, vennero fucilati in paese tredici giovani Partigiani e seppelliti nella fossa comune di Piano Enrile. IL 19 maggio 1944, sulle alture del paese, nei pressi della Cappelletta vennero dai tedeschi fucilati i 59 parigiani del Turchino, anch’essi sotterrati in quel luogo in una fossa comune. Al termine della guerra, per iniziativa del sindaco della Liberazione, Carlo Pastorino, vennero riesumate le salme dei partigiani trucidati per tributare loro degne cerimonie funebri. Sui luoghi degli eccidi furono innalzati dei monumenti commemorativi. Lo stesso Sindaco promosse la riedificazione della chiesa del Romitorio, sui resti dell’antica chiesa cistercense del XII secolo, che divenne il Sacrario delle spoglie di alcune decine di partigiani trucidati in questi luoghi. Il Romitorio di Masone rappresenta un importante monumento dedicato ai Partigiani.Il forte Geremia === Simboli === 150px 100px chiesa parrocchiale di Cristo Re e Nostra Signora Assunta === Architetture religiose === * Chiesa parrocchiale di Cristo Re e Nostra Signora Assunta nel capoluogo, consacrata nel 1927. L'edificio, a tre navate e in stile barocco, è la terza chiesa più grande della diocesi di Acqui, preceduta dalla cattedrale di Acqui e la parrocchia di Ovada; da evidenziare nella parrocchiale il grande concerto campanario (primo della diocesi e quarto in Liguria), composto da 11 campane in Si2 maggiore, di cui 10 fuse nel 1959 e la più piccola chiamata affettuosamente "dindin" dai masonesi è del 1660 circa. Altrettanto importante è l'organo posto sulla balaustra sopra la porta: composto da più di 2000 canne suonato ogni domenica e nelle solennità con grande maestria da organisti masonesi e non. * Ex chiesa parrocchiale di Nostra Signora Assunta - Oratorio della Natività di Maria Santissima nel centro storico di Masone. L'edificio fu costruito tra il 1580 e il 1584 per volere del signore feudale - il doge della Repubblica di Genova, Lazzaro Grimaldi Cebà - riportando gravi danni strutturali durante la distruzione del castello locale. L'oratorio è sede dell'Arciconfraternita Natività della Beata Vergine Maria e San Carlo Borromeo. Al suo interno i grandiosi crocifissi portati dai confratelli nelle processioni religiose del paese. La cripta, aperta al pubblico nel 1975 e ricavata sotto la chiesa, è una grande testimonianza delle modalità e delle tradizioni di sepoltura (diverse per nobili, clero e popolo) prima dell'editto di Saint Cloud di Napoleone, quando per motivi igienici fu vietata la sepoltura all'interno delle mura, e questa zona cimiteriale, che l'unico modo per accedervi erano delle botole nel pavimento, fu chiusa. Oggi nella cripta sono presenti anche parecchi reperti ritrovati nell'antico borgo masonese. * Ex convento degli agostiniani, ora museo civico "Andrea Tubino" nel centro storico di Masone. ex chiesa parrocchiale di Nostra Signora Assunta, sede della confraternita della Natività di Maria e San Carlo. * Vecchio oratorio della Natività di Maria Santissima, ora sconsacrato, nel centro storico di Masone. Questa chiesa è stata sconsacrata viste le sue condizioni dopo il sequestro eseguito dalle truppe naziste; qui si accamparono e distrussero i caratteristici sedili dei confratelli, tutte scolpite nel legno e messe rasenti le pareti laterali dell'oratorio. Esempi di questi capolavori sono ancora presenti in buona parte degli oratori liguri. L'edificio dopo la sconsacrazione è stato usato come cinema, fabbrica di borse e pellami e attualmente come sala per mostre e concerti. * Chiesa di Nostra Signora del Carmine. Costruita ad inizio Novecento, si trova nei pressi di via Europa e si presenta come una piccola chiesetta bianca a tre navate con piccolo campanile frontale. * Chiesa di San Pietro e Madonna delle Grazie nella frazione di San Pietro. Abbastanza recente come costruzione (inizi del Novecento), presenta un'architettura rustica, all'esterno le monofore e il tetto a capanna ricordano lo stile romanico, sebbene le tinte e il suo rivestimento esterno in pietra ricordino lo stile neogotico. Gli interni ricordano le tipiche decorazioni moderne, senza allontanarsi dalla tradizione locale. La navata unica termina con un presbiterio rialzato e squadrato;le pareti interne non sono eccessivamente decorate, alternano motivi verdi-gialli in perfetta fusione con il panorama ambientale che la circonda. Riccamente decorata con affreschi di episodi biblici e simboli è la volta a botte. Proprio sul presbiterio le pitture raffigurano un'adorazione eucaristica, per terminare sul fondo con una raffigurazione simbolica degli evangelisti. Sulle pareti minori sono presenti una bifora e una trifora, decorate con scene dell'antico testamento. Ben più ricco di abbellimenti è la zona presbiterale, che alla destra accoglie un importante crocifisso, al centro invece un tabernacolo in stile contemporaneo, decorato con neon (a spiga) a raggiera, richiamano alla centralità dell'Eucaristia; sopra il tabernacolo una nicchia custodisce la statua di San Pietro Apostolo patrono e titolare. Lungo la parete sinistra invece si fa largo la cappella della Madonna delle Grazie, un altare in marmo slancia verso la raffigurazione statuaria in gesso della Mater divine Gratie. Sebbene sia una chiesa campestre, la chiesa di San Pietro è un'interessante esemplare di fusione tra tradizione, fede e innovazione. La suddetta chiesa fu sede parrocchiale nel '900 per alcuni decenni, divenne poi chiesa succursale e mantiene tuttora le celebrazioni liturgiche festive. * Chiesa di Santa Maria in Vezzulla nella località del Romitorio. Nota come la chiesa del romitorio (costruita sul luogo di un romitorio, poi trasformato in monastero, in seguito abbandonato), l'edificio attuale è stato adibito come sacrario dei partigiani - "sacrario dei Martiri del Turchino e della Resistenza" - caduti in battaglia per la liberazione del paese. Anche in questa chiesa si può trovare una cripta con le lapidi dei caduti della guerra. Questa chiesa è stata ricostruita quasi interamente nel 1946 dopo anni di abbandono e devastazione. * Santuario di Nostra Signora della Cappelletta nella località della Cappelletta. Questo santuario è stato eretto in onore della Madonna perché si dice che abbia salvato la popolazione di Masone dalla peste di Genova del 1600, fermando una donna che portava del pane infetto su dal capoluogo ligure. Proprio per questa grazia la popolazione masonese ogni anno, il 2 luglio, sale al santuario con il priore dell'Arciconfraternita e il parroco di Masone che detiene il titolo di rettore del santuario per celebrare la santa messa del voto. Altre feste al santuario sono alla prima domenica di luglio e la seconda domenica di settembre. La Madonna della Cappelletta è la protettrice del comune di Masone; i masonesi inoltre ritengono che la Vergine abbia sempre protetto le loro vite durante le pesanti alluvioni avvenute nei secoli. === Architetture civili === Villa Bagnara a Masone * Villa Bagnara, sede del comitato locale della Croce Rossa Italiana e del centro visite del parco del Beigua. * Opera "Mons. Macciò", sede dell'oratorio parrocchiale e dell'associazione "Teatro-CineMasone". === Architetture militari === * Forte Geremia, lungo il crinale dell'appennino ligure occidentale a 806 metri sul livello del mare, edificato dal Genio militare del Regno d'Italia sul finire del XIX secolo. === Aree naturali === * Cascate del Serpente, una serie di salti d'acqua creati dal rio Masone in una vallata laterale delle valle Stura. Panorama di Masone intorno al 1930 L'odierna cittadina === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Masone sono , così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative: # Romania, # Ecuador, XIV Settimana nazionale della cultura. Il dott. Gianni Viazzi intervistato dal dott. Paolo Ottonello Ingresso del museo civico del ferro "Andrea Tubino" === Istruzione === ==== Museo Civico Andrea Tubino ==== Negli anni Settanta, il Museo nacque per opera del masonese Andrea Tubino, appassionato di antichità e storia locale, eclettico collezionista di utensili d'uso quotidiano, oggetti vecchi e antichi, strani e preziosi, manufatti dismessi, nel corso del tempo, perché superati dal progredire delle tecnologie. La collezione di Tubino (oltre 5.000 pezzi) è divenuta, nel tempo, il Museo degli usi e costumi della gente della Valle Stura. Nel 1993, a un anno dalla morte di Andrea Tubino, il Museo fu definitivamente intitolato al suo fondatore. Da oltre venticinque anni, il Museo, che è ospitato nell'ex convento agostiniano del XVI° di piazza Castello, viene curato e gestito dall’ASSOCIAZIONE AMICI MUSEO DI MASONE ONLUS. Possiamo dire che oggi la raccolta del patrimonio storico del Museo Tubino, grazie anche al lavoro dell’ex conservatore Enrico Giannichedda, è definitivamente realizzata. Al piano di ingresso (secondo piano dell’edificio) si trovano gli oggetti ed i reperti storici e archeologici che raccontano la storia della Valle Stura ed Orba (attività secolare della produzione e della lavorazione del ferro e del vetro. Archeologia, Etnografia) Al piano terra si possono ammirare la ricostruzione della fucina, un antico maglietto a testa d’asino, vecchie macchine per la lavorazione del ferro e i vecchi forni per il pane del XVI secolo. Al primo piano si trovano le sale dedicate ai presepi con statuine di moltissime provenienze e datate XVII – XX secolo, molte delle quali firmate dagli autori. Un grande presepe di scuola genovese opera dell’artista Loly Persano Marsano ed uno in terracotta realizzato da Severa Fioretta Micca Pastorino costituiscono il valore artistico del Museo. Nel periodo Natalizio, viene aperto un grandissimo presepe meccanizzato con oltre 150 movimenti che rappresenta Masone in miniatura intorno agli anni 1930. Sempre al primo piano, due grandi sale sono dedicate a mostre temporanee di ogni tipo, compresa, da ormai 23 anni una Rassegna Internazionale di Fotografia. Gianni Barengo Gardin, Fulvio Roiter, Franco Fontana, Mario Cresci, Mario de Biasi, Giuliana Traverso, Mario Vidor e molti altri della stessa levatura artistica, hanno reso un riferimento regionale per la fotografia, il museo di Masone Il terzo piano è dedicato alle collezioni, frutto di donazioni diverse. Lumi (dalla lucerna all’ energia elettrica), donazione Tubino, donazione Adorno Sacerdote, minerali e fossili, biblioteca tematica e cappella privata dei Monaci. Al quarto piano (sottotetto) è stata realizzata una sala conferenze e proiezione dotata delle più moderne attrezzature per concerti e proiezioni. Questa è anche dotata di sistema di controllo della temperatura e quindi utilizzabile in tutto l’arco dell’anno. Due grandi giardini curati dall’Associazione, garantiscono la possibilità di manifestazioni di ogni tipo all’aperto. L’Associazione Amici Museo di Masone Onlus garantisce le aperture del Museo tutti i sabati e domeniche dell'anno e tutti i giorni festivi con il seguente orario: 15.30-18.30 Garantisce altresì le aperture infrasettimanali per scuole e gruppi e le aperture serale durante i periodi di festa nel Centro Storico e durante la settimana di ferragosto. Per info: [email protected] 010-926210 010-926003 === Media === ==== Televisione ==== Una località piccola come Masone ha la particolarità di aver ben due televisioni locali: TeleMasone-Rete Valle Stura e Teleturchino, entrambe con una lunga storia di emittenza e ben radicate nel territorio. Il territorio comunale comprende, oltre al capoluogo, la frazione di San Pietro e le località di Cappelletta, Val Masone e Val Vezzulla per un totale di 29,44 km². Confina a nord con il comune di Campo Ligure, a sud con Genova e Mele, ad ovest con Tiglieto e ad est con Bosio (AL). La chiesa di Santa Maria in Vezzulla Masone è stata storicamente famosa per la produzione e lavorazione del ferro, grazie alla notevole presenza in loco di fornaci e fucine. La presenza di fucine, molto numerose anche se di piccola dimensione (gestione basata su gruppi di famiglie) era fondata sulla produzione di carbone di legna dai cospicui boschi, presenti in regione, e sulla relativa vicinanza della città di Genova di cui era fornitrice di lavorati in ferro, soprattutto chiodi, per la cantieristica in legno, oltre che per usi comuni. Un'importante produzione fu quella tessile basata sulla forza motrice data dalla ricchezza di acqua dei torrenti. In zona sono attualmente presenti imprese di piccole e medie dimensioni, che operano nel campo dell'edilizia, o della carpenteria metallica. L'attività agricola è ad oggi un'attività minore dell'economia masonese, che vede i terreni coltivati, o gerbidi sempre più ridotti, a fronte della massiccia estensione della superficie a bosco, è sempre comunque presente un modesto allevamento di bestiame bovino, non intensivo, da latte, di buona qualità. A causa del miglioramento della viabilità, (presenza di un casello autostradale), vi è un forte pendolarismo lavorativo degli abitanti verso Genova o, seppur in entità minore, verso il Basso Piemonte (Ovada). ===Strade=== Il centro di Masone è attraversato principalmente dalla strada statale 456 del Turchino che gli permette il collegamento stradale con Mele, a sud, e con Campo Ligure a nord. È raggiungibile anche grazie al proprio casello autostradale sull'autostrada A26. ===Ferrovie=== Masone è dotato dal 1894 di una stazione ferroviaria, denominata Campo Ligure-Masone, perché situata a Campo Ligure, sulla linea ferroviaria Acqui Terme-Genova. === Mobilità urbana === Dal comune di Genova un servizio di trasporto pubblico locale gestito dall'AMT garantisce quotidiani collegamenti bus con Masone e per le altre località del territorio comunale. Il municipio e la scuola primaria === Altre informazioni amministrative === Masone fa parte dell'Unione dei comuni delle Valli Stura, Orba e Leira. oratorio Fuori Porta (ex Natività della B.V.M Maria ora sconsacrato). La principale squadra di calcio del comune è l'U.S.D. Masone che milita nel girone D di Seconda Categoria. A Masone sono presenti anche il pattinaggio artistico su rotelle e le arti marziali judo e thai boxe.
Morciano di Leuca
'''Morciano di Leuca''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Lecce in Puglia. Situato nell'estremo lembo meridionale della penisola salentina, a 63 km dal capoluogo provinciale, comprende anche la frazione di Barbarano del Capo e Torre Vado, quest'ultima situata sulla costa. Fa parte dell'Unione dei comuni Terra di Leuca. Dal 2016 fa parte dell'associazione ''Borghi Autentici d'Italia''
=== Territorio === Il comune di Morciano di Leuca è situato nella parte meridionale del Capo di Leuca. L'abitato si sviluppa a 130 metri sul livello del mare sulle ultime propaggini delle serre salentine che nel comune raggiungono l'altezza massima di 165 m s.l.m. e prendono il nome di ''Serra Falitte''. La natura carsica del territorio favorisce la creazione di inghiottitoi generati da infiltrazioni nel sottosuolo di acque superficiali. È il caso delle due ''vore di Barbarano'', ''Vora Grande'' e ''Vora Piccola'', la cui profondità massima è rispettivamente di 34 e 25 metri.Il litorale si presenta basso con insenature sabbiose intervallate da piatti scogli. Il territorio comunale, che si estende su una superficie di 13,39 km², confina a nord con il comune di Alessano, a est con i comuni di Castrignano del Capo e Patù, a sud con il mare Ionio, a ovest con il comune di Salve. * Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 Dal punto di vista meteorologico Morciano di Leuca rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +16,8 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +28,5 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 321 mm, presentano un minimo in primavera-estate ed un picco in autunno-inverno.Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del basso Salento risentono debolmente delle correnti occidentali grazie alla protezione determinata dalle serre salentine che creano un sistema a scudo. Al contrario le correnti autunnali e invernali da Sud-Est, favoriscono in parte l'incremento delle precipitazioni, in questo periodo, rispetto al resto della penisola. * Classificazione climatica di Morciano di Leuca: ** Zona climatica: C ** Gradi giorno: 1105 Il nome potrebbe derivare con molta probabilità dal termine latino ''murex'' con riferimento al tipo di terreno di natura rocciosa e collinare sul quale sorge l'abitato. Altre ipotesi suggeriscono una derivazione dal nome latino di persona ''Murcius'' o al fatto che in passato fosse un luogo per il deposito della merce. Morciano di Leuca, come tutta l'area della provincia, ha origini legate alla preistoria, perché l'intera Puglia presenta insediamenti umani sin dal periodo paleolitico. La nascita del primo insediamento abitativo di Morciano di Leuca risale al IX secolo ad opera dei profughi della vicina città di Vereto distrutta dai Saraceni. Con l'avvento dei Normanni, il feudo venne donato nel 1190 da Tancredi d'Altavilla a Sinibaldo Sambiasi, i cui discendenti ne detennero il possesso fino al XIII secolo. In epoca angioina il casale passò a Riccardus Murchano al quale subentrò nel 1316 Guiscardo Sangiorgio che lo cedette nel 1335 a Gualtieri VI di Brienne. Nel 1486 Giacomo Antoglietta (Natoli), barone di Fragagnano, Ruffano, Altavilla, Casalecchio, Santa Digna, Casavecchia, Francavilla e Monteiasi, marito di Margherita Ruffo, figlia del Conte di Sinopoli, cedette il feudo di Morciano a Ruggero Sambiasi in cambio di Vaste. Ai Simbiasi succedettero i Capece, i D'Enghien e i Castromediano (1642). Nonostante l'abolizione della feudalità fosse stata decretata nel 1806, il casale venne acquistato nel 1848 da Giuseppe Valentini. Aggregato in un primo momento al comune di Patù, ottenne l'autonomia amministrativa il 1º agosto 1838. Nel 1894 guadagna la frazione di Barbarano del Capo amministrata fino a quel momento dal comune di Salve. === Architetture religiose === Campanile della chiesa madre con l'orologio ==== Chiesa madre di San Giovanni Elemosiniere ==== La Chiesa madre, dedicata a San Giovanni Elemosiniere, risale al XVI secolo e fu edificata su una preesistente struttura del tardo Medioevo. L'esterno presenta uno stile romanico con aggiunte barocche riscontrabili principalmente nel portale d'ingresso, ultimato nel 1576, e nel campanile del 1775, successivamente arricchito da un orologio. L'interno è a tre navate divise da pilastri; gli ultimi due sorreggono l'arco trionfale che separa l'area presbiterale dalla navata centrale. Le navate laterali ospitano pregevoli altari barocchi in pietra leccese sormontati da tele seicentesche e da statue. Interessante, dal punto di vista artistico, è il catino absidale nel quale i recenti restauri hanno riportato alla luce le originarie decorazioni cinquecentesche e gli affreschi raffiguranti la ''Vergine col Bambino'' e ''San Michele Arcangelo''.Nell'area prospiciente l'edificio sacro sono state individuate numerose tombe, risalenti ai secoli XIII-XIV, appartenenti molto probabilmente ad un'unica necropoli. ==== Chiesa del Carmine ==== Chiesa del Carmine e colonna di San Giovanni La Chiesa del Carmine, conosciuta anche come chiesa del Rosario per essere la sede dell'omonima Confraternita, fu edificata intorno al 1486 come riscontrabile nell'epigrafe posta sul lato nord dell'edificio. Voluta dal feudatario ''Ruggero Sambiasi'', nel 1507 venne affiancata dal convento dei Carmelitani ingenuamente abbattuto nel 1967. La chiesa subì un radicale intervento di restauro nel 1597.Presenta un prospetto barocco diviso in due ordini da una cornice e terminante con un frontone curvilineo. Il primo ordine, scandito da lesene con capitelli corinzi, accoglie il portale d'accesso elegantemente sormontato da un fregio raffigurante l'Annunciazione. Nel secondo ordine si apre, in asse col portale, un ampio finestrone. L'interno è a navata unica scandita da arcate ospitanti altari barocchi con relative tele seicentesche. La chiesa conserva un antico organo e statue in legno e in cartapesta di varie epoche. ==== Cappella della Madonna di Costantinopoli ==== La Cappella della Madonna di Costantinopoli risale alla seconda metà del XVI secolo e appartiene alla serie di edifici edificati in seguito alla Battaglia di Lepanto la cui vittoria fu attribuita alla ''Vergine''. Presenta un semplice prospetto rettangolare, con portale e finestra centrali, sormontato da un campanile a vela. L'interno è costituito da un piccolo vano e custodisce un monolite rinvenuto a seguito di un intervento conservativo effettuato negli ultimi anni del Novecento. Sul monolite è raffigurata una cinquecentesca ''Madonna col Bambino'' a sua volta realizzata su un affresco databile al X secolo. ==== Altre strutture religiose ==== * '''Cappella di Santa Lucia''' – XIX secolo * '''Cappella della Natività''' – XVII secolo situata nell'area cimiteriale === Architetture civili === ==== Frantoi ipogei ==== Numerosi sono i frantoi ipogei sparsi su tutto il territorio di Morciano di Leuca. Nel solo centro storico se ne contano diciotto e testimoniano la rilevante economia olearia di cui il paese viveva in passato. Alcuni di essi possono essere datati al IX secolo e molti furono ricavati mediante la semplice rottura dei granai di epoca messapica. Gran parte dei granai sono stati così distrutti ma alcuni sono ancora intatti e conservano la lastra originaria di chiusura. === Architetture militari === ==== Castello Castromediano – Valentini ==== Castello Castromediano-Valentini Il castello, uno tra quelli della provincia di Lecce, fu voluto da Gualtieri VI di Brienne nella prima metà del XIV secolo per scongiurare le mire espansionistiche di ''Francesco della Ratta'', Conte di Caserta, che per matrimonio si era imparentato ai ''Conti Aunay'' di Alessano.Presenta una pianta quadrangolare ai cui spigoli erano disposti quattro torrioni dei quali ne resta visibile solo uno in quanto due sono inglobati nelle murature esterne realizzate nel Cinquecento e il terzo fu abbattuto per far posto alla costruzione del ''Convento dei Carmelitani''. La torre è di forma cilindrica suddivisa in tre piani: piano terra e primo piano sono divisi da un cordolo, mentre Beccatelli dividono il primo dal secondo, quest'ultimo caratterizzato dalla presenza di feritoie essenziali alla difesa con armi, olio bollente e bombarde. Il tutto termina con un altro cordone cilindrico e un tamburo rientrante.Elementi caratterizzanti del castello sono i merli della cortina di coronamento la cui forma è quella del giglio di Francia. Il portale d'ingresso, difeso da una piombatoia, è sovrastato da cinque stemmi gentilizi che fungono da ornamento. Attraverso il portone si accede ad un ampio cortile interno intorno al quale sono distribuiti grandi stanzoni adibiti a fienili, scuderie, legnaia, cucine, officine, botteghe artigianali, forno e deposito d'armi. Sul lato destro è addossato uno scalone che conduce ai piani superiori occupati dagli alloggi degli ospiti e dalle stanze del feudatario. L'attuale denominazione si deve alle ultime famiglie che lo hanno abitato. ==== Torri costiere di avvistamento ==== Torre Vado Torre Vado è una delle numerose torri di avvistamento costiere fatte costruire nel XVI secolo da Carlo V d'Asburgo per difendere il territorio salentino dalle invasioni dei pirati saraceni. La torre di guardia si trova sulla costa a pochi metri dal mare ed è circondata da edifici costruiti in epoche più recenti. Per la sua vicinanza con il centro abitato di Salve era stata adibita a torre cavallara, cioè era dotata di un messaggero a cavallo che in caso di pericolo partiva per avvertire i paesi dell'entroterra. La torre, a base circolare, si sviluppa su due piani e presenta finestre e feritoie nella parte superiore. È servita da una scala di accesso interna. Con il disarmo delle torri costiere, avvenuto intorno al 1846 su disposizione di Ferdinando II sovrano delle Due Sicilie, la torre è stata adibita a stazione di controllo doganale. Nel 1930 venne acquistata da privati e poi restaurata nel 1935. === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Al 31 dicembre 2017 a Morciano di Leuca risultano residenti 80 cittadini stranieri. La nazionalità principale è: * Romania - 49 === Lingua e dialetti === Il dialetto parlato a Morciano di Leuca è il dialetto salentino nella sua variante meridionale. Il dialetto salentino, appartenente alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel gruppo meridionale estremo, si presenta carico di influenze riconducibili alle dominazioni e ai popoli stabilitisi in questi territori nei secoli: messapi, greci, romani, bizantini, longobardi, normanni, albanesi, francesi, spagnoli. === Istruzione === ==== Biblioteche ==== * Biblioteca Comunale del Centro interesse giovanile ''CIG''. ==== Scuole ==== Nel comune vi sono due scuole dell'infanzia, una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado. === Eventi === * ''Festa di San Giovanni Elemosiniere'' ** Periodo: 23 gennaio e ultima decade di luglio * ''Carnevale'' ** Periodo: febbraio o marzo * ''Sagra de li Diavulicchi'' ** Periodo: prima decade di agosto * ''Fiera di Santa Lucia'' ** Periodo: 13 dicembre L'economia di Morciano è storicamente legata all'agricoltura e, anche se non è più la fonte principale di reddito, il settore dell'ulivo finalizzato alla produzione di olio d'oliva rimane importante. In ambito regionale si converte gradualmente verso attività legate a piccole imprese, iniziative commerciali e turismo; quest'ultimo è localizzato nella sottile fascia costiera ed è limitato solitamente al periodo estivo. === Strade === I collegamenti stradali principali sono rappresentati da: * Strada statale 101; (Gallipoli – Lecce) * Strada statale 274; (Santa Maria di Leuca – Gallipoli) Il centro è anche raggiungibile dalle strade provinciali interne: ''SP190 Torre Vado-Morciano di Leuca-Barbarano del Capo-Montesardo'', ''SP326 Morciano di Leuca-Litoranea SP214'', ''SP351 Salve-Morciano di Leuca-Patù''. === Ferrovie === Il comune è servito da una stazione ferroviaria, situata nella frazione di Barbarano del Capo, posta sulla linea Novoli-Gagliano del Capo delle Ferrovie del Sud Est. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Metameria
Metameria omonoma di un Anellide La '''metamerìa''' è una tendenza evolutiva tipica delle principali linee filetiche degli eucelomati, caratterizzata dalla suddivisione seriale del corpo o delle sue parti secondo la sua lunghezza in una serie di elementi serializzati, ognuno dei quali può essere denominato, a seconda del contesto e della parte del segmento, metamero, mesomero o somite. Lo sviluppo viene regolato da particolari sequenze di DNA che dirigono i geni coinvolti nella regolazione delle procedure di sviluppo o morfogenesi nei viventi. Essa è particolarmente evidente durante le fasi di sviluppo embrionale, quando i metameri si formano l'uno dopo l'altro. Allontanandosi dal capo, i segmenti risultano essere di formazione più recente. Gli animali non metamerici presentano un accrescimento localizzato in regioni limitate del corpo, nelle quali avviene una produzione di cellule che permettono al corpo di allungarsi. Ad esempio, nei platelminti, non metamerici, l'estremità posteriore è la parte del corpo meno recente, mentre la zona postcefalica è quella originatasi per ultima.
Le strutture mesodermiche come gli organi escretori, le cavità celomatiche, si ripetono a differenza di quelle endo ed ectodermiche grazie a particolari geni omeotici, che hanno la caratteristica di far ripetere lo stesso programma genetico più volte. Metameria eteronoma di una Libellula In molti casi si assiste anche alla replica metamerica di gangli e complessi del sistema nervoso, questo di origine ectodermica. In molti Anellidi ed Artropodi la metameria è evidente poiché i metameri sono demarcati da solchi esterni che circondano il corpo. Internamente parti dei principali sistemi ed apparati organici si ripetono in ogni metamero. Nei Molluschi, separatisi precocemente dai due phyla citati, residui di metameria si rinvengono in classi piuttosto primitive, come i Poliplacofori ed i Monoplacofori, mentre nei tipi più evoluti non permangono residui visibili. Nei cordati, la metameria si manifesta internamente, soprattutto come modalità di accrescimento embrionale. Ne danno conferma caratteristiche anatomiche seriali come le vertebre, i miomeri dei pesci, i tubuli renali eccetera. Questi sono esempi cospicui di organismi che hanno metameri intimamente raggruppati in tagmata. Nei cordati, i metameri di ciascun tagma sono fusi a tal punto che poche caratteristiche ripetitive sono direttamente visibili esteriormente. Queste strutture si ripetono numericamente negli animali e si definiscono omologie seriali. Pur essendo di chiara origine metamerica, solo in alcuni casi si mantengono piuttosto uniformi. Indagini accurate discernono la metameria nei tagmata di tali organismi. Esempi evidenti di vestigiali strutture metameriche includono archi branchiali e nervi. La muscolatura retta dell'addome, la colonna vertebrale umana, e altro ancora evidenziano una derivazione metamerica. ''Clock'' e ''modello wavefront'' sono modelli utilizzati per descrivere la temporizzazione in un modello a ''fronte d'onda''; vengono usati per descrivere il processo di somitogenesi nei vertebrati, il processo mediante il quale si formano i somiti, blocchi di mesoderma che danno luogo a una varietà di tessuti connettivi. Il modello descrive la scissione dei somiti del mesoderma parassiale come risultato dell'espressione oscillante di particolari proteine e i loro gradienti. Strobilo di una tenia (Cestoda): la metameria è assente ma la segmentazione del corpo, costituito dalle proglottidi, ne simula l'aspetto La metameria si è evoluta indipendentemente almeno due volte: nei Protostomi e nei Deuterostomi. Poiché la metameria relativamente uniforme degli Anellidi è probabilmente simile alla condizione metamerica ancestrale ('''metameria omonoma'''), le ipotesi riguardanti l'origine della metameria concentrano spesso l'attenzione sull'organizzazione del corpo di tale phylum. Inoltre, poiché la maggior parte degli Anellidi ha un celoma segmentato ben sviluppato, le ipotesi riguardanti l'origine della metameria e quelle riguardanti l'origine del celoma sono spesso intrecciate. Nell'ambito di quegli animali a metameria evidente, si usa distinguere dalla metameria omonoma la '''metameria eteronoma''', tipica degli Artropodi che hanno metameri strutturalmente differenziati. Inoltre, nella metameria omonoma si usano distinguere gli organismi '''olometameri''' che hanno i loro somiti pressoché uguali con l'esclusione dei due terminali, mentre tra gli eteronomi si evidenziano gli '''eterometameri''' che hanno i loro segmenti riuniti in '''tagmi''' differenti l'uno dall'altro. Una '''pseudo-metameria''' originatasi per convergenza evolutiva la ritroviamo in alcuni animali non celomati: ghiandole vitellarie in alcuni Turbellari e nella cuticola dei Chinorinchi, segmentata solo superficialmente. Categoria:Animali
Motonautica
La '''motonautica''' è uno sport motoristico in cui si utilizzano vari tipi di natanti. È governato dalla Union Internationale Motonautique e nel 1908 fece parte dei Giochi olimpici.
Idroplani: si tratta di imbarcazioni con una forma a sezione di ala che permette loro, raggiunta una certa velocità, di volare a pelo d'acqua lasciando immerse solo l'elica e le eventuali appendici idrodinamiche, dette derive o ''skidfin''. Claudio Fanzini alla guida nella categoria O/250 Catamarani: analogamente agli scafi a vela della stessa categoria, i catamarani a motore sono costituiti da due scafi paralleli uniti da una zona centrale ove è seduto il pilota. Carena a V: molto simili agli scafi "turistici", gli scafi con carena a V (anche in variante Redan), poggiano con tutta la chiglia sull'acqua durante la navigazione Guido Cappellini alla guida di un F1H2o Le competizioni vengono effettuate, quasi sempre, in mare o nei laghi. Il tracciato è riconoscibile grazie all'apposizione di visibilissime boe, generalmente di color arancio, che contraddistinguono i punti in cui gli scafi devono virare. Recentemente, a seguito di vibrate proteste di ambientalisti, nelle più importanti formule e manifestazioni viene utilizzato uno speciale carburante che non lascia molti residui nell'acqua. === Inshore === Si svolge su laghi o fiumi con catamarani che rappresentano la Formula 1 H2O. Il campionato del mondo di F1 è stato creato nel 1981 dalla Union Internationale Motonautique. In Italia gare, anche del mondiale di Formula 1, vengono ospitate dal Lago di Como. Oltre che per ospitare le gare l'Italia in questo sport è apprezzato anche per aver dato i natali a piloti come Eugenio Molinari detentore di 72 record mondiali come pilota e di ben 136 come costruttore. Per prepararsi alla F1H2O esistono altre imbarcazioni di tipo catamarano con capsula la F2H2O e la F4H2O, tra questa categorie cambia la lunghezza, peso e cilindrata dei motori. Maurizio Darai alla guida nella categoria O/350 Ricordiamo i 2 campioni della F1H2O Guido Cappellini (10 volte campione del mondo di F1H2o) e Renato Molinari (svariati mondali di F1H2o e molti record battuti) Oltre alle Formule troviamo le categorie corsa che si guidano in posizione prona con la testa rivolta verso la prua con la carena tipo idroplano. Le categorie corsa più in uso in Italia sono: O/125, O/250, O/350 e O/500 con cui la nostra Nazionale Italiana continua vincere più di tutte le altre nazioni. Tra i piloti corsa più titolati ricordiamo in ordine temporale: Giovanni Fioreza (6 campionati Italiani, 1 campionato Europeo, 1 Mondiale) Giuseppe Landini (1 campionato Europeo, 1 campionato Italiano) Giuliano Landini (3 Mondiali, 3 Europei e 7 Italiani (1 ex-aequo nel 1982 con Maurizio Darai) Maurizio Darai (4 Mondiali, 10 Europei e 8 Italiani) Guido Baggioli (1 mondiale) Carlo Menta (3 Mondiali e 3 Italiani) Tiziano Trombetta (7 Mondiali, 2 Europei) Massimo Rossi (2 Mondiali) Giuseppe Rossi (4 Mondiali, 10 Europei e 8 Italiani) Claudio Fanzini Alessandro Cremona (4 Mondiali, 3 Europei e 2 Italiani) e Massimiliano Cremona === Offshore === La categoria ''offshore'' forma l'élite di questa disciplina attraverso il Campionato del mondo offshore. Il campionato 2006 ha avuto sei Grand Prix: Malta, Italia, Germania, Mediterraneo (Italia), Gran Bretagna e Portogallo. La gara Venezia-Monte Carlo con un percorso di '''1.400 miglia marine''', alternate tra prove di velocità, prove di regolarità e trasferimenti è la gara di motonautica d’altura più lunga e impegnativa del mondo. === Endurance === Offshore a Rodi Garganico Tra le prove '''endurance''', si ricorda la ''24 ore motonautica di Rouen''. === Rallye === Tra le prove di questa categoria, si ricorda la ''Route des Gabares'', che si svolge con battelli pneumatici. === Drag boat racing === Le corse si svolgono sul quarto di miglio, ossia 402 metri, con velocità di 400 km/h. Queste prove sono organizzate soprattutto dalla International Hot Boat Association americana.
Marte (astronomia)
'''Marte''' è il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole; è visibile a occhio nudo ed è l'ultimo dei pianeti di tipo terrestre dopo Mercurio, Venere e la Terra. Chiamato '''pianeta rosso''' per via del suo colore caratteristico causato dalla grande quantità di ossido di ferro che lo ricopre, Marte prende il nome dall'omonima divinità della mitologia romana e il suo simbolo astronomico è la rappresentazione stilizzata dello scudo e della lancia del dio . Pur presentando temperature medie superficiali piuttosto basse e un'atmosfera molto rarefatta, è il pianeta più simile alla Terra tra quelli del sistema solare. Le sue dimensioni sono intermedie tra quelle del nostro pianeta e quelle della Luna, e ha l'inclinazione dell'asse di rotazione e la durata del giorno simili a quelle terrestri. La sua superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi, e formazioni geologiche che vi suggeriscono la presenza di un'idrosfera in un lontano passato. La superficie del pianeta appare fortemente craterizzata, a causa della quasi totale assenza di agenti erosivi e dalla totale assenza di attività tettonica delle placche capace di formare e poi modellare le strutture tettoniche. La bassissima densità dell'atmosfera non è poi in grado di consumare buona parte delle meteore, che pertanto raggiungono il suolo con maggior frequenza che non sulla Terra. Tra le formazioni geologiche più notevoli di Marte si segnalano: l'Olympus Mons, o monte Olimpo, il vulcano più grande del sistema solare ; le Valles Marineris, un lungo canyon notevolmente più esteso di quelli terrestri; e un enorme cratere sull'emisfero boreale, ampio circa il 40% dell'intera superficie marziana. All'osservazione diretta, Marte presenta variazioni di colore, imputate storicamente alla presenza di vegetazione stagionale, che si modificano al variare dei periodi dell'anno; ma successive osservazioni spettroscopiche dell'atmosfera hanno da tempo fatto abbandonare l'ipotesi che vi potessero essere mari, canali e fiumi oppure un'atmosfera sufficientemente densa. La smentita finale arrivò dalla missione Mariner 4, che nel 1965 mostrò un pianeta desertico e arido, animato da tempeste di sabbia periodiche e particolarmente violente. Le missioni più recenti hanno evidenziato la presenza di acqua ghiacciata. Intorno al pianeta orbitano due satelliti naturali, Fobos e Deimos, di piccole dimensioni e dalla forma irregolare.
Immagine di Marte ripresa da un telescopio amatoriale (2003) A occhio nudo Marte solitamente appare di un marcato colore giallo, arancione o rossastro e per luminosità è il più variabile nel corso della sua orbita tra tutti i pianeti esterni: la sua magnitudine apparente infatti passa da un minimo +1,8 fino a un massimo di −2,91 all'opposizione perielica (anche chiamata grande opposizione). A causa dell'eccentricità orbitale la sua distanza relativa varia a ogni opposizione determinando piccole e grandi opposizioni, con un diametro apparente da 3,5 a 25,1 secondi d'arco. Il 27 agosto 2003 alle 9:51:13 UT Marte si è trovato vicino alla Terra come mai in quasi : . Ciò è stato possibile perché Marte si trovava a un giorno dall'opposizione e circa a tre giorni dal suo perielio, cosa che lo rese particolarmente visibile dalla Terra. Tuttavia questo avvicinamento è solo di poco inferiore ad altri. Ad esempio il 22 agosto 1924 la distanza minima fu di e si prevede che il 24 agosto 2208 sarà di . Il massimo avvicinamento di questo millennio avverrà invece l'8 settembre 2729, quando Marte si troverà a dalla Terra. Con l'osservazione al telescopio sono visibili alcuni dettagli caratteristici della superficie, che permisero agli astronomi dal sedicesimo al ventesimo secolo di speculare sull'esistenza di una civiltà organizzata sul pianeta. Basta un piccolo obiettivo da 70-80 mm per risolvere macchie chiare e scure sulla superficie e le calotte polari; già con un 100 millimetri si può riconoscere il Syrtis Major Planum. L'aiuto di filtri colorati permette inoltre di delineare meglio i bordi tra regioni di diversa natura geologica. Con un obiettivo da 250 mm e condizioni di visibilità ottimali sono visibili i caratteri principali della superficie, i rilievi e i canali. La visione di questi dettagli può essere parzialmente oscurata da tempeste di sabbia su Marte che possono estendersi fino a coprire tutto il pianeta. Moto retrogrado apparente di Marte nel 2003 visto dalla Terra (simulazione realizzata con Stellarium) L'avvicinarsi di Marte all'opposizione comporta l'inizio di un periodo di moto retrogrado apparente, durante il quale, se ci si riferisce alla volta celeste, il pianeta appare in moto nel verso opposto all'ordinario (quindi da est verso ovest anziché da ovest verso est) con la sua orbita che sembra formare un 'cappio' (in inglese "loop"); il moto retrogrado di Marte dura mediamente 72 giorni. Dopo Venere e Giove, Marte è il pianeta più facilmente individuabile dalla Terra per via della grande luminosità relativa e del caratteristico colore rosso. Nonostante non si consideri la notte dei tempi, i primi a osservare dettagliatamente Marte furono gli Egizi. Informazioni dettagliate su Marte ci arrivano dai Babilonesi.. Indiani e Cinesi fecero altrettanti dettagliati studi. Le popolazioni di cultura etrusco-greco-romana lo associavano all'immagine di Maris/Ares/Marte, dio della guerra. Tra i primi a descrivere delle osservazioni di Marte si ricorda Aristotele, il quale ne notò anche il passaggio dietro alla Luna ottenendo così una prova empirica della concezione di un universo geocentrico con la terra al centro del sistema al posto del sole. Il 13 ottobre 1590 Michael Maestlin osservò l'unica occultazione documentata di Marte da Venere presso la città tedesca di Heidelberg. Nel 1609 Galileo fu il primo uomo a puntare un telescopio verso Marte. Fu solo sul finire del XIX secolo che attente osservazioni e il miglioramento della tecnologia permisero di ottenere una visione sufficientemente nitida da distinguere le caratteristiche del suolo marziano. Il 5 settembre 1877 si verificò un'opposizione perielica e in quell'anno l'astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, in quel momento a Milano, utilizzò un telescopio di per disegnare la prima mappa dettagliata di Marte la cui nomenclatura è ancora quella ufficiale. Ne risultarono strutture che l'astronomo definì "Canali" (successivamente fu dimostrato che si trattava di illusioni ottiche) in quanto la superficie del pianeta presentava diverse lunghe linee alle quali egli attribuì nomi di celebri fiumi terrestri. Percival Lowell, qui mentre osserva Venere di giorno (1914), fu un grande osservatore di Marte e pubblicò i suoi lavori in tre libri dedicati al "pianeta rosso" L'errata traduzione in inglese del termine "canali" usato nei lavori di Schiaparelli (venne usato il termine ''canal'', ovvero "canale artificiale", piuttosto che il generico ''channel'') portò il mondo scientifico a credere che su Marte vi fossero canali irrigui artificiali, mentre effettivamente lo scienziato aveva solo parlato di grandi solchi sulla superficie. Influenzato da queste traduzioni l'astronomo statunitense Percival Lowell fondò un osservatorio, l'osservatorio Lowell, dotato di un telescopio di che venne usato nella particolarmente favorevole opposizione del 1894 e nelle successive. Pubblicò diversi libri su Marte e le sue teorie sull'esistenza di vita sul pianeta, basate anche sull'origine artificiale dei canali, ebbero una notevole influenza sull'opinione pubblica. Tra gli astronomi che osservarono gli ormai caratteristici canali marziani si ricordano inoltre Henri Joseph Perrotin e Louis Thollon di Nizza. Nacque in quel periodo l'immagine di un mondo vecchio (contrapposto a una Terra di mezza età e a Venere primitiva), dove la siccità aveva costretto la matura civiltà marziana a immense opere di canalizzazione: un ''topos'' che avrà notevole successo in fantascienza. Per lungo tempo si ritenne che Marte fosse un pianeta coperto di vegetazione e alcuni mari: i cambiamenti stagionali di Marte infatti causavano una riduzione delle calotte polari d'estate e creavano ampie macchie scure sulla sua superficie. Tuttavia le osservazioni al telescopio non erano in grado di confermare tali speculazioni: al progredire della qualità dei telescopi si assisteva infatti a una riduzione dei canali, finché nel 1909 Camille Flammarion, con un telescopio di , osservò disegni irregolari ma nessun canale. La stagionalità marziana fu d'ispirazione, nonostante l'inesistenza di prove, per teorie sulla possibile struttura dell'ecosistema di Marte addirittura fino negli anni sessanta del XX secolo. In rinforzo a tali tesi vennero presentati anche scenari dettagliati riguardanti il metabolismo e i cicli chimici dello stesso. I progressi nell'osservazione spaziale consentirono inoltre la scoperta dei due satelliti naturali, Fobos e Deimos, probabilmente asteroidi catturati dalla gravità del pianeta. L'esistenza di tali satelliti era già stata postulata da tempo, tanto che oltre un secolo e mezzo prima Jonathan Swift ne citava alcuni dati orbitali approssimativi ne ''I viaggi di Gulliver''. Le aspettative del grande pubblico vennero disattese quando, nel 1965, la sonda Mariner 4 raggiunse per la prima volta il pianeta non rilevando segni di costruzioni. Il primo atterraggio di sonde automatiche avvenne undici anni dopo, con le missioni Viking I e II, vennero effettivamente rilevate tracce di vita ma non vennero poi rilevati composti organici al carbonio in superficie, e quindi i test sulla vita vennero scartati come errati (dalla successiva scoperta della presenza di composti organici si sono poi aperte discussioni e dubbi). Dal finire dello scorso secolo Marte è stato nuovamente meta di numerose sonde, statunitensi ed europee, che hanno portato a un significativo miglioramento delle conoscenze sul pianeta; grazie alla missione Mars Global Surveyor, terminata verso la fine del 2006, si sono ottenute infatti mappe molto dettagliate dell'intera superficie di Marte. Nel 2005 l'amministrazione statunitense ha infine commissionato alla NASA gli studi per una possibile missione umana fino a Marte. Numerose sono state le missioni verso Marte intraprese da Unione Sovietica, Stati Uniti, Europa, Giappone e Cina per studiarne la geologia, l'atmosfera e la superficie. Circa metà delle missioni tuttavia sono risultate degli insuccessi costituiti da perdite e da vari inconvenienti tecnici. Anche per questo motivo il pianeta conserva il suo fascino, il suo mistero e, più in generale, un'ulteriore motivazione per proseguire le ricerche. Le probabilità di trovare tracce di vita su questo pianeta, così come esso ci appare, sono estremamente ridotte; tuttavia, se fosse confermata la presenza di acqua in tempi remoti, aumenterebbero le probabilità di trovare tracce di vita passata. Le missioni spaziali sono vincolate a finestre di lancio di 2-3 mesi ogni 780 giorni, corrispondente al periodo sinodico. === Missioni passate === Vista del suolo di Marte da Viking 1 (11 febbraio 1978) Il primo successo si ebbe nel 1964 con il passaggio in prossimità di Marte del Mariner 4 della NASA. La prima osservazione ravvicinata di Marte fu molto controversa: sebbene da un lato l'entusiasmo del successo avrebbe dovuto spingere economicamente e politicamente verso altre missioni, dall'altro i risultati completamente diversi dalle aspettative di un pianeta prolifico, con vita e vegetazione, portarono a una riduzione significativa delle risorse allocate all'esplorazione del pianeta, annullando e rinviando alcune missioni già pianificate. Il primo atterraggio invece avvenne nel 1971 grazie ai sovietici Mars 2 e 3 che però persero i contatti con la Terra pochi minuti dopo. In seguito fu lanciato dalla NASA il programma Viking del 1975, consistente in due satelliti orbitanti con un modulo di atterraggio che raggiunsero il suolo nel 1976. Il Viking 1 rimase operativo per sei anni mentre il Viking 2 per tre. Grazie alla loro attività si ebbero le prime foto a colori della superficie marziana e mappature di qualità tale da essere ancora usate. Riguardo ai test biologici i risultati furono sorprendenti ma reputati ambigui e inconclusivi. Francobollo del Lander Mars 3 (Unione Sovietica, 1972) Nel 1988 i moduli sovietici del Programma Phobos (Phobos 1 e Phobos 2) furono inviati per lo studio di Marte e delle sue due lune; il segnale di Phobos 1 fu perduto mentre era in viaggio e Phobos 2 riuscì a inviare foto del pianeta e di Fobos ma si guastò prima di liberare due sonde sulla luna. Dopo il fallimento nel 1992 del Mars Observer, la NASA inviò nel 1996 il Mars Global Surveyor; la missione di mappatura fu un completo successo e si concluse nel 2001. I contatti si interruppero nel novembre del 2006 dopo 10 anni nell'orbita marziana. Un mese dopo il lancio del Surveyor, la NASA lanciò il Mars Pathfinder con a bordo il robot da esplorazione Sojourner, che atterrò nell'Ares Vallis; anche questa missione fu un successo e divenne famosa per le immagini che inviò sulla Terra. Spirit fotografato dal rover stesso dopo l'atterraggio (2004) Nel 2001 la NASA inviò il satellite Mars Odyssey che, dotato di uno spettrometro a raggi gamma, identificò grandi quantità di idrogeno nella regolite marziana. Si ritiene che l'idrogeno fosse contenuto in ampi depositi di ghiaccio. La missione scientifica della sonda terminò nel settembre 2010 e da allora è utilizzato come satellite di collegamento nelle comunicazioni tra le missioni sulla superficie del pianeta e i centri di controllo a terra. I due rover gemelli Spirit (MER-A) e Opportunity (MER-B), lanciati dalla NASA, raggiunsero il suolo marziano con successo nel gennaio 2004. Tra le scoperte principali si ha la prova definitiva dell'esistenza di acqua allo stato liquido nel passato, grazie al ritrovamento delle sue tracce in entrambi i punti di atterraggio. I diavoli di sabbia e le forti correnti inoltre hanno allungato la vita dei rover grazie alla continua pulizia dei loro pannelli solari. Il 22 marzo 2010 si persero i contatti con Spirit, mentre il 10 giugno 2018 quelli con Opportunity. Il 12 agosto 2005 fu la volta del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, che arrivò a destinazione il 10 marzo 2006 per una missione di due anni. Tra gli obiettivi vi era la mappatura del terreno marziano e delle condizioni atmosferiche per trovare un luogo di atterraggio adatto alle successive missioni. Il Mars Reconnaissance Orbiter scattò le prime immagini di valanghe presso il polo nord del pianeta il 3 marzo 2008. Il Phoenix Mars Lander, lanciato il 4 agosto 2007, raggiunse il polo nord marziano il 25 maggio 2008. Il modulo era dotato di un braccio meccanico con un raggio d'azione di 2,5 metri in grado di scavare per 1 metro nel suolo, e disponeva inoltre di una telecamera in miniatura che il 15 giugno 2008 scoprì una sostanza che il 20 dello stesso mese si rivelò essere acqua. La missione si concluse il 10 novembre con la perdita definitiva di ogni contatto, al sopraggiungere della stagione invernale marziana. Non ebbe esito positivo invece la missione Fobos-Grunt, diretta verso la luna Fobos, lanciata nel novembre del 2011 e precipitata a terra nel gennaio successivo, dopo che problemi tecnici occorsi subito dopo l'immissione in orbita terrestre bassa impedirono la prosecuzione del viaggio verso il suo obiettivo. Tra il 2007 e il 2011, l'ESA e la Russia condussero una simulazione del viaggio umano verso Marte e ritorno, nell'ambito del progetto Mars-500. Rappresentazione del Mars Science Laboratory, 2007 === Missioni in corso === Nel 2003 l'ESA lanciò il Mars Express Orbiter assieme al modulo di atterraggio Beagle 2, che fu dichiarato perso agli inizi del febbraio 2004. La squadra del Planetary Fourier Spectrometer, alloggiato nel satellite, scoprì la presenza di metano su Marte. Nel giugno 2006 l'ESA inoltre annunciò l'avvistamento di aurore sul pianeta. Visti gli importanti risultati scientifici ottenuti, la missione è stata prolungata fino al 2020. Il 6 agosto 2012 atterrò su Marte il rover Curiosity, il maggiore per dimensioni e complessità tecnologica sviluppato dalla NASA, con l'obiettivo di investigare sulla passata e presente capacità del pianeta di sostenere la vita. La sonda ha trovato acqua, zolfo e sostanze clorurate nei primi campioni di suolo marziano, a testimonianza di una chimica complessa. La NASA ha precisato che il risultato è solo la conferma che gli strumenti della sonda hanno funzionato alla perfezione, e che sono stati trovati indizi di composti organici, ma che non è possibile escludere che questi possano essere stati trasportati su Marte dalla stessa Curiosity. La Mars Orbiter Mission, nota anche con la denominazione informale di ''Mangalyaan'', fu la prima missione per l'esplorazione di Marte dell'Indian Space Research Organisation (ISRO), il cui vettore fu lanciato il 5 novembre 2013 per raggiungere l'orbita marziana il 24 settembre 2014. La missione fu ideata per sviluppare le tecnologie necessarie per la progettazione, programmazione, gestione e controllo di una missione interplanetaria. L'agenzia spaziale indiana fu dunque la quarta a raggiungere Marte, dopo la russa RKA, la statunitense NASA e l'europea ESA. La sonda MAVEN fu lanciata con successo il 18 novembre 2013 con un razzo vettore Atlas V dalla Cape Canaveral Air Force Station, per inserirsi in un'orbita ellittica attorno a Marte il 22 settembre del 2014, a un'altezza compresa tra 90 miglia (145 km) e miglia () dalla superficie. Il 14 marzo 2016 l'ESA ha lanciato il Trace Gas Orbiter (TGO) e il Lander Schiaparelli, parte della missione ExoMars. Il Lander Schiaparelli ha tentato, senza successo, di atterrare il 16 ottobre dello stesso anno. Nel 2018 è stata lanciata la missione statunitense InSight con un lander e due CubeSat in sorvolo, per condurre uno studio approfondito della struttura interna del pianeta. La NASA nel febbraio 2021 ha diffuso un video dell’arrivo del rover Perseverance su Marte. === Missioni future === Nella finestra di lancio del 2020 è previsto un numero consistente di missioni di diverse agenzie, sia private sia pubbliche. Nell'ambito di ExoMars, verrà inviato un rover sulla superficie di Marte: esso sarà il primo rover in grado di perforare il suolo fino a 2 metri di profondità per stabilire l'eventuale esistenza di vita passata sul pianeta. A tale scopo i campioni forniti dalla perforatrice verranno analizzati da Urey, il rilevatore di materia organica e ossidanti finanziato dalla NASA, in grado di rilevare anche tracce di molecole organiche e stabilire se siano state originate da forme di vita o meno e, nel caso, quali condizioni ne hanno provocato la scomparsa. La missione Exomars avrà inoltre tra i suoi obiettivi la validazione delle tecnologie necessarie per l'esplorazione sicura del pianeta in prospettiva di una "Mars Sample Return", ovvero una missione di andata e ritorno sulla Terra. La NASA prevede di inviare Mars 2020, rover gemello di Curiosity ma con strumentazione scientifica differente, per studiare l'abitabilità di Marte, definire il clima e preparare le future missioni umane, testando anche la produzione di ossigeno in situ. Il NICT di Tokyo, National Institute of Information and Communications Technology, in collaborazione con l'Università di Tokyo ha progettato il Mars Terahertz Microsatellite, un microsatellite dedicato allo studio degli isotopi di ossigeno presenti nell'atmosfera marziana, che verrà lanciato come payload secondario in una missione ancora da specificare. Allo studio dell'atmosfera si dedicherà anche Emirates Mars Mission, una missione degli Emirati Arabi Uniti, con la sonda Mars Hope che verrà lanciata dal centro spaziale di Tanegashima. L'agenzia spaziale cinese con la missione HX-1 invierà una sonda ben più complessa, comprensiva di orbiter, lander e rover, con in dotazione un radar di profondità per mappare la crosta marziana fino a una profondità di 400 metri. Ipotetica produzione in situ di risorse per la sopravvivenza di un equipaggio umano Nella finestra successiva, nel 2022, l'Indian Space Research Organisation, dopo il successo di Mars Orbiter Mission prevede una seconda missione, Mars Orbiter Mission 2, composta di orbiter, lander e rover, per progredire nell'indagine scientifica dell'atmosfera e del suolo marziano. Sempre nel 2022, l'azienda privata SpaceX conta di mandare una navicella per la produzione in situ di risorse necessarie a un'ipotetica missione umana nel 2024. L'esplorazione con equipaggi di Marte è stata considerata come un obiettivo a lungo termine dagli Stati Uniti attraverso il Vision for Space Exploration annunciato nel 2004 dal presidente George W. Bush e sostenuto successivamente da Barack Obama e Donald Trump. Una cooperazione tra NASA e Lockheed Martin a questo proposito ha portato all'avvio del progetto Orion, la cui missione di prova è programmata per il 2020 verso la Luna per poi intraprendere il viaggio verso Marte. Entro il 2028 la NASA ha l'obiettivo di inviare astronauti su Marte con la missione spaziale Mars Base Camp (MBC). L'ESA invece prevede di inviare astronauti su Marte nel periodo tra il 2030 e il 2035. La missione sarà preceduta dall'invio di grandi moduli iniziando con l'ExoMars e un'altra missione di andata e ritorno. Marte si formò 4,6 miliardi di anni fa, con una storia simile agli altri tre pianeti terrestri e cioè a seguito della condensazione della nebulosa solare, per lo più dei silicati. A causa della distanza superiore dal Sole rispetto alla Terra, durante la fase iniziale della formazione nell'orbita di Marte si trovava una concentrazione maggiore di elementi con basso punto di ebollizione, come cloro, fosforo e zolfo, probabilmente spinti via dalle orbite interne dal forte vento solare del giovane Sole. La storia del pianeta può essere suddivisa in quattro ere geologiche che caratterizzano la sua formazione e evoluzione. ImageSize = width:800 height:50 PlotArea = left:15 right:15 bottom:20 top:5 AlignBars = early Period = from:-4500 till:0 TimeAxis = orientation:horizontal ScaleMajor = unit:year increment:500 start:-4500 ScaleMinor = unit:year increment:100 start:-4500 Colors= id:prenoachicol value:rgb(0.7,0.4,1) id:noachicol value:rgb(0.5,0.5,0.8) id:hespericol value:rgb(1,0.2,0.2) id:amazonicol value:rgb(1,0.5,0.2) PlotData= align:center textcolor:black fontsize:8 mark:(line,black) width:25 shift:(0,-5) text:Amazzoniano from:-3000 till:0 color:amazonicol text:Esperiano from:-3700 till:-3000 color:hespericol text:Noachiano from:-4100 till:-3700 color:noachicol text:Prenoachiano from:start till:-4100 color:prenoachicol === Noachiano === Durante la prima era, compresa tra circa 4,1 e 3,7 miliardi di anni fa, il pianeta fu soggetto all'intenso bombardamento tardivo, di cui fu vittima anche la Terra. Circa il 60% della superficie ha dei marcatori risalenti a quell'era, in particolare crateri da impatto. Il più grande di questi si trova nell'emisfero settentrionale e ha un diametro di circa , quasi metà della circonferenza del pianeta. Mappa altimetrica che evidenzia la dicotomia di Marte, ricostruita a partire dai dati forniti dal Mars Global Surveyor (2001) L'ipotesi più accreditata sulla formazione di questo cratere è l'impatto con un planetoide delle dimensioni di Plutone, che lasciò una profonda traccia sul pianeta, il bacino boreale, che occupa circa il 40% del pianeta, conferendo una dicotomia unica nel sistema solare. Un'altra formazione tipica di questo periodo è la regione di Tharsis, soggetta a un vulcanismo molto attivo e inondata, verso la fine dell'era, da una grande quantità d'acqua, molto abbondante a quei tempi. Questo concatenarsi di eventi potrebbe aver permesso condizioni adatte alla vita microbiologica. === Esperiano === Confronto tra le dimensioni della Francia e l'Olympus Mons Lentamente, in poco più di un miliardo e mezzo di anni, Marte passò da una fase calda e umida caratteristica del Noachiano a quella di pianeta freddo e arido osservabile attualmente; questa fase di transizione avvenne durante l'Esperiano, un periodo caratterizzato da un'intensa attività vulcanica e alluvioni catastrofiche che scavarono immensi canali lungo la superficie. Sono tipiche di questo periodo le grandi pianure basaltiche e l'Olympus Mons, il vulcano più alto di tutto il sistema solare. Le continue eruzioni portarono in superficie grosse quantità di anidride solforosa e acido solfidrico, mutando le grandi distese di acqua liquida in piccoli bacini di acqua ad alta acidità per via dell'acido solforico che si andò a formare. Sebbene la scomparsa dei fiumi e dei laghi sia generalmente considerata ascrivibile verso la fine di questa era, un recente modello realizzato da un team di scienziati statunitensi guidati da Edwin Kite sembra aprire la possibilità che l'esistenza dei corsi d'acqua