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Renault Spider La Spider era un'autovettura sportiva prodotta tra il 1996 ed il 1999 dalla casa automobilistica francese Renault. Storia e profilo. Nascita del modello. La storia della Renault Spider ha inizio nella prima metà degli anni novanta, quando i vertici della Casa francese partorirono l'idea di realizzare una sportiva senza compromessi in grado di svolgere sia la funzione di vettura stradale, sia quella di vettura da gara su pista. La vettura non doveva concedere spazio a nessun dispositivo per il comfort, doveva essere molto leggera per consentire il raggiungimento di elevate prestazioni e doveva avere carrozzeria spider a due posti secchi. Le concorrenti ideali dovevano essere la leggerissima Lotus Elan (peraltro a fine produzione e in procinto di essere sostituita dalla più fortunata Elise) e praticamente l'intera produzione della Caterham, piccola azienda inglese specializzata in sportivissime e leggerissime spider senza compromessi. Il progetto diede vita nel 1994 ad un primo prototipo che fu presentato poi al Salone di Ginevra dell'anno seguente. Il prototipo destò molto interesse per la sua impostazione estrema, che faceva largo uso di componentistica in alluminio, per la rigidità del telaio e per l'utilizzo di portiere apribili a compasso, come nelle più famose Lamborghini. Altra caratteristica era il parabrezza asportabile, il che consentiva un ulteriore alleggerimento della vettura. Visto il grande interesse suscitato già alla presentazione del prototipo, e considerato anche l'interesse della Casa a commercializzare una vettura da utilizzare prevalentemente nei trofei monomarca ed in altre manifestazioni sportive, venne avviato il vero progetto da destinare alla realizzazione della vettura definitiva. Tale progetto, denominato "X94", durò appena 15 mesi e nella primavera del 1996 la vettura venne svelata e fu posta in commercio con il nome di Spider (secondo indiscrezioni, la Casa francese volle che il nome venisse pronunciato alla francese, "spidér", e non all'inglese, "spaider"). Caratteristiche. Sviluppata in collaborazione con la Renault Sport di Dieppe (ex-sede dell'Alpine-Renault), la Spider era chiaramente una vettura di nicchia, riservata ad una ristretta cerchia di estimatori. Perciò fu venduta volutamente in un numero molto limitato, circa 2000 esemplari, molti dei quali furono utilizzati in ambito sportivo su pista. È perciò decisamente raro incontrarne una su strada. Le caratteristiche della Spider erano, oltre al già citato largo impiego di alluminio, anche la pedaliera adattabile alle esigenze del pilota. La vettura venne costruita dalla Renault in due versioni: con parabrezza o senza. In quest'ultimo caso era presente solo un frangivento. Nella versione con parabrezza era disponibile una capote in tela come optional, mentre per la versione con frangivento era possibile avere invece un tonneau cover. La carrozzeria era composta essenzialmente da tre pannelli in plastica, consistenti nei cofani anteriore e posteriore e nel corpo principale. Caratteristiche del corpo vettura erano il frontale a fari carenati senza il minimo accenno di calandra, i fari posteriori tondi e sdoppiati, il roll-bar dietro ai sedili e le prese d'aria lungo le fiancate, per il raffreddamento del motore. Quest'ultimo, sistemato in posizione posteriore centrale (con trazione posteriore), altro non era che il 4 cilindri da 1998 cm³ che già equipaggiava le Renault Clio 2.0 16V Williams e le Renault Mégane Coach 2.0 16V. Questa unità motrice era trasversale, in blocco con il cambio, quest'ultimo a 5 marce e derivato anch'esso da quello della Mégane. Tale motore erogava 147 CV a 6000 giri/min, con una coppia motrice di 185 N·m a 4500 giri/min. Il telaio era una struttura in leghe leggere che montava sospensioni a doppi triangoli sovrapposti con barra antirollio. Con tali caratteristiche, e grazie ad un peso di 965 kg che scendeva a 930 senza parabrezza, la Spider era accreditata di una velocità massima di 215 km/h, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 6"9. Per le competizioni più estreme, però, tale motore fu profondamente rivisto e portato a ben 300 CV a 6250 giri/min. In questo modo la velocità massima saliva a punte dell'ordine di circa 260 km/h, con uno scatto da 0 a 100 km/h coperto in soli 4"3. Le versioni puramente da gara erano anche prive del sedile passeggero. La Spider fu tolta di produzione nel 1999, ma in alcuni mercati, come quello inglese, la commercializzazione terminò dopo solo un anno e mezzo. Competizioni. Come già accennato, l'utilizzo che si è fatto della Spider è stato per la maggior parte agonistico, con competizioni in tutto il mondo, persino in Oceania, ed anche un torneo europeo monomarca dedicato a questo specifico modello. Proprio quest'ultimo ha rappresentato il "grosso" dell'utilizzo della "Spider" nelle competizioni. Tali eventi avevano luogo in concomitanza con le gare di Formula 1 che via via venivano disputate nel corso dell'anno, limitatamente ai Gran Premi corsi in Europa.
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Claudio Fragasso Biografia. Nell'arco del suo percorso lavorativo ha toccato tutti i generi cinematografici dal cinema d'autore all'horror, alla commedia. Inizia la carriera con autoproduzioni in super 8: "Paure e realtà" (1972) e "Passaggi" (1977). Con quest'ultimo attira l'attenzione della critica e nel 1979 partecipa all'VIII Premio per Autori Cinematografici Italiani "Angelo Rizzoli", vincendo il premio "Cinema giovane" (insieme con i film "Morte di un operatore" di Faliero Rosati e "Volontari per destinazione ignota" di Alberto Negrin). Successivamente Americo Sbardella proietta il film "Passaggi" al Filmstudio di Roma dove resta in cartellone fino al 1980. Nel 1981 il suo primo film in 35mm "Difendimi dalla notte" partecipa al festival di Annecy, Nizza e San Sebastian. Dopo l'incontro con Bruno Mattei ne diventa uno stretto collaboratore e si dedica ai generi horror d'azione, western e peplum. Con Mattei co-dirige film come "Virus", "Rats - Notte di terrore" e "Zombi 3" (dove subentrano a Lucio Fulci). Da solo dirige horror sempre a basso budget come "La casa 5", "After Death (Oltre la morte)", "Non aprite quella porta 3" e "Troll 2" (1990), che sull'Internet Movie Database figurava tra i peggiori cento film di sempre, secondo le votazioni degli utenti. Nei decenni successivi il film acquista uno status di culto, culminando nell'happening noto come "Nilbog Invasion." Dal 2005 "Troll 2" viene proiettato il venerdì a mezzanotte, nei cinema statunitensi insieme a "The Rocky Horror Picture Show" e nelle TV la notte di Halloween. Il fenomeno non accenna a diminuire allargandosi anche in Europa. Il film era nato come una commedia dal titolo originale di "Goblin", che nulla aveva a che fare col seguito del film "Troll" (1986). Fragasso si fa le ossa con i mockbuster. Con questo termine si indicano i film, spesso a basso costo, che cercando di cavalcare l'onda di altri che hanno riscosso un notevole successo oppure che vengono spacciati dalle distribuzioni come seguiti di film esistenti, pur non essendoli nelle intenzioni dei realizzatori. I progetti di Fragasso in quest'ambito vengono girati in America con attori americani, eccetto "Monster dog - Il signore dei cani", realizzato in Spagna a Madrid con protagonista il cantante Alice Cooper, ma sempre prodotto e finanziato da Eduard Sarlui per il mercato americano. In seguito Fragasso mette a frutto l'esperienza estera dedicandosi ai generi più amati: thriller, drammatico, poliziesco, di denuncia sociale e politica. "Teste rasate" (1993) vince il premio della giuria giovane e del pubblico al festival del cinema italiano di Villerupt. "Palermo Milano - Solo andata" (1995) partecipa alla 52ª mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nella sezione "Panorama italiano", ed è in concorso al festival d'avventura e azione di Valenciennes, dove vince il premio RTL 2; candidato a cinque David di Donatello, nel 1995 ne ottiene due (fonico di presa diretta e miglior produttore). "Concorso di colpa" vince al Busto Arsizio Film Festival i premi per miglior film, colonna sonora, fotografia, sceneggiatura nel 2004. Tutti questi film, come anche "Milano Palermo - Il ritorno" (con Giancarlo Giannini e Raoul Bova) sono sceneggiati da Rossella Drudi. Nel 2005 si ritaglia il ruolo del proprietario del cineclub nel suo film "Concorso di colpa", omaggiando (anche nelle sembianze) Americo Sbardella e il suo Filmstudio. Nel 2008 appare in "Tutta la vita davanti", diretto da Paolo Virzì, nel ruolo caricaturale di un ministro della cultura romano. Nel 2013 ancora un cameo nel film "Roma criminale" dell'amico stuntman Gianluca Petrazzi. Nel 2011 è docente al Centro sperimentale di cinematografia, per un laboratorio sui generi cinematografici di azione voluto da Daniele Luchetti per gli studenti del primo e secondo anno di regia e sceneggiatura. A fine laboratorio le due classi del corso hanno realizzato un corto a tema, sotto la sua direzione. Nel 2013 è il presidente di giuria del Tirana Film Festival. Nel 2021 ritorna all'horror con il film a episodi "Italian Horror Stories", supervisionando la regia degli episodi.
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Eparchia melkita di Sydney
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Tlön, Uqbar, Orbis Tertius Tlön, Uqbar, Orbis Tertius è un racconto dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, scritto nel 1940. Raccolto in "Finzioni" (Ficciones), venne pubblicato per la prima volta sulla rivista argentina "Sur"; il poscritto del 1947 va considerato come scritto dal narratore sette anni dopo rispetto al tempo della storia. Con 6500 parole è un racconto relativamente lungo per Borges. Uno dei concetti principali di "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" sostiene che le idee in definitiva si manifestino nel mondo fisico e la storia è considerata come una discussione parabolica dell'idealismo berkeleyano; per certi aspetti è anche una protesta contro i totalitarismi. "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" ha la struttura di un racconto giallo ambientato in un mondo che sta impazzendo. Per quanto sia breve, allude a molti intellettuali di spicco in Argentina e, in generale, nel mondo; le idee trattate appartengono agli ambiti del linguaggio, dell'epistemologia e della critica letteraria. Trama. Nel riassunto che segue, le citazioni fanno riferimento al mondo del racconto, non a quello reale. Conseguentemente, ai personaggi storici potrebbero essere attribuite azioni che non hanno compiuto nel mondo reale. In "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" l'articolo di un'enciclopedia riguardo a un misterioso paese di nome Uqbar è il primo indizio dell'esistenza di "Orbis Tertius", grande cospirazione di intellettuali per immaginare (e poi creare) un nuovo mondo, "Tlön". Nel corso della storia, il narratore incontra artefatti di Orbis Tertius e Tlön; prima della fine della storia, il mondo si sta trasformando in Tlön. Il racconto si apre con una narrazione in prima persona, a opera di un "alter ego" dello stesso Borges. Gli eventi sono rivelati all'incirca con lo stesso ordine nel quale vengono conosciuti dal narratore. La parte più rilevante del racconto è quella scritta nel 1940; il poscritto è opera dello stesso narratore, che scrive, rispetto al tempo della storia, sette anni dopo. Il racconto si volge all'incirca tra il 1935 e il 1947; la trama riguarda però eventi che vanno indietro fino al XVII secolo e culminano nel 1947. Nella storia Uqbar appare inizialmente come un'oscura regione dell'Iraq o dell'Asia Minore. In una conversazione casuale con Borges, Bioy Casares ricorda che un eresiarca (a capo di una setta eretica) "aveva dichiarato che gli specchi e la copula sono abominevoli, perché moltiplicano il numero degli uomini". Borges, colpito da quella "memorabile frase", chiede quale sia la sua origine; Bioy Casares fa allora riferimento all'articolo su Uqbar dell'"Anglo-American Cyclopaedia", descritta come "una ristampa letterale, ma anche prolissa, dell'Enciclopedia Britannica del 1902". Emerge che Uqbar è citata soltanto nella pagina finale di un singolo volume dell'enciclopedia e che la pagina su Uqbar compare in alcune copie del lavoro, ma non in altre. Borges, il narratore, è portato attraverso un labirinto bibliografico mentre prova a verificare l'effettiva esistenza o meno di Uqbar. In particolare, è attirato da una frase nell'articolo dell'enciclopedia: "la letteratura di Uqbar era di carattere fantastico [...] e le sue epopee non si riferivano mai alla realtà, ma alle due regioni immaginarie di Mlejnas e Tlön". Una breve digressione naturalistica riguardo Herbert Ashe, amico del padre di Borges, porta la storia di Borges a ottenere un artefatto più considerevole legato alla vicenda (uno degli oggetti sempre più importanti e sorprendenti che appariranno nel corso della storia): quello che è apparentemente l'undicesimo volume di un'enciclopedia dedicata a Tlön. In due pagine è riportato "un timbro ovale, turchino, con questa iscrizione: "Orbis Tertius"". A questo punto la storia di Tlön, Uqbar e Orbis Tertius si diffonde tra il gruppo di amici e conoscenti di Borges, mentre studiosi come Néstor Ibarra si chiedono se il libro sia stato scritto da solo o se invece presuppone l'esistenza di un'enciclopedia completa su Tlön; si fa strada anche la proposta di provare a ricostruire la storia, la cultura e anche la lingua di quel mondo. Ciò porta a discussione estesa sulle lingue, la filosofia e, in particolare, l'epistemologia di Tlön, che rappresenta il momento centrale del racconto. In maniera appropriata gli abitanti di Tlön, multiplo immaginario - è una costruzione di fantasia dentro una storia di fantasia - sostengono una forma estrema di idealismo berkeleyano, che nega la realtà del mondo. Il loro mondo "non è un concorso di oggetti nello spazio; è una serie eterogenea di atti indipendenti". Una delle lingue immaginarie di Tlön è priva di sostantivi, ma ha "verbi impersonali, qualificati da suffissi (o prefissi) monosillabici con valore avverbiale". Borges, traduce la nostra frase "Sorse la luna sul fiume" nella lingua di Tlön con "hlör u fang axaxaxas mlö", che letteralmente significa "verso su dietro semprefluire luneggiò" (Borges riporta la traduzione inglese: "Upward, behind the onstreaming, it mooned"). Andrew Hurley, uno dei traduttori inglesi di Borges, ha scritto un racconto nel quale dice che le parole "axaxaxas mlö" possono essere pronunciate soltanto come se fossero la crudele, derisoria risata dell'autore. In un'altra lingua di Tlön "la cellula primordiale non è il verbo, ma l'aggettivo monosillabico. Il sostantivo si forma per accumulazione di aggettivi. Non si dice "luna": si dice "aereo-chiaro sopra scuro-rotondo", o "aranciato-tenue-dell'altoceleste", o qualsiasi altro aggregato". In un mondo nel quale non ci sono nomi (o sono comunque composti con altre parti del discorso, creati e cancellati in base a un capriccio) e non ci sono oggetti, la maggior parte della filosofia occidentale diventa impensabile. Senza nomi ai quali riferirsi per formulare proposizioni, non ci può essere alcun ragionamento deduttivo "a priori" che parta dai principi primi. Senza la storia, non ci può essere alcuna teleologia (che mostra uno scopo divino che si sviluppa nel mondo). Se non c'è la possibilità di osservare lo stesso oggetto in momenti diversi non c'è la possibilità di alcun ragionamento induttivo "a posteriori" (che generalizza dall'esperienza). L'ontologia è un concetto alieno. Tlön è un mondo di idealismo berkeleyano con un'esclusione critica: manca dell'onnipresente, percipiente divinità sulla quale Berkeley faceva affidamento come punto di vista che esigeva un mondo internamente consistente. Questo mondo infinitamente mutabile è allettante per una mente giocosa, e le sue "tigri trasparenti e [...] torri di sangue", attraggono una mente più bassa, ma una visione del mondo simile a quella di Tlön chiede di negare quella che normalmente sarebbe considerata la realtà del senso comune. Nell'anacronistico poscritto il narratore e il mondo hanno appreso, grazie alla scoperta di una lettera, che Uqbar e Tlön sono luoghi inventati, l'opera di una "società segreta e benevola" creata nel XVII secolo, che contava anche Berkeley tra i suoi membri (anche se la società segreta fa parte della finzione di Borges, Berkeley e gli altri membri citati sono personaggi storici). Il narratore apprende che, non appena cominciò il lavoro della società, fu subito chiaro che in una sola generazione non sarebbe stato possibile articolare l'intero paese di Uqbar. Ogni maestro decise quindi di scegliere un discepolo che avrebbe portato avanti il suo lavoro e anche perpetuato questa struttura ereditaria. Dopo due secoli nei quali la società era riuscita a far perdere le proprie tracce, era discepolo della confraternita Ezra Buckley, personaggio inventato. Buckley era un eccentrico milionario di Memphis, nel Tennessee, che rideva della modestia del progetto. Egli proponeva al suo posto l'invenzione di un pianeta, Orbius Tertius, con precise condizioni: il progetto avrebbe dovuto essere tenuto segreto, sarebbe stata realizzata un'enciclopedia dell'immaginario pianeta di Tlön e l'intera opera non avrebbe dovuto patteggiare "con l'impostore Gesù Cristo" (e quindi con il Dio di Berkeley). Buckley venne coinvolto nel 1824. Nei primi anni quaranta - dunque nel futuro, rispetto a quando Borges scrive il racconto - il progetto di Tlön ha cessato di essere segreto e sta cominciando a diffondere il proprio universo. Iniziando intorno al 1942, in quello che all'inizio appare come una svolta magica, cominciano a comparire nel mondo reale oggetti provenienti da Tlön. Mentre più tardi siamo portati a considerarli dei falsi, devono ancora essere i progetti di una scienza e una tecnologia segrete. Quando a Memphis vengono poi anche ritrovati i quaranta volumi della prima Enciclopedia di Tlön l'idea stessa di Tlön comincia inarrestabilmente a sopraffare e sradicare le culture già esistenti del mondo reale. Come digressione, l'undicesimo volume dell'Enciclopedia completa non è del tutto uguale alla versione precedente del singolo undicesimo volume: manca di alcune "improbabili caratteristiche" come "la moltiplicazione degli hrönir". Scrive Borges: "È probabile che queste cancellature fossero coinvolte nel piano di progettazione di un mondo che non fosse troppo incompatibile con il mondo reale". La realtà materiale potrebbe ricevere dalle idee una nuova forma, ma apparentemente non senza resistenza. Mentre il finto Borges e i suoi colleghi accademici inseguono le loro interessanti speculazioni riguardo l'epistemologia, la lingua e la letteratura di Tlön, il resto del mondo gradualmente viene a conoscenza del progetto e comincia ad adottare la cultura di Tlön (caso estremo di idea che influenza la realtà). Nell'epilogo, ambientato nel 1947, la Terra sta diventando Tlön. Il finto Borges è sconvolto dall'inaspettato corso degli eventi, elemento del racconto che i critici Emir Rodríguez Monegal e Alastair Reid sostengono sia da considerare come una metafora per i totalitarismi che già si stavano sviluppando in Europa al momento della stesura del racconto. La loro osservazione sembra solo una piccola estrapolazione da un passaggio che precede la fine della storia: "Dieci anni fa, bastava una qualunque simmetria con apparenza di ordine - il materialismo dialettico, l'antisemitismo, il nazismo - per mandare in estasi la gente. Come, allora, non sottomettersi a Tlön, alla vasta e minuziosa evidenza di un pianeta ordinato? Inutile rispondere che anche la realtà è ordinata". Alla fine della storia, Borges è concentrato su una sua ossessione: la traduzione in spagnolo dell'"Urn Burial", di Thomas Browne. Probabilmente è meno importante di Tlön, ma almeno appartiene a questo mondo. Tematiche principali. Temi filosofici. Il racconto gioca in chiave fantastica con molti temi filosofici, uno su tutti il tentativo di immaginare un mondo (Tlön) nel quale l'idealismo filosofico di Berkeley (XVIII secolo) è considerato comune buon senso, mentre la dottrina del materialismo è considerata un'eresia, uno scandalo, un paradosso. Descrivendo le lingue di Tlön il racconto gioca anche sulla domanda dell'epistemologia su come siano possibili influenze del linguaggio sui pensieri. La storia contiene anche molte metafore sul modo in cui le idee influenzano la realtà. Quest'ultimo tema dapprima è analizzato con chiarezza, descrivendo oggetti reali la cui esistenza è dovuta alla forza dell'immaginazione, mentre poi l'analisi si fa più oscura, non appena il fascino dell'idea di Tlön comincia a impedire di prestare adeguata attenzione alla realtà della Terra. Molto nel racconto si lega all'idealismo filosofico di Berkeley, forse meglio conosciuto per la domanda se, in una foresta, un albero che cade senza essere visto faccia o meno rumore. Berkeley, vescovo anglicano, rispose alla domanda in maniera per lui soddisfacente dicendo che c'è un rumore perché Dio è sempre lì per sentirlo. La filosofia di Berkeley privilegia le percezioni sopra ogni idea della "cosa in sé". Kant accusò Berkeley di andare così lontano da negare la realtà oggettiva. Nell'immaginario mondo di Tlön, il senso comune è un esagerato idealismo berkeleyano dal quale è assente Dio. Il modo di pensare considera d'importanza primaria le percezioni e nega l'esistenza di qualunque realtà di fondo. Dopo la parte principale del racconto, immediatamente prima del poscritto, Borges porta ciò fino al suo logico punto di rottura immaginando che "talvolta pochi uccelli, un cavallo, salvarono le rovine di un anfiteatro", continuando a percepirlo. Oltre a commentare la filosofia di Berkeley, questo e altri aspetti del racconto possono essere considerati la descrizione dell'abilità di influenzare la realtà da parte delle idee. Ad esempio, in Tlön ci sono degli oggetti, gli "hrönir", che si creano quando due persone trovano lo "stesso" oggetto perduto in posti diversi. Borges immagina l'abitante di Tlön escogitare la sua soluzione al problema del solipsismo, ragionando che se tutte le persone sono in realtà aspetti di un solo essere, allora probabilmente l'universo è consistente, perché tale essere è consistente nel suo immaginare. Questa è, di fatto, praticamente una ricostruzione del Dio di Berkeley: magari non onnipresente ma capace di tenere insieme tutte le percezioni che effettivamente si verificano. Non è soltanto in questo racconto che Borges affronta il tema dell'idealismo di Berkeley e la fenomenologia di Husserl, che privilegia gli aspetti psicologici rispetto a quelli più propriamente fisici e dichiara la realtà oggettiva come inconoscibile. Nel saggio "Nuova confutazione del tempo" (1947), come nel mondo di Tlön, c'è una negazione dello spazio, del tempo e dell'io individuale." Questa visione del mondo non si limita a escludere la realtà oggettiva, ma la parcellizza in tutta la sua successione di istanti. Anche la continuità del sé individuale è messa in discussione. Scrive Borges "I metafisici di Tlön non cercano la verità, e neppure la verosimiglianza, ma la sorpresa. Giudicano la metafisica un ramo della letteratura fantastica". Come se stesse anticipando il relativismo estremo di certo postmodernismo o stesse semplicemente prendendosi gioco di quelli che prendono la metafisica troppo sul serio. Temi letterari. La storia inoltre anticipa, su scala ridotta, diverse idee-chiave che furono più tardi sviluppate nelle opere di Vladimir Nabokov. A un certo punto Borges propone a Adolfo Bioy Casares di scrivere un racconto in prima persona, usando un narratore che omette o altera quanto accade e che cade in svariate contraddizioni, anticipando così la strategia dei romanzi "Lolita" (1955) e "Fuoco pallido" (1962) di Nabokov. Allo stesso tempo, l'ossessione per Tlön nella storia di Borges anticipa il tema centrale di un'altra opera di Nabokov, "Ada o ardore: una cronaca familiare" (1969) dove il narratore ha un'ossessione simile per "Terra". In entrambe le opere, i protagonisti dei romanzi sono ossessionati da un mondo immaginario (Tlön/Terra) al punto tale da essere più interessati alla finzione che alla realtà. Il parallelo, tuttavia, non è perfetto: nella storia di Borges, il mondo del narratore è sostanzialmente il nostro mondo, e Tlön è una finzione che gradualmente si inserisce al suo interno; nel romanzo di Nabokov, il mondo del narratore è un mondo parallelo e "Terra" è la nostra Terra, percepita erroneamente come un posto dove prosperano la pace e la felicità. Nel contesto del mondo immaginario di Tlön, Borges descrive una scuola di critica letteraria che arbitrariamente assume che le due opere sono scritte dalla stessa persona e, basandosi su questo, elabora delle deduzioni sull'ipotetico autore. Nella storia si parla anche del tema dell'amore per i libri, e in particolare per le enciclopedie e gli atlanti, libri che, in qualche modo, possono essere considerati loro stessi un mondo. Come in molte altre opere di Borges, la trama corre lungo il confine tra finzione e realtà. Essa menziona diverse personalità realmente esistite (se stesso, il suo amico Bioy Casares, Thomas de Quincey e altri) ma spesso attribuisce aspetti fantastici ad esse; la storia contiene anche numerosi personaggi inventati e altri la cui esistenza è dubbia. Altri temi. Per quanto questi possano sembrare già tanti elementi per un racconto breve, "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" considera anche molti altri temi correlati. Il racconto comincia e finisce con i risultati di riflessi, repliche e riproduzioni - sia perfetti che imperfetti - e la domanda collegata sul potere del linguaggio e delle idee di fare e rifare il mondo. All'inizio del racconto abbiamo un "inquietante" e "mostruoso" specchio che riflette la stanza, una ristampa "non meno letterale che noiosa" (e probabilmente plagiata) dell'"Enciclopedia Britannica", una citazione imprecisa di Bioy Casares, e il dubbio che copie diverse di uno stesso libro abbiano davvero sempre lo stesso contenuto. Nel finale Borges continua a lavorare su un'"incerta traduzione" in spagnolo di un lavoro in lingua inglese di Thomas Browne, mentre il potere delle idee di "una sparsa dinastia di solitari" sta ricreando il mondo a immagine di Tlön. Nel prosieguo si incontrano specchi di pietra; l'idea di ricostruire un'intera enciclopedia di un mondo immaginario basato su un singolo volume; l'analogia tra questa enciclopedia e un "cosmo" governato da "rigorose leggi"; una visione del mondo nella quale le nostre normali nozioni di "cose" intese come oggetti concreti sono respinte, ma "gli oggetti ideali abbondano, invocati e dissolti momentaneamente, in accordo alle necessità poetiche"; l'Universo concepito come la "scrittura a mano di un dio minore, usata per comunicare con i demoni" o un "sistema crittografico in cui non tutti i segni hanno un valore, e che solo è vero ciò che accade ogni trecento notti"; i "hrönir", copie di oggetti creati dalla dimenticanza e della distrazione, di cui "quelli di undicesimo grado hanno una purezza di forma che gli originali non possiedono, ma il hrön di dodicesimo grado comincia già di nuovo a decadere "; il desiderio di Ezra Buckley "di dimostrare a un Dio non esistente la capacità degli uomini mortali di concepire un mondo". Realtà e finzione in "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius". In questo racconto non è affatto facile distinguere realtà e finzione. Il quadro è ulteriormente complicato dal fatto che altri autori (sia su carta che sul web) hanno scelto di prendere parte al gioco di Borges e parlare di uno degli aspetti inventati del racconto come se fossero reali o in maniera tale da poter essere confusi da un lettore sprovveduto. Alcuni esempi sul web sono: Come risultato, si ha che il semplice riferimento a un luogo o a una persona in "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" in un contesto apparentemente slegato dal racconto di Borges non è sufficiente per essere sicuri dell'esistenza di quel luogo o personaggio. Basti pensare alla discussione riguardante Herbert Ashe. Secondo un articolo di Alan White, professore di filosofia presso il Williams College, l'Anglo-American Cyclopaedia esiste veramente ed è più o meno come la descrive Borges, sebbene sia una ristampa della nona edizione dell'"Enciclopedia Britannica" e non (come detto nel racconto) della decima. Nella nona edizione di entrambe le enciclopedie un volume termina con la voce "Upsala" e il successivo comincia con "Ural-Altaic languages". Uqbar, se fosse esistita, sarebbe stata compresa tra queste due voci. Nell'undicesima edizione dell'"Enciclopedia Britannica", la preferita di Borges, c'è in mezzo un articolo sui diversi significati di Ur, tra i quali anche il nome di una divinità minore dello gnosticismo. Livelli di realtà. Nel racconto ci sono molti livelli di realtà (e irrealtà): Luoghi veri e immaginari. Sebbene la cultura di Uqbar descritta da Borges sia inventata, ci sono due luoghi reali con nomi simili: Mentre non esistono chiari riferimenti a Tlön, l'inusuale gruppo di consonanti "tl-" all'inizio della parola esiste nella lingua berbera (ad esempio nella località chiamata Tlemcen) e nell'arabo parlato nel Maghreb. Il berbero è parlato in alcune zone dell'Algeria, inclusa la valle di M'zab, patria di uno dei referenti di Uqbar. "Orbis Tertius", parola latina che può significare "terzo mondo", "terzo cerchio", o "terzo territorio" non appare essere un preciso riferimento geografico, né tanto meno sembra avere relazione con il terzo cerchio dell'inferno dantesco, riservato ai golosi. L'interpretazione più