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Lodolaio eurasiatico
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Falco pellegrino comune
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Documentazione (gestione della conoscenza) La documentazione è l'attività di ricerca, elaborazione e diffusione dei contenuti informativi, operazioni che costituiscono la catena documentaria. Nel tempo e nella letteratura specializzata svariati sono stati i tentativi di definire concettualmente l'ambito di attività della disciplina. La definizione data da Paolo Bisogno "La documentazione si pone come obbiettivo il far conoscere ciò che è stato fatto per poter fare e, pertanto, le sue differenziate attività si presentano al mondo esterno come comunicazione di conoscenze offerte sotto forma di dati elaborati con rigorosi criteri ed omogenee procedure" si ispira - come molte altre - a quella formulata da Paul Otlet nel Traité de Documentation " Les buts de la documentation organisèe consistent à pouvoir offrir sur tout ordre de fait et de connaissance des informations documentées". Per Otlet, considerato il fondatore della documentazione, l'organizzazione delle informazioni e l'accesso alla conoscenza non potevano prescindere dalla classificazione - la più dettagliata possibile - e dalla standardizzazione dei formati e dei sistemi di classificazione. La formalizzazione fisica dell'ordine è data dal Repertorio Documentale e dalla formulazione innovativa del concetto di Dossier. Secondo la definizione adottata dall'UNESCO e formalizzata anche nel manuale edito dallo stesso organismo, sono riconducibili a questa disciplina l'individuazione, acquisizione, valutazione, indicizzazione, ordinamento, immagazzinamento, analisi, riassunto, sintesi, traduzione, rielaborazione, pubblicazione, presentazione, comunicazione, diffusione dell'informazione e documentazione. Questa definizione estesa dell'ambito di interesse colloca la disciplina nel più generale ambito delle scienze dell'informazione all'interno delle quali si occupa - in particolare - dell'estrazione, indicizzazione e classificazione di unità informative da documenti indipendentemente dal supporto scrittorio di questi ultimi. "Un document - afferma il manuale Unesco - est un objet qui fournit un renseignement ou une information. C'est le support matériel du savoir et la mémoire de l'humanité". Ambito di azione. La documentazione si occupa dell'analisi concettuale, indicizzazione, classificazione e recupero dell'informazione documentale indipendentemente dal supporto scrittorio utilizzato per la redazione degli oggetti di studio cioè i documenti. Le tecniche documentali oggi utilizzate individuano molteplici scienze di riferimento dalla biblioteconomia, all'analisi testuale, alla linguistica, alla logica all'informatica. Una tipologia documentale di particolare interesse per la documentazione è quello della cosiddetta letteratura grigia le cui particolarità la connotano come "non libro" e "non documento" almeno nelle accezioni più tradizionali e restrittive del termine. La piena validità legale del documento non cartaceo ha, comunque, fortemente diminuito e assottigliato le diversità esistenti tra le varie tipologie scrittorie (libri, documenti, ecc.) accentuando l'attenzione su una ridefinizione concettuale degli ambiti di azione delle scienze documentali. Metodologie. Analisi concettuale, indicizzazione e classificazione, per come anche definiti nella norma ISO 5963/85, sono i principali asset metodologici della disciplina. Altro rilevante campo di attività è costituito dalla costruzione di strutture tassonomiche e di thesauri thesaurus di dominio. Nell'evoluzione verso il digitale assume rilevanza l'estrazione terminologica terminologia e la costruzione di vocabolari specialistici.
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Charles Louis L'Héritier de Brutelle Biografia. Procuratore del Re presso la "Maîtrise des Eaux et Forêts", poi consigliere della "Cour des Aides", i suoi lavori botanici, disprezzati dai contemporanei, furono riconosciuti e valorizzati da Carl Ludwig Willdenow (1765-1812) e Augustin Pyrame de Candolle (1778-1841). Morì assassinato nel 1800. Lasciò un erbario di circa 8000 specie e una biblioteca botanica molto importante. Lavorò, in particolare, sui Gerani pubblicando nel 1792 un lavoro intitolato "Geraniologia". A lui si deve la distinzione tra i tre generi Geranium, Pelargonium et Erodium.
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Ballo liscio Il liscio è un ballo da sala nato in Romagna tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo che col passare degli anni si è diffuso in tutta Italia, con prevalenza per il Settentrione, soprattutto grazie a Secondo Casadei, detto anche "lo Strauss della Romagna". Comprende tre danze: Mazurca, Valzer, Polka. Deve il suo nome alle movenze dei ballerini che usano scivolare, strusciare i piedi, quindi "andare via liscio". Fondatore del genere è considerato Carlo Brighi, più noto come "Zaclén", tant'è che, ancora oggi, l'espressione "Taca, Zaclèn!" ("Attacca, Zaclèn!") costituisce l'invito ai musicisti affinché inizino a suonare. I generi del liscio. Liscio romagnolo. Il "liscio romagnolo", "danze folk romagnole", è caratterizzato da un'esecuzione brillante (data dalla forte presenza ritmica di basso e batteria) e veloce dei brani scritti principalmente per violino, clarinetto in Do, sassofono e successivamente per voce. È il liscio più conosciuto, soprattutto grazie al brano che ha dato il via al "fenomeno liscio", Romagna mia (Secondo Casadei 1954), ed allegro, grazie al tipico sound dato dall'unione del sax e del clarinetto in do. Liscio emiliano. Rispetto al liscio romagnolo, il liscio emiliano non si basa sui fiati ma sulla fisarmonica (in origine, l'organino bolognese). I valzer bolognesi erano in origine velocissimi. Il liscio emiliano comprende le "Danze filuzziane", note anche come liscio bolognese, una danza che ha acquisito lo status di danza sportiva, al pari del folk romagnolo. Il liscio filuzziano prevede l'esecuzione di figure staccate da parte dell'uomo, che deve avere particolari qualità atletiche. Nonostante le differenze esistenti a livello musicale, i brani del liscio romagnolo possono essere ballati alla maniera emiliana (avanzante e non sul posto), così come un brano di liscio emiliano può essere ballato alla maniera romagnola. Strumenti solisti per questo sottogenere sono: voce, fisarmonica, sassofono. Tale filone è probabilmente il più legato alla vocalità, si è diffuso in Lombardia e Veneto. Tra i compositori emiliani, di musica da ballo, si ricorda il reggiano Tienno Pattacini. Liscio piemontese. Il "liscio piemontese", "liscio tradizionale piemontese", è più lento di quello romagnolo ed eseguito principalmente da clarinetto in do, sassofono e voce. Alcune formazioni di liscio piemontese sostituiscono al basso elettrico il basso tuba e non utilizzano la chitarra; tale scelta è probabilmente diretto retaggio delle formazioni bandistiche precedenti. I luoghi del liscio. La balera è grande salone adibito a pista da ballo con servizio bar. La prima balera fu aperta da Carlo Brighi nel 1910 a Bellaria: il «Capannone Brighi» (poi «Salone Brighi»). In Piemonte troviamo una curiosa variante della balera: il ballo a palchetto (italianizzazione dal piemontese "bal a palchett") ovvero una pista circolare chiusa con al centro un palo a cui veniva fissata una corda. Tale corda veniva tesa alla fine di 3 balli e un addetto compiva un giro totale della pista così da far uscire ogni ballerino da essa. Per poter accedere nuovamente alla pista si doveva pagare. In questo modo venivano pagati solo 3 balli e non l'intera serata. Questa tradizione persiste ancora in alcune zone del Piemonte dove in alcune sagre si paga "l'accesso alla pista da ballo". Il liscio come danza sportiva. La Federazione Italiana Danza Sportiva (FIDS) ha codificato il liscio nell'ambito della danza sportiva come danza di coppia nelle categorie: Comprende sempre valzer brillante, polka e mazurca eseguite con piccole varianti nello stile e nel numero di battute al minuto (cioè nei bpm). La categoria "Stile tradizionale e folkloristico" segue la divisione esistente nelle tre correnti esecutive nel ballo liscio: il liscio romagnolo, emiliano (filuzziano) e piemontese. Esse si differenziano per caratteristiche di velocità, melodiche ed esecutive del genere liscio.
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Animamigrante Animamigrante è il primo album del gruppo musicale italiano Almamegretta, pubblicato nel dicembre 1993 dalla Compagnia Nuove Indye. Il disco. L'album, pubblicato subito dopo il mini-album "Figli di Annibale", chiarisce definitivamente lo stile del gruppo, caratterizzato dall'utilizzo del dialetto napoletano e dalla sua fusione con l'elettronica e con sonorità arabe, africane e dub/reggae. Questo nuovo modo di creare musica è quasi ipnotico e il gruppo fu, precedentemente, definito rap, ma i componenti mostrano di essere principalmente orientati verso la musica che nasce nei vicoli di Napoli. I testi manifestano attenzione verso temi come l'aspetto multiculturale della società, la guerra, il sociale e i problemi del Sud. La prima edizione del disco (CNI/Anagrumba) contiene 9 tracce: : " 'O bbuono e 'o malamente", "Suddd", "Figli di Annibale", "Fattallà", "Anima migrante", "Sanghe e anema", "O cielo pe' cuscino", "Sole", "Madre Terra". Tre di queste ("Figli di Annibale", "Sanghe e anema" e "'O bbuono e 'o malamente") erano già state pubblicate sull'EP "Figli di Annibale" l'anno precedente, ma qui sono riproposte in nuove versioni con un nuovo arrangiamento. Nella seconda edizione del CD (BMG/Anagrumba) sono elencate 13 tracce: " 'O bbuono e 'o malamente", "Suddd", "Figli di Annibale (?)", "Fattallà", "Anima migrante", "Sanghe e anema", "O cielo pe' cuscino", "Sole", "Terra", "Fattallà dub", " 'O bbuono e 'o malamente*", "Sanghe e anema*" e "Figli di Annibale*", in cui le ultime tre sono le versioni originali già pubblicate su "Figli di Annibale" ma " 'O bbuono e 'o malamente*" e "Sanghe e anema*" sono tracce vuote ed è presente solo "Figli di Annibale".
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1125504
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1,706,708,677.191052
Strider (videogioco)
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Catena documentaria La catena documentaria è l'insieme delle operazioni successive di raccolta, trattamento e diffusione dei documenti e delle informazioni, nella definizione dell'«Association française de normalisation» (AFNOR). La gestione dei documenti, intesi come oggetti specifici portatori di unità informative, viene vista in modo circolare, cosicché l'informazione contenuta funge da punto di origine per la creazione di altri documenti. Maria Pia Carosella afferma che Tra le fasi di trattamento del documento ci sono la descrizione del documento stesso e in particolare: Ogni "anello" di questa catena di informazioni è formato da documenti primari e secondari. I documenti secondari sono sempre collegati ai primari e non possono esistere senza questo legame.
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1125516
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Vignati
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1,706,708,677.191128
Riserva naturale del Parco Burcina Felice Piacenza La riserva naturale del Parco Burcina-Felice Piacenza è un'area naturale protetta di circa 57 ettari istituita nel 1980 con legge della Regione Piemonte e ubicata fra i comuni di Pollone e Biella. Il Comune di Biella è proprietario di quasi tre quarti dell'intera superficie. L'escursione altimetrica varia dai 570 agli 829 metri sul livello del mare. La riserva sorge sul colle, o "bric", Burcina e si occupa della tutela delle caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche della zona. Più specificatamente cura la valorizzazione delle attività della riserva stessa, oltre che della promozione dell'attività scientifica, culturale e didattica del luogo con un'attività che interessa il mondo della scuola. La sua gestione è affidata all'Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore Geografia. La Burcina è un arrotondato rilievo boscoso sulla cui cima passa il confine tra il comune di Pollone e quello di Biella. Le sue pendici nord-orientali appartengono al bacino del torrente Oropa, mentre quelle esposte a sud-ovest, sulle quali è situato il parco, sono invece tributarie del torrente Oremo. Una sella a 730 metri di quota connette il Bric con il resto delle Alpi Biellesi.. Data la sua posizione relativamente isolata la Burcina è ben riconoscibile dalla maggior parte del territorio biellese. Archeologia. Alcuni ritrovamenti nell'area del parco attestano la presenza di Homo sapiens attorno ai 35.000 anni fa. Sul Bric Burcina è anche documentata la presenza di un insediamento protostorico risalente alle età del bronzo e del ferro. Note storiche. Costruito a "imitazione" dell'opera della natura, il parco è raggiungibile attraverso le principali vie di comunicazione che conducono a Biella. È intitolato a Felice Piacenza, principale fautore dell'area verde e figlio di colui che ne acquistò per primo l'area, ovvero Giovanni Piacenza, industriale del settore della lana, nativo di Pollone, che nella prima metà dell'Ottocento decise di adibire a parco il colle della Burcina ispirandosi allo stile del giardino paesistico in voga in Inghilterra fin dal XVIII secolo. Le prime piante "esotiche" ad essere impiantate (prettamente grosse sequoie) riguardarono la parte bassa della collina dove, contestualmente alla creazione dei primi sentieri, venne realizzato nel 1848 un piccolo laghetto con fontane, presente ancor oggi. L'opera di ampliamento del parco fu poi portata avanti da Felice Piacenza che vi dedicò oltre cinquant'anni della sua vita, facendo realizzare una spettacolare conca di rododendri e implementando la realizzazione di sentieri, strade e vialetti oltre naturalmente la messa a dimora di ulteriori specie esotiche. Acquisito dal Comune di Biella nel 1934, il parco ha visto poi il realizzarsi nel secondo dopoguerra ulteriori modifiche con l'apertura di un nuovo varco di accesso con un ponte sul rio Vandorba, progettato dall'architetto Pietro Porcinai. Venne inoltre posto un busto in bronzo dedicato a Felice Piacenza, opera dello scultore Leonardo Bistolfi. Nel 1959 si ebbe infine il ritrovamento di materiali archeologici primordiali quali, fra l'altro, alcune asce ed una brocca in bronzo. Culla di rododendri, imitazione della natura. Dal parco della Burcina - come viene semplicemente chiamato - è possibile osservare un panorama a centottanta gradi che si estende dal complesso collinare morenico della Serra di Ivrea fino alla pianura del biellese in direzione del Canavese (Torino) e delle risaie del vercellese. Il parco è fornito di tre varchi di accesso: uno alla base, uno a media altura ed uno nella parte più alta. Interamente pedonalizzato (l'accesso in auto ai disabili è consentito nella sola giornata del giovedì), è conosciuto in tutto il mondo per la sua eccezionale conca dei rododendri, a cui sono riservati circa due ettari su cinquantasette del complesso e la cui massima fioritura si ha nei mesi di maggio e giugno. Il parco-giardino. Il bosco fa da sfondo naturale al Parco della Burcina, la cui vetta è raggiungibile da una strada che conduce alla sovrastante Torre Martini. Il giardino, di carattere paesistico, è stato progettato volutamente in maniera informale e tale da esaltarne la spettacolarità sotto l'aspetto naturalistico. Solo in apparenza le piante sono disposte con apparente casualità, intendendo con ciò imitare quanto avviene in natura. I boschi interni si alternano a prati e radure e grandi alberi si innalzano isolati mostrando la loro maestosità. Le specie esotiche sono state inserite nella flora locale che comprende le latifoglie tipiche delle latitudini dell'area mediterranea: Calendario delle fioriture. La vegetazione della Riserva naturale della Burcina ha una fioritura e una fruttificazione che va da marzo ad ottobre: Fauna del parco. Il Parco della Burcina presenta interessanti aspetti anche sul piano faunistico e dello birdwatching. Le specie di mammiferi presenti sono: Gli uccelli, stanziali o di passo, che è possibile osservare sono:
