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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando venne istituito l'impero coloniale italiano
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L'Impero coloniale italiano è la denominazione con la quale si designa il complesso delle colonie dipendenti dal Regno d'Italia acquisite nel corso del XX secolo. Fu ufficialmente istituito il 9 maggio 1936 mediante la dichiarazione della sovranità piena ed intera del Regno d'Italia sull'Etiopia e l'assunzione da parte del Re d'Italia del titolo di Imperatore d'Etiopia (r.d.l. n. 754, 9 maggio 1936).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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Alle ore 14:00 dello stesso 29 aprile 1945, le Forze Armate della RSI risultarono definitivamente sconfitte secondo le Convenzioni de L'Aia e di Ginevra perché, dopo un impegno firmato da Graziani per una resa militare alle stesse condizioni imposte ai tedeschi, in modo esplicito erano state incluse in un documento a validità internazionale, passato alla Storia come Resa di Caserta. Detto documento era attinente alla capitolazione del Comando tedesco del Sud Ovest e di quello delle SS und Polizei in Italia (per le retrovie) e fissava dopo tre giorni, alle ore 14:00 del 2 maggio, la cessazione delle ostilità sull'intero territorio di competenza. Con la fine della Repubblica Sociale, iniziarono le trattative per il Trattato di Pace che sarà firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, che vedrà la definitiva perdita dell'Istria oltre al pagamento di ingenti risarcimenti ai paesi vincitori. Tuttavia, a causa della pace separata dell'8 settembre 1943, l'Italia poté evitare di subire la spartizione in zone di occupazione (come la Germania) nonché la consegna dei propri poteri esecutivi all'esercito americano (come il Giappone).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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All'inizio della seconda guerra mondiale, nel maggio 1940 le truppe italiane occuparono la Somalia britannica (Somaliland), che fu amministrativamente incorporata nella Somalia italiana. Nei primi mesi del 1941 le truppe inglesi occuparono tutta la Somalia italiana e riconquistarono anche il Somaliland. Dopo l'invasione da parte delle truppe alleate nella seconda guerra mondiale la Somalia Italiana fu consegnata all'Italia in amministrazione fiduciaria decennale nel 1950. Nel 1934, Tripolitania e Cirenaica vennero riunite per formare la colonia di Libia, nome utilizzato 1.500 anni prima da Diocleziano per indicare quei territori. L'Italia perse il controllo sulla Libia, quando le forze italo-tedesche si ritirarono in Tunisia nel 1943. Dopo la fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente amministrata dalla Gran Bretagna fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel 1951. Negli anni venti e trenta l'amministrazione del dodecaneso da un lato portò degli ammodernamenti, come la costruzione di ospedali e acquedotti, ma si distinse anche per il tentativo di italianizzare con diversi provvedimenti le dodici isole, i cui abitanti erano a maggioranza di lingua greca, con la presenza di una minoranza turca ed ebraica. Nel settembre 1943 dopo l'Armistizio di Cassibile, i soldati del Terzo Reich occuparono le isole. L'8 maggio del 1945 le forze britanniche presero possesso dell'isola di Rodi e tramutarono il Dodecaneso in un protettorato. Con il Trattato di Parigi (1947), gli accordi fra Grecia e Italia stabilirono il possesso formale delle isole da parte dello Stato greco, che assunse pieno controllo amministrativo solamente nel 1948.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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Le conseguenze dell'ingresso e della sconfitta nella Seconda guerra mondiale, vennero sancite dai trattati di pace firmati a Parigi il 10 febbraio 1947, con mutilazioni nazionali territoriali: l'Istria e la Dalmazia cedute alla nascente Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, il Dodecaneso alla Grecia, il colle di Briga ed il colle di Tenda alla Francia, l'Isola di Saseno all'Albania, il pagamento dei danni di guerra all'Unione Sovietica e la perdita di tutti i possedimenti coloniali in Africa.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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I trattati di Parigi furono dei trattati di pace firmati nella capitale francese il 10 febbraio 1947 dopo la fine della seconda guerra mondiale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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Nel frattempo vennero firmati nel 1947 i Trattati di Parigi con i quali formalmente e definitivamente fu siglata la pace con le potenze alleate e vennero sancite le conseguenze della sconfitta nella Seconda guerra mondiale, con mutilazioni nazionali territoriali: l'Istria e la Dalmazia cedute alla nascente Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, il Dodecaneso alla Grecia, Briga e Tenda alla Francia, l'Isola di Saseno all'Albania, il pagamento dei danni di guerra all'URSS e la perdita di tutti i possedimenti coloniali italiani.
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1,607 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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Il Trattato di pace firmato il 10 febbraio 1947 a Parigi, si rivelò tuttavia particolarmente gravoso per la Marina . Oltre alle cessioni territoriali e materiali, furono imposte anche restrizioni di carattere militare:
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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I trattati di Parigi furono firmati nella capitale francese il 10 febbraio 1947 fra
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1,609 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero firmati i Trattati di Parigi
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Il trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate è il trattato di pace, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 tra lo Stato italiano e le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, che mise formalmente fine alle ostilità. I contenuti del trattato furono definiti a seguito della Conferenza di pace che si svolse parimenti a Parigi, tra il 29 luglio e il 15 ottobre 1946. I rapporti tra l'Italia e il Regno d'Egitto, il cui stato di ostilità non era stato mai formalizzato da alcuna reciproca dichiarazione di guerra, furono regolati con separato accordo.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero varate le leggi fascistissime
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Tra il 1925 e il 1926 furono varate le leggi fascistissime, ispirate dal giurista Alfredo Rocco. La legge 26 novembre 1925, n. 2029, sanciva che i corpi collettivi operanti in Italia (associazioni, istituti ed enti) erano tenuti, su richiesta dell'autorità di pubblica sicurezza, a dichiarare statuti, atti costitutivi, regolamenti interni ed elenchi di soci e di dirigenti, pena, in caso di dichiarazione omessa o infedele, lo scioglimento del corpo medesimo, sanzioni detentive indeterminate e sanzioni pecuniarie da un minimo di 2.000 ad un massimo di 30.000 lire. In tal modo, il governo arrivò a disporre di una chiara mappa del tipo e del numero di associazioni non governative presenti.
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1,611 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero varate le leggi fascistissime
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Le locuzione leggi fascistissime, (anche leggi eccezionali del fascismo) identifica una serie di norme giuridiche, emanate tra il 1925 e il 1926, che iniziarono la trasformazione di fatto dell'ordinamento giuridico del Regno d'Italia nel regime fascista, ossia in uno Stato autoritario dalla forte componente ideologica, di tipo nazionalista, centralista, statalista, corporativista ed imperialista.
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1,612 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando vennero varate le leggi fascistissime
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L'insieme di provvedimenti denominati leggi fascistissime, adottati tra il 1925 e il 1926, rappresentò un ulteriore "giro di vite": furono sciolti i partiti politici e chiusi d'autorità tutti i giornali e le pubblicazioni non in linea con il regime. Nel giro di un anno furono soppressi 58 giornali e 149 periodici.
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1,613 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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A cosa ci si riferisce con l'espressione Gladio rossa
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L'apparato paramilitare del PCI indica una struttura paramilitare italiana di natura clandestina, presumibilmente organizzata nel 1945 e sciolta nel 1974, costituita da ex partigiani e militanti del Partito Comunista Italiano. Per il suo carattere insieme offensivo e difensivo, l'apparato paramilitare del PCI comprendeva la struttura che, dal 1992, la stampa ha soprannominato «Gladio rossa», descrivendo in tal modo l'apparato come simmetrico ed opposto alla funzione anticomunista dell'organizzazione Gladio, che era stata scoperta pochi anni prima.
