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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quali truppe si affrontarono nella prima battaglia di El Alamein
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La prima battaglia di El Alamein (1º luglio - 27 luglio 1942) fu una battaglia combattuta nello scacchiere del Nord Africa durante la seconda guerra mondiale, tra l'Afrika Korps italo-tedesco al comando di Erwin Rommel, e l'8a Armata britannica al comando di Claude Auchinleck.
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1,402 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quali truppe si affrontarono nella prima battaglia di El Alamein
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Sul fronte terrestre, ripresa l'offensiva, il 28 maggio Rommel spezzò le linee britanniche fra Ain el-Gazala e Bir Hachéim, il 21 giugno prese Tobruch e il 30 giugno raggiunse le posizioni avanzate di El Alamein, su cui le truppe britanniche avevano ripiegato e dove erano state predisposte difese assai forti. Il 31 giugno Rommel lanciò il primo attacco contro le difese britanniche (prima battaglia di El Alamein), senza preparazione di artiglieria e con le prime truppe arrivate, la 90ª divisione di fanteria leggera tedesca e la divisione Trento, ma l'attacco fallì. Fallito anche un contrattacco britannico il 22 luglio, la situazione si stabilizzò senza più alcuna azione di rilievo fino alla fine di agosto.
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1,403 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quali truppe si affrontarono nella prima battaglia di El Alamein
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Il 29 aprile 1942 Mussolini incontra Hitler a Salisburgo: durante questo colloquio i due capi di governo si accordano per scatenare a breve una grande offensiva in Africa settentrionale. Tra il 26 maggio e il 21 giugno le truppe dell'Asse si rendono protagoniste di una vittoriosa avanzata in Libia (battaglia di Ain el-Gazala), che porta, tra l'altro, alla caduta di Tobruch (20 giugno), assediata da oltre un anno. Le armate di Erwin Rommel si trovano a soli 100 chilometri circa da Alessandria d'Egitto, che, secondo le previsioni dei plenipotenziari italiani e tedeschi, avrebbe dovuto esser raggiunta in poco tempo. Il 29 giugno Mussolini parte per la Libia, dove si trattiene sino al 20 luglio. Tra l'1 e il 29 luglio si combatte la Prima battaglia di El Alamein: le truppe italo-tedesche tentano invano di sfondare le linee difensive inglesi. Fra il 31 agosto e il 5 settembre fallisce, nella battaglia di Alam Halfa, l'ultimo tentativo di sfondamento delle armate del Patto Tripartito. Nella Seconda battaglia di El Alamein (combattuta tra il 23 ottobre e il 3 novembre) le truppe del Commonwealth del generale Bernard Law Montgomery (che in agosto aveva sostituito al comando il generale Claude Auchinleck) sconfiggono gli avversari, costringendoli a un disastroso ripiegamento.
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1,404 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quali truppe si scontrarono a Ual Ual
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Il trattato tra Italia ed Etiopia del 1928, sottoscritto con il placet della Gran Bretagna, aveva fissato la frontiera tra la Somalia italiana e l'Etiopia lungo una linea distante 21 miglia dalla costa del Benadir e parallela alla stessa. Pretendendo di agire sulla base di detto accordo (mentre gli etiopi ritenevano che nell'accordo si intendessero "miglia imperiali", più corte delle miglia nautiche), gli italiani costruirono nel 1930 un forte nell'oasi di Ual-Ual, nel deserto di Ogaden, e lo fecero presidiare da truppe somale, comandate da ufficiali italiani. L'oasi fu scelta dai militari italiani quale luogo da presidiare in mancanza di altre posizioni idonee in pieno deserto. Nel novembre 1934 truppe regolari etiopi, di scorta a una commissione mista inglese-etiope per la delimitazione delle frontiere, contestarono alle truppe italiane lo sconfinamento. I britannici, per evitare incidenti internazionali, abbandonarono la commissione e le truppe italiane ed etiopi rimasero accampate a poca distanza le une dalle altre. Nei primi giorni di dicembre, in circostanze mai chiarite, un combattimento tra italiani ed etiopi costò la vita a 150 soldati etiopi e a 50 soldati italiani (somali).
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1,405 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quali truppe si scontrarono a Ual Ual
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Gli atti di ostilità che portarono al conflitto furono gli incidenti di Gondar e di Ual Ual. Il 4 novembre 1934 il consolato italiano di Gondar fu attaccato da gruppi armati etiopici che causarono la morte di numerosi ascari eritrei e il 5 dicembre 1934 la postazione italiana di Ual Ual, presidiata da 200 militari, venne sottoposta all'attacco di 1.500 soldati abissini che causò 80 vittime tra i difensori italiani. Quest'ultimo episodio divenne il casus belli.
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1,406 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quali truppe si scontrarono a Ual Ual
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Lo scontro noto come incidente di Ual Ual fu uno scontro sostenuto da truppe irregolari etiopiche e truppe coloniali italiane per il possesso della omonima località di confine nel dicembre 1934, che preluse alla guerra d'Etiopia.
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1,407 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne il celebre discorso di De Gasperi alla conferenza di Parigi
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Il 10 agosto 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace, dove ebbe modo di contestare, attraverso un elegante e impeccabile discorso, le dure condizioni inflitte all'Italia dalla Conferenza.
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1,408 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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Stalin alla Conferenza di Tehran nel 1943
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1,409 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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L'incontro si tenne in Crimea, nel Palazzo di Livadija, vecchia residenza estiva di Nicola II a Jalta, fra il 4 e l'11 febbraio 1945, pochi mesi prima della sconfitta della Germania nazista nel conflitto mondiale. Esso fu il secondo ed il più importante di una serie di tre incontri fra i massimi rappresentanti delle grandi potenze alleate, iniziati con la Conferenza di Teheran (28 novembre – 1º dicembre 1943) e conclusisi con la Conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945).
