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Ci sono film, quasi da tutti ritenuti bellissimi, di cui è capitato che un paio di critici cinematografici scrivessero cose molto negative. Sono sempre e comunque opinioni personali, certo, ma dire che 2001: Odissea nello spazio è «pretenzioso, tremendamente lento, recitato in modo amatoriale e, soprattutto, sbagliato» si allontana molto dall’opinione che la stragrande maggioranza dei critici ha di quel film. E poi ci sono invece film che sono molto divisivi, che non mettono d’accordo quasi nessuno: quelli che si inizia a litigare con gli amici appena usciti dal cinema e le cui recensioni si dividono tra “wow”, “genio!”, “capolavoro” e “che schifo”, “che noia”. James O’Malley, che lavora per l’edizione britannica di Gizmodo, è andato su Metacritic, un noto sito che aggrega recensioni di film e trasforma ognuna in un voto che va da 1 a 100. Ha preso quasi mille film (limitandosi a quelli che avessero almeno 40 recensioni) e ha trovato quelli con il più alto scarto quadratico medio. In breve, è un valore che mostra quanta varietà di voti c’è tra le recensioni di un certo film. O’Malley ha fatto una classifica dei cinquanta film più divisivi e, se ci tenete a saperlo, ha vinto Melancholia di Lars von Trier. Oltre a questo, ne abbiamo scelti altri nove tra i cinquanta di O’Malley, mettendo anche le recensioni molto “wow” e quelle molto “che schifo”. Così potete decidere se stare nel mezzo o prendere una posizione netta e decisa.
10 film su cui litigare. O su cui comunque i critici non riescono a mettersi d'accordo, oscillando tra "capolavoro" e "schifezza".
Che sia arrivato l’autunno, perlomeno in metà mondo, è ormai evidente anche dalle foto di animali più belle della settimana: ci sono un toporagno che zampetta su una foglia rossa caduta a terra, mucche tedesche che scendono dai pascoli alpini estivi, leoni marini alle prese con le alluvioni in Francia. Anche la nostra foto preferita ha tutti i colori della stagione: un gruppo di cervi e attorno il giallo, il rosso e l’arancio di un tramonto. Se vi viene voglia di starvene accucciati al caldo, potete fare come il gorilla dello zoo di Brookfield, in Illinois, che coccola il suo piccolo di neanche un mese: la foto fa a gara in pucciosità con quella del tricosuro volpino di quattro mesi rimasto orfano, allattato da un veterinario mentre stringe il peluche di un canguro. E per finire, c’è anche una specie scoperta di recente: lo hyorhinomys stuempkei, un roditore indonesiano chiamato anche topo dal naso di maiale, di cui noterete subito i lunghi e un po’ inquietanti incisivi. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Autunno bestiale. Tricosuri volpini orfani, un giaguaro in libertà e una nuova specie di roditore, tra le foto di animali più belle della settimana.
La giornalista Lucy Siegle, considerata tra una delle promotrici della “moda etica” in Regno Unito, ha raccolto sul Guardian dieci previsioni su come la moda potrebbe diventare più ecosostenibile nei prossimi anni, o perlomeno dieci cose che le grandi aziende potrebbero fare a questo scopo. Secondo un recente rapporto della ONG ambientalista Stand.Earth, infatti, l’industria della moda è responsabile dell’8 per cento dell’inquinamento ambientale in tutto il mondo; se fosse una nazione, sarebbe al quarto posto della classifica degli stati che inquinano di più. L’opinione pubblica sta spingendo da anni le aziende a trovare soluzioni più rispettose dell’ambiente (le pellicce lo sono più dei materiali sintetici?) e si stanno diffondendo sempre di più nuovi tessuti, capi riciclati e nuove tecniche di produzione, come la stampa degli abiti in 3D o la seta di banano. Ogni anno vengono prodotti 100 miliardi di nuovi capi, spesso con materiale non riciclato, che restano in parte invenduti nei negozi: per questo molti criticano la cosiddetta fast fashion, le grandi catene che offrono continuamente nuovi capi alla moda a prezzi accessibili, ma realizzati sfruttando l’ambiente e in condizioni difficili per i lavoratori.
Come la moda diventerà più sostenibile. Dieci previsioni messe insieme dal Guardian su uno dei settori industriali che rispettano meno l'ambiente, ma forse ancora per poco.
Da sempre la tecnologia influenza il nostro modo di comunicare e di scrivere: il linguaggio, per molti versi, si adatta al mezzo a cui lo affidiamo. Chi si occupa di queste cose racconta spesso un aneddoto sullo scrittore francese Victor Hugo, che voleva chiedere al suo editore come stessero andando le vendite del suo libro “I Miserabili” e gli mandò un telegramma il cui testo era: “?”. L’editore rispose con un altro telegramma – “!” – per indicare che le vendite andavano bene. In questo caso la necessità di brevità era data dal fatto che con i telegrammi si paga ogni singolo carattere: la comunicazione tra i due, allora, si era sviluppata con efficacia solo grazie a due simboli di interpunzione.
La grande lotta tra punteggiatura e immagini. La scrittura online si sta arricchendo di sfumature grazie all'uso creativo di simboli e GIF, ma non è ancora chiaro chi avrà la meglio.
Domenica 7 aprile è iniziata al ministero dell’Interno la presentazione dei simboli dei partiti per le elezioni europee del 26 maggio. I simboli potranno essere presentati anche lunedì 8 aprile, fino al tardo pomeriggio, e a quelli presentati domenica dovrebbero quindi aggiungersene altri. Il 10 aprile il ministero renderà noti eventuali problemi con i simboli (che devono essere conformi a diverse regole) e da quel momento i partiti avranno 48 ore di tempo per eventuali correzioni. I simboli presentati non corrispondono necessariamente a quelli che ci saranno sulla scheda elettorale: alcuni partiti – come l’UDC – hanno presentato il simbolo ma presenteranno candidati in altre liste; altri – come il Partito Comunista Italiano – stanno ancora raccogliendo le firme per presentare liste proprie. Molti partiti piccoli hanno nei loro simboli dei richiami a simboli di altri partiti già rappresentati in Parlamento: una sorta di escamotage per aggirare l’obbligo di raccolta delle firme per l’ufficializzazione della candidatura. Una lista di tutti i simboli presentati la trovate qui.
I simboli dei partiti per le elezioni europee. Quelli presentati fin qui: perché c'è tempo fino a questa sera.
Poche settimane dopo essersi insediato, il governo Monti si è occupato delle pensioni introducendo modifiche importanti legate all’età pensionabile e al metodo contributivo. Negli ultimi anni scelte simili sono state adottate da numerosi paesi, soprattutto europei, stretti dalla necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica e ridurre il loro deficit. Dall’altro lato, invece, il governo francese di Francois Hollande ha già approvato una parziale diminuzione dell’età pensionabile, come promesso in campagna elettorale. Stando a un nuovo rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), i piani di riforma delle pensioni sono stati adottati o sono in fase di adozione in 28 dei 34 paesi che fanno parte dell’organizzazione. Il dato dimostra quanto le principali economie del mondo si stiano dando da fare per riformare i loro sistemi pensionistici, risparmiando se possibile qualche risorsa dei loro conti pubblici.
Chi va prima in pensione? il grafico dell'Economist mostra come funziona l'età pensionabile nei paesi dell'OCSE.
Variety e Deadline, due siti sempre molto affidabili, hanno scritto che HBO, il canale tv statunitense che produceva e trasmetteva Game of Thrones, sta lavorando a una serie prequel su alcune storie della famiglia Targaryen, una delle più importanti famiglie nelle storie di Game of Thrones. Variety ha scritto che la serie, in parte ispirata ai racconti del libro Fuoco e Sangue di George R.R. Martin, potrebbe parlare di personaggi come “Aegon il Conquistatore” o “Aegon la Rovina dei Draghi”. Alcuni mesi fa, lo stesso Martin aveva parlato della possibilità di una serie di questo tipo. Variety ha scritto, dopo aver parlato con alcune persone che se ne occupano, che HBO sarebbe vicina all’occuparsi del pilota – cioè il primo episodio, di prova – di questa possibile nuova serie. Per ora, HBO non ha commentato la cosa. Questa eventuale nuova serie sul mondo di Game of Thrones andrebbe ad aggiungersi a quella per ora nota come The Long Night, le cui riprese sono già terminate.
HBO sta lavorando a una serie prequel di “Game of Thrones” sulla dinastia Targaryen, scrivono Variety e Deadline.
Oggi Facebook debutta in borsa, a Wall Street. La società aveva annunciato la propria offerta pubblica iniziale a febbraio e, secondo gli analisti, il valore delle sue azioni fissato a 38 dollari potrebbe aumentare considerevolmente già nelle prime ore di contrattazione. La società dovrebbe raccogliere 16 miliardi di dollari grazie alla propria quotazione in borsa e il suo valore di mercato complessivo dovrebbe arrivare intorno ai 104 miliardi di dollari. (fonte: Yahoo! Finanza)
Quanto valgono le azioni di Facebook. Il grafico in diretta con l'andamento a Wall Street del social network, nel suo primo giorno di contrattazioni in borsa.
Due anni fa, durante una conferenza stampa, il presidente del consiglio parlò con i giornalisti della crisi economica in corso e dei suoi effetti sulle aziende quotate in Borsa e sui risparmiatori. A un certo punto Berlusconi fece un paragone tra la crisi in corso e quella del 1929. “Non è come allora. Nel ’29 le azioni a Wall Street crollarono perché le aziende valevano 100 ed erano quotate 1000. Oggi è il contrario. Le aziende valgono 100 e sono quotate 50. Aziende quali ENI, ENEL, Mediaset…”. Subito dopo completò l’argomento, consigliando di “comprare Eni e Enel, perché le azioni con quei rendimenti dovranno ritornare al loro vero valore”. Il video della conferenza stampa è qui. Berlusconi disse che i risultati deludenti sui mercati erano da imputare al pessimismo generato dall’eccessivo indulgere dei giornali sulla crisi economica, e che nel giro di un paio d’anni i titoli di quelle aziende avrebbero raddoppiato il loro valore.
Silvio Berlusconi, consulente finanziario. Nel 2008 il premier consigliò ai risparmiatori di comprare azioni Eni, Enel e Mediaset, promettendo che avrebbero raddoppiato l'investimento: due anni dopo, vediamo come sarebbe andata.
