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1,501 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber | Firmato da: Gruber e Degasperi"Degasperi" è la firma che compare sul trattato, e non la più diffusa ma errata "De Gasperi" 5 settembre 1946 |
1,502 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber | Fu un trentino, Alcide De Gasperi, a firmare in data 5 settembre 1946 a Parigi l'Accordo De Gasperi-Gruber, che prevedeva un'autonomia su base regionale trentino-altoatesina, nonostante l'iniziale opposizione del Ministro degli Esteri austriaco Gruber, più favorevole ad un'autonomia limitata all'Alto Adige. In seguito all'accordo l'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana approvò il primo statuto regionale del Trentino-Alto Adige. |
1,503 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber | Gli stette sempre molto a cuore la "questione altoatesina": non riuscendo a ottenere la riannessione del Tirolo meridionale (Alto Adige) all’Austria, si impegnò perché la provincia venisse dotata di una forte autonomia nel rispetto della minoranza austro-tedesca. Il 5 settembre 1946 Italia e Austria conclusero il trattato noto come accordo De Gasperi-Gruber. |
1,504 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber | Il 5 settembre 1946, nell'ambito della Conferenza di pace di Parigi, venne firmato l'Accordo De Gasperi-Gruber, che prevedeva la concessione alle Province di Trento e Bolzano di un "potere legislativo ed esecutivo regionale autonomo". Pochi giorni dopo il d. lgs. lgt. n° 545 del 7 settembre 1945 costituì la Circoscrizione autonoma della Valle d'Aosta. |
1,505 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber | Le richieste trentine vennero accolte e promosse da De Gasperi, divenuto Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli Esteri. Il 5 settembre 1946 venne firmato a Parigi l'Accordo De Gasperi-Gruber, che prevedeva un'autonomia su base regionale, nonostante l'iniziale opposizione del Ministro degli Esteri austriaco Gruber, più favorevole ad un'autonomia limitata all'Alto Adige. Il Trentino riusciva così a conquistare l'autonomia, sancita dal primo statuto regionale del 1948, in seno alla neocostituita regione Trentino-Alto Adige. I comuni abitati dalla minoranza di lingua tedesca furono staccati dal Trentino ed aggregati all'Alto Adige, con l'eccezione delle isole linguistiche cimbre e mochene, protette da apposite tutele. |
1,506 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber | Il primo ministro italiano Alcide De Gasperi e Karl Gruber, ministro degli esteri austriaco, raggiunsero un accordo, ratificato il 5 settembre 1946, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 dicembre del 1947. Tra le varie cose, fu prevista la possibilità del rientro degli optanti. |
1,507 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu firmato l'accordo De Gasperi-Gruber | Un paragrafo del trattato prendeva atto dell'autonomia culturale per la minoranza tedesca della provincia di Bolzano, concessa a seguito della stipula del trattato del 5 settembre 1946 (patto De Gasperi-Gruber). |
1,508 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu fondata la libera CGIL | L'odierna CISL, fondata il 30 aprile 1950, ha le sue origini nella Libera CGIL (LCGIL). La LCGIL fu costituita il 15 settembre del 1948 da una scissione della corrente cattolica guidata dalle ACLI della neonata Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), frutto del Patto di Roma, firmato da Giuseppe Di Vittorio, Emilio Canevari, Bruno Buozzi e Achille Grandi. Il nome Libera CGIL fu mantenuto per quasi 19 mesi e voleva sottolineare, dal punto di vista dei fondatori di tale sindacato, la differenza con la CGIL da cui si era appena scissa. |
1,509 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu fondata la libera CGIL | L'odierna CISL, fondata il 30 aprile 1950, ha le sue origini nella Libera CGIL (LCGIL). La LCGIL fu costituita il 15 settembre del 1948 da una scissione della corrente cattolica guidata dalle ACLI della neonata Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL), frutto del Patto di Roma, firmato da Giuseppe Di Vittorio, Emilio Canevari, Bruno Buozzi e Achille Grandi. Il nome Libera CGIL fu mantenuto per quasi 19 mesi fu Libera CGIL e voleva sottolineare, dal punto di vista dei fondatori di tale sindacato, la differenza con la CGIL da cui si era appena scissa. |
1,510 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu fondata la società delle nazioni | La Società delle Nazioni fu fondata nell'ambito della Conferenza di Pace di Parigi del 1919-1920 – formalmente il 28 giugno 1919 con la firma del Trattato di Versailles del 1919 – e fu estinta il 19 aprile 1946 in seguito al fallimento rappresentato dalla seconda guerra mondiale e alla nascita, nel 1945, di un'organizzazione con identico scopo, le Nazioni Unite. Il fallimento rappresentato dalla seconda guerra mondiale fu così grande che si pensò infatti a una nuova organizzazione, anche perché uno dei principali attori positivi della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti, non ne era membro, nonostante fosse stato proprio un suo presidente, Thomas Woodrow Wilson, il maggior promotore della Società delle Nazioni (per questo impegno Woodrow Wilson fu insignito del premio Nobel per la Pace nel 1919). |
1,511 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu fondata la società delle nazioni | Negli anni del dopoguerra si presentò anche la prima crisi del colonialismo europeo: alcuni Stati, da lungo tempo sotto il giogo delle grandi potenze, cominciarono a rivendicare la propria indipendenza e causarono non pochi problemi all'Europa, specialmente riguardo al commercio di materie prime. Il presidente statunitense Wilson assunse il ruolo di mediatore e inaugurò una missione di civilizzazione volta a migliorare le nazioni più arretrate in modo da concedere loro l'indipendenza, non prima di averle affidate alla guida di potenze quali la Francia o il Regno Unito. Questi movimenti nazionalistici riguardarono in particolar modo paesi dell'Oriente, del Medio Oriente (come la Cina, l'India, l'Iraq e il Libano) e anche africani (quali l'Egitto o la Cirenaica). Gli Alleati e soprattutto il presidente Wilson si proposero di organizzare un nuovo sistema globale, fondato sulla risoluzione delle controversie per vie pacifiche e sull'autodeterminazione dei popoli. In un discorso che tenne davanti al Senato degli Stati Uniti l'8 gennaio 1919, Wilson riassunse i suoi propositi in quattordici punti sui quali spiccava il pensiero che dovesse esserci una "pace senza vincitori", poiché a suo parere una pace imposta avrebbe contenuto il germe di una nuova guerra. Wilson fu tra gli strenui sostenitori della formazione di una "Società delle Nazioni", organismo internazionale mondiale che scongiurasse altri conflitti: la Società fu formalmente istituita il 28 giugno 1919 ma il Senato statunitense votò contro l'ingresso degli Stati Uniti nell'organismo, sostenendo invece una forte politica isolazionista del paese. |
1,512 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu fondata la società delle nazioni | Il Mandato della Società delle Nazioni si riferisce ad alcuni territori stabiliti dall'articolo 22 della Convenzione della Società delle Nazioni il 28 giugno 1919. Dall'entrata in vigore dello Statuto delle Nazioni Unite nel 1945, il mandato della Società delle Nazioni (eccetto per la Palestina e l'Africa del Sud-Ovest) divenne l'amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite, come convenuto dalla Conferenza di Jalta. |
1,513 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu fondato il Consiglio d'Europa | Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell'uomo, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. Il Consiglio d'Europa fu fondato il 5 maggio 1949 col Trattato di Londra e conta oggi 47 stati membri. |
1,514 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu fondato il Consiglio d'Europa | Il Trattato di Londra fu stipulato il 5 maggio 1949 e istituì il Consiglio d'Europa, dopo le decisioni prese durante il Congresso dell'Aia (1948). È conosciuto come lo Statuto del Consiglio d'Europa. |