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1,614 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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A cosa ci si riferisce con l'espressione Gladio rossa
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Su questo aspetto nascosto della storia comunista si sono cominciate ad avere notizie più approfondite a partire dal 1991 per uno scoop del settimanale L'Europeo. L'articolo, uscito nel n° 22 del 31 maggio, s'intitolava Di Gladio ne esisteva un'altra: quella rossa. A partire da questo momento l'apparato paramilitare del PCI è stato giornalisticamente denominato Gladio rossa.
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1,615 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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A cosa ci si riferisce con l'espressione Gladio rossa
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Secondo alcune fonti e atti ufficiali, il partito avrebbe mantenuto un'organizzazione paramilitare segreta, denominata giornalisticamente, da alcune testate, Gladio Rossa (locuzione in contrapposizione alla coeva e acclarata Organizzazione Gladio nata in chiave anticomunista); lo storico Gianni Donno sostiene che «fino alle elezioni del 18 aprile 1948 un'insurrezione comunista in Italia era possibilità reale, e sarebbe stata sorretta da un apparato militare, incardinato nella struttura organizzativa del PCI»; quest'organizzazione avrebbe seguito la storia del partito estrinsecandosi in due fasi distinte: dal 1948 al 1954 in cui vennero poste le basi dell'organizzazione raccogliendo materiali bellici e creando una rete di contatti e logistica in preparazione di una possibile insurrezione armata; alla seconda fase dal 1955 al suo scioglimento nel 1974 nella quale l'organizzazione avrebbe dovuto costituire un supporto attivo ad una eventuale invasione dell'Italia da parte del Patto di Varsavia. Insieme a questa organizzazione il partito ne mantenne un'altra, destinata alla protezione ed alla fuga dei dirigenti nel caso che il partito stesso venisse dichiarato illegale in Italia. In un rapporto del SIFAR, l'apparato paramilitare del PCI viene descritto come diviso in due gruppi: uno operativo in tempo di pace, con il compito di «sostenere le agitazioni e mantenere l'economia nazionale sotto pressione, affinché la gente appoggi un cambiamento politico attraverso le riforme sociali di cui il Pci si fa promotore»; l'altro, pronto a intervenire in caso di guerra con opere di sabotaggio.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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A cosa ci si riferisce con l'espressione Gladio rossa
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In merito il senatore Giovanni Pellegrino nelle vesti di presidente della commissione parlamentare sulle stragi dichiarò proprio a Fasanella che "nel dopoguerra ... mentre gli ex partigiani bianchi tendevano progressivamente a istituzionalizzarsi finendo per confluire nelle strutture di Stay-behind, gli ex partigiani rossi tendevano a riorganizzarsi in una struttura interna del Pci, la cosiddetta Gladio rossa, in cui continuava ad agire una sorta di inerzia rivoluzionaria." Anche per Pellegrino la struttura si evolse col tempo in chiave di protezione nei confronti dei dirigenti in caso di golpe o che il PCI fosse dichiarato fuori legge. A credito dei dirigenti del PCI dell'epoca Pellegrino ascrive anche il merito "di essere riusciti in qualche modo a imbrigliare all'interno di organizzazioni forze altrimenti centrifughe.".
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1,617 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi era presente alla conferenza Trident
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Mentre procedeva l'organizzazione delle forze assegnate allo sbarco in Sicilia, i capi anglo-americani si incontrarono a Washington nella cosiddetta "conferenza Trident" che ebbe inizio il 12 maggio 1943 e continuò in maniera molto accesa e contrastata fino al 24 maggio alla presenza del presidente Roosevelt e del primo ministro Churchill. Si dovevano concordare gli ulteriori programmi bellici nel teatro europeo: gli americani, guidati dal capo di stato maggiore generale George Marshall, richiesero nuovamente di sferrare il grande attacco decisivo attraverso la Manica e arrestare tutte le operazioni nel Mediterraneo dopo la conquista della Sicilia; i militari britannici sostenuti da Churchill riproposero invece i loro piani per prolungare le operazioni nell'Europa meridionale, provocare "l'eliminazione dell'Italia" e costringere la Germania a frammentare ulteriormente le proprie forze. Alla fine fu raggiunto un compromesso: venne deciso finalmente di effettuare l'attacco in Francia entro il maggio 1944 e di trasferire in Gran Bretagna una parte delle divisioni anglo-americane schierate nel Mediterraneo per prendere poi parte alla futura operazione Overlord; tuttavia il generale Eisenhower era autorizzato a sfruttare il previsto successo in Sicilia con nuove operazioni per favorire "l'uscita dell'Italia dalla guerra". I capi britannici affermarono che una campagna in Italia sarebbe stata agevole, che sarebbero state sufficienti nove divisioni e che i tedeschi non sarebbero stati in grado di opporre una resistenza efficace.
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1,618 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando venne sciolta l'Unione Sovietica
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In seguito l'Unione Sovietica venne sciolta formalmente dal Soviet Supremo, il 26 dicembre 1991. Il giorno prima Gorbačëv aveva rassegnato le proprie dimissioni da presidente dell'URSS.
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1,619 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando venne sciolta l'Unione Sovietica
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Il giorno successivo, il 26 dicembre 1991, il Soviet Supremo dell'Unione Sovietica (il più alto corpo governativo dell'URSS) venne sciolto come riconoscimento della dissoluzione dell'Unione.
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1,620 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando venne stipulato il trattato di Londra
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Il Patto di Londra (o Trattato di Londra) del 26 aprile 1915 fu un trattato segreto stipulato dal governo italiano con i rappresentanti della Triplice Intesa in cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali nella prima guerra mondiale in cambio di cospicui compensi territoriali.
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1,621 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando venne stipulato il trattato di Londra
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Il trattato di Londra fu stipulato nella capitale britannica il 26 aprile 1915 e firmato dal marchese Guglielmo Imperiali, ambasciatore a Londra in rappresentanza del governo italiano, Sir Edward Grey per il Regno Unito, Pierre Paul Cambon per la Francia e dal conte Alexander Benckendorff per l'Impero russo.
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1,622 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando venne stipulato il trattato di Londra
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Le trattative proseguirono, quindi, celermente ed il 16 aprile venne raggiunto un accordo circa le compensazioni territoriali: l’Italia si contentò di Zara e Sebenico, rinunciando a Spalato e Fiume, ma ebbe promesso non solo Trento, Trieste e l'Isonzo, ma pure Bolzano, con i “confini naturali”. Si aggiungevano Valona e vaghe promesse riguardo a concessioni a sud di Smirne, di fronte al Dodecaneso. Restava da regolare la data dell’entrata in guerra, che venne poi fissata entro un mese dalla firma dell’alleanza, ciò che permise la sottoscrizione del trattato: il Patto di Londra venne sottoscritto il 26 aprile.
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1,623 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando venne stipulato il trattato di Londra
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Il trattato di Londra fu stipulato nella capitale britannica il 26 aprile 1915 e firmato dal marchese Guglielmo Imperiali, ambasciatore a Londra in rappresentanza del governo italiano, Sir Edward Grey per il Regno Unito, Jules Cambon per la Francia e dal conte Alexander Benckendorff per l'Impero russo.
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1,624 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quante divisioni furono inviate dai tedeschi nel settore di Ravenna il 4 dicembre 1944
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Prima della fine del 1944 gli Alleati lanciarono un'ultima offensiva per cercare di conquistare Bologna e Ravenna, destinate a fungere da basi invernali. I canadesi dell'8ª armata riuscirono ad occupare Ravenna il 4 dicembre, e il loro successo indusse i tedeschi a inviare in questo settore tre divisioni per impedire all'armata inglese di realizzare ulteriori avanzamenti.
