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Gioacchino II di Brandeburgo
Biografia.
Era il figlio di Gioacchino I, e di sua moglie, Elisabetta di Danimarca.
Con la morte di suo padre, nel 1535, e del suocero Sigismondo nel 1548, Gioacchino aderì gradualmente alla Riforma protestante. Tuttavia, egli non adottò esplicitamente il luteranesimo fino al 1555, in modo da non rischiare una rottura con il suo alleato, l'imperatore Carlo V d'Asburgo.
Nel 1526 gli eserciti ungheresi furono sconfitti dalle truppe dell'Impero Ottomano nella battaglia di Mohács, e il re Luigi II morì in battaglia. Il trono vacante d'Ungheria fu rivendicato dallo zio della moglie di Gioacchino, che fu incoronato come Giovanni I d'Ungheria. Tuttavia gli Asburgo rivendicarono la corona per sé, e decisero di combattere gli eserciti turchi che avevano invaso il regno ungherese. Più tardi, nel 1542, Gioacchino assisté il fratello dell'imperatore, Ferdinando I, nella lotta contro gli ottomani durante l'assedio di Buda. L'elettore ebbe il comando di un esercito di truppe austriache, ungherese, tedesche, boeme, italiane e dalmate, ma, non essendo uno stratega esperto, fu costretto alla fine a battere in ritirata. La sconfitta da parte degli ottomani coincise con l'assedio di Pest del 1542.
Nel 1569 ottenne dalla Polonia l'investitura su parte del ducato di Prussia, che era stato fino ad un anno prima patrimonio di Alberto di Brandeburgo (1490-1568, terzogenito di Federico il Vecchio), ultimo Gran Maestro dell'Ordine Teutonico sorto nel 1191 e ancora oggi esistente nella forma di ordine ecclesiastico e ospedaliero.
Matrimoni.
Primo Matrimonio.
Sposò, il 6 novembre 1524, Maddalena di Sassonia, figlia di Giorgio di Sassonia e Barbara Jagellona. Ebbero sette figli:
Secondo Matrimonio.
Sposò, nel 1535, Edvige Jagellona, figlia di Sigismondo I di Polonia. Ebbero sei figli:
Morte.
Gioacchino morì il 3 gennaio 1571 nella sua residenza a Berlino di Schloss Köpenick, che egli aveva fatto costruire nel 1558. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121341 | itwiki | 1,706,708,677.156352 |
Sergei Rebrov
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121349 | itwiki | 1,706,708,677.156377 |
RollerCoaster Tycoon 3
RollerCoaster Tycoon 3 è il seguito 3D della saga "RollerCoaster Tycoon", uscito nel 2004. Si tratta di un videogioco di tipo gestionale, dove si dirige un parco di divertimento. Questa versione è stata sviluppata da Frontier Developments, ma vi ha collaborato anche lo sviluppatore Chris Sawyer, autore dei primi due fortunati titoli.
Novità (oltre il 3D):
Espansioni del gioco.
L'espansione Soaked dà la possibilità di costruire parchi acquatici. L'espansione Wild dà la possibilità di trasformare il proprio parco in un vero e proprio zoo. Si ha la possibilità di creare uno spettacolo di leoni o di tigri. Ovviamente sarà possibile fare un misto tra queste caratteristiche e quelle originali. L'espansione "Soaked" come anche la versione base del gioco è uscita in multi5, cioè contenente come lingue predefinite italiano, francese, inglese, tedesco e spagnolo.
Requisiti.
RollerCoaster Tycoon 3.
Sistema operativo Windows 98/ME/2000/XP; processore Pentium III o Athlon 1000; RAM 128 MB (256 MB per Windows XP); hard disk 800 MB liberi; lettore CD-ROM 8X; scheda video ATI Radeon 8500 o GeForce 3; scheda audio a 16 compatibile con Windows 98/ME/2000/XP (per l'audio Dolby Digital è richiesta una soluzione audio per PC contenente Dolby Digital Live); DirectX 9.0 (incluso sul CD) (schede video e audio devono essere compatibili con DirectX 9.0)
Sistema operativo Windows 98/ME/2000/XP; processore Pentium III o Athlon 1000; RAM 256 MB (384 MB per Windows XP); hard disk 800 MB liberi; lettore CD-ROM 8X o superiore; scheda video ATI Radeon 8500 o GeForce 3; scheda audio a 16 bit compatibile con Windows 98/ME/2000/XP (per l'audio Dolby Digital Live è richiesta una soluzione audio per PC contenente Dolby Digital Live); DirectX 9.0 (incluso sul CD) o superiore (schede video e audio devono essere compatibili con DirectX 9.0)
Soaked!
Sistema operativo Windows 98SE/ME/2000/XP; processore Athlon o Pentium 1000 MHz; RAM 256 MB (384 MB per Windows XP); hard disk 800 MB liberi; lettore CD-ROM 8X; scheda video 64 MB e T&l hardware; scheda audio a 16 bit compatibile con Windows 98SE/ME/2000/XP; DirectX 9.0c (incluso sul CD) (schede video e audio devono essere compatibili con DirectX 9.0c)
Wild!
Sistema operativo Windows 98SE/ME/2000/XP; processore Pentium III 1 GHz; RAM 256 MB (384 MB per Windows XP); hard disk 800 MB liberi; lettore CD-ROM 8X; scheda video Hardware T&L; scheda audio compatibile con DirectX 9.0c (per le prestazioni Audio Dolby Digital è necessario un impianto PC audio provvisto di Dolby Digital Live); DirectX 9.0c (incluso sul CD) (scheda video deve essere compatibile con DirectX 9.0c)
Sistema operativo Windows XP; processore Pentium III 1,3 GHz o superiore; RAM 512 MB; hard disk 800 MB liberi; lettore CD-ROM 8X o superiore; scheda video 64 MB Hardware T&L; scheda audio compatibile con DirectX 9.0c (per le prestazioni Audio Dolby Digital è necessario un impianto PC audio provvisto di Dolby Digital Live); DirectX 9.0c (incluso sul CD) o superiore (scheda video deve essere compatibile con DirectX 9.0c | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121350 | itwiki | 1,706,708,677.156401 |
Fotorecettore
I fotorecettori sono neuroni specializzati che si trovano sulla retina. La luce che arriva sul fondo dell'occhio viene "tradotta" in segnali bioelettrici che giungono al cervello attraverso il nervo ottico.
I fotorecettori sono di due tipi: coni e bastoncelli. I coni si concentrano nella zona centrale della retina (la fovea) e sono deputati alla visione dei colori (fotopica) e alla visione distinta; ne esistono almeno tre tipi diversi, rispettivamente per il rosso, il verde e il blu (se ne contano circa 6 milioni per occhio). I bastoncelli, invece, sono più sensibili al movimento, sono impiegati per la visione al buio (scotopica) e si concentrano nella zona periferica della retina. Coni e bastoncelli presentano una diversa sensibilità alla luce riconducibile alla rispettiva organizzazione del lavoro. Il lavoro dei coni è individuale nel senso che ciascuno di essi genera un impulso che è avviato al cervello indipendentemente. Nel caso dei bastoncelli, invece, diverse migliaia di elementi convergono su un singolo interneurone e l'impulso che viene avviato al cervello emerge dalla sommatoria di tutti i singoli impulsi. I bastoncelli risultano così circa 4000 volte più sensibili alla luce rispetto ai coni.
Nella struttura dei fotorecettori si possono identificare tre parti:
1) un segmento esterno: caratterizzato da strutture membranose (chiamate "dischi"), su cui sono posizionati i pigmenti che reagiscono allo stimolo dei fotoni (luce che arriva in "pacchetti" detti quanti). Questa parte è in contatto con l'epitelio pigmentato, lo strato più esterno della retina che contiene un'elevata quantità di melanina per assorbire la luce che non è stata trattenuta dalla retina. Inoltre, ha la funzione di risintetizzare i pigmenti visivi e di facilitare il ricambio dei dischi.
2) segmento interno: caratterizzato dalla presenza degli organelli interni come mitocondri, apparati di Golgi, ecc., indispensabili per il metabolismo cellulare e il nucleo.
3) terminazione sinaptica: permette la trasmissione dei segnali dal fotorecettore alle cellule bipolari mediante sinapsi ossia per trasmissione biochimica tra cellule nervose (grazie a molecole dette neurotrasmettitori).
Meccanismo di trasduzione.
Nei bastoncelli l'assorbimento dei fotoni avviene grazie alla rodopsina, una molecola composta da una struttura proteica, all'opsina e a un cromoforo retinale. L'opsina è una proteina che lega la molecola di retinale a livello dell'ultimo segmento transmembrana. L'arrivo del fotone modifica la struttura del retinale per rotazione della catena terminale connessa all'opsina, passando quindi dalla forma 11-cis retinale alla forma tutto-trans. La molecola di rodopsina viene così trasformata prima in metarodopsina I e poi in metarodopsina II. Quest'ultima va ad attivare la subunità alfa della proteina G Trasducina che attiverà una particolare fosfodiesterasi PDE; La fosfodiesterasi andrà a idrolizzare il GMPc in GMP e questo causerà la chiusura di particolari canali presenti nella membrana dei fotorecettori detti canali CNG la cui probabilità di apertura dipende, appunto dalla concentrazione di nucleotidi ciclici. I canali CNG sono permeabili agli ioni sodio e calcio (quest'ultimo costituisce circa un settimo della corrente in entrata di questi canali); la chiusura di questi canali causerà un'iperpolarizzazione dei fotorecettori che attraverso un potenziale graduato andrà a limitare l'esocitosi di neurotrasmettitori nella terminazione sinaptica.
Caratteristica dei recettori dei vertebrati è quella di non rispondere allo stimolo tramite una depolarizzazione, ma tramite un'iperpolarizzazione. Infatti, in condizioni normali, la membrana del segmento esterno ha un potenziale di membrana più basso rispetto a quello degli altri neuroni in genere di -40 mV, il che determina la presenza di correnti elettrotoniche che depolarizzano anche la membrana presinaptica. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121351 | itwiki | 1,706,708,677.15646 |
Giovanni Giorgio di Brandeburgo
Biografia.
Era figlio dell'elettore di Brandeburgo Gioacchino II di Brandeburgo e della sua prima moglie, Maddalena di Sassonia.
Appena salito al trono, dovette subito confrontarsi con i debiti lasciati dal governo del padre: istituì una tassa sul grano allo scopo di rimpinguare le casse dello stato, dalla quale però furono esentati i nobili. Aveva una fervente fede luterana e si oppose allo sviluppo del Calvinismo, anche se offrì asilo politico ai calvinisti provenienti dai Paesi Bassi e dalla Francia.
Dal 1568, alla morte del suo parente Alberto I di Prussia, il ducato di Prussia venne ereditato dal suo giovane figlio, Alberto Federico, tra i cui tutori era compreso anche Giovanni Giorgio.
Matrimoni.
Primo matrimonio.
Sposò, il 15 febbraio 1545, la principessa Sofia di Legnica (1525–6 febbraio 1546), figlia di Federico II di Legnica. Ebbero un figlio:
Secondo Matrimonio.
Sposò, nel 1548, la margravia Sabina di Brandeburgo-Ansbach (12 maggio 1529–2 novembre 1575), figlia di Giorgio di Brandeburgo-Ansbach. Ebbero dieci figli ma solo quattro sopravvissero:
Terzo Matrimonio.
Sposò, l'8 ottobre 1577, la principessa Elisabetta di Anhalt-Zerbst (5 settembre 1563–5 ottobre 1607), figlia di Gioacchino Ernesto di Anhalt e di Agnese di Barby. Ebbero undici figli: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121354 | itwiki | 1,706,708,677.156511 |
Computo metrico estimativo
Il computo metrico estimativo è il documento che permette di definire il costo di costruzione di un'opera edilizia.
Forma analitica classica.
Nella sua forma più elementare consiste in una tabella pentacolonnata formata: dal N° d'ordine, descrizione del lavoro, numero, dimensioni (lunghezza, larghezza e altezza), peso, unità di misura, prodotti (negativi, positivi e totali), prezzo unitario, importo e figure e annotazioni.
La corretta e precisa stesura di un computo metrico richiede innanzi tutto un ordine nel suo svolgimento. I lavori che compongono l'opera sono riportati nell'ordine in cui si susseguono per la loro esecuzione; pertanto, per le opere edilizie, è possibile attenersi al seguente elenco:
Le unità di misura nelle varie categorie sono differenti in relazione al tipo di lavoro, considerando che le varie quantità di lavoro vengono sempre determinate secondo le loro caratteristiche geometriche; orientativamente possono essere seguiti i seguenti criteri:
Sono valutati a metro cubo:
Sono valutati a metro quadrato:
Sono valutati a metro lineare:
Sono valutati a peso:
Il prodotto fra la quantità e il prezzo unitario definisce l'importo complessivo della singola spesa. La somma delle singole voci di spesa definisce il costo di costruzione occorso per la costruzione dell'opera.
La definizione "estimativo" sta a indicare che i dati del computo metrico vengono utilizzati anche per conseguire finalità di valutazione estimativa, cioè di individuazione del valore di quei beni (in genere fabbricati e aziende) per i quali non esistono dei prezzi di mercato univoci.
Va detto inoltre che esistono due tipi di computo metrico:
Forma analitica moderna.
La concezione classica di computo metrico, sebbene ancora la più utilizzata, è in via di evoluzione verso metodologie più precise e più affidabili. In particolare, l'ambito tecnico internazionale è orientato verso la computazione a estrazione di quantità (cosiddetto Quantity Take Off).
La differenza con la metodologia classica è sostanziale in quanto quest'ultima è basata sulla misurazione di un operatore direttamente dagli eleborati progettuali (per il computo preventivo) o in cantiere (per il computo consuntivo), portandosi dietro errori sistematici o dimenticanze che possono compromettere, anche in modo importante, la stima finale. Il Quantity Take Off è invece orientato a procedure informatiche che estraggono le quantità da computare da un modello digitale dell'opera. In tal modo si riduce in modo drastico l'errore umano o di coordinamento generale .
Le ragioni dell'ancora scarsa diffusione del Quantity Take Off, soprattutto in Italia, risiede sia nella maggiore specializzazione richiesta dagli operatori, sia, soprattutto, nella necessità di costruire preventivamente il modello digitale dell'edificio mediante protocolli di Building Information Modeling (BIM), operazione molto complessa e non ancora alla portata dei piccoli studi professionali. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1121358 | itwiki | 1,706,708,677.156541 |
Lotta antinave
Con lotta antinave, nella strategia militare, si indica uno o più sistemi di combattimento atti a offendere obiettivi navali (non solo militari) di superficie. Indica un tipo di combattimento navale diretto contro navi di superficie o più generalmente i sistemi d'arma, i sensori o le operazioni finalizzate ad attaccare o a limitare le navi di superficie avversarie.
Descrizione.
Il contrasto delle flotte navali ha in passato occupato un ruolo fondamentale per le strategie belliche dei paesi coinvolti in scontri sul mare. Dalle battaglie antiche tra le flotte di triremi a oggi molte cose sono cambiate ma in concreto, i punti cardine della lotta antinave, denominata convenzionalmente ASV o ASuW ("Anti-Surface Vessel" o "Anti-Surface Warfare") sono due:
La lotta contro mezzi navali può essere divisa in quattro ambiti fondamentali:
In caso di guerra tenere le navi in porto riduce notevolmente le possibilità di difesa. Lo sviluppo di aerei e missili tattici e strategici, oltre che delle armi nucleari, ha reso la situazione ancora più grave. Rinunciare alla mobilità della flotta è ancora pericoloso e generalmente improduttivo. Nondimeno, quando la flotta entra in azione deve tenere conto di numerosi pericoli che possono venire contrapposti, solo una minima parte dei quali sono dati da altre unità navali.
L'importanza, la potenza e la complessità delle navi moderne non potrebbe essere sottostimata, ma nondimeno, esse sono estremamente complesse e costose, e in numero finiscono per essere sempre di meno. Sebbene più capaci di difendersi da ogni genere di attacco, le unità navali moderne sono estremamente vulnerabili, e il loro costo, che talvolta arriva a un miliardo di dollari, rende efficienti qualunque genere di armamenti si studino per affrontarle. Dati tutti questi presupposti, la gamma di minacce, generalmente di tipo "asimmetrico", è estremamente elevata, favorita dalla polivalenza delle armi moderne. Anche se pure molte armi di vecchia generazione erano 'polivalenti' (per esempio, un cannone poteva battere ogni genere di obiettivo che arrivava a portata di tiro) ma nondimeno, le capacità operative degli armamenti moderni superano ampiamente quello che era in precedenza possibile.
Aspetti dibattuti.
Difese costiere.
Avvicinarsi a una costa difesa per una nave è molto pericoloso. Le artiglierie divisionali, per non dire di quelle specifiche da costa, sono sempre state un pericolo molto maggiore di quanto non potesse sembrare: a parità di calibro, una fortificazione è avvantaggiata contro una nave. Le difese costiere moderne potrebbero dispiegare artiglierie a lungo raggio, missili antinave a lunghissimo raggio, campi minati, mezzi navali di supporto (per esempio, sottomarini in agguato dietro i campi minati, per attaccare le navi cacciamine), e addirittura tubi lanciasiluri subacquei. Questi, con le armi moderne a lunga corsa e autoguidate, sono capaci di interdire le coste fino a 20–30 km di distanza, con azioni d'attacco subdole e letali, senza il costo dei sottomarini veri e propri, come anche la vulnerabilità delle motosiluranti di superficie.
La vulnerabilità delle navi contemporanee.
Le flotte moderne sono costituite in genere da navi che oscillano tra le 2 000 e le 5 000 tonnellate: la fregata missilistica è il tipico vascello moderno, aggregata a un piccolo numero di cacciatorpediniere missilistici che invece hanno compiti di difesa aerea a medio raggio. Queste navi hanno un dislocamento piuttosto contenuto, ma soprattutto un gran numero di sensori radar di scoperta, sistemati, per avere il miglior campo di osservazione, in posizione elevata sul mare. Ma questo significa anche avere molti pesi in alto, che nel caso di mare grosso significa una perdita di stabilità, specie laterale. Per ovviare a questo, sono in genere presenti un set di pinne di stabilizzazione ai lati dello scafo, ma per quanto sofisticato sia l'impianto, è necessario eliminare molti pesi in alto. Per farlo, bisogna in genere ricorrere a sovrastrutture d'alluminio. Queste sono molto leggere, ma anche molto vulnerabili al fuoco (come illustrò il caso del "Belknap", incrociatore statunitense incendiatosi dopo una collisione con la portaerei "Kennedy") e questo, assieme al gran quantitativo di materiali plastici e isolanti dei circuiti elettrici, rende la nave molto vulnerabile agli incendi. Per avere sovrastrutture d'acciaio si devono ridurre i radar, oppure, scelta quasi obbligata, avere scafi più grandi e pesanti, aumentando il costo complessivo della nave.
Solo le grandi portaerei USA, grazie a un dislocamento anche superiore alle 90 000 t, restano dotate di elevate protezioni balistiche e antisiluro: le altre navi devono accontentarsi di leggere protezioni antischegge in kevlar o in alluminio, oppure niente del tutto.
Il parco antenne è estremamente vulnerabile ai danneggiamenti e agli attacchi arrivati a segno, e da esso dipende l'efficienza di quasi ogni tipo di sistema d'arma della nave, che può passare dal 100% allo 0% di efficienza con un colpo solo. Questa non è in realtà un'assoluta novità: già nel 1943, il 26 dicembre, le prime cannonate inglesi a segno distrussero i radar della corazzata "Scharnhorst". Questa fu un'autentica sfortuna, perché la visibilità era pressoché nulla, perché le navi inglesi erano semplici incrociatori (troppo inferiori teoricamente alla nave germanica, ma capaci di vederla) e perché stava arrivando la corazzata "Duke of York", abbastanza potente per affrontarla anche in condizioni ideali. La nave tedesca cercò di sopravvivere e di rispondere al fuoco, ma venne alla fine silurata ripetutamente e affondò. La sua condotta tattica era stata piuttosto scriteriata, ma la mancanza del radar di bordo era risultata fondamentale per la sua perdita, visti tutti gli altri motivi. Da notare, per ironia della sorte, che i tedeschi introdussero sulle loro navi i radar ancora prima degli inglesi, tanto che la "Admiral Graf Spee" ne aveva uno nel 1939, quando danneggiò gravemente l"'Exeter" britannica nella Battaglia del Río de la Plata.
Almeno la "Scharnhorst" era stata in grado di rispondere al fuoco, grazie agli eccellenti telemetri ottici di cui era dotata, sia pure incapaci di vedere bene attraverso la neve e l'oscurità. Ma le navi moderne rischiano anche di più, come nel caso dell'incrociatore "Worden", gemello del "Belknap", messo fuori uso da un semplice incidente durante la guerra del Vietnam. Le armi antinave sono la parte più visibile anche se in verità la loro azione è solo la culminazione di un attacco pianificato e portato in maniera laboriosa e complessa, in cui l'informazione prima, e la piattaforma poi risultano fondamentali per la possibilità di portare l'attacco, indipendentemente dal suo successo.
Esistono armi antinave di vario genere, e ognuno ha le sue specificità, punti di forza e punti deboli.
Ma ognuno ha un costo di gran lunga minore del bersaglio inteso, per cui il rapporto costo efficacia è elevatissimo. Le categorie principali sono: missili antinave, siluri, mine, artiglierie, armi polivalenti, armi non ortodosse dei tipi più vari.
Tattiche asimmetriche.
Il caso del cacciatorpediniere statunitense Cole, quasi affondato da un barchino esplosivo avvicinatosi senza dare nell'occhio, dà un'idea notevole di come le navi di superficie possano essere vulnerabili anche ad attacchi non sofisticati. D'altro canto, i mezzi insidiosi sono stati a lungo tempo un problema. Il sottomarino nacque in sostanza come mezzo insidioso, come l'American Turtle.
Durante la prima guerra mondiale e la seconda, barchini esplosivi, maiali, minisommergibili sono stati largamente usati, con alterne fortune, contro le grandi navi alla fonda e talvolta anche in mare aperto.
Armi utilizzate.
Bombe.
Le bombe sono state estensivamente usate durante la guerra delle Falklands e hanno affondato 4 navi inglesi, il doppio dei missili. Gli aerei vettori, però, sono dovuti arrivare fin sopra il bersaglio, e hanno subito decine di perdite contro nessuna delle macchine 'missilistiche'. La potenza delle bombe e il costo ridotto a circa 1 000-2 000 dollari, le rende potenziali distruttrici di navi di ogni genere. Esse possono essere usate con profili d'attacco di diversi tipi, e i calcolatori moderni generano sull'HUD il punto di caduta previsto per le armi, che acquisiscono una precisione e una letalità molto superiori a quanto visto in epoche passate, anche se va detto, i bombardieri in picchiata giapponesi erano capaci di colpire anche con l'80% delle bombe i loro bersagli navali.
Le bombe speciali sono pure presenti nell'arsenale delle aviazioni: per evitare il ricorso a traiettorie d'attacco in picchiata o a bombe a scoppio ritardato, si possono usare bombe a grappolo, come fecero gli americani nel 1986 contro alcune navi libiche (in genere erano armi caricate con le munizioni APAM, simili a palle da tennis come dimensioni e pesi, oppure le Rockeye con 247 submunizioni controcarro HEAT); queste causano danni estesi anche se difficilmente ledono parti vitali, a meno di non colpire depositi di munizioni. Molte delle bombe a guida laser, TV o IR hanno una velatura che consente di planare per parecchi chilometri e spesso anche da bassa quota. Alcune hanno un motore a razzo aggiuntivo e questo le rende praticamente dei missili a corto raggio. Per quanto vulnerabili ai CIWS sono capaci di provocare un danno potenzialmente elevato con poco costo e poco rischio per l'aereo lanciatore. Tra queste bombe la HOBOS e la AGM-62 Walleye a guida TV, la serie Paveway a guida laser con almeno tre generazioni di gittata progressivamente prolungata, la Opher israeliana a guida IR.
Mine navali.
Da sempre le armi più efficienti in termini di costo-efficacia, utilizzabili anche da navi non specializzate, come i traghetti ro-ro e altri tipi che non avrebbero mai una chance di arrivare a combattere appieno le navi di prima linea.
"Al diavolo le mine!" pare che abbia detto l'ammiraglio Dewey durante l'azione contro gli spagnoli a Manila, nel 1898. Ma le difese spagnole, al comando dell'ammiraglio Montoyo (che aveva cercato in tutti i modi di avere rinforzi, senza successo) non ebbero modo di dimostrare che il disprezzo per i rischi di un campo minato, specie per le navi dell'epoca, scarsamente compartimentate. In seguito le cose sarebbero andate molto diversamente.
L'esempio del "Mowe", bananiera tedesca convertita in corsara, che depositò un campo minato vicino ad una base inglese e affondò la nave da battaglia "King Edward VII", dà l'idea di quello che significhi questo tipo di minaccia. Più recentemente, una nave libica venne fortemente sospettata di avere disseminato un campo minato nel Canale di Suez, che causò molti danni al traffico mercantile. Questo esempio dimostra che il minamento non solo consente di causare danni elevati con minimo rischio, ma anche di restare nell'ombra, evitando le altrimenti necessarie dichiarazioni di guerra. Durante la guerra di Corea, in pochi giorni una flotta da sbarco Alleata ebbe una decina di navi affondate o danneggiate da un campo minato. Un ammiraglio americano affermò: "non siamo riusciti a controllare il mare contro un nemico che non ha nemmeno una flotta e che usa imbarcazioni dell'epoca dei Romani". Le giunche e altre imbarcazioni improvvisate dei coreani del nord avevano infatti depositato in pochissimo tempo 3 000 mine nelle acque prospicienti la costa scelta per lo sbarco, prima che la flotta arrivasse.
Più di recente, durante "Desert Storm" nel 1991, gli iracheni depositarono circa 1 200 mine, molte delle quali di vecchio tipo ancorato. Eppure, queste causarono limitazioni notevoli alla flotta alleata, la maggiore mai messa in campo per una guerra (in termini di capacità operative, non di navi), obbligandola ad onerose contromisure anti-mine attraverso l'uso, ben oltre la fine del conflitto, di cacciamine altamente specializzati inglesi, francesi, italiani (una nave italiana distrusse una trentina di mine, ma un cacciamine francese arrivò a superare le 140). Inoltre, due navi vennero colpite da tre mine complessive: una di queste era un incrociatore AEGIS classe Ticonderoga (l'USS Princeton (CG-59)), e l'altra la USS Tripoli che venne quasi spezzata in chiglia dalle esplosioni e subì danni per circa cinque milioni di dollari. Le mine costano circa 1 000-10 000 dollari, tipicamente, ma sono capaci di causare danni gravissimi anche a navi che costano un miliardo di dollari, il che dà un'idea di come siano convenienti, e del perché i sovietici durante la guerra fredda ne avessero oltre 500 000, a fronte di una US Navy praticamente invincibile ma senza quasi capacita antimine.
Le mine sono ottenibili anche da ordigni improvvisati, gli IED. Bastano bombe d'aereo, anche ordigni nemici inesplosi e recuperati, granate d'artiglieria, cariche da demolizione, con costi medi di decine di dollari al massimo. Rilevarle è difficile: nonostante gli straordinari progressi dei sonar di ricerca mine, collegati a calcolatori speciali e consolle avanzate, la caccia alle mine non ha mai avuto una risposta totalmente univoca.