1,515 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi erano gli uomini del triumvirato alla guida del Partito Popolare nel 1924 | Sottosegretario all'Industria nel governo Mussolini, si dimise dall'incarico allorché il PPI uscì dalla maggioranza governativa (1923). Nel 1924 Gronchi, insieme a Giuseppe Spataro e Giulio Rodinò, fece parte del triumvirato che resse il Partito Popolare a seguito delle dimissioni di Luigi Sturzo e fu rieletto deputato. |
1,516 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu liberato Nenni | Condotto nel carcere romano di Regina Coeli, Nenni fu poi confinato a Ponza. All'indomani della caduta di Mussolini, fu liberato e, nell'agosto del 1943, a Roma, insieme a Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, promosse l'unificazione del PSI con il Movimento di Unità Proletaria di Lelio Basso, nato nel gennaio precedente, dando vita al Partito Socialista di Unità Proletaria. Il nuovo soggetto nacque in continuità ideale e storico-politica con il vecchio PSI e Nenni ne assunse la carica di segretario nazionale. Il leader socialista prese parte alla Resistenza e, durante l'occupazione tedesca di Roma, fu uno dei membri più influenti delle Brigate Matteotti, pur essendosi rifugiato in Laterano. |
1,517 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | Il 14 luglio 1938 fu pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il "Manifesto della razza". In questa sorta di tavola redatta da cinque cattedratici (Arturo Donaggio, Franco Savorgnan, Edoardo Zavattari, Nicola Pende e Sabato Visco) e da cinque assistenti universitari (Leone Franci, Lino Businco, Lidio Cipriani, Guido Landra e Marcello Ricci) venne fissata la «posizione del fascismo nei confronti dei problemi della razza». |
1,518 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | Il 14 luglio 1938 fu pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il Manifesto della razza. In questa sorta di tavola redatta da cinque cattedratici (Arturo Donaggio, Franco Savorgnan, Edoardo Zavattari, Nicola Pende e Sabato Visco) e da cinque assistenti universitari (Leone Franzi, Lino Businco, Lidio Cipriani, Guido Landra e Marcello Ricci) venne fissata la «posizione del fascismo nei confronti dei problemi della razza». |
1,519 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati. |
1,520 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | Il 5 agosto 1938 sulla rivista La difesa della razza viene pubblicato il seguente manifesto: |
1,521 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | Fu inoltre per breve tempo rettore interinale dell'Istituto di antropologia fiorentino e proprio sotto quest'incarico fu fra i 10 scienziati firmatari del manifesto della razza pubblicato il 5 agosto del 1938 sulla rivista La difesa della razza, il manifesto era il seguente: |
1,522 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | Fra i diversi documenti e provvedimenti legislativi che costituiscono il corpus delle cosiddette leggi razziali figura il Manifesto della razza, o più esattamente il Manifesto degli scienziati razzisti, pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e ripubblicato sul numero 1 de La difesa della razza il 5 agosto 1938. |
1,523 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | Il 14 luglio 1938 il fascismo scrisse una delle pagine più vergognose della storia d'Italia: in quel giorno infatti fu pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali il "Manifesto della razza". In questa sorta di tavola redatta da cinque cattedratici (Arturo Donaggio, Franco Savorgnan, Edoardo Zavattari, Nicola Pende e Sabato Visco) e da cinque assistenti universitari (Leone Franci, Lino Businco, Lidio Cipriani, Guido Landra e Marcello Ricci) venne fissata la «posizione del fascismo nei confronti dei problemi della razza». |
1,524 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando fu pubblicato il Manifesto della Razza | La svolta in senso razzista del regime fascista avvenne nel 1938.Marie Anne Matard-Bonucci, L'Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, Bologna, Il Mulino, 2008. Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale d'Italia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati. Tra le successive adesioni al manifesto pubblicate con risalto sulla stampa fascista spiccano quelle di personaggi illustri – o destinati a diventare tali.[ ]; Franco Cuomo, I dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il ‘Manifesto della Razza’, Baldini e Castaldi Dalai, Milano, 2005. |
1,525 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando furono abrogate le leggi razziali in Italia | Le leggi razziali sono state abrogate con i regi decreti-legge nn. 25 e 26 del 20 gennaio 1944. |
1,526 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando furono abrogate le leggi razziali in Italia | Le leggi razziali fasciste sono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) che vennero varati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, rivolti prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica. Furono lette per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini dal balcone del Municipio in occasione della sua visita alla città. Furono abrogate con i regi decreti-legge nn. 25 e 26 del 20 gennaio 1944 emessi durante il Regno del Sud. |
1,527 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando il governo di Zog divenne del tutto dipendente da Mussolini | Durante il regno di Zog, l'esercito albanese rappresentò uno dei problemi maggiori a causa dei costi del suo ammodernamento. Il regime di Zog portò stabilità in Albania e il re istituì un sistema di istruzione nazionale. La dipendenza fiscale dell'Albania dall'Italia continuò a crescere in un periodo in cui il dittatore italiano Mussolini stava estendendo la sua sfera di influenza nei Balcani e esercitava un controllo crescente sulle finanze e sull'esercito albanesi. Durante la Grande depressione dei primi anni trenta, il governo di Zog divenne quasi totalmente dipendente da Mussolini. Si dovette importare il grano dall'estero e molti albanesi emigrarono. |
1,528 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando il governo di Zog divenne del tutto dipendente da Mussolini | La costituzione del regno proibì che qualsiasi principe della casa reale diventasse primo ministro o membro del governo e conteneva disposizioni riguardo alla potenziale estinzione della famiglia reale. La costituzione proibiva anche l'unione del trono di Albania con quello di un altro paese. Durante il regno di Zog, l'esercito albanese rappresentò uno dei problemi maggiori a causa dei costi del suo ammodernamento. Il regime di Zog portò stabilità in Albania e il re istituì un sistema di istruzione nazionale. La dipendenza fiscale dell'Albania dall'Italia continuò a crescere in un periodo in cui il dittatore italiano Mussolini stava estendendo la sua sfera di influenza nei Balcani e esercitava un controllo crescente sulle finanze e sull'esercito albanesi. Durante la Grande depressione dei primi anni trenta, il governo di Zog divenne quasi totalmente dipendente da Mussolini. Si dovette importare il grano dall'estero e molti albanesi emigrarono. |
1,529 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando il termine "biennio rosso" guadagna accezione negativa | L'espressione "biennio rosso" entrò nell'uso comune già nei primi anni venti, con accezione negativa; venne utilizzata da pubblicisti di parte borghese per sottolineare il grande timore suscitato, nelle classi possidenti, dalle lotte operaie e contadine che ebbero luogo nel 1919-20, e quindi per giustificare la reazione fascista che ne seguì. Negli anni settanta, il termine "biennio rosso", questa volta con connotazioni positive, venne ripreso da una parte della storiografia, politicamente impegnata a sinistra, che incentrò la sua attenzione sulle agitazioni del 1919-20, considerandole come uno dei momenti di più forte scontro di classe e come esperienza esemplare nella storia delle relazioni che intercorrono fra l'organizzazione della classe operaia e la spontaneità delle sue lotte. |
