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>>
>> È [morto](<https://www.nytimes.com/2021/12/05/us/politics/bob-dole-dead.html>) a 98 anni Bob Dole, storico esponente del Partito Repubblicano degli Stati Uniti: a febbraio aveva detto di essere malato di tumore ai polmoni.
>>
>> Dole fu senatore per lo stato del Kansas dal 1969 al 1996, ma è ricordato soprattutto per essere stato lo sfidante del Democratico Bill Clinton alle elezioni presidenziali del 1996. Dole subì una larga sconfitta contro Clinton, che allora era presidente uscente e al massimo della sua popolarità, ottenendo oltre otto milioni di voti in meno.
>>
>> Vent'anni prima, nel 1976, era già stato candidato vicepresidente con Gerald Ford, che però venne sconfitto dal Democratico Jimmy Carter. Nel 1988 si candidò alle primarie dei Repubblicani, ma perse nettamente contro l'allora vicepresidente di Ronald Reagan, George H. W. Bush.
>>
>> Dopo le elezioni del 1996 lavorò come avvocato per uno studio di Washington D.C., tenne conferenze, scrisse libri e partecipò a programmi televisivi. Tra le cose più singolari che fece dopo la sua candidatura a presidente ci fu una pubblicità del Viagra, il medicinale contro l’impotenza maschile, a cui seguì uno spot televisivo simile e scherzoso per Pepsi (e un altro [insieme a Britney Spears](<https://www.youtube.com/watch?v=nBdgpjnKInA>)).
>>
>> Alle primarie dei Repubblicani del 2016 sostenne Donald Trump, e successivamente fu l’unico ex candidato presidente Repubblicano a partecipare alla convention in cui Trump venne scelto come candidato del partito.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| È morto Bob Dole | È morto a 82 anni Joseph Lieberman, senatore statunitense e candidato vicepresidente con Al Gore, nel 2000 | 0.896408 | https://www.ilpost.it/2021/12/05/bob-dole-morto/ | https://www.ilpost.it/2024/03/27/morto-joe-lieberman/ |
>
> Il viaggio ventennale [nello Spazio profondo di Cassini si è interrotto oggi in pochi minuti](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/fine-sonda-cassini-saturno/>), quando la sonda ha seguito la sua ultima traiettoria che l’ha portata a tuffarsi nell’atmosfera di Saturno, dove si è polverizzata a causa del forte impatto. La fine della sua missione è stata seguita dai tecnici delle principali agenzie spaziali, da ricercatori e da semplici appassionati, che in questi 20 anni avevano seguito le scoperte rese possibili dalle strumentazioni della sonda. Cassini non esiste più, ma ci ha lasciato un’enorme quantità di dati, rilevazioni e fotografie spettacolari di Saturno e delle sue innumerevoli lune. Grazie al suo lavoro in questi anni, abbiamo potuto analizzare la polvere interstellare, abbiamo scoperto un intero oceano sotto Encelado, la sesta luna per dimensioni di Saturno, e capito qualcosa di più sugli anelli che circondano il pianeta. Come ha scritto oggi la NASA: “Cassini ora è parte del pianeta che ha studiato”.
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/foto-di-saturno-e-delle-sue-lune-da-cassini-21/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Le migliori foto di Cassini | Le nuove foto di Saturno visto da vicino | 0.93202 | https://www.ilpost.it/2017/09/15/cassini-foto-saturno/ | https://www.ilpost.it/2016/12/08/foto-saturno-cassini/ |
>>
>> La Juventus [ha presentato](<https://www.juventus.com/it/news/articoli/la-nuova-divisa-bianconera>) la prima maglia ufficiale della stagione 2020/2021: come già anticipato da mesi dai siti specializzati, sono tornate le strisce verticali, che per la prima volta da oltre un secolo erano scomparse nella divisa della stagione 2019/2020. Lo sponsor tecnico è sempre Adidas, che ha realizzato una maglia con inserti dorati e con le strisce che sembrano dipinte grossolanamente con un pennello. Il retro della maglia è molto bianco, con il nome e il numero dei giocatori neri e con il font unico delle maglie della prossima Serie A.
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2020/07/30/juventus-maglia-2020-2021/juventus-maglia3/>)
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>> (Adidas/Juventus)
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>>> ⚡️⚪️⚫️ ECCOLA! La nuova maglia Home [#Juve](<https://twitter.com/hashtag/Juve?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) 2020/21 è uscita! Scudetto al centro e numeri neri! Benvenuta! 🙂 [#JuJersey](<https://twitter.com/hashtag/JuJersey?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)<https://t.co/03XENlBXlc>
>>>
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>>>
>>> -- La Maglia Bianconera (@La_Bianconera) [July 30, 2020](<https://twitter.com/La_Bianconera/status/1288748885272334336?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> **– Leggi anche:** [La nuova maglia Nike della Roma](<https://www.ilpost.it/2020/07/22/nuova-maglia-roma-2020-2021/>)
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2020/07/30/juventus-maglia-2020-2021/juventus-maglia4/>)
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>> (Adidas/Juventus)
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>> Per ora è stata presentata soltanto la prima divisa, quella utilizzata principalmente nelle partite in casa: secondo le fonti più affidabili, la seconda sarà blu scuro, e la terza sarà arancione e nera, con una fantasia camouflage. La prima maglia dei portieri, invece, sarà blu e gialla.
>>
>> **– Leggi anche:** [La nuova maglia dell’Inter per il 2020/2021](<https://www.ilpost.it/2020/06/30/nuova-maglia-inter-2021-nike/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| La nuova maglia della Juventus per il 2020/2021 | La nuova maglia della Juventus, diversa | 0.906219 | https://www.ilpost.it/2020/07/30/juventus-maglia-2020-2021/ | https://www.ilpost.it/2019/05/13/maglia-juventus/ |
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> La terza stagione di _Narcos_ è su Netflix da oggi, venerdì 1 settembre. È composta da dieci episodi, tutti della durata di 50 minuti circa. Il primo è intitolato "La strategia del capo" e Netflix lo descrive così: «I gentiluomini di Cali convocano i soci per un annuncio a sorpresa sul futuro della loro attività».
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> Se siete qui e non vi piace farvi del male da soli e non siete in qualche modo all'oscuro di un fatto storico successo nel 1993, sapete che la serie cambierà molto in questa stagione, perché racconta i fatti successivi alla morte di Pablo Escobar. Come dicevano i trailer pubblicati quest'estate da Netflix, la terza stagione parla «dell’ascesa di un nuovo impero», tutt'altro che con principi più sani di quelli di Escobar: «Fingere che questi non fossero cattivi come quello che c’era prima sarebbe stato un errore». Un altro trailer, uscito ad agosto, paragonava il cartello di Cali a una «grande multinazionale» e finiva con questa frase: «Per smantellare il cartello di Cali devi essere stupido, matto, coraggioso e fortunato allo stesso tempo».
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> **Rapida rinfrescata di memoria**
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> La prima stagione – ambientata in Colombia, a partire dagli anni Settanta – raccontava l'ascesa del narcotrafficante Pablo Escobar (Wagner Moura) e del suo cartello di Medellin. Escobar arrivava, già a 28 anni, «ad avere così tanti soldi da non riuscire a contarli». Tra quelli che provavano a fermarlo c'erano Steve Murphy e Javier Peña, agenti statunitensi della DEA (l'agenzia statunitense antidroga). All'inizio a «Pablo Emilio Escobar Gaviria» le cose andavano benissimo e nessuno sembrava poterlo fermare: riusciva anche a farsi eleggere in Parlamento. Poi, un po' perché Escobar esagerava ma soprattutto perché chi gli si opponeva aveva iniziato a farlo con più forza, Escobar finiva in prigione. Prigione per modo di dire, perché aveva tutto quello che voleva e ci uccideva pure i nemici. La prima stagione finiva con un assalto delle forze speciali colombiane alla "prigione" di Escobar, che però riusciva a fuggire. «Con su permiso», diceva a un militare che provava a fermarlo. Nella seconda stagione – mentre Pablo era sempre più cattivo e più braccato – si vedeva l'ascesa del cartello di Cali, rivale di quello di Medellin.
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>> A quick refresher on S1 and S2. [#Narcos](<https://twitter.com/hashtag/Narcos?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [pic.twitter.com/MiIluhA9Cw](<https://t.co/MiIluhA9Cw>)
>>
>> -- Narcos (@NarcosNetflix) [August 31, 2017](<https://twitter.com/NarcosNetflix/status/903361786522378240?ref_src=twsrc%5Etfw>)
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> Alla fine, siamo nel 1993, Pablo muore.
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> Il problema, appunto, è il cartello di Cali. C'è stato un momento in cui la DEA (in particolare l'agente Peña) e il cartello di Cali avevano collaborato per un obiettivo comune: uccidere Escobar. Morto Escobar, cambia tutto.
>
> **Che si dice della terza stagione**
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> Se il vostro dubbio principale è “come fa a essere bello ora che non c'è più Escobar", molti critici dicono di non preoccuparvi. Dan Fienberg [ha scritto](<http://www.hollywoodreporter.com/review/narcos-review-season-3-1034356>) su _Hollywood Reporter_ che, dopo i sei episodi della terza stagione che ha fatto in tempo a vedere, era «molto più preso che in qualsiasi altro punto delle prime due stagioni» e che è una di quelle stagioni che ci mettono un paio di episodi a carburare ma poi vanno forte. Sul sito di _CNN_ Brian Lowry [ha scritto](<http://edition.cnn.com/2017/08/31/entertainment/narcos-season-3-review/index.html>) che la serie riesce benissimo a «fare reset» dopo aver mostrato la morte di Escobar. Melanie McFarland [ha scritto](<https://www.rottentomatoes.com/source-400>) su _Salon_ che se prima era una caccia all'uomo per uccidere un solo uomo, ora il nemico è diventato una specie di multinazionale. La terza stagione è piaciuta anche all' _Economist_ , che [ha scritto](<https://www.economist.com/blogs/prospero/2017/08/drugs-and-drama?fsrc=scn/tw/te/bl/ed/escobarisdeadbutnarcosandthedrugstradeliveon>): «I film sulle guerre-contro-la-droga tendono a finire quando il cattivo è ucciso o arrestato, lasciando che la polizia festeggi il gran lavoro fatto. La realtà non funziona così: nonostante la caduta di Escobar e di migliaia come lui, il narcotraffico va sempre avanti e _Narcos_ lo rende ferocemente chiaro».
>
>> Escobar è morto. Il Cartello di Cali ha appena cominciato. [#Narcos](<https://twitter.com/hashtag/Narcos?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>), stagione 3, ora disponibile solo su Netflix. [pic.twitter.com/q5xrcTa6BX](<https://t.co/q5xrcTa6BX>)
>>
>> -- Netflix Italia (@NetflixIT) [September 1, 2017](<https://twitter.com/NetflixIT/status/903513766221946881?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>
> Netflix ha anche pubblicato un video in cui in trenta secondi Roberto Saviano parla del narcotraffico.
>
>> Il narcotraffico, in 30 secondi. [#Narcos](<https://twitter.com/hashtag/Narcos?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>), stagione 3, ora disponibile solo su Netflix. [pic.twitter.com/NOU9DSp7Ih](<https://t.co/NOU9DSp7Ih>)
>>
>> -- Netflix Italia (@NetflixIT) [September 1, 2017](<https://twitter.com/NetflixIT/status/903601547166310400?ref_src=twsrc%5Etfw>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Su Netflix c'è la terza stagione di "Narcos" | Tre storie su Pablo Escobar | 0.876767 | https://www.ilpost.it/2017/09/01/narcos-3-netflix-terza-stagione/ | https://www.internazionale.it/opinione/alessio-marchionna/2013/12/02/tre-storie-su-pablo-escobar |
Quando ho saputo della morte di Gian Maria Testa, dal cd della radio dell’auto stavo ascoltando “
Lasciami andare
”, dove il cantautore piemontese – lo spiegava nei suoi concerti – confessava l’imbarazzo di presenziare alle cerimonie funebri di amici che ci hanno lasciato più soli. “ Non sono venuto per salutare che io non lo conosco il tono giusto del saluto … e nemmeno le parole per la circostanza … lasciami andare”.
Non conoscevo personalmente Gian Maria, ma da qualche anno erano sue le canzoni che mi accompagnavano nei tragitti in auto, forse un po’ stanco di tanti altri cantautori più blasonati e affermati, italiani e francesi, o di lingua inglese. Non so se mai è apparso in televisione, ma possedeva la stima di quanti apprezzano chi non ama i riflettori e preferisce un ascolto più schivo e pensoso. La malinconica tenerezza di alcune sue perle – non so se definirle canzoni d’amore –, come “Dentro la tasca di un qualunque mattino” o “Come al cielo gli aeroplani”, era la stessa che risuonava nella sua “poesia civile”, quella del disco “Da questa parte del mare” del 2006, dedicato ai migranti di ogni tempo. Una delle canzoni aveva per titolo “Ritals”, termine con cui nel sud della Francia si indicavano spregiativamente gli italiani immigrati, forse con quella R iniziale a segnalarne le difficoltà di pronuncia. La canzone era un invito a tenere viva la memoria dei tempi in cui “lo sapevamo anche noi l’odore delle stive, l’amaro del partire”. Era stato un
rital
, di padre salernitano e madre spagnola, a fargli conoscere il termine: Jean-Claude Izzo, che in
Marinai perduti
fa cantare a un personaggio femminile alcuni versi di una sua canzone, “Come le onde del mare”. Fu il cantore della Marsiglia crepuscolare ad andare a cercare Testa mentre si esibiva in Francia, dove il capostazione di Cuneo era diventato famoso dopo il primo album del ’95, “Montgolfières”. Ed un articolo sulla prima pagina di “Repubblica”, credo nel ’96, annunciava con sorpresa il concerto all’Olympia di Parigi di uno sconosciuto cantautore di origine contadina e
langarola
.
Dopo, anche da noi sono cominciati i riconoscimenti e le collaborazioni: nel 2002 inaugura Umbria Jazz, nel 2003 con Erri De Luca e Marco Paolini è al Festival della Letteratura di Mantova, l’album “Altre latitudini” del 2005 lo vede suonare con musicisti di pregio come Enrico Rava, ne il “Valzer di un giorno” le sue canzoni si alternano alle poesie di Pier Mario Giovannone. Nel 2011 è protagonista dello spettacolo “18.000 giorni”, su testo di Andrea Bajani, dedicato alla difficile condizione del lavoro, fra licenziamenti e delocalizzazioni; qui si esibisce con Andrea Battiston che sarà al suo fianco anche in “Italy”, di nuovo sul tema delle migrazioni. E spesso negli ultimi anni le canzoni di Testa hanno accompagnato i versi di Erri De Luca sulle tragedie dei migranti nel “mare nostro che non sei nei cieli”. E un’altra collaborazione è stata quella con Altan, a illustrare la canzone favola “Ninna nanna dei sogni”.
Credo che per Testa il riconoscimento più gradito sia stata la Targa che gli venne consegnata dal Club Tenco, quello che fondò nel lontano 1972 Amilcare Rambaldi per premiare la canzone d’autore. Ad uno dei fondatori del Club e storico presentatore delle serate autunnali di Sanremo, Antonio Silva, ho chiesto un ricordo di Testa.
Gian Maria Testa me l’ha fatto conoscere, nei primi anni ’90, il suo conterraneo Carlin Petrini. Me lo segnalava per il Tenco. Da lì è nata la nostra amicizia. Roberto Coggiola lo invitò a “Musica sotto il Castello”, una rassegna che si teneva ad agosto a Dolceacqua. Nella cena del dopo concerto gli raccontai quella che io pensavo una mia scoperta, i gialli di Jean Claude Izzo. Per scoprire che lui, Gianmaria, non solo era stato amico per anni di Izzo ma era stato addirittura suo testimone di nozze. Facemmo l’alba, io ad ascoltare Gianmaria che mi raccontava di Izzo.
Nel 2006 mi fece arrivare in anteprima la sua versione di “Miniera”, poi confluita nel disco “Da questa parte del mare” tutto dedicato ai migranti di ogni tempo e di ogni terra. Album che vinse nel 2007 la Targa Tenco come miglior album dell’anno. Il brano in origine era una storia retorica e strappalacrime. Nella versione di Gianmaria una tragedia greca. Ascoltai il pezzo di notte, mentre ero in viaggio in macchina. Dovetti fermarmi: le lacrime non mi permettevano di vedere la strada.
E poi questi ultimi anni in cui Gianmaria è stato l’animatore del “Bistrot dell’ulivo”. Che è un raduno assolutamente informale di alcune tra le più belle teste e belle facce dello spettacolo, della cultura e della politica italiane che si tiene nel mese di luglio a Badalucco, sotto le piante di ulivo di un noto produttore di olio. Gianmaria si dava anima e corpo. Il che significava cominciare a cantare e suonare – spesso lui da solo, a volte accompagnato da una fisarmonica o da una tastiera – terminata la cena verso le 22 e tirare l’alba per vedere sbucare il sole tra le piante. Cantare di tutto. Quasi niente le sue canzoni. Solo “
La Ca Sla Colin-a"
che gli chiedevo a gran voce.
Ora sit illi terra levis.
Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e
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| La scomparsa di un cantautore grande quanto schivo | Festa per Gianmaria Testa. E il racconto di Erri De Luca | 0.832707 | https://www.doppiozero.com/addio-gian-maria-testa | https://left.it/2016/09/22/festa-per-gianmaria-testa-e-il-racconto-di-erri-de-luca/ |
Umanità Nova - Archivio 2006 - art4094
Umanità Nova, numero 6 del 19 febbraio 2006, Anno
86
Ratzinger e Ruini impiccioni
Corteo No Vat a Roma: accuse di vilipendio alla religione
Gran bella cosa la libertà e la democrazia.
In Cina ne hanno tanta paura da far censurare Internet. Il governo
di quell'autoritario paese ha stipulato un accordo con alcuni motori di
ricerca per non far cercare le parole libertà e democrazia e
turbare l'autorità costituita. Quell'accordo è stato
stipulato con le multinazionali di un altro grande paese, democratico e
libero, che di democrazia e di libertà ne ha talmente tanta da
esportarla in altri paesi.
Questa censura ha scatenato l'indignazione della stampa libera e
democratica del nostro paese, libero e democratico, che hanno dedicato
ampio spazio alla vicenda, anche per far apprezzare ai nostri
concittadini, liberi e democratici, quanta libertà e democrazia
ci siano da noi.
Ovviamente la libertà e la democrazia non devono confondersi
con l'anarchia e così ha fatto bene la libera e democratica
polizia postale ha denunciare e chiudere due siti che, fornendo
l'indirizzo di un sito cinese che trasmette le partite di calcio via
internet, osavano attentare all'esclusiva televisiva del nostro libero
e democratico campionato di calcio.
Per essere sicuri che non ci fosse il passaparola tra i tifosi, ha
anche ordinato, in modo libero e democratico, a chiunque fornisca
accessi ad internet, di non far vedere, in alcun modo, quei terribili
siti cinesi.
D'altro canto i cittadini vanno educati alla libertà e alla
democrazia, se oggi qualcuno si vedeva le partite di calcio, domani
magari andava a leggere su internet qualcosa di pericoloso per la
libertà e la democrazia, addirittura di anarchico.
Il rischio di chi si sente autorizzato a fare tutto in nome della
libertà e della democrazia è sempre presente. Guardate
che casino ha scatenato la pubblicazione sul quotidiano danese Jylland
Posten di una dozzina di vignette su Maometto. È vero che i
paesi islamici non sono liberi e democratici, ma è meglio
così: ogni volta che fanno libere e democratiche elezioni le
vincono sempre i partiti islamici, che non sono né liberi
né democratici per cui è meglio che ci siano delle
monarchie assolute, che sarebbero libere e democratiche solo se fossero
sicure di vincere le elezioni libere e democratiche.
D'altro canto Dio non è né libero né
democratico, per cui la religione non è tenuta alla
libertà e alla democrazia.
Nella libera e democratica Francia un cattolico aveva dato fuoco al
cinema dove veniva proiettato il film la proiezione del film "L'ultima
tentazione di Cristo", ammazzando uno spettatore, vittima dell'eccesso
di libertà e democrazia: se avessero censurato il film,
quell'uomo sarebbe ancora vivo.
La libera e democratica polizia italiana ha prevenuto altre vittime
sabato scorso, durante la manifestazione organizzata da "Facciamo
breccia" nella libera e democratica città di Roma.
Era stato, pensate un po' a cosa si arriva quando c'è troppa
libertà e democrazia, esposto uno striscione con la scritta
"Ratzinger e Ruini impiccioni". In nome della libertà e della
democrazia quello striscione è stato immediatamente sequestrato
dalla polizia e gli autori denunciati per vilipendio che il nostro
libero e democratico parlamento ha abolito, ma solo per le bandiere
italiane bruciate, democraticamente e liberamente, dalla Lega.
Che tutta la manifestazione fosse un attacco alla libertà e
democrazia l'ha capito anche un giornale libero e democratico come "La
Repubblica" che, nei giorni precedenti si era, liberamente e
democraticamente, rifiutato di pubblicare un annuncio a pagamento sulla
manifestazione.
Fortunatamente la libera e democratica stampa italiana non ha dato
alcuna notizia della manifestazione, a cui hanno partecipato cinquemila
persone circa.
D'altro canto l'eccesso di libertà e democrazia era evidente
anche ai partecipanti che, invece di stare in silenzio, reietti e
consapevoli della loro condizione di peccatori, condannati alle fiamme
dell'inferno che non è né libero né democratico,
hanno cantato e ballato, e gira voce che qualcuno si sia anche
divertito alla faccia della libertà, della democrazia e della
religione!
FRK
una
storia
sommario
archivio
contatti
comunicati
collegamenti
| Ratzinger e Ruini impiccioni | Contrasto alla pirateria informatica: un nuovo pretesto per perseguire una società del controllo? | 0.75814 | archivio/archivio2006/un06/art4094.html | https://www.lafionda.org/2022/06/06/contrasto-alla-pirateria-informatica-un-nuovo-pretesto-per-perseguire-una-societa-del-controllo/ |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/11/coverint.jpg>)
>>>>
>>>> A sinistra, la copertina dello speciale di _Journal of Geophysical Research: Planets_ dedicato a Juno. A destra: Giove e tre dei quattro satelliti medicei visti da Juno. Crediti. Nasa/Jpl-Caltech/Swri/Msss
>>>>
>>>> Quando Galileo li osservò per la prima volta, in quella settimana fra il 7 e il 13 gennaio 1610 che cambiò la storia dell’astronomia, a malapena riuscì a distinguerli l’uno dall’altro per contarli, i quattro “astri medicei”. Oggi siamo in grado addirittura di tracciarne la mappa fisica e chimica del suolo, grazie alla sonda spaziale [Juno](<https://www.media.inaf.it/tag/juno/>) della Nasa e a strumenti come lo spettrometro a immagini [Jiram](<https://en.wikipedia.org/wiki/Jovian_Infrared_Auroral_Mapper>) di cui è dotata. Ed è proprio da Jiram – realizzato in Italia, sensibile nell’intervallo infrarosso tra 2 e 5 micron – che sono arrivati dati utili a stilare l’elenco degli ingredienti di uno dei quattro satelliti galileiani, Io. Ingredienti fra i quali spicca quello associato a una debole banda di assorbimento centrata a 2.65 µm: probabilmente si tratta di [acido solfidrico](<https://it.wikipedia.org/wiki/Acido_solfidrico>) in fase solida. Potente veleno dal caratteristico odore di uova marce (quando è in stato gassoso), su Io l’acido solfidrico si concentrerebbe in alcune zone specifiche, per esempio nella regione di [Bosphorous Regio](<https://it.wikipedia.org/wiki/Bosphorus_Regio>) e nelle unità di materiale giallo e brillante che circondano [Loki Patera](<https://it.wikipedia.org/wiki/Loki_Patera>). Questa è l’ipotesi suggerita da un team guidato da **Federico Tosi** dell’Inaf di Roma, primo autore di [uno studio su Io](<https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2020JE006522>) pubblicato sul _Journal of Geophysical Research: Planets_ , all’interno di un numero speciale dedicato ai primi quattro anni di missione di Juno, “[Jupiter midway through the Juno mission](<https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/toc/10.1002/\(ISSN\)2169-9402.MIDJUNO>)”.
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/11/tosi.jpg>)
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>>>> Federico Tosi, ricercatore all’Inaf Iaps di Roma
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>>>> «Il ghiaccio di acido solfidirico», spiega Tosi a _Media Inaf_ , «è estremamente instabile alle temperature diurne tipiche di Io. Tuttavia, poiché l’acido solfidrico è un tipico gas emesso dai vulcani, non solo sulla Terra ma anche su Io che è il corpo vulcanicamente più attivo del Sistema solare, la sua rilevazione sulla superficie del satellite è importante soprattutto se questo ha un carattere transiente. Infatti non si può escludere che l’acido solfidrico possa condensare in superficie e sopravvivere a basse concentrazioni per un tempo sufficiente a Jiram per rivelarlo durante i passaggi ravvicinati di Juno a Giove».
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>>>> Oltre alla probabile presenza di acido solfidirico, Jiram ha registrato su Io altre tre firma spettrali interessanti per gli astrochimici. Una è quella a 3.92 μm, attribuita al [cloruro di solforile](<https://it.wikipedia.org/wiki/Cloruro_di_solforile>) e ampiamente correlata con la distribuzione di [anidride solforosa](<https://it.wikipedia.org/wiki/Anidride_solforosa>). Le altre due sono firme molto deboli – a 4.55 μm e 4.62 μm – che, quando presenti simultaneamente, suggeriscono che composti [nitrili](<https://it.wikipedia.org/wiki/Nitrili>) o [toline](<https://it.wikipedia.org/wiki/Tolina>), già osservati su Callisto e Ganimede, potrebbero essere presenti anche sulla superficie di Io.
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/11/mura-2.jpg>)
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>>>> Alessandro Mura, ricercatore all’Inaf Iaps di Roma e _principal investigator_ di Jiram
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>>>> E proprio alle osservazioni di Ganimede è dedicato [un altro articolo](<https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2020JE006508>) dello speciale su Juno, questa volta a prima firma di **Alessandro Mura** , anch’egli ricercatore all’Inaf di Roma nonché attuale _principal investigator_ di Jiram. Nel caso di Ganimede, i dati di Jiram hanno permesso una mappatura spettroscopica senza precedenti della regione polare settentrionale. Oltre al ghiaccio d’acqua, Jiram ha rilevato una serie di composti secondari come l’anidride carbonica, intrappolata nel ghiaccio stesso, nonché sali minerati idrati e composti organici, la cui precisa identificazione rimane un obiettivo per il futuro.
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>>>> «Si tratta di risultati complementari a quanto fatto in passato da precedenti esplorazioni spaziali», osserva Mura, «e al tempo stesso propedeutici a future esplorazioni ravvicinate come quella di Juice, una sonda dell’Esa che entrerà in orbita proprio attorno a Ganimede negli anni Trenta».
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>>>> E a proposito di anni: la vita di Juno potrebbe allungarsi – e con essa quella di Jiram, che si conferma uno strumento fondamentale non solo per lo studio di Giove, ma anche dei suoi maggiori satelliti. È infatti stata presentata alla Nasa una proposta di estensione della missione che, se approvata, ne posticiperebbe il pensionamento al 2025, concedendole così un raddoppio della sua età attuale.
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>>>> **Per saperne di più:**
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>>>> * Leggi su _Journal of Geophysical Research: Planets_ l’articolo “[Mapping Io's Surface Composition With Juno/JIRAM](<https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2020JE006522>)”, di F. Tosi Mura R. M. C. Lopes G. Filacchione M. Ciarniello F. Zambon A. Adriani S. J. Bolton S. M. Brooks R. Noschese R. Sordini D. Turrini F. Altieri A. Cicchetti D. Grassi C. J. Hansen A. Migliorini M. L. Moriconi G. Piccioni C. Plainaki G. Sindoni
>>>> * Leggi su _Journal of Geophysical Research: Planets_ l’articolo “[Infrared observations of Ganymede from Juno/JIRAM](<https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2020JE006508>)”, di A. Mura Adriani R. Sordini G. Sindoni C. Plainaki F. Tosi G. Filacchione S. Bolton F. Zambon C. J. Hansen M. Ciarniello S. Brooks G. Piccioni D. Grassi F. Altieri A. Migliorini M.L. Moriconi R. Noschese A. Cicchetti
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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| Veleno su Io: trovate tracce di acido solfidrico | Vulcano o crosta: questo è il dilemma | 0.907201 | https://www.media.inaf.it/2020/11/20/io-ganimede-jiram/ | https://www.media.inaf.it/2020/10/22/vulcano-io/ |
Sally Ride fu la prima astronauta statunitense a far parte di una missione nello Spazio, ed era nata a Los Angeles il 26 maggio di 64 anni fa. Dopo aver studiato arte e aver preso una laurea di primo livello in inglese, ottenne un master e un dottorato in Fisica all’Università di Stanford.
Nel 1978 Sally Ride fu selezionata dalla NASA come candidata per il programma spaziale, e completò l’anno di addestramento necessario per diventare [Mission Specialist](<http://en.wikipedia.org/wiki/Mission_Specialist>), un membro specializzato dell’equipaggio dello Space Shuttle.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-2/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/sally-ride-18/>)
Il primo viaggio di Sally Ride nello Spazio fu nel 1983, come membro dell’equipaggio della missione STS-7, la settima dello Space Shuttle e la seconda della navetta Challenger. Fu la prima missione spaziale statunitense a cui prese parte un’astronauta donna. Il suo secondo viaggio nello Spazio fu nel 1984, sempre a bordo del Challenger, per la missione STS 41-G.
Avrebbe dovuto partecipare a una terza missione, per cui aveva completato gli otto mesi di addestramento previsti, ma dopo [il disastro della missione STS-51-L](<http://www.cattivamaestra.it/2012/03/il-disastro-del-challenger-in-super-8.html>) nel 1986, quando lo Shuttle Challenger si distrusse a 73 secondi dal lancio, causando la morte dei 7 membri dell’equipaggio, Ride fu assegnata alla commissione di inchiesta che indagò sulle cause dell’incidente. Fu poi trasferita preso la sede centrale della NASA a Washington DC, dove fondò l’Office of Exploration e diresse il primo tentativo di pianificazione strategica della NASA.
Nel 1987 Sally Ride lasciò Washington e si trasferì al [Center for International Security and Arms Control](<http://en.wikipedia.org/wiki/Center_for_International_Security_and_Cooperation>) dell'Università di Stanford. Dal 1989 insegnò fisica all’Università di San Diego e diresse il California Space Institute. Nel 2001 fondò [Sally Ride Science](<https://sallyridescience.com/>), un'azienda che crea programmi e pubblicazioni di scienze divertenti per bambini e ragazzini delle scuole elementari e medie, e che si concentra soprattutto sulle bambine e ragazze.
Ride scrisse sette libri per bambini sullo Spazio, per incoraggiarli a studiare scienze. Nel 2008 si schierò pubblicamente a favore di Barack Obama, e fece parte del _President 's Committee of Advisors on Science and Technology_. Morì a 61 anni, il 23 luglio 2012, a causa di un cancro al pancreas.
Era estremamente riservata rispetto alla sua vita privata: era stata sposata con un altro astronauta da cui poi aveva divorziato. Dopo la sua morte, però, il suo necrologio rivelò che la sua compagna era stata per 27 anni Tam O'Shaughnessy, una docente dell’università di San Diego.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La storia di Sally Ride, astronauta | Gli Oscar di vent'anni fa | 0.881542 | https://www.ilpost.it/2015/05/26/sally-ride/ | https://www.ilpost.it/2023/03/09/oscar-2003/ |
>>
>> Mercoledì scorso il Parlamento ha approvato [un emendamento](<https://www.camera.it/leg18/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=18&codice=leg.18.pdl.camera.3374.18PDL0164830&back_to=https://www.camera.it/leg18/126?tab=2-e-leg=18-e-idDocumento=3374-e-sede=-e-tipo=>) presentato dal Partito Democratico al decreto Capienze che ha istituito una moratoria di due anni sui sistemi di riconoscimento facciale: nel testo si legge che l'installazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di privati, «sono sospese fino all'entrata in vigore di una disciplina legislativa della materia e comunque non oltre il 31 dicembre 2023».
>>
>> Il riconoscimento facciale è una tecnologia che utilizza un software per analizzare l’immagine della persona sotto forma di pixel, di dati, da cui trae un modello matematico che viene poi applicato ad altre immagini per trovare una corrispondenza. L’archivio delle immagini è essenziale per identificare una persona e viene alimentato dai dati di tutte le persone che camminano per strada, rilevate costantemente dalle telecamere. Alcuni software evoluti sono in grado di identificare una persona anche analizzando la sua andatura.
>>
>> Da tempo attivisti ed esperti di tecnologie segnalano che anche i sistemi utilizzati in Italia, come quelli [più estesi attivi](<https://www.ilpost.it/2020/12/20/cina-huawei-riconoscimento-facciale-uiguri/>) in altri paesi, sono estremamente invasivi in termini di privacy, eppure poco o niente regolati: si sa poco di come funzionino, di come vengano raccolti e usati i dati, di quali siano i limiti e gli obiettivi.
>>
>> Ne sono stati installati diversi anche nelle città italiane e tutti sono stati bloccati dal Garante della privacy.
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>> Il primo fu a Como, dove nel 2019 il comune installò telecamere per il riconoscimento facciale nel parco di via Tokamachi, vicino alla stazione. Il Garante della privacy [intervenne](<https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9309458>) il 26 febbraio 2020 per dichiararlo illegittimo. Un sistema simile a quello di Como è stato [finanziato](<https://www.ilpost.it/2021/09/16/riconoscimento-facciale-comuni-telecamere/>) anche dal comune di Udine.
>>
>> Di fatto, la moratoria ha introdotto una norma più chiara soprattutto per i privati che non possono più installare sistemi di riconoscimento facciale nei negozi, sui cartelli pubblicitari, negli impianti sportivi o sui mezzi di trasporto. I comuni dovranno chiedere il parere del Garante della privacy, che finora ha bocciato tutti i progetti di videosorveglianza con riconoscimento facciale presentati dalle amministrazioni.
>>
>> Secondo il deputato Filippo Sensi (PD), che già nei mesi scorsi [aveva presentato](<https://twitter.com/nomfup/status/1382276306746929152?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1382276306746929152%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.giornalettismo.com%2Friconoscimento-facciale-filippo-sensi-intervista%2F>) una proposta di moratoria, la nuova norma approvata nel decreto Capienze è «un primo passo che serve ad accendere un riflettore su questo tema, che riguarda la libertà e i diritti delle persone: siamo i primi a normare questi sistemi introducendo una moratoria in attesa di una legge del Parlamento europeo. Ora siamo certi che privati, comuni e in generale le pubbliche amministrazioni non possono usare il riconoscimento facciale senza un parere favorevole del Garante della privacy: è una garanzia in più rispetto a prima».
>>
>> La moratoria non coinvolge, invece, l’autorità giudiziaria, che non dovrà sottostare a nessun controllo preventivo da parte del Garante. Nell’articolo 12, infatti, si legge che il parere è necessario «salvo che si tratti di trattamenti effettuati dall'autorità giudiziaria nell'esercizio delle funzioni giurisdizionali nonché di quelle giudiziarie del pubblico ministero».
>>
>> Secondo le associazioni per i diritti digitali, che negli ultimi anni hanno promosso una [campagna](<https://reclaimyourface.eu/>) contro il riconoscimento facciale chiamata _Reclaim Your Face_ , grazie alla libertà concessa dalle norme un pubblico ministero potrebbe utilizzare un sistema di riconoscimento facciale in diversi modi: per esempio, per verificare l’identità delle persone che si incontrano con una persona indagata mentre questa è in una piazza dove passano centinaia di persone che nulla hanno a che vedere con l’indagine ma i cui dati biometrici vengono comunque raccolti e analizzati dal sistema di riconoscimento facciale.
>>
>> «Con le modifiche introdotte con questa moratoria, l’autorità di polizia giudiziaria e il pubblico ministero sono esentati dal controllo preventivo del Garante della privacy», spiega Laura Carrer, giornalista e attivista del centro Hermes per la trasparenza e i diritti umani digitali. «Questa modifica è ancor più grave se si tiene in considerazione il fatto che il codice di procedura penale non contiene dettagli e specifiche per l’impiego di sistemi di riconoscimento facciale: non vi sono distinzioni sulle tipologie di reato per cui possono essere impiegati né dettagli sulla durata dell’impiego di queste tecnologie».
>>
>> L'associazione Privacy Network [sostiene](<https://www.privacy-network.it/iniziative/italia-moratoria-sul-riconoscimento-facciale/>) che la moratoria abbia «un’incidenza estremamente ridotta, perché si applica solo a limitate ipotesi, come l’uso di sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici o aperti al pubblico».
>>
>> Già nei mesi scorsi il Garante era intervenuto per bloccare l'utilizzo non autorizzato del riconoscimento facciale in operazioni di polizia.
>>
>> Lo scorso marzo [aveva dato](<https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9575842>) un parere negativo sulla funzione “real time” del sistema chiamato SARI Enterprise, utilizzato dalle forze dell’ordine italiane per identificare una persona confrontando i suoi dati biometrici con le immagini di tutti gli individui già fotosegnalati. Nel parere negativo si leggeva che questo sistema «oltre ad essere privo di una base giuridica che legittimi il trattamento automatizzato dei dati biometrici per il riconoscimento facciale a fini di sicurezza, realizzerebbe per come è progettato una forma di sorveglianza indiscriminata/di massa».
>>
>> In aprile [era stata pubblicata](<https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/intelligenza-artificiale-il-regolamento-della-commissione-ue-una-sfida-complessa/>) la bozza di regolamento per l’intelligenza artificiale proposta dalla Commissione europea. Tra le altre cose, dice che il riconoscimento facciale negli spazi pubblici è proibito, ma lascia aperte alcune possibilità: può essere utilizzato per la ricerca di vittime di un reato o nel caso della ricerca di bambini scomparsi, per prevenire attacchi terroristici e per individuare i criminali, senza però spiegare con precisione quali siano i limiti di utilizzo da parte delle forze dell’ordine.
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>> Il 21 giugno il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) e il Garante europeo della protezione dei dati (EDPS) [avevano chiesto](<https://edpb.europa.eu/news/news/2021/edpb-edps-call-ban-use-ai-automated-recognition-human-features-publicly-accessible_en>) alla Commissione europea di vietare qualsiasi uso delle sorveglianze biometriche negli spazi pubblici, sostenendo che mettesse a rischio i diritti e le libertà.
>>
>> Anche alcune aziende hanno scelto di non voler più utilizzare il riconoscimento facciale: all'inizio di novembre Facebook [ha annunciato](<https://www.ilpost.it/2021/11/03/facebook-riconoscimento-facciale-privacy/>) di voler rinunciare alla tecnologia introdotta nel 2010 che permetteva di identificare i volti nelle foto e nei video e che era da tempo al centro di notevoli polemiche per le sue implicazioni sulla privacy. L’intelligenza artificiale alla base di questa tecnologia consentiva, per esempio, di suggerire automaticamente a chi pubblicava una foto di taggare le persone presenti nell’immagine.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Cosa cambia con la moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale | Arriva il Nucleo concretezza | 0.830757 | https://www.ilpost.it/2021/12/07/moratoria-riconoscimento-facciale/ | https://www.ilpost.it/2018/12/14/nucleo-concretezza/ |
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>>>> [Philae_cartoon](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2015/03/Philae_cartoon.jpeg>)Il tempo per Philae, il _lander_ della sonda Rosetta dell’ESA, rocambolescamente approdato sul nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, si è fermato all’[una e trentasei minuti](<https://www.media.inaf.it/2014/11/15/philae-ragione-e-sentimento/> "Ciao Philae, ciao") del mattino del **15 novembre scorso**. Le sue batterie, giunte allo stremo, e senza il supporto energetico dei pannelli solari del robottino, [sospeso sul fianco in ombra di un crepaccio](<https://www.media.inaf.it/2014/11/13/bollettino-philae-cometa/> "Si sta come d’autunno"), gli hanno imposto un riposo assoluto. _Stato di ibernazione_ viene detto in gergo tecnico. Forse però si avvicina il momento in cui Philae può destarsi da questo sonno: **magari già il 12 marzo prossimo**. La sonda Rosetta, in orbita attorno alla cometa proverà a chiamare Philae dopo quasi quattro mesi di silenzio assoluto. Non facciamoci però prendere da un eccessivo entusiasmo: all’ESA dicono chiaramente che se questo contatto ci sarà così presto, potremo davvero definirlo un bel colpo di fortuna.
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>>>> «Philae attualmente riceve circa il doppio dell’energia solare che riusciva a captare nel novembre scorso» dice Stephan Ulamec, il _lander manager_ di DLR. Anche se il trio composto dalla cometa Churyumov Gerasimenko, Philae e Rosetta si trova ora a ‘solo’ 300 milioni di chilometri dal Sole, « **sarà probabilmente ancora troppo freddo perché il lander riesca a svegliarsi, ma vale comunque la pena provarci**. D’altra parte, le condizioni per raggiungere questo risultato miglioreranno di giorno in giorno» aggiunge Ulamec.
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>>>> Non solo infatti c’è bisogno di radiazione solare a sufficienza per produrre energia elettrica (la potenza minima di attivazione è di 5,5 watt), ma pure che la temperatura interna di Philae raggiunga almeno i **-45 celsius** affinché possa tornare al lavoro. «Quello che sta facendo Philae dal novembre scorso è usare l’esigua energia solare che riesce a raccogliere per scaldarsi» spiega Koen Guerts, del centro di controllo di DLR. Solo quando riuscirà ad avere a disposizione energia elettrica sufficiente e temperature più alte di -45 gradi potrà iniziare la procedura vera a propria per iniziare a ricaricare le sue batterie.
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>>>> [Il nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko \(ripreso il 6 marzo scorso dalla navigation camera a bordo di Rosetta\) che inizia a mostrare processi di attività attorno alla superficie. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM ](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2015/03/Comet_on_6_March_2015_NavCam_node_full_image_2.jpg>)
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>>>> Il nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (ripreso il 6 marzo scorso dalla navigation camera a bordo di Rosetta) che inizia a mostrare processi di attività sulla superficie. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM
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>>>> Siamo così arrivati a raccontare come Philae inizierà la sua seconda vita sulla cometa. E da lì in poi sarà una lunga sequenza di azioni, tutte provate e riprovate, anche in questi ultimi giorni, al centro di controllo della missione. Una volta sveglio, **Philae riaccenderà il suo ricevitore radio ogni trenta minuti** , in attesa di un segnale da Rosetta e della crescita del livello di energia nel suo sistema elettrico, che al raggiungimento dei **19 watt di potenza** gli restituirà la piena capacità di comunicazione radio bidirezionale. Le occasioni migliori per il contatto saranno durate quei flyby dell’orbiter sopra Philae proprio nelle fasi di massima illuminazione del nucleo cometario. Certo, sapere con precisione dove si trova Philae sarebbe di grande aiuto per scegliere la strategia e le operazioni migliori da compiere. Purtroppo però, nonostante gli sforzi, il team di Rosetta è riuscito solo a circoscrivere la zona ma non ancora a scattare la foto rivelatrice di Philae sulla cometa. Intanto, gli ingegneri della missione hanno inviato al lander **nuovi comandi che ottimizzano le procedure di riscaldamento e migliorano il suo risparmio energetico** , per aumentare le possibilità di comunicare. Per ora non possiamo sapere se questi comandi siano stati recepiti e attuati da Philae, ma sono stati testati con successo sul suo clone che, invece di trovarsi a scorrazzare nel Sistema solare, si trova qui sul nostro pianeta, nei laboratori del Microgravity User Support Center del DLR. Comunque, anche nel malaugurato caso che le batterie siano andate perse a seguito del terribile freddo sofferto da Philae sulla cometa, gli ingegneri sono pronti a sfoderare con sicurezza il classico 'piano B': «stiamo lavorando per garantire il funzionamento del lander e dei suoi strumenti solo durante i periodi in cui è direttamente illuminato dal Sole» affermano.
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>>>> Ed eccoci dunque alla fase forse più emozionante: dopo aver ripreso coscienza, essersi riscaldato per bene e aver raggiunto un buon livello di energia che gli ha permesso di mettersi in contatto con noi, è tempo di capire lo stato di salute di Philae: il suo primo _check-up_ sullo stato dei suoi componenti diventerà di fondamentale importanza. Quale sarà innanzi tutto lo stato delle sue batterie? C’è qualcosa di rotto o comunque di non funzionante? Quale è la sua temperatura operativa? Quanta energia sta ricevendo dai pannelli solari? Queste e molte altre domande potranno trovare risposta solo dall’analisi di quei primi dati ‘di servizio’. **Le attività scientifiche con i dieci strumenti a bordo di Philae dipendono strettamente dai parametri vitali che il lander ci comunicherà**. Se per esempio le batterie non riusciranno ad immagazzinare energia a sufficienza, bisognerà provvedere a un razionamento della corrente tra gli esperimenti, rimodulandone il funzionamento e ottimizzandolo durante le ore di massima illuminazione.
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>>>> «Se non riusciremo a stabilire un contatto con Philae prima del 20 marzo, riproveremo quando si ripresenterà l’occasione» aggiunge Ulamec. «Appena ci saremo rimessi in contatto con Philae , potremo riprendere le sue attività scientifiche». E nell’attesa, noi facciamo il tifo per il suo pronto risveglio.
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*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
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*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| Svegliati Philae, svegliati | Manovra disperata per rianimare Philae | 0.904178 | https://www.media.inaf.it/2015/03/10/svegliati-philae-svegliati/ | https://www.media.inaf.it/2016/01/10/philae-manovra-disperata/ |
Il dibattito politico italiano è dominato negli ultimi giorni dalle voci insistenti su una possibile "staffetta", ovvero la possibilità che a Enrico Letta succeda un altro presidente del Consiglio dello stesso schieramento politico – Matteo Renzi – senza che si ricorra nuovamente alle elezioni. Molti hanno ricordato l'ultima volta che questo è successo: quando Massimo D'Alema sostituì Romano Prodi nell'ottobre del 1998. Con una lettera pubblicata sul _Corriere della Sera_ il 12 febbraio, D'Alema ha spiegato perché le due situazioni sono, a suo parere, profondamente diverse e ha detto di voler correggere «molti equivoci e superficialità, e qualche menzogna» che circolano in questi giorni nella ricostruzione di quella vicenda.
> Caro direttore, ho deciso, dopo la chiusura del Congresso del Pd, di non partecipare alle discussioni interne al mio partito. È giusto che di esse sia protagonista una nuova generazione e, d'altro canto, i miei impegni mi portano quasi esclusivamente a occuparmi di questioni europee e internazionali. Sono costretto, tuttavia, a chiederle ospitalità per tornare su una questione che viene rievocata con molti equivoci e superficialità, e qualche menzogna, a proposito delle dispute odierne. Si tratta del parallelismo dell'ipotesi di una staffetta tra Letta e Renzi alla guida del governo e le vicende che nell'autunno del 1998 mi portarono a sostituire Romano Prodi nella funzione di presidente del Consiglio.
>
> Ora, a me pare che si tratti di due vicende e di due situazioni profondamente diverse e non paragonabili. Per essere più chiaro, debbo tornare su ciò che accadde allora, anche per rispondere alle molte versioni deformate, false e, persino, calunniose, che sono ancora in circolazione.
>
> Innanzitutto, il governo Prodi non cadde per iniziativa del nostro partito, né mai io ne sollecitai le dimissioni.
(continua a leggere [sulla rassegna stampa dell'Istituto Treccani](<http://www.selpress.com/istitutotreccani/immagini/120214C/2014021228152.pdf>))
_Foto: Massimo D 'Alema e Romano Prodi alla fine del congresso del PDS a Roma nel luglio 1995.
(AP Photo/Massimo Sambucetti)_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La versione di D'Alema sul governo del 1998 | Mario Monti critica il Corriere della Sera | 0.856525 | https://www.ilpost.it/2014/02/12/lettera-massimo-dalema-staffetta-1998-romano-prodi/ | https://www.ilpost.it/2013/07/09/mario-monti-contro-corriere-della-sera/ |
Nell'ultima settimana si è parlato sulla stampa statunitense, e [anche su quella italiana](<https://news.google.com/news/i/story?ncl=dZ-3Aoj2QtBYuSMx-0Hb4mwdxM-oM&q=connell+zia&lr=Italian&hl=it>), del caso di Jennifer Connell, una donna che negli Stati Uniti ha fatto causa per più di centomila euro al nipote di otto anni che le ha rotto accidentalmente un polso mentre cercava di abbracciarla in maniera un po' troppo entusiasta. Connell è stata ribattezzata "Aunti Christ" (un gioco di parole tra "zia" e "anticristo") e migliaia di persone l'hanno attaccata usando su Twitter l'hashtag #auntfromhell ("zia dall'inferno").
[_Quartz_ ha però pubblicato un articolo](<http://qz.com/526941/if-you-sensed-something-off-about-the-story-of-the-woman-who-sued-her-nephew-you-were-right/>) per spiegare che le cose non sono andate proprio così come le hanno raccontate alcuni giornali, tra cui anche quelli italiani. Tom Baker, professore di legge alla Pennsylvania University, ha spiegato a _Quartz_ che la causa intentata da Connell ha perfettamente senso nel sistema legale americano e né il bambino né i suoi genitori hanno rischiato di dover pagare alcunché. Anche nel caso in cui Connell avesse vinto la causa – l'ha persa, ma ci arriviamo – tutte le spese sarebbero state sostenute dall'assicurazione dei genitori del bambino. Baker ha detto che negli Stati Uniti capita spesso che alcune cause per danni vengano intentate da persone la cui assicurazione non copre le spese mediche successive all'incidente. Coloro che hanno subìto un danno fanno così causa alla persona che gliel'ha procurato: come nel caso di Connell, non lo fanno per ottenere denaro direttamente da chi ha provocato il danno, ma dalla loro assicurazione.
Connell ha detto che la sua assicurazione sanitaria si è rifiutata di pagarle le spese per le cure che aveva dovuto sostenere per la ferita al polso. D'altro canto, come molti americani, i genitori del bambino avevano acquistato un'assicurazione per pagare eventuali danni subiti da persone mentre si trovano all'interno della loro casa. Per questo Connell ha fatto causa al bambino: per costringere l'assicurazione che protegge la casa a ripagarle il danno.
Un tribunale statunitense ha comunque deciso di respingere la richiesta di Connell. Le assicurazioni sono tenute a pagare se è dimostrato che il danno è stato causato da una negligenza da parte dei proprietari della casa. In questo caso il tribunale ha riconosciuto il bambino responsabile dell'atto che ha provocato il danno – l'abbraccio troppo entusiasta alla zia – ma ha anche detto che è stato un comportamento del tutto normale per la sua età, e quindi non c'è stata negligenza. Connell e suo nipote sono andati insieme al programma "Today" della rete televisiva _NBC,_ dove entrambi [hanno assicurato](<http://www.today.com/parents/nothing-personal-why-jennifer-connell-sued-her-nephew-why-it-t50686>) al pubblico di avere un ottimo rapporto e che la causa tra di loro non è stata altro che una formalità legale.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| La vera storia della zia che ha fatto causa al nipote per un abbraccio troppo entusiasta | Una storia d'amore o di plagio | 0.785748 | https://www.ilpost.it/2015/10/18/jennifer-connell-causa-nipote-abbraccio/ | https://www.ilpost.it/2020/12/25/storia-giornalista-smythe-martin-shkreli/ |
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>> Nelle ultime settimane nei cieli dell'Alto Adige, del Veneto, della Romagna e della Toscana qualcuno potrebbe aver visto qualcosa di inconsueto: due [paraplani](<https://it.wikipedia.org/wiki/Paraplano>), piccoli mezzi aerei che somigliano a parapendii ma hanno un motore, seguiti da più di venti uccelli neri. Dal 16 agosto al 2 settembre si è infatti svolta la quindicesima migrazione a guida umana degli ibis eremiti, una specie [a forte rischio di estinzione](<https://www.iucnredlist.org/fr/species/22697488/130895601>) che un gruppo di scienziati austriaci e tedeschi sta cercando di reintrodurre in Europa.
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>> Gli ibis del gruppo hanno circa cinque mesi e sono nati in uno zoo. Sono stati separati dai genitori a pochi giorni dalla nascita, per essere cresciuti da due “madri adottive” umane e poter imparare a migrare verso sud in vista del periodo più freddo dell'anno. La migrazione infatti non è un processo del tutto istintivo, gli uccelli che la praticano devono seguire i propri genitori per conoscere in che direzione andare, e se cresciuti in cattività non hanno riferimenti. Per questo per aumentare la popolazione selvatica di ibis eremiti si usa il metodo della migrazione a guida umana.
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>> Il viaggio, cominciato a Seekirchen am Wallersee, a nord-est di Salisburgo, si è svolto in diverse tappe. Gli ibis possono volare anche per 350 chilometri al giorno, ma la migrazione è necessariamente scandita da varie pause: in parte dovute al rifornimento dei paraplani, al riposo e ai pasti di ibis e umani, in parte alle condizioni meteorologiche.
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>> Il percorso della migrazione a guida umana del 2022 (Waldrappteam Conservation & Research)
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>> L'ultima settimana di agosto gli ibis e le persone che li hanno guidati e accompagnati sono rimasti per qualche giorno in un piccolo aeroporto sportivo nella campagna di Lugo, in Romagna. La quindicina di ricercatori e assistenti poteva sembrare un gruppo di campeggiatori in vacanza, per via delle tende in cui dormiva e di un paio di piccoli furgoni, se non fosse stato per la grande voliera – una gabbia molto spaziosa e attrezzata con pali su cui appollaiarsi – allestita vicino agli hangar e per i 26 ibis al suo interno.
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>> A frequentare sia il gruppo umano che quello di volatili erano solo due giovani donne con indosso magliette gialle, le madri adottive degli ibis.
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>> «Loro sono la ragione per cui ci seguono», ha spiegato Bernhard Gönner, zoologo e amministratore del [Waldrappteam](<https://www.waldrapp.eu/>), il gruppo di ricerca. La migrazione a guida umana infatti funziona grazie allo stretto legame tra gli ibis e le donne che li hanno nutriti e accuditi finora, che si basa sul meccanismo dell'imprinting filiale: è quel fenomeno per cui gli uccelli imparano a riconoscere un oggetto o un altro animale – che normalmente è la madre, o entrambi i genitori biologici – nel primo periodo di vita. Per questo possono essere indotti a seguire ovunque una persona. [Con uno specifico allenamento](<https://www.waldrapp.eu/rilascio/>), anche se questa sale su un mezzo volante a motore.
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>> Gli ibis eremiti ( _Geronticus eremita_ secondo la nomenclatura scientifica, mentre _Waldrapp_ è il nome in tedesco) sono una delle tante specie di ibis (uccelli diffusi in tutto il mondo), ma tra le poche a vivere in Europa. Come gli altri ibis, hanno un becco lungo e ricurvo, adatto per la ricerca di insetti, lombrichi e altri invertebrati nel terreno: sono uccelli che pascolano.
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>> Il piumaggio è nero e non c'è dimorfismo sessuale: significa che femmine e maschi sono fatti allo stesso modo, e anche se in media i maschi sono più grandi, non è possibile distinguere il sesso solo osservandoli. Anche gli ornitologi hanno bisogno di un test genetico per sapere se uno specifico ibis eremita è femmina o maschio.
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>> Si possono però distinguere facilmente gli uccelli più giovani da quelli adulti. I primi infatti hanno la testa coperta da piume grigie, che perdono crescendo. Gli adulti sono calvi, hanno una specie di ciuffo sulla nuca fatto di lunghe penne che si allargano nei momenti di eccitazione e un piumaggio più lucente.
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>> Un ibis eremita adulto (Waldrappteam Conservation & Research)
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>> Sono uccelli sociali: vivono in colonie che in passato contavano anche migliaia di individui e tendenzialmente si spostano in gruppo. Si salutano alzando e poi abbassando il collo, un movimento accompagnato dal loro verso più tipico, una specie di “chrrupp” difficilmente imitabile. Di solito quando un ibis rivolge questo movimento a un altro, tutti quelli nelle vicinanze ricambiano.
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>> I genitori adottivi umani del Waldrappteam fanno un gesto simile con la mano e il polso quando crescono i giovani ibis. Li abituano anche al richiamo cantilenato « _Komm komm Waldy, komm komm_ » («Vieni vieni piccolo ibis, vieni vieni»), che usano per farsi seguire in volo.
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>> I giovani ibis sono in generale «curiosi e con un temperamento amichevole», ha raccontato Lisa Kern, studente di biologia e geografia all'Università di Karlsruhe, in Germania, e una delle due madri adottive del Waldrappteam di quest'anno. «Ma ogni ibis ha una propria personalità. Alcuni sono molto mansueti, o timidi, e preferiscono non essere toccati spesso. Però quando stiamo sedute senza far nulla capita che si avvicinino da soli e si accoccolino spontaneamente sulle nostre gambe. Poi ci sono quelli dominanti, che all'ora dei pasti vogliono mangiare per primi».
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>> Le madri adottive vivono per mesi e quasi tutto il giorno a stretto contatto con gli ibis, e quindi li distinguono uno a uno: «Le loro facce sono molto diverse, sia per gli occhi che per la disposizione delle piume, che possono essere nere, bianche o grigie».
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>> A ogni ibis poi viene assegnato un nome, anche se spesso è del genere sbagliato: sono scelti alla nascita degli uccelli, ma solo quando hanno due mesi di vita si possono fare i test genetici per scoprirne il sesso, impossibile da stabilire solo guardandoli. «Quando si sceglie un nome particolarmente virile si scopre sempre che lo si è dato a una femmina», ha scherzato Gönner. Quest'anno è successo che l'ibis chiamato Magnus si è rivelato non solo una femmina, ma anche la più piccola di tutta la nidiata.
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>> Kern aveva collaborato per la prima volta con il Waldrappteam nel 2019, per uno stage, e aveva fatto amicizia con Helena Wehner, una delle madri adottive di quell'anno. Alcuni mesi fa Wehner le ha detto di non avere una compagna per rifarlo – i genitori adottivi sono sempre due, dato che in natura gli ibis sono allevati da madre e padre insieme – e le ha chiesto se fosse interessata all'esperienza.
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>> I genitori adottivi possono essere sia donne che uomini, ma secondo il protocollo sviluppato da Johannes Fritz, fondatore e direttore del progetto di reintroduzione, devono essere dello stesso sesso per ogni generazione perché il dimorfismo umano può confondere gli ibis: donne e uomini hanno un aspetto e voci diverse, ed è meglio che i due genitori adottivi risultino in un certo senso intercambiabili. Anche per questo indossano sempre magliette, felpe, maglioni e impermeabili – a seconda delle condizioni meteorologiche – dello stesso colore, cioè il giallo, scelto perché ben riconoscibile dagli uccelli.
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>> Solo di magliette le madri se ne portano dietro una quindicina. «Il giallo mi piaceva come colore, ma non per i vestiti e non avevo niente di giallo nel mio armadio fino a pochi mesi fa», ha detto Kern.
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>> Per evitare che gli ibis diventino troppo fiduciosi nei confronti delle persone, cosa che li danneggerebbe nel loro futuro selvatico, o dipendenti dal sostegno umano, possono essere avvicinati solo dai genitori adottivi e il resto del gruppo di ricerca si tiene a distanza. Si deve anche evitare di indossare vestiti gialli, per non rischiare di confondere gli uccelli.
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>> L'ibis eremita Ama, particolarmente affettuoso, insieme alla madre adottiva Lisa Kern in un momento di pausa della migrazione a guida umana del 2022; sullo sfondo altri ibis del gruppo (Helena Wehner/Waldrappteam Conservation & Research)
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>> Kern sostiene di non avere preferiti tra gli ibis, anche perché se così fosse potrebbe compromettere il legame con gli uccelli, che deve essere solido perché la migrazione riesca. Tuttavia ha ammesso di sentirsi particolarmente apprensiva nei confronti di Pinella, che appena nata aveva dei problemi con l'alimentazione: «Ogni giorno passavo ore e ore a cercare di farla mangiare, quindi la conosco particolarmente bene. Ma voglio bene a tutti allo stesso modo».
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>> Fino al Cinquecento gli ibis eremiti si potevano vedere in Svizzera, nel sud della Germania, in Austria e in Ungheria, ma anche più a sud, in Spagna, in Italia, nei Balcani e in Grecia, a seconda delle stagioni. D'inverno probabilmente migravano in Nord Africa. Tuttavia venivano estesamente cacciati, sia per la carne che per le uova, e già all'inizio del secolo successivo erano praticamente scomparsi dall'Europa.
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>> Le popolazioni superstiti smisero di migrare e si rimpicciolirono a causa dell'interferenza umana. Oggi ne resta una sulla costa del Marocco, che grazie agli sforzi internazionali di conservazione conta 600 individui e da cui derivano gli ibis eremiti degli zoo, e un'altra nel sud-est della Turchia, composta da circa 250 uccelli. Entrambe sono sedentarie.
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>> Ci sono poi le piccole popolazioni frutto delle recenti reintroduzioni in Europa, che sono di tre tipi. In Andalusia, nel sud della Spagna, c'è circa un centinaio di ibis sedentari. Sia in Austria che in Italia ci sono invece gruppi più piccoli che vivono in semilibertà, cioè potendo volare liberamente quando fa caldo, ma all'interno di voliere d'inverno, e ricevono cibo dalle persone. Due si trovano rispettivamente nel Centro di ricerca Konrad Lorenz di Grünau, a est di Salisburgo, e nello zoo di Rosegg, verso il confine con la Slovenia, da cui peraltro provengono i giovani ibis della migrazione a guida umana di quest'anno; un terzo vive nell'Oasi dei Quadris di Fagagna, in provincia di Udine. Infine c'è la popolazione migratoria reintrodotta dal Waldrappteam, che all'inizio del 2022 contava circa 200 uccelli.
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>> La maggior parte dei nuovi nati di quest'anno, che si spera potranno aggiungersi al conteggio di dicembre, sono figli di generazioni già ben inserite in natura e autonome e per questo impareranno a migrare seguendo i genitori, quando questi si sposteranno nel sud della Toscana tra settembre e ottobre. (La migrazione a guida umana viene fatta in anticipo perché servono condizioni meteorologiche più stabili per far volare i paraplani).
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>> Lì, e per la precisione nell'Oasi della Laguna di Orbetello del WWF, in provincia di Grosseto, incontreranno i giovani già arrivati grazie alla migrazione a guida umana, che contribuiranno ad aumentare la popolazione complessiva. L'intervento del Waldrappteam che permette di far vivere in natura uccelli nati in cattività serve appunto per far crescere più rapidamente la popolazione. La nuova generazione di ibis vivrà tutta nei dintorni di Orbetello per circa tre anni, fino al raggiungimento della maturità sessuale: a quel punto gli uccelli sentiranno l'istinto a tornare verso Salisburgo, dove sono nati, per accoppiarsi, e sapranno come arrivarci perché ricorderanno la prima migrazione.
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>> Da programma, il Waldrappteam continuerà a fare migrazioni guidate fino al 2028, anno in cui si spera che il numero degli ibis migratori europei raggiunga e superi una soglia minima per prosperare senza ulteriori interventi umani: tra i 350 e i 400 individui secondo le stime dei ricercatori. Il progetto è finanziato per il 60 per cento dall'Unione Europea attraverso il programma LIFE, istituito per sostenere studi e iniziative a tema ambientale.
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>> Gli ibis eremiti al pascolo insieme alle due madri adottive in una delle prime tappe della migrazione (Waldrappteam Conservation & Research)
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>> L'idea di reintrodurre gli ibis eremiti in Europa e farlo attraverso la migrazione a guida umana si è sviluppata a partire dalla fine degli anni Novanta al Centro di ricerca Konrad Lorenz. Lì si studia il comportamento di uccelli come oche e corvi continuando le ricerche dello scienziato austriaco a cui l'ente deve il suo nome, [che è considerato il fondatore dell'etologia](<https://www.ilpost.it/2019/02/27/konrad-lorenz/>) e che è stato il primo a comprendere i meccanismi dietro all'imprinting.
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>> Tutto cominciò con uno studio per capire le caratteristiche comportamentali degli ibis eremiti e con la creazione di una colonia sedentaria. Presto si osservò che in autunno gli uccelli avevano l'istinto a volare via, come i loro antenati, ma che non sapevano dove andare: uno si allontanò verso i Paesi Bassi, un altro addirittura raggiunse San Pietroburgo, sbagliando completamente direzione. Così Johannes Fritz pensò che forse gli ibis avrebbero potuto ricominciare a migrare se solo gli fosse stato insegnato dove andare.
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>> A partire dagli anni Novanta l'imprinting era già stato sfruttato negli Stati Uniti per abituare oche e gru a seguire velivoli ultraleggeri, inizialmente per poter fare delle riprese aeree ravvicinate del volo, poi per influenzare la migrazione stagionale nel progetto Operation Migration (la tecnica fu anche popolarizzata da un film del 1996, [_L 'incredibile volo_](<https://it.wikipedia.org/wiki/L%27incredibile_volo>)), così si decise di provare la stessa cosa con gli ibis eremiti. La laguna di Orbetello fu scelta come destinazione perché era l'ambiente protetto più settentrionale, e dunque più semplice da raggiungere, dove gli ibis potessero vivere in autonomia d'inverno.
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>> A Orbetello i giovani ibis da poco migrati vivranno con le loro madri adottive per un altro mese. Inizialmente continueranno a stare in una voliera e a essere nutriti dalle madri, ma progressivamente passeranno sempre più tempo da soli e all'esterno. In modo graduale dovranno anche imparare a cacciare gli insetti per poter mangiare: le madri ridurranno i pasti offerti agli ibis da tre a uno al giorno.
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>> La madre adottiva Helena Wehner mostra in che modo gli ibis vengono nutriti, mentre la mano destra di Bernhard Gönner, a sinistra, interpreta la parte del becco di uno degli uccelli: Wehner usa indice e medio della mano sinistra per imitare il becco dei genitori naturali, la mano destra per mettere il cibo nel becco dei giovani ibis (Il Post)
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>> «A volte provo a immaginare come sarà dargli da mangiare per l'ultima volta sapendo che il giorno dopo non succederà di nuovo e che saranno liberi, e divento un po' triste», ha raccontato Kern: «Ma anche felice perché quello è il nostro scopo, vogliamo che siano liberi».