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1,625 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quante perdite ci furono nella battaglia del Don
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Tra il 5 agosto 1941 e il 30 luglio 1942, il CSIR ebbe 1.792 morti e dispersi, e 7.858 feriti e congelati. Tra il 30 luglio 1942 e il 10 dicembre 1942, l'ARMIR ebbe 3.216 morti e dispersi, e 5.734 feriti e congelati. Per quanto riguarda le perdite durante la battaglia sul Don e la ritirata (11 dicembre 1942 - 20 marzo 1943), le cifre ufficiali parlano di 84.830 militari che non rientrarono nelle linee tedesche, e che furono indicati come dispersi, oltre a 29.690 feriti e congelati che riuscirono a rientrare. Le perdite ammontarono quindi a 114 520 militari su 230 000. Andarono inoltre perduti il 97% dei cannoni, il 76% di mortai e mitragliatrici, il 66% delle armi individuali, l'87% degli automezzi e l'80% dei quadrupedi.
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1,626 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quante perdite ci furono nella battaglia del Don
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Il 12 gennaio 1943 le forze sovietiche del Fronte di Voronež diedero inizio ad una nuova offensiva sull'alto Don che coinvolse il Corpo d'armata alpino che, dopo la disfatta di dicembre, aveva mantenuto le sue posizioni sul fiume affiancato sulla sinistra dalla debole 2ª Armata ungherese e sulla destra dal precario schieramento del 24º Panzerkorps tedesco. L'attacco sovietico, sferrato con il concorso di un numero molto elevato di unità corazzate, scardinò rapidamente le difese dell'Asse sui fianchi del corpo alpino che quindi venne aggirato. Dopo alcune controversie sulla ritirata, gli alpini iniziarono a ripiegare il 17 gennaio quando già i carri armati sovietici avevano travolto il quartier generale del 24º Panzerkorps e avevano occupato di sorpresa il quartier generale del corpo alpino a Rossoš'. Ebbe quindi inizio una nuova drammatica ritirata nell'inverno russo in condizioni difficilissime. Le unità alpine, frammischiate a reparti sbandati ungheresi e ad alcuni reparti tedeschi, si aprirono la strada verso ovest con continui combattimenti che costarono pesanti perdite. Infine i resti della 2ª Divisione alpina "Tridentina" sfondarono l'ultimo sbarramento sovietico a Nikolaevka il 26 gennaio e giunsero in salvo, mentre le altre due divisioni alpine e la 156ª Divisione fanteria "Vicenza" furono accerchiate a Valujki il 27 gennaio e costrette alla resa. Questa seconda fase della battaglia del Don costò oltre 35.000 perdite definitive e 10.000 casi di congelamento e decretò il definitivo ritiro delle residue truppe italiane dal fronte russo.
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1,627 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quante persone morirono nella guerra d'Etiopia
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Per quanto riguarda la Guerra d'Etiopia, le statistiche fino al 31 dicembre 1936 (e quindi comprendenti oltre 6 mesi di guerriglia dopo la fine del conflitto vero e proprio) parlano di 2.317 morti per l'esercito, 1.165 della milizia, 193 dell'aeronautica, 56 della marina, 78 civili nell'eccidio del cantiere Gondrand, 453 operai e 88 uomini della marina mercantile, per un totale di 4.350 morti; di questi "solo" 2.000 caduti in combattimento, gli altri per malattia. Inoltre circa 9.000 feriti e 18.200 rimpatriati per malattia.
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1,628 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti anni è durato il governo Mussolini
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Il governo Mussolini è stato il governo più lungo nella storia dell'Italia unita, rimanendo in carica dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943 per un totale di 7.572 giorni (20 anni, 8 mesi e 25 giorni), durante il regime fascista.
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1,629 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti anni è durato il governo Mussolini
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Il governo Mussolini è stato il governo più lungo nella storia dell'Italia unita: è stato in carica dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943 per un totale di 7.572 giorni (20 anni, 8 mesi e 25 giorni).
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1,630 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti furono gli Italiani rimpatriati provenienti dalla Istria, Dalmazia, Libia e Etiopia
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Dalla fine della guerra fino agli anni cinquanta avvenne anche l'esodo istriano durante il quale oltre il 90% della popolazione di lingua italiana (in quantità stimata tra un minimo 250.000 e un massimo 350.000 persone,) abbandonò i territori istriani e dalmati, assegnati alla Jugoslavia: una parte degli esuli emigrò in seguito nelle Americhe o in Australia. Oltre 100.000 furono anche gli italiani rimpatriati dai possedimenti coloniali in Libia ed Etiopia.
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1,631 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti furono gli squadristi caduti fra il 1919 e la Marcia su Roma
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Gli squadristi caduti fra il 1919 e la Marcia su Roma furono in tutto 425, di cui 4 nel 1919, 36 nel 1920, 232 nel 1921 e 153 fra il 1º gennaio ed il 31 ottobre 1922.
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1,632 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti furono gli squadristi caduti fra il 1919 e la Marcia su Roma
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Gli squadristi caduti fra il 1919 e la Marcia su Roma furono in tutto 425, di cui 4 nel 1919, 36 nel 1920, 232 nel 1921 e 153 fra il 1º gennaio ed il 31 ottobre 1922Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922, Mondadori, Milano 2003, pag. 169..
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1,633 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti furono gli stadi scelti per ospitare il campionato mondiale di calcio del 1934
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Gli stadi scelti per ospitare il Campionato mondiale di calcio 1934 furono otto:
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1,634 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti soldati morirono nella battaglia degli Altipiani
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Le undici "spallate" isontine sottolineano tutti i limiti di Cadorna, uomo dalla mentalità tetragona e privo di un minimo di inventiva strategica; unico "successo" delle spallate fu l'occupazione strategicamente inutile di una Gorizia, abbandonata dalle forze Austro-Ungariche impegnate nella Battaglia degli Altipiani, e costata 21.000 morti all'esercito italiano. La sua determinazione nel picchiare contro linee che si andavano progressivamente irrigidendo può essere ricondotta alla ben nota ostinazione che lo contraddistingueva ma anche alla sua convinzione che le guerre si vincono concentrando la massa dei propri uomini sul fronte debole del nemico. Sull'Isonzo le fanterie italiane continuarono ad attaccare in colonne compatte sotto il fuoco nemico; ma Cadorna seppe trovare la soluzione all'esigenza di rompere il fronte nemico con l'istituzione del Corpo degli Arditi che dimostrarono sul campo di riuscire laddove i soldati non specificamente addestrati avevano fallito.
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1,635 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti soldati morirono nella battaglia degli Altipiani
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La battaglia degli Altipiani fu combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno 1916, sugli altipiani vicentini, tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico, impegnati in quella che fu definita dagli italiani come "Strafexpedition", traduzione in tedesco di "spedizione punitiva". In tedesco la battaglia è individuata come Frühjahrsoffensive (ossia Offensiva di primavera) o Südtiroloffensive (all'epoca il Trentino si chiamava Welschsüdtirol ovvero "Tirolo meridionale italiano"). Durante la battaglia le perdite tra i due eserciti ammontarono a 230.545 uomini.
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1,636 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi era Silvio Milazzo
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Silvio Milazzo (Caltagirone, 4 settembre 1903 – Catania, 24 dicembre 1982) è stato un politico italiano.