https://it.wikipedia.org/wiki?curid=1125523
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1,706,708,677.191176
Croce ansata
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1,706,708,677.191238
Tayshaun Prince Carriera. College. Tayshaun ha giocato per quattro anni al college di Kentucky (dal 1998 al 2002), segnando 13,1 punti di media con 5,6 rimbalzi di media per i Wildcats, con cui chiuse la carriera fermandosi ad un record di 97 vittorie e solo 39 sconfitte (partecipò tutti gli anni al torneo NCAA). Nel suo anno da junior (nel 2000-01) fu nominato miglior giocatore della Southeastern Conference ed incluso nel miglior quintetto della suddetta conference sia in quell'anno che negli anni da senior. Con Kentucky vinse il Torneo di Conference sia nel 1999 che nel 2001. NBA. Detroit Pistons. Dopo i quattro anni a Kentucky venne scelto al primo giro del Draft del 2002 con la chiamata numero 23 dai Detroit Pistons. Nel suo primo anno da rookie giocò poco, in quanto coach Rick Carlisle lo riteneva senza ruolo, troppo piccolo e magro per giocare contro i pariruolo; giocò infatti solo 42 partite su 82 in stagione regolare. Salì alla ribalta nel primo turno dei play-off, riuscendo a marcare la stella degli Orlando Magic Tracy McGrady e diventando il primo giocatore della NBA a segnare più punti nei play-off che in stagione regolare (141 contro 137). I Pistons vinsero la serie e Prince esplose durante la settima e decisiva partita, segnando 20 punti in 24 minuti. Al secondo turno, contro i Philadelphia 76ers, Prince continuò a giocare con continuità, realizzando alcune giocate memorabili, tra le quali un gancio in giravolta che portò la partita ai tempi supplementari, che i Pistons avrebbero poi vinto. I Pistons verranno tuttavia eliminati alle finali Eastern Conference dai New Jersey Nets. Nella stagione 2003-04 fu promosso in quintetto dal nuovo coach di Detroit, Larry Brown, a cui piacque la sua versatilità. Chiuse la stagione con 10,3 punti di media a partita, contro con i 3,3 della stagione precedente. Alla fine di quella stagione, i Pistons vinsero il titolo NBA in finale contro i Los Angeles Lakers dei 4 "Hall Of Famers" (Shaquille O'Neal, Kobe Bryant, Karl Malone e Gary Payton). Durante la serie Prince si distinse soprattutto per la sua abilità difensiva, che lo portò a limitare Bryant a solo 11 punti in gara-3, vinta 88-68 dai Pistons. Durante la stagione Prince venne inoltre convocato per il Rookie Challenge. In gara-2 delle finali di Eastern Conference contro gli Indiana Pacers, Prince realizzò una spettacolare giocata difensiva. Nell'ultimo minuto di gioco la guardia Reggie Miller, stella dei Pacers, ricevette un passaggio dopo una palla rubata e corse verso canestro dalla linea laterale sinistra per segnare un canestro apparentemente facile che avrebbe portato Indiana sul pareggio a 14 secondi dal termine della partita. Miller, credendo probabilmente che Prince non potesse più raggiungerlo, provò un tiro sottomano. Prince riuscì però a saltare all'ultimo momento dall'altra parte del canestro, spazzando via la palla, che venne recuperata dal suo compagno di squadra Rip Hamilton, concludendo di fatto la partita. Al terzo anno le sue statistiche migliorarono ancora: chiuse con 14,7 punti, 5,3 rimbalzi, 3,0 assist e 0,9 stoppate, e fu incluso nel secondo quintetto difensivo della NBA. Fu candidato al titolo di Most Improved Player arrivando dietro a Bobby Simmons. L'anno si concluse con la sconfitta nelle finali contro i San Antonio Spurs di Tim Duncan, Emanuel Ginóbili e Tony Parker. Il 31 ottobre 2005 rinnova il suo contratto con i Pistons, firmando un contratto quinquennale a 49 milioni di $. L'anno seguente Prince giocò tutte le 82 partite di regular season, segnando 14,1 punti e 4,2 rimbalzi di media. Nei play-off, invece, i Pistons vennero eliminati dai Miami Heat di Dwyane Wade e Shaquille O'Neal nella finale della Eastern Conference. L'anno dopo Prince si riavvicina alle statistiche della stagione 2004-2005: 14,3 punti, 5,2 rimbalzi e 2,8 assist a partita. Ai play-off i Pistons vennero eliminati dai Cleveland Cavaliers di LeBron James ancora in finale di conference. Nella stagione 2007-08 Prince gioca tutte le 82 partite. Nei play-off Prince ha una media di 13,2 punti, 4,9 rimbalzi e 3,3 assist a partita, mentre per i Pistons arriva una nuova finale di Eastern Conference, anche questa però persa, stavolta conto i Boston Celtics di Kevin Garnett, Paul Pierce e Ray Allen. Successivamente Prince viene convocato nella nazionale americana alle Olimpiadi di Pechino, conquistando l'oro. Nella stagione 2008-09 Prince inizia con una media di quasi 16 punti e 7 rimbalzi a partita. Con l'avanzare della stagione le prestazioni di Prince subiscono un calo, chiudendo con 14,2 punti e 5,8 rimbalzi. Nonostante il calo di prestazioni Prince chiude la stagione con un career-high in rimbalzi. I Pistons arrivano ancora ai play-off (anche se solo con l'8º posto) ma vengono eliminati 4 a 0 dai Cleveland Cavaliers. Durante i play-off le medie di Prince scendono drasticamente: 3,8 punti e 3,5 rimbalzi a partita. Il 12 novembre 2012 Prince diventa l'ottavo miglior marcatore di sempre dei Pistons, superando Grant Hill. Memphis Grizzlies e Boston Celtics. Il 30 gennaio 2013 viene ceduto ai Memphis Grizzlies in uno scambio che ha coinvolto anche i Toronto Raptors e giocatori del calibro di Rudy Gay e José Calderón. Sceglie il numero 21, che aveva già indossato all'Università del Kentucky. Nella stagione 2013-2014 disputa 76 partite, con una media di 6,0 punti, 3,1 rimbalzi e 1,6 partita, facendo registrare le cifre peggiori in NBA dopo il suo anno da matricola. Il 12 gennaio 2015 viene ceduto ai Boston Celtics in una trade a tre squadre che ha coinvolto anche i New Orleans Pelicans. Il successivo 26 gennaio ha fatto il suo debutto con la nuova maglia, realizzando 19 punti e 5 assist in 30 minuti in uscita dalla panchina. Ritorno ai Detroit Pistons. Il 19 febbraio 2015 viene ceduto ai Detroit Pistons in cambio di Jonas Jerebko e Luigi Datome, facendo così ritorno nella squadra con cui aveva vinto il titolo NBA.
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1,706,708,677.191291
Azienda Privata
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1,706,708,677.191351
Azienda Pubblica
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1,706,708,677.191371
ORLAN Biografia. Iniziò il suo percorso nel 1964 come artista e performer. Dal 1978 al 1982 ha organizzato l'International Symposium of Performance di Lione Nel 1984 diviene docente presso la Scuola nazionale di belle arti di Digione. Dal 1986 al 1993 si sottopone ad una serie di operazioni chirurgiche documentate in video, utilizzando il tavolo operatorio come atelier per delle performance chirurgiche. Sottopostasi a diverse operazioni chirurgiche, ha modificato il suo aspetto, con l'aggiunta di protesi facciali, quali corna, riprendendo le fasi mediche in video e conservando i resti organici prodotti dalle operazioni stesse, inserendoli in appositi contenitori che lei chiama "reliquiari". Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche e private quali quelle del Centro Georges Pompidou di Parigi, Los Angeles County Museum of Art, il Getty Museum di Los Angeles. Artista estrema, ha scelto il proprio corpo come materiale da plasmare e modellare alla ricerca dell'ideale di bellezza, che l'artista raffigura nell'idealizzazione classica della bellezza femminile. Nel 2003 il ministro della cultura Jean-Jacques Aillagon le ha conferito il titolo di cavaliere dell'Ordre des arts et des lettres, mentre nel 2010 diventa cavaliere dell'Ordine nazionale al merito. Nel giugno del 2013 accusa la cantante statunitense Lady Gaga di averle plagiato gli impianti chirurgici nel video di "Born This Way" e chiede il risarcimento alla Universal per 31,5 milioni di dollari e l'oscuramento del video stesso. Il 7 luglio 2016 Lady Gaga vince la causa contro l'artista la quale deve pagare un risarcimento di 20.000 euro alla cantante.
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1,706,708,677.191395
Margarodidae I Margarodidi ("Margarodidae" ) sono una famiglia di Insetti fitofagi compresi nell'ordine dei Rhynchota (sottordine Homoptera, sezione Sternorrhyncha, superfamiglia Coccoidea). Descrizione. I Margarodidi, insieme agli Ortheziidae, presentano caratteri tipicamente primitivi che si riassumono nel ridotto grado di involuzione delle femmine adulte, nella loro mobilità, nella presenza di spiracoli tracheali anche nell'addome e nella presenza degli occhi composti. Spiccata è l'eterogeneità morfologica nell'ambito dei Margarodidae. Come negli Ortheziidae, le femmine producono emissioni cerose che posteriormente si prolungano fino a formare un ovisacco; a differenza degli Ortheziidae, non è presente l'anello perianale di setole. Nella famiglia sono comprese anche le cocciniglie di maggiori dimensioni, come "Aspidoproctus maximus", specie africana che può raggiungere i 3,5 cm di lunghezza. I maschi sono sostanzialmente simili a quelli degli Ortheziidae, presentando occhi composti e il lungo ciuffo di fili cerosi all'estremità dell'addome. Le loro antenne sono moniliformi, composte da 10 o più articoli, oppure hanno un numero minore di articoli ma sono pettinate. Le femmine adulte sono attere, hanno spesso zampe ben sviluppate e possono essere in grado di muoversi. L'addome è provvisto di spiracoli tracheali, l'apparato boccale è spesso atrofico o subatrofico nell'adulta. L'ovisacco è costituito da emissioni cerose appressate, che formano una struttura, solcata longitudinalmente, che si prolunga posteriormente ricoprendo l'addome e sorpassandolo in lunghezza. Al suo interno vengono protette le uova e le neanidi neonate. Sviluppo postembrionale. Questa famiglia presenta uno sviluppo postembrionale le cui peculiarità rendono difficile l'accostamento agli altri schemi di metamorfosi. I primi stadi sono indifferenziati sia per le femmine sia per i maschi: dall'uovo schiude la neanide di 1ª età, mobile. Al termine del suo sviluppo si ringonfia e con la prima muta passa allo stadio successivo di neanide di 2ª età, detta "cisti". La cisti è apoda, priva di occhi e antenne ed ha una forma sferoidale. In questo stadio l'insetto entra in diapausa e può restare tale anche per diversi anni. Dopo lo stadio di cisti avviene la seconda muta e lo sviluppo prosegue in modo differente nei due sessi. La femmina si evolve direttamente dalla cisti che, come in tutti i Coccidi, è attera e neotenica. Il maschio passa invece ad uno stadio successivo di neanide di 3ª età, morfologicamente simile ad una femmina adulta senza organi genitali esterni. In questo stadio l'insetto è mobile, ma al termine dello sviluppo diventa immobile e si chiude all'interno di un bozzoletto. Qui subisce la terza muta e passa allo stadio di ninfa quiescente pupa. Con la quarta muta si ha lo sfarfallamento del maschio alato. Usi tintori. Nella famiglia è compresa la specie "Porphyrophora polonica", una delle cocciniglie sfruttate in tintoria per l'estrazione di coloranti. La cocciniglia ha una distribuzione paleartica, dalla Francia e dalla Gran Bretagna alla Cina, ma il suo sfruttamento si localizzò in particolare nell'Europa centrorientale, dalla Polonia e dai Paesi baltici alla Transilvania e all'Ucraina. Da questa cocciniglia si estraeva un pigmento rosso derivato dall'acido carminico, il cui commerciò interessò l'Europa nel corso del Medioevo e del Rinascimento. Dopo la scoperta dell'America, l'importanza economica di questa cocciniglia venne meno, nel secolo XVI, a favore della "Dactylopius coccus". Sistematica. La famiglia dei Margarodidae comprende circa 460 specie. L'inquadramento sistematico dei Margarodidae, come del resto di tutti i Coccoidea, ha subito molte revisioni. In passato si è ampiamente fondato sulla classificazione interna proposta da nel 1928, che individuava 5 sottofamiglie suddivise a loro volta in tribù. Successivamente (1957) revisionò lo schema di elevano al rango di sottofamiglia due delle tre tribù comprese nei Margarodinae (Kuwaniini e Callipappini). Altre successive revisioni considerano la famiglia dei Margarodidae in un raggruppamento più ristretto, elevando al rango di famiglia le diverse sottofamiglie, fino alle più recenti proposte che identificano i Margarodidae con i Margarodini sensu Morrison. Questa classificazione tuttavia non trova ancora un unanime riscontro fra molti Autori, che ancora interpretano l'estensione dei Margarodidae in senso più ampio comprendendo tutti i Coccidi primitivi non inclusi fra gli Ortheziidae. Secondo questa l'interpretazione la suddivisione interno ai Margarodidae "sensu lato" sarebbe così strutturata:
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1,706,708,677.191457
John Lloyd Stephens Stephens è divenuto famoso per la scoperta, in collaborazione con l'inglese Frederick Catherwood, dei resti archeologici della antica civiltà Maya. . Riposa nel New York City Marble Cemetery.
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1,706,708,677.191499
Magister equitum praesentalis
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Dui
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1,706,708,677.191537
Dul
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Dup
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Duu
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1,706,708,677.191603
Duv
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Duw
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Duy
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Istituto dei sistemi complessi L'Istituto dei sistemi complessi (ISC) è un istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che si occupa di studi sulla complessità. Tale scienza studia le proprietà collettive in sistemi con un largo numero di elementi d'interazione. In particolare le ricerche svolte presso l'ISC riguardano tematiche di fisica, chimica, biologia, teoria dell'informazione, ma anche contesti multidisciplinari come quelli socio-economici o del patrimonio culturale. L'istituto ha sezioni territoriali a Roma, a Tor Vergata, a Montelibretti e a Sesto Fiorentino (Firenze). Nato nel 2004, impiega circa 70 ricercatori stabili e altri 40 tra dottorandi, borsisti ed assegnisti precari. Il fondatore dell'Istituto e direttore dal 2004 al 2014, è stato il prof. L. Pietronero, docente di fisica teorica presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". L'attuale direttore - dal 1º luglio 2014 - è il prof. Claudio Conti .