probabile è che sia riferita all'orbita della Terra intorno al Sole, che è la terza dopo quelle di Mercurio e Venere. Nella realtà grammaticale latina "orbis" è talvolta (in Venanzio Fortunato) genitivo e potrebbe significar quindi "del mondo", "del cerchio". "Orbis tertius" significherebbe quindi "il terzo del mondo" dove "terzo", essendo maschile, non indica "la terza cosa" ma piuttosto "il terzo uomo". Il significato esatto dal latino classico resta comunque "il terzo mondo". Che si possa trattare di un errore di Borges è cosa alquanto improbabile. Potrebbe, meno improbabilmente, trattarsi di un gioco di parole simile a quello riportato da Umberto Eco (grande estimatore di Borges) nel suo romanzo "Il nome della rosa", dove "primum et septimum de quatuor" deve essere interpretato come "il primo ed il settimo (carattere) della parola "quatuor"". In tal caso, con non poca forzatura visto che "signum" (carattere) è neutro, si avrebbe "il terzo (carattere) della parola "orbis"", ovvero la 'B' di Borges. Infine, accettando proprio questa forzatura, si potrebbe tornare al significato di "la terza parte del mondo", che rappresenterebbe la totalità delle terre emerse (che assommano a circa un terzo della superficie totale della Terra) o, in alternativa, l'Asia la cui superficie occupa circa un terzo di tutte le terre emerse, viste come il "mondo". I bassopiani di Tsai Khaldun sono senza dubbio un tributo al grande storico Ibn Khaldun, che visse per un certo periodo in Andalusia; si occupò principalmente della storia dell'Africa del Nord e fu probabilmente un riferimento per Borges. "Khaldun", poi, significa "montagna" in lingua mongola, mentre "tsai" in cinese sta per "verza" o "verde fogliame". Altri luoghi citati nel racconto - il Khorasan, l'Armenia ed Erzurum, rispettivamente in Iran, Medio Oriente e Turchia, così come varie altre località europee e americane - sono reali. Il delta dell'Axa, citato con i bassopiani di Tsai Khaldun, sembra invece fittizio. Personaggi veri e immaginari. Elencati nell'ordine della loro apparizione nella storia: "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" nella vita e nell'opera di Borges. "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" fa parte della raccolta di racconti "Il giardino dei sentieri che si biforcano" ("El jardín de senderos que se bifurcan"), pubblicata nel 1941. Questo libro, la sua prima raccolta di racconti, costituisce una pietra miliare nella sua carriera. Quando, all'inizio del 1940, scrisse "Tlön...", Borges era poco conosciuto al di fuori dell'Argentina. Lavorava in una biblioteca pubblica di Buenos Aires e aveva una certa fama in quanto era traduttore da inglese, francese e tedesco, poeta d'avanguardia e saggista (avendo pubblicato regolarmente su riviste argentine largamente diffuse, come "El Hogar", ma anche in molti giornali più piccoli, come "Sur", la pubblicazione curata da Victoria Ocampo dove il racconto venne stampato per la prima volta). Nei due anni precedenti lo scrittore aveva attraversato un periodo difficile, con la morte del padre nel 1938 e un incidente occorsogli il giorno di Capodanno del 1939: Borges era rimasto ferito alla testa e, mentre la ferita veniva curata, aveva rischiato di morire per una setticemia. Prima della morte di suo padre e del suo stesso incidente, Borges aveva già manifestato la tendenza a scrivere con uno stile tipico della narrativa fantastica. La sua "Storia universale dell'infamia", pubblicata nel 1935, usava uno stile di scrittura barocco e la tecnica narrativa tipica dei racconti di fantasia per descrivere sette storici roghi. Si andava da "Lo spaventoso redentore Lazarus Morell" - che promise libertà agli schiavi del Sud degli Stati Uniti, ma portò loro solo morte, a "L'incivile maestro di cerimonie Kotsuké no Suké", la storia della figura centrale nella saga dei 47 Ronin, noto anche come Kira Kozuke-no-Suke Yoshinaka. Borges ha anche scritto diversi intelligenti "falsi" letterari camuffati da traduzioni di autori come Emanuel Swedenborg. Il ricovero in ospedale a causa dell'incidente fu il punto di svolta per il suo passaggio definitivo alla narrativa. Diversi di questi racconti di fantasia, in particolare "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" e "Pierre Menard, autore del Chisciotte", pubblicati dieci mesi prima nella rivista "Sur", e inclusi pure nel "Giardino dei sentieri che si biforcano", potevano essere scritti solo da un autore con notevole esperienza nel campo della saggistica. In queste opere Borges applica il suo stile saggistica a soggetti prevalentemente immaginari. La sua erudizione è evidente in questi racconti di narrativa come in altre sue opere di natura diversa. Buenos Aires era, a quel tempo, un fiorente centro intellettuale. Circoli letterari e intellettuali come il Gruppo Florida (detto anche gruppo Martìn Fierro), del quale Borges faceva parte, e il politicamente rivale gruppo Boedo, si consideravano alla stessa stregua dei circoli parigini. In contrasto con un continente europeo coinvolto nella Seconda guerra mondiale e vicino a essere completamente dominato da regimi totalitari, l'Argentina, e Buenos Aires in particolare, fioriva artisticamente e intellettualmente. Nonostante ciò, con il riemergere della Francia dopo la guerra, Parigi si riaffermò come centro intellettuale, mentre Buenos Aires durante il regime di Juan Perón, e con i successivi regimi militari, languiva culturalmente, mandando in esilio molti dei suoi più importanti intellettuali. Il primo volume di racconti di Borges non ebbe i riconoscimenti che molti, nel suo entourage, si aspettavano. Victoria Ocampo dedicò gran parte del volume della rivista "Sur" del luglio 1941 alla "Riparazione a Borges"; numerosi scrittori famosi e critici letterari argentini e di lingua ispanica intervennero contribuendo a dare all'opera letteraria una notorietà paragonabile a quella che avrebbe avuto vincendo un premio letterario. Nei successivi decenni "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" e le altre opere fantastiche di Borges di quel periodo ebbero un ruolo chiave nell'affermarsi della letteratura latino-americana nel panorama letterario internazionale. Borges divenne molto conosciuto a livello mondiale più come scrittore di brevi racconti molto originali piuttosto che come poeta e saggista. La vicenda editoriale. Come già detto, "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius" apparve per la prima volta, in lingua spagnola, sulla rivista "Sur", nel 1940. Il racconto venne poi incluso nella raccolta "Il giardino dei sentieri che si biforcano" (1941), confluita poi nel 1944 in "Finzioni". In Italia venne pubblicato per la prima volta nel 1955, nella raccolta "Finzioni", da Einaudi; la traduzione è opera di Franco Lucentini.
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Duhkha
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Horatio Caine Horatio Caine è un personaggio protagonista della serie televisiva "". È interpretato da David Caruso. Biografia. Vita prima di "CSI". I genitori di Caine hanno chiamato il figlio come lo scrittore Horatio Alger ('). Prima di andare a Miami, Caine ha lavorato a New York, dove ha ucciso l'assassino della madre, ovvero suo padre ('). Sul lavoro viene accoltellato, mentre studiava il caso di un bambino rinchiuso nell'armadio, mentre i genitori venivano assassinati; il colpevole, Walter Resden, nutriva un rancore così profondo nei confronti di Caine da raccogliere campioni del suo sangue e conservarli per dieci anni, per utilizzarli al momento giusto, cioè quando lo può incolpare dell'omicidio della sua fidanzata, Rachel Turner (""). Dopo il suo arrivo in Florida, Horatio si è unito alla polizia di Miami-Dade come detective della squadra omicidi, per poi trasferirsi nella squadra che lavora con gli artificieri, in cui muove i primi passi sotto la guida di Al Humphries, un poliziotto più anziano in seguito ucciso tragicamente, innescando casualmente una bomba che stava tentando di disarmare ('). Alla fine Caine si sposta al Crime lab, accettando una promozione a tenente (che gli procura l'invidia del sergente Rick Stetler, in lizza per quel posto). Quando la veterana della CSI Megan Donner prende un permesso personale in seguito alla morte del marito, Horatio diviene in modo permanente capo della squadra ('). Nella sesta stagione si scopre che sedici-diciassette anni prima, in una missione sotto copertura col nome di John Walter, aveva conosciuto un'infermiera di guerra di nome Julia, che era poi sparita qualche mese dopo. Julia era incinta e alla nascita del bambino, che chiamò Kyle, registrò come nome del padre John Walter. Horatio, dopo aver ritrovato il figlio, cercherà di recuperare il rapporto con lui, cresciuto con un passato turbolento a causa delle numerose famiglie a cui è stato affidato. Capo del "Crime lab". Nella storia di "" Caine è (ed è stato durante lo sviluppo delle vicende) un veterano del "Crime Lab" di Miami-Dade, un analista forense, un ex detective della squadra omicidi ed un ufficiale della squadra artificieri (la sua specialità legale verte su esplosioni ed incendi dolosi). È molto protettivo nei confronti della sua squadra, che con affetto lo chiama "H". Ha molto a cuore la reputazione del suo laboratorio e ha gran cura nel mantenere i membri della sua squadra "puliti", forse a causa della sua esperienza con la reputazione macchiata e piena d'ombre del fratello minore, Ray. Successivamente, scopre che Ray è ancora vivo, ma si trasferisce in Brasile, dove viene ucciso. Caine nella quarta stagione si sposa con Marisol, la sorella dell'agente Delko, la quale viene assassinata da un boss dell'organizzazione malavitosa "Mala noche" (lo stesso che uccide Raymond), che finisce a sua volta ucciso da Horatio. Nella sesta stagione viene mandato in Brasile per questo omicidio, viene poi rilasciato, con la consapevolezza che il resto dell'organizzazione l'avrebbe ucciso, tuttavia Horatio uccide in pochi attimi tutti i restanti membri da solo e torna negli Stati Uniti. Diversamente della sua controparte di Las Vegas Gil Grissom, Horatio non esita a muoversi armato e nemmeno ad uccidere, se necessario. Non si fa alcun problema nemmeno a usare le minacce per ottenere giustizia e proteggere i suoi colleghi e la sua famiglia. Una scena importante per comprendere questo suo lato di giustiziere è in un episodio della sesta stagione ("Il predatore da eliminare"), in cui precede un pedofilo a casa di una quattordicenne ingenua e, dopo aver fatto entrare l'uomo in questione, chiede alla ragazzina di uscire di casa, per poi prepararsi a picchiare il pedofilo con le sue mani, dichiarando come scusante la resistenza all'arresto. Horatio ha un odio immenso per i pedofili e stupratori e non esita a usare qualunque mezzo per fermarli anche a riempirli di botte per fargli pagare il male che hanno fatto agli altri. Horatio odia in particolare chi si macchia di violenza domestica perché suo padre pestava sua madre e lui da bambino era costretto ad assistere finché un giorno non lo ha ucciso per salvare sua madre dal padre violento e da lì maturò il suo odio per chi abusava delle donne perché rivede in ogni genitore violento suo padre che ha sempre odiato e quindi quando né ha occasione malmena chi si macchia di tali crimini per far confessare i criminali che si sono macchiati di ciò. Horatio per i suoi metodi e sarcasmo si definisce lui stesso la giustizia di Miami. Nelle prime due stagioni, Caine porta una Beretta Cougar 9 mm sul lavoro, mentre dalla terza stagione ha con sé una SIG-Sauer P229. Insiste molto sulla manutenzione della pistola, soprattutto dopo che un membro della sua squadra, Tim Speedle, è stato ucciso in un conflitto a fuoco perché l'arma gli si era inceppata; uno dei motivi per cui Caine ha scelto l'agente Ryan Wolfe come sostituto di Speedle (') è l'ossessiva cura che Wolfe dedica alla sua arma. Quest'ultimo, più in avanti con la storia, sarà "licenziato" da Caine perché si è compromesso durante un'indagine per i suoi debiti e mancanza di onestà circa la situazione in cui si trovava ('); nonostante questo, Caine gli indica un modo per redimersi e gli dà la possibilità di tornare nella squadra, ma solo dopo aver riesaminato tutti i file dei suoi casi precedenti ("Kill Switch"). Ha molti nemici ricorrenti durante la serie, dal serial killer Walter Resden all'agente degli Affari interni Rick Stetler o al giudice corrotto Joseph Ratner; alcuni di questi, che egli pensa di essersi buttati alle spalle, ritornano per colpirlo. Clavo Cruz, il cui fratello sconta l'ergastolo per l'omicidio di una donna, mentre lui, grazie all'immunità diplomatica garantita dal padre Antonio (di cui era dotato anche il fratello, ma che una serie di circostante hanno permesso di aggirare), evita di essere arrestato per lo stesso reato ('). In seguito commette un nuovo omicidio ai danni di un uomo, Horatio lo arresta, ma non riesce a trattenerlo, finché non scopre che Clavo non è figlio biologico del padre, in quanto il frutto di una relazione adultera della madre con un conoscente del marito; di questo fatto Antonio Cruz non era a conoscenza e, deluso totalmente dalla moglie, lascia la donna e revoca l'immunità al figlio, facendolo finire in galera ('). Successivamente Clavo riesce ad evadere durante un drammatico attacco a colpi di razzi ad un palazzo di giustizia (episodio in cui viene ferita superficialmente il coroner Alexx Woods): Cruz rapisce la stenografo del palazzo e costringe Horatio a portargli un milione di dollari in cambio delle informazioni su dove si trovi. È una trappola, tuttavia, e Caine e Delko sono braccati sul tetto di un garage. Delko viene ferito gravemente in uno scontro a fuoco a causa di un poliziotto da lui corrotto. Clavo comparirà poco tempo dopo, dopo aver ucciso il padre adottivo Antonio per vendetta del suo arresto, coinvolgendo il padre biologico, ricco d'uomo d'affari coinvolto nella sua evasione, che doveva ricontattarlo e condividere una parte del denaro guadagnato tramite una transazione di diamanti di sangue con lui. L'affare è illegale, ma di questo il padre biologico non era a conoscenza, come spiega poi ad Horatio, e afferma di non volerlo più sentire perché non lo considera suo figlio, visto che non si conoscono nemmeno. Horatio contatta Clavo e gli rivela le intenzioni del padre biologico. Clavo, senza più nessuno su cui poter contare e senza una ragione per vivere, va da Caine alla centrale per farsi uccidere in uno scontro a fuoco da Horatio. Alla conclusione della seconda stagione (') Caine va a New York per inseguire un sospettato di omicidio ed entra in contatto con il detective Mac Taylor e la sua squadra, inaugurando così la prima stagione di '. Caine più in là si riunirà di nuovo al detective Taylor per rintracciare ed arrestare l'assassino, Henry Darius, che viene estradato in Florida per scontare la pena di morte (' e ').