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1,637 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti stati facenti parte della Società delle Nazioni decretarono le sanzioni economiche contro il Regno d'Italia
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Il 18 novembre il Regno d'Italia fu colpito dalle sanzioni economiche, approvate da 50 stati appartenenti alla Società delle Nazioni, con il solo voto contrario dell'Italia e l'astensione di Austria, Ungheria e Albania. Le sanzioni risultarono inefficaci perché numerosi Paesi, pur avendo votato la loro imposizione, continuarono a mantenere buoni rapporti con l'Italia, rifornendola di materie prime. Fu in questa fase che cominciò un progressivo avvicinamento tra la Germania di Adolf Hitler e l'Italia di Mussolini. Ciononostante la Germania proseguì la fornitura di armamenti al Negus ancora fino al 1936. La Spagna e la Jugoslavia, pur avendo votato le sanzioni comunicarono al Governo italiano che non avrebbero inteso rispettarne diverse clausole. Fu la prima volta nella storia che la Società delle Nazioni decretò delle sanzioni nei confronti di un paese membro.
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1,638 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti stati facenti parte della Società delle Nazioni decretarono le sanzioni economiche contro il Regno d'Italia
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Il 18 novembre l'Italia venne colpita dalle sanzioni economiche (nonostante queste non fossero state applicate contro il Giappone nel 1931 in occasione dell'invasione della Manciuria e contro la Germania nel 1934 per la tentata annessione dell'Austria) imposte dalla Società delle Nazioni - approvate da 52 stati con i soli voti contrari di Austria, Ungheria e Albania - in risposta alle quali vennero promossi i programmi economici autarchici. Le sanzioni risultarono comunque inefficaci, poiché numerosi paesi, pur avendole votate ufficialmente, mantennero comunque buoni rapporti con l'Italia rifornendola di materie prime. La Germania nazista è uno di questi e la guerra d'Etiopia rappresenta l'inizio dell'avvicinamento tra Mussolini e Hitler. Già del 1935 le sanzioni non vennero applicate completamente da tutti gli stati membri della società delle nazioni, il 15 luglio 1936 furono abolite.
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1,639 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti stati facenti parte della Società delle Nazioni decretarono le sanzioni economiche contro il Regno d'Italia
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Come conseguenza dell'aggressione all'Etiopia, l'Italia subì la condanna della Società delle Nazioni, che determinò un blocco commerciale del mar Mediterraneo e le sanzioni economiche condotte da 52 nazioni (fra cui tutte le potenze coloniali europee). Ciò favorì l'avvicinamento economico e politico dell'Italia alla Germania nazista (sebbene questa avesse rifornito di armi l'Etiopia in funzione anti-italiana sino a poco prima del conflitto), che era già uscita dalla Società delle Nazioni e aveva osteggiato il trattato di Versailles del 1919.
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1,640 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quanti stati facenti parte della Società delle Nazioni decretarono le sanzioni economiche contro il Regno d'Italia
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Per questo motivo, la Società delle Nazioni condannò l'attacco italiano il 7 ottobre e il 18 novembre l'Italia venne colpita dalle sanzioni economiche imposte dalla Società delle Nazioni, approvate da 52 stati con i soli voti contrari di Austria, Ungheria, Albania e Paraguay: questi paesi inviarono i loro osservatori militari per seguire l'andamento delle operazioni militari; in questa commissione di osservatori prese parte anche un colonnello statunitense, mentre l'Albania aveva inviato il tenente colonnello Prenk Pervizi. Gli altri nomi sono andati perduti.
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1,641 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Qual è il nome dei generali alleati che guidarono la campagna d'Italia
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La campagna, guidata da parte alleata prima dal generale Dwight Eisenhower e poi dal generale Harold Alexander, fu caratterizzata da una serie di sbarchi e da sanguinose battaglie di logoramento lungo le successive linee difensive approntate dall'esercito tedesco. Le truppe alleate, costituite da contingenti provenienti da molteplici nazioni, furono ostacolate dall'aspro territorio appenninico, dalle difficoltà climatiche e dalla tenace resistenza tedesca che provocarono forti perdite e il lento avanzamento del fronte. Roma non venne liberata fino al 4 giugno 1944 mentre la Linea Gotica fu superata solo nell'aprile 1945, quando l'offensiva finale alleata permise di raggiungere la pianura Padana e il 2 maggio 1945 costrinse alla resa le forze tedesche in Italia.
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1,642 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Secondo la NKVD quante persone sarebbero state condannate a morte per controrivoluzione nel periodo del 1931-1953
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Secondo gli archivi della NKVD nel 1936 vennero condannate a morte 1.118 persone, nel 1937 353.074 e nel 1938 328.618. Per l'intero periodo 1921-53 i condannati a morte per controrivoluzione sarebbero stati 799.455 di cui 786.098 tra il 1931 e il 1953.
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1,643 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Secondo Matteotti, a cosa era dovuto il miglioramento delle condizioni economiche del paese
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Nella introduzione del libro esplicitamente ribatteva alle affermazioni fasciste, che affermavano l'uso della violenza squadrista utile allo scopo di riportare il paese ad una situazione di legalità e normalità col ripristino dell'autorità dello Stato dopo le violenze socialiste del biennio rosso, affermando la continuazione delle spedizioni squadriste contro gli oppositori anche dopo un anno di governo fascista. Inoltre sosteneva che il miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie del paese, che stava lentamente riprendendosi dalle devastazioni della guerra, era dovuto non all'azione fascista, quanto alle energie popolari. Tuttavia, ancora secondo Matteotti, a beneficiarne sarebbero stati solo gli speculatori ed i capitalisti, mentre il ceto medio e proletario ne avrebbe ricevuto una quota proporzionalmente bassa a fronte dei sacrifici.
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1,644 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Secondo Renzo De Felice perché l'origine della guerra civile si trova nella nascita della Repubblica Sociale Italiana
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A prescindere da chi abbia materialmente sparato "il primo colpo", Claudio Pavone liquida il problema del «primo colpo» come «poco produttivo» e parte dalle conclusioni di Giorgio Bocca («È ovvio che siano gli antifascisti a muoversi per primi e che si muovano per primi i comunisti»), considerandole però non esaurienti e necessitanti di un'integrazione attraverso l'analisi del «desiderio di vendetta» dei fascisti repubblicani. Renzo De Felice fa ascendere l'origine della guerra civile alla nascita della Repubblica Sociale Italiana: secondo lo storico la fondazione di uno Stato italiano fascista, collaborazionista con la Germania nazista, impedì alla Resistenza di assumere un carattere nazionale esclusivo e di esclusiva liberazione dai tedeschi per trasformarla anche in un movimento di lotta politica e sociale, in cui i comunisti ebbero una parte di grande importanza.
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1,645 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Secondo Rumor, quale doveva essere il ruolo della DC nel contesto economico e sociale italiano
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Al Congresso nazionale del 1949, dove fu eletto per la prima volta nel Consiglio nazionale della DC, Rumor presentò un’importante relazione sui problemi del lavoro in Italia: in questa relazione, coerentemente con il pensiero dossettiano, emerse in modo evidente la sua volontà di fare della DC un protagonista nel processo di cambiamento economico e sociale, affermando la necessità di avviare “un grande disegno riformistico, ispirato ad un solidarismo sociale che era patrimonio della cultura politica del cattolicesimo democratico”. Come ebbe modo di chiarire in un successivo articolo apparso su Cronache sociali, Rumor sosteneva quindi la necessità che lo Stato si affermasse come “promotore e regolatore d’una bene ordinata e organica azione di solidarietà tra le classi e all’interno delle classi”.
