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Il [Super Bowl](<https://www.ilpost.it/2014/02/03/live-super-bowl-2014/>) è uno degli eventi sportivi più guardati al mondo, con televisioni che lo trasmettono ovunque e centinaia di milioni di telespettatori. Soprattutto negli Stati Uniti, dove si svolge la partita ([quest’anno è andata così](<https://www.ilpost.it/2014/02/03/live-super-bowl-2014/>)), è un’importante occasione per le grandi aziende che vogliono farsi pubblicità. Gli spot che vanno in onda durante il Super Bowl sono sempre molto attesi da chi si interessa e lavora nella pubblicità, e fruttano molti soldi a chi li trasmette: per quest’anno, l’emittente televisiva Fox ha fissato il prezzo a 4 milioni di dollari per 30 secondi di pubblicità.
A differenza [degli ultimi anni](<https://www.ilpost.it/2013/02/04/migliori-spot-super-bowl/>), gli spot di questo Super Bowl sono stati nella maggior parte dei casi meno aggressivi e originali, con meno effetti speciali del solito e un tono in generale più rassicurante nei confronti degli spettatori. Non ce ne sono di memorabili, ma alcuni sono divertenti e di buon impatto come il momento revival anni Ottanta di RadioShack, quello dei cattivi nei film quasi sempre britannici di Jaguar e il momento koala di Bruce Willis nello spot di Honda. Le due pubblicità più ispirate sono state quelle di AXE e di Microsoft, rispettivamente sulla pace e sulle opportunità date dalla tecnologia. Poi ci sono molti effetti speciali per Tim Tebow, quarterback della NFL nello spot dell’operatore T-Mobile e una ondata di immancabile patriottismo, a partire dallo spot Chrysler con Bob Dylan, che quest’anno s’è guadagnata una sua sezione “bonus” a parte nella nostra lista.
**The Phone Call – RadioShack**
**Make Love, Not War – AXE**
**Empowering – Microsoft**
**Dad’s Sixth Sense – Hyundai**
**British Villains 'Rendezvous' – Jaguar**
**Wings – Volkswagen**
**Bad Lip Reading – McDonald’s**
**No Contract – T-Mobile**
**Hug – Honda**
**Strike – Maserati**
**Bonus: i più patriottici**
**Chrysler con Bob Dylan**
**It’s Beautiful – CocaCola**
**A Hero’s Welcome - Budweiser**
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| I 10 migliori spot del Super Bowl | Le migliori cose viste in mezzo al Super Bowl | 0.860864 | https://www.ilpost.it/2014/02/03/migliori-spot-super-bowl-2014/ | https://www.ilpost.it/2018/02/05/super-bowl-trailer-pubblicita/ |
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>> La tappa di mercoledì del Giro d'Italia è stata vinta dal velocista australiano Kaden Groves. E anche la tappa di giovedì, con partenza e arrivo a Napoli, potrebbe finire con una volata. Tappe di questo tipo stanno però diventando più rare nel ciclismo contemporaneo. E anche quando ci sono arrivano in genere dopo tappe movimentate, con salite e percorsi che rendono la volata un esito probabile ma non, come spesso succedeva fino a uno o due decenni fa, qualcosa di praticamente certo e quasi perfino ineluttabile.
>>
>> Sta succedendo al Giro d'Italia, ma anche al Tour de France, e lo si vede anche in diverse corse di un giorno. Questa tendenza sta rendendo sempre più difficile la vita dei velocisti, ossia i corridori come Mario Cipollini, Alessandro Petacchi o Elia Viviani, dotati cioè di un grande spunto veloce da sfruttare nelle ultime centinaia di metri di un arrivo in genere pianeggiante e rettilineo.
>>
>> «Sono lontani i tempi» [aveva scritto](<https://www.lequipe.fr/Cyclisme-sur-route/Article/Chutes-a-pleine-vitesse-recherche-du-suspense-a-tout-prix-le-sprint-est-il-passe-de-mode-dans-le-cyclisme/1381884>) _L’Équipe_ a inizio anno «in cui la prima settimana del Tour de France era fatta tutta di tappe piatte come laghi, cosa che nel 1999 permise a Cipollini di vincere quattro tappe di fila già nei primi giorni». E già a fine 2022 Viviani, campione olimpico e vincitore di tappe a Giro, Tour e Vuelta di Spagna, [aveva detto](<https://www.pressreader.com/italy/la-gazzetta-dello-sport-verona/20221130/282553022257586>) alla _Gazzetta dello Sport_ «il velocista puro andrà a scomparire». Tra il 2003 e il 2005 Petacchi, ora commentatore Rai, vinse 24, 21 e 25 volate a stagione; mentre nel 2022 il velocista più vincente, l'olandese Fabio Jakobsen, ha vinto in 12 occasioni.
>>
>> Le ragioni di questo cambiamento sono diverse e non tutte recenti. Anzitutto c'è il fatto che, per quello che viene raccontato come un diverso interesse degli spettatori, e quindi televisivo e di conseguenza anche di chi organizza le corse e ne decide i percorsi, si cerca di fare meno tappe tutte pianeggianti e su percorsi dove né il vento né certi tipi di terreno (per esempio gli sterrati o il pavé) possano creare grande scompiglio. Ci sono insomma, prima di tutto, meno tappe destinate a concludersi con grandi volate, e quindi meno opportunità per i velocisti.
>>
>> C'entrano inoltre altri fattori, come la riduzione del numero di corridori che ogni squadra può portare al Giro o al Tour (erano nove fino a pochi anni fa e ora sono otto) e il fatto che sempre più squadre puntino alla classifica generale con almeno un loro corridore. Una delle conseguenze è che ci sono meno posti in squadra per i velocisti e soprattutto per i corridori scelti per assisterli e guidarli al meglio, attraverso i cosiddetti “treni” (Cipollini ne ebbe di molto efficaci), fino agli ultimi metri della corsa.
>>
>> C'è poi il fatto che, non solo in conseguenza di queste evoluzioni, sono cambiati i corridori e l'approccio di molti di loro alle corse. Senza aver cambiato in modo rilevante il suo percorso, una grande classica come la [Milano-Sanremo](<https://www.ilpost.it/2023/03/18/milano-sanremo-storia-vincitori/>) è passata negli ultimi anni dall'essere vinta spesso da velocisti — tra gli altri Cipollini e Petacchi — all'essere vinta o perlomeno contesa da corridori tra loro molto diversi, che velocisti lo sono solo in parte o che proprio non lo sono.
>>
>> Un po' per propensione di certi corridori (il belga Arnaud De Lie, ottimo in volata, ha detto all' _Équipe_ che «odia essere descritto come uno che aspetta gli ultimi 200 metri») un po' per necessità (ci sono sempre meno volate “pure” e predeterminate), i corridori hanno insomma dovuto adattarsi.
>>
>> I velocisti di un tempo, con fisici e abilità pensate quasi solo in funzione delle volate (in particolare meglio quelle al termine di tappe quasi del tutto pianeggianti) sono ormai sempre più rari, soprattutto nella nuova generazione di ciclisti. Ormai, visto che anche le tappe che finiscono in volata lo fanno dopo percorsi vallonati, con diverse salite, i velocisti si sono dovuti adattare: tendono ora a essere più “ibridi” nelle loro qualità, ad avere [fisici diversi](<https://bici.pro/training/preparazione/velocisti-magri-giro-sei-domande-bragato/>), più adatti anche alle salite, e ad essere più duttili, capaci cioè di adattarsi a percorsi ed evoluzioni di corsa che non siano solo una volata di gruppo.
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>> Le volate, tuttavia, continuano a restare una parte integrante del ciclismo. Richiedono, già da molti chilometri prima dell'arrivo, un lavoro tattico non indifferente e si prestano a essere sintetizzate e analizzate in ogni loro dettaglio, seppur con il rischio che di certe volate si finisca di parlare di più per cadute o incidenti che per il loro esito. È successo per esempio dopo la quinta tappa del Giro d'Italia, arrivata a Salerno dopo tanta pioggia e molte cadute con una volata che, tra le altre cose, ha mostrato quanto possa essere estremo il lavoro del velocista.
>>
>> [ ](<https://www.ilpost.it/2023/05/11/velocisti-volate-ciclismo/europe-news-may-10-2023-4/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2023/05/11/velocisti-volate-ciclismo/europe-news-may-10-2023-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/05/11/velocisti-volate-ciclismo/giro-ditalia-2023-edizione-106-tappa-5-atripalda-salernogiro-ditalia-2023-edizione-106-tappa-5-atripalda-salerno-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/05/11/velocisti-volate-ciclismo/europe-news-may-10-2023-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/05/11/velocisti-volate-ciclismo/giro-ditalia-2023-edizione-106-tappa-5-atripalda-salernogiro-ditalia-2023-edizione-106-tappa-5-atripalda-salerno-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2023/05/11/velocisti-volate-ciclismo/europe-news-may-10-2023-3/>)
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>>
>>
>> C'è inoltre il fatto che, specie durante le grandi corse a tappe, certi percorsi pianeggianti servono: agli organizzatori per spostarsi di zona in zona, e a certi corridori per prendersi un po' di riposo, anche solo mentale, prima o dopo le tappe più movimentate.
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START-
>>
>> **– Leggi anche:** [Fernando Alonso è ancora un fenomeno](<https://www.ilpost.it/2023/05/08/alonso-aston-martin/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Il ruolo dei velocisti in un ciclismo con meno volate | Ma chi lo vince il Giro d'Italia? | 0.865609 | https://www.ilpost.it/2023/05/11/velocisti-volate-ciclismo/ | https://www.ilpost.it/2017/05/28/giro-italia-favoriti-ultima-tappa/ |
20 luglio 2015 11:08
Come sarebbe l’Italia se passasse la legge sulla legalizzazione della marijuana? Fabrizio Patti ha provato a
immaginare uno scenario plausibile
, basandosi sulle esperienze degli stati americani dove questa droga leggera è già legale.
Con tempismo, su
DinamoPress
trovate la prima parte di un’analisi attorno alla retorica “emergenza immigrazione” a Roma (e non solo): un sistema che favorisce lo sfruttamento e annienta i diritti dei migranti.
La scarsità di donne tra i
migliori giocatori di scacchi al mondo
è significativa: ma perché? Purtroppo (come accade in tanti altri settori) il problema giace nella percezione comune degli scacchi come qualcosa “per soli maschi” - il che si porta dietro un certo numero di conseguenze e difficoltà per le giocatrici.
Dino Amenduni ha riassunto e commentato le ragioni della
sfiducia italiana verso il giornalismo politico
: predominanza del retroscena sui fatti, tifo invece di oggettività, informazione autoreferenziale, dominio del lancio delle agenzie e scarsa libertà di critica dovuta a un “volemose bene” fra cronisti e politici.
Le forme di “acquisto etico”, le ispezioni nelle fabbriche e il boicottaggio nei confronti dei grandi marchi servono ancora a fermare lo sfruttamento dei lavoratori? Secondo il
lungo e interessante articolo di Michael Hobbes
, la risposta purtroppo è no. L’economia della produzione e della distribuzione dei vestiti è cambiata completamente, e ci vogliono opzioni più radicali: “Advocating for boring stuff like complaint mechanisms and formalized labor contracts is nowhere near as satisfying as buying a pair of Fair Trade sandals or whatever. But that’s how the hard work of development actually gets done: not by imploring people to buy better, but by giving them no other option”.
Se fate yoga, dovreste leggere
questo articolo di Susanna Barkataki
in cui l’autrice spiega come decolonizzare la vostra disciplina. In Occidente, infatti, molte delle pratiche che cadono sotto il termine yoga (e la loro rappresentazione: eleganti posture eseguite per lo più da belle donne bianche) sono un’autentica mistificazione.
Alain Badiou ha elaborato
undici tesi
ispirate dalla situazione greca, al fine di inserire in un contesto più ampio la crisi ellenica. “Allo stato attuale delle cose tutto si gioca a livello globale. Trasformare la causa greca in causa internazionale ad alto valore simbolico è una necessità, quindi un dovere”.
Nei filtri di Instagram e nella rielaborazione delle luci di un’immagine è contenuto un sottile e potenziale
elemento di razzismo
: “quieto”, lo chiama Morgan Jerkins nella sua interessante analisi.
La maggioranza dei bambini poveri in Gran Bretagna proviene da
famiglie di lavoratori
: nonostante la diminuzione di famiglie in preda alla disoccupazione totale, la diseguaglianza e la miseria permangono. Suggerendo che il lavoro non è più l’automatica via d’uscita alla povertà: servono nuovi strumenti di sostegno sociale.
La più grande serie di
torte in faccia
di tutti i tempi: la trovate in
The battle of the century
, un film di Laurel e Hardy creduto perduto per decenni.
“Con l’esperienza mi sembra che una delle cose più importanti nel raccontare una storia sia far sì che una cosa sia molto ben incollata all’altra, la precedente alla successiva e dopo al limite poco importa cosa stai raccontando, ma questa colla – tra una vignetta e l’altra, tra una pagina e la seguente – deve essere molto forte, anche quando vai a raccontare una rottura, un salto temporale: con questa calamita, a prescindere da cosa stai raccontando, è come se tu stessi ipnotizzando chi ti sta leggendo”. Il fumettista Manuele Fior
intervistato
su fantascienza, tecnologia, futuro e narrazione per immagini.
Il
Washington Post
ci regala un divertente ritratto di Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana e leader dei Foo Fighters – probabilmente una delle rockstar più simpatiche degli ultimi vent’anni, oltre che un autentico drogato di caffeina (e basta).
A quanto pare, il governo giapponese sta tentando di
eliminare i dipartimenti di studi umanistici
dalle università, favorendo invece corsi di studio che darebbero competenze professionali più immediatamente spendibili.
Gli interisti (ma probabilmente tutti gli appassionati di calcio) si ricordano bene di Gresko, il terzino nerazzurro protagonista dello scudetto perso del 2002. Bene: oggi Gresko ha appeso le scarpette al chiodo e si occupa di
marketing del teatro
.
“It’s that behind the fun is something more pernicious: by weaving historic and cultural milestones into its logo, Google is trying to retroactively brand the whole of human progress – perhaps the very notion of progress – as its own”. Perché i doodle di Google hanno un
lato pericoloso
.
| Come sarebbe l’Italia con la marijuana e altre storie | E questo, l’hai visto? | 0.836731 | https://www.internazionale.it/opinione/giorgio-fontana/2015/07/20/marijuana-italia-fior-immigrazione | https://www.internazionale.it/weekend/2015/03/08/e-questo-l-hai-visto-17 |
>>
>> Papa Francesco **è noto per il suo impegno per la salvaguardia dell 'ambiente e la lotta contro il [cambiamento climatico](<https://www.focusjunior.it/scienza/ambiente/cambiamento-climatico-che-cose-il-riscaldamento-globale-e-perche-va-fermato/>)**. Ha scritto una lettera enciclica intitolata _Laudato si_ in cui esorta tutti i cristiani a prendersi cura del pianeta e delle sue creature.
>>
>> Nella lettera **Papa Francesco afferma che la scienza e la tecnologia sono importanti strumenti per affrontare la crisi ambientale** e che la Chiesa cattolica deve essere un leader nella promozione di un'ecologia integrale che integri la cura della natura con la cura dei poveri e degli emarginati.
>>
>> **Ha anche convocato una conferenza sui cambiamenti climatici presso la Città del Vaticano** e ha fatto appello alle nazioni del mondo affinché adottino politiche per proteggere il pianeta e le future generazioni.
>>
>> ## **Ecco 15 curiosità che potresti voler sapere su Papa Francesco**
>>
>> 1. Il vero nome è **Jorge Mario Bergoglio** ed è il primo papa latinoamericano nella storia della Chiesa cattolica.
>> 2. È **nato a Buenos Aires** , in Argentina, il 17 dicembre 1936.
>> 3. Ha **scelto il suo nome in onore di San Francesco d 'Assisi**, un santo noto per la sua umiltà e il suo impegno per i poveri.
>> 4. È il primo **Papa gesuita**.
>> 5. È stato **eletto papa il 13 marzo 2013** , dopo le dimissioni del suo predecessore, Papa Benedetto XVI.
>> 6. È noto per il suo **atteggiamento umile e per il suo impegno a favore dei poveri** e degli emarginati.
>> 7. Ha fatto della **lotta alla povertà e alla disuguaglianza** una priorità del suo pontificato.
>> 8. Papa Francesco ha anche fatto appello per una m **aggiore attenzione alla salvaguardia dell 'ambiente** e alla lotta contro il cambiamento climatico.
>> 9. È stato **il primo papa a visitare la Terra Santa** , Cuba e gli Emirati Arabi Uniti.
>> 10. Ha i **ncontrato numerosi leader mondiali** , tra cui Barack Obama, Vladimir Putin e Xi Jinping.
>> 11. Ha incoraggiato la **riforma della Chiesa cattolica** , sostenendo la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità.
>> 12. È anchemolto **attivo sui social media, con un account Twitter[@Pontifex](<https://twitter.com/Pontifex>) **con quasi 19 milioni di follower.
>> 13. Ha **scritto diversi libri** , tra cui _Il Nome di Dio è Misericordia_ e _Fratelli Tutti_.
>> 14. Papa Francesco è noto per la sua **capacità di parlare a persone di diverse culture e credenze** religiose.
>> 15. Ha **condannato il terrorismo e la violenza** , sia all'interno che all'esterno della Chiesa.
>>
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Papa Francesco, 15 curiosità che devi sapere | Il Papa alla Lateranense. Buonomo (rettore): "Ci chiede responsabilità, competenza e azioni concrete | 0.836624 | https://www.focusjunior.it/news/news-e-curiosita/curiosita/papa-francesco-e-il-dialogo-con-i-ragazzi/ | https://www.agensir.it/chiesa/2021/10/07/il-papa-alla-lateranense-buonomo-rettore-ci-chiede-responsabilita-competenza-e-azioni-concrete/ |
14 novembre 2019 12:40
L’acqua alta che ha sommerso Venezia nella notte tra il 12 e il 13 novembre – la seconda più alta di sempre, dopo la cosiddetta
acqua granda
del 1966 – è un sintomo emblematico di quanto la crisi climatica stia incidendo sulla fisionomia dell’Italia. Il sindaco della città, Luigi Brugnaro, lo
ha sottolineato
così: “Questi sono evidentemente gli effetti dei cambiamenti climatici”.
Provocata da un vortice di venti che ha assunto una velocità fuori dal comune e ha sospinto grandi masse d’acqua verso la laguna, la marea ha raggiunto i
187 centimetri
e ha sommerso l’85 per cento della città. Dopo aver segnalato per la serata un livello di 145 centimetri, il centro maree ha rivisto la stima in diretta, trovandosi di fronte a una situazione del tutto inedita. “I nostri modelli non hanno segnalato l’ondata di marea semplicemente perché si è trattato di un evento mai visto da quando facciamo previsioni modellistiche”, dicono dalla sala operativa dell’ente incaricato di prevedere l’innalzamento delle acque e allertare la cittadinanza.
Ma Venezia è uno specchio di quello che sta succedendo in tutto il paese: non passa giorno senza che un territorio si trovi colpito da un evento meteorologico “mai visto prima”, sia esso un vento di velocità inconsueta, una grandinata fortissima o una pioggia che fa esondare fiumi e torrenti. Nella stessa giornata in cui Venezia finiva sotto l’acqua, il centro di Matera
veniva sommerso
da un fiume di fango provocato da un temporale di intensità inaudita, e una tromba d’aria
si abbatteva
sulle coste di Porto Cesareo, in Puglia, facendo letteralmente volare le barche ormeggiate al molo.
Dati preoccupanti
Questo è quello che sta accadendo oggi: un ripetersi di eventi estremi che stanno flagellando il paese, distruggendo territori, fiaccando comunità intere. È passato poco più di un anno da quando
la tempesta Vaia
ha cancellato una parte rilevante dei boschi nel nordest dell’Italia. Venti con una velocità superiore ai 200 chilometri orari hanno divelto in poche ore milioni di alberi: “Quanto è successo qui l’anno scorso è qualcosa di assolutamente inedito”, ricorda Severino Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, tra i comuni più colpiti dalla tempesta in Veneto. “Qui sono esondati trenta torrenti e si sono schiantati 600mila alberi – 500 per ognuno dei nostri 1.200 abitanti”.
Il piccolo comune del bellunese è circondato da montagne dove ancora si vedono i segni del disastro: i boschi che ne coprivano i fianchi sono diventati un manto di tronchi abbattuti. Il che aumenta il pericolo di valanghe in caso di nevicate forti. “Ormai passo le giornate a guardare ossessivamente il meteo”, dice il sindaco preoccupato.
pubblicità
L’acqua alta a Venezia o la tempesta Vaia fanno notizia per l’entità dei danni, per il numero di persone colpite e per l’alto valore simbolico. Ma non sono altro che la punta di un iceberg con cui tutti noi siamo chiamati a fare i conti. Basta prendere i dati dell’
European severe weather database
per vedere come in Italia l’evento straordinario sia ormai diventato ordinario. Secondo questo database, che registra tutti gli eventi estremi – tornado, piogge torrenziali, grandinate eccezionali, tempeste di neve, valanghe –, dall’inizio del 2019 si sono verificati 1.543 eventi di questo tipo in Italia. Circa cinque al giorno.
Un dato preoccupante, che assume una valenza ancora più inquietante se lo si confronta con quello di paesi come la Spagna, che nello stesso periodo ne ha avuti 248, o il Regno Unito, che ne ha avuti 190. Se guardiamo alla serie storica di questi tre paesi, osserviamo una progressione ancora più preoccupante: in Italia nel 2009 si sono verificati 213 eventi estremi, in Spagna 219, nel Regno Unito 47. Nel 1999, in Italia se ne sono registrati 17, in Spagna 24, nel Regno Unito 27. Questo vuol dire che nel nostro paese il fenomeno cresce velocemente.
“Per la sua particolare posizione geografica, in mezzo al mar Mediterraneo, l’Italia è da considerarsi uno hot spot climatico, un luogo cioè dove il cambiamento climatico è più rapido”, dice Gianmaria Sannino, responsabile del
laboratorio di modellistica climatica e impatti
dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), che studia la situazione nel Mediterraneo e ha previsto che da qui al 2100 ci sarà un aumento del livello del mare di almeno un metro. “Il livello del Mediterraneo si alza più rapidamente rispetto all’oceano, e soprattutto si scalda. Il che libera più energia nel sistema atmosfera-mare e rende più probabile i fenomeni estremi”.
Che fare di fronte a questa serie di disastri? Forse per prima cosa sarebbe il caso di cambiare prospettiva, riconoscendo che siamo nel bel mezzo di una crisi climatica e che dobbiamo dotarci di strumenti di adattamento il più efficaci possibili per affrontare quella che presumibilmente non sarà un’emergenza inaspettata, ma una nuova normalità.
Da leggere
Sulle Alpi c’è chi prova a far rinascere un bosco
Provate a immaginare il monte Bianco senza neve
Guarda
Clima ostile, la serie di video della Thomson Reuters Foundation
Il cambiamento climatico in un minuto
Italia
Crisi climatica
| Venezia mostra che l’Italia è nel mezzo di una crisi climatica | A Venezia l’acqua alta estiva è sempre più frequente | 0.845394 | https://www.internazionale.it/opinione/stefano-liberti/2019/11/14/venezia-acqua-alta-sommersa | https://www.ilpost.it/2023/08/02/venezia-acqua-alta-estiva-frequenza/ |
© ShineTerra/Shutterstock
Quali sono stati gli effetti della pandemia sui giovani scolari in Croazia? Uno studio del Policlinico della città di Zagabria, pubblicato nella primavera scorsa, ha fatto il punto della situazione un anno dopo la prima ondata di Covid-19, analizzando un campione di 22.000 minori
27/10/2021 -
Giovanni Vale
Zagabria
Con l’arrivo delle basse temperature, il numero dei contagi da Coronavirus ha subito una nuova impennata in Croazia, dove lo scorso giovedì è stata superata
la soglia di 3.000 casi in un giorno
, cosa che non avveniva da questa primavera (la Croazia è ora una zona “rosso scura”
secondo l’ECDC
). La nuova ondata, in un paese in cui meno del 50% della popolazione è stato vaccinato, sta riportando a galla vecchi dibattiti sull’opportunità di chiudere le attività economiche non essenziali, di vaccinare i bambini di età superiore ai 12 anni o ancora di
introdurre il Green Pass
per accedere a ristoranti, bar e centri commerciali.
È tuttavia scomparso dal dibattito pubblico il tema delle conseguenze della pandemia e delle misure restrittive su giovani e bambini, un argomento che qualche mese fa era stato portato alla ribalta da
un’interessante ricerca
del Policlinico della città di Zagabria per la protezione dei bambini e dei giovani. Pubblicato a marzo 2021, lo studio, intitolato
Un anno dopo. Risultati dello screening sulla salute mentale dei bambini a Zagabria
(disponibile in inglese a
questo indirizzo
)
,
ha coinvolto più di 22.000 minori (per due terzi di età inferiore ai 15 anni) con lo scopo di conoscere le conseguenze del primo anno di pandemia e del terremoto del marzo 2020 a Zagabria sulla salute mentale dei ragazzi. Nel momento in cui ci si prepara in Croazia ad una nuova ondata, quella ricerca si rivela ricca di utili informazioni.
Lezioni dal primo anno di pandemia
Nei primi mesi della pandemia, la Croazia non è stata particolarmente colpita dal virus.
Osservando i grafici
che ripercorrono il numero di contagi giornalieri o di morti per Covid-19, si nota che la prima vera ondata di infezioni ha colpito la giovane repubblica a partire dalla metà di ottobre 2020, mentre la seconda è iniziata a metà marzo 2021 e la terza si sta sviluppando in questi giorni. Il periodo considerato dal rapporto del Policlinico di Zagabria coinvolge dunque una sola importante fase di diffusione del virus, ovvero l’inverno a cavallo tra il 2020 e il 2021, ma include anche un altro importante fattore di stress per la popolazione zagabrese: il terremoto che ha colpito la capitale croata il 22 marzo 2020.
Fatta questa premessa, veniamo ai dati della ricerca. Innanzitutto, si legge nello studio, «la maggior parte dei bambini è stata in qualche modo colpita dalla pandemia, sia attraverso le proprie esperienze dirette sia attraverso le esperienze di persone a loro vicine». L’esperienza non deve per forza essere quella dell’infezione da coronavirus (solo l’11% dei bambini coinvolti nello studio ha avuto il Covid-19): è sufficiente un contatto indiretto, ma molto vicino nella quotidianità: ad esempio, più di un bimbo su cinque (22%) ha visto la malattia in famiglia e il 26% l’ha vista in una persona vicina esterna alla famiglia. Inoltre, il 61% dei bambini ha fatto esperienza della quarantena almeno una volta nel periodo analizzato, così come il 43% dei loro famigliari e il 35% delle persone a loro vicine (amici, insegnanti, parenti, ecc.).
Nella maggior parte dei casi, come sappiamo, le persone affette da Covid-19 guariscono nel giro di pochi giorni o settimane, ma anche nella vita dei minori intervistati dai medici dal Policlinico esistono delle persone a rischio, in quanto anziane o affette da altre patologie o condizioni mediche particolari. Ecco che «quasi un bambino su due (43%) ha una persona vicina al di fuori del focolare domestico che rientra nelle categorie a rischio, così come è a rischio quasi un membro su tre (31%) della famiglia in cui vive il bambino». Di conseguenza, l’1% dei minori ha visto un famigliare finire in ospedale per il Covid-19, mentre per il 4% di essi è stata invece una persona vicina, ma estranea al focolare domestico, ad essere ricoverata. In alcuni casi, purtroppo, c’è stata anche l’esperienza della morte di un famigliare (0,4%) o di una persona cara estranea alla famiglia (2%).
Ansia, depressione e stress post-traumatico
A quest’annata difficile, fatta per i più giovani di lezioni online, periodi di quarantena ed esperienza spesso diretta della pandemia, si aggiunge l’evento traumatico del 22 marzo 2020. Stando ai dati raccolti dal Policlinico tramite i genitori coinvolti, l’82% di bambini e adolescenti ha vissuto in prima persona il sisma che ha colpito Zagabria. Nella maggior parte dei casi, le abitazioni dove risiedono le famiglie intervistate non sono state danneggiate (84%), o sono comunque risultate sicure anche se danneggiate (15%). Solo nell’1% dei casi, la famiglia ha dovuto abbandonare momentaneamente o definitivamente la residenza abituale, dichiarata inagibile. Questo trauma, sommato a quello del Covid-19, ha prodotto una serie di sintomi nei 22.000 minori coinvolti.
«I dati ottenuti mostrano che un bambino su dieci (9%) presenta significativi sintomi di ansia e/o depressione, che superano il livello di esperienze emotive spiacevoli previsto per l’età», si legge nello studio. Inoltre, un bambino su sette (15%) presenta «un livello significativo di sintomi di stress post-traumatico, ovvero cambiamenti nell'emotività e nel comportamento che si verificano a seguito di un'esperienza che può essere definita traumatica». Nel caso di questi ultimi, i sintomi più comuni sono difficoltà di concentrazione (56%), ansia al ricordo dell’evento traumatico (51%) o ancora una più acuta timidezza o sensibilità emotiva (51%), mentre nel primo gruppo la depressione si manifesta soprattutto come paura di fallire (74%), ansia in contesti sociali (60%) o un generale senso di tristezza e di vuoto (48%).
Stando al rapporto del Policlinico, questi sintomi si manifestano allo stesso modo tra i bambini delle elementari o delle superiori, e sono più marcati tra le femmine che tra i maschi. Com’era prevedibile, inoltre, i sintomi si manifestano di più nei bambini che hanno vissuto in misura maggiore il trauma, ad esempio perché la propria casa è stata gravemente danneggiata o dichiarata inagibile dopo il sisma del 22 marzo 2020 o perché hanno perso una persona cara a causa del Covid-19. L’esperienza diretta della malattia sembra invece avere un impatto meno importante rispetto allo svilupparsi di complicazioni presso una persona cara (o presso lo stesso bambino) perché appartenente ad una categoria a rischio.
«È importante sapere in anticipo cosa succederà»
«Allo screening condotto dal Policlinico della città di Zagabria per la protezione dei bambini e dei giovani sono seguite altre ricerche, sia a livello comunale in altre città che a livello nazionale, e tutte hanno confermato questi risultati», commenta il dott. Igor Mikloušić, tra gli autori dello studio
Un anno dopo. Risultati dello screening sulla salute mentale dei bambini a Zagabria.
In un momento in cui la Croazia si prepara ad una nuova ondata, Mikloušić punta il dito contro due gravi problemi che contribuiscono a complicare l’esperienza dei bambini (e dei genitori) durante la pandemia.
«Da un lato il sostegno psicologico nelle scuole croate è carente. A Zagabria, da questo punto di vista, la situazione è a posto, ma al di fuori della capitale i mezzi sono concentrati soprattutto nelle grandi città, mentre nel resto del paese la maggior parte delle scuole non dispone di psicologi», afferma Igor Mikloušić. In secondo luogo, avverte il ricercatore, «è più facile prepararsi ad una situazione nuova se si sa in anticipo cosa aspettarsi e quali sono i possibili scenari». In altre parole, «il governo dovrebbe annunciare fin d’ora cosa succederà alle scuole nel caso di infezioni nelle classi, o ancora chiarire fin da subito la politica sull’uso delle mascherine negli istituti».
«La prevedibilità è molto importante per permettere a genitori ed allievi di tenere la situazione sotto controllo – prosegue il dott. Mikloušić – se anche la Croazia adottasse un sistema a semaforo come in altri paesi, ovvero preannunciando quali norme entreranno in vigore al verificarsi di determinate condizioni, per gli adulti sarebbe più facile spiegare ai più piccoli il perché di una nuova situazione». In mancanza di un intervento su questi due punti (maggiori mezzi al sostegno psicologico nelle scuole e migliore pianificazione delle misure di contrasto alla pandemia), gli psicologi croati e i professionisti del settore hanno risposto mettendo a disposizione online numerosi documenti e materiali per aiutare i genitori a navigare attraverso le incertezze di questo periodo.
Si va dai suggerimenti di giochi che si possono svolgere a casa con i figli, fino ai laboratori online volti ad informare gli adulti sui sintomi di stress, depressione e ansia tra i più piccoli. «L’invito ai genitori è quello di verificare se ci sono novità nella routine dei bambini, ad esempio per quanto riguarda il ritmo di riposo, e ad essere pronti a chiedere aiuto se necessario. Bisogna anche cercare di compensare la mancanza di interazioni sociali portando i figli all’aperto e facendoli incontrare con i loro coetanei. In ultima istanza, va tenuto a mente che, in questo periodo, i voti non sono solo il frutto del lavoro e dell’impegno degli allievi, ma anche del carico emotivo che si portano sulle spalle», conclude Mikloušić.
Questo articolo è stato pubblicato con il sostegno di
Central European Initiative - Executive Secretariat
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>> Focusini e focusine, siete anche voi fan di Kendall Schmidt degli Heffron Drive? Se vi siete persi i concerti dello scorso anno (a novembre e dicembre hanno fatto il tutto esaurito!) potete segnarvi sui vostri diari le nuove date del tour che il famoso cantante dei Big Time Rush farà in Italia nel 2016.
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>> Le date dei concerti in Italia nel 2016
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>> Sul palco, insieme a Kendall, protagonista indiscusso della serie televisiva [ Big Time Rush](<http://www.focusjunior.it/parlo-con-tutti/capitan-erik/sondaggio--secondo-te--i-big-time-rush-sono-stupidi-oppure-no>) , ci saranno Dustin Belt e la band al completo degli Heffron Drive.
> Le date sono: 15 marzo Firenze, Obihall 16 marzo Bologna, Teatro Il Celebrazioni 19 marzo Trieste, Politeama Rossetti 20 marzo Milano, Fabrique Le date di Napoli, Bari, Roma e Torino avranno come ospite Logan Henderson dei Big Time Rush e saranno queste:
> 10 marzo Napoli, Teatro Palapartenope 11 marzo Bari, Palaflorio 12 marzo Roma, Granteatro - SPOSTATO AL PALALOTTOMATICA 13 marzo Torino, Teatro Colosseo
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>> Chi sono gli Heffron Drive?
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>> E' una[ boy band ](<http://www.focusjunior.it/parlo-con-tutti/veo/boy-band--tra-beatles-e-one-direction>) formata da Kendall Schmidt e Dustin Belt nel 2008. Nel 2009 Kendall è entrato a far parte dei Big Time Rush, diventati a loro volta famosi grazie all'omonimo telefilm.
> Ecco un video di Kendall con la canzone "Happy Mistake".
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>> di Luisa Perego
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Big Time Rush | Le date dei concerti in Italia | Cosa c'è stasera in TV | 0.803972 | https://www.focusjunior.it/news/kendall-schmidt-nuove-date-per-gli-heffron-drive-in-italia/ | https://www.ilpost.it/2017/05/06/film-programmi-tv-sabato-6-maggio/ |
I _l grande Gatsby_ è un classico perché riesce a catturare un aspetto fondamentale della cultura statunitense: la rappresentazione dell’American Dream raggiunge la sua forma tipica a partire dal libro di Fitzgerald. Per “sogno americano” si intende quel patrimonio valoriale – un immaginario, più che un concetto – che vede nelle realizzazione delle proprie aspirazioni l’ideale verso cui tendere. La Dichiarazione d’indipendenza del 1776 tutela “il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità”: la cultura a stelle e strisce si fonda sulla possibilità di inseguire i propri desideri.
Ne _L’innominabile attuale_ Roberto Calasso designa la democrazia come “un insieme di procedure che si pretendono capaci di accogliere in sé qualsiasi pensiero, eccetto quello che si propone di rovesciare la democrazia stessa”; se la democrazia è l’infrastruttura, il sogno americano è il motore, il campo di possibilità in cui collocare le azioni dell’individuo. Da tale nocciolo si irradia l’intero immaginario occidentale. Fitzgerald vivifica questo immaginario attraverso il racconto di un’esperienza individuale, la grandezza de _Il grande Gatsby_ risiede infatti nella lettura ambivalente: la ricerca della felicità nasconde una tragedia individuale? Nella tematizzazione letteraria dell’American Dream sono già presenti i semi del suo dissolvimento.
E con il doppio volto del desiderio hanno fatto i conti tutti i grandi scrittori americani che hanno voluto occuparsi della vita borghese: dalle famiglie frammentate di Richard Yates, all’impraticabilità dei valori democratici nelle parabole di tanti “Svedesi” descritti da Philip Roth; dalle cronache chirurgiche di Joan Didion, alle nevrosi di John Irving. Persino l’emigrato Nabokov quando ha dovuto affrescare il mondo di piccole cittadine e villette a schiera che si trovava suo malgrado ad abitare, ha raccontato la storia di un amore proibito. Joyce Carol Oates, a cavallo fra i Sessanta e i Settanta – all’inizio di una prolifica carriera che la porterà a scrivere una trentina di romanzi e un’infinità di racconti – ha dedicato una tetralogia alla messa in atto del sogno americano. L’Epopea americana è stata ripubblicata recentemente da il Saggiatore e ci può aiutare a capire come l’immaginario statunitense sia mutato fino ai giorni nostri.
L’intento della Oates è offrire uno spaccato dell’America degli anni Sessanta focalizzandosi sulle diverse classi sociali che la compongono, dunque descrivere il paesaggio psicologico e le aspirazioni di un popolo alle prese con i più grandi cambiamenti sociali e culturali dal Dopoguerra. È la stessa scrittrice, nella postfazione de _Il giardino delle delizie_ , a illustrare il progetto che l’ha guidata:
> _Il giardino delle delizie_ è stato immaginato come il primo volume di una trilogia informale di romanzi dedicati alle classi sociali più diverse, focalizzata sui giovani americani alle prese con il proprio destino. Quando mi sono trasferita a Detroit, Michigan, all’inizio degli anni Sessanta mi galvanizzavo nel crede che la scrittura di un romanzo dovesse essere più di un fatto puramente privato, domestico o addirittura – contrariamente al regnante imperativo nabokoviano del giorno – apolitico ed estetico; volevo che i miei romanzi fossero ritratti realistici di individui unici in sé e per sé, ma comunque rappresentativi di molti altri all’interno delle loro generazioni e classi sociali.
_Il giardino delle delizie_ è una saga familiare ad ambientazione sudista. La storia racconta la vita di Clara: dalla povertà contadina della famiglia di appartenenza – i Walpole – fino alla giovinezza sulla strada con il turbolento Lowry, e poi il matrimonio con Revere, un facoltoso uomo d’affari che le regala solidità economica. Alla peripezie di Clara si sovrappongono le vicende del figlio Swan: egli vive un’infanzia travagliata cresciuto dalla madre, un’adolescenza nell’ombra del ruvido padre adottivo Revere, e infine un’età adulta in cui sperimenta la solitudine dell’uomo d’affari. Attraverso Clara e Swan l’autrice racconta la storia di tre famiglie e tre generazioni, e da questi elementi trae l’affresco di un cinquantennio di capitalismo americano in ascesa. L’innocenza di Clara è il controcanto al cinismo della Lolita nabokoviana: la Oates ricostruisce la complessa condizione femminile in rapporto alla volontà di affermazione maschile.
Se il padre di Clara, Carleton, la vede solo come merce da piazzare al miglior offerente, non dissimili sono i comportamenti di Lowry – che la usa come giocattolo, e di Revere – di cui assume il ruolo di _trophy wife_. Anche Swan deve fare i conti con i padri: dal nonno Carleton di cui ha ereditato una tara genetica che lo porta alla pazzia, al padre assente Lowry, al tutore Revere che cerca di piegarlo al proprio volere. L’ascesa sociale nasconde l’ombra della solitudine: Swan la sperimenta quando diviene il padrone dell’impero di famglia, Clara lo vive sulla propria pelle nel suo rapporto problematico col sesso maschile. Adottando il punto di vista di personaggi “deboli”, la Oates formula un giudizio sul desiderio di affermazione dei padri, una volontà di dominio che si manifesta nella ferocia delle gerarchie sociali.
Nel secondo volume - _I ricchi –_ si descrive la classe media dei sobborghi sotto forma di commedia grottesca che sfocia in tragedia. La famiglia Everett è il simbolo dell’America borghese e _wasp_ che vive nell’illusione del consumismo. All’interno dell’universo di finzione delle villette a schiera agiscono i vettori di traumi sottaciuti, forze contrastanti pronte a esplodere. È proprio nella quieta violenza dell’esclusione che Richard - il figlio degli Everett obeso, timido, bullizzato – modella un patrimonio di valori distorto. Richard è il tipico figlio marcio della borghesia: anaffettivo per difesa, materialista per educazione. Dal suo diario il lettore ricostruisce la vicenda che l’ha portato a compiere il delitto che suona come un requiem sull’illusoria felicità della condizione borghese. Sebbene il ’68 sia stato storicizzato come momento di cambiamento, l’autrice ci ricorda che – al di là del mito – la cultura degli anni Sessanta era attraversata da molteplici sentimenti, e non tutti progressisti. In primis vigeva una condizione di trauma nei confronti della realtà:
> Comparso nell’autunno 1968, _I ricchi_ , con il suo apice finale di violenza distruttiva, fu percepito come espressione di un malcontento radicale: la disperazione, la confusione e il rancore dei giovani americani idealisti di fronte all’America creata dai loro padri, così impregnata di ipocrisia e cinismo politico da sembrare, salvo estremi rimedi, ormai condannata. Che cos’è, del resto, l’omicidio se non un’espressione politica di impotenza? Che cosa sono gran parte dei “crimini passionali” se non gesti di autodistruzione, autoannullamento?
Il terzo volume – _loro_ – si immerge nuovamente nel mondo delle classi meno abbienti, stavolta trattando il proletariato urbano. Lo scenario è Detroit: una famiglia bianca deve fare i conti con la sopravvivenza in un contesto di estrema povertà. Le figure femminile della Oates sono costruite per riflettere una psicologia complessa: da una parte le dinamiche vessatorie del potere, dall’altra la resilienza di chi deve sopravvivere. Le due protagoniste femminili di _loro_ sono Loretta – la madre che, come già la Clara del primo volume, cerca la protezione di un marito – e Maureen, la figlia costretta a prostituirsi. La Oates si immerge nel contesto _white trash_ ed esplora le dinamiche del conflitto fra pari, ma declinato nella miseria. La lotta per la sopravvivenza si trasforma in un’illusoria lotta fra razze, il proletariato è diviso, affamato, frantumato.
L’ingegneria sociale del ceto dominante si ripercuote nel contesto urbano, e così le periferie divengono sacche di risentimento in cui neri, ispanici, bianchi, si fanno guerra fra loro. Ma il risentimento può sfociare in una vera e propria sommossa. Il terzo vertice del romanzo è Jules, il fratello di Maureen; la sua parabola tocca tutti i punti dell’esclusione: prima nullatenente, poi delinquente, infine agitatore della sommossa di Detroit del 1967. Difficile non vedere in questa Detroit lugubre la città smantellata dalla crisi del 2008, la storia della Oates acquista legami di sorprendente contemporaneità. Quando l’autrice - nella solita postfazione che correda ogni volume della serie - spiega il significato del titolo, si chiarisce anche l’accusa al sogno americano scaduto nel mero consumismo:
> Il titolo _loro_ mi è arrivato come un’ispirazione: suggerisce subdolamente che ci sia un _loro_ e un _noi;_ che ci sia, nella nostra nazione democratica, una categoria di _loro_ a cui guardiamo con pietà, meraviglia, repulsione, superiorità morale, come se ci separasse un abisso; un _loro_ fatto di individui non completamente civilizzati, eppure desiderosi di scalare le classi sociali; un _loro_ rappresentato dai consumatori ideali dei prodotti del sogno americano: impressionabili, per sempre ingenui, speranzosi. I _loro_ del romanzo sono i bianchi poveri, separati da distinzioni di razza (e di razzismo) dai loro immediati vicini, i neri e gli ispanici poveri.
A questo punto l’affresco sociale sarebbe concluso, eppure l’autrice si sente in dovere di aggiungere un ulteriore volume, un pannello che ricapitoli l’intera opera. Se l’immaginario occidentale è degenerato non resta che affidarsi agli esorcismi del romanzo gotico. _Il paese delle meraviglie_ ha una struttura complessa: la prima parte è dedicata alla parabola di Jesse Vogel, una storia che nasce da un fatto di sangue. La violenza all’interno della cultura americana è qui riportata in tutta la sua forza: il bambino Jesse vede il padre sterminare la famiglia, per poi suicidarsi. La vita di Jesse si sviluppa sotto l’educazione della famiglia Pedersen: Karl è un medico affascinato dal caso del ragazzo. Le vicende di Jesse si muovono nel segno di un positivismo malato, Karl Pedersen è una sorta di mad doctor che compie esperimenti con moglie e figli, il razionalismo della famiglia Pedersen nasconde una condotta decadente e si esprime attraverso rapporti anaffettivi.
Jesse si avvia a diventare neurochirurgo, attraversa l’universo ospedaliero in cui il paziente è medicalizzato, il corpo ridotto a un sacco di carne da scomporre nelle sue parti materiali: gli organi, gli umori, la psiche. La seconda parte si concentra su Shelley, la figlia di un Vogel. Shelley fugge con il predicatore Jeanne, finisce in una comune hippie, risulta completamente sottomessa al suo ragazzo. Non si rende conto delle vessazioni che è costretta a subire, della mentalità da setta che la schiavizza, la ricerca di una supposta purezza – il tentativo di fuga dal dolore della vita borghese – è un desiderio troppo forte. Jesse cercherà di ritrovarla e di venire a patti con la diversità della figlia.
Joyce Carol Oates tira le somme della sua tetralogia e lo fa in modo crudo: il positivismo, il razionalismo, l’illuminismo, il progresso borghese è solo materialismo che nasconde l’irrazionalità della realtà sottomessa all’uomo. La fuga dal padre cela un desiderio di ritorno al padre, il violento è la categoria che si nasconde nel cuore della società. Jesse perde il padre e lo ricerca nei suoi maestri di medicina, così allo stesso modo la Shelley fugge dal padre e ritrova la sottomissione nella cultura hippie, e le colpe dei genitori si tramandano sui figli e si traslano in nuove forme sui nipoti. In quest’ultimo romanzo si esprime tutta l’ambivalenza del sogno americano: da una parte la volontà di affermazione – anche nella forma del conflitto generazionale – che porta alla distruzione del vecchio per la ricerca del nuovo; dall’altra l’estrema purezza di una speranza che vuole essere istanza di cambiamento. La felicità come consumo effimero di un immaginario, ma anche come tragedia individuale di un desiderio umano mai soddisfatto.
Non è un caso che Kafka aggiunga al suo romanzo sul nuovo continente – _America –_ il sottotitolo de _Il disperso._ Il praghese cattura uno dei tratti fondamentali del Nuovo Mondo: la possibilità. Nelle peregrinazioni di Karl Rossmann si può intuire la libertà picaresca dell’avventura senza meta, e allo stesso tempo il vuoto della condizione precaria del disperso. In una scena del romanzo, Rossmann deve attraversare le stanza di un palazzo che non conosce con il solo ausilio di di una candela. In questa scena si esprime tutto il senso della possibilità: un ignoto che può concretizzarsi in salvezza, oppure un’oscurità opprimente che non lascia scampo.
Una breve prosa di Philip Roth, intitolata _Guardando Kafka,_ immagina un Kafka che è riuscito a scappare in America. Lo scrittore ha una moglie, dei figli, pratica le usanze ebraiche, non pensa minimamente ai suoi racconti. Roth conclude: “Svanisce così ogni traccia del dottor Kafka. Essendo il destino quello che è, come potrebbe andare altrimenti?”. L’autore dunque immagina una vita americana in cui la soluzione ai disagi praghesi si Kafka si materializza attraverso una vita da middle class dei sobborghi. La possibilità del sogno americano si incarna nella realizzazione dell’immaginario capitalista. In questo scarto si rivela l’intima essenza dell’American Dream – che poi non è altro la dinamica del desiderio capitalista – e con esso la natura dell’Occidente contemporaneo: la possibilità insita nella liberazione moderna si ricongiunge alle griglie (cognitive e comportamentali) del sistema dominante. Eppure nell’idea di possibilità appare in potenza il vettore della trasformazione.
Ma qual è lo stato odierno del sogno americano? Sembra che il concetto sia stato trasfigurato nella sua parodia. Quando Trump sciorina lo slogan “America first” ammette la sconfitta dell’Occidente: la possibilità di perseguire la felicità, che sta alla base della cultura occidentale, è abortita a favore del dominio di un solo gruppo sociale, quello degli autoctoni. Il campo della possibilità si è ristretto, la felicità è una cosa per pochi, senza questo ideale come può sperare di sopravvivere il vecchio immaginario occidentale? Il “Make America great again” nasconde la speranza – o meglio il tentativo disperato – di tornare ad abbracciare un immaginario non più sostenibile, perché la volontà di esclusione contrasta la dinamica di inclusione della democrazia. Il motore desiderante dell’America - dell’intero Occidente - si è inceppato, e l’ingenuità che rappresentava il volto democratico del sogno americano si è scoperta per quello che era: un’illusione. Rimane solo il cinismo dei pochi che cercano di spartirsi la fetta di una torta simbolica dal sapore sempre più insipido.
| Joyce Carol Oates e il sogno americano | “Lezioni” di McEwan, un affaccio sul nulla | 0.835754 | https://www.iltascabile.com/letterature/joyce-carol-oates-sogno-americano/ | https://www.micromega.net/lezioni-di-mcewan-il-nuovo-libro-e-un-affaccio-sul-nulla/ |
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>> * _Il petrolio: un po ' di storia_
>> * _Una fonte d 'energia indispensabile? _
>> * _Come si forma il petrolio?_
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>> **IL PETROLIO: UN PO ' DI STORIA**
>>
>> Era il **1859** quando fu trivellato in modo industriale il **primo pozzo di petrolio**. Accadde il 27 agosto a Titusville, in Pennsylvania (Usa). Due anni dopo i pozzi petroliferi, in America, erano già 340 e nel 1870, per iniziativa di **J.D. Rockfeller** , nasceva la prima grande compagnia petrolifera al mondo, la Standard Oil, **che oggi si chiama Esso**.
>>
>> Alcuni storici sostengono che la vittoria degli Alleati (e dell'America) nella [ Prima Guerra Mondiale](<https://www.focusjunior.it/scuola/storia/la-grande-guerra-1914-1918-fatti-personaggi-e-date-della-prima-guerra-mondiale/>) fu quella del petrolio contro il carbone! Gli americani infatti, usavano moderni **carri armati alimentati a benzina**. Mentre quelli dei tedeschi utilizzavano ancora **il carbone** , che arrivava ai battaglioni sparpagliati in Europa molto lentamente (e spesso con le [navi](<https://www.focusjunior.it/scuola/10-cose-che-forse-non-sai-sulle-navi/>), dalla madrepatria Germania).
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>> **Sono passati più di 150 anni** dall'attivazione del primo pozzo e il petrolio rimane ancora la fonte di energia più diffusa al mondo. E come se non bastasse i derivati del petrolio sono dappertutto, **[**a cominciare dalla** plastica](<http://www.focusjunior.it/imparo/cos-e-come-si-fa/come-si-fa-plastica>)**!
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>> **UNA FONTE D 'ENERGIA INDISPENSABILE?**
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>> Il petrolio, al momento, da un **punto di vista produttivo** (ma non ambientale, visto che può creare danni gravissimi) **è la migliore fonte energetica**. Infatti questa materia prima ha la più alta concentrazione di energia di qualsiasi altro combustibile fossile (carbone, gas) e si estrae in **forma liquida** , cosa che lo rende **facilmente trasportabile e immagazzinabile**. Pensate se le auto andassero ancora a carbone: **nel bagagliaio avrebbero un pesante carico di carbone**!
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>> Il petrolio, a differenza delle altre fonti energetiche rinnovabili (solari, eoliche), è **destinato ad esaurirsi** , come sostiene il grafico che vedete qui sopra e che rappresenta il "picco del petrolio" (o **picco di Hubbert** , dal nome dello scienziato americano che **lo descrisse nel 1956** ). E' un grafico difficile da leggere ma, in soldoni, indica la data alla quale una certa materia prima (nel nostro caso il petrolio), **avrà raggiunto la massima quantità di produzione possibile**. Dopo quella data, che era prevista essere il 2014, se ne estrarrà sempre meno, perché **tutti i giacimenti saranno stati scoperti** .
>>
>> Di questa teoria si contesta l'anno di accadimento (infatti non ci siamo ancora arrivati) ma non il **fondamento scientifico**. Infatti il petrolio **continuerà sì a** **esserci** , ma la sua estrazione e trasporto diventeranno via via **più difficili** e **troppo costosi** , perché i pozzi si troveranno in **zone difficili da raggiungere**.
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>> **COME SI FORMA IL PETROLIO?**
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>> Scoprire **dove si trova il petrolio** e quali sono i suoi derivati ti fa rendere conto di **quanto sia importante non sprecarlo** e avere un consumo attento al risparmio dell'energia e al recupero di prodotti, come la plastica, che possono essere riciclati. **Il riciclo della plastica, infatti, serve a diminuire il consumo di petrolio (che serve a produrla)** e di conseguenza a ridurre lo spreco di energia! **Un circolo virtuoso che parte da piccoli gesti quotidiani**.
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>> Ecco perché è importante che le nazioni del mondo e gli scienziati si preoccupino di trovare e **valorizzare[nuove fonti di energia](<http://www.focusjunior.it/scopro/tecnologia/10-cose-che-devi-sapere-sulle-energie-rinnovabili>),** e questa volta **rinnovabili** , ossia **non destinate a esaurirsi con il tempo.**
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Come sarebbe il mondo senza il petrolio? | Che cos'è il petrolio? Dieci curiosità | 0.814585 | https://www.focusjunior.it/scienza/come-sarebbe-il-mondo-senza-il-petrolio/ | https://www.focusjunior.it/animali/che-cose-il-petrolio-dieci-curiosita/ |
>>
>> In seguito ai violenti scontri a Roma di sabato scorso, il leader dell'Italia dei Valori Antonio di Pietro ha proposto di creare una nuova serie di provvedimenti per la tutela dell’ordine pubblico ispirati alla [legge Reale](<https://www.ilpost.it/2011/10/17/legge-reale/>). L'idea, che è stata sostenuta anche dal ministro degli Interni Roberto Maroni, non piace però a Luigi de Magistris, sindaco di Napoli ed esponente dell'Italia dei Valori, che in un'intervista al Manifesto ha detto:
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>>> «La legge Reale è un vecchio arnese fascista cancellato dalla democrazia»
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>>
>>
>> **- [Che cos'era la legge Reale](<https://www.ilpost.it/2011/10/17/legge-reale/>)**
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| De Magistris sulla legge Reale | Berlusconi: «Sono coraggioso, temerario, forse anche un po' eroico e matto» | 0.883056 | https://www.ilpost.it/2011/10/18/de-magistris-legge-reale/ | https://www.ilpost.it/2011/03/13/berlusconi-sono-coraggioso-temerario-forse-anche-un-po-eroico-e-matto/ |
Una delle foto di animali scelte nella consueta raccolta settimanale del _Post_ è dedicata a un leone marino fotografato dopo aver dipinto un ideogramma all'acquario Hakkeijima Sea Paradise, a Yokohama, in Giappone: si tratta di uno dei parchi divertimento più frequentati in tutta l'Asia, con milioni di visitatori ogni anno. C'è anche una foto scattata a un anfibio notevole, a patto di riuscire a vederlo: è una _Metaphrynella sundana_ , più nota come rana del Borneo, una specie appartenente alla famiglia delle Microhylidae e i cui esemplari sono lunghi circa due centimetri. Si chiama rana del Borneo dal nome della regione asiatica in cui questa specie è più diffusa: a dispetto delle sue piccole dimensioni, la rana del Borneo [è in grado](<http://www.lescienze.it/news/2002/12/08/news/il_richiamo_della_rana_del_borneo-588753/>) di emettere richiami che possono essere sentiti anche a 50 metri di distanza.
Altre due belle foto di questa settimana sono quella a una giraffa del parco ungherese di Nyiregyhaza, fotografata nella fase della crescita in cui è ancora raggiungibile senza una scala, e un primo piano di una mucca di razza Frisona in un campo di Auckland, Nuova Zelanda, del tipo – per capirci – di quella sulla copertina di “Atom Heart Mother” dei Pink Floyd.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-481/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-481/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-495/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-494/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-493/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-484/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-486/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-478/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-479/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-482/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-480/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-483/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-489/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-485/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-487/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-488/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-490/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-491/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-497/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-492/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-498/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/animali-496/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Weekly Beasts di sabato 3 gennaio 2015 | Inaspettati incontri autunnali | 0.895501 | https://www.ilpost.it/2015/01/03/weekly-beasts-90/ | https://www.ilpost.it/2014/11/08/weekly-beasts-83/ |
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>> Il piano di tagli alla spesa pubblica, che verrà discusso oggi dal Consiglio dei ministri, è la notizia di apertura sulla maggior parte dei giornali di oggi. Il Corriere della Sera titola invece sull'IMU e sui "sindaci ribelli", oltre 600, che sarebbero pronti all'opposizione fiscale contro la tassa sulle abitazioni, mentre Repubblica svela un "piano segreto" Roma-Berlino, che vedrebbe i Parlamenti dei due stati approvare contemporaneamente misure economiche di rigore e per la crescita. Il Giornale apre con i suicidi degli imprenditori per la crisi, "emergenza sociale", e ha in prima pagina un'intervista a Rosi Mauro sui suoi rapporti con Bossi e con l'ex tesoriere della Lega Belsito. I quotidiani sportivi si sbilanciano sullo scudetto alla Juventus ("in pugno" per Tuttosport, "a un passo" per la Gazzetta dello Sport), dopo la vittoria di ieri a Novara.
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>> [ ](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/stampa-78/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/stampa-78/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/corriere_della_sera-75/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/repubblica-132/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/messaggero-79/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/unita-111/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/mattino-70/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/giornale-77/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/secolo_xix-33/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/il-tempo-199/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/la-sicilia-192/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/ilpiccolo_trieste-74/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/il-gazzettino-196/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/iltirreno_livorno-73/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/lanuovasardegna_sassari-67/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/messaggeroveneto_udine-72/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/gazzetta-del-sud-87/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/lanuovaferrara_ferrara-69/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/ilcentro_pescara-73/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/mattinopadova_padova-70/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/lacitta_salerno-73/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/gazzetta_dello_sport-33/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/corriere_dello_sport-75/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/tuttosport-277/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Le prime pagine di lunedì 30 aprile 2012 | Le prime pagine di sabato 28 aprile 2012 | 0.955195 | https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-prime-pagine-di-oggi-343/ | https://www.ilpost.it/2012/04/28/le-prime-pagine-di-oggi-341/ |
Mariam Sukhudyan (Onnik Krikorian)
Mariam Sukhudyan, volontaria e attivista ecologista, aveva denunciato un caso di violenze sui minori a Yerevan. Ora si trova indagata per diffamazione. L'ennesimo caso di giovane attivista sotto inchiesta nel Caucaso meridionale
23/09/2009 -
Onnik Krikorian
Yerevan
Mariam Sukhudyan
, fa parte di un gruppo che lotta contro il taglio illegale delle foreste di Teghut in Armenia. Oggi rischia di dover affrontare una condanna sino a cinque anni di reclusione per diffamazione. Insieme ad un gruppo di volontari Mariam nei mesi scorsi aveva accusato il personale della scuola speciale Nubarashen No.11 a Yerevan, capitale dell'Armenia, di aver continuativamente maltrattato i bambini di cui si occupavano. Sugli abusi e i maltrattamenti Mariam Sukhudyan aveva prodotto del materiale video che è stato trasmesso in un servizio speciale lo scorso novembre sulle principali reti televisive pubbliche armene.
"I bambini raccontano di aver subito violenza e altre forme di punizione psicologica", si legge in una dichiarazione del gruppo postata online. "Abbiamo personalmente constatato come i bambini vengano trattati dalle insegnanti e dalle guardie notturne in modo particolarmente duro senza che ve ne sia necessità. Il direttore del collegio e altri funzionari amministrativi adoperano i bambini come forza lavoro gratuita nelle loro case e residenze estive", proseguiva la dichiarazione firmata da Sukhudyan e da altre otto persone.
Questo tipo di affermazioni non desta particolare stupore tra chi ha esperienza dei malridotti collegi armeni dell'era sovietica.
Sin da quando l'Armenia ha ottenuto l'indipendenza, queste istituzioni restano i principali custodi di bambini con difficoltà di apprendimento o disabilità motorie nonché di quelli provenienti da famiglie socialmente vulnerabili. Le condizioni sono sotto la soglia standard e i direttori ricevono i finanziamenti a seconda del numero di bambini presenti. Proprio per questo, secondo persone critiche dell'attuale sistema, il personale è contrario ai progetti sostenuti dalle organizzazioni internazionali che permetterebbero ai bambini di tornare dai loro genitori biologici, darli in affidamento o farli integrare nel sistema educativo.
Sebbene, negli ultimi anni, il numero di bambini iscritti a questo genere di scuole sia sceso da 12,000 a 5,000, i bambini provenienti da famiglie estremamente povere ci vanno ancora per ricevere cibo e in certi casi abbigliamento donato dalle istituzioni. Per esempio, in un collegio specializzato per bambini ciechi o con problemi di vista a Yerevan, il 60% dei bambini non ha in effetti alcun problema di vista.
"Con il livello delle istituzioni residenziali in declino, l'attuale tendenza è la formazione di una sotto-classe di bambini in stato di povertà, emarginazione e privi di cure idonee ed educazione, fattori che probabilmente porteranno alla mancanza di opportunità per questi bambini quando saranno adulti" - si legge in un rapporto della Banca Mondiale del 2002 - "Fino a quando questi bambini finiranno in istituzioni per disabili mentali che offrono solamente un programma speciale di educazione per bambini con problemi, il loro sviluppo verrà seriamente ostacolato dalla mancanza di effettive opportunità educative".
La scorsa settimana, in un'intervista con Al Jazeera English, Kristine Mikhailidi, funzionario di World Vision Armenia's Child Protection è andata anche oltre, sottolineando che, a prescindere dal tipo di bambini che frequenta questi collegi, le condizioni rimangono molto preoccupanti. "L'abuso fisico è sempre presente. Le urla e le percosse contro questi bambini sono fatti reali. Strutture chiuse, nessuna interazione con la società fuori, nessuno che interviene, la mancanza di competenze nel lavorare con questi bambini, tutto ciò porta ad una situazione di abuso".
Un insegnante accusato di abusi sessuali ha nel frattempo dato le proprie dimissioni dalla scuola che però respinge le accuse sollevate da Mariam Sukhudyan e dalle sue colleghe . "Stanno mentendo", ha dichiarato Donara Hovhanissyan, responsabile dell'educazione al Nubarashen, quando è stata intervistata da Matthew Collin di Al Jazeera English. "Siccome sono giovani e inesperte, non comprendono che ogni bambino qui ha disabilità mentali e una fervida immaginazione. È molto facile per loro inventarsi qualcosa".
Nonostante Mariam Sukhudyan abbia affermato di non aver mai assistito ad abusi sessuali al Nubarashen, analizza le accuse fatte dai bambini. "Questa ragazzina mentre parlava di un abuso sessuale molto serio era terribilmente turbata; era in questo stato quando ho detto che dovevamo smettere di farle domande perché era troppo scossa dal punto di vista emotivo".
All'inizio di luglio anche il giovane attivista vicino all'opposizione extraparlamentare Tigran Arakelyan è stato arrestato e incarcerato preventivamente per due mesi con accuse di vandalismo. Hanno avuto la stessa sorte la settimana successiva i
blogger Adnan Hajizade e Emin Milli
nel vicino Azerbaijan. Ma se il caso avvenuto in Azerbaijan è stato riportato dai giornali di tutto il mondo, quello contro Arakelyan in Armenia è stato ampiamente ignorato. Le cose potrebbero andare diversamente con il caso della Sukhudyan.
La polizia ha aperto un'inchiesta sul caso ma, verso la fine di agosto di quest'anno, le autorità hanno iniziato paradossalmente ad occuparsi invece di Mariam Sukhudyan. La ventinovenne, a seguito delle sue denunce, rischia ora una condanna a cinque anni di prigione per diffamazione. I suoi sostenitori ritengono però che l'azione legale faccia parte di una tendenza a colpire giovani attivisti sempre più diffusa tra i governi della regione.
Sukhudyan non ha alcun collegamento a partiti politici, sia di governo che dell'opposizione ma è nota soprattutto come una delle principali ambientaliste che protesta contro le
miniere di rame
e i depositi di molibdeno nel nord-est del paese che danneggiano le foreste locali. Mentre la polizia indaga sui suoi capi d'accusa, l'attivista è opportunamente confinata a Yerevan e le viene impedito di proseguire la sua protesta ambientalista fuori dalla capitale, in particolar modo a Teghut dove si trova la miniera di rame-molibdeno.