Fino al 2006 si pensava che al mondo non esistessero più morette del Madagascar, una specie di anatra tuffatrice di cui nessuno aveva visto un esemplare per più di un decennio. Poi, nel 2006, furono trovati circa 25 esemplari – compresi alcuni maschi – nel nord del Madagascar: motivo per il quale si iniziò a parlare di questi animali come degli “uccelli più rari del mondo”. Alcuni furono quindi portati in cattività, per favorirne la riproduzione. In questi giorni 21 esemplari di morette del Madagascar cresciuti in cattività sono stati rimessi in libertà in un lago nel nord del paese. BIG NEWS! History has been made as the world's rarest bird, the Madagascar pochard, has been released into the wild! Our partnership with @DurrellWildlife has seen the species brought back from the brink after it was long thought to have been extinct > https://t.co/QKefT6363u pic.twitter.com/n6YZIIMJOM
L’uccello più raro del mondo è stato rimesso in libertà. Qualche decennio fa si pensava che le morette del Madagascar fossero estinte: ora una ventina di esemplari cresciuti in cattività sta ripopolando un lago locale.
Una funzionaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ammesso che non si può escludere che il coronavirus possa diffondersi attraverso l’aria, in ambienti chiusi particolarmente affollati e poco aerati. Questa eventualità era stata segnalata da diversi ricercatori già alcuni mesi fa, ma l’OMS finora non si era espressa in modo esplicito sul tema, in attesa di avere più dati ed evidenze scientifiche. Non è comunque chiaro se e quando l’OMS modificherà le proprie linee guida sulla prevenzione della COVID-19, integrando dettagli sulla diffusione del coronavirus tramite l’aria. Nei giorni scorsi, un gruppo internazionale di 239 ricercatori da 32 paesi diversi aveva scritto una lettera aperta, sostenendo che ci fossero ormai prove scientifiche sufficienti per ritenere che in alcuni casi il virus possa diffondersi nell’aria. La lettera era stata ampiamente ripresa dai media, portando a diverse domande verso l’OMS, che fino a ieri non si era espressa estesamente sul tema.
L’OMS e la trasmissione del coronavirus nell’aria. Dopo una lettera aperta sottoscritta da 239 scienziati, una funzionaria dell'Organizzazione ha detto che il contagio per via aerea non può essere escluso, ma per ora le linee guida non cambiano.
Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati rilevati 10.404 casi positivi da coronavirus e 373 morti a causa della COVID-19. Attualmente i ricoverati sono 23.060 (424 in meno di ieri), di cui 2.748 nei reparti di terapia intensiva (101 in meno di ieri) e 20.312 negli altri reparti (323 in meno di ieri). Sono stati analizzati 149.631 tamponi molecolari e 153.103 test rapidi antigenici. La percentuale di tamponi molecolari positivi è stata del 6,1 per cento, mentre quella dei test antigenici dello 0,8 per cento. Nella giornata di lunedì i contagi registrati erano stati 8.438 e i morti 301. Le regioni che hanno registrato più casi nelle ultime 24 ore sono Campania (1.654), Lombardia (1.369), Puglia (1.056), Sicilia (940) e Lazio (939).
I dati sul coronavirus in Italia di oggi, martedì 27 aprile.
Un gruppo di ricercatori ha identificato una grave falla all’interno di WPA2, il sistema utilizzato per criptare i dati attraverso le connessioni WiFi, cosa che potrebbe rendere possibile l’intercettazione dei dati scambiati dai computer e dagli smartphone attraverso le connessioni senza fili. La falla è stata chiamata “Krack Attacks” (o “Key Reinstallation Attacks”) e risiede nello standard stesso del WiFi e non in prodotti specifici: in pratica vuol dire che quasi tutti i punti di accesso WiFi, gli smartphone e i computer potrebbero essere interessati dal problema, con problemi seri soprattutto per i dispositivi con Android dalla versione 6.0 in poi e con alcune distribuzioni del sistema operativo Linux. Semplificando molto (qui una spiegazione più dettagliata, in inglese), la falla riguarda il sistema di gestione delle chiavi di sicurezza che si scambiano i dispositivi che utilizzano WPA2, quando stabiliscono una connessione. Nella pratica un attacco di questo tipo non consente a chi lo realizza di scoprire la password della rete WiFi o le chiavi usate per criptare il sistema tramite WPA2. I router, cioè i dispositivi cui si collegano computer e smartphone per accedere a Internet, non sono quindi attaccati direttamente. La soluzione permette comunque di ottenere molte informazioni che transitano attraverso la rete WiFi.
Le connessioni sicure WiFi non sono più sicure. Una grave falla nel sistema WPA2 rende potenzialmente accessibile buona parte dei dati che i dispositivi scambiano tra loro sulle reti senza fili.
La maggior parte delle immagini che rappresentano Dio, nell’arte figurativa, lo mostrano come un uomo con la barba; la maggior parte delle parole che nelle preghiere e nei testi sacri si riferiscono a Dio sono quasi sempre declinate al maschile: Padre, Re, Signore, Pastore e così via. In questi giorni all’interno della Chiesa episcopale statunitense – dove le donne possono essere ordinate prete, dove si celebrano i matrimoni tra gay e lesbiche e dove alcuni religiosi sono apertamente omosessuali – si sta discutendo di rivedere il Libro delle preghiere comuni per chiarire che Dio non ha un genere: per rimuovere, cioè, tutti i riferimenti al genere maschile quando si evoca Dio. Non si parlerebbe di una Dea, ma di un’entità creatrice divina che trascenderebbe il sesso biologico in cui sono distinti gli esseri umani: e questo perché Dio non è considerato umano. Il Libro delle preghiere comuni è il testo di riferimento dottrinale e liturgico della Chiesa episcopale: le parole di quel libro sono fondamentali per i credenti e le credenti. Insomma, non si può dire – come spesso accade quando si parla di linguaggio inclusivo – che il modo di dire le cose non sia molto importante e che ci siano battaglie più urgenti. Per i credenti della chiesa episcopale questa faccenda è molto importante, ed è per questo che la discussione è molto vivace ed è stata raccontata da diversi giornali.
Dio è maschio? no, ovviamente, ma le sue raffigurazioni e le parole usate per descriverlo lo trattano da maschio: la Chiesa episcopale statunitense ne sta parlando, per cambiare le cose.
Poco dopo mezzogiorno c’è stata una forte eruzione, preceduta da un’esplosione, a Stromboli, una delle isole Eolie, in Sicilia. L’eruzione, registrata alle 12.17 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è a sua volta stata seguita da caduta di sabbia, cenere e materiale vulcanico. Secondo le prime informazioni, si tratta di un’eruzione di poco meno intensa di quella di luglio, che aveva causato un morto, ma non ci sono ancora dati precisi. Per ora non sono stati segnalati danni a cose o persone. Marco Giorgianni, sindaco di Lipari, ha detto: «La situazione è sotto controllo, abbiamo lo stesso attivato tutte le procedure di protezione civile. Ho vietato per oggi l’attracco di mezzi non di linea». #esplosione #vulcano #stromboli #28agosto2019 pic.twitter.com/x7iDHFvNHD
C’è stata un’eruzione a Stromboli.
Negli ultimi giorni si è discusso molto di un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 Stelle, circa il presunto aumento dell’11 per cento del numero di morti in Italia nel 2015 rispetto al 2014, ricondotto dalle stesso Grillo a diverse cause a partire da quelle legate all’inquinamento atmosferico. Il post ha un titolo piuttosto apocalittico – “Morti di guerra in tempo di pace #68000morti” – e fa da introduzione a un articolo pubblicato sul sito Neodemos, un’organizzazione indipendente che si occupa di fare analisi sociologiche e demografiche di vario tipo. In quell’articolo non si fa però minimamente riferimento allo smog e viene data un’analisi più complessa e articolata del dato sull’aumento dei morti rispetto al 2014. Nel suo post, Grillo accusa il governo di non avere protetto i suoi cittadini e cita diverse cause ambientali che, secondo lui, avrebbero contribuito all’11 per cento di morti in più:
Il dato di Grillo sui morti per smog è affidabile? per niente: lo dice lo stesso docente di demografia autore dell'articolo citato impropriamente da Grillo.
L’ILVA ha annunciato la chiusura del contestato stabilimento di Taranto, già al centro di un’inchiesta per associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione. Oggi sette persone sono state arrestate, tra cui il proprietario dell’azienda Emilio Riva, suo figlio Fabio e l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva. La magistratura ha anche sequestrato acciaio finito e semilavorato prodotto negli impianti da quando l’impianto è sotto sequestro, cioè dal 26 luglio, bloccandone la vendita. L’ILVA di Taranto è il più grande impianto siderurgico d’Europa. L’Ilva chiude Taranto e tutti gli stabilimenti che Taranto rifornisce d’acciaio. Lo ha annunciato l’azienda dopo aver comunicato ai sindacati lo stop immediato di mezzo stabilimento pugliese, nel giorno in cui sono scattati altri sette arresti per la vicenda dell’Ilva e il sequestro dei prodotti della fabbrica tarantina. Un provvedimento che per il gruppo rende “ineluttabile” la chiusura dell’Ilva a Taranto, ma anche quella di tutti gli stabilimenti del gruppo. Immediata si è fatta sentire la voce della Fiom che invita gli operai a non lasciare il proprio posto di lavoro. “L’azienda sta comunicando in questo momento che da stasera fermano gli impianti di tutta l’area a freddo – dice il segretario della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli – noi invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montando domani mattina di presentarsi regolarmente”.
Chiude l’ILVA di Taranto. Lo ha annunciato l'azienda dopo gli arresti di oggi, il sequestro dei prodotti e il blocco delle vendite.
Nelle prossime settimane la Commissione Europea presenterà probabilmente una serie di accuse contro l’azienda statunitense Google per concorrenza sleale, al termine di una serie di indagini avviate circa 5 anni fa per valutare presunti comportamenti che violano le leggi antitrust europee. La notizia non è ancora ufficiale, ma è stata diffusa dal Wall Street Journal che dice di avere consultato alcune fonti interne alla Commissione. Secondo il WSJ, le autorità europee avrebbero chiesto alle aziende che avevano presentato in forma confidenziale i reclami contro Google di rendere pubblica la loro documentazione, che è di solito il primo passo verso la formalizzazione di accuse nei confronti di un’azienda per violazione delle leggi sulla concorrenza. La presentazione dei documenti (“Statement of Objections”) sarà il primo passo del contenzioso, ma probabilmente saranno necessari anni prima di arrivare a qualcosa di concreto. La Commissione potrebbe infatti decidere di effettuare indagini più approfondite sulla predominanza sul mercato di Google, con l’azienda che potrà presentare ricorsi o concordare accordi su alcuni punti dell’inchiesta. Qualcosa di analogo era già avvenuto con la causa antitrust avviata contro Microsoft negli anni Novanta e arrivata a conclusione solo nel 2004, con l’azienda condannata a pagare quasi 500 milioni di euro.
L’UE sta per presentare le accuse antitrust contro Google. Lo scrive il Wall Street Journal, citando le fonti di alcune società coinvolte nelle accuse contro la posizione dominante di Google.