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1,646 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Secondo Rumor, quale doveva essere il ruolo della DC nel contesto economico e sociale italiano
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Al Congresso nazionale del 1949, dove fu eletto per la prima volta nel Consiglio nazionale della DC, Rumor presentò un’importante relazione sui problemi del lavoro in Italia: in questa relazione, coerentemente con il pensiero dossettiano, emerse in modo evidente la sua volontà di fare della DC un protagonista nel processo di cambiamento economico e sociale, affermando la necessità di avviare “un grande disegno riformistico, ispirato ad un solidarismo sociale che era patrimonio della cultura politica del cattolicesimo democratico”Francesco Malgeri, La stagione del centrismo, pag. 93. Come ebbe modo di chiarire in un successivo articolo apparso su Cronache sociali, Rumor sosteneva quindi la necessità che lo Stato si affermasse come “promotore e regolatore d’una bene ordinata e organica azione di solidarietà tra le classi e all’interno delle classi”Mariano Rumor, Memorie (1943-1970), pag. 12.
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1,647 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Su cosa era basata l'economia del Regno Lombardo-Veneto
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L'economia del Regno Lombardo-Veneto dalla sua fondazione è stata sommariamente imperniata attorno all'agricoltura, la quale ha sempre rivestito un ruolo fondamentale soprattutto nella Lombardia dell'Oltrepò. Le coltivazioni essenziali, che consentivano il sostentamento dello Stato e le esportazioni, consistevano in frumento, orzo, segale e soprattutto riso.
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1,648 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Su cosa si basava il regime di Pavelić
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Il regime di Pavelić, che basava il proprio fondamento ideologico sulla difesa dell'elemento etnico croato e sul cattolicesimo integralista, attuò una dura politica di repressione nei confronti degli elementi allogeni. Iniziò così una pulizia etnica contro ortodossi, ebrei, zingari e comunisti. Fu anche creata una rete di campi di concentramento, il più noto dei quali, il campo di concentramento di Jasenovac, è oggi monumento alla memoria degli eccidi perpetrati contro i serbi.
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1,649 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Su quali principi era basata l'economia dell'Unione Sovietica
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L'Unione Sovietica fu la prima nazione a basare la sua economia sui principi del socialismo, in cui lo stato possedeva la maggior parte dei mezzi di produzione e l'agricoltura era collettivizzata.
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1,650 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Su quali punti si accese il contrasto tra Sonnino e Orlando in occasione della conferenza di Pace del 1919
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Sostenitore del riconoscimento delle nazionalità in opposizione alla politica decisamente imperialistica del Sonnino, alla conferenza di pace tenuta a Parigi nel 1919 con i rappresentanti di Francia, Inghilterra e Stati Uniti, il contrasto fra i due politici italiani fu fatale; se Orlando, disposto a rinunciare alla Dalmazia, richiedeva l'annessione di Fiume, Sonnino non intendeva cedere sulla Dalmazia, cosicché l'Italia finì col richiedere entrambi i territori, senza ottenere nessuno dei due. Il presidente statunitense Woodrow Wilson lo umiliò pubblicamente in aprile, dichiarando di dubitare che egli avesse la fiducia del suo Paese e che ne interpretasse la volontà: Orlando reagì abbandonando la conferenza. La sua carriera di uomo politico di primo piano finì con le dimissioni date il 23 giugno 1919.
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1,651 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Su quali punti si accese il contrasto tra Sonnino e Orlando in occasione della conferenza di Pace del 1919
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Il governo italiano dal canto suo fu diviso sul da farsi: Vittorio Emanuele Orlando era un sostenitore del riconoscimento delle nazionalità in opposizione alla politica decisamente imperialistica del Sonnino: il contrasto fra i due politici italiani fu fatale; se Orlando, disposto a rinunciare alla Dalmazia, richiedeva l'annessione di Fiume, Sonnino non intendeva cedere sulla Dalmazia, cosicché l'Italia finì col richiedere entrambi i territori, senza ottenere nessuno dei due. A seguito di un appello diretto di Wilson al popolo italiano che scavalcò il governo del paese, Vittorio Emanuele Orlando abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. In mancanza del presidente del consiglio italiano, le trattative però continuarono lo stesso, tanto che la delegazione italiana ritornò sui suoi passi. Il 10 settembre 1919, il nuovo presidente del consiglio Francesco Saverio Nitti sottoscrisse il trattato di Saint-Germain, che definiva i confini italo-austriaci, ma non quelli orientali.
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1,652 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Su quali punti si accese il contrasto tra Sonnino e Orlando in occasione della conferenza di Pace del 1919
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Il governo italiano dal canto suo fu diviso sul da farsi: Vittorio Emanuele Orlando era un sostenitore del riconoscimento delle nazionalità in opposizione alla politica decisamente imperialistica del Sonnino: il contrasto fra i due politici italiani fu fatale; se Orlando, disposto a rinunciare alla Dalmazia, richiedeva l'annessione di Fiume, Sonnino non intendeva cedere sulla Dalmazia, cosicché l'Italia finì col richiedere entrambi i territori, senza ottenere nessuno dei due. A seguito di un appello diretto di Wilson al popolo italiano che scavalcò il governo del paese, Vittorio Emanuele Orlando abbandonò per protesta la conferenza di pace di Parigi. In mancanza del presidente del consiglio italiano, le trattative però continuarono lo stesso, tanto che la delegazione italiana ritornò sui suoi passi.
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1,653 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Su quali punti si accese il contrasto tra Sonnino e Orlando in occasione della conferenza di Pace del 1919
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Sostenitore del riconoscimento delle nazionalità in opposizione alla politica decisamente imperialistica del Sonnino, alla conferenza di pace tenuta a Parigi nel 1919 con i rappresentanti di Francia, Inghilterra e Stati Uniti, il contrasto fra i due politici italiani fu fatale; se Orlando, disposto a rinunciare alla Dalmazia, richiedeva l'annessione di Fiume, Sonnino non intendeva cedere sulla Dalmazia, cosicché l'Italia finì col richiedere entrambi i territori, senza ottenere nessuno dei due. Il presidente americano Woodrow Wilson lo umiliò pubblicamente in aprile, dichiarando di dubitare che egli avesse la fiducia del suo Paese e che ne interpretasse la volontà: Orlando reagì abbandonando la conferenza. La sua carriera di uomo politico di primo piano finì con le dimissioni date il 23 giugno 1919.
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1,654 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi era Ugo Cavallero
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Ugo Cavallero (Casale Monferrato, 20 settembre 1880 – Frascati, 14 settembre 1943) è stato un generale e politico italiano.
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1,655 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi era contesa Trieste alla fine della seconda guerra mondiale
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La questione giuliana o questione triestina si riferisce alla contesa dei territori della Venezia Giulia tra Italia e Jugoslavia nella parte finale della seconda guerra mondiale e durante il successivo dopoguerra. Trieste era stata occupata dalle truppe del Regno d'Italia il 3 novembre del 1918, al termine della prima guerra mondiale, e poi ufficialmente annessa all'Italia con la ratifica del Trattato di Rapallo del 1920, ma al termine della Seconda, che vide l'Italia sconfitta, ci furono le occupazioni militari da parte tedesca e poi jugoslava. In particolare, per questione triestina si intendono proprio il contenzioso tra l'Italia e la Jugoslavia sul possesso della città e delle aree limitrofe.