1,530 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando il termine "biennio rosso" guadagna accezione negativa | L'espressione "biennio rosso" entrò nell'uso comune già nei primi anni venti, con accezione negativa; venne utilizzata da pubblicisti di parte borghese per sottolineare il grande timore suscitato, nelle classi possidenti, dalle lotte operaie e contadine che ebbero luogo nel 1919-20, e quindi per giustificare la reazione fascista che ne seguì. Negli anni settanta, il termine "biennio rosso", questa volta con connotazioni positive, venne ripreso da una parte della storiografia, politicamente impegnata a sinistra, che incentrò la sua attenzione sulle agitazioni del 1919-20, considerandole come uno dei momenti di più forte scontro di classe e come esperienza esemplare nella storia delle relazioni che intercorrono fra l'organizzazione della classe operaia e la spontaneità delle sue lotte. |
1,531 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando l'Italia divenne cobelligerante con gli Alleati | La reazione di Hitler e dei comandi tedeschi, nonostante la sorpresa per l'improvviso annuncio dell'armistizio, fu rapida ed efficace: il piano Achse venne immediatamente attivato e le truppe della Wehrmacht presero il sopravvento in tutti i teatri bellici dove erano presenti unità italiane, sfruttando soprattutto la disorganizzazione e la confusione presenti tra le truppe e gli alti comandi del Regio Esercito che, privi di direttive precise e tempestive, in gran parte si disgregarono. In Italia settentrionale il feldmaresciallo Rommel occupò le città più importanti e catturò la massa delle divisioni italiane che opposero scarsa resistenza; a Roma dopo alcuni duri combattimenti e confuse trattative il feldmaresciallo Kesselring prese possesso della città; nei Balcani i tedeschi occuparono tutto il territorio e schiacciarono brutalmente i tentativi di resistenza locali, con oltre 600 000 soldati italiani deportati in Germania. Badoglio, il Re e i loro collaboratori preferirono abbandonare subito Roma e, dopo aver raggiunto Pescara, si trasferirono a Brindisi dove ricostituirono una struttura di governo nel territorio sfuggito all'occupazione tedesca (Regno del Sud); il 13 ottobre 1943 il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania ottenendo dagli Alleati lo status di "cobelligerante". Nel frattempo, il 12 settembre 1943, un reparto di paracadutisti tedeschi aveva liberato Mussolini dalla prigione nel Gran Sasso; fortemente sollecitato da Hitler e pur provato e depresso, il Duce decise di prendere la direzione di uno nuovo stato fascista, la Repubblica Sociale Italiana (RSI), che venne costituita il 23 settembre nell'Italia centro-settentrionale per collaborare con l'occupante tedesco. |
1,532 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando l'Italia divenne cobelligerante con gli Alleati | Il 13 ottobre 1943 l'Italia dichiara ufficialmente guerra alla Germania nazista e diventa cobelligerante a fianco degli Alleati; la dichiarazione viene "recapitata" in modo alquanto irrituale; l'incarico venne inizialmente assegnato all'ambasciatore italiano a Madrid, Giacomo Paolucci di Calboli, che tentò di ottenere senza esito un incontro con l'ambasciatore tedesco; in mancanza, affidò ad un segretario d'ambasciata il compito di recapitare la missiva, e questi la consegnò nelle mani del primo membro della legazione tedesca che aprì la porta, scappando via; non appena realizzato il contenuto del foglio, il tedesco rincorse l'italiano per strada e lo costrinse a riprendersi la nota; a questo punto l'ambasciatore italiano concluse che se i tedeschi hanno ritenuto di dover respingere la nostra nota, vuol dire che l'hanno letta e secondo il diritto internazionale tanto basta perché la dichiarazione di guerra abbia da credersi avvenuta. Il problema della dichiarazione di guerra non era solo formale, in quanto a questa notifica era legato un sostanziale cambiamento dei membri delle forze armate italiane che si fossero in futuro opposti in armi ai tedeschi, che in precedenza venivano considerati franchi tiratori; altrettanto importante era per gli Internati Militari Italiani in Germania, che in numero di 600.000 a questo punto avrebbero dovuto diventare prigionieri di guerra. In realtà ai prigionieri questo status non venne riconosciuto; dopo avere effettuato la scelta se aderire alla Repubblica Sociale Italiana o meno, coloro che rifiutarono cambiarono status divenendo “internati militari” (per non riconoscere loro le garanzie della Convenzione di Ginevra), ed infine, dall’autunno del 1944 alla fine della guerra, “lavoratori civili”, in modo da essere sottoposti a lavori pesanti senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti. |
1,533 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando l'Italia perse il controllo della Libia | All'inizio della seconda guerra mondiale, nel maggio 1940 le truppe italiane occuparono la Somalia britannica (Somaliland), che fu amministrativamente incorporata nella Somalia italiana. Nei primi mesi del 1941 le truppe inglesi occuparono tutta la Somalia italiana e riconquistarono anche il Somaliland. Dopo l'invasione da parte delle truppe alleate nella seconda guerra mondiale la Somalia Italiana fu consegnata all'Italia in amministrazione fiduciaria decennale nel 1950. Nel 1934, Tripolitania e Cirenaica vennero riunite per formare la colonia di Libia, nome utilizzato 1.500 anni prima da Diocleziano per indicare quei territori. L'Italia perse il controllo sulla Libia, quando le forze italo-tedesche si ritirarono in Tunisia nel 1943. Dopo la fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente amministrata dalla Gran Bretagna fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel 1951. Negli anni venti e trenta l'amministrazione del dodecaneso da un lato portò degli ammodernamenti, come la costruzione di ospedali e acquedotti, ma si distinse anche per il tentativo di italianizzare con diversi provvedimenti le dodici isole, i cui abitanti erano a maggioranza di lingua greca, con la presenza di una minoranza turca ed ebraica. Nel settembre 1943 dopo l'Armistizio di Cassibile, i soldati del Terzo Reich occuparono le isole. L'8 maggio del 1945 le forze britanniche presero possesso dell'isola di Rodi e tramutarono il Dodecaneso in un protettorato. Con il Trattato di Parigi (1947), gli accordi fra Grecia e Italia stabilirono il possesso formale delle isole da parte dello Stato greco, che assunse pieno controllo amministrativo solamente nel 1948. |
1,534 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando l'Italia perse il controllo della Libia | L'Italia perse il controllo sulla Libia quando le forze italo-tedesche si ritirarono in Tunisia nel 1943. Dopo la fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente amministrata dalla Gran Bretagna e dalla Francia nel Fezzan fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel 1951. |
1,535 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando l'Italia perse il controllo della Libia | Nel 1934, Tripolitania e Cirenaica vennero riunite per formare la colonia di Libia, nome utilizzato 1.500 anni prima da Diocleziano per indicare quei territori. L'Italia perse il controllo sulla Libia, quando le forze italo-tedesche si ritirarono in Tunisia nel 1943. Dopo la fine della guerra, la Libia venne provvisoriamente amministrata dalla Gran Bretagna fino al conseguimento definitivo dell'indipendenza nel 1951. |
1,536 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando l'Italia perse il controllo della Libia | Tripoli fu governata dall'Italia sino al 1943, quando venne occupata dal Regno Unito che la amministrò sino alla dichiarazione di indipendenza della Libia, nel 1951. |
1,537 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando morì Mussolini | Benito Amilcare Andrea Mussolini ( Dovia di Predappio , 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra , 28 aprile 1945 ) è stato un uomo politico , giornalista e dittatore italiano . |
1,538 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia | Di fronte agli straordinari ed inaspettati successi della Germania nazista tra l'aprile e il maggio del 1940, Mussolini ritenne che gli esiti della guerra fossero oramai decisi e, pensando di poter approfittare dei successi nazisti per ottenere immediati vantaggi territoriali, il 10 giugno annunciò in un discorso a piazza Venezia in Roma la consegna della dichiarazione di guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna, dando nel contempo ordine ai comandi di mantenere un contegno difensivo verso la Francia. |