"Non posso fare a meno di collegare questo caso con Teghut, anche perché non sono la prima attivista a subire questo genere di pressioni" ha dichiarato la Sukhudyan lo scorso mese a RFE/RL "Questa potrebbe essere un'ottima occasione per le autorità di spezzare il nostro movimento e obbligarmi a tacere".
Sicuramente il fatto che Sukhudyan sia l'unica tra i tanti che hanno denunciato gli abusi del Nubarashen ad essere indagata dalla polizia solleva molti interrogativi e molti attivisti e organizzazioni della società civile hanno già condannato l'azione delle autorità contro di lei. "Sembra che la cittadinanza attiva non sia incoraggiata nel nostro paese - ha dichiarato il mese scorso Sona Ayvazyan, esperta della sezione armena di Transparency International, centro che si occupa di corruzione internazionale - le autorità sembrano voler eliminare questi cittadini uno ad uno. Mariam è semplicemente l'ultima vittima e non sappiamo chi sarà la prossima."
L'autore ha collaborato con Matthew Collin di Al Jazeera English ad un servizio riguardante Mariam Sukhudyan e il Nubarashen #11. Il servizio é andato in onda il 13 settembre 2009.
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| Attivisti sotto inchiesta | Le lolite daghestane | 0.796466 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Armenia/Attivisti-sotto-inchiesta-47027 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Russia/Le-lolite-daghestane-44193 |
Dunque secondo il _Washington Post_ gli Usa e alcuni Paesi arabi starebbero lavorando a un piano di pace tra israeliani e palestinesi che includerebbe una dettagliata cronologia per la nascita di uno Stato palestinese. Il primo punto sarebbe ovviamente un cessate il fuoco (chissà se dai piani alti della Tv pubblica stiano vergando un comunicato spaventato) tra Israele e Hamas di sei settimane durante le quali gli Stati Uniti annuncerebbero il progetto e la formazione di un governo palestinese ad interim.
Sono le stesse richieste che popolano gli scritti di moltissimi in queste settimane, sono le stesse richieste che oggi in Italia valgono l’accusa di antisemitismo. Se la sconfitta di Hamas per qualcuno deve passare dalla cancellazione di Gaza e dallo sterminio di un popolo significa che i feroci attacchi di Hamas sono semplicemente un alibi per fare altro. Se la comunità internazionale si dimostrasse talmente dissennata da appoggiare un piano del genere si metterebbe fuori dalla storia. E infatti gli Usa stanno lavorando a tutt’altro progetto.
All’uscita dei rumors sul piano di pace americano hanno risposto due ministri israeliani. Il ministro della Sicurezza nazionale e leader di Potere ebraico, Itamar Ben Gvir dice che “l’intenzione degli Usa insieme ai Paesi arabi di stabilire un Stato terrorista a fianco di Israele è deludente e parte della concezione sbagliata che dall’altra parte ci sia un partner per la pace”. Bezalel Smotrich: ministro delle finanze e leader di Sionismo religioso chiede che “sia presa un decisione chiara con l’opposizione al Piano“.
Buon venerdì.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Ma qual è il piano di Israele? | La lezione dell'Urnwa | 0.871808 | https://left.it/2024/02/16/ma-qual-e-il-piano-di-israele/ | https://left.it/2024/04/23/la-lezione-dellurnwa/ |
[Virginia Raggi](<https://www.ilpost.it/2016/06/20/virginia-raggi-sindaco-roma/>) del Movimento 5 Stelle [è diventata il primo sindaco donna di Roma](<https://www.ilpost.it/2016/06/20/risultati-ballottaggi-comunali-2016/>), dopo aver vinto i ballottaggi delle elezioni amministrative contro il candidato del PD Roberto Giachetti. Al di là delle valutazioni politiche collegate alla sua vittoria, la domanda più importante per i romani è diventata: che sindaco sarà? Nonostante Roma abbia moltissimi problemi, quella degli ultimi mesi non è stata una campagna elettorale ricca di discussioni sui programmi e le proposte concrete dei candidati. Dal sito di Raggi, dove è pubblicato un abbozzo di programma, e leggendo le sue dichiarazioni, è possibile farsi una generica idea di quali saranno le sue priorità.
**La prima delibera**
In varie interviste, tra cui l'ultima il [12 giugno nel programma televisivo _In 1/2 ora_](<http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-497c5bb3-b695-492a-bbc3-ebf355684b7c.html>), Raggi ha detto più volte che la sua prima delibera una volta eletta riguarderà un "audit" del debito di Roma. Significa fare una ricognizione del debito della città, capire esattamente chi sono i creditori e perché il comune si è indebitato con loro. Raggi ha detto più volte che lo scopo della procedura è portare a una rinegoziazione del debito, cioè accordarsi con i creditori per non pagare una parte della cifra dovuta (sostanzialmente, quello che la Grecia ha fatto un paio di volte tra 2011 e 2012).
Si tratta di un piano che comporta una lunga serie di difficoltà. La prima: il debito di Roma contratto prima del 2008 è attualmente gestito da un [commissario di nomina governativa](<http://blog.openpolis.it/2016/06/07/roma-indebitamento-gestione-commissariale/7932>). Al momento è l'ex assessore al bilancio della giunta Marino, Silvia Scozzese. È vero, come dice Raggi, che molti dettagli sui creditori del comune ancora non si conoscono ([lo ha detto lo stesso commissario Scozzese in un'audizione alla Camera](<http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/04/05/news/comune_roma_scozzese_crisi_liquidita_2016_pagando_debiti_oltre_539_milioni_-136955328/>)), ma ci sono ancora molti dubbi su come l'audit voluto da Raggi possa svolgersi dal momento che la gestione di quel debito ormai è uscita dal controllo del comune. Raggi stessa su questo punto non ha fornito molti dettagli.
Ancora più complicato è l'obiettivo della rinegoziazione del debito. In tutto, il debito di Roma precedente al 2008 in mano alla gestione commissariale ammonta a 12 miliardi di euro. Raggi ha detto di essere interessata a rinegoziare 8,7 miliardi di debiti finanziari; gli altri sono debiti commerciali, contratti soprattutto con fornitori di vario tipo, che vanno onorati. L'80 per cento dei debiti finanziari [è in mano alla Cassa depositi e prestiti](<http://www.huffingtonpost.it/2016/05/03/raggi-debito-tesoro_n_9831268.html>), controllata dal ministero dell'Economia, mentre il resto è in mano alle banche: è con loro che Raggi dovrà trattare per chiedere una rinegoziazione del debito.
**Il programma**
Alla fine dello scorso aprile, Raggi ha presentato sul suo sito quello che molti giornali hanno definito il suo programma. Gli "[11 passi per Roma](<http://www.movimento5stelle.it/virginiaraggisindaco/programma.html>)" sono un lungo elenco di aree tematiche in cui Raggi intende intervenire. Nel programma sono presenti più o meno tutti i settori in cui un sindaco ha qualche potere: mobilità, rifiuti, trasparenza, ambiente, sicurezza, politiche sociali, casa, scuola, arte, cultura e sport. Per ogni tema, il programma indica in poche righe l'obiettivo dell'amministrazione e poi alcune iniziative più specifiche. Sulla mobilità, per esempio, il programma dice:
> I mezzi pubblici devono avere la priorità, subito corsie preferenziali protette e semafori intelligenti; la bicicletta deve diventare un mezzo sicuro ed efficace attraverso la realizzazione di corsie ciclabili leggere e stalli di sosta. Nuovi investimenti soprattutto sul ferro leggero di superficie e per la manutenzione dell’esistente. Tutte le nuove opere dovranno essere sicure, accessibili ed intelligenti. I disservizi sono arrivati al capolinea.
Tra le iniziative più specifiche, invece, è indicata a esempio «una seria lotta all'evasione tariffaria che nel medio periodo dovrà passare anche dall'introduzione dell'obbligo di salita anteriore e del controllo a bordo, con nuove vetture dotate di telecamere e cabine blindate, e dall'introduzione di un sistema di bigliettazione elettronica». Non ci sono dettagli sui tempi in cui queste misure saranno introdotte, su come saranno implementate, sui loro costi, su come saranno coperti e sui possibili benefici e sugli eventuali problemi, come le proteste degli autisti di ATAC, in passato sempre contrari a svolgere il ruolo di controllore oltre che quello di autista (tra l'altro Raggi ha difeso il recente sciopero degli autisti di ATAC organizzato in contemporanea con la partita dell'Italia, ma ci arriviamo).
Gli altri punti sono quasi tutti trattati in maniera altrettanto sintetica. Per esempio, sul tema dei rifiuti, che negli ultimi anni nell'amministrazione di Roma [è stato un tema molto importante](<https://www.ilpost.it/2015/10/11/roma-ama/>), negli "11 passi" sono elencati come prioritari tre punti:
> ● Riduzione della produzione di rifiuti di imballaggio con la diffusione dei prodotti alla spina, del vuoto a rendere e dell’utilizzo dell’acqua del rubinetto;
> ● Creazione di iniziative per la riduzione dello spreco alimentare;
> ● Valorizzazione del mercato dell’usato attraverso l’apertura di Centri di riparazione e riuso.
Anche qui non ci sono molte cifre e analisi più esaustive che diano un po' di sostanza alle idee presentate.
**Le dichiarazioni**
Alcuni degli impegni più chiari presi da Raggi si possono trovare nelle sue dichiarazioni pubbliche. Per esempio Raggi ha parlato all' _ANSA_ della possibilità di introdurre a Roma una "moneta complementare" che favorisca una specie di "baratto parziale". In sostanza, un piccolo artigiano o commerciante fa un piccolo servizio e ottiene un credito che può spendere presso altri commercianti o artigiani che partecipano al programma. Raggi ha detto di essersi ispirata al "Sardex", un circuito di moneta complementare attivo in Sardegna (che però, a quanto pare, c'entra poco con il baratto e ha più a che fare con il microcredito).
Un'altra proposta di cui Raggi ha parlato in alcune dichiarazioni pubbliche è incentivare in città l'utilizzo di pannolini riutilizzabili, visto che – sostiene – il 10 per cento del totale dell'indifferenziato è costituito proprio da pannolini. L'incentivo, secondo Raggi, passerebbe attraverso l'invio di un "kit" alle "neomamme" della capitale e attraverso la creazione di cooperative di quartiere per lavare i pannolini riutilizzabili. Il 21 maggio, Raggi ha presentato un piano il cui obiettivo, ha detto, è portare Roma alla produzione di "[zero rifiuti](<http://www.askanews.it/regioni/lazio/raggi-presenta-a-malagrotta-piano-roma-verso-rifiuti-zero-2026_711816785.htm>)" (cioè di soli rifiuti riciclabili) entro il 2026. Le agenzie di stampa sintetizzarono così quanto proposto da Raggi: ma di nuovo sono elencati molti obiettivi e pochi modi per raggiungerli.
> La prima priorità del piano è quella di "ridurre i rifiuti alla fonte" e propone specifici obiettivi al territorio romano nell'ambito del progetto europeo "-100kg pro capite", così articolati:compostaggio domestico -30 kg/anno; azioni contro spreco cibo -8 kg/anno; pannolini lavabili -2 kg/anno(330 kg circa per ogni bambino); scoraggiare invio volantini -5 kg/anno; dematerializzazione (scuola-uffici)-10 kg/anno; prodotti vuoto a rendere -12 kg/anno; no doppi/tripli imballaggi -10 kg/anno; promozione acqua rubinetto -2kg/anno; sacchetti /borse multiuso -1 kg/anno; riutilizzo abiti -4 kg/anno; riutilizzo giocattoli, forniture etc. -10 kg/anno; misure contro acquisti eccessivi -3 kg/anno. La seconda priorità è quella della raccolta differenziata e del riciclo, che punta alla costruzione di Centri Riciclo per selezioni e vendita materiali da differenziata, ma, soprattutto, all'obiettivo: più riciclo meno pago". Si punta, cioè, alla tracciabilità dell'indifferenziato mediante microchip con una responsabilizzazione degli utenti che potrebbe portare, a fronte di una riduzione della tariffa proporzionale a quanto differenziano, a un -10% di produzione di rifiuti. La terza priorità è quella dello smaltimento, rispetto al quale il M5S ribadisce la sua contrarietà ai termovalorizzatori, preferendo la costruzione di Mini isole ecologiche per rendere più capillare la raccolta dei rifiuti ingombranti e industriali/speciali, e la manutenzione e l'ammodernamento degli impianti di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti "a freddo" (Tmb). Con l'anagrafe online dei rifiuti, infine, si punta a rendere la filiera completamente tracciabile, per uscire dall'opacità che ha caratterizzato questo settore a Roma e nel Lazio.
Un altro modo per cercare di capire che tipo di sindaco sarà Raggi è guardare a quali organizzazioni, gruppi e categorie ha cercato di mostrarsi vicina durante la campagna elettorale. Il caso più evidente è quello dei dipendenti di ATAC, l'azienda dei trasporti pubblici romani, che impiega 12 mila persone (tre volte i dipendenti di Twitter, per fare un esempio). ATAC è stata gestita molto male negli ultimi anni, è pesantemente indebitata e ha un parco mezzi vecchio e danneggiato. Il suo servizio è considerato scadente piuttosto all'unanimità, specie se paragonato a quello delle altre grandi capitali europee, e i suoi dipendenti sono stati spesso accusati di un'eccessiva sindacalizzazione e di essere uno degli ostacoli alla riforma della società (le assenze di massa sono piuttosto frequenti).
In occasione della prima partita dell'Italia agli Europei di calcio, il personale di ATAC ha indetto uno sciopero esattamente nello stesso orario dell'incontro. Roberto Giachetti aveva criticato questa decisione, mentre Raggi aveva detto che secondo lei si tratta [solo di una coincidenza](<http://www.nextquotidiano.it/virginia-raggi-le-coincidenze-degli-scioperi/>). Mentre all'inizio della campagna elettorale, il Movimento parlava della necessità di licenziare i dipendenti comunali improduttivi e assenteisti, il tema non è stato più ripreso da Raggi. Il nuovo sindaco di Roma [ha anche detto](<http://www.wired.it/attualita/politica/2016/06/16/per-virginia-raggi-uber-airbnb-concorrenza-sleale/>) che Airbnb e Uber – i servizi cosiddetti di _sharing economy_ sull'ospitalità e il trasporto pubblico – fanno concorrenza sleale ad alberghi e tassisti. Secondo molte ricostruzioni giornalistiche i tassisti di Roma – altra discussa e controversa corporazione cittadina molto influente e conservatrice – al ballottaggio hanno votato Raggi in larga maggioranza.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
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| Prendiamo sul serio Virginia Raggi | Chi sono gli assessori della giunta Raggi | 0.876847 | https://www.ilpost.it/2016/06/20/programma-virginia-raggi/ | https://www.ilpost.it/2016/07/07/chi-sono-gli-assessori-della-giunta-raggi/ |
Umanità Nova - Archivio 2003 - art2693
Da "Umanità Nova"
n. 16 del 4 maggio 2003
L'antiamericanismo della destra
Fascisti, postfascisti e l'amico/nemico americano
È stupido, è ridicolo, è antifascista andare in sollucchero
per le danze ombelicali di una mulatta o accorrere come babbei a ogni
americanata che ci venga d'oltre oceano!
(C. Ravasio, "Il Popolo d'Italia", 1928)
L'umanità si divide in tre generi: uomini, donne e americani.
(M. Veneziani, "Usa & costumi", 1985)
La guerra ha diviso anche la destra, almeno negli schieramenti formali,
dato che comunque tutte le sue componenti non hanno mai smesso di considerare
la guerra come il principale momento di affermazione politica ed identitaria
dei popoli e dell'individuo; infatti, da questo punto di vista, tutta
la cultura di destra è attraversata dal mito del guerriero, delle
armi, del combattimento ed anche della "bella morte".
Dopo questa doverosa premessa, va osservato che anche di fronte all'ultima
aggressione Usa all'Iraq, la destra si sia divisa tra "filoamericana"
e "antiamericana", così come era già accaduto ai tempi della
guerra del Golfo nel '91, della guerra contro la Jugoslavia del '99, l'attacco
e l'occupazione militare dell'Afganistan.
Tali divisioni sono motivate da divergenze ideologiche e motivazioni
tattiche certo non nuove, ma comunque interessanti da prendere in esame,
per comprendere alcune loro contrastanti posizioni nei confronti del movimento
contro la guerra, nonché alcuni tentativi d'infiltrazione come
in occasione della grande manifestazione a Roma del 15 febbraio scorso.
Il fascismo italiano, uscito sconfitto dal Secondo conflitto mondiale,
già nel dopoguerra vive un'evidente contraddizione nel rapportarsi
ai "liberatori" angloamericani: da un lato, sull'onda della propaganda
bellica contro le potenze "demo-giudo-plutocratiche" accusate di bombardare
e depredare indiscriminatamente le città italiane con le loro "barbare
soldataglie negre" dedite allo stupro e al saccheggio, nutre una fortissima
avversione nei confronti degli Stati Uniti, contro cui si auspica che
l'Europa riesca a unirsi e contrapporsi sul piano politico, economico
ed anche militare. Allo stesso tempo però, proprio nello stesso
periodo, i fascisti contraggono un debito con i servizi segreti alleati
che, in coerenza col loro anticomunismo, garantiscono l'impunità
ed anche la salvezza fisica per innumerevoli gerarchi (si veda, ad esempio,
il caso di Junio Valerio Borghese, comandante della X MAS), nonché
consistenti aiuti e relative coperture per la riorganizzazione fascista
che, nei decenni successivi, giungeranno ad inserire militanti fascisti
nelle strutture clandestine della Nato, come Gladio, ed utilizzarli nella
strategia della tensione, tra stragi di Stato e progetti golpistici.
In seguito, nel corso degli anni Sessanta e Settanta, i gruppi dell'estrema
destra ripresero la bandiera dell'antiamericanismo, scrivendo sui muri
il noto slogan "NÈ LENIN NÈ COCA COLA", seppure con motivazioni
diverse che andavano dall'avversione culturale nei confronti della cultura
americana in nome della tradizione, all'opposizione politica in chiave
nazionale verso il Patto Atlantico che poneva l'Italia e l'Europa in una
posizione di subalternità verso gli Usa, al punto da simpatizzare
per tutte le lotte e i movimenti di liberazione nazionale nel mondo che
in qualche modo si contrapponessero all'egemonia americana.
Tale egemonia veniva e continua ad essere peraltro messa in correlazione
al potere delle lobby ebraiche, e quindi l'antiamericanismo diveniva anche
espressione di antisemitismo, più o meno dissimulato, che accompagnava
la solidarietà verso il nazionalismo arabo, la causa palestinese,
l'estremismo islamico.
Ancora adesso, nelle diverse posizioni della destra si possono rintracciare
tutti questi riferimenti.
I postfascisti di Alleanza Nazionale, pur dovendo, per motivi di governo,
appoggiare l'interventismo filoamericano di Forza Italia, nella propria
base - soprattutto giovanile - incontrano non poche perplessità
e difficoltà tanto da aver costantemente auspicato un ruolo "autonomo"
dell'Europa e dimostrato dalle titubanze sulla concessione dell'utilizzo
da parte statunitense delle basi militari presenti sul territorio italiano.
Da parte sua la destra "colta" che fa riferimento a testate come "Area"
e "Ideazione" stenta a trovare una sintesi credibile e non va oltre lo
schema dello "scontro di civiltà" che vede contrapposto l'Occidente
alla presunta minaccia islamica.
In un'analoga difficile posizione si trovano i dirigenti della Lega
Nord che, dopo aver simpatizzato nel '99 col regime serbo in chiave fortemente
antiamericana e antimondialista, si sono trovati coinvolti per responsabilità
governative nella guerra di Bush cercando di farla "digerire" ai propri
elettori come una guerra contro il terrorismo islamico ricordando che
nel '99 la propria scelta filoserba in realtà era contro gli islamici
kosovari.
Tale motivazione appare però in tutta la sua debolezza, in quanto
dopo l'11 settembre proprio su "La Padania" si sono letti articoli che
avvaloravano la tesi del complotto israelo-americano dietro l'attacco
alle Torri Gemelle.
Tra le diverse sigle della destra radicale si possono invece distinguere,
approssimativamente, tre posizioni.
Vi è l'antiamericanismo di gruppi nazionalpopolari come il M.S.
"Fiamma Tricolore" ed il Fronte Nazionale di A. Tilgher che in perfetta
sintonia con Le Pen, ricollegandosi alle vecchie parole d'ordine contro
i "liberatori", sono contro l'egemonismo Usa e la sudditanza italiana
alle direttive di Washington, mentre vedono con estremo interesse il ruolo
antagonista della Russia che si ritrova a fianco della Germania, facendo
intravedere di nuovo la prospettiva di un blocco continentale Euro-Asiatico.
Altre "comunità politiche", quali quelle collegate alle omonime
testate "Rinascita" e "Avanguardia" che prendono decisamente le parti
dell'Iraq e delle "masse arabo-islamiche" (riecheggiando peraltro lo stesso
linguaggio di alcuni settori antimperialisti
[
1
]), non nascondendo nostalgia per le affinità tra nazionalismo
arabo e nazismo e per i volontari mussulmani arruolati nelle SS; analogo,
anche se con un linguaggio radical-sinistrese, lo schierarsi della galassia
nazional-comunitarista che vi collega anche la resistenza alla globalizzazione,
verniciando di rosso le teorie di Alain de Benoist.
Infine vi è la posizione
di Forza Nuova, il partitino ormai maggioritario, che appare come quella
più funambolica, sintetizzata nello slogan "NÈ CON GLI USA
NÈ CON L'ISLAM" che sembra lacerata tra la vocazione nazional-militarista
e l'antiamericanismo che già fu di Terza Posizione. Per far quadrare
il cerchio F.N. cerca quindi attraverso tale apparente equidistanza di
non compromettersi troppo né nei confronti degli altri gruppi della
destra radicale e l'area di simpatia esistente negli ambienti sia di Alleanza
Nazionale che di Forza Italia. Così come i leghisti, anche Forza
Nuova ha quindi cercato di appropriarsi della campagna montata contro
il "terrorismo islamico" attraverso la spettacolare aggressione televisiva
avvenuta di recente a Verona e presentandosi come custodi della tradizione
cattolica e persino come guardiani delle chiese venete dopo alcuni misteriosi
attentati, ma appare evidente che si tratta di una posizione strumentale
in quanto anche Forza Nuova ritiene che dietro l'11 settembre vi sia la
mano dei servizi segreti israeliani.
Di certo, negli ulteriori prevedibili
sviluppi della "guerra infinita", tali tatticismi potrebbero saltare e,
paradossalmente, qualcuno potrebbe persino pensare di giocare la carta
dell'antiamericanismo di destra per inquinare l'opposizione anticapitalista
e antimilitarista.
Archivio antifa
Note
1 A tal proposito è emblematico un simpatico
episodio recentemente avvenuto in Italia durante una manifestazione contro
la guerra, quando un pezzo di corteo si è diretto verso l'ambasciata
Usa al grido di "Americani a casa, yankees go gome" imbattendosi in un
gruppo di cittadini statunitensi che manifestavano contro il loro governo.
Dopo un momento d'imbarazzo, i compagni americani hanno ironicamente risposto
con un "Italiani a casa, alpini go home".
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| L'antiamericanismo della destra | Dal Kossovo all'Afganistan all'Iraq… antimilitaristi, sempre | 0.86061 | archivio/archivio2003/un16/art2693.html | archivio/archivio2005/un10/art3646.html |
>>
>> Da alcuni giorni si discute molto, soprattutto online ma anche su alcuni giornali (oggi è uscito un severissimo [editoriale](<http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/invasioni-barbariche.aspx>) dell'Avvenire), di un articolo scientifico che sta indignando i siti cattolici in tutto il mondo: l'articolo è una riflessione accademica sul cosiddetto "aborto post-natale", una definizione (e un ossimoro) usata per indicare la possibilità di equiparare un neonato a un feto, cui potrebbe quindi essere tolta la vita per le stesse ragioni per cui le nostre società contemplano la legittimità dell'aborto. Lo studio è stato [pubblicato](<http://jme.bmj.com/content/early/2012/02/22/medethics-2011-100411.abstract>) sul _Journal of Medical Ethics_ ed è stato realizzato da due ricercatori italiani: l'esperto di bioetica e filosofia Alberto Giubilini dell'Università di Milano e la ricercatrice Francesca Minerva del _Centre for applied philosophy and public ethics_ della Università di Melbourne (Australia). Leggendo i commenti, ora interlocutorii ora scandalizzati, circolati fino a ora sull'argomento si ha l'impressione che in molti casi siano stati scritti sulla base dell'abstract (le poche righe introduttive di sintesi accessibili a tutti) dello studio, senza andare a vedere quali siano le argomentazioni per esteso di Giubilini e Minerva (impressione che vale anche per Avvenire, che cita solo la traduzione dell'abstract; altri siti rivendicano di non voler spendere i 32 euro necessari ad acquistare online l'articolo). Abbiamo quindi letto la versione integrale dell'articolo per capire in che termini viene posto il problema e se le indignazioni per l'ipotesi omicida sono fondate.
>>
>> I due autori iniziano il loro articolo spiegando che di solito particolari anomalie nel feto e i rischi di salute fisica e/o psicologica per la futura madre sono tra le principali cause che portano alla scelta dell'aborto. A volte le due cose sono connesse, «quando per esempio una donna dice che un bambino disabile potrebbe rappresentare un rischio per la propria salute mentale». In alcuni casi le stesse condizioni che avrebbero portato a un aborto si presentano solo dopo la nascita, innescando il dilemma filosofico al centro della riflessione condotta dai due studiosi. Che cercano di valutare una serie di fatti per decidere se gli argomenti che si applicano per uccidere un feto umano possono essere applicati anche per un neonato, discutendo così l'eterno tema dell'inizio della vita.
>>
>> I casi in cui si verificano condizioni subito dopo la nascita simili a quelle che avrebbero indotto all'aborto sono numerosi, spiegano Giubilini e Minerva. Ci può essere il caso di un neonato che al momento della nascita non riceve ossigeno subendo danni cerebrali irreparabili, oppure quello di altre gravi patologie che non sempre vengono diagnosticate prima della nascita. La sindrome di Treacher Collins, per esempio, si verifica ogni diecimila nascite circa e causa deformità notevoli al viso, che possono mettere in pericolo la vita del neonato se interessano naso e bocca. Chi soffre di questa patologia di solito non ha problemi mentali ed è quindi pienamente consapevole della propria condizione di diversità con tutti i problemi che ne possono derivare. I test genetici, per determinare se vi sia il rischio che il nascituro abbia o meno la sindrome, vengono di solito effettuati solamente se nella famiglia dei genitori si sono verificati casi simili. I test sono inoltre molto costosi e richiedono settimane per i risultati, e anche per questo motivo vengono eseguiti solo in particolari condizioni.
>>
>> Giubillini e Minerva ricordano anche che ci sono altre malattie più comuni che non vengono sempre diagnosticate prima della nascita. Tra il 2005 e il 2009 in Europa solamente il 64 per cento dei casi di nascituri affetti da sindrome di Down è stato diagnosticato con i test prima della nascita. Questo significa che sono nati circa 1.700 bambini con la sindrome di Down senza che i genitori potessero saperlo prima della nascita. «Dopo la nascita di questi bambini, non c'è alcuna alternativa per i genitori, se non quella di tenere i bambini, che a volte è proprio ciò che probabilmente non avrebbero fatto se la malattia fosse stata diagnosticata prima della nascita».
>>
>> Il tema dell'eutanasia per i neonati con particolari malformazioni e la prospettiva di una vita che non varrebbe la pena di essere vissuta con dolori insopportabili è stato affrontato, nel corso del tempo, da filosofi, scienziati e da alcuni legislatori. Nei Paesi Bassi, dove queste delicate questioni sono state affrontate con norme incisive, il Protocollo Groningen del 2002 consente di porre fine alla vita di un neonato con prognosi senza speranze, attraverso una decisione assunta dai medici e dai genitori. Ma stabilire criteri condivisi per cui una vita non vale la pena di essere vissuta è praticamente impossibile e, secondo gli autori dello studio, dovrebbe essere un processo che tiene in considerazione non solo le patologie del neonato, ma anche le conseguenze per la vita dei genitori e per la società intera a causa dei maggiori costi sociali.
>>
>> «Quando si verificano determinate circostanze dopo la nascita che avrebbero giustificato l'aborto, quello che chiamiamo aborto post-natale dovrebbe essere permesso» scrivono Giubilini e Minerva. Spiegano anche che l'espressione è preferibile a quella di infanticidio, perché evidenzia il fatto che lo stato morale dell'individuo che viene ucciso è del tutto comparabile a quello del feto più che a quello di bambino. Di conseguenza, l'uccisione di un neonato potrebbe essere eticamente ammissibile in tutte quelle condizioni in cui lo sarebbe l'aborto.
>>
>> **Uguaglianza morale tra neonato e feto**
> Secondo Giubilini e Minerva, lo stato morale di un neonato è equiparabile a quello di un feto «nel senso che entrambi mancano di quelle proprietà che giustificano l'attribuzione di un diritto a vivere dell'individuo». Sono naturalmente entrambi esseri umani e delle persone in potenza, ma nessuno dei due è strettamente una "persona" nel senso di essere il "soggetto di un diritto morale a vivere". Una persona è un individuo in grado di attribuire alla sua esistenza almeno un valore di base: la consapevolezza che essere privati dell'esistenza rappresenta una perdita per se stessi. Ne consegue che gli individui che non sono nelle condizioni di attribuire nessun valore alla loro stessa esistenza non sono persone. Non è quindi sufficiente essere un essere umano per ottenere l'inalienabile il diritto a vivere, secondo gli autori. Opinione accettata, dicono, nei paesi dove non sono considerati i soggetti di un diritto a vivere gli embrioni per le ricerche sulle cellule staminali o i criminali dove è prevista la pena di morte.
>>
>> Inoltre, per un soggetto una condizione necessaria per avere un diritto a qualcosa è che questo sia danneggiato qualora venga deciso che sia privato di quel qualcosa. Un soggetto deve però essere nella condizione di valutare come sarebbe stata la propria condizione se non fosse stato danneggiato. E questa consapevolezza dipende dal livello del suo sviluppo mentale, cosa che determina quindi se si tratta o meno di una "persona".
>>
>> Un neonato inizia ad avere aspettative consapevoli e a sviluppare un minimo di consapevolezza di sé molto presto, ma non nei primi giorni o settimane dopo la nascita. Ambizioni e piani sono invece ben chiari a quelle persone, a partire dai genitori, che avrebbero potuto decidere di interrompere la gravidanza. E secondo gli autori, «i diritti e gli interessi delle persone coinvolte dovrebbero essere quindi tenuti in considerazione più del resto per quanto riguarda l'aborto o l'aborto post-natale».
>>
>> **Feto e neonato sono potenziali persone**
> Feto e neonato non sono persone, ma hanno la potenzialità di diventarlo grazie ai meccanismi biologici che li porteranno a crescere e svilupparsi. Quando avranno raggiunto questo stadio saranno in grado di avere ambizioni e di rendersi conto della loro stessa vita. Tenuto conto delle precedenti sdefinizioni di persona, spiegano Giubilini e Minerva, affinché ci sia un danno è necessario che qualcuno sia nella condizione di avere consapevolezza di quel danno. Se una persona in potenza, come un feto o un neonato, non diventa una persona vera e propria, allora non c'è e non ci sarà nemmeno una persona futura che può essere danneggiata, dunque non c'è danno alcuno. In pratica, secondo questa impostazione, se i tuoi genitori avessero deciso di abortire quando eri un feto o un neonato, non ti avrebbero danneggiato perché avrebbero danneggiato qualcuno che non esisteva ancora, quindi nessuno. Il tema della "persona in potenza" sarebbe quindi enormemente sopravvalutato, assumendo spesso più importanza delle ragioni dei genitori.
>>
>> **L 'adozione è un'alternativa**
> Giubilini e Minerva spiegano che una possibile obiezione al loro studio potrebbe essere: invece di scegliere per un aborto post-natale, i genitori non potrebbero semplicemente dare in adozione il figlio che non vogliono? Ma questa domanda trascura interessi e conseguenze più grandi che riguardano le persone coinvolte nella scelta. Una madre, per esempio, potrebbe subire grandi danni psicologici nel dare il proprio figlio in adozione (in merito ci sono diverse ricerche scientifiche). Il lutto e il senso di perdita possono accompagnare sia l'aborto che l'aborto post-natale così come la scelta di dare in adozione il proprio figlio, e non è detto che l'ultima opzione sia la meno traumatica per la madre biologica. La morte è una condizione definitiva, quella dell'adozione appare per alcune madri meno definitiva e mantiene la speranza, spesso inconscia, che ci possa essere un ritorno, cosa che rende più difficile accettare fino in fondo la separazione. Nello studio si ricorda comunque che quelle proposte non sono motivazioni definitive contro l'adozione come una valida alternativa all'aborto post-natale, ma molto dipende dalle singole circostanze: l'importante è che gli interessi delle persone effettive prevalgano.
>>
>> Giubilini e Minerva concludono il loro articolo scientifico aggiungendo che, se condizioni come i costi (sociali, psicologici ed economici) per i potenziali genitori sono motivi accettati oggi per optare per l'aborto anche quando il feto è sano, allora gli stessi motivi dovrebbero giustificare l'uccisione del neonato, posto che lo stato morale sia lo stesso. Una tale impostazione lascia aperte molte implicazioni difficili da risolvere, ed evidenzia la fragilità delle convenzioni legali su quale debba essere il periodo massimo consentito in cui il neonato può essere ucciso. Lo studio non suggerisce un arco di tempo preciso, ma ricorda che per diagnosticare particolari anomalie bastano pochi giorni dopo la nascita. Nel caso di un aborto post-natale di un neonato sano non indicano una soglia, poiché dipenderebbe dalla valutazione su ogni caso specifico sullo sviluppo psicologico e neuronale del neonato.
>>
>>> Tuttavia, se una malattia non è stata identificata durante la gravidanza, se qualcosa è andato storto durante il parto, o se cambiamenti economici, sociali o psicologici rendono il prendersi carico del neonato un impegno insostenibile, allora le persone dovrebbero avere la possibilità di non essere forzate a fare qualcosa che non si possono permettere.
>>
>> _**Aggiornamento** : il direttore della rivista ha [risposto](<https://www.ilpost.it/2012/02/29/infanticidio-aborto/>) alle violente critiche che l'articolo ha ricevuto._
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La discussione sull'“aborto post-natale" | La lettera aperta sull'"aborto post-natale" | 0.889261 | https://www.ilpost.it/2012/02/28/aborto-post-natale/ | https://www.ilpost.it/2012/03/02/la-lettera-aperta-sullaborto-post-natale/ |
02 giugno 2011 00:00
Il 24 maggio la prima notizia del tg è stata l’incidente tra un pullman e un camion sulla strada tra Tel Aviv e Gerusalemme. Era morto un passeggero ma non hanno detto il nome. Il giorno dopo mi ha scritto un’attivista antioccupazione per chiedermi come mai Ha’aretz avesse taciuto l’identità della vittima: era il palestinese Anas Maloul, 25 anni, di un villaggio tra Jenin e Nablus.
Sopravvissuto alla seconda intifada, lavorava per un’ong. Il suo migliore amico, Noam Bahat, è un israeliano che ha trascorso due anni in prigione per essersi rifiutato di fare il servizio militare. Anas aveva ottenuto uno dei rari permessi per entrare in Israele. Noam era andato a prenderlo, avevano visitato la città vecchia di Gerusalemme e passato il pomeriggio in spiaggia a Jaffa. “Quanto mi manca il mare”, aveva detto Anas. Quel giorno, mi ha raccontato Noam, era felicissimo.
Ho scritto un articolo per Ha’aretz su Anas includendo i ricordi di Noam. Per esempio, il fatto che Anas aveva una cicatrice su una gamba che si era procurato quando, a 15 anni, i soldati israeliani avevano fatto irruzione nella sua scuola. Il giorno dopo il giornale ha ricevuto una lettera furiosa: com’è possibile che i soldati israeliani facciano irruzione in una scuola? È diffamazione. Poi ho ricevuto un’email che chiedeva di cancellare alcuni commenti offensivi all’articolo che i lettori avevano postato sul sito. Ho girato l’email a chi di dovere, ma non sono andata a leggerli. C’è già abbastanza cattiveria da sopportare.
*Traduzione di Andrea Sparacino.
Internazionale, numero
900
, 2 giugno 2011*
Opinioni
| In ricordo di Anas Maloul | La rabbia di Ramallah e dei campi profughi palestinesi | 0.80137 | https://www.internazionale.it/opinione/amira-hass/2011/06/02/in-ricordo-di-anas-maloul | https://www.internazionale.it/opinione/amira-hass/2016/03/07/ramallah-campi-profughi-palestinesi |
24 maggio 2021 15:50
Comprare tre piantine a maggio non basta: poi le devi annaffiare.
Se hai intenzioni serie, serve un cappello di paglia.
Sapere i nomi delle piante è un inizio: ora impara quelli dei rispettivi antiparassitari.
Vuoti il cestino dell’umido nella terra come fertilizzante? Guarda che è un giardino, mica una discarica.
La vittoria è diventare quel vicino la cui erba è sempre più verde.
Anna Keen per Internazionale
Questo articolo è uscito sul
numero 1410
di Internazionale.
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Le regole
| Giardinaggio | Fare giardinaggio | 0.763174 | https://www.internazionale.it/le-regole/2021/05/24/giardinaggio | https://www.internazionale.it/magazine/2024/05/02/fare-giardinaggio |
Umanità Nova - Archivio 2004 - art3360
Umanità Nova, numero 27 del 12 settembre 2004, Anno 84
Antimilitaristi in Lunigiana
Zeri: festa, incontro, informazione, azioni dirette
Un magnifico fine agosto ha accompagnato i quattro giorni della
Festa Antimilitarista, svoltasi dal 26 al 29 in località
Coloretta di Zeri, tra le montagne della Lunigiana.
Dopo la lunga serie di dinieghi dell'amministrazione di Filattiera,
dove avrebbe dovuto svolgersi la manifestazione cui i compagni locali
hanno risposto con l'occupazione per l'intera nottata del 12 agosto
della sala del consiglio comunale della cittadina, la festa è
stata spostata una ventina di chilometri più in là nella
bella cornice di Zeri.
Gli antimilitaristi sono stati lì accolti con sostanziale favore
dalla popolazione: numerosi sono stati coloro che hanno partecipato ai
dibattiti, ai concerti, alle cene. Non è mancato chi ha
contribuito con una cesta di prugne del proprio frutteto e chi ha messo
a disposizione il trattore per portare le attrezzature più
pesanti.
Sono stati quattro giorni di incontro cui hanno preso parte compagni
dal Piemonte alla Sicilia, scambiandosi esperienze, idee, costruendo
relazioni nuove e consolidando le vecchie.
I momenti di approfondimento sulla guerra, il militarismo, il montante
nazionalismo hanno visto ogni giorno una partecipazione attenta e
vivace.
Non sono mancati i momenti di controinformazione sul territorio con i
due presidi svoltisi nelle mattinate di venerdì 27 e sabato 28
nei mercati di Villafranca e Pontremoli, nonché numerose azioni
dirette sul territorio miranti a segnalare alla popolazione
l'asfissiante presenza militare nella zona.
La Lunigiana, coi suoi castelli e i suoi paesaggi ameni, in
realtà è uno dei territori maggiormente militarizzati
d'Italia. Oltre al porto della vicina La Spezia che accoglie
sottomarini atomici, ai cantieri che costruiscono dragamine e
cacciatorpediniere, risalendo il Magra vi sono i depositi
dell'entroterra di armi "segrete" fra le quali non è pura
fantasia immaginare quelle nucleari leggere e pesanti. Fabbriche di
esplosivi e d'armi, poligoni di tiro ove si sperimentano anche i
"nuovi" metalli (uranio impoverito), depositi di munizioni, campi di
addestramento, cisterne per il carburante, nonché una misteriosa
ed inaccessibile discarica di rifiuti tossici, campi di addestramento
ad uccidere anche all'arma bianca. Si va dalla Marimuni di Pallerone,
dislocata in tre zone, dove è il deposito munizioni della Marina
Militare, al deposito di carburante Maricarb sempre a Pallerone, per
passare al campo di addestramento di Licciana, alla Mariconvers di
Monti di Licciana, e poi alla ex polveriera Boceda ora campo di
addestramento della Folgore e alla Mariserv di Scorcetoli. E questo
è un quadro sicuramente riduttivo rispetto alle aree
effettivamente dedicate al militare.
Nonostante il robusto rafforzamento della sorveglianza da parte di
polizia, carabinieri e della stessa Marina Militare, installazioni
militari, monumenti ai caduti, campi di addestramento, viadotti
dell'autostrada sono stati visitati dagli antimilitaristi che vi hanno
apposto striscioni, targhe e manifesti.
Giovedì 26 agosto, giornata di apertura della Festa, dopo
l'ultimazione dei preparativi sono cominciati gli arrivi dei compagni e
le prime incursioni dei ragazzi del paese venuti a curiosare.
Buon successo ha riscosso la mostra di manifesti antimilitaristi curata
dall'Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana.
In serata cena e concerto hanno scaldato l'ambiente.
In nottata dall'ingresso del Campo di Addestramento della "Folgore"
dell'area "Boceda" sono passati gli antimilitaristi che vi hanno
apposto una grossa targa con la scritta: "Campo addestramento
assassini". Nella stessa serata sul monumento ai caduti di Aulla
è stato apposto un grosso manifesto con la scritta "Morire per
la patria… morire per niente". A Villafranca, dove la mattina
successiva si è tenuto in piazza un presidio di
controinformazione, il tronfio monumento fascista dedicato
all'aviazione è stato decorato con una scritta analoga. Tutte le
iniziative sono state siglate F.A.I.
Venerdì 27 agosto, dopo il presidio mattutino, il pomeriggio ha
preso il via il primo dei momenti di approfondimento e confronto
previsti dal programma "Antimilitarismo: storia, ragioni,
progettualità". L'assemblea è stata aperta dai due
interventi di Italino Rossi, storico e studioso del movimento anarchico
e Maria Matteo della redazione del settimanale Umanità Nova.
Rossi ha posto l'accento sulla storia dell'antimilitarismo di segno
libertario che si è intrecciata con quella del movimento di
emancipazione sociale, sfociando in grandi eventi quali la "settimana
rossa". Figure esemplari come quella di Augusto Masetti che
rifiutò la guerra, ammutinandosi e sparando al colonnello del
proprio reggimento sono state disegnate con grande precisione ad una
platea attenta e partecipe. Matteo si è altresì
soffermata sulla progressiva modificazione del paradigma bellico che ha
visto delinearsi "l'intervento di polizia internazionale" (prima guerra
del Golfo), poi il mostruoso ossimoro della "guerra umanitaria" (guerra
del Kosovo) per finire con la guerra "giusta", la guerra permanente
contro il terrorismo inaugurata da Bush II in Afganistan e poi
proseguita in Iraq. Matteo ha sottolineato come il continuo
misconoscimento delle ragioni delle guerre e delle reali poste in gioco
abbia un necessario contraltare nella propaganda nazionalista e
patriottica con la quale si vuole costruire il consenso alla
mostruosità bellica.
In serata il gruppo di Marco Bellagamba ha dato vita ad un vivace concerto che ha riscaldato l'aria frizzante della sera.
Nel corso della nottata il piazzale/parcheggio limitrofo alla stazione
ferroviaria della città di Aulla, recentemente dedicato ai
"martiri di Nassiriya" è stato ribattezzato piazza "Vittime del
militarismo". Successivamente una macchina con a bordo alcuni
antimilitaristi presenti alla festa di Zeri è stata fermata dai
carabinieri della stazione di Aulla. I cinque compagni sono stati
identificati e trattenuti per un'ora e mezza. Dopo la perquisizione
dell'auto e le foto fatte ai manifesti trovati a bordo, i compagni
hanno potuto allontanarsi senza che venisse sollevata loro alcuna
contestazione.
La giornata di sabato 28 si è aperta con una manifestazione a
Pontremoli in piazza Unità d'Italia, affollata per il mercato.
Sono stati distribuiti volantini sulla militarizzazione del territorio
e lanciati slogan antimilitaristi. Al termine i compagni hanno
attraversato in corteo la piazza ed hanno raggiunto il monumento ai
caduti la cui lapide commemorativa è stata ricoperta dalla
scritta "Morire per la patria? Morire per niente!". La piazza stessa
è stata intitolata alle vittime del militarismo.
Durante le prime ore del pomeriggio sull'autostrada A15 che collega La
Spezia a Parma, al km. 82 sul viadotto "La macchia" sovrastante il
Campo di addestramento della "Folgore" all'ex polveriera di Boceda,
è comparso uno striscione di circa 7 metri con la scritta
"Addestramento Killer della 'Folgore'" ed una freccia ad indicare il
posto.
A Monti di Licciana sulla strada per il passo del Lagastrello
c'è la zona militare "Mariconvers" le cui attività non
sono note ai comuni mortali. Sulla strada, come di consueto per questo
tipo di installazioni della Marina Militare, appaiono edifici dismessi,
mentre la base vera e propria è poco visibile nell'interno.
Sulla recinzione esterna di "Mariconvers" sabato pomeriggio ha fatto la
sua comparsa, proprio accanto alla scritta "zona militare – divieto di
ingresso" uno striscione con scritto "Né Stati, né
eserciti – FAI".
Nel pomeriggio l'assemblea dedicata a "Guerre globali: dalla guerra
umanitaria alla guerra permanente" è stata particolarmente
affollata. Molto apprezzato l'intervento di Salvo Vaccaro, studioso di
geopolitica e collaboratore della stampa anarchica.
Vaccaro, dopo aver delineato un quadro dei conflitti in corso e delle
poste in gioco, ha offerto numerosi spunti per un dibattito sulle
strategie di opposizione alla guerra ed al militarismo.
Ne è seguita una discussione ad ampio raggio protrattasi sino a tardi.
In serata, dopo una cena come sempre ottima preparata dai compagni del
gruppo cucina, la festa è proseguita con il concerto della
a-band.
Domenica 29 agosto Stefano Raspa del "Comitato Unitario contro Aviano
2000" e Andrea Licata, studioso di tematiche antimilitariste hanno
introdotto l'assemblea sul tema: "Guerra interna: dal welfare al
warfare. Militarizzazione del territorio, esercito professionale,
propaganda militarista e nazionalista". Raspa si è soffermato
sulle problematiche inerenti alla definitiva costituzione di un
esercito professionale e sulla propaganda per l'arruolamento, Licata ha
illustrato una propria ricerca sulla militarizzazione dell'ateneo
goriziano. Ne è scaturito un lungo dibattito.
Nel pomeriggio, chiusi il bar e la cucina per consentire la
partecipazione di tutti, si è svolta l'assemblea conclusiva,
mirante a delineare i prossimi appuntamenti dell'"Assemblea
Antimilitarista ed Antiautoritaria". Nei mesi uscirà un
opuscoletto rivolto ai giovani delle scuole superiori, quelli
più soggetti alla martellante campagna di arruolamento
dell'esercito: la pubblicazione sarà agile e semi-gratuita,
anche grazie al contributo proveniente dalla Festa.
Un momento per tutti importante sarà l'opposizione alle
celebrazioni militariste del 4 novembre, la costruzione di una campagna
contro la prossima finanziaria di guerra, e la partecipazione alla
manifestazione nazionale anarchica contro la Nato promossa dal Coord.
Anarchico Veneto per sabato 13 novembre a Mestre.
Il prossimo incontro dell'Assemblea Antimilitarista ed Antiautoritaria
è fissato a Torino (corso Palermo 46) per domenica 5 dicembre.
Foto della Festa a questi indirizzi:
http://italy.indymedia.org/news/2004/09/613468.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/09/613475.php
http://italy.indymedia.org/news/2004/09/613485.php
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| Antimilitaristi in Lunigiana | Luglio Libertario... e non solo | 0.793471 | archivio/archivio2004/un27/art3360.html | archivio/archivio1997/art033.html |
Perché abbiamo scelto di regalarvi con il numero di Left proprio questo calendario:
> Either I’m nobody or I’m a nation. Sono nessuno o sono una nazione. Queste parole arrivano da un’isola. Le ha scritte in una raccolta di liriche chiamata Mappa del Nuovo Mondo un poeta nato ai Caraibi nel 1930. Il suo nome è Derek Walcott. “Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io”. Walcott è Che Guevara, Adamo e Ulisse. Ha scritto Ome- ros, The Castaway, the Fortunate Traveller. Ha scritto «Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia. All’orlo della pioggia, una vela». Ha gli occhi chiari e la pelle scura, degno figlio di Santa Lucia, isola sbarcatoio di migranti, pirati, marinai in partenza e in arrivo, isola dove «il sole, stanco dell’Impero, tramonta. Nel tra- montare porta all’incandescenza un crogiolo di razze e culture ben più grande di qualsiasi crogiolo situato a nord dell’Equatore. Una vera Babele genetica». Que- sto lo scrive di lui un altro poeta migrante, Iosif Brodskij. È inutile spiegare perché ricordo la biografia di un poeta meticcio parlando di Tempo e di Europa. Odissee nuove sono state scritte negli ultimi mesi, quando migliaia di Ulisse si sono messi in marcia dalla guerra e dalla fame. Manca una parola per dire anno di ieri, ma non è ancora illegale inventarne di nuove. Yesteryear 2015. È stato un anno, come la vita di Walcott, pieno di mare e isole, di percorsi che a forza di essere battuti, hanno riscritto la Mappa del Nuovo Mondo. Qui e adesso in Europa. Le foto sono state raccolte lungo quel cammino. Il calendario altro non è che una mappa del tempo. 2016. Sperando che come la mappa del mondo di Walcott, sia nuovo.
>
> Michela AG Iaccarino
Ed ecco le tappe del nostro viaggio, mese dopo mese, nel mondo nuovo:
**Gennaio**
Serbia
**Febbraio**
Atene, Grecia.
**Marzo**
Lui, Sud Sudan.
**Aprile**
Lesbo, Grecia.
**Maggio**
Parco Pedion Tou Areos, Atene, Grecia.
**Giugno**
Lui, Sud Sudan.
**Luglio**
Varco di Svetka Petka, Serbia.
**Agosto**
Atene, Grecia.
**Settembre**
Opatovac, Croazia.
**Ottobre**
Stazione di Majarboi, Ungheria.
**Novembre**
Campo rifugiati di Dohuk, Iraq.
**Dicembre**
Lui, Sud Sudan.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Mappa del tempo nuovo. Dodici scatti per accompagnarvi durante quest'anno | È morto lo scrittore Predrag Matvejević | 0.790094 | https://left.it/2016/01/01/left-calendario-2016/ | https://www.ilpost.it/2017/02/03/predrag-matvejevic-morto/ |
>
> Di Pietro Pellegri [si era già parlato](<https://www.ilpost.it/2017/05/28/pietro-pellegri-genoa-roma/>) dopo che a dicembre del 2016 aveva esordito in Serie A con il Genoa all'età di 15 anni e 9 mesi, diventando il più giovane esordiente nella storia del campionato italiano. E poi ancora qualche mese dopo, quando aveva segnato il suo primo gol in carriera nell'ultima partita di campionato contro la Roma, con cui era diventato [il terzo marcatore più giovane](<https://www.ilpost.it/2017/05/29/serie-a-marcatori-piu-giovani-pellegri-amedei/>) nella storia della Serie A, dopo Amedeo Amadei e Gianni Rivera. Ieri sera, invece, nel posticipo della quarta giornata di campionato tra Genoa e Lazio, e sempre a 16 anni, Pellegri ha fatto anche la sua prima doppietta in Serie A. E dopo il suo secondo gol — il più bello dei due, al volo su lancio dalla trequarti di campo – le telecamere di Marassi hanno inquadrato suo padre Marco, team manager del Genoa, che si asciugava le lacrime in panchina, dove è solito seguire tutte le partite da quando Ivan Juric, l’allenatore, lo ha voluto nello staff della prima squadra.
>
>> [#domenicapremium](<https://twitter.com/hashtag/domenicapremium?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)
> Le lacrime di Marco [#Pellegri](<https://twitter.com/hashtag/Pellegri?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) dopo la doppietta del figlio Pietro. [#GenoaLazio](<https://twitter.com/hashtag/GenoaLazio?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [pic.twitter.com/C3ZJLxMWhn](<https://t.co/C3ZJLxMWhn>)
>>
>> -- Pressing (@PressingReal) [September 17, 2017](<https://twitter.com/PressingReal/status/909521284832350214?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> Pellegri è entrato in campo al 33esimo minuto del primo tempo al posto dell'argentino [Ricardo Centurion](<https://www.ilpost.it/2017/08/16/serie-a-2017-2018-cinque-acquisti-divertenti/#steps_1>), con la Lazio in vantaggio 1-0. Al 57esimo del secondo tempo ha segnato il gol del pareggio al termine di una azione rocambolesca in cui i difensori della Lazio, tirandosi il pallone addosso al limite della propria area, glielo hanno fatto arrivare fra i piedi. Pellegri ha tirato e la palla è stata deviata in porta da Stefan Radu, che ha spiazzato il portiere Strakosha. Il pareggio del Genoa è durato poco più di dieci minuti, perché al 70esimo Immobile ha segnato il gol del 2-1 per la Lazio. Dopo il nuovo vantaggio della Lazio si pensava che la partita si sarebbe trascinata fino al termine con quel risultato, ma dopo neanche tre minuti, Pellegri ha segnato il 2-2 calciando al volo, tuffandosi, su un lancio arrivato dalla trequarti di campo. Con la doppietta, Pellegri è diventando il primo giocatore nato negli anni Duemila ad aver segnato più di un gol in una singola partita non solo in Serie A ma anche nei primi cinque campionati d'Europa.
>
>> Pietro Pellegri (16 years/184 days) is the youngest player to score multiple goals in a match in Europe's top-5 leagues this century [#SerieA](<https://twitter.com/hashtag/SerieA?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> -- Gracenote Live (@GracenoteLive) [September 17, 2017](<https://twitter.com/GracenoteLive/status/909513855365255168?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> Di Pellegri – nato il 17 marzo del 2001 a Genova – si era parlato anche in estate, quando sembrava che l'Inter lo avesse praticamente comprato dal Genoa. Poi però, forse per i problemi avuti dal gruppo che controlla l'Inter, la trattativa si è bloccata e ora la squadra più vicina a lui sembra sia il Milan. Altre novità verranno fuori con la sessione invernale del calciomercato, ma suo padre Marco, intervistato brevemente qualche mese fa, ha detto: "Pietro è genoano marcio, ha preso da me. Si ispira a Ibrahimovic, ma il suo mito è sempre stato Marco Rossi". Pellegri potrebbe anche rimanere a Genova, in special modo se Enrico Preziosi dovesse concludere la vendita del club al finanziere Giulio Gallazzi, rinnovando le ambizioni della società.
>
> Nonostante la doppietta di Pellegri, domenica il Genoa ha perso 3-2: ora è 16esimo a un punto e su quattro partite deve ancora vincerne una. La squadra sembra sia incompleta, e sta facendo particolarmente fatica per via degli infortunati e per i giocatori ancora fuori forma. Al termine della partita lo stesso Juric ha detto di non avere nemmeno a disposizione i cambi adatti in tutti i ruoli. La Lazio, invece, nonostante vada spesso in difficoltà per alcuni momenti, ha vinto la sua terza partita di fila, tre giorni dopo un'altra vittoria, anche questa per 3-2, in Europa League contro il Vitesse.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| La gran partita di Pietro Pellegri | Le foto dell'ultima partita di Francesco Totti con la Roma | 0.871681 | https://www.ilpost.it/2017/09/18/serie-a-pellegri-genoa/ | https://www.ilpost.it/2017/05/28/totti-ultima-partita-roma/ |
L’artista [Red](<http://www.ohiseered.com/2011/11/huh-wei-wei-who.html>) di Shanghai ritrae personaggi famosi senza utilizzare i pennelli. In questo caso il soggetto è la cantante Adele e lo strumento di lavoro è la cera che si scioglie da candele accese, ma in altri casi ha utilizzato [una tazza sporca di caffé](<https://www.ilpost.it/2012/02/20/ritratto-macchie-caffe/>), una [palla da basket](<https://www.ilpost.it/2012/01/25/arte-basket/>), camicie, semi, pietre, ketchup o latte per creare i suoi ritratti.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Ritratto di candele accese | Torsolo di mela molto animato (l'ultimo lavoro di PES) | 0.848741 | https://www.ilpost.it/2012/08/27/ritratto-candele-accese/ | https://www.ilpost.it/2013/02/05/het-klokhuis-torsolo-pes/ |
_The Judge_ è il nuovo film del regista statunitense David Dobkin. Racconta la storia di Henry Palmer, un avvocato, che ritorna nella città in cui è cresciuto dopo la morte della madre e si trova a dover difendere il padre Joseph, un giudice, dall'accusa di averla uccisa. Il film segue la vicenda legale e la ricostruzione del loro rapporto. Il cast comprende Robert Downey Jr, che interpreta Henry, e Robert Duvall, nella parte del padre. Tra gli altri, ci sono poi Billy Bob Thornton e Vera Farmiga.
[The Judge](<http://www.warnerbros.it/node/19020>) uscirà in Italia il prossimo 23 ottobre.
[the-judge](<https://www.ilpost.it/2014/07/23/trailer-the-judge-robert-downey-jr/the-judge/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Il trailer di The Judge con Robert Downey Jr | Il trailer di Black Mass, con Johnny Depp | 0.874467 | https://www.ilpost.it/2014/07/23/trailer-the-judge-robert-downey-jr/ | https://www.ilpost.it/2015/04/24/trailer-black-mass-johnny-depp/ |
>>
>> Alveoli polmonare, **glomeruli dei reni** , cellula ciliate e tendini: **il corpo umano e una meraviglia di tecnologia microscopica** e super raffinata. Guardiamo, nelle immagini di questa fotogallery, **dieci straordinari componenti del nostro organismo ed esploriamo il corpo umano al microscopio.**
>>
>>
>>
>>
>>
>> Esploriamo il corpo umano al microscopio VAI ALLA GALLERY (N foto)
>>
>>
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Esploriamo il corpo umano al microscopio | Curiosità animali | Gli animali più strani del mondo | 0.826649 | https://www.focusjunior.it/scienza/natura/corpo-umano/3695599-esploriamo-il-corpo-umano-al-microscopio/ | https://www.focusjunior.it/animali/animali-strani/3978710-curiosita-animali-gli-animali-piu-strani-del-mondo-focus-wild/ |
>
> Questa settimana è uscito il primo film Marvel del 2017: _[Guardiani della Galassia Vol. 2](<https://www.ilpost.it/2017/04/28/guardiani-della-galassia-vol-2/>). _È il quindicesimo di questo universo cinematografico, iniziato nel 2008 con Iron Man e che quest'anno proseguirà con _Spider-Man: Homecoming e Thor: Ragnarok._ Da qui al 2020 usciranno almeno altri sei-sette film Marvel ma, restando più nell'immediato, questa settimana ci sono cose anche per chi non dovesse essere interessato all'ennesima storia di simpatici supereroi che salvano il mondo facendo battute. Sono usciti infatti anche _The Circle_ – tratto da un omonimo romanzo di Dave Eggers, con Emma Watson e Tom Hanks – e _L 'eccezione alla regola_ di Warren Beatty _,_ che [ha da poco compiuto 80 anni](<https://www.ilpost.it/2017/03/30/warren-beatty/>) e non ne dirigeva uno da quasi 20. È uscito anche il thriller domestico _L 'amore criminale_, ma se ne parla piuttosto male. Se non siete pratici di film Marvel, questo è Baby Groot.
>
> ### _Guardiani della Galassia Vol. 2_
>
> È il 15esimo film dell’[Universo cinematografico della Marvel](<https://www.ilpost.it/2016/05/22/abituiamoci-a-sentir-parlare-di-universi-nel-cinema/>), ma per arrivare preparati basta aver visto il decimo, cioè _Guardiani della Galassia_ , che uscì nel 2014 e piacque molto in giro. Sta piacendo anche questo, anche se in generale un po' meno, proprio perché secondo certi critici è troppo uguale al primo, che si era fatto notare soprattutto perché era divertente e originale. Il regista è sempre James Gunn e nel cast ci sono Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista. Se andate a vederlo in lingua originale (lo si trova, in qualche cinema) vi accorgerete forse che ci sono anche Vin Diesel e Bradley Cooper che doppiano rispettivamente un mini-albero poco-parlante e un procione molto-parlante geneticamente modificato. Il film parla dei Guardiani del primo film, che ormai sono una squadra (o famiglia, addirittura): solo che – anche perché qualcuno di loro continua a rubacchiare cose – c'è un po' di gente che li cerca. Qualcuno per ucciderli, qualcuno non si capisce. Alla fine è un film di supereroi e c'è un nemico da sconfiggere. E siccome è un film di supereroi nello Spazio bisogna sconfiggere quel nemico perché altrimenti distruggerebbe non solo la Terra, ma un sacco di pianeti.
>
> Peter Bradshaw del _Guardian_ ha scritto che «c’è una strana aria di inconsistenza», riferendosi soprattutto alla trama. Secondo Owen Gleiberman _Guardiani della Galassia Vol. 2_ è – inquadratura per inquadratura, dialogo per dialogo – «un sequel stravagante e arguto», al livello del primo. Secondo Todd McCarthy di _The Hollywood Reporter_ il film sembra invece «il secondo giro su un’attrazione che era divertentissima la prima volta e che alla seconda già sorprende molto meno». Per Chris Nashawaty di _Entertainment Weekly «_ è ancora un buon film Marvel (a tratti ottimo) ma è un gradino più sotto rispetto alle sorprendenti vette raggiunte dal primo». Alex Abad-Santos [ha scritto](<http://www.vox.com/culture/2017/4/26/15414840/guardians-of-the-galaxy-vol-2-review>) su _Vox_ che ancor più che in altri film Marvel, _Guardiani della Galassia Vol. 2_ sembra dire: «ridi sempre, a tutto, anche se il mondo sta per esplodere». Magari siete troppo giovani e non ve ne ricordate: in questo caso, tra le cose da ripassare per arrivare preparati a _Guardiani della Galassia Vol. 2_ c'è anche questa cosa.
>
> ### _The Circle_
>
> È un thriller sulla tecnologia – un po' alla _Black Mirror_ – diretto da James Ponsoldt, il regista di _The End of The Tour_ , il film sullo scrittore David Foster Wallace. Nel cast ci sono Tom Hanks, Emma Watson e John Boyega. È tratto dal romanzo _[Il Cerchio](<https://www.amazon.it/Il-cerchio-Dave-Eggers/dp/8804662476/?tag=ilpo-21>) _di Dave Eggers, che negli Stati Uniti uscì nel 2013 e immaginò un distopico futuro prossimo in cui una grande società tecnologica – pensate e moltiplicate per dieci il peggio che avete sentito dire di Google, Facebook, Amazon o Apple – controlla praticamente tutto, con conseguenti problemi etici e di privacy. Più nel dettaglio, _The Circle_ parla di una talentuosa informatica (Watson) che viene assunta a _The Circle_ , __ e di cosa scopre una volta che ci è dentro.
>
> Su _Variety_ , Owen Gleiberman [ha scritto](<http://variety.com/2017/film/reviews/the-circle-review-tom-hanks-emma-watson-1202400029/>) che nonostante _The Circle_ sia un thriller, non è un film particolarmente emozionante: ma «parla alla testa», e pone degli interrogativi intelligenti sul tipo di società che vogliamo. Molti critici hanno però parlato piuttosto male del film e al momento il suo Metascore – un voto assegnato facendo una media fra le recensioni dei critici professionisti – è 48 su 100. Dan Callahan di _The Wrap_[ha scritto](<http://www.thewrap.com/the-circle-review-tom-hanks-emma-watson/>) che il film «parte da una legittima preoccupazione per l'assenza di privacy ai tempi di internet, ma poi diventa un iperbolico e ridicolo melodramma». Pare insomma che a Tom Hanks non vada tanto bene quando recita nei film tratti da libri di Eggers: anche di _A Hologram for the King_ , uscito nel 2016, si parlò abbastanza male.
>
> ### _L 'eccezione alla regola_
>
> Un anno fa qualcuno parlava di questo film come di un possibile film da Oscar. Il motivo principale è che è scritto, prodotto, diretto e interpretato da [Warren Beatty](<https://www.ilpost.it/2017/03/30/warren-beatty/>), che ha da poco compiuto 80 anni e vinse l’Oscar per la Miglior regia grazie a _Reds_ , nel 1982. Poi in realtà il film non c'ha nemmeno provato a giocarsela per gli Oscar: la produzione lo ha fatto uscire dopo e non ha programmato tutte quelle attività di promozione e pubbliche relazioni necessarie per provare a vincere un Oscar. Nel cast di _L 'eccezione alla regola_ ci sono Haley Bennett, Lily Collins e Matthew Broderick. Parla di una storia d’amore tra un’aspirante attrice e il suo autista; lavorano entrambi per Howard Hughes, interpretato proprio da Beatty. Huges, già raccontato nel film _The Aviator_ di Scorsese, è stato un tipo eccentrico e geniale: regista, produttore, imprenditore e aviatore.
