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Thyrfing
I Thyrfing sono un gruppo viking metal svedese formatosi nel 1995. Il gruppo prende il nome dalla spada reale Tyrfing della mitologia norrena.
Storia.
I Thyrfing si formano nel 1995 grazie a Patrik Lindgren (chitarra), Jocke Kristensson (batteria), Peter Löf (tastiera), Kimmy Sjölund (basso). All'inizio la band fu concepita come un side project, infatti Patrik e Jocke focalizzavano la loro attenzione sulla loro band principale, i Patheon (da non confondersi con la band ANSBM con lo stesso nome). La mitologia norrena e i Vichinghi furono sempre di grande interesse per tutti i membri della band, così i testi delle loro canzoni e le tematiche ruotano ancora intorno a questi argomenti. In principio, le sonorità erano caratterizzati da una batteria lenta, chitarre pesanti e una melodia filo-medievale.
Inizialmente i Thyrfing produssero due Demo che procurarono al gruppo una discreta fama, alla quale segui la firma con la casa discografica Hammerheart Record, olandese, nel 1997.
Il primo album fu registrato nel 1998 nei Sunlight's Studios di Stoccolma.
Il secondo, prodotto nello stesso anno negli Abyss Studios, si presentò molto più sinfonico del precedente; mantenne comunque ben salde le sue radici in ambito metal e saldi erano i contatti coi le opere del passato.
Dopo una pausa, Tommy Tägtgren ritornò a suonare e nel 2000 i Thyrfing pubblicarono il loro terzo album, Urkraft, il quale fu accompagnato da un minitour con Primordial e Shadowbreed in Belgio, Paesi Bassi e Germania.
Nel 2001 nei Dig-Out Studios insieme a Daniel Bergstrand pubblicarono il loro album più maturo, Vansinnesvior (Songs of Madness), che verrà distribuito nel giugno dell'anno dopo. È considerato un passo in avanti per la band: le chitarre infatti sono più impostate, le tastiere più frequenti e segna il passaggio al Viking Svedese, un genere ben definito.
Nell'inverno 2001 per supportare il loro album fanno una serie di concerti con i Freedom Call e i Dismember a Stoccolma e nel Benelux con i Cruachan.
Il 2003 fu un anno caratterizzato da una gran quantità di live: presenziarono anche al Wacken Open Air e numerose furono le prestazioni insieme a Skyfire, Ancient Rites e Primordial.
Nell'Aprile del 2005 i Thyrfing entrano negli EMI Studios per registrare la loro quinta fatica, intitolata Farsotstider (Periodo di piaghe), pubblicata nel novembre dello stesso anno. Questo album a differenza dei precedenti lascia lievemente le melodie e i temi norreni dei precedenti lavori, e parla più nello specifico della peste giunta in Scandinavia. Presenta inoltre una sonorità più black con una lieve riduzione delle tastiere e dell'aspetto epico.
Il 2006 va ricordato come la prima data negli USA dei Thyrfing, assieme ai Moonsorrow e ai Primordial.
Nel 2007 la band annunciò che il cantante Thomas Väänänen e il chitarrista Henrik Svegsjö avrebbero lasciato il gruppo a causa di una perdita di interesse. Al posto di Thomas, sopraggiunse l'ex cantante dei Naglfar, Jens Rydén. Nessun rimpiazzo invece per Henrik, in quanto la band ha deciso di continuare con un solo chitarrista.
Il 22 ottobre 2008 venne fatto uscire l'album "Hels Vite". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907033 | itwiki | 1,706,708,677.212027 |
Ship of Dreams
Ship of Dreams è un album del 2004 di David Knopfler. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907034 | itwiki | 1,706,708,677.21206 |
Galerina stylifera
"Galerina stylifera" (G.F. Atk.) A.H. Sm. & Singer, Sydowia 11: 449 (1958) [1957].
Descrizione della specie.
Cappello.
3–4 cm di diametro, conico poi convesso ed un po' mamellonato
Lamelle.
Adnate, abbastanza strette, ocracee,
Gambo.
4-8 x 0,2-0,4 cm, subsquamuloso con squame biancastre, color miele all'apice e rossastro verso la base fino a rosso-nerastro.
Habitat.
Cresce sotto conifere a volte in gruppi di 30-50 esemplari.
Commestibilità.
Non commestibile | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907035 | itwiki | 1,706,708,677.212082 |
Centro d'informazione sulla sterilizzazione e sull'aborto
Il Centro d'informazione sulla sterilizzazione e sull'aborto (CISA) fu fondato a Milano nel 1973 tra gli altri da Emma Bonino, Adele Faccio, Luigi De Marchi e Maria Adelaide Aglietta con lo scopo di fornire informazione e assistenza su contraccezione, sterilizzazione e aborto. La sede del CISA è quella storica del Partito Radicale a Milano, in corso di Porta Vigentina 15/A, sede dell'Associazione Radicale Enzo Tortora - Radicali Milano fino al 23 ottobre 2007, giorno in cui i radicali furono sfrattati dalla storica sede.
Nel 1975 la Bonino, all’epoca dirigente del Centro Informazione sulla Sterilizzazione e l’Aborto non solo fu arrestata, ma ella stessa si consegnò agli arresti, allo scopo di sensibilizzare sul tema dell’aborto e solo in seguito, un anno dopo, entrò in politica coi nascenti Radicali.
Emma Bonino ha sostenuto che il suo scopo non era praticare aborti clandestini, ma sottrarre le donne all’aborto clandestino, effettuato all’estero per le persone più abbienti, in condizioni igienico-sanitarie malagevoli per i ceti poveri, usando un metodo (il metodo Karman) che fosse possibile praticare in sicurezza anche usando apparati alternativi a quelli usuali.
I dépliant del CISA peraltro esprimevano sin dal primo momento quale sarebbe stato il limite di tempo entro il quale sarebbero intervenuti per mezzo di medici che praticano l’aspirazione con la cannula Karman. Non è un atto chirurgico e non è un intervento operatorio dannoso per l’utero, come il raschiamento. È un sistema meccanico con cui, per mezzo di una piccola canna e di una pompa aspirante, si aspira il contenuto dell’utero e l'eventuale embrione presente prima del terzo mese, come prevedono tra l'altro le attuali norme sull’IVG.
Collegamenti esterni.
Dépliant edito dal CISA in uno dei momenti culminanti della battaglia per la legalizzazione dell'aborto | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907036 | itwiki | 1,706,708,677.212123 |
Daniele Ranzoni
Biografia.
Precoce talento artistico, studia privatamente disegno con il ferrarese Luigi Litta e in seguito, grazie a una borsa di studio elargita da imprenditori concittadini, frequenta i corsi di Giuseppe Sogni presso l'Accademia di Brera e
successivamente (1859-1860) quelli dell'Accademia Albertina di Torino, concludendo gli studi di nuovo a Brera dove è allievo,
con Mosè Bianchi e Tranquillo Cremona, della Scuola del Nudo di Giuseppe Bertini.
Il rientro a Intra, dove vive con i genitori Francesco ed Elisabetta Franzosini e i cinque fratelli, corrisponde a un periodo di intensa
attività pittorica. Si afferma nel disegno e nella pittura, impostata sullo studio dal vero e l’uso di una tavolozza chiara, già espressiva di
luminosità; fonda il "Circolo dell’Armonia", primo gruppo "Scapigliato" dove si radunano giovani artisti, professionisti e intellettuali, come lui accaniti nel prendere di mira la rigidità borghese.
Contemporaneamente, entra in contatto con il raffinato ambiente aristocratico del Lago Maggiore.
In questo periodo, a partire dal 1862 ("Ritratto di Agostino Rossi detto Tuffin") partecipa con frequenza alle mostre della Biennale di Venezia.
Il 2 ottobre del 1868 il torrente San Bernardino allaga Intra; sconvolto dalla tragedia, Ranzoni torna a Milano con l’intenzione di arruolarsi nelle file garibaldine, ma l'amico Cremona lo dissuade e lo ospita.
Il sodalizio produce una ricerca sulla pennellata e il cromatismo in cui Ranzoni, creatore della cosiddetta "macchia scapigliata", è la forza motrice.
Insieme a Cremona, agli scultori Giuseppe Grandi e Medardo Rosso, Emilio Longoni, Filippo Carcano e Mosè Bianchi
partecipa alla "bohème" milanese degli happenings di strada (intese come contestazioni dei valori borghesi d’impronta sabauda) dando vita alla "Scapigliatura artistica", che conosce la sua età d’oro nel decennio 1870-1880.
Nel 1872 è tra i firmatari per la costituzione della "Famiglia Artistica Milanese" e partecipa con nove opere alla mostra annuale di Brera; pur ufficialmente residente a Milano, dal 1873 al 1877 trascorre lunghi periodi ospite dei principi Troubetzkoy a Villa Ada di Ghiffa, sul Lago Maggiore: la Principessa Ada Troubetzkoy (nata Winans, cantante lirica americana) è la donna amata, che gli apre le porte della committenza internazionale altolocata, di casa sul Lago Maggiore.
Presso la villa è maestro di belle arti dei suoi tre figli, immortalati in numerosi ritratti ("I ragazzi Troubetzkoy con il cane"): Paolo diventerà il celeberrimo scultore "belle époque" attivo anche in Russia, Luigi lavorerà come ingegnere e il pittore Pietro sposerà la scrittrice statunitense Amelie Rive, "society painter".
A Villa Ada dispone di un atelier dove può ricevere gli amici Scapigliati, fra i quali il musicista Alfredo Catalani, lo stesso Cremona Emilio Longoni, il politico Benedetto Cairoli, Eugenio Torelli Viollier, Eleonora Duse e gli editori Treves e i ritratti realizzati da lui in questa stagione felice rispecchiano un vitalismo appagato: materia più pastosa, scala cromatica di verdi, azzurri, rossi e ocra in una pennellata nervosa che descrive la forma.
L’incanto termina quando, nel 1877, i tre ragazzi Troubetzkoy sono mandati in collegio a Milano e la sua presenza in villa non è più giustificata.
Ranzoni, pertanto, accetta un invito di Edmond Medlycott per l’Inghilterra, dove per quasi tre anni diventa il pittore della "gentry", l'aristocrazia terriera e finanziaria e si trasferisce nel lusso dei manieri di campagna, nel Kent, nel Somerset e nello Shropshire, isolato e infelice malgrado i lauti compensi, che investe in una fallimentare attività di produzione di cappelli promossa a Intra dal fratello Remigio.
Nel 1879 rientra affrettatamente in Italia dopo il rifiuto di tre delle sue opere all’esposizione della Royal Academy di Londra, per dover prendere atto della fine del mondo che era stato il suo; a Milano, morto improvvisamente Cremona, la Scapigliatura vede la conclusione della sua esistenza e la crisi economica mondiale allontana mecenati e commissioni.
Villa Ada viene venduta e la separazione dei coniugi Troubetzkoy divide la famiglia dei suoi amati ex-allievi.
Dal 1880 al 1885 Ranzoni vive comunque un periodo di intensa produzione, in cui il suo linguaggio si trasforma in un’estrema economia di mezzi, la materia si rarifica e la pennellata diventa più espressiva fino ad esser anticipatore della ritrattistica espressionista del XX secolo.
Nel 1885 una grave crisi depressiva necessita un ricovero coatto della durata due mesi presso il manicomio di Novara: all’uscita dell’ospedale, è ospite alle isole di Brissago della Baronessa Antoinette de Saint Léger, nobile russa moglie del barone Richard Fleming, vivace e colta mecenate di artisti.
Il soggiorno (1885-1886) ridà intensità creativa a Ranzoni: per tre anni ancora produce sconvolgenti opere ("Ascona vista dalle isole di Saint Leger", "Ritratto del bambino William Morisetti", "Giovinetta inglese"), tra le più ammalianti della fine secolo.
Poi segue un periodo di disagio mentale e di isolamento dagli amici che logora progressivamente la sua energia psichica.
Muore a Intra il 29 ottobre 1889: è sepolto nel cimitero di Intra.
Stile.
La forte amicizia e comunione d'intenti con Tranquillo Cremona porta Ranzoni a essere identificato come il maggior esponente del movimento scapigliato, unitamente a Eugenio Gignous, Vespasiano Bignami, Luigi Conconi e Medardo Rosso, dopo una recente rivalutazione delle sue opere da parte della critica moderna. In particolare, Margherita Sarfatti e Ardengo Soffici lo valutano artisticamente superiore al Cremona
per merito della maggiore sensibilità e dell'interiorizzazione che infonde nei soggetti delle sue opere, oltre alla vitalità nel disegno e nel sapiente utilizzo delle luci che lo fanno accostare agli Impressionisti francesi.
Dopo l'iniziale influenza del maestro Giuseppe Bertini ("La preghiera" del 1868), improntata sullo studio dei modelli rinascimentali e dall'estetismo di Antonio Fontanesi, sviluppa presto uno stile personale sulla base dello studio del cromatismo di Domenico Morelli e Federico Faruffini, della leggerezza di Piccio Carnovali e dell'amico Filippo Carcano ("Effetto di sole" del 1863), già evidenti in "Bosco di Antoliva" del 1867 che lo porta a realizzare ritratti pervasi di sensibilità ed estrema raffinatezza.
Intorno al 1868 si orienta provvisoriamente verso una visione del ritratto ispirata a Rembrandt, caratterizzata fondi scuri e coloristica su volto e mani.
Il periodo trascorso come ospite di Villa Ada, il più produttivo della carriera artistica di Ranzoni, è contraddistinto da acceso colorismo, forte caratterizzazione psicologica dei soggetti ritratti resa mediante la tecnica dello "sfumato" e spiccata sensualità ("Ritratto della principessa Ada Troubetzkoy").
L'ultima fase della sua vita, contraddistinta dalle pessime condizioni di salute fisica e mentale, ha tratti che anticipano i movimenti
espressionisti, con opere povere di materia e creazioni astratte.
Scarso frequentatore delle mostre allestite dalle Accademie ufficiali (partecipa solo a undici eventi), decide di privilegiare le relazioni con l’ambiente cosmopolita alto borghese che gravita intorno a Villa Ada, dei cui componenti esegue numerosi ritratti resi con colori tenui e sfumati che rendono l'opera pervasa da sensazioni malinconiche.
Riconoscimenti.
Con la delibera n. 385 del 18 novembre 1926 il comune di Novara gli ha intitolato una via nel quartiere Sacro Cuore, precedentemente nota come "strada delle Grotte". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907039 | itwiki | 1,706,708,677.212209 |
Quassia amara
Quassia amara è una pianta della famiglia delle Simarubacee diffusa nell'ecozona neotropicale.
È apprezzata da secoli per le sue virtù medicinali, dovute essenzialmente alla presenza di particolari alcaloidi. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907042 | itwiki | 1,706,708,677.212269 |
Chiesa di San Teodoro
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907046 | itwiki | 1,706,708,677.212316 |
Help (autori vari)
Help è un album pubblicato nel 1995 i cui proventi sono stati devoluti in beneficenza alla War Child. Il booklet contiene un contributo dell'ex-bassista dei Nirvana, Krist Novoselic.
Storia.
L'idea dell'album nasce da un commento rilasciato da John Lennon che, quando pubblicò il suo singolo "Instant Karma!" nel 1970, auspicò che i dischi migliori fossero quelli distribuiti, al pari dei giornali, subito dopo la loro incisione. Seguendo questi criteri, "Help" è stato registrato durante il lunedì 4 settembre, missato il giorno dopo e distribuito il sabato seguente.
Quest'antologia venne seguita da altre antologie di beneficenza: "1 Love" (2002), "Hope" (2003), "Help! A Day in the Life" (2005), "The Night Sky" (2007), "Heroes" (2009), "I Got Soul" (2009) e "War Child 20" (2013).
Il disco.
Alla realizzazione dell'album, composto in buona parte da cover, hanno collaborato perlopiù artisti inglesi molto diversi fra loro. Le prime tracce sono "Fade Away", cantata dagli Oasis con l'attore Johnny Depp, "Lucky" dei Radiohead, che comparirà poi sull'album "OK Computer" è una reinterpretazione di "Shipbuilding", di Elvis Costello, eseguita dai Suede. "A Time for Livin"', un'inedita cover degli Sly & the Family Stone eseguita dai Charlatans e i Chemical Brothers, segue una versione di "Ode to Billy Joe", di Bobbie Gentry, cantata da Sinéad O'Connor. "Raindrops Keep Fallin' on My Head" di Burt Bacharach è una reinterpretazione che segna il ritorno in studio dei Manic Street Preachers dopo la scomparsa di Richey Edwards, avvenuta il primo febbraio del 1995, mentre "The Magnificent" è una versione drum and bass del tema di "I magnifici sette", con sample vocali da DJ Fleka, della stazione radio serba B92. La canzone è eseguita da Bill Drummond e Jimmy Cauty (conosciuti come The KLF, ma firmatisi in questa occasione come One World Orchestra);
"Help EP".
"Help EP", uscito parallelamente all"'Help Album" contiene le seguenti tracce: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907048 | itwiki | 1,706,708,677.212345 |
Trasporti in Namibia
Questa voce raccoglie le principali tipologie di trasporti in Namibia.
Trasporti su rotaia.
Rete ferroviaria.
In totale: 2.382 km di linee ferroviarie (dati 2002).
Reti metropolitane.
Non esistono sistemi di metropolitana in Namibia.
Reti tranviarie.
Anche il servizio tranviario è assente in questa nazione.
Trasporti su strada.
Rete stradale.
Strade pubbliche: in totale 64.808 km (dati 2001)
Reti filoviarie.
Attualmente in Namibia non esistono filobus.
Autolinee.
Nella capitale della Namibia, Windhoek, ed in tutte le zone abitate operano aziende pubbliche e private, per la gestione dei trasporti urbani, suburbani ed interurbani esercitati con autobus.
Idrovie.
Il terreno assai arido della Namibia non consente l'utilizzo di acque fluviali o lacustri perennemente navigabili.
Trasporti aerei.
Aeroporti.
In totale: 135 (dati 2002)
a) con piste di rullaggio pavimentate: 21
b) con piste di rullaggio non pavimentate: 114 | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907057 | itwiki | 1,706,708,677.212378 |
Gasogeni
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907059 | itwiki | 1,706,708,677.212399 |
Banca Popolare di Novara
La Banca Popolare di Novara (BPN) è stata un istituto di credito italiano.
Il 1º giugno 2002 si fonde con la Banca Popolare di Verona - Banco S. Geminiano e S. Prospero, creando il Banco Popolare di Verona e Novara. Contestualmente alla nascita del nuovo gruppo viene ricostituita la "Banca Popolare di Novara S.p.A.".
Il 1º luglio 2007 il Banco Popolare di Verona e Novara si fonde con la Banca Popolare Italiana, dando vita al Banco Popolare.
Dal 27 dicembre 2011 "Banca Popolare di Novara", dopo la fusione della S.p.A. nella capogruppo, oltre che un marchio del gruppo Banco Popolare che contraddistingue le sue filiali poste nel nord-ovest, nel Lazio, nel sud (escluso l'Abruzzo) ed in Sardegna, ne è anche una sua Divisione con sede a Novara, che comprende le due Direzioni territoriali: Banca Popolare di Novara e Centro-Sud - cui fa capo l'area "Banco Popolare Siciliano" in Sicilia.
Storia.
La BPN nasce il 17 settembre 1871 per decreto Regio sotto forma di Società cooperativa di credito anonima per azioni, sotto la spinta di alcuni politici e imprenditori novaresi, che sostenevano la necessità di una banca che aiutasse la crescita del territorio e della sua economia. Agli inizi l'attività sociale è infatti costituita soprattutto da opere di microcredito per artigiani, piccoli imprenditori e agricoltori della zona di Novara.
Successivamente la banca ha esteso il suo giro di affari, parallelamente all'apertura di numerosi sportelli sul territorio, per poi virare sul finanziamento di grandi gruppi industriali e sulla finanza. In tempi più recenti è tornata ad occuparsi della sua clientela tradizionale, pur offrendo loro moderni servizi operativi.
Nel 1977 la BPN era l'undicesima banca italiana per raccolta.
Fino al 31 maggio 2002 è stata quotata alla Borsa di Milano.
Banca Popolare di Novara S.p.A..
Il 1º giugno 2002 la Banca Popolare di Novara si fonde con la Banca Popolare di Verona - Banco S. Geminiano e S. Prospero, creando il Banco Popolare di Verona e Novara. Contestualmente alla nascita del nuovo gruppo, a seguito del conferimento del ramo di azienda bancaria della ex Banca Popolare di Novara, viene costituita una nuova società – controllata al 100% dalla capogruppo Banco Popolare di Verona e Novara S.C. – denominata "Banca Popolare di Novara S.p.A.", presente con le filiali nei territori dell'attuale Divisione Banca Popolare di Novara.
Il 1º luglio 2007 il Banco Popolare di Verona e Novara si fonde con la Banca Popolare Italiana, dando vita al Banco Popolare, società quotata alla Borsa valori di Milano nell'allora S&P Mib, che controlla interamente la "Banca Popolare di Novara S.p.A.".
Il 27 dicembre 2011 si completa il progetto di fusione per incorporazione nel Banco Popolare con la conseguente cancellazione della vecchia denominazione sociale "Banca Popolare di Novara S.p.A." e dei relativi organi amministrativi, rimanendo un marchio commerciale del gruppo..
Divisione Banca Popolare di Novara.
Dal 27 dicembre 2011 Banca Popolare di Novara è una Divisione del gruppo Banco Popolare, presente al nord-ovest, nel Lazio, nel sud (escluso l'Abruzzo che è l'unica regione dove il gruppo non è più presente dopo la cessione di Caripe a Tercas) e nell'Italia insulare, articolata nelle due Direzioni territoriali: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907063 | itwiki | 1,706,708,677.212442 |
Shenzhou 6
La Shenzhou 6 (in cinese semplificato: 神舟六号) è una missione del programma spaziale cinese. La seconda con equipaggio. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907065 | itwiki | 1,706,708,677.212479 |
Giovanni Stobeo
Biografia.
Nato nella città di Stobi nel V secolo, la sua biografia risulta a noi nebulosa e ci è noto soprattutto per la stesura di un'opera nota col titolo "Anthologium" ("Antologia") sui principali autori greci (circa cinquecento tra poeti e prosatori, da Omero a Temistio): proprio in quanto l'ultimo autore citato è Temistio e non ci sono riferimenti cristiani, si è supposto che Stobeo vivesse in questo periodo e che fosse pagano.
L"'Anthologion".
Il testo, pervenuto a noi in uno stato complessivamente buono, pur mancante dell'inizio e con qualche lacuna, presenta una divisione in tre libri e forma due opere distinte: il primo e il secondo libro, che formano un'unica opera sotto il titolo "Estratti fisici e morali" (anche "Ecloghe", in greco Ἐκλογαὶ φυσικαὶ καὶ ἠθικαί), mentre il terzo libro forma un altro lavoro, chiamato "Florilegium" o "Sermones" (o "Antologia": Ἀνθολόγιον). Da quanto si apprende da Fozio, che ne ha preservato un'epitome risalente alla forma originaria, gli estratti erano destinati da Stobeo al figlio Settimio, come si chiariva in una lettera prefatoria che spiegava brevemente lo scopo del lavoro e dava una sintesi dei contenuti: dunque risulta evidente che si trattava di un'opera unica, originariamente divisa in quattro libri e due volumi e che i manoscritti superstiti del terzo libro sono costituiti da due libri che sono stati fusi.
Ogni capitolo dei quattro libri è preceduto da un titolo che ne descrive l'argomento. Stobeo cita più di 500 scrittori, generalmente iniziando con i poeti, e procedendo poi con storici, oratori, filosofi e medici, le cui opere per la maggior parte di questi sono perdute, tanto che a lui dobbiamo la maggior parte dei frammenti importanti dei drammaturghi: in effetti, sono citati oltre 500 passaggi da Euripide, 150 da Sofocle e oltre 200 da Menandro.
Libri I-II.
I primi due libri ("Ecloghe") sono costituiti per la maggior parte da estratti che riportano le opinioni di precedenti poeti e prosatori su vari punti della fisica, la dialettica e l'etica. Anzi, apprendiamo da Fozio che il primo libro era preceduto da una dissertazione sui vantaggi della filosofia, un resoconto delle diverse scuole di filosofia e una raccolta di opinioni di scrittori antichi sulla geometria, la musica, e l'aritmetica: tuttavia, la maggior parte di questa introduzione è perduta, tranne la parte riguardante l'aritmetica. La conoscenza che Stobeo ha della fisica è, comunque, spesso inaffidabile, anche perché l'autore tradisce una tendenza a confondere i dogmi dei primi filosofi ionici e di tanto in tanto mescola platonismo con pitagorismo. Per una parte del primo libro e gran parte del secondo, è chiaro che egli dipendeva dalle opere del filosofo peripatetico Aezio e del filosofo stoico Ario Didimo.
Il primo libro è stato diviso in sessanta capitoli, il secondo in quarantasei, anche se i manoscritti conservano solo i primi nove. Alcune delle parti mancanti del secondo libro (capitoli 15, 31, 33, e 46) si possono, tuttavia, recuperare da uno gnomologio del XIV secolo.
Libri III-IV.
Il terzo e il quarto libro ("Florilegium") sono dedicati a soggetti di natura morale, politica ed economica, anche con massime di saggezza pratica. Il terzo libro originariamente era costituito da quarantadue capitoli, e il quarto di cinquantotto.
In essi, come nella maggior parte del secondo, si tratta di etica: nel terzo, di virtù e vizi, a coppie; nel quarto, di soggetti etici e politici più generali, spesso citando estratti per illustrare i pro ed i contro di una domanda in due capitoli successivi. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907067 | itwiki | 1,706,708,677.212512 |
Shenzhou 5
La Shenzhou 5 (in cinese semplificato: 神舟五号) è una missione del programma spaziale cinese. La prima missione cinese con equipaggio. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907073 | itwiki | 1,706,708,677.212567 |
Songs for the Siren
Songs for the Siren è un album del 2006 di David Knopfler. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907074 | itwiki | 1,706,708,677.212588 |
Turca
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907078 | itwiki | 1,706,708,677.212605 |
Spazio prehilbertiano
In matematica, lo spazio prehilbertiano o spazio hermitiano è uno spazio vettoriale reale o complesso nel quale è definito un prodotto interno. Si tratta di una struttura algebrica che fa da collegamento tra lo spazio vettoriale semplice e lo spazio di Hilbert, che è uno spazio prehilbertiano completo, tale cioè che la metrica indotta dal prodotto interno sia completa.
Definizione.
Uno spazio prehilbertiano è una coppia formula_1, dove formula_2 è uno spazio vettoriale reale o complesso e formula_3 è un prodotto interno.
Sia formula_4 uno spazio vettoriale complesso o reale. Un prodotto interno sul campo formula_5 (definito come formula_6 o formula_7) è una mappa:
che associa ad ogni coppia di elementi formula_9 e formula_10 lo scalare formula_11.
Si tratta di una forma sesquilineare simmetrica definita positiva che soddisfa i seguenti assiomi per formula_12 e formula_13:
In altre parole, per ogni formula_20 fissato, le applicazioni
sono rispettivamente lineare e antilineare.
In fisica è convenzione parlare di forma hermitiana in presenza di un funzionale lineare nel secondo argomento e anti-lineare nel primo, cioè all'opposto della convenzione generalmente in uso tra i matematici. Questo perché in meccanica quantistica, nella notazione bra-ket (che porta grosse somiglianze con un prodotto scalare), per vari motivi è più comodo considerare i vettori nella seconda posizione ("ket") e i loro coniugati nella prima ("bra").
Presso alcuni autori si opera la distinzione che formula_3 è inteso nel senso matematico e formula_23 nel senso fisico. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907080 | itwiki | 1,706,708,677.212629 |
Torre colombaia
La torre colombaia è una forma architettonica, utilizzata in diverse epoche per l'allevamento dei colombi.
Storia.
La torre colombaia è una costruzione tipica del paesaggio rurale fin dal medioevo, legata in particolare ai regimi feudali, che si servivano dell'allevamento dei columbidi per diversi scopi, quali l'agricoltura e in particolare la concimazione dei terreni, la caccia, l'alimentazione o per fini di protezione. Il privilegio di tenere colombi costituiva del resto un esplicito diritto dei feudatari, come è stato documentato fin nel XIV secolo in Lombardia e in Emilia, e che, tuttavia, si differenziava per aree e per prestigio sociale, com'era ad esempio precisato dalla legislazione in Francia. Successivamente, ai predetti scopi se ne aggiunsero di altri, come l'utilizzo militare, per le comunicazioni, o per il tiro al piccione in ambito sportivo.
Architettura.
Nella maggior parte dei casi tali "torri" avevano forma circolare, ma potevano anche essere di forma quadrangolare. All'interno si trovavano le cellette che ospitavano i volatili per il loro allevamento. Spesso tali torri avevano la doppia funzione di torre colombaia e di torre d'avvistamento; ad ogni modo esse non avevano alcuna funzione difensiva "attiva", data la loro inadeguatezza a tale compito, e potevano solamente essere d'aiuto per intimorire il nemico in arrivo, incapace di distinguere, per via della distanza, la reale natura della torre. Va tuttavia osservato che Pietro de' Crescenzi nel trattato "Ruralium Commodorum libri XII" (scritto tra il 1304 ed il 1309) consigliava, per meglio difendere un podere dai briganti, di dotarlo di una piccola torre e, negli stessi anni, gran parte delle aziende agricole del territorio pavese erano dotate di piccole torri provviste, all'ultimo piano, di colombaia. Se quindi tali strutture potevano rivelarsi inefficaci contro grossi corpi di uomini armati, avevano sicuramente maggiore fortuna, come fortificazioni di rifugio, contro attacchi di briganti o di piccole bande di saccheggiatori.
Diffuse in tutto il mondo, se ne trovano alcune di particolare pregio architettonico, come ad esempio quella della delizia del Verginese, in provincia di Ferrara. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907083 | itwiki | 1,706,708,677.212673 |
Petromyzon marinus
La lampreda di mare ("Petromyzon marinus" ), è una specie appartenente alla classe degli Agnati, predatore parassita di altri pesci.
Distribuzione e habitat.
Questa specie dimora presso i litorali marini e risale lungo i fiumi nel periodo della riproduzione (tipico esempio di migrazione anadroma), che avviene in zone con correnti rapide e fondali ghiaiosi.
È una specie diffusa lungo tutte le coste europee, sia del Mediterraneo che dell'Atlantico; la si trova anche in America settentrionale, da Terranova alla Florida.
In Italia è presente lungo tutte le coste marine, lungo il corso medio e inferiore del Po, e nei fiumi Ticino, Lambro, Scrivia, Adige, Arno, Tevere e Magra.
Descrizione, vita e caratteristiche.
Corpo lungo fino a 1,2 metri con un peso che arriva fino a , cilindrico affusolato, compresso posteriormente, con una doppia pinna dorsale; bocca ovale con piastra sopraorale munita di due denti vicini tra loro, piastra suborale con 7-9 denti e 4 piastre labiali con due denti ciascuna.
Gli esemplari adulti hanno una livrea bruno-nerastra sul dorso, con macchie scure su fondo giallo verdastro sui fianchi e il ventre biancastro, mentre gli esemplari giovani presentano una colorazione uniforme bruno-chiara.
La lampreda di mare adulta è un parassita che attacca molti pesci marini e d'acqua dolce, compresi salmoni, trote, aringhe, sgombri e alcuni squali. Si attacca alla preda con i denti e ne succhia il sangue utilizzando la ruvida lingua. Per la riproduzione, migra dal mare all'acqua dolce. L'apertura del canale di Welland nel 1929 permise alle lamprede di mare di arrivare ai Grandi Laghi del Nord America, costringendole però a restarvi, senza più sbocco al mare, e provocandone un'enorme diffusione a spese delle specie locali.
Riproduzione.
Gli accoppiamenti avvengono tra la primavera e l'inizio dell'estate, dopo che la coppia risale i corsi dei fiumi e scava tra la ghiaia una buca in cui vengono deposte le uova di circa 1 mm di diametro. <br>
Durante la risalita, le lamprede non si nutrono e, dopo la deposizione, muoiono. <br>
Dopo la schiusa le larve, che hanno colore uniforme e un'unica pinna dorsale, si spostano in tratti di fiume a corrente tranquilla e trascorrono nel fango da 2 a 5 anni prima di compiere la metamorfosi, dopo la quale, raggiunta una lunghezza di 10-20 cm, migrano verso il mare.
Alimentazione.
È un ectoparassita di merluzzi, sgombri, aringhe ed altri pesci, ai quali succhia il sangue, grazie al suo apparato boccale.
Specie protetta.
La convenzione di Berna (Appendice III) annovera "Petromyzon marinus" tra la fauna protetta. Nella lista rossa della IUCN, viene indicata attualmente come specie LC, cioè a "bassa preoccupazione". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907085 | itwiki | 1,706,708,677.212729 |
Racconti della tenda rossa
Racconti della tenda rossa è il primo album in studio del 1991 di Franco Mussida. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907089 | itwiki | 1,706,708,677.212759 |
Salvador Jovellanos
Fu presidente del Paraguay dal 1871 al 1874.
Jovellanos emigrò molto giovane, stabilendosi a Buenos Aires. Tornò ad Asunción quando seppe che era stata occupata dagli Alleati (1º gennaio 1869) nel corso della guerra della Triplice Alleanza e rivolse agli occupanti una petizione affinché permettessero la formazione di un governo provvisorio paraguaiano. Costituitosi il Governo Provvisorio Nazionale sotto la presidenza di Cirilo Antonio Rivarola (15 agosto 1869), Jovellanos fu tesoriere generale (1869-1870) e ministro delle Finanze dopo le dimissioni di Díaz de Bedoya (1870).
Eletto deputato alla Convenzione Nazionale Costituente (1870), Jovellanos partecipò alla redazione della nuova Costituzione, quindi fu ministro della Guerra e della Marina e dell'Interno ("ad interim", nel 1871) nel governo Rivarola. Divenuto vicepresidente dopo la morte del vicepresidente Cayo Miltos (7 gennaio 1871), Jovellanos succedette a Rivarola come presidente della Repubblica in seguito alle dimissioni di questi (18 dicembre 1871) fino alla scadenza regolare del mandato (25 novembre 1874).
Durante il governo di Jovellanos furono conclusi i trattati di pace col Brasile e l'Uruguay, mentre per finanziare la ricostruzione del paese fu contrattato con il Regno Unito un prestito di 2 milioni di sterline (di cui solo 124.000 furono effettivamente consegnate), cancellato definitivamente nel 1961.
Jovellanos dovette affrontare tre sollevazioni dei suoi oppositori politici tra il marzo 1873
e l'aprile 1874, tutte represse tranne l'ultima. La rivoluzione di Campo Grande, guidata da Juan Bautista Gill e dal generale Bernardino Caballero vide infatti la sconfitta del presidente Jovellanos, che rimase in carica ma dovette affidare a Caballero il Ministero dell'Interno.
Concluso il mandato, Jovellanos trascorse i suoi ultimi anni in volontario esilio a Buenos Aires. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907090 | itwiki | 1,706,708,677.212784 |
Taara
Taara rappresenta il Dio supremo dei Popoli finnici. Nella specifica mitologia finlandese corrisponde al Dio del tuono mentre i quella estone è il Dio del cielo.
Citazioni epiche.
Viene citato sia nel poema finlandese Kalevala che in quello estone Kalevipoeg.
Mitologia Finlandese ed Estone.
Nel "Kalevala", si narra di fatti leggendari avvenuti nella terra di Kaleva (regno e nome del suo terzo figlio) mentre nel "Kalevipoeg" si narra della sua progenie, di cui il primo divenne un abile artigiano in Russia, il secondo divenne valoroso guerriero in Norvegia ed infine il terzo (Kalev) che, volato verso l'Estonia sul dorso della "Grande Aquila del nord" vi fondò un regno una volta ridisceso sulla terra.
Nella mitologia estone Taara corrisponde al Dio supremo di tutto il popolo estone ed in entrambe le mitologie ha delle varianti del nome (come Tooru, Tharapita e/o Tarapitha), che lo riconducono al nome germanico di Thor.
Altre documentazioni.
Enrico di Livonia.
L'autore, conosciuto come "Henricus de Lettis", era probabilmente un prete cattolico tedesco vissuto nei paesi baltici in epoca medioevale che assistette a fatti a lui contemporanei e che descrisse nelle sue testimonianze giunte sino a noi come le Cronache di Enrico di Livonia.
Tra queste ci sono dei riferimenti a Tharapita o Tharaphitam che li ricollegano al Dio finnico-estone Taara.
In queste citazioni (scritte in latino volgare) il Dio è menzionato cinque volte:
"... in confinio Vironie tres villas baptizaverunt, ubi erat mons et silva pulcherrima, in qua dicebant indigene magnum deum Osiliensium natum, qui Tharapita vocatur, et de illo loco in Osiliam volasse. Et ibat alter sacerdos succidens imagines et similitudines deorum ibi factas, et mirabantur illi, quod sanguis non efflueret, et magis sacerdotum sermonibus credebant."
"Gaudet exercitus christianorum, exclamant, Deum exorant. Clamant et illi, gaudentes in Tarapitha suo. Illi nemus, isti Iesum invocant, in cuius nomine ac laude fortifer ascendunt, ad summitatem valli perveniunt, fortissime et ab illis repelluntur. "
"... alii presbyteri alios rigaverunt, qui et in urbem cum gaudio ducuntur, ut Christum predicent, ut Tharaphitam, qui deus fuit Osilianorum, eiciant..."
" Obediunt, restituere promittunt, presbyteros secum ad castra sua ducunt, qui Christum predicent, qui Tharapitha cum ceteris paganorum diis eiciant, qui populum sacro baptismate tingant. "
"Quo completo, quo facto, populo videlicet cuncto baptizato, Tharaphita eiecto, Pharaone submerso, captivis liberatis, redite cum gaudio Rigenses." | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907101 | itwiki | 1,706,708,677.21283 |
Gran premio di Gran Bretagna 1982
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907103 | itwiki | 1,706,708,677.212874 |
Fei Junlong
Junlong è nato nella provincia cinese Jiangsu, si è sposato nel 1991 ed ha un figlio. Nel 1982 è stato reclutato dalle forze aeree dell'Esercito Popolare di Liberazione diventando pilota e raggiungendo il grado di colonnello.
È stato selezionato per diventare taikonauta nel 1998 ed è stato fra i cinque finalisti per la prima missione con equipaggio cinese (Shenzhou 5). Ha volato con la Shenzhou 6 nell'ottobre del 2005 trascorrendo in orbita 4 giorni, 19 ore e 33 minuti ed atterrando nella Mongolia Interna. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907107 | itwiki | 1,706,708,677.212896 |
TUI fly
TUI fly Deutschland, precedentemente TUIfly, è una compagnia aerea leisure tedesca di proprietà della compagnia di viaggi e turismo TUI Group. Ha sede all'aeroporto di Hannover con basi in molti altri aeroporti tedeschi. TUI fly Deutschland fa parte dell'unità aerea del Gruppo TUI.