1,539 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia | A seguito dell'avvicinamento tra Italia fascista e Germania nazista, simboleggiato dalla nascita dell'Asse Roma-Berlino dell'ottobre 1936 e della firma del Patto d'Acciaio del 22 maggio 1939, il 10 giugno 1940 Mussolini dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna, schierandosi a fianco dei tedeschi nella seconda guerra mondiale. Il Re aveva inizialmente espresso il proprio parere contrario alla guerra sia perché conscio dell'impreparazione militare italiana, sia perché da sempre filo-britannico e avverso alle politiche della Germania nazista. Nei mesi precedenti, Vittorio Emanuele III, tramite il ministro della Real Casa Acquarone, aveva messo in atto un tentativo di rovesciare Mussolini; la legalità formale sarebbe stata salvaguardata ottenendo un voto di sfiducia dal Gran consiglio del fascismo e Ciano, che rifiutò, sarebbe stato chiamato a guidare il nuovo governo. Lo schema sarebbe stato ripreso tre anni dopo a guerra ormai persa. |
1,540 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia | Di fronte agli straordinari e inaspettati successi della Germania nazista tra l'aprile e il maggio del 1940, Mussolini ritiene che gli esiti della guerra siano oramai decisi, e, sia per poter ottenere eventuali compensi territoriali, sia per timore di un'eventuale invasione nazista dell'Italia se quest'ultima non si fosse schierata apertamente al fianco della Germania (come ebbe poi a spiegare lo stesso Mussolinisenza fonte), il 10 giugno dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Alla contrarietà e alle rimostranze di alcuni importanti collaboratori e militari (fra cui Pietro Badoglio, Dino Grandi, Galeazzo Ciano e il generale Enrico Caviglia) Mussolini avrebbe risposto: |
1,541 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia | Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, Mussolini rimase in attesa degli eventi e inizialmente dichiarò l'Italia non belligerante. Quando, impressionato dalle facili e rapide vittorie della Germania e dall'imminente crollo della Francia, si convinse di una vittoria nazi-fascista e annunciò in un discorso a Roma il 10 giugno del 1940 l'entrata in guerra dell'Italia contro la Francia e l'Inghilterra il 10 giugno 1940, dando nel contempo ordine ai comandi di mantenere un contegno difensivo verso la Francia. |
1,542 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia | Benito Mussolini rimase in attesa degli eventi e inizialmente dichiarò l'Italia non belligerante. Quando, impressionato dalle facili e rapide vittorie della Germania e dall'imminente crollo della Francia, si convinse di una vittoria nazi-fascista e già con la testa al momento della spartizione del "bottino-Europa" dichiarò guerra alle demo-plutocrazie di Francia e Inghilterra il 10 giugno 1940. La consegna a quasi tutti i comandi era di mantenere un contegno difensivo. Il Duce era infatti convinto che, una volta arresasi la Francia, anche la Gran Bretagna avrebbe rapidamente trovato una soluzione di compromesso al conflitto. |
1,543 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque il PSIUP | L'entrata al governo, però, causa una nuova spaccatura: la corrente di sinistra esce dal partito e nel gennaio del 1964 dà vita a un nuovo Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP). |
1,544 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque il PSIUP | Il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP) è stato un partito politico italiano attivo fra il 1964 e il 1972. |
1,545 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque il PSIUP | Nei giorni sabato 11 e domenica 12 gennaio 1964 al Palazzo dei Congressi dell'Eur si tenne un'assemblea della corrente di sinistra del PSI, guidata da Tullio Vecchietti . Il giorno 11 Vecchietti pronunciò un discorso politico riassumendo la situazione. Dopo due giorni di dibattito, il 12 gennaio fu proclamata la scissione dal PSI , e la nascita di un nuovo partito, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, PSIUP, di cui divenne segretario lo stesso Vecchietti. |
1,546 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque il PSIUP | Nel 1964 partecipò alla scissione del PSI da cui nacque il PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) contro la politica di intese con la Democrazia Cristiana avviata da Nenni. Tuttavia guardò con crescente distacco a questa nuova esperienza a mano a mano che il PSIUP entrò sempre più nell'orbita del PCI. |
1,547 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque il PSIUP | Arrivato a Milano entra nel Partito socialista italiano, aderendo al gruppo di Lelio Basso e collaborando alla rivista "Problemi del socialismo". Nel 1964 partecipa alla scissione che ha luogo con la costituzione del Psiup. Nel 1972 lascia il Psiup e si avvicina a Il manifesto, collaborando al giornale e impegnandosi nella formazione del partito. |
1,548 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque il PSIUP | Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP): 1964-1972, socialista radicale, confluito nel PCI, nel PSI e nel Nuovo PSIUP; |
1,549 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque il PSIUP | Nel 1964, per effetto di una scissione a sinistra del PSI, nacque il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP), di cui Foa fu dirigente nazionale. Nel 1966-1968 cominciò a collaborare con La Sinistra (giornale nato attorno a Silverio Corvisieri, Augusto Illuminati, Giulio Savelli e Lucio Colletti) e nel 1969 con il manifesto, rivista mensile omonima del gruppo politico originatosi da una scissione a sinistra del PCI. Per qualche tempo Foa fu membro della direzione del giornale, ma nel 1970 si dimise dalla CGIL e uscì dallo PSIUP, ritirandosi per un breve periodo a vita privata. |
1,550 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Pierre Laval (Châteldon, 28 giugno 1883 – Fresnes, 15 ottobre 1945) è stato un politico francese. |
1,551 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Laval fu una personalità chiave di molti dei governi dal 1930 al 1936. Fu presidente del consiglio dal 27 gennaio 1931 al 6 febbraio 1932. Nel 1931 la rivista statunitense Time lo nominò "Uomo dell'anno". Il 6 febbraio 1934 organizzazioni di estrema destra provocarono gravi scontri a Parigi, che causarono la caduta del governo del secondo Cartello delle sinistre, uscito vincente dalle elezioni di due anni prima. Queste organizzazioni extra-parlamentari mantenevano contatti con alcuni uomini politici di destra, tra cui Laval e Philippe Pétain. |
1,552 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Nel giugno 1935 Laval tornò a essere presidente del consiglio. Nell'ottobre 1935 Laval e il ministro degli Esteri inglese, Samuel Hoare, proposero una soluzione di "realpolitik" alla crisi abissina, tuttavia in dicembre trapelarono i dettagli del patto Hoare-Laval, che fu contestato da più parti come troppo tenero verso Mussolini. Laval fu costretto alle dimissioni il 22 gennaio 1936 e, perso ogni incarico di governo, iniziò a dedicarsi all'attività imprenditoriale nel campo della stampa, i giornali e la radio; i suoi mezzi di informazione avevano come principale bersaglio i "social-comunisti" del Fronte Popolare, che vinse le elezioni del 1936. |
1,553 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Dopo la disfatta della Francia nel giugno 1940, i giornali e le radio di Laval si schierarono per le dimissioni del governo di Reynaud e quindi appoggiarono il nuovo regime di Vichy di Philippe Pétain. Il 12 luglio 1940 Laval divenne vice-primo ministro del nuovo Stato francese. Da luglio a dicembre 1940 Laval condusse una politica di attiva collaborazione con la Germania nazista. Nominò Fernand de Brinon, un simpatizzante nazista, a capo della delegazione che avrebbe trattato la resa con i tedeschi. Incontrò Adolf Hitler a Montoire il 22 ottobre 1940 e propose un'alleanza tra i due paesi. |