>
> Il 55 per cento delle recensioni raccolte da Rotten Tomatoes ha parlato bene del film e la sintesi fatta dal sito è: «Warren Beatty rivolge un piacevole – ma troppo tenue – sguardo a un angolo della vecchia Hollywood dietro l'ombra di Howard Hughes». Jordan Hoffman del _Guardian_ ha scritto che il film è sia triste che divertente e che «anche se non tutto è al suo posto, riesce a offrire un po' di divertimento». Più in generale, è praticamente impossibile trovare un critico che dica che questo film sia meglio del precedente film da regista di Beatty: _Bulworth - Il senatore, _che uscì nel 1998 e parla di un politico in campagna elettorale che decide di suicidarsi ma, prima, di diventare onesto e sfacciato.
>
> ### _L 'amore criminale_
>
> È un thriller diretto da Denise Di Novi – una produttrice statunitense di 61 anni, al suo primo film da regista – con Katherine Heigl e Rosario Dawson. Parla di una donna che si mette d'impegno per rendere impossibile la vita della nuova compagna del suo ex marito.
>
> Il Metascore del film è 45 su 100 e le recensioni positive su Rotten Tomatoes sono il 25 per cento del totale: «Il cast è talentuoso e questo thriller domestico si può guardare, anche se non riesce a mantenere quel che promettono le sue premesse». Paolo D'Agostini di _Repubblica_ ha scritto: «Di vicende coniugali sinistre dove uno dei due perseguita l'altro cercando talvolta di farlo passare per pazzo (ma di solito la vittima è femmina e il carnefice è lui), è pieno il cinema. _Rebecca_ e _Notorius_ di Hitchcock come _Angoscia_ di Cukor con la medesima Ingrid Bergman, per il passato; _L 'amore bugiardo_ di Fincher, _La ragazza del treno_ con Emily Blunt. Ora, a sfigurare al confronto, il banale horror (tale in fondo è) _L 'amore criminale_».
>
> **Oppure**
>
> Questa settimana sono usciti anche la commedia italiana _La guerra dei cafoni_ , il thriller italiano _Le verità_ e il film drammatico franco-belga _A casa nostra_. C'è anche una cosa piuttosto rara, un film fantasy italiano: ambientato in Puglia e diretto da Saverio Di Biagio.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Stasera cinema? | Guardiani della Galassia Vol. 2" è bello quasi come il primo, dicono | 0.909664 | https://www.ilpost.it/2017/04/29/stasera-cinema-29-aprile/ | https://www.ilpost.it/2017/04/28/guardiani-della-galassia-vol-2/ |
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Giovedì 11 febbraio | Mercoledì 11 gennaio | 0.951704 | https://www.ilpost.it/2016/02/11/giovedi-11-febbraio/ | https://www.ilpost.it/2017/01/11/mercoledi-11-gennaio-2/ |
Tra il 1979 e il 1982 il fotografo statunitense Matt Sweeney ha scattato una serie di immagini in una delle strade più famose degli Stati Uniti, [Hollywood Boulevard](<http://en.wikipedia.org/wiki/Hollywood_Boulevard>), a Los Angeles. Sweeney, conosciuto con lo pseudonimo di [Mudstone](<http://www.mudstonephoto.com/>), ha utilizzato una pellicola Kodachrome caricata su una macchina fotografica 35 millimetri [Nikon F2](<http://it.wikipedia.org/wiki/Nikon_F2>) con lenti grandangolari, principalmente 28 e 35 millimetri. Di recente ha deciso di digitalizzare questi vent'anni di lavoro, prodotto su supporto analogico, per mostrare le fotografie e provare a pubblicarle.
Mudstone racconta di essersi trasferito a Hollywood alla fine degli anni Settanta, quando aveva 17 anni, e di essere stato per qualche tempo a vivere in una baracca di legno a Hollywood Hills, un quartiere di Los Angeles. Ha svolto diversi lavori, tra cui il commesso nei negozi di fotografia e l'autista di autobus. Il tragitto tra casa e lavoro diventò il soggetto principale delle sue immagini, ispirato anche alle fotografie di Elliot Erwit, Minor White, Wynn Bullock, Eugene Smith, Annie Leibowitz, Mary Ellen Mark e Winnogrand. Mudstone ricerca piccoli momenti inaspettati e personaggi particolari, che fotografa coinvolgendoli nello scatto e facendoli guardare nell'obiettivo, e racconta il tutto con ironia anche attraverso l'uso del colore e la composizione delle immagini. Hollywood Boulevard è raccontata anche attraverso il paesaggio, gli incroci, gli angoli meno monumentali della famosa Hollywood Walk of Fame e le prospettive più laterali: una scelta che ci mostra la quotidianità e fa sembrare quella strada speciale una strada normale.
_(le didascalie sono di Matt Sweeney)_
[ ](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-25-980/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-25-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-08-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-01-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-05-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-04-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-07-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-03-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-06-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-09-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-18-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-10-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-11-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-20-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-12-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-14-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-16-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-13-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-15-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/matt-sweeneymudstone-photo/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-19-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-02-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-21-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-22-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-23-980/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/28_mudstonephoto_mattsweeney_hwd01-24-980/>)
Le altre fotografie di Mudstone [sono pubblicate sul suo sito](<http://www.mudstonephoto.com/>), dove è possibile vedere la serie completa di Hollywood 1979-1982.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Gli anni Ottanta sull'Hollywood Boulevard | Newyorkesi | 0.844619 | https://www.ilpost.it/2014/02/06/hollywood-boulevard/ | https://www.ilpost.it/2016/07/12/newyorkers-fotografie-anni-70-80/ |
>>
>> Continua la serie di incontri organizzati da Cartoon Network presso il _**Cartoon Network Pop Up Town**_ di Milano, in **Piazza Gae Aulenti**.
>>
>> Il Giovedì 14 giugno tocca a **Sio** , fumettista italiano e star del web, che dalle 16.00 incontrerà i fan per autografare lo _**Scottecs** **Magazine**_. All'interno del pop up shop inoltre sarà possibile acquistare i prodotti della capsule collection realizzata da Sio in esclusiva per lo shop con illustrazioni ispirate a _**Steven Universe,**_ **_Adventure Tim_** _e_ , **_Lo Straordinario Mondo di Gumball_** e **_Clarence._**
>>
>> Sino al 17 giugno all’interno CARTOON NETWORK POP UP TOWN i fan del Canale troveranno il meglio del merchandising targato Cartoon Network e prodotti esclusivi, edizioni limitate e collezioni speciali realizzate in collaborazione con diversi brand ed artisti.
>>
>> L’intero ricavato delle vendite sarà devoluto a _**Save the Children**_ per contrastare la **povertà educativa** e a **offrire opportunità formative** ed educative gratuite ai bambini e ai ragazzi che vivono in condizioni di disagio socio-economico o in contesti deprivati delle città italiane.
>>
>> # Focus Junior ci sarà!
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>> La redazione di Focus Junior sarà sul posto per **un 'intervista esclusiva a Sio alle ore 15.00.**
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| Sio incontra i fan a Milano! | Focus Wild e ZannaBianca vi aspettano in tre città con gli educatori SIUA per giocare ed imparare a conoscere meglio il tuo cane! | 0.806008 | https://www.focusjunior.it/iniziative-e-eventi/sio-incontra-fan-milano/ | https://www.focusjunior.it/iniziative-e-eventi/torna-giocare-educando-lappuntamento-per-divertirsi-e-imparare-insieme-ai-nostri-amici-cani/ |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/10/Feature-Image.jpeg>)
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>>>> Rappresentazione artistica della collisione fra due oggetti celesti di grande massa. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech
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>>>> Secondo uno studio condotto dal [Lunar and Planetary Laboratory](<https://en.wikipedia.org/wiki/Lunar_and_Planetary_Laboratory>) dell’Università dell’Arizona, l’origine del Sistema solare potrebbe essere ancora più complessa e “disordinata” di quanto ritenuto in precedenza. La ricerca è stata pubblicata il 23 settembre su _The Planetary Science Journal_ in due articoli, uno incentrato sulla Terra e Venere e l’altro sulla Luna. Entrambe le pubblicazioni supportano la tesi secondo cui gli impatti giganti, cioè scontri tra corpi delle dimensioni di un pianeta, non sono fusioni così perfette come si pensava. Nel team di ricerca anche un italiano, **Saverio Cambioni**. Originario di Cecina, provincia di Livorno, ha studiato ingegneria aeronautica e spaziale alla Sapienza di Roma e dopo un dottorato in scienze planetarie al Lunar and Planetary Laboratory attualmente lavora come ricercatore post-doc al [Massachusetts Institute of Technology](<https://it.wikipedia.org/wiki/Massachusetts_Institute_of_Technology>).
>>>>
>>>> Grazie ad algoritmi di _[machine learning](<https://en.wikipedia.org/wiki/Machine_learning>)_ e a simulazioni 3D di impatti giganti, gli scienziati – coordinati da **Erik Asphaug** dell'Università dell'Arizona – sono arrivati a determinare uno scenario di **collisioni ripetute “mordi e fuggi”** , in cui i corpi protoplanetari hanno trascorso buona parte del loro viaggio nel [Sistema solare interno](<https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_solare_interno>) (che va dal Sole fino a Marte) schiantandosi e rimbalzando l’uno contro l’altro, prima di rincontrarsi di nuovo in un secondo momento. Essendo stati rallentati dalla collisione, sarebbero stati poi più propensi a restare uniti la volta successiva.
>>>>
>>>> «Molti studi precedenti si sono basati sul presupposto che un pianeta è come un pupazzo di neve che viene colpito da palle di neve: collisione dopo collisione, piccoli pianeti aggiungono massa al pianeta che cresce», dice Cambioni a _Media Inaf_. «Usando l'intelligenza artificiale, dimostriamo che in realtà i pianeti si schiantano e rimbalzano l'uno contro l'altro, per poi collidere di nuovo in un secondo momento».
>>>>
>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/10/Telluric_planets_size_comparison.jpeg>)
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>>>> I pianeti del Sistema solare interno mostrati in scala. Secondo la teoria dell’accrescimento in fase avanzata, Marte e Mercurio (in primo piano) sono ciò che resta di una popolazione originale corpi entrati in collisione, mentre Venere e la Terra sono cresciuti attraverso una serie di grandi impatti. La nuova ricerca si concentra sulla preponderanza delle collisioni “mordi e fuggi” negli impatti giganti e suggerisce che la proto-Terra possa essere servita da “avanguardia”, rallentando corpi di dimensioni planetarie in “collisione e fuga”. Ma ad accrescere, il più delle volte, è il proto-Venere, il che significa che era più facile per Venere acquisire corpi dal Sistema solare esterno. Crediti: Lsmpascal/Wikimedia commons
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>>>> Secondo questa ipotesi, Venere e la Terra avrebbero avuto esperienze molto diverse nella loro crescita come pianeti, nonostante la loro immediata vicinanza nel Sistema solare interno. Secondo il [primo studio](<https://iopscience.iop.org/article/10.3847/PSJ/ac19b1>) – guidato da **Alexandre Emsenhuber** , ricercatore nel laboratorio di Asphaug e ora all’Università Ludwig Maximilian di Monaco – la giovane Terra avrebbe fatto da scudo a Venere, rallentando le collisioni mordi e fuggi dei corpi protoplanetari. Tuttavia, questi ultimi sono stati accresciuti il più delle volte dal primitivo Venere, e di conseguenza è plausibile che questo abbia acquisito corpi dal [Sistema solare esterno](<https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_solare_esterno>). Considerando la posizione più favorevole della Terra, può sembrare controintuitivo che Venere abbia accumulato più materiale proveniente dal Sistema solare esterno. Ma proprio la posizione di avamposto della Terra avrebbe permesso a Venere di raccogliere maggior materia.
>>>>
>>>> Facciamo un passo indietro. Più un pianeta è vicino al Sole, più forte sarà la gravità sperimentata. Ecco perché i pianeti interni del sistema solare su cui si sono concentrati questi studi (Mercurio, Venere, Terra e Marte) orbitano attorno al Sole più velocemente di quelli esterni, ad esempio Giove, Saturno e Nettuno. Di conseguenza, più un oggetto si avvicina al Sole, più è probabile che resti lì. Questo è il motivo per cui quando un pianeta ha colpito la Terra, spiega Asphaug, era meno probabile che si attaccasse a essa e più probabile che finisse su Venere, più vicino al Sole.
>>>>
>>>> Per spiegare questo concetto, Emsenhuber usa l’analogia di una palla che rimbalza per le scale: ogni rimbalzo rappresenta una collisione con un altro corpo. «Lungo la strada, la palla perde energia e inoltre rimbalzerà sempre verso il piano di sotto, mai verso quello di sopra», precisa Emsenhuber. «Per questo motivo, il corpo non può più lasciare il Sistema solare interno». Riassumendo, è più facile andare dalla Terra a Venere che non il contrario, e un impattore che rimarrà nel Sistema solare interno tenderà a colpire ancora Venere, fino a fondersi con esso.
>>>>
>>>> Secondo Asphaug, la Terra avrebbe accumulato la maggior parte del suo materiale da collisioni che sono state colpi frontali, oppure più lente di quelle sperimentate da Venere. Ciò avrebbe determinato una situazione in cui i protopianeti del Sistema solare esterno, a velocità più elevata, si sarebbero accumulati su Venere piuttosto che sulla Terra. Un'ipotesi è che il materiale finito su Venere sia stato più difficile da afferrare per la Terra.
>>>>
>>>> Si pensa che la Luna sia la conseguenza di un grande impatto. Secondo una nuova teoria, ci sono stati due giganteschi impatti consecutivi - separati da circa un milione di anni - che hanno coinvolto il pianeta Theia e la protoTerra. In questa immagine, la collisione, simulata in 3D, mostra l'impatto avvenuto da circa un'ora. Una visuale in sezione mostra i nuclei di ferro. Theia (o la maggior parte di esso) sfugge appena, quindi è probabile una collisione successiva. Crediti: A. Emsenhuber/Università di Berna/Università di Monaco
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>>>> Per la formazione della Luna, nel [secondo articolo](<https://iopscience.iop.org/article/10.3847/PSJ/ac19b2>), gli scienziati propongono uno **scenario “mordi e fuggi” che rielabora la teoria del grande impatto** , secondo cui un corpo celeste delle dimensioni di Marte, chiamato _Theia_ , colpisce la Terra ancora in formazione, provocando un mescolamento dei materiali che spiegherebbe la somiglianza chimica tra i due corpi.
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>>>> Nello scenario proposto da Asphaug e colleghi, un protopianeta come _Theia_ si scontra con la Terra ma, viaggiando più velocemente di come ipotizzato dal modello standard, continua oltre, per poi ritornare circa un milione di anni dopo per un impatto gigante.
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>>>> «In definitiva, in questo biliardo spaziale, la neonata Terra potrebbe aver rallentato i pianeti in rotta di collisione, rimbalzandoli verso Venere. Inoltre, la Luna potrebbe essersi formata in due collisioni invece che in una sola», conclude Cambioni. «Questi risultati sono importanti per capire le differenze fra Venere e la Terra in previsione delle nuove missioni Nasa Davinci+ e Veritas, che saranno lanciate verso Venere intorno al 2028».
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>>>> **Per saperne di più:**
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>>>> * Leggi su _The Planetary Science Journal_ l’articolo “[Collision Chains among the Terrestrial Planets. II. An Asymmetry between Earth and Venus](<https://iopscience.iop.org/article/10.3847/PSJ/ac19b1>)”, di Alexandre Emsenhuber, Erik Asphaug, Saverio Cambioni, Travis S. J. Gabriel e Stephen R. Schwartz
>>>> * Leggi su _The Planetary Science Journal_ l’articolo “[Collision Chains among the Terrestrial Planets. III. Formation of the Moon](<https://iopscience.iop.org/article/10.3847/PSJ/ac19b2>)”, di Erik Asphaug, Alexandre Emsenhuber, Saverio Cambioni, Travis S. J. Gabriel e Stephen R. Schwartz
>>>>
>>>>
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
*[attr]: attribute
*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| Collisioni mordi e fuggi alla base del Sistema solare | Formazione a sandwich per i piccoli pianeti | 0.905492 | https://www.media.inaf.it/2021/10/11/collisioni-mordi-e-fuggi-venere-terra-luna/ | https://www.media.inaf.it/2023/07/05/formazione-a-sandwich-per-i-piccoli-pianeti/ |
[ ](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/china-lunar-new-year-23/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/china-lunar-new-year-23/>) Pechino, Cina [](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/metropolitan-epiphanius/>) Kiev, Ucraina [](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/czech-republic-europe-weather/>) Praga, Repubblica Ceca [](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/lunar-new-year-celebrations-in-indonesia/>) Surakarta, Indonesia [](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/topshot-ethiopia-transport-car-free-day/>) Addis Abeba, Etiopia [](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/india-religion-islam-3/>) Ahmedabad, India [](<https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/russia-lilestyle-feature/>) Mosca, Russia
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| Domenica 3 febbraio | Sabato 31 dicembre | 0.943667 | https://www.ilpost.it/2019/02/03/domenica-3-febbraio-2/ | https://www.ilpost.it/2022/12/31/sabato-31-dicembre-3/ |
21 luglio 2017 12:51
Viaggiare va di moda. Ogni giorno circa otto milioni di persone volano verso qualche destinazione: è incalcolabile il numero di chi viaggia in automobile, per non parlare di quelli che navigano, camminano, pedalano. Lo facciamo sempre di più, e per giunta ce ne vantiamo. Di questi tempi, poche attività godono di una fama migliore dei viaggi, o, per meglio dire, del viaggio. Il viaggio forma il carattere, apre la mente, intrattiene e istruisce, mette in comunicazione i popoli; presto curerà il cancro o il raffreddore. Il viaggio sembra una panacea e, nonostante tutto, è saltato fuori un suo svantaggio: sembra che sia nocivo per la morale. O, almeno, così dice una ricerca terribilmente seria, terribilmente morale.
Lo
studio è stato svolto dalla sede canadese dell’Insead
(The business school for the world), una delle business school più esclusive del mondo, su diverse centinaia di studenti. Sembra che l’idea sia nata da un’osservazione xenofoba:
secondo un articolo del Wall Street Journal
, gli studenti stranieri nelle università statunitensi imbroglierebbero cinque volte di quelli autoctoni.
Un gruppo di coraggiosi ricercatori ha deciso di verificare quale fosse il fattore decisivo: il fatto che quei ragazzi erano stranieri o che avevano viaggiato di più. Non è un dubbio da poco in un mondo in cui la scelta di studiare all’estero è sempre più diffusa:
secondo l’Economist
, i ragazzi che lo fanno sono passati da due milioni del 2000 a quattro nel 2015 milioni, e potrebbero arrivare a otto milioni nel 2025.
Risultato auspicato
Gli intrepidi ricercatori hanno ideato degli esperimenti astutissimi. In uno, per esempio, si chiedeva ai partecipanti di risolvere delle operazioni matematiche su un foglio apparentemente anonimo. Promettevano 50 centesimi per ogni operazione svolta correttamente; alla fine fornivano i risultati, chiedevano agli studenti di fare un’autovalutazione e di comunicare, bona fide, quante operazioni avessero fatto bene, per poi ricevere il premio. Il risultato è stato quello auspicato: i partecipanti che avevano viaggiato in più paesi avevano imbrogliato di più.
Gli altri esperimenti hanno dato risultati simili, con alcune sfumature: per esempio, le “condotte immorali” sarebbero più stimolate dai viaggi in diversi paesi che non dalle lunghe permanenze in un solo paese straniero. E una precisazione: si definiscono atti immorali quelli che sono “illegali o inaccettabili per la morale di una comunità”. E delle spiegazioni: “Le esperienze all’estero possono portare a una condotta immorale per l’aumento del relativismo morale, ovvero, per l’idea che la morale è relativa e non assoluta”.
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L’idea è che una persona che viaggia molto vedrà che le regole sono diverse a seconda dei luoghi. Capirà che le regole sono il prodotto culturale di un’epoca precisa, che non esistono imperativi assoluti e che ognuno può costruirsi, per così dire, la sua morale; che non sempre bisogna dare retta a quello che ci dicono il papà, la mamma, il prete, la signora maestra, gli sbirri. Anche questo insegnano i viaggi – e sembra che la cosa preoccupi i dirigenti di una business school e li spinga a fare ricerche in merito.
A nessuno è venuto in mente di farsi qualche domanda sulla scomoda inferenza che potrebbe essere tratta da questi studi: se la morale esiste in funzione dell’ignoranza, e se è necessario conoscere poco per accettare senza battere ciglio le regole. Nel frattempo, invece, a qualcuno è venuto in mente di giocare con questi risultati. A partire da questi esperimenti uno psicologo britannico,
Ben Ambridge
, ha inventato un test abbastanza semplice: ti domanda quanti paesi tu abbia visitato (su una lista chiusa di cinquanta). Quanti più paesi conosci, tanto più dubbia dovrebbe essere la tua morale. Io, con rispetto parlando, da questo test risulto depravato, e non posso evitare di provare un certo orgoglio.
(Traduzione di Francesca Rossetti)
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano spagnolo
El País
.
Viaggi e società
| Viaggiare è immorale? | Viaggiare ci rende più creativi | 0.801736 | https://www.internazionale.it/opinione/martin-caparros/2017/07/21/viaggiare-immorale | https://www.internazionale.it/notizie/brent-crane/2015/04/03/viaggiare-creativita-estero |
"Beppe Fenoglio vive la sua passione di scrittore in maniera totale. Lo fa in un periodo storico difficilissimo e controcorrente: decide, ad esempio, di non laurearsi e di restare a vivere in provincia, cosa tutt’altro che scontata. Poi, chissà, magari si sarebbe trasferito a Torino, ma non lo sappiamo perché quando muore non aveva ancora compiuto 41 anni. Fenoglio è uno scrittore talmente contemporaneo da essere amato moltissimo ancora oggi dai ragazzi: mi è capitato spesso di incontrare studenti delle scuole medie che conoscono a memoria interi passi dei suoi romanzi come ‘Una questione privata’. E questo è abbastanza strepitoso”.
Il primo marzo 2022 ricorrono i cento anni dalla nascita dello scrittore e partigiano “le sole parole con cui chiedeva di essere ricordato”, sottolinea Bianca Roagna, direttrice del [Centro studi Beppe Fenoglio](<https://centrostudibeppefenoglio.it/it/>) che ha sede ad Alba (CN) nell’edificio dove si trovava la casa dei genitori. Per celebrare la ricorrenza, l’istituto ha organizzato “[Beppe Fenoglio 22](<http://beppefenoglio22.it>)”: dodici mesi di appuntamenti in cui la letteratura si fonderà con il teatro, la musica e la storia. L’anno fenogliano sarà diviso in quattro capitoli, seguendo il susseguirsi delle stagioni, ciascuno dei quali prende il titolo da un romanzo o un racconto dello scrittore: “Primavera di bellezza” va a identificare gli appuntamenti che tra il primo marzo e il primo giugno danno il via all’evento. “In vita Fenoglio non ha avuto la celebrazione che probabilmente meritava, proprio per la contemporaneità del suo sguardo che non sempre è stata colta dai suoi ‘coetanei’. Per questo dobbiamo dargli questo momento di visibilità”, spiega Roagna.
**Che luogo è il Centro studi Beppe Fenoglio?**
**BR** Provo a spiegarlo con una citazione, una frase che il partigiano Johnny dice a un fascista mentre lo sta accompagnando fuori città, dopo la presa di Alba. Alla domanda su che cosa ne sarà dell’Italia nelle mani dei partigiani Johnny risponde: “Una cosa alquanto piccola, ma del tutto seria”. Il Centro studi apparentemente è una cosa piccola, ma in realtà è un grande scrigno che contiene tante storie della città di Alba e delle Langhe. Parla del lavoro di Beppe Fenoglio e del pittore Pinot Gallizio. Ospita l’archivio personale e politico di Teodoro Bubbio, primo sindaco di Alba dopo la liberazione e membro dell’Assemblea Costituente. Come Centro studi lavoriamo per restituire alla cittadinanza le memorie che abbiamo raccolto in questi anni.
**La Resistenza fu un fenomeno che vide in prima fila proprio i più giovani. Lo stesso Fenoglio era poco più che ventenne quando si unì ai partigiani, la stessa età che hanno molti personaggi dei suoi romanzi. Che messaggio trasmettono oggi ai giovani gli scritti di Fenoglio?**
**BR** Quando parlo con gli studenti li esorto a cancellare dalla propria mente tanti racconti che hanno sentito e concentrarsi sul fatto che la Resistenza è stato un momento in cui a cambiare la storia sono stati dei ragazzi. Se non ci fosse stato quello spirito, anche un po’ folle, quell’irrazionalità giovanile, probabilmente non ci sarebbe stato lo scatto che ha portato alla nascita della Resistenza. Fenoglio nei suoi romanzi racconta questo: c’è la consapevolezza che era necessario essere un po’ incoscienti, e che l’incoscienza è una parte fondamentale del processo di crescita. Questo è uno dei suoi messaggi più forti e che i più giovani percepiscono con grande chiarezza.
> “Fenoglio nei suoi romanzi racconta questo: c’è la consapevolezza che era necessario essere un po’ incoscienti, e che l’incoscienza è una parte fondamentale del processo di crescita”
**“I ventitré giorni della città di Alba” (1952) è stato criticato per la narrazione asciutta e non agiografica dei partigiani. Che valore hanno oggi gli scritti di Fenoglio nel racconto della Resistenza?**
**BR** Fenoglio è un romanziere, non uno storico. Ma nei suoi libri riporta una verità storica, raccontando il periodo che ha vissuto nella sua complessità. Ne “Il partigiano Johnny” (1968), ad esempio, racconta di come le ragazze discutono se gli piacessero i partigiani rossi (i comunisti, _ndr_ ) o azzurri (i badogliani, _ndr_ ). Ne “I ventitré giorni della città di Alba” descrive “la selvaggia parata” riferendosi alle truppe partigiane che entrano in città: le brigate non hanno un’uniforme, ciascun combattente indossava quello che aveva raccattato. C’è chi ha provato ad appiattire il racconto della Resistenza, perché i partigiani dovevano essere eroi perfetti: ma così facendo ha creato un falso mito che oggi è facilmente attaccabile e diventa controproducente. La storica Chiara Colombini ha recentemente scritto un libro che sfata i falsi miti sulla Resistenza, nati anche in conseguenza di quella rappresentazione “eroica”. Fenoglio, tra l’altro, ha patito molto queste critiche, perché i suoi romanzi gli sono valsi la freddezza da parte di alcuni scrittori. Certo non da parte di Italo Calvino che nella prefazione della ristampa del suo “Il sentiero dei nidi di ragno” (1964) scrive che “Una questione privata” (1963) è il libro grazie al quale noi sappiamo che la Resistenza è esistita. Lo definisce il romanzo che racconta la Resistenza proprio com’era, vera come non era mai stata scritta.
Bianca Roagna è la direttrice del Centro studi Beppe Fenoglio che ha sede ad Alba (CN), cittadina nelle Langhe dove lo scrittore nacque il primo marzo 1922. L’abitazione dei genitori oggi si è trasformata nella “casa” del Centro studi © Centro Studi Beppe Fenoglio
**Quale era il punto di vista di Fenoglio sulla memoria?**
**BR** Fin dal 1946 aveva ben chiaro il fatto che la memoria doveva essere salvaguardata. In quell’anno scrisse una lettera al consiglio comunale di Alba, in occasione della posa di una targa dedicata a Dario Scaglione, nome di battaglia Tarzan, un partigiano caduto e suo amico che racconta ne “Il Partigiano Johnny”. Quel testo è una preghiera laica in cui chiede al consiglio comunale di intitolare tutte le strade di Alba ai partigiani caduti, perché è consapevole che arriverà un giorno in cui sarà difficile parlare di quelle vicende.
> “Italo Calvino definisce ‘Una questione privata’ come il romanzo che racconta la Resistenza proprio com’era, vera come non era mai stata scritta”
**Il romanzo “La malora” (1954) racconta la vita contadina: che luogo sono le Langhe di Fenoglio?**
**BR** Andava molto fiero di questo romanzo. Alla moglie Luciana diceva: “Se non avessi scritto ‘La malora’, tra cinquant’anni se la ricorderebbero ancora?”. È la storia della povertà, ma anche della conquista di qualcosa, in quel caso di una vigna. Oggi che le Langhe sono diventate uno dei territori più ricchi al mondo siamo portati a pensare che la malora non esista più. Però poi capita di accogliere qui al Centro studi ragazzi che vengono da altri Paesi, che magari sono arrivati in Italia in maniera fortunosa. Loro la malora la capiscono bene perché racconta una storia universale. Si stupiscono del fatto che anche qui da noi era così e in qualche modo sono anche sollevati dal sapere che è possibile cambiare. Le colline delle Langhe sono protagoniste dei romanzi di Fenoglio. C’è un piccolo dettaglio che ci aiuta a capire meglio: lui scriveva in inglese, perché gli veniva più facile e poi si traduceva in italiano, e per lui la collina è _she_ , non _it_.
**Tra le tante iniziative che organizza il Centro studi ci sono anche gli incontri con gruppi di richiedenti asilo. Quale tipo di attività proponete?**
**BR** Raccontiamo chi era Fenoglio, li accompagniamo in Comune, nella sala della Resistenza: diamo loro delle “pillole” su che cos’era questo territorio 60-70 anni fa. È un modo per far comprendere loro dove si trovano e mostrare che la nostra è una storia comune per certi aspetti. Ricordo la prima volta che ho letto un racconto di Fenoglio che si intitola “La sposa bambina” (tratta dalla raccolta “Un giorno di fuoco” del 1963, _ndr_ ) a un gruppo di ragazze afghane e pakistane. E poi c’è Marsiglia, un altro personaggio di Fenoglio che viene chiamato così perché ha provato non si sa quante volte a emigrare clandestinamente in Francia: ogni volta le guardie lo riprendono e lo riportano a Ventimiglia. Leggere la storia di Marsiglia a dei giovani che magari hanno fatto lo stesso percorso è qualcosa di molto forte ed emozionante. Ed è un altro esempio della grande attualità di Fenoglio.
**Quale libro consiglierebbe a chi non ha mai letto nulla di Fenoglio?**
**BR** Io inizierei con “Una questione privata”. Un romanzo che, attraverso l’ _escamotage_ letterario del triangolo amoroso tra i due protagonisti e la giovane di cui entrambi sono innamorati, racconta ai ragazzi di oggi una guerra combattuta settant’anni fa. E permette loro di capirla.
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| Bianca Roagna. Fenoglio, la Resistenza com’era | Beppe Fenoglio, lo scrittore gentiluomo | 0.85977 | https://altreconomia.it/bianca-roagna-fenoglio-la-resistenza-comera/ | https://www.focusjunior.it/scuola/italiano/beppe-fenoglio-lo-scrittore-gentiluomo/ |
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David Guttenfelder è uno dei fotografi premiati dal prestigioso [World Press Photo](<https://www.ilpost.it/2016/02/18/vincitori-world-press-photo-2016/>), classificandosi al terzo posto nella categoria dei progetti a lungo termine per la sua serie _Corea del Nord: vita nel culto di Kim_ , che documenta la Corea del Nord urbana e rurale a partire dal 2011, mostrando la vita quotidiana dei suoi cittadini, gli eventi militari e le cerimonie. Guttenfelder è anche uno dei fotografi preferiti dal _Post_ : negli anni abbiamo [pubblicato molte sue fotografie](<https://www.ilpost.it/?s=guttenfelder>).
Alcune delle foto scelte dal World Press Photo 2016:
[ ](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/long-term-projects-storie-3-premio-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/long-term-projects-storie-3-premio-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/corea-nord-guttenfelder/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/corea-nord-guttenfelder-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/corea-nord-guttenfelder-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/corea-nord-guttenfelder-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/corea-nord-guttenfelder-5/>)
La Corea del Nord è un paese in cui è particolarmente difficile riuscire a scattare delle fotografie "indipendenti", a causa della chiusura imposta dalla dittatura e dei numerosi divieti e restrizioni per chi ci abita o per chi la vuole visitare. _Associated Press_ è stata la prima agenzia internazionale ad aprirci una redazione, nel 2012, e in quel periodo Guttenfelder lavorava per AP (ora lavora per _National Geographic_ ).
David Guttenfelder aveva raccontato che quando era andato per la prima volta in Corea del Nord, nel 2000, aveva dovuto lasciare il suo telefono alla dogana e le finestre della stanza d’albergo in cui dormiva erano state coperte con teli di plastica nera. Da allora le condizioni sono molto migliorate e Guttenfelder ha continuato a visitarla e a scattare sempre più fotografie con libertà maggiori.
Molte delle fotografie che seguono risalgono al 2011, quando Guttenfelder ha fatto cinque viaggi in Corea del Nord, e al 2014, quando insieme al collega Eric Talmadge ha visitato il monte Paektu, una delle zone sulle quali il governo nordcoreano vorrebbe attirare turismo e investimenti stranieri: solitamente la zona si raggiunge con l’aereo, ma ai due reporter era stato concesso di andarci in automobile e attraversare così regioni che fino ad allora nessun giornalista straniero aveva mai visitato.
[ ](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/aerial-67/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/aerial-67/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-in-autumn-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-in-autumn-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-armistice-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-ski-north-korea-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-daily-life-162/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-91/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-92/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-daily-life-163/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-armistice-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/aptopix-north-korea-daily-life-29/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-93/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-koreas-exiles-and-war-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/aptopix-north-korea-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-tensions-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-in-autumn-22/>) [](<https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/north-korea-in-autumn-27/>) 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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La Corea del Nord di David Guttenfelder | Celebripost di venerdì 19 ottobre 2018 | 0.875143 | https://www.ilpost.it/2016/02/19/la-corea-del-nord-di-david-guttenfelder/ | https://www.ilpost.it/2018/10/19/celebripost-295/ |
[ Bumbalong, Australia ](<https://www.ilpost.it/2020/02/01/sabato-1-febbraio-2/bumbalong-australia/> "vai alla fotogallery") [Bumbalong, Australia](<https://www.ilpost.it/2020/02/01/sabato-1-febbraio-2/bumbalong-australia/>) Bumbalong, Australia [Los Angeles, California, Stati Uniti](<https://www.ilpost.it/2020/02/01/sabato-1-febbraio-2/los-angeles-8/>) Los Angeles, California, Stati Uniti [Hong Kong, Cina](<https://www.ilpost.it/2020/02/01/sabato-1-febbraio-2/hong-kong-cina-64/>) Hong Kong, Cina [Sochi, Russia](<https://www.ilpost.it/2020/02/01/sabato-1-febbraio-2/sochi-russia-5/>) Sochi, Russia
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Sabato 1 febbraio | Venerdì 1 settembre | 0.937416 | https://www.ilpost.it/2020/02/01/sabato-1-febbraio-2/ | https://www.ilpost.it/2023/09/01/venerdi-1-settembre-2/ |
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>> Venerdì Elon Musk, proprietario di varie aziende tra cui X (il social network [precedentemente noto](<https://www.ilpost.it/2023/08/04/twitter-x-parole/>) come Twitter), Tesla e SpaceX, ha dato alcuni aggiornamenti sul “combattimento” che dovrebbe fare contro Mark Zuckerberg, proprietario di Meta, e che dovrebbe svolgersi in Italia. Al momento non si hanno molte informazioni e non è chiaro se alla fine l'evento verrà effettivamente organizzato, ed eventualmente con quali modalità, o se rimarrà solo una provocazione.
>>
>> Intanto, Musk [ha scritto](<https://twitter.com/elonmusk/status/1689963696703848449>) sul proprio account X di aver parlato con la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, e con il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con cui ha concordato una «location epica». Secondo quanto scritto da Musk, tutto l'evento dovrebbe avere come tema centrale l'antica Roma, in modo da «elogiare il passato e il presente dell'Italia».
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>>> The fight will be managed by my and Zuck’s foundations (not UFC).
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>>> Livestream will be on this platform and Meta. Everything in camera frame will be ancient Rome, so nothing modern at all.
>>>
>>> I spoke to the PM of Italy and Minister of Culture. They have agreed on an epic location.
>>>
>>> -- Elon Musk (@elonmusk) [August 11, 2023](<https://twitter.com/elonmusk/status/1689963696703848449?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> Musk ha scritto che l'incontro verrebbe trasmesso in diretta streaming su X e sui canali di Meta, come Facebook e Instagram, e che tutto ciò che si vedrebbe nell'inquadratura sarebbe basato sul tema dell'antica Roma. Musk ha detto che il combattimento sarebbe gestito direttamente da associazioni legate a lui stesso e a Zuckerberg, senza coinvolgere la Ultimate Fighting Championship (UFC), la più importante organizzazione statunitense di arti marziali miste.
>>
>> Il giorno dopo tuttavia Zuckerberg ha ribattuto sul social network [Threads](<https://www.ilpost.it/2023/07/04/threads-meta-concorrente-twitter/>) che l'incontro non è ancora stato concordato, e ha detto che le dichiarazioni di Musk non hanno fondamento: «Quando [Musk] accetterà per davvero una data, lo saprete da me», ha scritto.
>>
>> Al momento non è chiaro né quando né dove si dovrebbe svolgere l'evento. In un [comunicato stampa](<https://cultura.gov.it/comunicato/25073>), Sangiuliano ha confermato di aver parlato con Elon Musk e di stare organizzando con lui un «grande evento benefico e di evocazione storica», che però non dovrebbe tenersi a Roma: sembrano quindi sfumare le ipotesi, [circolate molto negli ultimi mesi](<https://www.ilpost.it/2023/06/30/musk-zuckerberg-combattimento-colosseo/>), secondo cui il combattimento avrebbe dovuto svolgersi all'interno o nei pressi del Colosseo.
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>> Sangiuliano ha anche detto che l'evento permetterebbe di devolvere una «ingente somma, molti milioni di euro» a due ospedali pediatrici italiani, senza specificare l'importo preciso né gli istituti che eventualmente lo riceverebbero. Secondo il ministro l'evento sarebbe anche un'occasione per promuovere «su scala planetaria» la storia e il patrimonio archeologico italiano. Contattato dal _Post_ , l'ufficio stampa del ministero della Cultura ha detto che al momento «non ci sono altri dettagli» al riguardo.
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>> **– Leggi anche:** [Mark Zuckerberg è pronto a picchiarsi con Elon Musk](<https://www.ilpost.it/2023/06/22/combattimento-musk-zuckerberg/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
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>> La rivalità tra i due imprenditori [si è inasprita](<https://www.ilpost.it/2023/06/22/combattimento-musk-zuckerberg/>) a fine giugno, quando Zuckerberg ha annunciato che la sua azienda, Meta, stava lavorando a [Threads](<https://www.ilpost.it/2023/07/04/threads-meta-concorrente-twitter/>), una nuova piattaforma molto simile a Twitter (che al tempo non aveva ancora cambiato nome in X). Musk [aveva scritto su Twitter](<https://twitter.com/elonmusk/status/1671364992665264131>): «Io sono pronto a battermi, se ci sta anche lui» («I’m up for a cage match if he is», dove “cage match” sono gli incontri nelle gabbie tipici delle arti marziali miste, MMA). Dal 2020 Zuckerberg si è dedicato piuttosto intensamente ad arti marziali come il jiu jitsu, arrivando a vincere anche diverse competizioni, e ha accettato l'invito dicendo nelle sue storie su Instagram: «Dimmi dove».
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>> Da quel momento si è tornati più volte a parlare del presunto combattimento, anche con toni piuttosto scherzosi, ma non sono mai stati diffusi dettagli concreti riguardo alla data o al luogo in cui questo dovrebbe tenersi.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Cosa si sa del “combattimento” tra Elon Musk e Mark Zuckerberg | Elon Musk dice che ci sono possibilità che il «combattimento» con Mark Zuckerberg si svolga al Colosseo | 0.860889 | https://www.ilpost.it/2023/08/11/combattimento-musk-zuckerberg-antica-roma/ | https://www.ilpost.it/2023/06/30/musk-zuckerberg-combattimento-colosseo/ |
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> La maggior parte dei giornali di oggi segue in apertura le notizie sulla Catalogna, dopo il voto di domenica scorsa sul referendum per l'indipendenza della regione: ieri la Corte costituzionale spagnola ha sospeso la riunione di lunedì prossimo del Parlamento catalano durante la quale si sarebbe dovuta dichiarare l'indipendenza, mentre Banco Sabadell ha deciso di spostare la sua sede fuori dalla Catalogna. Repubblica e il Secolo XIX aprono invece sulla legge sullo Ius soli e sulle trattative fra i partiti per tentare di approvarla anche al Senato prima della fine della legislatura.
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> [ ](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/la_stampa-254/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/la_stampa-254/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/corriere_della_sera-1520/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/repubblica-1749/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_sole_24_ore-174/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_messaggero-265/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/manifesto-1185/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/nazionale-1-giorninternipag-prima-061017/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/avvenire-1429/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_fatto_quotidiano-237/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/libero-1881/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_dubbio-134/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/verita-287/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/l_osservatore_romano-30/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_foglio-205/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_secolo_xix-262/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_mattino-266/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_gazzettino-220/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/il_tempo-217/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/mf-1010/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/italia_oggi-782/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/giornale_di_brescia-1120/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/iltirreno_livorno-1424/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/la_gazzetta_del_mezzogiorno-212/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/centro_pescara-103/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/leggo-894/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/messaggeroveneto_udine-1450/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/giornale_di_sicilia-815/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/lanuovasardegna_sassari-1447/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/ilpiccolo_trieste-1458/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/l_unione_sarda-153/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/lanuovaferrara_ferrara-1452/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/mattinopadova_padova-1448/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/citta_salerno-122/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/gazzetta_dello_sport-1388/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
| Le prime pagine di venerdì 6 ottobre 2017 | Le prime pagine di lunedì 2 ottobre 2017 | 0.950705 | https://www.ilpost.it/2017/10/06/le-prime-pagine-oggi-525/ | https://www.ilpost.it/2017/10/02/le-prime-pagine-oggi-521/ |
_Il favoloso mondo di Amélie_ è un film del 2001 scritto e diretto da Jean-Pierre Jeunet e interpretato da Audrey Tautou. Negli anni il film è diventato un cult, apprezzato dai critici e da gran parte del pubblico per alcune sue stravaganze. Un video pubblicato da qualche giorno su Vimeo mostra invece alcuni aspetti tecnici del film: le inquadrature simmetriche e i movimenti di camera caratterizzati da grandi zoom e da spostamenti molto veloci (di solito in avanti, ma non solo). La musica che si sente nel video è del polistrumentista francese Yann Tiersen, autore della colonna sonora del film.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le inquadrature e i movimenti di camera in "Il favoloso mondo di Amélie" | Spalle alla cinepresa | 0.850422 | https://www.ilpost.it/2016/03/23/le-inquadrature-e-i-movimenti-di-camera-in-il-favoloso-mondo-di-amelie/ | https://www.ilpost.it/2013/04/12/spalle-alla-cinepresa/ |
All'[edizione 2015 del CES (Consumer Electronic Show) di Las Vegas](<https://www.ilpost.it/2015/01/05/foto-ces-2015/>) – la principale rassegna mondiale dedicata all'elettronica di consumo che si tiene ogni anno a gennaio – hanno partecipato dieci case automobilistiche, il numero più alto di sempre: un segno di quanto la "mobilità integrata", la guida autonoma e la connessione Internet a bordo delle automobili stiano diventando temi sempre più importanti per il settore. Le novità presentate dai costruttori di auto spaziano dai fari anteriori laser a nuovi sistemi multimediali di bordo che replicano le funzioni degli smartphone, fino ad avveniristici prototipi in grado di guidarsi da soli che prefigurano le automobili del 2030. Alcune di queste proposte sono già prossime alla produzione, mentre altre restano esercizi di stile o anticipazioni di tecnologie che si diffonderanno nei prossimi decenni.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/gadget-show-volkswagen/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/gadget-show-volkswagen/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/gadget-show-volkswagen-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/gadget-show-hyundai/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/gadget-show-volkswagen-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/mercedes-benz-f-015/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/audi-prologue/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/bmw-i3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/newest-innovations-in-consumer-technology-on-display-at-2015-international-ces/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/newest-innovations-in-consumer-technology-on-display-at-2015-international-ces-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/newest-innovations-in-consumer-technology-on-display-at-2015-international-ces-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/us-lifestyle-it-electronics-ces/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/us-lifestyle-it-electronics-ces-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/us-lifestyle-it-electronics-ces-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/newest-innovations-in-consumer-technology-on-display-at-2015-international-ces-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/newest-innovations-in-consumer-technology-on-display-at-2015-international-ces-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/us-detroit-auto-show-2/>)
Il dato interessante è che le case automobilistiche stanno investendo sempre più risorse nella connettività e nella sensoristica per la prevenzione degli incidenti stradali, con l'obiettivo di contrastare l'avanzata delle grandi aziende di elettronica Apple e Google, che negli ultimi anni hanno "sconfinato" nel mondo dell'auto presentando sistemi d'intrattenimento di bordo e prototipi di veicoli a guida autonoma ([la Google Car è stata presentata nel maggio 2014](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/auto-guida-da-sola-prototipo-google/>)).
Di recente industria automobilistica ed elettronica hanno avviato collaborazioni sempre più strette per integrare i sistemi informatici nelle auto: la principale di queste partnership è la [Open Automotive Alliance](<http://www.openautoalliance.net/#about>), un accordo annunciato a gennaio 2014 tra Google, 28 marchi automobilistici e numerose aziende informatiche che ha l'obiettivo di "rendere la tecnologia nell'auto più sicura, senza soluzione di continuità e più intuitiva per tutti" tramite l'integrazione del sistema operativo Android nell'elettronica di bordo. Il giro d'affari legato ai dispositivi elettronici che utilizzano la connessione Internet a bordo delle auto è in continua crescita e secondo uno studio dell'associazione che organizza il CES, la CEA (Consumer Electronic Association), nel 2015 il cosiddetto "business dell'auto connessa" [varrà 11 miliardi di dollari](<http://www.cesweb.org/News/Press-Releases/CES-Press-Release.aspx?NodeID=ebcec984-2cf5-49ad-b7dc-f181cbf49932>), un dato che si riferisce ai soli accessori montati direttamente in fabbrica sui nuovi modelli.
**I nuovi sistemi di bordo e i comandi gestuali**
Al CES 2015 le case costruttrici Volkswagen e Hyundai hanno presentato "MirrorLink" e "Display Audio", i rispettivi sistemi di bordo che promettono una migliore integrazione tra smartphone ed elettronica dell'auto tramite interfacce che replicano sul touchscreen dell'abitacolo le funzioni dei sistemi operativi Google Android e Apple iOS. Collegando il telefono via cavo alle apposite piattaforme Android Auto o Apple Car Play, sarà possibile utilizzare direttamente applicazioni e funzioni del sistema operativo tramite i comandi dell'auto e i sistemi di controllo vocale, senza più il rischio di distrarsi alla guida per usare lo smartphone.
Questi sistemi cominceranno a essere commercializzati nel corso del 2015 e permetteranno agli utenti di accedere ai propri smartphone per eseguire chiamate, inviare messaggi, ascoltare musica, utilizzare la navigazione satellitare e i sistemi di controllo vocale. Per ora la compatibilità con programmi non strettamente legati ai sistemi operativi è incompleta, ma per esempio nel sistema Hyundai Display Audio sono già incluse al lancio – tra le altre – le applicazioni Spotify, Sticher, Beats Music e i podcast per Apple Car Play, cui si aggiungono SoundCloud, Pandora, TextMe e WhatsApp per Android Auto.
Con la diffusione di questi sistemi su un numero sempre maggiore di modelli, le case automobilistiche e le aziende informatiche sostengono che renderanno disponibili agli utenti nuove applicazioni e funzioni senza bisogno di un aggiornamento del sistema a bordo delle automobili.
Una funzione ancora a livello di prototipo ma che potrebbe essere introdotta sul mercato in tempi brevi è quella dei controlli gestuali, presentata al CES 2015 dalle case BMW, Volkswagen e Hyundai. Per ridurre ulteriormente il rischio di distrazioni alla guida, sono allo studio soluzioni che permettano di impartire comandi al sistema multimediale dell'auto senza bisogno di premere pulsanti o schermi touch, ma con il semplice movimento in aria delle mani. Sui concept Volkswagen Golf R Touch e Hyundai Cockpit, grazie a sensori e telecamere che monitorano i gesti del guidatore, è possibile alzare o abbassare il volume della musica, rifiutare una chiamata, cambiare stazione radio o impartire comandi al navigatore satellitare semplicemente muovendo le mani con gesti predeterminati. Anche BMW sta lavorando su questa tecnologia e garantisce che è quasi pronta per essere integrata con il sistema multimediale BMW iDrive e introdotta sui suoi modelli di serie.
La casa automobilistica Chrysler, che fa parte del gruppo Fiat Chrysler Automobiles, ha invece presentato alcune nuove funzioni del suo sistema multimediale Uconnect che saranno introdotte nel corso del 2015. Tramite un'applicazione installata sullo smartphone, la funzione "Vehicle Finder" (Trova il veicolo) permette di individuare la propria auto ovunque sia stata parcheggiata e di essere guidati fino a raggiungerla. La funzione "Send Destination To Vehicle" (Invia la destinazione al veicolo) invece prevede la possibilità di inviare un indirizzo dal telefono al sistema di navigazione dell'automobile, che riceverà la località e attiverà le indicazioni di guida. Il Monthly Vehicle Health Report e il Vehicle Health Alert ("Riassunto mensile della salute del veicolo" e "Avviso sulla salute del veicolo") sono avvisi pensati per aggiornare il proprietario sullo stato di salute dell'auto tramite mail o per avvertirlo di eventuali malfunzionamenti.
**Il controllo remoto dell 'auto**
Al CES 2015 la casa coreana Hyundai ha presentato l'applicazione per smartphone e smartwatch "Hyundai Blue Link", che permette di interagire con la propria automobile a distanza. Disponibile nel corso del 2015, il sistema Blue Link consente di avviare o spegnere l'auto, di aprire o chiudere le portiere, di azionare il clacson o far lampeggiare i fari o di ritrovare la vettura in un parcheggio affollato, tutto tramite l'applicazione presente sul dispositivo elettronico.
Un'altra funzione – ancora più avanzata, ma per ora a livello sperimentale – che utilizza il controllo tramite smartwatch è la "Remote Valet Parking Assistant" della BMW i3, che permette di lasciare la propria auto all'ingresso di un parcheggio multipiano perché questa si parcheggi da sola. Tramite mappe degli edifici e scanner a laser il prototipo di BMW i3 è in grado di muoversi all'interno del parcheggio evitando ostacoli statici o in movimento e di trovare da sola un posto libero. Il proprietario, poi, può ritrovare l'auto o richiamarla all'ingresso del parcheggio utilizzando lo smartwatch.
**Le novità per la sicurezza e la guida autonoma**
L'auto che si guida da sola sembra ancora un orizzonte irrealistico o comunque molto lontano, ma nell'industria sempre più esperti e addetti ai lavori sono convinti che entro il prossimo decennio il passaggio alla guida autonoma subirà un'accelerazione netta. Al CES 2015 la casa tedesca Audi ha presentato la A7 Piloted Driving Concept, un prototipo che ha percorso quasi 900 chilometri dalla Silicon Valley a Las Vegas con interventi del guidatore limitati ai percorsi urbani, mentre sulle autostrade statunitensi il modello Audi ha accelerato, frenato, cambiato corsia e sorpassato autonomamente.
Mercedes-Benz si è spinta ancora più in là presentando il suo concept F 015 Luxury in Motion, un veicolo a quattro ruote alimentato a idrogeno che si guida da solo ed è in grado di interagire con le altre auto e le infrastrutture circostanti. Più simile a un salotto semovente che a un'auto, la Mercedes-Benz F 015 prefigura l'idea di mezzo di trasporto che la casa tedesca ha per il 2030 e vuole essere uno spunto "per alimentare le discussioni sul futuro della mobilità e della progettazione degli ambienti urbani".
La riduzione degli incidenti tramite sensori e dispositivi elettronici in grado di rilevare pericoli e prevenirli è una delle applicazioni più interessanti dell'interazione tra elettronica e auto, per questo le case automobilistiche stanno investendo nello sviluppo di sistemi in grado di monitorare l'ambiente che circonda le auto e di interagire con esso.
In quest'ambito la casa costruttrice Volvo ha presentato al CES 2015 una tecnologia che mette in comunicazione automobili e biciclette con l'obiettivo di prevenire gli incidenti. Secondo le statistiche riportate dal costruttore svedese, il 50 per cento delle morti di ciclisti negli incidenti stradali è causato dalla collisione con automobili, per questo Volvo – in collaborazione con il produttore di attrezzature sportive POC e la compagnia di elettronica Ericsson – ha sviluppato un dispositivo che tiene conto della posizione dei veicoli e segnala al ciclista il pericolo d'impatto tramite una luce sul casco. Questo sistema s'integra con il Volvo City Safety, un dispositivo già disponibile sulle Volvo in commercio che è in grado di rilevare collisioni imminenti in città, segnalare il pericolo e attivare la frenata automatica per evitare l'impatto con pedoni o ciclisti.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le auto del futuro, al CES | Un po' di aggeggi dal CES 2015 | 0.891092 | https://www.ilpost.it/2015/01/12/auto-futuro-ces/ | https://www.ilpost.it/2015/01/05/foto-ces-2015/ |
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> [Il Festival di Sanremo è finito nella notte tra sabato e domenica, con l'inaspettata vittoria del cantante milanese Mahmood](<https://www.ilpost.it/2019/02/10/sanremo-2019-classifica-finale-premi/>), con la canzone "Soldi". È stata un'edizione del Festival piuttosto apprezzata, anche da chi normalmente non lo segue e non lo guarda, ma per chi anche quest'anno ha deciso di fare altro con le sue serate abbiamo preparato un riassunto minimo delle canzoni di cui si è parlato di più e di cui – forse – si parlerà anche nei prossimi giorni. A partire proprio da "Soldi".
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> **Il primo classificato, Mahmood, con "Soldi"**
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> Se volete sapere qualcosa di più sul suo conto, [ne abbiamo parlato qui](<https://www.ilpost.it/2019/02/10/mahmood-chi-e-vincitore-sanremo-2019-soldi/>)
>
> ### **La canzone seconda classificata, "I tuoi particolari" di Ultimo**
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> [Ultimo](<https://www.ilpost.it/2019/02/09/ultimo/>), vincitore di Sanremo nel 2018 nella sezione "Nuove promesse", [era considerato il favorito](<https://www.ilpost.it/2019/02/09/ultimo/>) per la vittoria finale ed è stato anche il più votato dagli spettatori con il televoto.
>
> ### Il Volo, terzi classificati con "Musica che resta"
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> Avevano già vinto Sanremo nel 2015 e ci sono arrivati molto vicini anche quest'anno. Sono stati i secondi più votati dagli spettatori con il televoto.
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> ### La canzone di Loredana Bertè
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> È stata molto apprezzata sia dal pubblico che dalla critica ed è arrivata quarta in classifica. Lei, Berté, 68 anni, è stata a lungo applaudita dal pubblico dell'Ariston al termine della gara.
>
> ### Arisa, "Mi sento bene"
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> Alla vigilia della finale era considerata tra le canzoni favorite per la vittoria, poi le cose sono andate peggio del previsto, complice anche un'imperfetta esecuzione sabato sera da parte di Arisa. Resta una delle canzoni più orecchiabili e interessanti sentite a Sanremo 2019, di quelle che restano in testa.
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> ### La canzone di Achille Lauro e [Achille Lauro](<https://www.ilpost.it/2019/02/09/achille-lauro-chi-e/>)
>
> È [un personaggio](<https://www.ilpost.it/2019/02/09/achille-lauro-chi-e/>) di quelli che non si vedono spesso a Sanremo, con una canzone di quelle che non si sentono spesso a Sanremo. È stato comunque apprezzato da tanti, nonostante [le accuse di plagio](<https://www.ilpost.it/2019/02/09/achille-lauro-chi-e/>) e quelle di aver cantato una canzone che parlava troppo disinvoltamente di consumo di droga.
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> ### Gli ultimi in classifica, Nino D'Angelo e Livio Cori
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> Di loro si è parlato soprattutto perché in molti ritengono che [Livio Cori](<https://www.ilpost.it/2019/02/09/livio-cori-chi-e-gomorra-liberato/>) sia Liberato, [il cantante napoletano di cui non si conosce la vera identità.](<https://www.ilpost.it/flashes/liberato/>) La canzone, "Un'altra luce", non è piaciuta a molti.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Sanremo per chi non ha seguito Sanremo | Sanremo 2019: programma e scaletta della finale | 0.90101 | https://www.ilpost.it/2019/02/10/sanremo-2019-canzoni-migliori/ | https://www.ilpost.it/2019/02/09/sanremo-programma-scaletta-ultima-serata-finale-sabato/ |
Il primo giorno dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi è stato quello in cui gran parte di analisti, esperti e giornalisti si è accorta di non averci capito molto di quello che era successo, salvo cominciare immediatamente a spiegare con assoluta certezza cosa fosse successo; poi si sono raccolti i pezzi e si è ricominciato a cercare di capire le cose. Oggi cominciano ad arrivare le prime analisi sul voto, le prime reazioni ragionate alla vittoria di Trump e le prime conseguenze vere: quelle sui mercati finanziari, per esempio. Trump in giornata sarà accolto alla Casa Bianca da Barack Obama e comincerà formalmente la transizione dei poteri che porterà al giuramento del prossimo gennaio. Sia lui che Obama, ieri, hanno usato toni molto conciliatori. Il _Post_ anche oggi segue le notizie e gli aggiornamenti con un liveblog.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| Secondo giorno dopo Trump | Che giorni sono stati | 0.830071 | https://www.ilpost.it/2016/11/10/secondo-giorno-dopo-trump/ | https://www.ilpost.it/2020/11/06/stati-uniti-biden-diretta-costa-post/ |
«Perché non posso essere più convenzionale? La gente parla, le persone guardano, così ci provo. Ma non fa per me, perché non riesco a vedere il mio pazzo mondo lasciarmi indietro». **La sera del 13 ottobre, quando l 'Accademia di Svezia annuncia di avergli assegnato il Nobel per la Letteratura, Bob Dylan è sul palco di Las Vegas. Nessun accenno al Premio né a Stoccolma, ma alla fine del concerto chiude con “Why you try to change me now”, Perché provare a cambiarmi adesso?.** Le parole sono quelle di Frank Sinatra che Dylan ha arrangiato nel suo ultimo disco e il messaggio sembra chiaro: «Lascia che la gente si chieda, lasciali ridere, lasciali accigliarsi. (…) Non ti ricordi che ero sempre il pagliaccio? Perché provare a cambiarmi adesso?».
**Ma chi ti vuol cambiare Bob?, viene da dirsi. Dicono che hai «creato una nuova espressione poetica nell 'ambito della grande tradizione della canzone americana».** Ed è venuto giù il mondo. Ogni _piccolo rosicone_ , di ogni angolo del mondo, non ha perso l'occasione per dire la sua. Guardali Bob: spenti letterati al servizio del potere, falsi poeti che scrivono sotto dettatura del mercato, musici tutti orecchie con il marketing e sordi con l'anima. Tu no. Tu ci hai fatto viaggiare come Kerouac, ci hai fatto dondolare da fermi, hai dato i calci e i baci che avremmo voluto dare noi, che abbiamo sempre sognato. Hai aperto innumerevoli finestre per poi scappare via da lì, ma lasciandole aperte. E gli accademici di Svezia questo fanno con il Nobel, onorare chi «apporta considerevoli benefici all'umanità». Lo hai fatto. Adesso non ridurre tutto a una polemica da tabloid. «Sono onorato, ma ho altri impegni», dicono che tu abbia scritto loro così per avvertirli che il 10 dicembre non sarai alla cerimonia. Dai Bob, spiazza tutti e ritira quel maledetto premio, e inveisci pure contro di noi. Che in un mondo di facili contestatori, ritirare quel premio è rivoluzionario.
* * *
##### [Leggi anche: "Il Nobel a Dylan, l'eterno contestatore"](<https://left.it/2016/10/13/il-nobel-a-dylan-eterno-contestatore/>)
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Dai Bob, ritira quel maledetto premio | Contro Bob Dylan | 0.843912 | https://left.it/2016/11/17/dai-bob-ritira-quel-maledetto-premio/ | https://www.ilpost.it/2016/10/13/contro-bob-dylan/ |
Arianna Giorgia Bonazzi racconta su _Rivista Studio_ simbiosi e rivalità di coppie più o meno famose e con ambizioni letterarie condivise, dove uno corregge le bozze dell'altro, facendo costantemente «a gara per uscire l’uno dall’ombra dell’altro, finché magari uno dei due viene consacrato»: ci sono per esempio Kurt e Jane Vonnegut, «la cui tesi universitaria era una precognizione del finale di _Mattatoio n. 5_ », Vendela Vida e Dave Eggers che scrivono sceneggiature insieme (lei però gli prepara anche la cena), e Zelda e Francis Scott Fitzgerald («era proprio meglio lui!»).
> «Molti grandi scrittori hanno dichiarato di scrivere per un lettore ideale, che, aldilà delle definizioni narratologiche e calviniane, è, molto spesso, il loro amato. Tutto molto romantico, e scrivere con una persona in mente è indubbiamente un esercizio utile. Ma cosa succede quando quella persona, a sua volta, scrive? E non scrive liste della spesa sulla lavagna di cucina, ma ha ambizioni letterarie? E, individuando a sua volta nel partner il proprio lettore ideale, gli fa correggere le bozze a orari improbabili, si sente ferito a ogni singola correzione, e quando il compagno per sbaglio ha più successo di lui, è sempre convinto che sotto sotto fosse una sua idea. Le muse di una volta non erano così arroganti. Si lasciavano mettere nei libri con nomi fittizi, stilnovisti; al più si incazzavano come la Leslie di _Harry a Pezzi_ (che Harry infila nel suo libro camuffandola pateticamente dietro al nome “Lucy”), ma non avrebbero mai voluto che lo scrittore gli cedesse un’idea che non aveva avuto il tempo di scrivere per portare i figli in piscina.
>
> Un caso celebre di musa/editor/agente che si è fatte fregare alla grande è Jane Vonnegut. Nelle prime lettere di gioventù, quando era un reduce sbandato e senz’arte, Kurt piagnucolava: "Vorrei solo saper scrivere bene come te" (quante volte le mogli scriventi di scrittori celebri si saranno sentite dire questa frase), e poi: "Dobbiamo avere sette figli" (questa un po’ meno, mi auguro). Appena sono arrivati i figli (sette: tre naturali, e quattro adottivi della sorella di lui), però, se n’è scappato a raccogliere i successi di _Mattatoio n. 5_ senza far ritorno a casa, per giunta ringraziando la sorella morta per l’ispirazione fornita in tanti anni.
>
> Oggi che il mestiere di scrivere è morto sotto i colpi di internet e dello storytelling, e molte penne orfane confluiscono nel fiume del giornalismo online, al più, i coniugi scriventi fanno i click-baiter l’uno dell’altro finché si amano, e quando c’è maretta, gareggiano in like e condivisioni, rivendicando idee generosamente cedute. Un po’ come se la povera Jane Vonnegut, la cui tesi universitaria era una precognizione del finale di Mattatoio n. 5, chiedesse più di un bacio, più di un grazie, più di una dedica: proprio una co-autorialità; che lo stesso legame che li univa ai loro figli li unisse anche alle opere di lui. Invece, la pretesa non le è mai passata per la testa, nonostante avesse in mano una vecchia lettera in cui lui si umiliava così: "Ti immagino mentre corri a prendere la matita per coprire le tremende lacune nell’istruzione di tuo marito"».
([Continua a leggere sul sito di _Rivista Studio_](<http://www.rivistastudio.com/standard/letteratura-di-coppia/>))
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Scrittori amanti, alleati e rivali | Bibliopatologie di coppia | 0.823197 | https://www.ilpost.it/2016/01/05/coppie-letterarie/ | https://www.internazionale.it/bloc-notes/guido-vitiello/2017/12/27/bibliopatologie-coppia |
>>
>> Martedì a Pechino, la capitale della Cina, saranno allentate diverse restrizioni per il coronavirus, dopo le grosse e inedite proteste delle ultime settimane da parte della popolazione contro i lockdown: le persone potranno accedere a supermercati, uffici e aeroporti senza dover mostrare un tampone negativo al coronavirus.
>>
>> Sono alcuni dei primi allentamenti delle restrizioni comunicati dal governo cinese, che secondo diversi media internazionali potrebbero aumentare nei prossimi giorni: _Reuters_[scrive](<https://www.reuters.com/world/china/china-may-announce-10-new-covid-measures-wednesday-sources-2022-12-05/>) per esempio che mercoledì dovrebbero essere annunciate 10 nuove misure a livello nazionale che vanno nella stessa direzione, secondo due sue fonti informate sulla questione. In generale sembra che le autorità stiano cercando di comunicare un certo cambio di mentalità, almeno di facciata: i media del governo parlano di Pechino che «si prepara di nuovo alla vita» e per la prima volta menzionano un graduale ritorno alla normalità.
