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**Trecentodieci milioni di fucili e pistole. 310.000.000. Messe in fila sarebbero il più grande mausoleo della barbarie umana.** Negli USA una famiglia su tre possiede un'arma, sono 32 mila le vittime di pistole e fucili e 12 mila i morti per stragi folli dettate dal grilletto facile. Nei primi cinque giorni del 2016 sono 128 le vittime da arma da fuoco, di cui otto bambini. Babbo Natale, negli USA, a dicembre ha portato due milioni e mezzo di armi come pacchetto regalo. Benvenuti in America.
**L 'ultima vittima è una bambina di due anni uccisa da un altro bambino con una pistola lasciata incustodita in casa.** Due bambini che si sparano, esattamente, a che grado di civiltà vanno considerati? Un Paese dove l'omicidio è un vezzo coltivabile con qualche decina di dollari come si chiama? Una giustizia considerata come latente diritto all'offesa che grado di evoluzione giuridica rappresenta? Fermiamoci un momento: da quanti anni leggete e ascoltate le voci su quest'America che puzza di polvere da sparo? Tanti. Tantissimi. Michael Moore divenne Michael Moore parlandone al mondo con il suo ‘Bowling a Columbine' ed era il 2002, quattordici anni fa: quattordici anni di sdegno che non hanno scalfito gli usi e i costumi, quattordici anni di indignazione che hanno sfiorato il dibattito politico americano (e mondiale) per finire sul duello western (col morto) tra bambini.
**Piange, Obama, perché questi morti puzzano di una servitù che non si riesce a debellare e che solo i miopi vedono a forma di pistola:** gli USA soccombono ai soldi, soldi a forma di armi ma che puzzano di soldi anche senza avere la forma dei soldi, lobby che in America come nel resto del mondo dettano il passo ai Paesi sempre pronti a convergere sui fatturati. Quel bimbo non è morto mica di pallottola: quel bimbo muore di inedia politica.
**Se è vero che con il suo discorso Obama ha riportato il tema al centro del dibattito politico** da un'altra parte i numeri dicono che il numero di cittadini favorevoli ad una politica di restrizioni sulle armi da fuoco non raggiunge il 50%. Per questo il Presidente USA ha parlato durante il suo ultimo intervento di «common sense» affidandosi al buon senso di un'etica che deve riuscire ad imporsi in epocale cambiamento culturale.
**Ce la farà Obama? No.** Potrà usare tutti i suoi poteri presidenziali per prendere provvedimenti limitati, consapevole di avere un Congresso che non gli garantirebbe (e non gli ha garantito) i numeri per un intervento più sostanziale però con il suo discorso ancora una volta ha deciso di tenere la luce accesa. Questa volta senza aspettare la prossima strage.
**Ma cosa ci dice il Presidente della prima potenza mondiale in lacrime davanti alle telecamere?** Che la politica, spesso, non è capace di essere giusta. Già. E sarebbe da segnarselo anche per la prossima esportazione di democrazia.
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### Leggi anche:
### [Perché negli Usa circolano tante armi](<https://left.it/2015/08/27/virginia-stati-uniti-armi/>)
### [Obama prova a limitare la circolazione delle armi](<https://left.it/2016/01/05/obama-usera-i-poteri-presidenziali-per-limitare-la-circolazione-di-armi-da-fuoco/>)
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*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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La befana americana ha un fucile semiautomatico. Niente scopa.
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Due tragedie per un anniversario
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https://left.it/2016/01/07/la-befana-americana-ha-un-fucile-semiautomatico-niente-scopa/
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https://www.agensir.it/mondo/2021/09/08/due-tragedie-per-un-anniversario/
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“Una messa in scena, senza un partito di opposizione, dall’esito scontato. Nessun cambiamento, partiti di regime”. Così **Serena Giusti** , docente di relazioni internazionali presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ricercatrice Ispi, commenta le elezioni per la Camera bassa del parlamento che si sono svolte domenica 25 febbraio in Bielorussia. Un voto – denunciava giorni fa l’ong per i diritti umani “Viasna” - che si è svolto in totale assenza di una campagna politica vera e propria, nella “completa epurazione” dallo spazio pubblico delle organizzazioni della società civile, e con la conservazione di soli 4 partiti filogovernativi. In un comunicato diffuso alla vigilia del voto, anche l'Ufficio Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr) esprimeva profondo rammarico per la decisione delle autorità bielorusse di non invitare alle elezioni osservatori esterni, “privando i cittadini e le istituzioni del Paese di una valutazione imparziale, trasparente e completa da parte di un organismo internazionale”. L'Osce assicurava pertanto l’impegno a “seguire da vicino gli eventi in Bielorussia e le loro conseguenze per la democrazia e i diritti umani".
**Professoressa, la Tass riporta che l 'affluenza alle urne è stata addirittura del 73,09%. È reale? E come leggere questo dato?
**L'opposizione in esilio aveva invitato a non andare a votare, proprio come forma di protesta. Però anche non andare a votare è comunque una scelta molto difficile per chi vive lì. In Bielorussia, c’è una economia fortemente statalizzata per cui la leadership ha ogni strumento di ricatto sulla popolazione a partire dalla possibilità di togliere il lavoro alle persone con forme di licenziamento. Questo spiega perché qualsiasi forma di opposizione che sia anche quella di non andare a votare, può essere difficilmente praticabile. C'è un forte controllo da parte dello Stato, senza considerare che spesso anche in passato, prima delle elezioni venivano riconosciuti sussidi ai pensionati o approvati incrementi delle pensioni proprio per ottenere il consenso. Quindi, è tutto molto falsato.
**Possibile che i giovani accettino questa situazione? Che fine hanno fatto quelle proteste che abbiamo raccontato nel 2020?**
> C’è da dire che i membri dell'opposizione che erano stati i più determinati in quelle manifestazioni, o sono in prigione o sono espatriati e quindi vivono fuori dal paese.
Riescono ad avere un'influenza sugli attori esterni e quindi sui paesi europei e sugli Stati Uniti però hanno meno influenza all'interno del Paese, dove peraltro anche i social media sono controllati. Non ci dimentichiamo poi che la Russia è vicina. E quanto è accaduto in Ucraina nel 2022, pesa. La Russia in Ucraina ha mostrato che può intervenire. È evidente che, in maniera latente, c'è un movimento soprattutto tra i giovani potenzialmente di opposizione. Il suo emergere oggi è molto difficile, e per due ragioni: per le forme di repressione interna e per il fatto che i loro leader sono all'estero.
**Anche la morte di Aleksej Nalvalny ha lanciato un messaggio molto forte.
**Non c’è solo il caso Navalny. È da poco morto in carcere un altro dissidente bielorusso. E questo dimostra che ci vuole davvero molto, molto coraggio.
**La Bielorussia è il più grande alleato della Russia, anche a livello tattico e militare?
**Come dicevo prima, l’economia della Bielorussia dipende dalla Russia, e la permanenza al potere di Lukashenko dipende dal sostegno di Vladimir Putin, anche se nelle relazioni tra i due paesi ci sono stati momenti di tensione. I due sicuramente dal punto di vista personale non si amano più di tanto. Detto questo, bisogna ricordare, per esempio, che nel 2014 Lukashenko non riconobbe l'annessione della Crimea da parte della Russia. L'ha riconosciuta sotto pressione di Putin solo nel 2020. Da parte sua, la Russia, in seguito, ha riconosciuto un finanziamento sostanzioso alla Bielorussia per far fronte alle contestazioni interne. Per ora la Bielorussia è riuscita a non essere parte del conflitto in Ucraina. Almeno per quello che ci è consentito sapere, non ci sono militari bielorussi impiegati sul fronte, però dal punto di vista logistico sono stazionati al confine mezzi russi e in un certo periodo anche la Wagner era stazionata in Bielorussia.
> Una opposizione latente c'è ma perché si manifesti, è veramente molto rischioso e in questo momento evidentemente manca la forza per farlo.
**Quanto il destino di Lukashenko è legato al destino di Putin?
**Diciamo che in questo momento l’unico modo per poter pensare ad un cambio di regime, dipende dalla decisione di Vladimir Putin di sostenere o meno Lukashenko. Senza il sostegno della Russia, Lukashenko si troverebbe nella condizione di non poter più garantire un certo standard di vita ai propri cittadini. Non dimentichiamo, per esempio, che l’energia arriva dalla Russia a bassissimo prezzo. Insomma, verrebbe meno quella legittimità che magari in alcuni strati della popolazione, soprattutto più anziani, il governo ancora gode. Tra l’altro, la Bielorussia non ha mai avuto quella transizione che hanno vissuto i paesi di tutto l’Est Europa nei primi anni ’90, anche con costi sociali ed economici disastrosi. In alcuni strati della popolazione bielorussa ci potrebbe anche essere una certa reticenza al cambiamento perché finora, un certo livello di vita è stato garantito mentre guardando ai paesi limitrofi, la gente vede che ogni cambiamento spesso porta dei costi altissimi anche in termini di stabilità. Insomma, questa dipendenza economica, che poi significa stabilità di regime, impedisce che ci possa essere un ricambio e fa sì che Lukashenko possa rimanere.
**Che tipo di evoluzioni future si intravedono oggi in questa area dell’Europa?
**Sicuramente, c'è una netta cesura tra quei paesi che sono entrati nell'Unione europea o che comunque hanno relazioni molto strette con l'Unione europea, e quei paesi dove la Russia continua avere influenza e il cui futuro dipende dalla Russia. Pensiamo a quanto sta succedendo proprio in questi giorni nell’area della Moldova dove si parla di un possibile referendum in Transnistria. Noi come Europa possiamo sostenerli ma non possiamo certo andare a influire nei processi interni dei paesi.
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Elezioni in Bielorussia. Giusti (Ispi): "Una messa in scena, ma per opporsi al regime ci vuole coraggio
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Bielorussia, la fabbrica di dissidenti
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https://www.agensir.it/europa/2024/02/27/elezioni-in-bielorussia-giusti-ispi-una-messa-in-scena-ma-per-opporsi-al-regime-ci-vuole-coraggio/
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https://left.it/2021/07/07/bielorussia-la-fabbrica-di-dissidenti/
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La risposta al dramma delle migrazioni, e alle pantomime ripugnanti di chi vuole respingerle abolendo il senso di umanità, deve essere prima di tutto una risposta culturale: e ciò vale sia per i cittadini sia per i loro rappresentanti. Perché un tema così immane si affronta con una visione del mondo e delle persone che si articola in una prospettiva storica - oltre che geopolitica - senza la quale non è possibile intervenire perché non si può comprendere che cosa sta accadendo. E questa visione comprende un minimo di sensibilità e di interesse per le storie e le culture che ogni migrante si porta dietro. Un governo che finora si è manifestato quasi soltanto per bocca di un ministro che ha elevato il disprezzo per chi pensa e chi emigra a spina dorsale non solo del suo stile di comunicazione, ma della sua stessa attività politica, esibisce soltanto risposte incolte, ispirate da una paura del diverso e da un malinteso senso di identità che stanno agli antipodi di un’idea dinamica di cultura e di patrimonio, fatta soprattutto di connessioni e di aperture. Non ce lo possiamo permettere.
Per affrontare le migrazioni come qualsiasi altro grande processo storico c’è bisogno di un’idea forte di patrimonio culturale, inteso come spina dorsale della vita civile. Ma quanto forte è davvero l’idea che questa Italia ha del suo patrimonio? E quanto siamo convinti che il patrimonio è una straordinaria risorsa non solo perché alimenta il turismo, ma soprattutto perché alimenta il nostro essere cittadini e il nostro restare umani? E c’è una coscienza - storica e civile - nelle nostre azioni di difesa del patrimonio?
Proviamo a ragionarci partendo da tre citazioni, non dichiarandone subito l’autore.
A) «Grazie alle nuove tecnologie e all’alfabetizzazione di massa, la cultura è diventata uno strumento democratico con costi d’accesso estremamente bassi e che può essere offerto ad una vastissima tipologia di persone. Il dialogo interculturale, inoltre, è un mezzo per la costruzione della pace».
B) «Un euro in cultura per un euro in sicurezza. Aprire i musei, altro che chiudere i porti. Investire sui teatri e sulla scuola, specie nelle periferie, non solo sulla repressione».
C) «Senza retorica, sono convinto che i contatti fra culture e lingue diverse servano ad abbattere i confini».
In fondo, sembrano tre momenti di uno stesso discorso, tale è la sintonia di questi punti di vista: la cultura è fondamentale e senza cultura non c’è futuro. Dunque, deve stare al centro dell’azione politica. La citazione A) è tratta da un intervento del ministro Alberto Bonisoli a Fabriano, al cospetto del presidente Sergio Mattarella, il 12 giugno scorso. L’idea di una «vastissima tipologia di persone» non brilla per eleganza né per chiarezza semantica, ma quella di una cultura come strumento democratico, e dunque inclusivo, è fisiologicamente necessaria. Da credere è che questa sia la linea politica non solo del Mibac, ma di tutto il governo attuale. Più riconoscibile B), tratta dalla lettera autoapologetica inviata fuori tempo massimo da Matteo Renzi a _Repubblica_ : la linea del suo governo, certo. Ma quanto seguita nei fatti? Certo che sicurezza e inclusione si costruiscono con istruzione e cultura, ma in quale modello culturale aveva investito il governo Renzi (e a cascata quello Gentiloni), se l’azione più significativa in questo senso è stata una riforma dell’amministrazione dei beni culturali che dietro la vetrina internazionalista e valorizzativa ha smantellato un sistema di tutela che ancora poteva fare scuola nel mondo, negando di fatto il suo vero punto di forza, e cioè il rapporto tra musei e territorio? Coltivare il patrimonio culturale significa soprattutto recuperare questo rapporto, rilanciando la salvaguardia e la piena messa in valore del patrimonio diffuso, ed è questo il compito politico che sembrava essersi preso in carico il nuovo ministro, annunciando una riforma del settore che era anche e soprattutto una verifica critica di efficacia e debolezze della riforma legata al nome di Dario Franceschini. Cosa non facile in un governo dove il presidente non ha parlato di cultura nel suo discorso di insediamento, uno dei vice ha lamentato che a Taranto non c’è un museo della Magna Grecia e l’altro, milanese, ha ammesso ridacchiando di non aver mai visto il Cenacolo di Leonardo.
Il decreto di riorganizzazione del Mibac deve essere ancora pubblicato e soprattutto corredato di un regolamento che spieghi alcuni meccanismi di funzionamento al momento difficili, se non impossibili, da valutare: ne ha parlato con acutezza Rita Paris nello scorso numero di _Left_ , per cui non posso che aggiungere qui alcune glosse ispirate in buona parte dalle parole C). Che si devono, incredibile a dirsi, a Matteo Salvini. Le ha pronunciate a Bologna nell’aprile 2016, durante la campagna elettorale pro Lucia Borgonzoni (attuale sottosegretario al Mibac), e lasciano intravedere una prospettiva che non trova riscontro nella successiva sua azione di propaganda e di governo. O forse sì, se proviamo a contestualizzarle alla luce di quel che ha detto poco prima: «Bisogna puntare sulla cultura. Sono stufo che sia occupata militarmente dagli ignoranti di sinistra, dagli amici degli amici, dall’Arci, dal partito dei furbetti» (da _La Stampa_ del 14 aprile 2016).
La cultura, insomma, è uno spazio da occupare _manu militari_ per non lasciarlo agli avversari, e non un pilastro su cui costruire un progetto di futuro. Qualcosa di strumentale, che non produce né cittadinanza né civiltà. Magari reddito e potere. Ma è, soprattutto, qualcosa che ha fatto del male al Paese soprattutto perché lasciata in certe mani. Tra le mani più sciagurate, e dunque degne di un bel taglio secondo la sharia salviniana, ci sarebbero gli uffici periferici del Mibac, le soprintendenze tanto vituperate anche dall’altro Matteo, e da questi non abolite ma fortemente ridimensionate. Nel programma della Lega sul sito ufficiale del partito si trova infatti la proposta «di abolire le soprintendenze, che hanno causato una ormai provata incapacità di movimento e di crescita del nostro sistema culturale. È necessario dunque attribuire alle Regioni ogni potestà decisionale in materia di beni culturali, trasferendo le competenze ai territori secondo le diversificate esigenze dei settori culturali. Affidare la cultura alle istituzioni locali è l’unico modo di proteggerla dall’immobilismo cronico, dal clientelismo e dal malaffare».
Sono gli estremi di una denuncia per diffamazione: vi si dice infatti, né più né meno, che funzionari e dirigenti di comprovata esperienza, arrivati al posto che occupano dopo anni di studi, concorsi e gavette in cambio di uno stipendio miserrimo, sono in netta maggioranza incapaci e/o corrotti. Mentre ciò non accadrebbe, come per incanto, se quegli stessi ruoli fossero affidati alle regioni o ai comuni. Non possiamo limitarci a liquidare simili scemenze con una scrollata di spalle: da un lato, si tratta di posizioni che vantano un minimo di sostegno, diciamo così, intellettuale: per esempio nelle posizioni di Luca Nannipieri, che da anni va sostenendo, tra articoli e pamphlets, che le soprintendenze vanno abolite e le loro funzioni devolute ai comuni.
La riforma lanciata da Bonisoli parla di «maggiore attenzione ai territori, cancellazione di inutili sovrapposizioni attraverso l’eliminazione di duplicati e funzioni doppie per una migliore azione amministrativa, ottimizzazione e razionalizzazione della spesa, superando i confini amministrativi e legando tra di loro situazioni e siti secondo una logica tematica». Tradotto in linguaggio operativo, significa tra l’altro una nuova direzione generale per i contratti, l’accorpamento di alcuni poli museali e segretariati regionali, con la creazione di ircocervi interregionali che non si capisce come possano funzionare vista l’eterogeneità dei loro oggetti di interesse, la perdita di autonomia di alcuni musei, scelti non si capisce in base a quali criteri (il caso più clamoroso è quello della Galleria dell’Accademia di Firenze), e comunque una limitazione di autonomia per tutti, anche sulla questione dei prestiti. L’impianto delle soprintendenze uniche, talvolta deformato da accorpamenti territoriali assurdi (come la soprintendenza di Alessandria-Asti-Cuneo) non viene intaccato, ma si propone anzi di abolire gli attuali uffici esportazione e di sostituirli con pochi grandi uffici dirigenziali - si parla di quattro in tutta Italia - che gestiranno il traffico delle opere in uscita dal Paese: funzione delicatissima, e centrale nella logica del modello italiano di tutela.
Questa novità è stata salutata come uno strumento per rafforzare la tutela, ma mi permetto di dubitarne. Intanto perché gli uffici esportazione non dipendono dalle soprintendenze, che pure ne forniscono il personale: sono già uffici autonomi dove chi decide è il direttore dell’ufficio, non il soprintendente. Accorpare in sole quattro sedi tutto il notevole movimento di opere che attualmente l’esportazione governa rischia di determinare una forte congestione: sembra che possano rimanere in piedi gli attuali uffici esportazione declassati in quanto succursali degli uffici principali, ma allora non si capisce come possa essere organizzato il lavoro. Per esempio: se si crea un grande ufficio esportazione a Milano, un antiquario di Genova che cosa fa? Presenta l’opera lì e i funzionari di Genova poi mandano tutto a Milano? Forse converrebbe lavorare su una maggiore uniformità di protocolli condivisi: è importante che gli uffici esportazione seguano criteri omogenei, ma non è il caso che la periferia venga di fatto così penalizzata ancora una volta sostanzialmente a favore del centro, laddove lo Stato dovrebbe essere forte dovunque e non abbandonare le periferie. Gli uffici ministeriali stanno per essere rinvigoriti e dall’assunzione di personale fresco, reclutato attraverso concorsi imminenti (bisogna sicuramente dare merito al ministro di essersi molto impegnato su questo fronte), ma bisogna vedere come questo personale verrà distribuito.
Scopo di tutto questo sembra essere rendere più razionale la macchina amministrativa. Ma il patrimonio culturale non è amministrazione. Quale visione del patrimonio e quale progetto di Paese ispirano queste azioni politiche? Lo stesso caso dell’Accademia a Firenze, che potrebbe finire in una stessa megadirezione con Uffizi e Pitti, anziché andare ad arricchire il polo museale con i suoi introiti, evidenzia questa opacità di visione, o comunque un malinteso senso della funzione di un museo, che in entrambi i casi il suo ministero vedrebbe solo come produttore di incassi.
Ma anziché discutere con foga da campanile sulla perdita di autonomia di un museo piuttosto che di un altro, e della sorte dei loro direttori (problema peraltro serissimo), dobbiamo semmai - e qui si torna al progetto eversivo di Salvini - interrogarci seriamente sul futuro del nostro sistema della tutela anche alla luce di devoluzioni territoriali che sembrano imminenti, se è vero che la bozza di accordo tra il governo e le Regioni che hanno chiesto l’autonomia - Lombardia, Emilia Romagna e Veneto - assegna a Lombardia e Veneto la tutela del patrimonio artistico e ambientale. Addirittura la bozza più operativa elaborata dal Veneto e concordata col governo il 15 maggio prevede senza mezzi termini di porre le soprintendenze alla dipendenza della Regione. La cosa rischia di creare un conflitto anche a livello costituzionale, perché la tutela non è oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni, ma esclusiva dello Stato. Questo dunque è il campo su cui si giocherà la partita decisiva: che non riguarda soltanto cultori professionali del patrimonio, intellettuali e “professoroni”. Riguarda tutti noi proprio in quanto il patrimonio è la risorsa del nostro stare al mondo, anche là dove tutto sembra non avere senso. Ma è soltanto in questa coscienza del patrimonio che possiamo ritrovare un senso anche là dove non sembra esserci più. Forse ce ne dovremmo ricordare ogni volta che un barcone si affaccia al nostro orizzonte.
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L'articolo di Fulvio Cervini è tratto da Left n. 28 del 12 luglio 2019
[ SOMMARIO](<https://left.it/left-n-28-12-luglio-2019/>) [ ACQUISTA](<https://left.it/prodotto/left-28-2019-12-luglio/>)
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Il patrimonio culturale spina dorsale della vita civile
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Nuovi percorsi per rafforzare la democrazia
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https://left.it/2019/08/28/il-patrimonio-culturale-spina-dorsale-della-vita-civile/
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https://altreconomia.it/nuovi-percorsi-per-rafforzare-la-democrazia/
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Stimolato dai recenti e interessantissimi articoli su Marx di Voccia e Antonelli, avvisando degli inevitabili errori verso cui lo stato delle mie attuali conoscenze mi condurrà, mi è sorta la voglia di esprimere un parere a riguardo. Il mio intento non è di certo tentare di ristabilire una corretta lettura del pensiero del filosofo di Treviri, autore che, tra l’altro, si presta a svariate interpretazioni. La mia intenzione è semplicemente quella di liberare il suo pensiero dalle letture semplicistiche che spesso circolano in area libertaria (interpretazioni semplicistiche corrisposte dai marxisti nei confronti della nostra tradizione intellettuale).
Voccia, nel suo articolo sostiene che la ricetta dei risultati storici degli epigoni di Marx sia stata fornita dallo stesso Marx e che la chiave di volta per comprendere tale ricetta sia il concetto marxiano di fase di transizione. Infatti, secondo Voccia, la teoria della dittatura del proletariato, nonostante appaia come mezzo attraverso cui costruire gradatamente nella società elementi di autogestione in opposizione alle forme sociali capitalistiche, in realtà è intesa da Marx in maniera contraria. In riferimento a ciò scrive: ”Infatti, è arcinoto come Marx ritenga che le forme di produzione si trasformino l’una nell’altra solo quando quella precedente ha raggiunto il massimo sviluppo delle forze produttive compatibile con essa. La cosa, dicevamo è arcinota, ma assai meno nota è la sua conseguenza logica: il capitalismo è fase di transizione a se stesso”.[1] Voccia, infine, sostiene che neanche l’analisi economica è priva di colpe in quanto Marx analizza l’economia capitalistica dando un ruolo di primo piano alla produzione rispetto alla distribuzione dei beni prodotti: ciò comporta l’esclusione della critica sull’aspetto della distribuzione della ricchezza sociale nella fase di transizione.
Sicuramente molti degli ingredienti del budino, riuscito non troppo bene, immangiabile o disgustoso che sia, sono stati forniti da Marx ma credo che Voccia si muova entro una linea interpretativa difettosa in quanto la fase di transizione pensata da Marx, per quanto criticabile in un’ottica libertaria, non corrisponde alla sua descrizione e la concezione stessa della dittatura del proletariato muta a seconda delle circostanze storiche così come ogni filosofia si trasforma quando si trova a dover fare i conti con la realtà. Marx in realtà, contrariamente a quanto sostiene Voccia, si interroga sulla questione della distribuzione nella fase di transizione. Secondo “il moro”, infatti, per costruire una società comunista il proletariato non può che partire dall’abolizione dell’essenza dei rapporti di produzione capitalistici costituita dal lavoro salariato. Tuttavia l’abolizione del lavoro salariato non costituisce l’attuazione della società comunista proprio perché da un punto di vista redistributivo, siccome si tratterebbe di una società con retaggi capitalistici, l’operaio riceverebbe l’equivalente relativo alla quantità di lavoro svolto.
Scrive Marx a proposito nella Critica del programma di Ghota: ”Per esempio, la giornata lavorativa sociale consta della somma delle ore di lavoro individuale. Il tempo di lavoro individuale del singolo produttore è la parte della giornata lavorativa sociale da lui fornita, la sua partecipazione alla giornata lavorativa sociale. Egli riceve dalla società uno scontrino da cui risulta che egli ha prestato tanto e tanto lavoro (dopo la detrazione del suo lavoro dai fondi comuni), e con questo scontrino egli ritira dal fondo sociale tanti mezzi di consumo quanti equivalgono al costo del lavoro corrisposto. Lo stesso quantum di lavoro che egli ha dato alla società in una forma, lo riceve in un’altra”.[2] In questa fase ci troviamo in una situazione comunista in quanto niente può essere proprietà individuale se non i mezzi di consumo ma, allo stesso tempo, per quanto riguarda la distribuzione, permangono alcune disuguaglianze. Questa fase per Marx non è né capitalismo e né ibrido tra comunismo e capitalismo poiché, a differenza di quanto sostiene Voccia, Marx chiarisce che il compito del proletariato non è semplicemente assumere il potere, bensì trasformare la macchina statale borghese.
L’interpretazione di Voccia si presta più che alla concezione di Marx a quella leniniana di fase di transizione, secondo cui la premessa non sarebbe l’abolizione del lavoro salariato ma lo Stato costituito dagli operai armati che, nella fase socialista, dovrebbe trasformare tutti in lavoratori salariati dello Stato centralizzato. Ma siccome, come ha scritto giustamente Antonelli ”la scientificità di una teoria non viene affermata una volta per tutte, ma ogni volta deve dimostrare la sua efficacia e la sua utilità rispetto all’aggregato sociale di riferimento”,[3] è interessante osservare come si evolvono o si smentiscono le teorie politiche quando è l’ora della loro attuazione. Del resto lo stesso Marx nel Diciotto Brumaio ricorda che ”Gli uomini fanno la propria storia, ma non la fanno in modo arbitrario, in circostanze scelte da loro stessi, bensì nelle circostanze che essi trovano immediatamente davanti a sé, determinate dai fatti e dalla tradizione”.[4] Una volta al potere anche Lenin si accorse che forse in Stato e rivoluzione l’aveva fatta sembrare un po’ troppo facile!
Sicuramente un limite della concezione della fase di transizione è implicita nella concezione progressiva della storia, essa però non si lega strettamente alla modalità di attuazione di una fase transitoria bensì all’intero impianto teorico, derivato da una tendenza della cultura occidentale, a cui tanto il marxismo quanto l’anarchismo sono stati legati in passato (penso, per esempio, al determinismo naturalistico di Kropotkin sopra il quale si scatenarono aspri dibattiti tra organizzatori e anti-organizzatori) e di cui Marx non può essere considerato colpevole.
Il XIX secolo è il momento in cui giunge a maturazione l’elaborazione di una filosofia della storia scientifica e laica. Se Hegel indica una tappa decisiva per questa costruzione con la sua concezione della storia come processo dialettico di autorealizzazione dello spirito del mondo, il positivismo compie il passo finale verso una filosofia della storia scientifica. Esso può essere considerato come l’espressione di un contesto culturale e mentale specifico, al cui centro troviamo la fiducia nel futuro. Manifestazione di tale contesto è la concettualizzazione della legge dei tre stadi del progresso formulata da August Comte scandita da tappe segnate prima da un paradigma conoscitivo di tipo teologico, poi da uno metafisico ed infine da uno positivo e scientifico, ciascuno dei quali corrispondente a determinati modelli sociali. Questa visione della storia, che appare come la laicizzazione delle tappe della storia universale che il nostro senso comune storiografico ha ereditato dalla tradizione giudaico-cristiana, influenzò l’intero mondo culturale e indubbiamente pure Marx ne risentì.
Gran parte dei primi socialisti da Saint-Simon a Owen, passando per Luis Blanc e Proudhon, intendevano il socialismo come il risultato inevitabile di un andamento storico progressivo. Più o meno dal 1870 in poi Marx ed Engels cominciarono a tendere verso l’applicazione delle teorie di Darwin al divenire storico-sociale e successivamente furono influenzati dalle teorie dell’antropologo Lewis H. Morgan teorizzatore di una teoria evoluzionista incentrata su una successione di stadi (selvaggio, barbarie, civiltà). Tuttavia possiamo classificare gli stadi di sviluppo marxiani da un punto di vista evoluzionista multilineare e non unilineare in quanto Marx, ai cinque stadi di sviluppo fatti propri dall’ortodossia marxista, aggiunge il modo di produzione asiatico rimosso dal mondo culturale sovietico (chissà! forse per una certa somiglianza socio-economica!). Lo stesso Marx dichiarò, in una lettera inviata alla rivista russa Annali della patria che la sua analisi era unicamente orientata a “indicare la via mediante la quale, nell’Europa Occidentale, l’ordine economico capitalistico uscì dal grembo dell’ordine economico feudale”.[5] Non aveva mai pensato di rendere quello “schizzo della genesi del capitalismo nell’Europa occidentale in una teoria storico-filosofica della marcia generale fatalmente imposta a tutti i popoli, in qualunque situazione essi si trovino”.[6] Addirittura rifiutò la concezione unilineare quando, commentando l’affermazione secondo cui era possibile giungere ad una società comunista solamente passando attraverso una fase capitalistica, prese come riferimento un momento della storia di Roma antica in cui alcune delle condizioni determinanti per la formazione della società capitalistica in futuro erano già presenti a Roma.
Tutto questo non toglie che Marx era convinto che la contraddizione tra sviluppo delle forze produttive della società e rapporti di produzione capitalistici sarebbe stata superata con una rivoluzione socialista – e in ciò Voccia ha ragione – ma come conseguenza logica non implica né una visione unilineare dello sviluppo storico né il fatto che il capitalismo sia fase di transizione a se stesso, poiché in questo caso ci troveremmo di fronte a un materialismo settecentesco di tipo meccanico. La coscienza stessa dell’uomo che è determinata dall’essere sociale non sta in un rapporto meccanico con la struttura socio-economica. “La coscienza umana è plasmata dal rapporto dialettico tra soggetto e oggetto, entro il quale gli uomini con la loro azione plasmano il mondo in cui vivono e sono da esso a loro volta plasmati”.[7] Per Marx la percezione sensoriale non è immutabile ma fa parte di un mondo fenomenico che è “un prodotto storico, il risultato dell’attività di tutta una serie di generazioni, ciascuna delle quali si è appoggiata sulle spalle della precedente, ne ha ulteriormente perfezionato l’industria e le relazioni e ne ha modificato l’ordinamento sociale in base ai mutati bisogni. Anche gli oggetti della più semplice certezza sensibile gli sono dati solo attraverso lo sviluppo sociale, l’industria e le relazioni commerciali”.[8]
La ricetta del budino sfornato male a questo punto non pare dipendere tout court dalla concezione della fase di transizione di Marx (da inquadrare comunque nel quadro di una proposta non priva di autoritarismo ed esposta a quella concezione progressiva della storia che ha ostacolato una visione del socialismo in chiave storico-sperimentale), bensì dalla rigidità con cui venne considerata da parte del marxismo successivo, in particolare quello sovietico, dalla visione unilineare dello sviluppo della società e dalla concezione epistemico-filosofica della rivoluzione sociale. Se il superamento dell’epistéme del marxismo di Bernstein implica il superamento della totalità ed il riformismo legato all’organizzazione tecnico-scientifica della realtà, la filosofia epistemica rischia di incappare in una prassi autoritaria soprattutto se si ha la pretesa leninista di far coincidere l’attività dell’uomo politico-rivoluzionaria con la logica oggettiva dello sviluppo della materia reale. Prassi rivoluzionaria che deve collimare con lo sviluppo dialettico del reale che conduce inevitabilmente al comunismo. In entrambi i casi ci troviamo in un vicolo cieco.
Quali prospettive rivoluzionarie aprono queste due concezioni a maggior ragione se la crisi delle istituzioni fautrici della filosofia marxista le ha condotte dall’epistéme all’apertura a forme di organizzazione sociale tecnico-scientifica legate al modo di produzione capitalistico? Com’è possibile l’immissione, attraverso la prassi, logica e oggettiva nel movimento reale del divenire umano se il pensiero umano non è perfetto e la coscienza per quanto determinata dall’essere sociale deve fare i conti con la percezione sensoriale legata al mondo culturale in cui vive? Sicuramente il divenire è empiricamente osservabile e la volontà umana ha maggiore possibilità di affermazione solo se corrisponde a necessità oggettive. Il problema sta nello svelare le modalità con cui immettersi nel divenire e la pratica conseguente nei confronti della quale la filosofia-epistemica potrebbe essere un limite in quanto implica la credenza della possessione di una conoscenza certa e incontrovertibile.
È possibile una ripresa dell’episteme evitando i rischi di deviare verso una concezione totalitaria e ideologica? Quale alternativa priva di incrostazioni ideologiche noi libertari siamo in grado di fornire? Già Korsch e la scuola di Francoforte hanno optato per una filosofia come critica dell’epistéme opponendosi implicitamente a quel marxismo che aveva fatto della dialettica una scienza o metafisica alternative. In ogni caso, tornando a Marx, credo che il suo pensiero, se liberato dalle interpretazioni volgari, sia imprescindibile anche per una critica libertaria al capitalismo e in particolar modo la percezione del capitalismo come separazione e alienazione dell’uomo.
Manuel Pagliarini
Note
[1] VOCCIA, Enrico, “L’unico Marx”, in Umanità Nova, anno 96 n° 20, 12/06/2016.
[2] MARX, Karl, Critica del programma di Gotha, Bolsena (VT), Massari Editore, 2008, p. 49.
[3] ANTONELLI, Tiziano, “I due Marx”, in Umanità Nova, anno 96 n° 19, 5/06/2016.
[4] MARX, Karl, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, Roma, Editori Riuniti, 2015.
[5] GUARRACINO, Simone, Le età della storia, Milano, Mondadori, 2001, p. 79,
[6] Ibidem.
[7] GIDDENS, Antony, Capitalismo e teoria sociale, Milano, Il Saggiatore, 2015, p. 49.
[8] Ibidem.
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Su Marx e oltre -
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Albania: Lubonja e la crisi dei socialisti
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https://umanitanova.org/su-marx-e-oltre/
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https://www.balcanicaucaso.org/aree/Albania/Albania-Lubonja-e-la-crisi-dei-socialisti-31886
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>> Il Consiglio generale del potere giudiziario spagnolo (CGPJ), cioè l’organo di garanzia della magistratura, [ha deciso](<https://www.lavanguardia.com/politica/20221227/8660171/sector-conservador-judicial-impone-designados-tc.html>) ieri pomeriggio, durante una seduta plenaria straordinaria, di eleggere i due giudici del Tribunale costituzionale spagnolo di cui fino a ora, con il sostegno del Partito popolare (PP, il principale partito di centrodestra, attualmente all'opposizione del governo del socialista Pedro Sánchez) aveva ritardato la nomina. Si è così sbloccata una situazione ferma da giugno, e che aveva causato una [gravissima crisi istituzionale](<https://www.ilpost.it/2022/12/16/spagna-crisi-nomine-giudiziarie/>). Ora il Tribunale avrà una maggioranza di orientamento progressista.
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>> Finora, l'equilibrio di potere all'interno del CGPJ (con otto membri progressisti e dieci conservatori) aveva reso molto complicato un accordo. Ieri, infine, i membri del CGPJ hanno eletto all'unanimità in seconda votazione César Tolosa e María Luisa Segoviano, giudici che erano stati entrambi proposti dall'ala conservatrice dell'organo di garanzia. L'ala progressista li ha però votati, rinunciando al proprio candidato. E l'ha fatto, secondo quanto [riportato](<https://elpais.com/espana/2022-12-27/el-poder-judicial-elige-por-unanimidad-a-los-magistrados-propuestos-por-el-sector-conservador-para-el-constitucional.html>) dal quotidiano spagnolo _El País_ , per «senso istituzionale» e «esercizio di responsabilità». Il compromesso è stato comunque reso possibile dal fatto che Tolosa è di orientamento conservatore, ma è un moderato, e che Segoviano, pur non essendo la prima scelta del settore progressista, è di tendenze progressiste e molto stimata.
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>> Grazie a questo compromesso, il CGPJ darà a sua volta il via libera al processo che consentirà al governo di rinnovare l'orientamento del Tribunale costituzionale, l’equivalente della nostra Corte costituzionale, che passerà dall'avere una maggioranza conservatrice ad averne una progressista grazie a nuove nomine del governo guidato dal Partito Socialista. Dopo l'insediamento del nuovo Tribunale, dovrà essere eletto anche il presidente.
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>> Il rinnovo del Tribunale costituzionale era bloccato da giugno, da quando era terminato il mandato di quattro giudici, tre dei quali di orientamento conservatore: da allora non era stato trovato un accordo per rinnovare le cariche scadute, cosa che si sarebbe dovuta fare entro la metà di settembre. Dei quattro giudici il cui mandato era scaduto, infatti, due dovevano essere nominati dal governo, e due dal CGPJ. Il governo aveva nominato i propri giudici il 29 novembre, ma il Tribunale si era rifiutato di consentire loro di entrare in carica senza che il CGPJ, la cui maggioranza è fedele ai conservatori, scegliesse i propri due, avanzando dubbi sulla legittimità di un rinnovo parziale.
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>> Dei 20 membri che compongono il CGPJ, otto sono di nomina parlamentare, e il governo avrebbe potuto cambiarli per modificare l’orientamento del Consiglio: ma era necessario che i tre quinti del parlamento approvasse i nuovi candidati per poterli rinnovare ed era quindi necessario anche il voto del PP.
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>> Dopo mesi di trattative e di scontri, nelle ultime settimane il governo Sánchez aveva deciso di forzare la situazione e aveva presentato una proposta di legge che prevedeva che non fossero più necessari i tre quinti del parlamento per nominare nuovi membri del CGPJ (che a loro volta avrebbero dovuto nominare i due nuovi giudici del Tribunale) ma che fosse sufficiente una maggioranza semplice.
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>> La riforma era stata però accorpata dal governo ad altre proposte non attinenti, alcune delle quali avrebbero avvantaggiato gli indipendentisti catalani accusati di sedizione e ribellione dopo l’organizzazione del referendum del 2017. Facendo leva su questo il PP, contrario a ogni forma di clemenza e pacificazione nei confronti dell’indipendentismo catalano e contrario al cambio di orientamento del Tribunale, aveva presentato un ricorso al Tribunale stesso contro la proposta dei Socialisti che, nel frattempo, era stata approvata alla Camera dei deputati. Il testo sarebbe dovuto passare al Senato per la discussione e l’approvazione definitiva, ma [il Tribunale (con una decisione inedita e molto contestata) aveva accolto il ricorso del PP](<https://www.ilpost.it/2022/12/21/crisi-spagna-nomine-giudiziarie/>) e aveva di fatto impedito l'iter parlamentare della riforma.
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>> Il governo aveva allora attivato un piano alternativo per presentare al più presto un nuovo disegno di legge, ma promosso stavolta dai gruppi parlamentari in modo da essere gestito in modo più rapido. I conservatori, sia all'interno del CGPJ che dell'opposizione, [ha scritto](<https://www.lavanguardia.com/politica/20221228/8660668/pacto-judicial-abre-renovacion-constitucional.html>) il quotidiano _La Vanguardia_ , sapevano dunque che sarebbe stata solo una questione di tempo prima che il governo arrivasse a una soluzione e hanno quindi facilitato un compromesso sulle nomine.
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>> Il governo ha commentato positivamente il risultato della votazione del CGPJ: «È quello che aspettavamo da mesi e quello che la legge imponeva da settembre. Nonostante il ritardo e il blocco causato dal PP, oggi il CGPJ ha adempiuto ai propri obblighi, alla legge e alla Costituzione», è stato scritto in un comunicato stampa. E ancora: «I due magistrati nominati sono, come è sempre accaduto per le nomine del CGPJ, uno di sensibilità conservatrice e l'altra di sensibilità progressista».
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>> Il PP ha a sua volta reagito alle nomine dei due nuovi giudici costituzionali facendole passare per un successo del settore conservatore e per un fallimento del governo. Il governo non avrà comunque ora bisogno di ripresentare un'iniziativa parlamentare per riformare il sistema di elezione dei magistrati.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Si è infine risolta la questione delle nomine al Tribunale costituzionale spagnolo
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Il Tribunale costituzionale spagnolo non vuole farsi riformare
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https://www.ilpost.it/2022/12/28/risolta-questione-nomine-tribunale-costituzionale-spagna/
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https://www.ilpost.it/2022/12/21/crisi-spagna-nomine-giudiziarie/
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Il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen ha descritto per primo il concetto di Antropocene come l’era geologica dominata dagli umani come forza geologica in grado di cambiare i cicli bio-geochimici del Pianeta. Per molti aspetti, la storia della diga del Vajont può sembrare un Antropocene in miniatura: gli uomini sono stati in grado di modificare il sistema idrografico di un’intera valle, costruendo una diga alta 260 metri e capace di contenere oltre 168 milioni di metri cubi d’acqua. Una diga talmente ben costruita da reggere all’impatto di una frana di 270 milioni di tonnellate di roccia e all’onda gigantesca che il 9 ottobre 1963 ha spazzato interi Comuni e causato la morte di quasi duemila persone.
Una visione che però non convince Marco Armiero, _research professor p_ resso l'Istituto di Storia della scienza dell'Università autonoma di Barcellona, autore del saggio “[La tragedia del Vajont. Ecologia politica di un disastro](<mailto:https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/la-tragedia-del-vajont-marco-armiero-9788806257996/>)” pubblicato il 3 ottobre da Einaudi. “La narrazione sulla tragedia del Vajont cambia a seconda che la si guardi dalla diga o dal cimitero di Fortogna (una frazione di Longarone, _ndr_ ) dove non ci sono i capitani d’industria del capitalismo idroelettrico di quegli anni che furono i veri fautori del progetto e nemmeno i funzionari statali e i ministri compiacenti -spiega Armiero-. Ci sono invece i montanari, i marginali, coloro che pagarono il prezzo di un’opera che venne presentata come necessaria per il benessere di tutti. In quest’ottica la tragedia del Vajont si inserisce in quella che ho definito [Wasteocene](<https://altreconomia.it/cronache-dal-wasteocene-lera-globale-dei-rifiuti/>), l’era dei rifiuti, in cui si producono comunità che non hanno valore e vengono scartate. E che si pensa non valga la pena ascoltare”.
**Professor Armiero, nelle conclusioni del suo libro lei scrive che abbiamo bisogno di smantellare la narrativa ufficiale dell 'Antropocene, come si compie questa operazione al Vajont?
****MA** Lo hanno fatto Marco Paolini e Gabriele Vacis con la loro orazione civile del 1993: un esempio di “guerriglia narrativa”, che prova a sabotare la narrazione dominante raccontando quelle storie che nessuno ha avuto la pazienza di ascoltare e di raccogliere. Il primo passo per smantellare la narrativa dell’Antropocene è accorgersi che ne esiste una alternativa a quella _mainstream_ : il Wasteocene, infatti, non produce solo comunità di scarto -gruppi marginali che possono essere sacrificati- ma anche un’infrastruttura narrativa tossica che normalizza e naturalizza l’ingiustizia.
**Una narrativa che non si applica solo a vicende come quella del Vajont.
****MA** Esattamente. Normalizzare e silenziare le ingiustizie è la grande vittoria del Wasteocene: averci convinto che se sei povero è perché non sei stato abbastanza intraprendente o che se non trovi lavoro è perché non sei sufficientemente capace.
**Lo scorso maggio l 'Unesco ha inserito l’Archivio processuale del disastro della diga del Vajont nel suo registro “Memory of the world”. E nel 2008 aveva già indicato questa vicenda come una delle cinque “Storie esemplari che possono guidarci verso un futuro sostenibile”.
****MA** In quanto studioso di scienze umane sono convinto che i dati siano importantissimi. Ma un grafico, per quanto ben fatto, non ha la capacità di spingere le persone a mobilitarsi per chiedere un cambiamento. Sono le storie a farlo: pensiamo, ad esempio, alla fotografia scattata nel 1972 alla bambina vietnamita ustionata dal napalm e al ruolo che ebbe nel mobilitare l’opinione pubblica contro la guerra in Vietnam. Tuttavia su un aspetto non condivido totalmente il ragionamento dell’Unesco.
**Ovvero?
MA** L’agenzia delle Nazioni Unite cita il caso del Vajont come un evento causato dalla mancanza di interdisciplinarità tra geologi e ingegneri. Questo, a mio avviso, è il punto debole: le duemila vittime di quella tragedia non hanno perso la vita per questo motivo, ma perché si è deciso che il profitto dovesse essere la legge suprema nell’organizzazione dei rapporti socio-ecologici di quella valle. Un ragionamento a parte, invece, lo merita la decisione di tutelare l’archivio processuale: spesso sentiamo ripetere che è importante conservare la memoria dei disastri per non ripeterli. Non è successo solo con il Vajont ma anche con la tragedia del Sarno, con il terremoto in Irpinia e con il crollo del ponte Morandi a Genova. A mio avviso, però, pensare che la memoria si possa mettere in congelatore e tirarla fuori all’occorrenza è un po’ naif: perché le memorie di questi eventi sono necessariamente conflittuali, in frizione tra loro. La decisione dell’Unesco di tutelare l’archivio processuale va proprio in questa direzione: solo se conserviamo traccia del conflitto possiamo imparare qualcosa da questa tragedia. Al Vajont la giornalista Tina Merlin e le comunità locali, ad esempio, fecero del loro meglio per provare a opporsi a quello che stava succedendo, denunciarono le complicità delle istituzioni e degli organi di controllo. Una lotta che venne sostenuta anche dal Partito comunista di allora che venne poi accusato dalla Democrazia cristiana di sciacallaggio. La memoria non si fa con i minuti di silenzio -per citare Marco Paolini- ma con la richiesta di giustizia.
_© riproduzione riservata_
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La tragedia del Vajont e le comunità "scartate" del Wasteocene
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Sotto l'acqua". Le storie dimenticate dei borghi alpini sommersi in nome del "progresso
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https://altreconomia.it/la-tragedia-del-vajont-e-le-comunita-scartate-del-wasteocene/
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https://altreconomia.it/sotto-lacqua-le-storie-dimenticate-dei-borghi-alpini-sommersi-in-nome-del-progresso/
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(da Taranto) Sostenibilità, resilienza, sviluppo, riscaldamento globale, disparità di genere. Sono alcuni temi emersi durante la seconda giornata della Settimana sociale, dedicata alle “visioni di futuro” del nostro pianeta e alle 274 “buone pratiche” censite nel percorso verso Taranto, alcune delle quali già visionate e raccontate dal Sir nei giorni precedenti all’appuntamento presso il PalaMazzola, dove sono riunite circa un migliaio di persone – tra vescovi, delegati e ospiti - in rappresentanza di 220 diocesi di 224. Serve una “ecologia ecclesiale”, la proposta della biblista **Rosanna Virgili** nella sua meditazione. “Passare dall’io al noi”, il suggerimento di mons. **Stefano Russo** , segretario generale della Cei, durante la messa celebrata nella concattedrale di Taranto a inizio mattinata, insieme a quella di mons. **Angelo Spinillo** , vescovo di Aversa, a Castellaneta.
**Sostenibilità.** “La sostenibilità non è soltanto una questione ambientale, ma anche economica, sociale e istituzionale”. Ne è convinto il ministro delle Infrastrutture, **Enrico Giovannini** , che ha esordito affermando che “la conversione ecologica, non solo la transizione ecologica, a cui ci richiama Papa Francesco è possibile. Siamo in un _kairòs_ , siamo chiamati a dare il nostro contributo in maniera straordinaria. Dobbiamo balzare in avanti”. In questo senso, per il Ministro, il titolo della Settimana sociale “è un invito a sperare nel futuro, ma non in un futuro lontano, in un futuro che noi oggi abbiamo la possibilità di realizzare”. “Tra qualche mese – ha annunciato Giovannini – il Paese deciderà di cambiare la propria Costituzione per inserirvi il principio della giustizia tra le generazioni, che non c’è ancora. Il Senato e la Camera hanno già dato l’ok in prima lettura”. “L’attività economica non può andare a discapito della salute e dell’ambiente”, il principio innovativo che verrà inserito nella nostra Carta costituzionale, e che ha a che fare sia con l’art. 41 che con l’art. 9. “Se l’avessero inserito un pò di tempo fa, tutta una serie di scelte sarebbero state dichiarate incostituzionali”, il commento di Giovannini. “Lavorare insieme per cambiare, perché tutto è connesso”, l’invito alla platea di Taranto: “Al centro del Pnrr e del Next Generation Eu c’è il tema di non danneggiare l’ambiente. Nei prossimi giorni, con la legge di bilancio, approveremo gli investimenti in un’ottica decennale”. “Il concetto di resilienza ha a che fare con l’accettare che il futuro sarà fatto di choc, sanitari, economici, sociali, ma gli choc hanno anche una valenza positiva”, ha concluso il Ministro esortando a “trasformare i problemi in una soluzione”. “Proteggere, preparare, prevenire, promuovere, trasformare”, i verbi con cui deve avere a che fare la politica: “Viviamo un tempo difficile ma interessantissimo. È’ il momento giusto per la trasformazione verso il pianeta, la società e le persone che speriamo”.
**Sviluppo.** “Il lavoro che si fa sul sociale non è cosa diversa dal lavoro per lo sviluppo”. A testimoniarlo è stato **Carlo Borgomeo** , presidente della Fondazione con il Sud. “Chi fa assistenza domiciliare agli anziani, che gestisce i beni confiscati alla mafia, deve essere consapevole che in quel momento sta facendo due operazioni: non sta compiendo solo un atto di solidarietà e di lotta alle disuguaglianze, ma sta costruendo lo sviluppo”. E proprio di “organizzare percorsi di inclusione sociale” si occupa la Fondazione con il Sud, soprattutto per l’inclusione dei soggetti più fragili. Il tema ambientale è il versante cui si stanno concentrando le iniziative più recenti.
**Riscaldamento globale.** “Se le emissioni di Co2 continueranno con i livelli attuali, ci stiamo dirigendo verso un riscaldamento globale del pianeta di quattro gradi”. A lanciare il grido d’allarme è stato **Gaël Giraud** , gesuita, economista, direttore della Center for Environmental Justice della Georgetown University. “A causa del riscaldamento globale – la previsione dello studioso – il 50% della massa terrestre vivrà ondate di calore estremo e tre quarti della popolazione umana mondiale avrà più di 20 giorni di calore estremo entro la fine del secolo, e non potrà difendersi con l’aria condizionata perché inquina troppo. Questo significa che le popolazioni migreranno”. “Se continueremo con i livelli di emissioni di carbonio che abbiamo oggi – ha fatto notare inoltre Giraud – entro la fine del secolo il bacino dell’Amazzonia sarà completamente disabitato, così come l’America Latina, il bacino del Congo in Africa e l’intera costa orientale, l’India e tutto il Sud est asiatico”.
**Disparità di genere.** “Non è una colpa essere madri e lavorare”. Lo ha detto **Giovanna Iannantuoni** , economista e rettrice dell’Università Bicocca di Milano. “In Italia non solo la percentuale di donne lavoratrici è la più bassa d’Europa – ha denunciato la relatrice – ma le mamme che hanno figli in età scolare passano al lavoro part-time. Questo vuol dire che qualcuno ha commesso un errore”. “Non è una colpa essere madri e lavorare, anzi, è una ricchezza”, ha assicurato: il problema è che "viviamo in un mondo disegnato dai maschi per i maschi”.
**Buone pratiche.** Diocesi e comune insieme per aiutare a trovare lavoro per tutti coloro che sono rimasti esclusi a seguito della crisi del 2008. È il progetto “Insieme per il lavoro”, nato nel 2017 per iniziativa del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e del sindaco della città. “Si tratta di un processo innovativo per lavoratori fragili – ha spiegato don **Paolo Dall 'Olio** – quelli che non riescono a trovare lavoro e non rientrano nell’assistenza”. Dopo quattro anni, “Insieme per il lavoro” sta per firmare un nuovo protocollo che permette l’ingresso anche della Regione Emilia Romagna nel progetto. Per accedere al progetto, basta un’iscrizione on line, a cui segue un colloquio: in 4 anni, hanno fatto richiesta più di 5mila persone. Solo nell’ultimo anno, sono state collocate 542 persone, di cui la metà delle quali donne e giovani under 30.
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Settimana sociale: "Visioni di futuro e buone pratiche
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Carpi: l’arte di coniugare produzione, lavoro e buone pratiche
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https://www.agensir.it/chiesa/2021/10/22/settimana-sociale-visioni-di-futuro-e-buone-pratiche/
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https://www.agensir.it/italia/2021/10/18/carpi-larte-di-coniugare-produzione-lavoro-e-buone-pratiche/
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Il teatro è colto tramite i sensi, tramite la mente, o tramite l’azione congiunta di sensi e mente? È il problema epistemologico fondamentale e decisivo sollevato da
Il filo di Arianna
di Enriques Vargas, fondatore e padre poetico della compagnia
Teatro de los Sentidos
. Per parlare con una maggiore precisione, si tratta, anzi, di una questione labirintica. Quale che sia la pista che viene percorsa per rispondere alla domanda, ci si imbatterà, infatti, più in sentieri interrotti, in lunghi corridoi aperti e oscuri, ma soprattutto in una perdita completa del proprio orientamento. Vargas costituirà in questa sede un interlocutore per cercare di procedere con minore paura nel labirinto del teatro. Col suo aiuto, forse si potrà forse impostare le basi per capire un giorno qualcosa su questa strana, giovane e ancora misteriosa arte.
La risposta più semplice e lineare alla domanda di apertura è senza dubbio quella che il teatro si coglie tramite i sensi. Non è del resto, questo, oggetto di un “vedere”? L’etimologia stessa di teatro deriva dal verbo
theaomai
, che è appunto legata più di frequente alla sfera della vista, di ciò che cade sotto gli occhi di una piccola o vasta moltitudine di persone, radunatesi per assistere a uno spettacolo. Oppure, non è forse il teatro un’esperienza che bisogna piuttosto “udire”? Gli attori elaborano costruzioni ritmiche che solo le orecchie possono udire, in quanto organi deputati a distinguere la successione e la scansione dei suoni nel tempo. Discorsi analoghi si potrebbero fare anche per il gusto, per l’olfatto e per il tatto, che tuttavia sono usati molto meno dagli artisti rispetto a vista e udito. Parlando in maniera necessariamente più astratta e generica, poiché il discorso ci porterebbe altrimenti troppo lontano, il teatro può essere colto da questi tre sensi quando un attore induce uno spettatore, ad esempio, a cogliere coi sapori un’esperienza dimenticata (in modo simile alla celebre
Madelaine
di Proust), ad avvertire con gli odori che cosa accade nell’intimo di chi emana quel profumo, a ricavare col tatto una relazione profonda con il corpo di un’altra persona, abbattendo così il muro comunicativo che si frappone tra “me” e questo “altro”.
Monet, Ponte giapponese.
Il filo di Arianna
di Vargas mette però in guardia dalla facile risposta che sia la pura sensazione a mettere in contatto con la bellezza dell’arte teatrale. Ciò può sembrare un’affermazione paradossale o persino errata, quando riferita a un artista fondatore di un “teatro dei sensi”. Eppure, il punto emerge in modo piuttosto chiaro dalla semplice circostanza fisica in cui è calato lo spettatore dello spettacolo di Vargas. Esso si trova collocato nell’oscuro e silenzioso labirinto di Minosse, ricreato appositamente nelle sale del Centro Culturale
Il Funaro
di Pistoia. Ora, il contatto con il buio e con il silenzio comporta, nello spettatore coinvolto, una
sospensione
di vista e udito: il teatro nello spettacolo di Vargas non passa, pertanto, per il tramite esclusivo di questi due sensi. Ma una sorte migliore non arride nemmeno a gusto, olfatto, udito, che pure sono usati generosamente e con delicatezza in
Il filo di Arianna
. Vi sono momenti in cui essi dominano il mondo sensoriale dello spettatore.
È quanto accade, ad esempio, quando quest’ultimo è invitato da un’attrice a percorrere un corridoio oscuro usando solo le mani, ossia immaginando che «gli occhi sono ora nella punta delle tue dita». Altrettanto frequenti sono però i momenti in cui si esce di nuovo e all’improvviso dal buio alla luce, oppure dal silenzio totale a una giungla di suoni. Se il teatro fosse percepibile semplicemente tramite i sapori, gli odori e il tatto, essi sarebbero stati le sole guide dello spettatore all’interno dell’intricato labirinto di Vargas. Ma ciò non è accaduto, e forse è giusto che sia così.
In Vargas, l’occhio viene in tal modo volutamente accecato, e le orecchie volutamente assordate. Gusto, olfatto e tatto sono usati, di contro, per creare varchi inediti nella percezione, e tuttavia non esauriscono l’esperienza del teatro. Non vi è senso che può pertanto coglierlo da solo, per quanto affinato e acuto esso sia.
Dalì, Gioco lugubre.
Forse però potremmo ancora continuare a dare alla domanda “tramite cosa si coglie il teatro?” la risposta “la sensazione”, dando una risposta meno grossolana e più precisa. Il teatro non è questione di mera percezione, ma di percezione
integrale
. Poiché nessun senso isolato basta ad addentrarsi nel labirinto del teatro, allora è la collaborazione e l’armonica alternanza di vista, udito, gusto, olfatto, tatto a permetterci di seguirlo e di trovarvi, alla fine, un’uscita alla luce del sole.
Anche questa pista si rivela, però, fallimentare in ultima istanza. Si riprenda, a tal proposito, l’invito dell’attrice a immaginare che «gli occhi sono ora nella punta delle tue dita». Dire che questo è un semplice invito a usare al tempo stesso due sensi (= la vista accecata, il tatto) sarebbe falso e riduttivo. Anzitutto, l’indicazione è data attraverso il linguaggio, quindi per il tramite di un canale che passa materialmente attraverso l’udito, eppure comunica istruzioni alla mente e alla volontà. Va poi aggiunto che immaginare che «gli occhi sono ora nella punta delle dita» non è soltanto un’esperienza sensoriale. È una sinestesia, ovvero un processo percettivo di tipo poetico, in cui un senso si contamina con un altro, mediante l’apporto della mente e della volontà. Bisogna pensare e voler
vedere
con il tatto, o almeno toccare
come se
si vedesse, non semplicemente toccare a occhi chiusi. Il punto è che, in assenza della mente o della volontà e di attori che hanno il preciso intento di istruirle, il teatro non si potrebbe dare e i sensi non sarebbero spronati ad andare (poeticamente) oltre i propri limiti innati.
Questa considerazione ci spinge allora ad abbandonare la prima ipotesi (“il teatro si coglie tramite la sensazione”) e a valutare il suo opposto. Forse è la mente a riuscire a coglierlo. I sensi costituirebbero, pertanto, solo una condizione necessaria per un’attività mentale speciale. Le visioni, i suoni, i sapori, gli odori e le sensazioni tattili di uno spettacolo si limiterebbero a “risvegliare” le possibilità latenti della mente, che nella pigra vita di ogni giorno si adagia, invece, su abitudini e percorsi consolidati. In linea di principio, si potrebbe addirittura supporre che la sensazione sia necessaria solo
per noi
. La mente di un dio – ammesso che esista, o che esista e faccia qualcosa – sarebbe forse in grado di attivare questi processi mentali speciali, senza lo specifico apporto dei cinque sensi.
La soluzione non può però risiedere nemmeno qui. In senso proprio, la mente astrattasi dalle impressioni dei sensi coglie cose davvero particolari: proposizioni, concetti, nessi causali, la verità e la falsità di enunciati sul mondo, o cose elaborate e astratte di tal genere. Ma il teatro può prescindere da tutte queste cose, anzi potrebbe addirittura essere danneggiato dalla loro presenza, più che dalla loro assenza. Torniamo, infatti, al caso de
Il filo di Arianna
di Vargas. Uno dei materiali poetici a cui il suo spettacolo si ispira è la dimensione dalla nascita. Tutto il labirinto è costellato da riferimenti a essa: i corridoi stretti e bassi che lo spettatore è costretto ad attraversare gattonando gli offrono, ad esempio, la lampante impressione di passare un condotto uterino e di venire, di lì a poco, al mondo, tra le braccia della madre. Ora, nell’usare questo materiale poetico, Vargas non ci dice nulla intellettualmente su cosa sia la nascita in sé. Non ci illustra, mediante proposizioni o concetti o simili, quali siano le cause della generazione e della corruzione, né se nascere sia un bene o un male o un indifferente. Noi proviamo, con
Il filo di Arianna
, qualcosa di analogo all’esperienza dalla rinascita. E anche ignorando intellettualmente che cosa siano i due eventi, il teatro è comunque avvertito. La mente è dunque un requisito necessario per esperirlo, ma non lo strumento chiave definitivo.
Pollock, Murale (1943).
Resta aperta la terza e ultima opzione. Forse il teatro è colto tramite l’azione congiunta dei sensi e della mente. Le considerazioni svolte prima circa l’esperienza sinestetica dell’immaginare che «gli occhi sono ora nella punta delle dita» alludono al fatto, del resto, che una qualche relazione deve instaurarsi tra sensazione e intellezione. Anche la constatazione che almeno la mente umana (forse non quella divina, se c’è) abbia bisogno dei sensi per poter operare in maniera speciale sembra indicare che è proprio qui che va cercata una soluzione al problema oggetto di questo studio. Ne segue, forse, che l’esperienza del teatro sia realmente un’esperienza sinestetica. È, forse, un processo guidato dalla mente che, tuttavia, non cerca concetti o la verità / la falsità di alcuni enunciati sul mondo, bensì consente di guidare e affinare i sensi in direzioni percettive inedite.
Vi è però un’ulteriore difficoltà, che Vargas solleva proprio all’inizio de
Il filo di Arianna
. Lo spettatore è introdotto sulla scena dello spettacolo dopo essere stato preparato da due attori. Tra i gesti da loro usati, va menzionato almeno l’atto di porre un piccolo specchio sotto il mento dello spettatore, che ha l’effetto di fargli credere che sotto di lui vi è il soffitto e sopra di lui il pavimento, dunque di disorientarne la percezione, per poi introdurlo nel primo cunicolo del labirinto. Per dirla in termini immaginifici, lo spettatore è introdotto dai due attori in un sogno: in una condizione psichica in cui i processi mentali e sensoriali ordinari sono alterati. Mantenendo la debita cautela, si può tentare di aggiungere, inoltre, che ciò che Vargas fa non è altro che esplicitare quello che avviene ogni volta che si va ad assistere a uno spettacolo. Chiunque accetti e partecipi al gioco scenico si cala in un sogno a occhi aperti, divenendo così pronto a recepire le immagini di intensa e irreale bellezza che vengono lì evocate.
Ora, quando si sogna accade che i confini tra sensi e intelletto vengano di colpo abbattuti. Le loro operazioni si confondono, tanto che si potrebbe dire che il sognatore vede quel qualcosa che pensa con la mente (per esempio, un gatto con le ali) e, al tempo stesso, crede con la mente di vedere questo stesso qualcosa (appunto, che un gatto con le ali esiste e vola di fronte a lui). La conseguenza di tale abbattimento di confini è che non è più possibile dire che sensi e intelletto entrino in una relazione particolare, quando ci immergiamo nell’esperienza teatrale. Queste nostre due parti semplicemente diventano una cosa sola, sicché il meccanismo di avvertimento del teatro – che pareva essere risultato comprensibile – ritorna di nuovo inesplicabile. Infatti, con questo paragone col fenomeno onirico, si ripete sotto altra forma la tesi che il teatro si coglie tramite una forma di percezione integrale, ossia si ricade in tutte le difficoltà prima ricordate.
Kush, Ripples on the Ocean.
Il fatto
che
l’esperienza del teatro accada e che molti di noi possano dire di averla attraversata almeno una volta è, insomma, una cosa che nessuno (neppure il più scettico) può mettere in discussione. Ma
perché
avvenga, con
quali
strumenti si fa sì che avvenga e
quando
avvenga appare ancora essere un mistero, seppure l’ipotesi sinestetica risulti essere la
forma fors
meno approssimativa per spiegarlo. Essa costituisce un notevole caso di “dotta ignoranza”.
La conclusione teoretica di tutto questo discorso potrà apparire di certo assai deludente: che cosa sia il teatro e come lo si colga, non lo so. Né ho ancora incontrato un pensatore o un artista – vivo o morto, non importa – che sia riuscito a spiegarmelo, incluso lo stesso Vargas. La storia del teatro e il suo sviluppo tuttora in corso sono un’accozzaglia di fallimenti nel praticare un’arte che non si conosce, o si coltiva in modo ancora troppo poco lucido. Da tale
impasse
conoscitivo, può forse derivare, però, una conseguenza etica ed estetica positiva.
Forse è proprio in questa assenza di lucidità e di perdita temporanea di sé che il teatro manifesta la sua virtù somma. Nella condizione onirica che esso genera, la nostra sensazione e la nostra mente si liberano per un attimo di tutto ciò che è pesante, superfluo, gretto, divenendo così più leggere e sensibili alla bellezza. Troppa riflessione fa male, quando si vuole avere a che fare con la poesia del teatro. Meglio allora accogliere la condizione di serenità che i sogni ricamati dagli attori riescono a procurare, senza pretendere di capire tutto subito. Il fallimento della riflessione costituisce, allora, un passo necessario per abbassare le proprie resistenze mentali e per svuotarsi l’anima, lasciando emergere uno stato di gioioso entusiasmo.
Ciò vale, in ultima analisi, anche per lo stesso lavoro
Il filo di Arianna
. Usciamo dal labirinto di Vargas ancora più ignoranti e incerti di prima. Ma ci sentiamo, al tempo stesso, più sereni nella percezione e nel pensiero del bello, oltre che pieni di sentimenti di riconoscenza verso gli amici attori e le amiche attrici, che ci hanno fatto per un momento il regalo del gioioso abbandono a uno stato di sogno vigile.
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Sinestesie teatrali al Funaro
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Manganelli: immagini, oggetti e visioni
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>>
>> Nella finale di ritorno dei playoff di Serie B lo Spezia è stato battuto 1-0 dal Frosinone ma è stato promosso ugualmente in Serie A grazie alla vittoria per 1-0 nella finale di andata e grazie al miglior piazzamento in classifica (terzo posto contro l'ottavo del Frosinone). Per lo Spezia è la prima promozione in Serie A in 114 anni di storia, segnati da tre rifondazioni, l’ultima delle quali risale al 2008. Alla squadra ligure viene riconosciuto tuttavia lo Scudetto del campionato di guerra del 1944 vinto dalla squadra dei Vigili del Fuoco locali. La finale di ritorno dei playoff è stata giocata senza pubblico allo stadio Alberto Picco di La Spezia, ma un folto gruppo di tifosi spezzini ha seguito ugualmente la gara dall'esterno dello stadio.