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1,410 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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1943 – Inizia la Conferenza di Teheran sulla riorganizzazione dell'Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale (la conferenza si concluderà il 1º dicembre)
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1,411 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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1943 – Seconda guerra mondiale: Conferenza di Teheran – Franklin D. Roosevelt, Winston Churchill e Josif Stalin giungono ad un accordo sull'invasione dell'Europa prevista per il giugno 1944; nome in codice Operazione Overlord
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1,412 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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La conferenza di Teheran (28 novembre - 1º dicembre 1943) è stata la prima occasione nella quale si riunirono i cosiddetti "tre Grandi" della seconda guerra mondiale: Stalin, per l'Unione Sovietica, F.D. Roosevelt, per gli Stati Uniti d'America, e Churchill per la Gran Bretagna.
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1,413 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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Alla conferenza di Teheran (28 novembre al 1 dicembre 1943) gli Alleati decisero lo spostamento del confine della Polonia verso ovest, lungo la linea Oder-Neisse, incorporando così territori facenti parte della Germania pre-bellica. Per effetto di questo spostamento, la popolazione tedesca che risiedeva in quei territori, fu trasferita entro i nuovi confini della Germania post-bellica, cioè a ovest della linea Oder-Neisse. Sempre nella conferenza di Teheran gli Alleati decisero che la Polonia orientale, già annessa dall'Unione Sovietica nel 1939, restava a quest’ultima, per cui la popolazione polacca che ancora vi risiedeva andava trasferita nei nuovi confini polacchi.
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1,414 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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Durante gli incontri della conferenza di Teheran (1943), della conferenza di Jalta (1945) e della conferenza di Potsdam (1945), le tre principali potenze del tempo di guerra Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito, si accordarono sul metodo per punire i responsabili dei crimini di guerra commessi durante la seconda guerra mondiale. Anche la Francia riuscì a guadagnarsi un posto all'interno del tribunale. Oltre 200 tedeschi imputati di crimini di guerra vennero processati a Norimberga, mentre altri 1.600 attraverso i tradizionali canali della giustizia militare.
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1,415 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la conferenza di Teheran
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Nel 1943 la città ospita la conferenza di Teheran, in cui si riunisce il Presidente statunitense Franklin D. Roosevelt, il capo di Stato sovietico Joseph Stalin e il Primo ministro britannico Winston Churchill. Questa conferenza prefigura le decisioni che saranno prese alla Conferenza di Jalta. Essa garantirà l'indipendenza e l'integrità territoriale del paese.
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1,416 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la "notte di Taranto"
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Con notte di Taranto ci si riferisce ad un attacco aereo della seconda guerra mondiale avvenuto nella notte tra l'11 ed il 12 novembre 1940.
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1,417 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la "notte di Taranto"
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La battaglia del canale d'Otranto si svolse nel corso della seconda guerra mondiale la notte dell'11-12 novembre 1940, contemporaneamente agli avvenimenti della Notte di Taranto.
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1,418 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la "notte di Taranto"
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Brian Bethan Schofield. La notte di Taranto: 11 novembre 1940. Milano, Mursia, 1991.
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1,419 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la "notte di Taranto"
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Nino Bixio Lo Martire. La notte di Taranto (11 novembre 1940). Taranto, Schena Editore, 2000.
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1,420 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la "notte di Taranto"
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La notte di Taranto 11 - 12 novembre 1940 - Plancia di Comando
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1,421 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne la "notte di Taranto"
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Notte di Taranto 11-12 novembre 1940
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1,422 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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Nel marzo del 1944 fu l'ideatore dell'attentato dinamitardo di via Rasella, eseguita da partigiani comunisti dei Gruppi di Azione Patriottica e a cui i tedeschi reagirono con l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Gli altri membri della giunta militare non furono informati preventivamente del piano, come avveniva per consuetudine, per «ragioni di sicurezza cospirativa», secondo quanto dichiarato dallo stesso Amendola.
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1,423 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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L'attentato di via Rasella fu un'azione della Resistenza romana condotta il 23 marzo 1944 dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP) contro un reparto delle truppe d'occupazione tedesche, l'11ª compagnia del III battaglione del Polizeiregiment "Bozen", appartenente alla Ordnungspolizei (polizia d'ordine). Fu il più sanguinoso e clamoroso attentato urbano antitedesco in tutta l'Europa occidentale.
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1,424 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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Attentato di Via Rasella in Roma del 23 marzo 1944 - Definizione come legittima azione di guerra, ai sensi del D. L.vo Lgt. 12 aprile 1945 n. 194.
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1,425 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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L'azione più importante, sul piano militare e storico, fu l'attentato di via Rasella contro un reparto del Polizeiregiment "Bozen", il 23 marzo 1944. Era lui che, dall'angolo di via del Boccaccio, vedendo arrivare i militari, diede a Rosario Bentivegna il segnale per accendere la miccia dell'ordigno esplosivo.
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1,426 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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All’attentato di via Rasella (23 marzo 1944), Lucia Ottobrini non partecipa perché malata; aiuta però a riempire di esplosivo il carretto della nettezza urbana che sarà utilizzato per l’attacco al Polizeiregiment "Bozen" e che provocherà 33 morti e 110 feriti.
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1,427 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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I partigiani coinvolti nel procedimento - Rosario Bentivegna, Carla Capponi e Pasquale Balsamo - tuttavia ricorsero. Con sentenza della Cassazione Penale, Sezione I Penale n. 1560 del 1999: "Attentato di Via Rasella in Roma del 23 marzo 1944", la Corte annullava l'archiviazione del reato per estinzione causa intervenuta amnistia, sostituendola con la non previsione del fatto come reatoCass. Pen., Sezione I Penale n. 1560 del 1999: "Attentato di Via Rasella in Roma del 23 marzo 1944".
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1,428 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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Il 23 marzo 1944 fu così eseguito l'Attentato di via Rasella, cui i tedeschi reagirono (appena 21 ore dopo, il 24) con l'eccidio delle Fosse Ardeatine.