1,554 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Tra i presenti al passaggio in rivista vi erano Eugène Deloncle, il capo della LVF e già capo del gruppo terrorista Cagoule, Marcel Déat, fondatore del movimento collaborazionista Rassemblement National Populaire (RNP), Fernand de Brinon, generale delegato del regime di Vichy nei territori occupati, Marc Chevallier, prefetto della Seine-et-Oise, e il ministro plenipotenziario tedesco Schleier. Laval si riprese rapidamente dalle ferite. Laval fu richiamato al governo a Vichy il 18 aprile 1942, stavolta come Primo Ministro succedendo a Darlan come seconda carica dello stato, dopo Pétain. Si deve a Laval una svolta in direzione di più stretta collaborazione del regime di Vichy con la Germania nazista. |
1,555 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Mussolini, quindi, nel gennaio 1935 prese accordi con il ministro degli esterni francese, Pierre Laval per assicurarsi un sostegno diplomatico contro l'Etiopia. Pochi mesi più tardi la Società delle Nazioni riconobbe la buona fede di entrambi i Paesi, ma prima l'Etiopia, che presentò ricorso a marzo dello stesso anno, e l'Italia poi, con una dichiarazione del duce a Cagliari non erano soddisfatti. |
1,556 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Tra il 4 e il 7 gennaio 1935 Mussolini incontrò a Roma il ministro degli esteri francese Pierre Laval: vennero firmati accordi in virtù dei quali la Francia si impegnava a cedere all'Italia la Somalia francese (attuale Gibuti), a riconoscere le consistenti minoranze italiane presenti in Tunisia (che era stata oggetto di rivendicazione da parte italiana) e ad appoggiare diplomaticamente l'Italia in caso di una guerra contro l'Etiopia. Laval e Mussolini speravano così in un reciproco avvicinamento fra Italia e Francia, al fine di dar vita ad un'alleanza in funzione anti-nazista. |
1,557 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Tra il 4 e il 7 gennaio 1935 Mussolini incontrò a Roma il ministro degli esteri francese Pierre Laval, col quale vennero firmati accordi in virtù dei quali la Francia accordava all'Italia delle rettifiche di frontiera fra la Libia e l'Africa Equatoriale francese, fra l'Eritrea e la Costa francese dei Somali e la sovranità sull'isola di Dumerrah. L'accordo conteneva soprattutto un esplicito "desistment" francese per una non ben specificata penetrazione italiana in Etiopia. Tale parola, correttamente tradotta come "disinteressamento", venne interpretata dal governo italiano come "mano libera" da parte della Francia all'invasione dell'Etiopia. Laval sperava in tal modo di avvicinare Mussolini alla Francia, al fine di dar vita a un'alleanza in funzione anti-nazista (Hitler rivendicava l'Alsazia-Lorena, persa dai tedeschi dopo la prima guerra mondiale). |
1,558 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pierre Laval | Pierre Laval (1883-1945) - politico francese |
1,559 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque la Repubblica Sociale Italiana | Quando l'Italia l'8 settembre 1943 si schiera al fianco degli Alleati, esce dall'Asse ed il 13 ottobre 1943 dichiara guerra alla Germania; la Repubblica Sociale Italiana, dopo la sua istituzione, avvenuta il 23 settembre 1943, si schiera al fianco dei tedeschi. Anche se nell'uso comune gli Alleati indicavano la Finlandia come uno stato dell'Asse, essa non ne fece mai direttamente parte: la sua relazione con la Germania, durante la Guerra di Continuazione (1941 - 1944), era di cobelligeranza. |
1,560 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque la Repubblica Sociale Italiana | Al terzo Cdm del 27 ottobre Mussolini annuncia «la preparazione della Grande Assemblea Costituente, che getterà le solide fondamenta della Repubblica Sociale Italiana», tuttavia lo Stato non cambia nome. Il 17 novembre il Manifesto di Verona approvato dal PFR delinea la creazione di una «Repubblica Sociale». Il 24 novembre il quarto Consiglio dei ministri delibera che «lo Stato nazionale repubblicano prenda il nome definitivo di “Repubblica Sociale Italiana”» a partire dal 1º dicembre 1943. |
1,561 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque la Repubblica Sociale Italiana | Costituita la Repubblica Sociale Italiana il 28 settembre 1943 ad opera di Mussolini liberato dai paracadutisti tedeschi del Fallschirmjäger-Lehrbataillon, i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell'ordine del giorno Grandi furono condannati a morte come traditori nel processo di Verona , tenutosi dall'8 al 10 gennaio 1944 ; Cianetti, grazie alla sua ritrattazione, scampò alla pena capitale e venne condannato a 30 anni di reclusione. Tuttavia i fascisti repubblicani riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l'11 gennaio 1944. |
1,562 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque la Repubblica Sociale Italiana | La liberazione di Mussolini dalla prigionia sul Gran Sasso fu il preludio alla creazione, nell'Italia del nord, di uno stato fantoccio controllato dal Reich tedesco: nacque così, il 23 settembre 1943, la Repubblica Sociale Italiana (RSI), comunemente detta Repubblica di Salò, dal nome della località sul lago di Garda che ne ospitava alcuni uffici e dove era la residenza di Mussolini. |
1,563 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando nacque la Repubblica Sociale Italiana | La liberazione di Mussolini dalla prigionia sul Gran Sasso fu il preludio alla creazione, nell'Italia del nord, di uno stato fantoccio controllato dal Reich tedesco: nacque così, il 23 settembre 1943, la Repubblica Sociale Italiana, per espressa volontà di Adolf Hitler. La Repubblica Sociale Italiana venne riconosciuta dal Terzo Reich, che eserciterà su di essa un protettorato de facto, dall'Impero giapponese e dalla maggioranza degli altri Stati componenti l'Asse: la Repubblica Slovacca, il Regno di Ungheria, la Croazia, il Regno di Bulgaria e il Manciukuò. Invece non riconobbero il nuovo stato fascista repubblicano né la Finlandia (in combattimento accanto alla Germania sul fronte orientale) né le nazioni formalmente neutrali, compresa la Spagna franchista. Le forze armate della RSI vennero principalmente impiegate contro la Resistenza in azioni di rastrellamento e controllo del territorio, e in vari casi con sanguinose rappresaglie verso la popolazione civile per l'aiuto dato ai partigiani stessi. |
1,564 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si combatté la battaglia di Vittorio Veneto | La battaglia di Vittorio Veneto o terza battaglia del Piave fu l'ultimo scontro armato tra Italia e Impero austro-ungarico nel corso della prima guerra mondiale. Si combatté tra il 24 ottobre e il 4 novembre 1918 nella zona tra il fiume Piave, il Massiccio del Grappa, il Trentino e il Friuli e seguì di pochi mesi la fallita offensiva austriaca del giugno 1918 che non era riuscita ad infrangere la resistenza italiana sul Piave e sul Grappa e si era conclusa con un grave indebolimento della forza e della capacità di combattimento dell'imperial regio Esercito. |
1,565 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si combatté la battaglia di Vittorio Veneto | Dopo oltre tre anni di battaglie nel Triveneto, la situazione si risolse a favore dell'Intesa con la decisiva Battaglia di Vittorio Veneto, che iniziò il 24 ottobre 1918 e che fu vinta dalle truppe di Diaz contro le forze imperiali; a Padova, il 3 novembre 1918, fu firmato l'armistizio e le truppe italiane occuparono Gorizia (7 novembre), allontanando il reggimento sloveno in ritirata che aveva occupato i punti nevralgici della città, Monfalcone, Trieste (3 novembre), Capodistria (4 novembre), Parenzo (5 novembre), Rovigno (5 novembre), Pola (5 novembre), Fiume - che si era autoproclamata italiana - (4 novembre), e Zara e Sebenico, cercando di spingersi addirittura fino a Lubiana, ma venendo fermate nei pressi di Postumia dai serbi. |