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>> Nell'ultima settimana insieme le madri adottive metteranno addosso a ogni ibis un trasmettitore GPS alimentato con un piccolo pannello solare che permetterà di seguirne la posizione in futuro. Chiunque potrà farlo grazie all'app gratuita [Animal Tracker](<https://www.icarus.mpg.de/29143/animal-tracker-app>), sviluppata dal Waldrappteam insieme alla Società Max Planck, una delle principali istituzioni tedesche nel campo della ricerca di base: anche senza registrazione permette di vedere in qualunque momento dove si trovano tutti gli ibis eremiti del progetto LIFE (oltre ad altri uccelli di altri progetti di ricerca) e di caricare fotografie o annotazioni su eventuali avvistamenti. Kern quindi potrà continuare a informarsi sui suoi “figli” costantemente, così come chiunque si appassioni alla reintroduzione della specie, su cui vengono dati aggiornamenti sia [su Facebook](<https://www.facebook.com/BentornatoIbis>) che [su Instagram](<https://www.instagram.com/waldrappteam/>).
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>> Su ogni paraplano possono salire due persone: il pilota e un passeggero, in questo caso una madre adottiva, riconoscibile dalla giacca gialla (Waldrappteam Conservation & Research)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Gli umani che insegnano a migrare agli ibis eremiti | Gli ibis a cui era stato insegnato a migrare in Toscana saranno guidati in Andalusia | 0.876236 | https://www.ilpost.it/2022/09/05/ibis-eremita-reintroduzione-migrazione-guidata/ | https://www.ilpost.it/2023/05/03/ibis-eremiti-cambiamento-climatico-spagna/ |
**Gdf: irregolare un appalto su tre, per un valore di 1,8 miliardi di euro**. Il rapporto annuale del 2014 della Guardia di Finanza denuncia una situazione drammatica: su 220 appalti, 933 le persone denunciate, con danni al patrimonio pubblico per oltre 4 miliardi di euro tra frodi ai finanziamenti pubblici e sprechi nella Pubblica amministrazione.
**Italicum, tensione nel Partito Democratico**. Oggi pomeriggio in commissione Affari costituzionali della Camera parte l'iter della riforma elettorale, che dovrà approdare in Aula il 27 aprile. In Commissione la minoranza del Pd ha i numeri per bloccare la riforma, e sembra vano il tentativo del capogruppo Roberto Speranza di tentare la ricucitura con Renzi.
**La previsione di crescita del Pil nell 'eurozona** nel primo trimestre del 2015 è dello 0,4% (dal +0,3% del trimestre precedente), per continuare a espandersi allo stesso ritmo nei due trimestri successivi. E' quanto emerge dall'Eurozone economic outlook a cura dell'Istat e degli istituti di statistica tedesco Ifo e francese Insee.
**Alexis Tsipras, arrivato ieri sera a Mosca** ha incontrato oggi Vladimir Putin in pieno fa di negoziazioni con la Ue per il debito pubblico greco. Domani Tsipras incontrerà anche il premier Dmitri Medvedev e il patriarca di Mosca, Kirill.
**Yemen, almeno 560 persone sono state uccise e quasi 1.800 ferite** dal lancio dell'offensiva dei ribelli sciiti e dei loro alleati in Yemen il 19 marzo scorso, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Le cinque delle 13.00 | Le cinque delle 13.00 | 0.857512 | https://left.it/2015/04/08/le-cinque-delle-13-00-8-aprile-2015/ | https://left.it/2015/05/14/le-cinque-delle-13-00-14-maggio-2015/ |
Seph Lawless è lo pseudonimo di un fotografo statunitense, che preferisce però definirsi “artivist”, artista e attivista: i suoi reportage – che riguardano quasi sempre strutture, edifici e luoghi abbandonati, dismessi e decadenti – hanno, oltre a un valore artistico e estetico, una funzione di testimonianza. Con le sue fotografie Lawless cerca di raccontare la crisi economica negli Stati Uniti d’America attraverso i suoi simboli e il suo più recente reportage fotografico si concentra proprio su uno dei simboli americani: lo stadio.
Lo stadio scelto da Lawless è il Rubber Bowl di Akron, una città di circa 200mila abitanti in Ohio, nel nordest degli Stati Uniti. Il nome dello stadio, Rubber Bowl, significa “Arena della Gomma”, perché proprio sulla gomma – in particolare sugli pneumatici – Akron ha costruito più di un secolo fa il suo successo industriale. La crisi dei primi anni del Duemila ha però messo in difficoltà l’economia di Akron; oggi la città si sta però riprendendo, scrive _Newsweek_ , puntando sulla [ricerca nel campo dei polimeri](<http://www.newsweek.com/new-brand-tech-cities-150557>), macromolecole il cui studio offre molte applicazioni nell’industria della gomma. Dalla crisi, come mostrano le immagini di qui sotto, non si è invece ripreso il Rubber Bowl, chiuso nel 2008 e da allora mai più utilizzato.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/lo-stadio-abbandonato-nella-citta-della-gomma-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/side-out/>)
Dal 1940, anno della sua inaugurazione, fino al 2008, il Rubber Bowl – che può contenere più di 35mila persone – ha ospitato le partite degli Akron Zips, la squadra di football della università di Akron, e soprattutto i concerti di cantanti e gruppi come i Black Sabbath, Simon & Garfunkel, Jon Bon Jovi, i The Grateful Dead, Aretha Franklin, Ringo Starr e Bob Dylan.
Gli altri reportage di Seph Lawless sono disponibili sul suo [sito](<http://www.sephlawless.com/>), e sulla sua [pagina Facebook](<WWW.FACEBOOK.COM/SEPH.LAWLESS>). Lawless ha anche un [profilo Instagram](< http://instagram.com/sephlawless>), seguito da 122mila persone.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Lo stadio abbandonato di Akron, Ohio | L'incompiuto | 0.826575 | https://www.ilpost.it/2015/04/10/stadio-abbandonato-foto-akron/ | https://www.ilpost.it/2018/07/13/lincompiuto/ |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/02/patrizia.jpg>)
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>>>> Patrizia Caraveo, astrofisica Inaf e professoressa all’Università di Pavia, sarà a Bolzano
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>>>> L’11 febbraio si celebra la [Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza](<https://www.un.org/en/observances/women-and-girls-in-science-day/>): una ricorrenza voluta dall’[Onu](<https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_delle_Nazioni_Unite>) per incentivare un accesso paritario delle donne alla scienza, promuovere l’uguaglianza di genere in questo campo e raggiungere una [piena parità di opportunità nella carriera scientifica](<http://www.unwomen.org/en/news/in-focus/international-day-of-women-and-girls-in-science>). Ecco le iniziative organizzate dall’Istituto nazionale d’astrofisica per l’occasione, o alle quali parteciperanno scienziate dell’Inaf.
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>>>> **Milano, domenica 9** – Si parte domenica 9 febbraio alle 11:30, con una conferenza all’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Brera (via Brera 28, a Milano), dove l’astronoma **Ilaria Arosio** (Inaf Milano) incontrerà il pubblico per parlare di “[Donne tra le stelle](<http://museoastronomico.brera.inaf.it/>)”: le sfide, gli insuccessi e i trionfi delle tenaci astronome che hanno permesso di dare un volto all’universo. Ingresso libero fino a esaurimento posti (max 35 persone).
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>>>> **Bolzano, martedì 11** – Incontro con il pubblico anche a Bolzano, al Museo di scienze naturali dell’Alto Adige (via Bottai 1, **** Bolzano), dove martedì 11, alle ore 18, nel corso della conferenza “[Ruoli e pregiudizi di genere nella scienza](<http://www.museonatura.it/kale/kale_eve_detail_it.asp?EVEN_ID=171285>)”, **Patrizia Caraveo** (Inaf Milano) racconterà il suo lavoro in campo astrofisico, le sue scoperte e la sua posizione sulla situazione delle donne nelle scienze. Nel corso della discussione, moderata dal giornalista Rai **Paolo Mazzucato** , si cercherà di capire perché le donne, in ambito scientifico, ricoprono ancora pochi posti decisionali.
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>>>> **Bologna, martedì 11** – Nel capoluogo emiliano l’appuntamento è alla [Scuderia – Future Food Urban CooLab](<https://www.facebook.com/scuderialivinglab>) (piazza Giuseppe Verdi 2, Bologna) dove martedì 11 febbraio, a partire dalle 18, il Cherenkov Telescope Array Observatory celebrerà la giornata invitando il pubblico a “[Women of CTA](<https://www.cta-observatory.org/women-cta-meeting-2/>)”: un incontro – e un aperitivo offerto dagli organizzatori – con tre astrofisiche che lavorano in diversi campi e sono a diversi livelli della loro carriera accademica – **Carla Aramo** (Infn Napoli), **Ambra di Piano** (Inaf Bologna) e **Roberta Zanin** (Ctao, Bologna).
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2020/02/locandone.jpg>)
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>>>> Da sinistra: le locandine degli eventi di Firenze, Siena e Bologna (cliccare per ingrandire)
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>>>> **Firenze, martedì 11** – Tre le protagoniste anche per la serata fiorentina di martedì 11, all’insegna dell’astrofisica, dell’arte e della musica. All’Osservatorio Inaf di Arcetri (via del Pian dei Giullari 16, a Firenze), a partire dalle 20:30, **Leslie Hunt** (astrofisica all'Inaf di Arcetri), **Anna Farkas** (pianoforte) e **Gloria Pastore** (artista) incontreranno il pubblico per presentare l’opera di Gloria Pastore “[La Donna è Scienza](<https://www.arcetri.inaf.it/home-italiano/184-divulgazione/2378-giornata-internazionale-delle-donne-e-delle-ragazze-nella-scienza-evento-la-donna-e-scienza>)”: un arazzo in seta antica – _assemblage_ con oggetti vari, fotografie storiche e interventi pittorici – che rintraccia i destini delle astronome che desideravano conoscere la verità sulle stelle. Nell’occasione, l’arazzo – il cui obiettivo è il recupero della memoria di scienziate la cui opera intellettuale non è riconosciuta pienamente, pur avendo favorito l’evoluzione della scienza e del pensiero umano – sarà donata dall’artista napoletana all’Osservatorio. L’evento è gratuito, con prenotazione obbligatoria (scrivere a [[email protected]](<mailto:[email protected]>)).
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>>>> **Siena, martedì 11** – Rimanendo in Toscana, l’università di Siena ha invitato l’astrofisica e divulgatrice **Daria Guidetti** (Inaf Bologna) a tenere una conferenza su “[Marte e oltre: la storia e la sfida della ricerca della vita nello Spazio](<https://www.facebook.com/events/187254769045100/>)”. L’incontro si terrà nell’Aula Magna Cardini (al complesso didattico di via Mattioli 10, a Siena) dalle 10 alle 12:30 di martedì 11 febbraio. È rivolto in particolare agli studenti universitari e delle scuole superiori, ma è aperto a tutti (prenotazione online su [EventBrite](<https://marteedoltre.eventbrite.it/>)) ed è organizzato nell’ambito del progetto “Spazio alla Scienza”.
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>>>> **Cagliari, martedì 11** – A Cagliari, infine, un gruppo di ricercatrici dell'Osservatorio astronomico dell'Inaf parteciperà a una [Masterclass](<https://divulgazione.dsf.unica.it/wp/pls/masterclass-women-in-science-2/>) organizzata dalla sezione locale dell'Infn, in collaborazione con l'Università di Cagliari, martedì 11 febbraio, dalle ore 9:00, alla Cittadella universitaria di Monserrato. L'evento vedrà circa 50 ragazze coinvolte in attività sperimentali in diversi ambiti: dall’astronomia alla fisica delle particelle, dalla fisica della materia alla fisica medica. Per l'astrofisica, in particolare, è prevista un'attività sperimentale sull'individuazione di pianeti extrasolari attraverso il metodo delle velocità radiali, condotta da **Silvia Casu** (Inaf Cagliari). A seguire, un gioco-dibattito sui temi legati alla differenza di genere e alla partecipazione femminile nella scienza e nella società. La giornata si concluderà con un collegamento in diretta video con le scienziate del Cern di Ginevra.
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>>>> **Guarda su YouTube il video dell’Onu:**
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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*[P:]: Phone
| Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza | L'officina di Urania: l'universo tecnologico | 0.893743 | https://www.media.inaf.it/2020/02/07/women-girls-science/ | https://www.media.inaf.it/2010/01/21/officina-urania-luniverso-tecnologico/ |
>
> Negli ultimi giorni diversi comuni italiani si sono organizzati per potenziare il lavaggio delle strade, con l'aggiunta di sostanze disinfettanti per contrastare la diffusione del coronavirus. A Milano, per esempio, l’AMSA (Azienda Milanese Servizi Ambientali) [utilizza](<https://www.amsa.it/cittadini/milano/sanificazione-strade-straordinaria>) una soluzione di liquido igienizzante nei suoi automezzi per i lavaggi stradali con una serie piuttosto fitta di interventi nei vari quartieri della città. A oggi non ci sono però prove convincenti sull’utilità della sanificazione stradale, come ha da poco chiarito il ministero della Salute con una circolare.
>
> **Coronavirus e superfici**
> Come la maggior parte degli altri virus, anche il [coronavirus (SARS-CoV-2)](<https://www.ilpost.it/2020/01/27/nuovo-coronavirus-2019-ncov-cina/>) si mantiene attivo sulle superfici – quindi all’esterno degli organismi – per un certo periodo di tempo. [I ricercatori stanno cercando di capire quanto](<https://www.ilpost.it/2020/03/03/quanto-dura-coronavirus-superfici/>) duri questo periodo prima che il virus si degradi e non sia più pericoloso, ma finora non hanno trovato risposte definitive.
>
> Sulla base delle esperienze con altri coronavirus – come quelli che causano la SARS e la MERS – si stima che questi tipi di virus rimangano attivi fino a 48 ore, ma non si esclude che in alcune circostanze possano mantenersi attivi fino a 9 giorni. Molto dipende dalla superficie su cui si sono depositati, dalle condizioni ambientali e da eventuali agenti esterni.
>
> **Trasmissione diretta e indiretta**
> Il coronavirus si trasmette tramite le goccioline di saliva che emettiamo tossendo, soffiandoci il naso, starnutendo e talvolta parlando. Queste possono trasferirsi da una persona infetta a una sana direttamente, per esempio se ci si trova in stretto contatto, oppure possono depositarsi sulle mani dell’infetto che le trasferisce poi sugli oggetti che tocca.
>
> In questo caso il contagio può avvenire indirettamente: una persona sana entra in contatto con gli oggetti contaminati, poi si tocca la faccia (occhi, naso o bocca) e viene contagiato dal coronavirus. Per questo il distanziamento sociale e lavarsi spesso le mani sono essenziali per ridurre il rischio di nuovi contagi.
>
> **Disinfezione delle superfici**
> Un lavaggio frequente delle superfici può contribuire a eliminare il coronavirus e il pericolo della contaminazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) [consiglia](<https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/technical-guidance/infection-prevention-and-control>) di disinfettare le superfici dure con una soluzione acquosa di ipoclorito di sodio (candeggina); la disinfezione deve avvenire dopo la normale pulizia con acqua e detergenti neutri. In alternativa, si può utilizzare il comune alcol per le pulizie domestiche (etanolo), facendo attenzione che sia in una soluzione con concentrazione del 70 per cento e ricordando comunque di lavare prima le superfici con i normali detergenti.
>
> Il consiglio è lavare soprattutto oggetti e superfici con cui entriamo spesso in contatto: maniglie delle porte e delle finestre, superfici del bagno, smartphone, tablet, tastiere dei PC, pulsantiere degli ascensori e maniglie dei mobili e degli elettrodomestici.
>
> **Disinfettare le strade**
> Le cose si complicano per le superfici stradali, costituite per lo più da asfalto e pietra. A oggi non ci sono evidenze scientifiche per sostenere che le superfici su cui camminiamo siano coinvolte nella trasmissione del coronavirus, per i motivi che abbiamo visto prima legati alle modalità di contagio.
>
> Nella sua [circolare](<https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2020/03/73700_1.pdf>), il ministero della Salute spiega che:
>
>> È importante sottolineare che esistono informazioni contrastanti circa l’utilizzo di ipoclorito e la sua capacità di distruggere il virus su superfici esterne (strade) e in aria. L’efficacia delle procedure di sanificazione per mezzo dell’ipoclorito su una matrice complessa come il pavimento stradale non è peraltro estrapolabile in alcun modo dalle prove di laboratorio condotte su superfici pulite.
>
> Durante il picco dell’epidemia da coronavirus a Wuhan, la città della Cina dove si erano registrati i primi casi di gravi polmoniti atipiche causate dalla COVID-19, erano circolate molte immagini di operatori intenti a spruzzare sostanze disinfettanti sulle superfici esterne, una pratica che era stata poi ripresa da altri paesi. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie in Cina hanno in seguito messo in dubbio questa pratica, spiegando che il ripetuto impiego di disinfettanti “potrebbe comportare inquinamento ambientale e dovrebbe essere evitato”.
>
> Analisi realizzate in altri paesi hanno inoltre messo in evidenza che l'ipoclorito di sodio può reagire con il materiale organico presente sulle strade, causando la formazione di sottoprodotti cancerogeni che potrebbero essere inalati. Potrebbero esserci quindi rischi per gli operatori e per la popolazione, che paiono superiori a quelli molto remoti di essere contagiati attraverso le superfici stradali. Non è stata inoltre esclusa la possibilità che i lavaggi stradali con sostanze disinfettanti possano comportare la contaminazione delle riserve d’acqua locali.
>
> Sulla base di queste valutazioni, e delle scarse informazioni sul medio periodo per ora disponibili, l’Agenzia per l’ambiente (ARPA) del Piemonte ha per esempio dato parere [negativo](<http://www.arpa.piemonte.it/news/ipoclorito-di-sodio-sconsigliato-luso-massivo>) all’impiego dell’ipoclorito per la disinfezione delle strade, definendola una pratica dannosa per l’ambiente.
>
> Il ministero della Salute consiglia, in questa fase dell’epidemia, di limitare la disinfezione stradale a interventi straordinari, e solo a patto che siano assicurate protezioni adeguate agli operatori e agli eventuali passanti. Il parere complessivo del ministero è comunque contrario:
>
>> In conclusione, a oggi, sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili, non vi sono evidenze a supporto dell’efficacia della sanificazione delle strade e pavimentazioni esterne con prodotti chimici disinfettanti o igienizzanti. Tali procedure hanno inoltre implicazioni logistiche ed economiche da considerare, in assenza di reale beneficio nel controllo dell’epidemia da SARS-CoV-2.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| È utile disinfettare le strade contro il coronavirus? | Quanto resiste il coronavirus sulle superfici? | 0.913836 | https://www.ilpost.it/2020/03/21/coronavirus-lavaggio-strade/ | https://www.ilpost.it/2020/03/03/quanto-dura-coronavirus-superfici/ |
>
> Il 5 luglio Paolo Ruffini, ex direttore di Rai 3 e La7, è stato nominato prefetto del dicastero per la Comunicazione del Vaticano: prende il posto di monsignor Dario Viganò ed è il primo laico a ricoprire l'incarico. Come [ha spiegato](<http://www.repubblica.it/vaticano/2018/07/05/news/papa_francesco_nomina_ruffini_prefetto_della_comunicazione_primo_laico_a_capo_di_un_dicastero-200931100/>) Paolo Rodari su _Repubblica_ , «di fatto Ruffini diviene il primo referente del Papa per tutto ciò che riguarda i media e la comunicazione». Ruffini è nato a Palermo nel 1956, è giornalista professionista dal 1979 e ha lavorato al _Mattino_ , al _Messaggero_ e divenne direttore di Tv2000, la tv della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, nel 2014, anno in cui lasciò La7.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Paolo Ruffini, ex direttore di Rai 3 e La7, è stato nominato prefetto del dicastero per la Comunicazione del Vaticano | Greg Burke si è dimesso da capo dell'ufficio stampa del Vaticano insieme alla sua vice Paloma García Ovejero | 0.895061 | https://www.ilpost.it/2018/07/06/paolo-ruffini-comunicazione-vaticano/ | https://www.ilpost.it/2018/12/31/greg-burke-dimesso-ufficio-stampa-vaticano/ |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/06/267827_web.jpg>)
>>>>
>>>> Rappresentazione artistica della Via Lattea. Crediti: Pablo Carlos Budassi
>>>>
>>>> La [Via Lattea](<https://it.wikipedia.org/wiki/Via_Lattea>) è una galassia a spirale barrata. Barrata perché i bracci a spirale che si estendono attraverso il disco, non partono dal suo centro bensì da una spessa barra composta da miliardi di stelle, che ruota nello stesso verso della galassia. Secondo un nuovo studio condotto da ricercatori della [University College London](<https://www.ucl.ac.uk/>) (Ucl) e della [University of Oxford](<https://www.ox.ac.uk/>), la rotazione della barra della Via Lattea è rallentata di circa **un quarto** dalla sua formazione. Per 30 anni gli astrofisici hanno previsto un tale rallentamento, ma questa è la prima volta che viene misurato.
>>>>
>>>> Secondo i ricercatori, il rallentamento fornisce nuove informazioni sulla natura della [materia oscura](<https://it.wikipedia.org/wiki/Materia_oscura>), che agisce come un contrappeso che rallenta la rotazione. Nello studio, pubblicato su _Monthly Notices of the Royal Astronomical Society_ , gli scienziati hanno analizzato le osservazioni effettuate dal [telescopio spaziale Gaia](<https://it.wikipedia.org/wiki/Satellite_Gaia>) di un grande gruppo di stelle – il [**flusso di Ercole**](<https://en.wikipedia.org/wiki/Wiki/Hercules_stream>) – che sono in risonanza con la barra, ovvero ruotano attorno alla galassia alla stessa velocità di rotazione della barra. Queste stelle sono intrappolate gravitazionalmente dalla barra, mentre ruota. Lo stesso fenomeno si verifica con gli [asteroidi troiani](<https://it.wikipedia.org/wiki/Asteroidi_troiani_di_Giove>) di Giove, che orbitano attorno ai [punti di Lagrange](<https://it.wikipedia.org/wiki/Punti_di_Lagrange>) di Giove (davanti e dietro a Giove). Se la rotazione della barra fosse rallentata, ci si aspetterebbe di trovare queste stelle più lontano nella galassia, mantenendo il loro periodo orbitale abbinato a quello della rotazione della barra.
>>>>
>>>> I ricercatori hanno scoperto che le stelle nel flusso di Ercole hanno una impronta chimica definita: sono ricche di elementi più pesanti (definiti “metalli” in astronomia), indice del fatto che si sono allontanate dal centro galattico, dove le stelle e il gas in cui si formano hanno un contenuto in metalli 10 volte più grande, rispetto alla parte esterna della Galassia. Usando questi dati, il team ha dedotto che la barra – composta da miliardi di stelle e mille miliardi di masse solari – ha rallentato la sua rotazione di almeno il 24 per cento, da quando si è formata.
>>>>
>>>> «Gli astrofisici sospettano da tempo che la barra rotante al centro della nostra galassia stia rallentando, ma abbiamo trovato le prime prove di ciò che sta accadendo solo adesso», afferma il co-autore **Ralph Schoenrich** della Ucl Physics & Astronomy. «Il contrappeso che rallenta questa rotazione deve essere la materia oscura. Fino ad ora, siamo stati in grado di dedurre la materia oscura solo mappando il potenziale gravitazionale delle galassie e sottraendo il contributo dalla materia visibile. La nostra ricerca fornisce un **nuovo tipo di misurazione della materia oscura** : non della sua energia gravitazionale, ma della sua massa inerziale (la risposta dinamica), che rallenta la rotazione della barra».
>>>>
>>>> Si pensa che la Via Lattea, come altre galassie, sia incorporata in un "alone" di materia oscura che si estende ben oltre il suo bordo visibile. La materia oscura è invisibile e la sua natura è sconosciuta, ma la sua esistenza si evince dal moto delle galassie che si comportano come se fossero avvolte in una massa significativamente maggiore di quella che possiamo vedere. Si pensa che nell'universo ci sia circa cinque volte più materia oscura della normale materia visibile. Teorie alternative della gravità come la [dinamica newtoniana modificata](<https://www.media.inaf.it/2020/12/21/verifica-della-mond/>) rifiutano l'idea della materia oscura, cercando invece di spiegare le discrepanze modificando la teoria della relatività generale di Einstein. «La nostra scoperta offre una prospettiva affascinante per limitare la natura della materia oscura, poiché diversi modelli cambiano questa attrazione inerziale sulla barra galattica», conclude **Rimpei Chiba** dell'Università di Oxford. «La nostra scoperta pone anche un grosso problema per le teorie alternative alla gravità: poiché mancano di materia oscura nell'alone, non prevedono alcun rallentamento della barra, o comunque un rallentamento significativamente minore».
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>>>> **Per saperne di più:**
>>>>
>>>> * Leggi su _Monthly Notices of the Royal Astronomical Society_ l'articolo "[Tree-ring structure of Galactic bar resonance](<https://academic.oup.com/mnras/article/505/2/2412/6237521>)" di Rimpei Chiba, Ralph Schönrich
>>>>
>>>>
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| Freno a materia oscura per la barra della Galassia | Risonanze di coppia per buchi neri | 0.929339 | https://www.media.inaf.it/2021/06/18/freno-a-materia-oscura-per-la-barra-della-galassia/ | https://www.media.inaf.it/2022/01/28/risonanza-orbita-spin-buchi-neri-binari/ |
>
> L'Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC), guidata dal magistrato Raffaele Cantone, ha spedito alla procura di Roma i risultati di una lunga indagini che ha svolto su CONSIP, la società che si occupa di realizzare grandi gare d'appalto pubbliche, già al centro di [una lunga e complicata indagine](<https://www.ilpost.it/tag/consip/>) portata avanti dai magistrati della procura di Roma. La relazione è stata [ottenuta](<http://www.corriere.it/politica/17_agosto_07/accuse-anac-manager-consip-omissioni-ritardi-maxi-gara-cb2d2cf0-7ae5-11e7-8803-6174d9288686.shtml>) da alcuni giornalisti del _Corriere della Sera_. L'ANAC [ha successivamente confermato](<http://www.repubblica.it/politica/2017/08/06/news/consip_nuovo_fronte_l_anac_denuncia_tre_aziende_si_sono_spartite_bando_da_2_7_miliardi_-172484561/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P2-S1.4-T1>) l'esistenza della relazione e alcuni particolari raccontati dal _Corriere_.
>
> In sostanza l'autorità guidata da Cantone avrebbe rilevato alcune irregolarità o comportamenti sospetti da parte di tre aziende che hanno partecipato alle gare dell'appalto FM4, una gara per assegnare contratti di manutenzione e pulizia di edifici pubblici della durata tra i quattro e i sei anni. L'appalto è diviso in 18 lotti, cioè una serie di appalti più piccoli, che sommati portano il valore totale della gara a 2,7 miliardi di euro. CONSIP ha trenta giorni per rispondere ai rilievi dell'ANAC.
>
> Secondo l'ANAC tre aziende avrebbero cercato di accordarsi per dividersi tra loro le gare, spartendosi i vari lotti a cui partecipare: non è chiaro però se questo sia di per sé un comportamento illegale (del caso si era già occupata l'antitrust, che aveva effettivamente rilevato come le imprese in questione avessero formato un "cartello" e le aveva condannate lo scorso dicembre). L'ANAC sospetta inoltre che le tre aziende abbiano ricevuto diversi tipi di favoritismi da alcuni manager di CONSIP, come informazioni riservate sui bandi di gara e prolungamenti dei tempi di assegnazione delle gare, in modo da consentirgli di mettersi in regola con i complicatissimi codici degli appalti in vigore in Italia.
>
> La più nota delle tre aziende coinvolte è la Romeo Gestioni dell'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, indagato per corruzione dalla procura di Napoli, che insieme a quella di Roma sta seguendo il caso CONSIP. Le altre due sono Manutencoop e CNS. La società di Romeo era già stata esclusa mesi fa dalle gare a cui aveva partecipato. CNS, in seguito ad un'altra condanna dell'antitrust ([trovate tutta la vicenda spiegata qui](<http://www.consip.it/media/news-e-comunicati/precisazioni-in-merito-a-informazioni-di-stampa-sulla-possibile-intesa-anti-concorrenziale-nella-gara-%E2%80%9Cfm4%E2%80%9D>)), ha rinunciato alle sue offerte, mentre Menutencoop è stata esclusa, ma ha ottenuto una sospensione dell'esclusione facendo ricorso al TAR (la sentenza è ancora pendente).
>
> Non è chiaro se il piano di spartizione delle tre società abbia avuto successo. Romeo Gestioni aveva partecipato a quattro gare vincendone tre, per un totale di 609 milioni di euro. Manutencoop aveva partecipato a cinque gare vincendone quattro, per un totale di 532 milioni di euro. CNS, come abbiamo visto, ha ritirato le offerte per tutte le sette gare a cui aveva partecipato in seguito alla condanna dell'antitrust.
>
> L'autorità anticorruzione è un'autorità di nomina parlamentare con ampi poteri di indagine. Negli ultimi mesi è stata [spesso criticata](<http://www.ilfoglio.it/politica/2017/01/24/news/cassese-anac-non-fa-bene-mestiere-116522/>) per l'eccessivo concentramento di potere che, secondo alcuni, avrebbe accumulato. Del caso CONSIP al momento si stanno già occupando le procure di Napoli e Roma, che tra le numerose segnalazioni hanno ricevuto anche quelle dell'Autorità antitrust, alle quali, negli ultimi giorni, si sono aggiunte anche quelle dell'ANAC.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Anche l'ANAC ha da dire sul caso CONSIP | La lente dell'Antitrust sui consulenti della Pubblica amministrazione | 0.823681 | https://www.ilpost.it/2017/08/07/anche-lanac-ha-da-dire-sul-caso-consip/ | https://altreconomia.it/la-lente-dellantitrust-sui-consulenti-della-pubblica-amministrazione/ |
Avevo già le mie tesi, ovviamente. Come non averle? Negli ultimi mesi mi sono però concesso un piccolo esperimento: ho seguito il discorso pubblico italiano con maggiore attenzione e varietà di fonti, prendendo appunti, senza pretese di statistica ma anche per non scivolare nella mera aneddotica o nel pregiudizio. Avevo le mie tesi, appunto, ma prima di esporle mi sembrava opportuno corroborarle un poco; e non sono stato deluso. Alla luce di tale esperimento sul discorso — e di sua frequentazione pluriennale come autore e fruitore — suggerisco dunque un elenco dei problemi che a mio avviso lo affliggono.
Un intervento del genere ha due rischi: il partito preso, che genera accanimento e durezza eccessiva, e un certo margine di generalizzazione. Mi auguro di averli evitati, ma nel caso sarò lieto di essere falsificato — lo dico senza alcuna ironia.
Per "discorso pubblico" intendo qualsiasi intervento, opinione, dialogo, proposta e così via, espressa su giornali o riviste o in radio o televisione o in piazza: concetto estremamente ampio, me ne rendo conto, ma al contempo abbastanza maneggevole. E riassumo la tesi di fondo per i frettolosi: la parola è trattata molto spesso come bene privato da chi dovrebbe invece tutelarne l'aspetto pubblico e comunitario.
Purtroppo per i meno frettolosi, soprattutto se ben motivati, il problema riguarda in parte anche loro. Le uscite di Sangiuliano o Lollobrigida gettano certo nella costernazione, ma nascono da un brodo di coltura assai più diffuso, un'abitudine a giustificare sciatteria e incompetenza: pochi se ne possono chiamare fuori. Prendendo ad esempio l'ambito della cultura, ha scritto con esemplare chiarezza Nicola Lagioia su
Lucy
: "Non siamo competitivi a livello istituzionale. Abbiamo poche idee. Preferiamo i fedeli ai talentuosi. Rischiamo l'obsolescenza mentre il resto del mondo va avanti. È questo, temo, il vero pericolo. A livello nazionale, regionale, comunale, provinciale.
Provinciale
, questo è il problema. E Sangiuliano è solo l'ennesimo prodotto di un sistema".
Naturalmente i bravi e bravissimi pure esistono, come esistono canali (editori, radio, reti televisive, podcast…) di assoluta qualità; ma la loro voce risuona fievole, sepolta com'è dal baccano generale, dalla scarsa tolleranza verso il dissenso — i bravi criticano, si impegnano, sono fastidiosi — e dai difetti di cui provo a dare conto.
Questi difetti hanno in parte radici lunghe, novecentesche, e in parte invece sono una sgradita novità; alcuni sono di carattere più formale, altri appartengono a più ampie storture sociali. La buona notizia è che per ognuno ci sarebbero rimedi nemmeno troppo complicati. La pessima notizia è che difficilmente la maggior parte dei titolari del monopolio intellettuale vorrà impegnarsi in tal senso, perché implica parecchio lavoro e una perdita considerevole di potere.
§1. L'enfasi.
Enfasi e retorica spicciola sono sempre stati un vizio di chi prende parola in pubblico: perdonabile quando si tratta di discorsi improvvisati, meno scusabili quando il discorso è preparato ed esposto a una platea più formale, deleteri se si interviene con la scrittura — che non dovrebbe ricorrere ai trucchetti dell'oralità. Ma ormai il cortocircuito fra i due tipi di comunicazione è pervasivo, e si perdona molto più di quanto un tempo non si perdonasse. Perché documentarsi bene prima di commentare un fatto, se si ottiene molto di più con assai meno fatica? Basta una frase solenne o un tweet impettito.
Del resto un Paese dove il paziente lavoro sulla lingua è da sempre secondario rispetto alla santa vocazionale, difficilmente potrà cavarsela diversamente: per un popolo di dannunziani, come lo chiamava
Gobetti
, anche la sobrietà è un ideale eccessivo.
§2. L'astrattezza.
Alla voce sull'arte dell'
Encyclopedie
, Diderot se la prende contro gli "orgogliosi ragionatori" e gli "inutili contemplatori" di cui sono piene le città, figli di un'indebita distinzione tra prodotti del pensiero e prodotti manuali "che ci ha portato facilmente a ritenere che applicarsi in maniera costante e continua ad esperienze ed oggetti particolari rappresentasse una rinunzia alla dignità dello spirito umano".
Bene, questi orgogliosi ragionatori hanno vinto: il discorso pubblico premia chi frequenta l'iperuranio da turista, per così dire, senza assumersi il rischio delle idee né riconoscere la loro connessione con "esperienze ed oggetti particolari"; premia l'astrattezza.
Si va dall'aziendalese — "Agire correttamente l'azione", "Evitare di frammentare le nostre risorse e farle invece convergere in una profonda sinergia" — al consueto fumo politico — "Spendersi attivamente per il bene comune, creando reti", "Condannare senza se e senza ma ogni forma di violenza" — a quel che vi pare. Il metodo è sempre lo stesso: non affrontare mai concretamente il punto, girarci intorno, seppellirlo di genericità buone per ogni occasione. Le conseguenze possono essere nulle ma possono anche essere molto gravi: per questo è bene ricordare l'ammonizione di Adriano Sofri in
La notte che Pinelli
, seppure riferita a tutt'altro contesto: "Le parole sono indulgenti, permettono un'oltranza infinita, al riparo dal passaggio al fatto. Le parole non sono pietre. Ma sono anche esigenti, e perfino esose, e a furia di sentirsi pronunciare e scandire e gridare presentano un loro conto. Le pietre non sono parole – ti rinfacciano a quel punto. E da lì in poi qualcuno non resta più al di qua del riparo, passa la linea che le separa dai loro fatti".
§3. L'oscurità.
Figlia dell'enfasi e dell'astrazione, è una scorciatoia comodissima: dispensa dal duro lavoro di farsi capire e consente di trattare da imbecille chi non capisce. La chiarezza è spesso un disvalore; si scambia la difficoltà motivata di certa prosa artistica come un lasciapassare per essere criptici anche quando non serve affatto, per una banale ragione: è più facile, e mette al riparo dalla critica. Ci si potrà sempre difendere alzando le spalle con moderato sdegno, financo con un po' di affettata compassione, sospirando: "Non hai compreso".
Ho sfogliato brani che di primo acchito apparivano folgoranti anche a me, ma alla terza lettura si rivelavano per ciò che erano: insensatezze o cliché rivestiti da sintassi irta. Del resto, di nuovo, perché preoccuparsene se nessuno rilegge? Perché perdere il proprio ruolo acquisito a colpi di fumo negli occhi? Eppure avremmo a disposizione così tanti esempi di bell'italiano saggistico, quella lingua trasparente e democratica che coltivarono autori diversi fra loro come Gaetano Salvemini, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Primo Levi, Piergiorgio Bellocchio, Alexander Langer…
§4. La sciatteria.
Errori di sintassi, errori grammaticali, errori di logica e argomentazione; la volgarità spacciata per informalità; refusi o parole mangiate, sbadigliate, biascicate; il
tu
anche quando sarebbe opportuno il
lei
; più in generale il disinteresse verso la forma ancor prima delle troppe inesattezze di contenuto tollerate o addirittura rivendicate: salvo le consuete eccezioni, questa è la prassi. Aggiungo che le eccezioni sono molto spesso di altissima qualità, il che segnala un ulteriore allargamento della forbice tra un "basso" diffuso e un "alto" sempre più raro, a scapito di un dignitoso "medio" che tanto farebbe bene al Paese.
Un caso a parte è l'italiano orale, ormai frantumato in decine di idioletti le cui cadenze non sono affatto rivendicazioni di varietà locale bensì — come argomentava
Michele Serra
— frutto di semplice pigrizia: e allora "No che non ce la possiamo fare, a parlare di politica e non di
polidiga
, perché i primi a dire
polidiga
sono proprio i
polidisci
. Una classe dirigente così afflosciata non può che essere espressione di un popolo stanco, e forse troppo vecchio per reagire alla stanchezza".
§5. Il paternalismo.
Su questo si potrebbe scrivere un saggio a parte. Il discorso pubblico è intriso di paternalismo, praticato anche da chi lo combatté in gioventù; spesso persone che restano di sasso — pura lesa maestà — quando qualcuno contesta loro, o quantomeno muove un'obiezione seria. Qui avrei decine di aneddoti personali, ma evito di attingervi; mi limito ad aggiungere che sono un maschio, e alle mie colleghe tocca il quadruplo di tale paternalismo condito, com'è inevitabile, da tutto il maschilismo che l'Italia sa esprimere (altro enorme problema del discorso pubblico, che però merita
davvero
un saggio a parte).
Il fatto è che gli opinionisti cinquantenni e sessantenni d'inizio secolo sono diventati settantenni e ottantenni, e ancora popolano schermi o quotidiani senza fornire il valore aggiuntivo di un'ampia esperienza, bensì parlando come se il tempo vissuto su questa terra non avesse recato loro lezione alcuna — in primo luogo un po' di decenza, un po' di umiltà.
Lo dico con la massima chiarezza: non intendo arruolarmi in una guerra tra generazioni che non porta a nulla, perché gli sconfitti sono trasversali all'anagrafe. Mi limito a osservare che il paternalismo non nasce dal nulla ma è anche frutto dell'età — di un'età spesso molto avanzata, per usare un eufemismo — e di posizioni tenute a oltranza.
Fra le tante colpe della mia generazione di quarantenni una almeno non c'è, o così mi pare: non siamo paternalisti verso i più giovani. Forse perché siamo troppo impegnati a combattere l'etichetta di giovani che ci viene a nostra volta affibbiata; forse perché il potere ci interessa meno rispetto al suo buon uso o forse — lettura pessimistica — perché l'abbiamo avuto di rado. (Aggiungo: uno dei pochi che avrebbe meritato un ruolo direzionale per integrità morale, bravura stilistica, conoscenze teoriche e pratiche, capacità organizzative e onestà, non l'ha ricevuto. Era il miglior intellettuale della mia generazione: Alessandro Leogrande).
§6. La spudoratezza.
Qui non resisto e indulgo in un aneddoto personale. Vari anni fa capitò un brutto fatto di cronaca, l'omicidio di un giudice; il direttore di un grosso quotidiano mi chiamò per commentare l'assassinio. Obiettai che non si sapeva ancora nulla: l'omicida era in fuga; il movente, oscuro o comunque non verificabile; insomma non avrei saputo proprio cosa dire di sensato, tanto più che non ero un editorialista di nera: la mia unica connessione, labilissima ma ampiamente sufficiente per il nostro giornalismo, era di avere scritto un romanzo con un magistrato protagonista. Il direttore disse che sarebbe finito in prima pagina. Risposi che non c'era nulla che avrei potuto scrivere, prima o ultima pagina che fosse.
Il giorno dopo, animato da un presentimento che era quasi una certezza, andai in edicola e comprai il quotidiano di cui sopra: in prima spiccava l'editoriale di un altro collega che non aveva avuto remore a buttar giù qualche decina di righe sul nulla. Nemmeno di fronte alla morte, pensai; ma in realtà non ero stupito. E non credo nemmeno si trattasse di calcolo cinico: era ed è un automatismo fondato sulla vanità e l'abitudine a dire sì: perché dire sì non ha quasi mai conseguenze.
§7. La spocchia.
La parola "cultura" deriva dalle
Tusculanae
di Cicerone, dove viene forse per la prima volta legata allo spirito umano e non alla pratica del lavoro campestre. Ma ricordarne l'ascendenza agricola è importante, perché cela un aspetto sottovalutato: la coltura
è un'
attività
e non un bene acquisito una volta per tutte; anzi va perfezionata e difesa dalle intemperie. Così la cultura andrebbe intesa quale processo operoso, sempre in divenire, contro tutti coloro, e sono tanti, che si fregiano del poco acquisito sbandierandolo a ogni minuto e usandolo per spregiare chi a loro avviso è incolto. Ecco un grosso problema del discorso pubblico: la presunta "cultura" di taluni diventa la mazza ferrata del privilegio.
Ora la versione diciamo più economica — poiché non implica nemmeno gli studi — di tale privilegio è il ritornello del
non accettiamo lezioni
, attorno cui Luca Sofri scrisse
già parecchi anni fa
. Aggiungo una chiosa: intervistato dalla rivista
Volontà
, il grande pedagogo Lamberto Borghi insisteva sul concetto a lui caro di educazione permanente, intesa in senso molto radicale: "Noi non possiamo pensare all'educazione come opera solo della scuola. Dobbiamo pensare anche, per esempio, ad una politica che educhi, cioè che renda la possibilità di partecipazione attiva, di responsabilità direzionale per tutti i membri della società: questa è l'educazione." Era il 1987: mi pare che qui il fallimento sia stato totale.
§8. L'aggressività.
Si penserà subito al caos di chiacchiere e grida in cui terminano invariabilmente tutti i talk show. Sì, certo, ma preferisco concentrarmi su un tipo di aggressività più sottile del discorso pubblico, e non per questo meno pericolosa: l'appiattimento della posizione altrui sull'errore o sulla malafede.
È difficile che un punto di vista contrario al nostro venga accettato come legittimo, e soprattutto come opinione razionalmente espressa: no, è assai più facile — ed è divenuto un automatismo — derubricarlo ad abbaglio, magari "sorprendente" se l'interlocutore è di valore; o appunto come manifestazione superficiale di qualche pulsione sotterranea. (Il vecchio, italianissimo vizio della dietrologia).
In realtà il solo aspetto "sorprendente" è assistere alla diffusione di una simile protervia, quasi sempre accompagnata da una retorica solenne — e dal malcelato gusto di aver colto in fallo l'avversario; quando spesso avversario non è, né si trova in errore. "Ma chi sono io per giudicare?", sorridono con finta umiltà: e intanto giudicano. Trovato un inerme, gli acrimoniosi scatenano su di lui l'autorità che li umilia e che è stata loro negata. Invece di apprendere una qualche lezione si vendicano con raddoppiata energia su chi non può difendersi, mimando quanto li opprime, e il mattino dopo tornano a subire o invidiare chi sta sopra di loro.
§9. La maleducazione.
Una variante dell'aggressività, o forse il suo sfogatoio socialmente riconosciuto: la schietta, tronfia maleducazione: interrompere il discorso altrui, alzare la voce a caso, mandarsi affanculo per una sciocchezza, trattare male i camerieri (l'umanità si divide in due: chi tratta educatamente i camerieri e chi no), ascoltare video a tutto volume sul telefono, urlare al telefono, spintonare le persone, fregarsene di qualsiasi forma di politicamente corretto perché maschera il buon vecchio "pane al pane, vino al vino", criticare simili critiche perché da vecchio rompiballe eccetera eccetera.
Anche qui è facile parlar male delle nuove generazioni; ma è lo stesso sdoganamento cui si abbevera il professore universitario che mi insultò perché non avevo avuto modo di partecipare a un incontro da lui organizzato. Conseguenze? Nessuna, poiché c'è una linea di difesa comune, una cultura di fondo che difende l'indifendibile e che vedremo subito.
§10. La mancanza di
accountability
.
E cioè l'obbligo a rendere conto pubblicamente delle proprie azioni: forse è il problema più grave, o comunque una causa da cui ne discendono parecchi altri. Da esso deriva innanzitutto — e spesso da parte di chi si lagna di presunte censure — una sconvolgente impunità del discorso.
Di fatto si può dire ciò che si vuole, anche le cose più turpi, non appena si raggiunge un minimo di potere, che sia politico o sociale o anche solo immaginato; e se si domanda conto per quanto affermato, si viene accusati di essere forcaioli o manettari. "Cosa volete, il tribunale del popolo?" Ma no: solo naturali provvedimenti in caso di abuso o manifesta incompetenza, come dovrebbe accadere in ogni contesto sano; solo la chiara percezione che un contributo al discorso pubblico comporta responsabilità.
Purtroppo le persone titolari di questa responsabilità preferiscono gonfiare il petto e rivendicare il diritto al capriccio, alla provocazione non compresa; minacciando o sporgono querele a piene mani; al più masticano scuse a mezza bocca, condite di distinguo.
Poi talora un personaggio più incauto o esagerato o sfortunato finisce davvero al centro dell'attenzione, incappa nell'ira delle masse e funge così da capro espiatorio: non è mai colpa di nessuno finché non è colpa di qualcuno, e lì si salda "la santa alleanza del linciaggio unanime", per dirla con René Girard. Contribuendo a non mutare assolutamente nulla dell'andazzo generale.
§11. L'autoriferimento.
È qualcosa di diverso dall'egocentrismo, che pure è un problema. Non si tratta di parlare di sé, bensì più sottilmente di riferire a sé ogni tema discusso: se accade un fatto grave si discute innanzitutto delle proprie reazioni di sgomento e indignazione; se si è contrari a una tesi non è tanto importante obiettare con calma quanto mostrarsi offesi o delusi. In questo modo l'accordo sarà cementato da un'immediata consonanza sentimentale, e il disaccordo sarà più aspro — ma che importa.
Non dubito della buona fede di questi sentimenti, ma temo che il discorso pubblico non ne benefici molto. Invece di creare un fronte comune lo spezzetta ulteriormente in monadi: conta quel che
io
provo, e al più cerco di stimolare in te qualcosa di simile. Da cui il dilagare del lessico emozionale: siamo circondati, più che da opinioni, da sensazioni crude e irriflesse vestite di parole.
§12. L'asimmetria narrativa.
La gestione stessa del discorso, per finire, è molto squilibrata. Il discorso sui poveri è fatto dai ricchi; quello sui non garantiti, dai garantiti; quello delle donne, dagli uomini; quello dei migranti, da chi migrante non è; quello dei giovani, dagli anziani: e così via. Il monopolio narrativo — quello vero, non l'illusione di scrivere due righe su X e parlare al contempo alla nazione — è in mano a una ristrettissima fetta di individui, che in teoria dovrebbe essere l'élite democratica e che in gran parte invece tiene la posizione, perpetuando i problemi visti finora.
C'è sempre un elemento che ratifica la condanna di chi non ha mezzi: quella di non poter esprimersi in piena autonomia. La delega, persino la delega morale, è giustificata con mille parole; al più l'individuo qualunque è oggetto di pietà, odio o strumentalizzazione politica. Ed è per questo che i media dipingono un mondo così schematico; l'asimmetria narrativa è sorella dell'asimmetria sociale. Nulla di nuovo sotto il sole, certo — Gareth Spivak si domandava se
i subalterni potessero parlare
: era il 1988 e la risposta è ancora di là da venire.
Aggiungo in coda un'ultima osservazione. Mi pare che gli italiani oggi siano l'esatto contrario del popolo felice e noncurante che viene propagandato dal canone: che siano anzi affetti da una disperazione profonda. Nella maggior parte dei casi tale sentimento si esprime in conflittualità spicciola, nella già vista aggressività, o in depressione; nel caso di vari monopolisti del discorso, invece, può diventare l'inconfessabile paura di non contare più nulla, di non valere più ciò che si pensa di valere (moltissimo, quasi sempre).
Tutto ciò porta i diversi attori del discorso pubblico a creare rapporti di potere e convenienza, ed è inutile cadere dal pero: anche in tal caso si è sempre fatto così, sempre si farà. Ma i margini sempre più ristretti di influenza, l'instabilità perenne del discorso, il ricambio di piattaforme — ecco: tutto questo non fa che rendere ancora meno prioritario cercare vie d'uscita diverse alla disperazione, e ancora più spaventoso il cinismo in cui si indulge, la gelosia del proprio minuscolo dominio e dunque il senso di competizione per cui l'altro va spazzato via. Tutto questo, insomma, esclude ancora di più una quantità immensa di persone dalla circolazione del discorso, nonostante le belle parole su pluralità e democrazia. La lingua, come accennavo all'inizio, è trattata come proprietà privata: ma non lo è, è anzi un bene comune per eccellenza. Introducendo
Politica e cultura
di Bobbio sul "Notiziario Einaudi" del 1955, Renato Solmi scriveva: "Pochi (e non solo in Italia) sono gli intellettuali e gli uomini di cultura che, nel corso di questi anni, anziché abbandonarsi alle recriminazioni e alle apologie, e limitarsi alla confutazione degli avversari in nome della propria parte, hanno cercato di portare un contributo positivo alla discussione, e di fare luce sui problemi che ci dividono". Ancora una volta, siamo fermi lì — con l'aggravante di non avere più Solmi o Bobbio.
E così il discorso, salvo sacche minoritarie, diventa un agone dove è più importante avere ragione a tutti i costi in luogo di cercare insieme una ragione, secondo la logica del nemico: logica che l'altro accetta subito, replicando attraverso la derisione o il vittimismo. E così quanto di cui si dovrebbe parlare si smarrisce, muore all'ombra degli ego; così si resta nel recinto di un asilo, tirandosi addosso offese e piagnistei. Ma come può un Paese risolvere i suoi problemi se gli adulti hanno mille scuse per non comportarsi da adulti?
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
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Il «giallo» e le sue tracce.
La tavolozza cromatica del «giallo» riserva continue sorprese.
I suoi confini, un tempo, erano considerati netti e rigidi, legati a una precisa epoca storica. Si parlava di un genere letterario sorto sulla scia dei feuilleton ottocenteschi, imperniato sul delitto e sulle indagini per rivelarne l'autore. La fede positivistica nella scienza conduceva a non avere dubbi sullo smascheramento del colpevole e nel ritenere inossidabili i collegamenti tra gli indizi perché essi non potevano che convergere nel successo dell'inchiesta. L'esigenza di sicurezza nel debellare la devianza criminosa, la vittoria dei buoni sui cattivi, la celebrazione di una società sana che subisce una ferita solo momentanea erano le ragioni, tra le molte, del suo successo.
E il successo era incalzante, appassionava gli studiosi e gli intellettuali che intervenivano dividendosi spesso su un nuovo genere letterario non sempre raffinato ma dilagante. Voci autorevoli, ad esempio raccolte nella preziosa ma smarrita antologia
La trama del delitto,
stimolavano discussioni sul suo inserimento nella letteratura di massa, nell'ambito di quella letteratura di evasione che diede vita alle collane create ad hoc, tra le quali la più celebre è quella «gialla» di Mondadori nata nel 1929.
Quei confini però a poco a poco si slabbrano, diventano vischiosi per dirla con l'accademico Giuseppe Petronio che ha dedicato svariati saggi all'argomento).
Alle tracce classiche, e cioè la caccia all'uomo, la ricerca della verità, il diletto enigmistico, il tributo alla genialità, il gioco di destrezza, il bisogno di ristabilire l'ordine violato, la suspense, se ne aggiungono altre.
Emergono i problemi della società, la crisi della città come generatrice di devianza, il dramma non solo della vittima ma anche del colpevole, le difficoltà di percepire l'accaduto con i soli strumenti della logica, l'ingresso come elemento di valutazione dell' ambiente circostante, l'incrinarsi della fiducia fideistica nella scienza. Nel mondo crescono le paure e le angosce e con esse si dilata l'ansia di giustizia, il lettore rabbrividisce a fronte di pulsioni aggressive ed è portato a condividere la meritata punizione.
La trama del racconto rischiara l'oscurità rendendo trasparente quanto potrebbe o si vorrebbe che si mantenesse occultato. La tensione permane ma è destinata a terminare: la sua conclusione è la vittoria di un tribunale terrestre senza rinvii fatalistici a interventi superiori. È l'uomo che ce la può fare, laicamente, come osservato con acume da Vittorio Spinazzola.
Il giallo si colora di nero, alla capacità delle «cellule grigie», di cui si vantava Poirot, subentra l'energia muscolare della violenza. Ma il successo non si ferma, anzi aumenta e diventa pervasivo, invade le collane editoriali che esibiscono «gialli» ormai affrancati o, per dirla modernamente, sdoganati, che diventano una poderosa
machine à lire.
Taluno continua a sostenere che si tratta di evasione e come tale va considerata\ o in termini più estremi non ne sopporta la lettura e ne critica l'invadenza (celebre in questo senso la posizione di Eugenio Scalfari). Nella realtà però la diversificazione del modello iniziale intriga.
Continua ad appassionare la storia dell'intreccio che ha portato alla devianza, o meglio, secondo l'acuta osservazione di Tzvetan Todorov, la doppia storia, quella dell'inchiesta e quella dei protagonisti sulla scena. E a queste due storie se ne affianca una terza, quella possibile, verosimile ma poi scartata. Come nota un cultore di questi scenari, «quando sono state eliminate tutte le soluzioni impossibili, quella che rimane, anche se in un primo momento può sembrare inverosimile, è la soluzione esatta».
Le incursioni.
Lentamente ma inesorabilmente quello che veniva indicato come genere si nobilita. Scrittori autorevoli vi si impegnano e nascono opere che entrano nel catalogo delle eccellenze, da Gadda a Sciascia, da Borges a Dürrenmatt da Robbe Grillet a Bernanos per citarne solo alcuni. Si parla di «esogiallo» come produzione «ai confini del giallo».
Le loro incursioni rendono apprezzata una produzione nata e cresciuta come effimera, diffusa senza confini, letta con imbarazzo ma pur sempre divorata.
I temi del «giallo» però non hanno occupato soltanto i «narratori» di storie. Autori di tutto rispetto sono stati anche commentatori di delitti, di inchieste, di devianze buie. Sono gli «osservatori», coloro che hanno raccontato i processi, li hanno commentati, distratti e trascinati lontano dalla produzione abituale che li ha innalzati alla celebrità.
Charles Dickens e Anton Cechov sono stati cronisti giudiziari, come dimostra il primo con
Guardie e ladri
e il secondo con
L'affare Rykov.
Dino Buzzati ha seguito per il «Corriere della Sera» i processi più clamorosi degli anni Cinquanta e Sessanta. André Gide è stato giurato della Corte di Assise di Rouen rimanendone influenzato profondamente come attestano i suoi
Ricordi della corte di assise
tra cui il più noto è
Il caso Redureau.
Jean Giono non ha perso una udienza del celebre affare Dominici portato poi sullo schermo da Jean Gabin.
Si potrebbe continuare affinando l'elenco sulla scia delle considerazioni di Franco Cordelli. Qui però non si possono escludere due nomi, noti per tutt' altro ma affascinati da questa materia. Si tratta di Moravia e di Brancati.
Moravia, per il vero non insensibile all'intrigo delittuoso in qualche racconto
(Delitto al circolo di tennis, Delitto perfetto, Terrore a Villa Borghese),
mostra la sua attenzione appuntita nel commentare due casi, Bellentani ed Egidi, che dimostrano a suo dire che «ci sono delitti in cui tutto è sociale ... fiore terminale e fetido di una robusta pianta di ingiustizie».
Di tutt' altra opinione è invece Brancati che, commentando a sua volta il caso Bellentani osserva duramente che «il delitto è un' orrenda scelta individuale che si è fatta liberamente ... la società che ha scaricato la rivoltella non aveva alcuna carica».
Ma esistono altre incursioni di autori altrettanto celebri che si sono cimentati a dipingere con la tavolozza cromatica del giallo, senza essere però ricordati per questo. Hanno usato il poliziesco quali «amateur», forse per un capriccio, il cedimento a un desiderio, una pausa oppure un divertimento, come si è chiesto Giuliano Gramigna in una lontana ma attuale riflessione.
La ricerca porta a inattese scoperte: da Giorgio Spini sui cui manuali di storia hanno studiato generazioni ad Arturo Carlo Jemolo giurista e storico a Matilde Serao a Salvatore di Giacomo. E si potrebbe continuare con gli stranieri William Somerset Maugham e William Faulkner, oppure con gli stravaganti sudamericani tra cui Jorge Amado e Joào Guimaràes Rosa.
La scelta di quest' antologia di racconti, come tale discutibile e opinabile, è caduta su racconti di autori che si inseriscono, a vario titolo, nella schiera degli «insospettabili» e che, a vario titolo, hanno disseminato quelle tracce di giallo di cui si è parlato in precedenza.
Ma, alla fine, perché cimentarsi? Perché rinfoltire una schiera di autori già tanto folta? È sufficiente parlare di peccatuccio o di peccato di presunzione?
Forse non basta perché non esiste solo il fascino per chi legge ma anche per chi scrive. Forse non basta perché il «giallo» sfiora alcuni temi ineludibili e generali. Tocca il male che opprime la società, cui occorre reagire, e il modo in cui si reagisce costituisce un banco di riflessione mai consumata. Ribadisce che domina il principio di illusione per il quale niente è come sembra, che l'obiettivo finale è un percorso che smonta ingranaggi in apparenza vincenti e che l'evidenza, per dirla all' americana, è una ricerca che deve sconfiggere facili traguardi.
Per questo esistono gli «insospettabili».
Da
Insospettabili. Racconti gialli
, a cura di Fulvio Gianaria, Alberto Mittone, Einaudi, Torino 2016.
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| Insospettabili | Edmondo Bruti Liberati | 0.867247 | https://www.doppiozero.com/cinquanta-sfumature-di-giallo | https://www.doppiozero.com/delitti-in-prima-pagina |
Toscana con qualche venatura di rosso? È possibile che al ballottaggio del 28 e 29 maggio, il centrosinistra a Pisa, Siena, e Massa riesca a strappare il governo delle città alle destre? Sono giorni frenetici di incontri, con le liste civiche (il caso di Siena) che non danno indicazioni di voto, e con (per ora) il nulla di fatto sugli apparentamenti.
Al ballottaggio deciderà dunque l’astensionismo, l'opportunismo politico con l’occhio a Roma, oppure una decisa reazione alle politiche di destra che hanno dominato sulle città in questi ultimi 5 anni anni?
Dopo il primo turno, in previsione del ballottaggio, abbiamo rivolto alcune domande a Emiliano Fossi, eletto segretario regionale del Pd alle primarie che hanno sancito la vittoria di Elly Schlein. Fossi è deputato ed è stato sindaco di Campi Bisenzio, dove ha appoggiato la battaglia del lavoratori della Gkn contro la delocalizzazione della fabbrica. In un post su facebook subito dopo il turno del 14 e 15 maggio ha scritto: «Una fase in cui il Partito democratico non è più arrogante, si apre alle altre forze di centrosinistra e, soprattutto, al civismo, raggiungendo buoni risultati».
**Emiliano Fossi, dal ballottaggio potrebbe uscire una Toscana un po’ più rossa?**
Ci sono due dati politici dal primo turno. Il primo, è che il Pd ha rialzato la testa e torna ad essere centrale e credo che questo sia anche il frutto del passaggio congressuale che ha fatto uscire il partito, a livello generale, da una situazione di marginalità politica. L’altro aspetto, è che la marcia, che definivano inarrestabile, della destra in Toscana, con il voto del 14 maggio, mi pare proprio di poter dire che abbia subito una battuta d’arresto. Non c’è l’effetto Meloni perché c’è una destra divisa che si fa la guerra. A questo proposito sono emblematiche le parole della europarlamentare Ceccardi (Lega) che critica in maniera diretta e forte Fratelli d’Italia dicendo che è un partito che pensa solo a contarsi o a contare dentro il governo di coalizione e così manda in frantumi la coalizione di destra. Su tre capoluoghi dove avevano vinto cinque anni fa si va al ballottaggio e in due di questi tre capoluoghi loro non hanno ripresentato il sindaco uscente (a Massa non lo hanno ripresentato uniti). Credo che sia un segnale positivo e che ci siano ampi margini di iniziativa e di azione per il Pd e che ci lascia ben sperare anche per il secondo turno.
**Per il ballottaggio quali alleanze? Italia viva e M5s non vogliono stare insieme e poi ci sono i civici che sono un’incognita.**
Qui ci sono in gioco due diverse visioni: una Toscana popolana, che ha a cuore la lotta contro le diseguaglianze, che pensa a uno sviluppo che fa rima con la sostenibilità, quindi una Toscana democratica. E dall’altra parte c’è una Toscana che è esclusiva e prova a privilegiare la parte dei cittadini che stanno meglio rispetto a quelli che stanno peggio. Mi pare che la polarizzazione sia nei fatti e quindi l’appello che ho fatto è questo: che le forze che si riconoscono in un’area di centrosinistra e in un’area democratica stiano insieme. Con dentro le forze politiche riferibili al centrosinistra e le liste civiche che rappresentano realtà importanti nei territori e che fanno parte a pieno titolo di questa idea di Toscana. Per me questo è un ragionamento che vale anche per il dopo elezioni perché si apra un cantiere per il centrosinistra che vada dalle forze moderate a quelle più radicali e progressiste fino alle forze civiche, con l’obiettivo di costruire insieme nel merito, a partire dai contenuti, l’idea della Toscana del futuro, senza forzature e definendo insieme le regole d’ingaggio e cercando di capire se c’è un sentiero comune. Io credo che ne valga la pena, perché il Pd ha chiuso la stagione dell’arroganza, dell’autoreferenzialità e dell’autosufficienza quindi è conscio e consapevole che ha bisogno di costruire un campo, un’area di centrosinistra dove c’è il Pd nella posizione centrale ma dove sono necessarie alleanze con le altre forze. Ecco, io credo che le altre forze si rendano conto che se vogliamo costruire un’alternativa alla destra bisogna prendere questo tipo di percorso.
**Lei dice che il Pd non è più arrogante. Che significa? È una separazione da una politica di derivazione renziana?**
Direi separazione da una storia che concepiva il Pd come un partito che potesse prescindere quasi da un’interlocuzione con altre forze e che fosse autosufficiente, quindi non lo marcherei nel senso esclusivamente renziano. Per un lungo periodo il Pd ha avuto questa idea, anche in buona fede, ma oggi quell’idea non ha più capacità di espansione e di incidere nella realtà politica. Il Pd ha bisogno di allearsi per costruire campi più ampi possibile, a partire dai programmi e dalle proposte. Quindi adesso c’è un elemento di consapevolezza rispetto al passato. Si apre una fase nuova ed è anche la fase che la segretaria nazionale vuole aprire a livello nazionale. C’è bisogno di tempo, di impegno e di pazienza ma credo che ne valga la pena.
**Ma già alle origini c’era l’idea veltroniana di partito a vocazione maggioritaria. Adesso si rimette in gioco l’identità stessa del Pd?**
Il congresso del Pd è stato un congresso dove per la prima volta si sono confrontati non soltanto dei candidati o delle candidate che volevano diventare leader ma per la prima volta dopo tanto tempo si sono confrontate piattaforme politiche che, pur riconoscendosi in valori comuni e anche in una visione unitaria, però avevano elementi di diversità. Quindi un congresso con mille difetti ma alla fine c'è stata una discussione matura che ha prodotto un esito che dovrà portare a delle sintesi, perché in questo si riconosce il partito complessivamente. Ma comunque è stato chiaro che c’è anche una caratterizzazione identitaria o se vogliamo dire, un profilo che il Pd sta assumendo e che assumerà sempre di più, più marcato su molti temi, a partire dal lavoro, ambiente, come concepiamo le politiche migratorie. Insomma gli elementi su cui il partito di Elly Schlein ha provato a caratterizzarsi in queste prime settimane di esperienza.
**Lei come sindaco di Campi Bisenzio aveva sostenuto la lotta dei lavoratori della Gkn contro la delocalizzazione …**
Io ho l’idea di un partito che non è più “né carne né pesce”, indefinito, pigliatutto, ma di un partito invece che ha cuore la coesione sociale, che al tempo stesso non si caratterizza come un partito classista ma che ha ben chiaro da che parte stare. Come io in quell’esperienza non ebbi un attimo di esitazione, in quei momenti drammatici, nel decidere da che parte stare, dalla parte dei lavoratori, così è il Pd che vogliamo costruire e ricostruire. Un partito che ha ben chiaro le scelte da fare sul tema del lavoro: combattere i contratti pirata, salari, legge della rappresentanza.
**A Siena i civici hanno basato la loro campagna elettorale criticando i partiti, il Pd in particolare, per la passata gestione della città, come si fa a riconquistare terreno, recuperare la fiducia?**
Il secondo turno è diverso dal primo, c’è un elemento di differenziazione maggiore, al ballottaggio la partita si polarizza di più e si confrontano due idee sostanzialmente alternative. In questo senso credo che non sfuggirà a nessuno il fatto che l’idea di città che propone il centrosinistra è alternativo e completamente diverso da quella della destra. Ciò significa far tornare Siena una città aperta al resto della Toscana, non una città chiusa come è accaduto in questi ultimi cinque anni, cosa che riguarda di fatto tutte le città governate dalla destra. Poi credo che le forze di centrosinistra che non si sono unite nel primo passaggio possano ritrovare un elemento comune nel secondo turno. E poi penso che si debba parlare molto ai cittadini oltre che alle forze politiche civiche. Penso che i senesi abbiano chiaro tra chi ha cuore il bene della città, chi fa calcoli di parte o chi è piegato davvero a parti di potere.
**A Pisa Città in comune con Ciccio Auletta ha ottenuto un buon risultato al primo turno. Potrebbe essere importante, per battere il sindaco uscente di destra, il dialogo con la sinistra radicale**?
Questo dialogo sarà portato avanti dai dirigenti locali. Io dico soltanto che il candidato del centrosinistra Paolo Martinelli per il profilo che ha, è una persona naturalmente portata al dialogo e alla condivisione anche di battaglie e comunque di valori che sono anche sostenuti da una parte della sinistra che potremmo definire sinistra più radicale.