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>>> 🦅🅰️ Lo @acspezia vola in Serie A! Complimenti agli Aquilotti per questa fantastica stagione suggellata dalla vittoria dei [#PlayOff20](<https://twitter.com/hashtag/PlayOff20?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) e dalla prima storica promozione in massima serie! [#SerieBKT](<https://twitter.com/hashtag/SerieBKT?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [pic.twitter.com/yqLXboxcPQ](<https://t.co/yqLXboxcPQ>)
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>>
>> L'allenatore dei liguri, Vincenzo Italiano, ha ottenuto la promozione al suo primo anno in Serie B e al primo anno di contratto con il club di proprietà del petroliere Gabriele Volpi. Secondo le notizie degli ultimi giorni, il Genoa — unica squadra di Serie A ancora senza allenatore — lo avrebbe già contattato per la prossima stagione.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Lo Spezia giocherà in Serie A per la prima volta nella sua storia
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Il Bari ha ottenuto la promozione in Serie B, quattro anni dopo il fallimento
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https://www.ilpost.it/2022/04/03/bari-promozione-serie-b-de-laurentiis/
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>
> Il Quebec, la seconda più popolosa provincia del Canada, [ha approvato una legge](<http://www.bbc.com/news/world-us-canada-41669614>) che impedisce alle persone di indossare abiti che coprono il viso negli uffici pubblici. Il provvedimento interesserà soprattutto le donne di fede musulmana, che non potranno indossare il burqa e il niqab quando si trovano agli sportelli degli uffici pubblici. La legge è stata approvata con 66 voti a favore e 51 contrari ed era stata discussa a lungo: la prima proposta in tal senso era stata presentata dai Liberali, che hanno la maggioranza nel Parlamento locale, circa due anni fa. Gli effetti della legge saranno molto estesi, perché interessa qualsiasi impiegato pubblico, compresi agenti di polizia, insegnanti, medici, dentisti e conducenti dei mezzi pubblici. Il governo locale ha risposto alle critiche dicendo che nella legge non sono mai citati i musulmani e che il provvedimento riguarda qualsiasi persona, al di là del proprio credo, che per motivi diversi è solita coprirsi il viso. Le opposizioni e i critici dicono che in questo modo le donne musulmane saranno emarginate, perché non potranno frequentare le scuole e avranno più difficoltà a essere assunte negli uffici pubblici.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Il Quebec ha approvato una legge che vieta di indossare il velo negli uffici pubblici
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In Giordania si protesta contro una riforma fiscale appoggiata dal FMI
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https://www.ilpost.it/2017/10/18/quebec-legge-velo/
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https://www.ilpost.it/2018/06/04/giordania-proteste-riforma-fiscale-fmi/
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>
> Venerdì 30 giugno il Bundestag tedesco [ha approvato](<http://www.bbc.com/news/world-europe-40441712>) un progetto di legge che istituisce il matrimonio omosessuale nel paese e che permette dunque alle persone dello stesso sesso di adottare dei bambini: 393 deputati hanno votato a favore, 226 contro e in quattro si sono astenuti. Il voto era palese e dalle immagini [si vede](<https://twitter.com/BuzzFeedNewsDE/status/880682633755336706>) che Angela Merkel ha votato no: il suo voto contrario è stato poi confermato in un comunicato stampa in cui la cancelliera dice che «Il matrimonio è tra un uomo e una donna» e che spera comunque che la nuova legge porterà a una maggiore coesione sociale.
> Il testo della proposta approvata dalla camera bassa stabilisce che «il matrimonio è stipulato a vita tra due persone di sesso diverso o dello stesso sesso» e prima di entrare in vigore - si prevede entro la fine dell'anno - dovrà essere confermato dalla camera alta del Parlamento la prossima settimana, in un passaggio che però è considerato praticamente una formalità.
>
>> [#Merkel](<https://twitter.com/hashtag/Merkel?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) hat mit "Nein" gestimmt. [#ehefeuralle](<https://twitter.com/hashtag/ehefeuralle?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [pic.twitter.com/U9fHiKRH03](<https://t.co/U9fHiKRH03>)
>>
>> -- Thorsten Alsleben 🇩🇪🇮🇱🇺🇦 (#neustart) (@BerlinReporter) [June 30, 2017](<https://twitter.com/BerlinReporter/status/880682781700915201?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> Dal 2001 la Germania aveva in vigore una legge sulle unioni civili, ma era uno dei pochi paesi occidentali a non avere ancora una legge che permettesse i matrimoni gay: un altro è e resta l’Italia. L’approvazione della legge da parte del Bundestag era praticamente certa: ai voti dei Socialdemocratici si sono aggiunti anche i voti della Sinistra (Linke), dei Verdi e del Partito Democratico Libero. Hanno votato a favore anche 70 deputati della CDU, quasi uno su quattro, [dice](<http://www.spiegel.de/politik/deutschland/ehe-fuer-alle-so-laeuft-die-abstimmung-im-bundestag-liveticker-und-livestream-a-1155142.html>) _Spiegel_. Alla votazione di oggi si è arrivati molto velocemente dopo alcune [dichiarazioni](<https://www.ilpost.it/2017/06/27/angela-merkel-matrimoni-gay/>) di apertura fatte dalla cancelliera Angela Merkel lunedì 26 giugno durante un evento organizzato dalla rivista femminile tedesca _Brigitte_.
>
> Germania
>
> _(L 'attivista per i diritti umani dei Verdi Volker Beck festeggia al Bundestag dopo la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, Berlino, 30 giugno 2017 - AP Photo/Michael Sohn)_
>
> Finora la posizione sui matrimoni gay di Merkel e del suo partito, l’Unione Cristiano-Democratica (CDU), era stata di relativa chiusura, anche per non entrare in conflitto con l’Unione Cristiano Sociale in Baviera (CSU), partito della Baviera legato alla CDU e grande difensore della cosiddetta “famiglia tradizionale”. Qualche giorno fa la cancelliera si era però detta favorevole a lasciare libertà di coscienza ai parlamentari del suo partito se la proposta di legge per legalizzare i matrimoni gay fosse arrivata al voto nel Bundestag. Le opposizioni e i Socialdemocratici, approfittando anche della [pressione da parte dei cittadini e delle cittadine](<https://twitter.com/hashtag/EheF%C3%BCrAlle?src=hash>) a seguito delle dichiarazioni di Merkel, hanno dunque deciso di accelerare i tempi e di chiedere un voto immediato. Il 28 giugno si è riunita la commissione competente e i contrari per la presentazione immediata del progetto in Parlamento erano finiti in minoranza, compresi i membri della CDU.
>
> Secondo diversi osservatori l'accelerazione sui tempi del voto sui matrimoni omosessuali si deve all’avvicinarsi delle elezioni parlamentari, che si terranno in Germania nel settembre 2017: i Socialdemocratici, i Verdi e il Partito Democratico Libero – tutti potenziali alleati della CDU nella nuova coalizione di governo che si dovrà formare a settembre dopo le elezioni – avevano detto che un accordo sui matrimoni gay era una condizione imprescindibile per iniziare a discutere con la CDU. La nuova posizione espressa da Merkel è sembrata dunque la risposta alle richieste dei suoi potenziali futuri alleati di governo e in molti hanno denunciato la politicizzazione di un argomento così sensibile. La CDU potrebbe anche avere voluto togliere un argomento piuttosto forte di campagna elettorale ai suoi oppositori. Gli ultimi sondaggi realizzati in Germania mostrano un grande consenso per la legalizzazione dei matrimoni gay.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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La Germania ha legalizzato i matrimoni gay
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Il presidente della Germania ha firmato la legge sui matrimoni gay, che entrerà in vigore prima della fine del 2017
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https://www.ilpost.it/2017/06/30/oggi-la-germania-legalizza-i-matrimoni-gay/
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https://www.ilpost.it/2017/07/21/legge-matrimoni-gay-germania-presidente/
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Un uomo legato, gambe e braccia, a un letto. Del suo aguzzino si vedono solo i piedi, con eleganti scarpe scure, e le mani, tra le dita una siringa. L’uomo è un detective alla ricerca di risposte, sulle tracce di un mistero che una giovane donna si è portata nella tomba lasciando dietro di sé solo pochi fumosi indizi. L’aguzzino è un medico affiliato con una misteriosa organizzazione criminale: «Le ha chiesto di ricordare. Cosa deve ricordare? Mentre sarà addormentato, il suo subconscio ci fornirà la risposta. Sogni d’oro».
Qui “inizia”
Mulholland Drive
: da una scena di
Un bacio e una pistola
di Robert Aldrich, una delle pietre tombali, insieme a
L’infernale Quinlan
di Orson Welles, del noir classico. Definito un “noir apocalittico” – per la sua tematica, certo, ma anche per gli effetti esplosivi che ha avuto sull’immaginario cinematografico a venire – il film denuncia la crisi dell’identità americana nell’era del maccartismo. Lynch lo saccheggia con gusto sia per
Strade perdute
che per
Mulholland Drive
, due manifesti della crisi psichica dell’uomo all’alba della globalizzazione.
Questo millennio cinematografico si è aperto con la celebrazione delle crisi identitarie, nazionali, sociali, personali. Guardando a quello classico, gli autori hanno smontato e rimontato il cinema in una nuova forma; in particolare
In the Mood for Love
(2000) e
Mulholland Drive
(2001) sono i titoli chiave di quella nuova era. Da allora sono passati vent’anni, queste opere sono tornate
al cinema in versione restaurata
e il loro contributo resta a oggi insuperato, risuonando ancora attuali e incredibilmente vitali. Esempi di cinema liberissimo, quindi sovversivo. Gli anni ‘90 hanno visto l’avanzare progressivo di una profonda crisi identitaria nell’idea stessa di “essere umano”, l’avvento della tecnologia nella vita quotidiana (prima idea futuribile e poi sempre più spaventosamente tangibile) ha iniziato a porre quesiti concreti sulla centralità dell’uomo all’interno della stessa società umana.
Da
Ghost in The Shell
a
Blade Runner
, da
Matrix
a
eXistenZ
, l'audiovisivo postmoderno trova nella fantascienza il genere d’elezione per indagare gli effetti dell’avvento di un nuovo Dio (virtuale) che spinge l’essere umano nelle periferie del Creato. Se, in questo scenario transumano, il linguaggio fantascientifico è quello più ovvio (e didascalico, benché efficace), sono gli esiti dell’elaborazione del neo-noir ad aver intercettato, in mezzo a tutti questi scossoni, in maniera più lucida e profonda (ma anche più romantica) le incertezze e le fragilità della natura umana di fronte alla perdita del centro, indipendentemente dalla forma e dalle manifestazioni delle nuove identità pronte a sostituirlo. È lo spaesamento totale, senza antagonisti, ontologicamente esistenziale.
Con
Mulholland Drive
Lynch prosegue il suo lavoro di demolizione cinematografica “iniziato” con
Strade Perdute
(percorso che lo porta a un punto di non ritorno – letteralmente – con
INLAND EMPIRE
, ad oggi il suo ultimo lungometraggio); e se prima aveva portato il cinema in TV, con il mistero della scatola blu porta la TV al cinema.
Germinato inizialmente come spin-off di
Twin Peaks
,
Mulholland Drive
ha avuto un percorso accidentato, una genesi confusa e da prodotto seriale per la TV si è tramutato in un film cult, il più amato dalla critica e dai cinefili; un oggetto oscuro, beffardo, sfrontato. Di tutto è stato detto, di tutto è stato scritto. Nell’idea originale Audrey Horne (Sherilyn Fenn) abbandonate le nebbie e le foreste di Twin Peaks avrebbe dovuto sbarcare a Hollywood in cerca di fortuna, finendo così dalla padella alla brace. La ABC, i cui rapporti con Lynch erano già stati movimentati ai tempi di
Twin Peaks
boccia (anche) questo progetto, che viene poi salvato – ma in una nuova e definitiva forma di film – da StudioCanal, che nel frattempo aveva prodotto
Una storia vera
; a Cannes fischi, applausi e premio ex aequo per la Miglior regia (poi Miglior film straniero ai César, quattro nomination ai Golden Globe e una, Miglior regista, agli Oscar – battuto però da Ron Howard con
A Beautiful Mind
). Da lì in poi il culto.
Se
Strade perdute
manteneva ancora una “classica” struttura in tre atti, in
Mulholland Drive
Lynch confonde ancora di più i confini e i bordi della narrazione, allestendo un melodramma in due atti, il secondo dei quali ha il compito di accogliere – grazie ad alcuni flashback – il primo e l’ultimo, iniziando così direttamente dal secondo, in cui va in scena la manifestazione psicoanalitica (onirica) del trauma di Diane (protagonista, dark lady, vittima, tutto). Tutta la prima parte del film ruota attorno alla misteriosa identità di Rita (Laura Elena Harring), scampata a un misterioso attentato sulla Mulholland Drive di Los Angeles. Betty (Naomi Watts), aspirante attrice arrivata a Hollywood in cerca di fortuna, se la trova in casa, smemorata e disorientata, decide quindi di aiutarla a risolvere questo mistero. Ma è tutto un castello di incongruenze, di (chiari) indizi sulla collocazione della realtà a cui stiamo assistendo: è un teatro di identità fittizie. “It'll be just like in the movies – we'll pretend we were someone else” dice Betty a Rita. È, insomma, tutta una realtà sognata. Betty nella realtà della veglia è Diane, attrice di poco successo e amante di Camilla (la misteriosa Rita del suo subconscio), che però le preferisce un regista e la scarica. Il suo ego mortalmente ferito non può sopportare l’abbandono, e Diane decide di assumere un sicario.
Mulholland Drive
è un film sul vuoto, sull’incapacità di elaborare un lutto (romantico) e sulla perdita della propria identità. L’impossibilità di riflettersi nell’altro, a seguito di una delusione amorosa, genera un corto circuito in cui l’identità di altera, si infrange, lo specchio non restituisce più qualcosa di conosciuto, ma ci proietta prima sull’orlo e poi nel centro di un vuoto siderale. «Ancora più profondo il significato di quella storia di Narciso, che non potendo afferrare l’esasperante, lieve immagine che vedeva nella fonte ci si tuffò annegandovi. Ma quella stessa immagine, noi pure la vediamo in tutti i fiumi e in tutti gli oceani. È l’immagine dell'inafferrabile fantasma della vita; e questa è la chiave di tutto»: così Herman Melville in
Moby Dick
.
Lynch mette in scena una manifestazione articolata del rimosso, una manifestazione oscena del Super-io. Se per Michel Chion il “Mistery Man” di
Strade Perdute
è la manifestazione della cinepresa (impegnata in questo caso non nella ripresa della realtà fenomenica, ma di quella fantasmatica), così in
Mulholland Drive
Mr. Roque (interpretato da Michael J. Anderson, il nano ballerino di
Twin Peaks
) può essere considerato la cabina di regia. Il regista non evoca semplicemente la manifestazione di una dimensione altra, si muove al suo interno, facendola diventare teatro del reale. Abbraccia la logica incoerenza dell'inconscio: non è quindi un piano allegorico a sovrapporsi con quello del reale, ma quello interno ad alternarsi a quello esterno, entrambi reali, veri.
Presentato Fuori Concorso a Cannes 2002 (con giuria presieduta da Lynch),
Femme fatale
di Brian De Palma si muove su binari simili, pur nella distanza formale dei due mondi autoriali: un film dentro a un sogno, con indizi chiari a una seconda (terza) visione, segnali di una incongruenza superficiale a un primo sguardo. Come per
Mulholland Drive
, i padri-film putativi sono i noir americani del dopoguerra, quelli che meglio incarnano la perdita di centro, la posizione di uno sguardo eccentrico sulla scia di una forte spinta perversa. Senza star qui a fare un bugiardino,
Mulholland
attraversa classici come
Viale del tramonto
di Billy Wilder, il già citato e fondamentale
Un bacio e una pistola
(che già innervava totalmente il corpo di
Strade Perdute
) e
Gilda
; mentre in
Femme fatale
troviamo un altro Wilder,
La fiamma del peccato
.
Il doppio regna, in tutti questi esempi, perché il doppio è la cifra dell'ambiguità. In
Mulholland
vi è una doppiezza anche nella caratterizzazione dei personaggi, nella loro scrittura, da una parte li vediamo agire (parlare, muoversi) secondo un codice di stereotipi banali ed esausti (ridicoli, grotteschi spesso), dall’altra hanno spinte, spesso improvvise (fulminee), perverse, violente, demoniache all'apparenza (fors’anche in sostanza). Già
Twin Peaks
ibridava gli stereotipi della soap con i toni dell’horror (il banale domestico e l’orrore dell’inconscio): il regista in questo modo fa collimare il piano del quotidiano con quello del rimosso, del perverso, cade il muro censorio, esterno e interno si ritrovano sullo stesso piano, senza soluzione di continuità. Proprio come osserva Slavoj Žižek nella sua lettura lacaniana di
Strade Perdute
(“Il ridicolo sublime”),
Mulholland Drive
«si fonda sull’impossibilità dell’incontro del protagonista con sé stesso» (in questo caso, della protagonista).
Nel film di Lynch trova spazio ovviamente anche l’Hitchcock di
La donna che visse due volte
(il completo grigio che Betty indossa per il provino ricorda, non a caso, quello di Madeleine/Kim Novak) e di
Notorious
. L’oggetto ricorrente è la chiave, da quella rinvenuta nello stomaco di un cadavere in
Un bacio e una pistola
a quella, appunto, tenuta in mano da Alicia/Ingrid Bergman: la prima portava a una scatola atomica, un vaso di Pandora per l'apocalisse nucleare, la seconda al disvelamento di un complotto nazista, ma anche alla definitiva dimostrazione di fiducia e lealtà (e vero amore) da parte della protagonista. La chiave ha quindi il compito di ristabilire l’ordine, fosse anche di natura apocalittica: quella di
Mulholland
apre la famosa e misteriosa scatola blu, momento cardine del film, cerniera che riporta la narrazione sul piano della veglia, nel mondo cosciente. L’apertura sbugiarda la realtà fantasmatica, non finta, reale nel suo essere espressione del represso, ma (moralmente) inaccettabile e (logicamente) incongruente sul piano del reale: «Il sogno non conosce contraddizioni. – scrive ancora Žižek – Chi sogna risolve la contraddizione immaginando consecutivamente due situazioni che si escludono a vicenda».
Vi è quindi un verismo nuovo in
Mulholland Drive
(e prim’ancora, più in generale, nella filmografia di Lynch), che si disinteressa della concezione materiale del reale, per posizionarsi all’interno di una realtà diversa quella fenomenica, ad essa complementare, non sottomessa, non immaginaria, ma concretamente radicata ed esistente all’interno dell’animo umano. Scriveva Enrico Ghezzi nel 1993, intuendo anzitempo questo carattere anti-new age del cinema di Lynch: «Credo che, in qualche modo, l’unico grande cinema realistico americano degli ultimi anni sia proprio quello di David Lynch. E proprio per questo, proprio perché è costruito con elementi che ci appaiono tutti irreali, tutti fantastici, dove in realtà c’è – oddio, questa parola ‘realtà’, troppo! – dove c’è una fortissima evidenza».
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Blade Runner
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In un momento di crisi,vedo le immagini trasmesse via internet e sono inorridito dal fanatismo demente delle parti coinvolte.Una borsa rosa può causare l’aggressione al suo portatore,un pezzo di stoffa verde o giallo significa che si è al di sopra della legge,o sei contro il pensiero dell’altro.Queste situazioni presentano chiaramente il concetto di fanatismo espresso anche da Amos Oz,secondo il quale “risiede nel desiderio di costringere gli altri a cambiare”.
Questo “forzare le persone”si basa sulla devozione esagerata verso la “tua verità”,la “tua ragione”nella “tua superiorità morale”in contrapposizione agli altri che,a propria volta,riproducono la stessa (ir)razionalità.Seguendo il pensiero di Amos Oz, “il fanatico riesce a contare soltanto fino a uno,il due è già un numero troppo grande.Allo stesso tempo,si è scoperto che,molto spesso,i fanatici sono irrimediabilmente sentimentali. “Questo è evidente nella scelta dei colori e dei simboli,nelle lacrime mentre canta un inno (basta che sostenga la sua verità)e,dall’altra parte,nella visione messianica e salvifica che è presentata agli altri.Senza dubbio,queste immagini sono sfruttate dai governanti e le reti di comunicazione che nascondono i loro interessi,i gruppi che vogliono rimanere al potere o “prendere”il potere.
La difesa delle posizioni sfugge dalla razionalità.Intorno alla difesa della democrazia e dello stato di diritto si uniscono istituzioni e individui per niente “democratici”,il che mette in discussione la comprensione di questa “democrazia”specifica.Per lo stesso motivo,democrazia è parola farlocca per il pensiero conservatore che critica la situazione attuale e proporre l’impeachment,il colpo di stato militare,il fascismo palese e la persecuzione politica.Senza dimenticare la paura come tema generatore del dibattito:temono che questo diventi Cuba,la paura che la bandiera diventi rossa,la paura che tutto peggiori con un golpe,la preoccupazione per una nuova dittatura.
Ma come siamo arrivati a questo?
Riprenderò alcuni frammenti di un testo del19Febbraio2006 (Moraes,2006),pubblicato sulla rivista Letra Livre,di Robson Achiamé,in piena crisi politica del governo Lula.Storicamente,
Il Partito dei lavoratori (PT),come proposta di qualcosa di diverso (?)è arrivato al cuore del potere politico:ha eletto Lula presidente della repubblica.Quel momento,secondoCláudio Batalha (2003),ha rappresentato il coronamento di un processo che ha avuto inizio dalla fondazione del Partito Socialista nel1902 (!).Il lungo periodo storico di riferimento crea l’illusione di un progetto politico che ha attraversato il XX secolo.Questa idea costruisce un mito intorno al PT come risultato di questo processo e,di conseguenza,Lula come leader operaio che compie,teleologicamente,questa realizzazione.
Ma veniamo a quanto detto da Mauricio Tragtemberg in un articolo-Folhetim (Folha de S.Paulo,14/11/1982)nel quale,con verve anarchica,ha richiamato l’attenzione sul fatto che un partito che faccia la scelta elettorale,creando parlamentari,si distaccherà sempre più dalla classe di origine,in questo senso “formare,in ogni lavoratore un sindaco,un deputato o un senatore,un ex lavoratore.” (nota del traduttore,la dittatura in Brasile è ufficialmente durata fino al 1985).
Nello studiare la traiettoria del PT,troviamo una struttura burocratica che è via via migliorata e di conseguenza si è allontanato sempre più da coloro che sosteneva di rappresentare:i lavoratori.Ancora alla metà degli anni ’80,il PT assumeva un programma politico che puntava sull’elezione di Lula come presidente.Quel momento rappresentava la costruzione del progetto denominato “Democrático e Popular” (approvato come tesi al5º Encontro Naciona del PT)e divenne la moneta corrente delle campagne elettorali e diede nome ai futuri progetti di governo.
Per questo cammino laCentral Única dos Trabalhadores (CUT) (n.d.t.è la maggior centrale sindacale del paese)è stata fondamentale.Fondata nel1983,la centralizzazione e la burocrazia hanno preso via via forma all’interno di questa organizzazione,che ha inoltre espulso i funzionari non allineati.Nella stessa direzione,compagni valorosi di scioperi e militanti di base dei sindacati perderono il posto di lavoro e,ancora peggio,di essere licenziati con l’approvazione del loro sindacato.
La funzione di opposizione legata alla CUT è stata dimenticata.Un nuovo pensiero ha plasmato la casta sindacale.Il suo attaccamento alle istituzioni burocratiche e la costruzione di un percorso che la portasse al potere ha sostituito il tempo delle lotte.Così,le prime proposte per la formazione politica di base venivano lasciate da parte,dimenticate in qualche archivio polveroso,insieme alla partecipazione diretta dei lavoratori,alle occupazioni di fabbriche,alla rotazione nelle funzioni sindacali-formazione,ecc
La scelta era semplice:indorare la pillola.
Scioperi e dimostrazioni hanno cominciato ad essere considerate un peccato originale contro il capitale e gli interessi reali dei lavoratori (e dei datori di lavoro).Pertanto,è stato necessario dimostrare che i lavoratori erano pronti a sedersi al tavolo dei negoziati e,elegantemente,discutere di politica economica con l’elite brasiliana e internazionale.Lasciare le strade e ad abbandonare gli scioperi.La strategia era semplice:compiacere le élites e le grandi aziende,senza danneggiare i loro interessi (gli alti profitti)in Brasile.
Nelle lotte quotidiane,i dirigenti sindacali ben preparati nell’arte oratoria affrontano assemblee di lavoratori,smobilizzando scioperi.Così è stato con gli insegnanti,le acciaierie,i bancari,i chimici,i petroliferi,tra le altre categorie,che hanno tutte sofferto sconfitte ed hanno accumulato perdite sempre più profonde in termini di qualità della vita e del potere d’acquisto dei loro stipendi,oltre all’aumento della disoccupazione.
Utilizzando la strategia leninista della3°Internazionale,molti leader sindacali si sono serviti dei sindacati come “cinghia di trasmissione del partito”e,con la strada aperta e il processo elettorale come obiettivo,hanno iniziato ad eleggere “compagni”in Parlamento:consiglieri,parlamentari,sindaci.Questi,come ha criticato Bakunin,sono diventati immediatamente socialisti borghesi.Secondo Bakunin in un testo del1869,
I socialisti borghesi vogliono il mantenimento delle classi,perché ognuna deve,secondo loro,rappresentare una funzione sociale diversa.Volevano,conservandole,alleviare,ridurre e dissimulare la base storica della società attuale,la disuguaglianza e l’ingiustizia,che noi vogliamo distruggere.Ne consegue che tra i socialisti borghesi e noi non è possibile alcun accordo,di conciliazione o di qualsiasi coalizione.
In un’altra opera,sempre del 1869:
I lavoratori deputati,trasportati alle condizioni di esistenza borghese e l’atmosfera di idee politiche completamente borghesi,finendo di essere lavoratori di fatto per diventare uomini di Stato,diventeranno borghesi,forse ancor più dei borghesi stessi.
Nel corso degli anni,PT e CUT hanno camminato di pari passo costruendo l’arrivo del gran giorno in cui salire la rampa del Planalto (n.d.t.Dove si trova Brasilia,la capitale,la città creata durante la dittatura per ospitare la casta politica ed i vertici della burocrazia statale).Senza dubbio durante questo percorso i lavoratori hanno opposto resistenza alle politiche neoliberiste di Fernando Henrique Cardoso,le privatizzazioni,il collasso economico del Brasile,etc.Queste lotte furono criticate da CUT e PT,e da altre figure politiche (non solo partiti).C’era ancora una volontà di opposizione alle politiche neoliberiste,ma con obiettivi politici elettorali.
Concluso il governo Cardoso,la candidatura di Lula non spaventava più nessuno.Da molto tempo Lula e i suoi non erano più lavoratori (lavoravano nell’apparato sindacale e/o nei parlamenti (n.d.t.Il Brasile è una federazione di stati regionali)).I laboratori di governo del PT “democratico e popolare” (comuni e stati),chiaramente non rappresentavano un pericolo.Da un lato, “la speranza ha superato la paura”delle élite e,dall’altro,l’illusione ha convinto gli esclusi dal banchetto.Il progetto “Lula Presidente”vinse.Tutto era lo stesso,con un nuovo look.Il22giugno2002al fine di calmare i mercati finanziari e di fornire garanzie:
Il nuovo modello non può essere il prodotto di decisioni unilaterali del governo,come è accaduto fino ad oggi,né lo sarà con attuazioni per decreto,in modo volontaristico.Sarà il frutto di una ampia negoziazione nazionale,che deve portare ad un’alleanza autentica per il paese,un nuovo contratto sociale in grado di assicurare una crescita con stabilità.
Premessa di questa transizione sarà naturalmente il rispetto dei contratti e degli obblighi del paese.L’agitazione recente del mercato finanziario deve essere contestualizzata nella debolezza del modello attuale e nel clamore popolare per il suo superamento.
Con la sua elezione,le politiche dell’era Cardoso sono continuate a passi da gigante!Sono stati compiuti progressi nella lotta contro la povertà con la Bolsa Família,qualcosa di positivo in un governo social-liberale e democratico basato sul concetto di Imposto de Renda Negativo di Milton Friedman (link http://legis.senado.gov.br/mateweb/arquivos/mate-pdf/8963.pdf,acesso em18/03/2016.Sobre o Imposto de Renda Negativo,Friedman trata brevemente em Capitalismo e Liberdade.).Hanno ampliato le università federali e i posti di lavoro,non sempre con la partecipazione diretta o con la discussione democratica,così è successo con il REUNI-o accetti o rimani senza risorse economiche-una tattica politica costantemente utilizzata dal governo (attualmente la Società Brasiliana di Servizi Ospedalieri-EBSERH-segue lo stesso modello:si crea un problema di mancanza di risorse economiche negli ospedali universitari e poi si offre una soluzione o “LA”soluzione al problema,in questo caso,la trasformazione in società pubblica di diritto privato).
A questo proposito,la riforma delle pensioni,che Cardoso non è stato in grado di realizzare (anche grazie alla opposizione del PT),è apparsa come una tragedia,poi trasformatasi in farsa nel governo Lula nel2003.Consapevole della necessità mitica delle sue azioni,si realizzo una marcia per consegnare la proposta al Congresso,sostenuta dall’immagine epica costruita dalla stampa.
Secondo Marques Mendes in realtà
La riforma si caratterizza per essere un passo decisivo nella distruzione dello Stato (che ha avuto inizio nel governo Collor),ignorando completamente la necessità di promuovere una universalizzazione della copertura legata a rischio-vecchiaia e l’adozione dell’agenda dell’FMI,della Banca Mondiale e degliaraldi del capitale finanziario per quanto riguarda i fondi pensione.
Nonostante il buon lavoro per il capitale finanziario e per le grandi società come la continuità delle politiche neoliberiste dei governi precedenti,non tutto era/è un letto di rose (rosso)e gli altri settori delle élite,temporaneamente allontanati dal centro del potere,mantengono l’articolazione dei loro interessi.Dopo tutto,il “Padroni del Potere” (espressione del libro di Raimundo Faoro)vogliono continuare a utilizzare lo Stato come estensione e difesa dei loro propri interessi.E al massimo soddisfare alcune richieste popolari,come un favore-un contentino in tempo di elezioni.Questa concezione del “pubblico”e del ruolo dello Stato in Brasile è sempre stato l’arena per pochi,e gli ex membri del sindacato non fanno parte di questo gruppo selezionato,che ritengono di essere buoni socialisti e credevano di essere finanche borghesi.
L’errore di credere che averli al loro fianco sarebbe bastato
Non era abbastanza.Anche con tutto l’apparato economico,militare e giuridico creati (dal governo PT)negli ultimi anni per difendere lo Stato (e gli interessi corporativi delle multinazionali e delle banche)questi si ritrovano ora con le spalle al muro,pieni di denunce.Sono diventati ostaggio degli accordi presi con i settori conservatori della comunità imprenditoriale desiderosi di profitto e di esercizio di governo.Ma non sono vittime.Sono responsabili di aver creduto che la semplice partecipazione al mondo parlamentare sarebbe stata sufficiente a trasformare le relazioni sociali e a creare una società più egualitaria.
Cosa rimane?
Il questo momento l’ex governo Dilma e il PT non hanno forza sociale per realizzareuna grande mobilitazione in difesa del mandato.Per quanto possa arrampicarsi su aspetti giuridici e costituzionali e opporsi alle ultime accuse,il suo governo si è concluso.Tuttavia,rimane un lascito per il futuro che non assumerà necessariamente i colori del conservatorismo e del fascismo.Abbiamo ereditato uno stato giuridico-militare che disprezza la democrazia,così come non rispetta i diritti individuali e collettivi.Per fronteggiare tutto questo i nostri movimenti devono espandere gli spazi democratici e garantire che funzionino in senso orizzontale e siano in grado di coinvolgere la popolazione rispetto ai problemi urbani,rurali,sindacali,politici ed economici,indicando i bisogni reali e creando soluzioni.Questa è la paura maggiore dei gruppi che detengono il potere (e di coloro che vogliono arrivare al potere):la possibilità di essere contestati e di costruire opposizioni alle loro politiche,con dimostrazioni e disobbedienza civile.E la nostra più grande sfida contro lo Stato di Eccezione che viene sempre più spesso esercitato contro l’attivismo sociale,è quella di rafforzarci,tra sfruttati,allontanando le illusioni create dai partiti parlamentari.
José Damiro de Moraes
Riferimenti
BAKUNIN,Mikhail A.Educação Integral.In:GARCÍA MORIYÓN,F. (org).Educação libertária –Bakunin e outros.Porto Alegre:Artes Médicas,1989.
BAKUNIN,Mikhail A.Os enganadores.A política da Internacional.Aonde ir e o que fazer? Trad.Plínio Augusto Coelho.SP:Editora Imaginário;Faísca,2008.
BATALHA,Claúdio H.M.Formação da classe operária e projetos de identidade coletiva.In:Jorge Ferreira;Lucília de A.Neves Delgado. (Org.).O Brasil Republicano:O tempo do liberalismo excludente.1ª ed.Rio de Janeiro,2003,v.1,p.161-189.
MARQUES,Rosa Maria;MENDES,Áquilas.O governo Lula e a contra-reforma previdenciária.São Paulo.Perspec. [online].2004,vol.18,n.3,pp.3-15.ISSN1806-9452. http://dx.doi.org/10.1590/S0102-88392004000300002.Acesso18/03/2016.
MORAES,José Damiro de.Os anos Lula:um governo democrático e popular.Letralivre,ano11,nº44,Rio de Janeiro,fevereiro,2006.
OZ,Amós.Contra o fanatismo.Trad.Denise Cabral.RJ:Ediouro,2004.
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Tutte le tracce del fanatismo -
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Il Municipalismo libertario e l'insurrezione vittoriosa -
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https://umanitanova.org/tutte-le-tracce-del-fanatismo/
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https://umanitanova.org/il-municipalismo-libertario-e-linsurrezione-vittoriosa/
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Le parole di Fedez al Salone del Libro? "Ha 14 milioni di follower eppure, dopo sette mesi dall'inizio della guerra, attendiamo ancora con trepidazione i suoi post su Gaza". **Selvaggia Lucarelli** ad ‘ _Accordi &Disaccordi_’, in onda sabato sera su Nove condotto da **Luca Sommi** con la partecipazione di **Marco Travaglio** e **Andrea Scanzi** , commenta così [l'ultima uscita pubblica del rapper](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/13/fedez-al-salone-del-libro-parla-di-genocidio-a-gaza-e-attacca-la-stampa-ai-giovani-interessa-questo-non-frega-un-cao-di-cosa-fa-di-notte-fedez/7546099/>) milanese che, domenica scorsa, davanti a una platea di giovani che gli chiedeva la sua opinione su Gaza, rispondeva: "I giovani hanno delle **priorità diverse** da quelle dei media che si occupano di cose inutili come **le ‘cazzate’ che fa di notte Fedez** ”, aggiungendo anche di non avere alcuna difficoltà a **definire "genocidio"** quanto sta accadendo in Palestina. "A parte che non si capisce bene perché **Fedez dovrebbe dirigere la linea editoriale dei giornali** , non so, forse si sente l'erede naturale di Montanelli, mi verrebbe da chiedere: da quale pulpito? - dice la giornalista - Forse non gli piacciono i giornalisti perché ogni tanto **fuggono al suo controllo**. A lui piace controllare un po' tutto. In secondo luogo, ecco, tra una lezione e l'altra di giornalismo io gli ricorderei che potrebbe **andare su un palcoscenico** a sua scelta, **fare a pezzi la foto di Netanyahu** , come [ha fatto per altri personaggi della politica italiana](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/09/sanremo-fedez-straccia-in-diretta-la-foto-del-viceministro-bignami-vestito-da-nazista-mi-assumo-la-responsabilita-poi-evoca-berlusconi-e-roccella-e-ricorda-vialli/7035085/>). - ha proseguito - Forse non lo fa perché **Israele è una grande potenza economica** e lui potrebbe chiudere contratto un domani con aziende o imprese che hanno legami con Israele. Chi lo sa?" Infine, per la scrittrice, in libreria con 'il vaso di Pandoro' (Paper First) si può essere "d'accordo con Fedez su una cosa, nel senso che i giornalisti effettivamente **si occupano troppo delle sue “cazzate”** , però potrebbe ricordarlo ogni volta che quelle cazzate sono le sue **foto al Coachella** o le foto della sua nuova casa o della sua nuova Ferrari". E ancora: "Stranamente l'interesse giornalistico per le sue scemenze in quel caso non gli non gli interessa. In compenso [il pestaggio di un uomo sotto casa](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/13/fedez-indagato-procura-milano-per-rissa-lesioni-e-percosse-per-aggressione-iovino/7546886/>) sarebbe una cazzata. Insomma, **la violenza non è una cazzata**. Le foto del suo matrimonio in homepage per mesi, casomai non lo sono. Lì invece i giornalisti erano molto bravi e si occupavano di cose serie", ha concluso ironicamente la Lucarelli.
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Lucarelli sul Nove: "Fedez che accusa i giornalisti di occuparsi solo delle sue 'cazzate'? In 7 mesi non ha mai fatto un post su Gaza
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Proteste alla Sapienza, Cacciari: "Non sono certamente gli scontri del '68, è una fortuna che ci siano giovani sensibili alla tragedia di Gaza"
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/19/lucarelli-sul-nove-fedez-che-accusa-i-giornalisti-di-occuparsi-solo-delle-sue-cazzate-in-7-mesi-non-ha-mai-fatto-un-post-su-gaza/7553282/
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/18/proteste-alla-sapienza-cacciari-non-sono-certamente-gli-scontri-del-68-e-una-fortuna-che-ci-siano-giovani-sensibili-alla-tragedia-di-gaza/7518684/
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05 maggio 2020 11:12
Quanto saranno terribili i prossimi mesi e anni? Poiché in genere tendo all’apocalittico, ho provato un certo orgoglio nel notare che la mia domanda preferita è diventata la domanda preferita di tutti. È un po’ come essere un aristocratico dell’ottocento e vedere la figlia che ha appena debuttato in società diventare la protagonista della stagione londinese.
Ma nel decidere chi stare a sentire, e quanto essere allarmati, è facile non tener conto di un fattore determinante: in una crisi pervasiva come questa, nessuno – né gli esperti accademici, né i commentatori né quell’amico che continua a invitarti a essere meno (o più) preoccupato – è un osservatore completamente neutrale. Perché le previsioni sul futuro non riguardano solo il futuro.
Sono anche meccanismi di difesa per affrontare il presente.
Siamo tutti esseri umani
Il che è abbastanza ovvio nel caso degli inguaribili ottimisti convinti che tra qualche settimana tutto tornerà normale, perché chiaramente stanno cercando di generare un senso di sicurezza in un periodo di incertezza. Ma è stato affascinante vedere anche il loro opposto: quelle persone della mia cerchia, e in particolare i miei contatti sui social media, che affermano con convinzione che le cose andranno peggio di quanto possiamo immaginare (perfino gli epidemiologi di professione sono impegnati in una sorta di corsa alle armi nel predire periodi di distanziamento sociale
sempre più lunghi
).
Ma psicologicamente questo è comprensibile. Quando tutto è in sospeso, le persone che prevedono un’assoluta catastrofe sono al sicuro: le cose non potranno mai andare peggio di quanto avevano detto.
Se rinunciamo a pretendere di sapere cosa succederà domani, ci sentiamo più leggeri
Pensate anche alla nostra reazione politica alla pandemia. La rabbia per la risposta del governo può essere perfettamente giustificata, ma se essere furiosi con i conservatori rientra nella nostra mentalità, esserlo adesso è anche una perversa fonte di conforto. Ultimamente, niente è più come prima, ma almeno possiamo continuare a odiare i tory.
Quello che intendo dire è che non voglio liquidare nessun atteggiamento particolare come meccanismo di difesa (nessuno riesce a tirare avanti senza un qualche meccanismo di difesa. Uno dei miei è scrivere rubriche su quelli degli altri). Ma è utile vedere che ruolo svolgono, se non altro per non precipitare in una spirale di ansia la prossima volta che qualcuno di cui vi fidate vi dipinge una visione particolarmente tragica del futuro. Magari alla fine avrà avuto anche ragione. Ma quel che è certo è che si tratta di un essere umano, e ha un suo metodo personale per gestire le proprie emozioni.
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Inoltre, vale la pena di ricordare che l’attuale calamità è un’ulteriore prova del fatto che la maggior parte di noi, nella maggior parte dei casi, non ha idea di quello che succederà. “Nei giorni in cui siete più pessimisti, ricordatevi che tre mesi fa avreste ritenuto improbabile che tutto il mondo sarebbe stato chiuso in casa a causa di una pandemia”, ha osservato di recente
l’economista Kaushik Basu
. “Dunque, anche l’anticipazione di un futuro catastrofico potrebbe essere sbagliata”.
Non credo che questo sia un buon motivo per sostituire il pessimismo con l’ottimismo, ma lo è per sospendere entrambi. Se rinunciamo a pretendere di sapere cosa succederà domani, ci sentiamo più leggeri. Dicono che se ti aspetti il peggio, sarai piacevolmente sorpreso, ma questo non impedisce di essere depressi ora. La vera abilità – pur facendo del nostro meglio per prepararci al futuro – consiste nell’evitare di aspettarci qualsiasi cosa.
Consigli di lettura
Nel suo libro,
The wisdom of no escape
, la suora buddista americana
Pema Chödrön
offre consigli su come imparare a rilassarsi pensando all’“inconsistenza” della realtà.
(Traduzione di Bruna Tortorella)
Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico
The Guardian
.
Psicologia
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Aspettarsi il peggio ma con moderazione
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È inutile stare in ansia per il futuro, meglio agire nel presente
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https://www.internazionale.it/opinione/oliver-burkeman/2020/05/05/aspettare-peggio
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https://www.internazionale.it/opinione/oliver-burkeman/2019/12/10/inutile-ansia
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>> La minaccia di un'invasione russa dell'Ucraina ha provocato un po' ovunque reazioni molto allarmate: non solo da parte degli Stati Uniti, che hanno allertato e spostato migliaia di soldati nell'ipotesi, secondo loro [concreta](<https://www.ilpost.it/2022/02/06/stati-uniti-invasione-ucraina/>), di un'invasione, ma anche da parte dei paesi europei. In modo abbastanza sorprendente, a mantenere un atteggiamento apparentemente tranquillo è stato invece proprio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: nei giorni scorsi ha cercato di calmare le acque e di ridimensionare la minaccia russa, arrivando anche a criticare i governi occidentali per il loro allarmismo.
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>> L'atteggiamento di Zelensky è coerente col modo in cui ha gestito finora le tensioni con la Russia, ma lo mette ora in una posizione difficile: Zelensky deve bilanciare il tentativo piuttosto evidente di evitare un aumento delle tensioni con il rischio di spazientire gli alleati occidentali, che stanno investendo sforzi diplomatici e mezzi per la difesa dell'Ucraina. E se la Russia invadesse davvero, Zelensky potrebbe essere accusato di aver minimizzato il rischio di una guerra e di non aver fatto abbastanza per evitarla, come già adesso sostengono alcuni suoi critici.
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START-
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>> **– Leggi anche:** [Per gli Stati Uniti la Russia è quasi pronta a invadere l’Ucraina](<https://www.ilpost.it/2022/02/06/stati-uniti-invasione-ucraina/>)
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
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>> L'atteggiamento cauto del presidente ucraino è emerso in più occasioni nel corso delle ultime settimane. Zelensky ha equiparato l'attuale crisi al confine ad altri momenti di tensione tra Russia e Ucraina, senza darle quindi una specificità o un'urgenza particolare.
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>> Lo ha fatto quando [ha detto](<https://www.bbc.com/news/world-europe-60174684>) che il rischio di un'invasione russa è uguale a quello dello [scorso aprile](<https://www.ilpost.it/2021/04/15/russia-ucraina/>), quando la Russia ammassò al confine circa 40mila soldati, per poi ritirarli (ma stavolta i soldati sono più del doppio, meglio armati e organizzati come se si stesse davvero preparando un'invasione). Lo ha fatto anche [quando ha assimilato](<https://www.wsj.com/articles/ukraine-russia-invasion-zelensky-biden-11644334948?mod=hp_lead_pos5>) la crisi al confine alle tensioni che sono in corso tra Russia e Ucraina ormai dal 2014, anno dell'invasione con cui la Russia annettè la Crimea.
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>> Zelensky ha anche [criticato](<https://www.economist.com/europe/why-ukraines-president-is-talking-down-the-threat-from-russia/21807491?utm_content=article-link-2&etear=nl_today_2&utm_campaign=a.the-economist-today&utm_medium=email.internal-newsletter.np&utm_source=salesforce-marketing-cloud&utm_term=2/6/2022&utm_id=1041848>) i capi di governo occidentali per i loro toni, secondo lui ingiustificatamente allarmistici: «Io sono il presidente dell'Ucraina, io vivo qui, e io penso di conoscere la situazione meglio di qualsiasi altro presidente», ha detto una decina di giorni fa [riferendosi](<https://edition.cnn.com/2022/01/28/europe/ukraine-russia-zelensky-biden-intl/index.html>) alle preoccupazioni espresse da Joe Biden ed Emmanuel Macron, presidenti di Stati Uniti e Francia, per la situazione al confine.
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>> Un'altra occasione in cui Zelensky ha mostrato di voler ridimensionare la minaccia russa è stata quando ha criticato, giudicandola come eccessiva, la decisione degli Stati Uniti di [evacuare](<https://www.ilpost.it/2022/01/24/stati-uniti-ucraina-ambasciata-familiari-evacuati/>) i familiari del personale dell'ambasciata americana a Kiev, la capitale dell'Ucraina. Con una punta di sarcasmo, Zelensky ha detto: «I diplomatici sono come i capitani: dovrebbero essere gli ultimi ad abbandonare la nave che affonda, ma l'Ucraina non è il Titanic».
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>> Ci sono state, ovviamente, anche occasioni in cui Zelensky è sembrato prendere molto sul serio l'ipotesi di un'invasione russa, come quando [ha criticato](<https://twitter.com/ZelenskyyUa/status/1484171183264129025?s=20&t=j3e0VhpKq1RD5zajyBFx8w>) il presidente Biden per la sua controversa affermazione sul fatto che la NATO non avrebbe saputo come rispondere a una «[piccola incursione](<https://www.ilpost.it/2022/01/21/attesa-invasione-ucraina-russia/>)» della Russia in Ucraina. O quando [ha detto](<https://www.nytimes.com/2022/02/02/world/europe/putin-russia-ukraine-us.html>) che una guerra in Ucraina non sarebbe solo una guerra tra Ucraina e Russia, ma «una guerra europea, una guerra vera e propria». Queste affermazioni, per certi versi, sono sembrate anche in [contraddizione](<https://www.nytimes.com/2022/02/02/world/europe/putin-russia-ukraine-us.html>) coi suoi più frequenti tentativi di sdrammatizzare la situazione, notati in queste settimane da diversi analisti e osservatori.
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>> **– Leggi anche:** [Il presidente ucraino dice che la Russia sta progettando un golpe ai suoi danni](<https://www.ilpost.it/2021/11/29/zelensky-progetto-colpo-stato-russia-akhmetov/>)
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>>
>> L'atteggiamento pacato di Zelensky ha diverse ragioni. In parte, come [ha detto](<https://www.bbc.com/news/world-europe-60174684>) lui stesso, la prospettiva di una guerra imminente rischia di destabilizzare l'economia e la politica interna del paese, che lui ha tutto l'interesse a preservare. Come ha spiegato il _Wall Street Journal_ , quella della «[calma olimpica](<https://www.wsj.com/articles/ukraine-russia-invasion-zelensky-biden-11644334948?mod=hp_lead_pos5>)» è una strategia ben precisa, adottata da Zelensky con il sostegno dei suoi consiglieri più stretti.
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>> Più in generale, comunque, Zelensky sta gestendo la minaccia russa come ha sempre cercato di fare, cioè con cautela ed evitando il più possibile gli scontri frontali. Zelensky, che ha 44 anni e prima di essere eletto non aveva nessuna esperienza politica (faceva l'attore, recitando soprattutto in commedie), è presidente dal 2019, il settimo a governare l'Ucraina dai tempi della sua indipendenza dall'Unione Sovietica. Una delle sue promesse principali, assieme a quella di eradicare la corruzione, fu di riuscire a risolvere diplomaticamente le tensioni con la Russia facendo un accordo di pace con Putin, senza dover passare per una guerra.
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>> Nel suo primo discorso da presidente, Zelensky rassicurò il pubblico dicendo che «[tutto è possibile](<https://foreignpolicy.com/2019/04/22/whos-laughing-now-in-ukraine/>)» – una frase che divenne una specie di [motto](<https://fsi.stanford.edu/news/%E2%80%98everything-possible-ukraine%E2%80%99-president-volodymyr-zelensky-addresses-stanford-community-during>) – e rimproverò il suo principale oppositore, Petro Poroshenko, ex presidente sconfitto alle elezioni, per le pessime relazioni tenute con la Russia.
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>> Le cose, però, non sono state così lineari: Zelensky ha progressivamente capito che trattare con Putin non era così semplice, e ha man mano [assunto](<https://www.ilpost.it/2021/04/15/russia-ucraina/>) posizioni più ferme e assertive, un po' anche sull'onda delle critiche ricevute all’interno, da parte di chi lo accusava di avere un atteggiamento troppo remissivo nei confronti della Russia. Un punto di svolta, per cui le relazioni tra Russia e Ucraina sono ulteriormente peggiorate, è arrivato soprattutto [con l’amministrazione di Joe Biden](<https://www.csis.org/analysis/what-does-future-hold-us-ukraine-relations>), che si è detto pronto a contrastare l’espansionismo russo e ha rinnovato il sostegno degli Stati Uniti al mantenimento della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.
>>
>> Tutti questi cambiamenti potrebbero aver convinto Putin ad [agire](<https://www.theguardian.com/world/2021/dec/23/vladimir-putin-russian-president-ukraine-analysis>) prima che l’attuale status quo, tutto sommato ancora favorevole alla Russia, venga modificato. Secondo alcuni suoi ex collaboratori ascoltati dal _Wall Street Journal_ , però, Zelensky spera ancora di poter risolvere le tensioni con la Russia in modo diplomatico e con un accordo di pace: il suo atteggiamento cauto e apparentemente sereno servirebbe quindi a mostrare di non voler trattare la Russia come un nemico, e quindi a non accrescere ulteriormente la tensione.
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>> **– Leggi anche:** [Cosa vuole fare la Russia in Ucraina?](<https://www.ilpost.it/2021/04/15/russia-ucraina/>)
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>> Dato il livello di tensione raggiunto, però, la posizione di Zelensky è rischiosa: già in passato c'erano state proteste contro di lui perché il suo atteggiamento verso la Russia era considerato troppo arrendevole. E nelle ultime settimane i suoi oppositori e critici, primo tra tutti Poroshenko, [lo hanno accusato](<https://www.wsj.com/articles/ukraine-russia-invasion-zelensky-biden-11644334948?mod=hp_lead_pos5>) di prendere troppo poco sul serio la minaccia di un'invasione russa, cioè, in sostanza, di non difendere adeguatamente il paese.
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>> C'è anche chi [apprezza](<https://www.economist.com/europe/why-ukraines-president-is-talking-down-the-threat-from-russia/21807491?utm_content=article-link-2&etear=nl_today_2&utm_campaign=a.the-economist-today&utm_medium=email.internal-newsletter.np&utm_source=salesforce-marketing-cloud&utm_term=2/6/2022&utm_id=1041848>) la calma di Zelensky e ritiene che stia gestendo con competenza e fermezza una situazione molto delicata, senza cedere al panico. Ma se Putin procedesse con un'invasione Zelensky rischierebbe – oltre a tutti i problemi legati a dover gestire un conflitto armato – di perdere credibilità con tutti, con gli ucraini e coi suoi alleati occidentali, per aver sottovalutato il rischio della seconda invasione russa in meno di dieci anni.
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START-
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>> **– Leggi anche:** [L’ossessione di Putin per l’Ucraina](<https://www.ilpost.it/2022/02/06/putin-ucraina-ossessione/>)
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Quant'è difficile essere Volodymyr Zelensky
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L’Ucraina rischia di nuovo di essere invasa
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https://www.ilpost.it/2022/02/12/volodymyr-zelensky-ucraina-russia-posizione-difficile/
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https://www.ilpost.it/2021/11/22/russia-invasione-ucraina-intelligence/
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>> Dopo l’iniziativa “ **Bambini Felici** " che, durante la [pandemia del 2020](<https://www.focusjunior.it/news/un-anno-di-pandemia-come-sono-cambiati-i-ragazzi/>), ha visto consegnare nelle case di migliaia di famiglie italiane in difficoltà pacchi dono contenenti **album e figurine Amici Cucciolotti** , l’editore **Dario Pizzardi** replica: questa volta protagonisti dell’iniziativa saranno gli **anziani ospitati nelle RSA** di tutta Italia.
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>> ## **Un album per stimolare i più fragili**
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>> L’obiettivo dell’iniziativa “ **Figurine Amici Cucciolotti per i nonni** ” è di stimolare, attraverso un semplice gioco che tutti conoscono, la **manualità** delle **persone anziane**. Allo stesso modo, **attaccare le figurine** sugli album permette di esercitare le facoltà cognitive, la socialità e le emozioni positive: sforzarsi per trovare la giusta posizione, scambiare i doppioni e ancora terminare una pagina o l’intera collezione sono attività che permettono ai [nonni](<https://www.focusjunior.it/news/venti-lezioni-di-vita-dei-nonni-ai-millenials/>) di ritornare bambini e, perché no, avvicinarsi ancora di più ai nipoti condividendo e scambiando le figurine!
>>
>> ## **Un’iniziativa dal valore scientifico**
>>
>> Ma non si tratta di un “semplice gioco”: **Figurine Amici Cucciolotti per i nonni** è un’iniziativa il cui valore positivo in termini di benefici è riconosciuto da un Comitato Scientifico di esperti composto da medici del Dipartimento di **Scienze Mediche UniTO**. Lo stesso professor **Ezio Ghigo** , Presidente del Comitato Scientifico, sostiene in una nota che “molte evidenze scientifiche mostrano come interventi socio-sanitari da attuare con modalità innovative possano essere degli elementi protettivi verso la fragilità senile”. E non solo: “Attività come questa vanno promosse anche in senso **preventivo** , in quanto i dati in letteratura indicano che possono aiutare anche nella prevenzione, ritardando l’insorgenza di patologie tipiche dei **soggetti anziani** con fragilità, in particolare declino cognitivo e patologie croniche dell’età avanzata.”
>>
>> Riguardo alla scelta del tema dell’album, cioè gli animali, aggiunge il collega professor **Alessandro** **Mauro** , Direttore del Dipartimento Neuroscienze di UniTO: “I soggetti della raccolta di figurine Amici Cucciolotti sono gli animali: è una tematica che suscita gradimento e simpatia nelle persone anziane - ricordiamo la **pet-therapy** come strumento riabilitativo nell’anziano e nel disturbo neurocognitivo”.
>>
>> ## **Fondamentale l’impegno dei volontari**
>>
>> Saranno poi i **volontari dell’A.V.O.** (l’Associazione Volontari Ospedalieri), coordinati da **FEDERAVO** , a coinvolgere gli anziani protagonisti dell’iniziativa. A partire dal 24 ottobre 2022, quindi, **milioni di album** e di figurine saranno distribuiti in diverse RSA d’Italia, dove i volontari aiuteranno a cadenza settimanale gli ospiti a “giocare”, attaccare le figurine **Amici Cucciolotti** , scambiarle e completare le collezioni.
>>
>> L’iniziativa promossa dall’ **editore Dario Pizzardi** è completamente gratuita e durerà alcuni mesi, al termine dei quali avverrà una festa finale. Ma non solo: verranno raccolti dati dal Comitato Scientifico per valutare in maniera oggettiva i benefici ottenuti dagli **ospiti delle RSA** coinvolti.
>>
>> Un’idea per essere vicini ai più fragili, anche nella distanza.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Un album di figurine per stimolare i nonni
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Cos'è la Festa dei Nonni?
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https://www.focusjunior.it/iniziative-e-eventi/figurine-amici-cucciolotti-nonni/
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https://www.focusjunior.it/comportamento/feste/cose-la-festa-dei-nonni/
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“Caro Joyce, grazie per la foto. Fa un po’ spavento”: così iniziava la lettera scritta da Pound a Joyce, il 20 dicembre 1916, dopo che questi gli aveva mandato un suo ritratto fotografico nel quale dovevano apparire già chiari i segni della malattia agli occhi che lo avrebbe tormentato fino alla fine dei suoi giorni. La loro corrispondenza era iniziata tre anni prima, il 15 dicembre 1913, con quell’incipit cauto, quasi esitante, da parte di Pound, “Gentile signore, Yeats mi ha parlato dei suoi scritti”, che oggi è noto quanto la frase iniziale della prima lettera di Kafka a Felice Bauer.
In quel momento Joyce stava finalmente per portare a termine la lunga battaglia ingaggiata con l’editore Grant Richards per la pubblicazione di
Gente di Dublino
, era arrivato alle battute finali del suo romanzo autobiografico
Ritratto dell’artista da giovane
e stava per iniziare l’opera che più lo avrebbe esposto all’attenzione internazionale, ossia
Ulisse
.
Ma la sua situazione soprattutto economica era quanto mai problematica e l’ingresso di Pound nella sua vita avrebbe rappresentato, in quel momento e per i dieci anni a venire, la soluzione a tutti i suoi problemi: dal momento che Pound, sorretto dal grande fiuto di cui era dotato, si sarebbe letteralmente fatto in quattro per trovargli sussidi, borse e finanziamenti di varia natura e provenienza, arrivando persino a dirottare su di lui emolumenti e donazioni che avrebbe potuto tener per sé, in un momento in cui egli stesso viveva in ristrettezze mantenendosi solo con recensioni; come pure a indurre, pur di agevolarlo, l’editore americano Marshall a sospendere la pubblicazione di una sua propria opera dal titolo
This Generation
per favorire quella del
Ritratto
di Joyce.
E questo solo per citare alcuni degli aiuti di cui Pound si era fatto promotore: dato che, a partire proprio dall’inizio del suo rapporto con Joyce, oltre a cercare di sostenerlo economicamente, si sarebbe battuto con veemenza per far pubblicare, recensire e imporre all’attenzione di editori, critici e pubblico le opere di quest’ultimo, come del resto si può constatare anche dall’ampio corredo di testi critici, saggistici e di presentazione a firma di Pound, presenti in questo volume di lettere curato da Forrest Read.
È molto probabile, anzi fuor di dubbio, che Joyce avrebbe scritto tutto ciò che ha scritto, e nello stesso modo in cui l’ha scritto, anche senza l’assistenza di Pound (a differenza di quanto sarebbe accaduto per Eliot); ma è altrettanto certo che, sia per quanto riguarda il
Ritratto
che l’
Ulisse
, il fatto di poter contare su un appoggio esterno come Pound, capace di operare con un vigore e un coinvolgimento di gran lunga superiori a quelli con cui si sarebbe mosso un qualunque agente letterario, abbia costituito per Joyce un incentivo che forse in se stesso, abbandonato a Trieste e poi a Zurigo durante gli anni della Prima guerra mondiale, non avrebbe saputo trovare.
Il fatto di poter pubblicare, grazie a Pound, sia parti del
Ritratto
che, serializzato, man mano che lo stava scrivendo, l’
Ulisse
, su importanti riviste americane e inglesi, come “The Little Review” e “The Egoist”, di cui Pound era direttore per l’estero, l’ha sicuramente messo nelle condizioni migliori per portare a termine entrambi i lavori. E questo pur creando non pochi problemi ai proprietari, ai redattori e ai tipografi di tali riviste, che a causa sua sarebbero dovuti incorrere in sanzioni e andare incontro alla sospensione delle pubblicazioni con l’accusa di oscenità generata proprio dalla propensione di Joyce per l’uso di un linguaggio ritenuto scurrile e per temi e descrizioni di tipo scatologico (come l’accurata descrizione dell’espulsione delle feci da parte di Leopold Bloom nel quarto capitolo dell’
Ulisse
, che avrebbe fatto dire a Pound che la fantasia di Joyce tendeva all’escrementizio), o per più palesi oscenità (come nell’episodio di Nausicaa in cui Bloom si masturba alla maniera di un guardone sbirciando la ragazzina Gerty MacDowell che mostra maliziosamente le sue parti intime).
Nel loro rapporto, così come lo si evince da queste lettere (che, pur mancando della controparte joyciana, sono integrate da inserti che chiariscono le varie problematiche affrontate di volta in volta nel carteggio), Pound e Joyce mantengono inalterato fino a un certo punto il ruolo che ognuno dei due assume fin dall’inizio, come se entrambi tendessero a corrispondere alla forma di imprinting con cui si erano percepiti a vicenda: Pound nel ruolo di scopritore di talenti,
arbiter
letterario, impresario e promotore di movimenti artistici; Joyce in quello dell’autore esule ed emarginato che viene scoperto e che si lascia guidare seguendo i consigli che gli vengono elargiti purché abbiano a che fare con la pubblicazione e la promozione delle sue opere e non con quanto egli scrive, a meno che non si tratti di consigli motivati da apprezzamenti positivi, meglio ancora se entusiastici.
Lo si avverte in maniera tenue ma esplicita quando Pound “osa” trovar qualcosa da ridire a proposito del capitolo di
Ulisse
detto delle
Sirene
, da lui ritenuto “non buono come al solito” (p. 226), provocando in tal modo un velato risentimento da parte di Joyce il quale, scrivendo a Miss Weaver, proprietaria della “Little Review”, si lamenta del fatto che Pound abbia piuttosto affrettatamente disapprovato il capitolo, ma, aggiunge “credo che la sua disapprovazione abbia fondamenta non legittime e sia dovuta soprattutto agli svariati interessi della sua ammirevole ed energica vita artistica” (James Joyce,
Lettere
, a cura di G. Melchiori, Mondadori 1974, p.328). A dir la verità, le obiezioni di Pound a certe parti del capitolo erano articolate in diversi punti e, per quanto fossero intese a prevenire un possibile intervento della censura, mostravano anche qualche dubbio rispetto alla loro riuscita stilistica, per l’abbondanza di parole sconce e l’eccessivo rilievo dato all’espletamento di certe funzioni corporali (si veda la lettera del 10/6/1919). Dubbi che però non avrebbero minimamente scalfito la sicurezza di Joyce, dal momento che egli era, sì, “dipendente dai pareri degli amici sulle sue opere, ma tuttavia manteneva una glaciale e ironica determinazione” (p.226).
Questa stessa determinazione lo avrebbe portato anche in seguito a trascurare i giudizi di Pound su
Finnegans Wake
, che gli erano parsi sconcertanti e incomprensibili, e soprattutto tali da farlo stupire del fatto che nuovamente la grandezza del suo progetto letterario fosse messa in discussione. Da parte sua, Pound non era riuscito a capire in quale direzione si stesse muovendo Joyce dopo la consacrazione internazionale ricevuta a seguito della pubblicazione di
Ulisse
, e anche nei discorsi che egli avrebbe tenuto anni dopo in sua memoria non si sarebbe ricreduto sull’idea che si era fatto di quell’opera che gli era sempre parsa nient’altro che “una vana ricerca dell’esagerazione” (p. 361).
Ma già a partire dalla pubblicazione di
Ulisse
e dal lancio di Joyce a livello planetario, i rapporti fra i due erano cominciati a mutare, raffreddandosi, come del resto ne dà testimonianza in questo volume la scarsa corrispondenza relativa agli anni Trenta. Ciò induce infatti a ritornare alla vera natura e alla dinamica del loro rapporto così come lo si intuisce nel suo sviluppo da queste lettere.
È chiaro infatti che Pound, benché ammettesse in un articolo intitolato
Storia passata
, del 1933 (qui alle pp. 333-43), di non essere stato lui lo scopritore di Joyce, bensì Yeats, era perfettamente consapevole di quanto in realtà Joyce gli fosse debitore, ed è lecito supporre che il suo entusiasmo per lo scrittore irlandese, che indubbiamente era determinato da una stima incondizionata per le sue opere e da un’oggettiva comprensione della novità rappresentata dalla sua tecnica narrativa, che egli poneva sullo stesso piano di quella di Henry James e Thomas Hardy (lettera tra il 6 e il 12 settembre 1915), era comunque direttamente proporzionato al compiacimento da parte sua di essere l’artefice esclusivo della fortuna dell’altro.
Ma quando le sorti di Joyce sarebbero passate in altre mani, in particolare a quelle di Sylvia Beach e Adrienne Monnier, proprietarie delle librerie Shakespeare & Company e La Maison des Amis des Livres, che avrebbero portato
Ulisse
alla pubblicazione e coinvolto Valery Larbaud alla sua traduzione in francese; e soprattutto dopo che intorno a Joyce si sarebbe formato un cenacolo di ammiratori (che, come sempre succede in questi casi, si reggeva anche su un diffuso comportamento di piaggeria nei suoi confronti), ecco che Pound, un po’ forse per comprensibile gelosia, un po’ per un altrettanto comprensibile timore di passare in secondo piano, avrebbe cominciato a far trapelare segni di fastidio.
I quali si sarebbero manifestati in maniera ancor più evidente sia quando, in seguito all’edizione pirata dell’
Ulisse
in America, egli si sarebbe rifiutato di firmare la petizione contro l’editore Samuel Roth che l’aveva messa in circolazione; sia all’uscita di un romanzo come
Tropico del cancro
di Henry Miller, da lui giudicato osceno ma in grado di sistemare Joyce al proprio posto (p. 347); e sia infine quando, ad anni di distanza, dall’ospedale St. Elizabeth dove stava scontando la sua pena, egli avrebbe parlato con insofferenza di “inflazione joyciana” (p. 348) sostenendo, con implicita parodia della tecnica dello
stream of consciousness
di cui Joyce si era dimostrato maestro incontrastato, “questa roba del flusso di conScemenza Girtie/Jimmee è FLUITA abbastanza” (p. 347).
D’altra parte Joyce non aveva fatto granché per evitare quella che si poteva definire in certe occasioni una situazione di reciproco imbarazzo e si ha come l’impressione che, una volta raggiunto il successo, la presenza del suo nume tutelare fosse diventata un po’ ingombrante. Senza contare che, a partire dal momento in cui Pound aveva cominciato a interessarsi di economia e a manifestare simpatie per il fascismo italiano, Joyce, forse non con tutti i torti, aveva cominciato a nutrire qualche dubbio sulla sanità mentale dell’amico, al punto che una sera, dovendo cenare assieme a lui, aveva pregato Hemingway di accompagnarlo perché gli sembrava che Pound stesse diventando pazzo e “aveva sul serio paura di lui” (p.348).
Rimane però da stabilire cosa pensasse effettivamente Joyce di Pound. È difficile dirlo. Certo, in svariate occasioni non aveva lesinato i suoi apprezzamenti per l’aiuto che aveva da lui ricevuto nel corso del tempo ma sempre trattenendosi dal dare un giudizio sul suo valore come poeta, come se lo sentisse lontano da sé, o non lo capisse; e questo nonostante anche Pound avesse lavorato sulla scorta delle stesse suggestioni mitologiche su cui Joyce aveva basato il suo maggiore sforzo letterario: basti pensare infatti che il primo dei
Cantos
, secondo un’idea di traduzione tutta poundiana intesa come omaggio mimetico, era per gran parte costituito dalla versione in inglese della versione in latino dell’undicesimo canto dell’
Odissea
.
O tutt’al più, solo una volta, Joyce si era espresso in proposito e in privato, definendo i versi di Pound “divertenti e spiritosi” (
Lettere
, cit., p.307), che non era comunque il massimo dei complimenti. E anche quando, nel 1925, Ernest Wash gli avrebbe chiesto di scrivere un elogio da inserire nel numero della rivista “This Quarter”, interamente dedicato a Pound, Joyce avrebbe di nuovo messo in rilievo le qualità umane di Pound aggiungendo stavolta un cenno anche alla sua “mente tanto brillante e acuta” (p. 305), ma con parole per l’appunto che sembrano derivare più dai modi cerimoniosi di Joyce, che da una vera e propria stima. Del resto, sono comunque rari i casi in cui Joyce ha espresso giudizi favorevoli su scrittori a lui contemporanei e può benissimo darsi che questa sua reticenza facesse parte proprio di quella strategia che fin da giovane egli aveva deciso di mettere in atto e che si basava sulle tre armi del silenzio, dell’esilio e dell’astuzia.