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1,429 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'attentato di Via Rasella
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Il 23 marzo 1944 avviene l'attentato di via Rasella: la Santa Sede è preoccupata per la sicura ritorsione tedesca ma non può fare nulla. Marco fugge dal convento in cui si nascondeva per unirsi ai compagni; Davide cerca di fermarlo, ma una pattuglia tedesca li scopre e Marco viene ucciso.
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1,430 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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L'eccidio delle Fosse Ardeatine fu il massacro di 335 civili e militari italiani, fucilati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano compiuto da membri dei GAP romani contro truppe germaniche in transito in via Rasella. L'attentato causò, sul posto e nelle ore successive, la morte di 33 soldati del reggimento "Bozen" appartenente alla Ordnungspolizei dell'esercito tedesco, reclutato in Alto Adige.
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1,431 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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Fu poi ucciso il 24 marzo 1944 nell'eccidio delle Fosse Ardeatine, lasciando una moglie e una figlia, Teresa.
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1,432 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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Venne arrestato dalle SS il 18 marzo 1944 e condotto presso la prigione di via Tasso, dove subì torture: dopo l'attentato di via Rasella, il 24 marzo 1944 fu trucidato nell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
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1,433 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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Tra i caduti della Banda Caruso 12 furono tra le 335 vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944:
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1,434 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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Sei cittadini di Genzano sono stati trucidati nell'eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944)
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1,435 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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10) Eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944). 75 delle 335 vittime della rappresaglia erano ebrei.
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1,436 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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La più grande delle stanze, in origine un salone. Vi furono per questo reclusi un gran numero di prigionieri - tra i quali don Pietro Pappagallo - molti dei quali vittime dell'Eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Alla loro memoria sono dedicati gli oggetti ed i documenti esposti, da brevi profili dei caduti e sui decorati al valore, sino ad effetti personali trovati sui loro resti quando furono riesumati a fine luglio 1944.
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1,437 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'eccidio delle fosse ardeatine
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Strada secondaria della frazione di Frattocchie, dedicata ai 335 martiri dell'eccidio delle Fosse Ardeatine uccisi dai nazi-fascisti lungo la via Ardeatina, a Roma, il 24 marzo 1944.
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1,438 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'occupazione di Fiume
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Il 10 settembre 1919, Francesco Saverio Nitti , succeduto a Orlando alla Presidenza del Consiglio, sottoscrisse il Trattato di Saint-Germain , che definiva i confini italo-austriaci (quindi il confine del Brennero ), ma non quelli orientali. Le potenze alleate, infatti, lasciarono che l'Italia e il neo-costituito regno dei Serbi, Croati e Sloveni definissero congiuntamente i propri confini. Immediatamente (12 settembre 1919 ), una forza volontaria irregolare di nazionalisti ed ex-combattenti italiani, guidata dal poeta Gabriele d'Annunzio , occupò militarmente la città di Fiume chiedendone l'annessione all'Italia. Nitti, nonostante gli fosse confermata la fiducia del governo, scelse di dimettersi il 16 novembre, preoccupato anche dalle agitazioni sul fronte interno degli operai e degli agricoltori.
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1,439 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'occupazione di Fiume
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Così trasfigurato, il movimento irredentista caratterizzò l'occupazione da parte di Gabriele d'Annunzio di Fiume, città a maggioranza italiana ma la cui attribuzione all'Italia non era prevista nel Patto di Londra. L'occupazione avvenne il 12 settembre 1919 e fu seguita dalla costituzione della Reggenza italiana del Carnaro l'8 settembre 1920. L'abbandono della città da parte di d'Annunzio, il 2 febbraio 1921, rese possibile la trasformazione in Stato libero di Fiume fino all'annessione all'Italia il 3 marzo 1922. Successivamente il movimento fu snaturato ed egemonizzato dal regime fascista che ne fece uno strumento di propaganda nazionalista.
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1,440 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne l'occupazione di Fiume
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La medaglia commemorativa della spedizione di Fiume è una medaglia del Regno d'Italia, nacque come coniatura non ufficiale della Reggenza italiana del Carnaro, istituita da Gabriele d'Annunzio, con il nome di medaglia commemorativa della marcia di Ronchi, subito dopo l'occupazione di Fiume del 12 settembre 1919.
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1,441 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi era l'imperatore di Etiopia nel 1936
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Già nel luglio del 1936 il deposto imperatore Hailé Selassié, tuttavia, aveva denunciato, all'assemblea della Società delle Nazioni che: “Mai, sinora, vi era stato l'esempio di un governo che procedesse allo sterminio di un popolo usando mezzi barbari, violando le più solenni promesse fatte a tutti i popoli della Terra, che non si debba usare contro esseri umani la terribile arma dei gas venefici”. Solo recentemente, però, è stata fatta piena luce sulle le modalità di "combattimento" utilizzate dagli Italiani nella guerra etiope. L'aviazione italiana, contravvenendo al Protocollo di Ginevra del 17 giugno 1925, sottoscritto anche dall'Italia, utilizzò su larga scala il terribile gas iprite, che, irrorato dagli aerei in volo a bassa quota, sia sui soldati sia sui civili, venne usato con la precisa finalità di terrorizzare la popolazione abissina e piegarne ogni resistenza.
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1,442 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi era l'imperatore di Etiopia nel 1936
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Al termine della vittoriosa guerra d'Etiopia le truppe italiane entrarono in Addis Abeba il 5 maggio 1936 e il 9 successivo Vittorio Emanuele III assunse il titolo imperiale. L'Impero etiope insieme alle altre colonie italiane (Eritrea e Somalia) furono unite nell'Africa Orientale Italiana. La conquista dell'Etiopia e del titolo imperiale furono progressivamente riconosciuti dalla maggior parte dei membri della comunità internazionale, tra cui l'Inghilterra e la Francia, con l'eccezione di Stati Uniti e Russia, nonostante l'imperatore etiopico in esilio Hailé Selassié avesse denunciato presso la Società delle Nazioni le gravi violazioni della Convenzione di Ginevra perpetrate dalle truppe italiane (luglio 1936).