_Nella foto (da facebook di Emiliano Fossi): manifestazione elettorale a Pisa con Elly Schlein, il candidato sindaco Paolo Martinelli e il segretario regionale Pd Emiliano Fossi_
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Emiliano Fossi (Pd): Ballottaggio, Toscana al bivio | La Toscana è ancora una "regione rossa"? | 0.851404 | https://left.it/2023/05/25/emiliano-fossi-pd-ballottaggio-toscana-al-bivio/ | https://www.ilpost.it/2020/09/15/elezioni-regionali-toscana-pd/ |
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>> Le pubblicità del Super Bowl, la finale del campionato di football americano, sono notoriamente tra le più ambiziose e creative, perché sono viste ogni anno da oltre cento milioni di spettatori e le aziende ci investono moltissimi soldi. Storicamente, però, gli spazi pubblicitari per la serata vengono acquistati soprattutto da aziende e marchi che vogliono raggiungere un pubblico maschile e appassionato di sport, oppure le famiglie che lo seguono in tv: e quindi ci sono spesso automobili, snack e moltissimi alcolici, oppure servizi tecnologici come Amazon e Uber.
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>> Per la 58ª edizione, giocata nella notte tra domenica e lunedì tra i San Francisco 49ers e i Kansas City Chiefs, [ce ne sono state più del solito](<https://www.axios.com/2024/02/05/super-bowl-commercials-taylor-swift-beauty-advertisers?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter_axiosam&stream=top>) esplicitamente rivolte a un pubblico femminile. Il cambiamento è stato spiegato da molti con il fatto che, negli ultimi mesi, le partite della National Football League (NFL, la principale lega di football americano) hanno cominciato a essere seguite anche da molte donne e ragazze appassionate della cantante Taylor Swift, che dallo scorso settembre si è presentata regolarmente a varie partite dei Kansas City Chiefs, squadra per cui gioca Travis Kelce, il suo nuovo partner.
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>> Swift è andata alla partita, dopo che sabato sera si era esibita a Tokyo in uno dei concerti previsti per il suo attuale tour. In molti [si erano domandati](<https://www.ilpost.it/2024/01/30/taylor-swift-super-bowl-travis-kelce-tokyo-las-vegas/>) se sarebbe riuscita o meno ad arrivare in tempo per vedere il Super Bowl di persona. Secondo alcuni esperti di sport la sua presenza potrebbe far [aumentare gli spettatori](<https://www.forbes.com/sites/monicamercuri/2024/01/29/will-taylor-swift-attend-the-super-bowl-shell-have-to-time-travel/?sh=3520fde5238c>) dell’evento da 115 a 130 milioni, con conseguenze significative sugli introiti legati agli sponsor.
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>> Alcuni brand che vendono prodotti di bellezza e trucchi hanno acquistato uno slot pubblicitario al Super Bowl per la prima volta: si tratta di un grosso investimento, dato che i prezzi per una pubblicità da 30 secondi durante la partita oscillano tra i 6,5 e i 7 milioni di dollari. Tra questi c'è e.l.f. Cosmetics, azienda che vende prodotti per il bagno e per la cura della pelle "cruelty-free" (cioè non testati su animali o ottenuti da organi di animali), che proporrà una pubblicità in cui appare il cast della serie tv _Suits,_ [una delle più amate e guardate su Netflix.](<https://www.ilpost.it/2023/08/18/successo-suits-netflix/>) Il marchio di creme Dove, che non acquistava uno slot pubblicitario al Super Bowl dal 2006, porterà uno spot dedicato alle ragazze che praticano sport. Il brand di cosmetici Nyx Professional Makeup ha ingaggiato invece la rapper Cardi B e «altre donne potenti».
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>> Varie altre aziende hanno deciso di produrre pubblicità che avranno come protagoniste donne celebri: in quella delle caramelle M&M's ci sarà l'attrice Scarlett Johansson; in quella di Uber Eats Jennifer Aniston, accompagnata dall'ex collega David Schwimmer (Rachel e Ross della sitcom _Friends_ ); in quella delle patatine Frito-Lay apparirà Jenna Ortega, la protagonista della [serie su Mercoledì Addams](<https://www.ilpost.it/2022/12/15/mercoledi-netflix-spinoff-tim-burton/>) di Netflix.
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>> La relazione di Swift con Kelce è stata al centro di almeno una delle pubblicità: quella dell'azienda di creme per pelli sensibili Cetaphil, che mostra un padre e una figlia adolescente uniti dalla volontà di seguire le partite di football grazie alla presenza della cantante.
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>> «Swift ha una base di fan enorme e devota, e il suo rapporto con Kelce aggiunge un elemento di intrigo e romanticismo al Super Bowl», ha spiegato Paul Hardart, professore di marketing della New York University. Secondo le stime della società di consulenza Apex Marketing, la sola presenza di Swift alle partite dei Kansas City Chiefs ha generato 122 milioni di dollari (113 milioni di euro) di ricavi extra per la NFL.
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>> **– Leggi anche:** [Come è arrivata Taylor Swift ad avere tutto questo successo](<https://www.ilpost.it/2023/07/18/successo-taylor-swift/?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Taylor Swift ha condizionato anche le pubblicità del Super Bowl | Gli spot trasmessi durante il Super Bowl | 0.916392 | https://www.ilpost.it/2024/02/11/pubblicita-donne-super-bowl-taylor-swift/ | https://www.ilpost.it/2024/02/12/spot-superbowl-2024/ |
Le mutande per i gruppi d'acquisto solidale (Gas) sono state consegnate a settembre. Tagliate a mano e cucite a macchina nella sartoria di Giuseppe Bruzzese a Galliate, in provincia di Novara. Quando l'ho visitata, a meta giugno, nel laboratorio c'erano solo i rotoli di tessuto da lavorare, chili di cotone biologico proveniente da una filiera equa e solidale. Sull'etichetta delle mutande c'e scritto "Made in No" (www.made-in-no.com), un marchio che nasce dalla collaborazione tra artigiani e piccole aziende della Provincia di Novara, l'associazione "Cristiana Casagrande", la cooperativa sociale [fair] e il gruppo di lavoro sul tessile dell'assemblea dei Gas italiani ([www.retegas.org](<http://www.retegas.org>)).
Da qualche anno, infatti, i gruppi d'acquisto hanno scelto di costruire filiere corte e "pulite" in settori diversi dall'alimentare, come quello tessile. "Made in No" e il secondo progetto dopo quello delle Equofelpe (vedi Ae 83): al primo "ordine collettivo", che si e chiuso il 15 giugno, hanno risposto oltre un centinaio di Gas, per un totale di circa 29mila euro.
"L'idea di Made in No e nata nel settembre del 2005, e i prodotti sono il frutto di un processo partecipato: l'intimo, le mutande, ci sono state indicate come 'prodotto tessile di prima necessita' dalle famiglie dei gruppi d'acquisto solidale, dopo una simulazione d'ordine chiamata 'ordine zero'. Se fosse stato per me, avrei iniziato da pantaloni e giacche". Gianluca Bruzzese ha 35 anni e da tredici lavora nella sartoria di famiglia con il padre, che l'ha aperta dal 1959, e la madre. Ha studiato design, modellistica e, negli ultimi anni, decrescita: "Per noi Made in No e l'ultima chance -racconta Gianluca- e l'unica possibilita di salvare la piccola impresa tessile in provincia di Novara: negli anni Novanta siamo arrivati ad occupare 9 dipendenti, e c'erano altri due laboratori che lavoravano anche per noi. Dal 2001/2002, pero, si e smesso di lavorare". Oggi l'unica dipendente rimasta e sua cugina Antonia: lei e Gianluca fanno anche parte del Gas di Novara e quando sono arrivato, di mercoledi pomeriggio, in sartoria c'erano due cassette di verdura fresca, la consegna settimanale.
La sartoria "Giuseppe Bruzzese" produce costumi da bagno per conto terzi e per la vendita diretta. In passato, realizzava l'intimo mare di Hugo Boss, lavorando per conto del concessionario italiano del marchio, la ditta Fratelli Gagliardi di Oleggio (No): "Oggi i costumi di Hugo Boss li fanno fare in Tunisia. Nel novarese, alla fine degli anni Ottanta, c'erano almeno un centinaio di terzisti che dipendevano dalla ditta Gagliardi: ne restano aperti solo 5 o 6".
L'obiettivo di "Made in No" e sviluppare una filiera dell'intimo tutta locale a partire da cotone biologico che arriva dal circuito equo e solidale.
Il partner si chiama "Justa Trama", un progetto brasiliano che riunisce 700 famiglie e sette cooperative in diversi Stati del Paese. Justa Trama e un marchio nato in occasione del Forum sociale mondiale del 2005, a Porto Alegre, quando vennero distribuite ai partecipanti 60mila borsa di cotone naturale. Oggi Justa Trama segue tutto il processo produttivo dalla distribuzione delle sementi alla tessitura e alla confezione. "Il cotone del Ceara e coltivato in modo consorciado con mais e fagioli, in modo che il bicudo, cioe l'insetto che infesta il cotone sia controllato dalle altre produzioni -spiega Luigi Eusebi, appena rientrato dal Brasile dove per "Made in No" segue la relazione con i partner-. Con questo accorgimento gli agricoltori hanno il vantaggio di sfruttare altre due produzioni alimentari utili per l'autoconsumo e la vendita sul mercato locale". Secondo Eusebi, Justa Trama e un "laboratorio di economia solidale, nato per dar priorita al mercato interno, come scelta anche politica di un commercio equo prioritariamente Sud-Sud". Da Novara e partito lo scorso anno l'ordine per una tonnellata di cotone: finora e arrivata "in prova" qualche decina di chili.
Il secondo produttore di "Made in No" e Remei Biore, un'azienda svizzera che importa cotone biologico dall'India e collabora anche con Coop per la linea Solidal.
"Quello brasiliano qualitativamente e un po' peggiore, ci sono delle impurita. A noi pero interessa il progetto".
Il prezzo del filato, compreso il finissaggio naturale, e di 14 euro al chilo -mi racconta Gianluca-, quattro volte quello che pago per il cotone 'normale', 4,5 euro. Cotone che comunque non arriva dalla Cina". Gli slip e i boxer da uomo e da donna costano, alla fine, tra i 7 e i 10 euro: sul pezzo finale, continua Gianluca, "incide il costo del nostro lavoro, ci sono dentro 'le persone'. Qui tutto si fa abbastanza a mano: prima su un foglio di carta disegno i cartamodelli, poi sovrappongo vari veli di tessuto e li taglio con una taglierina manuale e poi una circolare, fino a un massimo di 50 mutande per volta. Per 'ottimizzare' il costo di quei 'robottini' che tagliano in automatico servono invece ordini di 2mila pezzi per volta".
"Made in No" vale circa gia il 25% del fatturato della sartoria "Giuseppe Bruzzese", che si occupa del taglio, della confezione e della commercializzazione, ma meno dell'1% per le altre imprese coinvolte nella filiera (vedi box): "Per incidere, dobbiamo arrivare a lavorare 3 o 4 tonnellate di tessuto all'anno.
E puntiamo ad avere spacci per la vendita diretta nel novarese. Intanto, pero, abbiamo aperto una porta che altri, pur in crisi, non apriranno mai
-conclude Gianluca-: se l'intimo funziona, anche da un punto di vista economico, generera risorse da investire. Abbiamo in mente di sviluppare una filiera locale della canapa e prepariamo nuovi prodotti delle linea 'Made in No'". Berretti e pantaloni in tela, le mutande non bastano.
**Ricucire solidariet a
**"Ricucire solidarieta" e "tessere relazioni", "verso un tessuto sociale solidale": sono i tre principi guida del progetto "Made in No", che al momento coinvolge quattro imprese novaresi. Oltre alla sartoria "Giuseppe Bruzzese", ci sono la maglieria "Ricis" di Vespolate, che fa il tessuto per l'intimo, la manifattura "Tacca" di Cavaglio D'Agogna, che si occupa della ritorcitura del filato, la tessitura "Viola" di Trecate, che realizza la tessitura lineare (la tela per i jeans, per intendersi). Il progetto e nato con il contributo dell'assessorato alle Attivita produttive della Provincia di Novara, che ha reso possibile le attivita di comunicazione e lo sviluppo del sito, azioni curate da [fair].
Il catalogo completo di "Made in No" (intimo e pigiami per uomo, donna e bambini) e sul sito [www.made-in-no.com](<http://www.made-in-no.com>). Per i gruppi d'acquisto c'e uno sconto del 20% sul prezzo di listino.
| Si inizia dal basso | L'equofelpa dei Gruppi d'acquisto solidale | 0.820597 | https://altreconomia.it/si-inizia-dal-basso/ | https://altreconomia.it/lequofelpa-dei-gruppi-dacquisto-solidale/ |
Un professore che si avvicina alla pensione non è circondato di gran rispetto; “la saggezza dell’anziano” resiste se l’anziano continua a darsi da fare come un matto, cercando un poco di attenzione nel formicaio dell’informazione; deve fare post, scrivere libri, deve guidare complessi progetti che nessun giovane collega intende pilotare perché gli costerebbero un mare di tempo e una goccia di compenso una tantum a settembre, una miseria al netto delle trattenute. Non si è circondati di stima o di ascolto, in quanto portatori di qualche sapienza utile, perché ogni docente lotta quotidianamente per tornare a scuola domattina, e ciascuno si fabbrica la sua sopravvivenza, che in pedagogese viene definita “strategia”. Nessuno può fare passi falsi, o verrà implacabilmente sottoposto a procedimenti disciplinari dal dirigente scolastico e dai suoi collaboratori, o da colleghi che intendono compiacere gli uni e l’altro, ossessionati da quel che occorre fare per non avere guai, o che è opportuno fare per avere quella compiacenza che servirà per un permessino o per un ponte un po’ più lungo, ogni tanto.
Resistere trent’anni
I docenti che conosco, prossimi alla pensione, sono gonfi di stanchezza, di scetticismo, di remi in barca, ma possono ormai sbottare in omeriche risate, possono provare tenerezza per i giovani colleghi e per gli studenti. Francamente, pensare che un collega di 35 anni dovrà insegnare per altri trent’anni prima di tagliare il traguardo inorridisce. Il dispendio di energia psichica che costa ogni mattinata o giornata a scuola non è comprensibile da chi non faccia questo lavoro. C’è uno svuotamento dinamico (quello che viene dalla interazione con le classi) e c’è uno svuotamento avvilito (quello che spompa con le riunioni, le circolari, i rischi legali, gli attacchi di genitori pieni d’odio “a prescindere” verso i docenti…). Se dovessi scrivere come Rilke al giovane Kappus, o come Lincoln al maestro di suo figlio, o come don Milani a una professoressa, avrei talmente tanti consigli da dare e da non dare che la lettera potrebbe essere lunga 500 pagine, o completamente bianca, vuota, sostituita da un abbraccio e da un sorriso, e dal motto che ho messo a punto per me, per sopravvivere ancora qualche anno: “Vacci piano”. Senza esclamativo, tranquillamente.
L’arte, giorno per giorno
Gaetano Cotena è psicologo, psicoterapeuta e docente di Scienze umane. Per De Agostini/UTET ha pubblicato la riedizione del suo
Insegnare senza farsi male
, e il nuovo
Quello che gli studenti non dicono
. In Italia nel 2024 gli unici docenti veramente preparati al mestieraccio sono i neolaureati in Scienze della Formazione Primaria, i nuovi maestri. Studiano cinque anni, e molta della loro formazione è già spesa in esperienze di tirocinio sul campo: non solo libri ed esami, ma lavoro con i bambini, conoscenza della realtà della scuola primaria del loro territorio, interazione interessante o tremenda con i colleghi già di ruolo. Per Cotena è impensabile che qualsiasi docente possa cominciare ad insegnare se non ha fatto prima un tirocinio sperimentale. E ha ragione. Insegnare o educare? Insegnare ed educare? Educare insegnando? Oggi cosa occorre per rendere sensato il tempo di un minorenne in una classe? Per non essere divorati dal burn-out?
Il portato emotivo del contatto quotidiano con decine di minorenni è gigantesco: non c’è un solo istante, non c’è una sola interazione che non metta in gioco chi sono io, cosa faccio io, come mi vedono e percepiscono loro, e cosa accettano di me docente adulto, che per loro sono “la scuola”, il primo mondo reale che frequentano al di fuori del teatrino iperprotettivo e fanatico delle minifamiglie piccolo-borghesi. I libri di Cotena sono brevi, e molto pratici: danno suggerimenti utilizzabili. Ne ho memorizzati alcuni che ritengo di importanza capitale per me e per tutti coloro che da poco sono entrati nel mestiere e soffrono le prime disperazioni serali; scrivo un mio
Manoscritto trovato a Baltimora
:
Non perdere mai le staffe, ovvero, non ingaggiare duelli sfidanti con un allievo che si oppone a te o a tutto; maneggiare la tua rabbia ti permette di maneggiare poi la rabbia altrui; non è mai in gioco il tuo “Ego”, il tuo valore, ogni istante: ogni istante avrà le sue regole e il suo contesto, e non sarai mai né meraviglioso né pessimo;
(Cotena chiama “situazioni elastico” i buchi neri di stress dove possiamo finire in casi del genere; il buco nero più frequente, anche tra colleghi adulti, è quello che nel 1968 Karpman ha definito come “triangolo vittima-salvatore-persecutore”, ovvero un loop di emozioni sragionanti e di vendette pulsionali che può portare a veri e propri disastri ambientali).
Non svalutare, deridere, motteggiare MAI uno studente; c’è sempre una piccola sfaccettatura del suo poliedro che puoi ammirare, motivare, incoraggiare; chiedi, entrando in classe: “come state?”, “come va?” senza partire come un treno a testa bassa nella didattica del giorno; entra, guardali, attendi che si calmino e ti vedano, sorridi, e fatti percepire come un nuovo player nel gioco.
Ascolta, se richiesto di ascolto, ma non dare mai consigli, ripeti piccoli mantra come “ti capisco”, “c’è qualcosa che posso fare per te?”, non affondare nella relazione 1:1 motivato dalla tua sindrome “io ti salverò”; ne verresti stritolato a boomerang, perché lo studente si sentirà invaso e ti rigurgiterà, prima o poi; non puoi cambiare nessuno neanche con un caring generoso; noi lanciamo salvagenti.
Regola fondamentale è “non nuocere”; impara che nel lavoro del docente l’accadere più importante è l’imprevedibile, il non programmabile, dentro cui ti troverai sempre senza un copione. Se qualcosa di inopportuno accade devi chiedere a lui o lei “perché lo stai facendo?”, “perché hai detto questo?” Chiunque si risveglia a quel punto alla consapevolezza del suo agito.
Se vogliamo danzare un po’ di emotività con i nostri allievi occorre masticare bene qualche accorgimento: i ragazzi hanno diritto di parlare, di esprimersi, di dialogare, ma il nostro ruolo sarà «stare alla giusta distanza» per indicare cosa sia una “buona vita” costruita da noi per noi, giorno per giorno.
Ha scritto una studentessa liceale, in un questionario somministrato da Cotena:
Vorrei che il docente sapesse apprezzare le piccole cose di noi alunni, non pensare alle grandi cose e solo se abbiamo capito o meno. Vorrei che sapesse apprezzare ogni piccolo gesto che facciamo, che non si fiondi in classe a fare subito l'appello. Io personalmente, quando entra un prof, vorrei sempre chiedere “come sta?” “Cosa ha fatto ieri?” “È stanco?” perché secondo me non sono solo dei professori, ma sono delle persone con cui passiamo la maggior parte del tempo. E sapere se è stanco o stressato farebbe piacere alla classe, perché si entrerebbe in una relazione dove ci si sente a casa perché siamo tutti esseri umani e tutti abbiamo delle difficoltà, non solo noi alunni, ma dovrebbe sapere anche come stiamo noi alunni, perché abbiamo tutti molte difficoltà, a seconda dei periodi, e sentirci appoggiati da un prof non ci farebbe sentire soli.
Un abbraccio per il vecchio prof
Gli ultimi miei tre mesi a scuola sono stati molto tristi, deludenti. Sono stato assente più volte per periodi di malattia. Tornavo e non avevo le forze. Resistevo qualche giorno e poi mi fermavo di nuovo. Uno di quei giorni stavamo parlando di disciplina, di studio, di dovere… e io – spossato – fissando il vuoto ho detto: “Credo di essere diventato pigro…” Una studentessa prontamente ha detto: “No, prof! Lei non è pigro, lei è solo stanco!”; quanto delicata, gentile, compassionevole, empatica, è stata con me quella ragazzina? Giorni dopo, quando sono tornato con energie ritrovate, sempre lei è venuta ad abbracciarmi mentre stavo seduto alla cattedra. È difficile che questo si possa insegnare in un corso universitario, o verificare in una prova concorsuale. Ma nella “Lettera a un giovane professore che deve arrivare alla pensione” la metterò, ‘sta storiella.
Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e
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| Vacci piano prof | Quest'anno la scuola non va in vacanza - | 0.768737 | https://www.doppiozero.com/vacci-piano-prof | https://umanitanova.org/questanno-la-scuola-non-va-in-vacanza-%e2%80%ad/ |
> Un ristoratore italiano, ex sacerdote missionario, è stato rapito oggi da sette uomini armati nel suo caffè-pizzeria a Dipolog City, nel sud delle Filippine. In quella zona sono attivi diversi gruppi separatisti musulmani. Rolando Del Torchio (56 anni), questo il nome dell’uomo, è stato portato via da sette uomini armati che si sono presentati nel suo locale, fingendosi per clienti. Secondo la polizia, il gruppo è stato visto poi salire su un motoscafo per lasciare la città via mare.
Del Torchio, che è arrivato per la prima volta nelle Filippine nel 1988 come missionario del “Pime” (Pontificio Istituto Missioni Estere), ha poi dismesso la tunica nel 1996. Secondo il sito di informazione filippino Rappler.com, del Torchio aveva preso tale decisione scandalizzato dall’emergere del fenomeno pedofilia all’interno della Chiesa che ha toccato anche la Filippine. Aveva comunque scelto di rimanere sull’isola di Mindanao, nel sud del paese, per lavorare con un’organizzazione non governativa che forniva assistenza agli agricoltori della zona.
(Continua a leggere [sul sito della _Stampa_](<http://www.lastampa.it/2015/10/07/esteri/italiano-rapito-nel-sud-delle-filippine-sospetti-sui-separatisti-musulmani-X0wt5X0Wqn8jpFbvyYsX5M/pagina.html>))
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Rolando Del Torchio, un ristoratore italiano, è stato rapito nel suo ristorante a Dipolog, nelle FIlippine | Una suora italiana è stata uccisa in Mozambico in un attacco compiuto contro una missione religiosa | 0.842181 | https://www.ilpost.it/2015/10/07/rolando-del-torchio-un-ristoratore-italiano-e-stato-rapito-nel-suo-ristorante-a-dipolog-nelle-filippine/ | https://www.ilpost.it/2022/09/07/suora-mozambico-uccisa-attacco/ |
Dopo la capitolazione di Mariupol, le aspettative, per una soluzione negoziata del conflitto, si fanno sempre più pressanti. Mentre le posizioni di Russia e Ucraina rimangono ancora distanti, le diplomazie di mezzo mondo stanno imprimendo all’attività di mediazione una forte accelerazione. Tre mesi fa, quando iniziò questa assurda guerra, si comprese che una sua prolungata durata avrebbe reso più difficile la risoluzione del conflitto. L’allungamento della guerra sta provocando anche un allargamento delle sue conseguenze. Basti pensare che popolazioni intere dell’Africa rischiano di morire di fame a causa del mancato arrivo del grano dall’Ucraina. All’indomani del 24 febbraio un coro unanime si levò per condannare l’aggressione russa, mettendo in moto una gara di solidarietà per portare ogni forma di aiuto, compreso l’invio di armi, al popolo ucraino. Quella indignazione iniziale per i bombardamenti sui civili, per le fosse comuni, per la violenza sulle donne e altre atrocità, sembra essersi affievolita. Oggi la guerra viene percepita sempre più lontana da noi, i morti non fanno più notizia e anche il nostro coinvolgimento nel conflitto viene messo in discussione. Si fa strada, così, quel comune sentire contro la guerra che prende consistenza sia sul fronte politico che su quello dell’informazione. I nostri talk show sono sempre più affollati di esperti o pseudo tali che,mentre dicono di condannare la guerra, si adoperano per attenuare le responsabilità della Russia e amplificare, nel contempo, quelle degli Stati Uniti. La maggioranza di governo, all’inizio compatta e determinata sulle sanzioni contro la Russia e sull’invio delle armi all’Ucraina, rischia ora di sfaldarsi su entrambi i fronti. Al punto che, in più occasioni,il governo,in politica estera, ha trovato sostegno in Fratelli d’Italia, partito di opposizione. Nell’azione di contrasto a Draghi stanno riemergendo, infatti,vecchie convergenze fra Cinque stelle e Lega che, preoccupate anche del calo dei consensi, tentano di prendere sulla guerra le distanze rispetto alle posizioni del governo.Una modificazione delle posizioni iniziali che arriva perfino a reclamare atteggiamenti più indulgenti nei confronti dell’aggressore. “Condanniamo l’invasione dell’Ucraina - è il senso di talune affermazioni -ma ne comprendiamo le ragioni e,in più, non condividiamo il tentativo di umiliare, oltre misura,Putin”! Così che la pace, da tutti auspicata, rischia di diventare elemento di disputa e di divisione. D’altra parte i credenti sanno che la pace così “come la dà il mondo” difficilmente è autentica e incondizionata. Passi, allora, anche la “comprensione” per l’invasore russo - che cosa non si farebbe pur di ottenere la pace!- a condizione che si tenga sempre viva la solidarietà nei confronti degli ucraini che, loro si, stanno dando la vita per non cedere al ricatto dell’aggressore. “Libertà va cercando, ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta”.Così si rivolge Virgilio al sommo Poeta nella seconda Cantica della Divina Commedia a proposito di Catone, il quale preferì uccidersi piuttosto che rinunciare alla libertà abolita da Cesare nel 48 a.c. per chi -come lui- era di una parte politica avversa. “Non c’è libertà – ha detto recentemente Mattarella - se gli altri ne sono privi”. Quante immagini in questi tre mesi di mamme e mogli ucraine che salutano i loro figli e mariti che vanno in guerra per difendere la Patria! Un atteggiamento coraggioso, consapevole, derivante dal profondo convincimento della validità di una libera scelta. Da un sondaggio di un centro di ricerca internazionale (Cirs) svolto fra il 30 marzo e il 2 aprile scorso (in piena guerra) è emerso che il 95% degli ucraini approva l’operato del Presidente Zelensky, vede un futuro “piuttosto promettente” ed è convinto che l’Ucraina vincerà la guerra! Se un popolo sceglie di dare anche la vita per non cadere sotto il dominio di un altro Stato e se Paesi come la Svezia e la Finlandia, da secoli neutrali, chiedono di mettersi sotto la protezione dell'alleanza atlantica,un motivo ci sarà. Chi si accalora nei salotti televisivi tenga conto di quali sacrifici un popolo è capace pur di difendere quella libertà che molti di noi non sappiamo più apprezzare.
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| Libertà va cercando | Ucraina. Scaglione: “Situazione di stallo militare e politico, a Zaporizhzhia questione drammatica” | 0.855356 | https://www.agensir.it/europa/2022/05/24/liberta-va-cercandoxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx/ | https://www.agensir.it/europa/2022/08/20/ucraina-scaglione-situazione-di-stallo-militare-e-politico-a-zaporizhzhia-questione-drammatica/ |
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> Domani, venerdì 16 giugno, è previsto uno [sciopero generale](<https://www.ilpost.it/2017/06/07/sciopero-trasporti-16-giugno-2017/>) del trasporto pubblico e privato che riguarderà treni, aerei, metro, autobus e trasporto marittimo. Lo sciopero durerà 24 ore: è stato indetto dai sindacati Cub, Sgb, Cobas lavoro privato e Usb, che in una [nota](<https://www.sindacatosgb.it/85-nazionale/457-sciopero-generale-dei-trasporti-16-giugno-2017-di-24-ore>) lo hanno definito una protesta contro le privatizzazioni in corso nel settore dei trasporti. Lo sciopero avrà diverse modalità e durate.
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> [**Qui trovate tutte le informazioni aggiornate su orari e servizi garantiti.**](<https://www.ilpost.it/2017/06/16/sciopero-dei-trasporti-oggi-16-giugno-treni-metro-aerei/>)
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Sciopero del 16 giugno: quali sono gli orari e i servizi garantiti di treni, metro, autobus e aerei | Orari e servizi garantiti per lo sciopero dei trasporti di venerdì | 0.894713 | https://www.ilpost.it/2017/06/15/sciopero-16-giugno-treni-metro-autobus-orari/ | https://www.ilpost.it/2017/06/12/sciopero-venerdi-16-giugno-servizi-garantiti/ |
>
> Boca Juniors e River Plate hanno pareggiato 2-2 alla Bombonera di Buenos Aires nella [finale di andata di Copa Libertadores](<https://www.ilpost.it/2018/11/10/copa-libertadores-boca-juniors-river-plate-finale-finale-andata/>), il maggior torneo per club del Sud America. Il Boca Juniors si è portato in vantaggio nel primo tempo con un gol del centravanti Ramon Abila, a cui pochi secondi dopo il River ha risposto pareggiando con l'ex attaccante del Genoa Lucas Pratto. Nei minuti di recupero del primo tempo il Boca ha segnato ancora, portandosi nuovamente in vantaggio con un gol di Dario Benedetto, entrato pochi minuti prima al posto di Cristian Pavon. Il gol del pareggio del River è arrivato nel secondo tempo, dopo un'ora di gioco, con un autogol del difensore del Boca Carlos Izquierdoz. Il 2-2 della Bombonera mette in posizione di vantaggio il River Plate in vista della finale di ritorno, in programma allo stadio Monumental sabato 24 novembre.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| La finale di andata di Copa Libertadores tra Boca Juniors e River Plate è finita in parità | Il River Plate ha battuto 2-0 il Boca Juniors nella semifinale di andata di Copa Libertadores | 0.907477 | https://www.ilpost.it/2018/11/11/boca-river-copa-libertadores-risultato/ | https://www.ilpost.it/2019/10/02/river-plate-boca-juniors-semifinale-risultato/ |
“I l realismo è una trappola”, dice Pablo Larraín, regista, alla conferenza stampa che segue l’anteprima romana di _Neruda_ , e lo dice con estrema leggerezza e aria quasi irresponsabile. Siamo nella sala Giada dell’hotel Bernini, abbiamo appena finito di bere il caffè e Larraín nella sua camicia azzurro chiaro sembra essersi ritrovato lì per caso. Si arrotola le maniche e comincia una chiacchierata che in mancanza di quaderno riempirà un intero foglio Word, Helvetica, 11. È una mattina di fine settembre, fuori c’è un sole forte e piazza Barberini sembra cullarsi, ma se c’è un posto dove sembra di essere rimasti non è Roma ma Santiago, non in autunno ma in inverno, nel gennaio del 1948.
È questo l’arco temporale della vita di Pablo Neruda che Pablo Larraín sceglie di raccontarci, il periodo in cui Ricardo Reyes si ritrovò costretto ad aggiungere nuovi tasselli all’infinito puzzle Neruda o, nelle parole del regista, il momento dell’esistenza del poeta, Nobel per la Letteratura nel 1971, in cui Pablo era “come Mick Jagger”. Ma chi è il Pablo che inventa? Larraín o Neruda? È la domanda che ci si fa guardando il film.
È il 6 gennaio 1948, siamo in Cile. Pablo Neruda, senatore del Partito Comunista, ha appena pronunciato il suo “Yo acuso” davanti al congresso. Nel discorso, Neruda accusa il presidente Videla di aver chiuso 628 minatori in sciopero nel campo di concentramento di Pisagua senza alcun interrogatorio o accusa. Scatta l’ordine d’arresto: Pablo deve fuggire.
Per il regista di _No_ e _Il Club_ , prima del mandato d’arresto, le mattine di Neruda sono al “Senato di merda”, una favolosa sala da bagno dove i senatori si aspettano in giacca, cravatta e drink alla mano. Le sere sono feste favolose dell’élite della sinistra cilena fatta di ballerine, avvocati e criminali, dove Pablo, avvolto in una tunica, recita appassionato gli stessi versi da vent’anni: “Puedo escribir los versos más tristes esta noche!”, sul sottofondo di “The Unanswered Question” di Charles Ives. Dopo il mandato, ogni giornata del poeta è un nuovo piano per scappare ma non troppo dal poliziotto che gli dà la caccia, un nemico dal nome poco temibile e con un sogno nel cassetto, quello di fare l’artista: Oscar Peluchonneau. In una scena a metà del film, Delia, la “formichina”, la moglie di Pablo Neruda, spiegherà al poliziotto Peluchonneau: “In questo romanzo ruotiamo tutti attorno al protagonista”. È lui a creare i personaggi secondari. Ma ogni buon narratore sa che nessun protagonista funziona senza chi gli sta accanto, nessun personaggio principale esiste senza un suo specchio.
> Pablo Larraín ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita a fare un film sul poeta e confessa di non sapere ancora chi sia Neruda.
Pablo Larraín ha letto molte biografie su Pablo Neruda, ha parlato con tutti quelli che potevano dirgli qualcosa di lui, ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita a fare un film sul poeta che gli sembra di portarsi addosso “nei capelli, nel sangue” e confessa di "non sapere ancora chi sia Neruda". In un’unica conferenza stampa ammette prima di aver fatto un film non su Pablo Neruda ma sul mondo nerudiano, poi un film su Neruda con una struttura di Borges, dopo un film sul senso del viaggio e, infine, di aver raccontato una storia che sarebbe piaciuta a Neruda. _Neruda_ è tutto questo ed è soprattutto un film sulle possibilità, a volte magiche, della narrazione. Nel mondo del quarantenne regista cileno, due personaggi possono continuare la stessa conversazione in tre o quattro luoghi differenti, come se si potesse passare da un terrazzo a un tavolo da cucina con uno schiocco di dita, ma se il meccanismo di questo semplice, prezioso teletrasporto sembra facile a chi l’osserva, non è altrettanto elementare capire dove, nella fantasia dei due Pablo, Larraín e Neruda, inizi un personaggio e dove finisca l’altro. Ed è qui l’intrigo.
_Neruda_ è un antibiopic di un poeta e di chi gli sta intorno e di quello che creano insieme: un sottile gioco a nascondino tra tre personaggi che sanno di non potere esistere nello stesso luogo nello stesso momento, perché non potrebbero più immaginarsi, il loro gioco finirebbe, si spegnerebbero le luci e scomparirebbero. Neruda, sua moglie e il suo improbabile nemico possono solo rincorrersi all’infinito, come fa in un’ora e mezza il Pablo regista con il Pablo poeta: il desiderio di sognare l’altro è più forte del desiderio di raggiungerlo, la voglia di continuare a romanzare una storia è più accesa di quella di mettere il punto a una biografia.
Dov’è che nel _Neruda_ di Larraín comincia il buffo Neruda con broncio, mutandoni e matita sugli occhi di Luis Gnecco e dove finisce, intenta a dipingere infiniti cavalli sui muri di casa, l’indefinibile e indimenticabile moglie di Pablo, interpretata da Mercedes Morán? E il poliziotto cattivo che non riesce a esserlo, che esce “dalla carta bianca” con il volto di Gael García Bernal, che lungo l’inseguimento raccoglie libri polizieschi a lui dedicati dal suo nemico, non è, allo stesso tempo complementare agli altri due e innamorato dell’idea che si è fatto di chi sta inseguendo, tanto da volergli assomigliare?
Senza la “moglie assurda” e il “poliziotto tragico”, senza le parole e la musica che il film ci fa ascoltare, senza insomma questo lavoro di Larraín conosceremmo ancora meno Neruda. E, del resto, se lo chiedeva anche lui nei suoi versi, “Quién eres tú, quién eres?”. Chi sei tu, chi sei?
| Era Neruda | 29 luglio 1921 - 29 luglio 2021 | 0.737764 | https://www.iltascabile.com/linguaggi/era-neruda/ | https://www.doppiozero.com/il-gatto-la-civetta-e-chris-marker |
L'organizzazione europea non governativa Transport & Environment (T&E) – una lobby ambientalista che opera nel settore dei trasporti per promuoverne lo sviluppo sostenibile – ha pubblicato uno studio in cui sostiene che i reali consumi di carburante delle automobili europee [sono in media del 31 per cento superiori](<http://www.transportenvironment.org/press/mercedes-ranks-no-1-europe%E2%80%99s-list-fuel-economy-cheaters-%E2%80%93-report>) rispetto a quelli dichiarati dalle case produttrici, un gap che la stessa T&E definisce "un abisso" rispetto all'8 per cento del 2001. Secondo lo studio un'automobile nuova costa in carburante al guidatore-tipo circa 500 euro in più l'anno, rispetto a quanto dovrebbe se i suoi consumi reali corrispondessero a quelli ufficiali.
La differenza tra consumi dichiarati ed effettivi delle auto è una questione molto dibattuta negli ultimi anni – la stessa cosa vale per le emissioni di CO2, ossidi di azoto e polveri sottili – che vede contrapposte da un lato le case costruttrici e dall'altro le [associazioni ambientaliste e dei consumatori](<http://www.reuters.com/article/2014/09/23/us-italy-autos-fuel-idUSKCN0HI1BA20140923>), con l'Unione Europea a svolgere il ruolo di arbitro e legislatore. Le ONG accusano i produttori di falsare i risultati del test europeo NEDC (New European Driving Cycle), che misura in modo scientifico le emissioni inquinanti e i consumi delle nuove auto in uscita.
Il NEDC è un test di omologazione cui sono sottoposti tutti i nuovi modelli, che dovrebbe riprodurre l'uso tipico di un'automobile in Europa. Fu introdotto nel 1970 per calcolare i consumi in città e ampliato nel 1990 con l'aggiunta di un test per il consumo extraurbano: è periodicamente aggiornato nei parametri dal World Forum for Harmonization of Vehicle Regulation della UNECE, la commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite.
L'attuale normativa prevede che il test NEDC sia svolto da un'auto col motore freddo, a una temperatura compresa tra i 20 e i 30 gradi centigradi, su una strada piatta e in assenza di vento. Per migliorare la ripetibilità delle misurazioni, il test è fatto di norma in un laboratorio al chiuso, su un banco a rulli che simula la resistenza aerodinamica e la massa dell'auto. La procedura inizia a motore spento e prevede alcune sequenze fisse fatte di accelerazione, marcia a velocità costante e frenata, che si ripetono con durata e velocità diverse a seconda che il ciclo sia urbano o extraurbano.
Durante il test NEDC tutti i dispositivi accessori sono spenti, quindi le misurazioni sono effettuate con luci, aria condizionata, sbrinatore posteriore e navigatore satellitare disattivati. Questa condizione – piuttosto distante dal normale uso di un'auto su strada – è una delle motivazioni per cui T&E descrive come irrealistici i risultati dei test, che sono minati ulteriormente nella loro attendibilità da altri fattori:
1\. Le sequenze del test prevedono accelerazioni lente e velocità basse, lontane dallo stile di guida reale, ed esagerano i benefici di nuove tecnologie come lo Stop&Start (che spegne il motore quando l'auto è stazionaria) perché nel corso del test l'auto è ferma per il 20 per cento del tempo totale.
2\. Le procedure adottate sono vecchie di trent'anni e facilmente aggirabili tramite alcuni stratagemmi come l'uso di lubrificanti più efficienti, diversi da quelli di serie, e di gomme gonfiate troppo per ridurre la resistenza al rotolamento. T&E sostiene addirittura che le centraline elettroniche che controllano il funzionamento del motore capiscono quando si sta svolgendo un test NEDC e riducono consumi ed emissioni di conseguenza.
3\. I costruttori di auto sottopongono al test di omologazione prototipi o modelli di pre-produzione, che potrebbero non corrispondere a quelli di serie o addirittura essere stati realizzati appositamente per il test.
4\. Sono gli stessi produttori di auto a pagare il servizio di omologazione, che viene spesso realizzato nei laboratori dei produttori stessi. A effettuare il test non è un'autorità indipendente, ma aziende private, che hanno tutto l'interesse – sostiene T&E – a ottenere risultati che gratifichino i loro committenti.
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[auto](<https://www.ilpost.it/2014/11/09/bugie-consumi-macchine/auto-3/>)
I dati ufficiali raccolti dal 2008 al 2013 sulle emissioni di CO2 delle auto nuove mostrano una discesa della media da circa 155 g/km a meno di 130 g/km, mentre secondo i calcoli di T&E e del suo equivalente a livello mondiale ICTT – che si basano su studi indipendenti e dati raccolti dal sito [Spritmonitor](<http://www.spritmonitor.de/en/>) su circa mezzo milione di veicoli circolanti – il reale trend sarebbe partito da 180 g/km e migliorato di appena 13,6 g/km. In base alle statistiche di T&E, in sintesi, il 50 per cento dei progressi dichiarati dalle case a partire dal 2008 non ci sarebbe stato.
Per ridurre l'impatto ambientale delle auto, che in Europa contribuiscono per il 15 per cento al totale delle emissioni di CO2, dal 2020 l’Unione Europea introdurrà nuove e più stringenti limitazioni alle emissioni di anidride carbonica (CO2) delle auto nuove. La normativa prevede l’obbligo per i costruttori di ridurre l’emissione media della gamma di veicoli prodotti dai 130 g/km del 2015 ai 95 g/km del 2020, ma secondo lo studio di T&E gli stratagemmi sempre più sofisticati dei costruttori d'auto potrebbero vanificare l'efficacia dei nuovi limiti.
La comprovata scarsa affidabilità del test NEDC ha spinto la UNECE a sviluppare un nuovo ciclo di misurazione dei consumi chiamato WLTP (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedures), che dopo anni di studi dovrebbe essere pronto entro ottobre 2015. Il WLTP utilizzerà simulazioni più vicine all'uso reale di un'auto e su proposta della Commissione Europea e del Parlamento Europeo potrebbe essere introdotto nel 2017.
Il nuovo ciclo e i sempre più stretti limiti alle emissioni hanno provocato le critiche dei costruttori automobilistici, già in difficoltà con la gestione dei costi a causa della stagnazione economica europea, che ha fortemente ridotto le vendite. Lo scorso ottobre, l'amministratore delegato del gruppo Volkswagen Martin Winterkorn [ha detto](<http://www.reuters.com/article/2014/10/02/autoshow-paris-carbon-idUSL6N0RX5S520141002>) che ogni grammo in meno nella media della CO2 emessa dalla gamma costa al gruppo 100 milioni di euro. Anche Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler, ha criticato l'idea di abbassare ulteriormente i limiti alle emissioni, dicendo: «Ci sono cose che non si fanno in tempi di contrazione economica, non si caricano costi aggiuntivi su un'industria che sta già faticando».
Lo studio di T&E enfatizza la necessità di introdurre il WLTP, ma sottolinea che la sua efficacia sarà limitata se i test verranno ancora effettuati dai costruttori stessi. Inoltre la ONG propone di obbligare le case automobilistiche a comunicare quanto contribuiscono ad aumentare consumi ed emissioni i singoli accessori come l'aria condizionata e a spiegare in modo chiaro ai consumatori la classe di emissioni cui il singolo modello appartiene. L'aggiornamento del sistema di etichette, simili a quelle già in uso sugli elettrodomestici, e una comunicazione più trasparente aiuterebbero i clienti a comparare in maniera più precisa e consapevole i consumi effettivi e l'impatto ambientale delle auto in commercio.
Il modello di riferimento è quello statunitense, dove l'agenzia federale per la protezione dell'ambiente (United States Environmental Protection Agency, EPA) vigila sull'omologazione di consumi ed emissioni delle auto nuove. L'EPA è un'autorità indipendente che verifica la corrispondenza tra valori dichiarati e valori reali effettuando test su auto di produzione, i suoi controlli hanno portato negli ultimi anni all'emissione di sanzioni milionarie nei confronti delle case produttrici. Il caso più recente [riguarda i produttori coreani Hyundai e Kia](<http://www.autonews.com/article/20141103/OEM11/141109980/hyundai-kia-agree-to-350m-u-s-settlement-over-inflated-mileage-claims>), che lo scorso 3 novembre si sono accordati con il governo statunitense per il pagamento di una multa da 350 milioni di dollari, dovuta a un'inchiesta condotta dall'EPA nel novembre 2012 che aveva dimostrato come i due marchi avessero falsato i test dei consumi su alcuni modelli. Oltre alla multa, il rimborso dei danni causati ai proprietari delle auto (1,2 milioni in totale) dai maggiori consumi è costato a Hyundai e Kia 395 milioni di dollari.
Foto: KHALED DESOUKI/AFP/Getty Images
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le case automobilistiche barano sui consumi delle macchine? | I problemi delle case automobilistiche con le emissioni dei motori diesel | 0.841751 | https://www.ilpost.it/2014/11/09/bugie-consumi-macchine/ | https://www.ilpost.it/2015/10/10/emissioni-automobili-diesel/ |
>
> Un gruppo criminale internazionale che ha usato il _malware_ GozNym (cioè un software malevolo che rende controllabile a distanza un computer all’insaputa del suo proprietario) per rubare 100 milioni di dollari (89 milioni di euro) in più di 40 mila computer [è stato smantellato](<https://www.bbc.com/news/technology-48294788>). La notizia è stata data nella sede dell'Europol, la polizia europea, all'Aia, e ha visto il coinvolgimento e il coordinamento delle polizie di Stati Uniti, Bulgaria, Germania, Georgia, Moldavia e Ucraina.
>
> Il gruppo attirava gli utenti facendosi pubblicità su forum online; cliccando su link apparentemente innocui gli utenti consegnavano gli accessi ai loro account bancari grazie a GozNym, nato dalla combinazione di altri due _malware_ , Nymaim e Gozi.
>
> Dieci membri dell'organizzazione sono stati accusati a Pittsburgh, negli Stati Uniti, di crimini come furto di denaro e riciclaggio attraverso account bancari statunitensi e stranieri; cinque cittadini russi sono stati incriminati ma sono latitanti, tra di loro c'è anche lo sviluppatore di GozNym. Tra gli altri membri dell'organizzazione arrestati ci sono il leader del gruppo e il suo assistente, che saranno processati in Georgia; un uomo estradato negli Stati Uniti dalla Bulgaria; un altro che sarà processato in Moldavia e infine due che saranno processati in Germania, per riciclaggio. Tra le vittime c'erano soprattutto piccoli imprenditori, studi legali, corporazioni e organizzazioni no profit.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| È stato smantellato il gruppo criminale che aveva rubato 100 milioni di dollari attraverso un malware | Microsoft ha smantellato una grande operazione hacker che avrebbe potuto influenzare le elezioni statunitensi | 0.836377 | https://www.ilpost.it/2019/05/16/arrestato-gruppo-goznym/ | https://www.ilpost.it/2020/10/13/microsoft-operazione-hacker-trickbot/ |
12 gennaio 2017 09:43
Sembra il più straordinario dei romanzi di spionaggio. Nessun autore avrebbe mai immaginato un presidente degli Stati Uniti ricattato dai servizi segreti russi, con scambi di informazioni durate otto anni e video che mostrano incontri a pagamento in un hotel di Mosca. Ma davvero nel caso di Donald Trump si tratta solo di un romanzo?
A questo interrogativo possiamo dare due risposte. La prima è che no, non c’è niente di vero perché non ci sono prove ma solo un rapporto commissionato dagli avversari repubblicani di Trump a un ex agente britannico che ha lavorato a Mosca prima di passare a un’agenzia investigativa privata. Questo rapporto circolava da qualche tempo nelle redazioni e nelle sale della politica americana, e il fatto che il sito Buzzfeed abbia deciso di renderlo pubblico 36 ore fa non basta a dare la minima credibilità al documento.
Quindi non c’è niente di vero? Non è detto, perché i servizi statunitensi avevano giudicato queste informazioni abbastanza importanti da riassumerle in un promemoria di due pagine consegnato a Trump, a Obama e alle alte cariche del congresso. Gli agenti americani non hanno validato queste informazioni, ma di sicuro le hanno considerate più rilevanti di una semplice opera di fantasia.
Fantasia e realtà
La situazione è ambigua. Forse i servizi hanno pensato che queste voci avrebbero potuto avere un impatto politico e dunque era il caso di avvertire le più alte cariche dello stato. È possibile, ma resta il fatto che uno degli ex collaboratori di Trump, Paul Manafor, ha lavorato a Kiev per individui vicini al Cremlino e il candidato repubblicano non è mai stato avaro di complimenti nei confronti di Vladimir Putin, che dal canto suo l’ha ricompensato colpendo Hillary Clinton con il furto e la diffusioni di email interne della sua campagna elettorale.
Non ci sono prove, ma questo romanzo potrebbe non essere interamente un’opera di fantasia.
Cosa può accadere adesso? Di solito in queste situazioni non si usa scoprire tutte le carte. Si rende pubblico un pezzo del dossier per destabilizzare la persone coinvolta – che smentisce con forza (come ha appena fatto Trump) – e solo in seguito si fa uscire una nuova serie di rivelazioni. Se sarà questo il caso e davvero stanno per arrivare le prove, non è improbabile che Donald Trump sia immediatamente destituito. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto.
Oggi siamo al punto che un presidente il 20 gennaio si insedierà nel caos più totale, perché sulla sua testa pende un enorme punto interrogativo. In futuro Donald Trump non potrà riavvicinarsi al Cremlino senza alimentare il sospetto, anche perché ha finito per ammettere che sono stati i russi a rubare le email dei democratici e l’amico di Putin da lui nominato segretario di stato ha appena dichiarato davanti al congresso che la Russia è “un pericolo di cui gli alleati della Nato hanno ragione di preoccuparsi”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Stati Uniti
| La pericolosa ambiguità dei rapporti tra Donald Trump e il Cremlino | Donald Trump per ora resta fuori dal Russiagate | 0.852481 | https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2017/01/12/ambiguita-rapporto-donald-trump-russia | https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2017/10/31/donald-trump-russiagate |
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> [Con cosa fate colazione](<https://www.ilpost.it/2014/03/13/colazione-mondo/>) la mattina? Probabilmente con [caffè e cornetto](<https://www.ilpost.it/ariannacavallo/2017/08/21/colazione-muffin-granola/>), oppure [biscotti](<https://www.ilpost.it/2018/10/18/biscotti-merendine-barilla-mulino-bianco/>), [PlumCake](<https://www.ilpost.it/2018/10/18/biscotti-merendine-barilla-mulino-bianco/#steps_12>), [latte con cereali](<https://www.ilpost.it/2016/03/01/americani-cereali/>) o magari [anche niente](<https://www.ilpost.it/2016/05/25/colazione/>), tanto non è vero che [saltarla fa ingrassare](<https://www.ilpost.it/2016/03/14/colazione-ingrassare/>). Molti tra voi inizieranno la giornata con un vasetto di yogurt, una ciotola di quello greco condito con frutta o miele oppure un flaconcino di probiotico. Da anni il consumo di yogurt in Italia è in aumento, e va di pari passo con la moltiplicazione dell'offerta: basta farsi un giro in un supermercato per notare scaffali straripanti di marche, ognuna con le sue linee di yogurt magro, intero, colato, senza lattosio, con latte di capra, di soia, di mandorle o con alternative esotiche, come il lassi speziato originario del Pakistan e il denso labneh libanese.
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> Negli Stati Uniti questa proliferazione di prodotti, dove un supermercato medio offre 306 tipi di yogurt diversi, è invece in parte responsabile della crisi dello yogurt: nel 2018 le vendite complessive sono calate del 6 per cento rispetto all'anno precedente, e quelle di yogurt greco – che per anni era stato la moda del momento – dell'11 per cento. La crisi riguarda soprattutto le aziende più grosse, che subiscono la competizione di prodotti presentati come più salutari dalle nuove startup, e quella delle marche più economiche. Sia Jeff Harmening, direttore esecutivo della multinazionale alimentare General Mills, che Peter McGuinness, responsabile del marketing di Chobani, specializzata in yogurt greco, sono d'accordo che troppa offerta spiazzi i clienti, per la difficoltà che comporta scegliere e per la confusione di troppe opzioni.
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> Sempre negli Stati Uniti però alcuni settori sono in crescita: gli yogurt islandesi, detti skyr e molto pastosi, nel 2018 hanno venduto il 23 per cento in più, secondo i dati Nielsen. Vanno bene anche quelli a base di latte di cocco, mandorle e soia, che hanno meno zuccheri (anche se si tratta a volte di quantità basse e poco rilevanti) e che per questo hanno attirato più persone nonostante siano più cari. Molte aziende stanno cercando di rincorrerli riducendo i grassi e soprattutto lo zucchero contenuto nei loro yogurt: lo hanno fatto per esempio Chobani e Danone.
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> In Italia, stando ai dati dell'associazione di categoria Assolatte, si consuma una media di 7 chili di yogurt all'anno a testa. È una quantità che è cresciuta molto negli ultimi 20 anni: nel 2000 erano 4,8 chili, che sono passati a 7 nel 2010, da quando è rimasta piuttosto stabile. Negli ultimi 12 mesi, stando ai dati dell'Information Resources (IRI), in Italia gli acquisti di yogurt sono cresciuti in generale dello 0,7 per cento, e in particolare quelli di yogurt greco del 2,7 per cento e quello da bere del 2,4 per cento.
>
> Il consumo di yogurt in Italia iniziò negli anni Sessanta, con la nascita delle prime produzioni industriali. Yomo, il primo yogurt industriale italiano, aprì nel 1947, e negli anni Sessanta introdusse la versione magra e quella alla frutta; la grande diffusione arrivò negli anni Ottanta e Novanta, con la diversificazione dell'offerta che accontentava sempre più persone. Nonostante tanta varietà lo yogurt più venduto, spiega sempre Assolatte, è quello alla fragola, seguito da quello intero biologico, da quelli arricchiti con con altri microrganismi dotati di attività probiotica (come i lactobacilli e i bifidobatteri) e infine da quello greco, soprattutto dal 2015 quando le vendite aumentarono del 12 per cento rispetto all'anno prima. Le alternative vegetali hanno avuto un recente successo – nel [2016 i prodotti a base vegetale](<https://www.lamadia.com/buone-nuove/prodotti-base-vegetale-attraggono-sempre-piu-consumatori/>) erano cresciuti in Italia del 10 per cento, per un valore di 220 milioni di euro – ma ora sono un po' in calo, mentre vanno sempre molto bene quelle [senza lattosio](<https://www.ilpost.it/2019/05/27/mozzarella-senza-lattosio-sabelli/>), che stando al rapporto sul largo consumo di Coop del 2018 [hanno venduto](<http://www.italiani.coop/wp-content/uploads/2019/01/coop-consumi-2018-web.pdf>) l'1,3 per cento in più rispetto al 2017. Sempre Coop vende nei suoi supermercati in tutta Italia 129 milioni di confezioni di yogurt all'anno, pari a circa 42mila tonnellate.
>
> Tra i più importanti produttori di yogurt in Italia c'è il [Gruppo Granarolo](<https://www.granarolo.it/>), che comprende anche i marchi [Centrale del Latte Milano](<https://www.gruppogranarolo.it/azienda/marchio-centrale-del-latte-di-milano>), acquisito nel 2000 e distribuito a Milano e provincia, dal 2004 lo storico [Yomo](<https://www.granarolo.it/marchi/yomo>), [Podda](<https://www.granarolo.it/marchi/ferruccio-podda/latte-e-panna/latte-fresco-alta-qualita-podda>) (disponibile in Sardegna) e [Amalattea](<http://www.amalattea.com/>), a base di latte di capra. Nel 2018 il Gruppo ha venduto 287.330 quintali di prodotto nella grande distribuzione a livello nazionale, secondo i dati IRI; in particolare Yomo è radicato soprattutto nelle regioni del Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria) e nel centro Italia fino a Roma; mentre Granarolo si trova soprattutto nel Nord Est, in particolare in Emilia-Romagna, e in tutto il Sud Italia. Granarolo vende yogurt intero, greco, salutistico da bere, di capra, rivolto anche ai bambini più piccoli, tra i 4-10 anni, con l'apposito Yomino. Il segmento che va meglio è quello dello yogurt intero; il prodotto più venduto è lo Yomo agli agrumi nella confezione da due barattoli da 125 grammi. Tra le novità che vanno particolarmente bene ci sono gli yogurt in vasetti di vetro.
>
> Il Gruppo Granarolo ha introdotto lo yogurt greco nel 2014 grazie alla collaborazione con Vivartia Group, a cui fa capo il maggiore produttore greco di prodotti lattiero-caseari Delta Foods S.A.; quello vegetale a base di soia è arrivato un anno dopo. Per rafforzare il settore del vegetale, nel 2018 ha introdotto anche lo yogurt fatto con il cocco e nel 2019 una nuova linea a base di avena e con tre gusti: vaniglia, frutti di bosco, pesca e mandorla.
>
> Anche l'azienda francese Danone offre una vastissima quantità di yogurt, e ha cercato di diversificare l'offerta puntando su alternative salutistiche grazie al controllo di molti marchi e aziende del settore: Activia, Alpro, Actimel, Danacol, Danette e VitaSnella. Alpro in particolare, che ha sede in Belgio ed è stato acquistato nel 2017, è la prima azienda europea nella produzione di alimenti e bevande a base di soia, che poi ha allargato a mandorla, nocciola, riso, avena e cocco. A inizio 2018 Danone ha anche lanciato una linea di yogurt dal mondo, ispirati alle fermentazioni tradizionali di altri paesi, tra cui il già citato skyr islandese e lo straggisto, un altro modo per chiamare lo yogurt greco colato. Tra le altre aziende che vendono yogurt vegetali nei supermercati italiani, ci sono Sojasun, principalmente a base di soia e con una nuova linea all'avena, [Harvest Moon](<https://harvestmoon.de/about>), marchio alla moda di prodotti vegani ed ecologici a base di latte di cocco fermentato; e l'azienda austriaca Milk, che vende tra le altre cose il [kefir](<https://www.my-milk.it/prodotti/kefir-53.html>), latte fermentato proveniente dalla Turchia e dalla zona del Caucaso, acidulo e a volte leggermente alcolico.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Non avete idea di quanti yogurt esistano | Come si fa colazione in giro per il mondo? | 0.819718 | https://www.ilpost.it/2019/05/31/yogurt/ | https://www.focusjunior.it/scienza/come-si-fa-colazione-in-giro-per-il-mondo/ |
La strada è quella dell’unità. Il punto di partenza il Campidoglio. Dallo stesso luogo dove si è consumato l’assalto, costato la vita a cinque persone, prenderà il via il mandato di Joe Biden il prossimo 20 gennaio. Per tutta la campagna elettorale il presidente eletto ha battuto il tasto della ricomposizione di un Paese fortemente polarizzato, segnato da quattro anni che hanno reso drammatiche le differenze sociali. Per questo è improbabile, nonostante le spinte dei democratici, che Biden voglia perseguire la strada dell’impeachment del presidente uscente Donald Trump.
> “La sfida di Biden sarà lavorare per ricomporre la spaccatura”,
commenta **Giampiero Gramaglia** , consigliere dell’Istituto affari internazionali, direttore della Scuola di giornalismo di Urbino e in passato corrispondente da Washington e direttore dell’agenzia Ansa. “Biden – continua - fa bene a non perseguire la strada dell’impeachment. Per istruirlo ci vogliono mesi perché è necessaria una messa d’accusa formale da trasferire alla Camera e poi al Senato per il processo”. Quindi anche se fosse tentata la richiesta sarebbe più una formalità perché è improbabile che l’iter avrebbe luogo visti i tempi strettissimi.
Altra cosa è la rimozione del presidente, prevista dal 25° emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti. “L’emendamento – spiega Gramaglia – è pensato per le emergenze e le circostanze straordinarie come un presidente che perde coscienza, che è ferito o rapito. Per attuarlo serve che il vicepresidente e tutto il governo siano d’accordo, una condizione al momento improbabile. In alternativa occorre che il Congresso lo approvi. Anche questo è improbabile”. Ad ogni modo, “Biden – afferma Gramaglia - non sarà mai favorevole a perseguire il processo di rimozione. Il presidente eletto ha l’obiettivo di ricomporre uno spirito unitario e ridurre le divisioni nella società. Non mi stupisce, anzi sarei stupito del contrario: se Biden dichiarasse di volersi appellare all’emendamento”.
Anche sul fronte dei repubblicani la situazione non è facile. “Se Pence – osserva - si schiera totalmente con Trump può dire addio alla candidatura nel 2024. Allo stesso modo non è candidabile e mette un dito nell’occhio a tutti i sostenitori del presidente se fa il paladino del 25° emendamento. Pence resta in pista se prende le distanze. Deve solo aspettare che passi la nottata”.
L’attacco al Congresso da parte dei fedelissimi del presidente rappresenta un fatto sconvolgente. Ma ci si è arrivati per gradi. “L’elezione di Trump - ricorda Gramaglia - è il segno di un’America divisa. Non che l’atteggiamento individualista, contestatore e libertario - segno dei sostenitori di Trump - sia qualcosa di estraneo alla tradizione americana ma non aveva mai prodotto un presidente prima. È un po’ come se in Francia eleggessero Marie Le Pen. Molti di quelli che credevano di trovare cose positive nell’elezione di Trump dicevano che il presidente sarebbe stato diverso dal candidato. Un presidente di quelle caratteristiche non ha lavorato per sanare le divisioni ma le ha esacerbate con il suo comportamento. C’era metà America che gli era favorevole e un’altra nettamente contraria”. Il magnate all’appuntamento alle urne ha comunque ricevuto una valanga di voti. “Questo è un elemento a mio giudizio di estrema preoccupazione. 74 milioni di voti sono una cifra record”.
A parte le ipotesi sulle mosse politiche, i fatti del giorno dell’Epifania lasciano in piedi alcune riflessioni. La prima è sull’autorevolezza degli Stati Uniti come nazione democratica agli occhi del mondo. “Trump – sottolinea Gramaglia - in politica estera lascia macerie. A Biden basterà essere quello che è: una persona che appare perbene, non un trascinatore di folle ma che ha credibilità”. Alcuni commentatori dipingono l’era Trump come un periodo di pace in cui il presidente ha ritirato militari dalle aree calde del Pianeta, non ha dichiarato nuove guerre e ha addirittura promosso un accordo in Medio Oriente. “Ha fatto fare le guerre per conto suo agli altri e comunque non è stato leale con gli alleati come i curdi in Siria. Gli accordi di Abramo sono positivi ma non nascono da un desiderio di pace bensì da un disegno anti-iraniano e di consolidamento saudita nella regione. La tolleranza di Trump nei confronti di criminali come il principe ereditario saudita urta con i principi di politica estera degli Stati Uniti”.
Altra considerazione è che all’indomani dell’assalto Wall street non abbia subito contraccolpi. “Dovremmo essere abituati alla insensibilità morale delle borse e alla relativa stupidità e incapacità di prevedere - riflette Gramaglia -. L’episodio si è svolto a borse chiuse. Indubbiamente il fatto segna una sconfitta delle velleità di rovesciare il risultato elettorale e apre una prospettiva di stabilità grazie all’insediamento di Biden su cui non ci sono più dubbi. Per questo la borsa quando ha aperto ha reagito in modo positivo, non ci sono incertezze”.
Infine, il ruolo di Twitter e Facebook nella vicenda. Sulle piattaforme Trump aveva aizzato i suoi spingendoli alla rivolta. Dopo l’attacco i due colossi informatici hanno sospeso gli account del presidente. Un segnale dei tempi “forte e in qualche misura preoccupante. Queste piattaforme si trincerano dietro la libertà di espressione per curare in realtà il loro interesse. Le piattaforme hanno lasciato che ci fosse condivisione dei messaggi di Trump. Loro – conclude - dicono per lasciare la libertà di espressione ma più semplicemente perché conveniva”.
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| Stati Uniti. Gramaglia (Iai): "Biden non chiederà la rimozione di Trump se vuole ricomporre la spaccatura | Il gesto di Ignazio Marino è l’ultimo atto di una soap opera | 0.83323 | https://www.agensir.it/mondo/2021/01/09/stati-uniti-gramaglia-iai-biden-non-chiedera-la-rimozione-di-trump-se-vuole-ricomporre-la-spaccatura/ | https://www.internazionale.it/opinione/michael-braun/2015/10/29/ignazio-marino-ritiro-dimissioni-sindaco-roma-telenovela |
26 maggio 2015 18:57
Qualcuno potrebbe dire – con discrezione e molto tatto – ai nostri amici italiani che sarebbe ora che la smettessero di piangersi addosso? Più di duemila anni di storia dovrebbero averli abituati. Ma la lettura dei giornali di questi ultimi giorni dà una sensazione di stanchezza, la stessa che si prova ascoltando per la millesima volta alla radio un brano di successo. Il titolo? “Ma perché?”. Ecco: perché?
Come tutti sanno, i tre moschettieri del cinema italiano selezionati all’ultimo Festival di Cannes non hanno vinto nulla. Nanni Moretti (con
Mia madre
), Paolo Sorrentino (con
Youth
) e Matteo Garrone (con
Il racconto dei racconti
), anche se tutti registi di talento, sono tornati a casa a mani vuote. I fratelli Cohen e i loro giurati hanno deciso così. Inoltre, probabilmente ignorando il derby permanente che esiste fra Parigi e Roma, hanno premiato alcuni film francesi, cosa che aggiunge altro sale sulla ferita.
“Ma perché?”. “Perché non avevamo un solo italiano nella giuria”, hanno spiegato i sostenitori del buon vecchio metodo della raccomandazione. “Perché la politica non ha saputo fare pressione”, hanno aggiunto altri, sostenitori del buon vecchio rapporto di forza. “Perché l’Italia non ha saputo fare gioco di squadra”, sottolinea un terzo, appassionato di calcio. “Forse perché il mio film (
Youth
) non meritava un premio”, ha detto Sorrentino, che già pensa ad altro.
Una domenica decisamente nata sotto la cattiva stella. Infatti, mentre Cannes snobbava l’Italia (ma grazie a dio i film dei tre registi fanno registrare buoni incassi), l’Irlanda aveva approvato il giorno prima il referendum sul matrimonio omosessuale. Lasciando l’Italia nella posizione di fanalino di coda, unico paese dell’Europa occidentale (insieme alla Repubblica di San Marino e al Vaticano) senza alcuna legislazione per garantire i diritti delle coppie dello stesso sesso.
“Ma perché?”. “Perché il Vaticano è troppo vicino”, hanno spiegato alcuni. “Perché i nostri politici sono degli incapaci”, hanno rivelato altri. “Perché tutti se ne fregano degli omosessuali”, hanno concluso i più realisti. Dobbiamo forse ricordare che l’Italia cerca da dieci anni di dotarsi di una legge per le coppie non sposate e/o omosessuali e che questa è stata sempre insabbiata tanto dai parlamentari di destra che di sinistra, e che papa Francesco non sembra particolarmente combattivo su questo argomento? “Avremo una legge prima dell’estate”, ha promesso Renzi.