Storia.
Formazione.
La compagnia aerea è stata costituita nel 2007 dalla fusione di Hapag-Lloyd Flug e Hapag-Lloyd Express come filiale di TUI Travel. I codici della compagnia aerea del suo predecessore sono ancora in uso e il precedente indicativo di chiamata YELLOWCAB è rimasto in uso fino a quando non è stato cambiato in TUIJET il 24 settembre 2010.
Nel secondo trimestre del 2007 il load factor si attestava intorno al 79%, dopo circa il 92% dell'anno precedente. Successivamente, l'azienda ha chiuso le sue basi di Lipsia-Halle e Brema. Il 29 gennaio 2008 sono stati annunciati i piani per fondere TUIfly con Eurowings e Germanwings (i marchi a basso costo di Lufthansa) in una holding congiunta e indipendente, ma sono stati ritirati poiché i colloqui si sono rivelati infruttuosi.
TUI Travel ha confermato il 27 marzo 2009 di aver siglato una partnership strategica con Air Berlin che avrebbe visto TUI Travel acquisire una partecipazione del 20% in Air Berlin e Air Berlin il 20% in TUI fly Germany. A causa di questioni normative, questo valore è stato modificato al 9,9%. Air Berlin avrebbe noleggiato anche 17 aeromobili di TUI fly e si sarebbe occupata di tutti i collegamenti domestici di TUI fly in Germania. TUI si sarebbe concentrata sui servizi charter con 21 aeromobili della flotta rimanente. Dal 25 ottobre 2009, tutti i voli nazionali tedeschi precedentemente operati da TUI fly Germany sono stati rilevati da Air Berlin, così come tutti i voli verso Austria, Italia e Croazia. La maggior parte di questi voli è ancora operata da TUI fly Germany, ma è commercializzata da Air Berlin.
Sviluppi dal 2013.
Nel dicembre 2013, TUI fly Deutschland ha abbandonato la sua caratteristica livrea gialla e l'ha sostituita con il nuovo design blu già introdotto da TUI Netherlands, TUI Belgium e TUI Airways. Il primo aereo con i nuovi colori è arrivato ad Hannover il 17 febbraio 2014. La livrea è stata nuovamente aggiornata, a partire dal 2016, con nuovi titoli rivisti abbreviati da "TUIfly" a "TUI".
Nel settembre 2014, TUI fly Deutschland ha deciso di trasferire le proprie operazioni all'aeroporto di Zweibrücken nel vicino aeroporto di Saarbrücken, poiché l'aeroporto di Zweibrücken ha dovuto affrontare il fallimento e un futuro incerto. Nel gennaio 2016, TUI fly Deutschland ha anche annunciato che avrebbe lasciato l'aeroporto di Amburgo a causa della crescente concorrenza dei vettori low cost. Le rotte stagionali estive non sono riprese e tutte le destinazioni rimanenti sono state cancellate entro marzo 2016.
Nel settembre 2016 sono stati annunciati i piani per fondere TUI fly Deutschland con le operazioni charter di Air Berlin, parzialmente gestite da TUI fly Germany, e con l'intera controllata austriaca di Air Berlin Niki. Il 5 ottobre 2016, TUI fly Deutschland ha confermato di essere in trattative con Air Berlin ed Etihad Airways per creare una nuova holding per operazioni leisure. La nuova compagnia avrebbe dovuto servire importanti destinazioni turistiche da Germania, Austria e Svizzera. Nel giugno 2017, TUI Group ed Etihad Aviation Group hanno annunciato che non avrebbero continuato i negoziati sulla prevista joint venture.
Nel 2017, il gruppo TUI ha ordinato 70 737 MAX: l'ordine è composto da 18 MAX 10, con le restanti varianti non specificate. Nel gennaio 2019 è stato dichiarato che TUI fly Deutschland riceverà 25 di questi 737 MAX fino al 2023.
Dopo la scomparsa della Germania all'inizio del 2019, TUI fly Deutschland ha annunciato che avrebbe fatto base all'aeroporto di Norimberga per rilevare diverse destinazioni. Nel novembre 2019, è stato annunciato che la compagnia aerea prevedeva di operare i propri voli a lungo raggio verso destinazioni nei Caraibi e in Messico, simili alle sue compagnie aeree sorelle. Inizialmente, la compagnia aerea avrebbe assunto due Boeing 787 per operare questi voli con l'intenzione di aumentare questo numero in futuro. Questi voli erano originariamente previsti per l'inizio della stagione invernale 2020/21, con servizi di linea e charter verso la Repubblica Dominicana, il Messico, la Giamaica e le Barbados. Tuttavia, questi piani sono stati accantonati per il prossimo futuro a seguito della pandemia di COVID-19.
Nell'ottobre 2020, TUI fly Deutschland ha ritirato l'ultimo degli oltre 20 Boeing 737-700. Molti di loro erano stati precedentemente gestiti in wet lease a lungo termine per conto della defunta Air Berlin. Nel dicembre 2020, la compagnia ha annunciato un importante ridimensionamento delle operazioni con una riduzione del numero di aeromobili, interrompendo tutti i servizi da Colonia/Bonn, Basilea/Mulhouse, Paderborn/Lippstadt e Karlsruhe/Baden-Baden.
Flotta.
Flotta attuale.
A maggio 2023 la flotta di TUIfly è così composta:
Flotta storica.
TUIfly operava in precedenza con i seguenti aeromobili: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907114 | itwiki | 1,706,708,677.21293 |
Grosso guaio a chinatown
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907115 | itwiki | 1,706,708,677.212969 |
O Fado
O Fado è il quindicesimo album del 2001 di Eugenio Finardi, realizzato insieme a Francesco Di Giacomo, Marco Poeta ed Elisa Ridolfi. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907116 | itwiki | 1,706,708,677.212987 |
Lampetra planeri
La lampreda di ruscello (Lampetra planeri (Bloch 1784)), è una specie appartenente alla classe degli Agnati.
Distribuzione e habitat.
Questa specie dimora stabilmente in acqua dolce, soprattutto corrente, ma anche in ambienti lacustri, fossati e ruscelli; sembra tuttavia prediligere quelli melmosi.
È presente ma rara in Italia lungo il versante tirrenico fino al fiume Sele, anche a quote superiori a 600 m s.l.m.
È nota una popolazione isolata nel fiume Pescara, sul versante adriatico.
Descrizione.
Corpo lungo fino a 20 cm, cilindrico affusolato, compresso nella parte posteriore; pinne dorsali contigue; denti disposti come nella "Lampetra fluviatilis", ma più piccoli ed ottusi.
Gli esemplari adulti hanno una colorazione grigio-verde con riflessi bluastri sul dorso, giallo tenue sui fianchi e bianco sul ventre.
Alimentazione.
A differenza delle altre lamprede, non parassita gli altri pesci: i giovani si nutrono di piccoli organismi animali che trovano nel sedimento, mentre gli adulti non si nutrono, in quanto dopo la metamorfosi,il canale alimentare degenera in un filamento di tessuto non funzionante. Nel giro di pochi mesi, dopo essersi riprodotte, muoiono.
Riproduzione.
Si riproduce tra aprile e giugno. Gli adulti non hanno molta cura nel preparare il sito di riproduzione; le uova di 1 mm si schiudono in circa 3 settimane; la vita nello stadio larvale si protrae per 3-5 anni e termina con il raggiungimento della maturità sessuale; la vita da adulto dura solamente pochi mesi durante i quali non si nutre; la morte avviene dopo la riproduzione. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907117 | itwiki | 1,706,708,677.213023 |
Niè Hǎishèng
Hǎishèng è nato nella provincia Hubei, è sposato con Niè Jiélín ed ha una figlia. Dopo essersi diplomato è stato reclutato dalle forze aeree dell'Esercito Popolare di Liberazione diventando pilota e raggiungendo il grado di colonnello.Il 12 giugno 1989 mentre volava a circa di altezza il suo aereo ha avuto un'esplosione ed ha perso il motore costringendo Hǎishèng ad abbandonare il velivolo.
Nel 1998 è stato selezionato per diventare taikonauta, fu tra i finalisti per diventare il primo cinese nello spazio ma arrivò terzo. Ciononostante è partito da Jiuquan con la missione Shenzhou 6 nell'ottobre del 2005 trascorrendo in orbita 4 giorni, 19 ore e 33 minuti ed atterrando nella Mongolia Interna.
Dopo essere stato selezionato per l'equipaggio di riserva della Shenzhou 9 è tornato nello spazio l'11 giugno 2013 a bordo della Shenzhou 10 restando in orbita per 15 giorni e lavorando anche all'interno della stazione spaziale Tiangong 1. È atterrato il successivo 26 giugno nella Mongolia Interna.
A lui è dedicato l'asteroide 9517 Niehaisheng. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907118 | itwiki | 1,706,708,677.213056 |
Etnia russa
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907121 | itwiki | 1,706,708,677.213103 |
Non mettere le dita nel naso
Non mettere le dita nel naso è il primo album in studio del cantautore italiano Francesco Di Giacomo, pubblicato nel 1989 dalla Iperspazio.
Descrizione.
Nonostante sia uscito a nome del cantautore, il disco è riconducibile alla produzione del Banco del Mutuo Soccorso (gruppo del quale Di Giacomo fece parte), in quanto accompagnato dal resto del gruppo. Inoltre tutti i brani sono stati firmati, come da consuetudine, dal cantante assieme al tastierista Vittorio Nocenzi (la copertina stessa riporta "Il Banco presenta Francesco Di Giacomo").
Il disco è uscito per l'etichetta Iperspazio, distribuita dalla Dischi Ricordi. Nella prima ristampa in CD è stata aggiunta la traccia "Hey Joe", cover del brano di Billy Roberts reso celebre da Jimi Hendrix, cantato da Di Giacomo insieme a Sam Moore, arrangiato e realizzato da Alessandro Centofanti e pubblicato su disco mix nel 1990. Nel 2004 questo album è stato nuovamente ristampato, in questo caso dalla NAR International, con il titolo "Banco d'accusa" e una nuova copertina, sempre intestato a Di Giacomo.
Tracce.
Testi di Francesco Di Giacomo, musiche di Vittorio Nocenzi. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907127 | itwiki | 1,706,708,677.213127 |
Stobi
Stobi era una città della regione storica della Peonia, conquistata dai macedoni, incorporata in seguito nella provincia romana detta Macedonia Salutaris e situata nell'attuale Macedonia del Nord; è nota come Gradsko.
È collocata sulla principale rotta che porta il Danubio al Mar Egeo ed era costruita sull'inserzione dei due fiumi Erigon e Axios, dove costituiva un importante centro commerciale e militare a causa della posizione strategica.
Oggi è uno dei siti archeologici macedoni più importanti.
Il periodo preromano.
La città di Stobi fu costruita dal popolo dei Peoni nella fertile valle del Vardar, vicino all'unione dei due fiumi Erigon e Axios e rappresentò subito un centro economico importante, specializzandosi specialmente nella produzione di marmo, proveniente dal vicino monte Klepa, sviluppandosi fino a raggiungere l'estensione di circa 25000 m² e scalzando Bylazora da capitale della Peonia, fino alla conquista dell'intera regione da parte dei macedoni.
Filippo II conquistò la Peonia nel 350 a.C., annettendo questo territorio nel suo regno. Tuttavia concesso una certa indipendenza, per il fatto che i sovrani peoni poteva ancora regnare in quanto rappresentanti del monarca macedone.
Fra il IV e il III secolo a.C. la popolazione di Stobi era già completamente ellenizzata.
Il periodo romano.
Nel 168 i romani sconfiggono Perseo di Macedonia e la Macedonia viene divisa in quattro repubbliche separate. Solo nel 148 le quattro aree saranno riunificate in un'unica provincia romana.
La città si trovava al crocevia di molte vie romane, in particolar modo di alcune diramazione della via Egnatia e della Via Militaris.
La città viene menzionata per la prima volta da Livio nel 197 e con Augusto conosce un periodo di grande incremento demografico, come documenta l'ampliamento dell'area urbana con molte nuove costruzioni. I cittadini di Stobi godettero addirittura dello "ius Italicum" e la città fu a capitale della provincia romana Macedonia Salutaris, l'imperatore Teodosio I si stabilì addirittura a Stobi nel 388.
Lo sviluppo della città fu però stroncato nel V secolo da due eventi: il saccheggio da parte degli Ostrogoti di Teodorico nel 479 ed il terremoto del 518. Le invasioni degli Avari nel VI secolo contribuirono a far decadere definitivamente l'economia e lo sviluppo della città. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907134 | itwiki | 1,706,708,677.213158 |
Romeno (Trento)
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907135 | itwiki | 1,706,708,677.213185 |
Juan Bautista Gill
Fu presidente del Paraguay dal 25 novembre 1874 al 12 aprile 1877, quando fu ucciso nel corso di una rivoluzione.
Biografia.
Dopo studi incompleti a Buenos Aires, Gill si arruolò nell'esercito paraguaiano e combatté nella guerra della Triplice Alleanza (1864-1870), fu catturato dagli Alleati e rientrò ad Asunción nel gennaio del 1869. Ministro delle Finanze sotto Cirilo Antonio Rivarola (1870-1871), fu accusato di malversazione dalla Camera dei deputati (18 agosto 1871): per farlo sfuggire al giudizio del Senato, Rivarola sciolse il Congresso (15 ottobre 1871) e indisse nuove elezioni, scatenando una rivolta a Tacuarel che dovette essere repressa con la forza. Eletto presidente del Senato (1871), mettendosi così al sicuro dai provvedimenti giudiziari, Gill dovette dimettersi comunque per il suo antagonismo col ministro dell'Interno ed andare in esilio.
Gill organizzò due insurrezioni contro il presidente Salvador Jovellanos assieme al generale Bernardino Caballero, e dopo il successo di quella di Campo Grande (12 febbraio 1874) preparò la propria candidatura alla presidenza della Repubblica. Eletto presidente (25 novembre 1874), aumentò la pressione fiscale per risollevare il bilancio dello Stato, dissanguato dalla lunga guerra della Triplice Alleanza, e chiese la mediazione del presidente statunitense Rutherford Birchard Hayes per stabilire il confine con l'Argentina nel Chaco Boreal, firmando un trattato di pace e ottenendo il ritiro delle truppe d'occupazione.
Gill affrontò e represse diverse rivolte, ma fu ucciso infine il 12 aprile 1877, nel corso di una rivolta organizzata anche da Rivarola, e la carica passò al vicepresidente Higinio Uriarte. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907144 | itwiki | 1,706,708,677.213208 |
Volo suborbitale
Un volo suborbitale è un volo spaziale che raggiunge lo spazio, ma la cui orbita interseca l'atmosfera o la superficie del corpo da cui è partito il volo, non riuscendo quindi a compiere una completa rivoluzione.
Per esempio, un oggetto lanciato dalla terra che raggiunga i 100 km sul livello del mare, e che poi precipiti nuovamente sulla terra, compie effettivamente un volo suborbitale. Alcuni voli suborbitali sono stati intrapresi per testare veicoli spaziali e razzi vettori per successivi voli orbitali. Altri veicoli sono specificamente progettati solo per effettuare voli suborbitali; esempi includono veicoli con pilota come lo X-15 o lo SpaceShipOne, e veicoli senza pilota come i missili balistici intercontinentali (ICBM) e i razzi da ricerca.
I voli suborbitali sono distinti dai voli che riescono a raggiungere un'orbita, ma poi utilizzano dei retrorazzi per uscire dall'orbita prima di completare un intero periodo orbitale. Quindi i voli del Sistema di Bombardamento Orbitale Frazionale (Fractional Orbital Bombardment System) non sono considerati come suborbitali, ma semplicemente voli verso un'orbita terrestre bassa (LEO).
Requisiti di altitudine.
Per definizione, un volo suborbitale (in partenza dalla terra) raggiunge un'altitudine superiore ai 100 km sul livello del mare. Questa altitudine, nota come la linea di Kármán, fu scelta dalla Fédération Aéronautique Internationale perché corrisponde più o meno al punto dove un velivolo con una velocità tale da sostentarsi con la portanza dell'atmosfera terrestre inizierebbe a volare più velocemente della velocità orbitale.
Orbita.
Durante la caduta libera, la traiettoria è parte di un'orbita ellittica descritta da un'equazione orbitale. La distanza del perigeo è minore del raggio della terra, dunque l'ellisse interseca la terra, e quindi il velivolo non riesce a completare un'orbita. L'asse maggiore è verticale, l'asse semi-maggiore e più di metà del raggio della terra, e quasi sempre meno del raggio.
Velocità, distanza orizzontale, altitudine.
Per minimizzare il delta-v richiesto (una quantità astrodinamica che indica il carburante impiegato in manovre orbitali), la parte del volo a più alta quota è effettuata con il motore del razzo spento (questa è tecnicamente chiamata caduta libera anche per la parte ascendente della traiettoria). La massima velocità in un volo è ottenuta alla più bassa altitudine di questa traiettoria in caduta libera, sia quando il velivolo sta ascendendo che quando sta discendendo.
Se lo scopo del volo è semplicemente di raggiungere lo spazio, ad esempio per concorrere per il Premio Ansari X, uno spostamento orizzontale non è richiesto. In questo caso il più basso delta-v richiesto è di circa 1,4 km/s per un volo suborbitale con velocità massima di circa 1 km/s. Volando più lentamente e con minore caduta libera, necessiterebbe di un maggiore delta-v.
Si confrontino questi dati con i voli orbitali: un'orbita terrestre bassa (LEO), con un'altitudine di circa 300 km, ha bisogno di una velocità di circa 8 km/s, e richiede un delta-v di circa 10 km/s.
Per voli suborbitali che coprano una distanza orizzontale, la massima velocità e il delta-v richiesto sono intermedi fra quelli per un volo verticale ed una LEO. La velocità massima nelle parti più basse della traiettoria è ora composta da una componente orizzontale ed una verticale. Più è elevata la distanza orizzontale percorsa, più elevate saranno entrambe le velocità e l'altitudine massima. Per il razzo V-2, che raggiungeva di poco lo spazio con una distanza percorsa di circa 330 km, la velocità massima era di 1,6 km/s. La SpaceShipTwo, che è in via di sviluppo, avrà una simile orbita in caduta libera, ma la velocità massima annunciata è di 1,1 km/s (forse a causa di uno spegnimento del motore ad un'altezza più elevata).
Per quanto riguarda distanze percorse ancora maggiori, a causa dell'orbita ellittica, la massima altitudine può essere anche molto più elevata di quella di una LEO. In un volo intercontinentale, come quello di un missile balistico intercontinentale o di un possibile futuro veicolo spaziale commerciale, la velocità massima è di circa 7 km/s, e la massima altitudine di circa 1200 km. Si noti che un volo intercontinentale ad un'altitudine di 300 km necessiterebbe di un delta-v maggiore di quello di una LEO.
Ogni volo che ritorni alla superficie, inclusi i voli suborbitali, subisce il rientro atmosferico. La velocità all'inizio del rientro è sostanzialmente la massima velocità del volo. Il riscaldamento aerodinamico causato varierà di conseguenza: è molto meno per un volo con velocità massima di soli 1 km/s rispetto a quello subito da un volo con velocità massima di 7 o 8 km/s.
Durata del volo.
In un volo verticale ad altitudini non troppo elevate, il tempo della caduta libera corrisponde sia per la parte ascendente che per quella discendente alla velocità massima divisa per l'accelerazione di gravità; quindi con una velocità massima di 1 km/s in totale la durata del volo sarebbe di 3 minuti e 20 secondi. La durata del volo prima e dopo la caduta libera può variare.
Per un volo intercontinentale, la fase propulsiva dura dai 3 ai 5 minuti, la caduta libera (la parte centrale del volo) circa 25 minuti. Per un ICBM, la fase di rientro dura circa 2 minuti; questa fase è invece più lunga per qualsiasi volo con atterraggio morbido, come per un possibile futuro volo commerciale.
I voli suborbitali possono durare molte ore. La sonda spaziale Pioneer 1 fu la prima sonda della NASA che doveva raggiungere la Luna. Un fallimento parziale invece le fece seguire una traiettoria suborbitale, con la quale rientrò nell'atmosfera terrestre 43 ore dopo il lancio.
Profili di volo.
Nonostante ci siano molteplici possibili profili per un volo suborbitale, alcuni di questi sono più comuni di altri.
Missili balistici.
I primi veicoli suborbitali che raggiunsero lo spazio furono i missili balistici. Il primo missile balistico a raggiungere lo spazio fu il V-2 dei Nazisti all'inizio del 1944 (la data precisa è incerta), che raggiunse un'altitudine di 189 km. Quello fu il primo oggetto costruito dall'uomo a raggiungere lo spazio. Negli anni '50, gli Stati Uniti e l'URSS svilupparono dei Missili Balistici Intercontinentali (ICBM) di gittata molto maggiore. Oggigiorno ci sono molte nazioni che possiedono degli ICBM ed ancor più che possegono dei missili balistici a medio raggio (Intermediate Range Ballistic Missiles, IRBM).
Voli turistici.
Il turismo spaziale cercherà inizialmente di giungere ad un'altitudine richiesta per poter essere classificato come volo spaziale. La traiettoria di volo sarà probabilmente o verticale o comunque molto ripida, con il velivolo che atterra nello stesso sito del decollo.
Il velivolo probabilmente spegnerà i propri motori molto prima di raggiungere l'altitudine massima e quindi rallenterà progressivamente fino al punto più elevato della traiettoria. Per qualche minuto, dal momento in cui i motori vengono spenti fino al punto in cui l'atmosfera inizia a rallentare l'accelerazione verso il basso, i passeggeri potranno provare la sensazione di assenza di peso.
Nel 2004, un certo numero di compagnie ha lavorato su velivoli di questo tipo per la competizione "Premio Ansari X". SpaceShipOne è stata dichiarata ufficialmente come vincitrice della competizione da Rick Searfoss il 4 ottobre 2004, dopo aver completato due voli in due settimane.
Nel 2005, Sir Richard Branson del Virgin Group ha annunciato la creazione della Virgin Galactic e il suo programma per la creazione di un velivolo da 9 posti di tipo SpaceShipTwo chiamato VSS "Enterprise".
Esperimenti scientifici.
Un altro uso frequente dei velivoli suborbitali consiste nei razzi per ricerca scientifica. I voli scientifici suborbitali iniziarono negli anni '20 quando Robert Goddard lanciò il primo razzo a propellente liquido, che però non raggiunse lo spazio. I voli dei razzi moderni iniziarono al termine degli anni '40 usando dei velivoli derivati dai missili balistici V-2 dei Nazisti. Oggi ci sono dozzine di differenti razzi sul mercato, prodotti da una grande varietà di industrie in varie nazioni. I razzi impiegati per voli suborbitali di ricerca scientifica vengono detti razzi-sonda. Tipicamente, i ricercatori vogliono condurre degli esperimenti in condizioni di microgravità o al di sopra dell'atmosfera. Sono state riportate numerose offerte da parte di ricercatori desiderosi di condurre esperimenti sullo SpaceShipOne, ma le offerte sono state rimandate fino alla prossima versione del velivolo .
Voli intercontinentali.
Un altro mercato promettente per i velivoli spaziali suborbitali sono i voli intercontinentali. Ricerche come quelle effettuate per il progetto X-20 Dyna-Soar suggeriscono che un volo suborbitale semi-balistico potrebbe viaggiare dall'Europa al Nord America in meno di un'ora.
La dimensione del razzo necessaria per ottenere questo tipo di volo, relativamente al carico utile, è simile a quella di un ICBM. Gli ICBM hanno un delta-v minore di quello necessario per raggiungere un'orbita, e quindi questo sarebbe un fattore di costo inferiore.
Per questo, a causa dell'alto costo, questo utilizzo verosimilmente sarà limitato a voli con carico di alto valore ed urgenza, come i voli corriere, oppure potrebbe essere considerato come la più avanzata forma di business jet; oppure potrebbe essere considerato come uno sport estremo e per operazioni militari di rapido impiego.
Raggiungere l'orbita.
Gli operatori commerciali potrebbero usare i voli suborbitali per ottenere costanti progressi fino ad ottenere un volo orbitale. I velivoli di test potranno raggiungere velocità sempre più alte, fino a raggiungere l'orbita terrestre bassa. Tuttavia, c'è un grande dibattito a proposito della validità di questo approccio, vista la grande differenza di scala dei due problemi (volo suborbitale e volo orbitale). Comunque, esistono effettivamente dei progetti ad ala fissa e singolo stadio come Skylon, quindi questo approccio potrebbe non essere così impercorribile.
Cavi trainanti.
È stato proposto di usare dei cavi trainanti ("tethers"), per portare in orbita dei carichi utili in traiettoria suborbitale. Per esempio una stazione spaziale orbitante potrebbe estendere un cavo, e un velivolo suborbitale potrebbe avvicinarsi ed agganciarsi. Se fosse fattibile, questo metodo sarebbe molto meno costoso di dover lanciare direttamente in orbita con dei razzi dei carichi utili..
Futuro dei voli spaziali suborbitali.
Compagnie private come la Rocketplane Limited e la Blue Origin si stanno interessando di voli suborbitali, in parte per competizioni come il Premio Ansari X. La NASA ed altri stanno sperimentando degli aerei ipersonici basati su scramjet che potranno essere tranquillamente usati con profili di volo che si qualificano per essere voli suborbitali. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907146 | itwiki | 1,706,708,677.213326 |
The Princess Bride (album)
The Princess Bride è la colonna sonora del 1987 di Mark Knopfler, del film "La storia fantastica" diretto da Rob Reiner.
Contiene la canzone "Storybook Love", scritta e cantata da Willy DeVille, candidata all'Oscar alla migliore canzone. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907151 | itwiki | 1,706,708,677.213425 |
Aviazione generale
Laviazione generale è il settore dell'aviazione civile di cui fanno parte tutti i voli non militari condotti per scopi non commerciali e diversi dal lavoro aereo. Comprende quindi tutte le operazioni aeree che non prevedono il trasporto di passeggeri, merci o posta dietro remunerazione o affitto (cioè il trasporto aereo commerciale) e che non prevedono lo svolgimento di attività quali pubblicità aerea, costruzioni, fotografia aerea, pattugliamento, osservazioni aeree o controllo di infrastrutture, ricerca e soccorso (cioè il lavoro aereo).
Occorre non confondere l'aviazione generale con il traffico aereo generale. Sotto quest'ultima categoria, infatti, ricadono tutti i voli, militari e civili, commerciali o gratuiti oppure di lavoro aereo, condotti secondo le regole del volo e le procedure fissate dall'ICAO.
Moltissimi aeroporti sono utilizzati solamente dall'aviazione generale (In Italia i velivoli di aviazione generale sono autorizzati ad operare anche sulle aviosuperfici), e la maggior parte del traffico aereo mondiale è composto dall'aviazione generale.
Gli aerei utilizzati per l'aviazione generale vengono comunemente detti, in lingua italiana, "aerei da turismo", sebbene tale termine sia improprio perché non tutti i voli di aviazione generale avvengono per finalità turistiche.
Futura classificazione.
A seguito della necessità di armonizzare le esigenze statistiche, strettamente collegate con aspetti finanziari, economici nonché ad indagini di sicurezza, è in corso lo studio, fortemente auspicato dall'ICAO e sotto il coordinamento di questa Organizzazione internazionale, per una nuova definizione del termine ed una nuova classificazione dell'aviazione generale. Questa riorganizzazione porterebbe a includere nell'Aviazione Generale tutti i voli che non trasportino merci o persone dietro retribuzione incluse anche le operazioni per lavoro aereo purché non comportino il trasporto di passeggeri o merci a pagamento. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907152 | itwiki | 1,706,708,677.213454 |
Corozal (Porto Rico)
Corozal è una città di Porto Rico situata nella zona centro-settentrionale dell'isola. L'area comunale confina a nord con Vega Alta e Toa Alta, a est con Naranjito, a sud con Barranquitas e Orocovis e a ovest con Morovis. Il comune, che fu fondato nel 1795, oggi conta una popolazione di oltre 35.000 abitanti ed è suddiviso in 13 circoscrizioni ("barrios"). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907155 | itwiki | 1,706,708,677.213481 |
Ius Italicum
Ius Italicum è una locuzione latina che indicava, nelle ultime decadi della Repubblica e nei primi due secoli dell'Impero romano, determinati privilegi concessi ad alcune città provinciali aventi status di "coloniae civium romanorum" e situate nelle province, cioè al di fuori dell'Italia. Tale condizione amministrativa concedeva, alla città che ne poteva usufruire, la finzione giuridica di trovarsi in suolo italico. Queste concessioni furono usuali soprattutto dall'epoca tardo repubblicana e cesarea, passando per quella alto imperiale ed augustea, fino al principato di Settimio Severo, ossia, fin quando l'Italia mantenne il suo status nettamente differenziato dalle province (protrattosi comunque fino all'epoca della tetrarchia di Diocleziano); posteriormente, e soprattutto in seguito alla "Constitutio Antoniniana" del 212 —tramite la quale l'imperatore Caracalla concedette la cittadinanza romana a tutti gli uomini liberi dell'Impero (cittadinanza che, fino ad allora, era concessa di diritto solamente agli italici) — e quindi alla quasi completa equiparazione della posizione giuridica dell'Italia rispetto a quella delle provincie, lo "Ius Italicum" perse progressivamente la propria utilità.
Lo "ius italicum" regolamentava in special modo l'economia e la pressione tributaria del territorio provinciale interessato, oltre a definire le modalità d'uso dei terreni della colonia. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907158 | itwiki | 1,706,708,677.213507 |
I Fantastici Quattro (disambigua)
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907160 | itwiki | 1,706,708,677.213532 |
Conferenza di Rapallo
La conferenza di Rapallo tra gli Alleati della prima guerra mondiale si tenne nell'omonima cittadina ligure, nelle sale del Kursaal New Casino, gestito dalla società Celle' & Fumo, il 6 e il 7 novembre 1917, a seguito della sconfitta italiana nella battaglia di Caporetto della prima guerra mondiale.
I partecipanti.
Alla conferenza di Rapallo furono presenti i tre paesi Alleati: Italia, Francia e Regno Unito. Per la delegazione italiana parteciparono il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, il ministro degli affari esteri Sidney Sonnino, il generale Vittorio Alfieri, il sottocapo di stato maggiore Carlo Porro, l'onorevole Leonida Bissolati e il segretario Luigi Aldrovandi Marescotti.
La rappresentanza francese fu invece composta dal presidente del Consiglio Paul Painlevé, il ministro di Stato Henry Franklin-Bouillon, l'ambasciatore in Italia Camille Barrère, il Chef de bataillon dello stato maggiore Jacques Helbronner e i generali Ferdinand Foch, Maxime Weygand e De Gondrecourt.
Per il Regno Unito furono presenti il premier Lloyd George, Maurice Hankey e i generali Jan Smuts, William Robertson e Henry Maitland Wilson.
Resoconto.
6 novembre.
Alle 10:15 il convegno ha inizio: Orlando commenta la situazione italiana dopo la battaglia di Caporetto, affermando che il Regio Esercito si trova a dover combattere contro tutto l'esercito austriaco, aumentato da soldati tedeschi scelti, e dichiara che la situazione è grave, ma riparabile; Orlando ritiene che siano indispensabili degli aiuti temporanei da parte degli Alleati per poter riorganizzare i uomini che compongono la seconda delle quattro armate italiane, sbandata nel corso della ritirata; al tempo stesso, ritiene necessario tenere la linea del Piave, respingendo eventuali attacchi dal Trentino; da questo dipenderà la conservazione dell'efficienza militare dell'Italia; secondo Orlando, questi aiuti dovrebbero corrispondere a "non meno di quindici divisioni".
Lloyd George risponde che è nell'interesse comune degli Alleati sostenere l'Italia in questo momento difficile, prestandole gli aiuti necessari. La Francia manderà quattro delle sue migliori divisioni e l'Inghilterra, oltre ad averne già due in viaggio, ne invierà altre due, per un totale di otto. Subito dopo, però, aggiunge che gli Alleati invieranno questi soldati solo se saranno sicuri che in Italia saranno effettivamente utilizzati; Lloyd George, infatti, sostiene che, da indagini fatte, il Comando italiano non sia tale da poter ricevere dei rinforzi, a meno che non venga cambiato; le critiche non vanno mosse all'esercito, di cui riconosce il coraggio, ma ai comandanti, tutti incapaci con l'eccezione del Duca d'Aosta, eroico comandante della III Armata. Painlevé, concordando con Lloyd George, insiste sull'impellente necessità di risolvere i problemi del Comando italiano.
Orlando, dopo aver ringraziato entrambi per le loro amichevoli dichiarazioni, conferma che il governo ha già considerato necessaria la riorganizzazione dello Stato Maggiore e concorda sul bisogno di svolgerla rapidamente. Smuts, a questo punto, dopo aver sottolineato il bisogno di procedere immediatamente alla riorganizzazione della II Armata, comincia a sindacare sul numero di divisioni richiesto da Orlando, quindici, sostenendo che otto, composte da truppe scelte, sarebbero sufficienti, vista anche la facilità della difesa del Piave e il fatto che il Trentino sarà impraticabile, dato che tra poco tempo si coprirà di neve. Sonnino insiste sulla richiesta di quindici divisioni, sottolineando che l'esercito italiano non ha riserve e che non può mandare le nuove reclute in prima linea.
Barrère afferma che il numero di divisioni va trattato coi militari e Lloyd George, dopo essersi felicitato di quanto riferito da Orlando sulla situazione dello Stato Maggiore, ribadisce che l'invio di rinforzi avverrà solo dopo la sostituzione di Cadorna e Porro, sottolineando che si tratta di una condizione "sine qua non". Franklin-Bouillon, alla fine, propone di sospendere l'assemblea per il pranzo.
Alle 14:45 il convegno riprende: Lloyd George chiede ai ministri italiani cosa hanno deciso riguardo alla sostituzione dei comandanti e Orlando risponde che, visto che si proporrà un consiglio di guerra interalleato, si è pensato di mandarvi il generale Cadorna, mentre oggi verrà scelto un suo sostituto come capo di Stato Maggiore. Ottenuta la certezza della sostituzione, Lloyd George introduce la questione del numero e dell'uso delle truppe che verranno inviate dagli Alleati in Italia e fa entrare i generali (Alfieri e Porro; Robertson e Wilson; Foch, Weygand e De Gondrecourt).
Smuts chiede a Robertson e Foch un parere sul numero di divisioni richiesto da Orlando. Robertson sostiene di non sapere da dove sia stato ricavato il numero di quindici divisioni, affermando che secondo lui otto sono ampiamente sufficienti e che verrà mandato uno dei migliori generali inglesi sul posto per verificare se non ne servano di più; Lloyd George ribadisce questo concetto e Robertson, riprendendo la parola, afferma che, anche se le altre sette divisioni fossero necessarie, non arriverebbero in tempo a causa delle ferrovie. Orlando chiede se sarà il generale inviato a decidere sull'ammontare dell'ulteriore concorso britannico e Robertson risponde che sarà il gabinetto di guerra britannico a decidere, basandosi sull'opinione di quest'ultimo. A questo punto Sonnino replica che l'attesa del generale provocherà un grande ritardo, ma Robertson replica che questi verrà subito, senza aspettare che siano giunte le quattro divisioni britanniche.
Lloyd George chiede l'opinione del generale Porro, che risponde enumerando i battaglioni italiani schierati sul fronte e, subito dopo, quelli austro-tedeschi; la conclusione finale è che ci sono 318 di questi ultimi in Trentino e 493 sul Piave, contro i soli 377 italiani totali. Lloyd George chiede il numero delle divisioni tedesche schierate in Italia e Franklin-Bouillon gli risponde che, secondo quanto appena detto da Porro, sono comprese tra le 21 e le 24; Robertson obietta però che, secondo rapporti pervenutigli quello stesso giorno, non ce ne sono più di 6 identificate. A questo punto Lloyd George sottolinea il grande divario tra le stime dei due generali, ma Sonnino sottolinea il termine "identificate"; allora Wilson chiede l'opinione di Foch, che si concentra invece sul numero di battaglioni nemici che Porro aveva stimato esserci nelle Alpi Giulie il 24 ottobre: visto che le divisioni austro-tedesche comprendono ognuna 9 battaglioni, Foch chiede come si giunga al numero di 611, citato da Porro, mentre secondo lui il conto sarebbe di 486 (basandosi sul numero di 54 divisioni nemiche, dato da Porro stesso); Porro risponde che ci sono battaglioni fuori dalle divisioni, ma Foch ritiene che non ce ne possano essere ben 125; infine, Foch afferma che, dopo il 24 ottobre, non si hanno più informazioni sul numero di divisioni tedesche presenti, che a quella data erano probabilmente 9. Llody George chiede a Foch se le divisioni tedesche possano essere aumentate da 9 a 21 o 24 in due settimane, e Foch risponde di crederlo molto difficile, ma Porro afferma che, secondo lui, in Trentino ci sono già 3 divisioni tedesche che non hanno ancora combattuto.
Robertson, riportando la conferenza sul suo argomento principale, afferma nuovamente che, anche volendo, le divisioni che l'Italia chiede in più non potrebbero comunque giungere in Italia in tempo debito a causa delle ferrovie. Su richiesta di Sonnino, Robertson afferma che il 16 novembre giungeranno in Italia solo 6 delle 8 divisioni stabilite, mentre le munizioni e gli equipaggiamenti arriveranno dopo il 20 e le altre due divisioni partiranno dalla Francia il 9. A questo punto Orlando soggiunge che, anche coi numeri di Foch, gli austro-tedeschi restano comunque in netta superiorità, ma Robertson afferma che si raggiungerebbe la parità con le 8 divisioni anglo-francesi; alla replica di Sonnino, che sostiene che i nemici potrebbero ricevere dei rinforzi tedeschi, Foch replica che i numeri non sono l'unico fattore da tenere in considerazione, visto che, restando in difesa, si può resistere anche in inferiorità numerica, come i francesi sull'Yser e a Verdun. Porro concorda con la visione di Foch, sottolineando che gli italiani intendono tenere il Piave ma, su suggerimento di Sonnino, dichiara che c'è un punto debole: la zona dirimpetto al Montello, infatti, potrebbe essere esposta ai colpi di un'eventuale artiglieria posta su quest'ultimo, ma, d'altro canto, i nemici ci metteranno tempo a costruirvi delle strade e, inoltre, l'inverno è prossimo; il punto debole principale, secondo Porro, è il Trentino, specialmente la valle dell'Adige e l'altopiano di Asiago, che sarà debole fino a quando la neve non ne impedirà il passaggio; per proteggere quest'ultimo, secondo lui, l'Italia deve poter disporre di una riserva, temporanea, in attesa della riorganizzazione della II Armata.