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1,443 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi era l'imperatore di Etiopia nel 1936
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Mussolini a più riprese approvò questo comportamento: il 19 gennaio scrisse di "impiegare tutti i mezzi di guerra - dico tutti - sia dall'alto come da terra"; il 4 febbraio ribadì al generale che lo autorizzava a "impiegare qualsiasi mezzo". Ancora il 29 marzo, alla vigilia della battaglia di Mai Ceu, il dittatore confermò l'autorizzazione a Badoglio "all'impiego di gas di qualunque specie e su qualunque scala". L'Imperatore d'Etiopia Hailé Selassié denunciò di fronte alla Società delle Nazioni l'uso da parte dell'esercito italiano di armi chimiche contro la popolazione etiope con queste parole nel suo discorso del 12 maggio 1936:
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1,444 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi era l'imperatore di Etiopia nel 1936
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L'Imperatore d'Etiopia Hailé Selassié denunciò di fronte alla Società delle Nazioni l'uso da parte dell'esercito italiano di armi chimiche contro la popolazione etiope con queste parole nel suo discorso del 12 maggio 1936 :
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1,445 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne lo sbarco alleato ad Anzio
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Sottoposta pro forma alla sovranità della RSI, mantenendo lo status di "città aperta", Roma era in realtà governata di fatto solo dai comandi germanici, e lo divenne anche formalmente dopo lo sbarco di Anzio, il 22 gennaio 1944, quando l'intera provincia romana venne dichiarata "zona di operazioni". Il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante tedesco del fronte meridionale, nominò capo della Gestapo di Roma, conferendogli direttamente il controllo dell'ordine pubblico in città, l'ufficiale delle SS Herbert Kappler, già resosi protagonista della razzia del ghetto ebraico e della successiva deportazione, il 16 ottobre 1943, di 1.023 ebrei romani verso i Campi di sterminio.
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1,446 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne lo sbarco alleato ad Anzio
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Lo sbarco del VI Corpo d'armata ad Anzio e Nettuno il 22 gennaio 1944 si effettuò invece con facilità e praticamente senza opposizione; i tedeschi furono colti completamente di sorpresa e furono sbarcate senza difficoltà la 1ª Divisione fanteria britannica, la 3ª Divisione fanteria americana e tre battaglioni di Ranger . L'alto comando tedesco apprese solo dopo sei ore le prime notizie dello sbarco e si affrettò a mobilitare tutte le riserve per affrontare la minaccia, ma in teoria la strada per Roma rimase aperta per i primi tre giorni.
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1,447 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne lo sbarco alleato ad Anzio
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Il 22 gennaio 1944, gli Alleati con lo sbarco ad Anzio, tentarono di cogliere alle spalle i tedeschi che si erano arroccati nei fronti sul Garigliano e a Cassino e conquistare Roma. Lo sbarco però non dette gli effetti sperati, poiché la tattica attendista scelta dal generale Lucas, comandante del corpo d'armata alleato, permise ai tedeschi di Kesselring di organizzarsi e di bloccare gli Alleati sulle posizioni iniziali. Nelle prime fasi dell'Operazione Shingle (nome in codice dello Sbarco di Anzio), una colonna di reparti scelti statunitensi, composto da circa cento uomini, guidata dal generale William Orlando Darby, si muoveva da Anzio verso Cisterna ma si incrociò casualmente in località Isolabella con una divisione tedesca, che aveva ben trecento unità al suo interno. Lo scontro fu fatale per gli americani: solo due soldati riuscirono a rientrare a Nettuno.
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1,448 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne lo sbarco alleato ad Anzio
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Dopo lo sbarco di Anzio (22 gennaio 1944), Velletri si era trovata ad essere retrovia del fronte.
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1,449 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne lo sbarco alleato ad Anzio
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Lo sbarco degli Alleati il 22 gennaio 1944, avvenne sia a Anzio sia nell'attuale località del Lido dei Gigli, facendo praticamente diventare il luogo "territorio di guerra" a tutti gli effetti. I 1056 caduti britannici sono sepolti nell'Anzio War Cemetery, da non confondere con il Cimitero americano di Nettuno (che ospita le salme dei caduti statunitensi), mentre i caduti italiani della R.S.I. riposano a Nettuno, nel cosiddetto Campo della Memoria (Sacrario militare Caduti della R.S.I., via dei Frati).
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1,450 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne lo sbarco alleato ad Anzio
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Guidò gli sbarchi americani a Salerno nel settembre del 1943 (Operazione Avalanche) e ad Anzio (22 gennaio 1944).
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1,451 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando avvenne lo sbarco alleato ad Anzio
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Rievocato le sbarco di Nettuno-Anzio del 22 gennaio 1944 il 22 gennaio 2014
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1,452 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando cadde il fascismo
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Questa vittoria aprì le porte agli anglo-americani per lo sbarco in Sicilia (luglio 1943 ), che portò alla caduta del fascismo (25 luglio 1943 ) e all' armistizio dell'8 settembre .
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1,453 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando cadde il regime fascista di Mussolini
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L'O.d.G. fu approvato e provocò, il giorno successivo, il 25 luglio 1943, la caduta del ventennale regime fascista presieduto da Benito Mussolini, con il conseguente arresto del Duce, per ordine del re Vittorio Emanuele III.
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1,454 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando cadde il regime fascista di Mussolini
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La mossa, dettata dal fatto che i giovani sono rimasti i più accesi sostenitori del governo, si rivela catastrofica e il 19 aprile 1943 il giovane friulano viene sostituito da Carlo Scorza. Il partito si dissolse il 27 luglio 1943 quando, in seguito alla votazione dell'ordine del giorno Grandi (25 luglio), Mussolini venne arrestato dai Regi Carabinieri, decretando la fine del regime fascista e, due giorni dopo, lo scioglimento del PNF da parte del nuovo governo di Pietro Badoglio. Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre il nuovo Partito Fascista Repubblicano (PFR) e costituì la Repubblica Sociale Italiana (RSI), nella parte d'Italia occupata dai tedeschi. Segretario del PFR fu nominato il 15 settembre Alessandro Pavolini. A Milano era già stato ricostituito il 13 settembre da Aldo Resega, che ne fu anche il primo commissario federale. Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della RSI, il 28 aprile del 1945.