E adesso ci si mettono anche gli spagnoli! Anche se meno duro, il derby Madrid-Roma è comunque sentito quanto quello tra Parigi e Roma. Si credeva che gli spagnoli fossero alle prese con la crisi, asfissiati dalla loro bolla immobiliare, ed eccoli invece risvegliarsi portando al potere, domenica 24 maggio, una nuova generazione di uomini e di donne provenienti dal movimento degli
indignados
o di Podemos, pronti a concludere delle alleanze con la sinistra per cacciare i conservatori dal potere.
“Ma perché?”. “Perché loro e non noi?”, hanno detto gli stessi che si lamentano dell’assenza di una Palma d’oro e del matrimonio omosessuale. Perché quello che è possibile per gli spagnoli è vietato agli italiani? Bisogna forse ricordare che l’Italia è stata un precursore in questo settore, con l’elezione di 150 parlamentari del Movimento 5 stelle alle elezioni politiche del febbraio del 2013? Bisogna ancora ricordare che anche se questi nuovi parlamentari hanno dimostrato molto disprezzo per la classe politica in generale, sono stati ben pochi i parlamentari che hanno cercato di farli ragionare e che hanno capito il cambiamento di cui erano portatori?
Per fortuna non tutto va così male. La Ferrari è arrivata seconda (dietro la Mercedes) al Gran premio di Montecarlo (un progresso) e la Juventus giocherà la finale della Coppa dei campioni contro il Barcellona il 6 giugno a Berlino. L’estate, Berlino, il 9 luglio 2006, e tutti quei francesi che continuano a chiedersi: “Ma perché?”.
(Traduzione di Andrea De Ritis)
Italia
| Il solito ritornello sulla bocca degli italiani | Loro 2 e gli altri film del weekend | 0.843498 | https://www.internazionale.it/opinione/philippe-ridet/2015/05/26/italia-lamento | https://www.internazionale.it/bloc-notes/piero-zardo/2018/05/10/loro-2-film-weekend |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/10/Intro-icona2.jpg>)
>>>>
>>>> Daria Guidetti, ricercatrice all’Istituto nazionale di astrofisica e coordinatrice del progetto “Sorvegliati spaziali”
>>>>
>>>> È in rete da poche ore un nuovo sito web dedicato interamente alle minacce che arrivano dallo spazio: “[ **Sorvegliati spaziali**](<https://sorvegliatispaziali.inaf.it/>)”. Un prodotto interamente grafico, ricco di contenuti multimediali, responsivo e funzionale su ogni tipologia di dispositivo mobile, sviluppato da ricercatrici e ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica in collaborazione con l’azienda Demarka. Ma Sorvegliati spaziali non è solo un sito web: quello che trovate in rete all’indirizzo [sorvegliatispaziali.inaf.it](<https://sorvegliatispaziali.inaf.it/>) è il “volto pubblico” di un omonimo progetto di divulgazione dell’Istituto nazionale di astrofisica dedicato alla difesa planetaria. Ne parliamo con la coordinatrice, l’astrofisica **Daria Guidetti** dell’Inaf di Bologna.
>>>>
>>>> **Chi sono i “sorvegliati spaziali”?**
>>>>
>>>> «Sono quei corpi celesti e quelle attività spaziali che potrebbero avere effetti sull’ambiente terrestre, e che possiamo suddividere in quattro classi. Primo, asteroidi e comete che effettuano passaggi ravvicinati con la Terra (oggetti _near-earth_ ) e che quindi potrebbero determinare un rischio impatto per il nostro pianeta o esplodere ad alta quota e generare onde d’urto importanti. Secondo, il traffico nello spazio orbitale terrestre: attorno alla Terra, infatti, operano migliaia di satelliti artificiali che orbitano insieme a migliaia di tonnellate di rifiuti spaziali che possono danneggiare i satelliti operativi, colpire altri rifiuti creandone di nuovi, rientrare in atmosfera in modo incontrollato, rappresentare un pericolo per gli astronauti in particolare durante le missioni extra-veicolari. Terzo, alcune attività del Sole e i fenomeni di alta energia nella nostra galassia e nelle altre galassie, studiati dalla meteorologia spaziale, che potrebbero provocare malfunzionamenti dei satelliti artificiali o black-out elettrici a terra, per esempio. Quarto, infine, le meteore e le meteoriti, che però costituiscono una minaccia davvero minima: si possono avere danni da meteoriti, tipo se colpiscono il tetto di una casa, ma sono eventi improbabili. Essendo la Terra ricoperta per circa il 75 per cento da acqua e da molte aree desertiche, è in queste aree che le meteoriti tendono ad arrivare il suolo nella stragrande maggioranza dei casi».
>>>>
>>>> **Quattro tipi di minacce, dunque. Qual è a oggi la più pericolosa?**
>>>>
>>>> «Direi che l’effetto più importante che si potrebbe sperimentare è l’interruzione di servizi basati sulle applicazioni di tecnologie spaziali – quali le telecomunicazioni, i sistemi Gps, internet, il monitoraggio della Terra e dello spazio – e su cui oggi si basano la sicurezza militare, la protezione delle economie, delle società e dei cittadini. Abbiamo messo in orbita attorno alla Terra quasi 12000 satelliti per tutte queste diverse applicazioni! Le loro operatività e affidabilità possono essere compromesse da collisioni con rifiuti spaziali e dai fenomeni meteorologici spaziali, quali eiezioni di massa dalla corona solare che possono perturbare la magnetosfera terrestre e mettere temporaneamente fuori servizio i satelliti o provocando danni anche permanenti ai loro strumenti. I rifiuti spaziali possono creare poi collisioni che vanno a coinvolgere i satelliti operativi. Per esempio, se in orbita geostazionaria (a 35786 km di quota) dovessero innescarsi delle collisioni a cascata, là sono posizionati tanti satelliti per le comunicazioni. Si potrebbe creare un effetto domino su quella che è un’unica orbita. _Last but not least_ , gli astronauti devono essere protetti – e anche i futuri turisti dello spazio – sia da impatti di rifiuti spaziali ma anche dalle dosi elevate di radiazioni e particelle energetiche provenienti dal Sole e dallo spazio, a cui potrebbero essere esposti negli strati più alti dell’atmosfera. Per questo è prezioso il lavoro svolto dalle reti di sorveglianza spaziale e tracciamento, che offrono la soluzione migliore e immediata per preservare la sicurezza dell’ambiente orbitale, e quello della meteorologia dello spazio, al fine di conoscere in tempo reale e di prevedere fenomeni potenzialmente critici per la, per poi agire con azioni di mitigazione».
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>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2021/10/screenshot_sezione_interna_sorvegliati_spaziali.png>)
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>>>> Anteprima del sito “Sorvegliati spaziali”
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>>>> **Ci dica qualcosa del “ricercato numero uno”, se esiste. Ha un nome, un volto, una sigla?**
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>>>> «Potrei fare una battuta, dicendo che il ricercato numero uno ora è [la meteorite di origine asteroidale che dovrebbe essere caduta la notte tra il 1 e il 2 ottobre scorsi in un’area tra le province di Prato e Pistoia](<https://www.media.inaf.it/2021/10/04/una-possibile-meteorite-in-toscana/>), sulla base delle osservazioni e dei calcoli della [rete Prisma](<http://www.prisma.inaf.it/>) dell’Inaf, e che tuttora viene cercata sul campo. Tuttavia, in genere i ricercati numero uno sono gli asteroidi e le comete _near-earth_ ([Neo](<https://it.wikipedia.org/wiki/Oggetto_near-Earth>)) e attualmente no, non ce n’è nessuno – certo potrebbe saltar fuori in qualunque momento».
>>>>
>>>> **Ma ce ne sarà uno dall’aspetto un po’ più minaccioso degli altri …**
>>>>
>>>> «Oggi l’asteroide con la probabilità di impatto più elevata è il famoso [Bennu](<https://www.media.inaf.it/tag/bennu/>), però in un periodo tra il 2170 e il 2290, e comunque si parla di probabilità d’impatto dell’ordine di 10-4, quindi niente di preoccupante. Tutti i Neo noti hanno probabilità di impatto di questo ordine o inferiori, per cui possiamo stare tranquilli per un centinaio di anni, sempre tenendoli sotto’occhio. Semmai il problema è rappresentato dai Neo che non conosciamo e per i quali il rischio d’impatto è diverso da zero. Tipicamente si tratta di oggetti di dimensioni modeste e che tendono a disintegrarsi in atmosfera, ma non sono da sottovalutare, perché in certi casi (vedi [l’evento Tunguska](<https://it.wikipedia.org/wiki/Evento_di_Tunguska>) del 1908) potrebbero provocare onde d’urto e danni importanti a Terra. È importante il monitoraggio continuo dei Neo, sia per aggiornare la loro posizione nello spazio sia per scoprirne di nuovi, in modo da migliorare il più possibile la conoscenza delle orbite e capire se effettivamente c’è un rischio di impatto. Vedi il caso di [Aphophis](<https://it.wikipedia.org/wiki/99942_Apophis>), ricercato numero uno fino a poco fa, con un primo rischio di impatto per il 2029, e poi [uscito dalla lista degli asteroidi pericolosi](<https://www.media.inaf.it/2021/03/29/orbita-asteroide-apophis/>) grazie a recenti osservazioni ottiche e radar che hanno permesso di determinare meglio la sua orbita e di abbattere a zero il rischio di impatto per almeno i prossimi 100 anni».
>>>>
>>>> **E chi li sorveglia?**
>>>>
>>>> «A fare da padrone sono gli Stati Uniti. Per quanto riguarda i Neo il più grande programma di sorveglianza spaziale è il [Neo Observation Program](<https://www.nasa.gov/planetarydefense/neoo>) della Nasa, che supporta _survey_ quali [Pan-Starrs](<https://neo.ifa.hawaii.edu/>) (il Panoramic Survey Telescope And Rapid Response System) e la [ Catalina Sky Survey](<https://catalina.lpl.arizona.edu/>), le cui scoperte allungano la lista dei Neo di circa mille in più ogni anno. Sempre negli Usa c’è il [Noaa Space Weather Prediction Center](<https://www.swpc.noaa.gov/>) per la meteorologia spaziale, e per il monitoraggio delle orbite terrestri c’è lo Space Surveillance Network operato dalla [Space Force statunitense](<https://www.spaceforce.mil/About-Us/Fact-Sheets/Tag/1320/space-operations/>), infine per meteore e bolidi la [Nasa All-sky Fireball Network](<https://fireballs.ndc.nasa.gov/>). In Europa c’è il programma [Space Situational Awareness](<https://www.esa.int/Safety_Security/SSA_Programme_overview>) dell’Agenzia spaziale europea, che si occupa di meteorologia spaziale, monitoraggio e _follow-up_ di Neo, di satelliti e rifiuti spaziali, e la Rete di sorveglianza spaziale e tracciamento [EuSst ](<https://www.eusst.eu/>)dell’Unione Europea. Da notare che dal 2013, a Frascati, all’interno della sede [Esrin](<http://www.esa.int/About_Us/ESRIN>) dell’Esa opera il [Near-Earth Object Coordination Centre](<https://neo.ssa.esa.int/>), deputato alla sorveglianza dei Neo a livello europeo».
>>>>
>>>> **Voi che siete dietro alle quinte del sito “Sorvegliati spaziali” siete in qualche modo coinvolti?**
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>>>> «L’Inaf partecipa ad alcuni di questi progetti e a molti altri non menzionati, però va specificato che “Sorvegliati spaziali” è un progetto di divulgazione e non di sorveglianza spaziale. Il team dietro le quinte è un gruppo piuttosto variegato fatto di personale Inaf impegnato in attività di comunicazione, divulgazione, didattica e grafica, anche se ci sono alcuni membri, detti “esperti”, che si occupano di attività di ricerca di sorveglianza spaziale che coprono tutte e quattro le aree menzionate sopra: osservazioni ottiche e radar di Neo, osservazioni per la EuSst, analisi dei materiali componenti i rifiuti spaziali, meteorologia spaziale e monitoraggio di meteore brillanti tramite il progetto Prisma dell’Inaf. Del team “Sorvegliati spaziali” fa anche parte personale del Dipartimento delle scienze e tecnologie aerospaziali del Politecnico di Milano. Ci tengo infine a precisare che “Sorvegliati spaziali” ha ricevuto l’ _endorsement_ dall’Ufficio _outreach_ del Planetary Defense Coordination Office della Nasa, con il quale è prevista una collaborazione».
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>>>> **Cosa potremo trovare, a partire da oggi, sulle pagine di “Sorvegliati spaziali”?**
>>>>
>>>> «Tante informazioni aggiornate su tutte le tematiche che abbiamo menzionato tramite diversi prodotti quali un glossario, brevi video, infografiche, notizie, recensioni, una mappa per visualizzare i satelliti che passano sopra le nostre teste, e altri contenuti a sorpresa che produrremo a breve. Lo scopo è quello di sensibilizzare il pubblico sui temi della difesa planetaria facendo conoscere i concetti di base, le curiosità, le principali attività di ricerca in corso, privilegiando quelle dell’Istituto nazionale di astrofisica, e in particolare in vista di future missioni e progetti spaziali destinati a influenzare profondamente l'immaginario del pubblico e a ispirare le prossime generazioni. Nonché per remare contro le tante _fake news_ che spopolano in questi settori».
>>>>
>>>> **C’è la sorveglianza, certo, poi però serve anche qualcuno che sappia passare all’azione. Proprio questa settimana sul _New York Times_ si prende in considerazione [l’eventuale impiego di una bomba atomica per sventare un impatto da asteroide](<https://www.nytimes.com/2021/10/18/science/asteroid-nuclear-bomb.html>). Lei che ne pensa?**
>>>>
>>>> «Direi che dovrebbe essere l’ultima spiaggia, quando si è a corto di tempo per organizzare e finalizzare una missione di deflessione, perché l’asteroide in questione viene scoperto con poco preavviso, per esempio a causa delle sue dimensioni limitate e di un basso albedo. Tuttavia la frantumazione di un asteroide potrebbe ritorcersi contro di noi, perché si creerebbero tanti frammenti che tendono a disporsi attorno e lungo l’orbita originale dell’asteroide, facendo sì che incrocino la nostra orbita in tempi diversi. Sarebbe bene che essi fossero di dimensioni tali da essere dissolti nella nostra atmosfera, altrimenti ci ritroviamo con più corpi che ci colpiscono a raffica e potrebbero danneggiare più aree della Terra. Ma al di là del fatto che non è facile frantumare totalmente un asteroide, ci sono poi studi che mostrano come in poche ore i frammenti tendano ad riaccumularsi per l’attrazione gravitazionale reciproca, ricadendo sul frammento più grosso… Un uso più soft di una bomba è quello di farla esplodere a una distanza opportuna dall’asteroide in modo che la radiazione che emette vada a colpirlo e faccia vaporizzare del materiale della sua superficie, provocando un sorta di “effetto razzo” che lo spinga fuori traiettoria. Questo sarebbe un processo più “controllabile”. L’opzione migliore rimane comunque quella della deflessione con un impatto cinetico, tecnica che sarà testata per la prima volta dalla missione spaziale Double Asteroid Redirection Test ([Dart](<https://www.media.inaf.it/tag/dart/>)) della Nasa, prossima a partire. Per questo sono importanti e andrebbero potenziati i vari progetti dedicati al monitoraggio dei Neo e per scoprirne di nuovi con largo anticipo, in modo da organizzare al meglio eventuali missioni di deflessione. L’abbiamo sperimentato con la pandemia Covid: la preparazione e la prevenzione possono fare la differenza».
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>>>> * * *
>>>>
>>>> **Il video di presentazione del progetto su _MediaInaf Tv_ :**
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>>>>
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
*[attr]: attribute
*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| Sorvegliati spaziali, da oggi online | Raggi X senza segreti | 0.885532 | https://www.media.inaf.it/2021/10/20/sorvegliati-spaziali/ | https://www.media.inaf.it/2011/03/22/raggi-x-senza-segreti/ |
Scoperta una sorgente radio al centro di 47 Tuc
Metadata
Date (GMT):
22/01/2024 18:47:10
Date modified (GMT):
25/01/2024 11:17:40
Status:
publish
Type:
post
Link:
https://www.media.inaf.it/2024/01/22/radio-sorgente-in-47tuc/
Author:
125: Maura Sandri(sandri) -
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4006: Astronomia -
https://www.media.inaf.it/category/astro/
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https://www.media.inaf.it/category/news/
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5458: 47 Tucanae -
https://www.media.inaf.it/tag/47-tucanae/
4515: Ammassi globulari -
https://www.media.inaf.it/tag/ammassi-globulari/
6823: Buchi neri intermedi -
https://www.media.inaf.it/tag/buchi-neri-intermedi/
84: Pulsar -
https://www.media.inaf.it/tag/pulsar/
Excerpt
Grazie all’Australia Telescope Compact Array, un team di astronomi è riuscito a ottenere l’immagine radio più profonda e sensibile mai realizzata da un radiotelescopio australiano. L’oggetto osservato è 47 Tucanae, il secondo ammasso globulare più luminoso del cielo notturno, dove al centro sembra esserci una sorgente radio compatta, che gli scienziati ipotizzano essere un buco nero di massa intermedia oppure una pulsar
Scoperta una sorgente radio al centro di 47 Tuc
Il team ha identificato una nuova sorgente radio (quadrato bianco) al centro dell’ammasso (cerchio rosso). Crediti: Paduano et al.
L’immagine che vi proponiamo è del secondo
ammasso globulare
più luminoso del cielo notturno,
47 Tucanae
, ed è stata prodotta da un team guidato dalla
Curtin University
, uno dei nodi della
International Centre for Radio Astronomy Research
(Icrar) dell’Australia occidentale. La cosa particolarmente interessante dello
studio
che la riguarda, pubblicato su
The Astrophysical Journal
, è che gli scienziati hanno rilevato un
segnale radio inedito
provenire dal centro dell’ammasso.
«Gli ammassi globulari sono sfere giganti di stelle molto vecchie che vediamo intorno alla
Via Lattea
», spiega
Arash Bahramian
, astronomo della Curtin University. «Sono incredibilmente densi, con decine di migliaia o milioni di stelle ammassate in una sfera. La nostra immagine è quella di 47 Tucanae, uno degli ammassi globulari più massicci della galassia. Ha più di un milione di stelle e un nucleo molto luminoso e molto denso».
Questo ammasso è visibile anche a occhio nudo ed è stato catalogato (erroneamente come una stella) per la prima volta nel 1751. L’immagine che vedete qui è stata creata grazie a
oltre 450 ore
di osservazioni all’
Australia Telescope Compact Array
(Atca) del
Csiro
. Si tratta dell’immagine radio più profonda e sensibile mai realizzata da un radiotelescopio australiano. Ed è stato proprio l’incredibile livello di dettaglio raggiunto che ha permesso agli astronomi di scoprire un segnale radio incredibilmente debole al centro dell’ammasso, che non era mai stato rilevato prima.
Secondo
Alessandro Paduano
della Curtin University, il rilevamento del segnale è una scoperta entusiasmante e potrebbe essere attribuito a una delle seguenti due possibilità. «La prima è che 47 Tucanae potrebbe contenere un
buco nero con una massa intermedia
tra i
buchi neri supermassicci
che si trovano al centro delle galassie e i
buchi neri stellari
creati dal collasso delle stelle. Si pensa che i buchi neri di massa intermedia esistano negli ammassi globulari, ma non ne è ancora stato individuato uno. Se questo segnale si rivelasse provenire da un buco nero, sarebbe una scoperta estremamente significativa e la prima rilevazione radio di un buco nero all’interno di un ammasso».
La seconda possibile fonte del segnale è una
pulsar
, una
stella di neutroni
rotante che emette onde radio. «Una pulsar così vicina al centro di un ammasso è una scoperta interessante anche dal punto di vista scientifico, perché potrebbe essere usata per cercare un buco nero centrale che non è ancora stato individuato», afferma Paduano.
La scoperta è stata fatta utilizzando l’Australia Telescope Compact Array del Csiro. Crediti: Alex Cherney/Csiro
«Questo progetto ha portato il nostro software ai suoi limiti, sia in termini di gestione che di elaborazione dei dati, ed è stato davvero entusiasmante vedere la ricchezza scientifica che queste tecniche hanno permesso di ottenere», dichiara
Tim Galvin
, ricercatore del Csiro. «La ricerca di Alessandro rappresenta il culmine di anni di ricerca e di progressi tecnologici, e l’immagine ultra-profonda di 47 Tucanae di Atca è solo l’inizio delle scoperte che devono ancora arrivare».
L’immagine ultrasensibile prodotta è simile a ciò che i ricercatori possono aspettarsi dai radiotelescopi
Ska
, attualmente in costruzione in Australia e Sudafrica dall’
Osservatorio Ska
(Skao). Una volta completati, i telescopi Ska saranno i due più grandi array di radiotelescopi al mondo, e aumenteranno notevolmente la nostra comprensione dell’universo, affrontando alcune delle domande scientifiche più fondamentali del nostro tempo.
Per saperne di più:
Leggi su
The Astrophysical Journal
l’articolo “
Ultra-deep ATCA imaging of 47 Tucanae reveals a central compact radio source
” di Alessandro Paduano, Arash Bahramian, James C. A. Miller-Jones, Adela Kawka, Tim J. Galvin, Liliana Rivera Sandoval, Sebastian Kamann, Jay Strader, Laura Chomiuk, Craig O. Heinke, Thomas J. Maccarone e Stefan Dreizler
Guarda il servizio video su
MediaInaf Tv
:
| Scoperta una sorgente radio al centro di 47 Tuc | Con Eht, dritti al cuore d’un quasar | 0.93291 | https://www.media.inaf.it/2024/01/22/radio-sorgente-in-47tuc/ | https://www.media.inaf.it/2023/02/15/eht-quasar-nrao-530/ |
“Stop al virus dei profitti sull’acqua” si legge su uno degli striscioni srotolati la mattina di venerdì 29 maggio dagli attivisti e le attiviste di Fridays for Future e del Coordinamento Romano Acqua Pubblica. Le due realtà hanno organizzato un _flashmob_ davanti alla sede di Acea, la multiservizi che gestisce la rete idrica della capitale, in occasione dell’assemblea degli azionisti. Assemblea che quest’anno, per l’emergenza Covid-19, si è tenuta a porte chiuse, escludendo il Coordinamento che insieme a Fondazione Finanza Etica da quattro anni partecipa all’assemblea proprio per ribadire l'urgenza di una gestione più trasparente della risorsa. Gli attivisti si sono riuniti, con le dovute protezioni e distanze, per protestare contro le politiche dell’azienda che continuerebbe a fare "profitti sull’acqua" e distribuire dividendi tra gli azionisti anche in un momento di profonda crisi economica come quello attuale.
Acea, la multinazionale che rifornisce di acqua Roma e numerose altre zone del Centro Italia, è il più grande operatore italiano nel settore ed è tra le quattro “sorelle” protagoniste del processo di “finanziarizzazione” dell’acqua. Il socio di maggioranza di Acea è il Comune di Roma con il 51 per cento delle azioni, seguito dalla multinazionale francese Suez con il 23,3 per cento e l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone con il 5 per cento. Quest’anno i dividendi ammontano a circa 165 milioni di euro, il 10 percento in più rispetto all’anno scorso e saranno suddivisi tra gli azionisti nonostante una raccomandazione della Bce che invitava le aziende a sospenderne la distribuzione fino al prossimo ottobre.
“Un dato che fa rabbrividire se contestualizzato con l’attuale situazione di estrema difficoltà economica e sociale che vivono milioni di persone –spiegano dal Coordinamento Romano Acqua Pubblica- e fa rabbrividire anche perché è la stessa Acea ad affermare che le perdite globali della rete idrica del Lazio centrale sono pari al 44 per cento, ossia di 100 litri immessi in rete 44 si perdono. È scandaloso che la soluzione individuata dall’azienda per far fronte ad un’eventuale nuova emergenza idrica sia la costruzione di impianti di potabilizzazione del Tevere”. Invece di avviare un massiccio piano di ristrutturazione della rete idrica responsabile degli sprechi, l’azienda ha preferito investire in un controverso progetto di potabilizzazione del fiume.
Il primo impianto, quello di Grottarossa, ultimato a fine del 2018 per un costo di 10 milioni di euro, distribuirà acqua “potabilizzata” del Tevere a 350.000 cittadini romani. Un secondo impianto è in fase di progettazione ma, a domande precise del Coordinamento, Acea ha risposto in maniera evasiva sia sulla portata sia sui costi. Secondo indiscrezioni, potrebbe avere una portata di 2.500 litri al secondo, ossia cinque volte maggiore di quello di Grottarossa, e quindi con un’utenza potenziale di 1,75 milioni di persone. “In questo modo Acea potrebbe garantirsi la distribuzione di acqua ad oltre 2 milioni di romani con un investimento ridottissimo rispetto a quello che dovrebbe fare per riparare le perdite. D’altronde l’obiettivo di questo sistema di gestione è la massimizzazione del profitto e non la garanzia di un servizio essenziale alla vita”.
La decisione di investire sul Tevere invece di migliorare la rete esistente prende le mosse dalla crisi idrica del 2017 e per la quale i vertici di Acea sono stati accusati di disastro ambientale aggravato e di recente rinviati a giudizio dal Tribunale di Civitavecchia in relazione all’abbassamento dei livelli del lago di Bracciano, tre anni fa.
_© riproduzione riservata_
| Il futuro dell'acqua del Tevere e i dividendi milionari di Acea | Acqua. Acea Ato2: aumentano gli utili, ma crollano gli investimenti. La ripubblicizzazione rimane l'unica soluzione sensata! | 0.843887 | https://altreconomia.it/acea-acqua-tevere/ | https://www.recommon.org/acqua-acea-ato2-aumentano-gli-utili-ma-crollano-gli-investimenti-la-ripubblicizzazione-rimane-lunica-soluzione-sensata/ |
>>
>> L'Unione Europea [ha imposto nuove sanzioni](<https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2021/04/19/myanmar-burma-eu-imposes-sanctions-on-10-individuals-and-two-military-controlled-companies-over-the-february-military-coup-and-subsequent-repression/>) contro la giunta militare del Myanmar, che lo scorso febbraio aveva preso il potere con la forza rovesciando il governo eletto e arrestandone i leader. Le sanzioni sono state imposte a 10 persone (che si sono aggiunte alle 25 già sanzionate) e a due aziende controllate dalla giunta, che a loro volta controllano centinaia di aziende nel paese con interessi in molti settori. Le nuove sanzioni includono il divieto di viaggiare nell'Unione Europea, il congelamento di conti bancari e l'impossibilità per i soggetti sanzionati di ricorrere a fondi e finanziamenti europei di vario tipo.
>>
>> Le sanzioni precedentemente in vigore prevedevano già un embargo sulla vendita delle armi, il divieto di vendita di materiale cosiddetto "dual use", che può quindi essere usato per fini sia civili che militari, e il divieto di avviare qualsiasi tipo di cooperazione militare con il regime birmano.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| L'Unione Europea ha imposto nuove sanzioni contro la giunta militare del Myanmar | Almeno 13 persone sono state uccise durante un attacco compiuto dall'esercito birmano contro una scuola del Myanmar | 0.843637 | https://www.ilpost.it/2021/04/20/unione-europea-sanzioni-giunta-militare-myanmar/ | https://www.ilpost.it/2022/09/20/myanmar-attacco-scuola-bambini-morti/ |
_Salute, scuola, lavoro, ambiente, cultura, scienza, diritti, welfare.
Come si esce dalla crisi realizzando una società più giusta e inclusiva?
Lo abbiamo chiesto a sette politiche di sinistra: Chiara Capretti, Anna Falcone,
Rosa Fioravante, Eleonora Forenza, Rossella Muroni, Paola Nugnes ed Elly Schlein
**La visione delle donne per un futuro diverso**_
[ ACQUISTA IL Nr. 12/2021 IN DIGITALE](<https://left.it/prodotto/left-12-2021-26-marzo/>)
# IN COPERTINA
## Dai giovani e dalle donne la spinta per il cambiamento
di _Elly Schlein_
## Ritorno a un futuro green e solidale
di _Rossella Muroni_
## Non c’è ecologismo senza femminismo
di _Paola Nugnes_
## La normalità era il problema
di _Eleonora Forenza_
## La parola chiave è partecipazione
di _Rosa Fioravante_
## Più diritti, meno ingiustizie
di _Chiara Capretti_
## Prima il Sud, almeno stavolta
di _Anna Falcone_
# SOCIETÀ
## La visione di Laura Conti, partigiana dell’ecologismo
di _Massimo Serafini_
## Possiamo essere politici solo per un giorno
di _Vito Carucci_
## Luigi de Magistris: La Calabria non sarà più periferia d’Europa
di _Giulio Cavalli_
## Cronache da una regione scomparsa (dai media)
di _G. C._
## Così il Mezzogiorno è stato tradito di nuovo
di _Natale Cuccurese_
# SPECIALE ANTIFASCISMO
## Il senso del centrodestra per Mussolini
di _Maurizio Di Fazio_
## Macerata 2018, non ebbero neanche il coraggio di dire che fu terrorismo razzista
di _Giuseppe Faso_
## Legge “Stazzema”, una forza collettiva contro i nemici della democrazia
di _Leonardo Monselesan_
## Alle radici del razzismo, identità delle destre
di _Elena Ilardi_
## Il falso mito del buon cattolico
di _Mara Infantino_
# ESTERI
## La scelta di Pablo Iglesias: difendere Madrid dai neofascisti
di _Marina Turi_
## Eutanasia di una imposizione religiosa
di _Daniela Polese_
## Il piano del Sultano: in Turchia, zero opposizione
di _Chiara Cruciati_
# CULTURA
## Interviste corsare: Giuditta Chiaraluce
di _Angelo Ferracuti_
## Fulvio Iannaco e il lato oscuro della filosofia di Hegel
di _Paola Gramigni_
## Annamaria Gallone: Viaggio nel cinema dei Paesi che cambiano
di _Luca Falorni_
* * *
# Le rubriche
## Left quote
di _Massimo Fagioli_
## #PoliticheSenzaPaura
di _Carolina Calabresi_
## Editoriale
di _Simona Maggiorelli_
## Libri
di _Filippo La Porta_
## Cinema
di _Daniela Ceselli_
## Tempo liberato
## Community
## Vaurandom
di _Vauro_
**[PRECEDENTE](<https://left.it/left-n-11-19-marzo-2021/>) | SUCCESSIVO**
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| LEFT N. 12 | 26 MARZO 2021 | LEFT N. 17 | 27 APRILE 2018 | 0.888891 | https://left.it/left-n-12-26-marzo-2021/ | https://left.it/left-n-17-27-aprile-2018/ |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2016/12/Rubin2.jpg>)
>>>>
>>>> L'astronoma Vera Rubin è morta domenica sera all'età di 88 anni. Nel 1974 scoprì l’esistenza della materia oscura. Crediti: AIP Center for History of Physics
>>>>
>>>> All'età di 88 anni ci lascia l'astronoma americana **Vera Rubin** , per tutti la scienziata che dimostrò l'esistenza della [materia oscura](<https://www.media.inaf.it/tag/materia-oscura/>), cioè quel 27 per cento di "[torta cosmica](<https://it.wikipedia.org/wiki/Modello_Lambda-CDM>)" che, insieme a un 5 per cento scarso di materia ordinaria, forma la materia presente nel cosmo – tutto il resto, dunque oltre il 68 per cento, è [energia oscura](<https://www.media.inaf.it/2014/04/17/come-ti-scovo-lenergia-oscura-coi-neutroni/>), la componente che secondo i cosmologi spiega l’espansione dell’Universo. Grazie ai suoi studi sulle [curve di rotazione delle galassie](<https://en.wikipedia.org/wiki/Galaxy_rotation_curve>), negli anni '70 Vera Rubin arrivò a teorizzare la presenza di _qualcosa_ (cosa, esattamente, ancora oggi è un mistero) che non emette alcuna radiazione elettromagnetica e non interagisce con nulla, ma senza la quale non si spiegherebbero numerosi fenomeni che accadono nel cosmo.
>>>>
>>>> Cosa la portò alla scoperta? Tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, con il collega Kent Ford, l'astronoma riuscì a capire le galassie non ruotavano secondo le modalità fino ad allora previste. I due scienziati si concentrarono su [M31](<https://en.wikipedia.org/wiki/Andromeda_Galaxy>), la galassia di Andromeda, studiando nello specifico la velocità orbitale delle stelle e dei gas a varie distanze dal centro galattico. Secondo la teoria gravitazionale di Newton, più un oggetto è lontano dal centro e più orbita lentamente rispetto a quelli più vicini. Gli scienziati scoprirono, invece, che le stelle lontano dal centro galattico viaggiano a una velocità molto simile a quelle vicino al centro. C'erano delle anomalie che potevano essere spiegate solo se nella teoria si aggiungeva una variabile sconosciuta che esercitava forza di gravità sulle stelle. Si doveva dunque trattare di materia diversa da quella ordinaria, che invece costituisce solo il 5 per cento dell'universo.
>>>>
>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2016/12/ASYVR0616_05.jpg>)
>>>>
>>>> Crediti: Vassar College Library
>>>>
>>>> La pluripremiata Vera Rubin è morta la sera del 25 dicembre a Princeton. Era in pensione, dopo aver lavorato presso il Dipartimento del magnetismo terrestre della Carnegie Institution a Washington. Durante la sua lunga carriera è stata la seconda donna a ricevere la medaglia d'oro assegnata dalla britannica Royal Society, ma **non ha mai vinto il Nobel** per la fisica, che pure secondo molti avrebbe ampiamente meritato. **Matthew Scott** , presidente della Carnegie, ha commentato: «Vera Rubin era un tesoro nazionale come astronomo e un modello meraviglioso per giovani scienziati. Siamo molto addolorati per questa perdita».
>>>>
>>>> Nata il 23 luglio 1928 a Filadelfia, Rubin studiò astronomia all'Università di Princeton. Nonostante per anni i suoi studi fossero stati accolti con scetticismo dalla comunità scientifica, nel 1965 fu la prima donna a utilizzare l'osservatorio di Monte Palomar e ottenne anche la cattedra alla Carnegie Institution. Il marito Robert J. Rubin, matematico e fisico, è morto nel 2008. I quattro figli della coppia hanno tutti ottenuto dei dottorati, dalla geologia, all'astronomia, passando per la matematica.
>>>>
>>>> [](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2016/12/verarubin1.jpg>)
>>>>
>>>> **Neta Bahcall** , collega all'Università di Princeton, l'ha ricordata così: «Vera era una scienziata meravigliosa e un meraviglioso essere umano. Un'astronoma pionieristica, la "madre" delle curve di rotazione orizzontali e della materia oscura, una campionessa tra le donne nella scienza, un mentore per generazioni di astronomi». Ma non è stata soltanto una delle scienziate che più di tutte hanno cambiato l'astronomia: Vera Rubin è stata anche una femminista appassionata. Pensate che anni fa consigliò al Papa di avere più donne nel suo comitato.
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| Addio Vera Rubin, signora della materia oscura | Come studiare l’energia oscura dal cortile cosmico | 0.909928 | https://www.media.inaf.it/2016/12/27/vera-rubin-obituary/ | https://www.media.inaf.it/2023/08/17/energia-oscura-andromeda/ |
Vjeran Pavlaković
Pratiche commemorative, memoria europea, processi di vittimizzazione delle memorie. Intervista con Vjeran Pavlaković, Professore associato al Dipartimento di Studi Culturali presso l'Università di Fiume
26/05/2017 -
Marco Abram
Quali sono le caratteristiche principali del ricordo delle guerre di dissoluzione jugoslava nei paesi post-jugoslavi?
Le guerre degli anni '90 pesano su tutti i paesi ex-jugoslavi, in particolare in Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia e Kosovo, dove si è svolta la maggior parte dei combattimenti. In questi paesi molto spazio pubblico è dedicato alla memoria della guerra e le pratiche commemorative servono da arena per il confronto politico. Molti politici utilizzano la memoria della guerra per legittimarsi o per delegittimare i propri avversari. In tutti i casi le commemorazioni servono a omogeneizzare la nazione e alla costruzione degli stati-nazione. Quindi, invece di commemorare in modo esteso tutte le vittime o di condannare la guerra, si concentrano su una sola parte, cosa che non sorprende se guardiamo alla memoria dei conflitti nella storia. In Unione Europea e nell'area sud-est europea ci si aspetterebbe che le élites avessero imparato dal passato. Tuttavia si ripete uno schema già visto durante l'era comunista, quando si ricordava solo una parte, i vincitori, mentre l’altra - i collaborazionisti - erano dimenticati ed esclusi dal “memoryscape”.
Quali sono secondo lei le principali differenze tra i paesi post-jugoslavi nel rapporto con le guerre degli anni Novanta?
In Croazia le due commemorazioni principali sono Vukovar (una narrazione di vittimizzazione relativa alla caduta di Vukovar nel 1991) e la narrazione vittoriosa dell'Operazione Tempesta nel 1995 a Knin. L'attenzione è rivolta ai croati e alle vittime croate, e in questa memoria molto militarizzata c'è poco spazio per le vittime dell'altra parte, in particolare per la popolazione serba in Croazia.
Credo si sia potuto notare il tentativo di ampliare il discorso nel momento in cui la Croazia stava entrando nell'UE, ma ora vediamo un nuovo ciclo di retorica nazionalista. Nonostante un'apertura dello spazio della memoria tra il 2000 e il 2014, ora vediamo una certa involuzione. Sfidare la narrazione ufficiale dominante è molto difficile per gli storici, per i media indipendenti e per la società civile, perché questa narrazione vittoriosa è stata fondata negli anni '90 ed è rimasta sostanzialmente inalterata fino ad oggi.
Si tratta di una memoria militarizzata. Invece di concentrarsi su iniziative che hanno fermato la guerra o hanno impedito ulteriore violenza e utilizzarle come importanti messaggi di tolleranza, queste sono marginalizzate e l’attenzione rimane sulle atrocità, sulle vittime o sulle battaglie vittoriose. Un esempio di un anniversario di pace è quello dell'Accordo di Erdut, che ha permesso la reintegrazione pacifica della Slavonia orientale, tuttavia non riceve molta attenzione. Questa è una caratteristica generale delle commemorazioni, dal momento che le pratiche commemorative in grado di evocare emozioni forti sono più facili da manipolare politicamente.
In Serbia invece non c’è una sola narrazione, in quanto non esisteva un consenso sugli obiettivi delle guerre degli anni '90: si trattava della preservazione della Jugoslavia? Della creazione di una grande Serbia? Si voleva costruire uno stato-nazione serbo e mantenere il Kosovo? Il risultato fu fondamentalmente una serie di sconfitte. Questa mancanza di una forte narrazione ufficiale fa sì che in Serbia ci sia un dibattito più intenso sulla natura della guerra rispetto a quanto avviene in Croazia.
Ma l’altro aspetto che riguarda questo caso è che, in seguito alle attività del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (ICTY) e alle accuse di genocidio, la Serbia ha sostenuto di non essere stata coinvolta nelle guerre negli anni Novanta, per cui anche la costruzione di monumenti ufficiali è molto rara. Ci sono molte iniziative locali, per i soldati che hanno combattuto nella JNA e che sono caduti in Croazia o in Bosnia Erzegovina, ma sono promosse “dal basso”. L'eccezione è il bombardamento della NATO nel 1999. Tutti vogliono avere una narrazione vittimizzante e il bombardamento della NATO lo consente. Le autorità prestano molta attenzione a commemorare questi eventi e a costruire monumenti ufficiali.
L'approccio più frammentato e schizofrenico alle guerre degli anni '90 si può vedere in Bosnia Erzegovina, dove ci sono tre narrazioni ufficiali e contrastanti sul passato. Lo si rileva anche nello spazio pubblico, dove i monumenti dominanti dipendono dal gruppo etnico che si trova al potere in quel determinato luogo. Ci sono poche eccezioni: ad esempio il distretto di Brčko ha memoriali dedicati a tutte e tre le parti. Tuttavia in un luogo come Prijedor, dove ci sono state molte vittime civili bosgnacche, quasi tutti i monumenti sono dedicati alla parte serba. Poiché in molte zone della Republika Srpska lo spazio pubblico è negato alle vittime bosgnacche, molti memoriali sono legati alla comunità islamica e sono costruiti sulle proprietà delle moschee. Molto raramente si trovano nelle piazze o in altre aree visibili. In altri luoghi, nella Federazione BiH, alle vittime serbe non sono sempre garantiti spazi di memorializzazione equi. Quest'anno alcune commemorazioni sono state spostate da Tuzla e da Sarajevo (dalla
Dobrovoljačka ulica
) in quanto la parte serba ha sostenuto “non ci sentiamo al sicuro avendo questa commemorazione”. È una mossa politica o no? Erano davvero minacciati? Non ne sono sicuro, ma possiamo notare come tutti i problemi della Bosnia e la memoria della guerra si riflettono nel modo in cui quest’ultima è commemorata.
Conosco meno il caso del Kosovo, ma so che c'è una forte narrazione ufficiale dominante anche qui. Il focus è sul vittorioso Esercito di liberazione del Kosovo, mentre gli anni di resistenza pacifica restano ai margini della memoria pubblica.
Qual
e
spazio
vien
e
dato alle guerre d
i
dissoluzione jugoslava nel
la
memoria europea?
Vengono ricordate
in altri paesi?
Probabilmente non ha un ruolo molto importante. La maggior parte delle persone ne ha effettivamente sentito parlare attraverso il lavoro del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia
,
i cui obiettivi erano la riconciliazione e il confronto con il passato in questi paesi, ma che in genere ha provocato una reazione contro la cosiddetta comunità internazionale. Penso che nell’opinione pubblica europea la maggior parte delle persone sappia della guerra attraverso i processi e, nonostante tutte le critiche, l'ICTY abbia in qualche modo creato una memoria a livello europeo. Il massacro di Srebrenica è il perno di tale memoria, così come il ruolo dei peacekeeper olandesi in quell'occasione.
La
politica europea della memoria
influenza in qualche modo i
l ricordo delle guerre degli anni Novanta nella regione?
A suo parere, quale dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni europee?
Possiamo riconoscere l’esistenza di un processo di "europeizzazione" della memoria che riguardai nuovi stati membri e i paesi candidati. La mia collega, Ana Tassone Milošević (Università di Leuven), studia il "download" della memoria europea nei nuovi stati membri e il "caricamento" delle memorie nazionali dai nuovi stati membri alla "memoria europea". Per esempio, ha esaminato come i parlamentari europei croati hanno introdotto la commemorazione di Vukovar al Parlamento europeo. Hanno accesso a questa memoria i cittadini in Belgio, Germania o Svezia? Probabilmente no, ma almeno in qualche modo viene “caricata”. In precedenza il paradigma della memoria europea si concentrava sull'antifascismo e sull'Olocausto, che erano sempre nella checklist per ogni nuovo Stato membro. Dopo l'ingresso dei paesi dell'ex blocco sovietico nel 2004, è stata “caricata” una nuova memoria anticomunista che è ora parte anche del “download”. Quindi ora la memoria europea è contraddistinta da questa dualità in cui è legittimo parlare dell'Olocausto e dell'antifascismo come dell'anti-comunismo. Penso che ciò abbia influenzato il modo in cui la memoria funziona qui, perché ora la destra sostiene "guardate, condannare i crimini comunisti è una posizione europea".
Percorso didattico
Per approfondire: l'itinerario multimediale "
Gli anni Novanta e il ritorno della guerra in Europa. Crimini, giustizia e riconciliazione
"
L’Unione Europea dovrebbe fare di più? I progetti in corso sono molti e l'Europa prende la questione piuttosto sul serio. Ma penso che l'Europa abbia bisogno in definitiva di una narrazione forte o nuova in quanto è sembrata davvero frammentata negli ultimi tre anni. Ci sono la crisi dei migranti, il ritorno dei controlli alle frontiere e i partiti populisti che aggressivamente cercano di rivedere la narrativa antifascista europea. Possiamo ancora parlare di un paradigma europeo della memoria? Le memorie nazionali vengono incentivate in Croazia, in Ungheria, in Francia, ecc. Per quanto tempo durerà questa narrazione di tolleranza, antifascismo e di commemorazione di tutte le vittime?
A v
entisei anni dall'inizio delle guerre
j
ugoslav
e
le testimonianze personali hanno ancora un
o
spazio
importante nelle pra
tiche commemorative.
Qual è il loro ruolo?
Sono potenzialmente utili per
mettere in dubbio
l
e narrazioni dominanti?
Risultano
facilmente manipolabili
a
scop
o
politic
o
?
L'iniziativa Rekom, che si propone di creare una commissione regionale per stabilire la verità sui crimini di guerra e sulle altre violazioni dei diritti umani, include le testimonianze delle vittime tra i suoi obiettivi primari. Sono buone o cattive? Dipende sempre da chi le registra ed è sempre una battaglia per lo spazio e il riconoscimento pubblico, come la costruzione di memoriali o la denominazione delle vie. Le autorità statali spesso sostengono film documentari e interviste che ripropongono la narrazione dominante. Ma molto lavoro viene fatto anche da gruppi come
Documenta
,
che ha una collezione chiamata “
Croatian memories
” con un enorme numero di interviste di storia orale. Hanno fatto un buon lavoro nell’includere una varietà di prospettive sia sulla guerra degli anni '90 che sulla Seconda guerra mondiale. Purtroppo
Documenta
è spesso attaccata dalla destra radicale, in quanto riconosce anche le vittime civili serbe, quindi talvolta importanti testimonianze o memorie alternative non riescono a raggiungere un pubblico più vasto. Anche gli archivi dell'ICTY sono una grande risorsa in materia di documenti e testimonianze che possono aiutare a comprendere le guerre in questa regione da molteplici prospettive.
Diversi progetti
sulla memoria
u
tilizzano i
linguaggi artistici per parlare del
le guerre recenti
.
Cosa pens
a
del ruolo che l'arte può
svolgere
nel
confronto con il passato
?
Può svolgere un ruolo molto importante, ma dipende da come viene utilizzata. I graffiti o la street art che celebrano solo la vittoria fondamentalmente riproducono la narrazione dominante. Ad esempio, in Croazia si trovano molti graffiti e opere murali legate a Vukovar. È una modalità creativa, ma è necessario dare spazio anche all'altra parte e a coloro che hanno lottato per trovare soluzioni pacifiche. Quindi nel “confronto con il passato” l’arte può rappresentare per la generazione più giovane una modalità per esplorare la narrativa al di là della semplice parata militare.
In Croazia, tuttavia, le opere d'arte che sfidano la narrazione dominante vengono spesso accusate di tradimento. Ad esempio, l'anno scorso una poesia satirica che criticava l'Operazione Tempesta ha provocato una grossa controversia. Oliver Frljić, ex direttore del Teatro nazionale di Fiume, ha sollevato numerose polemiche quando ha invitato cinque donne a parlare dell'Operazione Tempesta da varie prospettive, un evento che è finito con la minaccia e l’aggressione di un certo numero di persone.
Quanto è utile la provocazione? Da un lato è positiva perché richiama l'attenzione su temi sensibili che possono essere discussi al di fuori della sfera politica, ma d'altra parte le risposte emotive fanno passare in secondo piano le importanti discussioni che sarebbe necessario fare. Nel suo programma di giustizia di transizione
Rekom
ha incluso anche le arti, in particolare il teatro, promuovendo ad esempio opere recitate sia in serbo che in albanese. In altre parti del mondo l'arte è una componente importante della giustizia di transizione. Ad esempio, in Perù i popoli indigeni che hanno sofferto l’oppressione di stato usano il
quilting
e la
st
one art
per discutere del passato, perché non hanno una tradizione di testi scritti o per mancanza di spazio pubblico commemorativo. L'arte consente alle voci emarginate di essere ascoltate al di fuori della sfera politica e permette di trattare il passato diversamente, in modo meno militarista e più partecipativo.
In quest
o
contesto
,
cosa
cercate
di
proporre
con il
progetto Framnat
?
Quale è il fulcro del
vostro
lavoro e
in che modo trattate la
memoria degli anni '90?
Stiamo esaminando sette commemorazioni in Croazia, cinque relative alla Seconda guerra mondiale e due alla guerra degli anni '90. La principale area di analisi sono i discorsi politici. Vogliamo studiare come l'élite politica e gli altri attori sociali (comunità religiose, ONG, organizzazioni dei veterani e delle vittime) usano la memoria per definire come vedono la nazione. Poiché la Croazia ha avuto diversi governi e presidenti durante il periodo preso in esame, possiamo osservare come i politici e gli altri attori utilizzano la memoria. Conduciamo anche indagini nei luoghi della memoria per registrare le varie pratiche commemorative e analizzare le rappresentazioni date dai media dei messaggi che vengono trasmessi durante questi rituali politici.
Come ricercatore, è molto difficile sostenere che vogliamo cambiare il modo in cui le persone commemorano la violenza passata, quindi in questo momento stiamo solo cercando di mappare tutte le pratiche commemorative che siamo in grado di osservare. Alla fine, vorremmo dare una qualche raccomandazione politica o stimolare un dialogo sull’utilizzo della memoria culturale. Perché ogni paese avrà una qualche memoria e ogni sistema politico utilizzerà il passato in diversi modi.
Vogliamo utilizzare il nostro passato per l'omogeneizzazione nazionale? Vogliamo utilizzarlo per rendere lo stato nazione esclusivo o per imparare che possiamo essere migliori di così, per evitare conflitti futuri? Il ruolo dell'UE nell'elaborazione delle pratiche commemorative oggi è più debole in quanto lo stesso progetto UE è incerto, quindi molti paesi della regione stanno tornando ad una retorica più nazionalista, in sostituzione al discorso europeo inclusivo che ha dominato nell'ultimo decennio.
Ciò è anche dovuto alla crisi dei migranti, che ha portato questi paesi a diventare più difensivi, mentre la politica della memoria enfatizza il messaggio "prima la nazione". I risultati del progetto FRAMNAT mostreranno come la lingua, i simboli e i media vengono usati per trasmettere e spesso distorcere il passato. Ci sono stati eventi chiaramente traumatici, dipende da noi e dai leader politici in che modo saranno utilizzati. Le élites politiche, i leader religiosi, gli intellettuali e i media hanno la responsabilità di proporre alla società una politica della memoria che sia inclusiva e rafforzi la democrazia liberale, e non una narrazione xenofoba basata sulla vittimizzazione di una parte.
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Gli anni Novanta e il ritorno della guerra in Europa. Crimini, giustizia e riconciliazione
"
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto
Testimony – Truth or Politics. The Concept of Testimony in the Commemoration of the Yugoslav Wars
, coordinato dal CZKD (
http://www.czkd.org/
) e cofinanziato dal programma "Europa per i cittadini" dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.
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| Guerre jugoslave, militarizzazione della memoria | Ricordare i conflitti degli anni Novanta | 0.890948 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/Guerre-jugoslave-militarizzazione-della-memoria-180195 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Balcani/Ricordare-i-conflitti-degli-anni-Novanta-179621 |
>>
>> Venerdì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto di aver approvato un piano per attaccare via terra la zona di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, l'unica che ancora non è stata invasa dall'esercito israeliano. Allo stesso tempo è stata anche annunciata la ripresa delle negoziazioni per una possibile interruzione delle operazioni militari nella Striscia: il governo israeliano ha detto che [domenica](<https://www.reuters.com/world/middle-east/mossad-chief-expected-resume-gaza-ceasefire-talks-doha-sunday-2024-03-16/>) invierà a Doha, in Qatar, una delegazione di diplomatici per discutere con i rappresentanti di Hamas una possibile tregua in cambio della liberazione degli ostaggi.
>>
>> A Rafah hanno trovato rifugio [quasi un milione e mezzo di palestinesi](<https://www.ilpost.it/2024/02/12/rafah-palestinesi-rifugiati-fuga/>) in fuga dalle altre aree della Striscia. Le organizzazioni internazionali e gli alleati di Israele, tra cui gli Stati Uniti, si sono sempre opposti a un attacco militare nella zona a causa delle drammatiche conseguenze che questo avrebbe sulla popolazione civile. Governo ed esercito israeliano invece ritengono che a Rafah abbiano trovato rifugio anche i militanti di Hamas ancora attivi, che sono riusciti a sopravvivere ai bombardamenti anche grazie alla complessa rete di [tunnel sotterranei](<https://www.ilpost.it/2024/01/30/israele-allagamenti-tunnel-hamas-acqua-salata/>) costruita negli anni in tutto il territorio della Striscia.
>>
>> Palestinesi di fronte a una moschea distrutta a Rafah (AP Photo/Fatima Shbair)
>>
>> Il primo ministro Netanyahu venerdì ha annunciato che il governo ha approvato un piano operativo che prevede l’evacuazione della zona di Rafah e il successivo attacco. Non è chiaro al momento come dovrebbe procedere questa evacuazione: fonti militari parlano della costruzione [di aree protette di sostegno umanitario](<https://www.ilpost.it/2024/03/14/israele-rafah-isole-umanitarie-evacuazione/>) nella zona centrale della Striscia, ma al momento non sembra siano in atto particolari preparativi.
>>
>> In oltre cinque mesi di guerra i bombardamenti e gli attacchi dell'esercito israeliano hanno distrutto molte altre zone della Striscia e hanno causato la morte di oltre 31mila palestinesi, in gran parte civili, secondo le stime del ministero della Salute di Gaza (controllato da Hamas).
>>
>> Sempre venerdì Netanyahu ha anche detto che il governo invierà una squadra di diplomatici in Qatar per discutere della controproposta per il cessate il fuoco presentata da Hamas agli intermediari statunitensi e qatarioti. Il primo ministro ha però definito «ridicole e deludenti» le condizioni poste dal gruppo radicale palestinese, come già aveva fatto nel corso dei [molti tentativi di negoziazione](<https://www.ilpost.it/2024/03/07/negoziati-cessate-il-fuoco-gaza-stallo/>) che si sono susseguiti senza successo negli ultimi mesi.
>>
>> Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
>>
>> Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa _Reuters_ , che ha avuto accesso al piano di Hamas, la proposta è divisa in due fasi. La prima prevede una tregua temporanea di sei settimane, durante la quale Hamas rilascerebbe una parte degli ostaggi, in particolare donne (comprese le soldatesse), bambini, anziani e feriti in cambio della liberazione di 700 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane (tra cui circa cento che stanno scontando una condanna all'ergastolo). Nella seconda fase verrebbero liberati tutti i rimanenti ostaggi e tutti i prigionieri palestinesi presenti nelle carceri israeliane, mentre comincerebbero le discussioni per un cessate il fuoco permanente e il ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia.
>>
>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-START-
>>
>> **– Leggi anche:** [La prima nave di aiuti umanitari è arrivata a Gaza](<https://www.ilpost.it/2024/03/15/nave-aiuti-umanitari-raggiunge-gaza/?homepagePosition=1?utm_source=ilpost&utm_medium=leggi_anche&utm_campaign=leggi_anche>)
>>
>> -AMAZONPOLLY-ONLYWORDS-END-
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Israele ha un piano per attaccare via terra la zona di Rafah | Due delegazioni di Israele e Stati Uniti si incontreranno per discutere del piano israeliano per l'invasione della città di Rafah | 0.932727 | https://www.ilpost.it/2024/03/16/rafah-israele-hamas-tregua/ | https://www.ilpost.it/2024/03/19/incontro-israele-stati-uniti-rafah/ |
_Come è fatto_ è un programma televisivo di grande successo, prodotto in Canada e trasmesso dal 2001 in decine di paesi di tutto il mondo – anche in Italia – prevalentemente sui canali del pacchetto Discovery Channel. Ogni puntata dura circa trenta minuti, pubblicità inclusa, e contiene quattro “parti” (o segmenti) da cinque minuti ciascuno. Vengono raccontate, con una serie di filmati e un commento di spiegazione fuori campo, tutte le fasi di produzione di alimenti, strumenti e qualsiasi genere di oggetto di uso frequente o comunque molto noto: chiavi, termometri, stuzzicadenti, polistirolo, lucchetti, carta igienica, palloni, monete, cerotti, lattine, feltri, birra, arachidi, ketchup, cracker, wurstel, cotton fioc, cavi elettrici, pentole. Guardatevi intorno e date un'occhiata agli oggetti che avete vicino (una penna? un telecomando? una coperta?): quasi certamente la produzione di almeno uno di questi oggetti è stata trattata in una puntata di _Come è fatto_. La società di produzione si chiama Productions Maj e ha sede a Montréal: finora sono state prodotte [oltre 300 puntate](<http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_How_It%27s_Made_episodes>) in cui sono stati trattati più di 1.200 prodotti. Oggi _Come è fatto_ viene trasmesso in 222 nazioni e in 45 lingue diverse.
Negli Stati Uniti, la serie di _Come è fatto_ in onda in prima visione ha una media di 300 mila spettatori a puntata: sembrano numeri piccoli, per un paese da 300 milioni di abitanti, ma bisogna tener conto che negli Stati Uniti tantissimi spettatori usano i decoder per registrare i programmi e che _Com 'è fatto_ non va in prima serata (per avere un termine di paragone: l'ultima puntata di _Lost_ , attesa e seguitissima, trasmessa in prima serata, [fu vista da 15 milioni di persone](<http://lostpedia.wikia.com/wiki/Ratings#Series_Finale>): meno di quante persone in Italia vedono la Nazionale ai Mondiali). Quella in cui viene spiegato come si fanno i [palloni da football](<https://www.youtube.com/watch?v=d3IHwKER1Go>) (la terza puntata della prima stagione) è all'ottavo posto nella classifica delle cose più viste nella storia di _Science Channel_ , il canale su cui viene trasmesso questo programma negli Stati Uniti.
Un articolo del [_Wall Street Journal_](<http://www.wsj.com/articles/how-its-made-tvs-quietest-hit-1418940222>), come una specie di meta-puntata di _Come è fatto_ , ha raccontato nel dettaglio diversi aspetti della produzione di questo popolare programma, dalla scelta delle industrie e dei prodotti da raccontare alle pratiche seguite dalle troupe durante le riprese. Scrive il _Wall Street Journal_ : “ _Come è fatto_ ha costruito un suo pubblico eterogeneo di fan. Gli impallinati di meccanica si dilettano a veder funzionare pompe e valvole. I fumatori di marijuana si fissano sulle immagini ipnotiche. I ragazzini amano gli attrezzi che si muovono. E i produttori dicono di ricevere lettere di congratulazioni da genitori di bambini autistici che restano affascinati dai processi metodici di produzione”.
Uno dei grandi successi di _Come è fatto_ , spiega il _Wall Street Journal_ , sta nel formato stesso del programma: permette non soltanto di riproporre una puntata o un segmento (ogni puntata ne ha quattro) su internet e su altre piattaforme, ma di ritrasmetterla in televisione e ottenere ugualmente ottimi risultati in termini di share. Rita Mullin, general manager di _Science Channel_ , ha detto che a volte gli episodi ritrasmessi vengono visti da più spettatori di quanto fosse avvenuto in prima visione. La “scomponibilità” delle puntate e delle serie permette inoltre di allestire puntate speciali tematiche o cosiddette “maratone” del programma – magari in occasione di alcune festività o ricorrenze – assemblando segmenti inizialmente andati in onda in momenti diversi. Per esempio, in questo periodo, vanno in onda insieme i segmenti che spiegano come si fanno gli addobbi natalizie e come si fanno gli alberi di natale artificiali.
Su Internet, caricati e ricaricati da migliaia di utenti, [circolano](<https://www.youtube.com/channel/UCjHsPBHX1NNbIqTy4eXVTig/feed>) moltissimi segmenti delle puntate del programma, che si adattano particolarmente bene al formato YouTube (non sono eccessivamente lunghi, innanzitutto). Un video tratto dalla puntata in cui viene spiegato come si fanno i wurstel è stato visto 22,3 milioni di volte e ha generato una discussione con più di 38 mila commenti.
Gli attuali produttori del programma, André Douillard e Jean-Marc St-Pierre, sono rispettivamente un ex avvocato e un ex agente sportivo che producevano video di aerobica come loro seconda attività in comune. Il format di _Come è fatto_ lo acquisirono nel 1999 dal regista televisivo Gabriel Hoss, che lo aveva creato nel 1982. Originariamente era un programma con singole puntate di circa cinque minuti, cioè un solo segmento, che le emittenti utilizzavano per riempire i buchi nei palinsesti televisivi (quando lo davano così, l'attuale produttore André Douillard era un ragazzino e ne era un grande appassionato). Douillard e St-Pierre mantennero Hoss come uno dei registi e trasformarono il programma nel formato attuale. Già nel 2000, un anno dopo l'acquisizione, vendettero una stagione da 13 episodi a due emittenti canadesi, e da allora la società è cresciuta sempre di più.
A parte gli autori e tecnici che si occupano dei testi, del montaggio, delle musiche e della voce fuori campo, ci sono due persone che si occupano della ricerca dei possibili prodotti da descrivere nella trasmissione. Quando devono cercare un produttore in una determinata area, usano Google Street View e cercano immagini di quel posto, anche dall'alto, che possano valere come indizi per capire cosa succede all'interno delle strutture: ciminiere e serbatoi di azoto presenti all'esterno indicano interessanti attività di lavorazione del metallo; camion e piattaforme di carico indicano un noioso magazzino. Per documentare le tecniche di produzione di centinaia di oggetti, i produttori del programma hanno visitato diversi paesi del mondo, ma ce ne sono alcuni in cui non sono mai andati. A causa di impedimenti burocratici, ragioni logistiche e differenze linguistiche, per esempio, finora il gruppo di _Come è fatto_ non ha mai lavorato in Cina, dove viene prodotta gran parte dei giocattoli e degli articoli sportivi.
A volte c'entrano anche i segreti di produzione di una determinata azienda, che rendono quell'azienda piuttosto riservata e riluttante a svelare le proprie tecniche industriali ai produttori di _Come è fatto_. In ogni caso, l'azienda all'interno della quale sono avvenute le riprese del programma firma una liberatoria accettando la sceneggiatura del prodotto audiovisivo finale: se non lo fa, non se ne fa niente. Quando l'azienda Ferrari notò una macchia di olio sul guanto bianco di un dipendente che era stato filmato dai registi di _Come è fatto_ , prima che la puntata potesse essere mandata in onda un montatore dovette eliminare tutte le sequenze in cui compariva il guanto macchiato. Ora come ora, scrive il _Wall Street Journal_ , sono comunque le stesse aziende produttrici a contattare quelli di _Come è fatto_ , sperando di ottenere pubblicità utile grazie alla trasmissione televisiva.
Proprio per questo motivo, _Come è fatto_ rispetta una serie di regole per evitare che il programma possa trasformarsi in un prodotto promozionale (rischiando peraltro di violare le leggi sulla pubblicità in televisione). “Il programma riguarda il prodotto, non la marca del prodotto”, dice Douillard. Il nome delle aziende filmate compare soltanto nei titoli di coda ma non viene mai citato dalla voce fuori campo durante il programma, e la regia non inquadra il logo dell'azienda a meno che quel logo non sia presente sul prodotto stesso che viene filmato.
Prima di mettersi al lavoro su un prodotto, quelli di _Come è fatto_ parlano con i produttori di quel determinato oggetto per assicurarsi che lungo tutta la filiera ci sia un numero sufficiente di passaggi e visuali interessanti da filmare e raccontare. Dopodiché la troupe di lavoro tende a raggruppare in singoli viaggi i posti vicini che intende visitare, in modo da risparmiare con gli spostamenti. Una volta arrivati in fabbrica, non è una cosa così semplice, spiega Douillard: spesso c'è da muoversi tra spazi angusti e attrezzature pericolose, e bisogna farlo in tempo, rispettando delle tabelle molto rigide. Solitamente la prima cosa buona da fare, secondo Douillard, è farsi amico il capo della sala macchine: “L'obiettivo del product manager è produrre 15 mila spazzolini che devono essere pronti nel camion entro la fine della giornata. Non gliene frega un accidente di un programma televisivo”.
In oltre 13 anni di produzione, _Com 'è fatto_ si è occupato praticamente di ogni genere di oggetto, anche se ce ne sono alcuni di cui non è ammesso parlare, e tra questi le sigarette, i sex toys e le armi. “Sapeste quante volte ci hanno detto «Quando spiegherete come si fanno i bambini?»”, ha detto St.-Pierre al _Wall Street Journal_.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Com'è fatto “Com'è fatto” | La fine di "How I Met Your Mother" | 0.797994 | https://www.ilpost.it/2014/12/28/come-e-fatto/ | https://www.ilpost.it/2014/04/02/finale-how-i-met-your-mother/ |
19 dicembre 2017 16:19
Abed, cinque anni, non ha permesso a suo fratello Ahed, 18 anni, di lasciarlo a casa. Piangendo in silenzio, ha preteso di visitare il terreno dove il 30 novembre loro padre era stato ucciso da un colono. Dopotutto il bambino aveva già visto il padre steso tra le rocce, sanguinante, in agonia.
Sono andata nel villaggio palestinese di Qusra per raccogliere testimonianze. L’esercito ha dichiarato che il colono ha sparato per legittima difesa. Insieme a un altro adulto armato, accompagnava un gruppo di bambini in una passeggiata. Naturalmente per loro era del tutto normale camminare nei campi, nei pascoli e nei frutteti di Qusra. Ma nessuno nel villaggio poteva considerarla una semplice passeggiata. Dopo anni di attacchi e intimidazioni da parte dei coloni, agli abitanti del villaggio viene impedito di raggiungere una parte dei loro pascoli. Gli abitanti hanno davvero attaccato il gruppo di coloni, spingendo uno di loro a uccidere Mahmoud Oudeh, 48 anni? O hanno lanciato pietre solo dopo che Oudeh è stato colpito da un proiettile, mentre si prendeva cura della sua terra? La maggior parte dei testimoni è stata arrestata dall’esercito israeliano, e non ho trovato nessuno che potesse fare luce sulla vicenda.
Il figlio maggiore di Oudeh, Awwad, è forse l’unico testimone che non è stato arrestato. Ma è ancora traumatizzato. La vedova, Manal, si è limitata a raccontarmi, con una tristezza infinita, quanto fosse gentile suo marito e quanto amasse la sua terra.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questa rubrica è stata pubblicata il 15 dicembre 2017 a pagina 26 di Internazionale.
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Cisgiordania
| Versioni opposte | Israele dovrebbe ascoltare le parole dei palestinesi | 0.831781 | https://www.internazionale.it/opinione/amira-hass/2017/12/19/versioni-opposte | https://www.internazionale.it/opinione/gideon-levy/2017/07/25/israele-ascoltare-palestinesi |
Roma, 20 marzo 1979.
