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Tra poche settimane la Semiconductor Industry Association (SIA) degli Stati Uniti e le altre associazioni in giro per il mondo che coordinano lo sviluppo e la produzione dei semiconduttori – quindi processori che fanno funzionare dispositivi di ogni tipo, compreso quello su cui state leggendo questo articolo – pubblicheranno un documento che di fatto segnerà la fine della “legge di Moore”, la regola dell’informatica più conosciuta anche tra chi ha poca dimestichezza con i computer. In un lungo articolo pubblicato su Nature, M. Mitchell Waldrop spiega che si tratterà di un passaggio storico per i produttori di processori e che aprirà nuove opportunità per la cosiddetta “Internet delle cose” (“Internet of things”), cioè la possibilità di avere oggetti che dialogano tra loro online svolgendo compiti di vario tipo. Gordon Moore, il cofondatore dell’azienda produttrice di microprocessori Intel, nel 1965 notò una cosa interessante: in media il numero di componenti integrati su un circuito raddoppiava ogni anno, raddoppiando quindi la potenza di calcolo dei computer. Dieci anni dopo, sulla base di nuovi dati raccolti, Moore perfezionò quella che sarebbe diventata la “legge di Moore”, osservando che il raddoppio della potenza avveniva ogni biennio. Negli anni seguenti l’industria dei semiconduttori adottò la legge di Moore, ritenendo che due anni fossero una scadenza idonea per elaborare sistemi, tecnologie e strategie per raddoppiare la potenza dei microprocessori. Per capirci, quindi, la legge di Moore dice che la potenza di calcolo dei processori si raddoppia ogni due anni a parità di dimensioni.
La fine della legge di Moore. Uno dei pilastri dell'informatica non sarà più rispettato: un po' per motivi pratici, un po' perché è cambiato il modo in cui usiamo i computer.
Instagram, l’applicazione per scattare e condividere fotografie con filtri artistici, ha pubblicato sul suo blog un’anteprima di come saranno mostrate le pubblicità nelle timeline dei suoi iscritti. La società aveva annunciato da tempo di essere al lavoro per inserire gli annunci pubblicitari, ma fino a ora aveva solo cambiato alcune regole nei propri “termini di servizio”, senza dare informazioni precise su come sarebbe stata gestita la pubblicità in concreto. Gli annunci pubblicitari nella timeline saranno del tutto simili ai post con le foto delle persone che si seguono sull’applicazione. L’unica differenza sostanziale sarà la presenza di una chiara indicazione, in alto a destra, sul fatto che si tratta di annunci pubblicitari a pagamento. Sui contenuti pubblicitari si potrà fare il classico “Mi piace” e sarà anche possibile inserire un commento, come avviene per gli altri contenuti postati sull’applicazione. Gli annunci pubblicitari potranno essere sia fotografie sia video, una opzione disponibile su Instagram da quest’anno.
Come sarà la pubblicità su Instagram. Poco invasiva e uguale agli altri post con le foto della timeline, spiega la società con un'anteprima.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), ha avviato un’indagine nei confronti di Alphabet, la grande holding statunitense che controlla Google, YouTube e diverse altre società. L’istruttoria è stata avviata “per accertare un presunto abuso di posizione dominante” da parte di Alphabet per quanto riguarda alcune funzionalità inserite in Android, il sistema operativo per gli smartphone più usato al mondo. Scrive l’AGCM nel suo comunicato: “Google, tramite il sistema operativo Android, detiene una posizione dominante nel mercato dei sistemi operativi per smart device ed avrebbe rifiutato di integrare nell’ambiente Android Auto la app “Enel X Recharge”, sviluppata da Enel per fornire agli utenti finali informazioni e servizi per la ricarica delle batterie delle auto elettriche”. L’antitrust vuole ora verificare se questa esclusione riduca le possibilità di utilizzo delle funzionalità offerte da Enel, per favorire quelle analoghe fornite da Google Maps. Il procedimento dovrà essere concluso entro il 30 maggio 2020. Google ha risposto annunciando di volere collaborare per risolvere la situazione: “Android Auto è progettato pensando alla sicurezza, per ridurre al minimo le distrazioni e garantire che le app possano essere utilizzate in modo sicuro durante la guida. Stiamo rivedendo il provvedimento, continueremo a collaborare con le autorità per risolvere le loro preoccupazioni”.
L’antitrust ha avviato un’indagine per presunto abuso di posizione dominante nei confronti di Google ai danni di una app di Enel.
Durante il Consiglio dei ministri che si è svolto oggi, è stato presentato, tra le altre cose, un decreto legge «per lo sviluppo dell’area di Taranto»: il decreto – il settimo dal 2012 – si occupa dell’ILVA di Taranto, la più grande acciaieria d’Europa, fondata nel 1961 e da anni al centro di una delle crisi aziendali più complicate d’Italia e di un’inchiesta per disastro ambientale e altri reati. Il decreto, oltre a contenere una serie di misure per la città di Taranto e per l’istituzione di un centro per la cura dei tumori, di fatto fa diventare temporaneamente l’ILVA – che era già commissariata grazie alla legge sull’amministrazione straordinaria – un’azienda pubblica; all’azienda resteranno le cause pendenti e i debiti, mentre una nuova società gestirà la produzione. Al termine del risanamento, lo Stato rimetterà l’ILVA sul mercato. Il testo del decreto è stato approvato “salvo intese”: Renzi ha detto che sarà diffuso nei prossimi giorni. La situazione oggi La situazione dell’ILVA, semplificando, è questa: è esposta con le banche per 1,3 miliardi di euro, il 75 per cento degli impianti sono attualmente sottoposti a sequestro – è in corso un’inchiesta per disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico – e c’è un'”Autorizzazione Integrata Ambientale” rilasciata all’ILVA dall’ex ministro Corrado Clini nell’ottobre del 2012 per 1,8 miliardi di euro ancora da completare. L’AIA è un obbligo che l’azienda deve rispettare in modo inderogabile nelle procedure e nei tempi stabiliti, se vuole tornare a produrre. L’ILVA di Taranto ha quasi 12.000 dipendenti, la gran parte in cassa integrazione.
L’ILVA torna pubblica, temporaneamente. Il governo ha approvato un decreto per investire nella grande acciaieria di Taranto, risanarla e poi rivenderla: il tutto al massimo entro 36 mesi, ha detto Renzi.
Oltre a tenere un discorso al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, domenica 19 agosto il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha partecipato allo svelamento di un modello a grandezza naturale del nuovo Frecciarossa 1000 (dando il via con un fischietto). La cerimonia è servita per presentare ufficialmente il nuovo treno ad alta velocità delle Ferrovie dello Stato italiane, che entrerà in servizio tra un paio di anni riducendo, almeno sulla carta, i tempi di percorrenza tra Roma e Milano, e avvicinandoli più alle due ore che alle attuali tre (per i convogli senza fermate intermedie). Il Frecciarossa 1000 (formalmente ETR 1000 per Trenitalia e V300 Zefiro per Bombardier) sarà prodotto da un consorzio formato da Ansaldo Breda e da Bombardier Transportation. La prima è la principale società italiana nella progettazione di convogli su rotaia come treni e tram ed è controllata da Finmeccanica; deve il suo nome alla fusione tra Ansaldo Trasporti e Breda Costruzioni Ferroviare avvenuta nel 2001. La seconda, invece, è la divisione della società canadese Bombardier che si occupa della costruzione di sistemi ferroviari per il trasporto di massa e ha, a sua volta, una divisione italiana che si farà carico del progetto.
Com’è fatto il nuovo Frecciarossa. Ridurrà i tempi di viaggio tra Roma e Milano a 2 ore e 20 minuti, ma dovremo ancora attendere un paio di anni.
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui. È uscito negli altri paesi il documentario nuovo su Tina Turner. Dell'Italia non ho trovato notizie (forse su Sky). Waxahatchee - quella di questa bella canzone - ha pubblicato tre cover, tra cui Streets of Philadelphia di Springsteen. Ho visto quello strano e inquietante film, Promising young woman, candidato all'Oscar per le categorie grosse (mi è piaciuto): sui titoli di testa c'è una tenebrosa versione di It's raining men che mi ha confermato quello che scrivo sotto, ovvero le mie lacune sulle ragazze dei tardi anni Novanta. Insomma, come un qualunque adolescente ignorante che "quella canzone è una cover", ho scoperto ieri che It's raining men non è di Geri Halliwell, ma è un pezzo del 1983, scritto peraltro da Paul Shaffer (ovvero il "maestro" del Dave Letterman Show, oltre che un quasi Blues Brother), e che era stato rifiutato da Donna Summer, Diana Ross e Barbra Streisand. E nel film c'è anche una canzone di Donna Missal (una cover anche questa), che avevamo citato qui per questa sua canzone nuova niente male. Ok, era il weekend, e ho visto anche Midnight sky, candidato all'Oscar pure lui (quello con George Clooney): che invece ha una scena in cui viene usato in maniera un po' diversa dal solito lo straclassico di Neil Diamond Sweet Caroline. Questa pagina fa parte dei contenuti visibili agli abbonati del Post. Se lo sei puoi accedere, se non lo sei puoi esserlo.
Una canzone di Christina Aguilera. «Ora vi dirò questa cosa: ho sempre confuso Britney Spears con Christina Aguilera, e viceversa».
I fratelli Ennio e Carlo Capasa – rispettivamente fondatore e direttore creativo, e amministratore delegato dell’azienda di moda Costume National – hanno lasciato i loro incarichi e venduto l’azienda al fondo di Hong Kong Sequedge, che già dal 2009 era partner della casa di moda. I due fratelli hanno dato la notizia il 15 marzo con un comunicato stampa: «È con emozioni contrastanti che concludiamo lo straordinario ciclo creativo di questa maison unica, con l’augurio che il futuro possa riservare al brand altrettanti successi. Quanto a noi continueremo a seguire la nostra passione in nuove iniziative creative». L’azienda Costume National fu fondata nel 1986 da Ennio Capasa, che ne è sempre stato il direttore creativo. Secondo gli esperti negli anni Novanta Capasa ha cambiato molto la moda italiana introducendo il concetto di “street couture”, che indica abiti eleganti e ricercati da portare nella vita di tutti i giorni. Il suo marchio si è sempre distinto per l’uso del nero come colore predominante in tutte le collezioni e per abiti dalle linee pulite e spesso ispirate all’architettura. Capasa non ha usato quasi mai stampe o fantasie vivaci e il suo stile è sempre stato essenziale.
Ennio e Carlo Capasa si sono dimessi da Costume National. Dopo averla fondata e diretta dal 1986: hanno cambiato la moda degli anni Novanta con abiti eleganti e ricercati da portare ogni giorno.
Mercoledì la quotazione alla borsa di Londra di Deliveroo, la società britannica di consegna a domicilio di cibo, attiva anche in Italia, è stata un grosso insuccesso, che ha fatto perdere all’azienda oltre due miliardi di sterline di capitalizzazione di mercato (circa 2,2 miliardi di euro) rispetto alle attese di 7,6 miliardi. Pochi minuti dopo l’apertura delle contrattazioni, il titolo dell’azienda è crollato del 31 per cento e ha chiuso la giornata a –26 per cento. La maggior parte degli analisti ha definito l’IPO (l’acronimo inglese di offerta pubblica iniziale, cioè il debutto in borsa) di Deliveroo un «fallimento» o un «disastro», e uno dei banchieri che se ne sono occupati ha detto al Financial Times che si è trattato della «peggiore IPO della storia di Londra».
La quotazione in borsa di Deliveroo è stata un disastro. La famosa azienda di consegne è andata molto male alla borsa di Londra, e ci sono preoccupazioni per tutto il settore.
La rivista Forbes ha eliminato Kylie Jenner – imprenditrice, influencer, personaggio tv e sorellastra della celebre Kim Kardashian – dalla sua lista dei miliardari, ha accusato la sua famiglia di aver gonfiato il valore della sua azienda di cosmetici e di aver fatto molti sforzi perché Jenner sembrasse più ricca di quello che è. La rivista aveva inserito Jenner nella sua lista un anno fa. Jenner era stata definita da Forbes la più giovane self-made billionaire (la più giovane miliardaria di sempre che si è fatta da sé, cioè che non ha ereditato imprese o capitali), battendo così il record di Mark Zuckerberg, che era stato incluso nella lista quando aveva 23 anni. Il successo imprenditoriale di Kylie Jenner ha radici nella storia di famiglia e in particolare nel reality che ha contribuito a renderla famosa, quindi la definizione di self-made era stata molto contestata.
Forbes ha eliminato Kylie Jenner dalla sua lista dei miliardari accusandola di aver mentito sulla sua ricchezza.
Con buona pace dei detrattori, i jeans skinny – quelli super-aderenti sia sulla gamba che sulla caviglia – resteranno in giro ancora a lungo. Sono un capo base essenziale per il guardaroba delle donne dalla metà degli anni Duemila, e nonostante negli ultimi anni siano andati di moda altri modelli di jeans con fortune alterne, la supremazia dei jeans skinny non è mai stata davvero messa in discussione: tutti gli altri sono semplici surrogati. In molti hanno detto che gli skinny sarebbero scomparsi a breve: influenti blog di moda come WhoWhatWear e siti popolari come BuzzFeed o Slate. Eppure nessun modello è stato ancora capace di guadagnare abbastanza seguito da scalfirli – e tanto meno spodestarli – e probabilmente ci vorrà ancora parecchio tempo prima che possa accadere. Ma forse è solo un’illusione: «La moda dei jeans skinny non accenna a morire», scriveva nel 2014 Jezebel, un famoso sito che si occupa di celebrità e moda. A due anni di distanza non è cambiato niente. Secondo i dati diffusi a marzo da WGSN, una società che fa anche previsioni nel campo della moda, il 54 per cento dei nuovi modelli di jeans venduti a prezzo pieno nei negozi, ovvero i capi che di solito vediamo esposti, sono skinny. Gli altri modello non si avvicinano lontanamente a questa cifra. «Gli skinny non sono morti», dice Sidney Morgan-Petro, un’analista nel settore della vendita al dettaglio di WGSN, «oggi c’è solo più concorrenza». Però è una concorrenza ancora debole. Rispetto all’anno scorso i jeans modello bootcut (quello leggermente svasati in fondo) e boyfriend (con cavallo basso, gamba larga e solitamente sdruciti, che ricordano i modelli maschili) hanno subìto un calo nelle vendite e ora hanno uno quota di mercato inferiore al 10 per cento. Le vendite dei jeans flare, o a zampa d’elefante, invece sono aumentate molto, e ora rappresentano l’11 per cento del mercato, ma rimangono molto indietro agli skinny. Gli slim fit (jeans aderenti ma meno degli skinny) sono al 14 per cento. Il rivale più agguerrito sono i cropped, un modello che arriva sopra le caviglie ed è leggermente svasato, al 25 per cento. Questo taglio però si sovrappone a molti altri modelli, tra cui gli skinny (i jeans a metà polpaccio molto aderenti rientrano in entrambe le categorie, per esempio).
Gli skinny jeans non sono finiti, ed è colpa vostra. Negozi e stilisti propongono da tempo modelli più larghi, ma quelli super-attillati vendono sempre di più e la moda non accenna a finire.
Francesco De Gregori è nato a Roma il 4 aprile 1951. Il Post si unisce agli auguri e alle celebrazioni riproducendo la selezione personale delle sue più belle canzoni compiuta da Luca Sofri (il peraltro direttore del Post) in Playlist, nel 2008. Oltre a essere stato sempre dannatamente bravo, De Gregori è “il” cantautore italiano. Non si è mai addolcito in canzoni d’amore convenzionali e si è sempre preso molto sul serio. E ha fatto sempre di tutto per farsi prendere molto sul serio, mostrando di divertirsi solo in occasioni rarissime: come se facesse tutto per la posterità o per qualche ente morale superiore. Ma se c’è un ente morale superiore, le canzoni di De Gregori gli piaceranno senz’altro: come a tutti.
Le 18 canzoni più belle di De Gregori. Che oggi compie gli anni: e a guardare nei ricordi sembra ancora ieri.