>>
>> Fino a oggi la Cina ha mantenuto rigidamente la sua strategia “zero COVID”, che prevede l’eliminazione completa di tutti i focolai con rigidi lockdown e tamponi a tappeto: questa strategia ha portato alle proteste delle ultime settimane, in alcuni casi anche violente, che sono state la più grande forma di dissenso verso il presidente Xi Jinping. Le proteste sono state represse anche in modo violento dalle autorità cinesi e sono state [sostanzialmente sedate](<https://www.ilpost.it/2022/12/01/proteste-cina-covid-restrizioni/>).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Il governo cinese sta gradualmente allentando le restrizioni per il coronavirus | Il durissimo lockdown di Shanghai sta finendo | 0.871774 | https://www.ilpost.it/2022/12/06/cina-allentamento-restrizioni-coronavirus-zero-covid/ | https://www.ilpost.it/2022/05/31/lockdown-shanghai-fine-restrizioni/ |
Un milione di firme per il suolo. [#People4Soil](<https://www.salvailsuolo.it/>) è la voce collettiva dei cittadini europei, e chiedere alla Commissione l’approvazione di un quadro legislativo che tuteli i suoli europei dall'eccessiva cementificazione, dalla contaminazione, dall'erosione, dalla perdita di materia organica e dalla perdita di biodiversità.
La campagna è promossa da 400 organizzazioni di 26 Paesi dell’Unione, 80 delle quali italiane, e passa attraverso una Iniziativa dei cittadini europei (ICE), uno strumento di partecipazione che permette di invitare la Commissione europea a presentare una proposta legislativa. Le firme vengono raccolte sui banchetti e -per il nostro Paese- sul sito [www.salvailsuolo.it](<http://www.salvailsuolo.it>).
“Come cittadini non siamo titolati a scrivere una Direttiva europea, ma riteniamo importante il riconoscimento del suolo come ‘patrimonio comune’ che necessita di protezione a livello Ue -spiega Damiano Di Simine, di Legambiente, coordinatore della campagna-: siamo convinti che come è avvenuto in passato per temi quali la qualità dell’aria, la qualità dell’acqua o il rischio industriale, anche quello del degrado del suolo richiede una risposta comunitaria”.
Dato che il problema riguarda tutti i Paesi dell’Unione, che perde in media 300 ettari di suolo al giorno, secondo Di Simine “l’Ue deve tornare ad essere la fonte del diritto ambientale, a partire dal riconoscimento del suolo quale ‘bene comune’, all’origine della sovranità alimentare, delle funzioni eco-sistemiche, della biodiversità”.
“Nel 2014 la Commissione europea è stata costretta a ritirare una prima proposta di direttiva in materia di ‘consumo di suolo’, su richiesta di alcuni Stati membri.
Vogliamo impedire che quanto accaduto allora si ripete: l’opposizione della politica è stata recepita in modo silenzioso, senza che nessuno tra i cittadini lo sapesse. Vogliamo sperimentare un modello di partecipazione dal basso alle decisioni della politica europea” sostiene Di Simine. L’obiettivo di un milione di firme è ambizioso, anche se c’è tempo fino a settembre del 2017 per raggiungerlo. “Ogni Paese membro ha un obiettivo nazionale: per l’Italia il ‘quorum’ è di 56mila firme” spiega l’ambientalista, a lungo presidente di Legambiente Lombardia.
["One Million People 4 Soil (Firma l'Iniziativa dei Cittadini Europei!)": guarda il video ](<https://www.youtube.com/watch?v=zWUYFnE9eaU>)
Che cosa ne pensa invece della legge contro il consumo di suolo in discussione in Italia, al Senato?
**DDS** “L’Italia è il Paese dove il dibattito sul suolo è più avanzato, e ciò dimostra una maggiore sensibilità, legata alla vulnerabilità del territorio e al fatto che il consumo di suolo si accanisce su territori con forte valenza turistica, come le nostre coste. Non siamo entusiasti del testo di legge attualmente al vaglio del Senato, in seconda lettura, ma esso dimostra che la politica ha ricevuto il ‘messaggio’. Sappiamo anche, però, che quella legge da sola non sarà efficace, in mancanza di obiettivi stringenti e vincolanti”. Quelli che potrebbe dare l’Ue, come ha già fatto in passato per l’aria o l’acqua. Contribuendo così a migliorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo.
© riproduzione riservata
| People4Soil, un milione di firme per salvare il suolo Ue | An Cliquet. “Quanto ci è cara la natura” | 0.842297 | https://altreconomia.it/people4soil-firme/ | https://altreconomia.it/an-cliquet-quanto-ci-e-cara-la-natura/ |
**Amano il photoshop e i fotografi al seguito.** Meno i diritti umani e le elezioni competitive. Sono i presidente delle ex repubbliche Urss, rieletti con percentuali stratosferiche, spesso ricchi grazie alla collocazione geografico-strategica del loro Paese o delle risorse nel sottosuolo. Ai tempi in cui Berlusconi faceva il presidente operaio sorridevamo. L'ex premier detesta i comunisti, ma è dall'armamentario della propaganda Urss che ha imparato molte cose. Una dimostrazione qui sotto.
#### Bielorussia
Alexander Grigoryevich Lukashenko, presidente dal 1994, rieletto per il quarto mandato con l'83,5% dei voti
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#### Turkmenistan
Saparmurat Atayevich Niyazov, "il leader dei turkmeni" presidente dal 1985 al 2006
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nyiazov
#### Gurbanguly Berdymukhamedov, titolo onorifico: "il protettore". Presidente dal 2006, rieletto nel 2012 con il 97% dei voti. Per non essere da meno del suo precedessore ha voluto anche lui una statua dorata nella capitale Ashgabat
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Berdymukhamedov
FILE - Turkmenistan's President Gurbanguli Berdymukhamedov smiles as he rides a horse with a dove on his shoulder an a ceremony in the capital Ashgabat, Turkmenistan, in this Sunday, April 24, 2011 file photo. A series of public shows and sports events will be held during the first week of April to mark the "era of power and happiness" recently announced by Berdymukhamedov, state newspaper Neutral Turkmenistan reported Friday March 30 2012. The week has now been dubbed the "Week of Health and Happiness" and will among other things see the staging of plays called "The Inspirational Era of Happiness" and "The Era of Power is Illuminated by Happiness." \(AP Photo/Alexander Vershinin, File\)
#### Kazakistan
Nursultan Äbishuly Nazarbayev, il più longevo. Presidente dal 1989, rieletto nel 2015 con il 98% dei consensi. Quella in basso è un'impronta della sua mano nell'oro esposta nella torre più alta della capitale Astana
[Nursultan-Nazarbayev](<https://left.it/wp-content/uploads/2015/10/Nursultan-Nazarbayev.jpg>)
[nazarbayev](<https://left.it/wp-content/uploads/2015/10/nazarbayev.jpg>)
[Atop the Baiterek Tower.](<https://left.it/wp-content/uploads/2015/10/la-mano-doro-di-Nazarbayev.jpg>)
#### Uzbekistan, Islom Abdugʻaniyevich Karimov, presidente dal 1990. Eletto per la terza volta nel 2007, 88.1% dei voti, affluenza 90.6%
####
[karimov1](<https://left.it/wp-content/uploads/2015/10/karimov1.jpg>)
[kariov](<https://left.it/wp-content/uploads/2015/10/kariov.jpg>)
[karimov](<https://left.it/wp-content/uploads/2015/10/karimov.jpg>)
[social_link type="twitter" url="https://twitter.com/minomazz" target="on" ][/social_link] **[@minomazz](<https://twitter.com/minomazz>)**
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Cavallerizzi, soldati, sportivi, eroi: Lukashenko e gli altri inossidabili presidenti delle repubbliche ex Urss | Il concerto di Kanye West in Kazakistan | 0.803803 | https://left.it/2015/10/12/lukashenko-e-gli-altri/ | https://www.ilpost.it/2013/09/03/concerto-kanye-west-in-kazakistan/ |
Invece di rassicurarmi dicendomi che erano tutte assurdità, gli uomini furono d'accordo con me. Nella guerra tra uomini e donne, dissero, io non avevo abbastanza paura del nemico. Protestai, sostenendo che avevo molta paura, fin troppa paura, ma loro dissero che confondevo la paura con la soggezione. E poi, aggiunsero, non avevo un piano. Mai andare in guerra senza un piano. Quasi tutti gli uomini del bar concepivano l'amore in termini bellici, perché dicevano che si trattava di prendere qualcosa che apparteneva a qualcun altro, il che era la dinamica fondamentale di ogni azione militare. Della seduzione come della distruzione. Tutti i consigli sentimentali di Cager, per esempio, tendevano a ispirarsi alla sua esperienza di lotta contro il comunismo. Le donne erano come i rossi, diceva. Imperscrutabili. Spietate. Dedite alla redistribuzione forzata della tua ricchezza.
[J. R. Moehringer,
Il bar delle grandi speranze
, 2005]
È tornato?
Chissà quanti maschi italiani, sul finire di questa estate, hanno incrociato il loro sguardo con quello di Samuel L. Jackson (e con quello di Josh Hartnett, in secondo piano), e si sono fermati a osservare un uomo solo sul ring, che sembrava sfidarli. Alle spalle di quel lottatore solitario, un pubblico in estasi. Chissà quanti di questi uomini avevano visto – io no – il film del 2007 da cui sono tratte queste due immagini:
La rivincita del campione
(
Resurrecting the Champ
) di Rod Lurie, ispirato al libro di cui stavano osservando la copertina. Chissà quanti sono mai saliti sul ring, quanti sono esperti di pugilato o di altre forme di “combattimento rituale” – ci arriverò tra poco –, quanti hanno avuto un sussulto, come lo ho avuto io, a leggere il titolo –
Il campione è tornato
– e il nome che imperava in copertina: J. R. Moehringer.
J.R.: il ghost writer di uno dei casi editoriali più impressionanti degli ultimi anni, il long seller
Open
di Andre Agassi, un libro che aveva puntato con la stessa convinzione sulla biografia del tennista – una storia di amore-odio per uno sport basato su un altissimo tasso di competitività, o forse sarebbe meglio dire una storia di odio e caparbietà – quanto sulla strabiliante penna dell'uomo dietro le quinte, J. R. Moehringer, appunto.
Chissà quanti – come è capitato a me dopo aver divorato il suo romanzo d'esordio,
Il bar delle grandi speranze
, 2005
–
hanno creduto che questo fosse, dopo
Pieno giorno
(
Sutton
, uscito in inglese nel 2012 e in italiano l'anno successivo), l'ultimo libro del ragazzino di Long Island diventato uno straordinario reporter e narratore. E invece non era così: l'editore Piemme aveva appena tradotto un lungo reportage d'inchiesta uscito nel 1997, ottanta pagine che si leggono d'un fiato, nelle quali l'autore ci accompagna sulle tracce di uno dei più grandi pugili della storia: Bob Satterfield, un peso massimo che a un certo punto, semplicemente, sparì.
Negli stessi giorni in cui usciva il libro di Moehringer, il Sole 24 Ore ripubblicava due
storie di boxe
scritte più di un secolo fa da Jack London, e pochi mesi prima l'editore Bao aveva dato alle stampe
Il pugile
di Reinhard Kleist, un graphic novel violento e a tratti straziante che racconta la vita di Hertzko Haft, basata sul libro scritto dal figlio, Alan Scott Haft (
Harry Haft: Auschwitz Survivor, Challenger of Rocky Marciano
, 2003). È la storia di un uomo diventato pugile per sopravvivere, e che sulle nocche ha avuto per tutta la vita i segni dei compromessi che ha dovuto sopportare in lager, per tenere viva la speranza in un'altra chance. Per poter sognare una vita fuori dai reticolati, Haft prendeva a pugni gli altri internati, su un ring.
Viene da scansarsi, a vedere disegnato in copertina il suo volto arcigno e i suoi guantoni che ci sfidano, e specularmente viene da andare incontro a Samuel L. Jackson, da salire sul ring, guardando la copertina de
Il campione è tornato
(“a volte colpire un uomo è la risposta più soddisfacente all'essere un uomo. Inquietante, forse, ma così è”, leggiamo nel libro). Viene da entrare in relazione con quelle immagini, da “cercare il contatto” – direbbe il gergo calcistico –, ma perché? Da un lato perché amiamo le storie, come racconta magistralmente il libro
L'istinto di narrare. Come le storie ci hanno resi umani
di Jonathan Gottshall (Bollati Boringhieri 2014), un autore brillante di cui vorrei parlare qui, ora. Dall'altro perché agli uomini piace combattere, e piace guardare altri uomini che combattono. O almeno è quello che li spinge a fare la loro natura – o forse avrebbe più senso usare un sostantivo maschile, tipo “istinto”, ecco.
Uomo a terra
“Ma non vedo cosa ci trovi di bello, Joe”, disse sommessamente con un tono perseverante nelle sue parole che tradiva una discussione recente e poco soddisfacente.
Per un fugace istante un'ombra oscurò la faccia da fanciullo di lui, per essere rimpiazzata dal colorito della tenerezza. Era solo un ragazzo, come lei era solo una ragazza – due giovani esseri alle soglie della vita, che affittavano casa e acquistavano tappeti insieme.
“A che serve preoccuparsi?”, argomentò lui. “È l'ultimo incontro, l'ultimo e basta.”
[Jack London,
Il gioco
, (
The Game
), 1905, ora in
Storie di boxe
]
C'è un'altra immagine, a pagina 262 di un libro pubblicato a settembre 2015 da Bollati Boringhieri, in cui vediamo un uomo – un fighter – a terra, che chiede la resa. La didascalia strappa un sorriso al lettore, perché è un
turning point
narrativo che forse ci si aspetta dall'inizio del libro, o forse no. Insomma, perché l'autore fino a quella fotografia ti ci ha scortato riga dopo riga, e credo che lui nella scrittura abbia cercato esattamente quel tipo di sorriso, in noi che stiamo dall'altra parte. Non è il sorriso sorpreso di avere una considerevole dose di voyeurismo che ti regalano i video della gente che cade (basta cercare “people falling” su YouTube) o quelli pubblicati da
Delinquenti prestati al mondo del pallone
, la cui
pagina Facebook
, nel momento in cui scrivo, è a pochi clic dal
mezzo milione
di “mi piace”. Il sorriso che ha strappato a me è quello che dice “grazie” all'autore, per averti accompagnato alla scoperta di un mondo che credevi di conoscere ma che conoscevi molto meno di quanto pensavi. Alla scoperta anche di te stesso, in sostanza.
Il professore sul ring. Perché gli uomini combattono e a noi piace guardarli
di Jonathan Gottschall è un libro straordinario. Uno di quei saggi ad alta concentrazione narrativa che rasentano la perfezione: il giovane ricercatore americano che ci aveva già trascinati nel nostro “istinto di narrare” intreccia la sua esperienza di lottatore in una palestra di “arti marziali miste” (MMA) con quella di studioso che domina il vocabolario dell'antropologia, della biologia evoluzionistica e di incalcolabili altri campi del sapere. E con quella di esemplare maschio del genere umano.
Per chi come me – e come la maggior parte dei giovani uomini del mondo occidentale – ha coltivato il proprio immaginario anche e soprattutto a colpi di
Fight Club
,
Rocky IV
(entrambi i film sono citati nel libro) o ha allenato i propri polpastrelli nella bidimensionalità di
Street Fighter
– il videogame “picchiaduro” pubblicato per la prima volta nel 1987 – questo libro è una guida alla scoperta del groviglio di natura e cultura che regola il rapporto tra noi e la violenza. La violenza che ci vede soli contro un altro esemplare della nostra specie, quella che ci vede soli contro molti o viceversa, e quella che sperimentiamo in gruppo, nelle innumerevoli forme di “combattimento rituale” che viviamo ogni giorno, dal campo da calcio alla ringhiata di rabbia nel traffico.
Vorrei vederti danzare
Il
combattimento rituale
– pensiamo agli elefanti marini che cozzano l'uno contro l'altro sulla battigia, o ai cervi che intrecciano le corna con l'avversario – stabilisce diritti di priorità su tutto ciò che conta attraverso scontri delimitati che riducono il rischio per i contendenti. Lo stesso vale per gli scontri fra umani, solo in misura ancora maggiore. […] Si tratta di eventi che spaziano dal classico duello altamente codificato e letale (pistole all'alba), a sport da combattimento come le MMA [arti marziali miste] o il football americano, alle lotte fatte per gioco dai bambini, ai duelli puramente verbali (le battaglie rap, le liti del quotidiano). Tutte situazioni che spesso appaiono ridicole e a volte finiscono in tragedia. Ma svolgono una funzione vitale: aiutano gli uomini a elaborare i conflitti e a fissare delle gerarchie, riducendo al minimo gli spargimenti di sangue e il caos sociale. Senza i codici vincolanti della danza della scimmia, il mondo sarebbe un luogo molto più tetro e violento.
Potrebbe sembrare che vi sia una differenza enorme tra il prendersi a cazzotti nel cortile di una prigione o in un bar e i duelli degli aristocratici euro-americani, invece non è così. O, meglio, i codici duellistici hanno unicamente formalizzato e reso più elaborate le mosse tipiche della danza della scimmia umana, allo stesso modo in cui l'opera lirica formalizza e rende più elaborata l'attrazione universale degli esseri umani per la melodia e il ritmo.
Diamo sempre automaticamente per scontato che noi umani siamo più complessi degli altri animali, e per molti aspetti lo siamo. Ma per quanto attiene i conflitti tra maschi, un classico duello (o scontro fisico) corre perfettamente in parallelo con la versione animale del combattimento rituale. Quando dei tizi pronti a fare a pugni si fronteggiano in un bar – o dei ragazzi in un campo di calcio – lo schema dell'intensificarsi di provocazione e rimbeccata (la danza della scimmia) è geneticamente determinato né più né meno di quello di due montoni che si fronteggiano su un pendio o due scimpanzé che litigano schiamazzando nella giungla.
[Jonathan Gottschall,
Il professore sul ring. Perché gli uomini combattono e a noi piace guardarli
, 2015]
“Un combattimento – scrive Gottschall – è un dramma inzuppato di sudore fino all'osso, una rappresentazione dell'intero groviglio di ciò che è umano, con tutto il bello e tutto il terribile esposto in piena vista”. E aggiunge, a proposito della letteratura sul pugilato (solo un tassello del suo discorso di ampio respiro), che “gli scrittori vedono la boxe come una metafora della condizione umana: la vita è bella; gli uomini sono meravigliosi e coraggiosi e poetici; ma in fondo in fondo la vita è una lotta, nella quale siamo tutti destinati a perdere”. E ancora: “Un combattimento ci confonde perché tira fuori allo stesso tempo il meglio e il peggio di noi, dimostrandoci che non si può avere l'uno senza l'altro”. L'autore lo sa anche per esperienza diretta, e incalza il lettore con innumerevoli domande, a molte delle quali dà convincenti risposte.
Come si misura l'abisso nei comportamenti tra uomini e donne nell'approccio al “combattimento rituale”? Quanto influisce la presenza di un pubblico? Perché gli uomini corrono il rischio di essere uccisi o feriti “per evitare la certezza dell'annientamento sociale”? Come ci si costruisce “un arsenale di deterrenza”? C'è relazione tra penuria di donne e violenza nei maschi? E perché i giovani maschi amano il pericolo? Facciamo sport perché ci mantiene in forma? “Nessun cacciatore-raccoglitore sano di mente si sarebbe mai messo a correre o avrebbe sollevato un masso semplicemente per consumare energie e 'fare ginnastica'”, scrivono Loren Cordain e Joe Friel in
The Anthropology of Sport and Human Movement
(2010), e vengono ripresi da Gottschall, che per rispondere a questi e altri interrogativi si muove agilmente tra epoche della storia umana e fasi della vita, come aveva già fatto ne
L'istinto di narrare
, fino ad arrivare ad affrontare, anche in questo libro, il tema del gioco dei bambini:
Ci piace giocare per la stessa ragione per cui ci piace mangiare o fare sesso: perché ci fa bene. E per quasi tutti i maschi niente è così pazzamente divertente come giocare in maniera esuberante e chiassosa. La natura ha previsto che i maschi apprezzino così tanto questa modalità di gioco perché è importante, poiché costituisce un vero e proprio allenamento alle arti combattive. Insegna loro a lottare corpo a corpo per ottenere una posizione dominante, sia fisicamente sia verbalmente. Insegna a fuggire, inseguire e placcare, a scagliare colpi e schivarli. Insegna a essere coraggiosi e duri: a flirtare con il pericolo e tollerare il dolore.
Con il gioco i bambini stanno anche avviando un processo maschile che durerà tutta la vita, nel quale creano e mantengono gli arrangiamenti del loro status mediante le competizioni. Ingaggiano combattimenti rituali infantili che determinano la dominanza, evitando però i rischi del combattimento reale.
[…] Come suggerisce il neuroscienziato Jaak Panksepp, ai bambini piace giocare “con un forte margine di competizione” e, via via che crescono, non fanno altro che specializzarsi in tipi più formali di gioco esuberante: iniziano a praticare gli sport.
I fattori culturali “portano uomini e donne verso le loro inclinazioni innate, non ad allontanarsi da esse”, aggiunge Gottschall riprendendo uno studio di Robert Deaner sui caratteri fondanti – nel mondo dello sport – delle nostre società, ancora dominate da varie forme di “combattimento rituale”, più o meno annacquate. “Perché diventiamo fanatici per gli sport di squadra ma non per altre imprese collettive che parrebbero tanto più importanti?” – si chiede l'autore. “Perché nell'esperienza umana non c'è nient'altro che scateni un entusiasmo tribale – orge di amore e odio, tempeste di emozioni violentissime – come gli sport di squadra? Niente... eccetto la guerra”.
Dal film The Wrestler
Odi et amo – dissonanze?
La guerra è brutta, orribile, è il male […]. Ma credo che la maggior parte degli uomini che sono stati in guerra dovrebbero ammettere, se sono onesti, che da qualche parte dentro di sé l'hanno anche amata, amata più di qualunque altra cosa che sia accaduta loro prima o dopo. E come fai a spiegare questo a tua moglie, ai tuoi figli, ai tuoi genitori, ai tuoi amici?
[William Broyles Jr.,
Why Men Love War
, 1984, cit. in Gottschall]
L'uomo ama la guerra, l'uomo odia la guerra, e – nel dubbio – l'uomo si prepara a fare la guerra, oggi come ieri. Le origini delle stesse discipline atletiche dei giochi olimpici “erano tutte una forma di allenamento al combattimento”, rileva Gottschall approfondendo il tema della “guerra simulata” (il
lacrosse
, sport praticato dai nativi americani, era chiamato “piccolo fratello della guerra”), e mettendo in luce un dilemma forse irrisolvibile: il fatto che lo sport sia una valvola comunemente ritenuta “sana” per sfogare l'aggressività di un determinato ambiente sociale non convince molti studiosi. “Anzitutto – scrive – c'è la storia a dirlo: è pura leggenda che le Olimpiadi antiche abbiano fermato le guerre dei Greci, e nel secolo successivo all'inaugurazione dei giochi moderni l'umanità ha combattuto alcuni fra i suoi conflitti più sanguinosi. E poi c'è l'antropologia, la quale mostra che le società con molti sport duri e combattivi hanno molte
più
guerre e omicidi, anziché averne di meno”. E poi, la guerra può creare quella che per comodità possiamo chiamare dipendenza: “spesso i soldati paragonano l'estasi della battaglia all'estasi del sesso, non perché trovino che il combattimento sia eccitante in senso stretto, ma perché il sesso è l'unica altra cosa di cui abbiano esperienza che possa rivaleggiare con l'intensa esaltazione data dal combattimento”.
In parallelo, scorre il tema dello sguardo, e il libro è disseminato di riflessioni anche su noi potenziali o effettivi spettatori di intrattenimenti violenti, di cui siamo quasi tutti avidi – sostiene Gottschall – “pur dichiarando a noi stessi che personalmente odiamo la violenza, che ci disgusta. Ma ci prendiamo in giro. La verità è che se alcune forme di violenza ci fanno provare disgusto, altre ci allettano. Anche le persone che preferirebbero essere cieche piuttosto che guardare un combattimento nella gabbia trovano divertente la brutalità del football americano o le crime story più raccapriccianti. Per un secolo gli studiosi di scienze sociali hanno sostenuto, ottimisticamente, che la nostra attrazione per gli spettacoli violenti è una cosa positiva, poiché se soddisfiamo la nostra fame di aggressività con un surrogato è meno probabile che ci comporteremo davvero in maniera aggressiva. Ma non ci sono prove che questo sia vero. Io sarei orientato a una tesi più pessimistica: siamo attratti dagli intrattenimenti violenti per il semplice fatto che ci piacciono. Perché non siamo nemmeno lontanamente così buoni o civilizzati come amiamo pensare”.
Senza giri di parole, con grande onestà intellettuale, Gottschall parla di “dissonanza cognitiva” e, riprendendo Harold Schechter (
Savage Pastimes
, 2005), sostiene che quello che ci ha resi “più civili” in tempi recenti è stato nient'altro che “l'avanzamento tecnologico. Film, effetti speciali e letteratura ci permettono di consumare grandi quantità di sofferenza senza sporcarci le mani o sentirci in colpa per aver usato degli esseri umani veri”. Ci costringe a guardare i tratti più complessi e contraddittori della natura – e della cultura – umana. Per assonanza, torna alla mente un brano all'inizio del libro, quando Gottschall pone fine alle sue esitazioni e fa il passo decisivo per diventare un fighter: “Avrei combattuto per la paura di ciò che la gente avrebbe pensato e detto se non l'avessi fatto. Avrei combattuto perché […] sarei stato un vigliacco
a non farlo
. E, per quanto contraddittorio possa sembrare, avrei combattuto anche per quelle volte in cui, tanto tempo prima, ero stato troppo vigliacco
per farlo
”.
Questo libro è un po' come uno specchio, credo. Ogni esemplare del genere umano – o per lo meno ogni esemplare maschio – potrà trovarci dentro un po' della propria forza, e un po' della propria debolezza. Non è da escludere che, a ridosso del Natale, possa aiutare anche a sentirsi un po' più buoni ;-)
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| Why we fight | 2026, la vittoria dei barbari | 0.783418 | https://www.doppiozero.com/why-we-fight | https://www.ilpost.it/2010/08/26/alessandro-baricco-barbari/ |
10 maggio 2012 09:38
Forse la Trilateral commission, fondata nel 1973 da David Rockefeller, non è una P2 planetaria. Forse non dipende da un suo disegno ciò che sta accadendo alle università negli Stati Uniti e in Europa. Ma Noam Chomsky ha ragione quando, d’accordo con Ronald Ehrenberg, autorevole studioso di economia del lavoro della Cornell, spiega che si sta passando dall’idea che l’istruzione universitaria sia un vantaggio per l’intera società all’idea che sia un vantaggio solo per chi riesce ad arrivarci. Conseguenza: chi la vuole se la paghi e poi vada fuori dai piedi il più presto possibile.
Naturalmente l’idea assume fattezze diverse a seconda dei paesi. Trova ostacoli in Francia, passa in Gran Bretagna tra i conservatori al governo, in Germania passa ai vertici del management universitario, ma assai meno nei corpi accademici e nell’opinione pubblica, fiera delle sue università. Die Zeit ha pubblicato due interessanti interviste a Annette Schavan, ministra dell’istruzione (24 febbraio), e a Margret Wintermantel, presidente della conferenza dei rettori (27 aprile), entrambe a favore di un’università imprenditoriale, efficientista. Molti lettori hanno accusato Die Zeit di troppa acquiescenza. Ma il giornale ha pubblicato anche articoli assai critici. In uno (15 aprile) Christoph Hein, scrittore assai noto, spiega che l’efficientismo ammazza l’università della ricerca indipendente disegnata da Wilhelm von Humboldt e non alleva né i Bill Gates né tanto meno i Leibniz.
Internazionale, numero
947
, 4 maggio 2012
Opinioni
| Humboldt è morto. E Leibniz dov’è? | Socrate alla riscossa | 0.823781 | https://www.internazionale.it/opinione/tullio-de-mauro/2012/05/10/humboldt-e-morto-e-leibniz-dove | https://www.internazionale.it/opinione/tullio-de-mauro/2011/04/14/socrate-alla-riscossa |
>>
>> Mercoledì il Consiglio superiore della magistratura (CSM), l'organo di autogoverno della magistratura italiana, ha nominato Nicola Gratteri procuratore di Napoli. Gratteri, che ha 65 anni, era dal 2016 procuratore di Catanzaro, e in precedenza era stato sostituto procuratore a Locri e procuratore aggiunto a Reggio Calabria. Nella sua lunga carriera si è occupato in particolare di lotta alla criminalità organizzata, soprattutto alla ’ndrangheta. A Napoli prenderà il posto di Giovanni Melillo, che aveva lasciato il ruolo nel maggio del 2022 dopo essere stato nominato dal CSM procuratore nazionale antimafia, battendo proprio Gratteri per 13 voti a 7.
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START-
>>
>> **– Leggi anche:** [E giustizia per tutti – Il numero di _Cose spiegate bene_ sul funzionamento della giustizia in Italia](<https://www.ilpost.it/2022/11/03/e-giustizia-per-tutti/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
>>
>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Nicola Gratteri è stato nominato procuratore di Napoli | Luca Poniz è il nuovo capo dell'Associazione Nazionale Magistrati | 0.874946 | https://www.ilpost.it/2023/09/13/nicola-gratteri-procuratore-napoli/ | https://www.ilpost.it/2019/06/16/luca-poniz-anm/ |
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>> Da circa due giorni, nei pressi del porto britannico di Dover, centinaia di camion e i loro autisti sono bloccati a causa della decisione della Francia di interrompere la maggior parte dei collegamenti col Regno Unito, a causa della scoperta di una nuova variante del coronavirus diffusa soprattutto sul territorio britannico.
>>
>> La Francia non è l'unico paese che ha deciso di sospendere i collegamenti col Regno Unito – secondo _BBC News_ al momento [sono più di 50](<https://www.bbc.com/news/live/world-55408333>) – ma la sua decisione ha causato conseguenze molto più rilevanti rispetto ai divieti imposti dagli altri paesi. L'interruzione dei collegamenti ha riguardato sia il flusso di auto e camion attraverso l'Eurotunnel, l'unico tratto di strada che unisce il Regno Unito al continente europeo, sia il trasporto marittimo dalla città inglese di Dover a quella francese di Calais, un'altra importantissima tratta commerciale.
>>
>> Il risultato è che centinaia di camion sono bloccati in aree di sosta attrezzate dalle autorità britanniche in un vecchio aeroporto nella cittadina di Manston – [destinato da tempo](<https://www.bbc.com/news/uk-england-kent-55115222>) a ospitare i camion nell'ipotesi di disagi dovuti a Brexit – e ai lati dell'autostrada M20. Secondo il governo britannico martedì mattina in tutto c'erano più di 1.500 camion in coda nei pressi di Dover, di cui quasi 900 all'aeroporto di Manston.
>>
>> https://twitter.com/SebastianEPayne/status/1341345938124771328
>>
>> Francia e Regno Unito stanno negoziando per sbloccare la situazione, e martedì mattina il primo ministro britannico Boris Johnson e il presidente francese Emmanuel Macron si sono sentiti al telefono. Il governo francese ha chiesto che in cambio del ripristino dei collegamenti gli autisti dei camion vengano sottoposti a un tampone per evitare che possano contribuire a diffondere la nuova variante del coronavirus nel continente.
>>
>> Martedì sera il governo francese ha detto che permetterà di entrare nel paese ai cittadini dell'Unione Europea [negativi a un test per il coronavirus](<https://www.theguardian.com/world/2020/dec/22/covid-uk-may-test-all-lorry-drivers-to-try-to-break-port-gridlock>) non più vecchio di tre giorni e ci si aspetta entro la fine della giornata una decisione che permetta anche l'ingresso di tutti i camion. Se non dovesse succedere, la situazione potrebbe peggiorare: tutti i camion che provengono dal continente e hanno effettuato consegne in territorio britannico hanno bisogno di tornare indietro.
>>
>> https://twitter.com/SebastianEPayne/status/1341345938124771328
>>
>>> The government says there are 1523 lorries parked on the M20 + at Manston airfield. Several hundred more spent the night in Dover and on the side of the M2. I know this because I passed them on the way home last night. This was Dover seafront. Spare a thought for the poor drivers [pic.twitter.com/MFYenRvNqq](<https://t.co/MFYenRvNqq>)
>>>
>>> -- Joel Hills (@ITVJoel) [December 22, 2020](<https://twitter.com/ITVJoel/status/1341317532578435072?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> La Commissione Europea [ha raccomandato](<https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_20_2520>) alla Francia e agli altri paesi europei di ripristinare anche solo in parte i collegamenti col Regno Unito, ma non è chiaro quali paesi seguiranno il consiglio.
>>
>> https://twitter.com/LukWSM/status/1341353795197038593
>>
>> Nei primi giorni del 2021 il problema potrebbe ripresentarsi quando il Regno Unito uscirà definitivamente dall'Unione Europea, [specialmente se non sarà trovato un accordo commerciale fra le due parti](<https://www.ilpost.it/2020/12/17/parlamento-europeo-brexit-accordo-scadenza/>). Fra l'altro uno dei siti individuati dal governo britannico per fare sostare i camion in caso di disagi per Brexit, un terreno nei pressi della città di Ashford, [sarà completato solo a febbraio](<https://www.theneweuropean.co.uk/brexit-news/westminster-news/kent-brexit-lorry-park-not-ready-6861042>) perché il maltempo ha impedito alcuni importanti lavori di ristrutturazione.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| L'enorme fila di camion bloccati nel Regno Unito | A Parigi è stata vietata una protesta contro le restrizioni per il coronavirus ispirata a quella dei camionisti canadesi | 0.786203 | https://www.ilpost.it/2020/12/22/camion-bloccati-regno-unito-brexit/ | https://www.ilpost.it/2022/02/10/parigi-protesta-restrizioni-camionisti/ |
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>>>> Appena pochi giorni dall’inizio delle operazioni scientifiche, il James Webb Space Telescope ([Jwst](<https://www.media.inaf.it/tag/jwst/>)) è stato in grado di rivelare la luce proveniente da **due galassie tra le primissime dell’universo primordiale, tra 350 e 450 milioni di anni dopo il Big Bang**. Sono i risultati dell’analisi di osservazioni del lontanissimo ammasso di galassie Abell 2744 e di due regioni del cielo ad esso adiacenti, realizzate dal potente telescopio spaziale tra il 28 e il 29 giugno 2022 nell’ambito del progetto Glass-Jwst Early release science program.
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2022/11/JWST-Abell-2744-NirCam.png>)
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>>>> Due delle galassie più lontane mai osservate, catturate dal telescopio spaziale Jwst nelle regioni esterne del gigantesco ammasso di galassie Abell 2744. Le galassie, evidenziate da due piccoli quadrati indicati con i numeri 1 e 2, e in maggior dettaglio nei due riquadri centrali, non fanno parte dell'ammasso, ma si trovano a molti miliardi di anni luce al di là di esso. Oggi osserviamo queste galassie come apparivano rispettivamente 450 (nel riquadro 1, a sinistra nell’immagine) e 350 milioni di anni (nel riquadro 2, a destra) dopo il big bang (cliccare per ingrandire). Crediti: Analisi scientifica: Nasa, Esa, Csa, Tommaso Treu (Ucla); elaborazione delle immagini: Zolt G. Levay (StSci)
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>>>> «Questo lavoro mostra innanzitutto la capacità di Jwst di selezionare sorgenti nell'epoca della cosiddetta “alba cosmica”. Non meno importante il fatto di avere trovato, tra le altre, due sorgenti brillanti in un'area relativamente piccola», dice **Marco Castellano** , ricercatore Inaf a Roma e primo autore dell’[articolo](<https://iopscience.iop.org/article/10.3847/2041-8213/ac94d0>) che descrive la ricerca di queste due lontanissime galassie, pubblicato recentemente su _The Astrophysical Journal Letters_. «Sulla base di tutte le previsioni, pensavamo che avremmo dovuto sondare un volume di spazio molto più grande per trovare tali galassie. I risultati invece sembrano indicare che il numero di galassie brillanti sia molto maggiore di quanto ci si aspettasse, forse per effetto di una maggiore efficienza di formazione stellare».
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>>>> Il gruppo di ricerca guidato da Castellano è stato tra i primi a usare i dati di Jwst, pubblicando un [_preprint_](<https://arxiv.org/abs/2207.09436>) sulla piattaforma _open-access_ arXiv a luglio, solo 5 giorni dopo che i dati erano stati resi disponibili. «C'era molta curiosità nel vedere finalmente cosa Jwst poteva dirci sull'alba cosmica, oltre naturalmente al desiderio e all'ambizione di essere i primi a mostrare alla comunità scientifica i risultati ottenuti dalla nostra survey Glass», aggiunge il ricercatore. «Non è stato facile analizzare dei dati così nuovi in breve tempo: la collaborazione ha lavorato 7 giorni su 7 e in pratica 24 ore su 24 anche grazie al fatto di avere una partecipazione che copre tutti i fusi orari». Alla collaborazione internazionale, che vede numerosi ricercatori e ricercatrici dell’Inaf coinvolti sin dalla presentazione della proposta osservativa, hanno partecipato anche colleghi dello Space Science Data Center dell’Agenzia Spaziale Italiana e delle università di Ferrara e Statale di Milano.
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>>>> La distanza delle due galassie in questione dovrà essere confermata con maggior precisione mediante osservazioni spettroscopiche, ma si tratta già dei candidati più robusti selezionati ad oggi con dati Jwst. A confermare l’affidabilità dei risultati è proprio l’accordo con quanto riscontrato anche in altri studi, tra cui il lavoro guidato da Rohan Naidu dell’Harvard Center for Astrophysics, negli Stati Uniti, che analizza gli stessi dati del progetto Glass, apparso lo stesso giorno [su arXiv](<https://arxiv.org/abs/2207.09434>) e attualmente in corso di pubblicazione, anch’esso su _The Astrophysical Journal Letters_.
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>>>> «Queste osservazioni sono rivoluzionarie: si è aperto un nuovo capitolo dell'astronomia», commenta **Paola Santini** , ricercatrice Inaf a Roma e coautrice del nuovo articolo. «Già dopo i primissimi giorni dall'inizio della raccolta dati, Jwst ha mostrato di essere in grado di svelare sorgenti astrofisiche in epoche ancora inesplorate». A differenza degli strumenti usati in precedenza – dal telescopio spaziale Hubble ai più grandi osservatori disponibili a terra – Jwst ha una sensibilità e risoluzione nell'infrarosso che permettono di cercare oggetti così distanti. «Stiamo esplorando un'epoca a poche centinaia di anni dal Big Bang che in parte era sconosciuta e in parte a malapena esplorata, con molte incertezze al limite delle possibilità dei telescopi precedenti», ricorda Castellano.
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>>>> Come e quando si sono formate **le prime galassie e la primissima generazione di stelle** – la cosiddetta popolazione III – è una delle grandi domande ancora aperte dell’astrofisica. «Queste galassie sono molto diverse dalla Via Lattea o altre grandi galassie che vediamo oggi intorno a noi», spiega **Tommaso Treu** , professore all’Università della California a Los Angeles e _principal investigator_ del progetto Glass-Jwst. «La domanda era: quando vedi le stelle più rosse e più vecchie con Webb, vedi che in realtà la galassia è molto più grande di quello che sembrava dalle osservazioni nell'ultravioletto?». Le nuove osservazioni di Jwst sembrano indicare che le galassie nell'universo primordiale fossero molto più luminose, anche se più compatte del previsto. Se ciò fosse vero, potrebbe rendere più facile per il potente osservatorio trovare un numero ancor maggiore di queste galassie precoci nelle sue prossime osservazioni del cielo profondo.
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>>>> «La sorgente più lontana è effettivamente molto compatta», sottolinea **Adriano Fontana** , responsabile della divisione nazionale abilitante dell’astronomia ottica ed infrarossa dell’Inaf e coautore dello studio. «I colori di questa galassia sembrano indicare che la sua popolazione stellare sia particolarmente priva di elementi pesanti, e potrebbe contenere anche alcune stelle di popolazione III. La conferma verrà dai dati spettroscopici di Jwst».
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>>>> Osservare le galassie più distanti, come quelle rivelate in queste osservazioni di Jwst, è un passo fondamentale per iniziare a capire come si sono formate le primissime sorgenti luminose nella storia del cosmo e comprendere le prime fasi della lunghissima evoluzione che ha portato l'universo a essere così come lo vediamo oggi, con la nostra galassia, il Sole, la Terra e noi umani che la abitiamo. Occorreranno ulteriori sforzi sia osservativi, per confermare e caratterizzare il risultato, che teorici, per comprenderne la fisica sottostante.
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>>>> **Per saperne di più:**
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>>>> * Leggi su _The Astrophysical Journal Letters_ l’articolo “[Early Results from GLASS-JWST. III. Galaxy Candidates at z ∼9–15](<https://iopscience.iop.org/article/10.3847/2041-8213/ac94d0>)” di Marco Castellano, Adriano Fontana, Tommaso Treu, Paola Santini, Emiliano Merlin, Nicha Leethochawalit, Michele Trenti, Eros Vanzella, Uros Mestric, Andrea Bonchi, Davide Belfiori, Mario Nonino, Diego Paris, Gianluca Polenta, Guido Roberts-Borsani, Kristan Boyett, Maruša Bradač, Antonello Calabrò, Karl Glazebrook, Claudio Grillo, Sara Mascia, Charlotte Mason, Amata Mercurio, Takahiro Morishita, Themiya Nanayakkara, Laura Pentericci, Piero Rosati, Benedetta Vulcani, Xin Wang e Lilan Yang
>>>> * Leggi su _The Astrophysical Journal Letters_ l’articolo “[Two Remarkably Luminous Galaxy Candidates at z ≈ 10–12 Revealed by JWST](<https://iopscience.iop.org/article/10.3847/2041-8213/ac9b22>)” di Rohan P. Naidu, Pascal A. Oesch, Pieter van Dokkum, Erica J. Nelson, Katherine A. Suess, Gabriel Brammer, Katherine E. Whitaker, Garth Illingworth, Rychard Bouwens, Sandro Tacchella, Jorryt Matthee, Natalie Allen, Rachel Bezanson, Charlie Conroy1, Ivo Labbe, Joel Leja, Ecaterina Leonova, Dan Magee, Sedona H. Price, David J. Setton, Victoria Strait, Mauro Stefanon, Sune Toft, John R. Weaver, e Andrea Weibel
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
*[attr]: attribute
*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| Galassie all’alba del cosmo catturate da Jwst | Il vero mostro di un merger galattico | 0.913197 | https://www.media.inaf.it/2022/11/17/jwst-galassie-primordiali/ | https://www.media.inaf.it/2015/01/09/il-vero-mostro-di-un-merger-galattico/ |
Un libro sul presente raccontato giorno per giorno, riportando quasi in tempo reale gli eventi accaduti, non è stato a mio avviso scelta felice da parte dell’arabista Gilles Kepel (
Il ritorno del Profeta
, Feltrinelli 2021). La cronaca dei mille episodi che caratterizzano il Medio Oriente nel 2020 potrà forse servire agli storici del futuro ma non ci offre alla fine la chiave di lettura promessa sul dramma in corso. Come scriveva Savinio in
Sorte dell’Europa
(1943-44) all’epoca di un’altra crisi europea come fu quella bellica, occorre uno sguardo “al di là delle cose” per capire il presente. Eppure il libro era iniziato con una splendida citazione dell’
Aleph
di Borges che vale una profezia! Il guerriero longobardo che durante l’assedio di Ravenna abbandonò i suoi e morì difendendo la città che aveva prima attaccata, e fu per questo sepolto dai ravennati in un tempio e ringraziato con un epitaffio, ci dice qualcosa sull’oggi. Il guerriero barbaro aveva visto, dice Borges, la Città: e questa rivelazione lo trasforma, sa che essa vale più dei suoi dèi germanici, e per questo li abbandona e combatte per Ravenna. Dopo di lui altri longobardi faranno come lui, conclude Borges, si fecero italiani, lombardi e forse qualcuno del loro sangue generò i progenitori di Dante Alighieri.
Sapremo oggi, guidati da questo esempio, aprire una breccia nel muro che oppone Occidente e Islam, imparare ad assimilare e ad essere assimilati?
Che il Medio Oriente sia divenuto la regione più esplosiva del Pianeta, e che l’Occidente non sappia affrontarlo con consapevolezza: queste due affermazioni poste all’inizio e alla fine del libro di Kepel colpiscono per nettezza ed evidenza. Turchia, Siria, Libano, Israele, Yemen, Libia, Tunisia, Algeria sono altrettanti teatri di conflitti esplosivi in cui si consuma l’impotenza occidentale. Nella regione compaiono nuovi attori con pretese geopolitiche globali: Russia e Turchia, ma anche Cina (la loro penetrazione è ben documentata nelle mappe poste al centro del volume).
Mentre gli Stati Uniti, in declino imperiale e in crisi di identità politica e ideologica prima ancora che economica, si ritirano dai teatri (gli accordi di Abramo tra Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita e Emirati Arabi non avranno alcun seguito) e l’Europa – divisa tra interessi nazionali miopi spesso dettati dalle proprie imprese petrolifere – semplicemente non esiste come attore globale. Eppure lì, non altrove, si decide il futuro del nostro continente.
Non sul mare del Nord, non sull’Atlantico: è sul Mediterraneo che l’Europa sarà sfidata dai processi di crescita delle grandi contraddizioni contemporanee, le migrazioni epocali dai Sud del mondo, le religioni come volontà di potenza in piena espansione, il terrorismo islamista divenuto ‘d’atmosfera’. La parte più interessante del libro di Kepel è forse quella dedicata a spiegare quest’ultima nuova categoria: la diffusione di attentati compiuti da individui non appartenenti a formazioni militari islamiste come l’Isis e Al-Qaida, ma provenienti da ambienti di degrado e miseria del Medio Oriente e del Nord Africa che entrano in relazione con ambienti di degrado e povertà delle periferie delle città europee. Ed è questa esplosiva miscela ad essere ignorata, o perfino alimentata, dalle élites politiche europee nella loro corta veduta.
Si è creato così un vuoto – lasciato dall’Occidente che di questa regione è pur stato l’artefice coloniale – entro il quale si manifestano liberamente fenomeni sia ‘esplosivi’ che ‘implosivi’. Tra i primi: le guerre (in primis quella siriana) lungo la linea di frattura sunnita-sciita, le migrazioni inarrestabili da Sud a Nord, l’aumento delle diseguaglianze e la crescita della povertà nella regione MENA (mediorientale e nordafricana), gli enormi costi ambientali e le minacce alla sicurezza mondiale. Tra i secondi: la fine degli esperimenti democratici delle nascenti società civili arabe iniziati in Tunisia un decennio fa, lo Jihadismo ambientale d’atmosfera (cioè diffuso e non più legato a organizzazioni politico-militari centralizzate) e la crescita del terrorismo specie nel Sahel.
In mezzo a tutto questo stanno l’Occidente impotente e l’Europa assente. Quando l’Europa era “un leone affamato” (Hegel), essa divorava la regione del Medio Oriente e Nord Africa, spartendosela a tavolino e sfruttandone le risorse energetiche. Poi la decolonizzazione ha visto l’Europa implicata – ma sempre meno decisiva. I grandi shock (quello petrolifero del 1973, la rivoluzione iraniana del 1979, le guerre arabo-israeliane) hanno visto l’Europa ai margini. Poi l’ultima, fallimentare ‘azione di polizia’ americana condotta nella regione dopo l’11 settembre 2001 ha visto l’Europa subalterna agli USA, e poi colpita nelle proprie città (Londra, Barcellona, Vienna, Parigi, Nizza, Stoccolma…) dal terrorismo islamista.
Quale interpretazione proporre sulla base della sintetica ricostruzione condotta sin qui? All’Europa manca una visione del Medio Oriente come grande regione economica e culturale autonoma, come Altro da sé con cui stabilire finalmente un rapporto di parità tra partner. Al Medio Oriente da parte sua manca una propria proiezione nella modernità, analoga a quella che l’Asia ha saputo compiere nel recente passato.
Un enigma politico, religioso e dinastico di società islamiche irrisolte resta una responsabilità dell’intero mondo contemporaneo.
Che fare? Ai tempi della grande crisi bellica nel 1945, il filosofo hegeliano Alexandre Kojève immaginava un Impero Latino in grado di unire le sponde europea, asiatica e africana del Mediterraneo. Oggi solo un’Europa politica, cioè un grande stato-continente in grado di assorbire in sé sia la Russia che la Turchia (le due Rome del passato europeo, oggi le chiavi per l’Oriente) in una prospettiva al 2050, potrà reggere la sfida che proviene dai Sud del mondo. Ma sarà necessario cambiare le attuali élites europee del tutto inadeguate, incapaci di visione paragonabile a quella dei fondatori dell’Europa negli anni del dopoguerra. E immaginare una alleanza con il Medio Oriente basata non più sui petrodollari e sul clientelismo geopolitico ma sulla pari dignità politica, sulla complementarietà economica e sul reciproco rispetto religioso.
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| Un libro di Gilles Kepel | Il libro di tutti i libri di Roberto Calasso | 0.843688 | https://www.doppiozero.com/il-ritorno-del-profeta-o-leclisse-delloccidente | https://www.iltascabile.com/recensioni/libro-di-tutti-libri-calasso/ |
>>
>> A causa della riconquista dell'Afghanistan da parte dei talebani, gruppo radicale di fondamentalisti islamici, negli ultimi giorni si è parlato e discusso di _sharia_ , che con una definizione un po' approssimativa viene spesso definita come "legge islamica". Di _sharia_ ha parlato più volte anche il portavoce dei talebani, [Zabihullah Mujahid](<https://www.ilpost.it/2021/08/18/e-lui-zabihullah-mujahid/>), nella prima [conferenza stampa](<https://www.ilpost.it/2021/08/17/conferenza-stampa-talebani/>) ufficiale dopo la presa di Kabul: rispondendo alle domande dei giornalisti, Mujahid ha spiegato che alcune norme che verranno adottate dal nuovo governo talebano prenderanno come riferimento la _sharia_.
>>
>> Molti hanno reagito in maniera allarmata alle parole di Mujahid, anche se a far preoccupare non dovrebbe essere stato tanto il riferimento alla _sharia_ in sé, quanto piuttosto il modo autoritario e repressivo con cui i talebani [governarono](<https://www.ilpost.it/2021/08/14/talebani-chi-sono-storia/>) fra il 1996 e il 2001, imponendo estese limitazioni alle libertà individuali. Tutti i fedeli musulmani praticanti, infatti, si dicono seguaci della _sharia_ : e non potrebbe essere altrimenti.
>>
>> La parola _sharia_ in arabo significa _sentiero_ , _retta via_ , e nella religione musulmana indica un insieme di concetti astratti che si desumono dai principali testi sacri. La _sharia_ quindi non è un testo scritto, bensì, come [ha scritto](<https://theconversation.com/what-sharia-means-5-questions-answered-79325>) qualche anno fa l'esperta di studi islamici Asma Afsaruddin, «una serie di principi etici e morali ad ampio raggio», che per il fedele musulmano sono perfetti e immutabili. Da soli però non bastano per indicare la _retta via_ , dato che molto spesso non riguardano casi specifici: a tradurre la _sharia_ in leggi scritte e particolari (i _fiqh_ ) sono i _fuqaha,_ i giuristi.
>>
>> Secondo i fedeli musulmani, dato che i _fiqh_ sono prodotti dall'uomo, diversamente dalla _sharia_ hanno una natura fallibile e modificabile: sono quindi aperti a interpretazioni diverse, talvolta anche contraddittorie. È uno dei tanti aspetti "orizzontali" dell'Islam, una religione in cui di fatto non esiste un'autorità centrale ritenuta diretta espressione di Dio, come nel caso del Papa per i cristiani cattolici; né un clero selezionato con metodi simili in tutto il mondo, come accade con l'ebraismo (assieme all'Islam, cristianesimo ed ebraismo condividono la credenza in un unico Dio e nella sacralità della figura di Abramo).
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>> Tutte le principali scuole di interpretazione della _sharia_ concordano però nel selezionare le due fonti primarie da cui dev'essere dedotta: il Corano, cioè il libro delle rivelazioni che il profeta Maometto avrebbe ricevuto da Dio nel Settimo secolo d.C., e la _sunna_ , cioè le azioni che Maometto e i suoi primi seguaci avrebbero compiuto mentre erano in vita. La _sunna_ è rappresentata dagli _hadith_ , cioè versi che contengono la vita di Maometto, tramandati prima oralmente e poi successivamente messi per iscritto.
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>> Le altre due fonti sono motivo di discussione fra le varie dottrine dell'Islam: sono l' _ijma_ , cioè il consenso dei giuristi (non riconosciuto per esempio dalla dottrina sciita), e il _qyias_ , cioè il ragionamento deduttivo che porta a prendere una decisione su un caso simile previsto dalle fonti primarie.
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>> Dato che le fonti non sono moltissime, il _corpus_ della _sharia_ è per forza di cose piuttosto limitato. Peraltro «solo il 3 per cento dei versetti [del Corano] presenta un vero e proprio contenuto giuridico», [ha fatto notare](<https://www.2001agsoc.it/materiale/mediateca/Utmus/02%20Fiorita_dispense_diritto_islamico.pdf>) lo studioso di diritto ecclesiastico Nicola Fiorita: «molte di queste norme disciplinano settori specifici, specie il diritto di famiglia e le successioni, o sono accompagnate da prescrizioni di carattere religioso».
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>> I contenuti della _sharia_ si dividono in due macrocategorie: quelli che regolano il rapporto fra l'uomo e Dio ( _ibadat_ ) e quelli che regolano i rapporti fra gli uomini ( _muamalat_ ). Fra i primi ci sono i cosiddetti cinque pilastri dell'Islam, che hanno a che fare con la fede e la preghiera: la professione della propria fede, la preghiera, l'elemosina, il digiuno nel mese sacro di [Ramadan](<https://www.ilpost.it/tag/ramadan/>) e il pellegrinaggio alla Mecca, cioè la città in Arabia Saudita in cui si ritiene sia nato Maometto.
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>> Fra i _muamalat_ ci sono invece le norme da tenere nei confronti delle altre persone e delle cose: per esempio l'indicazione che uomini e donne hanno pari dignità davanti a Dio (che proviene da un versetto del Corano), o ancora le norme che «impongono ai fedeli di essere giusti nei loro affari, di astenersi dalle bugie, di promuovere sempre le cose giuste e rifiutare quelle sbagliate», sintetizza la studiosa Asma Afsaruddin. Alcuni _muamalat_ possono essere molto specifici: come per esempio l'indicazione di non mangiare la carne di suino, che si trova in quattro capitoli del Corano. Molti altri invece hanno bisogno di essere interpretati per assumere un significato concreto nella vita delle persone.
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>> Il divieto di consumare alcool che tradizionalmente viene associato all'Islam deriva da un _hadith_ in cui Maometto vieta di consumare sostanze «intossicanti». La maggioranza delle scuole di pensiero dei giuristi musulmani della dottrina sunnita, [uno dei due rami principali dell'Islam oltre a quella sciita](<https://www.ilpost.it/2013/05/30/perche-parliamo-di-sciiti-e-sunniti/>), ritiene che il termine usato per definire le sostanze «intossicanti», _khamr_ , si riferisca alle sostanze prodotte con l'uva e a quelle prodotte col dattero, due frutti noti per la loro fermentazione: quindi per estensione ha vietato tutte le bevande alcoliche.
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>> Ma alcuni giuristi della scuola di pensiero _hanafi_ , la più popolare dell'Islam sunnita, pensano invece che siano _khamr_ soltanto le bevande alcoliche che derivano dall'uva e dal dattero, e che quindi sia permesso bere per esempio del liquore ai mirtilli oppure la birra, che si produce con l'orzo.
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>> **– Leggi anche:** [Perché parliamo di sunniti e sciiti](<https://www.ilpost.it/2013/05/30/perche-parliamo-di-sciiti-e-sunniti/>)
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>> Fra le varie scuole di pensiero esistono anche divergenze molto più complesse, per esempio su alcuni crimini che i giuristi musulmani chiamano _hudud_. Fra questi ci sono anche i rapporti sessuali fuori del matrimonio, l'adulterio o certi tipi di rapina.
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>> Un verso del Corano prescrive che chi abbia rapporti sessuali prima del matrimonio ( _zina_ ) debba ricevere 100 frustate. Col tempo però i giuristi più moderati dell'Islam hanno trovato delle scappatoie per non frustare davvero le persone che fanno sesso prima del matrimonio: per esempio spiegando che quel versetto non va interpretato letteralmente ma in maniera allegorica, oppure fissando parametri molto stringenti per identificare uno _zina,_ che rendono praticamente impossibile eseguirne la punizione prescritta.
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>> Diversi esperti di studi islamici [ricordano](<https://yaqeeninstitute.org/read/paper/stoning-and-hand-cutting-understanding-the-hudud-and-the-shariah-in-islam#ftnt50>) che nei cinque secoli in cui l'attuale Istanbul rimase sotto il dominio dell'Impero Ottomano, la cui Costituzione in alcune parti citava la _sharia_ , soltanto una donna, nel 1680, fu condannata a morte per adulterio e uccisa con la punizione prescritta esplicitamente in un _hadith_ , cioè la lapidazione.
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>> Come in ogni religione, soltanto le frange più estreme interpretano i testi e le norme religiose alla lettera: è per questo motivo che negli ultimi decenni, in cui gruppi che praticano un'interpretazione molto radicale dell'Islam hanno raggiunto il potere in vari paesi al mondo, in posti come l'Arabia Saudita, nelle zone controllate dal gruppo terroristico Boko Haram in Nigeria e [nella regione Aceh dell'Indonesia](<https://www.ilpost.it/2020/12/04/rivoluzione-morale-rizieq-shihab-indonesia/>) si contano molte più lapidazioni di quante siano note nella storia dell'Impero Ottomano. Viceversa alcuni principi della _sharia_ , soprattutto sul diritto familiare, hanno trovato spazio nelle Costituzioni dell'India e dei paesi del Nord Africa senza particolari contrasti con le norme del diritto civile e penale, spesso redatte sulla base di quelle occidentali.
>>
>> In molti casi i gruppi radicali si sono semplicemente serviti della dottrina conservatrice per legittimarsi come promotori dei valori tradizionali: meccanismi simili, anche se in contesti molto diversi, si osservano in Europa, in cui i partiti politici di estrema destra auspicano spesso la riscoperta delle radici cristiane dei popoli europei, dove però per _cristiane_ intendono un'interpretazione radicale e retrograda della dottrina cattolica.
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>> Anche nel caso dei talebani l'applicazione della _sharia_ si è spesso mischiata con altre cose. Nel suo libro sui talebani, _Taliban: Militant Islam, Oil and Fundamentalism in Central Asia_ , lo storico pakistano Ahmed Rashid [ricorda](<https://cf2r.org/tribune/understanding-taliban-through-the-prism-of-pashtunwali-code/#_ftn22>) che per il popolo pashtun, cioè l'etnia di cui fa parte la stragrande maggioranza dei talebani, «i confini fra le leggi tribali pashtun e la _sharia_ sono sempre stati molto labili». Durante i primi tempi della loro espansione in altre zone dell'Afghanistan, i talebani erano determinati a imporre un misto di _sharia_ e leggi tribali pashtun, fatto che «venne interpretato come un tentativo di imporre le leggi pashtun di Kandahar», cioè della zona di provenienza di moltissimi talebani, «su tutto il paese»; e non come un tentativo di imporre la _sharia_.
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>> Per tutto questo molte dichiarazioni del portavoce dei talebani durante la conferenza stampa di martedì, tra cui quelle sulla _sharia_ e sui diritti delle donne, sono assai difficili da giudicare, perché la loro interpretazione può essere molto ampia: citare la _sharia_ non significa necessariamente annunciare l'imposizione del burqa, o il divieto delle donne di studiare e lavorare, come ha suggerito qualche commentatore nei giorni scorsi. Il punto sarà capire come i talebani decideranno di applicarla, con che livello di integralismo, e capire se le aperture mostrate finora siano qualcosa di reale o solo un tentativo temporaneo di mostrare una faccia più presentabile al mondo, per ottenere legittimità ed evitare l'isolamento internazionale.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Cos'è la sharia, spiegato bene | Il primo giorno dei talebani a Kabul | 0.815843 | https://www.ilpost.it/2021/08/19/sharia-legge-islamica/ | https://www.ilpost.it/2021/08/17/kabul-afghanistan-talebani-primo-giorno/ |
In piena emergenza Covid-19 a Bergamo tra la metà di marzo e l'avvio della “fase due” sarebbero stati dimessi dagli ospedali e trasferiti presso 11 Rsa e strutture di cure intermedie oltre 260 pazienti già risultati positivi al virus.
È quanto emerge dai dati inediti trasmessi dall'Agenzia di tutela della salute di Bergamo ad Altreconomia all'inizio di settembre, a cinque mesi dal diniego alla [nostra istanza di accesso civico](<https://altreconomia.it/regione-lombardia-dati-epidemia-mancata-trasparenza/>) e a ridosso del termine per presentare memorie in vista dell'udienza del 23 settembre che ci vede contrapposti davanti al Tar Brescia per quel "no" che riteniamo illegittimo (un ringraziamento particolare va agli avvocati Ernesto Belisario e Francesca Ricciulli dello studio E-Lex).
Il quadro che emerge dai riscontri parziali forniti dall'Ats è incompleto sul punto dei decessi registrati nelle residenze sanitarie assistenziali ma su altri aspetti permette di aver più chiare le cose.
Torniamo infatti ai discussi trasferimenti dagli ospedali verso le Rsa e le unità di cure intermedie disposti da Regione Lombardia l'8 marzo di quest'anno ([DGR n. XI/2906](<https://www.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/5e0deec4-caca-409c-825b-25f781d8756c/DGR+2906+8+marzo+2020.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=ROOTWORKSPACE-5e0deec4-caca-409c-825b-25f781d8756c-n7b4lOB>)) e difesi strenuamente dall’assessore al Welfare, Giulio Gallera.
Il picco di presenze di pazienti positivi al Covid-19 in quelle strutture "sensibili" è stato registrato il 29 aprile, con 183 pazienti. "A seguito di indicazione regionale -ci ha scritto il direttore generale dell'Ats di Bergamo, Massimo Giupponi- le Rsa non hanno più accolto pazienti Covid positivi, mentre gli ingressi sono proseguiti esclusivamente nelle unità di offerta di cure intermedie".
Le strutture bergamasche che hanno messo a disposizione i posti sarebbero state 11 su 65: sei di "cure intermedie", quattro Rsa e una "mista". Quella che ha registrato tra metà marzo e metà luglio il maggior numero di pazienti positivi accolti, 88, non presenti contemporaneamente, è stata la Fondazione Casa di Ricovero Santa Maria Ausiliatrice (Carisma), seguita dalla Fondazione IPS C. Gusmini di Vertova (64), dalla Casa di riposo Pia Fondazione Piccinelli - Casa Maria Consolatrice di Scanzorosciate (58), dalla Fondazione G.C. Rota di Almenno San Salvatore (43), la Fondazione Casa Serena di Brembate (27), la Fondazione Honegger di Albino (23), la Fondazione Francesco Balicco di Martinengo (19), l'Istituto Palazzolo (16), il Centro Don Orione (14), la Fondazione Vaglietti di Cologno Al Serio (13) e infine la Fondazione Casa di riposo di Ponte San Pietro (8). Totale: 373 pazienti trasferiti, di cui appunto 260 tra inizio marzo e i primi di maggio.
Nonostante i mesi avuti a disposizione per elaborare i dati, l'Ats di Bergamo ha scelto però di non fare chiarezza sui decessi avvenuti in tutte le strutture del suo territorio. L'Agenzia ha infatti trasmesso il dato di 319 "dimessi/deceduti" relativo ai "soli" pazienti Covid-19 trasferiti dagli ospedali e non invece a coloro che hanno perso la vita dalla fine di febbraio alla fase più acuta in generale ed erano già presenti. Questo dato avrebbe consentito un incrocio con ciò su cui sta indagando la Procura di Bergamo, ovvero i 1.998 morti nelle Rsa bergamasche sui 6.100 ospiti totali riscontrati dal primo gennaio a fine aprile.
Omissioni a parte c'è un altro riscontro rilevante nella risposta dell'Ats ed è quello che riguarda i tamponi effettuati agli ospiti e agli operatori delle Rsa bergamasche. Il primo vero ciclo di esami è stato effettuato solo il 24 aprile 2020 -a 1.447 ospiti e 1.372 operatori-, a due mesi dal “caso” di Codogno del 21 febbraio, in prossimità del picco delle presenze dei positivi provenienti dagli ospedali nonché della retromarcia regionale.