Esistono anche le mine vaganti; durante la guerra contro gli iraniani, gli iracheni costruirono mine pesanti tonnellate per cercare di colpire le piattaforme petrolifere (usate anche come basi per i barchini pasdaran). Mine speciali di ogni genere sono state comunque utilizzate: alcune rilasciano un siluro antisommergibile quando localizzano un sottomarino classificato come nemico (la mina americana CAPTOR e l'equivalente sovietico/russo), altre (sovietiche/russe) si sollevano dal fondale con un motore a razzo, e percorrono poche centinaia di metri a velocità elevate, attaccando la chiglia del sottomarino o della nave. La maggior parte delle mine è basata in acque molto basse, litoranee. Solo una minima parte è sistemata in profondità, difficilmente eccedenti i 400 m. Anche così, quasi l'intero Mare del Nord è facilmente minabile, avendo una profondità a stento sufficiente per permettere a un sottomarino di starvi immerso.
Esistono altre mine, quelle semoventi. Ricavate da vecchi siluri, sono sistemi che possono permettere di minare porti nemici troppo difficili da avvicinare. Una è la Mk 67 americana. I vettori delle mine sono tra i più svariati, non richiedendo alcuna attrezzatura di controllo del tiro e altro, ma piuttosto un buon sistema di navigazione e posizionamento. I sottomarini, con le loro doti di furtività sono i mezzi migliori, ma ne contengono poche, in genere due al posto di ogni siluro. Per lungo tempo, le mine utilizzabili dai siluri sono state comunque troppo poco potenti per l'uso e molti sottomarino sono stati pensati come specifici posamine, con tubi dedicati di grandi dimensioni. Tra le soluzioni più recenti, alcuni sommergibili tedeschi Type 206 hanno avuto contenitori esterni per 24 mine, che lasciano i siluri interni (appena otto, si tratta di piccoli battelli da circa 400 t) utilizzabili per la difesa antinave o l'attacco di bersagli d'occasione (come facilmente comprensibile, i sommergibilisti non sono mai stati entusiasti di togliere tutti o quasi i siluri di bordo per le mine, che in caso di scoperta non permettono alcuna difesa armata).
Mine speciali sono utilizzate anche come modifica di bombe aeree, come avvenne realmente nella guerra del Vietnam, quando gli aerei navali americani interruppero il traffico di rifornimento nordista del porto di Haiphong, utilizzando delle bombe Mk 84 da 900 kg dotate di sensori magnetici e sganciate da aerei A-7. Questo causò un grave indebolimento delle capacità di difesa aerea vietnamite, perché se i mercantili cinesi e sovietici non potevano essere attaccati direttamente, in compenso la loro navigazione poteva essere interdetta dal dispiegamento ufficiale di un campo minato.
Missili antinave.
Queste sono di gran lunga le armi più temute (tanto da avere portato allo sviluppo di una categoria d'armi specifica, i CIWS, e di evoluti apparati elettronici di difesa e disturbo contro i loro sensori di ricerca), e sebbene esse siano specificatamente pensate per colpire le navi, non è detto che siano veramente anche le migliori e più efficaci. Questo per vari motivi: richiedono piattaforme specializzate, hanno un costo elevato, e le navi moderne sono particolarmente preparate ad affrontarle, tanto che la loro efficienza viene messa in dubbio nel caso che debbano affrontare sistemi di difesa moderni, capaci di affrontare in un tempo brevissimo anche dozzine di bersagli.
Sul numero di missili antinave per affrontare un bersaglio è difficile fare ipotesi. I sovietici pensavano che i loro missili Styx richiedessero due colpi a segno per distruggere un cacciatorpediniere, cosa ottenibile con il lancio di dodici missili da parte di sei cannoniere Komar, e anche per questo passarono alle 'Osa' di dislocamento triplo ma con il doppio di missili, cosicché bastava una flottiglia di tre navi per affondare un cacciatorpediniere. Ma in pratica, l'esordio dello Styx vide la distruzione del cacciatorpediniere israeliano INS "Eilat", colpito da tre missili sui quattro lanciati da appena due Komar, che non uscirono nemmeno dal porto. Questo accadde l'ottobre 1967, e non, come spesso viene riportato durante la guerra dei sei giorni, il giugno precedente In seguito gli Styx ebbero meno successo, ma la flotta israeliana abbandonò le navi di grande dislocamento per quelle di piccole dimensioni, con un equipaggio ridotto e migliori possibilità di evitare i missili. Dopo quell'evento la guerra navale non sarebbe stata più la stessa, e i sistemi di difesa antimissili, sia d'arma sia di contromisure elettroniche, divennero una dotazione sempre più diffusa tra le navi da guerra. Nondimeno, il primo sistema CIWS d'artiglieria antimissile occidentale divenne operativo solo dopo circa dieci anni dall'evento.
Sebbene la capacità delle navi moderne di difendersi dai missili antinave sia molto elevata, la sorpresa tattica storicamente ha ottenuto effetti che vanno al di là delle esercitazioni teoriche e delle capacità di ingaggio multiplo delle armi antiaeree di bordo. Una delle tattiche dei Tornado inglesi, per esempio, è quella di attaccare in gruppi di quattro o sei aerei una singola nave, lanciandogli ciascuno due missili Sea Eagle, per attaccare la nave nemica con otto o dodici ordigni, che possono oltretutto essere programmati per sincronizzare l'attacco simultaneo su un bersaglio che abbia una certa posizione stimata. Durante la guerra delle Falkland, però, bastarono appena sei Exocet per affondare due navi britanniche e metterne fuori combattimento un'altra. Tutti questi vennero lanciati sfruttando l'effetto sorpresa, con lanci dalla costa oppure da aerei in volo a bassa quota. Tra gli altri attacchi missilistici conclusasi con un successo famoso e tragico è stato quello alla nave americana "Stark", da parte di un Mirage iracheno. Ma la cosa, per quanto mai spiegata ufficialmente se non con un errore di identificazione, non intaccò i rapporti tra gli USA e l'Iraq, all'epoca piuttosto buoni.
In quello stesso conflitto, gli USA condussero attacchi agli iraniani affondando almeno due navi tra cui una fregata, la "Sahand", colpita da attacchi missilistici e aerei multipli.
Attualmente i missili antinave sono dotati di migliori apparati di scoperta, radar attivi, radar passivi, capacità di autoguidarsi sui disturbi, sensori infrarossi passivi (abbreviati IR). La loro strategia di attacco, dopo le armi supersoniche, veloci e difficili da contrastare ma con pesi elevati e costi pure notevoli, si sta adattando a progetti che prediligono una maggiore manovrabilità al momento dell'attacco, per sfuggire al fuoco dei CIWS che con una traiettoria lineare li colpirebbero facilmente, e con capacità stealth per essere avvistati il più tardi possibile.
Il massimo livello di minaccia portato alle navi si può storicamente far risalire all'epoca della guerra fredda, in particolare ai reggimenti di bombardieri sovietici, come quelli dotati di Tupolev Tu-22M, armati di missili supersonici a lungo raggio AS-4 Kitchen, che consentivano, nominalmente, a un reggimento sovietico di portare attacchi da 400 km di distanza con 18 o 36 armi antinave contemporaneamente, anche con testate termonucleari da 200-350 kt. Questo ha portato in larga misura allo sviluppo da parte statunitense dell'AEGIS. Ma localizzare una flotta 'non cooperativa' non è facile, specie se si muove rapidamente in grandi spazi di mare. Peraltro, se questo è vero per attacchi brevi come quelli scatenati contro la Libia, situazioni in cui le portaerei si posizionano a pochi chilometri dalle coste nemiche lanciando per mesi attacchi aerei, come accaduto nel Golfo, in Corea e in Vietnam, non sono più riproponibili in presenza di capacità antinave di elevata potenza. Anche i missili lanciabili da sottomarini non sono molto popolari: a parte che questi non hanno una capacità duale antinave-antisom e che i sottomarini in genere non hanno molte armi disponibili, i missili antinave, nonostante il grande raggio d'azione, spesso non sono impiegabili se non a distanze pratiche paragonabili a quelle dei siluri, per problemi di targeting dei bersagli. Ma i missili antinave non possono spezzare la chiglia delle navi, sono localizzabili e abbattibili, mentre i siluri spesso danno notizia di sé solo quando esplodono sull'obiettivo (le scie delle vecchie armi sono solo un ricordo del passato, dati i sistemi motrici attuali).
Missili aria-superficie.
I missili aria-superficie di impiego generale sono anch'essi pericolosi. I missili Maverick, tutti i tipi, sono dotati di capacità di attacco antinave, anche se solo alcuni tipi hanno una testata e un sistema di guida specializzato. Sono a guida TV, laser e IR e un aereo può lanciarne una coppia in pochi secondi. Essendo subsonici sono vulnerabili alle difese, ma tranne il tipo a guida laser sono del tipo 'lancia e dimentica'. Il loro numero è però molto elevato e l'uso semplice: se l'Harpoon è il più diffuso missile antinave occidentale, con 6 000 esemplari costruiti, il Maverick delle sole versioni a guida TV ha superato i 30 000 e i piloti sono generalmente capaci di attaccare almeno un bersaglio a bassa quota, durante un passaggio a fuoco. La gittata pratica con lancio da alta quota dipende sempre dalla capacità di agganciare un bersaglio, ma a bassa quota, data la breve durata del motore a razzo, il raggio utile è di 5 – 6 km, raramente superiore. Con i carri armati sarebbe praticamente impossibile ottenere agganci a distanze maggiori, mentre le navi sono dotate di armi antimissili che avrebbero poche difficoltà contro un ordigno in volo a 500 km/h o anche meno, al limite della gittata massima tecnica.
Missili antiradar.
I missili a guida radar passiva, antiradar, sono dei potenziali avversari per ogni nave, con possibilità estremamente elevate di metterla fuori uso. Il caso del Worden, che venne messo KO da un singolo Shrike lanciato per errore ed esploso a 30 metri di distanza, dà un'idea. I missili come gli HARM sono molto più pericolosi, ed estremamente veloci (Mach 2-3).
Altri missili come i Martel, in un'epoca in cui la guida radar attiva era ancora una soluzione poco pratica a causa della necessità di miniaturizzazione dell'elettronica, sono stati a loro volta concepiti solo come armi passive: o a guida TV oppure radar passiva. Entrambi erano in grado di colpire sia obiettivi a terra sia in mare, avevano una testata pesante e velocità subsonica. Erano in sostanza dei missili antinave a guida passiva. Da notare che l'evoluzione ha portato questo missile anglo-francese a due risultati diversi: con un migliore sistema radar passivo è diventato l'ARMAT, missile francese antiradar, mentre con un motore a turbogetto e radar attivo è diventato il Sea Eagle inglese, in quanto la Gran Bretagna non ha mai adottato l'Exocet in versione aviolanciabile.
Questo ha comportato, a un certo punto, che gli inglesi avessero contemporaneamente i missili Exocet per le navi e le batterie costiere, i missili Harpoon (che li stavano sostituendo soprattutto per la gittata maggiore data da un turbogetto) per le navi e i sottomarini, e i missili Sea-Eagle nazionali per gli aerei. Infine i Sea Skua erano a bordo degli elicotteri, assieme ad alcuni degli ultimi AS-12 francesi.
Razzi.
I razzi sono un'altra arma potenzialmente pericolosa: seguono sempre la traiettoria balistica ma hanno il vantaggio di essere dotati di motore. Un lancio di razzi avviene in genere oltre la gittata di un CIWS cosicché questi sono praticamente inutili contro un aereo lanciarazzi. La precisione è ridotta e le possibilità di affondare la nave modeste, ma possono causare danni notevoli e metterla fuori combattimento. Lanciarazzi tipici hanno quattro razzi da 100, 127 o 122 mm, ma esistono razzi più grandi con rampe singole, fino a oltre 300 mm (praticamente delle bombe a razzo). Soprattutto, esistono lanciarazzi da 51, 57, 68, 70, 81, 82 e 90 mm con lanciatori da 7, 14, 16, 19, 20 e persino 32 colpi. Un aereo cacciabombardiere può operare anche con quattro di questi sistemi, per cui non esiste modo per alcun CIWS di provare a fermare una salva di razzi simile, ciascuno molto piccolo, e supersonico per quasi tutto il percorso. Le testate sono di 3–4 kg su 7-8 di peso complessivo per i razzi leggeri, come quelli da 70 mm, e di circa 25–35 kg su una sessantina per i razzi da 127 mm.
Siluri.
Forse l'arma più letale e meno 'compresa' della panoplia è il siluro, capace di attaccare la nave in maniera generalmente inaspettata, difficile da contrastare con sistemi di disturbo e tanto più, d'arma specifici.
Esso è capace di spezzare una nave in chiglia, esplodendovi sotto, ma anche con lo scoppio sulle fiancate i danni che può arrecare alla nave sono tali che essa può affondare in breve tempo, fatalmente colpita. Una fregata indiana, la "Kukri", venne affondata da un sommergibile pakistano durante la guerra indo-pakistana del 1971, e affondò in tre minuti. Naturalmente vi è l'esigenza di un vettore di lancio, che può essere una nave di superficie, ma in genere questo renderebbe difficile per il siluro attaccare senza che il mezzo vettore non sia scoperto e distrutto. La presenza di navi con tecnologia stealth, però, potrebbe anche ribaltare la questione, anche perché i siluri moderni hanno grandi incrementi di prestazioni.
Il siluro Mk VIII britannico aveva una velocità di 44 nodi per circa 4 km o 40 nodi per 6. Ma le armi moderne arrivano anche a 20 – 30 km a 45 nodi, grazie a motori più potenti ed energici. La loro maggiore innovazione è però la capacità di autoguida: attiva, passiva, mista. Esistono i siluri filoguidati che vengono diretti dalla piattaforma verso l'obiettivo da colpire, prima che essi accendano il sonar di bordo. La filoguida duplice ha la capacità di far interagire il siluro con il vettore di lancio, che scambia le informazioni con il battello di lancio, e ne costituisce un sensore remoto. La guida con doppino di rame può essere sostituita con un cavo ottico, per ottenere maggiori lunghezze del cavo e consentire alle armi, talvolta limitate da questo valore, di raggiungere le migliori prestazioni.
Un esempio dell'uso combinato di armi e vettori "stealth" (cioè meno visibili ai radar) come lo sono i siluri e i sottomarini è dato dall'affondamento del "Belgrano", avvenuto durante la guerra delle Falkland: nonostante fossero usati ancora i vecchi siluri Mk VIII, ma da parte del sottomarino "Conqueror" nucleare, la formazione argentina non ebbe alcun modo di percepire l'attacco che pure avvenne a distanze piuttosto ridotte, data la corsa utile del siluro. Questo venne preferito agli Mk 24 perché era sì obsoleto, ma più affidabile, aveva una testata da 360 kg anziché 150 e poteva essere lanciato in salve di quattro e non due, il che rendeva quasi nulla la differenza del non avere armi guidate. Il "Belgrano", vecchio incrociatore coevo dei siluri britannici, venne affondato in 60 minuti dopo avere incassato due armi in pieno.
Il siluro aereo, come arma antinave, è oramai un ricordo del passato, dei tempi epici in cui gli aerei arrivavano a poche centinaia di metri dalla nave per colpirla in pieno sotto la linea d'acqua. Tra il 1915 e il 1945 ha funzionato abbastanza bene, anche se non ha mai fugato il dubbio se l'aerosilurante, comparato al meno specializzato e più economico bombardiere in picchiata, fosse in realtà solo uno spreco di denaro. I siluri erano specializzati solo contro bersagli navali, e molto costosi rispetto alle bombe. Gli aerei che attaccavano a fior d'acqua avevano l'unico vantaggio di comparire tardi sugli schermi radar navali, ma correvano gravissimi rischi rispetto ai bombardieri in picchiata.
Troppo pericoloso, si ritenne, questo tipo di attacco nell'epoca postbellica. Va detto, che paradossalmente, specie con le tecnologie moderne, questo non è necessariamente vero. I sistemi più pericolosi per qualunque attaccante sono i CIWS, come il Phalanx e il Goalkeeper, ma questi sistemi sono efficaci entro i due chilometri o poco oltre. Per un aereo dotato di un siluro moderno ad autoguida, che non è quindi limitato a dover essere lanciato con la nave esattamente sulla linea di lancio, è possibile eseguire lanci da distanze molto superiori. Un siluro leggero Mk 46 può percorrere 11 km a 45 nodi, per cui le prestazioni cinematiche sarebbero adeguate a qualunque nave. Il vantaggio è, rispetto ai missili antinave, che mentre questi sono avvistabili e teoricamente abbattibili, specie se vi sono CIWS di difesa, i siluri per quanto più lenti sono invulnerabili a ogni sistema di difesa aerea: l'acqua del mare è conduttrice e scherma tutto quello che vi è sotto alla vista del radar, mentre anche gli apparati ottici sono messi fuori uso, con la parziale eccezione dei laser a luce blu usati in sistemi LIDAR. La scoperta con mezzi acustici è l'unica possibile, ma con la nave in manovra ad alta velocità la sensibilità dei sistemi acustici è fortemente degradata: a 30 nodi il sonar a scafo (o conforme) è quasi inutilizzabile anche contro i sottomarini, i siluri sono molto meno visibili.
In ogni caso, il siluro aereo è scomparso nel dopoguerra, dopo che se ne tentò anche l'uso su alcuni tipi di bombardieri a reazione. La sua discendenza è data dai siluri leggeri antisommergibile, l'arma standard degli elicotteri ASW.
SAM e AAM.
Ma vi sono anche altri missili estremamente pericolosi: quelli aria-aria o SAM ("Surface-to-Air-Missile", missile terra-aria) utilizzati a scopo antinave.
Anni fa (1991), il caso fortuito di un incidente, tragico, mise in luce una possibilità poco nota del Sea Sparrow, allorché una portaerei americana colpì accidentalmente con due armi un cacciatorpediniere turco che la stava scortando. Quasi tutti i SAM navali e qualcuno terrestre hanno una capacità antinave secondaria, anche se poco pubblicizzata. I missili Talos e Tartar (molto meno i Terrier), gli Standard SM-1 e 2, i Sea Dart, i missili sovietici di vario genere ne hanno.
I missili SAM navali del tipo Sea Sparrow sono simili a quelli delle versioni aria-aria. La domanda potrebbe essere: i missili Sparrow sono utilizzabili contro navi, quando lanciati da aerei? A parte che la risposta dipende dai sistemi di controllo del tiro del caccia, la risposta venne data nel corso di alcuni misteriosi e mai chiariti attacchi navali contro la flotta nel Vietnam. L'episodio in parola è avvenuto e passato alla storia come la "battaglia di Cap Lai", tra il 15 e il 16 giugno 1970 e vide una serie di azioni fratricide tra aerei, elicotteri e navi americane e australiane.
Il primo attacco vide due missili lanciati contro l'incrociatore "Boston", che finirono a prua e a poppa, in mare. Un giorno dopo un altro aereo Phantom, ovviamente classificato come "amico" dall'IFF, sparò un altro missile che centrò la nave al centro, ma non esplose. Si scoprì che si trattava di uno Sparrow. Ma il peggio doveva ancora venire, allorché il cacciatorpediniere "Hobart" venne a sua volta attaccato da un aereo che lanciò due missili che centrarono in pieno la nave sul ponte e sui fianchi. Poi, dopo tre minuti ne venne lanciato un altro. I danni furono pesanti, vi furono vari morti e feriti, ma i missili non esplosero. Uno di questi penetrò nel deposito missili antisommergibili Ikara, che conteneva diverse tonnellate di propellenti ed esplosivo. La mancata detonazione dell'arma salvò la nave dalla distruzione praticamente certa. Un'altra nave ancora venne bersagliata da missili, ma mancata, appena pochi minuti dopo. Difficile spiegare come missili a guida radar possano acquisire, usati da caccia con radar in modalità aria-aria, dei bersagli immobili, anche se di grosse dimensioni, invece di cancellarli automaticamente dallo schermo, eppure questo episodio è realmente avvenuto.
I missili IR, per loro natura, sono sensibili al calore, e qualunque fonte va bene, specie se viene settata la spoletta di prossimità per ridurre la quota di volo senza rischio di esplodere prematuramente. Si dice che gli argentini avessero pensato di usare i missili R.530 contro le navi inglesi, ma la cosa non accadde. Queste armi, disponibili anche nelle versioni IR, avevano una testata da 27 kg e una gittata di oltre 20 km.
I missili più piccoli non sono meno pericolosi. Supponiamo che un caccia come l'F-5, Mirage F1 o F-16 attacchi una fregata pesantemente difesa da sistemi antiaerei a corto raggio, come i CIWS e cannoni di medio calibro, con raggio di tiro efficace di 10 o più chilometri. Come in numerose aviazioni di tutto il mondo, non sono disponibili altro che bombe a caduta libera e missili aria-aria per l'autodifesa. Questo potrebbe portare alla perdita di numerosi aerei nella fase di attacco finale, specialmente negli ultimi 4–5 km di avvicinamento, alle difese della nave stessa. Ma i missili aria-aria IR potrebbero essere utilizzati, studiando la tattica giusta, come soppressori delle difese navali.
L'attacco sarebbe portato a volo radente; giunto a pochi chilometri di distanza il caccia sarebbe sottoposto al fuoco dei cannoni e missili a corto raggio della nave, che avrebbe possibilità di abbatterlo con maggiore successo. Ma al tempo stesso, a quel punto potrebbe cabrare per manovrare meglio verso la nave avversaria (anche questa una tipica tattica) e tentare il "lock-on" (cioè l'aggancio col radar) perché per i missili IR, anche i più vecchi e rozzi, l'enorme calore emesso dai cannoni di medio calibro sarebbe un enorme radiofaro, molto evidente e con una ripetizione di 20-120 'battiti' al minuto. L'energia alla bocca di un cannone da 127 mm arriva a circa 10 MJ, e questo richiede parecchi chilogrammi di propellente sparato con temperature elevatissime. Ripetendo il ciclo di fuoco con una cadenza media di un colpo ogni due secondi, non vi è praticamente soluzione di continuità nell'emissione di calore tra uno sparo e l'altro, mentre i calibri più piccoli arrivano anche a due colpi al secondo. Nell'insieme si tratta di un'emissione energetica paragonabile al postbruciatore di un aereo da caccia, con temperature di picco anche maggiori. Se un attacco del genere venisse sferrato, da distanze di 5–7 km un cacciabombardiere potrebbe colpire la nave prima di correre eccessivi rischi, specialmente con i CIWS. Il pericolo insito in questo tipo di attacco è che i missili come i Sidewinder sono armi estremamente piccole e veloci. I CIWS sono in genere testati per abbattere tipici missili antinave, ovvero subsonici e piuttosto grossi, e avrebbero obiettive difficoltà con ordigni grandi un decimo e il doppio più veloci, che oltretutto cambiano rotta e velocità di continuo non essendo vincolati dalla traiettoria a volo radente. La precisione di queste armi potrebbe far centrare in pieno le armi della nave, e siccome queste sono sistemi moderni ad alta cadenza di tiro, per funzionare al meglio hanno bisogno di riservette dotate di quintali, se non tonnellate di munizioni, al di sotto del ponte privo di corazzatura, mentre il cannone stesso è in genere coperto solo da una cupola di vetroresina. Un missile Sidewinder ha la capacità, con le sue schegge, di passare oltre 2 cm, di acciaio a 10 metri e questo porrebbe gravissimi problemi di sicurezza, oltre a mettere KO il cannone principale o i CIWS. Inoltre i rottami (specie la parte di coda) volerebbero per centinaia di metri, per cui se un missile esplodesse sopra la torretta, il suo motore potrebbe squarciare subito dopo la plancia di comando.
Questo tipo di minaccia, portata da armi veloci e non specializzate, potrebbe essere estremamente pericolosa. Sia i missili terra-aria, sia aria-aria e aria-superficie come gli HARM sono tutte armi estremamente veloci, che possono superare abbastanza facilmente le difese navali concepite spesso solo contro bersagli subsonici e non certo da Mach 2 - 4 di velocità. Un esempio di come i missili IR siano stati saltuariamente utilizzati come armi aria-superficie è dato dall'impiego di missili AA-2 da parte degli israeliani come armi contro veicoli arabi nel 1967 dopo averli catturati nelle basi egiziane. In realtà sarebbe stato estremamente difficile che questi missili avessero modo di essere montati sugli aerei che non ne avevano le predisposizioni, e la loro testa di ricerca non aveva certo la sensibilità per trovare veicoli nel deserto rovente, per cui questa pare solo una leggenda priva di supporti documentati reali.
Era invece reale l'uso di simile tattica in Vietnam, dove alcuni F-102 americani agirono inizialmente come intercettori di eventuali bombardieri Il-28 vietnamiti, ma poi, vista la mancanza concreta di questi attacchi aerei (in realtà un piccolo numero di incursioni venne portato a termine, ma si trattò di eventi eccezionali), vennero utilizzati in funzione aria-superficie, con un'azione consistente nel lanciare missili Falcon IR contro i sospetti accampamenti vietcong, attaccando di notte e mirando ai fuochi di bivacco. Queste operazioni partirono già nel 1965, da parte del 405 FW di Tan Aon Nhut. L'operazione era conosciuta con un nome in codice, tra i tanti adottati dagli americani per quella guerra, "Progetto Stovepipe" e venne svolta lungo la "pista di Ho Chi Minh" durante la notte. Questo consentiva in teoria di colpire anche veicoli, senza il calore della notte. I piloti, con i missili di piccole dimensioni, non erano mai sicuri di quello che avevano colpito, e nemmeno di avere colpito qualcosa, ma talvolta osservarono secondarie esplosioni. Se col radar agganciavano qualcosa, sparavano anche missili Falcon a guida radar. Questo era ovviamente un uso molto opinabile di un caccia intercettore e dei suoi missili (e tutt'altro che capace di identificare positivamente i nemici) ma illustra bene la possibilità di impiegare missili AAM sia pure di vecchio tipo, in funzione aria-superficie.
Tra i missili AAM più pericolosi con concrete capacità antinave vi sono quelli a medio raggio, e considerando la difficoltà di agganciare un bersaglio navale con i radar e i missili specifici per il combattimento aereo, le armi con la guida migliore sono ancora quelle IR. I missili sovietici R-23, 24, 27 (AA-7 /10) hanno testate da 40 kg con velocità di oltre Mach 3 e raggio di circa 30 km, per cui potenzialmente sono utilizzabili come armi antinave tattiche di elevata potenza. Le contromisure della nave sarebbero efficaci contro i missili a guida radar, ma se questa aziona le armi di bordo sarebbe praticamente impossibile, utilizzando i flare, sviare i missili a guida IR rispetto al calore emesso dalle armi di bordo, soprattutto dai cannoni di medio calibro.
Questa tattica ha pure un antesignano: ai tempi della guerra del Vietnam, i missili Shrike antiradar vennero spesso usati dai cacciabombardieri americani contro i siti degli SA-2 vietnamiti, che avevano una maggiore gittata. Serrando grazie alle ECM o al volo radente, era nondimeno possibile avvicinarsi a sufficienza per lanciare i missili Shrike. La stessa cosa accadde nel 1986 quando gli A-7 e F-18 attaccarono le postazioni SAM libiche durante gli scontri convulsi della primavera, prima che l'attenzione internazionale per questa crisi politica e militare, giunta a livelli drammatici, venisse distolta dall'incidente di Černobyl'.