Il 30 marzo la galleria d’arte moderna e contemporanea internazionale di Londra, la Tate Britain, ha esposto di nuovo dopo 15 anni una delle opere più discusse degli anni Novanta, l’installazione di un letto disfatto: My Bed di Tracey Emin. Tracey Emin è un’artista inglese che nel 1997 prese attivamente parte al movimento dei “Brit Artists“, un gruppo di giovani artisti inglesi interessati soprattutto alle arti visive. «Nel 1998 mi lasciai con il mio compagno e trascorsi quattro giorni a letto, a dormire, in uno stato di semi incoscienza. Quando mi svegliai, mi alzai e vidi tutto il caos che si era ammassato dentro e fuori le lenzuola», racconta Tracey Emin nel video che accompagna la presentazione dell’opera sul sito della Tate Britain. My bed è l’installazione composta da quel letto e da tutti gli oggetti che, nel 1998, rappresentavano la vita di Tracey Emin e la fine della sua relazione sentimentale: vestiti appallottolati tra le lenzuola, biancheria intima sporca, bottiglie di vodka vuote, preservativi usati, una confezione di pillole anticoncezionali, mozziconi di sigaretta e vecchie polaroid.
La storia di un letto disfatto. Lenzuola accartocciate, polaroid di una storia finita, bottiglie vuote e mozziconi di sigaretta: "My bed", l'opera d'arte di Tracey Emin, torna alla Tate Britain dopo 15 anni.
Da alcuni giorni negli Stati Uniti è possibile pagare alla cassa di diverse catene di negozi con gli iPhone, al posto delle classiche carte di credito. Il sistema si chiama Apple Pay, era stato presentato durante l’evento speciale Apple di settembre, e funziona sui nuovi iPhone 6 e iPhone 6 Plus. Non è il primo nel suo genere, in passato altri produttori di cellulari e di applicazioni avevano provato a fare qualcosa di simile, ma non erano riusciti a mettere d’accordo banche e gestori di carte di credito per offrire un servizio su larga scala. Apple ha stretto accordi con Visa, Mastercard, American Express e le principali banche degli Stati Uniti, cosa che secondo diversi osservatori permetterà al sistema per i pagamenti tramite smartphone di affermarsi più rapidamente, e non solo sul mercato statunitense. Hayley Tsukayama del Washingon Post ha passato una giornata a fare acquisti con Apple Pay, per valutarne il funzionamento e l’efficacia. Per abilitare il proprio iPhone a fare acquisti basta scattare una fotografia alla propria carta di credito: il telefono riconosce i dati, compila un modulo e richiede poi di inviarlo per effettuare una verifica, in modo da evitare che qualcuno usi una carta di credito che non è sua. Ottenuta l’abilitazione il telefono utilizza un chip NFC, un sistema di comunicazione via radio a cortissimo raggio che si collega ai POS delle casse dei negozi quando l’iPhone viene avvicinato al loro ricevitore. Per autorizzare il pagamento non si deve inserire un PIN, basta usare il lettore di impronte digitali sull’iPhone. Apple gestisce la parte tecnica, ma non conserva né il numero della carta di credito, né informazioni sull’acquisto effettuato o sugli importi dovuti: questo genere di dati viene raccolto solamente dalla banca e con meccanismi paragonabili a quelli dei classici pagamenti con carta di credito.
Una giornata con Apple Pay. Negli Stati Uniti da qualche giorno è possibile pagare alla cassa con un iPhone al posto delle carte di credito, senza particolari intoppi.
Venerdì 24 aprile è stata compiuta un’operazione anti terrorismo contro alcune persone che la DIGOS sospetta facciano parte di un gruppo che aveva la sua base operativa in Sardegna e che aveva dei legami con al Qaida. Nel corso dell’operazione sono state emesse venti ordinanze di custodia cautelare: nove persone sono state arrestate – tre sono state bloccate a Olbia, due a Civitanova Marche e gli altri a Bergamo, Roma, Sora e Foggia – altre tre sono tuttora ricercate in Italia, mentre le rimanenti risultano irreperibili perché uscite dal paese. L’indagine, L’indagine ha coinvolto le Digos di sette province italiane e si è basata soprattutto sulle intercettazioni: è cominciata nel 2005 dalla procura distrettuale di Cagliari e ha coinvolto anche la DIGOS di sette province italiane.
L’operazione antiterrorismo in Italia. La DIGOS ha detto di avere arrestato nove persone in sette province italiane: sono sospettate di far parte di un gruppo legato ad al Qaida.
Sabato 28 giugno è stato il giorno dei Metallica a Glastonbury, la prima band metal a esibirsi da headliner nella storia del festival. Quando era sta annunciata la loro presenza al festival all’inizio di maggio c’erano state molte polemiche (era stata perfino lanciata una petizione online per non farli suonare). La ragione delle critiche alla loro esibizione risiede in parte nel fatto che il metal non è il tipico genere di musica suonato a Glastonbury, ma soprattutto nel rapporto della band con le armi da fuoco. Il cantante James Hetfield è un membro della National Rifle Association, la controversa lobby americana dei possessori di armi da fuoco, mentre tutto il gruppo ha dichiarato più volte di essere favorevole alla caccia. Sabato 28, i Metallica hanno risposto alle critiche mettendo in vendita durante il concerto questa maglietta, che raccoglie una serie di citazioni contro di loro (fatte da Alex Turner degli Arctic Monkeys e dal Guardian, tra gli altri). Oltre ai Metallica ieri hanno suonato i Pixies, Robert Plant, Lana Del Rey, Kelis e i Massive Attack. Il festival, iniziato il 25 giugno, negli ultimi tempi è diventato un evento sempre più popolare (i biglietti – che costano circa 250 euro – vanno acquistati mesi e mesi prima) e i partecipanti sono circa 170 mila. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Glastonbury, le foto di sabato. Il giorno dei Metallica, ma anche dei Pixies, Lana Del Rey, Kelis e della pioggia e del fango, come al solito.
Paolo Nori, scrittore di grande attenzione all’uso creativo della lingua ed esperto in particolare di letteratura russa, ha pubblicato molti libri, tra saggi e romanzi e ibridi tra i due: ma il suo nuovo libro Che dispiacere è il suo primo giallo e il primo romanzo scritto in terza persona. Il protagonista del libro è uno scrittore e traduttore dal russo (come l’autore). Ha da poco perso la moglie, vive con la figlia a cui vuole molto bene. Ha una storia «fatta, prevalentemente, di appuntamenti mancati» con una barista laureata in filosofia. Dirige sotto pseudonimo un giornale che esce puntualmente e solo in occasione delle sconfitte della Juventus: si chiama “Che dispiacere” e dà il titolo al libro. In questo contesto viene coinvolto in una indagine per omicidio. L’elemento affascinante della narrazione è come sempre il tono ironico e il candido senso dell’umorismo che Nori sa far funzionare, usandolo per raccontare un po’ di Bologna attraverso la descrizione dei personaggi che popolano i suoi bar. Questo è l’inizio del primo capitolo.
Paolo Nori ha scritto un giallo. A modo suo: il protagonista vive a Bologna e scrive su un giornale sportivo che esce solo quando la Juventus perde.
Il New York Times ha pubblicato una lista di cinque posti in cui andare a Milano, per bere o mangiare qualcosa, oppure per fare acquisti. Sono locali e negozi che si trovano nel quartiere Isola, a nord del centro della città. Fino a qualche anno fa era una zona popolare, abitata da operai e isolata dal resto di Milano perché compresa tra due diverse linee ferroviarie, mentre oggi è uno dei quartieri per cui si parla di gentrificazione: quel fenomeno per cui nei quartieri storicamente abitati dalle fasce più povere della popolazione si trasferiscono in massa persone delle fasce più agiate provocando un aumento degli affitti e spesso una drastica trasformazione dell’identità del posto, con nuovi negozi, ristoranti e locali alla moda. In realtà il quartiere Isola aveva cominciato a cambiare già parecchi anni fa, ma i molti lavori degli ultimi anni lo hanno reso uno dei quartieri più nuovi e interessanti della città. Il quartiere Isola è accanto alla stazione Garibaldi, a piazza Gae Aulenti e ai nuovi grattacieli del “Bosco Verticale”, cioè posti costruiti o rifatti in occasione di Expo. A Isola – che peraltro è il quartiere in cui viveva Silvio Berlusconi da bambino e dove fino a una ventina di anni fa c’erano interi isolati di case occupate – ora c’è anche la sede italiana di Google.
Cinque posti belli di Milano per il New York Times. Una panetteria, un ristorante, un bar, un negozio di vestiti usati e una gelateria, tutti nel quartiere Isola.
Martedì 5 novembre ad Augusta, in Germania, è stata organizzata una conferenza stampa dalla procura per confermare la notizia del ritrovamento in un appartamento di Monaco del cosiddetto “tesoro di Hitler”, anticipata qualche giorno fa dal settimanale tedesco Focus. Il procuratore Reinhard Nemetz ha spiegato che i quadri ritrovati, 121 con cornice e 1.285 senza, sono in buone condizioni: semplicemente sporchi ma non danneggiati. Durante l’incontro le tele, le litografie, i disegni e gli acquerelli sono stati mostrati in diapositiva: tra gli autori ci sono Pablo Picasso, Marc Chagall, Max Liebermann e Ernst Ludwig Kirchner, Henri de Toulouse-Lautrec, Gustave Courbet, Auguste Renoir e un’incisione di Padova di Canaletto. L’opera più antica risale al XVI secolo. Sono stati ritrovati anche dipinti precedentemente sconosciuti: tra questi un quadro di Marc Chagall che Meike Hoffmann, lo storico dell’arte che sta collaborando con la polizia tedesca nelle indagini, ha definito un’opera «di valore storico e artistico particolarmente alto». Il quadro è datato intorno al 1920. Il valore complessivo del ritrovamento è stato stimato in circa un miliardo di euro.
Le novità sui quadri ritrovati a Monaco. La notizia è stata confermata dalla procura: ci sono opere sconosciute di grandi pittori – Chagall, Picasso, Renoir – di cui andranno ora stabilite provenienza e proprietà.
Oggi si vota per i ballottaggi delle elezioni comunali in tutti in quei comuni dove il 26 maggio nessun candidato sindaco ha superato il 50 per cento dei voti. Si vota quindi in 136 comuni italiani con più di 15mila abitanti (condizione necessaria per il ballottaggio, salvo eccezioni), tra cui 15 capoluoghi di provincia: Ascoli Piceno, Avellino, Biella, Campobasso, Cremona, Ferrara, Foggia, Forlì, Livorno, Prato, Potenza, Reggio nell’Emilia, Rovigo, Verbania e Vercelli. Si vota anche in 12 comuni più piccoli di 15mila abitanti, in cui due domeniche fa i primi due candidati avevano ottenuto lo stesso identico numero di voti. Quando e come si vota I seggi sono aperti e lo resteranno fino alle 23, e potranno votare tutti i cittadini con più di 18 anni portando con sé la tessera elettorale e un documento di riconoscimento. Chi ha perso la scheda elettorale, o chi ha le caselle dei timbri piene, può rivolgersi agli uffici elettorali competenti, che domenica rimarranno aperti in via straordinaria.