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1,455 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando cadde il regime fascista di Mussolini
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Il 25 luglio 1943 cadde il regime fascista. L'effetto sui giornali italiani fu immediato: tutti i direttori iscritti al Partito Nazionale Fascista, o militanti furono destituiti e sostituiti. L'elenco comprende:
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1,456 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando cadde il regime fascista di Mussolini
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Il 30 agosto 1925, il governo Mussolini istituisce anche un terzo dicastero militare: il "Ministero per l'aeronautica", e lo stesso Mussolini tenne per sé il dicastero della Guerra dal 1925 al 1929 e dal 1933 fino alla fine del regime fascista il 25 luglio 1943.
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1,457 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando cadde il regime fascista di Mussolini
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Bombacci non ebbe mai la tessera del Partito Nazionale Fascista (PNF). Dopo la caduta del regime fascista il 25 luglio 1943 e, in settembre, la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso e la creazione della Repubblica Sociale Italiana (RSI), Bombacci decise volontariamente di recarsi a Salò, dove divenne una sorta di consigliere di Mussolini.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando cambiò l'opinione di Mussolini nei confronti della politica razzista della Germania
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Mussolini inizialmente aveva espresso disapprovazione nei confronti della politica razzista espressa dal nazionalsocialismo. Tuttavia, a partire dal 1938, in concomitanza dell'alleanza con la Germania, il regime fascista promulgò una serie di decreti il cui insieme è noto come leggi razziali, che introducevano provvedimenti segregazionisti nei confronti degli ebrei italiani e dei sudditi di colore dell'Impero.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando Caneva occupò El-Mergèb
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Oltre che nella vasta area di Tripoli, le truppe italiane furono mantenute in continuo stato di allarme anche nei dintorni di Homs dove grosse formazioni arabo-turche effettuarono azioni di guerriglia nella zona di Lebda e del Mergheb. L'8º Reggimento bersaglieri, di presidio di Homs, fu rinforzato con altri contingenti di fanteria; anche grazie all'appoggio dell'artiglieria navale la pressione offensiva fu alleviata e i turco-arabi si ritirarono. Caneva decise di ampliare la cintura difensiva di Homs per portare sotto stabile controllo le carovaniere di Tripoli, di Misurata e di Tharuna: nel febbraio 1912 ordinò di occupare El-Mergèb
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando ci fu la prima operazione di Junio Valerio Borghese a Gibilterra
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Il 24 settembre 1940 Borghese iniziò la sua prima operazione contro la piazzaforte di Gibilterra (BG1) trasportando dei Siluri a Lenta Corsa con le relative squadre. Giunto a destinazione il 29 settembre l'intera operazione fu annullata poiché la squadra britannica aveva nel frattempo lasciato il porto e non rimase altro da fare che rientrare a La Spezia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando ebbe luogo l'assalto de L'Avanti
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L'abisso tra il fascismo e la classe operaia, anziché restringersi, divenne incolmabile dopo l'assalto squadrista alla redazione dell'"Avanti!" del 15 aprile 1919, nonostante alcuni tentativi da parte di Mussolini di riavvicinare il suo vecchio partito (principalmente nel '19 e nel '21). Il partito socialista non condivideva inoltre le idee nazionaliste di fascisti, futuristi, sindacalisti rivoluzionari, interventisti, fiumani, reduci ed arditi, e il suo pacifismo di principio lo portava a polemizzare con tutti i movimenti politici degli ex combattenti.
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1,462 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando ebbe luogo l'assalto de L'Avanti
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La contrapposizione tra socialisti e nazionalisti scoppiò violenta a Milano il 15 aprile 1919 dopo una giornata di scontri, che culminò nell'assalto nazionalista all'Avanti! tra manifestanti del Partito Socialista e contromanifestanti del Partito Nazionalista, arditi, futuristi e i primi elementi fascisti dei neocostituiti Fasci italiani di combattimento che si fecero notare per la prima volta a livello nazionale. A partire dalla primavera del 1919 si costituirono numerose associazioni patriottiche e studentesche, di reduci oppure nazionaliste tutte accomunate dall'antisocialismo le quali iniziano a manifestare, pubblicare riviste oppure a organizzare riunioni. Alle associazioni combattentistiche antisocialiste, oltre alle formazioni più audaci e a carattere volontario degli arditi, presero parte soprattutto reduci animati anch'essi da patriottismo che si sentivano offesi dalle offensive svalutazioni fatte dall'Avanti!.
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1,463 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando ebbe luogo l'assalto de L'Avanti
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A Milano i primi elementi fascisti dei neocostituiti Fasci italiani di combattimento il 15 aprile 1919, facendosi notare per la prima volta a livello nazionale presero parte, dopo una giornata di scontri tra manifestanti del Partito Socialista e contromanifestanti del Partito Nazionalista, futuristi e arditi all'assalto all'Avanti!. Nel novembre 1919 si presentarono alle elezioni politiche nel collegio di Milano con capilista Mussolini, Toscanini e Marinetti, ma non ebbero alcun eletto .