Un impiego contro navi da guerra di missili IR è stato riportato durante la Guerra del Golfo Persico, attualmente nota come Guerra Iraq-Iran. Alcuni missili AIM-9 vennero usati per danneggiare, come ordigni antinave improvvisati, navi mercantili. I lanci non causarono molti danni ma erano pericolosi perché colpivano essenzialmente i fumaioli e questo significava in genere anche centrare le vicine sovrastrutture, che nelle petroliere sono raggruppate nella zona poppiera assieme ai fumaioli e ai locali macchine. Almeno sei navi sono state così danneggiate, secondo la ricostruzione delle azioni fatte dall'Acig team, con il lancio di almeno uno o due missili per ogni caso. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124324 | itwiki | 1,706,708,677.170811 |
Al-Walid I
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Cop Land
Cop Land è un film del 1997 scritto e diretto da James Mangold.
Trama.
Nella città di Garrison, nel New Jersey, risiede una grande quantità di poliziotti del dipartimento di New York.
Lo sceriffo locale Freddy Heflin, parzialmente sordo da un orecchio dopo un atto eroico di cui si rese protagonista in età adolescenziale per salvare una ragazza, pensa di vivere in una città tranquilla, finché il tenente Moe Tilden della disciplinare non gli fa aprire gli occhi: Garrison è corrotta dalla base, infatti il tenente di polizia Ray Donlan esercita traffici loschi di stupefacenti con il boss mafioso locale.
Lo sceriffo, trattato senza rispetto dai poliziotti che vivono in città, cerca di risolvere il tutto, anche se non è convinto di collaborare con Tilden perché stima Donlan da tempo: intanto lui e Liz Randone, la donna che da ragazzo salvò dall'annegamento, si dichiarano i loro sentimenti anche se lei è sposata con Joey Randone, uno dei poliziotti corrotti della cittadina.
Una notte Murray Babitch, nipote di Ray Donlan, sta guidando lungo il ponte George Washington quando la sua auto viene speronata da quella di una coppia di giovani afroamericani che lo provocano. I passeggeri gli puntano ciò che a Babitch sembra un'arma giusto prima che la ruota dell'auto di Babitch scoppi casualmente per un pezzo di vetro in mezzo alla strada. Credendo di essere stato colpito, Babitch "risponde" al fuoco e li uccide entrambi.
Disperato per la sua vita e la sua carriera, Babitch si fa convincere da Donlan a realizzare un finto suicidio con l'aiuto di altri poliziotti per poi in seguito potersi nascondere a Garrison in attesa di una nuova identità da usare. Donlan finge che il nipote salti giù dal ponte, e anche se all'inizio il piano sembra andare bene, Donlan decide in seguito che il ragazzo debba essere ucciso per davvero per evitare che testimoni, ma Babitch riesce a scappare. Heflin vuole scortare Babitch a New York ma Lagonda, Donlan e Rucker gli tendono una trappola. Heflin uccide Rucker e Lagonda. Leo Crasky spara ad Heflin, ma questi viene salvato dall'arrivo di Figgsy, che uccide Crasky e distrae Ray così che Heflin possa raggiungerlo ed ucciderlo. Figgsy e Heflin scortano Babitch a New York e lo consegnano al tenente Tilden.
Produzione.
Sylvester Stallone ingrassò trenta kg per la parte.
Accoglienza.
Incassi.
Il film fu un successo al botteghino, incassando quasi 45 milioni di dollari contro un budget di 15 milioni di dollari.
Critica.
Il film è stato anche accolto positivamente dalla critica, la quale ha lodato in particolare l'interpretazione di Sylvester Stallone.
Distribuzione.
Cop Land negli Stati Uniti è uscito il 15 agosto 1997, invece in Italia è arrivato nelle sale il 24 ottobre 1997. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124329 | itwiki | 1,706,708,677.171269 |
Bilancio dell'azoto
Il bilancio dell'azoto è un parametro clinico ottenuto dalla differenza tra l'azoto introdotto e l'azoto perso. Consente di valutare in modo indiretto lo stato catabolico di una persona: in tal modo si possono valutare sia le perdite proteiche che la quantità di proteine che sono utilizzate per la sintesi proteica.
Dal punto di vista dei fenomeni di trasporto, si tratta di un bilancio di materia.
Tenendo presente che le proteine contengono il 16% di azoto (100 g di proteine / 16 g di azoto = 6,25), possiamo ottenere la corrispondente quantità di proteine in grammi, moltiplicando i grammi di azoto per 6,25. Viceversa, sapendo quanti grammi di proteine ci sono in un certo alimento, possiamo ricavare l'azoto introdotto dividendo per 6,25.
L'azoto viene perso con le feci, con le urine e con il sudore e la somma di queste uscite è sottratta dal quantitativo ingerito.
L'azoto introdotto viene valutato dividendo per 6,25 le proteine consumate, per i motivi suddetti.
Le perdite di azoto si calcolano sommando l'azoto urinario, l'azoto fecale e le perdite di azoto da altre vie (cute, peli, unghie, sangue mestruale); in situazioni patologiche si hanno perdite attraverso vomito, drenaggi, fistole, superfici ustionate ecc. È possibile approssimare le perdite non dovute all’azoto urinario a 3 g, ciò spiega il numero tre alla fine dell'equazione.
L'azoto ureico urinario si ottiene moltiplicando l'urea urinaria (g/24 ore) per 0,46.
La quantità di proteine assunte con la dieta dipende dal bilancio dell'azoto.
L'equilibrio nel bilancio dell'azoto significa che l'azoto assunto con la dieta
giornalmente bilancia quello perso, cioè:
Nella persona sana il bilancio è nullo. In caso di malattia o denutrizione diventa negativo, a causa del catabolismo proteico causato da sostanze note come citochine infiammatorie. Durante la crescita e negli sportivi che seguono un'alimentazione equilibrata, il bilancio tende ad essere positivo.
Per mantenere un bilancio dell'azoto nullo o tendente al positivo, occorre assumere, nel soggetto normale, 0,75-1 g di proteine per kilogrammo di peso corporeo al giorno, secondo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Esempio.
Un uomo adulto di 70 kg per avere un bilancio positivo deve introdurre almeno 96 mg/kg di azoto al giorno con la dieta, cioè 0,6 g/kg di proteine al giorno, corretto a 0,75 g/kg dalle direttive dell'OMS. In pratica ha una necessità di almeno 52,5 g di proteine al giorno (valore che soddisfa il fabbisogno minimo del 97,5% della popolazione). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124335 | itwiki | 1,706,708,677.171319 |
Bilancio azotato
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124345 | itwiki | 1,706,708,677.171355 |
Omicidio di Fausto e Iaio
Lomicidio di Fausto e Iaio venne commesso a Milano il . Le vittime del delitto, rimasto irrisolto, furono due militanti di sinistra frequentatori del centro sociale "Leoncavallo", i diciottenni Fausto Tinelli e Lorenzo "Iaio" Iannucci.
Benché mai formalmente provata la matrice politica dell'atto, è opinione comune che esso sia attribuibile a elementi dell'estrema destra; il caso fu archiviato senza un colpevole nel 2000; per un periodo circolarono ipotesi che la morte dei due giovani potesse essere in qualche maniera correlata al sequestro Moro, avvenuto due giorni prima, per via di presunti collegamenti di Fausto Tinelli con il covo milanese delle Brigate Rosse di via Montenevoso, che si trova a pochissimi metri di distanza dall'abitazione della sua famiglia.
Un altro filone investigativo, corroborato anche da un'indagine giornalistica parallela di Radio Popolare, riguardò il presunto coinvolgimento degli ambienti dello spaccio di droga milanese in ragione di un "dossier" che i due giovani avevano prodotto circa il commercio di eroina in città.
Il , per commemorare il trentaquattresimo anniversario della loro uccisione, la giunta comunale intitolò al nome di Fausto e Iaio i giardini pubblici milanesi di piazza Durante.
Storia.
La sera di sabato Fausto Tinelli () e "Iaio" Iannucci () erano insieme in un bar del centro sociale Leoncavallo di Milano; avevano in programma di cenare a casa di Tinelli, come ogni sabato sera, per poi tornare al Leoncavallo per assistere a un concerto del musicista "jazz" Lino Gallo.
Lasciato il centro sociale circa alle 19:45, si trovavano in via Mancinelli alle 19:55 quando furono affrontati da tre persone, una delle quali, come riferirono testimonianze postume, indossava un impermeabile chiaro.
I tre ignoti aprirono il fuoco su Iannucci e Tinelli, uccidendo il primo e lasciando gravemente ferito sul selciato il secondo, che morì poco dopo in ospedale.
Uno degli attentatori, nella fuga in motocicletta, lasciò cadere un'arma poi recuperata dalla polizia; inizialmente si pensò a un revolver per via del fatto che non si trovarono bossoli sulla scena ma solo un proiettile, conficcato in un muro, di calibro 7,65; l'arma del delitto fu successivamente identificata in una Beretta 34 7,65 × 17.
La mattina del , terminata l'autopsia sui due corpi, le salme furono ricomposte ed esposte nella camera ardente dell'istituto di medicina legale di Milano e, poco dopo, trasportate nella chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia dove si svolsero le esequie; decine di migliaia di cittadini e militanti seguirono il corteo funebre, che vide anche la presenza dei consigli di fabbrica di Alfa Romeo, Olivetti, Pirelli, i vertici locali della FLM e della FGCI e Pierre Carniti in rappresentanza dei sindacati nazionali.
Il giorno dopo i funerali fu rinvenuta in una cabina telefonica di via Leone IV a Roma (zona Prati) un volantino dell'autodefinito «Esercito nazionale rivoluzionario - Brigata combattente "Franco Anselmi"» (Franco Anselmi era un neofascista bolognese morto due settimane addietro mentre tentava una rapina in un'armeria di Roma) rivendicante l'omicidio dei due giovani milanesi; a tentare di avvalorare la rivendicazione figurava un simbolo simile a quello del gruppo di estrema destra Avanguardia Nazionale.
L'omicidio dei due giovani era avvenuto due giorni dopo il sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse; queste, nel loro comunicato del , il secondo successivo al rapimento, omaggiarono le vittime di Milano esprimendo «Onore ai compagni Lorenzo Iannucci e Fausto Tinelli assassinati dai sicari del regime», sebbene tale messaggio fosse stato letto, anche a sinistra, come un tentativo delle BR di accomunare nella lotta anti-imperialista soggetti eterogenei per non rimanere, sia politicamente che moralmente, isolati.
Il Leoncavallo, tuttavia, sconfessò qualsiasi vincolo di comunanza con le Brigate Rosse.
Indagini.
Vennero indagati Massimo Carminati associato alla Banda della Magliana, Claudio Bracci e Mario Corsi, indiziati del duplice omicidio (per i primi due fu emesso un mandato di comparizione in data 15 ottobre 1991, per il terzo vi era stato un mandato di comparizione il 5 dicembre 1990), Valerio Fioravanti, Mario Corsi e Guido Zappavigna, indiziati dei reati connessi al progetto di attentato in danno di Andrea Bellini avvenuto a Milano nel 1979, e Zappavigna indiziato del reato di cui all'art. 306 c.p. (formazione e partecipazione a banda armata).
I due ragazzi stavano conducendo approfondite indagini (con interviste sul campo, registrate meticolosamente su nastri, poi trafugati misteriosamente dopo la loro morte) sui traffici di eroina e cocaina nel loro quartiere di Casoretto e nelle vicine zone di Lambrate e Città Studi, traffico di stupefacenti gestito da potenti ambienti della malavita organizzata e dell'estrema destra milanese.
La controinformazione condotta da alcuni giornalisti militanti del Centro Sociale Leoncavallo porta a individuare nel bar Pirata (centro di ritrovo dei neofascisti della zona) il luogo di ritrovo degli autori materiali dell'omicidio, ma le indagini ufficiali, condotte dal Sostituto procuratore Armando Spataro e delegate ad altri quattro sostituti procuratori, non hanno mai individuato né i mandanti né gli esecutori del delitto.
Il giornalista Mauro Brutto, del quotidiano "l'Unità", si dedica per mesi a raccogliere elementi sul delitto. In novembre qualcuno gli indirizza tre colpi di pistola senza colpirlo. Pochi giorni dopo, il giornalista mostra una parte del suo lavoro ad un colonnello dei Carabinieri. Il 25 novembre, dopo cena, Brutto ha appuntamento con una sua fonte. Lo vedono entrare in un bar di via Murat, comprare due pacchetti di sigarette, uscire, attraversare la strada. A metà della carreggiata si ferma per far passare una Fiat 127 rossa. In senso inverso arriva una Simca 1100 bianca che lo investe e scappa.
"La Simca sembrava puntare sul pedone", dirà nel corso della rapida inchiesta l'uomo a bordo dell'altra auto, la Fiat 127. Sparisce il borsello del giornalista, pieno di carte, forse trascinato dalle auto in corsa. Viene ritrovato vuoto qualche ora dopo, in una via vicina. Furono svolte poche e veloci indagini per chiarire le circostanze che determinarono la morte del giornalista: dell'automobile che lo investe e del suo guidatore non si sa più nulla, molte cose della dinamica dell'incidente non convincono, il borsello del giornalista verrà ritrovato senza il suo contenuto, fatto di documenti importanti, un vero e proprio dossier.
Il 24 settembre 1999, il Pm di Milano Stefano Dambruoso chiede l'archiviazione del caso. Oltre all'estremista di destra Massimo Carminati, il provvedimento riguarda anche i neofascisti Claudio Bracci e Mario Corsi, accusati di quell'omicidio. Il Pm Stefano D'Ambruoso motiva la richiesta di archiviazione con l'insufficienza delle prove a carico degli indagati. Quando Mario Corsi, nel 1978, fu arrestato a Roma per l'aggressione ai danni di alcuni militanti della nuova sinistra, nella sua casa furono trovate due fotografie, una delle quali ritraeva le due vittime mentre l'altra riprendeva un momento dei loro funerali, che Corsi dice di aver preso dall'archivio di uno zio giornalista a Cremona. La presenza di quelle foto, per il Pm, è del tutto ingiustificata. Altre ipotesi del coinvolgimento di Corsi e del suo gruppo vengono da alcuni pentiti dell'estrema destra, uno dei quali parlò anche di una sorta di "confessione" ricevuta da Corsi durante una conversazione telefonica.
Il documento del Tribunale Civile e Penale, Ufficio Istruzione, sez. 20, N.271/80F Milano, 14 luglio 1997, Giudice Istruttore Guido Salvini, suggerisce un intreccio tra questo omicidio e quello di Valerio Verbano, avvenuto a Roma il 22 febbraio 1980 e rivendicato dai "NAR Avanguardia di Fuoco".
Al pari di Fausto Tinelli e Iaio Iannucci, anche Valerio Verbano è stato ucciso giovanissimo e anch'egli stava raccogliendo materiali sull'estrema destra ed i suoi traffici.
Il decreto del 6 dicembre 2000 mette la parola fine a un'inchiesta iniziata poche ore dopo il 18 marzo 1978. La conclusione del Giudice dell'udienza preliminare presso il Tribunale di Milano, Clementina Forleo, è la seguente: "Pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolari degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi, e ciò soprattutto per la natura "de relato" delle pur rilevanti dichiarazioni".
Ipotesi di ricostruzione.
Oltre a quanto emerge dalle conclusioni delle indagini giudiziarie, vi sono state altre ipotesi accusatorie avanzate da ambienti giornalistici o da persone vicine alle vittime.
Accusa della madre di Fausto Tinelli ai servizi segreti.
Nel 2011, in un'intervista a "Radio 24", la madre di Fausto ha rivolto una esplicita accusa nei confronti dei servizi segreti italiani, a suo dire mandanti dell'omicidio dei due giovani. "Negli anni ho riannodato i fili della memoria, i pezzi di un piccolo mosaico che mi ha permesso di raggiungere la vera verità che io conosco. Mio figlio è stato vittima di un commando di killer giunti da Roma a Milano, nel pieno del rapimento di Aldo Moro, in una città blindata da forze dell'ordine. Un omicidio su commissione di uomini dei servizi segreti.".
Ipotesi sulla testimonianza 'scomoda' sul covo BR di via Montenevoso.
Come detto, la sera dell'omicidio i due giovani si stavano recando a casa della famiglia Tinelli in via Montenevoso 9. Ma a sette metri di distanza dalla camera di Fausto (in realtà la distanza è superiore ai 12 metri, in quanto le due finestre sono separate da una strada a doppio senso di marcia con automobili posteggiate su entrambi i lati della carreggiata e un marciapiede a sinistra e uno a destra della sede stradale e inoltre la finestra dell'appartamento di Fausto si trova in una rientranza rispetto alla parete frontale dell'edificio), al civico numero 8, c'è un covo delle Brigate Rosse di cui si avrà conoscenza qualche mese dopo, il 1º ottobre 1978. Gli inquirenti trovano le copie dattiloscritte di alcune delle lettere scritte dallo statista durante il sequestro. All'ultimo piano della palazzina dove abita la famiglia Tinelli c'è una mansarda trasformata in mini appartamento, da lì gli agenti dei servizi segreti controllano il covo delle Brigate Rosse. Alla Commissione Moro sarà detto che l'appartamento era stato affittato solo nel luglio del 1978, ma, secondo la madre di Fausto Tinelli, già dal gennaio del 1978 si sarebbero viste persone entrare in quella mansarda trasportando scatoloni e strane parabole.
Secondo questa ricostruzione, nell'assassinio dei due giovani si delineerebbe l'invio di un messaggio 'trasversale' dei servizi segreti italiani, che avrebbero avuto modo così di condizionare l'operato delle BR, oltre che di ottenere l'eliminazione di un potenziale 'investigatore' (il Tinelli), attivo nei gruppi politici milanesi. Come per l'omicidio di Valerio Verbano, avvenuto due anni dopo a Roma, è stato ipotizzato il concorso tra servizi segreti deviati e manovalanza fascista, . Lorenzo Iannucci e Fausto Tinelli saranno ricordati nel comunicato n. 2 delle Brigate Rosse, emesso durante il sequestro di Aldo Moro il 25 marzo 1978, a pochissimi giorni da entrambi gli eventi. A loro viene fatto riferimento come "compagni... assassinati dai sicari di regime". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124359 | itwiki | 1,706,708,677.171494 |
Hunter Tylo
Biografia.
Hunter Tylo nasce il 3 luglio 1962 a Forth Worth, Texas, figlia di Morris Jabez e Anne Jo Hunter. Ha una sorella maggiore, Elizabeth, e un fratello minore, Cliff.
Carriera.
Fa il suo esordio cinematografico nel 1984 nel film horror "Rito mortale". L'anno successivo partecipa ad un episodio della soap opera "La valle dei pini"; sul set conosce Michael Tylo, già famoso per aver recitato in "Sentieri", che diventerà il suo secondo marito. Nel 1987 partecipa al film "Punto di rottura." Tra il 1989 e il 1990 raggiunge la notorietà grazie ad un'altra famosa soap, "Il tempo della nostra vita", nella quale interpreta il ruolo della perfida Marina Toscano.
A partire dall'episodio del 6 giugno 1990 interpreta il ruolo della psichiatra Taylor Hamilton Hayes nella celeberrima soap opera "Beautiful;" la serie consacra la Tylo a livello mondiale. Grazie a questo ruolo ottiene due candidature al Soap Opera Digest Awards. Nonostante il successo, l'attrice lascia la serie parecchie volte per provare nuove esperienze artistiche; la prima volta per quattro mesi nel 1994, quando viene ingaggiata per recitare, insieme a Kabir Bedi, nella miniserie televisiva "La figlia del maharajah", che riscuote grande successo soprattutto in Italia, trasmessa da Canale 5. Il suo secondo abbandono risale al 1996, quando firma un contratto per la parte di Taylor McBride nella serie "Melrose Place". Poco dopo però il produttore Aaron Spelling scopre che la Tylo è incinta, e rompe il contratto assumendo Lisa Rinna. La Tylo cita quindi in giudizio Spelling per ingiusto licenziamento; il processo riceve intensa attenzione mediatica e porta alla vittoria finale della Tylo, per un risarcimento di 5 milioni di dollari. La sentenza è considerata un passo importante per la tutela dei diritti della maternità e dei diritti delle lavoratrici. Ritorna quindi a "Beautiful," e vi rimane fino al 2002, quando decide di abbandonare ancora una volta la soap per dedicarsi maggiormente alla sua vita privata. Ma anche questo addio non sarà definitivo, infatti ritorna nella serie nel 2005, restandovi per i successivi 9 anni. Tra il 2018 ed il 2019, la Tylo torna ancora una volta ad interpretare su base ricorrente il ruolo di Taylor. Fa la sua ultima e definitiva apparizione nell'episodio del 26 marzo 2019, infatti il personaggio di Taylor ritornerà nella soap nel 2021 ma interpretato da un'altra attrice, Krista Allen. Hunter Tylo è uno dei membri del cast più presente e importante in "Beautiful" dopo Susan Flannery, John McCook, Ronn Moss e Katherine Kelly Lang.
La Tylo interpreta inoltre molti ruoli come guest star in diverse serie televisive, come "La legge di Burke" (1994-1995), "Baywatch" (1995) e "Un detective in corsia" (1997), oltre a interpretare se stessa in "La tata" nel 1997. Nei primi anni duemila, partecipa anche ai film "Longhshot" (2000), noto per essere stato il primo film interpretato dalla popstar Britney Spears, "Una nuova casa" (2004) e "SharkMan - Una nuova razza di predatori" (2005). Nel 2015 entra a far parte del cast fisso della serie televisiva "Queens of Drama", diventandone una delle protagoniste.
Nell'ottobre del 2014 partecipa insieme ai colleghi John McCook, Thorsten Kaye, Heather Tom, Kimberly Matula e Scott Clifton all'evento celebrativo di Amsterdam riguardante "Beautiful", ovvero "Bold Live 2014", ritornando anche a interpretare il suo personaggio nella soap per pochi episodi che negli USA vanno in onda a novembre 2014.
Vita privata.
La Tylo è cristiana, seguace della religione della rinascita.
Dal 1980 al 1984 è stata sposata con Tom Morehart, da cui ha avuto un figlio, Christopher "Chris" Morehart, nato il 22 gennaio 1981. Durante il matrimonio e fino al 1987, viene accreditata come "Deborah Morehart".
Nel luglio 1987 sposa l'attore Michael Tylo, e da quel momento in poi modifica il suo nome d'arte in "Hunter Tylo", derivante dall'unione del suo cognome da nubile con quello del nuovo marito. Dall'unione con Tylo nascono tre figli: Izabella Gabrielle (12 novembre 1996), Katya Ariel (15 gennaio 1998) e Michael Junior (24 aprile 1988-18 ottobre 2007). Nell'aprile 1998, a sua figlia Katya, che all'epoca ha appena tre mesi, viene diagnosticato un rarissimo tipo di tumore all'occhio, il retinoblastoma. I medici le rimuovono l'occhio malato e la sottopongono a chemioterapia. Un nuovo tumore identico si sviluppa nell'altro occhio, ma sparisce autonomamente e inspiegabilmente. Nel novembre 2005 la coppia divorzia, dopo aver già affrontato per pochi mesi nel 1994 una separazione, che però si risolse in una riconciliazione. Il 18 ottobre 2007, il figlio Michael Junior annega nella piscina di casa a Henderson, in Nevada, a causa di un malore.
Il 29 novembre 2009 si sposa per la terza volta con Gersson Archila, a Las Vegas. Il matrimonio è annullato il 30 agosto 2018, a causa delle conclusioni del tribunale secondo cui Gersson è di pessimo carattere morale, avendo tre capi di imputazione per abuso coniugale, furto d'auto, droga, falsa identità e occultamento di un passato criminale.
Nel mese di aprile 2015 l'attrice vende una delle sue case a 1.8 milioni di dollari.
Secondo un sondaggio della rivista "People," Hunter Tylo è una delle 50 donne più belle al mondo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124365 | itwiki | 1,706,708,677.171641 |
Grattacieli del Messico
Lista dei 29 grattacieli più alti del Messico | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124368 | itwiki | 1,706,708,677.171691 |
Umbrina cirrosa
L'ombrina (Umbrina cirrosa ()) è un pesce osseo marino della famiglia Sciaenidae.
Distribuzione e habitat.
Comune nel mar Mediterraneo e nelle acque italiane, è presente anche nel mar Nero, e nell'oceano Atlantico orientale tra il golfo di Guascogna e la Guinea. È presente anche nelle acque di Capo Verde e delle Isole Canarie. È penetrata nel mar Rosso attraverso il canale di Suez, è dunque tra le poche specie che hanno fatto il percorso inverso rispetto alla migrazione lessepsiana.
Si tratta di un pesce legato ai fondi sabbiosi nei pressi delle spiagge. Si trova prevalentemente in acque poco profonde e a breve distanza dalla riva, anche se può arrivare a vivere a 200 m di profondità. Essendo eurialino penetra frequentemente nelle foci dei fiumi e nelle lagune, soprattutto da giovane.
Descrizione.
Questa specie ha ventre piatto e dorso arcuato con sagoma allungata. Le pinne dorsali sono due, la prima più alta e triangolare, la seconda più lunga e quasi attaccata alla prima. La pinna anale è corta ed ha forma triangolare, ventrali e pettorali sono abbastanza sviluppate e la pinna caudale finisce tronca. La testa è massiccia, la bocca abbastanza piccola, con labbro superiore sporgente ed un caratteristico, corto barbiglio sotto il mento.
La livrea è argentata con strie oblique ondulate di colore giallastro e azzurro alternato sul dorso e i fianchi. Le pinne sono giallastre scure o beige, con bordi scuri. A differenza dell'ombrina fosca, presenta un bordo dell'opercolo branchiale di colore nero.
La lunghezza massima registrata è di 73 cm per 3 kg di peso; in genere non supera comunque i 40.
Biologia.
Alimentazione.
Si ciba principalmente di invertebrati che cattura nella sabbia grufolando in piccoli gruppi. Le sue prede preferite sono crostacei (come "Upogebia" e anche granchi come "Liocarcinus"), molluschi (soprattutto cannolicchi), echinodermi e policheti. Può predare anche altri pesci ossei (clupeidi, sgombridi) e seppie.
Riproduzione.
Raggiunge la maturità sessuale intorno ai tre anni di età. Si riproduce in primavera ed estate. Le uova, trasparenti e sferiche, sono disperse nell'acqua e non ci sono cure verso di esse. I giovani fino a 3 cm sono nerastri con pinne bianche.
Pesca.
Le sue carni sono tra le più pregiate tra quelle dei pesci mediterranei. Viene insidiata con le reti da posta e con ogni tipo di rete costiera e, dai pescatori sportivi, con la tecnica del surf casting, di cui rappresenta una tipica preda.
Conservazione.
Presente nell'appendice III della convenzione di Berna e in seguito elencata dalla Convenzione di Barcellona come una delle specie la cui pesca deve essere regolamentata, l'ombrina è minacciata dal degrado degli habitat costieri e dalla sovrapesca. La lista rossa IUCN la classifica come "vulnerabile" perché le sue popolazioni appaiono essere in declino. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124369 | itwiki | 1,706,708,677.171725 |
Defrutum
Il defrutum era un condimento a base di mosto ridotto utilizzato dai cuochi di Roma antica; assieme al "garum" era una delle salse più usate nella preparazione di ogni sorta di pietanza.
Modalità di preparazione e usi.
Il "defrutum" era ottenuto da un lungo processo di bollitura: in grosse caldaie veniva posto il succo o il mosto d'uva che andava via via concentrandosi a seguito della cottura e dell'evaporazione del liquido. Il "defrutum" era pronto quando la quantità di liquido arrivava a circa metà del livello originale e la concentrazione in zucchero raggiungeva un tenore adeguato.
A volte veniva realizzata una seconda bollitura che portava ad un ulteriore restringimento del "defrutum" ottenendo un composto viscoso e dolcissimo denominato sapa (ancora oggi in alcune regioni è possibile mangiare dolci a base di sapa, cioè mosto cotto e concentrato).