Ma forse è più probabile che fin dall’inizio, quando Pound gli si era presentato chiedendogli, su suggerimento di Yeats, alcuni testi poetici per l’antologia degli Imagisti che egli stava editando all’epoca, e anche successivamente quando si sarebbe dato da fare per pubblicarne le opere o controbattere per iscritto alle recensioni negative che di esse erano apparse, Joyce avesse sempre continuato a fraintendere l’interessamento di Pound, guardandosi bene dal considerarlo come quello di un autore a lui complementare.
E nonostante ammettesse, come avrebbe fatto con Padraic Colum, che era stato Pound ad averlo “tirato fuori dalla fogna” (citato in John McCourt,
James Joyce. Gli anni di Bloom
, Mondadori, p. 337), non si sarebbe trattenuto in un’altra occasione, e stavolta in maniera un po’ meschina, dal chiedere allo scrittore ed editore Robert McAlmon se Pound e Eliot fossero davvero importanti (p. 367), quasi a lasciar supporre che lui avesse i suoi buoni dubbi al riguardo o non fosse in grado di giudicarlo da sé, cosa che per certi versi poteva sembrare altrettanto offensiva.
Di ben altra natura e contenuto sono invece i testi scritti da Pound su Joyce che appaiono in questo volume inframmezzati alle lettere e che hanno forma sempre diversa a seconda dell’occasione per la quale erano stati concepiti. Ad accomunarli in ogni caso è sempre l’entusiasmo col quale Pound sembra voler perorare la causa di Joyce, prima nel cercare di imporlo agli editori e alla stampa; poi, una volta avvenuta la pubblicazione, nel difenderlo, come s’è detto, dagli attacchi o dalle recensioni maligne e negative. È il caso, ad esempio del testo intitolato
James Joyce e i suoi critici
, pubblicato nel giugno 1917 su “The Egoist” (qui alle pp. 172-175), nel quale egli si limita a riportare e in qualche caso a commentare, facendoli precedere da una dicitura sotto cui potrebbero essere catalogati, i vari giudizi coi quali era stato accolto il
Portrait
di Joyce, lasciando in tal modo che questi giudizi provvedessero da sé ad assumere i contorni dello schiocchezzaio. Vale la pena di riportarne alcuni:
CAUTELA: È davvero difficile sapere cosa dire di questo nuovo libro di Joyce. –
Literary World
.
FOGNE: Joyce è un romanziere intelligente, ma a nostro avviso darebbe il meglio di sé con un trattato sulle fognature. –
Everyman
.
ANIMA PURA: Questa pseudo-autobiografia di Stephen Dedalus, un debole e un sognatore, è una lettura splendida … Nessun uomo dall’anima pura potrà mai lasciare che sua moglie o i suoi figli ci si accostino. –
Irish Book Lover
.
IMMAGINAZIONE: Joyce mostra un’assenza di immaginazione e
humour
sorprendentemente non celtica. –
Bellman
(USA).
Comunque sia, il ritratto di Pound che esce da queste lettere è quello di un personaggio certamente bizzarro, pirotecnico, simile a un fiume in piena che tracima ovunque vi siano campi da fertilizzare, e in questo corrisponde in pieno all’immagine che di lui era stata data da Hemingway in
Festa mobile
, in cui pure se ne sottolineava l’altruismo e la generosità disinteressata. Il tempo ha poi fatto giustizia anche delle sue qualità di poeta visionario e sperimentatore, mostrando come egli fosse in netto anticipo sugli sviluppi che la poesia avrebbe avuto in seguito. Forse alla sua poetica era mancato un principio unitario, essendo sempre andata soggetta ad una continua trasformazione a seconda degli interessi che via via lo entusiasmavano (e soprattutto rispetto al rigore formale presente nelle opere di Joyce, nonostante pure quelle si differenziassero l’una dall’altra sul piano stilistico).
Anche il suo
opus magnum
,
I Cantos
, avrebbe mostrato alcune incertezze strutturali, dal momento che l’impianto su cui esso si basava sarebbe stato alterato dalle ben note vicende biografiche del poeta. Cosa che si rende soprattutto evidente nella rappresentazione dell’Inferno così com’è concepita e realizzata nei
Canti XIV-XV
, ossia nei termini di una costruzione puramente intellettuale; e come invece essa si sarebbe ripresentata nei
Canti pisani
, indiscutibilmente condizionata e ispirata dalla sventura e per questo più vibrante di autenticità. Ma pure la prima aveva un che di profetico e un non trascurabile contenuto di verità che, per quanto avrebbe fatto prendere a Pound la strada sbagliata, col suo brulicame di profittatori, accaparratori, guerrafondai, assassini, usurai, pervertitori del linguaggio e della religione, è attuale più che mai ancora oggi. Ne cito i versi iniziali (dal
Canto XV
) nella traduzione di Massimo Bacigalupo (Ezra Pound,
XXX Cantos
, Guanda, 2012):
I saccarinosi, affondati nel glucosio,
i pomposi nella bambagia
con un puzzo come di oli a Grasse,
il grande scabro buco del culo che caca mosche,
che scorreggia imperialismo,
urinale estremo, latrina, pisciatoio senza cloaca,
Balfour meno rissoso, Ingram Episcopus
Londonensis,
testa in giù avvitata nella sbobba.
Ezra Pound
, Lettere a James Joyce,
a cura di Forrest Read. Prefazione di Enrico Terrinoni. Traduzione di Antonio Bibbò. Il Saggiatore, pp. 474, euro 45,00.
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Pound: “Caro Joyce, grazie per la foto”
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Joyce a Roma
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https://www.doppiozero.com/pound-caro-joyce-grazie-per-la-foto
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https://www.doppiozero.com/joyce-roma
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Un treno Frecciarossa di Trenitalia - modello dei progressi tecnologici e di velocità ferroviari - è stato [annunciato](<https://twitter.com/search?q=%22bovino%20sulla%20linea%22&src=typd>) martedì in ritardo di 40 minuti con una bucolica e letteraria motivazione:
> «Causa bovino sulla linea»
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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I bovini al tempo dell'Alta Velocità
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Gli italiani e le stagioni che cambiano
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https://www.ilpost.it/2013/10/22/i-bovini-al-tempo-dellalta-velocita/
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https://www.ilpost.it/2012/03/28/gli-italiani-e-le-stagioni-che-cambiano/
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"[Nudge](<http://www.amazon.it/gp/product/8807171732/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&tag=wittgenstein-21&linkCode=as2&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=8807171732">)" era il titolo di un interessante libro di qualche anno fa i cui autori spiegavano l'efficacia dei sistemi di incentivi e stimoli che spingono i cittadini ad avere comportamenti etici o a fare le scelte migliori per se stessi, lasciando loro la libertà di scelta. È un tema che comprende anche le [riflessioni](<http://www.ilfoglio.it/soloqui/14706>) che Mattia Ferraresi del Foglio - critico sulle tassazioni di stato degli alimenti considerati pericolosi, come le bevande gassate - fa a proposito dell'indiscutibile efficacia che queste tassazioni hanno nel modellare le esigenze delle persone.
> La truffaldina teleologia delle tasse sulle bevande gassate, dolcificate o dimezzate (a seconda che si consideri il modello italiano, francese o newyorchese) per indurre il trionfo del bene collettivo sul male che il singolo infligge a se stesso ha il sapore poco zuccheroso di un paternalismo orientato più che altro al bene delle casse dello stato, come ha osservato Piero Ostellino ieri sul Corriere con copiosi argomenti liberali. Il problema dei vari disegni di legge che mirano a ridurre l’accesso a bibite che danneggiano la salute dei cittadini – questa la ratio addotta da promotori ed estensori – è che una volta applicati tendono a funzionare benissimo. Il galtiano moto di ribellione a uno stato che entra negli scaffali del supermercato e fa sparire la Sprite in nome del vitello d’oro della salute ha una vita piuttosto breve, dopo di che scatta il meccanismo del “default bias”, la naturale preferenza per l’opzione più ovvia, quella standard, che James Surowiecki ha esplorato qualche settimana fa sul New Yorker. Si parte con la crociata per la libertà di scelta e si finisce con il desiderare quel che passa lo stato.
(continua a leggere [sul sito del Foglio](<http://www.ilfoglio.it/soloqui/14706>))
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Con tutte quelle bollicine
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Le nostre vite in vendita
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https://www.ilpost.it/2012/08/29/tasse-bevande/
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https://www.ilpost.it/2012/03/16/le-nostre-vite-in-vendita/
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24 gennaio 2019 09:53
Per quanto gli indizi siano preoccupanti, possiamo anche lasciarli da parte. L’attuale presidente degli Stati Uniti è un uomo che
fino all’anno della sua vittoria elettorale
ha negoziato con Mosca la costruzione di un grattacielo da cui avrebbe tratto grandi benefici e soprattutto moltissima pubblicità.
Lo stesso uomo avrebbe trascorso – è solo una voce, ma ribadita più volte – una notte più che agitata in un albergo della capitale russa, registrata dai microfoni dell’Fsb, i servizi segreti, l’ex Kgb. E come dimenticare, infine, che nella squadra che ha gestito la campagna elettorale di Donald Trump c’era almeno una persona molto vicina al Cremlino ansioso di veder vincere il magnate da accanirsi contro Hillary Clinton, con i risultati che conosciamo?
A qualsiasi autore di romanzi di spionaggio basterebbe uno solo di questi elementi, anche la voce di corridoio, per scrivere un best seller sull’agente russo che occupa l’ufficio ovale. Ma dobbiamo andare oltre questi fatti. Come ha sottolineato un articolo del
sito Globalist
, non c’è alcun bisogno di cercare prove di una collaborazione tra il presidente degli Stati Uniti e i servizi segreti russi. Anche se Trump fosse davvero un agente dell’Fsb, infatti, non avrebbe potuto fare più di quello che ha fatto.
L’ombrello chiuso della Nato
Sovietica o postcomunista, da settant’anni la Russia cerca di seminare discordia tra gli Stati Uniti e l’Europa. Prima d’ora non si era mai avvicinata all’obiettivo, perché la Francia era sempre rimasta al fianco di Washington nei momenti più gravi e gli altri paesi europei avevano deciso di affidarsi alla diplomazia americana per garantire la propria sicurezza.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Atlantico non ha più diviso le due sponde, con l’Europa e gli Stati Uniti a formare, dal punto di vista strategico, un unico mondo compatto. La Nato aveva eliminato l’oceano, fino all’avvento di Trump, che durante la campagna elettorale ha messo in dubbio l’automaticità del soccorso di Washington agli alleati europei (a cominciare dagli stati baltici) e in seguito ha espresso a più riprese il suo disprezzo per l’Alleanza atlantica, che a suo dire costerebbe troppo.
La pressione sugli stati baltici è diventata credibile, le inquietudini dei polacchi sono rafforzate e la sorte dell’Ucraina è ormai decisa
Perfino il presidente ungherese Viktor Orbán, uomo ideologicamente molto vicino a Trump, chiede la creazione di una difesa europea dato che l’ombrello americano sembra essersi chiuso. L’Alleanza si è infranta perché non esiste più fiducia. Questo non significa che Vladimir Putin si prepari a invadere l’Unione europea. Non ne avrebbe i mezzi finanziari e militari, e comunque non ne ha bisogno. Ma la pressione sugli stati baltici è diventata credibile, le inquietudini dei polacchi sono rafforzate e la sorte dell’Ucraina è ormai decisa.
Kiev dovrà negoziare un modus vivendi con il Cremlino e accettare non solo l’annessione della Crimea ma anche l’autonomia delle regioni orientali e il loro passaggio sotto un protettorato russo. Ormai non ci sono più contrappesi alle azioni di Putin sul continente europeo. In attesa di dotarsi di una vera difesa, l’Unione dovrà convivere con questa realtà, e comincia già a farlo.
L’avversario occidentale
Il secondo sogno russo realizzato da Putin è l’Unione europea accerchiata da tutti i lati. La Casa Bianca ha applaudito apertamente la Brexit, ha criticato la scarsa decisione con cui Theresa May sta gestendo l’uscita dall’Unione e ha definito il desiderio di unità degli europei come una minaccia per la preminenza economica degli Stati Uniti. L’Unione, a questo punto, ha un avversario a ovest, proprio nel momento in cui il caos del sud la colpisce sempre di più e la Russia accentua le sue prove di forza alla frontiera baltica e il suo appoggio alle nuove estreme destre che vorrebbero distruggere l’Europa unita.
Il ritiro dalla Siria
Contro l’Unione europea esiste un’alleanza de facto fra Trump e Putin. Il presidente degli Stati Uniti, come se non bastasse, ha realizzato anche un terzo sogno del Cremlino, lasciando che la Russia ritornasse in Medio Oriente. È innegabile che Barack Obama avesse avviato questo processo rifiutando di colpire l’aviazione di Bashar al Assad insieme alla Francia, ma è altrettanto vero che Trump ha trasformato il più grande errore del suo predecessore in una strategia politica, annunciando il ritiro delle truppe dalla Siria.
Il processo ha subìto un rallentamento, ma di per sé l’annuncio di Trump ha evidenziato come ormai gli Stati Uniti non vogliano più impegnarsi in Medio Oriente né in Europa. Ora tocca alla Russia fare da arbitro in Medio Oriente, alleandosi con l’Iran e contemporaneamente permettendo a Israele di opporsi alla costruzione di basi iraniane alla sua frontiera.
Lasciamo ai romanzieri la penna, l’immaginazione e le storie di spionaggio. Trump non è pagato dall’Fsb. La realtà è ancora più pericolosa: i suoi interessi e la sua politica convergono con quelli del Cremlino, con la Russia revanscista di Vladimir Putin.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo è uscito sulla rivista francese
Challenges
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Geopolitica
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Trump avvera i sogni di Vladimir Putin
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Francia e Germania hanno capito che l’Europa dovrà difendersi da sola
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https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2019/01/24/vladimir-putin-trump
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https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2016/12/15/europa-difesa-comune-donald-trump
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[ Tal Abyad, Siria ](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/tal-abyad-siria/> "vai alla fotogallery") [Tal Abyad, Siria](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/tal-abyad-siria/>) Tal Abyad, Siria [La Mecca, Arabia Saudita](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/la-mecca-arabia-saudita-2/>) La Mecca, Arabia Saudita [Bhaktapur, Nepal](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/nepal-hindu-festival-16/>) Bhaktapur, Nepal [Amsterdam, Paesi Bassi](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/netherlands-daily-life-3/>) Amsterdam, Paesi Bassi [Hédé-Bazouges, Francia](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/france-sunrise-feature/>) Hédé-Bazouges, Francia [Berlino, Germania](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/germany-celebrates-reunification-day/>) Berlino, Germania [New Delhi, India](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/aptopix-india-hindu-festival-10/>) New Delhi, India [](<https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/aptopix-brazil-elections/>) Rio de Janeiro, Brasile
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Venerdì 3 ottobre
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Domenica 3 maggio
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https://www.ilpost.it/2014/10/03/venerdi-3-ottobre/
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https://www.ilpost.it/2015/05/03/domenica-3-maggio/
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>> Diego Bianchi, cioè Zoro, è a Manchester, in Gran Bretagna, e oggi ha pubblicato su Youtube [questa edizione speciale di "Tolleranza Zoro"](<http://diegobianchi.com/2011/08/manchester-divided/>). Sono sette minuti in presa diretta, senza commenti e senza colonna sonora.
>>
>>> Quelli che seguono sono sette minuti circa di immagini in presa diretta della giornata del 9 agosto, nel centro di Manchester. La qualità non è granché perché ho potuto montare solo le cose girate con la Flip, ma meglio di niente, rende l’idea di come tutto è cominciato. Buona visione.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Zoro a Manchester
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Non è facile essere un pinguino
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https://www.ilpost.it/2011/08/10/zoro-a-manchester/
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https://www.ilpost.it/2013/03/12/pinguini/
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>> Mercoledì mattina si è sviluppato un grande incendio in una residenza che ospitava persone con disabilità nella città francese di Wintzenheim, nel dipartimento dell'Alto Reno, in Alsazia. I soccorritori hanno tratto in salvo 17 persone e hanno detto che altre 11 sono morte. La struttura in cui si è sviluppato l'incendio è un vecchio fienile ristrutturato che era stato affittato da un'associazione che si occupa di aiutare persone con disabilità. Al momento non sono note le cause dell'incendio.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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Un incendio ha bruciato una residenza che ospitava persone con disabilità nel nord-est della Francia: 11 persone sono morte
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1.600 persone sono state evacuate da tre campeggi per le alluvioni nel sud della Francia: c'è un disperso
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https://www.ilpost.it/2023/08/09/wintzenheim-incendio-residenza-disabili/
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https://www.ilpost.it/2018/08/10/francia-alluvioni/
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19 gennaio 2017 12:10
In certi casi per essere Dio basta vivere in un appartamento ai piani alti che dia su una strada molto trafficata. Affacciandoti al balcone con un bicchiere di sangue ghiacciato in mano, vedresti, con qualche secondo di anticipo rispetto a chi sta in terra, un brutto incidente tra via dei Bravi democratici e viale del Risentimento. L’incrocio è piuttosto pericoloso, avrebbe bisogno di un semaforo. Il conducente dell’auto elettrica, una Tesla ben climatizzata, nell’autoradio l’
Unplugged
dei Nirvana, i finestrini pieni di adesivi contro la pena di morte e il razzismo nel mondo, proprio non immagina che, affondando il piede sul freno, eviterebbe lo scontro terrificante con il tir che tra poco sbucherà da sinistra lanciato a tutta velocità in direzione opposta, e due secondi dopo ignora che l’impatto è inevitabile. Dio scuote il bicchiere, beve un sorso dal drink, dà le spalle alla scena, rientra nei suoi appartamenti, chiude le finestre del balcone e mette su un notturno di Chopin, in modo che, quando le urla della gente si alzeranno verso il cielo, il cielo sembrerà a tutti indifferente.
Non c’era bisogno di ricorrere al soprannaturale per non lasciarsi sorprendere dalla vittoria di Donald Trump alle elezioni americane. La preoccupazione, perfino lo sconforto, sono legittimi. Lo scandalo è colpevole, e alimenta senza rendersene conto il movimento che erige muri tra Messico e Stati Uniti, che erige muri tra Ungheria e Serbia, che in Francia tira la volata per Marine Le Pen, che nel Regno Unito vota per la Brexit, che rafforza la Lega nord in Italia, che facendo di tutti i musulmani dei potenziali terroristi e di tutti i democratici con un discreto status sociale dei potenziali oligarchi, cerca – come non potrebbe evitarsi di fare – il capro espiatorio perfetto per la più grande crisi mondiale da settant’anni a questa parte.
E poi diciamolo, il conducente della Tesla stava sul cazzo a tutti. Tra l’altro non è morto. L’incidente ha provocato qualche vittima tra i passanti. Il conducente della Tesla è stato pochi giorni in terapia intensiva, è stato dimesso e rispedito a casa. Tra poco sarà di nuovo in mezzo a noi, ci offrirà una centrifuga allo zenzero e tornerà a parlarci di Martin Luther King e di Mick Jagger, proporrà ancora una volta se stesso quale unico vero garante della democrazia presente sulla piazza, e in questo modo chiamerà su di sé non più un camion ma un meteorite, che lo cancellerà in via definitiva dal discorso pubblico, ma farà piombare la maggior parte di noi in qualche decennio di oscurità e caligine, la Cimmeria diffusa che il secondo decennio del ventunesimo secolo sta sognando in modo magistrale.
La sinistra autoindulgente
Perché il discorso della sinistra è oggi tanto inefficace? Perché non ha fermato Donald Trump e non sembra sortire effetti concreti contro i populismi, i neorazzismi, le derive genuinamente antidemocratiche che agitano venti di tempesta in Europa e negli Stati Uniti? Ma è poi ancora definibile “di sinistra”, quel discorso? A sua volta la destra, per vincere, sta parlando una lingua che storicamente le appartiene? O c’è magari qualcosa di nuovo sulle scaglie del Grande Rettile Contemporaneo, che si muovono all’unisono con le rughe d’espressione di Donald Trump mentre insulta donne e migranti, ma addirittura sembrano scintillare – quelle stesse scaglie verdi – negli occhi delle star di Hollywood che in nome del progressismo attaccano Trump (questo bugiardo di talento, questo sessista, violento, stupido, incoerente, folle, pericoloso) dicendo che non dovrebbe/potrebbe mai diventare presidente degli Stati Uniti?
Le dichiarazioni indignate degli autoproclamati eroi della democrazia, grazie a un automatismo quasi sonnambolico, sono poi riprese dalle homepage dei quotidiani online di mezzo mondo, tra la notizia di una strage di bambini ad Aleppo e un video in cui si celebra l’anniversario di un qualche happening in una qualche isola di Wight. È così che i contenuti arrivano a noi, di giorno in giorno, tirati a riva dai professionisti della comunicazione: così carichi di buonsenso, e così palesemente falsi.
Da una parte, dunque, il discorso della sinistra (preoccupato di erigere una diga contro la piena) è troppo privo di forza trasformativa per essere davvero di sinistra, almeno per come siamo abituati a concepirla dalla seconda metà dell’ottocento.
Classicamente il Super-Io è il nostro gendarme interiore, il censore che giudica i desideri umani e ne previene le azioni più libidinose e distruttive
E ovviamente il secondo problema consiste nel fatto che nessuno (da Donald Trump a Viktor Orbán, da Hillary Clinton a Matteo Renzi a Beppe Grillo a Robert De Niro a Roberto Benigni, da Bruce Springsteen a chi ha manifestato tra le robinie di Zuccotti park, al sottoscritto) accetta in cuor suo di avere mai messo in pratica la condotta tanto equivoca che fa ciclicamente tintinnare di piacere le scaglie del Grande Rettile.
Raskolnikov aveva la sufficiente forza interiore per arrivare a pentirsi del suo crimine. Harry Lime – il terribile
deuteragonista
di
Il terzo uomo
, che si arricchisce nell’immediato dopoguerra spacciando penicillina adulterata – sapeva di essere una canaglia. Noi fatichiamo a imputarci anche la minima mancanza. Sventurata l’epoca che smantella lo spazio interiore necessario a dirsi “ho sbagliato”, “sto tradendo i miei ideali”, “per troppa debolezza mi sono ritrovato a fare il gioco della forza che volevo contrastare”, “mento sapendo di mentire”, “danneggio i miei simili per ottenere un vantaggio personale”.
Ma perché accade questo? Se perfino a San Pietro fu concessa la libertà di rinnegare Gesù e averne consapevolezza, che assurda epoca è quella in cui siamo persuasi che il minimo errore ci sarà fatale, e che l’artiglio di un dio molto più cattivo di quello dei vangeli arriverà a divorarci non appena la nostra colpa salirà a fior di coscienza? Dunque: meglio non farla affiorare.
In balia di un Super-Io mutante
A quanto pare non dobbiamo più vedercela con un dio onnisciente, ma con un demiurgo, una deforme entità malvagia, ansiosa di annichilirci alla certificazione della nostra prima mancanza ma incapace di addentrarsi senza il nostro aiuto nelle profondità dell’inconscio, il pozzo dentro il quale stiamo di conseguenza attenti a non guardare neanche noi, poiché gli occhi del demiurgo si aprono e si chiudono quando lo fanno anche i nostri. Temo sia questo uno dei fatali automatismi della nostra epoca. A oltre un secolo dalla lezione di Freud, a novant’anni da quella di Joyce e dei surrealisti, è stato militarizzato il canale di comunicazione tra stato di coscienza e ciò che si muove di sotto. Quello che la sinistra ci aveva abituato a chiamare capitale (e che nel ventunesimo secolo meriterebbe forse nuovi nomi) deve avere a un certo punto provocato un deragliamento nelle nostre impalcature interiori, portando il Super-Io a ruotare di quarantacinque gradi.
So che corro un rischio a utilizzare, forzandoli, i vecchi schemi freudiani nel tentativo di interpretare l’epoca del risentimento, dell’ultraviolenza verbale e della post-verità, ma la strozzatura storica in cui stiamo viaggiando mi pare così deprimente, così pericolosa, e al tempo stesso così sfuggente nei suoi aspetti profondi, così poco portata alla luce nella sua essenza, che smettere di giocare sul sicuro, concedersi il pericolo di sbagliare, accarezzare le ingannevoli scaglie del Rettile restituendo la sensazione, mi sembra quasi un dovere etico. Se non coglierò nel segno, lo farà chi – con più forza e intelligenza – toglierà analogamente la rete sotto il filo sopra cui cammina.
Sostenitori di Donald Trump a Des Moines, Iowa, il 9 dicembre 2016.
(Shannon Stapleton, Reuters/Contrasto)
Classicamente il Super-Io è il nostro gendarme interiore, il censore che giudica i desideri umani e ne previene le azioni più libidinose e distruttive, l’apparato di comandi e divieti sociali che da una parte svolge un ruolo repressivo, mitigando e nei casi peggiori menomando la forza dei nudi desideri, ma dall’altra impedisce al nostro lato più selvaggio di fare danni. Secondo il canone novecentesco sarebbe l’Io, la nostra parte cosciente, a destreggiarsi tra il gendarme del Super-Io e la parte pulsionale, vale a dire l’Es, “la voce della natura nell’animo dell’uomo”. L’Io media il rapporto tra le istanze vitali dell’Es – così irrazionali, oscure, violente, ma anche cariche di mistero e possibilità – e le severe richieste del Super-Io, la Macchina censoria e castratrice alla quale dare troppo spazio produrrebbe effetti persecutori, ma il cui uso saggio donerebbe equilibrio alla vita interiore.
Ma cosa accade se, anziché l’Io, diventa il Super-Io il principale mediatore tra parte cosciente e giungla pulsionale? Se il gendarme che dovremmo usare per regolare il traffico delle nostre pulsioni più sfrenate impazzisce con metodo e prende il sopravvento? Se, divenuto ipertrofico, sfugge del tutto al controllo della sfera cosciente? Se ruota di quarantacinque gradi, lasciando sulle nostre teste le aperture infinite di un ingannevole “cielo stellato”, e mette buona parte di se stesso sulla linea di confine tra Io e Es?
Il problema è che il censore ha subìto profonde mutazioni rispetto al suo omologo di un secolo fa. Se una società postvittoriana lascia in eredità un rigido codice comportamentale fondato sul divieto, quale tipo di gendarme produrrà una società iperpermissiva, i cui imperativi non riguardano l’astensione
dal
ma una continua istigazione
al
godimento? Quale scissione della “personalità” sviluppa un censore a cui è affidato il compito paradossale di ordinarci di essere liberi e di godere? Che imperativo è quello che dispone il suo contrario?
Da una parte, viviamo in una società fondata sulla bulimia forzata – l’ottimizzazione, cioè l’esasperazione delle nostre energie desideranti perché producano consumo, dunque profitto, ci crea intorno un sistema disciplinatorio dalla rigidità via via più soffocante. Dall’altra, se giocassimo a carte del tutto scoperte, rischieremmo il caos e l’autodistruzione, perché la conseguenza di una libertà di godere illimitata è la legittimazione dell’omicidio, dello stupro, dell’incesto, del saccheggio, della distruzione, dell’altrui riduzione in schiavitù.
Il Super-Io rischia allora di diventare un mefistofelico agente doganale, che da una parte nega formalmente il diritto di cittadinanza alle nostre pulsioni primarie, mentre dall’altra (cambiandogli di nome a nostra insaputa) lascia che molte di esse passino il confine allo scopo di potenziare l’ordine sociale di cui, quel medesimo Super-Io, è il più fedele servitore.
Qui arriva la prima beffa. L’istigazione al godimento delle società iperpermissive non è funzionale al piacere dei singoli membri, cioè noi. Serve piuttosto a rafforzare la sua stessa intelaiatura. Se un tempo ci si doveva sacrificare per la salvezza della patria, oggi bisogna godere per favorire il potenziamento della rete di cui facciamo parte. La società dei consumi è tanto più potente quanto più è sfrenata: il suo combustibile è un godimento che viene da noi, ma non per noi.
Il risultato di questo deragliamento sarebbe un Io pericolosamente lasciato libero di fare tutto (si sente frustrato se non riesce a farlo, ma, poiché il destinatario ultimo del godimento non è lui, si sente annichilito se ci riesce), e, al tempo stesso, un sistema sociale che aumenta a dismisura il suo grado di severità. Massimo della libertà nel massimo della repressione. A godere davvero sarebbe la Macchina, la Luminaria, il fittizio “cielo stellato” alimentato dai cortocircuiti del Super-Io diventato ormai un sub-dio. Un dio onnisciente, vedendo tutto, ci lascerebbe più liberi. Un dio onnisciente si limiterebbe a punire la nostra parte inaccettabile, che almeno ci verrebbe riconosciuta.
Devoti a un piccolo dio
Il risultato è anche un mondo che per certi versi ci appare mostruoso (la legge del godimento sfrenato è, per forza di cose, anche la legge del più forte), ma del quale facciamo una fatica mostruosa a sentirci complici. Ci sentiamo al contrario delle vittime solitarie, e ci scagliamo con violenza contro quelle che leggiamo sempre e solo come le colpe altrui. Ma si è mai vista una vittima sacrificale così violenta, esacerbata, incattivita, impietosa, come siamo capaci di diventare nel contesto della vita pubblica? Di solito ci si sbrana tra conniventi, al massimo tra gladiatori, tra servi che faticano a vedere su se stessi il segno che riconoscono su chi gli sta di fronte.
Si colpisce nell’altro la parte che si odia di sé, e si colpisce nell’altro il meccanismo di occultamento che non siamo stati capaci di portare alla luce per noi stessi. La sete di giustizia si trasforma in giustizialismo seguendo questi tipi di percorsi. Non vediamo l’ora che l’altro sbagli per allontanare da noi l’ombra della colpa: la colpa di servire lasciandosi derubare. Se solo l’errore dell’altro venisse alla luce, l’illusione di essere duri e puri avrebbe raggiunto il suo grado di perfezione, perché avremmo trasformato l’oggetto nevrotico dei nostri sospetti in un capro espiatorio (lui davvero sì) su cui scatenare la violenza accumulata.
Che comunità è dunque quella i cui individui da una parte credono ciecamente nel proprio diritto al godimento (lasciando il godimento del diritto alla Macchina, per meglio dire al Rettile) e dall’altra non perdonano ai loro simili la minima colpa, dal momento che sbagliare
è
la vocazione del genere umano? Una città, un paese, una civiltà i cui componenti non possono sbagliare, ma al tempo stesso non possono evitare di farlo, rischia di diventare una macchina improduttiva, un inutile accumulatore di tensione che a un certo punto, per non crollare su se stesso, è costretto a chiedere (e ottenere) un momento brutale di discontinuità.
I prossimi anni diranno se Donald Trump rappresenta questo tipo di discontinuità in via definitiva, o se è solo la prima importante inversione di rotta in un’escalation destinata a crescere di intensità.
“Hillary è il diavolo”. “Dicono che ho gli elettori più fedeli: potrei starmene nel bel mezzo della Quinta avenue e sparare a qualcuno, e non perderei un voto. Incredibile, no?”. “Se vedete qualcuno pronto a lanciarmi un pomodoro, colpitelo. Lo fareste? Davvero… Colpitelo. Seriamente. Ok? Colpitelo… pagherò io le vostre spese legali. Ve lo prometto. Non costerà nemmeno molto, perché il tribunale è d’accordo con noi”. “Per tutta la vita sono stato avido, avido, avido. Ho afferrato tutto il denaro che potevo”. “Sono attratto automaticamente dalla bellezza. Le bacio subito. È come un magnete. Nemmeno aspetto. Quando sei una star te lo lasciano fare. Puoi fare tutto. Afferrale dalla fica. Puoi fare tutto”. “Le donne vanno trattate di merda”. “Il pezzo che preferisco di
Pulp fiction
è quando Sam tira fuori la pistola a cena e intima alla fidanzata di stare zitta. Dire a quella zoccola di stare calma: ‘Puttana, datti una calmata!’. Amo queste frasi”. “Chiedo una totale, completa interruzione degli ingressi di musulmani negli Stati Uniti”. “Il riscaldamento globale è un’invenzione dei cinesi, per i cinesi, in modo che l’industria manifatturiera statunitense non sia competitiva”. “Una fonte molto credibile mi ha chiamato per dirmi che il certificato di nascita di Barack Obama è falso”. “Quando il Messico manda qui la sua gente non ci sta mandando il meglio. Portano droghe. Portano crimine. Sono stupratori”. “Il sistema legale messicano è corrotto, come parte del Messico”. “Io do soldi a chiunque mi chiama, così poi quando io lo chiamo mi aiuta. È un sistema corrotto, ma funziona. Ho dato soldi anche a Hillary Clinton. In cambio lei è venuta al mio matrimonio”. “Barack Obama è il fondatore dell’Isis. Hillary Clinton la cofondatrice”. “Non venitemi a dire che la tortura non funziona. Funziona”. “Se mi chiedono cosa penso del
waterboarding
io dico che per me va benissimo, ma dovremmo fare qualcosa di molto più forte”. “Accadranno brutte cose. Un sacco di brutte cose”. “Meglio un giorno da leone, che cento da pecora”.
Non sarà chi governa a limitare i tuoi impulsi peggiori
Donald Trump non è diventato presidente degli Stati Uniti nonostante la violenza del suo linguaggio, la bugia come strumento retorico, la verità come optional, l’odio come argomento elettorale. Donald Trump ha portato quasi 63 milioni di americani a votarlo, felici di farlo, proprio
in ragione del fatto
che ha ribaltato il tavolo sotto cui il nostro apparato censorio giocava alle tre carte tra divieti e diritto/dovere a soddisfare le pulsioni primarie, mostrandoci, per qualche attimo, ciò che la società ci sta davvero dicendo via via più intensamente da molto tempo a questa parte.
È questo il sogno che Donald Trump ha regalato agli americani. In questo spazio onirico ti potrebbe venire voglia di sparare a qualcuno nel bel mezzo della Quinta avenue. Bene, puoi farlo, purché tu abbia un numero sufficiente di fan pronti a proteggerti. Vuoi colpire quelli che lanciano pomodori contro il tuo candidato preferito? (O magari non vedevi l’ora di colpire qualcuno, e aspettavi solo una scusa per farlo). Bene. Puoi colpire duro, pagheremo noi le tue spese legali, in tribunale abbiamo degli amici. Sei avido, affamato di soldi, pronto a tutto pur di farne tanti? Non sarà certo il presidente degli Stati Uniti a suggerirti di darti una calmata. Né ti dirà che esiste il riscaldamento globale, se tra i tuoi diritti inalienabili ritieni ci sia anche quello di inquinare.
Potrebbe succedere che tutta questa libertà di odiare, maltrattare, colpire, calunniare, umiliare, alla fine non ti porti chissà quanti vantaggi
Vuoi calunniare chi detesti dichiarando il falso? Fallo, nessuno ti chiederà di provare ciò che dici, il tuo nemico sarà infangato per bene, così la frustrazione smetterà di farti visita. Vuoi condannare la corruzione altrui e interpretare quella che ti porta dei vantaggi come la prosecuzione con altri mezzi di una lecita scalata al successo? In questo sogno non c’è nessuno così pignolo da venire a farti i conti in tasca. E poi si sa, arriva sempre il momento in cui certi sogni si fanno un po’ bagnati. Le donne. Vuoi afferrarle per la fica? Puoi farlo. Puoi finalmente sentirti libero di dire a una donna che è una cagna, che è una lurida puttana. O magari cerchi qualcuno di autorevole che ti faccia accarezzare il sogno dell’incesto (”Come trovi mia figlia? Non credi che sia calda?”, disse Trump qualche anno fa a chi lo intervistava per la Cnn, “va benissimo se chiamano mia figlia Ivanka ‘pezzo di fica’, lei è davvero sensuale. Ha un seno voluttuoso, tutto naturale. Sai che è una delle donne più belle del mondo? È alta, ha un corpo incredibile… Se Ivanka non fosse mia figlia, vorrei uscire con lei”).
Ma i sogni bagnati rischiano di sfociare nel sogno di grandi bagni di sangue. Così, potrebbe succedere che tutta questa libertà di odiare, maltrattare, colpire, calunniare, umiliare, alla fine non ti porti chissà quanti vantaggi. Può darsi che non ti trasformi in un vincente, che non ti faccia guadagnare milioni di dollari, che non ti metta sui divanetti di uno yacht o di un aereo privato diretto verso un resort in Kenya. Anzi, a ben vedere di soldi in tasca ne hai sempre meno, sul lavoro va male e tu ti senti sempre più marginalizzato, perché è ovvio che in un mondo dove vige la legge del più forte, i forti e i potenti saranno molto pochi, sempre più forti e più potenti, e i disgraziati diventeranno legione. Che ti succede? Sei arrabbiato? Niente paura: questo sogno è provvisto di capri espiatori su cui sfogare la tua furia. I messicani. Hillary Clinton. Gli islamci. O chi per loro.
Nella Trump tower a New York, il 13 gennaio 2017.
(Bryan R. Smith, Afp)
Non è chiaro se alle parole Donald Trump farà seguire i fatti. Non si capisce se gli Stati Uniti entreranno politicamente nella dimensione di arbitrio e violenza finto-vittimaria costruita retoricamente tanto bene dal loro nuovo presidente, o se la campagna elettorale di Trump è stata solo una baracconata, un chiassoso esorcismo, una pirotecnica manifestazione di suprematismo a stelle e strisce volto ad accompagnare, occultandolo, il declino della potenza americana per come l’avevamo conosciuta dalla fine della seconda guerra mondiale.
Se il ventunesimo secolo sarà cinese, o indiano, o addirittura russo, meglio scendere dal podio fingendo di schiacciare con violenza tutti gli altri verso il basso, e arraffando tutto quel che si può. Ciò che conta, tuttavia, è che Donald Trump abbia mostrato per qualche istante il vero volto della struttura, la Macchina per come realmente sta funzionando sotto i nostri piedi, e a milioni di persone questo è piaciuto.
Così torniamo alla domanda iniziale: in cosa ha sbagliato la sinistra, dimostrandosi un’alternativa tanto debole rispetto al faccione beffardo di Trump?
La più grave responsabilità sul piano economico della sinistra negli ultimi anni – è stato detto e scritto tante volte – sta nel non aver difeso i più deboli, nel non essere riuscita a evitare il rallentamento e poi la stasi dell’ascensore sociale, nel non aver favorito la redistribuzione delle ricchezze, e in non pochi casi nell’aver prestato il fianco a quella forza che ha concentrato risorse e denaro in sempre meno mani facendo sprofondare la classe media nell’allucinante dimensione di un proletariato senza prole, e i veri indigenti nell’antinferno di una cittadinanza deforme dove istruzione, sanità, lavoro, e in certi casi la nuda sopravvivenza cessano di essere un diritto: figuriamoci quale posto può occupare per i più deboli la speranza di incarnare un elettorato consapevole.
L’idea e il metodo
La responsabilità politica della sinistra non è da meno: non riuscendo da una parte a dotarsi di una struttura capace di stare al passo con i mutamenti economici e tecnologici, e dall’altra rinunciando a un vero rapporto con la cittadinanza, con la base, con il popolo, scoraggiando qualunque vera forma di partecipazione dal basso, ha fatto sorgere perfino tra i suoi elettori il sospetto che, per come funziona il mondo oggi, la democrazia sia una forma di governo obsoleta.
La responsabilità culturale della sinistra è tuttavia, se possibile, ancora più grave di quella politica ed economica. Probabilmente precede e determina entrambe.
Nel ventunesimo secolo la sinistra ha cessato di incarnare una vera forza critica rispetto al Capitale, rinunciando a ciò che storicamente era stata la sua stessa ragion d’essere. Se il mondo atlantico, da una parte, e il grigio impero sovietico, dall’altra, avevano consentito alla migliore sinistra europea e americana di sviluppare un atteggiamento eretico rispetto alle grandi ortodossie novecentesche, questo privilegio è crollato insieme al muro di Berlino.
Possibile che si sia confusa l’importanza del messaggio con le fattezze equivoche (non di rado mostruose) del suo ambasciatore ufficiale? Possibile che perfino la sinistra meno fedele alla linea abbia creduto in cuor suo che non solo l’escatologia del pensiero marxista, ma anche quella di tutto il socialismo utopistico anteriore al 1848, e del socialismo libertario successivo, fosse un tutt’uno con chi più spesso aveva avuto occasione di tradirla, vale a dire con il Partito comunista dell’Unione Sovietica, con il politburo moscovita, e che, una volta dissolto questo, finissero anche le speranze di un modello alternativo?
Dagli anni novanta la sinistra pretende di sognare in proprio, mentre in realtà è il personaggio secondario di un sogno altrui
Per quanto strano, pare sia accaduto proprio questo. Nonostante la migliore sinistra europea non abbia fatto altro, nel secondo novecento, che stracciare le tessere del Partito comunista, condannare l’imperialismo sovietico, deridere i leader comunisti d’occidente per come di stagione in stagione riuscivano a rendersi grotteschi flirtando ora con Mosca ora con Washington, l’impressione è che quegli stessi eretici fossero in realtà convinti, nel segreto della loro coscienza, che i portatori istituzionali del messaggio – al di qua e al di là della cortina di ferro – fossero i veri depositari della Grande Idea. Finiti gli uni, reciso per sempre il legame con l’altra.
L’impressione è che, negli anni novanta, la sinistra abbia in apparenza provato a conservare per così dire il metodo, rinunciando all’Idea, all’escatologia, col risultato che anche il metodo, perfino nella media distanza, ne ha risentito. Scattato verso l’interno uno scambio ferroviario, anche il metodo è stato messo in circolo, al servizio del Capitale. Ridurre gli effetti più preoccupanti del capitalismo, che oramai si riconosce come unico modello possibile. Essere un correttivo, spacciandosi per un’alternativa: ecco cosa si è ridotta a fare la sinistra dalla fine del novecento. Brevettare le Marlboro Light, pubblicizzandole come la grande alternativa alle Marlboro Rosse. Come se la differenza la facesse la quantità di catrame. Come se il capitalismo non fosse già una Grande Narrazione, e i suoi “correttivi” delle sottotrame.
Una meta che ci trascenda
La sinistra istituzionale ha dimenticato che l’essere umano ha ancora bisogno di grandi idee. La disinvoltura con cui vi ha rinunciato dice molto della sua lontananza dal nostro nucleo più segreto e irriducibile, il che si può spiegare solo con l’assoluta dissociazione che soffre rispetto a se stessa e al suo ruolo. La grandezza di Roma, conosci te stesso, porgi l’altra guancia, il raggiungimento del nirvana, il reich millenario, lo sviluppo illimitato, l’uomo misura di tutte le cose, l’abolizione della proprietà privata, la proprietà privata come diritto divino, il mito di Faust, di don Giovanni, di Prometeo, amerai il prossimo come te stesso, la fine di ogni violenza, aprite le porte della percezione, a morte agli infedeli…
Per quanto creature deboli e molto più stupide di quanto ci illudiamo di essere – o forse in ragione di questi limiti – siamo ancora consumati dal bisogno di una meta che ci trascenda. La storia umana sarebbe cambiata nei secoli quanto quella dei pinguini se non ci fossimo ciclicamente lanciati all’inseguimento di un grande obiettivo (o di un sogno) in grado di cambiarci per sempre. Alcuni sono sogni toccati dalla grazia, altri veri e propri incubi, ma se con la buona disposizione ai secondi recidi la possibilità dei primi, dell’uomo resta troppo poco.
A partire dagli anni novanta la sinistra pretende di sognare in proprio, mentre in realtà è il personaggio secondario di un sogno altrui. È in quel periodo che dà i primi vagiti la creatura ridicola, oggi diventata insopportabile a tanti, che potremmo chiamare Bravo democratico, o Bravo progressista, il proprietario della Tesla tutto dedito alle buone cause travolto da un tir nel raccontino con cui ho cominciato il mio insufficiente tentativo di messa a fuoco.
Chi è il Bravo progressista? Uno che spaccia correttivi per grandi idee. Uno che lavora per il suo avversario convinto di stare dall’altra parte. Come ogni servo sciocco che abbia di sé una grande considerazione, la tentazione del Bravo progressista è assumere atteggiamenti da aristocratico, lavorando di fatto prima ancora che al soldo all’idea di un capitalismo fattosi di lustro in lustro sempre più violento. E in che cosa è consistito il lavoro con cui la sinistra più fatua e presentabile ha provato a sopravvivere al suo stesso suicidio, portando acqua all’avversario di ieri, oggi suo datore di lavoro, colui nei cui sogni la sinistra è solo un ospite e un elegante maggiordomo? Il politicamente corretto, per esempio: cioè l’altro lato della disciplina.
Addomesticare il pensiero libertario
Occuparsi della cultura non è forse storicamente una prerogativa della sinistra? Continuare a lasciarglielo fare – non più nel proprio sogno di cambiamento, ma in quello della Macchina – è stato uno dei colpi vincenti grazie al quale il liberismo più sfrenato ha potuto colonizzare un terreno che altrimenti gli sarebbe stato ostile.
Addomesticare il magnifico animale. Trasformare le libertà in galateo – di fatto, disciplinarle. Di questo si è reso complice il politicamente corretto. Se nel secondo novecento la sinistra più eretica e anticonformista ha avuto un merito, è stato quello di provare a spalancare per i singoli, democratizzandoli, spazi di vera libertà – dal sesso, ai costumi, alla vita culturale. Abbattere un recinto e dirti che al di là c’era uno spazio in cui provare a sviluppare la tua persona. Per quanto ti sentissi strano, o diverso, per quanto le tue inclinazioni e le tue abitudini sembrassero intollerabili alla morale comune, il pensiero libertario veniva a dirti che avevano cittadinanza in un mondo ideale, e dunque erano praticabili da subito. Una speranza per diventare ciò che si è.
Chi, non avendo la forza per rovesciare i tiranni finisce per amarli, mal sopporta l’alterigia dei loro servi gallonati
Il politicamente corretto, disciplinandole, ha trasformato queste libertà in feticci, rendendo nulla la loro forza di trasformazione individuale, sociale, politica, economica. Spalancare un recinto già aperto per poi andare a regolare il traffico al suo interno, in modo sempre più asfissiante, in uno spazio lasciato sino a quel momento all’arbitrio dei singoli. È un po’ come, nell’evoluzione del calcio professionistico, per gli spazi di manovra lasciati liberi sul campo. Spazi sempre più piccoli. Ottimizzazione crescente. Massimo della libertà nel massimo della repressione.
Il politicamente corretto ti assicura che sei libero di scopare come vuoi, salvo poi venirti a dire qual è il giusto modo di esercitare il tuo essere eterosessuale, il tuo essere omosessuale, o lesbica, o bisex, e il tuo essere sadico, masochista, feticista, gerontofilo, coprofago. Quando si pretende di disciplinare perfino il “libero” cibarsi di un bel piatto di merda, vuol dire che è finita.
I festeggiamenti dopo l’annuncio della vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, a Greenwood Village, Colorado, l’8 novembre 2016.
(Jason Connolly, Afp)
Il politicamente corretto si è battuto negli anni anche per i diritti delle minoranze. Questo è meritorio, bisogna riconoscerlo. Anche qui, però, una mano ha preferito ignorare il lavoro dell’altra.
Come ha molto lucidamente notato l’ultimo Zygmunt Bauman
, da una parte i Bravi democratici hanno difeso le differenze culturali e i diritti delle minoranze. Ma questo – fondamentale di per sé – è stato
anche
un espediente per leggere la disuguaglianza come una differenza culturale. “Con questo espediente linguistico la bruttezza morale della povertà si trasforma magicamente nell’appeal estetico della diversità culturale”. La cultura della differenza come scusa per l’indifferenza davanti alle disparità.
È qui che la sinistra svolge un fondamentale ruolo gregario nel sogno della Macchina, vale a dire del Rettile. Se questo meccanismo perverso non fosse scattato, forse i due mandati così brillanti del primo presidente nero della storia degli Stati Uniti non avrebbero prodotto nel Partito democratico la candidatura di Hillary Clinton (se avesse vinto lei, gli Stati Uniti si sarebbero ritrovati nel 2020 ad avere ben 24 anni di presidenza, negli ultimi 32, affidati alle medesime due famiglie), non avrebbero prodotto nei cittadini tanto risentimento, e dunque l’elezione di Trump.
Trasformare il pensiero libertario in politicamente corretto era uno dei sistemi per far fare alla sinistra il gioco del nemico, illudendola di sognare ancora in proprio. Il politicamente corretto ha tutte le caratteristiche del maggiordomo che si crede un gran signore: è pignolo, non gentile; ossessivo, non empatico; velleitariamente aristocratico, non inclusivo; sterilizzato, non candido; notarile, non giusto; educato, non socievole; molle, non mite; freddamente feroce, non viscerale; maniacale, non spirituale; vicino al sorrisetto, mai al riso.
Se queste sono le caratteristiche del Bravo democratico, come non chiederne la testa? Chi, non avendo la forza per rovesciare i tiranni finisce per amarli, mal sopporta l’alterigia dei loro servi gallonati. Il risultato è quest’onda di populismo selvaggio. Un’onda violenta, risentita, barbarica, genuinamente fascista, uomini e donne tutti ansiosi di correre nudi verso i loro nemici di classe.
Affidare a Trump, un miliardario selvaggio, uno speculatore senza scrupoli, le speranze di sollevarsi dallo stato di prostrazione a cui quella stessa economia selvaggia e senza scrupoli ha costretto tanti suoi elettori, favorendo lui, possiede la comicità che solo certe tragedie storiche sanno evocare.
Le scaglie del Rettile sono scosse da un brivido di gioia quando un volenteroso papavero dello star system dice a Trump e ai suoi elettori come dovrebbero comportarsi in società, ma intonano un concerto per pietra e clava quando questi ultimi mandano il Bravo democratico affanculo, lo lapidano, infine lo travolgono e continuano la propria marcia su Roma o su
brave new world
.
Ma chi è, alla fine, il Rettile di cui con sin troppa enfasi sto parlando da tante pagine a questa parte? È la nostra parte primitiva, oscura, distruttiva, e forse ne sto parlando con eccessiva moderazione. Da dove viene un’economia così violenta, ingiusta e disuguale come quella che ha sconvolto le nostre vite negli ultimi decenni, aumentando a dismisura la forza dei più forti, e indebolendo i più deboli, portando i primi otto miliardari del pianeta a concentrare nelle loro mani tanta ricchezza quanta ne possiedono i 3,5 miliardi di più poveri?
Il doppio sogno della modernità
L’economia contemporanea – di cui la Macchina è solo il più efficace degli ottimizzatori – è in realtà una forza del passato più remoto, della preistoria, viene dai cieli bui e dalla paura atavica che alimenta il nostro lato più violento e ancestrale, l’istinto di prevaricazione, l’ansia selvaggia di strappare agli altri e mettere al sicuro per se stessi. Una forza risalita dai secoli, dalla parte meno evoluta del cervello, della coscienza, dello spirito, infilata nella potente cassa di risonanza del mondo contemporaneo, e sfuggita al controllo.
Quando il nuovo presidente degli Stati Uniti arriva ad attaccare un giornalista deridendo la sua disabilità
, a quale impulso sta obbedendo?
Così, una fetta di mondo è intrappolata nel sogno di Donald Trump, ma Donald Trump è intrappolato nel sogno del Grande Rettile.
Per Stephen Dedalus la storia era un incubo dal quale non si era ancora risvegliato, e il personaggio di Joyce non aveva visto la seconda guerra mondiale.
Non basterà il lascito del migliore pensiero politico prodotto dalla modernità per uscire dal doppio sogno in cui stiamo precipitando. Bisognerà attingere dalla migliore filosofia, dalla migliore elaborazione artistica, dalla più alta esperienza spirituale e religiosa (non c’è vera trascendenza che non voglia sollevarci dalla violenza originaria), assecondando quel lato che pure ci appartiene, così misterioso, così meno spiegabile dell’istinto di prevaricazione, al quale associamo istintivamente l’idea di luce. Non da bruti, non da servi. Tornare ad amare la vita da esseri umani.
Donald Trump
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Donald Trump, un sogno dentro un sogno
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L'inglese sui musulmani a Londra è semplicemente un terrorista. Collega dei terroristi
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https://www.internazionale.it/opinione/nicola-lagioia/2017/01/19/donald-trump-sogno
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https://left.it/2017/06/20/linglese-sui-musulmani-a-londra-e-semplicemente-un-terrorista-collega-dei-terroristi/
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Per quasi quattro anni Steve, uno sviluppatore di software, ha dato tutto se stesso al lavoro: passava il tempo libero ad affinare le sue competenze e riteneva di essere uno dei dipendenti più efficienti della sede di Google di New York, negli Stati Uniti, un pilastro dell’azienda. È per questo che, a metà gennaio, quando ha visto quella notifica comparirgli sullo schermo, ha pensato a un errore. L’account che usava per entrare nella rete aziendale da casa risultava bloccato. Poi, però, è andato su internet e ha letto che Google aveva licenziato dodicimila dipendenti in tutto il mondo, un fatto senza precedenti nei suoi venticinque anni di storia. “Mentre fissavo lo schermo del portatile ho realizzato di essere uno di quelli”, racconta Steve, 29 anni, che ha chiesto di non svelare il suo cognome. In sottofondo si sente la figlia di quattro mesi che piagnucola. Anche la moglie di Steve, Allie, che come lui ha 29 anni e per Google si occupava di marketing, è stata licenziata e per giunta nel bel mezzo del congedo di maternità. “Senza preavviso e senza spiegazioni”, precisa. Ora vogliono mettersi in proprio aprendo un’azienda per creare animazioni video.
Dall’oggi al domani Steve e Allie hanno perso una serie di cose che negli Stati Uniti non sono affatto scontate: un lavoro ben pagato, l’assicurazione sanitaria e il diritto a otto mesi di congedo parentale retribuito, oltre alla certezza di far parte di un’azienda in cui le cose potevano solo migliorare.
Licenziamenti nel settore tecnologico statunitense
(fonte: the wall street journal)
Ma i tempi sono cambiati e non solo per Google. Nelle ultime settimane decine di aziende tecnologiche hanno licenziato migliaia di persone. Ha cominciato la casa madre di Facebook, la Meta, che a novembre ha mandato via undicimila dipendenti. Poi a gennaio Amazon ha tagliato diciottomila posti di lavoro. Poi si sono aggiunti Spotify, la Salesforce, Twitter e la Microsoft, che hanno cacciato altre migliaia di lavoratori. “I software stanno divorando il mondo”. All’inizio del 2023 la leggendaria frase di Marc Andreessen secondo cui il digitale avrebbe schiacciato tutto il resto sembra ormai superata.
Che succede? All’improvviso le star della Silicon valley – quelle aziende che non sbagliavano mai un colpo e che per anni hanno fatto profitti enormi battendo tutti i record in borsa – sembrano aver perso il tocco magico. Come mai? E perché stanno usando metodi che si addicono all’economia tradizionale, non certo ad aziende che si sono sempre vantate di essere migliori e più creative?
Dopo l’annuncio dei licenziamenti, Google ha pubblicato un post sul blog ufficiale dell’azienda in cui l’amministratore delegato Sundar Pichai parla della necessità di “rivedere la base dei costi”. Qualche giorno prima, Andy Jassy, l’amministratore delegato di Amazon, in una sua dichiarazione aveva usato una formula molto simile. Ormai gli amministratori delegati delle aziende tecnologiche parlano la lingua di Wall street. Qualche anno fa le cose non stavano ancora così. Quando Google è approdato in borsa, nel 2004, il suo motto era
don’ t be evil
, non essere cattivo. Il motore di ricerca riusciva a ignorare le leggi di Wall street, investiva miliardi in progetti sperimentali e per anni non ha pagato dividendi agli azionisti. Mark Zuckerberg, il fondatore della Meta, ha mantenuto il controllo dell’azienda anche dopo la quotazione in borsa, attribuendo diritti speciali di voto alle azioni in suo possesso.
Gli investitori hanno accettato tutto questo anche perché, nel corso degli anni, le quotazioni hanno continuato a crescere in modo esponenziale. Ma ora le grandi aziende tecnologiche, a lungo considerate immuni da attacchi ostili, sono entrate nel mirino di investitori cosiddetti attivisti, che si battevano per influenzarne la gestione e aumentarne la redditività. A Wall street li paragonano agli squali richiamati dall’odore del sangue. Alla fine di gennaio è entrato nel capitale dell’azienda di software Salesforce il fondo d’investimento Elliott, probabilmente l’investitore attivista più famigerato al mondo. In passato aveva preso di mira la tedesca ThyssenKrupp. Su Google, invece, ha fatto pressione il gestore di fondi speculativi Christopher Hohn. In una lettera a Pichai, il manager ha scritto che l’azienda aveva troppi dipendenti, e che tra l’altro erano pagati troppo: lo stipendio medio è di trecentomila dollari all’anno. Due mesi dopo Pichai ha ceduto.
Tra le cause di questa situazione c’è anche il comportamento delle banche centrali
La vita online
Per capire come sia stato possibile arrivare a questo punto bisogna fare un passo indietro. Tre anni fa, nel marzo 2020, il covid-19 si è diffuso in tutto il mondo e la vita di miliardi di persone si è trasferita online, a tutto vantaggio delle aziende tecnologiche. Le vendite online di Amazon sono esplose e lo stesso è successo con le entrate pubblicitarie di Google e della Meta, visto che ovunque negozi e ristoranti si erano messi a comprare spazi pubblicitari per sopravvivere al lockdown. Per due anni il fatturato di queste aziende è cresciuto rapidamente e, in parallelo, ci sono state assunzioni di massa: dall’aprile 2020 al settembre 2022 il numero dei dipendenti di Google è cresciuto di 64mila unità, mentre Amazon nello stesso periodo ha quasi raddoppiato il numero dei dipendenti, arrivando a 1,5 milioni.
Durante la pandemia il club dei colossi tecnologici statunitensi, un tempo relativamente piccolo, è cresciuto esponenzialmente, finché l’aumento dei costi per la forza lavoro non ha superato quello del fatturato e dei profitti. E poi in borsa le cose hanno cominciato ad andare male: nell’ultimo anno le azioni di Google, Amazon, Meta, Microsoft e Apple hanno perso più di tremila miliardi di euro in totale. Pichai nel suo post ha spiegato che in una “realtà economica diversa” erano stati assunti molti dipendenti in più e ha promesso, restando sul vago, che avrebbe rimodulato le “priorità”.
E allora risulta ancora più sorprendente il fatto che dietro ai licenziamenti non sembra esserci alcuna strategia: Google ha mandato via dipendenti del settore delle finanze, delle risorse umane e del marketing, ma anche molti programmatori. Sono stati cacciati lavoratori di lunga data e nuovi assunti. L’unica cosa che hanno in comune tutte queste persone è che il licenziamento è arrivato come un fulmine a ciel sereno.
Uno sviluppatore racconta che, non molto tempo prima, aveva chiesto al suo capo se, visti i licenziamenti nelle altre aziende, doveva preoccuparsi. La risposta è stata “certo che no”: il suo era un progetto troppo importante. Eppure, solo poche settimane dopo, gli è stato comunicato che doveva andarsene, per email. Oggetto: “Comunicazione in merito al tuo rapporto di lavoro”.
“Mi identificavo moltissimo con l’azienda”, spiega lo sviluppatore, che racconta quanto fosse fiero di appartenere alla cerchia dei
googler
, come si definiscono i dipendenti della multinazionale, e di essere uno di quelli che ce l’avevano fatta nella Silicon valley. Ora deve accettare l’idea che, quando troverà un nuovo lavoro, lo stipendio sarà più basso: ormai ci sono troppi sviluppatori sul mercato.
Lo scoppio della bolla
Cosa vuole ottenere Google, che fa ancora profitti miliardari, licenziando migliaia di dipendenti? I profitti del terzo trimestre del 2022 ammontavano a 14 miliardi di dollari, su un fatturato di 69 miliardi. Molte aziende cifre del genere neanche se le sognano. E allora perché licenziare? A 3.500 chilometri dalla Silicon valley una donna, che forse conosce la risposta a questa domanda, parla al telefono con Die Zeit. Kim Forrest, 60 anni, ha fondato la Bokeh Capital Partners, una società di investimenti di Pittsburgh. Prima di passare alla finanza, anche lei sviluppava software. Forrest ricorda ancora molto bene i primi anni duemila, il periodo in cui lo scoppio della bolla di internet mandò in bancarotta tantissime aziende tecnologiche. Secondo lei, questa volta non andrà così male. “All’epoca molte aziende non avevano un modello efficace”. Oggi invece le cose stanno diversamente. Tuttavia, Forrest assiste clienti alle prese con una decisione difficile: comprare o vendere, restare o fuggire a gambe levate dalle azioni di Google, Meta e Amazon?
Da sapere
Tagli drastici
Licenziamenti nel settore tecnologico statunitense
(fonte: the wall street journal)
Forrest non è molto ottimista. “Le persone hanno voglia di tornare al ristorante e di provarsi un paio di scarpe prima di comprarle”, dice. Più di così queste aziende non possono crescere e per gli investitori al momento sono bloccate in una sorta di terra di nessuno: hanno perso capacità di attrazione agli occhi di chi puntava su quotazioni in forte crescita, mentre chi setaccia Wall street in cerca di occasioni comprando azioni di aziende sottovalutate, non si fida più di loro, neanche quando assicurano che la smetteranno di bruciare tutti quei miliardi.
Tra le cause di questa pessima situazione c’è anche il comportamento delle banche centrali. Per anni hanno mantenuto tassi d’interesse vicini allo zero, alimentando l’euforia per i titoli tecnologici: per moltiplicare il denaro dei clienti, i fondi pensione, le fondazioni e le assicurazioni non potevano far altro che comprare azioni. Poi, all’inizio del 2022, per frenare l’inflazione le banche centrali hanno messo improvvisamente fine all’epoca dei tassi d’interesse bassi. Molte cose che avevano contribuito ad alimentare l’industria tecnologica sono diventate difficili: acquisizioni miliardarie finanziate con crediti a basso costo e la pratica commerciale di accaparrarsi il maggior numero possibile di clienti anche a costo di perdite.
Guardando ai bilanci di queste aziende, inoltre, ci si rende conto del fatto che dipendono da un numero molto ristretto di prodotti: i profitti di Google, proprio come quelli della Meta, derivano soprattutto dalle inserzioni pubblicitarie. Ma che succede se la crisi economica spinge le aziende a tagliare i fondi destinati alla pubblicità? E se i politici europei dovessero mettere in atto il loro progetto di bloccare i flussi di dati su cui si basano le campagne mirate?
Google ha tante idee nuove, ma poche sono anche redditizie. E per quanto riguarda quella che probabilmente è la più importante tecnologia del futuro, l’intelligenza artificiale, l’azienda arranca. Nell’autunno 2022 è uscito ChatGpt, un chatbot della startup OpenAi capace di rispondere a qualsiasi domanda: nonostante qualche difetto, è un perfetto motore di ricerca. C’è un unico problema: il maggior finanziatore di questa tecnologia non è Google, ma la Microsoft.
Ora il motore di ricerca californiano vorrebbe recuperare il terreno perso nel minor tempo possibile e per questo pare che siano tornati alla carica anche i fondatori, Larry Page e Sergey Brin, che si erano ritirati tre anni fa e che ora, dietro le quinte, porterebbero avanti personalmente una campagna per l’intelligenza artificiale. Forse perché non danno abbastanza credito a Pichai, un manager efficiente più che visionario.
Per Pichai, stretto com’è tra interessi diversi, è una situazione difficile. Da un lato dovrebbe rischiare, cioè investire nell’intelligenza artificiale anche se i profitti non si vedranno prima di qualche anno. Dall’altro, però, c’è Wall street, che preme per i tagli. Christopher Hohn, per esempio, vorrebbe convincerlo a licenziare altre 25mila persone.
Il problema è che l’umore è a terra. Da quando c’è stata l’ondata di licenziamenti, diverse migliaia di dipendenti ed ex dipendenti di Google si ritrovano sulla piattaforma di messaggistica Discord per sfogare rabbia e delusione. “Ho perso ogni motivazione”, scrive uno di quelli rimasti. “Io non riesco a combinare niente, fisso lo schermo e basta”, dice un altro. Il 2 febbraio, davanti alla sede newyorchese di Google, hanno organizzato una manifestazione: “Googler contro l’avidità”. ◆
sk
Questo articolo è uscito sul
numero 1500
di Internazionale, a pagina 68.
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Il lavoro sicuro non si trova con Google
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Meritocrazia
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https://www.internazionale.it/magazine/m-berner/2023/02/23/il-lavoro-sicuro-non-si-trova-con-google
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https://www.internazionale.it/opinione/giovanni-de-mauro/2014/02/27/meritocrazia
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Ci sarebbero meno epidemie, una minore disuguaglianza di genere e una migliore inclusione finanziaria se l’accesso all’informazione fosse riconosciuto come un vero e proprio diritto di tutti i bambini. E nell’era della digitalizzazione, la negazione di questo diritto assume un nuovo significato: **l’esclusione digitale** favorisce l’espansione delle carenze di opportunità e **limita lo sviluppo** e il miglioramento della propria condizione, peggiorando quella dei bambini più svantaggiati e alimentando il circolo vizioso della **povertà intergenerazionale**.
Un terzo degli utenti di internet sono bambini e, nei contesti ad alto reddito, sono sempre on line tanto che è “difficile tracciare la linea di confine tra offline e on line”, si legge nel **Rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo 2017** , redatto da **Unicef** , [Figli dell’era digitale](<https://www.unicef.it/Allegati/SOWC_2017.pdf>). Ma molti milioni di coetanei non hanno un accesso garantito cosicché la tecnologia digitale crea ulteriori divari che rispecchiano e inaspriscono quelli già esistenti fra i bambini più svantaggiati anche offline.
Per esempio, per quelli di loro con **disabilità** , la connettività può fare la differenza tra l’esclusione sociale e le pari opportunità; per i **bambini migranti** può significare un viaggio più sicuro, la possibilità di rimanere in contatto con la propria famiglia e maggiori opportunità di trovare lavoro e ricevere un’istruzione adeguata in un Paese straniero.
Ma, essere nati dalla parte sbagliata della barriera digitale si rivela una **fonte di iniquità** molto suggestiva (tanto che, nel 2017, l’analisi della condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e nel mondo si è concentrata sull’osservazione della parità di accesso al mondo digitale) per la mancanza di contenuti on line utili nella lingua madre di tanti minori e per la disponibilità di **dati non accessibili a tutti** , limitandone i vantaggi in una società orientata ineluttabilmente alla conoscenza.
E, sebbene «le lacune dell’istruzione non possano essere risolte con la tecnologia», è vero, però, che **gli strumenti digitali e la connettività** , solo se coesistenti con forze utili all’apprendimento (e rapporti umani validi), potrebbero fornire ai bambini l’accesso all’istruzione nelle aree in cui tale possibilità è molto scarsa, raggiungendo quelli precedentemente esclusi dalla tradizionale condivisione di informazioni. Anche perché, stando a quanto dichiarato dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’Infanzia, per creare **una società efficace e democratica** nel ventunesimo secolo, non si può prescindere dall’ **alfabetizzazione digitale sin dall’infanzia** , introducendola nei programmi scolastici, in quanto arnese utile per realizzare ed esercitare i diritti fondamentali dei bambini. Dal cui esercizio sono escluse, per esempio, tante bambine a causa di preconcetti sociali e norme o pratiche culturali che sono di ostacolo al pieno utilizzo delle risorse on line, insieme ad altre barriere invisibili e fisiche come l’ **alto costo dell’accesso** , le infrastrutture carenti e la geografia malagevole.
Considerevoli mancanze nella comprensione sull’impatto positivo di internet nelle dinamiche socio-economiche ne minimizzano la portata, sbilanciata pesantemente sui rischi tanto che, a oggi, in Italia, secondo quanto si legge nel **Terzo Rapporto** alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, uscito il 6 dicembre scorso, «l’applicazione dell’articolo 17 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, è stato declinato essenzialmente in chiave di **protezione dei minori** dai contenuti potenzialmente nocivi della rete» e molto poco è stato fatto per trovare un «punto di equilibrio tra il diritto del bambino di accedere a Internet per consentirgli di esplorare, conoscere, studiare, giocare, esprimere opinioni, comunicare, e il diritto di essere protetto».
Per valutare i pericoli, certamente esistenti, non si può, però, non considerare il **contesto affettivo di vita** - reale - segnato dai rapporti umani con famigliari e amici e dall’ambiente scolastico. E questo è un altro capitolo.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Ecco perché nell'era digitale ci sono bambini discriminati
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Povertà educativa. L’Italia non è un Paese per bambini
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L’ architettura non è più lo strumento principale per produrre la città. In tempi in cui la trasformazione delle strutture esistenti, ereditati dalla città moderna, è più rilevante dei processi di espansione urbana, lo spazio interno gioca un ruolo inedito: è il vero protagonista del disegno dell’habitat urbano.