**L 'uccisione di Mino Pecorelli.**
Avvocato molisano di 51 anni, avviato alla carriera giornalistica da Fiorentino Sullo, (uomo politico di Avellino, sicuramente il più intelligente e sensibile ministro dell'Istruzione della Democrazia cristiana), Mino Pecorelli è affascinato dai segreti del potere, ma non cerca ricchezza per sé. Dirige un piccolo settimanale, OP - Osservatorio Politico di «notizie riservate», in cui parla di massoneria, di segreti vaticani, di banche e banchieri e molto spesso di Giulio Andreotti. Pecorelli sembra sapere molto di più sul rapimento e sull'uccisione di Moro di quanto si sappia ufficialmente, o perlomeno allude. Il 20 marzo, nel centro di Roma, quattro colpi sparati da una raffinata pistola francese lo uccidono mentre è al volante della sua Citroen e sta uscendo dalla redazione, dove sta preparando «lo scoop della vita». Dicono che lo sapesse anche lui, che il vero scoop cui stava lavorando fosse il suo assassinio. Venticinque anni dopo, la Corte d'assise d'appello di Perugia condannerà Giulio Andreotti, per l'omicidio volontario di Mino Pecorelli, a 24 anni di carcere indicandolo come capo di una banda che comprende mafiosi e i dirigenti della banda della Magliana, la più potente organizzazione della malavita romana, con la consulenza del magistrato Claudio Vitalone. Un anno dopo, la Corte di cassazione dichiarerà nullo tutto il processo, e proclamerà libero e definitivamente assolto Andreotti, senza obbligo di sottoporsi a nuovo procedimento.
Roma-Palermo, primavera 1980. **
Andreotti e Bontate, un colloquio «molto franco».**
Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti ha dei problemi in Sicilia. Casa sua, granaio delle sue tessere. Sa che Cosa Nostra ha cominciato una guerra intestina e ha brutte idee per la testa. Il suo serbatoio di voti personali si aspetta molto da lui, in particolare che metta un freno a Piersanti Mattarella, il presidente della Regione. Il giovane figlio di Bernardo Mattarella, che era stato uno dei capisaldi del potere democristianomafioso dell'isola fin dai tempi della guerra, ha «idee sue», si è messo in testa di lavare il nome della famiglia e di non accondiscendere più a mafia e corruzione. Cosa Nostra gli chiede pressantemente di fare qualcosa per fermarlo. Andreotti non prende impegni. Cosa Nostra, non avendo avuto rassicurazioni, uccide Piersanti Mattarella e lo fa nella maniera più plateale: un killer si avvicina alla sua macchina, nel centro di Palermo, mentre si reca alla messa, il 6 gennaio, e lo crivella di colpi di pistola. Dal momento che la mafia ufficialmente non esiste e Cosa Nostra neppure, l'omicidio Mattarella è etichettato genericamente come «terrorismo». I maggiorenti democristiani a Roma chiedono a Salvo Lima, l'uomo di Andreotti in Sicilia: «Salvo, ma chi ha ucciso Piersanti?». E lui risponde, senza emozione: «Sapete, i patti vanno rispettati». Si atteggia a vecchio saggio, con i capelli bianchi. Dodici anni dopo sarà anche lui sull'asfalto. Ma è Cosa Nostra a non essere soddisfatta di come si muove Andreotti. Lo convoca in Sicilia, terreno suo. Giulio Andreotti è costretto a salire, da solo e senza scorta, su un aereo privato dei cugini Ignazio e Nino Salvo, i suoi grandi elettori, e a viaggiare in incognito da Roma all'aeroporto di Trapani- Birgi. Qui viene preso in consegna dagli stessi cugini che lo fanno accomodare su un'Alfa blindata dai vetri scuri (quella che avevano commissionato a Milano), e lo portano a Palermo, in una villa (nemmeno finita di costruire, di proprietà della famiglia Inzerillo, i noti trafficanti di droga) in via Pitrè, una traversa di via Regione Siciliana. C'è pure un vecchio pozzo, nella proprietà, che la leggenda vuole fosse usato dai famosi Beati Paoli. Il presidente del Consiglio è trattato come un ostaggio: diversi uomini di Cosa Nostra, incaricati di aprire e chiudere il cancello di lamiera compatta, lo vedono mentre scende dall'Alfa, vestito di blu, circospetto e quando, dopo un'ora di «summit», deve ripartire. Dentro la casa ci sono Stefano Bontate, Mimmo Teresi, Salvo Lima e altri boss mafiosi. Andreotti capisce di essere in una prigione, non molto dissimile da quella che ospitò Aldo Moro. A differenza delle Brigate rosse,che con Moro erano state cinicamente d eferenti, i capi di Cosa Nostra sono aggressivi e offensivi. Stefano Bontate lo assale: «Lei non ci deve venire a dire come noi gestiamo il nostro territorio, ha capito? Lei ci deve fare un grande favore: accetti i nostri voti, altrimenti glieli facciamo mancare, e con quelli della Sicilia, anche quelli della Calabria e di tutto il Sud. E così si troverà a chiedere voti al Nord, dove votano tutti comunista. Ci pensi, presidente». Poi lo accompagnano alla porta. Andreotti torna a Roma. Di raccontare quello che gli è successo alla polizia, ai carabinieri, a un magistrato - per esempio il colloquio avuto con i mandanti del delitto Mattarella - non gli passa proprio per la testa. Ammazzare nel sonno le Brigate rosse è più facile che denunciare i vertici di Cosa Nostra. Di ammazzarli davvero non se ne parla neppure.
Marzo-Aprile 1982
**Giulio Andreotti, un piccolo appunto**
Giulio Andreotti si tiene ovviamente informato di quello che sta succedendo nel suo granaio elettorale, la base della sua fortuna politica. Di quegli aggressivi personaggi che lo avevano così sgradevolmente accolto a Palermo due anni prima, diversi sono morti ammazzati. Quello Stefano Bontate che lo aveva insultato, quel suo cognato Teresi, diversi membri del clan Inzerillo. È rimasto particolarmente colpito da una notizia che i suoi collaboratori gli hanno riferito: uno degli Inzerillo, Piero, è stato ucciso a New York e, barbaramente, gli hanno infilato dei dollari in bocca e tra i genitali. L'ha riferita al generale Dalla Chiesa quando questi è venuto a fargli visita prima di partire per Palermo. E dire che lui, in quel momento, non ha incarichi di governo: è semplicemente presidente della Commissione esteri della Camera dei deputati.Anche questo è stato un incontro sgradevole; il generale gli ha detto che non avrà riguardi per la sua corrente politica e per quella parte di elettorato alla quale attingono i suoi grandi elettori e non si è dimostrato molto colpito quando gli ha riferito l'aneddoto delle circostanze della morte di Inzerillo. Bè, tutto si aggiusterà. Quel fastidioso giornalista, Mino Pecorelli, che tre anni prima aveva cercato di ricattarlo, vantando di sapere chissà cosa sulle rivelazioni su di lui da parte di Aldo Moro nella prigione del popolo, è morto da tre anni. Michele Sindona è di nuovo in carcere, ma a New York, e se ne sta abbastanza silenzioso. Certo, a Palermo, le cose stanno cambiando, bisognerà metterci mano. Giulio Andreotti ha moltissimi impegni, ma la sua giornata di lavoro è molto organizzata e non dimentica di scrivere, sul settimanale L'Europeo con cui collabora, la sua rubrica, intitolata «block notes»: «Ora il generale è nominato prefetto di Palermo con una chiara indicazione di volontà "antimafia". Molto bene, ma poiché l'allarme criminale viene dalla Calabria e dalla Campania, può venire il sospetto di una sfasatura di tempi e di luoghi. Comunque, buon lavoro». Si è sicuramente ricordato che Mino Pecorelli, nel suo linguaggio allusivo, il generale Dalla Chiesa lo chiamava il «generale Amen». Il breve commento esce in edicola il 16 aprile ed il generale lo legge.
Palermo, 20 settembre 1987
**La fucina della politica italiana, una giornata particolare**
Il mese di settembre, in Italia, è dedicato alle feste politiche. La più famosa è quella comunista, o dell'Unità, con stand gastronomici, cantanti, dibattiti e il comizio finale del segretario del partito di fronte a centinaia di migliaia di persone. Le feste degli altri partiti sono, naturalmente, di portata minore, ma non per questo inutili. Sono riprese dalla Rai, sono occasione di contatti, di titoli sui giornali. E alla «festa dell'amicizia», quest'anno a Palermo, i democristiani hanno sempre dato grande importanza. Si svolge dal 19 al 27 settembre. Gli interventi di Giulio Andreotti, la star del programma, sono previsti per il giorno 20. Parlerà, alle ore 10 sul tema «L'Europa, la Sicilia e i paesi del bacino mediterraneo». Non solo, si riproporrà alle ore 15 su «Il superamento dell'ideologismo e il rischio di un mero pragmatismo negli schieramenti politici». Proprio così, roba che farebbe alzare dal letto anche un malato grave. Questo secondo intervento, però, annunciato nel programma per le ore 15, viene spostato alle ore 18. Andreotti è arrivato da Roma all'hôtel Villa Igea, il luogo simbolo della politica palermitana, ovviamente controllato, nella proprietà come nel personale, dalla famiglia mafiosa del quartiere. Ha avuto la suite migliore, lo accompagna Vittorio Sbardella detto Lo Squalo, il proprietario del partito a Roma. Parla regolarmente alle 10 di Europa e Mediterraneo, poi congeda la scorta che la Digos gli ha assegnato. Lo aspettano a pranzo, ma non scende. Si stupisce il suo amico Giuseppe Ciarrapico (un potente ciociaro che si vanta di aver fatto conoscere il Mein Kampf di Hitler attraverso la sua casa editrice). Arriva invece, intorno alle 14, Giovanni Spadolini, che si lamenta per non avere avuto lui la suite migliore, ma poi, imponente, si dirige a tavola, mangiando e dispensando aneddoti, storia e saggezza per almeno un'ora e mezzo. Andreotti ricompare alla vista di qualcuno a ora incerta del pomeriggio, quando entra nel suo appartamento il giornalista Alberto Sensini del Gazzettino di Venezia. Andreotti è in maniche di camicia e sofferente, Vittorio Sbardella gli strizza asciugamani bagnati che il presidente (notoriamente soggetto a violente cefalee) si applica sulla fronte. Concessa l'intervista, Sensini torna nella sua stanza, la trascrive e la detta al suo giornale. Le stanze di villa Igea sono naturalmente dotate di aria condizionata, fuori la temperatura è di trentatré gradi. La scorta della Digos, che ha visto rientrare in albergo il presidente, lo preleva poco dopo le 18 e lo porta all'irrinunciabile dibattito sulla fine dell'ideologismo e sul mero pragmatismo. Anche Sensini, che pure ha terminato il suo compito, vi prende parte. Numerose persone sono presenti sotto un tendone sfidando il caldotorrido. Sebbene con quaranta minuti di ritardo, Andreotti arriva accolto dagli applausi. E qui finisce la giornata palermitana pubblica di Giulio Andreotti, di per sé un piccolo cammeo dei riti e dell'essenza del mestiere del politico. Senonché, sei anni dopo, la procura di Palermo sosterrà che in quelle ore di invisibilità Giulio Andreotti si è recato a un appuntamento con il capo di Cosa Nostra Salvatore Riina e che questi lo abbia calorosamente salutato baciandolo sulle ampie guance.
_(Ap Photo/Alessandro Fucarini)_
_I testi sono tratti da_[Patria 1978-2010](<http://www.amazon.it/gp/product/8856502135/ref=as_li_ss_tl?ie=UTF8&camp=3370&creative=24114&creativeASIN=8856502135&linkCode=as2&tag=wittgenstein-21>) _(Il Saggiatore, 2010), di Enrico Deaglio._
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Quattro torbide storie su Andreotti | Guida ragionata alla lettura di Riina, family life | 0.838923 | https://www.ilpost.it/2013/05/06/quattro-torbide-storie-su-andreotti/ | https://www.internazionale.it/opinione/giuseppe-rizzo/2016/05/05/riina-family-life-libro |
**Non lasciamoli bighellonare, mettiamoli al lavoro.** Togliamo ai richiedenti asilo il diritto di ricorrere in appello. _Corriere_ e _Repubblica_ danno ciascuno - sia pure con titoli meno espliciti di quelli che propongo- la loro propria ricetta per parare l’emergenza profughi che crescerà nei prossimi mesi. Innanzitutto perché crescerà? Perché non potremo più chiudere gli occhi, per scelta o incapacità, e aspettare che il grosso dei profughi si trasferisca (Illegalmente) dove voleva andare, cioè nel nord europa. Le vie -l’abbiamo visto a Ventimiglia e al Brennero- saranno se non bloccate sera controllate. Possiamo, dunque, chiedere loro di lavorare (e quindi pagarsi il soggiorno) mentre sono in attesa del giudizio sul loro diritto d’asilo o sulla espulsione. Si possiamo chiederlo, i comuni che li accolgono possono organizzarsi in tal senso. Ma sarebbe necessario che si trattasse di lavori davvero utili e che si spiegasse bene ai “nativi” come si tratti di lavori per i quali loro non sono disponibili. Possiamo rendere più veloce l’istruttoria giudiziaria che riguarda i profughi? Certo che sì. Lo chiedono tutti quelli che sono venuti per restare, o che non stanno dove altro andare. Ed è vero anche che il diritto d’appello sembra spesso in Italia un modo per rendere più lungo e macchinoso il giudizio. Ho tuttavia forti dubbi che si possa negare a un siriano un diritto che si riconosce a un lombardo. Infine c’è un problema, anzi il problema. Il diritto d’asilo non spetta a chi fugge la fame. Così molti migranti rifiutano di dire le loro generalità. Non si sa chi sono, non si può metterli al lavoro né espellerli, giacché non è noto dove rimpatriarli. Che fare? Si potrebbe, in teoria, dare a ogni migrante un periodo di prova, un permesso con data di scadenza in cambio delle loro generalità. Dopo, o dentro o fuori, con un giudizio che tenga conto anche del loro desiderio e della loro capacità di integrarsi. Ci vogliono soldi, per questo. Senza investire nell’accoglienza non se ne esce. Lo sanno tutti e tutti sanno che l’Europa si nasconde.
Il burkini originale
**Burkini sì, burkini no.** Per il sì, Chiara Saraceno ( _Repubblica_ ), monsignor Galantino ( _Corriere_ ), Fernanda Contri ( _Stampa_ ). Per il no, Paolo Flores ( _Repubblica_ ), Daniela Santanchè ( _Stampa_ ). Per il “ni”, Tahar Ben Jelloun ( _Repubblica_ ). A me appare chiarissimo che portarsi in spiaggia (o entrare nel bagnasciuga) completamente vestite, tra corpi che non nascondono nulla, rappresenti una sfida. Da parte della donna che abbia scelto quel costume, o dell’uomo che glielo abbia imposto, significa dire: “siamo diversi, rifiutiamo il vostro modo di essere”. Ma il nostro, più autentico, modo di essere è proprio la libertà di essere come ci pare. Ora, quando in Francia -presidente Chirac- si scelse la proibizione del velo integrale, si spiegò che ognuno dovesse essere riconoscibile quando entra in un pubblico ufficio: dunque a volto scoperto. Si disse anche che quel velo integrale, a scuola, significava ostentare un simbolo in qualche modo religioso, proibiamolo così come non consentiamo di indossare a scuola una grossa croce al petto. Ma il burkini scopre (almeno) il volto, la persona dunque si riconosce, né possiamo impedire ai testimoni di Geova di far propaganda sul litorale. Allora? Siamo in guerra, si dice, quel simbolo “islamico” rappresenta una forma vistosa di propaganda per la parte avversa. Questo è esattamente quello che desiderano i fondamentalisti wahhabiti e salafiti: conquistare l’autentica rappresentanza dell’islam usando l’umiliazione del corpo della donna come bandiera. (Ho già detto che la prima impresa di Al Wahhabi nella sua città natale fu di far lapidare una donna “infedele”. Per questo fu cacciato dai “maomettami” per esser poi riportato dentro dalle armi di Al Saud, fondatore della dinastia che regna sull’Arabia. Penso che se fossimo in grado di tenere ferma la rotta: ogni umiliazione al corpo della donna è umiliazione dell’umanità dell’uomo -o, se si crede in un dio, al divino che è nell’uomo-, ma al tempo stesso se sapessimo tollerare ogni moda (che non crei un pericolo diretto per un altro uomo), se questo fossimo in grado di fare, non escludo che persino il burkini possa divenire un po' più elegante, far intuire la femminilità di chi lo indossa, e rappresentare un pericolo -o l’inizio di una lezione- per quell’animale -di sesso maschile- che cammina due metri davanti alla donna, scoperto e con in testa un cappellino dalla visiera all’indietro. Mi sbaglio? Possibile.
Renzi fa selfie con commercianti contestatori, maglia regalo
**La manovra cresce a 30 miliardi** , scrive _La Stampa_. I conti non tornano: dalle privatizzazioni sono entrati quest’anno 800 milioni anziché 8 miliardi. Anche ammesso che vada molto bene (per l’erario) la vendita del 30% delle poste, mancheranno 5 miliardi. Il vice ministro Morando -un migliorista che tiene a non dire cavolate- spiega (a Renzi) che solo una ripresa del 2% potrebbe trarci d’impaccio. Quella prevista è dell’ 0,7%. Ferruccio De Bortoli ricorda che il prodotto interno lordo ha perso 28 punti rispetto al 2008. Rispetto alla stessa data, la produzione industriale è caduta del 20%. L’ex direttore del _Corriere_ osserva che gli industriali “non sembrano così impegnati nel ridurre i sussidi pubblici alle imprese che distorcono la concorrenza. Non suscita alcun sincero dibattito la scelta di chi trasferisce sede legale e fiscale all’estero pur continuando a sventolare la propria italianità. Non vi è, tranne rari casi, una discussione meno rituale sul modello industriale del futuro”. Un modo per avvertire che le mance indiscriminate di Renzi sono dannose anche per il sistema industriale.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Migranti da mettere al lavoro, conti che non tornano e burkini. Caffè del 18 agosto | Il lavoro c'è eccome, per gli stranieri | 0.837416 | https://left.it/2016/08/18/migranti-da-mettere-al-lavoro-conti-che-non-tornano-e-burkini-caffe-del-18-agosto/ | https://www.ilpost.it/2011/04/02/il-lavoro-ce-eccome-per-gli-stranieri/ |
>
> Il gruppo [Campari](<https://www.ilpost.it/tag/campari/>), una delle più importanti società di bevande alcoliche e analcoliche al mondo, [ha venduto](<http://it.reuters.com/article/topNews/idITKCN1C928Y-OITTP>) Lemonsoda e la produzione delle sue bibite analcoliche all'azienda di birre e bevande danese Royal Unibrew A/S per 80 milioni di euro. L'accordo comprende la cessione oltre che di Lemonsoda, di Oransoda, Pelmonsoda, Mojito soda, i marchi Crodo, tranne il Crodino, il sito di produzione e imbottigliamento di Crodo, la sorgente d'acqua e il magazzino, e prevede che Royal Unibrew continuerà a produrre alcuni prodotti di Campari imbottigliati nello stabilimento di Crodo.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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| Campari ha venduto Lemonsoda a un'azienda danese | Coca Cola ha comprato l'azienda di acque e bibite Lurisia | 0.8654 | https://www.ilpost.it/2017/10/04/campari-venduto-la-sua-produzione-bevande-analcoliche-unazienda-danese/ | https://www.ilpost.it/2019/09/18/coca-cola-acquista-lurisia/ |
Umanità Nova - Archivio 2000 - art1204
Da "Umanità Nova" n.25 del 9 luglio 2000
Giubi - RAI
I megafoni del Vaticano
La nauseabonda invadenza dei cosiddetti eventi giubilari sembra aver oscurato
le voci del dissenso laico e anticlericale: eppure qualcuno che si oppone allo
strapotere vaticano c'è ma non trova spazio sui grandi mezzi di
comunicazione troppo impegnati a riferire e amplificare anche il più
piccolo avvenimento, spacciandolo per notizia di portata storica. Basta vedere
il risalto dato a una immensa banalità quale lo svelamento dei segreti
di Fatima per rendersene conto. Interessante a questo proposito anche il tenore
con cui si è parlato del vergognoso veto posto da santa romana chiesa
alla giornata del Gay Pride: la sfilata degli omosessuali offende le coscienze
dei cittadini timorati di dio - dice il papa - quindi non s'ha da fare,
tantomeno a Roma nell'anno del giubileo; gli omosessuali sono una banda di
esibizionisti e il loro è soltanto folklore - dicono i mezzi di
comunicazione - e poi rischia pure di cadere il governo. Pochi hanno
approfondito la questione mettendo in evidenza la grave presa di posizione
contro una minoranza (sessuale) che non fa altro che alimentare una cultura di
esclusione e discriminazione. Chissà cosa ne pensano quelli del
Coordinamento di Gruppi di Omosessuali Cristiani in Italia.
Gli esempi non mancano e stimolano una riflessione sull'uso dei mezzi di
informazione ai fini della propaganda clericale. È stato celebrato in
pompa magna il giubileo dei giornalisti, che ha offerto una buona occasione per
comprendere "l'etica nella comunicazione sociale" della premiata ditta Wojtila
& C.
"Attraverso i mezzi di comunicazione sociale la gente entra in contatto con
persone ed eventi - recita il "messaggio del santo padre" diffuso per
l'occasione - formandosi una propria opinione sul mondo in cui vive e
configurando un proprio modo di intendere il significato della vita (...). La
chiesa deve usare con vigore ed abilità i propri mezzi di comunicazione.
I comunicatori cattolici devono essere intrepidi e creativi per sviluppare
nuovi mezzi di comunicazione sociale e nuovi metodi di proclamazione. Ma per
quanto possibile la chiesa deve approfittare al massimo delle
opportunità che le si offrono di essere presente anche nei media
secolari". Affermazioni che si commentano da sole: allo stuolo di comunicatori
"intrepidi e creativi" si sono volentieri accodati i giornalisti "secolari" al
servizio della santa alleanza tra chiesa e stato. Ma non basta. "È
necessario una sorta di esame di coscienza che conduca ad una maggiore
coscienza critica circa la tendenza ad una mancanza di rispetto per la
religiosità e le convinzioni morali della gente" continua il documento,
dal quale emerge la presunzione di avere ormai ottenuto il definitivo monopolio
sulle "convinzioni morali" del popolo decerebrato. Come se non bastasse:
"Proclamare cristo nei mezzi di comunicazione all'alba del terzo millennio non
è solo parte sostanziale della missione evangelizzatrice della chiesa,
costituisce anche un arricchimento vitale, ispirato e ricco di speranza per lo
stesso messaggio dei mezzi di comunicazione" conclude il papa. Già i
telepredicatori dispensatori di verità (religiosi o laici che siano) non
mancano ma non basta ancora.
Leggiamo in un opuscolo a cura della Direzione Comunicazione Promozione e
Immagine della RAI: "Gli ultime giubilei sono stati fenomeni di massa, fatti di
costume, eventi globali ed ecumenici (...) Quello del 2000 lo è
più di ogni altro proprio per l'amplificazione universale che all'"anno
santo telematico" garantiscono i media (o meglio i multi-media)" e continua "la
rai ha un ruolo privilegiato nella ripresa, nella diffusione e (soprattutto,
ndr) nella commercializzazione degli eventi". Apprendiamo che la televisione
pubblica ha stipulato così un contratto con il vaticano per seguire 80
dei 120 appuntamenti giubilari per oltre 200 ore di trasmissione (senza contare
i passaggi quotidiani nei vari TG, le rubriche inserite a qualsiasi ora del
palinsesto, fiction e cartoni animati per accontentare grandi e piccini),
realizzare una collana multimediale sugli eventi e soprattutto sui valori
dell'anno santo ed una campagna promozionale sul significato del giubileo.
Inoltre: un sito internet http://www.giubileo.rai.it), un mensile (Giubileo
Notizie), una pagina su televideo e una videorivista mensile, per non parlare
di un ufficio "booking" per la prenotazione dei circuiti di trasmissione
internazionale gestito direttamente con il centro televisivo vaticano.
Tutto è diretto dal sig. Claudio Iseppi dagli uffici Rai Giubileo
situati a Roma, Borgo Sant'Angelo 23, "a due passi dal vaticano".
Tutto ciò è certamente motivo di vanto per chi ha investito molto
per guadagnare molto in termini economici e politici, noi ci permettiamo di
denunciare il colossale disegno egemonico messo in atto dalla chiesa con
l'intento di escludere e discriminare coloro che rivendicano, pur in forme
diverse, la loro alterità rispetto ad una struttura di dis-valori
precostituiti ed imposti.
Un'ultima riflessione. Come possiamo noi, con i nostri poveri mezzi, ostacolare
tutto ciò? Bastano le nostre urla di rabbia e i nostri cortei colorati?
Proviamo ad elaborare nuovi linguaggi, opponiamo alla complessità e
sofisticatezza dei potenti media la grande forza ideale che ci sostiene e la
semplificazione dei ragionamenti in grado di metterci in comunicazione con la
gente, per instillare il dubbio e l'indignazione.
Lele Odiardo
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Redazione:
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| Giubi - RAI | Renzi ha messo in ginocchio la Rai | 0.855992 | archivio/archivio2000/un25/art1204.html | https://left.it/2017/06/04/renzi-ha-messo-in-ginocchio-la-rai/ |
Un gruppo di deputati di Scelta Civica ha presentato alla Camera nelle settimane scorse [un progetto di legge](<http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0005830.pdf>) per modificare e regolare la legge sulla stampa in particolare per quanto riguarda il trattamento del reato di diffamazione, che negli ultimi mesi è stato molto discusso a causa di apparenti eccessi nelle pene da una parte e di apparenti mancanze nella perseguibilità del reato da un'altra. La proposta è così intestata:
> Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al testo unico di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e al codice penale, in materia di reati commessi con il mezzo della stampa o delle trasmissioni radiotelevisive o con altri mezzi di diffusione, nonché di diffamazione e di ingiuria
Il primo firmatario della proposta è l'onorevole Stefano Dambruoso, già magistrato a Palermo e poi a Milano, ed eletto per la prima volta alla Camera alle elezioni del 2013. Il testo presentato ripropone - tra le altre cose - la questione annosa e delicata dei modi dell'applicazione ai siti internet delle regole che sono valse finora per i media tradizionali per quanto riguarda la diffamazione. Ed è stato già molto criticato per il suo approccio su questo fronte. Per provare a fare chiarezza in una discussione che ormai da tempo appare molto sterile e sostenuta da fazioni che poco si parlano e poco comprendono l'una le ragioni dell'altra, il Post [ha chiesto a Dambruoso](<https://www.ilpost.it/2013/06/26/internet-dambruoso-diffamazione/>) di commentare [le valutazioni di Massimo Mantellini](<https://www.ilpost.it/2013/06/26/internet-diffamazione/>) - uno dei maggiori esperti in Italia sui temi delle nuove tecnologie e dei meccanismi che riguardano blog e siti indipendenti - sulla proposta di legge. Mantellini [ha infine replicato a Dambruoso](<https://www.ilpost.it/2013/06/26/diffamazione-online/>).
> Scelta Civica ha presentato in questi giorni una [proposta](<http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0005830.pdf>) di modifica alla legge sulla stampa che ripropone in maniera quasi letterale una norma sull'obbligo di rettifica già presentata qualche mese fa, fortemente osteggiata e poi accantonata, definita dai suoi critici con il nome di legge "ammazzablog". La proposta attuale intende cancellare il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa (date anche le recenti vicende di cronaca che hanno riguardato il giornalista Alessandro Sallusti) e di estendere a Internet norme sull'obbligo di rettifiche già previste per i giornali. _([continua a leggere](<https://www.ilpost.it/2013/06/26/internet-diffamazione/>))_
>
> Le [osservazioni](<https://www.ilpost.it/2013/06/26/internet-diffamazione/>) di Mantellini danno la possibilità di sfatare alcuni luoghi comuni (falsi miti?) che da sempre accompagnano tutte le riflessioni e i tentativi di regolamentazione della manifestazione del pensiero (in senso lato) nel web.
> Mi pare che le critiche si appuntino sulla estensione della rettifica solo per quanto riguarda la categoria dei siti e dei blog.
> Si afferma: ma come si può esporre a sanzioni e obblighi chi gestisce un banalissimo blog!?… Così si dimostra di non conoscere il web!
> Allora proviamo a decifrarlo questo mondo. _([continua a leggere](<https://www.ilpost.it/2013/06/26/internet-dambruoso-diffamazione/>))_
>
> Ringrazio Dambruoso delle sue osservazioni. Il punto fondamentale resta secondo me inevaso. Il 99% dei blog non ha grande visibilità e lettori e sovente le ipotesi diffamatorie riguardano pagine web che nessuno ha letto e che solo i motori di ricerca consentono di rintracciare. Ne discende che l'esempio del mio blog non ha grandi attinenze con la realtà che la norma comprenderà. Così le rare volte che è accaduto che una richiesta di rettifica giungesse a me, è stata esaudita ben prima delle 48 ore previste: viceversa prevedere di doverla applicare forzosamente a qualsiasi pagina web e con un preavviso tanto breve è un'idea dal mio punto di vista inaccettabile. _([continua a leggere](<https://www.ilpost.it/2013/06/26/diffamazione-online/>))_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La diffamazione e internet | La legge "salva Sallusti" è saltata? | 0.879553 | https://www.ilpost.it/2013/06/26/legge-diffamazione-blog/ | https://www.ilpost.it/2012/11/14/emendamento-diffamazione-carcere-senato/ |
04 giugno 2018 11:30
Con gazebo e tavolo pieghevole, facevano firmare una petizione all’ingresso di un mercato di Torino. Il giorno prima, il 1 giugno, la Lega (il loro partito) aveva formato il nuovo governo italiano con gli alleati del Movimento 5 stelle. Era la loro vittoria, ma il loro stand non attirava molte persone e anche loro non erano particolarmente sorridenti.
“Cosa vi aspettate ora? Qual è la prima cosa da fare?”, gli domando.
“I migranti!”, mi risponde il più giovane dei tre militanti. Chiederete una maggiore solidarietà da parte dell’Europa? Scoppiano a ridere. No, non si affidano all’Europa, ma chiedono di “fare differenza tra i profughi politici e i migranti economici”, mi spiega solennemente una signora bionda. Si alza, mi prende da parte e mi dice con tristezza “questo governo non durerà”.
Sfiducia condivisa
La signora appartiene all’ala thatcheriana della Lega. Per lei il problema sono i migranti – “In Italia abbiamo molti chilometri di costa, questo è il problema” – ma ancora più importante è ridurre la pressione fiscale: “O rinunciamo noi, la Lega, cosa che è esclusa, o devono essere i cinquestelle a rinunciare al reddito di cittadinanza di quasi 800 euro al mese. Solo che non lo faranno mai. A quel punto resterà solo un’alternativa: la bancarotta o lo scioglimento della coalizione”.
In tutte queste nuove forze nazionaliste emerge un mix tra Margaret Thatcher e il rifiuto dei vecchi partiti
L’Italia condivide questa sfiducia. Naturalmente ci sono molti entusiasti ai raduni della Lega e dei cinquestelle, ma la maggior parte della popolazione, a prescindere dall’orientamento politico, non crede che la squadra di governo avrà vita lunga.
L’Italia è in attesa della prossima puntata, ma ha davvero ragione a essere così stranamente calma? Forse sì. Questa coalizione, quest’alleanza di contrari, è chiaramente insostenibile, ma per esempio cosa fa Trump? Riduce le imposte per i più ricchi (i suoi simili) e tassa le importazioni di acciaio europeo per presentarsi come paladino degli operai americani e farsi rieleggere. In tutte queste nuove forze nazionaliste che hanno ovunque il vento in poppa emerge un mix tra Margaret Thatcher e il rifiuto dei vecchi partiti che non riescono più a difendere le conquiste sociali dei loro elettori e a proteggerli dal mondo esterno.
Queste nuove forze sono totalmente contraddittorie perché la riduzione delle tasse significa riduzione delle protezioni sociali e dei beni comuni. Eppure crescono, a scapito di partiti moderati di destra e di sinistra sempre più indeboliti. Come Trump, queste forze possono distruggere in pochi mesi equilibri fondamentali. Questo significa che la coalizione romana, a prescindere dalla sua solidità, non ha niente di aneddotico e potrebbe durare, provocando enormi disastri.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Italia
| L’Italia aspetta le prime mosse del nuovo governo | La fine dell’austerità non dipende solo dalla Commissione europea | 0.853411 | https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2018/06/04/italia-nuovo-governo | https://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2016/12/06/austerita-commissione-europea-voto-finale |
È discusso in molti paesi, e anche in Italia, [il tema della cosiddetta "evasione fiscale legale"](<https://www.ilpost.it/2014/06/11/indagine-ue-tasse-apple/>) che riguarda alcune grandi multinazionali che operano su internet: in estrema sintesi si tratta della contraddizione – generata dalle rivoluzioni digitali nel commercio e nei servizi online – tra il luogo dove le aziende hanno formalmente ma anche operativamente sede, e i luoghi dove vendono e consegnano i loro prodotti. Questa contraddizione fa sì che le suddette aziende operino e facciano ricavi evitando la tassazione dei paesi in cui operano e fanno ricavi: [uno dei casi più noti](<https://www.ilpost.it/2014/10/01/apple-irlanda-aiuti-stato/>) è quello delle multinazionali digitali americane che hanno creato delle sedi in Irlanda dove ci sono incentivi fiscali altissimi, dalle quali però poi gestiscono business e commerci con clienti e operazione in altri paesi europei, dove non pagano le tasse pagate da business simili al loro. E questo è il nodo principale della questione, quello della presunta concorrenza sleale che si crea nei confronti di aziende locali che fanno lo stesso lavoro ma gravate da limiti fiscali più onerosi.
Del tema si parla molto da un po' e spesso un'analisi lucida delle possibili soluzioni è appannata dagli interessi dei concorrenti: contro Google, Amazon o Apple (ma la questione riguarda [anche Fiat, per esempio](<https://www.ilpost.it/2014/06/11/indagine-ue-tasse-apple/>)) vengono spesso confuse da parte dei media tradizionali le fondate accuse di concorrenza sleale con altre questioni più pretestuose, nel tentativo di competere con la loro frequente maggiore forza di innovazione e qualità del prodotto. Mentre per gli utenti e clienti la priorità è appunto una corretta concorrenza che permetta a ogni impresa di competere sul piano della qualità dell'offerta, senza handicap fiscali o privilegi nazionalistici. Su questo aspetto – quello esattamente fiscale – ha oggi presentato una sua proposta in un'intervista a _Repubblica_ il senatore del PD Massimo Mucchetti. Proposta ardita e creativa, ma come spiega lui stesso volta a togliere il manico del coltello dalle mani delle aziende privilegiate dal sistema corrente.
> **Come evitano il Fisco gli assi del web?**
«Sottraggono imponibile fatturando da paradisi fiscali beni e servizi dematerializzati ai clienti europei. La società emittente, basata in Irlanda o Lussemburgo, pagherebbe imposte modestissime. Ma arriva a non pagar nulla perché si carica di royalties da versare a una controllante, anch'essa off-shore, così da pareggiare i ricavi. Questi diritti di sfruttamento di brevetti o marchi sono esentasse se chi incassa finanzia spese in ricerca della casa madre, ovunque nel mondo. È un meccanismo che Google e Amazon ben conoscono».
**In cosa consiste il suo emendamento?**
«Oggi i colossi web possono dire che non fanno utili in Italia perché non vi hanno una "stabile organizzazione". Il concetto di stabile organizzazione è il perno dei trattati Ocse contro la doppia imposizione fiscale. Un meccanismo ragionevole, ma nel nostro caso obsoleto perché legato al possesso di fabbriche e uffici quando, nel mondo web, il reddito prende altre forme».
**Quindi vanno cambiati i trattati?**
«Sì. Ma un conto è varare una commissione di studio, un altro è prendere decisioni incisive come base per negoziare con i governi sostenuti dalla lobby del web. Il Regno Unito ci prova. E noi? Perché non obbligo a banche e gestori di carte di credito, che eseguono pagamenti verso l`estero per beni e servizi dematerializzati, di trattenere un`imposta del 26% ove i beneficiari non dichiarino la stabile organizzazione in Italia?».
(leggi per intero [sul sito del Partito Democratico](<http://www.partitodemocratico.it/doc/274495/mucchetti-una-tassa-per-i-colossi-del-web.htm>))
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Una proposta sulla questione della concorrenza sleale delle grandi aziende digitali | Le tasse che paga Apple | 0.845828 | https://www.ilpost.it/2014/12/19/proposta-sulla-questione-della-concorrenza-sleale-delle-grandi-aziende-digitali/ | https://www.ilpost.it/2012/04/30/le-tasse-che-paga-apple/ |
Ancora morte nelle cave. Quasi sempre con un boato assordante! È un conto pesante quello dei cavatori morti sulle Apuane. La rabbia non deve rimanere chiusa a mezza bocca. Questo e’ un nervo scoperto.
Da tempo la Lega dei cavatori del marmo si batte, si organizza e vuole ridare dignita’ agli operai del marmo per la sicurezza sul posto di lavoro, per le condizioni del lavoro nelle cave, l’escavazione controllata e il riconoscimento del lavoro usurante. Con i loro metodi hanno imboccato la giusta strada.
Politica, padroni, istituzioni, enti non vogliono e non possono andare alla radice del problema. I problemi nelle cave devono essere risolti dagli operai stessi! L’Unione e’ Tutta al vostro fianco. Esprime la sua solidarietà e con ogni mezzo sosterrò la vostra lotta.
Inoltre esortiamo la cittadinanza di Carrara ad appoggiare e aiutare le lotte degli operai.
Unione Sindacale Italiana
| Comunicato di solidarietà ai cavatori - | Il Germinal di Carrara dalla parte dei Cavatori di Carrara - | 0.80215 | https://umanitanova.org/comunicato-di-solidarieta-ai-cavatori/ | https://umanitanova.org/il-germinal-di-carrara-dalla-parte-dei-cavatori-di-carrara/ |
© François Brunelle
[François Brunelle](<http://francoisbrunelle.com/>) è un fotografo canadese nato nel 1950. Incuriosito dai volti e dai sosia, dal 1999 fotografa coppie di persone che si assomigliano ma che non condividono alcun legame di parentela.
Il progetto si intitola _" I am not a look-alike!"_ e sta facendo nuovamente il giro della rete. Brunelle racconta che grazie all'idea di pubblicare le foto più recenti sui social network sta ricevendo moltissime nuove proposte di aspiranti sosia. Per ora la collezione è arrivata a circa 200 fotografie: i soggetti sono fotografati vicini, Brunelle ha cura che siano vestiti in maniera simile e che durante lo scatto assumano un'espressione comune. Le immagini sono in bianco e nero, scelta che aiuta a uniformare i personaggi.
Le persone all'inizio sono state trovate attraverso il passaparola. Mano a mano che il progetto si diffondeva, Brunelle ha ricevuto delle segnalazioni. Ci si può proporre come aspiranti coppie di sosia inviandogli le due fotografie. Sul [sito](<http://francoisbrunelle.com/>) di Brunelle, che è in diverse lingue, c'è una sezione con le [domande](<http://francoisbrunelle.com/index.php?id=67&lang=en>) più frequenti che gli aspiranti sosia chiedono prima di poter partecipare.
[ ](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-00/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-00/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-15/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-16/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-19/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-20/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-01/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-02/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-03/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-04/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-05/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-06/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-08/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-09/>) [](<https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/francois-brunelle-21/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Ritratti di sosia | Mandare tutto all'aria | 0.851283 | https://www.ilpost.it/2012/12/17/ritratti-di-sosia/ | https://www.ilpost.it/2013/02/08/cerise-doucede/ |
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>>> Ieri il Presidente della Repubblica ha celebrato i 200 anni di una delle istituzioni universitarie più importanti del nostro Paese, la Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è misurato, fra l'altro, con gli echi (molto vividi nei manifestanti che l'hanno accolto) del dibattito attuale sull'Università. Prendo lo spunto, ora che la riforma dorme in Senato i sonni della sessione di bilancio, per qualche riflessione orientativa destinata soprattutto a chi si chiede, dall'esterno, che cosa stia succedendo.
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>>> **La mobilitazione attuale**. La mobilitazione autunnale dei nostri Atenei assomiglia a un rito che più o meno fatalmente si esaurisce con l'accendersi dei termosifoni. Quest'anno però c'è qualcosa di oggettivamente nuovo: non assistiamo soltanto a marce di studenti, ad assemblee gremite, a occupazioni più o meno estemporanee, ma un movimento organizzato e per la prima volta ben coordinato a livello nazionale, la [Rete 29 aprile](<http://www.rete29aprile.it/>), sta dando un'inusitata concretezza alla protesta: sta cioè seriamente mettendo in forse la cosiddetta "offerta didattica" di molti Atenei tramite la semplice rinuncia dei suoi aderenti (tutti ricercatori) ai carichi didattici che, da contratto, non pertengono loro.
> Questa coraggiosa protesta ha così svelato quanto importanti siano i ricercatori nel funzionamento dell'Università attuale, e ha contestualmente offerto l'occasione di denunciare – con più forza e senno del solito – i mali del sistema che la riforma attualmente in discussione alla Camera non affronta o, spesso, peggiora. Soprattutto, docenti, ricercatori e studenti si sono trovati uniti nella denuncia di quello che è il problema di fondo, ovvero la mancanza di adeguate risorse finanziarie, una mancanza aggravata l'anno scorso dai tagli del ministro Tremonti, così ingenti (secondo varie stime, circa un miliardo e mezzo di euro) da porre diversi atenei in una posizione di oggettiva difficoltà per quanto riguarda la mera sussistenza. E tutto questo ha contribuito a [risvegliare](<http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/perche-la-riforma-gelmini-e-da-rottamare-prima-che-nasca>) almeno parzialmente le coscienze e lo spirito [critico](<www.menodizero.eu>) di una [classe](<http://www.nuvole.it/difesauni/in-difesa-universita-TESTO-e-adesioni-22lug2010.pdf>), quella dei docenti universitari, che sempre più stava affondando nelle proprie contraddizioni e nella disistima del mondo esterno.
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>>> **Cenni storici**. Cerchiamo di dipanare alcuni fili di questa matassa partendo da un minimo background storico. L'Università italiana ha cambiato faccia, diventando università di massa, sul finire degli anni '60, per la precisione con la liberalizzazione degli accessi alle facoltà del 1969. Mettiamo da parte ogni giudizio storico su questa scelta, sul ruolo che in essa giocò il movimento sessantottino, sullo spirito che la muoveva e sui correttivi che l'hanno stravolta (oggi a moltissime Facoltà si accede dopo un test); e stiamo ai fatti. Nel decennio successivo vi furono numerose assunzioni, per lo più necessarie alla luce dell'aumento degli iscritti, e condotte sulla base di un sistema (3 vincitori per ogni concorso: il primo assunto e due idonei in cerca si sede) che con la legge 382 del 1980 cambiò radicalmente. Dal 1980, infatti, un meccanismo de facto equivalente a una gigantesca ope legis consentì l'ingresso in ruolo (a vita) di migliaia di "precari", che negli anni immediatamente seguenti, superando un semplice esame, intasarono i ranghi dell'accademia. Con l"80 fu anche istituita la tripartizione del corpo accademico in ordinari, associati e ricercatori, questi ultimi senza alcun onere didattico, e votati esclusivamente alla ricerca (al massimo ad attività di supporto alla didattica svolta da associati e ordinari). Seguì un fisiologico periodo di reflusso negli ingressi, favorito anche dal fatto che a partire dal 1990 ai ricercatori fu consentito di insegnare, dapprima con modesti onorari, poi gratuitamente, ma dando loro la fondata prospettiva di costruirsi una piattaforma per una futura progressione di carriera. Così andò in effetti per alcuni (e non sempre per i più meritevoli), ma non per tutti.
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>>> Gli anni '90 videro due eventi di grande portata, entrambi legati al nome del ministro Luigi Berlinguer: da un lato la cosiddetta "autonomia" degli Atenei, di fatto un decentramento delle risorse che risultò nell'economia fino all'osso in alcune sedi e nello spreco in altre (un fenomeno che perdura sino ad oggi), dall'altro l'introduzione del sistema "3+2", che ci ha omologato in larga parte all'Europa sul piano formale, agganciandoci al cosiddetto e famigerato "Processo di Bologna", ma è stato messo in atto nel modo più dissennato: nessuna riorganizzazione sostanziale della didattica, ovvio allungamento del percorso di laurea, moltiplicazione e conseguentemente assottigliamento degli esami (si veda quanto ne [dice](<http://www.repubblica.it/economia/2010/10/15/news/il_paese_dei_dottori_laureati_al_parcheggio-8071372/>) Umberto Eco), curricula spesso simili a ircocervi: la proliferazione di insegnamenti che ha preceduto e seguito questa riforma, l'introduzione dei cosiddetti Crediti Formativi, e la conseguente, necessaria riorganizzazione dei piani di studio, hanno gettato l'università tutta in un cantiere dal quale non si è ancora ripresa. E soprattutto hanno trasformato l'idea stessa dell'università (specie per quanto riguarda la formazione umanistica), esortando il discente a collezionare crediti (come i punti del supermercato) anziché a formarsi come persona, e marginalizzando il docente in una sorta di travet dal quale ci si aspetta non già un contributo alla crescita della società, sibbene l'ordinata somministrazione e amministrazione di un nucleo di nozioni di base a studenti sempre meno preparati. Di questo ha [discusso](<http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/07/20/era-una-volta-il-professore-noi.html>) recentemente, con somma lucidità, Carlo Galli.
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>>> Negli anni si sono succedute poi una serie di piccole riforme dei concorsi, i quali nel 1998 compirono il grande salto passando da "nazionali" a "locali", con un semplice cambio di modalità (nel senso dell'agevolazione) dei fenomeni corruttivi e dei favoritismi. Il particolarismo locale (che ancora non passava per federalismo) condusse poi a una proliferazione di sedi decentrate o tout court nuove anche in città o cittadine dove esse il più delle volte non avevano alcuna ragion d'essere; ma è vero che non di rado in sedi piccole o marginali sono stati sistemati ricercatori e docenti di prim'ordine, con tanti saluti all'intenzione di creare "centri di eccellenza", e con ulteriori saluti alla possibilità di creare veri centri di ricerca pura quali proliferano in altri Paesi (il CNRS in Francia, il Max-Planck in Germania). L'ultimo decennio ha visto un fenomeno singolare: prima una serie di concorsi condotti alla vecchia maniera, ovvero con "bine" o "terne" di vincitori, in cui gli idonei, senza ulteriori ambagi o dopo qualche tempo di purgatorio, venivano chiamati dalla loro università di origine (o, per i più fortunati, da un'altra disponibile); poi una progressiva contrazione e infine un blocco prolungato (per le due fasce della docenza), cui gli Atenei si sono sottratti solo tramite apposite deroghe; oggi non abbiamo altro che timide infornate di nuovi ricercatori (sempre presentate come "l'ultima spiaggia"), anche perché nel frattempo la "piramide" fra le tre fasce si è rovesciata e un mare di gente è diventata ordinario con idoneità di dubbio merito.
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>>> [](<https://www.ilpost.it/2010/10/19/luniversita-italiana-spiegata-bene/2/>)
> [](<https://www.ilpost.it/2010/10/19/luniversita-italiana-spiegata-bene/>)
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> Nei meandri di questo percorso sono cambiate molte cose. Tra le più trascurate, ma non per questo meno importanti, segnalo la progressiva riduzione (specie nelle piccole sedi) dell'apparato amministrativo che un tempo si occupava del funzionamento ordinario: in un periodo in cui ordinamenti diversi si sono sovrapposti l'uno all'altro, e la confusione (anzitutto per gli studenti) ha regnato sovrana, sulle spalle dei docenti è caduto il peso della gestione di complessi passaggi (da un curriculum all'altro, da un sistema a 4 crediti a uno a 5 crediti e poi a 6 crediti: i bizantinismi che si insinuano in queste pieghe sono inenarrabili, e spesso in grado di spiazzare completamente una matricola come un terz'anno), ma anche di tutto ciò che un tempo era demandato al personale di segreteria: registrazione degli esami, controllo dei piani di studio, richieste di finanziamenti, compilazione di domande e registri in quantità. Questo processo di burocratizzazione, di riforma continua e di conseguente instabilità strutturale, ha drenato molte energie, e ha interessato in modo ancor più pernicioso la scuola secondaria: in ambedue gli ambiti ha radicalmente trasformato la caratura e l'immagine del professore universitario, come lamentava anni fa su "Repubblica", nel suo addio alla professione, Claudio Magris.
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>>> E poi, come si sarà capito, sono cambiati i numeri: a un decennio di vasto reclutamento (gli '80), nel quale gli insegnamenti e i settori scientifico-disciplinari si sono moltiplicati senza criterio (favorendo la stabilizzazione di personale inutile e, sul piano culturale, una parcellizzazione del sapere che, almeno negli humaniora, ha pochi riscontri in altri Paesi), ha fatto seguito un periodo di altalene, in cui ondate di ingressi e di pause si sono succedute senza alcuna ratio, sfuggendo a ogni piano di regolarità e ad ogni programmazione. Infine – e questa è la situazione presente – i blocchi degli anni Duemila hanno causato, e vieppiù causeranno nei prossimi pochi anni, un rapido invecchiamento del corpo docente, e il progressivo svuotamento di alcuni settori (nel 2018, si calcola, il 50% degli attuali ordinari sarà in pensione: è logico, se si pensa che molti sono entrati nell"80). Come si è sopperito, e come si intende sopperire a tale evenienza?
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>>> In vari modi: coscrivendo a far lezione tutti i ricercatori (già dal '90, l'abbiamo visto); arruolando tramite contratti annuali (spesso pagati poche lire, talvolta – in modo quasi offensivo – gratuiti) "esperti" esterni, per lo più giovani, che sognano di mettere così un piede dentro il sistema (e vanno incontro ad amari risvegli); arruolando a costo zero i docenti che vanno in pensione, e che così rimangono nell'istituzione (cioè non perdono studio e poltrona), occupando i posti a detrimento dei giovani; raddoppiando, a parità di salario, il numero di ore di insegnamento, cosicché io che sono entrato nel 2006 faccio 120 ore mentre fino al 2000 praticamente nessun docente insegnava più di 60 (e sorvoliamo sul fatto che diversi docenti anziani o occupati in altre lucrose attività professionali trovano diversi escamotages per mantenere siffatto privilegio): quest'ultimo è uno dei lasciti della peraltro sfortunata riforma Moratti, ben descritta nei suoi aspetti grotteschi e falsamente corporativi da un pamphlet di Pierluigi Pellini ( _La riforma Moratti non esiste_ , Il Saggiatore 2006). Quando si parla dei docenti universitari come dei privilegiati fannulloni (questa è la retorica brunettiana sdoganata dal presente governo), bisognerebbe distinguere la storia – per quanto ancora ben incarnata in figure viventi, specie in Facoltà dove i docenti guadagnano profumati compensi tramite studi medici o legali – dal futuro che è già presente, e che volge alla proletarizzazione della classe. Ma soprattutto bisognerebbe riflettere a quanta parte dell'attività didattica pesi non solo sui ricercatori (che sono, come abbiamo detto, gli alfieri della protesta odierna), ma anche su una enorme quantità di figure non strutturate, che oscillano fra la tipologia del docente-soprammobile (tipicamente un VIP reclutato per attirare ingenui studenti) e la tipologia dello schiavo. Sul processo in atto non si può non consigliare il libro – ahimè sempre più attuale – di Gigi Roggero, _[Intelligenze fuggitive](<http://www.ibs.it/code/9788872853887/roggero-gigi/intelligenze-fuggitive-movimenti-contro.html?shop=5229>)_ , manifestolibri 2005.
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>>> **Il reclutamento**. Ciò che non è cambiato è la sostanza che presiede al meccanismo del reclutamento: non è affatto esagerato sostenere che, in più o meno tutte le Facoltà, il sistema dei concorsi sia regolato da un complesso reticolo mafioso, che tollera qualche smagliatura ma rimane nella sostanza inconcusso: ci sono i padrini, gli esecutori, le famiglie (spesso camuffate del nome di "scuole"); e, come in terra di mafia, ci sono i padrini abili (ovvero professori oggettivamente egregi nel loro ambito, e pronti a sfruttare il loro prestigio per gestire potere sottobanco), i padrini più imbranati, e i mitomani. Nella prassi normale, a un concorso corrisponde un vincitore prefissato, talché si fa in modo – tramite opportune tattiche dissuasorie – che non si presentino altri candidati, specie se temibili; ove questi si presentino ugualmente, vengono impallinati al di là di ogni ragionevolezza. Spesso si riduce la corruzione universitaria alla sola questione di Parentopoli, che è certo la più facilmente comprensibile, anche se spesso è presentata con qualche ipocrisia o censura (a Bari, per esempio, si suole guardare a mogli e figli nella Facoltà di Medicina, ma remore politiche fanno sì che pochi chiedano ragione della scritta "Nepotisti" sui muri dei corridoi della Facoltà di Lettere). In realtà, il fatto più preoccupante è rappresentato dal "sistema" (in senso siciliano) di cui dicevo, che va ben oltre i cognomi, fa leva su una diffusa omertà e, come la 'ndrangheta, non conosce pentiti: le uniche voci, per lo più inascoltate, sono quelle delle vittime: da Nicola Gardini, fine critico letterario che ora insegna a Oxford ( _[I baroni](<http://www.ibs.it/code/9788807171703/gardini-nicola/baroni-come-e-perch-egrave.html?shop=5229>)_ , Feltrinelli 2009), ai protagonisti del libro di Davide Carlucci ([Un paese di baroni](<http://www.ibs.it/code/9788861900158/carlucci-davide-castaldo-antonio/paese-di-baroni-truffe.htmlhttp://www.ibs.it/code/9788807171703/gardini-nicola/baroni-come-e-perch-egrave.html?shop=5229>), Chiarelettere 2009) – tutte storie drammaticamente vere. Una delle pochissime voci (auto)critiche è stata [quella](<http://temi.repubblica.it/micromega-online/luniversita-del-servilismo-tre-proposte-per-una-riforma/>) di Roberta de Monticelli, le cui parole sono da condividere in toto.
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>>> Beninteso: ciò non vuol dire che tutti i concorsi siano truccati (nelle facoltà scientifiche ne ho visti di sanissimi), né tanto meno che tutti i vincitori siano indegni: al contrario, talvolta i "predestinati" sono effettivamente meritevoli, e talaltra una commissione decide di sistemare un candidato che altrimenti rischierebbe di diventare (come usa dire) un "caso nazionale". Ma il problema sta nel principio, cui apparentemente nessuno obietta, e non nei meccanismi tramite i quali si realizza: certo, un concorso messo su fra tre amici che si fanno eleggere dai colleghi, e che aprono e chiudono la pratica in un'unica sede, riesce più facilmente pilotabile di uno in cui la commissione è sorteggiata e il vincitore finisce in un listone nazionale. Ma anche sui sorteggi si può brigare: la legge attualmente in vigore, tanto strombazzata dalla Gelmini, non solo ha chiuso definitivamente le porte delle commissioni a chiunque non sia ordinario (altro che detronizzazione dei baroni), ma si è ben guardata dal fondarsi sul sorteggio "secco", prevedendolo solo dopo una preventiva elezione dei commissari papabili; e non ha eliminato la radice del problema, il famoso "membro interno" che molto spesso fa e disfa a suo piacimento. Per quanto riguarda i listoni degli idonei, poi, tutto dipende dal metodo con cui si può poi scegliere fra gli idonei medesimi: se i Rettori potranno attingervi liberamente, vorrà dire che ogni Dipartimento (cioè ogni docente, pardon ogni barone) si prenderà solo chi vuole, e se non vuole nessuno non prenderà nessuno e aspetterà il prossimo giro.
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>>> Ben poco si può contro lo spirito e l'intenzione delle persone: nulla di sostanziale cambierà finché accadrà che un gruppo di docenti anziani, magari riuniti in organismi perfettamente alla luce del sole (che si chiamino "Consulte" o "Associazioni": le adunanze annuali sono spesso mascherate da convegni scientifici), stabilirà tramite colloqui personali e riservati i destini dei "giovani" più o meno promettenti alle loro dipendenze. Lo dice uno che nell'Università è entrato (certo immeritatamente, e grazie al disinteressato aiuto di qualcuno), ma ha visto i migliori tra i suoi compagni di studi (molti allevati dalla prestigiosa istituzione di cui dicevamo in apertura) costretti a emigrare, per vincere– in concorsi cristallini – posti stabili negli atenei di Cambridge, Oxford, Harvard, Los Angeles, Friburgo, Parigi, Nantes…: di fatto l'Italia si è privata della crème di una intera generazione di studiosi, per non parlare degli scienziati che hanno fatto le valigie per l'America, la Svezia, la Francia o l'Inghilterra attratti dai favolosi contratti della Microsoft o della McKinsey, o – più modestamente, per chi amava la ricerca – da laboratori canadesi, svedesi o americani totalmente sconosciuti in terra ausonia. La legge sul "rientro dei cervelli", al di là degli abusi pure avvenuti, ha in parte mitigato il bilancio, ma in realtà ha risolto solo casi isolati, non ha fornito prospettive di lungo periodo, e comunque soltanto dove vi era una forte volontà della sede (leggi: del docente) ospitante.
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>>> [](<https://www.ilpost.it/2010/10/19/luniversita-italiana-spiegata-bene/3/>)
> [](<https://www.ilpost.it/2010/10/19/luniversita-italiana-spiegata-bene/2>)
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> L'alea e l'episodicità del reclutamento crea il presupposto per la camarilla e l'arbitrio: e il problema nasce sin dai dottorati di ricerca, dove migliaia di laureati vengono illusi di una carriera accademica che ex post la gran parte di loro – ormai alla soglia dei 30 anni – scoprirà essere un miraggio (senza contare che negli ultimi anni perfino la carriera nella scuola è stata congelata: quali prospettive dovrebbe dare un docente a chi s'iscrive oggi in Italia?). E questa situazione è tanto più perversa quanto più si inserisce in una generale mancanza di strategia per l'Università, un settore che governi di ogni colore hanno sostanzialmente trascurato, o giudicato secondario, o esposto a logiche e contrattazioni del tutto allotrie. È questa incuria bipartisan (ben [richiamata](<https://www.ilpost.it/2010/07/28/il-fallimento-delluniversita/>) da Guido Crainz) ad aver condotto al presente encomio del CEPU, dove le studentesse sono belle e brave; è questo svuotamento dall'interno (culturale ancor prima che normativo) ad aver privato l'Università di uno status forse antipatico, ma drammaticamente necessario per la società tutta.
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>>> **La riforma**. Veniamo dunque alla riforma Gelmini, che non è in alcun modo "epocale", e che fa specie chiamare con il nome di una signora che fino a un anno fa non sapeva assolutamente nulla dell'Università, e dunque è di fatto esecutrice di politiche altrui. Non si può negare che essa cerchi di affrontare alcuni nodi critici; ma i punti qualificanti, le novità più cospicue (che sono poi, al di là dei dettagli, gli elementi di maggiore interesse in quanto rivelano l'indirizzo politico di fondo), destano una comprensibile preoccupazione in larghi settori del mondo universitario, e non solo nelle fasce più "conservatrici": di qui l'ampia mobilitazione di cui dicevamo all'inizio. Prendiamo per esempio alcuni dei punti elencati dal "Corriere della Sera" (grande sponsor della riforma, anzitutto per opera di firme come Giavazzi e Panebianco), e [ripresi](<https://www.ilpost.it/2010/10/04/riforma-universitaria-gelmini/>) giorni fa dal "Post":
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>>> **1)** La "governance". Il rettore, è vero, non potrà restare in carica più di 6 o 8 anni. Sorvoliamo sul fatto che i Rettori in carica, tramite una serie di escamotages transitori, vi rimarranno ancora per un bel po', e che non risponderanno dei buchi di bilancio che hanno creato in molte sedi. Ciò che è più rilevante è che i poteri del rettore vengono con questa riforma assai ampliati, e soprattutto viene attribuito un peso decisivo in ogni settore (financo nell'organizzazione della didattica) a un organismo come il Consiglio di Amministrazione, dove siederà un 40% di rappresentanti "esterni" al mondo accademico, ovvero esponenti delle banche, dell'industria, indirettamente della politica: non è un caso che tra i più impazienti fautori della riforma vi sia proprio Confindustria. Non inganni il fattore numerico: un 40%, se è quello che detiene o vanta di detenere i cordoni della borsa, può facilmente pesare ben più del 60, e indicare, scelta per scelta, l'orientamento decisivo di ogni singolo Ateneo. Ma c'è di più: a una rappresentanza del 40% non è in alcun modo connesso l'obbligo di finanziare l'Università per una quota corrispondente, talché di fatto i nostri grandi imprenditori – la cui propensione al rischio personale nella gestione delle aziende pubbliche è arcinota – si troverebbero ad amministrare il denaro pubblico sic et simpliciter. Né si argomenti che già oggi, in diverse università, al CdA partecipano esterni: nel momento in cui, per legge, il profilo dell'istituzione cambierà, è palese che gli equilibri attuali saranno potentemente trasformati. Già questo appare, del resto: per limitarmi alla mia sede (Ca' Foscari, dove peraltro una [recente](<https://www.ilpost.it/2010/06/16/un-paese-discontinuo>) ventata di decisionismo non sta certo creando climi armoniosi fra le varie componenti), segnalo la scelta di invitare ad aprire l'anno accademico (il prossimo 22 ottobre) un personaggio discusso ma potente come Paolo Scaroni, o la laurea ad honorem incredibilmente [tributata](<http://www.corriere.it/cronache/09_gennaio_14/laurea_honorem_stella_rizzo_723fb462-e202-11dd-b227-00144f02aabc.shtml>) a un chiacchierato finanziatore, o ancora la corsa ad accaparrarsi i fondi leghisti per una [cattedra](<https://www.ilpost.it/2010/05/17/cattedra-dialettologia-venezia/>) di dialettologia italiana.
> A favore di questo intervento, poi, si suole citare il modello nordamericano: ma lì esso vale anzitutto per le grandi università private, nelle quali i privati investono davvero, richiedendo però anche rette salatissime in cambio di un'istruzione eccellente per coloro che possono permettersela, o per i genitori disposti a indebitarsi fortemente per gli studi dei figli, o per chi può fruire di borse di studio (sappiamo quali distorsioni ottiche ciò procurerebbe nel nostro Paese di evasori): un modello rispettabile, ma certo non esportabile tal quale né d'emblée alle nostre latitudini, dove mi si dovrebbe indicare una classe imprenditoriale disposta a investire seriamente in ricerca e formazione, ché io non la vedo punto. Mentre vedo i rischi dell'ingresso in Università di capitali di dubbia provenienza (che cosa accadrebbe nel Sud?), e vedo la differenza sostanziale rispetto all'America, e cioè l'assoluta mancanza di interesse delle università a reclutare i migliori per aumentare il proprio potere di attrazione nei confronti degli studenti. Anche in Canada, dove il sistema è misto, la presenza di forti consigli di amministrazione esterni ha portato alla sindacalizzazione del personale docente e non-docente, con prevedibili scontri contrattuali – non certo un modello da seguire. Più in generale, non si vede il senso di inseguire un modello di fasulla aziendalizzazione, non si vede l'urgenza di declinare il principio di "autonomia" in questa accezione, quando in tanti altri settori della pubblica amministrazione passi analoghi hanno portato danni evidenti. Così facendo, si confina l'università in un ruolo di inseguimento del profitto, ruolo che per statuto non gli compete: è ovviamente un gran bene che l'università dialoghi con le realtà produttive, con gli enti locali, con chiunque s'interessi ad essa senza ripromettersi guadagni diretti o pedigree per coprire attività chiacchierate; ma in ogni caso questo dialogo non deve avvenire in posizione subordinata, come se i professori dovessero anzitutto essere bravi cercatori di fondi (ché a tanto siamo, ormai), o come se l'università fosse una risorsa a disposizione d'altri – la piega ingloriosa che ha preso l'esperienza delle ASL dovrebbe forse insegnare qualcosa.
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>>> **2)** I docenti. I professori, è vero, andranno in pensione prima: in sostanza verrà semplicemente ripristinato lo spirito originario delle norme (70 anni per gli ordinari, 68 per gli associati), sfrondando l'uso ormai invalso di concedere proroghe e fuori ruolo che hanno reso inamovibili molti docenti di 72, 73, 74 anni e più. Il principio è sacrosanto, basti pensare che in Germania a 65 anni anche i docenti più illustri sono costretti al ritiro: ma qui si celano due inghippi, derivati dal presupposto fondamentale e sottaciuto, ovvero il blocco del turnover. Dal momento che, allo stato, per 5 professori che vanno in pensione se ne può reclutare uno solo (in certi casi due), l'esito del pensionamento di massa previsto per i prossimi 2-3 anni (e in parte già in atto) potrebbe essere o lo svuotamento (e dunque il crollo) di interi corsi di laurea, privati sia dei docenti anziani sia del necessario ricambio, o in alternativa il surrettizio mantenimento in servizio dei docenti anziani tramite contratti di insegnamento più o meno gratuiti, che li tengano comunque incollati alla loro poltrona. Ambedue questi processi, in diverse facoltà e in diverse misure, sono di fatto in opera già oggi, e concorrono a togliere ogni spazio per future assunzioni. Per di più, con la riforma tutto il potere viene concentrato nelle mani degli ordinari, ancora più di quanto già non lo sia: si procede nel senso esattamente opposto a un'"apertura" dell'Università a tutte le sue componenti.
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>>> **3)** I ricercatori. Il ruolo dei ricercatori viene abolito: viene introdotta la figura del ricercatore a tempo determinato, assunto per 3 + 3 anni, destinati dunque a lavorare per sei anni alle dirette dipendenze di un docente incardinato, e poi soggetti a un giudizio di idoneità per l'immissione in ruolo al livello di associato - posto naturalmente che vi siano risorse adeguate all'uopo. Questo sistema, che scimmiotta all'italiota la tenure track americana (dove vi è una relativa certezza, almeno economica e fatti salvi i criteri di merito, del percorso che aspetta il giovane studioso), rafforzerà naturalmente i vincoli di vassallaggio che già sussistono, e basterà uno screzio al momento sbagliato perché un ricercatore di 35 o 40 anni venga lasciato sul lastrico (quale altra università se lo prenderà mai?). Di fatto, scompariranno i concorsi perché gli associati verranno reclutati essenzialmente sulla base di "passaggi di grado" dei ricercatori a tempo; e per di più (questa è la ragione ultima dell'attuale protesta) i ricercatori che oggi sono in servizio non godranno di alcun meccanismo chiaro per passare di grado – e garantisco che insieme ad alcuni lavativi ve ne sono davvero molti che negli ultimi anni si sono dati tantissimo da fare per l'Università, e molti che in un Paese normale sarebbero da tempo associati o addirittura ordinari. Si procede insomma nel senso opposto rispetto a quello rivendicato da anni da molti ricercatori, ovvero il ruolo unico della docenza, e si approfondisce il solco fra precari e stabili, ponendo le basi per un sostanziale aggravamento del pessimo clima [descritto](<http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/14/cara-gelmini-non-ci-faccia-fuggire-dalle.html>) l'altro giorno da una collega coraggiosa. D'altra parte, l'emendamento che ha portato poi al momentaneo [accantonamento](<https://www.ilpost.it/2010/10/14/la-riforma-delluniversita-traballa/>) della riforma prevedeva di sanare questa situazione tramite 9000 posti di associato in 10 anni riservati ai soli ricercatori oggi in carica: non è chi non veda come con questo meccanismo si finisca per tagliare completamente le gambe alle generazioni di ricercatori che vengono su ora: la serietà della protesta della Rete 29 aprile è testimoniata proprio dal fatto che ha giudicato questo contentino – pure teoricamente allettante – del tutto inappropriato e inopportuno.