Aggiornamento del primo febbraio 2013. Beyoncé ha ammesso di avere cantato in playback l’inno nazionale, perché non aveva avuto abbastanza tempo per provare e non voleva rischiare di sbagliare. Ha detto che al Super Bowl, per il quale si prepara da settimane, canterà dal vivo. ***
Beyoncé ha cantato l’inno degli Stati Uniti in playback? circolano dubbi sull'apprezzata esibizione all'insediamento di Obama, prima confermati e poi parzialmente smentiti dalla banda musicale.
È uscito per l’editore Contrasto il libro Nove fotografi per la terra, che raccoglie i progetti di nove grandi fotografi scelti dalle agenzie Magnum Photos e Contrasto per interpretare e raccontare i temi degli spazi espositivi dei cluster di Expo 2015. Il libro è introdotto da un testo di Matteo Gatto ed è diviso in nove sezioni, ognuna delle quali è aperta da un breve commento del fotografo al proprio lavoro: Paesaggi di Riso, con la Pianura Padana e altre piantagioni di riso, fotografate da Gianni Berengo Gardin; Il giardino delle meraviglie, con le foto della svizzera Irene Kung che mostra la bellezza degli alberi da frutta e dei legumi; Il pane del mondo, con la varietà delle diverse specie di pane del mondo raccontate dall’americano Joel Meyerowitz; Oops… chocolate!, con le foto di Martin Parr del cioccolato prodotto, consumato e venduto in tutto il mondo; Profumo di sogno, il reportage di Sebastião Salgado dedicato ai paesi da cui proviene il caffè, Tre oceani, storie di isole dell’americana Alessandra Sanguinetti, che mostra la vita delle famiglie nelle Isole Oceaniche; Mediterraneo, un mare di storie con le fotografie di Ferdinando Scianna; Vita nel deserto, in cui l’americano George Steinmetz mostra le zone aride del mondo dall’alto e La Via delle Spezie, viaggio fotografico di Alex Webb sull’antica Via delle Spezie e i mercati dell’Asia. Il libro sarà presentato da Valentina Notarberardino e Maria Francesca Gagliardi il 5 giugno alle 18.30 presso la Biblioteca Civica di Monterosso, in Liguria, nell’ambito del Festival GLocal Ambiente.
9 grandi fotografi per la Terra. Un libro di Contrasto raccoglie i progetti di nove grandi fotografi sui temi di Expo 2015.
Domenica 184 migranti, tutti tunisini, hanno lasciato il Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Pian del Lago di Caltanissetta. Nella notte diversi agenti della polizia e dei carabinieri sono stati impegnati nella ricerca dei migranti: ne sono stati individuati 125, che sono stati riportati al Cara. I migranti erano stati trasferiti nella struttura per il periodo di quarantena obbligatoria imposta a causa dell’epidemia da coronavirus. Il sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino, ha detto che i migranti erano risultati tutti negativi ai test. Gambino ha detto che scriverà una nota alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, per spiegare che «la struttura di Caltanissetta non è in grado di contenere queste persone, perché evidentemente non è idonea». Il questore di Calatanissetta, Giovanni Signer, aveva detto «non c’era stata alcuna tensione nei giorni scorsi e tutti avevano manifestato la volontà di chiedere lo status di rifugiato» e che non si comprendevano quindi le ragioni della fuga. I migranti nel Cara di Pian del Lago di Caltanissetta erano in tutto 350.
Sono stati ritrovati 125 dei 184 migranti che avevano abbandonato il Cara di Caltanissetta.
Il principale sviluppo di ieri relativo all’inchiesta sulla cosiddetta “loggia P4” riguarda il capo di Stato maggiore della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, iscritto nel registro degli indagati e accusato dai pm di Napoli di essere una delle fonti – se non addirittura la fonte – di Luigi Bisignani, il lobbista e faccendiere attorno al quale ruota la rete di relazioni sospettata di essere un’associazione segreta. La spiegazione più chiara sui giornali di oggi si trova su Repubblica ed è quella scritta da Carlo Bonini. Bonini racconta che Adinolfi ha ricevuto un avviso di garanzia all’inizio della settimana e mercoledì è stato messo a confronto con Marco Milanese. Milanese è molte cose: deputato del PdL, ex ufficiale della Guardia di Finanza, indicato dallo stesso Bisignani come una delle sue fonti, nonché “storico consigliere del ministro Giulio Tremonti”.
L’inchiesta Bisignani e la Finanza. Perché i pm hanno messo sotto indagine il capo di Stato maggiore.
Il primo agosto saranno effettuati i rimborsi delle pensioni previsti in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale il primo maggio scorso. La Corte aveva dichiarato incostituzionale una norma inserita nel 2011 dall’allora ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero nel cosiddetto decreto “Salva Italia” voluto dal governo Monti, che bloccava l’adeguamento annuale delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo INPS (cioè per chi prende circa 1.500 euro lordi al mese). Il governo Renzi ha allora approvato un decreto legge per rimborsare parzialmente questi pensionati. Il rimborso interessa circa 3,7 milioni di pensionati: ne rimangono esclusi circa 670mila di quelli interessati dalla sentenza, e sono quelli sono con una pensione lorda superiore ai 3.200 euro al mese. Il rimborso verrà effettuato automaticamente il primo agosto, senza bisogno di farne specifica richiesta, e sarà “una tantum”. Il bonus sarà distribuito in forma progressiva: fra gli interessati dal decreto, chi ha una pensione più bassa riceverà un bonus maggiore.
I rimborsi delle pensioni del primo agosto. Sono quelli decisi dal governo in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale, ma sono solo parziali.
Come ogni anno Jaap Biemans – il curatore del sito Coverjunkie, che raccoglie e commenta le copertine di moltissime riviste da tutto il mondo – ha pubblicato quelle che secondo lui sono le più belle copertine dell’anno: Barack Obama come “Persona dell’anno” di Time; il New York Magazine sull’uragano Sandy; l’architetto brasiliano Oscar Niemeyer su Época e una Casa Bianca arcobaleno dopo l’appoggio di Obama ai matrimoni gay sul New Yorker. Ci sono anche IL, Internazionale e le edizioni italiane di Wired e Vogue. Inoltre su Coverjunkie è anche possibile votare la migliore copertina dell’anno esprimendo tre preferenze tra un gruppo di copertine proposte dal sito. – Le più belle copertine del 2011 secondo Coverjunkie
Le più belle copertine del 2012. Le ha raccolte il sito Coverjunkie: la Casa Bianca arcobaleno sul New Yorker, Marilyn Monroe su Esquire e anche qualche rivista italiana.
Negli ultimi giorni la sottosegretaria Maria Elena Boschi è stata molto criticata perché sospettata di aver cercato di aiutare Banca Etruria, l’istituto bancario toscano in crisi di cui suo padre è stato vicepresidente fino al febbraio del 2015. Il caso è iniziato con la pubblicazione di un estratto in anteprima dell’ultimo libro dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, intitolato Poteri forti (o quasi). Secondo De Bortoli, nel 2015 Boschi chiese all’allora amministratore di Unicredit, Federico Ghizzoni, di acquistare Banca Etruria, che si trovava in grosse difficoltà. Boschi nega, mentre Ghizzoni e Unicredit, fino a questo momento, non hanno fatto commenti. L’intero caso Boschi si basa su 66 parole che si trovano a pagina 209 del libro di De Bortoli, che di pagine in tutto ne ha 360.
Il “caso Boschi”, dall’inizio. È partito tutto da 66 parole nel nuovo libro di Ferruccio De Bortoli e - in mezzo a molte polemiche - lì è rimasto: cosa sappiamo (poco) e cosa non sappiamo (molto).
Ancora prima della resa dei conti cinematografica tra il Cavaliere Oscuro e l’Uomo d’Acciaio in Batman v Superman: Dawn of Justice (che in Italia è uscito qualche giorno prima che negli Stati Uniti, il 23 marzo), su Twitter ha iniziato a circolare l’hashtag #whowillwin (“chi vincerà?”). La domanda più giusta da farsi però sarebbe un’altra: perché i due supereroi combattono l’uno contro l’altro? Gli appassionati di fumetti che vedranno il film noteranno la grande influenza del Ritorno del Cavaliere Oscuro, il classico scritto dal fumettista e sceneggiatore Frank Miller, o si accorgeranno del costume da Robin appeso nella bat-caverna, cogliendone l’importanza. Ma tra gli spettatori ci saranno anche normali frequentatori di cinema, che vedendo il titolo si chiederanno perplessi come mai Batman e Superman si scontrino, dal momento che in teoria sarebbero amici, anzi super amici. Per gli appassionati le sole parole “Dawn of Justice” (“l’alba della giustizia”) sono sufficienti per capire che alla fine Batman e Superman dovrebbero riuscire ad appianare le loro divergenze e, con l’aiuto di Wonder Woman, fare un passo verso la creazione della Justice League: la risposta della DC Comics al gruppo di supereroi Marvel degli Avengers. Per lo spettatore medio però tutto questo potrebbe non essere così chiaro. Tra amici, colleghi e addirittura celebrità, la domanda che continua a saltar fuori è sempre la stessa: «Perché combattono tra loro?». Abbiamo messo insieme i cinque punti fondamentali per chi fa parte della seconda categoria e vuole mettersi in pari (con qualche spoiler minimo, ma solo per chi non ha visto i trailer).
Ma perché Batman e Superman si combattono? se le anticipazioni su "Batman v Superman" vi hanno confuso e non avete letto i fumetti, qui trovate qualche chiarimento (niente spoiler, se avete visto i trailer).
Il gruppo automobilistico tedesco Volkswagen ha annunciato che da oggi ripartirà la produzione nel suo principale impianto di Wolfsburg, in Germania, città sede dell’azienda. L’impianto era chiuso da metà marzo a causa del coronavirus. L’impianto inizialmente ricomincerà a lavorare al 10-15 per cento della sua capacità, per poi aumentare la produzione nelle prossime settimane arrivando a circa il 40 per cento: in tutto oggi torneranno a lavoro circa 8mila dipendenti. Il primo veicolo che verrà prodotto nell’impianto di Wolfsburg sarà la Golf: secondo Volkswagen questa settimana ne verranno prodotti 1.400 modelli, e la prossima settimana si arriverà a produrne 6mila.
Volkswagen ha riavviato la produzione nell’impianto principale di Wolfsburg.
Ieri circa 600.000 studenti al loro terzo e ultimo anno della scuola media hanno sostenuto le prove Invalsi, i test dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione. L’ente si occupa di verificare la qualità del sistema dell’istruzione e capire che cosa funziona e che cosa non funziona nella scuola italiana. Ogni studente ha dovuto rispondere a un questionario di italiano e a uno di matematica, mentre ai professori è toccato il compito non meno complesso di correggere i test utilizzando le complicate tabelle di valutazione fornite dall’Invalsi. Quando tutto fila liscio, gli insegnanti correggono le prove usando le griglie e i fogli di calcolo preimpostati forniti dall’Istituto e poi inviano i risultati all’Invalsi, che raccoglie tutti i dati e stila classifiche e statistiche. Quest’anno, però, qualcosa non ha funzionato, almeno stando alle segnalazioni che abbiamo ricevuto qui sul Post e da un breve articolo di Mila Spicola pubblicato stamattina sul sito dell’Unità.
Il pasticcio delle prove Invalsi. L'Istituto ha inviato griglie di valutazione con diversi errori e i docenti dovranno ricontrollare i test.
“Tutti pazzi per Clegg”: era il titolo di un articolo della Stampa dedicata all’eccitato assalto al carro del presunto vincitore da parte dei politici italiani, nelle settimane scorse. Altri report giornalistici segnalavano diffuse simpatie per il flop del giorno. Ecco tutti i nomi citati nei suddetti articoli: – «Siamo in tanti dentro il Pd, Clegg è una novità anche per l’Europa, considerato il suo profilo non solo riformatore ma anche profondamente europeista». Il gruppo, guidato da Enzo Bianco, è composto da figure come Franco Bassanini, Linda Lanzillotta, Paolo Gentiloni, Stefano Passigli, l’ex premier Antonio Maccanico
Tutti i pazzi per Clegg. I politici italiani che erano saltati sul carro del presunto vincitore.
Grazie all’uso massiccio di insetticidi come il DDT, dopo la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti erano riusciti a liberarsi quasi completamente delle cimici dei letti (Cimex lectularius), ma quest’estate una nuova ondata di questi piccoli insetti sta mettendo a dura prova le zone più popolose e le aree metropolitane come quella di New York: sui media se ne parla da settimane e si moltiplicano le discussioni sul da farsi e le notizie di nuovi fronti (la chiusura del megastore Nike di Manhattan ha equivalso dal punto di vista mediatico a una battaglia campale). Le cimici sono tornate ad aumentare nel corso degli ultimi dieci anni con una progressione notevole: nel 2002 si segnalavano appena due casi, mentre nel 2006 si era già arrivati a superare le 1200 segnalazioni. Colpa di numerosi fattori, compreso l’aumento dei voli internazionali che facilitano lo spostamento di questi insetti dalle aree del mondo dove proliferano maggiormente. Le cimici dei letti sono insetti ematofagi, dunque si nutrono di sangue. I loro morsi sono fastidiosi, ma non costituiscono un pericolo se non si è allergici. Gli insetti si annidano nelle strutture dei letti, nei materassi e nei divani, ma non disdegnano anche le aree affollate come ristoranti, teatri, cinema, uffici e alberghi, tutti luoghi in cui possono trovare facilmente le loro prede: noi. La disinfestazione è faticosa, in alcuni casi può arrivare a costare migliaia di dollari, e prima di poter tornare alle proprie abitudini occorre prendere alcune precauzioni, come mantenere i propri abiti in sacchetti di plastica sigillati per evitare che le cimici vi si annidino e depongano le loro uova.
La guerra degli Stati Uniti contro le cimici. Dopo decenni di pace, sono riprese le invasioni e gli americani si sentono assediati.
Un terzo dei ritardi nei voli aerei europei causati da problemi al controllo dei voli si deve a un paese particolare: la Francia. Lo ha stabilito in questi giorni un rapporto elaborato da una commissione del parlamento francese. Il rapporto è stato presentato il 13 giugno dal senatore Vincent Capo-Canellas, che ha 50 anni e fa parte di Mouvement Démocrate, un partito centrista che sostiene il presidente Emmanuel Macron. Il rapporto – qui in versione integrale – spiega che il controllo di volo francese comporta per le compagnie aeree costi extra di circa 300 milioni di euro e che nel 33 per cento dei casi europei in cui un aereo parte in ritardo per colpa del controllo dei voli, la colpa è francese. Capo-Canellas ha spiegato che i problemi sono dovuti alle attrezzature vecchie – nonostante dal 2011 siano stati spesi 2 miliardi di euro per rinnovarle – e ai frequenti scioperi del personale. Il rapporto ha messo in evidenza però anche il fatto che, nonostante tutto, la sicurezza dei voli risulta sempre garantita: i ritardi dovuti al controllo di volo francese finora hanno creato disagi, non pericoli.
Un terzo dei ritardi aerei in Europa per il controllo dei voli si deve alla Francia. E questo perché i controllori scioperano moltissimo e le attrezzature sono vecchie.