A questo punto, Franklin-Bouillon chiede quanto ci vorrà per riorganizzarla e Porro risponde che è difficile prevederlo e che si potrebbero ricavare 15 divisioni se non ci fosse un attacco all'altopiano di Asiago; per questo, secondo lui, servono 15 divisioni alleate. Alla domanda di Lloyd George, che chiede dove si trovano le truppe della II Armata, Porro risponde che sono dietro Padova, aggiungendo che dei possibili rinforzi tedeschi, scendendo da Asiago, potrebbero aggirare il Piave. Robertson, allora, soggiunge che gli italiani avevano affermato che la neve, ad Asiago, cadeva in ottobre, ma Porro risponde che, talvolta, non vi cade prima di dicembre; Lloyd George interviene sostenendo che, in agosto, gli italiani avevano sostenuto l'impossibilità di manovrare oltre il 15 ottobre, mentre gli austro-tedeschi hanno cominciato il loro attacco il 24. Porro sostiene che ciò non si riferiva al Trentino, dove comunque ci sono poche linee da sfondare e, in risposta all'insistenza di Lloyd George, replica che a Londra si parlò di un'offensiva nel Carso, non ad Asiago. Sonnino afferma che le parole di Londra appartengono al passato e che bisogna pensare al presente, ma Lloyd George insiste sul fatto che a chiedere quindici divisioni sono coloro che prima sostenevano che un attacco non poteva essere perpetrato oltre ottobre; dopodiché, legge il resoconto della conferenza di Londra del 7 agosto, dove ciò era stato affermato. Sonnino, sviando la conversazione, afferma che i tedeschi si sono molto avvicinati al fronte italiano dalla parte di Merano e Bolzano e che, con tempo favorevole, potrebbero discendere senza che gli italiani possano opporre loro delle riserve; Lloyd George chiede da quando si conosce la concentrazione delle truppe tedesche a Merano e Porro risponde che l'ultima conferma è arrivata il 4 novembre; Franklin-Bouillon chiede quando si pensa che i nemici possano attaccare sul Piave e Porro risponde che non potranno prima di tre settimane e, per far le cose in grande, almeno due mesi, quando arriveranno loro le artiglierie pesanti; all'affermazione di Foch, secondo il quale non sono stati distrutti tutti i ponti, Porro risponde che ne è rimasto integro solo uno sul Tagliamento, saltato solo per 20 metri; Franklin-Bouillon chiede se è stata distrutta la ferrovia di Udine, ma Porro replica che "si è fatto quanto si è potuto", osservando che la ferrovia di Udine è rimasta.
Orlando, riassumendo, conclude che, con l'aiuto francese, il fronte del Trentino e delle Giudicarie può essere tenuto, ma che nessuno dice che una divisione sia di troppo; infine ribadisce che ciò che manca è una riserva che possa difendere Asiago, bersaglio appetibile per i tedeschi, e chiede agli inglesi se, per difendere i fini che stanno loro a cuore, bastino 4 divisioni; Sonnino conferma queste constatazioni; Lloyd George chiede dove sarebbero messe le divisioni inglesi e Porro gli risponde che andrebbero dalla parte di Treviso, non sul Piave. Robertson soggiunge che sta discutendo di questo con Cadorna e Lloyd George sostiene la necessità che i francesi discutano con gli inglesi riguardo ai rinforzi; prima, però, essi pongono alcune domande riguardanti principalmente i cannoni catturati dai nemici durante la battaglia di Caporetto; alla fine risulta che la situazione italiana è molto grave, visto che l'inferiorità italiana è notevole: infatti, secondo Porro, i nemici hanno il doppio degli uomini e il doppio delle artiglierie, in gran parte pesanti. La riunione viene sospesa alle 18:00 per permettere agli anglo-francesi di consultarsi.
Alle 19:00 il convegno riprende: Lloyd George, affermando che la situazione è più grave di quanto lui e i francesi non credessero, sostiene che nessun successo in Francia potrebbe compensare un disastro in Italia e con lui concordano Orlando e Painlevé; pertanto è necessario fare tutto il possibile per evitare il peggio e non vuole assolutamente mercanteggiare sulla questione di una divisione o di una batteria, visto che si tratta di salvare l'alleanza; dichiarando che, purtroppo, pensa che i dati pessimistici di Porro siano i più veritieri, Lloyd George si dichiara favorevole all'istituzione di un Comitato militare permanente interalleato, nel quale saranno rappresentati gli Alleati da Foch (Francia), Wilson (Inghilterra) e Cadorna (Italia); poi, però, George continua a dichiararsi limitato dal fatto che esistano solo due ferrovie, ma afferma di avere fiducia nell'Italia e conclude ricordando che gli interessi italiani sono anche quelli dei suoi Alleati. Painlevé decide di parlare personalmente per ribadire che il pensiero francese coincide con quello inglese, ribadendo la sua fiducia nel valore italiano. Orlando, dopo aver ringraziato gli Alleati per le loro belle parole, concorda sulla formazione di un Consiglio di guerra interalleato e propone di agire con la massima rapidità.
Porro, a questo punto, propone di far avanzare le divisioni inglesi, ma Franklin-Bouillon propone di discuterne in seguito; Orlando conclude proponendo che Cadorna entri subito a far parte del Comitato, favorendone le investigazioni, e Lloyd George sostiene che si potrebbe redigere una specie di protocollo che gli serva come ragguaglio circa la situazione attuale, dando poi lettura di un rapporto preparato da Hankey in proposito. Alla domanda di Orlando, che chiede se non si dovrebbe prima creare formalmente il Comitato e poi dargli delle istruzioni, Franklin-Bouillon afferma che, visto che tutti e tre gli Stati intervenuti hanno manifestato il loro accordo sulla formazione di quest'ultimo, ciò non è strettamente necessario. A questo punto la seduta è tolta.
7 novembre.
Alle 11:00 il convegno ha inizio: Painlevé apre descrivendo la struttura del futuro Consiglio supremo di guerra alleato, che avrà sede a Parigi, sarà costituito da due membri per ognuno dei tre Stati alleati e sarà "organo d'informazione, di studio, di proposte"; conclude dicendo che inglesi e francesi sono già d'accordo anche sui particolari presenti nella bozza. Orlando risponde di essere totalmente d'accordo sull'idea generale e, di massima, anche sui particolari.
Si passa a esaminare i singoli articoli della bozza. Sonnino sostiene che l'articolo I lascia alla Russia la possibilità di intervenire e solleva il dubbio su quanto ce ne si possa fidare; Orlando propone di escludere la Russia, visto che il Comitato riguarda solo il fronte occidentale. Lloyd George insinua che sarebbe pericoloso escludere la Russia dal Comitato; propone di modificare l'articolo con "poiché la situazione sviluppatasi sul fronte occidentale in Europa rende necessaria la creazione di un Consiglio supremo …". Franklin-Bouillon propone di non includere questa appendice nel testo dell'articolo, ma di mandarla separatamente alla Russia in via diplomatica. Barrère insiste sull'impossibilità che la Russia mandi a Parigi il suo Primo ministro o il ministro degli Esteri, mentre Foch propone di giustificarsi con la necessità di unità di azione sul fronte occidentale; Lloyd George, concordando con la proposta di Foch, espone nuovamente la modifica che precedentemente aveva sostenuto.
Smuts propone di specificare con "la situazione in Italia", ma Sonnino ribatte che ciò non sarebbe gradito agli italiani e propone invece di usare un "in vista di meglio coordinare l'azione militare sul fronte occidentale". Smuts, riprendendo, ricorda che la Russia, se offesa, potrebbe avere una buona giustificazione per uscire dall'alleanza, per cui propone di aggiungere la frase "si spera di allargarne il compito", ma la proposta è contestata da Franklin-Bouillon; Smuts prova una terza volta, proponendo di iniziare con "vista la situazione stabilitasi sul fronte occidentale, la quale richiede che …", ma stavolta è Foch a intervenire, sostenendo che non vede l'utilità di riferirsi al passato e concordando con la proposta di Sonnino; visto che Smuts continua a sostenere la formula da lui auspicata, Orlando ricorda che non bisognerebbe citare la situazione italiana, perché ciò potrebbe restringere il compito del Consiglio.
A questo punto Lloyd George ricorda che i russi non sono meno sensibili degli italiani e che bisogna evitare di offenderli; Sonnino concorda, affermando di volere solo una Russia che combatta; Franklin-Bouillon torna alla proposta di inviare questa postilla separatamente alla Russia, ma Lloyd George afferma che ciò è pericoloso e propone di aggiungere che "è prevista l'estensione degli scopi del Consiglio ad altre fronti"; Sonnino afferma che ciò potrebbe dare adito ai desideri dei piccoli Stati, ma Painlevé ricorda che nel regolamento si parla soltanto di grandi Potenze. Franklin-Bouillon sostiene che i russi protesteranno, ma Lloyd George ribatte che si risponderà di inviare il loro Primo ministro o un rappresentante militare. Si susseguono altre proposte di Orlando e Smuts; alla fine viene approvata l'ultima formula data da Smuts, cioè "l'estensione degli scopi del Consiglio ad altre fronti è riservata ad una discussione con le altre Potenze". L'articolo I, alla fine, è così redatto:
All'articolo V Lloyd George afferma che sarebbe opportuno stabilire che il rappresentante militare del governo al Comitato militare permanente non abbia altre funzioni di Stato Maggiore. Barrère si dichiara contrario, mentre Franklin-Bouillon è favorevole; Orlando, sostenuto da Painlevé, ma osteggiato da Sonnino, propone che l'accordo su questo rimanga orale; alla fine, su proposta di Painlevé, viene approvato di aggiungere un "le cui funzioni esclusive saranno quelle di agire come tecnico del Consiglio."
All'articolo VIII Lloyd George obietta che, anche se Parigi è geograficamente il punto più adatto come sede del Consiglio, bisognerebbe che il Comitato sembrasse veramente interalleato, e propone che quindi la sede sia posta a Chantilly o a Versailles; Painlevé sostiene che ciò porterà degli inconvenienti tecnici e Franklin-Bouillon lo sostiene, ma Lloyd George insiste nella sua opinione, sostenendo che se esiste un sospetto sull'indipendenza di un organo, c'è il rischio che esso non sia veramente indipendente, e viene sostenuto da Sonnino e da Wilson, ma Franklin-Bouillon e Painlevé restano della loro opinione. L'assemblea viene sospesa per il pranzo.
Alle 17:30 il convegno riprende: Lloyd George, affermando di aver conferito con gli altri membri della missione britannica, insiste perché la sede del Consiglio non sia Parigi, ma Versailles; Painlevé, pur non essendo intimamente convinto, accetta la proposta e Franklin-Bouillon concorda.
Dopodiché viene distribuito il testo dello statuto del Consiglio militare interalleato, in otto articoli, che viene approvato; Sonnino poi legge il testo con le istruzioni da darsi al Consiglio riguardo alla situazione italiana e anch'esso viene approvato. Franklin-Bouillon chiede quali classi abbia già mobilitato l'Italia: Sonnino risponde che sono già state chiamate tutte le classi dal 1874 al 1899 e che è stata anticipata la chiamata della classe 1900, per un totale di tre milioni di persone sotto le armi. Alla fine Lloyd George chiede a Robertson se abbia notizie riguardanti Salonicco, ma quest'ultimo risponde che, per le informazioni, loro dipendono dal generale Sarrail; su proposta di Lloyd George, approvata da Sonnino e Painlevé, si inserisce nel verbale che "il Consiglio intende occuparsi di tutte le campagne che gli alleati, in esso rappresentati, fanno in comune". Per concludere, Sonnino legge il comunicato da dare all'agenzia Stefani riguardo all'intera conferenza e quest'ultimo viene approvato; dopodiché, l'assemblea viene definitivamente conclusa.
Commemorazione.
Al termine della guerra, a ricordo della storica conferenza, il Comune di Rapallo posò all'esterno del palazzo municipale una targa con la seguente dicitura:
La lapide venne poi distrutta nel settembre del 1922 dalle squadre fasciste e solo nel 1967 venne riposizionato un altro marmo, a ricordo del convegno e dei due trattati di pace del 1920 e del 1922. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907164 | itwiki | 1,706,708,677.213635 |
Jean Lannes
Biografia.
Primi anni.
I suoi genitori, Jean Lannes e Cécile Fouraignan, erano agricoltori. Quinto di otto figli, lasciò il suo apprendistato come tintore nel 1792 per entrare nel corpo della Guardia Nazionale di Lectoure ove apprese i primi rudimenti del mestiere di soldato.
Come molti suoi compagni d'armi s'unì al secondo battaglione dei volontari di Gers, di base ad Auch, per completare la sua formazione militare e venne presto eletto sottotenente del medesimo battaglione che fu assegnato all'armata dei Pirenei, il 20 giugno di quell'anno.
La prima guerra contro la Spagna.
Il 7 marzo 1793 la Convenzione dichiarò guerra alla Spagna (che divenne uno dei membri della Prima coalizione) ed a metà maggio il giovane sottotenente si fece notare a Saint-Laurent-de-Cedran, vicino al colle di Coustouge.
Si trattava del battesimo del fuoco per Jean Lannes: i suoi corregionali, appena giunti colà, vennero sloggiati e messi in fuga dagli spagnoli ma lui li arringò con veemenza e riuscì a riunire i fuggitivi per tornare all'offensiva.
Sorpresi, gli spagnoli vennero sbaragliati.
Lo stesso ardore mise nel seguito delle operazioni a Peyrestortes, ove fu promosso tenente il 25 settembre e dopo appena un mese capitano. Partecipò in seguito attivamente ai combattimenti presso Port-Vendres e quindi a Banyuls ove venne ferito e quindi inviato in convalescenza a Perpignano. In questo periodo l'armata francese subì una serie di rovesci per cui il generale Basset si vide costretto a richiamare anche Lannes, che accorso, stanco dell'inazione, ricevette il comando dell'avanguardia francese.
La successiva battaglia di Villalunga procedeva con esito incerto a causa della resistenza spagnola in una ridotta potentemente fortificata che impediva ai francesi la conquista della città.
La ridotta fu presa d'assalto e resa innocua. Questo successo valse al giovane capitano Lannes la nomina a comandante di brigata (grado che nell'esercito rivoluzionario francese equivaleva a quello di colonnello). Tuttavia la sua ferita subita a Banyuls non era ancora guarita e dopo questo successo dovette riparare nuovamente a Perpignano.
Qui conobbe la sua prima moglie, Jeanne-Joseph Barbe, detta spesso Polette, figlia di un ricco banchiere, che sposò il 19 marzo 1795. A maggio dello stesso anno si concluse, con il Trattato di Basilea, la pace tra Francia e Spagna e quest'ultima uscì dalla prima coalizione. Dopo la caduta di Massimiliano Robespierre, avvenuta in quell'anno il 27 luglio (9 termidoro), le posizioni troppo estremiste espresse in passato da Lannes determinarono la sua messa a riposo nonostante la popolarità conseguita presso l'armata.
La prima Campagna d'Italia.
Nel 1796 si arruolò come soldato semplice nell'armata d'Italia, al comando di Napoleone Bonaparte, che lo notò presto essendosi distinto in un assalto alla baionetta nel corso della presa di Dego, cosicché poco tempo dopo venne nuovamente nominato, questa volta dal Bonaparte, comandante di brigata.
Assunto il comando di un reggimento di granatieri, questo fu temporaneamente aggregato ad un corpo speciale, agli ordini del generale Dallemagne, costituito allo scopo di occupare Piacenza.
Il reggimento di Lannes, con lui stesso alla testa, fu il primo ad attraversare il Po ed il giorno successivo partecipò alla conquista del paese di Fombio, sloggiandone le truppe austriache.
Il 10 maggio 1796 partecipò alla Battaglia del ponte di Lodi, avanzando sul ponte sotto il fuoco nemico.
Diede poi prova di coraggio nelle battaglie di Bassano (7 settembre 1796) e di Governolo, riportando serie ferite in quest'ultima.
Ad Arcole, il 16 novembre, primo giorno della battaglia, fu Lannes che, vista la situazione dall'ambulanza in cui giaceva ferito, lanciò il contrattacco, utilizzando truppe francesi disorientate ed in fuga, che respinse gli austriaci ormai padroni del ponte sul fiume Alpone.
Poco prima era stato lo stesso Bonaparte che, afferrata una bandiera, aveva condotto personalmente l'attacco francese al ponte, rischiando di venire catturato. Riconoscente, Napoleone inviò al ferito Lannes la bandiera in dono ed in memoria.Lannes partecipò poi ancora alla Battaglia di Rivoli ed a quella di Imola, e fu alla testa delle truppe francesi che occuparono le città di Massa e Carrara. Dopo di che fu inviato da Napoleone in missione diplomatica negli stati pontifici.
La Campagna d'Egitto e di Siria.
Al ritorno da questa missione si imbarcò anche lui nel maggio 1798 per l'Egitto.
Qui si distinse come comandante di divisione nella spedizione di Siria e fu grazie al suo assalto che fu conquistata il 7 marzo 1799 la fortezza di Giaffa. Partecipò e rimase ferito nella battaglia di Abukir.
Il 17 agosto dello stesso anno Bonaparte rientrava in gran segreto in Francia portando con sé anche Lannes.
Il colpo di Stato.
Il 18 brumaio 1799, Lannes partecipò al colpo di Stato che pose fine al Direttorio ed instaurò il regime del Consolato. In particolare, Lannes fu incaricato di occupare le Tuileries, mentre i suoi colleghi (Marmount, Milhaud,Murat e Berruyer) erano impegnati con le loro truppe ad occupare le posizioni del Palazzo del Lussemburgo, dell'École militaire, della sede del Consiglio dei Cinquecento (Palazzo Borbone) e dell'Hôtel des Invalides.
Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio, gli fu affidato il comando della Guardia Consolare.
La seconda Campagna d'Italia.
All'inizio della Campagna furono affidate a Lannes due divisioni e una brigata per un totale di circa 8 000 effettivi, con il compito di attraversare le Alpi al passo del Gran San Bernardo e scendere ad occupare la città di Aosta, cosa che fece il 16 giugno, esattamente la data imposta dal Bonaparte, ed il giorno successivo respingeva da Châtillon un forte contingente nemico.
Pose quindi l'assedio al forte di Bard con il quale però non ebbe fortuna, per cui aggirò la postazione e discese su Ivrea occupandola il giorno 22 dopo aver scacciato la guarnigione austriaca forte di circa 3.000 uomini. Di qui fu inviato con le sue truppe dal Bonaparte per un'azione diversiva sulla città di Chivasso, cosa che fece puntualmente il giorno 28, dopo aver brillantemente sconfitto gli austriaci il 26 maggio nella battaglia della "Chiusella" a Romano Canavese, ed ai primi di giugno, mentre Napoleone rientrava trionfante in Milano, occupava Pavia, ove riuscì a strappare agli austriaci messi in fuga numerosi cannoni e carriaggi.
La capitolazione della città di Genova, dove Massena, assediato dal Melas, aveva resistito fin che era possibile, avvenuta il 4 giugno fece cambiare precipitosamente i piani a Napoleone e ne seguì un periodo di incertezza, per i generali francesi, causa i reiterati cambi di disposizioni da parte del comandante in capo. Avanzando verso Casteggio Lannes si trovò di fronte, nei pressi di Montebello, il 9 giugno le forze soverchianti del generale austriaco Ott, che aveva a disposizione circa 18.000 effettivi contro i poco meno di 8.000 di Lannes ma quest'ultimo non esitò a dare battaglia.
L'intervento del generale Victor, che con oltre 5.000 aggirò lo schieramento austriaco, risolse la battaglia a favore dei francesi. Partecipò poi alla Battaglia di Marengo il 14 giugno, che fu risolutiva per la seconda campagna d'Italia.
La Campagna contro la terza coalizione.
Nel 1802 fu allontanato dall'esercito a causa di uno scandalo finanziario e fu inviato come ambasciatore a Lisbona ove diede una men che mediocre prova di diplomatico, essendo persona dal carattere franco ed irruente. Tuttavia già nel 1804 fu tra gli insigniti del grado di Maresciallo di Francia, fu uno dei marescialli massoni. Nel 1805 gli fu affidato il comando del 5º Corpo d'armata nella "Grande Armée".
In questa veste partecipò alla guerra della terza coalizione, cioè alle battaglie di Ulma (settembre-ottobre 1805), ed il 12 novembre mise in atto con Murat la beffa del ponte di Vienna.
Nella Battaglia di Austerlitz gli fu affidata la difesa della collinetta del Santon.
Nel corso della battaglia dovette resistere ad un furioso attacco della artiglieria prima e della fanteria poi del generale russo Bagration per poi prendere l'iniziativa e sgominare il reparto del generale Blasowitz.
Nonostante il suo corpo d'armata fosse costituito in gran parte da reclute, Lannes riuscì così bene nel compito assegnatogli da Napoleone che a metà giornata aveva già tagliato fuori truppe russe del generale Bagration dai collegamenti con quelle alleate.
La Campagna contro la Prussia.
Assegnato all'alla sinistra dell'avanguardia della "Grande Armée", Lannes si trovò di fronte presso Saalfeld (10 ottobre 1806) le truppe numericamente superiori del principe Luigi Ferdinando di Prussia. Quando si trovò sotto il fuoco dell'artiglieria nemica, contravvenendo agli ordini di non impegnarsi in combattimento fino all'arrivo del grosso dell'ala sinistra al comando del generale Augereau, attaccò i prussiani impegnandoli in una cruenta battaglia e riuscì ad aggirarli sul fianco: il principe Luigi cercò di sventare la manovra impegnandosi personalmente per arginare l'arretramento dei suoi ma fu ucciso in un corpo a corpo con un sottufficiale degli ussari francesi: la battaglia fu così vinta dalle truppe di Lannes, che contarono perdite non superiori ai 200 uomini, contro quasi un migliaio di morti fra i prussiani, oltre 1.500 prigionieri e una cinquantina di cannoni catturati dai francesi.
Quattro giorni dopo prese parte attiva alla battaglia di Jena-Auerstadt.
Qui si distinse in numerose azioni con alterne fortune finché l'intera grande armata non ebbe ragione dei prussiani. Nel novembre dello stesso anno partecipò con il suo corpo d'armata alla Campagna d'inverno contro la Prussia, muovendo nell'armata di circa 80.000 uomini, affidata temporaneamente da Napoleone al cognato Gioacchino Murat, con lo scopo di invadere la Polonia e distruggere l'armata russa del generale Bennigsen.
Il 26 dicembre nei pressi di Pultusk si trovò ad affrontare, con circa 25.000 uomini, le truppe di Bennigsen, forti di 35.000 effettivi ed alcune decine di cannoni. Il combattimento si risolse con la ritirata delle truppe russe quando giunsero a Lannes i rinforzi di un corpo distaccato all'uopo dall'armata del generale Davout. Verso metà giugno 1807 ricevette da Napoleone l'ordine di attaccare con la cavalleria la città di Friedland per impegnare Bennigsen in attesa del resto dell'armata francese. Lannes occupò la vicina cittadina di Posthenen ma fu fermato dall'attacco russo. Poco dopo tuttavia giunsero i rinforzi ed il 14 giugno la battaglia di Friedland fu vinta dai francesi grazie anche all'impegno di Lannes.
La breve Campagna di Spagna.
Inviato in Spagna nel 1808 partecipò riluttante a una campagna che non condivideva.
Ciononostante il 23 novembre sbaragliò a Tudela le truppe del generale spagnolo Castaños e successivamente riuscì a conquistare la munita fortezza di Saragozza, dopo di che, lasciato il comando al suo generale Suchet, rientrò in Francia per raggiungere la "Grande Armée" che si apprestava a combattere contro l'Austria.
La Campagna del Danubio del 1809.
Il 9 aprile 1809 le truppe austriache dell'arciduca Carlo iniziarono le ostilità contro la Francia. Lannes partecipò alla battaglia di Abensberg-Eckmühl (20-22 aprile) occupando la posizione centrale dello schieramento francese.
Il giorno 23 fu determinante per la conquista di Ratisbona.
La morte.
Il 21 ed il 22 maggio partecipò alla battaglia di Aspern-Essling dove si compì il suo tragico destino. Verso il termine dei combattimenti, quando ormai le truppe francesi stavano vincendo la battaglia, ricevette l'ordine di fermarsi a causa di un'interruzione nella linea dei rifornimenti.
In attesa di ulteriori ordini si sedette su un masso ove fu raggiunto da un colpo di cannone che gli fratturò un ginocchio. Portato nell'infermeria da campo gli fu amputata la gamba destra ma ciò non gli evitò la gangrena che si manifestò l'indomani e lo portò a morte fra atroci dolori dopo una settimana.
Il suo decesso addolorò profondamente l'imperatore, che considerava Lannes uno dei più fedeli, se non il più fedele, dei suoi diretti collaboratori. Durante l'esilio a Sant'Elena Napoleone dedicò, nelle sue memorie, parole di stima ed apprezzamento per il Maresciallo Lannes.
Di lui disse «L'ho trovato che era un pigmeo e l'ho lasciato che era un gigante».
Il corpo di Lannes è inumato al Pantheon di Parigi.
Discendenza.
Lannes si sposò due volte. La prima a Perpignan il 19 marzo 1795 con Paulette Méric, dalla quale divorziò nel 1800 a causa delle sue avventure extraconiugali, e la seconda a Dornes con Louise Antoinette, Contessa di Guéhéneuc.
Dalla prima relazione ebbe un figlio, considerato illegittimo, Jean-Claude Lannes de Montebello (1799 – 1817), nato mentre il padre era occupato nella Campagna d'Egitto e dal quale non ebbe alcuna discendenza.
Dalla seconda, invece, ebbe 4 figli ed una figlia:
Il figlio maggiore, Louis Napolèon, ereditò i titoli del padre e divenne un politico, in particolare Senatore del Secondo Impero Francese, mentre il figlio Gustav-Olivier intraprese con buoni risultati la carriera militare.
Giudizio storico.
Lannes era indubbiamente uno dei più capaci Marescialli di Napoleone, alla pari con Massèna e Davout. Era sempre impiegato nelle manovre che richiedevano la massima risolutezza e audacia, specialmente quando le tattiche di Napoleone dipendevano dalla forza e dal sacrificio di una parte delle sue armate.
La fiducia che Napoleone riponeva nei suoi Marescialli può essere rintracciata nella frequenza con cui li adoperava per preparare il colpo finale nelle proprie battaglie, come fece con Lannes molteplici volte (Friedland e Aspern da solo, Auerstadt e Austerlitz in coppia con Davout): le lunghe ore di comabttimento che precedevano e rendevano possibile l'assalto finale alle posizioni nemiche, spesso incerte e combattute in inferiorità numerica, venivano affidate ai comandanti più coraggiosi e con migliori capacità di comando.
Lannes fu considerato da Napoleone il suo più caro amico, anche ai tempi dell'Impero permise a lui soltanto di dargli del tu nelle occasioni ufficiali, cosa che era riservata solo a Giuseppina e neppure ai membri della sua famiglia. Per il suo particolare carattere, Napoleone lo chiamava affettuosamente "Orso Lannes". Dopo la sua scomparsa, il vuoto affettivo lasciato da Lannes non fu mai più colmato. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907169 | itwiki | 1,706,708,677.213888 |
Agustin Calleri
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Geologia mineraria
La geologia mineraria è quel ramo della geologia, che si occupa della ricerca di giacimenti minerari. In un giacimento minerario si trovano delle concentrazioni naturali di minerale che possono essere sfruttate con rendimento economico. Il minerale contiene un elemento che può essere usato come materia prima, l'industria mineraria si occupa dell'estrazione dell'elemento economico dalla roccia.
Il geologo di prospezione si occupa della ricerca, quantificazione (tenore in un elemento economico) e della qualificazione di un giacimento minerario, utilizzando le proprie conoscenze in geologia. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907185 | itwiki | 1,706,708,677.214025 |
Ilmarinen
Nella mitologia finlandese Ilmarinen è un Dio immortale e, come entità gemella è l'altra metà di Jumala. Conosciuto come Ilmaris nella mitologia estone, è una divinità che viene citata in entrambi i poemi epici nazionali.
Citazioni nelle opere.
Nel Kalevala.
Ilmarinen compare per la prima volta citato da Väinämöinen come colui che ha le abilità per forgiare il Sampo, nel runo VII:
Nel runo IX, invece, viene narrata la genesi del fabbro ed il suo interesse per il metallo e la lavorazione, il passaggio tramite fuoco e acqua dal ferro al duro acciaio, estendendosi fino al verso 265. Nel canto decimo Väinämöinen convince con arti magiche il fabbro a recarsi a Pohjola per fabbricare il Sampo ed avere in sposa la fanciulla di Pohjola, una volta forgiata però la magica macina, la fanciulla oppone resistenza e Ilmarinen, ottenuta una barca, torna a casa raccontando la vicenda della fucinatura a Väinämöinen.
Il "Kalevala" offre a questo punto una sorta di gara tra spasimanti per la fanciulla di Pohjola, da una parte Väinämöinen, che dopo aver costruito una barca magica parte alla volta della terra del nord, e Ilmarinen che venuto a saperlo parte a cavallo. La strega Louhi consiglia alla fanciulla di scegliere il più anziano ma ella invece propende per Ilmarinen a cui vengono imposte prove difficili che egli supera anche grazie all'aiuto della fanciulla. Vengono predisposti i festeggiamenti per le nozze a cui vengono invitati tutti tranne Lemminkäinen.
Nel Kalevipoeg.
La vicenda che cita Ilmaris avviene nel sesto canto dove il gigante Kalevipoeg spezza molte spade prima di avere quella giusta e "speciale a cui lui (Ilmaris) ed i suoi figli avevano lavorato per sette anni, forgiandola col fuoco e con gli incantesimi".
In seguito il protagonista della saga litiga ed uccide uno dei figli del fabbro ed "Ilmaris" maledice la spada. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907194 | itwiki | 1,706,708,677.214054 |
Lassen Peak
Lassen Peak (in italiano picco Lassen o monte Lassen) è il vulcano attivo più meridionale della catena delle Cascate degli Stati Uniti occidentali. Situato nella regione a ridosso del monte Shasta in California, esso rientra nell'arco vulcanico delle Cascate, che si estende dalla Columbia Britannica sudoccidentale, in Canada, alla California settentrionale. Il Lassen Peak raggiunge un'elevazione di 3.187 m e si erge sopra la valle del Sacramento, fornendo l'habitat ideale, a seconda delle fasce altitudinali, a molte specie vegetali e animali.
Per quanto concerne il duomo di lava, il Lassen Peak ha un volume di 2,5 km³, numero che lo rende il più esteso del pianeta Terra. Il vulcano sorse dall'ex fianco settentrionale dell'ormai eroso monte Tehama circa 27.000 anni fa, a seguito di una serie di eruzioni avvenute nel corso di pochi anni. La montagna è stata significativamente erosa dai ghiacciai negli ultimi 25.000 anni ed è attualmente ricoperta da depositi di ghiaione.
Il 22 maggio 1915, una potente eruzione esplosiva a Lassen Peak devastò le aree vicine e diffuse con cenere vulcanica che giunse fino a 450 km a est. Tale esplosione risultò la più potente di una sequela di eruzioni prolungatesi dal 1914 al 1917. Il Lassen Peak e il monte St. Helens sono stati gli unici due vulcani negli Stati Uniti d'America contigui ad eruttare durante il Novecento.
Il parco nazionale vulcanico di Lassen, il quale comprende un'area di 430,47 km², andò istituito allo scopo di preservare le aree interessate dall'eruzione, consentire ulteriori osservazioni e studi scientifici, proteggere l'ecosistema presente nei dintorni del vulcano e impedire a chiunque di edificare in zona. Il parco, insieme alla vicina foresta nazionale di Lassen e alla cima stessa, è diventato una destinazione popolare per eseguire varie attività ricreative, tra cui arrampicata, escursionismo, campeggio, impiego di racchette da neve, kayak e sci di fondo. Il Lassen Peak viene ritenuto ancora pericoloso, considerazione che permette di comprendere come il vulcano sia semplicemente in stato vegetativo, ma con una camera magmatica funzionante sotto terra ancora in grado di esplodere. I principali pericoli rappresentati da un'ipotetica eruzione risultano le colate laviche, i flussi piroclastici, i lahar (colate di fango, smottamenti e flussi di detriti), cenere, valanghe e inondazioni. Per scongiurare i rischi appena esposti, l'Osservatorio Vulcanologico della California ("California Volcano Observatory") monitora con costanza le attività vulcaniche e sismologiche.
Geografia.
Situato nel parco nazionale vulcanico di Lassen, il Lassen Peak si trova nella contea di Shasta, 89 km a est della città di Redding, nello stato americano della California. La cima e il resto dell'area del parco nazionale sono circondati dalla foresta nazionale di Lassen, che si estende per 4.900 km². Tra le città vicine figura innanzitutto Mineral, nella contea di Tehama e di Viola.
Il Lassen Peak raggiunge un'elevazione di 3.180 m, secondo i dati del 1981 dello United States National Geodetic Survey (NGS); Nel 1992, il Geographic Names Information System (GNIS) ha corretto l'altitudine della montagna, ritenendola pari a 3.187 m. Il Lassen Peak risulta il grande vulcano più meridionale della catena delle Cascate, che si erge sopra la valle del Sacramento settentrionale. Delimitata dalla valle di Sacramento e dai monti Klamath a ovest e dalla catena montuosa della Sierra Nevada a sud, è la seconda vetta più alta del segmento californiano delle Cascate, superata solo dal monte Shasta, situato a 130 km a nord. A causa della sua vicinanza ai vicini vulcani Tehama e Diller, non è facile da distinguere dalle altre per un osservatore non esperto.
Il Lassen Peak fa registrare la più alta quantità di nevicate invernali registrata in California, in virtù dei 1.676 cm medi che cadono; in alcuni anni, sono più di 2.500 i cm che cadono all'altezza del lago Helen, localizzato a 2.515 m alla base della cresta. L'area del Lassen Peak riceve più precipitazioni (sotto forma di pioggia, pioggia gelata, grandine, neve, ecc.) che qualsiasi parte della catena delle Cascate a sud dei vulcani delle Three Sisters in Oregon. Malgrado il vulcano si trovi troppo a sud per ospitare una copertura nevosa permanente, le abbondanti nevicate annuali sul Lassen generano 14 cumuli nevosi permanenti sopra e intorno alla cima della montagna, nonostante l'elevazione di quest'ultima sia piuttosto modesta.
È noto che temporali improvvisi imperversino frequentemente nell'area durante i mesi estivi. È per via di essi che possono verificarsi talvolta incendi: il 23 luglio 2012, un fulmine ha innescato un rogo che si è propagato fino ad un massimo di 113,62 km². Durante l'estate e l'autunno del 2016, il National Park Service ha dato luogo a roghi controllati per ridurre il potenziale combustibile per gli incendi nei dintorni di Mineral e nelle aree di Manzanita e del lago Juniper, rispettivamente.
Geologia.
Il Lassen Peak si trova vicino all'estremità meridionale dell'arco vulcanico delle Cascate, oltre che alla parte occidentale della provincia di Basin and Range. Come altri crateri vulcanici, in passato era alimentato da camere magmatiche prodotte dalla subduzione della placca tettonica Juan de Fuca sotto il bordo occidentale della placca nordamericana. La regione è inoltre influenzata geologicamente dalla zona di subduzione della Cascadia, che scende verso est sotto la costa occidentale del Nord America nel nord-ovest Pacifico, così come si estende orizzontalmente a est della roccia crostale nel bacino e provincia di Basin and Range. Circa 3 milioni di anni fa, il limite meridionale dei vulcani attivi nelle Cascate corrispondeva al complesso vulcanico di Yana, localizzato 30 km a sud del Lassen Peak: poiché però al momento il confine meridionale del parco nazionale vulcanico di Lassen traccia in pratica lo stesso percorso, gli studiosi hanno dedotto che l'estremità meridionale dell'arco delle Cascate si sposta a una velocità di 1-2,5 cm all'anno.
Nel segmento meridionale delle Cascate, i vulcani lasciano intuire un'attività diffusa e di lunga durata prodotta dal magma che varia da basalti a bassa composizione di silice a riolite silicea (al contrario ricca di silice). Il complesso vulcanico di Lassen è alimentato da due camere magmatiche, un serbatoio calcare-alcalino comune al resto dei vulcani delle Cascate; l'altro, dal volume minore, si presenta con basalto tholeiitico olivina e povero di potassio, caratteristica questa tipica della provincia di Basin and Range. All'interno della regione, la maggioranza delle rocce vulcaniche, se non tutte, risalgono agli ultimi 3 milioni di anni. Durante questo periodo, almeno cinque grandi stratovulcani andesitici (ad esempio il monte Maidu) si formarono nelle vicinanze del parco nazionale vulcanico di Lassen, realizzando coni vulcanici prima di estinguersi e subire l'erosione. Per la maggior parte dei centri vulcanici delle Cascate meridionali, un vulcano diventa attivo e normalmente si estingue quando un altro inizia a eruttare, ma nel caso del Lassen i complessi del Maidu e del Dittmar si sovrapposero durante il tardo Pliocene al primo Pleistocene senza sopirsi. Il vulcanismo nelle vicinanze di Lassen segue una tendenza di eruzioni intermittenti ed episodiche alternate a lunghi periodi di dormienza, un andamento che persisteva già il tardo Pleistocene e l'Olocene. Durante gli ultimi 825.000 anni, accaddero centinaia di eruzioni esplosive su un'area di 520 km², con gli ultimi 50.000 in cui avvennero sette principali episodi eruttivi silicici che sparpagliarono nei dintorni duomi di lava dacitici, tefra e flussi piroclastici, uniti a cinque notevoli colate laviche basaltiche e andesitiche.
L'attività locale iniziò 600.000 anni fa con la formazione del vulcano Brokeoff (in alternativa noto come monte Tehama). Nello stesso periodo, circa 614.000 anni fa, un'eruzione esplosiva a sud-ovest del Lassen Peak produsse 83 km³ di pomice e cenere, ricoprendo quel che si trovava tra lo sfiato e quella che oggi è la città di Ventura. Questo deposito, denominato tefra di Rockland, raggiunge uno spessore di diversi centimetri all'interno dell'area della baia di San Francisco e si rintraccia fino al nord del Nevada e al sud dell'Idaho. La stessa eruzione formò anche una delle tre caldere conosciute all'interno della Cascate (le altre sono il lago Crater e la caldera di Kulshan situata presso il Baker). Poco dopo, il complesso vulcanico di Lassen, un gruppo di crateri ravvicinati, "prese vita" e finì per assorbire la vicina caldera. Durante il tardo Pleistocene produsse colate laviche di andesite che costruirono il vulcano composito Brokeoff (uno stratovulcano). Dopo il termine delle attività vulcaniche presso il Brokeoff, i fluidi idrotermali iniziarono ad alterare chimicamente i minerali nei flussi di andesite, alterando le rocce un tempo forti in materiali facilmente erosi. I ghiacciai e i torrenti furono in grado di erodere rapidamente canali profondi in queste rocce vulcaniche alterate, riducendo il picco un tempo alto del vulcano Brokeoff nel paesaggio attuale. In seguito all'erosione del Brokeoff, il vulcanismo è migrato verso il Lassen Domefield, a nord-est.