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1,464 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando ebbe luogo l'assalto de L'Avanti
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L'8 novembre 1925 veniva sospesa la distribuzione de L'Unità e dell'organo del Partito Socialista Italiano Avanti! che aveva già subito un assalto dei fascisti a Milano il 15 aprile 1919.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è iniziata la seconda guerra mondiale
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Successivo obiettivo dei tedeschi fu la Polonia. Il trattato del 1919 aveva separato dal resto della Germania la regione della Prussia orientale , circondata da territorio polacco. Hitler reclamò allora la restituzione della città di Danzica e del territorio ad essa vicina, il " corridoio polacco ". A causa del cambio di rotta delle diplomazie occidentali, che divennero fermamente decise a ostacolare questo passo di Hitler, la Polonia rifiutò. Inglesi e francesi credevano di aver fermato definitivamente l'espansione nazista, contando anche sull'appoggio dell'Unione Sovietica in caso di invasione tedesca della Polonia. Ma il governo tedesco rispose con un abile colpo diplomatico (dopo aver già firmato un'alleanza con l'Italia, il " Patto d'Acciaio "): il 24 agosto 1939 il ministro dell'esteri russo, Vjačeslav Michajlovič Molotov , e quello tedesco, Joachim von Ribbentrop firmarono un patto di non aggressione tra le due nazioni della durata di dieci anni, il patto Molotov-Ribbentrop . Un protocollo segreto dell'accordo divideva l'Europa orientale in due sfere d'influenza, lasciando mano libera all'URSS sulle repubbliche baltiche e in Finlandia , e prevedeva una spartizione della Polonia, dando mano libera a Hitler per lanciare l'offensiva. Il 1º settembre, alle 4 del mattino, le truppe tedesche attraversavano la frontiera polacca, e due giorni dopo Francia e Gran Bretagna dichiaravano guerra alla Germania. Era iniziata la seconda guerra mondiale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è scomparso Giacomo Matteotti
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La secessione dell'Aventino (dal nome del colle Aventino sul quale – secondo la storia romana – si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi, vedi Secessio plebis) fu un atto di protesta attuato da alcuni deputati d'opposizione contro il governo fascista, in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924: l’iniziativa consisteva nell'astensione dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente.
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1,467 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è scomparso Giacomo Matteotti
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Il 30 maggio 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti prese la parola alla Camera contestando i risultati delle elezioni. Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso.
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1,468 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è scomparso Giacomo Matteotti
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Il 30 maggio 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti prese la parola alla Camera contestando i risultati delle elezioni.Testo del discorso su Wikisource Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito e ucciso.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stata firmata la Convenzione di Ginevra
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La convenzione dell'Aia del 1907 proibisce la rappresaglia, mentre la Convenzione di Ginevra del 1929, relativa al Trattamento dei prigionieri di guerra, fa esplicito divieto di atti di rappresaglia nei confronti dei prigionieri di guerra nell'Articolo 2. Dal punto di vista internazionale l'argomento rappresaglia era contemplato nei codici di diritto bellico nazionali, in cui si faceva riferimento ai criteri della proporzionalità rispetto all'entità dell'offesa subita, della selezione degli ostaggi (non indiscriminata) e della salvaguardia delle popolazioni civili. Alcuni di questi aspetti furono violati: nella selezione degli ostaggi, poiché si procedette alla fucilazione anche di personale sanitario, infermi e malati e inoltre poiché non risulta che sia stata eseguita da parte tedesca alcuna seria indagine per appurare l'identità dei responsabili dell'attacco, né si attesero le 24 ore di consuetudine affinché gli stessi si consegnassero spontaneamente.
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1,470 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stata firmata la Convenzione di Ginevra
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Convenzione per il miglioramento della sorte dei feriti e malati negli eserciti di campagna, Ginevra, 27 luglio 1929 (abrogata dalla I Convenzione del 1949)
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1,471 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stata firmata la Convenzione di Ginevra
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Convenzione sul trattamento dei prigionieri di guerra, Ginevra, 27 luglio 1929 (abrogata dalla III Convenzione del 1949)
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1,472 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Chi erano gli scemi di guerra
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Tre quarti delle ferite era provocata dalle schegge dei proiettili dell'artiglieria. Si trattava di ferite spesso più pericolose e più cruente di quelle provocate dalle armi leggere. L'esplosione di una granata provocava una pioggia di macerie, che, penetrando nella ferita, rendevano molto più probabili le infezioni. Altrettanto micidiale era lo spostamento d'aria provocato dall'esplosione. In aggiunta ai danni fisici vi erano quelli psicologici. I soldati sottoposti ad un bombardamento di lunga durata (sulla Somme il bombardamento preparatorio britannico durò una settimana) soffrivano spesso di sindrome da stress postraumatico (in Italia, per indicare le persone colpite da questa sindrome, si usava l'espressione scemo di guerra).
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1,473 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stata invasa la Serbia dall'impero austro-ungarico
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Il 28 luglio del 1914 l'Austria-Ungheria diede il via alla Prima guerra mondiale, invadendo il Regno di Serbia. Al termine del conflitto l'impero, pesantemente sconfitto assieme ai suoi alleati (Imperi Centrali), cessò di esistere.
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1,474 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stato firmato il Patto Gentiloni
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I rapporti tra la Chiesa e lo Stato italiano andarono peggiorando quando, nel 1874, la Curia romana giunse a vietare esplicitamente ai cattolici, con la formula del "non expedit" ("non conviene"), la partecipazione alla vita politica. Soltanto nell'età giolittiana tale divieto sarebbe stato eliminato progressivamente, fino al completo rientro dei cattolici "come elettori e come eletti" nella vita politica italiana con il Patto Gentiloni del 1913.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stato firmato il Patto Gentiloni
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I rapporti tra la Chiesa e lo Stato liberale andarono peggiorando quando, nel 1874, la Curia romana giunse a vietare esplicitamente ai cattolici, con la formula del "non expedit" ("non conviene"), la partecipazione alla vita politica. Soltanto nell'età giolittiana tale divieto sarebbe stato eliminato progressivamente, fino al completo rientro dei cattolici "come elettori e come eletti" nella vita politica italiana con il Patto Gentiloni del 1913.
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1,476 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stato firmato il Patto Gentiloni
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Nel 1913 l'esperimento divenne una prassi, sancita dal Patto Gentiloni.