Al Post piacciono gli endorsement: quando siamo sufficientemente convinti che certe cose siano giuste e auspicabili, ci sembra sbagliato tacerlo e non mettere i nostri dieci centesimi sulla possibilità che succedano. Per questo diremo qui anche che cosa vorremmo succedesse col prossimo referendum sulle riforme costituzionali, perché lo riteniamo importante. La premessa è che la campagna elettorale è stata brutta e deprimente, e ha seminato ulteriore vento in una crescente tempesta. È preoccupante e deludente che quello che dovrebbe essere il più concreto e rassicurante percorso di una società democratica – la discussione pubblica di un cambiamento della Costituzione, e la sua legittimazione o meno con un voto popolare – si sia trasformato invece in un’occasione di peggioramento e svilimento del dibattito, delle relazioni politiche e civili, persino di quelle umane. E in un’esaltazione di tre tratti rovinosi dei tempi presenti: l’enfasi allarmistica e terroristica sul futuro; la falsificazione dei fatti; l’aggressività nei confronti del prossimo e la sua trasformazione in un nemico. Questa campagna elettorale ha peggiorato tutti, peggiorato le prospettive e mostrato una regressione – proprio mentre ci sarebbe un gran bisogno di segnali opposti – anche tra molti di coloro che si pensano “progressisti”. Da quali parti si sia visto il peggio, è abbastanza irrilevante da valutare, se non si vuole scadere al livello infantile di “ha cominciato lui” o “ma lui di più”: c’è una palese trasversalità del modello ultras. E a farne più le spese sono stati gli invisibili e silenziati italiani che avrebbero voluto accingersi al referendum con l’attenzione e l’investimento sul futuro che merita, e con la misura adeguata: parlando di una riforma della Costituzione di un paese solidamente democratico e delle sue conseguenze terrene, né più né meno. Molte persone perbene voteranno no e molte persone perbene voteranno sì, e non si saranno insultate nel frattempo: è il rumore che non si sente. Invece è inevitabile a questo punto temere che, comunque vada, del post referendum ci sarà poco da rallegrarsi: l’incarognimento generale – che viene da lontano, riguarda il mondo intero, e non è nato con questa campagna, certo – prevarrà su qualunque risultato auspicato, che sia dare all’Italia nuovi strumenti per essere meglio governata, oppure impedire un aggravamento delle sue derive. Le certezze in questo senso sono l’unica cosa certamente falsa: esistono argomenti e posizioni ragionevoli a favore di entrambe le scelte, e nessuna delle due avrà conseguenze apocalittiche. Sceglieremo inevitabilmente per ipotesi, e probabilmente molto si ridurrà all’inclinazione di ognuno per la prudenza della via vecchia o per la scommessa su quella nuova. Il problema vero invece è nelle teste, e nel modo in cui conviviamo con gli italiani come noi, e con le persone come noi: e se le opposizioni sembrano finora lavorare per cambiarle in peggio, le teste, non è che la maggioranza abbia costruito o incentivato modelli nuovi e promettenti in questo senso. Non sarà di sicuro un Senato meno affollato a salvare un paese in cui il capo del maggior partito d’opposizione usa come slogan “vaffanculo”, i leader degli altri due fanno propaganda a forza di bugie plateali, il governatore della Campania dà dell’infame a una sua compagna di partito, e molti elettori di ciascuno di loro si sentono legittimati ad adottare le stesse modalità di rapporto con la propria comunità. Per tacere dell’incosciente soffiare sul falò da parte di molti mezzi di informazione, coi piedi bruciacchiati.
Il Post referendum. Cosa sperare che succeda non tanto il 4 dicembre, ma il 5, il 6, il 7 e migliaia di giorni dopo.
In Antartide i ricercatori hanno scoperto formazioni di muschio in rapida crescita sulla penisola settentrionale del continente ghiacciato, a vistosa dimostrazione del cambiamento climatico in corso nelle parti più remote e fredde del pianeta. Col riscaldamento degli ultimi 50 anni, gli scienziati hanno individuato due diverse specie di muschio protagoniste di un’accelerazione nella crescita passata in media da meno di un millimetro all’anno a più di tre. «Si pensa all’Antartide, abbastanza correttamente, come a un posto del tutto coperto di ghiaccio, ma il nostro lavoro mostra che ci sono superfici verdi e che in prospettiva lo diventeranno ancora di più», ha detto Matthew Amesvbury, un ricercatore dell’università britannica di Exeter che è l’autore principale del nuovo studio. «Anche questi ecosistemi piuttosto remoti, che si immaginano relativamente incontaminati dal genere umano, stanno mostrando gli effetti del cambiamento climatico prodotto dagli uomini».
L’Antartide sta diventando verde. Poco poco, e non è una buona notizia: i ghiacci si ritirano e al loro posto crescono muschi e altri vegetali, sintomi preoccupanti.
Giovedì la commissione Affari sociali della Camera dei deputati ha approvato un emendamento al decreto legge del 23 luglio che ha istituito il Green Pass, estendendo la durata della certificazione da 9 a 12 mesi non solo per i vaccinati con una e due dosi, ma anche per le persone guarite dalla COVID-19 (per cui attualmente durava 6 mesi). Il provvedimento sarà votato alla Camera lunedì, ma dovrebbe essere approvato visto che a presentare la proposta in due emendamenti identici sono stati Lega e Partito Democratico (che ha riscritto una proposta del Movimento 5 Stelle), dopo le indicazioni in questo senso del Comitato tecnico scientifico. Gli stessi emendamenti approvati prevedono che il Green Pass, della durata di 48 ore, possa essere ottenuto anche con un test rapido salivare, e non solo con quelli che prevedono un tampone naso-faringeo.
La commissione Affari sociali della Camera ha approvato l’estensione a 12 mesi del Green Pass, sarà votata in aula lunedì.
Il sito Dezeen ha pubblicato le foto dei nuovi uffici di Google a Madrid, progettati dallo studio di architettura londinese Jump Studios. Gli uffici si trovano su due piani della Torre Picasso, uno degli edifici più alti della città, con 157 metri di altezza e 43 piani. Il piano più basso della sede di Google ospita una vasta reception, la mensa e un’aula magna. Il livello superiore ospita la zona degli uffici, nicchie con poltrone e piccole scrivanie, sale riunioni. C’è anche una zona dedicata allo svago, con un tavolino da ping pong, docce, una sala per i massaggi e amache su cui rilassarsi. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
I nuovi uffici di Google a Madrid. Le foto dei due piani di uffici colorati con la solita invidiabile zona ricreativa: tavolino da ping pong, una zona massaggi, amache.
Il primo anno del programma dell’Arabia Saudita per ridurre la sua dipendenza dal petrolio potrebbe produrre l’effetto contrario. Secondo alcuni analisti una serie di misure introdotte per ridurre la spesa pubblica potrebbe portare alla recessione la parte di economia saudita non legati al petrolio: la conseguenza è che l’eventuale crescita complessiva dell’economia sarà largamente dovuta al picco della produzione del greggio. Nelle ultime due settimane l’Arabia Saudita ha rafforzato i suoi tentativi di gestire le conseguenze del crollo del prezzo del petrolio: sono stati sospesi i bonus e ridotte le indennità per i dipendenti del governo, lo stipendio dei ministri è stato tagliato del 20 per cento e la Banca centrale del paese ha detto che sta immettendo circa 20 miliardi di riyal (4,8 miliardi di euro) nel sistema bancario per contrastare la contrazione della liquidità. L’austerità aiuterà l’Arabia Saudita a ridurre il deficit di bilancio, che l’anno scorso aveva raggiunto il 16 per cento del PIL del paese, ma probabilmente aumenterà il rallentamento dell’economia in un periodo in cui i consumi stanno diminuendo. Secondo uno studio condotto da Bloomberg quest’anno l’economia dell’Arabia Saudita crescerà dell’1,1 per cento, mentre sia Capital Economics che BNP Paribas prevedono per il paese la prima contrazione dal 2009. «Il peso sulle famiglie sta aumentando sempre di più», ha detto Jason Tuvey, economista responsabile del Medio Oriente della società Capital Economics di Londra.
L’Arabia Saudita dipende ancora troppo dal petrolio. Nonostante le misure di austerità introdotte dal governo, che negli ultimi anni ha provato a far crescere l'economia con enormi investimenti pubblici.
Giovedì 20 dicembre è stato un altro giorno difficile per la borsa statunitense, con l’indice Dow Jones di Wall Street che ha perso circa 464 punti, che si aggiungono a quelli persi nei cinque giorni precedenti arrivando a 1.700. L’indice principale di riferimento, S&P 500, ha perso l’1,5 per cento mentre l’indice dei titoli tecnologici NASDAQ ha perso l’1,6 per cento. Per entrambi gli indici sono state le chiusure più basse dall’autunno del 2017. L’andamento negativo è stato condizionato dai timori degli investitori per un possibile “shutdown” delle attività governative e, più in generale, per le prestazioni di alcune delle più grandi aziende al mondo nel settore tecnologico come Apple e Amazon. Le perdite sono inoltre legate alla recente decisione della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, di alzare i tassi d’interesse.
Giovedì è stata un’altra giornata di grandi perdite per la borsa statunitense.
Annozero si è occupato ieri sera lungamente della protesta degli immigrati a Brescia, mostrando nuove immagini delle cariche della polizia contro i manifestanti. Un baldanzoso dirigente della polizia in borghese gestisce la situazione ordinando cariche su persone inermi, minacciando una donna – «O viene tranquilla o io le do veramente un colpo di spranga!» – e fermandone arbitrariamente altre che sembrano non aver fatto nulla, strattonandole – «Questo viene con noi!». https://www.youtube.com/watch?v=XU4XtrS6SaA
«Caricate, per favore». Il servizio di Annozero sugli immigrati a Brescia e la repressione delle manifestazioni.
Tommaso si suicida per ragioni misteriose. Solo che le cose non vanno come dovevano e il suo spirito ritorna come fantasma, mentre il suo corpo prende vita come zombi. Comincia così una difficile convivenza fra i due, che sono diversi in tutto, se non fosse che sono la stessa persona. Di come diventai fantasma e zombi è la nuova webserie de La Buoncostume (che poi sarebbero Carlo Bassetti, Simone Laudiero, Fabrizio Luisi e Pier Mauro Tamburini), che conoscete già se avete visto Kubrick – Una storia porno e La deriva del Panda. Le puntate dalla 2 alla 5 si trovano qui.
Di come diventai Fantasma e Zombi: la prima puntata. Il primo episodio della nuova webserie degli sceneggiatori, tra le altre cose, di Kubrick - Una storia porno.
Ogni giorno 150 milioni di persone usano Giphy per creare, cercare e condividere GIF animate su siti, social network e applicazioni per scambiarsi messaggi, scegliendo in un catalogo ormai sterminato di miliardi di animazioni e in continua crescita. Solo nell’ultimo anno Giphy ha più che raddoppiato il suo numero di utenti (erano 65 milioni nell’aprile del 2016) ed è il motore di ricerca per GIF più conosciuto e utilizzato online. Eppure, nonostante i suoi numerosi successi, a oggi è ancora in perdita e si mantiene grazie ai finanziamenti di alcuni investitori, speranzosi che un giorno Giphy possa diventare grande e profittevole. Nel complesso Giphy ha raccolto finora 150 milioni di dollari ed è valutato intorno ai 600 milioni di dollari. Ottenuta una solida base di utenti, ora i suoi responsabili vogliono iniziare a produrre ricavi e utili, ma la ricerca di un modello sostenibile non sarà semplice. Alex Chung, il cofondatore di Giphy, ha spiegato a Business Insider che il suo gruppo di lavoro (70 persone) negli ultimi mesi ha iniziato a esplorare una decina di modelli di business, che potrebbero consentire di produrre nuovi ricavi. Chung iniziò a pensare a Giphy circa quattro anni fa, mentre lavorava in un incubatore di nuove startup. Cercando alcune GIF online attraverso Google e Tumblr, si era reso conto che non esisteva un modo per trovarle facilmente, soprattutto se era necessario cercare GIF su un determinato tema e non un’animazione specifica, per esempio da un film o una serie tv. Le GIF erano inoltre di scarsa qualità, poco definite e sgranate. Chung pensò quindi di elaborare un nuovo sistema per indicizzare le GIF già esistenti online, ma in modo più accurato e creando un motore di ricerca dedicato, che divenne poi Giphy.
Come Giphy vuole fare i soldi. Il famoso motore di ricerca per le GIF è usato ogni giorno da 150 milioni di persone e ha dei piani per non essere più in perdita.
Da martedì 8 fino a domenica 13 aprile si è tenuta a Milano la 53esima edizione del Salone del Mobile, uno dei più importanti eventi al mondo – forse il più importante – tra quelli dedicati all’arredamento, all’architettura e al design. Nel fine settimana gli eventi espositivi del Salone del Mobile, che si tengono al polo di Rho della Fiera di Milano, sono stati aperti al pubblico. Anche quest’anno parallelamente al Salone si è svolto in varie zone di Milano (via Tortona, Porta Venezia, Brera, Lambrate e il cortile dell’Università degli Studi di Milano) il Fuorisalone, una serie informale di feste, mostre, concerti, esibizioni artistiche ed eventi che ogni anno attira forse persino più attenzioni del Salone stesso. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Il Salone del Mobile e il Fuorisalone. Le foto degli ultimi giorni di uno dei più importanti eventi al mondo dedicati all’arredamento, all’architettura e al design, che si tiene tutti gli anni a Milano.
Sono passati nove giorni da quando è cominciata la crisi di governo, e quattro giorni da quando invece sono successe le ultime cose concrete, con il dibattito al Senato sulla calendarizzazione delle comunicazioni del presidente del Consiglio Conte, contro il quale la Lega aveva presentato una mozione di sfiducia innescando la crisi. In mezzo c’è stato Ferragosto, e non è successo granché: l’impressione è che tutti i protagonisti della crisi siano in attesa e stiano studiando il da farsi, mentre i quotidiani continuano a pubblicare retroscena un po’ fumosi che spesso si contraddicono a distanza di poche ore. Il principale riguarda la presunta intenzione del segretario della Lega Matteo Salvini di provare a riconciliarsi con il Movimento 5 Stelle, l’ex alleato di governo con cui si sta scontrando dal giorno in cui è cominciato tutto. Dopo giorni di insulti più o meno velati, in cui la frattura tra Salvini e il leader del M5S Luigi Di Maio era sembrata insanabile, negli ultimi due giorni ci sono stati dei piccoli segnali di distensione arrivati dalla Lega. Mercoledì, durante una conferenza stampa a Castel Volturno, Salvini aveva smentito di aver mai detto a Conte di voler «staccare la spina al governo», aggiungendo: «il mio telefono è sempre acceso». Aveva addirittura detto di sperare di essere ancora ministro dell’Interno a lungo», e a un certo punto aveva alluso alla necessità di un governo «con i ministri del sì».
Sulla crisi politica è tutto un po’ fermo. Sono giorni di articolati retroscena e poco altro, in attesa degli appuntamenti in Parlamento la prossima settimana.
L’Economist ha scelto la Francia come paese dell’anno del 2017: e questo perché Emmanuel Macron, «un giovane ex-banchiere che non ha avuto il sostegno di nessuno dei partiti tradizionali, ha vinto la presidenza. Poi La République En Marche, il nuovissimo partito di Macron, ha schiacciato la vecchia guardia per conquistare la maggior parte dei seggi all’Assemblea nazionale». Questo, dice l’Economist, «ha dato speranza a coloro che pensano che il vecchio divario sinistra-destra sia meno importante di quello tra aperto e chiuso». La lotta tra una visione aperta e chiusa della società «potrebbe essere la competizione politica più importante al mondo in questo momento». E Macron, spiega l’Economist, ha condotto una campagna «per una Francia aperta alle persone, alle merci e alle idee dall’estero e ai cambiamenti sociali in casa. In sei mesi lui e il suo partito hanno approvato una serie di riforme ragionevoli, tra cui una legge anti-corruzione e un allentamento delle rigide leggi sul lavoro della Francia». Macron, si dice ancora, ha «spazzato via l’ancien régime» e colpito «l’ultranazionalista Marine Le Pen che, se avesse vinto, avrebbe distrutto l’Unione Europea».
Il paese dell’anno secondo l’Economist. È la Francia, anche se stavolta sembra sia stata premiata più una persona che un intero paese.
Per la prima volta da venerdì i giornali di oggi dedicano più spazio ai commenti e alle opinioni sulla manovra economica che alla spiegazione delle misure in essa contenuta. Moltissimi chiedono cambiamenti, e fin qui non ci sarebbe niente di sorprendente, se non fosse che tra chi chiede cambiamenti anche significativi ci sono illustri esponenti della maggioranza nonché, pare, lo stesso presidente del Consiglio. Sia Repubblica che Corriere che il grosso degli altri quotidiani sono ricchi di virgolettati e ricostruzioni secondo cui Silvio Berlusconi sarebbe determinato a modificare la riforma correggendo o addirittura rimuovendo del tutto la sua misura più incisiva, il cosiddetto “contributo di solidarietà”. Scrive oggi il Corriere della Sera, definendo l’obiettivo “acquisito”, nel PdL: Per «aggirare Tremonti» e la sua resistenza, spiega un ministro, la strada è tracciata: si apre al confronto con l’opposizione, mossa gradita anche al capo dello Stato; si «concede qualcosa all’Udc», ai sindacati, a Confindustria; si fanno alcuni emendamenti targati pdl, che verranno presentati al Senato dove inizia la discussione e poi si blinda il provvedimento alla Camera con la fiducia, per evitare imboscate o il rischio di rimanere impantanati. Si chiude insomma «presto e bene», in «30 o 40 giorni complessivi», sperando che nel frattempo i mercati abbiano promosso il Paese, evento niente affatto scontato e che tiene sulle spine tutti, da Berlusconi in giù.