Gli ospiti delle Rsa risultati positivi sono passati così da 95 (24 aprile) a 523 (26 maggio) nell'arco di un mese.
Mentre i positivi testati tardavano a emergere, gli ospiti in isolamento presso le Rsa bergamasche per "comprovata o sospetta positività" erano già numerosissimi fin dai primi giorni di marzo. Il 6 marzo, appena prima della delibera regionale che l’8 disporrà il trasferimento dei positivi dagli ospedali, quelli in isolamento nelle strutture erano già 484. Il 18 marzo 887; all'inizio di maggio, cioè l'avvio della "fase due", erano ancora oltre 200.
Ma l'isolamento rischia di non essere sufficiente senza dispositivi di protezione individuale (DPI). E anche su questo i dati dell'Ats certificano oggi una situazione di grave impreparazione.
Le prime 6.200 mascherine chirurgiche e le 100 FFP2/KN95 per le 65 Rsa di Bergamo sono state consegnate tramite i Presidi socio sanitari territoriali (Presst) tra il 18 e il 19 marzo, quasi un mese dopo Codogno. Una settimana più tardi, tra il 23 e il 25 marzo, le forniture sono cresciute a quota 34.200 mascherine chirurgiche e 1.280 FFP2/KN95. I primi stock di guanti, camici, taniche disinfettanti da cinque litri e visiere sono stati consegnati invece tra il 29 e il 30 aprile, tardissimo anche in questo caso.
I dispositivi di protezione individuale consegnati alle Rsa nel territorio dell'Ats di Bergamo tra marzo e luglio 2020. Fonte: Ats Bergamo, settembre 2020
Chiude il cerchio il riepilogo delle consegne di DPI ai circa 800 medici di medicina generale e pediatri bergamaschi. La prima fornitura di 3.750 mascherine chirurgiche da parte dell'Ats territoriale risale al 3 marzo, mentre 4.854 FFP2/KN95 vengono consegnate il 17 del mese. Per arrivare a pieno regime -oltre 80mila chirurgiche, più di 4mila FFP2 e circa mille visiere- si dovrà attendere la fine di aprile.
I dispositivi di protezione individuale consegnati ai medici di medicina generale e pediatri nel territorio dell'Ats di Bergamo tra marzo e luglio 2020. Fonte: Ats Bergamo, settembre 2020
"Il quadro che emerge dalle risposte dell’Ats è impressionante -commenta [Vittorio Agnoletto](<https://altreconomia.it/prodotto/senza-respiro/>) medico, conduttore della trasmissione [“37 e 2”](<https://www.radiopopolare.it/trasmissione/37-e-2/>) su Radio popolare e professore a contratto di Globalizzazione e politiche della salute all’Università degli Studi di Milano-. Lo spostamento di oltre trecento pazienti dagli ospedali alle Rsa/cure intermedie, l’incredibile ritardo con il quale sono stati sottoposti al tampone il personale sanitario e gli operatori delle Rsa, il periodo nel quale i medici di medicina generale hanno lavorato senza adeguati dispositivi di protezione, sono tre elementi che hanno certamente fornito un forte contributo alla diffusione del virus e all’aumento impressionante dei decessi nella provincia di Bergamo. Oggi, con queste informazioni, abbiamo molti elementi in più per comprendere le cause della tragedia. Le scelte e gli errori umani sembrano aver giocato, purtroppo, un ruolo non secondario".
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| I pazienti positivi al Covid-19 nelle Rsa di Bergamo. Ecco come è andata | L'impatto del Covid-19 sugli ospedali di Bergamo Est. I dati inediti dell'ASST | 0.893582 | https://altreconomia.it/pazienti-covid-rsa-bergamo-dati-ats/ | https://altreconomia.it/covid-bergamo-est-dati-asst/ |
La crisi che si è aperta nel maggio scorso in Nicaragua è diventata la cartina di tornasole di un problema che si sta verificando nell’intero sub-continente latinoamericano, con qualche eccezione. La democrazia, la conquista più importante degli anni 80-90, dopo quelli bui delle dittature e delle guerre civili, si sta usurando, strattonata da destra e da sinistra, manipolata e falsata. La miccia che porta dritto alla crisi nicaraguense è stata accesa anni fa, quando nel 2014 Daniel Ortega riuscì a riformare la Costituzione per potersi candidare per la terza volta consecutiva come presidente nel 2016. Un vizio molto diffuso in America Latina quello di mettere mano alle costituzioni quando torna comodo. È stato fatto nel Venezuela bolivariano, e prima nell’Argentina menemista, è stato abortito in Paraguay e rifiutato con un referendum in Bolivia, dove però Evo Morales con tutta probabilità si candiderà lo stesso nel 2019. Nel caso nicaraguense si concentrano anche altri mali comuni, il nepotismo, con la spartizione di cariche e rendite politiche ai membri della famiglia Ortega e la corruzione generalizzata.
Il sandinismo, anche se ormai poco collegabile al partito armato che vinse la rivoluzione del 1979, ha perso consensi tra i giovani, tra i vecchi fondatori del partito stesso, tra i cattolici, ma controlla con pugno di ferro piazza ed esercito. Quando un qualsiasi governo si rende responsabile di oltre 300 morti in due mesi di scontri con l’opposizione -teoricamente- è finito, ma in Nicaragua, come prima in Venezuela e come ai tempi dei militari, c’è sempre un "complotto" pronto per giustificare l’ingiustificabile: l’imperialismo _yanqui_ , i reazionari locali, la delinquenza, ecc.. Un copione da Guerra Fredda che a quei tempi trovava qualche riscontro nella realtà, ma che oggi è fuori tempo massimo.
La crisi che oggi dilaga in America Latina, con le eccezioni di Paesi come Cile, Costa Rica o Uruguay, è figlia della debolezza delle istituzioni democratiche, della facilità con la quale politici e imprenditori riescono ad imporre la loro volontà, della presenza invasiva delle mafie della droga, dalla falsata separazione tra i poteri dello Stato. L’incapacità di governare la crisi, la corruzione e il nepotismo, la volontà di perpetuarsi al potere sono stati i fenomeni che hanno segnato e segnano la caduta del PT (il Partito dei Lavoratori) in Brasile, del kirchnerismo in Argentina, del madurismo in Venezuela, dell’orteguismo in Nicaragua, dell'evismo in Bolivia. Questo a sinistra, dove i richiami al socialismo ormai non bastano più per coprire i disastri prodotti dalla cattiva gestione dell’economia tra gli altri problemi.
A destra invece l’offerta politica è rimasta sempre la stessa, destre golpiste come in Paraguay, Honduras o Brasile, destre neoliberiste come in Perù, Messico e Argentina, destre evangeliche come in Costa Rica e destre oltranziste come in Colombia. L’alternativa ai governi del Venezuela o del Nicaragua sarebbero senz’altro governi debolissimi, con scarsa vocazione sociale e spiccata sensibilità verso il mondo degli affari, nazionale e straniero. Sempre lo stesso? Sì e no. Nel senso che malgrado il conflitto nicaraguense ad esempio abbia spaccato in due la società, nella galassia che chiede le dimissioni di Daniel Ortega si intravvedono, tra mille contraddizioni, i germi di una politica nuova che sta arrivando ora in America Latina. Quell’ondata che ha dato il trionfo a Andrés Manuel Lopez Obrador in Messico, non tanto per il suo passato nella sinistra nazionalista classica, ma soprattutto perché identificato come candidato “antisistema”. Un candidato che si è scagliato contro la “casta” corrotta della politica locale, contro l’intreccio tra stato e narcos, a favore del cittadino indifeso. In Nicaragua l’opposizione a Ortega, che ha come nucleo centrale gli studenti universitari, rivendica le stesse cose: trasparenza, fine della corruzione, liberazione dello Stato dal nepotismo. Sono richieste che riecheggiano in tutto il sub continente e che possono avere anche declinazioni fortemente conservatrici, come nel Brasile che va al voto nell'ottobre 2018 e nel quale un ex-militare, Jair Bolsonaro, è tra i candidati più forti con un programma di “mano dura” contro la delinquenza e di rimpianto per i “bei tempi “della dittatura.
Se l’America Latina è stata sempre un laboratorio -nel bene e nel male- delle vicende politiche occidentali, ora si sta vivendo una transizione verso una nuova era. Che non è detto sia per forza regressiva, o repressiva, ma il rischio esiste. Un’era nella quale si torna a rivendicare i principi di eguaglianza, di giustizia, di trasparenza e partecipazione. Nei primi anni 2000 a Porto Alegre si sognava un "altro mondo possibile" e si dava il via a una stagione entusiasmante della politica latinoamericana. Ora è tempo di una nuova ripartenza.
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| America Latina, è tempo di una nuova ripartenza | La Costa Rica non è più un’eccezione | 0.871298 | https://altreconomia.it/america-latina-ripartenza/ | https://www.internazionale.it/magazine/sylvia-colombo/2023/10/12/la-costa-rica-non-e-piu-un-eccezione |
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>> _È uscito in ebook_[10 cose buone per l'Italia che la sinistra deve fare subito](<http://www.bookrepublic.it/book/9788896999264-10-cose-buone-per-litalia-che-la-sinistra-deve-fare-subito/>) _, il nuovo libro di Pippo Civati (con una prefazione di Paolo Virzì). Il libro uscirà in libreria il primo giugno. Vi proponiamo il capitolo «Il credito pubblico per abbassare le tasse»._
>>
>> _Pippo Civati è consigliere regionale in Lombardia per il Partito Democratico, membro della direzione nazionale del Partito Democratico ([e blogger del Post](<https://www.ilpost.it/pippocivati/>)). È autore anche, tra gli altri, di _[Regione straniera. Viaggio nell'ordinario razzismo padano](<http://www.ibs.it/code/9788889533451/civati-giuseppe/regione-straniera-viaggio.html?=5229>) _e_ Il manifesto del partito dei giovani. _Dal 2004 scrive sul blog[Ciwati](<http://www.ciwati.it/>)._
>>
>> ***
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>> _Luigini e contadini_
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>> Come scrive Gabrio Casati riprendendo Carlo Levi, si tratta di distinguere tra “luigini” e “contadini”, chi lavora per creare ricchezza e chi questa ricchezza deve saperla amministrare meglio, anziché mettersela in tasca e approfittarsene, o dilapidarla, o entrambe le cose. Per Gabrio Casati questa è la matrice della “Questione Settentrionale”, che non è questione geografica, ma eminentemente politica.
> La citazione è da _L’orologio_ , un romanzo del 1950. Stefano Catone, che cura il blog [OntheNord](<http://www.onthenord.com>), la interpreta così: “Chiedetevi e cercate di immaginare chi può essere, oggi, il contadino e chi il luigino. La risposta è semplice, ma allo stesso tempo molto complessa.
>>
>> Nella sostanza il contadino sarà il creatore di ricchezza, quindi l’operaio, il piccolo imprenditore che paga le (tante) tasse e compete sui mercati internazionali, il professionista onesto, l’impiegato statale devoto al suo lavoro, il piccolo risparmiatore, il giovane studente-lavoratore. E il luigino? Il luigino sarà colui che trae degli extrarendimenti rispetto al proprio lavoro, perché garantito dallo _status quo_ e dal suo posizionamento, sarà colui che, sfruttando un brutto mercato del lavoro, comprimerà i salari, spremendo l’operaio-contadino, sarà colui che elude il fisco attraverso meccanismi di ingegneria tributaria” [Gabrio Casati, _Luigini e contadini. Il lato oscuro della Questione settentrionale_ , Milano, Guerini e Associati, 2011, ripreso da Stefano Catone, [qui](<http://onthenord.com/2012/01/26/il-nord-nel-bene-e-nel-male- parte-prima/>)].
>>
>> I contadini sono i lavoratori e gli imprenditori che vivono del loro lavoro e che rischiano sulla propria pelle. Senza protezioni di sorta. Quando dico che mi piace l’uguaglianza, per me il concetto si traduce anche in concorrenza leale, perché la lealtà è un concetto da recuperare prima di tutti gli altri. Mi piace l’individuo, e mi piace la sua affermazione, quando però le condizioni materiali di partenza consentono all’individuo di esercitare la propria libertà.
>>
>> E il finale non è già scritto. Perché altrimenti ci prendiamo in giro.
> E allora vediamo le condizioni che si devono creare perché per una volta nella storia patria non vincano i luigini, ma i contadini. Aiutati dagli insegnanti, che sono quelli che mancano, in quella folgorante pagina di Levi. E che invece dobbiamo contare tra i protagonisti della nostra proposta politica e della nostra strategia. Perché al centro tornino, finalmente, i cittadini.
> Vediamo, insomma, se riusciamo a rimettere a posto quell’individualismo rivendicato fino all’eccesso e al contempo frustrato, che ha colpito soprattutto i ceti medi, le persone comuni. E la possibile affermazione di sé e dei propri desideri che tutti hanno ovviamente a cuore.
>>
>> Lo ha detto Obama a Osawatomie, nel suo più bel discorso del 2011:
>>
>>> This is not just another political debate. This is the defining issue of our time. This is a make- or-break moment for the middle class, and for all those who are fighting to get into the middle class. Because what’s at stake is whether this will be a country where working people can earn enough to raise a family, build a modest savings, own a home, secure their retirement.
>>>
>>> Questo non è solo un altro dibattito politico. Questo è il problema fondamentale del nostro tempo. Si tratta di un momento decisivo per la classe media, e per tutti coloro che stanno lottando per entrarci. Perché quello che è in gioco stabilirà se questo sarà un paese dove le persone che lavorano possono guadagnare abbastanza per crescere una famiglia, metter da parte modesti risparmi, acquistare una casa, assicurarsi una pensione.
>>
>> **Nella prossima pagina: Spendere meno, e molto meglio**
>>
>> _Spendere meno, e molto meglio_
>>
>> Quando si parla di riduzione della spesa, non si può che partire da una considerazione di Nunzia Penelope, autrice di un libro da leggere con attenzione, che ci riporta ai capitoli precedenti:
>>
>>> Il punto chiave consiste nel tagliare la criminalità economica: quella che costa a questo paese quasi quanto il bilancio annuale dello stato, cioè circa 500 miliardi l’anno. E dentro c’è di tutto: evasione, corruzione, lavoro nero, morti sul lavoro, contraffazione, riciclaggio. Tutti elementi che non solo sottraggono risorse alla collettività ma causano veri e propri deficit all’economia. Questa è la vera palla al piede di questo paese, il motivo per cui i conti pubblici vanno fuori controllo, lo spread sale, la Borsa scende, le imprese non crescono [Nunzia Penelope, Soldi rubati, Milano, Ponte alle Grazie, 2011. 86].
>>
>> A proposito di _spending review_ , il governo di soccorso nazionale ci sta lavorando. Il ministro Piero Giarda, che sta coordinando l’analisi delle voci di spesa corrente riconducibili all’Amministrazione centrale, ha già dato un’indicazione di massima: i miliardi da tagliare per il 2013 per portare la spesa ai livelli previsti dovrebbero essere 13, ma finora tra taglio dei consumi intermedi (appalti e consulenze, _in primis_ ) e, soprattutto, agli enti locali, si arriva a 10. Si pensa dunque alla spesa sanitaria delle Regioni, imponendo l’allineamento di spesa alle tre più virtuose.
>>
>> Ora, questi non sono i tagli lineari di Tremonti, ma non sono neanche quelli di cui avremmo davvero bisogno, accuratamente finalizzati alle spese improduttive. In particolare, gli 8 miliardi di euro da tagliare ai Comuni, che, come sappiamo, potranno in parte compensarli con aumenti autonomamente decisi dell’Imu, rischiano di ricadere due volte sui cittadini: in termini di taglio dei servizi e di aumento del carico fiscale, senza alcuna compensazione.
>>
>> Occorre che il Governo indichi i criteri delle riduzioni di spesa e obblighi gli enti locali a individuare quelle improduttive: sono oltre 6000 le partecipate a livello locale e, nonostante le roboanti dichiarazioni di epoca berlusconiana, e l’Istat incaricata di tenerne aggiornata la lista, nessuna decisione significativa è stata presa a loro riguardo.
>>
>> Sarà finalmente ora di chiudere o ridurre drasticamente qualche Consiglio di Amministrazione, di quelli assolutamente ridondanti, buoni solo a procurare prebende?
> Un altro aspetto da curare è la revisione dell’operatività delle municipalizzate nel settore dei servizi (energia, gas, rifiuti). Non è possibile, anche in questo caso, considerarle tutte allo stesso modo e procedere a privatizzazioni indiscriminate, che si risolvono con aumenti di tariffe senza miglioramenti dei servizi; ma non è neanche più possibile che i cittadini paghino per questi servizi due volte, attraverso le tariffe, e attraverso gli aggravi fiscali (sotto forma, magari, di tasse di scopo) per compensarne le inefficienze.
>>
>> Aspettavamo una svolta significativa dal decreto sulle liberalizzazioni che, invece, non le ha neanche prese in considerazione.
> Infine, un profondo ripensamento del sistema dei sussidi alle imprese, che sarebbe meglio sostituire con sgravi fiscali o, meglio, con un abbassamento del carico fiscale: una profonda revisione in questo campo può portare a un risparmio intorno ad un punto di Pil. E non è poca cosa. Insieme alla razionalizzazione che abbiamo proposto nel primo capitolo, al contrasto all’evasione di cui torneremo a parlare tra qualche riga, è già un buon inizio.
>>
>> **Nella prossima pagina: Qualcosa si può anche vendere?**
>>
>> _Qualcosa si può anche vendere?_
>>
>> Le quote e le partecipazioni dello Stato nelle grandi imprese possono essere un’ulteriore fonte di recupero per rilanciare la crescita e alleviare le condizioni per i ceti medi che scivolano. E quelli bassi, che sono scivolati già.
> Certo qualcuno noterà che vendere oggi sarebbe un colossale errore perché i prezzi di Borsa sono bassissimi. C’è un’osservazione in più da tenere in considerazione: “Vendere, non a prezzi di borsa, ma facendo pesare le quote di controllo”, [come consiglia Michele Boldrin](<http://www.linkiesta.it/come-tagliare-la-spesa-pubblica>).
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>> Vendere e non svendere, dunque: ma una riflessione in questo senso è doverosa, in un Paese in cui la recessione si sta mangiando tutto.
> Come mi diceva lo stesso Boldrin, in una recente conversazione «credo che il problema politico di fondo sia che questo oceano di imprese controllate dallo Stato e dalle Regioni offre un enorme potere alla classe politica. Assolutamente enorme. Il potere di piazzare amici e vassalli ma, soprattutto, di ‘gestire’ la società civile e di avere accesso a grandi risorse economiche. Per quello alcuni non vogliono vendere nulla. Le ragioni sono sempre le stesse: ci serve quel posto e quell’altro, l’abbiamo utilizzata per questo e per quell’altro…». Ed è una scomoda verità.
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>> _Un vero mercato del credit_ o
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>> Bisogna passare dall’economia del debito a quella del credito.
> Per tornare a essere quello che eravamo un po’ di anni fa, un Paese in crescita, bisogna ristrutturare il nostro capitale pubblico e quello privato. Per cambiare alla radice il nostro sistema produttivo il cambiamento del capitale privato passa solo attraverso il mercato del credito.
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>> Innanzi tutto dobbiamo partire rimuovendo un tarlo culturale di questo paese: il mito del debito. Ci siamo raccontati per molti anni che gli italiani erano virtuosi perché gran risparmiatori. E questo mito si è rinforzato con l’arrivo della crisi, con la retorica di Tremonti che si scagliava contro il debito (privato) per rilanciare a breve invece un altro debito (pubblico però): con la Banca del Sud, guidata politicamente, attenta alle relazioni più che alle opportunità di sviluppo.
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>> Sovvenzionando qualche opera pubblica, nel frattempo, e mettendo un grande attore pubblico in un debole mercato privato (quello del credito al Sud) si è ancora di più ritardata la sua riforma.
> Perché il mercato del credito privato non dovrebbe essere la priorità del paese, per liberare risorse e darle a chi può usarle? Perché favorire i mutui per chi non ha la casa non può essere una grande redistribuzione delle risorse?
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>> Ma soprattutto perché il debito pubblico è tanto meglio di quello privato? Se guardiamo agli altri Paesi, e sommiamo il debito pubblico e privato, non siamo tanto diversi. Ma siamo diversi nel peso del debito pubblico, e questo conta.
> Questa retorica, queste scelte politiche, hanno distolto il nostro sguardo dalle nostre esigenze. Abbiamo bisogno di un mercato del credito privato, di banche che funzionino bene, che diano credito a chi ha le idee, non le amicizie importanti.
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>> Un mercato del credito privato che non funziona non ha solo effetto sugli investimenti ma caratterizza e influenza il resto del sistema economico italiano. Se il credito è scarso e di difficile accesso per le imprese che cercano di cambiare, le imprese si adeguano cercando da altre fonti le risorse necessarie.
> Vorrei dare tre esempi di questa mancanza.
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>> **Nella prossima pagina: Quanto conta il contesto**
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>> Le famiglie italiane risparmiano molto più delle altre famiglie europee. Aspettandosi un difficile accesso al credito, un sistema produttivo famiglio-centrico, cerca nelle risposte proprie e nell’autofinanziamento il sostegno. Ma la crisi ha scalfito questo primato italiano e la famiglie soffrono molto più di quanto non facessero in passato.
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>> Nel settore privato, in Italia le remunerazioni seguono l’anzianità più che in qualunque altro paese. Le imprese utilizzano le basse remunerazioni in entrata, quando i lavoratori sono più produttivi, per finanziare il proprio investimento. Quando il contratto di lavoro era solo quello a tempo indeterminato, questo scambio tra basse remunerazioni in entrata e alte in uscita, era un patto sociale. Oggi, in un mercato del lavoro duale, tutto questo è insostenibile. Dobbiamo ristrutturare l’accesso al credito se vogliamo riformare il mercato del lavoro senza creare problemi aggiuntivi alle nostre imprese.
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>> _Quanto conta il contesto_
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>> Infine, consideriamo l’investimento immobiliare e l’evasione fiscale. Apparentemente non hanno nulla a che vedere con il mercato del credito, eppure in un sistema del credito in cui la giustizia civile funziona malamente, i creditori richiedono una grande quantità di garanzie al debitore. Ancora una volta sono le condizioni di contesto a contare moltissimo.
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>> Il potenziale debitore, l’imprenditore che sa che si troverà in ristrettezze economiche oppure con l’esigenza di indebitarsi, accumula immobili che possano servire da garanzie e che, per il trattamento fiscale che hanno ricevuto fino a ieri, erano anche il luogo perfetto dove nascondere i proventi dell’evasione fiscale. Questo equilibrio non ha alcun senso, se vogliamo un paese orientato al cambiamento.
> Sono le famose cose da fare, che apparentemente non c’entrano, ma c’entrano, come diceva Nanni Moretti in quel film.
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>> _Un problema di giustizia_
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>> Cosa fare? Primo, operare sul funzionamento della giustizia civile e il recupero crediti. Siamo al di sotto degli altri paesi, spendendo lo stesso. [Non è un problema di risorse](<http://noisefromamerika.org/articolo/ quanto-costa-giustizia>). L’Abi stima che se avessimo l’efficienza della giustizia civile del Lussemburgo, i tassi sui mutui si abbasserebbero dell’1%. 1.000 euro all’anno per un mutuo da 100.000 euro, per capirci. Una bomba.
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>> Secondo, crediti d’imposta, detassazione dei dipendenti delle startup, mai sussidi a fondo perduto: premi chi fa reddito, non chi mette su qualcosa e assume tre cognati.
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>> Terzo, offrire incubatori aziendali con strutture minime. Capannoni e banda larga. Poi lasciar operare le persone e le banche. Le uniche cose che hanno creato ricchezza, nella parte migliore del nostro sistema produttivo, hanno funzionato così.
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>> Niente più investimenti gestiti malamente dal pubblico, le illusioni del paternalismo di Stato e la politica industriale a uso e consumo dei soliti noti. Come sostiene spesso il ministro Fabrizio Barca, lo Stato deve essere presidio di qualità degli investimenti che vengono fatti da pubblico e privato con fondi pubblici (soprattutto con fondi europei). Per smettere di dare credito ai conoscenti, ricominciamo dai promettenti. E da chi si mette a rischio.
> E come vedremo, a rischio ci sono tutti. Anche i lavoratori.
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>> **Nella prossima pagina: Il fisco, dai mobili agli immobili**
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>> _Il fisco, dai mobili agli immobili_
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>> Filippo Taddei, giovane economista, PhD in Economics alla Columbia University, Assistant Professor al Collegio Carlo Alberto e Adjunct Professor alla School of Advanced International Studies di Johns Hopkins University, si chiede da tempo: “Come può cambiare un paese in cui un parcheggio conviene più di un lavoro?”. Nel paese dei parcheggiati, possedere un garage è diventato uno straordinario investimento. È venuto il momento di fare uscire l’Italia dal parcheggio e rimetterla in strada.
> L’osservazione veramente dirompente è che la distribuzione del carico fiscale in Italia grava maggiormente che altrove su lavoratori e imprese. Nel 2009 la tassazione sugli individui e sulle imprese ha prodotto un gettito di poco superiore al 14% del Pil: una percentuale maggiore di gran parte dei paesi avanzati.
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>> D’altra parte, l’Italia ha scelto di tassare le proprietà immobiliari meno delle principali economie ricche del mondo: poco più del 2% del Pil contro una media ben oltre il 3% in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Usa.
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>> Si tratta di una scelta politica: gravare più delle principali economie del mondo sui fattori della produzione, disincentivando il lavoro e il rischio. Le persone rincorrono così investimenti sicuri e trascurati dal fisco, come immobili e debito pubblico. “Abbiamo creato un paese di parcheggiatori invece che di autisti”. Rivolto al passato. E fermo. Immobile, appunto. Proviamo a cambiare prospettiva.
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>> _Meno tasse per chi lavora e produce_
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>> Per far ripartire l’economia dobbiamo tagliare sensibilmente le tasse a chi lavora: portando l’imposizione sugli immobili a livelli europei, avremmo a disposizione 15 miliardi di euro, un punto di Pil, per detassare il lavoro. In Italia esistono 32 milioni di abitazioni residenziali, con 20 milioni di pertinenze.
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>> Se chiedessimo un contributo medio di 40 euro al mese per ognuna delle abitazioni di questo paese, avremmo le risorse necessarie per incentivare chi lavora e sostenere chi è in difficoltà.
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>> Prendiamo il caso di una famiglia in cui entrambi i coniugi lavorino e che risieda in un’abitazione di proprietà di valore medio (114 mq e quasi 200.000 euro secondo l’Agenzia delle Entrate): questa famiglia potrebbe pagare una tassa immobiliare di 480 euro e riceverebbe un sostegno al reddito da lavoro per 1.100 euro, cioè un trasferimento netto di più di 600 euro all’anno.
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>> Un pensionato con la “minima” e proprietario dell’abitazione dove vive avrebbe un beneficio netto di alcune centinaia di euro, a seconda del valore della propria abitazione. L’imposta immobiliare non sarebbe, insomma, uguale per tutti, ma modulabile in base alla grandezza dell’abitazione, del numero di immobili posseduti, del loro valore di mercato e del fatto se siano messi in locazione.
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>> Questi conti, che con Rita Castellani e Filippo Taddei, avevamo presentato un anno fa, non sono molto lontani da quelli che il Governo ha fatto per l’Imu. Con una differenza sostanziale: destinando i proventi al risanamento di bilancio di Stato e Comuni, invece che all’alleggerimento fiscale sui redditi, si perdono tutti i possibili effetti redistributivi di potere d’acquisto, sacrosanti nel paese che è arrivato ad avere i livelli salariali più bassi d’Europa. E una vera boccata d’aria per la ripresa della domanda interna.
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>> **Nella prossima pagina: I gioielli e la famiglia**
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>> Ma allora, si chiederà, dove prendere poi le risorse per pareggiare i conti pubblici e risanare strutturalmente il bilancio dello Stato? Banalmente, come vediamo di seguito, dove sono e giacciono.
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>> _I gioielli e la famiglia_
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>> Come già per la vendita delle partecipazioni statali, i gioielli di famiglia devono servire a farla crescere, la famiglia. Nessuna bad economy, insomma. Nessun trucco, nessuna ripresa a vanvera della spesa pubblica. Massima credibilità e progetti a breve termine, dal grande respiro.
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>> Il nostro patrimonio e il nostro futuro: questi sono i due piatti della bilancia. La nostra ricchezza accumulata e la possibilità di generarne ancora, se preferite, con un Paese più competitivo e più forte. Che ritrovi la sua vocazione produttiva.
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>> _Una mini patrimoniale per le grandi cose_
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>> E allora si deve parlare di patrimoniale. Con intelligenza e con una progettualità chiara. Se guardiamo alla ricchezza netta delle famiglie italiane Banca d’Italia la stimava per il 2010 intorno agli 8.600 miliardi, all’interno dei quali le attività finanziarie delle famiglie corrispondono a 3.600 miliardi. Il 45% di questa ricchezza appare detenuto dal 10% delle famiglie più abbienti (sta nella relazione 2011): i più ricchi di questo paese possiedono cioè una ricchezza finanziaria intorno ai 1.700 miliardi.
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>> Un problema è che nelle attività finanziarie sono contenute le partecipazioni, circa 700 miliardi, che è giusto non considerare (perché sono immobilizzazioni, quindi non liquidabili come le altre attività per pagare la tassa). Senza le partecipazioni, si ridurrebbe la base a 1.000 miliardi.
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>> Ponendo poi una soglia di esenzione intorno ai 100 mila euro di ricchezza finanziaria (al netto dei debiti) ci assicureremmo di tassare solo il 10% delle famiglie più ricche. La base imponibile si ridurrebbe così, facendo una stima conservativa, a 600 miliardi.
>>
>> Questa è la nostra base imponibile: con una tassa patrimoniale dello 0,5% all’anno per i più facoltosi avremmo 3 miliardi all’anno che ora, come altre misure richiamate qui sopra, servirebbero ad abbassare le tasse e a dare respiro ai ceti medi che sono in grande difficoltà. Dal prossimo anno, attenuate le condizioni di emergenza, ridotta la spesa pubblica e la pressione fiscale complessiva, il gettito della minipatrimoniale verrebnbe destinato ad una riforma specifica: una per ogni anno. Dichiarandolo prima, senza fare pasticci.
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>> _Un contratto a progetto per il paese_
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>> Nel Paese dei contratti a progetto, quello che si propone è un contratto a progetto per il Paese. Dichiarato prima delle elezioni e rispettato per tutto il mandato. Un contratto vero, però, in cui abbiano voce in capitolo entrambi i contraenti. E non solo uno, come è tristemente accaduto in passato.
> È importante affermare che quel che si vuole fare è cambiare la composizione del capitale del nostro Paese. Se si pensa al futuro, si devono utilizzare i proventi straordinari di una patrimoniale per renderci più intelligenti, più veloci, più pronti al futuro. Per dotarci di un capitale pubblico al passo con i tempi.
> Non si devono mai vendere i gioielli di famiglia (le azioni) per fare la spesa al supermercato (assumere qualcuno o tagliare le tasse temporaneamente). Con 3 miliardi in un anno possiamo fare molte delle cose che troviamo in questo libro: cominciamo con la riduzione della pressione fiscale sul lavoro e poi, personalmente mi concentrerei sul segmento istruzione, ricerca, innovazione. Sarebbe una mini patrimoniale per sostituire altre tasse, non per aumentarle. Non solo, sarebbe una tassa vincolata ad uno scopo: una mini patrimoniale per una grande riforma.
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>> **Nella prossima pagina: All street: le banche e noi**
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>> _All street: le banche e noi_
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>> Quando l’economia va bene, o meglio “non va male”, l’attendismo del sistema del credito di questo paese non sembra pesare molto, ma quando, come oggi, l’economia e il sistema produttivo affrontano momenti inusitatamente drammatici, allora le deficienze di un sistema del credito asfittico diventano insopportabili.
> “Dove finiscono i nostri soldi?” È la domanda che accompagna la società italiana (e non solo) da tempo. È la filigrana di mille prese di posizione, di mille discorsi.
>>
>> Le banche sono per molti aspetti lo specchio di un paese che ha smesso di credere con convinzione nel proprio futuro. Un po’ per i limiti istituzionali di uno stato con la peggiore giustizia civile d’Europa e un’amministrazione che indulge in un eccesso normativo, un po’ per vicinanza tra il mondo della politica e una parte importante di quello finanziario, le banche non hanno come primo obiettivo quello di sostenere le parti più dinamiche del nostro paese ma quello di impegnare le proprie disponibilità in operazioni che coinvolgano una garanzia implicita dello stato o una ristrutturazione del suo debito.
>>
>> Lo vediamo nel fatto che gli investimenti produttivi di questo paese sono sempre sbilanciati sul versante dell’autofinanziamento. Il nostro tessuto produttivo ce la fa, perché riesce a farcela da solo.
> Bisogna avere forse il coraggio di dire l’ovvio: oggi siamo a sostenere le banche di questo paese perché il nostro sistema produttivo non potrebbe sopportare un ulteriore irrigidimento del credito.
>>
>> Fin da domani mattina le banche si ricordino che se oggi è il paese a sostenerle, domani dovranno essere loro a sostenerlo. A sostenere gli imprenditori che investono e le famiglie che acquistano. E dovranno farlo come non hanno mai fatto.
>>
>> Poteva succedere, e infatti è successo Nel 1981 uscì un libro il cui titolo suonava
> così: Potrebbe succedere di nuovo? In quel libro si sosteneva che l’instabilità finanziaria nelle economie di mercato è strutturale e la possibilità di precipitare in una crisi tipo quella del ‘29 è sempre attuale. Era già un libro contro-corrente, in un certo senso: da tutto il mondo si levavano voci che assicuravano sull’operatività di misteriose “mano invisibili” in grado di auto-regolare qualunque mercato e farne un procacciatore di benessere.
>>
>> Beh, è successo di nuovo. E di nuovo. Il dibattito sul modo di risolvere quella instabilità strutturale si è riacceso, e c’è ancora chi, come la destra americana, la considera una cosa buona, in quanto espressione di libertà creativa: proprio così, creativa. E c’è chi, invece, come la destra europea, la nasconde ipocritamente dietro al rigore imposto fin qui solo alla finanza pubblica.
> E c’è anche chi pensa di curarla con “i pannicelli caldi” di una tassa sulle transazioni finanziarie. Ma quali? Neanche l’imponente (perfino troppo) Dodd- Frank Act, la legge di regolazione del mercato finanziario e dei suoi attori, voluta da Obama, è riuscita stanare le operazioni “over the counter” (letteralmente “sopra il bancone del bar”), quelle cioè che si svolgono fuori dalle borse valori, dove si annida la pura speculazione, che succhia le risorse da Main Street. E che, infatti, sono già tornate ai livelli pre- crisi: 600.000 miliardi di dollari.
>>
>> Per avere un termine di paragone, l’intero PIL italiano, che è comunque quello di una tra dieci economie più grandi del mondo, è circa 2.000 miliardi di dollari.
> Questa enorme e persistente attività speculativa distoglie risorse da tutte le cose “buone” che un’economia mista di mercato, come sono quelle di tutti i paesi avanzati del mondo, può produrre: investimenti, occupazione, welfare. E anche istruzione, cultura, conoscenza. E anche le banche italiane, le cui dimensioni le rendono relativamente innocenti di questa distorsione, subiscono le restrizioni – credit crunch, lo chiamano – che dalla distorsione stessa derivano, assai più che dai debiti sovrani.
>>
>> Questo non significa che gli Stati non debbano avere finanze più virtuose; ma, accanto a questo, è urgente introdurre una regolazione internazionale coordinata di ciò che è ancora completamente fuori controllo e che rischia di vanificare tutti i nostri sacrifici. Quella regolazione che Obama chiese già al G8 e al G20 del 2010 e a cui l’Europa delle destre rispose di no. È dunque la risposta a quelle richieste che i progressisti europei le sinistre europee devono rilanciare.
>>
>> ##### (Nella foto: un ufficio del fisco a Londra, nel 1944/AP Photo)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Come abbassare le tasse | A proposito di fascismo | 0.835162 | https://www.ilpost.it/2012/05/25/abbassare-tasse-libro-civati/ | https://www.ilpost.it/2011/04/06/a-proposito-di-fascismo/ |
Vittorio Piovani è un barbiere di Traversetolo, in provincia di Parma. Ogni domenica indossa un vestito elegante, lucida le scarpe, si arriccia i lunghi baffi e va a ballare in una cittadina vicina, come fa anche chi va in discoteca nel fine settimana.
La differenza è che Piovani ha 75 anni, tre nipoti e fa parte di un ambiente in cui sente un radicato senso di comunità e appartenenza. Piovani è un fanatico del liscio, un genere musicale italiano che si suona e balla in locali chiamati balere, e i cui appassionati hanno più di cinquant’anni, spesso più di 65. Il mondo del liscio rappresenta una raffinata controcultura rispetto a quella delle discoteche sparse in tutta Europa. La musica è esuberante, c’è molta fisarmonica e l’estetica è inconfondibile: i musicisti indossano abiti di raso e pantaloni a zampa d’elefante, fatti con tessuti scintillanti e lustrini.
Gli avventori si presentano alle serate vestiti come per un matrimonio. “Il liscio ha tutto: un po’ di valzer, un po’ di polka, un po’ di tango e un po’ di ballo lento”, mi spiega Piovani all’interno della balera Redas. Alcuni decenni fa il liscio dominava l’Italia centrale e soprattutto l’Emilia-Romagna, ma da allora vive un lento declino e oggi qualcuno teme che il covid-19 possa aver piantato l’ultimo chiodo sulla sua bara. Per più di due anni le balere sono state costrette a chiudere a intermittenza, prima di poter riaprire definitivamente la scorsa primavera, quando il governo ha cancellato le leggi sullo stato d’emergenza. Alcune strutture, però, non hanno mai ripreso l’attività, mentre altre hanno scelto di cambiare genere musicale.
Orchestre sempre più piccole
Una domenica pomeriggio ho deciso di visitare il Redas. Prima ancora che si aprissero i cancelli c’erano 150 persone in fila. “Siamo qui, quasi tutti anziani”, mi dice Ornella, pensionata sulla settantina. È un’appassionata di liscio fin da quando era giovane. All’epoca il partito comunista locale organizzava feste che comprendevano esibizioni di ballo. Claudia, 69 anni, viene al Redas due volte alla settimana: il giovedì sera e la domenica, perché “il ballo fa bene alla salute e cura la malinconia”. Molti dei frequentatori del Redas hanno un rapporto speciale con l’orchestra Lucchi-Venturi, che si esibisce la sera della mia visita. “Ci sono anche altre orchestre, ma questa per noi è speciale. È come se non ci fosse alcuna distanza tra i musicisti e il pubblico”, mi spiega Letizia, che segue l’orchestra in tutta Italia con il marito Massimo. Quando il gruppo ha festeggiato il suo venticinquesimo anniversario, Letizia e Massimo hanno partecipato a tre serate di ballo consecutive in un albergo sul lago di Como.
L’orchestra prende il nome dalla fisarmonicista Barbara Lucchi, una celebrità. Negli anni ottanta Lucchi era una presenza fissa in tv, mentre oggi, insieme al marito Massimo Venturi, anche lui fisarmonicista, guida un’orchestra di otto elementi, al momento ridotti a quattro. Negli anni novanta facevano trecento concerti ogni anno, ma già pochi mesi prima della pandemia erano 130. “È stato un disastro, sia durante sia dopo la pandemia”, mi spiega Lucchi. “Gli artisti del liscio sono stati tra i più colpiti”.
“È una musica che sta diventando più ripetitiva, ha perso qualità”, si rammarica Moreno Conficconi, clarinettista, cantante e arrangiatore
Classe operaia
Tutti i generi musicali hanno sofferto le conseguenze dei lockdown e delle restrizioni, ma il liscio di più perché i suoi appassionati sono persone più vulnerabili al virus, che quindi hanno esitato prima di tornare alla vita normale. “Abbiamo perso molto pubblico. Molti appassionati sono morti”, mi spiega Lucchi. “Anche oggi non tutti se la sentono di tornare e chi lo fa balla meno di prima”. Tra l’altro il liscio si balla in coppia, quindi è incompatibile con il distanziamento sociale. Questo tipo di ballo, spesso sminuito dalla cultura tradizionale italiana perché considerato provinciale, povero e troppo effeminato, ha una dimensione molto locale e legata alla classe operaia. Deriva dai balli organizzati nelle feste di paese all’inizio del novecento, quando Carlo Brighi, violinista che aveva suonato con Arturo Toscanini, adattò i balli centroeuropei come il valzer, la polka e la mazurka al gusto italiano.
Tuttavia, il liscio che conosciamo oggi è nato dopo la seconda guerra mondiale, quando il violinista e compositore Secondo Casadei aggiunse alcuni elementi moderni come il sassofono, la batteria e le voci, diventando una star a livello nazionale. Il suo grande successo
Romagna mia
, pubblicato negli anni cinquanta, è ancora un classico della musica italiana.
Il liscio è l’unico ballo nato in Italia sopravvissuto ai balli statunitensi come lo swing e il boogie woogie, spiega la critica musicale Giulia Cavaliere. Il suo successo, afferma, va ricercato nel lato romantico: “È un ballo erotico. Le balere erano luoghi in cui le donne si vestivano bene per attrarre un compagno, e dove il ballo era il precursore di un bacio”. Ma nel liscio esiste anche un elemento di riscatto di classe. “Per tutta la settimana eri un agricoltore o un operaio, ma il sabato e la domenica ti vestivi bene e per due giorni interpretavi un ruolo sociale diverso”.
Il liscio è esploso nuovamente negli anni sessanta e settanta con orchestre come Vera Romagna, Vittorio Borghesi, Castellina e Pasi, impegnate in lunghi tour. La stella di quell’epoca è stato Raoul Casadei, nipote di Secondo, morto nel 2021 a 83 anni. Ricordato come “il re del liscio”, Raoul Casadei è stato un’icona degli anni settanta, con concerti trasmessi in tv. Casadei è un nome così caratteristico che altre orchestre lo hanno usato per far credere al pubblico di essere collegate a Raoul. Ma a partire dagli anni novanta il genere ha perso la sua popolarità: era troppo caratteristico per rinnovarsi senza perdere appassionati, e i più giovani lo consideravano fuori moda. “Nell’epoca d’oro le balere erano sempre piene e davano lavoro a tante orchestre. Ora il tutto esaurito lo fanno solo i grandi nomi”, spiega Venturi. “Il nostro era un lavoro ben pagato, anche in una piccola orchestra. Ora non è così”. La crisi economica ha spinto a ridurre i costi, fino a usare le basi per i karaoke. Altri gruppi hanno scelto di passare a generi più redditizi come i balli latinoamericani.
“È una musica che sta diventando ripetitiva, ha perso qualità”, si rammarica Moreno Conficconi, clarinettista, cantante e arrangiatore, che ha fondato insieme al cantante Mauro Ferrara e al jazzista Mirco Mariani un gruppo musicale chiamato Extraliscio, per modernizzare il genere contaminandolo con il punk e l’elettronica.
Per i fan del liscio Conficconi è una leggenda: ha cominciato a suonare nel 1972 ed è stato a capo dell’orchestra di Raoul Casadei, che lo aveva soprannominato “il biondo”. Gli altri fondatori di Extraliscio, invece, vengono da contesti diversi, in cui c’erano molti dubbi sull’iniziativa visto il basso livello culturale attribuito al liscio. Mariani racconta che quando altri musicisti jazz hanno scoperto che stava partecipando a un progetto di liscio “erano così sorpresi che hanno pensato avessi una storia con una ragazza dell’ambiente”.
Oggi gli Extraliscio si sono conquistati un certo rispetto. Il gruppo è stato invitato al festival di Sanremo. Ma Cavaliere dubita che la rivalutazione possa estendersi a tutto il genere, anche perché il declino sembra avere radici profonde. “Il liscio si è evoluto intorno alle piccole comunità che si riunivano nelle piazze e nelle balere, ma oggi i giovani non hanno più lo stesso legame con le piccole comunità. Vogliono andare via”.
Secondo Conficconi, il covid-19 è stato una sorta di ghigliottina per centinaia di orchestre. Quando le balere sono state finalmente riaperte, la partecipazione del pubblico è stata inferiore alle aspettative. Venturi è convinto che il liscio morirà: “In una balera non trovi più nemmeno un ragazzo. Il mondo sta cambiando”. Ma per Conficconi c’è ancora speranza: “È una musica che spinge la gente a unirsi. Molti hanno trovato l’amore ballando il liscio. Non è qualcosa che può scomparire così”. Nella serata al Redas, a un tratto Lucchi ha fatto un annuncio: “È il momento della sfida della polka!”. La folla è andata in visibilio. Tutti hanno ballato, parlato e bevuto per ore, determinati a passare una serata emozionante. ◆
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Questo articolo è uscito sul
numero 1467
di Internazionale, a pagina 38.
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| Il lento declino del liscio nelle balere italiane | Il liscio ha un futuro? | 0.860538 | https://www.internazionale.it/magazine/giorgio-ghiglione/2022/06/30/il-lento-declino-del-liscio-nelle-balere-italiane | https://www.ilpost.it/2022/02/18/ballo-liscio-futuro/ |
Da gennaio, in Israele si susseguono proteste di massa contro la riforma del sistema giudiziario proposta dal governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu. La riforma prevede un drastico ridimensionamento delle competenze e del potere della Corte Suprema, che limiterebbe in particolare la facoltà della Corte di revisionare e contrastare le decisioni governative, ed è già stata parzialmente approvata dal Parlamento lo scorso 24 luglio. Mentre il Paese è scosso da manifestazioni di portata storica, Israele intensifica l’occupazione militare della Palestina, aumentando gli insediamenti illegali in Cisgiordania e le violenze contro i palestinesi. Per un numero crescente di ricercatori e attivisti israeliani i due fatti sarebbero collegati, e la ragione principale per cui il governo vorrebbe attuare la riforma del sistema giudiziario sarebbe proprio quella di inasprire l’occupazione militare dei territori palestinesi. Ne abbiamo parlato con Ori Givati, portavoce di [Breaking the silence](<https://www.breakingthesilence.org.il/>), organizzazione composta da veterani dell’esercito israeliano che, dopo aver prestato servizio nei territori occupati, hanno deciso di esporsi e denunciare l’occupazione della Palestina.
**Givati, che cosa sta succedendo in Israele?**
**OG **Da quando è stato eletto a novembre, il nuovo governo ha cercato di introdurre una serie di misure legislative che fondamentalmente distruggerebbero l'indipendenza della Corte Suprema. Gran parte del Paese e della società israeliana è contraria a questa riforma giudiziaria, inclusa Breaking the silence, perché questo insieme di politiche porta dritti verso una _leadership_ autoritaria che eliminerebbe ogni contrappeso al potere del governo. Governo che è già molto potente e che a parte la magistratura non ha quasi nessun controllo e limitazione. Centinaia di migliaia di persone protestano da più di sei mesi ormai, e in molti stanno addirittura considerando l'idea di lasciare il Paese. Nel frattempo, l'esecutivo sta portando avanti con forza l’espansione nel territorio palestinese, approvando migliaia di nuovi insediamenti e svolgendo molte operazioni violente nei territori occupati.
**Qual è il collegamento tra la riforma istituzionale e l’occupazione della Palestina?
OG **Gli stessi politici che sostengono la "riforma" sono quelli che promuovono queste politiche di espansione e violenza, e che ambiscono all'annessione totale dei territori occupati senza pari diritti per i palestinesi: questo è un primo elemento per capire che la riforma giudiziaria è direttamente collegata all’occupazione. Per portare avanti il tipo di politiche che vuole attuare nei territori occupati, il governo ha bisogno di far passare il testo e prendere il controllo della Corte Suprema. Questo perché quello che il governo vuole fare adesso è annettere il territorio palestinese e renderlo ufficialmente parte di Israele senza rendere i palestinesi cittadini con pieni diritti, e capisce che la Corte Suprema rappresenterebbe un ostacolo nel perseguire questo obiettivo.
**A luglio, il ministro della giustizia Yariv Levin ha tenuto un discorso al Parlamento in difesa della riforma: gli argomenti e gli esempi portati dal ministro erano tutti legati all’occupazione e alla repressione di attivisti israeliani contrari all’occupazione, evidenziando come al centro della riforma ci sia la volontà di rafforzare il controllo di Israele sui territori palestinesi e di reprimere il dissenso.** **È la teoria che l’intellettuale francese Aimé Césaire, parlando di imperialismo e colonialismo, definiva “effetto _boomerang_ ”: le politiche repressive che le potenze coloniali attuano nei territori colonizzati finiscono per essere implementate anche in casa. ****Quale sarebbe dunque l’effetto della riforma giudiziaria per i cittadini di Israele?**
**OG **Un altro obiettivo della riforma è mettere a tacere le critiche all'interno di Israele e l’opposizione al governo, e perseguire le organizzazioni per i diritti umani palestinesi e israeliane. Questo fenomeno ha già colpito i cittadini israeliani, ma ora lo stiamo vedendo sempre di più: nella violenza della polizia durante le proteste, nel tentativo di mettere a tacere organizzazioni israeliane per la difesa dei diritti umani, nelle tecnologie di sorveglianza utilizzate nei territori occupati ma anche, con metodi meno invasivi, in Israele. Stiamo già assistendo alla soppressione dei diritti dei cittadini israeliani, e dopotutto non possiamo aspettarci che un certo tipo di oppressione e di controllo rimanga solo da un lato della linea verde. È lo sviluppo naturale, la riforma giudiziaria non arriva dal nulla, sono più di 56 anni che occupiamo con la violenza i palestinesi. Questo è esattamente ciò che accade quando si occupano milioni di persone per decenni: c'è un'erosione dei valori democratici più basilari, dell'uguaglianza, dei diritti umani, dei diritti civili. Noi di Breaking the silence, e tutti coloro che hanno visto ciò che sta accadendo nei territori occupati da decenni, sapevamo che sarebbe successo. Adesso stiamo assistendo a un enorme peggioramento e vediamo che i coloni che un tempo erano considerati i più violenti ed estremi, con cui nessuno voleva essere associato, ora sono in posizioni di potere, come Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale, responsabile della polizia, e Bezalel Smotrich, il ministro delle Finanze.
**In passato le operazioni militari in Palestina venivano usate come strategia per unire il Paese e distrarre gli israeliani dalla politica interna. Il governo sta ancora cercando di utilizzare questa strategia?
OG **Credo che in questo momento sia vero l'opposto: il governo sta usando la riforma del sistema giudiziario come strumento per distogliere l'attenzione da ciò che sta accadendo nei Territori occupati. Ogni giorno degli ultimi mesi in cui c'è stata una manifestazione contro la riforma, abbiamo anche fatto qualcosa di terribile nei territori occupati. Israele sa che tutti, la comunità internazionale e la società israeliana, sono troppo concentrati sulla revisione giudiziaria per guardare all'occupazione. Sono d'accordo che in passato la tempistica di alcune operazioni nei territori occupati è discutibile e collegabile ad avvenimenti legati alla politica interna, ma in realtà ora è il contrario. È la politica interna che viene usata per nascondere l'occupazione.
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| La riforma giudiziaria in Israele e l'effetto boomerang dell’occupazione della Palestina | La riforma della giustizia in Israele, spiegata | 0.877003 | https://altreconomia.it/la-riforma-giudiziaria-in-israele-e-leffetto-boomerang-delloccupazione-della-palestina/ | https://www.ilpost.it/2023/02/15/israele-riforma-giustizia/ |
Giovedì a Los Angeles (Stati Uniti) sarà messa all'asta una natura morta dipinta da Adolf Hitler nel 1912, mentre si trovava a Vienna, in Austria. La casa d'aste Nate D. Sanders ha stabilito un prezzo di partenza di 30mila dollari. Il quadro, una pittura ad acquerello, fa parte di una serie di opere realizzate in gioventù da Hitler, prima di scrivere il _Mein Kampf_ (1925) e di partecipare al Putsch di Monaco del 1923, il fallito colpo di stato che portò al suo arresto.
Hitler partì per Vienna nel 1906 e lì tentò più volte, senza mai riuscirci, di essere ammesso all’Accademia di Belle Arti. Nonostante questo Hitler restò a Vienna fino al 1913 cercando di affermarsi come pittore. La piccola natura morta su tela, 34 cm x 27 cm, appartiene a questi anni e raffigura una brocca blu contenente fiori. Il dipinto rappresenta un’eccezione rispetto ad altri dipinti di Hitler, che di solito sceglieva di raffigurare paesaggi o elementi architettonici. Ma, comunque, [spiega il critico d’arte del _Telegraph_](<http://www.telegraph.co.uk/culture/art/art-news/11490275/Hitler-flower-painting-to-be-auctioned-for-30000.html>), «l’opera non ha alcun valore artistico. L’unico vago motivo d’interesse è che a differenza dei discutibili acquerelli della città di Vienna che associamo all’Hitler pittore, questo è un discutibile acquerello di un vaso di azalee».
Nel 1914 Hitler abbandonò le ambizioni artistiche e si arruolò volontario nell’esercito tedesco ma, negli anni viennesi, nonostante il rifiuto dell’Accademia, riuscì a dipingere anche grazie a Samuel Morgenstern, un commerciante d’arte ebreo che credette nelle sue potenzialità e riuscì a vendere alcuni suoi dipinti. Negli anni ’30, racconta il _Guardian_ , la galleria d’arte di Morgenstern venne chiusa e lui fu deportato nel ghetto di Lodz, dove morì nel 1943.
I dipinti di Hitler sono stati, oltre che [oggetti d’asta](<http://www.newsweek.com/watercolor-painting-adolf-hitler-sells-161000-286414>), oggetti d’analisi usati per studiare la sua psicologia e il [legame tra la sua estetica e l’estetica nazista](<http://www.amazon.com/Hitler-Power-Aesthetics-Frederic-Spotts/dp/1585673455>). Lo scrittore belga Éric-Emmanuel Schmitt nel romanzo [_La Parte dell’Altro_](<http://www.amazon.it/gp/product/8876418423/ref=as_li_qf_sp_asin_il_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=23322&creativeASIN=8876418423&linkCode=as2&tag=ilpo-21>) ha invece provato a immaginare una ipotetica vita parallela in cui Hitler viene ammesso all’Accademia d’Arte di Vienna diventando un affermato pittore.
Foto: Natura morta dipinta nel 1912 da Adolf Hitler (©Nate D. Sanders)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Un quadro di Hitler all'asta | Il deposito di arte nazista negli Stati Uniti | 0.844882 | https://www.ilpost.it/2015/03/24/quadro-hitler-asta/ | https://www.ilpost.it/2021/01/16/arte-nazista-stati-uniti/ |
[Cesare Lobascio di Thales Alenia Space racconta ai piccoli com'è la vita nelle missioni spaziali e racconta come la luce viene prodotta grazie ai pannelli solari ](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2015/10/IMG_20151020_164542.jpg>)
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>>>> Cesare Lobascio di Thales Alenia Space racconta ai piccoli com'è la vita nelle missioni spaziali e racconta come la luce viene prodotta grazie ai pannelli solari
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>>>> Secondo giorno qui al Festival dell'Innovazione e della Scienza di Settimo Torinese e la luce è protagonista dentro e fuori la Biblioteca Archimede. Il tempo continua infatti ad essere buono e stasera sarà possibile fare attività all'aperto e osservare le meraviglie del cielo autunnale, grazie agli esperti del Gruppo Astrofili E. E. Barnard, che metteranno a disposizione i propri telescopi e le proprie competenze per portare i partecipanti alla scoperta degli oggetti celesti.
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>>>> La mattinata si è aperta all'insegna delle implicazioni e delle possibili applicazioni della tecnologia e della luce alla vita di ogni giorno, prima con una conferenza dedicata all'acqua - nella quale è stata presentata dalla SMAT (Società Metropolitana Acque Torino) un'applicazione per smartphone che permette di localizzare i punti di distribuzione dell'acqua potabilizzata, e di monitorarne gli orari lo stato di funzionamento e i dati relativi alla quantità di acqua – per passare poi al cibo con un'incontro dal titolo “Il Laser diventa gourmet”. Infatti l'applicazione della tecnologia laser all'ambito alimentare apre interessanti nuovi prospettive per la misurazione, l'individuazione della provenienza dei cibi e soprattutto per la prevenzione delle frodi. Le nuove tecniche di misurazione sono basate sulla spettroscopia vibrazionale e utilizzano proprio la luce come strumento di indagine.
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>>>> [12096217_1225339104158866_3031837945074512312_n](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2015/10/12096217_1225339104158866_3031837945074512312_n.jpg>)
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>>>> Cesare Lobascio di Thales Alenia Space racconta ai piccoli com'è la vita nelle missioni spaziali e racconta come la luce viene prodotta grazie ai pannelli solari
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>>>> Di grande interesse per comprendere il ruolo della luce nella vita in ambienti estremi l'incontro con Cesare Lobascio, di Thales Alenia Space, che ha parlato dei sistemi di supporto per la vita sviluppati e del ruolo giocato dalla luce nello sviluppo degli ambienti realizzati dall'azienda, come ad esempio la ISS. Un incontro che ha poi riguardato anche le future missioni di esplorazione dello spazio, di cui ancora sappiamo così poco. Solo il 5%, come ricordato dal Presidente dell'ASI Roberto Battiston, nella conferenza “AAA Idee sull'Universo Cercasi”, un incontro-dialogo con Mario Calabresi, direttore de La Stampa, per interrogarsi su quali siano le scoperte che ancora ci aspettano e come potranno cambiare quello che è oggi il nostro modo di vivere e pensare.
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>>>> Insomma, una giornata densa di incontri per riflettere sul nostro presente, ma, soprattutto, sul nostro futuro.
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>>>> La serata proseguirà con una conferenza con Gianenrico Filacchione dell'INAF e Mario Salatti dell'ASI dedicata a “Rosetta e l'origine della vita”, per riflettere sul ruolo delle comete nell'evoluzione della vita sul nostro pianeta alla luce dei dati rilevati dal lander Philae, primo manufatto della storia dell'umanità ad essersi posato sulla superficie di una cometa quasi un anno fa.
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>>>> E per chiudere con un sorriso Dario Vergassola, che dialogherà con Dario Netto, direttore del Festival dell'Innovazione.
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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| Festival dell'Innovazione, ancora luce alle idee | Torna “Occhi sulla Luna” a Roma Tre | 0.878127 | https://www.media.inaf.it/2015/10/20/festival-dellinnovazione-ancora-luce-alle-idee/ | https://www.media.inaf.it/2020/01/28/torna-occhi-sulla-luna-roma-tre/ |
È stata diffusa una scena di _Regression_ , un nuovo thriller con Emma Watson e Ethan Hawke che uscirà nei cinema italiani il 3 dicembre. _Regression_ è diretto dal regista cileno Alejandro Amenábar – quello di _The Others_ – e racconta la storia di uno strano culto religioso i cui membri sono accusati di compiere abusi sessuali. I protagonisti del film sono Emma Watson – nota per aver recitato la parte di Hermione nella trasposizione cinematografica dei libri di Harry Potter – e Ethan Hawke, attore e sceneggiatore americano che recentemente è stato co-protagonista in _Boyhood_.
La storia è ambientata in Minnesota nel 1990. Ethan Hawke è un detective che indaga sul caso di una giovane donna di nome Angela (Emma Watson), che accusa il padre, John Gray (David Dencik), di averla molestata sessualmente, cosa di cui il padre non ha memoria. A un certo punto, inaspettatamente e comunque senza averne memoria, il padre ammette la sua colpa: a quel punto interviene un famoso psicologo (David Thewlis) che viene chiamato per aiutarlo a rivivere i suoi ricordi.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Una scena di "Regression", con Emma Watson e Ethan Hawke | Il trailer di "Regression", il nuovo film di Amenábar | 0.896011 | https://www.ilpost.it/2015/11/26/regression-film-emma-watson-trailer/ | https://www.ilpost.it/2015/11/05/regression-trailer/ |
Perdere la vita **a soli 31 anni per un banalissimo incidente, durante una performance**. Una cantante era stata chiamata, il 12 aprile scorso, per celebrare i festeggiamenti di un 90esimo compleanno in una casa di riposo a Chongqing, nel sud-ovest della Cina. **L 'artista, il cui nome per questione di privacy non è stato diffuso sui media, a metà concerto è inciampata sul suo vestito lungo** e ha sbattuto la testa sul palco.
**Panico tra gli operatori della casa di riposo** e tra gli stessi ospiti. La donna è rimasta immobile per terra senza che desse segni di vita. Un colpo secco. Secondo quanto riporta il _Mirror_ , **il personale ha cercato di prestarle i primi soccorsi, ma a quanto pare c 'è stato poco da fare perché la cantante aveva già smesso di respirare**.
Il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca non sono serviti a nulla e nemmeno in ospedale, a Chongqing, non hanno potuto salvarla. **Secondo alcune testimonianze raccolte dagli inquirenti tra gli amici e i parenti** vicini alla cantante deceduta, pare che la donna avesse confessato di sentirsi poco bene, poco prima di andare ad esibirsi nella casa di riposto. Solo l'autopsia potrà far luce su cosa sia accaduto realmente in quei pochi attimi.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
| Cantante cinese muore a metà concerto in una casa di riposo: inciampa nel vestito e sbatte la testa | Sydney, attacco in un centro commerciale: 6 morti. Ucciso l'assalitore. "Escluso il terrorismo" | 0.756979 | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/26/cantante-cinese-muore-a-meta-concerto-in-una-casa-di-riposo-inciampa-nel-vestito-e-sbatte-la-testa/7527047/ | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/13/sydney-attacco-in-un-centro-commerciale-5-morti-ucciso-lassalitore-non-e-escluso-il-terrorismo/7512139/ |
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> Domani, venerdì 28 aprile, uscirà il numero di maggio di _IL_ , il magazine mensile del _Sole 24 Ore_.
> Si parla soprattutto della Germania, al di là dei luoghi comuni ma a partire da quelli (la calza, il sandalo). Il direttore Christian Rocca nei giorni scorsi [ha anticipato sul sito della rivista](<http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2017/04/cosa-ce-il91/>) alcuni dei contenuti del numero in uscita:
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>> Mentre tutti, giustamente, si occupano di Francia, noi ci occupiamo di Germania. In realtà anche noi ci occupiamo di elezioni francesi con la newsletter di Francesco Maselli, [qui](<http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2017/04/macron-ha-fatto-centro/>) potete leggere l’ultima puntata scritta subito dopo il primo turno presidenziale vinto da Emmanuel Macron, ma il nuovo numero di IL, il numero 91, guarda avanti e affronta il tema dei temi: Perché la Germania è la Germania, perché questo grande paese, temuto e ammirato, è la locomotiva d’Europa. Quali sono le ragioni culturali, ancora prima che economiche, del suo successo?
>>
>> Abbiamo chiesto a Edoardo Toniolatti, autore di un’altra formidabile newsletter, quella sulla Germania, anch’essa ospitata sul sito di IL ([qui](<http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2017/04/fratelli-lunghi-coltelli/>) l’ultima puntata), di raccontarci il fenomeno tedesco in modo disteso, al di là dei luoghi comuni. Ai luoghi comuni ci abbiamo pensato noi, con un fantastico servizio fotografico di Mattia Balsamini, cui ha collaborato tutta la redazione che ci ha messo la testa e anche la gamba di copertina.
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> ([Continua a leggere sul sito di IL](<http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2017/04/cosa-ce-il91/>))
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> [ ](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/1-152/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/1-152/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/9-76/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/21-31/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/22-23-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/28-29-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/35-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/36-37-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/42-43-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/45-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/48-49-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/54-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/82-83-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/attachment/113/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/114-115-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/122-2/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| Un po’ di pagine del nuovo numero di IL | Le copertine di questa settimana | 0.838151 | https://www.ilpost.it/2017/04/27/nuovo-numero-il-91/ | https://www.ilpost.it/2013/03/03/le-copertine-di-questa-settimana-38/ |
Giuseppe De Rita sul _Corriere della Sera_ ha scritto un interessante articolo sull'onda del rancore che starebbe attraversando il Paese e soffiando sulle vele delle forze populiste. [Scrive De Rita](<https://www.corriere.it/opinioni/18_luglio_25/dopo-l-onda-rancore-si-rischia-l-appiattimento-a8440674-8f74-11e8-84b6-8543850c3d94.shtml>): _«Il rancore è il lutto di quel che non è stato: nella vita individuale, nasce nelle tante persone che hanno perseguito e non ottenuto un proprio obiettivo di avanzamento e vivono quindi una frustrazione aperta, quasi contigua, al rancore; nella vita collettiva, nasce nei tanti gruppi sociali e centri d’opinione che vedono fermo l’ascensore sociale e bloccati tutti i meccanismi volti a più alti livelli di agiatezza e di prestigio sociale»._ E aggiunge che probabilmente dopo il rancore potrebbe sopraggiungere l'appiattimento come malattia.