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Eip
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Eit L'acronimo EIT può riferirsi a:
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Eiv
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Ekg
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Accipitriformi
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Ekm
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Ekp
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Ekr
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Presa di spuma
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Eml
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Emw
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Parco della Burcina
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Orihime Inoue è uno dei personaggi principali del manga "Bleach", scritto e disegnato da Tite Kubo, e delle sue opere derivate. È una compagna di classe e amica del protagonista Ichigo Kurosaki. A causa della vicinanza ad Ichigo, una volta che il ragazzo diviene uno Shinigami, Orihime comincia a sviluppare poteri spirituali propri. Nel corso della serie, ella scopre ben presto i poteri di Ichigo e decide di accompagnarlo nel suo viaggio verso la Soul Society per liberare Rukia Kuchiki. In seguito, le sue abilità suscitano l'interessamento di Sōsuke Aizen, che la fa rapire e condurre all'Hueco Mundo, dove viene salvata da Ichigo e i suoi compagni. Oltre al manga, Orihime compare anche in altri media legati alla serie, tra cui l'anime televisivo, film animati, OAV, il musical e diversi videogiochi e light novel. Il personaggio di Orihime venne apprezzato dal pubblico e dalla critica, piazzandosi in alto in tutti i sondaggi di popolarità della rivista "Weekly Shōnen Jump" come uno dei personaggi più amati della serie. Nell'adattamento anime di "Bleach" Orihime è doppiata da Yuki Matsuoka, mentre nell'edizione italiana di "" è doppiata da Emanuela Pacotto. Creazione e sviluppo. Tite Kubo ha ammesso che, insieme ad Ichigo, Orihime ha il viso più difficile da disegnare tra tutti i personaggi della serie. A causa della sua importanza nel manga e delle sue frequenti apparizioni, l'autore si esercitò molto nel disegnarla, così che sarebbe stato più facile riprodurla. Storia. Orihime Inoue è una ragazza che frequenta la stessa scuola di Ichigo Kurosaki nella città di Karakura. Essa comincia a sviluppare capacità spirituali dopo che Ichigo ottiene poteri da Shinigami. La sua prima esperienza con il mondo spirituale è con il fratello morto, Sora Inoue, che diventa l'Hollow Acidwire e la attacca. Viene però purificato da Kurosaki, intervenuto in suo aiuto, e grazie a Rukia Kuchiki la ragazza dimentica l'accaduto Un giorno un Hollow attacca la scuola di Orihime, minacciando Tatsuki Arisawa; spinta dal desiderio di proteggere l'amica, la spilla di Orihime si trasforma in sei piccoli spiriti, chiamati Shun Shun Rikka, e con il loro potere la ragazza sconfigge il mostro. Dopo che Rukia è stata ricondotta alla Soul Society per essere giustiziata, Orihime si unisce a Ichigo, Uryū Ishida, Yasutora Sado e Yoruichi Shihōin, in una spedizione per liberarla. Giunti alla Soul Society, il gruppo si divide e Orihime si ritrova in compagnia di Uryū. In seguito, Orihime è catturata da Makizō Aramaki, uno Shinigami dell'Undicesima Divisione, ma è liberata subito dopo dal capitano Kenpachi Zaraki. Quando infine Rukia è salvata da Ichigo e il tradimento di Sōsuke Aizen è rivelato, il gruppo ritorna al mondo dei vivi. Il mondo degli umani comincia ad essere invaso da Arrancar inviati da Aizen. Durante la battaglia contro l'Espada Yammy Rialgo, Tsubaki, la componente offensiva di Shun Shun Rikka, viene distrutto, costringendo Orihime ad assistere agli scontri seguenti senza poter intervenire. Intanto Aizen inizia ad interessarsi alla ragazza e al suo potere. In seguito alla seconda invasione, Orihime fa ripristinare Tsubaki da Hachigen Ushōda e si avvia verso la Soul Society per allenarsi in vista degli scontri imminenti. Nel mentre viaggia tra i due mondi, la ragazza viene intercettata da Ulquiorra Schiffer, che minaccia di uccidere Ichigo e tutti i suoi amici se non lo seguirà a Hueco Mundo al cospetto di Aizen. Orihime cede e, lasciato un ultimo messaggio sul suo diario, si dirige a Las Noches. Prima di partire si reca da Ichigo mentre questi dorme, e sta quasi per baciarlo, ma lei stessa si blocca vedendo quella possibilità come indegna di lei. Appena arrivata a Las Noches, il quartier generale di Aizen e dei suoi alleati, ad Orihime viene ordinato di dimostrare la sua abilità rigenerando il braccio sinistro di Grimmjow Jaegerjaques, reciso e distrutto da Kaname Tōsen tempo addietro. Dopo aver appreso da Ulquiorra che Ichigo, Uryū, Chad, Rukia e Renji Abarai sono giunti a Hueco Mundo per liberarla, Orihime viene attaccata dalle due Arrancar Loly e Menoly, gelose dalle attenzioni che Aizen le riserva. Grimmjow la salva dalle molestie e la conduce da Ichigo, reduce da una sconfitta contro Ulquiorra, in modo da guarirlo così che l'Espada possa battersi con lui a piena potenza. Dopo lo scontro, il gruppo viene attaccato da Nnoitra Gilga, che viene però ucciso da Kenpachi; Orihime fa in tempo a guarire Ichigo prima di essere catturata da Coyote Stark e posta nella quinta torre di Las Noches sotto la sorveglianza di Ulquiorra. Ichigo si fionda a salvarla e inizia a combattere con l'Espada; sul punto di essere nuovamente sconfitto, il ragazzo trova forza dall'incitamento di Orihime, che gli causa una trasformazione in una forma completa Hollow, che ferisce mortalmente Ulquiorra. Mentre il suo corpo si riduce in cenere, l'Espada chiede a Orihime se ora ha paura di lui, a cui la ragazza risponde negativamente. Diciassette mesi dopo la sconfitta di Aizen, Orihime viene attaccata dal Fullbringer Shūkurō Tsukishima, il quale, grazie al suo Fullbring che altera le memorie, riesce a far sì che la ragazza lo difenda da Ichigo. In seguito, quando gli Shinigami giungono ad assistere Ichigo nello scontro con i Fullbringer, Tsukishima tenta di alterare ulteriormente i ricordi di Chad e Orihime, i quali vengono portati in salvo e guariti da Kisuke Urahara Nell'ultimo arco narrativo della storia, Orihime si reca insieme ai suoi amici a Hueco Mundo e nella dimensione del Re Spirito per combattere il Vandenreich, un gruppo di Quincy che mirano a distruggere la Soul Society. Quando Ichigo viene sconfitto da Yhwach, Orihime ripara Zangetsu per permettergli di affrontarlo di nuovo, scontro che culminerà con la vittoria di Ichigo. Dieci anni dopo la vittoria di Ichigo, i due sono sposati e hanno un figlio di nome Kazui. Descrizione. Aspetto fisico e personalità. Orihime è una ragazza molto bella, ha un corpo formoso e lunghi capelli ramati. Di indole estremamente buona e gentile, è una ragazza molto dolce e sensibile, apparentemente inadatta ad ogni tipo di combattimento. È molto allegra e solare, e cerca sempre di tirare su gli altri nonostante sia la prima a trovarsi in difficoltà: infatti, dopo la morte del fratello, avvenuta quando lei ancora frequentava le medie, vive da sola. Sotto l'apparenza di una ragazza spensierata e poco intelligente, si trova in realtà una delle studentesse più brave della sua scuola, tanto da essere la terza in ordine di graduatoria per gli esami dell'intera scuola. Tuttavia, malgrado sia molto intelligente, è anche piuttosto sbadata e distratta, ed è caratterizzata da un'immaginazione molto attiva che la rende talvolta bizzarra agli occhi di altri personaggi. È molto legata a Tatsuki Arisawa, la sua migliore amica, ed è sempre pronta ad aiutare chiunque necessiti del suo aiuto, soprattutto se si tratta di Ichigo Kurosaki, di cui è innamorata. Nella classe, inoltre, è sempre bersaglio delle azioni di Chizuru Honshō, la quale è profondamente innamorata di Orihime essendo lesbica. Orihime è anche bersaglio delle fantasie erotiche di Kon, che la considera la sua dea prediletta. Pur essendo gelosa del rapporto che Ichigo ha con Rukia Kuchiki, Orihime ammira profondamente la Shinigami. Poteri e abilità. Il potere di Orihime si chiama ed è costituito da sei piccole fate che risiedono nel fermacapelli che tiene sempre con sé e che le fu donato dal fratello. Tale oggetto ha la forma di sei petali, da cui prende il nome la tecnica. Le abilità accordate da Shun Shun Rikka sono soprattutto curative e permettono a Orihime di proteggersi e curare, oltre che ad attaccare, a seconda dello spirito invocato. Essi sono: , una ragazza timida capace di guarire insieme a Shun'ō e doppiata da Tomoe Sakuragawa; , uno spirito femminile capace di guarire insieme a Ayame e doppiata da Junko Noda; , uno spirito maschile con una maschera che copre parte del suo viso, è capace di creare uno scudo con Hinagiku e Lily ed è doppiato da Kiyoyuki Yanada; , uno spirito con una larga benda che gli copre un occhio e un corno, è capace di creare uno scudo con Baigon e Lily ed è doppiato da Daisuke Kishio; , uno spirito donna con i capelli rosa che ha anche un tatuaggio, è capace di creare uno scudo con Baigon e Hinagiku ed è doppiata da Rie Kugimiya; , uno spirito maschile molto energico e fiero, è l'unico capace di dirigere un attacco verso il nemico ed è doppiato da Toshiyuki Morikawa. Inizialmente Orihime deve invocarli con una frase specifica per ogni tecnica, ma con l'allenamento non ne avrà più bisogno. Le sue capacità diventano oggetto delle attenzioni di Sōsuke Aizen, il quale ordinerà il suo rapimento. Si viene così a conoscenza che il potere di Orihime non è semplicemente curativo, ma costituisce un "rifiuto temporale", ovvero è in grado di negare il presente e di ripristinare uno stadio del passato. Le sue tecniche principali sono , in cui Hinagiku, Lily e Baigon formano un triangolo creando una barriera capace di respingere ogni cosa che cerchi di infrangerla, e , in cui Ayame e Shun'ō formano un'elisse che copre la parte o la persona da guarire; non importa la gravità della ferita o chi gliel'abbia inferta, questa sarà sempre curata. Insieme a Sado, sembra percepire lo stato mentale ed emotivo delle persone. In particolare, ha dimostrato in più di un'occasione la capacità di percepire lo stato d’animo di Ichigo Kurosaki, quindi anche i suoi sentimenti di angoscia, delusione e preoccupazione, affliggendosi sinceramente quando vede Ichigo soffrire. Accoglienza. Orihime è stata bene accolta dai lettori del manga, apparendo al quinto posto nel primo sondaggio di popolarità dei personaggi di "Bleach" condotto da "Weekly Shōnen Jump", al 12º nel secondo, al 10º nel terzo e all'ottavo nel più recente, sorpassando Izuru Kira di 123 voti Alla prima edizione dei Seiyū Award, nel marzo 2007, Yuki Matsuoka fu candidata alla categoria "miglior attrice non protagonista" per la sua interpretazione di Orihime. Numerose riviste specializzate hanno espresso apprezzamenti e critiche nei confronti del personaggio di Orihime. Jarred Pine di Mania Entertainment ha apprezzato lo sviluppo di Orihime nel primo volume del manga, dal momento che il suo incontro con il fratello Hollow ha aggiunto spessore al personaggio, elevandolo rispetto alla rappresentazione di "bambola formosa" con cui era stata introdotta Sebbene Carlo Santos di Anime News Network l'abbia trovata stereotipata per via del modo in cui ricorre ai suoi poteri, il critico ha sottolineato che, come altri personaggi della serie, anche Orihime è interessante per via del suo carattere D. F. Smith di IGN si è lamentato delle apparizioni di Orihime nella saga della Soul Society, ritenendo che la maggior parte di loro fossero esclusivamente comiche e molto ripetitive In un sondaggio condotto da Anime News Network, Orihime è stata votata al quarto posto come peggior cuoca degli anime. Il personaggio di Orihime ha goduto di una popolarità aggiuntiva, anche tra i non appassionati della serie, grazie a "Loituma Girl", un breve video in animazione flash di Orihime che ruota in loop una cipolla d'inverno e montato su una sezione skat della versione del quartetto finlandese Loituma della canzone tradizionale "Ievan polkka". I cinque fotogrammi sono tratti dal secondo episodio dell'anime.
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1,706,708,677.192336
Edificio principale del Museo Nazionale di Cracovia L'Edificio principale del Museo Nazionale di Cracovia (in polacco: "Gmach Główny Muzeum Narodowego w Krakowie") è l'edificio nel quale risiede l'apparato amministrativo e parte del Museo nazionale di Cracovia. Storia. Disegnato da Czesław Boratyński, Edward Kreisler e Bolesław Schmidt, è costituito da una imponente costruzione chiamata in polacco "Gmach Głowny" (edificio principale) che sorge nel quartiere periferico occidentale di Cracovia. L'edificio fu costruito ad intervalli dal 1934 al 1989 diventando, a lavori terminati l'edificio principale del Museo Nazionale è la più grande delle sezioni nelle quali è articolato Il Museo Nazionale di Cracovia. Mostre. L'edificio principale ospita 3 mostre permanenti: Di norma questo spazio espositivo ospita anche numerose mostre a carattere temporaneo. Espone pittura novecentesca, arti decorative, armi e uniformi. La più grande delle tre sezioni è la pinacoteca, che custodisce una vasta collezione di quadri polacchi e alcune sculture, tutte comprese dal 1890 fino ad oggi.<br> Sono anche esposti diversi disegni per vetrate policrome, tra cui quelle per il Wawel eseguiti da Stanisław Wyspiański e alcuni quadri di Witkacy. L'edificio principale è la sede amministrativa del Museo nazionale di Cracovia e vi hanno la sede il direttore, l'amministrazione e ufficio finanziario del museo. La direzione si occupa nell'articolare le manifestazioni all'interno delle varie sedi del museo finanziando e mettendo a disposizione i fondi per allestire le continue esposizioni.
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1,706,708,677.192461
Jermain Defoe Biografia. Ha ascendenze caraibiche: i genitori sono originari della Dominica e di Saint Lucia. Defoe frequentò la St Joachim Primary School di Custom House, Londra e la St Bonaventure's Catholic Comprehensive School di Forest Gate, a Londra. Giocò con la squadra del Senrab, famosa per aver prodotto talenti come Lee Bowyer, John Terry, Ashley Cole e Ledley King, e dal 1997, quattordicenne, frequentò la FA National School of Excellence di Lilleshall, nello Shropshire. Vive nell'Hertfordshire ed è cristiano. Il 24 aprile 2009 il fratellastro Jade 'Gavin' Defoe, ventiseienne noto come Esco, è morto dopo aver subito un'aggressione a Leytonstone, Londra. Suo cugino Ryan Edgar è a sua volta stato un calciatore, ritirato nel 2013. Nel corso della sua esperienza a Sunderland, Defoe ha avuto modo di conoscere un suo piccolo tifoso, Bradley Lowery, bambino malato che lottava contro un male incurabile. Tra i due è nata una profonda amicizia che ha spinto più volte Jermain a trascorrere tempo in ospedale al fianco del piccolo. Purtroppo Bradley è scomparso il 7 luglio 2017 e per ricordare il suo amico, Defoe, oltre a tatuarne il suo nome, ha scritto una lettera d’addio: Caratteristiche tecniche. Giocava prevalentemente nel ruolo di centravanti, seppur potendo agire anche da seconda punta. Possedeva buona velocità, ed era, inoltre, un ottimo finalizzatore. Carriera. Club. West Ham. Defoe fu notato da osservatori del Charlton Athletic quando giocava con il Senrab e fu iscritto alla FA National School of Excellence di Lilleshall nel 1997. Due anni più tardi, a sedici anni, assunse una decisione controversa: firmare da professionista con il West Ham United. Il Charlton ricevette quindi un risarcimento danni che poteva arrivare fino a 1,4 milioni di sterline, a seconda delle presenze del giocatore in Premiership e a livello internazionale. Fece parte della squadra Under-19 del West Ham che si aggiudicò il titolo di Premiership Academy nel 1999-2000, segnando una doppietta contro l'Arsenal nella finale dei play-off, prima di esordire in prima squadra contro il Walsall in Coppa di Lega nel settembre 2000, circostanza in cui realizzò l'unica rete della gara, terminata 1-0. In seguito si trasferì al Bournemouth, squadra di Second Division, con la formula del prestito. Andò a segno in dieci partite consecutive, eguagliando il primato del dopoguerra detenuto da John Aldridge. Segnò 19 gol in 29 presenze con il Bournemouth. L'allenatore del West Ham Harry Redknapp previde per lui una carriera brillante: Defoe fu il miglior marcatore del West Ham nel 2001-2002, anche se fu usato prevalentemente come riserva dall'allenatore Glenn Roeder. Furono 14 i suoi gol in 39 presenze in campionato e coppa, comprendendo il gol dell'1-0 contro il Manchester United all'Old Trafford nel dicembre 2001. Anche grazie alle sue reti il West Ham si piazzò settimo in Premiership. Segnò altri 11 gol in 42 presenze tra campionato e coppa nella stagione 2002–2003, ma non riuscì a evitare la retrocessione del West Ham. A meno di 24 ore dalla retrocessione, Defoe inoltrò una richiesta scritta di trasferimento nella quale affermò: La rapidità della richiesta, tuttavia, gli attirò polemiche dai tifosi e dai compagni di squadra e fu rifiutata dal club. In seguito si scusò con i propri sostenitori dicendo: Defoe iniziò la stagione 2003-2004 con il West Ham, ma il rifiuto di firmare un nuovo contratto e problemi disciplinari (tra cui tre espulsioni), che lo videro in campo per sole 22 volte su 34 