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1,656 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi fu stipulata l'alleanza detta "blocco del popolo"
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Dopo il buon risultato ottenuto alle elezioni comunali e provinciali del 1947 , e alle elezioni regionali in Sicilia dell'aprile dello stesso anno, Palmiro Togliatti e Pietro Nenni tentarono la carta del frontismo per battere la Democrazia Cristiana in vista delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 . Il "Blocco del Popolo" (così era anche chiamata l'alleanza) ottenne però solo il 31% dei voti alla Camera dei deputati (con 8.137.047 voti) e il 30.76% dei voti al Senato della Repubblica (con 6.969.122 preferenze): pertanto, sia il PSI che il PCI preferirono dichiarare finita questa stagione e di presentarsi alle elezioni politiche con i propri simboli. Conseguenza di questa rovinosa sconfitta (la DC superò il 48% dei voti sia alla Camera che al Senato) fu la nascita di tre governi De Gasperi .
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1,657 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi fu stipulato il trattato di Roma del 1924
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Con il Trattato di Roma (27 gennaio 1924) l'Italia e il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni sancirono consensualmente la dissoluzione dello Stato libero di Fiume, accordandosi per la sostanziale annessione all'Italia del centro storico della città e di gran parte del suo territorio.
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1,658 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi fu stretto il patto d'Acciaio
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Il Patto d'Acciaio (in tedesco Stahlpakt) fu un accordo tra i governi del Regno d'Italia e della Germania nazista, firmato il 22 maggio 1939 dai rispettivi ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Venne stipulato a Berlino nella Cancelleria del Reich, alla presenza di Hitler e dello Stato Maggiore tedesco.
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1,659 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi fu stretto il patto d'Acciaio
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A dare popolarità al termine fu Benito Mussolini che, durante un discorso tenuto a Milano il 1º novembre 1936, definì "asse" l'intesa stipulata il precedente 25 ottobre tra la Germania ed il Regno d'Italia, chiamata per questo motivo "Asse Roma-Berlino". Il successivo Patto d'Acciaio, stipulato dalle due potenze il 22 maggio 1939, rappresentò il primo nucleo dell'alleanza militare, poi estesa anche all'Impero giapponese con il Patto Tripartito del 27 settembre 1940 (detto anche "Asse Roma-Berlino-Tokyo").
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1,660 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi fu stretto il patto d'Acciaio
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Il 22 maggio tra Germania e Italia fu firmato il Patto d'Acciaio che legava i due paesi in una stretta alleanza. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite»
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1,661 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi fu stretto il patto d'Acciaio
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La vittima designata venne trovata nell'Albania. In due soli giorni (7-8 aprile 1939) con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati Tirana fu conquistata. Il 22 maggio tra Germania e Italia venne firmato il Patto d'Acciaio. Tale patto assumeva che la guerra fosse imminente, e legava l'Italia in un'alleanza stretta con la Germania. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite».
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1,662 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi fu stretto il patto d'Acciaio
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Il 22 maggio 1939 Galeazzo Ciano, ministro degli esteri italiano, firma il Patto d'Acciaio con la Germania, che sancisce ufficialmente la nascita di un'alleanza vincolante italo-tedesca.
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1,663 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra chi si combatté la campagna di Tunisia
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La campagna di Tunisia si combatté, durante la seconda guerra mondiale, tra le forze alleate anglo-americane e quelle italo-tedesche e segnò la fase finale delle lunga campagna del Nord Africa, iniziata nell'estate 1940 e proseguita con alterne vicende fino al 13 maggio 1943. In quella data le forze alleate, ormai nettamente superiori numericamente e materialmente, sconfissero definitivamente le residue forze dell'Asse, entrarono a Tunisi e Biserta e costrinsero alla resa le ingenti truppe nemiche rimaste tagliate fuori nell'ultimo ridotto tunisino.
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1,664 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra i quali paesi fu stipulato il Memorandum di Londra
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Il memorandum di Londra (Memorandum of Understanding of London) fu un protocollo d'intesa sottoscritto il 5 ottobre 1954 fra i governi d'Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, concernente il Territorio Libero di Trieste, determinato dal trattato di Parigi (1947), nel quale si stabiliva che la Zona A sarebbe passata all'amministrazione provvisoria civile italiana (con alcune modifiche confinarie a favore della Jugoslavia nei comuni di Muggia e di San Dorligo della Valle) e la Zona B a quella jugoslava. Il passaggio dei poteri dall'amministrazione militare alleata a quella civile italiana avvenne il 26 ottobre 1954.
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1,665 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra quali paesi fu stipulato il piano Schuman
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La Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA) fu creata col Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 su iniziativa dei politici francesi Jean Monnet e di Robert Schuman (il cosiddetto Piano Schuman o dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950), con lo scopo di mettere in comune le produzioni di queste due materie prime in un'Europa di sei paesi: Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.
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1,666 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Tra quali paesi si svolse la conferenza e accordo di Monaco
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La conferenza e accordo di Monaco indica un incontro internazionale che si tenne dal 29 al 30 settembre 1938, fra i capi di governo di Regno Unito, Francia, Germania e Italia.
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1,667 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi è stato Fernando Tambroni Armaroli
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Fernando Tambroni Armaroli (Ascoli Piceno, 25 novembre 1901 – Roma, 18 febbraio 1963) è stato un politico italiano.
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1,668 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi è stato Gioacchino Solinas
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Gioacchino Solinas (Bonorva, 1º settembre 1892 – Sassari, 22 aprile 1987) è stato un generale italiano.
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1,669 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi è stato Giovanni Marinelli
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Giovanni Marinelli (Adria, 18 ottobre 1879 – Verona, 11 gennaio 1944) è stato un politico italiano.
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1,670 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi è stato il primo socialista a diventare presidente della Repubblica italiana
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Giuseppe Saragat (Torino, 19 settembre 1898 – Roma, 11 giugno 1988) è stato un politico e diplomatico italiano, quinto Presidente della Repubblica Italiana e primo socialista a ricoprire la carica.
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1,671 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi è stato il primo socialista a diventare presidente della Repubblica italiana
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Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985, il secondo socialista (dopo Giuseppe Saragat) a ricoprire la carica.
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1,672 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi è stato l'ultimo caduto italiano nella prima guerra mondiale
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Attilio Del Gobbo (Udine, 28 giugno 1898 – Udine, 4 novembre 1918) è stato un patriota italiano, passato alla storia in quanto fu l'ultimo caduto per mano nemica nel corso della prima guerra mondiale..
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1,673 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi formava il corpo di spedizione italiano in estremo oriente
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Questi soldati, inquadrati nella Legione Redenta di Siberia, furono uniti ad Alpini provenienti dall'Italia per costituire il Corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente, basato a Tientsin.
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1,674 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu Aldo Nadi
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Aldo Nadi (Livorno, 23 aprile 1899 – Los Angeles, 10 novembre 1965) è stato uno schermidore italiano.
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1,675 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu Aldo Nadi
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Uomo burbero e forzuto, aveva spesso atteggiamenti provocatori, tanto che Cesare Bonacossa racconta, nel libro dedicato al padre Vita al sole di Alberto Bonacossa, che ai Giochi di Anversa del 1920, provocò lo schermidore Aldo Nadi, fratello del più celebre Nedo Nadi, nella sede comune degli italiani nel corso delle Olimpiadi, tanto che Nadi lo sfidò a duello ed ebbe la meglio allorquando colpì con frustino il pesista che aveva imbracciato una trave di legnoFilippo Bottino (1888-1969).
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1,676 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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A cosa ci si riferisce con l'espressione "Prima Repubblica Italiana"
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L'espressione prima Repubblica si riferisce al sistema politico della Repubblica Italiana vigente tra il 1948 e il 1994, in contrapposizione a quello della Seconda Repubblica in cui avvenne un radicale mutamento partitico.