1,566 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si combatté la battaglia di Vittorio Veneto | La situazione subì un brusco cambiamento nell'ottobre 1917, quando un'improvvisa offensiva degli austro-tedeschi nella zona di Caporetto portò a uno sfondamento delle difese italiane e a un repentino crollo di tutto il fronte: il Regio Esercito fu costretto a una lunga ritirata fino alle rive del fiume Piave, lasciando in mano al nemico il Friuli e il Veneto settentrionale oltre a centinaia di migliaia di prigionieri. Passate alla guida del generale Armando Diaz e rinforzate da truppe franco-britanniche, le forze italiane riuscirono però a consolidare un nuovo fronte lungo il Piave, bloccando l'offensiva degli Imperi centrali. Dopo aver respinto un nuovo tentativo degli austro-ungarici di forzare la linea del Piave nel giugno 1918, le forze degli Alleati passarono alla controffensiva alla fine dell'ottobre 1918: nel corso della cosiddetta battaglia di Vittorio Veneto le forze austro-ungariche furono messe in rotta, sfaldandosi nel corso della ritirata. |
1,567 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si combatté la battaglia di Vittorio Veneto | Dal punto di vista offensivo, l'Italia iniziò la produzione di cloropicrina nell'autunno del 1916 presso i laboratori dell'istituto di farmaceutica dell'Università di Napoli, mentre nel 1918 lo stabilimento della Rumianca di Genova produceva fosgene al ritmo di sei tonnellate al giorno; entro la fine della guerra l'Italia produsse un totale di circa 13.000 tonnellate di aggressivi chimici. Le truppe italiane impiegarono le armi chimiche una prima volta nell'agosto 1917, durante l'undicesima battaglia dell'Isonzo, e poi ancora nel giugno 1918 nella zona del monte Grappa; armi chimiche furono poi impiegate dalle truppe italiane e francesi nel corso della battaglia di Vittorio Veneto, in particolare nelle zone di Folgaria, Sernaglia e dell'Altopiano di Asiago. |
1,568 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si sciolsero i CLN | Il Comitato di Liberazione Nazionale (abbreviato in CLN) fu un'organizzazione politica e militare italiana costituita da elementi dei principali partiti e movimenti del paese, formatasi a Roma il 9 settembre 1943, allo scopo di opporsi al fascismo e all'occupazione tedesca in Italia, scioltasi nel 1947. |
1,569 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si sciolsero i CLN | Prima delle elezioni del 1946 i CLN vennero spogliati di ogni funzione e quindi sciolti nel 1947. |
1,570 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si svolse la conferenza di Potsdam | L'incontro si tenne in Crimea, nel Palazzo di Livadija, vecchia residenza estiva di Nicola II a Jalta, fra il 4 e l'11 febbraio 1945, pochi mesi prima della sconfitta della Germania nazista nel conflitto mondiale. Esso fu il secondo ed il più importante di una serie di tre incontri fra i massimi rappresentanti delle grandi potenze alleate, iniziati con la Conferenza di Teheran (28 novembre – 1º dicembre 1943) e conclusisi con la Conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945). |
1,571 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si svolse la seconda coppa del mondo di calcio | Il campionato mondiale di calcio 1934 o Coppa del mondo Jules Rimet del 1934 è stata la seconda edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA ogni quattro anni. |
1,572 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si tenne il processo di Verona | Il processo di Verona fu un procedimento giudiziario avvenuto, dall'8 al 10 gennaio 1944, nell'omonima città veneta che, all'epoca, era sotto la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana (RSI). |
1,573 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si tenne il processo di Verona | Tra l'8 e il 10 gennaio 1944 si tiene il processo di Verona , nel quale vengono giudicati i gerarchi "traditori" che si erano schierati contro Mussolini il 25 luglio 1943 : tra questi, viene condannato a morte il genero del duce, Galeazzo Ciano . Non è noto se Mussolini non avesse voluto salvare la vita al marito di sua figlia (nonché dei suoi ex collaboratori) oppure se non avesse effettivamente potuto influire sui verdetti del tribunale giudicante, data la pesante ingerenza tedesca. È invece quasi certo che le istanze di grazia presentate dai condannati non furono inoltrate direttamente a Mussolini per volontà di Alessandro Pavolini , il quale da un lato voleva impedire un eventuale "cedimento sentimentale" del duce e il conseguente placet alla grazia, e dall'altro intendeva risparmiare al duce l'angoscia della scelta, per lui "obbligata". |
1,574 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando si tenne il processo di Verona | Mussolini intanto restava a Milano, dove veniva costantemente informato sulla situazione romana; i dettagli dal Viminale gli venivano da Vincenzo Riccio che, tramite Salandra li faceva arrivare ai notabili fascisti tra i quali si era aggiunto Luigi Federzoni. Sapeva che De Vecchi e Grandi cercavano qualche accordo non coerente con il piano generale, ed anche se più tardi li avrebbe accusati d'aver tradito la rivoluzione (nel 1944 al processo di Verona), al momento non li sconfessò pensando che la trattativa avrebbe potuto costituire una buona possibilità di ripiego nel caso in cui le sue squadre si fossero trovate costrette a smobilitare per l'intervento dell'esercito. |
1,575 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne firmato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati | Il 27 agosto Castellano illustrò a Badoglio e a Guariglia le clausole imposte dagli anglo-americani: costoro avevano chiesto la resa senza condizione, da attuarsi mediante la sottoscrizione di un accordo (il cosiddetto “armistizio corto”) in dodici articoli; entro la data del 30 agosto doveva essere comunicata l'adesione o meno del governo italiano tramite un apparecchio radio di cui Castellano era stato dotato; in caso di risposta affermativa, le parti si sarebbero incontrate nuovamente in una località della Sicilia da definire. Dopo l'accettazione della resa incondizionata e la cessazione delle ostilità, le parti avrebbero sottoscritto un'intesa più dettagliata (il cosiddetto “armistizio lungo”). Il sovrano fu reso edotto delle clausole dell'armistizio solo due giorni dopo (29 agosto). Una prima risposta dell'Italia fu definita il 30 agosto, quando lo stesso Badoglio diede istruzioni al generale Castellano di tornare in Sicilia per esporre le tesi contenute in un memorandum redatto dal Ministro degli Esteri Guariglia; secondo tale atto l'Italia non avrebbe potuto chiedere l'armistizio prima di ulteriori sbarchi alleati che mutassero le situazioni di forza a sfavore dei tedeschi. Il generale era inoltre munito di un appunto esplicativo del capo del Governo che precisava che gli sbarchi dovevano essere effettuati da almeno quindici divisioni tra La Spezia e Civitavecchia. Il giorno dopo, alle ore 9.00, in aereo, previa comunicazione tramite l'apparecchio radio di cui era stato munito, il nostro delegato raggiunse di nuovo Termini Imerese e di lì fu portato nella località scelta per la firma dell'armistizio “corto”: Cassibile, presso Siracusa. Ivi, da Lisbona via Algeri, era stato trasportato anche il generale Zanussi, al quale – invece - erano state consegnate le clausole dell'armistizio “lungo”. Di fronte all'esposizione del rappresentante italiano, gli alleati furono irremovibili e confermarono le loro richieste. Di conseguenza, Castellano e Zanussi furono rimandati a Roma quella sera stessa, sempre per via aerea e vi arrivarono quando il maresciallo Badoglio era già andato a dormire. Fu quindi il 1º settembre che avvenne la decisiva riunione al vertice, cui parteciparono il capo del Governo, il Ministro degli Esteri Guariglia, il Capo di Stato Maggiore Ambrosio, il generale Castellano, il generale Roatta, il generale Carboni e il Ministro della Real Casa Pietro d'Acquarone, in rappresentanza del re, che, inspiegabilmente, era assente. L'unico al corrente delle condizioni dell'armistizio lungo era il generale Roatta, che era stato informato da Zanussi, e non il maresciallo Badoglio. Nonostante le obiezioni del generale Carboni, l'armistizio “corto” fu formalmente accettato. Il giorno dopo, Castellano fu riaccompagnato per via aerea in Sicilia privo, però, di una delega ufficiale alla sottoscrizione dell'accordo, richiesta dagli alleati. Tale circostanza comportò al generale un nuovo viaggio aereo di andata e ritorno e, finalmente, su delega del Re, Giuseppe Castellano, il giorno 3 settembre 1943, pose la sua firma alla conclusione della guerra tra l'Italia e le potenze alleate. |