L'interpretazione del momento attuale è indubbiamente alta e interessante e si aggiunge ai molti allarmi che di questi tempi stanno partorendo appelli in ogni dove. In molti ogni giorno cerchiamo di raccontare l'oscenità di un «ministro dell'Inferno» che ha deciso di incarnare (o simulare, meglio, altrimenti rischiamo di dargli perfino troppo credito) tutto ciò che il rancore ha seminato in questi anni: Lega e Movimento 5 stelle sono i locomotori di uno sdegno incattivito che troppo spesso trova nella demolizione _dell 'altro _materia di primo conforto.
Confesso però di serbare un timore: il _problema dell 'Italia _non è il Salvini di turno e nemmeno questo governo. Il problema dell'Italia è che anche chi sta dall'altra parte della barricata sembra più interessato ad abbattere il nemico piuttosto che a costruire una chiave collettiva di ricostruzione. Come già successe per Berlusconi, l'individuazione di un nemico riconoscibile, quasi iconico, evita la fatica (e la capacità) di voler capire cosa ci ha portato fino a qui. La perdita di fiducia nelle istituzioni, l'impoverimento generale, la sensazione di essere sudditi di pessimi regnanti, la presa di coscienza di un valore che viene assegnato alle persone in base alla loro produttività, l'abitudine di avere rappresentanti politici che curano gli interessi dei pochi piuttosto che dei molti e la finanziarizzazione delle persone sono temi che richiedono una soluzione che vada ben al di là dell'abbattimento del Salvini di turno. Se il rancore nasce dal mancato raggiungimento del livello minimo di dignità delle persone, non è solo _cattivismo, populismo_ o _razzismo_ ma forse è anche la reazione a un malessere che andrebbe ascoltato e interpretato.
Se l'obiettivo è solo quello di eliminare i rancorosi sarà difficile ricostruire il tessuto sociale che qualche ministro sta giocando a strappare. Additare senza proporre una soluzione è troppo semplice e piuttosto elitario. Serve, per dirlo con una parola sola, un'opposizione che sia anche un'alternativa. Politica e culturale. E difficilmente mi viene da credere che sia la stessa classe dirigente, che ha guidato il Paese mentre covava tutto questo, a poter risolvere la questione. E su questo mi pare che siamo piuttosto indietro.
Buon giovedì.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Nelle cause del rancore c'è la soluzione, più che nella sconfitta dei rancorosi | Debilitati dal rancore | 0.851513 | https://left.it/2018/07/26/nelle-cause-del-rancore-ce-la-soluzione-piu-che-nella-sconfitta-dei-rancorosi/ | https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2018/12/10/rancore-censis |
Una delle foto notevoli della settimana sportiva proviene dal campo militare di Alabino, nell'Oblast' di Mosca, in Russia, ed è dedicata alla seconda edizione del biathlon per carri armati, una competizione annuale piuttosto bizzarra e di crescente popolarità. 36 carri armati di 12 paesi partecipanti – tre diversi tipi di veicolo per nazione: Russia, Kazakistan, Angola, Armenia, Bielorussia, Cina, India, Kuwait, Kyrgyzstan, Mongolia, Serbia e Venezuela – si affrontano in una serie di prove in cui occorre superare degli ostacoli nel minor tempo possibile, e centrare dei bersagli mobili piazzati lungo il percorso. Insomma come il biathlon, ma coi carri armati. Quest'anno la gara è anche trasmessa in diretta streaming, [curata dal canale Russia Today](<http://rt.com/in-motion/179184-tank-biathlon-russia-championship/>) (RT).
Sembrano tutte competizioni normali, chiaramente, rispetto al biathlon per carri armati, eppure nella collezione di foto sportive settimanali ci sono altre foto di momenti stravaganti: per esempio una corsa di cammelli in Francia, o Alessandro Del Piero che palleggia con un grosso gomitolo di lana. E poi c'è finalmente una delle prime foto di Michael Sam con i St. Louis Rams, ed è una bella notizia e [una gran bella storia](<https://www.ilpost.it/2014/05/11/michael-sam-nfl/>): Sam è il primo atleta dichiaratamente gay a giocare nel più importante campionato professionistico di football al mondo.
[ ](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-91/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-91/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-92/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-93/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-94/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-95/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-96/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-97/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-98/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-99/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-100/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-101/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-102/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-103/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-104/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-105/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-106/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-107/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-108/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-109/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-110/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-111/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-112/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-113/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-114/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/domenica-sportiva-115/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Salti nel vuoto | Al servizio | 0.874793 | https://www.ilpost.it/2014/08/10/domenica-sportiva-47/ | https://www.ilpost.it/2014/05/04/domenica-sportiva-38/ |
>
> Oggi sul quotidiano la Repubblica [è stato pubblicato](<http://www.blitzquotidiano.it/media/portavoce-espresso-partito-scalfaro-de-benedetti-fantasie-1254871/>) un comunicato ufficiale del Gruppo Espresso in cui vengono smentite le indiscrezioni degli ultimi giorni su una possibile, e per alcuni imminente, "lista civica di Repubblica", come l'ha chiamata il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, nel suo consueto articolo domenicale. In particolare si legge nel comunicato:
>
>> Le indiscrezioni circolate in questi giorni sulla stampa e riprese da alcuni telegiornali in merito a presunti nuovi partiti riconducibili a Eugenio Scalfari e Carlo De Benedetti o al gruppo Espresso-Repubblica sono solo fantasie totalmente prive di fondamento.
>
> A questo, Eugenio Scalfari ha aggiunto nel suo pezzo:
>
>> PS. Alcuni giornali (Il Foglio, Il Fatto) e alcune trasmissioni televisive (il Tg di La7) hanno dato notizie che io, Carlo De Benedetti ed Ezio Mauro propugneremmo una lista civica di Repubblica che intraprenda una "scalata ostile" al Pd portando come personaggio di sfondamento Roberto Saviano. Saviano da un lato e noi dall'altro abbiamo smentito questa notizia degna soltanto del sito Dagospia, peraltro preclaro per chi ama il gossip.
> Queste sono invece questioni molto serie e non gossippare e come tali dovrebbero esser trattate. Il giornalismo che usa il gossip fa molto male il suo mestiere e reca danno non alle persone ma al Paese.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Sono solo fantasie prive di fondamento» | Saviano: «Mi dispiace molto che Gianni Riotta abbia deciso di lasciare il Sole24Ore» | 0.847417 | https://www.ilpost.it/2012/06/03/il-no-alla-lista-di-repubblica/ | https://www.ilpost.it/2011/03/15/saviano-mi-dispiace-molto-che-gianni-riotta-abbia-deciso-di-lasciare-il-sole24ore/ |
**Angelo Sticchi Damiani,** presidente dell’Automobile Club Italia, andrà a processo per aver omesso di comunicare emolumenti percepiti da diversi enti, aggirando così, secondo la procura di Roma, il tetto annuale di 240mila euro previsto per i manager pubblici. [L'indagine era emersa nell'agosto del 2023.](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/22/indagato-il-presidente-aci-sticchi-damiani-autocertificazioni-false-sui-redditi-per-anni-nascosti-centinaia-di-migliaia-di-euro/7268515/>)
Secondo il sostituto procuratore Carlo Villani, tra il 2017 e il 2020, avrebbe dichiarato alla segreteria dell’Ente da lui presieduto dati non corretti relativi ai propri redditi. Da qui l’accusa di **falso**. Nel 2017, secondo l'ipotesi degli inquirenti capitolini, ha dichiarato 246.696 euro (come presidente di Aci, di Aci Informatica, e consigliere nazionale del Coni) quando ne avrebbe percepiti 353.719, e in totale 665.328 avendo omesso di dichiarare i redditi percepiti, tra gli altri, quale presidente del cda di Sara Assicurazione spa (ora partecipata all’80% dall’Aci), e quelli quale presidente del cda di Sara Vita spa.
Nel 2018 avrebbe dichiarato 246.679 euro quando, sempre secondo l'accusa, ne avrebbe percepiti da presidente Aci e Aci Informatica 342.006. Nei due anni successi avrebbe omesso, inoltre, di dichiarare anche i redditi percepiti dall’Inarcassa, la cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti. Accuse che hanno portato la procura a chiudere **le indagini nei mesi scorsi e a disporre la citazione diretta** a giudizio davanti al giudice monocratico per il prossimo novembre.
“La correttezza comportamentale di Angelo Sticchi Damiani, peraltro già riconosciuta, trova concreta attestazione nella puntuale e trasparente presentazione, con annessa pubblicazione, della dichiarazione recante tutte le fonti di reddito: pertanto **non vi era e non vi è alcuna possibilità di equivocare sulla volontà del predetto di rispettare la legge**. La corposa documentazione, che tanto inequivocabilmente dimostra, costituisce il compendio probatorio su cui riposa la convinta fiducia nel pronto riconoscimento della totale estraneità dell’Ing. Sticchi Damiani a quanto contestato” dichiara Roberto Eustachio Sisto, avvocato di Sticchi Damiani. “Quale difensore dell’Ing. Angelo Sticchi Damiani, ho appreso, solo a mezzo stampa, il fatto che il secondo pubblico ministero procedente avrebbe chiesto al giudice **la fissazione dell’udienza nei confronti del mio assistito.** Va detto subito che il primo pubblico ministero, per gli stessi fatti, aveva richiesto ed ottenuto dal Gip del Tribunale di Roma l’archiviazione, **sicché risulta inspiegabile, in assenza di nuovi elementi, la scelta del tutto diversa del nuovo pm** ”.
| Il presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani a processo per falso. La difesa: "Documenti dimostrano correttezza | Cos'è la storia su Raggi e l'ASL di Civitavecchia | 0.820444 | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/02/il-presidente-dellaci-angelo-sticchi-damiani-a-processo-per-falso/7533810/ | https://www.ilpost.it/2016/06/18/virginia-raggi-asl-civitavecchia/ |
>>
>> C'è un grande incendio sulle colline attorno a Massarosa, in provincia di Lucca: la bretella autostradale tra Lucca e Viareggio è stata chiusa e riaperta alla circolazione più volte perché il fumo ha investito la carreggiata.
> Quattro Canadair stanno operando nella zona, insieme a più di sessanta vigili del fuoco impiegati a terra; sono stati richiesti rinforzi all'esterno della Toscana ed è previsto l'arrivo di alcune unità dall'Emilia-Romagna.
> Alcune persone che erano state evacuate dalle loro case stanno rientrando perché la vegetazione attorno alle abitazioni è stata distrutta e sono ora considerate in sicurezza. Sono però in corso altre evacuazioni a causa dell'avanzamento del fronte del fuoco: le operazioni di contenimento e spegnimento del fuoco sono ostacolate dal forte vento.
>>
>>> [#Lucca](<https://twitter.com/hashtag/Lucca?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>), [#incendio](<https://twitter.com/hashtag/incendio?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) boschivo a Massarosa: contrastato dal forte vento che alimenta le fiamme, prosegue il lavoro degli oltre 60 [#vigilidelfuoco](<https://twitter.com/hashtag/vigilidelfuoco?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) e di 4 [#Canadair](<https://twitter.com/hashtag/Canadair?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) della flotta aerea del Corpo Nazionale. In arrivo rinforzi dall’Emilia Romagna [[#19luglio](<https://twitter.com/hashtag/19luglio?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) 15:45] [pic.twitter.com/24V2qM4Ix2](<https://t.co/24V2qM4Ix2>)
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>>> -- Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) [July 19, 2022](<https://twitter.com/vigilidelfuoco/status/1549390928028307457?ref_src=twsrc%5Etfw>)
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| C'è un grande incendio intorno a Massarosa, in provincia di Lucca | Circa 1.000 persone sono state evacuate a causa dell'incendio in corso vicino a Massarosa, in provincia di Lucca | 0.881898 | https://www.ilpost.it/2022/07/19/incendio-massarosa-lucca/ | https://www.ilpost.it/2022/07/21/massarosa-incendio-lucca-evacuazioni/ |
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>> Ci sono molti motivi pratici per scavare una buca. Per nascondere cose e più spesso per trovarle: per raggiungere una sorgente d’acqua, o un giacimento di carbone, diamanti o altri materiali preziosi. Scaviamo per recuperare e studiare [pezzi di storia dell’antichità](<https://www.ilpost.it/2022/11/11/bronzi-san-casciano-dei-bagni-scoperta/>), che spesso capita di trovare addentrandosi nel suolo per altri obiettivi: costruire una fognatura o le fondamenta di un edificio, o ottenere ampi spazi necessari per i sistemi di trasporto sotterranei. A volte qualcuno scava addirittura per lasciare il posto in cui è e spuntare da un’altra parte senza essere visto.
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>> E poi ci sono le persone che scavano buche senza un motivo: per il gusto di farlo. A volte sono storie eccezionali, che attirano l’attenzione dei media per le dimensioni della buca, le ambizioni degli autori o per altri aspetti. E in altri casi sono storie ordinarie di persone che scavano per hobby o per gioco, insieme o da sole, in spiaggia o in altri luoghi, e affermano di trarne piacere. E continuano a scavare e a scavare finché altre persone non intervengono prima che qualcuno si faccia male.
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>>> [@andersonbloemers](<https://www.tiktok.com/@andersonbloemers?refer=embed> "@andersonbloemers") Dude didn’t care the first 8 hours we were digging until a “Civil Engineer” complained [#4thofjuly](<https://www.tiktok.com/tag/4thofjuly?refer=embed> "4thofjuly") [#strangerthings](<https://www.tiktok.com/tag/strangerthings?refer=embed> "strangerthings") [#beachvibes](<https://www.tiktok.com/tag/beachvibes?refer=embed> "beachvibes") [#topgunmode](<https://www.tiktok.com/tag/topgunmode?refer=embed> "topgunmode") [#hole](<https://www.tiktok.com/tag/hole?refer=embed> "hole") [♬ original sound - Anderson Bloemers](<https://www.tiktok.com/music/original-sound-7117442329686100782?refer=embed> "♬ original sound - Anderson Bloemers")
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>> Nel 2015 la polizia di Toronto, in Canada, scoprì in un parco nel quartiere di Driftwood un tunnel nascosto e in costruzione lungo oltre nove metri e alto due. C’erano sostegni, luci elettriche e una pompa idraulica, alimentate tramite un generatore sistemato in una camera sotterranea insonorizzata. Circolarono diverse ipotesi, tra cui quella che il tunnel fosse opera di un gruppo terroristico che aveva in programma un attacco a uno stadio vicino.
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>> Alla fine la polizia concluse le indagini, ordinando che il tunnel venisse ricoperto e facendo sapere che era stato scavato da due persone per «ragioni personali». Ci aveva lavorato per due anni – con una pala, un piccone, una scala e l’aiuto di un amico – un ragazzo di 22 anni che abitava da quelle parti con la famiglia, aveva lavorato nell’edilizia e usava quel tunnel come una specie di rifugio. «Onestamente non so perché mi piacesse così tanto [scavare]», [disse](<https://www.macleans.ca/society/elton-mcdonald-and-the-incredible-true-story-behind-the-toronto-mystery-tunnel/>) il ragazzo, Elton McDonald, aggiungendo che all’inizio non immaginava che sarebbe arrivato fino a quel punto.
>>
>> Senza necessariamente eguagliare i livelli di competenza di McDonald, le persone che scavano buche come passatempo utilizzano di solito un’attrezzatura limitata. Quelle che lo fanno di nascosto possono impiegare molto tempo – a volte diversi anni – per raggiungere un certo punto di completamento della loro attività. E di solito quell’attività si conclude per caso: perché qualcuno la scopre o ne viene a conoscenza.
>>
>> In altri casi scavare buche è un’attività portata avanti nel tempo libero e senza nascondere niente, da persone che lo trovano rilassante e piacevole, come [ha raccontato](<https://www.wsj.com/articles/dig-hole-relieve-stress-11667598228>) al _Wall Street Journal_ Charlie Mone, un ragazzo che vive e studia a Saint Andrews, una città universitaria sulla costa orientale della Scozia. Mone ha detto di aver cominciato a scavare buche in spiaggia dopo aver trovato quest’attività molto appagante durante una vacanza con gli amici alle isole Canarie.
>>
>> Da allora, più o meno un paio di volte al mese, Mone attraversa la città in bicicletta per raggiungere la spiaggia, portandosi dietro delle pale in una borsa. E insieme ad altre persone con cui si dà appuntamento comincia a scavare nella sabbia per vedere fino a che punto riescono ad arrivare prima che la marea riempia le buche.
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>> Se non ci pensa la marea, a riempire di sabbia le buche ci pensano comunque ogni volta Mone e gli altri prima di andare via. E senza tanti rimpianti: l’aspetto più importante dal loro punto di vista non è lo scavo ma stare insieme e fare nuove amicizie. Ci sono giornate in cui arriva a partecipare una trentina di persone in totale, e alcune tra loro la considerano un’attività paragonabile alla palestra e certamente più economica.
>>
>> Quello di Mone non è un caso isolato, ha scritto il _Wall Street Journal_ , a giudicare dai molti video che circolano su social network come TikTok e che mostrano persone che arrivano a scavare buche profonde due metri e oltre. Spesso sono persone in vacanza, che scavano buche in spiaggia con un certo grado di improvvisazione. Altre volte sono persone che lo fanno invece in modo più sistematico e organizzato, anche in altri luoghi, con particolare dedizione e abilità.
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>>> [@sometimes_turnt](<https://www.tiktok.com/@sometimes_turnt?refer=embed> "@sometimes_turnt") What do you think?? [#holes](<https://www.tiktok.com/tag/holes?refer=embed> "holes") [#irl](<https://www.tiktok.com/tag/irl?refer=embed> "irl") [#digginglife](<https://www.tiktok.com/tag/digginglife?refer=embed> "digginglife") [♬ Supalonely - Instrumental - Starlite Karaoke](<https://www.tiktok.com/music/Supalonely-Instrumental-6847541958999574529?refer=embed> "♬ Supalonely - Instrumental - Starlite Karaoke")
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>> Una delle ipotesi formulate per spiegare il fascino recente di scavare buche è il tipo di attenzione e impegno che questo genere di attività manuale richiede in un’epoca per altri versi contraddistinta da continue distrazioni. Ma scavare buche senza un obiettivo pratico non è un’attività soltanto recente, e gli aspetti per cui è stata apprezzata e praticata da molte persone nel corso del tempo sono spesso diversi da caso a caso.
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>> Harrison Dyar, un entomologo statunitense del primo Novecento, è noto tra gli esperti per i suoi studi sullo sviluppo degli artropodi (esiste una [legge](<https://en.wikipedia.org/wiki/Dyar%27s_Law>) che porta il suo nome) e per una sua bizzarra passione segreta per i tunnel, raccontata nella biografia [_Moths, Myths, and Mosquitoes: The Eccentric Life of Harrison G. Dyar, Jr._](<https://www.amazon.it/Moths-Myths-Mosquitoes-Eccentric-Harrison-ebook/dp/B01AEQT6YA/?tag=ilpo-21>), scritta nel 2016 dall’entomologo statunitense Marc Epstein.
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>> Dyar cominciò a scavare tunnel nel 1906 mentre faceva giardinaggio nel cortile di casa, a Washington D.C., e continuò a scavare per una decina di anni. La rete sotterranea da lui costruita, che si sviluppava su tre livelli e scendeva fino a circa dieci metri di profondità, fu scoperta soltanto nel 1924, quando la strada del vicolo dietro casa crollò parzialmente sotto il peso di un camion.
>>
>> I tunnel erano abbastanza alti e larghi da permettere il passaggio delle persone, e le pareti erano state realizzate con mattoni bianchi. Sui soffitti erano appesi fogli di giornali tedeschi che parlavano di attività dei sottomarini utilizzati all’epoca dalla Germania: dettaglio che avvalorò l’ipotesi che i tunnel fossero opera di spie tedesche. Alla fine Dyar, che non abitava più in quella casa da qualche anno, si fece avanti e spiegò quella sua passione. A una rivista che lo intervistò nel 1932 [disse](<https://web.archive.org/web/20180720022603/http://blog.modernmechanix.com/tunnel-digging-as-a-hobby/>) che scavare tunnel era «un’attraente forma di esercizio per alleviare l’intenso sforzo della sua giornata di lavoro».
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>> Al quotidiano _Washington Star_ [disse](<https://architectofthecapital.org/posts/2016/11/6/dupont-circle-tunnel-digger>): «Quando mi trovai a circa due metri di profondità, circondato soltanto dalle umide pareti marroni della vecchia Madre Terra, fui colto dall’innegabile voglia di proseguire».
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>> Uno dei tunnel scavati da Dyar (Library of Congress/[Loc.gov](<https://www.loc.gov/item/2016849521/>))
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>> Un altro caso noto è quello dell’ingegnere elettronico statunitense Seymour Cray, fondatore dell’azienda produttrice di supercomputer Cray, con sede a Seattle. Anche Cray costruiva tunnel sotto casa per hobby, utilizzando lastre di legno di cedro per la pavimentazione. [Disse](<http://www.cs.man.ac.uk/~toby/writing/PCW/cray.htm>) che scavare lo aiutava a trovare ispirazione per risolvere i problemi nella progettazione dei suoi computer.
>>
>> Anche l’artista, regista e grafica olandese Leanne Wijnsma scava buche e brevi tunnel per ragioni in parte simili a quelle di Cray: concentrarsi su problemi da risolvere. Lo fa di solito in luoghi pubblici, segnando il punto in cui intende cominciare a scavare e quello in cui conta di fuoriuscire una volta completato il tunnel, in genere lungo tra due e quattro metri. Wijnsma ha [scavato tunnel](<http://escapism.cc/>) in vari paesi tra cui Germania, Italia, Belgio e Sudafrica, filmando ogni suo scavo.
>>
>> Per Wijnsma, come [scrisse](<https://www.atlasobscura.com/articles/the-unfathomable-pursuit-of-personal-tunneling>) il sito _Atlas Obscura_ , che la intervistò, scavare è «una fuga da una società in cui tutto è pianificato e strutturato, dal suo lavoro meno fisico, seduta a una scrivania davanti a un computer».
>>
>> Durante la Guerra fredda, [raccontò](<https://www.smithsonianmag.com/smithsonian-institution/ask-smithsonian-whats-deepest-hole-ever-dug-180954349/>) nel 2015 lo _Smithsonian_ , gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica furono in competizione, tra le altre cose, anche su quale paese tra i due fosse in grado di scavare la buca più profonda. Il tentativo americano negli anni Sessanta, intitolato [Project Mohole](<https://en.wikipedia.org/wiki/Project_Mohole>), prevedeva di raggiungere il confine tra la crosta terrestre e il mantello attraverso la perforazione in mare aperto. Guidato da un gruppo di scienziati chiamato American Miscellaneous Society, il programma fu successivamente accantonato per mancanza di finanziamenti.
>>
>> Nell’ambito di un programma simile condotto a Zapoljarnyj, nella penisola di Kola, l’Unione Sovietica riuscì alla fine degli anni Ottanta ad arrivare a una profondità di 12.262 metri con un pozzo di 23 centimetri di diametro, noto come il [pozzo superprofondo di Kola](<https://en.wikipedia.org/wiki/Kola_Superdeep_Borehole>). Anche quel programma fu in seguito messo da parte per mancanza di fondi.
>>
>> Secondo il geologo e paleontologo inglese Jan Zalasiewicz, coautore di un [articolo](<https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2213305414000356#!>) pubblicato nel 2014 sulla rivista scientifica _Anthropocene_ , gli esseri umani scavano e hanno scavato talmente tante buche e tunnel nel corso della loro storia, e in particolare dagli anni Cinquanta in poi, che le trasformazioni geologiche provocate da queste attività – a prescindere dai vari scopi – potrebbero essere uno dei fenomeni destinati a durare più a lungo e più evidenti tra quelli direttamente riconducibili ad azioni degli esseri umani.
>>
>> Riguardo alle buche destinate a durare molto meno, scavate per divertimento e per passatempo, il _Wall Street Journal_ ha scritto che l’estate scorsa le autorità delle località costiere del North Carolina hanno cercato di limitare la possibilità che le persone si facciano male scavando le buche o finendo in quelle scavate da altri. Hanno chiesto pubblicamente alle persone che frequentano le spiagge di ricoprire ogni volta le buche, dopo aver finito di scavarle, e di non esagerare con la profondità.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| L’irresistibile fascino di scavare buche | Potenza di fumo | 0.833025 | https://www.ilpost.it/2022/11/13/buche/ | https://www.ilpost.it/2012/06/19/foto-fumo/ |
>>
>> Il 19 marzo in una clinica in provincia di Belluno [è morta](<https://corrieredelveneto.corriere.it/belluno/cronaca/22_marzo_21/samantha-d-inca-staccata-spina-finisce-calvario-durato-15-mesi-4c8a3328-a8eb-11ec-bc75-cbc9f3716602.shtml>) Samantha D'Incà, in seguito all'interruzione delle terapie sanitarie che la tenevano in vita. D'Incà, che aveva 30 anni, era ricoverata in stato vegetativo da più di un anno, dal 4 dicembre 2020. Pochi giorni prima era stata operata per la rottura di un femore, ma complicanze post-operatorie avevano provocato una grave infezione che l'aveva fatta entrare in coma irreversibile.
>>
>> L'interruzione delle terapie è avvenuta per volere del padre Giorgio, che lo scorso novembre ne era stato nominato amministratore di sostegno dopo un complicato contenzioso legale intorno alla [legge sul testamento biologico](<https://www.ilpost.it/2017/12/15/biotestamento-testamento-biologico/>) del 2017, che permette di decidere di interrompere alcune terapie mediche, in particolare la nutrizione e l’idratazione artificiale, in caso di condizioni irreversibili. Samantha D'Incà non aveva lasciato nessun testamento di questo tipo, ma la sua famiglia aveva a lungo sostenuto che questa fosse sempre stata la sua volontà.
>>
>> La legge del 2017, chiamata “[Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento](<https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/1/16/18G00006/sg>)”, prevede che una persona maggiorenne possa stabilire in anticipo attraverso il cosiddetto testamento biologico, ovvero un attestato della propria volontà, di interrompere eventuali trattamenti sanitari nel caso in cui dovesse trovarsi nell’incapacità di decidere o comunicare ciò che vuole. Prevede anche che la persona possa nominare un fiduciario, detto amministratore di sostegno, che prenda al suo posto queste decisioni tenendo conto delle sue volontà.
>>
>> Oltre non aver lasciato nessun testamento biologico, Samantha D'Incà non aveva nemmeno nominato un amministratore di sostegno. Dopo che le sue condizioni erano progressivamente peggiorate, e dopo che una perizia [del comitato etico della ULSS 1 Dolomiti](<https://corrieredelveneto.corriere.it/belluno/cronaca/21_ottobre_07/samantha-d-inca-stato-vegetativo-l-comitato-etico-no-all-accanimento-terapeutico-054d8d04-2734-11ec-8f49-a72a569d53bc.shtml>) aveva stabilito che lo stato vegetativo era irreversibile, il padre aveva quindi chiesto di essere nominato suo amministratore di sostegno per interrompere le terapie che la tenevano in vita.
>>
>> Il padre aveva motivato questa richiesta dicendo che la figlia più volte in passato aveva espresso «la volontà di non essere lasciata in condizioni di coma, tenuta in vita da macchinari, se c’è la certezza che non vi sia possibilità di risveglio». La stessa cosa avevano detto anche la madre e il fratello. Per due volte però la richiesta del padre era stata respinta, perché considerato troppo coinvolto emotivamente.
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>> A ottobre la procura di Belluno, su richiesta del giudice tutelare Umberto Giacomelli, aveva espresso parere favorevole a non forzare le terapie, e a novembre infine il giudice aveva acconsentito alla nomina di Giorgio D'Incà come amministratore di sostegno della figlia. A quel punto i familiari di Samantha D'Incà e i medici della clinica in cui era ricoverata avevano concordato che l'interruzione delle terapie sarebbe avvenuta non appena le sue condizioni fossero peggiorate ulteriormente. Questo peggioramento è avvenuto l'11 marzo e tre giorni dopo i medici hanno iniziato a sospendere la nutrizione artificiale e infine le hanno praticato la cosiddetta sedazione palliativa profonda, cioè la somministrazione di farmaci che ne hanno alleviato i dolori fino alla morte naturale.
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>> **– Leggi anche:** [A che punto è la proposta di legge sul suicidio assistito?](<https://www.ilpost.it/2022/03/11/suicidio-assistito-approvazione-camera/>)
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| La morte di Samantha D'Incà | Ma secondo voi, io come mangio? Come bevo? Come mi lavo?» | 0.824696 | https://www.ilpost.it/2022/03/21/samantha-dinca-morte-fine-vita-testamento-biologico/ | https://www.ilpost.it/2024/05/19/appello-morte-assistita-friuli-venezia-giulia-martina-oppelli/ |
Sabato 21 marzo decine di migliaia di persone [hanno manifestato](<http://www.theguardian.com/world/2015/mar/21/tens-thousands-march-dublin-protest-water-charges>) a Dublino, in Irlanda, contro la [tassa sull'acqua](<https://www.ilpost.it/2014/11/19/bollette-acqua-irlanda-proteste/>), una misura introdotta lo scorso novembre dal governo di centrodestra del primo ministro Enda Kenny. La tassa sull'acqua è fissa: 160 euro l'anno per chi vive da solo e 260 euro per chi vive con altri inquilini o in famiglia. Prima dell'introduzione della tassa, l'Irlanda era l'unico paese membro dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE, l'organizzazione che include i paesi più industrializzati del mondo) a non far pagare con tasse o bollette il consumo di acqua. La tassa sull'acqua fa parte del pacchetto di tagli e aumenti di imposte che il governo irlandese è stato costretto a implementare per ottenere il salvataggio da parte delle istituzioni europee durante la crisi del 2009.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/03/22/proteste-acqua-irlanda/attachment/467146060/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/03/22/proteste-acqua-irlanda/attachment/467146060/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/03/22/proteste-acqua-irlanda/attachment/467146072/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/03/22/proteste-acqua-irlanda/attachment/467146032/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/03/22/proteste-acqua-irlanda/attachment/467146108/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/03/22/proteste-acqua-irlanda/attachment/467146162/>)
Secondo gli organizzatori, 80 mila persone hanno protestato a Dublino, mentre secondo la televisione pubblica irlandese i partecipanti erano circa la metà. I manifestanti hanno sfilato con striscioni e bandiere della Grecia, per esprimere la loro solidarietà con l'altro paese europeo a cui sono state imposte dure condizioni in cambio degli aiuti economici. Diversi partiti di opposizione - come lo Sinn Féin, il partito di centro-sinistra a lungo associato con l'organizzazione terrorista IRA - e alcuni sindacati hanno appoggiato la manifestazione. Già a dicembre c'erano state [alcune proteste](<https://www.ilpost.it/2014/12/11/proteste-tariffe-acqua-irlanda/>) contro la nuova imposta, ma negli ultimi mesi il movimento sembrava aver perso slancio.
Chi si oppone alla nuova tassa sostiene che molti irlandesi dei ceti più bassi e più duramente colpiti dalla crisi non saranno in grado di pagarla. L'Irlanda è uscita dalla crisi economica e nel 2014 la sua economia è cresciuta del 4,8 per cento. Secondo le ultime stime, nel 2015 l'Irlanda sarà l'economia in crescita più rapida di tutta l'Unione Europea (era già stato così nel 2014). Nonostante la crescita economica, l'opposizione irlandese sta continuando a criticare molto il governo: lo accusa di avere distribuito in maniera non equilibrata le nuove risorse acquisite alla popolazione.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le nuove proteste contro le tariffe sull’acqua in Irlanda | In Irlanda sono ricominciate le proteste contro le tariffe sull'acqua | 0.845454 | https://www.ilpost.it/2015/03/22/proteste-acqua-irlanda/ | https://www.ilpost.it/2014/12/11/proteste-tariffe-acqua-irlanda/ |
Era il 4 luglio del 1667 quando Antonio Stradivari, il celebre liutaio cremonese, varcò la soglia della sua residenza, nel centro di Cremona, a pochi metri dalla chiesa di Sant’Agata dove era stato celebrato il suo matrimonio con Francesca Ferraboschi. E il 4 luglio 2023, la sua casa, Casa Stradivari di corso Garibaldi 57, riapre i battenti, dopo un restauro durato un anno e mezzo, facendosi centro culturale, luogo di formazione per giovani liutai, residenza d’artista: e questo grazie alla Fondazione Casa Stradivari e alla sinergia con il Comune di Cremona che ne hanno fatto un progetto cittadino inserito in una rete di istituzioni (dal Museo del Violino, alla Scuola internazionale di Liuteria, al Conservatorio, alla Facoltà di Musicologia, alla Fondazione Stauffer) e botteghe liutarie che tengono vivo il segreto tutto cremonese di Stradivari, il “saper fare liutario” patrimonio immateriale dell’Unesco.
L’idea è creare “un ambiente fertile per la crescita di nuovi talenti e l’avvio d’impresa di giovani liutai”, ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel messaggio letto, durante l’affollata inaugurazione, dal direttore artistico della fondazione, Fabrizio von Arx. E questo perché “Stradivari magicamente continua a produrre e regalare successi”, ha continuato il ministro. Successi che raccontano di un genio tutto italiano apprezzato nel mondo perché “portatore di conoscenza e innovazione”, ha detto Alessandra Galloni, presente alla manifestazione per portare i saluti del ministro all’Università e alla ricerca Annamaria Bernini. Ma portatore anche di speranza perché “se investiamo in cultura e conoscenza che si innerva nella ricerca – ha affermato Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona – ci apriamo al futuro, alla speranza e ai giovani”.
Il progetto infatti prevede, nello spazio di un’abitazione su più piani, ma di modeste dimensioni, perché inserita in uno spazio cittadino dal sapore antico, diverse attività tutte rivolte a giovani. Al piano terra è stata allestita un’area di formazione per giovani liutai con i tipici tavoli di questi artigiani, là dove Stradivari aveva la sua bottega. Dove vennero alla luce i primi capolavori, gli apprendisti frequenteranno un corso di diciotto mesi sotto la guida di maestri di fama internazionale come Bruce Carlsson, Marcello Ive, Primo Pistoni e Davide Sora. Poi c’è il piccolo cortile, ora coperto, dove al momento è visibile in una teca uno dei violini di Stradivari, “The Angel – ex Madrileno 1720” acquistato nel 2017 dal mecenate Olivier Plan e dal violinista Fabrizio von Arx, ora impegnato nel progetto della Casa insieme ai cofondatori Stefania Soldi, Vincent Bernasconi e Antonio Gambardella.
Gli altri piani, invece, accoglieranno sale per approfondimenti e formazione strumentale e una biblioteca. In una stanza dedicata, si occuperanno dell’analisi acustica degli strumenti nelle varie fasi di lavorazione Carlo Andrea Rozzi e Alessandro Voltini, mentre Curzio Merlo studierà le vernici. È prevista poi una residenza che ospiterà artisti già di fama impegnati in diverse discipline, chiamati a sviluppare progetti culturali. “L’intento è stimolare un confronto costante tra maestri e allievi, artisti affermati e giovani, quel dialogo virtuoso che già Stradivari coltivò con passione”, ha sottolineato il presidente della Fondazione, Antonio Gambardella, mentre illustrava gli ambenti alle autorità. Fra questi si distingue all’ultimo piano il “secadur”, l’altana dove Stradivari (e come lui tutti i liutai cremonesi dell’epoca) appendeva i violini perché la vernice asciugasse.
Le nuove attività di Casa Stradivari prenderanno il via in autunno grazie alla collaborazione tra la Fondazione Casa Stradivari, il Comune di Cremona e la Fondazione Museo del Violino per “raccontare al mondo una storia bellissima”, ha aggiunto Galimberti. Una storia tra passato, da custodire con rispetto, e futuro tutto da costruire a partire dalla ricerca. Una storia fatta di passione, che ha consentito “la riapertura di Casa Stradivari – ha dichiarato Barbara Mazzali, assessore regionale al Turismo –, una grande opportunità per la città di Cremona che punta a diventare capitale internazionale della musica e della liuteria”.
_(*) pubblicato su_[Avvenire](<https://www.avvenire.it/attualita/pagine/cremona-violini-liuteria-dopo-il-restauro-riapre-casa-stradivari>)
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| Cremona. Riapre Casa Stradivari: qui torna ad abitare l'arte della liuteria | Un secolo di Triennale Milano | 0.776032 | https://www.agensir.it/territori/2023/07/06/cremona-riapre-casa-stradivari-qui-torna-ad-abitare-larte-della-liuteria/ | https://www.doppiozero.com/un-secolo-di-triennale-milano |
15 giugno 2015 16:35
Se non sei un uomo che ha rapporti sessuali con altri uomini, la parola Truvada probabilmente non ti dirà nulla. Se al contrario ti dice qualcosa, è perché sta modificando la tua ecologia sessuale: dove, quando, come e con chi.
Truvada è un farmaco antiretrovirale prodotto dal laboratorio Gilead Sciences di San Francisco ed è commercializzato come trattamento profilattico preventivo contro la trasmissione del virus hiv. In un primo tempo elaborato per la cura delle persone sieropositive, questo medicinale è stato poi autorizzato nel 2013 dall’agenzia statunitense per i farmaci (Fda) come mezzo di prevenzione dell’aids tra individui a rischio – cosa che nella cartografia epidemiologica equivale a essere un omosessuale passivo, cioè recettore anale di penetrazione ed eiaculazione.
In Europa il Truvada ha cominciato a essere testato nel 2012. Dal 2015 l’associazione Aides e il comitato scientifico francese chiedono l’allargamento delle condizioni di accesso a questo farmaco, il cui uso sarebbe raccomandato a partire dal 2016. Negli Stati Uniti il Truvada (il cui costo mensile al di fuori dei farmaci generici è di 1.200 dollari) ha fruttato tre miliardi di dollari in un anno. Oggi si calcola che un milione di statunitensi potrebbe diventare consumatore di Truvada per evitare di diventare consumatore di farmaci antiretrovirali destinati ai sieropositivi.
La rivoluzione di una pillola
A quanto pare il Truvada induce nella sessualità dei gay una trasformazione simile a quella provocata dalla pillola contraccettiva nella comunità eterosessuale degli anni settanta. La pillola e il Truvada condividono lo stesso modo di funzionamento, sono dei preservativi chimici concepiti per prevenire dei “rischi” durante un rapporto sessuale. Poco importa che questo rischio sia una gravidanza indesiderata o la trasmissione dell’hiv.
Sia la pillola sia il Truvada contraddistinguono la transizione cominciata a metà del novecento da una sessualità controllata da apparati disciplinari “rigidi” ed esternalizzati (architetture segregate e di isolamento, cinture di castità, preservativi e così via) verso una sessualità mediatizzata da dispositivi farmacopornografici, cioè da tecnologie “flessibili”, biomolecolari e digitali. La sessualità contemporanea è costruita a partire da molecole commercializzate dall’industria farmaceutica e da rappresentazioni immateriali che circolano nei social network e nei mezzi d’informazione.
Il passaggio dal preservativo di gomma ai condom chimici provoca una serie di cambiamenti radicali. Il primo riguarda il corpo su cui si applica la tecnica. A differenza del preservativo, la profilassi chimica non riguarda più il corpo egemonico (maschile “attivo”, penetrante ed eiaculante – situazione identica nella relazione eterosessuale o gay) ma i corpi sessuali subalterni, i corpi dotati di vagina o di ano penetrabile, recettori potenziali di sperma, esposti al “rischio” della gravidanza o della trasmissione virale.
Con i preservativi chimici, inoltre, la decisione di utilizzo non si prende durante l’atto sessuale ma in precedenza. Ingerendo la molecola, il consumatore costruisce la propria soggettività in una relazione temporale di proiezione nel futuro: si tratta di trasformare con l’assunzione del medicinale la propria vita e la totalità del proprio corpo, così come la sua rappresentazione, la sua percezione delle possibilità di azione e di interazione.
Scopiamo liberamente, ma scopiamo con il farmaco!
Il Truvada non è né un semplice medicinale né un vaccino (non cura nulla, con una semplice dose non si evita nulla), ma come la pillola contraccettiva è una macchina sociale: un dispositivo biochimico che è applicato su un corpo individuale, ma che di fatto opera sull’intero corpo sociale producendo nuove forme di relazione, di desiderio e di affetto. Così il successo farmacologico e politico della pillola negli anni settanta e del Truvada oggi risiede nel fatto che i preservativi chimici, insieme al Sildenafil (la molecola del Viagra), permettono di elaborare una finzione di sessualità maschile “naturale” del tutto sovrana e il cui esercizio – pensato come erezione, penetrazione e circolazione illimitata di sperma – non è più limitato da vincoli fisici.
Mentre il
barebacking
(il sesso senza preservativo tra gay sieropositivi) era stato pensato negli anni novanta come una sorta di terrorismo sessuale (pensiamo alla polemica che aveva opposto lo scrittore Guillaume Dustan ai militanti di Act Up), oggi il sesso sicuro e responsabile è il barebacking con il Truvada: farmacologicamente igienico e sessualmente virile.
Paradossalmente, il potere di questo farmaco è quello di produrre una sensazione di autonomia e di libertà sessuale. Senza mediazione visibile, senza preservativo di gomma, il corpo maschile che penetra acquisisce una sensazione di totale sovranità sessuale, anche se in realtà ogni goccia di sperma è mediatizzata attraverso tecnologie farmacopornografiche molto complesse: la sua libera eiaculazione è resa possibile solo grazie alla pillola, al Truvada, al Viagra, alle immagini pornografiche e così via.
In realtà si può immaginare che l’obiettivo del Truvada, come quello della pillola, non sia migliorare la vita dei loro consumatori, ma ottimizzarne il loro sfruttamento, la loro schiavitù molecolare, alimentando la finzione della loro libertà ed emancipazione, e riaffermando la posizione sessuopolitica di dominio della virilità normativa. La relazione con il farmaco è una relazione libera ma al tempo stesso di dipendenza sociale: scopiamo liberamente, ma scopiamo con il farmaco!
In termini di dipendenza molecolare, le differenze tra l’eterosessualità e la sessualità gay sembrano scomparire. Negli ultimi anni la sessualità gay è passata dallo stato di subcultura marginale a uno spazio codificato, regolamentato e catturato dai linguaggi del capitalismo neoliberista. Ormai si può smettere di pensare l’opposizione in termini di eterosessualità/omosessualità e cominciare a riflettere in termini di tensione tra gli usi normativi e dissidenti delle tecniche di produzione della sessualità con cui noi tutti, assolutamente tutti, dobbiamo fare i conti.
(Traduzione di Andrea de Ritis)
Sessualità
| Sesso libero, ma con i farmaci | Tutto da dichiarare | 0.797099 | https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2015/06/15/sesso-aids-truvada | https://www.internazionale.it/savagelove/dan-savage/2023/01/25/hiv-prep-protezione |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/04/checkpoint_beauty_shot-01.png>)
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>>>> Questa rappresentazione artistica mostra la traiettoria e la configurazione della sonda Osiris-Rex della Nasa durante le prove del Checkpoint. È stata la prima volta che la missione ha effettuato le manovre iniziali per la raccolta di un campione dall'asteroide Bennu. Crediti: Nasa / Goddard / University of Arizona
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>>>> Il Codiv-19 non ferma il team di [Osiris-rex](<https://www.nasa.gov/osiris-rex/>) che, in formazione limitata e con le opportune precauzioni di sicurezza, qualche giorno fa è riuscito a completare con successo le manovre che hanno portato il primo satellite campiona-asteroidi della Nasa al cosiddetto **Checkpoint**. Il satellite ha infatti effettuato la prima prova pratica della sequenza di raccolta dei campioni, raggiungendo un'altitudine di circa **75 metri** al di sopra del sito [Nightingale](<https://www.media.inaf.it/2019/12/12/bennu-sito-touchdown/>), prima di eseguire la manovra di allontanamento dall'asteroide. Nightingale, il sito principale di raccolta dei campioni, si trova all'interno di un cratere nell'emisfero settentrionale dell’asteroide Bennu.
>>>>
>>>> In quattro ore, il veicolo spaziale ha provato le prime due manovre delle quattro previste dalla sequenza di campionamento: la manovra di partenza dall'orbita “sicura” e quella del Checkpoint, così chiamato perché rappresenta la posizione nella quale il satellite controlla autonomamente la sua posizione e velocità prima di procedere a regolare la sua traiettoria di discesa, verso quella che sarà la terza manovra orbitale.
>>>>
>>>> Quattro ore dopo aver lasciato l'orbita sicura a 1 km dalla superficie, il satellite ha eseguito la manovra del Checkpoint a un'altitudine di circa 125 metri sopra la superficie di Bennu. Da lì, ha continuato a scendere per altri nove minuti verso la posizione successiva, dove effettuerà la terza manovra della missione di campionamento – il cosiddetto **Matchpoint** – senza però raggiungerla. Dopo aver raggiunto un'altitudine di circa 75 metri – non era mai scesa così vicina a Bennu – Osiris-Rex ha eseguito la manovra di allontanamento, come previsto. Durante la prova, ha dispiegato con successo il suo braccio robotico con il quale effettuerà il campionamento, il _Touch-And-Go Sample Acquisition Mechanism_ ([Tagsam](<https://en.wikipedia.org/wiki/TAGSAM>)), che dalla sua posizione ripiegata è passato alla configurazione di raccolta dei campioni. Inoltre, alcuni degli strumenti della sonda hanno raccolto immagini scientifiche e altre relative alla navigazione, e fatto osservazioni spettrometriche del sito dove dovrà avvenire la raccolta del campione.
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/04/bennu.png>)
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>>>> Una delle trenta immagini riprese dalla telecamera SamCam a bordo di Osiris-Rex. Tutte le immagini, visibili nel video riportato in fondo alla pagina – sono state registrate nell'arco di dieci minuti tra l'esecuzione della manovra "Checkpoint", circa 120 metri sopra la superficie di Bennu, e il completamento della manovra di allontanamento, avvenuta a circa 65 metri sopra la superficie. Il braccio di campionamento del veicolo spaziale (Tagsam) è visibile nella parte centrale dell’immagine. Il grande masso scuro al quale Osirix-Rex si sta avvicinando durante la sequenza riportata in fondo a questa pagina è di 13 metri, lungo l’asse maggiore. La sequenza è stata creata utilizzando oltre 30 immagini scattate dalla telecamera SamCam del veicolo spaziale. L’ovest di Bennu, nelle immagini, è in alto. Durante la raccolta dei campioni, prevista per agosto, l'imager SamCam documenterà continuamente l'intero evento e la manovra di touchdown. Crediti: Nasa / Goddard / University of Arizona
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>>>> Il primo vero tentativo di raccolta dei campioni è previsto per il **25 agosto** , quando il meccanismo di campionamento di Osiris-Rex toccherà la superficie di Bennu per circa cinque secondi, sparando una carica di azoto pressurizzato per smuovere la superficie e raccogliere i campioni, per poi allontanarsi in direzione della Terra, dove tornerà il **24 settembre 2023** , per consegnarci il regalo extraterrestre.
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>>>>
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
*[attr]: attribute
*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| A un passo dall’asteroide Bennu | ExoMars: buone notizie dai test sui paracadute | 0.896274 | https://www.media.inaf.it/2020/04/21/a-un-passo-dallasteroide-bennu/ | https://www.media.inaf.it/2021/05/21/exomars-buone-notizie-dai-test-sui-paracadute/ |
“Sono partito da Kabul per essere libero. In Europa e in Italia ho trovato la galera”. Abdul, 22 anni, nonostante una richiesta d’asilo presentata nel nostro Paese e l’evidente impossibilità di essere rimpatriato in Afghanistan è stato trattenuto per 32 giorni nel Centro per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca. “Una storia che non è frutto di ‘un errore’ ma evidenzia come ci sono ‘non-luoghi’, dalle frontiere ai Cpr, in cui le norme di legge che tutelano i diritti inviolabili delle persone sono totalmente disapplicate”, spiega Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics) e socio dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi).
Nei giorni successivi al 15 agosto 2021, dopo l’ingresso a Kabul dei Talebani, Abdul si sposta con la famiglia verso la capitale per raggiungere l’aeroporto. Dopo circa quattro giorni riesce a far ingresso nel _gate_ senza i suoi famigliari. È un giovane a “rischio”: dopo la morte di suo padre, nell’agosto 2020, Abdul ha preso il suo posto come combattente del gruppo resistente di Massoud, nella regione del Panshir. Il 26 agosto 2021 atterra a Roma Fiumicino. “Una volta scesi ci hanno preso le impronte e siamo stati portati a Settimo Torinese per fare la quarantena -spiega-. Io ho lasciato subito il centro perché volevo raggiungere mio fratello maggiore che vive a Londra”. Da Oulx, cittadina in alta Val Susa, Abdul dopo due respingimenti subiti al confine italo-francese riesce a passare. Si sposta verso Parigi dove lo aspetta un amico con cui raggiunge Burbure, Comune francese non distante da Calais, il luogo da cui migranti e richiedenti asilo tentano la traversata della Manica. “Ho provato diverse volte -racconta-. Una sera la polizia mi ha fermato e vedendo che mi avevano preso le impronte in Italia mi ha trasferito a Rennes, in un centro di detenzione”. È fine settembre quando il giovane è trattenuto. “Mi hanno detto che sarei rimasto lì fino al 6 dicembre: se non fossero riusciti a trasferirmi mi avrebbero liberato. Ho fatto sette udienze: durante la prima ho detto che non volevo restare in Francia dalla seconda in poi sì. Ma non è cambiato nulla”.
Il 9 dicembre Abdul viene accompagnato su un aereo civile con destinazione Venezia: “Avevo due poliziotti al mio fianco e le manette ai polsi per tutto il viaggio -continua-. Una volta arrivato in aeroporto, i poliziotti italiani mi hanno detto che avrei dovuto fare un mese di quarantena e mi hanno portato in un altro centro”. Abdul non capisce subito in quale luogo si trovi. Contatta il cugino, in Italia da diversi anni, che cerca di capire dove sia. “Non era chiaro dove fosse. Le comunicazioni erano molto difficili, anche perché aveva il cellulare per pochissimo tempo durante il giorno. Raccontava di avere compagni di stanza che parlavano arabo e ci ha inviato una posizione su _Google maps_ con cui abbiamo ricostruito il luogo”, spiega Martina Cociglio, operatrice legale di Diaconia Valdese a Oulx.
Il luogo è il Cpr di Gradisca d’Isonzo. Pochi giorni dopo il suo arrivo nel centro, il giudice di pace convalida il trattenimento. “Sono rimasto per 26 giorni senza poter uscire -spiega Abdul-. Per due settimane ho dormito in una stanza con 13 persone. Era chiusa, le prime sere la finestra era rotta, non c’era riscaldamento e avevamo poche coperte. Non potevo spegnere la luce della stanza: delle sere veniva ‘spenta’ dagli operatori a mezzanotte, altre all’una, altre alle due. C’erano due bagni, piccoli, in corridoio. Non ho avuto nessun cambio per tutto il mese. A differenza che a Rennes, non potevo lavarmi i vestiti”. Al Cpr di Gradisca d’Isonzo è concesso utilizzare il proprio telefono ma in regime di quarantena è la struttura che ne fornisce uno che gli ospiti possono poi consultare a rotazione. Attraverso questo cellullare Abdul nomina l’avvocato che chiede un’udienza al giudice per farlo rilasciare. L’8 gennaio 2021 Abdul è libero dopo più di tre mesi di trattenimento, tra Francia e Italia.
Durante l’udienza di convalida all’avvocata Caterina Bove, socia di Asgi, viene mostrato un “foglio-notizie” in cui viene riportato che Abdul non voleva chiedere protezione internazionale in Italia. “È stato compilato a Venezia -spiega Bove- ed è un foglio attraverso il quale le persone dovrebbero dichiarare se vogliono chiedere asilo, se sono sul territorio per cercare lavoro o per motivi familiari ma il cui significato e la cui importanza non vengono compresi dagli stranieri se, come nel caso di Abdul, viene loro chiesto di sottoscriverlo senza spiegazioni e senza l’assistenza di un interprete. Spesso le persone non capiscono l’importanza delle risposte date, soprattutto in una lingua che non comprendono. Abdul dichiara di non ricordarsi che cosa ha firmato”.
Nel fascicolo presentato davanti al giudice che doveva decidere sul suo rilascio non c’è traccia di come Abdul sia arrivato in Italia né della sua storia e del suo vissuto in Afghanistan. “Nessuno ha preso atto che era un richiedente asilo, che era già stato accolto in un centro. Oltre il fatto che era stato evacuato dalle autorità italiane da Kabul. Sarebbero bastate poche domande per far sì che venisse accolto in un Centro di accoglienza e non destinato in un Cpr”, osserva Bove. Un testacoda delle autorità italiane che notificano un foglio di espulsione a un cittadino afghano, richiedente asilo, dopo averlo evacuato. “Una situazione assurda e paradossale ma che ci dimostra come siano procedure ‘meccaniche’. Nessuno si è fatto troppi scrupoli, o domande”.
Procedure in cui Abdul diventa “invisibile” e parte di un ingranaggio che nessuno blocca. “La legge è valutazione caso per caso alla luce di norme, tra cui i divieti di inespellibilità che vanno applicati nella loro interezza e complessità -spiega Schiavone-. Non è così. Polizia di frontiera, prefetto, questura di Gorizia, giudice di pace: tutti ritenevano, evidentemente, di poter espellere e persino trattenere per eseguire l’espulsione, un cittadino afghano, mentre ciò è tassativamente proibito dai divieti di espulsione configurati dall’articolo 19 del Testo unico immigrazione come novellato dalla legge 173/2020 che ha riformato i cosiddetti ‘decreti sicurezza’. Quello che emerge è una macchina amministrativa che opera in modo cieco e seriale, come in una sorta di ‘banalità del male’, nella quale nessuno dei diversi attori fa il suo piccolo pezzo, apparentemente neutro, senza porsi alcun interrogativo sulle conseguenze finali: la storia di Abdul non è figlia di un errore ma evidenzia che il sistema non è in grado di bilanciare le finalità di eseguire le espulsioni con la tutela dei diritti fondamentali della persona, in primo luogo con il rispetto dei divieti di allontanamento”.
In tal modo la legge che si perde nel “buio” dei non luoghi, dalle frontiere ai Cpr, come [raccontato](<https://altreconomia.it/rimpatri-cpr-e-riammissioni-se-la-gestione-delle-frontiere-e-al-buio/>) anche su _Altreconomia_ , in cui il diritto resta solo proclamato sulla carta. “In Italia da troppi anni esistono delle zone franche nelle quali il sistema di diritto svanisce, non monitorate da nessuno e che sono in sostanza fuori controllo. La norma prevede che all’interno del Cpr dovrebbero essere garantiti adeguati servizi legali e che il trattamento della persona deve rispondere a _standard_ adeguati e comunque nel rispetto della dignità della persona. Che così non avvenga emerge dai continui e sconcertanti episodi che caratterizzano tutti i Cpr italiani da anni”.
Abdul è rimasto 32 giorni con gli stessi vestiti senza possibilità di cambiarsi o lavare gli indumenti. “La cosa non mi sorprende affatto -conclude Schiavone-. Siamo di fronte a situazioni che dovrebbero essere ricondotte a forme di trattamento inumano e degradante proibite dalla normativa italiana ed europea: situazioni non episodiche ma diffuse e probabilmente sistematiche sulle quali la magistratura dovrebbe iniziare ad indagare perché sono in gioco diritti fondamentali. Ma nessuno sembra volere scoperchiare questo coperchio perché non si saprebbe più come richiuderlo”.
Sono migliaia le persone trattenute ogni anno nei dieci Cpr attivi in Italia. Secondo lo [studio](<https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fbuchineri.cild.eu%2F%3Ffbclid%3DIwAR3w9W7nv-NNK_dORdHlVw1l5bC-NcINStJBWCwKINhplc2DwOUkHXpu98Q&h=AT2pDCrwyZVFV8yGbsv1x7SzQXW3xmRBqvTDkBbg0qoZPUdkMBSiM8takWpAl6pMlBzQu9_QStoI8iuQpUrgxLLW2-WyuTLhE-864lbqya_WNa7TF9wENUcaPcsc1ZPxZdtd&__tn__=H-R&c%5b0%5d=AT1zXMrcHYUOwBirPa3juzK2CNK2ZwPfUHX5ybos2IJZqoqhYao9LBVtW0JBrpwhOMmpd9jE-sMbh5EdHuMIV1Ixn7kiJrqXwkK4J63iB0-wMxsOLIgqsdFmeYL3ykithBcRK5rGmLIq-VEs7Yod1dbpug>) “Buchi neri” della Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) la capienza complessiva è di 1.100 posti e il costo totale di gestione dei centri dal 2018 al 2021 è stato di 44 milioni di euro. Sette sono i morti negli ultimi due anni in luoghi in cui le persone [camminano sull’orlo di un burrone](<https://altreconomia.it/il-libro-nero-del-cpr-di-torino-dove-le-persone-camminano-sullorlo-di-un-burrone/>).
Abdul è libero e ora proseguirà con il suo percorso d’asilo solo grazie a “incontri fortuiti”. “Se non avesse avuto un cugino in Italia che si è attivato probabilmente ora sarebbe ancora trattenuto. Nessuno sa per quanto tempo non si sarebbero accorti di lui”, riflette Bove. La fortuna detta legge.
[](<https://altreconomia.it/dona/>)
_© riproduzione riservata_
| La storia di Abdul, evacuato da Kabul e finito nel Cpr di Gradisca d'Isonzo | Un ragazzo si è ucciso, era somalo, aveva 19 anni | 0.870966 | https://altreconomia.it/la-storia-di-abdul-evacuato-da-kabul-e-finito-nel-cpr-di-gradisca-di-isonzo/ | https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2017/03/23/maslax-moxamed-somalo |
15 febbraio 2016 18:21
Taylor Gipple è un ragazzo di 22 anni di Des Moines, in Iowa, che prima di partecipare al
caucus
del 2 febbraio non aveva mai votato in un’elezione e non si era mai interessato molto di politica. Poi ha visto su YouTube alcuni video di Bernie Sanders che si scagliava contro la guerra in Iraq e contro i grandi finanziatori delle campagne elettorali e si è convinto di aver finalmente trovato un politico in grado di capire la frustrazione della sua generazione e di denunciare con passione, e soprattutto rifiutando ogni compromesso, un sistema guidato da una casta di vecchi politici che prendono ordini da Wall street e dalle grandi industrie.
Il 25 gennaio, pochi giorni prima del
caucus
, Gipple
ha preso la parola
durante un incontro tra i candidati democratici e gli elettori e si è rivolto a Hillary Clinton. “Sembra che tanti giovani come me sostengano con passione Bernie Sanders, e io semplicemente non vedo lo stesso entusiasmo dei giovani nei suoi confronti. Al contrario, ho sentito molte persone della mia età definirla una bugiarda”.
Il frammento è finito immediatamente su tutti i siti d’informazione e le tv l’hanno mandato in onda continuamente negli ultimi giorni di campagna elettorale. Gipple è diventato una star e, per molti commentatori, il simbolo più efficace per rendere l’idea delle differenze politiche e umane tra Hillary Clinton – noiosa, vicina all’establishment, disonesta – e Bernie Sanders – radicale, autentico, incorruttibile.
Il
caucus
in Iowa, e le primarie del New Hampshire del 9 febbraio, hanno dato ragione a Gipple e ai commentatori convinti che il principale problema della candidatura di Clinton stia nel fatto che non riesce a entusiasmare la parte più giovane dell’elettorato democratico, in buona parte composto da persone che quest’anno voteranno per la prima volta per un’elezione presidenziale e che in generale non hanno un’idea positiva della politica.
Consenso per Bernie Sanders tra vari gruppi etnici e demografici, per età, in percentuale.
Reuters
In
Iowa
Sanders ha ottenuto l’84 per cento dei consensi degli elettori tra i 19 e 29 anni, Clinton solo il 14 per cento. Ricerche e sondaggi in altri stati e al livello nazionale sembrano confermare questa tendenza. E fanno emergere un dato ancora più preoccupante per Clinton: il fatto che Sanders sembra essere particolarmente popolare tra le elettrici più giovani. Nel New Hampshire sette donne su dieci sotto i 45 anni hanno votato per Sanders e, secondo un sondaggio della Reuters, Sanders ha il sostegno del 61 per cento delle donne più giovani, contro il 28 per cento di Clinton.
Come si spiega il fatto che tanti ventenni associno il bisogno di cambiamento a un uomo che è in politica da più di quarant’anni, ha i capelli bianchi e che per aspetto e modo di esprimersi somiglia più a un attempato politico della sinistra minoritaria europea che al tipico profilo del candidato vincente statunitense? E come si spiega che tante donne non siano per niente entusiaste davanti alla concreta possibilità di avere per la prima volta nella storia degli Stati Uniti una donna alla presidenza?
Sanders ha saputo muoversi nel sistema riuscendo a conservare un’autonomia politica e restando fedele alle sue idee progressiste
La risposta più ovvia e immediata è che Sanders offre proposte radicali in una fase storica caratterizzata da una polarizzazione politica senza precedenti, in cui tanti elettori di sinistra sono convinti che Barack Obama abbia realizzato molto meno di quello che aveva promesso e che oggi i leader nazionali del Partito democratico pensino più ad accontentare i loro finanziatori che ad aiutare i giovani, le minoranze e i lavoratori.
Ma anche se il curriculum progressista di Sanders non è in discussione, sarebbe ingenuo credere alla versione che presenta il senatore del Vermont come un outsider rivoluzionario che conquista consensi grazie al suo passato di nemico dell’establishment.
Sanders è stato eletto come indipendente alla camera dei deputati per la prima volta nel 1991, due anni prima che Hillary Clinton entrasse alla Casa Bianca come first lady. Nel 1996 fu rieletto grazie al sostegno del comitato democratico per le campagne della camera; nel 2006 si è candidato al senato e il comitato democratico per le campagne del senato – finanziato anche da Wall street – gli ha dato una mano con duecentomila dollari tra donazioni e spazi pubblicitari. Dopo essere stato eletto senatore, ha ospitato più volte le conferenze del comitato dedicate ai finanziatori di campagne elettorali, lobbisti compresi.
In poche parole, più che costruire una carriera politica all’insegna della lotta contro il sistema, ha saputo muoversi nel sistema e nel partito riuscendo a conservare un’autonomia politica e restando fedele alle sue idee progressiste.
Tutto questo non sminuisce i meriti di Sanders, soprattutto il fatto di essere riuscito in pochi mesi a spostare il dibattito interno al Partito democratico sempre più a sinistra e di aver dato una voce alla base più progressista. Tuttavia si è spinti a pensare che il successo della sua campagna tra i giovani sia dovuto soprattutto ai limiti della sua avversaria. In particolare al fatto che Clinton è associata ad alcuni degli avvenimenti più traumatici dell’ultimo decennio. Eventi che hanno condizionato le idee politiche – e antipolitiche – di molti statunitensi che oggi hanno tra i 20 e i 35 anni.
Bernie Sanders parla davanti al liceo Bonanza di Las Vegas, il 14 febbraio 2016.
(Evan Vucci, Ap/Ansa)
Un concentrato di errori
Il primo riguarda l’Iraq, che oggi è unanimemente considerato un concentrato di tutti gli errori commessi dagli Stati Uniti in politica estera dopo l’11 settembre del 2001. Quasi nessuno ha dimenticato che nel 2002 Clinton si era schierata a favore dell’invasione e oggi Bernie Sanders, come aveva fatto Obama nella campagna per le primarie del 2008, non perde occasione per ricordare agli elettori di essere l’unico candidato democratico che si è sempre opposto alla guerra perpetua degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Il secondo momento di svolta per molti giovani americani è stata la recessione economica del 2007 e la nascita del movimento Occupy wall street, che ha portato le disparità economiche e i rapporti tra la politica e Wall street al centro del dibattito e ha radicalizzato gli studenti in molte città del paese.
Anche se la situazione economica è decisamente migliorata durante il mandato di Obama, la recessione continua ad avere conseguenze negative, in modo particolare tra i giovani: a maggio del 2015 il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 18 e i 29 anni era del
13,8 per cento
, in miglioramento rispetto all’anno precedente (15 per cento), ma comunque molto al di sopra del tasso di disoccupazione al livello nazionale, che è intorno al 5 per cento.
Di fronte a questa situazione Sanders lancia un messaggio populista ed efficace – smantellare le grandi banche, assistenza sanitaria gratuita per tutti – e rivendica di aver rifiutato i soldi dell’industria e delle banche per la sua campagna elettorale, mentre Clinton finisce sotto attacco per aver preso seicentomila dollari da Goldman Sachs per intervenire in tre conferenze (cercare di liquidare la vicenda dicendo “
è quello che mi hanno offerto
” non è stata una buona idea).
È molto difficile che l’ex segretaria di stato riesca a riconquistare la fiducia di una generazione di elettori di sinistra che esaltano la purezza politica, la distanza dall’establishment, come valore assoluto e sono cresciuti nella convinzione che la moderazione e il compromesso siano l’anticamera della corruzione.