La città è diventata un territorio continuo senza vie di uscita: un organismo in uno stato di mutazione permanente che mette in discussione il ruolo dell’architettura. Affrontiamo l’impossibilità di reinventare un ordine formale della città.
Le periferie sono al centro delle nostre attenzioni nel disperato tentativo di dare senso a un evidente fallimento, politico e architettonico, perpetrato a cavallo degli anni Sessanta e Settanta: Corviale e Tor Sapienza a Roma, La Falchera a Torino, Scampia a Napoli o lo Zen di Palermo, sono solo alcuni degli innumerevoli frammenti di città, costruiti con eroico slancio pubblico, che a distanza di quarant’anni possiamo oggi osservare criticamente per comprenderne gli errori. Le idee per intervenire sono tante, i soldi pochi, una visione strategica chiara è assente.
Allo stesso tempo l’impatto dell’architettura sulla condizione urbana si è ridotto alla produzione di cartoline di città piegate alle esigenze del marketing territoriale, del turismo globale o del capitalismo finanziario. Negli ultimi vent’anni, le principali capitali europee si sono dotate di una costellazione di architetture eccezionali – musei, stadi, grattacieli per uffici, palazzi dei congressi – che ne hanno cambiato l’immagine, lo skyline, a volte l’identità. Basti pensare a Bilbao che prima del Guggenheim Museum di Frank Gehry era per lo più sconosciuta. Tuttavia queste architetture singolari raramente sono riuscite a interpretare le reali spinte di trasformazione all’interno delle città.
nel-testo-1 Pablo Bronstein, Section demonstrating pre and post decorative schemes, 2014. Courtesy: l’artista e Galleria Franco Noero
A Roma sono stati realizzati nell’ordine: la chiesa _Dives in Misericordia_ e la nuova teca dell’Ara Pacis ad opera di Richard Meyer; l’auditorium di Renzo Piano; il museo MAXXI di Zaha Hadid; il museo MACRO di Odile Decq; due nuovi ponti sul Tevere; tra pochi mesi tutti potremo entrare nella “Nuvola” di Massimiliano Fuksas. Ma la tensione – politica ed economica – che ha portato a questi risultati è ormai scemata e forse il caso più emblematico è proprio la Nuvola, la cui storia copre tutto il ventennio in questione, dal concorso nel 1998 all’apertura nel 2016. La città che scorre accanto a questi episodi eccezionali sembra, infatti, raccontare un’altra storia.
Al suo interno, l’architettura vive un processo metabolico costante. Un instancabile adattamento di ambienti, risultanti da altri processi di cambiamento e dismissione, in cui sono soddisfatte nuove esigenze abitative, produttive o commerciali. Fabbriche dismesse sono trasformate in campus universitari o in distretti legati al design e alla moda, uffici senza impiegati diventano abitazioni, magazzini abbandonati ospitano teatri di posa, scuole senza studenti si adattano ad accogliere migranti e rifugiati politici, mentre gli edifici storici del centro si adeguano ad ospitare banche e istituzioni. Lavoriamo in casa e abitiamo in ufficio.
Viene il dubbio se sia ancora necessario costruire nuove architetture; o se la costruzione di nuovi edifici sia lo strumento più efficace per gestire il cambiamento della città.
La pianificazione urbana in assenza di una capacità d’intervento, anzitutto economica, da parte dell’amministrazione pubblica, si è ridotta a semplice palinsesto di regole. La disciplina urbanistica produce un quadro di norme necessario a un’auspicabile regia pubblica di un complesso flusso di interessi privati che, dalla caduta del muro di Berlino, sono diventati gli unici reali attuatori delle trasformazioni urbane.
> Gli edifici-macchina pensati e realizzati nella Modernità dimostrano oggi i loro limiti e la loro brutalità in termini architettonici, fisici e psicologici.
Da questa condizione di stallo post-moderna è forse possibile uscire indagando il potenziale inespresso dello spazio interno. La sua dimensione intermedia, tra oggetto e edificio, il suo essere contenitore di “cose” e arredi, ma allo stesso tempo contenuto dell’architettura-edificio, la sua prossimità all’uomo e alle sue innumerevoli attività, rende l’interno capace di esprimere la carica visiva e narrativa del progetto e di riconciliare la dicotomia creatasi tra architettura e città. L’architettura dell’interno può essere interpretata come una scenografia diffusa e molteplice, spesso contraddittoria. Sullo sfondo di una drammaturgia collettiva del quotidiano, ogni attività umana avviene in ambienti interni, nei quali si individuano valori estetici ed etici, esigendo comfort, aria condizionata, luce adeguata, supportati da arredi, oggetti e dispositivi che facilitano le nostre azioni. Se il progetto della modernità ha fallito sulla scala della città e dell’architettura, ha certamente compiuto la sua missione nell’universo più minuto degli spazi interni e del sistema degli oggetti. La città organizzata per zone funzionali – aree in cui si dorme e aree in cui si lavora unite da ampie connessioni viarie – è oggi messa in discussione da una più convincente _mixité_ funzionale che riduce gli spostamenti, il traffico e rende i quartieri delle città più vivi durante tutte le ore del giorno. Gli edifici-macchina pensati e realizzati nella Modernità dimostrano oggi i loro limiti, la loro brutalità, in termini architettonici – l’uso del _béton brut_ , il cemento a vista – ma anche fisici e psicologici.
Gli interni prodotti dal pensiero moderno invece hanno avuto successo: le nostre abitazioni sono più efficienti, ben illuminate, dotate di corrente elettrica, abbiamo servizi igienici e cucine comode da usare, finestre che non fanno entrare il freddo, un universo di elettrodomestici che facilitano le attività che svolgiamo, il comfort interno è condizione diffusa, compriamo facilmente sul web ogni genere di arredo e oggetto che incontri il nostro gusto.
Mentre tutti gli sforzi del progetto architettonico sono oggi rivolti alla costruzione di scintillanti e spettacolari architetture produttrici di immagini da dare in pasto al mercato, lo spazio interno emerge come un ambito dove la frattura tra l'architettura e la città potrebbe essere riconciliata.
nel-testo-2 Pablo Bronstein, Section of House with Bath, 2011. Courtesy: l’artista e Galleria Franco Noero
Se la condizione urbana contemporanea – essendo un interno senza fine – non offre più un punto di vista esterno da cui un progetto politico-spaziale sia in grado di dare forma alla città, lo spazio interno è l’ultimo territorio dove l’architettura può operare per costruire una sfera pubblica. A tal fine, lo spazio interno deve emanciparsi dalla sua natura privata, e riuscire a interpretare anche il ruolo dello spazio pubblico della città, il luogo della mediazione; deve affrontare la sfida del confronto con i vuoti urbani, le piazze, le strade, i giardini, e amplificare le naturali interrelazioni che si vengono a formare.
Gli interni possono essere ripensati come spazi sottratti dal flusso senza fine di beni di consumo e acquisire un più elevato margine di libertà senza rinunciare alla loro potenza visiva. Anzi, approfittando della sua forza narrativa intrinseca, il progetto degli interni può costruire una più ampia e più generosa visione della città, dove l'interno diventa lo spazio dei riti e delle mediazioni, uno scenario della vita di tutti i giorni.
Solo così sarà possibile immaginare uno spazio interno continuo che, dalla piccola scala, diventi progetto territoriale di trasformazione, come somma e connessione di una moltitudine di frammenti interni di cui la città stessa è un inesauribile giacimento in continua evoluzione.
Immagine di copertina: Pablo Bronstein, _Interior scheme in Cuban mahogany and tropical green_ (dettaglio), 2011. Courtesy: l’artista e Herald St.
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Lo spazio interno e la sfera pubblica
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Le mani sulla città
| 0.853309 |
https://www.iltascabile.com/linguaggi/spazio-interno-sfera-pubblica/
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https://left.it/2018/08/09/le-mani-sulla-citta/
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01 dicembre 2018 14:03
Senyawa,
Tanggalkan di Dunia (Undo the world)
I Senyawa, gruppo indonesiano di Yogyakarta, una città sull’isola di Giava, sono veramente difficili da etichettare. Non è la solita frase fatta per cominciare un articolo, ve lo assicuro, i loro brani sono
veramente
difficili da etichettare. La musica del duo formato da Rully Shabara e Wukir Suryadi unisce universi lontani e apparentemente inconciliabili: il doom metal e il folk tradizionale indonesiano. Ha un che di demoniaco, ma è talmente ipnotica da risultare quasi rilassante. Suona spiazzante per le nostre ben educate orecchie occidentali. Guardare
il video
di una loro esibizione dal vivo forse aiuta a capire meglio quello che fanno i Senyawa.
Sujud
, il settimo disco della band, dura solo 38 minuti ed è composto da sette brani, tutti affidati alla voce gutturale di Shabara, che a tratti sfiora il
growl
, mentre Suryadi suona strumenti che si costruisce da solo, creando suoni che starebbero bene nella colonna sonora di un film horror. A tratti, al tempo stesso, sembra di sentire certi dischi del krautrock tedesco, come nella splendida
Sujud (Prostration)
.
Il caleidoscopio sonoro che esce fuori da questo disco è intenso e straniante: è come entrare a carponi dentro un tunnel che va verso il centro della terra. Al buio, ovviamente. I brani di
Sujud
potrebbero essere stati scritti ieri come migliaia di anni fa. I Senyawa ci hanno regalato una delle sorprese musicali più belle del 2018.
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.
Arctic Monkeys,
Anyways
A pochi mesi di distanza dal loro affascinante album
Tranquillity base Hotel & Casino
gli Arctic Monkeys hanno pubblicato un nuovo singolo intitolato
Anyways,
lato b del brano che dà il titolo al lavoro, uscito il 30 novembre.
Anyways
, come si dice in gergo, è un’
outtake
, cioè un brano escluso dalla scaletta del disco. E ha lo stesso stile notturno e vintage degli altri brani dell’album.
La voce di Alex Turner sembra veramente a suo agio in queste atmosfere e, anche se è chiaramente un brano minore,
Anyways
conferma che la svolta intimista degli Arctic Monkeys è stata una scelta intelligente.
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Chance The Rapper,
The man who has everything
Chance the Rapper viene da Chicago ed è un rapper gentile. Ha un flow molto più rilassato di gran parte dei suoi colleghi, e strizza spesso l’occhio al gospel, al soul e ai generi più soffici della musica nera. La cosa più interessante che ha pubblicato resta il mixtape
Acid rap
, mentre il tanto celebrato
Coloring book
era un po’ deludente rispetto alle attese.
In
The man who has everything
, uno dei due nuovi singoli pubblicati il 30 novembre (faranno parte del prossimo disco? Non si sa), Chance the rapper affronta vari temi, dalla vita matrimoniale al
racial profiling
(la profilazione razziale). L’influenza di Kanye West è evidente, come al solito.
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I Hate my Village,
Tony Hawk of Ghana
Mica male questo gruppetto. Ci sono giusto tre dei nomi più importanti del rock alternativo italiano: Alberto Ferrari (Verdena), Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) e Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours). È uscito da poco per La Tempesta il singolo d’esordio del loro progetto
I Hate my Village.
Nel pezzo dominano ritmi africani e la chitarra di Viterbini. Un bell’esperimento. Il disco uscirà il 18 gennaio per La Tempesta International.
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Elegante & La Imperial,
Puro comer
Daniel Martinetti è uno dei producer più importanti della scena nu cumbia peruviana ed è il musicista che si nasconde dietro al progetto Elegante & La Imperial. Nel disco
Evolución
Martinetti rielabora il meglio della sua produzione passata e offre anche alcuni inediti interessanti. La sua musica è piacevole e danzereccia, anche grazie alla voce e alla presenza scenica della cantante Estefanía “Fefa” Cox.
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P.S
. Playlist aggiornata (ma non ci sono gli Elegante & La Imperial). Buon ascolto!
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Musica
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In giro non c’è niente di simile ai Senyawa
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I ritmi indiani di Jonny Greenwood e le altre canzoni per il weekend
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https://www.internazionale.it/bloc-notes/giovanni-ansaldo/2018/12/01/senyawa-sujud-recensione
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https://www.internazionale.it/opinione/giovanni-ansaldo/2015/11/27/jonny-greenwood-junun-india
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>>
>> Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati rilevati 12.932 casi positivi da coronavirus e 47 morti a causa della COVID-19. Attualmente i ricoverati sono 5.602 (152 in più di ieri), di cui 638 nei reparti di terapia intensiva (14 in più di ieri) e 4.964 negli altri reparti (138 in più di ieri). Sono stati analizzati 135.613 tamponi molecolari e 376.979 test rapidi antigenici. La percentuale di tamponi molecolari positivi è stata dell'8,41 per cento, mentre quella dei test antigenici dello 0,40 per cento. Nella giornata di sabato i contagi registrati erano stati 12.869 e i morti 90.
>>
>> Le regioni che hanno registrato più casi nelle ultime 24 ore sono Lombardia (2.493), Veneto (2.082), Emilia-Romagna (1.344), Lazio (1.255), Campania (1.147).
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2021/11/coronabit-1.png.webp>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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I dati sul coronavirus in Italia di oggi, domenica 28 novembre
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I dati sul coronavirus di sabato 27 novembre
| 0.968422 |
https://www.ilpost.it/2021/11/28/coronavirus-covid-19-dati-italia-domenica-28-novembre/
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https://www.ilpost.it/2021/11/27/coronavirus-dati-covid-19-italia-sabato-27-novembre/
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23 febbraio 2021 15:33
Gentile bibliopatologo,
devo prendere dei libri per una cara zia che abita lontano e muoio dalla voglia di includerne uno in particolare,
Una donna
di Sibilla Aleramo. Tra me e mia zia passano più di trent’anni e la sua vita è stata davvero molto diversa dalla mia. Non leggerà il libro con gli stessi occhi con cui l’ho letto io, e ho paura di toccare corde troppo profonde e personali. La domanda è questa: si può fare male arrogandosi il diritto di regalare un libro? Se sì, quanto?
– Linda
Cara Linda,
che cosa c’era nel cavallo di Troia? Che domande: guerrieri Achei! D’accordo, ma quanti? Qui i conteggi variano molto, dai tredici della Piccola Iliade ai cinquanta della
Biblioteca
di Apollodoro, ma c’è chi ha detto ventitré, chi trenta, chi quaranta. Qualcuno l’ha sparata grossa: tremila, più dei passeggeri del Titanic. E in effetti, c’è chi sostiene che il cavallo di Troia fosse in realtà una nave. Non un transatlantico, però. Secondo lo storico americano Barry Strauss, che a quella leggendaria guerra ha dedicato un libro, “sembra più probabile che il cavallo, se esistette, fosse vuoto”: una semplice esca. Se poi apriamo il
Satyricon
e lo chiediamo a quel millantatore di Trimalcione, il primo gaffeur della letteratura mondiale, ci dirà che nel cavallo di Troia c’era Niobe, e che ce l’aveva messa Dedalo. Ricapitolando: nel cavallo di Troia, che forse era una nave, c’erano zero, una, tredici, ventitré, trenta, quaranta, cinquanta o tremila persone. Pirandello era un dilettante.
Kutay Tanir, Getty Images
Questa premessa era necessaria per rimuovere la fuliggine di banalità dalla formula abusata che sto per rifilarti. Sì, hai intuito bene, è il secchionissimo
Timeo Danaos
di Laocoonte nell’
Eneide
: temo i Greci anche se portano doni. Ogni libro che regali è un cavallo di Troia, per la sua duplice natura di oggetto materiale e di oggetto mentale: stai intrufolando dei pensieri nel cuore della cittadella nemica, acquattati in silenzio tra due copertine. Il problema è che non sai neppure tu quanti e quali pensieri si apriranno un varco in quel luogo così intimo e inaccessibile. Tua zia potrebbe non aprire affatto il libro, per noia o per sospetto, e i pensieri armati di Sibilla Aleramo morirebbero d’inedia o d’asfissia nel ventre del cavallo. Oppure potrebbe aprirlo, e trovarlo vuoto: le corde che
Una donna
ha toccato in te, in lei resteranno immobili. Più probabilmente ne usciranno dei pensieri, tanti o pochi, ma non si muoveranno come una falange: per loro natura si disperderanno, ciascuno a perlustrare il suo sentiero sinaptico e a cercare lì i suoi associati.
Insomma, è saggio temere i Greci anche se portano libri, ma questo riguarda solo il destinatario. Quanto al donatore, non sa neppure lui che cosa sta donando. Certo, il consiglio va preso con un po’ di buon senso. Magari, ecco, non regalerei
Rosemary’s baby
a un’amica incinta. Ma dubito che una zia che ha trent’anni più di te possa essere interiormente devastata da un romanzo del 1906.
Il bibliopatologo risponde
è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a [email protected].
Libri
Il bibliopatologo risponde
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Ogni libro regalato è un cavallo di Troia
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Guida turistica ai mondi letterari
| 0.838413 |
https://www.internazionale.it/opinione/guido-vitiello/2021/02/23/libro-cavallo-troia
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https://www.internazionale.it/bloc-notes/guido-vitiello/2018/04/12/guida-turistica-mondi-letterari
|
_Le carte di Google Maps sono protette da copyright e, a determinate condizioni, dovremmo pagare per utilizzarle. L 'alternativa c'e: si chiama OpenStreetMaps
_
**Gratuita, ma non libera. È la cartografia modello Google Maps**, l'applicazione web offerta da Google che permette di visualizzare mappe geografiche e viste aeree di buona parte della Terra. Le foto satellitari (come quella qui sotto a destra) che permettono di zoomare su citta e luoghi d'interesse storico, ma anche di scovare negozi ed esercizi commerciali in una determinata localita, sono infatti coperte da copyright. È scritto, nero su bianco, nei termini d'utilizzo del servizio, che pero leggono in pochi: "Per gli utenti privati, Google Maps e i relativi risultati di ricerca, mappe e immagini fotografiche sono messi a disposizione solo per uso personale e non commerciale. Per gli utenti aziendali, Google Maps e a disposizione solo per uso interno e non puo essere oggetto di distribuzione commerciale".
In altre parole, significa che se io per esempio volessi fare un volantino per sponsorizzare la mia pizzeria utilizzando una cartina di Google Maps, dovrei pagare. Com'e scritto nei termini di utilizzo, le foto e le cartine di Google Maps sono fornite prevalentemente da due aziende, l'americana NavTeq e l'olandese TeleAtlas, che sono i due leader mondiali del settore.
Entrambi sono stati acquisiti recentemente da due altri giganti dell'industria delle telecomunicazione, che stanno ricavando dalla cartografia digitale e dal suo utilizzo nei navigatori satellitari e nella telefonia mobile grandi ritorni economici. Dopo aver ottenuto utili per 172 milioni di dollari nel 2007, Navteq e stata acquistata nel luglio del 2008 da Nokia, che ha pagato 8,1 miliardi di dollari. TeleAtlas, invece, dopo aver registrato utili per 24,4 milioni di euro, nel 2007 e stata comprata per 2,9 miliardi di euro dall'olandese TomTom, azienda leader nel settore dei navigatori satellitari.
Il mercato delle mappe geografiche digitali e redditizio ma anche controverso.
Molti si sono lamentati con Google per un utilizzo ritenuto non corretto delle immagini satellitari. L'Organizzazione indiana per le ricerche spaziali, ad esempio, ha protestato con il gigante di internet perche considera una minaccia alla sicurezza nazionale alcune delle immagini satellitari fornite da Google. Denunce simili sono state fatte da molti governi ed esponenti della difesa di numerosi Stati, da gestori di centrali nucleari, e anche dal dipartimento della Difesa statunitense, che ha proibito a Google di filmare e produrre immagini dettagliate sulle proprie basi militari. Anche il New York Times, dopo il recente conflitto nel Caucaso, si e interrogato sul perche non siano disponibili le immagini della Georgia, Azerbaijan e Armenia, senza ottenere risposte convincenti.
La fonte principale delle problematiche di questo tipo e la mancanza di norme chiare e la posizione incontrastata di Google Maps. Perche allora non utilizzare altre mappe?
Negli Stati Uniti le leggi sul copyright rendono i dati geografici di pubblico dominio. Non e lo stesso in Italia e in Europa, dove l'onere di realizzazione le cartine geografiche e delegata ad agenzie nazionali che poi le rivendono.
Per legge l'accesso alle mappe catastali, ai piani regolatori e ad altre cartografie degli enti pubblici non puo essere limitato, ma la loro consultazione e il loro utilizzo per ricavare altre mappe, specie se a fini commerciali, hanno restrizioni legali o tecniche.
Chi vuole avere mappe che rispondano ai propri interessi, quindi puo scegliere solo tra due opzione: la prima e comprarle, la seconda farsele da solo.
Il progetto OpenStreetMap (Osm) ha deciso di intraprendere la seconda strada. Nato nell'agosto del 2004 da un'idea del londinese Steve Coast, Osm e promosso dalla Fondazione OpenStreetMap e rappresenta oggi l'unica vera alternativa libera a Google Maps. Molto simile nelle funzioni e nelle impostazioni, la vera differenza sta nelle licenze delle sue mappe. Grazie a un accordo firmato con Yahoo!, Osm utilizza le immagini di proprieta dell'azienda, ma usufruisce prevalentemente del contributo degli utenti per aggiornare e completare la mappatura del globo terrestre.
Il meccanismo utilizzato e in un certo senso quello di Wikipedia. Gli utenti possono aggiungere nuovi dati scaricando nel database i dati raccolti con il proprio navigatore Gps, o modificare e aggiornare quelli esistenti. Le mappe cosi create sono rilasciate con licenza Creative Commons e possono essere utilizzate a fini commerciali. Concretamente questo significa che le cartine possono essere copiate e modificate a patto che le opere "derivate" vengano rilasciate alle stesse condizioni.
Il mondo mappato da Osm assomiglia a una pelle di leopardo, ma la velocita di sviluppo del progetto e molto alta: i mappatori sono passati da 5mila nel gennaio 2007 a oltre 90mila nel gennaio di quest'anno. E il dettaglio delle cartine (come quella nella pagina a fianco) e generalmente piu alto di quello di Google Maps. Inoltre, sono tutte prive di quelle che vengono chiamate "Easter Eggs": strade, case o paesi inesistenti inseriti nelle mappe protette da copyright per riconoscerne piu facilmente la paternita.
La comunita italiana di OpenStreetMap sta muovendo i primi passi grazie
all'associazione Gfoss.it (vedi box) e a suon di "mapping party", una sorta di "meeting-scampagnata" per mappare strade, palazzi e parchi.
Le prime amministrazioni pubbliche, intanto, si sono convinte a liberare i dati della loro cartografia e foto aeree. Dopo la concessione dei propri dati da parte di alcuni piccoli Comuni, a novembre e stato il turno della Regione Friuli Venezia Giulia e a fine gennaio anche della Regione Veneto.
Oltre a beneficiare di un'attenzione crescente da parte delle pubbliche amministrazioni, il futuro del progetto sta nello sviluppare sinergie con altre realta che potrebbero usufruire della versatilita
e della liberta di OpenStreetMap.
Come Milk Maps ([www.milkmaps.com](<http://www.milkmaps.com>)), la mappa dei distributori alla spina di latte crudo, Ferrovie dimenticate ([www.ferroviedimenticate.it](<http://www.ferroviedimenticate.it>)), le Strade del vino ([www.terreditoscana.regione.toscana.it](<http://www.terreditoscana.regione.toscana.it>)), il Club Alpino Italiano ([www.cai.it](<http://www.cai.it>)), Critical Map ([www.criticalmap.org](<http://www.criticalmap.org>)) o Bicitalia, la rete nazionale di percorribilita ciclistica ([www.bicitalia.org](<http://www.bicitalia.org>)).
**L 'impero del motore di ricerca
**Google nasce nel 1998 dall'idea di Lawrence E. Page e Sergej Mikhailovic Brin, due studenti universitari, e in pochi anni guadagna una posizione incontrastata nel settore dei motori di ricerca. Oggi e un vero e proprio impero che da lavoro a oltre 2omila persone e nel 2008 ha ottenuto utili per 4,2 miliardi di dollari. La sua folgorante ascesa e costellata di successi, sviluppo di nuovi servizi e acquisizioni di molte importanti societa. È grazie a una di queste che nasce Google Maps. Nel 2004 Keyhole, un'azienda pioniera nel campo dello sviluppo di software per la visualizzazione aerea della Terra viene comprata dal gigante di internet. Dopo aver beneficiato nel corso del 2003 di investimenti anche da parte di In-Q-Tel, una venture capital fondata dalla Cia, Keyhole aveva acquisito grande notorieta durante le prime fasi della guerra in Iraq. Oggi Google offre servizi simili a Google Maps per esplorare la superficie della Luna e di Marte.
**Geografi per il software libero**
OpenStreetMap e promossa in Italia dall'associazione Gfoss.it (Geographic Free and Open Source Software, [www.gfoss.it](<http://www.gfoss.it>)), associazione italiana fondata da specialisti dei sistemi informativi territoriali (Sit) che lavorano per il libero accesso ai dati geografici e per la diffusione anche in tale settore del software libero. Gfoss.it riunisce in una ampia comunita persone provenienti da ogni regione d'Italia, che operano nel settore commerciale, in universita, centri di ricerca e nella pubblica amministrazione. L'Italia vanta una comunita di sviluppatori e utilizzatori di software geografico libero fra le piu numerose e attive del mondo; l'Universita di Trento, inoltre, ha dato vita a Grass, il software per i sistemi informativi territoriali open source piu conosciuto e utilizzato al mondo, capace di fare concorrenza agli omologhi software proprietari. Gfoss.it e il "local chapter" della Open Source Geospatial Foundation (OSGeo), che raduna utenti e sviluppatori di tutto il mondo, e ha avviato le procedure per venire riconosciuta quale local chapter italiano della OpenStreetMap Foundation.
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Chi mappa il mondo
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Google ha la polizia alle calcagna
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https://altreconomia.it/chi-mappa-il-mondo/
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https://www.ilpost.it/2010/06/23/privacy-streetview-google-polizia-indagini/
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> Nella notte tra martedì 26 e mercoledì 27 giugno, la sede centrale di Microsoft ad Atene [è stata pesantemente danneggiata](<http://www.ekathimerini.com/4dcgi/_w_articles_wsite1_1_27/06/2012_449201>) a causa di un attacco condotto da alcuni uomini armati. I motivi che hanno spinto a una simile iniziativa non sono ancora chiari.
>
> Stando alle prime ricostruzioni delle autorità, intorno alle 3.45 tre uomini armati hanno minacciato la guardia giurata che si trovava all'ingresso dell'edificio, allontanandola, dopo di che hanno guidato un furgoncino rubato contro l'ingresso. Dopo essere entrati nel palazzo, gli uomini hanno cosparso il pavimento di liquido infiammabile e gli hanno dato fuoco. C'è stata anche un'esplosione, dato che nel veicolo rubato c'erano bombole di gas da campeggio.
>
> La sede di Microsoft, che fa anche da sede centrale per la Grecia, è stata danneggiata al piano terreno e al primo piano. L'edificio si trova nel sobborgo settentrionale della capitale greca chiamato Marousi. Ci lavorano oltre 100 persone. Gli autori dell'attacco non sono stati individuati. Le indagini sono portate avanti dalla polizia e dalla squadra greca antiterrorismo.
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2012/06/27/lattacco-contro-microsoft-ad-atene/greece-attack/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2012/06/27/lattacco-contro-microsoft-ad-atene/greece-attack/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/06/27/lattacco-contro-microsoft-ad-atene/greece-attack-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/06/27/lattacco-contro-microsoft-ad-atene/a-man-walks-out-from-the-damaged-micros/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/06/27/lattacco-contro-microsoft-ad-atene/a-view-of-the-damaged-microsoft-offices/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/06/27/lattacco-contro-microsoft-ad-atene/investigators-work-near-the-mini-van-use/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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L'attacco contro Microsoft ad Atene
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Altri scontri in Grecia
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https://www.ilpost.it/2012/06/27/lattacco-contro-microsoft-ad-atene/
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https://www.ilpost.it/2013/09/26/altri-scontri-in-grecia/
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>> Oggi Google [ha dedicato](<https://www.google.it/webhp?hl=it&tab=ww>) un doodle al fotografo inglese Eadweard Muybridge, in occasione del 182esimo anniversario della sua nascita, avvenuta l'8 aprile del 1830. L'omaggio di Google riprende i celebri scatti di un cavallo che galoppa, utilizzati da Muybridge per provare che, durante il galoppo, i cavalli staccano tutte le zampe da terra. I fotogrammi citati da Google furono scattati da Eadweard Muybridge nel 1878, dopo che Leland Stanford, proprietario di cavalli ed ex governatore della California, lo aveva incaricato di trovare una prova che certificasse il fatto che i cavalli al galoppo staccano tutte le zampe da terra, una questione che all'epoca era molto dibattuta.
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>> [ ](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/dance-study/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/dance-study/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/bathtime/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/time-lapse-leap-frog/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/racing-study/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/action-man/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/study-of-motion/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/stag/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/muybridge-photograph/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/jumbo-jogger/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/muybridge-sequence/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/muybridge-images/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/bird-in-flight/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/cockatoo-in-flight/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/eadweard-muybridge/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/acrobat/>)
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>> **Chi era Eadweard Muybridge
> **Muybridge, il cui vero nome era Edward James Muggeridge, nacque vicino a Londra nel 1830 e si trasferì negli Stati Uniti all'età di 25 anni. Dopo aver lavorato per qualche tempo come venditore di libri in Inghilterra, si recò negli Stati Uniti, a San Francisco, dove restò per qualche tempo fino a quando le gravi ferite alla testa causate da un precedente incidente automobilistico lo costrinsero a ritornare in Inghilterra per curarsi.
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>> In Inghilterra si appassionò all'arte fotografica, imparando la tecnica del collodio umido, una tecnica di emulsione che intorno alla metà del 1800 prese il posto del dagherrotipo. Nelle sue prime esperienze fotografiche, Eadweard Muybridge si concentrò su paesaggi e architetture di San Francisco, in California, città dove si era trasferito e dove cominciò a vendere le sue fotografie, o del parco di Yosemite.
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>> **Un periodo di sperimentazioni fotografiche
> **In quegli anni lo sviluppo industriale, il ritmo delle fabbriche e la crescita delle città portarono la fotografia, che per definizione è un'arte "fissatrice", a cercare soluzioni tecniche in grado di rappresentare il movimento e la velocità. Il primo obiettivo dei fotografi fu quello di diminuire i tempi di posa, in modo da ottenere un'immagine perfettamente nitida. Per fare ciò vennero sperimentate diverse tecniche di emulsione, tra le quali quella detta del collodio umido, che permise di realizzare fotografie istantanee.
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>> Qualche anno più tardi poi venne inventata da Étienne-Jules Marey la tecnica della cronofotografia, che fu resa pubblica nel 1878, quando ne scrissero le riviste scientifiche _Scientific American_ e _La Nature_. L'idea era quella di costruire una macchina fotografica capace di cogliere ogni movimento del soggetto fotografato: nacque così la possibilità di registrare in un'unica immagine e in un'unica lastra fotografica varie posizioni di un soggetto in movimento in corrispondenza di diversi momenti temporali. Scomponendo l'azione si permetteva di vedere il movimento in dettaglio.
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>> **Il contributo di Muybridge
> **Negli stessi anni Eadweard Muybridge inventò il cosiddetto zootropio. Si trattava di una macchina per proiettare le immagini con una serie di disegni riprodotti su una striscia di carta che viene posta all'interno di un cilindro dotato di feritoie a intervalli regolari (una per ogni immagine) e che ora viene considerato uno strumento precursore del proiettore cinematografico.
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>> Muybridge continuò a studiare per tutta la vita il movimento degli animali, ma anche dell'uomo, lavorando per l'università della Pennsylvania e i suoi studi influenzarono il lavoro di molti pittori, a partire da Degas fino ai futuristi. Eadweard Muybridge morì in Gran Bretagna, nel 1904, a causa di un arresto cardiaco.
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Chi era Eadweard Muybridge, fotografo
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Cani in macchina
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https://www.ilpost.it/2012/04/09/chi-era-eadweard-muybridge-fotografo/
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https://www.ilpost.it/2013/04/11/silence-dogs-cars-cani-auto/
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>> A settembre il parlamento ucraino ha approvato una legge che regola e consente ufficialmente l'uso nel paese dei bitcoin, la più grande e rappresentativa tra le monete digitali generate a computer e utilizzabili senza bisogno di un'autorità centrale. La legge è la prima di una serie con cui il governo ucraino vorrebbe far crescere il già piuttosto attivo [settore locale delle criptovalute](<https://www.ilpost.it/tag/criptovalute/>), attirando investitori stranieri e provando a rilanciare il paese.
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>> L'Ucraina, [ha scritto](<https://www.nytimes.com/2021/11/14/business/crypto-ukraine.html>) il _New York Times_ , «vuole diventare la capitale mondiale delle criptovalute». Potrebbe riuscirci, ma ci sono alcuni motivi per cui non è detto che le convenga.
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>> La persona che più si sta adoperando affinché ciò avvenga è Alexander Bornyakov, il 38enne viceministro della Trasformazione digitale, un ministero creato due anni fa. Bornyakov – che ha fondato e guidato un paio di aziende tecnologiche e che il _Kyiv Post_ [ha definito](<https://www.kyivpost.com/technology/geeky-deputy-minister-bornyakov-seeks-to-make-ukraine-tech-driven-economy.html>) “un secchione” – ha detto: «l'idea è diventare una delle più grandi giurisdizioni al mondo per le aziende di criptovalute, crediamo che questo settore sia il futuro e che possa dare una spinta alla nostra economia».
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>> Il motivo per cui, così come molti altri paesi tra cui [El Salvador](<https://www.ilpost.it/2021/06/09/bitcoin-salvador-valuta-nayib-bukele/>), anche l'Ucraina guarda con interesse alle criptovalute è piuttosto semplice: secondo dati della società di analisi CB Insights nel corso del 2021 tutte le attività in qualche modo legate alla blockchain (un registro condiviso mantenuto da migliaia di terminali informatici, da cui dipendono le criptovalute e tra le altre cose anche [gli NFT](<https://www.ilpost.it/2021/03/19/nft-non-fungible-token/>)) hanno avuto finanziamenti per oltre sette miliardi di dollari, segno di un settore in grande crescita.
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>> Per certi versi, in Ucraina gli investitori stranieri interessati in criptovalute potrebbero in effetti trovare terreno fertile. Come ha scritto il _New York Times_ , già ora «gli ucraini sono tra i più assidui utilizzatori di criptovalute al mondo», al quarto posto del [Global Crypto Adoption Index](<https://blog.chainalysis.com/reports/2021-global-crypto-adoption-index>) realizzato da Chainalysis, e nel paese «il volume delle transazioni quotidiane in criptovalute, che è pari a circa 150 milioni di dollari, supera quello delle transazioni quotidiane in valuta legale».
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>> Nel migliore scenario possibile – quello che tra l'altro presuppone che il settore delle criptovalute continui a crescere – grazie alle criptovalute l'Ucraina potrebbe creare nuovi posti di lavoro, accelerare la sua già piuttosto avanzata digitalizzazione e guadagnare tassando le aziende che opererebbero nel suo paese. Potrebbe inoltre sfruttare l'occasione per superare i suoi tanti scandali finanziari e politici. «La speranza» ha scritto il _New York Times_ «è di fare un gigantesco _reset_ e riscrivere una storia di caos e disonestà che ha messo in ombra il paese sin dalla sua indipendenza nel 1991». Su YouTube, ai possibili investitori tecnologici stranieri l'Ucraina si è rivolta con un video accompagnato da musica dubstep, in cui presenta un paese in cui «[chiunque può diventare presidente](<https://www.ilpost.it/2019/04/22/volodymyr-zelensky-presidente-ucraina/>)» e in cui illustra le varie innovazioni digitali in programma.
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>> Bornyakov, che quest'estate è andato per lavoro nella Silicon Valley, sta promuovendo l'Ucraina all'estero come la destinazione ideale per chi cerca poche tasse, poca burocrazia e tanti ingegneri qualificati.
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>> La questione è però più complicata di così. In Ucraina il successo avuto fin qui dalle criptovalute è infatti almeno in parte dovuto a una generale inefficienza e lentezza delle banche e a una preoccupante sfiducia nei confronti della grivnia, la valuta locale. «L'Ucraina quasi non ha un mercato azionario e quelli stranieri sono essenzialmente fuori portata» ha scritto il _New York Times_ «e per chi vuole fare investimenti restano solo i beni immobili e le criptovalute». E tra i due, molti preferiscono queste ultime.
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>> Ci sono tuttavia svariate cose che potrebbero andare male. Anche senza considerare l'alta volatilità delle criptovalute, c'è il problema che – insieme a tante altre attività utili e legali – tendono ad attrarre attività criminali, per esempio quelle legate ai ricatti informatici o al riciclaggio di denaro. C'è quindi chi teme che un paese instabile, che solo in questo secolo è stato sede di due diverse rivoluzioni, e con un grave problema di corruzione, mal si concilierebbe con certe criticità che presenterebbe un'espansione dell'utilizzo di criptovalute.
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>> **– Leggi anche:** [L'Ucraina rischia di nuovo di essere invasa](<https://www.ilpost.it/2021/11/22/russia-invasione-ucraina-intelligence/>)
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>> Non è nemmeno detto che all'Ucraina basterebbe riuscire – non è ben chiaro come – a rendere legale e trasparenti la maggior parte delle attività legate alle criptovalute. «Il problema è che molti imprenditori [già in Ucraina] dicono di apprezzare il sistema così com'è, con tutti i suoi difetti», ha scritto il _New York Times_ in riferimento a quello che definisce «il paradosso al centro del problema». E cioè che «l'Ucraina fin qui ha attirato investitori stranieri non perché questi ultimi tengano molto alle leggi». Già nel 2018 _Politico_ [parlò](<https://www.politico.eu/article/bitcoin-ukraine-became-the-wild-east-of-cryptocurrencies-blockchain/>) dell'Ucraina come del “Wild East” (il selvaggio Est) delle criptovalute.
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>> Il _New York Times_ ha raccontato la storia di Michael Chobanian, 37enne fondatore di Kuna Exchange, un servizio per lo scambio di blockchain, con transazioni giornaliere di circa tre milioni di dollari. Chobanian ha detto: «non ci sono regole; o meglio, ci sono ma si possono infrangere: è il perfetto equilibrio tra assoluta anarchia e opportunità».
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>> La risposta offerta da Bornyakov a critiche di questo tipo è stata piuttosto vaga: «Puoi andare in Egitto, che ha molti problemi, ma se sei un turista nessuno ti toccherà perché a livello di DNA le persone sanno che sei un turista e che porti loro soldi. Vogliamo creare una situazione simile anche qui».
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>> In un suo articolo pubblicato alcune settimane fa da _Fortune_ , Bornyakov [offriva](<https://fortune.com/2021/10/23/ukraine-crypto-high-tech-state-regulations-paperless-digital-economy/>) però argomenti diversi. Dopo aver messo in evidenza alcuni risultati tecnologici dell'Ucraina («siamo il primo paese al mondo in cui i passaporti digitali su smartphone hanno piena legalità») spiegava che «la digitalizzazione si è dimostrata uno strumento efficace contro la corruzione» perché «in sostanza, i computer non accettano mazzette».
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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L'Ucraina vuole puntare sulle criptovalute
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Indipendenza idroelettrica
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https://www.ilpost.it/2021/11/28/ucraina-criptovalute/
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https://www.balcanicaucaso.org/aree/Armenia/Indipendenza-idroelettrica-46037
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Dopo un anno dall’inizio delle inchieste giornalistiche e otto anni di attività della sedicente veggente **Gisella Cardia** , al secolo **Maria Giuseppa Scarpulla** , finalmente la Chiesa, nella persona del vescovo di Civita Castellana **Marco Salvi** , ha espresso un chiaro verdetto sulle presunte apparizioni della Madonna nell’ormai famoso campo che si affaccia sul lago di Bracciano.
Come descritto in precedenza in questo blog, nel marzo dello scorso anno mi ero recata **personalmente** nel luogo dei presunti miracoli e, avendo incontrato la signora Cardia con il marito, mi ero permessa di rivolgere loro qualche domanda per fare chiarezza sui fenomeni che la coppia diceva si verificassero su quel prato davanti ad una grande statua della Vergine e nel salotto di casa dove, stando ai loro racconti, altri simulacri della Madonna erano solite trasudare liquido e **piangere lacrime di sangue** periodicamente.
Dato che i coniugi Cardia avevano rilasciato numerose dichiarazioni pubbliche riguardo a presunti messaggi che la Madonna avrebbe trasmesso a Gisella perché li divulgasse ai suoi seguaci che si radunavano in preghiera ogni tre del mese e all’intera umanità, avevo chiesto alla sedicente **santona** di fornire qualche informazione in più anche in virtù del fatto che in varie occasioni si sarebbero verificati veri e propri **prodigi** come la moltiplicazione di piccoli tranci di pizza e qualche manciata di gnocchi in grado di sfamare dozzine di persone; e durante la Quaresima le mani di Gisella avrebbero addirittura manifestato la presenza delle stimmate che io, ad onor del vero, **non avevo affatto visto** seppur mi trovassi ad una distanza ravvicinata dalla donna e sebbene fossimo in prossimità del periodo pasquale.
Senza contare l’improvvisa comparsa di scritte che Gianni Cardia sosteneva fossero in **aramaico** sulle pareti di casa e l’intenzione di costruire un pozzo dal quale sarebbe sgorgata acqua benedetta “in grado di curare le ferite del corpo e dell’anima”. Alla mia richiesta di spiegazioni la sedicente veggente si era **trincerata** dietro il silenzio, il marito aveva assunto una postura piuttosto **minacciosa** intimandomi di andarmene immediatamente e affermando l’esistenza di una vera e propria **persecuzione** da parte dei media, in particolare di alcune trasmissioni tv nelle quali mi aveva vista intervenire sull’argomento come **Mattino 5**.
Sostanzialmente, se c’erano dei più che legittimi dubbi sui fenomeni soprannaturali di cui Gisella Cardia si dichiarava protagonista e se i messaggi apocalittici forniti dalla Madonna parevano ciò che **di più lontano** potesse esserci dalla dottrina cristiana, la colpa era dei giornalisti ficcanaso e miscredenti che mettevano in dubbio l’autenticità delle apparizioni mariane venute in soccorso alle centinaia di persone che avevano deciso di affidare la propria anima, e in alcuni casi anche il proprio portafoglio, alle opere portate avanti dalla onlus gestita dalla coppia.
[ ](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/06/madonna-di-trevignano-il-vescovo-salvi-blocca-i-raduni-non-ce-nulla-di-soprannaturale/7470524/>)
###### Leggi Anche
### [Madonna di Trevignano, il vescovo Salvi blocca i raduni: "Non c'è nulla di soprannaturale"](<https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/06/madonna-di-trevignano-il-vescovo-salvi-blocca-i-raduni-non-ce-nulla-di-soprannaturale/7470524/>)
Oggi finalmente, dopo quasi un anno di indagini approfondite, il vescovo Salvi ha stabilito che nel campo di Trevignano **non c’è mai stata alcuna apparizione della Madonna** , non si sono mai verificati miracoli di alcuna sorta. Gisella Cardia, il suo consorte e i loro seguaci da ora in poi dovranno astenersi da raduni pubblici e privati perché la Chiesa stabilisce una volta per tutte che il fenomeno “constat de non supernaturalitate” e nessun ministro di culto dovrà associare la dottrina cattolica con le attività di un’associazione che **non ha nulla a che vedere** con la spiritualità ma piuttosto con il lucro.
E’ evidente che il risultato dell’indagine della diocesi di Civita Castellana che si è fatto attendere parecchio costituisca non solo un **anatema** contro il modus operandi della sedicente veggente e dei suoi stretti collaboratori, ma un richiamo all’autorità giudiziaria perché indaghi sull’ipotesi di **truffa** generata da un ingiusto profitto conseguente alla vendita di statuette e oggetti sacri dichiarati **benedetti** da un fantomatico padre spirituale e soprattutto alle cospicue donazioni fatte da fedeli che, in parecchi casi, oggi si dichiarano **manipolati** e plagiati da Gisella che spesso prometteva protezione spirituale e, ahimè, anche guarigioni miracolose.
Molto probabilmente la scomunica del vescovo Salvi non sarà la fine di questa vicenda, ma solo l’inizio di una **più complessa indagine** che riguarderà anche la guardia di finanza e la magistratura.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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Madonna di Trevignano, l'anatema del vescovo Salvi è solo l’inizio
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Madonna di Trevignano, la veggente Gisella Cardia rompe il silenzio e si pente dopo la scomunica: "Periodo di dura prova"
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/07/madonna-di-trevignano-lanatema-del-vescovo-salvi-e-solo-linizio/7471928/
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/14/madonna-di-trevignano-la-veggente-gisella-cardia-rompe-il-silenzio-e-si-pente-dopo-la-scomunica-periodo-di-dura-prova/7513169/
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Sto uscendo in questo momento dopo 39 ore di coprifuoco. Sono completamente solo in città, si sentono solo i rumori dei miei passi e delle cornacchie che volano. Questa è Kiev dopo quattro giorni di guerra. Per la terza notte si è combattuto per le strade. I carri armati russi sono arrivati alle porte di Kiev in poche ore. Da lì è iniziato uno stallo che rischia di essere davvero pericoloso. In questa città tutti sono pronti a combattere per difendere la capitale dall'invasione russa e quello che "giornalisticamente" mi sembra un dato da raccontare, è che barbieri, camerieri, impiegati sono pronti a combattere per difendere la propria casa.
Sulle motivazioni di questa guerra non voglio entrare in questo momento e in questa situazione e non voglio cavalcare la retorica dell'eroismo. Qui parliamo della vita delle persone di Kiev, una città spettrale che attende la prossima esplosione. E quella successiva.
**[ASCOLTA SU SPREAKER](<https://www.spreaker.com/episode/48894376>) - [ASCOLTA SU SPOTIFY](<https://open.spotify.com/episode/5zebSaqdL02u0SRPStRRzN?si=a3177cf56b8e471f>)**
> [Voci da Kiev sotto assedio: i podcast di Valerio Nicolosi](<https://www.micromega.net/podcast-valerio-nicolosi-kiev/>)
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Tornare alla luce: voci da Kiev sotto assedio | podcast di Valerio Nicolosi
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Nessuno stia vicino alle finestre": il podcast di Valerio Nicolosi
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https://www.micromega.net/guerra-podcast-valerio-nicolosi/
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https://www.micromega.net/podcast-nicolosi-kiev-ucraina/
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>>>> Guardando verso l’[alone galattico](<https://it.wikipedia.org/wiki/Alone_galattico>) in direzione della costellazione del Serpente è possibile scorgere, a circa 80mila anni luce da noi, un [ammasso globulare](<https://it.wikipedia.org/wiki/Ammasso_globulare>) di nome [Palomar 5](<https://it.wikipedia.org/wiki/Palomar_5>). Scoperto nel 1950 da Walter Baade, è uno dei circa 150 ammassi globulari – una sorta di “palle di stelle” – che orbitano attorno alla Via Lattea. Come la maggior parte degli altri ammassi globulari, è molto antico: ha oltre 10 miliardi di anni, dunque ha preso forma agli albori della storia della nostra galassia. Ma la sua densità è molto più bassa della media: rispetto a un ammasso globulare tipico, è circa dieci volte meno massiccio e cinque volte più esteso. La ragione è presto detta: si sta gonfiando e spopolando. Uno [studio](<https://www.nature.com/articles/s41550-021-01392-2>) pubblicato oggi su _Nature Astronomy_ prevede che nell’arco di un miliardo di anni avrà perso tutte le sue stelle. Così da ritrovarsi popolato da null’altro che buchi neri.
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/07/Palomar_5.jpeg>)
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>>>> L’ammasso globulare Palomar 5. Crediti: Wikimedia Commons
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>>>> Buchi neri già oggi presenti in percentuale anomala. «Il loro numero è circa tre volte più grande di quanto ci si attenderebbe dal numero di stelle presenti. Oltre il 20 per cento della massa totale dell’ammasso è costituito da buchi neri», osserva il primo autore dell’articolo, **Mark Gieles** , dell’Institute of Cosmos Sciences (Iccub) delluniversità di Barcellona. «Ciascuno di essi ha una massa di circa 20 volte quella del Sole, e si sono formati con esplosioni di supernova alla fine della vita di stelle massicce, quando l’ammasso era ancora molto giovane».
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>>>> Come dicevamo, la progressiva e incessante fuga di stelle verso l’esterno fa sì che la popolazione di buchi neri diventi man mano dominante. Le stelle abbandonano Palomar 5 dando origine alle cosiddette _tidal stream_ , o correnti mareali: scie formate, appunto, da stelle espulse da galassie nane o, come nel caso di Palomar 5, da ammassi stellari in fase di dissoluzione. Negli ultimi anni, nell’alone della Via Lattea, ne sono state scoperte una trentina. «Non sappiamo come si formino queste correnti. Un’ipotesi è che abbiano appunto origine da ammassi disgregati, ma nessuna delle correnti scoperte di recente è associata a un ammasso stellare, dunque non possiamo esserne sicuri», dice Gieles. «Per capire come queste correnti prendano forma occorre studiarne una che abbia un sistema stellare a essa associato. Palomar 5 è l’unico. Ciò lo rende una Stele di Rosetta per comprendere la formazione delle correnti. Dunque lo abbiamo studiato in dettaglio».
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>>>> Ciò che è emerso dagli studi e dalle simulazioni delle orbite e dell’evoluzione di ogni stella presente nell’ammasso, dalla sua formazione fino alla dissoluzione finale, è che nel corso dei miliardi di anni le stelle sono riuscite a fuggire in modo più efficiente dei buchi neri, così da far aumentare gradualmente la frazione di questi ultimi. I buchi neri, a loro volta, tramite l’effetto di [fionda gravitazionale](<https://it.wikipedia.org/wiki/Fionda_gravitazionale>) intervenuto nell’interazione con le stelle circostanti, hanno finito per “gonfiare” dinamicamente l’ammasso, ampliandone le dimensioni e, in tal modo, favorendo ulteriormente la fuga delle stelle.
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>>>> Il risultato ottenuto, oltre a illustrare e confermare uno fra i principali meccanismi all’origine delle correnti stellari, ha notevoli implicazioni anche per quanto riguarda la rilevazione di onde gravitazionali. «Si ritiene che una frazione importante di fusioni binarie di buchi neri abbia origine negli ammassi stellari. Ma quanti buchi neri ci sono, negli ammassi? È una grande incognita, difficile da limitare osservativamente», spiega uno fra i coautori dello studio, l’astrofisico **Fabio Antonini** , laureato alla Sapienza e oggi alla Cardiff University, «perché non possiamo vedere i buchi neri. Il nostro metodo ci offre però un modo per calcolare quanti siano i buchi neri presenti in un ammasso stellare guardando le stelle che ne fuoriescono».
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>>>> **Per saperne di più:**
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>>>> * Leggi su _Nature Astronomy_ l’articolo “[A supra-massive population of stellar-mass black holes in the globular cluster Palomar 5](<https://www.nature.com/articles/s41550-021-01392-2>)”, di Mark Gieles, Denis Erkal, Fabio Antonini, Eduardo Balbinot e Jorge Peñarrubia
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>>>>
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
*[attr]: attribute
*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
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Null’altro che buchi neri nel futuro di Palomar 5
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ESO fotografa i gioielli sulla coda dello Scorpione
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https://www.media.inaf.it/2021/07/05/buchi-neri-palomar-5/
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https://www.media.inaf.it/2014/02/19/eso-fotografa-i-gioielli-sulla-coda-dello-scorpione/
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Paul Klee, Architecture of planes (1923)
Nella seconda parte dell'inchiesta, le critiche delle vittime al metodo di elaborazione della bozza di legge sulla Commissione e i dubbi sul livello di adesione della società al progetto. Meglio i Tribunali tradizionali, secondo molti. Ma il dibattito è ancora aperto
18/04/2006 -
Anonymous User
Di Nerma Jelacic e Nidzara Ahmetasevic*, Balkan Insight Justice Report - Special Package, 31 marzo 2006,
BIRN
Media Training and Reporting Project (Titolo originale: "Truth Commission Divides Bosnia")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Chi sta formando la Commissione?
Dopo la sollevazione contro Mile Mutic uno dei membri del gruppo di lavoro contestato dalle vittime della pulizia etnica a Prijedor, ndt, i gruppi delle vittime e altre organizzazioni hanno chiesto di sapere in base a quali indicazioni, e fornite da chi, fosse formato il gruppo di lavoro. Mentre alcuni media sostenevano che la forza promotrice fosse l'USIP Istituto statunitense per la pace, ndt, altri dicevano che la spinta era venuta dal governo bosniaco.
Anche a Balkan Insight sono state fornite versioni contrapposte.
La versione data dallo stesso gruppo di lavoro è che il parlamento bosniaco ha dato il via alla formazione del gruppo, e ha chiesto ai partiti di nominare dei rappresentanti. "È stata un'iniziativa locale, della leadership del parlamento", ha detto a Balkan Insight Besima Boric, il membro dell'SDP del gruppo.
"Hanno inviato una lettera a tutti i partiti politici dicendo loro che il lavoro sarebbe incominciato definendo una bozza di legge sulla Commissione per la verità e chiedendo loro di inviare dei rappresentanti", ha aggiunto.
La Boric ha detto a Balkan Insight che il gruppo si è formato lo scorso novembre e si è riunito due volte ogni mese. "Gordon Bacon e Neil Kritz partecipano alle riunioni in qualità di consulenti", ha aggiunto. "Deve averli convocati la leadership del parlamento".
Ma un altro membro del gruppo di lavoro, Remzija Kadric dell'SBiH, ha dato una versione dei fatti differente. "Questa non è un'iniziativa locale", ha detto a Balkan Insight. "È stata promossa dalle organizzazioni internazionali, e otto partiti politici l'hanno accettata".
Alcuni rappresentanti della società civile e dei media hanno indicato il Dayton Project come il gruppo maggiormente responsabile. Ma Maja Marjanovic, responsabile di progetto per il Dayton Project, ha detto a Balkan Insight che questa organizzazione non governativa (ong) ha operato unicamente "come una specie di segreteria per supportare il dialogo. Forniamo un aiuto logistico per il lavoro sulla bozza di legge per la Commissione per la verità".
Il Dayton Project venne formato un anno fa con il supporto dell'USIP "per dare una voce alla società civile e aiutare a creare una Bosnia ed Erzegovina stabile", come esso stesso dichiara.
L'organizzazione sta lavorando su due progetti - ognuno dei quali si occupa di questioni chiave derivate dalla guerra. Una sono le riforme costituzionali e l'altra è la Commissione per la verità, o Commissione per la costruzione della fiducia, come la chiamano i documenti del Dayton Project.
Il sito web di questa ong sostiene che essa "valuterà se esiste l'esigenza e la disponibilità per creare una Commissione per la costruzione della fiducia, che si occupi degli eventi che ebbero luogo durante la guerra in BiH Bosnia ed Erzegovina".
Prosegue: "Il Dayton Project e i suoi partner cercheranno un appropriato modello di Commissione per la Bosnia ed Erzegovina".
L'esistenza del gruppo di lavoro è divenuta pubblica per la prima volta in gennaio, ma solo in febbraio è iniziato un significativo dibattito pubblico sul tema.
A giudicare dalle reazioni dei media, molta gente è rimasta contrariata dalla precipitosità con cui è stato istituito il gruppo di lavoro, apparentemente senza consultazioni. Invariabilmente, è stata sollevata la questione di chi abbia dato il via all'intero processo.
"Nell'insieme l'approccio è un disastro, come pure il modo in cui si sono svolte le discussioni", ha dichiarato a Balkan Insight Mirsad Tokaca, del Centro Ricerca e Documentazione, RDC.
"Nessuno sa chi abbia avviato la costituzione del gruppo di lavoro, né di chi sia stata l'iniziativa. Sembra un'operazione semi-segreta", ha aggiunto.
Amira Krehic, del Centro per il libero accesso all'informazione, ha seguito la stessa falsariga. "Non si sa chi abbia fatto nascere questo gruppo né cosa debba fare veramente", ha detto.
La Krehic ha affermato che un membro del gruppo di lavoro le aveva mostrato una lettera del parlamento in cui si chiedeva ai partiti di nominare i propri rappresentanti per il gruppo di lavoro. "Ma al parlamento ci hanno detto che loro non hanno formato questo gruppo, e di chiedere al Dayton Project. E il Dayton Project ci ha detto di chiedere al parlamento", ha dichiarato la Krehic ai media.
Alcuni membri della comunità internazionale che hanno seguito da vicino il processo hanno detto a Balkan Insight che il gruppo di lavoro è stato sicuramente formato su iniziativa dell'USIP.
"Ne hanno discusso l'anno scorso con i gruppi parlamentari, e i gruppi hanno dato il loro appoggio al processo", ha detto una fonte.
Ma Neil Kritz, uno dei principali consiglieri legali dell'USIP, ha dichiarato a Balkan Insight di essersi attivato nel progetto solo dopo essere stato invitato a farlo dal ministro bosniaco per i diritti umani Mirsad Kebo.
"L'idea è venuta dai portavoce parlamentari, tutti e tre" ha detto Kritz a Balkan Insight. "È loro l'idea di stabilire un gruppo che lavori a una bozza di legge. Io sono stato invitato come consulente e consigliere".
Kritz ha una vasta esperienza in materia di Commissioni per la verità in altri Paesi, come pure in materia di giustizia transizionale e di questioni relative ai crimini di guerra in ogni parte del mondo.
"Sono rimasto impressionato da alcune delle discussioni svoltesi in questo gruppo di lavoro", ha detto, facendo notare la determinazione tra i membri del gruppo di mantenere i contatti con il settore civile e col pubblico bosniaco in generale.
Sono state consultate le vittime?
Nel momento in cui il lavoro svolto finora è divenuto di pubblico dominio, rappresentanti di associazioni delle vittime e di semplici cittadini hanno espresso costernazione per non essere state consultate.
"Una Commissione o un'iniziativa fatta senza coinvolgere le vittime non è la benvenuta", ha dichiarato Milijana Bojic dell'Associazione famiglie dei dispersi e imprigionati della Republika Srpska.
Murat Tahirovic, dell'Associazione degli internati nei campi di Bosnia ed Erzegovina, concorda. "Dieci anni dopo la fine della guerra ecco che certi gruppi arrivano suggerendo di svelare la verità su quello che è successo qui durante la guerra", ha detto.
"Nello stesso tempo", ha aggiunto Tahirovic, "il settore non-governativo e la gente, nel cui interesse apparentemente si fa tutto questo, non sa nulla al riguardo".
"Il processo dovrebbe partire dal basso", ha detto Tokaca. "Il processo deve essere inaugurato dai cittadini e non può funzionare come una società segreta. Io sono scettico riguardo al fatto che questa iniziativa possa avere successo".
L'Associazione delle donne di Prijedor è dello stesso avviso. "La verità non può essere stabilita in incontri segreti ed escludendo il pubblico" ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa.
Anche l'Associazione donne vittime di guerra, che riunisce donne che hanno subìto stupri ed altri abusi, è rimasta insoddisfatta, così come l'Organizzazione donne di Srebrenica, che sostiene esplicitamente di essere contraria ad una Commissione formata senza il coinvolgimento delle vittime.
Comunque la Boric ha negato che un gruppo di lavoro formato da politici sia destinato al fallimento. "Tutte le leggi devono passare dal parlamento, e se i parlamentari non danno il loro contributo e non si impegnano in prima persona la legge non sarà approvata", ha dichiarato a Balkan Insight.
"Per questo il nostro gruppo di lavoro è l'opzione migliore", ha aggiunto. "Essi possono garantire che la legge sarà adottata dal parlamento".
Anche il Dayton Project ritiene che la discussione si sia spinta fuori dal contesto, e che la società civile sia stata coinvolta più di quanto pretendano certi gruppi.
"Noi siamo presenti in quanto organizzazione della società civile, e stiamo coordinando il dialogo con le altre organizzazioni", ha dichiarato Marjanovic a Balkan Insight.
La Marjanovic ha detto che il Dayton Project ha organizzato tre incontri per discutere la questione: a Banja Luka in gennaio, a Mostar in febbraio e a Sarajevo in marzo. Ad ogni incontro erano presenti tra dieci e diciotto rappresentanti di gruppi della società civile, ha detto, aggiungendo: "Si trattava principalmente di organizzazioni che rappresentavano le vittime di guerra e alcune altre associazioni di cittadini".
"Le reazioni non sono state uniformi", ha continuato. "Alcuni hanno sostenuto il lavoro della Commissione e l'avvio del gruppo di lavoro. Altri erano esplicitamente contrari. Qualcuno infine era favorevole alla Commissione ma pensava che questo fosse l'approccio sbagliato".
Ma Tokaca insiste che tre incontri non sono stati sufficienti. "Non li si può vedere come incontri in cui sono stati coinvolti i rappresentanti della società civile", ha detto. "Anche i media devono essere coinvolti".
Anche i membri della comunità internazionale hanno preso posizioni diverse, pur concordando tutti sul fatto che una Commissione per la verità deve nascere da un'iniziativa locale ed includere tutti i settori della società.
"Questo deve essere un progetto bosniaco", ha detto a Balkan Insight l'ambasciatore norvegese in Bosnia, Henrik Ofstad. "Quando si tratta di Commissioni per la verità e di iniziative di giustizia, gli internazionali dovrebbero mantenere un basso profilo".
"Questa è la vostra verità, questa è la vostra riconciliazione, il che vuol dire che siete voi a dover prendere l'iniziativa", ha aggiunto.
"Voi in Bosnia avete sofferto perché questo non è stato fatto dopo la Seconda guerra mondiale, dunque cercate di non ripetere questa omissione".
"Il momento è quello giusto? Sta ai bosniaci decidere", ha detto. "Il fatto che il leader serbo Slobodan Milosevic sia morto è un argomento a favore perché non venga sprecato altro tempo. Bisogna cercare la verità finché le persone sono ancora vive".
Porter, della Commissione internazionale persone scomparse, ICMP, concorda: "La decisione se si debba creare una Commissione per la verità e che mandato essa debba avere sta interamente ai cittadini di questo Paese".
Didier Chassot, incaricato d'affari dell'ambasciata svizzera a Sarajevo, ha detto a Balkan Insight che c'è una concreta esigenza di promuovere il dialogo sulla verità.
"Siamo alla fase in cui c'è bisogno di sedersi a un tavolo e stabilire una soluzione che vada bene per tutti", ha detto. "Ma una soluzione così non si trova già fatta. Ecco perché tutte le parti interessate dovrebbero essere coinvolte".
Chassot ha però ammonito sul non permettere alla Commissione di entrare in competizione con gli approcci giudiziari già esistenti in Bosnia verso i crimini di guerra.
"Alcuni hanno cercato di frammentare il dibattito in questi termini. Ciò è sbagliato. Ci dev'essere un approccio che preveda la coesistenza di percorsi paralleli", ha detto.
Ma i bosniaci vogliono la Commissione?
Questa domanda, se la Bosnia ed Erzegovina voglia o necessiti di una Commissione per la verità, rimane senza risposta.
Slavisa Jovicic, dell'Associazione internati nei campi della Republika Srpska, è a favore. "La Commissione non può portare alla riconciliazione, ma può stabilire la verità", ha detto.
"La Commissione deve includere i rappresentanti delle vittime di ogni nazionalità. Noi non stiamo cercando una parità in termini di quantità di crimini, stiamo cercando giustizia. La Commissione deve avere il mandato di poter domandare tutti i dati di cui ha bisogno - basta col nasconderli nei cassetti delle scrivanie", ha aggiunto.
"Io voglio che ogni cosa sia spiegata, e che si tenga conto di ogni singolo individuo", ha concluso la Jovicic.
La Commissione non avrà in effetti un vero e proprio mandato per considerare i singoli casi, dato che questo è il compito del Tribunale dell'Aja (ICTY), della Camera per i crimini di guerra di Sarajevo e di altre Corti di livello inferiore nel Paese.
Inoltre, Murat Tahirovic, anch'egli dell'Associazione internati nei campi della Republika Srpska, dice che sarebbe forse stato più utile dare i soldi assegnati per la Commissione alle Corti, per investigare e ricercare i criminali di guerra e contribuire in questo modo alla verità.
"Il denaro è costantemente drenato verso le Commissioni, mentre i nostri testimoni non ricevono neppure un minimo rimborso giornaliero per venire a testimoniare", ha detto. "Stanno formando questa Commissione perché qualcuno possa approfittare della nostra miseria".
"Sappiamo che da questo ambito si può guadagnare molto", concorda Kada Hotic, dell'Associazione delle madri delle enclave di Srebrenica e Zepa. "Se qualcuno ha questo obiettivo, dovrebbe vergognarsi".
"Ci sono delle istituzioni dello Stato già costituite, come la Corte di Stato e l'Ufficio del procuratore, che dovrebbero occuparsi di queste cose", ha detto Milijana Bojic, dell'Associazione dispersi e imprigionati della Republika Srpska.
Ma la Boric non è d'accordo: "Una Commissione è necessaria perché continuare a vivere con tre o cinque verità diverse è una catastrofe", ha detto a Balkan Insight.
"Ci sono moltissime persone che vorrebbero raccontare quello che è successo loro, io stessa sono una di queste. Ma non avranno mai l'occasione di testimoniare in un processo, e le loro storie non saranno mai portate alla luce", ha detto la Boric.
"Le Corti sono una parte molto importante di questa storia ed offrono una via verso la verità, ma questa via è davvero troppo lenta", ha aggiunto.
Ramzija Kadric, suo collega nel gruppo di lavoro, ha una visione più complessa.
"Io sono contemporaneamente favorevole e contrario alla sua formazione", ha detto. "Abbiamo bisogno di una Commissione solo se essa riuscirà a scoprire le cause, gli scopi e i risultati della guerra in Bosnia. Se la Commissione non dovesse riuscire a far questo, forse si dimostrerebbe che non era il momento giusto" ha detto a Balkan Insight.
Anche la dottoressa Erna Paris, autrice del libro "Long Shadows: Truth Lies and History" ("Lunghe ombre: verità menzogne e storia"), è più sfumata nelle sue opinioni. "Le Commissioni per la verità possono essere utili ma la popolazione dev'essere pronta", ha detto. "Io non sono sicura se in Bosnia sia già così".
"Un giorno tutti dovrete reintegrarvi e vivere nuovamente insieme, nonostante le "entità" separate voi occupate lo stesso spazio geografico. Ecco perché una Commissione per la verità sarà uno strumento utile, anche se è ancora un po' presto", ha aggiunto la Paris.
Kritz, dell'USIP, è d'accordo che una Commissione per la verità potrebbe aiutare a risolvere la questione delle storie contrastanti che riguardano la guerra in Bosnia.
"La questione dovrebbe essere risolta unicamente dal popolo della Bosnia ed Erzegovina. Non da me, né da nessun altro internazionale. Non dagli alti commissari, né dall'USIP, né da nessun altra organizzazione o istituzione", ha detto a Balkan Insight.
Marjanovic del Dayton Project è attento a sottolineare che non si è ancora arrivati a nessun accordo.
"Questa è solo la prima fase del progetto. Ci saranno ulteriori consultazioni", ha detto. Vogliamo scoprire se ciò è assolutamente necessario per il Paese, e solo in questo caso completeremo la bozza di legge".
C'è ancora tempo
Chi è coinvolto nel gruppo di lavoro è attento a ricordare ai critici che la legge in questione è solo una bozza, che non sarà presentata in parlamento nella sua forma attuale.
"Siamo ancora lontani dall'iter parlamentare, cosicché c'è ancora spazio per contribuire al disegno della commissione, della sua composizione e del suo mandato", ha detto la Marjanovic.
"Noi prevediamo di completare la bozza per l'inizio di aprile. Poi chiederemo un commento alle parti interessate" ha aggiunto.
Ma quando le è stato chiesto in che modo esattamente la gente comune e le organizzazioni avrebbero potuto essere coinvolte in questa seconda fase del progetto, la Marjanovic non è riuscita a fornire una risposta chiara.