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>>> [](<https://www.ilpost.it/2010/10/19/luniversita-italiana-spiegata-bene/4/>)
> [](<https://www.ilpost.it/2010/10/19/luniversita-italiana-spiegata-bene/3>)
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> 4)** La valutazione. Infine, due parole sulla "valutazione", una parola che continua a produrre un'infinita retorica e ad essere additata come una panacea, mentre la famosa Agenzia Nazionale ad essa preposta (ANVUR) continua a non nascere mai, anno dopo anno. È ormai invalso il concetto per cui, essendo l'università corrotta sin nelle midolla, tutto va sottoposto a occhiuta vigilanza, le decisioni importanti vanno prese dall'esterno, e in particolare qualunque cosa si faccia (le lezioni, la ricerca, l'amministrazione etc.) va costantemente valutata da qualcun altro. Siamo al paradosso che i docenti devono lavorare "per 1500 ore annue", come se fosse possibile documentare le ore di studio in biblioteca, o fare un preciso rendiconto "col cartellino" dell'attività di ricerca: di fatto, da quando è entrata in vigore questa strombazzata norma i miei colleghi assenteisti non hanno cambiato di un ette le loro deplorevoli abitudini. Intendiamoci: l'idea di valutare, soprattutto di valutare ex post i frutti della ricerca, è condivisibile, nella misura in cui si contrappone ad anni passati di assoluta impunità e assenza di controlli; e l'esigenza di trasparenza e di responsabilizzazione a ogni livello decisionale va senz'altro promossa. Tuttavia, vi sono alcuni caveat da introdurre: anzitutto i membri delle commissioni giudicatrici (il cui anonimato in Italia è spesso difficile da mantenere) non potranno mai essere davvero adiabatici rispetto al mondo esterno (quante telefonate riceveranno?), e dunque andranno soggetti a pressioni e a corruzioni tanto più potenti quanto più radicati sono i comportamenti corruttivi nello spirito nazionale (si chieda agli amici inglesi cosa vuol dire per loro la spada di Damocle della valutazione quinquennale, e quante faide scatena). Inoltre, i docenti non possono essere continuamente impegnati nella documentazione di ciò che fanno o nella valutazione delle cose altrui, specie dal momento che già oggi essi affrontano un sacco di valutazioni: concorsi, conferme in ruolo, relazioni triennali etc., che si traducono in montagne di carta destinate a scopi di mera formalità, atto d'omaggio a rituali estinti. Dunque talvolta invece di moltiplicare le valutazioni potrebbe essere sensato ristrutturare e riempire di contenuti quelle esistenti, anche sgombrando il campo dall'idea che la quantità sia sempre sinonimo di qualità. E poi c'è il problema di fondo: si parla di premi da spartire alle Università secondo la loro "eccellenza", come se vi fossero davvero soldi da spartire. E come se si potesse produrre eccellenza dinanzi a tagli indiscriminati che rendono del tutto non-competitive Facoltà pubbliche magari non povere di bravi docenti, ma prive dei mezzi necessari per varare laboratori, iniziative di ricerca o financo semplici pubblicazioni.
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>>> **Del futuro.** Tra qualche mese avrò 35 anni, e fino ad allora apparterrò a una categoria (quella appunto dei docenti o ricercatori under 35) percentualmente quasi trascurabile nell'ambito dei ranghi dell'Accademia: parliamo del 6% circa (si veda in proposito P. Sylos Labini – S. Zapperi, _[I ricercatori non crescono sugli alberi](<http://www.ibs.it/code/9788842091936/sylos-labini-francesco-zapperi/ricercatori-non-crescono-sugli.html?shop=5229>)_ , Laterza 2010). Se oggi nel mio Consiglio di Facoltà gli under 45 si contano sulle dita di due mani (su oltre 100 persone), è evidente che i prossimi anni porteranno con sé cambiamenti decisivi. Non voglio buttarla sul piano del conflitto generazionale, anche se dubito che i medesimi che hanno portato l'istituzione a questo punto (fatto salvo naturalmente chi negli anni si è opposto e si è comportato altrimenti, e sono pochi) possano avere molto da pontificare sul modo per uscirne. Credo però che i più giovani (o, per meglio dire, i meno anziani) tra coloro che sono a vario titolo dentro l'università, dovrebbero proporsi di condividere una piattaforma comune per cambiare le carte in tavola, di rigettare con sdegno qualunque cedimento al sistema che fin qui ha imperato, semplicemente aderendo ad alcuni principi e facendosi portatori di alcune idee di base, con chiarezza e senza alcuna demagogia:
> - **Università pubblica** : nessun sostegno all'università privata, che negli ultimi anni ha ricevuto una serie di sovvenzioni; colpisce che proprio da università private pontifichino i soloni come Giavazzi (che insegna alla Bocconi) e Cacciari (corso a beatificare don Verzè al San Raffaele, dopo una filosofica fuga dal meno lucroso IUAV).
> - **Svecchiamento** : posizioni stabili per i giovani meritevoli, dietro concorso e senza alcuna ope legis, in modo da accelerare il ricambio e abbreviare i tempi di dipendenza dai baroni; quando dico "stabili" ho in mente non principi leninisti bensì solo quelle minime condizioni di facilitazione alla ricerca che dovrebbero favorire i giovani studiosi secondo la [Carta](<http://ec.europa.eu/eracareers/pdf/eur_21620_en-it.pdf>) Europea dei ricercatori.
> - **Messa a regime** : individuazione di canali di reclutamento certi e (per quanto possibile) regolari, che rendano ragionevolmente noti e prevedibili i momenti e i meccanismi di selezione e di avanzamento per ogni aspirante studioso.
> - **Mobilità** : divieto di trovare il primo posto stabile nell'università (o alle dipendenze del professore) con cui uno ha studiato: si tratta di una norma certo aggirabile tramite l'apparentamento di più baroni, ma che almeno rende le gabole più complesse.
> - **Detronizzazione dei docenti dopo i 65 anni** : che restino a insegnare (per non più di 5 anni ancora), ma che perdano qualunque ruolo decisionale circa concorsi e assetti di un'università che presto abbandoneranno.
> - **Una dirigenza ministeriale meno mortificante** : una signora che ha fatto l'esame di avvocato alla chetichella in quel di Catanzaro non ha alcun titolo per invocare la meritocrazia, né per raddoppiare l'orario o decurtare gli stipendi a chicchessia (nemmeno, tengo a dirlo, ai dipendenti amministrativi e al personale tecnico).
> Non poche di queste e consimili proposte sono simili a quelle [avanzate](<http://www.andu-universita.it/2010/01/30/per-una-universita>) dall'Associazione Nazionale dei Docenti Universitari, sul cui sito il dibattito prosegue, caldo e libero, da anni ormai. Ma sta a una nuova generazione, io credo, approfondire, correggere e attuare le linee-guida che fin qui sono rimaste lettera morta.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| L'Università italiana, spiegata bene | La riforma universitaria, spiegata bene bene | 0.829318 | https://www.ilpost.it/2010/10/19/luniversita-italiana-spiegata-bene/ | https://www.ilpost.it/2010/12/03/riforma-universitaria-gelmini-2/ |
Alcune delle fotografie di sport più belle di questa settimana sono dedicate alle tenniste impegnate agli Internazionali di tennis a Roma. L'italiana Sara Errani ha giocato un ottimo torneo: in semifinale ha battuto la serba Jelena Jankovic (6-3, 7-5), ma in finale è stata sconfitta in modo piuttosto netto (6-3, 6-0) dalla statunitense Serena Williams, numero 1 del ranking WTA, che in semifinale aveva battuto a sua volta la serba Ana Ivanović.
Tra le altre foto notevoli ci sono: un battitore dei Toronto Blue Jays che distrugge la sua mazza da baseball ribattendo una palla durante una partita di MLB contro i Los Angeles Angels; il giocatore di basket Paul Pierce dei Brooklyn Nets che sembra tirare un ceffone a James Jones dei Miami Heat; il bel sorriso di Susie Wolff, collaudatrice del team Williams e attualmente unico pilota donna in Formula 1; e infine il tennista spagnolo Rafael Nadal, nascosto in mezzo a un mucchio di bambini durante la premiazione al Masters di Madrid.
[ ](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/tour-of-california-folsom/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/tour-of-california-folsom/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/howie-kendrick-juan-francisco/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/98th-indianapolis-500-mile-race-qualifying/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/jelena-jankovic/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/fbl-eur-c3-benfica-sevilla-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/glasgow-2014-baton-relay-may-15th/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/open-de-espana-day-one/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/fbl-wc2014-sin-game-on/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/edwin-encarnacion/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/tennis-ita-atp-wta-17/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/auto-f1-montmelo-test/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/archery-colombia-world-cup-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/new-york-mets-v-new-york-yankees/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/arsenal-training-session/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/tour-of-california-san-jose-to-mount-diablo/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/ihockey-world-sui-ger/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/rugbyu-fra-prod2-lyon-larochelle/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/tenni-esp-atp/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/bkn-nba-playoffs-clippers-thunder/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/tennis-ita-atp-wta-18/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/manchester-city-premier-league-victory-parade/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/the-internazionali-bnl-ditalia-2014-day-three/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/yorkshire-v-warwickshire-lv-county-championship/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/paul-pierce-james-jones/>) [](<https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/raul-piris-david-mendoza/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Ops | Fame di vittoria | 0.894381 | https://www.ilpost.it/2014/05/18/domenica-sportiva-40/ | https://www.ilpost.it/2014/01/19/domenica-sportiva-27/ |
Il film biografico su Marylin Monroe, _Blonde_ , interpretato da una straordinaria Ana De Armas, ha scosso gli orizzonti d’attesa degli spettatori, innescando le più varie reazioni, dal disgusto alla perplessità, dalla noncuranza all’indignazione, dallo scherno al rifiuto.
Riteniamo utili, oggi, più che il film “poetico” o “intimo”, tali prodotti dichiaratamente “globali”, concepiti per un consumo indifferenziato. Ci guidano le note riflessioni di Walter Benjamin su società e arte di massa, per cui _Blonde_ desta interesse quale macchina allegorica in grado di racchiudere il tempo-ora, l’oggi, concentrato nella chiave ideologica del capitalismo contemporaneo.
_Blonde_ funziona quale allegoria di cui si alza il velo “per cogliere l’orrore della genesi storica e un significato attuale che si definisce nella prospettiva della rottura” (R.Luperini, _L’allegoria del moderno_ , Editori Riuniti, 1990, p.62). Il significato attuale, esito della rottura del velo del biopic, il film biografico, coglie l’orrore della genesi storica, ossia lo stadio _in atto_ del capitalismo.
Tratto da un romanzo molto romanzato e poco biografico, il film ripercorre la discesa agli inferi di Norma Jean, alias Marylin, prima bambina torturata dalla madre pazza, poi diva del cinema da chiunque sfruttata. L’espressione “discesa agli inferi” risulta già inappropriata, perché quando inizia il film, Norma Jean sta già chiusa all’inferno. Il tempo è fermo da subito. La vita di Norma Jean è scolpita in un loop, in cui tutti gli eventi e gli episodi risultano in-variabili dipendenti del trauma dominante, l’assenza e il rifiuto del Padre.
“Assenza” è come “discesa agli inferi”, però, un velo allegorico. L’immagine paterna è subito visibile in veste di fotografia patinata, raffigurante un uomo vagamente somigliante a Clark Gable, che la madre indica quale potente figura di Hollywood.
Anche qui basta seguire Benjamin: l’oggetto-ricordo, in questo caso l’immagine paterna, sollevato il velo “melodrammatico”, funziona in quanto merce, dove “si deposita la nascente auto estraneazione dell’uomo che cataloga il suo passato come un morto possesso” (Benjamin su Baudelaire).
Norma Jean provvede così al catalogo innescato dall’oggetto-ricordo “Padre”, mito di Hollywood, merce-feticcio dell’ideologia capitalistica, raffigurata nella sfera dello Spettacolo. Il “morto possesso” del ricordo si inscrive all’interno sia degli aborti a cui deve sottomettersi la protagonista, sia degli amori lugubri e mortiferi con tutti gli uomini della propria vita. _Blonde_ è così una macchina allegorica che parla dell’auto alienazione dell’io in chiave di “svuotamento della vita interiore” (Benjamin), ossia di abbandono integrale dell’esperienza _vissuta_ , maternità inclusa, che l’ideologia capitalistica promuove.
La vita di Norma Jean è una non-vita, bloccata nel tempo del concepimento/aborto, in cui tutto inizia e niente comincia davvero. Qualcosa di simile, anno 1976, nel _Casanova_ di Fellini, con il protagonista quale feto mai nato cresciuto a dismisura, prodotto automatico dell’ideologia della Controriforma, secondo gli appunti dello stesso Fellini.
L’attualità, così, qui e ora, consiste nella formula _il tempo si è fermato_ , e con questo, il mondo. Senza complotti o piani segreti, ma per effetto esclusivo dell’ideologia. Che svuota di sensi altri il tempo, bloccandolo là dove sta _. Blonde_ , infatti, oscilla tra l’ineluttabile, e sarebbe ancora il tragico, e l’eccesso patologico, che sarebbe pur sempre il melodrammatico. Ma i riferimenti non hanno alcun senso, poiché non c’è traccia del destino nel martirio di Marylin, e non si ravvisa vera e propria patologia, in una creatura che nasce vive e muore abbandonata.
Lo svuotamento interiore è integrale. Nell’allegoria che lo ri-vela, _Blonde_ è precisamente un film _abortito_ , svuotato di senso e vita interiori, macchina allegorico-capitalistica che dimostra come _oggi_ dentro le cose del mondo non ci sia più alcuna immagine del mondo. La Società dello Spettacolo, la “seconda natura” della merce, è il luogo dove il mondo è imploso, e il tempo singhiozza come un disco rotto. La stupefacente performance di Ana De Armas, i cui sguardi vagano nel e di vuoto, senza tuttavia essere vaghi e imprecisi, fa perno proprio su questo, dentro Marylin non c’è nessun mondo. Il mondo stesso è abortito
Come già nelle allegorie _Elvis_ , il biopic di Baz Luhrmann su Elvis Priesley, e in chiave horror, _Nope_ di Garland, il Mondo dello Spettacolo è l’unico mondo _catalogabile_ , già morto, dove i film stessi vengono abortiti dalla macchina celibe dello show business, tutti film che non evidenziano né promuovono alcuna carriera, alcun percorso, alcun senso. La carriera di Marylin è uguale a se stessa, attraverso registi e film lugubri e spettrali, i primi seduti in set oscuri e tenebrosi, gli altri proiettati in sale cinematografiche simili a camere mortuarie.
Se ne _Gli uomini preferiscono le bionde_ , quello del 1953, diretto da Howard Hawks, Marylin e Jane Russel ancora rappresentavano il riscatto della figura femminile, attraverso un’assunzione piena della forma merce dei corpi e degli spiriti, in _Blonde_ , 2022, Marylin al telefono, alla notizia che Jane Russell avrà per il film un compenso dieci volte maggiore del suo, replica giustamente: come faccio io a prendere così poco se gli uomini preferiscono le bionde, e la bionda sono io?
Risposta _ineccepibile_ , all’interno di un universo narrativo in cui mercimonio, matrimonio, e lo show business che li comprende fanno parte della stessa macchina allegorica, la medesima ideologia.
Firmare il contratto per un film, significa vendere il proprio corpo, esattamente come unirsi in matrimonio con qualcuno. Vagabondando per casa, Marylin scopre che suo marito, Arthur Miller, ha tradito la promessa di non usarla mai come ispirazione per un suo testo, adocchiando un manoscritto pronto per la scena che testimonia il contrario. Il marito artista sfrutta l’arte di lei, che ha comprato sposandola, e ora se la può rivendere esponendola, merce, sulle tavole di un palcoscenico.
La sequenza della fellatio a JFK conferma l’assunto: il presidente esige la prestazione da Marylin mentre al telefono valuta con un suo collaboratore la sorte da assegnare a quelle donne, non poche, che si dichiarano da lui molestate. JFK sta pubblicamente comprando Marylin, tanto che un agente di scorta è presente in penombra mentre lei esegue la prestazione, nello stesso istante in cui ne sta valutando la vendita alle esigenze della ragion di stato
Cambiare partner, scegliere film “migliori”, come vorrebbe la _bestia violenta_ Joe Di Maggio, tentare di mutare vita uscendo dallo show business, restare incinta a più non posso e abortire di conseguenza, in breve, sono l’allegoria del capitalismo contemporaneo, dove la forma-merce, Marylin “pezzo di carne”, appetibile sempre e comunque, feticcio integrale,, è penetrata capillarmente all’interno di ogni struttura, sociale individuale e psichica, tanto da produrre il blocco di tempo e spazio, ossia del mondo.
L’unica soddisfazione della star, che emerge netta in _Blonde_ , è quella di spiccare nettamente superiore ai propri film: Marylin è molto di più che i vari _Quando la moglie è_ _in vacanza_ e _A qualcuno piace caldo_. La consolazione di tipo ancora “romantico”, ma anche nichilistico, è che la star sia tale non grazie al valore dei _film_ , ma solo in quanto pura e semplice stella del _cinema_. L’unica garanzia che la propria vita, a differenza di quella di migliaia di donne sventurate, come e peggio di lei, possa essere presa in considerazione nel corso del tempo.
Anche se di tempo immobile, comunque, si tratta.
| Blonde, ovvero il mondo si è fermato | Michael Haneke. Amour | 0.8225 | https://www.micromega.net/blonde-recensione-film-marylin-monroe/ | https://www.doppiozero.com/michael-haneke-amour |
Lo stadio di Hannover, in Germania, dove era prevista per stasera una partita amichevole tra le nazionali di calcio di Germania e Olanda è stato evacuato a causa di un "allarme bomba". La partita tra Germani e Olanda è stata cancellata. Circa un'ora e mezza prima dell'inizio della gara l'altoparlante dello stadio ha chiesto alle persone già presenti allo stadio di uscire. La polizia tedesca ha detto di avere avuto informazioni su un dispositivo che sarebbe dovuto esplodere dentro lo stadio, ma in seguito il ministro tedesco Boris Pistorius ha detto che non è ancora stato trovato dell'esplosivo. La polizia di Hannover [ha parlato](<https://twitter.com/BreakingNews/status/666698630162735104>) di una seria minaccia per la città e una parte della stazione centrale è stata chiusa: il _Guardian_ , citando [fonti locali](<https://twitter.com/dw_sports/status/666746121042190336>), scrive che una squadra di artificieri ha trovato un pacco sospetto su un treno. [_AP_ ha scritto](<http://bigstory.ap.org/article/a1ff42ab3c01434f945e0d9e5989284b/latest-israeli-minister-links-ban-paris-attacks>) che un altro stadio di Hannover – la TUI Arena – è stato evacuato, _Le Monde_ invece cita il giornale tedesco _Spiegel_ e scrive che gli organizzatori hanno smentito sia l'evacuazione che l'annullamento del concerto di stasera. La polizia ha chiesto alle persone [di restare in casa](<https://twitter.com/alauraschneider/status/666698927933136897>), chi già c'è, o di tornarvici, senza camminare in gruppo.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/germany-v-netherlands-match-cancelled-amid-bomb-scare-threat/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/germany-v-netherlands-match-cancelled-amid-bomb-scare-threat/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/germany-v-netherlands-match-cancelled-amid-bomb-scare-threat-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/germany-v-netherlands-match-cancelled-amid-bomb-scare-threat-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/germany-v-netherlands-match-cancelled-amid-bomb-scare-threat-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/fbl-euro-2016-friendly-ger-ned/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/germany-v-netherlands-match-cancelled-amid-bomb-scare-threat-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/germany-v-netherlands-match-cancelled-amid-bomb-scare-threat-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/fbl-euro-2016-friendly-ger-ned-2/>)
Il ministro degli Interni tedesco Thomas De Maizière ha detto, durante una conferenza stampa, che l'informazione su un possibile attacco è arrivata da una fonte straniera, che al momento non ci sono stati arresti. Ha confermato la chiusura di parte della stazione centrale e di alcuni servizi di trasporto ad Hannover. Erano circolate voci sulla presenza di un'ambulanza, vicino lo stadio di Hannover, contenente una bomba: sono false. Alla partita tra Germania e Olanda avrebbe dovuto assistere anche la cancelliera tedesca Angela Merkel che stava viaggiando verso Hannover ma è tornata a Berlino, ha detto De Maizière.
> Pictures emerging inside [#Hanover](<https://twitter.com/hashtag/Hanover?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) stadium as [#Germany](<https://twitter.com/hashtag/Germany?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)/Holland football match is evacuated,90 minutes before kick off [pic.twitter.com/PflwC9D379](<https://t.co/PflwC9D379>)
-- Gavin Lee (@GavinLeeNews) [November 17, 2015](<https://twitter.com/GavinLeeNews/status/666689337644445696?ref_src=twsrc%5Etfw>)
L’account Twitter del sito di news tedesco _Deutsche Welle_ [ha scritto](<https://twitter.com/dw_sports/status/666694003518214144>) che la nazionale tedesca – che al momento del ritrovamento dell’oggetto sospetto stava andando verso lo stadio – è stata portata via verso una località sconosciuta. Il livello di attenzione in tutta Europa si è alzato molto dopo [gli attentati a Parigi di venerdì](<https://www.ilpost.it/2015/11/17/attentati-parigi-francia-isis-ultime-notizie/>), nei quali sono state uccise almeno 130 persone. Uno dei luoghi dove si sono svolti gli attacchi è stato lo Stade de France, il principale stadio di Parigi, dove si stava giocando la partita tra le nazionali di Francia e Germania. La nazionale francese gioca, sempre stasera, un'amichevole contro l'Inghilterra, a Londra: tutti i giocatori in campo porteranno il lutto al braccio ed è prevista una coreografia che coprirà gli spalti dello stadio con i colori della bandiera francese.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| L'allarme bomba allo stadio di Hannover | C'è stata una sparatoria ad Amburgo, in Germania | 0.853363 | https://www.ilpost.it/2015/11/17/allarme-bomba-stadio-hannover-germania/ | https://www.ilpost.it/2023/03/09/germania-embargo-sparatoria/ |
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>> L'ex dittatore libico Muammar Gheddafi è stato catturato e ucciso giovedì 20 ottobre, dai ribelli del Consiglio Nazionale di Transizione: dopo otto mesi di guerra civile è caduta Sirte, città natale dell'ex dittatore e ultima sede della resistenza dei soldati fedeli al regime. «Sirte è stata liberata», [ha annunciato](<http://english.aljazeera.net/news/africa/2011/10/2011102092329271942.html>) alle 11.43 il colonnello Yunus Al Abdali, a capo delle forze del CNT. In tutta la Libia sono iniziati i festeggiamenti per la fine della dittatura e della guerra civile.
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>> [ ](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-14/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-13/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-12/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-7/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-6/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-5/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-3/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/i-libici-e-la-morte-di-gheddafi-15/>)
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>> L'attacco finale era cominciato la mattina di giovedì alle 8 ed era durato circa un'ora e mezza. Alle 11.52 la BBC ha riportato la notizia che il dittatore stava [fuggendo](<http://twitter.com/#!/blakehounshell/statuses/126954713273991168>) dalla città appena espugnata verso sud, su un convoglio di sette macchine, con i suoi uomini e alcuni familiari. Alle 13 Al Jazeera ha riferito che le auto erano state intercettate dagli aerei della Nato (aerei francesi e un drone americano, si è detto dopo) che avevano colpito alcune macchine. Per evitare i colpi, una Toyota e un'altra auto si sarebbero staccate dal convoglio. Un quarto d'ora dopo il CNT, attraverso l’ufficiale Abdel Majid, ha dichiarato che Gheddafi era stato [catturato e ferito](<http://english.aljazeera.net/news/africa/2011/10/20111020111520869621.html>) a entrambe le gambe.
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>> Gheddafi si trovava dunque in uno dei veicoli in fuga da Sirte. Le versioni sul momento della cattura sono state molto contrastanti: [secondo alcuni ](<http://twitter.com/#!/SultanAlQassemi/status/126997085244497920>)Gheddafi sarebbe uscito dall'auto e si sarebbe rifugiato all’interno di una fognatura accanto alla quale i ribelli hanno più tardi scritto con lo spray «Qui stava Gheddafi. Allah è più grande». [Secondo altri](<http://twitter.com/#!/SultanAlQassemi/status/126996914767007744>), invece, l'ex dittatore sarebbe stato catturato direttamente all’interno di uno dei veicoli dai militari del Consiglio nazionale di transizione che hanno intercettato i fuggitivi ancora nelle auto.
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>> Quando l'ex dittatore è stato catturato era vivo. L'ha confermato un [filmato](<https://www.ilpost.it/2011/10/20/sirte-e-stata-liberata/>) messo in rete alle 18 in cui si mostra Gheddafi con il volto insanguinato mentre viene trascinato dai ribelli sul cofano di un camion. Alle 16.25 il presidente del CNT Mustafa Abdel Jalil ha [confermato ufficialmente](<http://twitter.com/#!/AP/status/127026439303340032>) la morte di Gheddafi.
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>> Le foto del cadavere con un foro di pallottola sulla tempia hanno subito fatto pensare ad un'esecuzione, anche se l'ipotesi è stata smentita in serata dal capo dell'esecutivo del Consiglio nazionale di transizione Mahmoud Jibril, che [ha spiegato](<http://www.reuters.com/article/2011/10/20/us-libya-gaddafi-forensic-idUSTRE79J7WT20111020>) in una conferenza stampa che Gheddafi sarebbe morto per un proiettile alla testa durante il fuoco incrociato che si è aperto tra i militari del Cnt e i fedeli al regime subito dopo la cattura. Un'altra versione sostiene invece che a sparargli sarebbe stato un giovane di 18 anni.
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>>> _«Gheddafi è stato preso da una fognatura, non ha mostrato alcuna resistenza. Quando abbiamo cominciato a muoverci lui è stato colpito da un proiettile al braccio destro e quando lo hanno messo in un camion non aveva altre ferite. Quando il camion era in movimento si è trovato in mezzo al fuoco incrociato dei rivoluzionari e delle forze di Gheddafi, che è stato colpito da un proiettile alla testa. Il medico legale non ha potuto dire se il proiettile provenisse dalle armi dei rivoluzionari o da quelle delle forze di Gheddafi. Quando è stato catturato a Sirte era vivo, ma è morto pochi minuti prima di arrivare all 'ospedale»._
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>> Gheddafi è stato trasportato a Misurata e il suo corpo è stato mostrato alle televisioni prima di essere chiuso in una moschea. Verrà sepolto in una località segreta. Secondo uno dei militari libici presenti alla cattura, intervistato da Al Jazeera, le ultime parole dell'ex dittatore sono state «Non è giusto fare questo». Con Gheddafi sono stati uccisi anche l'ex ministro della difesa Abubakr Yunes Jaber e il figlio Mutassim il cui corpo è stato trasferito ed esposto a Misurata. Del figlio Saif non si hanno invece notizie, come è stato riferito dallo stesso CNT in serata. I leader della Nato si riuniranno oggi per decidere come completare la missione militare.
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*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Cosa è successo ieri in Libia | Un giorno come un altro a Bengasi | 0.912526 | https://www.ilpost.it/2011/10/21/cosa-e-successo-oggi-in-libia/ | https://www.ilpost.it/2011/05/08/un-giorno-come-un-altro-a-bengasi/ |
L'utente di Youtube [Grant Thompson](<https://www.youtube.com/user/01032010814?feature=watch>) ha pubblicato un video in cui suggerisce 10 trucchetti perfetti per l'estate: tra gli altri, come tagliare un mango, come evitare che gli insetti vadano sulla frutta fresca e come far sì che i vostri bambini non si sporchino mangiando un ghiacciolo.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| 10 trucchi per l'estate | Come si fa un albero di Natale | 0.889856 | https://www.ilpost.it/2013/07/31/10-trucchi-per-lestate/ | https://www.ilpost.it/2014/12/08/alberi-di-natale-diy-fai-da-te/ |
In Albania è in corso un acceso dibattito sulla modifica della legge sull'Accademia delle Scienze. L'analisi di Fatos Lubonja su cosa è stata e cos'è tuttora l'Accademia, nonché sulle reali necessità di un cambiamento di rotta al di là delle necessità di partito
05/02/2008 -
Anonymous User
Di Fatos Lubonja,
Korrieri
, 15 gennaio 2008 (titolo orig.: «Akademia midis "Ilirëve" dhe "Pellazgëve"»)
Traduzione per Osservatori sui Balcani: Marjola Rukaj
Nel modo in cui l'opposizione albanese contraddice i cambiamenti all'Accademia delle Scienze, si nota la mancanza di distinzione tra due questioni, che secondo me vengono di proposito mischiate in un'unica questione. La prima questione, quella che precede tutte le altre, ha a che fare con ciò che l'Accademia delle scienze è, e non può non connettersi con il quesito: che ruolo ha avuto l'Accademia delle scienze dell'Albania nel corso della sua esistenza dal momento in cui è stata posta in essere in poi. E la seconda questione è: perché Berisha sta cambiando la legge sull'Accademia delle Scienze?
Solo un'analisi di queste due questioni separatamente, penso possa far avvicinare a un pensiero sintetico, su una riforma per il bene del sapere albanese.
Che cos'è stata e che cos'è l'Accademia
Senza pretendere di riportare qua la storia della nostra Accademia delle scienze, direi subito che si tratta di un'istituzione fondata dal regime nel 1972, paradossalmente proprio nel momento in cui l'Albania era isolata sia dall'est sia dall'ovest, come parte del completamento del progetto megalomane di Enver Hoxha che mirava a costruire uno stato autarchico, nazional-comunista.
Questa accademia ha funzionato principalmente come uno strumento per strutturare ancor meglio, sotto il potere del partito, la cosiddetta intellighenzia popolare, che si occupava di studi, e altresì come uno strumento che mirava a interpretare secondo l'ideologia del potere tutte le scienze, ma in modo particolare scienze come la Storia dell'Albania, la lingua e la sua letteratura, o l'archeologia, gli studi folcloristici ed etnografici. Infatti, se consideriamo il rapporto tra la piccola e isolata Albania e le grandi scienze universali, sarebbe più che pretenzioso parlare di accademia delle scienze in un'Albania in cui nel 1939 il 90% della popolazione era analfabeta e che la sua prima università l'ha aperta nel 1957. Gli unici settori del sapere dove l'Albania poteva dare un qualche contributo erano connessi alla storia dell'Albania, della lingua e della letteratura albanese, come anche gli studi archeologici, folcloristici ed etnografici. Non per caso il presidente dell'accademia e il suo vice, quando essa fu fondata, erano il primo uno storico, Aleks Buda, e il secondo un linguista Eqrem Cabej.
E' superfluo parlare del ruolo disinformante, manipolante anti-scientifico o semplicemente incolto che ha avuto in settori come quello economico, della critica letteraria, dell'estetica, della giurisprudenza e delle scienze naturali durante il comunismo, su molti degli accademici di oggi e di ieri, formati e ristretti da un'ideologia che pretendeva di essere la verità delle verità, scienza e religione allo stesso tempo. Non è molto difficile, basta sfogliare i prodotti di quel tempo per giungere alla conclusione di quanta poca scienza, nel vero senso della parola, sia stata fatta e quante invece manipolazioni e lavaggi di cervelli ci siano stati. L'hanno notato anche alcuni autori che sostengono il progetto della maggioranza a riformare l'accademia.
Ma quello di cui nessuno parla comunque è la pietra miliare dell'attività anti-scientifica dell'accademia, quello che ha fatto sì che il suo mito sopravviva anche all'epoca anti-comunista, e faccia sì che l'opposizione definisca la rimessa in discussione dell'accademia come un atto anti-nazionale. Questo è il carattere nazionalista dell'ideologia di potere di Enver Hoxha che ha alimentato l'accademia stessa, così indispensabile alla glorificazione e all'isolamento dell'Albania per rappresentarla come una fortezza che resisteva nei secoli ai nemici orientali e occidentali che fossero. E questo carattere è strettamente connesso al suo ruolo nelle scienze storiche e nella nostra linguistica, nell'archeologia, nel folclore e nell'etnografia. Queste scienze che sono state e rimangono le pietre miliari della nostra accademia, erano profondamente contaminate dall'ideologia nazionalista del partito al potere che le utilizzava come strumento per mantenere isolati gli albanesi, come utilizzava anche la parte comunista di questa ideologia per condannare il vecchio mondo, e le sue classi dominanti in nome di un nuovo mondo, in realtà in nome del suo potere.
Quindi la questione perché l'accademia sia riuscita a conservare uno status più stabile durante la transizione, che quello per esempio di cui ha goduto la Lega degli scrittori, nonostante lo scredito del potere che l'ha posta in essere e che poi l'ha utilizzata, è connessa proprio al fatto che una parte importante dei paradigmi nazionalisti sviluppati dagli accademici del comunismo, non si sono ancora svalutati perché quelli erano anche i paradigmi del nazional-romanticismo della Rilindja albanese che Enver Hoxha aveva integrato nella sua ideologia di potere e che continuano ad essere coltivati tuttora.
Più esplicitamente, i nostri accademici hanno solo cercato di provare scientificamente, i miti nazional-romantici albanesi, come quello dell'etnogenesi illiro-albanese, presentandoci le scoperte della civiltà greco-romana come ruderi illirici, con il paradigma che la lingua albanese non solo è stata influenzata da lingue come il greco antico e moderno, latino, paleoslavo, e lingue slave moderne, o turco, ma ha anche offerto a queste lingue, poiché la civiltà albanese è stata ugualmente brillante, con lo splendore albanese nel Medioevo, con la glorificazione di Skanderbeg come eroe nazionale, con l'oscuramento di 500 anni quando si era parte dell'Impero Ottomano, glorificando la Rilindja come una resistenza di "penna e fucile" contro il potere ottomano, e in generale dello slogan che il popolo albanese si è fatto strada nella storia con la spada in mano.
In altre parole, loro si sono occupati di qualcosa che non può essere definito scienza del XX secolo, poiché hanno mirato a trasformare in scienza ciò che in realtà era mitologia creata in nome della fomentazione della nuova identità trasformata poi in ideologia del potere. Basta anche solo aver conseguito la maturità in qualche liceo in Occidente, per rendersi conto che il lavoro scientifico dei nostri accademici non è scienza, bensì oggetto di scienza, qualcosa che merita di venir inserito negli studi scientifici sulla costruzione dell'identità del nuovo uomo albanese attraverso la mitologia del nazionalismo e del comunismo.
Perché Berisha ha preso di mira l'accademia
Se si parla di riformare l'accademia mirando a cambiare l'aspirazione del sapere albanese nei settori che ho menzionato, io penso che la scienza albanese della storia e della linguistica, che come ho cercato di spiegare, sono pietre miliari dell'accademia, hanno bisogno di venir riformate nei loro paradigmi. Le scienze albanesi della storia e della linguistica hanno bisogno di liberarsi innanzitutto dell'ideologia nazionalista che i paradigmi hanno loro prescritto. Questo porterà anche alla liberazione dalla cosiddetta albanologia. Non mi sembra esista qualche francologia, germanologia, o anglologia. Come mai? Perché l'albanologia come anche la balcanologia, e molte altre "logie" sono un prodotto del tempo in cui l'Occidente studiava questi popoli "primitivi", che come sosteneva un grande storico tedesco dell'epoca, non erano ancora maturi per scrivere da soli la propria storia. Questo si deve proprio al fatto che invece di fare scienza, questi popoli producevano mitologia, usando la storia gli uni contro gli altri.
In breve la nostra storio-grafia ha bisogno di venir liberata dai miti dell'ideologia nazionalista, perché si faccia storia sul serio. Ma per diventare scienza storica, bisogna non solo riscrivere la storia del XX secolo, diversamente da come l'hanno scritta i comunisti, ma anche di decostruire miti come quello dell'etnogenesi, riscrivere il mito del nostro Medioevo, scrivere la storia di Skanderbeg, scrivere facendo luce sui 5 secoli oscurati della cosiddetta occupazione ottomana, riscrivere i nostri rapporti con i nostri vicini e con gli altri, riscrivere la storia della Lega di Prizren, quella delle guerre balcaniche, dell'indipendenza e così via. E tutto questo non va fatto con il metodo della rivelazione di verità finite secondo il diktat dell'ideologia, bensì lasciandole aperte alla ricerca e al dubbio scientifico. E se l'accademia del comunismo, non solo non ha contribuito a questo, ma ci ha fatto imboccare una strada sbagliata e senza via d'uscita, la transizione non ha fatto altro che spingere testardamente nella stessa direzione, continuando a tenerci lontano dalla scienza.
Quando l'opposizione sostiene che si stia tradendo la nazione modificando l'accademia, penso che si riferisca principalmente a questo contributo nazionalista dell'accademia, purtroppo dimostrando che tuttora, come ai tempi di Enver Hoxha, i suoi esponenti non sanno distinguere la scienza dall'ideologia di potere, senza dimenticare che in quell'opposizione c'è anche chi vede il regime di Enver Hoxha sotto una luce positiva.
Ma Berisha e il suo partito, sono coscienti delle questioni che ho proposto in alto quando parlano della riforma dell'Accademia? A parte il fatto che il PD di Berisha ha un'altra posizione su molte personalità e fatti del XX secolo, che il comunismo a torto ha fatto sparire dalla storia, e generalmente, per sfortuna, per quanto riguarda la parte nazionalista dell'ideologia di Enver Hoxha, condivide gli stessi paradigmi dell'opposizione, e forse anche peggio. Con "anche peggio" ho presente - se mi posso esprimere figurativamente - che nel PD si possono trovare a volontà persone che criticano l'Accademia non per l'ideologizzazione della scienza con i principi nazionalisti, cioè diciamo per la glorificazione degli albanesi sulla base dell'etno-genesi illiro-albanese, ma proprio perché questo è stato fatto meno di quanto si dovesse secondo loro, dato che per loro la nostra gloria nei secoli, ha delle radici ben più profonde, che risalgono ai pelasgi.
Fatta qualche rara eccezione di qualche personalità di cultura nel o intorno al PD, non ci sono studiosi che rappresentino lo spirito critico in scienze importanti per gli albanesi come la storia o la linguistica, l'archeologia, la critica letteraria, il folclore o l'etnografia. Basta sentire che gli "scienziati" del PD stanno cercando di smontare il mosaico nella facciata del museo Nazionale, pretendendo, come ha dichiarato il direttore PD-ista del museo, che quel mosaico non rappresenta "la sostanza albanese", per capire che gli scienziati di oggi sono addirittura molto più lontani dalla vera scienza persino degli illiri socialisti, perché vivono nell'epoca dei pelasgi.
Secondo la logica del direttore, che mira a sostituire il mosaico esistente con un altro che rappresenti la sostanza albanese, noi dobbiamo abbattere anche tutte le moschee, perché non esprimono la sostanza dell'albanese pelasgico, ma anche le chiese perché i pelasgi non erano cristiani, e al posto del mosaico dobbiamo mettere qualche simbolo pelasgico, che in realtà non esiste, come non esiste nessuna sostanza definita e immutabile dell'albanese, poiché l'identità è solo un continuo processo storico, in cui fa parte anche ciò che siamo stati quando ci governava quel mosaico, altrimenti non saremmo stati dove siamo, per nostra grande sfortuna.
In realtà la presa di mira dell'accademia delle scienze da parte del PD, è molto banale per essere definita un tentativo di riformare la scienza albanese. Ciò ha a che fare con il fatto che oltre quel ruolo, chiamiamolo ideologico, ha avuto anche un ruolo più pratico, ma enormemente importante. L'accademia come anche la Lega degli scrittori e altre simili istituzioni, è stata uno strumento tramite cui compromettere l'intellighenzia in funzione del potere. L'uomo prima di fare scienza, musica o letteratura, ha bisogno di mangiare, bere, e mantenere la propria famiglia. L'Accademia come anche la Lega degli scrittori e altre istituzioni, dispensava la nostra intellighenzia, ottenendo la sua collaborazione con il potere centrale. Entrare a farvi parte era un'ambizione di non poco conto, non solo a causa della remunerazione ma anche dello status.
E' questo il contesto in cui l'Accademia è stata presa di mira oggi, facendo parte della lotta per il potere tra illiri e pelasgi. Essa è stata considerata come un'istituzione creata dai comunisti e tenuta in vita dai loro eredi, i socialisti. Quindi, come un rifugio per la propria gente, che può anche avere qualche ruolo a loro sostegno nell'opinione pubblica. L'obiettivo del PD, sembra essere quello di creare, attraverso la ristrutturazione dell'accademia, la possibilità che da questo rifugio escano gli illiri ed entrino i pelasgi. E questo non ha nulla a che fare con la necessità di importanti cambiamenti radicali che bisogna attuare nelle scienze albanesi. Si tratta semplicemente di una lotta di potere, e se così è, come mi sembra evidente sia, se Berisha non si è reso conto che nel '97 non ha perso il potere a causa della rivoluzione degli illiri bolscevichi sostenuti dalla CIA, e dai monarco-fascisti greci, bensì a causa dei pelasgi del PD e della loro incompetenza, e ignoranza, allora noi siamo condannati a vederci ripetere la storia.
Conclusione
E' inconfutabile che oggi non si possa trovare un lavoro serio e di nuovo orientamento nell'Accademia o nelle istituzioni che essa precede, ma solo approfondimenti dei vecchi paradigmi. E' altresì evidente, che la maggioranza del suo personale ha trovato nell'Accademia un rifugio sicuro, che gli ha anche dato qualche altra opportunità, per quanto modica, di sopravvivere materialmente, che poi hanno saputo compensare con altri lavori privati. E' anche evidente che a causa della disastrosa situazione dell'Università pubblica, e dopo il pullulare delle università private, la maggior parte delle quali, solo per motivo di profitto, assume una mescolanza di accademici anziani, e giovani, molti dei quali hanno proprio bisogno di incominciare gli studi da capo, si è finiti per aver un caos di valori senza precedenti. Non sappiamo quali siano i nostri migliori studiosi e quali quelli di secondo ordine, chi apporta il nuovo spirito del tempo, e chi invece è strainvecchiato. Questo anche perché spesso ciò che determina il loro valore sono le affiliazioni politiche e non i meriti, che di questi tempi si sono complicati ancora più di prima, grazie alla capacità di molti di comprare e vendere influenze, posti di lavoro, e persino meriti.
In queste condizioni, la questione va affrontata partendo da un bisogno molto più semplice: cosa bisogna fare per avere una vera scienza storica e linguistica, e veri studi archeologici, folcloristici ed etnografici? Cosa bisogna fare per avere dei seri studiosi della nostra letteratura antica e moderna? Solo partendo da tali semplici bisogni, ma anche fondamentali, riusciremo a trovare il modo più efficiente per ristrutturare istituzioni del genere. Per riuscire a fare ciò nel miglior modo possibile, penso che il più delle cose vada rifatto da capo, con semplicità e modestia, considerando quanti danni l'Accademia delle scienze ha inflitto alla verità, da una parte, e il rischio di sostituire gli illiri con i pelasgi, d'altra parte, e quindi anche il bisogno di cambiare le strutture e lo spirito nazional-comunista, che è stato ereditato, e soprattutto attivare la ricerca degli uomini dallo spirito nuovo, che servano il sapere e la scienza, e non i poteri politici di una parte o dell'altra.
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Commenti
Parte 2
Parte 1
La storia
le spie
CONTRO LA PSEUDO-RIFORMA
sono frustato
cambiamento necessario
x Tedi
x Tedi
X Lorenzo
tiratela.....
la scienza albanese? Non so se :-) o se :-(
x Shkodran
che ridere
Malcija e maaaaaaaaaadhe fare
l accademia non e solo storia e comunismo
Berisha-Enver
shqiperia etnike
Malcija e maaaaaaaaaadhe fare
shqiperia etnike
Bravo Lubonja
Berisha-Lubonja
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| L'Accademia albanese, tra pelasgi e illiri | Le identità albanesi | 0.846386 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Albania/L-Accademia-albanese-tra-pelasgi-e-illiri-40146 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Albania/Le-identita-albanesi-38122 |
In questi giorni parlando con alcuni cari amici, uno di questi, meccanico, mi chiede come mai lo Stato per il Covid-19 ha dichiarato l’emergenza nazionale e schierato le forze di polizia a presidiare a tappeto il territorio e ci ha costretti a restare agli “arresti domiciliari” in casa e non fa lo stesso per combattere le mafie e la corruzione? Come dargli torto? È un dato oggettivo che contro il crimine organizzato non si facciano scelte politiche nette e inequivocabili dagli anni Novanta. Non ho notato in passato e non vedo oggi un’azione di contrasto al crimine organizzato, che parta dalla modernizzazione delle procedure giudiziarie ormai antiquate.
Ci si oppone alla mafia del terzo millennio con strumenti spuntati e superati, invece di contrapporre strumenti normativi evoluti, in grado di colpire nei punti vitali le nuove mafie, quelle composte di “menti eccellenti” infiltrate nella politica, nell’economia e nella società civile. Aveva ragione Paolo Borsellino: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Oggi le mafie sono in grado di mettere in crisi la stessa tenuta democratica del nostro Paese. Le mafie sono una istituzione che opera sul territorio ponendosi in alternativa allo Stato, è infiltrata nei palazzi comunali, regionali e nazionali, arrivando dall'interno con il sistema della collusione, della corruzione, della contiguità. Esiste perché ha consenso, perché dove lo Stato è debole o si presenta senza la forza delle leggi, il consenso non va allo Stato, va a chi risolve i problemi o le difficoltà in modo alternativo allo Stato latitante. Perché la forza delle mafie si basa soprattutto su questo. Si basa sulla capacità di offrire o di apparire offerente di servizi che lo Stato non riesce a dare.
Lo Stato non mette in campo tutti gli strumenti idonei per vincere la partita contro le mafie. Magistrati e forze di polizia lottano in una battaglia che non possono vincere. La guerra contro la mafia è una cosa seria non bastano arresti e operazioni di polizia. Le mafie si possono sconfiggere con la cultura e con soluzioni di forza come la repressione e meccanismi di prevenzione come le riforme sociali. Uno degli strumenti più efficaci per estirpare questo cancro è togliere loro le protezioni ad alto livello. Riina disse: «Cosa Nostra senza lo Stato sarebbe stata solo una banda di sciacalli». Bisogna dunque trattare la corruzione alla pari della mafia, perché oggi non esiste mafia senza corruzione. «Il vero colpo mortale alla mafia lo daremo quando ci sarà consentito di rastrellare non soltanto tra i fichi d’india, ma negli ambulacri delle prefetture, delle questure, dei grandi palazzi padronali e, perché no, di qualche ministero». Era una delle opinioni espresse dal prefetto Cesare Mori che personalmente condivido e andrei oltre aggiungendo che questa battaglia debba essere combattuta considerando lo spazio di libera circolazione europeo, giacché molti Stati membri hanno una legislazione antimafia pressoché inesistente.
Monitorare i settori a rischio e combattere la nostra corruzione dovrebbe essere il primo passo per reprimere il crimine organizzato. La corruzione rappresenta un nuovo mezzo per le mafie di agire, un’arma silente che desta meno allarme nella società e di conseguenza attira meno facilmente l’attenzione delle forze dell’ordine e della magistratura. Nasce così una nuova mafia, per così dire «moderata», che preferisce sostituire la violenza con l’accordo, l’intimidazione con le tangenti, l’uso delle armi con la corruzione, e che diventa il mezzo con cui le mafie conducono i propri affari in ogni parte del globo. La lotta alla mafia e alla corruzione in realtà non può essere solamente affidata alla repressione ma va concretata anche su un piano politico, economico, culturale e sociale attraverso un completo risanamento delle nostre istituzioni e del mercato. La cultura della legalità è l’arma vincente a patto che diventi una priorità dello Stato, cosa che oggi ripeto non vedo. Noi italiani ci ricordiamo delle mafie e degli eroi che le hanno lottate a viso aperto solo nelle ricorrenze, un giorno l’anno, e non stabilmente mantenendo viva l’attenzione su questo problema e su chi ha sacrificato la propria vita per combatterlo e su chi tutti i giorni dedica il proprio tempo e le proprie energie per combattere queste organizzazioni criminali rischiando anche la propria vita per garantire ai nostri cittadini di poter vivere da uomini liberi.
Nella mia lunga esperienza di studi e di ricerche sulla criminalità organizzata ho potuto costatare che la mafia è stata estirpata laddove le istituzioni - il governo, le amministrazioni regionali e locali - e la società civile, comprese la cultura e la scuola, si sono mosse per bloccare tutti i canali attraverso cui gli interessi criminali si potevano espandere. È inutile nasconderlo, c’è un’ampia “zona grigia” di complici, che sostiene le mafie e ne consente potere, ricchezza, influenza politica ed economica. È lì che deve intervenire lo Stato e perché no, con la stessa intensità con cui è intervenuto per il Covid-19. Le organizzazioni mafiose si sono pericolosamente radicate ovunque e inquinano e devastano, come un cancro in metastasi, il tessuto economico, politico e sociale. Non è soltanto con la lotta al potere della politica che si sconfigge la mafia, quella serve a cambiare i governanti. Ciò che occorre, invece, sono i migliori uomini disponibili sul campo e gli strumenti e le leggi più efficaci e incisive. Non ci sono altri modi, non ci sono mezze misure e non ci possono essere, se magistrati e politici onesti rischiano di saltare in aria, se sanno che lo Stato quasi certamente non li proteggerà e se anche lo facesse ci sarà sempre qualche talpa che rivela informazioni utili ai mafiosi negli attentati e nei successivi depistaggi.
Un altro strumento efficacissimo per sconfiggere le mafie sarebbe la formazione delle forze di polizia e il potenziamento del sistema giudiziario. In questo caso il problema sono sempre i politici. Per educare alla legalità serve innanzitutto uno Stato credibile. Una delle condizioni per cominciare la lotta alle mafie, dunque, è la possibilità di rigenerare la classe politica immettendo in circolo persone nuove e oneste, sperando che anche queste non si corrompano. Oggi in Italia anche i piccoli politici, i consiglieri regionali, provinciali e comunali, sono nel vortice della corruzione e della collusione. Se ci fosse una politica che volesse perseguire il fine di sconfiggere le mafie si dovrebbero iniziare ad applicare senza tentennamenti le nuove tecnologie informatiche al sistema giustizia, in modo da velocizzare i tempi e rendere la magistratura più reattiva e flessibile, consentendole così di applicare con certezza le sanzioni, in modo che chi delinque non abbia la percezione della “convenienza”. In uno Stato di diritto, chi delinque deve sapere che il guadagno che nasce dalle attività criminali è in ogni caso inferiore al prezzo da pagare alla giustizia.
Oltre alla scuola, la lotta deve incentrarsi anche su delle vere riforme sociali, perché le mafie non sono un corpo estraneo alla società, ma ne fanno pienamente parte poiché riescono, sempre in danno dello Stato, a conquistarsi la riconoscenza dei cittadini più deboli dal punto di vista economico. Com’era solito dire Giovanni Falcone, il nostro Paese ha le leggi antimafia più evolute al mondo, il problema sta tutto nei meccanismi e negli strumenti di applicazione di queste leggi. Sono fermamente convinto che dalla morte di Falcone e Borsellino il problema della lotta alla criminalità organizzata non sia stato più preso in seria considerazione. C’è stato un periodo, due anni dopo questi attentati, tra il ’92 e il ’94, che andò sotto il nome di “Primavera di Palermo”, in cui la gente prese coscienza che questo fosse un problema nazionale che andasse combattuto efficacemente. Purtroppo quello spirito iniziale si è perso e la gente è tornata alla vita di tutti i giorni, a quella «normalità» condizionata dal potere illegale delle associazioni criminali.
Credo che se si vogliano veramente vincere le mafie, polizia e magistratura, con il supporto dei cittadini, possano farlo: i mezzi ci sono, vanno soltanto affinati. Quello che manca sono la volontà e l’impegno politico: questo è il vero problema da risolvere. Sposo in toto la tesi di Giovanni Falcone: «la mafia è un fenomeno umano, come tutti i fenomeni umani, ha un inizio e avrà una fine”. Voglio convincermi che le circostanze cambieranno, anche se nel medio periodo non sono molto ottimista perché non vedo l’impegno dello Stato. Lancio allora un appello al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: perché non dichiariamo mafie e corruzione emergenza nazionale e le combattiamo fino a sconfiggerle?
_Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, associato della School of Public Affairs and Administration (SPAA) presso la Rutgers University di Newark (USA). Presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise e Direttore scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise_
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Appello al presidente Conte: dichiariamo mafie e corruzione emergenza nazionale | LA CAMORRA, L'ESERCITO, LA POLITICA… | 0.842495 | https://left.it/2020/05/14/appello-al-presidente-conte-dichiariamo-mafie-e-corruzione-emergenza-nazionale/ | https://altreconomia.it/la-camorra-lesercito-la-politica/ |
> «Fu chiaro fin dall'inizio che ogniqualvolta c'era un lavoro da fare, il gatto si rendeva irreperibile».
[_La fattoria degli animali_](<https://www.bookrepublic.it/affiliazione/ref/MFuKhMwF95WRJH4kma0F8Yo6L3F0wiZ4azr8kcdI/>) di George Orwell, nella traduzione di Bruno Tasso per Mondadori
George Orwell è lo pseudonimo di Eric Arthur Blair: scrittore, saggista e giornalista inglese, autore di dieci romanzi e moltissimi saggi per la maggior parte a carattere politico, divenne famoso soprattutto per aver scritto il romanzo distopico [_1984_](<https://www.bookrepublic.it/affiliazione/ref/yzr97dTnf3ravX4pFTVm7soUU9js8AArVvscKeAu/>). Orwell era nato nel 1903 a Motihari in India – che all'epoca era ancora un possedimento dell'impero britannico, e morì il 21 gennaio del 1950 a Londra. Nel 1945 pubblicò _La fattoria degli animali:_ il romanzo è un'allegoria del totalitarismo sovietico del periodo staliniano spiegato attraverso la rivoluzione degli animale della fattoria padronale nei confronti degli uomini. I personaggi presenti e i fatti narrati nel libro corrispondono alla realtà storica di quegli anni: i maiali – i promotori della rivoluzione – rappresentano i bolscevichi mentre la consegna obbligatoria delle uova delle galline alla comunità allude alla collettivizzazione forzata dei contadini ucraini. Tra tutti gli animali il gatto non richiama una precisa figura storica (anche se qualcuno lo ha accostato alla mafia russa) ma incarna la falsità dell'uomo. Il gatto è spesso sfuggente e si rende protagonista di doppi giochi: nella votazione per decidere se topi e conigli debbano essere considerati "compagni" degli animali, riesce a votare due volte sia a favore che contro.
L'edizione italiana del libro fu pubblicata per la prima volta nel 1947 da Mondadori, che ancora oggi è l'unica casa editrice ad aver pubblicato il libro in Italia.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| George Orwell contro i gatti | Chi era Richard Adams | 0.80353 | https://www.ilpost.it/2016/01/21/fattoria-animali-orwell/ | https://www.ilpost.it/2016/12/29/chi-era-richard-adams/ |
[ New York, USA ](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/town-country-kicks-off-tc-philanthropy-summit-with-screening-of-generosity-of-eye-at-lincoln-center/> "vai alla fotogallery") [New York, USA](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/town-country-kicks-off-tc-philanthropy-summit-with-screening-of-generosity-of-eye-at-lincoln-center/>) New York, USA [Brasilia, Brasile](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/aptopix-brazil-wcup-protest/>) Brasilia, Brasile [Phoenix, Arizona, USA](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/wade-miley/>) Phoenix, Arizona, USA [Marj, Libano](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/mideast-lebanon-syria-elections/>) Marj, Libano [Roma, Italia](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/italy-us-cinema-cruise/>) Roma, Italia [Ghazni, Afghanistan](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/afghanistan-education/>) Ghazni, Afghanistan [Marocco](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/spain-migrants-14/>) Marocco [](<https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/barack-obama-170/>) Base aerea Andrews, Maryland, USA
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Mercoledì 28 maggio | Mercoledì 28 agosto | 0.92712 | https://www.ilpost.it/2014/05/28/mercoledi-28-maggio/ | https://www.ilpost.it/2013/08/28/mercoledi-28-agosto/ |
02 dicembre 2020 11:27
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte
ha annunciato
che “vi sarà una riforma per garantire il tempo pieno su tutto il territorio nazionale che possa dare effettiva possibilità alle famiglie – e soprattutto alle donne – di inserirsi nel mercato del lavoro”. La proposta di ampliare il tempo pieno nella scuola primaria e secondaria di primo grado è giusta e potrebbe rappresentare un investimento di grande importanza, da sostenere con convinzione in queste settimane in cui si decidono le priorità riguardo al cosiddetto
recovery fund
. Credo tuttavia che la motivazione addotta sia parziale e dunque sbagliata per almeno due motivi: perché non vi è alcun automatismo tra disponibilità di tempo e possibilità di occupazione e perché non mette al centro la questione educativa. Ancora una volta si guarda alla scuola pensando ai genitori piuttosto che ai figli.
Si ripete così l’errore compiuto esattamente cinquant’anni fa, quando l’orario delle elementari e delle medie nelle zone industriali e nelle città più attente alla promozione educativa passò da 24 a 40 ore settimanali. Fu una vera rivoluzione, prevista già dal 1962 con l’introduzione della scuola media unica, che non è mai riuscita a estendersi a tutto il territorio nazionale per la maledizione italiana di lasciare le riforme a metà.
Nel 1971
fu introdotto il tempo pieno
, ma dipendeva dalla richiesta e dalla discrezione delle scuole, non lo si propose come bisogno formativo generalizzato. E naturalmente le scuole che lo adottarono furono soprattutto quelle delle città e regioni dov’era più diffusa l’occupazione femminile.
Il vero nodo
Viviamo in una società complessa in cui tutto è collegato, ma è assai diverso proporre di aumentare il tempo scuola per contrastare in modo radicale la crescita delle povertà educative o per facilitare la vita lavorativa di entrambi i genitori. Motivare la necessità di prolungare il tempo scuola solo per permettere alle mamme di lavorare si presta a un’obiezione che va affrontata alla radice: quella che imputa l’assenza del tempo pieno nella maggioranza delle scuole alla mancata richiesta da parte delle famiglie.
Il nodo è sempre quello, riemerso potentemente nel tempo della didattica a distanza: vogliamo più scuola perché crediamo nel ruolo essenziale che gioca l’istruzione pubblica nella crescita culturale, sociale e dunque anche economica del paese, o pensiamo di aumentare il tempo scuola solo per andare incontro all’organizzazione lavorativa dei genitori?
Le due cose non sono in contraddizione, certo, ma se non restituiamo la priorità che merita al drammatico bisogno di istruzione nel nostro paese, nessuna riforma troverà la forza di imporsi su ignoranze, pigrizie mentali e scarsa assunzione di responsabilità politica verso il più grave ostacolo nella costruzione di un futuro socialmente più equo ed ecologicamente meno distruttivo.
Disuguaglianze
Oggi in Italia due terzi delle ragazze e dei ragazzi che frequentano la scuola di base sono esclusi del tempo pieno e l’aspetto più grave è che questa riduzione d’orario è concentrata nelle regioni dove la dispersione scolastica arriva a percentuali spaventose che superano il 30 per cento.
Un bambino lombardo può contare su 40 ore di scuola settimanali, mentre in Sicilia il 92,8 per cento degli alunni deve accontentarsi di sole 27 ore, che in rari casi diventano 30.
È prevedibile che ci saranno molte resistenze a un’estensione del tempo pieno da parte di numerose famiglie, di regioni, di comuni a cui spetta l’organizzazione delle mense, e delle stesse scuole che potrebbero ostacolare il processo in nome di una autonomia male intesa. Poiché penso, invece, che il tempo pieno dovrebbe essere generalizzato e obbligatorio come non lo fu cinquant’anni fa, elenco sette buone ragioni per impegnarci e lottare a suo favore.
1. La scuola è più democratica delle case
Durante la clausura forzata dovuta alla pandemia è emerso in modo evidente quanto le case siano più ingiuste della scuola perché marcano disparità che spesso portano alla discriminazione.
Più tempo bambine e bambini possono trascorrere in luoghi pubblici ricchi di stimoli e proposte, più tempo ragazze e ragazzi hanno modo di studiare, ricercare insieme e confrontarsi in un corpo a corpo vivace con la cultura, più libertà di scelta avranno nel costruire in autonomia e libertà il proprio futuro.
2. Abolire i compiti a casa
Avere più tempo a disposizione a scuola limita drasticamente l’assurdità di riempire bambini e ragazzi, fin dalle prime classi, di compiti a casa che spesso costringono i genitori (quasi sempre le donne) a un impegno e a una funzione non loro, che spesso crea dissapori e appesantisce le relazione familiari, che dovrebbero fondarsi sulla libera condivisione di giochi e interessi nell’informalità dello scambio reciproco di conoscenze e desideri, lontano da obblighi esterni.
3. Le mense
Godere di un pasto comune, che dovrebbe essere totalmente gratuito per chi ne ha bisogno, va incontro alle esigenze delle centinaia di migliaia di minori che,
sempre più numerosi
, si trovano a vivere in condizioni di povertà assoluta.
Le mense, che sono a pieno titolo anche un momento formativo, nel divenire obbligatorie ed estendersi a tutte le classi dovrebbero essere ripensate alla radice. Creerebbero occupazione e potrebbero sostenere il passaggio a un’economia più sostenibile fondata sulla prossimità, incentivando un’alimentazione capace di valorizzare i prodotti locali e abituando i più piccoli a una maggiore differenziazione alimentare e a una relazione qualitativamente migliore con il cibo necessaria in un paese in cui sempre più adolescenti si dibattono tra anoressia e obesità.
4. L’intreccio tra educazione formale e informale
Nelle scuole aperte mattina e pomeriggio (e magari anche la sera e nei fine settimana) si potrebbero realizzare più intrecci e scambi tra apprendimenti formali e informali, contando anche su collaborazioni con operatori del terzo settore e del volontariato sociale.
Non si tratta solo di allungare il tempo scuola, ma di ripensare con flessibilità e intelligenza l’intera offerta formativa di una scuola aperta al territorio. Si potrebbero introdurre, infatti, accanto allo studio e alla ricerca intorno a saperi di base imprescindibili, proposte varie, anche opzionali, che valorizzino la conoscenza di sé e del mondo attraverso attività espressive come la musica, le arti plastiche, il teatro e la produzione di video, alimentando l’aspetto culturale e di ricerca di linguaggi largamente praticati dai più giovani in modo.
5. Ripensare la scuola secondaria di primo grado
A differenza della scuola primaria, dove il tempo pieno raggiunge il 42 per cento di bambine e bambini, nella scuola media il tempo prolungato, che può andare da 36 a 40 ore settimanali, riguarda solo il 13 per cento di studenti.
La scuola secondaria di primo grado è da decenni l’anello più fragile del percorso formativo. Personalmente mi fa disperare vedere bambine e bambini arrivare in prima elementare pieni di desiderio di imparare, e osservare la disaffezione di troppe ragazze e ragazzi, che frequentano stancamente gli ultimi anni delle medie.
La crescita dell’alienazione riguardo allo studio e al desiderio di cultura dovrebbe interrogare profondamente noi insegnanti sul modo in cui proponiamo ai preadolescenti l’incontro con le conoscenze nella scuola. La mia impressione è che troppo spesso le diverse discipline sono insegnate tutte allo stesso modo. Si legge un capitolo o si ascolta una lezione, la si memorizza, e poi c’è una verifica o un’interrogazione che certifica quanto ciascuno ha appreso di quel contenuto.
Raramente si incontra la geografia come esplorazione dello spazio – e dunque uscita dalla scuola e osservazione di ciò che c’è intorno –, e disegno e realizzazione di mappe. Non capita spesso che la storia sia organizzata come una raccolta di documenti da rendere vivi con comparazioni e dialoghi; o che la geometria sia insegnata come confronto e discussioni a partire dall’osservare il mondo con gli occhi della mente; oppure che la letteratura sia affrontata come un intreccio vitale tra parola scritta e parola detta, da animare con letture ad alta voce e tanto teatro.
Più si differenziano le proposte e meno studenti si perdono. Più si è capaci di coinvolgerli a partire dalle loro domande e inquietudini, e più porte si aprono al futuro, arricchendo l’immaginario dei più giovani. Ma per attivare questi processi è necessario disporre di tanto tempo per offrire con cura la bellezza e le conoscenze sedimentate nel passato, per realizzare esperienze diverse fondate sul dialogo, in cui ragazze e ragazzi si sentano protagonisti dei percorsi di esplorazione e di ricerca. Solo in un contesto di ascolto capace di moltiplicare gli stimoli è infatti possibile sviluppare il rigore e l’impegno necessario a ogni vero apprendimento, e contrastare sul nascere la dispersione scolastica.
6. Scuola e città
La scuola ha bisogno di aprirsi alla città e la città si avvantaggia enormemente quando la scuola diviene un luogo attivo di ricerca, capace di partecipare attivamente e stimolare la creazione di frammenti e fermenti di comunità educanti. Anche se in modo strumentale per via del covid, la scorsa estate la proposta di stipulare Patti educativi di comunità per sostenere le scuole ha trovato conferma persino nei documenti del Ministero dell’Istruzione.
Sono decenni che si parla di allungare gli orari delle scuole, ma troppo poco finora si è fatto per attuare e generalizzare questo proposito. Rimettere all’ordine del giorno il tempo pieno potrebbe finalmente permettere di affrontare le questioni normative riguardo alla sicurezza, alla responsabilità e ai costi da sostenere in collaborazione con i comuni, per rendere finalmente le scuole luoghi di incontro e di creazione culturale aperti alle collaborazioni più diverse.
7. Abitare i luoghi educativi
Il prolungamento del tempo a scuola, infine, comportando la costruzione di mense e possibilmente di cucine in ogni istituto, pretende un ripensamento e una nuova progettazione degli spazi, per adattarli a un uso molteplice. Comporta dunque una gran quantità di interventi di edilizia scolastica, necessari e urgenti in un paese dove il
58 per cento dei fabbricati
è ancora privo di agibilità. L’adeguamento e la riprogettazione dei luoghi dell’educare e degli spazi che circondano le scuole – curando o creando zone pedonali e di verde pubblico –, potrebbe e dovrebbe prevedere una partecipazione attiva di bambine e bambini, di ragazze e di ragazzi, e dell’intero corpo docente, perché noi insegnanti abbiamo molto da imparare sui nuovi modi di abitare gli spazi educativi.