Come e quando si vota ai ballottaggi delle amministrative. Fino a che ora rimarranno aperti i seggi e cosa non bisogna dimenticare di portare con sé.
In Madagascar è in corso un’epidemia di peste polmonare, la forma più grave e mortale della peste, che secondo il ministero della Salute del paese ha interessato finora almeno 343 persone e ha causato la morte di 42. Le stime sono riferite al rapporto dello scorso 7 ottobre, ma le autorità sanitarie dicono che la quantità di nuovi casi sta aumentando rapidamente e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si è attivata per monitorare la situazione. Focolai di peste sono ricorrenti in Madagascar, ma di solito riguardano la peste bubbonica, che può essere trattata più facilmente e con minori complicazioni, e aree rurali e remote. La nuova epidemia sta invece interessando alcune delle principali città del Madagascar e potrebbe diventare un serio problema: mentre quella bubbonica è trasmessa dal passaggio di pulci e pidocchi da ratti a esseri umani, la peste polmonare si può trasmettere per via aerea, più o meno come un raffreddore o un’influenza, quindi molto più facilmente e velocemente.
C’è una grave epidemia di peste in Madagascar. Sono stati registrati 343 casi di peste polmonare, la più pericolosa, e almeno 42 persone sono morte: l'OMS sta intervenendo.
Questa sera la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge di Emanuele Fiano (Partito Democratico) per rendere un reato l’apologia di fascismo. La proposta prevede da sei mesi a due anni di reclusione per chi fa saluti romani o vende materiale che richiama i regimi totalitari. La Camera ha approvato il testo con 261 sì, 122 no e 15 astenuti. Numerosi esponenti del centrodestra hanno contestato la nuova legge, che ora dovrà essere esaminata dal Senato. “L’antifascismo è la cifra di chi difende la libertà, e le opinioni non vengono represse da questo testo” ha spiegato Fiano.
La Camera ha approvato la proposta di legge sull’apologia di fascismo, ora passa al Senato.
Per limitare la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2), il governo ha approvato nella notte tra sabato e domenica delle nuove misure restrittive per isolare il più possibile i territori della Lombardia e di altre 14 province. Nel decreto il governo indica tra le altre cose di «evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori» della Lombardia e delle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli, «nonché all’interno dei medesimi territori»: non esiste più quindi la “zona rossa” nel lodigiano e a Vo’ (Padova).
Le nuove misure per isolare la Lombardia e le 14 province, in ordine. Prevedono che si debba evitare di entrare e uscire dai territori indicati dal decreto, oltre alla chiusura di bar e ristoranti dopo le 18.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha chiuso oggi la quinta edizione della Leopolda, la manifestazione politica inaugurata nel 2010. Renzi ha parlato per circa cinquanta minuti di moltissimi temi, fra cui soprattutto politica economica nazionale e internazionale (ha parlato di Ucraina e Libia). Renzi ha anche paragonato i critici delle sue proposte al «pensionato nel cantiere che prevede che i lavori nella stradina sotto casa sua non verranno mai finiti». Uno dei passaggi più applauditi del suo discorso è stato un riferimento al rinnovamento della sinistra: «il posto fisso non c’è più, il mondo è cambiato» e che «sarà bello sapere se è più di sinistra rimanere aggrappati alle nostalgie e o se è più di sinistra prevedere il futuro». Renzi si riferiva alla manifestazione di ieri della CGIL a Roma, organizzata per criticare il Jobs Act e a difesa dell’articolo 18.
Il discorso conclusivo di Matteo Renzi alla Leopolda. Ha paragonato i suoi critici ai pensionati che osservano pessimisti i lavori di un cantiere, e parlato anche di politica internazionale.
Nella notte tra domenica e lunedì c’è stata la 74esima edizione dei Golden Globe (qui ci sono tutti i vincitori), i più importanti premi per il cinema e le serie tv (gli Oscar sono i premi più importanti per il cinema, ma non premiano le serie tv). Oltre a essere importanti in generale, i Golden Globe sono noti anche per essere di solito più divertenti degli Oscar: sono una specie di cena di gala e l’atmosfera è più distesa. Come altre cerimonie di questo tipo, però, vanno per le lunghe (circa tre ore). Per chi non può o non vuole prendersi tutto quel tempo, abbiamo messo insieme i momenti più divertenti o rilevanti della serata, da vedere in una ventina di minuti per poter dire di non essersi persi niente di importante. Il primo momento è il video d’introduzione con protagonista Jimmy Fallon (il presentatore della serata); quello proprio da non perdersi è il discorso di Meryl Streep, che ha ricevuto un premio alla carriera.
I momenti migliori dei Golden Globe. Una sintesi delle cose notevoli e divertenti della premiazione: il discorso di Meryl Streep e il bacio tra Ryan Reynolds e Andrew Garfield, per dirne due.
Il PD si è inventato “La Notte Bianca della Scuola“. Stasera dalle 18 a notte fonda, si potrà seguire l’evento su molti siti e blog. Partecipano i principali dirigenti del PD, scrittori, musicisti, attori per dare una mano a “rimettere al centro del dibattito politico e culturale il tema della scuola”. Ma ci sono dentro l’attuale tensione politica nazionale (“e della democrazia”, è stato aggiunto in corsa), un tentativo di comunicazione e mobilitazione anche in rete, le elezioni amministrative imminenti. Pier Luigi Bersani, in un appello finale la racconta così: “Tremonti e Gelmini prendano atto una volta per tutte che chi taglia oggi su scuola, ricerca e università sta tagliando il domani di un intero Paese e che il diritto all’istruzione è uno dei pilastri della nostra Carta Costituzionale. Noi non permetteremo che lo si smantelli a questo modo”.
La notte bianca della scuola. Il Partito Democratico si inventa una mobilitazione online e offline su un tema cruciale.
La catena di grandi magazzini di lusso Barneys New York, in difficoltà da tempo e in amministrazione controllata da quest’estate, ha raggiunto un accordo per vendere le sue azioni alla società Authentic Brands Group – che gestisce, tra gli altri, i marchi Corso Como, Volcom e Juicy Couture – e alla banca di investimenti B. Riley Financial, per 271 milioni di dollari (244 milioni di euro). Le difficoltà di Barneys che hanno portato all’amministrazione controllata sono legate ai rapporti con i creditori e prima ancora all’aumento degli affitti dei negozi e al calo delle vendite. La vendita si concluderà a meno che entro il 22 ottobre non arrivi un’offerta migliore: in quel caso si terrà un’asta per la vendita delle azioni il 24 ottobre. Senza altre offerte e se l’accordo con Authentic Brands Group e B. Riley Financial non dovesse poi concludersi, Barneys sarà costretta a chiudere. Il primo negozio di Barneys venne fondato a New York nel 1923: era un modesto negozio di vestiti da uomo con molti sconti e offerte, che negli anni si ingrandì e si trasformò nel posto frequentato dagli appassionati di moda, quello dove trovare le novità del momento e gli stilisti più interessanti. Contribuì a portare la raffinata moda sartoriale europea negli Stati Uniti; fu per esempio Barneys a far conoscere Armani agli americani. È citato in libri, film e serie tv come Friends, Seinfeld e soprattutto Sex and the City: in una puntata il personaggio di Carrie Bradshaw dice che «se ti comporti bene e lavori duro, poi vai a fare shopping da Barneys: è la migliore ricompensa che c’è».
La catena di grandi magazzini di lusso Barneys New York venderà le sue azioni a una società di moda e a una banca di investimenti.
Il partito +Europa ha comunicato che la candidatura di Paola Radaelli alla segreteria è decaduta per irregolarità nella raccolta delle iscrizioni. Radaelli, una sostenitrice di Matteo Salvini con idee di destra radicale, si era candidata a sorpresa alla guida del partito fondato da Emma Bonino e basato su idee europeiste e liberali. All’interno di +Europa molti avevano temuto che Radaelli intendesse cercare di scalare il piccolo partito nel corso del congresso che si svolgerà questo fine settimana a Milano. – Leggi anche: La storia della scalata ostile a +Europa
+Europa ha respinto la candidatura di Paola Radaelli, la sostenitrice di Salvini che voleva scalare il partito.
Tra settimana della moda, festival del cinema di Toronto e normali prime cinematografiche, le persone che valeva la pena fotografare questa settimana erano tantissime e a selezionarle si finisce per fare delle preferenze: in rappresentanza delle sfilate della moda di New York bastino Rihanna, le sorelle Hadid, Kate Beckinsale, Whoopi Goldberg e Nicki Minaj (ma se invece non vi bastano qui potete trovare una raccolta di quelli che erano a guardare le sfilate); dal festival di Toronto abbiamo ripescato Lady Gaga, che fa Lady Gaga; e dalle prime in giro per il mondo ci sono Emma Stone, Jane Fonda e Blake Lively con il marito Ryan Reynolds. Poi valeva la pena fotografare Yoko Ono, Ringo Starr e Jeff Bridges; il principe Harry con una macchina minuscola, Jean-Claude Juncker che si soffia il naso; i presidenti russo e cinese ai fornelli e il tennista Novak Djokovic che distribuisce ciambelle. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Celebripost. Rihanna, Ryan Reynolds, Yoko Ono ed Emma Stone, più Xi Jinping e Vladimir Putin ai fornelli, tra quelli che valeva la pena fotografare.
La 73esima edizione della Mostra del cinema di Venezia finirà questa sera, quando la giuria sceglierà il migliore tra i 20 film in concorso assegnandogli il Leone d’oro. Oltre a essere un importante concorso cinematografico – il più antico al mondo, tra l’altro – il festival di Venezia è anche e soprattutto la migliore occasione per poter vedere alcuni dei più importanti attori e registi del cinema contemporaneo, oltre a personaggi famosi che non sono attori ma che vengono a Venezia per i film e le feste del festival. Tra le migliaia di fotografie che ogni giorno sono state scattate a quelli che presentavano o guardavano film a Venezia, alcune sono state scattate in bianco e nero. Abbiamo scelto quelle che danno davvero un’aria di “celebrità” ai loro soggetti: protagonisti di foto scattate ieri o la settimana scorsa, ma che potrebbero anche sembrare degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Le foto scattate davvero in quegli anni – in bianco e nero per altri motivi – sono invece qui. Il festival di Venezia arrivò un paio d’anni dopo gli Oscar: ma in quell’occasione si assegnano dei premi, mentre quello di Venezia è un festival dove si presentano film nuovi, e piuttosto rilevante per il mondo del cinema. Il Guardian ne ha parlato come di una “rampa di lancio per gli Oscar” perché ad esempio i due Miglior film degli Oscar del 2015 e del 2016 (Birdman e Spotlight) furono presentati proprio a Venezia. La scorsa edizione del festival di Venezia fu vinta dal film venezuelano Ti guardo. Quest’anno i premi più importanti saranno assegnati da una giuria presieduta da Sam Mendes, il regista di American Beauty e degli ultimi due James Bond. Insieme a lui ci saranno l’artista e regista Laurie Anderson, lo scrittore Giancarlo De Cataldo, i registi Lorenzo Vigas e Joshuna Oppenheimer e le attrici Zhao Wei, Gemma Arterton, Nina Hoss e Chiara Mastroianni.