"Con precisione non ve lo so dire", ha detto. "Tra due o tre settimane faremo delle consultazioni. Queste potrebbero durare due o tre mesi, forse di più. Avremo un piano di lavoro al riguardo entro due settimane".
Al gruppo di lavoro non è stata data neppure una chiara data di scadenza per completare i suoi compiti. "Ancora non ci sono date di consegna", ha detto a Balkan Insight la Boric. "Noi comunque vogliamo finire questa bozza il prima possibile e sottoporla alla pubblica discussione".
"C'era l'idea che tutto avrebbe dovuto essere completato per la fine di marzo o di aprile, ma non sarebbe stata una buona cosa", ha aggiunto. "Questo è un anno di elezioni e non sarebbe bene che i partiti usassero questo tema per le loro campagne. Questo è un argomento da affrontare in pace".
La Boric ha poi detto che solo dopo le elezioni di ottobre "scopriremo ogni cosa, compreso se è il momento adatto per la Commissione".
Fino ad allora, ha sostenuto, i bosniaci dovrebbero impiegare questo tempo per discutere costruttivamente le diverse opzioni.
"La cosa più facile è dire: 'Non ne abbiamo bisogno, la verità la sappiamo già'," ha aggiunto.
"Tu puoi dire così e diventare l'eroe del giorno. Ma ci vuole molto più senso di responsabilità per portare avanti il dialogo".
( 2 - fine)
*
Nerma Jelacic è direttrice di BIRN Bosnia ed Erzegovina. Nidzara Ahmetasevic è redattrice della pubblicazione internet di BIRN Bosnia ed Erzegovina Justice Report. Balkan Insight è la testata online di BIRN
Vai alla prima parte dell'inchiesta:
La Commissione per la verità divide la Bosnia (I)
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La Commissione per la verità divide la Bosnia (II
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Il continente nero. Nel cuore dell’Europa razzista e intollerante
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https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/La-Commissione-per-la-verita-divide-la-Bosnia-II-33150
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https://altreconomia.it/razzismo-europa/
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> _Gomorra_ , la serie, è ricominciata. La prima e la seconda puntata della terza stagione della serie tv ispirata dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano sono andate in onda venerdì su _Sky Atlantic._ **Se le dovete ancora vedere fermatevi qui, che ci sono diversi SPOILER** : se invece volete essere sicuri di non aver perso nulla (o cominciare senza sforzi dalla settimana prossima), questo è quello che è successo in queste due puntate. Le prossime andranno in onda venerdì prossimo.
>
> **La prima puntata**
> Beh, è facile: non succede niente per 25 minuti. Si inizia da dove si era lasciato alla fine della scorsa stagione, con il cadavere di Pietro Savastano (l'ha ucciso Ciro, con la complicità di Genny Savastano) e molto sangue intorno: ma quasi mezza puntata, appunto, può essere riassunta in "Malammore – l'uomo più fidato di Savastano - cerca Ciro per ucciderlo e non lo trova – e si guarda torvo con Genny Savastano, entrambi sospettosi dell'altro". C'è un po' di animazione luminosa solo quando il corpo di Savastano viene celebrato davanti alle vele di Scampia in un'orazione funebre notturna e sbrigativa da parte di Malammore, ed è ospitato dentro una specie di apecar del circo Orfei. C'è pure Patrizia, che ignara della complicità di Genny nell'uccisione di suo padre, gli spiega che lei non vuole avere a che fare col "sistema", che ci stava solo per Pietro, e che Genny dovrebbe anche lui levarsi di torno e pensare alla sua famiglia: "Ca'n se viv'… ca' se muor'ebbasta".
>
> Poi finalmente Ciro viene individuato in un villino squallido e derelitto di fronte alla spiaggia e Malammore e Genny vi si recano armati a fare giustizia: ma tutto è costruito in modo che qualunque spettatore si aspetti che vada diversamente (anche perché di certo non morirà Ciro alla prima puntata). E infatti è Ciro ad uccidere Malammore con la complicità di Genny: Ciro e Genny sanciscono la loro complicità in un breve e virile saluto (io ti guardo, tu mi guardi, io ti dico "Cirù", tu mi guardi, ti giri, e vai) sul tetto dell'aeroporto di Capodichino, dove Ciro decolla per qualche posto e capiamo che per questa puntata non lo vedremo ("arrò vai mo'?", "nossaccio").
>
> Genny è convocato dai boss dei quartieri del centro, preoccupati di cosa possa succedere con Pietro morto, e lui porge i suoi rispetti e dice di stare tranquilli e lasciarlo fare. Poi va a recuperare moglie e figlio neonato in ospedale e li porta nella nuova pacchiana villa a Roma che ha comprato per loro: lei è entusiasta, si amano. Lui le dice di essere stato lui a decidere la morte di suo padre per proteggere "la famiglia mia", lei gli dice "Noi siamo solo noi".
>
> **Seconda puntata**
> Veniamo informati che è passato un anno. Il giovane protagonista di questa puntata è un personaggio nuovo, non è napoletano (e quindi parla in una lingua comprensibile al pubblico nazionale) ma si chiama Gegé (" _Geggé_ ", naturalmente). Scopriamo che è il nuovo contabile di Genny a Roma e avrà il ruolo del contabile nei film di criminali: quello che dovrebbe fare solo il contabile, ma siccome loro sono criminali, finisce in casini per cui non ha il fisico. Genny gli chiede di accompagnarlo a fare un servizietto per un boss amico suo dei tempi dell'Honduras (l'altro che non parlerà in napoletano, in questa puntata: ma in spagnolo) che sembra una via di mezzo tra Al Pacino e Billy Bob Thornton.
>
> Il lavoro si rivela lo squartamento con seghe e attrezzi da macellaio di due gangster nemici dell'honduregno, che Gegé è costretto anche a riprendere in un video di autocelebrazione dell'honduregno, tra un quasi svenimento e una vomitata (metà della puntata se ne va in declinazioni del tema "Gegé è molto turbato") e poi ad accompagnare lui e Genny a gettare i pezzi dei cadaveri in mezzo al mare opportunamente confezionati in due grosse valigie. Gegé intanto telefona a una sua presunta fidanzata più volte per avvisarla che farà tardi, ma è tutto ok: quando la nottata tremenda finisce e finalmente arriva a casa scopriamo che la fidanzata è un fidanzato, Silvano, più grande di lui, per cui è stata scelta la professione di steward di compagnia aerea. Ma forse pilota. C'è un gran bacio appassionato di sfogo tra i due, contro un triste muro di piastrelle.
>
> A Secondigliano torna in scena Patrizia, a cui Chanel fa chiedere di convincere Marinella a non accusarla nel processo (Marinella aveva tradito Lelluccio – ucciso alla fine della seconda stagione – e fatto arrestare sua suocera Chanel, per vendicarsi che Chanel aveva fatto ammazzare l'amante di Marinella); Patrizia chiama Genny che lascia Roma per andare a dirle di fare come le dicono e le promette che troverà un lavoro "onesto" al fratello via da Napoli. Poi Patrizia raggiunge con circospezione Marinella, che si è nascosta, si fa chiamare Irene e lavora come parrucchiera, e la convince a prendere un sacco di soldi per non accusare Chanel (che Marinella vuole tuttora morta).
> Intanto il suocero di Genny, don Giuseppe, viene mandato agli arresti domiciliari in un'altra villa che gli ha preparato Genny, il quale gli spiega insieme a Gegé il prezioso lavoro che hanno fatto per recuperare i suoi capitali mentre lui era in carcere, attraverso una serie di operazioni societarie inventate da Gegé: ma il suocero non si fida e disprezza e insulta Gegé e critica Genny per essersi rivolto a uno "non di noi".
>
> Suocero e genero sembrano alla fine fare pace, di quelle paci _ok-ma-ti-guardo-molto-male_ che sappiamo come vanno a finire. E infatti Giuseppe ha capito che Genny lo sta fregando e prima aggredisce e minaccia in un garage l'incolpevole fidanzato di Gegé e sua figlia, e poi terrorizza Gegé, il quale gli confessa che sì, Genny si sta fregando i suoi soldi. La puntata finisce con Giuseppe che annuncia al suo uomo di fiducia che Genny "ce lo leviamo dal cazzo". Non subito, però. Perché prima don Giuseppe vuole aspettare che arrivi un certo carico con il quale Genny intende fare molti soldi.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Gomorra 3, cosa succede nelle prime puntate
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Come è finito Gomorra 3
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https://www.ilpost.it/2017/11/18/gomorra-terza-stagione-1-2/
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https://www.ilpost.it/2017/12/24/finale-gomorra-3/
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>> Da lunedì pomeriggio inizieranno le votazioni per il presidente della Repubblica: dalle 15 in poi, le operazioni di voto dureranno diverse ore e il risultato sarà probabilmente annunciato dopo le 21. Dato che sembra estremamente probabile che oggi il Parlamento in seduta comune non deciderà niente, si andrà avanti domani con il secondo scrutinio, mercoledì con il terzo, e così via: gli orari saranno decisi oggi, e l'inizio delle sedute potrebbe essere spostato alla mattina.
>>
>> Attualmente si prevede che si comincerà a fare sul serio dal quarto scrutinio in poi, cioè da giovedì, quando la maggioranza necessaria per eleggere il presidente scenderà da 672 a 505 grandi elettori. Le votazioni potrebbero concludersi già quel giorno, se sarà raggiunto un accordo, oppure potrebbero proseguire nei giorni successivi.
>>
>> In passato di solito c'erano due scrutini al giorno, ma questa volta se ne farà soltanto uno per permettere il distanziamento tra gli elettori – che voteranno in gruppi di cinquanta – e la sanificazione tra un gruppo e l'altro. In totale i cosiddetti [“grandi elettori”](<https://www.ilpost.it/2021/11/28/glossario-elezione-presidente-della-repubblica-quirinale/>) che eleggeranno il presidente saranno 1.008 (erano 1.009 fino a domenica, quando è [morto](<https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/01/23/news/morto_deputato_fasano_di_fi_era_un_grande_elettore-335001987/>) il deputato di Forza Italia Enzo Fasano). Si svolgerà tutto nell'aula di Montecitorio, quella della Camera dei Deputati, che è più ampia rispetto a quella del Senato. La capienza massima stabilita è di 200 persone. A presiedere la seduta sarà il presidente della Camera Roberto Fico, al fianco del quale siederà la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
>>
>> Prima di ogni scrutinio verrà effettuata una prima chiama, cioè un appello per verificare i presenti in aula e contemporaneamente chiamare al voto. Lunedì la prima verrà fatta alle 15, partendo in ordine alfabetico dai senatori a vita, passando poi ai senatori, ai deputati e infine ai delegati regionali. La prima chiama per i deputati è prevista per le 16:40, quella per i delegati per le 19:24. Si stima che i vari gruppi di cinquanta grandi elettori dovrebbero votare in 11 minuti circa, e da prassi dopo la prima chiama se ne fa una seconda per convocare chi non era presente alla prima.
>>
>> Dopo lo spoglio, in cui Fico leggerà una per una ad alta voce le schede, sarà annunciato il risultato dello scrutinio, che si stima arriverà dopo le 21. Al momento le eventuali sedute per gli scrutini successivi al primo non sono ancora state convocate: teoricamente potrebbero non servire, anche se è quasi certo che ci saranno. Non si conoscono ancora, quindi, gli orari delle chiame che potrebbero tenersi nei prossimi giorni, ma da martedì potrebbero cominciare già dalla mattina, concludendosi quindi nel pomeriggio.
>>
>> La scorsa settimana è stato deciso di [far votare anche i parlamentari positivi](<https://www.ilpost.it/2022/01/21/parlamentari-positivi-quirinale/>) al coronavirus. Voteranno in fasce orarie diverse rispetto a quelle degli altri grandi elettori, in un parcheggio adiacente alla Camera in via della Missione. A ciascun parlamentare positivo è stata attribuita una fascia oraria e potranno votare sia accedendo al seggio in auto sia attraverso un percorso pedonale.
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START-
>>
>> **– Leggi anche:** [Come funziona l’elezione del presidente della Repubblica](<https://www.ilpost.it/2022/01/23/come-funziona-elezione-presidente-della-repubblica/>)
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>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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I tempi dell'elezione del presidente della Repubblica
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I numeri nel Parlamento che eleggerà il prossimo presidente della Repubblica
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https://www.ilpost.it/2022/01/24/orari-tempi-elezione-presidente-della-repubblica/
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https://www.ilpost.it/2022/01/20/parlamento-seduta-comune-composizione-presidente-della-repubblica/
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Il primo ministro dell'Ungheria, Viktor Orban, [ha deciso di ritirare](<http://online.wsj.com/articles/hungary-drops-internet-tax-plan-1414744757>) il progetto di legge della cosiddetta "tassa su Internet", dopo [giorni di proteste](<https://www.ilpost.it/2014/10/29/proteste-tassa-su-internet-ungheria/>) a Budapest e in altre città del paese. La legge avrebbe imposto il pagamento di circa 50 centesimi di euro per ogni gigabyte di traffico utilizzato; il partito di governo, Fidesz, dopo le prime proteste, aveva presentato un emendamento che introduceva un tetto massimo mensile di circa 2,30 euro per i privati e di 16 euro per le imprese. Orban ha annunciato la rinuncia al progetto durante una trasmissione della radio pubblica ungherese: ha detto che considera ancora giusto il progetto ma che «non siamo comunisti, non governiamo contro il popolo ma per il popolo».
Orban ha annunciato che nel 2015 si terrà una grande consultazione nazionale sulle telecomunicazioni per decidere come "regolamentare Internet" e come fare arrivare allo Stato una parte "degli enormi profitti che si creano con Internet". Quindi non è escluso che il governo a un certo punto riprovi a introdurre una tassa come quella proposta in questi giorni; sarà fondamentale, in quella circostanza, l'opinione delle società di telecomunicazioni, che in questi giorni hanno osteggiato il progetto del governo.
Orban è allo stesso tempo molto apprezzato e popolare in Ungheria e molto contestato dall'Unione Europea, che lo accusa di metodi autoritari e non democratici. Nel 2012 l'UE ha contestato la compatibilità di alcune riforme, come quella elettorale, col diritto europeo; nel 2013 ha protestato per le riforme costituzionali che fra le altre cose hanno ridotto la possibilità per i partiti politici di fare campagna elettorale attraverso i media nazionali. Orbàn è stato eletto nell’aprile 2010 con due terzi della maggioranza, e riconfermato quattro anni dopo grazie anche ad una campagna elettorale poco equa, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione in Europa. Orban ha espresso la sua visione a lungo termine per l’Ungheria in un discorso tenuto il 26 luglio scorso in Romania, dicendo di voler trasformare il paese in uno Stato “illiberale”. Ha continuato parlando in modo ammirato di Russia, Cina e Turchia, dicendo che l’Ungheria rimarrà una democrazia ma sarà basata su «un approccio differente, speciale, nazionale».
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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L'Ungheria rinuncia alla tassa su Internet
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La riforma della Costituzione in Ungheria
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https://www.ilpost.it/2014/10/31/ungheria-rinuncia-tassa-internet/
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https://www.ilpost.it/2013/03/11/la-riforma-della-costituzione-in-ungheria/
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La prima volta sono terrorizzata. Mi avvicino alla responsabile e le dico che non l’ho mai fatta in vita mia. Lei, senza una parola, m’indirizza verso la tale Alessandra, che invece prova a tranquillizzarmi: «Vieni dalla danza o dal fitness?». Per l’eterogenesi dei fini, scatena in me un vero attacco di panico. Vengo da casa, scrivevo recensioni sul Corriere («della Sera o dello Sport?»), ora non più, ma sarebbe lunga spiegare perché, e la taglio in partenza. Entriamo. Le altre sanno già di che si tratta, mi rassicurano a loro volta, devi solo seguire lei, l’istruttrice, Alessandra. E dai, mi butto. Alessandra è talmente brava che dopo appena due o tre coreografie impariamo a imitarla. Apparentemente è una danza tra il tribale e il sexy, i movimenti sono sincopati (a rischio sincope, cioè), il corpo si agita tutto, in particolare le gambe, sempre in movimento, e le braccia pure non scherzano. Mi dolgono i polsi, le caviglie. Si sorride, si sorride sempre, si battono le mani, si urletta. Poi si apprende la logica dei passi, sempre simmetrici: si ripetono identici da destra a sinistra, se si va in avanti, di sicuro di lì a un giro s’indietreggia. Nello spazio di una canzone si memorizza quel che c’è da memorizzare. Il dramma è che però non si riparte poi da capo, come nella danza, ma si va di filato, come nel fitness. Alessandra nello spogliatoio parla di esami universitari. Oltre a studiare e insegnare qui, va in altre palestre, in parti opposte della città. Dice che si riposa solo la domenica pomeriggio, ma non le pesa, anzi, le piace. In effetti piace anche a noi, a me. Torno a casa e non vedo l’ora che arrivi la lezione successiva, sono fissa su Youtube a cercare le canzoni, i video coi passi. Alcune di noi hanno comprato la wii. Ci piace, questa zumba, com’è nata. Pare sia stato un certo Beto Perez a inventarla, istruttore sudamericano di aerobica che avendo dimenticato il cd solito, quella volta s’arrangiò con le musiche latine dell’ipod, improvvisando una lezione tra l’aerobica e la salsa, e poi il merengue, la rumba, la capoeira, la cumbia, il reggeton, l’hip pop, in una caotica e poco ortodossa mescolanza, senza un grosso impegno nell’esecuzione e con gran divertimento. Il nostro gruppo si compone di una dozzina di donne, dalla ragazzina di undici anni alla vedova di sessanta. Subito negli spogliatoi ci raccontiamo di noi, di come è morto suo marito o mio padre. Colpa dei medici o della sfiga. E poi andiamo alla festa della palestra, e ci chiedono di salire sul palco a
dimostrare
la zumba. Bello, facciamolo. Noi che nella vita ci arrabattiamo dietro ai figli o i pezzi da scrivere, ma sì, per una volta, saliamo su un palco. A dimostrare la zumba. Le amiche mi chiedono: «Sei diventata pazza?». No, sono viva, ballo, il mio corpo si muove al ritmo di una musica supercafona, mi compro la maglietta con le frange. Non c’è età, non ci sono regole, non ci sono limiti. Si zumba. Ogni mercoledì, alle 19.50.
«Questa è l’ultima lezione», annuncia all’improvviso Alessandra. «Siamo poche, non ci danno più la sala». A contarci ora siamo 4 o 5, in effetti, ma le studentesse sono sotto esame, è febbraio, torneranno. No, non vogliono sentire ragioni, la zumba finisce, non la vogliono. Tra decidere di guidare una vera e propria sommossa e farlo non c’è nessuna soluzione temporale, né di tempo ne passa troppo perché la voce abbia modo di circolare fino ai piani alti della palestra. Vengo convocata nello studio della titolare, Giordana: «Mi hanno detto che dici che dico (ops) che in questa palestra non vogliamo la zumba. In realtà io direi che a volerla siete in 4. Cioè, poi, in finale, soltanto tu: le altre ragazze fanno trx, pump, fusion, pilates, spinning, posturale, sei l’unica a seguire solo (il tono è indubitabilmente sprezzante) zumba». Improvvisamente è un’onta, una macchia, un peccato. Ma perché? «Non è un allenamento», m’illumina, «è un divertimento. E qui ci si allena».
Perfetto. Ma ci si allena ciascuna a suo modo, obietto, e io alleno l’umore. La zumba mi ha salvata dalla depressione (attivo il pathos), mi serve. «Se te la paghi, ti diamo la sala. Alessandra per noi è licenziata. A meno che non si trovi una vera classe, cioè almeno dieci iscritti».
Alessandra non cede al ricatto, se ne va. Le chiedo se posso attivarmi al posto suo per provare a tenere in piedi il corso, insieme al gruppetto del mercoledì e qualche altro nuovo iscritto che dovesse farsi avanti. Siamo 4, siamo 5, siamo 8. Il mercoledì successivo non c’è più il foglio delle prenotazioni, e Alessandra ci conferma di doversene andare, per volontà della titolare. Save the zumba diventa una missione, devo farcela. Torno alla carica, ma Giordana è implacabile. «Qui non si è mai lamentato nessuno, e la mia palestra è frequentata da professionisti: hai mai visto uno con un tatuaggio, qui dentro?». Registro di no, in effetti. Non ci sono i palestrati classici o i culturisti di Walter Siti, e negli spogliatoi si parla di scienza delle costruzioni o di feste al jetset (al?). Sono medici, giornalisti, impiegati al ministero: una middle classe senza tatuaggi che vuole allenarsi e non divertirsi. Che tiene il corpo in forma, come il resto: alla festa della palestra le donne esibivano hot pants rasomutanda e un marito ricco e stempiato (ma allenato, certamente). E poi ballavano anni Ottanta, con le braccia tese al cielo e i sorrisi obbligatori. Quando era arrivato il momento della fatidica
dimostrazione
, Alessandra ci aveva avvisate che canzoni da ballare si erano ridotte da 4 a 2. «Ci ho rimesso anche dei soldi, per farvi fare sti balletti», mi apostrofa senza più preoccuparsi di nascondere il suo disprezzo Giordana.
Intanto scopro che la zumba è un marchio: l’abbigliamento è disponibile on line o nei meeting a prezzi tutt’altro che popolari. Una canotta costa non meno di 30 euro, i pantaloni alla zuava tipici, 60. Le zumbere sono molto colorate, e devono indossare almeno due o tre capi uno sull’altro. Poi le scarpe, i calzini, i braccialetti. Beto porta con sé una ragazzina di non più di dodici anni, nei suoi show. Ovviamente vestita in modo canonico. A esibirsi con le altre scalmanate. È un’energia controllata quella che sprigiona lui, i pezzi che balla sono delle hit ma più spesso delle canzoni esclusivamente dedicate al ballo, a
questo
ballo: alla zumba si arriva per caso, per sbaglio, e capisci che è come tutto il resto del marketing, un abbaglio. Si potrebbe continuare a chiamarla aerobica, o latin aerobica, al più, e andarci con la stessa maglietta di sempre. Ma si chiama zumba, ha 25 milioni di fan nel mondo, è il must dell’anno in tutte le palestre, ti alleni divertendoti. E pagando caro. «Un istruttore qualunque mi costa 20 euro all’ora. Per la zumba ne spendo 25 e la lezione dura 45’, inclusi riscaldamento e stretching», si lamenta Giordana.
Alessandra ha trovato lavoro in un’altra palestra e ogni tanto mi chiama per le master class o gli open day. Lei non c’entra col business, è una ragazza di 22 anni che dell’istruttrice di fitness non ha nemmeno il fisico canonico, anzi, è rotondetta e ha ancora i brufoli dell’adolescenza (o delle paste, che non ci pensa proprio a disdegnare). Però rinuncia a quell’entrata settimanale senza tentare una soluzione di compromesso, nonostante il mio appoggio. «Non voglio l’elemosina da nessuno», mi dice, «nemmeno se muoio di fame». Beto Perez intanto fa beneficienza con gli enormi introiti del business zumba. Costruisce ospedali per i bambini del suo paese. Il business e i morti di fame, la middlle class e l’istruttrice della Tiburtina, la vedova, l’orfana e le studentesse di medicina. Zumba chi può, e chi non può, si faccia un tatuaggio.
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Zumba si può!
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Batteria, sperimentazione e narrazione
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>> Il rover Opportunity, [**l 'automobilina marziana della Nasa**](<https://mars.nasa.gov/>), è atterrato su Marte il 24 gennaio 2004. Ha confermato che sul pianeta Rosso esiste l'acqua, **ha mandato a Terra immagini spettacolari e mai viste** , una montagna di straordinari dati scientifici e perfino alcuni indizi sulla [**presenza di batteri**](<https://www.focusjunior.it/scienza/un-esperimento-durera-500-anni-per-studiare-la-vitalita-dei-batteri/>) sotto la terra marziana.
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>> Nasa-OpportunityIl rover Opportunity della Nasa si fa… il primo selfie spaziale!
> Credits: NASA/JPL-Caltech
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>> **Oggi, dopo 15 anni di impeccabile servizio, l 'agenzia spaziale americana ha annunciato che la **missione Opportunity** è ufficialmente terminata.**
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>> # **Tempesta di sabbia = rover ko**
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>> **Il 10 giugno 2018 il robottino della Nasa ha smesso di comunicare** con la base a terra. Una pazzesca **[tempesta di sabbia](<https://www.focusjunior.it/news/il-castello-di-sabbia-piu-alto-del-mondo/>)** , durata mesi, ha infatti impedito a Opportunity di ricaricare le batterie. E ieri, dopo otto mesi di tentativi infruttuosi per ristabilire un contatto, per ricevere un segnale marziano, il team del **Jet Propulsion Laboratory** che segue la missione del rover su Marte ha dichiarato che è irrimediabilmente guasto: fine dei giochi.
>>
>> La tempesta di sabbia dell'anno scorso non è stata la prima volta in cui Opportunity se l'è vista brutta. **Già nel 2007, infatti, un 'altra tempesta aveva messo a dura prova** meccanismi, batterie e antenne di trasmissione a terra. Ma quella volta, per fortuna, senza danni.
>>
>> # **Quindici anni di esplorazione su Marte**
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>> Pensato per studiare [Marte](<https://www.focusjunior.it/news/insight-il-lander-e-atterrato-ora-inizia-lesplorazione-di-marte/>) per tre mesi prima di esaurire l'energia il rover Opportunity ( **Oppy per gli scienziati** ) per quasi 15 anni ha percorso sul suolo marziano, sulle sue sei ruote più di 42 chilometri!
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>> Nasa-OpportunityIl centro di controllo della missione al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena (California, Usa) subit dopo aver inviato l'ultimo, inutile, comando di comunicazione con la Terra al Rover Opportunity. Muto dal 10 giugno 2018.
> Credits: NASA/JPL-Caltech
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>> E quando ha mostrato agli scienziati a terra delle **pietre di ematite** , dalla caratteristica forma sferica, ha dimostrato senz'ombra di dubbio che in un passato remoto, su Marte, c'era acqua liquida. Non solo, **ci ha anche mostrato la bellezza delle albe e dei tramonti marziani (** sul pianeta Rosso, infatti, questi eventi della Natura sono… blu) e perfino le nuvole marziane! le vediamo nel breve video qui sotto.
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>>
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Nasa Opportunity | Missione compiuta per il robottino su Marte
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The rover game: buon anniversario Curiosity!
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https://www.focusjunior.it/scienza/spazio/pianeti/nasa-opportunity-missione-compiuta-per-il-robottino-su-marte/
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https://www.media.inaf.it/2016/08/05/gioco-nasa-marte-curiosity/
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>>
>> Nati per sostituire le dimostrazioni dal vivo degli assistenti di volo, con il passare degli anni i video di istruzioni di sicurezza delle compagnie aeree sono diventati prodotti piuttosto elaborati. Vengono aggiornati molto più spesso che in passato e sono molto più originali per due motivi: per catturare l'attenzione di passeggeri sempre più abituati all'esperienza di volo e quindi disattenti a quelle istruzioni, e perché le compagnie aeree hanno cominciato a sfruttarli come strumenti di autopromozione.
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>> L'ultimo esempio è quello delle Aerolíneas Argentinas, compagnia di bandiera argentina, che qualche giorno fa ha presentato [un nuovo video di istruzioni](<https://youtu.be/uReacOuuk1U>) che ha come protagonista l'allenatore e lo staff tecnico della nazionale di calcio campione del Mondo in Qatar, a novembre. Ma ce ne sono molti altri altrettanto originali.
>>
>> I giocatori della nazionale argentina, e in particolare Lionel Messi, sono testimonial in Argentina di una lunga serie di prodotti: lo erano prima del Mondiale e lo sono a maggior ragione ora, dopo la vittoria molto attesa e molto celebrata, la prima dai tempi di Maradona (l'Argentina fu campione l'ultima volta nel 1986 e in precedenza nella discussa edizione casalinga, durante la dittatura, nel 1978). L'allenatore Lionel Scaloni, e i suoi assistenti Pablo Aimar, Roberto Ayala e Walter Samuel (tutti ex giocatori molto noti), sono i protagonisti del video, che in un contesto molto calcistico dà le classiche informazioni che precedono il decollo.
>>
>> La scelta di utilizzare famosi sportivi locali è ricorrente in varie parti del mondo. Accadde qualche anno fa in Nuova Zelanda, quando alcuni giocatori della nazionale di rugby furono protagonisti di un elaborato video di istruzioni di sicurezza. Il video degli All Blacks (il soprannome della nazionale di rugby neozelandese) citava il film _Men in Black_ , anche con canzoni scritte espressamente per l'occasione.
>>
>> La compagnia Air New Zealand fu fra le prime e le più attive nella produzione di video di sicurezza originali e ambiziosi, sin dal 2014 [quando ne propose uno a tema “Signore degli Anelli”](<https://www.ilpost.it/2014/10/24/sicurezza-volo-signore-degli-anelli-air-new-zealand/>). Un ampio ricorso alle celebrità molto note anche all'estero, che in un certo senso rappresentano la nazione, si trova anche nel video della Korean Air del 2021, che ha come protagonisti [la celebre band di k-pop BTS](<https://www.ilpost.it/tag/bts/>).
>>
>> Personaggi dello sport sono i protagonisti anche del video della compagnia italiana, ITA Airways: si va da Carlton Myers a Bebe Vio, con chiusura su Roberto Baggio.
>>
>>
>>
>> Air China da anni punta tutto su un piccolo panda, animale che è un simbolo nazionale ed è stato usato come [strumento diplomatico](<https://www.ilpost.it/flashes/diplomazia-panda-merkel-cina/>) nello scorso decennio, quando i rapporti fra Cina e stati occidentali erano meno tesi rispetto ad oggi e il governo cinese prestava esemplari di panda agli zoo occidentali come segno di «buone relazioni fra i due paesi».
>>
>> La compagnia aerea British Airways ricorre spesso ad alcuni personaggi famosi e a battute di classico “humour inglese”. [Lo fece nel 2017](<https://www.ilpost.it/flashes/uno-di-quei-video-sulla-sicurezza-in-volo-che-si-fa-guardare/>) con lo chef Gordon Ramsay e gli attori Thandie Newton, Rowan Atkinson e Ian McKellen, e lo ha ripetuto più recentemente qualche mese fa. Nel nuovo video punta a rappresentare vari aspetti della multietnica società britannica con la tennista Emma Raducanu (origini romene e cinesi), con l'attore ruandese Ncuti Gatwa e con l'imprenditore e star televisiva di origini nigeriane Steven Bartlett, in mezzo a molti personaggi comuni, o meglio ad attori che impersonano persone comuni.
>>
>> Uno degli obiettivi di questi video è di tenere alta l'attenzione dei passeggeri, visto che le informazioni di sicurezza sono più o meno le stesse da molti anni. La più recente introduzione è il divieto di cercare di recuperare lo smartphone nel caso in cui cada in mezzo ai sedili: è una misura che molte compagnie hanno introdotto per evitare che i movimenti del sedile schiaccino le batterie al litio e provochino un incendio. L'indicazione di chiedere aiuto a un assistente di volo in questa situazione, come quelle più classiche su come e quando allacciare le cinture, deve spesso trovare modi originali per essere recepita dai passeggeri. La Turkish Airlines [ci prova con un'animazione](<https://www.youtube.com/watch?v=VTU8hdMb8hE>), la Malaysia Airlines con un vero e proprio musical.
>>
>> Altre volte il video di istruzioni di sicurezza diventa un veicolo di promozione o di celebrazione della compagnia o del paese che rappresenta. L'australiana Qantas festeggiò i propri cento anni di storia con un cortometraggio di otto minuti in cui si mescolavano rievocazione storica e indicazioni, fra le altre cose, su dove posizionare i bagagli («negli scomparti sopra di voi o sotto il sedile di fronte a voi»).
>>
>> Air France nel 2021 produsse un video che era anche uno spot per raccontare le risorse turistiche del paese: la Gioconda compariva nei primi secondi, ad esempio.
>>
>> La cilena Latam ha fatto la stessa cosa utilizzando i [luoghi turistici più conosciuti del Sudamerica](<https://www.youtube.com/watch?v=iwOPffGBsms>), mentre Air Canada ha usato metodi narrativi simili inserendo le classiche istruzioni in un contesto di grandi panorami, spazi aperti e bellezze naturali del paese.
>>
>> Le informazioni obbligatorie che devono essere contenute all'interno di questi video di istruzioni di sicurezza sono definite dalle autorità dell'aviazione civile nazionali e internazionali. Alcune ricerche tendono a smentire che video più creativi siano anche più efficaci nel far memorizzare le informazioni, mentre sono indubbiamente efficaci come strumenti di promozione, raggiungendo a volte anche milioni di visualizzazioni su YouTube.
>>
>> Uno tra i primi è stato quello di Virgin America nel 2007, anticonvenzionale per l'epoca, con accenni umoristici e disegnato come un fumetto, che ha creato un genere.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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I video di istruzioni di sicurezza in aereo non sono più quelli di una volta
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Meme e video creati con l'intelligenza artificiale per le elezioni in Argentina
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https://www.ilpost.it/2023/07/18/video-aerei-sicurezza/
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https://www.ilpost.it/2023/11/15/intelligenza-artificiale-elezioni-argentina-massa/
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Tra meno di un mese prenderà avvio il nuovo anno scolastico. Ma la situazione che insegnanti, studenti e famiglie si ritroveranno a vivere sarà molto diversa da quella degli anni precedenti. Nel silenzio pressoché totale di istituzioni, sindacati e organi di informazione sta infatti per entrare in vigore l’ennesima, distruttiva riforma della Scuola italiana, con un impatto superiore persino alla “Buona Scuola” di Renzi. Pianificata dal governo Draghi su mandato europeo e implementata in perfetta continuità dal Governo Meloni, fa parte a tutti gli effetti del PNRR, il piano straordinario di investimento dell’UE finalizzato a ridare fiato agli Stati membri provati dalla Pandemia.
In realtà, il PNRR è un colossale piano di indebitamento delle nazioni europee obbligate a trasformare le loro istituzioni, economie e società in direzione delle politiche sanitarie, alimentari, energetiche, digitali e, non ultime, anche belliche, decise dalle lobby d’Oltreoceano che detengono i brevetti delle relative tecnologie. Un volano per gettare le basi della nuova società postdemocratica.
È il caso dell’attuale riforma scolastica, anch’essa a quanto pare resasi indispensabile dopo i disagi della Pandemia, senza che nessuno però ce ne abbia mai spiegato il perché. Si compone di quattro nuovi pilastri introdotti nell’edificio dell’Istruzione italiana con il probabile scopo di poter abbattere a tempo debito tutti gli altri, resi inutili. È un’operazione portata avanti senza clamore con interventi normativi allegati a semplici decreti-legge, senza il vaglio parlamentare o un vero dibattito pubblico. Vale a dire con mezzi (e finalità) palesemente incostituzionali.
Il primo “pilastro” riguarda la trasformazione fisica degli ambienti di apprendimento (100.000 aule) grazie a una forzata iniezione di tecnologia di ultima generazione: _device_ informatici personalizzati, schermi multifunzione,[ intelligenza artificiale](<https://www.micromega.net/intelligenza-artificiale-e-scuola-una-rivoluzione-in-arrivo/>), realtà aumentata, stampanti 3D, ecc. È il cespite più consistente dell’iniziativa: circa i ¾ degli investimenti previsti. Entro Natale 2022 tutte le scuole sono state “caldamente invitate” dal Ministero a fare incetta di strumentazioni _high tech_ per il massimo degli stanziamenti virtuali disponibili (cioè a contribuire sconsideratamente al Debito pubblico), indipendentemente dalle dotazioni pregresse, dalla reale capacità di fruizione delle nuove, dalla loro utilità per il tipo di scuola, ecc. Il resto dei finanziamenti servirà per “smontare” le aule tradizionali e riqualificarne l’apertura al mondo attraverso banchi a rotelle, aule-laboratorio, ambienti virtuali, ecc. L’approccio generale sarà _work based learning_ e gli spazi scolastici dovranno essere disegnati “come un continuum fra la scuola e il mondo del lavoro”.
Sarà infatti il _lavoro_ – e non più la formazione dell’individuo – la nuova finalità dell’istruzione. Da passaggio fondamentale per la scoperta di sé attraverso la trasmissione sociale del sapere la Scuola sarà svilita a componente della riforma del lavoro, sollevando le aziende dall’onere di selezionare e formare il proprio personale. La riforma introduce infatti nella Scuola superiore di primo e secondo grado due nuove figure di insegnanti (la seconda grande novità): il docente Orientatore e il docente Tutor. Con compiti, l’uno, di aiutare lo studente nella scelta precoce della futura professione e, l’altro, di consigliarlo nei percorsi di apprendimento liberi ad essa più adeguati. Nella nuova Scuola, infatti, non tutti studieranno ancora le stesse materie o nello stesso modo, ma ciascuno studente seguirà un _iter_ di apprendimento personalizzato volto a fargli conseguire le conoscenze e le abilità specifiche per la sua futura professione.
Imbonitori di una Scuola pubblica che promette libertà di scelta didattica alle famiglie ed expertise psicologica agli studenti disorientati, i due nuovi docenti dovranno operare negli anni una vera e propria profilazione lavorativa dello studente e, di fatto, un plagio delle sue aspirazioni. Col tempo esproprieranno il Consiglio di Classe della prerogativa di condurre in modo concertato il progetto formativo relativo allo studente e di valutarne progressi o ritardi secondo l’attuale prassi pedagogica che mira alla globalità della persona. Sarà di fatto conferito loro il potere di limitare la libertà d’insegnamento altrui per implementare una pluralità di percorsi differenziati nelle stesse classi, un _patchwork_ ritagliato sulle esigenze delle aziende e di famiglie blandite nell’illusione di potersi finalmente sostituire a quei docenti ritenuti incapaci di comprendere le potenzialità dei loro figli, i loro nascosti “meriti”.
La difesa del merito – di studenti e insegnanti – è in effetti il terzo pilastro della riforma, come del resto propagandisticamente annunciato dal Governo Meloni fin dal nuovo nome del Ministero dell’Istruzione, divenuto pure “del Merito”. Si tratta della pretesa non nuova di misurare la [capacità didattica dei docenti,](<https://www.micromega.net/la-scuola-in-trappola-tra-voti-e-test-a-crocette/>) fingendo di non sapere che ad insegnare si arriva vincendo concorsi per titoli ed esami. In realtà, è fin troppo chiaro quale siano le vere finalità di questo sbandierato progetto di valorizzazione del merito. In primo luogo, acquisire un’arma di ricatto contro quella libertà professionale dei docenti (art. 33 Cost.), che nel quadro attuale costituisce un ostacolo insormontabile alla rimodulazione indotta del loro insegnamento. Alla condizione di assoggettamento etico e professionale degli insegnanti cui mira la riforma si arriverà probabilmente correlando al merito lo stipendio, il punteggio interno alla scuola e quello esterno per i trasferimenti. In secondo luogo, spingere gli insegnanti a divenire organici alla riforma stessa: con quelli “contrastivi” relegati in fondo alla graduatoria, essere docenti “meritevoli” significherà né più né meno che assecondare in modo acritico la visione sociopedagogica che essa sottende.
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Quest’ultima – e veniamo così al quarto “pilastro” della riforma – prevede lo stravolgimento delle finalità educative della Scuola italiana, reindirizzate e rimodulate in favore della transizione digitale pilotata in Occidente dalle BigTech statunitensi. Le finalità umanistiche e “liberali” dei tradizionali curricoli scolastici lasceranno il posto a quelle utilitaristiche della formazione tecnologica, funzionale alla creazione di un vasto proletariato di nuova concezione. Anche gli insegnanti dovranno adeguarsi ai tempi, adattando la loro didattica agli strumenti e alle finalità delle nuove onnipresenti tecnologie informatiche, secondo i voleri insindacabili dell’UE (vedi _Quadro di riferimento europeo per le competenze digitali dei docenti_ , il “DigCompEdu”). Inseriti in un sistema europeo di riconoscimento delle competenze digitali, saranno valutati (e domani stipendiati) secondo una precisa scala di bravura, con tanto di titolo distintivo: A1) Novizio; A2) Esploratore; B1) Sperimentatore; B2) Esperto; C1) Leader; C2) Pioniere. In altre parole, non saranno più riconosciuti come professionisti tutti ugualmente “sapienti” nelle loro rispettive materie, ma incardinati in una gerarchia di valore (e di diritti) di natura prettamente tecnica, che confonde i fini del loro lavoro con gli strumenti utilizzati per conseguirli.
Ci chiediamo: valeva la pena percorrere tutto il cerchio dell’ideale democratico per tornare al “MinCulPop”, ai Balilla e ai Lupetti da cui proveniamo? – E allora vogliamo pure i Colonnelli!
_Marco Bonsanto, insegnante di Storia e Filosofia_
CREDITI IMMAGINE Jae Young Ju
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La nuova riforma scolastica sarà la fine della scuola italiana
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Vademecum alla riforma scolastica del PNRR
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https://www.micromega.net/la-nuova-riforma-scolastica-sara-la-fine-della-scuola-italiana/
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https://www.lafionda.org/2023/08/29/vademecum-alla-riforma-scolastica-del-pnrr/
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01 gennaio 2014 23:08
Il 2013 non è stato l’anno più felice nella storia dell’Italia. Parlando con i miei amici italiani avverto, insieme alla frustrazione per la pressione fiscale e per lo stallo economico, politico e sociale del paese, un senso diffuso di smarrimento e di attesa.
L’Italia non è sola in questo. L’impressione di essere in una fase di transizione verso un nuovo assetto pieno di incognite è un fenomeno globale. L’Economist ha perfino
paragonato il 2013 al 1913
, l’anno in cui il mondo procedeva ignaro verso una catastrofe. Gli editorialisti del settimanale di Londra avvertono uno spirito inquietante di
complacency
(che sarebbe una via di mezzo fra compiacimento e noncuranza) fra gli uomini d’affari che “sono troppo impegnati ad accumulare soldi per notare il serpente che balugina in fondo allo schermo del computer”, oppure fra i politici di tanti paesi che “giocano ad alzare i toni nazionalistici”.
Correggerei il tiro dell’analisi dell’Economist facendo notare che oggi la gente “normale” non è “complacent”; anzi, in molti casi sembra rassegnata se non alla catastrofe, almeno al peggioramento della sua condizione di vita nel breve termine.
La variante italiana di questo pessimismo, di questa sfiducia nel futuro, è la messa in discussione di quelle forme democratiche di rappresentanza che (agli occhi di molti) ci hanno portato a questo punto. Non è solo una mia impressione. L’altro giorno è uscito un rapporto della Demos su ”
Gli italiani e lo stato
” e la fotografia che ne esce è impressionante. Dal 2005 la fiducia verso le istituzioni politiche è calata dal 41 al 24 per cento. La fiducia nel sistema politico tradizionale è ai minimi storici: solo il 5,1 per cento degli interpellati afferma di avere molta o moltissima fiducia nei partiti, e perfino la fiducia nel presidente della repubblica è scesa sotto il 50 per cento per la prima volta. Inoltre, solo il 69,5 per cento degli italiani pensa che “la democrazia è preferibile a qualsiasi altra forma di governo”. Forse è utile affiancare questo dato a un altro: le due istituzioni che raccolgono più consensi tra gli italiani sono le forze dell’ordine (70,4) e la chiesa (54,2 per cento).
Ma non tutto il quadro è negativo. Non sono solo i forconi a testimoniare la voglia degli italiani di tornare alla partecipazione diretta, anche a livello civico. Infatti, sempre secondo il rapporto della Demos, l’indice di partecipazione politica è salito, mentre quello di partecipazione sociale e delle cosiddette “nuove forme di partecipazione” (compresi i social media) è rimasto piuttosto stabile, su valori alti, negli ultimi quattro anni.
Comunque alcuni segni di allarme ci sono. Quando i cittadini di un paese democratico cominciano a prendersela con tutte le istituzioni tranne quelle più autoritarie, quando sono divisi tra fatalismo e rabbia, quando escono dalla sicurezza rassicurante del nido familiare (ancora l’istituzione più forte in Italia) solo per seguire un leader carismatico che promette di sbarazzare il paese da una “classe politica… che ha corrotto le nostre anime con il consumismo, e lo chiamano sviluppo”, “dei signor nessuno che si nutrono, metaforicamente, della nostra carne e del nostro sangue” (cito dal messaggio di fine anno di Beppe Grillo), allora forse non siamo tanto lontani dallo spirito del 1913.
Anche allora c’era la crisi: tra il 1912 e il 1913, anni in cui la crescita della prima era giolittiana fu arrestata bruscamente dai costi della guerra in Libia, emigrarono più di un milione e mezzo di italiani. In molti quartieri aleggiava il disprezzo per “l’Italietta”. Anche allora ci fu una specie di governo di larghe intese, grazie al patto Gentiloni sottoscritto tra cattolici e liberali. E anche allora ci furono correnti difficilmente interpretabili nella loro evoluzione e involuzione (ricordiamo che all’epoca Mussolini era ancora socialista).
Certo, ci sono anche molte differenze tra l’Italia di oggi e quella di cent’anni fa. Non siamo più in un’epoca coloniale, manca la spinta irredentista, quello che lo storico Mark Thompson nel suo libro magistrale
La guerra bianca
chiama “la mania per l’espansione”. Ma in un paese dove la fiducia nell’Unione europea è calata dell’11,2 per cento in un anno e dove l’uscita dell’euro è stata sdoganata dall’ufficio “idee pazze”, non sottovaluterei il nazionalismo, che può assumere molte forme.
Personalmente spero che, qualunque cosa succeda in Italia, il 2014 sarà l’anno in cui l’Italia si risveglierà dal brutto sogno del ventennio di Berlusconi, una figura che ha fatto tanto, sacrificandosi eroicamente, per aumentare la quota di egoismo, cinismo e furberia nel dna nazionale.
Fatemi sapere se avete altre idee, ma secondo me questa inversione può esprimersi solo attraverso delle forme di partecipazione democratica che puntino a ottenere più correttezza etica e maggiore giustizia sociale. Magari saranno delle forme nuove, più dirette di quelle esistenti. Ma finché non cisarà un sistema migliore, la democrazia è l’unica garanzia che abbiamo di essere ascoltati. Tenendo sempre presente, come diceva George Bernard Shaw, che “è un metodo per assicurare che avremo esattamente il governo che ci meritiamo”.
Italia
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Un anno difficile
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Il paese congelato
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https://www.internazionale.it/opinione/lee-marshall/2014/01/01/un-anno-difficile-2
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https://www.internazionale.it/opinione/gerhard-mumelter/2013/11/18/il-paese-congelato
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Lenzuola non distribuite, raro utilizzo dei mediatori culturali, tutela legale inesistente, assistenza sanitaria carente. Ma soprattutto falsi protocolli d’intesa “siglati” per svolgere servizi e attività all’interno del Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di via Corelli a Milano.
_Altreconomia_ ha potuto visionare l’offerta tecnica presentata dalla società Martinina Srl alla prefettura di Milano per aggiudicarsi l’appalto da oltre 1,2 milioni di euro per la gestione della struttura: oltre alla discordanza tra quanto scritto nei documenti e la realtà nella struttura di reclusione, alcuni degli accordi stretti con associazioni e Ong “esterne” per migliorare la vita dei trattenuti sarebbero falsi.
Altri invece sarebbero stati siglati con soggetti di cui non è stato possibile trovare alcuna traccia _online_. “Viene da chiedersi in che cosa consista il controllo effettuato dalla prefettura, essendo risultata evidente l'assenza di servizi all'interno del centro oltre che palesi le incongruenze negli atti e nei documenti versati nella gara di appalto”, osserva l’avvocato Nicola Datena dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che ha visionato la documentazione insieme a chi scrive.
Alcuni snodi temporali. Martinina Srl nell’ottobre 2022 si è aggiudicata l’appalto per un anno (scadenza il 31 ottobre 2023, rinnovabile di un anno in assenza di nuove gare pubbliche) indetto dalla prefettura di Milano presentando un’offerta in cui garantiva, tra le altre cose, la collaborazione con diverse associazioni e società profit, finalizzata ad assicurare l’erogazione di “servizi” da integrare nella gestione del Cpr.
> L’offerta tecnica consiste nella documentazione da presentare in sede di gara d’appalto che descrive come l’impresa intende eseguire il lavoro per l’ente che richiede la prestazione, ovvero il piano di lavoro, le fasi e le risorse impiegate, la durata e le ore di lavoro previste, eventuali migliorie richieste o proposte
Protocolli forniti in sede di gara ed esaminati dalla Commissione giudicatrice, la quale, nella decisione di assegnare l’appalto alla società domiciliata in provincia di Salerno, sottolinea l’importanza del “valore delle proposte migliorative dell’offerta tecnica”. Un “dettaglio” sfugge però ai funzionari della prefettura: almeno otto sarebbero falsi. Eccoli.
Secondo la documentazione contrattuale, il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), una delle più importanti organizzazioni del Terzo settore del nostro Paese, avrebbe firmato un protocollo con Martinina l’8 agosto 2022 volto alla formazione del personale del Cpr. Il nome del responsabile legale non corrisponde però ad alcun referente dell’organizzazione: “Ribadiamo l’assoluta estraneità del Vis e l’assenza di qualsiasi tipo di contatto o accordo, passato e presente, relativo alla gestione del Cpr di via Corelli. E ci tengo a precisare che come Ong salesiana abbiamo una visione della migrazione fondata sui diritti umani, distante dall’approccio applicato nei Cpr, con cui in ogni caso le nostre _policy_ ci impedirebbero di collaborare”, spiega ad _Altreconomia_ Michela Vallarino, presidente del Vis.
Sono 59 invece le pagine dell’accordo tra Martinina e la cooperativa sociale BeFree, uno dei più importanti enti antitratta italiani con sede a Roma, per la realizzazione del progetto “Inter/rotte” per l’assistenza per vittime di tratta e violenza. “Non avremmo mai potuto firmare un simile protocollo -spiega Francesca De Masi ([qui la sua presa di posizione integrale](<https://altreconomia.it/non-avremmo-mai-potuto-firmare-quel-protocollo-siamo-contro-i-cpr/>))- perché siamo fortemente critiche nei confronti della stessa esistenza dei Cpr". Il presunto protocollo è talmente grossolano che il nome del legale rappresentante è sbagliato e di conseguenza anche il codice fiscale generato.
Un'immagine del centro di via Corelli a Milano, Invitalia, documentazione pubblica
Ala Milano Onlus secondo l’accordo dovrebbe invece garantire “prestazioni di natura di mediazione linguistica/culturale”. Il presidente, contattato da _Altreconomia_ , dichiara però di non aver mai siglato quel protocollo. Così come Don Stefano Venturini, l'allora parroco della comunità pastorale delle parrocchie di San Martino in Lambrate e SS Nome di Maria, che si sarebbe impegnato, secondo le carte consultate, “a orientare, aiutare gli ospiti prestando attenzione specifica a quanto le persone esprimono”. “Ho incontrato una volta chi gestisce la struttura ma non ho mai siglato un protocollo”, spiega Venturini ad _Altreconomia,_ aggiungendo, tra l’altro, come sia di competenza della curia diocesana un eventuale accordo formale. Nell’offerta inviata alla prefettura, Martinina ha allegato il decreto di nomina di Venturini emesso dall’arcivescovo Mario Enrico Delpini. “Non so come abbiano fatto ad averlo”, spiega ancora l’interessato.
L’accordo con la società sportiva Scarioni 1925 risulta stipulato il 24 agosto 2022 dall’ex presidente, che però è morto nel febbraio 2020: un post sulla pagina Facebook della società stessa, datato 31 marzo 2020, porge le condoglianze alla famiglia per la sua scomparsa. Il Centro islamico di Milano e Lombardia avrebbe siglato un accordo con Martinina per garantire il sostegno spirituale all’interno del centro. “La carta intestata è di un centro di Roma, la firma del protocollo di un centro di Cologno Monzese -spiega il presidente Ali Abu Shwaima-. Noi non abbiamo mai visto quel protocollo”. L’associazione Dianova Onlus garantirebbe assistenza per i trattenuti con tossicodipendenza: la prefettura sembra non essersi accorta però che il protocollo risulta firmato nell’agosto 2022 solo da Martinina Srl. “Non ho mai sentito questa società -spiega il presidente Pierangelo Puppo, a cui è intestato l’accordo- e tra l’altro dal febbraio 2021 siamo cooperativa sociale, non più associazione. Il protocollo è falso".
Uno dei protocolli presentati da Martinina Srl all'interno dell'offerta tecnica presentata alla Prefettura di Milano. Sul web non c'è traccia dell'organizzazione musica e teatro, così come sede e nome del rappresentante legale
Diverso è il caso della Associazione di Volontariato “Il Paniere Alimentare”, dell’Organizzazione “Musica e Teatro” e dell’Associazione “Fiore di Donna”, dei quali non solo non è stato possibile riscontrare alcun riferimento _online_ , ma di cui i codici fiscali inseriti nei protocolli risultano inesistenti, così come gli indirizzi _mail_ di riferimento. La “Bondon grocery” dovrebbe riconoscere “agli ospiti del Cas e agli operatori della Martinina Srl che acquistano per conto delle persone trattenute nel Cpr uno sconto del 5% sulla spesa effettuata”: il protocollo firmato nell’agosto 2022 reca in intestazione la denominazione della società, che ha però cessato l’attività il primo luglio 2021.
Dianova, BeFree, l’Organizzazione “Musica e Teatro” vengono citati tra i protocolli di intesa presentati anche nell’offerta tecnica presentata da Engel Srl il 26 maggio 2021 per l’aggiudicazione del bando precedente a quello in essere. La prefettura di Milano ha pubblicato i documenti integrali -contratto siglato dalla società e offerta tecnica- il 10 novembre 2023.
Tornando ai protocolli siglati da Martinina Srl, questi danno uno spaccato della vita nel centro che appare molto distante della realtà. Attività ludico-ricreative, per “impegnare le giornate degli ospiti e rendere più piacevole il trascorrere del tempo”, cineforum, laboratori di teatro, musicali, sport. Addirittura “campagne di prevenzione della salute”. Ma niente di tutto questo si sarebbe mai verificato nella struttura. Sia per i numerosi _report_ prodotti nel tempo da diversi soggetti, dall’Asgi al Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, fino agli stessi verbali delle visite di monitoraggio redatti proprio dalla prefettura.
Così l’accesso ai servizi di mediazione linguistica-culturale, previsto nell’offerta, non si riscontra affatto nella realtà: in questo caso è l’Asgi, durante una delle visite d’accesso, a non incontrare alcun mediatore e dal Naga, che ha recentemente pubblicato un dettagliato _report_ sulla situazione all’interno del centro. Oppure l’orientamento legale, anche questo assicurato sulla carta da Martinina Srl, addirittura con la “diffusione di materiale informativo tradotto nelle principali lingue parlate dagli stranieri presenti nel centro” ma che non trova riscontri. È il Garante, questa volta, a scrivere nel febbraio 2023 che l’informativa cartacea “non viene consegnata alle persone trattenute”. Problematico anche l’accesso ai servizi sanitari: nell’offerta tecnica si assicura “al ricorrere delle esigenze la somministrazione di farmaci e altre spese mediche” ma al di fuori degli psicofarmaci -che, come raccontato da Altreconomia nell’inchiesta “[Rinchiusi e sedati](<https://altreconomia.it/rinchiusi-e-sedati-labuso-quotidiano-di-psicofarmaci-nei-cpr-italiani/>)”, su cinque mesi di spesa rappresentano il 60% degli acquisti in farmaci- sempre il Garante scrive che “l’assistenza sanitaria in caso di bisogno si limita alla distribuzione della tachipirina”. E c’è uno scarso accesso alle visite specialistiche. Emergono poi acquisti di distributori di tabacchi non presenti nel centro, colloqui con lo psicologo non documentati, addirittura la fornitura di “cestini da viaggio” in caso di trasferimenti da un Cpr all’altro, discrepanze anche relative alla qualità del cibo distribuito.
All’impatto sulla vita delle persone se ne aggiunge uno di natura economica. Secondo dati inediti consultati _Altreconomia_ , infatti, la prefettura di Milano avrebbe già versato a Martinina Srl oltre 943mila euro per la gestione della struttura di via Corelli. Ed è rilevante anche l’avvicendamento delle società gestite dall’imprenditore Alessandro Forlenza. Lui, nel 2012 fonda la Engel Italia Srl, ex gestore del “Corelli” di Milano e del Cpr di Palazzo San Gervasio a Potenza: oggi quella società non esiste più perché il 20 ottobre 2023 è stata definitivamente “inglobata” nella Martinina Srl, a cui inizialmente era stato ceduto il ramo d’azienda che si occupava della detenzione amministrativa. La società è formalmente in mano a Paola Cianciulli, [moglie di Forlenza](<https://irpimedia.irpi.eu/cprspa-milano-engel-italia/>), che è attualmente l’amministratrice unica dopo l’uscita di scena di Consiglia Caruso (la firmataria di tutti i protocolli d’intesa sopra citati), che il 31 agosto 2023 ha ceduto i mille euro di capitale sociale. A lei restano intestate due società con sede a Milano: l’Edil Coranimo Srl, che si occupa di costruzioni, e dal febbraio 2023 l’Allupo Srl che ha sede proprio in via Corelli, nel numero civico successivo al Centro per il rimpatrio. Una dinamica che desta interesse: l’oggetto sociale della Allupo Srl è molto diversificato e oltre alla ristorazione in diverse forme (da asporto o somministrazione diretta) è inclusa anche la possibilità di “gestione di case di riposo per anziani, case famiglia per minori, Cas, Sprar, Cara e Cpr”.
La Martinina Srl ha altre due sedi attive: una a Palazzo San Gervasio, a Potenza, dove è arrivata seconda nella gara di assegnazione della nuova gestione del Cpr precedentemente dalla Engel, vinto da Officine Solidali nel marzo 2023, un’altra a Taranto, per la gestione del Cas Mondelli che accoglie minori stranieri non accompagnati. L’ultimo bilancio disponibile è del 31 dicembre 2021 con importi ridottissimi: appena 2.327 euro di utili “portati a nuovo”. A quella data ancora non era attivo il Cpr di via Corelli. C’è un terzo soggetto, però, nella “sfera Martinina” con ben altri risultati: si tratta della Engel Family Srl nata nell’ottobre 2020 con in “dotazione” 250mila euro derivanti da Engel Srl. Paola Cianciulli è nuovamente amministratrice e socia unica della società che si occupa di “locazione immobiliare di beni propri o in leasing” che al 31 dicembre 2021 (l’ultimo disponibile) conta un valore della produzione complessivo di poco superiore a 372mila euro.
Ai milioni di euro per la gestione se ne aggiungono altri (ne hanno parlato anche ActionAid e l’Università degli studi di Bari nel recente dettagliato rapporto “[Trattenuti. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri](<https://www.actionaid.it/informati/notizie/trattenuti-radiografia-sistema-detentivo-stranieri>)”) se si prende in considerazione, documenti ottenuti da _Altreconomia_ alla mano, anche l’esborso dovuto alla costante manutenzione che si rende necessaria anche a causa delle ricorrenti proteste dei trattenuti. Da inizio 2020 al marzo 2023 in totale sono stati spesi più di 3,3 milioni di euro di cui il 58% è stato impiegato per lavori di adeguamento della struttura, manutenzione o interventi di ripristino dei luoghi danneggiati. Anche perché, spesso, le strutture già in partenza sono spesso fatiscenti: il 15 settembre 2021 Invitalia, l’Agenzia nazionale di proprietà del ministero dell’Economia ([già attiva nel campo delle migrazioni sul “fronte libico”](<https://altreconomia.it/litalia-cede-alla-libia-altre-14-navi-veloci-per-intercettare-le-persone-il-ruolo-di-invitalia/>)), ha pubblicato un bando da 11,3 milioni di euro su mandato del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, in seno al ministero dell’Interno, proprio per la manutenzione straordinaria dei Centri di permanenza per il rimpatrio di tutta Italia. Ad aggiudicarsi i lavori del Cpr di Milano in via Corelli -di cui abbiamo inserito le foto inserite nel progetto di ristrutturazione- è stata la Tek Infrastructure, società con sede a Palermo da 1,6 milioni di euro di fatturato nel 2021, con un ribasso del 20%. Ma tra i pagamenti effettuati dalla prefettura fino al marzo 2023 a fare da “padrona” sulle manutenzioni è la Masteri Srl -non è possibile escludere perciò un subappalto- con quasi 620mila euro ricevuti in tre anni.
Fiumi di denaro pubblico che richiederebbero controlli estremamente approfonditi. Dai verbali delle ispezioni prefettizie, però, non emerge una verifica dettagliata di quanto avviene nella struttura. In uno dei verbali, infatti, alla domanda “La fornitura degli effetti letterecci avviene regolarmente e secondo le tempistiche e modalità previste dallo Schema di Capitolato vigente?”, il funzionario della prefettura barra “Sì”. Ma nella nota integrativa sottostante, riportata in calce al verbale, si legge che “ai 25 trattenuti non viene richiesto di firmare la consegna/ritiro degli effetti letterecci”. Risultano perciò incomprensibili le basi su cui viene affermata l’effettiva consegna di questi oggetti.
Assente qualsiasi considerazione sul rispetto dei diritti fondamentali e sulla corretta esecuzione dei servizi presenti nell’offerta tecnica. “Il monitoraggio da parte della società civile si conferma essere uno strumento fondamentale. Se quanto emerso verrà confermato nelle sedi opportune viene da chiedersi chi controlla i controllori”, conclude l’avvocato Datena. Intanto, le claudicanti promesse di Martinina Srl hanno potuto circolare a piede libero, a differenza dei reclusi. Con il rischio che alla sofferenza si sia aggiunta la beffa del racconto di una quotidianità inesistente.
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Inchiesta sul gestore del Cpr di Milano: tra falsi protocolli e servizi non erogati
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Firme false e assistenza inesistente per i reclusi: la Procura indaga sul Cpr di Milano
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https://altreconomia.it/inchiesta-sul-gestore-del-cpr-di-milano-tra-falsi-protocolli-e-servizi-non-erogati/
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https://altreconomia.it/firme-false-e-assistenza-inesistente-per-i-reclusi-la-procura-indaga-sul-cpr-di-milano/
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A un giorno di distanza dall’[abbattimento dell’aereo da guerra russo da parte dell’aviazione turca](<https://www.ilpost.it/2015/11/24/la-turchia-ha-abbattuto-un-jet-russo-violato-spazio-aereo-confine-siria/>), lungo il confine tra Turchia e Siria, non sono ancora chiari molti dettagli su come siano andate effettivamente le cose. Secondo il governo della Russia nell’attacco sono morti uno dei due piloti del bombardiere e un altro militare, al lavoro su uno degli elicotteri inviati per recuperare l’altro pilota, che nella mattina di oggi [ha raggiunto la base aerea](<https://twitter.com/SkyNewsBreak/status/669439614663413766>) usata dall'aviazione russa in Siria. L’incidente ha portato a un durissimo scontro diplomatico tra Russia e Turchia, che ha ottenuto subito il sostegno dei suoi alleati nella NATO. La comunità internazionale sta cercando di moderare i toni ed evitare un’escalation.
_La prima foto del pilota russo sopravvissuto, recuperato dalle forze speciali russe e siriane:_
https://twitter.com/edwardedark/status/669604237245079553
**L’abbattimento dell’aereo russo**
Martedì 24 novembre intorno alle 9:20 due aerei da guerra russi hanno violato lo spazio aereo della Turchia per circa 17 secondi, lungo il confine con la Siria, dice il [rapporto](<http://images.scribblelive.com/2015/11/24/749f9a60-bf6e-499b-bf74-f2613eb63eed.jpg>) inviato dal governo turco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Al momento dello sconfinamento, la nazionalità degli aerei non era nota all’aviazione turca, che aveva inviato 10 avvisi in 5 minuti invitando i piloti dei due aerei a cambiare rotta, senza ricevere risposta. Il pilota russo sopravvissuto [ha però detto](<https://twitter.com/Reuters/status/669523685875843072>) di non avere ricevuto avvertimenti dalla Turchia in quei momenti, riferiscono i media russi. Sono intervenuti alcuni caccia F-16 turchi che stavano pattugliando la zona e hanno aperto il fuoco contro i due aerei: uno ha lasciato lo spazio aereo turco, l’altro – un bombardiere Sukhoi Su-24 – è stato abbattuto ed è caduto pochi istanti dopo in territorio siriano.
sukhoi-turchia
Il ministero della Difesa russo [ha detto](<http://tass.ru/armiya-i-opk/2467225>) che l’aereo si trovava a un’altitudine di 6mila metri quando è stato colpito e che stava facendo ritorno alla base aerea di Kheimim in Siria. Sempre secondo il governo della Russia, l’aereo non avrebbe mai sconfinato in territorio turco e sarebbe quindi stata la Turchia a violare lo spazio aereo siriano per abbattere il bombardiere. Entrambi i paesi hanno diffuso mappe e informazioni radar per dimostrare la loro versione. Un funzionario del governo statunitense [ha detto informalmente a _Reuters_](<http://www.reuters.com/article/2015/11/25/us-mideast-crisis-syria-turkey-impact-idUSKBN0TE04M20151125?mod=related&channelName=Aerospace#ZK44DDgz0LwcrECb.97>) che il Su-24 sarebbe stato colpito quando si trovava già nello spazio aereo siriano, pochi istanti dopo il suo sconfinamento in quello turco. Da mesi la Turchia accusa la Russia di sconfinamenti aerei nel suo territorio.
**I piloti dell’aereo russo**
Non è ancora chiaro come siano andate le cose per i due piloti del bombardiere. Sappiamo che si sono lanciati fuori dall’aereo poco dopo l’attacco e che si sono paracadutati in territorio siriano. Secondo il governo russo [uno dei due piloti è morto](<http://www.bbc.com/news/world-middle-east-34917485>), ma in precedenza il governo turco aveva detto che entrambi i militari che si trovavano a bordo erano vivi e in mano a un gruppo di ribelli in Siria. Un vicecomandante delle forze turcomanne in Siria aveva invece sostenuto che i due piloti fossero stati uccisi da alcuni suoi miliziani, durante la loro fase di discesa con i paracadute. Nella mattina di mercoledì il secondo pilota del Su-24 ha raggiunto la base aerea utilizzata dalla Russia in Siria, in buone condizioni, ha detto il ministero della Difesa russo.
Anche le notizie sulle operazioni di recupero effettuate nel pomeriggio di ieri da parte dell’esercito russo sono piuttosto confuse. Stando alle informazioni [fornite](<http://www.theguardian.com/world/live/2015/nov/24/russian-jet-downed-by-turkish-planes-near-syrian-border-live-updates>) dalla Russia, un militare è stato ucciso quando l’elicottero su cui stava volando è stato attaccato da un gruppo di ribelli nel nord della Siria, riportando danni che lo hanno costretto a un atterraggio di emergenza. Un secondo elicottero di appoggio ha permesso ai militari a bordo di quello danneggiato di scappare rapidamente dalla zona, poco dopo l’elicottero abbattuto è stato distrutto dai ribelli.
**Cosa dicono Turchia e NATO**
Il primo ministro della Turchia, Ahmet Davutoğlu, ha detto che il suo paese ha il diritto di “utilizzare tutte le risorse possibili” per tutelare i suoi confini, ricordando che l’attacco al bombardiere russo è stato fatto per motivi di difesa e non per invadere la sovranità di altri stati. Essendo parte della NATO, il governo turco [ha poi chiesto](<http://tribune.com.pk/story/997532/nato-calls-extraordinary-meeting-after-turkey-downs-russian-jet/>) e ottenuto una riunione di emergenza dell’Alleanza, che si è svolta nel pomeriggio di martedì per discutere la situazione. Il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, ha detto che l’organizzazione “esprime la sua solidarietà alla Turchia e sostiene la sua integrità territoriale”. Stoltenberg ha comunque consigliato a Turchia e Russia di moderare i toni e di evitare qualsiasi tipo di escalation militare.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, [ha sentito](<http://www.usatoday.com/story/theoval/2014/10/19/obama-erdogan-turkey-syria-kobani-islamic-state/17547445/>) telefonicamente il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, manifestandogli solidarietà e sostenendo il diritto della Turchia a difendere il territorio e il proprio spazio aereo. Obama ha comunque invitato il governo turco a verificare, insieme con i suoi alleati, come siano andate effettivamente le cose e a evitare un’escalation che potrebbe avere serie conseguenze anche sul conflitto siriano. Obama ha anche fatto intendere che la responsabilità di quanto accaduto è in primo luogo della Russia, che ha scelto di effettuare bombardamenti non solo contro l’ISIS ma anche contro i numerosi gruppi di ribelli che in Siria combattono contro il presidente Bashar al Assad, alleato di Putin.