1,576 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne firmato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati | Intanto il nuovo capo del governo, il cui mandato iniziò ufficialmente il 26 luglio 1943 condusse trattative segrete che culminarono con la firma dell'armistizio a Cassibile (Siracusa) il 3 settembre, annunciato alla popolazione del Regno solo l'8 settembre. La notte stessa della firma dell'armistizio il Re e il governo fuggirono a Brindisi, che divenne sede provvisoria del governo, mentre alcune armate alleate giunsero a Taranto e a Salerno. In ottobre i tedeschi attuarono l'operazione Achse, con cui le truppe tedesche occuparono le zone dell'Italia non ancora liberate dagli Alleati, e a settembre l'operazione Nubifragio, con cui si annessero il Trentino-Alto Adige, e le provincie di Belluno, Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana.700 000 soldati italiani furono deportati in Germania. |
1,577 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne firmato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati | Firmò, a nome dell'Italia, l'Armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943, che sancì la cessazione delle ostilità tra l'Italia e le potenze alleate. |
1,578 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne arrestato Mussolini | Il pomeriggio del 25 luglio 1943 Mussolini fu fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele dopo un breve colloquio e trasferito successivamente in una serie di rifugi segreti; in poche ore il regime fascista si disgregò, i gerarchi fedeli al Duce fuggirono e il maresciallo Pietro Badoglio venne nominato capo del nuovo governo, che ufficialmente confermò la fedeltà all'alleanza con la Germania e la decisione di continuare a combattere contro gli Alleati. In realtà il Re, Badoglio e i principali dirigenti del nuovo governo ritenevano inevitabile uscire dalla guerra; dopo alcune indecisioni, il 12 agosto 1943 emissari italiani si incontrarono a Lisbona con il capo di stato maggiore di Eisenhower, generale Walter Bedell Smith , dal quale appresero che i capi alleati prevedevano la resa incondizionata dell'Italia. |
1,579 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne arrestato Mussolini | La mossa, dettata dal fatto che i giovani sono rimasti i più accesi sostenitori del governo, si rivela catastrofica e il 19 aprile 1943 il giovane friulano viene sostituito da Carlo Scorza. Il partito si dissolse il 27 luglio 1943 quando, in seguito alla votazione dell'ordine del giorno Grandi (25 luglio), Mussolini venne arrestato dai Regi Carabinieri, decretando la fine del regime fascista e, due giorni dopo, lo scioglimento del PNF da parte del nuovo governo di Pietro Badoglio. Liberato dai tedeschi il 10 settembre, Mussolini costituì il 13 settembre il nuovo Partito Fascista Repubblicano (PFR) e costituì la Repubblica Sociale Italiana (RSI), nella parte d'Italia occupata dai tedeschi. Segretario del PFR fu nominato il 15 settembre Alessandro Pavolini. A Milano era già stato ricostituito il 13 settembre da Aldo Resega, che ne fu anche il primo commissario federale. Il PFR cessò la sua esistenza con la morte di Mussolini e con la fine della RSI, il 28 aprile del 1945. |
1,580 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne arrestato Mussolini | Nel tardo pomeriggio del 25 Luglio 1943, Benito Mussolini, proveniente da Villa Savoia, venne portato qui a bordo di un'ambulanza dopo essere stato deposto dal re Vittorio Emanuele III e arrestato. Dopo alcune ore esso fu trasferito nella caserma di Via Legnano, in Prati. |
1,581 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne combattuta la seconda battaglia di El Alamein | La prima battaglia di El Alamein (1º luglio - 27 luglio 1942) fu una battaglia combattuta nello scacchiere del Nord Africa durante la seconda guerra mondiale, tra l'Afrika Korps italo-tedesco al comando di Erwin Rommel, e l'8a Armata britannica al comando di Claude Auchinleck. |
1,582 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne combattuta la seconda battaglia di El Alamein | La seconda battaglia di El Alamein (o terza battaglia di El Alamein per quegli autori che chiamano la battaglia di Alam Halfa seconda battaglia di El Alamein) venne combattuta tra il 23 ottobre e il 3 novembre 1942 durante la campagna del Nordafrica della seconda guerra mondiale. Lo scontro vide fronteggiarsi le forze dell'Asse dell'Armata corazzata italo-tedesca comandate dal feldmaresciallo Erwin Rommel, e l'Ottava armata britannica del generale Bernard Law Montgomery. |
1,583 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne combattuta la seconda battaglia di El Alamein | La prima battaglia di El Alamein ebbe luogo tra il 1º luglio e il 27 luglio 1942. Le truppe dell'Asse avanzarono fino all'ultimo punto difendibile prima di Alessandria d'Egitto e del Canale di Suez, ma rimasero a corto di rifornimenti e i britannici ebbero modo di allestire una solida linea difensiva. La seconda battaglia di El Alamein avvenne tra il 23 ottobre e il 3 novembre 1942 dopo che il generale Bernard Montgomery sostituì Claude Auchinleck come comandante dell'Ottava Armata. Le forze del Commonwealth lanciarono l'offensiva e nonostante la disperata resistenza delle divisioni italiane (tra le quali ricordiamo la "Folgore" e l'"Ariete") e tedesche sfondarono il fronte facendo migliaia e migliaia di prigionieri. Rommel venne respinto indietro, e questa volta non si fermò fino a che non giunse in Tunisia. |
1,584 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne conferita la cittadinanza ordinaria di Cupello a Mattei | Per la sua attività Mattei nel 1961 fu insignito della laurea in ingegneria ad honorem dalla Facoltà di Ingegneria (ora Politecnico) dell'Università degli Studi di Bari. Fu insignito anche di altre lauree honoris causa, della croce di cavaliere del lavoro e della Bronze Star Medal dell'Esercito statunitense (5 maggio 1945), nonché della Cittadinanza onoraria del comune di Cortemaggiore e post mortem, l'11 aprile 2013 la Cittadinanza onoraria del comune di Ferrandina (MT), dove nel 1958 l'Agip Mineraria fece alcuni studi e trovò il metano nella Valle del Basento. |
1,585 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne conferita la cittadinanza ordinaria di Cupello a Mattei | Conseguita la licenza elementare a Casalbordino, dove il padre era stato mandato a comandare la stazione dei Carabinieri, frequentò la Regia Scuola Tecnica a Vasto, città alla quale rimase profondamente legato tanto da contribuire al riscatto della zona in futuro, da presidente dell'Eni. Infatti l'Eni assieme all'Iri decise di creare nel 1962 la S.I.V. (Società Italiana Vetro), sfruttando il metano rinvenuto nella zona del vastese, precisamente nel paese di Cupello che conferì a Mattei la cittadinanza onoraria nella seduta di Consiglio Comunale del 2 ottobre 1961. |
1,586 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Chi era Pietro Badoglio | Pietro Badoglio ( Grazzano Monferrato , 28 settembre 1871 – Grazzano Badoglio , 1º novembre 1956 ) è stato un generale e politico italiano , maresciallo d'Italia , senatore e Capo del Governo dal 25 luglio 1943 all'8 giugno 1944 . Fu nominato marchese del Sabotino motu proprio dal re Vittorio Emanuele e duca di Addis Abeba . Membro del PNF , dopo la deposizione di Mussolini guidò un governo militare che condusse il paese all'armistizio dell'8 settembre 1943. Venne inserito nella lista dei criminali di guerra dell' ONU su richiesta dell' Etiopia , ma non venne mai processato. |
1,587 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne costituita l'Armata Italiana in Russia | L'Armata Italiana in Russia (la denominazione ufficiale del Corpo di spedizione inviato sul Fronte Orientale) venne costituita nel luglio 1942 su specifica richiesta dei vertici militari tedeschi che nella primavera del 1942 ebbero bisogno di divisioni per continuare l'avanzata in territorio russo e designata come 8ª Armata. Da un punto di vista prettamente teorico non vi era identità tra l'8ª Armata e l'ARMIR poiché sotto la prima operarono anche formazioni provenienti da altre nazioni, mentre la seconda avrà la capacità di distaccare proprie divisioni sotto altri comandi. L'armata era strutturata su un nucleo di unità direttamente dipendenti dal comando di Armata, sul II Corpo d'Armata, il XXXV Corpo d'Armata (ex CSIR) ed il Corpo d'Armata Alpino, come segue: |