La manovra economica in progress. A tre giorni dal varo del decreto da parte del Governo, nel centrodestra si discute già di come cambiare la legge anche nelle sue misure fondamentali.
Nel giro di un mese e mezzo, le attività statunitensi di TikTok, il social network più popolare al mondo tra gli adolescenti, dovranno essere cedute dalla società cinese ByteDance a Microsoft: oppure l’app sarà vietata negli Stati Uniti, ha minacciato il presidente Donald Trump. Quello nato intorno a TikTok è uno scontro diplomatico strettamente legato alla guerra commerciale in corso da anni tra Stati Uniti e Cina, e potrebbe avere grandi conseguenze per gli equilibri futuri dei cosiddetti “colossi della tecnologia”. TikTok, il social network fatto di brevi video musicali o comici, dice di avere 100 milioni di utenti negli Stati Uniti, dove da almeno un paio d’anni è diventato il social network che cresce di più: secondo molti analisti, la sua enorme popolarità tra gli adolescenti lo ha reso ormai una piattaforma paragonabile a Facebook e Twitter, in quanto a potenza e influenza. Ma le società cinesi hanno notoriamente stretti e opachi legami con il governo, e questo preoccupa molto parte della politica statunitense: l’enorme quantità di dati raccolti dall’app sui suoi utenti americani, dicono in molti tra cui Trump, non è al sicuro e per questo deve rimanere negli Stati Uniti.
Cosa succede a TikTok. Perché Trump vuole vietarlo, come ha reagito la società cinese che lo possiede e cosa vuole farci Microsoft comprandolo.
Google ha accettato di pagare 170 milioni di dollari alla Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia governativa che si occupa della tutela dei consumatori e della concorrenza negli Stati Uniti, perché attraverso YouTube, di cui è proprietaria, ha violato le norme sulla privacy per quanto riguarda la raccolta dei dati di alcuni bambini. La cifra è stata concordata da Google e FTC per risolvere un contenzioso e evitare un processo: 136 milioni andranno al governo federale e 34 milioni allo Stato di New York.
Negli Stati Uniti Google pagherà 170 milioni di dollari perché YouTube raccoglieva dati su alcuni bambini senza il consenso dei genitori.
Ne avevamo parlato tempo fa, durante i giorni della neve a Roma, e se ne parla tutt’ora, dei tentativi più o meno goffi dei politici di mostrarsi simili e vicini ai cittadini, commentando su Twitter i risultati delle partite di calcio o più alla vecchia maniera, dandosi da fare coi lavori manuali. E il rapporto dei politici col cibo ha a che fare con questo grande tema di comunicazione, dall’enorme panino di Evo Morales a Barack Obama che si abbuffa di gelati, hamburger e cosce di rana, ma rischia di traboccare nella più palese delle metafore qualunquiste: quando i politici godono di scarsa autorevolezza e credibilità – e succede spesso – immagini come quelle di La Russa e Bossi più che vicinanza col popolo suggeriscono rozzezza, ingordigia e opulenza (“tutto un magna magna”, appunto): c’era una famosa leggenda giornalistica, che appariva a ogni turno elettorale, su una scheda in cui era stata lasciata una fetta di salame e l’invito “mangiatevi pure questa”. Poi naturalmente ci sono anche molte sfumature: c’è chi cerca di mostrarsi a tutti i costi sicuro di sé, come Sarkozy con lo stuzzicadenti in mano o Nixon che intinge le dita nella zuppa hawaiana; chi prova a non farsi notare come Angela Merkel alle prese con le barrette di cioccolato; e chi prova a fare come se niente fosse, come Prodi e Bassolino, con scarsi risultati. I digiuni radicali assumono così un nuovo valore.
È tutto un magna magna. Una raccolta di immagini in difesa del diritto del politico a nutrirsi, malgrado la metafora che lo minaccia a ogni ora dei pasti.
A circa due mesi dalla presentazione di Biblet, lo store online di Telecom Italia per l’acquisto dei libri in formato elettronico, Internet Bookshop Italia ha presentato oggi Leggo, il suo primo lettore di ebook. La società del Gruppo Giunti e Messaggerie intende seguire un modello del tutto simile a quello di Amazon con Kindle, offrendo sia il dispositivo per la lettura degli ebook che i libri stessi in formato elettronico attraverso il proprio sito web. Questa impostazione potrebbe consentire a IBS di raccogliere un alto numero di utenti, che per ora non trovano ancora i titoli in italiano per Kindle, anche se convincere tutti i grandi editori a partecipare al progetto potrebbe rivelarsi complicato per ragioni di opportunismo. Esteticamente LeggoIBS assomiglia molto al Kindle di Amazon. Lo schermo è da 6 pollici e utilizza la tecnologia e-ink, che consente di risparmiare corrente e allungare la durata della batteria. A differenza di Kindle, il dispositivo IBS è dotato di touchscreen e consente quindi di inviare direttamente i comandi attraverso lo schermo utilizzando uno stilo.
Anche IBS fa un suo lettore di ebook. Internet Bookshop presenta "Leggo", il suo reader disponibile a gennaio, e imita il modello di Amazon per la vendita di libri digitali.
L’11 febbraio l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’associazione che assegna gli Oscar, ha detto che durante la prossima cerimonia, in programma il 24 febbraio, l’assegnazione di quattro premi non sarà trasmessa in diretta tv. I quattro premi assegnati durante la pubblicità saranno quelli per la miglior fotografia, il miglior montaggio, il miglior trucco e il miglior cortometraggio. La premiazione e i discorsi dei premiati si potranno vedere dopo, sintetizzati, in tv, o in diretta dal sito degli Oscar. La scelta è stata fatta per rendere più breve la cerimonia e provare a limitare il calo di ascolti, che negli ultimi anni è stato sempre più significativo. Molti giornalisti e professionisti del cinema hanno però criticato la decisione, facendo tra l’altro notare che, in particolare nel caso di fotografia e montaggio, si parla di aspetti molto importanti (anzi: imprescindibili) per la buona riuscita di un film.
Alla cerimonia degli Oscar quattro premi saranno assegnati durante la pubblicità.
Sulla Stampa di martedì Mattia Feltri ha spiegato come in molti, nella storia della Repubblica e a partire da Nilde Iotti quando era presidente della Camera, abbiano cercato di allungare la settimana di lavoro al Parlamento. E di come alla fine «abbiano sempre vinto le obiezioni» e non se ne sia mai fatto nulla. Ma è una situazione che ha dei paradossi: il desiderio di vedere i parlamentari passare più tempo a Roma, infatti, va spesso di pari passo con il desiderio di vedere i parlamentari passare più tempo “sul territorio” – quindi nei loro collegi, fuori da Roma, spesso molto fuori da Roma – e “fuori dal palazzo”. Entrambi gli argomenti sono sensati ma vengono spesso usati in modo strumentale, per giustificare l’assenza dal cosiddetto “territorio” o la scarsa produttività del Parlamento. C’è la settimana corta: in Parlamento dal martedì al giovedì. In realtà cortissima: si comincia martedì dopo pranzo e si finisce giovedì per rincasare comodi a ora di cena. C’è la proposta, ora di Matteo Renzi, di introdurre la settimana lunga, cioè cinque giorni di lavoro e sabato e domenica a riposo, che poi tanto lunga non la si direbbe, al di qua di Montecitorio è la norma; soprattutto è una proposta che è come quel mestiere, la più vecchia del mondo: la nobilissima memoria di palazzo, Pasquale Laurito, conosciuto come Velina Rossa, sbuffa e sorride e mima la notte dei tempi. «Ci hanno provato tutti», dice, e non ci è riuscito nessuno. Una faticosa ricerca d’archivio porta alla fine della Prima repubblica e il presidente della Camera era Nilde Iotti e fu lei a incaricarsi dell’iniziativa accolta in un interesse generale, specie fra i partiti, poi replicato con pari entusiasmo nei lustri successivi. Perché sulla faccenda sono tutti d’accordo, anche oggi, con qualche se e qualche ma (lo si scrive senza intenti ironici). Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia (uno che effettivamente al lavoro non manca mai), non aspetta altro: «Va benissimo, io sono qui, ci saranno anche i miei. Nessuno ha paura di lavorare di più, ma sarebbe il caso che il governo si decidesse a lavorare meglio: ci manda dei decreti che di così malpensati e malscritti non se ne sono visti nella storia repubblicana». Obiezione classica, questa, e altrettanto classica la successiva, del senatore leghista Jonny Crosio: «Ma questi del governo non sanno nemmeno che vuol dire stare sotto padrone: arrivare alla mattina presto e sgobbare fino a sera. Al martedì in Senato non si comincia mai prima delle 16. Non sarebbe meglio cominciare martedì alle nove e finire giovedì alle 20? Non sarebbe già molto? Lavoro di più al lunedì e al venerdì quando faccio il consiglio provinciale della Lega, incontro i sindaci, i militanti». In gergo si dice: curare il territorio.
La settimana cortissima del Parlamento. Molti hanno provato ad allungarla e far lavorare di più i parlamentari ma alla fine «vincono sempre le obiezioni», racconta Mattia Feltri: d'altra parte li vogliamo a Roma o "sul territorio"?.
Il 7 aprile 1966 al Cinema Barberini di Roma veniva proiettato per la prima volta L’armata Brancaleone, che diventò poi uno dei più apprezzati e ricordati film di Mario Monicelli, il regista di I soliti ignoti, La grande guerra e Amici miei. La sceneggiatura di L’armata Brancaleone la scrisse Monicelli insieme ad Age e Scarpelli, nome d’arte del duo formato da Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, che scrissero dialoghi e storie di alcune delle più grandi commedie all’italiana. Il protagonista del film è Vittorio Gassman e nel cast ci sono anche Gian Maria Volonté e Catherine Spaak. L’armata Brancaleone è un film storico e in costume – è ambientato nel Medioevo – ma è soprattutto uno dei meglio riusciti esempi di commedia all’italiana. Il protagonista è Brancaleone da Norcia, un cavaliere goffo e sfigato che però non si dà mai per vinto e insieme a uno sgangherato gruppo di compagni di viaggio si dirige verso la Puglia, dove spera di ottenere un feudo. A prescindere dalla sua storia, L’armata Brancaleone è però uno di quei film che magari non tutti hanno visto, ma di cui tutti sanno qualcosa, magari anche senza sapere che quello che sanno arriva da quel film. Già solo il titolo del film è parte della cultura popolare e della lingua italiana: da decenni “armata Brancaleone” è ormai un’espressione che si trova nei dizionari e si usa per riferirsi a un qualsiasi gruppo buffo, male organizzato e con le idee poco chiare sul da farsi. Il film ha poi anche una colonna sonora spesso ripresa e molto riconoscibile, scritta da Carlo Rustichelli e cantata dal tenore lirico leggero Piero Carapellucci.
“L’armata Brancaleone” ha 50 anni. E fa ancora molto ridere: le cose da sapere e le scene migliori, da rivedere o da vedere per convincersi a guardarlo.
Questa settimana Facebook è stato denunciato dalla Federal Trade Commission americana (FTC), cioè l’agenzia federale che tra le altre cose si occupa di antitrust, e dalla procura di New York per pratiche anticoncorrenziali. Le due cause, che hanno un sostegno bipartisan (l’FTC dipende dal governo federale controllato dai Repubblicani, la procuratrice di New York è di nomina democratica, e la sua causa è sostenuta dalle procure di altri 45 stati) mirano tra le altre cose a scorporare dall’azienda principale le sue due controllate più importanti, cioè Instagram e WhatsApp. Secondo le indagini, infatti, quando Facebook ha comprato le due aziende, rispettivamente nel 2012 e nel 2014, l’avrebbe fatto con l’intento di schiacciare la concorrenza, creando di fatto un monopolio su alcuni settori importanti dell’economia digitale. – Leggi anche: Gli Stati Uniti vogliono smontare Facebook
Perché WhatsApp è importante per Facebook. La famosa app di messaggistica per ora non è molto redditizia, ma Facebook ha un piano di business, sempre che l'antitrust americano non arrivi prima.
È morta a 44 anni Elisabetta Imelio, bassista e cantante dei gruppi punk italiani Prozac+ e Sick Tamburo. Era malata di tumore ed è morta al Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, in provincia di Pordenone, la zona di cui era originaria. La sua carriera musicale era cominciata negli anni Novanta, raccogliendo l’eredità del movimento artistico punk pordenonese conosciuto come “The Great Complotto” e fondando insieme a Gian Maria Accusani ed Eva Poles i Prozac+, con i quali raggiunse la fama nazionale nel 1998 con il singolo “Acida”. Dopo lo scioglimento del gruppo, nel 2007, formò sempre insieme ad Accusani i Sick Tamburo, con i quali pubblicò cinque dischi, l’ultimo uscito nel 2019.
È morta a 44 anni Elisabetta Imelio, bassista e cantante dei Prozac+ e dei Sick Tamburo.
Gli affari per Facebook continuano ad andare molto bene e oltre le aspettative degli analisti, come dimostrano i dati sul suo ultimo trimestre da poco diffusi. Tra ottobre e dicembre 2016 la società ha realizzato 8,81 miliardi di dollari di ricavi e un utile netto di 3,57 miliardi di dollari. Entrambi i risultati hanno superato le previsioni degli analisti, che avevano ipotizzato circa 300 milioni di dollari in meno di ricavi rispetto al risultato comunicato dal social network. La maggior parte del fatturato di Facebook deriva dalla pubblicità, ed è stata realizzata per l’84 per cento dalla navigazione su dispositivi mobili. Questo risultato, che conferma più o meno la percentuale del trimestre precedente, è la dimostrazione che Facebook ha completato il suo passaggio verso il mobile, con smartphone e tablet al centro delle sue attività e innovazioni, a scapito dei computer tradizionali sempre meno usati dagli utenti per restare in contatto con i loro amici. Anche se è diminuito rispetto ad alcuni anni fa, Facebook continua a registrare un aumento delle iscrizioni ai suoi servizi. Gli iscritti attivi almeno una volta al mese sul social network sono 1,86 miliardi in tutto il mondo: un aumento del 3,9 per cento rispetto al trimestre precedente (un anno fa il dato era al 4,67 per cento). Gli utenti che si collegano almeno una volta al giorno a Facebook sono 1,23 miliardi, cinque milioni in più rispetto al trimestre precedente e il 18 per cento in più rispetto al dato di un anno fa. Facebook ha avuto una crescita sostenuta degli utenti in diversi paesi, mentre negli Stati Uniti e in Europa c’è stato un rallentamento, in parte inevitabile considerata la saturazione raggiunta.
Gli affari di Facebook vanno benissimo. Con 8,81 miliardi di ricavi nell'ultimo trimestre ha superato le previsioni degli analisti: ogni giorno usano il social network 1,23 miliardi di persone.
YouTube, la piattaforma di video controllata da Google, ha annunciato che da oggi inizierà a vietare ed eliminare video razzisti, discriminatori, negazionisti e che incitano all’odio. YouTube ha scritto in un comunicato a riguardo: Oggi facciamo un altro passo contro l’incitamento all’odio [hate speech in inglese], proibendo video che sostengono che un gruppo sia superiore ad altri per giustificare discriminazione, segregazione o esclusione in base a età, genere, razza, casta, religione o orientamento sessuale.
YouTube ha cambiato le sue regole sui video razzisti, negazionisti, discriminatori e che incitano all’odio.