sulla superficie sia stata possibile sino a meno di un miliardo di anni fa. === Amazzoniano === L'Amazzoniano, da circa 3 miliardi di anni fa a oggi, è caratterizzato da un periodo povero di bombardamenti meteoritici e da condizioni climatiche fredde e aride simili a quelle attuali. Una formazione tipica di questa era è l'Amazonis Planitia, una vasta pianura poco caratterizzata da crateri. Grazie all'attività geologica relativamente stabile e alla diminuzione degli effetti caotici del sistema solare, lo studio di queste formazioni relativamente recenti è possibile applicando molti principi elementari come la legge della sovrapposizione o il conteggio di crateri in un'area determinata per stimare età e sviluppo geologico della zona interessata. Vista delle orbite di Marte (rosso) e Terra (blu). Un'orbita di Marte ha durata quasi doppia di un'orbita terrestre Marte orbita attorno al Sole a una distanza media di circa e il suo periodo di rivoluzione è di circa 687 giorni (1 anno, 320 giorni e 18,2 ore terrestri). Il giorno solare di Marte (il Sol) è poco più lungo del nostro: 24 ore, 37 minuti e 23 secondi. L'inclinazione assiale marziana è di 25,19° che risulta simile a quella della Terra. Per questo motivo le stagioni si assomigliano eccezion fatta per la durata doppia su Marte. Inoltre il piano dell'orbita si discosta di circa 1,85° da quello dell'eclittica. A causa della discreta eccentricità della sua orbita, pari a 0,093, la sua distanza dalla Terra all'opposizione può oscillare fra circa 100 e circa 56 milioni di chilometri; solo Mercurio ha un'eccentricità superiore nel Sistema Solare. Tuttavia in passato Marte seguiva un'orbita molto più circolare: circa 1,35 milioni di anni fa la sua eccentricità era equivalente a 0,002, che è molto inferiore a quella terrestre attuale. Marte ha un ciclo di eccentricità di 96 000 anni terrestri paragonati ai 100 000 della Terra; negli ultimi 35 000 anni l'orbita marziana è diventata sempre più eccentrica a causa delle influenze gravitazionali degli altri pianeti e il punto di maggior vicinanza tra Terra e Marte continuerà a diminuire nei prossimi 25 000 anni. === Struttura interna === La struttura interna del pianeta, ricostruzione artistica a cura della NASA La crosta, il mantello e il nucleo di Marte si formarono entro circa 50 milioni di anni dalla nascita del Sistema solare e rimasero attivi per il primo miliardo. Il mantello fu la regione rocciosa interna che trasferiva il calore generato durante l'accrescimento e formazione del nucleo. Si ritiene che la crosta sia stata creata dalla fusione della parte superiore del mantello mutando nel corso del tempo a causa di impatti con oggetti estranei, vulcanismo, movimenti successivi del mantello stesso ed erosione. Grazie alle osservazioni della sua orbita attraverso lo spettrometro ''TES'' del Mars Global Surveyor e l'analisi dei meteoriti, è possibile sapere che Marte ha una superficie ricca di basalto. Alcune zone però mostrano quantità predominanti di silicio che potrebbe essere simile all'andesite sulla Terra. Gran parte della superficie è coperta da ossido ferrico che gli conferisce il suo peculiare colore rosso intenso. La crosta ha uno spessore medio di 50 km con un picco di 125 km. Per fare un confronto con quella terrestre, che ha uno spessore di circa 40 km, si potrebbe dire che la crosta marziana è tre volte più spessa, considerando le dimensioni doppie del nostro pianeta. Il mantello, più denso di quello terrestre (di circa 2,35 volte), è composto soprattutto da silicati e, benché sia inattivo, è all'origine di tutte le testimonianze di fenomeni tettonici e vulcanici sul pianeta. È stato possibile identificare la composizione del mantello fino a una pressione di 23,5 GPa e il modello di Dreibus e Wänke indica che la sua composizione include olivina, clinopirosseno, ortopirosseno e granato. Il nucleo è composto principalmente da ferro e nichel, con una percentuale intorno al 16% di zolfo e si estende per un raggio di circa . Molto probabilmente il nucleo è solido, ma allo stato viscoso; di conseguenza Marte non presenta un campo magnetico apprezzabile, massimo né attività geologica di rilievo. Questo comporta la mancanza di protezione del suolo del pianeta dall'attività di particelle cosmiche ad alta energia; tuttavia la maggiore distanza dal Sole rende meno violente le conseguenze della sua attività. Anche se Marte non dispone di un campo magnetico intrinseco, lo studio del paleomagnetismo ha provato che si sia avuta una polarità alternata attorno ai suoi due poli grazie al ritrovamento di rocce magnetizzate: le rocce formatesi prima della scomparsa della magnetosfera sono magnetizzate, a differenza di quelle formatesi dopo. === Idrologia === Foto di una microscopica formazione rocciosa originata da interazione con acqua ripresa da Opportunity (2004) La presenza di acqua allo stato liquido in superficie è possibile su Marte in quanto per l'equazione di Clapeyron (con la quale si calcola il rapporto di sublimazione di una sostanza tra pressione e temperatura) alla pressione atmosferica marziana media nominale, l'acqua è liquida all'incirca sotto i -40 C (dipendentemente dall'esatta pressione locale) per un piccolo intervallo, al di sotto del quale ghiaccia e al di sopra del quale evapora. Alcuni ritengono che la pressione atmosferica sia comunque eccessivamente bassa (salvo in zone di elevata depressione e per brevi periodi di tempo). Il ghiaccio d'acqua però è abbondante: i poli marziani infatti ne sono ricoperti e lo strato di permafrost si estende fino a latitudini di circa 60º. La NASA nel marzo del 2007 annunciò che se si ipotizzasse lo scioglimento totale delle calotte polari, l'intero pianeta verrebbe sommerso da uno strato d'acqua profondo 11 metri. Si ritiene che grandi quantità di acqua siano intrappolate sotto la spessa criosfera marziana. La formazione della Valles Marineris e dei suoi canali di fuoriuscita dimostrano che durante le fasi iniziali della storia di Marte fosse presente una grande quantità di acqua allo stato liquido. Una testimonianza la si può ritrovare nella Cerberus Fossae, una frattura della crosta risalente a 5 milioni di anni fa, dalla quale proviene il mare ghiacciato visibile sulla Elysium Planitia con al centro la Cerberus Palus. Tuttavia è ragionevole ritenere che la morfologia di questi territori possa essere dovuta alla stagnazione di correnti laviche anziché all'acqua. La struttura del terreno e sua inerzia termica paragonabile a quella delle pianure di Gusev, assieme alla presenza di formazioni coniche simili a vulcani, avvalorano la seconda tesi. In più la stechiometria molare frazionaria dell'acqua in quelle aree è solamente del 4% circa, fatto attribuibile più a minerali idrati che alla presenza di ghiaccio superficiale. Grazie alle fotografie ad alta risoluzione del Mars Global Surveyor, è stata riscontrata la presenza di complesse reti naturali di drenaggio, apparentemente dotate di affluenti e corsi principali. Sono inoltre piuttosto frequenti elementi morfologici interpretabili come conoidi di deiezione e delta fluviali, che implicano un agente allo stato liquido con caratteristiche reologiche simili a quelle dell'acqua e non presentano differenze significative rispetto agli analoghi terrestri. La missione del rover Mars Science Laboratory (noto come Curiosity) ha consentito per la prima volta la ripresa di immagini ravvicinate di sedimenti marziani interpretabili senza ambiguità come depositi alluvionali e deltizi originati da corsi d'acqua, con caratteri sedimentologici del tutto assimilabili a quelli terrestri. Il Mars Global Surveyor tuttavia ha anche fotografato alcune centinaia di esempi simili a canali di trasudamento presso crateri e canyon. Questi burroni (gully) sono maggiormente presenti su altipiani dell'emisfero australe e tutti hanno un orientamento di 30º rispetto al polo meridionale. Non sono state riscontrate erosioni o crateri lasciando supporre una loro formazione piuttosto recente. Pendio interessato da gully nella regione Centauri Montes, ripreso in due momenti successivi. Nella seconda immagine appare un elemento di colore chiaro che si configura come un nuovo deposito di sedimenti. Michael Meyer, il responsabile del Programma di Esplorazione Marziana della NASA, asserisce che solo un flusso di materiali con un elevato contenuto di acqua allo stato liquido può produrre un sedimento di tale forma e colore. Tuttavia non è ancora possibile escludere che l'acqua possa provenire da precipitazioni o da altre fonti che non siano sotterranee. Ulteriori scenari sono stati considerati, compresa la possibilità che i depositi siano stati causati da ghiaccio di anidride carbonica o dal movimento di polveri sulla superficie marziana. Altre prove dell'esistenza passata di acqua allo stato liquido su Marte provengono dalla scoperta di specifici minerali come ematite e goethite che in certi casi si formano in presenza di acqua. A ogni modo, contemporaneamente alla scoperta di nuove prove dell'esistenza di acqua, vengono confutate precedenti ipotesi errate grazie agli studi di immagini ad alta risoluzione (circa 30 cm) inviate dal Mars Reconnaissance Orbiter (MRO). Ad agosto del 2008 venne trovato del ghiaccio d'acqua sotto il suolo marziano, grazie alla sonda Phoenix che con i suoi strumenti ha rimosso il terreno che lo ricopriva; nei sol successivi il sottile strato di ghiaccio scoperto è sublimato lentamente. La sonda a ottobre dello stesso anno fu in grado di rilevare una leggera formazione di neve che si è sciolta prima di arrivare al suolo. ==== Acqua allo stato liquido ==== Nell'esplorazione moderna la NASA si è concentrata nella ricerca di acqua sul pianeta quale elemento base per lo sviluppo della vita. In passato erano stati osservati i segni della passata presenza di acqua: sono stati osservati canali simili ai letti dei fiumi sulla terra. È tuttora oggetto di molti dibattiti l'origine dell'acqua liquida che un tempo scorreva sul pianeta; l'acqua, sotto forma di ghiaccio, costituisce una piccola parte delle calotte polari (il resto è formato da anidride carbonica solida). Altra acqua si trova sotto il suolo del pianeta, ma in quantità ancora sconosciuta. La presenza di acqua nel sottosuolo del polo sud di Marte è stata confermata dalla sonda europea Mars Express nel gennaio del 2004; nel 2005 il radar MARSIS ha individuato un deposito di ghiaccio dello spessore maggiore di un chilometro tra gli 1,5 e i 2,5 km di profondità, nei pressi della regione di Chryse Planitia. Nel luglio 2008 annunciò le prove della presenza dell'acqua su Marte. Nel settembre 2015, su un articolo su ''Nature Geoscience'', è stata annunciata, sulla base delle ricognizioni del MRO, la scoperta di acqua liquida sul pianeta, confermando le teorie di molti studiosi e astronomi; si tratta di piccoli rigagnoli di acqua salata, che si generano periodicamente. Il 28 settembre 2015, la NASA ha annunciato di avere delle prove concrete che sulla superficie di Marte scorra acqua salata allo stato liquido sotto forma di piccoli ruscelli ma si tratta comunque di speculazione e non di osservazione diretta. Invece le analisi radar condotte dal 2012 al 2015 dalla sonda Mars Express hanno permesso di rilevare senza alcun dubbio una distesa di acqua salata allo stato liquido sotto la calotta polare australe. === Superficie === Mappa topografica di Marte. Sono evidenti gli imponenti altipiani vulcanici (in rosso) e i profondi crateri (in blu) La topografia di Marte presenta una dicotomia netta tra i due emisferi: a nord dell'equatore si trovano enormi pianure coperte da colate laviche mentre a sud la superficie è caratterizzata da grandi altipiani segnati da migliaia di crateri. Una teoria proposta nel 1980, e avvalorata da prove scientifiche nel 2008, giustifica questa situazione attribuendone l'origine a una collisione del pianeta con un oggetto con dimensioni pari a quelle di Plutone, avvenuta circa 4 miliardi di anni fa. Se tale teoria venisse confermata, l'emisfero boreale marziano, che ricopre circa il 40% del pianeta, diventerebbe il sito d'impatto più vasto del Sistema Solare con 10 600 km di lunghezza e 8500 km di larghezza strappando il primato al Bacino Polo Sud-Aitken. La superficie di Marte non pare movimentata dall'energia che caratterizza quella terrestre. In sostanza, Marte non ha una crosta suddivisa in placche, e quindi la tettonica a zolle del modello terrestre risulta inapplicabile a tale pianeta. L'Olympus Mons, il vulcano più alto del sistema solare in un'immagine del 1978 catturata dalla sonda Viking 1 L'attività vulcanica è stata molto intensa, come testimonia la presenza di imponenti vulcani. Il maggiore di essi è l'Olympus Mons, che, con una base di e un'elevazione pari a circa rispetto alle pianure circostanti, è il maggior vulcano del sistema solare. Esso è molto simile ai vulcani a scudo delle isole Hawaii, originatisi dall'emissione per lunghissimi tempi di lava molto fluida. Uno dei motivi per i quali tali giganteschi edifici vulcanici sono presenti è che, per l'appunto, la crosta marziana è priva della mobilità delle placche tettoniche. Questo significa che i punti caldi da cui sale in superficie il magma battono sempre le stesse zone del pianeta, senza spostamenti nel corso di milioni di anni di attività. La ridotta forza di gravità ha certamente agevolato la lava, che su Marte ha un peso di poco superiore a quello dell'acqua sulla Terra. Questo rende possibile una più facile risalita dal sottosuolo e una più ampia e massiva diffusione sulla superficie. Un gigantesco canyon, lungo , largo e profondo attraversa il pianeta all'altezza dell'equatore e prende il nome di Valles Marineris, ed è l'unica struttura vagamente simile a quelle osservate nel XIX secolo e considerate poi uno dei più grandi sbagli della moderna astronomia. La sua presenza costituisce un vero e proprio sfregio sulla superficie marziana, e data la sua enorme struttura, non è chiaro cosa possa averla prodotta: certamente non l'erosione data da agenti atmosferici o acqua. La struttura di questo canyon è tale da far sembrare minuscolo il Grand Canyon americano. L'equivalente terrestre sarebbe un canyon che partendo da Londra arriva a Città del Capo, con profondità dell'ordine dei 10 km. Questo consente di capire come tale canyon abbia una considerevole importanza per la struttura di Marte, e come esso non sia classificabile con casi noti sulla Terra. Un altro importante canyon è la Ma'adim Vallis (dal termine ebraico che indica appunto Marte). La sua lunghezza è di 700 km, la larghezza 20 km e raggiunge in alcuni punti una profondità di 2 km. Durante l'epoca Noachiana la Ma'adim Vallis appariva come un enorme bacino di drenaggio di circa 3 milioni di chilometri quadrati. Marte presenta inoltre approssimativamente 43 000 crateri d'impatto con un diametro superiore a 5 km; il maggiore tra questi risulta essere il Bacino Hellas, una struttura con albedo chiara visibile anche dalla Terra. Marte, per le sue dimensioni, ha una probabilità inferiore della Terra di entrare in collisione con un oggetto esterno, tuttavia il pianeta si trova più prossimo alla cintura degli asteroidi ed esiste la possibilità che entri addirittura in contatto con oggetti intrappolati nell'orbita gioviana. A ogni modo l'atmosfera marziana fornisce una protezione dai corpi più piccoli: paragonata a quella lunare, la superficie di Marte è meno craterizzata. Il Thermal Emission Imaging System (THEMIS) montato sul Mars Odyssey ha rilevato sette possibili ingressi di caverne sui fianchi del vulcano Arsia Mons. Ogni caverna porta il nome delle persone amate degli scopritori. Le dimensioni di questi ingressi vanno da in larghezza e si ritiene che la loro profondità possa essere compresa tra . A parte la caverna "Dena", tutte le caverne non lasciano penetrare la luce rendendo impossibile stabilirne le esatte dimensioni interne. Il 19 febbraio 2008 il Mars Reconnaissance Orbiter ha immortalato un importante fenomeno geologico: le immagini hanno ripreso una frana spettacolare che si ritiene composta da ghiaccio frantumato, polvere e grandi blocchi di roccia che si sono distaccati da una scogliera alta circa 700 metri. Prove di tale valanga si sono riscontrate anche attraverso le nubi di polvere appunto sopra le stesse scogliere. ==== Nomenclatura ==== Mappa di Marte disegnata da Schiaparelli nel 1877; si notino i nomi assegnati dall'astronomo italiano alle principali formazioni marziane, ancora in uso La nomenclatura marziana segue le mappe create dai primi osservatori del pianeta. Johann Heinrich Mädler e Wilhelm Beer furono i primi a stabilire che la maggior parte delle caratteristiche della superficie di Marte fossero permanenti e calcolarono inoltre anche la durata del periodo di rotazione. Nel 1840 Mädler tracciò la prima mappa del pianeta sulla base di dieci anni di osservazioni. I due scienziati anziché attribuire un nome alle singole caratteristiche, assegnarono a ognuna di esse una lettera. Tra le prime mappe in cui furono definiti i nomi della superficie del pianeta si ricordi quella del 1877 a opera di Giovanni Schiaparelli, il quale determinò e descrisse le principali conformazioni ricavando i nomi da termini indicanti antichi popoli (Ausonia), dei, luoghi geografici (Syrtis Major, Benacus Lacus), esseri mitologici (Cerberus, Gorgonium Sinus), ecc. Sono poi seguite altre mappe come quelle di Lowell (1894), Antoniadi (1909), De Mottoni (1957). Generalmente la superficie di Marte è classificata in base alle differenze di albedo. Le piane più chiare, coperte di polveri e sabbie ricche di ossido di ferro, portano nomi di vaste aree geografiche come ad esempio l'Arabia Terra o l'Amazonis Planitia. Le strutture più scure invece, che un tempo vennero considerate dei mari, portano nomi come Mare Erythraeum, Mare Sirenum e Aurorae Sinus. La struttura più scura visibile dalla Terra è Syrtis Major. Successivamente l'IAU ha introdotto la cartografia di Marte per identificare i luoghi marziani, suddividendo la superficie del pianeta secondo un reticolato, adatto a una rappresentazione in scala 1:5.000.000, che definisce 30 maglie. === La gravità su Marte === Marte ha una massa pari ad appena l'11% di quella terrestre, mentre il suo raggio equatoriale misura . Sulla superficie di Marte l'accelerazione di gravità è mediamente pari a 0,376 volte quella terrestre. A titolo d'esempio, un uomo con una massa di che misurasse il proprio peso su Marte facendo uso di una bilancia tarata sull'accelerazione di gravità terrestre registrerebbe un valore pari a circa . === Atmosfera === Composizione Atmosferica Anidride carbonica (CO2) 95,32% Azoto (N2) 2,7% Argon (Ar) 1,6% Ossigeno (O2) 0,13% Monossido di carbonio (CO) 0,08% Acqua (H2O) 0,021% Monossido di azoto (NOx) 0,01% Neon (Ne) tracce Kripton (Kr) tracce Xeno (Xe) tracce Ozono (O3) tracce Metano (CH4) tracce Il sottile strato atmosferico di Marte è visibile sull'orizzonte dell'area di Argyre Planitia. A sinistra è visibile il cratere Galle. (Viking 1, 1976) La magnetosfera di Marte è assente a livello globale e, in seguito alle rilevazioni del magnetometro ''MAG/ER'' del Mars Global Surveyor e considerando che è stata constatata l'assenza di magnetismo sopra i crateri Argyre e Hellas Planitia, si presume sia scomparsa da circa 4 miliardi di anni; i venti solari colpiscono quindi direttamente la ionosfera. Questo mantiene l'atmosfera del pianeta piuttosto sottile per via della continua asportazione di atomi dalla parte più esterna della stessa. A riprova di questo fatto sia il Mars Global Surveyor sia il Mars Express hanno individuato queste particelle atmosferiche ionizzate allontanarsi dietro il pianeta. La pressione atmosferica media è di ma varia da un minimo di sull'Olympus Mons a oltre nella depressione di Hellas Planitia. Per un paragone Marte ha una pressione atmosferica che è meno dell'1% rispetto a quella della Terra. L'atmosfera marziana si compone principalmente di anidride carbonica (95%), azoto (2,7%), argon (1,6%), vapore acqueo, ossigeno e monossido di carbonio. Tracce di metano rilasciate nell'atmosfera durante l'estate dell'emisfero nord, elaborazione a cura della NASA (2009) È stato definitivamente provato che è presente anche metano nell'atmosfera marziana e in certe zone anche in grandi quantità; la concentrazione media si aggirerebbe comunque sulle 10 ppb per unità di volume. Dato che il metano è un gas instabile che viene scomposto dalla radiazione ultravioletta solitamente in un periodo di 340 anni nelle condizioni atmosferiche marziane, la sua presenza indica l'esistenza di una fonte relativamente recente del gas. Tra le possibili cause vi possono essere l'attività vulcanica, l'impatto di una cometa e la presenza di forme di vita microbiche generanti metano. Un'altra possibile causa potrebbe essere un processo non biologico dovuto alle proprietà della serpentinite di interagire con acqua, anidride carbonica e l'olivina, un minerale comune sul suolo di Marte. Durante l'inverno l'abbassamento della temperatura provoca la condensa del 25-30% dell'atmosfera che forma spessi strati di ghiaccio d'acqua o di anidride carbonica solida (ghiaccio secco). Con l'estate il ghiaccio sublima causando grandi sbalzi di pressione e conseguenti tempeste con venti che raggiungono i . Questi fenomeni stagionali trasportano grandi quantità di polveri e vapore d'acqua che generano grandi cirri. Queste nuvole vennero fotografate dal rover Opportunity nel 2004. === Clima === Immagine ripresa dal telescopio spaziale Hubble il 28 ottobre 2005 che mostra una vasta tempesta di sabbia in prossimità dell'equatore del pianeta Tra tutti i pianeti del sistema solare Marte è quello con il clima più simile a quello terrestre per via dell'inclinazione del suo asse di rotazione. Le stagioni tuttavia durano circa il doppio dato che la distanza dal Sole lo porta ad avere una rivoluzione di poco meno di 2 anni. Le temperature variano dai degli inverni polari a dell'estate. La forte escursione termica è dovuta anche al fatto che Marte ha un'atmosfera sottile (e quindi una bassa pressione atmosferica) e una bassa capacità di trattenere il calore del suolo. Una differenza interessante rispetto al clima terrestre è dovuta alla sua orbita molto eccentrica. Infatti Marte è prossimo al periastro quando è estate nell'emisfero meridionale (e l'inverno in quello settentrionale) e vicino all'afastro nella situazione opposta. La conseguenza è un clima con una maggiore escursione termica nell'emisfero sud rispetto a quello nord che è costantemente più freddo. Infatti le temperature estive dell'emisfero meridionale possono essere fino a più calde di quelle di un'equivalente estate in quello nord. Rilevanti sono anche le tempeste di sabbia che possono estendersi su una piccola zona così come sull'intero pianeta. Solitamente si verificano quando Marte si trova prossimo al Sole ed è stato dimostrato che aumentano la temperatura atmosferica del pianeta, per una sorta di effetto serra. In particolare la tempesta di sabbia del 2018 è stata una delle più studiate con due rover sul suolo marziano a effettuare misurazioni a terra (Opportunity e Curiosity) e cinque sonde attive in orbita (2001 Mars Odyssey, Mars Express, Mars Reconnaissance Orbiter, Mars Orbiter Mission e MAVEN). Entrambe le calotte polari sono composte principalmente da ghiaccio ricoperto da uno strato di circa un metro di anidride carbonica solida (ghiaccio secco) al polo nord, mentre lo stesso strato raggiunge gli otto metri in quello sud, la sovrapposizione del ghiaccio secco sopra a quello d'acqua è dovuto al fatto che il primo condensa a temperature molto più basse e quindi successivamente a quello d'acqua in epoca di raffreddamento. Entrambi i poli presentano dei disegni a spirale causati dall'interazione tra il calore solare disomogeneo e la sublimazione e condensazione del ghiaccio. Le loro dimensioni variano inoltre a seconda della stagione. Confronto tra le dimensioni di Fobos e Deimos Marte possiede due satelliti naturali: Fobos e Deimos. Entrambi i satelliti vennero scoperti da Asaph Hall nel 1877. I loro nomi, ''Paura'' e ''Terrore'', richiamano la mitologia greca secondo la quale Fobos e Deimos accompagnavano il padre Ares, Marte per i Romani, in battaglia. Non è ancora chiaro come e se Marte abbia catturato le sue lune. Entrambe hanno un'orbita circolare, prossima all'equatore, cosa piuttosto rara per dei corpi catturati. Tuttavia la loro composizione suggerisce proprio che entrambe siano oggetti simili ad asteroidi. Fobos è la maggiore delle due lune misurando nel suo punto più largo. Si presenta come un oggetto roccioso dalla forma irregolare, segnata da numerosi crateri tra cui spicca per dimensioni quello di Stickney che copre quasi metà della larghezza complessiva di Fobos. La superficie del satellite è ricoperta da regolite che riflette solo il 6 % della luce solare che lo investe. La sua densità media molto bassa inoltre ricorda la struttura dei meteoriti di condrite carbonacea e suggerisce che la luna sia stata catturata dal campo gravitazionale di Marte. La sua orbita attorno al Pianeta rosso dura 7 ore e 39 minuti, è circolare e si discosta di 1º dal piano equatoriale; tuttavia, essendo piuttosto instabile, può far pensare che comunque la cattura sia stata relativamente recente. Fobos ha un periodo orbitale più breve del periodo di rotazione di Marte sorgendo così da ovest e tramontando a est in sole 11 ore. L'asse più lungo del satellite inoltre punta sempre verso il pianeta madre mostrandogli così, come la Luna terrestre, solo una faccia. Poiché si trova sotto l'altitudine sincrona, Fobos è destinato, in un periodo di tempo stimato in 50 milioni di anni, ad avvicinarsi sempre più al pianeta fino a oltrepassare il limite di Roche e disintegrarsi per effetto delle intense forze mareali. Deimos invece è la luna più esterna e piccola, essendo di nella sua sezione più lunga. Essa presenta una forma approssimativamente ellittica e, a dispetto della sua modesta forza di gravità, trattiene un significativo strato di regolite sulla sua superficie, che ne ricopre parzialmente i crateri facendola apparire più regolare rispetto a Fobos. Analogamente a quest'ultimo inoltre, presenta la stessa composizione della maggior parte degli asteroidi. Deimos si trova appena al di fuori dell'orbita sincrona e sorge a est impiegando però circa 2,7 giorni per tramontare a ovest, nonostante la sua orbita sia di 30 ore e 18 minuti. La sua distanza media da Marte è di . Come Fobos, mostra sempre la medesima faccia al cielo di Marte essendo il suo asse più lungo sempre rivolto verso di esso. Sui punti Lagrangiani dell'orbita di Marte gravitano degli asteroidi troiani. Il primo, 5261 Eureka, fu individuato nel 1990. Seguirono (101429) o 1998 VF31, (121514) o 1999 UJ7 e 2007 NS2. a eccezione di UJ7 che si trova nel punto troiano L4, tutti gli asteroidi si posizionano in L5. Le loro magnitudini apparenti vanno da 16,1 a 17,8 mentre il loro semiasse maggiore è di . Un'osservazione approfondita della sfera di Hill marziana, a eccezione della zona interna all'orbita di Deimos che è resa invisibile dalla luce riflessa da Marte, può escludere la presenza di altri satelliti che superino una magnitudine apparente di 23,5 che corrisponde a un raggio di per un'albedo di 0,07. Spirit Grazie alla presenza di diversi satelliti, sonde e rover, è possibile studiare l'astronomia da Marte. Confrontata con le dimensioni dell'universo, la distanza tra la Terra e Marte è veramente esigua, tuttavia si possono notare delle differenze nell'osservazione astronomica del nostro sistema solare come, per esempio, un nuovo punto di vista del nostro pianeta e della Luna, dei satelliti Fobos e Deimos oltre ai fenomeni analoghi a quelli terrestri come le aurore e le meteore. La Terra e la Luna fotografate dal Mars Global Surveyor l'8 maggio 2003 (è visibile il Sud America) L'8 maggio 2003 alle 13:00 UTC il Mars Global Surveyor fotografò la Terra e la Luna in quel momento molto vicine all'elongazione angolare massima dal Sole e a una distanza di da Marte. Le magnitudini apparenti ricavate risultarono essere −2,5 e +0,9. Tali magnitudini tuttavia sono soggette a notevoli variazioni dovute alla distanza e alla posizione di Terra e Luna. Da Marte inoltre è possibile vedere il transito della Terra davanti al Sole. Il più recente si è verificato l'11 maggio 1984 mentre il prossimo è previsto per il 10 novembre 2084. Fobos appare da Marte con un diametro angolare ampio circa un terzo rispetto a quello della Luna vista dalla Terra mentre Deimos, per le sue dimensioni, appare come una stella. Un osservatore potrebbe vedere il transito dei due satelliti davanti al Sole anche se per Fobos si dovrebbe parlare di un'eclissi parziale della stella, mentre Deimos risulterebbe come un punto sul disco solare. Venere e Giove sarebbero un po' più luminosi della Terra visti da Marte; Venere, nonostante una distanza maggiore e un conseguente minor diametro angolare rispetto al nostro pianeta, ha un'albedo notevolmente più alta causata dalla sua perenne e densa coltre nuvolosa. Seppur privo di dettagli, così come visto dalla Terra, brillerebbe nel cielo marziano con una magnitudine all'incirca di −3,2. Giove sarebbe leggermente più luminoso che visto dalla Terra, quando si trova in opposizione, per la minor distanza che lo divide da Marte, e brillerebbe di magnitudine −2,8. Sin dalla missione dei landers Viking, arrivati su Marte nel 1976, si condussero esperimenti biologici per la ricerca di tracce attribuibili a forme di vita, che in effetti riportarono risultati sorprendenti ma vennero ritenuti ambigui e inconclusivi. Frammento del meteorite ALH 84001 dove sono visibili le strutture a catena di possibile origine biologica (1996) Il 16 agosto 1996 la rivista ''Science'' annunciò la scoperta di prove concrete che suggeriscono l'esistenza della vita su Marte nel meteorite ALH 84001. La ricerca venne intrapresa dagli scienziati del Johnson Space Center (JSC) Dr. David McKay, Dr. Everett Gibson e Kathie Thomas-Keprta assieme a un team di ricerca della Stanford University diretto dal Professor Richard Zare. Il meteorite fu rinvenuto presso le Allan Hills in Antartide e risulta uno dei 12 meteoriti rinvenuti sulla Terra che presentano le caratteristiche chimiche peculiari del suolo marziano. Dopo un'analisi che includeva microbiologia, mineralogia, geochimica e chimica organica si ritenne ragionevole affermare che in un periodo tra i 4 e i 3,6 miliardi di anni fa (periodo in cui il pianeta si presentava più caldo e umido) su Marte erano presenti forme di vita molto simili ai nanobatteri presenti sulla Terra. I risultati di tale ricerca vennero comunque presentati alla comunità scientifica che trova pareri discordanti sulla veridicità di questa tesi. Il 17 dicembre 2014, il rover marziano Curiosity ha confermato la presenza di metano nell'atmosfera di Marte (addirittura con picchi superiori di 10 volte ai valori standard) e rilevato traccia di molecole organiche (quali composti dell'idrogeno, ossigeno e carbonio). Sebbene sia una scoperta importante, non è detto che la fonte di questi elementi sia biologica. Infatti, il metano, la cui presenza è stata confermata ad aprile 2019 da studi congiunti INAF-Asi effettuati sui dati forniti dalla sonda Mars Express, potrebbe essere originato da processi geologici. Questa scoperta ha comunque aperto le porte agli scienziati, fornendo una pur remota speranza di trovare qualche forma di vita sul pianeta rosso. === Dibattiti popolari sulla vita su Marte === Spesso, formazioni naturali sulla superficie marziana sono state interpretate da alcuni come manufatti artificiali, che avrebbero provato l'esistenza di una non meglio definita civiltà marziana. Il Volto su Marte ne è l'esempio più famoso. === Connessioni storiche === Marte prende il suo nome dal dio romano della guerra, ''Mars''. Gli astronomi babilonesi lo nominavano ''Nergal'', la loro divinità del fuoco, della distruzione e della guerra, molto probabilmente proprio per la sua colorazione rossastra. Quando i Greci identificarono Nergal con il loro dio della guerra Ares, lo chiamarono ''Ἄρεως ἀστἡρ'' (Areos aster) o "Stella di Ares". A seguito della successiva identificazione presso gli antichi romani di Ares con Mars, la denominazione venne tradotta in ''stella Martis'' o semplicemente Mars. I greci lo chiamavano anche ''Πυρόεις'' (Pyroeis) o "infuocato". Nella mitologia Indù Marte era conosciuto come Mangala (मंगल). In sanscrito era noto come ''Angaraka''Ariete e dello Scorpione e insegnava le scienze occulte. Per gli antichi egiziani era ''Ḥr Dšr'' o "Horus il Rosso". Gli Ebrei lo chiamavano ''Ma'adim'' (מאדים) o "colui che arrossisce"; da qui inoltre deriva il nome di uno dei maggiori canyon di Marte: la Ma'adim Vallis. Gli Arabi lo conoscono come ''al-Mirrikh'', i Turchi come ''Merih'' e in Urdu e in Persiano è noto come ''Merikh''etimologia della parola è sconosciuta. Gli Antichi Persiani lo chiamavano ''Bahram''(بهرام) in onore del dio della fede Zoroastriano. I Cinesi, Giapponesi, Coreani e Vietnamiti si riferiscono al pianeta come "Stella infuocata" (火星), nome che deriva dalla mitologia cinese del ciclo dei Cinque Elementi. Il simbolo del pianeta, derivante dal simbolo astrologico di Marte, è un cerchio con una freccia che punta in avanti. Simboleggia lo scudo e la lancia che il dio romano usava in battaglia. Lo stesso simbolo è usato in biologia per identificare il genere maschile e in alchimia per simboleggiare l'elemento ferro a causa del colore rossastro del suo ossido che corrisponde al colore del pianeta. Il suddetto simbolo inoltre occupa la posizione Unicode U+2642. === "Marziani" intelligenti === Una pubblicità del 1893 con riferimenti all'idea che Marte fosse abitato La credenza, un tempo universalmente accettata, in base alla quale Marte fosse popolato da Marziani intelligenti, ha origine alla fine del XIX secolo a causa delle osservazioni telescopiche di Giovanni Schiaparelli di strutture reticolari e di ombre estese sulla superficie marziana, che egli definì "canali" e "mari" similmente per quanto avverrebbe riferendosi all'orografia terrestre. Schiaparelli non volle prendere posizione sulla questione se i canali fossero naturali o artificiali, ma un'errata traduzione del termine "canali" in inglese e francese lasciò suggerire la seconda, più intrigante ipotesi. Tale terminologia fu proseguita nei libri di Percival Lowell. Le loro opere infatti descrivevano Marte ipotizzandolo come un pianeta morente la cui civiltà cercava, appunto con detti canali, di impedirne l'inaridimento. In realtà le conformazioni orografiche osservate erano dovute ai limiti ottici dei telescopi usati dalla Terra, inadatti a osservare i precisi e reali dettagli della superficie. Le supposizioni, che tuttavia erano elaborate in buona fede, continuarono a essere alimentate da numerose altre osservazioni e dichiarazioni di personaggi eminenti, corroborando la cosiddetta "Febbre marziana". Nel 1899 Nikola Tesla, mentre si trovava impegnato nell'investigazione del rumore radio atmosferico nel suo laboratorio di Colorado Springs, captò segnali ripetitivi che in seguito affermò essere probabilmente comunicazioni radio provenienti da Marte. In un'intervista del 1901 Tesla affermò: La tesi di Tesla venne avvalorata da Lord Kelvin che, mentre era in visita negli Stati Uniti nel 1902, venne sentito affermare che Tesla aveva captato segnali marziani diretti agli stessi Stati Uniti. Tuttavia, Kelvin in seguito smentì quella dichiarazione poco prima di lasciare il paese. In un articolo del ''New York Times'' del 1901, Edward Charles Pickering, direttore del Harvard College Observatory, dichiarò di aver ricevuto un telegramma dall'osservatorio Lowell in Arizona che confermava i tentativi di Marte di entrare in contatto con la Terra. Pickering in conseguenza di queste convinzioni propose di installare in Texas un sistema di specchi con l'intento di comunicare con i marziani. Negli ultimi decenni, i progressi nell'esplorazione di Marte (culminati con il Mars Global Surveyor) non hanno rilevato alcun tipo di testimonianza di civiltà presenti o passate. Nonostante le mappature fotografiche, persistono alcune speculazioni pseudoscientifiche riguardo ai "canali" di Schiaparelli o al Volto su Marte. === Bandiera di Marte === La bandiera di Marte Nei primi anni 2000, una proposta di bandiera marziana sventolò a bordo dello Space Shuttle Discovery. Disegnata dagli ingegneri NASA e dal task force leader della Flashline Mars Arctic Research Station, Pascal Lee, e portata a bordo dall'astronauta John Mace Grunsfeld, la bandiera consisteva in tre fasce verticali (rosso, verde, e blu), che simboleggiavano la trasformazione di Marte da un pianeta arido (rosso) a uno che possa sostenere la vita (verde), e finalmente a un pianeta completamente terraformato con specchi d'acqua ad aria aperta sotto un cielo azzurro (blu). Questo design fu suggerito dalla fantascientifica trilogia di Marte (''Red Mars, Green Mars'', ''Blue Mars'') di Kim Stanley Robinson. Furono realizzate anche altre proposte, ma il tricolore repubblicano fu adottato dalla Mars Society come sua bandiera ufficiale. In un commento diffuso dopo il lancio della missione, la Society disse che la bandiera "non è mai stata onorata da un vascello della principale nazione coinvolta nei viaggi spaziali della Terra", e aggiunse che "è esemplare che sia successo quando è successo: all'inizio di un nuovo millennio". === Marte nella fantascienza === La Guerra dei Mondi'' di H. Wells La nascita di una produzione di narrativa fantascientifica riguardante Marte fu stimolata principalmente dal caratteristico colore rossastro e dalle prime ipotesi scientifiche che consideravano il pianeta non solo adatto alla vita, ma addirittura a specie intelligenti. A capo della vasta produzione spicca il romanzo ''La guerra dei mondi'' di H. G. Wells, pubblicato nel 1898, nel quale i Marziani abbandonano il loro pianeta morente per invadere la Terra. Negli Stati Uniti il 30 ottobre 1938 venne trasmesso in diretta un adattamento del romanzo in forma di una finta radiocronaca, in cui la voce di Orson Welles annunciava alla popolazione che i Marziani erano sbarcati sulla Terra; molte persone, credendo a queste parole, furono prese dal panico. L'autore Jonathan Swift aveva fatto menzione delle lune marziane 150 anni prima della loro effettiva scoperta da parte di Asaph Hall, dando addirittura una descrizione piuttosto dettagliata delle loro orbite, nel romanzo ''I viaggi di Gulliver.'' Influenti sul tema della civiltà marziana furono anche il Ciclo di ''Barsoom'' di Edgar Rice Burroughs, le poetiche ''Cronache marziane'' del 1950 di Ray Bradbury, nelle quali esploratori dalla Terra distruggono accidentalmente una civiltà marziana, e le diverse storie scritte da Robert Heinlein negli anni sessanta del Novecento. Da ricordare inoltre la figura comica di Marvin il Marziano che apparve per la prima volta in televisione nel 1948 come uno dei personaggi dei ''Looney Tunes'' della Warner Bros. Un altro riferimento lo si trova nella Trilogia Spaziale di Clive Staples Lewis, in particolare nel primo libro intitolato ''Lontano dal pianeta silenzioso.'' Dopo l'arrivo delle fotografie dei Mariner e Viking si svelò il vero aspetto del Pianeta Rosso: un mondo senza vita e senza i famosi canali e ''mari''. Le storie di fantascienza si concentrarono così nella futura terraformazione di Marte, come nella ''Trilogia di Marte'' di Kim Stanley Robinson, che descriveva in maniera realistica delle colonie terrestri su Marte. Un altro tema ricorrente, specialmente nella letteratura americana, è la lotta per l'indipendenza della colonia marziana dalla Terra. Questo infatti è l'elemento caratterizzante della trama di alcuni romanzi di Greg Bear e Kim Stanley Robinson, del film ''Atto di forza'' basato su una storia di Philip K. Dick e della serie televisiva ''Babylon 5'', come pure di diversi videogiochi.
Medaglia Fields
Recto della medaglia Fields. Vi è inciso il volto di Archimede e la sua frase: ''Transire suum pectus mundoque potiri'' . File:FieldsMedalBack.jpg|thumb|upright=0.9|Rovescio: ''Congregati ex toto orbe mathematici ob scripta insignia tribuere'' La '''International Medal for Outstanding Discoveries in Mathematics''', o più semplicemente '''medaglia Fields''', è un premio riconosciuto a matematici di età inferiore a 40 anni in occasione del Congresso internazionale dei matematici della International Mathematical Union , che si tiene ogni quattro anni. È spesso considerata come il più alto riconoscimento che un matematico possa ricevere: assieme al premio Abel è da molti definita il "''Premio Nobel per la matematica''", sebbene l'accostamento sia improprio per varie ragioni, tra cui il limite di età insito nel conferimento della medaglia Fields, non presente nel Premio Nobel. Il nome comunemente usato per identificare il premio è in onore del matematico canadese John Charles Fields, il quale è stato indispensabile nell'ideazione del premio, del disegno della medaglia vera e propria e nel raccogliere i fondi che permettessero la nascita del premio stesso. La medaglia fu assegnata per la prima volta nel 1936 al finlandese Lars Ahlfors e allo statunitense Jesse Douglas, ed è stata assegnata ogni quattro anni a partire dal 1950. Il riconoscimento viene accompagnato da un premio in denaro di 15 000 dollari canadesi.
La medaglia Fields è assegnata ogni quattro anni in occasione del Congresso internazionale dei matematici come riconoscimento di straordinari contributi in campo matematico e come incentivo al raggiungimento di ulteriori contributi di pari livello. Nella stessa occasione vengono consegnati anche i seguenti premi: premio Nevanlinna, premio Carl Friedrich Gauss, medaglia Chern e Leelavati Award. La commissione incaricata di assegnare la medaglia Fields è nominata dal comitato esecutivo dell'IMU e normalmente è presieduta dal presidente della stessa. È richiesto che vengano scelti almeno due, o ancora meglio quattro, vincitori della medaglia, avendo l'accortezza di rappresentare diversi campi della matematica. È richiesto inoltre che il candidato non abbia compiuto i quarant'anni di età nell'anno di assegnazione del premio. La medaglia Fields è spesso definita come il "premio Nobel della matematica" perché è considerata tra i più prestigiosi riconoscimenti internazionali in ambito matematico. Tuttavia l'accostamento è improprio per una serie di motivi: innanzitutto perché la medaglia Fields viene assegnata ogni quattro anni e non, come l'attuale premio Nobel, a cadenza annuale; in secondo luogo per via del limite di età, vengono premiati infatti solo i matematici di età inferiore ai quarant'anni; e infine per il criterio di assegnazione, la medaglia è destinata agli autori di un insieme di lavori omogenei, piuttosto che agli artefici di risultati particolari come ad esempio la dimostrazione di un teorema. Anche il premio monetario è differente, la medaglia Fields è accompagnata da un assegno di 15 000 dollari canadesi mentre l'accademia svedese accompagna l'assegnazione del Nobel a 8 milioni di corone svedesi (un premio indicativamente 100 volte maggiore). Prima dell'istituzione del premio Wolf per la matematica non vi era alcun premio di alto profilo per matematici di età superiore ai quarant'anni. Anno Sede ICM Vincitori Istituzione affiliata Motivazione 1936 Oslo Lars Ahlfors Università di Helsinki Per la ricerca sulle superfici ricoprenti relative alle superfici di Riemann delle inverse di funzioni intere e meromorfe, aprendo un nuovo campo dell'analisi. Jesse Douglas Massachusetts Institute of Technology Per l'importante lavoro sul problema di Plateau, incentrato sulla ricerca di superfici minime di connessione e determinate da un contorno fisso. 1950 Cambridge Laurent Schwartz Università di Nancy Per aver sviluppato la teoria delle distribuzioni, una nuova nozione di funzione generalizzata motivata dalla funzione delta di Dirac della fisica teorica. Atle Selberg Institute for Advanced Study Per aver sviluppato generalizzazioni della teoria dei crivelli di Viggo Brun; per aver raggiunto risultati decisivi sugli zeri della funzione zeta di Riemann; per aver dato (con Paul Erdős) una dimostrazione elementare del teorema dei numeri primi, con una generalizzazione ai numeri primi in una progressione aritmetica arbitraria. 1954 Amsterdam Kunihiko Kodaira Institute for Advanced Study Per aver ottenuto risultati decisivi nella teoria degli integrali armonici con numerose applicazioni alle varietà di Kähler e più specificamente alle varietà algebriche. Per aver dimostrato, mediante la coomologia di fasci, che queste varietà sono varietà di Hodge. Jean-Pierre Serre Centre national de la recherche scientifique Per aver ottenuto risultati decisivi nei gruppi di omotopia delle sfere, specialmente con l'utilizzo del metodo delle successioni spettrali; per aver riformulato ed esteso alcuni dei risultati principali della teoria delle variabili complesse in termini di fasci. 1958 Edimburgo Klaus Roth Imperial College London Per aver risolto nel 1955 il famoso problema di Thue-Siegel riguardante l'approssimazione di numeri algebrici con numeri razionali, e aver dimostrato nel 1952 che una sequenza priva di tre numeri in progressione aritmetica ha densità zero (una congettura del 1935 di Paul Erdős e Pál Turán). René Thom Università di Strasburgo Per aver inventato e sviluppato nel 1954 la teoria del cobordismo nella topologia algebrica. Questa classificazione delle varietà si basa sull'utilizzo della teoria dell'omotopia ed è stato il primo esempio di teoria generale della coomologia. 1962 Stoccolma Lars Hörmander Università di Stoccolma Per il suo lavoro sulle equazioni differenziali alle derivate parziali; in particolare, per il contributo alla teoria generale degli operatori lineari differenziali. Il problema risaliva ad uno dei problemi di Hilbert del 1900. John Milnor Università di Princeton Per aver dimostrato che una sfera 7-dimensionale può avere diverse strutture differenziali, conducendo alla creazione della topologia differenziale. 1966 Mosca Michael Atiyah Università di Oxford Per il suo lavoro congiunto con Hirzebruch nella K-teoria, per aver dimostrato insieme a Isadore Singer il teorema dell'indice per gli operatori ellittici su varietà complesse; per il lavoro in collaborazione con Bott sulla dimostrazione di un teorema di punto fisso relativo alla Formula di Lefschetz. Paul Joseph Cohen Università di Stanford Per aver utilizzato una tecnica chiamata "forcing" per dimostrare l'indipendenza nella teoria degli insiemi dell'assioma della scelta e dell'ipotesi del continuo generalizzata. Quest'ultimo era il primo dei problemi di Hilbert del 1900. Alexander Grothendieck (apolide) Institut des Hautes Études Scientifiques Per aver sviluppato il lavoro di Weil e Zariski ed aver effettuato fondamentali passi avanti nella geometria algebrica; per aver introdotto l'idea di K-teoria (i gruppi e gli anelli di Grothendieck); per aver rivoluzionato l'algebra omologica nel suo famoso "articolo di Tohoku". Stephen Smale Università della California, Berkeley Per il suo lavoro nella topologia differenziale, dimostrando la congettura di Poincaré generalizzata in dimensione n>=5: ogni varietà n-dimensionale chiusa omotopicamente equivalente alla sfera n-dimensionale è omeomorfica ad essa; per aver introdotto il metodo del corpo con manici per risolvere questo problema ed altri correlati. 1970 Nizza Alan Baker Università di Cambridge Per aver generalizzato il teorema di Gelfond-Schneider (soluzione del settimo problema di Hilbert), generando numeri trascendenti non ancora identificati. Heisuke Hironaka Università di Harvard Per aver generalizzato il lavoro di Zariski, che ha dimostrato in dimensione n=1) su campi di funzioni. Vladimir Voevodsky Institute for Advanced Study Per aver definito e sviluppato la coomologia motivica e la teoria dell'A1-omotopia di varietà algebriche, per aver dimostrato la congettura di Milnor nella K-teoria dei campi. 2006 Madrid Andrei Okounkov Università di Princeton Per i suoi contributi nel collegamento tra probabilità, teoria della rappresentazione e geometria algebrica. Grigori Perelman(rifiutata) Nessuna Per i suoi contributi alla geometria e la sua visione rivoluzionaria della struttura analitica e geometrica del flusso di Ricci. Terence Tao Università della California, Los Angeles Per il suo contributo alle equazioni alle derivate parziali, alla combinatoria, all'analisi armonica, alla teoria dei numeri additiva. Wendelin Werner Università di Parigi Sud 11 Per i suoi contributi allo sviluppo dell'evoluzione di Loewner stocastica, al moto browniano geometrico in due dimensioni, alla teoria di campo conforme. 2010 Hyderabad Elon Lindenstrauss Università ebraica di Gerusalemme e Università di Princeton Per i suoi risultati sulla rigidità di misura nella teoria ergodica, e le applicazioni alla teoria dei numeri. Ngô Bảo Châu Università di Parigi-Sud 11 e Institute for Advanced Study Per la dimostrazione del lemma fondamentale nella teoria delle forme automorfe, attraverso l'introduzione di nuovi metodi algebrici-geometrici. Stanislav Smirnov Università di Ginevra Per la dimostrazione dell'invarianza conforme della percolazione, e del modello di Ising planare in fisica statistica. Cédric Villani École normale supérieure de Lyon e Istituto Henri-Poincaré Per la dimostrazione dello smorzamento di Landau non lineare, e della convergenza all'equilibrio per l'equazione di Boltzmann. 2014 Seul Artur Avila Instituto Nacional de Matemática Pura e Aplicada e CNRS Per i suoi profondi contributi alla teoria dei sistemi dinamici, che hanno cambiato l'aspetto della disciplina, usando l'idea di rinormalizzazione come principio unificante. Manjul Bhargava Università di Princeton Per aver sviluppato potenti metodi nella geometria dei numeri, che ha applicato al calcolo degli anelli di piccolo rango e alla limitazione del rango medio delle curve ellittiche. Martin Hairer Università di Warwick Per i suoi straordinari contributi alla teoria delle equazioni alle derivate parziali stocastiche, in particolare per aver creato una teoria delle strutture regolari per tali equazioni. Maryam Mirzakhani Università di Stanford Per i suoi straordinari contributi alla dinamica e alla geometria delle superfici di Riemann e dei loro spazi di moduli. 2018 Rio de Janeiro Caucher Birkar Università di Cambridge Per la sua prova sulla limitatezza delle varietà di Fano e per il contributo al programma del minimo modello. Alessio Figalli Politecnico di Zurigo Per i contributi alla teoria del trasporto ottimale e alle sue applicazioni alle equazioni alle derivate parziali, alla geometria metrica e alla probabilità. Peter Scholze Università di Bonn Per aver trasformato la geometria algebrica aritmetica su campi p-adici attraverso la sua introduzione degli spazi perfettoidi, con applicazione a rappresentazioni di Galois e per lo sviluppo di nuove teorie sulla co-omologia. Akshay Venkatesh Università di Stanford Per la sua sintesi della teoria analitica dei numeri, della dinamica omogenea, della topologia e della teoria della rappresentazione, che ha risolto problemi aperti in aree come l'equidistribuzione degli oggetti aritmetici. In occasione del Congresso internazionale dei matematici di Toronto nel 1924, fu stabilito che a ogni Congresso successivo sarebbero state assegnate due medaglie d'oro per lo straordinario contributo alla matematica. Il professore J.C. Fields, un matematico canadese segretario di quel Congresso del 1924, più tardi donerà i fondi per l'istituzione del premio e in virtù di questa donazione il premio viene assegnato in suo onore. Nel 1966 si stabilì che, alla luce della grande espansione dei campi di ricerca in matematica, le medaglie assegnate a ogni Congresso sarebbero state quattro e non più due. Nel 1954 Jean-Pierre Serre, a 27 anni, divenne il più giovane vincitore della medaglia Fields. Nel 1966, Alexander Grothendieck boicottò l'ICM di Mosca, per protestare contro l'azione militare sovietica nei paesi dell'Europa Orientale. Léon Motchane, fondatore e direttore dell'Institut des Hautes Études Scientifiques partecipò alla cerimonia e ritirò il premio al posto di Grothendieck. Nel 1970 Sergej Novikov, a causa delle restrizioni impostegli dal governo sovietico, non poté recarsi a Nizza per ricevere il premio. Nel 1978 Grigory Margulis, a causa delle restrizioni impostegli dal governo sovietico, non poté recarsi a Helsinki per ricevere il premio. Il premio fu ritirato al suo posto da Jacques Tits Nel 1982 si sarebbe dovuto tenere a Varsavia ma fu rinviato all'anno seguente a causa della legge marziale introdotta in Polonia il 13 dicembre 1981. I premi furono annunciati alla nona Assemblea generale dell'IMU e consegnati al congresso di Varsavia nel 1983. Nel 1990 Edward Witten divenne il primo, e finora unico, fisico a ricevere la medaglia Fields. Nel 1994 venne assegnato a Andrew Wiles un premio speciale per aver dimostrato l'ultimo teorema di Fermat. Non gli venne assegnata la medaglia vera e propria perché al momento della dimostrazione aveva già compiuto 40 anni. Wiles fornì una prima dimostrazione a 39 anni (e quindi passibile di premiazione), rivelatasi poi errata. Nel 1998, all'ICM, Andrew Wiles fu premiato dal presidente del comitato di selezione, Yuri I. Manin, con la prima targa d'argento dell'IMU come riconoscimento per aver dimostrato l'ultimo teorema di Fermat. Questo premio è stato assegnato perché a quell'epoca Wiles era al di sopra del limite d'età per ricevere la medaglia Fields. Nel 2006 Grigori Perelman, che dimostrò la congettura di Poincaré, rifiutò la medaglia Fields e non prese parte al congresso. Nel 2014 la medaglia è stata assegnata per la prima volta a una donna, l'iraniana Maryam Mirzakhani. === Numero di medagliati per Stato === 13 Jesse Douglas, 1936John Milnor, 1962Paul Cohen, 1966Stephen Smale, 1966John G. Thompson, 1970David Mumford, 1974Charles Fefferman, 1978Daniel Quillen, 1978William Thurston, 1982Michael Freedman, 1986Edward Witten, 1990Curtis T. McMullen, 1998Manjul Bhargava, 2014 11 Laurent Schwartz, 1950Jean-Pierre Serre, 1954René Thom, 1958Alain Connes, 1982Pierre-Louis Lions, 1994Jean-Christophe Yoccoz, 1994Laurent Lafforgue, 2002Wendelin Werner, 2006Ngô Bảo Châu, 2010 (anche Vietnam)Cédric Villani, 2010Artur Avila, 2014 (anche Brasile) (3) / (6) 9 Sergej Novikov, 1970Grigory Margulis, 1978Vladimir Drinfeld, 1990Efim Zelmanov, 1994Maxim Kontsevich, 1998Vladimir Voevodsky, 2002Andrei Okounkov, 2006Grigori Perelman, 2006Stanislav Smirnov, 2010 6 Klaus Roth, 1958Michael Atiyah, 1966Alan Baker, 1970Simon Donaldson, 1986Richard Borcherds, 1998Timothy Gowers, 1998 3 Kunihiko Kodaira, 1954Heisuke Hironaka, 1970Shigefumi Mori, 1990 2 Pierre Deligne, 1978Jean Bourgain, 1994 2 Enrico Bombieri, 1974Alessio Figalli, 2018 (1) / (1) 2 Gerd Faltings, 1986Peter Scholze, 2018 2 Maryam Mirzakhani, 2014Caucher Birkar, 2018 1 Terence Tao, 2006 Hong Kong 1 Shing-Tung Yau, 1982 1 Lars Ahlfors, 1936 1 Akshay Venkatesh, 2018 1 Elon Lindenstrauss, 2010 1 Atle Selberg, 1950 1 Vaughan F. R. Jones, 1990 1 Lars Hörmander, 1962 1 Ngô Bảo Châu, 2010 (anche Francia) 1 Artur Avila, 2014 (anche Francia) Austria 1 Martin Hairer, 2014 Canada 1 Manjul Bhargava, 2014 Apolidi 1 Alexander Grothendieck, 1966 === Numero di medagliati per istituto di appartenenza === Al momento della cerimonia i medagliati lavoravano nelle seguenti istituzioni: Princeton University 8 Università di Parigi 8 Institute for Advanced Study 6 Institut des Hautes Études Scientifiques 5 University of Cambridge 4 Harvard University 4 University of Oxford 3 Massachusetts Institute of Technology 2 Stanford University 2 University of California, Berkeley 2 Libera Università di Bruxelles 2 Università statale di Mosca 2 Imperial College London 2 École normale supérieure de Lyon 1 Politecnico federale di Zurigo 1 Scuola Normale Superiore di Pisa 1 Università ebraica di Gerusalemme 1 University of California, Los Angeles 1 University of California, San Diego 1 Università di Ginevra 1 Università di Charkiv 1 Università di Kyoto 1 Università di Nancy 1 Università di Pisa 1 Rutgers University 1 Università di Stoccolma 1 Università di Strasburgo 1 University of Wisconsin 1 Università di Warwick 1 Instituto Nacional de Matemática Pura e Aplicada 1 * Nel film ''Racconto di Natale'' (2008), il personaggio interpretato da Hippolyte Girardot ha ricevuto la medaglia Fields. L'incarico di scrivere le formule sul tavolo alla quale lavora il personaggio di Girardot è stato conferito a Cédric Villani, successivamente (2010) insignito della medaglia Fields. * Nel film ''Will Hunting - Genio ribelle'', il personaggio fittizio di Gerald Lambeau avrebbe vinto la medaglia Fields per i suoi studi sul calcolo combinatorio. * Nel film ''A Beautiful Mind'', John Forbes Nash si rammarica di non aver mai vinto la medaglia Fields. * Nella serie televisiva ''Eureka'', Nathan Stark sostiene di aver ricevuto la medaglia Fields. * Nel terzo episodio della seconda stagione della serie televisiva ''Numb3rs'', Charlie Eppes e Larry Fleinhardt spiegano a Megan Reeves l'inesistenza del premio Nobel per la matematica riportando la diffusa tesi secondo la quale il premio per la matematica non sarebbe stato istituito in quanto Alfred Nobel avrebbe scoperto che una sua amante lo aveva tradito con un famoso matematico. * Premio Abel * Premio Bartolozzi * Bôcher Memorial Prize * Premio Caccioppoli * Premio Clay * Premio Cole * Medaglia De Morgan * Premio Fermat * Premio Carl Friedrich Gauss * Premio Gödel * Premio Loève * Premio Nevanlinna * Premio Schock * Premio Steele * Premio Turing * Premio Wolf per la matematica
Meccanica quantistica
Il fisico tedesco Max Planck fu il primo a introdurre il concetto di "quanto", alla base della legge che porta il suo nome, nel suo lavoro del 1900 "''Ueber die Elementarquanta der Materie und der Elektrizitaet''" La '''meccanica quantistica''' è la teoria fisica che descrive il comportamento della materia, della radiazione e le reciproche interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni caratteristici della scala di lunghezza o di energia atomica e subatomica, dove le precedenti teorie classiche risultano inadeguate. Come caratteristica fondamentale, la meccanica quantistica descrive la radiazione e la materia sia come fenomeni ondulatori che come entità particellari, al contrario della meccanica classica, che descrive la luce solamente come un'onda e, ad esempio, l'elettrone solo come una particella. Questa inaspettata e controintuitiva proprietà della realtà fisica, chiamata dualismo onda-particella, è la principale ragione del fallimento delle teorie sviluppate fino al XIX secolo nella descrizione degli atomi e delle molecole. La relazione tra natura ondulatoria e corpuscolare è enunciata nel principio di complementarità e formalizzata nel principio di indeterminazione di Heisenberg. Esistono numerosi formalismi matematici equivalenti della teoria, come la meccanica ondulatoria e la meccanica delle matrici; al contrario, ne esistono numerose e discordanti interpretazioni riguardo all'essenza ultima del cosmo e della natura, che hanno dato vita a un dibattito tuttora aperto nell'ambito della filosofia della scienza. La meccanica quantistica rappresenta, assieme alla teoria della relatività, uno spartiacque rispetto alla fisica classica portando alla nascita della fisica moderna, e attraverso la teoria quantistica dei campi, generalizzazione della formulazione originale che include il principio di relatività ristretta, è a fondamento di molte altre branche della fisica, come la fisica atomica, la fisica della materia condensata, la fisica nucleare, la fisica delle particelle, la chimica quantistica.