Sanders ha ottenuto il sostegno di Ta-Nehisi Coates e Michelle Alexander, due degli intellettuali neri più influenti del paese
E non è detto che le cose per Clinton miglioreranno quando le primarie si sposteranno negli stati del sud. Il 20 febbraio i democratici voteranno in Nevada e il 27 febbraio in South Carolina. In entrambi gli stati l’ex segretaria di stato è nettamente favorita su Sanders grazie al sostegno delle minoranze che in quegli stati sono decisive, i
latinos
in Nevada e i neri in South Carolina. Ma ora Sanders, dopo aver vinto per più di venti punti in New Hampshire, è convinto di poter ricucire il distacco usando lo stesso messaggio – Hillary Clinton si interessa più a Wall street che alle minoranze – che in pochi mesi gli ha permesso di diventare un candidato credibile.
Alcune cose successe negli ultimi giorni fanno pensare che la strategia potrebbe funzionare. Nel giro di poche ore Sanders ha ottenuto il sostegno di Ta-Nehisi Coates e Michelle Alexander, due degli intellettuali neri più influenti del paese e tra i più ascoltati dal movimento Black lives matter. In realtà, più che veri e propri endorsement sono stati attacchi durissimi a Hillary Clinton.
Coates si è chiesto dove fosse Clinton negli anni novanta, quando sono state approvate alcune delle peggiori leggi in materia di giustizia penale, ha attaccato la candidata per la faccenda Goldman Sachs e ha detto che vorrebbe vedere un candidato radicale correre per il Partito democratico. Alexander ha scritto un
articolo
molto critico intitolato “Perché Clinton non merita il voto dei neri”, in cui invita i politici e i pastori neri a togliere il loro sostegno a Clinton.
Poco dopo il deputato nero della Georgia John Lewis
ha attaccato
Sanders mettendo in dubbio il suo impegno nelle lotte per i diritti dei neri degli anni sessanta. Lewis ha guidato la marcia di Selma del 1965, è considerato una leggenda vivente del movimento dei diritti civili e ancora oggi è una guida per molti neri.
Queste prese di posizione così diverse potrebbero essere il segno di una frattura nella comunità nera che divide le vecchie generazioni, schierate con Clinton, dagli attivisti del movimento Black lives matter, che potrebbero decidere di sostenere Sanders perché, come gli attivisti che si sono formati dentro Occupy wall street, sono diffidenti verso la politica dei partiti e sono pronti a sostenere idee più radicali.
Stati Uniti
| Il successo di Bernie Sanders dipende soprattutto dai limiti di Hillary Clinton | Cosa non va in Bernie Sanders? | 0.819491 | https://www.internazionale.it/opinione/alessio-marchionna/2016/02/15/bernie-sanders-limiti-hillary-clinton | https://www.ilpost.it/2016/05/21/problemi-bernie-sanders/ |
Mercoledì 16 ottobre negli Stati Uniti [è stato raggiunto un accordo](<https://www.ilpost.it/2013/10/16/accordo-shutdown-tetto-del-debito-stati-uniti/>) tra democratici e repubblicani al Senato per interrompere lo _[shutdown](<https://www.ilpost.it/tag/shutdown/>)_ , la chiusura di buona parte delle attività governative dovuta alla mancata approvazione della legge finanziaria, che era cominciato il 1 ottobre. Sarà anche alzato [il limite massimo del debito americano](<https://www.ilpost.it/2013/10/16/stati-uniti-tetto-del-debito-default/>), una questione che era arrivata molto vicina alla scadenza indicata come critica dal dipartimento del Tesoro e che avrebbe reso molto più difficile finanziarsi per il governo degli Stati Uniti. Le due diverse questioni si erano legate nei giorni scorsi nelle intense trattative politiche tra le due parti.
Ci sono cose principali da notare sull'accordo: la prima è che le trattative complicate, e il fatto che si sia arrivati allo _shutdown_ e sull'orlo di seri problemi per il Tesoro, hanno mostrato ancora una volta le difficoltà nel dialogo tra repubblicani (che controllano la Camera dei rappresentanti con 232 seggi a 200) e democratici. Dall'elezione di Obama, i repubblicani hanno di fatto impedito l'approvazione di leggi finanziarie che avessero una scadenza superiore a pochi mesi, utilizzando ogni occasione per cercare di portare avanti battaglie politiche come quella contro la [riforma sanitaria](<https://www.ilpost.it/2013/10/08/guai-riforma-sanitaria-obama/> "I guai della riforma sanitaria americana"). Anche l'accordo raggiunto ieri fa guadagnare solo qualche mese: il Tesoro potrà continuare a chiedere soldi fino al 7 febbraio e il governo ha i fondi garantiti fino al 15 gennaio. Harry Reid, leader dei democratici al Senato, ha detto con ottimismo che lo "storico" accordo di ieri darà il tempo per trattare un piano economico più complessivo.
Ma l'altra cosa su cui tutti i principali osservatori politici sono d'accordo è che ieri i repubblicani hanno perso. Qualche titolo: "[I repubblicani hanno chiuso il governo per niente](<http://www.theatlantic.com/politics/archive/2013/10/republicans-shut-down-the-government-for-nothing/280611/>)", sull' _Atlantic_ ; "Perdere molto per ottenere poco", come titola [un editoriale](<http://www.nytimes.com/2013/10/17/us/politics/losing-a-lot-to-get-little.html?hp>) del _New York Times_ , "I conservatori alla Camera davanti alla sconfitta", come [scrive](<http://www.washingtonpost.com/politics/house-conservatives-face-up-to-their-defeat/2013/10/16/00c745b8-3697-11e3-80c6-7e6dd8d22d8f_story.html?hpid=z2>) il _Washington Post_ , o più sinteticamente "[Obama Wins](<http://www.slate.com/articles/news_and_politics/politics/2013/10/barack_obama_defeats_the_republican_party_the_president_s_aggressive_strategy.html>)", un commento su _Slate_ firmato da John Dickerson, che spiega come la linea del presidente di tener duro e non scendere a patti con i repubblicani ha pagato. "Con minuscole concessioni", scrive Dickerson, "il Partito Repubblicano ha raggiunto il più basso tasso di gradimento da quando esistono misurazioni, la riforma sanitaria del presidente è rimasta incolume e la guerra civile dei repubblicani sta ancora infuriando." Obama è al secondo mandato, non può essere rieletto e quindi ha deciso di rischiare di più facendo meno compromessi.
Nel frattempo, i repubblicani sono spaccati tra la loro ala più moderata e quella più intransigente, che avrebbe voluto tener duro nonostante lo _shutdown_ e i rischi per il debito: ieri, mentre veniva annunciato l'accordo, il senatore texano Ted Cruz vicino ai Tea Party ha attaccato i leader dei repubblicani per aver ceduto, [annunciando comunque](<http://www.huffingtonpost.com/2013/10/16/ted-cruz-senate-deal_n_4109222.html>) di non volere bloccare l'accordo. Ma nel complesso hanno sbagliato strategia, scegliendo di proporre un nuovo finanziamento al governo per finire lo _shutdown_ in cambio di molti meno soldi per la riforma sanitaria. Questo baratto si è rivelato molto impopolare tra la stessa opinione pubblica americana e alla fine i repubblicani hanno dovuto cedere su tutta la linea (e il sostegno alla riforma sanitaria è addirittura aumentato tra gli americani, dicono i sondaggi).
L'economista Paul Krugman, quando sono cominciati ad emergere i dettagli del piano lunedì scorso, [aveva descritto](<http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/10/14/almost-over/?_r=0>) sul suo blog la strategia dei repubblicani con un breve video tratto da un film di Monty Phyton: una ritirata disordinata.
Il _New York Times_ spiega:
> I repubblicani avevano il pubblico dalla loro su altre questioni che potevano portare davanti al tribunale dell'opinione pubblica, come la necessità di mettere sotto controllo il debito a lungo termine della nazione. E anche se, lo scorso mese, avevano cominciato i negoziati con grandi vantaggi - un presidente sulla difensiva a causa di una risposta incerta sulla guerra in Siria e la disponibilità dei democratici a finanziare il governo a livelli che, secondo molti _liberal_ , erano davvero molto bassi - la loro fissazione sulla riforma sanitaria ha totalmente impedito loro di usare il loro potere contrattuale.
Se è chiaro chi ha vinto e chi ha perso nell'ultima trattativa, resta difficile fare previsioni sul futuro e ci sono diversi motivi per restare preoccupati. Lo scontro politico è stato uno dei più duri degli ultimi anni e questo clima di scontro frontale potrebbe rendere ancora più difficile per Obama approvare nuove leggi su temi come l'immigrazione, il controllo delle armi o le norme ambientali, su cui l'opposizione dei repubblicani è chiara.
Oltre a questo, c'è un altro problema che è difficile mettere da parte: la classe politica americana nel suo complesso, che già gode di percentuali di fiducia molto basse nell'opinione pubblica, ha dato un'altra brutta prova di sé. Già nel 2011 c'era stata [un'altra battaglia](<https://www.ilpost.it/2011/04/09/accordo-budget-2011-stati-uniti/>) tra democratici e repubblicani che era finita a un passo dallo _shutdown_ e due anni dopo, come [scrive](<http://www.theatlantic.com/politics/archive/2013/10/american-politics-deserves-to-be-downgraded/280606/>) Derek Thompson sull' _Atlantic_ , la politica americana si è ripetuta come se non avesse imparato nulla dal passato.
_Foto: JEWEL SAMAD/AFP/Getty Images_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Che si dice dell'accordo sullo shutdown | L'accordo sullo _shutdown_ e il tetto del debito | 0.937155 | https://www.ilpost.it/2013/10/17/commenti-shutdown/ | https://www.ilpost.it/2013/10/16/accordo-shutdown-tetto-del-debito-stati-uniti/ |
24 ottobre 2013 14:00
Anna Foa,
Portico d’Ottavia n. 13
Laterza, 143 pagine, 15 euro
Gli anniversari non giovano alla storia. Concentrarsi su una data, magari per celebrarla, apre spesso il campo alle strumentalizzazioni, estrae un evento dal contesto in cui si manifestò, lo separa dal prima e dal dopo.
Per questo gli storici seri non danno peso agli anniversari, oppure cercano correttivi per evitare la trappola, come fa, in modo originale, Anna Foa. Nel ricordare la razzia del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, che ebbe nel fulminante reportage di Giacomo De Benedetti la sua testimonianza più autorevole, si concentra su una sola casa.
I confini delle sue mura le consentono di selezionare le vicende di un gruppo limitato di persone e di raccontare nel dettaglio cosa facevano prima e dopo il rastrellamento, riuscendo così a spiegare al lettore come si viveva intorno a piazza Giudia in quel momento. Poi, rendendo familiari i nomi di quegli abitanti, riesce a mostrare come gli arresti non finirono affatto con il 16 ottobre, ma continuarono alla spicciolata, grazie soprattutto alle delazioni di spie italiane fatte a poliziotti italiani.
Nei giorni in cui la morte di un vecchio carnefice nazista porta a ripensare a Roma durante l’occupazione tedesca, si fa più urgente l’esigenza di comprendere a fondo un periodo che negli ultimi anni, grazie al lavoro di molti studiosi, è stato illuminato di nuova luce. Questo libro è un buon modo per continuare a farlo.
Cultura
Italia
Libri
Roma
Opinioni
Anna Foa
| Scale, soffitte e cantine buie | La vittima, il persecutore e la necessità della riflessione storica | 0.824073 | https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2013/10/24/scale-soffitte-e-cantine-buie | https://www.micromega.net/giornata-della-memoria/ |
>>
>> Domenica è [partita](<https://www.genovatoday.it/attualita/msc-grandiosa-partenza.html>) da Genova una nave da crociera, dopo che il governo aveva [dato](<https://www.lastampa.it/cronaca/2020/08/08/news/coronavirus-in-italia-le-crociere-ripartono-a-ferragosto-1.39174169>) il permesso per la ripartenza delle crociere a partire dal 15 agosto. Per la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno è prevista la partenza di navi da crociera di diverse compagnie lungo le coste italiane e croate, con misure di sicurezza sanitaria generali, di cui ogni compagnia deciderà i dettagli autonomamente. Le crociere si erano fermate per mesi dopo l'inizio dell'epidemia da coronavirus.
>>
>> Il settore delle crociere è considerato particolarmente a rischio, come si è visto fin dall'inizio della crisi legata alla pandemia di COVID-19, perché sulle navi si concentrano anche migliaia di persone che passano la maggior parte del tempo in spazi chiusi e affollati. A febbraio si era parlato molto del caso della [Diamond Princess](<https://www.ilpost.it/2020/02/16/diamond-princess-nave-quarantena-coronavirus/>), nave da crociera rimasta per settimane in quarantena a largo delle coste giapponesi con quasi quattromila persone a bordo, perché alcuni passeggeri erano risultati aver contratto il coronavirus. In altri casi la scelta di far sbarcare i passeggeri senza i dovuti controlli ha portato a un aumento rilevante dei contagi, come in [Cambogia](<https://www.ilpost.it/2020/02/18/westerdam-nuovo-coronavirus-nave-crociera-cambogia/>) a metà febbraio o in [Australia](<https://www.bbc.com/news/world-australia-53802816>) a marzo.
>>
>> Le nuove crociere [dovranno](<http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/DPCM_20200807.pdf>) rispettare le norme sanitarie a bordo, e i passeggeri non dovranno aver soggiornato in territori considerati a rischio nei 14 giorni precedenti l'imbarco. Le compagnie straniere potranno fare tappa sulle coste italiane solo se nessuna delle persone a bordo è stata in una zona a rischio prima della partenza. Durante il viaggio sono vietate escursioni libere a terra.
>>
>> L asuddivisione delle zone a rischio allegata al decreto del 7 agosto. Non si può prendere una nave da crociera se negli ultimi 14 giorni si è stati nei paesi dell'elenco C, D, E o F. Gli scali delle crociere sono permessi solo nelle zone degli elenchi A e B.
>>
>> MSC Crociere, la quarta compagnia di crociere più grande al mondo, è stata la prima a far partire una nave e a comunicare le sue prossime crociere. I viaggi di Costa Crociere, altra grande compagnia di crociere italiana, ripartiranno dal 6 settembre. Due altre grosse compagnie di crociere, Royal Caribbean e Norwegian Cruise Line, progettano di ripartire da ottobre. Le mete dei viaggi saranno le coste mediterranee principalmente italiane, o adriatiche italiane e croate.
>>
>> Le misure di contenimento a bordo dipendono in gran parte dalle singole compagnie, che infatti [stanno investendo](<https://www.washingtonpost.com/world/europe/cruise-ships-coronavirus-europe-italy/2020/08/13/c0939b08-dcad-11ea-b4f1-25b762cdbbf4_story.html>) per mostrare che hanno migliorato i sistemi di filtrazione dell'aria, rimosso le file per i buffet, previsto l'imbarco di passeggeri a intervalli di tempo separati per evitare che si creino delle folle e ridotto la capacità delle navi. Il problema è che per alcune navi potrebbe diventare insostenibile economicamente viaggiare con troppi pochi passeggeri.
>>
>> Le compagnie devono anche decidere se sottoporre a test tutte le persone che salgono sulla nave o no. Il _Washington Post_ ha [scritto](<https://www.washingtonpost.com/world/europe/cruise-ships-coronavirus-europe-italy/2020/08/13/c0939b08-dcad-11ea-b4f1-25b762cdbbf4_story.html>) che MSC lo farà, mentre Costa ha solo detto che controllerà la temperatura dei passeggeri, ma non sa se avrà i mezzi per fare test a tutti.
>>
>> Nonostante le rassicurazioni delle compagnie, comunque, recentemente ci sono state alcune situazioni preoccupanti: a inizio agosto i passeggeri di una nave da crociera di lusso nel Sud dell'oceano Pacifico hanno dovuto isolarsi perché una persona era risultata positiva al test per il coronavirus, e una compagnia norvegese ha sospeso tutti i suoi viaggi, che erano ricominciati a luglio, dopo aver [scoperto](<https://www.ilpost.it/2020/08/02/crociera-hurtigruten-contagi-coronavirus/>) che molti membri dell'equipaggio di una delle sue navi avevano contratto il coronavirus.
>>
>> **– Leggi anche:** [Come sta andando il turismo in Italia](<https://www.ilpost.it/2020/08/15/turismo-italia/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Intanto sono ripartite le crociere | Come si vive in quarantena sulla Diamond Princess | 0.874994 | https://www.ilpost.it/2020/08/17/crociere-italia-turismo/ | https://www.ilpost.it/2020/02/10/foto-diamond-princess/ |
Flick -
Simon Bleasdale
L'istigazione all'odio, da entrambe le parti, è da sempre strumento per alimentare il conflitto in Nagorno Karabakh. Un'analisi
12/04/2016 -
Marilisa Lorusso
La guerra attecchisce dove il terreno è fertile.
L’escalation in Nagorno Karabakh
- che ha portato agli scontri registrati dal 2 aprile e al successivo cessate il fuoco del 5 aprile - è foraggiata non solo da una campagna di riarmo, ma anche da una continua e sistematica campagna di istigazione all’odio che dura dalla fine degli anni ‘80 ad oggi. E che non ha mancato di dare i propri frutti.
L’importanza della parola
Le parole sono fondamentali, e possono diventare il requisito per rendere accettabili una guerra o la violazione dei diritti fondamentali. Vi sono parole chiave catalizzatrici d’odio: un glossario saldamente ancorato a riferimenti culturali che rimandano ai torti subiti e all’inumanità del nemico. Parole che, se ripetute continuamente, rendono impossibile pensare pragmaticamente a determinate questioni storiche, amministrative, politiche o militari. Queste ultime diventano realtà non negoziabili, non descrivibili con altre parole, e nemmeno pensabili in altro modo.
Un ottimo studio su quali siano queste parole nel percorso di istigazione all’odio fra armeni e azerbaijani è stato condotto dallo Yerevan Press Club con lo “Yeni Nesil” Journalists’ Union of Azerbaijan nel quadro del progetto “Armenia-Azerbaijan Media Bias Reduction” dell’Eurasia Partnership Foundation (EPF) e sostenuto dal UK Conflict Prevention Pool.
Ne è emerso un glossario
di cliché, stereotipi e disseminazione di informazioni infondate. E che certo si sarebbe potuto arricchire di un intero capitolo raccogliendo i cinguettii contenenti gli hashtag
#Karabakhnow
o – ironicamente -
#NKpeace
. E’ l’ABC delle formule ripetute dall’una e dall’altra parte, dei concetti che hanno smesso di essere tali per essere trasformati in bellicosi slogan.
Da fatti a slogan
Eredità storica, genocidio, aggressione, occupazione, propaganda: questi alcuni dei termini indicati dal rapporto. Tutte queste parole hanno un’origine, si sono poi evolute con il deteriorarsi dei rapporti fra i due popoli, e con la carica di risentimento reciproco che veicolano hanno a loro volta contribuito al peggioramento dei rapporti.
L’eredità e il possesso storico del Karabakh sono l’atavica mela della discordia. Ogni monumento, la radice di ogni toponimo, ogni narrazione locale o proveniente da fonti esterne che possa in qualche modo legittimare la presunzione di possesso originario dell’area gode della massima visibilità. Per cui se Askeran è parola azera, vuol dire che la fortezza di Askeran e tutto il territorio circostante dell’attuale Karabakh sono di diritto dell’Azerbaijan. Al contrario le rovine di Tigranakert attestano che vi era una città fondata nel I secolo a.C. dal sovrano armeno Tigran il Grande (oggi si trova nel Nakhchivan, territorio dell’Azerbaijan), l’Armenia accampa allora rivendicazioni territoriali sul Nakhchivan, perché sarebbe Armenia. Vale la regola di chi è arrivato prima: la testimonianza più antica – fosse anche di millenni, anzi, preferibilmente – stabilisce chi può ritenersi autorizzato a viverci adesso.
Nagorno Karabakh - mappa OBC - In verde è indicato il territorio che la regione autonoma del Nagorno Karabakh occupava in epoca sovietica, in giallo i territori occupati dalle autorità de facto di Stepanakert e a cui si fa riferimento nei "principi di Madrid"
Genocidio, aggressione, occupazione sono termini promanati dalla guerra del 1988-1994. Scontri interetnici e terribili eventi della guerra vengono etichettati con la più pesante delle accuse: il tentativo di annientamento dell’intera comunità, il genocidio. Questo vale tanto per
il massacro di Khojali
, del 1992 a danno degli azeri, una delle pagine più cupe del conflitto e che avrebbe meritato di essere investigato da una commissione imparziale, ai primi scontri interetnici che portarono alle fughe di armeni da
Sumqait
. Per l’identità nazionale armena inoltre il concetto di genocidio ha un valore particolare. E nella retorica di oggi gli azeri rappresentano,
mutatis mutandis
, una continuazione degli ottomani del 1915, turcofoni il cui unico scopo sarebbe di cancellare dalla faccia della terra l’esistenza della nazione armena.
L’aggressione sarebbe quella degli azeri contro la pacifica popolazione del Karabakh che chiedeva la riunificazione con l’Armenia, dell’Azerbaijan verso i suoi stessi cittadini armeni, che mai avrebbero potuto accettare di vivere sotto uno stato che li ha discriminati e perseguiti. O vice-versa sarebbe quella dei terroristi armeni appoggiati dagli occupanti che hanno cercato di causare la distruzione dello stato azerbaijano, e che ancora oggi ne minerebbero l’integrità territoriale causando infinite sofferenze agli sfollati, privati a causa dell’aggressione e dall’occupazione dei diritti di sicurezza, di movimento, di proprietà. E alle reciproche accuse di aggressione di allora si aggiunga quella fresca di questi giorni, in cui nessuno si assume la responsabilità di aver mosso la prima operazione o offensiva. E lo stesso vale per l’occupazione, per ogni metro di terra che è conteso fra i due.
C’è poi il grande capitolo della comunicazione nazionale e internazionale: le opere di propaganda di cui ci si accusa reciprocamente. Baku patisce il ruolo della diaspora armena e la visibilità che questa riesce a garantire alle cause armene e ai rapporti (percepiti come preferenziali) fra Armenia e alcuni mediatori nel conflitto come Francia e Russia.
Da parte sua l’Armenia leva gli scudi contro la
caviar diplomacy
e la crescita del peso diplomatico e mediale dell’Azerbaijan legato al possesso di risorse e allo sforzo economico del paese per autopromuoversi.
L’opinione pubblica complice
L’opinione pubblica è protagonista in questa corsa alla radicalizzazione. Sono gli stessi utenti della comunicazione a diventare agenti propugnatori dei messaggi, accettandone i termini di utilizzo e facendoli circolare a loro volta. Contribuisce al deterioramento della qualità del dibattito non solo chi genera deliberatamente informazioni false, o chi utilizza i soliti cavalli di battaglia per visibilità o vantaggi politici, ma anche chi dissemina la stessa retorica o le stesse informazioni non verificate solo perché incoraggiano e confermano i propri pregiudizi e generalizzazioni. E le voci dissonanti sono stigmatizzate come traditrici.
Arrivando a situazioni grottesche: nel 2012 l’Armenia
non ha partecipato a Eurovision in Azerbaijan
a causa di una vittima armena...per mano armena! Nell'imminenza del festival si era infatti sparsa la voce della morte di un soldato di leva diciannovenne, Albert Adibekyan, in uno scontro al fronte. Poi è arrivata la smentita, era stato ucciso da un commilitone. Ma si sa che le smentite non hanno mai lo stesso impatto comunicativo delle notizie, e la macchina dell’indignazione si era già messa in movimento, inarrestabile. E quindi ad Eurovision l'Armenia non ha partecipato.
Il meccanismo sociale del “condividi” alimenta poi l’onda disinformativa e rende la soluzione di una questione già di per sé complessa, carica di rischi per la sicurezza interna e di implicazioni di politica internazionale, da difficile a irrisolvibile. Proprio per questo il
people-to-people
, la
confidence building
quando si è a questo stadio non possono essere relegate a programmi o progetti limitati a ONG, ma devono essere incluse in una riforma del settore della sicurezza transfrontaliero come elemento cardine.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto
European Centre for Press and Media Freedom
, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.
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| Nagorno Karabakh: il linguaggio dell'odio | La “speciale” neolingua di Putin | 0.784333 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Nagorno-Karabakh/Nagorno-Karabakh-il-linguaggio-dell-odio-169907 | https://www.micromega.net/neolingua-putin-operazione-speciale/ |
[…] I consiglieri di Stato sono magistrati, verissimo. Però magistrati assolutamente sui generis. Così sui generis che molti di loro non fanno nemmeno quel lavoro. Fra tutti i 10mila e passa magistrati italiani sono quelli più vicini alla politica. Al punto da indirizzarne talvolta le scelte importanti. Gli spetta per legge il compito di esprimere pareri e suggerimenti sulle iniziative del governo. Pareri e suggerimenti, si badi bene, talvolta vincolanti. Al tempo stesso, nei panni di giudici, hanno il potere di emettere sentenze su ogni causa che contrapponga la società civile alla pubblica amministrazione. E anche di più.
Controllano i grandi appalti e gli affari delle imprese private e di Stato, senza contare le misure adottate dalle autorità indipendenti. Nomine e avanzamenti di carriera di funzionari statali, dispute territoriali, controversie sui servizi pubblici. Possono controllare perfino il destino dei colleghi giudici e procuratori della Repubblica, che si devono rivolgere a loro per i ricorsi contro le decisioni del Consiglio superiore della magistratura riguardanti le carriere. Ma il vero asso nella manica è la possibilità di assumere incarichi diversi da quelli strettamente giudiziari, andando «fuori ruolo». Significa che continuano a prendere lo stipendio svolgendo altri incarichi istituzionali, magari con una gratifica per il disturbo di cambiare ufficio, e intanto entrano nella stanza dei bottoni a contatto diretto con i politici che contano. E qui viene l’aspetto più interessante. Perché proprio quel genere di incarichi «fuori ruolo» li ha trasformati negli uomini più potenti del Paese. Hanno in mano i ministeri, che i ministri gli danno volentieri in gestione chiamandoli a fare i capi di gabinetto. Spesso senza nemmeno averli scelti, ma essendo stati scelti, perché più potenti loro dei ministri. Hanno in mano perfino il processo legislativo della nostra democrazia, visto che, come esperti giuridici dei ministri, scrivono le leggi e ne gestiscono il funzionamento attraverso decreti attuativi predisposti da loro stessi.
Nel governo di Mario Draghi ce ne sono undici: il 10 per cento dell’intero Consiglio di Stato. E non sono magistrati qualsiasi. Occupano molti posti chiave, a cominciare dal vertice dello Stato. Cioè Palazzo Chigi. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, la figura politica più importante perché braccio operativo del premier, è Roberto Garofoli. Il segretario generale di Palazzo Chigi, cioè il capo dell’amministrazione più potente del Paese, risponde al nome di Roberto Chieppa, figlio dell’ex presidente della Corte costituzionale Riccardo Chieppa. Capo del dipartimento Affari giuridici è Carlo Deodato, consigliere di Stato che ha avuto la stessa funzione nel governo di Enrico Letta. Predecessore di Deodato è Ermanno De Francisco, chiamato da Giuseppe Conte. Perché in quella stanza della presidenza, da cui escono i disegni di legge e i decreti del governo, c’è sempre stato un consigliere di Stato. Le eccezioni, come per esempio Roberto Cerreto, il funzionario parlamentare che l’ha occupata durante il breve governo di Paolo Gentiloni, pure esistono. Ma si contano sulle dita di una mano.
Nel 2021 le tre posizioni di maggior peso nel cuore del potere sono dunque occupate da consiglieri di Stato. Idem al ministero più importante, quello che ha il cordone della borsa. Il gabinetto del ministero dell’Economia occupato dall’ex Bankitalia Daniele Franco è guidato da Giuseppe Chiné. Mentre gli uffici legislativi sono affidati, oltre che a Mastrandrea, ad Alfredo Storto e Glauco Zaccardi: il quale non è consigliere di Stato ma un magistrato ordinario figlio di Goffredo Zaccardi, lui sì già consigliere di Stato, ora in pensione, capo di gabinetto del ministero della Salute fino al settembre 2021. Zaccardi junior è stato il solo di quella struttura a conservare la poltrona con il passaggio di consegne al ministero da Roberto Gualtieri a Franco. Mastrandrea ha rilevato la sua collega Francesca Quadri, e Storto è arrivato al posto di Hadrian Simonetti, consigliere di Stato legatissimo a Ermanno De Francisco.
Ma andiamo avanti. Raffaello Sestini ha l’incarico di vicecapo di gabinetto di Roberto Cingolani, titolare del ministero della Transizione ecologica, dove il responsabile delle leggi era fino al novembre 2021 il presidente di sezione del Consiglio di Stato Claudio Contessa. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha come capo di gabinetto Luigi Fiorentino. Al ministero della Salute di Roberto Speranza, da due anni impegnato nella lotta alla pandemia, la stesura dei testi di legge è compito del consigliere di Stato Luca Monteferrante. Capo dell’ufficio legislativo del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, è Roberto Proietti. La sua collega Antonella Manzione è consigliere giuridico della ministra della Famiglia Elena Bonetti. Prima della sua nomina a consigliere di Stato ha guidato l’ufficio legislativo di Palazzo Chigi con Matteo Renzi.
Il Consiglio di Stato è il nocciolo duro del potere. Un piccolo blocco granitico, intoccabile e soprattutto autoreferenziale, in quella «ultracasta» che è la magistratura, come l’ha definita nel 2009 un magnifico libro del giornalista dell’«Espresso» Stefano Livadiotti. Nel senso che la spartizione degli incarichi di potere, quasi tutti invece inibiti ai magistrati ordinari, è un fatto interno sul quale nessuno può mettere bocca. E dal vertice dello Stato il suo potere si spande a macchia d’olio in tutte le pieghe della nostra società. […]
_(credit foto ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)_
| Il potere assoluto dei consiglieri di Stato | - Salvatore Aloïse | 0.825302 | https://www.micromega.net/il-potere-assoluto-dei-consiglieri-di-stato/ | https://www.internazionale.it/magazine/salvatore-aloise/2022/03/10/potere-assoluto-2 |
I n un pomeriggio di inizio novembre, [Mega Trisnawatii](<https://www.instagram.com/megatrisnawatii/>) posa sul lungomare di Ancol, la località balneare all’estremo nord di Jakarta che durante il fine settimana si riempie di famiglie, coppie, gruppi di amici e turisti. Il fotografo è Febry, suo marito. Ha al collo una macchina digitale e nel marsupio un bambino di un anno che sta dormendo. Finito lo scatto con il mare di sfondo, Mega si toglie le scarpe con il tacco e raccoglie un grande sacchetto pieno di vestiti. La loro giornata di shooting è finita e insieme all’altro bambino di tre anni che li accompagna, si dirigono alla macchina.
Mega è una celebrity di Instagram, ha 26 anni e 39.600 follower. Indossa abiti di noti marchi di moda musulmani e quest’anno è _brand ambassador_ di Amily. La si può trovare nella homepage del marchio indonesiano con il capo coperto da lunghi hijab colorati e il corpo avvolto da fluttuanti abiti che le arrivano alle caviglie. Fabry ha 37 anni, fino a due anni fa lavorava come impiegato ma ha dato le dimissioni per dedicarsi a seguire Mega e la sua carriera. In poco tempo ha imparato a usare i programmi per ritoccare le foto e ora passa le sue giornate a cercare location adatte a ritrarre la moglie. “Mi interessa trovare posti particolari, oltre che belli” spiega. Il suo nuovo lavoro gli piace e gli permette di guadagnare molto di più: “Ci pagano 250 mila rupie (quasi 18 dollari) a foto e oggi ne abbiamo fatte 12. Quando va bene riusciamo ad arrivare a 30 milioni di rupie al mese (più di 2.000 dollari).” Mega e Fabry si sono sposati con un matrimonio combinato dalle loro famiglie e dicono di essere felici.
Come Mega sono moltissime le ragazze in Indonesia che hanno trovato in Instagram una fonte di guadagno. La maggior parte sono diventate un punto di riferimento per la moda musulmana, altre sponsorizzano trucchi e creme e altre ancora, in modo molto sottile, sono ambasciatrici di uno stile di vita “lontano dal peccato” e più vicino alla religione e alle dottrine dell'Islam. Uno stile di vita che in Indonesia ha milioni di proseliti e che ha dato nome a un trend: “hijrah” prendendo spunto dal significato storico della parola 'ègira che indica l'esodo di Maometto, assieme ai primi devoti musulmani, dalla natia Mecca alla volta di Medina per sfuggire all'oppressione della tribù dei Quraish.
L'influencer Mega Trisnawatii fotografata dal marito a Ancol Beach/ Mirko Cecchi.
In Indonesia, le persone che hanno abbracciato questo movimento sono soprattutto giovani che trovano le loro guide spirituali sui social network. Elma ha 23 anni ed è una collaboratrice della rivista femminista digitale [Magdalene](<https://magdalene.co/>). La incontro nel bar del coworking dove il magazine ha la sua sede e mi racconta che da piccola ha frequentato una scuola coranica e che in passato portava il velo, ma che crescendo ha messo in discussione il modo dogmatico in cui praticava la sua fede. Oggi ha i capelli corti tinti di biondo e con i suoi articoli analizza con ironia le tendenze dei giovani musulmani indonesiani. “L’anno scorso, sotto copertura, sono andata all’incontro di due ‘Insta Celebs’ - mi racconta - si chiamano [Natta Reza](<https://www.instagram.com/natta_reza/>) e [Wardah Maulina](<https://www.instagram.com/wardahmaulina_/>) e sono l’emblema di una coppia di giovanissimi che si è sposata senza essersi mai incontrata prima di persona. All’incontro Natta ha ricordato di aver chiesto a Wardah di sposarlo con un messaggio in Instagram e di come lei, arrabbiata, gli rispose di rivolgersi a suo padre.” Netta ha un milione e cinquecentomila follower mentre Wardah ne vanta 100mila in più. Le loro foto rappresentano la tipica coppia di fidanzati felici che fanno cose “cool”: viaggiano, hanno belle macchine, vestiti alla moda. L’unica cosa diversa da una coppia di consumisti occidentali è che Wardah - oggi proprietaria di un suo fashion brand - indossa sempre il niqab e ad accompagnare le immagini ci sono versetti del Corano e frasi che invitano chi legge a vivere la vita coniugale nel rispetto dei precetti dell’Islam. C’è anche un video che rappresenta appieno il rapporto che i due hanno o che vogliono far credere di avere: Natta che viene imboccato da Wardah in diversi ristoranti senza che lei tocchi mai cibo.
Secondo quanto ha osservato Elma, negli ultimi tempi fenomeni come Reza e Maulina sono sempre più comuni e sono diventati portavoce di comportamenti che prima d’ora non appartenevano al modo liberale e tollerante di interpretare l’Islam in Indonesia, come appunto i matrimoni combinati e la poligamia. Nikita Devi Purnama, 29 anni, è amica di Elma. È esperta in studi di genere e fa parte del [SETARA Institute for Democracy and Peace](<https://setara-institute.org/en/>), un network di ricercatori che studia il fondamentalismo, le discriminazione e la violenza che minacciano il pluralismo e i diritti umani in Indonesia. “Moltissimi nostri coetanei si stanno avvicinando all’hijrah. Escono meno, frequentano bar senza musica e si affidano alle famiglie per trovare un partner. Io ho una cugina - racconta - che da un giorno all’altro è passata dall’uscire la sera nei locali e bere alcolici, a indossare un hijab lungo fino alle ginocchia. Non sa spiegare bene il perché, ma dice di sentirsi più serena, e quando l’ho vista al compleanno di mia zia aveva anche cominciato a usare frasi e modi di dire in arabo.”
Neqy, 33 anni, è una attivista di [perEMPUan](<https://www.instagram.com/_perempuan_/>), una community che vuole combattere le violenze sessuali nei luoghi pubblici e sui mezzi di trasporto. Ha da poco pubblicato una piccola guida alla prevenzione che si può scaricare liberamente dall’account Instagram del network. Per scriverla sono state intervistate 500 studentesse. “La cosa più difficile è stata convincere le persone che anche le ragazze che indossano il velo sono oggetto di molestie. Il modo di vestire non c’entra nulla e l’hijab non ci protegge dagli abusi.” Neqy racconta che anche sua mamma, una donna che ha sempre lavorato e appartiene alla classe media di Jakarta, sta abbracciando l’hijrah. “Essere madre e avere una carriera non è semplice qui, e lei è come se fosse arrivata a un punto in cui ha bisogno di avere qualcosa che le dia pace, a cui affidarsi” mi spiega. Neqy indossa l’hijab e la sua coscienza femminista è cresciuta in parallelo con il suo avvicinamento alla religione: “Al contrario di quanto forse si crede in Occidente - afferma - il movimento femminista nel mondo musulmano esiste, è forte ed è fondamentale per arginare gli integralismi.” Neqy ha sei tatuaggi, il primo che ha fatto è una scritta in arabo: “Salam, vuol dire ‘pace’ ed è composto dalle stesse lettere di Islam”.
Una studentessa del politecnico SSR di Jakarta durante gli esami del corso intensivo di animazione./ Mirko Cecchi. All’inizio di novembre 2019, quando visito Jakarta, sono passati poco più di sei mesi dalla rielezione del presidente Joko Widodo, noto come Jokowi, e pochi giorni dalla conferma come vicepresidente di Kiwi Hajj Ma’ruf Amin, capo del Consiglio degli ulema indonesiani, famoso per la sua retorica contro la comunità LGBT e le minoranze religiose. Una mossa che per molti conferma l’avanzata e la legittimazione delle correnti dell’Islam più radicale alla guida del paese, ma che per i più ottimisti rappresenta invece una strategia del presidente per contenerle e mantenerle sotto controllo.
È di questa opinione la scrittrice Abigail Limuria, 25 anni, autrice di _Lalita_ , che in sanscrito significa “bella”. Il libro è una raccolta di 51 storie di donne indonesiane che hanno dato il loro contributo alla crescita della nazione, dalla quindicenne Isabel Wijsen che combatte l’utilizzo di buste di plastica a Bali, alla settantenne Martha Tilaar, fonsatrice e CEO di una grande industria di cosmetici indonesiana. _Lalita_ è l’ideale risposta indonesiana al famoso _Storie della buonanotte per bambine ribelli_ : “Ci sono moltissime donne _inspiring_ in quel volume - spiega Abigail - ma nessuna ci rappresenta davvero. Quando parliamo di modelli di ruolo, troppe volte pensiamo a figure maschili o a donne straniere, il nostro libro vuole offrire alle giovani lettrici delle alternative reali in cui riconoscersi”. Secondo Abigail in Indonesia la politica usa come linguaggio predominante quello dei social network e se è vero che le correnti più estremiste hanno trovato un linguaggio efficace per attirare possibili seguaci, anche le parti moderate e progressiste stanno rispondendo offrendo ai giovani modelli alternativi altrettanto validi.
Con i suoi oltre 272 milioni di abitanti, l'Indonesia è il quarto paese più abitato dopo Cina, India e Stati Uniti ed è anche il paese a maggioranza musulmana più popoloso del mondo. I dati del censimento della popolazione del 2018 mostrano che le persone in età riproduttiva (15-64 anni) hanno raggiunto circa il 67,6%, il che significa che il paese è in una nuova fase, nota come bonus demografico.“Bonus demografico - mi spiega Neqy - significa che davanti a noi ci sono due vie: possiamo diventare una generazione di nuovi leader con un peso considerevole, o possiamo trasformarci in esercito di disoccupati frustrati. E significa anche che siamo un mercato potenziale enorme per l’Islam radicale” aggiunge.
Studenti musulmani durante le esercitazioni per le celebrazioni della nascita del profeta, il 9 novembre/ Mirko Cecchi.
Certo per il presidente mantenere un equilibrio tra le forze non è semplice: “Jokowi deve seguire una linea sottile nell'affrontare la sfida islamista per garantire che la politica della sua amministrazione nei loro confronti non limiti i loro diritti costituzionali - riflette su [_The Diplomat_](<https://thediplomat.com/2020/03/interview-indonesian-politics-during-jokowis-second-term/>) Alexander Arifianto, ricercatore in Studi politici all’Università di Singapore - Alcune delle azioni proposte dai suoi funzionari - come la preselezione di tutti i sermoni del venerdì e la registrazione obbligatoria dei gruppi di predicazione - comunemente utilizzate dai governi del Medio Oriente per reprimere la minaccia estremista, potrebbero violare le garanzie costituzionali di libertà di religione e libertà di associazione sancite dalla Costituzione indonesiana.”
Ma se la radicalizzazione delle nuove generazioni è un fenomeno evidente e molto raccontato, è importante evidenziare anche le realtà che invece vanno in una direzione completamente diversa, quella della tecnologia e della creatività che include tutti, ragazzi e ragazze. Un esempio è [SSR Jakarta](<https://www.s-s-r.com/campus/id/3/Jakarta>), un'università aperta nel 2011 come filiale asiatica dell'omonima accademia di musica con sede a Manchester e che nel corso degli anni ha trovato una sua direzione particolare. Sandra Robles è la direttrice, originaria delle Filippine ma trasferitasi a Jakarta molto tempo fa. Nella sua vita precedente era un agente immobiliare e forse per questo motivo è riuscita a trovare una sede così grande e funzionale per SSR. “Questa era una scuola per tate che venivano mandate in Arabia Saudita a lavorare. Da qui l'architettura araba che si nota nella facciata. Ma quando il governo indonesiano interruppe l'accordo che aveva con Riyad, l'edificio rimase vuoto e lo acquistammo. Ho dovuto sbarazzarmi di centinaia di letti, culle, water… ” ricorda.
Oggi SSR ha messo da parte l'insegnamento della musica per incoraggiare i corsi di animazione.“C'è molta richiesta - spiega Sandra - fino a qualche anno fa gli animatori indonesiani lavoravano ‘nascosti’ per case di produzione cinesi o giapponesi che ci subappaltavano grosse commissioni americane, ad esempio. Ma adesso iniziamo a rivendicare il nostro ruolo e le nostre capacità.” Il governo indonesiano ha compreso il contributo che queste professioni possono apportare all'economia del paese e aiuta con importanti borse di studio. Quando visito SSR all'inizio di novembre, ci sono oltre 100 studenti che provengono non solo dall'isola di Java ma da tutta l’Indonesia e sono lì per seguire corsi intensivi e interamente finanziati.
Amiche sul lungomare di Jakarta/ Mirko Cecchi.
Meri Khomsatun Nikmah ha 17 anni e viene da Cilacap, Giava Centrale. Indossa l'hijab come molte sue compagne di classe e sta seguendo un corso di sceneggiatura. Adora il genere fantasy e l'horror e sta lavorando alla storia di due ragazze che grazie a una tavola Ouija trovata in un negozio di antiquariato iniziano a comunicare con gli spiriti. La trama di Meri è complessa e tragica - lo spirito di un bambino uccide una delle due ragazze - ma quando me lo racconta vedo molta ammirazione nei volti dei suoi compagni. Nazheen invece ha 16 anni, vive nella capitale e studia graphic design. È alla SSR per seguire un corso di storyboard per cartoni animati, adora la fantascienza e vorrebbe studiare l'animazione 2D. "È più difficile del 3D, che è tutto digitale, perché devi saper disegnare molto bene - spiega - ma è quello che preferisco." Secondo Yuka Dian Narendra, docente alla facoltà di Arte della Matana University, nonostante le opposte forze in azione, questo è un momento positivo per la gioventù indonesiana, specialmente per le ragazze. “Oggi le giovani leggono di più e meglio, e hanno modelli di riferimento diversi rispetto al passato.”
Narendra ha studiato a fondo il mondo underground della musica metal e ha scritto una tesi su un gruppo chiamato VoB - Voice of Baceprot,“noisy” in Sundanese, composto da tre teenager provenienti da un piccolo villaggio della provincia di Garut, nella parte occidentale di Java, a undici ore di macchina dalla capitale Jakarta. “La loro storia è emblematica - spiega - perché pur vivendo in un contesto rurale e frequentando delle scuole che raramente lasciano spazio alla libera espressione degli alunni, sono riuscite a seguire la loro passione e si sono fatte spazio in un mondo, come quello della musica metal, che in Indonesia è ancora a predominanza maschile.” Per Yuka, [VoB](<https://www.facebook.com/diarymusicVoB/>) rappresenta un esempio di nuovo modello per le giovani indonesiane: “Sono loro stesse, fanno quello che gli piace e per di più lo fanno bene”.
Su suo consiglio incontro le quattro componenti di [Zirah](<https://www.youtube.com/watch?v=zRzgxA1KY_o&feature=youtu.be>) (armatura), un gruppo rock composto esclusivamente da ragazze, tutte ventenni. Al contrario delle musiciste di VoB nessuna di loro indossa l’hijab, ma in un programma trasmesso online la loro storia è stata raccontata assieme a quella delle metallare di Garut. “In molti sotto hanno commentato dicendo che noi siamo meno brave. Non è stato piacevole ma è vero, loro sono delle vere professioniste, noi ci siamo emozionate. Però non siamo invidiose, anzi le ascoltiamo e seguiamo con ammirazione.” Le ragazze di Zirah vivono nella zona Sud di Jakarta, quella più moderna, piena di locali, piccole librerie, cinema indipendenti e studi di registrazione, eppure anche per loro affermarsi nel panorama musicale indonesiano non è stato semplice. Raissa è la chitarrista del gruppo, studia audio engineering al SAE Institute e nella sua classe è l’unica ragazza: “In tutta la scuola siamo solo in quattro” racconta.
Concerto punk a Jakarta/ Mirko Cecchi.
Le ragazze di Zirah però non si sentono minacciate nella loro libertà e sono sicure che continueranno a suonare insieme, anche in futuro. Hanno scelto di cantare in indonesiano perché vogliono parlare ai loro coetanei senza scimmiottare lingue che non gli appartengono. Anche per loro il presidente sta giocando bene le sue carte e mentre parliamo, al piano di sopra di un vecchio mercato rimodernato, pieno di chioschi che vendono brownies, succhi tropicali, moda alternativa e vinili, l’ipotesi di un paese governato dalla sharia sembra decisamente improbabile. Ma osservare con attenzione quanto accade tra i diversi gruppi di giovani indonesiani dovrebbe essere una priorità anche per l’Occidente. Se nei prossimi anni Jokowi non dovesse riuscire a tenere isolate le spinte più radicali che mirano a dissolvere il pluralismo dell’Indonesia, sarà una sconfitta per tutti, non solo per il "lontano" sud-est asiatico. Al contrario, se questi milioni di giovani cresceranno nella libertà di pensiero e avranno accesso a una buona istruzione, seguendo la prima possibile via offerta dal bonus demografico, sarà affascinante vedere quali nuovi equilibri mondiali si delineeranno.
| Insta-fondamentalismo a Jakarta | In bici per Baghdad per sfidare i conservatori | 0.755861 | https://www.iltascabile.com/societa/insta-fondamentalismo-a-jakarta/ | https://www.internazionale.it/opinione/zuhair-al-jezairy/2016/12/14/bici-baghdad-jaber |
Dal 3 al 7 febbraio alle 19,50 su Radio Rai Tre andrà in onda “Bayt – in viaggio verso casa”, un documentario radiofonico a puntate che racconta la storia del trasloco di 113 persone. Dal Libano a Fiumicino, “Bayt – in viaggio verso casa” è un diario sonoro di parole, testimonianze e musica che documenta l’unico sistema sicuro per arrivare in Italia per chi oggi scappa dalla guerra.
Immaginate di essere nati in un comune ospedale di provincia, di avere trascorso un’infanzia piuttosto serena in un quartiere di periferia, un’adolescenza vivace tra scuola, amici e gite in campagna. Immaginate poi di esservi iscritti all’università e avere sostenuto i primi esami con discreti risultati. Al netto dei dettagli, la descrizione non si allontanerà di molto dai trascorsi di ognuno di voi. Allora proseguiamo. Immaginate che per una banale coincidenza la vostra città di origine sia Aleppo. Ecco, siete al secondo anno di università, la famiglia ha investito molto nei vostri studi con un dispendio notevole di energie e risorse e voi non la state deludendo, studiate a sufficienza e vivete con la giusta spensieratezza i vostri venti anni, ma un brutto giorno un boato vi butta giù dal letto, e poi anche il giorno dopo e quello dopo ancora. Nel giro di poche settimane i bombardamenti si intensificano, accanto a voi crollano palazzi, muoiono amici e parenti, l’università funziona a singhiozzo e le vostre abitudini e relazioni iniziano a sgretolarsi velocemente. Come uscirne?
Probabilmente la prima cosa che fareste sarebbe confrontarvi con la famiglia. Vostra madre e vostro padre sono spaventati, sconsolati e nervosi, desidererebbero avervi accanto per sempre ma ragionano razionalmente e si rendono conto che c’è solo una soluzione: aiutarvi a lasciare la Siria e a proseguire il percorso interrotto in un luogo sicuro, che vi garantisca
in primis
di non morire e poi anche di continuare i vostri studi. Per voi è un duro colpo, all’inizio siete arrabbiati, poi tristi e infine arresi. È difficile accettare di abbandonare tutto e iniziare da capo per colpa di una guerra che non avete voluto e di cui non siete complici, ma non c’è altro da fare, ingoiate il rospo e accettate il destino.
È proprio a questo punto, ironia della sorte, che si spalanca un altro dramma. Attualmente per i profughi non esiste un sistema legale per raggiungere l’Europa. Sembra assurdo, ma è la realtà. Le procedure necessarie sono blindate e l’ottenimento di un visto è previlegio di pochissimi: professionisti altamente specializzati o funzionari dai redditi elevati; per una persona normale, come voi, il visto è un miraggio. Se poi la meta desiderata è l’Italia scoprirete che con gli ultimi decreti sicurezza approvati è stato addirittura eliminata la protezione umanitaria. Proverete e riproverete senza nessun successo e alla fine l’ennesima bomba esplosa accanto alla vostra casa vi costringerà a un atto estremo: scappare via terra. Abitate ad Aleppo e il percorso più immediato vi condurrà in Libano, dove oggi, su quattro milioni di abitanti, più di un quarto è di origine siriana, un dato che posiziona il Paese al primo gradino del podio mondiale per tasso di rifugiati.
Ben presto scoprirete che la vita in Libano è difficilissima, la disoccupazione è alle stelle, ottenere la residenza è sempre più improbabile, l’ostilità verso i siriani cresce con l’aumentare del disagio sociale. Provate a proseguire l’università ma non riuscite a far fronte alla retta. Come se non bastasse, a ottobre del 2019 vedrete con preoccupazione milioni di libanesi scendere in piazza; voi non lo fate perché avete assistito alle manifestazioni in Siria e temete il peggio, ma sapete anche che i manifestanti sono nel giusto, da troppo tempo sono oppressi e soffocati da un governo che foraggia la corruzione, alimenta il sistema per caste e non offre nessun tipo di welfare. In quei giorni cade il governo e il Libano precipita nel caos, i siriani diventano ancor di più il capro espiatorio di ogni male, razzismo e xenofobia aumentano con il peggiorare delle condizioni di vita e voi non riuscirete neanche più a trovare i lavoretti mal pagati che vi hanno sostenuto i primi mesi, mentre il proprietario della stamberga in cui vivete vi chiede un affitto sempre più salato.
Il soggiorno in Libano è per voi un lungo periodo di non vita, un limbo in attesa che qualcosa possa cambiare, vi chiudete a riccio e sperate che un giorno tutto finisca, intenti nella costante fatica di sopravvivere. Non è né fantasia né immaginazione. È una amara verità che oggi solo in Libano riguarda più di un milione di persone, in fuga da una guerra che non avrebbero mai voluto.
Sto leggendo un libro di Anthony Shadid, giornalista americano di origini libanesi. Shadid era un reporter e per molti anni è stato corrispondente dalla Siria. Durante una guerra, leggo, la vita non viene vissuta, ma quanto tempo occorre affinché le interruzioni di un’esistenza vengono ripristinate? Quando la vita viene piegata, spezzata, bombardata, i pezzi si sparpagliano. E quanto ci vorrà per rimetterli insieme? Probabilmente, complice una miope politica europea, ce ne vorrà molto: anni, lustri, decenni, a volte non basterà tutta una vita.
A novembre 2019 ho seguito il viaggio di 113 persone, 113 tra quel milione di profughi siriani che oggi vive in Libano. I 113 hanno una cosa in comune, una piccola coincidenza che ha cambiato il corso del loro destino: l’incontro con gli operatori dei corridoi umanitari, un programma che organizza traghettamenti sicuri dal Libano all’Italia per le persone in fuga dalla guerra. Gli operatori li hanno incontrati, conosciuti, intervistati, infine hanno considerato che i 113 in Italia avrebbero potuto rimettere insieme i loro pezzi. Lentamente, certo, un poco alla volta, tra difficoltà e ostacoli, ma con determinazione e costanza la vita avrebbe potuto riprendere a scorrere serenamente. I corridoi umanitari oggi, per la stragrande maggioranza delle persone in fuga da una guerra, rappresentano l’unico modo per arrivare in Italia in sicurezza, su un normale aereo di linea e con un regolare documento in tasca. Purtroppo sono appannaggio di pochissimi, il progetto è autofinanziato e i suoi costi sono coperti da un gruppo di chiese – la Federazione delle chiese evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio – che dal 2016 ad oggi ha potuto attivare il programma per circa duemila persone. Le chiese ci mettono il denaro, l’organizzazione e l’accoglienza, le ambasciate e i ministri competenti assicurano per le persone beneficiarie il rilascio di un documento che li inserirà nel percorso per la richiesta di asilo.
Ho documentato il trasloco dal Libano all’Italia dei 113 beneficiari del programma in un documentario radiofonico in cinque puntate che ho voluto chiamare
Bayt – In viaggio verso casa
. Bayt in lingua araba si può tradurre con “casa”, ma il suo significato va oltre le pareti, evoca emozioni, desideri, aspettative, dinamiche intorno al luogo abitato. Il bar dove ordinare il solito caffè, il percorso da casa a scuola, la piscina per il corso di nuoto, il rumore della televisione dei vicini, il cortile in cui lasciare la bicicletta, la panchina assolata per leggere il giornale la domenica, il giradischi sul comò, le cene con gli amici sul tavolo della cucina, la fermata dell’autobus all’ombra del platano. Tutto questo è bayt e in Medio Oriente la bayt è sacra.
Ho accompagnato i 113 negli ultimi preparativi e ho potuto constatare che nessuno di loro in Libano è riuscito a ricostruire la sua bayt frantumata dai bombardamenti. Akanji aveva 21 anni e studiava Business Management quando è dovuta scappare dalla Siria, per mesi ha cercato di continuare a formarsi in Libano ma non è riuscita a far fronte alle spese universitarie, è diventata un’attivista per i diritti dei bambini e delle donne siriane ma non ha mai potuto riallacciare il filo interrotto della sua vita. Quando l’abbiamo incontrata, a Tripoli, la seconda città del Libano, ci ha dato appuntamento in casa di amici, il suo quartiere non era un luogo sicuro; Alkanji era alle prese con le valigie, voleva portarsi tutto dietro, non voleva lasciare niente, il 27 novembre 2019 è partita per Padova e oggi segue con profitto la scuola di italiano e l’università, accompagnata in un percorso di accoglienza che a breve la renderà autonoma. Souad, sua mamma e i due figli hanno vissuto cinque anni in un campo profughi di Tel Abbas, al confine con la Siria, li ho conosciuti nella loro tenda auto-costruita, di plastica e legno, non hanno potuto utilizzare pietre perché il governo libanese avrebbe demolito tutto. Quando sono scappati da Homs, Souad aveva venti anni e il pancione al quinto mese, che dopo i bombardamenti si irrigidiva e non permetteva a Souad di percepire i movimenti del feto.
Dopo una fuga rocambolesca è riuscita ad arrivare al confine libanese con la famiglia e a installarsi in un campo, da cui non è riuscita più a muoversi per cinque lunghi anni, un lustro infernale in cui a perso il marito per un colpo al cuore, ha visto la madre diventare cieca e i figli scorrazzare per il campo senza la possibilità di frequentare una scuola. Mi offre un bicchierino di tè caldo mentre scuote la testa, “eravamo solo delle ragazze quando è scoppiata la guerra, non pensavamo che avremmo dovuto assumerci tutte queste responsabilità. Eravamo solo ragazze”. Mi mostra una pietra nera, la metterà in valigia e la porterà in Italia, è una pietra vulcanica utilizzata ad Homs per costruire le case, è l’unico frammento che le rimane della sua bayt siriana. La sua famiglia andrà nelle Marche, in provincia di Pesaro Urbino, qui la madre sarà operata, i bambini per la prima volta frequenteranno la scuola e lei a 25 anni forse inizierà a pensare di riprendere in mano la sua giovinezza. Osama vive su un tetto, glielo affitta un proprietario libanese a cento dollari al giorno, più che un tetto è un pianerottolo tra l’ultima rampa di scale e il tetto condominiale di un palazzo alla periferia di Beirut, in questo angolo di un metro per due ha sistemato un materasso e la televisione. È scappato a diciotto anni dalla Siria, illegalmente, per sfuggire al servizio militare, se lo avessero preso lo avrebbero potuto giustiziare ma Osama ha voluto correre il rischio.
Quando l’ho conosciuto erano passati sette anni dal suo arrivo in Libano, non aveva la residenza perché quando ha provato ad ottenerla lo hanno chiuso in carcere per due settimane, campava di lavoretti stagionali e dormiva nel suo sottotetto su un tetto. Anche lui è partito con il volo che il 27 novembre ha fatto atterraggio a Fiumicino, da lì un pullman lo ha condotto sino a Pinerolo, in Piemonte, dove la fidanzata e i suoi due figli lo stavano aspettando. Dopo due mesi dal suo arrivo in Italia ho chiamato l’operatrice che si occupava della loro accoglienza, hanno lasciato il progetto, mi ha detto, probabilmente per trasferirsi in Germania. La ricerca della propria bayt non ha confini. Mohamed, Maha e i tre figli vivevano in un paese di provincia vicino ad Aleppo, quando Maha si è ferita per scappare a un bombardamento sono andati tutti e cinque di corsa all’ospedale, la gamba era in gravi condizioni ed è stata necessaria un’operazione; sono tornati dopo qualche giorno e poco prima di entrare in casa il figlio più grande, di dieci anni, ha guardato dalla finestra e ha visto che era stata occupata da qualcuno. Oggi della loro casa, la loro bayt, rimane solo una chiave che Mohamed conserva gelosamente in una scatola. Per i cinque non è rimasta che la fuga, direzione confine libanese.
In Libano all’inizio si sono sistemati nel campo profughi di Sabra e Shatila, ma il degrado era troppo e all’ennesima violenza di cui i figli sono stati testimoni i due hanno deciso di spostarsi di nuovo e di chiedere aiuto. Si sono rivolti a un medico di un’associazione che lavora con i profughi che ha fatto da ponte con gli operatori dei corridoi umanitari e nel giro di qualche mese è stato programmato il loro trasferimento in Italia. Quando li ho conosciuti avevano già chiuso le valigie, mi hanno offerto tè e biscotti nella loro stanza a Beirut, all’interno di un palazzo fatiscente che il proprietario affitta a caro prezzo. I bimbi erano un po’ spaventati di volare, mi ha detto Maha, perché per loro l’aereo è indice di bombe e distruzioni, ma erano anche molto felici di partire; a Scicli, in Sicilia, qualcuno aveva già preparato l’appartamento in cui sarebbero entrati dopo poche ore. Li ho ringraziati per avermi ospitata, “non lo devi fare” ha detto Maha “noi ti abbiamo aperto la casa solo per qualche ora, voi italiani lo farete per sempre”. Mi auguro che saremo all’altezza.
N.B. In queste settimane a Bruxelles si sta discutendo la possibilità di istituzionalizzare i corridoi umanitari. La macchina, attiva dal 2016, è ormai oliata e se a coprirne i costi fossero le istituzioni, i numeri dei beneficiari potrebbero drasticamente aumentare. I proponenti del progetto dei corridoi umanitari europei hanno ipotizzato di iniziare dalla Libia, dove attualmente cinquanta mila profughi sono in cerca di un posto sicuro in cui costruire la loro bayt.
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| Bayt, in viaggio verso casa | Come sopravvivere a una caduta di 10 chilometri | 0.799189 | https://www.doppiozero.com/113-persone-dal-libano-fiumicino | https://www.ilpost.it/2010/07/09/come-sopravvivere-a-una-caduta-di-10-chilometri-2/ |
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>> Il costituzionalista Valerio Onida spiega sul _Corriere della Sera_ quali sono le funzioni delle province e perché abolirle non aiuterebbe a ridurre i costi dell'amministrazione dello stato.
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>>> Caro direttore, da qualche tempo, in nome della necessità di ridurre i «costi della politica», ha ripreso vigore l’idea di abolire le Province come enti locali. Ma davvero sarebbe una buona idea? Naturalmente non basta l’argomento che le Province «costano». Tutte le istituzioni «costano». Il problema è se «servono». Le Province «enti inutili»? È vero che alla Costituente si era pensato che la creazione delle Regioni le avrebbe reso superflue. Ma poi l’idea rientrò; e l’esperienza successiva ha condotto viceversa ad un progressivo rafforzamento delle funzioni del livello di governo provinciale, pur dopo l’istituzione delle Regioni. Sono lontani i tempi in cui si diceva che le Province servivano solo per strade, manicomi e assistenza agli illegittimi. Le Province continuano ad occuparsi di strade, ma le loro funzioni sono andate crescendo. Nella legge del 1990 sulle autonomie locali e nel testo unico del 2000 la Provincia è definita come l’ «ente locale intermedio tra Comune e Regione», che «rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi, ne promuove e ne coordina lo sviluppo». Tra le funzioni delle Province vi sono quelle riguardanti «vaste aree intercomunali o l’intero territorio provinciale», nei settori della difesa del suolo, della difesa dell’ambiente, dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti, dell’istruzione secondaria di secondo grado. Alla Provincia fanno poi capo rilevanti funzioni di programmazione, in particolare il piano territoriale di coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio.
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>> (continua a leggere [nella rassegna stampa della Camera dei Deputati)](<http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna¤tArticle=12EZ58>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le Province non sono così inutili | Il percorso verso l'autonomia differenziata è iniziato già nel 1999: il Sud non ha vigilato | 0.828844 | https://www.ilpost.it/2011/07/23/le-province-non-sono-cosi-inutili/ | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/22/il-percorso-verso-lautonomia-differenziata-e-iniziato-gia-nel-1999-il-sud-non-ha-vigilato/7552299/ |
> «Il potere risiede dove gli uomini credono che risieda.»
Lo dice l'eunuco Varys a Tyrion Lannister, come risposta a un lungo indovinello, nell'episodio "What Is Dead May Never Die" della serie _Game of Thrones_ , tratta dalla saga _Cronache del ghiaccio e del fuoco_ di George R.R. Martin. Il dialogo, più esteso e articolato, si trova nel libro pubblicato in italiano con il titolo di _Il regno dei lupi_ ( _A clash of kings_ , in originale).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Dove risiede il potere | Game of Thrones" raccontato dagli attori del cast in 30 secondi | 0.877927 | https://www.ilpost.it/2013/02/28/dove-risiede-il-potere/ | https://www.ilpost.it/2015/03/12/game-of-thrones-30-secondi/ |
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>> Secondo il servizio meteorologico dell’Aeronautica militare, domenica 9 maggio sarà una giornata prevalentemente serena su gran parte dell'Italia. Al mattino ci saranno nuvole e deboli piogge nelle regioni del Nord-ovest e in alcune aree appenniniche, ma la situazione migliorerà nel pomeriggio. Sarà bello per tutta la giornata anche al Centro, al Sud e in Sardegna.
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>> [ ](<https://www.ilpost.it/2021/05/08/previsioni-meteo-domani-domenica-9-maggio/mattina-9-maggio/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2021/05/08/previsioni-meteo-domani-domenica-9-maggio/mattina-9-maggio/>) Mattina [](<https://www.ilpost.it/2021/05/08/previsioni-meteo-domani-domenica-9-maggio/pomeriggio-9-maggio/>) Pomeriggio [](<https://www.ilpost.it/2021/05/08/previsioni-meteo-domani-domenica-9-maggio/sera-9-maggio/>) Sera [](<https://www.ilpost.it/2021/05/08/previsioni-meteo-domani-domenica-9-maggio/notte-9-maggio/>) Notte
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>> _Le mappe e le previsioni arrivano dal[sito dell’Aeronautica Militare](<http://www.meteoam.it/>), quello che dovete visitare se volete previsioni affidabili (e leggermente aggiornate rispetto a quelle di questo articolo) e [stare alla larga](<https://www.ilpost.it/2017/08/09/meteo-siti-per-informarsi-previsioni/>) da allarmismi inutili._
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Le previsioni meteo per domenica 9 maggio | Le previsioni per lunedì 10 maggio | 0.973378 | https://www.ilpost.it/2021/05/08/previsioni-meteo-domani-domenica-9-maggio/ | https://www.ilpost.it/2021/05/09/previsioni-meteo-domani-lunedi-10-maggio/ |
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>> A distanza di tre giorni dall'attacco avvenuto venerdì mattina a Parigi, in cui due persone [sono state accoltellate](<https://www.ilpost.it/2020/09/26/parigi-accoltellamento-vicino-charlie-hebdo/>) vicino alla vecchia redazione del giornale satirico francese _Charlie Hebdo,_ iniziano a circolare ipotesi più chiare sulle motivazioni del gesto. Il principale responsabile, arrestato poco dopo l'attacco, stando a fonti della sicurezza riportate dai giornali, avrebbe confessato che il suo obiettivo era attaccare la sede del giornale, convinto che si trovasse ancora lì. Questa ipotesi sarebbe confermata da un video dell'uomo che è circolato sui social network, ma che di cui gli investigatori devono ancora confermare l'autenticità.