Questa è una stagione debole per le uscite discografiche: lo era quando il mercato era prospero, lo è ancora di più nei tempi rivoluzionati della musica online, in crisi permanente malgrado occasionali segnali di piccole riprese. D’estate vengono pubblicate soprattutto compilation, o raccolte. O singoli che anticipano dischi da venire. Le cose ricominceranno a muoversi un po’ da settembre, e soprattutto da ottobre: ma spulciando tra quello che è previsto per i prossimi due mesi abbiamo trovato dieci notizie, in prevalenza americane, indipendentemente dalla varietà dei generi e dei gusti. 1. Bloc Party – Four (19 agosto) La generazione di nuove rock band del decennio passato non ha ancora occupato uno spazio da leggenda come quelle dei decenni precedenti, ma tra i più ammirati e “di culto” – con vendite rilevanti già dal primo disco – ci sono i Bloc Party, londinesi: questo è il loro quarto disco, appunto, e la settimana scorsa è stato messo online il primo video.
Dieci dischi da segnarsi le date. Tra il poco che esce da qui ad autunno ci sono delle notizie, da David Byrne a Mika ai Green Day: e le anteprime da ascoltare online.
Ieri un articolo del New York Times ha analizzato le diverse ricerche scientifiche che stanno cercando di stabilire quanto internet e le nuove tecnologie stiano cambiando il nostro cervello, argomento tornato d’attualità con l’uscita del libro “The shallows” di Nicholas Carr, l’autore di “Google ci rende stupidi?“, l’articolo che un anno fa sull’Atlantic Monthly innescò il dibattito sulla questione. A corredo dell’articolo, il quotidiano ha proposto due test congitivi per verificare le vostre capacità di multitasking e il livello di concentrazione che riuscite a raggiungere, minato — secondo le ricerche — dai continui input differenti che riceviamo passando ore in internet. Il primo volontario del Post a sottoporsi al test lo ha abbandonato a metà, annoiato, e siamo indecisi se considerare questo risultato un buon indizio sulla nostra (o almeno sulla sua) mancata capacità di focalizzazione.
Sei un multitasker? dopo l'articolo su quanto Google ci renda stupidi, il New York Times propone un test per misurare le nostre capacità di concentrazione.
Ieri sera Alessandro Baricco ha partecipato a Big Bang, il convegno organizzato dal sindaco di Firenze Matteo Renzi alla stazione Leopolda della città. Baricco è salito sul palco per un breve ed efficace intervento in cui ha parlato delle battaglie di questi anni, dei pochi rischi che si è voluta prendere la sinistra e del tempo speso a «convincere gli altri sulla necessità di cambiare le cose» fino a essere arrivato alla conclusione che non si trattasse di «gente da convincere, ma da superare».
L’intervento di Alessandro Baricco alla Leopolda. «Quella gente non era da convincere. Era da superare».
Ieri, domenica 10 giugno, Twitter ha mandato in onda negli Stati Uniti il primo spot televisivo della sua storia. La pubblicità è stata trasmessa durante la gara automobilistica Pocono 400 della NASCAR. Il protagonista del breve video è stato il pilota Brad Keselowski, intento a usare il proprio smartphone per mostrare la gara dalla sua prospettiva. Lo spot pubblicitario è servito per promuovere una delle nuove pagine sponsorizzate di Twitter, in questo caso quella della NASCAR dove vengono raccolti tra le altre cose i messaggi del social network con hashtag #nascar.
Il primo spot pubblicitario in tv di Twitter. È andato in onda ieri negli Stati Uniti per promuovere la pagina della NASCAR.
Ieri il ministro Gelmini è intervenuta nella trasmissione Che tempo che fa, intervistata da un Fazio che per l’occasione è stato incalzante. Il ministro ha innanzi tutto difeso il Presidente del Consiglio per il suo intervento sugli insegnanti che “inculcano”, con un argomento molto debole: è stato frainteso, ha già precisato. Si fosse limitata a questo sarebbe stato molto triste (perché perfino Bondi – di fronte alle intemperanze di qualche collega – ha difeso i suoi “dipendenti”), ma comprensibile. Il problema è che poi ha aggiunto che “è sbagliato mettere in contrapposizione – come fa la sinistra – scuola statale e scuola paritaria”. Peccato che (derubricati – si fa per dire – gli insulti a maleducazione, irresponsabilità e ignoranza) il punto politico di critica alle parole di Berlusconi sia proprio il fatto che ha contrapposto scuola statale e scuola paritaria e infatti non a caso è stato investito dalle critiche di Bagnasco, dell’associazionismo cattolico e dei rappresentanti delle scuole non statali, anche non confessionali. Nella parte conclusiva della sua intervista il ministro parla della carenza di insegnanti di sostegno e prima nega – mentendo – e poi elude la contestazione che il ministero sia stato condannato (la sentenza è qui), e incalzata dall’intervistatore fa tre affermazioni: che ci sono 3500 insegnanti di sostegno in più, che la carenza di personale di sostegno è dovuta a una distribuzione diseguale degli stessi e che c’è “eccessiva superficialità nel riconoscere disabilità che non esistono”. La prima affermazione è vera, ma è falsa. Nel senso che ad essere di più sono gli insegnanti in ruolo, ma non (se non poche centinaia) gli insegnanti in genere: buon per loro e per le loro famiglie, ma per i disabili e le loro famiglie cambia poco. La seconda affermazione è vera, come è stato dimostrato da una indagine di Tuttoscuola: “a Salerno e a Bari il rapporto è di 1,67 disabili per ogni docente di sostegno; a Nuoro si arriva addirittura a 1,59; all’estremo opposto, Pescara e Latina hanno un rapporto di 2,58”; come si vede non è solo un problema di rapporto nord-sud: cosa sta facendo il ministro per un riequilibrio? La terza affermazione è semplicemente vergognosa e l’ho sentita anche dal Direttore regionale della Lombardia Colosio (sempre a dimostrazione che non riguarda solo il Sud). Colosio ha anche aggiunto un perentorio “ho le prove”. Qui i casi sono due: o non è vero (e la bugia si commenta da sola), oppure è vero e allora il ministro tollera che un disabile “vero” abbia meno ore di sostegno perché non ha la capacità di intervenire su quello “falso” pur avendone le prove. In un paese normale ci si dimetterebbe per molto meno.
Tutte le balle del ministro Gelmini. L'intervista da Fazio riletta dati e verità alla mano.
Rudolph, William B, Stacia e Tom sono senzatetto di Austin (Texas) e da qualche giorno sono diventati punti di accesso mobili per navigare su Internet. Li fermi, paghi con PayPal una tariffa forfettaria e puoi accedere al Web per tutto il tempo che desideri grazie al loro hotspot WiFi collegato alla rete cellulare. L’iniziativa si chiama “Homeless Hotspots” ed è stata organizzata dall’agenzia pubblicitaria e di marketing Bartle Bogle Hegarty (BBH) in occasione del South by Southwest Interactive (SXSW), una nota serie di conferenze sulla rete, l’innovazione e le start-up. I senzatetto che partecipano sono in tutto tredici, si aggirano nella zona del centro congressi indossando una maglietta bianca dove sono riportarti il loro nome e un numero verso cui inviare un SMS, per ricevere le informazioni sulle modalità di accesso alla connessione Internet che offrono. L’iniziativa sta facendo molto discutere, soprattutto in seguito a un breve post pubblicato da David Gallagher del New York Times sul tumblr del giornale dedicato allo SXSW. Il giornalista ha scritto che secondo lui “si tratta di una buona idea dal punto di vista pratico, ma anche un po’ distopica. Quando l’infrastruttura non funziona… trasformiamo gli esseri umani in infrastruttura?”. Come segnalano su BuzzFeed, l’intervento di Gallagher e la diffusione della notizia hanno portato diverse persone a criticare duramente sui social network la campagna di BBH. In molti si sono chiesti che cosa sia successo agli Stati Uniti per arrivare a un punto simile, altri ancora hanno definito terrificante l’intera operazione.
I senzatetto wireless di Austin. Sono in 13 e fanno da hotspot per Internet al festival per l'innovazione South by Southwest: l'iniziativa sta facendo parecchio discutere.
Nel primo trimestre del 2020 il PIL della Germania si è contratto del 2,2 per cento rispetto al trimestre precedente, secondo l’ufficio federale di statistica tedesco (Destatis). Si tratta della più forte contrazione dell’economia tedesca dalla crisi finanziaria iniziata nel 2008, nonché il secondo più grave declino nella storia della Germania riunificata: nel primo trimestre del 2009 il PIL tedesco si era contratto del 4,7 per cento rispetto al trimestre precedente. Gli analisti di Destatis hanno spiegato che, «sebbene la diffusione del coronavirus non abbia influito significativamente sulla performance economica a gennaio e febbraio», gli effetti della pandemia sono stati così gravi da influire negativamente su tutto il primo trimestre.
Nel primo trimestre del 2020 il PIL della Germania si è contratto del 2,2 per cento rispetto al trimestre precedente.
Domenica scorsa a Madrid si è conclusa la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), la serie di incontri con i giovani cattolici organizzata ogni due o tre anni dal Vaticano. Il papa Benedetto XVI ha partecipato all’iniziativa, che ha attirato centinaia di migliaia di ragazzi da tutto il mondo e ha portato a numerose polemiche in Spagna. A Madrid sono state organizzate manifestazioni e marce per protestare contro la visita del Papa e la GMG, ritenuta un evento costoso per la collettività già messa a dura prova dalla crisi economica. I detrattori hanno stimato che la GMG sarebbe costata ai contribuenti spagnoli almeno 100 milioni di euro, una cifra contestata dagli organizzatori, che hanno invece assicurato di non aver gravato sulla collettività. L’Osservatore Romano ha pubblicato i numeri ufficiali raccolti dagli organizzatori alla fine della GMG.
Quanto è costata la GMG di Madrid. L'organizzazione dell'incontro dei giovani cattolici pubblica le cifre sui milioni spesi, rispondendo alle polemiche.
Questa mattina, a Napoli, nel Rione Villa, un uomo di 57 anni è stato ucciso e suo figlio di 37 anni è stato ferito in un agguato da parte di due persone che hanno sparato diversi colpi di pistola. L’agguato è avvenuto intorno alle 8.30 di mattina, vicino all’ingresso della scuola Vittorino da Feltre: Repubblica dice che sono stati sparati numerosissimi colpi di pistola da due persone che sono arrivate e scappate con uno scooter.
A Napoli, un uomo è stato ucciso e uno ferito in un agguato nel Rione Villa.
L’India ha probabilmente fallito il suo primo allunaggio controllato, organizzato nell’ambito della missione spaziale Chandrayaan-2. Il robot automatico (lander) Vikram ha seguito una traiettoria errata nelle ultime fasi di discesa sulla Luna e non ha più inviato comunicazioni. L’agenzia spaziale indiana ISRO è al lavoro per analizzare i dati, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che l’allunaggio sia fallito. Se tutto fosse andato come da programma, l’India sarebbe diventata il quarto paese a far depositare intatto un proprio robot sulla Luna, dopo Russia, Cina e Stati Uniti, che 50 anni fa raggiunsero inoltre il suolo lunare con il primo equipaggio di esseri umani. Vikram era una delle parti più importanti della missione Chandrayaan-2, il cui scopo scientifico era di esplorare alcune aree del polo sud della Luna, sul quale non abbiamo ancora molti dati. Grazie alle precedenti esplorazioni svolte da diversi paesi, si sono trovati indizi consistenti sul fatto che quella zona ospiti grandi quantità di ghiaccio, che potrebbe essere sfruttato in futuro nel caso di una colonizzazione del nostro unico satellite naturale.
L’India ha perso i contatti col suo lander lunare. A pochi chilometri dall'arrivo, Vikram ha smesso di comunicare e potrebbe essersi distrutto sulla Luna, segnando un fallimento per la missione Chandrayaan-2.
Tra le cose più lette sul Post di questa settimana c’è la storia del perché Facebook abbia comprato WhatsApp (e perché l’abbia pagata 19 miliardi di dollari). Poi, il video piuttosto imbarazzante dell’incontro tra Matteo Renzi e Beppe Grillo (dove ha parlato solo Beppe Grillo, senza dire granché). Sempre a proposito di M5S, c’è anche un articolo in cui si parla dell’estetica – o meglio: della sua mancanza – nella comunicazione del movimento. Infine, la bufala della foto di un bambino siriano che sembra attraversare da solo il deserto e la storia completa del perché si protesta in Ucraina (qui potete leggere gli ultimi sviluppi, ma la situazione è ancora molto complicata). – Perché Facebook ha comprato WhatsApp Cosa cambia per chi la usa, chi sono i suoi neo-miliardari fondatori e soprattutto perché l’ha pagata così tanto: 19 miliardi di dollari.
Sunday Post. La più grande centrale solare del mondo, Facebook che compra WhatsApp e l'estetica del Movimento 5 Stelle, tra le cose più viste sul Post questa settimana.
Le fabbriche di cioccolato possiedono un fascino che ha pochi paragoni con qualsiasi altro stabilimento alimentare, vuoi per il gusto del materiale che vi si produce o per l’immaginario generato da storie come quelle raccontate nel libro per ragazzi – poi diventato film, due volte – La fabbrica di cioccolato, quello di Willy Wonka. La fabbrica di cioccolato della Hershey, in Pennsylvania, ha proprio quell’aura lì: è lo storico stabilimento del più famoso produttore di cioccolato degli Stati Uniti. Da quasi un secolo la fabbrica costruita in mattoni all’incrocio tra la Chocolate e la Cocoa avenue, riconoscibile grazie alle due alte ciminiere che svettano sulle case della zona, produce dolciumi per la gioia di bambini, adulti e dentisti, ma ora la società ha deciso di chiuderla per costruirne una nuova in un’altra zona di Hershey più periferica. La vecchia fabbrica costruita nei primi del Novecento ha soffitti molto bassi e locali poco adatti ad accogliere i nuovi macchinari per la produzione delle barre di cioccolato e degli altri dolciumi. Nello stabilimento lavorano circa 1100 operai e molti di loro dovranno affrontare un brutto periodo. Seicento dipendenti saranno trasferiti nella nuova sede della fabbrica, mentre per i restanti cinquecento scatteranno i piani di licenziamento e prepensionamento perché saranno sostituti da una nuova generazione di macchinari, che consentiranno alla Hershey di automatizzare buona parte della produzione.
La fabbrica di cioccolato ai-tempi-della-crisi. La più grande azienda americana del cioccolato ha deciso di chiudere il suo storico stabilimento per resistere alla concorrenza.
Lo scorso 25 marzo il comune di Nerola, in provincia di Roma, è stato dichiarato “zona rossa” e dunque isolato, dopo che sono stati scoperti decine di casi di contagio da coronavirus, una percentuale molto alta sul totale della popolazione. Da quel momento Nerola – come hanno scritto diversi giornali anche internazionali – è stato trasformato in un “laboratorio”. A Nerola è stato avviato infatti, con la supervisione dell’Istituto Spallanzani, un programma sperimentale: sono stati eseguiti sul posto tre diversi test, compreso il cosiddetto “test rapido” che cerca gli anticorpi, nella speranza di avere risposte utili sull’efficacia dei metodi di ricerca e delle risposte al virus. Uno dei tre posti di blocco composti da polizia, carabinieri, finanza e soldati dell’esercito nei pressi di Nerola, Roma, 30 marzo 2020 (ANSA/ufficio stampa Questura di Roma)
Il caso Nerola. Un piccolo comune in provincia di Roma è stato dichiarato zona rossa a fine marzo, ed è stato avviato un programma sperimentale su un campione di residenti.
Negli ultimi due giorni si è parlato parecchio di un nuovo litigio tra Italia e Germania sui migranti, sul quale si è espresso con parole molto dure anche il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini. La disputa riguarda i migranti che in base agli accordi di Dublino dovrebbero rimanere nel paese di primo ingresso, in questo caso l’Italia, ma che nel frattempo si sono spostati altrove, in questo caso in Germania. La questione è nata quando si è diffusa la notizia che il governo tedesco aveva organizzato dei voli charter per riportare in territorio italiano i migranti che avevano fatto richiesta di protezione internazionale in Italia e che poi però erano andati in Germania. Domenica Salvini ha pubblicato un post su Facebook dicendo di non essere disposto ad accogliere alcun migrante dalla Germania e ha minacciato di chiudere gli aeroporti «come abbiamo chiuso i porti». Negli ultimi due giorni c’è stata un po’ di confusione attorno a questa storia, anche perché i governi di Italia e Germania hanno dato versioni diverse su quanto successo. Partiamo dall’inizio.