1,588 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne costituita l'Armata Italiana in Russia | Pertanto fin dal 1º maggio 1942 venne costituito il comando dell'8ª Armata, affidato al generale Italo Gariboldi, che avrebbe assorbito le divisioni del CSIR, trasformato in XXXV Corpo d'armata sempre al comando del generale Giovanni Messe, integrate dalle nuove formazioni del 2º Corpo d'armata e del Corpo d'armata alpino . Le forze dell'8ª Armata (note anche come ARMIR) vennero attivate in Russia il 9 luglio 1942, quando già l'operazione Blu era in pieno svolgimento, ed inizialmente vennero frazionate in due gruppi: il II ed il XXXV Corpo d'armata in marcia verso il Don ed il Corpo d'armata alpino a disposizione del Gruppo d'armate A per partecipare all'offensiva nel Caucaso. Di fatto, il 19 agosto, anche il Corpo d'armata alpino venne assegnato al comando del generale Gariboldi, dato che il comandante dell'8ª Armata preferiva mantenere l'unità di tutte le sue formazioni ed anche perché sembrava non necessario l'impiego degli Alpini nel Caucaso di cui era ritenuta imminente la conquista da parte delle eccellenti divisioni da montagna tedesche ; . |
1,589 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne firmato il trattato di Saint-Germain-en-Laye | Lo stato di belligeranza tra le varie nazioni rimase formalmente in vigore per diversi mesi dopo la firma degli armistizi. Il 18 gennaio 1919 si aprì la conferenza di pace di Parigi, incaricata di pervenire alla stipula dei definitivi trattati di pace: il 28 giugno 1919 venne firmato il trattato di Versailles tra la Germania e le potenze alleate, seguito il 10 settembre dal trattato di Saint-Germain-en-Laye con l'Austria, il 27 novembre dal trattato di Neuilly con la Bulgaria, il 4 giugno 1920 dal trattato del Trianon con l'Ungheria e il 10 agosto 1920 dal trattato di Sèvres con l'Impero ottomano. Quest'ultimo rimase inattuato a causa dello scoppio della convulsa guerra d'indipendenza turca, obbligando le potenze europee a sottoscrivere un nuovo accordo con la neo proclamata repubblica di Turchia il 24 luglio 1923 (trattato di Losanna). |
1,590 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne firmato il trattato di Saint-Germain-en-Laye | Il trattato venne firmato il 10 settembre 1919 a Saint-Germain-en-Laye. Fa parte dei pre accordi parigini che sancirono formalmente la conclusione della prima guerra mondiale. |
1,591 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne firmato il trattato di Saint-Germain-en-Laye | Trattato di Saint-Germain-en-Laye, firmato il 10 settembre 1919, alla fine della Prima guerra mondiale tra le potenze vincitrici e la nuova Repubblica austriaca |
1,592 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne fondato il Futurismo | Il movimento artistico del Futurismo, nato nel 1909 a Parigi da poeti ed artisti italiani, rappresentò l'ennesimo gradino verso il surriscaldamento del clima: il Futurismo, infatti, assunse subito anche posizioni politiche radicali. |
1,593 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne fondato il Futurismo | Il Futurismo fu un movimento che prese avvio con il Manifesto del futurismo nel 1909 e coinvolse la pittura, l'architettura, la letteratura, la musica, il cinema e persino la politica. |
1,594 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne fondato il movimento nazionalista degli Ustascia | Pavelić si recò a Sofia per stabilire contatti con i terroristi macedoni del VMRO in ordine a complotti per rovesciare il regno. In seguito alla proclamazione della dittatura da parte di Alessandro I il 6 gennaio 1929, il giorno seguente proclamò la fondazione del movimento ustascia (che divenne operativa solo l'anno seguente) e fuggì all'estero. Venne giudicato in contumacia e condannato a morte. |
1,595 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne fondato il partito comunista d’Italia | Nel gennaio del 1921 la minoranza comunista usciva dal PSI per fondare il Partito Comunista d'Italia ; ciò mise in allarme Mussolini perché i socialisti, ricollocatisi su posizioni più moderate, avrebbero potuto essere interpellati da Giolitti per una collaborazione governativa, escludendo in questo modo i fascisti dagli scenari politici principali. Il 2 aprile, dopo aver sfilato con gli squadristi in camicia nera in occasione dei solenni funerali delle vittime del terrorismo anarchico del teatro Diana senza;fonte , Mussolini accettò la richiesta di Giolitti di far parte dei Blocchi Nazionali , contando di poter addomesticare i fascisti alle sue posizioni politiche e utilizzarli per indebolire le opposizioni. |
1,596 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne fondato il partito comunista d’Italia | In Italia, il socialismo si sviluppa e diffonde con il Partito Operaio Italiano, fondato a Milano nel 1882 e la Lega Socialista Milanese, nonché per mezzo di movimenti e leghe di derivazioni marxiste minori. Nel 1892, nasce a Genova il Partito Socialista Italiano (nato come Partito dei Lavoratori Italiani), sciolto due anni dopo dal primo governo Crispi. Il socialismo ritroverà costituzione nei governi successivi e raccoglierà nel PSI le frange riformiste e rivoluzionarie. Il partito non riesce tuttavia a far fronte alle divisioni interne e si scindono sia le correnti riformiste (la prima delle quali, espulsa nel 1912, fonda il Partito Socialista Riformista Italiano sotto la guida di Leonida Bissolati, mentre la seconda, espulsa nel 1922 diede vita al Partito Socialista Unitario avente come leaders Giacomo Matteotti e Filippo Turati), che quella rivoluzionaria del 1921 (che fonderà col congresso di Livorno il Partito Comunista d'Italia, guidato da Amadeo Bordiga, Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti ed era affiliato alla Terza Internazionale, nata nel 1919 a Mosca). |
1,597 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne iniziata la scrittura del Mein Kampf | Hitler conquistò il potere cavalcando lo scontento e l'orgoglio ferito del popolo tedesco, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale e della grave crisi economica che affliggeva la Repubblica di Weimar. Sfruttando la sua abilità oratoria e l'insoddisfazione delle classi medie e dei disoccupati, presentò un manifesto politico intriso di nazionalismo, anticomunismo e antisemitismo, e dopo alterne vicende (fallito Putsch nel 1923 e conseguenti otto mesi di carcerazione, durante i quali iniziò la stesura del Mein Kampf) arrivò alla Cancelleria, nel gennaio del 1933. |
1,598 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne introdotto il suffragio universale maschile in Italia | Nel novembre 1919 si tenne una partita elettorale decisiva: in Italia infatti per la prima volta veniva introdotto il suffragio universale maschile. Le elezioni condussero ad una vittoria dei due nuovi partiti di massa - i socialisti e i popolari - e sembrò per un attimo che la rivoluzione potesse entrare nel "palazzo" per vie legali.senza fonte Contemporaneamente i Fasci di Combattimento subivano una sonora sconfitta. |
1,599 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne introdotto il suffragio universale maschile in Italia | Nel novembre 1919 si tenne una partita elettorale decisiva: in Italia infatti per la prima volta veniva introdotto il suffragio universale maschile. Le elezioni condussero ad una vittoria dei due nuovi partiti di massa - i socialisti e i popolari - e Contemporaneamente i Fasci di Combattimento subivano una sonora sconfitta. |
1,600 | Storia italiana della prima metà del XX secolo | Quando venne istituito l'impero coloniale italiano | L'Africa Orientale Italiana (sigla A.O.I.) era la denominazione ufficiale dell'Impero coloniale italiano nel Corno d'Africa, proclamato da Benito Mussolini il 9 maggio 1936, dopo la conquista italiana dell'Etiopia. L'Africa Orientale Italiana univa all'annesso Impero etiope le colonie dell'Eritrea e della Somalia Italiana, ed era a sua volta divisa in sei governi: Amara, Eritrea, Harar, Galla e Sidama, Scioà e Somalia Italiana. |
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