Il duomo di lava di Lassen Peak si delineò circa 27.000 anni fa, dopo una serie di eruzioni accadute nel corso di pochi anni, subendo una significativa erosione glaciale tra 25.000 e 18.000 anni fa. La depressione a mo' di coppa sul fianco nord-orientale del vulcano, chiamata circo, venne erosa da un ghiacciaio che si estendeva a 11 km dalla cupola. Al massimo 18.000 anni fa, Lassen Peak cominciò a formare una cupola di lava di dacite a forma di tumulo, spingendosi attraverso l'ex fianco settentrionale di Tehama. Quando la cupola lavica crebbe, frantumò la roccia sovrapposta e scatenò una coltre di ghiaione angolare attorno al vulcano emergente dai fianchi ripidi. In modo probabilmente simile al vicino Chaos Crags di 1.100 anni, il Lassen Peak assunse la sua altezza attuale in un lasso di tempo relativamente breve, forse addirittura pochi anni. Nell'ultimo millennio circa, l'attività a Lassen Peak originò sei cupole di lava di dacite, eruzioni di tefra e flussi piroclastici, oltre che il cosiddetto Cinder Cone. Generò inoltre le frane a Chaos Jumbles.
L'unico vulcano delle Cascate con un'elevazione superiore ai 3.000 m a non essere uno stratovulcano risulta proprio il Lassen Peak, un duomo di lava di riodacite. Rappresenta una delle maggiori cupole di lava sulla Terra, con un'altezza di 610 m sopra i suoi dintorni e un volume approssimativo di 2,5 km³. A differenza dei più convenzionali stratovulcani conici come il monte Shasta o il monte Rainier, il Lassen Peak fa parte di un complesso vulcanico con diverse aperture, ognuna delle quali rimane attiva per un certo numero di anni o decenni e difficilmente erutta due volte (si parla a tal proposito di campo vulcanico monogenetico). Duemila anni dopo la formazione del Lassen, quest'ultimo si presentava pieno di ghiacciai sui fianchi di dacite. A causa dell'erosione dall'ultimo avanzamento glaciale locale, cessata circa 15.000 anni fa, la cupola lavica di Lassen si presenta oggi ricoperta da depositi di ghiaione. Solo le sue formazioni rocciose sul fianco meridionale, vicine all'inizio del sentiero sommitale, non paiono significativamente alterate dall'erosione glaciale.
Sottocaratteristiche.
Il centro vulcanico del Lassen comprende il vulcano Brokeoff, la cupola di lava dacitica di Lassen e una serie di piccoli vulcani a scudo andesitici localizzati a nord-est del picco di Lassen. Il campo del duomo lavico di Lassen ne comprende a sua volta 30 dacitici più o meno minori, come il monte Bumpass, l'Helen, lo Ski Heil Peak e lo Reading Peak, ma non vanno tralasciati Chaos Crags, Eagle Peak, Sunflower Flat e Vulcans Castle. I vulcani a scudo più prossimi includono Prospect Peak e West Prospect Peak, assieme ad ulteriori tre chiamati Cinder Cone, Hat Mountain e Raker Peak. L'area idrotermale all'interno del centro vulcanico del Lassen Peak, maggiormente attiva e visibile a sud-est e sud-ovest, rappresenta la più vasta area geotermica degli Stati Uniti, se si eccettua quella del parco nazionale di Yellowstone.
Le Chaos Crags, una serie di cinque piccole cupole laviche, rappresentano il gruppo montano più giovane nel complesso vulcanico di Lassen, raggiungendo un'altezza di 2.575 m s.l.m. Generate da vigorose eruzioni esplosive di pomice e cenere seguite da attività effusiva, fu così che si svilupparono camere magmatiche instabili, se si pensa alle ragguardevoli colate piroclastiche costituite da fiumi di lava incandescente e cenere litica capaci di emettere. In origine, figuravano sei cime, ma una venne distrutta da un flusso piroclastico. Circa 350 anni fa, ne crollò un'altra e generò i Chaos Jumbles, un luogo trasfigurato da una serie di tre enormi smottamenti e che spostò di 6,4 km la posizione dei pendii della vetta.
Cinder Cone, che raggiunge un'altezza di 210 m sopra l'area circostante nella regione nord-orientale della zona protetta del Lassen, forma un cono piroclastico simmetrico. Il vulcano mafico più giovane del complesso è circondato da blocchi di lava non vegetata e vanta crateri concentrici alla sua sommità. Il Cinder Cone è il frutto di cinque colate laviche di andesite basaltica e conta due coni di scorie, uno dei quali andò in gran parte distrutto poiché intaccato alla sua base da materiale incandescente. Nel 1850 e nel 1851, alcuni osservatori riportavano un'eruzione a Cinder Cone visibile da più di 64 km di distanza, con un testimone vicino alla montagna che sosteneva di aver osservato un flusso di lava "scorrere lungo i lati del vulcano". Tuttavia, nonostante queste testimonianze e resoconti in articoli di giornali e diverse riviste scientifiche, la veridicità di tali eruzioni è stata messa in dubbio dagli scienziati della United States Geological Survey (USGS). Oltre al fatto che i coni di cenere di solito scagliano lava dalle bocche di base, mancano prove incontrovertibili che suggeriscano l'attività del vulcano sin dalla sua formazione nel 1650. Nello specifico, un vecchio esemplare di "Salix scouleriana" che cresceva vicino al cratere sommitale, documentato nel 1850, appariva ancora presente nei resoconti del 1880 dopo le presunte eruzioni, circostanza che permette di affermare che nessuna colata ebbe luogo durante il biennio sopra indicato.
Ecologia.
Il Lassen Peak fornisce l'ambiente ideale per piante quali le tsughe occidentali ("Tsuga heterophylla"), i pini dalla corteccia bianca ("Pinus albicaulis") e i fiori di campo alpini. Le tsughe generalmente crescono fino ai 2.800 m s.l.m., mentre i pini a corteccia bianca si trovano anche sui 3.000 m. In tutto il parco nazionale, si possono trovare inoltre esemplari di abete rosso ("Abies magnifica"), tsughe, pini argentati ("Pinus monticola"), abeti del Colorado ("Abies concolor"), pini contorti ("Pinus contorta"), pini di Jeffrey ("Pinus jeffreyi"), pini gialli ("Pinus ponderosa"), calocedri ("Calocedrus"), ginepri ("Juniperus") e varie specie di querce. Altre piante studiate nell'area del Lassen Peak sono costituite da "Monardella villosa", lupini, "Wyethia", felci, "Veratrum", "Phyllodoce", vari generi di graminacee,
"Arctostaphylos patula", "Crysolepis", grani saraceni, "Gilia", "Penstemon newberryi", "Calochortus", "Holodiscus discolor" e una varietà di arbusti chaparral.
I vari habitat nel parco nazionale vulcanico di Lassen ospitano circa 300 specie di vertebrati tra mammiferi, rettili, anfibi, pesci e uccelli, inclusi l'aquila di mare testabianca ("Haliaeetus leucocephalus"), che è definita "minacciata" ai sensi della lista delle specie in pericolo del 1973, e il falco pellegrino ("Falco peregrinus"), poi però scomparsi dall'elenco nel 1999. Nelle zone ricoperte da foreste sotto i 2.400 m, la flora si compone di orsi neri ("Ursus americanus"), puma ("Puma concolor"), cervi muli ("Odocoileus hemionus"), martore americane ("Martes americana"), rampichini ("Certhia americana"), cince delle Montagne Rocciose ("Poecile gambeli"), picchi pileati ("Dryocopus pileatus"), salamandre dalle lunghe dita ("Ambystoma macrodactylum") e diversi chirotteri. Ad altitudini più elevate, si possono intravedere la nocciolaia di Clark ("Nucifraga columbiana"), topi cervini ("Peromyscus") e chipmunk, mentre tra i banchi di tsughe e le zone subalpine con scarsa vegetazione vivono comunità di fanello rosato testagrigia ("Leucosticte tephrocotis"), ocotonidi ("Ochotona"), e scoiattoli di terra dal mantello dorato ("Callospermophilus lateralis"). Tra i banchi sparsi di graminacee, abeti rossi e pini gialli si scorgono lo junco occhiscuri ("Junco hyemalis"), l'arvicola montana ("Microtus montanus") e la lucertola salvia ("Sceloporus graciosus"). I prati sul fondo delle valli lungo i torrenti e i laghi risultano graditi alla rana arboricola del Pacifico ("Pseudacris regilla"), al serpente giarrettiera terricolo ("Thamnophis elegans"), al piro-piro pettorossiccio maggiore ("Limnodromus scolopaceus"), al serpente giarrettiera comune ("Thamnophis sirtalis"), e al "Thomomys monticola". Ulteriori animali presenti all'interno dell'area del parco nazionale includono serpenti come il boa caucciù ("Charina bottae"), il serpente giarrettiera comune ("Thamnophis sirtalis") e il serpente a strisce ("Masticophis taeniatus"); anfibi come tritoni, salamandre e la rana delle Cascate ("Rana cascadae"); 216 specie di uccelli tra cui la parula di MacGillivray ("Geothlypis tolmiei"), la parula di Wilson ("Cardellina pusilla"), il passero canoro ("Melospiza melodia"), l'allocco macchiato ("Strix occidentalis"), l'astore ("Accipiter gentilis") e il quattrocchi minore ("Bucephala albeola"); cinque specie di pesci autoctoni, ovvero trota iridea ("Oncorhynchus mykiss"), "Siphateles bicolor", rinicto ("Rhinichthys osculus"), testarossa di Lahontan ("Richardsonius egregius") e "Catostomus tahoensis", oltre a quattro invasive, quali il salmerino di fonte ("Salvelinus fontinalis"), la trota ("Salmo trutta"), "Notemigonus crysoleucas" e "Pimephales promelas". Tra gli invertebrati di spicco rientra il genere di farfalle "Nymphalis californica".
Storia.
I dintorni del Lassen Peak, specialmente a oriente, sud e sud-est, rappresentavano un punto di incontro per le tribù dei Maidu, degli Yana, degli Yahi e degli Atsugewi. La sommità era conosciuta tra alcune popolazioni autoctone come "Amblu Kai", che significava "Montagna Squarciata" o "del Fuoco", e come "Kom Yamani", che voleva dire "Montagna di neve", tra i Maidu. Tuttavia, poiché la zona non era adatta a residenze stabili, si rintracciano prove archeologiche relativamente scarse.
Il primo europeo a raggiungere Lassen Peak fu Jedediah Smith, il quale attraversò l'area nel 1821 mentre si dirigeva verso la costa occidentale degli Stati Uniti. Dopo che la corsa all'oro californiana spinse un numero crescente di coloni nell'area, il Lassen Peak ricevette tale designazione in onore di un fabbro danese, Peter Lassen, che guidò gli immigrati oltre la vetta fino alla valle del Sacramento negli anni '30 del XIX secolo. Per raggiungere il sito si percorreva il Nobles Emigrant Trail, così chiamato per la guida William Nobles, pioniere del sentiero nel 1851.
La prima salita registrata del Lassen Peak avvenne nel 1851, sotto la guida di Grover K. Godfrey. Nel 1864, Helen Tanner Brodt fu la prima donna a raggiungere la vetta del Lassen Peak, con l'intento di immortalare il paesaggio circostante su una tela. Un lago tarn presente sul Lassen Peak è stato battezzato "Lake Helen" in suo onore. Il Bumpass Hell, un'area idrotermale vicino al Lassen Peak, prende il nome da un pioniere che subì ustioni e perse una gamba poco dopo. Altri nomi storici per Lassen Peak includono Mount Joseph (dal 1827), Snow Butte, Sister Buttes e Monte Lassen.
Parco nazionale vulcanico di Lassen.
Il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt nominò il Lassen Peak monumento nazionale nel 1907. Nonostante la popolazione nativa affermasse che il Lassen Peak fosse "pieno di fuoco e acqua" e sarebbe scoppiato di nuovo, si diffuse la convinzione secondo cui il vulcano si fosse estinto e che fosse luogo di intriganti fenomeni vulcanici, i quali potevano essere studiati e osservati. Quando questo si risvegliò nel 1914, il monumento andò ampliato e si istituì il parco nazionale vulcanico di Lassen il 9 agosto 1916. L'area protetta, vasta 430,47 km², si raggiunge percorrendo la California State Route 89.
Attività vulcanica.
Nell'antichità.
Tra 385.000 e 315.000 anni fa, il vulcanismo virò dalla costruzione di stratovulcani andesitici alla produzione di duomi di dacite. Negli ultimi 300.000 anni, il Lassen Peak e il suo circondario hanno generato più di 30 duomi, di cui il maggiore è appunto il Lassen. Trattandosi di lava accumulatasi perché spinta verso l'alto ma troppo viscosa per sfuggire alla sua fonte, presero forma costruzioni rocciose ripide. Il duomo di lava del Lassen Peak nacque 27.000 anni fa dopo una serie di eruzioni avvenute nel corso di pochi anni, subendo significative variazioni durante l'era glaciale tra 25.000 e 18.000 anni fa. Nessuna attività vulcanica ebbe luogo da 190.000 anni a circa 90.000 anni fa, ma durante gli ultimi 100.000 anni sono avvenuti almeno 12 episodi di grande rilevanza a livello di attività eruttiva nell'areale del Lassen; da 90.000 anni fa, il gruppo dei Twin Lakes ha cominciato a rilasciare lave miste con aspetti e composizioni variabili, tra cui colate di andesite e andesite basaltica e coni vulcanici agglutinati (costituiti da rocce piroclastiche fuse), localizzati presso il duomo di Lassen. Nel corso della fase eruttiva dei Twin Lakes, ha avuto luogo la costruzione del complesso dei duomi del Chaos Crag tra 1100 e 1000 anni fa.
Prima del 1914, il Lassen Peak probabilmente subì almeno un'eruzione esplosiva, la quale diede vita a un cratere sommitale profondo 110 m con un diametro di 300 m. Depositi di antiche colate di fango che possono essere ricondotti specificamente al duomo di Lassen sono stati rintracciati anche a Hat Creek, Lost Creek e in una regione a est della cosiddetta Devastated Area.
1914–1921.
Il 30 maggio 1914, nonostante un'apparente assenza di una qualche scossa premonitrice, il Lassen si risvegliò dopo 27.000 anni di quiescenza, producendo un'esplosione di vapore che scavò un piccolo cratere con un lago abbastanza profondo sulla sommità del vulcano. Il cratere è cresciuto mentre veniva scavato da più di 180 esplosioni freatiche simili nell'arco di più di quasi un anno, raggiungendo una lunghezza di 300 m. Il 14 maggio 1915, il Lassen Peak eruttò blocchi di lava che si sparsero fino a Manton, 32 km a ovest della montagna. Il giorno successivo, il vulcano aveva prodotto un duomo di lava dacitica, composto tra il 63 e il 68% di silice, sparso su tutta la vetta. Il 19 maggio, una grande eruzione distrusse questa cupola e sulla sommità si formò un nuovo cratere. Non si verificarono colate laviche, ma sezioni del duomo caddero sui fianchi superiori della montagna, che erano coperti da più di 9 cm di neve. La lava mista a neve e roccia innescò un lahar dalla larghezza di 0,80 km che scorreva lungo il fianco del vulcano, percorse 6,4 km e raggiunse poi Hat Creek. Dopo aver deviato a nord-ovest, a Emigrant Pass, il lahar si estese di ulteriori 11 km lungo Lost Creek. Il 20 maggio, la valle inferiore di Hat Creek fu inondata da acqua fangosa, che danneggiò le abitazioni del ranch nell'area della Old Station e causò lievi ferite ad alcune persone, tutte fuggite subito dopo. Rimuovendo le case dalle loro fondamenta, il lahar sradicò alberi alti più di 30 m. L'alluvione continuò per altri 48 km, uccidendo i pesci del fiume Pit. In contemporanea, la lava di dacite con una viscosità inferiore rispetto alla dacite della precedente eruzione colmò il cratere sommitale, traboccando e estendendosi in due flussi per 300 m lungo i lati occidentale e nord-orientale della montagna.
Il 22 maggio 1915, verso le ore 16:00, il Lassen Peak inaugurò una violenta eruzione esplosiva che espulse rocce e pomici dalla tale portata da rendere il cratere più grande e più profondo alla sua sommità. In 30 minuti, cenere vulcanica e gas costituirono una colonna che raggiunse altitudini superiori a 9.100 m e che si poteva essere scorgere dalla città di Eureka, localizzata 240 km a ovest. La colonna si inabissò però bruscamente, generando un flusso piroclastico composto da cenere calda, pomice, roccia e gas che spazzò via qualunque cosa nel raggio di 7,8 km² e propagò un lahar entro 24 km, lambendo una seconda volta la valle di Hat Creek. Depositi fangosi minori si sparsero su ogni lato del vulcano, così come uno strato di pomice e cenere vulcanica che arrivò fino a 40 km a nord-est; la cenere vulcanica è stata ritrovata a oltre 450 km ad est della città di Elko, in Nevada. Inoltre, la colata lavica sul fianco nord-orientale del vulcano è stata rimossa da questa eruzione, ma non il deposito simile sul fianco occidentale.
Il volume della produzione eruttiva è stato pari a 0,029 km³, un numero minore rispetto a quello registrato con l'eruzione del monte Saint Helens (1 km³). La regione sul fianco nord-orientale del vulcano, costellata dalle eruzioni e vasta 7,8 km², è conosciuta come Devastated Area e presenta uno suolo scarso di silice, privo di nutrienti, che non riesce a sostenere la normale crescita degli alberi a causa della mancanza di ritenzione idrica. A causa delle sottili dimensioni dei depositi, si è rivelato difficile ricostruire esattamente gli effetti delle eruzioni del 1915.
Dopo il 1915, le esplosioni di vapore continuarono per diversi anni, sparpagliando roccia estremamente calda sotto la superficie del Lassen Peak. Nel maggio 1917, un'esplosione di vapore particolarmente forte formò il cratere settentrionale sulla sommità del Lassen Peak, con eruzioni della durata di due giorni e la produzione di una nuvola di cenere che si estendeva di 3.000-3.700 m nel cielo. A giugno sono state segnalate altre 21 esplosioni, che trasformarono ulteriormente il cratere creando un nuovo soffione sulla vetta nordoccidentale del Lassen Peak. Nel giugno 1919 si verificarono eruzioni di vapore e attività simili furono osservate l'8 aprile e il 9 aprile 1920, seguite da attività simili della durata di 10-12 ore nell'ottobre dello stesso anno. Durante il febbraio 1921, del vapore bianco eruttò dalle fessure orientali del vulcano. In totale, si osservarono circa 400 eruzioni tra il 1914 e il 1921, le ultime nelle Cascate antecedenti a quella del 1980 del Saint Helens, che fu l'unica altra negli Stati Uniti contigui durante il XX secolo.
Le eruzioni in filmati e immagini del XX secolo.
Durante le sue eruzioni all'inizio del Novecento, il Lassen Peak attirò l'attenzione dei media come primo vulcano ad eruttare negli USA durante il centennio scorso. A differenza delle eruzioni del Baker, del Rainier, del St. Helens o dell'Hood durante il XIX secolo, le eruzioni del Lassen Peak
vennero molto ben documentate dai giornali e ampiamente fotografate. Al di là dei corrispondenti per conto delle testate giornalistiche, le immagini migliori e più complete furono scattate dall'uomo d'affari locale Benjamin Franklin Loomis. Servendosi di una fotocamera da 8x10 pollici (20x25 cm) con negativi su lastra di vetro, Loomis realizzò la sua pellicola e allestì una camera oscura in una tenda. Egli scrisse dell'eruzione a cui assistette il 14 giugno 1914 definendola "spaventosamente grandiosa". Le immagini di Loomis vennero pubblicate nel suo libro "Pictorial History of the Lassen Volcano" (1926); alcune sue tavole originali rimangono negli archivi del National Park Service. Le sue fotografie vennero utilizzate per aiutare a comprendere la cronologia e la geologia delle eruzioni del 1915 del Lassen Peak.
Una delle eruzioni del 1917 fu filmata da Justin Hammer dal vicino lago Catfish. Mentre la versione originale risultava in muto, alla pellicola in seguito suo nipote Craig Martin aggiunse effetti sonori. Verso il film si mostrò di nuovo interesse nel XXI secolo, quando nel 2015 la Shasta Historical Society lo ripubblicò.
Attività vulcanica attuale.
Il Lassen Peak non può considerarsi spento, se si pensa alle fumarole attive in zona, ai soffioni, alle sorgenti calde e agli ammassi fangosi a mo' di testimonianza di lahar passati presenti in ogni angolo del parco nazionale. L'attività varia in base alla stagione; durante la primavera, quando l'acqua di disgelo è più abbondante, le fumarole e le pozze idriche fanno registrare temperature più basse, mentre gli ammassi fangosi si fanno meno secchi e più viscosi. Durante l'estate e la siccità, diventano più secche e calde, poiché non possono essere raffreddate dalle falde acquifere. Dell'attività geotermica può essere osservata a Bumpass Hell, Little Hot Springs Valley, Pilot Pinnacle, Sulphur Works, Devils Kitchen, Boiling Springs Lake e Terminal Geyser, nonché alle Morgan and Growler Hot Springs a sud del parco nazionale a Mill Canyon. Si tratta del risultato dell'ebollizione di corsi d'acqua sotterranei, che dunque generano vapore durante il loro percorso. A Bumpass Hell, tali caratteristiche emergono in maniera lampante, con temperature che raggiungono i 161 °C a Big Boiler, la più grande fumarola del parco e una delle fumarole idrotermali più calde del mondo. A causa della loro acidità e del calore, nessuno di questi corpi idrotermali è sicuro per la balneazione tranne che al Drakesbad Guest Ranch. I soffioni vicino a Lassen Peak, in particolare, sono rimasti attivi negli anni '50 indebolendosi gradualmente nel tempo, anche sui crateri sommitali. L'idrotermia locale viene monitorata continuamente per le sue condizioni fisiche e chimiche dalla USGS.
Gli scalatori hanno riportato eruzioni di vapore nei crateri sommitali per decenni dopo che l'attività risultava apparentemente cessata nel 1921, con il naturalista Paul Schulz che documentò 30 forti getti in vetta negli anni '50. In un rapporto della USGS si legge di come "nessuno può dire quando, ma pare quasi certo che l'area di Lassen sperimenterà di nuovo eruzioni vulcaniche". Sulla scia di tali considerazioni, il California Volcano Observatory elenca il livello di minaccia del vulcano come "molto alto". All'epoca delle eruzioni di inizio Novecento, l'area circostante al Lassen era scarsamente popolata, ma un'eruzione simile oggi potrebbe mettere a rischio molte vite e l'economia della California settentrionale. Le eruzioni si verificano con frequenza simile ai grandi terremoti dalla faglia di Sant'Andrea, con almeno dieci verificatesi nello stato nell'ultimo ventennio, la più recente delle quali proprio con il coinvolgimento del Lassen Peak. Meno dell'1% della popolazione californiana vive all'interno di zone a rischio che potrebbero essere interessate da un'eruzione, ma complessivamente tali aree vengono visitate da più di 20 milioni di persone ogni anno. Inoltre, un certo numero di vulcani californiani potenzialmente attivi si erge a meno di 160 km da agglomerati urbani, una distanza questa che non gli assicura di sfuggire a colate di cenere le quali viaggiano di solito per diverse centinaia di chilometri. Nel caso di segnali che suggeriscono un'imminente attività vulcanica, l'USGS ha già pianificato di recarsi in zona contattando ulteriori ricercatori e usufruendo di nuovi strumenti di monitoraggio, oltre che ricercatori, oltre che collaborare con grande sinergia con il National Park Service, responsabile della tutela del parco.
Sebbene i flussi di lava basaltica costituiscano l'attività eruttiva più comune del sito, non si può escludere l'eventualità che si generino flussi di lava silicica più violenti e, di conseguenza, più pericolosi; allo stesso, se si dovessero originare duomi di lava aggiuntivi e instabili, questi potrebbero collassare e generare flussi piroclastici i quali potrebbero spandersi per diversi chilometri. Poiché il Lassen Peak vanta una quantità significativa di neve e ghiaccio nei suoi pressi, i suoi flussi idroclastici (o ceneri vulcaniche calde) potrebbero mescolarsi con l'acqua e formare del lahar (colate detritiche composte in genere da fango e acqua ghiacciata) che potrebbero rivelarsi catastrofiche per il perimetro circostante. Le eruzioni dacitiche potrebbero inoltre dare vita a colonne vulcaniche di gas e cenere pericolose per il transito degli aerei nell'area. Il complesso del Lassen rappresenta infine una minaccia per i visitatori, che come anticipato sono soliti recarsi nella catena delle Cascate meridionale in gran numero, a causa di improvvise valanghe che potrebbero essere del tutto estranee al vulcanismo locale. A causa della minaccia di una valanga dalla vicina Chaos Crag, che poteva rivelarsi assai concreta in caso di risveglio dell'attività vulcanica o scosse sismiche, il Centro visitatori del Lassen Peak situato al lago Manzanita chiuse i battenti nel 1974. Nel 1993, una frana con un volume di 9.900 m³ si abbatté lungo il fianco nord-orientale del cratere, senza però ferire alcun visitatore. Nonostante l'attuale stato di quiescenza, le frane rappresentano ancora rischi significativi a causa dell'instabilità intrinseca del picco.
Il monitoraggio avviene sotto la supervisione del California Volcano Observatory, organizzazione che dispone di una rete di sensori in grado di misurare l'aumento della sismicità, la deformazione del suolo o le emissioni di gas da cui si possa comprendere il movimento del magma verso la superficie vicino al vulcano. Dal canto suo, l'USGS, in collaborazione con il National Park Service, ha proceduto a tenere sotto controllo il Lassen Peak e altre aree vulcaniche nel parco grazie all'installazione di tiltmetri, sismometri e clinometri. Prima del 1996, i rilievi geodetici a Lassen Peak non rilevavano la deformazione del suolo, ma il radar interferometrico di apertura sintetica (InSAR) tra il 1996 e il 2000 suggeriva che la subsidenza stava avvenendo a una velocità di 10 mm ogni anno entro un'area circolare con un diametro di 40 km, il cui centro si localizzava appena a 5 km del vulcano. Più tardi, nel 2004, sono stati effettuati ulteriori studi utilizzando il sistema di posizionamento globale (GPS), i quali, uniti ad ulteriori indagini InSAR, hanno mostrato che la subsidenza è proseguita fino al 2010. Il Lassen Peak risulta uno dei quattro vulcani delle Cascate a mettere in atto un simile fenomeno dal 1990, assieme al vulcano del lago Medicine, al monte Baker, e al Saint Helens. Sebbene non si possa associarla in modo inequivocabile a una possibile eruzione, questa subsidenza può offrire informazioni su come il magma viene immagazzinato all'interno della regione, sull'ambiente tettonico e su come i sistemi idrotermali si evolvono per lunghi periodi di tempo. I ricevitori GPS sono stati installati per monitorare la deformazione all'interno del complesso vulcanico di Lassen dal 2008: i 13 sismometri nelle vicinanze, installati per la prima volta nel 1976 e da allora aggiornati ogni decennio, rilevano continuamente i terremoti nella zona.
Attività ricreative.
Il parco nazionale vulcanico di Lassen è visitato da più di 350.000 persone ogni anno. Incorporando più di 240 km di sentieri escursionistici, esso viene visitato da persone che compiono escursioni durante l'estate. Le attività invernali più popolari includono invece l'impiego di racchette da neve, alpinismo e sci. In quanto secondo vulcano più alto della California settentrionale, dietro solo al monte Shasta, il Lassen Peak risulta spesso visitato da scalatori ed escursionisti di tutto il mondo. La vetta è accessibili agli scalatori e non per la maggior parte degli anni verso la fine di giugno, rimanendo in uso fino a quando non cadono abbondanti nevicate in ottobre o novembre. Dopo che un bambino di 9 anni è morto per il crollo di un muro di sostegno lungo il sentiero della vetta il 29 luglio 2009, il cammino è stato chiuso per sei anni per lavori, riaprendo nel 2015.
Il sentiero per la vetta della montagna è accessibile da un parcheggio sul lato nord della California State Route 89. Il Lassen Peak Trail, che parte dal punto appena menzionato, si snoda per 4 km in un sentiero tutt'altro che rettilineo, con una salita approssimativa di quasi 600 m dal principio del percorso escursionistico, a 2.600 m, fino alla vetta, a 3.187 m. Dalla parte nord-est della sommità, si possono ammirare le colate di fango del 1915 del Lassen e il Prospect Peak; quella nordoccidentale offre vedute dei due crateri a forma di conca del Lassen e del monte Shasta, localizzato a 130 km a nord.
L'ingresso meridionale del parco ospita un'area preposta agli sport invernali, dove i visitatori possono sciare e utilizzare racchette da neve. All'interno della foresta nazionale del Lassen, i visitatori hanno la facoltà di andare in bicicletta, in barca o usare motoslitte. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907196 | itwiki | 1,706,708,677.214239 |
Carmine Coppola
Esistono più persone di nome Carmine Coppola: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907198 | itwiki | 1,706,708,677.21455 |
Cawarfidae
Le cawarfidae, termine latinizzato che deriva dall'antico germanico, erano le norme, tramandate oralmente, che regolamentavano la vita giuridica dei longobardi. Per ovviare a differenti e ambigue interpretazioni di queste norme, nel 643 re Rotari decise di metterle per iscritto (coniugandole alla tradizione giuridica romana, codificata dall'imperatore Giustiniano) nell'omonimo editto che passò alla storia con il suo nome. Ma anche dopo la codificazione scritta di re Rotari, che accolse le "cawarfidae" in maniera disomogenea e occasionale, tali consuetudini non scritte rimasero in vita, e vennero utilizzate soprattutto per la risoluzione di controversie private, come testimoniano molti documenti dell'epoca. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907205 | itwiki | 1,706,708,677.214577 |
Basilica del Redentore
La basilica del Redentore, anche nota come chiesa votiva del Santissimo Redentore o più semplicemente come il Redentore, è un importante edificio religioso di Venezia progettato dall'architetto Andrea Palladio nel 1577 sulla Giudecca.
All'interno sono esposte opere di Jacopo Robusti (Tintoretto), Paolo Veronese, Jacopo Palma il Giovane, Francesco Bassano, Alvise Vivarini e Pietro Della Vecchia.
È tradizionalmente il fulcro della grande festa del Redentore, celebrata la terza domenica di luglio a memoria del pericolo scampato della Peste che colpì la città nel 1575.
La chiesa fa parte dell'associazione Chorus Venezia.
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Villafranca di Verona è una "imitazione" della chiesa del Redentore.
Storia.
Nell'estate del 1575 scoppia a Venezia una terribile epidemia di peste che in due anni provocherà 50.000 morti, quasi un veneziano su tre. Nel settembre del 1576, quando il male sembra invincibile dagli sforzi umani, il Senato chiede l'aiuto divino facendo voto di realizzare una nuova chiesa intitolata al Redentore. Scegliendo rapidamente fra diverse opzioni circa forma, localizzazione e progettista cui affidare la costruzione, nel maggio del 1577 si pone la prima pietra del progetto di Andrea Palladio (che dal 1570 era il "Proto" della Serenissima, architetto capo della Repubblica di Venezia). Il 20 luglio successivo si festeggia la fine della peste con una processione che raggiunge la chiesa attraverso un ponte di barche, dando inizio a una tradizione che dura ancora oggi.
La chiesa è destinata ai padri cappuccini, che ne determinano sia l'impianto planimetrico secondo il modello dei Francescani osservanti (di cui i Cappuccini costituiscono una filiazione) sia la scelta, in ossequio alla loro Regola di povertà, di rifuggire l'uso di marmi e di materiali pregiati, preferendo mattoni e cotto anche per la realizzazione dei bellissimi capitelli all'interno della chiesa, ricoperti di stucco marmorino a imitazione perfetta del marmo. Nel rispetto della griglia funzionale dei cappuccini, per la definizione della planimetria Palladio riflette a fondo sulle strutture termali antiche (in un rilievo delle terme di Agrippa è possibile ritrovare molti degli elementi che caratterizzano la pianta) come fonte delle sequenze di spazi che si susseguono armonicamente una dopo l'altra.
La pianta deriva infatti dall'armonica composizione di quattro cellule spaziali perfettamente definite e diverse fra loro: il rettangolo della navata, le cappelle laterali che riprendono la forma a nartece, la cella tricora composta dalle due absidi e dal filtro di colonne curve, il coro. Una volta definite con precisione tali figure, Palladio studia soluzioni raffinate per accompagnare il passaggio dell'una dentro l'altra, ricercando un'armonica fusione del tutto. La trabeazione dell'ordine maggiore, ad esempio, fascia tutto il perimetro interno della chiesa senza mai risaltare in corrispondenza dei sostegni, ed è particolarmente efficace il taglio in diagonale dei pilastri della cupola. Il risultato è frutto di una consumata capacità compositiva e di una particolare sensibilità per gli effetti scenografici.
La facciata del Redentore costituisce l'esito più maturo delle riflessioni palladiane sui fronti di chiesa a ordini intersecati, a partire da San Francesco della Vigna. Questo genere di facciate prende origine da riflessioni sulla vitruviana basilica di Fano sin da Bramante all'inizio del secolo. Nel caso specifico del Redentore Palladio “monta” più soluzioni antiche, presenti per altro anche nei suoi "Quattro libri dell'architettura" (1570), come il [tempio della Pace].Progetto di Palladio (morto nel 1580) fu portato a termine dal [(Venezia) proto] Antonio da Ponte nel 1592, con pochi rimaneggiamenti nei secoli successivi. La chiesa è sempre stata amministrata dai frati cappuccini.
Struttura.
L'interno è a navata unica, con imponenti e decorate cappelle laterali. Grande importanza ha la luce, come in tutte le opere palladiane, vera protagonista dell'interno, che valorizza volumi e decorazioni.
L'edificio ha pianta rettangolare, con un singolare quanto splendido transetto costituito da tre absidi comunicanti con la grande cupola centrale. Dall'intersecazione di essi partono due sottili campanili cilindrici, con tetto a cono, simili a minareti.
La facciata in marmo bianco è uno dei più mirabili esempi di ispirazione classica che tanto resero famoso il Palladio: quattro timpani triangolari e un attico rettangolare si intersecano tra loro, in un contrapporsi di superfici lisce, di lesene e di lunette con statue, ostentando stabilità e rigore classico.
Un grandioso portale del 1688 è sovrastato da un timpano sostenuto da due altre semicolonne. Negli intercolumni sono presenti due statue del fiammingo Giusto Le Court raffiguranti l'evangelista san Marco e san Francesco d'Assisi. Poco sopra altre due statue rappresentano san Lorenzo Giustiniani e sant'Antonio da Padova. Ancora altre tre statue sono poste sopra il timpano superiore e raffigurano la Fede e due angeli.
Entrando si notano due belle acquasantiere circolari in marmo sulle quali sono collocate due sculture di bronzo di Francesco Terilli raffiguranti san Giovanni Battista ed il Redentore.
Sulla controfacciata si trovano due lunette: una di Paolo Piazza e l'altra di Pietro Muttoni. Alle storie della vita di Gesù sono dedicate le pale degli altari che sono di Francesco Bassano, della bottega di Paolo Veronese e di Domenico Tintoretto. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907208 | itwiki | 1,706,708,677.21463 |
Prunus avium
Il ciliegio (Prunus avium ) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee, originario dell'Europa, del Nord Africa e dell'Asia.
Storia.
Plinio il Vecchio distingue tra "Prunus", l'albero delle susine, e "Cerasus", l'albero delle ciliegie. Plinio aveva già descritto un certo numero di coltivazioni ed alcune specie citate, Aproniana, Lutatia, Caeciliana, eccetera. Plinio le distingue per il sapore da dolce a aspro.
Egli afferma che prima che il console romano Lucio Licinio Lucullo sconfiggesse Mitridate nel 74 a.C. «Cerasia [...] non fuere in Italia» ("Non vi erano ciliegie in Italia"). Riteneva, inoltre, fosse stato Lucullo stesso ad introdurre la pianta dal Ponto, diffusa poi nei 120 anni successivi attraverso l'Europa fino alla Britannia.
I semi di un certo numero di specie di ciliegie sono stati tuttavia trovati in ritrovamenti archeologici dell'età del bronzo ed in siti archeologici romani in tutta Europa. Il riferimento a "dolce" e "aspro" sostiene la moderna teoria che "dolce" fosse riferito al "Prunus avium"; non vi sono altri candidati trovati tra le ciliegie. Nel 1882 Alphonse de Candolle affermò che semi di "Prunus avium" furono ritrovati nella cultura terramare del nord Italia (1500-1100 a.C.) e in alcuni villaggi archeologici svizzeri di palafitte. Il de Candolle riguardo Plinio afferma:
Il de Candolle suggerisce che quello che Lucullo portò era un particolare tipo di "Prunus avium" del Caucaso. L'origine del "P. avium" è ancora una questione aperta. Le moderne ciliegie coltivate differiscono da quelle selvatiche per la maggiore dimensione del frutto, 2–3 cm di diametro. Gli alberi sono spesso coltivati in terreni duri per mantenerli più piccoli e per facilitare il raccolto.
Nomenclatura.
Classificazione.
La storia della classificazione è piuttosto confusa. Nella prima edizione del suo "Species Plantarum" (1753), Linneo trattò il ciliegio come una varietà singola, citando il testo di Gaspard Bauhin del 1596 "Pinax theatri botanici" come riferimento; la sua descrizione, "Cerasus racemosa hortensis" ("Il Ciliegio dei giardini con racemi") lo mostra descritto come una pianta coltivata. Linneo poi cambiò da una varietà ad una specie "Prunus avium" nella seconda edizione del suo "Flora Suecica" del 1755.
Nomenclatura attuale.
"Prunus avium" significa "Ciliegio degli uccelli" in latino, una traduzione fatta da Linneo dei nomi dati dai danesi e dai tedeschi alla specie ("Fugle-Kirsebær, Vogel-Kirsche", rispettivamente). In inglese, il nome "Bird Cherry" si riferisce al "Prunus padus".
Descrizione.
Si tratta di un albero, caducifoglie e latifoglie, che cresce dai 15 ai 32 m di altezza. Gli alberi giovani mostrano una forte dominanza apicale con un tronco dritto e una corona conica simmetrica, che diviene arrotondata ed irregolare negli alberi più vecchi. Vive circa 100 anni ed è molto esigente per quanto riguarda la luce.