La lite tra Italia e Germania sui migranti. La Germania vuole riportare in Italia i cosiddetti migranti "dublinati": è una storia complicata e poco chiara, che si intreccia con diverse questioni di politica interna.
Il Consiglio dei ministri ha approvato lunedì un nuovo decreto legge per aiutare le imprese italiane durante la crisi causata dall’epidemia da coronavirus. Il decreto prevede 200 miliardi di euro per prestiti alle imprese garantiti fino al 90 per cento dallo Stato. La garanzia, che verrà data tramite Sace (una società pubblica controllata da Cassa Depositi e Prestiti) potrà riguardare tra il 70 e il 90 per cento dei prestiti, a seconda delle dimensioni delle imprese che li chiederanno, e potrà essere usato solo per finanziare attività produttive in Italia. Altri 200 miliardi di euro saranno usati come garanzie per le esportazioni, sempre tramite Sace.
Il governo ha approvato nuove misure per aiutare le imprese durante la crisi causata dal coronavirus.
Giovedì 16 aprile l’ISTAT, l’Istituto nazionale di Statistica, ha diffuso i dati dell’annuale rilevazione nazionale su “L’uso e l’abuso di alcol in Italia”. L’alcol è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e con la capacità di indurre dipendenza: causa danni diretti alle cellule di molti organi, soprattutto fegato e sistema nervoso centrale, e in particolare alle cellule del cervello. L’indagine mostra i dati relativi al 2014 e li confronta con la serie storica puntuale che viene rilevata dal 2005, ottenuti su un campione di circa 24mila famiglie. La ricerca si può leggere integralmente qui, di seguito le sue conclusioni più importanti in 10 punti.
I dati ISTAT sull’alcol in Italia. Si beve di più o di meno di dieci anni fa? Più gli uomini o le donne? Più al nord o al sud? A che età smettiamo di ubriacarci?.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha annunciato che darà ai partiti qualche giorno in più per verificare se il Parlamento è in grado di esprimere una nuova maggioranza, e che terrà un nuovo giro di consultazioni martedì prossimo; nel suo discorso – nel corso del quale è apparso piuttosto seccato – però ha sottolineato più volte che la crisi di governo dev’essere breve, facendo un esplicito riferimento allo scioglimento delle camere e quindi alle elezioni anticipate in mancanza di un accordo in tempi rapidi. #Quirinale, le dichiarazioni del Presidente #Mattarella al termine delle #consultazioni pic.twitter.com/ck0IH7f5B3
Ne riparliamo martedì. Mattarella ha dato qualche giorno ai partiti per verificare se c’è una nuova maggioranza, altrimenti si vota: PD e M5S stanno trattando, ma la Lega non si chiama fuori.
Il 23 luglio di 30 anni fa una grande nube tossica si sollevò dallo stabilimento ACNA di Cengio, in provincia di Savona: in poche ore raggiunse numerosi comuni sul confine tra Liguria e Piemonte, causando intossicazioni e forti preoccupazioni tra la popolazione. La fuoriuscita di gas tossici era solo l’ultima di una lunga serie di incidenti e danni ambientali causati dall’ACNA, contro la quale si battevano da tempo i comuni della val Bormida, valle che dall’entroterra di Savona si estende fino al Basso Piemonte lungo il corso del fiume Bormida. La vicenda dell’ACNA e dei decenni che furono necessari per riuscire a chiuderla è esemplare nella storia dell’ambientalismo in Italia: l’incidente del 1988 contribuì alla fine dello stabilimento, mentre i danni ambientali per la val Bormida e i suoi comuni sono evidenti ancora oggi. Dagli esplosivi ai colori L’Azienda Coloranti Nazionali e Affini (ACNA) aveva alle spalle una storia secolare, iniziata nel 1882 con la costruzione di una fabbrica per la produzione di dinamite a Cengio, piccolo comune nella provincia di Savona a meno di un chilometro dal confine col Piemonte. L’area era stata scelta per la sua vicinanza alla Bòrmida, che offriva ampia disponibilità di acqua, e per essere poco distante dal porto di Savona. Il dinamitificio si sviluppò rapidamente nei primi anni del Novecento in seguito alla crescente domanda di esplosivi nelle guerre per la creazione del cosiddetto Impero coloniale italiano. L’impianto dava lavoro a centinaia di persone ed era visto come un’importante risorsa economica della zona, fino ad allora sviluppata solo in senso agricolo.
La nube tossica dell’ACNA, 30 anni fa. Fu uno degli episodi più gravi nel costante inquinamento di un'intera valle tra Liguria e Piemonte, i cui effetti sono visibili ancora oggi.
«Mi sono sempre chiesto perché nessuno lo avesse fatto prima di me. Insomma, con tutti i fumetti, i film e i programmi televisivi, qualche eccentrico solitario doveva già essersi messo un costume. La vita di tutti i giorni è davvero così eccitante? La scuola e il lavoro sono così emozionanti che io sono l’unico ad aver fantasticato su questa cosa? Andiamo, siate onesti con voi stessi… A un certo punto della nostra vita tutti abbiamo desiderato essere un supereroe». Questa è la prima battuta pronunciata da Dave Lizewski, protagonista del fumetto e del film Kick-Ass, che si traveste da supereroe per combattere il crimine e sfuggire a una vita noiosa e con poche soddisfazioni. Il New York Times ha raccontato ieri la storia di un gruppo di persone che nella vita vera, non in film o fumetti, si travestono da supereroi, da ninja o da clown per pattugliare le strade di alcune città americane – tra cui Boston, Seattle, San Francisco, Milwaukee e Minneapolis – e rendere più sicura (provarci, almeno) la vita degli abitanti. «Non è chiaro se stiano rendendo il mondo più sicuro o soltanto più strano», scrive il New York Times, che spiega che alcuni di loro vanno in giro armati di spray al peperoncino o di sfollagente, mentre altri si limitano a portare con sé cellulari e smartphone, così da avvisare subito la polizia in caso di crimini e poter anche scattare foto e girare video di quanto accade. In molti casi i poliziotti non riconoscono la legittimità delle ronde mascherate e se ne tengono alla larga, come accade a Salt Lake City, la capitale dello Utah, dov’è attivo uno dei primi gruppi di “supereroi del mondo reale”. Qui i poliziotti non li sostengono né condannano, spiegando che gli unici gruppi di pattuglia che riconoscono sono quelli addestrati da loro stessi.
Quelli che fanno i supereroi. Il New York Times racconta le "ronde mascherate" che vanno prendendo piede in molte città americane, tra entusiasti, critici e scettici.
Il “ciclo pittorico” di Padova (che comprende la Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto) e la città di Montecatini Terme (in provincia di Pistoia) sono stati aggiunti alla lista dei luoghi protetti dall’UNESCO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incentivare la protezione e la conservazione di luoghi significativi dal punto di vista storico, culturale e ambientale. Nel caso di Montecatini Terme l’aggiunta è arrivata dopo una candidatura transnazionale insieme ad altre dieci città termali europee. ????BREAKING!
Padova e Montecatini Terme sono state aggiunte alla lista dei luoghi protetti dall’UNESCO.
Gli One Direction, popolare boy band britannica, hanno diffuso il video del primo singolo che anticipa il loro nuovo disco “Four”, che esce il 17 novembre. Nel video compare il famoso attore americano Danny De Vito.
Il nuovo video degli One Direction, con Danny De Vito. La canzone è "Steal my girl", primo singolo dal disco che esce il 17 novembre.
Martedì mattina il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato le sue dimissioni durante un Consiglio dei ministri, e poi si è diretto al palazzo del Quirinale per rassegnare le dimissioni al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con cui ha avuto un colloquio di circa mezz’ora. La crisi è quindi ufficialmente aperta, e questo significa che nei prossimi giorni il ruolo di Mattarella sarà fondamentale: oggi pomeriggio al Quirinale inizieranno le consultazioni, una serie di incontri che il presidente della Repubblica tiene con i partiti e con altre figure istituzionali per decidere a chi assegnare l’incarico di formare un nuovo governo. – Leggi anche: E ora cosa succede con la crisi?
Le cose da sapere sul Quirinale e sul suo inquilino. Una piccola guida in tempo di crisi di governo: i poteri del Presidente, lo staff, il palazzo.
Nei film e nelle serie tv americani in cui ci sono studenti delle superiori capita spesso di vedere tornei di dibattito, competizioni in cui due squadre di scuole diverse si sfidano ad argomentare posizioni opposte sullo stesso tema, cercando di convincere con l’uso di tecniche retoriche. Negli ultimi anni questa pratica si è diffusa anche in Italia. Dal 2012 esiste We Debate, una rete di scuole che organizzano tornei tra di loro, e nel 2017 ci sono state le prime Olimpiadi nazionali di dibattito. La prossima settimana poi, se passate per Torino, potrete assistere alle semifinali e alla finale di un torneo speciale: quello organizzato per il Festival del Classico, una nuova manifestazione culturale organizzata dalla Fondazione Circolo dei lettori. La prima edizione del Festival del Classico si svolgerà a Torino da giovedì 18 a domenica 21 ottobre. Come suggerisce il nome, sarà dedicato a ciò che ancora possiamo imparare dalla letteratura greca e latina, e quindi anche a come discutere bene di certe questioni di cui si parlava già ai tempi di Cicerone e su cui tuttora ci sono divergenze di opinione. Durante il festival, nella Sala dei Mappamondi dell’Accademia delle Scienze di Torino, si terranno le semifinali e la finale di un torneo in cui squadre avversarie dovranno convincere una giuria che, ad esempio, Bruto e Cassio fecero bene a organizzare la congiura contro Giulio Cesare, o viceversa. O anche che il re Creonte aveva ragione e Antigone torto, o che Lucio Sergio Catilina stava dalla parte del popolo quando provò a fare un colpo di stato.
Anche in Italia si fanno tornei di dibattito. Dal 18 al 21 ottobre, al Festival del Classico di Torino, quattro squadre di liceali si affronteranno per rispondere a domande come: "Aveva ragione Antigone o Creonte?".
Wes Anderson è diventato Wes Anderson quando uscì I Tenenbaum, il 14 dicembre 2001. Prima lo conoscevano bene gli addetti ai lavori, e lo conoscevano bene quelli che erano andati a vedere Rushmore, il suo film precedente, perché c’era dentro Bill Murray. Prima ancora Wes Anderson aveva fatto un altro film, Bottle Rocket, che in italiano fu tradotto come Un colpo da dilettanti in modo da inserirlo in una categoria riconoscibile di film, anche se riconoscibile proprio non lo era: i protagonisti erano i fratelli Luke e Owen Wilson, che sarebbero diventati storici collaboratori e, soprattutto il secondo, tra i più famosi attori comici al mondo. Bottle Rocket fu il primo film per entrambi, ed entrambi entro il 2001, quando uscì I Tenenbaum, erano già diventati famosi. Sia Bottle Rocket sia Rushmore contenevano già i temi e le caratteristiche che avrebbero reso Anderson uno dei registi più originali e apprezzati degli anni Duemila: il primo però era andato male come incassi, il secondo benino ma non abbastanza da far diventare Anderson davvero famoso. A riguardarli oggi, in confronto ai Tenenbaum quei due film sono meno coerenti e più grezzi: bellissimi per gli appassionati e godibili per gli altri, ma se dovete convincere qualcuno del perché Anderson è diventato un regista di culto, meglio scegliere altro. Meglio scegliere i Tenenbaum, appunto, perché il suo primo film davvero riuscito non l’ha più superato (ok, con Moonrise Kingdom ci è andato vicino, ma si è fermato un po’ prima).
I 15 anni dei Tenenbaum. Il film che rese famoso Wes Anderson fu anche quello che gli riuscì meglio, perché dentro ci mise tutte le sue cose originali e memorabili.
Venerdì è uscito Fear Inoculum, il quinto disco dei Tool, una band metal statunitense che non ne pubblicava uno da tredici anni: anche se non siete appassionati del genere, è probabile che abbiate almeno un amico che da stamattina ha il disco in ripetizione nelle cuffie. Perché i Tool sono un gruppo con un seguito fedelissimo, che va ben oltre la nicchia degli appassionati di metal e che aveva costruito una specie di tormentone sul lungo periodo di assenza della band. I Tool sono originari di Los Angeles, e sono composti da un cantante, un chitarrista, un bassista e un batterista. Cominciarono a suonare insieme nel 1990, dopo che il chitarrista Adam Jones conobbe il cantante Maynard James Keenan tramite amici comuni, e dopo che inclusero il vicino di casa Danny Carey, batterista, aggiungendo poi il bassista Paul D’Amour, sostituito cinque anni dopo da Justin Chancellor. Dopo un paio d’anni passati a suonare nella zona di Los Angeles, nel 1992 pubblicarono l’EP Opiate, che fu seguito l’anno successivo dal primo disco, Undertow.
I Tool (la band) per chi non li sa. Sono una band metal con seguito fedelissimo, che ha infine pubblicato un disco dopo 13 anni in cui si era costruita un'attesa divenuta parte della loro fama.
Oggi Wikipedia, la più grande e conosciuta enciclopedia online, compie 15 anni: la sua prima versione in inglese fu pubblicata il 15 gennaio del 2001 ed entro la fine dello stesso anno si aggiunsero diverse altre edizioni in varie lingue, compreso l’italiano. Da allora Wikipedia si è ingrandita considerevolmente, raccogliendo centinaia di migliaia di voci enciclopediche scritte su base volontaria dai suoi utenti, seguendo l’ideale del “sapere condiviso”, e diventando di fatto la più famosa e consultata enciclopedia del nostro tempo. Talvolta criticata per i metodi utilizzati per autogestirsi, Wikipedia è diventata in questi anni la principale fonte di informazioni storiche, tecniche e culturali al mondo, consultata ogni giorno da decine di milioni di persone e ripresa in servizi di vario tipo online, compresi gli assistenti personali come Siri e Google Now. La storia di Wikipedia è legata a quella di un altro sito, Bomis.com, fondato nel 1996 dall’imprenditore statunitense Jimmy Wales, oggi CEO di Wikipedia. Il sito era una sorta di indice di pagine web e informazioni di vario tipo, conosciuto soprattutto per la sua sezione con fotografie erotiche e pornografiche. Gli utenti potevano arricchire gli elenchi di Bomis e da questa caratteristica Wales pensò di avviare un progetto parallelo, piuttosto ambizioso, per creare un’enciclopedia online “libera”, i cui contenuti potessero essere scritti da chiunque e condivisi liberamente senza problemi di copyright. Insieme a Larry Sanger – che aveva in mente da tempo un progetto simile – Wales fondò allora Nupedia, che però come enciclopedia non ebbe mai un grande successo: il sistema di pubblicazione prevedeva che le voci fossero riviste da esperti dei settori coinvolti, cosa che portò a grandi lentezze nella creazione degli articoli (ne furono pubblicati appena 24 in tre anni).
15 anni di Wikipedia. La più grande enciclopedia online fu fondata il 15 gennaio 2001 (e il suo antenato era un sito con una ricca sezione porno).
La mattina di lunedì 4 luglio la procura di Roma ha ordinato 24 arresti (dodici in carcere e dodici ai domiciliari), cinque misure interdittive e sequestri pari a circa 1,2 milioni di euro, oltre che decine di perquisizioni a Roma e in diverse città italiane. L’operazione è stata chiamata “Labirinto”: le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dal pubblico ministero di Roma Stefano Fava, e sono iniziate nel 2013 dopo la segnalazione di operazioni sospette nell’assegnazione di appalti in alcuni ministeri e altri enti come INPS e Poste. I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e traffico di influenze illecite. I principali giornali scrivono che nelle intercettazioni telefoniche viene citato anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che non è coinvolto nell’inchiesta. Le principali persone coinvolte Le persone coinvolte nell’indagine sono circa 50. Al centro del presunto sistema c’erano in particolare due persone: il consulente Alberto Orsini, che aveva un ufficio a Roma vicino al Parlamento, e Raffaele Pizza, fratello di Giuseppe, ex sottosegretario all’Istruzione quando Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio. Giuseppe Pizza risulta indagato così come Antonio Marotta, avvocato penalista, deputato di NCD e ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Per Marotta i magistrati avevano chiesto l’arresto per corruzione e tre episodi di finanziamento illecito, ma la richiesta è stata respinta dal gip Giuseppina Guglielmi che ha conteggiato pene eventuali inferiori ai tre anni, dunque insufficienti per richiedere l’arresto.