L'uso culinario principale del "defrutum" era la dolcificazione del vino. Veniva utilizzato nella preparazione di pietanze a base di carne sia singolarmente (conferendo all'alimento un leggero gusto agrodolce) ma anche in associazione con altri condimenti: veniva spesso mescolato in proporzioni variabili con il "garum" dando origine alla popolare salsa "oenogarum". Dato l'elevato tenore zuccherino, veniva impiegato nella preparazione di marmellate e conserve a base di mele cotogne e melone (spesso date in dotazione al singolo soldato delle legioni romane come fonte supplementare di energia).
Molteplici gli usi secondari: alcune donne romane facevano del "defrutum" una sorta di maschera cosmetica per il viso, aggiungendovi qualche goccia di essenze vegetali, petali o frutta. Alcuni allevatori, soprattutto di volatili, aggiungevano all'alimentazione quotidiana dei loro animali piccole quantità di "defrutum" per migliorare il gusto delle loro carni.
Storia.
Numerosi i frammenti che ci sono pervenuti. La maggior parte di essi sono estratti da semplici taccuini, ricettari come il "De re coquinaria" ("L'arte culinaria") di Marco Gavio Apicio, o resoconti di attività domestiche. Ad esempio, Catone il Censore discute sulla concentrazione ideale di zucchero nel "defrutum", si esprime a favore dell'uso di caldaie non metalliche, poiché in queste ultime il "defrutum" modifica il proprio sapore e tende ad assumere un retrogusto metallico.
Effetti clinici.
In antichità il "defrutum" poteva causare pericolosi avvelenamenti da piombo che poteva manifestarsi con delirio, confusione e altri problemi psichiatrici e fisici. Al tempo non si conosceva la pericolosità di questo materiale e spesso veniva preferito bollirlo in taniche fatte di piombo. Si pensa possa essere stato una delle cause della pazzia dell'imperatore romano Caligola e di altri suoi omologhi, essendo spesso questi degli alcolisti che allungavano il vino con questa salsa. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124371 | itwiki | 1,706,708,677.171793 |
Nesoenas mayeri
La colomba rosata o piccione rosa (Nesoenas mayeri ) è un uccello della famiglia dei Columbidi, endemico di Mauritius.
Descrizione.
Questo uccello è lungo 30-40 centimetri e pesa 300-325 grammi, è quindi poco più grande del piccione domestico. Il piumaggio è di un tenue rosa ciclamino che sfuma quasi nel bianco sul capo. Le ali sono color cioccolato, il dorso e la coda hanno zone leggermente più chiare, color ruggine; il becco lievemente uncinato è rosa scuro con una punta chiara. Zampe, piedi e il contorno degli occhi sono rosa intensi, quasi rossi.
Distribuzione e habitat.
La colomba rosata vive unicamente nel Black River George nel sudovest dell'isola di Mauritius e sull'Île aux Aigrettes, poco distante dalle sue coste.
È un uccello che abita nella foresta subtropicale o ai margini di questa.
Biologia.
Si ciba esclusivamente di vegetali: semi, frutta in modo particolare, ma anche foglie e fiori.La stagione riproduttiva inizia attorno a dicembre. Il maschio attira la femmina con i tipici richiami dei piccioni. La femmina depone una o due uova bianche che hanno un periodo d'incubazione di 14 giorni circa, in un nido costruito sugli alberi. I genitori si prendono entrambi cura delle uova e dei piccoli.
Tassonomia.
Oltre alla sottospecie nominale "Nesoenas mayeri mayeri" è stata descritta una seconda sottospecie "N. m. duboisi" endemica della Riunione, estintasi in epoca recente.
Conservazione.
L'attuale status demografico di questa specie è in leggero incremento, con una popolazione che si aggira attorno ai 359-395 individui (2004). Negli anni ottanta la colomba rosata è stata sull'orlo dell'estinzione; la popolazione ha toccato un minimo di venti individui nel 1993. ha recato gravi danni a questa specie. Oggi, grazie all'impegno della JWPT (Jersey Wildlife Preservation Trust), la colomba rosata dovrebbe raggiungere una popolazione di 500 individui nei prossimi cinque anni. La "IUCN Red List" la classifica tuttora come specie vulnerabile d'estinzione ("Vulnerable"). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124377 | itwiki | 1,706,708,677.171853 |
Streptopelia mayeri
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124378 | itwiki | 1,706,708,677.171905 |
Columba mayeri
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124379 | itwiki | 1,706,708,677.171926 |
Pterocles namaqua
La grandule del Namaqua (Pterocles namaqua ()) è una specie della famiglia degli Pteroclidi originaria dell'Africa sud-occidentale.
Descrizione.
Dimensioni.
Misura circa di lunghezza, per un peso di circa 170- nel maschio e 150-190 nella femmina.
Aspetto.
In buone condizioni di osservazione, questa piccola grandule dell'Africa australe, con il suo piumaggio scuro, non può essere confusa con la grandule di Burchell ("Pterocles burchelli") e la grandule doppiabanda ("Pterocles bicinctus") che occupano più o meno lo stesso territorio. Il maschio presenta due sottili bande pettorali, quella superiore bianca e quella inferiore bruno-rossastra. Il ventre è di un grigiastro che vira sul "beige" chiaro sul sottocoda. La testa e le parti superiori del corpo, compresi il petto e la mantellina, formano una distinta zona giallastra che presenta, a seconda della località, sfumature ocra od oliva. La testa presenta pochi motivi ornamentali, a differenza delle scapolari, delle copritrici alari e delle terziarie, che mostrano numerose macchie argentate dai bordi bruni. La coda, per lo più bruno-oliva, termina con due lunghi filamenti neri.
La femmina ha un piumaggio criptico. Presenta abbondanti macchioline sulle parti superiori e barre molto sottili su quelle inferiori. Le ali sono ricoperte da numerose "paillettes" bianche, nere e camoscio. I giovani assomigliano alla femmina, ma possiedono motivi più marcati che accentuano il carattere criptico del piumaggio.
Le granduli del Namaqua hanno l'iride marrone scuro circondata da un anello orbitale giallo. Il becco è color corno-grigiastro chiaro, mentre i tarsi sono "beige" chiaro.
Voce.
Negli adulti sono stati segnalati diversi tipi di richiami: una serie di "quip" acuti e taglienti, un "ki-kii" emesso in caso di allarme, un "kwelkiewyn" trisillabico emesso in volo. È possibile udire anche un richiamo stridulo usato per distogliere i predatori dal nido. Una serie di "quip" rapidi e veloci, invece, vengono usati per chiamare i piccoli.
Comportamento.
Le granduli del Namaqua sono uccelli gregari, in particolare al di fuori della stagione della nidificazione, quando gli stormi che stazionano presso gli specchi d'acqua possono raggiungere una trentina di individui e talvolta anche alcune centinaia. Queste zone umide sembrano svolgere la funzione di luoghi in cui i vari uccelli si scambiano le informazioni, dal momento che la maggior parte delle bande che vi si riuniscono non si abbeverano. Le varie popolazioni conducono stili di vita differenti: quelle settentrionali sono sedentarie o nomadi, mentre quelle meridionali sono rigorosamente migratrici e volano verso nord per raggiungere il Botswana e il nord della Namibia. Le granduli del Namaqua stabiliscono dormitori comuni. Giungono sui luoghi di riposo un'ora prima del tramonto e i diversi gruppi si insediano a breve distanza gli uni dagli altri. Durante il resto della giornata, trascorrono la maggior parte del tempo sui loro siti di foraggiamento, ma le loro abitudini sono leggermente diverse a seconda delle stagioni. Pertanto, tranne che nel periodo della riproduzione, le bande mostrano un maggior rigore e una maggiore sincronizzazione nei comportamenti che durante il resto dell'anno: questa diversa procedura si spiega probabilmente con una maggiore scarsità delle risorse.
Alimentazione.
Le granduli del Namaqua si nutrono principalmente di piccoli semi secchi del diametro di uno o due millimetri, quali quelli prodotti dalle piante del genere "Tephrosia" in Africa australe e del genere "Lophiocarpus" nel Kalahari. Mangiano anche insetti, frutti e molluschi in cui si imbattono casualmente e ingeriscono sabbia o arenaria per facilitare il transito attraverso il tubo digerente. Le granduli del Namaqua si abbeverano al mattino tra le 8 e le 10, ma spesso tornano presso gli specchi d'acqua anche la sera. Se le condizioni lo rendono necessario, questi uccelli danno prova di grande resistenza e sono in grado di rimanere per molti giorni senza bere.
Riproduzione.
Le granduli del Namaqua scavano generalmente una piccola depressione nella terra nuda o nella sabbia, in mezzo a pietre, ciuffi d'erba o cespugli. A volte si riproducono in piccole colonie libere nelle quali i nidi non distano mai più di 20 metri tra loro, ma nella maggior parte dei casi nidificano da sole. La femmina depone 2 o 3 uova, di colore grigio rosato con macchie marroni o grigie. Esse vengono deposte tutte nel giro di uno o due giorni. La femmina inizia a covare solamente quando la covata è completa e si dedica a questa attività per 21-23 giorni. Anche il maschio prende parte alla cova, subentrando alla compagna durante la notte per più di 14 ore in estate e quasi 18 ore in inverno. La femmina non rimane mai sulle uova più di 10 ore di fila. L'avvicendarsi alla cova tra i due "partner" ha luogo al mattino presto o di sera.
I giovani sono nidifughi. Lasciano la piccola depressione che funge da nido e si alimentano da soli già a 24 ore dalla schiusa. Nel giro di tre settimane il loro sviluppo è già a metà del percorso e il loro piumaggio è già completamente sviluppato. A un mese sono indipendenti e all'età di sei settimane sono in grado di volare. Acquisiscono il piumaggio tipico degli adulti all'età di 4 o 5 mesi. Solo i maschi sono dotati della capacità di dissetare la prole inzuppando le lunghe piume del petto e trasportando in questo modo l'acqua anche per lunghe distanze.
La stagione di nidificazione è fortemente dipendente dalle precipitazioni e sembra essere molto estesa. In Namibia, le granduli del Namaqua possono deporre le loro uova in ogni mese dell'anno. In Sudafrica vale lo stesso, eccettuati i mesi di marzo e di maggio. Il picco delle deposizioni, tuttavia, si registra nel periodo compreso tra agosto e novembre. Nel Kalahari, la riproduzione può protrarsi fino a 5 mesi dopo le precipitazioni. Di solito viene deposta una sola covata per stagione. Le granduli del Namaqua scelgono il loro periodo di riproduzione più in funzione dell'assenza dei predatori che dell'abbondanza delle risorse alimentari.
Distribuzione e habitat.
Le granduli del Namaqua sono originarie dell'Africa australe. La loro area di diffusione si estende dalle regioni occidentali e centrali dell'Angola fino alle differenti province del Capo, passando per la Namibia, il Botswana e il sud dello Zimbabwe. La specie è considerata monotipica. Tuttavia, le popolazioni settentrionali vengono talvolta distinte con l'appellativo di "ngami" e quelle meridionali con il termine "furvous". Queste distinzioni, comunque, non sono considerate nomi di sottospecie valide.
Le granduli del Namaqua si possono trovare prevalentemente nelle regioni in cui le precipitazioni annuali non superano i 500 mm. Vivono soprattutto nelle steppe aperte e in paesaggi simili caratterizzati da terreni sabbiosi o sassosi con ciuffi d'erba bassi e molto distanziati. Apprezzano le boscaglie xerofile, ma a volte vivono anche in luoghi dove la vegetazione è più fitta.
Conservazione.
Le granduli del Namaqua sono considerate come comuni o localmente abbondanti in tutto il loro areale. In numerose regioni sembrano essere in diminuzione, ma questa impressione è senza dubbio falsa, poiché nel corso degli ultimi 50 anni le popolazioni si sono disperse sempre più a causa del maggior numero di punti dove abbeverarsi. Uno studio effettuato in Sudafrica spiega, in modo più razionale, il declino di questo uccello: secondo questo rapporto, il tasso di sopravvivenza delle nidiate è eccezionalmente basso a causa della predazione da parte delle manguste. La persecuzione degli uccelli da preda e degli sciacalli da parte degli allevatori di ovini ha indubbiamente permesso alle manguste di diventare più numerose. In Sudafrica, la caccia eccessiva può essere considerata come un fattore dannoso per la specie. Nonostante tutte queste minacce, comunque, la grandule del Namaqua viene classificata come «specie a rischio minimo» ("Least Concern"). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124383 | itwiki | 1,706,708,677.171987 |
Luciano Serra pilota
Luciano Serra pilota è un film del 1938 diretto da Goffredo Alessandrini.
Il film, che vide tra gli sceneggiatori Roberto Rossellini, ebbe la supervisione di Vittorio Mussolini e vinse la Coppa Mussolini per il miglior film italiano alla Mostra del cinema di Venezia del 1938.
Trama.
Alla fine della prima guerra mondiale, Luciano Serra è un ex pilota dell'aviazione, che, seppur congedato, ha conservato una grande passione per il volo tanto da sperare di farne un lavoro. Con un piccolo aereo da lui recuperato offre voli ai turisti sul Lago Maggiore a 50 lire. Però gli affari non vanno bene, i voli sono troppo pochi, e per sei mesi non paga la pigione. Quando gli addetti tagliano la luce per mancato pagamento della bolletta, sua moglie, Sandra, cerca di convincerlo ad accettare un posto da operaio che suo padre potrebbe offrirgli. L'uomo non accetta e Sandra lo lascia, tornando dal padre insieme con il figlioletto. Luciano, in seguito, non viene neanche assunto in una ditta aeronautica. Parte, quindi, per l'America, per un lavoro datogli da persone conosciute nel bar del "Grand Hotel" di Stresa.
Dopo dieci anni lo si ritrova ancora in America del Sud, dove è pilota pubblicitario per un circo. La passione per l'aviazione è sempre viva in Luciano, per quanto ad essa si accompagni ora la consapevolezza della propria condizione. Quando poi capita l'occasione di un volo transatlantico fino a Roma, Luciano crede giunto il momento del suo riscatto. La notizia di questa impresa si diffonde un po' dovunque e perfino In Italia. Qui Aldo, il figlio, ormai grande, che ha ereditato dal padre l'amore per il volo, vuole entrare in Accademia. Ha bisogno dell'autorizzazione del padre, che gli arriva il giorno in cui si diffonde la notizia della sparizione di Luciano nell'oceano, precipitato durante la trasvolata, tentata con un volo senza scalo e privo di bussola.
Passano altri anni: in Etiopia è scoppiata la guerra. Aldo è ormai valido pilota e partecipa alla campagna d'Africa. Un giorno alla truppa comandata dal colonnello Morelli, della quale Aldo fa parte, viene affidato l'incarico di controllare un pezzo di ferrovia. Sotto falso nome, invece, viene arruolato come legionario, Luciano, che era sfuggito alla morte nell'oceano. I due non sanno di essere vicini. La truppa viene assalita dai nemici, mentre Aldo, sull'aereo, viene ferito e costretto ad atterrare in territorio nemico. Si rende necessario trovare un pilota che possa raggiungerlo, decollare e portare a dare l'allarme. Si propone Luciano, che corre non appena viene a sapere che il pilota ferito è suo figlio. In un ultimo gesto di eroismo che riscatterà tutta una vita di delusioni, Luciano, ormai vecchio, nonostante sia ferito mortalmente, riuscirà a portare in salvo il figlio, per poi morirgli accanto.
Produzione.
Un mese dopo la proclamazione dell'impero, la rivista cinematografica "Lo schermo" annuncia la prossima messa in lavorazione di un pacchetto di film volti a celebrare l'avventura coloniale italiana in Africa. Due di questi, "Luciano Serra pilota" e "Scipione l'Africano" terranno a battesimo i nuovi stabilimenti di Cinecittà, inaugurati il 28 aprile 1937. L'impegno produttivo fu ingente. Le riprese in Africa Orientale, in particolare “sulle pesanti sabbie del Carober e sugli umidi roccioni di Agordat” richiesero due mesi, in due riprese, spesso con temperature sui 40°. 400 ore di volo furono autorizzate in Italia e 60 in Africa per le riprese aeree, la logistica, l'ispezione delle location. “Nelle scene di battaglia sono stati sparati 40.000 colpi di fucile, 25.000 di mitragliatrice, 300 bombe da tre chili, 150 da due chili, e 100 da un chilo. Poiché i colpi a salve dei fucili e delle mitragliatrici erano caricati a polvere senza fumo, siamo stati costretti a scaricarli uno per uno, togliendo polvere e aggiungendo talco”. I ruoli di comparsa, come àscari o come “ribelli”, nelle scene di combattimento, furono affidati al 123º battaglione eritreo. Durante un volo di ispezione, l'aereo che trasportava il produttore Franco Riganti, in fase di decollo sul fiume Barca, non riuscì a prendere quota, a causa di un blocco dell'aletta di aspirazione, causata dalla sabbia sollevata dall'elica. Il veicolo cadde sulla coda e si rovesciò, lasciando indenni il produttore ed il tenente pilota Moggi.
Arricchito di notevoli contributi tecnici, quali quello di Ubaldo Arata alla fotografia e Giorgio Simonelli al montaggio, vide l'esordio nel cinema del musicista Giulio Cesare Sonzogno.. Quasi esordiente, dopo il ruolo di telegrafista in "Il grande appello", Roberto Villa compare al fianco del protagonista Amedeo Nazzari ormai “stella di prima grandezza” del cinema nazionale. Quest'ultimo, già protagonista di "Cavalleria" (1936), un'altra pellicola alessandriniana incentrata su un eroico ufficiale che cade combattendo col proprio aereo durante il primo conflitto mondiale, era diventato un attore di punta di uno star system ideato per sostituire quello d'oltreoceano dopo l'istituzione della legge sul monopolio (1938) per l'importazione e la distribuzione dei film stranieri in Italia.
Distribuzione.
Il film venne distribuito nel circuito cinematografico italiano l'8 agosto del 1938.
Accoglienza.
Al di là della contingente celebrazione dei rinverditi fasti imperiali di Roma, altri temi e motivi accomunano il film alla produzione dell'epoca. Il regime viene identificato come garante della trasmissione dai padri ai figli delle antiche virtù e valori, all'interno della modernità, qui esemplificata nel passaggio dall'aviazione pionieristica, ad una organizzata e potente flotta aerea. Che questo argomento fosse ben presente nelle intenzioni del regista è confermato da una prima stesura della sceneggiatura, in cui il ruolo di Amedeo Nazzari non era previsto, sostituito da una sua fotografia, attraverso la quale il padre, morto in missione durante la prima guerra mondiale, sarebbe stato fonte di ispirazione ed imitazione per il figlio. Altro elemento ricorrente è quello dell'“assenza o irrilevanza del personaggio femminile, presente tutt'al più come pretesto simbolico o come ostacolo” in favore della valorizzazione dell'amicizia e solidarietà maschili (qui il rapporto padre-figlio e l'amicizia del protagonista con l'ex compagno d'armi Morelli).
Tuttavia, nel film sono presenti importanti elementi di discontinuità rispetto alle altre opere a carattere bellico del periodo. L'immagine “velleitaria ed individualista”, unita al linguaggio diretto ed antiretorico del protagonista, alla sua capacità di “comunicare passioni e stati d'animo con gesti asciutti” ne facevano quell'eroe quotidiano del cinema d'avventura hollywoodiano, ben noto agli sceneggiatori Roberto Rossellini, Ivo Perilli, Fulvio Palmieri e Cesare Giulio Viola, molto distante dall'archetipo disciplinato proposto in altri film. A conferma, va notato che il regista aveva anche girato un lieto fine alternativo al cupo finale sacrificale.
In questa modernità del film, si può trovare l'origine del suo gradimento presso quel pubblico piccolo borghese, normalmente più orientato a cercare in altri generi, in particolare la commedia sentimentale, una conferma ai propri modelli di vita e alle proprie aspirazioni. Nella stagione 1938-39, "Luciano Serra pilota" fu campione di incassi con 7.721.975, 79 lire dell'epoca. Tra i 40.000 lettori che avevano risposto ad un sondaggio proposto, nello stesso periodo, dalla rivista "Cinema", il film risultava ampiamente in cima alle preferenze, e lo stesso avveniva per Amedeo Nazzari, tra gli attori.
Critica.
Gino Visentini su "Cinema" del 10 novembre 1938: "Il film rivela alcuni difetti, specie nella prima parte, un po' scialba nella descrizione dei caratteri e dell'ambiente e forse non del tutto intonata rispetto al colore del tempo, tanto che subito non si ha la sensazione del dopoguerra. Esso è tuttavia pieno di ottime qualità ricco di colore e di scioltezza". | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124385 | itwiki | 1,706,708,677.172109 |
Jesper Strömbland
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Coppa di Lega 2007 (pallavolo femminile, Italia)
La Coppa di Lega di pallavolo femminile 2007 si è svolta dal 20 maggio al 16 giugno 2007: al torneo hanno partecipato 8 squadre di club italiane e la vittoria finale è andata per la prima volta all'.
Regolamento.
Le squadre hanno disputato una prima fase con gare di andata e ritorno a cui hanno partecipato le due non qualificate ai "play-off" scudetto e le due eliminate ai quarti di finale dei "play-off" scudetto peggio classificate alla fine della "regular season"; le vincitrici hanno acceduto ad una seconda fase, giocata con gare di andata e ritorno, in cui hanno sfidato le due eliminate ai quarti di finale dei "play-off" scudetto meglio classificate alla fine della "regular season"; le vincitrici hanno acceduto ad una terza fase, giocata con gare di andata e ritorno, in cui hanno sfidato le due eliminate alle semifinali dei "play-off" scudetto; le vincitrici hanno acceduto alla finale, giocata con gara di andata e ritorno. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124390 | itwiki | 1,706,708,677.172227 |
Serie A1 2005-2006 (pallavolo femminile)
La Serie A1 italiana di pallavolo femminile 2005-2006 si è svolta dall'8 ottobre 2005 al 10 maggio 2006: al torneo hanno partecipato dodici squadre di club italiane e la vittoria finale è andata per la settima volta al Volley Bergamo.
Regolamento.
Formula.
Le squadre hanno disputato un girone all'italiana, con gare di andata e ritorno, per un totale di ventidue giornate; al termine della "regular season":
Criteri di classifica.
Se il risultato finale è stato di 3-0 o 3-1 sono stati assegnati 3 punti alla squadra vincente e 0 a quella sconfitta, se il risultato finale è stato di 3-2 sono stati assegnati 2 punti alla squadra vincente e 1 a quella sconfitta.
L'ordine del posizionamento in classifica è stato definito in base a:
Squadre partecipanti.
Al campionato di Serie A1 2005-06 hanno partecipato dodici squadre: quelle neopromosse dalla Serie A2 sono state il Volley Club Padova, vincitrice del campionato, e lo Start Volley Arzano, vincitrice dei play-off promozione. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124394 | itwiki | 1,706,708,677.172259 |
Maria Bartolomea Bagnesi
Appassionata delle Sacre Scritture, fu ammirata da Santa Maria Maddalena de' Pazzi, che si ritenne da lei miracolosamente guarita il 16 giugno 1584. Fu beatificata nel 1804.
Vita.
L'infanzia.
Maria Bartolomea Bagnesi era figlia di Carlo di Rinieri e di Alessandra Orlandini, una famiglia di nobile casato; era «bella di corpo, di statura mediocre, sottile e tutta allegra, incominciando a parlare, aveva imparato certe laude di Dio, le quali cantava con molta giocondità e giubilo». Rimasta orfana della madre fu responsabile dell'intera famiglia. Secondo padre Alessandro Capocchi (domenicano, assiduo predicatore al Carmelo fiorentino, 1581), che l'aveva conosciuta: «Ardeva di charità e amor di Dio e del proximo», unendo impegni quotidiani e vita di preghiera. A 17 anni il padre le propose il matrimonio con un giovane ma, alle sue parole, cominciò a tremare dallo spavento e cadde a terra. Da allora rimase inferma e costretta a letto per 45 anni quasi ininterrotti, ma con molte amicizie di laici e religiose.
In modo contrario al desiderio del padre vedovo e dopo molti travagli causati anche dal rifiuto da parte del padre di una scelta di vita religiosa, nel 1547, a 33 anni: «volse pigliare l'habito di San Domenico; fu vestita da Maestro Vittorio di Mattheo frate di santo Domenico del convento di santa Maria Novella e nelle mani sua fece la Professione in capo all'anno e tutto si exequì nella sua camera, dove stava inferma». Da allora la sua salute migliorò e alcune volte poté uscire di casa.
La vita religiosa.
Come Santa Caterina da Siena, a cui si ispirava, non fu, come si crede una terziaria domenicana, ma visse da laica consacrata nella sua casa, assistita da frati domenicani, da padre Alessandro Capocchi, domenicano e don Agostino Campi (poi governatore del Carmelo di Maria Maddalena de' Pazzi) ed altri confessori, dedicandosi alla preghiera e all'accoglienza e al conforto di quanti le chiedevano consigli per la loro vita e cammino spirituale. Fu sempre piena di umiltà e ripose tutta la sua fiducia in Dio, ripetendo spesso a chi l'andava a trovare:
Centrale fu la sua attenzione per la Passione del Signore e l'ascolto delle Sacre Scritture. Particolarmente caro al suo cammino di fede fu il Cantico dei Cantici, che padre Capocchi provvide a commentare in alcune parti con un'operetta scritta per lei (presente nell'archivio del Carmelo fiorentino) e che ritorna nelle poche lettere conservate da lei dirette a monache carmelitane.
Sia la Bagnesi che il suo confessore, poi governatore del Carmelo fiorentino di Santa Maria degli Angeli, don Agostino Campi da Pontremoli (1591), coinvolti negli ambienti riformistici di matrice savonaroliana, come lo stesso padre Capocchi. Grande era la loro devozione verso il Savonarola, tanto da compilare in suo onore vere raccolte di miracoli ricevuti da lui e i suoi due compagni detti "i tre Santi martiri".
Alla loro presenza fu anche dovuta la passione per la meditazione sulla Sacra Scrittura che pervase il Carmelo fiorentino di Santa Maria degli Angeli e Santa Maria Maddalena. La sintonia di questa laica domenicana con le sorelle di Santa Maria degli Angeli fu tanto profonda che giunse fino all'ipotesi di una coabitazione, arrestata solo dalla sua morte. Dalla biblioteca della Bagnesi derivavano i testi fondamentali di lectio divina usati nel noviziato del Carmelo su cui si formò Santa Maria Maddalena de' Pazzi.
Alla sua morte il suo corpo fu trasportato in processione da Santa Maria Novella, dove si svolsero le esequie, a Santa Maria degli Angioli – oggi San Frediano in Cestello- passando per il Ponte Vecchio. Il feretro fu seguito da molti religiosi, dalla compagnia di san Sebastiano, cui era devota, e da tanta folla che continuamente si avvicinava per toccarlo. Fu sepolta in S. Maria degli Angioli dietro l'altare maggiore, e poi traslata nel cimitero e nel monastero delle carmelitane. Le suore del tempo la chiamarono la loro "Beata Madre". Il suo corpo incorrotto è venerato nel Carmelo fiorentino di Santa Maria degli Angeli di Firenze (Careggi).
Culto.
La devozione di Santa Maria Maddalena de' Pazzi.