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>> L'attacco è avvenuto verso mezzogiorno in rue Nicolas Appert, vicino alla vecchia sede della redazione del giornale (che da tempo è stata spostata in un luogo segreto) e vicino a [un murale](<https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2020/09/charlie-hebdo-murale.jpg>) che ricorda i 12 dipendenti di _Charlie Hebdo_ uccisi nell’attentato del 2015. I due feriti, un uomo e una donna, che sono stati giudicati in condizioni gravi ma non in pericolo di vita, si trovavano in strada per fumare una sigaretta in una pausa da lavoro e sono dipendenti della società di produzione televisiva Premières Lignes. Secondo successive ricostruzioni sembra che l'uomo e la donna siano stati attaccati con un oggetto simile a una mannaia, in seguito ritrovato ad alcuni metri di distanza.
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>> Oltre che vicino ai luoghi del noto attentato del 2015, l’accoltellamento è avvenuto dopo che il 2 settembre era iniziato il processo alle persone accusate di essere coinvolte nell’attentato alla redazione del settimanale satirico, ma anche nella successiva [sparatoria](<https://www.ilpost.it/2015/01/10/fratelli-kouachi-parigi-charlie-hebdo/>) a sud di Parigi in cui rimase uccisa una poliziotta, e nel seguente attacco a un [supermercato _kosher_](<https://www.ilpost.it/2015/01/21/uomini-incriminati-attentati-parigi/>), dove vennero uccise altre quattro persone. Dopo l’inizio del processo, _Charlie Hebdo_ aveva subìto nuove minacce, in particolare provenienti da al Qaida.
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>> Pochi minuti dopo l'attacco, sono state arrestate sette persone, tra cui il presunto responsabile, un uomo di origine pachistana. Inizialmente si era diffusa la notizia che l'uomo fosse un 18enne di nome Hassan Ali, dato che questo era il nome che aveva sui documenti con cui era stato registrato dai servizi sociali quando era arrivato in Francia da minore nel 2018. Analizzando i file presenti sul suo telefono cellulare gli inquirenti hanno però trovato la foto di un documento che indica come il suo vero nome sia Zaheer Hassan Mahmood, e che di anni ne avrebbe 25 e non 18.
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>> È con questo nome che si è presentato in [un video](<https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/09/27/attaque-de-la-rue-nicolas-appert-une-video-de-l-assaillant-interroge-les-enqueteurs_6053826_3224.html>) registrato prima dell'attacco e circolato in questi giorni sui social network, la cui autenticità deve essere ancora confermata dalla polizia. Nel video, che [sarebbe stato inviato](<http://infojmoderne.com/2020/09/28/exclusif-la-video-du-chahid-zaheer-hassan-mehmood-aka-ali-h/>) dall'uomo ad altre due persone giovedì o venerdì, si vede Zaheer Hassan Mahmood annunciare la sua intenzione di attaccare la redazione di _Charlie Hebdo_ per aver [pubblicato nuovamente](<https://www.ilpost.it/2020/09/01/processo-charlie-hebdo-attentati-parigi/>) alcune controverse vignette satiriche su Maometto. Le altre sei persone arrestate sono suoi parenti o persone a lui vicine, ascoltate in questi giorni come possibili persone informate dei fatti, ma stando a fonti della polizia riferite da _AFP_ l'uomo avrebbe agito da solo nell'attacco.
>>
>> Il giornale _Le Parisien_ [ha scritto](<https://www.leparisien.fr/faits-divers/attaque-a-paris-le-suspect-en-colere-apres-les-caricatures-pensait-bien-attaquer-charlie-hebdo-26-09-2020-8392149.php>), riportando fonti della polizia, che Zaheer Hassan Mahmood credeva che la sede di _Charlie Hebdo_ fosse ancora dove era avvenuto l'attentato del 2015 e che prima di venerdì aveva già perlustrato la zona per capire dove compiere l'attacco. _Le Parisien_[scrive](<https://www.leparisien.fr/faits-divers/attaque-a-paris-un-acte-reflechi-qui-pose-question-sur-la-securite-des-lieux-26-09-2020-8392311.php>) anche che l'uomo avrebbe inizialmente pensato di dare fuoco all'edificio, come dimostrerebbe una bottiglia di alcol trovata nel suo zaino dopo l'arresto. _Le Monde_ scrive che durante gli interrogatori l'uomo avrebbe rivendicato di essere l'autore dell'attacco, confermando che il motivo sarebbero le vignette sull'Islam pubblicate dal giornale satirico. L'uomo non era noto alle forze dell'ordine o ai servizi segreti né sospettato di radicalizzazione, e al momento non sembra fosse legato a qualche gruppo fondamentalista.
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>> Oltre a Zaheer Hassan Mahmood e alle sei persone a lui collegate, venerdì era stato arrestato anche un 33enne algerino. L'uomo si trovava nella zona quando dopo aver sentito una donna urlare si era diretto verso l'assalitore e lo aveva rincorso fino alla stazione della metro Bastille per fermarlo. Qui Zaheer Hassan Mahmood, dopo aver lasciato cadere la mannaia, era riuscito però a prendere il primo treno e a scappare. L'uomo algerino si era quindi diretto alla stazione della polizia per testimoniare quanto avvenuto, ma invece di essere ascoltato era stato arrestato come principale sospettato. La sua scarcerazione è avvenuta solo dopo che la polizia aveva visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Le novità sull'attacco di Parigi | Un tribunale francese ha condannato 14 persone per il coinvolgimento negli attentati di Parigi del gennaio 2015 | 0.828618 | https://www.ilpost.it/2020/09/28/parigi-attacco-charlie-hebdo/ | https://www.ilpost.it/2020/12/16/condanna-14-persone-attentati-parigi-gennaio-2015/ |
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>> George Church ha 67 anni, è un genetista statunitense e si è messo in testa di modificare geneticamente gli elefanti dei giorni nostri, in modo che possano somigliare ai mammut, i grandi animali che si estinsero circa 4mila anni fa. Per farlo ha da poco fondato Colossal, una società che può contare su cospicui finanziamenti per lavorare sui geni dei mammut, in modo da ottenere elefanti asiatici ibridi che possano vivere nel rigido clima dell’Artico. Secondo Church, questi nuovi elefanti potrebbero contribuire a ripristinare gli ecosistemi artici, contrastando gli effetti del riscaldamento globale e l’emissione di nuova anidride carbonica, il principale gas serra.
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>> Fino a qualche tempo fa, il piano di Church era di [de-estinguere i mammut veri e propri](<https://www.pbs.org/wnet/amanpour-and-company/video/george-church-talks-age-reversal-and-woolly-mammoth-dna/#:~:text=George%20Church's%20current%20projects%20range,the%20gene%20editing%20tool%20CRISPR.>), un progetto estremamente ambizioso e che aveva ottenuto grande attenzione da parte dei media. Il nuovo progetto è una sorta di evoluzione del precedente, per il quale non sembra comunque ci sia stata una completa rinuncia. Le sfide scientifiche e tecniche per ottenere i nuovi pseudo-elefanti artici sono comunque enormi, senza contare i problemi etici derivanti dalla scelta di provare a modificare una specie vivente.
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>> **Permafrost**
> L’idea di sfruttare le conoscenze maturate in questi anni sull’ingegneria genetica per ridurre gli effetti del cambiamento climatico era venuta a Church una decina di anni fa, quando nel corso di un convegno aveva conosciuto Sergei Zimov, geofisico russo e tra i massimi studiosi del permafrost, la parte del suolo che nelle regioni fredde rimane perennemente ghiacciata nonostante i cambiamenti stagionali. All’epoca, Zimov segnalava già da tempo i grandi pericoli derivanti dall’aumento della temperatura media nell’Artico, principale causa della perdita di permafrost.
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>> Il permafrost ricopre circa un quarto dell’emisfero nord della Terra e si stima che al suo interno siano accumulati tra i 1.400 e i 1.600 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, contenuta per esempio nelle carcasse degli animali o nelle piante antiche sepolte nel ghiaccio: il doppio della quantità che si trova nell’atmosfera e il triplo di quella che si trova in tutte le foreste del pianeta.
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>> Con lo scioglimento dei ghiacci l’anidride carbonica viene rilasciata insieme ad altri gas, come il metano, che contribuiscono all’effetto serra, alimentando il riscaldamento globale che a sua volta provoca l’accelerazione dello scioglimento del permafrost, con numerose conseguenze per l’ambiente.
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>> Anomalie nella temperatura del permafrost riferite al 2017 (Copernicus)
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>> **Ripopolamento**
> Zimov spiegò a Church di avere elaborato un [sistema per evitare che ciò accadesse](<https://www.ilpost.it/2021/01/06/scioglimento-permafrost-pleistocene-park-russia-animali-pascolo/>), pensando a come funzionavano le cose un tempo nell’Artico. Decine di migliaia di anni fa, buona parte del Nord America, dell’Asia e dell’Europa era infatti ricoperta da floride steppe, popolate da numerose specie di erbivori, compresi i mammut. A cominciare da circa 10mila anni fa, molti di questi animali si estinsero anche a causa delle attività umane come la caccia. La mancanza di erbivori portò a una progressiva trasformazione delle steppe, sulle quali iniziarono a crescere cespugli e alberi, portando alla formazione della taiga e della tundra dei giorni nostri.
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>> Rifacendosi alla storia antica di quei luoghi, Zimov insieme al figlio Nikita aveva fondato il [Parco del Pleistocene](<https://pleistocenepark.ru/>) nella Siberia nord-orientale, popolandolo con cavalli Yakut, alci, renne, pecore, buoi e altri ruminanti. Nel corso degli anni il parco si sarebbe via via espanso e oggi è considerato un importante laboratorio a cielo aperto per verificare la possibilità di ripristino di un intero ecosistema andato perduto, e che potrebbe contribuire a ridurre gli effetti del riscaldamento globale.
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>> Zimov pensa che i mammut avessero un ruolo centrale nel mantenere le praterie artiche. Erano grandi come gli odierni elefanti asiatici, anche se c’erano alcune specie che raggiungevano dimensioni maggiori, e contribuivano a ridurre la presenza di alberi e arbusti, concimando inoltre il suolo rendendolo più fertile. Con le loro zampe comprimevano la neve e il ghiaccio, che potevano penetrare in maggiore profondità nel permafrost, facilitando il mantenimento delle basse temperature.
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>> **Geni e mammut**
> Dopo avere fatto conoscenza con Zimov, Church si era messo al lavoro per studiare il DNA dei mammut e le caratteristiche genetiche degli attuali elefanti. Le ricerche erano però andate a rilento sia per i pochi fondi disponibili, sia per la partecipazione su base volontaria e saltuaria dei ricercatori. La fondazione di [Colossal](<https://colossal.com/>) potrebbe ora portare a un’accelerazione: la società può contare su un finanziamento iniziale di 15 milioni di dollari, forniti da diversi investitori della Silicon Valley. È una quantità di denaro considerevole, soprattutto in un settore dove difficilmente circolano investimenti così cospicui.
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>> Negli ultimi mesi Colossal ha assunto e avviato collaborazioni con esperti nel campo dell’ingegneria genetica e dello studio delle antiche specie ormai estinte. Il loro obiettivo è di sostituire alcuni geni degli elefanti asiatici, in modo da derivare una nuova specie che possa sopravvivere nell’Artico. Farlo non è però un’impresa semplice, considerato che gli antenati comuni di elefanti e mammut vissero circa sei milioni di anni fa, e che le varie specie successive andarono incontro alle loro evoluzioni.
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>> Per ora i ricercatori hanno identificato 60 geni di mammut che potrebbero rivelarsi utili se trasferiti negli elefanti asiatici. Questi geni sono coinvolti nella formazione dello spesso strato di pelo che consentiva ai mammut di resistere al freddo, ma anche nella distribuzione della quantità di grasso. L’inserimento di questi geni comporta un lavoro lungo ed elaborato, che Church ha perfezionato negli ultimi anni utilizzando una [diffusa tecnica di editing genetico (CRISPR-Cas9)](<https://www.ilpost.it/2020/10/07/premio-nobel-chimica-2020/>) per condurre alcuni esperimenti sui maiali, con l’obiettivo di far produrre loro organi che possano essere trapiantati negli esseri umani con minimi rischi di rigetto.
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>> Non è comunque sufficiente selezionare un gene e sostituirlo a un altro per ottenere un risultato. Numerose altre variabili determinano infatti il modo in cui un organismo ha particolari tratti e non altri, e farlo partendo da animali estinti e sui quali le conoscenze sono limitate è un’ulteriore complicazione. Analizzando gli embrioni ibridi dovrebbe essere possibile identificare eventuali problemi di sviluppo, con la mancata manifestazione dei tratti desiderati, ma alcuni di questi potrebbero diventare evidenti solo in una fase ormai avanzata.
>>
>> Gli elefanti asiatici appartengono inoltre a una specie a rischio, e non potrebbero essere utilizzati per condurre la gestazione degli ibridi. Colossal ha quindi in programma di utilizzare un utero completamente artificiale per farlo, anche se le sperimentazioni condotte finora da altri centri di ricerca hanno portato a esiti poco soddisfacenti. Un’ulteriore complicazione è data dal fatto che la gestazione degli elefanti dura quasi due anni, e che man mano che cresce un feto arriva a pesare fino a 90 chilogrammi prima della nascita.
>>
>> **Difficoltà**
> Come segnala un lungo [articolo](<https://www.nationalgeographic.com/science/article/mammoth-elephant-hybrids-could-be-created-within-the-decade-should-they-be>) del _National Geographic_ , l’iniziativa di Colossal ha numerose implicazioni dal punto di vista etico. Gli elefanti vivono a lungo, hanno una spiccata intelligenza e sono animali sociali, con una complessa struttura matriarcale. Si porrebbe quindi il problema per i primi ibridi di sviluppare la medesima socialità, fondamentale per la loro sopravvivenza soprattutto in un ambiente ostile come quello Artico.
>>
>> Colossal sostiene di essere al lavoro anche su questo punto, tramite un proprio comitato bioetico. S. Matthe Liao (New York University) è uno dei suoi membri e sempre al _National Geographic_ ha detto: «Non è solo questione di farli esistere, ma anche di assicurarsi che una volta esistenti possano prosperare e vivere pienamente. Altrimenti, sarebbe una crudeltà verso questi animali».
>>
>> Già in passato Church aveva ricevuto [critiche](<https://www.nytimes.com/2021/09/13/science/colossal-woolly-mammoth-DNA.html>) per alcuni dei suoi progetti e i più critici ritengono che si ponga obiettivi irrealizzabili, per lo meno con le attuali tecnologie. Colossal potrebbe essere l’occasione per mettere ordine nelle sue idee e organizzare meglio le sue attività di ricerca, con la pubblicazione di qualche studio sulle riviste scientifiche, come richiesto da tempo da altri ricercatori. Church è comunque convinto che il primo elefante-mammut potrebbe esistere tra sei anni, e che entro un decennio ci potrebbe essere la prima mandria pronta per calpestare il permafrost.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Creare elefanti-mammut per salvare l'Artico | Clima terrestre segnato da Venere e Giove | 0.831092 | https://www.ilpost.it/2021/09/14/elefanti-ibridi-mammut/ | https://www.media.inaf.it/2018/05/08/clima-giove-e-venere/ |
>>
>> Roma, la città eterna, era davvero una **metropoli multietnica** , una specie di New York dell'antichità dove camminando per strada si potevano incrociare volti e storie provenienti dagli angoli più remoti dell'Impero.
>>
>> A dimostrarlo una volta per tutte è stato un'articolo recentemente pubblicato sulla rivista [_Science_](<https://science.sciencemag.org/content/366/6466/708>) da un team di ricerca internazionale comprendente, tra gli altri, scienziati della **Sapienza di Roma** , l'università di Vienna e la Stanford Univeristy.
>>
>> Tale studio ha analizzato il [DNA](<https://www.focusjunior.it/scienza/il-dna-cose-e-cosa-serve/>) di 127 corpi ritrovati in 29 diversi siti archeologici di [Roma](<https://www.focusjunior.it/scuola/storia/antichi-romani/10-cose-che-forse-non-sai-sulla-vita-di-un-antico-romano/>) e dintorni, evidenziando come la popolazione dell'Urbe fosse estremamente variegata.
>>
>> **MIGRAZIONI, CITTADINANZE E SCHIAVITÙ**
>>
>> A quanto risulta dalla ricostruzione fatta dagli scienziati che hanno studiato il patrimonio genetico del campione preso in considerazione, Roma fu interessata da **due grandi flussi migratori** : il **primo** , avvenuto circa 8.000 anni fa (nel Neolitico) portò l'area dove sarebbe sorta la capitale dell'Impero ad essere abitata da agricoltori di origine mediorientale (Iran, Siria, Anatolia ecc…), i quali si mescolarono ai cacciatori e raccoglitori che già risiedevano da quelle parti. La **seconda migrazione** invece si verificò in piena Età del Bronzo (3.000-5.000 anni fa), con l'avvento di genti provenienti dalle steppe orientali (più o meno dove sorge l'attuale Ucraina).
>>
>> Dunque già prima della sua fondazione, Roma possedeva una certa base composta da [differenti etnie](<https://www.focusjunior.it/scienza/natura/corpo-umano/si-puo-parlare-di-razze-umane-cosa-dice-la-scienza/>). E con la creazione dell'Impero tale caratteristica non fece che accentuarsi. Le incredibili **conquiste** compiute prima della Repubblica e poi dell'Impero romano infatti attirarono nella città una **moltitudine di popoli** desiderosi di vivere, arricchirsi e prosperare sotto le insegne di quella grande civiltà.
>>
>> Purtroppo però, una buona fetta di questi nuovi abitanti di Roma avrebbero volentieri **fatto a meno** di venire a rinfoltire la popolazione capitolina: erano gli **schiavi** , catturati e inviati dai quattro angoli della Terra per lavorare sotto i loro nuovi padroni.
>>
>> **GUARDA IL VIDEO SULLE 5 COSE CHE NON SAI SULLE LEGGENDE DELL 'ANTICA ROMA**
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| L'antica Roma era multietnica: lo dimostra uno studio sul DNA | La prima famiglia Neanderthal spiegata ai ragazzi | 0.847698 | https://www.focusjunior.it/news/lantica-roma-era-multietnica-lo-dimostra-uno-studio-sul-dna/ | https://www.focusjunior.it/news/la-prima-famiglia-neanderthal-spiegata-ai-ragazzi/ |
Alberi di nocciolo, querce, aceri; condomini immersi del verde a pochi metri dal Parco Pasolini o dal famoso Arboreto; un _foliage_ variegato e spettacolare tra gli orti delle fattorie didattiche, scuole colorate e _murales_ ; prati estesi che circondano il Virgolone di edilizia popolare. Siamo al “villaggio Pilastro”, nel comune di Bologna. Qui su 6mila e 881 abitanti oltre 1.600 sono di origine straniera. E vengono da Marocco, Nigeria, Sri Lanka, Filippine. Oltre il 29% delle famiglie ha un reddito sotto i 12mila euro. Eppure nessuno definirebbe questo un ghetto, tutt’altro.
**Rischio _gentrification_.** “Le risorse arrivano e le associazioni di volontariato sono molto diffuse. Le diverse realtà dell’associazionismo collaborano – racconta **Francesca Minigher** a _Popoli e Missione_ , insegnante alla scuola primaria Romagnoli e Coordinatrice del plesso –. Chi insegna da noi, lo fa per scelta”. Eppure fino a dieci anni fa anche solo nominare questo villaggio povero e malfamato, nato nel 1966 alle porte della città tra il fango e la palude, faceva accapponar la pelle. Il luogo evocava periodi bui della nostra storia. “Tra il 1987 e il 1994 al Pilastro imperversava la banda della Uno Bianca, che commise decine di crimini efferati”, ci ricorda un cittadino bolognese per anni impiegato alla Regione Emilia Romagna. Venne ingaggiata una lotta contro la malavita che aveva forti aderenze con le forze dell’ordine. Poi, la rinascita, la rivalsa, il nuovo corso. Pilastro è letteralmente risorto. Tanto che oggi addirittura rischia la _gentrification_ , come avvenuto per il quartiere Testaccio a Roma, spiega **Noemi Piccioli** , architetta che ha scelto di vivere qui. “Speriamo che i bolognesi non si accorgano mai della bellezza del Pilastro, altrimenti in pochi anni si trasferiscono tutti qui, facendo lievitare pure i prezzi delle case”, dice sorridendo e ricordando il senso della _gentrification_ dei quartieri popolari a Roma. I servizi pubblici sono tanti al Pilastro e funzionano: la biblioteca comunale Luigi Spina, ad esempio, fa invidia alle migliori ludoteche per bambini del Nord Europa. Le scuole pubbliche Romagnoli sono il fiore all’occhiello dell’intera regione.
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(Foto Popoli e Missione)
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(Foto Popoli e Missione)
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(Foto Popoli e Missione)
**Forze che si integrano.** Ma come è stato possibile trasformare così una periferia, e chi ha creduto nella sua rinascita? “È una questione di forze che si integrano. Gli insegnanti, per esempio, hanno scelto di trasferirsi qui ed è stata una scelta politica la loro”, afferma **Giulia Montanari** , mamma di quattro bimbi. Con suo marito Matteo Pisani, Giulia è una missionaria, una capo scout, da anni impegnata nel volontariato. Oggi la coppia è anima della casa famiglia Pamoja, nata nel 2016 grazie a un progetto della Papa Giovanni XXIII sotto gli auspici della diocesi di Bologna.
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Giulia Montanari con una delle sue figlie (Foto Popoli e Missione)
I bimbi che arrivano da loro, in affido, con situazioni familiari difficili alle spalle, iniziano una nuova vita dentro una famiglia vera, che li ama e li accompagna lungo un percorso di crescita, seguendoli con attenzione. “Siamo stati missionari in Kenya, io e Matteo, poi volevamo partire per la Palestina con Operazione Colomba, ma io rimasi incinta e a quel punto decidemmo di restare a Bologna – ricorda Giulia –. Non avevamo casa e inizialmente ne prendemmo una in affitto”. Poi arrivò l’idea di abitare nell’ex residenza contadina di proprietà del Comune di Bologna, affittata alla Papa Giovanni, lasciata libera dai precedenti volontari che per anni avevano portato avanti un progetto di ospitalità e integrazione. E nel 2016 parte il progetto Pamoja. “Adesso siamo in un momento di relativa calma – dice Giulia ridendo –. Ci godiamo la quiete in otto: con quattro bimbi nostri più due in affido”. In altri periodi, in passato, la famiglia Pisani è stata anche molto allargata, fino a dodici componenti.
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(Foto Popoli e Missione)
**Il parroco e i volontari.** “I vescovi, primo fra tutti il cardinal Zuppi che ci ama, hanno sempre avuto un’attenzione speciale per questo villaggio che nacque nel 1966. È in quell’anno che nasce anche la comunità parrocchiale – spiega don **Marco Grossi** , parroco di Santa Caterina e anche di San Donnino –. Tutte le chiese qui all’inizio erano dei prefabbricati e dentro ci si faceva di tutto: dalla messa all’oratorio, dal cinema del pomeriggio alle feste comandate”. La signora **Giuliana** , una delle volontarie del Centro d’ascolto, nato grazie alla Caritas diocesana, ricorda: “Siamo arrivati qui nel 1962 io e mio marito, lui era poliziotto. Abbiamo fatto la domanda per la casa popolare e ce l’hanno assegnata in via Pirandello. Lui però disse: ‘là non ti ci porterò mai’ per via della pessima nomea del quartiere: c’erano cinque persone condannate per associazione mafiosa, Io però mi sono impuntata per restare qui”. I parrocchiani di vecchia data sono la colonna delle attività missionarie dedicate ai fedeli. la povertà materiale è tanta al Pilastro, ma si riesce ad arginarla: “adesso abbiamo parrocchiani di oltre 45 nazionalità: i bisogni ci sono e c’è tanta povertà ma anche una Caritas che funziona bene”, dice don Marco.
[](<https://www.agensir.it/wp-content/uploads/2023/03/Popoli-marzo.jpg>)Da alcuni anni “è nato il Centro d’ascolto in parrocchia, con un professore di lettere in pensione, Anselmo Alberti, rimasto vedovo, che ci si è dedicato con amore e ha coinvolto altri due volontari”.
**Il valore delle sinergie.** “Qui c’è sempre stata una parte di popolazione che, sia dal punto di vista sociale che ecclesiale, ha cooperato per fare comunità ed essere d’aiuto. Per far del bene”, dice il sacerdote. La riuscita di realtà territoriali simili a questa sta nella collaborazione tra amministratori pubblici e realtà del terzo settore; tra impegno della Chiesa e dedizione del volontariato laico e di matrice cristiana. La sinergia è una via di uscita permanente dalle disuguaglianze.
_* Popoli e Missione_
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| Bologna, missione in periferia. Paradiso Pilastro, risorgere oltre il pregiudizio | Vivere a Tor Bella Monaca | 0.759118 | https://www.agensir.it/territori/2023/03/18/bologna-missione-in-periferia-paradiso-pilastro-risorgere-oltre-il-pregiudizio/ | https://www.ilpost.it/2010/09/10/vivere-a-tor-bella-monaca/ |
Due attivisti delle campagne di **Palestina Libera e Ultima Generazione** , hanno macchiato di rosso con la vernice, l'azienda **Fiocchi Munizioni** a Lecco. Lo stemma dell'azienda è stato coperta. È stato poi esposto uno striscione con scritto "Palestina Libera" e sono stati accesi dei fumogeni all'ingresso dello stabile.
"Non abbiamo mai venduto proiettili all'esercito israeliano" ha specificato **Stefano Fiocchi**, presidente del Cda dell'azienda. "Noi ci siamo dal 1876 e certo non facciamo cioccolatini - ha detto all'Adnkronos- ma produciamo proiettili per il tiro, per la caccia e anche per le forze dell'ordine certo, ma nell'ambito della sicurezza. Le proteste alla vernice ormai sono all'ordine del giorno, ma stanno facendo grande confusione a protestare in questo modo. Non so dove siano andati a prendere l'informazione, di noi fornitori dell'esercito israeliano. Tra l'altro Israele per le munizioni ha una propria fabbrica. E se deve comprare, c **ompra dagli Usa**. Prendersela con noi non ha senso, dato che lavoriamo per il civile". I rapporti con Israele sono limitati "a un nostro distributore che ci rappresenta, ma, ripeto sempre per **scopi civili, per i privati** ".
| Proteste pro-Palestina, vernice rossa contro la Fiocchi Munizioni di Lecco. L'azienda: "Mai venduto a esercito di Israele | Giorgio Beretta: Le 'nostre' armi vendute 'a casa loro' | 0.702189 | https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/06/proteste-pro-palestina-vernice-rossa-contro-la-fiocchi-munizioni-di-lecco-lazienda-mai-venduto-a-esercito-di-israele/7537335/ | https://left.it/2017/07/29/giorgio-beretta-le-nostre-armi-vendute-a-casa-loro/ |
>
> Il gruppo industriale francese Legrand ha trovato un accordo per acquisire la società francese Netatmo, che opera nel settore del cosiddetto "Internet delle cose" – cioè oggetti per la casa connessi a internet – ed è nota soprattutto per aver prodotto [uno dei primi e più venduti termostati](<https://www.ilpost.it/francescocosta/2014/11/27/il-amico-termostato/>) controllabili a distanza attraverso la rete internet. Netatmo esiste dal 2011 e dal 2015 Legrand era entrato tra gli azionisti: ha più di duecento dipendenti e un fatturato di circa 45 milioni di euro l'anno.
>
> Legrand è specializzata in componenti elettrici e tecnologie per il risparmio energetico: è stata fondata a Limoges nel 1904 e negli anni ha acquisito più di cento aziende del settore elettrico in tutto il mondo – in Italia per esempio dal 1989 controlla BTicino – diventando così uno dei più grandi produttori di componenti elettrici al mondo.
>
>> [Cosa comprare per avere una casa un po' più "smart"](<https://www.ilpost.it/2018/05/09/smart-home-consigli-acquisti/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Il gruppo industriale francese Legrand comprerà la società Netatmo | Il gruppo cinese Haier comprerà Candy | 0.771119 | https://www.ilpost.it/2018/11/15/legrand-netatmo/ | https://www.ilpost.it/2018/09/28/haier-candy/ |
>
> Anche se i nuovi [iPhone](<https://www.ilpost.it/tag/iphone/>) non saranno presentati prima della fine del prossimo settembre, ormai da mesi circolano notizie e indiscrezioni su come saranno fatti i nuovi modelli dello smartphone più conosciuto al mondo, che quest’anno compie 10 anni. Secondo molti osservatori, la speciale ricorrenza ha spinto Apple a lavorare a numerose innovazioni da inserire negli iPhone, ma come è tradizione la società non ha confermato né smentito le notizie pubblicate finora. Al loro elenco già piuttosto lungo ([ne avevamo parlato qui](<https://www.ilpost.it/2017/02/19/iphone-8-anticipazioni/>)), si sono ora aggiunte le dichiarazioni di un produttore di sistemi di ricarica senza fili per la batteria, una funzione attesa da tempo sugli iPhone.
>
> Robert Hwang, il CEO di Wistron, un’azienda di Taiwan che ha iniziato a produrre iPhone per conto di Apple in India, [ha detto in un’intervista](<http://asia.nikkei.com/Business/AC/Wistron-confirms-waterproof-wireless-charging-for-new-iPhone>) che i prossimi iPhone “comprenderanno nuove funzionalità come la ricarica senza fili”. Hwang lo ha detto mentre spiegava che per ora Wistron produce solamente gli [iPhone SE](<https://www.ilpost.it/2016/04/14/iphone-se-recensioni/>) (un’evoluzione degli iPhone 5s), e che raggiungere gli standard di qualità imposti da Apple è complicato e richiede notevoli conoscenze e capacità tecniche. Per spiegarsi meglio ha fatto l’esempio della resistenza all’acqua, presente sugli iPhone 7, e si è poi lasciato scappare la frase sulla ricarica senza fili. Hwang non ha aggiunto altri dettagli, ma la sua dichiarazione è stata ripresa da tutti i principali siti di tecnologia, anche perché sembra confermare altre informazioni non ufficiali circolate nei mesi scorsi.
>
> Lo scorso febbraio, per esempio, l’analista Ming-Chi Kuo di KGI Securities, ritenuto una fonte di solito affidabile per queste cose, [aveva previsto](<https://www.macrumors.com/2017/02/09/2017-iphones-wireless-charging/>) che il nuovo iPhone avrebbe avuto la ricarica senza fili. Il sistema è già stato sperimentato in altri smartphone negli anni passati, ma finora non ha ottenuto molto successo perché richiede comunque l’utilizzo di particolari caricatori, sui quali il telefono deve essere appoggiato per avviare la carica.
>
> leak-iphone
>
> Di recente su Reddit è stata anche pubblicata una [fotografia](<https://www.reddit.com/r/iphone/comments/6gthz9/new_iphone_7siphone_8_front_and_back_panel_images/>) che, secondo chi l’ha pubblicata, mostra alcuni componenti del prossimo iPhone. Si vedono: la parte frontale del telefono, quasi completamente di vetro e senza le classiche spesse bande nere in alto e in basso; la copertura per gli obiettivi della fotocamera posteriore e del flash LED, disposta in verticale e non in orizzontale come sull’attuale modello; inoltre, si nota che la parte posteriore del telefono non più di metallo, ma è realizzata in vetro. La scelta di sostituire il materiale che riveste il retro dell’iPhone potrebbe essere dovuta proprio alla presenza del sistema per la ricarica wireless, che non può funzionare adeguatamente con conduttori come il metallo.
>
> Lo scorso aprile era inoltre circolato molto il disegno della parte posteriore dei nuovi iPhone, con lo schema dei suoi componenti. Oltre a mostrare i punti dove dovrebbero essere inseriti i sensori per la ricarica senza fili, il disegno è tale e quale alla fotografia circolata negli ultimi giorni su Reddit, e sembrano confermarsi a vicenda.
>
>> This is a tipped leak what means I can't confirm if legit or not but there you have it… [#iPhone8](<https://twitter.com/hashtag/iPhone8?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [pic.twitter.com/6OgASNUDNb](<https://t.co/6OgASNUDNb>)
>>
>> -- Steve H.McFly (@OnLeaks) [April 26, 2017](<https://twitter.com/OnLeaks/status/857279326810759169?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> Da qui a settembre potrebbero comunque cambiare molte cose e non è raro che finiscano online progetti, fotografie e altro materiale su prototipi di iPhone che poi restano tali, perché i progettisti di Apple cambiano idea e decidono ulteriori modifiche. Nei mesi scorsi sono inoltre circolate voci sul fatto che il nuovo iPhone potrebbe essere presentato in ritardo e messo in vendita con tempi diversi rispetto il solito. L’ipotesi più ricorrente è che Apple mantenga gli attuali iPhone 7, magari con qualche lieve modifica, e che annunci un modello completamente nuovo e più costoso con schermo più ampio, ricarica wireless e altre funzionalità.
>
> La tecnologia per la ricarica senza fili degli smartphone ha avuto alti e bassi: alcuni anni fa sembrava che stesse per diventare realtà per tutti, poi la mancanza di standard condivisi e qualche difficoltà tecnica hanno raffreddato gli entusiasmi dei produttori e dei consumatori. Lo scorso febbraio Apple ha però aderito al Wireless Power Consortium, il consorzio che a fatica ha messo insieme una serie di standard da utilizzare per la ricarica senza fili. L’adesione di uno dei più grandi produttori di smartphone al mondo, nonché del più ricco, ha fatto sperare in un rilancio del settore basandosi sullo [standard Qi](<https://www.wirelesspowerconsortium.com/markets/>), in circolazione da molto tempo e ritenuto piuttosto affidabile.
>
> Samsung, altro grande produttore di smartphone, ha inserito i sistemi per la ricarica senza fili in diversi suoi modelli, compresi gli ultimi [Galaxy S8](<https://www.ilpost.it/2017/04/24/samsung-galaxy-s8-recensioni/>). Google aveva adottato la ricarica wireless nei suoi Nexus 5 e Nexus 6, ma aveva abbandonato il suo impiego già nei modelli successivi, dopo avere notato uno scarso interesse da parte dei consumatori.
>
> I sistemi di ricarica senza fili hanno pregi e difetti. Per funzionare, lo smartphone deve essere appoggiato su una superficie apposita, di solito un tappetino, collegata a una presa di corrente. Il sistema non richiede l’uso di cavi ed è molto semplice da usare, ma ha il difetto di consentire la carica solo se il telefono resta appoggiato sul tappetino: se lo sollevi per fare una telefonata o controllare un messaggio, la ricarica viene interrotta. A oggi non sono ancora disponibili tecnologie affidabili per permettere la ricarica wireless a corto raggio, cioè anche a qualche metro di distanza dal caricatore.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| I prossimi iPhone si ricaricheranno senza fili? | Arriva l'iPhone 5 | 0.888549 | https://www.ilpost.it/2017/06/15/nuovi-iphone-ricarica-wireless/ | https://www.ilpost.it/2012/09/11/anteprima-nuovo-iphone-5/ |
Alla fine di una strada trafficata a un'ora dalla capitale serba Belgrado, dopo alcuni bar con dei tavoli all'aperto, negozi che vendono vestiti a prezzi scontati o cellulari di seconda mano, c'è un gruppo di artisti di un piccolo museo delle cere che per due mesi ha lavorato giorno e notte per completare un statua di Vladimir Putin. L'opera, posizionata di fianco a una bandiera comunista jugoslava e a una serie di rappresentazioni di altri leader controversi, come i defunti Slobodan Milosevic e Josip Broz Tito, vuole essere un omaggio a Putin per il suo sostegno all'opposizione serba contro l'indipendenza del Kosovo.
putin waxLa statua di cera di Vladimir Putin al museo delle cere di Jagodina, l'unico museo di questo genere in Serbia (AFP/Getty Images)
«Circa il 75 per cento dei cittadini serbi rispetta Putin e la Russia. È per questo che abbiamo deciso di far sì che Putin fosse il primo straniero nel museo», ha detto Dragan Markovic Palma, il sindaco di Jagodina, dove il mese scorso è stata inaugurata la statua. «La Russia ci ha aiutato molto». Il primo ministro serbo Aleksandar Vučić sta facendo campagna elettorale in vista delle elezioni del 24 aprile, ma il suo tentativo di preparare il paese all'adesione all'Unione Europea deve fare i conti con la deriva nazionalista in Serbia, dove tra alcuni dei 7,2 milioni di cittadini c'è chi torna a sentire una vicinanza con la Russia. Il tutto mentre l'UE è attraversata da dubbi sul suo futuro e la sanguinosa dissoluzione dell'ex Jugoslavia genera ancora risentimento. Di questo clima, tra gli altri, ha beneficiato il Partito Radicale serbo, che punta all'interruzione delle trattative per l'adesione serba all'UE.
A più di vent'anni di distanza dal crollo del comunismo, la Russia è tornata a corteggiare i paesi sui quali in passato esercitava la propria influenza. In Ungheria il primo ministro Viktor Orban ha concluso un accordo sull'energia nucleare da quasi 10 miliardi di euro con il governo di Putin, provando anche a emularne il modello di "democrazia illiberale". Il primo ministro ceco Milos Zeman e quello slovacco Robert Fico hanno detto che le loro relazioni con l'UE non dovrebbero intaccare quelle con la Russia. In Serbia solo l'11 per cento degli elettori crede che l'adesione all'UE e alla NATO − che negli anni Novanta bombardò il paese due volte − sarebbe una cosa positiva, e il 72 per cento la ritiene negativa, stando a un sondaggio condotto dalla rete televisiva serba _B92_ e dalla ONG serba Center for Free Elections and Democracy. Il risultato di un sondaggio nazionale commissionato dall'Ufficio serbo per l'integrazione europea, invece, è meno pessimistico e ha rilevato che il 48 per cento dei serbi è contrario all'adesione all'UE, ma non ha misurato il sostegno alla NATO. Otto dei diciotto partiti in corsa per il Parlamento sono filorussi.
Oltre alla pressione per indirizzare la politica estera della Serbia verso est, nel paese sono nate molte società dedicate all'amicizia russo-serba, come l'Associazione dei Discendenti Russi e il Fondo Strategico per la Cultura, un sito Internet russo-serbo che si occupa di eventi in Serbia, Russia, nei Balcani e nell'ex Unione Sovietica. «Un ulteriore aumento della vicinanza verso la Russia è possibile», ha detto Jovo Bakic, un professore di sociologia della facoltà di filosofia di Belgrado. «Non sarei sorpreso se Vučić, dopo due o tre anni, cambiasse la sua retorica nel momento in cui dovesse capire che è la Russia che i cittadini vogliono, e non l'UE». Per il momento, visti i 3 miliardi di euro in finanziamenti già stanziati dall'UE, Vučić ha fatto della preparazione della Serbia per l'adesione all'UE nel 2020 la sua priorità in politica estera. Molti serbi vedono nell'UE, e non nella Russia, una possibilità per alzare i loro standard di vita, come successo ad altri membri dell'ex Jugoslavia come Slovenia e Croazia, che sono entrati nell'Unione rispettivamente nel 2004 e nel 2013.
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«Vogliamo mantenere buoni rapporti con la Russia», ha detto Vučić in un'intervista del 21 marzo alla tv locale _Happy_. «Ma vogliamo andare verso l'Unione Europea, e lo stiamo facendo». Questo approccio è sostenuto anche dai dati sugli investimenti esteri diretti, che provengono in gran parte dall'UE e negli ultimi anni sono cresciuti costantemente. «L'UE si sta impegnando non solo per mettere la Serbia nelle condizioni di diventare uno stato membro, ma anche per fare davvero la differenza per i suoi cittadini», ha detto l'8 aprile Michael Davenport, capo della delegazione UE in Serbia.
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Eppure i serbi hanno ancora una forte affinità culturale con la Russia, che dopo la Seconda guerra mondiale aiutò i comunisti a ottenere il potere con Tito. Entrambi i paesi sono cristiani ortodossi e hanno in comune l'alfabeto cirillico, a differenza della maggior parte dei paesi slavi della regione. Da parte russa, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha detto che le trattative della Serbia con l'UE «sono una scelta sovrana, nel modo più assoluto», ma ha respinto «la logica distruttiva dell'"o noi o loro"», che per Lavrov sarebbe la causa della «profonda crisi dello stato ucraino». Il Cremlino nega le accuse di UE e Stati Uniti secondo cui la Russia avrebbe sostenuto i ribelli ucraini fornendo loro truppe e armi per impedire che l'Ucraina scivolasse fuori dalla sua sfera d'influenza.
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I sondaggi danno Vučić in forte vantaggio, e secondo uno studio della società di ricerche di mercato di Belgrado _Faktor Plus_ dell'11 aprile il suo Partito Progressista aveva un sostegno del 50,9 per cento a fine marzo. Ciononostante, [l'assoluzione del leader del Partito Radicale Vojislav Šešelj dalle accuse di crimini di guerra](<https://www.ilpost.it/2016/04/01/perche-lassoluzione-di-vojislav-seselj-e-un-errore/>) dello scorso mese da parte del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia delle Nazioni Unite (ICTY) potrebbe minare la capacità di Vučić di formare un governo. I sondaggi danno Šešelj terzo con il 7,8 per cento, e sostiene che dopo la sua assoluzione potrebbe ottenere più del 25 per cento dei voti. Šešelj è stato vicepresidente durante la presidenza di Milosevic − quando i bombardamenti della Nato contribuirono ad allontanare le forze serbe dal Kosovo − e sta chiedendo la fine delle trattative con l'UE. «Può essere nostro amico solo chi non ci ha bombardato», ha detto Šešelj in una conferenza stampa dopo essere stato assolto. Lui e gli altri filorussi, però, non hanno molto tempo per sfruttare il sentimento di vicinanza slava dell'opinione pubblica, soprattutto tra quelli che hanno sofferto per le difficoltà causate dalla guerra che vent'anni fa devastò l'economia serba. «Non abbiamo niente in comune con la Russia», ha detto Aleksandar Radojkovic, un carpentiere disoccupato di 38 anni, prima di montare su una bicicletta gialla malconcia a Jagodina. «La maggior parte di quello che arriva in Serbia, arriva dall'Occidente; quando lasciamo il nostro paese per trovare lavoro all'estero, è in Occidente che andiamo: non in Russia».
_© 2016 − Bloomberg_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Il futuro della Serbia, tra UE e Russia | L’orbita socialista | 0.84692 | https://www.ilpost.it/2016/04/23/il-futuro-della-serbia-tra-ue-e-russia/ | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/L-orbita-socialista-77904 |
Squilla il cellulare. Sul display appare "Gabriele Del Grande".
È un po' che non lo sento. Rispondo.
Dice che è a Ventimiglia con alcuni amici. Sono stati a Grimaldi superiore, dall'amico Enzo Barnabà, e pure a "Case Gina", dove, al tempo dei tunisini a Ventimiglia, primavera 2011, lo avevo accompagnato insieme alla sua fidanzata che ancora non era diventata mamma della piccola Nefeli.
Mi chiede di vederci: è in zona e mi vuole parlare.
Ci incontriamo un'ora dopo al parcheggio del casello di Imperia Ovest e poi andiamo a prendere un caffè a "I sognatori".
Nel locale, stranamente vuoto, mi parlano della folle idea di girare un documentario "on the road": il viaggio clandestino di alcuni profughi siriani verso la Svezia.
Come se non bastasse hanno pensato di camuffare il tutto da matrimonio per ridurre il rischio di controlli e anche perché... se follia deve essere...
Non hanno ancora trovato la sposa, però.
Gabriele mi chiede se mi andrebbe di accompagnare la troupe e il finto corteo nuziale a "Case Gina", i ruderi dove clandestini di molte epoche e tante provenienze hanno lasciato segni del loro passaggio attendendo i passeur, e poi sul "Sentiero degli stracci" verso le reti arrugginite del "Passo della morte".
Sulla prima parte di quel percorso avevamo realizzato anni fa un itinerario teatrale, poi replicato, e a "Case Gina" torno abbastanza spesso, anche accompagnando qualche scolaresca.
Mi chiede anche se posso attivarmi per cercare un posto sicuro a Marsiglia dove possano pernottare le circa venticinque persone che formeranno il corteo nuziale.
Di date ancora non si parla, ma il tempo stringe e occorre anche muoversi con discrezione: niente discorsi telefonici dettagliati, informazione da mantenere riservata.
Mi rendo disponibile: attiverò alcuni contatti a Marsiglia e proverò a farmi trovare a Grimaldi all'ora X.
Il 14 novembre è il giorno stabilito.
Sono nella piazzetta di Grimaldi con l'amico Enzo che un già impreca perché il corteo nuziale è in ritardo. Gabriele mi ha chiamato diverse volte dopo la loro partenza da Milano e mi dice di non disperare: stanno arrivando.
Quando le quattro auto eleganti e lucide prese a nolo e il furgone della troupe parcheggiano sulla rampa verso il paese, scendono gli invitati.
Gli uomini incravattati con i mocassini ai piedi, le donne in abito di gala.
La sposa è in bianco, con il vestito di tulle e l'acconciatura fresca di parrucchiere.
Mentre ci avviamo a piedi, qualche signora del paese affacciata alla finestra ci casca e saluta: "Viva la sposa!".
Ci inerpichiamo subito verso "Case Gina".
Lì, nelle stanze ingombre di calcinacci, abiti logori e scarpe abbandonate da chissà quanti migranti, si girano un po' di immagini.
Lo sposo vuole aggiungere la storia del suo tragico viaggio attraverso la guerra e il mare ai tanti graffiti migranti che coprono le pareti delle case.
Il pennarello che Gabriele mi aveva detto di comprare non scrive bene sull'intonaco scrostato: cerco un pezzo di carbone tra i calcinacci.
Sul muro Abdallah segna lettere arabe, forse nomi, e poi un numero, 250, cui aggiunge un significato di triste approssimazione tracciando un punto di domanda.
Sono i morti che il mare si è preso risparmiando lui. Parenti, amici, sconosciuti compagni di viaggio.
Lo sposo racconta. Parla in arabo e io non capisco, ma anche i miei occhi si bagnano, come quelli degli altri, perché l'emozione non passa dalle orecchie e non ha bisogno di traduzione.
Anche la sposa vuole lasciare un segno su quei muri graffiati di dolore, rabbia e speranza. Gli altri girano per i ruderi e decifrano scritte, date, nomi: umanità in cammino.
Usciamo da "Case Gina" e ci prepariamo alla salita verso le reti.
Gli invitati cambiano le scarpe a suola liscia con quelle da ginnastica, ma tengono giacche e cravatte. Attraversiamo il bosco e, quando il sentiero tracciato scompare del tutto, tiro fuori la roncola che, per fortuna (non c'erano accordi su questo), avevo in macchina visto che in quei giorni stavo sbattendo le olive.
La marcia è faticosa: si scivola, rotolano alcune pietre, i rovi si impigliano nei vestiti e graffiano.
Sempre per fortuna ho anche i guanti da lavoro e alcune corde di canapa che ci aiutano nei passaggi più difficili. Le preziosissime telecamere ogni tanto vengono spente e passano di mano in mano per permettere agli operatori di arrampicarsi.
Finalmente arriviamo alle reti. Ora si tratta di individuare il buco. Percorro la barriera in avanscoperta. Eccolo!
La mia mano guantata tiene sollevato un lembo di rete con il filo spinato e sotto sfilano, uno dopo l'altro, i protagonisti di questa pazza avventura.
Il vestito della sposa, con la gonna larga e leggera, non è l'abito più adatto per muoversi tra i cespugli di rovo, di ginepro, di pino mugo.
La prendo in spalla e ci prepariamo alla discesa sul versante francese per raggiungere le auto di chi, da "Case Gina" era tornato a Grimaldi per portarle già nel punto dove sbocca il sentiero, sotto la guida dell'amica francese di Enzo, che invece è stato guida per noi.
Non sono un esperto, ma credo che le immagini che stanno filmando risulteranno efficaci e pure belle: è un crinale incredibile, circondato dal mare, laggiù in basso; c'è una luce speciale che si distende rarefatta sulla macchia mediterranea e sulle rocce.
Una macchina però è rimasta a Grimaldi e in più, un cameraman si accorge di aver perso un pezzo della costosissima telecamera presa a noleggio.
In fretta, perché la luce già sta calando, riattraverso da solo la rete, scendo di nuovo tra i cespugli e mi metto alla ricerca del pezzo perduto, camminando nei suoni del bosco al crepuscolo, verso Grimaldi.
La macchina la porterò io oltre frontiera e ci vedremo con gli altri vicino all'imbocco dell'autostrada per Marsiglia.
Incredibile! In mezzo a quell'intrico verde, quando ormai disperavo, ho anche ritrovato il prezioso aggeggio e quello sventolo arrivando all'appuntamento.
C'è poco tempo, tanti chilometri da fare ed è già buio.
Un saluto a ciascuno, tanti abbracci scambiati con la consapevolezza che probabilmente molte e molti di loro non li rivedrò mai più.
Il mio impegno termina qui.
Ai loro "Grazie" si unisce il mio.
È per un regalo meraviglioso, dico alla "sposa" che traduce allo "sposo" e agli altri: proprio oggi, 14 novembre, è il mio compleanno!
Io sto con la sposa
è un film, è un documentario, è la storia di una mascherata che ha dell'incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta (girato da Antonio Augugliaro, Gianni Bonardi, Marco Artusi e Valentina Bonifacio) di una vicenda realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.
Per essere distribuito, per portare il suo messaggio,
Io sto con la sposa
ha bisogno di un sostegno finanziario.
Dal basso.
Per essere noi, e non “gli altri”. Per non compatire, e non essere impotenti, ma per prendere parte ad un’azione collettiva. Piccola, per una volta spensierata. Perché dopo tutto, partire significa scegliere di vivere, e cercare di essere felici.
Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e
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| Appuntamento al caffé "I sognatori | Roma, Teatro Valle, 16 dicembre 2011 | 0.795069 | https://www.doppiozero.com/appuntamento-al-caffe-i-sognatori | https://www.doppiozero.com/roma-teatro-valle-16-dicembre-2011 |
Nel piccolo villaggio di Jukkasjärvi, a 17 chilometri da Kiruna, nel nord della Svezia, è stato costruito l'[Icehotel](<http://www.icehotel.com/>), il primo hotel costruito interamente con il ghiaccio e il più grande del mondo: i lavori per la sua costruzione sono iniziati nel 1990 e, anno dopo anno, nei mesi da dicembre ad aprile, è stato in un certo senso rifatto da capo o ne è stata costruita una parte nuova. L'Icehotel si trova lungo la riva del fiume Torne e negli ultimi mesi è stato ristrutturato di nuovo, precisamente per la ventitreesima volta.
[ ](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-toursm-hotel-files/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-toursm-hotel-files/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-files-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-files-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-files-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-files-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-files-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-files/>) [](<https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/sweden-lapland-kiruna-ice-hotel-3/>)
L'hotel è formato da una particolare miscela di neve e blocchi di ghiaccio in ogni sua singola componente, dai letti alle sedie, e all'interno la temperatura rimane sempre sotto lo zero, intorno a meno 5 gradi. L'idea iniziale di costruire un hotel fatto di ghiaccio fu di Yngve Bergqvist, che firmò un contratto con Absolut, una marca svedese di vodka di proprietà della V&S Group che finanziò il primo progetto. Nell'estate del 1989 Yngve Bergqvist, che all'epoca era una guida turistica della zona, invitò alcuni artisti giapponesi a creare delle sculture di ghiaccio da esibire in una mostra.
L'estate successiva, nel 1990, l'artista francese Jannot Derid fece a Jukkasjärvi un'esibizione delle proprie opere, esponendole all'interno di un igloo: dato che non c'erano stanze libere in città, alcuni visitatori chiesero di poter dormire nell'igloo, dentro sacchi a pelo. Da quell'episodio nacque l'idea di costruire un hotel di ghiaccio. Ogni anno, nel mese di marzo, [racconta](<http://www.mentalfloss.com/article/49145/how-build-ice-hotel>) il magazine americano _Mental Floss_ , vengono raccolti circa 100 mila metri cubi di ghiaccio lungo il fiume Torne, che vengono poi conservati in blocchi di 20 metri, a una temperatura di meno 8 gradi.
Insieme ai cubi di ghiaccio, viene utilizzata ogni anno una particolare miscela, chiamata "snice", fatta di ghiaccio e 30mila metri cubi di neve. I blocchi di ghiaccio e la gran quantità di neve servono, innanzitutto, a rinforzare e ricostruire ogni anno i corridoi e le pareti che dividono le stanze, mentre le porte vengono create facendo dei buchi con una motosega. Un po' più complicato andare in bagno: anche durante la notte bisogna andare, tramite un passaggio dall'hotel, in una struttura riscaldata adiacente alla struttura principale.
Gli oggetti ricavati dai blocchi di ghiaccio sono lavorati ogni anno da diversi artisti che creano forme particolari: con l'arrivo dell'estate, e le temperature in rialzo, gli oggetti deperiscono e per questo vengono periodicamente rinnovati o rifatti da zero. Ogni anno, l'intero Icehotel viene rifatto da capo, in un certo senso, altrimenti si scioglierebbe e sarebbe risucchiato dal fiume. Alla costruzione periodica dell'Icehotel partecipano circa cento persone, tra costruttori, artisti, progettisti degli impianti elettrici e di illuminazione.
Il lavoro più duro viene fatto a novembre, quando il fiume Torne si ghiaccia: la squadra di produzione dell'Icehotel, guidata dal direttore di produzione Alf Kero, copre una superficie del fiume di 14 mila metri quadrati di ghiaccio con uno strato di due metri di neve, in modo che il ghiaccio cresca verso il basso e non si indurisca, invece, crescendo verso l'alto: questo processo fa in modo che il ghiaccio appaia cristallino, senza bolle all'interno e senza crepe. Grazie alla miscela di neve "snice", questi blocchi di ghiaccio fanno in modo che l'Icehotel sia meno freddo e più resistente che se fosse costruito con del ghiaccio puro.
Alla fine di questo procedimento, il ghiaccio appare come se fosse vetro. Nel mese di dicembre a Jukkasjärvi il sole non supera mai la linea dell'orizzonte e il fiume Torne, che è profondo circa 60 metri, si solidifica completamente. Poi a febbraio, quando le giornate iniziano ad allungarsi, il fiume inizia piano piano a sciogliersi, dalla linea del suo letto in su: è in questo periodo, fino al mese di marzo, che la squadra di produzione inizia a raccogliere il ghiaccio che sarà utilizzato per i lavori dell'anno successivo.
Nell'hotel ci sono: la reception, una sala d'ingresso principale, un bar, una piccola chiesa, piccole sale congressi, 65 camere e 16 suites, in grado di ospitare in totale oltre 100 persone. Due delle suites sono state costruite con un tema particolare: una che si ispira agli alieni e un'altra a una favola ambientata in una foresta. I letti sono costruiti su strutture di ghiaccio e si dorme in un sacco a pelo, sopra materassi ricoperti da pelle di renna. L'Icehotel di Jukkasjärvi è il più grande del mondo e negli ultimi anni ne sono stati costruiti anche in Norvegia, in Finlandia e in Québec.
_Foto: la cappella dell 'Icehotel (FRANCOIS CAMPREDON/AFP/Getty Images)_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
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| Come costruire un hotel di ghiaccio | Un hotel dentro un aereo | 0.844898 | https://www.ilpost.it/2013/03/02/come-costruire-un-hotel-di-ghiaccio/ | https://www.ilpost.it/2011/05/19/hotel-aereoplano/ |
28 novembre 2014 11:40
Le previsioni azzeccate sono spesso impressionanti, come questa di Nikola Tesla, ingegnere elettrico, inventore e fisico serbo naturalizzato statunitense, nato nel 1856 e morto nel 1943. Negli Stati Uniti è uno degli scienziati più famosi, i suoi brevetti sono alla base del moderno sistema elettrico e in suo onore hanno chiamato un’azienda che produce auto elettriche e l’unità di misura dell’induzione magnetica. John B. Kennedy lo intervistò per la rivista Collier’s nel gennaio del 1926. La televisione, per dare un’idea, era appena stata inventata e in tutta Italia c’erano un totale di 3.603 utenze telefoniche.
“Il sistema senza fili sarà di grande beneficio per la specie umana, più di qualunque altra scoperta scientifica, perché annullerà virtualmente le distanze. La maggior parte dei mali di cui l’umanità soffre sono dovuti all’immensa estensione del globo terrestre e all’impossibilità per gli individui e per le nazioni di entrare in stretto contatto. I collegamenti senza fili ci avvicineranno grazie alla trasmissione di intelligenza, al trasporto di corpi e di materiali, al trasferimento di energia. Quando i collegamenti senza fili saranno perfettamente applicati, l’intero pianeta sarà convertito in un grande cervello, cosa che in effetti è, ogni cosa essendo parte di un tutto reale e ritmico. Saremo in grado di comunicare con gli altri in modo istantaneo, indipendentemente dalle distanze. Non solo: attraverso la televisione e il telefono potremo vedere e sentire un’altra persona a migliaia di chilometri, e lo strumento con cui potremo farlo sarà incredibilmente semplice rispetto agli attuali telefoni. Un uomo potrà portarne uno nella tasca del suo gilè. Saremo testimoni e ascoltatori di eventi – il giuramento di un presidente, la partita di un torneo mondiale, la devastazione di un terremoto o il terrore di una battaglia – proprio come se fossimo presenti”.
Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2014 a pagina 7 di Internazionale, con il titolo “Collegamenti”.
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| Collegamenti | Teletrasporto, entanglement e inquietanti azioni a distanza | 0.80909 | https://www.internazionale.it/opinione/giovanni-de-mauro/2014/11/28/collegamenti-2 | https://www.iltascabile.com/scienze/teletrasporto-entanglement-einstein/ |
>>
>> A fine luglio l'esercito del Niger ha deposto il presidente Mohamed Bazoum e completato [un colpo di stato](<https://www.ilpost.it/2023/07/27/niger-annunciato-colpo-di-stato/>): il generale Omar Tchiani si è autoproclamato leader del paese, sostenuto da parte della popolazione. Le manifestazioni a favore della giunta militare sin dai primi giorni sono state animate da un forte sentimento antifrancese. In contrapposizione alla Francia, ex potenza coloniale che ha ancora importanti interessi e influenze nell'area, tra i manifestanti sono comparse molte bandiere della Russia.
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>> Le bandiere russe sono diventate presto un simbolo della protesta e del nuovo corso del Niger. La Russia è vista da molti giovani dell'Africa occidentale come una potenza anticoloniale, in grado di aiutare i loro paesi a liberarsi dai legami con i paesi occidentali e a impostare un futuro diverso, che non deve essere per forza democratico. Anni di corruzione, malfunzionamento dello Stato e problemi economici hanno intaccato la fiducia nella democrazia di molti abitanti dell'area, e del Niger in particolare. L'attrazione per l'“uomo forte” è molto presente tra la popolazione locale, e la Russia e il suo presidente Vladimir Putin sono considerati un modello a cui fare riferimento.
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>> Nigerini con bandiere della Russia e del Niger durante una protesta contro la Francia a Niamey, Niger, 11 agosto (AP Photo/Sam Mednick)
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>> Sostenitori della giunta militare con una bandiera russa durante una manifestazione a Niamey, Niger, 27 luglio (AP Photo/Sam Mednick)
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>> L'apertura verso la Russia è stata favorita anche da una costante opera di disinformazione sui social network portata avanti da organizzazioni e personaggi riconducibili al governo russo. Allo stesso modo si ritiene che parte delle numerosissime bandiere russe sia stata distribuita dalla Russia stessa. Ahmed Bello, presidente dell'associazione nigerina PARADE, [creata dal ministero degli Esteri russi](<https://blogs.microsoft.com/on-the-issues/2023/09/01/russias-african-coup-strategy/>), ha raccontato [al _New York Times_](<https://www.nytimes.com/2023/10/01/world/africa/russian-flags-west-africa-niger.html?partner=slack&smid=sl-share>) che la distribuzione di bandiere sta avvenendo grazie a finanziamenti russi.
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>> La bandiera russa è diventata tanto ambita e di moda fra i giovani che è nata anche una produzione interna. I [sarti del Niger cuciono con frequenza](<https://www.youtube.com/watch?v=-lWg400THyg>) le bandiere bianche, blu e rosse, che vendono a 6 dollari: una maglietta con gli stessi colori può costare 3 dollari, un adesivo per l'auto (un gadget molto usato soprattutto dai tassisti) 80 centesimi.
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>> Un sarto cuce una bandiera russa a Niamey, Niger, 24 agosto (AP Photo/Sam Mednick)
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>> Sostenitori della giunta militare con bandiere russe durante una manifestazione vicino alla base aerea francese a Niamey, Niger, 27 agosto (EPA/ISSIFOU DJIBO/ansa)
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>> Le prime bandiere russe sono comparse in Africa occidentale in corrispondenza dei cantieri per realizzare alcune strade, finanziati appunto dallo stato russo. E sono così diventate presto simbolo di efficienza e di uno stato in grado di risolvere problemi. Le bandiere erano inoltre presenti sulle armi importate dalla Russia e sulle divise dei mercenari, soprattutto del gruppo Wagner. L'influenza di quest'ultimo e della propaganda russa nell'area sono considerati preoccupanti, lo stesso presidente deposto Bazoum [ne ha denunciato i rischi](<https://www.ilpost.it/2023/08/04/mohamed-bazoum-niger-colpo-di-stato-articolo-opinione/>).
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>> Sostenitori della giunta militare con bandiere russe durante una manifestazione contro la presenza militare francese in Niger, a Niamey, 25 agosto (EPA/ISSIFOU DJIBO/ansa)
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>> Sostenitori della giunta militare sventolano bandierine russe durante una manifestazione a Niamey, Niger, 26 agosto (EPA/ISSIFOU DJIBO/ansa)
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>> La bandiera e i suoi colori in Niger sono diventati anche un oggetto “di moda”, oltre che un simbolo di protesta. Kyle Walter, capo ricercatore di [Logically Facts](<https://www.logicallyfacts.com/en/analysis/niger-coup-disinformation>), azienda che studia le campagne di disinformazione, dice che «la bandiera russa è diventata un simbolo di resistenza, e al tempo stesso di una tendenza antioccidentale e antifrancese».
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>> Un sostenitore della giunta militare con una bandiera russa durante una manifestazione a Niamey, Niger, 27 luglio (AP Photo/Sam Mednick)
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>> Sostenitori della giunta militare con una bandiera russa durante una manifestazione a Niamey, Niger, 27 luglio (AP Photo/Sam Mednick)
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>> **– Leggi anche:** [Che paese è il Niger](<https://www.ilpost.it/2023/08/08/che-paese-e-il-niger/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| La passione del Niger per le bandiere della Russia | Il Niger non vuole più avere a che fare con la Francia | 0.876932 | https://www.ilpost.it/2023/10/03/niger-bandiera-russia/ | https://www.ilpost.it/2023/08/04/niger-revoca-accordi-cooperazione-militare-francia/ |
[ ](<https://www.ilpost.it/2014/04/20/pasqua/pasqua-2014-20/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2014/04/20/pasqua/pasqua-2014-20/>) Manila, Filippine [](<https://www.ilpost.it/2014/04/22/giornata-della-terra-apple/schermata-2014-04-22-alle-08-53-01/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/04/23/obama-oso/obama-a-oso-washington-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/04/23/le-foto-oggi-alla-camera/camera-dei-deputati-dl-lavoro/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/04/18/celebripost-64/beyonce-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/04/15/tyler-hicks-pulitzer/pulitzer-prizes-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/london-olympics-women-basketball/>) Basket femminile [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/londons-transport-network-faces-its-first-major-test-of-the-olympics/>) Trasporti pubblici a Londra [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/olympics-day-2-gymnastics-artistic/>) Alexandra Raisman [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/swimming-previews-day-2-2/>) Francesca Dallapé [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/london-olympics-swimming/>) Federica Pellegrini [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/day-67-the-olympic-torch-continues-its-journey-around-the-uk-2/>) Londra [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/londra-vigilia-delle-olimpiadi-33/>) Londra [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/londra-vigilia-delle-olimpiadi-34/>) Londra, il primo giorno [](<https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/londra-vigilia-delle-olimpiadi-35/>) Bolt
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| Le foto di Londra 2012 | Martedì 16 luglio | 0.917194 | https://www.ilpost.it/2012/07/20/le-foto-di-londra-2012/ | https://www.ilpost.it/2013/07/16/martedi-16-luglio/ |