La nuova inchiesta sulla corruzione. Cosa dicono i giornali degli arresti ordinati ieri dalla procura di Roma per una presunta storia di appalti truccati, frode fiscale e truffa contro lo Stato (e perché si parla di Alfano).
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato stamattina un decreto che concede all’attore francese Gérard Depardieu la cittadinanza russa, come aveva annunciato durante la conferenza stampa di fine anno a Mosca, aprendo un ulteriore capitolo nella vicenda dell’attore francese in fuga dalla Francia, tra moltissime polemiche, a causa dell’eccessiva pressione fiscale. Tutta la vicenda è iniziata quando Depardieu ha annunciato, a metà dicembre, di volersi trasferire in Belgio per fuggire al fisco francese, definito eccessivamente oppressivo. Il primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, aveva giudicato l’esilio volontario dell’attore “patetico”. Depardieu aveva risposto alle dichiarazioni del premier con una lettera aperta sul Journal du Dimanche, in cui dichiarava la volontà di lasciare “un paese che vuole sanzionare il successo, la creatività e il talento” e annunciava l’intenzione non solo di trasferirsi ma di rinunciare anche alla nazionalità francese, per sfuggire alla tassazione dei grandi redditi fortemente voluta dal presidente François Hollande.
Gérard Depardieu sarà cittadino russo. Putin ha firmato stamattina un decreto che permetterà all'attore di rinunciare alla cittadinanza francese, dopo settimane di polemiche sulle tasse di Hollande.
Una settimana fa Netflix, il più importante servizio in streaming a pagamento di cinema e serie tv, ha fatto sapere sul suo blog che avrebbe reso più difficile accedere al proprio sito tramite i servizi che permettono di fingersi in un altro paese, e quindi usare il servizio anche dove non è ancora disponibile oppure vedere i contenuti di cataloghi diversi da quello del proprio paese. La pratica, diffusa da anni grazie alla tecnologia VPN e piuttosto facile da attivare, finora è stata scarsamente combattuta e di fatto tollerata da Netflix perché portava comunque clienti paganti: secondo diversi esperti Netflix ha annunciato l’inasprimento delle sue misure anti-utenti “abusivi” dietro la pressione dei fornitori di film e serie tv, che spesso hanno accordi diversi paese per paese. Dopo l’annuncio dei giorni scorsi, molti magazine di tecnologia si sono detti scettici sul fatto che Netflix riesca davvero a fare quello che dice, date le varie complicazioni tecniche che hanno riscontrato altri servizi in streaming che hanno sperimentato misure del genere. Alcuni hanno persino messo in dubbio che Netflix stia facendo sul serio. Di conseguenza, due domande sorgono spontanee: Netflix può davvero farcela, a chiudere i servizi di VPN? E ne otterrebbe un qualche vantaggio?
Netflix può vincere contro le VPN? giornali ed esperti di tecnologia si stanno chiedendo se gli annunciati sforzi contro gli utenti "abusivi" sono praticabili (e se gli convengono, alla fine).
I libri da colorare per adulti sono stati una delle mode editoriali del 2015: sono album con disegni da riempire a piacimento, con paesaggi o motivi geometrici, fiori o personaggi famosi, e hanno avuto molto successo anche all’estero, soprattutto in Francia e nel Regno Unito, dove hanno venduto milioni di copie. Il fenomeno è iniziato nel 2014, e già allora molte case editrici italiane iniziarono a pubblicarli, in particolare Mondadori, Rizzoli, Newton Compton – che li ha inseriti nella sua collana Grandi Manuali Newton – mentre Gallucci ed Edizioni EL, che si rivolgono a un pubblico di bambini e ragazzi, li hanno pubblicati come prodotti per adulti. Alcune case editrici propongono i libri da colorare come una forma terapeutica antistress, altre puntano più sull’aspetto artistico. In Italia le tirature e i numeri di copie vendute non sono alti come all’estero, ma la maggior parte degli editori continua a investirci nella convinzione che non si tratti di una moda passeggera.
Come vanno i libri da colorare per adulti in Italia? sono stati la moda editoriale del 2015 e non è ancora finita: com'è iniziata, quali sono le prossime uscite, e chi li compra? (Probabilmente ne avete uno anche voi).
Questa mattina una grossa frana si è staccata dal monte Pizzo Cengalo, in Svizzera, vicino al confine con la Lombardia, ha colpito due stalle e bloccato una strada locale. Circa 200 persone sono state evacuate dai paesi di Bondo, Promontogno, Sottoponte, Spino e da un campeggio situato nella zona.
C’è stata una frana in Svizzera, al confine con la Lombardia: 200 persone sono state evacuate.
Il secondo aggiornamento ufficiale di Pokémon Go, l’app per smartphone per giocare a catturare i Pokémon nel mondo reale sfruttando la realtà aumentata è stato diffuso sabato 30 luglio. Pokémon Go è disponibile quasi da un mese in alcuni paesi del mondo (in Italia, ufficialmente, solo da due settimane), ma, anche per il fatto che ci stanno giocando tantissime persone, ha presentato vari problemi tecnici, fin da subito. All’inizio, in Italia, il problema principale erano i server del gioco, che dopo l’uscita dell’app hanno funzionato male per giorni, impedendo per lunghi periodi agli utenti di accedere. Da qualche giorno la situazione dei server sembra essere migliorata. Con il nuovo aggiornamento sono stati sistemati vari problemi che si presentavano quando si incontrava un Pokémon, è stata introdotta la possibilità di personalizzare l’avatar anche a gioco in corso, sono state fatte delle modifiche alle battaglie e al valore degli attacchi di alcuni Pokémon: ad esempio sono stati indeboliti in parte quelli di Vaporeon, che si era scoperto essere uno dei Pokémon più forti di tutti, nonostante non sia particolarmente difficile da ottenere. In questo aggiornamento non sono ancora stati introdotti gli scambi, come invece dovrebbe succedere prossimamente. Il problema principale che riguardava Pokémon Go, in tutto il mondo, era però che la funzione “Pokémon nei dintorni”, che segnalava a che distanza dal giocatore si trovavano i Pokémon (indicata con una, due o tre impronte), non funzionava, segnando tutti i Pokémon alla distanza di tre passi (il problema era noto come “bug dei tre passi”). Sui siti e i forum specializzati da giorni si diceva che Niantic, la società sviluppatrice del gioco, avrebbe risolto il problema al primo aggiornamento. Non è stato così: con l’aggiornamento 0.31.0 sono state eliminate del tutto le impronte (o passi), eliminando la possibilità di cercare un Pokémon basandosi sulla distanza a cui si trova dal giocatore. Niantic ha diffuso poche informazioni sul funzionamento di “Pokémon nei dintorni”, ma con il nuovo aggiornamento sembra anche che non si possa più fare affidamento sul fatto che il Pokémon segnalato in alto a sinistra nel quadrante dei “Dintorni” è il più vicino a noi. Su Reddit, alcuni utenti che hanno analizzato l’aggiornamento dicono che il raggio di distanza dal giocatore entro il quale sono segnalati i Pokémon è stato diminuito da 100 a 70 metri. Anche queste, per ora, sono però solo supposizioni. Non è chiaro se quella di eliminare del tutto i passi sia una soluzione temporanea, come pensano in molti, e se sarà risolta entro il prossimo aggiornamento.
Le novità dell’aggiornamento di Pokémon Go. Sono state modificate le battaglie e diverse schermate, ma non è stato risolto il problema dei tre passi, e non sono ancora possibili gli scambi.
Sul sito di Amazon sarà possibile pubblicare video e guadagnare soldi grazie alla pubblicità, alle royalties ed altre risorse. Amazon – che con questa mossa entra in concorrenza più diretta con YouTube, di proprietà di Google – mette già a disposizione sul proprio sito film e serie TV (comprese le sue produzioni originali) nel tentativo di competere con Netflix. Con il nuovo servizio Amazon garantirà ai suoi clienti un’offerta più ampia senza dover pagare i contenuti in anticipo, dal momento che molti degli utenti che pubblicheranno i loro video saranno pagati a seconda di quanto i contenuti verranno visualizzati. Tutto questo mentre la diffusione di servizi di streaming concorrenti ha fatto aumentare i costi di questo tipo di servizi. Amazon ha già adottato una strategia simile per espandere il suo archivio ebook grazie a Kindle Direct Publishing, un servizio che consente agli autori di evitare di rivolgersi agli editori, raggiungendo direttamente i lettori pubblicando e vendendo i loro ebook online. Amazon ha detto che il nuovo servizio è rivolto a «produttori di video professionisti», e pone come unico requisito che i video siano in alta definizione e abbiano i sottotitoli per i non udenti. Amazon è però in ritardo su YouTube, che ha oltre un miliardo di utenti che contribuiscono ai miliardi di dollari di entrate annuali del sito e a creare celebrità di Internet come PewDiePie.
Amazon vuole sfidare YouTube. Gli utenti potranno caricare i loro video e ricavare qualche soldo con la pubblicità o gli abbonamenti, ma fare concorrenza al portale di Google non è semplice.
Matteo Brigandì – ex parlamentare e avvocato della Lega Nord, ed ex avvocato di Umberto Bossi – dovrà restituire alla Lega un milione e 870mila euro. La decisione è stata presa in un processo in cui Brigandì era imputato per patrocinio infedele e autoriciclaggio e in cui la Lega si era costituita parte civile. Brigandì è stato condannato a due anni e due mesi e nei suoi confronti è stato deciso il sequestro conservativo dei beni. Il Corriere della Sera ha scritto: Secondo le indagini, «quale avvocato della Lega» Brigandì si sarebbe reso «infedele ai suoi doveri professionali», omettendo «di denunciare il proprio conflitto di interessi» in relazione ad un decreto ingiuntivo, emesso nel 2004 ed eseguito nel 2012, da lui richiesto e incassando così quasi 1,9 milioni di euro di compensi per la sua attività. E avrebbe anche trasferito «la somma di 1,67 milioni» su un conto di una banca in Tunisia. Da qui anche l’accusa di autoriciclaggio.
L’ex parlamentare Matteo Brigandì dovrà versare alla Lega un risarcimento da 1,87 milioni di euro.
Cosa sarà è la serie di incontri online sull’”autunno che ci aspetta” organizzata dal festival Pensavo Peccioli, che avrebbe dovuto tenersi lo scorso marzo ed è stato rinviato a causa del coronavirus. Il Post è partner del progetto e ospiterà le dirette delle conversazioni in streaming ogni giorno: giovedì alle 18,30 Luca Sofri intervista Carlo Verdelli.
Cosa sarà, con Carlo Verdelli. Un appuntamento del festival online di cui il Post è partner, che durerà per tutto maggio con un ospite al giorno.
Manca solo una settimana a Natale e si nota anche tra le persone che si fanno fotografare in giro, come la principessa di Monaco Charlene a una distribuzione di regali e il principe Emanuele del Belgio che suona il sassofono durante le registrazioni di un concerto natalizio. Poi valeva la pena fotografare il presidente brasiliano Jair Bolsonaro con la mascotte della campagna di vaccinazione per il coronavirus, e il presidente francese Emmanuel Macron, che da positivo partecipa a distanza alle conferenze. Per finire il principe William e Kate Middleton con tutti i loro figli al seguito, l’attore Paul Mescal in posa per una foto promozionale per un nuovo video in cui balla, i capelli di Kylian Mbappé, l’espressione di Giorgia Meloni e un momento in cui ci possiamo identificare tutti: quando durante una videochiamata di gruppo qualcuno decide di fare uno screenshot e tu non eri affatto pronto. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Celebripost. Chi era impegnato in videochiamate, mascotte per il vaccino da coronavirus, Paul Mescal e Giorgia Meloni, tra quelli da fotografare in settimana.
La notizia della riduzione dei ricavi di Apple del 5 per cento nell’ultimo trimestre del 2018, la prima da quando l’azienda introdusse gli iPhone nel 2007, ha sorpreso investitori ed esperti del settore. L’amministratore delegato Tim Cook era però già da mesi al lavoro per rivedere le strategie per il futuro di Apple, partendo innanzitutto da diversi cambi ai vertici della società. I cambi dei dirigenti rientrano in una più ampia scelta dell’azienda di smarcarsi dalla dipendenza dagli iPhone, la cui produzione è stata per anni la principale fonte di ricavo di Apple. Nell’ultimo anno, però, le vendite degli iPhone hanno subìto un sensibile rallentamento, in particolare sul mercato cinese. Il settore degli smartphone sta vivendo da tempo un periodo di crisi, con le persone che tendono a tenere molto più a lungo il loro telefono, prima di sostituirlo con un nuovo modello, oppure preferiscono acquistare modelli meno costosi, come quelli delle aziende cinesi. Nonostante Apple produca dispositivi di vario tipo, dai computer ai tablet, il suo “iPhonecentrismo” alla lunga si è rivelato un problema.
Cosa sta facendo Apple. Il calo dei ricavi ha costretto Tim Cook a rivedere i suoi piani, decidendo di puntare di più su nuovi servizi e meno sugli iPhone.
Il 22 novembre uscirà un disco di 11 canzoni inedite interpretate da Mina e Ivano Fossati, e tutte scritte da Fossati. A produrre il disco, che si può già pre-ordinare, è Sony Music. Annunciando l’uscita del disco Fossati ha specificato che non ritornerà sulla sua decisione di smettere di fare concerti o altri dischi. Tuttavia, ha detto Fossati, «nessun musicista sano di mente direbbe no a Mina». Mina ha 79 anni; Fossati ne ha 68.
Il 22 novembre uscirà un disco di canzoni inedite cantate da Mina e Ivano Fossati.
L’8 ottobre del 2001, alle 8.20 del mattino, si scontrarono due aerei sulla pista dell’aeroporto di Linate. Morirono centodiciotto persone. Fu il più grave incidente aereo nella storia d’Italia e il secondo nel mondo per numero di vittime (primo, quello di Tenerife del 1977) tra gli incidenti di questo tipo. L’8 ottobre del 2001 due aerei in partenza dall’aeroporto di Linate furono autorizzati al decollo negli stessi minuti: le restrizioni al movimento degli aerei – traffico, nebbia – di quella mattina ridussero lo spazio tra le due partenze da 10 a 3 minuti. A causa della nebbia, la visibilità era inferiore ai 200 metri. Il Cessna Citation CJ2, aereo privato diretto a Parigi con a bordo quattro persone, si trovò lungo la traiettoria di un Boeing Md-87 della compagnia Scandinavian Airlines System. Il Cessna non era certificato per volare con una visibilità inferiore ai 550 metri, ma aveva ugualmente ricevuto dalla torre di controllo il permesso di partire dal raccordo R5. I piloti imboccarono però il raccordo R6. Da cui l’Md-87 era in fase di decollo e ad una velocità di 270 km/h. Nello scontro, il velivolo più piccolo si spezzò in tre parti, mentre il Boeing non poté sollevarsi da terra per più di dodici metri. Perse un motore e la parte destra del carrello principale: il pilota non riuscì a mantenere il controllo. L’Md-87 strisciò lungo tutta la pista e si schiantò contro l’edificio di smistamento dei bagagli.
Dieci anni dal disastro di Linate. La storia e le foto del più grave incidente aereo della storia italiana, causato da errori umani, carenze nelle procedure di controllo e infrastrutture fuori norma.
Domenica 11 gennaio è morta l’attrice svedese Anita Ekberg, all’ospedale San Raffaele di Rocca di Papa, in provincia di Roma: aveva 83 anni. Ekberg era nata a Malmö nel 1931, e aveva iniziato a recitare all’inizio degli anni Cinquanta in alcuni film americani. Nel 1960 recitò in uno dei film più famosi del regista italiano Federico Fellini, “La Dolce Vita”, assieme a Marcello Mastroianni. La scena del film in cui Ekberg e Mastroianni fanno il bagno nella fontana di Trevi, a Roma, diventò una delle più famose della storia del cinema. Recitò nuovamente per Fellini in “Boccaccio ’70” e “I Clown”. Ekberg vinse nel 1950 il concorso di bellezza “Miss Svezia”, dopo il quale andò negli Stati Uniti per partecipare a “Miss Universo”. Arrivò tra le sei finaliste e le fu offerto un contratto con la casa produttrice Universal. Divenne una pin-up molto famosa, e recitò una piccola parte in Oceano Rosso, un film del 1955 con John Wayne e Lauren Bacall. Recitò poi in alcuni film della Paramount, tra cui Guerra e Pace. Dopo i film con Fellini degli anni Sessanta recitò ancora in qualche film minore europeo, come Suor Omicidi, del 1979. Da anni viveva vicino a Roma.