Un corpo nero, oggetto in grado di assorbire tutta la radiazione incidente, può essere idealizzato come una cavità nera con un piccolo foro. Secondo la previsione classica, questo corpo avrebbe dovuto emettere una intensità infinita di radiazione elettromagnetica ad alta frequenza (catastrofe ultravioletta). Alla fine del XIX secolo la meccanica appariva incapace di descrivere il comportamento della materia e della radiazione elettromagnetica alla scala di lunghezza dell'ordine dell'atomo o alla scala di energia delle interazioni interatomiche; in particolare risultava inspiegabile la realtà sperimentale della luce e dell'elettrone. Tale limite delle leggi classiche fu la motivazione principale che portò nella prima metà del XX secolo allo sviluppo di una nuova fisica del tutto differente rispetto a quella sviluppata fino ad allora, attraverso una teoria ottenuta unendo ed elaborando un insieme di teorie formulate a cavallo del XIX e del XX secolo, di carattere spesso empirico, basate sul fatto che alcune grandezze a livello microscopico, come l'energia o il momento angolare, possono variare soltanto di valori discreti detti "quanti" (da cui il nome "''teoria dei quanti''" introdotto da Max Planck agli inizi del Novecento.) === Crisi della fisica classica e ricerca di una nuova teoria === Effetto fotoelettrico: una piastra di metallo irradiata di onde elettromagnetiche di lunghezza d'onda opportuna, emette elettroni. Gli atomi furono riconosciuti da John Dalton nel 1803 come i costituenti fondamentali delle molecole e di tutta la materia. Nel 1869 la tavola periodica degli elementi permise di raggruppare gli atomi secondo le loro proprietà chimiche e questo consentì di scoprire leggi di carattere periodico, come la regola dell'ottetto, la cui origine era ignota. Gli studi di Avogadro, Dumas e Gauden dimostrarono che gli atomi si compongono fra loro a formare le molecole, strutturandosi e combinandosi secondo leggi di carattere geometrico. Tutte queste nuove scoperte non chiarivano i motivi per cui gli elementi e le molecole si formassero secondo queste leggi regolari e periodiche. Spettro dell'atomo di idrogeno, di tipo discreto o a linee, segno evidente di quantizzazione dell'energia La base della struttura interna dell'atomo fu invece posta con le scoperte dell'elettrone nel 1874 da parte di George Stoney, e del nucleo da parte di Rutherford. In base al modello di Rutherford, in un atomo un nucleo centrale a carica positiva agisce sugli elettroni negativi in modo analogo a quello con cui il Sole agisce sui pianeti del sistema solare. Tuttavia le emissioni elettromagnetiche previste dalla teoria di Maxwell per cariche elettriche in moto accelerato, avrebbero dovuto avere una grande intensità portando l'atomo a collassare in pochi istanti, contrariamente alla stabilità di tutta la materia osservata. La radiazione elettromagnetica era stata prevista teoricamente da James Clerk Maxwell nel 1850 e rilevata sperimentalmente da Heinrich Hertz nel 1886. Tuttavia Wien scoprì che, secondo la teoria classica dell'epoca, un corpo nero in grado di assorbire tutta la radiazione incidente, dovrebbe emettere onde elettromagnetiche con intensità infinita a corta lunghezza d'onda. Questo devastante paradosso, anche se non fu ritenuto immediatamente di grande importanza, fu chiamato nel 1911 "catastrofe ultravioletta". Nel 1887 Heinrich Hertz scoprì che le scariche elettriche fra due corpi conduttori carichi erano molto più intense se i corpi venivano esposti a radiazione ultravioletta. Il fenomeno, dovuto all'interazione fra la radiazione elettromagnetica e la materia, fu chiamato effetto fotoelettrico, e si scoprì che inspiegabilmente scompariva del tutto per frequenze della radiazione incidente più basse di un valore di soglia, indipendentemente dall'intensità totale di questa. Inoltre, se si verificava l'effetto fotoelettrico, l'energia degli elettroni emessi dalle piastre conduttrici risultava direttamente proporzionale alla frequenza della radiazione elettromagnetica. Tali evidenze sperimentali non si potevano spiegare con la classica teoria ondulatoria di Maxwell. Per la spiegazione teorica di queste proprietà controintuitive della luce, ad Einstein fu assegnato il premio Nobel per la fisica nel 1921. La meccanica quantistica, sviluppandosi con i contributi di numerosi fisici nell'arco di oltre mezzo secolo, fu in grado di fornire una spiegazione soddisfacente a tutte queste regole empiriche e contraddizioni. === Nascita della teoria dei quanti === Niels Bohr, ideatore dell'omonimo modello atomico Nel modello di Bohr dell'atomo di idrogeno, un elettrone può percorrere solamente alcune determinate traiettorie classiche. Queste traiettorie sono stabili e discrete, indicate con un numero intero progressivo . Ogni qual volta l'elettrone scende ad una orbita inferiore emette radiazione elettromagnetica, sotto forma di un fotone, di energia corrispondente all'energia persa (vedi spettro dell'atomo di idrogeno) Arnold Sommerfeld Nel 1913 il fisico danese Niels Bohr propose un modello empirico per tentare di riunire le evidenze attorno alla stabilità dell'atomo di idrogeno e al suo spettro di emissione, come l'equazione di Rydberg. Max Planck, Albert Einstein, Peter Debye e Arnold Sommerfeld contribuirono allo sviluppo e alla generalizzazione dell'insieme delle regole formali proposte da Bohr, indicato con l'espressione vecchia teoria dei quanti (in inglese ''old quantum theory''). In questo modello il moto dell'elettrone nell'atomo di idrogeno è consentito solo lungo un insieme discreto di orbite chiuse stazionarie stabili di tipo circolare o ellittico. La radiazione elettromagnetica è assorbita o emessa solo quando un elettrone passa rispettivamente da un'orbita più piccola a una più grande o viceversa. In questo modo Bohr fu in grado di calcolare i livelli energetici dell'atomo di idrogeno, dimostrando che in questo sistema un elettrone non può assumere qualsiasi valore di energia, ma solo alcuni precisi e discreti valori determinati dal numero intero secondo la relazione: :, in buono accordo con gli esperimenti e con una energia minima diversa da zero eV quando . Restava tuttavia da chiarire come mai l'elettrone potesse percorrere solo alcune specifiche traiettorie chiuse. Nel 1924 il fisico francese Louis de Broglie ipotizzò che l'elettrone, oltre a quello corpuscolare, ha anche un comportamento ondulatorio, che si manifesta ad esempio in fenomeni di interferenza. La lunghezza d'onda dell'elettrone vale: : dove è la costante di Planck e la quantità di moto. In questo modo la legge di quantizzazione imposta da Bohr poteva essere interpretata semplicemente come la condizione di onde stazionarie, equivalenti alle onde che si sviluppano sulla corda vibrante di un violino. === Sviluppo della meccanica quantistica === Sulla base di questi risultati, nel 1925-1926 Werner Heisenberg e Erwin Schrödinger svilupparono rispettivamente la meccanica delle matrici e la meccanica ondulatoria, due formulazioni differenti della meccanica quantistica che portano agli stessi risultati. L'equazione di Schrödinger in particolare è simile a quella delle onde e le sue soluzioni stazionarie rappresentano i possibili stati delle particelle e quindi anche degli elettroni nell'atomo di idrogeno. La natura di queste onde fu immediato oggetto di grande dibattito, che si protrae in una certa misura fino ai giorni nostri. Nella seconda metà degli anni venti la teoria fu formalizzata, con l'adozione di postulati fondamentali, da Paul Adrien Maurice Dirac, John von Neumann e Hermann Weyl. Una rappresentazione ancora differente, ma che porta agli stessi risultati delle precedenti, denominata integrale sui cammini, fu sviluppata nel 1948 da Richard Feynman: una particella quantistica percorre tutte le possibili traiettorie durante il suo moto e i vari contributi forniti da tutti i cammini interferiscono fra loro a generare il comportamento più probabile osservato. ===Quantizzazione dell'energia=== Con la formulazione della meccanica quantistica la quantizzazione della radiazione elettromagnetica secondo l'ipotesi del fotone di Einstein si estende a tutti i fenomeni energetici, con la conseguente estensione del concetto iniziale di "quanto di luce" a quello di quanto d'azione e abbandono della "continuità" tipica della meccanica classica, in particolare alle scale di lunghezza ed energia del mondo atomico e subatomico. === Dualismo onda-particella === Louis de Broglie vinse il premio Nobel per la fisica nel 1929 per aver scoperto nel 1924 che l'elettrone ha anche un comportamento ondulatorio dando vita al concetto di ''onda di materia'' e al dualismo onda-particella. La fisica classica fino al XIX secolo era divisa in due corpi di leggi: quelle di Newton, che descrivono i moti e la dinamica dei corpi meccanici, e quelle di Maxwell, che descrivono l'andamento e i vincoli a cui sono soggetti i campi elettromagnetici come la luce e le onde radio. A lungo si era dibattuto sulla natura della luce e alcune evidenze sperimentali, come l'esperimento di Young, portavano a concludere che la luce dovesse essere considerata come un'onda. Agli inizi del XX secolo alcune incongruenze teorico-sperimentali misero in crisi la concezione puramente ondulatoria della radiazione elettromagnetica, portando alla teoria, avanzata da Einstein sulla base dei primi lavori di Max Planck, nella quale fu reintrodotta in una certa misura la natura corpuscolare della luce, considerata come composta da fotoni che trasportano quantità discrete dell'energia totale dell'onda elettromagnetica. Successivamente De Broglie avanzò l'ipotesi che la natura della materia e della radiazione non doveva essere pensata solo in termini esclusivi ''o'' di un'onda ''o'' di una particella, ma che le due entità sono al tempo stesso ''sia'' un corpuscolo ''sia'' un'onda. A ogni corpo materiale viene associata una nuova lunghezza d'onda, che, se di valore piccolissimo e difficilmente apprezzabile per i valori di massa del mondo macroscopico, assume importanza fondamentale per l'interpretazione dei fenomeni alla scala atomica e subatomica. La teoria di De Broglie fu confermata dalla scoperta della diffrazione dell'elettrone osservata nell'esperimento di Davisson e Germer del 1926. ===Principio di complementarità=== Nel 1928 Niels Bohr approfondì e generalizzò il concetto di dualismo in meccanica quantistica enunciando il principio di complementarità, il quale afferma che il duplice aspetto di alcune rappresentazioni fisiche dei fenomeni a livello atomico e subatomico non può essere osservato contemporaneamente durante lo stesso esperimento, rendendo così questo controintuitivo aspetto della teoria, in particolare il dualismo fra natura corpuscolare e ondulatoria, in qualche modo meno stridente con la concezione della fisica classica e anche della logica. Werner Karl Heisenberg, a cui si deve la prima formulazione completa della meccanica quantistica, o ''meccanica delle matrici'', e il Principio di indeterminazione L'esperimento mentale di Heisenberg per la localizzazione di un elettrone. Per conoscere la posizione dell'elettrone questo deve essere illuminato da un fotone, che tuttavia quanto meglio risolve la posizione, tanto di più perturba la velocità. Il fascio incidente è indicato in verde, quello deviato in rosso, mentre in blu è rappresentato l'elettrone. === Concetto di misura === Uno degli elementi di differenziazione dalla fisica classica fu la revisione del concetto di misura. La novità riguarda l'impossibilità di conoscere lo stato di una particella senza perturbarlo in maniera irreversibile. Al contrario della meccanica classica dove è sempre possibile concepire uno spettatore passivo in grado di conoscere ogni dettaglio di un dato sistema, secondo la meccanica quantistica è privo di senso assegnare un valore a una qualsiasi proprietà di un dato sistema senza che questa sia stata attivamente misurata da un osservatore. Le leggi quantistiche stabiliscono che il processo di misura non è descrivibile come la semplice evoluzione temporale del sistema, ma riguarda l'osservatore e gli apparati sperimentali considerati assieme. Questo ha come conseguenza che in generale una volta misurata una grandezza di un sistema non si può in alcun modo determinare quale fosse il suo valore prima della misurazione. Per esempio secondo la meccanica classica la conoscenza della posizione e della velocità di una particella in un dato istante permette di determinare con certezza la sua traiettoria passata e futura. In meccanica quantistica viceversa, la conoscenza della velocità di una particella ad un dato istante non è in generale sufficiente a stabilire quale fosse il suo valore nel passato. Inoltre acquisire la stessa conoscenza della velocità della particella distrugge ogni altra informazione sulla posizione, rendendo anche impossibile il calcolo della traiettoria futura. ===Principio di indeterminazione di Heisenberg=== Heisenberg nel 1927 elaborò una formalizzazione teorica del principio suddetto, permettendo di quantificare l'indeterminazione insita nel nuovo concetto di misura. Egli enunciò che in meccanica quantistica alcune coppie di quantità fisiche, come velocità e posizione, non possono essere misurate nello stesso momento entrambe con precisione arbitraria. Tanto migliore è la precisione della misura di una delle due grandezze, tanto peggiore è la precisione nella misura dell'altra. In altri termini, misurare la posizione di una particella provoca una perturbazione impossibile da prevedere della sua velocità e viceversa. In formule: : dove è l'incertezza sulla misura della posizione e è quella sulla quantità di moto . Il limite inferiore del prodotto delle incertezze è quindi proporzionale alla costante di Planck . Heisenberg osservò che per conoscere la posizione di un elettrone, questo dovrà essere illuminato da un fotone. Più corta sarà la lunghezza d'onda del fotone, maggiore sarà la precisione con cui la posizione dell'elettrone è misurata. Le comuni onde marine non sono disturbate, nella loro propagazione, dalla presenza di piccoli oggetti; al contrario, oggetti grandi almeno quanto la lunghezza d'onda disturbano e spezzano i fronti dell'onda e tali disturbi permettono di individuare la presenza dell'ostacolo che li ha generati. In ambito quantistico, tuttavia, a basse lunghezze d'onda il fotone trasporterà un'energia sempre maggiore, che assorbita dall'elettrone ne perturberà sempre di più la velocità, rendendo impossibile stabilirne il valore contemporaneamente alla posizione. Al contrario, un fotone ad alta lunghezza d'onda perturberà poco la velocità dell'elettrone, ma non sarà in grado di determinare con precisione la sua posizione. === Limite classico della meccanica quantistica === Le leggi di Newton della meccanica classica e le leggi di Maxwell per i campi elettromagnetici sono in grado di descrivere in buona approssimazione i fenomeni che occorrono per oggetti macroscopici che si muovono a velocità non troppo elevate. Solamente quando si considerano i fenomeni che avvengono alle scale atomiche si scopre una incompatibilità irresolubile, per questo motivo è interessante chiedersi se esista un opportuno limite in cui le leggi quantistiche si riducono a quelle classiche. La relatività ristretta mostra discrepanze rispetto alla fisica classica quando le velocità dei corpi macroscopici si avvicinano a quelle della luce. Per basse velocità tuttavia, le equazioni si riducono alle leggi del moto di Newton. Ragionando diversamente, è possibile affrontare una espansione in serie delle equazioni di Einstein rispetto alla velocità della luce , considerata come parametro variabile. Quando la velocità della luce è infinita le equazioni di Einstein sono formalmente ed esattamente uguali a quelle classiche. Nella meccanica quantistica il ruolo di è preso dalla costante di Planck ridotta . Considerando quest'ultima come variabile, nel limite in cui tende a zero , fra tutti i possibili cammini che contribuiscono al propagatore di Feynman solamente le soluzioni classiche del moto sopravvivono, mentre i contributi delle altre traiettorie si elidono vicendevolmente diventando sempre meno rilevanti. Dal punto di vista matematico questo approccio si basa su di uno sviluppo asintotico rispetto alla variabile , metodo che tuttavia non permette di identificare formalmente le soluzioni quantistiche con quelle delle equazioni differenziali classiche. Wolfgang Pauli, noto per il suo principio di esclusione Dal punto di vista sostanziale restano tuttavia profonde differenze fra la meccanica classica e quella quantistica, anche considerando la realtà quotidiana. Lo stato di un oggetto macroscopico secondo l'interpretazione di Copenaghen resta comunque non determinato finché non viene osservato, indipendentemente dalle sue dimensioni. Questo fatto pone al centro l'osservatore e domande che quasi rientrano in un dibattito filosofico. Per queste ragioni, nel tentativo di risolvere alcuni punti ritenuti paradossali, sono nate altre interpretazioni della meccanica quantistica, nessuna delle quali tuttavia permette una completa riunione fra mondo classico e quantistico. === Principio di esclusione di Pauli === Formulato per gli elettroni da Wolfgang Pauli nel 1925, il principio di esclusione afferma che due fermioni identici non possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico. La funzione d'onda dei fermioni è quindi antisimmetrica rispetto allo scambio di due particelle, mentre i bosoni formano stati quantici simmetrici. I fermioni includono protoni, neutroni ed elettroni, le tre particelle che compongono la materia ordinaria, e il principio è alla base della comprensione di molte delle caratteristiche distintive della materia, come i livelli energetici degli atomi e dei nuclei. La sua formulazione diede l'avvio a una revisione della classica Statistica di Maxwell-Boltzmann secondo i nuovi dettami della teoria dei quanti, sfociando nella Statistica di Fermi-Dirac per i fermioni e quella di Bose-Einstein per i bosoni. Pascual Jordan, noto per i suoi contributi alla ''meccanica delle matrici'' La meccanica quantistica ammette numerose formulazioni che utilizzano basi matematiche talvolta molto diverse. Sebbene siano differenti, tutte le descrizioni non cambiano le loro previsioni in merito al risultato degli esperimenti. Si può preferire una formulazione rispetto ad un'altra se in questa il problema da descrivere risulta più semplice. Ogni differente formulazione ha permesso inoltre una maggiore conoscenza in merito alle fondazioni stesse della meccanica quantistica. Le formulazioni che sono più frequentemente utilizzate sono quella lagrangiana e quella hamiltoniana. === Meccanica delle matrici === La ''meccanica delle matrici'' è la formulazione della meccanica quantistica elaborata da Werner Heisenberg, Max Born e Pascual Jordan nel 1925. Fu la prima versione completa e coerente della meccanica quantistica, che, pur senza considerare i principi della relatività ristretta, estese il modello atomico di Bohr giustificando dal punto di vista teorico l'esistenza dei salti quantici. Tale risultato fu raggiunto descrivendo le osservabili fisiche e la loro evoluzione temporale attraverso l'uso di matrici. È la base della notazione bra-ket di Paul Dirac per la funzione d'onda. === Meccanica ondulatoria === Erwin Schrödinger, a cui si deve la formulazione della meccanica quantistica nota come ''meccanica ondulatoria'' Meccanica ondulatoria è la definizione data da Erwin Schrödinger alla teoria basata sulla propria equazione, considerata la formulazione ''standard'' della meccanica quantistica, la più nota e quella maggiormente insegnata in ambito accademico. Storicamente costituisce la seconda formulazione, pubblicata nel 1926 a circa sei mesi dalla meccanica delle matrici. Schrödinger scrisse nel 1926 una serie di quattro articoli intitolati "Quantizzazione come problema agli autovalori" in cui mostrò come una meccanica ondulatoria possa spiegare l'emergere di numeri interi e dei quanti, e gli insiemi di valori discreti anziché continui permessi per alcune quantità fisiche di certi sistemi (come l'energia degli elettroni nell'atomo di idrogeno). In particolare, basandosi sui lavori di De Broglie, osservò che le onde stazionarie soddisfano vincoli simili a quelli imposti dalle condizioni di quantizzazione di Bohr: Il numero di nodi in una normale stringa vibrante stazionaria è intero, se questi sono associati alle quantità fisiche come l'energia e il momento angolare allora ne consegue che anche queste devono essere multipli interi di una grandezza fondamentale. Affinché questa equivalenza sia possibile, lo stato fisico deve essere associato ad un'onda che vibra e si evolve secondo le condizioni di stazionarietà. In un'onda stazionaria, i nodi sono punti che non sono coinvolti dall'oscillazione, in rosso nella figura. Il numero di nodi è quindi sempre intero. Come Schrödinger stesso osservò, condizioni di tipo ondulatorio sono presenti ed erano già state scoperte anche per la meccanica classica di tipo newtoniano. Nell'ottica geometrica, il limite delle leggi dell'ottica in cui la lunghezza d'onda della luce tende a zero, i raggi di luce si propagano seguendo percorsi che minimizzano il cammino ottico, come stabilito dal principio di Fermat. Allo stesso modo, secondo il principio di Hamilton, le traiettorie classiche sono soluzioni stazionarie o di minimo dell'azione, che per una particella libera è semplicemente legata all'energia cinetica lungo la curva. Tuttavia l'ottica geometrica non considera gli effetti che si hanno quando la lunghezza d'onda della luce non è trascurabile, come l'interferenza e la diffrazione. ====Equazione di Schrödinger e Funzione d'onda==== Guidato dalla analogia ottico-meccanica suddetta, Schrödinger suppose che le leggi della meccanica classica di Newton siano solamente una approssimazione delle leggi seguite dalle particelle. Una approssimazione valida per grandi energie e grandi scale, come per le leggi dell'ottica geometrica, ma non in grado di catturare tutta la realtà fisica, in particolare a piccole lunghezze, dove, come per la luce, fenomeni come l'interferenza e la diffrazione diventano dominanti. Egli postulò quindi una equazione di stazionarietà per un'onda del tipo:In questa onda stazionaria circolare, la circonferenza ondeggia esattamente in otto lunghezze d'onda. Un'onda stazionaria come questa può avere 0, 1, 2 o qualsiasi numero intero di lunghezze d'onda attorno al cerchio, ma non un numero razionale come 4.7. Con un meccanismo simile, il momento angolare di un elettrone in un atomo di idrogeno, classicamente proporzionale alla velocità angolare, può assumere solo valori discreti quantizzati. : dove è il potenziale classico ed è un parametro reale corrispondente all'energia. Per alcuni sistemi fisici, questa equazione non ammette soluzioni per arbitrario, ma solo per alcuni suoi valori discreti. In questo modo Schrödinger riuscì a spiegare la natura delle condizioni di quantizzazione di Bohr. Se si considera anche la dinamica delle soluzioni d'onda, cioè si considera la dipendenza temporale della funzione d'onda: : si può ottenere l'equazione di Schrödinger dipendente dal tempo: : supponendo che l'energia sia proporzionale alla derivata temporale della funzione d'onda: : Questa equivalenza fra la derivata temporale e energia della funzione d'onda fu il primo esempio di come nella meccanica quantistica alle osservabili classiche possano corrispondere operatori differenziali. Mentre in meccanica classica lo stato di una particella viene definito attraverso il valore delle grandezze vettoriali posizione e velocità (o impulso, nelle variabili canoniche), nella formulazione di Schrödinger lo stato di una particella viene quindi descritto dalla funzione d'onda, che assume in generale valori complessi. Nell'interpretazione di Copenaghen la funzione d'onda non ha un proprio significato fisico, mentre lo ha il suo modulo al quadrato, che fornisce la distribuzione di probabilità dell'osservabile posizione. Per ogni volume dello spazio, l'integrale del modulo quadro della funzione d'onda : assegna la probabilità di trovare la particella dentro quel volume, quando si misura la sua posizione. Il significato di questa probabilità può essere interpretato come segue: ''avendo a disposizione infiniti sistemi identici, effettuando la stessa misura su tutti i sistemi contemporaneamente, la distribuzione dei valori ottenuti è proprio il modulo quadro della funzione d'onda''. Similmente, il modulo quadro della trasformata di Fourier della funzione d'onda fornisce la distribuzione di probabilità dell'impulso della particella stessa. Nell'interpretazione di Copenaghen, la teoria quantistica è in grado di fornire informazioni solo sulle probabilità di ottenere un dato valore quando si misura una grandezza osservabile. Tanto più la distribuzione di probabilità della posizione di una particella è concentrata attorno a un punto e quindi la particella quantistica è "ben localizzata", tanto più la distribuzione degli impulsi si allarga aumentandone l'incertezza, e viceversa. Si tratta del principio di indeterminazione di Heisenberg, che emerge naturalmente nella meccanica ondulatoria dalle proprietà della trasformata di Fourier: è impossibile costruire una funzione d'onda arbitrariamente ben localizzata sia in posizione che in impulso. Diffrazione di Bragg La funzione d'onda che descrive lo stato del sistema può cambiare al passare del tempo. Ad esempio, una particella che si muove in uno spazio vuoto è descritta da una funzione d'onda costituita da un pacchetto d'onda centrato in una posizione media. Al passare del tempo il centro del pacchetto d'onda cambia, in modo che la particella può successivamente essere localizzata in una posizione differente con maggiore probabilità. L'evoluzione temporale della funzione d'onda è dettata dall'equazione di Schrödinger. Alcune funzioni d'onda descrivono distribuzioni di probabilità che sono costanti nel tempo. Molti sistemi trattati in meccanica classica possono essere descritti da queste onde stazionarie. Ad esempio, un elettrone in un atomo è descritto classicamente come una particella che ruota attorno al nucleo atomico, mentre in meccanica quantistica esso può essere descritto da un'onda stazionaria che presenta una determinata funzione di distribuzione dotata di simmetria sferica rispetto al nucleo. Questa intuizione è alla base del modello atomico di Bohr. Benché ogni singola misura ottenga un valore definito, e non, per esempio, un valore medio, la meccanica quantistica non permette di prevedere a ''priori'' il risultato di una misurazione. Questo problema, spesso chiamato "problema della misura", ha dato vita ad uno dei più profondi e complessi dibattiti intellettuali della storia della scienza. Secondo l'interpretazione di Copenaghen, quando viene effettuata una misura di un'osservabile l'evoluzione del sistema secondo l'equazione di Schrödinger viene interrotta e si determina il cosiddetto collasso della funzione d'onda, che porta il vettore di stato ad una autofunzione (autostato) dell'osservabile misurata, fornendo un valore che aveva una certa probabilità di essere effettivamente osservato. Il collasso della funzione d'onda all'atto della misura non è descritto dall'equazione di Schrödinger, che stabilisce solo l'evoluzione temporale del sistema ed è strettamente deterministica, in quanto è possibile prevedere la forma della funzione d'onda a un qualsiasi istante successivo. La natura probabilistica della meccanica quantistica si manifesta invece all'atto della misura. Rappresentazione di orbitali atomici ==== Orbitale atomico ==== Con il concetto di "principio di indeterminazione", quello di "complementarità", con la funzione d'onda e relativo collasso, il modello quantizzato dell'atomo di Bohr si ridefinisce ancora: oltre alla quantizzazione dei livelli energetici, l'elettrone che ruota intorno al nucleo atomico è sostituito dall'orbitale atomico. L'elettrone non è più visto solo come una particella puntiforme localizzata nello spazio, ma anche in generale come onda intorno al nucleo, il cui valore assoluto al quadrato rappresenta la probabilità che un elettrone si "materializzi" in un punto se sottoposto ad osservazione fisica diretta. === Formulazione hamiltoniana === Paul Dirac, noto per la sua Equazione di Dirac nell'ambito della meccanica quantistica relativistica John von Neumann, noto per i contributi alla ''formulazione hamiltoniana'' della meccanica quantistica La formulazione hamiltoniana della meccanica quantistica si basa principalmente sui lavori di Paul Dirac, Hermann Weyl e John von Neumann. In questa formulazione l'evoluzione temporale degli stati viene espressa in funzione dell'Hamiltoniana del sistema, descritta con le variabili canoniche coniugate di posizione e impulso. Questa formulazione, nel quadro dell'interpretazione di Copenaghen, si basa su quattro postulati, detti anche principi, la cui validità deve essere verificata direttamente in base al confronto delle previsioni con gli esperimenti: Lo stato fisico di un sistema è rappresentato da un raggio vettore unitario di uno spazio di Hilbert . Nella notazione di Dirac un vettore è indicato con un ket, ad esempio come , mentre il prodotto scalare fra due vettori e è indicato con . In questo modo, uno stato è definito a meno di una fase complessa inosservabile in modo che: : Per ogni osservabile fisica riferita al sistema esiste un operatore hermitiano lineare che agisce sui vettori che rappresentano . Gli autovalori associati all'autovettore dell'operatore , che soddisfano quindi: :, corrispondono ai possibili risultati della misura dell'osservabile fisica . La probabilità che la misura di sul sistema nello stato dia come risultato un qualsiasi autovalore vale: : Questa legge sulla probabilità è nota come regola di Born. I vettori sono scelti in modo tale da formare una base ortonormale dello spazio di Hilbert, cioè soddisfano: : Se non è effettuata alcuna misura sul sistema rappresentato da ad un dato istante , allora evolve ad un altro istante in maniera deterministica in base all'equazione lineare di Schrödinger: : dove è l'operatore hamiltoniano che corrisponde all'osservabile energia. Se invece è effettuata una misura di una osservabile sul sistema , allora questo collassa in modo casuale nell'autovettore corrispondente all'autovalore osservato. La probabilità che a seguito di una misura lo stato collassi in è data sempre dalla regola di Born. L'interpretazione di Copenaghen descrive il processo di misura in termini probabilistici. Questo significa che il risultato di una misura in generale non può essere previsto con certezza nemmeno se si dispone di una completa conoscenza dello stato che viene misurato. L'evoluzione degli stati nella meccanica quantistica obbedisce a leggi di tipo deterministico finché non sono effettuate misure. Al contrario in generale la misura di una qualsiasi proprietà di un sistema è descritta da un processo casuale. Il collasso della funzione d'onda non permette di stabilire in modo univoco lo stato del sistema antecedente alla misura. Questa differenza profonda di comportamenti dei sistemi, quando sono sotto osservazione rispetto a quando non lo sono, è stata spesso oggetto di ampi dibattiti anche di carattere filosofico ed è chiamata come "Problema della Misura". ==== Il problema della quantizzazione ==== Richard Feynman, noto per la ''formulazione lagrangiana'' della meccanica quantistica attraverso l'integrale sui cammini I postulati della meccanica quantistica stabiliscono che ogni stato è rappresentato da un vettore dello spazio di Hilbert ma, fra tutti i possibili spazi di Hilbert, i postulati non indicano quale scegliere. Inoltre non viene stabilita una precisa mappa che ad ogni osservabile associ un rispettivo operatore che agisca sullo spazio Hilbert degli stati; i postulati si limitano semplicemente ad affermare che questa mappa esiste. Fissare lo spazio di Hilbert degli stati e stabilire la corrispondenza osservabile-operatore determina il "problema della quantizzazione", che ammette diverse soluzioni. Alcune di queste sono equivalenti dal punto di vista fisico e sono legate fra loro solo attraverso trasformazioni dello spazio di Hilbert. Per scegliere una quantizzazione, oltre a considerare il sistema fisico da descrivere, si possono imporre condizioni di compatibilità aggiuntive fra le strutture algebriche della meccanica classica e quelle quantistiche. Nella quantizzazione canonica ad esempio tutti gli stati sono funzioni a quadrato sommabile delle coordinate: : All'osservabile momento lineare (quantità di moto) può essere associato l'operatore: : che a meno di costanti dimensionali deriva la funzione d'onda, mentre all'osservabile posizione: : che moltiplica la funzione d'onda per la coordinata . Ogni altra osservabile delle coordinate e degli impulsi sarà ottenuta mediante sostituzione e simmetrizzazione. === Formulazione lagrangiana === Questi sono solamente tre degli infiniti cammini che contribuiscono all'ampiezza quantistica di una particella che si muove dal punto A al tempo ''t''0 fino al punto B al tempo ''t''1. Nessuna particolare richiesta viene fatta in merito alle proprietà dei cammini fatta salvo la continuità: una curva possibile potrebbe anche essere non differenziabile. La formulazione lagrangiana della meccanica quantistica è dovuta principalmente ai lavori di Feynman, che la introdusse negli anni quaranta e che ne dimostrò l'equivalenza con la formulazione Hamiltoniana. Le variabili posizione e velocità sono usate in questa formulazione per la descrizione dello stato, mentre l'evoluzione temporale è legata invece alla lagrangiana del sistema. Feynman ebbe l'idea di interpretare la natura probabilistica della meccanica quantistica come la somma pesata dei contributi di tutte le evoluzioni possibili per un sistema, indipendentemente da quelle indicate dalla meccanica classica. In questo modo una particella quantistica puntiforme si propaga fra due punti A e B dello spazio seguendo tutti i cammini possibili. Ad ogni singolo cammino è associato un peso, proporzionale all'esponenziale immaginario dell'azione classica. La probabilità di raggiungere B è proporzionale quindi al modulo quadro della somma dei contributi dei singoli cammini. L'intera formulazione è basata su tre postulati: Esiste un funzione complessa , chiamata propagatore, il cui modulo quadro è proporzionale alla probabilità che una particella localizzata al punto x all'istante si trovi localizzata al punto y all'istante : : In questo modo, lo stato descritto dalla funzione d'onda all'istante si evolverà all'istante fino allo stato definito da: : Il propagatore può essere scritto come una somma di contributi definiti lungo tutti i percorsi continui , detti ''cammini'', che congiungono il punto x con il punto y: : Il contributo di un singolo cammino vale: : dove la costante C è definita in modo che la somma su tutti i cammini del propagatore converga nel limite . indica invece l'azione classica associata alla curva . Le curve che contribuiscono al propagatore sono determinate unicamente dagli estremi e e dalla sola condizione di continuità; una possibile curva potrebbe anche essere non differenziabile. Questo tipo di formulazione rende particolarmente agevole uno sviluppo semiclassico della meccanica quantistica, uno sviluppo asintotico in serie rispetto alla variabile . Con la formulazione lagrangiana introdotta da Feynman è stato possibile evidenziare un'equivalenza fra il moto browniano e la particella quantistica. Per via dell'effetto tunnel, una particella lanciata contro una barriera di potenziale ha una probabilità non nulla di oltrepassare la barriera, come accade effettivamente per un fenomeno ondulatorio. Esistono numerosi esperimenti che hanno confermato o che hanno permesso di intuire la natura della materia e dalla radiazione a scale microscopiche descritta dalla meccanica quantistica. Molti di questi esperimenti hanno portato alla scoperta di effetti quantistici, spesso controintuitivi rispetto alla meccanica classica. Dal punto di vista storico, l'effetto fotoelettrico e lo studio dello spettro del corpo nero sono stati fra i primi esperimenti a mostrare la natura quantistica del campo elettromagnetico, che ha portato alla scoperta e alla formulazione teorica del fotone e alla verifica della legge di Planck, secondo la quale l'energia dei fotoni è proporzionale alla loro frequenza. Lo spettro dell'atomo di idrogeno ha invece portato prima allo sviluppo del modello atomico di Bohr-Sommerfeld, poi ha permesso di formulare e verificare l'equazione di Schrödinger. L'effetto tunnel consiste nella possibilità, negata dalla meccanica classica, di un elettrone di superare una barriera di potenziale anche se non ha l'energia per farlo. Gli esperimenti sull'entanglement quantistico sono stati fondamentali nel rigettare il paradosso EPR. In tempi più recenti, la superconduttività e la superfluidità hanno attirato sempre maggiore attenzione per i possibili sviluppi tecnologici, fenomeni che sono studiati dalla fisica della materia condensata. L'effetto Casimir è stato invece fondamentale per comprendere le fluttuazioni quantiche dei campi nel vuoto, ed è legato alla scoperta dell'energia del vuoto. Esperimento della doppia fenditura: se un fascio di elettroni è sparato contemporaneamente attraverso due fenditure equidistanti origina su uno schermo rilevatore una figura d'interferenza, tipica dei fenomeni ondulatori. * 1900: Max Planck introduce l'idea che l'emissione di energia elettromagnetica sia quantizzata, riuscendo così a giustificare teoricamente la legge empirica che descrive la dipendenza dell'energia della radiazione emessa da un corpo nero dalla frequenza. * 1905: Albert Einstein spiega l'effetto fotoelettrico sulla base dell'ipotesi che l'energia del campo elettromagnetico sia trasportata da quanti di luce (che nel 1926 saranno chiamati fotoni). * 1913: Niels Bohr interpreta le linee spettrali dell'atomo di idrogeno ricorrendo alla quantizzazione dei livelli energetici dell'elettrone. * 1915: Arnold Sommerfeld generalizza i precedenti metodi di quantizzazione, introducendo le cosiddette regole di Bohr-Sommerfeld. I succitati risultati costituiscono la ''vecchia teoria dei quanti''. * 1924: Louis de Broglie elabora una teoria delle ''onde materiali'', secondo la quale ai corpuscoli materiali possono essere associate proprietà ondulatorie. * 1925: Werner Karl Heisenberg, Max Born e Pascual Jordan formulano la meccanica delle matrici. * 1926: Erwin Schrödinger elabora la meccanica ondulatoria, che dimostra equivalente, dal punto di vista matematico, alla meccanica delle matrici. Max Born formula l'interpretazione probabilistica della funzione d'onda. * 1927: Heisenberg formula il principio di indeterminazione; pochi mesi più tardi prende forma la cosiddetta interpretazione di Copenaghen. * 1927: Paul Dirac include nella meccanica quantistica la relatività ristretta; fa un uso diffuso della teoria degli operatori nella quale introduce la notazione bra-ket. * 1932: John von Neumann assicura rigorose basi matematiche alla formulazione della teoria degli operatori. * 1940: Feynman, Dyson, Schwinger e Tomonaga formulano l'elettrodinamica quantistica (QED), che servirà come modello per le successive teorie di campo. * 1956: Everett propone l'interpretazione a molti mondi. * 1960: inizia l'elaborazione della cromodinamica quantistica (QCD). * 1964: John Stewart Bell formula l'omonimo teorema. * 1975: David Politzer, David Gross e Frank Wilczek formulano la QCD nella forma attualmente accettata. * 1982: un gruppo di ricercatori dell'Istituto Ottico di Orsay, diretto da Alain Aspect, conclude con successo una lunga serie di esperimenti che mostrano una violazione delle disuguaglianze di Bell, confermando le previsioni teoriche della meccanica quantistica. Il paradosso del gatto di Schrödinger illustrato con il gatto in sovrapposizione tra gli stati "vivo" e "morto". Secondo l'interpretazione di Copenaghen il gatto è allo stesso tempo ''sia'' vivo ''sia'' morto, la realtà di un gatto vivo ''o'' morto si determina solo nel momento in cui il gatto stesso viene osservato. Esistono diverse "interpretazioni" della meccanica quantistica che cercano, in modi diversi, di costruire un ponte fra il formalismo della teoria che sembra descrivere bene il mondo fisico microscopico e il comportamento "classico" che la materia esibisce a livello macroscopico. Una interpretazione della meccanica quantistica è l'insieme degli enunciati volti a stabilire un ponte fra il formalismo matematico su cui è stata basata la teoria e la realtà fisica che questa astrazione matematica dovrebbe rappresentare. Inoltre, come caratteristica peculiare della meccanica quantistica, una interpretazione è focalizzata anche a determinare il comportamento di tutto ciò che non è osservato in un esperimento. L'importanza di stabilire in che modo si comporta un dato sistema fisico anche quando non è osservato, dipende dal fatto che il processo di misura interagisce in maniera irreversibile con il sistema stesso, in modo tale che non è possibile ricostruirne completamente lo stato originario. Secondo alcuni fisici questo rappresenta una limitazione insuperabile della nostra conoscenza del mondo fisico, che sancisce una divisione fra quello che è possibile stabilire in merito al risultato di un esperimento e la realtà oggetto dell'osservazione. Come disse Bohr: Secondo l'interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica, nel paradosso del gatto di Schrödinger quando si apre la scatola si creano due mondi paralleli, uno in cui il gatto è vivo e un altro in cui il gatto è morto. Sulla base di questa posizione, Niels Bohr stesso in collaborazione con altri fisici, come Heisenberg, Max Born, Pascual Jordan e Wolfgang Pauli, formulò l'interpretazione di Copenaghen, una delle più conosciute e famose interpretazioni della meccanica quantistica, i cui enunciati sono inclusi anche in alcune versioni dei postulati della meccanica quantistica. Il nome deriva dal fatto che molti dei fisici che vi hanno contribuito sono collegati, per diversi motivi, alla città di Copenaghen. L'interpretazione di Copenaghen non è stata mai enunciata, nella forma odierna, da nessuno di questi fisici, anche se le loro speculazioni hanno diversi tratti in comune con essa. In particolare, la visione di Bohr è molto più elaborata dell'interpretazione di Copenaghen, e potrebbe anche essere considerata separatamente come interpretazione della complementarità in meccanica quantistica. Esistono tuttavia molte altre interpretazioni della meccanica quantistica. L'interpretazione a "molti mondi" è una fra le più note interpretazioni alternative a quella di Copenaghen e sostiene che ad ogni misurazione la storia del nostro universo si separi in un insieme di universi paralleli, uno per ogni possibile risultato del processo di misurazione. Questa interpretazione nasce da un articolo del 1957 scritto da Hugh Everett III, tuttavia le sue caratteristiche fondamentali non sono mai state delineate in maniera unitaria. La più nota versione di questa interpretazione si deve ai lavori di De Witt e Graham negli anni settanta. Ciascuna interpretazione si differenzia in particolare per il significato dato alla funzione d'onda. Secondo alcune possibilità questa rappresenterebbe una entità reale che esiste sempre e indipendentemente dall'osservatore. Secondo altre interpretazioni, come quella di Bohr, la funzione d'onda rappresenta invece semplicemente una informazione soggettiva del sistema fisico rispetto e strettamente relativa ad un osservatore. Fra queste due alternative visioni è ancora presente un dibattito nella comunità fisica. === Dibattito fisico e filosofico === Max Born, noto per l'interpretazione statistica della funzione d'onda Sin dai primi sviluppi della meccanica quantistica, le leggi formulate in base alle evidenze sperimentali sul mondo atomico hanno dato vita a complessi dibattiti di carattere fisico e filosofico. Una delle maggiori difficoltà riscontrate dal mondo scientifico di allora, riguardava l'abbandono della descrizione dello stato fisico di un sistema in termini di tutte le sue variabili contemporaneamente note con precisione arbitraria. Secondo l'interpretazione di Copenaghen, la limitata conoscenza dello stato fisico di un sistema è una proprietà intrinseca della natura e non limite degli strumenti di analisi sperimentali utilizzati o in ultimo dei nostri stessi sensi. Questa posizione non fu accolta positivamente da tutto il mondo scientifico e ancora oggi è oggetto di dibattito. Già Einstein mosse le sue critiche a questi sviluppi della meccanica quantistica, sostenendo: Le resistenze di Einstein nei confronti dell'interpretazione di Copenaghen e dei suoi paradossi, furono superate grazie al grande potere predittivo che le formulazioni della meccanica quantistica hanno dimostrato negli esperimenti condotti nel XX secolo. Queste conferme sperimentali spinsero ad accettare i principi e i postulati della meccanica quantistica, sebbene la questione di quale sia la realtà al di fuori degli esperimenti resti ancora aperta. In ultima analisi, la risposta alla domanda su quale possa essere la realtà dovrebbe essere fornita e rimandata ad una teoria del tutto, ovvero ad una teoria che sia capace di descrivere coerentemente tutti i fenomeni osservati in natura, che includa anche la forza di gravità e non solo le interazioni nucleari e subnucleari. L'impossibilità di conoscere simultaneamente ed esattamente il valore di due osservabili fisiche corrispondenti ad operatori che non commutano, ha rappresentato storicamente una difficoltà nell'interpretare le leggi della meccanica quantistica. Hermann Weyl Un altro punto particolarmente oggetto di aspre critiche riguarda il ruolo della funzione d'onda e l'interpretazione secondo cui un sistema fisico può trovarsi contemporaneamente in una sovrapposizione di stati differenti. Che quanto sopra enunciato sia, effettivamente, un problema concettuale e formale, venne messo in luce già nel 1935 quando Erwin Schrödinger ideò l'omonimo paradosso del gatto. Molto si è discusso, inoltre, su una peculiarità molto affascinante della teoria: il collasso della funzione d'onda sembrerebbe violare il principio di località. Questa caratteristica è stata messa in luce a partire da un altro famoso "paradosso", quello ideato da Einstein, Podolsky e Rosen nel 1935, chiamato paradosso EPR e che avrebbe dovuto dimostrare come la descrizione fisica della realtà fornita dalla meccanica quantistica sia incompleta. Albert Einstein, pur avendo contribuito alla nascita della meccanica quantistica, criticò la teoria dal punto di vista concettuale. Per Einstein era inconcepibile che una teoria fisica potesse essere valida e completa, pur descrivendo una realtà in cui esistono delle mere probabilità di osservare alcuni eventi e in cui queste probabilità non sono statistiche ma ontologiche. Le critiche di Einstein si riferiscono alla meccanica quantistica nella "interpretazione" di Bohr e della scuola di Copenaghen (all'epoca non c'erano altre interpretazioni altrettanto apprezzate), ed è in questo contesto che va "letto" il "paradosso EPR". Einstein non accettava inoltre l'assunto della teoria in base al quale qualcosa esiste solo se viene osservato. Einstein sosteneva che la realtà (fatta di materia, radiazione, ecc.) sia un elemento oggettivo, che esiste indipendentemente dalla presenza o meno di un osservatore e indipendentemente dalle interazioni che può avere con altra materia o radiazione. Bohr, al contrario, sosteneva che la realtà (dal punto di vista del fisico, chiaramente) esiste o si manifesta solo nel momento in cui viene osservata, anche perché, faceva notare, non esiste neanche in linea di principio un metodo atto a stabilire se qualcosa esiste mentre non viene osservato. È rimasta famosa, tra i lunghi e accesi dibattiti che videro protagonisti proprio Einstein e Bohr, la domanda di Einstein rivolta proprio a Bohr: "Allora lei sostiene che la Luna non esiste quando nessuno la osserva?". Bohr rispose che la domanda non poteva essere posta perché concettualmente priva di risposta. ==== "Realtà" della funzione d'onda ==== John Stewart Bell, noto per il suo Teorema di Bell Un grande dibattito filosofico si è concentrato attorno a quale "realtà" abbia la funzione d'onda, e quindi l'intero formalismo della meccanica quantistica, rispetto alla natura che si vuole descrivere e all'osservatore che effettua la misurazione. Un possibile punto di vista prevede che la funzione d'onda sia una realtà oggettiva, che esiste indipendentemente dall'osservatore, e che rappresenti o sia equivalente all'intero sistema fisico descritto. All'opposto, la funzione d'onda potrebbe rappresentare, secondo un altro punto di vista, solo la massima conoscenza che un preciso osservatore è in grado di avere di un dato sistema fisico. Bohr durante questo tipo di dibattiti sembrò propendere per questa seconda possibilità. La risposta a questo tipo di interrogativi non è semplice per il fatto che una teoria dell'intero universo come la meccanica quantistica dovrebbe anche descrivere il comportamento degli osservatori che vi sono dentro, spostando quindi il problema della realtà della funzione d'onda al problema della realtà degli osservatori stessi. In termini generali, si può osservare che esiste una differenza fra le previsioni della meccanica quantistica fornite dalla funzione d'onda e le previsioni probabilistiche che è possibile avere ad esempio per il meteo. Nel secondo caso, due previsioni del tempo indipendenti potrebbero dare risultati differenti, in base al fatto che potrebbero avere una diversa accuratezza nella conoscenza dello stato attuale della temperatura e della pressione dell'atmosfera. Nel caso della meccanica quantistica tuttavia, il carattere probabilistico è intrinseco ed è indipendente dal tipo di misurazioni che vengono effettuate. In questo senso, la funzione d'onda assume un significato oggettivo di realtà e non semplicemente uno soggettivo di ciò che è probabile che la natura manifesti. struttura atomica, (3) e (4), come pure di descrivere qualitativamente le proprietà macroscopiche della materia, (1) e (2). Le estensioni con la relatività ristretta hanno permesso infine di avere un modello coerente della struttura nucleare e subatomica (5). Alcune teorie, come quella delle stringhe, dovrebbero essere in grado di includere la gravità e descrivere il mondo fino alla scala di Planck, (6). Nonostante i suoi numerosi successi, la meccanica quantistica sviluppata agli inizi del XX secolo non può essere considerata una teoria definitiva capace di descrivere tutti i fenomeni fisici. Un primo limite fondamentale della teoria, già ben presente agli stessi scienziati che la formularono, è la sua incompatibilità con i postulati della relatività ristretta e generale. Inoltre la formulazione originaria è inadatta a rappresentare sistemi dove il numero di particelle presenti vari nel tempo. L'equazione di Schrödinger è simmetrica rispetto al gruppo di trasformazioni di Galileo e ha come corrispettivo classico le leggi della meccanica di Newton. L'evoluzione temporale degli stati fisici non è quindi compatibile con la relatività ristretta. Tuttavia i principi della meccanica quantistica possono essere generalizzati in modo da essere in accordo con il quadro della relatività ristretta, ottenendo la teoria quantistica dei campi. Gli effetti associati all'invarianza per trasformazioni di Lorentz richiesta dalla relatività ristretta hanno come conseguenza la non conservazione del numero di particelle. Infatti, in base alla relazione fra massa ed energia, un quanto energetico può essere assorbito o emesso da una particella. La descrizione completa dell'interazione elettromagnetica fra i fotoni e le particelle cariche è fornita dall'elettrodinamica quantistica, teoria quantistica di campo capace di spiegare l'interazione tra radiazione e materia e, in linea di principio, anche le interazioni chimiche interatomiche. La cromodinamica quantistica è una teoria che descrive la struttura nucleare in termini di interazioni fra quark e gluoni. Il neutrone ad esempio è costituito da due quark di valenza down e uno up che interagiscono scambiando gluoni. Nella seconda metà del XX secolo la teoria di campo quantistica è stata estesa alla descrizione delle interazioni forti che avvengono all'interno del nucleo fra i quark e gluoni, con la cromodinamica quantistica. Ulteriori sviluppi hanno permesso di unificare la forza elettrica con la forza debole, responsabile dei decadimenti nucleari. Anche la formulazione quantistica delle teorie di campo resta in disaccordo con i principi della teoria della relatività generale, questo rende perciò estremamente complesso formulare una teoria in cui la gravità obbedisce anche ai principi della meccanica quantistica. La cosiddetta teoria quantistica della gravitazione è uno degli obiettivi più importanti per la fisica del XXI secolo. Ovviamente, viste le numerose conferme sperimentali delle due teorie, la teoria unificata dovrà includere le altre due come approssimazioni, quando le condizioni ricadono nell'uno o nell'altro caso. Numerose proposte sono state avanzate in questa direzione, come ad esempio la gravitazione quantistica a loop, in inglese ''Loop Quantum Gravity'' (LQG), o la teoria delle stringhe. La teoria delle stringhe per esempio estende la formulazione della meccanica quantistica considerando, al posto di particelle puntiformi, oggetti monodimensionali (le stringhe) come gradi di libertà fondamentali dei costituenti materia. Una buona parte delle tecnologie moderne sono basate, per il loro funzionamento, sulla meccanica quantistica. Ad esempio il laser, il microscopio elettronico e la risonanza magnetica nucleare. Inoltre, molti calcoli di chimica computazionale si basano su questa teoria. === Elettronica === Una CPU Intel core I7 contiene oltre 700 milioni di transistor. Livelli energetici consentiti ad un elettrone in un semiconduttore. La zona blu, chiamata banda di valenza, è occupata interamente dagli elettroni, mentre la zona gialla, chiamata banda di conduzione, è libera e può essere percorsa da elettroni liberi (i punti neri) Molti dei fenomeni studiati in fisica dello stato solido sono di natura quanto-meccanica. Lo studio dei livelli energetici degli elettroni nelle molecole ha permesso lo sviluppo di numerose tecnologie di centrale importanza nel XX secolo. I semiconduttori, come il silicio, presentano alternanza di bande di energia permessa e proibita, cioè insiemi continui di valori energetici permessi o proibiti agli elettroni. L'ultima banda di un semiconduttore, detta banda di conduzione, è parzialmente occupata da elettroni. Per questo motivo, se ad un semiconduttore si aggiungono impurità costituite da atomi in grado di cedere o accettare elettroni, si potranno avere cariche negative o positive libere in grado di ricombinarsi. Componendo fra loro strati di semiconduttori con queste opposte impurità si può ottenere un dispositivo in grado di far passare la corrente solo in una direzione, come il diodo, oppure un amplificatore di un segnale, come il transistor. Entrambi sono elementi indispensabili per l'elettronica moderna; grazie a questo tipo di tecnologie possono essere realizzati in dimensioni estremamente compatte: una moderna CPU può contenere miliardi di transistor in pochi millimetri. L'uso di questi tipi di semiconduttori è alla base del funzionamento anche dei pannelli fotovoltaici. === Informatica === Le ricerche più innovative sono, attualmente, quelle che studiano metodi per manipolare direttamente gli stati quantistici. Molti sforzi sono stati fatti per sviluppare una crittografia quantistica, che garantirebbe una trasmissione sicurissima dell'informazione in quanto l'informazione non potrebbe essere intercettata senza essere modificata. Un'altra meta che si cerca di raggiungere, anche se con più difficoltà, è lo sviluppo di computer quantistici, basati sul calcolo quantistico che li porterebbe ad eseguire operazioni computazionali con molta più efficienza dei computer classici. Inoltre, nel 2001 è stato realizzato un nottolino quantistico funzionante, versione quantistica del nottolino browniano.
Metabolismo
Struttura dell'adenosina trifosfato , un intermedio fondamentale per il metabolismo In biochimica il '''metabolismo''' , è l'insieme delle trasformazioni chimiche che si dedicano al mantenimento vitale all'interno delle cellule degli organismi viventi. Queste reazioni catalizzate da enzimi consentono agli organismi di crescere e riprodursi, mantenere le proprie strutture e rispondere alle sollecitazioni dell'ambiente circostante. La parola "metabolismo" può anche riferirsi a tutte quelle reazioni chimiche che avvengono negli organismi viventi, incluse la digestione e il trasporto di sostanze all'interno delle cellule e tra cellule differenti, nel qual caso la serie di reazioni che avvengono all'interno delle cellule prende il nome di metabolismo intermedio.