“Più parlo e più trovo le parole”
Le riforme, sempre difficili nel nostro paese, riescono solo quando c’è una spinta convergente dal basso e dall’alto. Quando buone leggi interpretano esigenze necessarie, dando fiato e vigore a pratiche che hanno teste e gambe su cui camminare. Nel 1971 l’introduzione del tempo pieno poté contare su una forte spinta di maestre e maestri molto motivati, che stavano praticando e diffondendo nella scuola di base i princìpi della scuola attiva.
A Torino, per esempio, numerose maestre e maestri del Movimento di cooperazione educativa anticiparono di un anno il tempo pieno in sei scuole della periferia operaia. Raccontando l’incontro con uno dei maestri pionieri del tempo pieno, un ragazzo immigrato dalla Puglia e bocciato più volte perché non comprendeva l’italiano, disse: “Qui mi trovo bene perché più parlo e più trovo le parole”.
Il 12 per cento di chi frequenta oggi la scuola media ha genitori immigrati di ogni parte del mondo, e ha altrettanto bisogno di avere tempo, tanto tempo, per praticare il dialogo, trovare le parole e affinare il linguaggio. Il 5,6 per cento è composto da alunni affetti da disturbi specifici dell’apprendimento dovuti a diverse ragioni, mentre le ragazze e i ragazzi con disabilità sono saliti da 3,9 a 4,25 per cento nel 2019.
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I dati raccolti negli ultimi anni confermano che circa un terzo degli studenti che escono dalla scuola media non sono in grado di comprendere un testo perché imprigionati in uno sterile analfabetismo funzionale.
Sono profondamente convinto che classi disomogenee possano migliorare le competenze sociali e aiutare l’apprendimento di tutti. A condizione che si abbia il tempo per metterci tutti a ricercare e cominciare sperimentazioni all’altezza delle grandi sfide educative che ci affida questo nostro tempo pieno di trasformazioni attese e inattese.
Ecco perché vale la pena battersi per un’introduzione obbligatoria e generalizzata del tempo pieno dai tre ai quattordici anni, perché questa scelta potrebbe rivelarsi tra le più efficaci riguardo al recovery fund che, non dimentichiamolo mai, ha il nome di “next generation EU”, e dunque va usato in primo luogo per risarcire i nostri figli e nipoti su cui stiamo rovesciando un debito pubblico di enormi proporzioni.
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Scuole
Italia
| Sette buone ragioni per garantire a tutti il tempo pieno a scuola | Scuola paritaria: una prospettiva di democrazia | 0.85878 | https://www.internazionale.it/notizie/franco-lorenzoni-2/2020/12/02/tempo-pieno-scuola | https://www.agensir.it/italia/2020/05/19/scuola-paritari-una-prospettiva-di-democrazia/ |
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>>>> la passione ci guidaSi aperto in occasione della notte dei ricercatori l'undicesima edizione del Perugia Science Fest, dedicato alla passione. La passione che ci mettono i ricercatori, ma non solo loro, nel lavoro che svolgono, sia esso teorico o sperimentale- E' quanto hanno raccontato nella serata svoltasi a Palazzo dei Notari i ricercatori dell'INFN - sezione di Perugia, prima di collegarsi con Bologna e l'iniziativa Origins2013, organizzata da INAF in collaborazione con il CERN, ESA e Unesco. E alla passione è stata dedicata la mostra allestita da l'Istituto Nazionale di Astrofisica che su Piazza Matteotti descrive le attività dell'INAF e degli astronomi e astrofisici mentre il planetario portatile di Walter Riva messo a disposizione della Sophos di Bologna illustra ai più piccini, ma non solo, il sistema solare e quello che è oltre in sistema solare. "La manifestazione, quest'anno denominata SHARP (Sharing researcher's passions) - spiega Leonardo Alfonsi direttore del festival - coltiva un’ambizione: un evento non è solo una festa di qualche giorno ma un motore culturale per il territorio, per tutto l’anno e in molti luoghi della regione, con il progetto UmbriaScienza, che finanziato dal MIUR, prevede la costituzione di una rete regionale per la promozione della cultura scientifica". "Per l'autunno 2013, prosegue Alfonsi, è previsto l'avvio della nuova edizione di FameLab. Il progetto avviato in Italia nel 2012, riproporrà la competizione internazionale che si svolgerà in otto città italiane e culminerà a Perugia, con la finale nazionale, nel maggio 2014. Il festival, conclude, continua inoltre a partire da ottobre 2013 in tutte le scuole dell'Umbria grazie alle attività che Psiquadro propone in tutta la regione: laboratori scientifici interattivi, narrazioni e spettacoli scientifiche, visite e attività presso numerosi luoghi di interesse-scientifico e naturalistico del centro Italia". L'INAF, tra i sostenitori della manifestazione, è alla sua prima partecipazione al Perugia Science Festival, mentre patrocina fin dall'inizio la manifestazione Famelab per la quale ha istituito, in collaborazione con INFN, un premio di categoria dedicato alla fisica.
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>>>> [Scarica il programma di SHARP](<https://sites.google.com/site/sharp13nottericercatoriumbria/PSF2013-okxs.pdf>)
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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*[HTML]: HyperText Markup Language
*[P:]: Phone
| A Perugia è in scena SHARP | Tutto lo spazio che c'è | 0.862236 | https://www.media.inaf.it/2013/09/28/39461/ | https://www.media.inaf.it/2014/10/13/tutto-lo-spazio-che-ce/ |
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> Il Napoli ha assunto Gennaro Gattuso come suo nuovo allenatore in sostituzione di Carlo Ancelotti, esonerato martedì sera, poche ore dopo aver qualificato la squadra agli ottavi di finale di UEFA Champions League. Le ragioni dell'esonero di Ancelotti non sono del tutto chiare, anche se probabilmente causate dalla complicata gestione delle liti tra giocatori, staff e società negli ultimi mesi. Con Gattuso — l'allenatore con cui la scorsa stagione il Milan raggiunse il miglior piazzamento negli ultimi sei anni — il Napoli spera di ritrovare unità e prestazioni per recuperare lo svantaggio in classifica, dove ora è settimo, e rimanere competitivo in coppa. La conferenza stampa di presentazione è in corso in questo momento al centro sportivo di Castel Volturno.
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>> Benvenuto Rino! [#ADL](<https://twitter.com/hashtag/ADL?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> -- AurelioDeLaurentiis (@ADeLaurentiis) [December 11, 2019](<https://twitter.com/ADeLaurentiis/status/1204808062336413696?ref_src=twsrc%5Etfw>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Gennaro Gattuso è il nuovo allenatore del Napoli | Walter Mazzarri non è più l'allenatore del Napoli | 0.901132 | https://www.ilpost.it/2019/12/11/gennaro-gattuso-napoli/ | https://www.ilpost.it/2024/02/19/walter-mazzarri-esonerato-napoli-francesco-calzona/ |
_Dal numero di marzo 2010, pubblichiamo **il commento di Pietro Raitano** , direttore di Altreconomia. A seguire, **la risposta di Maurizio Davolio** , presidente dell'Associazione italiana turismo responsabile._
**Che cosa succede ad Aitr?** L'Associazione italiana del turismo responsabile e dalla sua fondazione un punto di riferimento per tutti i viaggiatori "responsabili" italiani.
Lo scopo della sua esistenza e scritto chiaro sul sito dell'organizzazione ([www.aitr.org](<http://www.aitr.org>)): "promuovere, qualificare, divulgare, ricercare, aggiornare, tutelare i contenuti culturali e le conseguenti azioni pratiche connessi alla dizione 'turismo responsabile'". Un intento nobile e complesso, che Aitr si e sempre impegnata a perseguire. Oggi di Aitr fanno parte una novantina di soci, tra associazioni, cooperative, imprese e ong. Tutte impegnate nella promozione di un turismo "in punta di piedi". Una realta cosi importante merita di essere seguita e accompagnata nelle sue azioni e nello sviluppo delle sue attivita. Molto sta accadendo, infatti. Accanto all'ingresso nella compagine societaria di aziende come la casa editrice che pubblica la Lonely planet in Italia o la ditta di attrezzature sportive Ferrino, registriamo l'uscita dall'organizzazione di realta importanti come Legambiente Turismo e Viaggiemiraggi: un segnale che non va sottovalutato. Ma sul piatto le questioni aperte sono molte: la trasformazione in "associazione di promozione sociale" (Aps), e il sempre crescente ricorso di molti soci a finanziamenti pubblici, ministeriali e di organizzazioni internazionali, ad esempio.
Soprattutto, da molto tempo non abbiamo notizia di campagne di Aitr su temi legati al turismo: quali mete sono piu controverse, come si combatte la cementificazione delle coste, quali sono i danni del turismo di massa, tanto per fare altri esempi.
Per molti versi sembrano anche essersi allentati alcuni principi che in realta sono fondativi dell'associazione, (come la necessita di chiedere un "prezzo trasparente" per ciascun viaggio che viene proposto). Queste come altre sono questioni sulle quali vorremmo sentire l'intervento di Aitr.
Il dibattito e aperto, anche in vista della prossima assemblea che vedra l'importante passaggio del rinnovo delle cariche sociali.
Pietro Raitano
***
Gentile Pietro Raitano,
ho letto con attenzione e interesse il suo articolo "dove va il turismo responsabile italiano" pubblicato su Altreconomia. Lei sollecita una replica, da parte nostra, suppongo.
Francamente avrei preferito che la nostra associazione, oggetto dell'articolo, fosse stata annoverata fra le fonti di informazione prima della stesura e della pubblicazione dell'articolo, ma pazienza, eccomi alla replica. A noi fa sempre piacere discutere di turismo responsabile e anche di noi stessi, di cio che facciamo e dei problemi che abbiamo.
Desidero chiarire due questioni che lei affronta nel suo scritto, quello delle uscite da AITR e quello dell'APS.
Vede, caro Raitano, le associazioni di secondo grado, cioe costituite da persone giuridiche o collettive, non reggono alla lunga la presenza di una opposizione interna. Credo che cio sia fisiologico. Mentre in un Consiglio Comunale, per fare un esempio, la presenza di una maggioranza e di una minoranza costituiscono la normalita, in quanto frutto della volonta degli elettori, in un associazione di secondo grado, in cui si presume che tutti i soci condividano idee e obiettivi, se un socio si accorge di essere sempre contrario alle decisioni che vengono assunte democraticamente dagli organi, finisce legittimamente per interrogarsi sull'opportunita di rimanere all'interno della compagine. Se poi non accetta le decisioni, vi si oppone, ne ostacola la messa in atto, finisce per trovarsi fuori automaticamente. Noi crediamo che in un sistema democratico la maggioranza non debba schiacciare chi si trova in minoranza o su posizioni di dissenso, ma neppure possa essere accettato che chi e in minoranza, in piccolissima minoranza, possa pretendere di decidere, ritenendosi portatore di verita assolute.
Ed ecco che cosa e accaduto per il cambiamento di statuto, che ora prevede la possibilita che Aitr si trasformi in Aps, Associazione di promozione sociale: la decisione assunta in assemblea straordinaria e stata preceduta dalla consultazione dei soci, dall'invio delle norme che regolano l'istituto, dall'indicazione delle fonti legislative, dall'acquisizione del parere autorevole della nostra consulente legale, esperta di non profit, dalla riflessione che ogni socio e stato invitato a compiere al proprio interno. L'assemblea, molto partecipata, ha deliberato all'unanimita e, per darle un'idea del consenso, aggiungo che finora ben 31 soci hanno aderito all'iniziativa, dichiarando la loro disponibilita a divenire sedi locali di Aitr Aps, nelle loro regioni e province; tenga presente che solo le associazioni di persone possono compiere questa scelta, per legge sono escluse le cooperative e le societa e, per nostra decisione, le associazioni di secondo grado come, ad esempio, Legacoop, che e la mia organizzazione. Dunque abbiamo registrato un consenso enorme, al termine di una procedura trasparente e democratica.
Ci avviciniamo all'assemblea annuale, che si terra il 21 maggio in Sicilia, su invito dei nostri soci siciliani cui abbiamo risposto positivamente, per dare un nostro segno di amicizia e di solidarieta nella loro nobile lotta per il lavoro onesto e decoroso in un contesto duramente segnato dalla presenza mafiosa.
Porteremo all'assemblea, chiamata anche a rinnovare gli organi sociali, i risultati conseguiti negli ultimi tre anni; Aitr e cresciuta, oggi ha una rete di relazioni di tutto rispetto, che comprende l'Organizzazione mondiale del turismo, la Commissione Europea, i ministeri degli Esteri e del Turismo, enti locali, sei Universita convenzionate; ha un neocostituito Comitato scientifico di alto profilo internazionale; e alla guida della rete europea EARTH aisbl, con soci francesi, spagnoli, tedeschi, belgi, britannici, irlandesi; si e data regole severe e condivise per quanto riguarda la trasparenza dei suoi atti; dispone di un sito web innovativo che permettera la discussione interna ed esterna con nuovi strumenti e funzioni capaci di coinvolgere tutti e di prefigurare nuove forme di democrazia partecipativa; si confronta, sia pure con le difficolta che si possono immaginare, con l'industria turistica convenzionale; ha ripreso con decisione il tema della ricerca di indicatori e della costruzione di un sistema di regole per riconoscere i viaggi di turismo responsabile (per prevenire il problema cui lei accenna nell'articolo, cioe del possibile abbandono o allentamento delle regole del turismo responsabile da parte di qualche organizzatore di viaggi).
Tutto bene? No, ovviamente no. Ad esempio, su un punto devo darle ragione, non facciamo piu campagne; cio non e del tutto vero, ad esempio abbiamo realizzato una campagna per l'educazione al viaggio con la pubblicazione di un Vademecum rivolto ai viaggiatori, ma certamente dobbiamo fare di piu; anch'io mi interrogo sulle ragioni per cui non facciamo campagne; potrei rispondermi che non ci sono proposte in tal senso da parte dei soci; cio e vero, ma non basta, un gruppo dirigente dovrebbe assumere una capacita propositiva autonoma; noi ci ripromettiamo di affrontare il tema delle campagne, e quello, piu generale, della nostra presenza nel dibattito politico e pubblico sul turismo, pur sapendo che cio non e facile per una organizzazione piccola ma complessa come la nostra, dove su tanti temi e su singoli fatti i soci possono avere proprie idee differenti.
Vorrei aggiungere qualcosa sui nostri soci profit; non parlo di Lonely Planet Edt, che e appena entrato, parlo invece di Ferrino, che lei cita.
Ferrino sta dando un contributo importantissimo ad Aitr; guardi che non sto parlando di soldi; sto parlando di presenza nella vita associativa, di proposizione di idee, di disponibilita, di generosita.
Vede, caro Raitano, io ho dedicato tutta la mia vita professionale che, ahime, sta volgendo verso la conclusione, all'economia sociale e non profit e alla cooperazione senza scopo di lucro. E mi sono reso conto nel tempo che la differenza non e data dalla forma giuridica, ma dalle persone. Nel non profit si incontrano persone straordinarie, di specchiata moralita e di grande impegno intellettuale e umano, ma si incontrano anche persone dubbie o addirittura spregevoli; e cio accade anche nel profit.
Ma con alcune differenze di non poco conto: il non profit rivendica una propria superiorita etica che e tutta da dimostrare, mentre il profit non ha tali pretese; e nel non profit non esistono quei filtri e quei sistemi di controllo che esistono nel profit, costituiti da percorsi educativi e professionali, disponibilita a rischiare le proprie risorse, capacita tecniche ecc.; nell'associazionismo non ci sono barriere all'ingresso e non ci sono controlli; per questo e fondamentale la caratura morale e umana delle persone, ed e indispensabile essere sempre guardinghi e attenti.
Caro Direttore, le ho scritto una lunga replica, non ho di certo la pretesa che possa essere pubblicata, ma se lei decidera in tal senso, gliene saro grato.
Spero che lei possa venire in Sicilia alla nostra assemblea e condividere con noi un evento che ci sta molto a cuore.
Cordiali saluti.
Maurizio Davolio, presidente Aitr
| Dove va il turismo responsabile italiano? | Dieci anni di turismo responsabile | 0.887598 | https://altreconomia.it/dove-va-il-turismo-responsabile-italiano/ | https://altreconomia.it/dieci-anni-di-turismo-responsabile/ |
Sedici anni dopo il bombardamento, sono cominciati i lavori di restauro della Biblioteca di Sarajevo. Le autorità cittadine, tuttavia, hanno deciso di modificarne la destinazione d'uso. Storia di un palazzo simbolo di una città, e della sua distruzione
21/11/2008 -
Azra Nuhefendić
Buona notizia: stanno per restaurarla. Cattiva notizia, la stiamo perdendo di nuovo.
Il Consiglio municipale di Sarajevo ha deciso di iniziare il restauro della Biblioteca Nazionale e Universitaria, meglio conosciuta come la "Vijećnica". Le autorità hanno stabilito che, in futuro, il palazzo non sarà più Biblioteca, come prima, ma sede degli uffici del sindaco e di altri burocrati municipali.
La Vijećnica è il simbolo della distruzione di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina. Custodiva, prima della guerra, un milione e mezzo di libri, tra i quali 155.000 esemplari rari e preziosi e 478 manoscritti. Era l'unico archivio nazionale di tutti i periodici pubblicati in, o sulla Bosnia Erzegovina.
Dopo tre giorni di rogo, dalla Biblioteca bruciata sono rimasti solo lo scheletro di mattoni e dieci tonnellate di cenere.
"Una grande catastrofe culturale", cosi il Consiglio di Europa ha definito la distruzione della Biblioteca Nazionale di Sarajevo. "La pazzia visibile", così il quotidiano inglese "The Times" intitolava l'articolo sulla devastazione della Vijećnica.
Il 25 agosto 1992, poco dopo la mezzanotte, i nazionalisti serbi spararono le prime bombe incendiarie sulla Vijećnica dalle colline che circondano la città. La Biblioteca Nazionale fu bombardata per tre giornate intere. La precisione dei lanci non lasciava dubbio che il bersaglio fosse proprio la Vijećnica.
Il fuoco dei cecchini o delle armi antiaeree colpiva i vigili del fuoco, i coraggiosi bibliotecari e i volontari che avevano formato una catena umana cercando di salvare i libri. La giovane bibliotecaria Aida Buturović perse la vita in quell'occasione.
"Salvavano solo i libri degli autori musulmani", affermò un tale Miroslav Toholj, scrittore di Sarajevo scappato a Belgrado.
Tre mesi prima della Vijećnica, i nazionalisti serbi avevano distrutto in modo identico l'Istituto Orientale a Sarajevo. Era la più grande collezione in Europa Sud-Orientale di manoscritti e testi rari, spesso documenti unici, in arabico, persiano o ebraico, che testimoniavano 500 anni di storia della Bosnia Erzegovina. Consapevoli di questa perdita erano soprattutto gli scienziati.
Ma quando bruciò la Biblioteca Nazionale, il dolore lo sentirono tutti i cittadini, compresi quelli che non avevano mai presso un libro in prestito dalla Vijećnica.
"Quel palazzo bellissimo, il simbolo della città, bruciava. E ho pensato che questa era proprio la fine. Presto, pensavo, ci sarà il nostro turno", ricorda Zlata Huseinćehajić, una commessa.
Lo scrittore bosniaco Goran Simić guardava dalla finestra la Biblioteca in fiamme e, disperato, scriveva: "Liberàti dalla canna fumaria, i personaggi girovagavano per la città, mescolandosi con i passanti e le anime dei soldati morti. Ho visto Werther seduto sul recinto del cimitero distrutto; Quasimondo dondolante sul minareto di una moschea; Raskolnikov e Mersault sussurravano, per giorni, nella mia cantina; Yossarian già commerciava con il nemico; il giovane Soyer era pronto a vendere, per pochi soldi, il ponte Principov."
Il violoncellista Vedran Smajlović
L'immagine-simbolo della distruzione della Vijećnica è quella del violoncellista Vedran Smajlović. Ha sfidato i barbari suonando nella Biblioteca distrutta. I giornalisti lo fotografavano. Smajlović ha smesso di suonare, per un attimo, per asciugare le lacrime. Finito il lavoro, i fotografi gli hanno detto: "Stop, basta, abbiamo finito". "Credevano che facessi finta di piangere per il servizio fotografico. Ma io piangevo davvero, per la disperazione", ha raccontato poi Smajlović.
La Vijećnica era stata costruita nel 1894. E' un palazzo maestoso, di stile pseudo moresco, realizzato dagli austro-ungarici che all'epoca governavano la Bosnia. L'edificio fu eretto ai piedi delle colline dove, nel Medioevo, nacque Sarajevo. La Vijećnica si pone in netto contrasto con le case piccole, le viuzze strette e tortuose della parte ottomana della città. Come se gli austriaci avessero voluto dire che, con quel palazzo, nasceva una città moderna e cominciava una nuova epoca.
Il progetto della Vijećnica fu affidato ad un certo Karl Paražik, ma al governatore austriaco a Sarajevo, Kalaj, il disegno non piacque. Incaricò un altro progettista, Alexander Witek. Quello, dicono, fu talmente preso e tormentato dall'impresa che prima di finire i lavori si suicidò. Fu Ćiril M. Iveković, architetto serbo-bosniaco, a finire i lavori. La Vijećnica fu ufficialmente aperta nel 1896.
Una delle ultime foto dell'Arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sophie fu presa proprio sulla scala esterna della Vijećnica, il 28 giugno 1914. Poco dopo, furono uccisi.
L'Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sofia
mentre escono dalla Biblioteca, il 28 giugno 1914
Quella foto fa anche parte della storia della mia famiglia. La zia materna, Emla, era la ragazza che, vestita in costume nazionale, in quell'occasione consegnò i fiori agli ospiti. Il fatto non fu molto pubblicizzato e nessuno in famiglia se ne vantava, visto che fine aveva avuto la visita reale a Sarajevo e le conseguenze che l'assassino dell'Arciduca avevano avuto per tutto il mondo.
Dopo la Seconda guerra mondiale, la Vijećnica diventò sede della Biblioteca Nazionale e Universitaria. Ci hanno studiato intere generazioni di studenti provenienti da Sarajevo, dal resto della Bosnia Erzegovina e da tutta la Jugoslavia. Ci sono passati anche tanti scolari che arrivavano da Paesi poveri e lontani. Arrivavano a Sarajevo sostenuti dal governo jugoslavo, in omaggio alla solidarietà con i Paesi non allineati.
L'aula principale della Vijećnica era enorme, sembrava un salotto reale, o una grande chiesa trasformata in sala di lettura. Le finestre alte, di vetro intarsiato, davano sul fiume Miljačka e sul monte Trebević.
Dentro c'erano file di panchine, sedie e scrivanie di legno massiccio. Emanavano un odore misto di polvere, anni passati e del grasso che si usava per conservare il legno. Ci si entrava con cautela, in silenzio, con il fiato sospeso, cercando di attutire il rumore dei propri passi. L'importanza del posto proveniva dalla bellezza e grandiosità del palazzo e dal fatto che, da noi, il libro era considerato un oggetto sacro.
Siamo stati educati, in famiglia, a scuola e nelle varie associazioni, a considerare il libro come "il migliore amico". Le biblioteche erano ovunque, si facevano le gare per stabilire chi aveva letto di più.
Ancora oggi ricordo il mio primo libro nuovo. Me l'hanno comprato quando ero in seconda elementare. Tutti gli altri erano di seconda mano, o ereditati dalle sorelle più grandi. Tuttora posso rievocare l'odore della stampa fresca, le pagine lisce e satinate che sfogliavo delicatamente, per non rovinarle. Per lungo tempo quel libro è rimasto l'oggetto più prezioso che avevo.
Alla Vijećnica c'era un'atmosfera affascinante. Ci piaceva l'ambiente, ci dava la sensazione di far parte di un mondo importante, saggio, e bello. Da là, eravamo convinti, si aprivano le porte dell'ignoto, diverso, lontano, insomma, tutto quello che poteva essere il futuro migliore. Era il luogo dove nascevano e si sviluppavano le simpatie, gli amori e le passioni non solo per la conoscenza o per il sapere, ma anche per un'altra persona.
Là iniziavano le nostre paure per il prossimo esame, si progettavano le battaglie, si pianificavano le sfide, si pronunciavano le promesse, a se stessi e agli altri. E' là, in un piccolo bar, gestito dalla signora Alema, che festeggiavamo i successi, o ci consolavano, quando le cose non andavano proprio come avevamo sperato.
Alla Vijećnica a volte si andava anche solo per riscaldarsi, perché tanti non avevano il riscaldamento a casa propria.
Anche per quelli (rari) che non avevano mai messo piede alla Vijećnica, il posto era importante. Ci si andava per fare le foto espressive, o per vantarsi davanti agli amici che venivano a visitare la città. Le cartoline di Sarajevo portavano la sua immagine con la scritta obbligatoria "Saluti da Sarajevo". Per tutte queste ragioni, e per quelle intime mai pronunciate, la distruzione della Vijećnica fu vissuta come "la fine del mondo".
"Tuta la città fu coperta da brandelli di carta bruciata. Le pagine fragili volavano in aria, cadendo giù come neve nera. Afferrandola, per un attimo era possibile leggere un frammento di testo, che un istante dopo si trasformava davanti ai tuoi occhi in cenere". Così ricorda quei giorni il bibliotecario, dr. Kemal Bakaršić.
Non eravamo preparati per la guerra, ma neanche per i vari furbacchioni che usavano la nostra tragedia.
La distruzione della Vijećnica fu considerata un crimine contro l'umanità. Già nel 1993 in tanti, nel mondo, si sono messi a raccogliere i soldi per ristrutturarla. Anche in Italia furono raccolti dei fondi. Il professor Boro Pištalo, direttore della Vijećnica, fu evacuato da Sarajevo e ospitato in Slovenia. Ma, ahimé, né il direttore né nessuno a Sarajevo videro mai un centesimo.
Sconfitto e deluso, il direttor Pištalo si trasferì a Belgrado. Non fu benvenuto. Lo trattavano come uno che si era messo solo in ritardo dalla parte dei "patrioti". A Sarajevo, invece, lo accusavano di aver rubato i soldi raccolti per la Vijećnica e di essere diventato un "ćetnik" (nazionalista serbo).
Tra gli amici, a Belgrado, abbiamo raccolto un po' di vestiti per il professor Pištalo. Uno riuscì a sistemarlo in una casa di riposo. Venne a trovarmi per prendere della roba. Aveva addosso un maglione consumato e troppo grande per la sua statura. Lo guardavo e mi vergognavo per quello che avevano fatto altri. "Ma chi sei tu, una nessuna, che raccoglie le briciole per un professore universitario, il direttore della Vijećnica, fedele amico di famiglia" pensavo, sentendomi miserabile.
Ho girato la testa per non fargli vedere che stavo piangendo. "Dai, su, mala (piccola)", mi disse con finta autorità. Lo guardai. Piangeva pure lui, e con la manica del maglione si asciugava le lacrime. "Beviamoci qualcosa", propose.
Quella volta non fu né la prima né l'ultima che, con un bicchiere di vodka, aprivo le porte al dolore e all'impotenza davanti all'ingiustizia, alla rabbia e alla vergogna.
Qualche giorno fa, le autorità di Sarajevo hanno annunciato che la Commissione Europea ha donato un milione di Euro per il restauro della Vijećnica. Anche la Spagna, l'Ungheria, il Montenegro, la Slovenia, l'Austria, l'Albania, Cipro, la Croazia e altri Paesi e organizzazioni internazionali hanno messo soldi per riportare l'antico splendore alla Vijećnica.
Eppure, non mi entusiasma la notizia.
A Sarajevo e in Bosnia Erzegovina, dopo la guerra, si sono affrettati a ricostruire molte chiese e moschee rovinate; hanno edificato centinaia di nuovi posti di culto per tutte le religioni; hanno costruito grattacieli di vetro e cemento dove una volta c'erano piccole case famigliari, enormi centri commerciali crescono come l'erbaccia.
In tutti questi anni, dopo la guerra, i politici non hanno mai considerato la Vijećnica come una priorità. E adesso, la vogliono solo per se.
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Un evento all'Inde di Capodistria - Indeplatforma.org
Inde, Argo, Tovarna Rog: spazi comuni, di socialità, che non dipendono da logiche commerciali. Il mondo dei centri sociali in Slovenia è in fermento
13/02/2017 -
Luciano Panella
Lubiana, Capodistria, Isola: la capitale e alcune città importanti della Slovenia hanno conosciuto, negli ultimi mesi, un notevole fermento per quello che riguarda i “centri sociali” e gli squat. Località diverse e storie differenti accomunate però da un comune denominatore: l’esigenza di disporre di spazi per la cultura e l’aggregazione autonomi e che non dipendano da logiche commerciali.
Ad aprire una nuova stagione di impegno sociale in questo senso è stata Capodistria nel febbraio di due anni fa, quando un gruppo di giovani ha occupato pacificamente una piccola parte di una fabbrica in rovina e abbandonata da anni, alla periferia della città, dando vita allo squat Inde, che significa “Inspired by destruction” (pensando ai ruderi dell’ex fabbrica occupata) ma richiama anche l’idea di “Independent”.
La sfida si è dimostrata subito vincente: sin dall’inizio Inde ha saputo coagulare intorno a sé tante energie creative, raccogliendo consensi e attenzione in un territorio piuttosto vasto come quello della costa slovena, che conta città importanti come Capodistria, Isola e Pirano, e centri turistici come Portorose, coinvolgendo e attirando pubblico anche dalla vicina Italia.
L’autonomia di finanziamento e di gestione si sono dimostrati strumenti vincenti in un momento storico come questo, in cui i finanziamenti esterni, sia pubblici che privati, vengono meno; un’altra caratteristica di Inde è stata il non volersi legare a singoli personaggi della cultura e dell’attivismo sociale, preferendo proporsi sempre come un collettivo.
Collettivo, autogestione, termini che ci riportano indietro nel tempo, ma le esigenze di ritrovarsi per fare musica, organizzare una mostra o un corso, vedere un film, o semplicemente poter stare insieme, al di fuori delle situazioni commerciali o istituzionalizzate, sono esigenze costanti, che ormai non toccano più solo i più giovani in senso stretto, ma riguardano un po’ tutti. Nei suoi due anni di attività, Inde ha organizzato un centinaio di iniziative, tra concerti, dibattiti, mostre, corsi di vario tipo, e si è dato da fare anche in campo sociale, con iniziative per i senza casa e i migranti.
L’esempio di Inde ha portato l’anno scorso alla nascita dello spazio Argo nella vicina città rivierasca di Isola, in quello che è un grande spazio industriale abbandonato, uno spazio che prima della Seconda guerra mondiale ospitava la fabbrica italiana Arrigoni. Fin dall’inizio lo squat Argo non ha avuto vita facile e ha da subito dovuto fare i conti con frequenti arrivi delle forze dell’ordine per lo sgombero del posto, motivato anche da problemi di sicurezza. Dopo l’ennesimo sgombero lo scorso gennaio Argo ha dovuto forzatamente interrompere la propria attività.
Mentre la costa viveva questo fermento sociale, la seconda parte del 2016 ha visto nella capitale la lotta per mantenere attivo uno spazio sociale ormai storico, quello della Tovarna Rog, lo squat insediatosi da tempo in una ex fabbrica di biciclette, ennesima fabbrica abbandonata e fatiscente. Nonostante la vicinanza con la zona storicamente
underground
della
Metelkova
, peraltro anch’essa periodicamente minacciata da sgomberi, quando si è prospettato il rischio di una chiusura dello spazio per fare posto a una ristrutturazione edilizia dell’area, Tovarna Rog ha dimostrato la propria vitalità reagendo con una serie fitta di attività e iniziative, riportate con un certo rilievo sui media sloveni, arrivando alla vittoria, con il mantenimento in vita del centro.
Se a Lubiana il tempo pare volgere al bello, nelle ultime settimane nuvole nere si sono addensate invece sul futuro di Inde. Lo spazio era fatiscente da molti anni a causa del fallimento della fabbrica che aveva sede nei locali, con conseguenti complicate vicende giuridico-burocratiche che avevano portato all’impossibilità di vendere gli spazi sul mercato. Adesso però la vicenda legale relativa alla ex fabbrica, che sembrava congelata
sine die
, ha subito un’improvvisa accelerazione, con l’avvio da parte delle autorità locali di un'iniziativa di bonifica da amianto in tutta l’area e la conseguente minaccia di chiusura dello spazio Inde, peraltro già bonificato a suo tempo dagli stessi occupanti. Mentre il collettivo Inde continua a cercare un dialogo con le autorità, le attività proseguono, ma con ancora maggiore incertezza per il futuro e con il timore concreto di veder vanificato il proprio lavoro.
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| Slovenia: a tutto squat | Lavoratori del porto in festa - | 0.829302 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Slovenia-a-tutto-squat-177759 | https://umanitanova.org/lavoratori-del-porto-in-festa/ |
Tomaso Montanari, quarantenne storico dell'arte che scrive spesso su Repubblica a proposito delle questioni sulla conservazione del patrimonio artistico italiano, ha criticato severamente la nuova polemica montata - a suo stesso dire - dai media italiani intorno alla chiusura in alcune giornate festive di luoghi di visita turistica come le rovine di Pompei. Secondo Montanari la chiusura è una cosa normalissima, e la questione deriva dalla "pigrizia" dei mezzi di informazione che l'hanno esaltata nei giorni passati.
> Siamo davvero un Paese singolare: da tre giorni infuria la polemica sugli scavi di Pompei chiusi a Natale e a Capodanno (e il 1° maggio: come tutti gli altri musei e siti monumentali statali). E allora? Il Louvre chiude il 1° gennaio, il 1° maggio, l’11 novembre (armistizio della Grande Guerra) e il giorno di Natale.
Il British Museum chiude il 24, 25, 26 dicembre e il Venerdì Santo. Il Metropolitan di New York è chiuso a Natale e a Capodanno, oltre che nel giorno del Ringraziamento e il primo lunedì di maggio. Si potrebbe continuare a lungo: notando anche che moltissimi grandi musei del mondo chiudono anche un giorno ogni settimana (il Louvre di martedì), mentre Pompei è aperta sempre, 362 giorni all’anno.
Insomma, dall’elenco dei mille veri scandali del povero patrimonio culturale italiano possiamo depennare almeno questa polemichetta natalizia, tristanzuola e provinciale. La netta sensazione è che anche in questo caso abbia colpito la proverbiale pigrizia della macchina italiana dell’informazione: lo “scandalo Pompei” è ormai diventato come le “bombe d’acqua”, il “bollino rosso” sui giorni del rientro e altri topoi di larghissimo consumo. Luoghi comuni che ci sollevano dall’ingrato compito di pensare. E invece si parla pochissimo del fatto che a Pompei sono appena state riaperte dodici domus , e che finalmente funziona la governance formata dal generale Giovanni Nistri, a capo del Grande Progetto, e da Massimo Osanna, a capo della Soprintendenza Speciale.
(continua a leggere [sulla rassegna stampa di Treccani](<http://www.selpress.com/istitutotreccani/esr_visualizza.asp?chkIm=52>))
_(AP Photo/Michelle Locke)_
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| La "polemichetta" sulla chiusura festiva di Pompei | Simboli della civiltà contemporanea - | 0.799189 | https://www.ilpost.it/2014/12/28/chiusura-pompei/ | https://umanitanova.org/simboli-della-civilta-contemporanea/ |
>>
>> A dicembre a Oslo, in Norvegia, è stato trovato sul pavimento di un appartamento il corpo di un uomo, tra i 60 e i 70 anni, morto quasi 10 anni prima per cause naturali. Nonostante l'uomo fosse stato sposato più volte e avesse figli, nessuno si era accorto della sua morte. I vicini di casa [hanno detto](<https://www.nrk.no/osloogviken/xl/mann-la-dod-i-leilighet-i-oslo-i-ni-ar-1.15337692>) di non aver notato la sua assenza perché era sempre stata una persona riservata.
>>
>> La polizia ha detto che l'uomo potrebbe essere morto nell'aprile del 2011, basandosi su alcune cose trovate nell'appartamento, come un cartone di latte e una lettera. Aveva continuato a pagare le bollette, che venivano automaticamente scalate dal suo conto corrente, e fino al 2018 aveva continuato a ricevere la pensione.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| A Oslo è stato trovato in un appartamento il corpo di un uomo morto quasi 10 anni prima | La Svezia è diventata più dura con i rifugiati? | 0.754054 | https://www.ilpost.it/2021/04/09/norvegia-uomo-trovato-morto-10-anni-prima/ | https://www.ilpost.it/2016/01/28/svezia-rifugiati/ |
>
> I Rolling Stones suoneranno sabato 23 settembre a Lucca: sarà l'unica tappa italiana del loro tour europeo No Filter, che è iniziato il 9 settembre e durerà fino al 25 ottobre. Il tour promuove l'uscita dell'album _Blue & Lonesome_, che contiene cover di alcune famose canzoni blues ed è il loro primo disco dal 2005, quando uscì _A Bigger Bang_. Il concerto concluderà il Lucca Summer Festival, un festival musicale che quest'anno è arrivato alla sua ventesima edizione.
>
> ### Lo spazio e gli orari del concerto
>
> I Rolling Stones suoneranno in un prato appena fuori dalle mura di storiche di Lucca, vicino a viale Carducci, uno spazio che viene usato anche per il festival Lucca Comics & Games. Per il concerto sono stati venduti 55 mila biglietti: i canali ufficiali sono sold-out, ma si trovano ancora molti biglietti in vendita sui canali secondari, anche online. Alla zona del concerto si potrà accedere dalle 13 (alcuni biglietti permettono di accedere mezz'ora prima) e gli Stones inizieranno a suonare alle 21, introdotti dai The Struts, un gruppo rock inglese, a partire dalle 19.45. L'ingresso da cui accedere alla zona del concerto cambia in base al tipo di biglietto acquistato (e quindi al settore da cui si seguirà il concerto): sono tutti elencati **[qui](<http://stones.dalessandroegalli.com/#info>)** , insieme alle istruzioni per ritirare i propri pass qualora si sia comprato un "pacchetto Vip" o un biglietto “Lucky Dip”.
>
> [**Qui**](<https://www.google.com/maps/d/u/0/viewer?ll=43.837960826276806%2C10.501143187835623&z=17&mid=1T6npnh-VePrciaVkwuGPehwfcaY>) c'è una mappa della zona del concerto su cui sono indicate molte informazioni utili per chi va a Lucca. Questo invece è un video informativo, realizzato dagli organizzatori.
>
> ### Le procedure di sicurezza
>
> A causa del grande afflusso di persone previsto, per il concerto di sabato saranno attive alcune misure di sicurezza abbastanza rigide: per accedere alla zona delle mura bisognerà attraversare (presentando il proprio biglietto) un'area di preingresso in cui ci saranno dei controlli, anche con metal detector. In quest'area saranno anche perquisiti borse e zaini, che per essere portati all'interno dovranno essere al massimo delle dimensioni di un foglio A5 (ovvero 14,8 × 21,0 cm, la metà di un foglio A4). Nella zona del concerto non si potranno portare bottiglie di qualsiasi materiale e dimensione, bombolette spray (come creme solari o antizanzare), trombette da stadio, fumogeni, ombrelli, bastoni per selfie e strumenti musicali. Sono proibite anche le macchine fotografiche professionali, videocamere, droni, tablet e power bank e non si possono portare con sé animali. Nella zona del concerto non ci saranno punti dove sarà possibile lasciare zaini o valigie più grandi di quelli che è concesso portare all'interno, quindi è meglio arrivare preparati.
>
> ### Come arrivare al concerto (e come tornare a casa)
>
> Secondo gli organizzatori, il modo migliore per arrivare a Lucca è usando il trasporto pubblico, così da evitare il traffico (che potrebbe essere congestionato): Trenitalia ha messo a disposizione alcuni treni speciali per chi va e torna in treno (l'elenco si può consultare [qui](<http://www.dalessandroegalli.com/downloads/Tabella-treni-speciali-Stones.png>), i biglietti si comprano sul [sito](<http://www.trenitalia.it>) di Trenitalia). Per facilitare il rientro, nella notte di sabato 23 gli accessi alla stazione saranno organizzati in base alla destinazione dei treni: per chi viaggia verso Firenze l’entrata sarà da via Nottolini, per chi va verso Viareggio, Pisa o Aulla da piazzale Ricasoli (ci saranno comunque cartelli e indicazioni già in uscita dal concerto). A chi sceglie comunque di arrivare in macchina è consigliato prenotare un posto negli 8 parcheggi messi a disposizione per l'evento: si può fare [**qui**.
> ](<https://therollingstones.parcheggilucca.it/>)Da molte città italiane saranno disponibili pullman per il concerto, organizzati da [Eventi in Bus](<https://www.eventinbus.com/artisti/rolling-stones_281.html>).
>
> Per ulteriori informazioni e per eventuali aggiornamenti è bene controllare il [sito ufficiale](<http://stones.dalessandroegalli.com/>) dell'evento.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[ NF]: Norfolk Island
| Il concerto dei Rolling Stones a Lucca, le cose da sapere | Il concerto dei Red Hot Chili Peppers il 21 luglio a Milano, le cose da sapere | 0.879465 | https://www.ilpost.it/2017/09/20/rolling-stones-lucca/ | https://www.ilpost.it/2017/07/21/red-hot-chili-peppers-21-luglio-milano/ |
> Grazie a tutti per il fantastico supporto,leggervi mi ha aiutato a superare amarezza e incazzatura.Da oggi si lavora per Valencia.
Posted by [Valentino Rossi VR46 Official](<https://www.facebook.com/ValentinoRossiVR46Official>) on [Tuesday, 27 October 2015](<https://www.facebook.com/ValentinoRossiVR46Official/posts/1049819261716186>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Valentino Rossi ha detto che parteciperà alla gara del Moto GP di Valencia | Il leggendario calciatore spagnolo Xavi ha detto ufficialmente che lascerà il Barcellona alla fine di questa stagione | 0.880207 | https://www.ilpost.it/2015/10/27/valentino-rossi-ha-detto-che-partecipera-alla-gara-del-moto-gp-di-valencia/ | https://www.ilpost.it/2015/05/21/xavi-barcellona/ |
>
> Scozia-Italia, la seconda partita del [Sei Nazioni 2019](<https://www.ilpost.it/2019/02/01/sei-nazioni-2019/>) di rugby, si gioca sabato alle 15.15 allo stadio Murrayfield di Edimburgo. Scozia-Italia arriva nel secondo giorno del Sei Nazioni: ieri sera il Galles aveva vinto in rimonta sulla Francia, che peraltro è data come l'avversaria più alla portata dell'Italia. L'altra è la Scozia, che però è in un buon momento e oggi avrà il vantaggio di giocare in casa davanti al suo pubblico. Per l'Italia [non è cambiato molto](<https://www.ilpost.it/2019/01/30/italia-sei-nazioni-2019/>) rispetto alle ultime due edizioni e l’unico appiglio in più è quello delle tre partite da giocare in casa. A detta dell’allenatore, Conor O’Shea, e del capitano, Sergio Parisse, questa potrebbe essere l’edizione più difficile degli ultimi anni. Ieri, intanto, si sono giocate anche le partite degli altri due Sei Nazioni, quello femminile e l'Under-20: l'Italia ha battuto la Scozia in entrambe le categorie.
>
> Tutte le partite del Sei Nazioni verranno trasmesse in diretta su DMAX, canale 52 del digitale terrestre, con il commento di Antonio Raimondi e Vittorio Munari. Gli incontri saranno preceduti dalla trasmissione _Rugby Social Club_ condotta da Daniele Piervincenzi e potranno essere visti anche in streaming da pc, tablet e smartphone sul sito Dplay, raggiungibile [da qui](<https://it.dplay.com/>).
>
> L'Italia ha assenti per infortunio Matteo Minozzi, Jake Polledri, Marcello Violi e Mattia Bellini. Sono tuttavia ritornati in gruppo due giocatori fondamentali: il capitano Sergio Parisse, che ha saltato i test match autunnali ma ora è nuovamente in forma, e Michele Campagnaro, l’unico tra i convocati a giocare nel campionato inglese, il migliore del continente. Per Parisse sarà inoltre l’ultimo Sei Nazioni con l’Italia: a 35 anni si sta avvicinando al ritiro. L'unico debuttante in squadra è il venticinquenne David Sisi.
>
> **Le formazioni di Scozia-Italia**
>
> **Scozia** 15 Stuart Hogg, 14 Tommy Seymour, 13 Huw Jones, 12 Sam Johnson, 11 Blair Kinghorn, 10 Finn Russell, 9 Greig Laidlaw, 8 Ryan Wilson, 7 Jamie Ritchie, 6 Sam Skinner, 5 Grant Gilchrist, 4 Ben Toolis, 3 Willem Petrus Nel, 2 Stuart McInally, 1 Allan Dell
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> **Italia** 15 Jayden Hayward, 14 Angelo Esposito, 13 Luca Morisi, 12 Tommaso Castello, 11 Michele Campagnaro, 10 Tommaso Allan, 9 Tito Tebaldi, 8 Sergio Parisse, 7 Abraham Steyn, 6 Sebastian Negri, 5 Dean Budd, 4 David Sisi, 3 Simone Ferrari, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lovotti
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| Scozia-Italia del Sei Nazioni in TV e in streaming | Il Sei Nazioni torna a Roma per Italia-Galles | 0.922493 | https://www.ilpost.it/2019/02/02/italia-scozia-sei-nazioni-tv-streaming/ | https://www.ilpost.it/2019/02/08/sei-nazioni-2019-italia-galles/ |
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> Domenica decine di migliaia di persone si sono riunite a Praga, la capitale della Repubblica Ceca, per chiedere le dimissioni del primo ministro Andrej Babiš, accusato di corruzione e al centro di uno scandalo che riguarda l'uso di fondi europei e coinvolge il conglomerato industriale di sua proprietà, Agrofert. La protesta, non la prima contro Babiš, è stata organizzata da "Un milione di momenti per la democrazia", organizzazione nata su iniziativa di un piccolo gruppo di studenti e cresciuta moltissimo nelle ultime settimane. "Un milione di momenti per la democrazia" aveva organizzato anche le enormi manifestazioni del 5 giugno scorso, definite [le più grandi nel paese](<https://www.ilpost.it/2019/06/05/proteste-praga-babis/>) da quelle che portarono alla fine del regime comunista nel 1989.
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/proteste-praga-8/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/proteste-praga-8/>) [](<https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/proteste-praga-9/>) [](<https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/aptopix-czech-republic-protest-4/>) [](<https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/proteste-praga-10/>) [](<https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/proteste-praga-11/>) [](<https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/proteste-praga-12/>)
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> Babiš, che fu eletto in Parlamento nel 2013 con una campagna anti-establishment e anticorruzione, diventò primo ministro nel 2017 dopo una grande vittoria elettorale del suo partito Azione dei Cittadini Insoddisfatti, liberale e di centrodestra.
>
> È anche uno degli uomini più ricchi del paese, proprietario di Agrofert, una holding attiva nel settore alimentare, chimico, dell’agricoltura e dei media. Agrofert controlla alcune tra le aziende più importanti della Repubblica Ceca, due grandi quotidiani e una televisione, situazione che ha attirato molte accuse di conflitto di interessi verso Babiš. Le cose si sono complicate ulteriormente per il primo ministro quando sono arrivate le accuse di aver utilizzato fondi europei per scopi personali.
>
> Ad aprile, la polizia diede indicazione di indagare Babiš per aver usato i fondi dell’UE per costruire un resort privato fuori Praga. Il giorno successivo il ministro della Giustizia, Jan Knezinek si dimise e fu sostituito da Marie Benesova, politica vicina al presidente Milos Zeman, alleato di Babiš. La sostituzione attirò molte proteste, e gli oppositori di Babiš si convinsero che Benesova – da cui dipende il procuratore generale, quello che approva le indagini sul primo ministro – stesse cercando di rallentare e ostruire i procedimenti contro Babiš.
>
> A maggio fu diffusa inoltre una versione preliminare di un rapporto della Commissione europea che accusava Babiš di aver usato altri fondi europei per avvantaggiare Agrofert. In un discorso al Parlamento, il primo ministro parlò di «attacco alla Repubblica Ceca», ma la notizia del rapporto diede ulteriore vigore alle proteste contro il governo.
>
> Non è comunque detto che le manifestazioni portino alle dimissioni di Babiš: il suo partito, infatti, è fresco di vittoria alle elezioni europee, alle quali ha superato il 20 per cento, più di qualsiasi altro partito ceco. L’opposizione politica è poi frammentata e priva di un’identità forte, con i Socialdemocratici – che hanno governato il paese per buona parte della sua breve storia – praticamente scomparsi: alle elezioni politiche del 2017 passarono dal 20 al 7 per cento, e alle ultime europee si sono fermati addirittura sotto al 4 per cento, non eleggendo nessun eurodeputato.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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| Le foto delle grandi proteste a Praga contro il primo ministro ceco Andrej Babiš | Lo sgombero di Piazza Indipendenza a Kiev | 0.86675 | https://www.ilpost.it/2019/06/23/foto-proteste-repubblica-ceca-babis/ | https://www.ilpost.it/2014/08/09/sgombero-piazza-indipendenza-kiev/ |
>
> La vera stagione cinematografica non finisce con la fine dell'anno solare ma con la cerimonia degli Oscar, che quest'anno si terrà il 4 marzo. Alcuni dei film che puntano ai premi principali, quelli con cast stellari e grandi produzioni, escono quindi nei primi due mesi del nuovo anno, ed è a quel punto che si fanno solitamente i bilanci sulla stagione appena conclusa (il nuovo _Star Wars_ , uscito alla fine del 2017, è in classifica ma continuerà ancora a incassare parecchio). È anche vero che i film che sbancano agli Oscar sono quasi sempre diversi da quelli che sbancano al botteghino: quest'anno è stato così.
>
> Partendo dai dati di [Box Office Mojo](<http://www.boxofficemojo.com/yearly/chart/?view2=worldwide&yr=2017&p=.htm>) – il più importante e attendibile sito sugli incassi dei film di tutto il mondo – e da quelli di [Cinetel](<http://www.cinetel.it/>) (la società che registra gli incassi in Italia) abbiamo composto le liste dei 10 film che hanno incassato di più nel 2017, in Italia e nel mondo.
>
> ### I 10 film che hanno incassato di più nel 2017, in Italia
>
> Gli unici film italiani sono al decimo e al nono posto, in assenza di nuove uscite di Checco Zalone. Diversi film compaiono anche nella classifica mondiale, ma in posizioni diverse, e sono _Assassinio sull 'Orient Express_ (28esimo nel mondo), _Cinquanta sfumature di nero_ (23esimo) e _It_ (11esimo). Il primo posto è invece uguale, per distacco.
>
> _Dentro ogni foto trovate i milioni di euro incassati dai film._
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-4/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-4/>) 10\. Mister Felicità [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-3/>) 9\. L'ora legale [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-11-2/>) 8\. Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-13/>) 7\. Assassinio sull'Orient Express [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-10-2/>) 6\. Star Wars - Gli ultimi Jedi [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/it_09162016_day-57_16230-dng/>) 5\. It [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-14-2/>) 4\. Fast and Furious 8 [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-2/>) 3\. Cinquanta sfumature di nero [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-9-2/>) 2\. Cattivissimo Me 3 [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-6-2/>) 1\. La Bella e la Bestia
>
> ### I 10 film che hanno incassato di più nel 2017, nel mondo
>
> Ci sono moltissimi supereroi: quattro, di cui tre Marvel. Per il resto è una classifica molto simile a quella italiana ma l'anomalia principale è il sesto posto, occupato da _Wolf Warrior 2_ , un film d'azione molto tamarro e patriottico cinese, quello che ha incassato di più nella storia del paese. _La Bella e la Bestia_ , nella classifica dei [maggiori incassi mondiali di sempre](<http://www.boxofficemojo.com/alltime/world/>), è al decimo posto, e _Fast and Furious 8_ è all'undicesimo.
>
> _Dentro ogni foto trovate i milioni di dollari incassati dai film._
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-11/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-11/>) 10\. Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-5/>) 9\. Wonder Woman [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-1/>) 8\. Thor - Ragnarok [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/null-2/>) 7\. Guardiani della Galassia Vol. 2 [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/wolf-1/>) 6\. Wolf Warrior 2 [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/film-incassi-12/>) 5\. Spider-Man - Homecoming [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/botteghino-2/>) 4\. Cattivissimo Me 3 [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/botteghino-4/>) 3\. Star Wars - Gli ultimi Jedi [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/botteghino-3/>) 2\. Fast and Furious 8 [](<https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/botteghino-1/>) 1\. La Bella e la Bestia
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| I film che hanno incassato di più nel 2017, in Italia e nel mondo | I film che hanno incassato di più nel 2016, in Italia e nel mondo | 0.922137 | https://www.ilpost.it/2018/01/02/classifica-incassi-film-2017-cinema/ | https://www.ilpost.it/2017/01/01/film-piu-visti-2016-italia-mondo/ |
Umanità Nova - Archivio 2000 - art1305
Da "Umanità Nova" n.33 del 22 ottobre 2000
Parole sotto chiave
Svezia: sequestrata la rivista anarchica Brand
Il 31 Agosto, il ministro svedese della giustizia ha deciso di incriminare
Brand per incitamento all'insurrezione, che rappresenta una delle limitazioni
della libertà di stampa, secondo le leggi svedesi.
Il numero in questione di Brand e dell'8 Marzo, il giorno della donna del
corrente anno. Questo è avvenuto dietro richiesta della SAPO (squadra
speciale della polizia svedese con compiti che sommano quelli dei nostrani ROS,
GIS, DIGOS, e servizi segreti) .
Brand è una rivista anarchica che esiste dal 1898. L'attuale collettivo
editoriale si è formato nel 1995. Il numero dell'8 Marzo era dedicato
agli stereotipi proposti dalle riviste femminili Vecko Revyn e Frida, e di
quelle maschili Slitz e Cafe. Il numero comprendeva un numero di suggerimenti
sul sesso, questionari per i lettori, e la copertina era un falso che faceva la
parodia del noto VeckoRevys "Come fare della vostra festa un successo". Che noi
abbiamo trasformata in "Come fare della vostra rivolta un successo: dalla A
alla Z". Questo è il motivo che ha mandato in bestia la SAPO e il
ministero.
Non ha aiutato notare lo spirito satirico ed ironico su alcuni dei modi di fare
dell'attuale movimento anarchico svedese.
L'articolo nell'interno trattava in ordine alfabetico i vari elementi tipici
del movimento: le barricate, i cubetti di porfido, il passamontagna, Xena (TV
serial) come principessa dei combattenti. Noi tutti del collettivo redazionale
di Brand siamo attivisti anarchici e proponendo il falso di VeckoRevyn volevamo
capovolgere sotto sopra la visione romantica della violenza e un'attitudine
macho-d'azione e guardare ironicamente a noi stessi.
Perché questo numero ed articolo hanno procurato una tempesta simile?
Secondo i geni della SAPO, la spettacolare occupazione delle case di Linkoping
(città del sud-ovest del paese) del 17 di marzo era ispirato dalla
letture delle pagine di Brand. L'unico testimone che sarà ascoltato al
processo è un poliziotto che ha visto gli occupanti hanno usato questo
articolo come guida per le loro azioni.
Tra le diverse scuole filosofiche questo è chiamato "faux pas (passo
falso)": "Brand scrive come fare barricate, come difendersi con i san pietrini,
quindi gli squatter hanno fatto quello che hanno letto su Brand". Noi pensiamo
che la nostra parodia sulla violenza non c'entri in questo caso.
Negli ultimi 15 anni in Svezia un gran numero di occupazioni e violenti
sgombri, scontri di piazza, rivolte si sono succeduti. Esempi di occupazioni
finite in rivolte di strada sono state quelle del 1990, l'occupazione di Gamla
Mejeret in Vesteras in occasione del referendum sull'ingresso della Svezia nel
EU. In entrambi casi furono utilizzati dai dimostranti gli stessi collaudati
metodi: barricate, passamontagna, lancio di pietre, cocktail Molotov, razzi, il
tutto per tener lontano la Violenta Polizia svedese. Numerosi libri descrivono
la lotta proletaria nelle strade svedesi. In tal senso il numero di Brand
incriminato non aggiunge nulla di nuovo.
Noi consideriamo questo atto giudiziale come un tentativo intimidatorio della
SAPO di attaccare la stampa dissidente in modo da attaccare il movimento tutto.
Il processo contro Linus Brohult e il giornale Ekologisten questa primavera
dopo le azioni di sabotaggio ecologiche contro l'autostrada Sodra Lanken ha
aperto la strada a questo tipo di repressione.
Il ministero della giustizia ha disposto la confisca del numero di Brand
incriminato sul tutto il territorio nazionale. Su questo punto ci dispiace
deluderli. Il numero di Brand dell'8 marzo 2000 è stato così
popolare che tutte le copie sono state vendute.
Per quelli che si vogliono dilettare con la lettura dello svedese il numero di
Brand sequestrato ed incriminato può essere letto in Internet, purtroppo
l'articolo incriminato è stato oscurato.
http://www.motkraft.net/brand
ennio
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| Parole sotto chiave | Stoccolma: assassinato dai fascisti un sindacalista della SAC | 0.766768 | archivio/archivio2000/un33/art1305.html | archivio/archivio1999/un33/art772.html |
[](<https://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2023/05/lp79118d_beautyshot.jpg>)
>>>>
>>>> Rappresentazione artistica di Lp 791-18 d, un mondo delle dimensioni della Terra a circa 90 anni luce di distanza. Gli astronomi hanno scoperto e studiato il pianeta utilizzando i dati del telescopio spaziale Spitzer e di Tess della Nasa, insieme a molti altri osservatori. Crediti: Goddard Space Flight Center della Nasa/Chris Smith (KRBwyle)
>>>>
>>>> Immaginate un mondo dominato dai vulcani. Un continuo e terrificante spettacolo di violente eruzioni che raggiungono chilometri di altezza e impetuose colate laviche che si fanno spazio sulla superficie. Potrebbe sembrare un girone dell’inferno, ma posti di questo tipo esistono nella realtà, e alcuni di questi li abbiamo osservati. Per esempio, la luna di Giove [Io](<https://it.wikipedia.org/wiki/Io_\(astronomia\)>), il cui interno viene riscaldato dalla forza gravitazionale esercitata dal gigante gassoso e dalle altre lune, e l’energia termica viene poi rilasciata attraverso un’intensa attività vulcanica che coinvolge tutta la superficie.
>>>>
>>>> Una dinamica simile sembra avvenire su un [esopianeta](<https://it.wikipedia.org/wiki/Pianeta_extrasolare>) coperto da vulcani, recentemente scoperto da un team di ricercatori guidato da **Merrin Peterson** , dell'[Istituto Trottier per la ricerca sugli esopianeti](<https://exoplanetes.umontreal.ca/en/>) (iREx) con sede all'Università di Montreal. **Lp 791-18 d** – questo il suo nome – è stato identificato utilizzando i dati del [Transiting Exoplanet Survey Satellite](<https://www.nasa.gov/tess-transiting-exoplanet-survey-satellite>) (Tess), del [telescopio spaziale Spitzer](<https://www.nasa.gov/mission_pages/spitzer/main/index.html>), ormai in pensione dal 2020, e di diversi osservatori terrestri. Il team autore della ricerca, pubblicata la scorsa settimana su _Nature_ , ha riscontrato che il pianeta in questione, che orbita attorno a una [nana rossa](<https://it.wikipedia.org/wiki/Nana_rossa>) a circa 90 anni luce da noi, in direzione della [costellazione meridionale del Cratere](<https://it.wikipedia.org/wiki/Cratere_\(costellazione\)>), possiede dimensioni e massa simili a quelle terrestri.
>>>>
>>>> Lp 791-18 d percorre il suo cammino attorno alla piccola e fredda stella insieme ad altri due compagni, già scoperti in precedenza. Il più esterno di questi, Lp 791-18 c, un cosiddetto [mininettuno](<https://it.wikipedia.org/wiki/Mininettuno>), è circa 2,5 volte più grande della Terra e possiede una massa sette volte maggiore. Questo pianeta – che come si può dedurre dal nome che lo classifica è molto simile al nostro vicino Nettuno, ma possiede dimensioni inferiori – ha un percorso orbitale che passa a breve distanza dal nuovo scoperto Lp 791-18 d. La spinta gravitazionale causata dal passaggio ravvicinato rende l’orbita di Lp 791-18 d ellittica, e questo causa una leggera deformazione del pianeta ogni volta che orbita intorno alla stella. A sua volta, la deformazione crea una sorta di attrito che scalda l’interno del pianeta, e produce un’intensa attività vulcanica sulla superficie.
>>>>
>>>> Se questo mondo fosse geologicamente attivo come i ricercatori sospettano, potrebbe mantenere un'atmosfera. Inoltre, Lp 791-18 d si trova nel bordo interno della [zona abitabile](<https://it.wikipedia.org/wiki/Zona_abitabile>) della stella, la zona all’interno della quale è ritenuta possibile la presenza di acqua liquida in superficie. Acqua che, stando allo studio, potrebbe condensare su un lato del pianeta. Infatti, Lp 791-18 d rivolge sempre la stessa faccia alla sua stella, un po' come avviene per la Luna nei confronti della Terra. Questo significa che un lato potrebbe essere troppo caldo per mantenere l’acqua allo stato liquido, mentre il lato opposto, costantemente al buio e al riparo dalla radiazione della stella, sarebbe sufficientemente temperato da consentirne la presenza.
>>>>
>>>> «Una grande domanda dell'astrobiologia, il campo che studia in generale le origini della vita sulla Terra e oltre, è se l'attività tettonica o vulcanica sia necessaria per la vita», dice il coautore dello studio **Jessie Christiansen** , ricercatore presso l'[Exoplanet Science Institute](<https://nexsci.caltech.edu>) della Nasa al [California Institute of Technology](<https://www.caltech.edu/>) di Pasadena. «Oltre a consentire potenzialmente un'atmosfera, questi processi potrebbero far emergere materiali che altrimenti sprofonderebbero e rimarrebbero intrappolati nella crosta, compresi quelli che riteniamo importanti per la vita, come il carbonio».
>>>>
>>>> Il pianeta c è già stato inserito in lista per essere osservato dal [James Webb Space Telescope](<https://www.media.inaf.it/tag/jwst/>), e il team ritiene che anche il pianeta d sia un candidato eccezionale per i dettagliati studi atmosferici del telescopio.
>>>>
>>>> **Per saperne di più:**
>>>>
>>>> * Leggi su _Nature_ l'articolo "[A temperate Earth-sized planet with tidal heating transiting an M6 star](<https://www.nature.com/articles/s41586-023-05934-8>)" di S. Peterson, Björn Benneke, Karen Collins, Caroline Piaulet, Ian J. M. Crossfield, Mohamad Ali-Dib, Jessie L. Christiansen, Jonathan Gagné, Jackie Faherty, Edwin Kite, Courtney Dressing, David Charbonneau, Felipe Murgas, Marion Cointepas, Jose Manuel Almenara, Xavier Bonfils, Stephen Kane, Michael W. Werner, Varoujan Gorjian, Pierre-Alexis Roy, Avi Shporer, Francisco J. Pozuelos, Quentin Jay Socia, Ryan Cloutier, Jeremy Dietrich, Jonathan Irwin, Lauren Weiss, William Waalkes, Zach Berta-Thomson, Thomas Evans, Daniel Apai, Hannu Parviainen, Enric Pallé, Norio Narita, Andrew W. Howard, Diana Dragomir, Khalid Barkaoui, Michaël Gillon, Emmanuel Jehin, Elsa Ducrot, Zouhair Benkhaldoun, Akihiko Fukui, Mayuko Mori, Taku Nishiumi, Kiyoe Kawauchi, George Ricker, David W. Latham, Joshua N. Winn, Sara Seager, Howard Isaacson, Alex Bixel, Aidan Gibbs, Jon M. Jenkins, Jeffrey C. Smith, Jose Perez Chavez, Benjamin V. Rackham, Thomas Henning, Paul Gabor, Wen-Ping Chen, Nestor Espinoza, Eric L. N. Jensen, Kevin I. Collins, Richard P. Schwarz, Dennis M. Conti, Gavin Wang, John F. Kielkopf, Shude Mao, Keith Horne, Ramotholo Sefako, Samuel N. Quinn, Dan Moldovan, Michael Fausnaugh, Gábor Fűűrész & Thomas Barclay
*[55 minuti fa]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.28
*[1 h]: Lunedì 19 gennaio 2015 alle ore 10.05
*[33 minuti fa]: 10.50
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| Trovato un potenziale nuovo mondo vulcanico | Toi-849b, il gigante nudo | 0.910568 | https://www.media.inaf.it/2023/05/22/lp791-18d-mondo-vulcanico/ | https://www.media.inaf.it/2020/07/02/toi-849b-core/ |
La società bulgara è ormai divisa in classi, a diciotto anni dalla fine del comunismo. Questa divisione provoca però seri malumori, e molti bulgari guardano con nostalgia al passato regime, mentre gli analisti ancora si dividono sulla fine vera o presunta della transizione
04/01/2008 -
Tanya Mangalakova
Sofia
La società bulgara è ormai chiaramente divisa in classi. A diciotto anni dalla caduta del comunismo, nel paese si possono evidenziare sei gruppi, a seconda del livello di consumi: ricchi (8,8%), benestanti (15,7%), senza particolari problemi materiali (29,2%), dalla condizione economica fragile (24,9%), poveri (19,1%) ed estremamente poveri (2,3%). Queste cifre, frutto di uno studio portato avanti nel periodo 1999-2007 sono state rese note lo scorso 16 dicembre dai sociologi dell'istituto di ricerca "Mediana". La divisioni in classi, però, crea anche rabbia sociale verso i più ricchi. La metà dei bulgari vorrebbe la nazionalizzazione dei capitali di tutti coloro che si sono arricchiti dopo l'89, mentre il 40% degli intervistati ritiene che chiunque abbia più di un milione di leva abbia raggiunto questo risultato con mezzi illegali. Un bulgaro su tre (37,9%) si è espresso per un ritorno al vecchio sistema politico sociale comunista. Come interpretare questi dati? E' arrivata la fine della transizione? La classe media, in Bulgaria, è reale o immaginaria? E da dove viene questa nostalgia per il comunismo?