Venezia in bianco e nero. Le foto senza colori di quelli che sono passati di lì durante la settimana della Mostra del cinema, che finisce stasera.
Domenica 19 aprile Sky Tg24 ha diffuso un video girato a bordo della nave della Guardia Costiera libica che venerdì 17 aprile è rimasta coinvolta nel “sequestro” – come era stato inizialmente raccontato – del peschereccio italiano Airone. La vicenda è stata raccontata piuttosto confusamente da diversi giornali italiani, che avevano parlato di “attacco” e “sequestro” compiuto da “militari”, “miliziani” o anche “pirati”. Il video diffuso da Sky Tg24, la cui troupe si trovava casualmente sulla nave libica per realizzare un servizio sull’immigrazione clandestina, smentisce però queste ricostruzioni: i libici coinvolti non erano criminali, ma membri della Guardia Costiera libica. E il peschereccio italiano non sembra fuggire da un tentativo di sequestro: sembra piuttosto scappare verso l’Italia nonostante la richiesta delle autorità libiche di seguirle fino al porto di Misurata. Airone ha attraccato a Mazara del Vallo nella notte tra venerdì e sabato.
Il video di Sky Tg24 sul “sequestro” del peschereccio Airone. Una troupe di Sky si trovava a bordo della nave della Guardia Costiera libica e ha raccontato una versione della storia molto diversa da quella che circolava venerdì.
Mercoledì la società statunitense controllata dalla multinazionale brasiliana JBS, la prima al mondo nel settore della lavorazione della carne, ha fatto sapere di aver pagato 11 milioni di dollari (9 milioni di euro) come riscatto per un attacco informatico subìto la scorsa settimana. L’amministratore delegato di JBS USA, Andre Nogueira, ha detto che l’attacco ha impedito il funzionamento dei macelli negli stabilimenti degli Stati Uniti e dell’Australia per un giorno. Come l’attacco informatico dello scorso 7 maggio a danno dei sistemi della Colonial Pipeline, uno dei più grandi e importanti oleodotti degli Stati Uniti, anche questo è stato compiuto con un “ransomware”, ovvero un software malevolo installato dagli hacker che blocca alcuni dati, che vengono sbloccati solo con il pagamento di un riscatto (in inglese ransom). Secondo le indagini preliminari, nell’attacco non sarebbero stati sottratti dati aziendali né dati relativi ai dipendenti. Reuters ha scritto che secondo una persona coinvolta nelle indagini l’attacco sarebbe stato compiuto da un gruppo di hacker che ha legami con la Russia e avrebbe utilizzato il ransomware REvil, o Sodinokibi.
La multinazionale della lavorazione della carne JBS ha pagato 11 milioni di dollari di riscatto dopo un attacco informatico.
Su Repubblica di oggi c’è un’intervista a Angiola Armellini, l’imprenditrice di 56 anni accusata di aver frodato il fisco italiano per circa 2 miliardi di euro tra il 2003 e il 2012, non dichiarando di essere proprietaria di 1.243 immobili. Lo scorso 20 gennaio Armellini, erede di una celebre famiglia di imprenditori romani, era stata denunciata dalla Guardia di Finanza insieme ad altre 11 persone, tutte accusate di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. Le indagini, dirette dalla Procura di Roma e svolte dai finanzieri del Comando Provinciale, avevano mostrato come la donna fosse sempre stata «l’amministratore di fatto» di una struttura societaria molto complessa che trasferiva i capitali nel Principato di Monaco, in Lussemburgo, in Svizzera e in altri cosiddetti “paradisi fiscali”. Lunedì è corsa all’Agenzia delle Entrate. Martedì ha risposto alle domande del pubblico ministero. Ora è seduta nell’ufficio del suo avvocato, nel cuore del quartiere romano dei Parioli. Alta, un cappotto scuro, un maglioncino grigio, gli orecchini di perle, è Angiola Armellini. Erede dell’impero immobiliare creato dal padre Renato dagli anni Sessanta, è accusata da un’inchiesta della Finanza di aver nascosto al Fisco circa 2 miliardi di euro e di non aver pagato Ici e Imu per 1.243 appartamenti a Roma.
La versione di Angiola Armellini. La proprietaria di 1243 case accusata di aver frodato il fisco per circa 2 miliardi di euro si difende in una lunga intervista su Repubblica («Gli immobili non possono essere fantasmi»).
La Procura di Avellino ha chiuso l’indagine bis iniziata dopo che nel 2013 quaranta persone morirono perché un pullman uscì di strada sul viadotto Acqualonga, in Irpinia. La procura ha deciso, scrive Irpinia News, «il sequestro preventivo delle barriere bordo-ponte installate su 12 viadotti autostradali» della A16, che collega Napoli e Canosa. I viadotti, che al momento continuano a essere aperti al traffico, si trovano tra le uscite di Baiano e Benevento. L’inchiesta bis riguarda la manutenzione del tratto autostradale e, in particolare, delle barriere laterali alla strada. Nel 2013 il pullman precipitò infatti dopo aver sfondato proprio una di quelle barriere. Oltre a quello di Acqualonga, i ponti alle cui barriere sono stati posti i sigilli sono quelli di Pietra Gemma, Carafone, Vallonato I e II, F.Lenza Pezze, Scofeta Vergine, Sabato, Boscogrande, Francia, Vallone del Duca e Del Varco. Tre dirigenti di Autostrade per l’Italia sono stati iscritti nel registro degli indagati.
La Procura di Avellino ha chiuso l’indagine bis iniziata dopo che nel 2013 quaranta persone morirono perché un pullman uscì di strada su un viadotto in Irpinia.
Mentre stavano assistendo a una partita di cricket sul campo di Uxbridge, vicino Londra, Jan Marszel e Richard Haynes erano pronti a veder arrivare una palla, non certo un meteorite. I due si stavano godendo qualche birra in attesa di vedere il lancio successivo del Sussex contro il Middlesex quando qualcosa è precipitato al suolo: una roccia proveniente dallo spazio grande qualche centimetro e risalente a circa 4,5 miliardi di anni fa. Il Daily Telegraph ha raccolto la testimonianza di Jan, un consulente informatico:
È una palla! No, è un meteorite. I meteoriti cadono davvero: uno ha mancato di poco due spettatori su un campo da cricket in Gran Bretagna.
Negli ultimi 250 anni si sono estinte quasi 600 specie di piante, secondo una nuova analisi basata sulle estinzioni della flora di cui si ha certa documentazione. I ricercatori, che hanno pubblicato il loro studio su Nature Ecology and Evolution, hanno stimato che l’estinzione delle piante stia avvenendo 500 volte più velocemente di quanto ci si aspetterebbe dai normali cicli che le portano a estinguersi in assenza delle attività umane. Nel complesso, nel periodo di tempo analizzato si sono estinte il doppio delle specie di piante rispetto a quelle di uccelli, mammiferi e anfibi messe insieme. Le piante sono tra gli esseri viventi più diffusi sul pianeta, anche se si stima che comprendano poco più di 300mila specie, rispetto ai 7,7 milioni stimati di specie di animali (quelle di mammiferi stimate sono 5.450) e ai 600mila di funghi. Nonostante siano molto diffuse e facciano parte – in un modo o nell’altro – dell’esistenza di tutti noi, è raro che qualcuno sappia citare il nome di una specie di pianta estinta, mentre sa farlo per diversi mammiferi e uccelli (il dodo è tra i più citati, di solito). Lo scorso maggio, inoltre, un rapporto delle Nazioni Unite ha stimato che oltre un milione di specie animali e di piante sia a rischio di estinzione in tempi molto più rapidi del previsto.
L’estinzione delle piante. In 250 anni sono scomparse quasi 600 specie: è il doppio delle specie estinte di mammiferi, uccelli e anfibi messe insieme.
Google celebra nel suo doodle di oggi – che compare sulla homepage del motore di ricerca al posto del logo classico – il calendario gregoriano, cioè il calendario che usiamo ancora oggi in buona parte dell’Occidente. Il disegno del doodle ricorda quindi il passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano avvenuto nei primi giorni di ottobre del 1582. Il cambiamento consentì di mettere ordine nella scansione e nel calcolo del tempo, utilizzando un metodo più preciso per tenere il conto dei giorni in base alla durata dell’anno solare. Da 434 anni, il calendario gregoriano viene usato in molte parti del mondo ed è diventato il principale sistema di riferimento per la datazione dei giorni. Fu papa Gregorio XIII a imporre il cambio di calendario nel 1582 con la bolla papale Inter gravissimas, per affrontare e risolvere il problema del calendario giuliano che aveva portato a uno sfasamento nel conteggio dei giorni rispetto a quello delle stagioni (regressione dell’equinozio di primavera). Il calendario giuliano prevedeva che fossero contati come bisestili gli anni la cui numerazione è un multiplo di 4, per assecondare meglio la durata dell’anno solare (il tempo che impiega la Terra per compiere un giro intorno al Sole): un anno medio durava qundi 365 giorni e 6 ore, che però non corrispondeva con sufficiente esattezza e a quella dell’anno solare, che durava 11 minuti e 14 secondi in meno. Il calendario giuliano aveva quindi fatto accumulare un giorno di ritardo ogni 128 anni, sfalsando i calcoli per stabilire gli eventi dell’anno liturgico a partire dalla Pasqua, la cui data è stabilita calcolando la prima domenica dopo il plenilunio di primavera. Nel 1582, lo sfasamento era tale che la primavera astronomica sul calendario giuliano non iniziò il 21 marzo, ma dieci giorni prima.
Il doodle di Google dedicato al calendario gregoriano. Fu introdotto 434 anni fa da papa Gregorio XIII per rimettere ordine nel calcolo del tempo, e in quell'ottobre si saltarono dieci giorni.