Il metabolismo è generalmente diviso in due categorie: catabolismo, che disgrega la materia organica e produce l'energia attraverso la respirazione cellulare e l'anabolismo che utilizza l'energia per costruire i vari componenti delle cellule, come le proteine e gli acidi nucleici. Le reazioni chimiche del metabolismo sono organizzate in vie metaboliche, in cui una sostanza chimica subisce un processo di trasformazione attraverso una serie di passi in un'altra sostanza, grazie a una serie di enzimi. Gli enzimi sono fondamentali per il metabolismo poiché permettono agli organismi di compiere le reazioni chimiche volute, che necessitano di tempi di reazione che non permetterebbero la loro esecuzione spontanea. Gli enzimi agiscono come catalizzatori consentendo alle reazioni di procedere più rapidamente. Essi permettono anche la regolazione delle vie metaboliche in risposta ai cambiamenti nel contesto della cellula o ai segnali provenienti da altre cellule. Il sistema metabolico di un particolare organismo determina quali sostanze rappresenteranno per lui un nutrimento e quali un veleno. Ad esempio, alcuni procarioti utilizzano solfuro di idrogeno come nutriente che, tuttavia, è tossico per altri animali. Una caratteristica particolare del metabolismo è la somiglianza dei componenti e delle vie metaboliche di base tra le specie viventi, anche molto diversi tra di loro. Per esempio, l'insieme di acidi carbossilici che sono conosciuti come gli intermedi del ciclo dell'acido citrico sono presenti in tutti gli organismi noti, essendo stati riscontrati in specie diverse come il batterio unicellulare ''Escherichia coli'' e nei grandi organismi multicellulari come gli elefanti. Queste somiglianze suggeriscono che le vie metaboliche siano probabilmente apparse agli inizi della storia evolutiva e si sono conservati per via della loro efficacia. Struttura di un trigliceride La maggior parte delle strutture che compongono gli animali, le piante e i microbi sono realizzate grazie a tre classi molecolari di base: amminoacidi, carboidrati e lipidi (spesso chiamati "grassi"). Poiché queste molecole sono essenziali per la vita, la maggior parte delle reazioni metaboliche si concentra sulla sintesi di queste molecole che serviranno per la costruzione delle cellule e dei tessuti. Queste molecole biochimiche possono essere unite per formare polimeri, quali DNA e proteine, macromolecole essenziali della vita. Tipo di molecola Nome della forma monomerica Nome della forma polimerica Esempi di forme polimeriche Amminoacido Amminoacidi Proteine (chiamate anche polipeptidi) Proteine fibrose, proteine globulari Carboidrati Monosaccaridi Polisaccaridi Amido, glicogeno e cellulosa Acidi nucleici Nucleotide Polinucleotide DNA e RNA === Amminoacidi e proteine === Le proteine sono composte da amminoacidi disposti in una catena lineare unita da legami peptidici. Molte proteine sono enzimi che catalizzano le reazioni chimiche proprie del metabolismo. Altre proteine hanno funzioni strutturali o meccaniche, come quelle che formano il citoscheletro, un sistema strutturale che mantiene la forma della cellula. Le proteine rivestono un ruolo importante anche nella segnalazione cellulare, nella risposta immunitaria, nell'adesione cellulare, nel trasporto attivo attraverso le membrane e nel ciclo cellulare. Gli amminoacidi contribuiscono al metabolismo energetico cellulare fornendo una fonte di carbonio in ingresso nel ciclo dell'acido citrico (ciclo degli acidi tricarbossilici), specialmente quando una fonte primaria di energia, come il glucosio, risulta scarsa o quando la cellula subisce uno stress metabolico. === Lipidi === I lipidi sono il gruppo più eterogeneo di sostanze biochimiche. La loro principale funzione è quello di elementi strutturali che formano parte delle membrane biologiche, sia interne sia esterne, come la membrana cellulare, oppure possono essere utilizzati come fonte di energia. I lipidi sono generalmente definiti come molecole biologiche idrofobe o anfipatiche ma si dissolvono in solventi organici quali benzene o cloroformio. I grassi sono un grande gruppo di composti che contengono acidi grassi e glicerolo; una molecola di glicerolo collegato a tre esteri di acidi grassi è chiamato trigliceride. Esistono diverse varianti di questa struttura di base, tra cui dorsali alternative come la sfingosina negli sfingolipidi e gruppi idrofili come il fosfato nei fosfolipidi. Steroidi, come il colesterolo, rappresentano un'altra grande classe di lipidi. === Carboidrati === Il glucosio può esistere sia in forma lineare sia ad anello I carboidrati sono aldeidi o chetoni, con molti gruppi idrossile collegati, che possono esistere come catene lineari o ad anello; quelli a catena lineare sono molto più reattivi nel senso della glicazione (tuttavia almeno per quanto riguarda glucosio e fruttosio l'isomero lineare rappresenta meno dell'1% del composto totale). I carboidrati sono le molecole biologiche più importanti e assecondano a numerosi ruoli, ad esempio la conservazione e il trasporto dell'energia (amido, glicogeno) e la sintesi di componenti strutturali (cellulosa nelle piante, chitina negli animali). Le unità di base dei carboidrati sono chiamati monosaccaridi e includono il galattosio, il fruttosio e soprattutto il glucosio. I monosaccaridi possono essere collegati insieme per formare i polisaccaridi in modi diversi quasi illimitati. === Nucleotidi === I due acidi nucleici, il DNA e l'RNA, sono polimeri di nucleotidi. Ogni nucleotide è composto da un fosfato collegato a un gruppo zuccherino di ribosio o desossiribosio che è a sua volta collegato a una base azotata. Gli acidi nucleici sono fondamentali per la conservazione e per l'uso della informazione genetica e per la sua interpretazione grazie ai processi di trascrizione e biosintesi delle proteine. Queste informazioni sono protette da meccanismi di riparazione del DNA e trasmesse attraverso la replicazione del DNA. Molti virus possiedono un genoma di RNA, come l'HIV, che utilizza la trascrizione inversa per creare uno stampo di DNA dal proprio genoma virale a RNA. L'RNA contenuto nei ribozimi, come spliceosomi e ribosomi, è simile agli enzimi e come loro è in grado di catalizzare reazioni chimiche. I nucleosidi individuali sono realizzati collegando una base azotata a uno zucchero ribosio. Queste basi sono anelli eterociclici contenenti azoto e classificati come purine o pirimidine. I nucleotidi agiscono anche come coenzimi nelle reazioni metaboliche di trasferimento. === Coenzimi === Il metabolismo coinvolge una vasta gamma di reazioni chimiche, ma la maggior parte di esse rientrano in alcuni tipi fondamentali che comportano il trasferimento di gruppi funzionali di atomi e dei loro legami all'interno di molecole. Questa chimica comune permette alle cellule di utilizzare un piccolo insieme di metaboliti intermedi per trasportare composti chimici tra diverse reazioni. Questi intermedi di trasferimento sono chiamati coenzimi. Ogni reazione che coinvolge gli intermedi di trasferimento è effettuata da un particolare coenzima, che funge da substrato per alcuni enzimi prodotti e per alcuni enzimi consumati. Pertanto, questi coenzimi vengono continuamente sintetizzati, consumati e riciclati. La loro quantità esistente è modulata dall'effetto feedback, ovvero dal rapporto tra substrato e prodotto. Un coenzima molto importante è l'adenosina trifosfato (ATP), definito come "la moneta energetica" universale delle cellule. Questo nucleotide viene utilizzato per trasferire energia chimica tra diverse reazioni. Nelle cellule è presente soltanto una piccola quantità di ATP, ma esso viene continuamente rigenerato. L'ATP funge da ponte tra il catabolismo e l'anabolismo. Il catabolismo rompe le molecole, mentre l'anabolismo le mette insieme. Le reazioni cataboliche generano ATP e le reazioni anabolizzanti lo consumano. L'ATP serve anche come portatore di gruppi fosfati nelle reazioni di fosforilazione. La vitamina A è un composto organico, necessario in piccole quantità, che non può essere sintetizzato dalle cellule. Nella nutrizione umana, la maggior parte delle vitamine assolve il compito di coenzima dopo essere state modificate; per esempio, tutte le vitamine idrosolubili sono fosforilate o sono accoppiate ai nucleotidi quando vengono utilizzate nelle cellule. La nicotinammide adenina dinucleotide (NAD+), un derivato della vitamina B3 (niacina), è un coenzima importante che funge da accettore di idrogeno. Centinaia di tipi distinti di deidrogenasi rimuovono gli elettroni dai loro substrati e riducono il NAD+ in NADH. Questa forma ridotta del coenzima è quindi un substrato per qualsiasi riduttasi per le cellule che necessitano di ridurre i loro substrati. Nella cellula, il NAD+ esiste in due forme correlate, NADH e NADPH. La forma NAD+/NADH è più importante nelle reazioni cataboliche, mentre quella NADP+/NADPH viene utilizzata nelle reazioni anabolizzanti. === Minerali e cofattori === Anche gli elementi inorganici giocano un ruolo fondamentale nel metabolismo; alcuni sono abbondanti (ad esempio sodio e potassio), mentre altri assolvono alla loro funzione a concentrazioni minime. Circa il 99% della massa di un mammifero è costituita da carbonio, azoto, calcio, sodio, cloro, potassio, idrogeno, fosforo, ossigeno e zolfo. Composti organici (proteine, lipidi e carboidrati) contengono la maggior parte del carbonio e dell'azoto; la maggior parte dell'ossigeno e dell'idrogeno è presente sotto forma di acqua. Si consideri che buona parte degli ormoni (in particolare gli steroidei e i peptidici) inducono (tramite i recettori che sono vere e proprie pompe ioniche) una variazione delle quantità di sali disciolti nel citoplasma, tale variazione determina effetti sull'attività della cellula; altri ormoni, quali l'adrenalina, agiscono senza influenzare la pressione osmotica, mediante messaggeri intracellulari ("secondi messaggeri"). Gli abbondanti elementi inorganici agiscono come elettroliti ionici. Gli ioni più importanti sono il sodio, potassio, calcio, magnesio, cloruro, fosfato e idrogenocarbonato. Il mantenimento di precisi gradienti ionici attraverso le membrane cellulari permette di mantenere la corretta pressione osmotica e giusti valori di pH. Gli ioni sono anche fondamentali per i nervi e per la funzione muscolare: infatti il meccanismo dei potenziali d'azione, in questi tessuti, viene realizzato grazie allo scambio di elettroliti tra il liquido extracellulare e il citosol, il fluido interno alla cellula. Gli elettroliti possono entrare e uscire dalle cellule grazie a proteine chiamate canali ionici della membrana cellulare. Ad esempio, la contrazione muscolare dipende dal movimento del calcio, del sodio e del potassio attraverso i canali ionici della membrana cellulare e dei tuboli trasversi. I metalli di transizione sono solitamente presenti negli organismo come oligoelementi, con lo zinco e il ferro che sono quelli più abbondanti. Questi metalli sono utilizzati in alcune proteine come cofattori e sono essenziali per l'attività di alcuni enzimi quali i catalasi e le proteine per il trasporto dell'ossigeno, come l'emoglobina. I cofattori metallici sono legati strettamente a siti specifici nelle proteine; sebbene i cofattori enzimatici possono essere modificati durante la catalisi, essi tornano sempre allo stato originale alla fine della reazione catalizzata. I micronutrienti metallici sono oggetto di trasportatori specifici e si legano alle proteine di riserva, come la ferritina o metallotioneina, quando non vengono utilizzati. Il catabolismo è l'insieme dei processi metabolici in grado di abbattere le grandi molecole. Questi includono la scomposizione e l'ossidazione delle molecole assunte con l'alimentazione. Lo scopo delle reazioni cataboliche è quello di fornire l'energia e i componenti necessari per le reazioni anabolizzanti. L'esatta natura di queste reazioni cataboliche differisce da organismo a organismo e gli stessi organismi possono essere classificati in base alle loro fonti di energia, come mostrato nella tabella sottostante. Le molecole organiche sono utilizzate come fonte di energia dagli organotrofi, mentre i litotrofi utilizzano substrati inorganici e fototrofi per catturare la luce solare come energia chimica. Tuttavia tutte queste diverse forme di metabolismo dipendono da reazioni di ossidoriduzione che comportano il trasferimento di elettroni da molecole donatrici, quali molecole organiche, acqua, ammoniaca, solfuro di idrogeno, a molecole accettori come ossigeno, nitrato o solfato. Negli animali queste reazioni coinvolgono molecole organiche complesse che vengono metabolizzate a molecole più semplici, come l'anidride carbonica e l'acqua. Negli organismi fotosintetici, come piante e cianobatteri, queste reazioni di trasferimento degli elettroni non rilasciano energia, ma vengono utilizzate come un modo per immagazzinare quella assorbita dalla luce solare. +Classificazione degli organismi basata sul loro metabolismo Sorgente di energia Luce solare Foto-   -trofi Molecole preformate Chemo- Donatori di elettroni Composti organici   Organo-   Composti inorganici Lito- Sorgente di carbonio Composti organici   Etero- Composti inorganici Auto- Il gruppo più comune di reazioni cataboliche negli animali può essere suddiviso in tre fasi principali. Nella prima, grandi molecole organiche come proteine, polisaccaridi o lipidi sono digeriti nei loro componenti più piccoli all'esterno delle cellule. Successivamente queste molecole più piccole sono prese dalle cellule e convertite in molecole ancora più piccole, di solito in coenzima A, rilasciando una certa energia. Infine il gruppo acetile del CoA viene ossidato in acqua e biossido di carbonio nel ciclo dell'acido citrico e nella catena di trasporto degli elettroni, rilasciando l'energia immagazzinata riducendo il coenzima nicotinammide adenina dinucleotide (NAD+) in NADH. === Digestione === Le macromolecole come l'amido, la cellulosa o le proteine, non possono essere rapidamente assorbite dalle cellule e devono essere scomposte in composti più piccoli prima di poter essere utilizzate nel metabolismo cellulare. Diversi enzimi si occupano di svolgere questo compito e comprendono le proteasi che digeriscono le proteine in amminoacidi, così come le glicoside idrolasi che digeriscono i polisaccaridi in zuccheri semplici, noti come monosaccaridi. I microbi semplicemente secernono enzimi digestivi nell'ambiente circostante, mentre gli animali li secernono esclusivamente da cellule specializzate presenti nei loro visceri. Gli aminoacidi o gli zuccheri creati da questi enzimi extracellulari vengono poi inseriti nelle cellule grazie a proteine di trasporto attivo. === Energia da composti organici === proteine, dei carboidrati e dei lipidi Il catabolismo dei carboidrati consiste nella loro ripartizione in unità più piccole. I carboidrati vengono generalmente assunti nelle cellule una volta che sono stati digeriti in monosaccaridi. Una volta all'interno, la principale via di ripartizione è la glicolisi, dove gli zuccheri, come il glucosio e il fruttosio, vengono convertiti in piruvato e viene generato ATP. Il piruvato è un intermedio in diverse vie metaboliche, ma la maggior parte viene convertito in acetil-CoA che alimenta il ciclo dell'acido citrico. Sebbene un certo numero di ATP vengano sintetizzati nel ciclo dell'acido citrico, il prodotto più importante è il NADH, che è costituito da NAD+ dall'ossidazione dell'acetil-CoA. Questa reazione rilascia anidride carbonica come prodotto di scarto. In condizioni anaerobiche, la glicolisi produce lattato, attraverso l'enzima l-lattato deidrogenasi re-ossida il NADH in NAD+ per il suo riutilizzo nella glicolisi. Un percorso alternativo per la degradazione del glucosio è la via dei pentoso fosfati, che riduce il coenzima NADPH e produce pentosi come il ribosio, il componente di zucchero degli acidi nucleici. I grassi sono catalizzati per idrolisi di acidi grassi liberi e glicerolo. Il glicerolo entra nella glicolisi e gli acidi grassi sono scomposti per beta ossidazione per rilasciare acetil-CoA, che poi viene immessa nel ciclo dell'acido citrico. Gli acidi grassi rilasciano più energia durante l'ossidazione rispetto ai carboidrati perché quest'ultimi contengono più ossigeno nelle loro strutture. Gli steroidi vengono anche scomposti da alcuni batteri in un processo simile alla beta ossidazione comportando il rilascio di notevoli quantità di acetil-CoA, propionil-CoA e piruvato, che possono essere utilizzati dalla cellula per produrre energia. ''Mycobacterium tuberculosis'' può anche vivere grazie al lipide colesterolo come unica fonte di carbonio e i geni coinvolti nella via di utilizzo del colesterolo sono importanti durante le varie fasi del ciclo di infezione di questo batterio responsabile della tubercolosi. Gli aminoacidi sono utilizzati per sintetizzare le proteine e altre biomolecole o ossidati di urea e anidride carbonica come fonte di energia. Il percorso di ossidazione inizia con la rimozione del gruppo amminico grazie a una transaminasi. Il gruppo amminico viene alimentato nel ciclo dell'urea, lasciando uno scheletro di carbonio deaminato sotto forma di un chetoacido. Molti di questi chetoacidi sono intermedi del ciclo dell'acido citrico, per esempio l'acido 2-chetoglutarico permette la deaminazione di forme di acido glutammico. Gli aminoacidi glicogenici possono anche essere convertiti in glucosio, attraverso la gluconeogenesi. === Fosforilazione ossidativa === Grazie alla fosforilazione ossidativa, gli elettroni rimossi dalle molecole organiche vengono trasferiti all'ossigeno e l'energia rilasciata è utilizzata per sintetizzare ATP. Questo processo viene svolto negli eucarioti da una serie di proteine nelle membrane mitocondriali che formano la catena di trasporto degli elettroni. Nei procarioti, queste proteine si trovano nella membrana interna della cellula. Tali proteine utilizzano l'energia rilasciata dal passaggio degli elettroni dalle molecole ridotte, come NADH, per pompare protoni attraverso la membrana. Funzionamento dell'ATP sintasi. L'ATP è mostrato in rosso, l'ADP e il fosfato in rosa e la subunità in rotazione in nero Il pompaggio dei protoni (ovvero dello ione idrogeno+) fuori dei mitocondri crea una differenza, attraverso la membrana, della concentrazione dei protoni stessi, andando quindi a instaurare un gradiente elettrochimico. Il gradiente agisce come una forza che spinge i protoni nuovamente all'interno dei mitocondri, grazie all'enzima ATP sintasi. Il flusso di protoni fa ruotare la subunità, facendo sì che il sito attivo del dominio sintasi cambi di forma e fosforilizzi l'adenosina difosfato, trasformandola in ATP. === Energia da composti inorganici === Il chemiolitotrofismo è un tipo di metabolismo utilizzato dai procarioti grazie al quale essi si procurano l'energia dalla ossidazione dei composti inorganici. Questi organismi possono utilizzare l'idrogeno, i composti solforati ridotti (come il solfuro, l'acido solfidrico e tiosolfato), l'ossido ferroso o l'ammoniaca come fonti di potere riducente e ottenere energia dall'ossidazione di questi composti con accettori di elettroni come l'ossigeno o il nitrito. Questi processi microbici sono importanti nei cicli biogeochimici globali come l'acetogenesi, la nitrificazione e la denitrificazione e sono fondamentali per la fertilità del suolo. === Energia dalla luce === L'energia proveniente dalla luce del sole viene catturata dalle piante, dai cianobatteri, dai batteri viola, dai chlorobi e da alcuni protisti. Questo processo viene spesso accoppiato alla conversione dell'anidride carbonica in composti organici, come parte della fotosintesi. I processi di cattura dell'energia e di successivo fissaggio al carbonio possono tuttavia operare separatamente nei procarioti, così come i batteri viola e verdi possono utilizzare la luce solare come fonte di energia, mentre smistano la fissazione del carbonio e la fermentazione dei composti organici. In molti organismi la captazione dell'energia solare è simile, in linea di principio, alla fosforilazione ossidativa, in quanto comporta l'immagazzinamento dell'energia come gradiente di concentrazione di protoni e, quindi, questa forza motrice protonica spinge la sintesi di ATP. Gli elettroni necessari per condurre questa catena di trasporto provengono dal centro di reazione fotosintetico o dalle rodopsine. I centri di reazione sono classificati in due tipi a seconda della tipologia di pigmento fotosintetico presente; mentre la maggior parte dei batteri fotosintetici ne possiede uno soltanto, le piante e i cianobatteri ne hanno due. Nelle piante, alghe e cianobatteri, il fotosistema II utilizza l'energia luminosa per rimuovere gli elettroni dall'acqua, liberando ossigeno come prodotto di scarto. Gli elettroni quindi fluiscono al plastochinolo-plastocianina reduttasi, che utilizza la loro energia per pompare protoni attraverso la membrana tilacoide nel cloroplasto. Questi protoni si muovono indietro attraverso la membrana come guidati dall'ATP sintasi. Gli elettroni quindi fluiscono attraverso il fotosistema I e possono essere o utilizzati per ridurre il coenzima NADP+ per l'uso nel ciclo di Calvin o riciclati per un'ulteriore produzione di ATP. ===Fissazione del carbonio=== La fotosintesi è la sintesi dei carboidrati per mezzo della luce solare e dell'anidride carbonica (CO2). Nelle piante, nei cianobatteri e nelle alghe, la fotosintesi ossigenica divide le molecole d'acqua, producendo ossigeno come prodotto di scarto. Questo processo utilizza ATP e NADPH prodotto dai centri di reazione fotosintetici, come sopra descritto, per convertire la CO2 in 3-fosfoglicerato, che può poi essere convertito in glucosio. Questa reazione di fissazione del carbonio è permessa grazie all'enzima ribulosio-bisfosfato carbossilasi, parte del ciclo di Calvin-Benson. Tre tipi diversi di fotosintesi si possono verificare: fotosintesi C3, C4 e CAM. Queste tre differiscono per la via che porta l'anidride carbonica al ciclo di Calvin, nella C3 la CO2 si fissa direttamente, mentre nel C4 e CAM la CO2 viene incorporata prima in altri composti, come adattamenti per affrontare la luce solare intensa e condizioni di asciutto. Nei procarioti fotosintetici i meccanismi di fissazione del carbonio sono più diversificati. Qui, l'anidride carbonica può essere fissata dal ciclo di Calvin-Benson, un ciclo invertito dell'acido citrico o dalla carbossilazione di acetil-CoA. I procarioti chemioautotrofi fissano anch'essi la CO2 grazie al ciclo di Calvin-Benson, ma utilizzano l'energia da composti inorganici per innescare la reazione. === Carboidrati e glicani === Nell'anabolismo dei carboidrati, gli acidi organici semplici possono essere convertiti in monosaccaridi, come il glucosio, e quindi utilizzati per assemblare polisaccaridi come l'amido. La generazione di glucosio da composti come il piruvato, il lattato, il glicerolo, il glicerato 3-fosfato e gli aminoacidi è chiamato gluconeogenesi. La gluconeogenesi converte il piruvato in glucosio-6-fosfato con una serie di prodotti intermedi, molti dei quali sono condivisi con la glicolisi. Tuttavia, questa via non è semplicemente l'inverso della glicolisi, infatti molte reazioni sono catalizzate da enzimi non glicolitici, la cui presenza è modulata dall'effetto feedback. Questo è importante in quanto consente la formazione e la regolamentazione del glucosio a parte, impedendo che entrambi i percorsi vengano eseguiti contemporaneamente in un ciclo futile. Anche se i lipidi sono un modo comune di immagazzinare energia, nei vertebrati come gli esseri umani, gli acidi grassi non possono essere convertiti in glucosio attraverso la gluconeogenesi, come questi organismi non possono convertire acetil-CoA in piruvato; le piante sono in grado di farlo, ma gli animali non dispongono del meccanismo enzimatico necessario. Come risultato, dopo un lungo periodo di affamamento i vertebrati devono produrre corpi chetonici dagli acidi grassi per sostituire il glucosio nei tessuti poiché il cervello non può metabolizzarli. Altri organismi come piante e batteri risolvono il problema utilizzando il ciclo metabolico gliossilato, che bypassa la decarbossilazione nel ciclo dell'acido citrico e permette la trasformazione di acetil-CoA in ossalacetato, dove può essere utilizzato per la produzione di glucosio. I polisaccaridi e i glicani sono fatti da sequenze aggiunte di monosaccaridi da glicosiltrasferasi grazie a un donatore di glucosio, come l'uridina difosfoglucosio (UDP-glucosio) a un gruppo accettore ossidrile su un polisaccaride. Come uno dei gruppi idrossilici sull'anello del substrato può essere un accettore, i polisaccaridi prodotti possono avere strutture lineari o ramificate. I polisaccaridi prodotti possono avere loro stessi funzioni strutturali o metaboliche, o essere trasferiti ai lipidi e proteine grazie a enzimi chiamati oligosaccariltrasferasi. === Acidi grassi, isoprenoidi e steroidi === Versione semplificata della via di sintesi degli steroidi con gli intermedi isopentenil pirofosfato (IPP), dimetilallil pirofosfato (DMAPP), geranil pirofosfato (GPP) e squalene. Per una maggior chiarezza, alcuni prodotti intermedi sono stati omessi. Gli acidi grassi vengono prodotti grazie alla sintesi degli acidi grassi che polimerizzano e quindi riducono le unità acetil-CoA. Le catene acide negli acidi grassi sono estese da un ciclo di reazioni che aggiungono il gruppo acile, ridurlo a un alcool, disidratarlo a un gruppo di alcheni e poi ridurlo nuovamente a un gruppo alcano. Gli enzimi della biosintesi degli acidi grassi sono suddivisi in due gruppi: negli animali e nei funghi tutte le reazioni di sintesi di acido grasso sono svolte da una singola proteina multifunzionale di tipo I, nei plastidi vegetali e nei batteri un enzima separato di tipo II compie ogni fase del percorso. I terpeni e gli isoprenoidi sono una grande classe di lipidi che includono i carotenoidi e formano la più grande classe dei vegetali prodotti naturali. Questi composti sono sintetizzati dall'assemblamento e dalla modifica delle unità di isoprene donate dai precursori reattivi isopentenil pirofosfato e dimetilallil pirofosfato. Questi precursori possono essere realizzati in modi diversi. Negli animali e negli archeobatteri, la via metabolica dell'acido mevalonico produce questi composti dall'acetil-CoA, mentre nelle piante e nei batteri la via metabolica del metileritritolo fosfato utilizza piruvato e gliceraldeide-3-fosfato come substrati. Una reazione importante che utilizza questi donatori è la biosintesi degli steroidi. Qui, le unità di isoprene sono unite insieme per fare squalene per poi essere ripiegate a formare una serie di anelli per creare il lanosterolo. Il lanosterolo poi può essere convertito in altri steroidi, come il colesterolo e l'ergosterolo. ===Proteine=== Organismi variano nella loro capacità di sintetizzare i 20 aminoacidi comuni. La maggior parte dei batteri e le piante possono sintetizzarli tutti venti, ma i mammiferi possono solo sintetizzare gli undici aminoacidi non essenziali, così i nove amminoacidi essenziali devono essere ottenuti dall'alimentazione. Alcuni parassiti semplici, come il batterio ''Mycoplasma pneumoniae'', sono totalmente privi della sintesi degli aminoacidi e devono assimilarli direttamente dai loro ospiti. Tutti gli amminoacidi sono sintetizzati da prodotti intermedi della glicolisi, dal ciclo dell'acido citrico o dalla via dei pentoso fosfati. L'azoto viene fornito dal glutammato e glutammina. La sintesi degli aminoacidi dipende dalla formazione dell'alfa-cheto acido appropriato, che viene poi transaminato per formare un amminoacido. Gli aminoacidi uniti in una catena di legami peptidici formano le proteine. Ogni proteina possiede una sequenza unica di residui aminoacidici che rappresenta la sua struttura primaria. Così come le lettere dell'alfabeto possono essere combinate per formare una varietà quasi infinita di parole, gli aminoacidi possono essere collegati in varie sequenze per formare una grande varietà di proteine. Le proteine sono costituite da aminoacidi che sono stati attivati dal fissaggio a una molecola di RNA transfer tramite un legame estere. Questo precursore-tRNA viene prodotto in una reazione ATP-dipendente effettuata da un amminoacil-tRNA sintetasi. Questo tRNA è quindi un substrato per il ribosoma, che unisce l'amminoacido alla catena proteica, utilizzando la sequenza delle informazioni contenute nell'RNA messaggero. ===Sintesi dei nucleotidi e recupero=== I nucleotidi vengono sintetizzati grazie agli amminoacidi, all'anidride carbonica e all'acido formico in percorsi che richiedono grandi quantità di energia metabolica. Di conseguenza, la maggior parte degli organismi dispongono di sistemi efficaci per mantenere i nucleotidi preformati. Le purine sono sintetizzate come nucleosidi (basi allegata al ribosio). Sia l'adenina sia la guanina sono sintetizzate dal precursore nucleoside inosina monofosfato, che viene, a sua volta, sintetizzato utilizzando atomi degli amminoacidi. Le pirimidine, d'altra parte, sono sintetizzate dall'acido orotico, che è formato da glutammina e aspartato. Tutti gli organismi sono costantemente esposti a composti che non possono utilizzare come alimenti e che risulterebbero dannosi se si accumulassero nelle cellule, in quanto non possiedono alcuna funzione metabolica. Questi composti potenzialmente dannosi sono detti xenobiotici. Gli xenobiotici, quali le droghe sintetiche, i farmaci, i veleni naturali e gli antibiotici, vengono metabolizzati da una serie di enzimi specifici. Negli esseri umani, essi includono il citocromo P450, il glucuronosiltransferasi, e glutatione S-transferasi. Questo sistema consiste in tre azioni eseguite dagli enzimi, la prima consiste nell'ossidazione dei xenobiotici (fase I) con la successiva coniugazione di gruppi idrosolubili in una molecola (fase II). Gli xenobiotici idrosolubili modificati possono quindi essere espulsi dalle cellule e, negli organismi multicellulari, possono essere ulteriormente metabolizzati prima di essere escreti (fase III). Nell'ecologia queste reazioni sono particolarmente importanti per la biodegradazione microbica degli inquinanti e per il biorisanamento di terreni contaminati. Molte di queste reazioni microbiche vengono condivise con gli organismi multicellulari, ma a causa della incredibile diversità di tipi di microbi questi organismi sono in grado di affrontare una gamma molto più ampia di xenobiotici rispetto agli organismi pluricellulari e sono anche in grado di degradare gli inquinanti organici persistenti come i composti organoclorurati. Un problema correlato per gli organismi aerobici è lo stress ossidativo. Infatti i processi della fosforilazione ossidativa e la formazione di legami disolfuro durante il ripiegamento proteico producono specie reattive dell'ossigeno come il perossido di idrogeno. Questi ossidanti dannosi vengono rimossi dai metaboliti antiossidanti, come il glutatione e gli enzimi quali catalasi e perossidasi. Gli organismi viventi devono obbedire alle leggi della termodinamica che descrivono il trasferimento di calore e lavoro. Il secondo principio della termodinamica afferma che in ogni sistema chiuso, la quantità di entropia (disordine) non può diminuire. Anche se gli organismi viventi più complessi sembrano contraddire questa legge, la vita è possibile in quanto tutti gli organismi sono sistemi aperti che scambiano materia ed energia con l'ambiente circostante. In questo modo le specie viventi non si trovano in equilibrio termodinamico, ma sono invece sistemi dissipativi che mantengono il loro stato di elevata complessità comportando un maggiore incremento dell'entropia dei loro ambienti. Il metabolismo di una cellula ottiene questo accoppiando i processi spontanei del catabolismo e i processi non spontanei dell'anabolismo. Nei termini della termodinamica del non equilibrio, il metabolismo mantiene l'ordine, creando disordine. Poiché gli ambienti dove vive la maggior parte degli organismi sono in costante evoluzione, le reazioni metaboliche devono essere finemente regolate per mantenere una serie costante di condizioni all'interno delle cellule, chiamata omeostasi. La regolazione metabolica consente anche agli organismi di rispondere ai segnali e a interagire attivamente con i loro ambienti. Due concetti strettamente legati sono importanti per capire come le vie metaboliche vengono controllate. In primo luogo, un enzima regola una via aumentando o diminuendo la sua attività in risposta a segnali. In secondo luogo, il controllo esercitato da questo enzima è dato dagli effetti che questi cambiamenti hanno sulla via su cui interagisce. Per esempio un enzima può mostrare grandi variazioni di attività, ma se questi cambiamenti hanno uno scarso effetto sul flusso di una via metabolica, allora questo enzima non è coinvolto nel controllo del percorso. Effetto dell'insulina sulla captazione del glucosio e sul metabolismo Vi sono più livelli di regolazione del metabolismo. Nel regolamento intrinseco la via metabolica si auto-regola per rispondere ai cambiamenti dei livelli dei substrati o dei prodotti; per esempio, una diminuzione della quantità di un prodotto può aumentare la via metabolica per compensarlo. Questo tipo di regolazione comporta spesso una regolazione allosterica delle attività di più enzimi della via. Il controllo estrinseco comporta che una cellula di un organismo multicellulare cambi il suo metabolismo in risposta a segnali provenienti da altre cellule. Generalmente questi segnali sono in forma di messaggeri solubili, come ormoni e fattori di crescita, e vengono rilevati da specifici recettori presenti sulla superficie delle cellule. Questi segnali vengono quindi trasmessi all'interno della cellula da un secondo messaggero che spesso coinvolge la fosforilazione delle proteine. Un esempio molto ben studiato di un controllo estrinseco è la regolazione del metabolismo del glucosio da parte dell'ormone insulina. L'insulina viene prodotta in risposta agli aumenti dei livelli di glucosio nel sangue. Il legame dell'ormone ai recettori dedicati sulle cellule comporta una cascata di protein-chinasi che porta le cellule ad assumere glucosio e convertirlo in molecole di immagazzinamento come acidi grassi e glicogeno. Il metabolismo del glicogeno è controllato dall'attività di fosforilasi, l'enzima che scompone il glicogeno e la glicogeno(amido) sintasi, l'enzima che rende possibile ciò. Questi enzimi sono regolati in maniera reciproca, con la fosforilazione che inibisce la glicogeno sintasi, ma attiva la fosforilasi. L'insulina provoca la sintesi di glicogeno attivando la proteina fosfatasi e producendo una diminuzione della fosforilazione di questi enzimi. L'albero filogenetico mostra la comune discendenza degli organismi da tutti e tre gli ambiti della vita. I batteri sono di colore blu, gli eucarioti in rosso e gli archaea in verde. Le principali vie del metabolismo sopra descritte, quali la glicolisi e il ciclo dell'acido citrico, sono presenti in tutti e tre i dominii viventi (batteri, archea ed eucarioti) ed erano presenti nell'ultimo antenato comune universale. Questa cellula ancestrale universale fu un procariote e probabilmente un metanogeno con un gran numero di aminoacidi, nucleotidi, carboidrati e con capacità di metabolismo dei lipidi. La conservazione di queste antiche vie metaboliche durante l'evoluzione successiva potrebbe essere il risultato di queste reazioni, essendo stata una soluzione ottimale per i loro particolari problemi metabolici; infatti percorsi come la glicolisi e il ciclo dell'acido citrico sono in grado di produrre prodotti finali altamente efficienti e con un numero minimo di passaggi. Mutazioni che interessano segmenti non codificanti di DNA comportano solo il cambiamento dell'efficienza metabolica dell'individuo per il quale si verifica tale mutazione. Le prime vie metaboliche a base di enzimi, possono aver fatto parte del metabolismo delle purine, mentre precedenti percorsi metabolici potrebbero aver fatto parte dell'ipotesi del mondo a RNA. Molti modelli sono stati proposti per descrivere i meccanismi attraverso i quali le nuove vie metaboliche si siano evolute. Questi includono l'aggiunta sequenziale di nuovi enzimi in una via breve ancestrale, la duplicazione e divergenza di intere vie nonché l'assunzione di enzimi preesistenti e il loro assemblaggio in un percorso di reazione. L'importanza relativa di questi meccanismi non è chiara, ma studi di genomica hanno dimostrato che gli enzimi in una via sono suscettibili di avere un antenato comune, il che suggerisce che molte vie si sono evolute in modo passo-passo con nuove funzioni create da fasi preesistenti della via metabolica. Un modello alternativo viene dagli studi che ripercorrono l'evoluzione delle strutture proteiche in reti metaboliche, questo suggerisce che gli enzimi siano pervasivamente reclutati, prendendo a prestito gli enzimi per svolgere le funzioni simili in diverse vie metaboliche (evidenti nel database MANET). Questo processo di assunzioni si traducono in un mosaico enzimatico evolutivo. Una terza possibilità è che alcune parti del metabolismo potrebbero esistere come "moduli" che possono essere riutilizzati in diversi percorsi e svolgono funzioni analoghe su molecole diverse. Così come l'evoluzione può creare nuove vie metaboliche, l'evoluzione può anche causare la perdita di alcuni funzioni metaboliche. Per esempio, in alcuni parassiti i processi metabolici che non sono essenziali per la sopravvivenza si perdono e gli aminoacidi, i nucleotidi e i carboidrati possono invece essere eliminati dall'ospite. Simili capacità di riduzione metabolica sono visti anche negli organismi endosimbiontici. bilancia stadera di Santorio Santorio, raffigurata nell'opera ''Ars de statica medicina'' pubblicata nel 1614 Il termine "metabolismo" deriva dalla parola greca ''Μεταβολισμός'' - "Metabolismos" che significa "cambiare" o "rovesciare". I primi riferimenti al metabolismo documentati sono stati fatti, nel 1260 d.C., da Ibn al-Nafīs nel suo lavoro intitolato ''Al-Risalah al-Kamiliyyah fil Siera al-Nabawiyyah'' (Il Trattato di Kamil sulla biografia del Profeta), che includeva la seguente frase "Sia il corpo sia le sue parti sono in un continuo stato di dissoluzione e nutrimento, quindi subiscono inevitabilmente un cambiamento permanente". La storia dello studio scientifico del metabolismo abbraccia diversi secoli ed è iniziata con l'esame di interi animali nei primi studi, fino ad arrivare alle singole reazioni metaboliche nella biochimica moderna. I primi esperimenti controllati sul metabolismo umano sono stati pubblicati da Santorio Santorio nel 1614 nel suo libro ''Ars de statica medicina''. Egli descrisse osservazioni sul suo stesso peso corporeo prima e dopo i pasti, dopo aver dormito, lavorato o avuto rapporti sessuali, dopo il digiuno o dopo aver bevuto o escreto. Egli scoprì che la maggior parte del cibo veniva perso attraverso quello che lui chiamava "traspirazione insensibile". In questi primi studi i meccanismi di questi processi metabolici non erano stati identificati e si riteneva che vi fosse una forza vitale che animasse i tessuti viventi. Nel XIX secolo, mentre studiava la fermentazione dello zucchero in alcool da lievito, Louis Pasteur concluse che la fermentazione fosse catalizzata da sostanze all'interno delle cellule di lievito, che definì "fermenti". Egli scrisse che "la fermentazione alcolica è un atto correlato con la vita e l'organizzazione delle cellule di lievito, non con la morte o la putrefazione delle cellule". Questa scoperta, insieme alla pubblicazione di Friedrich Wöhler nel 1828 di un documento sulla sintesi chimica dell'urea, si distingue per essere il primo composto organico preparato da precursori del tutto inorganici. Ciò dimostrò che i composti organici e le reazioni chimiche presenti nelle cellule non erano diverse in linea di principio di qualsiasi altra branca della chimica. La scoperta degli enzimi, avvenuta all'inizio del XX secolo per opera di Eduard Buchner, separò lo studio delle reazioni chimiche del metabolismo dallo studio biologico delle cellule e segnò l'inizio della disciplina della biochimica. La mole di conoscenze biochimiche crebbe rapidamente per tutto il secolo. Uno dei biochimici più prolifici di questi tempi fu Hans Adolf Krebs che fornì enormi contributi allo studio del metabolismo. Egli scoprì e descrisse il ciclo dell'urea e, in seguito lavorando con Hans Kornberg, il ciclo dell'acido citrico e il ciclo del gliossilato. La ricerca biochimica moderna ha beneficiato notevolmente dello sviluppo di nuove tecniche, come la cromatografia, la cristallografia a raggi X, la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, la marcatura radioisotopica, la microscopia elettronica e le simulazioni di dinamica molecolare. Queste tecniche hanno permesso la scoperta e l'analisi dettagliata delle numerose molecole e vie metaboliche delle cellule. Al momento la terapia delle alterazioni metaboliche è affidata al recupero della patologia di base e solo di recente si sono avviate delle procedure, ancora sotto studio, che tengano sotto controllo una delle cause più frequenti delle alterazioni metaboliche, non secondarie a patologie primarie già accertate. === Effetti della musicoterapia sul metabolismo === Lo studio delle effettive capacità terapeutiche della musica (musicoterapia) è solo agli inizi. Studi recenti hanno dimostrato un ruolo della musica nel recupero metabolico dallo stress, nella motilità gastrica e intestinale, nella modulazione dei sintomi gastrointestinali legati al cancro, e nell'aumento del metabolismo lipidico e della clearance dell'acido lattico durante l'esercizio e il recupero dopo lo sforzo. Diversi studi hanno dimostrato il ruolo della musica nella diminuzione del livello di cortisolo in relazione alle operazioni chirurgiche. In relazione all'atto chirurgico si assiste fisiologicamente a una risposta ipermetabolica caratterizzata dal rilascio di catecolamine, cortisolo, citochine e altri ormoni neuroendocrini modulati dall'asse ipotalamo-ipofisario e dal sistema nervoso autonomo. Questo intenso processo catabolico è facilitato in parte dall'ipercortisolemia attraverso la promozione di glicogenolisi, lipolisi e proteolisi. La musica abbassa il livello del cortisolo, attraverso questa azione è verosimile che intervenga nell'abbassare il metabolismo energetico il cui aumento è particolarmente dannoso, per esempio, nei bambini ustionati. Il primo passo per comprendere come la musica medi il rilassamento dallo stress è che essa aumenta i livelli di GH, attraverso il quale interviene direttamente sull'asse ipotalamo-ipofisario. L'ormone dell'accrescimento (GH) è un ormone anabolico che stimola lo smantellamento dei triacilgliceroli, sopprime l'assorbimento cellulare dei lipidi circolanti, media effetti stimolanti la crescita in un'ampia gamma di tessuti stimolando la secrezione del fattore di crescita insulino-simile-1. Nelle fasi iniziali di una lesione, come parte della risposta acuta allo stress, si manifesta una resistenza al GH. Diversi studi suggeriscono che la musica potrebbe moderare questo effetto. Ciò è stato osservato in pazienti in condizioni critiche nei quali è stato rilevato un aumento significativo della concentrazione di GH dopo l'esposizione a musica rilassante. Essi mostrarono anche una concomitante diminuzione di interleuchina-6 (citochina proinfiammatoria) e dell'adrenalina in conseguenza all'aumento dei livelli di GH. La risposta del sistema nervoso autonomo verosimilmente gioca un ruolo importante nel mediare gli effetti della musica sull'attività immunitaria e neuro-ormonale. La musica, infatti, ha la capacità di indurre un'attività mentale ed emozionale in grado di modulare il funzionamento del sistema nervoso autonomo. Gli studi che si sono occupati dell'impatto della musica sulle variabili cardiovascolari hanno trovato un aumento dei livelli di ormone rilasciante la corticotropina e di ormone adrenocorticotropo in pazienti con insufficienza cardiaca cronica, suggerendo la presenza di un feedback disfunzionale e un aumento dell'attività dell'asse ipotalamo-ipofisario nell'insufficienza cardiaca cronica. La variabilità della frequenza cardiaca (HRV), insieme al livello sierico dell'adrenalina e della noradrenalina, è generalmente considerato il metodo standard per valutare quantitativamente l'attività cardiaca autonoma. Nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica un alto HRV è correlato con una migliore prognosi, viceversa, una diminuzione dell'HRV è associata a una prognosi peggiore. In due diversi studi è emerso che la musicoterapia porta a un significativo aumento dei parametri dell'HRV suggerendo un'attivazione musica-indotta del parasimpatico. Parallelamente il tono simpatico si è dimostrato essere attenuato in pazienti sottoposti a musicoterapia in quanto i pazienti mostravano livelli significativamente inferiori di adrenalina e noradrenalina rispetto ai gruppi di controllo. Durante l'esercizio la musica viene comunemente utilizzata per bilanciare la fatica fisica ed emotiva e migliorare la performance. Recenti ricerche hanno portato evidenze fisiologiche sul ruolo della musica nel migliorare la performance, migliorando il profilo lipidico e facilitando il recupero post-esercizio. Uno dei primi lavori fatto su atleti della corsa ha dimostrato che l'ascolto di musica veloce aumentava i livelli di cortisolo ematico. Avendo il cortisolo un ruolo nel promuovere il catabolismo dei substrati energetici nei tessuti muscolare, adiposo e connettivo, ciò suggerisce un potenziale vantaggio metabolico nell'impiego della musica ad alto ritmo durante l'esercizio. La musica potrebbe anche avere un ruolo di rinforzo degli effetti dell'esercizio nel migliorare il profilo lipidico. In uno studio sulla resistenza al training in donne obese, i soggetti che ascoltavano la musica durante in training hanno mostrato un significativo aumento di lipoproteine ad alta densità e una significativa diminuzione del colesterolo totale, delle LDL e della percentuale totale di grasso corporeo, risultati non osservati nel gruppo di controllo. La musica può facilitare il recupero dopo esercizio intenso. In uno studio condotto sul maschi allenati in età da college, l'ascolto di musica dopo sessioni di corsa intensa ha portato a una significativa diminuzione della concentrazione del lattato ematico, rispetto al controllo.
Miguel Indurain
Soprannominato ''Miguelón'', fu professionista dal 1984 al 1996. Aveva caratteristiche di passista-scalatore, era abile discesista e fortissimo cronoman, e per lo strapotere nelle prove contro il tempo e la capacità di amministrare ottimamente la corsa sulle montagne venne spesso accostato al campione francese Jacques Anquetil. Nel suo palmarès figurano cinque Tour de France vinti consecutivamente dal 1991 al 1995 – l'unico a riuscirvi, dal momento che i sette titoli consecutivi di Lance Armstrong sono stati revocati – e due Giri d'Italia in accoppiata al Tour, nel 1992 e 1993, oltre al titolo di campione del mondo a cronometro ottenuto nel 1995 e alla medaglia d'oro olimpica, nella medesima specialità, ai Giochi di Atlanta nel 1996. Anche il fratello minore Prudencio Indurain, classe 1968, fu professionista dal 1991 al 1999, aiutandolo come gregario per sei anni, dal 1991 al 1996.
=== Gli esordi === Nato in una famiglia di agricoltori della Navarra, cominciò con l'atletica leggera (praticava mezzofondo) per poi passare, all'età di undici anni, alla bicicletta. Nel settembre 1975 cominciò a gareggiare con il Club Ciclista Villavés, e già nel 1976 ottenne quindici vittorie. Dopo la trafila delle categorie giovanili sempre con la formazione di Villava, nella primavera del 1983 debuttò tra i dilettanti con la Reynolds, storica squadra di Irurtzun affiliata alla Reynolds professionistica. In due stagioni da dilettante vinse un Campeonato de Navarra, un titolo nazionale di categoria (entrambi nel 1983) e nel 1984 una tappa del prestigioso Tour de l'Avenir in Francia; partecipò anche ai Giochi olimpici di , ritirandosi dalla prova in linea. === 1984-1990: i primi anni da professionista === Indurain divenne ciclista professionista all'età di vent'anni, il 4 settembre 1984, proprio con la Reynolds, squadra navarra diretta da José Miguel Echavarri. Già nel 1985 prese parte ai suoi primi Grandi Giri, la Vuelta a España e il Tour de France, nemmeno ventunenne: nella corsa spagnola, che concluse all'ottantaquattresimo posto, si mise in mostra vestendo per quattro giorni la maglia oro di leader della generale, mentre alla ''Grande Boucle'' si ritirò durante la quarta tappa. Inizialmente all'ombra del capitano Pedro Delgado, riuscì a far intravedere il suo potenziale al Tour de la Communauté Européenne (già Tour de l'Avenir), prova in cui nel 1985 vinse due tappe, e che si aggiudicò nel 1986 dopo altri due successi parziali. La sua crescita avvenne in modo graduale nella seconda parte degli anni ottanta: dopo essersi aggiudicato numerose competizioni di secondo piano in territorio spagnolo tra 1986 e 1987 e aver contribuito alla vittoria di Delgado al Tour de France 1988, nel settembre 1988 si aggiudicò la Volta Ciclista a Catalunya grazie al successo nella cronometro dell'ultimo giorno. A spingerlo anche un eccezionale ritmo cardiaco che, a riposo, pulsava a soli 28/29 battiti al minuto, e una capacità polmonare di ben 8 litri. Indurain di rientro in Spagna, premiato per la vittoria del Tour de France 1991 Nel 1989 si impose nella classifica finale della Parigi-Nizza, interrompendo il dominio di Sean Kelly che durava da sette anni, e nella nona tappa del Tour de France, sui Pirenei a Cauterets. L'anno successivo, con la maglia della nuova Banesto, riuscì a ripetere i risultati in entrambe le competizioni: vinse infatti ancora la Parigi-Nizza e poi una tappa, sul traguardo pirenaico di Luz-Ardiden, al Tour de France, corsa in cui chiuse per la prima volta in ''Top 10'', decimo. In stagione si piazzò inoltre settimo alla Vuelta a España, e aggiunse al proprio palmarès la Clásica San Sebastián, sua unica vittoria in una classica, grazie a uno scatto sullo Jaizkibel a 35 chilometri dall'arrivo. === 1991-1993: tre vittorie al Tour de France e due al Giro d'Italia === Forte del ruolo di capitano della sua squadra, nel maggio 1991 Indurain chiuse al secondo posto la Vuelta a España – miglior piazzamento in carriera nella gara iberica – battuto dal solo Melchor Mauri. Al Tour de France subito seguente si presentò con un ruolo di ''outsider'', e nella tappa a cronometro da Argentan a Alençon batté tutti, vincendo davanti a Greg LeMond. Nella seconda parte della ''Grande Boucle'' arrivò la sua consacrazione: nella tredicesima tappa (da Jaca a Val-Louron), dopo aver risposto all'attacco di Claudio Chiappucci (poi vincitore di giornata) sul Col d'Aspin ed essersi lasciato alle spalle i favoriti LeMond, Fignon e il proprio capitano Delgado, decretando così definitivamente il ricambio generazionale, conquistò la sua prima maglia gialla. Nelle tappe seguenti riuscì a difendere il primato dagli attacchi di Gianni Bugno, arrivando in giallo fino a Parigi, quarto spagnolo a riuscirvi dopo Federico Bahamontes, Luis Ocaña e Pedro Delgado. Nel finale di stagione Bugno si prese la rivincita ai campionati del mondo su strada di Stoccarda, lasciando a Indurain la medaglia di bronzo; Indurain concluse l'anno con il successo alla Volta Ciclista a Catalunya. A inizio 1992 concluse terzo alla Parigi-Nizza e secondo al Giro di Romandia. Questi risultati, uniti a quelli dell'anno prima, lo portarono a presentarsi ai nastri di partenza del Giro d'Italia con i favori del pronostico: in quella corsa vestì la maglia rosa già al terzo giorno, vinse la cronometro di Sansepolcro, controllò i rivali Chiappucci e Chioccioli nelle tappe di montagna e infine inflisse loro pesanti distacchi nella cronometro finale di 66 chilometri da Vigevano a Milano, conquistando il suo primo Giro. Favorito anche al seguente Tour de France, si dimostrò nuovamente imbattibile a cronometro: dopo aver vinto il prologo a San Sebastián, si impose prima nella cronometro di Lussemburgo, in cui staccò tutti di più di tre minuti completando i 65 chilometri alla media di 49,046 km/h, e poi nella tappa da Tours a Blois, in cui coprì i 64 chilometri di percorso a 52,352 km/h di media (record per le cronometro di oltre 50 chilometri). In quel Tour evidenziò comunque ancora una notevole capacità di gestire avversari più adatti alle salite, primo fra tutti Chiappucci, vincitore di due tappe alpine e della classifica scalatori, riuscendo così ad aggiudicarsi la sua seconda ''Grande Boucle''. La stagione si concluse senza l'acuto nel campionato del mondo, disputato in Spagna a Benidorm, in cui, pur correndo con il ruolo di favorito, si piazzò solo sesto dovendo ancora una volta arrendersi a Bugno. Pochi giorni dopo il mondiale si aggiudicò comunque la sua seconda Volta Ciclista a Catalunya, e con 2 023 punti divenne, in chiusura di annata, il numero uno del ranking mondiale della Federazione dei ciclisti professionisti. Miguel Indurain in azione al Tour de France 1993 Nel 1993 realizzò un'altra accoppiata Giro-Tour. Nella gara italiana vinse due delle tre cronometro in programma, si limitò perlopiù a controllare e a resistere agli attacchi del lettone Pëtr Ugrjumov, battuto alla fine per meno di un minuto. Nella ''Grande Boucle'', ove fu maglia gialla per quattordici tappe, nessun avversario mise invece realmente in discussione il suo primato: Indurain si aggiudicò il prologo e la cronometro di Lac de Madine (59 km), e in classifica finale precedette Tony Rominger di quasi cinque minuti e Zenon Jaskuła di quasi sei. A fine anno, dopo la medaglia d'argento in linea ai campionati del mondo di Oslo (vinti da Lance Armstrong), poté festeggiare di nuovo il primato nella classifica mondiale professionisti, stilata a partire da quella stagione dall'Unione Ciclistica Internazionale. === 1994-1995: gli ultimi due Tour de France, il record dell'ora e il mondiale === Il 1994 di Indurain iniziò con alcuni successi in gare minori tra Spagna e Francia. Tra maggio e giugno al Giro d'Italia, complice una condizione non ottimale, il campione navarro non andò invece oltre il terzo posto finale, senza successi parziali: a precederlo in classifica furono i giovani Evgenij Berzin, che fece sua la corsa imponendosi anche nelle due cronometro in programma, e Marco Pantani, secondo ma vincitore in due tappe sulle Alpi. Indurain in azione in salita al Tour de France 1994 Nel mese di luglio Indurain si presentò quindi alla partenza del Tour de France con il ruolo di favorito, senza però quell'alone di invincibilità che lo aveva accompagnato fino ad allora. Tuttavia nella corsa francese non ci fu nessuno in grado di contrapporsi al suo strapotere; nella cronometro di 64 km da Périgueux a Bergerac distanziò il futuro primatista dell'ora Tony Rominger di 2 minuti ed il terzo, Armand de Las Cuevas – medaglia di bronzo mondiale dell'inseguimento su pista nel 1990 – di 4 minuti e 20 secondi. De Las Cuevas, partito 4 minuti prima, fu superato dallo spagnolo a dieci chilometri dal traguardo. Sconfitto da Ugrjumov e Pantani nella cronoscalata di Avoriaz, Indurain giunse comunque a Parigi da vincitore. Qualche settimana più tardi un controllo – effettuato il 15 maggio precedente al Tour de l'Oise – riscontrò però una sua positività all'antidoping: il navarro, veniva evidenziato, aveva assunto salbutamolo, sostanza proibita dalla legislazione francese, ma non dall'Unione Ciclistica Internazionale. Indurain venne comunque presto scagionato per aver dimostrato che l'utilizzo del farmaco era dovuto a scopi terapeutici, per la cura dell'asma. Il 2 settembre 1994, rinunciando anche ai mondiali su strada di Agrigento, riuscì a battere il record dell'ora: nell'occasione, sulla pista del velodromo di Bordeaux, percorse ben 53,040 chilometri con un rapporto 59×14 da 8,86 metri a pedalata, superando di 327 metri il precedente primato detenuto da Graeme Obree. Solo 49 giorni dopo, va detto, questo nuovo record venne superato, sulla stessa pista francese, da Rominger. Il record, come tutti quelli ottenuti dal 1984 in poi su biciclette speciali, verrà poi annullato dall'UCI nel settembre 2000, e riclassificato come "miglior prestazione umana sull'ora". La Pinarello Espada IV, quarta versione del modello utilizzato da Indurain per il record dell'ora Nel 1995 Indurain vinse il suo quinto Tour de France consecutivo, entrando nella leggenda della corsa francese ed eguagliando Jacques Anquetil, Eddy Merckx e Bernard Hinault a quota cinque successi nella corsa. In quest'annata i suoi principali avversari furono Alex Zülle e Bjarne Riis, che tuttavia non riuscirono mai a lottare realmente per il primato; lo spagnolo dimostrò anzi il proprio strapotere con l'attacco nella frazione pianeggiante verso Liegi (quel giorno lo seguì a ruota il solo Johan Bruyneel, che poi lo batté all'arrivo). La stagione su strada del navarro terminò con i campionati del mondo in Colombia, durante i quali conquistò un oro nella gara a cronometro ed un argento nella prova in linea, dietro al connazionale Abraham Olano; pochi giorni dopo, il 15 ottobre, sulla pista in altura di Bogotà tentò di riprendere il record dell'ora a Rominger (che lo aveva intanto portato a 55,291 km), ma dovette abbandonare, dopo aver percorso 25 chilometri, anche a causa del vento. === 1996-1997: l'oro olimpico e il ritiro === Nella primavera 1996 si aggiudicò diverse gare nella Penisola Iberica (Volta ao Alentejo, Vuelta a Asturias e Euskal Bizikleta) e per la seconda volta il Critérium du Dauphiné Libéré. Si presentò quindi nuovamente alla ''Grande Boucle'', puntando a battere il record di cinque vittorie nella corsa francese condiviso con Anquetil, Merckx e Hinault. La corsa (che pure, in omaggio a Indurain, passava per Pamplona) diede però indicazioni differenti: lo spagnolo accusò una pesante crisi ipoglicemica nella tappa di Chambéry-Les Arcs, non riuscì a riprendersi nemmeno nelle frazioni successive e concluse la corsa all'undicesimo posto, staccato di 14'14" dal vincitore Bjarne Riis. La stagione comunque venne resa meno amara dalla conquista della medaglia d'oro nella gara a cronometro alle Olimpiadi di Atlanta. In settembre prese il via alla Vuelta a España, cinque anni dopo l'ultima presenza, dovendo però ritirarsi, a causa di problemi respiratori durante la tappa di Lagos de Covadonga. Non venne quindi selezionato per i mondiali di Lugano. Fu la Vuelta 1996 l'ultima gara di rilievo cui partecipò: dopo alcuni mesi in cui si era vociferato un suo passaggio alla ONCE legato a un deterioramento dei rapporti con la Banesto, il 2 gennaio del 1997 annunciò il suo ritiro dal ciclismo. Nei tredici anni di carriera da professionista vinse 111 gare e vestì per 4 giorni la maglia amarillo alla Vuelta a España, per 29 giorni la maglia rosa al Giro d'Italia e per 60 giorni la maglia gialla al Tour de France. * 1984 (dilettanti) :Classifica generale Vuelta a la Comunidad Aragonesa :Trofeo Iberduero :10ª tappa Tour de l'Avenir (cronometro) * 1985 :6ª tappa Tour de l'Avenir :11ª tappa Tour de l'Avenir (cronometro) * 1986 :Prologo Vuelta a Murcia (cronometro) :Classifica generale Vuelta a Murcia :Prologo Tour de la Communauté Européenne (cronometro) :9ª tappa Tour de la Communauté Européenne (cronometro) :Classifica generale Tour de la Communauté Européenne * 1987 :Prologo Vuelta a Murcia (cronometro) :4ª tappa, 2ª semitappa Settimana Catalana (cronometro) :5ª tappa Settimana Catalana :2ª tappa Vuelta a los Valles Mineros :3ª tappa Vuelta a los Valles Mineros :4ª tappa, 1ª semitappa Vuelta a los Valles Mineros :Classifica generale Vuelta a los Valles Mineros :Gran Premio Navarra :1ª tappa Vuelta a Galicia :Prologo Salita Txitxarro (cronometro) :Classifica generale Salita Txitxarro :Memorial Santi Andia * 1988 :4ª tappa, 1ª semitappa Vuelta a Cantabria :2ª tappa Vuelta a Galicia :6ª tappa, 1ª semitappa Volta Ciclista a Catalunya (cronometro) :Classifica generale Volta Ciclista a Catalunya * 1989 :2ª tappa, 2ª semitappa Critérium International (cronometro) :Classifica generale Critérium International :Classifica generale Parigi-Nizza :9ª tappa Tour de France (Pau > Cauterets) * 1990 :5ª tappa Volta a la Comunitat Valenciana :6ª tappa Parigi-Nizza :Classifica generale Parigi-Nizza :5ª tappa, 1ª semitappa Vuelta al País Vasco :16ª tappa Tour de France (Blagnac > Luz Ardiden) :Clásica San Sebastián :6ª tappa Vuelta a Burgos * 1991 :1ª tappa, 2ª semitappa Tour du Vaucluse :Classifica generale Tour du Vaucluse :2ª tappa Euskal Bizikleta :5ª tappa Euskal Bizikleta :8ª tappa Tour de France (Argentan > Alençon) :21ª tappa Tour de France (Lugny > Mâcon) :Classifica generale Tour de France :5ª tappa Volta Ciclista a Catalunya :Classifica generale Volta Ciclista a Catalunya * 1992 :4ª tappa, 2ª semitappa Tour de Romandie (cronometro) :4ª tappa Giro d'Italia (Arezzo > Sansepolcro) :22ª tappa Giro d'Italia (Vigevano > Milano) :Classifica generale Giro d'Italia :Campionato spagnolo, Prova in linea :Prologo Tour de France (San Sebastián, cronometro) :9ª tappa Tour de France (Lussemburgo, cronometro) :19ª tappa Tour de France (Tours > Blois, cronometro) :Classifica generale Tour de France :1ª tappa, 1ª semitappa Trofeo Castilla y Leon (cronometro) :Classifica generale Volta Ciclista a Catalunya * 1993 :6ª tappa Vuelta a Murcia :10ª tappa Giro d'Italia (Senigallia, cronometro) :19ª tappa Giro d'Italia (Pinerolo > Sestriere, cronometro) :Classifica generale Giro d'Italia :2ª tappa Vuelta a los Valles Mineros :4ª tappa Vuelta a los Valles Mineros :Prologo Tour de France (Puy du Fou, cronometro) :9ª tappa Tour de France (Lac de Madine, cronometro) :Classifica generale Tour de France :1ª tappa Vuelta a Castilla y León :Classifica generale Vuelta a Castilla y León :Clásica a los Puertos de Guadarrama * 1994 :6ª tappa Volta a la Comunitat Valenciana :3ª tappa, 2ª semitappa Tour de l'Oise (cronometro) :Classifica generale Tour de l'Oise :9ª tappa Tour de France (Périgueux > Bergerac, cronometro) :Classifica generale Tour de France :3ª tappa Vuelta a Castilla y León * 1995 :4ª tappa, 2ª semitappa Vuelta a Aragón (cronometro) :4ª tappa Vuelta a los Valles Mineros :1ª tappa, 1ª semitappa Vuelta a La Rioja :1ª tappa Vuelta a Asturias :5ª tappa Vuelta a Asturias :Classifica generale Grand Prix du Midi Libre :3ª tappa Critérium du Dauphiné Libéré (cronometro) :Classifica generale Critérium du Dauphiné Libéré :8ª tappa Tour de France (Huy > Seraing) :19ª tappa Tour de France (Lac de Vassivière, cronometro) :Classifica generale Tour de France :1ª tappa Vuelta a Galicia :Classifica generale Vuelta a Galicia :Campionati del mondo, Prova a cronometro * 1996 :1ª tappa Volta ao Alentejo :5ª tappa Volta ao Alentejo :Classifica generale Volta ao Alentejo :1ª tappa Vuelta a Asturias (cronometro) :Classifica generale Vuelta a Asturias :5ª tappa Euskal Bizikleta :Classifica generale Euskal Bizikleta :5ª tappa Critérium du Dauphiné Libéré (cronometro) :6ª tappa Critérium du Dauphiné Libéré :Classifica generale Critérium du Dauphiné Libéré :Giochi olimpici, Prova a cronometro === Altri successi === Miguel Indurain * 1984 :3ª tappa Tour de l'Avenir (cronometro a squadre) * 1985 :Classifica dei traguardi volanti Vuelta a Burgos * 1986 :Classifica dei traguardi volanti Vuelta a Burgos :Criterium di Leiza :Classifica a punti Tour de l'Avenir * 1988 :Criterium di Alcobendas :Classifica a punti Vuelta a Galicia * 1989 :Criterium di Manlleu :Criterium di Pamplona :Criterium di Alquerias * 1990 :Classifica a punti Vuelta a Burgos * 1991 :Gran Premio de Navarra :Classifica della montagna Trofeo Luis Puig :Criterium di Castillon-la-Bataille :Criterium di Tolosa :Criterium di Alqueiras :Criterium di Fuenlabrada :Criterium di Alcobendas * 1992 :Criterium di Monein :Circuit de l'Aulne (criterium) :Classifica intergiro Giro d'Italia :Trofeo Bonacossa Giro d'Italia :Criterium di Oviedo :Criterium di Fuenlabrada :Criterium di Rafelbunyo :Criterium di Hernani :Classifica mondiale FICP * 1993 :Criterium di Valladolid :Criterium di Oviedo :Criterium di Salamanca :Criterium di Alquerias :Criterium di Rafelbunyol :Criterium di Alcobendas :Classifica mondiale UCI * 1994 :Criterium di Castillon-la-Bataille :Criterium di Valladolid :Criterium di Salamanca :Criterium di Fuenlabrada :Criterium di Durango :Criterium di Gran Canaria :Record dell'ora (su pista) *1995 :Grand Prix of Moscow (criterium) *1996 :Criterium di Colmar :Criterium Ciutat de L'Hospitalet :Criterium di Pamplona :Criterium di Fuenlabrada :Criterium di Xàtiva === Grandi Giri === * Giro d'Italia :1992: '''vincitore''' :1993: '''vincitore''' :1994: 3º * Tour de France :1985: ''ritirato'' (4ª tappa) :1986: ''ritirato'' (12ª tappa) :1987: 97º :1988: 47º :1989: 17º :1990: 10º :1991: '''vincitore''' :1992: '''vincitore''' :1993: '''vincitore''' :1994: '''vincitore''' :1995: '''vincitore''' :1996: 11º * Vuelta a España :1985: 84º :1986: 92º :1987: ''ritirato'' (12ª tappa) :1988: ''ritirato'' (21ª tappa) :1989: ''ritirato'' (18ª tappa) :1990: 7º :1991: 2º :1996: ''ritirato'' (13ª tappa) === Classiche monumento === * Milano-Sanremo :1989: 43º :1991: 124º :1992: 167º :1993: 123º :1994: 31º :1995: 132º :1996: 115º * Liegi-Bastogne-Liegi :1989: 10º :1990: 12º :1991: 4º :1993: 51º === Competizioni mondiali === * Campionati del mondo :Villach 1987 - In linea: 64º :Ronse 1988 - In linea: ''ritirato'' :Chambéry 1989 - In linea: ''ritirato'' :Utsunomiya 1990 - In linea: 12º :Stoccarda 1991 - In linea: 3º :Benidorm 1992 - In linea: 6º :Oslo 1993 - In linea: 2º :Duitama 1995 - Cronometro: '''vincitore''' :Duitama 1995 - In linea: 2º * Giochi olimpici :Los Angeles 1984 - In linea: ''ritirato'' :Atlanta 1996 - Cronometro: '''vincitore''' :Atlanta 1996 - In linea: 26º * ''Velo d'Or'' della rivista Vélo Magazine nel 1992 e 1993 * ''Mendrisio d'Oro'' del Velo Club Mendrisio nel 1992 * ''Premio Principe delle Asturie'' per lo sport nel 1992 * ''Sportivo mondiale dell'anno'' della ''Gazzetta dello Sport'' nel 1992 e 1993 * ''Atleta dell'anno'' della United Press International nel 1993 * ''Gran Premio Serge Kampf'' dell'Accademia dello Sport nel 1995 * ''Marca Leyenda'' nel 1997 * ''Premio Español Universal'' nel 2002 * ''Premio Vincenzo Torriani'' nel 2007 * ''Medaglia d'oro al merito sportivo'' della Navarra nel 2010 * ''Atleta spagnolo del XX secolo'' del ''Mundo Deportivo'' * Inserito nella ''Giro d'Italia Hall of Fame'' nel 2018 * Membro della ''Laureus World Sports Academy''
Magnesio
Il '''magnesio''' è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo '''Mg''' e come numero atomico 12. Il magnesio è l'ottavo elemento più abbondante e costituisce circa il 2% della crosta terrestre; inoltre è il terzo per abbondanza tra gli elementi disciolti nell'acqua di mare. In natura, per la sua elevata reattività, non esiste allo stato libero, ma si trova combinato con altri elementi. Questo metallo alcalino terroso è principalmente usato come agente legante nella produzione di leghe alluminio-magnesio.