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1,477 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stato nominato Senatore del Regno d'Italia Shevket Vërlaci
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Nel 1939 Shevket Vërlaci appoggiò il nuovo corso politico risultato dalla annessione dell'Albania al Regno d'Italia. Nell'aprile fu nuovamente nominato Primo Ministro del nuovo Governo albanese, fungendo anche brevemente da Capo di Stato provvisorio fino all'assunzione della corona di Albania da parte di Vittorio Emanuele III. L'8 aprile 1939 era stato nominato Senatore del Regno d'Italia, assieme ad altri esponenti politici albanesi.
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1,478 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando è stato nominato Senatore del Regno d'Italia Shevket Vërlaci
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Shevket Vërlaci appoggiò il nuovo corso politico risultato dalla annessione dell'Albania al Regno d'Italia. Nell'aprile 1939 fu nuovamente nominato Primo Ministro del nuovo Governo albanese, fungendo anche brevemente da Capo di Stato provvisorio fino all'assunzione della corona di Albania da parte di Vittorio Emanuele III. Il 8 aprile 1939 era stato nominato Senatore del Regno d'Italia , assieme ad altri esponenti politici albanesi.
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1,479 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu combattuta la battaglia degli Altipiani
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L'inizio del 1916 fu caratterizzato dalla quinta battaglia dell'Isonzo che non portò ad nessun risultato. In scontri che seguirono gli austro-ungarici sfondarono in Trentino, occupando l'altopiano di Asiago. Questa offensiva fu fermata a fatica dall'Esercito italiano che reagì con una controffensiva respingendo il nemico fino all'altopiano del Carso. Lo scontro fu chiamato battaglia degli Altipiani.
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1,480 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu combattuta la battaglia degli Altipiani
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La battaglia degli Altipiani fu combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno 1916, sugli altipiani vicentini, tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico, impegnati in quella che fu definita dagli italiani come "Strafexpedition", traduzione in tedesco di "spedizione punitiva". In tedesco la battaglia è individuata come Frühjahrsoffensive (ossia Offensiva di primavera) o Südtiroloffensive (all'epoca il Trentino si chiamava Welschsüdtirol ovvero "Tirolo meridionale italiano"). Durante la battaglia le perdite tra i due eserciti ammontarono a 230.545 uomini.
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1,481 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu combattuta la battaglia degli Altipiani
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Il forte tenne sotto tiro i forti degli altipiani (soprattutto Sommo Alto, Sebastiano e Belvedere Gschwent) dallo scoppio della guerra al 20 maggio 1916 quando, investito dall'impeto della Strafexpedition (anche nota come la battaglia degli Altipiani), fu abbandonato e i pezzi resi inservibili. Nell'operazione distruttiva perse la vita il Sottotenente Paolo Ferrario, al quale è dedicata una lapide commemorativa.
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1,482 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu combattuta la battaglia degli Altipiani
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Nelle sue vicinanze fu combattuta nel 1916 la battaglia di Agagiya.
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1,483 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Atlantico
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Il Patto Atlantico viene firmato a Washington, negli Stati Uniti, il 4 aprile 1949, a cui poi aderiranno anche paesi non geograficamente atlantici (ossia senza sbocchi sull'Oceano Atlantico) come l'Italia, la Grecia, la Turchia ed altri. La ratifica alla firma del trattato da parte degli Stati Uniti avvenne con una votazione al Senato il 21 luglio 1949.
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1,484 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Atlantico
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Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington, D.C. il 4 aprile 1949 ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno. Attualmente, fanno parte della NATO 28 stati del mondo.
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1,485 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Atlantico
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Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington D.C. il 4 aprile 1949 ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno.
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1,486 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Atlantico
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NATO: organizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa, creata nel 1949 in supporto al Patto Atlantico che venne firmato a Washington D.C. il 4 aprile 1949;
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1,487 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Atlantico
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Il Trattato Nord Atlantico, anche conosciuto come Patto Atlantico, è un trattato puramente difensivo stipulato tra le potenze dell'Atlantico settentrionale a cui poi aderiranno anche paesi non geograficamente atlantici (ossia senza sbocchi sull'Oceano Atlantico) come l'Italia, la Grecia, la Turchia ed altri. Il Patto Atlantico viene firmato a Washington, negli Stati Uniti, il 4 aprile 1949. Le 12 nazioni che lo siglarono e che saranno poi anche le prime fondatrici della NATO furono: (Le prime tre sono le più importanti fondatrici)
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1,488 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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A dare popolarità al termine fu Benito Mussolini che, durante un discorso tenuto a Milano il 1º novembre 1936, definì "asse" l'intesa stipulata il precedente 25 ottobre tra la Germania ed il Regno d'Italia, chiamata per questo motivo "Asse Roma-Berlino". Il successivo Patto d'Acciaio, stipulato dalle due potenze il 22 maggio 1939, rappresentò il primo nucleo dell'alleanza militare, poi estesa anche all'Impero giapponese con il Patto Tripartito del 27 settembre 1940 (detto anche "Asse Roma-Berlino-Tokyo").
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1,489 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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Il Giappone invece, impegnato già dal 1937 nella guerra contro la Cina, riconosciuti i preminenti interessi tedeschi ed italiani in Europa, e ricevuto analogo riconoscimento per l'Asia, entrò nella coalizione stipulando il Patto Tripartito, firmato anche questo nella capitale tedesca il 27 settembre 1940. Ovviamente, tutti gli stati fantoccio manovrati dall'impero nipponico seguiranno il suo esempio e si uniranno al patto.
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1,490 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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Contemporaneamente Hitler si impegnò per molti mesi in un'estenuante campagna diplomatica, le cui tappe principali furono indubbiamente la firma a Berlino il 27 settembre 1940 del Patto Tripartito tra Germania, Italia e Giappone (diretto in primo luogo a paralizzare l'aggressività americana in Europa con la minaccia giapponese, ma in parte pericoloso implicitamente anche per l'URSS); e la visita di Molotov nella capitale tedesca (12 novembre 1940) in cui fallirono, di fronte alla brutale concretezza eurocentrica del ministro sovietico, i tentativi del dittatore di dirottare le mire russe verso mirabolanti prospettive indiane o persiane. Convinto dell'impossibilità di un nuovo accordo meramente tattico con Stalin e della ristrettezza del tempo rimasto a sua disposizione, Hitler prese la sua decisione.