L’agenzia di rating Fitch ha comunicato ieri sera, poco dopo la chiusura della borsa italiana, di aver abbassato il rating sui titoli di stato italiani a BBB+ con outlook negativo (cioè considerando probabile un ulteriore peggioramento della situazione). Ora il debito italiano, secondo Fitch, ha un rating pari a quello del Kazakistan, della Thailandia e dell’Irlanda. Fitch aveva declassato il debito italiano l’ultima volta nel gennaio 2012. La causa principale della decisione, scrive Fitch nelle sue motivazioni, è il risultato inconcludente delle elezioni: l’incertezza politica renderà più difficile intraprendere le riforme politiche necessarie. «Un governo debole – scrive Fitch – può essere più lento e meno abile a rispondere a uno shock economico domestico o esterno». Conta anche la recessione, che viene descritta come una delle più profonde d’Europa. Fitch prevede che nel corso del 2013 il rapporto debito PIL arriverà al 130%, mentre il PIL si contrarrà dell’1,8%.
Fitch ha declassato i titoli di stato italiani. A BBB+, con prospettive negative: la causa sono le elezioni inconcludenti e la recessione che continuerà anche l'anno prossimo.
Da più di due anni Facebook sta offrendo denaro ad alcuni suoi iscritti, con età compresa tra i 13 e i 35 anni, in cambio dell’installazione sui loro smartphone di un software che consenta di tenere traccia di tutte le loro attività: dallo scambio di messaggi al tipo di applicazioni che utilizzano, e per quanto tempo. Questo risultato, spiega una lunga inchiesta del sito di tecnologia TechCrunch, è reso possibile dall’installazione volontaria di una VPN (Virtual Private Network) che analizza tutti i dati scambiati online dagli smartphone su cui è installata. Il software, chiamato “Facebook Research”, è disponibile su Android e fino a poche ore fa lo era anche su iOS, ma è stato ritirato da Facebook in seguito alla pubblicazione dell’articolo di TechCrunch, dove si dice che il sistema violava le regole sui termini d’uso e per gli sviluppatori di Apple per il suo sistema operativo. Non è chiaro quanto sia esteso il programma di sorveglianza messo in piedi da Facebook, ma sappiamo che dura almeno da due anni nell’attuale forma e che prima ancora veniva gestito attraverso altri sistemi. Il primo risale al 2014, quando Facebook acquisì per 120 milioni di dollari la società Onavo, specializzata nel controllo del traffico scambiato dai dispositivi tramite VPN. La sua app prometteva di ridurre la quantità di dati utilizzati durante la navigazione e di proteggere gli smartphone da “siti potenzialmente pericolosi”. Al tempo stesso, però, forniva molte informazioni a Facebook sulle abitudini di navigazione e l’utilizzo delle applicazioni concorrenti da parte degli utenti.
Facebook paga gli utenti per spiare i loro smartphone. Circa 20 dollari al mese, anche ai minorenni, in cambio del totale accesso alle loro attività sul telefono, ha scoperto TechCrunch.
Il catalogo di Netflix cambia ogni giorno: qualcosa di nuovo arriva e qualcos’altro viene tolto. La maggior parte dei nuovi film, documentari o serie tv è però inserita nei primi giorni di ogni mese, che è anche il momento in cui Netflix comunica alcune delle nuove cose che arriveranno nei giorni seguenti, in genere le più importanti. Come ogni mese, abbiamo scelto le migliori novità. Il mese inizia subito con alcuni ottimi film, tra cui L’infernale Quinlan di Orson Welles. Ad agosto su Netflix arriveranno anche un paio di Bridget Jones, i primi episodi della nuova stagione di Better Call Saul e la seconda stagione di Ozark. La serie più attesa è però Disincanto, creata da Matt Groening. Ci sono poi cose più piccole, ma molto interessanti: un documentario su tutti quelli che vogliono fare Napoleone in una rievocazione storica, una serie sui 72 animali più temibili d’Asia, una serie messicana su una famiglia di fioristi e una serie poliziesca polacca.
Netflix: le novità di agosto sul catalogo italiano. "Disincanto", "L'infernale Quinlan", i primi episodi della nuova stagione di "Better Call Saul" e la seconda stagione di "Ozark", ma non solo.
Nel weekend del 21 e 22 luglio si è tenuto il Comic-Con di San Diego, il più importante evento al mondo per quanto riguarda i film, le serie tv e i fumetti fantasy, di fantascienza o di supereroi, anche se da un po’ di anni è diventato in generale uno degli appuntamenti annuali più rilevanti della cultura pop statunitense. Il Comic-Con è pieno di panel e incontri con attori, registi, autori e molti altri pezzi grossi dell’industria cinematografica mondiale, ma la cosa più attesa, per chi non ci va di persona, sono i trailer che vengono presentati durante i quattro giorni della convention, a volte a sorpresa. Abbiamo raccolto i più belli, i più interessanti e i più strani visti quest’anno, con dentro supereroi, mostri giganti e maghi.
I migliori trailer del Comic-Con di San Diego. Dal nuovo Godzilla alla serie animata di Matt Groening, dal sequel di “Split” alle prime immagini di “Aquaman”.
Ieri sera il presidente del Consiglio Mario Monti è volato a Bruxelles, anticipando la sua partenza dall’Italia prevista per oggi. Monti oggi è a Parigi per incontrare il primo ministro francese François Fillon e il presidente francese Nicolas Sarkozy, e il prossimo 11 gennaio sarà in Germania. I giornali italiani scrivono che la partenza anticipata è stata motivata anche dalla pessima giornata di ieri per la borsa italiana, che ha perso il 3,65 per cento, con lo spread tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi che è salito sensibilmente fino a quota 523 punti base. Secondo il Corriere della Sera, Monti è andato a Bruxelles per incontrare i diplomatici che stanno lavorando alle modifiche che l’Italia proporrà al nuovo trattato tra i paesi dell’Unione Europea, con l’unica eccezione del Regno Unito, che è stato deciso nella riunione dei capi di stato europei dell’8-9 dicembre 2011.
I viaggi di Monti. Il presidente del Consiglio ieri era a Bruxelles, oggi a Parigi, poi andrà in Germania: che cosa proverà a ottenere nelle trattative per il nuovo accordo europeo.
Il 27 giugno Google ha aggiornato con nuove immagini a una più alta risoluzione le sue mappe satellitari, quelle che si posso vedere su Google Maps e Google Earth. Le immagini sono state scattate dal satellite Landsat 8, lanciato in orbita nel 2013 (se nell’ultimo periodo avete cambiato macchina è possibile che nel vialetto di casa vediate quella nuova). Fino al 2013 le fotografie di Google Earth e Google Maps erano state fatte da Landsat 7: meno potente e più lento di Landsat 8, il quale fa anche il doppio delle foto del suo predecessore. Dal 2003 Landsat 7 aveva avuto un problema di hardware e la conseguenza era stata che certe fotografie avevano delle fastidiose linee diagonali che le attraversavano e ne rovinavano la qualità. Per scegliere quali foto di Landsat 8 caricare online, Google ha analizzato un petabyte di immagini: cioè un milione di gigabyte di immagini, più di 700mila miliardi di pixel. Google ha spiegato che «per mettere le cose in prospettiva, 700mila miliardi è un numero settemila volte superiore a quello delle stelle della Via Lattea e di settanta volte superiore al numero stimato di galassie nell’Universo». Google Maps è invece usato da un miliardo di persone ogni mese e The Atlantic lo definisce «il più diffuso atlante mai creato»: le nuove immagini sono già disponibili per alcuni utenti, altri le vedranno entro questa settimana. Landsat 7 e Landsat 8 fanno parte di un programma congiunto della NASA e dello USGS (United States Geological Survey): è attivo dal 1972 e serve soprattutto a monitorare i cambiamenti della superficie terrestre, dovuti all’impatto dell’uomo e ai cambiamenti climatici.
Google ha aggiornato Maps, con immagini più definite, più nitide e più belle. Le ha scattate il satellite Landsat 8, lanciato in orbita nel 2013, e sono già disponibili per alcuni utenti.
Apple non ha pagato imposte su decine di miliardi di dollari che ha ricavato fuori dagli Stati Uniti negli ultimi quattro anni. Lo ha scoperto una commissione d’inchiesta del Senato degli Stati Uniti, che ha esaminato a lungo la struttura della società e che oggi, martedì 21 maggio, presenterà i risultati dell’indagine. Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple, dovrebbe testimoniare in Senato. La commissione non ha riscontrato comunque niente di illegale nei comportamenti di Apple, e nemmeno niente di insolito relativamente alle pratiche di altre grandi società. Secondo la commissione del Senato, Apple ha approfittato del funzionamento del sistema fiscale statunitense e di quello irlandese per pagare poco o niente in imposte su 74 miliardi di dollari negli ultimi quattro anni, attraverso un complesso sistema di società con sede all’estero. L’azienda non ha messo in discussione quanto riscontrato dal Senato ma ha precisato che paga negli Stati Uniti le tasse sui ricavi prodotti negli Stati Uniti – sei miliardi di dollari solo nel 2012, uno dei più grandi contribuenti americani – e paga all’estero le tasse su quanto prodotto all’estero.
Apple aggira le tasse? una commissione d'inchiesta del Senato americano ha ricostruito le pratiche - tutte legali - con cui l'azienda quasi non paga imposte sui ricavi realizzati all'estero.
È morto a 86 anni Richard Williams, animatore canadese noto principalmente per aver diretto le animazioni di Chi ha incastrato Roger Rabbit, il celebre film metà cartone e metà con attori in carne e ossa del 1988. Williams aveva vinto due dei quattro premi Oscar assegnati al film: quello per i migliori effetti speciali e soprattutto un premio speciale assegnatogli per aver diretto le animazioni. Ne aveva già vinto uno nel 1973 per il miglior cortometraggio animato, A Christmas Carol. In carriera Williams si era anche dedicato alle animazioni dei titoli di testa di diversi film, come Ciao Pussycat e Dolci vizi al foro, ed era noto tra gli appassionati anche per il suo lungometraggio animato fantasy The Thief and the Cobbler, che ebbe una storia travagliata e non fu mai concluso.
È morto Richard Williams, l’animatore del film “Chi ha incastrato Roger Rabbit”.
L’artista Marina Abramovic è stata aggredita nel cortile di Palazzo Strozzi, a Firenze, dove si trovava per firmare autografi in occasione della mostra The Cleaner, inaugurata due giorni fa. Un uomo le ha tirato in testa un quadro – incorniciato ma senza vetro, secondo quanto scrive il Corriere Fiorentino – che raffigurava la stessa Abramovic. L’artista serba naturalizzata statunitense non si è fatta nulla, mentre l’uomo è stato arrestato e potrebbe essere incriminato per violenza privata. Si chiama Vaclav Pisvejc ed è un sedicente artista ceco già noto a Firenze: nel 2012 aveva tappezzato l’ex convento di Sant’Orsola, nel centro della città, con finti dollari; nel 2014 si era sdraiato nudo in via Zannetti, vicino al Duomo, e nel 2015 addirittura dentro la chiesa.