possibili, indussero il West Ham ad accettare l'offerta del Tottenham Hotspur nella finestra di gennaio del calciomercato. Defoe lasciò il West Ham dopo aver segnato 41 gol in 105 partite di campionato e coppa. Tottenham. Defoe approdò al Tottenham nel gennaio 2004 in cambio di 6 milioni di sterline, che sarebbero saliti a 7 in base a "specifici criteri di prestazione", e di Bobby Zamora. Il tecnico David Pleat disse: Defoe bagnò l'esordio con la nuova squadra con un gol nel 4-3 casalingo contro il Portsmouth nel febbraio 2004 e segnò altri 6 gol di lì alla fine della stagione 2003-2004, per un totale di 7 reti in 15 partite. Nel 2004-2005 mise a segno 13 gol in 36 partite di Premier League, tra cui una tripletta nel 5-1 contro il Southampton nel dicembre 2004, e 9 reti in 8 partite di FA Cup e Coppa di Lega. Fu votato Calciatore del Tottenham dell'anno dagli abbonati e dai soci del club. Intanto Defoe aveva messo fine alle voci di mercato firmando un rinnovo contrattuale di quattro anni e mezzo con il Tottenham nell'aprile 2005. La stagione successiva fu meno fruttuosa: l'allenatore Martin Jol schierò Defoe alternandolo con Robbie Keane e Mido. Defoe iniziò dal primo minuto 23 partite e subentrò in 13 occasioni, segnando 9 gol. Nel 2006-2007 Defoe totalizzò 49 presenze tra campionato e coppa con 18 gol all'attivo, giocando anche in Coppa UEFA. Nella partita Tottenham-West Ham (1-0) dell'ottobre 2006 sembrò mordere alla spalla l'avversario Javier Mascherano, episodio che provocò una rissa tra i calciatori delle due squadre. La FA decise di non intervenire su Defoe perché l'arbitro Steve Bennett l'aveva ammonito per l'accaduto. Defoe segnò il 50º e il 51º gol con il Tottenham nella partita vinta contro l'Aston Villa (2-1) il 26 dicembre 2006. Nel maggio 2007 andò a rete nel 2-0 contro il Charlton, risultato che condannò la sua ex squadra alla retrocessione in Championship. In un'intervista dopo la partita Defoe si disse dispiaciuto per il Charlton, al quale augurò un pronto ritorno in Premiership. Nell'estate del 2007 Defoe fu al centro di numerose voci di calciomercato in seguito all'acquisto da parte degli "Spurs" dell'attaccante Darren Bent, pagato 16,5 milioni di sterline. Jermain, però, disse di voler rimanere al Tottenham e di volersi guadagnare un posto in squadra: Il 20 settembre 2007, in Coppa UEFA, Defoe subentrò contro l' e segnò i primi due gol stagionali. Fu poi escluso dalla successiva partita di campionato contro il Bolton Wanderers il 23 settembre. Il 25 novembre 2007 sbagliò un rigore importante contro il West Ham United, sua ex squadra, all'ultimo minuto della partita del Boleyn Ground, che finì 1-1. Portsmouth. Defoe andò in prestito al Portsmouth nel gennaio 2008. Il club pagò 6 milioni di sterline al Tottenham. Al debutto con i "Pompey" segnò il gol del pareggio (1-1) in casa contro il Chelsea. A marzo non poté giocare contro il Tottenham perché il regolamento della Premier League glielo impedì, essendosi Defoe accasato al Portsmouth con la formula del prestito. Nella settimana seguente, nella gara contro il Wigan Athletic, segnò una doppietta, divenendo il primo calciatore nella storia del Portsmouth ad andare in gol nelle sue prime cinque partite interne. Avendo giocato con il Tottenham le partite del terzo e quarto turno, Defoe fu costretto a saltare i match di FA Cup del Portsmouth, che vinse la competizione. Il trasferimento al Portsmouth, tra l'altro, non gli consentì di giocare la finale di Coppa di Lega che il Tottenham disputò contro il Chelsea, dopo che nel torneo l'attaccante aveva giocato tutte le partite precedenti alla finale. Chiuse la stagione 2007-2008 con 8 gol in 12 presenze con la maglia del Portsmouth. Iniziò la stagione 2008-2009 il 30 agosto 2008, aprendo le marcature contro l'Everton (3-0), e il 13 settembre 2008 realizzò i primi gol casalinghi del Portsmouth del 2008-2009 contro il Middlesbrough. Contribuì anche con una rete e un assist alla prima partita nelle coppe europee nella storia del Portsmouth, la partita contro il Vitória Guimarães del 18 settembre 2008. Ritorno al Tottenham. A gennaio 2009 il presidente del Portsmouth Peter Storrie rivelò l'intenzione di Defoe di lasciare il club nell'immediato futuro; ciò avvenne dopo un anno esatto di permanenza al Portsmouth. Si scrisse che la dirigenza del Tottenham non raggiunse nell'immediato l'accordo con il club: il tecnico degli "Spurs" Harry Redknapp disse che "i club sono distanti miglia sulla valutazione del giocatore", aggiungendo che il Portsmouth voleva "l'eccessiva somma di 20 milioni di sterline". Le negoziazioni successive condussero a un risultato: il 6 gennaio 2009 il Portsmouth accettò l'offerta di 15,75 milioni di sterline, comprendente alcune somme corrisposte dal Tottenham per i precedenti acquisti di Younes Kaboul e Pedro Mendes e i 4 milioni della clausola pattuita in precedenza tra i due club in caso di ritorno di Defoe al Tottenham. Il giocatore firmò un contratto quinquennale da 60.000 sterline a settimana. Il 9 gennaio l'acquisto fu annunciato ufficialmente e Defoe fu presentato al White Hart Lane prima della partita di Coppa di Lega contro il Burnley, accontentando i tifosi che invocavano il ritorno dell'attaccante. L'11 gennaio 2009 Defoe esordì con gli "Spurs" nella partita di Premier League contro il Wigan e il 18 gennaio segnò il gol del definitivo pareggio (1-1) proprio contro il Portsmouth al White Hart Lane. Mise a segno anche il secondo gol della semifinale di ritorno di League Cup contro il Burnley, decisivo perché, grazie a quella rete, nonostante la sconfitta, gli "Spurs" si furono qualificati per la finale. realizzò 3 gol nelle prime 4 partite, ma un infortunio lo costinse a saltare ancora una volta la finale di Wembley. Tornato in campo contro il Newcastle United il 19 aprile (vittoria per 1-0), riprese a segnare nella partita vinta per 2-1 contro il Manchester City, aiutando la squadra a raggiungere l'ottavo posto in campionato. A Defoe fu restituita la maglia numero 18, quella della sua prima esperienza al Tottenham, con la partenza per fine prestito dell'ex calciatore del Manchester United Fraizer Campbell. Il 19 agosto 2009 Defoe segnò la terza tripletta della sua carriera nel 5-1 esterno contro l'Hull City, seconda giornata del 2009-2010. Dopo la partita Redknapp dichiarò: Il periodo di forma gli permise di segnare 7 gol tra Tottenham e Nazionale e valse a Defoe il titolo di Giocatore del mese della Premier League. Il 12 settembre 2009 segnò a soli 38 secondi dal fischio di inizio della partita contro il Manchester United, vincitore per 3-1, portando così le sue reti a 5 in 5 partite. Il 22 novembre guidò la sua squadra nella vittoria per 9-1 contro il Wigan, segnando ben 5 gol, primato assoluto per una partita di Premier League, condiviso con Alan Shearer, Andy Cole e Dimităr Berbatov. Toronto. Come da annuncio del 10 gennaio 2014, il 28 febbraio 2014 firmò un accordo con il Toronto FC con un contratto di quattro anni di importo compreso tra £ 68.000 e £ 90.000 a settimana. Defoe, tuttavia, tornò al Tottenham in prestito fino alla fine di febbraio 2014 collezionando altre 2 presenze. Debuttò con il Toronto FC nella gara d'esordio stagionale a Seattle Sounders FC il 15 marzo 2014, segnando entrambi i gol nella vittoria per 2-1. Continuò ad andare in gol, con ben 11 gol nelle prime 16 partite di campionato per il club. Terminò la sua esperienza con 21 presenze e 12 gol. Sunderland. Il 16 gennaio 2015, dopo nemmeno un anno dall'esperienza in MLS, tornò a giocare in Premier League, firmando con i "Black Cats" un contratto di tre anni e mezzo in uno scambio con il giocatore Jozy Altidore diretto in Canada. Debuttò nel Sunderland AFC il giorno seguente contro il Tottenham Hotspur, la sua ex squadra. Il 31 gennaio 2015 segnò il suo primo gol con la squadra inglese all'esordio casalingo nella vittoria per 2-0 contro Burnley. Il 5 aprile 2015 realizzò una bellissima rete nel derby contro il Newcastle con un tiro al volo che si infilò nell'incrocio e, di fronte all'ovazione dello Stadium of Light, scoppiò in lacrime. Nella prima partita dell'anno segnò nella partita persa per 4-2 contro il Leicester City, andando perciò in gol in 15 stagioni consecutive. Il 25 agosto 2015 segnò una tripletta nella vittoria per 6-3 in casa contro Exeter City nel secondo turno della Coppa di Lega 2015-2016. Realizzò un'upteriore tripletta contro lo Swansea City nel 4-2 in trasferta al Liberty Stadium. Il 7 maggio 2016, segnando il gol vittoria contro il Chelsea, portò il proprio bilancio in Premier League a 15 gol stagionali, terminando poi con tale cifra la stagione come capocannoniere del club e venendo inoltre nominato miglior giocatore della stagione del Sunderland. Il 9 giugno 2016 firmò un nuovo contratto con i "Black Cats" valido fino al 2019. Il 13 agosto 2016, alla prima di campionato, segnò nella partita persa per 2-1 contro il Manchester City, andando quindi in gol per 16 stagioni consecutive. Il 19 novembre 2016 siglò il suo 150º gol in Premier League, divenendo il settimo miglior realizzatore nella storia del massimo campionato inglese. Bournemouth. Il 29 giugno 2017 si trasferì a parametro zero al Bournemouth, firmando un contratto triennale e tornando a vestire la maglia della squadra dopo sedici anni. Realizzò il primo gol della nuova esperienza al Bournemouth il 16 settembre seguente, andando a segno nella gara vinta per 2-1 in casa contro il e mettendo a referto una propria rete in 17 stagioni consecutive di Premier League. Rangers. Dopo sole 8 presenze raccolte con il Bournemouth nella stagione 2018-2019, il 6 gennaio 2019 si trasferì in prestito per 18 mesi ai . Andò in gol per la prima volta con il club di Glasgow il 23 gennaio, nella sfida di campionato persa per 2-1 sul campo del . Il 25 gennaio 2020 firmò un pre-contratto con il club scozzese, di durata annuale, valido a partire dall'estate successiva, dopo lo svincolo di Defoe dalle "Cherries". Il 12 gennaio 2022 rescisse il proprio contratto con il club. Ritorno al Sunderland. Il 1º febbraio 2022 fece ritorno al . Il 24 marzo 2022, dopo appena un mese e mezzo e 7 presenze collezionate, dirà addio al calcio. Nazionale. Defoe debuttò con la nazionale Under-21 da giocatore del Bournemouth nel marzo 2001 contro i pari età del Messico, segnando il secondo gol nella partita vinta per 3-0. Conta 23 presenze e 7 reti con l'Under-21. Esordì con la nazionale maggiore inglese nel marzo 2004 contro la (0-1), subentrando all'infortunato Darius Vassell. Escluso dal commissario tecnico Sven Göran Eriksson sia dal campionato europeo del 2004 sia, con grande sorpresa, dal campionato mondiale del 2006, tornò protagonista con l'avvento di Steve McClaren, sotto la cui gestione partecipò con continuità alle qualificazioni al campionato europeo del 2008. Inizialmente relegato ai margini della nazionale dal CT Fabio Capello, dal giugno 2008 guadagnò progressivamente spazio in squadra, fino a diventare titolare. Partecipò al campionato mondiale del 2010, dove nel corso delle prime due partite subentrò nel secondo tempo, mentre, nel terzo e decisivo match del girone contro la Slovenia, giocò da titolare e segnò al 23º la rete dell'1-0 che consentì ai britannici di qualificarsi agli ottavi di finale. Il 4 settembre 2010, in un match valevole per le qualificazioni al a Wembley, realizzò una tripletta contro la Bulgaria. L'incontro finì 4-0 per la nazionale inglese. Il 7 giugno 2012, a poche ore dall'inizio del campionato europeo, lasciò il ritiro della nazionale inglese per l'improvvisa scomparsa del padre: rientrò alcuni giorni dopo e scese in campo l'11 giugno contro la . Nel marzo 2017 fu riconvocato dal CT Gareth Southgate a distanza di quasi tre anni e mezzo. Il 26 marzo seguente fu titolare contro la Lituania una partita valevole per la qualificazione al campionato mondiale del 2018, andando anche a segno nella vittoria inglese per 2-0. Dopo il ritiro. Allenatore. Il 12 agosto 2022 viene assunto come tecnico delle giovanili del . Statistiche. Tra club, la nazionale maggiore e le nazionali giovanili, Defoe ha giocato globalmente 830 partite segnando 325 reti, alla media di 0,39 gol a partita Presenze e reti nei club. "Statistiche aggiornate al 19 marzo 2022".
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Chiesa di San Jacopo in Acquaviva La chiesa di San Jacopo in Acquaviva si trova sul lungomare di Livorno, a fianco dell'Accademia navale, e si affaccia su una piazza intitolata all'omonimo santo. L'appellativo "Acquaviva" si deve alla presenza, testimoniata in vari documenti storici, di un'antica polla di acqua dolce che sgorgava nei pressi dell'eremo e della quale oggi non vi è più traccia. È una delle chiese più caratteristiche di Livorno per la sua postazione altamente scenografica, con un lato che si affaccia direttamente sul mare, dove nel dicembre 1952, a seguito di una violenta tempesta, la "Grommet Reefer", una nave frigorifera americana, si spezzò in due parti. Inoltre, presso l'antico luogo di culto si trova il settecentesco monumento a "Pietro Leopoldo", mentre, nella piazza antistante, si erge il più recente busto in onore di "Benedetto Brin". Storia. Di presunte origini millenarie (il sito risalirebbe infatti, anche se per fonti non certe, al 320 d.C.) è citata ufficialmente per la prima volta in un atto notarile del 1163. Dalle origini sino al Cinquecento l'eremo di San Jacopo fu affidato ai Padri Agostiniani. L'importanza del complesso crebbe notevolmente tanto che nel 1367, l'eremo ospitò papa Urbano V e, pochi anni dopo, papa Gregorio XI. La vicinanza al mare ne fece luogo di sosta per i pellegrini che, per secoli, dalla cala naturale posta alle sue spalle partivano alla volta di Santiago di Compostela; la struttura costituiva anche un punto di avvistamento facente parte del sistema difensivo della costa, tanto è vero che nel 1646 si ha notizia di una torre adiacente alla chiesa (la "Torre di San Jacopo in Acquaviva"). Nel 1572, per disposizione di Cosimo I, il complesso fu ceduto alla comunità dei Greci Uniti che era in attesa della concessione di una loro chiesa (l'attuale Santissima Annunziata in via della Madonna). Sotto Ferdinando I (1587-1608) la chiesa di San Jacopo in Acquaviva subì un rilevante intervento che comportò l'erezione di una nuova chiesa sopra la più antica e, nel 1606, tornò agli Agostiniani. Nello stesso anno il Granduca Ferdinando I elevò Livorno a rango di Città e, con decreto dell'Arcivescovo di Pisa, San Jacopo fu dichiarata parrocchia (16 marzo). Nel 1716, a seguito dell'esecuzione di alcune opere di restauro da parte della "Compagnia del SS. Sacramento in San Jacopo in Acquaviva", fu "riscoperta" l'antica chiesa sottostante che, restaurata, fu nuovamente consacrata il 24 luglio del 1717 con Decreto dell'Arcivescovo di Pisa Francesco Frosini. Dal 1760 al 1762 la chiesa subì una profonda opera di trasformazione che comportò la rotazione di 90° dell'asse principale (dalla direzione est-ovest, con l'ingresso orientato verso il mare alla direzione nord-sud). L'aspetto attuale risale alla fine dell'Ottocento quando fu dotata di una nuova facciata (1891 su iniziativa della famiglia Mimbelli e su progetto di Dario Giacomelli) e di un campanile (1897). Nel 1915 fu demolito il piccolo cimitero che si trovava sul lato destro dell'edificio (al confine con il mare) ai fini della realizzazione di alcuni locali parrocchiali. Ulteriori ampliamenti si ebbero tra il 1933 ed il 1935 sotto Torello Macchia, quando la navata fu allungata di alcuni metri. Fu danneggiata durante la seconda guerra mondiale e restaurata entro il 1949. Nel gennaio del 2009 furono iniziati i lavori di restauro interni ed esterni alla chiesa, conclusi nell'aprile del 2011. La pseudo-cripta, non più visitabile per problemi di stabilità della volta di copertura dagli anni ottanta, è stata riaperta provvisoriamente al pubblico il 25 settembre 2011, in occasione della consacrazione di tutta la chiesa. Al termine dei lavori di restauro, svolti tra il 2013 e il 2014, la cripta è stata definitivamente riaperta al pubblico. Descrizione. La chiesa, situata sul lungomare di Livorno, si inserisce in un fronte continuo di edifici che delimitano il lato meridionale della grande piazza San Jacopo in Acquaviva. La composizione, sostanzialmente simmetrica, è variata sul versante rivolto verso il mare per la presenza del campanile ottocentesco. La chiesa è caratterizzata da una facciata a capanna di gusto neorinascimentale, inquadrata all'interno di lesene e sormontata da un frontone triangolare; l'asse centrale del prospetto è evidenziato dal portale, chiuso sotto un timpano arcuato, oltre il quale si apre una finestra semicircolare di derivazione termale. La chiesa è affiancata da un campanile alto 27 metri. L'interno, piuttosto semplice, è a croce latina, con un'unica navata preceduta da una cantoria in controfacciata. Tra le opere d'arte della chiesa occorre ricordare due tavolette di scuola giottesca, riscoperte nel 2005 in occasione di un'importante mostra tenutasi a Pisa sull'arte del Duecento. Dal 2008 questi dipinti sono stati definitivamente trasferiti nel Museo diocesano Leonello Barsotti, presso il Seminario Girolamo Gavi. Inoltre, al 1985 risalgono le sei formelle in bronzo del portale e le tre pale d'altare, opera del livornese Antonio Vinciguerra. Attualmente le formelle in bronzo solo state collocate definitivamente all'interno della chiesa.