**Cosa dice la Russia**
Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di una “pugnalata alla schiena effettuata dai complici dei terroristi”, riferendosi ai rapporti che la Turchia ha con alcuni gruppi di ribelli che combattono in Siria contro Assad, e che per questo la Russia sta contrastando con i suoi bombardamenti. Il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha cancellato una visita diplomatica in Turchia prevista per questa settimana, mentre l’esercito russo ha deciso di interrompere i contatti con le forze armate turche e di inviare nel Mediterraneo orientale una nave dotata di sistema di difesa aereo per eliminare eventuali minacce per i suoi aerei in servizio in Siria. Nei prossimi giorni, i bombardieri russi saranno inoltre scortati dai caccia dell’aviazione russa.
Vladimir Putin
**Chi sono i combattenti turcomanni**
I turcomanni sono una popolazione di stirpe turca che vive in alcune regioni della Siria, dell’Iraq e dell’Iran da circa un millennio. Una delle comunità più popolose si trova nelle aree montuose nel governatorato siriano di Laodicea, lungo il confine con la Turchia. Il regime di Assad non ha mai riconosciuto l’esistenza di questa minoranza, come quella di molte altre, motivando la scelta con la necessità di mantenere unita la nazione. Dopo l’inizio della guerra civile nel 2011, i turcomanni hanno iniziato a combattere contro il regime siriano, ottenendo l’appoggio indiretto da parte della Turchia. Uno dei gruppi di combattenti più grande è la Brigata dei turcomanni in Siria, che conta circa 10mila miliziani, e che col tempo si è divisa in diverse unità più piccole, raramente in grado di coordinarsi con efficacia sul territorio. Sarebbe stata una di queste unità a sparare contro i piloti del bombardiere russo abbattuto mentre si stavano paracadutando.
I rapporti di queste unità di miliziani con altri combattenti nella zona sono piuttosto variegati. Alcune collaborano con l’Esercito siriano libero, sostenuto dai paesi occidentali, altri con gruppi islamisti e terroristici come il Fronte al Nusra, affiliato ad al Qaida, e il gruppo armato islamista e salafita Ahrar al-Sham. I principali avversari delle forze turcomanne in Siria sono quindi i miliziani dello Stato Islamico e l’esercito regolare che risponde ad Assad, e di conseguenza i suoi alleati come l’aviazione russa.
**Rischiamo una nuova guerra?**
In seguito ai fatti di martedì, il governo della Russia ha avuto toni piuttosto minacciosi nei confronti della Turchia, ma secondo buona parte degli analisti le dichiarazioni molto dure servono più che altro per motivi di propaganda interna e per mantenere alto il consenso, soprattutto nei confronti del presidente Putin. Attualmente né la Russia né la Turchia – con i suoi alleati NATO – hanno alcun interesse a portare troppo avanti la cosa, tantomeno a infilarsi in una nuova guerra (ieri su Twitter “Terza guerra mondiale” era un hashtag molto utilizzato). La Russia è già impegnata su molti fronti diplomatici e militari e, con tutte le difficoltà del caso, l’Occidente sta cercando di coinvolgere il suo governo nella campagna militare contro l’ISIS: isolarla ulteriormente dopo la guerra in Ucraina non gioverebbe a nessuno.
Come [scrive](<http://www.vox.com/2015/11/24/9791612/russia-turkey-nato-world-war-3>) Max Fisher su _Vox_ , quanto accaduto ieri deve comunque servire come lezione alla NATO e alla Russia. È improbabile che una nuova guerra nasca per uno scontro isolato lungo il confine tra Turchia e Siria, considerati gli scarsi interessi territoriali per paesi distanti dalla zona come la Russia e gli alleati europei della Turchia, ma se qualcosa di analogo si verificasse un giorno in Ucraina le cose potrebbero precipitare rapidamente. Per questo motivo NATO e Russia dovrebbero imparare a gestire meglio incidenti di questo tipo, riducendo le tensioni ed eliminando qualsiasi elemento che possa portare a nuove pericolose escalation nell’Europa orientale.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Cosa sappiamo dell'aereo russo abbattuto
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Gli Stati Uniti hanno pubblicato il video dello scontro tra un loro drone e un caccia russo
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https://www.ilpost.it/2015/11/25/aereo-da-guerra-russo-abbattuto-turchia/
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https://www.ilpost.it/2023/03/16/video-drone-aereo-caccia-russia-stati-uniti/
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Nel 2008 la UEFA ha deciso di aumentare a 24 il numero di squadre partecipanti ai Campionati europei di calcio: prima di allora la fase finale degli Europei veniva giocata al massimo da 16 squadre, meno di un terzo delle 54 federazioni riconosciute dall'UEFA. Molti pensavano che, includendo anche squadre non tradizionalmente "forti", il cambiamento avrebbe reso il torneo meno competitivo e interessante; a giudicare dalla composizione dei gironi per i prossimi Europei [sorteggiata sabato 12 dicembre](<https://www.ilpost.it/2015/12/13/euro-2016-calendario-partite-italia-europei/>), però, sembra che non sarà così e che invece la nuova regola permetterà di assistere a un torneo più interessante e ricco.
I prossimi Europei – che inizieranno a giugno in Francia – saranno i primi a cui parteciperanno 24 squadre. Parteciperanno molte squadre forti e rispettate e finalmente anche nazionali un po' meno forti ma in cui giocano grandi calciatori come Gareth Bale, Arda Turan, Zlatan Ibrahimovic, David Alaba, Marek Hamsik e Robert Lewandowski: tutte squadre che fino a oggi avevano avuto poche possibilità di qualificarsi alle fasi finali del torneo.
Nel passato, alcuni dei giocatori europei più forti e famosi non hanno mai avuto davvero la possibilità di giocare con la propria nazionale ai Mondiali o agli Europei. George Best, per esempio, era nord irlandese in un'epoca in cui l'Irlanda del Nord non si qualificò a nessuna fase finale del torneo: Best è considerato tuttora come uno dei più forti e divertenti calciatori della storia. La stessa sorte è capitata a Ryan Giggs, storico calciatore del Manchester United che con il Galles non giocò nessuno dei tornei principali e per disputare qualche torneo rilevante con una nazionale dovette aspettare l'invito a far parte della nazionale under 23 della Gran Bretagna (come fuori quota) alle Olimpiadi del 2012. Anche Jari Litmanen, nella sua carriera, non ha mai partecipato a una fase finale di torneo con la Finlandia, nonostante abbia giocato per Ajax, Barcellona, Liverpool e abbia vinto praticamente ogni tipo di trofeo, dalla Champions League, alla Coppa UEFA alle coppe nazionali d'Inghilterra e Olanda e sia stato capocannoniere della Champions League nel 1996.
Oltre a quei giocatori che non hanno mai partecipato a un Europeo, ce ne sono altri molto forti che hanno disputato solo poche edizioni: non perché le loro nazionali fossero decisamente inferiori alle altre, ma perché il numero di posti disponibili veniva solitamente occupato dalle principali nazionali del continente. Nelle qualificazioni agli Europei terminate poche settimane fa, la Turchia si è qualificata come migliore terza e non può essere considerata una squadra debole. Al terzo posto, dopo aver vinto gli spareggi, si sono qualificate anche Svezia, Ucraina, Irlanda e Ungheria: le prime due sono in grado di giocarsela alla pari anche con le più forti del continente, mentre l'Ungheria è l'unica nazionale nettamente più debole del torneo. Se poi Olanda, Grecia e Serbia non avessero giocato un pessimo girone di qualificazione, facendosi eliminare, avremmo potuto avere una fase finale ancora più competitiva.
I prossimi Europei verranno giocati per la prima volta nella loro storia da Albania, Slovacchia, Islanda, Irlanda del Nord e Galles e per la seconda volta da Austria e Ucraina (che però esiste come stato indipendente da solo sei edizioni degli Europei). Ciascuna di queste squadre è composta da alcuni dei migliori giocatori attualmente in attività. Per la Slovacchia giocano il difensore del Liverpool Martin Skrtel e il capitano del Napoli Marek Hamsik. Il Galles può convocare Gareth Bale del Real Madrid – il più costoso giocatore della storia del calcio – e Aaron Ramsey dell'Arsenal; l'Austria ha David Alaba, Aleksandar Dragovic e Marko Arnautovic, mentre l'Ucraina può contare su Andriy Yarmolenko, Evgen Konoplyanka e Yaroslav Rakitsky. Albania, Irlanda del Nord e Islanda invece, sopperiscono alla mancanza di giocatori di rilievo con un'ottima organizzazione di gioco, grazie alla quale sono considerate le tre sorprese dei gironi di qualificazione.
La decisione di ampliare gli Europei è probabilmente una conseguenza del diffuso aumento del livello della competitività del calcio in Europa. Negli ultimi anni, in tutto il continente il livello del calcio nelle nazioni un tempo considerate deboli si è alzato notevolmente grazie al miglioramento delle strutture e al maggior afflusso di ragazzi nei [settori giovanili](<https://www.ilpost.it/2015/11/19/rapporto-settori-giovanili-calcio-europa/>). Le brutte annate continueranno a capitare; squadre sulla carta favorite come l'Olanda verranno ancora eliminate a sorpresa ed altre, nel caso dell'Italia, vivranno periodi di transizione. Ma sarà più raro vedere squadre forti e meritevoli escluse dalla parte più avvincente e interessante del torneo.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Forse la UEFA ne ha fatta una giusta
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Guida completa agli Europei di calcio
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https://www.ilpost.it/2015/12/26/europei-a-24-squadre/
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https://www.ilpost.it/2016/05/01/guida-europei-calcio/
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>>>> Un gruppo di astronomi della **San Diego State University** ha scoperto il decimo **pianeta circumbinario** , ovvero in orbita attorno a due stelle. Il team annuncerà la scoperta il 14 agosto, durante la XXIX **Assemblea Generale dell 'Unione Astronomica Internazionale**.
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>>>> Un pianeta circumbinario ha la particolarità di orbitare attorno a un **sistema binario di stelle** , e quindi, proprio come accade sul pianeta immaginario **Tatooine** di Guerre Stellari, stando sulla sua superficie è possibile vedere due soli in cielo. La scoperta segna una tappa importante e arriva appena quattro anni dopo quella del primo pianeta circumbinario trovato dal **telescopio spaziale Kepler** della **NASA**. Nonostante si fosse ipotizzato che questo tipo di pianeti fosse molto raro o addirittura impossibile da osservare, la scoperta di dieci corpi celesti appartenenti a questa famiglia dimostra che sono abbastanza comuni nella nostra galassia. La ricerca è stata **[pubblicata](<http://iopscience.iop.org/0004-637X/809/1/26/article;jsessionid=9B24CCBDCEB14ECE25419CD913AE154F.c2>)** pochi giorni fa sulla rivista _Astrophysical Journal_.
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>>>> [Impressione artistica di un pianeta extrasolare circumbinario simile a Kepler-453b. Crediti: NASA/JPL-Caltech/T Pyle](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2015/08/kepler453b-impress.jpg>)
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>>>> Impressione artistica di un pianeta extrasolare circumbinario simile a Kepler-453b. Crediti: NASA/JPL-Caltech/T Pyle
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>>>> Il nuovo pianeta, noto con il nome di **Kepler-453 b** , ha un'altra caratteristica molto peculiare: la sua orbita cambia inclinazione rapidamente, rendendo possibile l'osservazione di transiti solo per il 9% del tempo. «Il rilevamento è stato un colpo di fortuna per Kepler», ha detto **William Welsh** , professore di Astronomia alla **San Diego State University** e autore principale dello studio. «La maggior parte del tempo i transiti non sono visibili dal punto di vista terrestre». La variazione di orientamento del piano orbitale del pianeta, conosciuta come precessione, ha portato il sistema ad avere il giusto allineamento in tempi recenti, consentendo l'osservazione di tre transiti prima la fine della missione. «Una così bassa probabilità di rilevazione dei transiti significa che per ogni sistema che scopriamo del tipo di Kepler-453 ce ne sono almeno 11 altri che non non siamo in grado di vedere», ha aggiunto il co-autore **Jerome Orosz** , professore di Astronomia presso la San Diego State University. Si è stimato che il periodo di precessione di Kepler-453b sia di circa 103 anni. La prossima serie di transiti sarà visibile nel 2066.
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>>>> **Kepler-453 b** è il terzo pianeta circumbinario scoperto da Kepler che cade nella fascia abitabile della sua coppia di stelle ospiti. Il sorprendente tasso di pianeti scoperti all'interno delle fasce di abitabilità è dovuto da un lato al tipo di stelle osservate da Kepler, generalmente simili al Sole, dall'altro alla necessità che il pianeta si trovi a una distanza sufficientemente grande dalla stella affinché la sua orbita sia stabile. In un sistema binario la zona abitabile è più complessa di quella di una singola stella, ma può essere facilmente calcolata una volta che si conoscano le masse, i raggi, e le temperature delle stelle. Tuttavia, Kepler-453 b è un **gigante gassoso** , ed è quindi improbabile che ospiti la vita come noi la conosciamo.
>>>>
>>>> In base alla quantità di luce occultata dal pianeta durante i transiti, gli astronomi hanno stimato che Kepler-453 b ha un **raggio** pari a **6.2 volte quello della Terra**. La massa del pianeta non è misurabile con i dati attuali, ma è probabilmente inferiore a **16 masse terrestri**. Il pianeta impiega 240 giorni per orbitare intorno alle sue stelle, mentre queste orbitano una attorno all'altra compiendo un ciclo intero ogni 27 giorni. La stella più grande contiene circa il 94% della massa del nostro Sole, mentre la quella più piccola ne contiene solo il 20% ed è molto più fredda e debole. Il sistema si trova in direzione della costellazione della Lira, a circa **1.400 anni luce** di distanza da noi, e si stima che abbia tra **1 e 2 miliardi di anni** di età, molto più giovane del nostro sistema solare.
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>>>> Ora che abbiamo raggiunto la cifra di **dieci sistemi circumbinari noti** , gli astronomi possono cominciare a confrontare diversi sistemi e cercare le somiglianze. Questi sistemi tendono ad essere molto compatti e mostrano una vasta gamma di configurazioni. «La diversità e complessità di questi sistemi circumbinari sono meravigliose», ha detto **Welsh**. «Ogni nuovo pianeta circumbinario è un gioiello unico, e rivela qualcosa di inaspettato e stimolante». La tendenza di questi pianeti a trovarsi nella zona abitabile è un valore aggiunto, che stimola gli astronomi a continuare a cercare nell'archivio di Kepler nuovi pianeti di dimensioni terrestri in sistemi circumbinari.
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>>>> Questa scoperta è stata possibile grazie al lavoro della **missione Kepler** della **NASA** , la cui precisione e il monitoraggio a lungo termine dello stesso campo di stelle rende il suo archivio di dati l'ideale per la scoperta di nuovi pianeti. Sebbene se la missione si sia conclusa nel 2013, dopo 4 anni di monitoraggio continuo, il telescopio continua ad osservare il cielo in **modalità K2**. Questa modalità è diventata completamente operativa a giugno del 2014 e consiste nell'effettuare puntamenti lungo il piano dell'eclittica, che garantiscono una raccolta dati di qualità fotometrica paragonabile alla prima fase della missione. Senza dubbio il lavoro di Kepler terrà gli astronomi impegnati per molti anni.
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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Scoperto il decimo "Tatooine"
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Il vicino di casa
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https://www.media.inaf.it/2015/08/10/scoperto-il-decimo-tatooine/
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https://www.media.inaf.it/2012/10/17/il-vicino-di-casa/
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>>
>>> «I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati a un presente tempestoso»
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>> (Il presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln nel [discorso sullo stato dell'Unione](<http://www.infoplease.com/t/hist/state-of-the-union/74.html>) del primo dicembre 1862)
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*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Abraham Lincoln e un presente tempestoso
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Il futuro è già qui»
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https://www.ilpost.it/2011/11/22/abraham-lincoln-su-come-affrontare-un-presente-tempestoso/
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https://www.ilpost.it/2012/12/18/william-gibson-2/
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15 marzo 2021 16:28
Se non fai una buona colazione non hai nessuna speranza di riuscirci.
A che scopo saltare il pranzo se poi ti sfondi di cibo a cena?
Ricorda: l’unico degno sostituto del cibo è il sesso.
Sigaretta e caffè non fanno un pasto, se poi svieni non ti lamentare.
Comunque sappi che il dietologo e tua nonna non approvano.
Questo articolo è uscito sul
numero 1400
di Internazionale.
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Le regole
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Saltare il pranzo
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Spuntini fuori orario
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https://www.internazionale.it/le-regole/2021/03/15/saltare-il-pranzo
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https://www.internazionale.it/opinione/anahad-o-connor/2011/06/30/spuntini-fuori-orario
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Un **messaggio "pro Gaza"** è apparso sul vetro di protezione della " **Madonna con la pistola** ", realizzata dallo street artist inglese **Banksy** in piazza Gerolamini, nel centro storico di Napoli. Sul vetro oltre alla scritta adesiva Gaza apposta sulla testa della Madonna è stato collocato un grande stencil che raffigura un gruppo di bambini nudi, morti o moribondi. L'intervento, fatto da uno sconosciuto, non ha intaccato l'opera che, quando fu scoperta nel 2016 e risultata originale, fu coperta per proteggerla con una grande cornice metallica da un abitante del quartiere, Mariano Russo.
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Napoli, sulla "Madonna con la pistola" di Banksy compare un messaggio per Gaza - Video
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Un'opera disegnata da Banksy nella metro di Londra è stata cancellata dai pulitori
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/13/napoli-sulla-madonna-con-la-pistola-di-banksy-compare-un-messaggio-per-gaza-video/7478387/
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https://www.ilpost.it/2020/07/16/banksy-metro-londra-cancellata/
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L'UEFA, il principale organo di governo del calcio europeo, [ha avviato](<http://www.theguardian.com/football/blog/2015/oct/22/uefa-booing-anthem-manchester-city>) un procedimento disciplinare nei confronti del Manchester City a causa del comportamento dei suoi tifosi durante l'ultima partita di Champions League giocata in casa contro il Siviglia, lo scorso martedì: hanno fischiato l'inno ufficiale della Champions League, riprodotto con una certa solennità poco prima di ogni partita del torneo. Da più di un anno i tifosi del Manchester City fischiano l'inno della Champions League: solo dopo la partita di martedì scorso però i delegati UEFA lo hanno segnalato nei loro rapporti.
Le contestazioni dei tifosi del City durante l'inno della Champions League sono cominciate circa un anno fa, per protestare contro il Fair Play Finanziario (FFP), il sistema di [regolamento e controllo economico](<http://it.uefa.com/community/news/newsid=2065465.html>) introdotto dall'UEFA nel 2011 con lo scopo di diminuire le perdite dei club di calcio europei e limitare il dominio delle squadre dai proprietari ricchissimi. Il City è stata una delle squadre più ricche del mondo ed è stata sanzionata dall'UEFA a causa di alcune violazioni del FFP.
Il FFP però non è la sola ragione dietro le contestazioni dei tifosi del City, che accusano l'UEFA di aver introdotto degli anni delle norme che danneggiano il pubblico degli stadi, come il divieto dei posti in piedi nelle curve, la chiusura di alcuni settori degli impianti e il fatto che l'obbligo di disputare partite a porte chiuse non tenga conto dei soldi spesi dai tifosi per i viaggi già programmati.
L'articolo 16 [del regolamento disciplinare](<http://www.uefa.org/MultimediaFiles/Download/Regulations/uefaorg/UEFACompDisCases/02/11/23/49/2112349_DOWNLOAD.pdf>) dell'UEFA prevede che sia club che federazioni possano essere sanzionate se gli inni nazionali e delle competizioni vengono interrotti. La procedura contro il Manchester City verrà discussa nel prossimo incontro del comitato disciplinare UEFA in programma il 19 novembre. _Sky Sports_ [sostiene](<http://www.skysports.com/football/news/11679/10038403/uefa-open-case-against-manchester-city-after-fans-boo-anthem>) che non ci sarà alcuna sanzione significativa nei confronti del City.
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È vietato fischiare l'inno della Champions League?
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Le nuove rivelazioni di "Football Leaks"
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https://www.ilpost.it/2015/10/24/e-vietato-fischiare-linno-della-champions-league/
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https://www.ilpost.it/2018/11/03/fifa-uefa-superlega-football-leaks/
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>> A due giorni dalle dimissioni presentate dal presidente del Consiglio Mario Draghi e momentaneamente respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le trattative per ricompattare la maggioranza o formarne una nuova permettendo al governo di rimanere in carica non sono davvero partite. E non è detto che partiranno: i partiti stanno discutendo internamente di cosa vogliono fare e di quale sia la soluzione preferibile a questa crisi politica, ma l'impressione è che in diversi casi non ce l'abbiano chiaro.
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>> Mancano quattro giorni a quando, mercoledì, Draghi passerà dalle camere, almeno dal Senato, per spiegare in un discorso la sua decisione. L'opinione degli analisti politici è che se per allora tutte le principali forze politiche gli chiederanno esplicitamente di rimanere in carica, lui possa cambiare idea e accettare; ma questa prospettiva al momento sembra lontana, visto lo stato del dibattito interno ai partiti: e i retroscena apparentemente più informati raccontano che se Draghi era già poco disposto a considerare questa possibilità, si sta convincendo sempre di più.
>>
>> Il partito da cui è dipesa la crisi, il Movimento 5 Stelle, è anche quello da cui dipende molto di quanto succederà nei prossimi giorni. Il leader Giuseppe Conte sta provando a tenere insieme una parte di parlamentari convinti dell'uscita dalla maggioranza, quelli più radicali e che vogliono riportare il partito alle posizioni degli inizi, e quelli invece che non condividono le scelte di questi giorni, di cui fanno parte i ministri al governo come Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, descritto dalle cronache come molto agitato. Venerdì si è parlato della possibilità che il M5S ritirasse la delegazione al governo, ma per il momento sembra non succederà, principalmente perché i ministri non ne vogliono sapere.
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>> **– Leggi anche:** [Cosa vuole fare il Movimento 5 Stelle?](<https://www.ilpost.it/2022/07/15/movimento-5-stelle-cosa-fara-crisi/>)
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>>
>> Il partito si riunirà ancora, ma la situazione è piuttosto caotica. Il capogruppo alla Camera Davide Crippa ha convocato un'assemblea senza il consenso di Conte, che non sembra l'abbia presa molto bene. Non sembra per ora che verrà proposto agli iscritti al partito un sondaggio online per decidere cosa fare, nel quale con ogni probabilità vincerebbe l'opzione di uscire dalla maggioranza. Un'ipotesi che circola è che, da qui a mercoledì, la parte dei parlamentari più governisti possano uscire dal M5S, forse per unirsi al gruppo nato dopo la scissione guidata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
>>
>> Il Partito Democratico nel frattempo è a sua volta in difficoltà. Le cronache dicono che tutti i dirigenti sono arrabbiati con Conte e il M5S, anche quelli più a favore dell'alleanza politica tra i due partiti (il “campo largo”, come viene chiamato). Il segretario Enrico Letta è descritto come intento a provare a riportare il M5S nella maggioranza, ma non sembra un tentativo con molte possibilità di successo: in questo momento sembra che l'unica alternativa presa in considerazione siano le elezioni anticipate, e non un eventuale governo con il centrodestra senza il M5S. «Gli italiani non vogliono questa crisi, tantomeno andare a votare. Il M5s mercoledì sia piuttosto della partita per il rilancio, altrimenti, in caso di chiamata alle urne, noi saremo pronti a lottare» ha detto sabato.
>>
>> Il problema per il PD sarà decidere cosa fare eventualmente con l'alleanza con il M5S, alle elezioni politiche ma ancora prima a quelle regionali in Sicilia, per le quali sono previste primarie comuni il prossimo weekend.
>>
>> Al centro c'è Matteo Renzi di Italia Viva che ha fatto una piuttosto insolita “petizione online” per chiedere che si continui con il governo Draghi, senza il M5S. È una possibilità che piace a Forza Italia, che l'ha già sostenuta, e forse perfino alla Lega: il segretario Matteo Salvini ieri ha ripetuto più volte che «faremo quello che serve al paese». La Lega è comunque un po' combattuta: Salvini sembra disposto ad andare a votare ma non entusiasta, perché sa che Fratelli d'Italia diventerebbe probabilmente il principale partito della destra. Ci sono poi alcuni importanti dirigenti – tra cui i presidenti delle regioni del Nord – che avrebbero voluto preservare il governo Draghi. Ma i giornali descrivono una certa rassegnazione all'idea che sia finito.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
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Le trattative sul governo non sono davvero partite
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Come siamo arrivati a questa possibile crisi di governo
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https://www.ilpost.it/2022/07/16/governo-crisi-trattative/
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https://www.ilpost.it/2022/07/13/m5s-crisi-governo/
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_Il Sole 24 Ore_ [ha fatto qualche conto](<http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=54e1ae2a1b2f1>) sui siti istituzionali che nel corso del tempo sono stati aperti dal governo italiano. Dal conteggio è risultato che sono almeno 240 e che molti di questi non sono aggiornati o risultano clonati, per successive aperture di altri portali.
> Un esempio per tutti: una decina di domini web si sono alternati nel corso degli anni per comunicare lo stato di avanzamento delle riforme. Risale al giugno 2005, sotto il terzo governo Berlusconi, la registrazione di attuazioneprogramma.gov.it (non più attivo). Sempre la sua presidenza, ma nella legislatura successiva, ha battezzato il quasi omonimo attuazione.gov.it. A seguire si è preferito puntare su programmazioneconomica.gov.it, poi su programmagoverno.gov.it, riformeistituzionali.gov.it, riforme.gov.it, attuazioneriforme.gov.it e così via: tutti domini che fanno capo a Palazzo Chigi, ma non più accessibili. Fino al più recente passodopopasso.italia.it lanciato dal premier Matteo Renzi per scandire il countdown dei famosi “mille giorni” di riforme (che oggi, con 169 giorni già consumati alle spalle, ancora ospita in basso a destra nella homepage la scritta “versione beta”).
Eppure, le tante iniziative del Governo sul web devono fare i conti con norme avanzate che regolano in modo rigido la comunicazione online tra Pa e cittadini. All’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) spetta il compito di accreditare le amministrazioni per il rilascio dei domini.gov.it. Fanno capo alla presidenza del Consiglio, inclusi i suoi dipartimenti, e ai ministeri 154 indirizzi web registrati dal 2002 a oggi (di cui 64 risultano inattivi), a cui si aggiungono altri 87 siti tematici che vengono richiamati nelle homepage istituzionali.
[Continua a leggere sulla rassegna _Cinquantamila giorni_](<http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=54e1ae2a1b2f1>)
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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I 240 siti web del governo
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Come funzioneranno i nuovi lockdown
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https://www.ilpost.it/2015/02/16/siti-governo/
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https://www.ilpost.it/2020/04/28/lockdown-regioni-decreto-diagrammi-di-flusso/
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>> La prossima settimana a Chennai, in India, saranno eseguite le condanne a morte di tre uomini accusati di avere partecipato all'omicidio del primo ministro Rajiv Gandhi nel 1991. L'Economist [racconta](<http://www.economist.com/node/21531041>) i difetti del sistema giudiziario indiano a partire dalla storia di uno di loro.
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>>> Perarivalan fu condannato per avere fornito l'esplosivo all'attentatore suicida. La sua richiesta di grazia è stata respinta lo scorso agosto dopo dieci anni di attesa in carcere. Doveva essere ucciso il 9 settembre, ma il tribunale decise di rinviare l'esecuzione per valutare se gli anni trascorsi in isolamento nell'attesa di una risposta potessero essere motivo per commutare la pena. Ritardi di questo tipo sono molto comuni in India: sedici casi simili sono ora all'attenzione del presidente e la maggior parte delle trecento persone attualmente nel braccio della morte ha atteso per anni prima di conoscere l'esito definitivo del proprio processo.
>>
>> Nel 1983 la Corte Suprema indiana aveva stabilito che la pena di morte potesse essere applicata soltanto «nel più raro dei casi». Soltanto un prigioniero è stato ucciso dal 1995. Per questo ora la possibilità che tre persone vengano uccise sta suscitando molto clamore in India. Soprattutto perché tutti e tre sono di etnia Tamil, che da sempre lamenta discriminazioni. I loro sostenitori accusano lo Stato indiano di non fare abbastanza per difendere i loro diritti proprio sulla base di pregiudizi razziali. Il 28 agosto una donna è morta dandosi fuoco per protestare contro le imminenti esecuzioni.
>>
>>> Pochi dubitano che i tre siano davvero stati coinvolti nell'omicidio di Rajiv Gandhi. Ma molti dubbi restano invece sulle indagini e sul processo, che si concluse quando era ancora in vigore una legge anti-terrorismo che ora è stata abolita. Le condanne si basarono su confessioni estorte con la violenza dai poliziotti. Uno dei poliziotti, attualmente in pensione, Mohan Raj, chiede che vengano fermate le esecuzioni e dice di essere pronto a testimoniare di avere picchiato i tre uomini per farli confessare. «Che cosa ti aspettavi? Avevano ucciso il nostro primo ministro. Eravamo tutti molto arrabbiati».
>>
>> Perarivalan all'epoca aveva 19 anni. Ha raccontato più volte che Raj e gli altri agenti lo colpivano con sacchetti riempiti con del cemento e poi lo lasciavano per giorni senza dormire e senza bere, e gli conficcavano spilli nelle mani finché non lo costringevano a firmare dichiarazioni di colpevolezza. Oggi sono in molti a sostenere che non si trattò di un processo ma di una vendetta, eppure il governo potrebbe comunque decidere di non bloccare la sua esecuzione.
>>
>> L'India teme che abolire del tutto la pena di morte possa incoraggiare i poliziotti a uccidere arbitrariamente i presunti criminali in cui si imbattono per strada, dice l'Economist. E possa essere una mossa politicamente troppo impopolare, con la popolazione che si lamenta di non sentirsi abbastanza sicura e protetta da possibili attentati.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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L'India e tre condannati a morte
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In India mancano i boia per le esecuzioni
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https://www.ilpost.it/2011/10/03/lindia-e-tre-condannati-a-morte/
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https://www.ilpost.it/2011/06/14/in-india-mancano-i-boia-per-le-esecuzioni/
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L'Italia è in campagna elettorale, e in Italia la campagna elettorale è il tempo della cosiddetta _par condicio_ , ovvero un insieme di regole che permettono a tutti i partiti politici di avere le stesse condizioni nell'accesso ai mezzi di comunicazione: regole che hanno un funzionamento complicato e controverso e sono un'invenzione relativamente recente.
**Come funziona**
In Italia la _par condicio_ si basa su un principio "quantitativo": semplificando, a tutti i partiti deve essere dato uguale spazio. Questo principio, naturalmente, premia in teoria i partiti più piccoli o che hanno meno mezzi e penalizza i partiti più grandi o con più disponibilità economica.
Le leggi che la regolano sono numerose, approvate tra il 1993 e il 2005, anche se la principale che regola l'attuale _par condicio_ è del 2000. Due organi diversi hanno il compito di farle rispettare: l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) per le televisioni e le radio private e la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi (detta Commissione vigilanza RAI) per le reti pubbliche.
Prima di ogni singola consultazione elettorale - referendum, elezioni politiche, regionali, europee - l'AgCom e la Commissione di vigilanza emanano due diversi regolamenti. L'AgCom ha pubblicato lo scorso 28 dicembre il [regolamento per le prossime politiche](<https://www.ilpost.it/2012/12/28/regolamento-par-condicio-agcom/>) di fine febbraio, mentre la [Commissione di vigilanza](<http://www.camera.it/436?shadow_organo_parlamentare=1537>), che attualmente è presieduta da Sergio Zavoli del PD, ha approvato il suo regolamento il 3 gennaio.
**Che cosa stabilisce**
In concreto, i regolamenti RAI e quelli AGCOM sono molto simili: per semplificare, seguiremo i secondi e ci concentreremo sulle regole che riguardano radio e televisione. Per stabilire chi deve essere rappresentato, il periodo preelettorale è diviso in due: quello che va dalla [convocazione dei "comizi elettorali"](<https://www.ilpost.it/2012/12/09/come-si-vota-in-italia-tempi-elezioni-date/>) (antica espressione che significa semplicemente le elezioni), che in questo caso è stata [il 22 dicembre 2012](<https://www.ilpost.it/2012/12/22/live-governo-monti-dimissioni-consultazioni-napolitano/>), e il giorno della presentazione ufficiale delle candidature e delle liste, che è oggi, 11 gennaio. Il secondo periodo va dalla presentazione delle candidature all'ultimo giorno delle votazioni (in questo caso, il 25 febbraio).
Per il primo periodo devono essere rappresentati tutti i gruppi parlamentari più i movimenti politici che hanno eletto almeno due europarlamentari. Per il secondo devono essere rappresentate tutte le coalizioni e tutte le liste che si presentano in collegi o regioni rappresentativi di almeno un quarto della popolazione italiana: questo spiega perché alcuni piccoli gruppi che si presentano, per esempio, solo in una regione, non avranno alcuno spazio televisivo. Ci sono norme particolari per i gruppi misti di Camera e Senato e per la tutela delle minoranze linguistiche.
Sui canali TV e su quelli radio, le forze politiche di cui abbiamo parlato sopra devono ricevere uguale spazio (cioè uguale minutaggio televisivo). I regolamenti chiariscono che questo può non succedere all'interno di una sola trasmissione, ma anche in "un ciclo di più trasmissioni, purché ciascuna di queste abbia analoghe opportunità di ascolto". L'arco di tempo in cui si deve riservare uguale spazio a tutti è ciascuna settimana prima del voto. Le trasmissioni politiche devono essere tra le 7 del mattino e mezzanotte (l'una per la radio).
La definizione dei programmi televisivi a cui si applicano queste regole è molto ampia: si tratta dei "programmi di comunicazione politica", cioè "ogni programma in cui assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche manifestate attraverso tipologie di programmazione che comunque consentano un confronto dialettico tra più opinioni". Le regole della parità del trattamento, che si applicano sempre nell'arco della settimana, riguardano anche eventuali confronti tra i candidati alla presidenza del Consiglio (in una settimana devono essere invitati tutti e devono avere uguale tempo e rilievo).
I candidati alle elezioni non possono presenziare a programmi che non siano quelli definiti nel paragrafo precedente.
Oltre alle trasmissioni radio e televisive, i partiti hanno a disposizione spazi gratuiti in cui possono mandare spot elettorali. Anche su questi ci sono norme molto precise. Possono durare tra 1 e 3 minuti (tra 30 e 90 secondi per gli spot radio) e devono essere messi in appositi "contenitori", ovvero spazi televisivi autonomi - non in mezzo ad altri programmi, diversamente dalla pubblicità commerciale - in 4 precise fasce orarie: 9-11, 14-16, 18-20 e 22-24. Ogni soggetto politico può mandare al massimo due spot al giorno sulla stessa emittente.
Per quello che riguarda i sondaggi, la legge stabilisce che non possano essere resi pubblici risultati di sondaggi nei 15 giorni prima del voto.
**Il problema delle sanzioni**
Quello delle sanzioni è uno dei punti più controversi delle normative per la _par condicio_. Chi se ne occupa - sia per i canali RAI che per quelli privati - è l'AGCOM, con l'aiuto della Guardia di Finanza per le "indagini". I soggetti politici possono presentare anche denunce all'AGCOM contro altri.
Nella pratica le sanzioni hanno il limite di intervenire solo quando il "danno" è già stato fatto. Solitamente, poi, sono particolarmente leggere: devono arrivare entro le 48 dalla violazione o dalla denuncia, e consistono in trasmissioni compensative che diano spazi a chi è stato danneggiato, da mandare in onda nei giorni successivi. La sanzione per la violazione dei regolamenti è bassissima, tra i 1000 e i 20 mila euro. Nei casi più gravi, però, si può arrivare addirittura ad ordinare la sospensione delle trasmissioni dell'emittente per un periodo massimo di 30 giorni.
**Un po ' di storia**
_Par condicio_ è un'espressione latina che significa "uguale condizione": ha quindi lo stesso significato di "pari opportunità". Viene dal linguaggio giuridico latino e più precisamente dal campo del diritto fallimentare: l'espressione _par condicio creditorum_ indica che tutti i creditori devono essere rimborsati in uguale percentuale dal debitore fallito.
Questa espressione poco consueta entrò improvvisamente nel lessico politico italiano dopo un discorso dell'allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, il 24 settembre 1994. Scalfaro, durante un discorso ad Ancona, disse: «La democrazia, per vivere, ha bisogno di una società pluralistica, in cui la mediazione dei partiti possa avvenire sulla base di una totale parità, secondo il principio della _par condicio_ ». La frase suona generica oggi, ma Scalfaro si riferiva alle nomine RAI del centrodestra, che era da poco al governo (e ancora per poco) dopo le elezioni del marzo del 1994, le prime a cui si presentò Silvio Berlusconi. E Berlusconi era da anni il proprietario di tre televisioni nazionali commerciali.
Nel suo famoso [discorso di fine anno del 1994](<http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/Scalfaro/documenti/sca_disc_31dic_94.htm>), quando il governo Berlusconi non aveva già più il sostegno della Lega, Scalfaro fece un esplicito riferimento alla necessità di una nuova legge sulla _par condicio_ prima di poter tornare a votare, chiamandola «condizione vitale per uno Stato democratico». Poco tempo dopo dette l'incarico al governo tecnico di Lamberto Dini invece di sciogliere le camere e indire nuove elezioni, come voleva Berlusconi: il famoso "ribaltone", dopo di che il centrodestra passò definitivamente a considerare Scalfaro un nemico.
_Foto: Mauro Scrobogna /LaPresse_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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Di nuovo la _par condicio_
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Date politiche da tenere d'occhio
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https://www.ilpost.it/2013/01/11/come-funziona-par-condicio/
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https://www.ilpost.it/2018/01/15/scadenze-elettorali/
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17 marzo 2011 00:00
La perdita netta di benessere sociale che provocherebbe il raddoppio della linea ferroviaria Napoli-Bari, un progetto da quattro miliardi di euro, è di 837 milioni di euro. È la stima ottenuta applicando tecniche di analisi costi-benefici riconosciute a livello internazionale.
Secondo la Rete ferroviaria italiana (Rfi), un’agenzia del Gruppo ferrovie dello stato, l’opera garantisce un beneficio di 683 milioni di euro. Come mai questa differenza?
Le analisi dell’Rfi sono viziate in almeno tre aspetti: gli studi sono eseguiti da soggetti interessati a far accettare il progetto, non si confrontano tra loro progetti alternativi, ci sono errori banali nei calcoli. Per esempio, non è presa correttamente in esame la fattibilità finanziaria del progetto, presumendo che non ci sono rendimenti finanziari e che lo stato paga tutto.
Per quanto riguarda i benefici ambientali, l’Rfi pone l’accento sulla riduzione di emissioni favorita dallo spostamento di traffico. Ma nella migliore delle ipotesi ci vorrebbero 34 anni per recuperare l’anidride carbonica emessa dal cantiere. La confusione tra l’offerta e la domanda porta l’Rfi a prevedere un traffico quattro volte superiore a quello “verosimile”.
Non è la prima volta che vengono segnalati errori come questo, che distorcono sensibilmente i risultati. Non bisogna pensare che le analisi costi-benefici siano il vangelo, soprattutto in periodi di crisi come quello attuale. Ma sono ancora lo strumento migliore per confrontare investimenti alternativi in un settore. Evitiamo, però, di chiedere all’oste se il vino è buono.
Internazionale, numero
889
, 17 marzo 2011
Opinioni
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837 milioni di euro
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La pecorella e l'elefante
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https://www.internazionale.it/opinione/tito-boeri/2011/03/17/837-milioni-di-euro
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https://altreconomia.it/la-pecorella-e-lelefante/
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[ San Paolo, Brasile ](<https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/san-paolo-brasile-31/> "vai alla fotogallery") [San Paolo, Brasile](<https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/san-paolo-brasile-31/>) San Paolo, Brasile [](<https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/yangon-myanmar-53/>) Yangon, Myanmar [Lahore, Pakistan](<https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/lahore-pakistan-35/>) Lahore, Pakistan [Wiltshire, Inghilterra](<https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/pink-supermoon-lights-up-april-skies-in-the-uk/>) Wiltshire, Inghilterra [Roma, Italia](<https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/virus-outbreak-italy-colosseum-reopening-2/>) Roma, Italia [Londra, Inghilterra](<https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/freebritney-london-rally/>) Londra, Inghilterra
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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Martedì 27 aprile
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Giovedì 4 febbraio
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https://www.ilpost.it/2021/04/27/martedi-27-aprile/
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https://www.ilpost.it/2021/02/04/giovedi-4-febbraio-2/
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È stata cancellata la presentazione del **libro** "Il mondo al contrario" del generale **Roberto Vannacci**. Troppe le **offese** ricevute per l'evento che avrebbe dovuto tenersi a **Torre Santa Susanna** , in provincia di Brindisi, il **14 maggio**. Lo ha comunicato l'organizzatore dell'incontro **Raffaele Missere** , secondo cui gli insulti arriverebbero da "ambienti abituati ad imporre la loro cultura e figli di una storia che andrebbe cancellata in un contesto di democrazia".
"Hanno cominciato ad infangare sia **l’autore** dei libri, sia chi aveva **organizzato** l’evento utilizzando l’appropriarsi di titoli e cariche che non hanno per spandere il fango", ha spiegato ancora Missere, facendo riferimento anche a Vannacci, candidato alle prossime **elezioni Europee** con la **Lega**. Poi ha aggiunto che "questi poco illustri personaggi, hanno influenzato decisioni di chi ci doveva ospitare e di chi, per il tramite del loro rappresentante locale aveva sponsorizzato l’evento". Missere ha poi annunciato **provvedimenti** contro le offese: " **Valuteremo** tutti i messaggi dei critici e sottoporremo gli stessi alle **Autorità** competenti come è nostro dovere".
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Annullata la presentazione del libro di Vannacci nel Brindisino: "Troppe offese
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Faccetta nera" in una scuola in provincia di Avellino per il 25 aprile. Il docente: "Un equivoco". E il preside lo diffida
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/05/08/annullata-la-presentazione-del-libro-di-vannacci-nel-brindisino-troppe-offese/7540102/
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/24/faccetta-nera-in-una-scuola-in-provincia-di-avellino-per-il-25-aprile-il-docente-un-equivoco-e-il-preside-lo-diffida/7525221/
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[ ](<https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/isaac-louisiana-18/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/isaac-louisiana-18/>) Barataria, Louisiana, USA [](<https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/afghanistan-daily-life-17/>) Kabul, Aghanistan [](<https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/india-religion-sikh/>) Amritsar, India [](<https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/bosnia-wildfires/>) Glogosnica, Bosnia [](<https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/graduierungsfeier-der-handelshochschule-leipzig/>) Lipsia, Germania [](<https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/slovakia-aerospace-siaf-show/>) Sliač, Slovacchia
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
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Sabato 1 settembre
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Domenica 29 aprile
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https://www.ilpost.it/2012/09/01/sabato-1-settembre/
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https://www.ilpost.it/2012/04/29/domenica-29-aprile/
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Il 19 settembre del 1990 l'Unione Sovietica ricevette ufficialmente il suo dominio internet: _.su_ , che stava per _Soviet Union_. Non se lo godette per molto: l'URSS si dissolse [appena 14 mesi dopo](<https://www.ilpost.it/2011/12/25/la-fine-dell%E2%80%99unione-sovietica/>). Il suo dominio, però, si è dimostrato molto più resistente e sopravvive ancora oggi. Più di 120 mila siti sono registrati con un indirizzo _.su_ , gestito dalla RIPN, un'associazione senza scopo di lucro con base a Mosca.
Nelle ultime settimane [si è tornato](<http://www.guardian.co.uk/technology/2013/may/31/ussr-cybercriminals-su-domain-space>) a parlare di _.su_ perché secondo diverse organizzazioni ed esperti che si occupano di sicurezza in Internet è divenuto una specie di porto franco per criminali informatici. Approfittando di una legislazione poco efficace e di un regolamento pieno di buchi, i pirati possono operare dai domini _.su_ in quasi totale impunità. In realtà pirati informatici e Russia sono sempre andati d'accordo e i domini _.ru_ - quelli assegnati alla Russia - sono stati per molto tempo la basa di molti di loro sparsi per tutto il mondo.
Ma negli ultimi tempi, nuove regole e una serie di controlli più accurati hanno spinto alcuni di loro a spostarsi dai domini russi. Molti hanno scelto di trasferirsi in altre aree relativamente oscure per il controllo su Internet, come ad esempio il dominio _.tk_ , quello di [Tokelau](<http://it.wikipedia.org/wiki/Tokelau>), un piccolo arcipelago formato da tre atolli che appartiene alla Nuova Zelanda.
Molti altri hanno scelto di trasferirsi nel dominio _.su_. Secondo alcune società di sicurezza i siti pirata ospitati in domini _.su_ sono raddoppiati sia nel 2011 che nel 2012, sorpassando quelli che sono rimasti al vecchio dominio _.ru_. Il più famoso di questi siti è _Exposed.su_ , al momento non attivo, che qualche tempo fa pubblicò mail e dati privati di personaggi come Michelle Obama, Mitt Romney e vari attori, sportivi e cantanti.
I siti _.su_ vengono usati per compiere moltissime attività differenti che vanno contro la sicurezza informatica, come ad esempio controllare delle [botnet](<https://www.ilpost.it/2010/08/27/enlarge-your-penis/>) - le reti di computer "sequestrati" e utilizzati, senza che i proprietari ne siano consapevoli, per mandare catene di spam, lanciare attacchi contro altri siti Internet o cercare di frodare conti bancari online.
Normalmente questo tipo di siti verrebbe identificato e chiuso in tempi relativamente rapidi, ma è difficile che questo venga fatto prima di molti mesi se il dominio è registrato come _.su_. RIPN, che gestisce il dominio dal 2007, afferma che la colpa è di una legislazione poco efficace e delle loro regole interne, tra cui i termini di servizio, che sono ormai datati. RIPN assicura che sta facendo il possibile per rendere più facile la chiusura dei siti da cui partono operazioni illegali e che un nuovo regolamento sarà pubblicato durante l'estate.
Ancora più semplice sarebbe semplicemente chiudere il dominio _.su_ , come è accaduto per i domini di altri paesi scomparsi dopo la fine della Guerra fredda: ad esempio _.yu_ , per la Jugoslavia, e _.dd_ per la Germania dell'Est, scomparsi insieme alle nazioni a cui facevano riferimento. RIPN, però, e le associazioni che detenevano il dominio in precedenza, non hanno mai accettato di chiudere il dominio, sia per ragioni commerciali che patriottiche. Ci sono circa 120 mila siti legittimi e perfettamente legali ospitati al momento in domini _.su_ , e chiuderli sarebbe molto complicato. Siti come [stalin.su](<http://stalin.su/>), un sito dedicato alla memoria di Josif Stalin, e [chronicle.su](<http://www.chronicle.su/>), un sito comico di notizie assurde dal mondo.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
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Il dominio dell'Unione Sovietica
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Perché Silk Road prospera
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https://www.ilpost.it/2013/06/01/dominio-unione-sovietica-su/
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https://www.ilpost.it/2012/10/03/perche-silk-road-prospera/
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Google [ha aggiornato la sua applicazione di Google Maps](<http://google-latlong.blogspot.it/2014/11/google-maps-your-best-accessory-this.html>) per Android e iOS con una nuova versione, la cui novità principale è una grafica molto più colorata e coerente con “[Material Design](<https://www.ilpost.it/2014/06/26/android-l-orologi-google/#material-design>)”, lo stile che Google intende applicare a tutti i suoi servizi e che è parte integrante della nuova versione del suo sistema operativo per smartphone e tablet. L’aggiornamento dell’applicazione sarà messo a disposizione nel corso dei prossimi giorni e potrà essere installato su smartphone e tablet Android e sugli iPhone, mentre non è ancora chiaro se sarà da subito disponibile per iPad.
[Google Maps - Material Design](<https://www.ilpost.it/2014/11/06/google-maps-material-design/google-maps-03/>)
Dal punto di vista del funzionamento, il nuovo Google Maps non ha molte differenze rispetto alla versione precedente. Si possono fare singole ricerche geografiche, impostare percorsi da seguire in auto, a piedi o con i mezzi pubblici, e si può accedere alle recensioni degli utenti sui locali segnalati sulla mappa.
[Google Maps - Material Design](<https://www.ilpost.it/2014/11/06/google-maps-material-design/google-maps-04/>)
La grafica mostra pannelli e schede che possono essere fatti scorrere con le dita sullo schermo, con colori pastello che permettono di distinguere meglio le varie sezioni dell’applicazione in cui ci si trova.
[Google Maps - Material Design](<https://www.ilpost.it/2014/11/06/google-maps-material-design/google-maps-02/>)
Una funzione già sperimentata e ora predefinita permette di avere le stime dei tempi e dei costi di un viaggio con il servizio di auto con autista Uber, se si ha l’applicazione installata sul proprio smartphone.
[Google Maps - Material Design](<https://www.ilpost.it/2014/11/06/google-maps-material-design/google-maps-01/>)
La nuova app di Google Maps segue piuttosto alla lettera le indicazioni che Google stessa si è data per quanto riguarda [Material Design](<https://www.ilpost.it/2014/06/26/android-l-orologi-google/#material-design>):
- anche se gli schermi sono bidimensionali, si possono creare con ombre, prospettive e giochi di luce effetti tali da fare immaginare una certa profondità di campo all’interno dei menu e delle schede, che si possono quindi sovrapporre tra loro, nascondendo parzialmente ciò che hanno “sotto”, aiutando a rendere più intuitivo il passaggio da una sezione all’altra;
- la grafica nel suo complesso deve essere piatta, pulita, chiara e con colori e menu coerenti con i contenuti che mostrano, font leggibili e aree vuote per non caricare l’utente con un numero eccessivo (e spesso superfluo) di informazioni;
- i movimenti delle schede e dei menu devono essere naturali e seguire i gesti che si fanno sullo schermo, garantendo una certa continuità con ciò che viene visualizzato, senza che appaiono all’improvviso nuove cose inattese e che non c’entrano nulla.
Oltre che su Android, Google sta introducendo Material Design in tutte le sue applicazioni, compresa quella di Gmail (per Android), che tra le altre cose potrà essere usata per scaricare e leggere la posta da account email diversi da quelli di Google.
Google ha anche aggiornato la sua applicazione Calendar per Android, con una nuova grafica e sistemi semplificati per aggiungere nuovi impegni e appuntamenti.
Le linee guida per la grafica riguardano anche [Android Wear](<https://www.ilpost.it/2014/06/26/android-l-orologi-google/#android-wear>), la versione del sistema operativo da usare sui dispositivi indossabili come gli smartwatch.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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La nuova app di Google Maps
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Il nuovo Google Maps
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https://www.ilpost.it/2014/11/06/google-maps-material-design/
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https://www.ilpost.it/2013/05/23/nuovo-google-maps/
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>> C’è un posto speciale nel cuore della Città Vecchia di [Gerusalemme](<https://www.focusjunior.it/senza-categoria/mappe-storia-e-curiosita/>), proprio lì dove si racconta sia cresciuto Gesù: è il " **conservatorio della pace** ”, [l’Istituto Magnificat](<https://www.francescaniterrasanta.org/all-causes/listituto-magnificat-di-gerusalemme/>), un luogo dove studenti di tutte le confessioni possono studiare insieme. La scuola aveva chiuso i battenti dopo il 7 ottobre 2023, dopo l'inizio della [guerra israelo-palestinese](<https://www.focusjunior.it/news/israele-le-cose-da-sapere-sulla-situazione-in-palestina/>). Adesso, nonostante il [conflitto sia ancora in corso](<https://www.focusjunior.it/news/che-cose-e-dove-la-striscia-di-gaza/>), l'istituto riapre.
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>> ## **Un luogo di speranza e pace**
>>
>> A scriverlo [è l’Ansa](<https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/guerra-in-medio-oriente/2023/11/04/gerusalemme-riapre-il-conservatorio-oasi-di-pace_bde5daeb-8792-42e7-b462-fab8fa9a4f07.html>), che spiega come il **conservatorio** di fatto non abbia mai veramente smesso di operare. Passato lo spavento iniziale, la scuola di San Salvatore, nel **quartiere cristiano** di Gerusalemme, ha ripreso a funzionare regolarmente per i suoi **duecento** **studenti** : si tratta di ragazze e ragazzi di ogni credo, **musulmani** , **ebrei** e **cristiani**. Un luogo che quindi non è solo cultura e apprendimento, ma anche speranza per un mondo di pace dove più confessioni possano convivere senza più **guerre**.
>>
>> ## **Andare avanti nonostante la paura**
>>
>> Non tutti le e gli studenti possono riprendere a frequentare le lezioni di persona: alcuni di loro, abitando in zone come Gerusalemme Est o il Monte degli Ulivi, sono ancora esposti a scontri e per questo seguono i **corsi online**. Un compromesso che però per il momento è la migliore soluzione trovata: il giorno dell’apertura è stato infatti il momento più difficile, come testimonia **Lucia D’Anna Frej** , varesotta d’origine e insegnante di **violoncello** e supervisore artistico per la scuola: “I ragazzi erano spaventati, confusi, parlavano solo della situazione, dei missili, non riuscivano a concentrarsi".
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>> ## **Niente politica nel conservatorio**
>>
>> Come spiega ancora D’Anna, è stato importante ribadire a chi frequenta il **conservatorio** che quello non è un posto per fare **politica**. Il direttore della scuola, **Alberto Joan Pari** , anche lui di origini italiane, ha spiegato che la volontà di riaprire è legata a quella di far vivere qualche momento di bellezza alle ragazze e ai ragazzi, nonostante quel che stava e sta succedendo.
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>> Per chi è più grande è difficile non prendere posizione e non parlare di politica, ma il maestro d’orchestra Igor Frur, israeliano, è stato chiaro: la scuola deve continuare a essere un **luogo di pace**. E tutti l’hanno capito, tornando a esercitarsi ai propri strumenti come prima del 7 ottobre.
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>> Nel Magnificat di Gerusalemme oggi convivono ragazze e ragazzi ebrei e [palestinesi](<https://www.focusjunior.it/news/che-cose-hamas/>). Un **messaggio di pace** e amore che dovrebbe raggiungere tutti.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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Gerusalemme, riapre il "conservatorio della pace”
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Sheikh Jarrah non è un posto come gli altri
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https://www.focusjunior.it/news/riapre-istituto-magnificat/
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https://www.ilpost.it/2021/05/08/sheikh-jarrah-gerusalemme/
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In apertura sui quotidiani di oggi ci sono notizie diverse: alcuni titolano sulla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Rio in programma stasera, altri si occupano delle nomine dei nuovi direttori dei telegiornali RAI e delle polemiche politiche conseguenti, altri ancora seguono la vicenda dei rifiuti a Roma, il Corriere della Sera apre con un'intervista al governatore della Banca d'Italia Visco sul sistema bancario in Italia, il Manifesto commenta l'appoggio di Clint Eastwood a Donald Trump per le elezioni presidenziali americane, e il Giornale critica ancora il governo Monti.
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Le prime pagine di venerdì 5 agosto 2016
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Le prime pagine di venerdì 12 agosto 2016
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https://www.ilpost.it/2016/08/05/le-prime-pagine-di-oggi-1341/
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https://www.ilpost.it/2016/08/12/le-prime-pagine-di-oggi-1348/
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> Il 22 settembre 1994 andò in onda negli Stati Uniti il primo episodio di _Friends_ , una delle serie tv di maggiore successo nella storia della televisione: per il 25esimo anniversario, Google ha preparato alcuni “easter egg”, cioè piccoli contenuti speciali che si possono trovare facendo particolari ricerche. Per trovare gli easter egg di _Friends_ basta digitare nella barra delle ricerche i nomi completi dei protagonisti della serie: si otterrà un piccolo disegno di qualcosa di notoriamente legato a quel personaggio, che si animerà cliccandoci un'altra volta sopra.
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> **Chandler**
> Digitando “Chandler Bing” compare una poltrona reclinabile del suo appartamento: cliccandoci, arriveranno una papera e un pollo, quelli portati a casa da Chandler e Joey nella terza stagione.
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> [](<https://www.ilpost.it/2019/09/20/friends-easter-egg-google/friends-1-2/>)
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> **Phoebe
> **Digitando “Phoebe Buffay”, compare una chitarra che, se cliccata, fa apparire un gatto puzzolente, accompagnato dalla canzone “Smelly Cat”, che Phoebe canta nella seconda stagione.
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> [](<https://www.ilpost.it/2019/09/20/friends-easter-egg-google/friends-2-2/>)
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> **Rachel
> **Cercando “Rachel Green”, compare sulla destra una riproduzione del suo classico taglio di capelli, che se cliccato produce una ricerca apposita su Google Immagini.
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> [](<https://www.ilpost.it/2019/09/20/friends-easter-egg-google/friends-3-2/>)
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> **Ross
> **Il nome “Ross Geller” invece fa apparire un divano bianco, quello che nella quinta stagione Ross deve trasportare fino al suo appartamento essendosi rifiutato di pagare la consegna al piano. Cliccandolo, lo schermo ruota e si sente “Pivot!”, cioè quello che urla Ross per dare istruzioni a Rachel e Chandler.
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> [](<https://www.ilpost.it/2019/09/20/friends-easter-egg-google/friends-4-2/>)
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> **Monica
> **Cercando “Monica Geller”, invece, compare un secchio, che se cliccato fa apparire una spugna: per via della sua fissazione per le pulizie.
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> [](<https://www.ilpost.it/2019/09/20/friends-easter-egg-google/friends-5-2/>)
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> **Joey
> **La ricerca “Joey Tribbiani”, invece, fa comparire una pizza, che se cliccata farà comparire altre pietanze succulente, nessuna delle quali sarà condivisa con voi da Joey.
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> [](<https://www.ilpost.it/2019/09/20/friends-easter-egg-google/friends-6-2/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Ci sono delle sorprese su Google per l'anniversario di “Friends”
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Dei nuovi episodi di Game of Thrones sono stati diffusi illegalmente su internet
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https://www.ilpost.it/2019/09/20/friends-easter-egg-google/
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https://www.ilpost.it/2015/04/12/quinta-stagione-game-of-thrones-diffusi-illegalmente-torrent/
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25 ottobre 2019 10:03
Aggiornamento (28 ottobre 2019):
alle elezioni regionali del 27 ottobre in Umbria ha vinto la coalizione del centrodestra. Secondo i dati definitivi, la Lega ha ottenuto il 36,9 per cento dei consensi, Fratelli d’Italia il 10,4 per cento e Forza Italia il 5,5 per cento. Nella coalizione del centrosinistra il Partito democratico si è attestato al 22,3 per cento e il Movimento 5 stelle al 7,41 per cento.
“Fateglielo vedere voi se l’Umbria conta”, grida Matteo Salvini durante il comizio per le regionali dal palco di piazza del Popolo a Todi attaccando i suoi avversari politici, mentre chiede agli elettori della cittadina umbra di alzare la mano se porteranno un amico o un parente a votare per la candidata della Lega,
Donatella Tesei, alle elezioni regionali del 27 ottobre
. Saranno come sempre gli indecisi a determinare l’esito delle elezioni regionali e quindi gli ultimi giorni di campagna elettorale sono tentativi per convincerli a non disertare le urne.
La posta in gioco è particolarmente significativa, perché si tratta del primo banco di prova per il governo, nato dall’alleanza tra Partito democratico (Pd) e Movimento 5 stelle (M5s) dopo la crisi estiva. Per questo il leader della Lega si è impegnato in prima persona nella campagna elettorale, girando l’Umbria in maniera capillare. Ma anche i leader di Pd e M5s negli ultimi giorni si stanno dando da fare. I sondaggi danno il centrodestra in vantaggio in una regione che per cinquant’anni è stata amministrata dal centrosinistra, nonostante la decisione del Pd e del M5s di allearsi e di sostenere un candidato comune, Vincenzo Bianconi.
Il premier Giuseppe Conte, anche lui in campagna elettorale, ha detto che le elezioni regionali in Umbria non influiranno sulla tenuta dell’alleanza di governo, perché i votanti nella regione sono solo 700mila, quanti quelli della provincia di Lecce. Salvini non perde occasione per sottolineare l’inopportunità della frase del presidente del consiglio, e lo ripete a Todi, città natale della governatrice uscente del Pd Catiuscia Marini, costretta a dimettersi dopo essere stata indagata per alcune presunte irregolarità in ambito sanitario,
il cosiddetto scandalo sanità
.
Non c’è molta gente al comizio di Salvini, gli organizzatori se ne aspettavano duemila invece si sono presentati poco più di trecento sostenitori, molti arrivati da fuori. Ma la scarsa affluenza non sembrerebbe indice di una crisi di consensi per la Lega, perché a Todi, dal 2017 governata da una coalizione di centrodestra, il partito di Salvini è passato nel giro di due anni da percentuali vicine allo zero al 47 per cento dei voti ottenuto alle elezioni europee di maggio, tanto da guadagnarsi la definizione di “città più leghista dell’Umbria”.
Contro immigrati e omosessuali
Com’è stato possibile? I motivi dell’avanzata della Lega nella regione sono diversi e nei piccoli comuni come Todi emergono con più evidenza. Nel 2017 il sindaco di Todi, Antonino Ruggiano di Forza Italia, ha vinto le elezioni per una trentina di voti contro il sindaco uscente del Pd, grazie all’alleanza stretta tra il primo e il secondo turno con la Lega e con CasaPound. Prima del ballottaggio, l’attuale sindaco ha fatto un accordo con questi due partiti e così, dopo la vittoria alle amministrative, ha concesso alla Lega di esprimere il vicesindaco e ha assegnato alcune deleghe a un consigliere di CasaPound.
“La coalizione che ha governato la città in questi due anni è molto larga e tiene dentro Forza Italia, Fratelli d’Italia, la Lega, CasaPound e il Popolo della famiglia”, spiega Fabiola Bernardini, ex direttrice della biblioteca comunale di Todi, rimossa dal suo incarico e trasferita dopo essersi rifiutata di applicare una direttiva comunale voluta dall’assessora alla famiglia, Alessia Marta, che chiedeva di stilare una lista dei libri con “tematica omogenitoriale, omosessuale, transessuale” e rimuoverli dalla biblioteca.
A Bernardini era contestato inoltre di aver partecipato a una manifestazione delle Famiglie arcobaleno. “In questi due anni Forza Italia e CasaPound sono di fatto confluite nella Lega e il sindaco Ruggiano ha ceduto a una serie di richieste estreme da parte di questi due partiti”. Bernardini, nonostante i suoi titoli, è stata spostata al dipartimento di urbanistica e non è mai ritornata al suo incarico di direttrice della biblioteca comunale, così ha intentato una causa al tribunale del lavoro per chiedere il reintegro nella sua funzione.
La conferenza stampa della coalizione di centrodestra a Perugia, il 17 ottobre 2019. Da sinistra: Matteo Salvini della Lega, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, la candidata per la regione Umbria Donatella Tesei e Silvio Berlusconi di Forza Italia.
(Matteo Crocchioni, Ansa)
La battaglia contro le famiglie omosessuali e la saldatura con le associazioni del family day è una costante nella strategia della destra in Umbria, anche alle regionali. Il 17 ottobre a Perugia i leader del centrodestra – Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi –
hanno partecipato a un family day
in cui è stato richiesto ai candidati alle regionali di sottoscrivere “un manifesto valoriale” da parte di sette associazioni ultracattoliche. “Dio, patria e famiglia sono ciò che ci definiscono. Vi siete chiesti perché in questi tempi la famiglia è un nemico? Perché è il fulcro della nostra identità”, ha detto Meloni dal palco del family day di Perugia. Il senatore della Lega Simone Pillon, tra gli organizzatori dei family day, è di casa a Perugia ed è stato protagonista di diversi attacchi contro
organizzazioni lgbt come Omphalos
.
Attacco alle famiglie arcobaleno, agli omosessuali e agli immigrati, chiusura dei centri di accoglienza e nuovi regolamenti per l’assegnazione delle case popolari sono state le direttrici ideologiche intorno alle quali si sono mossi anche al livello locale gli esponenti del centrodestra. “Prima del ballottaggio CasaPound ha chiesto al sindaco di chiudere tutti i centri di accoglienza della zona, in cambio del suo appoggio alle elezioni. Il peso di questo gruppo dal punto di vista delle politiche è stato importante”, spiega Camilla Todini, presidente dell’Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi) di Todi.
Così in due anni hanno già chiuso i battenti un centro di accoglienza straordinario e un centro di accoglienza per minori, e alla scadenza del progetto avrà la stessa sorte un centro di accoglienza ordinario.
L’avanzata delle destre in un territorio in cui la sinistra è sempre stata egemone ha a che fare con la selezione delle classi dirigenti
Il consigliere comunale di CasaPound Andrea Nulli ha ottenuto la delega per la tutela del territorio. Una funzione abbastanza importante se si considera che Todi conta 37 frazioni. “La manutenzione del territorio è affidata a un’associazione della protezione civile, La rosa dell’Umbria, che fa capo a militanti di CasaPound. Anche in questo modo si costruisce il consenso sul territorio”, conclude Todini. Per Carlo Zoccoli, ex dirigente locale dell’Anpi, a Todi i neofascisti di CasaPound hanno realizzato un vero e proprio esperimento sociale: “Da almeno dieci anni abbiamo assistito a un attivismo particolare di questo gruppo che è stato tollerato dai dirigenti del Partito democratico, è stato frequente vedere i leader romani di CasaPound riunirsi a Todi”.
Per Zoccoli, però, l’avanzata delle destre in un territorio in cui la sinistra è sempre stata egemone affonda le sue radici nella fine degli anni novanta e ha a che fare con la selezione delle classi dirigenti, la fine di un intero sistema economico e politico al livello sia locale sia nazionale. “A Todi il Partito comunista era egemone ed era contrastato dal Partito socialista, che era molto forte in città. Questo blocco era in grado di raccogliere il 60 per cento dei consensi”, racconta Zoccoli. Ma alla fine degli anni novanta il bipolarismo ha innescato una “guerra interna tra gli ex dirigenti del centrosinistra per assicurarsi la successione. Le classi dirigenti si sono sempre più chiuse nei palazzi, nelle dinamiche interne e si sono allontanate dalle associazioni della società civile e dai militanti più giovani. Così anche se di fatto hanno governato bene il territorio hanno prodotto ampie sacche di scontento”, spiega Zoccoli.
Le crisi del socialismo appenninico
Sul declino della classe dirigente del centrosinistra hanno influito anche gli indicatori economici, che restituiscono il quadro di una regione che non ha superato la crisi economica del 2008 e che ha tassi di prodotto interno lordo (pil) pro capite lontani dalla media nazionale. Elisabetta Tondini, economista dell’
Agenzia Umbria ricerche
, spiega che nella regione “il pil reale dal 2007 al 2017 è sceso complessivamente del 15,6 per cento, praticamente più del triplo di quello nazionale”. Le caratteristiche economiche dell’Umbria riproducono alcune caratteristiche dell’intero paese: “Un tessuto di imprese piccole e medie a conduzione familiare”. Sono state in particolare queste aziende con tassi di produttività bassi o in declino a risentire della crisi economica, aziende che sono sempre state il fulcro dell’economia umbra e che non si sono potute permettere né investimenti nella tecnologia, né nel lavoro qualificato.
La progressiva chiusura di queste aziende ha avuto un impatto importante sul mercato del lavoro della regione, caratterizzato dalla marginalizzazione della forza lavoro più giovane, lavori poco qualificati e redditi bassi. “Inoltre la povertà in Umbria negli ultimi due anni ha avuto un’aumento preoccupante. L’incidenza del tasso di povertà relativa in Umbria in passato era la metà del dato nazionale, invece al momento abbiamo livelli superiori alla media nazionale”. Un’altra caratteristica della regione è l’alto tasso di invecchiamento della popolazione legato al basso tasso di natalità. “L’Umbria sembra affetta da un immobilismo da cui non riesce a uscire, è come una zattera alla deriva sia dal punto di vista del pil sia dal punto di vista della produttività”, conclude Tondini. Per lo scrittore Giovanni Dozzini l’avanzata della destra in Umbria è un lungo processo che ha a che fare proprio con
la cattiva gestione della crisi del sistema economico della regione
e in parte con le debolezze del modello politico che il giornalista Dario Di Vico in passato ha definito “socialismo appenninico”.