Si riconosce senza errore grazie a due o tre nettari (piccole ghiandole nettarifere rosse) situate alla base delle foglie caduche oblunghe, dentate e pubescenti al di sotto.
La corteccia è levigata porpora-marrone con prominenti lenticelle orizzontali grigio-marrone negli alberi giovani, che diventano scure più spesse e fessurate negli alberi più vecchi.
Le foglie sono alternate, ovoidali acute semplici, lunghe 7–14 cm e larghe 4–7 cm, glabre di un verde pallido o brillante nella parte superiore, che varia finemente nella parte inferiore, hanno un margine serrato e una punta acuminata, con un picciolo lungo 2–3,5 cm che porta da due a cinque piccole ghiandole rosse. Anche la punta di ogni foglia porta delle ghiandole rosse. In autunno le foglie diventano arancioni, rosa o rosse prima di cadere.
I fiori bianchi peduncolati sono disposti in corimbi di due-sei assieme, ogni fiore pendente su un peduncolo di 2–5 cm, del diametro di 2,5–3,5 cm, con cinque petali bianchi, stami gialli, ed un ovario supero; i fiori sono ermafroditi e vengono impollinati dalle api. La fioritura ha luogo all'inizio della primavera contemporaneamente alla produzione di nuove foglie, generalmente avviene ad aprile.
Il frutto è una drupa carnosa (ciliegia) di 1–2 cm di diametro (più larga in alcune selezioni coltivate), di un rosso brillante fino ad un viola scuro quando matura a inizio estate. Il frutto commestibile ha un gusto da dolce ad abbastanza astringente e amaro, a seconda delle varietà, da mangiarsi fresco; esso contiene un singolo nocciolo lungo 8–12 mm, ampio 7–10 mm e spesso 6–8 mm, il seme dentro al guscio è lungo 6–8 mm. la maturazione si ha soprattutto in giugno.
Ecologia.
I frutti vengono mangiati da numerosi uccelli e mammiferi, che ne digeriscono la polpa e disperdono il seme nei loro escrementi. Alcuni roditori, e alcuni uccelli rompono il guscio e mangiano il seme che sta al suo interno. Tutte le parti della pianta eccetto il frutto sono tossici perché contengono glicosidi cianogenetici.
L'albero essuda una resina dalle ferite nella corteccia, per mezzo della quale protegge le ferite dalle infezioni provocate dagli insetti e dai funghi.
Distribuzione e habitat.
Il ciliegio si trova in Europa (dalle isole britanniche fino alla Russia, passando per Francia, penisola iberica, Italia, Germania) a sud fino in Marocco e Tunisia (nelle zone più fredde della catena montuosa dell'Atlante), a nord fino a Trondheimsfjord in Norvegia e in Svezia, Polonia, Ucraina, nel Caucaso, a nord dell'Iran, con anche una piccola popolazione nell'ovest dell'Himalaya.
In Italia è presente naturalmente dalle zone altocollinari sino a quelle montuose, talvolta al confine della zona tipica delle latifoglie, presentando una buona resistenza al freddo. Assieme al "Prunus cerasus" esso è una delle due specie di ciliegio selvatico che sono all'origine delle varietà di ciliegio coltivato che produce tipologie di ciliegie che vanno dal "Graffione bianco" piemontese, al "Durone nero di Vignola", la "Bigareau di Conversano" e la "Ciliegia Ferrovia" in Terra di Bari.
Naturalmente poco abbondante e disperso nella foresta, il ciliegio non è adatto come specie pioniera. Necessita, dunque, per espandersi naturalmente, di un ambiente e di un micro clima forestale stabile e continuato nel tempo. I ciliegi piantati o nati in gruppo all'interno di boschi e foreste diventano molto appetibili per i grossi erbivori (caprioli, cinghiali) e più sensibili al cancro batterico, e alla cilindrosporiosi, oltre che agli attacchi degli insetti.
Coltivazione ed uso.
Il ciliegio botanico ha origine dal ciliegio coltivato; il ciliegio non ama i ristagni d'acqua, ma preferisce suoli non troppo secchi.
Sopporta solo modeste potature di formazione, ed ancora più modeste potature di conduzione.
Il legno del ciliegio è di qualità ricercata per il valore commerciale, si tratta di un legno di colore bruno rosato da chiaro a giallastro, a volte usato per rimpiazzare legni preziosi come l'anacardo. È ricercato dall'industria mobiliera, sia in tronchi che in travi (mobili e sedie di stile). Questa utilizzazione esige degli alberi di bella conformazione. L'importanza di questa domanda per la falegnameria marginalizza le altre utilizzazioni del legno (scultura, tornitura). Di norma si preferisce per l'utilizzo come legno commerciale le varietà botaniche, coltivate a tale scopo.
Il ciliegio offre un legno avente delle buone proprietà meccaniche (resistenza alla compressione, trazione o flessione) e di buon aspetto; tuttavia, presenta la facilità di seccaggio, e può essere talvolta fibroso.
Per la coltivazione da legno la messa a dimora dei piccoli astoni (albero di uno-due anni) va effettuata in autunno-inverno. La raccolta, invece, si effettua a fine primavera-inizio inverno.
Frutto.
Ciliegio selvatico.
Il ciliegio selvatico ha costituito fonte di nutrimento per gli esseri umani per migliaia di anni. I nòccioli sono stati trovati in depositi archeologici appartenenti a insediamenti dell'età del bronzo in varie zone europee, inclusa la Britannia. Sono stati trovati macro fossili di ciliegio selvatico tra i detriti di un villaggio dell'età del bronzo iniziale e centrale, un villaggio di palafitte che si trovava nei pressi della riva meridionale del Lago di Garda, tra Desenzano del Garda e Lonato. La data è stata stimata alla prima età del bronzo IA con la datazione al radiocarbonio (circa 2077 a.C. ± 10 anni). La foresta naturale a quel tempo era poco sviluppata.
Attorno al IX secolo a.C. le ciliegie venivano coltivate in Asia Minore e poco più tardi in Grecia.
Ciliegio dolce.
Originato dal ciliegio selvatico, il "ciliegio dolce" è coltivato per il frutto: ciliegia, che nei secoli è stato differenziato in moltissime varietà.
La coltivazione del ciliegio dolce è diffusa in tutto il mondo, dove le condizioni climatiche la permettono, e costituisce il fornitore principale del frutto detto ciliegia.
Delle altre specie simili al ciliegio dolce, solo le varietà derivate dal "Prunus cerasus" (amarena o ciliegia acida), costituiscono uno scomparto minoritario delle ciliegie commerciali; altre specie di prunus, come il "pado" (Prunus padus), sono trascurabili per la produzione frutticola.
In seguito alle ibridazioni varietali subite dalla Specie botanica, il ciliegio dolce è suddivisibile ora in due categorie:
- autofertili (che sono autosufficienti per la impollinazione, e quindi possono fruttificare anche da soli; ed eventualmente essere impollinatori per altri)
- autosterili (che non sono autosufficienti, e che quindi necessitano di un secondo individuo vegetale (clone) che li impollini.
Esistono in commercio, ben noti, individui (cloni e/o varietà) di ambedue le categorie.
Alcune varietà coltivate sono sfuggite alle coltivazioni e si sono naturalizzate in altre regioni del mondo dove il clima temperato è favorevole, (sud ovest del Canada, il Giappone, la Nuova Zelanda, ed il nord est e nord ovest degli Stati Uniti d'America).
Ornamentale.
Il ciliegio è spesso coltivato come albero da fiore. A causa della dimensione dell'albero esso viene usato nei parchi e meno spesso come albero per le strade o per i giardini. La forma a doppia fioritura, "Plena", è comunemente trovata, al posto della forma a fioritura singola.
Due ibridi interspecifici, "P. x schmittii" ("P. avium" x "P. canescens") e "P. x fontenesiana" ("P. avium" x "P. mahaleb") vengono usati anche ad uso ornamentale.
Falegnameria.
Il legno marrone-rosso, molto resistente, viene usato per fare mobili e strumenti musicali.
Altri usi.
Il ciliegio è una buona pianta mellifera, ma la produzione di miele si ha solo in zone dove è abbondante il ciliegio selvatico o il ciliegio coltivato.
La resina è aromatica e viene usata come aroma per le gomme da masticare.
L'industria farmaceutica usa il succo dei pedicelli dei frutti che ha proprietà astringente, antitossica e diuretica.
Avversità.
Le principali malattie da funghi patogeni che attaccano il ciliegio sono il corineo, la cilindrosporiosi del ciliegio causata da Cylindrosporium padi, la moniliosi, il mal del piombo parassitario, i marciumi radicali da "Armillaria mellea" e "Rosellinia necatrix". Gli insetti parassiti più importanti sono l'afide nero del ciliegio ("Myzus cerasi"), la cocciniglia bianca ("Diaspis pentagona"), la cocciniglia a virgola ("Mytilococcus ulmi"), la mosca delle ciliegie ("Rhagoletis cerasi"), la falena brumale ("Operophthera brumata"), le ricamatrici ("Archips rosana" e "Archips podana") e il moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii); in alcune zone del sud riveste particolare importanza la cimicetta del mandorlo ("Monosteira unicostata"). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907210 | itwiki | 1,706,708,677.21473 |
Coppa Italia 1959-1960
La Coppa Italia 1959-1960 fu la 13ª edizione della manifestazione calcistica. Iniziò il 6 settembre 1959 e si concluse il 18 settembre 1960.
Formula.
A causa della nascita della Lega Nazionale Semiprofessionisti, nella quale confluirono tutti i club di Serie C, la partecipazione alla competizione venne ristretta alle 38 squadre di Serie A e B, le sole rimaste a far parte della Lega Nazionale Professionisti, organizzatrice del torneo. La manifestazione iniziò con due turni eliminatori, da cui vennero esentate le società giunte ai quarti di finale della precedente edizione, nonché i campioni d'Italia del Milan per gli impegni in Coppa dei Campioni, e l'Atalanta vincitrice della Serie B 1958-1959, per la partecipazione alla Coppa dell'Amicizia. L'intera manifestazione fu preparata di un unico sorteggio, tenutosi a Milano il 17 luglio 1959.
La manifestazione è cominciata il 6 settembre 1959 con le partite del primo turno. Il tabellone principale, così come l'anno precedente, iniziava dagli ottavi di finale e vide ancora la vittoria della Juventus, nuovamente allo Stadio San Siro, designato in quanto il capoluogo lombardo era la sede della Lega Calcio. Quello del 18 settembre 1960 fu il quarto successo per i bianconeri i quali, aggiudicandosi anche lo scudetto, realizzarono il secondo "double" della storia del calcio italiano, dopo quello ottenuto dal Torino nella stagione 1942-1943.
Per la Fiorentina, sconfitta in finale per 3-2 dopo i tempi supplementari, ci fu la consolazione della partecipazione vittoriosa ad una nuova coppa europea, creata dagli organizzatori della Coppa Mitropa e riservata ai vincitori delle coppe nazionali, la Coppa delle Coppe, a cui la Juventus non poteva prender parte in quanto già impegnata in Coppa dei Campioni. Si è trattato del quarto successo nella competizione per la squadra torinese, divenendo la prima nella storia della competizione a difendere con successo il trofeo della coppa nazionale vinto nell'edizione precedente.
Squadre partecipanti.
Di seguito l'elenco delle squadre partecipanti.
Risultati.
Primo turno.
Il primo turno fu disputato domenica 6 settembre 1959 fra diciotto club di Serie B e dieci di Serie A, abbinati per prossimità geografica.
Secondo turno.
Il secondo turno fu disputato tra domenica 13 e mercoledì 16 settembre 1959. Vide l'ingresso delle squadre vincitrici dei campionati di Serie A e Serie B della stagione precedente, cioè Milan e Atalanta e gli abbinamenti furono nuovamente su base geografica.
Ottavi di finale.
Il tabellone principale della manifestazione vide la partecipazione di 16 società, ossia le otto qualificate ai quarti di finale dell'edizione 1958-1959 ed altrettante squadre provenienti dalle qualificazioni. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907218 | itwiki | 1,706,708,677.214863 |
Prunus armeniaca
L'albicocco (Prunus armeniaca ) è un albero appartenente alla famiglia delle Rosacee.
Albero da frutto, noto anche come armellino nei dialetti veneti, in seguito agli scambi con l'Oriente, fu creduto da Linneo originario dell'Armenia - da qui deriva l'epiteto specifico "armeniaca" - ma la pianta era originaria della Cina. Venne importato in Europa dal romano Lucullo.
Descrizione.
È una pianta latifoglia e caducifoglia di media grandezza, alta dai 5 ai 7 metri, con alcune eccezioni di 8,5 metri.
Le foglie sono cuoriformi con il margine doppiamente seghettato.
Il fusto presenta ramificazioni divergenti e i rami più giovani hanno la corteccia rossastra.
I fiori sono dotati di calice e corolla a simmetria pentamera, sono bianco-rosei, unici o appaiati. La fioritura avviene, come in tutti i Prunus, prima della fogliazione.
I frutti sono delle drupe vellutate di colore giallo scuro-arancioni, con tendenza al rosso sbiadito nei frutti più maturi. Come per tutte le piante da frutto, questi ultimi sono verdi, duri e difficili da staccare dall'albero in condizioni di scarsa o nulla maturazione della drupa.
Avversità.
Tra i funghi patogeni che colpiscono l'albicocco rivestono la maggiore importanza il corineo, la moniliosi, l'oidio ("Podosphaera oxyacanthae"), il mal del piombo parassitario, il fusicocco e i marciumi radicali da "Armillaria mellea" e "Rosellinia necatrix".
Tra gli insetti, i più importanti sono la mosca mediterranea della frutta ("Ceratitis capitata"), la tignola orientale ("Cydia molesta"), l'anarsia ("Anarsia liniatella"), il rodilegno rosso ("Cossus cossus"), la cocciniglia bianca ("Diaspis pentagona") e l'aspidioto ("Quadraspidiotus perniciosus").
Tra i batteri ricordiamo il tumore batterico ("Agrobacterium tumefaciens", polifago), la scabbia ("Pseudomonas syringae pv. Syringae") ed il cancro batterico delle drupacee ("Xantomonas campestris").
Danni ingenti alle coltivazioni di albicocchi sono provocati dal virus della Sharka (Plum Pox Virus). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907226 | itwiki | 1,706,708,677.214903 |
Quel mostro di suocera
Quel mostro di suocera ("Monster-in-Law") è un film del 2005 diretto da Robert Luketic ed interpretato da Jennifer Lopez e Jane Fonda.
Trama.
Charlie Cantilini è una giovane orfana e svolge diverse professioni: lavora come dog-sitter, cameriera, insegnante di yoga, allenatrice di baseball, ma è soprattutto una pittrice di talento. Un giorno, mentre fa passeggiare i cani sulla spiaggia, incontra Kevin Fields, un medico chirurgo, figlio di una nota celebrità della TV. I due si conoscono e successivamente si fidanzano. Charlie vive felice con il fidanzato, finché la tremenda suocera Viola Fields non invita entrambi a pranzo. La donna, maligna ed alcolizzata, è sempre accompagnata da Ruby, la sua pettegola assistente. Charlie, vestita in modo semplice e pratico, non fa una buona impressione alla celebre giornalista. Tuttavia Kevin fa una cosa che né Charlie né Viola si aspettano: chiede a Charlie di sposarlo.
Viola lascia i due soli e si convince che Charlie sia incinta e che vogliano quindi sposarsi il prima possibile, cosa che i due smentiscono. Viola decide quindi di investigare su Charlie e intanto organizza una festa di fidanzamento per i due.
Un giorno, mentre Charlie e Kevin sono insieme nella loro casa, la ragazza viene chiamata da Viola e viene invitata al ristorante. Viola programma in tutti i minimi dettagli le nozze, ma quando Charlie dice a Viola che per quanto riguarda la festa di nozze ha tutta la situazione sotto controllo, quest'ultima finge di avere un malore, e viene portata in ospedale. Quando i due vanno a trovarla, Kevin, sotto consiglio di un neuropsichiatra, propone alla madre di rimanere a casa loro finché non starà meglio.
Charlie non ha scelta, deve armarsi di pazienza, mentre Viola le fa un dispetto dopo l'altro. Un giorno Charlie si confida con i suoi amici Remy e Morgan. Il primo, dopo aver frugato nella stanza di Viola, scopre che quest'ultima sta indagando su Charlie e addirittura che Viola non sta prendendo delle pillole contro l'ansia, come crede, bensì della semplice vitamina C masticabile e che il suo medico è in realtà un cameriere che recita la parte del neuropsichiatra. Perciò decide di vendicarsi.
Arriva il gran giorno. Charlie, nel suo abito da sposa, trova Viola con un abito di colore bianco: le due donne iniziano a litigare. La lite viene sedata dall'improvviso arrivo di Gertrude, la nonna paterna di Kevin, che svela in parte il passato di Viola. Grazie al suo intervento, le due donne finalmente si riappacificano; Charlie e Kevin partono per le Hawaii in viaggio di nozze.
Distribuzione.
Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 13 maggio 2005, mentre in quelle italiane il 7 ottobre 2005, dalla Eagle Pictures.
Critica.
Ai Razzie Awards 2005 il film ha ricevuto una nomination come peggior attrice per Jennifer Lopez. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907230 | itwiki | 1,706,708,677.214939 |
Dall'altra parte del cancello (film)
Dall'altra parte del cancello è un film documentario diretto da Alberto Puliafito e prodotto da Simone Cristicchi.
Produzione.
L'opera rappresenta un vero e proprio diario di viaggio del quale Cristicchi è narratore ed attore, viaggio che lo porta a visitare in prima persona diverse ex strutture manicomiali del nostro Paese, da Roma a Genova. Per la prima volta, a raccontare la sconosciuta tragedia di queste istituzioni dimenticate, sono coloro che dell'istituzione sono stati vittime incolpevoli: i malati di mente. Attraverso i loro sguardi, le parole biascicate, i loro lucidissimi ricordi di dolore, emerge un ritratto terribile di vite dimenticate e di torture legalizzate, le une e le altre troppo spesso ignorate.
Vengono poi intervistati da Cristicchi anche psichiatri, psicologi, infermieri, nonché alcuni artisti come Morgan, Caparezza, Niccolò Fabi, Samuele Bersani, che danno una propria definizione della "mattìa". Particolarmente intense le interviste ad Ascanio Celestini, anch'egli impegnato con diversi lavori teatrali e letterari a raccontare l'istituzione manicomiale, e la poetessa Alda Merini, rinchiusa in manicomio per più di dieci anni. A chiusura del DVD, il videoclip di "Ti regalerò una rosa" (anch'esso diretto da Alberto Puliafito e montato da Fulvio Nebbia e Michela Sessa), inizialmente nata come colonna sonora del documentario.
Il film documentario fa parte di un ben più vasto progetto articolato intorno alla tematica della malattia mentale, progetto che comprende la canzone vincitrice del 57º Festival di Sanremo, lo spettacolo teatrale "Centro di igiene mentale - Storie di matti e di manicomi", scritto, diretto ed interpretato dal cantautore romano, ed il libro "Centro di igiene mentale - Un cantastorie tra i matti", edito da Arnoldo Mondadori Editore, diario di viaggio contenente una raccolta di 35 lettere originali dei ricoverati del Manicomio di S.Girolamo a Volterra, epistole mai arrivate a destinazione scritte agli inizi del secolo scorso. Il libro è stato vincitore, nel giugno 2007, del Premio Letterario Elsa Morante ragazzi, assegnato dalla presidentessa Dacia Maraini e da una giuria composta da nomi quali Vincenzo Cerami e Maurizio Costanzo.
Distribuzione.
Il documentario è stato edito sia allegato all'omonimo album del cantautore che singolarmente, in una versione contenente come extra gli interventi di musicisti e cantautori a proposito del legame tra musica e follia. Il titolo si rifà a un monologo teatrale di Giorgio Gaber contenuto nello spettacolo "Far finta di essere sani" (1973). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907233 | itwiki | 1,706,708,677.215002 |
Arimanno
Col termine di arimanno (dal germanico "Heer" - esercito e "Mann" - uomo) si indicava, specificamente in ambito longobardo, ogni maschio adulto libero in grado di portare le armi, ammesso per questo a partecipare all'assemblea comunitaria ("gairethinx"), con ciò facendo coincidere dignità militare e dignità civile.
Il termine, etimologicamente "uomo in armi", sottintende lo stretto legame tra libertà individuale e diritto-dovere di combattere esistente nelle antiche comunità germaniche, frammentate e dedite alla guerra ed al saccheggio ai danni dei vicini per una parte dell'anno. Col tempo, che portò alla nascita di entità politiche superiori alla tribù, a più perfezionate tecniche militari, ad operazioni belliche di portata e durata sempre maggiori, fu necessaria una migliore suddivisione dei compiti all'interno della società e per sopravvivere molti dovettero rinunciare a prestare servizio militare (degradandosi quindi ad "inermes", come erano definiti i lavoratori delle campagne romane, ossia a "pauperes", secondo il vocabolario carolingio).
Se tale tendenza già in atto fu accelerata, con la conquista dell'Italia, dalla fusione con le strutture politico-economiche di origine romana, il feudalesimo franco e la dissoluzione dell'impero carolingio fecero scomparire definitivamente gli arimanni come gruppo sociale, di cui ultimi epigoni furono gli allodieri: probabilmente una parte di essi, postasi al servizio dei potenti, andò a costituire il germe della nascente cavalleria; un'altra parte, la maggioranza, si confuse con la massa dei contadini asserviti, nell'ambito della redistribuzione dei poteri che portò alla signoria di banno.
L'organizzazione comunitaria degli arimanni (tradizionalmente indipendente, sebbene in modo parziale ed instabile, dal potere locale, viceversa legata direttamente al sovrano), con il nome stesso, si conservò ancora per secoli in certi nuclei rurali, destinati talvolta a dar vita a comuni; col tempo tuttavia, data la latitanza di un potere regio cui rendere gli obblighi tradizionali e che ne riconoscesse nel contempo i diritti di uomini liberi, gli arimanni persero nei fatti il diritto (e la possibilità economica) di portare armi, conservando all'opposto gli obblighi connessi alla guerra, sotto forma di «servizio» ("obsequium"), quali la costruzione ed il mantenimento di ponti, fortificazioni, strade: il loro status venne visto in definitiva come più gravoso rispetto a quello della maggioranza della popolazione asservita. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907236 | itwiki | 1,706,708,677.215041 |
Chiesa di San Bartolomeo
Diversi edifici di culto sono dedicati a san Bartolomeo: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907237 | itwiki | 1,706,708,677.215084 |
Actinidia chinensis
Actinidia chinensis, comunemente detta kiwi, è una pianta dioica da frutto della famiglia delle Actinidiacee originaria della Cina.
Descrizione.
La pianta è una liana rampicante a foglie caduche, di notevoli dimensioni, in grado di arrivare fino a 10 m di altezza.
L'ancoraggio ai supporti, in natura costituiti da alberi o rupi, avviene attraverso il fusto stesso, che nella parte terminale si avvolge come un viticcio (alla maniera dei fagioli).
Le foglie giovani sono a forma di cuore, appuntite, ed a maturità (quando inizia a fiorire) sono nettamente tondeggianti, spesso dorsalmente convesse. I giovani getti, i piccioli delle foglie e dei fiori sono ispidi e pelosi con peli bruni. I rami più vecchi sono dotati di una corteccia grigia ruvida e verrucosa, il tronco possiede una corteccia scabra e ruvida di colore marrone grigiastro mentre i rami giovani hanno consistenza erbacea.
Il Kiwi è dioico e quindi vi sono piante con soli fiori maschili e piante con soli fiori femminili (che producono i frutti); molto raramente si sono rilevate piante ermafrodite. Il riconoscimento del sesso dei fiori non è agevole, dato che essi hanno una dioicità avanzata, ma non completa: nel fiore tanto maschile quanto femminile sono compresenti gli elementi dell'altro sesso ma in forma rudimentale e atrofica. Il sesso si può anche distinguere per il fatto che i fiori femminili sono distanziati tra di loro allo scopo di lasciare spazio allo sviluppo dei frutti e pertanto non sono raccolti a grappolo come quelli maschili. Questa differenza facilita l'operazione di potatura di produzione che deve essere effettuata prima della fioritura sulla pianta femminile, e, solo dopo la fioritura, sulla pianta maschile.
I fiori sono di color bianco-panna, a cinque-sei petali, con un diametro che varia da 3 a 5 cm, pendenti su un picciolo peloso. Accanto al fiore principale sono spesso presenti fiori secondari, laterali.
I frutti sono lunghe bacche ovali con buccia robusta coperta da peli; buccia e peli hanno consistenza suberosa con forti contenuti tannici.
La polpa è soda, dolce ed acidula; su un asse centrale più o meno fibroso di placentazione detto "columella" sono radialmente distribuiti centinaia di piccoli semi scuri, non avvertiti quando si mangia il frutto; sottili filamenti connettono ogni seme con la columella realizzando una struttura che in sezione appare "a filamenti radiali", tale struttura giustifica il nome della famiglia (Actinidiaceae) che appunto richiama dal greco la forma attinomorfa, cioè "raggiata". Tale forma è ovviamente presente anche nella struttura del fiore e dei suoi annessi, evocando un fattore di primitività. I frutti hanno dimensione molto variabile, ma comunque da una larghezza di 2-3 a 5 cm, e lunghezza da 4 ad 8 cm.
Distribuzione e habitat.
"Actinidia chinensis" è originaria della Cina continentale ed orientale dove vive allo stato spontaneo specie nelle valli del fiume YangTze, il fiume Azzurro; tali regioni sono caratterizzate da inverni freddi ed estati calde, nuvolose, piovose ed umide. La pianta occupa gli ambienti ripariali di fiumi e ruscelli, quindi con suolo umido e con scorrimento d'acqua.
Le piante sono presenti allo stato selvatico e coltivato in una enorme varietà, andando da quelle a frutto piccolo e poco peloso a quelle a frutto grande; la polpa varia da colore giallo al colore rossiccio fino al verde.
Nel 1897 il missionario e botanico francese padre Paul Guillaume Farges, che risiedeva a Sichuan, ne inviò un esemplare al vivaista Maurice de Vilmorin. Nel 1904 alcuni cloni di piante cinesi furono importati in Nuova Zelanda dove furono praticate selezioni di alcune varietà.
È anche dovuto alla Nuova Zelanda il nome, inteso in origine come "Kiwi fruit" cioè frutto del kiwi, intendendo con ciò caratterizzare (arbitrariamente) il frutto come tipico prodotto della Nuova Zelanda, dato che il kiwi è l'uccello con piume lanuginose, e non volatile, simbolo della Nuova Zelanda.
La prima vera catalogazione di questa pianta si ha ad opera di Chiu Huang Pen T'sao nel XV secolo. Il nome cinese della pianta è "Mihoutao" (猕猴桃). Viene chiamata Yang-Tao in Giappone. Nel 1845 grazie alle esplorazioni di Robert Fortune in Cina il mondo occidentale venne a conoscenza di questa pianta. Agli inizi del Novecento "Actinidia chinensis" viene importata in Nuova Zelanda dove la sua coltivazione si diffonde (qui prende il nome del kiwi, un uccello neozelandese). In questo paese vengono selezionate le due qualità Bruno e Allison nel 1920 (quest'ultima dal nome di un suo coltivatore). Intorno al 1965 viene importata negli Stati Uniti dove si moltiplicano le coltivazioni. In Italia le prime piante vengono messe a dimora intorno al Lago Maggiore e negli anni settanta coltivazioni nascono in Veneto, Romagna, Friuli, Trentino, Piemonte, Lazio, Marche.
Tassonomia.
Sono note le seguenti varietà:
Coltivazione.
Nonostante la pianta sia adatta ad un clima completamente diverso da quello mediterraneo, attualmente l'Italia è il secondo paese produttore al mondo di frutti di kiwi.
Tale primato incredibile è stato raggiunto riproducendo con mezzi tecnologici modesti, ma alla perfezione, il microclima necessario per le piante.
Tali mezzi sono:
Per quanto concerne il suolo la pianta non sopporta terreno calcareo, mentre ama terreno neutro od acido, cresce quindi benissimo nell'ambiente del castagno, purché abbia umidità a sufficienza; umidità non solo di suolo, ma anche di atmosfera. Il kiwi trae giovamento dalla pacciamatura del terreno.
L'eccessiva sottrazione di umidità, in clima arido, attraverso i grandi stomi fogliari, (destinati ad espellere enormi quantità di acqua in un clima piovoso) si manifesta con l'arricciamento delle foglie e la "necrosi" (morte) dei lembi fogliari; aumentare la irrigazione non è risolutivo, occorre ridurre la evaporazione fogliare, (ombreggiando e limitando il vento).
L'actinidia ha radici carnose e molto ramificate. I suoi tralci hanno bisogno subito di un sostegno. Le gemme sono grosse e protette dai freddi invernali da una fitta peluria e dalla corteccia dei tralci. La pianta teme il gelo primaverile ed ama un ambiente con umidità relativa di oltre il 70 per cento. Vive bene in zone riparate dai venti. Ha bisogno di luce come tutte le piante verdi. Esige terreni di medio impasto ricchi di humus. la propagazione avviene per via gamica (cioè per seme) o per via agamica (margotta, talea, innesto, propaggine). Può essere coltivata per cordone semplice o doppio, per pergoletta, tendone o tunnel. Molto importante la potatura verde (in aprile-maggio) e quella invernale dopo la raccolta dei frutti e la caduta delle foglie. Il terreno deve essere ben concimato ed irrigato.
Avversità.
La pianta è resistente a diverse patologie, ma non alla batteriosi da "Pseudomonas viridiflava". Occorre inoltre evitare (come per qualsiasi altro fruttifero) di impiantarla in vecchi frutteti infestati da infezioni micotiche ("Armillaria mellea").
Una modesta bonifica dei vecchi frutteti, con un periodo di quarantena, è di norma più che sufficiente. Condizione fondamentale per avere buon raccolto è avere un'ottima impollinazione che è praticata dalle api. (Spesso sotto le reti, a tale scopo, si impiantano in colonie, o si rilasciano liberi, gli insetti impollinatori).
Proprietà del frutto.
I frutti del kiwi contengono una grande quantità di vitamine, soprattutto la vitamina C, la cui quantità presente, 85 mg per 100 g di parte edibile, è superiore a quella delle arance (50 mg); come è noto la vitamina C è un ottimo antiossidante.
Anche se la tolleranza alla vitamina C in eccesso è notevolissima nella specie umana, e se anche la stessa vitamina è un ottimo ed importante presidio per i suoi principi antiossidanti, è opportuno non abusarne in quantità.
Quantità superiori a due frutti hanno un effetto discretamente lassativo (molto dipendente dalla sensibilità individuale), tale effetto è inversamente proporzionale al livello di maturazione del frutto. Più il frutto è sodo ed acidulo (bassa maturità) e più si avrà l'effetto lassativo.
I felini, in special modo i gatti, sono attratti da questa pianta, questo può produrre problemi alla pianta stessa, dato che il gatto graffia e rosicchia il fusto. Nelle piante giovani i fusti possono essere protetti da una rete. A pianta adulta il tronco ed i rami sono talmente robusti e coriacei da non soffrire eccessivamente per le attenzioni del gatto.
Produzione.
I leader mondiali della produzione sono la Cina, l'Italia, la Nuova Zelanda e il Cile.
Importanti centri di coltivazione dei kiwi in Italia sono Borgo d'Ale (VC), la Provincia di Latina (in particolare il comune di Cisterna di Latina) e la Provincia di Cuneo. Il "Kiwi Latina" è iscritto nell'Albo delle denominazioni di origine della UE come prodotto IGP.
Ananas kiwi.
È stato introdotto una varietà di kiwi con aroma tipo ananas, chiamato kiwi giallo var. Soreli (AC1536). Il risultato è un frutto meno acido e più acquoso dell'originale, con polpa gialla e buccia più spessa. Il sapore ricorda vagamente quello della varietà Hayward, mentre il sapore di ananas è più marcato. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907238 | itwiki | 1,706,708,677.215147 |
BedZED
Il Beddington Zero Energy Development (BedZED) è un piccolo quartiere della periferia sud di Londra, a Sutton, realizzato tra il 2000 e il 2002.
Si tratta del primo insediamento a zero emissioni di CO2: 87 case, 17 appartamenti, 1405 metri quadrati commerciali, progettati dall'architetto Bill Dunster, senza emissioni fin dal momento della sua costruzione.
I materiali naturali e riciclati, infatti, provengono da un raggio di 60 chilometri, così serve meno petrolio per trasportarli; il legno di quercia che isola le facciate esterne deriva da foreste locali; anche i mattoni, i blocchi e le lastre di gesso sono realizzati da fabbricanti della regione e i mobili degli appartamenti sono in plastica riciclata.
Le case sono tutte dotate di pannelli fotovoltaici e di convogliatori d'aria, i quali, servono per garantire un giusto ricircolo dell'aria, in quanto le finestre non possono essere aperte per far sì che il calore nei mesi invernali non venga disperso.
L'acqua piovana e l'acqua di scarico vengono raccolte e depurate e usate dagli abitanti del quartiere per irrigare le piante, l'arch. Dunster preoccupato dall'inquinamento creato dalla food miles (distanza percorsa dal cibo dalla produzione al consumatore finale), ha previsto che si realizzino aree adibite al giardinaggio e piccoli orti.
Nel quartiere sono presenti delle stazioni di servizio dotate di impianti per ricaricare le auto elettriche, e le persone che non ne sono in possesso cercano sempre di condividere la propria auto (car-sharing) inoltre è previsto un progetto per l'utilizzo di veicoli elettrici utilizzati dai residenti versando una tassa annuale di £100 a cui vanno aggiunti chilometraggio e ore di utilizzo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907239 | itwiki | 1,706,708,677.215241 |
Augusto Ferdinando di Prussia
Biografia.
I primi anni.
Augusto Ferdinando fu il figlio più giovane di Federico Guglielmo I di Prussia, e di sua moglie, Sofia Dorotea di Hannover.
Carriera militare.
Già all'età di 5 anni, entrò nel reggimento di fanteria "Kronprinz". Nel 1740, suo fratello lo nominò comandante del XXXIV° reggimento di fanteria. Nell'ottobre 1756 fu nominato maggior generale e accompagnò il re in Sassonia ed in Boemia e prese parte nuovamente alle Campagne di Boemia e Slesia, ove combatté a Breslavia ed a Leuthen. Nel 1758 si vide costretto a lasciare l'esercito quale generale di fanteria a causa di una progressiva malattia.
Quando Federico Guglielmo III di Prussia il 23 maggio 1812 istituì l'Ordine di Giovanni, ne nominò Ferdinando Augusto primo Gran Maestro.
Ferdinando è anche ricordato per aver costruito lo Schloss Bellevue e per essere stato proprietario del Palazzo di Brauchitschdorf, nell'attuale Polonia.
Matrimonio e figli.
Sposò, il 27 settembre 1755, la principessa Anna Elisabetta Luisa di Brandeburgo-Schwedt, sua nipote, figlia del margravio Federico Guglielmo di Brandeburgo-Schwedt e della sorella Sofia Dorotea di Prussia. Dal matrimonio nacquero sette figli: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907241 | itwiki | 1,706,708,677.215325 |
Feanor
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Gulf Shores
Gulf Shores è un comune degli Stati Uniti d'America situato nella contea di Baldwin dello Stato dell'Alabama.
Geografia fisica.
Gulf Shores è situata a 30°16'4.069" N, 87°42'5.285" O. L'U.S. Census Bureau certifica che la città occupa un'area totale di 59,60 km², di cui 47,60 km² su terraferma e i rimanenti 12,00 km² di acque interne.
Società.
Evoluzione demografica.
Al censimento del 2000, risultano 5.044 abitanti, 2.344 nuclei familiari e 1.544 famiglie residenti in città. La densità della popolazione è di 105,97 ab./km². Ci sono 6.810 alloggi con una densità di 143,00/km². La composizione etnica della città è 97,54% bianchi, 0,22% neri o afroamericani, 0,44% nativi americani, 0,30% asiatici, 0,04% isolani del Pacifico, 0,40% di altre razze, e 1,07% meticci. L'1,23% della popolazione è ispanica.
Dei 2.344 nuclei familiari, il 20,70% ha figli di età inferiore ai 18 anni che vivono in casa, il 56,20% sono coppie sposate che vivono assieme, il 7,00% è composto da donne con marito assente, e il 34,10% sono non-famiglie. Il 26,70% di tutti i nuclei familiari è composto da singoli e il 10,00% da singoli con più di 65 anni di età. La dimensione media di un nucleo familiare è di 2,15 mentre la dimensione media di una famiglia è di 2,56.
La suddivisione della popolazione per fasce d'età è la seguente: 16,40% sotto i 18 anni, 6,70% dai 18 ai 24, 24,80% dai 25 ai 44, 29,00% dai 45 ai 64, e 23,10% oltre i 65 anni. L'età media è 46 anni. Per ogni 100 donne ci sono 97,30 uomini. Per ogni 100 donne sopra i 18 anni ci sono 95,50 uomini.
Il reddito medio di un nucleo familiare è di 41.826$, mentre per le famiglie è di 51.862$. Gli uomini hanno un reddito medio di 40.259$ contro i 22.467$ delle donne. Il reddito pro capite della città è di 24.356$. Il 9,90% della popolazione e il 6,80% delle famiglie è sotto la soglia di povertà. Sul totale della popolazione, il 6,40% dei minori di 18 anni e il 6,50% di chi ha più di 65 anni vive sotto la soglia di povertà. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907248 | itwiki | 1,706,708,677.215376 |
Crataegus azarolus
L'azzeruolo (Crataegus azarolus ) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee diffusa nel bacino del Mediterraneo. Viene chiamato anche "lazzeruolo", azzarruolo, azzaruolo.
Descrizione.
L'azzeruolo cresce sino a un'altezza massima di 3-5 metri, con rami spinosi che possono divenire contorti allo stato selvatico, ma che si mantengono lineari quando la pianta viene coltivata.
L'azzerruolo è una pianta longeva e può diventare centenaria, anche se rimane di piccole dimensioni per la crescita lenta. È un piccolo albero o un arbusto, appartenente alle latifoglie e caducifoglie.
Le foglie, di color verde brillante, sono di forma ovale e cuneiforme; la base è profondamente divisa in tre o cinque lobi interi o dentati con picciolo corto e pubescente; le foglie sono caduche ed ingialliscono prima della caduta.
I fiori sono bianchi e si dispongono in infiorescenze di 3-18. La fioritura avviene da aprile a maggio.
Il frutto è un pomo commestibile di forma globosa, varia da 1 a 2 (o 3) cm di diametro ed è di color rosso amaranto, bianco o giallo alla maturazione (a seconda delle cultivar), e contiene una polpa carnosa commestibile dal sapore agrodolce con tre piccoli semi al suo interno. La maturazione si conclude a settembre. Esistono cultivar selezionate con frutti leggermente migliorati per dimensioni e caratteristiche organolettiche.