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División de Honor 2004-2005 (calcio a 5) La División de Honor 2004-2005 è stata la 16ª edizione del massimo torneo di calcio a 5 spagnolo. Organizzata dalla Liga Nacional de Fútbol Sala, la stagione regolare è iniziata il 4 settembre 2004 e si è conclusa il 30 aprile 2005, prolungandosi fino al 25 giugno con la disputa dei play-off. Play-off. I play-off valevoli per il titolo nazionale si sono svolti tra il 7 maggio e il 25 giugno 2005. Il regolamento prevede che i quarti di finale si giochino al meglio delle tre gare mentre le semifinali e la finale al meglio delle cinque. Supercoppa di Spagna. La 15ª edizione della competizione ha opposto l', vincitore di campionato e Coppa, al , finalista della Coppa di Spagna. Il trofeo è stato assegnato tramite una gara unica disputata sul campo neutro di Siviglia.
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Un giorno insieme (album) Un giorno insieme è il terzo album in studio del gruppo musicale italiano i Nomadi. Venne pubblicato in Italia nel 1973 dalla EMI Italiana, su etichetta Columbia. Dopo un'assenza di un anno, nel gruppo ritornò il chitarrista Franco Midili. All'album fu fatta seguire una tournée che vide il gruppo suonare anche negli Stati Uniti d'America. Tracce. Lato ALato B
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Liguorini
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Beta Leonis
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Thomas Dekker (scrittore) Vita. Non si sa molto sulle origini e sugli anni giovanili di Dekker. Da alcuni riferimenti contenuti nelle sue opere, si crede che sia nato a Londra verso il 1572. Il suo cognome è di origine olandese, e alcuni suoi lavori tradotti dal latino fanno ipotizzare che abbia frequentato le scuole secondarie. Dekker iniziò a scrivere per il teatro nell'ultimo lustro del XVI secolo. La sua firma è stata trovata sul manoscritto del dramma "Sir Thomas More", risalente al triennio 1591-1593. Ha scritto testi per la compagnia teatrale "Admiral's Men" ("del Lord Ammiraglio") di Philip Henslowe nel cui "Diario" è menzionato per la prima volta nel 1598. Sono registrati suoi lavori rappresentati prima del 1594, ma non è chiaro se ne fosse l'unico autore in quanto il suo lavoro consisteva spesso in revisioni o in aggiornamenti di opere preesistenti. Tra il 1598 e il 1602 ha firmato circa quaranta drammi in collaborazione con Henslowe. A quegli anni risalgono anche alcune collaborazioni con Ben Jonson e John Marston che presumibilmente contribuirono alla controversia nota, fra il 1600 e il 1601, come la "Guerra dei Teatri". Francis Meres inserì Dekker nel suo elenco dei principali drammaturghi nel 1598. Ben Jonson fece della satira su Dekker battezzandolo "Demetrius Fannius" in "Poetastro" e come "Anaides" in ""Cynthia si diverte". La reazione di Dekker si manifestò con "Satiromastix", il finale della rappresentazione satirica "Poetomachia"", in cui Jonson venne rappresentato come "Orazio", un individuo affettato e ipocrita. Nonostante la polemica, nel 1603 Jonson e Dekker tornarono a collaborare di nuovo fra di loro in occasione di una parata per l'incoronazione di Giacomo I d'Inghilterra. Il primo periodo giacobita fu per Dekker molto confuso e frenetico. Alla fine del 1602 avvenne la rottura con Henslowe, per ragioni non note. Dekker lavorò per qualche tempo per la compagnia teatrale Worcester's Men ("del Conte di Worcester"), poi ritornò a lavorare con la compagnia "Admiral's Men", ora finanziata dal Principe del Galles "Henry Frederick Stuart", scrivendo "La Cortigiana Onesta " ("The Honest Whore"), che costituì un grande successo, "La Cortigiana di Babilonia" ("The Whore of Babylon", 1607) e di "Se Questo non è un buon dramma, il Diavolo se lo pigli" ("If This Be Not a Good Play, the Devil is in It", 1611) il cui esito fu invece deludente; quest'ultima commedia, prima del fiasco con la compagnia "Queen Anne's Men" ("della Regina Anna") al "Red Bull Theatre", era stata rifiutata dalla compagnia "Prince Henry's Men" ("del Principe di Galles"). Dekker condusse costantemente una vita disordinata tanto da essere imprigionato per debiti una prima volta nel 1599. Nel 1612 l'evento più drammatico: fu rinchiuso alla prigione "King's Bench" per un debito di quaranta sterline che aveva contratto con il padre di John Webster. Rimase in prigione sette anni, nonostante l'aiuto di amici come Edward Alleyn e Endymion Porter. Gli anni di prigionia furono difficili; Dekker disse di essere uscito da quell'esperienza con i capelli bianchi. Riacquistata la libertà nel 1619, Dekker riprese a scrivere per il teatro, collaborando sia con drammaturghi della sua generazione, come John Day e John Webster sia con scrittori più giovani come John Ford e Philip Massinger. Uno di questi drammi, "Keep the Widow Waking" (1624, scritto in collaborazione con John Ford, John Webster, e William Rowley) era ispirato a due omicidi avvenuti poco prima a Whitechapel. Nella seconda metà del decennio, Dekker ancora una volta si limitò a scrivere libelli e a rielaborare vecchi lavori teatrali. Non pubblicò più alcun lavoro dopo il 1632; si ritiene pertanto che sia il "Thomas Dekker, proprietario di una abitazione" che fu seppellito l'anno 1632 nella Chiesa di Saint James in Clerkenwell. Attività. In tutta la sua carriera, Dekker scrisse velocemente, sotto la spinta dei creditori, senza preoccuparsi eccessivamente della qualità del suo lavoro. I suoi lavori presentano spesso i segni di questa frettolosità: sono spesso ripetitivi, sciatti nel linguaggio e non sempre originali. Il ritratto che ne fece Ben Jonson è ritenuto veritiero da molti critici: Dekker è considerato da molti un abilissimo artigiano rinascimentale i cui talenti furono dissipati per il bisogno implacabile di produrre il più possibile. Dekker è stato etichettato anche come un sentimentale. Di recente i critici, pur riconoscendo la mediocrità di molti dei suoi lavori, considerano Dekker uno scrittore impegnato che ritrasse col suo lavoro esplorò le tensioni sociali e politiche della sua età. Le sue commedie si presentano come un misto di realismo e fantasia, sono state sempre molto apprezzate per il loro umorismo; presentano quasi sempre un quadro molto animato degli ambienti popolari londinesi dell'epoca, e non è raro trovare nei dialoghi dei frammenti lirici che sono stati considerati tra i migliori dell'epoca. Teatro. Quando Dekker cominciò a scrivere per il teatro, erano ancora vivi Thomas Nashe e Thomas Lodge; quando morì, era già nato John Dryden. Come la maggior parte dei drammaturghi della sua epoca, Dekker seppe adattarsi ai cambiamento delle mode e dei gusti; comunque, anche i suoi lavori nei generi, alla moda nell'età Elisabettiana, della satira e della commedia, mostrano i segni del suo talento e del suo geniale umorismo. La maggioranza dei lavori teatrali che sopravvivono ancor oggi sono infatti commedie o testi satirici. La maggior parte dei lavori di Dekker sono andati perduti. La vita disordinata e la mancata collaborazione con una compagnia teatrale fissa (come avvenne per Shakespeare e John Fletcher) può aver favorito la perdita o mancata pubblicazione dei suoi manoscritti. Durante la sua esistenza pubblicò all'incirca venti lavori teatrali; di questi, più della metà sono commedie mentre le tragedie importanti sono tre: La prima fase della carriera di Dekker è documentata nei registri di Philip Henslowe. Il suo nome appare per la prima volta nel 1598 collegato a "Fayeton" (presumibilmente, "Phaeton", "Fetonte"). Sono poi registrati, nel 1599, i compensi per "The Triplicity of Cuckolds", "The Mad Man's Morris", e "Hannibal and Hermes", scritti in collaborazione con Robert Wilson, Henry Chettle, e Michael Drayton. Nel 1599 scrisse, in collaborazione con Chettle, "The Page of Plymouth" e alcune commedie aventi per soggetto personaggi mitologici: Troilo, Cressida e Agamennone. In quell'anno collaborò anche, con Chettle, Jonson, e Marston in un dramma su Roberto II di Scozia. Quello stesso 1599 vide anche la produzione di tre lavori che ci sono tutti pervenuti: Nel 1600 scrisse ""The Seven Wise Masters", "Fortune's Tennis", "Cupid and Psyche", e "Fair Constance of Rome". L'anno seguente, oltre a "Satiromastix" di cui si è detto prima a proposito della polemica con Ben Johnson, collaborò con Thomas Middleton a "Sebastian of Portugal", "Blurt" e "Master Constable". Nel 1602 revisionò due vecchi drammi, "Ponzio Pilato" e la seconda parte di "Sir John Oldcastle". Scrisse inoltre "Caesar's Fall", "Jephthah", "A Medicine for a Curst Wife", "Sir Thomas Wyatt" (sulla ribellione di Thomas Wyatt), e "Christmas comes but once a Year". Dopo 1602, Dekker divise i suoi interessi tra la composizione di brevi prose e quella di componimenti teatrali, per cui la produzione di opere teatrali decrebbe notevolmente. Con Middleton scrisse "La Cortigiana Onesta"" per il teatro "Fortune" nel 1604, e "La Famiglia dell'Amore" ("The Family of Love "). Con John Webster scrisse "Attenzione a Nord!" ("Northward Ho") e "Attenzione a Ovest!" ("Westward Ho"). Sul fiasco della satira anticattolica "Cortigiana di Babilonia" e della tragicommedia "Se Questo non è..." ("If This Be Not... ") è già stato riferito. La collaborazione con Middleton continuò anche nel 1611 con "La ragazza ruggente" (""The Roaring Girl""), una biografia romanzata di una famosa borseggiatrice dell'epoca, Mary Frith. Dekker non scrisse drammi durante il periodo in cui fu recluso. Riacquistata la libertà, collaborò con John Day nei drammi "Guy of Warwick" (1620), "The Wonder of a Kingdom" (1623) e "The Bellman of Paris" (1623). Un altro lavoro di questo periodo, "Il nobile soldato spagnolo" ("The Noble Spanish Soldier") è probabilmente la revisione di un precedente lavoro scritto in collaborazione con Day. Con John Ford " scrisse "Il favorito del sole" ("The Sun's Darling", 1624), "Il Cavaliere Delicato" (""The Fairy Knight2", 1624) e "Il mercante di Bristow" ("The Bristow Merchant", 1624). "L'Ambasciatore gallese" ("The Welsh Ambassador"), perduto, può essere un rifacimento de "Il nobile soldato spagnolo". Prosa. Anche negli scritti in prosa Dekker mostrò lo stesso vigore che è stato osservato nei lavori teatrali. Gli opuscoli in prosa sono stati scritti in tutti i periodi della sua vita, anche durante il carcere, e trattano una grande varietà di soggetti in un'altrettanta grande varietà di stili. Una copiosa produzione libellistica iniziò nel 1603, forse in occasione della chiusura dei teatri per una epidemia di peste bubbonica. Il suo primo fu "L'anno Meraviglioso" ("The Wonderful Year"), un resoconto giornalistico dell'anno (1603) della morte di Elisabetta, dell'ascesa al trono di Giacomo I, e dell'epidemia di peste bubbonica. Un buon successo ottennero i due successivi opuscoli sulla peste: "News From Gravesend" e "The Meeting of Gallants at an Ordinary". "The Double PP" (1606) è un libello anticattolico scritto in reazione alla Congiura delle polveri. Dopo 1608, Dekker scrisse i suoi libriccini più popolari: una serie di libelli in cui si descrivono i vari trucchi truffatori e ladri, fra cui "Thieves' cant", un vocabolario sul gergo dei malfattori. Questi libelli, che furono spesso aggiornati e ristampati più volte da Dekker, comprendono "The Belman of London" (1608), "Lanthorne and Candle-light", "Villainies Discovered by Candlelight", e "English Villainies": sono formati sul modello dei libelli, simili per contenuto, scritti da Robert Greene. Altri opuscoli sono di taglio giornalistico e offrono ritratti vividi della Londra giacobita. "The Dead Term" (1608) descrive Westminster durante le vacanze estive. "The Guls Horne-Booke" (1609) descrive la vita dei gentiluomini di città, dando preziose informazioni sul comportamento degli spettatori nei teatri Londinesi. "Work for Armourers" (1609) e "The Artillery Garden" (1616) (l'ultimo in versi) descrive l'ambiente legato alle industrie militari di Inghilterra. "London Look Back" (1630) tratta dell'anno 1625, l'anno della morte di Giacomo I, mentre "Wars, Wars, Wars" (1628) tratta delle persecuzioni degli Ugonotti in Francia. Come era atteso, Dekker cercò di sfruttare anche la sua esperienza in prigione. "Dekker His Dreame" (1620) è un lungo poema che descrive la sua disperata reclusione; vi aggiunse sei dialoghi tratti dalla sesta edizione (1616) di "Sir Thomas Overbury's Characters", mentre "Lanthorne and Candlelight" sono delle riflessioni sulle sue esperienze in prigione. I libelli di Dekker, rivelano i segni di una composizione frettolosa e senza preoccupazioni stilistiche ancor più dei suoi lavori teatrali. Ma, ancor più di questi ultimi, sono in grado ancor oggi di intrattenere piacevolmente e di offrire preziose rappresentazioni della vita quotidiana nella Londra giacobita.
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Diego Fajardo Carriera. Ala-centro di 208 centimetri, noto in campo per le sue doti aggressive sotto le plance, Fajardo inizia la sua carriera di giocatore di pallacanestro con il Valladolid. Nella stagione 1997-98 arriva per la prima volta in Italia, approdando alla Viola Reggio Calabria. Successivamente veste le maglie dell'Andrea Costa Imola e della Pallacanestro Biella. Nella stagione 2000-01 passa a Cantù, con la quale raggiunge la salvezza in un momento di forte crisi per i canturini. Nella stagione 2001-02 si divide tra Verona ed il Caja San Fernando. Nel 2002-03 firma per Roseto, in quel momento squadra di buon livello con la quale disputa anche la ULEB Cup, mentre nella stagione 2003-04 ritorna alla Viola Reggio Calabria. Nel 2004 approda per la prima volta all'Olimpia Milano, squadra che dopo diversi anni di crisi, riesce a tornare nell'élite del basket italiano. Con le scarpette rosse meneghine, Fajardo disputa due buone annate, sebbene non abbia partecipato alla finale scudetto del 2005 contro la Fortitudo Bologna che lo ha tenuto fermo nel finale di stagione. Nella stagione 2006-07 Fajardo dapprima gioca con il Tau Vitoria, però poco dopo passa al Bruesa. Nel maggio 2007 viene di nuovo ingaggiato dall'Olimpia Milano in occasione del finale di stagione. Nella stagione 2009-10 gioca nella Virtus Bologna. Il 20 settembre 2010 viene ufficializzato il suo acquisto da parte della Pallacanestro Varese, con cui gioca due campionati. Dopo una parentesi in Iran, nell'aprile 2013 viene ingaggiato dal Pistoia Basket 2000 in vista dei play-off di Legadue, poi vinti. Nel successivo settembre firma con il Canarias per sostituire il greco Fōtīs Lampropoulos, vittima di una rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.