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1,677 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu Antonio Conte
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Antonio Conte (Traetto, 11 dicembre 1867 – Minturno, 4 febbraio 1953) è stato uno schermidore italiano.
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1,678 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu definito "social-fascista"
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Nelle elezioni politiche del 1948 si scagliò contro il Fronte Democratico Popolare, l'alleanza social-comunista in cui militava anche il "caro nemico" Nenni: durante la campagna elettorale e nei mesi successivi alle elezioni il Fronte gli rimproverò l'alleanza con la Democrazia Cristiana, usando contro Saragat alcune espressioni politicamente denigratorie quali "social-fascista", "social-traditore", "rinnegato". In quelle consultazioni il suo cartello politico, denominato per l'occasione Unità Socialista, ottenne poco più del 7% dei voti alla Camera dei deputati e circa il 4,1% al Senato della Repubblica, ottenendo 43 seggi in totale nel Parlamento italiano.
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1,679 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu il primo ambasciatore italiano in Vaticano
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Giunto in Somalia Italiana, De Vecchi, trovò soltanto una parte del paese sotto il controllo del governo coloniale italiano, ed in base ad una legge del governo italiano provvide a portare sotto il controllo diretto anche i territori dei sultanati di Migiurtinia e di Obbia che erano fino ad allora protettorati. Nel 1925 fu nominato senatore dopo un primo tentativo andato a vuoto nel 1924. Dal giugno del 1929 fu il primo ambasciatore presso il Vaticano dopo i Patti Lateranensi, carica che mantenne fino al gennaio del 1935.
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1,680 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu il successore di Nitti nel 1920
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Giovanni Giolitti, che successe a Nitti il 15 giugno 1920, ereditò da quest'ultimo la questione adriatica e il problema della definizione dei confini orientali. A tal fine, scelse Carlo Sforza come ministro degli Esteri. Quest'ultimo, allo scoppio della prima guerra mondiale, era politicamente collocato nelle file dell'interventismo democratico. La sua visione della guerra era conforme a quella mazziniana e risorgimentale, secondo cui la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico sarebbe stata ineluttabile, dovuta al risveglio delle nazionalità oppresse. Diplomatico di carriera, tra il 1916 e il 1918, Sforza aveva rivestito la carica di ministro plenipotenziario presso il governo serbo - rifugiatosi a Corfù - e si trovò a gestire diplomaticamente il nodo dei rapporti transadriatici, in contrasto con il suo superiore politico Sidney Sonnino. In tale veste aveva stretto ottimi rapporti con i rappresentanti politici serbi, che conosceva personalmente.
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1,681 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu il successore di Nitti nel 1920
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Il 1º maggio, in occasione della festa dei lavoratori furono indetti cortei nelle principali città che in alcuni casi furono dispersi dalla polizia come a Torino e a Napoli. Un nuovo sciopero indetto contro l'aumento del prezzo del pane indebolì il governo Nitti, che si dimise il 9 giugno 1920 per lasciare il posto all'ottantenne Giovanni Giolitti. Manifestazioni e cortei proseguirono ininterrotti per lungo tempo con vittime sia tra i militari sia tra i manifestanti.
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1,682 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu il successore di Nitti nel 1920
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Due giorni dopo - il 12 settembre 1919 - una forza volontaria irregolare di nazionalisti ed ex-combattenti italiani, guidata dal poeta D'Annunzio, occupò militarmente la città di Fiume chiedendone l'annessione all'Italia. Solo la caduta del governo Nitti per il quinto e ultimo governo Giolitti riesce a sbloccare la situazione; Giolitti, con il Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920, raggiunse un accordo con gli jugoslavi: l'Italia acquisiva quasi per intero il Litorale austriaco comprendente le città di Gorizia e Trieste col loro circondario, nonché la quasi totalità dell'Istria e le isole quarnerine di Cherso e Lussino. Della Dalmazia promessa col patto di Londra all'Italia andarono la città di Zara, le isole di Làgosta e Cazza e l'arcipelago di Pelagosa. Il resto della regione fu assegnata al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Fiume veniva riconosciuta città indipendente, ma D'Annunzio non riconobbe validità al Trattato di Rapallo giungendo a dichiarare guerra all'Italia: il poeta e le formazioni irregolari vennero costretti ad abbandonare la città solo dopo un intervento di forza da parte delle forze armate italiane (cosiddetto Natale di sangue della fine di dicembre del 1920).
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1,683 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu il successore di Nitti nel 1920
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Autore di questa temporanea vittoria fu Giovanni Giolitti, il cui governo, seguito a due dicasteri fallimentari di Nitti, il 15 giugno 1920, ebbe successo nel concedere agli occupanti di fabbriche e terre alcuni miglioramenti nelle loro condizioni di lavoro e vita, assieme alla promessa vaga di una futura compartecipazione delle maestranze nella gestione delle imprese. Questo, unito alla generale stanchezza delle masse operaie e bracciantili e alla delusione per il generale riflusso delle rivoluzioni bolsceviche in tutta Europa (in quel periodo anche in Russia nonostante la vittoria dei "rossi" sui "bianchi" scoppiavano ovunque rivolte antibolsceviche, mentre le repubbliche sovietiche ungherese e bavarese erano già state schiacciate nell'estate precedente), provocò un progressivo sfaldamento del fronte socialista.
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1,684 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu il successore di Nitti nel 1920
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Giovanni Giolitti, che succedette a Nitti il 15 giugno 1920, ereditò da quest'ultimo la questione adriatica e il problema della definizione dei confini orientali. A tal fine, scelse Carlo Sforza come Ministro degli Esteri.
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1,685 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu il successore di Nitti nel 1920
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Il 21 maggio 1920, Nitti formò un nuovo governo ma il mandato fu breve. A Pallanza, il nuovo Ministro degli Esteri Vittorio Scialoja iniziò i negoziati con i rappresentanti jugoslavi per la definizione del confine orientale; tali colloqui non ebbero esito in quanto la controparte insisteva per la fissazione dei confini sulla cosiddetta “Linea Wilson”, che portava il confine a pochi chilometri da Trieste e l'esclusione di Fiume dalle richieste italiane. Ne conseguirono le dimissioni del Governo Nitti II, nel giugno 1920Paolo Alatri, Nitti, D'Annunzio e la questione adriatica (1919-20), Feltrinelli, Milano, 1959, pag. 163.. Il suo posto verrà ripreso da Giolitti.
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1,686 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu Italo Santelli
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Italo Santelli (Carrodano, 15 agosto 1866 – 8 febbraio 1945) è stato uno schermidore italiano.
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1,687 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu Italo Santelli
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Dopo il diploma alla scuola magistrale, Italo Santelli si dedicò alla scherma, diventando un apprezzato maestro di sciabola conosciuto anche all'estero. Su invito del governo ungherese, nel 1896 si trasferì a Budapest e, con le sovvenzioni statali ricevute, aprì una palestra di scherma.
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1,688 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu Italo Santelli
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Figlio del maestro Italo Santelli, uno dei padri della sciabola moderna, Giorgio Santelli fu schermidore e istruttore di scherma. Fu uno dei componenti della squadra italiana di sciabola che vinse la medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1920.
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1,689 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu l'antagonista principale del Duce nel 1921
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Fu quindi Grandi, l'unico reale antagonista del Duce all'interno del movimento, l'unico ad aver posto davvero in discussione con qualche chance il capo, ad accettare il ruolo di gregario e nel congresso del 7 novembre 1921 a Roma manifestò l'avvenuta sua sottomissione con un palese «fraterno abbraccio», concessioni barattate con la cancellazione del patto coi socialisti dall'agenda fascista. Mussolini aveva così sconfitto le opposizioni interne.