Distribuzione e habitat.
"Crateagus azarolus" è diffuso nel bacino del Mediterraneo. Si tratta di un frutto "minore"; gli azzeruoli erano diffusi nei secoli passati, il consumo e la diffusione della pianta sono andati via via in diminuzione, e sono attualmente quasi scomparsi e considerati come rarità, sono catalogati oggi tra i frutti "dimenticati".
Gran parte dei botanici ritiene che la specie sia originaria dell'Asia Minore o dell'isola di Creta, da cui si sarebbe diffusa come coltivazione in tutto il resto del bacino del Mediterraneo (in particolare nel Nord Africa) e dell'Europa. In Italia è diffuso occasionalmente in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia, Puglia, Veneto e Toscana.
La pianta è tipicamente termofila e pertanto predilige per la propria crescita i pendii collinari che si trovano in buona esposizione solare eliofila, crescendo in maniera ottimale nella stessa fascia climatica della roverella e del leccio; predilige terreni argillosi o calcarei.
Cultivar.
Le cultivar più diffuse, a carattere locale, si distinguono per colore, dimensione, sapore del frutto ed epoca di maturazione.
Alcune varietà sono autosterili, quindi per avere la fruttificazione occorre impiantare o avere presenti, almeno due varietà diverse per impollinarsi a vicenda. Altre varietà sono parzialmente autofertili e con una sola varietà la produzione sarebbe limitata, quindi si avvantaggiano comunque dell'impollinazione incrociata (entro qualche decina di metri da altre varietà). Da notare che le piante originate da due semi diversi sono varietà diverse, mentre due piante innestate con la stessa varietà sono lo stesso clone e quindi non sono varietà diverse.
Usi.
L'azzeruolo è una delle fonti naturali più importanti di vitamina C. Le azzeruole hanno la caratteristica, se consumate fresche, di essere dissetanti, rinfrescanti, diuretiche e ipotensive; la polpa, nello specifico, ha proprietà antianemiche ed oftalminiche. I frutti sono ricchi di vitamina A.
Passata la stagione della produttività dei frutti, per continuare a consumare il prodotto della pianta durante l'anno, l'azzeruolo può essere utilizzato per confetture e gelatine, nonché per la preparazione di insalate e macedonie di frutta.
I frutti sono utilizzati anche in pasticceria per la decorazione di torte e normalmente si conservano sotto spirito o grappa. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907249 | itwiki | 1,706,708,677.215415 |
Monte Adams
Il monte Adams (), dal nome del presidente John Adams, è un vulcano degli Stati Uniti situato nel sud dello Stato di Washington. Fa parte dell'arco vulcanico delle Cascate, il quale raggruppa diversi vulcani tra cui il monte Saint Helens e il monte Rainier, e dell'omonima catena. Alto metri sul livello del mare, la sua ultima eruzione risale al 950 circa. A ogni modo, rimane monitorato perché la presenza di un grande campo di ghiaccio alla sua sommità e sui suoi fianchi costituisce una minaccia per le popolazioni circostanti se il vulcano dovesse risvegliarsi sciogliendo i suoi ghiacciai.
La montagna, per lo più ricoperta di conifere al di sotto del piano alpino, è protetta all'interno della foresta nazionale di Gifford Pinchot e della riserva naturale che da lei trae il nome. Sul suo versante orientale, dal 1855, ha sede la riserva indiana Yakama. Se la presenza dei nativi nell'area risale ad almeno anni fa, la vetta andò scoperta dagli europei nel 1805 dalla spedizione di Lewis e Clark. Scalato per la prima volta nel 1854, resta un luogo abbastanza isolato e costituisce oggi una destinazione popolare per diverse attività ricreative.
Toponimo.
Negli anni 1830, Hall J. Kelley propose di ribattezzare la catena "Presidents' Range", con l'intenzione di assegnare a ciascun vulcano il nome di un presidente degli Stati Uniti. L'idea venne respinta anche per via dell'assenza di una chiara topografia della zona con l'eccezione del monte Adams, nome che era destinato al monte Hood per onorare John Adams e che ricadde per errore su un vulcano ancora anonimo.
Nelle lingue native americane, la montagna era chiamata "Pah-to", "Pahto", "Paddo" o "Pahtoe", che significa "chi sta in alto".
Geografia.
Posizione geografica.
Il monte Adams si trova nel nordovest degli USA, nel sud del Washington. La vetta, così come i fianchi nord-est e sud, rientra nella contea di Yakima, mentre le zone pedemontane occidentali appartengono alla contea di Skamania. Dista 85 km da Yakima, localizzata a est-nordest, 120 da Portland, a sud-ovest, e 135 da Tacoma, a nord-ovest. La gola del Columbia, che forma il confine di Stato con quello dell'Oregon, taglia la catena delle Cascate, di cui fa parte la vetta, a 50 km a sud. Il monte Saint Helens sorge 55 km a ovest, il Rainier 75 a nord-nordovest e l'Hood a 90 a sud-sudovest. Una delle città più vicine è White Salmon, a sud, alla confluenza del fiume omonimo sulla riva destra del Columbia. L'oceano Pacifico si trova invece 200 km a ovest. La montagna è accessibile da sud dalla Washington State Route 14 o dall'Interstate 84, seguendo poi la Washington State Route 141 per 47 km in direzione nord verso la sezione esterna della foresta nazionale di Gifford Pinchot, e infine lungo la strada forestale 8040500.
Topografia.
Il monte Adams forma un leggero ovale la cui base è allungata, in direzione nord/sud, per una trentina di chilometri e copre circa 650 km². Il punto apicale è situato a m di altitudine, cifra che la rende la seconda nel Washington dopo il monte Rainier e la terza della catena delle Cascate dietro il monte Shasta. Diversi promontori rocciosi sorgono nelle vicinanze, ovvero "The Pinacle", "The Castle", "Piker's Peak". Questi ultimi sono il risultato dell'erosione glaciale e dell'incastro di diversi antichi crateri che rendono l'area sommitale relativamente piatta. Il cratere centrale è completamente innevato e si apre a ovest: le varie creste (du Rempart, des Miracles, du Nord, Suksdorf, Stagman, Crotton), che scendono a raggiera e si affacciano su gole fortemente erose, sono dominate da alcuni coni vulcanici notevoli: "Red Butte", "Goat Butte", "South Butte", il "Little Mount Adams" o anche "Burnt Rock". Numerose grotte sotterranee, nello specifico tunnel di lava, si trovano ai piedi dell'Adams. Vicino al lago Trout, le "Ice Caves" (letteralmente "grotte di ghiaccio") sono così chiamate per via della neve accumulata al loro ingresso e delle stalattiti locali.
Idrografia.
Il monte Adams è coperto da una dozzina di ghiacciai. Partendo da nord in senso orario, i ghiacciai sono chiamati Lava, Lyman, Wilson, Rusk, Klickitat, Mazama, Gotchen, Crescent, Avalanche, White Salmon, Pinnacle e Adams. Essi coprono in totale 16 km², ovvero il 2,5% dell'area del vulcano. L'acqua dello scioglimento dei ghiacciai e delle precipitazioni piovose e nevose filtra lentamente attraverso la roccia porosa e riemerge a cascata alla base del cono principale. Durante l'ultima glaciazione, il 90% della montagna era coperto da una calotta glaciale locale, di cui i più grandi ghiacciai attuali appaiono quanto resta. Il più grande, il ghiacciaio Adams sul versante nord-ovest, segue un profondo corridoio e termina solo a m di elevazione in una serie di cascate di ghiaccio lunghe 4 km. Si tratta del secondo ghiacciaio più grande della catena delle Cascate dopo il ghiacciaio Carbon del monte Rainier. Il ghiacciaio Klickitat, sul versante orientale, nasce nell'incavo di un circo naturale di 1,6 km a forma d'arco e termina a m di quota.
Il monte Adams è interamente compreso nel bacino del Columbia. I ghiacciai delle valanghe e White Salmon danno origine, sul versante sud-ovest, ai torrenti Cascade e Salt che, unendosi, aumentano la portata del White Salmon. Malgrado il torrente Trout Lake non sia alimentato direttamente dall'acqua di disgelo dei ghiacciai del Monte Adams, anni fa il suo corso risultò interrotto da detriti riversati da una valanga, l'unica di una vasta portata avvenuta alla fine dell'ultimo periodo glaciale: fu questa a originare il lago Trout appena a monte della confluenza con il White Salmon. Le acque dei torrenti Riley e Mutton sfociano nel fiume Lewis, a sua volta alimentato dal ghiacciaio Adams, sul versante occidentale, e affluente del Columbia. Anche il torrente Adams nasce ai piedi del ghiacciaio per poi sfociare nel fiume Cispus, affluente del Cowlitz. Sul versante orientale, i torrenti Little e Big Muddy alimentano il fiume Klickitat.
Geologia.
L'arco vulcanico delle Cascate appare direttamente sopra una zona di subduzione, quella della Cascadia. L'episodio che segnò l'origine della maggior parte della catena delle Cascate cominciò 36 milioni di anni fa. Il resto della placca Farallon viene chiamata Juan de Fuca. In concomitanza con la diminuzione dell'attività vulcanica, durante il Miocene (17-12 milioni di anni fa), quantità colossali di basalto si riversarono nell'attuale bacino del Columbia. Con la separazione simultanea della placca Explorer e l'ispessimento della zona di subduzione, l'angolo del piano di Wadati-Benioff aumentò. L'attrito si fece più intenso, il rilievo aumentò e il vulcanesimo riprese. I principali vulcani delle "High Cascades" si originarono nello specifico in un lasso temporale compreso tra 3 milioni e anni fa. Il vulcanismo che diede origine al precursore del monte Adams si palesò intorno a anni fa.
I vari edifici che si stavano costruendo emersero sopra una base di rocce vulcaniche riversatesi durante tutto l'Oligocene. A differenza degli altri stratovulcani del Washington, composti soprattutto da andesite, l'Adams ha una natura piuttosto complessa: le brecce ne costituiscono il nucleo, mentre colate di lava andesitiche e basaltiche si rintracciano nei punti più regolari e nelle valli dei pendii. Infine, i coni sommitali e satellite appaiono formati da andesite e dacite. L'attività geotermica che combina emissioni di calore e gas causò in passato l'alterazione di gran parte delle rocce in caolinite, ossido di ferro, composti solforosi e quarzo. Una volta aumentata l'instabilità del sito, si generarono diverse valanghe di detriti e lahar, la più lunga delle quali si snodò per 52 km.
Il monte Adams è compreso in un campo vulcanico comprendente una sessantina di bocche eruttive allineate lungo un asse nord-nordovest/sud-sudest e per un volume totale di 200 km³. In virtù di tale dato, risulta il secondo vulcano ad aver emesso più materiale eruttivo dopo il monte Shasta, in California, e quasi al pari del monte Rainier, originatosi sopra una base di granodiorite nel Miocene.
Clima.
Le precipitazioni sull'Adams si devono, come nell'intera catena delle Cascate, a masse d'arie umide dell'oceano Pacifico sospinte dai venti prevalenti di ovest. Quando queste si scontrano con l'enorme rilievo, tendono poi a riversarsi principalmente sul versante occidentale per il fenomeno dell'ombra pluviometrica. Per questo motivo, le media delle precipitazioni annue è di mm, ma il datò raddoppiò nel 1950. Inevitabilmente, nei mesi freddi le piogge si traducono in fitte nevicate: il record registrato presso la stazione dei ranger del Monte Adams è pari a 6,85 m di neve accumulata nel 1950.
Ambiente naturale.
La ricchezza della biodiversità sul vulcano è spiegata dalla presenza di vari biotopi. Il vulcano infatti funge da confine naturale tra le regioni umide dell'ovest e le più aride a est della catena delle Cascate. Il suo significativo calo agisce anche sulla biodiversità creando numerosi biotopi.
Secondo l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente, il parco nazionale si trova nell'ecoregione della "cordigliera occidentale delle montagne boscose del nord-ovest". Secondo il sistema di classificazione del WWF, l'area appartiene all'ecoregione delle "Central and Southern Cascades forests", caratterizzata da una regione montuosa ricoperta di conifere e il cui clima è tanto più umido man mano che ci si sposta verso ovest della regione.
Flora.
In quote maggiori, le condizioni favorevoli per la crescita delle piante sono limitate a un lasso temporale molto breve. La fioritura inizia intorno a metà luglio e termina a metà agosto. Oltre al clima difficile, il suolo stesso non è assai fertile, circostanza che limita ulteriormente lo sviluppo della flora.
Sopra la linea degli alberi si trovano il "Phlox diffusa", il " Pedicularis racemosa", "Erigeron peregrinus", lupini ("Lupinus latifolius"), "Mimulus lewisii" e il "Castilleja parviflora". Le zone sabbiose ospitano perlopiù la "Cistanthe umbellata". Tra le ulteriori specie vegetali si annoverano il "Phyllodoce empetriformis", la genziana ("Gentiana calycosa"), l’"Erythronium montanum", la " Xerophyllum tenax", il "Polygonum newberryi", il "Dodecatheon jeffreyi" e la "Caltha leptosepala". Sulle antiche colate laviche si possono scorgere dei muschi e dei licheni.
Il bosco è costituito principalmente da conifere: a bassa quota, si ammirano l'abete amabile ("Abies amabilis"), la tsuga occidentale ("Tsuga heterophylla"), l'abete nobile ("Abies procera"), l'abete di Douglas ("Pseudotsuga menziesii"), la tuia plicata ("Thuja plicata") e il pino bianco occidentale ("Pinus monticola"). In alto, questi alberi lasciano spazio al pino dalla corteccia bianca ("Pinus albicaulis"), alla tsuga mertensiana, al pino contorto ("Pinus contorta") e all'abete delle rocce ("Abies lasiocarpa"). Il "Rhododendron albiflorum" e il ginepro ("Juniperus communis") sono i principali arbusti presenti nella zona. L'area è altresì una popolare meta per i turisti per la sua presenza di molte bacche commestibili (note in inglese come "Huckleberry"), tra cui mirtilli della famiglia "Vaccinium".
Fauna.
Tra i mammiferi si annoverano l'orso nero americano ("Ursus americanus"), il cervo mulo ("Odocoileus hemionus"), il wapiti ("Cervus elaphus canadensi"), il coyote ("Canis latrans"), la marmotta delle Montagne Rocciose ("Marmota caligata"), il toporagno acquatico ("Sorex palustris"), il pica americano ("Ochotona princeps"), la lepre scarpa da neve ("Lepus americanus"), lo scoiattolo dal mantello dorato ("Spermophilus saturatus"), il citello di Beechey ("Spermophilus beecheyi"), lo scoiattolo di Douglas ("Tamiasciurus douglasii"), la tamia minore ("Tamias minimus"), la tamia di Townsend ("Tamias townsendii"), l'ursone ("Erethizon dorsatum"), la martora americana ("Martes americana") e la capra delle nevi ("Oreamnos americanus").
Gli uccelli includono la pernice fuligginosa ("Dendragapus fuliginosus"), il tetraone delle peccete ("Falcipennis canadensis"), la pernice coda bianca ("Lagopus leucura"), la ghiandaia grigia canadese ("Perisoreus canadensis"), la cincia delle Montagne Rocciose ("Poecile gambeli"), la nocciolaia di Clark ("Nucifraga columbiana"), il fiorrancino americano ("Regulus satrapa"), il fanello rosato testagrigia ("Leucosticte tephrocotis"), la poiana della Giamaica ("Buteo jamaicensis"), l'astore ("Accipiter gentilis"), lo sparviere di Cooper ("Accipiter cooperii"), lo sparviero striato ("Accipiter striatus"), il falco di prateria ("Falco mexicanus"), l'aquila reale ("Aquila chrysaetos"), l'avvoltoio collorosso ("Cathartes aura"), il tetraone dal collare ("Bonasa umbellus"), il gufo della Virginia ("Bubo virginianus"), il succiacapre nordamericano ("Chordeiles minor"), il rondone codaspinosa di Vaux ("Chaetura vauxi"), il colibrì rossiccio ("Selasphorus rufus"), il picchio testabianca ("Picoides albolarvatus"), il picchio lanuginoso ("Picoides pubescens"), il picchio villoso ("Picoides villosus"), il picchio dorato ("Colaptes auratus"), il piuí occidentale ("Contopus sordidulus"), il pigliamosche fianchi oliva ("Contopus cooperi"), il vireo canoro ("Vireo gilvus"), il corvo imperiale ("Corvus corax"), la ghiandaia di Steller ("Cyanocitta stelleri"), la rondine verdeviola ("Tachycineta thalassina"), l'allodola golagialla ("Eremophila alpestris"), la cincia bigia dal capo nero ("Poecile atricapillus"), la cincia bigia dal dorso bruno ("Poecile rufescens"), il picchio muratore pettofulvo ("Sitta canadensis"), il rampichino americano ("Certhia americana"), lo scricciolo comune ("Troglodytes troglodytes"), il regolo americano ("Regulus calendula"), il tordo solitario di Townsend ("Myadestes townsendi"), il tordo migratore americano ("Turdus migratorius"), la pispola golarossa ("Anthus rubescens"), la parula di Townsend ("Setophaga townsendi"), la dendroica groppone giallo ("Setophaga coronata"), la piranga occidentale ("Piranga ludoviciana"), la guiraca testanera ("Pheucticus melanocephalus"), il touì macchiato ("Pipilo maculatus"), lo junco occhiscuri ("Junco hyemalis"), il crociere comune ("Loxia curvirostra"), il carpodaco di Cassin ("Haemorhous cassinii"), il frosone vespertino americano ("Hesperiphona vespertina") e il lucherino delle pinete ("Carduelis pinus").
Sono presenti altresì alcuni rettili, come lo sceloporo occidentale ("Sceloporus occidentalis"), il colubro nero ("Coluber constrictor"), il serpente toro ("Pituophis catenifer") e il serpente giarrettiera nordoccidentale ("Thamnophis ordinoides").
Gli insetti includono formiche, sirfidi, "Chrysops", tafani, moscerini, "Bombylius", bombi, api, mutillidi, libellule, zigopteri, coleotteri, locuste e lepidotteri, inclusi in particolare "Oeneis nevadensis", "Cercyonis sthenele", "Papilio eurymedon", "Papilio zelicaon", "Papilio rutulus", "Carterocephalus palaemon", "Hesperia juba", "Callophrys augustinus", "Incisalia eryphon", "Neophasia menapia", "Pontia sisymbrii", "Coenonympha tullia", "Colias philodice", l'atalanta ("Vanessa atalanta"), "Limenitis lorquini", la vanessa del cardo ("Vanessa cardui"), "Vanessa annabella", "Aglais milberti", la vanessa antiopa ("Nymphalis antiopa"), "Nymphalis californica", "Apodemia mormo", "Speyeria zerene", "Boloria chariclea", "Phyciodes cocyta", "Phyciodes mylitta", "Phyciodes pulchella","Chlosyne hoffmanni", "Chlosyne palla", "Euphydryas chalcedona", "Polygonia gracilis", "Callophrys sheridanii", "Strymon melinus", "Lycaena mariposa", "Lycaena helloides", "Lycaena nivalis", "Plebejus anna", "Agriades glandon", "Icaricia icarioides", "Plebejus melissa", "Glaucopsyche lygdamus", "Celastrina echo", "Hemileuca eglanterina" e "Pyrrharctia isabella".
I molluschi comprendono lumache, gli aracnidi specie del genere "Argiope" e gli anfibi il tritone dalla pelle rugosa ("Taricha granulosa"), la raganella del Pacifico ("Pseudacris regilla"), la rana delle Cascate ("Rana cascadae") e il rospo boreale ("Anaxyrus boreas").
Attività vulcanica.
Il vulcanesimo che diede origine al monte Adams iniziò anni fa. Tre cicli eruttivi si succedettero a seguito della formazione di tre successivi stratovulcani rispettivamente nati , e anni fa. L'attuale edificio vulcanico si originò nell'ultimo periodo e sperimentò 24 eruzioni esplosive.
Durante queste eruzioni, delle colate laviche di riversarono a volte sui fianchi tra i e i metri sul livello del mare. La maggiore di esse per dimensione, nota come Muddy Fork, datata tra e anni fa, si distribuì lungo una decina di chilometri a nord-nord-est della sommità. Tra quelli rilasciati dal South Butte, il più recente di questi flussi, conosciuto come A.G. Aiken Lava Bed, si riversò a sud-sudest della vetta anni fa circa. L'ultima delle eruzioni del monte Adams avvenne intorno al 950 con piogge di tefra e l'emissione di una piccola colata lavica sulle pendici più basse a est del vulcano.
Sono stati identificati almeno cinque lahar intorno al monte Adams, di cui l'ultimo di certo ammirato nel secolo scorso. Passato alla storia come "Great Slide", avvenne nel 1921 e si verificò ai piedi del ghiacciaio White Salmon, con le rocce che andarono spinte su 1,5 km, spartendosi per 2,5 km² nella valle del torrente Salt. Poiché si segnalò la presenza di fumarole attive per tre anni alla sorgente della frana, l'evento fu forse causato da una piccola esplosione di vapore.
Valutazione e prevenzione dei rischi.
Delle anomalie termiche ed emissioni di gas, incluso il rilascio di idrogeno solforato, si verificano ancora attualmente, in particolare sull'altopiano sommitale, circostanze che dimostrano che il monte Adams è soltanto in un stato di quiescenza e non si è spento. Il rischio che si verifichi una nuova eruzione appare pertanto un'ipotesi plausibile a tutti gli effetti, nonostante nessuno possa azzardare con certezza quando ciò avverrà. Qualora si fosse di fronte a un episodio eruttivo, non ci si discosterebbe da quanto accaduto in passato, con colate laviche di basalto o andesite e la formazione di coni di scorie sui fianchi del vulcano. Quanto emesso nono dovrebbe riversarsi oltre i 10 km dalla vetta, con il risultato che la zona a rischio non si estenderebbe oltre il raggio massimo di 20 km. Se l'eruzione avvenisse da un'apertura vicina alla vetta, dove la quantità di neve e ghiaccio appare significativa, potrebbe generare lahar ed esondazioni dei corsi d'acqua nelle valli. Tuttavia, l'aumento del magma che annuncia un'eruzione risulta facilmente rilevabile dagli scienziati sulla base di vari dati: l'aumento della frequenza e dell'intensità dei terremoti, il riscaldamento nelle fonti d'acqua locali, l'emissione di gas, ecc. In tal caso, la popolazione potrebbe essere avvertita con diversi giorni di anticipo ed essere evacuata. Dall'inizio del XXI secolo, questi segni sono stati molto meno intensi che presso il monte Saint Helens, il monte Hood o il monte Rainier.
A causa dell'instabilità delle rocce che costituiscono il cuore del vulcano, vi è un alto rischio di valanghe di detriti. Sul versante sud-ovest del vulcano, tali fenomeni sono avvenuti in media ogni anni negli ultimi , senza che sia stato dimostrato alcun nesso con un'eruzione imminente. Il rischio è invece più acuto anche sul versante est. Un evento di magnitudo eccezionale, maggiore di quelli conosciuti dalla fine dell'ultima glaciazione, ha una probabilità inferiore ma non nulla, tanto più che la quantità di rocce alterate è poco conosciuta a causa della copertura del campo di ghiaccio sul vertice. Se dovesse verificarsi un evento del genere sui versanti meridionali o orientali, i lahar potrebbero raggiungere il Columbia, ma verrebbero fermati a valle dalla diga di Bonneville; sui versanti nord e nord-ovest, invece, potrebbero fluire nei fiumi Lewis, Cispus e Cowlitz, ma si ritiene che delle barriere naturali situate a valle potrebbero contenere una discreta percentuale del fango e delle inondazioni, a condizione che non siano già al limite della loro capienza. Il monitoraggio della deformazione del terreno del vulcano può consentire di anticipare le valanghe di detriti (un lahar può raggiungere a una velocità di 50 km/h), anche se la prevenzione si fa più difficile con riferimento alle eruzioni.
I piani di sviluppo possono evitare le aree a rischio, adattarsi a esse o fornire strutture per ridurre il pericolo. Tuttavia, la maggior parte delle aree potenzialmente colpite si trovano nella foresta nazionale di Gifford Pinchot o nella riserva indiana Yakama e sono scarsamente popolate. Vengono effettuate regolarmente campagne di comunicazione ed esercitazioni di evacuazione allo scopo di rendere i residenti consapevoli dei passaggi da seguire in caso di rischio imminente.
Storia.
Le prime comunità dei nativi americani giunsero in zona almeno anni fa, come si ha conferma con riferimento ai reperti trovati nei dintorni del monte Adams. Molte tribù vi praticavano caccia e pesca, dandosi molto comunemente al nomadismo per diversi millenni.
Il 19 ottobre 1805, i membri della spedizione di Lewis e Clark furono i primi europei ad ammirare il monte Adams, dalla confluenza tra i fiumi John Day e il Columbia, ma lo confusero con il monte Saint Helens, in precedenza scoperto dall'ufficiale britannico George Vancouver e dal suo equipaggio mentre entravano nello stretto di Puget durante l'estate del 1792. Sei mesi dopo, il 2 aprile 1806, lo osservarono nuovamente, questa volta dalla confluenza tra il Willamette e il Columbia, e fecero il punto della loro scoperta. Tuttavia, la confusione tra i due vulcani rimase frequente, come evince dagli scritti ultimati dal tenente Robert E. Johnson nel 1841 e da John C. Fremont nel 1843. Quanto alla somiglianza con il monte Hood, fu David Thompson nel 1811 che, osservandole entrambe, le descrisse semplicemente come due "montagne innevate" e l'errore nella nomenclatura si trascinò anche nelle opere di Hall J. Kelley. George Gibbs riportò inoltre, nel 1873, che la loro somiglianza appariva tale da giustificare la confusione. Per gran parte del XIX secolo, le sue caratteristiche geografiche continuarono a essere oggetto di importanti approssimazioni cartografiche.
La prima ascensione della vetta accadde nel mese di settembre del 1854 per opera di A.G. Aiken, Edward J. Allen e Andrew Burge, accompagnati da un certo Shaw. Il gruppo stava lavorando alla costruzione di una strada militare presso il passo di Naches: pare che in concomitanza con l'allestimento di un accampamento a pochi chilometri a nord-est della montagna avessero poi scalato la vetta dalla cresta settentrionale. Tale impresa è raccontata nel resoconto intitolato "Steel Points" del 1907 di George H. Himes, un pioniere che seguì da vicino i tre uomini ed elaborò il resoconto ultimato da Aiken. Un primo tentativo sembra essere stato tentato in precedenza da un missionario e tre giovani amerindi. Questi cavalcarono sul versante sud per poi lasciare i loro animali appena cadde la prima neve: dopo aver proseguito a piedi, il gruppo decise di fare ritorno indietro per via delle avversità climatiche. La storia di questa avventura è realizzata nell'opera intitolata "Mission Life in Oregon". Himes riportò inoltre la riuscita ascesa dal fiume White Salmon nel 1863 o nel 1864 da parte di Henry C. Coe, di M. Phelps, di Julia A. Johnson e di Sarah Fisher.
La riserva indiana Yakama, vasta km², fu istituita nel 1855 sul versante orientale del vulcano, accorpando quattordici tribù di nativi americani della nazione Yakama.
Nel 1890, il colono e alpinista locale C.E. Rusk effettuarono una serie di ricognizioni fino alla remota regione occupata dal monte Adams e sulle prime pendici della sommità, in particolare fino al ghiacciaio che reca il suo nome. Anche egli si unì alla lista di coloro che avevano realizzato un resoconto al termine della sua spedizione, raccontando il suo incontro con i nativi americani quando si trovava vicino alla linea degli alberi. Nel 1901, Rusk guidò il glaciologo Harry F. Reid in zona, il primo a effettuare uno studio dettagliato del vulcano e a denominare i ghiacciai principali. Nel 1919, Rusk eseguì diversi tentativi di scalare il versante orientale: John H. Williams riportò a tal proposito nel 1912 che "pareti rocciose e campi di ghiaccio terrorizzano pure gli alpinisti più esperti". Nel 1921, Rusk seguì un percorso attraverso "The Castle", un promontorio roccioso la cui sommità ora ospita delle ceneri vulcaniche. Nello stesso anno, lo United States Forest Service (USFS) costruì la torre di avvistamento antincendio più alta degli USA, che rimase operativa solo per tre anni.
Nel 1929 e nel 1931, Wade Dean presentò due successive richieste di concessione per poter sfruttare lo zolfo sull'altopiano sommitale di 80 ettari. Dopo aver realizzato una mulattiera, egli condusse un trapano con una punta in diamante in cima e cominciò a perforare il ghiaccio. Sebbene siano stati trovati giacimenti di zolfo, la quantità estratta e la qualità del minerale non erano abbastanza buone da risultare redditizie e l'attività chiuse i battenti nel 1937; l'azienda andò in seguito definitivamente abbandonata nel 1959. Il monte Adams rimane a oggi l'unico vulcano delle High Cascades a essere stato sfruttato per scopi commerciali.
Hans-Otto Giese, Hans Grage, Otto Strizek, Walter Mosauer e Sandy Lyons effettuarono la prima salita in sci il 16 luglio 1932. La prima avvenuta durante i mesi invernali terminò con un successo il 1º gennaio 1937 per opera di J. Daniel e W. Liebentritt. Il ghiacciaio Adams venne attraversato per la prima volta nel 1945.
Attività ricreative.
Escursionismo e alpinismo.
Dal 1996, è necessario un lasciapassare rilasciato dalla USFS per scalare il monte Adams sopra un'altitudine di 2 134 m (ovvero piedi) dal 1º giugno al 30 settembre. La via di salita è molto frequentata e poco tecnica: la riscossione degli introiti derivanti dalla concessione della licenza da parte dell'ente gestore permette di investire, fino all'80% dei fondi raccolti sul sito, in infrastrutture, nella gestione dei rifiuti, in sicurezza e soccorso e in programmi educativi.
Il percorso più semplice e popolare per raggiungere la vetta è il South Spur Route, noto anche come South Climb, South Side o South Rib. Il nome si deve al South Climb Trail# 183, malgrado inizi a poca distanza da quest'ultima via, ovvero presso l'area di campeggio di Cold Springs, a m s.l.m. Da quel punto, la strada si districa per 9,2 km e può essere compiuta in uno o due giorni (da 6 a 8 ore di salita, da 4 a 6 ore di discesa) usando ramponi e piccozze. Non vi è una classificazione ufficiale in termini di difficoltà del percorso, la cui pendenza massima è di 30° e segue un percorso diretto attraverso il ghiacciaio Crescent, Suksdorf Ridge e Piker's Peak. Fu questo il percorso compiuto dalla spedizione giunta sul posto nel 1863 o 1864.
Esistono svariati percorsi alternativi: il secondo più popolare è il North Ridge o North Cleaver tra i ghiacciai Adams e Lava. Interessante da completare in primavera, quando il manto nevoso è ancora ben presente, vi si accede tramite il Killen Creek Trail #113, procedendo quindi sul High Camp Trail #10 per 6,4 km. Sul cammino si attraversano salite moderate fino a 40°, di una certa lunghezza e la roccia a volte instabile. L'avvicinamento dal torrente Killen mette a disposizione diverse vie secondarie, specie sui versanti nord o ovest: quella per il ghiacciaio Wilson (gradiente di difficoltà IV, con pendenze fini a 55°: completato in estate per la prima volta da Ed Cooper e Mike Swayne nel luglio del 1961, in inverno da Keith Edwards e Dwain Hess nel febbraio del 1973), quella per il campo di ghiaccio omonimo (concluso in primis da Fred Beckey e Herb Staley nel luglio del 1961) e altre due (Cornelius Molenaar e Robert W. Craig, settembre 1948). Per quanto riguarda il versante meridionale, vi è il percorso che attraversa il ghiacciaio Lyman, snodandosi la cresta di lava locale (Ed Cooper e John Holland, settembre 1961), quello del ghiacciaio Lava (Alex Bertulis e Half Zantop, settembre 1965), attraverso il corridoio di Stormy Monday (Craig Reininger e Eric Simonson, luglio 1975), quello che supera il ghiacciaio Adams (Fred Beckey e Dave Lind Robert Mulhall, luglio 1945), quello che comincia dalla cresta nordoccidentale (Al Givler, Dick LeBlond e Doug McGowan, luglio 1967), ulteriori due varianti che superano rispettivamente a poca distanza tra loro l'ammasso di acqua ghiacciata Pinnacle Glacier e l'altra il West Ridge (Ralph Uber, Lew Maxwell, Wallace Juneau e Gary Faulkes, luglio 1963), dal ghiacciaio White Salmon, dal ghiacciaio Avalanche (Gene Angus e Roger Moreau, settembre 1957) e, infine, quella dal Southwest Chute (Tom Hargis Jr., Charles Lyon e Sean Maxwell, giugno 1965).
Oltre agli innumerevoli percorsi sopra indicati, un altro approccio sul versante sud-ovest è possibile tramite il torrente Bird. Il percorso più semplice segue il ghiacciaio Mazama nei pressi di South Butte e, in seguito, il ghiacciaio Gotchen. Ha una pendenza massima di 35° e non ha ricevuto ancora una sua classificazione in termini di difficoltà. Le vie secondarie intersecano il ghiacciaio Klickitat (varianti classificate da III a IV, fino a 60°; superate per la prima volta da Joe Leuthold, Russ McJury e Wendall V. Stout nel giugno 1938), valicano The Castle o il ghiacciaio Rusk su versante occidentale (grado IV). Questo approccio richiede, oltre a un'autorizzazione rilasciata dal Servizio forestale quella delle autorità della riserva indiana Yakama.
La discesa di South Spur Route può essere effettuata tramite sci, soprattutto nei pomeriggi di luglio quando la neve si riduce in termini di quantità. Il dislivello risulta pari a 2100 m in estate e il vantaggio maggiore appare quello di non dover affrontare crepacci, salvo il rischio di imbattersi in tronchi caduti di alberi morti. È altresì possibile tagliare per il Southwest Chute e terminare la discesa lungo il Round-the-Mountain Trail. In tale cammino, il dislivello è pari a m e il terreno non presenta rischi particolari, ragion per cui si preferisce spesso raggiungere tale posizione nella fase finale della discesa. I percorsi aperti allo sci alpinismo includono quelli sui ghiacciai Mazama, Avalanche, White Salmon, Lava, Gotchen e Crescent, ma la qualità del terreno appare inferiore e la difficoltà tecnica generalmente sale di livello.
Tutela ambientale.
Il versante occidentale del Monte Adams si trova all'interno della foresta nazionale di Gifford Pinchot, gestita dalla USFS. Il vulcano è salvaguardato invero già da tempo, se si tiene presente che già nel 1964 andò incluso nella riserva naturale omonima, la quale fu estesa fino ad assumere le sue dimensioni attuali in termini di estensione ( km²) nel 1984. Altre aree protette vicine includono la riserva naturale di Indian Heaven ("Indian Heaven Wilderness") a sud-ovest, quella di Goat Rocks ("Goat Rocks Wilderness") a nord e il Monumento vulcanico nazionale del monte Saint Helens ("Mount Saint Helens National Volcanic Monument") a ovest.
Cultura.
Miti e leggende.
I racconti dei nativi americani relativi al vulcano includono numerosi miti volti a spiegare i motivi delle eruzioni e la genesi dei vari crateri della catena delle Cascate. Il più famoso di essi riguarda la storia del cosiddetto Ponte degli Dei come narrato dalla tribù dei Klickitat.
Secondo tale mito, Tyhee Saghalie, sovrano di tutti gli dei, e i suoi due figli Pahto (noto anche come Klickitat) e Wy'east si recarono da settentrione nella regione del fiume Columbia, in cerca di un luogo dove poter vivere. Stupiti dalla bellezza del paesaggio, i bambini cominciarono a litigare per il possesso del luogo. Per risolvere la disputa, il padre scoccò due frecce con il suo potente arco: una a nord e l'altra a sud. Pahto seguì la prima, mentre Wy'east la seconda. Tyhee Saghalie forgiò dunque il "Tanmahawis" ("Ponte degli Dei") c in modo che la sua famiglia potesse incontrarsi di nuovo più facilmente. Quando i due figli si innamorarono della stessa donna, di nome Loowit, questa si trovò in difficoltà e non sapeva chi scegliere tra i due. I figli si batterono per il suo cuore distruggendo le foreste e i villaggi dove si era svolto il combattimento con lanci di frecce e pietre. L'intera area fu distrutta e la terra tremò così forte che il Ponte degli dei cadde nel fiume Columbia. Per punirli, Tyhee Saghalie decise di trasformarli in enormi montagne: Wy'east divenne il vulcano Hood, che svetta imperioso a dimostrazione dell'orgoglio di lui, e Pahto il vulcano Adams, che si presenta con il "capo" chino perché continuamente pensoso verso il suo amore perduto. Loowit fu trasformato nel Saint Helens, allora di aspetto grazioso, noto tra i Klickitat come "Louwala-Clough" ("montagna fumante"), mentre questo risultava noto tra i Shahaptin come monte Loowit.
Secondo un'altra leggenda dei nativi americani, Pahto, il monte Adams, era una delle cinque donne del Sole. Questi decapitò per gelosia Wahkshum e Plash-Plash, rispettivamente il monte Simcoe e Goat Rocks, situati più a est e ai quali il Sole parlava per primo ogni mattina. Ora orgogliosa e forte della sua altezza ma non soddisfatta, Pahto si diresse a sud e attraversò la gola del Columbia. Questa si impossessò di tutti gli animali e delle piante che vivevano lungo le sue pendici e nelle valli immediatamente adiacenti. Nessuna punizione venne presa per questi comportamenti e nessuna montagna osò salire al cospetto di Pahto, fino a quando Klah Klahnee aprì gli occhi alle altre vette in merito alla sua avidità. Una volta convintele a muoversi a nord allo scopo di interloquire con Wy'east, il monte Hood, la capopopolo della spedizione suggerì in maniera maligna: "Perché non distruggi Pahto? Perché le permetti di essere meglio di te? Sei alto e forte e un giorno degli esseri umani popoleranno la Terra. Quando scopriranno che permettiamo a Pahto di far suo tutto quello che vuole e di depauperare la natura come preferisce, le persone rideranno di noi". Messosi in moto per raggiungerla, Wy'east dapprima accettò di dialogare con Pahto, ma quando i toni si accesero e l'avidità della seconda emerse ne nacque una lite: Wy'east colpì la rivale sul suo versante orientale e la decapitò a sua volta, formando un mucchio di massi sul suo versante settentrionale. Una volta terminato il combattimento, molto di ciò che era stato loro sottratto andò restituito alle altre montagne. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907252 | itwiki | 1,706,708,677.215645 |
Bonifica di Eraclea
Eraclea è costituita da un territorio che solo nel corso del terzo decennio del XX secolo ha visto cessare gli ostacoli all'insediamento umano ed ha visto modificare quelle condizioni idrogeologiche che avevano visto la Serenissima preferire l'impaludamento delle lagune di nord est all'interramento della Laguna di Venezia.