Un uomo ha tirato un quadro in testa a Marina Abramovic dentro a Palazzo Strozzi, a Firenze.
In gran parte del mondo i cinema sono chiusi. E anche dove sono aperti, quasi sempre mancano grandi e nuovi film da mostrare. Dopo Tenet, arrivato in sala il 26 agosto, nessun altro film importante è arrivato nei cinema. Alcuni sono usciti o usciranno in streaming – con un costo extra rispetto all’abbonamento (è il caso del nuovo Mulan) oppure come parte del pacchetto esistente (è il caso del nuovo Borat). Per moltissimi altri, l’uscita è slittata al prossimo anno, anche se – come hanno mostrato gli ultimi mesi – ogni data di uscita annunciata è tutt’altro che sicura. Mentre i cinema sono fermi, il cinema – inteso come settore produttivo – si sta però muovendo, e sia in Italia che all’estero in certi set il lavoro è ricominciato. Seppur con tempi e costi più alti rispetto al passato, e con pochissime certezze su quello che succederà nei prossimi mesi, su come saranno i film che vedremo, e su dove li vedremo. Prima di arrivare alle produzioni in corso, uno sguardo al recente passato.
I cinema sono chiusi, il cinema no. Diverse produzioni sono ripartite, ma la pandemia sta cambiando tempistiche, regole sul set, format e tematiche: si parlerà anche di coronavirus?.
I lavori per il passante ferroviario e la nuova stazione dell’alta velocità di Firenze riprenderanno entro la fine del 2020. A comunicarlo è RFI (Rete ferroviaria italiana), l’azienda pubblica controllata da Ferrovie dello Stato che gestisce le infrastrutture ferroviarie nazionali. RFI è subentrata a Nodavia nella gestione dei lavori attraverso la Infrarail Firenze Srl, una società costituita appositamente e totalmente controllata da RFI. Il cantiere, “il grande buco di Firenze“, inizia sull’argine del Mugnone, un piccolo affluente dell’Arno, e finisce mezzo chilometro più a nord, all’altezza di via Circondaria, nella zona settentrionale del capoluogo toscano, a meno di due chilometri dal Duomo. Il progetto è iniziato nel 1996 e permetterebbero di aumentare il numero di treni per pendolari liberando i binari esistenti da quelli ad alta velocità, di diminuire il traffico in parte della città e di rivitalizzare l’area di Firenze nord, oltre a ridurre di una decina di minuti i tempi di percorrenza del tratto Bologna-Roma.
Entro la fine dell’anno riprenderanno i lavori per la realizzazione della nuova stazione dell’alta velocità di Firenze.
Airbus, il più grande costruttore europeo di aeroplani, ha cominciato una collaborazione con Zodiac Aerospace, una società del gruppo Safran che si occupa di arredi per aerei, per sviluppare dei moduli per dormire da mettere nelle stive degli aerei. Il progetto è stato presentato il 10 aprile alla Aircraft Interiors Expo di Amburgo, in Germania. Se ne sa ancora poco, ma l’idea sarebbe offrire ai passeggeri che devono fare viaggi molto lunghi la possibilità di dormire in modo più confortevole rispetto a quello permesso dai sedili reclinabili di prima classe. Nelle immagini diffuse da Safran e Airbus i moduli sono bianchi e luminosi, i letti sono a castello e non si vedono cinture di sicurezza, ma barriere che probabilmente hanno una funzione simile. .@Airbus and @ZodiacAerospace enter into a partnership for new lower-deck sleeping facilities ? https://t.co/yteDQWiGbM pic.twitter.com/ZViVgB3yFs
Airbus vuole mettere letti nelle stive degli aerei. Per i voli più lunghi, per far dormire i passeggeri in modo più comodo: le compagnie aeree potranno farne richiesta a partire dal 2020.
Dismaland – il “parco dei divertimenti” creato dall’artista Banksy vicino a Bristol, in Inghilterra – chiude oggi, domenica 27 settembre, alle 23 italiane (le 22 in Inghilterra). Dismaland ha aperto il 22 agosto e da allora molti giornali e siti di news ne hanno parlato, raccontando cosa succede dentro il parco e mostrandone le “attrazioni”. Le autorità di Weston-super-Mare – la località balneare del Somerset in cui è stato allestito il parco – hanno detto che sono stati circa 150mila i turisti che hanno scelto di andare nel Somerset grazie a Dismaland: il Post ha fotografato alcuni di loro (quelli con le “divise” rosa e la faccia volutamente annoiata sono invece gli addetti del parco). I biglietti per visitare Dismaland costavano molto poco – solo tre sterline – ma una volta messi online sono finiti in pochi minuti. Nei giorni scorsi si era ipotizzato che l’apertura del parco potesse essere estesa o che Dismaland potesse essere spostato e riaperto in una nuova località. Un comunicato pubblicato sul sito di Dismaland la mattina del 27 settembre ha però spiegato che non sarà così: Dismaland chiuderà definitivamente e gran parte delle sue strutture saranno smantellate e inviate alla cosiddetta “giungla” di Calais, in Francia. La “giungla” di Calais è una grande baraccopoli abusiva costruita dai migranti che da Calais provano ad arrivare in Gran Bretagna. Il sito di Dismaland spiega che le attrezzature del parco serviranno a costruire strutture per i migranti.
L’ultimo giorno di Dismaland. Chiude dopo poco più di un mese il parco dei "divertimenti" dell'artista Banksy: sarà smantellato e le sue strutture usate per costruire "rifugi" per i migranti a Calais.
I delegati riuniti a Durban per la 17esima Conferenza mondiale sul clima organizzata dall’Onu (COP17) hanno raggiunto nella notte un’intesa «storica», secondo il presidente della conferenza e ministro degli esteri sudafricano Maite Nkoana-Mashabane. È stato un compromesso in extremis, visto che i lavori si sarebbero dovuti concludere teoricamente venerdì. Ma i rappresentanti dei vari paesi hanno negoziato per altre 36 ore, fino alle 4.30 (ora italiana) di domenica. L’accordo prevede innanzitutto il rinnovo del protocollo di Kyoto, che scade il 1 gennaio 2013. A Durban, invece, si è stabilito che debba durare fino ad un massimo di altri cinque anni, anche se Russia, Canada e Giappone non hanno accettato questa decisione. Ma soprattutto, la Conferenza ha deciso che tutti i paesi dovranno arrivare, entro il 2015, a un accordo più severo contro le emissioni di carbonio. Il piano era stato inizialmente definito come una vera e propria roadmap, con date e impegni stabiliti con precisione, per la quale hanno insistito l’Unione Europea, le piccole isole dell’AOSIS (Alliance of Small Island States, per la maggior parte nel Pacifico e nella zona caraibica) e il blocco dei paesi meno sviluppati, i cosiddetti LDC (Least Developed Countries).
L’accordo di Durban. Il rinnovo del protocollo di Kyoto, un "Fondo Verde" per i paesi più poveri e un nuovo piano contro le emissioni entro il 2020 (troppo tardi?).
Va in scena stasera la Prima del Lohengrin di Richard Wagner. Ci sarà Mario Monti, ma non il presidente della Repubblica: il 3 dicembre ha scritto una lettera al direttore d’orchestra Daniel Baremboim in cui spiegava le ragioni della sua assenza. Le prove della rappresentazione si sono chiuse stamattina, in presenza del regista Claus Guth. – Richard Wagner, raccontato da Filippo Facci
Le prove del “Lohengrin” di Wagner. Un po' di foto per vedere scenografia e protagonisti dell'opera in scena alla Scala questa sera.
È cominciato da due giorni il Festival di Glastonbury: 175.000 persone da tutta Europa si sono radunate nel paesino di Pilton, nella contea inglese del Somerset, per assistere alle numerose esibizioni artistiche – musicali, teatrali e non solo – che si svolgeranno fino a domenica. Le esibizioni più attese iniziano da stasera, quando saliranno sul Pyramid Stage, il palco principale, i Coldplay, Beyoncé e gli U2. E i Radiohead, annunciati all’ultimo momento. Nell’attesa, gli spettatori sono lì che si riposano sulle amache, che suonano e che si aggirano tra le tende per fare amicizia, osservando il tramonto dal grande accampamento colorato. Il Festival di Glastonbury è il più importante a livello musicale in tutta Europa. La prima edizione è del 1970, quando 1500 persone pagarono una sterlina per piantare la loro tenda e assistere a due giorni di concerti: suonavano Marc Bolan, Keith Christmas, gli Stackridge, Al Stewart, i Quintessence. A partire dagli anni Ottanta il Glastonbury è diventato un evento con ricorrenza annuale, con un’area dedicata ai bambini, introiti economici (devoluti in gran parte in beneficenza) e un nome riconosciuto a livello internazionale.
Le foto di una sera a Glastonbury. Tende, amache, chitarre, e il sole che tramonta sul festival musicale più importante d'Europa.
A partire dal prossimo martedì 10 aprile, Uber sospenderà il suo servizio UberX in Grecia, in seguito all’approvazione di una nuova legge per regolamentare il settore dei servizi con autista nel paese. UberX non sarà disponibile fino a quando la società non avrà trovato “una soluzione appropriata”. Il servizio UberTaxi, che utilizza invece taxisti locali con licenza, continuerà a essere offerto. La decisione riguarda soprattutto la città di Atene, dove UberX è attivo ormai da diverso tempo. Si stima che dal 2015 a oggi l’app di Uber sia stata usata per prenotare circa 450mila viaggi in automobile con autista.
Uber sospenderà parte dei suoi servizi in Grecia.
Sulla Stampa di oggi c’è un articolo di Francesco Ferrari e Simone Gallotti che racconta come il porto di Genova, il più grande d’Italia (per quello di Trieste però transitano più merci) e uno dei principali d’Europa, si sia fatto sottrarre negli ultimi anni molto traffico e mercato dal porto di Rotterdam, nei Paesi Bassi. La ragione principale è l’efficiente linea ferroviaria che collega il porto di Rotterdam con la Germania e con l’Asia, e negli ultimi mesi anche l’apertura della galleria del San Gottardo, il più lungo tunnel ferroviario al mondo, che dovrebbe fare parte di una più ampia linea ferroviaria che colleghi proprio Genova e Rotterdam ma che almeno fino al 2012 mancherà ancora del tratto tra il San Gottardo (cioè poco oltre il confine con la Svizzera) e la Liguria. Un’altra infrastruttura che manca e che penalizza il porto di Genova è il Terzo valico, la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Tortona con Genova, sulla tratta Genova-Milano. Ogni settimana quasi trecento treni merci affollano la rete ferroviaria che collega il porto di Rotterdam all’Europa. Si spostano soprattutto lungo la Betuweroute, la «strada ferrata» che in meno di tre ore consente ai treni di raggiungere la Germania. Ma possono arrivare anche a Chengdu, in Cina, toccando Mosca, e attraversare il Kazakistan: il viaggio è lungo ottomila chilometri e dura quindici giorni, la metà rispetto al tempo di percorrenza di una nave portacontainer.