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1,690 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu posto a capo del Regio Esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto
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Ma nell'ottobre del 1917 una forte scossa alla guerra sul fronte italiano: la disfatta di Caporetto. Per l'organizzazione politica e militare italiana fu una rivoluzione: il Comando dell'esercito venne affidato ad Armando Diaz (il "Duca della Vittoria") e il Governo presieduto da Paolo Boselli fu costretto alle dimissioni. Verrà subito sostituito da Vittorio Emanuele Orlando, che poi parteciperà alla Conferenza di Pace di Parigi, grazie al quale l'Italia ottenne il Trentino-Alto Adige, Trieste, Gorizia, l'Istria, Zara e le isole del Carnaro, di Lagosta, di Cazza e di Pelagosa.
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1,691 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu posto a capo del Regio Esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto
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Nonostante l'importante vittoria difensiva il generale Armando Diaz, capo di Stato maggiore del Regio Esercito dal 9 novembre 1917 dopo la destituzione del generale Luigi Cadorna in conseguenza del disastro di Caporetto, rimaneva prudente e non molto ottimista sulla possibilità di sferrare in tempi brevi una grande controffensiva. Sollecitato il 12 e il 27 giugno dal generale Ferdinand Foch, comandante supremo alleato, a passare risolutamente all'attacco, il generale Diaz aveva evidenziato nelle lettere del 21 giugno e del 6 luglio come l'esercito austro-ungarico, pur battuto, aveva ancora mostrato disciplina e capacità combattiva; egli inoltre lamentava carenze di materiali e di complementi che rendevano consigliabile evitare attacchi prematuri, e richiedeva il concorso delle truppe statunitensi, in fase di massiccio afflusso in Europa, anche sul fronte italiano.
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1,692 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu posto a capo del Regio Esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto
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Una volta assorbito lo shock conseguente alla ritirata da Caporetto, gli ambienti politici e militari italiani si adoperarono per riprendere in mano e stabilizzare la situazione, aiutati anche dagli anglo-francesi. Il generale Alfredo Dallolio, Ministro delle Armi e Munizioni, comunicò di essere in grado di rimpiazzare tutte le munizioni perse entro il 14 novembre, e per dicembre sarebbero stati pronti anche 500 cannoni, a cui se ne aggiungeranno 800 Alleati. Il cambiamento più importante avvenne al vertice del Regio Esercito: Cadorna infatti ricevette l'avviso di esonero l'8 novembre, e il suo posto fu preso da Armando Diaz, assistito da Gaetano Giardino e Badoglio (le cui colpe di Caporetto non erano ancora state notate) in qualità di sottocapi di Stato Maggiore.
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1,693 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu posto a capo del Regio Esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto
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La disfatta di Caporetto provocò vari rivolgimenti in seno agli alti comandi italiani. Il governo Boselli andò incontro a un voto di sfiducia e il 30 ottobre 1917 fu rimpiazzato da un esecutivo guidato da Vittorio Emanuele Orlando; il 9 novembre, dopo molte insistenze da parte del nuovo presidente del consiglio, Cadorna lasciò il comando dell'esercito nelle mani del generale Armando Diaz e assunse la carica di rappresentante italiano presso il neocostituito Consiglio militare interalleato a Versailles.
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1,694 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu posto a capo del Regio Esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto
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Spossati dai continui e inconcludenti assalti, i reparti italiani dovettero subire una improvvisa controffensiva austro-tedesca nel settore di Caporetto tra il 24 ottobre e il 9 novembre 1917: sfruttando le nuove tattiche di infiltrazione messe a punto dai tedeschi, i reparti degli Imperi centrali forzarono i punti deboli dello schieramento della 2ª Armata sul medio Isonzo aggirandone i capisaldi e spargendo il panico nelle retrovie; l'intera porzione orientale del fronte crollò mentre i reparti italiani davano vita a una confusa ritirata prima sul corso del fiume Tagliamento e poi fino alla riva meridionale del Piave, dove le armate riuscirono infine a riattestarsi. La battaglia di Caporetto rappresentò una pesante disfatta per il Regio Esercito, che subì 12.000 morti, 30.000 feriti e 294.000 prigionieri, oltre ad altri 400.000 soldati sbandati verso l'interno del paese e vaste perdite di materiale bellico tra cui più di 3.000 cannoni; il 9 novembre 1917 Cadorna fu rimpiazzato alla guida dell'esercito dal generale Armando Diaz.
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1,695 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu proclamato re di Albania nel 1939
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Nel 1922 la monarchia non contrasta la presa del potere da parte del partito nazionale fascista che nel giro di pochi anni trasforma il regno in una dittatura. Nelle colonie, l'Italia prima consolida il suo dominio in Libia e poi conquista nel 1935 l'impero etiopico, in seguito al quale Vittorio Emanuele III viene proclamato imperatore d'Etiopia. Nel 1939 infine il regime fascista si annette l'Albania per "rimanere al passo" della Germania nazista di cui l'Italia era alleata e Vittorio Emanuele III aggiunge ai suoi titoli quello di Re d'Albania.
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1,696 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu proclamato re di Albania nel 1939
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Alla vigilia dell'inizio del Ventennio, Vittorio Emanuele III assunse una posizione incerta al profilarsi dell'era fascista. Nel 1922, in occasione della marcia su Roma, si rifiutò di firmare lo stato d'assedio, e conferì a Benito Mussolini l'incarico di formare un nuovo Governo. Con l'avvento del Ventennio Mussolini dominò fino al 1943 la scena politica italiana, prendendo ogni decisione da solo senza alcuna opposizione. Nel 1936 Vittorio Emanuele III, oltre a quello di Re d'Italia e Principe di Napoli, assunse il titolo di Imperatore d'Etiopia, con la campagna del generale Rodolfo Graziani che conquistò l'Abissinia con la totale noncuranza delle sanzioni economiche, e nel 1939 quello di Re d'Albania.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu proclamato re di Albania nel 1939
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A partire dal 1926-27 l'Albania entrò gradualmente nella sfera d'influenza dell'Italia ma solo nell'aprile del 1939 fu occupata militarmente da questo paese che le impose come sovrano Vittorio Emanuele III.
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1,698 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu proclamato re di Albania nel 1939
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Vittorio Emanuele III di Savoia (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia; Napoli, 11 novembre 1869 – Alessandria d'Egitto, 28 dicembre 1947) fu re d'Italia (dal 1900 al 1946), imperatore d'Etiopia (dal 1936 al 1941), primo maresciallo dell'Impero (dal 4 aprile 1938) e re d'Albania (dal 1939 al 1943). Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II.
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1,699 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu proclamato re di Albania nel 1939
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Nell'aprile del 1939 venne conquistata l'Albania, della quale Vittorio Emanuele III, pur scettico sull'opportunità dell'impresa, fu proclamato re.
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1,700 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi fu proclamato re di Albania nel 1939
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Nell'aprile 1938 il Re Zog sposò la Contessa Géraldine Apponyi de Nagyappony, una cattolica che era metà ungherese e metà statunitense: il loro unico figlio, Principe Leka Zogu, nacque il 5 aprile 1939. Due giorni dopo, il 7 aprile 1939, le truppe italiane entrarono in Albania. L'Albania entrò nell'orbita italiana, pur mantenendo un governo autonomo, e Vittorio Emanuele III assunse il titolo di Re d'Albania. Zog e la sua famiglia si rifugiarono in esilio in Grecia, Turchia, Gran Bretagna, Egitto, e infine in Francia.
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