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Barcel Euro Puebla Fútbol Sala
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Vigo Fútbol Sala
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Lingue della Spagna La lingua ufficiale della Spagna è lo spagnolo o castigliano, ma vengono parlate altre lingue che hanno statuti differenti. Il castigliano ha lo statuto di lingua ufficiale. In alcune regioni o nelle comunità autonome ci sono lingue che hanno lo statuto di co-ufficialità col castigliano. Le lingue della Spagna sono protette anche dalla Costituzione spagnola nell'art. 3. Lingua ufficiale. Lo spagnolo è l'unica lingua ufficiale in tutta la Spagna, ed è l'unica ufficiale nelle regioni di: e nelle città autonome di: Lingue con uno statuto di co-ufficialità. Oggi, sono quattro le lingue co-ufficiali in [Spagna]: Per la Catalogna, l'ufficialità del catalano è sancita nello statuto d'autonomia della Catalogna
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Antracicline Le antracicline sono una categoria di farmaci antitumorali. I capostipiti della categoria sono la doxorubicina (DOX) e la daunorubicina (DNR), due antibiotici isolati per la prima volta nel 1960 dallo Streptomyces peucetius nei laboratori di Farmitalia. Struttura chimica e proprietà. DOX e DNR, dal punto di vista strutturale, hanno in comune una porzione agliconica e una porzione glucidica. L'aglicone è una struttura di 4 anelli condensati chiamata tetracenica, presenta un chinone sull'anello C adiacente a un idrochinone sull'anello B. Contiene inoltre un gruppo metossile sul C-4, nell'anello D, e una piccola catena al C-9 contenente un gruppo carbonilico. Lo zucchero, chiamato daunosammina, è attaccato tramite legame glicosidico al C-7, all'anello A, ed è costituito da una porzione 3-ammino-2,3,6-trideossi-L-fucosilica. L'unica differenza tra DOX e DNR è che la catena laterale nel C-9 termina per la prima con un gruppo ossidrile alcolico primario -CH2OH mentre l'altra termina con un semplice metile. Questa piccola differenza dal punto di vista strutturale ha importanti ripercussioni sullo spettro d'azione e sulla potenza dei due farmaci. Il gruppo carbonilico in posizione 14 dell'anello antracenico di DOX e DNR, è importante sia dal punto di vista farmacodinamico che tossicologico. Infatti quando questo viene metabolizzato a gruppo alcolico secondario da alcune reduttasi citosoliche, l'attività del farmaco diminuisce in maniera significativa; dall'altro lato la formazione dei derivati alcolici secondari, DOXolo e DNRolo, è alla base della cardiotossicità cronica che si manifesta in seguito a somministrazioni dei farmaci in dosi cumulative maggiori di 450-600 mg/m2. L'importanza della porzione daunosamminica è stata dimostrata dal fatto che la forma agliconica dei due farmaci non ha attività antitumorale. In aggiunta i farmaci di nuova generazione che presentano piccole modifiche strutturali a livello dell'amminozucchero presentano una minore cardiotossicità, . Meccanismo d'azione. Le antracicline impattano pesantemente sui processi cellulari, poiché operano attraverso una moltitudine di meccanismi, di cui quattro sono quelli che sappiamo essere con certezza più rilevanti, nonostante non si sappia esattamente quale di questi sia il maggiore responsabile dell'efficacia ed in che misura: Molto probabilmente la rilevanza di questi meccanismi varia a seconda del tumore trattato, poiché alcuni sono più sensibili d'altri ad alcuni meccanismi e, in certi casi, possono verificarsi forme di resistenza che quindi variano la rilevanza relativa del meccanismo altrimenti predominante. Usi clinici. La doxorubicina (o adriamicina), uno tra i farmaci antineoplastici più importanti, ha applicazioni cliniche di rilievo nel carcinoma mammario, dell'endometrio, delle ovaie, dei testicoli, della tiroide, dei polmoni e nel trattamento di alcuni sarcomi tra cui il neuroblastoma, il sarcoma di Ewing, l'osteosarcoma ed il rabdomiosarcoma, mentre la principale indicazione clinica della daunorubicina è la leucemia acuta. La DOX è inoltre utile nel trattamento di neoplasie maligne del tessuto emopoietico come la leucemia acuta, mieloma multiplo, Linfoma di Hodgkin e linfoma non Hodgkin. Dall'altro lato la daunorubicina ha uno spettro d'azione molto più ristretto e un'efficacia minore sui tumori solidi, viene pertanto utilizzata con discreto successo nel trattamento della leucemia acuta nei confronti della quale il farmaco ha una potenza maggiore rispetto a quella mostrata dalla doxorubicina. Tuttavia, similmente a molti altri agenti anticancro, l'utilizzo clinico sia di DOX che di DNR è fortemente ostacolato da seri problemi come lo sviluppo della farmacoresistenza in cellule tumorali o tossicità in cellule sane. Nel caso di queste due antracicline, l'effetto tossico più importante è rappresentato dall'insorgenza di una cardiopatia caratteristica, sia in forma acuta che in forma cronica. Per aggirare questo problema si tende a fissare la dose massima cumulativa a tra i 450 ai 600 mg/m2 o a utilizzarlo in associazione con altri agenti antitumorali quali ciclofosfamide, cisplatino e nitroso-uree. Negli ultimi due decenni sono stati fatti numerosi tentativi di costruire una nuova antraciclina che avesse una maggiore attività e una minore tossicità cardiaca. La ricerca di una migliore antraciclina ha portato alla costruzione di circa 2000 composti analoghi derivati da modifiche di DOX e DNR apportate alla porzione zuccherina, alla porzione agliconica e alla catena laterale. Tuttavia al giorno d'oggi soltanto pochissimi analoghi hanno raggiunto la fase di sperimentazione clinica; tra questi la epirubicina (EPI) e la idarubicina (IDA) godono di una popolarità come utili alternative alla DOX e alla DNR rispettivamente. Effetti collaterali. Le antracicline sono risultate agenti cancerogeni, mutageni, teratogeni e genotossici nei ratti e nell'uomo (), pur essendo utilizzate nella chemioterapia. Alle antracicline è associata anche la generazione di () cardiomiopatie acute e croniche.. La Commissione Oncologica Nazionale ha emanato delle linee guida, riprese dalla Conferenza permanente Stato-regioni, per gli operatori di settore a contatto con farmaci chemioterapici. Fra le sostanze riconosciute dalla IARC come cancerogene per l'uomo: Butanediolo dimetansulfonato (Myleran), Ciclofosfamide, Clorambucil, 1(2-Cloretil)-3(4-metilcicloesil)-1-nitrosurea (semustina, "Metil-CCNU"), Melphalan - MOPP (ed altre miscele contenenti alchilanti), N,N-Bis-(2-cloroetil)-2-naftilamina (Clornafazina), Tris(1-aziridinil) fosfinsolfuro (Tiotepa). A questi si aggiungono una serie di sostanze valutate come probabili cancerogeni per l'uomo: adriamicina, arapitidina, 1 (2-cloroetil)-cicloesil-1-nitrosurea (CCNU), mostarde azotate, procarbazina. Uno studio del 2022 condotto su malati di tumore al seno ha evidenziato una forte correlazione fra i livelli plasmatici di emopessina e la tossicità cardiaca precoce, suggerendo che questa proteina è un biomarcatore del rischio di insufficienza cardiaca provocato dalla chemio e la base per una terapia protettiva contro lo stesso.
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Radio Radio Radio Radio Radio Radio è un EP pubblicato dal gruppo punk rock Rancid nel 1993 per la Fat Wreck Chords.
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Gallinula Gallinula è un genere di uccelli appartenente alla famiglia dei Rallidi. Tassonomia. Comprende sette specie, due delle quali estintesi recentemente:
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Gallinula pacifica La gallinella delle Samoa (Gallinula pacifica ()) è un uccello appartenente alla famiglia dei Rallidi. Distribuzione e habitat. La specie è endemica dell'isola di Savai'i (Samoa). Conservazione. La "IUCN Red List" classifica "Gallinula pacifica" come specie in pericolo critico di estinzione. L'ultima cattura di un esemplare risale al 1873, ma probabili avvistamenti sono avvenuti in epoca più recente e si ritiene che piccole popolazioni possano sopravvivere in aree non facilmente accessibili.
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Gallinella delle Samoa
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X-Face Una X-Face è una piccola immagine bitmap monocromatica di 48×48 pixels che viene allegata ad un post su Usenet o ad un messaggio di posta elettronica. Usualmente viene impiegata per identificare l'autore del messaggio mostrandone la faccia (da cui il nome X-Face). Storia. Il formato X-Face è stato sviluppato da James Ashton all'interno del progetto Vismon, lanciato dai laboratori della Bell Labs negli anni '80. Essendo stato sviluppato principalmente su piattaforme Unix-like, sono molte le applicazioni, soprattutto di software libero, che lo supportano. Al contrario, nel software proprietario tale formato non è ancora molto diffuso: sono pochi i client di posta ed i newsreader che lo implementano. Formato. L'immagine deve essere codificata come una stringa di caratteri e venire inclusa nell'header 'X-Face:'. Una stringa X-Face può essere generata da un'immagine preesistente appoggiandosi a dei tools online o installando e usando delle applicazioni dedicate. In alternativa si può scaricare delle X-Face predeterminate dagli archivi di X-Face disponibili in rete. Da notare che il formato X-Face è sostanzialmente diverso dal formato Face, utilizzato da molti client di posta e da alcuni newsreader. Il formato X-Face è comunque da preferirsi su usenet in quanto maggiormente supportato dai vari newsreader. Le dimensioni estremamente ridotte di questo formato, inoltre, lo rendono preferibile al protocollo Face qualora il traffico sia un fattore a rischio.
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Luigi Mario
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Chemioterapia antiblastica
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Superstrada H3 La superstrada H3 ("hitra cesta H3" - "severna obvozna cesta Ljubljane", "strada veloce H3 - tangenziale nord Lubiana") è una superstrada slovena che collega il quartiere lubianese di Zadobrova con Koseze. Consente al traffico della A1 di evitare, provenendo da nord, il passaggio attraverso il centro della capitale slovena. Dal 1º luglio 2008 è obbligatorio, su tutte le autostrade e superstrade, l'uso di un bollino per il pagamento del pedaggio, dal costo variabile a seconda del periodo di validità e del mezzo di trasporto. Dal 1º febbraio 2022 è entrata in vigore la vignetta elettronica (e-vignetta).