“La cattiva gestione del terremoto, che qui si verifica ogni vent’anni, e la crisi delle acciaierie di Terni sono i due assi portanti della crisi del sistema Umbria. Per capire il successo della Lega non si deve pensare che sia un fenomeno dell’ultimo anno”, continua lo scrittore. “Per decenni l’Umbria è stata una specie di sistema bloccato, con la sinistra che era sempre al governo. Il primo argine si è rotto quando a Perugia nel 2014 ha vinto la destra al ballottaggio in una maniera rocambolesca”, continua Dozzini. “Quello è stato il momento in cui è cominciata l’avanzata delle destre. Al momento le aree che sono ancora in mano alla sinistra sono residuali: l’area appenninica, il Trasimeno e l’alta valle del Tevere”.
“La destra ha già vinto in Umbria”, secondo Dozzini, “perché ha già ottenuto il controllo dei centri più grandi, come Perugia e Terni. L’ultima a cadere in ordine di tempo è stata Foligno”. Per Dozzini, la perdita di Foligno è stata particolarmente grave per il centrosinistra, perché la città era rinata dopo il terremoto del 1997, anche grazie ai forti investimenti voluti dai dirigenti locali del Partito democratico. Un quarto della popolazione umbra, inoltre, vive nei due capoluoghi di provincia che per ragioni diverse hanno scelto di contestare il partito di governo, che in questa regione era sempre stato il Partito democratico.
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Un sistema bloccato, per Dozzini, significa innanzitutto un sistema che seleziona una classe dirigente premiando logiche interne più che dinamiche esterne e che spesso si rivela incapace di gestire situazioni di crisi. “La vecchia classe dirigente ha allevato delle nuove classi dirigenti molto ubbidienti, ma non all’altezza dei loro compiti. Le menti migliori hanno deciso di fare altro, forse anche perché hanno trovato un blocco nel sistema di selezione dei partiti di riferimento”, continua Dozzini.
Sulla stessa linea l’ex sindaco di Perugia Wladimiro Boccali per cui lo scandalo sulla sanità che ha travolto il Pd umbro è solo l’epifenomeno di un lungo processo degenerativo del sistema politico umbro. Per l’ex sindaco a lungo dirigente del Pd bisogna innanzitutto chiarire che “il Partito democratico ha amministrato bene e ha creato una regione che ha dei servizi diffusi alla persona, con un alto livello di qualità della vita”, ma da un certo punto in avanti si è concentrato soltanto sul buon governo come elemento di formazione del consenso.
“Quel sistema che era fatto di buon governo, di concertazione e di buona gestione delle risorse pubbliche, il ‘socialismo appenninico’, è entrato in crisi intorno alla fine degli anni duemila. Il problema principale era la crisi economica e il venir meno delle risorse pubbliche e private che alimentavano il sistema umbro di governo”, spiega Boccali.
Ma i dirigenti di allora, invece di affrontare la crisi, hanno tentato di nasconderla. “C’era un problema di rappresentanza, c’erano tavoli di concertazione che erano tanto larghi, quanto poco rappresentativi. Spesso rappresentavano una realtà che era lontana dagli operai, dalle imprese, dai piccoli artigiani, dai commercianti”, continua Boccali. “D’altro canto si è imposto un modello di gestione del governo che era finalizzato all’esercizio del potere, con i capibastone, le scuderie, logiche di affiliazione e di fedeltà”.
L’origine di questa tendenza è negli anni novanta: “Mentre negli anni settanta i dirigenti del partito volevano diventare dirigenti nazionali, negli anni novanta tutti volevano fare gli amministratori locali. Il successo da quel momento in avanti è stato legato all’amministrazione e alla gestione del potere”, conclude. Questa necessità di rinnovare la classe dirigente è stata interpretata dalla rottamazione sostenuta dall’ex sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ha avuto successo soprattutto nelle regioni rosse. Tuttavia quel processo non ha messo in discussione le dinamiche profonde che avevano prodotto “un sistema bloccato”, quelle stesse dinamiche che probabilmente consegneranno la regione al centrodestra alle elezioni del 27 ottobre.
Aggiornamento (28 ottobre 2019):
alle elezioni regionali del 27 ottobre in Umbria ha vinto la coalizione del centrodestra: secondo i dati definitivi la Lega ha ottenuto il 36,9 per cento dei consensi, Fratelli d’Italia il 10,4 per cento e Forza Italia il 5,5 per cento. Nella coalizione del centrosinistra il Partito democratico si è attestato al 22,3 per cento e il Movimento 5 stelle al 7,41 per cento.
Italia
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Perché in Umbria la Lega è sempre più forte
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Guida alle elezioni in Umbria
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https://www.internazionale.it/reportage/annalisa-camilli/2019/10/25/umbria-regionali-elezioni-lega
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https://www.ilpost.it/2019/10/26/umbria-elezioni-regionali/
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La differenza sommaria tra rivoluzionario e ribelle sta nelle circostanze storiche. Rivoluzionario è titolo che esige una comunità di intenti, dallo stile di vita al programma. Comporta l’appartenenza a un insieme e alla sua disciplina. Ribelle può sussistere anche da solo, risponde a se stesso e a singole occasioni di ribellione. S’intende che questa distinzione vale per me e per il mio vocabolario.
Il rivoluzionario è stata la principale figura politica del 1900, secolo specializzato in rivoluzioni. Attraverso di esse è cambiata la geografia del mondo, rovesciando secoli di dominio coloniale, facendo sorgere nuovi Stati in tutti i continenti. Sono nate repubbliche da regni, libertà da tirannie. Con il 1900 si esaurisce la figura politica del rivoluzionario. Gli anni correnti l’hanno messa al bando. Si ammettono con fatica all’albo le rivoluzioni arabe del Mediterraneo. Si esalta Nelson Mandela censurando il suo passato di combattente rivoluzionario, capo dell’African National Congress, organizzazione armata clandestina dichiarata terrorista fino al 2008. Scaduta la parola rivoluzionario, la si sostituisce con minore responsabilità politica con il termine ribelle, dotato di ampio margine di sfumature. Ribelle è un figlio verso i genitori, uno studente verso un professore, un cuoco verso una tradizione culinaria e perfino un ciuffo di capelli. Ribelle connota più un carattere che un impegno. Implica in vari casi anche il verbo sfogare: lo sfogo di una ribellione qualsiasi.
Gioventù ribelle: se si cerca in Rete, la prima risposta identifica il titolo di un infelice videogioco. Scrivo queste righe in risposta alla domanda cosa significhi essere ribelle oggi. Qualunque sia il risultato della ricerca, lo considero una diffamazione dell’impegno civile, la sua riduzione a fallo di reazione.
Nelle molte resistenze popolari dentro il nostro Paese, dalla Valle di Susa alle trivellazioni petrolifere in Adriatico, non s’incontra il ribelle ma il tenace, non l’improvvisato ma il consapevole. Ribelle è una categoria personale, ognuno può esserlo stato anche a sua insaputa. Il presidente del Consiglio in carica ha agito da ribelle nel suo partito prima di assumerne la segreteria.
Scaduto il termine rivoluzionario, escludo la supplenza del generico ribelle. Oggi conta l’impegno civile cocciuto e condiviso.
In edicola
[](<http://sfogliatore.left.it>)
## Questo articolo continua su _Left_ in edicola dal 13 agosto
[ SOMMARIO](<https://left.it/left-n-33-13-agosto-2016/>) [ ACQUISTA](<http://sfogliatore.left.it/singolo-numero?edizione=33&anno=2016>)
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Nelle nostre resistenze popolari non s’incontra il ribelle ma il tenace
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Il sessantotto -
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https://left.it/2016/08/14/nelle-nostre-resistenze-popolari-non-sincontra-il-ribelle-ma-il-tenace/
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https://umanitanova.org/il-sessantotto/
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Il tradimento dell'anno non è Higuain alla Juventus, anche se la prosopopea del calcio ha risonanza popolare, ma la fuga degli Agnelli dall'Italia. La famiglia (tra le più abbeverate dallo Stato) ha deciso che è giunta l'ora di smettere di fingere spostando con la leggerezza di una gita fuori porta la propria cassaforte (la holding Exor) in Olanda come era già successo per Fca, Chn e Ferrari.
Il vaffanculo all'Italia ha una sintassi pomposa: secondo il comunicato aziendale l'operazione serve per costruire “una struttura societaria più semplice, che risponda meglio al crescente profilo internazionale della società e dei suoi business”. Se ci fossero i sottotitoli sarebbe "perché dovremmo accanirci su un Paese in declino e fiscalmente asfissiante quando in giro per il mondo ci sono posti favolosi?". Una cosa così.
Eppure il carrozzone Fiat sbriciolato fuori dai confini nazionali ha anche un preciso significato politico poichè dimostra chiaramente che si può essere rivenduti come benefattori anche senza benefare un emerito niente: “Abbiamo fatto scelte difficili per poter continuare a produrre in Italia” disse tre anni fa il compitissimo Jhon Elkann. E poi aggiunse l'anno seguente di essere “contento perché Fiat è ancora più italiana e ha le forze che rendono la componente italiana del gruppo ancora più forte” fino al 25 luglio del 2014 quando in coppia come Renzi disse “Siamo molto orgogliosi di essere qua e di farle vedere come Fca avrà una presenza sempre più forte in Italia”.
La Fiat, per intendersi, è il giocattolo del rapacissimo Marchionne che minacciò i propri dipendenti in occasione del referendum tra lavoratori ("se non si raggiunge il 51% spostiamo tutto fuori dall'Italia" disse sornione; la Fiat (in tutti i suoi derivati) è il predellino sopra cui lo stesso Renzi ci ha insegnato che Marchionne, secondo lui, ha fatto per l'Italia più dei sindacati. Viene da riderne ancora oggi, a ripensarci.
Non fa sorridere certo la fine della storia: gli Agnelli se ne sono partiti con il loro fagotto. Troppo difficile stare in un Paese in cui la ripresa è lo slogan di quattro paninari assurti al governo, devono aver pensato, meglio fare gli italiani sulla pelle degli altri. Tanto non ci smentisce nessuno, si saranno detti, anzi: ci celebrano.
Bene. Avanti così.
Buon giovedì.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Gli Agnelli che scappano nella penombra
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Se ci è concesso criticare
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https://left.it/2016/07/28/gli-agnelli-che-scappano-nella-penombra/
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https://left.it/2021/12/22/se-ci-e-concesso-criticare/
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> L’Unione Europea [ha annunciato](<http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-3861_en.htm>) venerdì scorso un pacchetto di misure per contrastare le nuove sanzioni che gli Stati Uniti hanno detto che imporranno all’Iran, come passo successivo alla [loro uscita](<https://www.ilpost.it/2018/05/08/trump-accordo-nucleare-iran-ritiro/>) dall’[accordo sul nucleare iraniano](<https://www.ilpost.it/2015/04/03/accordo-nucleare-iraniano/>). Il piano, che è stato rivelato dalla Commissione europea, permetterà ai paesi della UE di continuare a fare affari con l’Iran: e di fatto salvare l’accordo sul nucleare faticosamente firmato nel 2015 dopo anni di negoziati. Tra le altre cose il piano prevede la riattivazione del cosiddetto “blocking statute”, un regolamento risalente agli anni Novanta che, almeno sulla carta, dovrebbe permettere alle aziende europee di ignorare le nuove sanzioni statunitensi all’Iran senza il rischio di essere a loro volta penalizzate.
>
> Il piano della Commissione europea, le ambizioni delle aziende che negli ultimi due anni hanno cominciato a investire in Iran, i rapporti sempre più tesi tra Europa e Stati Uniti, sono argomenti che si intrecciano tra loro e sono diventati centrali nel dibattito politico ed economico a Bruxelles e a Washington, ma anche in diverse capitali europee. La questione non è per niente semplice, soprattutto per la complessità dei meccanismi usati per applicare le sanzioni statunitensi all’estero e per i delicati equilibri che l’accordo sul nucleare iraniano sta mettendo sempre più sotto pressione. Andiamo con ordine.
>
> Nelle ultime settimane il presidente statunitense Donald Trump ha minacciato di imporre nuove sanzioni all’Iran, ancora più dure di quelle già imposte in passato. Le minacce sono arrivate dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano, il quale prevede una serie di misure per limitare e controllare il programma nucleare sviluppato in Iran in cambio della rimozione di tutte le sanzioni economiche, a eccezione di quelle imposte per il sostegno del governo iraniano a gruppi considerati estremisti e terroristi, come il partito libanese Hezbollah. La decisione di Trump di tirarsi fuori dall’accordo è stata molto criticata sia dall’Unione Europea, che aveva attivamente partecipato ai negoziati, sia dal governo iraniano del presidente moderato Hassan Rouhani, il quale [ha subìto](<https://www.ilpost.it/2018/05/10/iran-ritiro-stati-uniti-accordo-nucleare/>) molte critiche interne per "essersi fidato" degli Stati Uniti.
>
> Il punto della questione è stato fin da subito uno: può l’accordo sul nucleare iraniano sopravvivere nonostante il ritiro e l'opposizione degli Stati Uniti? Possono le aziende europee continuare ad espandere il loro giro di affari in Iran senza il pericolo di essere sanzionate? La risposta non è semplice, anche perché dipende in buona parte dalla particolare struttura delle sanzioni americane, molto diversa da quella delle sanzioni europee.
>
> [Come ha spiegato l’ _Economist_](<https://www.economist.com/the-economist-explains/2018/05/17/the-effect-on-european-companies-of-american-sanctions-on-iran>), il problema delle sanzioni americane risiede nella loro “extraterritorialità”. Mentre le sanzioni europee possono essere applicate solo alle aziende e ai cittadini europei, per quelle statunitensi il discorso è diverso, perché sono fatte da due componenti. C’è una componente primaria che si applica a cittadini e aziende americane, a cui è imposto il divieto di commerciare e di sbloccare i conti di particolari individui del paese che si vuole colpire. C’è poi una componente secondaria, extraterritoriale, che si rivolge a soggetti non americani: prevede che qualsiasi società, ovunque abbia la sede, debba rispettare le sanzioni americane quando vengono usati i dollari per compiere le transazioni, e quando le stesse aziende hanno succursali negli Stati Uniti o sono controllate da americani.
>
> Il risultato è che alcune grandi aziende europee proveranno ad aggirare i limiti imposti per esempio facendo le transazioni direttamente in euro, ma potrebbe non bastare. I margini di manovra della UE per proteggere le sue aziende, ha scritto l’ _Economist_ , sono molto limitati. I problemi sono essenzialmente due, entrambi importanti.
>
> Il primo riguarda direttamente il piano annunciato dalla Commissione europea per prevenire il collasso dell’accordo sul nucleare, scenario praticamente inevitabile in caso di fuga delle aziende europee arrivate in Iran dopo la firma dell’accordo. Al centro del piano c’è la riattivazione del cosiddetto “blocking statute”, una misura usata dall’Europa nel 1996 per neutralizzare gli effetti extraterritoriali delle sanzioni americane sulle società europee che volevano investire in Libia, Iran e Cuba, tutti paesi allora presi di mira dagli Stati Uniti. La misura fu introdotta per tutelare i cittadini europei danneggiati dalle aziende che decidevano di rispettare le sanzioni extraterritoriali: quindi se un'azienda stava facendo affari in Iran non poteva smettere nel caso in cui la motivazione fosse stata legata agli effetti delle sanzioni americane. Il fatto è che da allora a oggi sono stati pochi i paesi europei ad avere adottato leggi nazionali per implementare la misura, e solo uno, l’Austria, ha iniziato un procedimento contro una società che ha violato il “blocking statute” – procedimento peraltro poi abbandonato.
>
> Inoltre c’è da considerare che molte grandi aziende europee con interessi globali potrebbero decidere di rinunciare comunque al mercato iraniano, per evitare di vedere i loro affari con gli Stati Uniti indeboliti dalle sanzioni. Jason Hungerford, partner dello studio legale internazionale Norton Rose Fulbright, [ha detto al _Financial Times_](<https://www.ft.com/content/1740471c-5a92-11e8-bdb7-f6677d2e1ce8>): «In passato quando le più grandi società non americane hanno dovuto scegliere tra rispettare il “blocking statute” dell’Unione Europea o rispettare le sanzioni americane hanno scelto praticamente sempre di rispettare le sanzioni americane».
>
> Il secondo problema è che, anche aggirando le nuove sanzioni che l’amministrazione americana ha minacciato di imporre all’Iran, gli spazi di movimento per le aziende europee continueranno a essere molto pochi. Come detto, anche durante gli ultimi tre anni, quando gli Stati Uniti erano dentro all’accordo sul nucleare, prima Obama e poi Trump hanno continuato a tenere in piedi le sanzioni legate all’appoggio da parte del governo iraniano di gruppi considerati terroristici. I soggetti più colpiti da queste sanzioni sono stati i soldati delle Guardie rivoluzionarie, un corpo militare iraniano d’élite molto vicino agli ambienti più conservatori del regime e legato direttamente ad Ali Khamenei, la Guida suprema, la carica politica e religiosa più importante del paese. Il fatto è che le Guardie rivoluzionarie, oltre a essere molto presenti fuori dai confini nazionali, sono potentissime e dominano i settori più strategici dell’economia iraniana: per molte aziende europee fare affari in Iran comporta il rischio di imbattercisi, che significa ogni volta il rischio di essere colpite a loro volta dalle sanzioni americane.
>
> Diversi analisti pensano che la questione in ballo in tutta questa storia non riguardi solo le sanzioni americane all’Iran e le mosse dell’Unione Europea per tutelare le proprie aziende. «Riguarda quello che sono oggi le relazioni transatlantiche», ha detto Cornelius Adebahr, un esperto di Iran del think tank Carnegie Europe.
>
> Le tensioni sull’Iran non sono state le prime degli ultimi mesi tra Unione Europea e Stati Uniti: in mezzo ci sono state anche le polemiche per le minacce di Trump di iniziare una [guerra commerciale con l’Europa](<https://www.ilpost.it/2018/03/11/trump-europa-dazi/>) e la crisi dovuta allo [spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme](<https://www.ilpost.it/2018/05/15/stati-uniti-ambasciata-gerusalemme-israele/>). Di recente i ministri e politici europei che hanno fatto dichiarazioni dure contro l’amministrazione americana sono stati diversi, tra cui Bruno Le Maire, ministro delle Finanze francese, che ha detto alla radio _Europe-1_ che l’Europa non dovrebbe accettare lo status di “vassallo” degli Stati Uniti. Sia la cancelliera tedesca Angela Merkel che la prima ministra britannica Theresa May hanno criticato la decisione di Trump e hanno ribadito che i rispettivi paesi continueranno a ritenersi vincolati all’accordo con l’Iran.
>
> Il problema, hanno fatto notare nelle ultime settimane diversi esperti, è che un conto è minacciare di fare qualcosa, un altro è avere la forza e la volontà di dare seguito alle minacce. Non sembra che oggi l’Europa sia in grado di sfidare apertamente gli Stati Uniti su un tema del genere. Come ha detto il presidente francese Emmanuel Macron la scorsa settimana, non ci saranno forzature: non c’è in Europa il desiderio di colpire le aziende americane come ritorsione per eventuali sanzioni a società europee, e l’impressione è che nessun governo si impegnerà davvero a obbligare le proprie aziende a stare in Iran, nel caso vogliamo andarsene.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Cosa succede ora alle aziende europee che fanno affari in Iran?
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Trump, Macron e l'accordo sul nucleare iraniano
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https://www.ilpost.it/2018/05/27/aziende-europee-affari-iran-sanzioni/
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https://www.ilpost.it/2018/04/25/trump-macron-accordo-nucleare-iraniano/
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>> Il **[collo lungo](<http://www.focusjunior.it/animali/animali-selvatici/perche-le-giraffe-hanno-il-collo-lungo>)** e flessibile di **queste stangone, le giraffe** (possono superare i 5 metri di altezza!) **ha sette vertebre** : proprio come il nostro e come quello di tutti i mammiferi. Per fare arrivare **il sangue alla testa** , pero, la strada e molto piu lunga di quella che percorre il [**sangue**](<http://www.focusjunior.it/scienza/natura/corpo-umano/viaggio-nel-corpo-umano-come-e-fatto-il-sangue>) negli uomini: percio hanno un [**cuore**](<http://www.focusjunior.it/scienza/natura/corpo-umano/alla-scoperta-del-corpo-umano-il-cuore>) grandissimo, **pesante ben 11 kg!**
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>> Guarda la fotogallery con il giraffino!
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>> Curiosita animali | Mamma giraffa e il suo cucciolo VAI ALLA GALLERY (N foto)
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>>
>> Il verso della giraffa
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>> **Ma che verso fa la giraffa**? Le giraffe sono tipe piuttosto silenziose, ma non mute. Infatti sono in grado di **emettere un 'ampia varieta di suoni**: i piccoli usano richiami simili a "belati", i maschi in calore fanno versi che sembrano **colpi di tosse**. Quando vengono infastidite, poi, le giraffe… **grugniscono e sbuffano**.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
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Quante vertebre ha il collo di una giraffa?E che verso fa la giraffa?
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10 curiosità interessantissime sui gufi!
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Dopo vari libri di critica e di poesia e a tre anni dal romanzo
Il farmaco
, che ha suscitato molti consensi e qualche polemica, arriva la seconda prova narrativa di Gilda Policastro:
Sotto
.
Già il titolo, asciutto, è un buon indizio del mondo e del modo della narrazione. L'ambiente è quello del precariato intellettuale che si muove nei meandri, se non nelle cloache dell'università di massa, alla ricerca di un posto di lavoro: borsisti, ricercatori, ex, attuali o aspiranti; professori che gestiscono il loro micropotere locale come arbitri interessati di destini vacillanti e che per questo si credono dei; galoppini di lungo corso; studentesse disposte, all'occorrenza, con la massima disinvoltura, a concessioni in passato ritenuti infamanti, per ottenere l’obolo di un voto da vecchi bavosi e dai loro servidorame, e le rispettive famiglie disfatte o in rapida dissoluzione, tenute insieme, finché è possibile, dal sesso o da qualche interesse, e più ancora da sentimenti ambivalenti in cui però prevale l'odio, o quanto meno una forte miscela di rancore e recriminazioni, specie tra madre e figlia. Qualche traccia di sentimenti famigliari positivi la evocano soltanto lontane memorie, o tradizionalissime nonne, peraltro morte o moribonde. I maschi lasciamoli perdere: qualità apprezzabili non ne hanno, e se qualcuna sembra affiorare ogni tanto, è solo di facciata: sotto non c’è niente; esattamente quello che meritano, del resto.
Sotto, è la dimensione che regna: sotto nelle gerarchie: la sottomissione, i rapporti di potere, il sottosopra del ribaltamento dei ruoli; e poi sotto le regole delle convenienze e gli abiti (in ogni senso), sotto i sentimenti, sotto le parole, in un mondo che è un sottomondo e tale resta in perpetuo, senza mai raggiungere la dignità dell'inferno, anche se chi lo abita a volte si compiace di credere che tale sia.
In quello che una volta si sarebbe chiamato il dominio dello spirito, si accampa incontrastata la dittatura del corpo, con le complicazioni psicologiche e emotive che gli fanno corona. Gli oggetti delle ricerche che dovrebbero essere il fulcro della vita dei protagonisti sono al massimo nominati di passaggio.
A parte un’eccezione, che non a caso riguarda uno scarto dal tracciato accademico che pure tutti denigrano, quello verso la scrittura narrativa di una delle due protagoniste, Alba (l'altra è la sua amica-avversaria-confidente-spregiatrice-ammiratrice Camilla), non si intravede passione che non sia legata a una remota possibilità di carriera, peraltro piuttosto miserabile date le condizioni anche economiche dell'istruzione nel nostro paese; mentre invece la carne e le sue esigenze, i suoi ricatti e le sue deficienze sono indagati in ogni possibile sfumatura: in particolare il sesso come sfogo, evasione, ripicca, noia, paura e gioia pronta a tramutarsi in breve in violenza o ricatto. Solo ogni tanto, una passione asimmetrica, che si finge soltanto carnale, porta sprazzi di appagamento.
Sono gli imperativi della carne in ogni sua occorrenza e manifestazione, i veri protagonisti: il cibo e il suo rifiuto, l’eccesso di magrezza e l’esuberanza delle forme, e poi umori, odori, fetori, alitosi, secrezioni e escrementi,
defaillances
e defezioni, rifiuti, resistenze e cedimenti (e quasi mai abbandoni, se non quelli dolorosi di mariti e amanti), decadenze, prodromi di disfacimento ancora in vita, malattie e morte, circoscrivono, e anzi costituiscono l’universo in cui tutto si radica. Anche le temporanee parvenze di amicizia con le sue incomprensioni e tenerezze, i sentimenti occasionalmente solidali ma sempre bacati da rivalità e competizioni, sembrano ruotare attorno alle ambizioni di indipendenza e di carriera e invece proprio nel corpo e dal corpo prendono avvio.
E' la malattia che si nutre della sanità, il deterioramento preconizzato, appena avvertito o presente: l'incapacità di crescere e di invecchiare. Soprattutto la vecchiaia è oggetto di uno sguardo a volte struggente (la nonna di Alba), ma più sovente spietato: delle sue brutture non una è risparmiata o attenuata, ma vengono al contrario sciorinate con minuzioso spregio quando si tratta di Ludwig, il baronetto universitario, o grande studioso che dir si voglia, ammirato in parte ma fisicamente repellente, che tiene le fila dei concorsi e pensa di poter gestire, almeno per un po', le giovani vite di candidate e studentesse, e ne è invece spesso in balia in ragione del rischio sempre incipiente del rifiuto umiliante, in un ribaltamento dei ruoli che sembra una delle costanti di ogni rapporto (chi lascia è lasciato, chi si sottrae cerca, chi rifiuta supplica...).
Non si invecchia bene, in
Sotto
, ammesso e non concesso che sia possibile. Ma non si sa nemmeno maturare bene. I bambini e i ragazzi, con sporadici momenti di respiro, sono carognette, pesi, bestioline fastidiose; gli adulti, bestie quasi sempre rivoltanti, assoggettate alle loro fregole di possesso e di umiliazioni date e subite; la maturazione impossibile: faticosa quando è in arrivo, subito deplorevole una volta che ci si accorge che non è mai arrivata a un compimento ed è invece subito trapassata in decadimento.
Gilda Policastro narra le storie di questi personaggi, le loro relazioni, i loro pensieri, adottando prospettive multiple e mutevoli. A volte dall'interno, altre dall'esterno; a volte come monologo anonimo o di ardua attribuzione, altre alternando riflessioni di Alba e Camilla; a volte attraverso dialoghi e narrazioni piane, altre mediante ellissi e scorci.
La costruzione è scandita in frammenti che vanno a incastrarsi in forme volutamente incompiute, lacerate come i personaggi e le loro esistenze, attraverso un linguaggio che si muove su registri differenti, di leggibilità nel complesso immediata, ma stratificato, con sottotesti che a volte vengono suggeriti in nota con brevi citazioni seguite dalle sigle degli autori in genere facilmente identificabili (prevalgono Proust e Gadda): rimandi che servono meno a dotare di una patente culturale la narrazione, che a farle da eco, illustrazione e controcanto non di rado ironico, e soprattutto a suggerire che anche le descrizioni più crude e le storie più aderenti, in apparenza, alla realtà, più ancora che necessariamente filtrate dalla letteratura, o dal linguaggio e dalle sue forme se si preferisce, vi trovano insieme l’occasione e l’origine.
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Gilda Policastro. Sotto
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>>>> Non tutti lo sanno, ma nel suggestivo paesaggio hawaiano di [Mauna Loa](<https://it.wikipedia.org/wiki/Mauna_Loa>), uno dei cinque vulcani dell’[isola di Hawaii](<https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Hawaii>) – la più grande dell’omonimo arcipelago vulcanico – a 2.500 metri sul livello del mare, si trova una base scientifica molto particolare. Il suo nome è [Hi-Seas](<https://www.hi-seas.org/>), acronimo di _Hawaii Space Exploration Analog and Simulation_ : è una cupola a due livelli e, come suggerisce il nome, rappresenta l’analogo di una base lunare e marziana dove vengono condotti esperimenti rilevanti per le future missioni a lungo termine di esplorazione sulla Luna e su Marte.
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/04/263034_web.jpg>)
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>>>> La base scientifica Hi-Seas di Mauna Loa, il vulcano situato sulla più grade delle isole dell'arcipelago hawaiano. Crediti: Hi-Seas
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>>>> Hi-Seas è semi-portatile, a basso impatto ambientale e progettata con tutte le caratteristiche specificate nell’[ _Analog Assessment Tool Report_](<https://www.nasa.gov/sites/default/files/atoms/files/analog_assessment_tools.pdf>), un documento redatto dallo Human Research Program Behavioral Health & Performance Element della Nasa nel quale sono descritti in dettaglio i requisiti che una stazione di ricerca deve soddisfare per essere definita l’ _analogo_ di una base spaziale. Ha un volume abitabile di 368 metri cubi e una superficie di circa 110 metri quadrati in cui sono presenti una zona notte, una cucina, un laboratorio, un bagno, una camera d’equilibrio simulata e un’area di lavoro “sporca”.
>>>>
>>>> Per un periodo di tempo variabile a seconda del tipo di missione, per sei ricercatori alla volta, Hi-Seas è la casa, la palestra, il laboratorio dove si fanno ricerche scientifiche sul cibo, sulle dinamiche dell’equipaggio, sui comportamenti e sulle prestazioni e dove si testano tecnologie spaziali proprio come se ci si trovasse sulla Luna o su Marte.
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>>>> Usciti dal campo base i ricercatori si trovano infatti immersi un paesaggio del tutto analogo a quello lunare e marziano, con pochissima vita vegetale e animale e una superficie costituita da uno strato di materiale che è simile alle [regolite](<https://it.wikipedia.org/wiki/Regolite#:~:text=La%20regolite%20%C3%A8%20l'insieme,come%20la%20Luna%20e%20Marte.>) basaltica dei due corpi celesti.
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>>>> Hi-Seas offre dunque isolamento fisico e somiglianza geologica a Marte e alla Luna. E per rendere il tutto ancora più realistico, tra l'equipaggio e il supporto missione c'è un sistema di comunicazione asincrona che impone un ritardo di 20 minuti, simile a quello di Marte, nelle conversazioni.
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>>>> Un membro dell'equipaggio di una missione alla base Hi-Seas mentre esplora i tunnel di lava di Mauna Loa. Crediti: Hi-Seas
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>>>> Ma non è finita. C’è infatti anche un’altra caratteristica interessante che accomuna l’ambiente lunare, quello marziano e l’area di Mauna Loa: [i tunnel di lava](<https://www.media.inaf.it/tag/tunnel-di-lava/>), o pirrodotti – canali scavati dall’attività vulcanica sotto la superficie. Sulla Luna queste formazioni potrebbero servire da rifugio per potenziali insediamenti umani. Su Marte sono obiettivi cruciali per la ricerca astrobiologica, poiché si ritiene che possano contenere firme biologiche. Una delle ultime missioni condotte nel sito hawaiano ha riguardato proprio l’esplorazione di questi tunnel, simulando dunque una missione esplorativa all'interno dei dotti marziani o lunari. Una buona occasione per testare nuove tecnologie come le tute spaziali che gli esploratori del futuro dovranno indossare.
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>>>> «Fare ricerca con le tute spaziali sotto i vincoli delle attività extra-veicolari rende tutto molto più difficile, e tutto richiede tre volte più tempo. Abbiamo bisogno di allenarci ampiamente sulla Terra per capire i metodi migliori e creare le migliori tute per Eva in modo da essere in grado un giorno di eseguire questo tipo di ricerca sulla Luna e su Marte», sottolinea **Michaela Musilova** dell'International Moonbase Alliance, direttrice di He-Seas e comandante della missione, che questa settimana ha presentato i [risultati](<https://meetingorganizer.copernicus.org/EGU21/EGU21-14600.html>) del progetto all'[assemblea generale 2021 della European Geosciences Union](<https://www.egu21.eu/>).
>>>>
>>>> Organizzata dall’International MoonBase Alliance ([Ima](<https://moonbasealliance.com/>)), un’associazione composta da scienziati, educatori e imprenditori di agenzie e industrie spaziali di tutto il mondo per promuovere lo sviluppo e l’implementazione di una base internazionale sostenibile sulla Luna, la missione ha riguardato lo svolgimento di una serie di progetti di ricerca di biochimica e geofisica nei tunnel di lava accessibili vicino all’habitat. I membri dell’equipaggio hanno esplorato e raccolto campioni indossando sofisticate tute spaziali e seguendo i rigorosi protocolli [Eva](<https://it.wikipedia.org/wiki/Attivit%C3%A0_extraveicolare>), facendo i conti con i pericoli, i limitati sistemi di supporto vitale e una serie di altri fattori rilevanti per le missioni di esplorazione spaziale.
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>>>> La missione, e in generale tutte quelle svolte nella base hawaiana, è gestita proprio come si farebbe nello spazio: i ruoli dell’equipaggio includono un comandante, un responsabile delle operazioni, un ingegnere e un responsabile delle comunicazioni scientifiche, oltre a specialisti per esperimenti particolari o progetti, come i biologi per studiare i biofilm nei tunnel di lava o per aiutare a condurre esperimenti, come il recente _LettuceGrow_ , in cui il team ha provato a coltivare la lattuga all'interno della base.
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>>>> «Ci sono ancora tante cose che dobbiamo imparare», conclude Musilova, «compreso il modo in cui gli esseri umani interagiscono in queste difficili condizioni».
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*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
*[attr]: attribute
*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
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In tuta spaziale alle Hawaii come su Marte
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Tutti a spasso su Marte
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https://www.media.inaf.it/2021/04/30/tubi-lavici-tuta-spaziale-hi-seas/
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https://www.media.inaf.it/2023/04/11/global-ctx-mosaic-mars/
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[ Belgrado, Serbia ](<https://www.ilpost.it/2019/08/10/sabato-10-agosto-2/belgrado-serbia-26/> "vai alla fotogallery") [Belgrado, Serbia](<https://www.ilpost.it/2019/08/10/sabato-10-agosto-2/belgrado-serbia-26/>) Belgrado, Serbia [Wagah, India](<https://www.ilpost.it/2019/08/10/sabato-10-agosto-2/aptopix-india-kashmir-pakistan/>) Wagah, India [La Mecca, Arabia Saudita](<https://www.ilpost.it/2019/08/10/sabato-10-agosto-2/la-mecca-arabia-saudita-8/>) La Mecca, Arabia Saudita [Hong Kong, Cina](<https://www.ilpost.it/2019/08/10/sabato-10-agosto-2/hong-kong-protests-19/>) Hong Kong, Cina [Kerpen, Germania](<https://www.ilpost.it/2019/08/10/sabato-10-agosto-2/aptopix-germany-climate-politics/>) Kerpen, Germania
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Sabato 10 agosto
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Venerdì 26 ottobre
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https://www.ilpost.it/2019/08/10/sabato-10-agosto-2/
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https://www.ilpost.it/2012/10/26/venerdi-26-ottobre/
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>> A chi non è mai capitato? Magari andando **al mare o in montagna** **per un weekend di relax** oppure a divertirsi dopo le fatiche di un anno di scuola.
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>> Per tradizione, in Italia, i fine settimana in prossimità delle feste di Natale, di Pasqua, quelli del mese di luglio e dell'inizio di agosto sono critici per il **traffico** : milioni di italiani **partono tutti assieme** in auto creando, spesso, **ingorghi tremendi** e danneggiando tantissimo l'ecosistema con i gas di scarico delle auto.
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>> **CODE DA RECORD**
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>> Ma **anche all 'estero** non scherzano affatto. In **Germania** , per esempio, quando nel 1989 si decise la riunificazione tra la Germania Ovest e la Germania Est, venne abbattuto il **muro** che, dal 1962, aveva diviso le zone a est e a ovest di [ **Berlino**](<http://www.focusjunior.it/scopro/storia/muro-di-berlino--un-crollo-che-ha-cambiato-il-mondo>). Subito, e **per mesi, milioni di tedeschi** si ammassarono alla frontiera per passare dall'altra parte, visto che **per i 28 anni precedenti** era stato vietato passare quel confine.
>>
>> Il culmine si raggiunse il 12 aprile 1990, quando si formò **una coda di oltre un milione e mezzo di veicoli**.
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>> **LA STORIA SI RIPETE (E L 'INGORGO PURE)**
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>> Dieci anni prima, in Francia, fu una serie di incidenti a creare **176 km di coda** in autostrada tra Lione e Parigi! E **in Cina** , a causa di lavori stradali, nel 2010 si è formato **un ingorgo lungo 110 km** : per smaltirlo ci sono voluti più di dieci giorni!
>>
>> E voi siete mai rimasti bloccati in un ingorgo tremendo? Che cosa avete fatto per passare il tempo in auto?
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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S.O.S traffico: i peggiori ingorghi stradali della storia
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2 agosto 1980: la strage di Bologna
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https://www.focusjunior.it/scienza/ambiente/ecosistema/i-peggiori-ingorghi-stradali-della-storia/
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https://www.focusjunior.it/scuola/storia/2-agosto-1980-la-strage-di-bologna/
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[](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_corriere/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_stampa/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_repubblica/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_sole24ore/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_fatto/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_messaggero/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_secoloxix/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_gazzetta_mezzogiorno/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_giornale/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_libero/>) [](<https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/20150518_gazzetta/>)
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Rassegna stampa, lunedi 18 maggio 2015
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Rassegna stampa, martedi 26 maggio 2015
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https://left.it/2015/05/18/rassegna-stampa-lunedi-18-maggio-2015/
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https://left.it/2015/05/26/rassegna-stampa-martedi-26-maggio-2015/
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>
> La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha detto che nei prossimi giorni chiederà al Parlamento della Scozia di votare [affinché venga organizzato un nuovo referendum sull'indipendenza dal Regno Unito](<https://www.theguardian.com/politics/blog/live/2017/mar/13/article-50-commons-lords-brexit-sturgeon-speech-corbyn-clarifies-his-position-on-second-scottish-independence-referendum-saying-hes-opposed-politics-live>), dopo quello del 2014 in cui i "No" vinsero con il 55 per cento dei voti. Sturgeon ha detto di pensare che abbia senso fare un nuovo referendum alla luce della prossima uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, decisa a sua volta con un referendum dello scorso giugno in cui però gli elettori scozzesi votarono a grande maggioranza per la permanenza nell'Unione. Sturgeon ha detto che la mutata situazione del Regno Unito ha cambiato molto le prospettive della Scozia e che l'uscita dalla UE ha spinto molte persone a riconsiderare la loro posizione sulla permanenza nel Regno Unito: secondo lei un nuovo referendum dovrebbe tenersi tra l'autunno del 2018 e la primavera del 2019, per dare la possibilità ai cittadini scozzesi di dire nuovamente la loro sul futuro del paese.
>
> Il primo ministro britannico Theresa May ha criticato le dichiarazioni di Sturgeon e la sua intenzione di indire un secondo referendum sull'indipendenza scozzese. In un'intervista a _BBC_ , May ha detto che il governo scozzese dovrebbe concentrarsi nel fornire i servizi pubblici agli scozzesi, invece che «giocare con il futuro» del Regno Unito: «La politica non è un gioco» ha detto May. Secondo May, inoltre, sarebbe la maggioranza degli scozzesi a non volere un altro referendum sull'indipendenza della Scozia.
>
> Sturgeon – che aveva promesso un nuovo referendum già dal giorno dopo il referendum su Brexit – ha risposto alle molte domande dei giornalisti che hanno seguito il suo discorso di oggi, spiegando di aver cercato un compromesso con il governo del Regno Unito per rendere Brexit meno dura per la Scozia (per esempio cercando un accordo per la permanenza nel mercato unico), ma di non aver trovato molti margini di trattativa. Sulle questioni più tecniche legate al referendum e a come sarà la Scozia dopo un'eventuale uscita dal Regno Unito (che moneta ci sarà? Il confine con l'Inghilterra sarà aperto o chiuso?), Sturgeon ha detto di non avere ancora un piano e di ritenere giusto che i dettagli vengano decisi in corso d'opera. Un sondaggio del _Guardian_ dice che al momento il sostegno per l'uscita dal Regno Unito in Scozia è al 49 per cento, ma con moltissimi elettori ancora indecisi e non opposti a quella possibilità.
>
> ### Il testo della legge su Brexit è stato approvato dal parlamento britannico
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> Lunedì 13 marzo la Camera dei Comuni del parlamento britannico ha esaminato in seconda lettura il progetto di legge che permetterà al Regno Unito di uscire dall’Unione Europea. Il testo della legge era stato emendato dalla Camera dei Lord e la Camera dei Comuni ha dovuto rivederlo, decidendo di respingere le modifiche; poi è toccato di nuovo alla Camera dei Lord, che ha rinunciato agli emendamenti inseriti in prima lettura. Il testo diventerà legge martedì, dopo il sigillo reale. Stando alla stampa britannica, Theresa May potrebbe comunicare formalmente al Consiglio europeo l'intezione di lasciare l'UE, facendo appello alla procedura di recesso secondo quanto previsto dall’articolo 50 del Trattato di Lisbona del 2009, l'ultima settimana di marzo.
>
> I due emendamenti che hanno ritardato il processo di approvazione erano stati inseriti all'inizio di marzo. [Il primo prevedeva](<https://www.ilpost.it/2017/03/01/la-prima-sconfitta-parlamentare-su-brexit/>) di concedere automaticamente anche dopo Brexit il diritto di residenza ai cittadini dei paesi dell’Unione che hanno già il domicilio nel Regno Unito: una cosa che riguardava più di 3 milioni di persone. L’emendamento era stato presentato dal Partito Laburista ed era stato sostenuto anche dai LibDem e da numerosi rappresentanti del Partito Conservatore, quello della prima ministra Theresa May. Il secondo emendamento, invece, era stato approvato dai Lord il 7 marzo e prevedeva di dare al parlamento il potere di porre il veto al futuro accordo su Brexit alla fine dei negoziati. Queste due modifiche erano state considerate la prima sconfitta su Brexit dal voto del referendum del giugno scorso.
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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La Scozia vuole fare un nuovo referendum sull'indipendenza
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Cameron tenta di tenersi la Scozia
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https://www.ilpost.it/2017/03/13/scozia-referendum-brexit/
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https://www.ilpost.it/2012/02/16/cameron-va-a-edimburgo/
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Tra le varie iniziative che sono state avviate a Milano in occasione di Expo c'è il [Mercato Metropolitano](<http://www.mercatometropolitano.it>) di Porta Genova – sui Navigli in via Valenza 2, dietro la zona di via Tortona e appena oltre la stazione – dove una volta c'era la fiera di Sinigaglia, il famoso mercato delle pulci che si è trasferito in zona Ripa di Porta Ticinese e in Pagano. Il Mercato Metropolitano è uno spazio che si estende per circa 15mila metri quadri: è molto frequentato per gli aperitivi e le cene, tra le altre cose. In un certo senso può essere considerato una via di mezzo tra una sagra di paese e un posto hipster (ricercato ma finto trasandato, un po' bohémien insomma).
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2351/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2351/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2353/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2358/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2363/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2364/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2365/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2367-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2369/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2372/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2374/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2390/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2378-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2376/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2393/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2394/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2398/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2404/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2401/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2406/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2414/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/img_2418/>)
Il Mercato Metropolitano è aperto tutti i giorni, dal lunedì a giovedì dalle 11 a mezzanotte, il venerdì dalle 11 alle 2, il sabato dalle 9 alle 2 di notte e la domenica dalle 9 a mezzanotte: fa parte di _[Expoincittà](<http://it.expoincitta.com>), _l’iniziativa creata dal Comune per coinvolgere il centro di Milano con Expo 2015 (che si tiene alla periferia nordoccidentale della città) _,_ ed è un'idea di Ambrogio De Ponti, presidente di _[Unaproa](<http://www.unaproa.com>)_ (Unione nazionale produttori ortofrutticoli agrumari e frutta in guscio) e dell'imprenditore Andrea Rasca per dare spazio ai piccoli e medi produttori artigiani del cibo italiano.
Il Mercato Metropolitano è formato da due parti, una all'aperto e una al coperto. Nella parte coperta ci sono molti stand, uno di fianco all'altro, dove si possono comprare focacce, piadine, piatti di salumi e formaggi, ma anche ostriche fresche e dolci. Di fianco ai tavoli, all'interno del mercato, la gente può sedersi per mangiare e c'è un distributore di vino: si paga alla cassa dove viene consegnato un codice da inserire nel distributore, che versa il vino scelto nel bicchiere. In fondo allo spazio coperto c'è un mercato, dove si possono comprare prodotti biologici, marmellate particolari e oggetti per la cucina.
Nella parte scoperta del Mercato Metropolitano ci sono molti posti – tavoli con sedie, rigorosamente diverse l'una dall'altra, pouf, sacchi di terra e panche di legno – è c'è un mercato di frutta e verdura fresche vendute direttamente dai produttori. Più avanti ci sono anche diversi stand e ape car che vendono street food – hamburger, panelle siciliane e friselle napoletane, tortellini e molte altre specialità – e birre artigianali o cocktail particolari, come quello del " _Rita_ ", un famoso locale milanese sui Navigli che propone drink molto buoni e ricercati (famoso il _gin zen_ con zenzero fresco pestato, gin, lime e soda, ghiaccio tritato). A fine serata il cibo avanzato viene recuperato da alcuni volontari del Banco Alimentare, per evitare sprechi, e viene consegnato alle circa 240 strutture caritative milanesi associate.
Il Mercato Metropolitano resterà sicuramente aperto fino a fine ottobre, per tutto il periodo di Expo, ma si sta discutendo di tenerlo aperto almeno fino a dicembre. Oltre alla vendita di cibo, nell’anfiteatro all’aperto vengono organizzati seminari e discussioni sui temi della sostenibilità dell’agroalimentare. Dal primo giugno il Mercato ospita una zona dedicata all'Arianteo, il cinema all'aperto organizzato dal cinema Anteo di Milano, con circa 500 posti a sedere e [un programma vario di film che verranno proiettati](<https://drive.google.com/file/d/0B26cU8Gu6jNrcEpxVnBXWFFtOWM/view>). Ci saranno anche [concerti dal vivo](<https://drive.google.com/file/d/0B26cU8Gu6jNrc3c1OUdCOVdZSkE/view>) e delle ["classi di cucina"](<https://drive.google.com/file/d/0B26cU8Gu6jNrbDhTZ0dCalMwT1U/view>), dove si possono imparare a fare varie ricette: i programmi completi si trovano [sul sito](<http://www.mercatometropolitano.it>).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Il Mercato Metropolitano, spiegato
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Brick Lane sta cambiando
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https://www.ilpost.it/2015/06/04/mercato-metropolitano-milano/
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https://www.ilpost.it/2015/05/27/brick-lane-foto/
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>
> In Thailandia c'è una specie di corso di aggiornamento per dipendenti pubblici, poliziotti e insegnanti in cui, all'interno di un campo militare, per un periodo compreso tra le due e le sei settimane, ci si addestra a dimostrare e diffondere la fedeltà nei confronti della monarchia. [Lo racconta un articolo di _Reuters_](<https://www.reuters.com/article/us-thailand-king-volunteers-insight/thai-king-creates-boot-camp-style-unity-courses-idUSKBN1XB2UY>), che ha parlato con alcune persone che hanno frequentato il corso: esiste dal marzo 2018 e finora lo hanno frequentato circa in tremila. Secondo gli esperti di politica thailandese il corso fa parte di una strategia del re Maha Vajiralongkorn, [incoronato ufficialmente](<https://www.ilpost.it/2019/05/06/incoronazione-re-thailandia-ultimo-giorno/>) a maggio, due anni dopo la morte del padre, per rafforzare il ruolo della monarchia nella società thailandese, più di quanto sia mai stato fatto dalla fine della monarchia assoluta nel 1932.
>
> Sette persone che hanno partecipato al corso di addestramento hanno detto a _Reuters_ che è organizzato in questo modo: ci si sveglia alle 5 del mattino per fare una leggera ginnastica insieme, si fa pratica per imparare alcuni saluti militari, e poi ci sono le lezioni sulla storia dei re thailandesi e quelle su come diffondere il rispetto e la fedeltà verso la monarchia durante il proprio lavoro.
>
> Alla fine del corso, chi lo ha completato tiene aggiornati gli organizzatori sui propri successi nella promozione della monarchia mandando le prove delle proprie attività – come foto e video delle persone "evangelizzate" sulla monarchia – attraverso un'app di messaggistica. Il dipendente pubblico Nattaporn Rathasilapin ha raccontato a _Reuters_ che dopo la fine del corso è stato inserito in un gruppo di trenta persone incaricato di parlare della monarchia ad almeno 8.900 persone nell'arco di alcuni mesi. Un altro ex partecipante del corso, che ha chiesto di restare anonimo, si è lamentato del fatto che tra gli obiettivi dei volontari c'è quello di far piangere di commozione le persone a cui parlano del re, anche quando si tratta di bambini nelle scuole, una pratica che ritiene manipolatoria.
>
> Prima dell'articolo di _Reuters_ non si sapevano molti dettagli sulla struttura del corso. È organizzato da un funzionario dell'ufficio del primo ministro, Theerapat Prayurasiddhi, che ha detto a _Reuters_ che la partecipazione è «strettamente volontaria» e che il ruolo del re e della monarchia è unire i cittadini. Il corso è legato anche all’attività di un corpo composto da circa sei milioni di volontari che fanno servizio civile per conto della monarchia. A insegnare sono funzionari governativi legati alla monarchia e funzionari militari. Il campo militare in cui avvengono le lezioni si trova a Bangkok, la capitale; i partecipanti vivono al suo interno, anche di notte, per tutta la durata del corso.
>
> Le dimostrazioni di rispetto e devozione nei confronti del re fanno parte della cultura thailandese tradizionale da sempre: nessun partito si oppone alla monarchia e insultare il re può portare a una condanna fino a 15 anni di carcere. Tuttavia con questo corso di addestramento sembra che si stia cercando di rafforzare questi sentimenti nella popolazione. Le persone che l'hanno frequentato hanno detto a _Reuters_ che molte lezioni erano dedicate a spiegare che la monarchia è l'unica soluzione per unire i cittadini divisi politicamente tra i partiti conservatori legati all'esercito e quelli populisti. Negli ultimi 15 anni le manifestazioni di protesta guidate dai primi hanno fatto cadere quattro governi guidati dai secondi. Le ultime elezioni, lo scorso marzo, non hanno risolto le divisioni nel paese.
>
> Sinchai Chaojaroenrat, uno studioso esperto della cultura e delle religioni thailandesi, ha detto a _Reuters_ che il corso di addestramento fa parte di una strategia per riempire le agenzie governative di persone molto attaccate alla monarchia. Da quando è diventato re, Maha Vajiralongkorn ha cercato di dimostrare la sua autorità in diversi modi: ad esempio nel luglio del 2017 ha fatto cambiare una legge del 1936 per riottenere il controllo dell'ufficio che si occupa dei beni della monarchia e che fino a quel momento era gestito dal ministero delle Finanze. Il mese scorso poi ha preso il controllo di due unità dell'esercito con sede a Bangkok.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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In Thailandia c'è un campo di addestramento per aumentare la fedeltà alla monarchia
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L'inchiesta contro il nipote del fondatore della Red Bull
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https://www.ilpost.it/2019/11/01/thailandia-campo-addestramento-fedelta-monarchia/
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https://www.ilpost.it/2013/09/04/arresto-erede-red-bull-thailandia/
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12 dicembre 2019 17:27
1. Calibro 35,
Stan Lee (feat. Illa J)
È tutto un rimaneggiare miti, spostare accenti, sovrapporre
Shaft
a
Star Trek
e, su un afflato galattico e supereroico, aggiungere un rapper old school di Detroit. Nell’universo dei Calibro 35, band di ultraterrena sottigliezza strumentale, una “voce che dice cose” è come un Big bang. Una nuova (e aliena) identità segreta svelata dal gruppo proiettato dai poliziotteschi ai b-movie di fantascienza, e ora risucchiato, verso il prossimo album
Momentum
, in quell’epica di cui sono fatti i Fantastici Quattro, Spiderman, Avengers e sogni adolescenziali vari.
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2. Ackeejuice Rockers, Jude & Frank, Lele Blade,
Medellín
Da Marostica, capitale delle ciliegie e base degli Ackeejuice, duo di smanettoni del ritmo già noti ai fan di Kanye West e Jovanotti, a partire da un giro di flauto preso da qualche disco di folk andino, con un condominio di ospiti. Per imbarcare il loro cargo di strabordanti ritmiche moombathon e latin house in una dimensione global/provinciale, tra rapper casoriani, balenciaga farlocche e “la plata la plata la plata”. Come quei bambini che girano con le magliette di
Narcos
, ma divertente.
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3. Guappecartò,
Vlado
’O Malamente, Frank Cosentini, Dott. Zingarone, Mr Braga, ’O Brigante: non è una batteria di loschissimi per la prossima stagione di
Gomorra
, ma un combo perugino-parigino di busker in bilico tra Balcani, violini tzigani, tanghi appocundrie e nostalgie di un novecento drammatico, in fuga dalla Fiume del dopoguerra alla Svezia, come quel fantomatico compositore croato da cui hanno adattato spartiti e melodie nell’album
Sambol-amore migrante
. Simbolico o meno, è un bel migrare, in una memoria di balere avventurose tra fisarmoniche e chitarre.
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numero 1336
di Internazionale.
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https://www.internazionale.it/opinione/pier-andrea-canei/2019/12/12/migranti-italiani
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>> Sabato sera al palazzetto di Sant Jordi di Barcellona, in Spagna, c'è stato il [primo grande concerto](<https://www.eldiario.es/politica/love-of-lesbian-devuelve-noche-5-000-personas-vieja-normalidad_1_7354962.html>) dall'inizio della pandemia da coronavirus nel paese. Circa 5mila persone si sono riunite per vedere la band pop-rock catalana Love of Lesbian: con l'obbligo di mascherina ma senza distanziamento fisico e dopo essere risultate negative a un test antigenico svolto nella stessa giornata di sabato.
>>
>> Il concerto è stato il primo appuntamento del “Festival per la Cultura Sicura”, iniziativa promossa dalle principali istituzioni catalane con l'obiettivo di valutare se eventi come questi, che raccolgono migliaia di persone, si possano svolgere in sicurezza e se le modalità messe in pratica funzionino. Secondo due degli organizzatori del concerto, Jordi Herreruela e Ventura Barba, il pubblico dei Love of Lesbian era «più sicuro dentro [al palazzetto] che fuori, passeggiando per strada o tra i tavoli esterni di un bar».
>>
>> «Benvenuti a uno dei concerti più emozionanti della nostra vita», ha detto al pubblico il cantante dei Love of Lesbian, Santi Balmes. Durante il concerto, i partecipanti hanno cantato e ballato normalmente, come avrebbero fatto a un concerto prima della pandemia, tranne che per l'obbligo di indossare la mascherina. Sono stati «meravigliosi ed educati» ed «è andato tutto bene», ha detto Balmes dopo il concerto. Data la complessità della situazione, secondo gli organizzatori del concerto la serata è andata bene e questo è un buon segnale in previsione di una lenta ripartenza dei concerti dalla prossima estate.
>>
>> I primi partecipanti sono entrati nel palazzetto di Sant Jordi attorno alle 17.15. Gli ingressi erano scaglionati e divisi in quattro punti di accesso. A ogni persona veniva provata la febbre e consegnata una mascherina FFP2, da sostituire a quella che indossava al momento dell'arrivo. All'interno del palazzetto, il pubblico era diviso in tre zone, tutte nella platea, ciascuna con i suoi bagni e servizi bar separati. Durante il concerto non c'era l'obbligo di mantenere il distanziamento fisico e l'impianto di ventilazione era acceso al massimo.
>>
>> Prima di arrivare al palazzetto, i partecipanti dovevano essere risultati negativi a un test antigenico svolto tra le 8 e le 16 dello stesso giorno. Per l'occasione erano stati allestiti appositamente alcuni punti dove effettuare i test sia presso il palazzetto che in altri tre locali e discoteche di Barcellona: il Luz de Gas, il Razzmatazz e la Sala Apolo.
>>
>> Tutte le informazioni relative al concerto, compresi i risultati dei test antigenici, si potevano consultare attraverso un'apposita app.
>>
>>> Más de 5.000 mil personas asistieron al primer concierto masivo que se celebra en España, en tiempos de pandemia. Sin distancia de seguridad pero con mascarilla y un test de antígenos. [@loveoflesbian](<https://twitter.com/loveoflesbian?ref_src=twsrc%5Etfw>)
> En [#Canarias](<https://twitter.com/hashtag/Canarias?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) se está preparando uno similar, para Octubre. [#Tn1Canarias](<https://twitter.com/hashtag/Tn1Canarias?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [pic.twitter.com/FJm09JukaN](<https://t.co/FJm09JukaN>)
>>>
>>> -- RTVC (@RTVCes) [March 28, 2021](<https://twitter.com/RTVCes/status/1376176921348878342?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> Il giornale catalano _La Vanguardia_ [ha spiegato](<https://www.lavanguardia.com/cultura/20210328/6612706/concierto-antigenos-sant-jordi-barcelona-love-of-lesbian.html>) che i biglietti costavano tra i 23 e i 27 euro e che le attività necessarie per garantire la sicurezza durante il concerto hanno fatto aumentare di circa 50mila euro le spese di organizzazione dell'evento, che inizialmente ammontavano a 200mila euro.
>>
>> Ciononostante, secondo gli organizzatori gli inconvenienti sono stati minimi: soltanto sei delle circa 5mila persone testate prima del concerto sono risultate positive al coronavirus e tutti i controlli all'ingresso hanno fatto ritardare l'inizio del concerto di 30 minuti, un risultato che data la complessità dell'organizzazione è stato del tutto accettabile. I biglietti del concerto erano stati venduti tutti nel giro di poche ore.
>>
>> Il concerto della band spagnola Love of Lesbian al palazzetto di Sant Jordi a Barcellona. 27 marzo 2021 (EPA/ Alejandro Garcia via ANSA)
>>
>> Quello di sabato è stato il primo concerto con così tante persone dall'inizio della pandemia in Spagna e nelle ultime settimane ci sono stati “esperimenti” simili anche nei [Paesi Bassi](<https://www.dutchnews.nl/news/2021/03/back-to-live-dutch-test-how-to-have-a-party-like-its-2019/>). Lo scorso dicembre sempre a Barcellona c'era stato [un altro concerto](<https://www.eldiario.es/catalunya/concierto-distancias-sala-apolo-acaba-contagios_1_6643258.html>) di prova con circa 500 partecipanti alla Sala Apolo, un locale più piccolo. Anche in quell'occasione non era previsto distanziamento fisico ed era andato tutto bene: dai controlli effettuati dopo l'evento nessuno dei partecipanti era stato contagiato durante il suo svolgimento.
>>
>> Gli obiettivi del concerto di sabato erano però più ambiziosi, sia per via del numero dei partecipanti, sia in vista dell'organizzazione di prossimi eventi. Il medico Josep Maria Llibre, uno dei responsabili degli studi scientifici sui concerti organizzati in Spagna, [ha detto](<https://www.france24.com/en/live-news/20210327-in-barcelona-5-000-fans-attend-gig-for-covid-trial>) ad _AFP_ che nei prossimi 14 giorni i medici terranno sotto controllo il pubblico per capire se qualcuno sarà stato contagiato durante il concerto.
>>
>> **– Leggi anche:** [Il Louvre prova a diversificare](<https://www.ilpost.it/2021/03/08/louvre-merchandising/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Il concerto con 5mila persone in un palazzetto di Barcellona
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Il concerto con 5mila persone a Barcellona è stato un successo
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https://www.ilpost.it/2021/03/29/coronavirus-concerto-barcellona-5mila-persone/
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https://www.ilpost.it/2021/04/27/concerto-barcellona-coronavirus-contagi/
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Cosa c’è nella testa di Putin? Per provare a dare una risposta a questa domanda, concentrandosi sulle influenze ideologico-filosofiche del capo del Cremlino, il filosofo francese ma di origini russe, Michel Eltchaninoff, direttore della rivista _Philosophie Magazine_ , ha pubblicato un libro nel 2015, l’anno dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. _Nella testa di Putin_ esce ora con una nuova edizione e con un nuovo capitolo (in Italia pubblicato da Edizioni e/o).
Secondo Eltchaninoff, Putin avrebbe costruito negli anni una propria filosofia-ideologia “patchwork” influenzato da Dugin (v. _Left_ dell’8 aprile, _ndr_ ), il guru del nuovo eurasianesimo, un…
_* L’autrice: Manuela Petrucci è psichiatra e psicoterapeuta_
L'articolo prosegue su Left del 15-21 aprile 2022
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*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Le nubi nere dell’indifferenza e il sol dell’avvenire
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L’araldo di Putin
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https://left.it/2022/04/16/le-nubi-nere-dellindifferenza-e-il-sol-dellavvenire/
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https://left.it/2022/04/10/laraldo-di-putin/
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[Eastern Summer](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-8/>)
[Jonathan May](<http://jonathanmayphotography.com/>) è un fotografo di Sydney che ha vinto molti premi in Australia e ha esposto i suoi lavori in diverse gallerie in giro per il mondo. Tra i suoi lavori più interessanti c'è una serie che May ha realizzato nell'estate del 2011 in giro per l'Ucraina dal titolo _Eastern Summer_ , un "racconto visuale" dell'estate vissuta in un paese straniero in cui i riti e le tradizioni del passato stridono con la modernità: le sue foto mostrano dei personaggi bizzarri nelle situazioni tipiche in cui ci si trova nei mesi caldi, al mare, in un parco o aspettando un treno in stazione, sempre alla ricerca di un sottile umorismo e utilizzando colori e trattamenti particolari per aumentare l'esperienza visiva. La serie completa e gli altri lavori di Jonathan May si possono vedere [sul suo sito](<http://jonathanmayphotography.com/>) e sul [suo blog](<http://jonathanmayphotography.com/blog>).
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-8/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-23/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-21/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-22/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/eastern-summer-24/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Un'estate a Est
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Paesaggi abruzzesi, fotografati da Michael Kenna
| 0.854425 |
https://www.ilpost.it/2015/07/22/eastern-summer-jonathan-may/
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https://www.ilpost.it/2017/07/21/foto-abruzzo-michael-kenna/
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30 novembre 2012 20:54
M’ama, non m’ama? M’ama, non m’ama? Da giorni la diplomazia israeliana si aggirava per Roma con margherite in mano e sguardo rivolto verso i palazzi.
I tedeschi avevano già espresso la loro posizione, dai francesi nessuno si aspettava nulla e tutti speravano che gli spagnoli avrebbero cambiato idea all’ultimo momento. Ma gli italiani? Proprio quell’Italia che poco più di un anno fa aveva promesso che non avrebbe mai lasciato solo Israele. L’Italia, alleata numero uno (a volte anche la numero due) d’Israele, quella che nel maggio del 2011 (governo Berlusconi) aveva promesso di amarlo, consolarlo, proteggerlo nei momenti di necessità!
È possibile desiderare una relazione e un amore che durino tutta la vita come per i matrimoni cattolici? Il tradimento, invece, è avvenuto quasi in diretta. Le avvisaglie c’erano già, come sempre, anche se nessuno le ha volute vedere.
Alla fine, si pensava in Israele con il classico ottimismo dell’ultimo momento, un governo tecnico, impegnato com’è, non avrà mai il tempo di pensare, rivedere e poi cambiare posizione. E poi, dopo tutte quelle visite e gli incontri bilaterali…
Invece l’Italia ha espresso il suo no votando sì all’assemblea generale dell’Onu a favore del riconoscimento alla Palestina dello status di stato osservatore.
“Non cambia niente”, borbottavano a denti stretti gli israeliani prendendo un bel respiro per mantenere la calma. Alla fine è solo l’Onu, lo stesso definito nel 1957 da David Ben Gurion uno
shmumo
, praticamente un niente, espressione diventata un mantra per sminuire l’organizzazione che non ha sempre deciso come gli israeliani avrebbero voluto. “È cambiato tutto”, festeggiavano i palestinesi per strada. Con quella gioia ed emozione nella anche quale gli israeliani avrebbero potuto riconoscersi, se solo avessero voluto.
Finita la gara di popolarità (campo in cui gli israeliani non hanno mai saputo brillare), tutti sono andati a dormire. Chi solo, chi in compagnia, chi per festeggiare un possibile futuro, chi decidendo come ritorsione la costruzione di tremila nuovi insediamenti nelle colonie, ripetendo vecchi errori del passato.
Oggi, svegliato con il mal di testa del giorno dopo, circondato da margherite schiacciate e tante memorie amare da aggiungere, Israele ha lanciato uno sguardo preoccupato a destra, un altro a sinistra, ha contato su meno di due mani gli ultimi amici rimasti. Ha pensato di nuovo che tanto non è cambiato niente, che forse è colpa della pioggia e all’inverno da passare sotto una coperta singola.
Ma se anche fosse così, se niente è cambiato, Israele si ritrova sempre come una volta. Solo.
Italia
Israele
Palestina
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L’Onu e le margherite
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Conclave israeliano
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https://www.internazionale.it/opinione/sivan-kotler/2012/11/30/lonu-e-le-margherite
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https://www.internazionale.it/opinione/sivan-kotler/2013/03/17/conclave-israeliano
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15 marzo 2018 11:30
Nella Ghuta orientale, la regione intorno a Damasco, il regime di Bashar al Assad bombarda senza sosta da tre settimane. L’attacco è “una delle più brutali campagne militari mai viste in sette anni di guerra”,
scrive Al Araby
. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani l’assedio ha intrappolato nella zona 400mila persone, e vi hanno perso la vita almeno 1.162 civili, inclusi 241 bambini.
Da tre settimane gli abitanti della Gutha orientale vivono quindi sottoterra: “Come nel medioevo, senza acqua, elettricità o medicinali”, spiega Layla Bakri, un’ingegnera agricola di Duma che
descrive a Middle East Eye
la sua vita: “Le donne provano ad andare avanti insieme a bambini e anziani. Sembra di vivere dentro le tubature delle fognature, senza aria né luce”. Le malattie della pelle e le infezioni polmonari si stanno diffondendo a gran velocità per via della sovrappopolazione e per la mancanza di strutture igieniche. “Non possiamo fare una doccia o lavarci da settimane, e l’odore è diventato insostenibile”. Senza aiuti alimentari, le provviste di cibo stanno finendo, aggiunge ancora Bakri ed “è straziante sentire mia figlia chiedere cibo e non avere niente da darle”.
Il giornale di opposizione siriano
Zaman al Wasal spiega
anche che la popolazione non osa uscire allo scoperto, nemmeno per seppellire i morti e così a Duma “una settantina di persone è stata sepolta nel parco della città perché i familiari non potevano raggiungere il cimitero in sicurezza”.
Dopo tre settimane di assedio e di bombardamenti, il tono e le condanne internazionali aumentano.
Il 24 febbraio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva emesso la risoluzione 2401 che chiede un cessate il fuoco di 30 giorni. Ma russi e siriani hanno continuato gli attacchi come se non fosse mai stata scritta. Mark Lowcock, coordinatore dell’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, ha presentato un
resoconto della situazione
davanti al Consiglio di sicurezza:
La risoluzione del Consiglio di sicurezza 2041 è stata applicata? C’è un cessate il fuoco in Siria? No e no. Le agenzie dell’Onu hanno potuto far entrare i convogli umanitari nelle zone assediate? No. I civili hanno potuto lasciare la Ghuta orientale? No. Se non ci sono stati accessi umanitari in seguito alla risoluzione, che cosa è successo nei seguenti giorni? Più bombardamenti. Più combattimenti. Ancora più morti. Più distruzione. Più fame. Più miseria. In altre parole, è andata ancora peggio.
Secondo l’
ambasciatrice statunitense all’Onu, Nikki Haley
, “la Russia ha programmato almeno venti raid di bombardamenti al giorno nei primi quattro giorni successivi alla risoluzione di cessate il fuoco” e ha aggiunto: “Dobbiamo dire alle nazioni determinate a imporre la loro volontà tramite attacchi chimici e inumane sofferenze – e in particolare al regime siriano – che gli Stati Uniti sono pronti ad agire se necessario”.