Le foto più belle di Anita Ekberg. L'attrice svedese è morta domenica a 83 anni, e tutti ce la ricordiamo soprattutto per quel “Marcello! Come here!”.
Negli Stati Uniti, in una zona al confine tra lo Utah e l’Arizona, vive una comunità di persone dove la poligamia è una pratica comune e dove, per questa ragione, è comune anche una rara malattia genetica, l’aciduria fumarica, anche detta deficit di fumarasi. La zona in questione si chiama Short Creek e comprende due cittadine: Colorado City, in Arizona, e Hildale, nello Utah. Ci abitano i membri di una setta religiosa, la Chiesa Fondamentalista di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, che fece parte della chiesa mormone più o meno fino al 1935: la divisione avvenne perché la comunità di Short Creek non volle rinunciare alla poligamia, o, per la precisione, alla poliginia, cioè alla pratica che prevede che gli uomini abbiano più di una moglie (la poligamia invece può prevedere anche più mariti per una sola donna). Anche se negli Stati Uniti solo il primo matrimonio avvenuto in queste famiglie è considerato valido, la comunità di Short Creek (che oggi conta circa 7.700 persone) continua tuttora a praticare la poligamia: in quasi tutte le famiglie ci sono almeno tre mogli, perché secondo la setta è il numero indispensabile per andare in paradiso. Ma questa pratica ha avuto come conseguenza la diffusione di una malattia genetica che nel resto del mondo è rarissima. L’aciduria fumarica è una malattia rara incurabile, che causa disabilità fisiche e mentali e si può diagnosticare anche nei bambini molto piccoli. Colpisce il metabolismo e lo rende molto meno efficiente rispetto alle persone sane: l’enzima fumarasi, che in chi ha l’aciduria fumarica è scarso, ha la funzione di portare energia alle cellule del corpo e quindi è fondamentale tra le altre cose per la salute del cervello, che consuma il 20 per cento dell’energia fornita al corpo con l’alimentazione. Le persone che sono affette da questa malattia nella maggior parte dei casi non riescono a stare sedute e ovviamente a camminare, né a parlare. Hanno inoltre alcune caratteristiche fisiche particolari, come una fronte prominente, orecchie basse e arrotondate, occhi molto distanziati e mento piccolo.
Cosa è successo a una comunità religiosa americana che pratica la poligamia da cent’anni. È diventata comunissima una malattia incurabile altrove molto rara, che causa disabilità fisiche e mentali.
Nella serata di lunedì 26 settembre il sito di Bloomberg ha dato la notizia di un interesse da parte di Disney per Twitter, uno dei più grandi social network al mondo, che da più di un anno fatica a continuare a crescere e a sostenere la concorrenza piuttosto agguerrita di altre società come Facebook e Snapchat. Voci su un possibile interessamento da parte di Disney ad acquistare Twitter erano già circolate in passato, spesso da fonti poco affidabili e senza particolari dettagli e avevano lasciato il tempo che trovavano. L’annuncio di Bloomberg sembra essere invece più concreto, per lo meno per l’affidabilità della testata sulle notizie di economia: i due autori dell’articolo, Alex Sherman e Sarah Frier, scrivono di avere ottenuto informazioni da fonti vicine alle due aziende e che Disney sta lavorando con un consulente finanziario per valutare una possibile offerta per l’acquisto di Twitter. La notizia è arrivata a pochi giorni di distanza da un altro articolo, pubblicato venerdì 23 settembre da CNBC, nel quale erano elencate alcune aziende potenzialmente interessate a un’acquisizione, comprese Google e Salesforce, multinazionale specializzata nei servizi di assistenza ai clienti e nelle tecnologie cloud. La prospettiva di un’acquisizione, annunciata dalla stampa, aveva portato a una notevole euforia in borsa intorno al titolo di Twitter, facendogli guadagnare più del 20 per cento, con una prestazione molto al di sopra di quelle abitualmente deludenti della società a Wall Street. L’articolo di Bloomberg di ieri ha avuto un effetto simile e sta mantenendo alto l’interesse intorno a Twitter, sul cui futuro gli analisti si interrogano da molto tempo.
Disney vuole comprare Twitter? ora lo dice anche Bloomberg, dopo mesi di voci meno affidabili, ma in molti sono scettici sul senso di un eventuale affare.
Secondo i dati diffusi martedì sera dalla Protezione Civile, dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono risultate positive ai test per il coronavirus (SARS-CoV-2) 69.176 persone (5.249 in più rispetto a ieri). I decessi registrati nelle ultime ultime 24 ore sono stati 743 (ieri erano stati 601) portando il totale a 6.820. I guariti sono stati 894, portando il totale a 8.326. Le persone attualmente positive sono 54.030 (3.612 in più di ieri). Le persone in isolamento domiciliare sono 28.697 (ieri erano 26.522), mentre quelle nei reparti di terapia intensiva sono 3.396, 192 in più rispetto a ieri. La situazione più grave continua ad essere in Lombardia, dove il numero dei casi totali è arrivato a 30.703 (1.942 in più rispetto a ieri). I decessi sono invece 4.178 (402 in più di ieri, quando l’aumento era stato di 320 decessi), mentre le persone ricoverate in terapia intensiva sono 1.194 (11 in più di ieri, quando l’aumento era stato di 41).
Le notizie di martedì sul coronavirus in Italia. Nelle ultime 24 ore sono morte 743 persone: in tutto i casi di contagio rilevati dall'inizio dell'epidemia sono 69.176.
SALERNO – E’ stato ucciso in un agguato avvenuto in nottata nella frazione Acciaroli, rinomata localita’ turistica del Cilento, il sindaco del Comune di Pollica, Angelo Vassallo. Il cadavere dell’uomo e’ stato trovato nella sua auto. Sarebbe stato colpito da sei-sette proiettili. Il corpo di Vassallo non e’ stato ancora rimosso dall’auto in quanto sono in corso i rilievi tecnici all’esterno della vettura. A terra sono stati trovati nove bossoli. Sul posto e’ giunto il procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Alfredo Greco il quale coordina le indagini dei carabinieri, guidati dal comandante del nucleo operativo del comando provinciale di Salerno, tenente colonnello Francesco Merone. L’auto e’ ferma in una stradina, a poca distanza dall’abitazione del sindaco, nella frazione Acciaroli. Vassallo aveva 57 anni. Era sposato e padre di due figli impegnati nel settore della ristorazione. Eletto in una lista civica nel marzo scorso, Vassallo era al secondo mandato consecutivo. In passato era stato anche consigliere provinciale di Salerno. (Ansa) Marco Giovannelli, direttore di Varese News, aveva intervistato il sindaco Vassallo tre settimane fa nell’ambito del reportage in viaggio per l’Italia che sta compiendo per l’Unità.
Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso stanotte. L'intervista video di Marco Giovannelli di tre settimane fa.
Tra le persone che valeva la pena fotografare questa settimana ce ne sono innanzitutto due di cui ultimamente si parla parecchio perché, in una ben precisa circostanza, avrebbero preferito non essere fotografati. Poi c’è un’abbondanza di artisti: cantanti come Patti Smith, Damon Albarn, Susan Boyle e Jessica Mauboy, attori come Jake Gyllenhaal in versione barbuta e Angelina Jolie, vignettisti, modelle, sportivi e un ex sportivo. Proprio quest’ultimo, Mike Tyson, invecchiando mantiene uno sguardo piuttosto inquietante. Sarà il tatuaggio, sarà la condanna per stupro, sarà che è stato un pugile incredibile, sarà la storia dell’orecchio, sarà lui e basta. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Celebripost. Tra le persone che valeva la pena fotografare questa settimana ci sono uno sguardo inquietante e due che proprio non volevano, di cui si parla molto.
Oggi, venerdì 25 gennaio, ci sarà uno sciopero dei treni di Trenord, l’azienda che gestisce il trasporto ferroviario regionale della Lombardia. Lo sciopero, indetto dal sindacato USB Lavoro Privato, riguarderà i lavoratori di Ferrovienord Spa e durerà quattro ore, dalle 12 alle 16. Venerdì 25 gennaio, dalle 12 alle 16, possibili variazioni su rete Ferrovienord, per uno sciopero del Trasporto ferroviario locale. Il servizio aeroportuale #MalpensaExpress potrà essere effettuato con #bus sostitutivi. Controlla tutte le linee coinvolte https://t.co/9HtMx7Z4l7
Oggi ci sarà uno sciopero dei treni di Trenord. Durerà dalle 12 alle 16 e ci potranno essere ritardi e cancellazioni.
Dalle 9 del 3 novembre si potrà chiedere il bonus mobilità, il rimborso del 60 per cento sull’acquisto di una bicicletta o di un mezzo elettrico introdotto a maggio con il “decreto rilancio”. Sarà un “click day”, cioè i bonus verranno dati in base all’ordine di presentazione delle richieste di rimborso o di buono ancora da spendere. In un primo tempo il ministero aveva detto che sarebbero stati pagati fino all’esaurimento dei fondi stanziati, ma recentemente ha assicurato di avere un accordo con il ministero dell’Economia per inserire nuovi fondi nella legge di bilancio per poter garantire la copertura di tutti i rimborsi che verranno richiesti. Come chiedere il bonus mobilità La richiesta per il bonus potrà essere fatta attraverso un portale predisposto dal ministero dell’Ambiente (attivo solo da martedì alle 9), sia da chi vuole ottenere il rimborso per un acquisto già effettuato che da chi vuole ottenere il buono da spendere in futuro.
Come chiedere il “bonus mobilità”. Una guida per ottenere il rimborso o per avere il buono sconto su biciclette e mezzi elettrici.
Nel corso del fine settimana c’è stata molta confusione a proposito dell’accordo trovato tra TikTok e alcune aziende americane per evitare che il social network cinese fosse vietato negli Stati Uniti, come disposto dall’amministrazione Trump. Sabato Oracle e Walmart, i principali partner di TikTok, hanno presentato una bozza di accordo e Trump l’ha approvata in maniera entusiasta e ha posticipato l’entrata in vigore del divieto a TikTok per dare alle parti più tempo per concludere l’affare. Lunedì però ByteDance, che è l’azienda cinese che possiede TikTok, ha scritto in un comunicato che alcune delle informazioni circolate nel corso del fine settimana erano “rumors”, dicerie, e ha messo in dubbio alcuni elementi dell’accordo che erano stati descritti da Trump come un successo americano.
Il punto su Trump e TikTok. Sembra che il social network cinese sia riuscito a evitare alcune delle conseguenze più dure dello scontro con gli Stati Uniti. Ma anche Trump si dice soddisfatto.
Un’agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stabilito che non ci sono prove sufficienti per definire il caffè una sostanza “possibilmente cancerogena per gli esseri umani”, come aveva invece stabilito all’inizio degli anni Novanta sulla base delle ricerche e delle conoscenze scientifiche dell’epoca. In compenso, la stessa agenzia ha comunicato che il consumo di bevande molto calde di qualsiasi tipo potrebbe aumentare il rischio di contrarre il cancro, e lo ha quindi classificato come “probabilmente cancerogeno”. La decisione è basata sulla revisione di circa mille ricerche scientifiche ed è stata annunciata su Lancet Oncology: sta facendo molto discutere, perché da tempo erano stati sollevati dubbi circa la presenza del caffè nell’elenco delle sostanze possibilmente cancerogene. La nuova classificazione del caffè è stata decisa dall’International Agency for Research on Cancer (IARC), l’agenzia intergovernativa dell’OMS che ha sede a Lione, in Francia, e che ha il compito di dare linee guida sulla classificazione del rischio legato ai tumori di sostanze chimiche e agenti fisici. La IARC mantiene e aggiorna quattro categorie in cui sono inserite le varie sostanze a seconda del loro livello di rischio. Il caffè era stato inserito nel 1991 nel Gruppo 2B, con altri prodotti definiti “possibilmente cancerogeni per gli esseri umani”; il Gruppo 2A raccoglie invece le sostanze ritenute “probabilmente cancerogene”.
Il caffè non è più definito “possibilmente cancerogeno” dall’OMS. È stato ridotto il suo livello di rischio: ci sono però notizie meno buone per chi ama in generale le bevande molto calde.
In questi giorni sono in corso contatti per il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti (CDP) nell’operazione per lo scorporo della rete telefonica da Telecom, che porterà alla nascita di una nuova società nella quale la CDP potrebbe arrivare a detenere una partecipazione del 30 per cento, per un valore di circa 4 miliardi di euro. Questa è solo l’ultima di numerose operazioni nelle quali la Cassa viene indicata come partecipante o potenziale partecipante. Politici e giornalisti spesso la indicano come quell’ente che può intervenire a risolvere parecchi problemi, tramutandosi in uno strumento di intervento diretto dello Stato nell’economia. La CDP in realtà è una creatura strana: allo stesso tempo pubblica e privata, ha partecipazioni in alcune delle più importanti aziende del paese, fa utile, presta soldi agli Enti Locali e raccoglie soldi dagli uffici postali.
Che cos’è la Cassa Depositi e Prestiti. È una banca, ma non è una banca, è pubblica ma non è pubblica: come funziona, a cosa serve e perché se ne parla spesso.
Per dimostrare la capacità degli elefanti di collaborare tra loro in scenari complessi ci vogliono una piattaforma, due corde, un po’ di cibo e naturalmente un paio di pachidermi. L’esperimento è stato condotto da un gruppo di ricercatori della Università di Cambridge utilizzando alcune strumentazioni che erano state inizialmente realizzate per testare il livello di collaborazione tra gli scimpanzé. La capacità di aiutarsi a vicenda, spiegano gli esperti, dimostra chiaramente l’appartenenza degli elefanti a quel ristretto gruppo di animali “intelligenti”, in grado di interagire socialmente tra loro. Per la ricerca scientifica, spiega alla BBC il responsabile dello studio, Joshua Plotnik, sono stati utilizzati due elefanti indiani del Thai Elephant Conserbation Center di Lampang (Tailandia), cui era stato precedentemente insegnato a tirare una corda con la proboscide. Tirando la corda, ogni elefante poteva avvicinare a sé una piattaforma sulla quale era stata collocata una ciotola con un po’ di cibo, la ricompensa. In una seconda fase dell’esperimento, i ricercatori hanno modificato la piattaforma, in modo tale che potesse essere avvicinata solamente tirando in sincronia due corde.
Andò a chiamare un altro elefante. Una ricerca scientifica ha dimostrato come gli elefanti collaborano insieme per ottenere obiettivi comuni (video).
Il grande gruppo editoriale tedesco Axel Springer – che controlla, tra gli altri, Business Insider, Die Welt e Bild, il quotidiano più venduto in Europa – ha firmato un accordo per l’acquisizione di Politico, il gruppo statunitense che dal 2007 possiede l’omonimo sito, noto per le notizie e gli approfondimenti di politica statunitense. Oltre a Politico, Axel Springer acquisirà anche l’edizione europea di Politico, di cui già possiede il 50 per cento, e il sito di tecnologia Protocol. Entrambe le parti, si legge nel comunicato stampa, hanno concordato di non divulgare i termini dell’accordo. Il New York Times aveva scritto che Robert Albritton, il proprietario di Politico, voleva vendere la società per un miliardo di dollari. La chiusura della transazione è prevista per il quarto trimestre del 2021. Mathias Döpfner, amministratore delegato di Axel Springer, in un comunicato ufficiale ha detto che «l’eccezionale team di Politico ha rivoluzionato il giornalismo», ha «stabilito nuovi standard» e sarà un privilegio e una responsabilità «contribuire a plasmare il futuro di questa eccezionale azienda di media».
Il gruppo editoriale tedesco Axel Springer ha firmato un accordo per acquisire Politico.