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Franco Andrea Bonelli Biografia. Nato a Cuneo, si interessò sin da giovane alla fauna del luogo, facendo raccolta di esemplari catturati durante le sue escursioni e studiandone sia il comportamento in natura, sia le caratteristiche morfologiche. Divenne membro della "Reale Società Agraria di Torino" nel 1807 presentando uno studio di pregiatissima qualità riguardante i coleotteri del Piemonte. A seguito della fusione della Società Agraria con l'Università Imperiale di Francia, voluta da Napoleone, Bonelli incrementò il proprio bagaglio culturale seguendo i corsi al Museo nazionale di storia naturale di Francia a Parigi. Il 27 maggio 1809 diventò Socio nazionale dell'Accademia delle Scienze di Torino e all'interno delle «Memorie» di questa Accademia pubblicherà molte delle sue ricerche. Dopo aver frequentato i corsi, nel 1811, Bonelli ritornò a Torino e divenne professore di zoologia all'Università di Torino. In questo periodo iniziò la raccolta di quella che sarà una delle più grandi collezioni di ornitologia in Europa. Sempre nel 1811, Bonelli pubblicò un catalogo sugli uccelli del Piemonte, in cui vengono descritte ben 262 specie. Scoprì numerose specie di uccelli. Suo figlio Cesare Bonelli fu Ministro della Guerra del Regno d'Italia nel 1878. Riconoscimenti. Bonelli è conosciuto per il suo lavoro sugli uccelli e sui coleotteri della famiglia di Carabidae. Numerose le nomenclature da lui attribuite che tutt'oggi sopravvivono: Al suo nome sono dedicati l'aquila del Bonelli ("Aquila fasciata"), il luì bianco ("Phylloscopus bonelli") e la Bonellia ("Bonellia viridis"). A lui è inoltre stato intitolato l'Istituto Tecnico Commerciale "Franco Andrea Bonelli" della città di Cuneo. Collezioni. Attualmente, gran parte del materiale raccolto e catalogato da Bonelli è parte integrante della collezione esposta al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino.
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Mario Mario
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Swen Nater Biografia. L'infanzia e il trasferimento. Swen ebbe un'infanzia piuttosto dura e travagliata. Nato nei Paesi Bassi, all'età di 3 anni i genitori divorziarono. Quando la madre si risposò, lei ed il nuovo marito partirono per gli Stati Uniti con la speranza di ricominciare tutto da zero, abbandonando Swen e la sorella più piccola in un orfanotrofio, ma con la speranza un giorno di reincontrarsi. Il caso del giovane venne portato alla luce da una trasmissione locale, che permise ai due ragazzi il viaggio per l'America, per raggiungere i genitori. Nater si iscrisse alla Wilson Classical High School a Long Beach. La carriera da giocatore. Al College, a UCLA, Swen non partecipò al torneo di basket NCAA, ma si diede da fare per aiutare la squadra negli allenamenti, e Bill Walton, allora stella incontrastata in quel di UCLA, di luì dirà: Questa ed altre circostanze, portarono Swen Nater ad essere scelto con la 16ª chiamata assoluta dai Milwaukee Bucks al draft NBA del 1973. Nella ABA. Swen Nater fu draftato nel 1972 in ABA dai Floridians, ma a seguito dello scioglimento della franchigia finì, attraverso un dispersal draft, ai Virginia Squires. Fra l'offerta di 50.000 $ all'anno dei Milwaukee Bucks e i 300.000 $ in tre anni dei Virginia Squires scelse quest'ultima offerta, ma dopo poche partite venne ceduto ai San Antonio Spurs: con più di 14 punti e 12 rimbalzi a partita, e dopo aver disputato un ABA All-Star Game stratosferico (29 punti e 22 rimbalzi in meno di mezz'ora di gioco), ricevette il meritato premio di Miglior rookie della stagione ABA. Dopo aver disputato un'altra ottima stagione da 15 punti e 16 rimbalzi di media a partita con i San Antonio Spurs, vincendo anche la classifica del miglior rimbalzista della lega, viene eliminato ai playoff per la seconda volta di fila dagli Indiana Pacers venendo successivamente scambiato con i New York Nets. Ai Nets resterà solo per 43 partite per essere poi scambiato con i Virginia Squires in quella che sarà l'ultima stagione dell'ABA. In seguito allo scioglimento dei Virginia Squires e non facendo parte delle quattro squadre unite all'NBA negli accordi di fusione fra le due leghe, passò a giocare nella lega rivale tramite un dispersal draft. Il passaggio alla NBA. Nella NBA, Swen Nater venne acquistato dai Milwaukee Bucks, che da ormai una stagione si erano all'improvviso ritrovati privi della loro guida Kareem Abdul-Jabbar. Il suo impatto nella prima stagione NBA, nonostante le forti pressioni, non fu da meno delle precedenti, assicurando alla squadra per tutta la stagione la doppia cifra in punti e rimbalzi. Nella stagione 1977-78 giocò per i Buffalo Braves, anch'essi di colpo privi della stella locale (stavolta Bob McAdoo); a Buffalo Nater giocò un'altra stagione di grande livello con medie superiori ai 15 punti e 13 rimbalzi. A partire dalla stagione 1979, il centro olandese riuscì finalmente a trovare una più fissa dimora, accasandosi ai San Diego Clippers. Con i Clippers trovò grande spazio e fiducia, ricambiando con cifre di valore; in particolare, nel 1979-80 fu miglior rimbalzista della lega con 15 rimbalzi a partita. Il suo ruolo nella squadra venne drasticamente ridotto nel 1983, con il ritorno in buone condizioni fisiche di Bill Walton, accompagnate invece da un brutto infortunio che fece saltare a Swen ben 75 partite. La sua ultima stagione, il 1984, il cestista olandese la disputò con i Los Angeles Lakers, dove la notevole presenza di lunghi di valore lo relegò, inevitabilmente, ad un minutaggio di secondo piano (12 a partita). La Serie A e il ritiro. Terminata la sua carriera nella NBA, Swen Nater decise che era però troppo presto per abbandonare la pallacanestro: nel 1985 giocò una stagione nell'Australian Udine, squadra della Serie A italiana. Giocò per 27 partite, con le medie di 17,1 punti e 13,6 rimbalzi per incontro. Seguì il ritiro definitivo.
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Martial Esnal Ha giocato in Francia per tutta la sua carriera professionistica: dapprima - tra il 1990 e il 1994 - con l"'Anglet Hormadi Élite", poi - dal 1994 al ritiro - con i "Boxers de Bordeaux". Con i girondini raggiunse nel 1996 la massima serie, mantenuta nel 1996-97 e nel 1997-98. La squadra si ritirò però dal campionato successivo per motivi finanziari, ma lui restò, ricominciando dopo una stagione di stop (1998-1999) dalla "Division 3" (la quarta serie). Ha indossato la maglia della nazionale U20 nel 1993 in occasione dei mondiali di gruppo B. Ha annunciato il proprio ritiro il 17 febbraio 2007.
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Diavolo di sabbia Il diavolo di sabbia (o diavolo di polvere) è un fenomeno meteorologico tipico dei territori desertici e secchi. Il "diavolo di sabbia" non è minimamente legato ad una perturbazione a carattere temporalesco, come quella dei tornado, ovvero trombe d'aria ma è comunque dovuto a correnti convettive. La sua forma richiama molto quella delle tromba d'aria, tuttavia le dimensioni sono molto più piccole e l'altezza del cono di sabbia e polvere non si eleva oltre i 500 metri. La sua energia e di conseguenza gli effetti provocati sull'ambiente, sono in generale limitati, ma in qualche caso possono anche provocare danni agli edifici ed effetti conseguenti sulle persone. Un fenomeno simile al diavolo di sabbia è il diavolo di neve, che si sviluppa in aree innevate. Formazione. La particolarità di questo fenomeno, vere e proprie trombe d'aria in miniatura, è che si sviluppano anche quando in cielo non vi è nemmeno una nuvola; infatti non sono collegate a nessuna nube di passaggio o temporale. La durata di questo particolare e frequente fenomeno può andare da meno di 30 secondi fino a 20-30 minuti. La sua formazione è causata da un eccessivo surriscaldamento della superficie di un suolo secco e caldo che, in presenza di una leggera depressione sovrastante, genera un mulinello di aria che può crescere in dimensioni e in potenza. L'aria surriscaldata, essendo meno densa, per la spinta archimediana tende infatti a dirigersi verso l'alto, richiamando nuova aria dall'ambiente circostante. Se al piccolo vortice è associato un movimento rotatorio derivante dall'ingresso non uniforme dell'aria dai suoi fianchi, questa rotazione si intensifica nello stiramento verticale che l'aria calda subisce durante la sua risalita, a causa della conservazione del momento angolare. Questo avvitamento viene quindi amplificato dando luogo al caratteristico vortice, che poi si sposta sul terreno in funzione dell'afflusso di nuova aria. L'afflusso di aria relativamente calda dalle aree circostanti mantiene in equilibrio il vortice, che nella sua corsa è in grado di raccogliere e aspirare polvere, sabbia e piccoli oggetti. Quando infine il vortice arriva su una superficie relativamente fredda come un prato o un'area in grado di schermarlo, non ha più l'energia e il tempo per riscaldare la nuova aria e quindi l'equilibrio si rompe, provocando il rapidissimo collasso della tromba d'aria e il suo conseguente dissolvimento. Localizzazione geografica. Di solito questi fenomeni sono molto frequenti nel deserto del Sahara e negli altipiani desertici dell'Iran e del deserto del Gobi oppure anche fra le vallate più secche del Tibet. Grandi "diavoli di sabbia" si sviluppano negli USA. soprattutto nelle desertiche spianate dell'Arizona, del Nevada e del Texas. "Diavoli di sabbia" di dimensioni notevoli sono stati filmati e registrati nel Nevada, dove uno di questi nel luglio 1999 raggiunse un'altezza di 524 metri e una velocità al centro di 85 km/h. Uno di questi eventi colpì l'area fieristica della contea di Cocconino a Flagstaff, in Arizona (USA) il 14 settembre 2000. Ci furono danni sia alle strutture delle tende, stand e bancarelle montate per la fiera, che agli impianti fissi. Alcune persone furono contuse anche se non in modo grave. In base ai danni provocati si stima che i venti abbiano raggiunto la velocità di 120 km/h, equivalente a quella di un moderato tornado di forza 0. Altri episodi notevoli furono registrati nel 2003 a Lebanon nel Maine (USA), dove il vortice scoperchiò il tetto di un edificio di due piani provocandone il collasso e la morte di una persona. Più recentemente, il 18 giugno 2008, uno di questi turbini fece crollare un capannone nel Wyoming (USA) provocando la morte di una donna. Questi fenomeni, seppure in forma molto ridotta, possono occasionalmente colpire anche l'Italia. Nel luglio del 2017 nel litorale di Ostia si sono verificati due "diavoli di sabbia" ed in particolare il secondo ha causato panico fra le persone, qualche lieve ferito oltre ad ombrelloni che volavano verso il cielo e lettini che venivano scaraventati in mare o contro le persone presenti nello stabilimento balneare. Su Marte. Particolarmente frequenti sono i diavoli di sabbia nelle lande desertiche marziane, filmati e fotografati da varie sonde e rover. Le prime foto risalgono agli anni 70 ad opera della sonda Viking. Nel 1997 il Mars Pathfinder ha rilevato il passaggio di diavoli di sabbia nelle sue vicinanze. Le dimensioni dei diavoli di sabbia marziani possono essere fino a 50 volte maggiori in ampiezza e 10 volte maggiori in altezza, rispetto a quelli terrestri. Il 12 marzo 2005 un diavolo di sabbia transitò sopra al rover Spirit con l'effetto di ripulire i pannelli solari dalla polvere che vi si era accumulata, contribuendo così a migliorare le prestazioni della sonda in seguito all'accresciuta disponibilità di energia. Un simile fenomeno di ripulitura della polvere depositata sui pannelli solari era stato osservato per il rover Opportunity, e si ritiene che anche in questo caso l'effetto sia da attribuirsi a un simile tipo di evento.
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1,706,708,677.184891
Gallinella gallinella può riferirsi a:
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Arcidiocesi di Canberra
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Gruppo vocale Cantemus Il gruppo vocale "Cantemus" è un coro di Lugano, fondato nel 1979 sotto la direzione di Cécile Riva. Successivamente il coro è stato diretto da Diego Fasolis e, dal 1996, da Luigi Marzola, attuale direttore artistico. Dal 2000 il coro ha istituito un "Laboratorio vocale", per l'approfondimento della tecnica vocale individuale (corso è diretto dal soprano Dan Shen). Repertorio. Il repertorio del coro comprende composizioni polifoniche anche di ampio respiro: Johannes Brahms, "Liebesliederwalzer"; Giovanni Contino, "Missa Congratulamini Mihi" (prima esecuzione moderna); Giacomo Carissimi, "Jephte"; Domenico Scarlatti, "Stabat Mater" (a 10 voci); Francis Poulenc, "Gloria". Il gruppo collabora con il coro della RSI nei concerti del Venerdì Santo e con l'orchestra e il coro del Conservatorio della Svizzera italiana per il Concerto di Natale. Nel 2002 il coro consegue il terzo premio con "menzione d'eccellenza" nella categoria "Cori d'élite" al Concorso corale di Vevey. È stato ospite più volte del "Festival internazionale di musica sacra" di Brescia ed ha partecipato al "Festival lodoviciano" in Viadana.
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1,706,708,677.185004
Bor (Russia) Bor () è una cittadina della Russia europea centrale, situata nell'oblast' di Nižnij Novgorod sul fiume Volga, dirimpetto alla città capoluogo. È capoluogo del Borskij rajon.
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1,706,708,677.185033
Giallo, rosso, blu Giallo, rosso, blu è un dipinto a olio su tela (128×201,5 cm) realizzato nel 1925 dal pittore Vasilij Kandinskij e conservato nel Centre Pompidou di Parigi. Descrizione. Tra il 1922 e il 1933, Kandinskij insegna presso la Bauhaus. In questo periodo le sue composizioni appaiono strutturate secondo principi geometrici. Nell'opera il giallo e il blu sono associati rispettivamente a forme acute e ad andamenti curvilinei; si contrappongono al rosso che, disposto entro forme rettangolari, emerge nella parte centrale del quadro. La zona gialla a sinistra sembra avanzare, mentre il blu, sulla destra, produce un effetto di arretramento. La combinazione di elementi visivi semplici determina nell'opera effetti di dinamismo e di spazialità. La zona gialla è dominata da segni grafici che formano il profilo stilizzato di un uomo. È curioso tuttavia notare come, capovolgendo l'opera, gli stessi segni diano vita al muso di un gatto. A destra poi, dopo la zona rossa e quella blu, troviamo una linea nera molto marcata di forma serpentinante che, in qualche modo, "chiude" l'intero quadro.