I ricchi
Kolyo Kolev, sociologo e direttore dell'istituto "Mediana", spiega che negli ultimi otto anni, in Bulgaria, la povertà estrema è diminuita di sette volte, e lo stato di indigenza di due volte e mezzo. Anche la disoccupazione è calata vistosamente, ed oggi è presente soprattutto tra le classi meno qualificate ed istruite. Si va invece definendo un deficit di manodopera qualificata, mentre per chi è in possesso di conoscenze specifiche, trovare lavoro non è un'impresa impossibile. Secondo Kolev, in Bulgaria è già comparsa una classe media di tipo europeo. "Per la prima volta, da otto anni a questa parte, ben il 52% della popolazione è al di sopra del livello minimo di soddisfazione dei propri bisogni quotidiani. Il 10% dei bulgari entrano a pieno titolo nel gruppo dei ricchi. Queste persone, più che della classe media, fanno parte di quella alta. Parliamo di persone che d'inverno vanno a sciare sulle Alpi, d'estate possono permettersi la tintarella in Grecia, hanno cambiato mobilio e infissi, hanno una casa o un appartamento nuovi, mandano i figli a studiare a Berna o a Bonn. Il secondo gruppo di persone, quello dei benestanti, o non hanno fatto vacanze negli ultimi due anni, oppure hanno entrate legate all'economia naturale, ad esempio ricevono parte del cibo che consumano dalla campagna. Queste persone sono comunque attente alle proprie spese. Nel terzo gruppo ci sono persone che non hanno problemi a soddisfare i bisogni primari, bere qualcosa fuori con gli amici, comprare vestiti, scarpe, oppure i libri di scuola ai propri figli".
Il panorama disegnato sembra fin qui positivo, nonostante la gente continui a lamentarsi che, in realtà, niente sia cambiato, è l'analisi che Kolev fa ad Osservatorio, sottolineando che oggi le persone che si recano dal dentista siano quadruplicate, e che coloro rispetto a qualche anno fa il numero di persone che d'estate va al mare sia raddoppiato. "Per usare una metafora, un milione di bulgari oggi si lamenta del governo perché il ristorante in cui siedono non è rinnovato, qualche anno fa si lamentava sull'uscio, perché non aveva i soldi per entrare".
Economia grigia e investimenti
Da una parte, le strade delle grandi città bulgare si sono riempite di automobili, i bulgari comprano telefoni cellulari, televisori a schermo piatto, lavatrici, frigoriferi, il che significa che sono in grado di spendere. Dall'altra, nei centri minori ci sono ancora lavori pagati 2-300 leva al mese. E' chiaro che parte dei soldi che hanno reso possibile l'aumento dei consumi, vengono dalla cosiddetta "economia grigia". Andrey Raychev, direttore dell'istituto di ricerche demoscopiche "BBSS-Gallup" non ritiene fondate le lamentele su stipendi da 300 leva al mese, e spiega quali siano le fonti di reddito che hanno reso possibile il boom dei consumi. "Non esistono salari da 300 leva. Lo stipendio minimo reale si aggira intorno ai 400-500 leva. Non date credito a questo continuo lamentarsi! Nel nostro paese l'economia grigia è pari ad almeno il 30% di quella complessiva. Tra l'altro questo fenomeno è presente in tutta Europa, in Germania rappresenta il 20%, in Italia il 25%. Da alcuni anni il tasso di crescita dell'economia è del 6%, e gli investimenti esteri sono nell'ordine dei 4-5 miliardi di leva l'anno, senza contare le rimesse degli emigranti, che ammontano ad un ulteriore miliardo".
Ci sono però analisti che contestano la presenza di una forte classe media in Bulgaria, e ritengono, che la società bulgara si stia organizzando intorno ad un modello oligarchico. "Oligarca significa proprietario di immense risorse, messe insieme depredando lo stato. In Bulgaria non esiste un fenomeno di queste dimensioni. Il nostro modello è di piccola borghesia, più che di oligarchia", sostiene Raychev. "Il fatto che i ricchi in Bulgaria paghino tangenti di tanto in tanto non li trasforma automaticamente in oligarchi. Mazzette si pagano in tutto il mondo".
Ritorno al socialismo?!
Anche se lo standard di vita è cresciuto, permangono in Bulgaria forti lamentele, c'è chi dice che non si è mai stati peggio, e che la situazione è catastrofica, ammette Raychev. "E' un vero paradosso. Queste persone hanno dimenticato che fino a dieci anni fa avevano uno stipendio di tre dollari, e che fino all'89 dovevano mettersi in fila per qualsiasi prodotto. Succede lo stesso in Polonia, in Ungheria e in tutti gli stati dell'ex blocco orientale. La gente si scontra con l'idea di società divisa in classi, e visto che non vi è abituata, la vive come un'enorme ingiustizia. I lamenti andranno avanti fin quando non scompariranno le generazioni abituate a pensare alla società come un organismo senza classi. Ai tempi del socialismo c'era un'elite detestata, ma che rappresentava solo l'1% della popolazione".
Secondo la ricerca realizzata da "Mediana", ancora nel 2007 il 37,9% dei bulgari intervistati vorrebbe un ritorno al socialismo, mentre gli entusiasti dell'attuale sistema sono appena il 28%. Ma quali aspetti del socialismo, più concretamente, sembrano mancare ai bulgari? Secondo Kolyo Kolev, non si tratta di un appello ad una nuova rivoluzione proletaria, ma del rifiuto, all'interno della società divisa in classi, delle "persone sopra di me". "Se per il successo personale si ritiene che il merito sia, appunto, esclusivamente personale, l'insuccesso viene attribuito allo stato, ai politici, agli agenti dei servizi segreti. Chi è sopra di me non merita la sua posizione privilegiata, ma l'ha ottenuta attraverso imbrogli, furti, patti disonesti. Ma chi è sotto di me, lo è "meritatamente", perché è incapace, ignorante, a differenza di me, che sono onesto, lavoratore, capace, ma che purtroppo sono schiacciato da "quelli in alto". Se la transizione, nella sua accezione economica, è finita, per quanto riguarda il cambiamento di mentalità è ancora viva, e si compirà soltanto con il rinnovarsi delle generazioni".
Secondo Andrey Raychev, nessuno in realtà pensa seriamente di tornare verso il socialismo, si tratta piuttosto di nostalgia, di malcontento verso l'elite, che trova espressione in frasi estremiste e nel mito del periodo socialista, in cui tutto sarebbe stato perfetto. Secondo Raychev, quel 40% che ha dichiarato, di considerare ogni milionario un farabutto, esprime così il proprio odio di classe.
Ma è finita la transizione?
Da tre o quattro anni, gli analisti dei processi sociali si sono spaccati sulla questione della presunta fine della transizione. Il circolo raccolto intorno a Raychev la considera conclusa. Tra l'altro, lo stesso Raychev fa parte integrante della classe agiata, essendo a capo di un istituto demografico e di due riviste, oltre a possedere un proprio edificio all'interno di un lussuoso quartiere di Sofia. I critici gli ricordano che fino al 1989 non era estraneo ai corridoi del potere comunista, e che la sua carriera conferma la regola, per cui nel nuovo regime democratico non ci sono ex funzionari di regime rimasti in povertà. Secondo un sondaggio condotto dalla "Alpha Research", e commissionato dal gruppo di iniziativa civile "Vidovden", la più grossa bugia della transizione, è proprio l'affermazione che questa sia conclusa. Secondo l'85% degli intervistati, non sarebbe affatto finita. Questi dati sono stati presentati durante il dibattito pubblico intitolato "E' davvero finita la transizione?". Il 5% degli intervistati non ha saputo rispondere, mentre solo per il 10% questa fa parte del passato. "Con l'ideologia del "la transizione è finita", si tenta di chiudere le bocche", ha commentato il noto analista Georgi Lozanov, il quale ritiene che i commenti su questo tema spinoso siano spesso di tono populista. L "homo socialisticus" è tramontato, ma al suo posto non c'è ancora una nuova identità, e sarà proprio la comparsa di questa nuova identità a segnare la fine della transizione.
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| Ricchi e poveri | I bulgari, un popolo in estinzione? | 0.843479 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bulgaria/Ricchi-e-poveri-39740 | https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bulgaria/I-bulgari-un-popolo-in-estinzione-32347 |
>>
>> Secondo l'agenzia di stampa russa [_Interfax_](<https://www.interfax.ru/russia/934217>), che cita i servizi segreti russi, è stato arrestato in Russia un uomo di 35 anni con la cittadinanza italiana e russa. L'uomo è accusato di aver lanciato droni contro un aeroporto militare russo e piazzato alcuni esplosivi su una linea ferroviaria, sempre in Russia. Gli attacchi erano stati compiuti nella regione di Ryazan: il primo, contro l'aeroporto, era avvenuto il 20 luglio, mentre quello contro la ferrovia, che aveva fatto deragliare un treno merci, l'11 novembre.
>>
>> L'uomo è sospettato di aver compiuto attacchi terroristici e di aver acquistato e trasferito illegalmente esplosivi. I servizi segreti russi (FSB) hanno diffuso una confessione dell'uomo secondo cui sarebbe stato reclutato dai servizi segreti militari ucraini, che lo avrebbero contattato a Istanbul a febbraio e gli avrebbero poi chiesto di compiere gli attacchi, dopo essere stato addestrato alla fabbricazione artigianale di esplosivi in Lettonia. L'FSB ha anche detto di aver confiscato il materiale usato per preparare gli esplosivi usati negli attacchi e di aver trovato registrazioni e foto «dei crimini commessi». Il ministero degli Esteri italiani ha fatto sapere alle agenzie di stampa che il consolato italiano a Mosca sta seguendo il caso e «sta conducendo le opportune verifiche».
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Un uomo con cittadinanza italiana e russa è stato arrestato in Russia con l'accusa di aver sabotato una linea ferroviaria e un aeroporto | In Ucraina sono stati arrestati due colonnelli accusati di voler uccidere il presidente Volodymyr Zelensky per conto della Russia | 0.833423 | https://www.ilpost.it/2023/12/01/cittadino-italiano-arrestato-russia/ | https://www.ilpost.it/2024/05/07/arrestati-agenti-ucraini-che-pianificavano-uccidere-zelensky/ |
Tra analogie e differenze, indagare il periodo storico in cui si è aperto il Concilio può diventare una bussola anche per orientarsi nel presente. Ne abbiamo parlato con **Massimo Faggioli** , storico della Chiesa e docente alla Villanova University in Pennsylvania, Usa.
**Professor Faggioli, partiamo dalle differenze: quali sono quelle tra oggi e sessant’anni fa, quando si è aperto il Concilio Vaticano II?**
Sono molte. La prima: sessant'anni fa si pensava di avere imparato la lezione della Seconda Guerra Mondiale e c’era una fiducia nella capacità del genere umano di non ricorrere alla guerra che oggi non c’è. Le organizzazioni internazionali godevano di maggior prestigio e, tutto sommato, era un mondo “semplice” che vedeva contrapporsi due modelli economici: quello liberale e quello comunista. Infine, la Chiesa cattolica appariva più compatta in pubblico su questi temi di quanto non lo sia oggi sulla Russia.
**E le analogie?**
Una, soprattutto: il papato continua ad essere la voce più influente dal punto di vista spirituale. Questa cosa non è cambiata anzi, è ancora più evidente.
**Tuttavia, la voce del Papa sembra avere difficoltà a farsi ascoltare. Perché?**
Nel 1962 c’era un Concilio e un magistero di Papa Giovanni XXIII che con “[Pacem in terris](<https://www.vatican.va/content/john-xxiii/it/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem.html>)” pensava a come risolvere la questione della legittimità della guerra in era nucleare. Oggi il magistero si trova in un empasse: è impossibile pensare alla “guerra giusta” quando sono in ballo armi nucleari. C’è un dilemma da affrontare: fino a che punto affermare il diritto all’autodifesa quando questo ci porta vicini a una guerra nucleare.
**Qualcuno ha ricordato il rischio guerra atomica toccato con la crisi dei missili di Cuba. Eppure Kennedy e Kruscev erano più disposti a dialogare di Zelensky e Putin. È d’accordo?**
All’epoca l’azione dell’Unione sovietica era all’interno di uno schema bipolare, ma non attentava alla sovranità di uno Stato. Questa guerra ha caratteristiche coloniali, più da seconda guerra mondiale che da guerra fredda.
**Lei vive e lavora negli Stati Uniti. Qual è la narrazione prevalente sul conflitto in Ucraina?**
Non c’è più di tanto una narrazione. Tra poco si terranno le elezioni di mid-term e la questione Ucraina sta sullo sfondo. Negli Usa sono tutti molto stanchi di parlare di guerra, lo fanno ininterrottamente da vent’anni, dall’11 settembre e dall’invasione in Afghanistan. C’è riluttanza anche a sinistra nel vedere la guerra come episodio importante per i destini dell’Occidente. È una faccenda seguita molto da vicino dagli ambienti militari e diplomatici. Anche se gli Usa sono molto impegnati, è materia di élite.
(Precedentemente pubblicato su "La Voce dei Berici")
Scarica l’articolo in [pdf](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=1106260&action=seed_download_download&type=pdf>) / [txt](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=1106260&action=seed_download_download&type=txt>) / [rtf](<https://www.agensir.it/wp-admin/admin-ajax.php?id=1106260&action=seed_download_download&type=rtf>) /
| Faggioli: "Come sessant'anni fa Il Papa è la voce più influente | Bergoglio cambia la dottrina della chiesa sulla guerra | 0.868764 | https://www.agensir.it/mondo/2022/10/15/faggioli-come-sessantanni-fa-il-papa-e-la-voce-piu-influente/ | https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2017/09/08/bergoglio-dottrina-chiesa-guerra |
>
> _[Tonya](<https://www.ilpost.it/2018/03/30/tonya-storia-vera-personaggi-video/>), _nei cinema dal 29 marzo, è il film che racconta la storia della pattinatrice Tonya Harding, una campionessa di pattinaggio artistico su ghiaccio dalla vita complicata. Il film ha colpito molti anche per l'esattezza con cui ha rappresentato i personaggi reali. Ci sono personaggi che messi a confronto con gli originali sembrano sosia perfetti, come Allison Janney/LaVona Golden o Sebastian Stan/Jeff Gilloly. Senza contare l'estrema somiglianza tra lo Shawn Eckardt interpretato da Paul Walter Hauser e quello originale. Se vi è rimasta la curiosità di conoscere la storia vera, [leggete qui](<https://www.ilpost.it/2014/01/06/nancy-kerrigan/>).
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Distinguere i personaggi di "Tonya" dai loro originali non è semplice | La filmografia di Bill Murray su bambolina di carta | 0.835141 | https://www.ilpost.it/2018/04/03/tonya-harding-film-personaggi/ | https://www.ilpost.it/2012/08/28/bill-murray-filmografia-bambolina-carta/ |
I giornali di oggi aprono tutti con le notizie legate al terrorismo in Europa: la conferma da parte della procura francese della morte di Abdelhamid Abaaoud (considerato l'organizzatore degli attentati della settimana scorsa) nell'operazione di polizia di Saint-Denis, la paura di nuovi attentati in Italia, che ieri ha causato diversi interventi delle forze dell'ordine per falsi allarmi bomba, la probabile decisione dell'Unione Europea di ripristinare i controlli alle frontiere, e le manifestazioni contro il terrorismo organizzate da musulmani in Italia per sabato. Solo il Giornale fa una scelta diversa, criticando la richiesta dei pm milanesi di processare Berlusconi per aver corrotto i testimoni nel processo per il caso Ruby.
[ ](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/stampa-1140/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/stampa-1140/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/corriere_della_sera-978/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/repubblica-1187/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/sole_24_ore-449/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/messaggero-1147/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/nazionale-1-manifestoprimapaginapag01-2011-2/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/avvenire-911/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/fatto-767/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/giornale-1036/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/libero-1269/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/unita-914/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/osservatore_romano-764/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/prima-standard-51/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/secolo_xix-930/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/mattino-985/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/tempo-800/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/mf-596/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/italia_oggi-286/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/gazzetta_del_mezzogiorno-743/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/messaggeroveneto_udine-949/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/ilpiccolo_trieste-947/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/leggo-506/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/lanuovasardegna_sassari-942/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/lanuovaferrara_ferrara-946/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/giornale_di_brescia-603/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/mattinopadova_padova-945/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/lacittadisalerno_salerno-835/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/xsma00c/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/iltirreno_livorno-950/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/ilcentro_pescara-950/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/gazzetta_dello_sport-902/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/corriere_dello_sport-956/>) [](<https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/tuttosport-1382/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
*[22 minuti, 47 secondi fa]: 2016-07-30T20:21:38+00:00
| Le prime pagine di venerdì 20 novembre 2015 | Le prime pagine di lunedì 16 novembre 2015 | 0.960841 | https://www.ilpost.it/2015/11/20/le-prime-pagine-di-oggi-1087/ | https://www.ilpost.it/2015/11/16/le-prime-pagine-di-oggi-1083/ |
09 aprile 2014 12:06
Silvio Berlusconi è tormentato dall’incubo della sua esclusione definitiva dal mondo politico. Condannato a quattro anni (di cui tre coperti da indulto) per frode fiscale, espulso dal senato, attende con ansia la decisione del tribunale di sorveglianza.
Il 10 aprile il suo destino sarà nelle mani di due giudici e due consulenti, uno psicologo e un esperto di diritto penitenziario, che devono valutare se accogliere la richiesta di affidamento ai servizi sociali. Secondo alcune indiscrezioni sarà assegnato a una struttura per disabili anziani nell’hinterland milanese, dove andrebbe solo per sei ore alla settimana: un servizio sociale in versione light. Tra spacciatori, ladri e altri condannati quello di Berlusconi sarà solo uno dei cinquanta casi su cui il tribunale deve esprimersi giovedì. Per rendere pubblica la sentenza i giudici hanno cinque giorni di tempo.
Puntualmente la corte di Strasburgo ha rigettato la procedura d’urgenza in merito alla candidatura di Berlusconi, il cui nome compare comunque sulla scheda per le europee. Ora l’ ex premier ed ex Cavaliere si aggrappa all’ultimo barlume di speranza: che i giudici gli garantiscano l’agibilità politica permettendogli di partecipare alla campagna elettorale. Quello che Berlusconi teme di più è infatti un bavaglio totale per le europee, che però pare abbastanza improbabile. I giudici potrebbero scegliere un compromesso e decidere alcune misure restrittive a decorrere dal 26 maggio.
Nell’attesa Berlusconi tiene un profilo basso. Per il monarca l’idea di venire oscurato è insopportabile. S’illude di poter mantenere un ruolo da protagonista, anche se l’età sta corrodendo la sua immagine di eterno giovane. Per un infiammazione al ginocchio è stato ricoverato al San Raffaele, cammina con le stampelle, ma non ha la forza necessaria per stare in piedi. Rintanato nella prigione dorata di Arcore, sembra depresso e preoccupato per “l’abbraccio mortale” di Renzi.
Nel frattempo nel suo partito cresce la confusione. In molti si preparano a lasciare la nave che rischia di affondare dopo una sconfitta alle europee. Una ventina di parlamentari sono pronti a trasferirsi nel partitino dell’ex segretario Angelino Alfano. All’ultimatum posto dal capogruppo Renato Brunetta a Matteo Renzi è seguita un’umiliante smentita di Berlusconi, segnale eloquente dei profondi dissidi interni.
Ufficialmente Forza Italia insiste sul varo definitivo della legge elettorale. Ma per assurdo Berlusconi deve temere propria quella. Perché la legge strampalata concordata tra Renzi e Berlusconi prevede un ballottaggio tra i due partiti maggiori nel caso che nessuna forza politica arrivi al 37 per cento. E nei sondaggi Forza Italia è terza dopo il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. Un vero incubo per l’ex Cavaliere.
Italia
Silvio Berlusconi
Forza Italia
Mediaset
Frode fiscale
Europee
Servizi sociali
Tribunale di sorveglianza
| Le ansie di Silvio Berlusconi | Berlusconi o come (non) sbarazzarsene | 0.84723 | https://www.internazionale.it/opinione/gerhard-mumelter/2014/04/09/le-ansie-di-silvio-berlusconi | https://www.internazionale.it/opinione/philippe-ridet/2013/08/26/berlusconi-o-come-non-sbarazzarsene |
Le prime tracce di una discussione pubblica, nelle società occidentali, sul peso e l’importanza delle discipline di area tecnico-scientifica nei processi educativi vanno ricercate negli anni cruciali della guerra fredda, quando i primi successi nelle missioni spaziali sovietiche parevano suggerire l’urgenza di una revisione dei sistemi educativi del blocco atlantico. Non è infrequente che negli Stati Uniti il dibattito politico accolga periodicamente tra i propri temi di divisione anche la strategia generale per la formazione intellettuale e professionale delle nuove generazioni. Era già accaduto in occasione della crisi del 1929, per riaprirsi trent’anni dopo, in ordine alla necessità di stabilire un [primato sui Paesi comunisti](<https://archivio.micromega.net/l-educazione-alla-creativita-come-problema-politico/>).
Tuttavia, la vera messa a fuoco di una pianificazione condivisa in relazione alla valorizzazione delle competenze ingegneristiche e scientifiche è riscontrabile, sempre nel dibattito statunitense, intorno alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, per tradursi poi in vere prese di posizione ufficiali della [National Science Foundation](<https://www.nsf.gov/>), auspicando una maggiore diffusione delle discipline Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics), inizialmente denominate [Smet](<https://www.nsf.gov/pubs/2000/ceose991/ceose991.html>). In quel caso, tuttavia, il problema non era più riconducibile (o non solo) alle esigenze di una competizione geopolitica, bensì correlato alle trasformazioni del mondo del lavoro. La concretizzazione di una nuova rivoluzione tecnologico-digitale faceva intravedere profondissime trasformazioni nel sistema occupazionale, che avrebbe certamente avuto bisogno di un maggior numero di figure professionali provviste di competenze tecniche e ingegneristiche. Ecco perché nel 2005 la [National Academy of Science](<https://www.nsf.gov/attachments/117803/public/3b--RAGS_Revisited.pdf>) suggerì in qualche modo il primo piano di finanziamento per le discipline Stem, da realizzarsi nell’arco di un quinquennio, dunque entro il 2010, proponendo l’istituzione di un sistema speciale di borse di studio nell’area, un aumento del numero dei docenti delle relative discipline, e una formazione metodologico-didattica specifica per tali docenti. L’avvio di questo processo trovò poi un convinto sostenitore nel presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che [nel 2009](<https://obamawhitehouse.archives.gov/the-press-office/president-obama-launches-educate-innovate-campaign-excellence-science-technology-en>) in più occasioni ribadì la necessità economico-sociale di un potenziamento delle competenze scientifiche, soprattutto di tipo applicativo, per il futuro della nazione. Fu proprio il governo Obama, ormai 13 anni fa, a introdurre i primi progetti Stem per le scuole di infanzia, l’avviamento di un coordinamento tra le discipline Stem nelle scuole superiori, e lo stanziamento di fondi speciali per la formazione degli insegnanti.
Tale processo politico è stato costantemente accompagnato da un dibattito pedagogico, negli Stati Uniti tradizionalmente vivo e sempre interessante. Anno dopo anno, quello che apparentemente poteva essere considerato soltanto un acronimo, ha cominciato ad acquisire una sua identità specifica. Le scienze e la matematica, in astratto, possono essere considerate come ambiti di ricerca pura, ma la tecnologia e l’ingegneria hanno evidentemente una dimensione applicativa. L’accostamento in un unico blocco concettuale di queste aree disciplinari è destinato alla costituzione di un approccio interdisciplinare, in cui evidentemente la dimensione applicativa diventa prevalente, ed esige sempre la convergenza di competenze eterogenee, tradizionalmente rafforzate in maniera separata nei diversi campi d’indagine. Non si tratta di un modello _transdisciplinare_ , ma l’ambizione è quella di avviare la costruzione di un approccio _interdisciplinare_. Al di là della natura un po’ leziosa che hanno sempre queste sfumature di significato, la sostanza del discorso va cercata nel proposito di un cambio di prospettiva: l’approccio Stem non aspirerebbe a diventare una replicazione, a fini di valorizzazione, di quattro diverse discipline, cui si chiederebbe di dialogare per costruire insieme delle attività didattiche, in cui ciascuno porta il proprio contributo. L’idea di base della strategia Stem consiste invece nell’introduzione di un nuovo modello didattico (neanche troppo innovativo, per dirla tutta), potenzialmente alternativo al precedente, in cui – lavorando su problemi – si è costretti a contaminare, entro la definizione di nuove competenze, quelle che precedentemente erano abilità risolutive interne a ciascuna area disciplinare. In parte, si potrebbe intravedere in questa idea – se dominante in un curricolo – il tramonto delle scienze pure, a vantaggio di quelle applicate. Tuttavia la concretezza dell’azione didattica spesso lascia parte significativa di tali ipotesi trasformative soltanto sulla carta, facendo valere le ragioni della realtà sulla speculazione metodologica, troppo spesso elaborata da gruppi di lavoro ormai estraniatisi del tutto dalla dinamica viva del rapporto educativo.
In Europa la situazione appare naturalmente più disomogenea, e si fa più fatica a individuare una strategia univoca tra i vari Paesi. Ciò deriva sicuramente – in prima istanza – da una maggiore tradizione e un maggiore radicamento culturale degli insegnamenti strettamente disciplinari, soprattutto nella scuola secondaria. Non sono poi mancati, nella discussione continentale, dubbi e perplessità derivate dalla mancanza di evidenze scientifiche degli effettivi vantaggi di un’accelerazione sull’approccio Stem. Tuttavia la discussione in sede comunitaria esiste, come testimonia in modo assai eloquente un [interessante rapporto del 2015](<https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2015/542199/IPOL_STU\(2015\)542199_EN.pdf>), in cui viene stimato un prossimo pensionamento di lavoratori nell’area Stem, con un’apertura di circa 7 milioni di opportunità entro il 2025. L’aumento dei posti era stato previsto prevalentemente nei vari servizi professionali di tipo ingegneristico, e nell’informatica, mentre non veniva stimata «una crescita delle possibilità di impiego nel settore farmaceutico». Cinque anni dopo è arrivato il Covid-19, e ha parzialmente smentito tale previsione. Il che è ovvio, tutto può succedere, ma dovrebbe farci riflettere sulla nostra insistenza a riorganizzare il sistema formativo sulla base di un mondo del lavoro che, quando i ragazzi e le ragazze saranno finalmente pronti a confrontarsi con la vita autonoma, sarà completamente diverso da quel che aveva ispirato le pianificazioni didattiche scelte per loro.
Ma che tipo di posizioni professionali si prospettano per gli studenti con qualifiche scientifiche? Questo è un punto interessante. Secondo lo studio del parlamento europeo, «quasi la metà degli impieghi di area Stem richiedono qualifiche di medio livello, e ci si aspetta un mantenimento di tale trend». Questa affermazione fa il paio con una successiva digressione interna al medesimo report, riguardo le ragioni per le quali le discipline scientifiche appaiono meno attrattive per molti studenti: «In alcune aziende a indirizzo tecnologico, nelle quali l’ambiente dovrebbe essere favorevole, una formazione da ingegnere o scienziato è lontana dall’offrire la migliore possibilità di carriera per raggiungere una posizione di vertice, come è dimostrato dalla percentuale relativamente scarsa di scienziati nella posizione di manager».
Qui si lambisce una questione delicata. Guardiamo all’Italia e al suo sistema politico-imprenditoriale. Quasi tutte le posizioni apicali, di governo o di gestione imprenditoriale, sono occupate da profili professionali con formazione giuridica o economica. Poche le eccezioni, come il ministro Cingolani, laureato in Fisica, o il presidente della Camera, Roberto Fico, laureato in Scienze della comunicazione. Vale lo stesso per i vertici aziendali, dove non sono affatto rari i _top manager_ provenienti da studi filosofici o dalle scienze sociali.
Secondo Antonio Gramsci, un sistema sociale si può definire veramente democratico solo se qualunque cittadino è messo nelle condizioni (non solo economiche, ma anche culturali) di accedere a una posizione apicale, o quanto meno di possedere le competenze e le conoscenze necessarie per controllare coloro che in quella posizione sono collocati. La domanda è dunque legittima: un sistema di istruzione che privilegi l’approccio Stem in modo troppo marcato, asseconderebbe questa aspettativa democratica, o inclinerebbe verso la costruzione di una forza lavoro intermedia, prevalentemente applicativa, capace di sostenere i ritmi di una rapida digitalizzazione della società della conoscenza? Naturalmente non tutti i cittadini potranno dedicare la propria vita ad amministrare grandi aziende o a organizzare la cosa pubblica. Tuttavia ciascuno di noi dovrebbe possedere le competenze necessarie per un’adeguata lettura della società e di quei processi decisionali che ne segnano i destini. Questo è dunque un punto pedagogico importante, perché costringe a una riflessione più profonda sulle finalità del sistema scolastico, e non solo sulla sua funzionalità rispetto alle aspettative economico-sociali che – _ahinoi!_ – rischiano di essere sistematicamente stravolte da eventi pandemici o da infausti conflitti militari.
| Perché tanta insistenza sull’approccio Stem nella didattica? | La scuola: bilanci e prospettive | 0.825758 | https://www.micromega.net/insistenza-approccio-stem-nella-didattica/ | https://www.micromega.net/scuola-bilanci-prospettive/ |
>
> Il primo maggio [è morto](<https://variety.com/2020/tv/news/sam-lloyd-dead-dies-scrubs-ted-1234596010/>) l'attore americano Sam Lloyd, noto per il personaggio di Ted Buckland nella serie tv _Scrubs_. Lloyd aveva 56 anni; lo scorso gennaio gli era stato diagnosticato un tumore inoperabile al cervello. Nella serie, una delle più famose e popolari sitcom degli anni Duemila, ambientata in un ospedale californiano, Lloyd interpretava un avvocato con una bassa autostima e depresso, comparendo in quasi 100 episodi.
>
> Oltre che in _Scrubs_ , Lloyd aveva avuto dei ruoli in molte altre serie tv, tra cui _Desperate Housewives_ , _Seinfeld_ , _Modern Family_ , _West Wing_ e _Malcolm_. Era anche un musicista e cantava in un gruppo vocale a cappella, i Blanks, comparso in molti episodi di _Scrubs_ con il nome Poveri sfigati, o Cuori solitari.
>
> https://twitter.com/zachbraff/status/1256353801377742848
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> https://twitter.com/zachbraff/status/1256355918633025536
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
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*[ NF]: Norfolk Island
| È morto a 56 anni l'attore Sam Lloyd, che interpretava Ted Buckland in "Scrubs" | È morto a 57 anni l’attore Willie Garson, noto per la serie televisiva "Sex and the City" | 0.871478 | https://www.ilpost.it/2020/05/02/morto-sam-lloyd-ted-bucklands-scrubs/ | https://www.ilpost.it/2021/09/22/attore-willie-garson-morto/ |
>
> Carlo Nuzzi, studente universitario calabrese di 28 anni che non si trovava dallo scorso venerdì, è a Barcellona e sta bene, [ha detto](<http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/08/03/news/trovato_lo_studente_carlo_nuzzi_e_a_barcellona_sta_bene-172281215/>) la sua famiglia. Nuzzi, che frequentava l'università di Bologna, era stato visto l'ultima volta venerdì sera a casa sua a Bologna, dai suoi coinquilini. Oggi ha contattato i suoi famigliari, che hanno detto che è senza soldi e vuole tornare in Italia. Non si sa ancora perché non si sia fatto trovare in questi giorni.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
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*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Carlo Nuzzi, lo studente che era scomparso a Bologna venerdì scorso, è stato trovato a Barcellona | Il ministero degli Esteri tunisino ha convocato l'ambasciatore italiano, dopo che Salvini aveva detto che il paese «esporta galeotti» | 0.747807 | https://www.ilpost.it/2017/08/03/carlo-nuzzi-trovato-barcellona/ | https://www.ilpost.it/2018/06/04/salvini-tunisia-galeotti/ |
>
> Fino al 24 febbraio, al Museo del Novecento di Milano, si può visitare [_Chi ha paura del disegno?_](<http://museodelnovecento.org/it/mostra/chi-ha-paura-del-disegno>), una mostra che raccoglie più di cento disegni di artisti italiani del secolo scorso. Fanno parte di una collezione privata milanese, la Collezione Ramo, mai mostrata in precedenza. Tra le altre ci sono opere di Umberto Boccioni, Lucio Fontana e Mario Schifano, ma anche di tanti artisti meno noti, “da riscoprire”, come si dice. E [da riscoprire è il disegno italiano in generale](<https://www.ilpost.it/2018/11/21/mostra-chi-ha-paura-del-disegno-milano-collezione-ramo/>), dato che raramente vengono organizzate mostre dedicate a questa forma d'arte, che di conseguenza è poco conosciuta dal pubblico non specialista.
>
> In occasione della mostra è anche stato realizzato un libro sulla storia del disegno italiano del secolo scorso che contiene il catalogo generale della Collezione Ramo: è una specie di atlante per orientarsi nel mondo del disegno italiano, non solo cronologicamente ma anche per temi trasversali ai decenni e ai diversi movimenti artistici novecenteschi. Si intitola [_Disegno italiano del XX secolo_](<https://www.amazon.it/Disegno-italiano-secolo-Collezione-colori/dp/8836641164/?tag=ilpo-21>), lo ha curato Irina Zucca Alessandrelli, che è anche curatrice della mostra al Museo del Novecento e della Collezione Ramo, e lo ha pubblicato Silvana Editoriale. È un libro di 400 pagine, in cui le riproduzioni delle opere della collezione sono affiancati da saggi di Zucca Alessandrelli e Antonello Negri, critico e professore di storia dell'arte dell'Università di Milano, che spiegano la ricerca artistica dietro ogni disegno: finora nessun altro libro aveva fatto la stessa cosa per questa forma d'arte. Pubblichiamo un estratto di uno dei saggi che introduce il libro, "Disegnare un secolo" di Jeffrey Schnapp, esperto di avanguardia italiana, mentre [qui](<https://www.ilpost.it/2018/12/17/chi-ha-paura-del-disegno-mostra-museo-novecento/>) invece potete vedere alcuni dei disegni presenti alla mostra al Museo del Novecento.
>
> _Disegno italiano del XX secolo_ sarà presentato al Teatro Franco Parenti di Milano lunedì 4 febbraio, alle 18.30. Irina Zucca Alessandrelli spiegherà attraverso la proiezione di disegni il valore intrinseco del disegno che manca a pittura e scultura. A seguire Ozmo, uno dei maggiori artisti italiani di _street art_ , realizzerà un disegno "performativo", assemblando motivi scelti da disegni di artisti come Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Fortunato Depero, Domenico Gnoli e Bruno Munari: l'opera sarà portata a termine nel corso della serata. Lo scrittore Luca Scarlini invece racconterà aneddoti poco conosciuti a partire da dieci disegni di artisti come Alighiero Boetti, Gianfranco Baruchello, Vincenzo Agnetti, Carol Rama e Aldo Mondino. Ci sarà anche un aperitivo durante il quale si potrà ascoltare musica legata alle avanguardie artistiche del secolo scorso, selezionata dal compositore Luca Garino.
>
> ***
>
> Cos'è un disegno? La domanda corre il rischio di sembrare ingenua, per non dire insincera, se pensiamo alla sua centralità nella storia dell'arte occidentale. Prendendo le mosse dal Rinascimento (ma anche da molto prima), il disegno è stato il laboratorio di idee visuali, lo studio su carta di un prototipo, il ricettacolo dei pensieri dell'artista, il supporto sul quale scarabocchiare sogni a occhi aperti che diventavano schizzi e bozze poi maturati in lavori definitivi, che fossero su un soffitto o su una tela, su metallo o incisi nella pietra. Ecco perché Petrarca, nella sua raccolta di dialoghi filosofici _De remediis utriusque fortunae_ , collocava la graphis alla base dell'albero genealogico delle arti visive perché «a dire il vero, pittura e scultura sono una sola arte», osservava il padre dell'umanesimo. «Benché distinte, hanno origine da una sola fonte: l'arte del disegno» ( _De remediis_ , 1.41).
>
> L'universo del disegno, tuttavia, è vasto al punto che anche il miglior albero genealogico o la definizione di un dizionario possono risultare inadeguati. Nel periodo delle sue prime teorizzazioni, nel XVI e XVII secolo, il disegno era già due cose in una: un repertorio di tecniche per dare forma a una composizione visiva e il processo di ideazione che è all'origine della creazione artistica stessa. Disegnare significava quindi analizzare e descrivere il mondo, "portare alla luce" o estrarre l'architettura attraverso forme prolungate e profonde di osservazione. Disegnare, però, significava anche attingere ai poteri squisitamente cerebrali e generativi della mente per tradurne le visioni in immagini realizzate a mano, convertire le _invisibilia_ in _visibilia_. Non aveva alcuna importanza che i prodotti di questa immaginazione fossero giocosi o avessero un fine, fossero mostruosi o splendidi. Il disegno, alternandosi tra questi due poli, occupava lo spazio incerto cui Ruskin si riferiva nel suo _Gli elementi del disegno_ come al «tratto», che per lui stava a indicare l'abile esecuzione dei segni abbinata alla precisione del pensiero.
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> È degno di nota un altro fattore che complica la situazione: l'universo del disegno non corrisponde necessariamente a quello delle opere su carta cui viene assegnato normalmente al giorno d'oggi. Ben lontana dall'essere il mezzo di elezione per il disegno, la carta è stata una protagonista tardiva nella storia dei supporti per le iscrizioni grafiche. Preceduta da materiali diversi, dalle pareti delle caverne ai soffitti di stucco, dall'argilla al papiro e alla pergamena, la carta consolidò la propria supremazia solo nel XVI secolo, nel momento di massimo splendore dei primi produttori occidentali come Fabriano. Sarebbero trascorsi altri tre secoli prima di arrivare alla sua industrializzazione e all'ubiquità degli archivi su supporto cartaceo, di quaderni di schizzi e taccuini in ogni campo della vita culturale, sociale ed economica. Al momento della morte di Ruskin, gli appunti e il pensiero visivo che informano le pratiche del disegno – accanto alla scrittura, ormai da tempo riconosciuta fondamentale per il pensiero avanzato – erano ormai sulla strada del riconoscimento come abilità cognitiva essenziale per la scienza (si pensi ai taccuini con le osservazioni sul campo di naturalisti come Darwin) e per il progresso sociale (si pensi alla cartografia e ai disegni dei brevetti), per non citare l'espressione artistica, la decorazione e l'illustrazione.
>
> All'epoca, però, giunse un altro potente strumento per cogliere l'architettura visiva del mondo, ossia la fotografia, e il disegno si ritrovò libero da alcune responsabilità – e anche da alcuni oneri – che fin dai tempi dell'Illuminismo lo avevano legato in maniera sempre più stretta all'osservazione. La Collezione Ramo ha origine in questo cruciale momento di separazione, quando i canoni del naturalismo hanno cominciato una lenta ma inesorabile implosione lasciando il posto allo sbalorditivo assortimento di pratiche grafiche fiorite nel XX secolo: pratiche che ricadono sotto voci come futurismo, sperimentalismo, espressionismo, primitivismo, classicismo (inteso in vari modi), concretismo, concettualismo e pop. Pratiche nelle quali non si tratta soltanto di disegnare a matita, inchiostro, pastello, gessetto e vernice, ma anche di tagliare, incollare, piegare, forare, cucire, bruciare, incidere, scolpire, assemblare e che prevedono il ricorso a supporti non cartacei. Nel XX secolo – e in particolare nel XX secolo – disegnare non è più un semplice accessorio della cultura visuale o un complemento di questa, ma il luogo di un dialogo importantissimo e vivace tra vecchio e nuovo, globale e locale, tra le forze della storia e le intuizioni immaginative-creative-critiche dei singoli.
>
> La Collezione Ramo termina con opere dell'ultimo anno del XX secolo di artisti del calibro di Enrico Baj, Lucio Del Pezzo e Mimmo Paladino, che segnano un altro importante punto di svolta: la maturazione di un'era nella quale, grazie alle migliorate capacità dei computer grafici e di software come 3D Studio di Autodesk, le bozze in digitale hanno cominciato a consolidare il loro dominio su quelle cartacee. A dispetto delle abituali iperboli della Silicon Valley, non tutto è cambiato. L'avvento delle penne digitali negli anni Duemila non fa svanire completamente carta, penna e matita dal mix grafico-grafologico. Taccuini non diversi da quelli prediletti da Ruskin e Darwin – che adesso si chiamano Moleskine, Rhodia o Field Notes – continuano a esistere. Ma questi strumenti della pratica del disegno risultano essere sempre più supporti per processi nativi digitali, non diversamente dagli onnipresenti Post-it che animano i prototipi su carta degli studi di design odierni.
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> Come spesso è avvenuto durante la sua storia plurimillenaria, il disegno, ancora una volta, è stato relegato a un ruolo sussidiario. A dispetto di questo esilio – o forse proprio per questo – continua a prosperare alle radici dell'albero della _graphis_.
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> © 2018 Silvana Editoriale S.p.A., Cinisello Balsamo, Milano
> © 2018 Collezione Ramo, Milano
> © 2018 Jeffrey Schnapp
>
> [](<https://www.amazon.it/Disegno-italiano-secolo-Collezione-colori/dp/8836641164/?tag=ilpo-21>)
>
> La copertina di "Disegno italiano del XX secolo": lo sfondo è " _Particolare del lato in alto della prima I d 'infinito", un'opera dell'artista Giovanni Anselmo_, scultore dell'Arte Povera
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Cos'è un disegno? | Avete mai visto una mostra di disegni? | 0.880644 | https://www.ilpost.it/2019/01/30/disegno-italiano-xx-secolo-collezione-ramo/ | https://www.ilpost.it/2018/11/21/mostra-chi-ha-paura-del-disegno-milano-collezione-ramo/ |
20 dicembre 2012 09:00
Neil Swaab, Stati Uniti
Internazionale, numero
697
, 15/21 giugno 2007
Ogni giorno online una delle strisce di Mr. Wiggles uscite in questi anni su Internazionale. Le strisce di Neil Swaab sono state raccolte anche in due volumi: Mr. Wiggles e
Mr. Wiggles colpisce ancora.
| Neil Swaab, Stati Uniti | Neil Swaab, Stati Uniti | 0.95941 | https://www.internazionale.it/opinione/mr-wiggles/2012/12/20/135190 | https://www.internazionale.it/opinione/mr-wiggles/2012/11/20/128993 |
20 febbraio 2013 09:00
Neil Swaab, Stati Uniti
Internazionale, numero
742
, 1/7 maggio 2008
Ogni giorno online una delle strisce di Mr. Wiggles uscite in questi anni su Internazionale. Le strisce di Neil Swaab sono state raccolte anche in due volumi: Mr. Wiggles e
Mr. Wiggles colpisce ancora.
| Neil Swaab, Stati Uniti | Neil Swaab, Stati Uniti | 0.974567 | https://www.internazionale.it/opinione/mr-wiggles/2013/02/20/146808 | https://www.internazionale.it/opinione/mr-wiggles/2013/09/20/245315 |
Ecco, per gli ingenui ancora dubbiosi o speranzosi elettori «lectiani», la carta d’identità, anzi identitaria, ossia fascista, del «neo-Nato» governo della Signora, anzi no, del Signor neo-presidente Meloni: manganello e moschetto, politica liberticida e repressiva all’interno, militarista e bellicista all’esterno. Da un lato sotto i talloni dell’Imperatore a stelle e strisce d’oltreoceano, che della Nato e del suo espansionismo est-europeo e geostrategico è al comando, dall’altro sotto i diktat del mercato e del finanz-capitalismo europeo e globale. Il sovranismo? Un bluff. Posture euro-scettiche? Roba del passato.
Ora è tempo per la piccola «eroica» Frodo, formatasi alla scuola roman(z)esca di Tolkien, di indossare velocemente divisa e moschetto e via alla guerra contro le Forze del Male, la Russia putiniana scambiata, donchisciottescamente, con la fu Russia sovietica e stalinista. Poteva l’Italia, mi domando, e può ancora, svolgere un ruolo autonomo d’avanguardia, sollecitata dagli appelli di papa Bergoglio, nella ricerca di vie negoziali e diplomatiche per la pace in Ucraina? Sì, ovviamente. Ma il tecno-atlantismo di Draghi prima e il fascio-atlantismo della Draghetta della Garbatella dopo, hanno imposto e impongono scelte opposte, cobelligeranti e guerrafondaie, con l’incessante invio di armi a Kiev e pacchetti seriali di (auto)sanzioni antirusse.
Siamo in guerra, in un’economia di guerra, con bollette energetiche alle stelle, crisi economica galoppante, l’Annibale dell’inflazione e recessione alle porte, e con ormai 15 milioni di italiani al limite o sotto il livello minimo di povertà. Tutto nella più cinica imperturbabilità anticostituzionale e antidemocratica di draghi drag(h)oni drag(h)azzi e draghisti d’Italia. «Non saremo l’anello debole dell’Occidente», ha dichiarato Capitan Giorgia. Tradotto: «Mister Biden, siamo pronti!». Pronti, sull’«attenti», camerati, e moschetto in spalla! E nel frattempo, prima di recarsi a Kiev con elmetto, stivaloni d’ordinanza e sorrisetto sfolgorante all’avventurosa guida, alé!, di carri armati e missili antiaerei, forse accompagnata da Crosetti in tuta mimetica, ecco Giorgia insieme a Giorgetti volare a Bruxelles per sapere se e come spendere i soldi del Pnrr. La Bce incalza con i tassi di interesse. Nulla danno gratis i poteri neoliberisti. Altro che sovranismo e altre balle elettorali!
Fascio-atlantismo e fascio-liberismo quali riflessi interni possono avere? Presto detto, già confermato da fatti. Ossia: uno Stato forte con i deboli, debole con i forti. I «segnali» sono inequivocabili:
1) una politica fiscale filo-padronal-confindustriale, contraria alla tassa patrimoniale, all’imposizione progressiva e al tracciamento, ma favorevole alla corruzione, all’economia sommersa, all’evasione e ai traffici della delinquenza e delle mafie: condoni, flat tax e alto tetto al contante (euro 10 mila, no 5, e perché non 20, 30 40 … eja eja alalà chi si ferma è perduto!);
2) No a politiche redistributive, al Reddito di cittadinanza e al salario minimo legale: nel mondo individual-atomista americanizzato e thatcheriano del _self-mady_ , la povertà non è una dolorosa condizione sociale subìta e ingiusta, ma una colpa soggettiva; o un tratto biologico, socialdarwinista, razzista: sei povero perché incapace, o perché sei brutto, nero e immigrato; ergo: perché lo «meriti»; non a caso è stato istituito il nuovo Ministero orwelliano dell’Istruzione e del Merito e la nuova maggioranza di destra-destra vede il diavolo nello _ius soli_ o _ius scholae_ ;
3) la repressione poliziesca: _a)_ a governo appena insediato, la polizia dell’ex prefetto ora neoministro Piantedosi manganellava gli studenti antifascisti della Sapienza di Roma, che protestavano contro l’uso di aule universitarie da parte dei giovani di FdI per fini «culturali» di partito; _b)_ il pretestuoso decreto-legge d’emergenza sui _rave party_ , il primo della iniziale storia melonista d’Italia: da 3 a 6 anni di carcere a chi, se più di 50 persone, organizza manifestazioni illegali pericolose (tali a giudizio delle forze dell’ordine) in luoghi pubblici o privati. Incredibile a dirsi: la stessa pena prevista per i terroristi! Siamo già alla criminalizzazione della libertà di manifestazione? Un decreto approvato peraltro dal primo Cdm melonista in concomitanza con il raduno e la sfilata dei 2 mila nazi-fascisti a Predappio, che Piantedosi, «l’altro Matteo», si è guardato bene dal vietare. La fiamma del simbolo partitico della dolce duc(h)essa, anzi duce, ex piccola fiammiferaia _underdog_ , ora ai vertici del potere, non lo consentiva. Agli illusi-delusi elettori che nell’urna hanno premiato la Sorella, o Fratello d’Italia che dir si voglia, non resta che la magra consolazione di canticchiare in privato, guardinghi e tra i denti, la vecchia ironica canzone di Carosone: « _Se il mellone è uscito banco / E mo’ con chi t’à vu’ piglià_ ».
_(immagine di[Edoardo Baraldi](<https://www.flickr.com/photos/edoardobaraldi/>))_
| Manganello e moschetto, melonista perfetto | Un gabinetto di guerra | 0.852056 | https://www.micromega.net/manganello-e-moschetto-melonista-perfetto/ | https://www.micromega.net/un-gabinetto-di-guerra/ |
>
> Dopo dieci anni di tentativi, Ying Ying e Le Le, due panda dell’Ocean Park di Hong Kong, si sono accoppiati naturalmente. L'accoppiamento è avvenuto mentre lo zoo è chiuso al pubblico per l’epidemia da coronavirus. È ancora presto per saperlo, [ma la possibilità di una gravidanza](<https://www.bbc.co.uk/news/newsbeat-52204078>) attraverso l'accoppiamento naturale è maggiore rispetto all'inseminazione artificiale. Questa è una delle storie che si trovano tra gli animali che valeva la pena fotografare in settimana, ma se siete tra quelli che hanno appena finito il documentario di Netflix _Tiger King_ potrebbe farvi piacere vedere una delle tigri di Joe Exotic in un nuovo parco. Animali meno famosi ma altrettanto, se non più, fotogenici: lucertole in posizione, cigni raccolti su sé stessi e il meno noto pettazzurro.
>
> [ ](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-331/> "vai alla fotogallery") [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-331/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-332/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-333/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/birds-during-lockdown-in-srinagar-india-07-apr-2020/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-334/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-335/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-336/>) [weekly beasts](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/lizard-at-passu-village-near-dharmshala/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/wild-bird-bluethroat-in-waghaeusel/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-337/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-338/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-339/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-340/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-341/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-342/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-343/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-344/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-345/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-346/>) [](<https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/weekly-beasts-347/>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| Weekly Beasts di sabato 11 aprile 2020 | Weekly Beasts di sabato 15 agosto 2020 | 0.914573 | https://www.ilpost.it/2020/04/11/weekly-beasts-302/ | https://www.ilpost.it/2020/08/15/weekly-beasts-320/ |
Renzi si prende la sua responsabilità, come ha scritto su twitter, ponendo la fiducia all’Italicum. **Ma Bersani quella fiducia non la vota**.
Dopo 17 volte in cui alla Camera ha obbedito al volere del suo segretario e presidente del Consiglio, Pierluigi Bersani da Bettola (Piacenza), stavolta non ci sta. «Gli atti del governo che riguardano il governo» li voterebbe anche subito, scrive sulla sua pagina di facebook. Ma «sulla democrazia un governo non mette la fiducia». **Stavolta l’uomo della “Ditta”, il segretario piddino spazzato via dalla furia rottamatrice di Renzi, si ribella**. «Si sta creando così un precedente davvero serio, di cui andrebbe valutata la portata. Questa fiducia io non la voterò».
Una zampata di orgoglio per il leader che viene dal Pci, e che voleva “smacchiare il giaguaro”? Di sicuro **“l’uomo solo al comando” a Bersani non è mai piaciuto**. Più volte se n’è uscito con critiche al modo con cui Renzi stava guidando il partito, quella Ditta che ormai nei territori incontra sempre meno iscritti. E che, invece, a livello di dirigenti, mostra clamorosi cambi di scena. Come sta accadendo in Toscana o in Emilia Romagna, dove esponenti bersaniani improvvisamente sono passati sotto la nuova bandiera renziana.
Adesso Bersani vota no alla fiducia in nome della democrazia. Mentre **sulla riforma del Senato e sullo smantellamento dell’articolo 18** , due questioni che toccano da vicino i diritti dei cittadini, si era fatto sentire solo pallidamente.
Con lui non votano la fiducia **l’ex capogruppo Pd Roberto Speranza, Giuseppe Civati, Enrico Letta, Roberto D’Attorre, Francesco Boccia, Rosy Bindi, Gianni Cuperlo e Stefano Fassina** e si vocifera anche altri esponenti della corrente Area riformista. Resta da capire se i “dissidenti” del Pd voteranno palesemente contro o sceglieranno di uscire dall’aula.
**[social_link type= "twitter" url="https://twitter.com/dona_Coccoli" target="" ][/social_link] [@dona_Coccoli](<https://twitter.com/dona_Coccoli>)**
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Pierluigi Bersani l'uomo della "Ditta" non vota la fiducia all'Italicum | L'uno-due di Prodi e D'Alema, gli effetti sulla direzione del 24 | 0.885787 | https://left.it/2015/04/28/pierluigi-bersani-luomo-della-ditta-non-vota-la-fiducia-italicum/ | https://left.it/2016/06/22/luno-due-di-prodi-e-dalema-gli-effetti-sulla-direzione-del-24/ |
>>
>> Il Suomen ilmavoimat, l'aeronautica militare finlandese, ha recentemente abbandonato un simbolo che usava ancora su alcuni stemmi, bandiere, medaglie e uniformi, e che conteneva una svastica, la croce uncinata di origine antichissima e ancora usatissima nelle religioni asiatiche, ma che dagli anni Trenta in poi, almeno in Occidente, è largamente associata al nazismo.
>>
>>> Finland's air force quietly drops swastika symbol <https://t.co/Ci86RWVjbL>
>>>
>>> -- BBC News (World) (@BBCWorld) [July 1, 2020](<https://twitter.com/BBCWorld/status/1278401682842533895?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> Le svastiche, infatti, hanno sorprendentemente ancora una piccola ma significativa diffusione in Finlandia, dove il loro legame con il nazismo è meno percepito. Ce n'è una, graficamente diversa dalla svastica nazista, perfino nella bandiera ufficiale del presidente della Repubblica: è quella della Croce della Libertà nazionale, un simbolo disegnato dall'artista Akseli Gallen-Kallela. Ma è soprattutto l'aeronautica militare a usare ancora le svastiche, per motivi che risalgono all'inizio del Novecento e che, in effetti, hanno origini precedenti a quelle del Terzo Reich.
>>
>> [](<https://www.ilpost.it/2020/07/02/svastica-finlandia-aeronautica/finnish-state-visit-to-norway-day-2/>)
>>
>> La bandiera presidenziale finlandese. (Ragnar Singsaas/Getty Images)
>>
>> Kai Mecklin, ex pilota finlandese e direttore del museo dell'aeronautica nazionale, [ha spiegato](<https://www.businessinsider.com/swastika-why-finland-still-uses-2018-9?IR=T>) al sito _Business Insider_ che le guide devono sempre affrettarsi a spiegare ai visitatori che la svastica finlandese non ha niente a che vedere con il nazismo. È anche la risposta che riceve normalmente da politici e ufficiali dell'esercito il professore universitario Teivo Teivainen, uno di quelli che da anni chiedono che il simbolo sia definitivamente abbandonato, come [aveva spiegato al settimanale _The Week_](<https://www.theweek.co.uk/96503/why-finland-won-t-let-go-of-the-swastika>).
>>
>>> The Finnish air force command has dropped the swastika from its logo without making an announcement. The air force had been using the symbol since 1918.<https://t.co/AELQVz3lun>
>>>
>>> -- DW News (@dwnews) [July 2, 2020](<https://twitter.com/dwnews/status/1278516923546734594?ref_src=twsrc%5Etfw>)
>>
>> La svastica ha un origine che risale ad almeno 15mila anni fa, e nei millenni si è diffusa un po' in tutto il continente eurasiatico. Oggi la si può trovare su reperti archeologici etruschi come sui templi thailandesi, ma il suo significato cambiò drasticamente dopo la sua adozione da parte del regime nazista. Da allora in Occidente è strettamente associata al nazismo, ed è quindi usata quasi esclusivamente negli ambienti dell'estrema destra. In Asia invece è rimasta legata al suo significato originale, e continua perciò a essere un simbolo molto popolare specialmente nel buddismo e nell'induismo.
>>
>> _BBC_[ha spiegato](<https://www.bbc.com/news/world-europe-53249645>) che l'aeronautica finlandese adottò una svastica blu tra i propri simboli nel 1918, quindi anni prima della nascita del Terzo Reich in Germania, proprio per motivi legati al suo significato religioso originale. Ma continuò a usarla anche dopo la Seconda guerra mondiale, fino a quando è stata silenziosamente rimossa dagli ultimi stemmi in cui era rappresentata, come ha notato nei giorni scorsi proprio Teivainen.
>>
>> La storia della svastica dell'aeronautica è legata al conte Eric von Rosen, un nobile svedese che ne disegnò una come portafortuna su un suo aereo, che donò poi all'esercito finlandese. Era il primo velivolo delle forze armate finlandesi, e perciò anche su quelli acquisiti successivamente venne dipinta la svastica. La Finlandia fu poi alleata del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, e von Rosen peraltro diventò cognato del gerarca nazista Herman Göring e perfino amico di Adolf Hitler.
>>
>> Dopo l'armistizio con l'Unione sovietica e la fine della Seconda guerra mondiale, la Finlandia tolse la svastica dai propri aerei, ma continuò a usarla in altri simboli dell'aeronautica. L'opportunità di questa scelta e le possibili ripercussioni negative sul piano diplomatico sono discusse da tempo. Oltre alle preoccupazioni legate a come il simbolo possa influire sui già complicati rapporti con la confinante Russia, la svastica dell'aeronautica è diventata ancora più criticata da quando nel paese è arrivato il Movimento di resistenza nordica, un gruppo politico neonazista con formazioni in tutti i paesi scandinavi. Ad avere una svastica [nel proprio simbolo](<https://ilmavoimat.fi/en/air-force-academy>), peraltro, è anche l'Accademia dell'aeronautica militare: è intrecciata all'elica di aeroplano, in una rappresentazione che invece è molto simile a quella nazista.
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| La sorprendente sopravvivenza della svastica in Finlandia | Il governo della Finlandia ha ritirato la proposta di un lockdown dopo che una commissione parlamentare l'aveva giudicata incostituzionale | 0.808349 | https://www.ilpost.it/2020/07/02/svastica-finlandia-aeronautica/ | https://www.ilpost.it/2021/03/31/finlandia-lockdown-non-conforme-costituzione/ |
C'è questa storia minore, così poco importante anche rispetto ai drammi del momento, che però merita attenzione perché porta con sé un germe che si scrolla e diventa seme e merita di essere letta, così di prima mattina, prima di tutti i bombardamenti e la propaganda che ci piovono in testa.
Il protagonista è uno chef francese, Sébastien Bras, figlio di quel Michel Bras (entrambi in foto, _ndr_ ) che ha sbancato negli ultimi anni tra la guida Michelin, libro di culto nel mondo della competizione culinaria. Sébastien Bras ha scritto al comitato esecutivo della guida Michelin per chiedere di essere escluso dall'edizione del 2018, per "tagliarsi fuori dalla competizione" come direbbero i felini briatorini e farinettiani dalle nostre parti:
«[Oggi voglio offrire il meglio di me](<http://www.lemonde.fr/m-gastronomie/article/2017/09/20/sebastien-bras-renonce-a-figurer-au-guide-michelin_5188474_4497540.html>), con la leggerezza di sentirmi libero, senza chiedermi se le mie creazioni soddisfino gli ispettori Michelin o no», ha detto Bras in una lunga intervista a _Le Monde_ , perché «mia moglie ed io vogliamo essere liberi per poter creare senza tensioni, far vivere la nostra Maison con una cucina, un'accoglienza e un servizio che sono l'espressione del nostro spirito e del nostro territorio. A quarantasei anni voglio dare un nuovo senso alla mia vita: professionale, sì, ma anche alla mia vita in generale e di ridefinire i valori essenziali».
Ora, per carità, non che io pensi che questa sia una lezione di vita da archiviare tra i memorabilia di questo secolo, ma l'intervista dello chef Bras mi ha riportato alla frase di un caro amico che da anni mi spiega del "capitalismo morale" che attraversa molto più del lavoro: siamo arrivati al punti, dice lui, per cui ci stremiamo per essere all'altezza e poi ci dimentichiamo esattamente all'altezza di cosa. Che è un po' quello che dice Bras, che più che dal lavoro di cucina sembra essere schiacciato piuttosto dall'obbligo di "primeggiare in una competizione" che col tempo poi (stando a quel che ci dice lui) ha scentrato il punto.
E succede a noi tutti. Spesso, spessissimo. Così terribilmente affaccendati nella preoccupazione di affaccendarci, così ammaestrati all'esibire la voglia dell'esser primi in tutto, così mitragliati da chi ci dice che "la competizione" è il succo, che alla fine abbiamo distolto l'attenzione da altro che avremmo dovuto tenere d'occhio. Né leggeri né liberi.
Buon venerdì.
*[(1)]: Alberto Fenoglio, A caccia di tesori, Piemonte in Bancarella, Torino 1970, pp. 103-6.
*[(2)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(3)]: Vedi qui le ricostruzioni topografiche dei Vigili del Fuoco
*[(4)]: J.-B. B. d’Anville, Notice de l’ancienne Gaule, Desaint & Saillant, Parigi 1760, pp. 537-8.
*[ (5)]: Rama è citata lungo il percorso 29 da Mansio Ebrodunum (Embrun) a Mediolanum (Milano) in Charles Athanase Walckenaer, Géographie ancienne historique et comparée des Gaules cisalpine et transalpine, Vol. 3, P. Dufart, Parigi 1839, pp. 24-5 e lungo il percorso 55 da Brigantio (Briançon) a Vapincum (Gap) a p. 42.
*[(6)]: Matilde Dell’Oro Hermil, Roc Maol e Mompantero, Tabor Edizioni, Susa 2018 (I ed. 1897), p. 60.
*[(7)]: ASTo, Corte, Materie Economiche, Miniere, m. 2, n. 11, s.d. ma circa 1608 trascritto in appendice a Maurizio Gomez Serito, “Pietre e marmi per le architetture piemontesi: cantieri urbani affacciati sul territorio” in Mauro Volpiano (ed.), Il cantiere sabaudo tra capitale, provincia e residenze di corte, Torino 2013, p. 203.
*[(8)]: Calendario generale pe’ regii stati, Giuseppe Pomba, Torino 1826, p. 586.
*[(9)]: Vincenzo Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S.M. il re di Sardegna, Giuseppe Fodratti, Torino 1835, pp. 68-9.
*[(10)]: Hermil 2018, p. 6.
| Spesso è una truffa, la competizione | Uno chef francese ha chiesto che gli vengano tolte le tre stelle Michelin, perché gli mettono ansia | 0.852306 | https://left.it/2017/09/22/spesso-e-una-truffa-la-competizione/ | https://www.ilpost.it/2017/09/21/sebastien-bras-stelle-michelin/ |
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>> Verso le 20.30 italiane (le 14.30 locali) l'uragano Ian è arrivato sulle coste meridionali della Florida, negli Stati Uniti. È stato classificato di categoria 4 (gli uragani sono divisi in cinque categorie, dove la 5 indica quelli più intensi) e si prevede che nel corso delle prossime ore avanzerà all'interno della penisola della Florida, per poi spostarsi a Nord verso Georgia e South Carolina.
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>> Già prima del suo arrivo l'uragano aveva causato forti venti e piogge, provocando danni e allagamenti in varie città dello stato. Nelle prossime ore, secondo le previsioni meteorologiche, potrebbe portare piogge ancora più intense e raffiche di vento fino a 250 chilometri orari. Il governatore della Florida Ron DeSantis ha dichiarato lo stato di emergenza e ha ordinato l’evacuazione di 2,5 milioni di persone, soprattutto nelle aree costiere, e sono stati mobilitati 5mila soldati della [Guardia Nazionale](<https://www.ilpost.it/2021/01/14/cose-la-guardia-nazionale-degli-stati-uniti/>) (un corpo speciale dell’esercito americano) per gli interventi di emergenza.
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>> Jamie Rhome, direttore del National Hurricane Center (NHC), il centro nazionale statunitense che si occupa del monitoraggio degli uragani, ha invitato la popolazione che non è stata evacuata a trovare al più presto un posto sicuro in cui stare e a non uscire a nessuna condizione, finché l'emergenza non sarà passata.
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>>> [#BREAKING](<https://twitter.com/hashtag/BREAKING?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>): Video circulating shows houses FLOATING off their foundations in Fort Myers Beach. Hurricane [#Ian](<https://twitter.com/hashtag/Ian?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>). [pic.twitter.com/OID6YATFd3](<https://t.co/OID6YATFd3>)
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>>> -- Moshe Schwartz (@YWNReporter) [September 28, 2022](<https://twitter.com/YWNReporter/status/1575189407812009984?ref_src=twsrc%5Etfw>)
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>> A causa della sua posizione geografica, la Florida in passato è stata spesso colpita da forti uragani, che si creano in estate e in autunno nell'Oceano Atlantico settentrionale. Uno dei più forti e disastrosi fu l'uragano Michael, che nel 2018 causò una settantina di morti, tra Stati Uniti e America Centrale. L'uragano Michael era di categoria 5, il primo dal 1992 di questa dimensione. Secondo i meteorologi l'uragano Ian si avvicina per forza a questa categoria, e potrebbe causare danni equivalenti.
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>>> The eye of Hurricane Ian is projected to make landfall on the western coast of Florida on Wednesday afternoon. The powerful Category 4 storm has already brought severe flooding to Cuba and the Florida Keys. Follow Ian’s path here. <https://t.co/3jQcPhmBn7> [pic.twitter.com/Bnuo6Zei0I](<https://t.co/Bnuo6Zei0I>)
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>>> -- The New York Times (@nytimes) [September 28, 2022](<https://twitter.com/nytimes/status/1575123241869492225?ref_src=twsrc%5Etfw>)
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>> Martedì l'uragano Ian [ha già colpito l'isola di Cuba](<https://www.ilpost.it/2022/09/28/cuba-uragano-ian-blackout/>), provocando la morte di due persone, numerosi allagamenti, gravi danni a moltissimi edifici, e lasciando gli abitanti di Cuba senza elettricità. L’uragano ha anche distrutto una delle più importanti [piantagioni di tabacco](<https://apnews.com/article/hurricanes-cuba-caribbean-power-outages-205dc50567955f2875aadbfb0f4941c2?utm_source=homepage&utm_medium=TopNews&utm_campaign=position_02>) del paese, nella provincia di Pinar del Río, dove viene prodotta la maggior parte di quello usato per la produzione dei famosi sigari cubani.
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>>> Currently in Fort Myers, Florida. Video by Loni Architects [#flwx](<https://twitter.com/hashtag/flwx?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [#Ian](<https://twitter.com/hashtag/Ian?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [#hurricane](<https://twitter.com/hashtag/hurricane?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw>) [pic.twitter.com/8nfncFlG9G](<https://t.co/8nfncFlG9G>)
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>>> -- Kaitlin Wright (@wxkaitlin) [September 28, 2022](<https://twitter.com/wxkaitlin/status/1575159632963813377?ref_src=twsrc%5Etfw>)
*[MASAF]: Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
*[ICQRF]: Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari
*[) ]: Rigore
*[Rig), 63′ ]: Rigore
*[ NF]: Norfolk Island
| L'uragano Ian è arrivato in Florida | L'uragano Dorian al largo degli Stati Uniti è ora considerato "estremamente pericoloso" | 0.890621 | https://www.ilpost.it/2022/09/28/florida-uragano-ian/ | https://www.ilpost.it/2019/08/31/uragano-dorian/ |