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Anna Kournikova
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She-Devil - Lei, il diavolo She-Devil - Lei, il diavolo ("She-Devil") è un film del 1989, diretto da Susan Seidelman e basato sul romanzo "Vita e amori di una diavolessa" ("The Life and Loves of a She-Devil") di Fay Weldon. Tra gli interpreti figurano Roseanne Barr al suo debutto cinematografico, Meryl Streep e Ed Begley Jr.. Trama. Ruth Patchett, casalinga sciatta e sovrappeso, è sposata con l'attraente Bob, ambizioso commercialista; hanno anche due bambini molto indisciplinati, Nicolette e Andy. Dopo aver incontrato a un party la scrittrice di romanzi rosa Mary Fisher, Bob e Mary cominciano una relazione. Pur consapevole del tradimento, Ruth in un primo momento cerca di non reagire, cercando di convincersi che Bob sta attraversando semplicemente un breve periodo di crisi familiare. Col tempo però Ruth si sente sempre più confusa, tanto che ad una cena coi genitori di Bob cucina per sbaglio un topolino del figlio Andy. Ruth e il marito litigano e Bob decide di fare le valigie e di lasciarla, accusandola di essere una passività per la sua vita e di avere l'aspetto di una "diavolessa". Elenca poi i pilastri che secondo lui ogni uomo dovrebbe avere: la sua casa, la sua famiglia, la sua carriera e la sua libertà. Quando Bob se ne va, Ruth giura di vendicarsi sia di Bob che di Mary e trascrive l'elenco delle cose importanti di Bob, da eliminare una alla volta. Per prima distrugge la casa: mentre i figli sono a scuola, Ruth prende il cane, una foto della famiglia e il fascicolo di Bob sulle finanze di Mary, poi apre il rubinetto del gas, mette delle sigarette accese in un cestino dei rifiuti, accende il microonde con dentro alcune bombolette spray e sovraccarica una presa elettrica: appena uscita, la casa esplode. Ruth poi porta i figli e il cane alla bellissima villa di Mary, dicendo che deve trovare lavoro e che i bambini dovranno stare un po' col padre. Dopo aver visto nel fascicolo di Mary il pagamento di una retta di una casa di riposo per la madre, Ruth riesce a farsi assumere presso quella casa di riposo, con lo pseudonimo di Vesta Rose. Lì conosce l'infermiera Hooper, molto piccola di statura ma gran lavoratrice. Seguendo il suo piano, Ruth interrompe la somministrazione di farmaci, il che fa diventare i degenti più attivi e lucidi; fa poi amicizia con la madre di Mary, dicendole che è ingiusto essere messi in una casa di riposo mentre la figlia fa la bella vita. Ruth riesce poi a far credere che la madre di Mary non sia autosufficiente, facendola così allontanare. La direttrice della casa di riposo manda quindi la signora Fisher dalla figlia, con grande disappunto di Mary. Intanto l'infermiera Hooper diventa amica di Ruth e le rivela di essere riuscita ad accumulare un bel po' di denaro grazie ad anni di lavoro e di risparmi: le due donne decidono così di lasciare il lavoro di infermiere e di aprire un'agenzia di collocamento, chiamata Vesta Rose, per aiutare donne oppresse e socialmente rifiutate a trovare buoni posti di lavoro. Una di loro è Olivia Honey, molto attraente ma molto ingenua, che Bob assume come sua segretaria. Bob comincia una relazione con Olivia, ma la licenzia dopo che lei confessa il suo amore per lui; Olivia, col cuore spezzato, rivela allora a Ruth che Bob toglie percentuali di interesse dai conti dei suoi clienti per metterli in un proprio conto in una banca svizzera. Una notte, le due donne entrano di nascosto nell'ufficio di Bob e tolgono enormi quantità di denaro dai conti dei clienti di Bob per trasferirli nel suo conto svizzero, in modo che l'appropriazione indebita appaia evidente a tutti i clienti. Nel frattempo la vita di Mary crolla intorno a lei: a causa di Olivia, Bob trascura Mary; i figli di Bob sono sempre più indisciplinati, anche perché lui non è abituato a gestirli; la cameriera Ute è sempre più occupata per l'aumento del carico di lavoro della famiglia Patchett e il maggiordomo Garcia non è disposto a dare una mano. Un giorno una giornalista vuole intervistare Mary, ma, mentre lei è al telefono, la signora Fisher rivela segreti scabrosi sulla gioventù della figlia: dopo pochi giorni tutto ciò viene pubblicato, esasperando ulteriormente Mary. Come se non bastasse, lo scapestrato Andy provoca indirettamente la morte del suo amato barboncino che precipita da una scarpata nel tentativo di riprendere un bastone da lui lanciato. A causa di tutto questo, Mary perde l'ispirazione artistica e il suo nuovo romanzo dal titolo "Amore al risciacquo" si rivela un fiasco commerciale. Infine, Ruth invia anonimamente a Mary delle foto che provano il tradimento di Bob con Olivia. Un giorno, dopo che l'ormai esasperata cameriera Ute dà le dimissioni, Mary vede sua madre, il maggiordomo Garcia e i figli di Bob fare sguaiatamente festa: decide finalmente di riprendere il controllo della sua vita, licenzia Garcia e stabilisce regole ferree con Bob, con i bambini e con sua madre. Mary allora organizza una festa con i suoi amici più cari ma, mentre Bob sta facendo un brindisi in onore di Mary, la polizia lo arresta per le sue frodi fiscali. L'avvocato di Bob dice a Mary e a Bob che la sua linea di difesa punterà a far credere che si è trattato di un errore nel sistema informatico, insistendo sul fatto che anche a Mary sono state tolte enormi cifre; sentendo questo, Mary scarica senza indugi Bob. Bob e il suo avvocato inizialmente sono ottimisti sull'esito del processo, perché il giudice del caso non è mai stato molto severo per i reati fiscali, ma il piano fallisce quando Ruth chiede un favore ad una donna che ha ottenuto un lavoro da segretaria in tribunale grazie a lei, che passa così il caso di Bob a un giudice imparziale. Bob è giudicato colpevole e condannato a diciotto mesi di carcere. Ruth, diabolica e allo stesso tempo felicissima, ha così distrutto tutte le cose che Bob aveva indicato come basi della propria vita: casa, famiglia, carriera e libertà. Un anno dopo Ruth ed i bambini visitano Bob in prigione. Bob dice a Ruth che avrà la libertà vigilata in un paio di mesi e che spera di poter recuperare il rapporto con la sua famiglia; questo porta Ruth a commentare che la gente può cambiare in meglio. Mary intanto ha venduto il suo palazzo e ha pubblicato un nuovo libro, non più il solito romanzo sdolcinato ma una specie di manuale su amore e tradimenti, che si rivela un successo commerciale e di critica. In una libreria, Mary firma autografi e dediche ai suoi lettori; in fila per una dedica c'è Ruth, che Mary non riconosce, e dietro di lei Alain, un affascinante uomo francese con cui Mary inizia subito a flirtare. Luoghi del film. La grande tenuta che si vede negli esterni, che nel film appartiene a Mary Fisher, è esistita veramente ed è stata demolita nel 2017. Si trovava al 161 di Cliff Road a Port Jefferson, a Long Island. La villa era stata costruita nel 1870, aveva 30 camere da letto e per circa quarant'anni fu di proprietà della cantante lirica bulgara Nadya Nozharova, conosciuta anche come la contessa Nadya de Navarro Farber, morta nel 2014.
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Fiľakovo Fiľakovo (in ungherese: "Fülek", in tedesco: "Fülleck"; in turco "Filek") è una città della Slovacchia facente parte del distretto di Lučenec, nella regione di Banská Bystrica. Storicamente ha fatto parte della regione di Nógrád ("Novohrad"). Storia. I primi documenti scritti riguardanti alla città risalgono al 1242 dopo l'invasione mongola che miracolosamente sopravvive; nel centro della città si trovano i resti di un castello medievale. La fortezza e la cittadina aveva sempre importanza durante la sua storia tempestosa. Nel medioevo regnarono qui i cosiddetti "piccoli re" come Matteo Csák o possidenti in fede del re d'Ungheria p.es. Mattia Corvino. Sotto la dominanza osmana la gente soffrì molto, ma chi pagava le tasse gravi poté sopravvivere. Dopo la liberazione del 1593 gli Asburgo ebbero influenza notevole. Alla fine del XVII secolo l'esercito turco alleato del conte Imre Thököly incendiò la città. Dopo la ricostruzione il popolo poté lavorare in pace per un ventennio, dedicandosi in particolare alle vigne. Nel 1918 Fiľakovo fece parte della nuova Cecoslovacchia. Dopo la caduta della Cecoslovacchia comunista, dal 1993 la cittadina fa parte della Slovacchia. Dopo il crollo del comunismo anche la modesta industria locale è entrata in crisi. Gruppi etnici e religiosi. Nel 2001 la composizione etnica della città era la seguente: La maggior parte della popolazione è cattolica.
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Filakovo
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707ª Unità per missioni speciali Il 707° Commando dell'esercito sudcoreano (in inglese "707th Special Mission Battalion", in coreano "707 특수임무대대") è un corpo speciale dell'esercito della Corea del Sud, i cui componenti sono chiamati anche "Tigri Bianche". Il 707º si addestra anche con altre forze d'élite nel mondo, tra le quali la United States Army, la Delta Force, l'esercito britannico, il SAS, il russo FSB, la gendarmeria francese, l'FBI, le forze speciali di Hong Kong e la polizia di Singapore. Il motivo è di acquisire esperienza ed incrementare le relazioni con i governi stranieri. È stato formato nel 1972 dopo il Massacro di Monaco durante la XX Olimpiade; fu rapidamente formato per prevenire un ulteriore attacco terroristico per le Olimpiadi di Seoul del 1988. Il loro Quartier Generale si trova a Songham, a sud-est di Seoul. Armamento ed equipaggiamento. La mitraglietta HK MP5 è usata sia per i combattimenti ravvicinati sia per le crisi con ostaggi. Il Benelli M4 Super 90 viene usato con proiettili elettrici o di gomma per stordire l'obiettivo. Per le missioni di cecchinaggio si affidano a fucili quali Accuracy International AWM o Steyr SSG 69. Per altre operazioni speciali usano la carabina Daewoo K1, il fucile d'assalto Daewoo K2 Assault Rifle, e la mitragliatrice silenziata da 9mm Daewoo K7. Se ha bisogno di potenza di fuoco pesante, l'unità usa la mitragliatrice leggera Daewoo K-3, con il lanciagranate K-201 40mm, e il lanciamissili terra-aria portabile Javelin contro elicotteri che volano bassi. Come armi da fianco possiedono pistole IMI Jericho 941 e Heckler und Koch USP.
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Alberto Sughi Biografia. Particolarmente attento ai valori cromatici della rappresentazione, ha esposto in due personali a Bologna e Torino nel 1962, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, di cui nel 1993 è stato anche presidente; nel 1997 entrò a far parte dell'Accademia nazionale di San Luca. Nel 2005 il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi gli consegnò il Premio Vittorio De Sica per la Cultura. È morto a Bologna il 31 marzo 2012 all'età di 83 anni. Stile e mostre. Scelse la strada del realismo, nell'ambito del dibattito fra astratti e figurativi dell'immediato dopoguerra. I dipinti di Sughi rifuggono tuttavia ogni tentazione sociale; mettono piuttosto in scena momenti di vita quotidiana senza eroi. Enrico Crispolti nel 1956 inquadrò la sua pittura nell'alveo del realismo esistenziale. La ricerca di Alberto Sughi procede per cicli tematici: le cosiddette "Pitture verdi", dedicate al rapporto fra uomo e natura (1971-1973), il ciclo "La cena" (1975-1976); agli inizi degli '80 appartengono i venti dipinti e i quindici studi di "Immaginazione e memoria della famiglia"; dal 1985 la serie "La sera o della riflessione". L'ultima serie di dipinti, esposta nel 2000, è intitolata "Notturno". Nel 1963 una sua opera viene esposta alla mostra "Contemporary Italian Paintings", allestita in alcune città australiane. Nel 1963-64 espone alla mostra "Peintures italiennes d'aujourd'hui", organizzata in Medio Oriente e Nordafrica. Ha ordinato mostre personali in diverse sedi, fra cui la Galleria d'Arte Moderna di Bologna (1977), la Galleria del Maneggio di Mosca (1978), al Castel Sant'Angelo di Roma, il Museo delle Belle Arti di Budapest e la Galleria Nazionale di Praga (1986), al Museo d'arte moderna e contemporanea di Ferrara (1988), la Casa Masaccio a San Giovanni Valdarno (1990), il Museo d'Arte di San Paolo (1994) e il Museo Civico di Sansepolcro (2003). Ha partecipato al ciclo di mostre "La ricerca dell'identità" a Cagliari, Palermo e Ascoli Piceno (2003-2004) e alla mostra "Il Male - Esercizi di pittura crudele" alla Palazzina di Caccia di Stupinigi di Torino nel 2005. Nel 1994 ha ricoperto la carica di Presidente dell'Ente Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma. Nello stesso anno ha partecipato alla mostra "Il ritratto interiore", al Museo Archeologico Regionale di Aosta. Si è tenuta una mostra nel Salone delle Scuderie in Pilotta a Parma (2005-2006). Nel 2007 due mostre antologiche di Sughi sono state presentate alla Biblioteca Malatestiana di Cesena, curata da Vittorio Sgarbi, e al Complesso del Vittoriano, Roma, curata da Arturo Carlo Quintavalle. Nel 2009 il lavoro di Alberto Sughi è stato presentato a Palermo al Palazzo Sant'Elia in una mostra curata da Maurizio Calvesi, poi portata a Londra all'Istituto di Cultura Italiana. Nel giugno 2011 è al Padiglione Italia della 54ª Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi, dove presenta al pubblico "Un Mondo di freddo e di ghiaccio".
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Metilcellosolve
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Bkerke
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Principe azzurro cercasi Principe azzurro cercasi ("The Princess Diaries 2: Royal Engagement") è un film del 2004 diretto da Garry Marshall, seguito di "Pretty Princess" del 2001. Trama. Mia Thermopolis, ormai diventata una splendida giovane donna, è pronta ad assumere il ruolo di principessa di Genovia. Tuttavia, non appena trasferitasi nel palazzo reale insieme alla saggia nonna, la Regina Clarisse, scopre che i suoi giorni da principessa sono contati: le leggi di Genovia, impongono che ogni principessa deve essere sposata prima di poter essere incoronata regina. Ecco quindi che le vengono presentati una serie di pretendenti, principi celibi alcuni dei quali ben disposti a chiederle la mano. Dopo una lunga selezione conosce Andrew Jacoby e, dopo aver ricevuto un anello di diamanti, inizia il fidanzamento ufficiale. Intanto il Visconte Mabrey, che da tempo ambisce al trono reale, spinge suo nipote Nicholas Deveraux a corteggiare Mia per poter poi scalzarla dal trono e ottenere finalmente il potere per la sua famiglia. Ma il giovane Nicolas si innamora di Mia e lei ricambia cosicché, dopo un lungo discorso al parlamento, riesce a convincere i delegati di poter diventare regina anche senza un marito. Mia diventa Regina senza essersi sposata con Andrew ma si fidanza con Nicolas, il quale si è rifiutato di diventare Re per lasciare il trono alla donna che ama. Un matrimonio verrà comunque celebrato: è quello tra la regina Clarisse e il responsabile della sicurezza Joe, da sempre segretamente innamorato ma che, conscio del suo ruolo, non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi.