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1,706,708,677.185059
La Velata La Velata è un dipinto a olio su tela (82x60,5 cm) di Raffaello, databile al 1516 circa e conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Storia. L'opera si trovava a Firenze in casa del mercante Matteo Botti, dove la videro Giorgio Vasari ("Le vite"), Vincenzo Borghini ("Il riposo", 1584) e il Bocchi ("Bellezze di Firenze", 1591). Nel 1619 raggiunse la collezione dei Medici per lascito dell'ultimo erede della famiglia Botti. La data indicativa del 1516 circa corrisponde alla datazione sottoscritta dalla Galleria Palatina che conserva l'opera. Tuttavia la forchetta temporale su cui vertono le discussioni degli studiosi è più ampia poiché si situa tra il 1512 e il 1518, vale a dire dopo la "Madonna Sistina" e la "Dorotea" di Sebastiano del Piombo e prima della "Fornarina". Entrato a Palazzo Pitti nel 1622 il dipinto è inventariato in forma dubitativa, "dicono di Mano di Raffaello d'Urbino", e di lì a poco il nome di Raffaello verrà abbandonato. Ai tempi del Granduca Pietro Leopoldo venne attribuito al Justus Sustermans, ed è solo nel 1839 che il Passavant, notando la somiglianza della protagonista con la Vergine della "Madonna Sistina" e con una delle "Sibille" di Santa Maria della Pace, lo attribuisce a Raffaello. Egli ipotizzò anche che potesse trattarsi di un ritratto della Fornarina, l'amante di Raffaello. Dello stesso parere furono Morelli, Cavalcaselle, Gruyer e Ridolfi, mentre di parere contrario furono Springer, e Filippini (che fece il nome invece di Lucrezia della Rovere). Gli studiosi ottocenteschi assegnarono l'opera alla bottega del Sanzio, per le molte ridipinture che impedivano una valutazione precisa, ma dopo il restauro la smagliante brillantezza dell'opera ha fatto ritenere l'opera pienamente autografa, ipotesi oggi pressoché indiscussa. Descrizione. Su uno sfondo scuro una giovane donna è ritratta a mezza figura, voltata di tre quarti verso sinistra. Il titolo tradizionale deriva dal capo velato, che suggerisce un'associazione con la Vergine. La testa ricoperta dal velo era prerogativa delle donne sposate con figli. Il braccio sinistro è appoggiato su un ipotetico parapetto appena sotto il bordo inferiore del dipinto, mettendo ben in evidenza la manica rigonfia, dove la seta crea profonde pieghe e riflessi lucidi di straordinaria qualità, con preziose variazioni di bianco su bianco. Grande cura è riposta anche nella rappresentazione della camicia increspata sul petto, evitando qualsiasi schematismo. Il volto, dalle linee purissime, è incorniciato dalla massa scura dei capelli e dall'ombra del velo, evidenziandosi, con effetti di sfumato derivati dall'esempio di Leonardo. Si noti il "cirro negletto" (Dante, Par. VI, 46-7) che dalla tempia sinistra si svincola dalla trama ordinata della capigliatura fino a lambire il lobo dell'orecchio. La mano destra è portata al petto, un gesto teatrale che di solito indicava la devozione religiosa. Questa posa molto particolare sembra richiamarsi a quella anticipata da Sebastiano del Piombo nella sua "Dorotea" (1512) I ricami dorati, la collana con smalti figurati, il diadema con pendente di pietre preziose e con una perla sono indizi dell'alto status sociale della donna raffigurata. Il particolare gioiello, "un pendente con un rubino di taglio quadrato e uno zaffiro che termina con una perla, spesso un dono di fidanzamento o di matrimonio" richiama quello del Ritratto di Maddalena Strozzi Doni ed è ripreso nella Fornarina con l'ordine delle pietre invertito. L'impianto compositivo della "Velata" sarà ripreso nel "Ritratto femminile" (1520 circa) attribuito a Giuliano Bugiardini del Museo Calouste Gulbenkian di Lisbona. Stile. Da un punto di vista stilistico, Con questo ritratto Raffaello segnò il superamento delle esperienze fiorentine, dove si poteva ancora cogliere l'influenza di Leonardo e una marcata plasticità. Nella "Velata" infatti la luminosità è più diffusa e maggiore è la libertà tecnica, verso un traguardo di perfezione formale assoluta. L'idea del volto incorniciato, come nelle "Annunciate", evidenzia l'intensità dello sguardo e la bellezza del volto della modella, per poi spostare l'attenzione, tramite giochi di linee di forza, verso l'incomparabile brano della manica.
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1,706,708,677.185129
Lorenzo Gergati Cresciuto nel vivaio della Pallacanestro Varese, ha esordito tra i professionisti nella Nuova Pallacanestro Vigevano nel 2002 in serie B. Carriera. Club. Figlio di Pierangelo e nipote di Giuseppe, giocatori professionisti di Varese, Cantù e Milano, fratello di Francesco, nel 2004 approda in A nella Pallacanestro Biella (l'esordio in campo è del 3 ottobre 2004 nella partita Viola Reggio Calabria-Angelico Biella vinta da Reggio Calabria 91-75). Dopo due anni a Biella, nella stagione 2006-07 ha giocato a Pavia come sostituto del play italo-argentino Maximiliano Stanic. Nella stagione 2007-08 torna in Serie B1 e trascina il Lumezzane. Nel 2008 il nuovo coach di Varese Stefano Pillastrini punta forte su di lui e lo richiama per giocare la Legadue. Il suo ruolo sarà soprattutto quello di guardia visto che il roster biancorosso nel ruolo di playmaker ha già in rosa l'ex-NBA Randy Childress e l'altro varesino già play della nazionale Marco Passera. Approda alla neonata Basket Brescia Leonessa nella stagione 2010-11, dove rimarrà due anni a cavallo tra la Serie A Dilettanti e la Legadue,prima di approdare alla PMS Torino, guidata da Stefano Pillastrini, in Divisione Nazionale A che contribuirà a vincere con 439 punti in 38 partite. Nell'estate 2015 passa alla Pallacanestro Mantovana Nella stagione successiva, complice la partenza di Klaudio Ndoja diventa ufficialmente il nuovo capitano degli "Stings" per la stagione 2016-2017. Il 28 novembre 2017 rescinde il suo contratto con la società virgiliana per firmare con il Derthona Basket. Nazionale. In Nazionale ha fatto tutta la trafila delle selezioni giovanili. In Nazionale Maggiore approda in alcuni raduni del 2007. Vita privata. Il 20 dicembre 2012 sposa Ariadna Romero con il rito civile; il rito religioso è stato celebrato il 7 luglio 2013 a Cuba. Dopo un paio di anni di matrimonio la coppia si separa.
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1,706,708,677.185179
Pittore nello studio Pittore nello studio è un dipinto a olio su tavola (25,1x31,9 cm) realizzato nel 1629 circa dal pittore Rembrandt Harmenszoon Van Rijn. È conservato nel Museum of Fine Arts di Boston. Il quadro raffigura lo studio di un pittore, non si sa se fosse proprio quello di Rembrandt stesso: le pareti spoglie, il pavimento di legno grezzo, il tavolo in penombra sono definiti con il consueto realismo dell'artista, che fa pensare a una copia dal vero. Il personaggio ritratto non è identificabile, trovandosi nella zona d'ombra del dipinto. Alcuni vi riconoscono Rembrandt, altri, invece, l'allievo Gerrit Dou. La posizione del pittore, discosta rispetto alla tela, può riferirsi al consiglio dello stesso Rembrandt, di osservare il lavoro nella sua totalità.
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1,706,708,677.185212
Rupicapra Rupicapra () è un genere della sottofamiglia dei Caprini che comprende le due specie di camoscio (la femmina è detta camozza) esistenti: In Italia sono presenti entrambe le specie: il camoscio alpino con la sua sottospecie nominale, come indica il nome comune, è diffuso sull'arco alpino; il camoscio pirenaico è presente invece nell'area appenninica centrale con una sottospecie endemica "Rupicapra pyrenaica ornata", conosciuta comunemente come camoscio d'Abruzzo o camoscio appenninico.
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1,706,708,677.18526
Le modelle Le modelle (Les Poseuses) è un dipinto a olio su tela (199,5x250,5 cm) realizzato nel 1888 dal pittore francese Georges-Pierre Seurat; l'opera rappresenta tre figure femminili, una seduta di schiena a sinistra, una frontale in piedi perfettamente al centro e infine una di profilo seduta, intenta a infilarsi una calza. Seurat offre tre ideali punti di vista delle figure descritte: in realtà sono sempre la stessa modella che, seguendo le indicazioni dell'artista, assume le diverse pose. Seurat non rinuncia allo spazio naturale; ritroviamo infatti, nell'opera, un'altra opera: la Grande Jatte. Collegamenti esterni. Barnes Foundation - Sito ufficiale
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1,706,708,677.185288
I pioppi I pioppi è un dipinto a olio su tela (65x80 cm) realizzato tra il 1879 ed il 1880 dal pittore Paul Cézanne. È conservato nel Musée d'Orsay di Parigi. È un angolo del parco del castello di Marcouvilles, nel piccolo borgo di Patis, poco lontano da Pontoise.
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1,706,708,677.185313
Il canale di Gravelines, Petit Fort-Philippe Il canale di Gravelines, Petit Fort-Philippe (Le Chenal de Gravelines, Petit Fort-Philippe) è un dipinto a olio su tela (73x92,7 cm) realizzato nel 1890 dal pittore francese Georges-Pierre Seurat. È conservato nel Museum of Art di Indianapolis. Il pittore trascorre l'estate del 1890 a Gravelnes, in un centro al confine col Belgio. A questo paesaggio Seurat dedica quattro dipinti in stile "Divisionista".
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1,706,708,677.185337
Erika De Nardo
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1,706,708,677.185358
Arzamas Arzamas è una città della Russia europea centro-orientale, situata nella parte meridionale dell'oblast' di Nižnij Novgorod sul fiume Tëša, 112 chilometri a sud del capoluogo Nižnij Novgorod. La città dipende amministrativamente direttamente dall"oblast'", ed è il capoluogo amministrativo del "rajon" Arzamasskij. Fondata nel 1578 come fortezza, fu dichiarata città da Caterina II nel 1781. Società. Evoluzione demografica. "Fonte: mojgorod.ru"
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Pasiphaë Pasiphaë è un dipinto (142,5x243,8 cm) realizzato nel 1943 circa dal pittore Jackson Pollock. È conservato nel Metropolitan Museum of Art di New York. Originariamente doveva chiamarsi "Moby Dick" o "The White Whale", in omaggio all'omonimo romanzo di Herman Melville, ma Peggy Guggenheim chiese all'artista di trovare un altro titolo; in seguito James Johnson, suggerì di intitolare l'opera Pasiphaë, figura mitologica figlia di Elio (il Sole) ed una ninfa.
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Rimini Rimini Rimini Rimini è un film italiano del 1987 diretto da Sergio Corbucci. È composto da cinque episodi, non esplicitamente separati e privi di titolo, che rappresentano storie comiche di seduzione e imbrogli ambientate nella Rimini estiva. Trama. A Rimini si intrecciano varie storie di seduzione e imbrogli. Ermenegildo "Gildo" Morelli è un pretore in vacanza che, da severo difensore del buon costume e assolutamente contrario alla pornografia, viene sedotto dall'avvenente Lola e dal suo seno prosperoso, per la quale arriva a fare follie; lo scopo di Lola è vendicarsi di lui perché in passato le aveva fatto chiudere un locale hard. Ci riesce ma poi accade l'impensabile. Ci sono poi i tre fratelli Bovi che fanno di tutto per riportare il sorriso sulle labbra della loro sorella Noce, vedova di un disperso in mare che però ricompare nel peggiore dei momenti, proprio quando stava avendo un flirt con un simpatico attore. C'è la vicenda di Liliana: una sua amica tenta di spingerla fra le braccia di un culturista, che non pensa ad altro che ai propri muscoli ed alla sua palestra, finendo invece sedotta e ricattata da Pio, il dodicenne figlio dell'amica Simona, dopo essersi avventurata con un frenetico romagnolo e uno sciupafemmine impotente. Un giovane prete conosce una suora straniera sul suo motoscafo; quest'ultima cerca di sedurlo dopo essere stata assalita dalle meduse. Infine c'è Gianni che, sperando di convincere un ricco ingegnere a firmare un contratto per portare a buon termine un importante affare, ingaggia una prostituta spacciandola per sua moglie, con l'obiettivo di sedurre l'ingegnere. Distribuzione. La versione cinematografica dura 114 minuti ed è stata pubblicata in home video in VHS e DVD. In televisione, sui canali Mediaset, sono passate due versioni più lunghe del film; una da 143 minuti e una da 170 minuti. Accoglienza. Il film ebbe successo al botteghino e registrò un incasso pari a 2.876.906.000 lire. Sequel. Nel 1988 venne distribuito il sequel "Rimini Rimini - Un anno dopo".