Il magnesio è un metallo leggero, di colore bianco argento e abbastanza duro, che assume un aspetto opaco, per ossidazione superficiale, se esposto all'aria. I composti di magnesio, soprattutto l'ossido di magnesio, sono usati principalmente come materiale refrattario nei rivestimenti delle fornaci per la produzione di ferro e acciaio, metalli non ferrosi, vetro e cemento. L'ossido di magnesio e altri composti sono usati anche in agricoltura (il magnesio è componente essenziale della clorofilla), e nell'industria chimica e delle costruzioni. L'utilizzo principale di questo elemento è come additivo nelle leghe con l'alluminio dato che ne migliora le proprietà meccaniche, tecnologiche (lavorabilità), e di saldatura. Le leghe alluminio-magnesio sono utilizzate soprattutto nelle lattine per le bevande, ma anche nei cerchi degli pneumatici automobilistici. I costi industriali in metallurgia sono prossimi a quelli dell'alluminio, ma a causa dell'infiammabilità le attrezzature devono essere dotate di apparati in atmosfera controllata, evitando il contatto con l'ossigeno atmosferico; questo incrementa anche se di poco il costo della produzione. Altri utilizzi: * Combinato in lega, specialmente con l'alluminio, è essenziale per componenti strutturali nell'industria missilistica, aeronautica, automobilistica e dei macchinari. * Come additivo nei propellenti convenzionali e per la produzione di grafite nodulare nella produzione di ghisa. * Come desolforante: per aiutare la rimozione dello zolfo dal ferro e dall'acciaio. * Come agente riduttivo per la produzione di uranio puro e di altri metalli, partendo dai loro sali. * L'idrossido di magnesio viene usato nel latte di magnesia, il cloruro di magnesio e il solfato di magnesio nei Sali di Epsom, e il magnesio citrato viene impiegato in medicina. * La magnesite ossidata è utilizzata come rivestimento refrattario nelle fornaci. * Sotto forma di polvere o di frammenti molto piccoli si incendia facilmente e la combustione avviene alla temperatura di e con forte produzione luminosa, per questo motivo viene impiegato nei razzi di segnalazione, nei flash fotografici di vecchia concezione (ora sostituiti dai flash elettronici), nei fuochi pirotecnici e nelle bombe incendiarie. * Il carbonato di magnesio (MgCO3) in polvere viene usato dagli atleti, o sportivi, come i ginnasti o i sollevatori di pesi, per migliorare la presa sugli attrezzi. * Una barra di magnesio metallico viene usata come anodo sacrificale per la Protezione catodica negli impianti di riscaldamento domestico. * Un tondino di magnesio può essere utilizzato come acciarino per l'accensione di un fuoco: questo si ottiene sfregando il tondino con un oggetto di acciaio avente uno spigolo acuto (come il dorso di un coltello), per ottenere filamenti e polvere che si incendiano cadendo su un'esca infiammabile (come carta, pagliuzze). * Alluminio: unito a zinco e silicio aumenta la resistenza della lega, senza influenzare considerevolmente il comportamento allo scorrimento viscoso ad alta temperatura, creando l'elektron. * Rame: aumenta la fluidità allo stato fuso sostituendo a questo scopo il berillio (bandito per la sua tossicità). * Manganese: aggiunto in piccole dosi, serve a segregare le impurità di ferro, responsabili di una forte corrosione anodica a contatto con l'acqua salata. * Terre rare: i metalli del gruppo dei lantanidi (cerio in particolare) e l'ittrio aumentano fortemente la resistenza delle leghe di magnesio alle alte temperature attraverso la formazione di precipitati duri e altofondenti. * Torio: aggiunto alle leghe magnesio-zinco, aumenta la resistenza alle alte temperature, ma è altresì usato raramente per la sua radioattività. * Zirconio: usato come affinatore di grano. * Argento: aggiunto alle leghe magnesio-terre rare ne aumenta considerevolmente la resistenza a tutte le temperature. * Scandio: migliora la resistenza allo scorrimento viscoso quando forma precipitati; se entra solo in soluzione, aumenta il punto di fusione complessivo della lega stessa. * Litio: permette di raggiungere una densità notevolmente bassa, di 1,3 chilogrammi al decimetro cubo, ma conferisce al magnesio caratteristiche meccaniche inferiori. * Calcio: anche il calcio diminuisce la densità. Il nome prende origine dalla parola greca (Μαγνησία, ''Maghnesía'') che indica una prefettura della Tessaglia nell'antica Grecia chiamata Magnesia, dalla quale prende il nome, per alterazione, anche il manganese. Il termine ''magnesia'' veniva in passato attribuito dagli alchimisti a numerose sostanze, chimicamente diverse ma simili per consistenza e colore, estratte nel territorio della città. Joseph Black, in Inghilterra, riconobbe il magnesio come elemento nel 1755, Sir Humphrey Davy lo isolò elettroliticamente nel 1808 da una miscela di magnesia e ossido di mercurio, mentre Antoine Bussy lo preparò in forma coerente nel 1831.Si trova in grossi giacimenti di magnesite, dolomite e altri minerali. Il magnesio viene ottenuto principalmente dall'elettrolisi di cloruro di magnesio fuso, presente in salamoie e acqua di mare. Anche se il magnesio si trova in oltre 60 minerali, solo dolomite, magnesite, brucite, carnallite e olivina sono di importanza commerciale. Il magnesio-26 è un isotopo stabile ed ha trovato applicazione in geologia isotopica, similarmente all'alluminio. Il 26Mg è un prodotto radiogenico del 26Al (con un'emivita di anni). Larghi arricchimenti di 26Mg sono stati osservati all'interno di alcune meteoriti. L'abbondanza anomala di 26Mg viene attribuita al decadimento dell'alluminio-26. Quindi le meteoriti devono essersi formate nella nebulosa solare prima che il 26Al decadesse. Questi frammenti sono quindi tra i più antichi oggetti del sistema solare e conservano informazioni sulla sua storia iniziale. Reazione di combustione del magnesio in aria. Il magnesio in forma pura è altamente infiammabile, specialmente se in polvere. Brucia con una fiamma bianca dalla luce accecante. Il magnesio sotto forma di polvere reagisce rapidamente e in maniera esotermica a contatto con l'aria o l'acqua e deve essere maneggiato con cura. Non si deve mai usare acqua per estinguere un fuoco di magnesio. Il magnesio acceso a contatto con il vapore acqueo, reagisce: : Mg + H2O -> MgO + H2 La reazione produce idrogeno (H2) che può infiammarsi ed esplodere a causa del calore sviluppato dalla reazione stessa. Oltre che nelle rocce e nell'acqua marina, il magnesio è presente sia nel mondo vegetale sia in quello animale, di cui costituisce uno dei componenti essenziali. Dalla cessione dei due elettroni che si trovano nello strato più esterno dell'atomo di magnesio si forma lo ione magnesio (Mg2+), che costituisce la forma reattiva dell'elemento, in grado di legarsi a macromolecole e di servire da cofattore enzimatico. Come il carbonio si è selezionato fra gli altri elementi dall'evoluzione biologica per la formazione delle molecole organiche, così il magnesio è risultato il più adatto, per le sue proprietà stereochimiche, a legarsi in maniera reversibile a strutture macromolecolari come alcuni enzimi del metabolismo energetico. Il magnesio ha una fondamentale importanza per le piante; la clorofilla, fondamentale per la cattura energetica dalla luce nella fotosintesi, è una porfirina che ha in posizione centrale un atomo di magnesio. Negli animali e nell'uomo, il magnesio è coinvolto nella sintesi e nell'utilizzo dell'ATP, importantissimo mediatore energetico, nei processi di glicolisi e di gluconeogenesi, nella sintesi e nella duplicazione degli acidi nucleici. Cibi contenenti magnesio L'apporto quotidiano raccomandato di magnesio per un adulto è di per gli uomini e 300 mg per le donne (Lichton, 1989), dose aumentabile fino a 450 mg nel periodo di gravidanza e allattamento. Il magnesio è responsabile di molti processi metabolici essenziali come la formazione dell'urea, la trasmissione degli impulsi muscolari, la trasmissione nervosa e la stabilità elettrica cellulare. La mancanza di magnesio nell'organismo può portare a nausea e vomito, diarrea, ipertensione, spasmi muscolari, insufficienza cardiaca, confusione, tremiti, debolezza, cambiamenti di personalità, apprensione e perdita della coordinazione. Il magnesio è contenuto in molti prodotti alimentari, come i cereali (soprattutto integrali), le noci (160 mg per 100 grammi di prodotto), le mandorle (200 mg), le arachidi (120 mg), il miglio e il grano saraceno (120÷140 mg), il cacao (400 mg), il germe di grano, le lenticchie, le verdure verdi (soprattutto spinaci) e anche nelle carni, nei farinacei e nei prodotti lattiero-caseari. Esistono acque minerali ricche in sali di magnesio (acque magnesiache). Diversi studi hanno evidenziato l'importanza di avere il giusto livello di magnesio nel corpo per ridurre i sintomi della COVID-19. Il catione Mg2+ ha un suo saggio specifico di riconoscimento. Lo si scioglie in acido cloridrico diluito, per poi portarlo a pH fortemente basico (maggiore di 10) con ausilio di una soluzione di idrossido di sodio. Si ha la formazione di idrossido di magnesio. Questo composto in presenza di tiazolo (noto anche come giallo tiazolo) precipita colorando la soluzione di rosso.
Manganese
Il '''manganese''' è un metallo, è l'elemento chimico nella tavola periodica che ha simbolo '''Mn''' e numero atomico 25.
Alcuni frammenti di manganese puro (99,99 %), raffinato per elettrolisi. Il manganese è un metallo grigio-bianco, di aspetto simile al ferro; è duro e molto fragile, si può fondere solo con difficoltà e si ossida molto facilmente. Il manganese metallico diventa ferromagnetico solo dopo un trattamento specifico. Gli stati di ossidazione più comuni del manganese sono +2, +3, +4, +6 e +7, sebbene sia stato osservato in tutti gli stati di ossidazione da +1 a +7. Lo ione Mn2+ compete spesso con quello Mg2+ nei sistemi biologici, e i composti del manganese in cui il manganese ha stato di ossidazione +7 sono dei potenti ossidanti. Manganite, un ossido di manganese Il manganese è essenziale per la produzione di ferro e acciaio in virtù delle sue proprietà desolforanti, deossigenanti e leganti. * La produzione dell'acciaio e altri materiali ferrosi assorbe attualmente dall'85% al 90% della produzione mondiale di manganese: fra le altre cose, il manganese è un componente chiave per gli acciai inossidabili a basso costo e per alcune leghe di alluminio di largo impiego. * Il diossido di manganese è usato come catalizzatore e nei primi tipi di pile e batterie a secco. * L'ossido di manganese invece è un pigmento marrone che si usa per vernici e si trova nelle terre naturali (ad esempio nella terra di Siena e nella terra di Siena bruciata). * Il permanganato di potassio è un potente ossidante molto usato in chimica, e in medicina come disinfettante. * Il manganese si usa anche per decolorare il vetro, per togliere la tinta verdastra conferitagli dalle impurità di ferro: in concentrazioni molto alte dona al vetro un colore violetto. Il manganese non ha sostituti adatti per le sue applicazioni principali. In chimica organica è anche utilizzato come catalizzatore in reazioni come l'epossidazione di Jacobsen. * Piatti e lastre in manganese vengono utilizzati durante la costruzione o riparazione di un tipo di impianti di sabbiatura detto granigliatrice, che sono dotate di motori elettrici collegati a speciali turbine che sparano graniglia metallica ad alta velocità, sabbiando un pezzo. Il manganese è più resistente del ferro durante il processo di sabbiatura. Risulta essenziale per la longevità dell'impianto, in quanto si usano degli "scudi" sul raggio d'azione delle turbine per proteggere Il corpo macchina in ferro. Il manganese è stato usato fin dalla preistoria: pigmenti a base di diossido di manganese sono stati ritrovati in pitture rupestri di anni fa. Gli Egizi e i Romani usavano composti di manganese nella fabbricazione del vetro, per renderlo incolore o per colorarlo di viola; il minerale di ferro che usavano gli Spartani per fabbricare le loro armi conteneva una certa quantità di manganese, che si concentrava durante la fusione creando una lega ferro-manganese che conferiva alle armi spartane la loro leggendaria durezza. Nel XVII secolo il chimico tedesco Johann Rudolph Glauber produsse per primo il permanganato, un utile reagente chimico, sebbene alcuni pensino che sia in realtà stato scoperto da Ignatius Kaim nel 1770. Entro la metà del XVIII secolo il diossido di manganese era già usato per la fabbricazione del cloro; il chimico svedese Scheele capì per primo che il manganese era un elemento chimico, che venne isolato in forma pura dal suo collega Johan Gottlieb Gahn nel 1774 riducendo il diossido con carbonio. Agli inizi del XIX secolo iniziarono ad essere riconosciuti i brevetti in chimica, e gli scienziati cominciarono a sperimentare l'effetto del manganese nella composizione dell'acciaio. Nel 1816 venne rilevato che l'aggiunta di manganese al ferro rendeva quest'ultimo più duro senza diminuirne la resilienza. Il manganese è un oligonutriente per tutte le forme di vita. Molte classi di enzimi contengono uno o più atomi di manganese come cofattori: le ossidoriduttasi, le transferasi, le idrolasi, le liasi, le isomerasi, le ligasi, le lectine e le integrine. I polipeptidi più famosi che contengono manganese sono l'arginasi, la superossido dismutasi e la tossina della difterite. Minerale di manganese Giacimenti di manganese sono frequenti sulla crosta terrestre, ma distribuiti irregolarmente; quelli negli Stati Uniti sono piuttosto poveri e l'estrazione è molto costosa. L'Ucraina e il Sudafrica insieme possiedono più dell'80% di tutti i giacimenti di manganese sulla terra: altri produttori di manganese sono la Cina, il Burkina Faso, il Ghana, il Messico e l'Australia. Grandi quantità di manganese sono presenti sul fondale degli oceani sotto forma di noduli di manganese; negli anni '60 e '70 sono stati studiati alcuni modi per raccogliere manganese dal fondale oceanico, ma senza successo. Le ricerche in materia sono state abbandonate alla fine degli anni '70. I maggiori produttori di manganese nel 2019 Posizione Paese Produzione (milioni di tonnellate) 1 5,80 2 3,18 3 2,51 4 1,74 5 1,55 6 1,33 7 0,80 8 0,50 9 0,48 10 0,43 Il permanganato di potassio è un reagente usato comunemente in laboratorio come ossidante e in medicina e veterinaria per uso esterno, per esempio nel trattamento di alcune malattie dei pesci. Il diossido di manganese è usato nei tipi più vecchi di pile a secco, per decolorare il vetro contaminato da tracce di ferro o per colorarlo di viola; lo stesso composto è responsabile del colore viola dell'ametista. Lo stesso composto è usato nella fabbricazione industriale di cloro e ossigeno e per vernici. In natura il manganese è composto di un solo isotopo stabile, 55Mn. Sono stati sintetizzati 18 diversi radioisotopi di manganese: i più stabili sono il 53Mn con emivita di 3,7 milioni di anni, il 54Mn con 312,3 giorni e il 52Mn con 5,591 giorni. Tutti gli altri sono molto radioattivi con emivite di meno di tre ore, e spesso di meno di un minuto. Il manganese ha anche tre stati metastabili. Il manganese fa parte del gruppo del ferro, che si pensa venga sintetizzato nelle stelle giganti poco prima delle esplosioni di supernova. Il manganese-53 decade in 53Cr; vista la sua relativamente breve emivita, il radionuclide naturale 53Mn è estinto sulla terra. Gli isotopi di manganese sono normalmente mescolati con isotopi di cromo e hanno applicazioni in geologia: il rapporto isotopico Mn-Cr conferma le prove fornite dal rapporto 26Al e 107Pd per quanto riguarda la primissima storia del sistema solare. Le variazioni nei rapporti 53Cr/52Cr e Mn/Cr in molti meteoriti suggeriscono che il sistema isotopico Mn-Cr derivi dal decadimento ''in-situ'' del 53Mn nei corpi planetari differenziati. Quindi il 53Mn fornisce prove ulteriori sui processi nucleosintetici immediatamente successivi alla condensazione del sistema solare. Gli isotopi di manganese variano in peso atomico da 46 (46Mn) a 65 (65Mn). Il modo di decadimento principale prima dell'isotopo stabile più abbondante (55Mn), è la cattura K e il modo principale dopo di esso è il decadimento beta. Il manganese puro è tossico. Esposizione a polveri/fumi di manganese non dovrebbero oltrepassare rispettivamente il valore massimo di 5 mg/m³/1 mg/m³ OSHA PEL (''Permissible Exposure Limit'') 8-Hr TWA (''Time-Weighted Average''), a causa della loro tossicità. Soluzioni acide di permanganato ossidano qualunque materiale organico con cui vengono a contatto: questa reazione genera calore sufficiente a incendiare alcune sostanze organiche. Un'intossicazione cronica sull'arco di più anni da mangano (manganismo) è caratterizzata dai sintomi tipici del parkinsonismo, ovvero aumento del tono muscolare, tremore, instabilità posturale, ipoamimia. Si tratta a tutti gli effetti di una forma della sindrome di Parkinson secondaria. Per questo il manganese è elencato nella lista delle sostanze pericolose stilata dall'OSHA.
Molibdeno
Il '''molibdeno''' è l'elemento chimico di numero atomico 42 e il suo simbolo è '''Mo'''.
Il molibdeno è un metallo di transizione. In forma pura è di colore bianco argenteo. È un metallo molto duro e tra gli elementi è quello contraddistinto da uno dei più elevati punti di fusione. In piccola quantità ha un effetto indurente sull'acciaio. Il molibdeno è importante nel nutrimento delle piante e nei sistemi biologici compare in alcuni enzimi, tra cui la xantina ossidasi. Oltre due terzi del molibdeno prodotto sono impiegati nelle leghe metalliche. L'uso del molibdeno è cresciuto notevolmente durante la seconda guerra mondiale, quando fu necessario trovare alternative al tungsteno per produrre acciaio di elevata durezza. Ancora oggi il molibdeno è usato per produrre leghe ad alta durezza e acciai resistenti alle alte temperature. Leghe speciali contenenti molibdeno, come per esempio le ''Hastelloy'' sono notoriamente molto resistenti al calore e alla corrosione. Il molibdeno è usato nella produzioni di parti di aerei e missili, nonché nei filamenti e nelle protesi dentarie. Produzione mondiale di molibdeno a partire dal 1900 Il solfuro di molibdeno è un buon lubrificante, specialmente alle alte temperature. È usato come semiconduttore anche in applicazioni elettroniche (thin-film transistor, TFT). Il solfuro e ossido di molibdeno trova uso anche come catalizzatore nell'industria petrolchimica, specialmente in catalizzatori usati per rimuovere lo zolfo dal petrolio e dai suoi derivati. I catalizzatori di ossido a base di molibdeno sono utilizzati per reazioni di ossidazione selettiva; le applicazioni tipiche sono l'ossidazione del propano, del propilene o dell'acroleina all'acido acrilico. Inoltre viene utilizzato come lubrificante nelle scioline. È utilizzato anche per i rivestimenti, specchi speciali e celle solari. L'isotopo 99Mo è impiegato nell'industria e nella medicina nucleare. Infatti è un precursore del tecnezio, elemento alla base di molti radiofarmaci. I pigmenti a base di molibdeno hanno colori che variano tra il giallo intenso e l'arancione vivo e vengono usati nelle vernici, negli inchiostri e nei manufatti di plastica e di gomma. Il molibdeno (dal greco μόλυβδος ''mólybdos'', "simile al piombo") non si trova puro in natura e i composti reperibili venivano confusi, fino al XVIII secolo, con composti di carbonio o piombo. Nel 1778 Carl Wilhelm Scheele capì che il molibdeno era un elemento diverso dalla grafite e dal piombo e riuscì a isolare l'ossido del metallo dalla molibdenite, un minerale. Nel 1782 Hjelm isolò un estratto impuro di molibdeno riducendo l'ossido con carbonio.Dapprima il molibdeno fu poco usato e rimase confinato nei laboratori fino al tardo XIX secolo. Poi la Schneider and Co, una compagnia francese, provò a usare il molibdeno come agente legante per l'acciaio delle piastre di corazzatura e scoprì le sue utili proprietà. Il molibdeno si trova in minerali come la wulfenite (PbMoO4) o la powellite (CaMoO4), ma la principale sorgente commerciale di molibdeno è la molibdenite (MoS2). Il molibdeno è estratto come minerale primario, cioè esistono miniere di molibdeno, ed è anche recuperato come sottoprodotto dell'estrazione del rame. Il molibdeno è presente nel minerale in concentrazioni che vanno dallo 0,01% allo 0,5%. Circa la metà di tutto il molibdeno estratto nel mondo proviene dagli Stati Uniti, in cui la Phelps Dodge Corporation è il principale fornitore. La missione russa Luna 24 scoprì un singolo granulo () di molibdeno puro in un frammento di pirosseno prelevato dal Mare Crisium sulla Luna. Tracce di molibdeno, in ragione di poche parti per milione, sono reperibili nelle piante e negli animali: il molibdeno è un oligonutriente necessario a molte forme di vita. Suoli poveri di molibdeno possono essere del tutto sterili e non permettere la crescita delle piante, in cui il molibdeno è coinvolto nei processi di azotofissazione e di riduzione dei nitrati. Infatti è presente nell'enzima batterico nitrogenasi, che da azoto atmosferico ed equivalenti riducenti genera molecole di ammoniaca. Negli animali e nell'uomo sono stati identificati tre enzimi che hanno assoluto bisogno di molibdeno per il loro corretto funzionamento: * la xantinaossidasi, che degrada l'ipoxantina in xantina e successivamente questa in acido urico; * l'aldeideossidasi, enzima che riduce le aldeidi prodotte dal normale metabolismo intermedio e che serve anche a disintossicare il fegato dall'aldeide acetica prodotta durante il metabolismo dell'etanolo (assunzione di alcolici); * e infine la sulfito ossidasi, anch'essa a principale localizzazione epatica e che ossida gli ioni solfito a ioni solfato (meno tossici). Gli alimenti più ricchi in molibdeno sono le crucifere, i legumi e certi cereali. In certi animali, integrare la dieta con piccole quantità di molibdeno aiuta la crescita. Il molibdeno ha sei isotopi stabili e circa due dozzine di radioisotopi, di cui la gran parte ha emivita dell'ordine dei secondi. Il 99Mo è usato per creare 99Tc per l'industria degli isotopi nucleari. Il mercato per i prodotti del 99Mo ha un valore complessivo stimato dell'ordine di 100 milioni di dollari l'anno. La polvere e i composti di molibdeno, come il triossido di molibdeno e i molibdati solubili in acqua possono essere leggermente tossici se respirati o ingeriti. I manuali di laboratorio riportano che il molibdeno, comparato con gli altri metalli pesanti, ha tossicità relativamente bassa. Difficilmente si osservano casi di tossicità acuta da molibdeno negli esseri umani, perché la dose necessaria è eccezionalmente elevata. È più probabile un'intossicazione cronica da molibdeno per esposizione in miniere, negli impianti di raffinazione o negli impianti chimici, ma a oggi non sono mai stati riportati casi simili. Mentre i composti solubili del molibdeno sono considerati leggermente tossici, quelli insolubili come il disolfuro di molibdeno usato per lubrificare sono considerati non tossici. In ogni caso, catene di eventi ambientali legati al molibdeno possono provocare gravi conseguenze sulla salute. Nel 1996 in Svezia un aumento delle piogge acide vicino a Uppsala provocò una moria delle piante di cui si cibavano le renne della campagna circostante; questo spinse le renne affamate ad avventurarsi nei campi coltivati ad avena per sfamarsi. Purtroppo gli agricoltori, per riparare il terreno dalle piogge acide, avevano sparso molto calcare sui campi, alterandone il contenuto di alcuni elementi in traccia, fra cui il cadmio. Così l'avena, cresciuta su campi ricchi di oligoelementi, aveva concentrato nei suoi semi grandi quantità di molibdeno: quando le renne se ne cibarono il rapporto rame/molibdeno del loro fegato venne gravemente alterato, causando negli animali magrezza, decolorazione del pelo, ulcere, diarrea, convulsioni, cecità, osteoporosi e malattie cardiache. Negli Stati Uniti il regolamento OSHA specifica che la massima esposizione al molibdeno in una giornata lavorativa di 8 ore durante una settimana di 40 ore non deve essere maggiore di 15 milligrammi per metro cubo. Il NIOSH invece consiglia un limite di esposizione di 5 000 mg per metro cubo. * Acido fosfomolibdico * Acido molibdico * Fase di Chevrel * Molibdenite * Molibdeno esacarbonile * Wulfenite * Ilsemannite * Jordisite Da questo minerale prende il nome la lista del molibdeno, elenco di richieste di materie prime e di materiali bellici che Benito Mussolini inviò alla Germania di Adolf Hitler come condizione per l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale; la lista venne presa come esagerazione dato che la richiesta italiana di molibdeno superava la produzione mondiale annua.
Mignon è partita
'''''Mignon è partita''''' è un film italiano del 1988 diretto da Francesca Archibugi ed interpretato, fra gli altri, da Stefania Sandrelli e Massimo Dapporto.
Mignon, quindicenne parigina sofisticata, snob e altezzosa, giunge a Roma ospite di un ramo 'popolano' della sua famiglia, i Forbicioni, mandatavi dalla madre dopo che il papà, fratello del capo famiglia romano, si è trovato sotto inchiesta della Giustizia francese a causa del crollo di un palazzo costruito con materiali difettosi dalla sua impresa edile a Il Cairo, che ha causato la morte di due persone. La ragazza è un corpo estraneo tra uno zio troppo assente, la svagata zia Laura e i cinque cugini e, riservata e superba, anche dichiaratamente scontrosa, nulla fa per integrarsi con questi: non con la coetanea, e "trucida", Chiara, con cui litiga spesso, non col più grande Tommaso, grossolano diciassettenne, né con la piccola e imbranata Antonella, né col piccolo Giacomino di un anno e mezzo. Si trova invece a legare piuttosto con il tredicenne Giorgio, che ha forse i suoi stessi gusti in tema di libri, che ama lo studio e la letteratura; Giorgio finisce per innamorarsi di lei ma, timido e riservato, non lo rivela a nessuno. Cacio, becero bulletto di quartiere e grande amico di Tommaso – che induce persino a rubacchiare in casa per pagarsi le uscite insieme –, la corteggia sguaiatamente e la straniera, annoiata e inquieta, tormentata dal rifiuto della madre che continua a lasciarla in Italia, finisce con l'abbandonarsi a lui nella libreria dello zio, in cui ha iniziato a lavorare – e che, simbolicamente, tutto è diventata, in particolare un luogo di incontri sessuali clandestini, piuttosto che un centro di vita intellettuale, dacché anche il titolare la usa come background e alibi della sua endemica infedeltà alla moglie. Giorgio, scoprendo la ragazza avvinghiata a Cacio, ne è sconvolto, perde interesse a tutto. Un giorno in cui egli anticipa il ritorno a casa, dopo una discussione con la docente di latino del Mamiani, Laura teme che il ragazzo possa aver scoperto la sua tresca con lo zio Aldo: Giorgio, comunque sconcertato dallo stato della madre e sempre più stravolto, finisce all'ospedale per un tentativo di suicidio dopo aver ingerito palline di naftalina, ma viene salvato da una tempestiva lavanda gastrica. Laura festeggia, presenti i figli e il marito, il quarantesimo compleanno e la ritrovata unione familiare e proprio allora Mignon comunica alla famiglia di essere incinta: tra lo sgomento generale Giorgio, il più vicino alla cugina, comprende che, come il suo tentato suicidio, anche la gravidanza simulata è un "gesto teatrale", pur dettato da sofferenza e disperazione, per richiamare l'attenzione, poiché Mignon proprio avendo forzato la situazione avrà finalmente la possibilità di tornare a casa. Giorgio, ancora innamorato della cugina, tenta invano di inseguire il taxi che la conduce all'aeroporto, ma è ostacolato dalle sbarre del cancello, attraverso cui, ormai cresciuto, non riesce più a passare. Si rende quindi conto che il suo destino sarebbe potuto evolversi in maniera diversa se solo, una volta che si erano trovati al molo, non avesse mancato un'altra occasione e avesse dato il desiderato bacio a Mignon. === Critica === *(...) ''colpisce la nettezza con cui sceglie le inquadrature senza compiacimenti, l'eleganza con cui subordina la sua cultura cinematografica all'esigenza di cogliere dei momenti di verità negli sguardi dei suoi personaggi, la sua sicurezza nel raccontare le difficoltà nel rapporto tra generazioni diverse, il male di crescere e di vivere in pieno i sentimenti'' (G. Brunetta) *Il ''Dizionario Morandini'' assegna al film ''tre stelle'' su cinque e lo definisce una ''brillante opera prima''. *Il ''Dizionario Farinotti'' gli assegna ''tre stelle'' su cinque *1989 - '''David di Donatello''' **''Miglior regista esordiente'' a Francesca Archibugi **''Migliore sceneggiatura'' a Francesca Archibugi, Gloria Malatesta e Claudia Sbarigia **''Migliore attrice protagonista'' a Stefania Sandrelli **''Miglior attore non protagonista'' a Massimo Dapporto **''Miglior fonico di presa diretta'' a Candido Raini * 1989 - '''Nastro d'argento''' **''Miglior regista esordiente'' a Francesca Archibugi **''Migliore attrice non protagonista'' a Stefania Sandrelli * 1989 - '''Ciak d'oro''' **''Migliore attrice non protagonista'' a Stefania Sandrelli **''Migliore opera prima'' a Francesca Archibugi **''Migliore sceneggiatura'' a Francesca Archibugi, Gloria Malatesta e Claudia Sbarigia **''Miglior manifesto'' * 1988 - '''Festival di San Sebastián''' **''Miglior regista esordiente'' a Francesca Archibugi
Multipurpose Internet Mail Extensions
Il '''Multipurpose Internet Mail Extensions''' è uno standard di Internet che estende la definizione del formato dei messaggi di posta elettronica, originariamente definito dall'SMTP, il protocollo di trasmissione delle email. MIME aggiunge il supporto per: * l'impiego di codifiche di caratteri diversi dall'ASCII, * l'aggregazione di diversi messaggi tra loro, * la codifica di messaggi non testuali. Queste novità rispetto ad SMTP consentono caratteristiche oggi comuni nell'uso della posta elettronica, come il concetto di allegato, l'invio di file non testuali, la lunghezza arbitraria delle linee di testo e del messaggio stesso, o ancora la firma digitale e la cifratura dei messaggi. Per garantire compatibilità con il protocollo SMTP, i messaggi email in formato MIME vengono codificati in uno o più messaggi nel formato SMTP spediti ordinatamente. Quasi tutte le email scritte da persone e molte delle email generate automaticamente sono trasmesse usando queste due tecnologie. Sebbene il formato sia nato per la posta elettronica, oggi è impiegato in ambiti anche molto diversi, specialmente in contesti di comunicazione o memorizzazione il cui oggetto abbia una codifica non fissata e che debba pertanto essere esplicitata da metadati. L'esempio più evidente è il protocollo HTTP alla base del World Wide Web, nel quale i messaggi tra browser e server web sono codificati usando MIME. La descrizione e la specifica ufficiale di MIME sono contenute in sei documenti RFC dell'IETF: RFC 2045, RFC 2046, RFC 2047, RFC 4288, RFC 4289, RFC 2049.
Il protocollo base di Internet per la trasmissione di email, l''''SMTP''', supporta solo caratteri ASCII a 7 bit. Questo di fatto limita le email a messaggi che, quando trasmessi, includono solo i caratteri sufficienti per scrivere in un numero limitato di lingue, come per esempio l'inglese, e rende leggibile (ma non corretta) la rappresentazione in qualche altra lingua che fa uso dell'alfabeto latino. Il '''MIME''' definisce meccanismi atti a spedire altri tipi di informazione con l'email, potendo includere testo scritto in lingue diverse dall'inglese usando codifiche diverse dall'ASCII, e contenuti binari come immagini, suoni e filmati, oppure programmi. Il MIME è anche un componente fondamentale dei protocolli di comunicazione come l'HTTP, il quale richiede che i dati siano trasmessi come messaggi simil-email, sebbene i messaggi non siano effettivamente email. La traduzione dei messaggi da e in formato MIME è generalmente fatta in automatico dai client e dai server quando si spediscono o si ricevono email SMTP/MIME. Il formato base delle email su Internet è definito nell'RFC 2822, che è un aggiornamento del RFC 822. Questi standard specificano i formati conosciuti per rappresentare le intestazioni e il corpo delle email, come anche le regole attinenti all'utilizzo delle intestazioni quali "A:", "Oggetto", "Da" e "Data:". MIME definisce un insieme di intestazioni per inserire attributi aggiuntivi in un messaggio, come per esempio il tipo del contenuto, e definisce un insieme di codifiche di trasferimento che possono essere usate per rappresentare dati binari a 8 bit utilizzando il charset ASCII a 7 bit. Lo standard MIME specifica anche regole per codificare caratteri non ASCII nelle intestazioni del messaggio email, come "Oggetto:", permettendo a queste intestazioni di contenere caratteri diversi dall'inglese. Lo standard MIME è espandibile. Le sue definizioni includono metodi per definire nuovi tipi di contenuto e altri attributi MIME. Uno degli obiettivi espliciti dello standard era di non esigere cambiamenti sui server preesistenti, e permettere alle email plain-text di funzionare in entrambe le direzioni con i client preesistenti. Questo obiettivo è stato raggiunto definendo gli attributi dei messaggi in formato MIME opzionali, impostandoli di default come non-MIME, in modo che i messaggi plain-text vengano correttamente letti dai client MIME. Inoltre, un semplice messaggio MIME viene interpretato correttamente anche da un client che non supporta il MIME, sebbene abbia le intestazioni che il client non-MIME non sa come interpretare. Può sembrare sorprendente che la versione MIME sia formalmente rimasta ''1.0'' dal 1992 a oggi. In realtà, MIME esordisce mettendo a punto un ''meccanismo per specificare e descrivere il formato'' dei messaggi di posta elettronica (RFC 1521). Lo standard definisce un processo di registrazione e un formato, fornendo in pratica delle linee guida per la messa a punto di nuove estensioni. In particolare viene caldeggiata l'introduzione di nuovi tipi di contenuto e di nuovi metodi di accesso. Viene anche suggerito l'uso del prefisso X- per i nomi non registrati. I '''tipi di contenuto''' predefiniti sono sette. Cinque sono tipi elementari: testo, audio, immagine, video e applicazione, dove l'ultimo rappresenta il tipo di dati generato o utilizzato da un particolare software applicativo. Ogni tipo ha dei sottotipi, per cui abbiamo, per esempio, image/gif e application/zip. Due sono tipi composti: ''messaggio'' e ''multipart''. Anche questi hanno i loro sottotipi, per esempio message/rfc822 è usato per rinviare messaggi come allegati, mentre con multipart/alternative si può inviare un testo sia in versione normale sia in HTML. I '''metodi di accesso''' sono introdotti allo scopo di inviare un riferimento al messaggio in luogo del messaggio stesso. Questo non è semplicemente un link in mezzo al testo, come spesso si usa. Lo standard prevede un tipo message/external-body corredato del tipo di accesso. I metodi d'accesso previsti vanno dalle varie forme di FTP, ai file locali o remoti, ai messaggi email su un server di posta (presumibilmente in cartelle IMAP condivise). Tra i parametri che corredano l'accesso ci sono le autorizzazioni e la data di scadenza. Ovviamente non è pensabile che un normale client di posta, compatibile con la versione ''1.0'' di MIME, possa trattare tutte queste estensioni in modo appropriato. L'apparato di MIME è tale da permettere e regolare lo sviluppo di estensioni che saranno sviluppate via via. L'interfacciamento di segreterie telefoniche e fax potrebbe essere un esempio.
Mitocondrio
Schema di un mitocondrio1 Membrana interna2 Membrana esterna3 Cresta4 Matrice Il '''mitocondrio''' è un organello cellulare di forma generalmente allungata , presente in tutti gli eucarioti. Esso è dotato di un DNA proprio, il DNA mitocondriale. Esistono organismi eucarioti che apparentemente non possiedono mitocondri, come ad esempio i parassiti Giardia lamblia, Entamoeba histolytica e Trachipleistophora hominis, ma ricerche in merito dimostrano come questi organismi abbiano subito un'involuzione dei rispettivi mitocondri, trasformatisi in organelli vestigiali mancanti della loro funzione biochimica originaria. I mitocondri sono organuli presenti nel citoplasma di tutte le cellule animali a metabolismo aerobico e nelle cellule eucariote vegetali. Mancano solo nelle cellule procariotiche, cioè i batteri, dove le funzioni respiratorie vengono espletate da proteine enzimatiche contenute nella membrana cellulare e nelle sue invaginazioni, dette mesosomi. I mitocondri sono gli organelli addetti alla respirazione cellulare, costituiti da sacchette contenenti enzimi respiratori. Sono costituiti da due membrane: la ''membrana interna'' e la ''membrana esterna''; lo spazio fra queste due membrane è detto ''spazio intermembrana''. Lo spazio delimitato dalla membrana interna è detto ''matrice mitocondriale''; la membrana interna si estende nella matrice formando delle pieghe dette ''creste mitocondriali'' che contengono molecole cruciali per la produzione di ATP a partire da altre molecole.
Sezione di due mitocondri (tubulari) osservati tramite microfotografia elettronica a trasmissione Il mitocondrio, isolato dalla struttura cellulare che lo circonda, assume una forma che ricorda quella di un salsicciotto ed è lungo e la sua sezione ha un diametro di circa 1,5 µm. Nella cellula assume una forma più complessa; ad esempio nelle piante (''Arabidopsis thaliana'') e nel lievito (''Saccharomyces cerevisiae'') è più opportuno parlare di una rete mitocondriale in cui i mitocondri vanno incontro a fissione e fusione. È delimitato da una doppia membrana: quella esterna permette il passaggio di piccole molecole, quella interna è selettivamente permeabile e si presenta sotto forma di numerosi avvolgimenti, rientranze e sporgenze, queste sono dette ''creste mitocondriali''. La funzione di queste strutture è quella di aumentare la superficie di membrana che permette di disporre un numero maggiore di complessi di ATP sintetasi e pertanto di fornire maggiore energia. Le due membrane identificano due differenti regioni: lo ''spazio intermembrana'' cioè quello interposto tra la membrana esterna e quella interna, e la ''matrice'', spazio circoscritto dalla membrana interna. Le due membrane mitocondriali presentano differenti proprietà a causa della loro diversa composizione. La membrana esterna è composta per il 50% da lipidi e per il resto da svariati enzimi dalle molteplici attività tra cui: l'ossidazione dell'adrenalina, l'allungamento degli acidi grassi e la degradazione del triptofano. Inoltre contiene porine: canali proteici transmembrana formati per lo più da foglietti β, non selettivato. Ciò fa sì che la membrana esterna sia assai permeabile e permetta il passaggio di molecole di massa fino a . Quest'elevata permeabilità era già nota all'inizio del XX secolo in quanto venne notato il rigonfiamento cui i mitocondri vanno soggetti a seguito della loro immersione in una soluzione ipotonica. La membrana interna ha un rapporto in peso proteine/lipidi che si aggira intorno a 3:1, ciò significa che per ogni proteina vi sono circa 15 fosfolipidi, e contiene più di 100 molecole polipeptidiche. L'elevato contenuto proteico è rappresentato da tutti i complessi deputati alla fosforilazione ossidativa e, in ultimo, alla produzione di ATP attraverso il complesso dell'ATP sintetasi, che genera ATP sfruttando il gradiente protonico a cavallo della membrana. Un'altra caratteristica particolare, poiché propria delle membrane batteriche, è la presenza di molecole di cardiolipina (difosfatidil-glicerolo) e l'assenza di colesterolo. La membrana interna, contrariamente a quella esterna, è selettivamente permeabile, priva di porine, ma con trasportatori transmembrana altamente selettivi per ogni molecola o ione. Quindi le due facce della membrana interna vengono chiamate, rispettivamente, versante della matrice e versante citosolico, poiché viene facilmente raggiunto dalle piccole molecole del citosol cellulare, oppure versante N e versante P in ragione del diverso potenziale di membrana (neutro per la matrice interna, positivo per lo spazio intermembrana esterno). La matrice mitocondriale ha consistenza gelatinosa a causa della concentrazione elevata di proteine idrosolubili (circa 500 mg/ml). Infatti contiene numerosi enzimi, ribosomi (70S, più piccoli di quelli presenti nel resto della cellula) e molecole di DNA circolare a doppio filamento. Il genoma mitocondriale umano contiene 16569 coppie di basi e possiede 37 geni codificanti per due RNA ribosomiali (rRNA), 22 RNA di trasporto (tRNA) e 13 proteine che fanno parte dei complessi enzimatici deputati alla fosforilazione ossidativa. Il numero di geni presenti sul DNA mitocondriale è variabile a seconda delle specie. In ogni mitocondrio si trovano da due a dieci copie del genoma. Il resto delle proteine presenti nel mitocondrio deriva da geni nucleari i cui prodotti vengono appositamente trasportati. Le proteine destinate al mitocondrio generalmente vengono riconosciute grazie ad una sequenza ''leader'' presente sulla loro parte ''N''-terminale. Questa sequenza contiene da 20 a 90 amminoacidi, di cui nessuno carico negativamente, con all'interno alcuni motivi ricorrenti. Inoltre sembra avere un'elevata possibilità di dare origine ad una α-elica anfipatica. Circa 28 dei geni mitocondriali (2 rRNA, 14 tRNA e 12 proteine) sono codificati su uno dei due filamenti di DNA (detto H, da ''heavy strand'') mentre i rimanenti geni (8 tRNA e 1 proteina) sono codificati sul filamento complementare (detto L, da ''light strand''). La presenza della catena di trasporto degli elettroni con la sua capacità di produrre radicali liberi, la mancanza di istoni e i limitati sistemi di riparo, rendono il DNA mitocondriale facilmente danneggiabile e in effetti il suo tasso di mutazione è circa dieci volte maggiore di quello nucleare. Ciò fa sì che si possano avere sequenza mitocondriali differenti anche all'interno di uno stesso individuo. La presenza di ribosomi permette al mitocondrio di svolgere una propria sintesi proteica. Una particolarità del codice genetico mitocondriale sta nel fatto che esso è leggermente diverso da quello comunemente noto. Il codone UGA, normalmente codone di stop, codifica per il triptofano. Inoltre i vertebrati usano la sequenza AUA, e l'uomo anche AUU, per codificare la metionina (e non l'isoleucina) mentre AGA ed AGG funzionano come codoni di stop. Si è visto che tra specie diverse vi possono essere differenze nel codice mitocondriale che quindi non è uguale per tutti. Il DNA mitocondriale umano viene ereditato per via matrilineare (eredità non mendeliana) poiché durante il processo di fecondazione i mitocondri dello spermatozoo sono marcati con ubiquitina, una proteina che si lega ad altre proteine che devono essere degradate. Quindi il genoma mitocondriale della prole sarà quasi uguale a quello materno, fatte salve eventuali mutazioni, e se la madre è affetta da una malattia a trasmissione mitocondriale la erediteranno tutti i figli, mentre se ne è affetto il padre, non la erediterà nessuno. In letteratura sono riportati rarissimi casi in cui il DNA mitocondriale sembra derivare dal padre o da entrambi i genitori Il mitocondrio è in grado di svolgere molteplici funzioni. La più importante tra esse consiste nell'estrarre energia dai substrati organici che gli arrivano per produrre un gradiente ionico che viene sfruttato per produrre adenosintrifosfato (ATP). Gli altri processi in cui il mitocondrio interviene sono: * l'apoptosi e la morte neuronale da tossicità da acido glutammico * regolazione del ciclo cellulare * regolazione dello stato redox della cellula * sintesi dell'eme * sintesi del colesterolo * produzione di calore * La β-ossidazione degli acidi grassi Il mitocondrio ha anche una funzione di deposito di ioni Ca2+ nella matrice mitocondriale. === La produzione di energia === È la funzione principale del mitocondrio e viene svolta utilizzando i principali prodotti della glicolisi: il piruvato ed il NADH che vengono sfruttati in due processi: il ciclo di Krebs e la fosforilazione ossidativa. ==== Il ciclo di Krebs ==== Le molecole di piruvato prodotte dalla glicolisi vengono trasportate all'interno della matrice mitocondriale dove vengono decarbossilate per formare gruppi acetili che vengono coniugati con il Coenzima A (CoA) per formare acetil-CoA. Il tutto viene catalizzato dalla piruvato deidrogenasi: un grosso complesso multienzimatico. Successivamente l'acetilCoA viene immesso nel ciclo di Krebs o ciclo degli acidi tricarbossilici o ciclo dell'acido citrico che permette di generare 3 molecole di NADH ed una di FADH2 secondo la seguente reazione generale: Acido ossalacetico + acetilCoA + 2 H2O + ADP + Pi + FAD + 3 NAD+ → Acido ossalacetico + 2 CO2 + CoA + ATP + 3 NADH + 3 H+ + FADH2 Tutti gli enzimi del ciclo di Krebs si trovano liberi nella matrice, fatta esclusione per il complesso della succinato deidrogenasi che è legata alla membrana mitocondriale interna nel versante N. ==== Fosforilazione ossidativa: la catena di trasporto degli elettroni ==== Vengono utilizzati sia il NADH che il FADH2 prodotti dalla glicolisi e dal ciclo di Krebs. Attraverso un complesso multienzimatico avente le funzioni di catena di trasporto gli elettroni vengono prelevati da NADH e FADH2 e, dopo una serie di passaggi intermedi, vengono ceduti all'ossigeno molecolare (O2) che viene ridotto ad acqua. Durante il trasferimento elettronico le varie proteine trasportatrici subiscono dei cambiamenti di conformazione che consentono di trasferire dei protoni dalla matrice allo spazio intermembrana contro un gradiente di concentrazione. Nel mitocondrio si possono isolare ben quattro complessi poliproteici responsabili del trasporto degli elettroni: * Complesso I (NADH deidrogenasi) che contiene almeno 30 diversi polipeptidi, una flavoproteina e 9 centri ferro-zolfo e per ogni coppia di elettroni fatta passare vengono trasferiti tre o quattro protoni, * Complesso II (Succinato deidrogenasi) che, oltre a catalizzare una reazione del ciclo di Krebs, consente il trasferimento di elettroni al FAD e all'ubichinone ma non permette il passaggio di protoni, * Complesso III (Citocromo c riduttasi) che contiene circa 10 polipeptidi e gruppi eme e un centro ferro-zolfo, permette il passaggio di elettroni dall'ubichinone ridotto al citocromo c e per ogni coppia di elettroni trasferisce quattro protoni, * Complesso IV (Citocromo c ossidasi) che contiene almeno 13 polipeptidi e permette il trasferimento di elettroni dal citocromo c all'ossigeno e anche lo spostamento dei protoni anche se non ne è ben chiaro il numero (forse quattro per ossigeno ridotto). Successivamente i protoni vengono rifatti passare attraverso la membrana interna, in un processo di diffusione facilitata, tramite l'enzima ATP sintetasi che ottiene così l'energia sufficiente per produrre molecole di ATP, trasferendo un gruppo fosfato a dell'ADP. Si è visto che una coppia di elettroni, prelevati da NADH, è in grado di rilasciare un quantitativo d'energia sufficiente a produrre tre molecole di ATP mentre con una coppia elettronica ottenuta dal FADH2 se ne ottengono due. Sia la glicolisi sia la fosforilazione ossidativa permettono di ottenere ben trentotto molecole di ATP per ogni molecola di glucosio utilizzata, anche se questo valore può anche variare a seconda del rapporto ATP/ADP intracellulare. L'importanza del trasferimento dei protoni attraverso la membrana mitocondriale interna nella sitesi di ATP, meccanismo definito chemioosmotico, venne individuata nel 1961 da Peter Mitchell che per questo ottenne il Premio Nobel per la chimica nel 1978. Nel 1997 a Paul Boyer e John Walker venne consegnato lo stesso premio per aver chiarito il meccanismo d'azione della ATP sintetasi. === Il mitocondrio e l'apoptosi === Il mitocondrio funziona da centrale d'integrazione degli stimoli apoptotici che possono essere di molteplice natura (caspasi, ceramide, vari tipi di chinasi, ganglioside GD3, ecc.) e sono in grado di determinare l'apertura di un complesso poliproteico chiamato poro di transizione mitocondriale (Permeability Transition Pore Complex, PTPC) localizzato in alcuni punti di contatto tra le due membrane mitocondriali. Quest'evento fa cadere la differenza di potenziale, per uscita dei protoni, e permette l'ingresso di molecole prima interdette all'ingresso. Come risultato finale, il mitocondrio si riempie di liquido e la membrana esterna scoppia liberando nel citoplasma fattori stimolanti l'apoptosi come AIF, (Apoptosis Inducing Factor) che è in grado di raggiungere il nucleo e di attivare una via indipendente dalle caspasi in grado di degradare il DNA, e il citocromo c che si lega alle proteine Apaf-1 (apoptotic protease activating factor) e caspasi 9 ed una molecola di ATP formando un complesso definito apoptosoma. La caspasi 9 presente diviene in grado di attivare altre caspasi che danno il via ad una cascata molecolare che si conclude con la degradazione del DNA a opera di fattori nucleari. Ai processi di alterazione della permeabilità del mitocondrio prendono parte anche i membri della famiglia di bcl-2, composta da almeno 16 proteine, che sono in grado di interagire con le membrane nucleari, mitocondriale esterna e del reticolo endoplasmatico grazie al loro dominio C-terminale. Questa famiglia contiene elementi sia antiapoptotici, come Bcl-2 e Bcl-xL, sia proapoptotici, come Bax, Bid, Bad, Bik, Bim, Bcl-XS, DIva. Questi membri possono unirsi formando omodimeri o eterodimeri che hanno attività sia proapoptotica (es: Bax/Bax) sia antiapoptotica (es: Bcl-2/Bcl-2, Bcl-xL/Bcl-2). L'evento chiave consiste nell'abbondanza dei fattori proapoptotici rispetto a quelli protettivi. Se questo evento avviene allora si formeranno dimeri in grado di alterare la permeabilità del mitocondrio. === Il mitocondrio e la tossicità da glutammato === L'eccessiva stimolazione del recettore per l'''N''-metil-D-aspartato (recettore NMDA), da parte del glutammato, è in grado di produrre un ingresso massivo di calcio che può causare la morte del neurone tramite diverse vie apoptotiche o per necrosi a seconda dell'intensità dello stimolo. Una di queste vie interessa anche il mitocondrio. In effetti il calcio in eccesso che affluisce va a sovraccaricare il mitocondrio determinando così perdita del suo potenziale di membrana e diminuzione della produzione di ATP per disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa con la sintesi di ATP. Ciò fa sì che le pompe di membrana ATP dipendenti responsabili del mantenimento della depolarizzazione smettano di funzionare e ciò, in un circolo vizioso, aumenta l'ingresso di calcio. Inoltre viene stimolata la produzione d'ossido nitrico che sembra possedere un'azione inibitoria sulla catena di trasporto mitocondriale. === Il mitocondrio e lo stato ossidoriduttivo della cellula === Durante la fosforilazione ossidativa può accadere che un solo elettrone vada a ridurre una molecola di O2 determinando la produzione d'un anione superossido (O2•), un radicale assai reattivo. Generalmente questo fenomeno viene evitato, tuttavia non è possibile evitarlo completamente. O2• può essere protonato a formare il radicale idroperossido (HO2•) che può reagire, a sua volta, con un altro anione superossido per produrre perossido di idrogeno (H2O2) secondo la seguente reazione: ::2 HO2• → O2 + H2O2 La sintesi di radicali liberi è anche un processo che, se opportunamente controllato, può essere una valida arma contro determinati microorganismi. Infatti durante l'infiammazione i leucociti polimorfonucleati sono soggetti aduna produzione massiva di questi radicali per attivazione dell'enzima NADPH ossidasi. Per far fronte alla presenza di radicali liberi, che potrebbero comportare dei gravi danni, la cellula deve utilizzare degli specifici sistemi atti alla loro eliminazione: * la catalasi che è un enzima che catalizza la reazione di eliminazione del perossido di idrogeno (2 H2O2 → O2 + 2 H2O), * il glutatione (GSH) che determina l'eliminazione dei radicali liberi sfruttando il gruppo sulfidrile nella sua forma ridotta (H2O2 + 2 GSH → GSSG (omodimero di glutatione) + 2 H2O, 2 OH• + 2 GSH → GSSG + 2 H2O), * vari antiossidanti quali l'acido ascorbico e le vitamine A ed E, * il gruppo delle superossido dismutasi. === La sintesi dell'eme === La sintesi delle porfirine è un processo enzimatico altamente conservato che nell'uomo determina la sintesi del gruppo eme mentre in altri organismi serve anche a produrre composti strutturalmente simili, come la cobalamina, le clorine e le batterioclorine. All'interno del mitocondrio avviene una parte delle reazioni che portano alla sintesi dell'eme che poi viene portato fuori nel citoplasma dove viene coniugato con le catene polipeptidiche. La prima tappa di questo processo consiste nella condensazione, catalizzata dalla acido d-aminolevulinico sintetasi, della glicina con il succinil-CoA che porta alla formazione di acido 5-aminolevulinico che poi esce dal mitocondrio. Successivamente due molecole di acido d-aminolevulinico si condensano, per azione della acido d-aminolevulinico deidratasi, a formare il porfobilinogeno. Poi quattro molecole di profobilinogeno si condensano per formare un tetrapirrolo lineare, per opera della porfobilinogeno deaminasi. Il tetrapirrolo ciclizza formando uroporfirinogeno III che dopo viene trasformato in coproporfirinogeno III, dalla uroporfirinogeno III decarbossilasi, che rientra nel mitocondrio. Successivamente, ad opera della coproporfirinogeno III ossidasi, viene sintetizzato il protoporfirinogeno IX che, dalla protoporfirinogeno IX ossidasi viene trasformato in protoporfirina IX cui, dalla ferrochelatasi viene aggiunto Fe2+ per formare il gruppo eme. === La sintesi del colesterolo === La sintesi del colesterolo avviene a livello del citoplasma cellulare e che parte con l'acetilCoA il quale viene prodotto a livello mitocondriale durante il ciclo di Krebs. === La produzione di calore === Alcuni composti come il 2,4-dinitrofenolo od il carbonilcianuro-p-fluorometossifenildrazone sono in grado di creare un disaccoppiamento tra il gradiente protonico e la sintesi di ATP. Ciò avviene in quanto hanno la capacità di trasportare essi stessi i protoni attraverso la membrana mitocondriale interna. Il disaccoppiamento creatosi aumenta il consumo di ossigeno e la velocità con cui il NADH si ossida. Questi composti hanno permesso di indagare meglio sulla fosforilazione ossidativa e hanno anche permesso di capire che il fenomeno del disaccoppiamento ha la funzione di produrre calore, in diverse condizioni, al fine di mantenere costante la temperatura corporea: in animali in letargo, cuccioli appena nati, tra cui anche l'uomo, e in mammiferi che si sono adattati ai climi freddi. Il disaccoppiamento avviene in un tessuto specializzato: il tessuto adiposo bruno che è ricco di una proteina disaccoppiante chiamata termogenina, formata da due subunità con massa complessiva di 33 Kd, che ha la capacità di formare una via in cui i protoni possono transitare per entrare nella matrice mitocondriale producendo di calore. Questo fenomeno è attivato dalla presenza di acidi grassi che vengono liberati, in risposta a segnali ormonali, dai trigliceridi cui si trovano attaccati. Vista la matrilinearità dell'ereditarietà del genoma mitocondriale, i genetisti e gli antropologi hanno utilizzato il DNA del mitocondrio in studi di genetica delle popolazioni e d'evoluzionistica. Esso viene anche impiegato nel campo delle scienze forensi, specialmente in casi in cui il materiale biologico sia molto degradato. L'analisi del DNA del mitocondrio permette di far luce sui gradi di parentela, sulle migrazioni e discendenze delle popolazioni e può essere usato anche per dirimere casi di determinazione del sesso. Le principali metodiche utilizzate nello studio del DNA mitocondriale sono: * il ''southern blot'' dopo un taglio effettuato tramite enzimi di restrizione, * la marcatura terminale, che rispetto al ''Southern Blot'' consente di visualizzare frammenti di DNA molto corti che altrimenti sfuggirebbero, * la reazione a catena della polimerasi (PCR, ''Polymerase Chain Reaction''), che consente di amplificare anche pochissime sequenze di DNA. Come si è visto precedentemente, il mitocondrio presenta alcune caratteristiche tipiche dei batteri: presenza di molecole di cardiolipina e assenza di colesterolo nella membrana interna, la presenza di un DNA circolare a doppia elica e la presenza di ribosomi propri e di una doppia membrana. Come i batteri, i mitocondri non hanno istoni e i loro ribosomi sono sensibili ad alcuni antibiotici come il cloramfenicolo. In più i mitocondri sono organelli semiautonomi in quanto hanno la capacità di dividersi per scissione binaria, così tutti i mitocondri di una singola cellula eucariotica sono prodotti per divisione di mitocondri preesistenti; tuttavia la duplicazione dei mitocondri, e parzialmente l'espressione dei loro geni, sono controllate e regolate dal genoma nucleare. Stante queste similitudini, la teoria endosimbiotica afferma che i mitocondri deriverebbero da ancestrali batteri, dotati di metabolismo ossidativo, che sarebbero stati inglobati dalle cellule proto-eucariote probabilmente ancora anaerobie e capaci di effettuare fagocitosi. Il procariota inglobato avrebbe fornito alla cellula ospite dei vantaggi grazie alle proprie capacità metaboliche, guadagnando in cambio protezione. Successivamente i batteri avrebbero trasferito gran parte del loro materiale genetico a quello cellulare, divenendo così mitocondri. Nel 2010 una ricerca sulle origini delle cellule eucariotiche comparsa su Nature ha chiarito ulteriormente perché i mitocondri sono stati fondamentali per l'evoluzione della vita complessa. La chiave sarebbe racchiusa nel fatto che le cellule eucariotiche devono sintetizzare molte più proteine delle cellule procariote (i batteri), e possono farlo solo grazie ai mitocondri, cellule simbiontiche ottimizzate per produrre molta energia e consumarne pochissima. È stato calcolato che questo dà un vantaggio energetico alle cellule eucariote da 3 a 4 ordini di grandezza in più. Un recente studio dell'Università delle Hawaii a Manoma e di quella dell'Oregon ha permesso di individuare il batterio marino moderno che ha un antenato in comune da cui discendono i mitocondri, ovvero il clade SAR11. I mitocondri avrebbero originato altri organelli come i mitosomi.
Mariano Comense
'''Mariano Comense''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Como in Lombardia. Importante centro industriale brianzolo, ha una superficie territoriale con un'altimetria che varia dai 252 m s.l.m. ai 331 m s.l.m.