La scelta vitale della Repubblica di Venezia e dei suoi magistrati aveva infatti causato la totale inabitabilità di queste zone.
Il territorio di Grisolera.
Tra il 1700 ed il 1800, il quadro ambientale del territorio di Eraclea, ed in particolare le aree più vicine all'influsso del mare, era una gigantesca estensione di terre sommerse da acque “meschizze”, cioè salate e dolci mescolate, formate da canneti, melme e paludi: la zona era ben poco abitata ed erano presenti solamente due piccoli centri: Grisolera (poi Eraclea, con DPR 4 novembre 1950) e Cavazuccherina (poi Jesolo, con RD 28 agosto 1930).
In questa distesa di oltre 300 km quadrati, la presenza di paludi e della malaria, impedivano l'insediamento umano.
La malaria.
L'agente della malaria fu scoperto solo nel 1882, ma già si conosceva l'ambiente fisico che ne favoriva l'insorgere ed il suo diffondersi: le acque di ristagno e le paludi, soprattutto.
Anche il territorio eracleense, come una consistente parte dell'Italia, restava perciò inibito all'insediamento finché la malaria non fosse stata debellata e, contemporaneamente, la palude, che ne favoriva lo sviluppo, non fosse stata bonificata.
Combattere la malaria e bonificare erano perciò due aspetti di uno stesso problema che venne affrontato dallo Stato, a partire dal 1880, con una serie di provvedimenti.
Il contesto.
il Veneto Orientale è stato uno dei maggiori laboratori ambientali dove, attraverso la bonifica integrale del territorio, furono sperimentati strumenti, tecniche e strategie per la bonifica idraulica, per la lotta antimalarica, per l'appoderamento e la successiva messa in produzione delle terre bonificate.
All'interno di quest'ambito, il Basso Piave è stato uno dei punti centrali a livello nazionale dell'esperimento, in quanto qui sono stati testati i meccanismi che poi sono serviti per la bonifica di tutto il territorio nazionale (ad es. l'agro pontino e la bassa del Po).
Proprio qui, infatti, per garantire l'efficacia e la continuità degli interventi, sono stati inventati i Consorzi di Bonifica.
In realtà, fino al primo Novecento, la bonifica fu prevalentemente opera di conquista terriera dei privati (Velluti, Treves dei Bonfili), i quali furono interventi parziali ed insufficienti ma utili per le esperienze che consentirono di raccogliere.
Applicazioni di quei principi di bonifica integrale che, dopo la scoperta di G.B. Grassi sul ciclo biologico della malaria, imposero il già citato e assai più largo e determinante intervento dello Stato, nell'ormai diffusa convinzione che solo dalla coordinata attuazione di opere pubbliche e private potesse fiorire la profonda e radicale successiva trasformazione di questi desolati territori.
Dalla legge Baccarini del 1882, che mirava al miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie, si ebbe notevole impulso alla bonifica ma, solo con la legge 22 marzo 1900, si videro i primi risultati e, comunque, l'iter legislativo fino a quelle successive alla prima guerra mondiale fu assai lento.
E finalmente, solo dopo le conclusioni liberamente maturate del Congresso nazionale delle bonifiche del 1922, tenutosi a San Donà di Piave, circa i principi della integralità della bonifica, si ottenne il risultato di concordare l'intervento statale, di disciplinare i rapporti con gli enti rappresentanti le proprietà e con le imprese private, e di attribuire ad ognuno di essi precise responsabilità, agevolandone le iniziative ma vincolandoli ad agire sul piano trasformativo fondiario-agrario per una più efficace e funzionale utilizzazione delle opere pubbliche.
Di lì a poco, nel 1923, la legge Serpieri ne raccolse le conclusioni.
L'antefatto.
Intorno al 1200 (stavano allora sorgendo i Comuni) esistevano, nella parte alta del comprensorio, le vaste “gastaldie” che la proprietà feudale (il duca, il vescovo, ecc.) era andata formando secondo gli ordinamenti fondiario-agrari-amministrativi di quei tempi.
Quasi tutti i centri di terraferma avevano scalo fluviale, e quasi tutti disponevano, nelle lagune, di uno scalo marittimo.
La linea di separazione fra la terraferma e la laguna eracliana, già rappresentata nei primi secoli dopo Cristo dalla fascia percorsa dalla via Annia (Altino, Fossetta, Gorgazzo, Musile, Fiorentina, Cittanova, Riva Zancana, Gainiga, S, Anastasio) si era arretrata per l'aumento del livello marino, lasciando al di sotto unicamente le zone di gronda dei fiumi che si protendevano, emerse e coltivate, anche dentro le zone palustri.
Le linee d'acqua per i traffici locali e con Venezia, nei secoli dal X al XV, oltre ai fiumi Sile, Piave e Livenza, comprendevano, la linea litoranea (Caligo, Vecchia Cava Zuccherina, Revedoli, Commessera) fino al Livenza, la linea del Grassaga (che da Cittanova volgeva verso Campo di Pietra, da un lato, e verso Sette Casoni e Revedoli, dall'altro), la Cava di Torre e la Fossa dei Frati (che dal Livenza portavano verso il Revedoli), ed infine La Fossetta (fra Sile e Piave).
Mancano dato demografici sicuri sulla popolazione della zona durante il Medioevo. Di certo c'è che, nel XIII secolo, l'abbandono delle lagune (Equilio, Eracliana, Caorle e altre minori), da parte di chi ormai lasciava le isole per tornarsene verso la terraferma o per trasferirsi a Venezia, divenne pressoché generale.
Nel territorio, dominato dalle acque, o lungo i fiumi, o nei centri lagunari, rimanevano poche migliaia di abitanti; era gente dedita a coltivare terre emerse, o a fruttare la produzione spontanea dei pascoli ai margini della palude, o a pescare nelle acqua interne o, quando ciò era possibile, in quelle di mare.
Una parte dei giovani era imbarcata come marinai: o al servizio della Repubblica (su naviglio militare), o al servizio dei mercanti (su naviglio commerciale).
Quanto alle condizioni di vita nelle nostre zone, non va dimenticato che, in genere, i servizi mancavano dappertutto, e ciò influiva non poco sul loro abbandono.
La stessa acqua dolce per uso potabile, escluso quella delle dune, doveva essere prelevata con la barca risalendo le foci dei fiumi e costituiva quindi elemento raro ed assolutamente da non sprecare.
Le febbri avevano avuto, dal paludismo, un crescente sviluppo che determinava uno spopolamento continuo, non solo nell'estuario, ma anche nella vicina retrostante terraferma.
Era nozione antica che la trasformazione da ambiente salso, vivificato dalle maree, ad ambiente dolce o salmastroso, formato dalle alluvioni, favoriva il propagarsi della malaria, ma i fiumi continuarono ad imbonire e a dolcificare, trasformando le lagune in paludi e acquitrini.
A rarefare la popolazione contribuirono inoltre le pestilenze, delle quali gravissime furono quelle del 1342, del 1403, del 1576, del 1630, e del 1656; epidemie tutte aggravate, nel territorio di Eraclea, dalla impossibilità di una conveniente assistenza sanitaria.
Alla malaria persistente e alle ricorrenti epidemie di peste e colera, si aggiungeva, in queste zone, anche la pellagra, altra malattia endemica, caratteristica degli ambienti poveri e sottosviluppati.
La pellagra ha una storia non facile da ricostruire, stante il sovrapporsi delle diverse forme morbose, la scarsezza delle conoscenze mediche dell'epoca e la difficoltà congenita di prestare l'assistenza sanitaria.
Sono queste, descritte per sommi capi, le condizioni economico-sociali ed igienico-sanitarie della zona del Basso Piave alla fine del Settecento.
Con l'Ottocento, iniziarono i primi timidi tentativi di attenuare i malanni di una situazione idraulica così disordinata nel contesto di un'economia estremamente povera, finalizzati questi a recuperare qualche terreno all'agricoltura.
Storia della bonifica.
Prese il via così la volontà di bonificare e di consorziarsi, anche grazie alla precedente attività della Repubblica Veneta, sempre attenta alla gestione delle acque, fin dalla metà del XVI secolo, aveva promulgato norme finalizzate alla costituzione di appositi “consorzi” locali che avrebbero dovuto avere il compito di “ritrarre terra dall'acqua”.
Nel territorio, durante il XVII e XVIII secolo, i Consorzi si formarono perciò numerosi e, a seconda degli scopi, si distinguevano in: Consorzi “di scolo”, “di difesa”, e “di scolo e difesa”.
Un'importante organizzazione consortile prese vita al principio dell'Ottocento con lo scopo di migliorare il regime delle acque di tutto il territorio a valle di San Donà di Piave, territorio compreso fra il fiume Piave ed il collettore generale formato allora dai canali Grassaga, Lanzalunga, Taglio (altrimenti detto Scoladori) e Livenza Morta; venne cioè costituito il Consorzio di scolo “Ongaro”, che si estendeva per oltre 14.000 ettari con il compito, appunto, di coordinare gli scoli delle estesissime paludi di Grisolera, da San Donà a Revedoli.
Ma, in sede di attuazione della rete scolante, apparve evidente l'opportunità di distinguere la zona compresa fra San Donà e l'antico canale Ramo da quella che, partendo dal canale Ramo arrivava fino a Revedoli. Mentre la prima, infatti, doveva necessariamente scolare nel collettore generale, la seconda avrebbe potuto scolare anche direttamente verso il mare, senza perciò gravare sul collettore già fin troppo oberato.
Quest'ultima zona, infatti, costituiva una vera e propria unità idrografica che coincideva con il “Lago della Piave” che gli idraulici della Repubblica avevano formato duecento anni prima per deviare e scaricare il fiume verso il mare a S. Margherita.
Per questo, nel 1856, a valle del canale Piveran, fu costituito il Consorzio di scolo “Ongaro Superiore”, comprensivo del territorio fino al canale Ramo, ed il Consorzio di scolo “Ongaro Inferiore” che provvide a raccordare con nuovi canali le inalveazioni rimaste dell'antica scomparsa laguna, e a richiamare le acque ristagnanti dei cosiddetti “chiari di valle”.
Giova altresì ricordare che l'intero comprensorio disponeva di una difesa perimetrale che consentiva di escludere le acque esterne, salvo in caso di eventi eccezionali, costituita dagli “arzerini” del più volte ricordato “Lago della Piave”.
Così operando, le paludi di Grisolera, di Sette casoni, di Stretti, del Taglio, di Sincielli, di Cavanella, di Valle Tagli e di Tre Cai (per citare solo le principali), vennero condotte, con tre canali e rispettivi confluenti, a scaricare nella Livenza Morta (a Tezzon e Termine) e nel canale Ongaro (a Revedoli).
La rete immetteva nei canali esterni mediante manufatti provvisti di porte a vento o di paratoie, in modo da escludere rigurgiti e risalite delle piene e delle colme esterne.
In previsione del grande beneficio che i nuovi scoli avrebbero portato alle zone già paludive, dove la produzione e la raccolta dello strame e della canna potevano rappresentare nuova fonte di reddito, il canale Ongaro a Revedoli venne dotato di una piccola “conca di navigazione” che avrebbe reso possibile, anche in caso di imprevisti, il passaggio delle barche nei due sensi.
Ma vediamo adesso di esaminare nei particolare quello dei due che ci riguarda direttamente: il Consorzio di scolo e difesa “Ongaro Inferiore”.
Il perimetro originario di questo comprensorio coincide con quello dell'attuale bacino “di bonifica” e rappresenta, all'incirca, i limiti di quel più volte ricordato “Lago della Piave” che, gli idraulici della Repubblica formarono nel 1664 per convogliarvi le acque del Piave Nuovo e farle scaricare a S. Margherita.
Si estendeva su 11.525 ettari, e venne costituito nel 1856 con sede a Venezia; curava il buon funzionamento di un'ampia rete di scolo delle estesissime paludi e valli (ettari 9.500) che andavano da Cittanova a Valle Tagli, e da Boccafossa ai Tre Cai, affinché il regime delle acque interne si mantenesse il più basso possibile e consentisse la coltivazione dei terreni di gronda del Piave e quelli della “alture” che il sistema deltizio dei fiumi Livenza e Piave aveva formato in regime lagunare.
La rete di scolo confluiva, rispettivamente, nel canale Termine, alla cui foce in Livenza Morta funzionava un sostegno con porte a vento, e nel canale Ongaro, dove il Consorzio aveva realizzato la già menzionata “conca di navigazione” per il transito delle barche cariche di strame che la palude produceva in abbondanza.
Lungo tutto il perimetro, da Cittanova agli Stretti, a Boccafossa, a S. Giorgio al Brian, a Guardacroce e a Revedoli, esistevano numerose chiaviche di scolo a paratoia o a porta a vento, per lo smaltimento delle acque meteoriche ma anche per impedire la risalita di quelle esterne che, soprattutto in concomitanza con l'alta marea, erano salate.
Lungo l'argine del Piave, esistevano due importanti chiaviche “di Presa” consortili, rispettivamente, in località Tortoletto a Grisolera, e in località Murazzetta a Tre Cai, che servivano a scaricare in periodi di magra ma, soprattutto, servivano per deviare acqua dolce per usi domestici e per il ravvivamento della rete interna. Esistevano inoltre due soprapassanti nel canale Crepaldo per portare verso nord l'acqua derivata.
Il Consorzio “Ongaro Inferiore” partecipò, con i Comuni del Basso Piave, alla costruzione del “Sostegno Brian”, da lui stesso promossa, alla foce del Livenza Morta in Commessera. Tale sostegno, realizzato nel 1877 come accennato in precedenza, aveva lo scopo principale di impedire la risalita delle acque salse e la propagazione delle colme marine nei periodi di scirocco.
Notevoli furono le opere (canali e manufatti) costruite dal Consorzio Idraulico nella seconda metà del XIX secolo per assicurare un buon regime delle acque all'interno del suo vasto territorio.
La rete scolante dell'odierno Bacino di Bonifica si identifica, per buona parte, con quella preesistente dello scolo naturale, la quale ha favorito, ancora prima del prosciugamento consortile, le iniziative bonificatorie di numerose ditte private proprietarie. Durante quel periodo (seconda metà dell'Ottocento), infatti, ben 12 bonifiche private a prosciugamento meccanico furono avviate nel territorio dell'Ongaro Inferiore.
Vale comunque la pena, prima di proseguire nell'esamina generale, di soffermarsi ancora a parlare dello sbarramento del Brian. Il manufatto, in realtà, era un'importante e grossa opera idraulica (per quei tempi) a nove luci, provviste di porte a vento, la cui porta centrale (dell'ampiezza di 6,00 ml.) immetteva in una conca di navigazione, munita di controporte, che permetteva il passaggio delle barche in qualsiasi condizione di marea.
I sostegno Brian, nella sua formazione originale, fu utilizzato per 55 anni, cioè fino al 1932 quando, dopo la sistemazione generale del Collettore da Grassaga alla foce, venne sostituito con l'attuale manufatto, collocato in destra del preesistente nell'antico alveo, intercluso, del Livenza Morta. Avvenne così che l'isolotto, appartenente a S. Stino e staccato all'origine con la deviazione del letto del Livenza stesso, tornò a congiungersi al suolo del proprio Comune.
Nella vecchia sede, benché seminterrati, sono ancora visibile e abbastanza ben conservati i ruderi del primitivo sostegno, mantenuti nella loro originaria posizione e recanti la storica lapide a ricordo di ciò che si riusciva a fare, in mezzo alle paludi, centocinquanta anni fa.
I consorzi idraulici, classificati di 3ª categoria e dei quali faceva parte l'Ongaro Inferiore, operavano amministrati da una rappresentanza elettiva, autonomi sì, ma sotto il controllo e la tutela della pubblica amministrazione che, comunque, li favoriva e li promuoveva conferendo ad essi sempre maggiori facoltà e prerogative.
Scopo comune di queste società di proprietari era quello di curare meglio la difesa idraulica e lo scolo dei terreni consorziati, mediante la manutenzione degli alvei esistenti e
l'apertura di nuovi canali e fossi, in modo tale da migliorarne l'assetto idraulico e con esso la produttività.
Le spese per tali lavori di interesse comune, erano ripartite proporzionalmente fra gli interessati a cura dei Consorzi, i quali avevano la facoltà di riscuotere l'imposta dopo aver ottenuto l'eventuale concorso alla spesa che la pubblica amministrazione talvolta concedeva.
Le prime bonifiche.
Se per “bonifica privata” si deve intendere quella bonifica che è stata fatta a sole spese e rischio dei proprietari, dobbiamo ammettere che, praticamente tutta l'attività bonificatoria precedente alla Legge 22-03-1900, n. 195, è tutta privata; sia quella individuale, realizzata dalle singole proprietà, e sia quella consortile, realizzata da un singolo soggetto per conto di una collettività compresa in una unità territoriale interessata da un servizio idraulico comune.
È solo con quella Legge, infatti, che lo Stato interviene, visto il pubblico interesse della bonifica, a finanziarla e a rendere pubbliche le principali opere. In precedenza, invece, la bonifica interessava lo Stato solo o soprattutto per il problema igienico-sanitario reso assai grave dalla infezione malarica che costituiva la desolante caratteristica dei luoghi umidi.
Al contrario, l'azione privata dei proprietari aveva finalità economiche e tendeva a liberare i terreni dalla sofferenza idraulica o, addirittura, dalla loro soggiacenza alle acque permanenti, al fine di poterli coltivare. Sofferenza e soggiacenza addebitabili o alla collocazione depressa rispetto al livello del recipiente (mare o emissari ad esso collegati) o alla mancanza di reti di scolo capaci di condurre le acque superflue al recipiente stesso. A questa azione era necessariamente abbinata quella difensiva, finalizzata ad evitare l'invasione delle acqua “esterne” che, specie in occasione di alluvioni, minacciavano seriamente quanto bonificato.
Verso la metà del XIX secolo, si diffuse l'impiego del motore, per cui, i proprietari di quei terreni che non potevano essere liberati dalle acque permanenti mediante la semplice sistemazione degli scoli (bonifica a deflusso naturale), intravidero la possibilità di liberarli mediante il prosciugamento meccanico (bonifica a scolo artificiale).
E così cominciarono nel Basso Piave le prime bonifiche “meccaniche”, realizzate in proprio dagli agricoltori proprietari facendo ricorso a mezzi e criteri necessariamente scarsi perché rapportati ai tempi ma non alle necessità.
La storia e le vicende di queste prime bonifiche sono risultate comunque assai importanti per aver maturato l'esperienza che ha consentito poi di affrontare imprese molto maggiori e per aver formato negli agricoltori e nelle maestranze quelle specializzazioni che sarebbero diventate utilissime in seguito.
In ogni caso si può affermare, senza tema di smentita, che tutte le bonifiche private dell'epoca erano carenti sia nelle arginature che nelle idrovore, mancando inoltre un po' ovunque di una riserva che consentisse loro di affrontare gli imprevisti e le frequenti avarie.
Inoltre, molto spesso, i rifornimenti agli impianti (di carbone, legna o strame) e le riparazioni, erano ostacolati dalla assoluta impraticabilità di certe zone nei momenti di pioggia, cioè proprio quando sarebbe occorso pompare di più.
Così, non poche erano le bonifiche private che trascorrevano l'inverno in sommersione, in modo tale che il loro prosciugamento riprendeva a primavera inoltrata per le semine del mais e doveva interrompersi in ottobre con l'inizio della nuova stagione di piovosità. In questi casi, la raccolta del granoturco con la barca non era una rarità.
Come naturale conseguenza, il risultato economico cui mirava il bonificatore, troppo spesso veniva a mancare e molte imprese sono fallite, a volte, con il sacrificio di patrimoni familiari consistenti.
Tutte queste vicissitudini della bonifica privata hanno finito per dimostrare come le sistemazioni idrauliche, stante il prevalente interesse generale, dovessero essere affrontate con largo intervento di denaro pubblico.
E fu così che finalmente, al principio del Novecento, la politica della bonifica ha cominciato ad assumere quel ruolo di alto ed integrale sviluppo che ha portato gradualmente a redimere vastissimi territori.
Per avere un chiaro metro di giudizio di quel periodo, sempre dell'inizio del Novecento parliamo, dovremo prima esaminare lo “status” delle bonifiche private nel Basso Piave, che erano una cinquantina. Ovviamente, per ragioni di spazio e di interesse ci limiteremo ad esaminare quelle che interessavano il territorio di Eraclea, allora Grisolera.
Bonifica Berengan – In località Cittanova.
Aveva un'estensione iniziale di 75 ettari e venne iniziata nel 1893 dalla ditta Galliccioli, che la cedette poi all'ing. Alessandro Berengan, il quale la dotò di un'idrovora con centrifuga da 600 litri al secondo, della Società Veneta di Treviso, con motore a gas povero da 40 HP.
La sua efficienza consentì di aggregare ad essa le vicine proprietà Fornasari e Sammartini.
Distrutta durante la ritirata degli Austriaci, nell'ottobre del 1918, venne ricostruita ed elettrificata da Magistrato alle Acque nel 1920.
Funzionò fino all'inizio del prosciugamento consortile del 1924, quando fu aperto il canale Emo I. L'Azienda Berengan passò poi in proprietà Levada e, successivamente in proprietà Moizzi.
Bonifica Ancillotto – In località Busatonda.
Aveva un'estensione di circa 130 ettari ed era collocata lungo il canale Taglio (Brian), confinando con il canale Nero e con la palude dei Sette Casoni. Nell'angolo a sud del tenimento, preso l'odierna provinciale via G. Ancillotto, sorgeva l'impiantino idrovoro dotato di turbina, azionata da locomobile, che scaricava in palude.
La bonifica, eseguita dalla ditta F.lli G. e A. Ancillotto, risalente al 1876 circa, diede risultati soddisfacenti perché insita in una zona poco torbosa, costituita da terreni di recente alluvione, relativamente alti, trattandosi delle propaggini delle “alture di Staffolo, ma anche perché il suo regime idraulico non ha riservato grosse sorprese alla difesa del tenimento.
Subì la distruzione bellica del 1918 e riprese con l'avvento della bonifica dell'Ongaro Inferiore, nel 1922.
Bonifica dei Tre Cai – In località Tre Cai.
Misurava complessivamente 800 ettari circa, ed era compresa fra i canali Murazzetta, Crepaldo e Revedoli, con la limitazione a sud dell'argine sinistro del Piave.
Il primo tentativo di bonificazione fu tentato dalla ditta Co. Gera di Conegliano che, con apposita apertura nell'argine del Piave, si riprometteva la “colmata” della palude con l'utilizzo dei materiali portati dalle torbide del fiume.
La “colmata”, però, progredì assai scarsamente tanto che, dopo alcuni anni, vi dovette rinunciare; si pensi, in proposito, che la superficie a cultura nell'azienda, intorno al 1860, era di appena 70 ettari (meno del 10%), cioè solo quelli che emergevano sul livello permanente delle acque.
Il tenimento, che nel frattempo era passato in proprietà ad Antonio Papa, venne acquistato, nel 1871, da Paul Accariè, ex ufficiale francese capitato, non si sa bene come, a Grisolera, con moglie e capitali, dopo la guerra franco-prussiana.
Esperto agricoltore, tentò, ma anche lui senza successo, la coltivazione delle terre emerse e l'utilizzazione dei molti pascoli disponibili con bestiame da allevamento.
Dopo vicissitudini varie e sicuramente poco fortunate, ed alquanto indebitato, ritornò in Francia dopo aver venduto il fondo all'ing. Ongaro di Venezia.
L'immenso territorio venne infine bonificato radicalmente dalla subentrata ditta del barone Treves de Bonfili di Padova che, nel 1910, ne realizzò il prosciugamento meccanico con un impianto, dotato di due motori Diesel Sultzer da 50 HP e due centrifughe da 700 litri al secondo, che scaricava nel canale Revedoli.
Tutto il perimetro esterno venne difeso con arginature, in parte preesistenti. La rete di scolo e quella stradale, prontamente realizzate, resero possibile il dissodamento e la messa a
coltura, previo appoderamento, di tutta la tenuta tanto che, nel 1914, risultavano già costruite venticinque case coloniche per mezzadri ed un centro aziendale.
Le prime produzioni furono però incerte e sicuramente tali da non compensare le spese colturali. Per tre anni lo scarno raccolto restò tutto ai mezzadri ed in tal modo il costo indiretto della bonifica si fece più gravoso.
Poi, il primo conflitto mondiale e l'invasione austroungarica, paralizzarono a Tre Cai ogni attività e la distruzione dell'idrovora vi ripristinò il regime palustre.
Nel 1920, il Magistrato alle Acque ricostruì prontamente l'impianto, installandovi due motori elettrici da 60 HP ed uno termico diesel di riserva, rimettendo così in asciutto il territorio e permettendo alla proprietà di riprendere la coltivazione del fondo, la ricostruzione dei fabbricati e delle strade, e la riapertura della rete di scolo.
Tre anni più tardi, la bonifica privata cessò il proprio funzionamento essendo iniziato quello del Consorzio Ongaro Inferiore.
Bonifica di Valle Livenzuola – In località Livenzuola (ora Eracleamare).
La ditta Pasti F.lli di Verona acquistò, nel 1913, tutto il territorio, di circa 850 ettari, compreso fra il canale Revedoli ed il Mare Adriatico, e lo prosciugò, previa arginatura, per mezzo di un'idrovora posta a cavaliere dell'argine del canale Revedoli stesso, nella medesima sede dell'attuale impianto consortile.
L'idrovora, dotata di due centrifughe da 900 litri al secondo ed azionata da motori ad olio pesante, consentì di trasformare e sistemare rapidamente un territorio vallivo e palustre dove, prima di allora, si erano esercitate solo la pesca e la caccia, e dove si raccoglieva solo strame destinato, per lo più, alle fornaci.
Nel 1917, quando gli Austroungarici occuparono il territorio, l'azienda, nonostante le difficoltà derivanti dal salso che impregnava il suolo, era già in produzione e disponeva di un'ampia corte centrale, di tre fabbricati rurali e di stalle con bestiame da carne.
La distruzione bellica di quanto faticosamente realizzato fu totale, ma il ripristino cominciò immediatamente, nel 1919.
Reperite i pezzi di macchine che erano stati asportati per neutralizzare l'idrovora, fu possibile riprendere a prosciugare e, già nel 1921, la coltivazione era tornata alla normalità.
Con la bonifica della zona interna, i Pasti, e Marco Aurelio in particolare, avviarono anche il rimboschimento di quella a mare, per circa 100 ettari di dune, mediante semine e trapianto di “pino domestico”. Di detto rimboschimento oggi si avvale l'assetto turistico che fa di Eraclea Mare, così si chiama ora la località, uno centri balneari più alberati del litorale.
La bonifica privata cessò di funzionare nel 1926, quando le valli Livenzuola e Ossi divennero il 3º bacino del Consorzio Ongaro Inferiore.
Distruzione e ripristino.
Con l'entrata in guerra dell'Italia (24 maggio 1915), ed in particolare con l'invasione austriaca del Veneto ed assestamento del fronte sul Piave, le bonifiche del territorio furono interrotte fino alla fine del conflitto.
Tutto il Basso Piave, e non solo Eraclea, fu coinvolto nel disastro causato dalla guerra. Le due bonifiche ultimate, ed ormai poste a normale produzione agricola, furono totalmente distrutte. Il Consorzio Cavazuccherina fu allagato subito mentre il Consorzio Ongaro Superiore e tutte le bonifiche private vennero mantenuti asciutti fino all'ottobre del 1918 quando furono allagati dagli occupanti, mediante distruzione delle idrovore, solo al momento della loro ritirata.
Dopo l'armistizio di Vittorio Veneto, la situazione, per quanto attiene alla bonifica, era tornata ad essere desolante come nella seconda metà del secolo precedente.
Per riprendere i programmi bisognava, innanzitutto, ripristinare ciò che la guerra aveva distrutto.
I provvedimenti per il pronto riatto delle opere bonificatorie furono in realtà tempestivi grazie al Magistrato alle Acque che ne fu promotore e seppe ottenere, subito, dallo Stato tutto quanto occorreva per poter fare presto.
Vennero costruiti o ripristinati, con la continua assistenza dello stesso Magistrato e degli Uffici del Genio Civile, tutti gli impianti idrovori consortili e privati (circa 60), le arginature, i manufatti, le strade e i ponti, per dar modo alle aziende agricole di riavviare rapidamente la produzione, più che mai necessaria, per alimentare un Paese appena uscito da una guerra lunga e massacrante.
I lavori di riattivazione consentirono anche opportuni ammodernamenti ed alcuni adeguamenti, specie nei macchinari idrovori.
Entro il 1919, comunque, l'essenziale era già ripristinato ed il prosciugamento meccanico ovunque ripreso, con eliminazione di allagamenti e di sommersioni.
Il Congresso delle Bonifiche.
(San Donà, teatro Verdi, marzo 1922) – Mentre, durante gli anni 1919-1922, i ripristini procedevano alacremente, due dei Consorzi del Basso Piave stavano affrontando ex novo la sistemazione idraulica dei loro comprensori, ed il Consorzio Ongaro Inferiore, sulla base del nuovo progetto esecutivo dell'ing. Guiotto, era uno di questi.
Si presentava però serio, il problema della trasformazione agraria; problema che interessava un territorio palustre di non meno di quindicimila ettari di recente prosciugamento, e che si univa a molti altri, non sempre tecnici, ma anche agronomici, economici, finanziari, igienici e sociali, e, pure essi prossimi a diventare attuali.
Nel sandonatese incombeva infatti, nelle zone prosciugate, il problema igienico; un problema che riguardava le popolazioni residenti, con i 20.000 malarici dichiarati nel mandamento negli anni 1919-20, ma che avrebbe riguardato anche tutta la nuova gente rurale da impiegare nella citata trasformazione agraria.
Era inoltre il momento in cui, a Roma, si stava preparando una nuova legge sulle bonifiche, ed occorreva trovare un'occasione temporale ed una sede in cui dibattere tutti i problemi collegati alle bonifiche stesse.
Che il momento fosse veramente cruciale ed improrogabile lo dimostravano
a) la situazione economico sociale di una nazione provata da una lunga guerra;
b) il particolare stato di distruzione che il conflitto aveva lasciato nel Veneto invaso dall'esercito nemico, specie nel Basso Piave, dove la guerra aveva infuriato per un lungo anno;
c) la disoccupazione che affliggeva tante famiglie di reduci;
d) il fabbisogno alimentare che sollecitava iniziative per una maggiore produzione agricola;
e) la situazione igienica, precaria nelle zone costiere italiane, per la presenza dell'infezione malarica.
Tutte queste circostanze suggerirono, alla Federazione delle Bonifiche e all'Istituto Federale di Credito di Bonifica del Basso Piave, di indire, per il marzo 1922, a San Donà un Congresso Regionale Veneto delle Bonifiche, anche se tutti intuirono subito che poteva e doveva essere un Congresso Nazionale.
Convennero infatti a San Donà uomini di governo, direttori generali dell'Agricoltura, della Bonifica, del Credito, della Colonizzazione, di Istituti Ospedalieri, ed una varietà docenti universitari (igienisti, agronomi, idraulici, economisti, ecc.).
Dal Congresso doveva venire la voce dell'esperienza per discutere e risolvere i tanti problemi della Bonifica. E la voce venne e la discussione fu ampia, esauriente, ricca di pareri e di proposte.
Eccone i punti cardine:
Alla chiusura dei lavori, gli auspici espressi dal Congresso, rappresentarono le nuove linee guida su cui la bonifica in Italia si doveva incamminare.
Era necessario che fosse stato capito e fissato il concetto della “integralità” della bonifica (idraulica-agraria-igienica), eliminando ogni disgiunzione di problemi e competenze concentrando, al centro, i relativi servizi.
Il Congresso propose che i Consorzi fossero necessariamente di natura “pubblica” e non più “privata”, pur conservando alcune caratteristiche ed una spiccata struttura privatistica. Ravvisò inoltre la necessità che la nuova legge ammettesse fra quelle pubbliche, anche le opere complementari della bonifica, come l'acqua potabile, le strade, l'irrigazione, i rimboschimenti, le sistemazioni montane e la piccola bonifica.
Norme rigorose vennero richieste per la lotta antimalarica, con eventuali sanzioni per gli inadempienti, proponendo, addirittura, che tale infezione fosse considerata, per le maestranze, come un vero e proprio “infortunio sul lavoro” con le conseguenze del caso.
Il Congresso evidenziò anche la eccessiva onerosità della bonifica e propose che lo Stato contribuisse con una quota del 60% nelle opere di sua competenza, e che si assumesse anche le quote poste a carico della Provincia e del Comune, essendo questi notoriamente “Enti che non pagano”. Anche per lo opere di trasformazione agraria, visti i costi, propose un congruo contributo dello Stato o, quanto meno, agevolazioni sul credito del tipo di quanto disposto per l'Agro Romano.
Concludendo, il Congresso di San Donà del 1922, diede ampia dimostrazione dell'aiuto che la bonifica poteva dare nel risollevare economicamente il Paese. Dimostrò che dal denaro investito nella bonifica, lo Stato avrebbe tratto largo profitto, e riconobbe che il bonificatore veneto aveva intrapreso la strada giusta e rappresentava un esempio da seguire. Confermò infine che la bonifica attendeva con fiducia la pubblicazione della nuova legge, contando che mancassero poi i mezzi per applicarla. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907254 | itwiki | 1,706,708,677.216059 |
Nfc
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Prunus amygdalus
Il mandorlo (Prunus amygdalus ) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee. La mandorla è il seme di questo albero.
Origine e storia.
Il mandorlo è riverito in molte culture ed è citato molte volte nella "Bibbia": tra l'altro il mandorlo è presente in Siria e Israele. Il nome ebreo, "agitato", "scosso", ne ricorda la forma di raccolta e significa anche laborioso o vigilante, dato che il mandorlo è uno dei primi alberi a fiorire in Israele, di solito all'inizio di febbraio, in coincidenza con il "Tu BiShvat" (ט״ו בשבט "ṭū bišḇāṭ"), una festività ebraica anche chiamata "Capodanno degli alberi".
Fin dall'antichità, il mandorlo è stato un simbolo di promessa per la sua precoce fioritura, che simboleggia l'improvvisa e rapida redenzione di Dio per il Suo popolo dopo un periodo in cui sembrava lo avesse abbandonato; si veda ad esempio . Nella Bibbia il mandorlo è citato dieci volte, a cominciare da , dove le mandorle sono menzionate come uno dei "prodotti più scelti del paese".
Il mandorlo cresce nel Mediterraneo orientale e nel Levante; i mandorli sono stati coltivati inizialmente proprio in questa regione. Venne introdotto in Sicilia dai Fenici dalla Grecia (i romani lo chiamavano "noce greca"), dopodiché si diffuse in Francia, Spagna e quasi tutti i paesi del Mediterraneo.
Il frutto del mandorlo selvatico contiene glucoside amigdalina, che si trasforma nel mortale acido cianidrico in seguito a danni al seme. Dopo la coltivazione e l'addomesticamento, le mandorle divennero commestibili: senza dubbio venivano arrostite per eliminarne la tossicità.
Invece le mandorle domestiche non sono tossiche; Jared Diamond ritiene che una mutazione genetica abbia determinato la scomparsa del glucoside amigdalina; questi esemplari mutanti sono stati coltivati da antichi agricoltori. Secondo alcuni studiosi, le mandorle furono uno dei primi alberi da frutto a essere coltivati grazie "all'abilità dei frutticoltori a selezionare i frutti. Così a dispetto del fatto che questa pianta non si presta alla propagazione tramite pollone o tramite talea, esso doveva essere stato addomesticato perfino prima dell'invenzione dell'innesto." I mandorli domestici appaiono nella prima parte dell'Età del bronzo (3000-2000 a.C.). Un esempio archeologico di mandorlo sono i frutti trovati nella tomba di Tutankhamon in Egitto (circa 1325 a.C.), probabilmente importati dal Levante.
Descrizione.
Il mandorlo è un albero piccolo, caducifoglie e latifoglie, alto fino a 5-7 metri. Il mandorlo ha crescita lenta ed è molto longevo, può diventare plurisecolare.
Presenta le radici a fittone e fusto dapprima diritto e liscio e di colore grigio, successivamente contorto, screpolato e scuro, le foglie, lunghe fino a 12 cm, sono lanceolate e picciolate; i fiori bianchi o leggermente rosati, con un diametro fino a 5 cm, hanno 5 sepali, 5 petali, 40 stami (disposti su tre verticilli) e un pistillo con ovario semi-infero. I fiori sbocciano all'inizio della primavera: è tra le fioriture più precoci e dove il clima sia mite, anche tra gennaio e febbraio.
Il frutto è una drupa contenente la mandorla, cioè il seme con guscio legnoso ricoperto da un mallo verde. Le mandorle si raccolgono in settembre-agosto a seconda delle cultivar.
Distribuzione e habitat.
Il mandorlo è nativo dell'Asia sud-occidentale. La forma domestica può maturare i frutti anche al nord delle Isole Britanniche.
Coltivazione.
L'albero viene coltivato per il suo seme, la mandorla. Di alcune varietà di mandorlo si utilizzano anche il legno e gli endocarpi che, ridotti in cenere, vengono sfruttati nell'industria dei saponi e delle liscivie. Dopo la raccolta, la mandorla viene pulita dal mallo che ricopre il guscio legnoso e fatta asciugare al sole; l'essiccazione consente la conservazione, anche per lunghi periodi, e la commercializzazione.
Alcune delle varietà sono autosterili, quindi per avere la fruttificazione occorre impiantare, o avere presenti, almeno due varietà diverse per l'impollinazione. Precisazione: due piante innestate con la stessa varietà sono lo stesso clone e quindi non sono varietà diverse. Alcune varietà sono parzialmente autofertili e con una sola varietà la produzione sarebbe limitata, quindi si avvantaggiano comunque dell'impollinazione incrociata (entro qualche decina di metri tra altre varietà).
Varietà.
A seconda delle caratteristiche della mandorla, si distinguono le seguenti varietà:
Elenco di alcune cultivar più comuni (quelle tardive fioriscono a marzo):
Avversità.
Le principali avversità che colpiscono il mandorlo sono costituite da insetti e funghi. Gli insetti più importanti sono la cimicetta ("Monosteira unicostata"), la campa ("Malacosoma neustria") e il coleottero "Anthonomus amygdali"; le patologie da funghi più importanti sono l'"Armillaria", il "Corineo delle drupacee", il "Cancro delle drupacee" e la "Moniliosi".
Usi.
Dai frutti si ottiene una sostanza farinosa utile come detergente cutaneo e come ammorbidente delle mani, contiene molta vitamina E. È possibile ricavare anche un olio protettivo cutaneo.