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1,706,708,677.185458
Nitrito Il nitrito è un anione composto da un atomo di azoto e due atomi di ossigeno caricati negativamente. La sua formula chimica è <ce>NO2-</CE>. A seconda dei casi, può essere considerato come un sale o un estere dell'acido nitroso. I nitriti presentano un'alta tossicità per l'uomo, specialmente nei bambini, in quanto inducono la formazione di metaemoglobina, forma non funzionante dell'emoglobina che riduce l'apporto di ossigeno ai tessuti e talvolta causa anche il decesso. Per reazione con ammine secondarie ed ammidi presenti negli alimenti, forma le nitrosammine, "N"-nitroso composti cancerogeni. Nitriti inorganici. In chimica inorganica, i nitriti sono sali dell'acido nitroso <ce>HNO2</cE>. Essi sono formati dallo ione nitrito <ce>NO2-</ce>. I nitriti dei metalli alcalini e dei metalli alcalino terrosi possono essere sintetizzati facendo reagire una miscela di monossido di azoto <ce>NO</ce> e diossido di azoto <ce>NO2</ce> con la corrispondente soluzione di idrossido di metallo, come pure attraverso la decomposizione termica del corrispondente nitrato. Altri nitriti sono ottenibili per mezzo della riduzione dei corrispondenti nitrati. Il nitrito di sodio è usato nella preparazione della salsiccia poiché abbatte la carica batterica e, in una reazione con la mioglobina della carne, dà al prodotto un bel colore rosso scuro. A causa della tossicità del nitrito (la dose letale per l'uomo è fissata all'incirca in di peso corporeo), la concentrazione massima consentita nelle carni è di 200 ppm. A certe condizioni, specialmente in cucina, i nitriti della carne possono reagire con prodotti della degradazione degli amminoacidi, formando le nitrosammine, che sono notoriamente cancerogene. Il nitrito è rilevato ed analizzato dalla reazione di Griess, che implica la formazione di un colorante azoico rosso intenso nel caso venga fatto reagire un campione di NO con acido solfanilico e α-naftilammina in presenza di acido. I nitriti possono essere ridotti ad ossido di azoto o ad ammoniaca da varie specie di batteri. Nitriti organici. In chimica organica, i nitriti sono esteri dell'acido nitroso e presentano il gruppo funzionale nitrossido. Essi hanno formula generale R-O-N=O, in cui R è un gruppo arile o alchile. Il nitrito di amile viene utilizzato in medicina come trattamento per le malattie cardiache. I nitriti non devono essere confusi con i nitrocomposti, nonostante questi ultimi, essendo isomeri, abbiano in comune la stessa formula bruta (RNO2), o con i nitrati, che sono esteri dell'acido nitrico (R-O-NO2). L'anione nitrito <ce>NO2-</cE> non deve poi essere confuso con il catione nitronio <ce>NO2+</CE>. Applicazioni. Impiego nell'industria alimentare. I nitriti possono essere addizionati come conservanti ai seguenti alimenti: insaccati (freschi, stagionati, cotti), prosciutti (stagionati e cotti), semiconserve non sterilizzate (würstel e mortadella), le conserve sterilizzate, carni affumicate, nei cereali e prodotti tostati, pesce. La Direttiva del Parlamento Europeo 95/2/CE del 20 febbraio 1995 consente per gli insaccati l'addizione di nitrito di sodio (E 250) solo o con NaCl e di nitrito di potassio (E 249), nella misura massima di 150 mg/kg. Permette inoltre, come funzione di riserva, l'impiego di nitriti l'addizione di nitrato di sodio (E 251) e di potassio (E 252) nella misura massima di 250 mg/kg. Il Comitato Scientifico per l'Alimentazione della Commissione Europea ha valutato l'assunzione giornaliera accettabile di nitriti nell'ordine di 0,06 mg/kg di peso corporeo e di 3,7 mg/kg per i nitrati. Il comitato FAO-OMS ha fissato per i nitriti una dose giornaliera di 0-0,1 mg/kg di peso corporeo. La legislazione italiana è fra le più restrittive, perché l'impiego è consentito solo per la carne conservata. La legge consente l'aggiunta negli alimenti di un quantitativo massimo di nitriti pari a 150 mg per kg di prodotto, 25 volte quella massima presente nei vegetali.
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1,706,708,677.185504
Nitriti
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1,706,708,677.185571
Olenyok
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1,706,708,677.185592
Immersione in corrente Una immersione in corrente è un tipo di immersione subacquea ricreativa che si svolge in acque, sia dolci che salate caratterizzate da corrente. Quello che può spingere un subacqueo ad immergersi in corrente può essere sia la ricerca della sensazione di essere sospinto da una massa d'acqua in movimento, sia motivazioni di tipo faunistico: le correnti infatti smuovono grandi quantità di plancton, attirando così un gran numero di specie marine. Va detto inoltre che, durante una normale immersione, si possono comunque incontrare correnti anche se non è intenzione del sub immergersi in tali condizioni; la gestione di un'immersione in corrente è pertanto argomento di molte didattiche durante i corsi per il rilascio di brevetti di secondo livello (come l'AOWD PADI, AOWD SNSI e l'equivalente CMAS) o anche in corsi di approfondimento appositi (come quello FIPSAS). Tipi di immersione. Immersione con barca ancorata. È la tipologia di immersione in corrente più comune nei mari italiani, per via delle scarse correnti che caratterizzano le coste nazionali. Nonostante questo è comunque consigliabile informarsi sempre su quale la direzione della corrente, verificando se possibile di persona sul posto: un secchio calato in acqua legato ad una cima è il metodo più comunemente utilizzato, dato che si orienterà in direzione della corrente inclinandosi più o meno a seconda dell'intensità di questa. Durante l'immersione ci si muoverà a ridosso del fondale, se possibile, in quanto la corrente è meno intensa per via degli ostacoli che il fondo presenta al movimento dell'acqua; in ogni caso ci si muoverà controcorrente solo all'inizio dell'immersione e mai durante la risalita, quando si sarà più stanchi. Immersione con barca a seguire. Nel caso di località con correnti molto forti questo è l'unico modo di effettuare un'immersione in corrente: i subacquei verranno trasportati dalla corrente, e la barca dovrà seguire le bolle prodotte dagli erogatori (o un pedagno) in modo da essere pronta sul punto di emersione. Le difficoltà di questo tipo di immersione si ritrovano nella difficoltà di mantenere il gruppo compatto e nella difficoltà di contrastare la corrente in caso di necessità. È quindi fondamentale essere adeguatamente preparati all'immersione e conoscere le eventuali manovre da eseguire in caso di difficoltà. Immersione in fiume. Le immersioni nelle correnti fluviali sono del tutto simili a quelle con correnti forti, con alcuni accorgimenti:
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1,706,708,677.185637
La casa blu La casa blu è un dipinto a olio su tela (66 × 97 cm) realizzato tra il 1917 ed il 1920 dal pittore Marc Chagall. È conservato nel Musée D'Art Moderne et d'Art Contemporain di Liegi. Raffigura una casa di legno di colore blu e violaceo.
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1,706,708,677.185671
Crex
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Cupola di San Giovanni a Parma La decorazione della Cupola di San Giovanni Evangelista è un ciclo di affreschi del Correggio a Parma. Databili tra il 1520 e il 1524 circa, comprendono la calotta che viene interpretata come la "Visione di san Giovanni a Patmos" (ovvero "Ascensione di Cristo tra gli apostoli", diametri alla base 966x888 cm) o - in alternativa - come il "Transito di san Giovanni" nel momento in cui Gesù scende ad accogliere il discepolo prediletto, i quattro pennacchi con coppie di "Evangelisti e Dottori della Chiesa tra putti" e la fascia cilindrica del tamburo; alla base degli intradossi degli archi che reggono la cupola si trovano poi soggetti veterotestamentari a monocromo. Storia. Dopo il successo della Camera della Badessa, Correggio venne subito arruolato a Parma per un'altra ambiziosa operazione pittorica, la decorazione dell'appena finita di ricostruire chiesa di San Giovanni, su richiesta dell'abate Girolamo Spinola. Si trattava della prima commissione pubblica di elevato impegno e di indubbio prestigio che il Correggio riusciva ad ottenere. Dovette essere presto elaborato l'intero programma iconografico, che comprendeva anche opere oggi perdute o semi-perdute nel coro, e venne affrescata probabilmente come primo saggio la lunetta con il "San Giovanni e l'aquila", nel transetto sinistro. I pagamenti registrati nei Libri del monastero della chiesa parmense vanno dal 6 luglio 1520 al 23 gennaio 1524. Esiste un buon numero di disegni preparatori per le figure degli apostoli e del Cristo che dimostrano l'accuratezza con cui ogni singolo dettaglio fu studiato dal Correggio. Non abbiamo testimonianze di quale fu la reazione della committenza e del pubblico a questa innovativa opera del Correggio, ma a giudicare dal fatto che l'artista ottenne, negli anni in cui vi attendeva, il compito di affrescare la cupola del vicino Duomo di Parma si può credere che, sebbene ancora in fieri, il lavoro riscuotesse un elevato successo. Infatti, fu probabilmente la decorazione della cupola di San Giovanni a sancire l'affermazione della fama del Correggio a Parma, che gli garantì, nella prima metà degli anni venti, un gran numero di importanti commissioni. A dimostrazione del prestigio raggiunto in città resta il documento del 26 agosto 1525 in cui il suo nome è registrato in una lista di periti e artisti (tra cui Alessandro Araldi e Michelangelo Anselmi) chiamati a giudicare la stabilità della chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma. Da qui in avanti le commissioni che l'artista ricevette furono sempre più importanti. Descrizione. Il ciclo di affreschi della cupola, come si è già accennato, ricopre oltre che la cupola, il tamburo, i quattro pennacchi e le zone degli archi più vicine ai pennacchi. Al centro trionfa la grande apparizione divina. Sui pennacchi si trovano coppia di "Evangelisti e Dottori della Chiesa" con putti; nella fascia cilindrica del tamburo "Scene cristologiche" e coppie dei simboli del tetramorfo; alla base degli intradossi degli archi che reggono la cupola si trovano poi soggetti veterotestamentari. Cupola. Il soggetto rappresentato è generalmente indicato nella "parousia", cioè la visione del secondo avvento di Cristo avuta da san Giovanni sull'isola di Patmos così come è descritto nell'Apocalisse: “Eccolo venire sulle nubi, e così lo vedrà ogni occhio” (Apocalisse I, 7). Il tema è legato inoltre alla chiamata che Cristo fa al discepolo prediletto, mostrandogli il suo posto alla mensa celeste insieme agli altri apostoli: tale episodio è tratto dalla liturgia cantata dai monaci benedettini il 27 dicembre, giorno di san Giovanni evangelista. Al centro di una sfolgorante emanazione luminosa, composta a ben guardare da stormi di serafini (come nell"Assunta" di Tiziano), Cristo fluttua visto dal basso, con le braccia distese che ricordano la solennità della "Creazione di Adamo" di Michelangelo. Si tratta di una straordinaria epifania divina, con lo spazio architettonico che scompare aprendosi prodigiosamente sull'empireo: la forma ovale della base della cupola fu pienamente sfruttata ponendo il corpo di Cristo leggermente in verticale, sull'asse più lungo, giovando all'energia globale della rappresentazione, come se l'apparizione divina dilatasse lo spazio. Il Cristo sembra far scostare le nuvole tutto attorno, sullo sfondo delle quali si trovano assisi, in varie pose, gli apostoli. Essi sono undici: manca infatti ancora Giovanni che si trova in basso, ormai ai bordi del tamburo, mentre con un gesto timoroso si rivolge a Cristo che gli indirizza il suo sguardo e sembra indicargli il posto da prendere; la figura di Giovanni non è visibile dalle navate, ma solo dal coro, quindi solo i monaci possono intravederla. Le braccia di Cristo sembrano guidare una rotazione virtuale del gruppo degli apostoli, con le direzioni dei gesti e degli sguardi che invitano a girare dinamicamente l'intera rappresentazione. Sopra Giovanni, che si trova in direzione della testa di Gesù, si trova Bartolomeo, seguito poi, in senso orario, da Simone lo Zelota, Giacomo maggiore, Andrea, Tommaso, Giacomo minore (in asse con Giovanni), Taddeo, Filippo, Pietro (con le chiavi) e Mattia o Paolo. Le identificazioni, a parte Pietro, sono tradizionali, nell'assenza di attributi, ed è legata a un calcolo composto con l'astrolabio: secondo i calcoli della studiosa Gerardine Dunphy Wind la posizione di Giovanni corrisponde esattamente alla data del 27 dicembre, giorno della sua festa. Tutto contribuisce efficacemente a rendere reale la visione: la pienezza plastica degli apostoli, calibrata sull'inclinazione della cupola, i putti che si librano in ogni dimensione annullando la scansione spaziale, la luce dorata che accende bagliori di diversa intensità sulle figure. La ricchezza di "moti dell'animo" resta impossibile da percepire da un unico punto di vista, invitando a scoprire tutti i punti e rendendo per la prima volta la pittura "globale". Anche le nubi diventano parte essenziale dell'orchestrazione, come mediazione tra il mondo reale/atmosferico e quello divino. Le vedute principali. Sull'argomento delle diverse vedute che offre la cupola e le diverse conseguenze dal punto di vista interpretativo scrisse Shearman: “San Giovanni è visibile ai benedettini riuniti nel coro, che assistono alla "parousia" non astrattamente, ma con un'attenzione peculiare, come se si trattasse della visione del loro santo patrono e della presenza divina e onnivedente alla messa. Ma san Giovanni è dipinto sul lato occidentale dell'ovale, così che, se si fa recedere il punto di vista fin sotto l'arco occidentale, verso la soglia, egli non è più visibile. Invece lo spettatore collocato nella navata vede la "parousia" al vertice della cupola, come fa san Giovanni, in diagonale; e l'analogia non è soltanto spaziale o geometrica, ma anche empirica: questo osservatore è il diretto destinatario della visione e diventa, come lo è san Giovanni, parte del soggetto di essa. L'altro fuoco del soggetto, il testimone, viene ad essere ricollocato su di lui. E qui mi pare risieda un'ulteriore differenza: la visione dalla soglia che chiunque può avere della cupola rende verisimile che Cristo giudice appaia ai suoi occhi sospeso verticalmente in alto, con un effetto più realistico. Il Correggio ha conseguito nella decorazione pittorica della cupola l'equivalente della modalità pienamente transitiva di relazione