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1,491 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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La politica tedesca nei Balcani era volta a mettere contro le diverse nazioni tra loro, spingendo sulle rispettive rivendicazioni territoriali, a seguito del primo conflitto mondiale, tutto ciò per evitare un allineamento a favore degli Alleati. Dopo la sconfitta degli Alleati sul fronte occidentale nel 1940, ai tedeschi fu ancor più facile penetrare militarmente, economicamente e politicamente nei Balcani: si garantirono il petrolio rumeno e le derrate alimentari ungheresi; e sancirono questa nuove alleanze, "costringendo" gran parte di questi paesi ad entrare nel Patto Tripartito (sottoscritto il 28 settembre 1940 dall'Italia, dalla Germania e dal Giappone).
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1,492 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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Il 27 settembre 1940 Italia, Germania e Giappone si uniscono nel Patto Tripartito, cui aderiranno anche nell'ordine, nel corso della guerra, Ungheria (20 novembre 1940), Romania (23 novembre), Slovacchia (24 novembre), Bulgaria (1º marzo 1941) e Jugoslavia (27 marzo).
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1,493 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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Il patto anti-Comintern è un patto di alleanza politica tra il governo del Terzo Reich tedesco e l'Impero giapponese stipulato il 25 novembre 1936 a Berlino. Il 27 settembre 1940 i rappresentanti della Germania Nazista, dell'Italia Fascista e dell'Impero del Giappone firmano l'alleanza militare conosciuta come Patto Tripartito, costituendo il c.d. "Asse Roma-Berlino-Tokyo".
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1,494 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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Il patto tripartito o trattato tripartito (detto anche "Asse Roma-Berlino-Tokyo") fu un accordo sottoscritto a Berlino il 27 settembre 1940 dal governo del III Reich tedesco, dal Regno d'Italia e dall'Impero del Giappone al fine di riconoscere le aree di influenza in Europa ed Asia. In Italia esso fu subito battezzato "Roberto", acronimo di Roma-Berlino-Tokio.
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1,495 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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Il Giappone invece, impegnato già dal 1937 nella guerra contro la Cina, riconosciuti i preminenti interessi tedeschi ed italiani in Europa, e ricevuto analogo riconoscimento per l'Asia, entrò nella coalizione stipulando il Patto Tripartito, firmato anche questo nella capitale tedesca il 27 settembre 1940.
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1,496 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato il Patto Tripartito
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Il 27 settembre 1940 fu firmato a Berlino il patto Tripartito tra la Germania Nazista, il Regno d'Italia e l'Impero giapponese. Il patto formalizzò la collaborazione dei tre paesi sul piano militare e la divisione del mondo in tre sfere d'influenza: l'Europa, l'Africa ed il Medio Oriente sarebbero ricadute sotto l'influenza tedesca e italiana, mentre l'Asia orientale e la zona dell'Oceano Pacifico sarebbero andati al Giappone. Il patto conteneva una sorta di avvertimento nei confronti degli Stati Uniti, affinché rimanessero neutrali, per non essere costretti a combattere su due fronti. In seguito al patto ebbe inizio una massiccia pressione da parte di Germania ed Italia nei confronti della Bulgaria affinché si unisse al patto Tripartito. Il 16 ottobre 1940 il ministro degli esteri tedesco Ribbentrop chiese al governo di Sofia di definire la politica bulgara nei confronti delle potenze del Patto nell'arco di due giorni. Nello stesso giorno a Roma Benito Mussolini dichiarò al console bulgaro che l'Italia si aspettava che la Bulgaria sostenesse il futuro attacco italiano contro la Grecia.
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1,497 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber
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L'accordo De Gasperi-Gruber (in tedesco Gruber-De-Gasperi-Abkommen), così chiamato dai nomi degli allora ministri degli Esteri italiano (Alcide De Gasperi) e austriaco (Karl Gruber), fu firmato il 5 settembre 1946 a Parigi a margine dei lavori della Conferenza di pace, per definire la questione della tutela della minoranza linguistica tedesca dell'Alto Adige.
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1,498 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber
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Nonostante il reggimento non avesse preso parte alla rappresaglia, in un rapporto della delegazione italiana alla conferenza di pace di Parigi del 1946 si legge: «Fu un'unità del reggimento "Bozen" che diede luogo alla sfrenata rappresaglia contro 320 ostaggi civili trucidati alle Fosse Ardeatine vicino a Roma il 24 marzo 1944». La strategia diplomatica adottata dal governo italiano di Alcide De Gasperi sulla questione dell'Alto Adige alla conferenza di Parigi è stata negli anni più volte attaccata dalla Südtiroler Volkspartei: De Gasperi avrebbe strumentalmente insistito sul tema dell'adesione degli altoatesini al nazismo, della quale il "Bozen" sarebbe stato una manifestazione, in modo da assicurare la sovranità italiana sulla regione, poi riconosciuta dall'accordo De Gasperi-Gruber del 1946.
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1,499 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber
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L'accordo De Gasperi-Gruber (in tedesco Gruber-De-Gasperi-Abkommen), così chiamato secondo gli allora ministri degli esteri italiano (Alcide De Gasperi)Alcide De Gasperi era contemporaneamente anche Presidente del Consiglio e austriaco (Karl Gruber), fu firmato il 5 settembre 1946 a Parigi a margine dei lavori della Conferenza di pace di Parigi.
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1,500 |
Storia italiana della prima metà del XX secolo
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Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber
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Il testo dell'accordo venne accluso al trattato di pace italiano del 10 febbraio 1947 con la formula "le potenze alleate e associate hanno preso nota degli Accordi... convenuti dal governo austriaco ed italiano il 5 settembre 1946". In tal modo si salvaguardava la richiesta di De Gasperi di presentare l'accordo come un libero impegno dell'Italia e l'esigenza di Karl Gruber di avere una garanzia internazionale della sua attuazione.
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