Il mandorlo è una pianta mellifera, ma si produce il miele solo in alcune aree del meridione dove è più presente la pianta; inoltre la fioritura precoce (gennaio-marzo) delle piante consente di raccogliere il miele solo in aree non troppo fredde, quindi dove le api possono bottinare anche durante la fioritura. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907257 | itwiki | 1,706,708,677.21635 |
NFC
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907261 | itwiki | 1,706,708,677.216397 |
Sitta carolinensis
Il picchio muratore pettobianco (Sitta carolinensis ) è un uccello appartenente alla famiglia Sittidae.
Descrizione.
L'uccello adulto è lungo 155 millimetri. La cima del capo dell'adulto è di colore nero, mentre le guance e la fronte sono bianche. Il resto del manto superiore è blu-grigio opalescente.
Distribuzione e habitat.
Il picchio muratore pettobianco è tipico delle foreste decidue e miste del Nord America. È solito costruire il nido nelle cavità degli alberi scavati dagli altri picchi americani. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907263 | itwiki | 1,706,708,677.216417 |
Crescere, che fatica!
Crescere, che fatica! (titolo originale "Boy Meets World") è una popolare sitcom statunitense andata in onda negli USA per sette stagioni dal 1993 al 2000 sul network ABC.
La serie segue le vicende quotidiane e le lezioni di vita dell'adolescente Cory Matthews, dei suoi amici e della sua famiglia.
In Italia la sitcom è andata in onda a partire dal 1996 su Rai 1 con le prime due stagioni (all'interno del programma "Solletico") e, con le restanti, su Rai 2 (nel contenitore di cartoni animati "Domenica Disney").
Nel 2014 è stato prodotto il sequel, "Girl Meets World", con lo stesso team di autori principali.
Trama.
Prima media (terza media) - Quarta liceo.
La serie ha inizio con Cory Matthews (Ben Savage) e Shawn Hunter (Rider Strong), due studenti di Philadelphia che vorrebbero essere dovunque tranne che nella classe del sig. Feeny (William Daniels). Il fratello maggiore di Cory, Eric (Will Friedle), è uno dei ragazzi più popolari della scuola e frequenta il terzo anno delle superiori. A complicare la vita di Cory, un undicenne curioso nei confronti del mondo, c'è il fatto che il sig. Feeny è anche il suo vicino di casa, il che smaschera puntualmente ogni sua "furbata" a scuola.
All'inizio della seconda stagione, quando Cory e Shawn iniziano le superiori, conoscono Jonathan Turner (Anthony Tyler Quinn), un professore anticonvenzionale che è spesso in contrasto col sig. Feeny, neo-preside della scuola. Shawn inizia a diventare popolare a scuola, ma continua a restare amico del meno popolare Cory. Virna, la madre di Shawn, se ne va abbandonando il ragazzo e suo padre Chet (Blake Clark), il che influisce molto su Shawn; Chet, in seguito, se ne va in cerca di Virna e Shawn si trasferisce dal prof. Turner.
Durante la terza stagione, Cory inizia ad uscire con la compagna Topanga Lawrence (Danielle Fishel), la ragazza che Cory e Shawn prendevano in giro nella prima stagione; i due erano amici quando erano bambini, ma, quando avevano sette anni, Eric fece uno scherzo a Cory e il ragazzo smise di frequentare l'amica. La coppia si lascia poco tempo dopo, ma, dopo qualche mese, Cory insegue Topanga a Disney World per riconquistarla e i due si rimettono insieme. Eric si diploma e decide di prendersi un anno di pausa per scoprire cosa fare della sua vita così il ragazzo parte insieme a Cory per un road trip che dura tutta l'estate.
Al loro ritorno, il padre Alan (William Russ) decide di lasciare il suo lavoro e di aprire un negozio di articoli sportivi con Eric come suo partner. Intanto la madre di Topanga viene trasferita per lavoro a Pittsburgh, città che dista circa 300 miglia da Philadelphia. La notizia, inizialmente, devasta Cory, ma la ragazza scappa di casa e torna da lui. I genitori di Topanga decidono allora che la ragazza dovrà vivere dalla zia Prudence in città finché non si diplomerà. Sul finire della stagione il prof. Turner ha un brutto incidente motoclistico nel quale rischia quasi di morire.
L'anno seguente, Eric lascia la casa dei genitori ed inizia l'università alla Pennbrook University, trasferendosi in un appartamento con un ragazzo di nome Jack Newman (Matthew Lawrence) che si scoprirà poi essere il fratellastro di Shawn. Jack si trasferisce con lui ed Eric, scoprendo, però, di avere molto poco in comune con il fratello, creando, così, parecchia tensione tra i tre. Una nuova studentessa, Angela Moore (Trina McGee-Davis), si trasferisce a Philadelphia ed inizia a frequentare Shawn. Durante le vacanze invernali, i ragazzi fanno una settimana bianca con la scuola e Cory si sloga una caviglia scendendo dal bus che ha portato i ragazzi in gita; si prende cura di lui una ragazza di nome Lauren e i due si baciano. Cory mente a Topanga dicendole che fra lui e Lauren non è successo nulla. Così, quando Topanga scopre la verità, i due si lasciano. Cory, a pezzi dopo la rottura, decide di ubriacarsi e viene arrestato insieme a Shawn. Da quel momento, i due giurano di non bere più, ma Shawn non mantiene la promessa e si presenta a scuola ubriaco. Con l'aiuto di Angela e Jack, Shawn si rende conto che l'alcolismo è presente tra i suoi famigliari e che è meglio smettere finché può. Cory e Topanga si rimettono insieme giusto in tempo per il ballo di fine anno, dove i due vengono eletti Re e Regina; la stessa sera, Amy (Betsy Randle), la madre di Cory, rivela di essere incinta. Il sig. Feeny decide di ritirarsi alla fine dell'anno scolastico e di trasferirsi nel Wyoming. Topanga viene ammessa a Yale, ma Cory non vuole che lei lo lasci così la ragazza decide di non andare a Yale e di restare con lui. Infine gli fa la proposta di matrimonio. I genitori dei ragazzi non sono d'accordo su un matrimonio così prematuro, quindi Cory e Topanga decidono di farlo per conto loro, ma alla fine ci ripensano e decidono di farlo "nel modo giusto", davanti a parenti ed amici.
College.
Shawn, Topanga, Cory e Angela si uniscono ad Eric e Jack alla Pennbrook University. Rachel McGuire (Maitland Ward), una nuova studentessa dal Texas, si trasferisce da Eric e Jack causando contrasti tra i due, entrambi innamorati della ragazza. Angela e Shawn si lasciano e, nonostante gli incoraggiamenti di Cory, i due decidono di restare solo amici. Mr. Feeny ritorna a frequentare qualche classe, così gli viene offerto un lavoro all'università. Durante il loro anno da matricole, Stuart, uno dei professori, inizia a corteggiare Topanga, causando una reazione eccessiva da parte di Cory, che lo butta attraverso una porta di vetro alla Student Union. Cory viene quasi espulso, finché Lila Bolander (Bonnie Bartlett), il Rettore del college, scopre i motivi dell'aggressione, annullando ogni provvedimento contro il ragazzo. Shawn scrive una poesia per un concorso, ma decide di non leggerla; Cory la legge senza il permesso dell'amico, causando l'ira di Shawn, in quanto la poesia trattava dei suoi sentimenti ancora presenti per Angela. Chet, il padre di Shawn e Jack, arriva per una visita e dice loro di essere tornato per restare stavolta; Shawn non gli crede e, alla fine di una discussione in ospedale, dove lo stesso Chet era ricoverato, Chet ha un attacco di cuore e muore appena dopo aver dato il regalo di compleanno (che, in realtà, si scoprirà essere soltanto una foto fatta da lui con Shawn e Jack) a Jack stesso. Shawn, devastato per la morte del padre, parte per un viaggio in macchina e decide di non tornare a Philadelphia; Cory non riesce a convincerlo a ripensarci, ma il fantasma di Chet lo aiuterà a rivedere la sua decisione. Amy dà alla luce un maschio, Joshua, che, dopo alcuni problemi di salute che mettono in crisi i Matthews, si unisce alla famiglia. Il sig. Feeny, nel frattempo, sviluppa una cotta per la Preside Bolander e le chiede di uscire così che i due finiranno per sposarsi. La cosa curiosa è che gli interpreti di questi due personaggi sono marito e moglie anche nella vita reale.
Jack e Rachel iniziano ad uscire, quindi Eric si trasferisce. I genitori di Topanga tornano in città per comunicare alla figlia di aver divorziato e la notizia devasta la ragazza, che decide di annullare i preparativi del matrimonio con Cory per non finire come i suoi genitori. In seguito il padre di Angela arriva in città e Shawn cerca di fargli una buona impressione per facilitare il suo riapproccio con lei, ma la ragazza non vuole rimettersi con lui perché non vuole che la lasci come sua madre lasciò suo padre; tuttavia, i due si rimettono poi insieme, così come Cory e Topanga, che ricominciano a pianificare il matrimonio. La coppia finalmente si sposa con una sfarzosa cerimonia durante la quale, però, Cory e Shawn hanno una lite; al ritorno dalla luna di miele, i due non sanno dove vivere perché nei dormitori dell'università non sono ammesse le coppie sposate. Cory e Topanga si trasferiscono allora nei dormitori per coppie sposate che sono, però, degli appartamenti disgustosi, ma Cory ne sistema uno per la moglie. Gli amici iniziano poi una guerra amichevole che vede contrapposti Cory, Shawn e Topanga contro Jack, Angela e Rachel; tuttavia, la guerra va troppo per le lunghe e la loro amicizia ha fine. Mr. Feeny ed Eric cospirano allora per riunire i due gruppi e, dopo un flash che mostra le vite future dei ragazzi nel caso non si frequentino più, gli amici si riconciliano. Topanga ed Eric decidono poi di iniziare una dieta, ma Cory e Shawn fraintendono il cambio d'atteggiamento di Topanga nei confronti del cibo e pensano che la ragazza sia incinta; scorre il passaparola e tutti si convincono che Topanga sia incinta. Alla fine la ragazza rivela a tutti di non essere incinta; Topanga e Cory discutono allora sull'avere bambini, ma decidono di aspettare finché non saranno pronti. Il padre di Angela torna in città, stavolta per chiedere alla figlia di seguirlo in Europa, dove lui dovrà stare per un anno. Shawn, inizialmente, è seccato per la notizia, ma in seguito dice ad Angela di andare perché vuole che lei passi del tempo con suo padre, cosa che lui non ha potuto fare con Chet. Eric, Rachel e Jack si laureano. Topanga ottiene un master in uno studio legale di New York, ma decide di non accettarlo per restare con Cory; tuttavia, il ragazzo decide di supportarla e si trasferisce a New York con lei; da qui partirà, poi, la serie spin-off Girl Meets World, ambientata circa quattordici anni dopo gli eventi di "Crescere, che fatica!". Eric e Shawn decidono di trasferirsi con la coppia. Jack si unisce a Rachel con i corpi di pace, dopo che il ricco patrigno di Jack smette di mandare denaro al figlio. Prima di trasferirsi a New York, Eric, Cory, Shawn e Topanga decidono di fare un ultimo salto nella classe delle medie di Feeny dove l'uomo dà loro un'ultima lezione per sopravvivere nel mondo reale.
Personaggi.
Cornelius A. "Cory" Matthews (Ben Savage) e Shawn Hunter (Rider Strong) sono gli unici personaggi ad essere apparsi almeno una volta in tutti i 158 episodi della serie.
Episodi.
Crossover.
Gli episodi "The Witches of Pennbrook" e "No Guts, No Cory" della quinta stagione sono dei crossover con "Sabrina, vita da strega".
Sequel.
Il sequel, "Girl Meets World", ambientato 14 anni dopo gli eventi di "Crescere che fatica!," segue le vicende di Riley, figlia di Cory e Topanga, e della sua miglior amica Maya. La nuova serie debutta negli Stati Uniti il 27 giugno 2014 e in Italia il 9 novembre 2014.
DVD.
In America, la Walt Disney Studios Home Entertainment ha pubblicato le prime tre stagioni sospendendo poi la pubblicazione per scarse vendite dei cofanetti pubblicati. Successivamente, la Lionsgate ha comunicato di aver acquisIto i diritti della serie e che, nel 2009, avrebbe pubblicato tutta la serie in DVD, comprese le stagioni non edite dalla Disney precedentemente. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907267 | itwiki | 1,706,708,677.21648 |
Picchio muratore pettobianco
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907269 | itwiki | 1,706,708,677.216569 |
So Weird
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907270 | itwiki | 1,706,708,677.216588 |
Gioconda Salvadori
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907271 | itwiki | 1,706,708,677.216604 |
Slavi occidentali
Gli slavi occidentali sono popoli slavi che parlano lingue slave occidentali. I cechi, i casciubi, i polacchi, gli slovacchi e i sorbi sono i gruppi etnici che si sono originati a partire dalle tribù originali slave occidentali. Tra questi, i casciubi sono stati assimilati dai polacchi, mentre i sorbi sono stati integrati all'interno della società tedesca; gli altri hanno mantenuto la loro identità culturale fino ad oggi. Le società degli slavi occidentali si svilupparono lungo i confini delle nazioni dell'Europa occidentale, giungendo in affiliazione politica con il Sacro Romano Impero.
Storia.
I primi stati slavi conosciuti da fonti scritte abitati dal gruppo meridionale degli slavi occidentali erano il Regno di Samo (623-658) e la Grande Moravia (833-907). I sorbi e alcuni altri slavi occidentali giunsero poi in contatto con il Sacro Romano Impero, e vennero assimilati dai tedeschi alla fine del XIX secolo. I polacchi orientali crearono il loro stato nel X secolo, e nel XX secolo assimilarono i casciubi. Da molti secoli, la Polonia ha stretti legami con gli stati confinanti ad ovest, da quanto il re polacco Boleslao I fu dichiarato da Ottone III di Sassonia "Frater et Cooperator Imperii" ("Fratello e Amico dell'Impero"). I cechi crearono in loro stato, la Boemia, nel X secolo e divennero parte del Sacro Romano Impero, anche se la Boemia godeva di uno status speciale all'interno dell'Impero. Gli slovacchi caddero gradualmente sotto la dominazione degli ungheresi nel X-XI secolo. Sia i cechi che gli slovacchi furono dal 1526 sotto il comando nella monarchia asburgica, e dal 1867 al 1918 parte dell'Austria-Ungheria.
Slavi occidentali del Geografo bavarese.
Nell'845 il Geografo bavarese fece una lista dei gruppi etnici slavi occidentali nel territorio che corrisponde all'attuale Polonia, includendo anche gruppi non slavi: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907273 | itwiki | 1,706,708,677.216628 |
Apparato nervoso
Apparato nervoso | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907275 | itwiki | 1,706,708,677.216653 |
Omeostasia
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907277 | itwiki | 1,706,708,677.216682 |
VTP
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907281 | itwiki | 1,706,708,677.216699 |
Chiesa di Sant'Anna
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907283 | itwiki | 1,706,708,677.216716 |
Chiesa di Sant'Anna (Pisa)
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907284 | itwiki | 1,706,708,677.216732 |
Loxley (Alabama)
Loxley è un paese dell'Alabama, situato nella Contea di Baldwin. La popolazione al censimento del 2000 era di 1.348 abitanti.
Geografia fisica.
Loxley è situato a 30°37'24.600" N, 87°45'17.035" O. L'U.S. Census Bureau certifica che il paese occupa un'area totale di 6,30 km², di cui 6,20 km² composti da terra, e i rimanenti 0,10 km² composti di acqua.
Società.
Evoluzione demografica.
Al censimento del 2000, risultano 1.348 abitanti, 562 nuclei familiari e 375 famiglie residenti nel paese. La densità della popolazione è di 217,42 ab./km². Ci sono 609 alloggi con una densità di 98,00/km². La composizione etnica della città è 90,58% bianchi, 5,34% neri o afroamericani, 0,82% nativi americani, 0,52% asiatici, 1,71% di altre razze, e 1,04% meticci. Il 2,89% della popolazione è ispanica.
Dei 562 nuclei familiari, il 31,90% ha figli di età inferiore ai 18 anni che vivono in casa, il 49,50% sono coppie sposate che vivono assieme, il 13,70% è composto da donne con marito assente, e il 33,10% sono non-famiglie. Il 30,20% di tutti i nuclei familiari è composto da singoli e il 12,80% da singoli con più di 65 anni di età. La dimensione media di un nucleo familiare è di 2,35 mentre la dimensione media di una famiglia è di 2,91.
La suddivisione della popolazione per fasce d'età è la seguente: 25,30% sotto i 18 anni, 8,70% dai 18 ai 24, 29,40% dai 25 ai 44, 23,60% dai 45 ai 64, e 13,10% oltre i 65 anni. L'età media è 37 anni. Per ogni 100 donne ci sono 86,20 uomini. Per ogni 100 donne sopra i 18 anni ci sono 83,80 uomini.
Il reddito medio di un nucleo familiare è di 33.583$, mentre per le famiglie è di 43.500$. Gli uomini hanno un reddito medio di 34.609$ contro i 22.614$ delle donne. Il reddito pro capite del paese è di 18.099$. Il 15,70% della popolazione e il 11,10% delle famiglie è sotto la soglia di povertà. Sul totale della popolazione, il 16,30% dei minori di 18 anni e il 9,60% di chi ha più di 65 anni vive sotto la soglia di povertà. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907286 | itwiki | 1,706,708,677.216758 |
Nino Salvaneschi
Biografia.
Iniziò la sua carriera giornalistica molto giovane, collaborando a più quotidiani: la "Gazzetta del Popolo", "la Stampa" di Torino, "La Tribuna" di Roma e il "Corriere della Sera" di Milano; fu anche tra i fondatori del "Guerin Sportivo". Durante la prima guerra mondiale si arruolò nella Marina, ma alla fine del conflitto manifestò la sua posizione pacifista con alcuni scritti raccolti e pubblicati nel libro "Uccidiamo la guerra".
Per alcuni anni lavorò come giornalista in Belgio e nel 1921 fondò a Bruxelles "L'époque nouvelle", con l'intento di far conoscere l'Italia in quel paese.
Sposatosi, andò con la moglie ad abitare a Capri, dove iniziò a scrivere i primi abbozzi del romanzo "Sirénide", che ha appunto per sottotitolo "Romanzo di Capri" e che fa parte di una lunga serie di opere pubblicate con l'editore milanese Dall'Oglio: non solo romanzi, ma anche "Pensieri" e biografie come quelle su Chopin e su Niccolò Paganini, e le due opere della "Sinfonia romantica": "Il libro dell'anima" e "Il bel viaggio insieme".
Con i romanzi "Sirenide" (1921) e "La rivolta del 2023" (1924) fu uno degli autori della prima fantascienza italiana tra le due guerre.
La cecità.
Dal Belgio dovette rientrare in Italia a Torino nel 1923 a causa di una cecità permanente e totale, in seguito a una grave malattia per la quale si era dovuto sottoporre a lunghe degenze ospedaliere, prima a Rodi e poi all'ospedale della Marina di Piedigrotta (Napoli). In questa lunga parentesi forzata della sua vita prese peso il suo pensiero religioso, dibattuto tra Gesù e Buddha; un piccolo libro avuto in regalo dalle suore infermiere, "L'imitazione di Cristo", lo volse a una completa devozione alla Chiesa cattolica. Da quel momento la sua vita fu un peregrinare verso mete come Assisi e San Giovanni Rotondo, da Padre Pio da Pietrelcina che conobbe personalmente nel 1919.
Continuò a raccogliere, pur con difficoltà, i suoi scritti di letteratura in oltre 30 libri. Il poeta Tagore lo esortò in quest'impresa con l'invito: "Se vuoi essere un cantastorie cieco, guarda la tua vita riflessa dentro di te e scrivi".
Nel saggio "Consolazioni", Salvaneschi riprese questa immagine e scrisse:
E spiegò così la sua condizione:
In questo azzurro era anche l'aiuto che dedicava ai suoi compagni per opere di tipo assistenziale. Nel 1926 organizzò un corteo di persone cieche e le guidò in pellegrinaggio a San Damiano, portando in dono un giglio, un olivo e un biancospino, simboli di purezza, umiltà, e tribolazioni e deposta sul luogo nel quale San Francesco aveva composto il Cantico delle creature.
L'Associazione Nazionale ciechi - della quale fu per tanto tempo presidente - ha istituito in sua memoria il Premio Nino Salvaneschi per il giornalismo. In una delle sue conferenze a difesa dei suoi colleghi ciechi pronunciò queste parole:
Nel novembre 1999 la città di Torino gli ha dedicato in suo nome un'area di circolazione situata nella circoscrizione n.3.
Note.
Nino Salvaneschi, "Consolazioni", Dall'Oglio, Milano, dodicesima edizione, 9 febbraio 1946 | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907287 | itwiki | 1,706,708,677.216798 |
Chiese di Prato
Lista delle chiese di Prato.
Inquadramento storico-artistico.
La città stessa di Prato deve la sua nascita all'insediamento tra il castellare degli Alberti e la pieve di Santo Stefano (oggi Duomo), con uno sviluppo degli insediamenti religiosi per certi versi tipico, legato agli ordini mendicanti stabilitisi agli angoli della città di allora, i quali diedero origine a vasti complessi chiesastici e conventuali, affacciati su piazze tutt'oggi esistenti.
Un episodio singolare e felice negli esiti fu l'edificazione di un santuario, su iniziativa di Lorenzo il Magnifico e con l'aiuto del suo architetto preferito Giuliano da Sangallo: la basilica di Santa Maria delle Carceri, che rappresenta uno dei primi edifici in cui andava maturando la riflessione, tutta rinascimentale, sulla pianta centrale. Un tabernacolo miracoloso fu all'origine del santuario, e altrettante immagini prodigiose offrirono l'occasione per creare altri importanti edifici sacri fuori le mura, come Santa Maria del Soccorso e Santa Maria della Pietà.
Singolare è poi l'esistenza entro le mura di due grandi complessi monastici monumentali ancora attivi: San Niccolò (oggi in gran parte occupato da un convitto scolastico) e San Vincenzo. La presenza in quest'ultimo della mistica santa Caterina de' Ricci, fece sì che venisse promosso a cavallo tra Sei e Settecento un completo rinnovo della chiesa conventuale, attuato dagli artisti della corte medicea, al termine del quale ricevette il titolo basilica minor.
Se il Duomo resta insuperato per la qualità del corredo artistico (con capolavori di artisti chiamati dalla vicina Firenze, i quali spesso trascorsero a Prato anni di intensa creatività artistica), le altre chiese principali contengono spesso opere meno note ma di ottima fattura, spaziando dal basso medioevo fino all'epoca moderna. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907289 | itwiki | 1,706,708,677.216855 |
Callisto (mitologia)
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907290 | itwiki | 1,706,708,677.216882 |
Fratricidio di Alqualondë
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907294 | itwiki | 1,706,708,677.21691 |
Vtp
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907296 | itwiki | 1,706,708,677.216928 |
Relazione di Grassmann
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907299 | itwiki | 1,706,708,677.216944 |
DJ Inesha
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907302 | itwiki | 1,706,708,677.21696 |
Chiesa di Santa Margherita
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907303 | itwiki | 1,706,708,677.216976 |
Tibro (comune)
Tibro è un comune svedese di 10.569 abitanti, situato nella contea di Västra Götaland. Il suo capoluogo è la cittadina omonima.
Località.
Nel territorio comunale sono comprese le seguenti aree urbane ("tätort"): | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907306 | itwiki | 1,706,708,677.216995 |
Ponte di Mezzo
Il ponte vecchio, detto di Mezzo è un ponte sull'Arno a Pisa. Situato idealmente nel centro della città, collega piazza Garibaldi, nella parte di Tramontana, a piazza XX Settembre, a Mezzogiorno, ove si trovano il Palazzo Pretorio, il Municipio e le logge di Banchi.
Storia.
Fino al XII secolo Pisa era dotata solo di un ponte, inizialmente in legno, che collegava le due sponde dell'Arno all'incirca nella posizione dove attualmente è presente la chiesa di Santa Cristina. L'origine di tale ponte può essere ricondotta ai Romani all'arrivo di un ramo della via Aemilia Scauri, poi conosciuta come via Julia Augusta, attuale percorso di via San Martino - via Curtatone. Solo nel 1035, anno della vittoria di Lipari, il ponte di legno fu ricostruito in pietra e spostato più a est, dove attualmente è il Ponte di Mezzo; il ponte fu restaurato su ordine di Pietro Gambacorta nel 1388, proprietario dell'omonimo palazzo.
Nel 1635 il ponte, noto all'epoca come Ponte Vecchio, crollò definitivamente a causa di una piena dell'Arno e la successiva opera di ricostruzione non si limitò all'essenziale, ma interessò tutte le zone limitrofe. L'opera, nel suo complesso, richiese circa trenta anni di lavoro. Alla direzione dei lavori si avvicendarono Bernardo Cantini, Alessandro Bortolotti e Francesco Nave con tre distinti progetti. Il primo fu dimissionario volontario, il secondo fu arrestato dopo il crollo del ponte ad una sola luce da lui arditamente (per l'epoca) costruito: l'opera durò infatti appena otto giorni. Il terzo invece realizzò un ponte a tre luci che realizzò anche "a spese" delle ultime otto botteghe sulla spalla destra, che furono demolite. Il ponte fu concluso nel 1660, ai quattro angoli dei suoi due ingressi furono posizionate quattro sfere che non mancarono di essere riproposte anche nella più recente ricostruzione.<br>
Nei primi decenni del Novecento a Pisa entrò in servizio la rete tranviaria di Pisa, i cui binari interessarono anche il Ponte di Mezzo.
Il 22 luglio 1944 durante la seconda guerra mondiale, le mine tedesche distrussero il ponte. Per la sua ricostruzione, molto richiesta dalla popolazione, fu indetto un referendum popolare per scegliere il progetto. La scelta cadde sulla soluzione ad un'unica luce in contrasto con quella auspicata dalla commissione esaminatrice: un ponte a tre luci. Nel 1946 fu istituito il concorso che portò alla conclusione della costruzione del ponte solo nel maggio del 1950, con un ritardo sulla consegna dovuto a problemi sia tecnici che burocratici. Il ponte fu costruito un po' più a valle del precedente in quanto era prevista l'apertura di una strada parallela a corso Italia, strada che non fu, nella realtà, mai realizzata; corso Italia e Borgo Stretto quindi perdevano così il collegamento diretto presente con l'opera precedente.
Successivamente il ponte è stato corredato di alcune rifiniture a ricordo dell'opera precedente. Tra queste possono essere elencate il rivestimento laterale di marmo e le quattro sfere all'ingresso del ponte.
La ricostruzione.
Il ponte precedente a quello attuale fu progettato su un'intuizione dell'architetto ed ingegnere Sergio Aussant, nato a Livorno il 4 maggio 1906 (figlio di Paolo, francese, laureato in Fisica a Parigi e docente alla Scuola normale superiore di Pisa e di Epodina Verge, russa di Odessa), in servizio presso la Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie di Pisa e tra i fondatori dell'Accademia Nazionale dell'Ussero.
Dopo la distruzione avvenuta nella Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione del Ponte di Mezzo rappresentò per l'opinione pubblica pisana il simbolo della ricostruzione cittadina e fu al centro di numerose discussioni che portarono alla necessità di indire un referendum popolare per la scelta del progetto nel 1946: la scelta riguardava la ricostruzione del ponte a tre luci, come il precedente, oppure ad una sola luce. Il progetto denominato “Conte Ugolino” arrivò 1º tra i ponti ad una luce e 2º nella classifica generale del concorso nazionale dopo il progetto a tre luci “Post Fata Resurgo” di Ettore Fagiuoli. Le verifiche del Genio Civile ed i risultati del referendum popolare indicarono il progetto ad una luce come vincitore. Al progetto parteciparono gli architetti Renzo Bellucci, Giovanni Salghetti-Drioli e Raffaello Trinci, l'ingegner Luciano Morganti e lo scultore Mario Bertini.
La costruzione venne affidata alla società Ferrobeton Spa - fondata dal marchese Carlo Feltrinelli, padre di Giangiacomo Feltrinelli e di cui era amministratore delegato il patrizio pisano Agostino Agostini Venerosi della Seta (1894-1960) - su calcoli dell'ingegnere Giulio Krall per incarico del Ministero dei lavori pubblici negli anni 1947-1950. La Ferrobeton Spa, fondata nel 1908, fu tra le più importanti società di progettazione e di costruzione italiane, realizzando le opere di fondazione della prima metropolitana di Milano con un innovativo sistema ancora oggi conosciuto come "metodo Milano", i bacini di carenaggio dei porti di Napoli e di Genova, il grattacielo dei Mille a Catania e molti altri importanti progetti negli anni 1920-1970. L'innovativo ponte rappresenta un esempio di architettura postbellica che non ha uguali in tutto il corso dell'Arno e ha due gemelli sul Tevere a Roma, il ponte Testaccio ed il ponte Duca d'Aosta.
Può essere descritto con le parole che Franco Russoli pubblicò sul numero 3-4 del quadrimestrale “Paesaggio” del 1946:
Descrizione.
Il ponte è lungo 89 metri, ha un'altezza massima di 12,50 metri, ha un'unica campata con una luce massima di 72 metri. La struttura è in cemento armato, i fianchi sono rivestiti in pietra bianca di Verona; il manto stradale fino al marzo 2017 era ricoperto di sanpietrini in porfido, con al centro la riproduzione della croce pisana in tinta bianca. Oggi il manto è asfaltato e la croce pisana al centro è riprodotta in materiale plastico.
Gioco del ponte.
Sul Ponte di Mezzo si svolge il "Gioco del ponte", manifestazione storica che si svolge ogni anno l'ultimo sabato di giugno. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907309 | itwiki | 1,706,708,677.217034 |
BayArena
La BayArena è uno stadio di calcio situato a Leverkusen, città della Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Dal 1958 ospita le partite casalinghe del .
Noto originariamente come "Ulrich-Haberland-Stadion", fu ristrutturato completamente e portato a 22.500 posti nel 1997. Fu rinominato "BayArena" nel 1998.
Nel rimodernamento del 2009, oltre la copertura totale dei posti a sedere e l'ampliamento di questi a 30.210, è stato anche completato l'albergo che porta lo stesso nome dello stadio e che sorge accanto a questo; a causa dei lavori di ristrutturazione dello stadio, dal gennaio 2009 e fino al termine della stagione 2008-2009 il ha giocato le sue partite interne allo stadio Esprit Arena di Düsseldorf. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907310 | itwiki | 1,706,708,677.21711 |
Giacimento minerario
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907316 | itwiki | 1,706,708,677.217133 |
Idomenea
Idomenea (anche Idomene o Eidomene) è un personaggio della mitologia greca, figlia di Fere, re eponimo della città di Fere, o secondo un'altra versione figlia di Abante, re di Argo.
Sposò Amitaone e divenne madre di Melampo, Biante e probabilmente di Eolia. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907318 | itwiki | 1,706,708,677.217151 |
Gullspång (comune)
Gullspång è un comune svedese di 5.316 abitanti, situato nella contea di Västra Götaland. Il suo capoluogo è la cittadina omonima.
Località.
Nel territorio comunale sono comprese le seguenti aree urbane ("tätort"): | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907328 | itwiki | 1,706,708,677.217171 |
Tsubasa Reservoir Chronicle
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907334 | itwiki | 1,706,708,677.217189 |
Danilo Del Cadia
Centro di 206 cm per 120 kg, ha giocato in Serie A1 italiana con la Scavolini Pesaro e la Fernet Branca Pavia e nella Basketball-Bundesliga con il SSV Ulm.
Carriera.
Inizia a giocare a pallacanestro a Filadelfia a 16 anni, all'Archibishop Carroll High School. Torna poi in Italia, approdando alla Victoria Libertas Pesaro, prima negli juniores, poi da professionista in serie A1, rimanendovi in tutto tre anni.
Nel 1989 si trasferisce poi per due stagioni in A2, al Fabriano Basket, per poi tornare 4 anni in A1 con la maglia di Pavia. Tornato a Fabriano in A2 nel 1995, vive poi una brutta stagione ad Avellino, sempre in A2.
Torna quindi nelle Marche, lasciando Avellino e approdando all'Aurora Basket Jesi, anch'essa squadra della serie cadetta; abbandona nell'ultimo mese la squadra per giocare nel massimo campionato portoghese di pallacanestro a Lisbona.
Passa poi sei mesi con buone prestazioni all'SSV Ulm, nel campionato tedesco di pallacanestro, ma termina la stagione in A2 nella Virtus Ragusa. L'anno successivo il ritorno a Fabriano, dove rimane però solo due mesi prima di essere ceduto in B1 al Basket Cefalù, con cui sfiora la promozione in Legadue e poi si salva ai play-out.
Nel 2005 raggiunge la sua attuale squadra, la Barzetti Senigallia, con cui disputa il campionato di B2. Poi nella stagione 2005/'06 fa un anno a Civitanova in B2, e nel 2006-07 è alla Confcommercio Patti in Serie B1 e nella stagione successiva scende in Serie C1, alla Moncada Agrigento con cui è promosso in Serie B Dilettanti, per poi passare l'anno successivo a Termoli sempre in C1, e finire a Fondi (Latina)con allenatore Stefano Vidili.
Palmarès.
Agrigento promozione in B2
Senigallia promozione in C1 | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907337 | itwiki | 1,706,708,677.217231 |
Tsubasa Chronicle
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907338 | itwiki | 1,706,708,677.217257 |
Jharkhand
Jharkhand (hindi: झारखंड; bengali: ঝাড়খণ্ড), è uno Stato dell'India nord-orientale.
Geografia fisica.
Lo Stato di Jharkhand confina a nord con il Bihar, a est con il Bengala Occidentale, a sud con l'Orissa ed a ovest con gli Stati di Chhattisgarh e dell'Uttar Pradesh.
Il territorio è costituito dagli altopiani posti a sud della valle del Gange. L'altopiano del Chota Nagpur si erge nella parte centrale. A nord di questo si erge l'"altopiano di Hazaribag" e a sud l'"altopiano di Ranchi". Gli altopiani sono ricoperti da foreste tropicali e sono uno degli ultimi rifugi della tigre del Bengala, degli elefanti e degli orsi.
Nell'area centro-orientale si elevano le "Parasnath Hills" che raggiungono i 1366 metri di altezza. L'estrema propaggine settentrionale del territorio è costituita dalla catena delle colline "Rajmahal" delimitate a nord dal fiume Gange.
Idrografia.
Tra l'altopiano di Chota Nagpur e quello di Hazaribag scorre verso est il fiume Damodar. Tra gli affluenti settentrionali del Damodar vi sono il "Konar" che è sbarrato da una diga nel 1955 ed il "Barak" che è sbarrato da due dighe e alimenta i laghi artificiali di "Tilayia" e "Mithon". Lo stesso Damodar è stato sbarrato da una diga nel 1959 e forma il lago artificiale di "Panchet Hill" al confine con il Bengala Occidentale. Nell'area nord-orientale la diga di "Massanjore" sul fiume "Mayurakshi" alimenta un grande lago artificiale nei pressi di Dumka. L'area meridionale è drenata dal fiume Subarnarekha che bagna Ranchi e l'importante città industriale di Jamshedpur.
Al confine nord-occidentale scorre il fiume Son che riceve da sud il fiume "Kanhar" che segna una parte del confine occidentale. Nell'estremo nord lo Stato si affaccia sulla sponda meridionale del fiume Gange.
Storia.
La regione fu sotto il dominio del Gran Mogol fino 1765 quando cadde sotto il controllo inglese tramite la Compagnia britannica delle Indie Orientali. Dall'indipendenza dell'India nel 1947 l'area dell'attuale stato ha fatto parte dello Stato del Bihar. Lo Stato di Jharkhand è stato istituito il 15 novembre del 2000 quando 18 distretti meridionali del Bihar se ne sono separati per dar vita all'attuale stato in attuazione del "Bihar Reorganization Bill" emanato dal parlamento indiano il 2 agosto 2000.
Economia.
Lo Stato ha ricche risorse minerali: ferro, rame, bauxite, carbone, uranio, kainite, mica ed altri minerali. È il primo produttore di ferro dell'India e ciò ha permesso lo sviluppo dell'industria siderurgica a Jamshedpur e Bokaro. Oltre alla siderurgia sono sviluppate le industrie metallurgiche che lavorano la bauxite, lo zinco e il rame. Altre industrie comprendono la raffinazione di petrolio, le industrie cartiere, l'industria chimica e tessile.
Molto importante è lo sfruttamento forestale.
Geografia antropica.
Suddivisioni amministrative.
Lo Stato è diviso in 5 divisioni, 24 distretti amministrativi che derivano da 18 distretti dello Stato di Bihar. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907341 | itwiki | 1,706,708,677.217288 |
Un angelo poco... custode
Un angelo poco... custode (titolo originale "Teen Angel") è una serie televisiva trasmessa da Disney Channel in Italia e da ABC in America. La serie è composta da soli 17 episodi.
I creatori sono Al Jean e Mike Reiss già scrittori e produttori dei Simpson.
Trama.
Marty DePolo è il migliore amico di Steve Beauchamp, ma un giorno, per una stupida scommessa, mangia un hamburger vecchio di 6 mesi trovato sotto il letto di Steve e muore. Marty viene però rimandato sulla Terra come angelo custode per stare vicino all'amico Steve (unico in grado di vederlo) per aiutarlo con la famiglia e gli amici ed ogni volta deve compiere un ordine de "Il Capo" per aiutare appunto l'amico. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907343 | itwiki | 1,706,708,677.217326 |
Presbiteriano
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907347 | itwiki | 1,706,708,677.217346 |
Wafer (elettronica)
Un wafer, in microelettronica, è una sottile fetta di materiale semiconduttore, come ad esempio un cristallo di silicio, sulla quale vengono realizzati dei "chip" o "die" con circuiti integrati attraverso drogaggi (con diffusione o impiantazione ionica), la deposizione di sottili strati di vari materiali, conduttori, semiconduttori o isolanti, e la loro incisione fotolitografica.
Sono fabbricati in diverse misure, che vanno da 25,4 a 300 mm, con uno spessore dell'ordine di 0,5 mm. Generalmente sono ricavati da un lingotto di materiale semiconduttore utilizzando una sega a filo; segue poi la lucidatura di una o entrambe le facce del wafer.
Sotto i 200 mm presentano "flat" (bordi piatti) o indentature che indicano i piani cristallografici e che, nei wafer di più antica costruzione, indicano l'orientamento e il tipo di drogaggio. I wafer moderni utilizzano una tacca per fornire questa informazione, sprecando meno materiale.
L'orientamento è importante, dato che alcune proprietà elettroniche e strutturali di un singolo cristallo possono essere anisotropiche. Ad esempio, la sfaldatura di un wafer avviene tipicamente in poche direzioni ben definite. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=907348 | itwiki | 1,706,708,677.217381 |