fra spettatore e soggetto che abbiamo veduto praticata in altri generi, pale d'altare e ritratti, attorno al 1520. La rappresentazione della visione ai benedettini appare più distaccata, più intellettuale, come esigono le circostanze della loro professione e l'entità della loro attenzione". Tamburo. Il tamburo presenta storie cristologiche tra coppie dei simboli del tetramorfo. A partire dalla rappresentazione di Giovanni, in alto, si incontrano l'Angelo di san Matteo e la sua aquila: tali simboli sono in relazione con gli evangelisti presenti nei rispettivi pennacchi. Proseguendo in senso orario si trovano l'aquila e il toro, il leone e il toro, il leone e l'angelo. Si tratta di rappresentazioni a monocromo tra girali vegetali e nastri, intervallate dagli oculi (circondati da ghirlande dipinte) che danno luce alla cupola, essendo sprovvista di lanterna. Pennacchi e basi degli archi. Nei quattro pennacchi si trovano gli evangelisti e di Dottori della Chiesa accoppiati a due a due e presi in vivaci dissertazioni, sulla scorta della "Scuola di Atene" di Raffaello e di varie fonti iconografiche, tra cui il "Cristo dodicenne tra i dottori" di Albrecht Dürer, da cui deriva il gesto di san Marco (forse noto tramite lavori dei leonardeschi della cerchia milanese). Alle basi degli archi si trovano i protagonisti di determinati eventi biblici, premonitori delle vicende del Nuovo Testamento e realizzati a monocromo rosso/bruno entro ovali. Immaginando di guardare la cupola dal basso e tenendo sempre come punto di riferimento san Giovanni nella cupola, da intendersi come "nord" della rappresentazione, si trovano in alto a sinistra "San Matteo e san Girolamo", affiancati, sulle estremità degli archi che reggono la cupola, da "Mosè davanti al roveto ardente" e "Aronne con la verga fiorita": si tratta di allusioni al tema dell'incarnazione di Gesù. In alto a destra "San Giovanni e sant'Agostino" tra "Elia che sale in cielo sul carro di fuoco" e "Henoch rapito in cielo": in questo caso è evidente il riferimento all'Ascensione di Gesù, ma anche come proprio a Giovanni si voglia accostare il tema dell'ascesa, credendosi ancora a quell'epoca che, al pari di Maria, egli fosse volato in cielo. In basso a sinistra "San Marco e san Gregorio" tra "Giona che esce dalla balena" e "Sansone che svelle le porte di Gaza", prefigurazioni della Resurrezione; a destra "San Luca e sant'Ambrogio", tra "Isacco sacrificato dal padre" e "Abele ucciso dal fratello", legati al tema della "Morte del Signore". Alle basi dei pennacchi e negli stretti spazi degli angoli, l'artista inserì dei putti vivacemente atteggiati, come se ne trovano nella sua produzione matura, in parte reggenti palme o ghirlande di frutta e foglie: Longhi vi lesse una rappresentazione di "spiriti astanti" ispirati ai "Nudi bronzei" della Sistina. Tra questi Lucia Fornari ne ha individuato uno detto "vezzoso" in cui si registrerebbe una prima prova pittorica del giovane Parmigianino. Stile. La decorazione di San Giovanni tradisce suggestioni provenienti dagli affreschi di Michelangelo della Cappella Sistina e, in maniera ancor più limpida, una riflessione su alcune opere di Raffaello, quali la "Visione di Ezechiele", allora conservata a Bologna presso i conti Ercolani, o la cappella Chigi, in Santa Maria del Popolo a Roma. Pertanto essa ha indotto a pensare, ancor più della decorazione della Camera di San Paolo, un soggiorno di studio del Correggio a Roma. Ma il dato più rilevante è senz'altro da ricercarsi nell'innovativo impianto prospettico immaginato dal Correggio, dove è assente qualsiasi preoccupazione di misurabilità geometrica dello spazio. Pur assumendo una derivazione dalle sperimentazioni di Melozzo da Forlì, a differenza della tradizione quattrocentesca, la decorazione appare libera da partiture architettoniche e organizzata per essere guardata da due distinti punti di vista: quello che avevano i frati benedettini, riuniti nel coro (i soli a cui era dato di vedere la figura di San Giovanni), e quello dei fedeli nella navata. In questo, l'opera si impone come uno dei più originali e riusciti esperimenti illusionistici della pittura del Cinquecento. Scrisse a tal proposito Shearman: "La più immediata e più realistica rappresentazione agli occhi dell'osservatore sulla soglia [...] ci fa render conto di quanto il Correggio dipenda da quella sintesi di tradizioni che Raffaello creò nella cupola della cappella Chigi. Come già in Raffaello, per esempio, e in Melozzo, lo scorcio della cerchia di figure sospese in alto è mitigato o compromesso dalla carenza di leggibilità, ed il punto di vista della cerchia è indiretto, perfettamente assiale. Il punto di vista del centro, però, non è assiale, bensì correlato al modo di accostarsi dello spettatore, perché lo sguardo sale dalla soglia verso lo spazio, così che viene a crearsi (e così si voleva che fosse) una cesura fra il centro, su cui la visione è focalizzata, e la periferia. Ma, come accadeva già in Raffaello, quella cesura compromette ben poco l'integrità dell'illusione se solo quest'ultima è osservata dalla soglia, perché il punto di vista del centro può apparire in continuità con la parte periferica su lato opposto, che è il segmento meglio visibile. E la cesura è dissimulata da due espedienti significativamente diversi: nella cupola di Raffaello da una salda struttura architettonica che stringe le parti in un'unità, in quella del Correggio da elusivi passaggi atmosferici che le fondono insieme”. L'abilità a gestire le figure in scorcio, quella che era allora considerata una delle più ardite difficoltà dell'arte e che il Correggio aveva già indagato negli ovati della Camera di San Paolo, trova nell'architettura di nuvole degli affreschi di San Giovanni la sua prima compiuta espressione. La lezione dell'illusionismo di Mantegna, già valorizzata nella decorazione della Camera di San Paolo, è adesso portata a un vertice altissimo che solo la successiva decorazione per la cupola del Duomo poté superare, ma che restò un "unicum" per tutto il corso della produzione artistica cinquecentesca. Parmigianino e altri aiuti. Una delle questioni aperte negli studi sulla cupola di San Giovanni è il ruolo degli aiuti e la presenza, tra essi, di giovani maestri che avrebbero di lì a poco avviato una brillante carriera, primo fra tutti il Parmigianino. In particolare nella parte sinistra dell'arco settentrionale, durante i restauri degli anni novanta, è stato notato un putto di vitalita "maliziosa e guizzante", che Fornari Schianchi ha attribuito al Parmigianino (1990), seguita poi da Gould (1996) ed Eskerdjian (1997). Contrario fu invece Chiusa (2001), obiettando l'omogeneità della tecnica rispetto alle parti autografe di Correggio, il silenzio delle fonti sui nomi dei collaboratori eventuali e ragioni di stile. Mario Di Giampaolo ha poi confutato queste obiezioni, ricordando come l'uso di una tecnica coerente era necessaria in un lavoro collaborativo, come la presenza di collaboratori sia comunque accennata dalle fonti e ribadendo la differenza stilistica del putto rispetto agli altri. Esso infatti ha la fonte un po' bombata come in altre opere giovanili del Parmigianino, quali l"Adorazione dei pastori" o gli affreschi nella Stufetta di Diana e Atteone a Fontanellato. Gould inoltre, nel 1994, suggerì di assegnare al Parmigianino anche un'altra figura sull'arco sud della cupola, forse invece da assegnare a Francesco Maria Rondani (Di Giampaolo).
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Testa di vecchio Testa di vecchio è un dipinto a olio su tela, con dimensione 48x38 centimetri, eseguito del pittore italiano Filippo Castelli. È conservato nei Musei Civici di Monza.
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Supercortemaggiore Supercortemaggiore è stata una benzina raffinata e commercializzata dall'Agip negli anni cinquanta e sessanta. Il nome del prodotto deriva da quello del comune piacentino di Cortemaggiore, nel cui territorio venne rilevata nel 1949 la presenza di un giacimento di petrolio leggero. Origine. L'entità del giacimento era modesta; tuttavia il suo ritrovamento, che si accompagnava a quello dei giacimenti di Caviaga, ebbe un importante valore simbolico, in quanto contribuì a convincere il mondo politico italiano e l'opinione pubblica del fatto che l'Agip dovesse essere "salvata" essendoci risorse di idrocarburi nel sottosuolo e le capacità tecniche per trovarlo ed estrarlo, e che l'Italia dovesse perseguire una politica energetica autonoma. La Supercortemaggiore ebbe dunque la caratteristica peculiare di essere l'unica benzina prodotta a partire dalla raffinazione di petrolio estratto in Italia. Commercializzazione. Per pubblicizzare la benzina Supercortemaggiore venne scelta la famosa immagine del cane a sei zampe, disegnato da Luigi Broggini, destinata a diventare il logo dell'ENI e di tutte le società collegate. La benzina Supercortemaggiore veniva reclamizzata anche all'interno di Carosello; degno di nota il filmato pubblicitario diretto da Luciano Emmer e sceneggiato dallo stesso Emmer e da Dario Fo; in qualità di attori parteciparono Maria Teresa Vianello, Carlo Hintermann, Mimmo Poli, Franca Valeri, Gabriele Ferzetti e ancora Dario Fo. Il filmato pubblicitario si concludeva con il celebre slogan: "Supercortemaggiore, la potente benzina italiana". Alla benzina Supercortemaggiore è dedicata una piazza a San Donato Milanese. Negli anni '50 e '60 l'Agip organizzava inoltre la competizione automobilistica "Trofeo Supercortemaggiore".
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Element Eighty Gli Element Eighty sono un gruppo musicale alternative metal statunitense. Storia. Gli Element Eighty si formarono nel 2000 ed esordirono pubblicando il loro primo album "Mercuric" il 21 giugno 2001. In aprile del 2003 il gruppo firmò un contratto con la Universal/Republic Records. Il loro album omonimo "Element Eighty" venne pubblicato il 28 ottobre 2003. Successivamente la band andò in tour con altri artisti come Sevendust, Mudvayne, 3 Doors Down, Slipknot, Shinedown, Korn, Hellyeah, Ill Niño, Flaw, 40 Below Summer e Mushroomhead. L'anno successivo all'uscita del loro secondo album, la canzone "Broken Promises" venne inserita nella colonna sonora del videogioco . Questo brano ebbe anche un mediocre impatto nelle classifiche statunitensi di Mainstream Rock (36º posto). Dopo diversi mesi in tournée il gruppo vide che la loro casa discografica non aveva alcun interesse nel promuoverli: non ci furono video musicali né alcun tipo di promozione. Dopo il 2004 la band decise di rompere i rapporti con la Universal/Republic. Poco dopo il bassista Roon lasciò la band, ma venne presto rimpiazzato da Zack Bates. Il loro terzo album "The Bear" fu pubblicato il 5 novembre 2005 tramite la propria etichetta, la Texas Cries Records. Quest'album è stato reso disponibile solamente sul sito ufficiale della band e durante i loro spettacoli. Dopo aver suonato al Ridglea Theater a Fort Worth in Texas, gli Element Eighty si sciolsero nel dicembre 2006 senza rilasciare dichiarazioni, e si riunirono nel mese di maggio dell'anno successivo con grande sorpresa dei loro fan. Nel 2007 la band sembra aver iniziato a lavorare al quarto album, ma la registrazione viene estremamente rallentata a causa di problemi personali e, 3 anni dopo, nel maggio 2010, David Galloway annuncia ufficialmente il definitivo scioglimento della band. La band si riforma verso la fine del 2021, con un piano di far uscire un nuovo album nel 2022.
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Dzeržinsk (Russia) Dzeržinsk è una città della Russia europea centro-orientale, situata nella parte occidentale dell'oblast' di Nižnij Novgorod sul fiume Oka, capoluogo del Dzeržinskij rajon. Storia. Fondata nel 1921, fu dichiarata città nel 1930. La città è uno dei 10 siti più inquinati al mondo, per via della presenza di numerose industrie chimiche operanti per la maggior parte durante la Guerra fredda, come ha testato una troupe della BBC in visita a Dzeržinsk.
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Dzerzhinsk
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Liberty City (Grand Theft Auto)
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Anfisbene
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Emilio Dandolo Biografia. Originario di una famiglia dalla quale nacquero diverse figure legate alle Guerre di indipendenza italiane, Emilio Dandolo fu uno dei protagonisti delle cinque giornate di Milano (1848) assieme al fratello Enrico, oltre agli amici Luciano Manara ed Emilio Morosini. Combatté poi, con i Corpi Volontari Lombardi della Legione Manara, nella campagna del Bresciano e del Trentino, esperienza che poi raccontò nello scritto, "I volontari e i Bersaglieri Lombardi". L'anno successivo, sempre con il fratello Enrico, partecipò alla costituzione della Repubblica Romana (1849) e, con il Battaglione Bersaglieri Lombardi al comando di Luciano Manara, alla sua difesa dai francesi. Fu ferito nella battaglia di Villa Corsini, nella quale morì il fratello Enrico. Sopravvissuto alle vicende successive alla caduta della Repubblica Romana, fuggì in esilio prima a Marsiglia e poi a Lugano. Emilio in questo periodo scrisse alcune opere tra cui "Viaggio in Egitto, nel Sudan, in Siria ed in Palestina" e “I volontari e i bersaglieri lombardi”. Tornato in Italia si adoperò senza sosta per preparare la ripresa delle ostilità contro l'Austria. Partecipò alla guerra di Crimea, ma poiché era cittadino austriaco, fu rimandato a Milano dove fu sottoposto a stretto controllo da parte della polizia. Malato gravemente di tisi, morì nel 1859 poco prima che la Lombardia venisse liberata. I suoi funerali, a Milano, assunsero spiccate connotazioni antiaustriache. Fu tumulato, su disposizione delle autorità austriache nel tentativo di evitare disordini, nel camposanto di Adro.
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DBI (disambigua)
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Ddo
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Def
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Deg
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Film parodistico
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Dek
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Dep
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Deq
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Deu
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Dev
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Dgd
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