Santa Maria Maddalena de' Pazzi ammirava Suor Maria, come abitualmente la chiamavano le suore carmelitane. Riteneva che fosse una «che ha conosciuto il mio Amore» (Quaranta Giorni, 143) e «sebbene la Madre Suor Maria non aveva tanto scritto, predicato, e fatto libri, et condotto apertamente tante creature a Jesu come haveva fatto lei … havendo condotto secretamente molte creature a Jesu con le oratione, e con la sua dolce ed efficace esortazione…con l'essemplo della sua gran patientia in una si lunga e grave infirmità… e quel che più importa aveva amato Jesu grandemente come Santa Catherina» (Quaranta Giorni, 234-235).
Già ai suoi tempi si temeva che il valore della testimonianza della Bagnesi fosse poco conosciuto e stimato, ma Maria Maddalena aveva criteri diversi da quelli della fama: «Sì, la Madre Suor Maria, ha amato il mio Amore. Amore, Amore, et poi le temono che no' sia conosciuta; la Tepidità e la poca Fede fa, Amore, che l'hanno questo timore, che la tua diletta no' sia conosciuta. Ma, o, Amore, la saprai ben far conoscere sì, quando sarà il tempo. O, Amore, amore, e quell'altra, dico la serafica Chaterina [da Siena], queste Amore son quelle che t'hanno amato di puro Amore» (Quaranta Giorni, 149).
A Bartolomea, la Santa riconosceva un ruolo specifico di intercessione per le sue sorelle carmelitane, in quanto partecipava ad iniziarle all'amore consegnato del Cristo di cui tutte beneficiavano, imparando da lei la forza e il sostegno della comunione dei Santi nell'itinerario della vita cristiana (Colloqui II, 378).
Si mostrò attenta ad un ascolto personale della voce del Figlio che parla nelle creature: «Infra l'ottava della Visitazione [2 luglio], trovandomi presente a quel grandissimo e ineffabile misterio della santa messa, particolarmente nella santa epistola, ho sentito che il Diletto veniva saltellando per monti e colli (cf Ct 2, 8ss)… Certo ch'è la voce del mio diletto. Vuo star audir adunque quello che parlerà in me il mio diletto. Et chi è cotesto tuo diletto? Dominus Deus. Egli è il mio Signore, Egli è il mio Dio, è ben Dio di tutti si, ma è mio poiché mi si è donato e io lo voglio» (Maria Bartolomea Bagnesi, Lettera, 18 luglio 1562).
Il 16 giugno 1584 Santa Maria Maddalena de' Pazzi, malata gravemente, guarì e attribuì questo evento alla sua intercessione. Sostenne di aver assistito ad alcune visioni di Maria Bartolomea. Nella prima vide Madre Maria nel paradiso vestita splendidamente distribuire delle pietre preziose a religiosi e laici: bianche per la purezza, rosse per l'amore di Dio, paonazze per l'umiltà, e tané (castano scuro) per la pazienza. Poi la vide sul carro di fuoco come Elia, a significare la sua grande carità. Come Elia ad Eliseo, suor Maria Bartolomea nella visione lasciò a suor Maria Maddalena lo spirito doppio della carità: la grande compassione di tutte le miserie delle creature, e soprattutto delle povere persone.
Una apparizione miracolosa.
L'agiografia racconta anche che il 27 maggio 1741 apparve, vestita d'abito bianco, con un velo sempre bianco in capo, coronata di rose e d'altri fiori, ad un giovane veneziano di passaggio a Firenze, quasi impazzito per la mancanza di denaro, e salvò lui e la moglie da un gesto disperato.
La beatificazione.
Maria Bartolomea Bagnesi fu beatificata nel 1804. La festa liturgica è il 28 maggio.
Il miracolo dell'olio della beata Bartolomea.
Dopo la beatificazione del 1805, dal 26 al 28 luglio le suore carmelitane di Santa Maria degli Angioli avevano distribuito ai fedeli l'olio avanzato dalle lampade che ardevano sulla sua tomba. L'olio benedetto però era finito presto, a causa della grande richiesta dei fedeli.
L'anno seguente, in maggio, nei giorni vicini alle feste di Santa Maria Maddalena de' Pazzi (il 25) e della beata Bartolomea (il 28), la suora custode dell'orciaia (la cantina) aveva appeso un ritratto della beata su un orcio vuoto. Il 30 maggio, con un po' di ritardo sulle feste, con un gesto di devozione la stessa suora aveva sparso delle gocce d'olio detto di S. Maria Maddalena in dispensa e sull'orcio su cui era il ritratto. Un Ragguaglio stampato qualche anno dopo narra che, aprendo l'orcio, lo vide ricolmo fino all'orlo di olio purissimo. Subito la notizia si sparse per Firenze e ne fu informata anche la regina che volle farsi benedire con l'olio miracoloso. In seguito alle chiacchiere nate in città a proposito del presunto miracolo, la priora del monastero suor Maria Fedele del Sacro Cuore di Gesù richiese all'arcivescovo Antonio Martini l'apertura di un processo formale che stabilisse la verità. Dopo innumerevoli riscontri, visite, misure, interrogazioni di suore e analisi chimiche, il 10 dicembre 1806 la commissione affermò la natura miracolosa dell'olio, che quindi poteva essere usato e distribuito ai fedeli con rispetto e venerazione. Il miracolo venne divulgato a stampa da un opuscoletto, il "Ragguaglio", che fu approvato da padre Costantino M. Battini della SS. Annunziata di Firenze. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124396 | itwiki | 1,706,708,677.172332 |
Alto gradimento
Alto gradimento fu una trasmissione radiofonica ideata da Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Giorgio Bracardi e Mario Marenco, andata in onda negli anni 1970 sul secondo programma radio della Rai. Tra i collaboratori che prestarono la loro voce e le loro invenzioni per i tanti personaggi creati dalla trasmissione figurano Mario Marenco, i fratelli Giorgio e Franco Bracardi, Marcello Casco ed altri.
Storia.
La prima puntata della prima serie fu trasmessa sul Secondo programma Rai il 7 luglio 1970 e il programma proseguì a più riprese fino al 2 ottobre 1976. Andava in onda dal lunedì al venerdì, dalle 12.30 alle 13.30.
Il 9 ottobre 1976 la trasmissione riprese di fatto con il nome "Radio Trionfo", fino al 31 dicembre 1977. Il 1º gennaio 1978 la trasmissione riapparì con il titolo "No, non è la BBC", fino al 31 dicembre 1978.
Una seconda serie con il nome storico "Alto gradimento" fu trasmessa su Radio 2, dal 2 gennaio 1979 al 30 settembre 1980, il martedì, giovedì e il sabato dalle 12.45 alle 13.30 e la domenica dalle 11 alle 12.
La trasmissione venne infine brevemente riproposta nel 1998, in ventisette puntate.
Struttura e caratteristiche.
Ogni puntata era caratterizzata dalla totale assenza di un filo logico, con frequenti interruzioni dei brani musicali, battute varie e ricorrenti interventi surreali, nonsense e demenziali di ogni genere. La sigla musicale di apertura e chiusura era un "medley" di 3 successi rock and roll USA, ovvero "Rock Around the Clock", "See You Later Alligator", e "Hound Dog", arrangiato per big band da James Last. Anch'essa era inframmezzata dagli interventi dei due conduttori e dalle voci dei vari personaggi.
Le "gag" erano spesso improvvisate su un canovaccio: i personaggi, ideati ed interpretati principalmente da Giorgio Bracardi e Mario Marenco, interagivano con i due conduttori i quali fungevano da spalla e lasciavano spazio all'invenzione estemporanea del comico di turno. Erano impiegati effetti sonori registrati come ad esempio il rumore di una porta che si apre e si chiude a simulare l'improvvisa intrusione dei personaggi nello studio o lo squillo di un telefono, con analoga funzione.
Agli interventi si aggiungevano frequentemente anche voci registrate di noti personaggi dello spettacolo o della politica (Amintore Fanfani, Mike Bongiorno, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, ecc.) cui veniva solitamente fatta ripetere una singola frase a tormentone, quasi sempre accompagnati dall'apertura e chiusura della porta. Fra una "gag" e l'altra venivano programmati successi di musica pop italiana ed internazionale.
Personaggi.
Di seguito, un elenco parziale degli innumerevoli personaggi che popolarono la trasmissione. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124398 | itwiki | 1,706,708,677.172446 |
Francesco Lomonaco
Soprannominato il "Plutarco italiano", è considerato un precursore del Risorgimento ed uno dei primi rivoluzionari ad auspicare un'Italia unita sotto un unico governo.
Biografia.
Inizi.
Francesco Lomonaco nacque a Montalbano Jonico, una cittadina del Giustizierato di Basilicata, nel Regno di Napoli (attualmente in provincia di Matera), il 22 novembre del 1772. Suo padre, Nicola Lomonaco, era un fervente seguace dell'Illuminismo, ideale col quale era entrato in contatto durante il suo periodo di studi a Napoli. Il giovane Francesco, che all'età di nove anni era già in grado di tradurre testi dal latino, compie i suoi primi studi sotto la guida di padre Nicola Maria Troyli, che nel paese natìo aveva aperto una scuola privata. Alla scomparsa di Troyli nel 1788, l'appena sedicenne Lomonaco che, oltre al latino, conosceva già il greco antico, la filosofia, la matematica, la fisica, il diritto e l'ebraico, lo sostituisce nell'incarico di professore sino al 1790, anno in cui si recherà a Napoli per proseguire gli studi universitari.
Nel 1793, consegue prima la laurea in medicina ed in seguito, nel 1796, quella "in utroque iure" (giurisprudenza). Traduce inoltre il "Contratto sociale" di Rousseau ed il manuale dei "Diritti e doveri del cittadino" del De Mably, con l'aggiunta, a quest'ultimo, di una sua prefazione (divenuta poi oggetto di plagio da parte di qualche "pedante" che aveva intuito la grandiosità del suo progetto), che negli ambienti napoletani suscita scandalo quanto ammirazione.
Nel 1799, partecipò attivamente alla costituzione della Repubblica Napoletana ed alle sue vicessitudini, ricoprendo i ruoli di impiegato della municipalità di Napoli e di medico militare. Con l'arrivo delle truppe sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo, giunte per ripristinare il dominio dei Borboni sull'ormai ex-Regno, fu tra gli assediati di Castel Sant'Elmo. Riuscì a sopravvivere alla reazione borbonica, sembra grazie anche ad un banale errore di trascrizione del suo cognome (da "Lomonaco" in "Lamanica"), e, con l'inesorabile capitolazione della Repubblica, prese dunque la via dell'esilio.
Esilio.
Dopo un periodo trascorso in Francia, dove ebbe anche modo di conoscere Vincenzo Monti (al quale in seguito tradusse l'Iliade di Omero), si trasferì a Milano, dove conobbe Ugo Foscolo, del quale divenne amico e medico personale, nonché precettore del fratello minore Giulio. Strinse anche amicizia con il giovane Alessandro Manzoni, sul quale esercitò una grande influenza culturale. Una tesi vuole che, nella realizzazione de "I promessi sposi", Manzoni abbia tratto ispirazione da un manoscritto donatogli dal Lomonaco, il quale lo raccolse nell’Abbazia di Monticchio mentre prendeva la via dell'esilio. Il manoscritto (mai ritrovato) avrebbe narrato la vicenda, ambientata a Monticchio, di due sposi promessi tormentata dalla prepotenza di un signorotto spagnolo. Successivamente, Lomonaco si trasferì a Pavia, dove ottenne la cattedra di storia e geografia presso il Collegio militare pavese, convinto che «"senza la conoscenza della storia - e della geografia umana - non si può divenir né guerrieri né politici"».
Sulla caduta della Repubblica Napoletana del 1799, scrisse un libello intitolato "Rapporto al cittadino Carnot". Tale scritto, per la grande eco che ebbe in Francia, venne successivamente ed immediatamente pubblicato in Italia. Alla prima edizione, del gennaio del 1800, andata subito a ruba, ne seguirono altre. Tale "Rapporto", non solo procurò fama e popolarità all'autore, facendolo conoscere anche nella Milano illuminista, nei salotti letterari ed a quanti dicevano di avere a cuore le sorti della Patria, affascinati dalle sue idee unitarie (fra questi Ugo Foscolo e il giovane Alessandro Manzoni), ma diede altresì inizio anche ad un'inedita e nutrita serie di "Rapporti" da parte di altri autori, che avevano ormai preso il via a denunciare le tante ingiustizie perpetrate in Italia, soprattutto a causa della sua frammentazione politica.
Scrisse poi le "Vite degli eccellenti italiani" (1802) e le "Vite dei famosi capitani d'Italia" (1804). Da quest'ultima opera Manzoni trasse lo spunto per comporre "Il Conte di Carmagnola".
Nel 1801, pubblica "Analisi della sensibilità", dove scrive:
Alcuni anni dopo, questo stesso concetto venne espresso dal Lomonaco al cospetto dello stesso Napoleone Bonaparte in persona. Ciò avvenne esattamente nel 1805, durante un suo "Discorso augurale", pronunciato davanti all'Imperatore, che si trovava in visita a Pavia. Tale "Discorso augurale", pubblicato poi integralmente dal Cappelli nel 1806, per originalità ed alto contenuto patriottico, creò una vasta eco e non pochi timori nei diplomatici e governanti locali presenti, i quali evidentemente temettero di perdere i necessari finanziamenti francesi, cosa che in realtà non avvenne. Esso costituì anche il primo di una lunga serie: tutti, Foscolo compreso, prima dell'inizio di un qualsiasi corso, da loro tenuto, come docenti, sia in accademie militari sia nelle università, si cimentarono in "discorsi" su discorsi augurali, sforzandosi ovviamente di scriverli in un corretto e moderno italiano, ovvero nel nuovo stile letterario inventato dal Lomonaco, seppur tanto criticato ma forse invidiato dai suoi contemporanei.
Ultimo periodo.
Nel 1809 scrisse i "Discorsi letterari e filosofici" ma l'opera, che mostrava tutte le contraddizioni che la figura di Napoleone aveva prodotto sui patrioti italiani e che già si mostrava nello "Jacopo Ortis" foscoliano, gli costò la persecuzione della censura napoleonica. Le misure restrittive e l'impossibilità di ritornare nella sua terra, lo resero sempre più depresso. Dopo aver scritto una lettera al fratello, Lomonaco si suicidò a Pavia, gettandosi nel Ticino, il 1º settembre del 1810.
Il Manzoni, in gioventù, gli aveva dedicato un dal quale, tuttavia, pare abbia poi preso le distanze, avendo difatti egli stesso "rinnegato" tutti i suoi versi e scritti giovanili, datati tra il 1801 e il 1804, come ad esempio "Il trionfo della libertà", in quanto, così precisò: «"i primi come follia di giovanile ingegno, i secondi come dote di puro e virile animo"». Molti anni dopo, ebbe, però, parole di elogio per Lomonaco in una intervista concessa nel 1866 ad un nipote dello stesso (un giornalista, che cercò anche, invano, di sapere dal Manzoni, che pur aveva affermato di aver assistito alle solenni esequie, dove avessero seppellito lo zio per portare dei fiori sulla sua tomba). L'intervista venne però pubblicata sul "Corriere della Sera" soltanto dieci anni dopo, il 12 - 13 ottobre 1876. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124400 | itwiki | 1,706,708,677.172523 |
Kajira
Il termine Kajira, al plurale Kajirae (secondo l'uso grammaticale proprio del latino) identifica, nella finzione letteraria dei romanzi di John Norman, le donne che vivono in condizione di schiavitù nelle comunità del pianeta Gor.
Esistono tuttavia nella realtà (e anche nella simulazione della realtà propria della cosiddetta second life) alcune comunità o rapporti di coppia in cui le donne modellano il proprio stile di vita su quello delle kajirae del ciclo fantastico di Gor.
Secondo l'ideologia di queste comunità, la schiavitù femminile è espressione istituzionalizzata della realtà biologica del rapporto fra i due sessi, nei confronti del quale essa si pone come vera e propria esaltazione.
Etimologia.
La parola Kajira identifica, nella fittizia lingua goreana inventata da Norman, la locuzione "io sono una schiava"; esiste anche il corrispettivo maschile, Kajirus, pl.Kajiri, che tuttavia è meno ricorrente a causa della ridotta presenza di schiavi maschi negli ambienti goreani.
Stile di vita e disciplina.
Lo stile di vita di una schiava goreana, ovvero di una kajira, prevede una disciplina piuttosto rigida basata essenzialmente su dieci regole di vita.
Queste regole, sinteticamente, sono le seguenti:
A queste regole si aggiunge poi, nella disciplina di una kajira, l'addestramento alla corretta esecuzione di varie posture, che la schiava deve essere in grado di assumere a comando di qualsiasi persona libera, e che hanno diversi significati a seconda del contesto in cui vengono assunte. Queste posture possono essere eseguite in posizione eretta, ovvero inginocchiata, seduta, o distesa orizzontalmente sul terreno.
La prima posizione della kajira, quella più frequentemente utilizzata e rappresentata, è definita "Nadu", ovvero la posizione della schiava di piacere. Per assumerla, la schiava si posiziona di fronte al padrone, accucciandosi sulle proprie gambe, curando che le stesse siano ben divaricate. La schiena deve essere tenuta eretta, le mani appoggiate sulle gambe, col palmo rivolto in alto in segno di offerta al padrone. Lo sguardo va tenuto abbassato.
Le kajirae si distinguono fra di loro in due categorie, evidenziate dall'uso di indossare una seta di colore diverso: le sete bianche identificano le schiave ancora vergini, quelle rosse le schiave che hanno già perso la verginità. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124401 | itwiki | 1,706,708,677.172654 |
Agenda
Un'agenda (o diario) è uno strumento nel quale si annotano, giornalmente o settimanalmente, appuntamenti e compiti da svolgere.
La parola è un latinismo puro (è il gerundivo del verbo latino "àgere", cioè "agire", "fare") e letteralmente significa proprio "cose da fare". Per estensione, il termine è passato poi a indicare il supporto su cui tali "faccende" sono scritte.
Di solito s'intende per agenda un libro nel quale sono prestampati i giorni della settimana e del mese con spazi per annotare gli impegni quotidiani organizzati per orari. Per tal ragione, è frequente l'utilizzo di agende per la durata di un anno solare.
Nel caso di una agenda utilizzata in ambito scolastico, essa prende il nome di diario: in questo caso l'organizzazione dei giorni può essere limitata alla durata dell'anno scolastico (settembre - giugno). Esiste un tipo di agenda, cosiddetta "Perpetua", molto singolare, nella quale non sono indicati i singoli giorni della settimana dell'anno solare; di conseguenza può essere utilizzata secondo le singole esigenze o per scopi diversi dalle annotazioni. Generalmente si tratta di agende prodotte da grandi "brand," da case editrici o da podcaster utilizzate da collezionisti amanti del genere.
L'agenda può essere elettronica, in questo caso si usa un sistema di videoscrittura; è una delle funzionalità di base dei palmari diffusi alla fine degli anni 2000 e degli attuali tablet. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124408 | itwiki | 1,706,708,677.172725 |
Distruzione della flotta francese a Mers-el-Kebir
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124414 | itwiki | 1,706,708,677.172755 |
Government to Business
Per Government to Business si intende rapporto che si instaura, solitamente on-line, tra Pubblica Amministrazione e imprese.
La Pubblica Amministrazione diventa uno sportello telematico tramite il quale è possibile richiedere, utilizzando la Carta nazionale dei servizi, documenti, certificati o compilare modulistica on-line. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124415 | itwiki | 1,706,708,677.172777 |
Leonid Alekseevič Kulik
Biografia.
Figlio maggiore di un medico, dopo aver conseguito il diploma di scuola media che gli valse anche una medaglia d'oro, frequentò per breve tempo l'Istituto botanico di San Pietroburgo. Nel 1904 fu espulso per attività rivoluzionarie bolsceviche e nel 1906 incarcerato.
Dopo queste esperienze, studiò matematica e fisica presso l'Università di Kazan nel Tatarstan, ma nel 1910 finì nuovamente in carcere e rimase sorvegliato dalle forze di polizia per quasi due anni.
In seguito, ebbe modo di lavorare come ufficiale botanico sui monti Urali e di conoscere un affermato geochimico e mineralogista, Vladimir Vernadskij, che riconosciute le capacità di Kulik, lo fece appassionare alla mineralogia.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, fu arruolato nell'esercito e combatté nella Prussia Orientale. Terminato il conflitto, Kulik si trasferì nella città di Tomsk in Siberia e si arruolò nell'Armata Rossa avendo la possibilità di insegnare mineralogia nell'ateneo locale.
Nel 1920 ottenne un incarico presso il museo di mineralogia dell'Accademia russa delle scienze a San Pietroburgo dove si dedicò allo studio approfondito delle meteoriti. Nel mondo accademico internazionale acquisì notorietà per aver organizzato e preso parte, tra il 1927 ed il 1939, a quattro spedizioni nel distretto di Ėvenkija nella Siberia centrale con l'obiettivo di raccogliere informazioni sull'Evento di Tunguska avvenuto nel 1908.
Convinto, dopo aver visto gli alberi abbattuti, che la catastrofe fosse stata causata dall'impatto al suolo di un enorme meteorite, cercò, senza successo, di rintracciare alcuni frammenti. Lo scoppio della seconda guerra mondiale fece slittare una quinta spedizione pianificata da Kulik.
Quando scoppiò la guerra Kulik aveva 58 anni, ma si unì alle file dei distaccamenti di volontari del popolo. Né l'Accademia delle Scienze né le suppliche dei colleghi e della moglie riuscirono a convincerlo a rimanere a Mosca.
Morì di tifo nel 1942 in un campo di prigionia tedesco.
L'asteroide "1978 PS3" è stato chiamato 2794 Kulik in suo onore, gli è stato dedicato anche un cratere lunare del diametro di 58 km. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124416 | itwiki | 1,706,708,677.172811 |
Rogliano (Italia)
Rogliano è un comune italiano di abitanti della provincia di Cosenza in Calabria. Si tratta del centro maggiore della valle del Savuto, fiume che attraversa il suo territorio; è denominato anche borgo delle 12 chiese. Il paese, ad eccezione di alcuni rioni, fu distrutto dal violento terremoto del 1638.
Geografia fisica.
Il territorio del comune, di , è dominato dal Colle di Figurella e si trova ad un'altitudine compresa tra i 339 e i metri sul livello del mare.
A valle della cittadina, nella zona denominata "Curtivetere" e "Caminella", scorre il fiume Savuto. Il territorio del paese si estende fino a località " Poverella ", in prossimità del Parco Nazionale della Sila. Rogliano è circondato da profonde vallate
Storia.
Ci sono due ipotesi sulle origini di Rogliano. Nella prima, Rogliano viene considerato parte dei Casali di Cosenza risalenti all'anno 980 circa. Secondo gli storici, in questo periodo, alcuni abitanti di Cosenza, per sfuggire alle incursioni saracene, abbandonarono la città per rifugiarsi sulle colline limitrofe della Presila, costituendo delle borgate autonome dette appunto casali. Secondo questa versione si costituirono circa cento paesini, ripartiti poi in cinque preture, tra le quali una fu proprio quella di Rogliano. Questa ipotesi sembra essere in contrasto con quanto affermato dal Tribunale Provinciale nel 1782, il quale in una sentenza affermò che la città di Rogliano era una città libera, mai stata sotto il dominio di Cosenza. Già prima del 1745 si parla di Rogliano come di “città”; alla stessa infatti venne conferito questo titolo con dispaccio reale il 3 giugno 1745 per volere di Carlo III di Borbone, lo stesso riconfermato con ulteriore dispaccio reale il 17 novembre 1758.
Nella seconda ipotesi si sostiene che Rogliano fosse preesistente ai casali cosentini e che questa subì un notevole ripopolamento in seguito alle incursioni saracene. Testimonianze che sostengono la veridicità di quest'ultima ipotesi sono date da un manoscritto del 1748, confermata anche da don Alessandro Adami nel 1936, secondo le quali: ”"Rogliano al tempo degli Aurunci o Musoni, popoli che abitarono l'Italia media, era detta città di Sabasio edificata da Sabasio, figlio di Cur, che diede il nome di Sabasio al fiume Savuto, presso le cui acque era edificata."” Più tardi: ”"Enotrio, ex re dell'Arcadia, approdato in Calabria, dopo aver risalito il fiume Savuto, arrivato al luogo Tavolaria, imbattutosi con il nemico, usò lo stratagemma di invitarlo a tavola e quindi nel colmo delle gozzoviglie lo fece a pezzi. Da allora quel luogo venne chiamato "Tabularia”, pranzo perverso. Indi Enotrio, risalì la montagna ed in un luogo elevato, alle falde del monte S. Croce, ora “Crocicchia”, edificò la nuova città chiamata Rublanum, cioè rosseggiante per un pezzo di marmo rosso innalzato nel mezzo di un antico bosco dagli Enotri, come idolo alla dea Diana."”
A testimonianza del fatto che l'edificazione di Rogliano sia anteriore all'esistenza dei Casali del Manco, si indica il ritrovamento di frammenti marmorei su cui erano incise delle iscrizioni greche, tra cui più precisamente “Bret“, che in greco vuol dire “dei Brezi”, e inoltre degli scritti ellenici che certificherebbero la presenza di un tempio pagano risalente al periodo della prima Federazione Eretica (1249-753 a.C.). Dal racconto dello storico T. Morelli si evince che il ritrovamento di questi frammenti marmorei ebbe luogo nel 1569 quando in Rogliano veniva edificata la chiesa della Madonna delle Grazie dove preesisteva presso lo stesso torrente Camina la chiesa di Santa Sofia.
Vi sono diverse ipotesi sull'origine del nome "Rogliano". Una prima sostiene che il nome derivi da "Rublanum", conferito in tempi antichi per la sua "rubedine terrae", ovvero terra rossa. Un'altra ipotesi sostiene che il nome sia legato alla fertilità della terra. Nel tempo il nome si è evoluto: dalla vera e propria evoluzione temporale del termine latino "Rubilanum", definendolo intorno al Mille come "terra Rugliani", verso il Duecento come "Praedium Rubiliani" e ancora cento anni più tardi "Casalis Rublani".
Un'altra possibile etimologia del nome Rogliano è Rullianum, ovvero "terra di Rullio".
Nel periodo antecedente alla suddetta data il paese era ubicato più a valle del luogo dove attualmente è collocato. La planimetria del centro abitato era frammentaria e concentrata soprattutto intorno alle chiese così da formare più “rioni“. Ad esempio, il rione Cuti si sviluppava intorno alle chiese di S. Lucia e S. Maria in caratteristiche viuzze dette “rughe“. Più a Nord erano posti i rioni Rota e Donnanni che si estendevano in una caratteristica forma ad L intorno alla chiesa di S. Giorgio. Vi erano poi, e vi sono tuttora, i rioni Spani e Patinelli intorno alla chiesa di San Pietro, ed infine più a Sud il piccolo rione Serra che si suppone dipendesse dalla parrocchia di S. Nicola situata più a Sud, perché in esso non erano presenti chiese prima del sisma. Anche l'attuale Marzi fu un rione roglianese detto “Li Marzi“, che divenne poi nel 1807 un comune autonomo.
Il terremoto del 27 marzo 1638 causò la morte di persone ed il paese fu raso al suolo. Il maggior numero di vittime si ebbe all'interno della chiesa di S. Pietro, durante la celebrazione della funzione religiosa per la Domenica delle Palme. Il terremoto stesso costrinse gli abitanti a spostarsi più a monte: locazione più favorevole per difendersi dalle frane. La ricostruzione portò ad un nuovo assetto urbano in cui il paese assunse una peculiare forma a ferro di cavallo. Nel rione fra Spani e Donnanni il Duomo, ovvero la chiesa di S. Pietro, fu riedificata dopo il terremoto e in ricordo di questo evento vennero poste due lapidi, situate sul lato sinistro della chiesa.
Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943, Rogliano fu uno dei comuni della Calabria destinati dalle autorità fasciste ad accogliere profughi ebrei in internamento libero. I 23 internati provenivano dalla Germania, dall'Austria e dalla Polonia. Nel settembre 1943, i 15 di essi, che si trovavano ancora in paese, furono tutti liberati con l'arrivo dell'esercito alleato e così i 4 di loro trasferiti nel frattempo a Ferramonti. Furono invece deportati ad Auschwitz i quattro membri della famiglia Oberzanek (padre, madre e due figli) che da Rogliano erano stati trasferiti a Villanova d'Asti nell'ottobre 1941.
Simboli.
Lo stemma e il gonfalone di Rogliano sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 2 ottobre 1995.
Il gonfalone è un drappo di giallo.
Monumenti e luoghi d'interesse.
Tra le attrazioni turistiche vi è il centro storico, formato dai rioni Serra, Spani, Donnanni, Cuti e Forche. .
Edifici religiosi.
Rogliano è anche conosciuto per le sue chiese.
Il Duomo dei Santi Pietro e Paolo venne costruito nel 1717, come testimoniano due bolle pontificie, risalenti al 1748, in cui venne conferito il titolo di Decanato a S. Pietro e di Primiceriato a S. Giorgio. La campana maggiore, recuperata dopo il terremoto del 1638, risale al 1333. Completamente distrutta dal disastroso terremoto, la chiesa venne ricostruita nel giro di pochi anni. La prospettiva in tufo "ammorbidita" con eleganti raffigurazioni, venne ultimata nel 1717 con tutte le sue colonne in stile dorico, ionico e corinzio. L'interno presenta un'architettura a tre navate, dallo stile barocco.
La chiesa di Santa Maria alle Croci è ubicata nel rione Cuti ed è risalente alla fine del Cinquecento. Attiguo alla stessa vi era un monastero dei Padri del Terzo Ordine di San Francesco di Assisi, soppresso nell'anno 1653 con bolla di Papa Innocenzo X. Il portale, costruito nel 1777, è in tufo.
La chiesa dei Santi Domenico e Nicola risale al XVII secolo; il portale in tufo fu costruito nel 1652. L'interno della chiesa è ad una sola navata. Il quadro dell'altare maggiore è una riproduzione a mosaico del Sassoferrato e rappresenta la Madonna col Bambino, San Domenico e Santa Rita.
La chiesa di San Giorgio, sita nel rione Donnanni, risale ai primi anni del decennio del 1500 ed è caratterizzata dallo stile rinascimentale. La costruzione venne ultimata nel 1544, dopo essere stata ubicata laddove sorgeva sin dal 1181 un altro tempio in cui si venerava la Madonna della Sanità.
La chiesa di Sant'Ippolito era un'antica cappella costruita nel 1638, dedicata alla Vergine della Sanità. La piccola cappella fu ampliata tra il 1702 e il 1707 e dedicata a Sant'Ippolito. Il portale, costruito in tufo, è del 1709.
La chiesetta di San Michele, risalente al XVIII secolo ed ubicata in contrada Serra, è un esempio di chiesetta rurale.
La chiesa della Madonna delle Grazie, o di "Camina", fu realizzata nel 1569 o secondo l'Andreotti nel 1616. Di particolare pregio il soffitto finemente lavorato in oro zecchino e l'altare unitamente ai due altari laterali. All'interno è presente un lapide tufacea e la statua lignea di Maria Ss.ma delle Grazie di particolare bellezza. Il portale esterno è opera degli scalpellini roglianesi come il portone in legno scolpito.
La chiesa dedicata a San Giuseppe (o Santa Maria Maggiore in Santo Spirito) presenta un'architettura a croce greco-ortodossa con cupola ottagonale, oggi adibita a museo d'arte sacra.
Edifici civili.
Ulteriori monumenti di interesse sono il Palazzo Morelli, ubicato al termine di corso Umberto, che accolse fra le sue mura, fra gli altri, Ferdinando II di Borbone, Giuseppe Garibaldi e il più volte ministro, nei primi anni del '900, Luigi Fera, nativo della vicina Cellara. Il Palazzo Ricciulli, situato nel rione Spani, accolse Carlo V, come testimonia una targa marmorea.
Ritrovo dei roglianesi è piazza San Domenico, sulla quale si affacciano l'omonima chiesa settecentesca, il palazzo comunale, già convento dei Domenicani, e la villa comunale.
Cultura.
Cucina.
Dolci.
I dolci tipici natalizi sono "e scauille", a base di uova, farina e anice. Questi dolci vengono fritti e passati nel miele o decorati con una glassa a base di chiare d'uovo, zucchero e limone. "E chinuille" sono mezzelune ripiene di uva passa, noci, marmellata e passate nel miele. "I turdilli" sono a base di uova, farina e vino bianco o vermout, fritti e passati nel miele," ammeuati" si dice in dialetto locale. Anche " i buccunotti" si preparano per Natale; sono dolcetti di pasta frolla ripieni di marmellata, uva passa, cioccolato.
La Domenica delle Palme si preparano "i ginetti", tarallucci dolci con una glassa simile a quella delle "scauille".
La tradizione vuole che i bambini appendano alla "parma" i "ginetti" e altri dolcetti.
Per la Pasqua, come in molte zone della Calabria, si preparano "e cuzzupe".
Altro tipico dolce roglianese sono i "mustazzoui" (mustaccioli in italiano) che vengono preparati con farina, miele, uova e bicarbonato; essi vengono infornati e pennellati con l'uovo.
Eventi.
La festa patronale è quella dell'Immacolata Concezione, che si festeggia l'8 dicembre.
Dal 2002, nella Domenica delle Palme, la parrocchia di San Pietro cura la realizzazione, per le vie del paese, della rappresentazione scenica della Passione di Cristo.
Economia.
Specialità locale è il Savuto doc, vino rosso di montagna che trova le sue origini all'epoca dell'Impero romano.
Inoltre Rogliano è noto per il pane, per i rinomati insaccati di maiale (sazizza, prisuttu e supressate) e per le sue castagne che vengono preparate in vari modi (al forno, al mosto cotto, al miele di castagno, al cioccolato, al bergamotto).
L'artigianato locale consiste nelle lavorazioni del cuoio, del ferro battuto, del legname e della ceramica.
Vanno ricordati, inoltre, i ricami e le loro applicazioni su lenzuola, asciugamani e tovaglie da tavola.
Amministrazione.
Archeologia.
La tutela archeologica del territorio comunale di Rogliano è esercitata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Il responsabile territoriale è l'archeologo Domenico Marino, Direttore del Museo archeologico nazionale di Crotone. Il riferimento comunale è l'Ispettore Onorario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Ferdinando Perri. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124417 | itwiki | 1,706,708,677.172911 |
Pierre-Joseph Redouté
Nato a Saint-Hubert (Ardenne belghe), divenne celebre per le sue pitture di fiori all'acquerello, e più particolarmente delle rose.
Fu soprannominato "il Raffaello dei fiori."
Trasferitosi a Parigi nel 1782 presso suo fratello Antoine-Ferdinand Redouté, conobbe Charles Louis L'Héritier de Brutelle e René Desfontaines che l'indirizzarono verso l'illustrazione botanica, disciplina allora in pieno sviluppo.
Nel 1787, fece un viaggio a Londra per studiare le piante presso il Royal Botanic Gardens di Kew
Nel 1788, Redouté ritornò a Parigi dove L'Héritier lo introdusse alla corte di Versailles, la regina Maria Antonietta divenne la sua protettrice nominandolo disegnatore e pittore del gabinetto della Regina.
Nel 1792, prestò la sua opera per l'Académie des sciences.
Nel 1798, godette della protezione di Giuseppina di Beauharnais la quale, alcuni anni più tardi, fece di lui il suo pittore ufficiale.
Nel 1809, insegnò le tecniche dell'acquarello all'imperatrice Maria Luisa.
Nel 1824, tenne dei corsi di disegno al Muséum national d'histoire naturelle, numerose esponenti femminili delle monarchie, particolarmente belga, seguirono i suoi corsi.
Redouté fu capace di attraversare, senza grandi problemi, le crisi politiche successive e di sopravvivere ai differenti regimi politici. Collaborò con i più grandi botanici del suo tempo, come François-André Michaux ed altri, partecipando ad una cinquantina di opere botaniche.
Durante la sua vita collaborò anche alla realizzazione de Les Vélins du Roi, un compendio di disegni di piante e animali oggi conservato nel Museo di Storia Naturale di Parigi. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124418 | itwiki | 1,706,708,677.173043 |
Giunzioni intercellulari
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124429 | itwiki | 1,706,708,677.173074 |
Distretto di Cova Lima
Il distretto di Cova Lima è uno dei 13 distretti di Timor Est, situato nella parte sud-ovest del paese. Ha una popolazione di 59.455 abitanti (2010) ed un'area di 1.226 km². La capitale del distretto è Suai, che dista 136 km da Dili, la capitale della nazione. I sottodistretti di Cova Lima sono Fatululic, Fatumean, Fohorem, Zumalai, Maucatar, Suai e Tilomar.
I confini del distretto sono, il mare di Timor a sud, i distretti di Bobonaro a nord, Ainaro a est, e la provincia indonesiana di Nusa Tenggara Timur a ovest. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124431 | itwiki | 1,706,708,677.173097 |
Luisa Giaconi
I suoi versi rappresentano una delle più significative espressioni del simbolismo italiano in ambito femminile, proiettato verso le nuove sensibilità novecentesche.
Biografia.
Discendente della baronessa Schluga, giunta in Toscana al seguito di Maria Anna Carolina di Sassonia, prima moglie di Leopoldo II di Toscana, Luisa nacque a Firenze, ma trascorse parte della sua giovinezza spostandosi di città in città per seguire il padre, insegnante di matematica alle scuole medie.
Quando il padre morì, si trasferì nuovamente nella capitale toscana, dove frequentò per sei anni l'Accademia di Belle arti, ottenendo il diploma con il quale si guadagnerà da vivere esercitando la professione di copista presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Fu amica di Enrico Nencioni (1837 - 1896), suo vicino di casa in via delle Caldaie, nel quartiere di Santo Spirito, grazie al quale approfondì la letteratura inglese, perfezionando la lingua. Ebbe grande ammirazione per il pensiero di Arthur Schopenhauer, le cui opere in quel periodo godevano di rinnovata fortuna negli ambienti dell'estetismo fiorentino.
Pubblicò numerose poesie sul periodico "Il Marzocco", fondato da Angiolo Orvieto (1869 - 1967); sperò a lungo di poter raccogliere i suoi versi presso l'editore Paggi, il cui fallimento, nel 1897, infranse dolorosamente le sue aspettative. Ebbe una lunga, appassionata, relazione con il giornalista e professore di letteratura inglese Giuseppe Saverio Gargàno, una dei principali collaboratori de "Il Marzocco", a partire dal 1899 fino alla morte.
Trascorse dolorosamente i restanti anni della sua esistenza, segnata dalla tisi che aveva contratto molto giovane. Morì a soli 38 anni a Fiesole; la sua tomba, ornata di una pianta di rose, si trova nel piccolo cimitero di Settignano. Le poesie pubblicate sul Marzocco furono raccolte dopo la sua morte, nel volume "Tebaide", da Giuseppe Saverio Gargàno, che le dedicò una lunga introduzione e recensì i suoi versi su "Il Marzocco" (12 aprile 1914, p. 2), insieme a quelli della poetessa Gina Gennai.
Produzione poetica.
Le sue liriche, principalmente di stampo simbolista, appaiono influenzate dalla poesia di Pascoli, tanto dei "Primi poemetti" che dei "Poemi conviviali", dal D'Annunzio del "Poema paradisiaco" e dai simbolisti francesi. La metrica è particolarmente curata dalla Giaconi, che fa proprie sofisticate innovazioni applicate ad una base classica. La sua unica raccolta poetica, "Tebaide", fu pubblicata postuma nel 1909, poi riedita con numerose aggiunte nel 1912: il titolo, non sappiamo se suggerito in vita dalla stessa Luisa o tratto da Gargàno dal titolo della seconda poesia della raccolta, rinvia al luogo in cui si sviluppò il monachesimo copto ed è sinonimo di "coenobium", paese eletto per una volontaria solitudine in cui rifugiarsi.
La sua poesia rappresenta una delle più interessanti testimonianze femminili del decadentismo italiano; muovendosi dall'esperienza simbolista, nella quale è presente l'influenza degli elementi pittorici coevi, Luisa Giaconi si spinge, nell'ultima parte di "Tebaide", verso suggestioni di tipo surrealista, incentrate sul sogno come momento di esperienza in una diversa realtà. Oltre che dalla contrapposizione fra realtà e sogno, le tematiche principali della sua opera sono costituite del desiderio di infinito, dalla trasformazione misterica degli elementi naturali (come il vento), dalla presenza della morte quale suggestione inquietante nel quotidiano, oltre che passaggio verso una realtà superiore.
Le sue liriche colpirono molto Dino Campana, che ne propose una delle più belle, "Dianora", per la pubblicazione al proprio editore: ciò condusse a un equivoco di attribuzione che è stato svelato solo a distanza di alcuni anni. Campana infatti non aveva indicato chiaramente il nome dell'autrice, ma aveva solo specificato che si trattava di una poetessa fiorentina morta di tisi a trent'anni: l'editore pensò che la lirica fosse dello stesso Campana, e che il poeta volesse fingere il contrario. Questa svista fu certo favorita dalle vicinanze tra lo stile di Giaconi e quello di Campana. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124432 | itwiki | 1,706,708,677.173151 |
Pedofauna
Con il termine di pedofauna o fauna edafica o fauna tellurica si indicano tutti gli organismi
animali che vivono in un suolo (greco, "pedon").
Questi organismi hanno grande importanza per i seguenti aspetti:
Diversi "taxa" sono rappresentati in un suolo comune: considerando diversi livelli gerarchici, i più frequenti si possono individuare nella classi dei Mammiferi e nei "phyla" degli Artropodi, degli Anellidi, dei Nematodi, dei Molluschi, dei Platelminti e dei Rotiferi (riguardo a questi ultimi, il loro ruolo in un terreno non è stato ancora ben definito). Un posto a parte meritano i Protozoi, che costituiscono addirittura un regno, separato da piante ed animali.
Mammiferi.
Gli animali appartenenti a questa classe sono essenzialmente animali scavatori; gli effetti della loro presenza sono lo scavo di gallerie, che vengono poi riempite con altra terra o sostanza organica proveniente dall'alto (formando le cosiddette "krotovina") e la produzione di "cumuli" formati dall'accumulo della terra di scavo delle suddette gallerie. I Mammiferi del suolo sono le talpe, le marmotte e, nelle praterie nordamericane, i cani della prateria.
Fra i mammiferi del terreno che interferiscono causando danni alla produzione agraria si citano le talpe, il coniglio e diversi roditori (topi, arvicole, ratti).
Un effetto pesante sul suolo hanno anche i grossi animali, pur non facendo parte, a rigore, della pedofauna. I grossi erbivori possono provocare, con ripetuti passaggi, compattazioni del suolo oppure, con l'alimentazione, danni diretti alle coltivazioni; inoltre alcuni mammiferi hanno abitudini di scavo, come ad esempio i cinghiali, con tutte le turbazioni che questo comporta.
Artropodi.
Varie sottocategorie sono rappresentate nei suoli del pianeta, sia fra gli "Esapodi" che fra gli "Chelicerati", i Crostacei e i "Miriapodi".<br>
Sotto l'aspetto pedologico appartengono a questo "taxa" numerosissime specie, con ruoli importanti nella genesi e nello sviluppo di un suolo; quasi tutti svolgono un imponente ruolo di trasformazione della sostanza organica nel suolo, sia alterandola chimicamente (come certe specie di formiche), che procedendo ad un suo sminuzzamento (è il caso di alcune specie di Miriapodi), che, ancora, trasportandola fisicamente nelle parti basse del profilo ("Collemboli" e "Isotteri", come le termiti). Le termiti, tramite la costruzione dei loro giganteschi termitai, possono influire pesantemente sulla pedogenesi; un caso abbastanza tipico è quello dei suoli del delta del Nilo, costruiti con materiale messo a nudo da questi insetti e "strappato" dalle acque che alimentano i suoi rami sorgentiferi.
Fra gli Aracnidi assumono grande importanza gli acari, che si rinvengono, in suoli forestali in numero variabile tra 100.000 e 400.000 per metro quadro; per quanto riguarda i crostacei, predominano gli "isopodi".
Di gran lunga più vasto è il numero di specie che interagiscono positivamente o negativamente con le piante, in qualità di organismi fitofagi o ausiliari (predatori, parassiti e parassitoidi di organismi fitofagi). Queste specie appartengono per lo più alla classe degli Insetti.
Anellidi.
Un ruolo di primo piano è ricoperto dai lombrichi, che svolgono un ruolo sia chimico che fisico. Questi animali possono nutrirsi delle foglie della lettiera forestale, in una misura che può anche superare la tonnellata per ettaro; nei loro intestini transita inoltre una grossa quantità di terra, che viene restituita sotto forma di tipici escrementi che vengono depositati in superficie. Il loro lavoro produce dunque aumenti di porosità e miglioramenti della struttura che si traducono in un aumento della capacità di infiltrazione dell'acqua.<br>
Meritano una menzione anche gli "enchitreidi", vermi piatti che si rinvengono specialmente in suoli forestali.
Molluschi.
Appartengono a questo "taxa" le chiocciole e le lumache, che possono avere sui suoli effetti di natura chimica e fisica. Fra i primi c'è l'azione di alterazione della materia organica derivante dalla digestione della cellulosa tramite secrezione di appositi enzimi, fra i secondi c'è la liberazione di composti colloidali che favoriscono la struttura dei terreni.
Protozoi.
Questi organismi unicellulari, a rigor di classificazione, non dovrebbero essere ricompresi nella pedofauna, dato che occupano nella sistematica un regno a sé stante; in un suolo si possono trovare "flagellati", "amebe" e "ciliati".<br>
Il loro ruolo in un suolo è di natura chimica, di decomposizione (mineralizzazione) della sostanza organica fresca. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124433 | itwiki | 1,706,708,677.17321 |
Diapsida
I diapsidi (Diapsida ) sono un gruppo di vertebrati tetrapodi che svilupparono due "finestre" in ogni lato del cranio (da cui il significato del nome in greco, due arcate). Classicamente i diapsidi erano considerati una sottoclasse di rettili, insieme agli anapsidi e ai sinapsidi. Il termine viene usato per raggruppare molti gruppi estremamente diversificati come lucertole, serpenti, tuatara, anfisbene, pterosauri, ittiosauri, plesiosauri, mosasauri, coccodrilli e dinosauri, sia aviani che no.
Origine ed evoluzione.
Nonostante alcuni diapsidi abbiano perso nel corso dei milioni di anni una delle due finestre (come le lucertole), o entrambe (serpenti), o addirittura possiedano crani molto modificati (uccelli), essi sono considerati diapsidi a tutti gli effetti in base alla loro storia evolutiva. I diapsidi si svilupparono per la prima volta nel Carbonifero superiore, circa 300 milioni di anni fa; il primo diapside noto è un animale simile a una lucertola, denominato "Petrolacosaurus kansensis".
Attualmente esistono specie di rettili diapsidi, che salgono a se si includono anche gli uccelli; queste specie si sono sviluppate in una moltitudine di ambienti differenti in tutto il mondo, e includono la maggior parte dei vertebrati volanti e di quelli velenosi.
Diversificazione.
Le aperture craniche ancestrali si trovano dietro l'orbita, una sopra e una sotto di essa, e permettono alle fauci di aprirsi in maniera più ampia, e contemporaneamente forniscono la zona di inserzione per muscoli delle mascelle più grandi e forti. Una caratteristica ancestrale più oscura è la maggior lunghezza del radio rispetto all'omero. Accanto ai gruppi "classici" precedentemente menzionati, ne figurano altri meno noti, conosciuti essenzialmente allo stato fossile, come i coristoderi, gli avicefali, gli eosuchi, i fitosauri, i prolacertiformi, i trilofosauri e i talattosauri. Tutti questi ordini si estinsero nel corso o alla fine del Mesozoico, ad eccezione dei coristoderi che si estinsero solo nel Cenozoico. La classificazione di una così grande varietà di forme è in costante divenire e soggetta a continui cambiamenti.
Tassonomia.
Filogenia.
Diapsida
|--Araeoscelida
|-?"Sphodrosaurus"
|-?"Palacrodon"
|-?"Omphalosaurus"
`--+--Avicephala
`--Neodiapsida
|--"Apsisaurus"
`--Eosuchia
|-?Younginiformes
`--+-?"Claudiosaurus"
|-?Ichthyosauromorpha
`--Sauria
|-?Thalattosauriformes
|--Lepidosauromorpha
`--Archosauromorpha
Cladogramma.
Cladogramma secondo Bickelmann "et al.", 2009 e Reisz "et al.", 2011: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124435 | itwiki | 1,706,708,677.173296 |
Autoctono (biologia)
In biologia ed in biogeografia, una specie autoctona di una data regione è una specie che si è originata ed evoluta nel territorio in cui si trova. Non va confusa con la "naturalizzata" (o alloctona), una specie che, a causa dell’azione dell’uomo, si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo areale storico e che quindi si autosostiene, o "indigena", una specie la cui presenza in un determinato territorio è il risultato di soli processi naturali, senza intervento umano. Ulteriore distinzione va fatta per la specie "endemica", particolare categoria di autoctona, caratterizzata da un areale molto ristretto e localizzato, come il tritone sardo, endemico della Sardegna.
Etimologia.
Il termine autoctono deriva .
Differenze tra autoctono e alloctono.
All'opposto della specie autoctona troviamo la specie alloctona, definita anche aliena, cioè quella specie che non è originaria della zona in cui è presente e che vi è stata immessa dall'uomo. Esistono, purtroppo, numerosissimi esempi; fra essi ricordiamo:
È controverso se si possano considerare le specie immigrate senza intervento umano, cioè per espansione spontanea del proprio areale, come specie alloctone. È questo il caso della tortora dal collare, che ha colonizzato l'Europa e l'Italia a partire dagli anni '50.
Un ulteriore caso di colonizzazione da parte di specie alloctone è quello della migrazione lessepsiana attraverso il canale artificiale di Suez e di quella attraverso il canale di Panama. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124437 | itwiki | 1,706,708,677.17334 |
Suai
Suai è una città di Timor Est, capitale del distretto di Cova Lima. Ha una popolazione di 23.000 abitanti ed è situata a pochi chilometri dal Mare di Timor, nella parte sud-ovest dell'isola, a 138 km a sud-ovest di Dili, la capitale della nazione.
Nel settembre del 1999 Suai fu sede del tremendo Massacro della chiesa di Suai, perpetrato dalla milizia pro-indonesiana al tempo del suo ritiro da Timor Est. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124438 | itwiki | 1,706,708,677.173396 |
Triumph TR7
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124439 | itwiki | 1,706,708,677.17342 |
Triumph TR8
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124440 | itwiki | 1,706,708,677.173439 |
Triumph TR4
La TR4 ("Triumph Roadster 4") è stata un'autovettura prodotta dalla Triumph dal 1961 al 1965.
Durante la fase progettuale, il modello aveva come codice interno il nome "Zest". La TR4, che apparteneva alla categoria delle vetture sport, era basata sul telaio e sul gruppo motopropulsore delle precedenti vetture sport appartenenti alla serie TR, di cui raccolse l'eredità. La linea della carrozzeria era però nuova, e venne disegnata da Giovanni Michelotti. La TR4 ebbe il motore installato anteriormente. La trazione era invece posteriore.
La TR4 fu un modello di successo. Durante il periodo in cui fu in produzione, ne vennero infatti prodotti 40.253 esemplari.
Il modello è stato assemblato nel Regno Unito ed in Australia, inoltre sono state assemblate su licenza anche in Italia dalla Ducati Meccanica di Bologna.
Lo stile ed il corpo vettura.
La TR4 aveva una linea che era differente da quella dei precedenti modelli della serie TR. In particolare, furono modificati i finestrini e la coda venne allungata. I modelli antenati possedevano infatti un coda "tronca" con scarso spazio nel bagagliaio. Invece, la TR4 era dotata di un bagagliaio relativamente ampio, perlomeno considerando l'appartenenza del modello alla categoria di vetture sport.
Tra l'equipaggiamento installato di serie, per la prima volta su un modello prodotto in grandi volumi, era presente sul cruscotto un avanzato sistema di ventilazione regolabile. Tra le opzioni, era disponibile un innovativo hardtop che era una vera novità per un'auto prodotta in serie; infatti Michelotti aveva disegnato un hardtop che era costituito da una parte posteriore fissa con un ampio lunotto ricurvo e da una tettino centrale amovibile (in lega di alluminio o vinile) chiamato "Surrey Top", denominazione che spesso, erroneamente, veniva usata per definire l'intero hardtop. L'hardtop della TR4 precedette di 5 anni l'analogo dispositivo montato sulle Porsche 911/912 Targa. Il nome "Targa" diede poi l'appellativo a questo tipo di tettuccio.
I finestrini abbassabili furono offerti per ottenere buone vendite negli Stati Uniti, dove il modello era principalmente indirizzato. I concessionari però riportarono le lamentele dei clienti, che non apprezzavano molto la TR4. Per questo motivo la Triumph decise di prolungare la produzione della TR3, dotata però del nuovo motore da 2.2 litri e della nuova scatola del cambio. Questa versione è stata venduta nel 1962 solamente sul mercato nord americano con la denominazione (non ufficiale) di TR3B.
Caratteristiche tecniche.
Il motore installato sulla TR4 era un quattro cilindri in linea da 2.138 cm³ di cilindrata e valvole in testa che derivava dal propulsore da 1.991 cm³ già montato sulla TR2 e sulla TR3. La nuova cilindrata fu ottenuta grazie all'aumento dell'alesaggio. In seguito, per la TR4A, furono aggiornati anche i collettori e la testata. Di questo motore venne anche prodotta la versione sovralimentata. Il propulsore aspirato erogava 100 CV di potenza, mentre quello sovralimentato sviluppava 200 CV.
Rispetto alla TR3, la carreggiata fu aumentata. Inoltre sulla TR4 fu installato un cambio manuale a quattro rapporti sincronizzati, mentre l'overdrive era disponibile per le tre marce più alte. Lo sterzo era invece a cremagliera.
Di serie la TR4 aveva installato dei cerchioni pieni, ma tra le opzioni erano disponibili delle ruote a raggi. Negli Stati Uniti, furono offerti cerchioni in lega alluminio-magnesio. Gli pneumatici montati più spesso furono quelli a tele incrociate.
La TR4 poteva raggiungere una velocità massima di 180 km/h. Fu in vendita a 1.095 sterline.
Le competizioni.
La TR4 partecipò con successo a diverse competizioni organizzate negli Stati Uniti dallo Sports Car Club of America. In Europa, invece, prese parte a gare come la 12 Ore di Sebring.
La TR4A.
Nel 1965 fu introdotta l'evoluzione della TR4. La TR4A, questo il suo nome, era dotata di sospensioni indipendenti a bracci oscillanti e di un telaio riprogettato. Le differenze estetiche tra la TR4 e la TR4A erano invece minime, e quindi i due modelli erano praticamente indistinguibili. A seguito di una richiesta dei concessionari, il 25% delle TR4A non vennero dotate di sospensioni indipendenti, bensì delle sospensioni ad assale rigido della TR4. Il motore installato era il medesimo della TR4 originale.
La Dové GTR4.