Mariano si trova in una posizione strategica, al limite tra l'alta pianura e la collina Comasca, tra il torrente Seveso e il fiume Lambro, a metà strada tra Como e Monza e nella parte settentrionale della Brianza. La città è attraversata da numerosi torrenti (il principale dei quali è il Torrente Terrò), che tuttavia, a causa della siccità e dello sfruttamento sempre più intensivo delle falde acquifere da parte degli acquedotti della zona, sono andati con il tempo in secca per un lungo tratto. Nel territorio comunale sono presenti tre laghi tutti creati artificialmente: i primi due si trovano su uno dei colli di Mariano e risalgono alla fine del 1800, creati per contenere le acque utilizzate per l'irrigazione dei campi dalle cascine Belvedere e Mordina, e da quest'ultima prendono il nome. Questi due laghi fanno parte del Parco della Brughiera Briantea: il più piccolo, ricchissimo di flora e fauna, è una delle riserve più ricche del territorio Comasco-Brianzolo; il più grande è percorso da una passeggiata sulle sue sponde ed è ammessa la pesca. Il terzo lago si trova nel parco dei Vivai. Nel territorio boschivo tra Lentate, Novedrate, Meda, Seveso, Figino e Mariano sono presenti molte altre pozze d'acqua: la Zoca dei Pirütit, il Lago Azzurro e il Laghetto dell'Imperatore. La geologia del sottosuolo è di tipo fluvioglaciale recente con pietre e detriti alluvionali; verso nord invece presenta un terrazzamento argilloso-ferritico che in passato e nell'epoca romana ha fornito argilla per vasellame e laterizi. La vegetazione tipica della zona è la brughiera in concomitanza al bosco di latifoglie, che però è praticamente scomparsa in quanto rimpiazzata, a partire dalla fine dell'Ottocento, da piante non endemiche come l'acacia. Sulle origini del nome "Mariano" sono state formulate diverse teorie: una prima è che derivi dal console romano Manlio Teodoro, che ha vissuto nella città; un'altra è che sia una latinizzazione dei toponimi liguri Marra o Marna, con il significato di terra ricca d’acqua o terra di confine. Altra ipotesi ancora è che discenda dalla radice "MAR", che in celtico significa palude. È ormai accertato che, prima di essere abitata, l’area di Mariano era una palude. Nel Medioevo, comunque, il comune era già chiamato Mariano. "Comense" è stato aggiunto nel 1863, dopo l'Unità, per differenziarla dagli omonimi nel resto d'Italia. === Dalle origini all'Impero Romano === I primi abitanti di Mariano molto probabilmente, anche se le prove sono esigue, furono uomini del paleolitico, fatto testimoniato dai rari ritrovamenti effettuati da un ricercatore locale, Renato Bellotti, che ha rinvenuto a nord della città frammenti di selce, alcune accette, punte di freccia e un lisciatoio in pietra levigata riconducibili all'VIII millennio a.C. Successivamente si hanno tracce sporadiche di ritrovamenti risalenti all'età del rame e a quella del ferro che, correlati con quelli delle località vicine, permettono di ipotizzare una costante presenza umana nella zona. La città incominciò a suscitare interesse quando diversi gruppi di coloni si installarono nella zona, molto probabilmente perché fertile e riparata. I primi interventi effettuati dai coloni sono stati quelli di centuriazione e sono in parte visibili ancora oggi; in seguito venne edificato un villaggio le cui tracce sono state trovate, sotto forma di mura perimetrali, in località Fontanone nel 1990, grazie alla costante attenzione di Bellotti che informò prontamente la sovraintendenza di Como. Lo scavo, condotto dall'associazione Unarlo di M. Marcias con la collaborazione di Paul Blockley della dottoressa Silvana Mauri, portò alla luce diversi muri di fondazione di edifici e numerosi ciottoli e vasi risalenti alla prima metà del I secolo a.C. Sempre a quel periodo si fa risalire la necropoli di via Tommaso Grossi, una delle più grandi della Lombardia e forse uno dei più importanti ritrovamenti archeologici della zona, scoperta nel maggio del 1977 dai signori Alessandro e Mario Secchi in seguito a uno scavo stradale sotto la loro abitazione; essi, alla comparsa di una cassetta quadrangolare di terracotta, fermarono il manovratore della scavatrice e rinvennero nella stessa uno specchio d'argento e vari vasetti in vetro assieme alle ceneri del defunto. Resisi conto dell'importanza del ritrovamento informarono immediatamente la sovraintendenza archeologica della Regione Lombardia che, con due campagne di scavo, una nel 1977 e una nel 1978, rinvenne un numero complessivo di 130 tombe. Il sito rimase sotto osservazione e nel 1996, in seguito ad alcuni sondaggi, vennero rinvenute altre cinque sepolture. Successivamente, nel 1997, in seguito alla demolizione del capannone della ditta Giussani, vennero rinvenute 34 sepolture e, infine, nell'ultima campagna effettuata nel 1998, si concluse il lavoro di scavo con il rinvenimento di altre 54 sepolture e, a circa due metri di profondità, di un tratto intatto di strada lastricata con dei sassi bianchi rotondeggianti. Il numero complessivo delle sepolture ammonta a 220 e la grandissima quantità di oggetti rinvenuti ci restituisce un'immagine molto fiorente della Mariano del tempo, popolata da gente della fascia borghese e nobile e centro di importanti commerci e scambi. In questa cittadina, inoltre, visse per molti anni Manlio Teodoro, importante consigliere dell'imperatore Teodosio I ma soprattutto console nell'anno 399, a cui oggi è dedicata la piazza centrale, dove trova ubicazione il municipio. I Romani, infatti, si insediarono a Mariano Comense nel secondo secolo dell'era cristiana, in una comunità di origine ligure-celtica dedita ad artigianato, agricoltura e allevamento. A prova di ciò, sono state rinvenute tracce di una necropoli romana nei pressi di Via Grandi e ben centoundici tombe risalenti al I secolo a.C., in ottimo stato di conservazione, lungo il corso della Roggia Borromea. === L'alto Medioevo === La diffusione del cristianesimo, invece, avvenne solamente nel V secolo. Infatti, nel 386, Agostino d'Ippona, in un suo scritto, non accennò alla presenza di cristiani nei dintorni di Cassago Brianza, dove egli si trovava in quel momento. Tuttavia, nell'alto Medioevo, la diocesi di Milano venne suddivisa in 14 plebanie, tra le quali troviamo anche quella di Mariano, comprendente anche Cabiate, Carugo, Brenna, Arosio, Olgelasca, Inverigo, Gattedo, Paina e Bigoncio. Alla fine dell'età romana, dopo le invasioni barbariche, la storia del borgo si sviluppa attraverso l'età longobarda e franco-carolingia (VI secolo – X secolo), evolvendo la sua importanza fino ad arrivare a essere, nell'XI secolo, una delle più ricche pievi di tutta la Lombardia. Al VII secolo risale una pergamena in cui la zona viene identificata con la dicitura ''fundus Marlianus''. === Il basso Medioevo === Nel basso Medioevo, la città era molto importante sia dal punto di vista religioso (contava ben ventiquattro chiese in tutta la pieve), sia da quello politico e civile. Non per altro il borgo di Mariano, circondato da un profondo fossato, possedeva anche un castello, oggi distrutto, ed era a capo di una pieve dello Stato milanese. Inoltre, in epoca comunale, le città di Mariano e di Cantù furono alleate di Milano dapprima nella guerra contro Como (1118-1127) - durante la quale la città venne saccheggiata dai comaschi ma anche attaccata dai milanesi, a causa di un cambio di parte - e poi nella guerra contro l'imperatore Federico Barbarossa condotta dalla Lega Lombarda. In questo periodo, grazie alla nascita di un importante mercato, il borgo conosce anche un periodo di fioritura economica. Nel 1460 Francesco Sforza concesse ai marianesi la facoltà di tenere un mercato ogni mercoledì. A partire dai secoli XIV e XV il borgo seguì le vicende del Ducato di Milano. Dopo essere stato un possedimento visconteo fino al 1447, nel 1450 Mariano e la sua pieve furono affidati alla famiglia Marliani, fino a quando, nel 1476, il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza infeudò il territorio marianese alla favorita Lucia Marliani, che in seguito lo fece ereditare ai suoi figli. Nel XVI secolo ci fu dapprima una breve parentesi in cui la giurisdizione della pieve di Mariano passò nelle mani dei Giussani (1538), mentre il borgo finì in quelle dei Tolentino e dei Taverna. Si deve proprio a un Taverna (Francesco) la concessione, da parte di Carlo V d'Asburgo, di riprendere il mercato del mercoledì a partire dal 1543, dopo che lo stesso era stato sospeso a seguito a un periodo di stallo economico. Verso la fine dello stesso secolo, prima la pieve (1590) e poi anche il paese (1596) tornarono a costituire un feudo dei Marliani, che vi esercitarono i loro benefici feudali sul territorio marianese fin'oltre la fine del XVIII secolo. Durante il periodo della dominazione spagnola sul Ducato milanese, uno dei membri della famiglia Marliani, Giovanni, diventò ambasciatore del Re Filippo II di Spagna; tuttavia, in questo periodo la vita fu resa molto difficile dal malgoverno e da due epidemie di peste che uccisero moltissime persone, alla cui memoria sono stati eretti un lazzaretto ancora esistente e una croce in Piazza Roma. Inoltre, secondo il cronista trecentesco Galvano Fiamma, i Visconti, sovrani di Milano per un lungo periodo, trassero origine proprio da Mariano. === Dalla Lombardia austriaca al Regno Lombardo-Veneto === Durante la dominazione austriaca, Mariano conobbe un periodo decisamente migliore, grazie a una serie di riforme che si rivelarono utili al paese, che divenne uno dei borghi principali del milanese, superiore anche a Cantù. Da un punto di vista amministrativo, nel 1751 il comune di Mariano includeva anche i cassinaggi di Contina, Malpensata, Mordina, Mascellina, "Rogorina Sormani", Colombara, "Rogorina Ronzoni", Belvedere, "Castel Marino", Moriggiotto, Mosciellina, "De Pedroli", Pallazzetta, "Comun Borromeo" con Porada, "Comun Marliani con Sant’Alessandro e Catabrega, "Comun Casati e Consorti" con Sant’Alessandro, "Del Moiolo", "Della Vignazza" e del Cantalupo. Il "Comun Borromeo", il "Comun Marliani" e il "Comun Casati e Consorti" costituivano tre "comunetti" dotati di proprio console e di proprio cancelliere. Tra il 1755 e il 1757 il comune di Mariano vide allargarsi ulteriormente i suoi confini per via dell'annessione della Cassina del Perticato. Nel 1774 divenne sede di pretura e nel 1775 di cancellierato per volere dell'imperatore Giuseppe II. La giurisdizione della pretura si estendeva non solo alla pieve di Mariano ma anche alla Squadra di Nibionno e alle pievi di Agliate, Galliano, Incino e Seveso. L'amministrazione della giustizia, però, venne irrigidita tanto che Mariano divenne tristemente nota, insieme a Seregno, Meda e Paina, per il banditismo. In questo periodo, vennero edificate numerose ville signorili, tuttora esistenti. Con l'instaurarsi della Repubblica Cisalpina, Mariano fu confermata centro di pretoria con giurisdizione su una cinquantina di comuni nonché capoluogo del Circondario II del Dipartimento del Lavoro. Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì l'annessione, da parte di Mariano, del comune di Cabiate. La decisione fu tuttavia cancellata dalla Restaurazione del 1815, in seguito alla quale Mariano fu inserita nel Regno Lombardo-Veneto. In questo periodo Mariano cessò di essere centro pretorile, ma non perse d'importanza poiché venne edificata, in Piazza Roma, una caserma, sede di una guarnigione militare austriaca. Fino al 1829 fu anche sede dell'Imperiale Regio Commissario del Distretto XXVI, che venne in seguito trasferito a Cantù. Nel 1835, il comune era formato da case coloniali e civili divise in cinque contrade. === Il Risorgimento === La partecipazione dei marianesi ai moti risorgimentali fu molto notevole: nel 1848 a Mariano si costituì una Guardia Nazionale Repubblicana, nel 1859 Giuseppe Garibaldi, di ritorno dalla vittoriosa battaglia di S. Fermo contro gli austriaci, sostò nel comune e tenne un discorso dal balcone della ex caserma in Piazza Roma, tra l'entusiasmo dei marianesi. Dopo l'Unità d'Italia, la città seguì le vicende nazionali. === Le due guerre mondiali === Nella prima guerra mondiale, i caduti marianesi sul Carso furono 127, ricordati in Viale Rimembranze da altrettanti alberi. Mariano è stata amministrata per anni da Filippo Meda, fervente antifascista che divenne Parlamentare e Ministro per il Partito Popolare Italiano. Durante la Seconda guerra mondiale, Mariano fu duramente colpita dai bombardamenti alleati all'inizio del conflitto, che distrussero parecchie fabbriche, la linea C80 del tram Seregno-Cantù, qualche decina di case e uccisero diversi cittadini. Il 24 aprile 1945, invece, un gruppo di partigiani marianesi appartenenti al movimento Giustizia e Libertà partecipò a uno scontro a fuoco contro le SS in ritirata a seguito del crollo del fronte, provenienti da Meda e dal cortile della scuola elementare cittadina, conclusosi con la resa dei tedeschi, mentre il giorno successivo i soldati inglesi entravano in città accolti festosamente dai cittadini nell'ospedale locale. Va d'altra parte ricordata l'uccisione di alcuni cittadini, accusati di essere fascisti, da parte del succitato movimento partigiano Giustizia e Libertà. Il 2 settembre 1945 si svolse, nei boschi tra Mariano Comense e Lentate sul Seveso, la prima Festa de l'Unità d'Italia, che vide la partecipazione di 500.000 persone e dei più importanti esponenti del partito, fra cui Giorgio Amendola, Emilio Sereni, Cino Moscatelli, Giancarlo Pajetta e Luigi Longo. === Titolazione a città === A Mariano Comense fu concesso il titolo di città il 29 febbraio 1996 e adottò come stemma comunale quello antico dei Marliani. === Architetture religiose === ==== Chiesa prepositurale plebana di Santo Stefano Protomartire ==== La chiesa di Santo Stefano. Eretta prima dell'anno Mille, la pianta principale vedeva presenti una sola navata, il coro e una sola porta d'accesso. Nel 1570, Carlo Borromeo invita i cittadini ad ampliarla; si arriva così, nel 1583, data di conclusione dei lavori, ad avere tre navate divise da dieci colonne. Lavori successivi portano la chiesa all'aspetto attuale. Il campanile, il cui basamento conserva le uniche tracce dell'originaria chiesa romanica,è la torre del castello dei Marliani; la porta in mattoni è stata aggiunta su consiglio di Federico Borromeo. Nel 1936, in occasione dell'anniversario del trentesimo anno dall'ingresso di monsignor Gerolamo Colombo, parroco dal 1943, viene innalzata la cuspide. Il portale è sormontato da un arco, al cui interno è posto un mosaico raffigurante il martirio di Santo Stefano, restaurato il 23 giugno 1984. Nel XIII secolo, svolse il ruolo di plebana di ventiquattro chiese, ma già dal 1068 poteva fregiarsi del titolo di collegiata, dotata di un capitolo di otto canonici. Dal 1998 al 1º novembre 2009 è stata retta dal prevosto e decano monsignor Giovanni Montorfano, succeduto al prevosto don Giuseppe Tagliabue, che resse la parrocchia per 31 anni. Dal 2009, il prevosto è don Luigi Redaelli. Dal 1º novembre 2009 le tre Parrocchie di Mariano Comense sono guidate da un unico Pastore, il Prevosto don Luigi Redaelli. Il nuovo Prevosto ha il compito di riunire in una grande Comunità Pastorale di circa 24.000 abitanti la Parrocchia Prepositurale di S. Stefano Protomartire, Sacro Cuore e Sant'Alessandro Martire, pur mantenendo l'identità delle singole istituzioni, secondo le nuove normative dell'Arcidiocesi di Milano. ===== Battistero di San Giovanni Battista ===== Il battistero di San Giovanni Battista. A lato della chiesa di Santo Stefano si trova il Battistero dedicato a San Giovanni Battista, costruzione che richiama alcuni elementi stilistici dell'omonima architettura presente nel complesso monumentale di Galliano. Monumento Nazionale dal 1912, il Battistero di San Giovanni Battista di Mariano Comense è una costruzione quadrangolare in stile romanico con cupola ottagonale, risalente al periodo intorno all'anno Mille, più precisamente verso la fine del XI secolo. Il battistero venne ricostruito in seguito a una pressoché totale distruzione degli edifici preesistenti, tagliando alcune tombe presenti sull'area. La porta, originariamente a ovest, viene fatta spostare a est da Federico Borromeo, riparata da un portichetto che reca la seguente incisione: Entrando, ai lati della porta, sono presenti due colonne sormontate da due capitelli. Quello di sinistra è in marmo paglierino e presenta rilievi pronunciati raffiguranti grappoli sugli spigoli e un volto ovale al centro; quello di destra è in calcare bianco, istoriato sulla parte anteriore con motivi che richiamano l'arte romanica. La cupola ottagonale non nasce con la struttura del pavimento, ma da speciali strutture che trasformano un sottostante quadrato in ottagono. Nel corso del Novecento, alcuni lavori dell'altare riportano alla luce una capsella databile al V secolo, piccolo oggetto in legno ricoperto da alcune piastre in argento sulle quali sono riportate alcune figure. La capsella si trovava all'interno di un piccolo reliquiario in pietra. Il 23 novembre 1999 si decide di restaurare il Battistero. Gli scavi archeologici portano alla luce una vasca battesimale a immersione, mentre l'inizio dei lavori di restauro rivelano una porta laterale di tramontana che collegava il Battistero con il cimitero a lato della chiesa, e che fu poi chiusa con l'ampliamento della parrocchiale. Il 23 dicembre 2000 il cardinale arcivescovo Carlo Maria Martini inaugura l'opera restaurata. ==== Santuario di San Rocco ==== Il santuario di San Rocco. La data di fondazione del Santuario di San Rocco è sconosciuta, ma esisteva già nel 1570. Utilizzato come lazzaretto durante le epidemie di peste e colera, nel 1788 la Regia Intendenza Politica di Milano lo trasforma in una scuola maschile, mentre quella femminile viene allestita nell'attiguo oratorio. In seguito alla Rivoluzione francese, viene venduto a Francesco e Luigi Villa, che lo destinano all'uso abitativo. Riscattato, il 16 luglio 1825 il prevosto Carlo Romanò lo ripristina al culto. La facciata e il campanile vengono ristrutturati nel 1928 dall'ingegner Francesco Arcelli. Sul lato del santuario che dà su via San Rocco c'è l'ossario di due condannati a morte il 24 settembre 1778. ==== Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore ==== Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore. Progettata dall'architetto Mezzanotte, viene edificata negli anni cinquanta e sessanta durante l'espansione urbana ed è ubicata nella zona a sud della Ferrovia, su un terreno donato alla Parrocchia Santo Stefano dall'allora prevosto Giuseppe Bianchi. Il 3 agosto 1959, la prima pietra viene benedetta dall'arcivescovo di Milano Montini, poi Papa Paolo VI. Il 30 settembre 1982 viene elevata a parrocchia: il primo parroco, Franco Monti, entra il successivo 8 dicembre. A settembre 1988 viene posata la prima pietra per ampliare la chiesa, che viene terminata nel 1991. A dicembre 2000 cominciano i lavori per la costruzione del campanile, terminati il 18 marzo 2002 con l'installazione delle campane nella cella campanaria. ==== Chiesa Parrocchiale di Sant'Alessandro ==== La chiesa di Sant'Alessandro fu costruita nel 1900 nella frazione di Perticato. Nel 1925 il commerciante milanese di legname Carlo Spezia donò il terreno del Cimitero. L'anno seguente, venne elevata a parrocchia; il primo curato fece il suo ingresso il 26 ottobre 1926. ==== Chiesa di San Francesco ==== Chiesa di San Francesco. Fondata nel 1228 da Sant'Antonio da Padova come convento francescano, la struttura originale, d'impronta romanica, aveva tre navate, con abside circolare e senza campanile. Il primo campanile è stato costruito nel Seicento, ma è stato subito demolito perché minacciava la stabilità della chiesa stessa. In seguito, sul muro di facciata ne è stato eretto uno a vela con due campane ed è rimasta solo la navata principale, mentre quelle laterali sono state trasformate in otto cappelle. Nel 1600 viene rifatto il chiostro con colonne in pietra di Molera. Il 30 luglio 1795 il convento viene assoggettato a un'imposta per coprire le spese di guerra sostenute dall'esercito francese per liberare la Lombardia dal dominio austriaco. Non avendo i fondi sufficienti per pagare il contributo, Napoleone ordina la soppressione del convento nel 1799: la comunità di frati viene trasferita a Casale Maggiore e tutti gli arredi vengono acquistati dal conte Ignazio Besana, che distrugge un terzo del chiostro, più di metà della chiesa e nasconde il colonnato di ponente. Nel 2000 il campanile a vela è stato abbattuto durante i lavori di restauro, ma è stato riedificato in seguito a una denuncia ai Carabinieri. Alla fine del 2011, la chiesa è stata ristrutturata e riaperta al culto. ==== Chiesetta di San Martino ==== Costruita a Gattedo tra Mariano Comense e Carugo in mezzo agli edifici della cascina di San Martino, la chiesa risale al X-XI secolo ed è decorata da affreschi dell'XI-XII secolo sulla vita del santo. Pur trovandosi nel territorio di Mariano, dipende dalla parrocchia di Carugo. === Architetture civili === Nella facciata di un edificio in piazza Roma è possibile osservare alcuni elementi architettonici appartenuti al vecchio Broletto del XIII secolo. Sul territorio comunale sono state edificate molte ville signorili, alcune ristrutturate e riutilizzate dal comune e altre distrutte. Le principali sono: * villa Sormani, già antica residenza dei Marliani, costruita nel 1712 e rimaneggiata nel 1844, recentemente ristrutturata; * villa Porta Spinola, il cui giardino è stato trasformato in Parco pubblico e l'edificio in Casa di Riposo; * villa Besana, già convento di San Francesco, la costruzione del quale risale al 1459; * villa Passalacqua Trotti, risalente al 1857 e oggetto di ulteriori interventi nel 1892, dal 1895 sede degli uffici comunali. === Evoluzione demografica === ==== Demografia pre-unitaria ==== * abitanti nel 1751 * abitanti nel 1771 dopo l'annessione di Perticato * abitanti nel 1799 * abitanti nel 1805 * abitanti nel 1809 dopo l'annessione di Cabiate * abitanti nel 1853 * abitanti nel 1859 ==== Demografia post-unitaria ==== === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di persone, l'8,5% dei residenti totali. Le nazionalità rappresentate erano, in maggioranza: Pos. Cittadinanza Popolazione Percentuale 1 367 1,53% 2 326 1,35% 3 169 0,70% 3 151 0,63% 5 106 0,44% 6 81 0,43% 7 77 0,34% 8 73 0,30% 9 56 0,23% 10 52 0,24% === Istituzioni, enti e associazioni === L'ospedale di Mariano Comense è il Felice Villa, che prende il nome da un benestante milanese che, alla sua morte nel 1898, destinò 200.000 lire del suo patrimonio alla città natale per la costruzione dell'ospedale. Nel 1901 nasce l'Ente Morale Felice Villa e viene nominato il primo consiglio d'amministrazione dell'ospedale: il presidente è Enrico Porta Spinola, i consiglieri Giovanna Besana, Francesco Brenna, Francesco Arcelli e Giacomo Albasini, mentre il segretario è Eraldo Tosetti. Dopo la prima guerra mondiale e con il Fascismo, l'ospedale viene consorziato con quello di Giussano e diventa infermeria. Dopo la liberazione, nell'aprile 1948 il consorzio viene sciolto grazie al Prefetto di Como, che accoglie la richiesta dei cittadini. Nel frattempo, viene indetta una raccolta fondi per ristrutturare e ampliare l'ospedale, che riapre rinnovato il 1º settembre 1952. Dalla fine degli anni novanta del 1900 non è più presente il reparto maternità e il pronto soccorso. Nel 2015, è un presidio polispecialistico dell'Ospedale Sant'Anna di Como, utilizzato come struttura per esami Asl, esami del sangue, visite specialistiche e centro diabetologia. Nelle vicinanze si trovano la croce bianca sezione di Mariano Comense, una base per atterraggio elicotteri e un centro per la salute mentale. Tra ottobre e novembre 2015 sono stati effettuati lavori di restauro che hanno comportato la chiusura dei reparti e il trasferimento di essi nel vicino ospedale di Cantù. La biblioteca pubblica. === Istruzione === ==== Biblioteche ==== Mariano Comense ha una biblioteca comunale, sita in via Garibaldi, che fa parte del Sistema Bibliotecario della Brianza Comasca. I servizi offerti dalla biblioteca sono il prestito, la consultazione in sede, l'interprestito su area sistemica e provinciale, la sala ragazzi, l'emeroteca e la sezione di storia locale. ==== Scuole ==== La scuola più vecchia della città è situata in via Passalacqua Trotti. Edificata su un terreno della nobile casa D'Adda, Trotti e Passalacqua, è stata inaugurata il 10 maggio 1912; viene in seguito dedicata alla ricorrenza del 4 novembre e ospita le scuole elementari e medie come istituto comprensivo. Tra gli anni sessanta e settanta vengono progettati e realizzati i plessi per la scuola elementare e materna di via Sant'Ambrogio e via Parini; in seguito, viene edificata la scuola media Dante Alighieri. I due plessi di via Parini, da scuola materna ed elementare, sono stati poi convertiti, rispettivamente, in asilo nido e scuola materna, mentre la scuola media Dante Alighieri ospita anche parte della scuola elementare dell'istituto comprensivo IV Novembre. Nel territorio comunale sono presenti anche l'istituto tecnico commerciale Jean Monnet e l'istituto tecnico industriale statale Magistri Cumacini. === Musica === In città è presente "L'antico e premiato corpo musicale di Mariano Comense", fondato nel 1851 da alcuni militari austriaci e tuttora esistente. Questa scuola musicale, vincitrice di molti premi nazionali e internazionali, è riconosciuta come una delle migliori di tutta la Brianza. === Contrade di Mariano Comense === In Mariano sono presenti cinque grandi contrade o rioni, che ogni anno si danno battaglia nel Palio delle contrade. I rioni che vi partecipano sono: Sant'Alessandro, Santo Stefano, San Rocco, San Maurizio e Sant'Ambrogio. Nell'Albo d'oro, la contrada di San Maurizio è in testa. L'ultima edizione, la XVI, svoltasi nel mese di settembre 2008, ha visto per la prima volta vincitrice la contrada di San Rocco. Il comune è celebre specialmente per la lavorazione del legno, in cui sono impiegate oltre 1000 unità locali, con coesistenza di grandi complessi noti in tutta Italia e all'estero e di modeste fabbriche, anche a carattere artigianale. Accanto a queste aziende ne fioriscono numerose altre complementari, come tappezzerie, vetrerie, laboratori per la doratura e per l'intaglio del legno, e altre ancora nei settori tessile e dell'abbigliamento. Decine di persone sono impiegate anche nell'industria locale di imbottigliamento e bibite, che lavora per marchi nazionali quali Altromercato. Mariano cominciò a essere un vero centro industriale solo nel secondo dopoguerra, a seguito del cosiddetto boom economico. Prima degli anni sessanta l'economia cittadina si basava per lo più sulle coltivazioni di grano e mais. Dalla città passa la strada provinciale SP 32, che fugge da collegamento tra la ex strada statale 35 dei Giovi e la strada statale 36 del Lago di Como e dello Spluga. La stazione di Mariano Comense, posta lungo la ferrovia Milano-Asso, è servita da corse regionali e dalla linea suburbana S2 (Mariano Comense-Milano Rogoredo) operate da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Dal 1912 al 1952 il comune era inoltre servito dalla tranvia Monza–Meda–Cantù. Mariano è toccata dalle linee autobus C80 (ricopre in massima parte il percorso della tranvia sulla direttrice Cantù - Meda - Seregno - Monza), C81 Perticato-Mariano-Cantù e C82 Mariano-Novedrate-Cantù di ASF Autolinee; da due corse della linea C84 Lomazzo-Cantù (prolungamento Mariano scuole) di Ferrovie Nord Milano Autoservizi e dalla z221 Mariano - Carate B. - Macherio - Monza - Sesto S. Giovanni di Autoguidovie. === Calcio === L'USD Mariano Calcio è la principale società calcistica di Mariano Comense. === Pallacanestro === Nella città di Mariano Comense è presente la società di pallacanestro Sant'Ambrogio Mariano, che conta una vasta serie di squadre e le categorie minori del minibasket. === Impianti sportivi === Sono presenti diversi impianti sportivi e palestre comunali. In particolare, si segnalano il Centro sportivo Città di Mariano in via Santa Caterina, dove è presente un campo da Calcio a 11 in erba e una pista di atletica, il Centro sportivo di via per Cabiate, dove è presente un campo da Calcio a 11 in erba sintetica, un campo in calcestre per gli allenamenti e una palestra per pallacanestro e pallavolo, il Pala San Rocco di via Kennedy, utilizzato prevalentemente per le partite casalinghe della Pallacanestro Mariano 2008 e il Palazzetto di Perticato (frazione di Mariano Comense), dove sono presenti sia la palestra per pallacanestro e pallavolo, sia una palestra per ulteriori attività ginniche. Sono poi presenti e dediti alle attività sportive gli impianti presso gli edifici scolastici.
Monetazione romana
sistema monetario repubblicano e alto-imperiale. La '''monetazione romana''' si riferisce alle monete emesse da Roma antica dalle prime forme premonetali alla caduta dell'Impero romano d'Occidente.
=== Monetazione fusa === Un esempio di ''aes signatum'' prodotto dalla Repubblica romana dopo il 450 a.C. Nella prima parte della storia di Roma, dalla sua fondazione (21 aprile 753 a.C.) a tutto il periodo monarchico (753-509 a.C.) e parte del periodo repubblicano, fino al III secolo a.C., il commercio non si basava sull'uso della moneta, ma su una forma di baratto che sfruttava come mezzo di scambio scarti di lavorazione di bronzo informi (''aes rude''), in base al valore intrinseco, ossia il valore del materiale. La parola latina ''aes'' (''aeris'' al genitivo) significa bronzo; da ''aes'' derivano parole come erario. Il valore dell''aes rude'' era determinato dal peso e quindi doveva essere pesato ad ogni transazione. , quindi, si iniziò ad utilizzare getti in bronzo di forma rotonda o rettangolare su cui era riportato il valore, detti ''aes signatum'', sulla cui superficie venivano impressi i simboli dei marchi che richiamavano l'autorità dell'emittente, e ne garantivano l'autenticità. . Il peso dell'asse era pari ad una libbra romana (327,46 g). Questo tipo di ''aes'' ha un peso costante perciò può essere un'unità di misura e per tanto una moneta (infatti il valore nominale, ossia quello "stampato, o meglio impresso sulla moneta" era uguale al valore intrinseco). Queste monete erano diverse per fattezza ma avevano uno stesso peso (un valore standard). Multipli dell'asse furono il ''dupondio'' (2 assi), il ''tripondio'' (3 assi) ed il ''decusse'' (10 assi). Frazioni dell'asse furono il ''semisse'' (mezzo asse), il ''triente'' (un terzo d'asse), il ''quadrante'' (un quarto d'asse), il ''sestante'' (un sesto d'asse) e l''oncia'' (un dodicesimo d'asse). Con il passaggio alla monetazione al martello, l'asse diventò una moneta fiduciaria, il cui valore non era cioè più legato al contenuto in metallo. Il peso dell'asse conobbe una progressiva diminuzione, acquisendo via via il peso delle sue frazioni: mezza libbra romana nel 286 a.C., un sesto di libbra nel 268 a.C., 1 oncia (cioè un dodicesimo di libbra) nel 217 a.C. e mezza oncia nell'89 a.C. L'uso del bronzo in periodo repubblicano terminò nel 79 a.C., per riprendere solo durante il principato. === Monetazione di stile greco === Le prime monete battute emesse da Roma furono alcuni didracmi d'argento e alcune monete frazionarie collegate sia in argento che in bronzo. Queste monete sono comunemente indicate con il nome di romano-campane, in quanto furono molto probabilmente coniate, sullo stile di quelle greche, in Campania nel III secolo a.C., allo scopo di facilitare il commercio con le colonie greche del sud Italia. Anche se lo stile era chiaramente greco, i tipi erano caratteristici delle civiltà italiche: Marte, Minerva, la lupa con i gemelli, Giano. L'etnico che inizialmente, secondo l'usanza greca, era "ROMANO", diventa presto ROMA, secondo le abitudini italiche. La moneta più famosa è conosciuta col nome di quadrigato. Presenta al dritto una testa giovanile di Giano ed al rovescio Giove e la Vittoria su una quadriga, da cui il nome. Le prime didracme pesavano intorno ai 7 g (7,3 - 6,8); le ultime intorno ai 6,6 g. Queste monete sono contemporanee alle emissioni di una serie di colonie e socii, tra cui Cales, Suessa, Teanum Sidicinum, con tipi simili, che fanno ipotizzare l'esistenza di accordi monetari. === Denario === Denario center Roma in un denario del II secolo a.C. La moneta d'argento che costituì l'ossatura dell'economia romana fu, però, il '''denario''', battuto per la prima volta a Roma intorno al 211 a.C.; il suo valore iniziale era di 10 assi, pari a 1/72 di libbra (4,55 g), ed aveva come frazioni il ''quinario'' (1/2 denario) ed il ''sesterzio'' (1/4 di denario). Il denario fu poi rivalutato a 16 assi (dal 118 a.C.), facendo seguito alla riduzione del valore di quest'ultimo. '''Valori repubblicani'''''(dal 221 al 118 a.C.)'' Denario Sesterzio Dupondio Asse Semisse Triente Quadrante Quincunx Oncia Denario 1 4 5 10 20 30 40 24 120 Sesterzio 1/4 1 1  1/4 2  1/2 5 7  1/2 10 6 30 Dupondio 1/5 4/5 1 2 4 6 8 4  4/5 24 Asse 1/10 2/5 1/2 1 2 3 4 2  2/5 12 Semisse 1/20 1/5 1/4 1/2 1 1  1/2 2 1  1/5 6 Triente 1/30 2/15 1/6 1/3 2/3 1 1  1/3 4/5 4 Quadrante 1/40 1/10 1/8 1/4 1/2 3/4 1 3/5 3 Quincunx 1/24 1/6 5/24 5/12 5/6 1  1/4 1  2/3 1 5 Oncia 1/120 1/30 1/24 1/12 1/6 1/4 1/3 1/5 1 Il denario rimase la moneta più importante del sistema monetario romano fino alla riforma monetaria di Caracalla, all'inizio del III secolo, quando fu di fatto sostituito dall'antoniniano. Venne anche coniata un'altra moneta d'argento, il '''vittoriato''' con un valore pari a 3 sesterzi, di scarsa diffusione e usata quasi esclusivamente nei commerci con i Greci dell'Italia meridionale prima, e con le Gallie dopo. Accanto al denario furono battute monete in bronzo: l'asse e le sue frazioni. La produzione di monete in oro (''aureo'') avvenne in maniera estremamente sporadica prima della conquista della Gallia (e delle sue miniere) da parte di Giulio Cesare. Le prime emissioni di aurei, ricalcando anche in questo caso il sistema monetario greco per facilitare gli scambi con il sud dell'Italia e con l'Oriente, si ebbero nel 286 a.C. (con un peso per l''aureo'' di 6,81g) e nel 209 a.C. (con un peso di 3,41 g). I primi aurei realmente romani vennero coniati nell'87 a.C. da parte di Silla (con un valore di 1/30 di libbra, 9,11 g), seguiti da emissioni nel 61 a.C. da parte di Pompeo (con un valore di 1/36 di libbra, 9,06 g), nel 48 a.C. da parte di Cesare (con un valore di 1/38 di libbra, 8,55 g) ed ancora nel 48 a.C., sempre da parte di Cesare (con un valore di 1/40 di libbra, 8,02 g). Il termine è usato per indicare le emissioni coniate degli ultimi anni della Repubblica romana nel periodo che precede immediatamente la nascita del principato. Il termine, non accettato da tutti, deriva dal fatto che in questo periodo di guerre civili le monete venivano emesse a nome dei generali che si combattevano tra loro in virtù del loro ''imperium''. Si tratta quindi delle monete di Pompeo, Giulio Cesare, Bruto, Cassio, Labieno, Sesto Pompeo, Lepido, Marco Antonio ed Ottaviano da soli o assieme tra loro o con altre persone. Le monete emesse in questi anni rispecchiano l'andamento della lotta politica e delle guerre in corso. I contenuti propagandistici sono accentuati e per le prime volte sono rappresentati anche le persone viventi. Le monete di Ottaviano sono a cavallo tra questo periodo ed il periodo successivo. Anche se il denario restò l'elemento portante dell'economia romana dalla sua introduzione nel 211 a.C. fino al termine della sua coniazione nella metà del III secolo d.C., la purezza ed il peso della moneta andò lentamente, ma inesorabilmente riducendosi. Il fenomeno della svalutazione nell'economia romana era pervasivo e causato da una serie di fattori, quali la carenza di metallo prezioso, lo scarso rigore delle finanze statali e la presenza di una forte inflazione. Come detto in precedenza, il denario alla sua introduzione conteneva argento quasi puro con un peso di circa 4,5 grammi. Questi valori rimasero abbastanza stabili durante tutta la repubblica, ad eccezione dei periodi bellici. Ad esempio, i denari coniati da Marco Antonio durante la sua guerra con Ottaviano erano di diametro leggermente più piccolo e con un titolo considerevolmente inferiore: il dritto raffigurava una galea ed il nome di Antonio, mentre il rovescio presentava il nome della particolare legione per la quale la moneta era stata emessa; c'è da notare che queste monete rimasero in circolazione per più di 200 anni a causa della carenza di metallo prezioso. === Riforma monetaria augustea === La prima riforma monetaria importante del periodo imperiale fu la Riforma monetaria di Augusto, che prevedeva dal 15 a.C. la coniazione delle monete in oro ed argento controllata direttamente dall'imperatore, mentre il senato poteva decidere su delibera la coniazione dei valori minori. Per quanto riguarda le monete d'oro, ci si basava sull'aureo (1/42 di libbra romana, 7,78 g), con il quaternione come multiplo (4 aurei) ed il quinario come sottomultiplo (1/2 aureo). Per le monete d'argento, rimaneva il denario (1/84 di libbra, 3,90 g) ed il suo sottomultiplo quinario (1/2 denario). Per i valori minori, si aveva l'asse in rame (10,90 g), i suoi multipli in oricalco, un metallo simile all'ottone, detti dupondio (2 assi) e sesterzio (4 assi); per i sottomultipli si aveva il quadrante in rame (1/4 di asse). '''Valori di epoca augustea'''''(27 a.C. – 301 d.C.)'' Aureo Quinario d'oro Denario Quinario d'argento Sesterzio Dupondio Asse Semisse Quadrante Aureo 1 2 25 50 100 200 400 800 1600 Quinario d'oro 1/2 1 12  1/2 25 50 100 200 400 800 Denario 1/25 2/25 1 2 4 8 16 32 64 Quinario d'argento 1/50 1/25 1/2 1 2 4 8 16 32 Sesterzio 1/100 1/50 1/4 1/2 1 2 4 8 16 Dupondio 1/200 1/100 1/8 1/4 1/2 1 2 4 8 Asse 1/400 1/200 1/16 1/8 1/4 1/2 1 2 4 Semis 1/800 1/400 1/32 1/16 1/8 1/4 1/2 1 2 Quadrante 1/1600 1/800 1/64 1/32 1/16 1/8 1/4 1/2 1 === I e II secolo: dai Giulio-Claudi agli Antonini === Durante la dinastia Giulio-Claudia (Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone) il valore del denario rimase relativamente stabile. Nerone, invece, introdusse nel 65 d.C. una nuova riforma monetaria: l'aureo venne portato ad 1/42 di libbra (7,28 g), come ci racconta Plinio il Vecchio, il quale sosteneva che: Vale a dire che l'aureo fu deprezzato da Nerone, passando nel tempo, poco a poco, da un peso teorico di 1/40 di libbra (epoca di Cesare) a 1/45 sotto Nerone, con una svalutazione dell'11%. Peso teorico degli Aurei: da Cesare alla riforma di Nerone (63-64) Aureo Cesare Augusto Augusto(''post'' 2 a.C.) Tiberio Caligola Claudio Nerone(''ante'' 64) Nerone(''post'' 64) Peso teorico:in libbre(=327,168 grammi) 1/40 1/41 1/42 1/42 1/42 1/42 1/43 1/45 Peso teorico:in grammi 8.179 grammi 7.980 grammi 7.790 grammi 7.790 grammi 7.790 grammi 7.790 grammi 7.609 grammi 7.270 grammi Riguardo invece al denario sappiamo che, sotto Cesare ed Augusto, aveva un peso teorico di circa 1/84 di libbra, ridotto da Tiberio ad 1/85, fino a quando Nerone lo svalutò fino ad 1/96 (pari ad una riduzione del peso della lega del 12,5%). Contemporaneamente, oltre alla riduzione del suo peso, vi era anche una riduzione del titolo (% di argento presente nella lega), che passò dal 97-98% al 93,5% (per una riduzione complessiva del solo argento del 16,5% ca). Alla fine della dinastia del Flavi (Vespasiano, Tito, Domiziano), Domiziano annullò la riforma di Nerone, riportando le monete ai valori della riforma di Augusto, mentre nel periodo degli imperatori adottivi (Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio), Traiano reintrodusse i valori della riforma di Nerone. === III secolo === Un'altra riforma si ebbe nel 215 per opera dell'imperatore Caracalla. Il denario, infatti, continuò il suo declino durante tutto l'impero di Commodo e di Settimio Severo. Contemporaneamente, oltre alla riduzione del suo peso, vi fu anche una riduzione del suo titolo (% di argento presente nella lega), che passò dal 97-98% dell'epoca augustea al 93,5% (per una riduzione complessiva del solo argento del 16,5% ca). Peso teorico dei Denari: da Cesare alla riforma di Aureliano (274) Denario Cesare Augusto(''post'' 2 a.C.) Nerone(''post'' 64) Traiano Marco Aurelio(''post'' 170) Commodo Settimio Severo (''post'' 197) Caracalla(''post'' 215) Aureliano(''post'' 274) Peso teorico (della lega): in libbre (=327,168 grammi) 1/84 1/84 1/96 1/99 1/100 1/111 1/111 1/105 1/126 Peso teorico (della lega): in grammi 3.895 grammi 3.895 grammi 3.408 grammi 3.305 grammi 3.272 grammi 2.947 grammi 2.947 grammi 3.116 grammi 2.600 grammi % del titolo di solo argento: 98% 97% 93,5% 89,0% 79,0% 73,5% 58% 46% 2,5% Peso teorico (argento): in grammi 3,817 grammi 3,778 grammi 3,186 grammi 2,941 grammi 2,570 grammi 2.166 grammi 1.710 grammi 1,433 grammi 0,065 grammi Con Caracalla anche l'aureo venne svalutato di nuovo, portandolo ad 1/50 di libbra (6,54 g). Inoltre, sia per l'aureo che per il denario (ridotto ad avere meno del 50% di argento) vennero introdotte monete con valore raddoppiato: il doppio aureo (o ''binione'') ed il doppio denario (o antoniniano), anche se per quest'ultimo non contenne mai più di 1,6 volte il contenuto d'argento del denario. Comunque, mentre l'aureo riuscì ad avere una valutazione abbastanza stabile, anche l'antoniniano conobbe la stessa progressiva svalutazione vista col denario, fino a ridursi ad un contenuto d'argento del 2%. Tra il 272 ed il 275, probabilmente nel 274, Aureliano riformò nuovamente il sistema monetario romano, eliminando la possibilità di coniazione locale delle monete minori per riportarle ad un livello qualitativo paragonabile a quello delle altre monete. L'aureo fu portato inizialmente a 1/60 di libbra (5,54 g), ma poi il suo valore fu fissato ad 1/50 di libbra (6,50 g). Peso teorico degli Aurei: da Cesare alla riforma di Diocleziano (294-301) Aureo Cesare Augusto(''post'' 2 a.C.) Nerone(''post'' 64) Domiziano(82) Domiziano(85) Traiano Settimio Severo Caracalla(''ante'' 215) Caracalla(''post'' 215) Aureliano(''ante'' 274) Aureliano(''post'' 274) Caro Diocleziano Peso teorico:in libbre(=327,168 grammi) 1/40 1/42 1/45 (1/42.2) (1/43.3) (1/44.8) (1/45.4) (1/43.9) 1/50 1/60 1/50 1/70 1/60 Peso teorico:in grammi 8.179 gr. 7.790 gr. 7.270 gr. 7.750 gr. 7.550 gr. 7.300 gr. 7.200 gr. 7.450 gr. 6.543 gr. 5.453 gr. 6.543 gr. 4.674 gr. 5.453 gr. Per l'antoniniano, infine, si fissò un peso di 3,90 g ed un titolo di 20 parti di rame ed uno d'argento, rapporto indicato sulla moneta tramite il simbolo XXI in Latino o KA in Greco. === La tetrarchia === A seguito della riforma di '''Diocleziano''', la monetazione romana cambiò radicalmente. Dato che il governo introdotto da Diocleziano si basava su una tetrarchia, con la suddivisione dell'impero in due territori assegnati a due diversi imperatori e con due Cesari a supporto ai due reggenti, le monete iniziarono a non personificare più un singolo reggente, ma a dare un'immagine idealizzata dell'imperatore sul dritto, con il rovescio che celebrava tipicamente la gloria di Roma e la sua potenza militare. Anche dopo l'adozione del cristianesimo come religione di Stato, quest'impostazione rimase abbastanza invariata: solo in poche eccezioni vennero utilizzate immagini cristiane come il ''chi-rho'', monogramma greco per il nome Gesù Cristo. Nel 300 venne emanato un editto (l''Editto sui prezzi massimi'') che fissava i prezzi massimi delle merci, con l'intento di calmierarli: i prezzi venivano espressi in denarii, anche se questa non era ormai più una moneta in circolazione. L'aureo torna ad un peso di 1/60 di libbra. Si introduce una moneta in argento, detta ''argenteo'', con un peso pari a 1/96 di libbra. Oltre ad un antoniniano con un peso di 3,90 g, fu introdotta anche una moneta in bronzo, il ''follis'', con un peso di circa 10 g. '''Valori di epoca dioclezianea'''''(301 d.C.)'' Solido Argenteo Nummo Radiata Laureata Denario Solidus 1 10 40 200 500 1000 Argenteo 1/10 1 4 20 50 100 Nummo 1/40 1/4 1 5 12  1/2 25 Radiata 1/200 1/20 1/5 1 2  1/2 5 Laureata 1/500 1/50 2/25 2/5 1 2 Denario 1/1000 1/100 1/25 1/5 1/2 1 === Costantino il Grande === Ultima riforma dell'impero romano fu nel 310 quella di Costantino, che si rifaceva al sistema bimetallico di Augusto. Venne introdotto il solido d'oro, con un peso di 4,54 g pari a 1/72 di libbra, e la siliqua d'argento, di 2,27 g pari a 1/144 di libbra: il miliarense, con un valore doppio della siliqua, aveva quindi lo stesso peso del solido. Per quanto riguarda i bronzi, il follis, ormai fortemente svalutato, venne sostituito da una moneta di 3 g, detto nummus centonionalis, cioè 1/100 di siliqua. Questo sistema monetario durò fino alla fine dell'Impero d'Occidente. '''Valori monetali dal (337 al 476 d.C.)''' Solido Miliarense Siliqua Follis Nummo Solido 1 12 24 180 7200 Miliarense 1/12 1 2 15 600 Siliqua 1/24 1/2 1 7  1/2 300 Follis 1/180 1/15 2/15 1 40 Nummo 1/7200 1/600 1/300 1/40 1 Nell'impero romano alcune città conservarono il diritto di emettere monete proprie. Queste monete erano essenzialmente indirizzate ai commerci interni di una città o di un'area limitata. Di conseguenza le emissioni furono molto più limitate e meno regolari. Inoltre i tipi utilizzati riflettevano temi locali. Questa monetazione ci permette di conoscere particolari della vita del mondo romano altrimenti poco conosciuti Il valore delle monete romane, e di tutte le monete antiche, era dato, a differenza delle monete attuali, dal loro valore intrinseco cioè dal valore del metallo con il quale erano realizzate. In realtà, il valore delle monete era maggiore di quello del solo metallo in esse contenute: stime del valore di un ''denario'', ad esempio, vanno da 1,6 a 2,85 volte il suo contenuto in argento. Ovviamente, non tutte le monete in circolazione erano in metallo prezioso, per avere anche valori utilizzabili per un uso quotidiano. Nel I secolo d.C., ad esempio, con un asse si poteva acquistare mezza libbra di pane. Questo, però, portava ad una dicotomia tra monete con elevato valore intrinseco (sulla circolazione delle quali lo stato era particolarmente attento) e quelle che non ne avevano. Questo si può constatare, ad esempio, nella scarsa produzione di monete in bronzo dalla fine del periodo repubblicano, quando dal tempo di Silla a quello di Augusto non venne coniata nessuna moneta in bronzo; anche quando queste monete venivano poi prodotte, esse erano molto grossolane e di bassa qualità. La coniazione di monete in bronzo, infatti, venne permessa a molte autorità locali, mentre questo non avvenne per le monete in metallo prezioso. Uno dei motivi per i quali l'emissione locale di monete in bronzo era considerata di scarsa importanza per Roma, risiedeva nel fatto che le spese per lo stato erano sempre di entità considerevole e quindi venivano pagate con monete in metallo prezioso. Oltre al riflesso economico, le monete ebbero anche un ruolo fondamentale nei diffondere nella società romana idee e messaggi tramite le iscrizioni e le immagini in esse utilizzate. La scelta delle immagini veniva delegata a dei ''monetari'' ("tresviri monetales"), giovani in attesa di diventare senatori. Questa carica, creata nel 289 a.C. e che durò fino alla metà del III secolo d.C., prevedeva inizialmente solo tre magistrati, ma il loro numero fu portato a quattro da Giulio Cesare verso la fine delle Repubblica. Le immagini dei primi denari consistevano di solito nel busto di Roma sul dritto e di una divinità alla guida di una biga o di una quadriga al rovescio. Il nome del magistrato monetario non appariva, anche se a volte le monete presentavano dei segni di controllo, come lettere o simboli che potevano essere utilizzati per identificare chi era responsabile di una particolare moneta. Questi simboli, poi, iniziarono ad essere sostituiti da forme abbreviate del nome del magistrato ed in seguito si iniziarono ad utilizzare le monete per rappresentare scene della storia della famiglia dei monetari: ad esempio, Sesto Pompeio Fostulo rappresentò il suo avo Fostulo che assisteva Romolo e Remo allattati dalla lupa. Il numero di questi casi si fece sempre più ampio e con riferimenti sempre più recenti, diventando strumento di promozione delle classi in lotta per il governo delle Repubblica. Un salto di livello nella immagini utilizzate si ebbe con l'emissione da parte di Giulio Cesare di monete con il proprio ritratto, invece di quello di propri antenati. Questa impostazione venne adottata anche nel periodo imperiale, con l'immagine del capo del governo utilizzata per rafforzare l'impersonificazione nell'imperatore dello stato e delle sue regole. Successivamente, l'immagine dell'imperatore venne progressivamente associata a quella delle divinità. Ulteriore salto di livello si ebbe durante la campagna contro Pompeo, nella quale Cesare emise monete con anche immagini di Venere ed Enea, con l'obiettivo di avallare in questo modo l'ipotesi di una sua discendenza divina. Questa tendenza venne portata all'estremo da Commodo, che proclamò il suo stato divino emettendo nel 192 una moneta che raffigurava sul dritto il suo busto vestito con una pelle di leone, mentre sul rovescio un'iscrizione lo proclamava come la reincarnazione di Ercole. Ulteriore sviluppo dell'utilizzo della moneta si ebbe come legittimazione della successione al trono. Dal tempo di Augusto fino alla fine dell'impero, infatti, la rappresentazione di antenati venne sostituita da quella dei familiari e degli eredi dell'imperatore, rafforzando l'immagine pubblica di quelli che si voleva venissero considerati all'altezza dell'imperatore stesso. Mentre il dritto continuava a riportare l'immagine dell'imperatore, si assistette ad una progressiva diversificazione del rovescio delle monete per uso propagandistico. L'incisione di frasi propagandistiche, già avvenuta al termine della repubblica, durante l'impero venne spesso utilizzata in concomitanza di eventi bellici, per sottolineare l'occupazione, liberazione o pacificazione di un territorio. Alcune di queste iscrizioni erano a volte estremamente di parte, come avvenne nel 244, quando si annunciò la conquista della pace con la Persia, anche se in realtà Roma era stata costretta dai persiani a pagare forti somme di denaro per ottenere la fine delle ostilità.
Margarita (Italia)
'''Margarita''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte. Il nome del paese deriva da una cappella dedicata a Santa Margherita, risalente al XII secolo. È situato sulla sponda sinistra del torrente Brobbio.
===Evoluzione demografica=== === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Margarita sono , così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative: # Romania, La 4ª domenica di ottobre si celebra la ''Sagra dël còj'' (Sagra del cavolo verza). Essa è disposta nel caratteristico centro storico del paese (chiamato "Il Ghetto" o "Ricetto" dai locali) e richiama numerosi commercianti e visitatori dal Piemonte e dalla Liguria. La prima edizione della sagra è stata nel 2004. Il significato della sagra non è tanto per l'importanza della coltivazione del cavolo margaritese, quanto per il nomignolo dato ai margaritesi dai vicini morozzesi: ''teste 'd còj'', (in italiano: teste di cavolo, ovvero zucconi). I margaritesi hanno risposto nominando i morozzesi ''mangia mosche'', vista la copiosa presenza di questi insetti nel paese vicino. La chiesa parrocchiale di Margarita Al centro del paese è posta una chiesa barocca di importanza storica notevole, con un campanile alto 52 metri (citato in alcuni scritti di Giorgio Bocca), opera del celebre architetto Francesco Gallo, già progettista della cupola del vicino santuario di Vicoforte. Nel centro storico è presente la Torre Civica (''ciochè vej''), che delimita il cosiddetto "ghetto" o "ricetto" corrispondente al primo nucleo dell'abitato margaritese; il "ghetto" ospita da alcuni anni il Municipio, che ha occupato il palazzo delle vecchie scuole. Di grande interesse il castello appartenuto ai conti Solaro della Margarita, ora di proprietà della nipote; interessante il parco con tipico giardino all'italiana progettato dal marchese Piossasco di Rivalba, 1768. Svariati i piloni votivi e le cappelle, che delimitavano gli accessi principali al paese (San Magno, San Rocco, Sant'Anna; il più famoso è il pilone di Santa Lucia, in fondo al ghetto, celebre per essere rimasto intatto dopo caduta di bomba aerea inesplosa durante la seconda guerra mondiale. Sempre nel centro del paese, la vecchia chiesa della Confraternita (la ''crusà''), che un tempo veniva utilizzata come punto di partenza per le processioni della domenica delle Palme ed ora è sconsacrata e utilizzata per mostre ed esposizioni. Il paese è bagnato dal torrente Brobbio, un tempo generoso di pesci. Altro torrente minore è la Colla. === Ferrovie === Il comune di Margarita non è servito da trasporto su ferro. La vecchia stazione ferroviaria è da tempo inattiva e si trova nei pressi dell'abitato di Santa Maria Rocca. === Autobus === * linea 11 (Conurbazione di Cuneo) - percorso: Cuneo Cap. Stazione FS - P. Torino - Trucchi - Margarita - Morozzo Cap. * linea 40 (Extraurbana) - percorso: Cuneo Cap. Stazione FS - Trucchi - Margarita - Morozzo - Carrù - Dogliani * linea 202 (Extraurbana) - percorso: Cuneo Cap. Stazione FS - Trucchi - Margarita - Morozzo - Mondovì - Ceva - Ormea - Imperia In questo modo, il comune è collegato alla città di Cuneo, così da permettere ai cittadini l'accesso agli altri collegamenti offerti dal trasporto pubblico, urbano ed extraurbano, e alla Stazione di Cuneo. === Strade === Il comune si trova sulla strada provinciale SP422 che collega Carrù con il capoluogo Cuneo. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Melilla
'''Melilla''' è una Città autonoma spagnola situata sulla costa orientale del Marocco, nell'Africa del Nord, nei pressi del porto marocchino Beni Ensar. È un porto franco, e l'attività principale è la pesca. Altre fonti di entrata sono il commercio attraverso la frontiera e le sovvenzioni spagnole e dell'Unione europea.
Melilla fu una colonia fenicia, con il nome di ''Rusadir''. Nel 72 d.C. l'imperatore romano Vespasiano le concesse lo statuto di ''colonia'' e la città conobbe un periodo di splendore, arrivando a battere moneta. Nel 430 fu saccheggiata e occupata dai Vandali di Genserico dopo che questi ebbe attraversato lo Stretto di Gibilterra, per iniziare la conquista del Nordafrica. Liberata dal generale Belisario nel 534, tornò in orbita romano-orientale fino alla conquista islamica (fine del VII secolo). In epoca musulmana Melilla conobbe un periodo di decadenza. Nell'859 venne distrutta da un'incursione normanna. Nel 926 fu presa e fortificata dal califfo di Cordova Abd al-Rahman III. Successivamente passò sotto la sovranità delle differenti dinastie che governarono il Marocco, fra cui gli Almoravidi (nel 1080) e gli Almohadi (dopo il 1141). Il 17 settembre 1497, la Spagna occupò la città, nel corso della ''Reconquista''. Da allora il Marocco ha tentato ripetutamente di annettere Melilla. Tra il 9 dicembre 1774 e il 19 marzo 1775 la città fu sottoposta a un assedio durato 100 giorni ad opera del sultano Mohammed ben Abdallah, ma senza esito. Il governo marocchino reclama dal 1982 Melilla, insieme a Ceuta e ad alcune piccole isole spagnole prossime alla costa africana La città confina con i centri abitati marocchini di Beni Chiker, Ben Ansar e Bou Mahroud. Melilla ha un rappresentante al Congresso spagnolo e due al Senato. Ha ottenuto lo status di città autonoma il 14 marzo 1995. Lo standard ISO 3166-1 riserva la sigla ''EA'' per Melilla e Ceuta. Solo le persone con ascendenza marocchina parlano il berbero, per la precisione un dialetto della tarifit, la lingua del Rif. Nei dialetti del Rif di solito al suono ''l'' delle altre varianti berbere corrisponde un suono ''r'', mentre al suono geminato, ''ll'', corrisponde ''ğ'' o, in fine di parola, ''č''. Da qui il nome ''Mrič'' per un antico ''Mlill'', "la Bianca". La lingua ufficiale e più diffusa è tuttavia lo spagnolo, unica ad essere insegnata nelle scuole. Il confine terrestre tra Melilla e l'entroterra marocchino è recintato e sorvegliato, allo scopo di contenere l'ingresso di immigrati nell'exclave che, in quanto territorio spagnolo, garantisce ulteriore libero accesso all'area europea delle nazioni aderenti al trattato di Schengen. Mappa === Gemellaggi === * Almería, Spagna * Caracas, Venezuela * Ceuta, Spagna * Malaga, Spagna * Motril, Spagna * Montevideo, Uruguay
Minnesota
Il '''Minnesota''' è il trentaduesimo Stato federato degli Stati Uniti d'America , e conta al 2018 una popolazione di 5.679.718 abitanti. La capitale è Saint Paul , ma la città più popolosa è Minneapolis ; altri centri rilevanti sono Duluth , Rochester e Bloomington . La superficie è di 225.181 km², gran parte dei quali occupati dall'acqua di laghi e fiumi, inclusa una parte del Lago Superiore. Situato in posizione centro-settentrionale, e confinante con Canada, Dakota del Nord e Dakota del Sud, Iowa e Wisconsin, il Minnesota è conosciuto come ''la terra dei 10.000 laghi'' . Oltre a essi conta 6.500 fra torrenti e fiumi, fra cui l'omonimo Minnesota e il Mississippi, che sfociano in tre diverse direzioni: Baia di Hudson in Canada a nord, Oceano Atlantico a est e Golfo del Messico a sud. Secondo un'antica leggenda prende il nome dal vocabolo della lingua dakota ''minisota'', cioè "acqua che riflette il cielo". Per la sua posizione geografica il Minnesota ha un clima che, nella stessa stagione, varia sensibilmente da settentrione a meridione. Ugualmente differenziato è il territorio, con praterie e fertili pianure a ovest e a sud, e ricco di boschi di conifere a nord e folte foreste a est .