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Mikhail Youzhny
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Ia Orana Maria Ia Orana Maria ("Ave Maria") è un dipinto del pittore francese Paul Gauguin, realizzato nel 1891 e conservato al Metropolitan Museum of Art di New York. Descrizione. Per soddisfare la sua implacabile sete di stimoli pittorici e nuove esperienze Gauguin nel 1891 si recò a Tahiti, nella Polinesia francese: "Ia Orana Maria" è una delle prime opere appartenenti a questo importante capitolo dell'arte gauguiniana. È lo stesso Gauguin a descriverci i contenuti del dipinto: Nel distretto di Mataiea, a differenza degli altri villaggi dell'isola, non veniva ancora largamente professata la religione cristiana e perciò Gauguin fu perfettamente in grado di spogliare il tema della Madonna con il bambino della mitizzazione ufficiale promossa dalla Chiesa e di trasfigurarlo nella natura lussureggiante della Polinesia. Questa tela, dove troviamo raffigurati esattamente Gesù e Maria «tahitiani», intende dunque recuperare quella spiritualità della vita di tutti i giorni e trasfigurarla sotto il sole dei Tropici: sarà tuttavia l'ultima a sfondo cristiano realizzata dall'artista, che da quel momento in poi iniziò ad interessarsi maggiormente alle mitologie maori residue sull'isola. In "Ia Orana Maria", in ogni caso, Gauguin fonde armoniosamente la religione cristiana con gli stimoli visivi provenienti dalle terre del Sud. Ci troviamo in un contesto naturalistico lussureggiante e rigoglioso, degno di un «paradiso terrestre»: vi troviamo, infatti, un albero del pane, degli ibischi, dei candidi fiori di tiarè, noti per il loro profumo sublime, e infine una natura morta esotica con due caschi di banane, disinvoltamente poggiati su un piccolo altare legno su cui è laconicamente incisa la salutazione angelica: «Ia Orana» [Ave Maria]. È in questo modo che l'osservatore comprende di stare davanti a una trasposizione tahitiana del tema della Madonna con il bambino: partendo da sinistra, in effetti, scorgiamo un bellissimo angelo dall'incarnato scuro e dalle ali gialle e viola. Ha appena annunciato alle due tahitiane davanti a lui il mistero dell'Incarnazione: le due donne, infatti, si stanno avviando sul sentiero in atteggiamenti deferenti, con le mani giunte sul petto, in segno di saluto. In primo piano, infine, troviamo una donna (o, meglio, la "Madonna") avvolta in uno sgargiante pareo rosso con il Gesù bambino sulle spalle: entrambe le figure sono aureolate, a testimonianza della loro sacralità. Con "Ia Orana Maria", insomma, Gauguin traspone un tema iconografico tradizionalmente cristiano in un contesto tahitiano, orchestrando un suggestivo sincretismo culturale e figurativo: era sua opinione, infatti, che la civiltà occidentale con la sua ideologia convulsamente contorta (si consulti, in tal senso, il paragrafo "") avesse rovinato e contaminato un mondo puro come quello tahitiano. Questo bipolarismo, tuttavia, si traduce anche sul piano più strettamente volumetrico: Gauguin, infatti, non esita ad abolire il chiaroscuro, risolvendo il pareo della donna in soli termini coloristici, senza per questo rinunciare a conferire un vigoroso risalto plastico alla natura morta in primo piano. Nonostante la composizione sia poi gremita di elementi e figure, inoltre, Gauguin riesce a trasmettere all'osservatore un senso di calma e di quiete, enfatizzato dalla sapiente concatenazione di linee orizzontali (sentiero, orizzonte, braccia e spalle delle donne) e verticali (le figure e le alberature). Questa potente raffigurazione, che amalgama il forte senso decorativo dell'arte orientale con l'ancestrale solidità dell'arte occidentale, vibra anche di un potente cromatismo, frammentato in tinte sgargianti che si valorizzano scambievolmente. È in questo modo che Gauguin ottiene «un miscuglio inquietante e saporoso di splendore barbaro, di liturgia cattolica, di sogno indù, d’immaginazione gotica, di simbolismo oscuro e sottile», come ha mirabilmente osservato l'intellettuale francese Octave Mirbeau.
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Composizione VIII Composizione VIII è un dipinto a olio su tela (140×201 cm) realizzato nel 1923 dal pittore Vasilij Kandinskij. È conservato al Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Descrizione. "Composizione VIII", insieme a "Tratto continuo", si può considerare fra le opere più significative del periodo di Kandinskij a Weimar. Nel realizzare la grande tela, facendo interagire figure geometriche di base, come il triangolo, il quadrato e il cerchio, con i colori primari, l'artista applica in modo sistematico quei concetti di corrispondenze formali e cromatiche affrontati dodici anni prima nella pubblicazione "Dello spirituale nell'arte" e che erano alla base dei suoi insegnamenti agli studenti della Bauhaus. Secondo la teoria dell'artista, i colori squillanti, come il giallo, sono intensificati se associati a forme acute (per esempio il triangolo), mentre l'effetto dei colori che amano la profondità è potenziato dalle forme tonde, come il cerchio per l'azzurro. Le forme geometriche e i colori che animano la superficie del dipinto, il cui centro circolare dominante è posto in alto a sinistra, creano rapporti di forza e movimento dando vita a sensazioni di vibrante dinamicità o di quiete a seconda delle loro associazioni. Capaci inoltre, attraverso il contatto reciproco, di creare energia, così come l'incontro tra il triangolo e un cerchio presenti in alto e in basso della tela, che, a detta di Kandinskij, non ha «minore efficacia del dito di Dio che sfiora il dito di Adamo di Michelangelo».
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Insieme multicolore Insieme multicolore è un dipinto a olio e smalto su tela (116x89 cm) realizzato nel 1938 dal pittore Vasilij Kandinskij. È conservato nel Centre Pompidou di Parigi. Collegamenti esterni. Centre Georges Pompidou – Sito ufficiale
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Ritratto della duchessa de Alba in nero Il Ritratto della duchessa de Alba in nero è un dipinto a olio su tela (210x148 cm) realizzato nel 1797 dal pittore spagnolo Francisco Goya. È conservato nell'Hispanic Society of America di New York. La donna raffigurata è la duchessa de Alba rimasta vedova del marito don José Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca. Indossa un vestito nero da "maja" e indica imperiosamente una scritta sulla sabbia. Storia. Goya aveva conosciuto la duchessa de Alba nel 1795 e le aveva fatto un ritratto; in quell'occasione erano probabilmente divenuti amanti. Nel 1797 il duca de Alba, don José Alvarez de Toledo, muore a Siviglia. La moglie, dopo i funerali, si reca nella residenza dei duchi d'Alba a Sanlúcar e lì trascorre l'estate insieme a Goya. Forse sono mesi d'amore, forse no, nulla è rimasto di scritto, nessun aneddoto o allusione. Ma disegni sì, schizzi che anche quando non la ritraggono direttamente, le assomigliano, come se Goya pensasse molto a lei. È il cosiddetto "Album A di Sanlúcar". E poi il dipinto, questo: due anni sono trascorsi dal primo ritratto, in bianco, della duchessa. Ora la dipinge in nero, il lutto della vedovanza ma, al tempo stesso, in un gioco equivoco, l'abito delle "majas", delle popolane di Madrid. Goya porterà questo quadro sempre con sé. Alla morte della moglie, lascerà il ritratto al figlio Javier. E quando la duchessa di lì a poco morirà, lascerà anch'ella una rendita di 10 reali al giorno allo stesso Javier. La duchessa apparirà ancora nei "Caprichos": il "Capricho 61, Andata per sempre", la ritrae fluttuante nell'aria sulle teste di tre stregoni-toreri. Il viso è sempre altezzosamente distaccato. Descrizione e stile. Il paesaggio è sgombro di orpelli e serve solo da sfondo per la figura che si staglia regalmente altezzosa, avvolta nel panno nero come una vera "maja". La donna sembra quasi inarcare le reni per slanciare la figura. Più che una vera trasgressione – era una moda ormai diffusa tra la nobiltà – l'abito sembra invece simbolo di un gioco estremo, il travestimento come nuova arma di seduzione. La duchessa è ritratta mentre si staglia impettita sotto un cielo gravido di pioggia, davanti a un fiume dove si riflette la luce dorata della Spagna, con il piede sinistro leggermente avanzato e la mano sinistra adagiata sul fianco; Goya le disegna al dito un anello gentilizio dove è inciso «Alba». «Solo Goya» – è inciso sulla sabbia, a poca distanza dai piedi della duchessa (potrebbe forse cancellarlo, se soltanto volesse). E ce lo indica, quel nome, ci ordina di leggerlo, mentre il volto, come quello degli dei, è austeramente inespressivo. Se non furono amanti – si veda la malcelata delusione del rifiuto nella lettera a Zapater in cui chiede all'amico di «aiutarlo a dipingere la d'Alba» - tuttavia la donna fu certamente la sua musa che alimenterà passioni fertilissime: l'estate di Sanlúcar e la sua assorta felicità avrebbero generato il buio, nella sua vita e nella storia di Spagna e d'Europa. Dice Pierre Gassier che «tutto quello che fino ad allora gli era sembrato solido e gradevole sembra come disgregarsi intorno a lui. Tutto questo, insieme alla delusione d'amore, turbina nel cervello di Goya e affolla la sua solitaria sordità di riflessioni e di sdegno non ben definiti».
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Pesca miracolosa (Raffaello) La Pesca miracolosa è un dipinto a tempera su carta (360x400 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1515-1516 e conservato nel Victoria and Albert Museum di Londra. Fa parte dei cartoni per gli arazzi della Cappella Sistina. Storia. Leone X incaricò Raffaello di realizzare dei cartoni preparatori per una serie di arazzi da collocare nella Cappella Sistina, tra la fine del 1514 e l'inizio del 1515. I cartoni vennero inviati a Bruxelles e trasformati in arazzi nella bottega di Pieter van Aelst. Giunsero a Roma entro il 1519, venendo esposti (sette su dieci) durante la solennità di santo Stefano (26 dicembre) di quell'anno. Gli altri tre dovettero pervenire immediatamente dopo. I cartoni erano destinati a decorare il registro più basso delle pareti (quello coi finti tendaggi), nella zona separata dalla transenna marmorea destinata al papa e ai religiosi; erano utilizzati nelle solenni festività e si leggevano, come le storie soprastanti, dalla parete dell'altare verso il lato opposto. I cartoni, tagliati a pezzi per la tessitura, rimasero presso l'arazziere che ne trasse diverse altre copie e, secondo le consuetudini dell'epoca, li prestò forse anche ad altre botteghe. Serie ritessute si trovano a Berlino, Vienna, Madrid, Mantova, Loreto, ecc. Vennero poi acquistati a Genova nel 1623, per la manifattura di Mortlake per conto del principe ereditario inglese, il futuro Carlo I. Dopo la morte del re, alla vendita dei beni della corona, i cartoni furono acquistati da Cromwell, che li fece tenere in casse nella Banqueting House di Whitehall. Dopo la Restaurazione tornarono in possesso dei reali: Carlo II tentò di venderli alla manifattura dei Gobelins, ma venne bloccato dai ministri. A fine del XVII secolo vennero ricomposti, incollati su tela e restaurati da William Cooke, su incarico di Guglielmo III, desideroso di esporli. Fece infatti realizzare un'apposita galleria a Hampton Court, dove restarono fino al 1913. Spostati a Buckingham House e poi in altre sedi, vennero infine destinati al nascente museo dall Regina Vittoria, nel 1865. Descrizione e stile. Il cartone riflette specularmente la scena dell'arazzo, per la tecnica a basso liccio in cui i modelli sono tenuti sotto l'ordito, che poi viene rovesciato. La scena si ispira a un passo del Vangelo di Luca (V, 4 e ss.) ed è quasi interamente riferita alla mano del maestro. La scena va letta da destra, dove gli apostoli, legando gesti e sguardi, conducono l'occhio dello spettatore verso la figure di Cristo. Tutto è ambientato in un vasto e luminoso paesaggio, con fini notazioni naturalistiche: il paese in riva al lago, i pesci vividi nelle barche dei pescatori, la flora e la fauna lacustre, soprattutto i tre aironi in primo piano. Raffaello, consapevole del confronto con Michelangelo in Cappella, impostò i disegni con un crescendo drammatico, dove le figure prevalgono sul paesaggio e sull'architettura di sfondo, contrapponendosi in gruppi o in personaggi isolati, per facilitare la lettura delle azioni. Gli schemi sono dunque semplificati e i gesti e la mimica dei personaggi enfatizzati, per renderli più eloquenti e "universali". A differenza di Michelangelo però la monumentalità non deriva dal tormento plastico delle figure, ma da equilibri accuratamente studiati, che bilanciano la composizione e i sussulti spirituali dei protagonisti, nonostante le volute asimmetrie. L'uso della tempera, in tonalità chiare, andò incontro alla ristretta gamma a disposizione degli arazzieri, così come sono un adattamento allo scopo le grandi masse di luci ed ombre. Nonostante la sorveglianza di Bernard van Orley, affinché i modelli venissero rispettati fedelmente, gli arazzieri alterarono inevitabilmente le composizioni, indurendo i lineamenti delle figure e i paesaggi, nonché aggiungendo l'oro e vari arricchimenti ornamentali.
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Ritratto di Milliet Il Ritratto di Milliet è un dipinto del pittore olandese Vincent van Gogh, realizzato nel 1888 e conservato al Museo Kröller-Müller di Otterlo. Il ritrattato: Paul-Eugène Milliet. L'opera raffigura Paul-Eugène Milliet, un sottotenente del terzo reggimento degli Zuavi che, dopo aver combattuto valorosamente nel Tonchino, si era trasferito in licenza nella città provenzale di Arles. Nonostante la sua vocazione militare Milliet mostrava un sincero interesse per le Belle Arti e amava dilettarsi con la pittura ed il disegno: l'amicizia con van Gogh, anch'egli residente ad Arles in quel periodo, risultò pertanto spontanea e gradevole per entrambi. Paul-Eugène amava discutere di arte insieme all'amico pittore e da lui prese lezioni di disegno, ma non di pittura, siccome ne disapprovava i metodi. Il loro rapporto non fu certo privo di turbolenze: Vincent, infatti, era assai sensibile alle critiche dell'amico, che arrivò persino a descriverlo come «un tipo strano [...] impulsivo e bizzarro, come qualcuno che sia stato a lungo sotto il sole cocente del deserto [...] che diventava anormale ogni volta che prendeva in mano un pennello». «Aveva fede, fede nel suo talento» continuò Milliet «una fede in qualche modo cieca. Orgoglio. Non sembrava molto forte di costituzione. Ma nel complesso, un buon amico, un tipo niente male». Van Gogh, preso da un eccessivo amor proprio, era piuttosto facile al risentimento e faticò a dimenticare la spregiudicatezza di questi giudizi. Ciò malgrado, il pittore si compiaceva dell'amicizia che lo legava con il Milliet e adorava trascorrere il proprio tempo con lui, parlando d'arte o girovagando per i campi del Meridione francese. Di seguito si riporta uno stralcio della lettera 506, indirizzata com'era di consueto al fratello Théo: Descrizione. Paul-Eugène Milliet è ripreso frontalmente, a mezzo busto, su uno sfondo verde e uniforme. Che sia uno zuavo lo si capisce dall'uniforme militare, sulla quale troviamo appuntata anche la medaglia al valore per il suo sostegno all'attività bellica in Tonchino: l'appartenenza di Milliet a tale corpo militare viene poi ribadita dalla presenza della falce con la stella nell'angolo in alto a destra, usuale stemma araldico del reggimento zuavo. Le pennellate sono larghe, energiche e molto rapide: van Gogh, infatti, eseguì il ritratto "au premier coup", lamentandosi tra l'altro dell'eccessiva rapidità d'esecuzione che fu costretto ad impiegare per via del Milliet che «posa[va] male». Il viso di Milliet è reso con dovizia di dettagli, e il pittore non esita a soffermarsi sulle sue sopracciglia, sulle orecchie a sventola, sui suoi baffi rossicci, sul suo sguardo risoluto e determinato e sul suo cappello rosso, svagatamente inclinato da un lato, come se si affacciasse solo temporaneamente sulla tela.
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Yevgeny Kafelnikov
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Bkerké Bkerké (ortografie alternative: Bkerke o Bkerkeh, in arabo: بكركي, "Bkirki ") è una piccola città del Libano situata a circa 650 m di altitudine sopra la baia di Jounieh. Attualmente è sede del Patriarcato di Antiochia dei Maroniti.
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Museo di San Francesco (Greve in Chianti) Il Museo d'arte sacra di San Francesco (Greve in Chianti) è stato inaugurato il 7 settembre 2002, nel complesso dell'ex convento di San Francesco. Dal novembre 2003, nel Museo è stato inaugurato l"'Antiquarium", dove sono esposti reperti etruschi, romani e medievali rinvenuti nel territorio. Percorso espositivo e opere. Nel Museo, che si sviluppa su due livelli, si conservano opere d'arte e suppellettile liturgica proveniente dal territorio. Piano terra. La visita inizia al piano terra con l'oratorio dove sono esposti: Il percorso espositivo prosegue con la sagrestia dove, insieme ai paramenti sacri, sono conservate altre interessanti opere: Primo piano. Al primo piano sono presentate altre preziose opere d'arte e suppllettile liturgica, databile dal XVI al XIX secolo, fra le quali si segnalano: Sezione archeologica. Completa la visita del primo piano la sezione archeologica del Museo, dove sono esposti reperti rinvenuti nel territorio e databili ad epoche diverse. Di particolare interesse:
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Odette (film 1934) Odette è un film del 1934 diretto da Jacques Houssin e Giorgio Zambon. Trama. Odette è ormai la compagna di un truffatore dopo essere stata cacciata dal marito che aveva scoperto i suoi tradimenti. Quando viene a sapere dell'imminente matrimonio della figlia implora il marito di lasciargliela vedere, sia pure in incognito. Ottenuto l'incontro la donna si toglie la vita. Produzione. Odette è una pellicola italiana in bianco e nero realizzata dalla casa cinematografica Caesar Film e si basa sul remake della versione di "Odette". Il film è stato girato in due versioni: italiano e francese. Nel ruolo principale di Odette ritroviamo, come nella precedente versione muta, ancora una volta Francesca Bertini, (alla sua seconda ed ultima esperienza come protagonista di un film sonoro) una delle attrici preferite dallo stesso fondatore della casa cinematografica, Giuseppe Barattolo. Il film fu la prima pellicola del cinema italiano ad essere stata sottoposta al doppiaggio; la Bertini è infatti doppiata dall'attrice e doppiatrice Giovanna Scotto.