La versione più rara della TR4 è stata la "Dové GTR4", che era un modello ricarrozzato con corpo vettura coupé. Ne furono realizzati 43 esemplari. Tra le differenza meccaniche, era presente un riscaldatore dell'impianto di raffreddamento che serviva a intiepidire l'acqua in caso di avviamento del motore in condizioni di temperatura rigida. Erano anche presenti differenze nell'equipaggiamento interno.
Cultura di massa.
Una TR4 riveste un ruolo centrale nel film "Scappamento aperto" del 1964. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124441 | itwiki | 1,706,708,677.173477 |
Triumph TR5
La TR5 ("Triumph Roadster 5") è stata un'autovettura prodotta dalla Triumph dal 1967 al 1968 a Coventry, in Inghilterra.
Storia.
Esteticamente quasi identica alla TR4 di Giovanni Michelotti, la TR5 fu caratterizzata da parecchie novità meccaniche. Quella più importante fu l'installazione di un motore a sei cilindri in linea da 2.498 cm³ di cilindrata con alimentazione ad iniezione Lucas. Esso sviluppava 150 SAE (145 DIN) CV di potenza, ed in seguito venne installato anche sulla TR6. Rispetto alla TR4, gli interni e le finiture furono migliorate.
All'epoca, il sistema ad iniezione era poco comune sui modelli stradali. La Triumph dichiarò sulle brochure che la TR5 era "First British production sports car with petrol injection" (cioè, "La prima vettura sport britannica a iniezione di benzina"). Questo propulsore era in grado di fornire alla TR5 un'accelerazione da 0 a 80 km/h di 6,5 secondi ed una velocità massima di 201 km/h. I test su strada riportarono però dati lievemente differenti.
L'equipaggiamento di serie comprendeva i freni a disco, le sospensioni indipendenti, lo sterzo a cremagliera ed un cambio manuale a quattro rapporti. Tra le opzioni, erano disponibili l'overdrive, le ruote a raggi e l'hardtop "Surrey Top", che fu introdotto sulla TR4.
Nel 1968, il prezzo base della TR5 nel Regno Unito era di 1.260 sterline incluse le tasse. Le ruote a raggi erano offerte a 38 sterline, l'overdrive a 60 sterline e la copertura della capote a 13 sterline.
La TR5 è stata prodotta in un numero di esemplari limitato, perlomeno rispetto alla TR6. Le unità assemblate furono infatti 2.947. Di questi, 1.161 vennero destinati al mercato britannico, mentre gli altri furono principalmente spediti in Francia, Belgio e Germania. Il primo esemplare fu prodotto il 29 agosto 1967 e l'ultimo il 18 settembre 1968.
TR250.
Nello stesso periodo furono assemblati per il mercato statunitense 8.484 esemplari della TR250. La TR250 era quasi identica alla TR5. La differenza principale tra le due vetture risiedeva nell'alimentazione del motore. Sulla TR250 erano infatti presenti carburatori doppio corpo "Zenith-Stromberg". Il motivo di tale differenza era collegato alle diverse norme sulle emissioni inquinanti che erano in vigore negli Stati Uniti. La TR250 era in grado di accelerare da 0 a 97 km/h in 10,6 secondi.
Appartenente alla categoria delle vetture sport, la TR5 è stata assemblata a Coventry, in Inghilterra.
Specifiche tecniche.
Le specifiche tecniche della TR5 furono:
Le prestazioni.
I test su strada riportarono i seguenti dati: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124442 | itwiki | 1,706,708,677.173543 |
Bartolomea Bagnesi
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124443 | itwiki | 1,706,708,677.173597 |
Diapsidi
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124449 | itwiki | 1,706,708,677.173619 |
Diapside
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124451 | itwiki | 1,706,708,677.173638 |
Richard Matthew Stallman
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124452 | itwiki | 1,706,708,677.173656 |
Federazione Calcistica Irlandese
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124453 | itwiki | 1,706,708,677.173675 |
Trasporti in Guyana
Questa voce raccoglie le principali tipologie di trasporti in Guyana.
Trasporti su rotaia.
Reti ferroviarie.
In totale: 187 km, solo per trasporto merci (minerali) (dati 1996)
Trasporti su strada.
Rete stradale.
In totale: 7.970 km (dati 1996)
Autolinee.
Nella capitale della Guyana, Georgetown, ed in altre zone abitate operano aziende pubbliche e private che gestiscono i trasporti urbani, suburbani ed interurbani esercitati con autobus.
Idrovie.
La nazione dispone di 5.900 km di acque interne; i fiumi Berbice, Demerara ed Essequibo sono navigabili, rispettivamente per 150, 100 ed 80 km (dati 1996).
Trasporti aerei.
In Guyana sono presenti 51 aeroporti 51 (dati 1999) | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124469 | itwiki | 1,706,708,677.1737 |
Diocesi di Sankt Gallen
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124470 | itwiki | 1,706,708,677.173723 |
Distretto di Manatuto
Manatuto è uno dei 13 distretti di Timor Est, situato nella parte centrale del Paese. Raggiunge sia la parte sud che nord della costa dell'isola, ed è uno dei due distretti ad avere questa caratteristica, l'altro è Lautém nel lontano est. A nord c'è lo Stretto di Wetar, a sud il Mare di Timor. I distretti confinanti sono Baucau e Viqueque ad est e Manufahi, Aileu, e Dili ad ovest.
Ha una popolazione di 46.619 abitanti (censimento 2015) ed un'area di 1.706 km².
Anche la capitale del distretto è chiamata Manatuto.
Il distretto di Manatuto è identico al consiglio del Timor Portoghese con lo stesso nome. Ha i sottodistretti Barique (4.900 abitanti), Laclo (6.400), Laclubar (10.100), Laleia (3.200), Manatuto (11.500) e Soibada (2.950).
In più alle lingue ufficiali di Timor Est, il Tetum e la lingua portoghese, una larga parte della popolazione dei distretti parla il (Malayo-Lingua polinesiana) Galoli, che è designata come lingua nazionale dalla costituzione. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124476 | itwiki | 1,706,708,677.173748 |
Fra Pacifico
Convertito della prima generazione, egli visse con l'assisiate alcuni dei momenti più importanti della vita del santo. È ricordato anche per le numerose visioni mistiche (come la celebre visione di Bovara o la visione che ricevette al momento della sua conversione) e per la fama di poeta che egli conquistò quand'era ancora nel secolo. Fu il primo ministro francescano a portare il verbo del Poverello in Francia, fuori dai confini italiani.
Biografia.
Nel secolo, fra' Pacifico era chiamato Guglielmo Divini; era originario della Marca Fermana e a dargli i natali fu il piccolo borgo di Villa di Santa Maria a Corte nei pressi di Lisciano di Ascoli Piceno.
Sappiamo, dalle varie cronache, che egli, prima di convertirsi a Francesco, fu uno dei più grandi trovatori del suo tempo, tanto da essere incoronato "Re dei versi" dall'imperatore. Infatti, fra' Pacifico è anche detto, proprio per questo motivo, il "Re dei versi".
Così l'autorevole testimonianza di Tommaso da Celano descrive la conversione di Guglielmo Divini:
Le fonti concordano, sostanzialmente con questo resoconto del Celano.
Possiamo ragionevolmente supporre che la commovente conversione di Guglielmo avvenisse fra il 1212 ed il 1213. Infatti, è in questo momento che Francesco faceva ritorno, in Ancona, dal suo mancato viaggio in Siria. In questo percorso, incontrò il futuro Pacifico presso il luogo di Colpersito a San Severino Marche.https://www.cappuccinimarche.org/presenze/san-severino/
Inoltre, altri episodi della presenza di Pacifico con Francesco possono aiutarci nella datazione: sappiamo che la celebre visione mistica ricevuta da Pacifico nella chiesa di Bovara, presso Trevi, attraverso la quale vide in cielo un trono vuoto, riservato per Francesco, avvenne verosimilmente nel 1214.
Sappiamo inoltre che Pacifico è con Francesco durante l'episodio della donazione del Monte della Verna, datato l'8 maggio del 1213. In questo momento, dunque, Pacifico è già con il Santo.
Sappiamo che egli fu inviato in Francia, da Francesco, nel 1217. Vi rimarrà fino al 1223, per poi farvi ritorno una seconda volta alla fine del 1226.
In Francia, infine, posti stabilmente i germi del movimento francescano, Pacifico morì attorno al 1234, "lasciando dietro sé odore di vera santità", scriverà nella "Franceschina" il frate Giacomo Oddi.
Identificazione con Guglielmo Divini.
Interessante è gettare lo sguardo sulla figura di questo francescano prima della sua conversione: è infatti lecito domandarsi chi sia quest'uomo, che le fonti riportano come il più celebre poeta del suo tempo, incoronato dallo stesso imperatore.
La tradizione - una tradizione non da pochi contestata - vuole identificare Pacifico con Guglielmo Divini.
Questa tradizione sembra, oggi, possa essere infine confermata, osservando numerosi documenti relativi alle cronache della Marca e di Ascoli in particolare.
Nel trattato "Osservazioni sopra le famiglie nobili d'Italia, le loro arme, ed Imprese", di Francesco Antonio Marcucci (1717-1798), nella X sezione, ai capitoli 9-10, è possibile reperire una testimonianza dalla grande importanza:
Re dei versi.
Apprendiamo qui che quando Enrico VI e Costanza di Sicilia, novelli sposi, furono in Ascoli (o in Napoli) nel 1187, un giovane rimatore proveniente dal borgo di Lisciano compose e recitò per la venuta della regale coppia un testo in versi di materia encomiastica (il quale sarebbe dunque uno dei primi tentativi di scrittura poetica - se non il primo, come si afferma - nell'idioma italico).
Quello stesso giovane, ci dice il Marcucci, in più tarda età sarebbe divenuto un discepolo di Francesco d'Assisi, con il nome di fra' Pacifico. Scopriamo così l'identità del frate “Re dei versi” che nessuna fonte francescana esplicita.
Ma vi sono ancora altri segreti celati nello scrigno di questa testimonianza. Infatti, nello scritto del Marcucci viene riportato un frammento di quello che avrebbe dovuto essere “il carme encomiastico”, che, nel luglio del 1187, Guglielmo Divini, venticinque anni prima di essere “pacificato” da Francesco, compone e recita in occasione del soggiorno ascolano della regale coppia.
Apprendiamo inoltre che l'imperatore che lo decretò "Re dei versi" fu Federico II.
A ciò, possiamo aggiungere la notizia, riportata nelle "Historiae Asculanae" (1673) di Sebastiano Andreantonelli, secondo cui, dopo il soggiorno di due mesi di Costanza di Sicilia e del suo sposo nel 1187 nella città di Ascoli, un giovane poeta di Lisciano viene condotto, al seguito della coppia regale, insieme ad altri tre scelti cittadini, alla corte di Palermo, per svolgere le funzioni di "cavalier servente" della Regina. Quel giovane è Guglielmo Divini.
Egli dunque passa a Palermo gli anni tra 1187 e il 1211, anni nei quali egli deve aver dato tale prova di sé nell'arte della poesia, da meritarsi il titolo di "Re dei versi" dallo stesso imperatore. Quell'imperatore di cui parlano le fonti francescane è dunque Federico II.
Non possiamo non notare che, alla corte di quest'ultimo, sarebbe sorta, dopo circa vent'anni dalla presenza di Pacifico, una delle principali scuole poetiche della letteratura delle origini: la Scuola siciliana di Jacopo da Lentini. Colui che in quello stesso ambiente era stato nominato "Re dei versi" non può non aver svolto un ruolo in questa formazione letteraria. Inoltre, dal frammento del canto che ci è giunto, vediamo come Guglielmo Divini sia un fulgido interprete di una letteratura, nella Italia mediana del XII secolo, ben delineatasi, una delle prime realtà nell'idioma volgare.
Un'altra suggestione, avanzata dallo storico Benedetto Leopardi di Monte San Pietrangeli, riguarda un possibile "amore galeotto" fra la regina Costanza di Sicilia e il giovane poeta Guglielmo.
Un amore di cui un meraviglioso frutto, secondo lo storico, potrebbe essere addirittura lo stesso Federico II. Il quale, essendo stato partorito il 26 dicembre del 1194 nella piazza di Jesi, dovette essere stato concepito nel marzo dello stesso anno. In quel momento, Enrico si trovava in Germania, Costanza a Spoleto da sola, o meglio: in compagnia delle sue dame e del suo "cavalier servente": Guglielmo.
L'ipotesi, nella sua clamorosità, è affascinante, benché quasi romanzesca. Essa spiegherebbe comunque molti misteri che avvolgono la figura straordinaria, e poco nota del marchigiano amico di Francesco d'Assisi, che attraversa come una cometa gli anni cruciali fra XII e XIII secolo, entrando a contatto strettissimo con i protagonisti storici di quest'epoca.
Il Cantico di frate Sole.
Tenendo presente questo ruolo letterario svolto da Pacifico quando era nel secolo, e la sua straordinaria fama di "Re dei versi", assume un'importanza speciale la notizia, riportata da tutte le fonti francescane, della presenza di Pacifico al fianco di Francesco, mentre questi compone il "Cantico di frate Sole".
Come sappiamo, questo testo straordinario, considerato a ragione il meraviglioso cominciamento della letteratura italiana, fu composto da Francesco durante il suo periodo di degenza a San Damiano, nella primavera del 1225. In quel momento, Francesco era cieco e malato, e non può aver atteso da solo alla impresa di questa scrittura.
Inoltre, la perfezione formale e il sapiente uso del "cursus" e di varie costruzioni retoriche, nonché una struttura elaboratissima del testo, tradiscono caratteristiche estranee agli altri testi del Santo il quale, come vuole Bonaventura, benché avvezzo prima della conversione ai testi dei rimatori, "non sapeva di lettere".
Dobbiamo dunque supporre una "seconda mano", nella composizione del "Cantico". Una mano tecnicamente sapiente, che diede perfetta forma poetica al sentire di Francesco, compendiando il suo messaggio nel testo che avrebbe dato vita alla letteratura italiana e alla spiritualità occidentale.
È lecito supporre che quella mano fosse proprio quella di frate Pacifico, se osserviamo: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124479 | itwiki | 1,706,708,677.173818 |
Grandule di Namaqua
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124480 | itwiki | 1,706,708,677.173913 |
Rhodopaxillus nudus
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124482 | itwiki | 1,706,708,677.173934 |
Gyrophila nuda
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124483 | itwiki | 1,706,708,677.173953 |
Colomba rosata
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124484 | itwiki | 1,706,708,677.173971 |
Manatuto
Manatuto è una città sulla costa nord di Timor Est, localizzata a 87 km ad est di Dili, la capitale della nazione, sulla strada di Baucau.
È uno dei sottodistretti del distretto di Manatuto. La capitale Manatuto Kota ha 5 villaggi Suku, e il dialetto locale è Galolen sebbene Tetum è ampiamente conosciuto. Ha una popolazione di circa 3.700 abitanti ed è la capitale del distretto di Manatuto.
È conosciuta per la sua produzione di sale e abbondanza di tamarindo.
Nel territorio di Manatuto sfocia in mare, tra la "Ponta de Subaio" e la "Baía de Lanessana", uno dei due maggiori fiumi di Timor Est: il Lacló del Nord. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124491 | itwiki | 1,706,708,677.173995 |
Velella velella
La Velella velella, detta anche barchetta di San Pietro o di San Giovanni, è una colonia di sifonofori della famiglia Porpitidae. Spesso viene ritrovata in tutti gli oceani, sulle rive o al massimo a 1-2 cm di profondità nell'acqua, con una preferenza per le acque calde o temperate.
Come gli altri cnidari (celenterati), "Velella velella" è un animale carnivoro. Cattura la sua preda, generalmente plancton, tramite i tentacoli che contengono delle tossine. Queste tossine, pur essendo efficaci contro la preda, sono innocue per gli esseri umani, poiché non riescono a penetrare nella pelle e non causano nessuna reazione alla cute dell'uomo. Ciò detto, è comunque preferibile evitare di toccarsi gli occhi dopo aver preso in mano un "Velella velella".
Tuttavia si possono verificare spiaggiamenti in massa di questi organismi, soprattutto primaverili, che morendo virano dal colore azzurro al rosa, e poi decomponendosi producono un acuto spiacevole odore rancido che ricorda l'urina.
Descrizione.
A forma di dischetto ovale, diametro di 4-7 cm, sormontato da una cresta verticale che sembra una vela di un minuscolo scafo, da cui appunto il nome "velella". Al di sotto della vela verticale, composta dalla forma medusoide, sono presenti vari zoidi che svolgono diverse funzioni: gastrozoidi con funzioni nutritizie, dattilozoidi con funzioni difensive e gonozoidi con funzioni riproduttive. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124494 | itwiki | 1,706,708,677.174025 |
Barchetta di San Pietro
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124496 | itwiki | 1,706,708,677.174065 |
Melanina
La melanina, o più propriamente le melanine, dal greco antico "μέλας" (mèlas = nero), sono pigmenti neri, bruni o rossastri. In alcune persone sono presenti in basse quantità mentre in altri in quantità più elevate, a seconda di fattori genetici e dell'esposizione ai raggi ultravioletti (UV). La quantità di melanina presente determina la colorazione più o meno scura della cute.
Classi chimiche.
Nonostante il nome che le accomuna, le melanine appartengono a diverse classi di composti chimici.
La presenza di melanina nei batteri e negli archeobatteri è tema di dibattito fra i ricercatori nel campo.
Le melanine di origine biologica.
Negli esseri umani, la melanina è nella pelle, nei capelli e nel tessuto pigmentato che è posto sotto l'iride, nel midollo e nella zona reticularis della ghiandola surrenale, nello "stria vascularis" dell'orecchio interno e nel pigmento di alcuni tipi di neuroni situati nel locus coeruleus, nel Ponte di Varolio, nel nucleo motore del nervo vago e nella substantia nigra del sistema nervoso centrale.
La melanina è la determinante primaria del colore della pelle umana.
La melanina dermale è prodotta dai melanociti che sono nella parte basale dell'epidermide, che la producono quando sono esposti alla luce ed in particolare alla radiazione ultravioletta (UV) nel campo da 380 a 410 nanometri (UVA), presente in natura principalmente nello spettro della luce solare, grazie alla mediazione dei neuroni del sistema nervoso.
Anche se tutti gli esseri umani possiedono una concentrazione generalmente simile di melanociti nella pelle, l'attività dei melanociti è differente in individui appartenenti a diverse popolazioni esprimendo più frequentemente o meno frequentemente i geni melanina-produttori, conferendo con ciò una maggiore o minore concentrazione di melanina nella pelle e quindi una diversa pigmentazione.
Un individuo sia animale che umano che non produca melanina è detto albino, mentre un individuo che presenti una produzione parziale di melanina è detto albinoide.
La melanina è l'agente che protegge la vita dagli effetti dannosi della radiazione ultravioletta solare. Effettivamente la fotoprotezione della pelle umana è ottenuta mediante una efficiente conversione interna da parte di DNA, proteine e melanina, un processo fotochimico che converte l'energia dei fotoni UV in piccole quantità di calore, assolutamente innocua. Se l'energia dei fotoni dei raggi UV non venisse trasformata in calore, porterebbe ad una generazione di radicali liberi o altre specie reattive dannose (ad esempio ossigeno atomico, o radicali idrossili). La melanina naturale ha una resa quantistica (percentuale di molecole che partecipano al processo di conversione energetica) superiore al 99%, molto più elevata, per esempio, dei filtri solari sintetici.
Recenti studi suggeriscono che questo polimero possa avere funzioni diverse nei vari organismi. Per esempio negli invertebrati, un aspetto notevole del sistema di difesa immunitario contro i patogeni comporta la presenza di melanina. Entro pochi minuti dopo un'infezione, il microbo è incapsulato all'interno di melanina (melanizzazione), e si pensa che la generazione di sottoprodotti durante la formazione di questa capsula contribuisca alla loro uccisione.
Sintesi cellulare della melanina.
La forma più comune di melanina biologica, deriva dal metabolismo dell'amminoacido tirosina ed è un polimero di uno o due molecole di monomeri: indolochinone, e acido dicarbossilico del diidrossiindolo.
Essa viene sintetizzata nei melanociti da delle vescicole dette melanosomi. I melanosomi, dalla loro forma primitiva di promelanosomi, sono stati per molto tempo considerati una derivazione del reticolo endoplasmatico liscio, anche se esperimenti più recenti sembrano indicare i melanosomi come una derivazione delle vescicole derivanti dalla via di sviluppo dei lisosomi, alle quali si vanno a fondere le vescicole provenienti dal Golgi contenenti gli enzimi melanogenetici.
Classi di melanine naturali.
Negli umani le forme più frequenti di melanina sono | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124497 | itwiki | 1,706,708,677.174105 |
Cooke
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124501 | itwiki | 1,706,708,677.174148 |
The People Who Grinned Themselves to Death
The People Who Grinned Themselves to Death è il secondo ed ultimo album in studio della band inglese Housemartins, pubblicato nel settembre del 1987 dalla "Go! Discs".
L'album.
Prodotto da John Williams e registrato presso gli "Strongroom Studios" di Londra, il disco venne promozionato attraverso l'uscita di tre singoli: "Five Get Over Excited" (che raggiunge la posizione numero 11 della Official Singles Chart, "Me & The Farmer" e "Build" (entrambi alla posizione numero 15 della classifica inglese).
L'album segna una piccola svolta "soul" della band (vedi anche il rhythm and blues della title track) che però rimane sempre legata alle tematiche sociali nei testi (come la lotta di classe di "Me & The Farmer" e di "We're Not Going Back") ed entra rapidamente nella top 10 della classifica.
Il titolo farebbe invece riferimento alla famiglia reale britannica che, secondo il parere della band, avrebbe guadagnato popolarità attraverso inutili polemiche sui giornali tabloid inglesi.
Tracce.
Tutte le canzoni sono state scritte da Heaton e Cullimore. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124503 | itwiki | 1,706,708,677.174187 |
Scienza dei segni
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124505 | itwiki | 1,706,708,677.174239 |
Dams
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124506 | itwiki | 1,706,708,677.17426 |
Distretto di Viqueque
Viqueque (Vikeke in lingua tetum) è il più grande dei 13 distretti di Timor Est.
Si trova nella parte sud-orientale di Timor Est ed ha una popolazione di 73.033 abitanti (censimento del 2015) ed un'area di 1.781 km².
La capitale Viqueque, ha lo stesso nome del distretto.
I sottodistretti sono Lacluta, Ossu, Uatolari (conosciuta come Leça nel Timor Portoghese) e nella lingua Tetum si pronuncia come Watulari, Uato Carabau (pronunciata Watucarbau, nella lingua Tetum) e Viqueque.
Il distretto era lo stesso nei periodi coloniali.
Viqueque è nella costa sud di Timor, sul Mare di Timor. Confina con i distretti di Baucau a nord, Lautém ad est, e con il distretto Manatuto ad ovest.
A Viqueque si parla la lingua tetum, lingua è co-ufficiale di Timor Est insieme alla lingua portoghese.
Nella parte est del distretto vivono coloro che parlano ancora il Makasae una lingua di Papua.
Boicau (2316 m) del Maté Bian-Massiv, nel nord-est del distretto, è la seconda più grande montagna del Paese. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124511 | itwiki | 1,706,708,677.174286 |
N73
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124513 | itwiki | 1,706,708,677.174311 |
Viqueque
Viqueque (Vikeke, nella lingua Tetum) è una città ad est di Timor Est, 183 km dalla capitale Dili.
È la capitale del distretto di Viqueque, nella parte ad est del paese.
Ha una popolazione di 5.477 abitanti (2006). | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124517 | itwiki | 1,706,708,677.174332 |
Lago di Ossiach
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124524 | itwiki | 1,706,708,677.174352 |
Lago Ossiach
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124525 | itwiki | 1,706,708,677.174371 |
Diocesi di Macau
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124531 | itwiki | 1,706,708,677.174389 |
Andrés D'Alessandro
È soprannominato "El cabezón" ("Il testone"). Ha vinto la medaglia d'oro olimpica alle Olimpiadi di Atene 2004 con la nazionale argentina.
Caratteristiche tecniche.
Di grande abilità nel fornire assist in attività era un eccellente tiratore di punizioni. Tipica del suo repertorio tecnico era la cosiddetta "boba", una finta che "emboba" gli avversari, ossia li stordisce, permettendogli di superare l'avversario col tunnel o sfilando con la palla dal fianco.
Nel 2001 viene inserito nella lista dei 100 migliori giovani calciatori stilata da Don Balón.
Nel 2002, quando ancora militava nel River Plate, Diego Armando Maradona disse di lui:
Carriera.
Club.
Gli inizi, River Plate.
Nato in Argentina, possiede la cittadinanza italiana, suo nonno materno si chiamava Davide Roca, essendo di origini maceratesi. Cresciuto nelle giovanili del , il 28 maggio 2000 debutta in prima squadra a 19 anni contro l'Unión de Santa Fe, incontro che i "Milionari" perdono 2-1 alla 13ª giornata del Torneo di Clausura; con una sola presenza ottiene il suo primo titolo di campione con il River.
Segna la sua prima rete il 2 settembre 2001 contro l'Estudiantes contribuendo alla vittoria 3-0 alla quarta giornata del Torneo di Apertura. In questa stagione D'Alessandro viene impiegato in quattro occasioni senza segnare, con il River che giunge secondo alle spalle del Racing Club.
Il 22 febbraio 2001 debutta in Coppa Libertadores contro i boliviani The Strongest entrando al posto di Nelson Cuevas, ma segna il suo primo gol nella competizione il 9 aprile 2003 contro il Club Libertad di Paraguay.
Nella stagione 2001/2002 inizia a giocare con più continuità e si laurea campione del Torneo di Clausura. Nella stagione successiva, la 2002/2003, vince ancora una volta il Clausura.
Wolfsburg.
Il 12 luglio 2003 approda al Wolfsburg per 9 milioni di euro, firmando con un contratto quinquennale. L'argentino non riesce ad affermarsi alla Volkswagen-Arena, totalizzando 61 presenze, 14 ammonizioni e solo 8 gol. Il 21 settembre 2005 segna il gol numero 4000 della Bundesliga dalla sua creazione, nella partita vinta 4-2 dal Wolfsburg contro l'Hannover.
Portsmouth, Real Saragozza e San Lorenzo.
Il 31 gennaio 2006 passa in prestito al Portsmouth, ma anche in questo caso la stagione non è brillante. L'anno successivo viene acquistato dal nella Liga spagnola.
Anche quest'avventura non è delle più fortunate e, nel febbraio 2008, decide di tornare in patria nelle file del San Lorenzo.
Internacional e prestito al River Plate.
Il 22 luglio 2008 viene acquistato dai brasiliani dell'Internacional, con cui vince nel dicembre 2008 la Coppa Sudamericana, e nell'agosto 2010 la Libertadores. Nel dicembre dello stesso anno vince il titolo di Calciatore sudamericano dell'anno e anche il premio come terzo miglior giocatore della Coppa del mondo per club FIFA. Il 4 dicembre 2011 taglia quota 100 presenze con la maglia dell'Internacional (compreso il Campionato Gaúcho) e, nel derby col Gremio vinto 1-0, segna all'ultima giornata di campionato il gol decisivo - su calcio di rigore - che consente alla squadra di accedere alla successiva Libertadores.
Il 4 febbraio 2016, a distanza di 13 anni, ritorna al River Plate, in prestito per un anno. Vince la Recopa Sudamericana e la Copa Argentina.
Nel febbraio 2017 fa ritorno all'Internacional, dove resta fino alla scadenza del suo contratto nel dicembre 2020.
Nacional Montevideo e ritorno all'Internacional.