Lago Pose nel Boundary Waters Canoe Area Wilderness Il Minnesota è lo Stato più settentrionale, dopo l'Alaska, degli Stati Uniti d'America: infatti il cosiddetto Northwest Angle, diviso dal resto dello Stato dal Lago dei Boschi, è l'unica parte dei quarantotto Stati contigui che giace a nord del 49º parallelo. Il Minnesota fa parte della regione dell'Upper Midwest. Confina a nord-est con il Lago Superiore, a est con il Wisconsin, a sud con lo Iowa, a ovest con il Dakota del Sud e il Dakota del Nord mentre a nord confina con le province canadesi dell'Ontario e del Manitoba. Con una superficie di occupa il 2,25% del suolo statunitense ed è il dodicesimo Stato più grande degli USA. === Clima === Il clima, stante l'enorme lontananza dal mare, è di tipo fortemente continentale con inverni molto rigidi ed estati abbastanza calde e umide (Minneapolis, al centro, ha una media a gennaio di -6,2 °C/-16,2 °C e a luglio di 17,2 °C/28,8 °C), attenuate però dalla vicinanza dei Grandi Laghi del nord. Per l'assenza di barriere naturali il Minnesota è esposto per tutto l'inverno a correnti fredde dal nord, con brevi attenuazioni per i venti caldi provenienti da sud. Le medie di gennaio variano tra -8 °C (al sud) e -16 °C (al nord) con estremi di -10 °C e -19 °C (Tower, che nel periodo 1994-2001 ha avuto una media minima del mese di -25,3 °C). Le dieci città più fredde degli USA continentali, stabilite dalle medie di gennaio, sono tutte locate nel Minnesota. La città più fredda dei quarantotto stati è in genere indicata essere International Falls, con una media di gennaio di -10 °F/-22 °F e una annua di 37,4 °F (3 °C), ma è in realtà Tower, la cui media è 34,6 °F (poco meno di 1,5 °C) e che detiene il record assoluto ufficiale dello Stato di -51 °C, registrato il 2 febbraio 1996 (tra l'altro lo stesso giorno in una palude vicina vennero misurati -59 °C). L'estate tende a essere calda e umida al sud e fresca e meno umida al nord. Il record di caldo del Minnesota è 46 °C. La primavera e l'autunno sono le stagioni più notevoli e con più escursione termica: nella prima a marzo le condizioni sono chiaramente invernali con temperature anche di giorno spesso sotto 0 °C, ma già ad aprile tutto è cambiato; le nevicate e le riprese fredde possono spingersi fino a maggio. In autunno già settembre vede una netta diminuzione rispetto all'estate, a ottobre vengono le prime gelate e spesso già all'inizio di novembre, o anche prima (si sono verificati blizzard rilevanti ad Halloween), si piomba nell'inverno con neve che si scioglierà soltanto dopo metà marzo (dipende anche dai luoghi: nel sud il manto nevoso rimane da fine novembre o inizio dicembre fino ai primi di marzo, nel nord da metà novembre a fine marzo e, talvolta, inizio aprile). In primavera, specialmente verso aprile-maggio, si verificano forti temporali che danno vita a tornado, alcuni dei quali catastrofici. Rappresentazione grafica della densità della popolazione del Minnesota Il nome dello Stato deriva dal termine sioux ''mnisota'' con il significato di "fiume dall'acqua torbida", da ''mni'' "fiume" e ''sota'' "appannato". Dal toponimo dakota derivano numerosi altri nomi, tra i quali Minneapolis, da ''mni'' più il greco ''polis''. Abitato da tribù di Chippewa e Sioux, dal 1682 entra a fare parte della Louisiana francese, seguendone le sorti. Passato agli Stati Uniti (1803) di fatto fu colonizzato a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Nel 1849 divenne territorio autonomo ed entrò come Stato dell'Unione il 2 maggio 1857. Fu teatro di numerose guerre indiane specie contro i Sioux tra il 1861 e il 1863. A causa di carestie e di invasioni di cavallette vi furono grandi emigrazioni verso altre zone tra il 1874 e il 1876. === Evoluzione demografica === Nel 1850 il Minnesota contava una popolazione inferiore ai 6.100 abitanti; la popolazione crebbe fino a raggiungere i 1,75 milioni di abitanti intorno al 1900. Nei sei decenni successivi si ebbe una crescita della popolazione pari al 15% per decennio, nel 1960 la popolazione era di 3,4 milioni di persone. Negli anni '60 il tasso di crescita diminuì e la popolazione nel 1970 era di 3,8 milioni di persone. Il censimento del 2000 indicava 4,9 milioni di abitanti.. Il 1º luglio 2007 la popolazione stimata dello Stato era pari a 5.197.621 (U.S. Census Bureau). I dati relativi alla popolazione, età media, distribuzione dei sessi ecc. sono simili a quelli del resto degli Stati Uniti, tranne i dati relativi alle minoranze etniche che costituiscono una percentuale di popolazione significativamente inferiore che nel resto del paese.. La popolazione del Minnesota è così composta: * 88,6% bianchi * 4,7% neri * 4,3% ispanici * 3,8% asiatici * 1,3% nativi americani Il 37,9% dichiara di avere origini tedesche, il 32,1% scandinave, l'11,7% irlandesi, il 7,9% italiane, il 6,3% inglesi, il 5,1% polacche e il 4,2% francesi. === Città più popolose === La città più popolosa è Minneapolis, a cui segue la capitale statale Saint Paul. 1° Minneapolis 429.606 ab. 2° Saint Paul 308.096 ab. 3° Rochester 118.935 ab. 4° Duluth 85.618 ab. 5° Bloomington 84.943 ab. 6° Brooklyn Park 80.389 ab. 7° Plymouth 79.768 ab. 8° Woodbury 72.828 ab. 9° Maple Grove 72.622 ab. 10° Saint Cloud 68.462 ab. * Macalester College, Saint Paul * Metropolitan State University, Minneapolis, Saint Paul * Università del Minnesota, Minneapolis, Saint Paul * Hamline University, Saint Paul * University of Saint Thomas, Saint Paul * Bethel University, Saint Paul * Minnesota State University, Mankato (Minnesota) * Cristiani: 84% ** Protestanti: 58% *** Anglicani: 26% *** Battisti: 5% *** Metodisti: 4% *** Presbiteriani: 3% ** Cattolici: 25% ** mormoni: 1% * Altro: 1% * Atei: 15% Le franchigie del Minnesota che partecipano al ''Big Four'' (le quattro grandi leghe sportive professionistiche americane) sono: * Minnesota Vikings (con sede a Minneapolis), NFL * Minnesota Twins (con sede a Minneapolis), MLB * Minnesota Timberwolves (con sede a Minneapolis), NBA * Minnesota Wild (con sede a Saint Paul), NHL Vi sono inoltre il Minnesota United di Saint Paul nella MLS e i Minnesota Swarm di Minneapolis nella NLL.
Mendelevio
Il '''mendelevio''' è l'elemento chimico della tavola periodica di numero atomico 101 e il suo simbolo è '''Md'''. È un elemento transuranico metallico radioattivo della serie degli attinidi; viene sintetizzato per bombardamento dell'einsteinio con particelle alfa. Il suo nome è stato attribuito in onore al chimico russo Dmitrij Mendeleev.
I ricercatori hanno appurato che il mendelevio ha uno stato di ossidazione +2 moderatamente stabile oltre allo stato +3 tipico di tutti gli attinidi. 256Md è stato l'isotopo studiato per scoprire alcune delle caratteristiche dell'elemento in soluzione acquosa. Non è noto alcun uso del mendelevio e solo minime quantità in tracce sono state sintetizzate. Il mendelevio fu sintetizzato per la prima volta da un gruppo di ricercatori composto da Albert Ghiorso (team leader), Glenn Seaborg, Bernard Harvey e Greg Choppin all'inizio del 1955. Produssero il 256Md (emivita: 76 minuti) bombardando un bersaglio di 253Es con particelle alfa (nuclei di elio) nel ciclotrone dell'Università di Berkeley, negli Stati Uniti. 256Md fu praticamente sintetizzato un atomo per volta. Il mendelevio è stato il nono elemento transuranico ottenuto per sintesi. Del mendelevio sono noti 15 isotopi radioattivi, le cui masse sono comprese tra 245,091 e . I più stabili tra essi sono 258Md (emivita: 51,5 giorni), 260Md (31,8 giorni) e 257Md (5,52 ore). Tutti gli altri isotopi hanno emivite inferiori ai 97 minuti e la maggior parte di essi inferiore ai 5 minuti. Questo elemento ha anche un metastato, 258mMd, con un'emivita di 57 minuti.
Meitnerio
Il '''meitnerio''' è l'elemento chimico della tavola periodica, che ha come simbolo '''Mt''' e come numero atomico il 109. È un elemento sintetico il cui isotopo più stabile ha un'emivita di .
Il meitnerio è stato sintetizzato per la prima volta il 29 agosto 1982 da un gruppo di ricerca tedesco guidato da Peter Armbruster e Gottfried Münzenberg alla Gesellschaft für Schwerionenforschung di Darmstadt. Il gruppo di ricerca ottenne il nuovo elemento bombardando del bismuto-209 con dei nuclei accelerati di ferro-58. La creazione di questo elemento dimostrò che la tecnica della fusione nucleare può essere usata per creare nuovi nuclei pesanti. Il nome meitnerio fu suggerito in onore della fisica e matematica austro-svedese Lise Meitner, ma a causa di una controversia sulla denominazione degli elementi dal 101 al 109, la IUPAC adottò temporaneamente il nome unnilennio (Une). Nel 1997 con la risoluzione della disputa venne adottato il nome attuale.
Mar Ionio
'''Limiti convenzionali del mar Ionio'''In giallo i confini tradizionali, in rosso i confini definiti dall'Organizzazione idrografica internazionale, in arancione i confini utilizzati dal servizio meteorologico ''Meteomar''. Il '''mar Ionio''' è un bacino del mar Mediterraneo orientale, situato tra la Sicilia, l'Italia meridionale , l'Albania e la Grecia .
Il mar Ionio (o Jonio) deriva dal latino ''mare Ionium'', ed è in collegato all'antica Ionia e a una delle stirpi tradizionali greche, gli Ioni. La leggenda dice che il mare si chiami così (Io), figlia di Inaco, signore di Argo, che fu amata da Zeus in forma di giovenca, e quindi perseguitata da Era; per sfuggire alla dea avrebbe attraversato a nuoto il mare. Secondo un'altra leggenda, prende il nome dal personaggio della mitologia greca Ionio, figlio di Durazzo, nipote a sua volta di Epidamno figlio di Poseidone, dio del mare e dei terremoti. L'attestazione della dizione è riportata fino al IV secolo a.C. e designava proprio quel tratto di mare che separa l'allora Illiria dall'Italia. Un’altra ipotesi è che l’etimologia provenga dall’Albanese “Joni” che significa “Nostro”, così tradotto “Mar Nostro”. Questo si spiegherebbe col fatto che la popolazione che viveva nell’Albania d’oggi, ovvero gli Illiri, erano conosciuti (specialmente dai Romani) come forti marinai/pirati. Il nome di Ionio fu dato dapprima alla parte di mare compresa fra Corcira (Corfù) e il Promontorio Iapigio (a sud) e la costa italiana all'ingresso dell'Adriatico (a nord), e per estensione anche alla parte meridionale dell'Adriatico fino al Gargano (Erodoto, Tucidide). Nel I secolo, Strabone dava per limite settentrionale dello Ionio il Promontorio Acrocerauno e specificava (nel libro VII) che «Il golfo Ionio è parte di quello che ora si chiama Adriatico», mentre indicava come Mare Siculo lo Ionio meridionale, ossia la parte compresa fra la Sicilia e il Peloponneso. Anche Claudio Tolomeo attesta che la delimitazione del bacino idrografico del mare Adriatico possiede un confine preciso sulla costa settentrionale del Gargano, vicino alla città di ''Hyrium'', piccolo castelletto di fronte alle isole Diomedee. Per Tolomeo le località degli Apuli Peucenti (Egnatia, Barium), e le località degli Apuli Dauni (Salapia, Sipuntum, Apenestae, Monte Gargano ed ''Hyrium'') si trovano sul mare Ionio, mentre le località dei Frentani (fiume Tifernus, ''Buca'' e Histonium) sul golfo del mare Adriatico. Il mar Ionio è il bacino più profondo del Mediterraneo, infatti raggiunge in più punti una profondità di e tocca i nell'abisso Calipso, a sud ovest del Peloponneso (). Vi si affacciano le regioni italiane di Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, la prefettura albanese di Valona, le periferie greche di Epiro, Isole Ionie, Grecia Occidentale e Peloponneso. Sul golfo di Corinto si affacciano inoltre le unità periferiche di Focide e Beozia (periferia della Grecia Centrale) e Attica Occidentale (periferia dell'Attica). A quest'ultima periferia appartiene infine il comune di Cerigo, costituito dalle isole di Cerigo e Cerigotto, convenzionalmente poste anch'esse nel mar Ionio. Le principali insenature sono, nella parte italiana, quelle di Taranto, di Squillace, di Catania; nella parte orientale quelle di Arta, di Patrasso, di Corinto, d'Arcadia, di Messenia, di Laconia. La parte centrale dello Ionio è libera da isole, e queste mancano anche sul lato occidentale (se si escludono piccoli isolotti lungo la costa italiana), mentre sul lato orientale si succedono le Isole Ionie, alcuni isolotti in prossimità del Peloponneso (da Proti a Cervi), Cerigo e Cerigotto. È collegato * al mar Tirreno tramite lo Stretto di Messina; * al Mar Libico attraverso una linea di confine che da Capo Passero, in Sicilia, arriva fino all'isola di Creta. In alternativa, l'Organizzazione idrografica internazionale riconosce come limite meridionale del mar Ionio il tratto da Capo Passero a Capo Matapan in Grecia. Il servizio meteorologico italiano ''Meteomar'' pone il confine meridionale lungo il 35º parallelo, dall'isola di Creta fino al meridiano passante per Capo Passero; * al mar Egeo attraverso il canale di Corinto, e – più a sud – tramite una linea di demarcazione compresa fra capo Malea nel Peloponneso e l'isolotto di Agria, di fronte a capo Busa (Vouxa) sull'isola di Creta (); * al mare Adriatico tramite il Canale d'Otranto, ossia lo stretto di mare fra Capo Linguetta, sulla costa albanese, e Punta Palascia, sulla costa italiana (linea A in figura). Confini convenzionali fra mar Ionio e mar Adriatico. Riguardo alla linea di demarcazione tra Ionio e Adriatico, occorre precisare che esistono altre due ''convenzioni nautiche'', che per esigenze di semplificazione seguono le linee dei paralleli e dei meridiani, discostandosi quindi dalla definizione fin qui data. In particolare: * ai fini meteorologici (''Meteomar'') e delle ''Informazioni Nautiche degli Avvisi ai Naviganti'', il limite marittimo tra Adriatico Meridionale e Ionio Settentrionale è dato dal 40º parallelo nord (linea B in figura): sulla costa italiana corrisponde a ''Punta Mucurone'' nei pressi di Castro: , sulla costa albanese corrisponde alla costa nei pressi di Lukovë: * per i restanti ''Avvisi ai Naviganti'' (portolani, fari e fanali, ''Navarea III'', ecc.) il limite convenzionale fra costa ionica e costa adriatica è invece posto a Santa Maria di Leuca (Punta Mèliso) a 18°22' E. L'Organizzazione idrografica internazionale, in coerenza con quest'ultima definizione, pone il limite meridionale dell'Adriatico lungo la linea immaginaria che va da punta Mèliso a capo Cefalo () sull'isola di Corfù (linea C in figura). Tra l'isola di Corfù e la costa albanese, il limite segue poi la linea da capo Karagol () fino alla foce del canale di Vivari (), nei pressi di Butrinto. Quest'ultima convenzione comporta che la costa settentrionale dell'isola di Corfù e le isole Diapontie sarebbero bagnate dal mar Adriatico. Capo d'Otranto Santa Maria di Leuca === Golfi === * Golfo di Valona *Golfo di Taranto * Golfo di Squillace * Golfo di Catania * Golfo di Arta * Golfo di Patrasso * Golfo di Corinto * Golfo di Arcadia * Golfo di Messenia * Golfo di Laconia === Isole === * Sazan *Isole Ionie * Cerigo * Cerigotto === Coste === *Costa degli Achei *Costa degli Aranci *Costa dei Gelsomini *Costa dei Saraceni *Costa jonica lucana === Penisole === * Penisola di Karaburun *Penisola salentina
Montalcino
'''Montalcino''' è un comune italiano di abitanti della provincia di Siena in Toscana. Per estensione territoriale, risulta essere il comune più grande della provincia. È una località nota per la produzione del vino Brunello. Si colloca nel territorio a nord-ovest del Monte Amiata, alla fine della val d'Orcia, sul confine amministrativo con la provincia di Grosseto.
=== Territorio === Il paesaggio si distende su un sistema collinare; nella zona del centro il paese sorge ad un'altitudine di 564 m s.l.m., ma in alcuni punti della zona si superano i 600 m s.l.m. come poggio Osticcio (624 m s.l.m.), il passo del Lume Spento (621 m s.l.m.) e il poggio Civitella (661 m s.l.m.) dove è situata un'antica fortezza etrusca. === Clima === * '''Diffusività atmosferica''': '''media''', Ibimet CNR 2002 Veduta dell'abitato di Montalcino Vista da Montalcino La collina su cui si trova Montalcino è stata abitata probabilmente già in epoca etrusca. Montalcino è menzionato per la prima volta in un documento del 29 dicembre 814, quando l'imperatore Ludovico il Pio concesse il territorio ''sub monte Lucini'' all'abate della vicina abbazia di Sant'Antimo. Sull'origine del nome di Montalcino esistono almeno due ipotesi. Alcuni ritengono derivi dal ''Mons Lucinus'' citato nel documento dell'814, nome in onore dalla dea Lucina o riferimento alla parola latina ''lucus'', che significa "bosco sacro", o più genericamente "piccolo bosco". Altri, invece, fanno derivare il toponimo da ''Mons Ilcinus'', dal latino ''mons'' (monte) e ''ilex'' (leccio), cioè "monte dei lecci", pianta assai diffusa nella zona rappresentata anche nello stemma cittadino. Con il trascorrere dei secoli il nome, ad ogni modo, si sarebbe poi trasformato, da ''Mons Lucinus'' o ''Mons Ilcinus'', in ''Mons Elcinus'' e successivamente nell'attuale Montalcino. Il primo nucleo abitativo si ritiene risalga al X secolo. In questo periodo la popolazione ebbe un notevole incremento demografico quando si trasferirono in città gli abitanti di Roselle. Il nucleo abitativo originario si sarebbe esteso nel corso dei secoli fino a raggiungere, nel XIV secolo, le dimensioni attuali. Grazie alla posizione della città, dominante la cima di una collina, dai suoi viali la vista può spaziare sulle valli dell'Ombrone e dell'Asso. In epoca medievale l'attività economica prevalente era la conceria e Montalcino disponeva di numerose fabbriche per la lavorazione del cuoio, fabbriche che erano celebri per la qualità dei loro prodotti. In seguito, com'è successo a molti centri abitati della provincia di Siena, anche Montalcino conobbe una gravissima crisi economica e demografica. Come molti dei borghi medievali della Toscana, Montalcino ha vissuto lunghi periodi di pace che hanno consentito agli abitanti una certa prosperità. Questa pace e il relativo benessere, tuttavia, sono stati interrotti da una serie di episodi estremamente violenti. Nel corso del tardo Medioevo Montalcino era ancora un comune indipendente di notevole importanza grazie alla sua posizione sulla vecchia Via Francigena, la strada principale tra la Francia e Roma, ma col passare del tempo entrò nell'orbita della potente Siena. Come un satellite di Siena, al momento della battaglia di Montaperti 1260, Montalcino fu profondamente coinvolto nei conflitti in cui anche Siena era implicata, in particolare in quelli con la città di Firenze nel corso del XIV secolo e del XV. Come molte altre città dell'Europa centrale e dell'Italia settentrionale, la città è stata anche interessata dalle lotte intestine tra i ghibellini e i guelfi (rispettivamente sostenitori del Sacro Romano Impero i ghibellini e sostenitori del Papato i guelfi). Fazioni dei due schieramenti controllarono la città in diversi momenti alla fine del periodo medievale. Dopo la caduta di Siena 1555 i nobili senesi si arroccarono in città per 4 anni con la speranza di poter un giorno ritornare a Siena, dando vita alla Repubblica di Siena riparata in Montalcino. Ma alla fine anche Montalcino entrò a far parte del Granducato di Toscana fino all'Unità d'Italia 1861. La situazione è radicalmente cambiata nella seconda metà del XX secolo. Nel caso di Montalcino la sua fortuna è stata quella di trovarsi al centro di una delle più importanti zone di coltivazione di uva. Il territorio, infatti, è celebrato per la presenza di vigneti di Sangiovese dai quali si ottiene il famoso Brunello di Montalcino e che vengono utilizzati, inoltre, per la produzione di due altri DOC: il Rosso di Montalcino e il Sant'Antimo. Il 1º gennaio 2017 il comune di Montalcino ha accorpato quello di San Giovanni d'Asso. Con questa fusione il comune ha incrementato la sua superficie territoriale così da divenire il 36º comune più grande d'Italia per estensione, nonché il 5º della Toscana e il 1º della provincia di Siena. La fortezza di Montalcino === Architetture religiose === Palazzo dei Priori Chiesa di Sant'Agostino ==== Duomo di Montalcino ==== Principale edificio religioso del comune, è concattedrale dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino. Dedicato al santissimo Salvatore, è stato originariamente costruito nel XIV secolo, ma si presenta in stile neoclassico a causa dei lavori di ristrutturazione che ha subito nei primi anni del XIX secolo sotto la direzione dell'architetto senese Agostino Fantastici. ==== Chiese parrocchiali ==== * Chiesa di Sant'Egidio * Chiesa di San Lorenzo a Monterongriffoli * Chiesa di Santa Maria Maddalena a Torrenieri * Pieve di San Giovanni Battista a San Giovanni d'Asso * Pieve di San Michele Arcangelo a Sant'Angelo in Colle * Pieve della Santissima Annunziata a Montisi * Pieve dei Santi Filippo e Giacomo a Castelnuovo dell'Abate ==== Altre chiese ==== ===== Chiese di Montalcino ===== * Chiesa dei Bianchi * Chiesa del Corpus Domini * Chiesa della Madonna del Soccorso * Chiesa di San Francesco * Chiesa di San Lorenzo in San Pietro * Chiesa di Sant'Agostino * Chiesa di Sant'Antonio Abate * Chiesa di Santa Croce * Chiesa di Santa Maria delle Grazie ===== Chiese nelle frazioni ===== * Pieve dei Santi Biagio e Donato a Camigliano * Chiesa di San Michele, in località Castiglione del Bosco * Pieve di San Sigismondo a Poggio alle Mura * Chiesa della Madonna della Misericordia a Sant'Angelo in Colle * Chiesa di San Giuseppe lavoratore a Sant'Angelo Scalo * Pieve di Santa Restituta, in località Santa Restituta * Chiesa di San Pancrazio ad Argiano * Chiesa di San Pietro in Villore a San Giovanni d'Asso * Chiesa della Misericordia a San Giovanni d'Asso * Chiesa della Madonna del Tribbio a San Giovanni d'Asso * Chiesa delle Sante Flora e Lucilla a Montisi * Chiesa di Santa Lucia a Montisi * Santuario della Madonna delle Nevi a Montisi * Chiesa di San Biagio a Montelifré * Ex pieve di Santa Maria a Pava, in località Pieve a Pava * Pieve di San Pietro a Pava, in località Pieve a Pava * Pieve della Natività di Maria, in località Pieve a Salti * Chiesa di San Lorenzo a Vergelle * Chiesa di San Biagio a Lucignano d'Asso ==== Abbazie e conventi ==== * Abbazia di Sant'Antimo * Badia Ardenga * Convento dell'Osservanza ==== Cappelle e oratori ==== * Cappella della Croce a Montisi * Cappella di San Rocco a Montisi * Cappella di Sant Antonio a Romitorio * Cappella di Santa Caterina d'Alessandria a Montisi * Oratorio di Sant'Antonio abate della compagnia del Santissimo Sacramento a Montisi * Oratorio della Compagnia del Santissimo Rosario a Lucignano d'Asso * Oratorio della Compagnia di San Rocco a Torrenieri === Architetture civili === La piazza principale di Montalcino è Piazza del Popolo. L'edificio principale della piazza è il palazzo comunale, detto anche ''Palazzo dei Priori'' (fine XIII secolo inizi del XIV). Il palazzo è adornato con gli stemmi araldici dei numerosi podestà che hanno governato la città nel corso dei secoli. Un'altissima torre medievale è incorporata nel palazzo. Vicino al palazzo comunale, si trova una struttura rinascimentale con sei archi a tutto sesto, chiamata ''La Loggia'', che è stata iniziata alla fine del XIV secolo, e finita nei primi anni del XV, ma che ha subito numerosi lavori di restauro nel corso dei secoli successivi. Tra le altre architetture abbiamo il Teatro degli Astrusi e l'ex Spedale di Santa Maria della Croce. === Architetture militari === Le mura della città sono state costruite nel XIII secolo. La fortezza è stata costruita nel punto più alto della città nel 1361, ha struttura pentagonale ed è stata progettata dagli architetti senesi, Mino Foresi e Domenico di Feo. La fortezza incorpora alcune delle preesistenti strutture tra cui il mastio di Santo Martini, la torre di San Giovanni e un'antica basilica, che ora serve come cappella del castello. Castello Romitorio, già esistente in epoca Romana, la attuale fortezza è stata edificata nei primi del 1500 da Giuliano da Sangallo. === Siti archeologici === ==== Sito di Poggio alle Mura ==== Nel 2007, in località Poggio alle Mura, sono stati rinvenuti i resti fossili di una balena vissuta nella zona oltre quattro milioni di anni fa, nel periodo pliocenico in cui le calde acque del mare tirrenico ricoprivano l'area occupata dagli attuali vigneti. ==== Pieve a Pava ==== === Evoluzione demografica === === Etnie e minoranze straniere === Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2019 la popolazione straniera residente era di 860 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: * Albania 118 2,06% * Romania 117 2,04% * Kosovo 95 1,66% * Tunisia 78 1,36% === Musei === L'edificio adiacente alla chiesa di Sant'Agostino, costruito originariamente come convento, è sede del Musei riuniti, che è sia un museo civico che un museo diocesano. Il museo ospita varie opere, tra cui un crocifisso ligneo di ignoto artista di scuola senese, due bellissime sculture lignee XV secolo e alcune altre sculture in terracotta che sembrano essere della scuola dei Della Robbia. La collezione comprende anche un ''San Pietro e San Paolo'' di Ambrogio Lorenzetti e una ''Madonna col Bambino'' di Simone Martini. === Frazioni === Il territorio comunale di Montalcino, oltre al centro abitato capoluogo (567 m s.l.m., abitanti), possiede sette frazioni: * Camigliano (234 m s.l.m., 32 abitanti) * Castelnuovo dell'Abate (385 m s.l.m., 231 abitanti) * Montisi (412 m s.l.m., 298 abitanti) * San Giovanni d'Asso (310 m s.l.m., 329 abitanti) * Sant'Angelo in Colle (444 m s.l.m., 204 abitanti) * Sant'Angelo Scalo (106 m s.l.m., 194 abitanti) * Torrenieri (258 m s.l.m., abitanti) === Altre località del territorio === Possiedono invece lo stato di nuclei abitati o borgate le seguenti località: La Croce, Lucignano d'Asso, Monte Amiata Scalo, Montelifré, Monterongriffoli, Poggio alle Mura, Tavernelle e Vergelle. Altre località notevoli sono invece quelle di Argiano, Badia Ardenga, Castelgiocondo, Castelletto Accarigi, Castel Verdelli, Castiglione del Bosco, Lambertone, Montosoli, Nacciarello, Pieve a Pava, Pieve a Salti, Romitorio, Santa Restituta, Sodole, Velona, Villa a Tolli, Villa Ferrano. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Hanno sede nel comune la società di calcio A.S.D. Montalcino che ha disputato campionati dilettantistici regionali (attualmente in Prima categoria 2017-2018) e la società di tiro con l'arco A.S.D. Compagnia Ilcinese Arcieri Montalcino. Il comune ha ospitato tre tappe del Giro d'Italia: nel 1987 la 4ª tappa, Camaiore-Montalcino è stata vinta da Moreno Argentin; nel 2010 la 7ª tappa, Carrara-Montalcino è stata vinta da Cadel Evans, mentre nel 2021 l'11ª tappa Perugia-Montalcino è stata vinta dallo svizzero Mauro Schmid. Dal 2017 a maggio si tiene Eroica Montalcino, edizione primaverile de L'Eroica.
Marina di Grosseto
'''Marina di Grosseto''' è una frazione del comune italiano di Grosseto, in Toscana.
La frazione di Marina è una rinomata località turistica posta a 12 km da Grosseto. Importante centro balneare della Maremma Grossetana, è conosciuta per il suo retroterra collinare ricco di macchia mediterranea e per le ampie spiagge affacciate sul mar Tirreno, con una vasta pineta, nota come Pineta del Tombolo, che si estende da Punta Ala ai Monti dell'Uccellina. Il centro del paese si sviluppa presso la foce dell'emissario San Rocco, al confine con il Parco naturale della Maremma, poco distante da Bocca d'Ombrone, foce del fiume Ombrone. Tram a cavalli verso San Rocco, primi del Novecento Veduta di Marina di Grosseto in una cartolina del 1965 Il centro abitato sorge intorno all'antico nucleo di San Rocco, villaggio di pescatori, e le prime notizie di un insediamento residenziale risalgono al 1793 quando fu terminata la Torre del Sale commissionata da Ferdinando III di Toscana. In quel periodo il borgo marinaro di San Rocco era uno dei quattro posti di guardia istituiti per presidiare la costa dopo l'epidemia di peste che aveva colpito la città francese di Marsiglia. La "moda" dei bagni di mare sulla costa grossetana ha preso campo sul finire del XIX secolo quando i giovani erano soliti recarsi dalla città (per mezzo di carrozze a cavallo) nelle spiagge paludose e allora quasi disabitate per sfuggire all'afa cittadina. Con il tempo quegli stessi arenili sono diventate una località turistica di grande richiamo. Per le sue acque pulite Marina di Grosseto ha ricevuto la ''Bandiera Blu'' della FEEE (Foundation for Environmental Education in Europe). Marina di Grosseto ha subito una forte urbanizzazione dall'inizio del XX secolo e ancor più dopo l'opera di bonifica che ha interessato tutto il comprensorio maremmano negli anni trenta. Nel 2003 è stato inaugurato il porto turistico. === Architetture religiose === * Chiesa di San Rocco, chiesa parrocchiale della frazione, è stata progettata dall'ingegnere Ernesto Ganelli e consacrata nel 1954. La chiesa ne sostituì una precedente edificata nel 1923 ed intitolata a Santa Maria della Vittoria. L'interno è decorato da mosaici realizzati nel 1958 dall'artista Luciano Favret e da affreschi di Arnaldo Mazzanti degli anni settanta. La parrocchia di Marina di Grosseto conta circa 1400 abitanti e comprende anche la vicina frazione di Principina a Mare. * Cappella del Cristo, chiesetta situata nella località Il Cristo, è stata costruita agli inizi del XX secolo come luogo di culto e di preghiera per i fattori e gli operai che prestavano servizio all'interno della vicina tenuta di San Vincenzo d'Elba. * Cappella della Canova, piccola cappella privata tra le località di Canova e Le Marze. * Cappella di Santo Stefano, situata nei pressi della strada che collega Grosseto a Principina a Mare, si trova alla fattoria delle Strillaie, nei pressi della tenuta San Carlo. === Architetture civili === * Colonie marine dell'infanzia: ** Colonia marina Giambattista Bodoni (in abbandono) ** Colonia marina Giuseppina Saragat (in abbandono) ** Colonia marina San Rocco (oggi scuola media e sede nazionale del Club velico) ** Colonia marina Villa Gaia (oggi struttura alberghiera) * Complesso La Rosmarina, struttura residenziale situata nell'omonima zona di Marina, è stata realizzata tra il 1970 e il 1971 su progetto di Marco Maioli e Luigi Savio. Si tratta di una pregevole opera di architettura contemporanea. * La Rotonda, storico stabilimento balneare di Marina di Grosseto, è stato costruito nel 1933 su progetto di Umberto Tombari. La struttura, che versa in stato di abbandono, è stata frammentata ed inglobata nel tessuto urbano durante la realizzazione del lungomare e degli edifici residenziali che vi si affacciano tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila. * Villini di Marina: sin dai primi anni del XX secolo sono stati costruiti sul lungomare di Marina di Grosseto numerosi villini privati di grossetani facoltosi che nella stagione estiva si spostavano dalla città al mare. Durante il corso degli anni novanta, però, un poco lungimirante piano regolatore, il cosiddetto Piano Samonà del 1985 approvato nel 1996, ha permesso la demolizione e la trasformazione degli storici edifici in condomini e strutture ricettive. Dei villini originari ne rimangono attualmente poche unità: tra quelli del centro sopravvive solo il Villino Tirreno. === Architetture militari === Il forte di San Rocco * Forte di San Rocco, situato al centro della frazione, nei pressi del porto, si tratta di un complesso fortificato realizzato nel 1793 dal granduca Ferdinando III con funzioni di avvistamento. Attualmente è adibito ad uso residenziale. * Forte delle Marze, situato nel tratto costiero che da Marina di Grosseto arriva a Castiglione della Pescaia, si tratta di una struttura fortificata realizzata nel XVIII secolo sul luogo di una precedente torre di avvistamento, e svolse funzioni di avvistamento, difesa e raccolta del sale. Trasformato successivamente in una lussuosa villa, è ancora oggi di proprietà privata. === Altro === * Cippo ai martiri di San Leopoldo, situato nella pineta del centro sportivo, si tratta di una grossa pietra in ricordo dei sei civili (Fortunato Falzini, Olga Marchetti Lari e il figlio Giancarlo, Roma Madioni, Luigi Botarelli e il figlio Livio) uccisi dai militari tedeschi il 12 giugno 1944 presso il casello idraulico di San Leopoldo. Un secondo cippo commemorativo è stato inaugurato il 12 giugno 2012 sul luogo dell'eccidio. * Monumento ai caduti del mare, situato di fronte al porto turistico, è stato inaugurato l'8 luglio 2013. Alla base dell'installazione è stata posta una targa con scritto: «In ricordo dell'equipaggio del "Koala" precipitato sui monti dell'Uccellina il 12 ottobre 2001» e i nomi dei caduti (Pasquale Esposito, Marco Parmeggiani, Michelangelo d'Onofrio, Massimo Antonio Pirrotta). Del monumento fanno parte due grosse ancore appartenute alla nave da guerra Canopo F 551, fregata della Marina Militare radiata nel 1982. === Evoluzione demografica === Quella che segue è l'evoluzione demografica della frazione di Marina di Grosseto. Anno Abitanti Centro abitato Frazione 1961 1981 - 1991 - 2001 - 2011 - === Eventi === Durante l'estate, il 16 agosto, si festeggia San Rocco, patrono della cittadina, con una sfilata di carri allegorici per la passeggiata in centro, e con fuochi d'artificio lanciati dalla riva del mare. Durante l'estate, al Porto della Maremma, il porto turistico della frazione, tutti gli anni da luglio ad agosto va in scena la rassegna "Le Sere al Porto". Nel Giugno del 2017 Marina di Grosseto ha ospitato le Frecce Tricolori per la prima volta. La frazione è compresa nella circoscrizione n.6 ''Marina'' del comune di Grosseto. Si tratta di un popoloso ed esteso centro abitato, più simile ad una cittadina che ad un paese, che si sviluppa tra la spiaggia e la pineta. Marina di Grosseto, data la sua estensione, è divisibile in vari rioni o quartieri, non riconosciuti ufficialmente ma affermati tra la comunità: ''Centro'', l'antico nucleo con il forte, il porto, la chiesa e le vie centrali; ''Rosmarina'', la zona immersa nella pineta a nord del centro con le colonie marine; e ''Sciangai'', sviluppatosi sul lato sinistro dell'emissario San Rocco e così denominato per la presenza fino a pochi anni fa di numerose capanne di pescatori nate spontaneamente da questo lato del canale. Intorno al centro abitato principale vertono poi le località di Canova, Casotto Venezia, Dirudino (dov'è situata l'area artigianale di Marina), Fiumara, Il Cristo, Le Marze, Pingrossino, Pingrosso, San Leopoldo. Particolare del porto turistico === Strade === Marina di Grosseto è collegata a Grosseto e ai maggiori centri della Maremma dalla ex strada statale 322 delle Collacchie, oggi strada provinciale 158 delle Collacchie tra Follonica e Grosseto, e strada provinciale 159 Scansanese tra Grosseto e Scansano. === Porti === La frazione è dotata di un porto, scalo turistico della città di Grosseto, il cosiddetto Porto di San Rocco. === Piste ciclabili === Inoltre, Marina di Grosseto è collegata alla città con la pista ciclabile Grosseto-Marina di Grosseto, a Principina a Mare con la pista ciclabile Marina di Grosseto-Principina a Mare, e a Castiglione della Pescaia con la pista ciclabile Marina di Grosseto-Castiglione della Pescaia. Il 13 maggio 2005 la 6ª tappa del Giro d'Italia 2005 si è conclusa a Marina di Grosseto con la vittoria dell'australiano Robbie McEwen, maglia rosa Paolo Bettini. La frazione ha ospitato i campionati mondiali di vela Formula 18 nell'estate del 2013 e i campionati mondiali di vela classe Vaurien nel 2014.
Musica barocca
Il termine Barocco fu introdotto nella storiografia per classificare le tendenze stilistiche che segnano l'architettura la pittura e la scultura, e per estensione la poesia e la letteratura tra il XVII secolo e la prima metà del XVIII. Il termine "barocco" fu utilizzato in campo musicale, per definire lo stile della musica a partire ai primi del Novecento, come vediamo nel saggio di Curt Sachs ''Barokmusik'' del 1919. In campo musicale il Barocco può essere considerato come uno sviluppo di idee maturate nel tardo Rinascimento ed è perciò difficile, e anche arbitrario, voler stabilire una netta demarcazione cronologica precisa di inizio e di fine del periodo barocco in musica. Dal punto di vista geografico, la '''musica barocca''' ha origini in Italia, grazie al lavoro di compositori come Claudio Monteverdi, benché verso la metà del XVII secolo essa iniziò a prendere piede e svilupparsi anche in altri paesi europei, sia attraverso i musicisti italiani che vi erano emigrati, sia attraverso i compositori autoctoni che svilupparono un autonomo indirizzo stilistico, come per esempio in Francia dalla seconda metà del XVII secolo. Il termine "musica barocca" è rimasto convenzionalmente in uso per indicare indistintamente qualunque genere di musica evolutosi fra il tramonto della musica rinascimentale e il sorgere dello stile galante e poi di quello classico, in un arco cronologico che, secondo gli schemi di periodizzazione adottati dai maggiori dizionari e repertori bibliografici musicali andrebbe dal 1600 al 1750 Il termine "musica barocca", pur entrato nel linguaggio comune, e la relativa periodizzazione, tuttavia, non sono praticamente più utilizzati dalla musicologia, a causa dell'estrema varietà di stili e dell'eccessiva ampiezza temporale e geografica, che non consente di vedere in modo unitario e coerente diverse manifestazioni dell'arte musicale. Del problema era già cosciente il musicologo Manfred Bukofzer che nel 1947 pubblicò il libro ''Music in the Baroque Era from Monteverdi to Bach'', a lungo rimasto manuale di riferimento, in cui significativamente preferiva parlare, già dal titolo, di ''Musica nell'età barocca'' e non di "musica barocca". In altre parole per Bukofzer la musica barocca, intesa come uno stile unitario ed organico, non esisteva. Per questo motivo proponeva di adottare, invece, il criterio della distinzione tra i tre grandi stili che attraversano la musica occidentale tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento: lo stile concertante italiano, lo stile contrappuntistico tedesco e lo stile strumentale francese; operando, poi, un'ulteriore bipartizione, ovvero quella tra idioma strumentale e idioma vocale. Esso tuttavia presuppone una rigida visione dei fenomeni musicali legati a un'ideologia nazionalistica di stampo ottocentesco, contraddetta dai fatti storici, che non tiene in debito conto la circolazione di idee, pratiche sociali e musicali, come pure di musicisti e musiche nell'Europa del XVII e XVIII secolo. Nel 1982, in un volume della ''Storia della musica a cura della Società Italiana di Musicologia'', dedicato alla musica del XVII secolo, il musicologo Lorenzo Bianconi rifiutava di usare il termine "barocco" o anche "musica dell'età barocca", a motivo dei fenomeni diversi e antitetici, e dell'eterogeneità di tante correnti e tradizioni che caratterizzano la musica di quell'epoca storica. In generale, oggi, in campo musicologico più che di "musica barocca" si preferisce talvolta parlare di "musica del Seicento", estendendo questa periodizzazione non soltanto alle musiche prodotte nel XVII secolo, ma anche a quelle di compositori nati in quel secolo, oppure di scorporare il primo Settecento, definendolo come "l'età di Bach e Handel", massimi compositori dell'epoca, legati al linguaggio musicale ereditato dal Seicento e a una scrittura fondata sul contrappunto, pur fondato sulla moderna tonalità e sull'armonia che ne consegue, e sul suo sfruttamento in senso espressivo. La musica dei due sommi compositori tedeschi è caratterizzata da elementi tanto dello stile italiano che francese, da loro magistralmente assorbiti, elaborati e adoperati in modo originale nella loro produzione.
Il termine "barocco" dal latino ''verruca'' (escrescenza) compare nelle lingue neolatine del XVI e XVII secolo (''berruecca'' in portoghese, ''barrucco'' in spagnolo, ''baroque'' in francese) a indicare perle o pietre preziose deformi o irregolari. Barocco divenne una categoria estetica nella cultura francese del Settecento per giudicare opere d'arte ritenute eccessivamente innaturali, irregolari, forzate, ampollose. In campo musicale fu il filosofo Jean-Jacques Rousseau, nel suo ''Dictionnaire de musique'' (1768), a parlare di ''musique baroque'', per definire un genere di musica in cui «l'armonia è confusa, sovraccarica di modulazioni e dissonanze, il canto duro e poco naturale, l'intonazione difficile e il movimento forzato». Principale bersaglio dell'aspra critica erano le musiche delle opere di Rameau, Lully e di altri francesi, il cui stile veniva contrapposto alla naturalezza di quello dell'opera italiana; ma la critica avrebbe potuto essere rivolta anche alle musiche di Bach e Händel. In effetti, pur senza usare il termine "barocco" il critico musicale tedesco Johann Adolph Scheibe nel 1737, con parole simili a quelle di Rousseau, aveva rivolto pesanti critiche a Bach, la cui musica, a suo dire, "ampollosa e confusa", aveva "soffocato la naturalezza e oscurato la bellezza" con una scrittura troppo complessa e artificiosa. In questo senso l'opera italiana del pieno Settecento, e in particolar modo l'opera cosiddetta "napoletana", che dominò le scene europee a partire dagli anni Trenta del XVIII secolo, grazie proprio alla naturalezza del canto e al prevalere di un'armonia facile all'ascolto sul contrappunto, non può propriamente rientrare nell'ambito della musica barocca, essendo ad essa contrapposta nel giudizio dei contemporanei. Celebre è lo sferzante ma esemplificativo giudizio che nel 1745 Handel diede sull'emergente operista Christoph Willibald Gluck, una delle figure di spicco del teatro musicale di quel secolo: «Gluck non sa di contrappunto più del mio cuoco Waltz». La definizione di "musica barocca" formulata da Rousseau, riferita a un particolare stile compositivo che appariva ormai superato nell'estetica musicale del Settecento, fu fatta propria da uno dei maggiori teorici tedeschi, Heinrich Christoph Koch che nel suo ''Musikalisches Lexicon'' (1802) riprese quasi alla lettera la definizione del filosofo francese. In senso svalutativo, "barocco" continuò ad essere usato per definire espressioni d'arte, ma anche di musica, che si discostavano dai canonici estetici fissati da critici e teorici tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo. Fu soltanto dalla seconda metà del XIX secolo che il termine barocco passò ad indicare lo stile artistico di un'epoca successiva al Rinascimento. Jacob Burckhardt, nel suo manuale ''Il Cicerone'' (1855), dedicò un capitolo all'arte post-michelangiolesca, intitolato ''Stile barocco'', rimarcandone gli aspetti di decadenza rispetto al Rinascimento. Verso la fine dell'Ottocento, Heinrich Wölflin riprese il termine in senso storico, più neutro e non svalutativo, e propose anche di allargare il suo uso alla letteratura e alla musica nel suo saggio ''Rinascimento e Barocco'' (1888). Nel barocco Wölflin vedeva uno stile non necessariamente legato a un'epoca, caratterizzato da elementi stravaganti, bizzarri, eccessivi, esuberanti, in contrapposizione a elementi quali ordine, equilibrio, proporzione, simmetria che denotavano lo stile classicistico. In campo musicologico Curt Sachs, nel saggio ''Barockmusik'' (1919), si richiamò alle posizioni di Wölflin sullo stile barocco in arte e in letteratura, applicandole in maniera sistematica alla musica: Sachs, in una prospettiva di stampo positivistico, tipica della musicologia del suo tempo, si sforzava di delineare le caratteristiche specifiche dello stile barocco in musica (per esempio, l'uso dell'ornamentazione, della variazione della melodia, oppure la scrittura monodica con basso continuo) cercando di metterle in rapporto con le novità stilistiche della pittura barocca. Questo tipi di classificazioni dello stile sulla base di caratteristiche interne alle composizioni ha comportato che alcuni studiosi nella prima metà del Novecento identificassero il barocco in musica con "l'età del basso continuo", sebbene tale pratica perdurasse a lungo nel XVIII secolo, anche in musiche di stile completamente diverso (galante, classico). Tuttavia, tale periodizzazione rimane questione controversa e condizionata dagli inevitabili mutamenti estetici nel corso del tempo. Molti musicologi sono oggi consapevoli di quanto sia improduttivo lo sforzo di inquadrare sotto un unico concetto storico-estetico un secolo e mezzo di produzione musicale, sviluppatosi attraverso pratiche, musicali e sociali, caratteri e momenti sensibilmente diversi tra un paese europeo e l'altro. Basti pensare alla marcata differenza tra lo stile italiano e quello francese, ben evidenziata fin dalla seconda metà del Seicento negli scritti di critici, letterati e memorialisti d'Oltralpe, che mettevano a confronto musica italiana e francese, come quelli di François Raguenet e Jean-Laurent le Cerf de la Vieville. Ancor più improduttivo appare lo sforzo di creare a tutti i costi una periodizzazione della "musica barocca" o "dell'età barocca", in modo da farla forzatamente combaciare con quelle di altre espressioni artistiche, come la pittura, l'architettura e la poesia. I caratteristici elementi della produzione musicale di questo periodo sono i cambi repentini di tempo, i passaggi di grande virtuosismo strumentale o vocale e l'uso del contrappunto e della fuga, oltre a uno sviluppato senso dell'improvvisazione. === Il barocco colossale === Lo stile "barocco colossale" è un nome che è stato coniato per descrivere un numero di composizioni dal XVII al XVIII secolo scritte in una maniera opulenta, sontuosa e in larga scala. Inoltre in questi lavori venne fatto uso di tecniche policorali e spesso erano caratterizzati da una dotazione di strumenti quantitativamente superiore alla media dell'epoca. Il primo barocco colossale fu uno stile italiano, nato per rappresentare i successi della controriforma. I pezzi erano tipicamente a 12 o più parti, ma è evidente che non sempre gli aspetti policorali interessavano il largo spazio (ad esempio nel ''Exultate Omnes'' di Vincenzo Ugolini ci sono passaggi a tre per tutti i soprani, tenori e contralti; questo sarebbe apparso assurdo suonarlo in un ampio spazio). Tuttavia alcuni lavori vennero piacevolmente eseguiti dai cantanti e dagli strumentisti nella Cattedrale di Salisburgo. Un altro compositore del barocco colossale fu Orazio Benevoli, il quale fu confuso con Heinrich Ignaz Franz Biber e Stefano Bernadi come compositore della ''Missa Salisburgensis''. La musica del barocco colossale fu una parte filosofica della controriforma e si diffuse oltralpe, nell'Impero austriaco, a Vienna e Salisburgo, dove le composizioni a più parti furono scritte per le occasioni particolare, anche se non vennero pubblicate impedendoci oggi la conoscenze di numerosi lavori prodotti da maestri italiani come Valentini (alcuni per 17 cori), Priuli, Bernardi (la messa per la consacrazione della Cattedrale di Salisburgo) e altri. === Primo barocco === La Camerata de' Bardi fu un gruppo di umanisti, musicisti, poeti e intellettuali della Firenze tardorinascimentale che si raccolsero attorno al patronato di Giovanni Bardi, conte di Vernio, per discutere e influenzare la moda artistica dell'epoca, soprattutto nella musica e nel teatro. Per ciò che riguarda la musica, i loro ideali si basavano sulla ricezione del valore del discorso e dell'orazione nella musica del teatro classico, in particolare greco. La Camerata rifiutava perciò l'uso che gli autori a essa contemporanei facevano della musica strumentale e della polifonia, creata da linee melodiche indipendenti, e ripresero in considerazione mezzi musicali dell'Antica Grecia come la monodia, che consisteva in una linea di canto solista accompagnata dalla citara, antenato della cetra. Una prima realizzazione di tali idee estetiche è rappresentata dalle opere Dafne, prima composizione in assoluto a poter essere definita opera, ed Euridice di Jacopo Peri. Nella teoria della musica del tempo si diffuse l'uso del basso cifrato, definendo l'inizio dell'importantissimo ruolo dell'armonia nella composizione musicale, anche come fondamento verticale della stessa polifonia. L'armonia può essere considerata come il risultato ultimo del contrappunto, essendo il basso cifrato una rappresentazione grafica delle armonie comunemente impiegate nell'esecuzione. === Medio barocco === === Tardo barocco === === Il concerto grosso === Il termine concerto grosso indica una prassi della musica sacra del XVII secolo, che prevede la suddivisione delle voci e degli strumenti in due gruppi: uno formato da pochi e scelti solisti, detto "concertino"; l'altro formato da un più numeroso gruppo vocale e/o strumentale, detto "ripieno" o appunto "concerto grosso". Benché tale prassi si descritta da Ludovico Viadana nei suoi ''Salmi a quattro cori'' (1612), dalla metà del Seicento circa, essa fu utilizzata nella musica sacra per soli e coro di ripieno. In seguito tale genere di scrittura fu applicato anche agli accompagnamenti strumentali delle arie, dividendo gli strumenti in "Soli", nella concertazione con la voce, e "Tutti" nei ritornelli a inizio e fine strofa, come si vede per esempio nella musica di Alessandro Stradella e Bernardo Pasquini. Verso il 1680 o poco prima la prassi fu introdotta nella musica strumentale da Arcangelo Corelli, che la sperimentò essendo spesso chiamato a dirigere, come primo violino, orchestre molto più grandi dell'ordinario, di 50, 100 e perfino 150 elementi. Nei suoi aspetti strutturali il concerto grosso richiama l'organizzazione in più movimenti della coeva sonata a tre, anche nella suddivisione nei due generi "da chiesa" e "da camera". I concerti composti da Corelli nell'arco di un trentennio furono da lui dati alle stampe nella raccolta ''Concerti grossi'', op.6, uscita postuma ad Amsterdam nel 1714. I dodici concerti grossi della raccolta sono l'esempio più alto del genere: la musica è ripartita tra un gruppo di solisti (nel caso di Corelli, due violini e un violoncello) detto "concertino" o "soli" che si contrappone all'intero corpo dell'orchestra, detto "grosso" o "tutti". Non si ha una contrapposizione generica basata sul semplice contrasto di sonorità, ma una rigorosa divisione del lavoro: al "grosso" spetta l'esposizione del ritornello, al "concertino" gli episodi solistici, secondo un'articolazione che verrà poi ripresa anche dal concerto solistico. === Il concerto solistico === Generalmente si individua in Antonio Vivaldi, l'inventore del concerto solista, ossia l'evoluzione del "concerto grosso" verso una forma musicale che prevede uno o più strumenti solisti ai quali è assegnata una parte "obbligata". === La suite === La forma della ''suite'' si origina dalla pratica di accompagnare e sostenere la danza con un numero più o meno elevato di voci o di strumenti, ma il termine ''suite'' appare per la prima volta in una raccolta pubblicata dal compositore francese Philippe Attaignant nel 1529. La pratica di codificare in modo rigoroso la denominazione e la successione delle diverse danze è, però, molto posteriore e si verifica quando la suite diventa un "seguito" di danze puramente immaginarie. Si deve a Johann Jakob Froberger, allievo di Girolamo Frescobaldi, la riduzione della ''suite'' alle sue quattro danze "di base" (allemanda, corrente, sarabanda e giga) e sarà questo il modello di base che seguirà Johann Sebastian Bach solo per alcune delle sue ''suite'' (le sue ''Suite'' Inglesi, ad esempio, sono articolate in otto danze). In alcuni tipi di suite un preludio dà inizio ai balli, in casi eccezionali si ha un''ouverture'', un preambolo, una fantasia o una toccata. Fra la sarabanda e la giga si possono ritrovare danze come la gavotta, la siciliana, la ''bourrée'', la ''loure'', il minuetto, la musetta, la doppia e la polacca, mentre dopo la giga le danze ordinariamente sono la passacaglia e la ciaccona. === La sonata === Il modello originario della sonata appare a Venezia verso la fine del Cinquecento, grazie agli organisti e ai violinisti che prestano servizio presso la Cappella della Basilica di San Marco, ma l'idea di una forma strumentale totalmente autonoma dalla musica vocale prende però piede nell'altro grande centro musicale dell'Italia del tempo: la Basilica di San Petronio a Bologna. È qui che l'ordito contrappuntistico della sonata rinascimentale si scioglie nelle sue due polarità nascoste: da un lato il "basso continuo", dall'altro il libero gioco improvvisativo delle voci superiori. Nasce così il prototipo della cosiddetta "sonata a tre", il cui organico è costituito dal continuo e da due strumenti melodici. A partire dalla seconda metà del Seicento la sonata a tre si divide in due forme complementari: da un lato la "sonata da chiesa", inizialmente destinata a sostituire le parti mancanti della liturgia vocale e dunque caratterizzata da una severa scrittura contrappuntistica, dall'altro la "sonata da camera", indirizzata originariamente all'intrattenimento e quindi segnata dalla scrittura ritmico-melodica tipica delle forme di danza. Uno dei compositori più noti di sonata barocca è Domenico Scarlatti, autore di ben 555 sonate per clavicembalo solista. === L'opera === L'opera nasce a Firenze verso la fine del XVI secolo e, grazie a Claudio Monteverdi, ha enorme diffusione in età barocca, affermandosi soprattutto a Roma, a Venezia e, successivamente (a partire dagli ultimi decenni del Seicento), a Napoli. Spettacolo inizialmente riservato alle corti, e dunque destinato ad una ''élite'' di intellettuali e aristocratici, acquista carattere di intrattenimento a partire dall'apertura del primo teatro pubblico nel 1637: il Teatro San Cassiano di Venezia. Alla severità dell'opera degli esordi, ancora permeata dell'estetica tardo-rinascimentale, subentra allora un gusto per la varietà delle musiche, delle situazioni, dei personaggi, degli intrecci; mentre la forma dell'aria, dalla melodia accattivante e occasione di esibizione canora, ruba sempre più spazio al recitativo dei dialoghi e, di riflesso, all'aspetto letterario, il canto si fa sempre più fiorito. Fra i massimi rappresentanti italiani dell'opera di età barocca possiamo citare Francesco Cavalli (''Il Giasone'' e ''L'Ercole amante'') e Alessandro Scarlatti (''Il Tigrane'' e ''Griselda''). Nel frattempo Jean-Baptiste Lully, un compositore italiano emigrato in Francia, dà vita all'opera francese. In essa la tipica cantabilità italiana, poco adatta alla lingua francese, è abbandonata a favore di una più rigorosa interpretazione musicale del testo. Lo stile di canto, più severo e declamatorio, è prevalentemente sillabico. Ulteriori elementi di differenziazione rispetto al modello italiano sono costituiti dall'importanza assegnata alle coreografie e dalla struttura in cinque atti, che l'opera seria francese conserverà fino a tutto il XIX secolo. Nacquero così la ''tragédie-lyrique'' e l''opéra-ballet''. Nel Settecento l'opera italiana è riformata dai poeti Apostolo Zeno e Pietro Metastasio, che stabiliscono una serie di canoni formali relativi all'impianto drammaturgico, come alla struttura metrica delle arie, applicando le cosiddette unità aristoteliche e dedicandosi esclusivamente al genere serio. La scelta di Zeno e Metastasio di escludere ogni elemento comico dal teatro musicale serio determina la nascita dell'opera comica, dapprima in forma di intermezzo, poi come opera buffa. === La cantata === La cantata è una forma musicale vocale di origine italiana tipica della musica barocca, formata da una sequenza di brani come arie, recitativi, concertati e numeri corali. Ha una certa affinità con l'opera barocca, ma l'esecuzione avviene senza apparato scenico e senza costumi e lo spettacolo è di dimensioni minori. Le cantate possono essere sacre (o da chiesa), ispirate perlopiù a vicende tratte dalle Sacre Scritture, oppure profane (o da camera), solitamente con soggetto mitologico o storico, in latino o in volgare. In Italia i maggiori compositori di cantate sono stati Giacomo Carissimi, Alessandro Scarlatti, Giovanni Bononcini, Antonio Caldara e Antonio Vivaldi. Importanti in Germania furono Georg Friedrich Haendel, Georg Philipp Telemann, Dietrich Buxtehude. ==== La cantata da chiesa tedesca ==== Il concetto di "cantata sacra" è estraneo al lessico di Johann Sebastian Bach: il termine è stato infatti coniato soltanto nel XIX secolo per indicare sommariamente le composizioni da chiesa settecentesche su testo spirituale, ispirato alle Sacre Scritture, intonate da coro e solisti con accompagnamento di strumenti. Una svolta nella storia della cantata da chiesa tedesca è segnata dalla pubblicazione nel 1704 di un'antologia di testi per le cantate da chiesa del pastore protestante Erdmann Neumeister. Ispirandosi alle forme poetiche dell'opera, dell'oratorio e della cantata, secondo l'uso italiano, Neumeister articolò i versi dei suoi testi in arie, recitativi, concertati e numeri corali, fornendo a ciascun compositore un modello formale comodo da mettere in musica secondo lo stile del tempo. Johann Sebastian Bach seguì in molti casi il modello della "cantata" offerto da Neumeister, anche se impiegò anche altri modelli, più tradizionali, come per esempio le cosiddette "cantate-corali", in cui utilizza il testo di un corale luterano, suddiviso in più numeri ognuno dei quali coincidente con una strofa del testo. In origine il termine "corale" indicava generalmente il canto monodico non accompagnato dalla liturgia cristiana. Con l'avvento della riforma luterana la parola viene ad indicare il canto, anch'esso monodico, proprio della chiesa luterana e delle altre confessioni cosiddette "protestanti". Il cuore musicale della riforma luterana è costituito da un nuovo ''corpus'' di canti monodici, spesso di estrema semplicità e concentrazione melodica. I testi appartengono alla lingua della liturgia riformata, il tedesco, e abbandonano definitivamente il tradizionale latino dei padri della chiesa cattolica. I nuovi "corali" possono essere intonati ''choraliter'', in forma monofonica, oppure ''figuraliter'', in forma polifonica, grazie alla semplice armonizzazione della linea vocale di base. Di questa prassi, in uso sin dalla metà del Cinquecento, si avvarranno nei secoli successivi tutti i compositori tedeschi al servizio delle comunità luterane, compreso J.S. Bach. Generalmente, anche se con numerose eccezioni, le ''Kirchenkantaten'' di J.S. Bach si aprono con un corale intonato in forma non polifonica, seguono poi arie, recitativi e concertati, e si concludono con un corale armonizzato a quattro o cinque voci oppure con un numero corale. === L'oratorio === Genere di cantata, sviluppatosi a partire dagli inizi del XVII secolo, specificamente destinato a rendere più attrattive e solenni delle riunioni di preghiera e predicazione, che si tenevano, al di fuori della liturgia, negli oratori di confraternite o congregazioni religiose. Dal luogo originario d'esecuzione questo genere di cantata prese il nome di oratorio. Come altre forme di poesia per musica, l'oratorio