Il presidente francese Emmanuel Macron
ha insistito
sulla linea rossa rappresentata dall’uso delle armi chimiche, aggiungendo che “le concessioni sul campo fatte dalla Russia, dal regime siriano e dai suoi alleati iraniani non sono state sufficienti”.
L’
agenzia stampa governativa siriana Sana
conferma la conquista di molti villaggi della Ghuta orientale, e ribadisce che i bombardamenti servono a cacciare i terroristi dalla regione e che l’esercito continua ad “assicurare un corridoio umanitario per lasciare passare i civili tenuti in ostaggio dalle organizzazioni terroristiche che li utilizzano come scudi umani”.
La strategia immutabile di Assad
Secondo l’editoriale del giornale di opposizione siriano Sada Al Sham, “il destino della rivoluzione si gioca nella Ghuta orientale”, zona che resta l’ultimo ostacolo al progetto iraniano. “Per il regime dev’essere distrutta, come dev’essere annientato lo spirito della resistenza. La Ghuta orientale è l’ultimo ostacolo prima di avere il pieno controllo dei dintorni di Damasco intorno alla moschea di Saida Zeynab, luogo sacro sciita. Dopo la caduta della Ghuta e il trasferimento dei civili, l’intera rivoluzione sarà sepolta”.
Il regime di Assad usa sempre la stessa strategia: bombardare senza sosta e ridurre la popolazione alla fame per permettere un controllo totale dell’intera regione di Damasco. Lo spostamento della popolazione sta avvenendo in questi giorni anche da un altro quartiere di Damasco:
fonti vicine ad Al Araby
hanno segnalato circa quaranta autobus usciti del quartiere di Al Qadm, a sud della capitale, con la Mezzaluna rossa siriana. Gli autobus portavano alcuni militanti dei Muhjadin dell’islam e dell’Unione islamica al Sham, accompagnati da 300 famiglie che avevano rifiutato un accordo con il regime.
Il 13 marzo, invece, circa 150 feriti gravi sono stati trasferiti in seguito a un accordo tra le Nazioni Unite e uno dei principali gruppi ribelli della zona, Jeish al Islam, ma è ancora poco: come ha denunciato Raad al Hussein, l’alto commissario per i diritti umani all’Onu, nella Ghuta orientale è in atto “un’apocalisse pianificata e programmata”.
Siria
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La vita impossibile nella Ghuta assediata
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L’Afghanistan rischia il collasso
| 0.849511 |
https://www.internazionale.it/bloc-notes/catherine-cornet/2018/03/15/vita-ghuta-assedio
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https://www.internazionale.it/magazine/rachida-el-azzouzi/2022/01/27/l-afghanistan-rischia-il-collasso
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>
> Anche per domani le previsioni del tempo dicono che ci sarà brutto tempo in diverse zone d’Italia. Al **Nord** sarà nuvoloso sulle aree alpine e prealpine, con pioggia intensa sulle regioni occidentali e nel pomeriggio anche in alcune aree della Lombardia occidentale. Verso sera le cose miglioreranno un po’.
>
> Nel **Centro** pioverà nelle regioni orientali, ma quasi ovunque sarà nuvoloso. In Toscana, nel Lazio e in Umbria ci sarà una diminuzione delle temperatura massime, che invece aumenteranno in Sardegna.
>
> Nel **Sud** ci saranno temporali nelle regioni tirreniche, e in mattinata sarà nuvoloso un po’ ovunque. Nel tardo pomeriggio la situazione migliorerà, a partire dalle regioni adriatiche.
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2018/10/10/meteo-previsioni-domani-giovedi-11-ottobre/mattina-78/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2018/10/10/meteo-previsioni-domani-giovedi-11-ottobre/mattina-78/>) Mattina [](<https://www.ilpost.it/2018/10/10/meteo-previsioni-domani-giovedi-11-ottobre/pomeriggio-153/>) Pomeriggio [](<https://www.ilpost.it/2018/10/10/meteo-previsioni-domani-giovedi-11-ottobre/sera-127/>) Sera [](<https://www.ilpost.it/2018/10/10/meteo-previsioni-domani-giovedi-11-ottobre/notte-130/>) Notte
>
> _Le mappe e le previsioni arrivano[dal sito dell’Aeronautica Militare](<http://www.meteoam.it/>), quello che dovete visitare se volete previsioni affidabili e [stare alla larga](<https://www.ilpost.it/2017/08/09/meteo-siti-per-informarsi-previsioni/>) da allarmismi inutili._
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Le previsioni meteo per giovedì 11 ottobre
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Meteo: le previsioni per lunedì 10 dicembre
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https://www.ilpost.it/2018/10/10/meteo-previsioni-domani-giovedi-11-ottobre/
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https://www.ilpost.it/2018/12/09/previsioni-meteo-domani-lunedi-10-dicembre/
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“Dal primo giorno di questa guerra voi avete condiviso con noi il nostro dolore e aiutate di cuore gli ucraini, gli ucraini ricorderanno sempre il vostro calore, il vostro coinvolgimento e la vostra forza che deve fermare una sola persona, una sola, affinché ne sopravvivano milioni”. Collegato in video conferenza, Volodymyr Zelensky parla a deputati e senatori riuniti nell'emiciclo di Montecitorio in un clima di grande emozione. L'accoglienza straordinariamente calorosa tributata del Parlamento italiano al presidente ucraino non appare incrinata dalle polemiche su alcune assenze variamente motivate.
> “Il nostro popolo è diventato l’esercito – spiega Zelensky ricordando in apertura anche il colloquio con il Papa – quando ha visto che male porta con sé il nemico, quanta devastazione lascia dietro di sé e quanto spargimento di sangue si deve vedere”.
“Ci sono migliaia di feriti, decine di migliaia di famiglie distrutte, centinaia di migliaia di vite distrutte come il loro futuro, milioni di case abbandonate e tutto questo è iniziato da una persona”, racconta con tono accorato il leader ucraino, che non cita mai espressamente Putin. E perché la dimensione della tragedia sia ancora più chiara paragona Mariupol, una città portuale da mezzo milione di abitanti, alla nostra Genova: “A Mariupol non c’è più niente, solo rovine. Immaginate una Genova completamente bruciata dopo tre intere settimane di assedio, di bombardamenti, di spari che non smettono neanche un minuto. Immaginate la vostra Genova dalla quale scappano le persone a piedi con le macchine, con i pullman, per arrivare dove è più sicuro”.
Zelensky aggiorna anche il tragico bilancio dei bambini vittime delle guerra: 117, e chiede che siano aumentate le sanzioni e le pressioni per fermare una guerra “preparata da anni da una persona sola”. “Parlo da Kiev”, sottolinea il leader ucraino, “la capitale da cui inizia la grande cultura di un grande popolo”. Come Roma e come ogni altra città del mondo avrebbe diritto a “una pace duratura”, ma intanto è qui – sottolinea ancora – che oggi cadono i missili e le truppe russe seminano violenza e distruzione.
Ma “il loro obiettivo è l'Europa, influenzare le vostre vite, distruggere i vostri valori: l'Ucraina è il cancello per l'esercito russo”. Gli farà eco poco dopo Mario Draghi intervenendo nell'aula della Camera: “Oggi l'Ucraina non difende solo se stessa. Difende la nostra pace, la nostra libertà, la nostra sicurezza”. Il presidente del Consiglio definisce “eroica” la resistenza di tutti i luoghi “su cui si abbatte la ferocia del presidente Putin” e afferma che “l'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea” anche se il percorso non sarà breve. “Quando l'orrore il sopravvento sembrano avere il sopravvento – afferma Draghi – proprio allora dobbiamo difendere i diritti umani e civili, i valori democratici. A chi scappa dalla guerra, dobbiamo offrire accoglienza. Di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con gli aiuti, anche militari, alla resistenza.
Al crescente isolamento del presidente Putin, dobbiamo opporre l'unità della comunità internazionale”. Insieme alla Ue, ribadisce il premier,“siamo pronti a fare ancora di più” sul fronte degli aiuti all'Ucraina e delle sanzioni che “hanno l'obiettivo di indurre il governo russo a cessare le ostilità e a sedersi con serietà, e soprattutto con sincerità, al tavolo dei negoziati”.
Draghi mette in particolare risalto “la solidarietà mostrata dagli italiani verso il popolo ucraino” che è “enorme”. I rifugiati sono già oltre 60 mila, per la maggior parte donne e minori. “Gli italiani hanno spalancato le porte delle proprie case e delle scuole”, con “quel senso di accoglienza che è l'orgoglio del nostro Paese”, e continueremo in questo senso “grazie al lavoro incessante e alla grande professionalità delle Regioni, dei Comuni, della Protezione civile, degli enti religiosi, di tutti i volontari”, perché “davanti all'inciviltà l'Italia non vuole voltarsi dall'altra parte”. Nel suo intervento Zelensky aveva ricordato che in Italia è nato il primo bambino ucraino la cui madre è scappata dalla guerra e che decine di bambini ucraini sono nei nostri ospedali: “Noi vi siamo molto grati – aveva ripetuto ancora una volta il presidente ucraino – e aspettiamo quando potranno tornare in un’Ucraina di pace”.
Scarica l’articolo in [pdf](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=1013387&action=seed_download_download&type=pdf>) / [txt](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=1013387&action=seed_download_download&type=txt>) / [rtf](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=1013387&action=seed_download_download&type=rtf>) /
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Zelensky alla Camera dei Deputati: "Immaginate Mariupol come Genova". Draghi: "Difendete la nostra pace e la nostra libertà
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Von der Leyen: "Putin ha fallito. Giovani russi usati come carne da macello". Europa a fianco dell'Ucraina
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https://www.agensir.it/europa/2022/03/22/zelensky-alla-camera-dei-deputati-immaginate-mariupol-come-genova-draghi-difendete-la-nostra-pace-e-la-nostra-libera/
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https://www.agensir.it/europa/2023/02/24/von-der-leyen-putin-ha-fallito-giovani-russi-usati-come-carne-da-macello-europa-a-fianco-dellucraina/
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Umanità Nova - Archivio 2005 - art3601
Umanità Nova, numero 6 del 20 febbraio 2005, Anno 85
Foibe: "giornata dell'odio"
La memoria seppellita
Le radici politiche della Giornata della Memoria del 10 febbraio
data che ricalca quella del 1947, quando si firmò il Trattato di
Pace con il ridimensionamento del confine orientale, in parte ceduto
alla Jugoslavia- affondano nella secolare Propaganda di Stato per "fare
gli Italiani". Già nell'Italia unita del 1861 la classe
dirigente si rendeva conto di avere a che fare con una serie assai
diversa di società locali e regionali (con lingue, costumi e
perfino misure differenti). Non sarebbe stato facile farsi obbedire, e
spesso nemmeno farsi capire, in questa babele di culture e tradizioni.
A tale scopo la scuola e l'esercito furono mobilitati con i loro
apparati capillari di creazione del consenso e della sottomissione. La
cultura e la gerarchia si fondevano progressivamente in una miscela di
nozioni e di autoritarismo nell'istruzione pubblica, di violenza e di
spirito espansionista nelle strutture armate basate sulla leva
obbligatoria. Il sistema, civile e militare, ruotava su uno spirito a
metà tra il vittimismo e l'esaltazione delle patrie
qualità. Chi non ricorda l'imposizione di modelli deprimenti (ma
esaltanti per il potere di tutto il Novecento) inseriti in opere
nazionalpopolari come "Cuore" di De Amicis o "Il piccolo alpino" di
Salvatore Gotta?
Nel secolo XXI, nell'era dell'informatica e della globalizzazione, i
contenuti della propaganda nazionalista sono cambiati solo in minima
parte. Gli Italiani (la maiuscola è significativa) sono stati,
per antonomasia, della "brava gente", mai aggressiva né cinica,
ma sfortunata e incompresa, oltre che sfruttata dagli Altri, molto
più brutali e sanguinari. Ovviamente tale impostazione conosce
adattamenti e trasformazioni nelle varie fasi dello Stato italiano, dal
postrisorgimento al liberalismo, dal fascismo alla repubblica.
Ora il governo di destra conferisce un dato di ufficialità
alla destra ex missina, i suoi presupposti ideologici e di lettura
storica, peraltro assai semplificati, sono usciti dalle conventicole di
nostalgici patetici, di ex militari frustrati, di giovani squadristi
per approdare alle sedi istituzionali, cioè televisive (con
Maurizio Gasparri ministro delle Comunicazioni) e ministeriali (da
Gianfranco Fini a Mirko Tremaglia). E l'ex MSI, che negli anni '70
rischiò di finire fuori legge per "ricostituzione del partito
fascista", proibita dalla Costituzione, sta acquisendo sempre nuovi
spazi e poteri come parte fondamentale del governo Berlusconi. Da parte
sua, il presidente Carlo Azeglio Ciampi, continuamente dedito ad
affermazioni patriottiche, ci tiene ad apparire moderno e tollerante,
ma la linea nazionalista e militarista non gli è estranea.
Tutt'altro. Come si è visto nella vicenda della Cina, enorme
mercato da conquistare anche sbloccando la vendita libera di armamenti
(e in tal modo negando i diritti umani calpestati col massacro di
Piazza Tien An Men del 1989).
In fin dei conti la sirena militarista, vestita da export e da
affari vari e spesso inconfessabili, viene ascoltata e assecondata da
pressoché tutti i politici dediti alla esaltazione della
presunta potenza economica dell'Italia. Ascoltate questa frase: "Solo
un paese unito può essere competitivo e vincente". Chi l'ha
pronunciata? Potrebbe essere tranquillamente l'ex fascista Fini. Oppure
l'ineffabile Berlusconi, ora un po' appannato. Invece è il parto
di una delle menti migliori della sinistra, quel Luciano Violante che,
non a caso, ha dialogato in questi termini a Torino con l'amico Fini.
Pochi giorni fa i due hanno piacevolmente ricordato il loro primo
incontro avvenuto sette anni fa a Trieste, città che nel revival
neonazionalista gioca un ruolo di primo piano.
Ecco che la retorica da paracadutista dell'ex repubblichino (il
Tremaglia, appunto) si sposa bene con il discorso sulla "memoria
condivisa" che sta alla base della Giornata della Memoria -votata da
quasi tutto il Parlamento gioioso -, che costituisce un appuntamento
ricorrente per le forze nazionaliste presenti in tutti i partiti e a
tutti i livelli. Il 10 febbraio quindi tutti i cittadini ossequiosi e
consapevoli del "dovere di ricordare" si dovrebbero dedicare a
considerare le "vittime delle foibe" e gli esuli fuggiti dall'Istria
del 1945-1954. Logicamente i numeri devono essere opportunamente
gonfiati per rendere la manovra mediatica più impressionante. A
questo scopo lo Stato considera utile investire denaro pubblico per dar
vita a filmetti tipo western con i buoni Italiani e i cattivi Slavi,
anzi Slavo-comunisti. Si è giunti così, secondo
comunicati ufficiali, a realizzare 176 manifestazioni in 84
località nel nome di un poco credibile "recupero della memoria
storica".
Il fondamento di questa "Memoria di Stato", che oscura l'oppressione
fascista nelle terre abitate prevalentemente da sloveni e croati prima
e durante la Seconda guerra mondiale (con molte migliaia di morti, in
grande maggioranza civili inermi) risiede nell'elementare, e
indimostrabile, assunto che le vittime delle violenze dei partigiani di
Tito fossero scelte in base alla loro nazionalità. Essere
Italiani sarebbe equivalso, secondo i propagandisti del moderno
Minculpop (sintesi del Ministero della Cultura Popolare, operante come
tale durante il ventennio ed oggi resuscitato in forme aggiornate), ad
essere candidati all'infoibamento. Per far quadrare i conti, almeno
superficialmente, i gettati nelle cavità carsiche - da secoli
usate come pozzi di scarico di rifiuti di ogni genere -, potrebbero
essere stati addirittura 10.000 per citare la democratica Repubblica
dell'11 febbraio. Le stime sono assai controverse anche perché
alla propaganda neonazionalista non serve determinare esattamente il
numero degli uccisi. Ad esempio, le autorità competenti si sono
rifiutate di scavare nella foiba più grande e nota, quella di
Basovica-Basovizza presso Trieste, per contare i cadaveri. In questo
caso il "rispetto per i morti" è stato il loro alibi.
Dal canto loro i "riduzionisti" giungono a calcolare che si tratti,
nel totale delle foibe giuliane e istriane, di qualche centinaio di
giustiziati e per lo più collaborazionisti del nazismo che aveva
annesso il territorio dopo l'8 settembre 1943. Alcuni giovani
antifascisti, in una sorta di tifo da stadio assai poco razionale,
inneggiano alle foibe come atto di esemplare "giustizia proletaria". In
effetti se i collaborazionisti nella sola Trieste - cioè coloro
che fornivano i nomi di ebrei e di oppositori alla Gestapo che si
incaricava di torturarli e di farli finire nella Risiera di San Sabba,
dove morirono in circa 5.000 -, furono attorno alle duemila persone
(secondo stime prudenziali) si può comprendere come, dopo il
Primo Maggio del 1945, quando la città fu liberata dai
nazifascisti e occupata per un mese e mezzo dalle truppe del IX Korpus
dell'esercito jugoslavo, si fosse realizzata una "caccia al fascista"
nel corso della quale, come accade sempre in questi casi, le vendette
più personali che politiche hanno avuto un peso non secondario.
(Altri fatti e altre interpretazioni andrebbero citati, ma spero sia
possibile in una prossima rassegna dei numerosi libri che stanno
uscendo su questi temi.)
Questa Giornata della Memoria, che si potrebbe definire in senso
orwelliano Giornate dell'Odio Antislavo, è una scontata
rivincita sul piano mediatico della destra ex MSI, quella che a Trieste
e non solo ha sempre attinto ai rancori degli esuli postbellici
più estremisti mentre quelli moderati erano appannaggio della DC
che li ha favoriti in vari modi (dalle costruzioni di rioni ad hoc ai
posti di lavoro pubblici e privati). Il 10 febbraio ha fatto venire
allo scoperto il pentitismo della sinistra moderata, i DS in testa,
impegnata nella rincorsa bipartisan alla condanna del comunismo con una
sorprendente sovrapposizione di discorsi, analisi, giudizi. Non si
può calcolare quanto possa ancora rendere sul piano del consenso
elettorale l'esaltazione nazionalista, che appiattisce le forze
politiche governative e della presunta opposizione, ma gli interessi
economici che si delineano con chiarezza (esportazione di armi,
missioni militari all'estero, investimenti nell'industria bellica,...)
potrebbero spingere sull'acceleratore di un progetto di
nazionalmilitarismo nostrano che merita osservare, denunciare e
ostacolare.
Claudio Venza
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20 maggio 2009 16:58
Valigie espandibili.
Da quando ho aperto il mio sito One bag, molti mi scrivono per avere dei consigli di viaggio. Spesso mi chiedono cosa ne penso dei trolley e delle valigie espandibili (due modelli che preferisco inserire nella categoria “cattive idee”).
Le valigie espandibili hanno uno scomparto aggiuntivo, in genere di materiale meno robusto, che si apre con una chiusura lampo: aprite la zip e la valigia diventa più grande (in genere lo spazio in più riguarda la profondità).
Secondo me i trolley e queste valigie sono solo un’ottima trovata pubblicitaria: apri la chiusura lampo e, voilà!, hai a disposizione molto più spazio. Ma proprio come nei trolley, a volte gli optional hanno anche delle conseguenze negative.
Le valigie con uno scomparto espandibile sono più pesanti, complicate e costose delle altre. Inoltre sono meno resistenti e impermeabili, e quando lo scomparto è chiuso sono anche meno capienti. Per di più, spesso le dimensioni di queste valigie, quando sono del tutto aperte, superano quelle previste per il bagaglio a mano.
Se mi serve spazio, io faccio così: a) evito di accumulare oggetti superflui durante il viaggio; b) all’andata lascio sempre dello spazio libero in valigia, per le cose che accumulerò nel tempo; c) se il viaggio è molto lungo uso le poste e spedisco le cose accumulate a casa, invece di portarmerle dietro; d) tengo con me una borsa d’emergenza utile per infilare le cose extra (anche se preferisco non usarla, perché poi dovrei imbarcarla).
In poche parole trovo che l’idea dello scomparto in più sia un errore: lo scopo dovrebbe essere quello di rimpicciolire la valigia, e non di espanderla.
Viaggi e società
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Lo scomparto inutile
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Custodire gli oggetti fragili
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https://www.internazionale.it/opinione/doug-dyment/2009/05/20/lo-scomparto-inutile
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https://www.internazionale.it/opinione/doug-dyment/2009/07/17/custodire-gli-oggetti-fragili
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Per chi, come me, una “crisi industriale” è, in primo luogo, il manifestarsi di un punto di crisi di una relazione sociale - quella fra capitale e lavoro e quella interna alla stessa classe - ciò che appare in primo luogo alla mente sono gli uomini e le donne coinvolti, il loro sentire, il loro agire individuale e collettivo, l’organizzazione che si danno, l’azione dei soggetti politici e sindacali presenti nell’azienda, le mosse dell’avversario sino ad arrivare - perché negarlo? - a quanto fanno e pensano i compagni e le compagne direttamente impegnati nella lotta e ai quali lo lega uno stretto rapporto di solidarietà affatto sentimentale ed anzi attivo e partecipe.
A maggior ragione, quando si legge un brano come quello che riporto di seguito, emerge con chiarezza la differenza radicale di punto di vista rispetto a quello dominante per non parlare delle contraddizioni, in realtà apparenti, e proprio per questo illuminanti del discorso dell’avversario.
Da “La Repubblica” del 5 aprile 2017, il giorno dell’ultimo e riuscito sciopero:
“C’è poi il tema dei risparmi. Su Alitalia pesano ogni anno circa 270 milioni di euro di costi superiori alla media di quelli pagati dalla concorrenza per simili forniture, che tra l’altro non possono essere ricontrattati coi fornitori, se non al prezzo di salatissime penali. Quindi, in passato, sarebbero stati firmati dei contratti sfavorevoli per il vettore di Fiumicino che oggi rischiano di portare a fondo l’intera azienda rendendo inutile ogni tentativo di salvataggio.
Il piano punta così a minori uscite per 433 milioni: dal 2019 a regime ci saranno risparmi per 163 milioni alla voce “personale” - tra esuberi e stipendi ridotti - e 270 legati a costi per forniture, leasing, handling, carburante. Nel 2019 il taglio complessivo cumulato sarà superiore al miliardo: 280 milioni quest’anno, 220 il prossimo fino ai 560 nel 2019.”
Insomma, tutto sarebbe semplice e chiaro: Alitalia è in passivo, ci sono stati errori da parte della dirigenza. Capita si sa, nessuno è perfetto, nemmeno Luca Cordero di Montezemolo, e, per di più i costi del personale sono eccessivi e quindi sarà necessario fare qualche taglio e tutto si sistemerà. Come cantava mirabilmente in tempi lontani Nunzio Filogamo, ”Tutto va ben Madama la marchesa, tutto va ben, tout va tres bien…”
Proviamo a dare un volto ai costi da ridurre utilizzando la stessa fonte perché non si dica che non ci fidiamo della stampa liberal. Su “La Repubblica” del 17 marzo 2017 leggiamo:
“Al vertice tra management e Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Ta è infatti emerso che sono previsti 2.037 esuberi per il personale di terra. Per quanto riguarda il personale navigante le stesse fonti sindacali non forniscono dati ma fanno presente che ad agosto scade la solidarietà per 400 dipendenti. Riguardo agli organici degli uffici, l’aviolinea avrebbe chiesto una riduzione del 51% dell’organico sostenendo che sarebbe in linea con le migliori pratiche degli altri vettori. Fortissimi i sacrifici economici richiesti al personale navigante: lo stipendio degli assistenti di volo dovrebbe essere decurtato del 32% mentre quello dei piloti verrebbe ridotto dal 28% per gli addetti al medio raggio, al 22% per chi è impiegato sul lungo raggio. “
Agli oltre 2000 lavoratori del settore di terra dell’Alitalia e a quelli del settore aereo sui quali non si sa ancora nulla di preciso ma che sono, come abbiamo visto, circa 400, dobbiamo aggiungere le devastanti ricadute sull’indotto che comporteranno un taglio dell’occupazione ben più consistente. In altri termini, un vero e proprio disastro sociale.
Proviamo a sentire adesso una voce di tutt’altra natura. Dal Comunicato di CUB Trasporti sullo sciopero del 5 aprile 2017
“Lo sciopero nazionale dei lavoratori Alitalia indetto per l’intera giornata di ieri, 5/4/2017, da Cub Trasporti, da Usb, dalle Associazioni professionali di piloti ed assistenti di volo (Anpac ed Anpav) e da Cgil, Cisl, Uil ed Ugl ha registrato adesioni oltre il 90% del personale in servizio sia a terra (manutenzioni, handling, informatica, call-center, amministrativi) sia a volo (AA/VV e piloti): una percentuale che non si registrava da molti anni nella ex-vettore aereo di bandiera e nel comparto aereo-aeroportuale-indotto.
La categoria ha di fatto respinto all’unanimità il piano finanziario approvato dagli azionisti di Alitalia (banche ed Etihad), nonché ha bocciato i pesanti sacrifici per i lavoratori: oltre 2500 licenziamenti, esternalizzazione di settori strategici, tagli salariali (fino al 30% per gli assistenti di volo) e normativi.”
Un primo elemento da cogliere credo sia il fatto che si è mobilitata una categoria articolata e caratterizzata da tradizionali segmentazioni di tipo corporativo: ha scioperato il personale di terra e quello che lavora sugli aerei, i piloti e gli operai di officina, gli addetti alle pulizie delle cooperative che assolvono a questo compito e che sono già espulsi dal ciclo produttivo e le hostess. Lo sciopero dell’intera giornata è stato indetto non solo da CUB Trasporti e USB, com’era avvenuto nelle occasioni precedenti del 23 febbraio, dell’8 e del 20 marzo, ma anche dai sindacati istituzionali costretti a farlo dal fatto che in contrattazione - quella contrattazione di cui hanno il monopolio per concessione dello stato e dei padroni - prendono solo sberle in faccia e rendono visibile la propria impotenza.
Sul piano sociale, quindi, una preziosa ricomposizione del fronte per la difesa dell’occupazione e del salario assieme all’unione di diversi segmenti della forza lavoro del settore.
Lo stesso comunicato riporta un fatto, in apparenza di poco momento, che pure sarebbe bene fosse preso in considerazione dai fautori, quantomeno dai fautori non acefali, dell’unità sindacale” sempre e comunque:
“Purtroppo la giornata di ieri è stata macchiata dal rifiuto dei rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl di consentire la riunificazione dei lavoratori in manifestazione al presidio indetto da quelle organizzazioni sindacali davanti alla palazzina di Alitalia, con quelli radunati allo scalo, presso il terminal T1, nel presidio organizzato da Cub Trasporti e partecipato anche da Usb.
La possibilità di consentire la riunificazione dei presidi e delle assemblee tenutesi nei due concentramenti, avrebbe permesso ai lavoratori di consegnare un mandato unitario ed univoco a tutte le organizzazioni sindacali, con l’avvio del confronto no-stop in programma da oggi: una eventualità che i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl hanno evitato a scapito della trasparenza e della democrazia.”
Alla comunicazione della CUB Trasporti può valere la pena di aggiungere un’ulteriore informazione diretta: i compagni che erano in presidio presso il Terminal T1, quello organizzato da CUB Trasporti ed USB, davano per scontato che l’unità dei lavoratori in una lotta tanto aspra fosse il primo obiettivo da perseguire e si erano messi in movimento per raggiungere l’altro presidio, ma sono stati bloccati dalla Ceka che li ha informati che i dirigenti dei sindacati istituzionali non volevano l’unificazione. Hanno manifestato la loro incredulità credendo di trovarsi di fronte ad una manovra dei cekisti, ma questi ultimi a questo punto, per evitare tafferugli, hanno caricato in macchina un delegato della CUB e lo hanno portato al presidio dei sindacati istituzionali i cui dirigenti hanno confermato che non volevano una sola mobilitazione.
Non è necessario un genio del sindacalismo per comprendere come CGIL CISL UGL UIL considerino più rilevante ribadire che solo loro, per mandato altrui, “rappresentano” i lavoratori, piuttosto che favorire l’unità e la forza della lotta.
Come si è detto, il 5 aprile vi è stato l’ennesimo sciopero. Basta andare su Google per rilevare quanto gli scioperi e le manifestazioni siano state partecipate e come settori crescenti di lavoratori si riconoscano nel sindacalismo di base. Tutto bene dunque?
In realtà no. È bene ricordare il passato: questa non è la prima crisi dell’Alitalia, al contrario, siamo di fronte all’ennesimo taglio al personale e alle retribuzioni che segue una serie di analoghe operazioni, come la riduzione secca del personale, del numero di aerei, dell’attività della compagnia nonostante massicci finanziamenti pubblici agli imprenditori privati che ne hanno assunto la gestione. Alitalia è stata consegnata prima ad un gruppo di “capitani coraggiosi” individuati da Silvio Berlusconi e poi a una proprietà araba la cui intraprendenza si è vista più che altro nelle misure prese per rendere castigate e scomode le divise delle hostess.
In altri termini, siamo di fronte alla ricaduta sulla vita e sul lavoro dei dipendenti di Alitalia di scelte di riorganizzazione del trasporto aereo su base internazionale.
Siamo di fronte ad una scelta politica che usa i dati sul deficit di Alitalia come mero argomento a sostegno di quanto si è GIÀ deciso, cioè un ruolo marginale per la tradizionale compagnia di bandiera italiana, l’abbandono delle rotte intercontinentali, il concentrarsi su quelle a medio e breve raggio dove concorre con le compagnie low cost.
Insomma, il classico caso nel quale la lotta generosa, forte, radicale di un singolo gruppo, per quanto numeroso, di lavoratrici e lavoratori si trova di fronte a difficoltà gravissime, ad avversari sovente non diretti, a una partita non sempre comprensibile.
Il classico caso nel quale verifichiamo i limiti della lotta sindacale, almeno se condotta in forme tradizionali.
I problemi che si pongono sono molti e, come capita sin troppo spesso, i tempi sono stretti. Mi limito, per esigenze di spazio, ad elencarne alcuni:
- è un luogo comune, un’affermazione spesso ripetuta ed una consapevolezza diffusa dalle quali non sortiscono conseguenze adeguate, che sempre meno il movimento dei lavoratori può limitarsi ad operare su scala essenzialmente, se non esclusivamente, nazionale. Se le compagnie low cost possono assumere personale con contratti quali, ad esempio, quelli irlandesi, che prevedono salari e condizioni di lavoro straordinariamente peggiori rispetto a quanto prevedono i contratti applicati in Italia, l’effetto di degrado e di appiattimento in basso è inevitabile. Si tratta allora, se si vuole evitare una deriva nazionalista, di praticare un percorso di lotte comuni per un’unificazione al livello migliore possibile e per impedire l’uso di questi contratti che, a petto dei tradizionali “contratti pirata”, sono come una portaerei di fronte ad una cannoniera;
- una lotta come quella di cui stiamo trattando, chiede un sostegno forte, ampio, argomentato, attivo che sappia, in primo luogo, chiarire i termini della vertenza, combattere i pregiudizi diffusi a piene mani contro i lavoratori aeroportuali descritti come “privilegiati”, porre al centro la questione della libertà sindacale come interesse generale della nostra classe, collocare la vertenza degli aeroportuali in una più generale vertenza sui trasporti che sappia tenere assieme trasporto aereo, ferroviario, locale, marittimo e logistica nel riconoscimento della specificità dei settori ma anche del carattere unitario della prospettiva sulla quale lavorare.
Nelle iniziative di sostegno alle quali ho avuto la fortuna di partecipare ho rilevato che su questi termini molto si può fare, si trovano interlocutori attenti e desiderosi di agire e, quindi, molto si DEVE fare!
Cosimo Scarinzi
|
Il decollo di una lotta importante -
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Legge antisciopero
| 0.837586 |
https://umanitanova.org/il-decollo-di-una-lotta-importante/
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archivio/archivio2000/un11/art1020.html
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>>
>> Il vero nome di Yves Montand era Ivo Livi ed era nato il 13 ottobre del 1921 in provincia di Pistoia. Ma fu in Francia (dove i genitori socialisti si rifugiarono a causa del fascismo) che trovò la sua fortuna, come attore e cantante. Lo pseudonimo che si scelse derivava da un richiamo della madre: "Ivo! monta!", diceva al figlio per farlo risalire dal cortile della loro casa di Marsiglia.
>>
>> Yves Montand lavorò come operaio e parrucchiere e fin da ragazzo amava Charles Trenet e i film di Fred Astaire. Dopo la guerra era già un interprete discretamente affermato, ma la sua occasione arrivò nel 1944 quando sostituì un cantante al Moulin Rouge di Parigi. La _vedette_ della serata era Edith Piaf. Sarà lei a dare una svolta alla carriera di Yves Montand e per, tre anni, vissero anche una storia d'amore.
>>
>> [ ](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/us-actress-marilyn-monroe-1926-62-and-her-co-st/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/french-actor-singer-yves-montand-italian-born-ivo/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/french-actor-singer-yves-montand-performs-14-novem/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/files-a-file-photo-taken-04-february/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/picture-taken-18-july-1956-of-french-actors-yves-m/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/scena-dal-film-la-loi/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand-l-director-claude-lelou/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/files-us-actress-marilyn-monroe-r-h/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/french-crooners-gilbert-beaud-l-and-yves-montand/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/us-actress-marilyn-monroe-1926-62-listens-as-he/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/acting-couple/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/man-and-wolves/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/actress-jodie-foster-c-and-yves-montan/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/monroe-and-montand/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/yves-montand/>)
>>
>> Con Edith Piaf, Montand debuttò al cinema nel film "Etoiles sans lumière" (del 1946) e l'anno dopo in "Mentre Parigi dorme" di Marcel Carné: [Joseph Kosma](<http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Kosma>) compose per il film, su parole di Jaques Prévert, la canzone "Les feuilles mortes" e Montand la portò al successo mondiale. Nel 1949 conobbe Simone Signoret, l'attrice che sposò a Saint-Paul-de-Vence nel 1951 e dalla quale si separò solo nel 1985: a tenerli uniti non fu tanto la fedeltà (Montand ebbe molti e chiacchierati amori), ma l'impegno politico. Pur essendo entrambi dichiaratamente di sinistra, nel 1968 si schierarono contro i carri armati sovietici che invadevano Praga.
>>
>> Dagli anni Cinquanta iniziò il grande successo di Montand: esordì a teatro con la moglie ne "Il crogiuolo" di Arthur Miller, successivamente adattato per lo schermo nel film "Le vergini di Salem" (1957), fu l'invidiatissimo partner di Marilyn Monroe in "Facciamo l'amore" di George Cukor (1960). A partire dagli anni Sessanta partecipò a pellicole di maggior impegno sociale e politico: "La guerra è finita" (1966) di Alain Resnais e, sotto la direzione di Costantin Costa-Gavras, "Z-L'orgia del potere" (1969) vincitore dell'Oscar come miglior film straniero, "La confessione" (1970) e "L'Amerikano" (1973).
>>
>> La migliore prova della carriera di attore di Yves Montand è considerata il noir di Jean-Pierre Melville "I senza nome": Montand interpretava un ex-poliziotto e rapinatore alcolizzato. Al cinema, a teatro e come cantante (in Francia e nel mondo) rimase sulle scene per tutti gli anni Ottanta. Il 9 novembre del 1991, a settant'anni, mentre stava girando "IP5-L'isola dei pachidermi" di Jean-Jacques Beineix morì di infarto. Non fece in tempo a veder nascere il figlio che aspettava dalla nuova giovane moglie.
>>
>> Anche dopo la morte, lo inseguirono pettegolezzi e vecchi amori: nel 1998 il suo corpo, sepolto accanto a quello della compagna di una vita al cimitero di Père-Lachaise, venne [riesumato](<http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/03/12/per-eredita-contesa-riesumato-yves-montand.html>) per essere sottoposto a un test di paternità richiesto da una giovane attrice con la quale Montand ebbe una breve relazione. L'esito fu negativo.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
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Vent'anni senza Yves Montand
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Yves Montand, nato un secolo fa
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https://www.ilpost.it/2011/11/09/ventanni-senza-yves-montand/
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https://www.ilpost.it/2021/10/13/yves-montand-nato-un-secolo-fa/
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17 gennaio 2014 07:00
La levata di scudi c’è stata, ma probabilmente è meno unanime di quanto ci si aspettava. Il partito socialista spagnolo (Psoe) si è schierato compatto contro il progetto di legge del governo conservatore che mira a limitare il ricorso all’aborto ai casi di pericolo per la vita e per la salute della madre o di violenza sessuale corroborata da una denuncia precedente.
Il progetto di legge “ci impone un passo indietro senza precedenti”, tuonano i socialisti. I centristi e i nazionalisti baschi rincarano la dose, e persino a destra, nelle fila del Partito popolare al potere, si levano diverse voci contrarie al testo. I deputati conservatori dell’Estremadura, per esempio, hanno sottolineato che il “punto di partenza imprescindibile” di qualsiasi dibattito politico sull’aborto dev’essere “la decisione libera delle donne”.
In Spagna le dimensioni della protesta sono eccezionali, e il progetto di legge – insieme alla forte disoccupazione, all’usura del potere e agli scandali di corruzione – spiega come mai i sondaggi abbiano proiettato per la seconda volta i conservatori dietro ai socialisti, in ripresa dopo la debacle del 2011.
Il progetto ha incontrato una simile opposizione perché l’evoluzione dei costumi, in Spagna come nel resto d’Europa, trascende le divisioni tra destra e sinistra. Ma allora perché i conservatori spagnoli si sono lanciati in questa avventura? Perché si ostinano a difenderla? Perché il ministro della giustizia, padre del progetto, si è detto “convinto” che il testo farà proseliti in Europa e riflette “l’opinione maggioritaria dei cittadini europei”?
L’unica spiegazione possibile è che il polverone sollevato in Francia dalla legalizzazione del matrimonio omosessuale, con l’organizzazione di grandi e inattese manifestazioni di protesta, abbia risvegliato i conservatori più estremi in diversi paesi europei. In molti potrebbero aver pensato che la rapida e profonda liberalizzazione dei costumi continua a essere silenziosamente osteggiata da una parte dell’elettorato più consistente di quanto si pensi, e che l’esempio francese testimonia come sia possibile risvegliare questi elettori trasformandoli in militanti e costituendo nuove maggioranze all’interno dei partiti conservatori, un po’ come accaduto all’interno del Partito repubblicano negli Stati Uniti.
L’Europa è un tutt’uno, e sulla sua scena politica paneuropea non esistono soltanto il crollo dei grandi partiti e l’affermazione della nuova estrema destra. In Francia e altrove si stanno formando nuove correnti a destra della destra tradizionale, caratterizzate da un marcato nazionalismo, dalla xenofobia, dall’insicurezza in tutte le sue forme e ora anche dal puritanesimo. Il fenomeno è ancora allo stadio iniziale, ma sarà meglio non sottovalutarne i possibili sviluppi.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Francia
Spagna
Stati Uniti
Unione europea
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Il ritorno del puritanesimo
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La sinistra in occidente è debole e smarrita
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https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2014/01/17/il-ritorno-del-puritanesimo
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https://www.internazionale.it/magazine/pankaj-mishra/2021/11/11/la-sinistra-in-occidente-e-debole-e-smarrita
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> [J.Crew](<https://www.jcrew.com/it/>), uno dei più grandi e importanti rivenditori di vestiti e accessori degli Stati Uniti, [ha fatto ricorso al Chapter 11](<https://edition.cnn.com/2020/05/04/business/j-crew-bankruptcy/index.html>), una legge fallimentare statunitense simile all’amministrazione straordinaria italiana, che consente di tenere aperta un’azienda in grave crisi a patto di concordare con il tribunale un piano di risanamento che tuteli i creditori. Il Chapter 11 non prevede quindi la chiusura dell'azienda ma viene usato, solitamente, per risanare l'azienda, saldare i debiti e chiudere i negozi o le attività non profittevoli.
>
> J.Crew è il primo grande rivenditore statunitense a ricorrere alla misura in seguito alla crisi dovuta al coronavirus, che ha imposto la chiusura dei negozi e la sospensione delle fabbriche di moda, con gravi conseguenze nel settore. La società ha anche trovato un accordo con i finanziatori per convertire in azioni 1,65 miliardi di dollari di debiti.
>
> **– Leggi anche:** [Il coronavirus ha schiantato la moda](<https://www.lanazione.it/cronaca/coronavirus-patto-aziende-moda-1.5071920>)
>
> I suoi 182 negozi e 170 outlet [resteranno chiusi](<https://www.nytimes.com/2020/05/03/business/j-crew-bankruptcy-coronavirus.html>), come stabilito dalle restrizioni per contenere il contagio da coronavirus, ma sarà possibile continuare a comprare online (anche in Italia). Le vendite online di J. Crew rappresentano il 50 per cento del totale. Il gruppo controlla anche il marchio Madewells, che ha 140 negozi negli Stati Uniti.
>
> J.Crew nacque nel 1947 con il nome di Popular Club Plan: era un'azienda di moda a conduzione familiare che offriva vestiti da donna economici. Nel 1983 venne rifondata, cambiò nome in J. Crew e si specializzò nel cosiddetto stile "preppy", il modo di vestire [degli studenti delle famiglie bene](<https://www.ilpost.it/2016/04/08/storia-stile-preppy/>) dei college americani, fatto di maglioncini a collo alto, magliette polo, cardigan, camicie e gonne corte a pieghe. Aprì il primo negozio fisico a New York nel 1989.
>
> La qualità degli abiti migliorò sempre di più e nell'ottobre del 2008 venne consacrato da Michelle Obama, nell'ultimo mese di campagna elettorale per l'elezione di suo marito, Barack Obama, alla presidenza degli Stati Uniti. Ospite del programma tv di Jay Leno, che gli chiese quanto avesse speso per i vestiti che indossava, Michelle Obama rispose che «a dire il vero è un mix di J. Crew».
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Il rivenditore di moda J. Crew ha chiesto l'amministrazione controllata
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Sears, il primo grande magazzino a vendere di tutto, ha dichiarato fallimento
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https://www.ilpost.it/2020/05/04/j-crew-amministrazione-controllata/
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https://www.ilpost.it/2018/10/15/sears-bancarotta/
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**Innanzitutto: Renzi sa perdere. Ma non sa vincere. Meglio: non sa vincere senza incappare poi in derive padronali che tanto piacciono ai governanti e a tanti governati.** Ma si è dimesso, furbescamente subito, per chiudere in fretta la stagione sperando di ripulire in fretta i veleni. Eppure è lo stesso Renzi che fino a un minuto prima della chiusura delle urne ha distribuito prebende, elargito bonus a pioggia, che ha fatto le fusa a Confindustria e irriso i sindacati, che a urne ancora aperte ha annunciato la conferenza stampa (a proposito di "stabilità", tra l'altro), che ha voluto trasformare una revisione costituzionale nell'ennesimo suffragio personale e che ha usato il Parlamento come inevitabile passaggio di ratifica di decisioni di Governo.
**È tutta sua la sconfitta e il fatto che l 'abbia riconosciuta nel suo discorso di dimissioni non ne sminuisce le responsabilità:** la Buona Scuola, il Jobs Act, il decreto salva banche, una brutta legge elettorale e questa brutta riforma costituzionale sono la fotografia di un'epoca di Leopolde piene e urne vuote.
Poi c'è la Costituzione, ancora una volta sottoposta a un tentativo di riforma in nome di un'incapacità di governare con le regole. **Almeno la Costituzione, almeno quella è salva. E forse sarebbe il caso di provare a non farci chiasso sopra**. Basta, dice il referendum. Basta.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
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Quell'accozzaglia chiamata Costituzione. O forse le chiacchiere in suo nome
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Odore di elezioni: tana scarica tutti
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https://left.it/2016/12/05/quellaccozzaglia-chiamata-costituzione-o-forse-le-chiacchiere-in-suo-nome/
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https://left.it/2017/10/18/odore-di-elezioni-tana-scarica-tutti/
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>>
>> Il presidente del Consiglio Mario Draghi è stato al Quirinale per un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il colloquio è durato poco meno di un'ora e diversi commentatori, citando fonti di Palazzo Chigi, hanno [detto](<https://www.corriere.it/politica/22_luglio_11/draghi-quirinale-mattarella-2835b80c-012f-11ed-b67a-4569bb2fc5fe.shtml?refresh_ce>) che al centro della riunione ci sarebbero stati gli esiti dei recenti incontri in Africa di Mattarella, ma anche la situazione politica internazionale, nazionale ed economica. Luciano Ghelfi, giornalista esperto di Quirinale, ha scritto che Mattarella non avrebbe fatto alcun commento sulle attuali difficoltà della maggioranza di governo.
>>
>> Poche ore prima del colloquio, il Movimento 5 Stelle, che fa parte dell'attuale maggioranza, aveva deciso di uscire dall'aula della Camera non votando il cosiddetto ["decreto aiuti"](<https://www.ilpost.it/2022/05/02/decreto-aiuti-governo/>), il decreto legge che prevede sostegni economici alle imprese e alle famiglie per limitare le conseguenze della guerra in Ucraina sull’economia italiana. Dopo l'esito del voto alla Camera, Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, aveva chiesto a Draghi di «sottrarsi alla logica politicamente ricattatoria» del M5S e di avviare una verifica di maggioranza.
>>
>> La scorsa settimana, la Camera [aveva votato sì](<https://www.ilpost.it/2022/07/07/camera-si-fiducia-decreto-aiuti/>) alla questione di fiducia posta dal governo Draghi sulla conversione in legge del "decreto aiuti". Si temeva che la decisione di porre la fiducia potesse spingere il Movimento 5 Stelle a uscire dal governo, e le tensioni avevano reso necessario un incontro tra il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e il presidente del Consiglio Mario Draghi, di cui Conte aveva poi fatto un [resoconto](<https://www.ilpost.it/2022/07/07/urgenza-giuseppe-conte/>) all’assemblea congiunta dei parlamentari del suo partito.
>>
>> Alla Camera è ammesso il voto disgiunto, prima sulla fiducia a poi sul testo: il M5S, votando la fiducia, ma astenendosi sul testo - che è comunque passato con 266 sì e 47 no - aveva di fatto evitato una rottura esplicita. Al Senato il regolamento non prevede però votazioni disgiunte rispetto alla questione di fiducia e resta dunque da capire come si comporterà il M5S: non votare la fiducia potrebbe causare l’apertura di una crisi di governo.
>>
>> Il Movimento 5 Stelle aveva chiesto diverse modifiche su alcune norme del "decreto aiuti", che però non erano state accolte. _ANSA_ scrive che oggi non hanno partecipato al voto 227 deputati, oltre agli 88 assenti giustificati perché in missione. Su 104 deputati del M5S (presidente della Camera Roberto Fico escluso) sarebbero stati 85 quelli che non hanno partecipato al voto, seguendo l'indicazione del partito. Altri 18 erano in missione. Il deputato del M5S Francesco Berti ha invece votato a favore del decreto spiegando che «due crisi di governo in una legislatura sono già troppe».
>>
>> Il leader del M5S Giuseppe Conte, arrivando nel pomeriggio alla sede del partito, ha dichiarato che quella di non votare il "decreto aiuti" «era una decisione già chiara, perché c'è una questione di merito per noi importante che avevamo anticipato, c'è una questione di coerenza e linearità, quindi nulla di nuovo. Era stato anche anticipato, è tutto chiaro». Conte non ha però risposto su quello che accadrà al Senato.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Mario Draghi è stato al Quirinale
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Cosa può succedere ora con la crisi politica
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https://www.ilpost.it/2022/07/11/mario-draghi-e-stato-al-quirinale/
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https://www.ilpost.it/2022/07/18/crisi-politica-tempi-voto/
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18 luglio 2014 14:26
Negli ultimi tempi si sono intensificati i combattimenti tra i soldati iracheni e i jihadisti dello Stato islamico vicino alla raffineria di petrolio di Baiji. I video pubblicati da entrambe le parti mostrano che la struttura è in buone condizioni, anche se tutt’intorno si vedono delle esplosioni.
Lo Stato islamico ha fatto esplodere rovine assire, santuari storici, chiese, ma non gli impianti petroliferi. In Siria i ribelli jihadisti hanno cominciato a produrre quotidianamente migliaia di barili di greggio, che è estratto dai giacimenti sotto il loro controllo. E, con l’aiuto di intermediari privati, ne hanno venduti circa 120mila in Siria, in Turchia e in Iraq. Un abitante di Mosul mi ha detto che il prezzo del carburante in città è aumentato del triplo rispetto al resto dell’Iraq e che alcuni venditori curdi hanno cominciato a fare buoni affari contrabbandando petrolio nella località controllata dai ribelli.
Anche a Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan, i prezzi del carburante sono aumentati. Mentre a Baghdad i politici combattono per decidere chi saranno il prossimo presidente e il primo ministro, al nord la battaglia più sanguinosa sarà per il controllo del petrolio.
Iraq
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Attenti al petrolio
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Due vittorie contro lo Stato islamico in Iraq
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https://www.internazionale.it/opinione/zuhair-al-jezairy/2014/07/18/attenti-al-petrolio
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https://www.internazionale.it/opinione/zuhair-al-jezairy/2015/10/23/iraq-ramadi-stato-islamico
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Tutti scienziati con l’eclissi solare
Metadata
Date (GMT):
29/03/2024 17:41:47
Date modified (GMT):
29/03/2024 17:50:45
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Author:
73: Chiara Badia(badia) -
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4240: Eclissi di sole -
https://www.media.inaf.it/tag/eclissi-di-sole/
4526: NASA -
https://www.media.inaf.it/tag/nasa/
9228: Nasa Apod -
https://www.media.inaf.it/tag/nasa-apod/
Excerpt
Il prossimo 8 aprile, visibile dal Nord America, ci sarà un’eclissi totale di Sole, uno fra gli eventi astronomici più rari e affascinanti. Per l’occasione, la Nasa ha stilato una lista di progetti di scienza partecipata che, sfruttando proprio il momento in cui la Luna oscurerà totalmente la nostra stella, invitano a raccogliere dati scientifici e immagini dai telescopi, dalle macchine fotografiche e dagli smartphone degli appassionati che assisteranno allo spettacolo
Tutti scienziati con l’eclissi solare
Eclissi solare di Sole vista da Greenville, South Carolina (Usa) il 21 agosto 2017. Crediti: Jim Jeletic, Hubble Space Telescope deputy project manager, e suo figlio Jordan
Si può fare scienza senza essere dei veri e propri scienziati? La risposta è sì! Per coloro che, per uno o più giorni, desiderino provare l’emozione di raccogliere e analizzare dati scientifici, esiste la
citizen science
,
un potente strumento per coinvolgere persone di ogni età, estrazione sociale e formazione culturale nella ricerca e nella scoperta scientifica. Tra le discipline alle quali la “scienza partecipata” può dare un contributo significativo c’è senza dubbio l’astronomia: i vari eventi celesti offrono, infatti, opportunità uniche agli astronomi dilettanti – o meglio ai
citizen scientist –
e a quelli professionisti di collaborare su vari progetti e osservazioni contribuendo a migliaia di importanti scoperte scientifiche. La partecipazione a
progetti di
citizen science
legati all’astronomia
non è solo educativa ma anche stimolante per i volontari e, in particolare, per i giovani che soprattutto in queste occasioni dimostrano la propria curiosità e l’interesse per il mondo naturale e la scienza.
Scrutare il cielo –
sempre con gli occhi ben protetti
– durante un’eclissi solare, uno tra i più affascinanti e rari fenomeni astronomici a cui assistiamo dalla Terra, rappresenta un’occasione imperdibile per mettersi alla prova. E chi vive sull’altra sponda dell’Atlantico non dovrà aspettare molto:
lunedì 8 aprile un’eclissi solare totale
– quando la Luna incrocia il suo percorso con il Sole bloccandone completamente la vista dalla Terra – partirà dall’Oceano Pacifico meridionale, attraverserà il Nord America, passando per il Messico, gli Stati Uniti e il Canada, per poi terminare la sua corsa nell’Oceano Atlantico.
Il percorso della totalità dell’eclissi di Sole dell’8 aprile 2024 (cliccare per ingrandire). Crediti: Nasa
Per l’occasione, la Nasa
propone sul proprio sito
alcuni progetti di
citizen science
incentrati, ad esempio, sul monitoraggio delle macchie solari per studiare il campo magnetico del Sole, o sul cronometraggio dei momenti precisi dell’inizio e della fine dell’eclissi per perfezionare i modelli di previsione e calcolare le ricorrenze nei prossimi anni. Come funziona? Utilizzando strumenti semplici come
smartphone
o fotocamere digitali dotate di filtri solari, i partecipanti possono catturare immagini o video dell’eclissi e inviare alla Nasa i dati e le informazioni raccolte.
Tre screenshot dalla app SunSketcher. Crediti: Nasa
Con la App
SunSketcher
gli “scienziati in erba” aiutano, ad esempio, a misurare l’esatta forma e dimensione del Sole fotografando
i grani di Baily
(
Baily’s Beads
), particolari effetti ottici luminosi naturali osservabili solo per pochi istanti in prossimità del bordo lunare. La partecipazione di massa consente di popolare un enorme database di immagini che, analizzate insieme, potrebbero aiutare gli scienziati a mappare la forma esatta del disco del Sole.
Oppure è possibile partecipare alla ricerca di
getti solari
– enigmatiche esplosioni di energia e materiale provenienti dalla nostra stella – con il progetto di
Zooniverse
Solar Jet Hunter
. In questo caso, ci si concentra sulle caratteristiche dei getti che si trovano in varie parti del Sole, osservabili chiaramente nelle immagini dell’ultravioletto estremo, per costruire un database di getti solari: un punto di partenza per studiare la fisica delle espulsioni solari, per confrontare i dati con altri tipi di database sull’attività solare e per condurre ampi studi statistici sulle proprietà dei getti. Il progetto
Eclipse Megamovie
, invece, invita a utilizzare una fotocamera Dslr, una reflex digitale, per registrare la dinamica della corona solare durante l’eclissi totale e scoprire così la vita segreta dei getti e dei pennacchi solari, che sembrano scomparire o cambiare dal momento in cui si formano sul Sole fino a quando si spostano nel vento solare.
Crediti: Citizen Cate 2024/Southwest Research Institute
Sempre immagini, ma questa volta provenienti dai telescopi, saranno utilizzate dal progetto
Deb Initiative
, dedicato alla trasmissione “dinamica” delle eclissi: le immagini Hdr catturate dagli oltre 80 team di volontari saranno combinate in un filmato che mostrerà l’evoluzione coronale e consentirà un’analisi scientifica della corona interna del Sole. Durante l’eclissi, man mano che una postazione è in osservazione attiva, le immagini verranno aggiornate in continuazione su un
sito
dedicato. Per studiare le strutture e i cambiamenti nell’atmosfera esterna del Sole, cioè nella
corona solare
, sono inoltre pronte 40 staffette di volontari istruiti e attrezzati con telescopi identici lungo il percorso dell’eclissi totale dell’8 aprile – mentre attraversa gli Stati Uniti dal Texas al Maine – per scattare immagini in luce polarizzata, che consentiranno un’osservazione estesa della corona medio-bassa. Il progetto si chiama
Citizen Cate 2024
(Citizen Continental-America Telescope Eclipse).
Ascoltare il Sole dal proprio giardino durante l’eclissi può invece contribuire alla comprensione delle emissioni radio causate dall’attività della nostra stella. È l’attività proposta dal progetto
Radio Jove
, che aiuta studenti e scienziati dilettanti a costruire i propri radiotelescopi e a sintonizzarsi su segnali radio provenienti da Giove, ì dalla ionosfera terrestre, dalla Via Lattea e, appunto, dal Sole. Tutto con spettrografi radio a 16-24 MHz assemblati e messi in funzione dai partecipanti. E sempre a proposito di frequenze radio, Avviata da scienziati radioamatoriali che studiano la fisica dell’alta atmosfera e dello spazio, l’Ham Radio Science Citizen Investigation (
HamSci
) è, invece, una piattaforma in cui i radioamatori generano grandi serie di dati che potrebbero fornire utili osservazioni della ionosfera terrestre e dei sistemi correlati.
Con una fotocamera digitale e un treppiede si può partecipare al progetto Eclipse Megamovie sulle eclissi solari e su come contribuire a una vera ricerca scientifica sul Sole e i getti solari. Le immagini da tutto il mondo vengono caricate live sul portale. Crediti: Eclipse Megamove/Nasa
Le eclissi solari offrono anche l’opportunità di studiare i fenomeni atmosferici e il comportamento degli animali. L’eclissi solare, anche se parziale, produce effetti negativi sugli animali: la variazione di luminosità, anche se di breve durata, causa confusione in moltissime specie e il cambio improvviso della temperatura e del vento modifica comportamenti ed abitudini di diverse varietà. Il progetto
Eclipse Soundscapes
intende rivisitare proprio uno studio scientifico sull’eclissi di quasi un secolo fa che ha dimostrato come animali e insetti siano effettivamente influenzati da questo fenomeno astronomico. Per capire come reagisce la fauna selvatica di vari ecosistemi del Nord America a un’eclissi solare, il progetto raccoglie tutte le osservazioni multisensoriali e i dati sonori registrati prima, durante e dopo l’eclissi solare anulare del 14 ottobre 2023 e dell’eclissi solare totale del 2024.
Durante un’eclissi solare totale, i cambiamenti di temperatura, i modelli di circolazione dei venti e la copertura nuvolosa possono verificarsi rapidamente, creando una situazione unica e irripetibile per compiere indagini scientifiche. Utilizzando le applicazioni del progetto
Globe Eclipse
, ognuno di noi può contribuire durante un’eclissi documentando le variazioni ambientali con sensori portatili: lo strumento “Eclipse tool” utilizza un termometro meteorologico per misurare le variazioni di temperatura dell’aria; il “Land Cover tool” consente di caratterizzare la vegetazione vicino al sito di raccolta dati e il “Clouds tool” di osservare regolarmente le condizioni del cielo e monitorare le nuvole presenti durante l’eclissi.
Chioma vorticosa della cometa Pons-Brooks, nell’immagine selezionata come foto del giorno dalla Nasa. Crediti: Jan Erik Vallestad
Dal punto di vista astronomico, poi, l’opportunità offerta da un’eclissi solare totale è certamente unica: alcune sorgenti situate in direzione del Sole, infatti, si vedono molto meglio – se non esclusivamente – spegnendo “la luce” che illumina il nostro pianeta. Oggetti celesti come la cometa luminosa
12P/Pons-Brooks
, per esempio, il cui ritorno verso l’interno del Sistema solare la porta a trovarsi a soli 25 gradi di distanza dal Sole proprio durante l’eclissi solare totale dell’8 aprile. Attualmente la cometa è appena al limite della visibilità a occhio nudo – migliorata se si utilizza un binocolo nel cielo della prima serata verso la costellazione dei Pesci – ma sta comunque
dando spettacolo
anche in questi giorni
mostrando la sua coda di ioni in continua evoluzione in azzurro e la sua chioma esterna in verde, circondata in una spirale di gas che brillano in rosso.
Se vi interessano le comete, segnaliamo anche il
p
rogetto
Sungrazer
, finanziato dalla Nasa, che punta a scoprire e segnalare comete precedentemente sconosciute nei campi di vista degli strumenti satellitari
Soho
e
Stereo
. Chiunque, in qualsiasi parte del mondo, può diventare un “cacciatore di comete” e iniziare immediatamente a cercarne di nuove nei dati dei due telescopi spaziali. Per la cronaca, Soho è lo scopritore di comete di maggior successo nella storia: è di questa settimana la notizia che, dal 1995 a oggi, ha consentito la scoperta di ben
cinquemila comete
. La cosa ancora più sorprendente è che la maggior parte di queste comete sono state trovate da astronomi dilettanti e appassionati di tutto il mondo, che hanno setacciato le immagini alla ricerca di un probabile “candidato cometa” restando seduti comodamente sul divano di casa.
Infine, tornando all’eclissi dell’8 aprile, purtroppo non visibile dall’Italia, per farvela comunque assaporare e apprezzare al meglio abbiamo in programma una serie di articoli dedicati al tema, raccolti in uno speciale che publicheremo giorno per giorno a partire da martedì 2. Non solo: alcuni team scientifici dell’Inaf e due inviati speciali di
Media Inaf
saranno presenti sul posto – dislocati in più siti, dal Messico al Canada, così da massimizzare la possibilità di cielo sereno – per studiare il fenomeno, mostrarlo e raccontarlo a chi ci segue. Restate dunque con noi anche nel corso dei prossimi giorni.
Per saperne di più:
Scopri come partecipare ai progetti di
citizen science
della Nasa sul Sole e le eclissi visitando la
pagina dedicata
e guardando i
video
tutorial di approfondimento
Guarda su
MediaInaf Tv
la guida al cielo del mese di aprile, a cura di Fabrizio Villa:
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Tutti scienziati con l’eclissi solare
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Sotto il cielo dell’eclissi
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https://www.media.inaf.it/2024/03/29/eclissi-nasa-citizen-scientists/
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https://www.media.inaf.it/2024/04/26/eclissi-usa-progetto-astra/
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La seconda ondata di Covid-19 ha travolto l’India come uno tsunami. Il _boom_ di casi è in parte attribuibile alla variante “indiana”, denominata [B.1.671](<https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/04/16/covid-in-gb-spunta-la-variante-indiana_7ff3db7f-77c7-49bc-a40e-868a1af67205.html>), che sembra essere molto più contagiosa e letale e sta mietendo vittime anche tra le fasce più giovani. I video e le immagini raccapriccianti che da giorni ormai ingolfano i _social_ media raccontano un Paese al collasso: posti letto in terapia intensiva che scarseggiano, ossigeno in esaurimento negli ospedali, file infinite di autoambulanze e risciò fuori ai nosocomi in attesa che si liberi un posto e i crematori che bruciano cadaveri senza sosta, giorno e notte. “Se l’apocalisse si potesse tradurre in un’immagine, sarebbe quella degli ospedali indiani”, ha [scritto](<https://time.com/5957118/india-covid-19-modi/>) la giornalista Rana Ayyub sul Time.
Dopo la prima, forte ondata tra luglio e ottobre scorso, negli ultimi mesi si era assistito a un generale abbassamento della guardia. C’era chi urlava al miracolo indiano: bassa mortalità e casi relativamente sotto controllo. Solo poche settimane fa il ministero della salute millantava che il Paese fosse ormai fuori dall’emergenza pandemica: i numeri sembravano rassicuranti e in molti avevano sperato che l’India si stesse avviando a raggiungere una sorta di immunità di gregge. Il 23 aprile 2021 il Paese [ha registrato](<https://www.reuters.com/world/india/indias-daily-coronavirus-cases-climb-new-world-record-hospitals-buckle-2021-04-24/?utm_source=Facebook&utm_medium=Social&fbclid=IwAR0elqeB_xXPhvhd4yME1s4FfKwlofMNTpKihQLXbb9DCQjLZ_-0Gb2rR-8>) invece 346.786 nuovi casi di Covid-19, il più alto incremento giornaliero al mondo dall’inizio della pandemia, superando il record dei due giorni precedenti, a conferma di un trend in costante aumento da settimane e una curva in ripida impennata.
La situazione è particolarmente [drammatica](<https://scroll.in/article/992972/what-could-be-driving-delhis-devastating-fourth-covid-19-surge?fbclid=IwAR20c_DcYoj_eM4MRHKmqFnreQ6FjWdowGTOgQWoYgogEKX6ak8v-x8vIzE>) nelle grandi città come Delhi (dove si registra un morto ogni cinque minuti) e Mumbai, ma preoccupano anche le precarie condizioni delle strutture sanitarie nelle zone rurali. E se i numeri in India sono spesso da prendere con le pinze, oggi la discrepanza tra i numeri ufficiali sui decessi (2.624 nelle ultime 24 ore) e la realtà sul campo è diventata lampante. Stati come il Gujarat e l’Uttar Pradesh -entrambi governati dal partito del premier Narendra Modi- sono stati accusati di nascondere i numeri effettivi sulle morti da Covid-19. Gli [esperti](<https://www.indiaspend.com/why-audits-reconciled-death-data-are-still-missing-covid-deaths/?fbclid=IwAR2knEOiWv0ql4xt-rH_R3vW8csgRPD8Z5F-R7eRWFs0wtPOwJvpG6MUa-s>) credono anche che i test rilevino solo una frazione dei casi attivi in una popolazione di 1,3 miliardi di persone. Ad agosto 2020 un'indagine sierologica stimava che i casi effettivi, e quindi la circolazione del virus, fossero parecchio inferiori ai numeri ufficiali.
La capitale indiana è ora allo stremo: le persone stanno morendo in strada. I posti nelle terapie intensive sono terminati e la grave carenza di ossigeno ha costretto a dirottare parte della produzione industriale di ossigeno verso gli ospedali, che lanciano accorati [appelli](<https://twitter.com/MaxHealthcare/status/1385416435325755395>) sui _social_. Mentre gli Stati litigano sulle forniture, l'India sta muovendo enormi quantità di ossigeno, [scortate](<https://www.reuters.com/world/india/oxygen-gets-armed-escort-india-supplies-run-low-covid-crisis-2021-04-23/>) dai militari, verso le aree più colpite dall'ondata record, attribuita a una cattiva gestione della pandemia e ad una scarsa pianificazione. Anche Medici Senza Frontiere (Msf) ha ripreso le sue attività a Mumbai, nello stato del Maharashtra. “La situazione è molto preoccupante -ha dichiarato Dilip Bhaskaran, coordinatore in India- Msf è pronta a potenziare ulteriormente le sue attività per supportare le strutture sanitarie oggi completamente sature”.
Con le elezioni in corso in cinque Stati, a differenza dell'opposizione guidata da Rahul Gandhi, il Bharatiya Janata Party ha continuato in questi mesi a tenere comizi fiume: solo il 19 apriel 2021 il partito del premier Modi ha cancellato le prossime date della campagna elettorale, riducendo il numero dei partecipanti a 500. Nell’ultima settimana (16-23 aprile) diversi Stati hanno nuovamente implementato _lockdown_ più mirati (dopo il [disastro](<https://altreconomia.it/india-coronavirus-fuoricasta/>) dello scorso anno) ma, senza sussidi e razioni alimentari per le fasce più deboli, il secondo esodo dei lavoratori informali era inevitabile. Il governo è inoltre sotto pressione per aver permesso che un raduno religioso come il [Kumbh Mela](<https://www.resetdoc.org/story/looking-redemption-indians-gather-kumbh-mela/>) (che ha riunito oltre due milioni pellegrini _hindu_ sulle rive del Gange ad Haridwar) si tenesse in piena pandemia, e ora si teme un ulteriore picco dei contagi legati all’evento.
La recrudescenza della pandemia ha colpito negativamente la campagna vaccinale, sia nazionale -che si è arenata a meno dell’1,5% della popolazione- che la distribuzione delle dosi per [Covax](<https://www.theguardian.com/world/2021/apr/22/revealed-big-shortfall-in-covax-covid-vaccine-sharing-scheme>), il programma internazionale globale per la **** distribuzione equa dei vaccini. Anche se l'India produce due vaccini -Covaxin, di Bharat Biotech e Covishield, del Serum Institute of India (di cui ha fermato le esportazioni il mese scorso)- la campagna vaccinale ha subito una battuta di arresto: le autorità avevano sovrastimato la capacità produttiva del Paese. “Un fallimento difficile da capire per un Paese noto come la ‘farmacia del terzo mondo’”, ha detto l’economista Kaushik Basu, ex capo della Banca Mondiale. Dal prossimo primo maggio, l’India sarà il primo Paese al mondo a mettere i vaccini sul libero mercato (interno): i produttori forniranno il 50% delle dosi al governo centrale mentre il resto sarà venduto ai singoli Stati e alle agenzie private, senza controlli sui prezzi, con ovvie, drammatiche conseguenze per milioni di persone che non possono permettersi di pagare il vaccino.
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La seconda ondata di Covid-19 ha travolto l’India come uno tsunami
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India, dove il Covid-19 è una calamità: “Impossibile anche fare i funerali”
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