Il 4 gennaio 2021 firma per gli uruguagi del .
A distanza di un anno, l'8 gennaio 2022 ritorna all'.
Nazionale.
Con la Nazionale Argentina Under-20 ha vinto il campionato mondiale di categoria nel 2001. Ha vestito 25 volte la maglia della Nazionale maggiore mettendo a segno 3 reti. Ha vinto la medaglia d'oro ai Giochi olimpici di Atene nel 2004.
Statistiche.
Presenze e reti nei club.
"Statistiche aggiornate all'17 aprile 2022." | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124532 | itwiki | 1,706,708,677.174439 |
Locomotiva E554
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124533 | itwiki | 1,706,708,677.174479 |
Andres D'Alessandro
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124535 | itwiki | 1,706,708,677.174498 |
Pierino torna a scuola
Pierino torna a scuola è un film italiano del 1990 diretto da Mariano Laurenti con Alvaro Vitali. È il terzo film della serie di "Pierino", girato otto anni dopo "Pierino colpisce ancora".
Trama.
Ormai maggiorenne, Pierino lavora in un cinodromo, ma la nonna lo convince a tornare a scuola per prendere la licenza elementare. Nel frattempo prova a lavorare nel pomeriggio, si scoprirà infine con l'intento di comprare una motocicletta: lavavetri, garzone di un fruttivendolo, cameriere nell'osteria di famiglia poi in un ristorante cinese, sempre combinando qualche guaio o scherzo impertinente.
A scuola Pierino causa un incidente alla sua insegnante nel quale lei si frattura un braccio, poi si esibisce in avances alla supplente Rizzi, fa uno scherzo pesante alla dottoressa della scuola il giorno in cui questa si presenta alla madre del proprio fidanzato. Il rendimento scolastico di Pierino intanto è sempre pessimo, tanto da che la nonna ha l'idea di giocarsi i voti della pagella alla schedina del Totocalcio: ciò le farà vincere abbastanza soldi da poter rinnovare la propria osteria, con piacere di tutta la famiglia e senza dare nessun soldo al nipote. Pierino si vendicherà chiudendo tutta la sua famiglia nei bagni del nuovo ristorante, e facendo parecchi soldi in tre ore svendendo ai passanti il cibo del buffet.
Arriva il giorno degli esami di fine anno. Gli insegnanti vorrebbero promuovere Pierino per non vederlo più, ma rimangono scandalizzati dalla sua ignoranza e spiritosaggine, per cui lo bocciano. I familiari sono furibondi e costernati, ma per Pierino non sembra essere finita: infatti il suo vicino di casa Camazzo, Capo di terza classe della Marina Militare, gli consegna una busta contenente la chiamata al servizio militare di leva in Italia e promette a Pierino di cogliere l'occasione di dare al discolo tanto lavoro ogni volta, sotto stretta supervisione di Camazzo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124536 | itwiki | 1,706,708,677.174525 |
Cortinarius variecolor
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124537 | itwiki | 1,706,708,677.174576 |
Diocesi immediatamente soggette alla Santa Sede
Questo elenco comprende tutte le circoscrizioni ecclesiastiche immediatamente soggette alla Santa Sede, cioè che sono soggette alla Santa Sede senza la mediazione di altre entità ecclesiastiche: non appartengono, quindi, ad alcuna metropolia (o provincia ecclesiastica).
Le diocesi (ed entità territoriali equivalenti) sono divise per continente e per stato. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124542 | itwiki | 1,706,708,677.174601 |
Clarence "Kelly" Johnson
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124544 | itwiki | 1,706,708,677.174623 |
Kelly Johnson
Biografia.
Kelly ha frequentato la "Edmonton County School" in Edmonton, situata vicino a Londra, ed è stata una dei membri originali del gruppo heavy metal/hard rock Girlschool, formato nel 1978. Lei era la "chitarra" solista e andò via dal gruppo nel 1983, per vivere a Los Angeles.
Kelly Johnson è scomparsa il 15 luglio 2007 all'età di 49 anni, a causa di un cancro alla spina dorsale che combatteva da oltre sei anni. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124546 | itwiki | 1,706,708,677.174646 |
Cephalopholis
Cephalopholis è un genere di pesci d'acqua salata appartenenti alla famiglia Serranidae (sottofamiglia Epinephelinae).
Tassonomia.
Il genere comprende le seguenti specie: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124547 | itwiki | 1,706,708,677.17467 |
Locomotiva E.666
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124549 | itwiki | 1,706,708,677.17469 |
Aethaloperca rogaa
Aethaloperca rogaa, conosciuta maggiormente come cernia bocca rossa, è un pesce d'acqua salata, unica specie del genere Aethaloperca, appartenente alla famiglia "Serranidae".
Distribuzione e habitat.
È diffuso nelle regioni tropicali degli oceani Indiano e Pacifico. Vive nei pressi dei reef ma anche su fondi molli; è particolarmente frequente nei pressi delle isole.
Caratteristiche.
È simile alle cernie ma con corpo più alto, il colore è bruno-nero, in genere molto scuro. L'interno della bocca è di colore rosso vivo. I giovani sono bluastri con un bordo bianco sulla pinna caudale.
Si nutre di piccoli pesci e di crostacei bentonici; per quanto riguarda la riproduzione, essa avviene durante tutto l'anno. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124552 | itwiki | 1,706,708,677.174727 |
Dermatolepis
Dermatolepis è un genere di pesci d'acqua salata appartenenti alla famiglia Serranidae.
Tassonomia.
Comprende le seguenti specie: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124554 | itwiki | 1,706,708,677.174754 |
Anyperodon leucogrammicus
Anyperodon leucogrammicus (), unica specie del genere Anyperodon, è un pesce d'acqua salata appartenente alla famiglia Serranidae.
Distribuzione e habitat.
Proviene dalle barriere coralline dell'oceano Pacifico, dell'oceano Indiano e del Mar Rosso.
Alimentazione.
Si nutre di pesci, soprattutto triglie, e di invertebrati come crostacei e foraminiferi. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124556 | itwiki | 1,706,708,677.174777 |
Alphestes
Alphestes è un genere di pesci appartenenti alla famiglia Serranidae, sottofamiglia Epinephelinae.
Distribuzione e habitat.
"Alphestes immaculatus" e "Alphestes multiguttatus" provengono dall'oceano Pacifico, "Alphestes afer" è diffuso nell'oceano Atlantico.
Descrizione.
La specie di dimensioni maggiori è "A. afer" che raggiunge i 33 cm. In tutte le tre specie la colorazione è formata da macchie marroni e di altri colori disposte irregolarmente. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124557 | itwiki | 1,706,708,677.174802 |
Marco Claudio Marcello (console 51 a.C.)
Biografia.
Fautore di Pompeo, non prese tuttavia parte alla guerra civile che contrappose questi a Cesare, decidendo di ritirarsi in esilio a Mitilene.
Grazie all'orazione "Pro Marcello" pronunciata da Marco Tullio Cicerone nel 46 a.C. fu richiamato a Roma. Durante il viaggio di ritorno Marcello fu assassinato al Pireo, il porto di Atene, da Magio Cilone, un suo intimo. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124558 | itwiki | 1,706,708,677.174828 |
Epinephelus
Epinephelus è un genere di pesci della famiglia dei Serranidi.
Tassonomia.
Il genere comprende le seguenti specie: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124559 | itwiki | 1,706,708,677.174851 |
Gonioplectrus hispanus
Gonioplectrus hispanus è l'unica specie del genere Gonioplectrus, appartenente alla famiglia (tassonomia) dei Serranidae.
Distribuzione e habitat.
Questo pesce è diffuso nell'oceano atlantico, nelle acque costiere che vanno dalla Carolina del Nord, scendendo fino al golfo del Messico (Bahamas comprese) fino al Brasile. <br>
Vive a profondità, da 30 a 350 m, prevalentemente nella zona circalitorale su fondi duri.
Descrizione.
Molto simile alle cernie come aspetto generale è noto soprattutto per i bellissimi colori caratterizzati da fasce longitudinali di colore alternativamente giallo oro e rosso porpora con vermicolature gialle sull'opercolo branchiale ed una macchia color rosso fuoco sulla pinna anale. La taglia nonsupera i 30 cm.
Biologia.
Pressoché ignota.
Pesca.
Viene saltuariamente catturata dai pescatori sportivi e professionali ma, date anche le modeste dimensioni, non è un specie oggetto di pesca specifica.
Acquariofilia.
Pur costituendo, per bellezza della livrea e per dimensioni, una specie adatta all'allevamento in acquario raramente viene allevata, sia per la difficoltà di portarla viva in superficie dalle alte profondità che per la quasi impossibilità di ricostruire l'ambiente adatto. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124560 | itwiki | 1,706,708,677.174878 |
Gracila albomarginata
Gracila albomarginata è un pesce d'acqua salata, unica specie del genere Gracila, appartenente alla famiglia dei Serranidae.
Etimologia.
Il nome del genere deriva dalla parola latina "gracila", che significa esile. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124561 | itwiki | 1,706,708,677.174928 |
Webring
Un webring è una collezione di siti internet, riuniti in una struttura circolare.
Viene usato per aumentare la visibilità dei siti che ne fanno parte, ma spesso l'obbiettivo principale è il miglioramento del ranking, in questi casi il webring può essere considerato una tecnica di ottimizzazione del posizionamento sui motori di ricerca.
I siti che fanno parte dello stesso webring hanno una barra di navigazione in comune; questa contiene almeno un collegamento al sito precedente e uno a quello successivo. L'origine del termine webring (letteralmente "anello web") si deve all'idea iniziale per cui il navigatore, cliccando ripetutamente su questi link, alla fine ritornerebbe al sito da cui è partito. In realtà però la sequenza dei siti attraverso l'anello è generalmente gestita da un sito centrale, che si occupa di distribuire i link secondo un qualche criterio per massimizzare la pubblicità dei siti membri e minimizzare i problemi causati da quelli che dovessero eventualmente andare offline.
I webring sono generalmente organizzati intorno ad uno specifico tema. Di frequente hanno un moderatore che decide se accettare o meno i nuovi siti proposti. Dopo l'approvazione, il webmaster del sito che ne ha fatto richiesta, aggiunge le sue pagine all'anello tramite l'aggiunta del necessario codice HTML o JavaScript alle proprie pagine.
Scopo e origini.
I webrings erano molto comuni agli albori del web, negli anni '90. Allora era molto più difficile trovare ottimi contenuti online. I siti web erano difficili da costruire, quindi non c'erano tante opzioni quante ne esistono oggi. Inoltre, i motori di ricerca erano lenti da caricare e spesso non fornivano risultati molto pertinenti. La tecnica del webring offrì una parziale soluzione a questo problema.
Sage Weil, ancora al liceo quando lanciò Webring.org nel 1995, ha reso il webring più facile da mantenere e tracciare attraverso uno script CGI, risolvendo il problema di cosa l'utente doveva fare quando c'era un collegamento morto (broken link).
L'idea di base di Weil era di moda alla fine degli anni '90 e divenne un argomento frequente negli articoli di giornale, che spesso parlavano positivamente del modo in cui gli anelli miglioravano l'esperienza digitale.
Un webring conteneva un elenco di siti web accomunati da un tema simile. Un singolo moderatore, o "ringmaster", era incaricato di approvare e aggiungere ogni sito web a un webring. I siti partecipanti a un webring posizionavano quindi la casella di navigazione dell'anello nella parte inferiore del loro sito, il che portava i visitatori al sito successivo o precedente nell'elenco (a seconda dell'opzione selezionata). Se un visitatore si trovava sull'ultimo sito dell'elenco e faceva clic su successivo, l'elenco si riavvolgeva e caricava il primo sito Web nell'elenco, in sostanza formando un anello di siti Web.
La tecnologia per i webring era posseduta e gestita da "webring.org," che fu acquistata da una società di investimento nel 1997. Questi investitori poco dopo (nel 1998) vendettero "webring.org" a GeoCities, un popolare strumento per la creazione di siti web all'epoca.
Nel 1998 Microsoft acquistò Internet Link Exchange, una rete pubblicitaria di banner che funzionava come un webring, per 265 milioni di dollari.
Nel gennaio 1999 Yahoo! acquistò GeoCities per 3,57 miliardi di dollari in azioni. Mentre GeoCities ha acquistato "webring.org" con un progetto su come integrare il servizio nel suo prodotto.
Quella che seguì fu una serie di eventi che avevano lo scopo di migliorare il servizio, ma invece lasciarono frustrati sia gli utenti esistenti che quelli nuovi.
Innanzitutto, la gestione di un webring richiedeva un account Yahoo! da gestire. Era necessario quindi che il "ringmaster" di un webring migrasse nel nuovo sistema. In più il sistema non teneva traccia di chi fosse il proprietario di un webring, il che significa che la prima persona che accedeva e si associava a un anello diventava il suo nuovo "ringmaster". Ciò ha lasciato molti anelli bloccati, con i loro proprietari originali incapaci di rivendicarne la proprietà.
La nuova barra di navigazione di Yahoo! elencava la home page di Yahoo! Webring come hub dell'anello, incoraggiando i visitatori a raggiungere quella posizione centrale. Quando i visitatori arrivavano, vedevano la directory di webring di Yahoo! accompagnata da annunci, non la home page del Ringmaster che in precedenza era stata la norma. Ciò ha tolto molta enfasi a quel particolare webring e al ruolo di un "ringmaster", ponendo invece l'attenzione sull'ecosistema di servizi di Yahoo!.
Nel 2001 Yahoo! ha rinunciato del tutto ai webring. La maggior parte del personale di webring è stata licenziata nel 2001 e in ottobre venduta a Tim Killeen, uno dei primi ingegneri che ha lavorato al sistema. Sebbene Killeen intendesse riportare il sistema ai suoi scopi originali, i motori di ricerca nel frattempo erano diventati più veloci e in grado di fornire risultati più accurati. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124562 | itwiki | 1,706,708,677.174984 |
Mycteroperca
Mycteroperca è un genere di pesci della famiglia Serranidae.
Tassonomia.
In questo genere sono riconosciute 15 specie: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124564 | itwiki | 1,706,708,677.175029 |
Paranthias
Paranthias è un genere di pesci della famiglia Serranidae. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124565 | itwiki | 1,706,708,677.17505 |
Conferenza delle regioni e delle province autonome
La Conferenza delle regioni e delle province autonome (inizialmente denominata Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome) è un organismo di coordinamento politico e confronto fra i presidenti delle giunte regionali e delle province autonome, costituitosi a Pomezia il 15-16 gennaio del 1981.
Storia.
Nascita ed evoluzione.
Le priorità che hanno portato alla nascita della Conferenza sono:
La Conferenza ha visto accrescere il proprio ruolo con l'istituzione della Conferenza Stato-regioni (1983) e della Conferenza unificata Stato-regioni, città e autonomie locali, sede congiunta della Conferenza Stato-regioni e della Conferenza Stato-città ed autonomie locali (1997). Da allora la Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome è la sede ufficiale della interlocuzione istituzionale interregionale; in questa sede, infatti, sono predisposti i documenti che poi sono presentati nelle riunioni della Conferenza Stato-regioni e della Conferenza unificata.
L'istituzionalizzazione.
Il 6 dicembre 2022 a Monza, in occasione della prima edizione del festival "L'Italia delle Regioni", è stata firmata da tutti i presidenti l'intesa interregionale che istituisce e individua ufficialmente la Conferenza quale organo comune delle regioni, da ratificare con legge regionale conformemente all'articolo 117, comma 8, della Costituzione italiana. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124568 | itwiki | 1,706,708,677.175076 |
Plectropomus
Plectromopus è un genere di pesci ossei della famiglia Serranidae.
Tassonomia.
Comprende le seguenti specie: | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124570 | itwiki | 1,706,708,677.175125 |
Saloptia powelli
La Saloptia powelli è l'unica specie del genere Saloptia, della famiglia dei Serranidae.
Distribuzione e habitat.
Questo pesce è diffuso nel Pacifico orientale, prevalentemente nelle acque profonde della Polinesia Francese. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124571 | itwiki | 1,706,708,677.175149 |
Triso dermopterus
Triso dermopterus è l'unica specie del genere Triso, appartenente alla famiglia "Serranidae".
Distribuzione e habitat.
Questo pesce è diffuso nel Pacifico occidentale (Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Hong Kong, Cina, Nuova Guinea, Australia settentrionale, nonché alcune coste occidentali e orientali australiane). Vive nei fondali rocciosi e fangosi.
Descrizione.
"T. dermopterus" ha una forma tozza, con profili dorsale e ventrale simmetrici e tondeggianti, bocca grande, pinna dorsale bassa e lunga sostenuta da raggi robusti, pinna anale arrotondata e più lunga. La pinna caudale è a delta. La livrea è molto semplice: il colore è bruno scuro, con ventre più chiaro, le pinne tendono al nero.
Raggiunge una lunghezza massima di 68 cm.
Riproduzione.
Ha riproduzione ovipara: le uova sono deposte sul fondo.
Alimentazione.
Gli esemplari giovani si nutrono di zooplancton. Gli adulti non sono stati ancora oggetto di studi accurati.
Pesca.
È oggetto di pesca nei paesi d'origine. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124572 | itwiki | 1,706,708,677.175176 |
Variola (zoologia)
Variola è un genere di pesci d'acqua salata appartenenti alla famiglia Serranidae, sottofamiglia Epinephelinae.
Etimologia.
Il nome scientifico del genere deriva dal latino "variolus", pustole, che indicava il vaiolo. Ovvio riferimento alla livrea puntinata di rosso di queste specie.
Distribuzione e habitat.
Queste specie sono diffuse nelle barriere coralline del Mar Rosso e dell'Indo-Pacifico. Abitano acque comprese tra 2 e 250 metri di profondità.
Descrizione.
Il corpo è tipico delle cernie, alto e allungato, piuttosto compresso ai fianchi, con testa allungata e bocca grande, circondata da labbra spesse. Le pinne sono appuntite e robuste. La coda è a mezzaluna, piuttosto ampia. La livrea è simile per entrambe le specie: presenta un fondo rossastro, più o meno macchiato di chiaro e scuro, puntinato di chiaro o di rosso. Le pinne sono rosse, orlate di giallo. Gli esemplari giovani hanno livree più anonime.<br>
Raggiungono una lunghezza di 65 cm ("V. albimarginata") e di 80 cm ("V. louti").
Biologia.
Alimentazione.
Si nutrono prevalentemente di pesci e piccoli invertebrati.
Riproduzione.
Le variole nascono tutte femmine, invecchiando si trasformano poi in maschi. La fecondazione è esterna.
Pesca.
Come molte altre cernie, sono oggetto di pesca sportiva e commerciale, essendo le loro carni piuttosto pregiate.
Acquariofilia.
Viste le loro dimensioni, sono ospitati solamente dagli acquari pubblici. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124573 | itwiki | 1,706,708,677.175209 |
Biancone (disambigua)
| https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124582 | itwiki | 1,706,708,677.175236 |
Giancarlo Cito
Biografia.
Completati gli studi da geometra, presta servizio militare nei Vigili del Fuoco e negli anni ottanta lavora come imprenditore edile. Nel 1985 cambia settore e fonda l'emittente locale "Antenna Taranto 6", poi nel 1989 fonda "Super 7".
In breve tempo il suo canale ottiene un grande successo e Cito diviene molto popolare anche perché, intercettando il malcontento per la gestione fallimentare dell'amministrazione cittadina di centro-sinistra agli inizi degli anni novanta a Taranto, conduce una rubrica politica in cui denuncia gli illeciti compiuti dagli amministratori locali.
AT6 chiude nel 1993 per la mancata concessione ministeriale, così come Super 7, riaperta però dopo qualche mese grazie ad una sentenza del TAR.
Nel 1997 alcuni suoi familiari acquistano la storica emittente lucana "Tele Basilicata Matera", la cui sede operativa viene presto trasferita a Taranto. Tra il 2003 e il 2007, durante la sua detenzione per scontare la pena per concorso esterno in associazione mafiosa, consegue la Laurea in Scienze giuridiche.
Attività politica.
Negli anni settanta si iscrive al Movimento Sociale Italiano e si distingue per il suo estremismo, tanto che nel 1979 ne viene espulso per le sue posizioni non conformi alla linea del partito. Nel 1980 presenta una sua lista, "Taranto Nostra", alle elezioni amministrative, riportando circa 1000 voti. Nel 1990 Cito presenta alle elezioni comunali di Taranto la lista civica "AT6 per Taranto", ottenendo circa il 14% dei voti e 7 consiglieri comunali.
Nel 1992 decide di fondare un suo partito, la AT6 - Lega d'Azione Meridionale, che si presenta per la prima volta alle elezioni politiche del 1992, incassando lo 0,15% dei consensi, che non gli fa ottenere alcun seggio.
Cito si candida a sindaco di Taranto nelle elezioni comunali del 1993, superando il primo turno con il 32% dei voti e vincendo il successivo ballottaggio con il 53% contro il candidato Gaetano Minervini, da lui spesso insultato nella campagna elettorale mediante il suo canale televisivo. In questo periodo si contraddistingue per iniziative clamorose, come la lunga nuotata nel Golfo di Taranto per richiamare l'attenzione sul problema dell'inquinamento marino. Da sindaco, incentra il suo programma amministrativo sulla vivibilità cittadina e la sicurezza, diventando uno dei sindaci più noti d'Italia.
Per breve tempo è presidente onorario del Taranto Calcio, per tentare di risollevare la squadra che non navigava in buone acque nel campionato di Serie C2 1995-1996. In quello stesso periodo, dopo che la società rossoblu gli revoca la carica di presidente onorario, acquista l'Altamura Calcio e fonda la società "Altamura Taranto 2000", facendo poi negare dall'allora sindaco di Taranto, suo collaboratore, Gaetano De Cosmo, l'utilizzo dello Stadio Erasmo Iacovone al , che viene invece concesso alla sua compagine: la vicenda sfocia nell'inchiesta che lo condanna a due anni di reclusione per abuso d'ufficio, violenza privata, tentata concussione e falso ideologico.
Al termine delle elezioni politiche del 1996 diviene deputato nazionale con 33.960 preferenze, pari al 45,9% dei voti. Nel maggio 1996 capeggia la "Marcia su Mantova" contro la Lega Nord e le sue mire secessioniste ed autonomiste, a cui partecipano migliaia di attivisti di AT6 - Lega d'Azione Meridionale. A questa segue, il 15 settembre dello stesso anno, una manifestazione a Chioggia, nella quale lo stesso Cito rimane contuso durante gli scontri con le forze dell'ordine.
Inoltre, alle elezioni amministrative del 1997, si candida a sindaco di Milano con lo slogan: "«Voglio tarantizzare Milano. Voglio che questa città diventi come Taranto, la Svizzera del Sud»": risulta quinto su quindici candidati (ottenendo lo 0,8% dei voti). Nel 2000 si candida a presidente della Puglia raggiungendo l'1,32% delle preferenze, pari a 29.317 voti.
Il 20 aprile 2007 annuncia la sua intenzione di ricandidarsi alla carica di primo cittadino di Taranto: in realtà si presenta come consigliere comunale, candidatura che viene successivamente invalidata per la sua condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, proponendo il figlio Mario alla carica di sindaco, supportato dalla sola lista AT6 - Lega d'Azione Meridionale. Al termine della consultazione elettorale comunale la Lega d'Azione Meridionale, nonostante l'assenza in lista di Giancarlo Cito, ottiene un inaspettato successo, risultando il primo partito in città con il 15,44% dei consensi, e mancando il ballottaggio per meno di ottocento voti.
Nelle elezioni provinciali di Taranto del 2009, sostiene, anche mediante la sua emittente televisiva, il candidato Giuseppe Tarantino, che arriva terzo e sfiora il ballottaggio. Nelle elezioni comunali del 2012 propone nuovamente il figlio Mario alla carica di Sindaco di Taranto: le votazioni vedono Mario Cito affrontare poi in ballottaggio il sindaco uscente Ippazio Stefano, che però vince e viene riconfermato alla massima assise cittadina. Alle Elezioni regionali in Puglia del 2015 Mario si candida nella lista di Forza Italia raccogliendo quasi 5.500 voti nella provincia di Taranto non risultando eletto.
Nel 2015, in seguito alla decisione della Camera dei deputati di eliminare i vitalizi per gli ex deputati condannati in via definitiva, Giancarlo Cito si oppone, rilasciando a marzo un'intervista a "La Zanzara" su Radio 24 e comparendo in televisione ad ottobre nel programma Domenica Live, condotto da Barbara D'Urso e trasmesso su Canale 5: Cito afferma che il vitalizio è un suo diritto che non può essergli tolto e contesta la sua condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
Nel 2017 Cito jr si confermerà consigliere comunale insieme alla sorella arrivando terzo con il 12,46% dietro al candidato del centro-sinistra Rinaldo Melucci e a quello del centro-destra Stefania Baldassarri. In occasione delle elezioni politiche del 2018, la figlia Antonella si candiderà alla Camera dei deputati nella lista "Italia agli italiani" (formata da Fiamma Tricolore e Forza Nuova); presentatasi nel collegio uninominale Puglia - 10, raccoglierà solo 1.473 voti.
Attualmente compare saltuariamente nelle trasmissioni Mediaset, tra cui Quinta Colonna e Dalla Vostra Parte.
Vicende giudiziarie.
Il 9 dicembre del 1997 è condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre è assolto dall'accusa di concorso in omicidio nell'ambito dello stesso processo, per i suoi rapporti con la Sacra Corona Unita: la condanna è poi confermata in Cassazione alla fine del 2002, e dal maggio 2003 al 2007 l'ex sindaco sconta quattro anni di carcere.
Nell'aprile 2011 viene condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a cinque anni e sei mesi di reclusione per il cosiddetto "caso Cervelli", dal nome della ditta di trasporti Cervelli che era stata costretta, dall'allora sindaco Cito, a pagare una tangente di 80 milioni di lire per il rinnovo di un appalto comunale. Con la legge indulto del 2006, la pena da scontare viene ridimensionata e Cito ottiene l'affidamento ai servizi sociali per la parte restante.
Nell'aprile 2012 la Cassazione lo condanna a due anni di carcere per violenza privata, tentata concussione, abuso d'ufficio e falso ideologico nell'ambito del processo per la mancata autorizzazione di utilizzo dello Stadio Erasmo Iacovone al del 1996. Nella stessa inchiesta sono stati coinvolti il suo successore alla carica di sindaco, Gaetano De Cosmo, un ex assessore e un dirigente comunale, tutti condannati.
Alcuni giorni dopo viene condannato in via definitiva a quattro anni di carcere per una tangente, mascherata da contratti pubblicitari stipulati con l'emittente televisiva Super 7, di 120 milioni di lire pagata dal portavoce della Dirav, la multinazionale liberiana interessata alla realizzazione del porticciolo turistico di San Vito a Taranto, quando Cito era sindaco.
Avendo accumulato due condanne, viene trasferito nuovamente in carcere dopo essere stato prelevato da una clinica nella quale era ricoverato da qualche giorno, a seguito di un malore.
Il 18 gennaio 2014 la Corte di Cassazione lo assolve dall'accusa di corruzione e falso ideologico, contestatagli in relazione a presunte tangenti che, tra il 1993 e il 1996, l'allora primo cittadino era accusato di aver percepito dall'imprenditore Antonio Guarino, operante nel settore dei marmi, per lavori da svolgere all'interno del cimitero comunale di San Brunone.
Problemi di salute.
Dal 2022 in merito alle sue condizioni di salute è ricoverato presso la Cittadella della Carità in Taranto. | https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1124584 | itwiki | 1,706,708,677.175297 |