presenta versi per i recitativi e per le arie, e talvolta per i numeri corali. I soggetti dei testi sono tratti dal Sacre Scritture, in cui i personaggi portano avanti un'azione drammatica solo con il canto, ma non recitandola in scena e senza costumi. Esistono anche oratori profani di soggetto mitologico o storico. Generalmente i testi sono in volgare, anche se esiste una minoranza di oratori in latino. Tra i maggiori compositori di oratori ci sono: Giacomo Carissimi, Bernardo Pasquini, Giovanni Bicilli, Giovanni Legrenzi, Alessandro Stradella, Giovanni Paolo Colonna, Giacomo Antonio Perti, Alessandro Scarlatti, Giovanni Battista Pergolesi, Marc-Antoine Charpentier, Heinrich Schütz, Johann Sebastian Bach, George Frideric Handel e Johann Adolf Hasse. In epoca barocca ebbero un ruolo particolarmente importante gli strumenti d'armonia dedicati all'esecuzione del basso continuo, che è il vero denominatore comune di tutta la produzione musicale. Fra questi, i due di uso prevalente erano l'organo e il clavicembalo (ai quali è dedicata, inoltre, una vastissima letteratura solistica; ne sono un semplice esempio le 555 sonate per clavicembalo di Domenico Scarlatti oppure ''L'Art de Toucher le Clavecin'' di François Couperin). Il basso continuo, tuttavia, era anche realizzato dalla tiorba, dall'arpa e occasionalmente dal regale; era prassi frequente che più strumenti (ad esempio organo e tiorba) concorressero all'esecuzione del basso continuo, soprattutto in compagini orchestrali o corali numerose. Fra gli strumenti a corda erano pure molto diffusi, sia come strumenti solisti che come strumenti d'accompagnamento, il liuto e la chitarra. Il clavicordo, per contro, era apprezzato ma era destinato a un uso esclusivamente solistico. Per quanto riguarda gli strumenti melodici, nel passaggio dal Rinascimento all'epoca barocca si riscontra una generale riduzione nella varietà di strumenti utilizzati: mentre nel XVI secolo praticamente ogni strumento melodico, sia a fiato che a corde, era costruito in taglie differenti, che riproducevano le diverse estensioni vocali (e spesso erano indicate con i termini "soprano", "contralto", "tenore e "basso"), nel corso della prima metà del XVII secolo, con la nascita di una vera e propria letteratura strumentale idiomatica, in ciascuna "famiglia" di strumenti fu privilegiata un'unica taglia. L'unica rilevante eccezione è costituita dalle viole da braccio, per le quali si consolidarono le quattro versioni che tuttora conosciamo (violino, viola, violoncello e contrabbasso). A fianco della famiglia degli archi, che costituivano l'elemento irrinunciabile di ogni insieme orchestrale, gli strumenti più frequentemente usati fra quelli acuti erano: * il cornetto, che nella prima metà del XVII secolo contendeva al violino il ruolo di strumento solistico e virtuosistico per eccellenza; * l'oboe, discendente diretto dal contralto della bombarda rinascimentale; erano usate, per particolari effetti timbrici, anche versioni di taglia maggiore e con alcune peculiarità costruttive, dette oboe d'amore e oboe da caccia; * il flauto dolce, prevalentemente nella taglia di "contralto" (in sol nella prima parte del XVII secolo, in fa successivamente); * il flauto traverso, nella taglia in re. Sia il flauto traverso che il flauto dolce subirono rilevanti modificazioni costruttive rispetto alle versioni rinascimentali: in particolare, nella seconda metà del XVII secolo si iniziò a costruire questi strumenti in più parti smontabili (tre o quattro), per permettere agli strumentisti di adeguare l'intonazione dello strumento ai diversi "la" che coesistevano. Fra gli strumenti gravi: * la viola da gamba (nella taglia di basso, anche se era occasionalmente impiegata anche nella taglia di ''dessus'': in Inghilterra il ''consort'' di viole da gamba, che includeva tutte le taglie, era tuttavia ancora in auge nel XVII secolo); * la lira da gamba, detta semplicemente lira, strumento ad arco che permetteva l'accompagnamento armonico dei brani a voce sola di particolare espressività, come i "lamenti". * il trombone; * il fagotto, discendente diretto del basso della famiglia delle dulciane; Nell'orchestra barocca erano spesso presenti anche la tromba e dall'inizio del XVIII secolo il corno (all'epoca, entrambi senza pistoni); fra gli strumenti a percussione acquistarono un ruolo di particolare importanza i timpani. Accanto a questi strumenti di largo uso sia come strumenti solistici che nell'orchestra, in epoca barocca godettero di occasionale popolarità nell'ambito di specifiche scuole o mode musicali: * il mandolino; * la viola d'amore, viola da braccio con corde aggiuntive di risonanza; * la viola da gamba * lo chalumeau, antecedente diretto del clarinetto; * la musette de cour (piccola cornamusa con mantice) e la ghironda, strumenti che evocavano atmosfere "pastorali". * il serpentone (basso della famiglia dei cornetti) e il fifre (flauto traverso ottavino), nonché il tamburo, specie nelle bande militari e più tardi in quelle civiche. I compositori del periodo barocco più noti al grosso pubblico, grazie ad una vasta produzione concertistica e discografica nel corso degli ultimi cinquant'anni, sono gli italiani Claudio Monteverdi, Giacomo Carissimi, Bernardo Pasquini, Alessandro Scarlatti e il figlio Domenico, Antonio Vivaldi, i tedeschi Bach e Händel e l'inglese Purcell. Numerosi altri compositori di grandissima notorietà ai loro tempi come Girolamo Frescobaldi, Heinrich Schütz, Arcangelo Corelli, Dietrich Buxtehude e Georg Philipp Telemann, nonché tutti i maggiori compositori della Scuola Francese Jean-Baptiste Lully, François Couperin, Marc-Antoine Charpentier, Marin Marais, Jean-Philippe Rameau ecc.), pur avendo avuto un'importanza storica e artistica non inferiore a quelli precedentemente citati, sono oggi familiari a un pubblico relativamente più ristretto. È soprattutto nel campo operistico che la ricchezza di nomi e di influenze è vastissima: essendo l'opera la principale fonte di successo per la maggior parte degli autori del tempo, anche la produzione ad essa collegata è praticamente sconfinata, e non è raro che vengano riscoperti lavori di notevole valore artistico, anche di compositori che fino ai nostri giorni erano meno rimasti pressoché sconosciuti alla ricerca musicologica. Celebri operisti furono certamente (oltre ai già citati Claudio Monteverdi, Jean-Baptiste Lully, Pier Francesco Cavalli, Alessandro Scarlatti, Händel, Vivaldi e Purcell) Alessandro Stradella, Bernardo Pasquini, Giovanni Battista Pergolesi, Leonardo Leo, Antonio Caldara, Nicola Porpora e Jean-Philippe Rameau. Molti appartengono alla Scuola musicale napoletana, che fu fra le più influenti e alla moda a partire dal terzo decennio del XVIII secolo. Da quell'epoca Napoli si impose, infatti, come uno dei massimi centri operistici europei, contendendo a Venezia un primato che la città lagunare aveva sempre avuto in Italia. Nel XVII secolo Roma fu uno dei principali centri dell'opera italiana, contribuendo in modo determinante allo sviluppo del genere e delle sue convenzioni fin dagli albori. Diversamente da altri centri, come Venezia che dal 1637 aveva sviluppato un sistema di teatri pubblici ovvero per un pubblico pagante, a Roma gli spettacoli operistici prosperarono soprattutto nei teatri delle famiglie aristocratiche, come i Barberini, nella prima metà del XVII secolo e i Colonna nella seconda metà, che realizzarono teatri nei loro stessi palazzi. A Roma, nel corso del Seicento, si formarono numerosi compositori e cantanti d'opera, che furono attivi anche nei teatri di altre città italiane ed europee. A Roma si formò, tra gli altri, Alessandro Scarlatti, poi attivo nei teatri di Venezia, Firenze e Napoli. In Italia, sulla scia dell'esempio veneziano, l'attività dei teatri d'opera aperti al pubblicosi diffuse, a partire dalla metà del XVII secolo, anche in altri centri come Bologna, Firenze, Genova, Pisa, Livorno, Modena, Ferrara, Parma, Napoli, Palermo, Milano ecc., attraverso modelli di gestione dei teatri adattati alla diversa struttura sociale e politica locale. Nel resto dei paesi europei la vita operistica ruotava generalmente attorno a una corte. in forma quasi esclusiva (Parigi e Madrid) o prevalente (Vienna e Londra). Solo in Germania gli spettacoli operistici si articolavano su modelli non troppo dissimili da quelli italiani, con città di grandi e medie dimensioni che fin dal XVII secolo si erano dotate di strutture teatrali adeguate, anche private. A Monaco di Baviera fu aperto un teatro stabile fin dal 1657 (l''Opernhaus am Salvatorplatz'' rimasto in funzione fino al 1822), ad Amburgo si inaugurò nel 1678 il primo teatro pubblico tedesco e Dresda si impose fin dai primi decenni del Settecento come una piazza di prim'ordine. In tutta Europa (ad eccezione della Francia che aveva sviluppato un proprio genere di teatro per musica, la ''tragédie-lyrique''), dominò comunque, durante tutta l'età barocca e per tutto il Settecento, l'opera italiana, che si impose come fenomeno transnazionale, al punto che tra i maggiori compositori del genere possiamo indicare tre compositori d'area germanica, quali Händel, Gluck e Mozart. L'Italia possedeva all'epoca buoni conservatori musicali e le più importanti compagnie liriche erano formate in maggiore o minor misura da interpreti italiani. I compositori italiani venivano contesi dalle corti europee e quelli di altri paesi dovettero quasi sempre orientare la propria produzione secondo le consuetudini e lostile dell'opera italiana. Soprattutto a Vienna, la cultura italiana dominò nel XVII e per buona parte del XVIII secolo. I poeti di corte, autori dei libretti d'opera, erano sempre italiani; basti ricordare Apostolo Zeno e Pietro Metastasio; come pure i maestri di cappella; basti ricordare i nomi di Antonio Caldara e Antonio Salieri. === Tavola sinottica dei compositori barocchi (1550 -1750) === Preset = TimeHorizontal_AutoPlaceBars_UnitYear ImageSize = width:760 Colors = id:offWhite value:rgb(0.97,0.97,0.97) id:paleGray value:rgb(0.86,0.86,0.86) id:darkGray value:gray(0.6) id:baroqueBlue value:rgb(0.6,1,0.6) BackgroundColors = canvas:offWhite Period = from:1550 till:1800 ScaleMajor = unit:year increment:10 start:1550 gridcolor:paleGray LineData = at:1550 color:darkGray layer:back at:1600 color:darkGray layer:back at:1650 color:darkGray layer:back at:1700 color:darkGray layer:back at:1750 color:darkGray layer:back at:1800 color:DarkGray layer:back Define $bold = fontsize:M shift:(10,-7) BarData= barset:Composers PlotData= # set defaults width:15 fontsize:S textcolor:black align:left anchor:from shift:(10,-4) color:baroqueBlue barset:Composers from:1557 till:1612 text:"Giovanni Gabrieli" from:1560 till:1640 text:"Dario Castello" from:1561 till:1633 text:"Jacopo Peri" #from 1561 from:1562 till:1621 text:"Jan Pieterszoon Sweelinck" #from 1562 from:1563 till:1626 text:"John Dowland" from:1566 till:1638 text:"Alessandro Piccinini" from:1567 till:1643 text:"Claudio Monteverdi" #from 1567 from:1571 till:1630 text:"Giovanni Battista Fontana" from:1580 till:1651 text:"Giovanni Girolamo Kapsberger" from:1581 till:1634 text:"Johann Staden" from:1582 till:1652 text:"Gregorio Allegri" #from 1582 from:1583 till:1643 text:"Girolamo Frescobaldi" #from 1583 from:1585 till:1672 text:"Heinrich Schütz" #from 1585 from:1587 till:1654 text:"Samuel Scheidt" #from 1587 from:1595 till:1665 text:"Tarquinio Merula" from:1597 till:1665 text:"Biagio Marini" from:1601 till:1672 text:"Jacques Champion de Chambonnières" from:1603 till:1680 text:"Marco Uccellini" from:1605 till:1674 text:"Giacomo Carissimi" from:1607 till:1655 text:"Sigmund Theophil Staden" from:1615 till:1697 text:"Guillame Dumanoir (senior)" from:1616 till:1667 text:"Johann Jakob Froberger" from:1616 till:1678 text:"Maurizio Cazzati" from:1626 till:1690 text:"Giovanni Legrenzi" from:1626 till:1661 text:"Louis Couperin" from:1632 till:1687 text:"Jean-Baptiste Lully" from:1634 till:1704 text:"Marc-Antoine Charpentier" from:1637 till:1707 text:"Dietrich Buxtehude" from:1642 till:1678 text:"Giovanni Maria Bononcini" from:1643 till:1722 text:"Johann Adam Reincken" from:1644 till:1682 text:"Alessandro Stradella" from:1644 till:1704 text:"Heinrich Ignaz Franz Biber" from:1645 till:1706 text:"Andreas Werckmeister" from:1647 till:1716 text:"Giovanni Battista Bassani" from:1653 till:1706 text:"Johann Pachelbel" from:1653 till:1713 text:"Arcangelo Corelli" from:1656 till:1746 text:"Johann Caspar Ferdinand Fischer" from:1659 till:1695 text:"Henry Purcell" from:1660 till:1725 text:"Alessandro Scarlatti" from:1660 till:1738 text:"Enrico Albicastro" from:1660 till:1741 text:"Johann Joseph Fux" from:1665 till:1716 text:"Gaetano Veneziano" from:1668 till:1733 text:"François Couperin" from:1669 till:1747 text:"Alessandro Marcello" from:1670 till:1736 text:"Antonio Caldara" from:1670 till:1747 text:"Giovanni Bononcini" from:1672 till:1745 text:"Antoine Forqueray" from:1674 till:1754 text:"Tomaso Giovanni Albinoni" from:1675 till:1742 text:"Evaristo Felice Dall'Abaco" from:1678 till:1741 text:"Antonio Vivaldi" from:1679 till:1744 text:"Domenico Sarro" from:1681 till:1767 text:"Georg Philipp Telemann" #till 1767 from:1681 till:1753 text:"Giuseppe Valentini" from:1683 till:1764 text:"Jean-Philippe Rameau" #till 1764 from:1685 till:1750 text:"Johann Sebastian Bach" from:1685 till:1757 text:"Domenico Scarlatti" from:1685 till:1759 text:"George Friedrich Händel" from:1686 till:1739 text:"Benedetto Marcello" from:1686 till:1736 text:"Georg Balthasar Schott" from:1686 till:1763 text:"Giovanni Battista Somis" from:1686 till:1766 text:"Nicola Porpora" from:1686 till:1750 text:"Silvius Leopold Weiss" from:1687 till:1762 text:"Francesco Geminiani" #till 1762 from:1688 till:1758 text:"Johann Friedrich Fasch" from:1692 till:1766 text:"Unico Wilhelm van Wassenaer" #till 1766 from:1692 till:1770 text:"Giuseppe Tartini" #till 1770 from:1694 till:1774 text:"Leonardo de Leo" from:1695 till:1764 text:"Pietro Locatelli" #till 1764 from:1696 till:1755 text:"Maurice Greene" from:1697 till:1773 text:"Johann Joachim Quantz" #till 1773 from:1698 till:1764 text:"Nicola Bonifacio Logroscino" from:1699 till:1773 text:"Jan Zach" #till 1773 from:1706 till:1785 text:"Baldassare Galuppi" #till 1785 from:1710 till:1736 text:"Giovanni Battista Pergolesi" from:1710 till:1740 text:"Domenico Alberti" === Claudio Monteverdi === Claudio Monteverdi Claudio Monteverdi (Cremona, 9 maggio 1567 – Venezia, 29 novembre 1643) fu il primo grande operista nella storia della lirica e fra i massimi compositori del suo tempo. Fu il creatore del linguaggio lirico, un linguaggio che doveva esaltare la voce umana ed essere in funzione della verità dell'espressione. ''L'Orfeo'' (1607) di Monteverdi è la prima opera, nella storia del melodramma in musica, degna di tale nome. In essa Monteverdi riesce a fondere perfettamente i vari generi di intrattenimento, dai canti madrigaleschi, alle scene a sfondo pastorale, passando per le musiche suonate a corte in occasione di feste e balli, sublimandoli con la sua arte e mettendoli al servizio di un coerente sviluppo drammaturgico. I personaggi acquistano, ne ''L'Orfeo,'' una dimensione e uno spessore nuovi e delle connotazioni di dolente umanità. Con ''Il ritorno d'Ulisse in patria'' (1640) e ''L'incoronazione di Poppea'' (1643), Monteverdi si rivela ancora una volta artista dall'ispirazione ricca e multiforme e dalle tecniche musicali e armoniche raffinatissime. Dà infatti vita a una nuova sublime creazione, animata da un profondo patetismo ed espressione di una perfezione formale, sia sotto il profilo musicale sia drammaturgico, che per lungo tempo resterà ineguagliata. Monteverdi fu anche compositore di madrigali, ascrivibili a un genere che con lui raggiunse la propria espressione più alta e di musica strumentale e sacra (celebre il suo ''Magnificat'' composto per Papa Pio V) === Henry Purcell === Henry Purcell Henry Purcell (Westminster, Londra, 10 settembre 1659 – Westminster, Londra, 21 novembre 1695) è stato uno dei più grandi compositori britannici. Durante gli ultimi anni della sua vita scrisse alcune opere teatrali come ''Dido and Æneas'', ''The Prophetess (The History of Dioclesian)'', ''King Arthur'', ''The Indian Queen'', ''Timon of Athens'', ''The Fairy Queen'' e ''The Tempest''. Compose anche della musica notevole per gli anniversari di compleanno e per il funerale della Regina Maria II. === Antonio Vivaldi === Antonio Vivaldi Antonio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) è un celebre violinista e compositore del periodo barocco. Fu anche un sacerdote, e per tale motivo – e per il colore dei suoi capelli – venne soprannominato "Il prete rosso". La sua composizione più nota sono i quattro concerti per violino conosciuti come ''Le quattro stagioni'', celebre e straordinario esempio di "musica a soggetto". Il recupero della sua opera è un fatto relativamente recente e viene individuato nella prima metà del XX secolo. Avvenne grazie soprattutto agli sforzi di Alfredo Casella, il quale nel 1939 organizzò la ''Settimana di Vivaldi'', evento che viene ricordato come storico in quanto, da allora, le opere del compositore veneziano hanno riscosso pieno successo. Innovando dal profondo la musica dell'epoca, Vivaldi diede più evidenza alla struttura formale e ritmica del concerto, cercando ripetutamente contrasti armonici e inventando temi e melodie inconsuete. Il suo talento consisteva nel comporre una musica non accademica, chiara ed espressiva, tale da poter essere apprezzata dal grande pubblico e non solo da una minoranza di specialisti. Vivaldi è considerato uno dei maestri della scuola barocca italiana, basata sui forti contrasti sonori e sulle armonie semplici e suggestive. Johann Sebastian Bach fu profondamente influenzato dalla forma del concerto vivaldiano: egli trascrisse alcuni concerti per clavicembalo solista e alcuni concerti per orchestra, tra questi il famoso ''Concerto per quattro violini e violoncello, archi e continuo (RV 580)''. === Johann Sebastian Bach === Johann Sebastian Bach Johann Sebastian Bach (Eisenach, 31 marzo 1685 – Lipsia, 28 luglio 1750) fu un compositore tedesco e organista del periodo barocco, universalmente considerato uno dei più grandi geni della musica di tutti i tempi. Le sue opere sono famose per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi, bellezza artistica e sono state di ispirazione per la gran parte dei compositori che si sono susseguiti nella tradizione europea. Il contributo di Johann Sebastian Bach alla musica o, per utilizzare un'espressione resa popolare dal suo allievo Lorenz Christoph Mizler, alla "scienza della musica", è di frequente paragonato al contributo di William Shakespeare alla letteratura inglese e di Isaac Newton alla fisica. Durante la sua vita, egli compose oltre 1000 opere. La sua raccolta di preludi e fughe chiamata ''Il clavicembalo ben temperato'' costituisce un repertorio monumentale e definitivo per quello che riguarda lo stato della forma detta fuga in ambito barocco. Esplorò compiutamente la possibilità di eseguire sulla tastiera composizioni in tutte le 24 tonalità maggiori e minori, come risultato dell'abbandono del sistema di accordatura mesotonica a favore dei cosiddetti "buoni temperamenti" (che precorsero la successiva adozione, nel corso del XIX secolo, del temperamento equabile). === Georg Friedrich Händel === Georg Friedrich Händel Georg Friedrich Händel (Halle, 23 febbraio 1685 – Londra, 14 aprile 1759) fu uno dei maggiori compositori del XVIII secolo. In passato il nome veniva trascritto come George Frideric Handel, o Haendel o ancora, ma meno di frequente, Hendel. Nacque nella città di Halle, nella regione tedesca della Sassonia, da una famiglia borghese (il padre era un barbiere-cerusico) e trascorse gran parte della vita all'estero, frequentando numerose corti europee. Morì a Londra all'età di settantaquattro anni. Händel visse dal 1706 al 1710 in Italia, dove raffinò la sua tecnica compositiva, adattandola a testi in italiano; rappresentò opere nei teatri di Firenze, Roma, Napoli e Venezia e conobbe musicisti coevi come Scarlatti, Corelli, Marcello. A Roma fu al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, mecenate anche di Corelli e Juvarra. Dopo essere stato per breve tempo direttore musicale alla corte di Hannover, nel 1711 si trasferisce a Londra per rappresentarvi ''Rinaldo'', che riscuote un notevole successo. A Londra Händel decide così di stabilirsi e fondare un teatro reale dell'opera, che sarà conosciuto come ''Royal Academy of Music''. Fra il 1720 e il 1728, scriverà per questo teatro quattordici opere. Händel compose quarantadue opere di genere serio per il teatro diventate famose (e molte delle quali tutt'oggi rappresentate in tutto il mondo). Fu autore anche di venticinque oratori altrettanto celebri (incluso il suo capolavoro ''Messiah''). Scrisse poi molte pagine di musica per orchestra. Tra esse comprendevano anthem, sorta di inni celebrativi, e sonate sacre, oltre a centoventi cantate, diciotto concerti grossi, dodici concerti per organo e trentanove fra sonate, fughe, ''suite'' per clavicembalo. === Altri compositori === Il panorama della musica in quest'epoca non era certo ristretto ai cinque compositori sopra ricordati. Nel secolo e mezzo di evoluzione che contraddistingue l'epoca barocca, emersero paradigmi musicali estremamente eterogenei: fu questa l'epoca in cui vennero codificati o fondamentalmente rivisitati alcuni fra gli stili e le forme musicali fondamentali nella musica classica, come il concerto, l'opera lirica e gran parte della musica sacra. Per ciò che riguarda lo sviluppo del concerto grosso fondamentale è stato l'apporto di Händel, ma anche dell'italiano Arcangelo Corelli la cui op. 6 è considerata una delle massime espressioni. Ancora nel campo della musica strumentale bisogna ricordare l'opera di Georg Philipp Telemann che i suoi contemporanei consideravano il massimo musicista tedesco (assai più che non Bach, come si ricorda sopra). Nel caso del concerto solista il nome di Vivaldi è quello che più facilmente viene citato, ma altri artisti a lui contemporanei contribuirono in modo fondamentale nello sviluppo di questi stile, fra i quali non si possono non ricordare Alessandro Marcello, Giuseppe Torelli. ==== In Italia ==== * Tomaso Albinoni * Vincenzo Albrici * Attilio Ariosti * Giuseppe Antonio Bernabei * Andrea Bernasconi * Giovanni Bononcini * Francesco Antonio Bonporti * Giovanni Bontempi * Antonio Caldara * Giacomo Carissimi * Francesco Cavalli * Arcangelo Corelli * Francesco Durante * Giovanni Battista Ferrandini * Girolamo Frescobaldi * Francesco Geminiani * Giovanni Girolamo Kapsberger * Giovanni Legrenzi * Leonardo Leo * Pietro Locatelli * Antonio Lotti * Francesco Onofrio Manfredini * Alessandro Marcello * Benedetto Marcello * Claudio Monteverdi * Giovanni Battista Pergolesi * Giacomo Antonio Perti * Nicola Porpora * Giovanni Giacomo Porro * Giovanni Porta * Alessandro Scarlatti * Domenico Scarlatti * Agostino Steffani * Alessandro Stradella * Barbara Strozzi * Giuseppe Tartini * Giuseppe Torelli * Pietro Torri * Francesco Maria Veracini * Antonio Vivaldi ==== In Francia ==== * André Campra * Marc-Antoine Charpentier * Louis-Nicolas Clérambault * François Couperin * Jean-Henri d'Anglebert * Jean-François Dandrieu * Michel-Richard Delalande * Antoine Forqueray * Jean-Henri d'Anglebert * Jean-Marie Leclair * Jean-Baptiste Lully * Marin Marais * André Danican Philidor * Jean-Joseph de Mondonville * François-André Danican Philidor * François Danican Philidor * Pierre Danican Philidor * Jean Danican Philidor * Michel I Danican Philidor * Michel II Danican Philidor * Jacques Danican Philidor * Anne Danican Philidor * Pierre Danican Philidor * Jean-Philippe Rameau * Monsieur de Sainte Colombe ==== In Germania ==== * Johann Sebastian Bach * Dietrich Buxtehude * Heinrich Ignaz Franz Biber * Gottfried Kirchhoff * Reinhard Keiser * Johann Christoph Graupner * Johann Samuel Endler * Philipp Heinrich Erlebach * Johann Christoph Graupner * Johann Kaspar Kerll * Johann Jakob Froberger * Johann Pachelbel * Samuel Scheidt * Johann Hermann Schein * Heinrich Schütz * Georg Philipp Telemann * Sylvius Leopold Weiss * Friedrich Wilhelm Zachow ==== In Inghilterra ==== * John Blow * John Jenkins * Georg Friedrich Händel * Henry Purcell * Daniel Purcell * Thomas Weelkes ==== Nelle Fiandre ==== * Henry Du Mont * Joseph-Hector Fiocco * Pietro Antonio Fiocco * Jean-Noël Hamal * Jan Pieterszoon Sweelinck * Pierre Van Maldere ==== In altri paesi ==== * Jan Dismas Zelenka * Razek François Bitar * Adam Michna z Otradovic * Pavel Josef Vejvanovský * Bohuslav Matěj Černohorský * Šimon Brixi === Tavola diacronica dei compositori barocchi === Qui di seguito sono raggruppati dei compositori barocchi per data di nascita secondo le periodizzazioni fatte da Suzanne Clercx. Primo Barocco(1550-1600) Giulio Caccini, Paolo Quagliati, Francesco Mannelli, Adriano Banchieri, Giovanni Bassano, Felice Anerio, Giovanni Bernardino Nanino, Dario Castello, Jacopo Peri, Jacopo Corsi, Mikołaj Zieleński, Hans Leo Hassler, Jan Pieterszoon Sweelinck, John Bull, John Dowland, Jean Titelouze, Lodovico Grossi da Viadana, Ascanio Mayone, Giles Farnaby, Alessandro Piccinini, Agostino Guerrieri, Thomas Campion, Giovanni Francesco Anerio, Claudio Monteverdi, Christian Erbach, Giovanni Paolo Cima, Salamone Rossi, Michael Praetorius, Giovanni Picchi, Joan Pau Pujol, Alessandro Grandi, Giovanni Maria Trabaci, Thomas Weelkes, Agostino Agazzari, Giovanni Girolamo Kapsberger, Thomas Simpson, Sigismondo d'India, Giovanni Valentini, Gregorio Allegri, Orlando Gibbons, Robert Johnson, Girolamo Frescobaldi, Antonio Cifra, Nicolò Corradini, Manuel Machado, Heinrich Schütz, Stefano Landi, Claudio Saracini, Francesca Caccini, Samuel Scheidt, Juan Gutiérrez de Padilla, John Jenkins, Claudia Rusca, Tarquinio Merula, Giovanni Battista Buonamente, Heinrich Scheidemann, Biagio Marini, Giovanni Rovetta, Luigi Rossi, Johann Crüger, Charles Racquet, Giovanni Battista Fontana Medio Barocco(1600-1700) Marcin Mielczewski, Giovanni Felice Sances, Girolamo Fantini, Francesco Cavalli, Guillame Dumanoir (senior), Guillame Dumanoir (junior), Giovanni IV del Portogallo, Marco Uccellini, Giacomo Carissimi, Michel Lambert, Daniel Speer, Andreas Hammerschmidt, Marc'Antonio Pasqualini, Franz Tunder, Johann Jakob Froberger, Henry Cooke, Barbara Strozzi, Johann Heinrich Schmelzer, Isabella Leonarda, Antonio Cesti, Johann Adam Reincken, François Roberday, Robert Cambert, Jean-Henri d'Anglebert, Antonio Sartorio, Nicolas Lebègue, Monsieur de Sainte Colombe, Vincenzo Albrici, Sebastian Anton Scherer, Pietro Simone Agostini, Dietrich Buxtehude, Bernardo Pasquini, Giovanni Buonaventura Viviani, Pavel Josef Vejvanovský, Giovanni Battista Draghi, Gaspar Sanz, Paolo Lorenzani, Antonia Bembo, Marc-Antoine Charpentier, Johann Anton Losy van Losymthal, Alessandro Stradella, Ignazio Albertini, Heinrich Ignaz Franz Biber, Andreas Werckmeister, Sebastiano Cherici, Giovanni Maria Capelli, John Blow, Bernardo Storace, Bartłomiej Pękiel, Petronio Franceschini, Cataldo Amodei, Robert de Visée, Pietro Torri, Domenico Gabrielli, Johann Pachelbel, Georg Muffat, Arcangelo Corelli, Carlo Francesco Pollarolo, Johann Paul von Westhoff, Marin Marais, Georg von Reutter (padre), Martino Bitti, Giovanni Battista Bassani, Gaetano Greco, Giuseppe Torelli, Henry Purcell, Francesco Antonio Pistocchi, Antonio Veracini, Rosa Giacinta Badalla, Johann Kuhnau, Alessandro Scarlatti, Gottfried Finger, Johann Joseph Fux, André Campra, Francesco Gasparini, Georg Böhm, Giacomo Antonio Perti, Nicolaus Bruhns, Élisabeth Jacquet de La Guerre, Jean-Baptiste Lully, Francesc Valls, Johann Heinrich Buttstedt, Attilio Ariosti, Antonio Lotti, François Couperin, Giorgio Gentili, Louis Marchand, Alessandro Marcello, Antonio Caldara, Turlough O'Carolan, Giovanni Bononcini, Tomaso Albinoni, Nicolas de Grigny, Jeremiah Clarke, Reinhard Keiser, Jacques Hotteterre, Bartolomeo Cordans, Louis-Nicolas Clérambault, Johann Ludwig Bach, Antonio Vivaldi, Jan Dismas Zelenka, Pietro Filippo Scarlatti, Jean-Baptiste Loeillet, Johann Mattheson, Georg Philipp Telemann, Giuseppe Valentini, Johann David Heinichen, Jean-Philippe Rameau, Johann Gottfried Walther, Lodovico Giustini, Johann Sebastian Bach, Giuseppe Matteo Alberti, Domenico Scarlatti, Georg Friedrich Händel, Benedetto Marcello, Sylvius Leopold Weiss, Nicola Porpora, Johann Georg Pisendel, Francesco Geminiani, Camilla de Rossi, Fortunato Chelleri, Joseph Bodin de Boismortier, Pietro Baldassare, Francesco Maria Veracini, Giovanni Alberto Ristori, Unico Wilhelm van Wassenaer, Giuseppe Tartini, Pietro Locatelli, Johan Helmich Roman, Giuseppe Sammartini, Louis-Claude Daquin, Maurice Greene, Andrea Zani, Jean-Marie Leclair, Adam Falckenhagen, Johann Joachim Quantz, Riccardo Broschi, Johann Adolf Hasse, Cesare Bendinelli, Nicola Matteis Tardo Barocco(1700-1760) Giovanni Battista Sammartini, Johann Gottlieb Graun, Carl Heinrich Graun, Giovanni Battista Pescetti, Carlo Cecere, Baldassare Galuppi, Georg von Reutter (figlio), Leonardo Vinci, Charles Avison, Michel Corrette, Guglielmina di Prussia, Giovanni Battista Pergolesi, Domenico Alberti, Thomas Arne, Wilhelm Friedemann Bach, William Boyce, Federico il Grande
Myrtales
'''Myrtales''' è un ordine di angiosperme, dalle foglie opposte, stipole corte e forti venature, fiori con petali clavati. La datazione delle Myrtales, utilizzando il DNA nucleare, è stata posta a circa 89-99 milioni di anni fa in Australasia. Vi è tuttavia qualche contesa in merito a questa data: analizzando il DNA dei cloroplasti, si ritiene invece che l'antenato delle Myrtales si sia evoluto nel periodo medio-cretaceo nel sud-est dell'Africa, piuttosto che in Australasia. Il nome di questo taxon deriva da quello della famiglia Myrtaceae, qui inclusa.
=== Classificazione APG === La moderna classificazione APG IV (2016) assegna all'ordine le seguenti famiglie: * Alzateaceae S. A. Graham * Combretaceae R. Br. * Crypteroniaceae A. DC. * Lythraceae J. St.-Hil. * Melastomataceae Juss. * Myrtaceae Juss. * Onagraceae Juss. * Penaeaceae Sweet ex Guill. * Vochysiaceae A. St.-Hil. === Sistema Cronquist === Nella tassonomia classica del Sistema Cronquist l'ordine Myrtales si suddivide in otto famiglie: * Sonneratiaceae * Lythraceae * Penaeaceae * Crypteroniaceae * Thymelaeaceae * Trapaceae * Myrtaceae * Punicaceae * Onagraceae * Oliniaceae * Melastomataceae * Combretaceae === Cambiamenti === Rispetto al sistema Cronquist le modifiche non sono estremamente rilevanti, in particolare: * Vochysiaceae è stata qui inclusa dall'ordine delle Polygalales, al suo interno sono state invece incluse le Thymelaeaceae. * Le famiglie Sonneratiaceae, Trapaceae, e Punicaceae sono state inserite nelle Lythraceae. * Le famiglie Psioxylaceaee e Heteropyxidaceae sono state spostate nelle Myrtaceae. * Memecyclaceae è invece inclusa nelle Melastomataceae.
Magnitudine assoluta
L'angolo di fase alfa può essere calcolato dalla distanze Body-Sun, Observer-Sun e Observer-Body, usando la legge dei cosine. In astronomia, la '''magnitudine assoluta''' è la magnitudine apparente che un oggetto avrebbe se si trovasse ad una distanza dall'osservatore di 10 parsec o 1 unità astronomica a seconda del tipo di oggetto . Più semplicemente, è una misura della luminosità intrinseca di un oggetto senza tener conto delle sue variazioni di luminosità dovute a condizioni reali quali ad esempio l'estinzione. Più un oggetto è intrinsecamente luminoso, più la sua magnitudine assoluta è numericamente bassa, anche negativa. Ogni grado della scala corrisponde ad un incremento pari a ; in sostanza, una stella che presenta magnitudine +1 è circa 2,512 volte più luminosa di una che presenti +2 come magnitudine. Nel definire la magnitudine assoluta, è necessario specificare il tipo di radiazione elettromagnetica che viene misurata. Se ci si riferisce al totale dell'energia emessa, il termine corretto è '''magnitudine bolometrica''', mentre se si considera lo spettro del visibile si parla di '''magnitudine assoluta visuale'''.
Nell'astronomia stellare e galattica la distanza standard è di 10 parsec, cioè circa 32,6 anni luce o . Questa magnitudine assoluta è indicata con il simbolo '''M'''. Una stella a una distanza di 10 parsec ha una parallasse di 0,1 arcosecondi (100 mas). Per gli oggetti molto vasti come le galassie ci si riferisce ad un oggetto di pari luminosità intrinseca ma di aspetto puntiforme. Quando si definisce la magnitudine assoluta è necessario specificare il tipo di radiazione elettromagnetica che si sta misurando. Quando ci si riferisce alla radiazione totale, il termine appropriato è quello di magnitudine bolometrica. Il valore della magnitudine bolometrica può essere calcolato sommando alla magnitudine visuale la correzione bolometrica, . Si tratta di una correzione necessaria perché le stelle molto calde emettono la maggior parte della loro radiazione nell'ultravioletto, mentre quelle molto fredde nell'infrarosso, in conformità alla legge di Planck. Più un oggetto appare debole, alla supposta distanza di 10 parsec, più alto sarà il valore della sua magnitudine; più bassa è la sua magnitudine assoluta, più alta sarà la sua luminosità intrinseca. Molte stelle visibili ad occhio nudo hanno magnitudini assolute che sarebbero capaci di formare ombre da una distanza di 10 parsec: Rigel (−6,7), Deneb (−8,5), Naos (−5,9), e Betelgeuse (−5,6). Per confronto, Sirio ha una magnitudine assoluta di 1,4 e il Sole ha una magnitudine assoluta di circa 4,5. Le magnitudini assolute delle stelle in genere sono comprese tra −10 e +17. Proxima Centauri, una nana rossa che è la stella più vicina alla Terra dopo il Sole, ha una magnitudine assoluta di 15,4. Confrontando invece con le magnitudini apparenti (cioè quello che si vede osservando il cielo notturno), Sirio è −1,4. Venere arriva a −4,3 al suo massimo e la Luna piena è −12. L'ultimo oggetto con una magnitudine comparabile alla magnitudine assoluta delle stelle nominate più sopra fu visibile come una supernova circa mille anni fa; il suo resto è la nebulosa del Granchio, M1. Gli astronomi cinesi riferirono di poter leggere usando la sua luce, di vedere ombre causate da essa e di poterla osservare durante il giorno. Il diagramma H-R lega la magnitudine assoluta con la luminosità, la classificazione stellare e la temperatura superficiale. === Ricavare M da m === La magnitudine apparente in una determinata banda ''x'' è definita come: : dove ''Fx'' è il flusso osservato nella banda ''x'', e ''C'' è una costante dipendente dalla banda in cui l'oggetto è osservato e nel visibile ha un valore di circa 0.941. Misurati i flussi di due stelle in una certa banda, la differenza fra le magnitudini dei due astri può essere quindi calcolata mediante la seguente formula: : che è equivalente a: : Per calcolare la magnitudine assoluta (M) data quella apparente (m), è necessario ricordare che la luminosità di un oggetto è inversamente proporzionale al quadrato della sua distanza. Ne segue che la differenza fra la magnitudine apparente e la magnitudine assoluta di un oggetto sarà espressa dalla seguente formula: : ove è la distanza della stella espressa in parsec. Stiamo infatti confrontando la luminosità dell'oggetto alla sua posizione reale con quella che esso avrebbe se si trovasse a 10 parsec di distanza. Ricordando che per le regole dei logaritmi vale che e semplificando, dalla formula precedente si ottiene: : Poiché il logaritmo è in base 10, è uguale a . Di conseguenza dalla formula precedente si può ricavare: : che è equivalente a: : Questa formula è valida per oggetti relativamente vicini, come le stelle della nostra galassia. Per oggetti molto distanti, il redshift dovuto alla legge di Hubble complica il calcolo e può essere necessario aggiungere alla formula una correzione K. Inoltre la formula è corretta quando la distanza è calcolata in uno spazio euclideo. Per gli oggetti molto distanti, a causa della teoria della relatività generale, l'approssimazione dello spazio a uno spazio euclideo non può essere più considerata valida e quindi ulteriori correzioni alla formula sono necessarie. Poiché la distanza di un oggetto è inversamente proporzionale alla sua parallasse, se al posto di utilizziamo nella formula la parallasse dell'oggetto , otteniamo la seguente relazione fra M, m e la parallasse: : ove è espressa in arcosecondi. È possibile infine ricavare la magnitudine assoluta da quella apparente conoscendo il modulo di distanza : :. ==== Esempi ==== Rigel ha magnitudine apparente ed è distante circa 860 anni luce. La sua magnitudine assoluta è quindi: : Vega ha una parallasse di 0,129" e una magnitudine apparente : La galassia Occhio Nero ha una magnitudine apparente di e un modulo di distanza di 31,06. Pertanto la sua magnitudine assoluta è: : === Magnitudine apparente === Data la magnitudine assoluta e la distanza è possibile ricavare la magnitudine apparente mediante la seguente formula: : Data la magnitudine assoluta è possibile calcolare quella apparente dalla parallasse : : Infine, data la magnitudine assoluta e il modulo di distanza si ricava la magnitudine apparente: : === Magnitudine bolometrica === La magnitudine bolometrica corrisponde alla luminosità assoluta dell'oggetto, ma espressa in unità di magnitudine. Per calcolare la magnitudine bolometrica è necessario prendere in considerazione tutte le lunghezza d'onda della radiazione elettromagnetica, comprese quelle non osservabili a causa dei limiti della strumentazione, dell'assorbimento causato dall'atmosfera terrestre e dell'estinzione operata dal mezzo interstellare. Per le stelle, in assenza di osservazioni su molteplici lunghezze d'onda, la magnitudine bolometrica può essere calcolata a partire dalla temperatura efficace. La differenza fra la magnitudine bolometrica di una stella e quella del Sole è in relazione con il rapporto fra le loro luminosità assolute, come illustrato dalla formula seguente: : che per inversione è equivalente a: : dove : è la luminosità assoluta del Sole : è la luminosità assoluta della stella : è la magnitudine bolometrica del Sole : è la magnitudine bolometrica della stella. ===Stelle variabili=== Numerose stelle hanno una magnitudine variabile nel tempo. In alcune di queste le variazioni dipendono dalla loro magnitudine assoluta, e sono quindi estremamente utili per il calcolo delle distanze: osservando il periodo di luminosità, se ne ricava la magnitudine assoluta, e confrontandola con quella apparente si può calcolarne immediatamente la distanza. Tra questi tipi di stelle, le più importanti sono le ''cefeidi'' (delle particolari stelle pulsanti). Per pianeti, comete e asteroidi si usa una differente definizione di magnitudine assoluta, perché quella descritta sopra sarebbe così bassa da essere ben poco utile. Per questi oggetti, la magnitudine assoluta ('''H''') è la magnitudine apparente che l'oggetto avrebbe se si trovasse ad 1 unità astronomica sia dal Sole che dalla Terra, con un angolo di fase di zero gradi (osservandolo quindi dal centro del Sole). Questo è fisicamente impossibile, ma è conveniente dal punto di vista del calcolo. ===Meteore=== Per una meteora, la distanza standard è un'altezza di allo zenit dell'osservatore. Per convertire la magnitudine assoluta M in magnitudine assoluta H sottrarre 31,57. Per passare da H a M aggiungere la stessa quantità.
Marie Curie
Nel 1903 fu insignita del premio Nobel per la fisica per i loro studi sulle radiazioni e, nel 1911, del premio Nobel per la chimica per la sua scoperta del radio e del polonio, il cui nome venne scelto dalla scienziata proprio in onore della sua terra. Marie Curie, unica donna tra i quattro vincitori di due Nobel, è la sola ad aver vinto il Premio in due distinti campi scientifici. Marie Curie crebbe nella Polonia russa; poiché qui le donne non potevano essere ammesse agli studi superiori, si trasferì a Parigi e nel 1891 iniziò a frequentare la Sorbona, dove si laureò in fisica e matematica. Nel dicembre del 1897 iniziò a compiere degli studi sulle sostanze radioattive, che da allora rimasero al centro dei suoi interessi. Dopo la morte accidentale del marito Pierre Curie, avvenuta nel 1906 investito da una carrozza, le fu concesso di insegnare nella prestigiosa università della Sorbona. Due anni più tardi le venne assegnata la cattedra di fisica generale, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona. Morì nel 1934 per le radiazioni cui il suo fisico era stato per lungo tempo esposto e di cui negò sempre la pericolosità.
=== L'infanzia === Bronisława ed Helena, 1890. Maria Skłodowska nasce il 7 novembre 1867 a Varsavia, in una Polonia dominata dalla Russia. Figlia di Władysław Skłodowski (1832-1902) e di Bronisława Boguska (1834-1879), ultima di cinque figli e figlie, fra cui Bronisława, che collaborerà con lei più tardi. Nel 1874, quando Maria ha appena 7 anni, la sorella Zosia muore di tifo, e nel 1878 muore la madre, malata di tubercolosi. Questo doppio lutto precoce segna profondamente la piccola Maria, che sviluppa un tratto caratteriale serio e tendente alla tristezza. Maria inizia gli studi con il padre, da autodidatta, proseguendoli poi a Varsavia e infine all'Università di Parigi, laureandosi in matematica e fisica. Dalla nascita Maria possiede tre qualità che presto la renderanno la beniamina degli insegnanti: memoria, capacità di concentrazione e sete di sapere. Nella tradizione familiare sono rimasti impressi tre episodi legati all'infanzia di Maria. Nel primo, Maria ha quattro anni e si trova in campagna con i suoi fratelli e le sue sorelle. Una mattina sua sorella Bronisława, di sette anni, legge stentatamente il testo dell'album che suo padre le porge. Allora Maria spazientita se ne impossessa e legge, solo con un po' d'incertezza, la prima frase. Soddisfatta per lo stupore che la circonda prosegue la lettura, poi, colta dalla sensazione d'essere stata sfacciata, farfuglia una scusa: "Non l'ho fatto apposta, è così facile...". Il secondo episodio si svolge a scuola dove l'insegnante, trasgredendo il regolamento, insegna la storia della Polonia in polacco. Maria ha dieci anni. Un giorno improvvisamente squilla un campanello e le alunne nascondono i libri di storia, si apre la porta della classe ed entra il signor Hornberg, ispettore degli istituti privati di Varsavia. L'ispettore interroga Maria sulla storia della Russia zarista e l'allieva risponde senza commettere errori. Quando l'ispettore lascia la stanza, Maria scoppia in singhiozzi: umiliata per il servilismo mostrato davanti all'ispettore russo, non se ne dimenticherà mai più. Il terzo episodio ha luogo nello stesso periodo, nella sala da pranzo della scuola. Maria, i gomiti sul tavolo, i pollici sulle orecchie per proteggersi dal rumore, è immersa nella lettura di un libro. Questa sua maniera di astrarsi e d'isolarsi solleva sempre l'ilarità degli altri bambini che quel giorno decidono di architettarle uno scherzo circondandola con una piramide di sedie e aspettando che la catasta crolli. I minuti passano e Maria immobile non si è accorta di niente, improvvisamente fa un gesto e le sedie cadono con un gran fracasso. Maria si massaggia la spalla urtata da una sedia, si alza, prende il suo libro, e borbotta: "che idiozia!", uscendo dignitosamente dalla stanza. Tale approccio serio e severo sarà una costante e un elemento di forza nella sua vita, anche durante gli anni a venire. === La giovinezza e l'esilio === Maria Sklodowska a sedici anni All'età di 15 anni Maria Sklodowska conclude gli studi secondari al Ginnasio ottenendo la medaglia d'oro che designa i migliori. Per un anno insieme a sua sorella Bronisława, con la quale rimarrà sempre molto legata, trascorre una deliziosa parentesi di tranquillità e divertimenti in campagna da alcuni parenti. La relazione che lega le due sorelle è così solida che resteranno unite fino all'ultimo respiro di Maria. Bronisława è esuberante, espansiva, materna e ha un amore sconfinato per la sua sorellina. Maria è chiusa, controllata e intransigente; non si abbandonerà che con lei, e in quelle occasioni, lo farà completamente. È sempre Bronisława che protegge e consola Maria ed è forse proprio da questa fiducia nella solida sorella che nascerà il suo costante atteggiamento verso le donne, il ruolo delle quali non sarà trascurabile nella sua esistenza. È chiaro che per lei la forza si trova nelle donne. Non se l'aspetta dagli uomini. Tornata a Varsavia Maria aderisce al progetto dell'"Università Volante", un nome ambizioso che cela un circolo di ragazzi e ragazze, fanatici patrioti, che coltivano clandestinamente il positivismo. A 17 anni Maria ha già rifiutato ogni religiosità; quel che c'è in lei di razionalità e, nello stesso tempo, di fede nel progresso, trova nel positivismo un'armatura e, nell'interpretazione polacca, una via d'azione. Verso la fine della sua vita, rievocando il tempo in cui, sotto il naso della polizia zarista, andava a portare la fiaccola della conoscenza ai dipendenti di una sartoria e raccoglieva una biblioteca per gli operai, scriverà: Maria stringe un patto con la sorella Bronisława, che desidera studiare medicina a Parigi, nonostante le ristrettezze economiche della famiglia: lavorerà per aiutare la sorella a pagarsi gli studi, e quando la sorella si sarà laureata, sarà lei ad aiutare Maria. Quindi nel 1885 Maria si presenta in un'agenzia di collocamento per cercare lavoro e trova un'occupazione come governante presso diverse famiglie. Maria Skłodowska (a sinistra) con la sorella Bronisława (a destra), 1886 circa. Dopo un primo lavoro a casa di una famiglia di avvocati di Varsavia, a Maria viene offerto un nuovo posto e lei lo accetta: lo stipendio sarà più elevato. Ma deve anche accettare l'esilio: lavorerà a tre ore di treno e quattro di slitta da Varsavia. Il 1º gennaio 1886, "la signorina Maria" prende servizio dagli Zorawski e dopo un anno di servizio accade l'imprevedibile: di ritorno dalle vacanze di Natale, Casimiro, il maggiore dei ragazzi Zorawski, si invaghisce di questa fanciulla che non assomiglia a nessun'altra. Maria non confida a nessuno i suoi sentimenti, ma è pronta a sposarlo; i genitori di lui però si oppongono al matrimonio. Casimiro deluso dalla disapprovazione dei suoi, torna a Varsavia per proseguire gli studi di ingegneria agraria, mentre Maria è costretta a restare per aiutare economicamente la sorella Bronia, ma non riesce a mandar giù l'offesa subita e tre anni dopo, a fine contratto, riesce finalmente ad andarsene e trova lavoro presso ricchi industriali di Varsavia. L'esilio è finito. Uscire da quel "buco di provincia" è già respirare, ma per il resto Maria ha dovuto ridurre di parecchio le sue ambizioni, così scrive a suo fratello Jozef in un momento di depressione: Nel 1891 Maria può finalmente lasciare il lavoro e trasferirsi a Parigi, ospite di sua sorella Bronisława e del marito Casimiro Dluski, per proseguire i suoi studi. È il 3 novembre 1891, Marie "attraversa il cortile della Sorbona" dove si è iscritta, francesizzando il suo nome, per preparare una laurea in scienze. Compirà 24 anni il 7 novembre. Esattamente quindici anni più tardi, il 5 novembre 1906, Marie Curie sarà la prima donna ammessa a insegnare alla Sorbona. === Pierre Curie e gli studi sulla radioattività === Pierre e Marie Curie Pierre Curie entra in scena nella vita di Marie nel 1894. Fisico e matematico nato a Parigi nel 1859, all'epoca del loro incontro Pierre Curie ha 35 anni e lei 26, lavorava come istruttore di laboratorio alla Scuola di fisica e chimica industriale e stava studiando i fenomeni della piezoelettricità che consistono nella produzione di cariche elettriche in seguito alla compressione o alla dilatazione dei cristalli privi di un centro di simmetria. Fra i due nasce una solida amicizia basata sullo studio, sulla ricerca e sull'aiuto reciproco; basi su cui poi fonderanno il loro matrimonio nel 1895. Marie sarà sensibilmente restia a rinunciare alla sua indipendenza anche per l'uomo che ama motivo per cui decide di non rinunciare totalmente al suo cognome, ma di chiamarsi Marie Curie Sklodowska; d'altronde, sarà sempre una donna emancipata per i suoi tempi. La realizzazione che altre sono costrette, compiacenti o rassegnate, a cercare nel matrimonio e nella maternità, Maria la cerca in ciò che fa. Marie Curie insieme a quattro studentesse. Da sinistra, in piedi: Madeleine ed Eugénie Cotton; sedute: Anna Cartan, Marie Curie e Marthe Baillaud (nipote di Jules Tannery). (1910-1915). ''Foto Library of Congress'' Marie Curie dedicò la sua vita all'isolamento e alla concentrazione del radio e del polonio, presenti in piccolissime quantità nella pechblenda proveniente da Jáchymov. La pechblenda è un minerale radioattivo e una delle principali fonti naturali di uranio. I coniugi Curie notarono che alcuni campioni erano più radioattivi di quanto lo sarebbero stati se costituiti di uranio puro; ciò implicava che nella pechblenda fossero presenti altri elementi. Decisero così di esaminare tonnellate di pechblenda riuscendo così, nel luglio del 1898, ad isolare una piccola quantità di un nuovo elemento dalle caratteristiche simili al tellurio e 330 volte più radioattivo dell'uranio che fu chiamato polonio in onore del paese di origine della scienziata. Il resoconto di tale lavoro, unitamente a quello immediatamente successivo che portò alla scoperta del radio, divenne la tesi di dottorato di Maria Skłodowska. Il polonio però ha un'attività eccessiva, una vita troppo breve perché ne sia possibile l'estrazione su scala industriale; per questo il radio eclisserà ben presto la sua gloria. Ma il polonio ha una particolarità che le darà occasione di rivincita trentaquattro anni dopo. Emette un solo raggio: il raggio alfa ad alta energia, mentre il radio ne emette molti. Nel 1932, servendosi di una sorgente di polonio, James Chadwick scoprirà una delle tre particelle che compongono l'atomo, che cercava da dieci anni: il neutrone. Maria ha avuto forse troppa fretta nel denominare il nuovo elemento, infatti, hanno appena avuto la certezza della sua esistenza, che nuovi esperimenti portano a concludere i coniugi Curie che la pechblenda debba contenere un altro nuovo elemento. Pierre afferma: I sali di radio puri sono incolori, ma le loro radiazioni colorano le provette di vetro che li contengono con una tinta azzurro-malva. In quantità sufficiente, le radiazioni provocano un chiarore visibile al buio. Quando questo chiarore cominciò a irradiarsi nell'oscurità del laboratorio, Pierre fu felice: ignorava gli effetti nocivi che queste radiazioni hanno sull'organismo umano. Il radio si trova, come l'uranio, nella pechblenda, ma in quantità infinitesimale. Per ottenere alcuni milligrammi di radio, abbastanza puro da poter stabilire il suo peso atomico, è necessario trattare tonnellate di pechblenda. Maria lavora instancabilmente nel suo capannone/laboratorio; attinge da un sacco una ventina di chili di pechblenda per volta che versa in una bacinella di ghisa. Poi, mette la bacinella sul fuoco, scioglie, filtra, precipita, raccoglie, discioglie ancora, ottiene una soluzione, la travasa, la misura. E ricomincia. L'operazione di purificazione richiede l'utilizzazione di solfuro di idrogeno. È un gas tossico e nella rimessa non c'è cappa di aerazione. Inoltre se un granello di polvere o una particella di carbone cadessero in uno dei recipienti dove le soluzioni purificate cristallizzano, sarebbero giorni di lavoro perduti. Maria si dedica con accanimento a separare il radio dal bario con il metodo della cristallizzazione frazionata che ha ideato e messo a punto. Il 28 marzo 1902 Maria annota sul suo quaderno nero: RA = 225,93. Peso di un atomo di radio. È la fine di un'avventura senza altri precedenti noti nella storia della scienza. Il radio nella tavola periodica Nei salotti parigini non si parla d'altro che del radio. L'Accademia delle scienze apre ai Curie un credito di 20.000 franchi per "l'estrazione delle materie radioattive". Ne nascerà una terapeutica, un'industria e una leggenda. Negli ambienti scientifici, nessuno dubitava più che il radio fosse un elemento. La radioattività sconvolge le leggi dell'universo fisico che essa lasciava intravedere catturando l'immaginazione dei ricercatori. Ma se il nome dei Curie è conosciuto in tutto il mondo, è perché è stato associato immediatamente alla guarigione del cancro. Ben presto, inoltre, alcuni ciarlatani sosterranno che il radio guarisce tutto. In realtà, due ricercatori tedeschi hanno annunciato che le sostanze radioattive hanno effetti fisiologici. Lo stesso Henri Becquerel, che ha trasportato nella tasca del suo gilet una provetta contenente radio si è ustionato. Ha raccontato ai Curie la sua avventura dichiarando: Becquerel ha inoltre osservato che una protezione di piombo rende il radio inoffensivo. Alcuni medici si mobilitano. Il dottor Daulos comincia a trattare i suoi malati dell'ospedale Saint-Louis con provette che emanano radio, prestate dai Curie. Il radio distrugge le cellule malate nel cancro della pelle: quando l'epidermide distrutta dalla sua azione si riforma, è sana. Non rimane che estrarre il radio dal minerale su scala industriale. Con una decisione insolita, Marie Curie intenzionalmente non depositò il brevetto internazionale per il processo di isolamento del radio, preferendo lasciarlo ''libero'' affinché la comunità scientifica potesse effettuare ricerche in questo campo senza ostacoli, in maniera tale da favorire il progresso in questo settore scientifico. Il 19 aprile 1906 Maria si trova in campagna con le figlie, Pierre è a Parigi e sta percorrendo a piedi rue Dauphine per raggiungere l'Accademia quando viene travolto da una carrozza e muore investito dai cavalli e dalle ruote del carro. Morto giovedì pomeriggio, Pierre Curie viene sepolto sabato mattina, senza cerimonia, nel cimitero di Sceaux dove riposa sua madre, alla presenza degli amici e della moglie. La signora Curie d'ora in poi sarà la "vedova illustre" e ottiene la cattedra di fisica generale alla Sorbona appartenuta precedentemente al marito. Nel 1911 durante il primo congresso Solvay intraprende una relazione con il collega scienziato Paul Langevin, i due erano colleghi a Parigi. La relazione divenne scandalosa per il fatto che Langevin era padre di quattro figli e il suo matrimonio andò all'aria, proprio a causa di questa avventura. La storia d'amore tra la vedova Curie e lo sposato Langevin causò una protesta pubblica tale che l'Accademia svedese, sul punto di assegnare il secondo premio Nobel alla Curie, aveva avuto dei ripensamenti. Malgrado la stampa dell'epoca attaccasse continuamente la donna, l'Accademia assegnò il premio a Marie Curie, con il consiglio tuttavia di non partecipare alla cerimonia. Un consiglio che lei ignorò. Lo scandalo causò anche cinque duelli in difesa di Marie Curie, che Langevin dovette combattere per onore. Langevin rimediò solo piccole ferite, ma ad altri andò peggio. === La prima guerra mondiale e gli ultimi anni === Ève e Irene Durante la prima guerra mondiale, Marie Curie operò in qualità di radiologa per il trattamento dei soldati feriti: dotando un'automobile di un'apparecchiatura radiografica rese possibili le indagini radiologiche effettuate in prossimità del fronte e partecipò alla formazione di tecnici e infermieri. Dopo la guerra divenne attiva nella Commissione Internazionale per la Cooperazione Intellettuale della Lega delle Nazioni per migliorare le condizioni di lavoro degli scienziati. Nel 1909 fondò a Parigi l'''Institut du radium'', oggi noto come Istituto Curie e, nel 1932, un altro analogo istituto a Varsavia, anch'esso successivamente rinominato Istituto Curie. Nel 1921 effettuò un viaggio negli Stati Uniti per raccogliere i fondi monetari necessari a continuare le ricerche sul radio; ovunque fu accolta in modo trionfale. Pierre, Marie, Irène e Eugène Curie nel 1904 davanti al Bureau international des poids et mesures Negli ultimi anni della sua vita fu colpita da una grave forma di anemia aplastica, malattia quasi certamente contratta a causa delle lunghe esposizioni alle radiazioni di cui, all'epoca, si ignorava la pericolosità. Morì nel sanatorio di Sancellemoz di Passy in Alta Savoia, nel 1934. Ancora oggi, tutti i suoi appunti di laboratorio successivi al 1890, persino i suoi ricettari di cucina, sono considerati pericolosi a causa del loro contatto con sostanze radioattive. Sono conservati in apposite scatole piombate e chiunque voglia consultarli deve indossare abiti di protezione. La figlia maggiore, Irène Joliot-Curie, vinse anch'ella un premio Nobel per la chimica (insieme al marito Frédéric Joliot-Curie) nel 1935. La secondogenita, Ève Denise Curie, scrittrice, fu tra l'altro consigliere speciale del Segretariato delle Nazioni Unite e ambasciatrice dell'UNICEF in Grecia. La nipote Hélène Langevin-Joliot è professoressa di fisica nucleare all'Università di Parigi. Un altro nipote, Pierre Joliot è un noto biochimico che si occupa dello studio della fotosintesi. Il diploma del premio Nobel per la Fisica 1903 attribuito a Pierre e Marie Curie, assieme a Henri Becquerel. Maria Skłodowska-Curie fu la prima persona a vincere o condividere due premi Nobel. Oltre a lei, soltanto un'altra persona, sino ad ora, ha ricevuto due premi Nobel in due campi differenti: Linus Pauling che, oltre a quello per la chimica nel 1954, ne ha ottenuto un altro nel 1962 per la pace. Altri ne hanno ricevuti due nello stesso settore: John Bardeen (entrambi in fisica) e Frederick Sanger (entrambi in chimica). Primo Congresso Solvay, Bruxelles, 1911. Insieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel, Maria Skłodowska-Curie ricevette – prima donna della storia – il premio Nobel per la fisica nel 1903: In occasione della conferenza per il primo premio Nobel, Pierre Curie pronunciò queste parole: Otto anni dopo, nel 1911, a Maria fu dato un altro premio Nobel, questa volta per la chimica: Tombe di Marie (in alto) e di Pierre Curie (in basso) al Pantheon di Parigi Assieme al marito Pierre Curie ricevette la Medaglia Davy nel 1903 e la Medaglia Matteucci nel 1904. Il 20 aprile 1995 le sue spoglie (insieme a quelle del marito Pierre) sono state trasferite dal cimitero di Sceaux al Pantheon di Parigi. È stata la prima donna della storia ad avere ricevuto questo onore (per meriti propri). Per il timore di contaminazioni radioattive, la sua bara è stata avvolta in una camicia di piombo. Una moneta da 100 franchi francesi e una banconota da 20.000 złoty polacchi che la raffigurano furono emesse negli anni novanta. Ai coniugi Curie è stato dedicato un asteroide, il 7000 Curie, e un minerale di uranio: la curite. A Maria-Skłodowska è stato dedicato un altro minerale di uranio: la sklodowskite oltre all'unità di misura della radioattività: il curie. * Marie Curie, ''Autobiografia'', Castelvecchi, Roma, 2017, ISBN 8832820226