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Nikolay Davydenko
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Ginevra (ciclo arturiano) Ginevra (in Gallese: "Gwenhwyfar"; in Bretone: "Gwenivar"; in Cornico: "Gwynnever"; in Inglese: "Guenevere"; in Latino: "Wenebara") era la leggendaria regina consorte di re Artù. Nei racconti e nel folklore, si narra spesso della sua infelice storia d'amore con Lancillotto. Questa storia appare per la prima volta nell'opera di Chrétien de Troyes, "Lancillotto o il cavaliere della carretta", e riappare come motivo ricorrente in numerose opere che trattano il ciclo arturiano, a partire dai primi del secolo 13°, fino ad arrivare al romanzo di Thomas Malory, "La morte di Artù". Molto spesso, il tradimento della regina di Camelot e del cavaliere della Tavola Rotonda sono stati considerati come la rovina stessa del regno. Origine del nome. La forma gallese del nome, Gwenhwyfar, che sembra essere affine con il nome "Findabair" irlandese, può essere tradotto come "l'incantatrice bianca", o in alternativa "la fata bianca/il fantasma bianco", e non si esclude un collegamento con il mondo celtico. Alcuni hanno suggerito che il nome potrebbe derivare da "Gwenhwy-fawr" o "Gwenhwy la Grande", che contrasta il carattere di "Gwenhwy-fach", "Gwenhwy la piccola"; Gwenhwyfach appare nella letteratura gallese come sorella di Ginevra, ma nella sua edizione delle "Triadi gallesi", Rachel Bromwich afferma che questa è un'etimologia poco probabile. Goffredo di Monmouth, che per primo conia il nome Merlino, rende il suo nome in latino (anche se ci sono variazioni ortografiche, di cui molte si trovano nei suoi vari manoscritti, tra cui quelli della Historia Regum Britanniae). Giraldus Cambrensis la chiama "Wenneuereia". Il nome così come lo leggiamo oggi entra in gioco solo nel XV secolo. Il nome in inglese moderno è scritto Jennifer, dal linguaggio della Cornovaglia. Il personaggio. Ginevra è una fanciulla di straordinaria bellezza, molto gentile e generosa citata in diverse opere del ciclo arturiano, con lineamenti raffinati, carnagione diafana, lunghi capelli scuri, occhi verdi e ben proporzionata. Figlia di re Leodegrance, aveva affascinato Artù, che l'aveva chiesta in sposa, ma, contemporaneamente, era rimasta affascinata da Lancillotto. L'illecito e tragico amore tra Lancillotto e la bella Ginevra, che rompe l'equilibrio di Camelot (diventando una delle cause della sua caduta), fu uno dei simboli dell'amor cortese medioevale. È celebre, per esempio, la citazione dantesca di "Lancilotto e Ginevra" nel canto di Paolo e Francesca della "Divina Commedia". Ginevra è un personaggio che compare anche nell"Orlando furioso". Innamorata di Ariodante, tramite un inganno dell'infimo duca di Albania, viene punita per adulterio. Rinaldo, il valoroso guerriero, però la salva, uccidendo il re d'Albania e liberandola dalla falsa accusa. In "Le nebbie di Avalon" di Marion Zimmer Bradley è uno dei personaggi principali e, come da tradizione, è moglie di Artù e amante di Lancillotto. Nella serie televisiva "Merlin" della BBC è la serva personale di Morgana, grande amica di Merlino ed è innamorata di Artù, pur provando qualcosa per Lancillotto. Nel film "King Arthur" del 2004, versione insolita delle leggenda di Artù, Ginevra è innamorata di Artù, ma si sposa con lui solo dopo la morte di Lancillotto.
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Ubuntu Studio Ubuntu Studio è una distribuzione ufficiale di Ubuntu rivolta alla produzione multimediale amatoriale e professionale. Inizialmente disponibile con il desktop grafico Xfce, a partire dalla versione 18.10 venne iniziata una transizione verso il desktop grafico KDE Plasma, che fu terminata con l'arrivo della versione 20.10. Descrizione. Ubuntu Studio utilizza un tema differente da "Human", il tema consueto di Ubuntu. Ubuntu Studio è stata pensata per mettere a disposizione dell'utente un "set" di software per la produzione multimediale, come Blender per l'elaborazione di grafica tridimensionale, Kino e Stopmotion per la postproduzione cinematografica, e altri programmi di elaborazione audio come Ardour. Particolarità. Ubuntu Studio usa un kernel sistema real-time per ridurre la latenza delle applicazioni, durante l'installazione permette di scegliere se installare tutti i pacchetti oppure solo alcuni in base alle effettive necessità dell'utente. I software sono suddivisi in: Audio, Video e Grafica. Inoltre è dotata di un menu personalizzato audio-visivo con comodi sottomenu organizzati per tipo, molto utile per gestire in maniera ordinata i numerosi programmi messi a disposizione. È possibile aggiornare online il sistema operativo da una distribuzione standard Ubuntu a Ubuntu Studio installando i relativi pacchetti.
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Giovanni della Rovere Biografia. Signore di Senigallia e del vicariato di Mondavio. Giovanni della Rovere, nipote del papa Sisto IV (Francesco della Rovere), nel 1474 fu nominato, grazie allo zio, signore di Senigallia e del vicariato di Mondavio. Fu "prefetto di Roma" (comandante delle truppe ordinarie per la difesa della città), duca di Sora e di Arce. Era figlio di Raffaello e di Teodora Manirolo (di origini greche), genitori anche del cardinale Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II. Giovanni divenne genero di Federico da Montefeltro sposando la figlia di questi, Giovanna, e inaugurò la linea dinastica Montefeltro della Rovere, sovrana del ducato di Urbino fino al 1631 ed estintasi nel 1694 con la morte di Vittoria, granduchessa di Toscana. Giovanni della Rovere è ricordato, inoltre, per essere stato capitano generale della Chiesa e al suo nome sono legate la costruzione della rocca roveresca di Senigallia e di Mondavio nonché le fortificazioni di Mondolfo. Duca di Sora. L'importanza politica del ducato di Sora emerse con Giovanni della Rovere, quando, a seguito della battaglia di Fornovo, Carlo VIII di Francia, incoronato re di Napoli, fu sconfitto dal partito aragonese. A seguito di ciò fu organizzato a Isola di Sora da nobili abruzzesi e laziali, una congiura contro il potere aragonese restaurato, per riproporre il dominio francese sul regno di Napoli e decentrare ulteriormente i poteri feudali nella valle del Liri. I protagonisti di quest'incontro furono Graziano de Guerres, capitano di Carlo VIII negli Abruzzi, Giovanni Paolo Cantelmi, Giovanni della Rovere, Federico di Monfort e Giovanbattista Caracciolo. L'ascesa al potere dell'imperatore Carlo V d'Asburgo in Europa decretò il fallimento della cospirazione, lasciando però le tracce di una debole resistenza politica al dominio spagnolo che rafforzò il legame di Sora con le politiche nazionali pontificie. Carriera militare. La città fu anche base logistica delle spedizioni militari volte a riaffermare i diritti francesi sulla Campania e sugli Abruzzi, che intraprese Giovanni della Rovere, tra il 1494 e il 1501 (anno della sua morte). Duca di Sora e di Arce, signore di Senigallia, con Giovanni Paolo Cantelmi allestì un esercito di fanteria e cavalleria per attaccare le truppe aragonesi insediate all'Aquila degli Abruzzi; conquistò la città dopo aver sconfitto anche la postazione filoaragonese di Bartolomeo d'Alviano che aveva occupato Tagliacozzo per difendere i confini settentrionali. Nel 1495 conquistò Ceprano, Montecassino e la Terra di San Benedetto (divenuta commenda di Giovanni de' Medici), portando il territorio ducale alla sua massima estensione.. Nel 1496 difese la valle del Liri dall'assedio di Prospero Colonna e Federico I di Napoli, perdendo però i domini di Esperia e Monte San Giovanni Campano, e, per un breve periodo, anche Arce, finché papa Alessandro VI non riconfermò i suoi titoli di prefetto di Roma e duca di Sora. Morte. Giovanni morì a Roma il 6 novembre 1501, all'età di 44 anni, e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria delle Grazie (Senigallia). Discendenza. Da Giovanna da Montefeltro ebbe sei figli:
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Testamento di Abramo Il Testamento di Abramo è un apocrifo dell'Antico Testamento pervenutoci in greco, slavo ecclesiastico, romeno, etiopico, copto e arabo. Fu probabilmente redatto verso la fine del I secolo d.C. in ambiente giudaico. Nonostante la dicitura tradizionale si tratta propriamente di una apocalisse, da non confondere però col testo Apocalisse di Abramo. Descrive un viaggio di Abramo in cielo guidato da Michele.
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Focei
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Udhra ibn Abd Allah al-Fihri Origine. La "Histoire de l'Afrique et de l'Espagne", riporta che Udhra era figlio di Abd Allah Fihri (Makkari), di cui non si conoscono gli ascendenti. Biografia. Il "Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia", riporta che il Wali di al-Andalus, Anbasa ibn Suhaym al-Kalbi, prima di morire durante la razzia contro l'Aquitania, designò Udhra come suo successore. Nel 726, ʿAnbasa morì durante la razzia, come confermano gli "Annales Francorum Ludovici Dufour", e, come riporta la "Histoire de l'Afrique et de l'Espagne", ʿUdhra fu proclamato "wālī" di al-Andalus, "ad interim", nell'attesa che il "wālī" d'Ifrīqiya, Bishr ibn Safwan al-Kalbi, (da cui al-Andalus dipendeva), proclamasse il nuovo governatore, confermato dal Califfo degli Omayyadi, Hisham ibn 'Abd al-Malik. ʿUdhra rimase in carica per circa due mesi; poi fu sostituito dal nuovo "wālī", Yaḥyā ibn Salāma al-Kalbī.
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1,706,708,677.194138
Monte Argentella Il monte Argentella è una montagna situata sul confine tra Marche e Umbria, tra le province di Ascoli Piceno e Perugia, nel parco nazionale dei Monti Sibillini. Descrizione. La vetta di 2200 m s.l.m. si innalza lungo lo spartiacque principale costituito dal crinale che congiunge il Monte Vettore e il Monte Sibilla, e che divide i Piani di Castelluccio a ovest dalla valle di Pilato a est. Lungo questo crinale si innalzano anche il monte Palazzo Borghese e il Monte Porche a nord, e la Cima del Redentore a sud. Il versante occidentale digrada verso i Piani di Castelluccio, dove le pendici del monte diventano declivi erbosi (Colle Albieri, Colle Abruzzago, Colli Alti e Bassi) delimitati a nord dal fosso Brecciaro e dalla macchia di San Lorenzo, e a sud dal Fosso delle Fonti. Al contrario, il versante orientale è costituito da ripidi pendii rocciosi che si gettano nella valle del Lago di Pilato, e più a nord nell'alta valle dell'Aso. Il crinale sud del Monte Argentella scende ripido verso il valico di Forca Viola, che separa la montagna dalla Cima del Redentore. Paesi vicini. I paesi più vicini al monte Argentella sono Castelluccio di Norcia sul versante occidentale e Foce di Montemonaco sul versante orientale. Accesso alla vetta. Il monte Argentella è raggiungibile dal versante sud tramite il valico di Forca Viola (percorso 554), punto di incontro dei vari percorsi escursionistici che salgono dai Piani di Castelluccio (percorso 553), dalla Capanna Ghezzi (percorsi 555 e 558) e da Foce di Montemonaco (percorsi 151 e 153. Il crinale nord si raggiunge con la vecchia "Strada Imperiale" che sale dai Piani di Castelluccio (percorsi 552 e 555, o tramite i sentieri provenienti dagli impianti sciistici di Monte Prata (percorso 261; oppure da Foce di Montemonaco, salendo verso il laghetto di Palazzo Borghese e il Pian delle Cavalle (percorso 154), o attraverso i Prati di Santa Maria.
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1,706,708,677.194182
Gruppo Lehman Brothers
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1,706,708,677.194222
Ebi
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1,706,708,677.194239
Medieval metal
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1,706,708,677.194255
Albino Núñez Domínguez Studiò magistero nella Scuola Normale di Ourense, essendo "discepolo prediletto di Don Vicente Risco, Don Felipe Pedreira, di Don Jose Soler e Donna Araceli Ancochea" (A. Vilanova). Insegnò come maestro nei paesini di Amoroce e Maceda (Ourense), iniziando nell'ambiente povero dei villaggi di campagna della Galizia il suo fervore per la pedagogía, che sarebbe stata la grande passione della sua vita. Nel 1932, la ATEO (Associazione dei lavoratori d'istruzione di Ourense), della quale era il presidente, decide di stampare una rivista (rassegna) pedagogica che si chiamerebbe "Scuola del Lavoro" e che tenne una felice traiettoria per due anni, con ventisei numeri pubblicati. Si occupa della sua direzione Albino Núñez Dominguez, «un maestro innamorato della sua professione e pieno d'idee rinnovate, avendo come collaboratori tutto il consiglio direttivo del giornale anteriore, la Repubblica, e la maggior parte degli insegnanti repubblicani dispersi per la provincia orensana». (Joam C. Chilhon Iglesias). La rivista costituì una vera rivoluzione nell'insegnamento, ancorata in quel tempo ai vecchi metodi. Albino Núñez le dette un carattere fortemente tecnico-pedagogico, rifiutando pienamente il dannoso memorismo e l'eccessivo intellettualismo dell'epoca e introdusse i metodi della "Scuola Nuova", basati nelle più recenti dottrine pedagogiche e in tentativi empirici per la sua realizzazione. Fu il primo mezzo di diffusione che ha fatto arrivare alle scuole della provincia orensana le nuove tecniche pedagogiche ( Montessori, Kerschesteiner, Decroly, Dewey, Cousinet, ecc…) Al passare il concorso al Corpo di Direttori Scolastici, Núñez Dominguez fu mandato al Gruppo Scolastico "Concepción Arenal" della Coruña, dove sviluppò le nuove tecniche scolastiche, raggiungendo nuovi fini dell'educazione e orientando a questi fini l'opera sociale della scuola "attraverso mezzi psicobiologici d'apattazione del comportamento". Però la guerra civile troncò le sue aspirazioni umanistiche quando era direttore del centro sopraindicato. A partire dal 1936 si dedica all'istruzione privata, prima a Lugo, e più tardi a Ourense, dove fonda, nel 1949 il Centro d'istruzione "Estudios Galicia". Il grande interesse di questo centro aveva le sue radici, soprattutto, nella speciale attenzione dedicata alla formazione dei maestri che successivamente avrebbero portato alle loro aule le nuove tecniche d'insegnamento, collegandosi così alla sua prima tappa di direttore della "Escuela del Trabajo" ("Scuola di Lavoro") come divulgatore dei metodi di avanzata pedagogía nella provincia di Ourense. Nell'agosto del 1959 fu riabilitato, prima come maestro e dopo come direttore scolastico, occupando come ultima posizione A Estrada (Pontevedra). Il Centro di E.G.B. di Casardomato (Ourense) porta il suo nome, proposto dal Consiglio Comunale (1980). Opera. Anche se gran parte dell'opera di Albino Nuñez Domínguez rimane inedita, si possono citare interessanti lavori della sua autorità: Fu anche autore del libro Temi di pedagogía (Ourense, 1963), dove sono raccolte le sue idee educative, basate sulle sue esperienze personali e su profonde letture dei pedagoghi del suo tempo. Libro curioso nella sua origine (nato come risultato delle sue lezioni orali dettate agli alunni, i quali si sono comportati come degli amanuensi raccogliendo con fedeltà le sue parole e facendo possibile la sua pubblicazione), nel quale affronta, nella sua quasi totalità, la problematica educativa, caratterizzandosi per la sua grande capacità di sintesi e per la chiara esposizione. Difende la scuola attiva e funzionale, il rispetto alla libertà dell'allievo e propugna il metodo eurístico-socratico come il più idoneo per raggiungere la conoscenza scientifica, metodo di cui la meccanizzazione attuale continua a costituire la base dell'istruzione programmata. Oltre al suo lavoro educativo, Núñez Domínguez realizzò studi geografici, di toponimia e letterari, collaborò assiduamente nella stampa galliciana (La Región, La Voz de Galicia, Faro de Vigo, La Noche, Lar, Viviros…) e tradusse al galiziano poesie di Antonio Machado. Collegamenti esterni. Approfondimenti biografici
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700 (disambigua) Trasporti. Essa è costituita dalla variante delle ex strade statali 7 via Appia e 265 dei Ponti della Valle.
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1,706,708,677.194364