I problemi del porto di Genova. Un articolo sulla Stampa racconta che a causa dei carenti collegamenti ferroviari ha perso terreno rispetto al porto di Rotterdam, più conveniente.
Martedì 19 gennaio, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha concordato con i presidenti degli stati federati un’estensione del lockdown in Germania fino al prossimo 14 febbraio, con l’adozione di ulteriori limitazioni per provare a ridurre la diffusione della pandemia. La quantità di nuovi contagi è diminuita negli ultimi giorni, ma Merkel ha spiegato che non si possono correre rischi, soprattutto in questa fase di diffusione della cosiddetta “variante inglese” (B.1.1.7), che rende il coronavirus più contagioso. Le preoccupazioni sulla diffusione in Europa della variante sono condivise da esperti e virologi, che in questi giorni hanno segnalato la necessità di tracciarne meglio la circolazione per isolarla più efficacemente. Il problema riguarda anche l’Italia, dove finora sono stati eseguiti pochi sequenziamenti per rilevare l’eventuale presenza della variante. B.1.1.7 B.1.1.7 è ritenuta tra le principali responsabili del marcato aumento di nuovi casi positivi rilevati nel Regno Unito nelle ultime settimane. Solo nell’ultima settimana nel paese sono stati rilevati oltre 300mila nuovi contagi, e ci sono stati oltre 8.200 decessi riconducibili alla COVID-19 (in Italia negli ultimi sette giorni ci sono stati circa 81mila nuovi casi e oltre 2.800 morti).
Stiamo cercando poco la “variante inglese” del coronavirus. Ed è un problema per capire se e quanto si sia diffusa fuori dal Regno Unito, dove ha causato un grande aumento dei casi positivi.
Loro, il film di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi, sarà diviso in due parti: la prima, Loro 1, sarà nei cinema dal 24 aprile; la seconda, Loro 2, uscirà il 10 maggio. Berlusconi è interpretato da Toni Servillo e in un trailer pubblicato oggi, giovedì 29 marzo, lo si sente cantare “Malafemmena” e lo si vede solo da lontano, alla fine. Tutti quelli che lo ascoltano sono fermi, zitti e in ammirazione.
“Loro”, il film di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi, sarà diviso in due film: il primo uscirà il 24 aprile.
I Walt Disney Studios hanno licenziato il regista James Gunn dopo che sono stati scoperti alcuni suoi vecchi tweet considerati offensivi. Gunn avrebbe dovuto occuparsi della sceneggiatura e della regia del film di supereroi Marvel Guardiani della Galassia Vol. 3, dopo aver scritto e diretto i primi due film della serie nel 2014 e nel 2017. Il sito di news americano Daily Caller ha raccolto alcuni tweet pubblicati su Twitter tra il 2008 e il 2009 in cui Gunn fa battute su stupro, pedofilia, Olocausto e attentati dell’11 settembre, che il presidente dei Walt Disney Studios Alan Horn ha giudicato “indifendibili e incoerenti con i valori del nostro studio”. Uno dei tweet dice: “La cosa migliore dell’essere stuprati è quando hai finito di essere stuprato: è tipo, ‘fiu, quanto è bello non essere stuprato!'”.
Disney ha licenziato il regista della serie dei “Guardiani della Galassia” James Gunn per via di alcuni vecchi tweet.
Il 10 maggio è uscito per PlayStation 4 Uncharted 4: la Fine di un ladro, uno dei videogiochi più attesi dell’anno. È il quarto e in teoria ultimo capitolo della serie dedicata alle avventure di Nathan Drake, un archeologo/ladro che cerca tesori antichi in giro per il mondo. In Uncharted 4 bisogna guidare automobili, scalare palazzi, risolvere enigmi e affrontare sparatorie: ma soprattutto bisogna seguire la storia, la vera ragione per cui Uncharted 4 si distingue da buona parte delle altre uscite previste per il 2016 nel settore dei videogiochi. Trama, dialoghi e recitazione sono molto curati e costituiscono la parte più importante e apprezzata del gioco. Molte delle circa 27 ore di durata di Uncharted 4 sono dedicate alle animazioni in cui il giocatore assiste senza intervenire allo svolgersi della storia, una delle più convincenti e coinvolgenti che siano mai state realizzate, secondo gran parte dei critici. Che cos’è Uncharted 4 è il quarto capitolo della serie Uncharted, che ha esordito nel 2007 su Playstation 3.I game director del gioco – cioè, semplificando, l’equivalente dei registi – sono Neil Druckmann e Bruce Straley, che erano stati anche gli autori di The Last of Us, un gioco del 2013 (di zombie, ma che in realtà parlava di tantissime cose) che è considerato tra i migliori mai realizzati. È un gioco d’azione in terza persona: il giocatore segue cioè il protagonista da un’inquadratura alle spalle del protagonista (come nella serie Tomb Raider, alla quale per molti versi si ispira Uncharted). Uncharted 4 è un videogioco a struttura lineare: a differenza della maggior parte dei giochi d’azione prodotti negli ultimi anni (come GTA V, Fallout e The Division), il giocatore non ha a disposizione un intero mondo da esplorare a piacimento, ma deve seguire i binari di una trama preparata dagli sviluppatori.
Perché “Uncharted 4” è un gran videogioco. Era uno più attesi dell'anno, e sta piacendo tantissimo ai critici: parla di un cacciatore di tesori e le cose più belle succedono quando non si sta giocando.
Venerdì 25 novembre ci sarà uno sciopero che coinvolgerà i treni e i mezzi pubblici in tutta Italia e che potrebbe causare notevoli problemi a chi dovrà mettersi in viaggio. Lo sciopero riguarderà principalmente tutto il trasporto ferroviario nazionale ma anche ATAC, la società che gestisce il trasporto pubblico a Roma. Avrà durate e modalità diverse, per treni e per il trasporto pubblico locale, e ci saranno come sempre delle fasce di servizio garantite. Lo sciopero nazionale dei treni è stato proclamato dai sindacati CUB Trasporti, SGB Sindacato Generale di Base, USB Lavoro Privato Trasporti e il CAT Coordinamento Autorganizzato Trasporti. Allo sciopero potrà aderire il personale appartenente al Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Trenord e Ntv, la società che gestisce i treni Italo. Lo sciopero durerà da mezzanotte di giovedì 24 fino alle 21 di venerdì 25 novembre e potrà causare ritardi, variazioni o cancellazioni di treni regionali, suburbani e la lunga percorrenza. Trenitalia ha pubblicato sul suo sito una lista dei treni cancellati, tra cui anche alcuni treni la cui partenza era prevista per la sera di giovedì 24 novembre. Trenitalia specifica anche che le Frecce circoleranno regolarmente. Durante lo sciopero sono comunque previste due fasce di garanzia tra le ore 6 e le ore 9 di mattina e tra le ore 18 e le ore 21. Per quanto riguarda i treni di Trenord saranno coinvolti nello sciopero anche i collegamenti aeroportuali “Milano Cadorna/Milano Centrale – Malpensa Aeroporto” e “Malpensa Aeroporto – Bellinzona” per i quali sono previsti autobus sostitutivi. A Roma invece sarà garantito il collegamento fra Roma Termini e l’aeroporto di Fiumicino, con il treno “Leonardo Express” o con autobus sostitutivi. Anche Ntv ha pubblicato una lista dei treni Italo che circoleranno venerdì 25 novembre nonostante lo sciopero.
Le cose da sapere sullo sciopero dei treni di venerdì 25 novembre. Riguarderà treni e mezzi pubblici e saranno previste le solite fasce garantite: gli orari e le altre cose da sapere.
Secondo i maggiori studi, i paesi che più al mondo rispettano l’uguaglianza di genere sono tutti nel nord Europa: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia (ma anche Danimarca). Questi paesi, però, sono anche quelli in cui si registra il maggior numero di violenze domestiche contro le donne. Questa contraddizione viene chiamata “paradosso nordico” e si basa su una premessa che viene data per scontata: e cioè che la disuguaglianza di genere sia una delle cause più importanti della violenza contro le donne. È un’opinione supportata dalle organizzazioni che soprattutto a livello istituzionale si occupano di violenza domestica, dalla letteratura internazionale e anche dal senso comune: ed è per questo che le iniziative per prevenire la violenza contro le donne si basano spesso sull’idea che per essere efficaci devono affrontare la disuguaglianza di potere nelle relazioni di genere. Del paradosso nordico, come spiegano sulla Harvard Political Review, si sono recentemente occupati Enrique Gracia, professore di psicologia sociale all’Università di Valencia, e Juan Merlo, docente di epidemiologia sociale all’Università di Lund, in uno studio pubblicato nel novembre del 2017 sulla rivista Social Science & Medicine. I due professori affermano innanzitutto che – nonostante questo paradosso sia uno dei problemi più sorprendenti all’interno del loro campo di studio – è un tema che viene considerato molto poco: non è oggetto di ricerca quanto invece dovrebbe e rimane, di fatto ancora oggi, senza una spiegazione. Il loro articolo suggerisce anche come una migliore comprensione di questo paradosso possa essere fondamentale per capire, prevenire e fermare la violenza contro le donne.
Il “paradosso nordico”. Perché i paesi che rispettano di più l’uguaglianza di genere sono gli stessi in cui ci sono più violenze contro le donne? Non è solo una questione di libertà di denunciare: è sbagliata la premessa.
La fornitura di armi ai paesi in via di sviluppo ha raggiunto l’anno scorso il livello più alto dal 2004: ne sono state vendute per 28 miliardi di dollari, circa il 60 per cento delle vendite totali. I principali fornitori di armi al mondo, come mostra il grafico dell’Economist, sono gli Stati Uniti e la Russia che hanno fornito, insieme, due terzi delle armi in possesso dei paesi in via di sviluppo. (Perché serve un trattato sulle armi)
Chi vende più armi ai paesi emergenti? e a chi ne hanno vendute di più gli Stati Uniti? Le risposte in un grafico dell'Economist.
Ieri sera il governo ha avvertito la cooperativa che gestisce un centro per migranti a Castelnuovo di Porto, a nord di Roma, che la struttura dovrà chiudere entro il 31 gennaio. I 503 ospiti verranno divisi in base alla loro condizione: le persone che stanno aspettando una risposta alla loro domanda di protezione verranno spostati in CAS – centri di emergenza – mentre circa 150 persone che hanno un permesso di soggiorno per motivi umanitari per effetto del recente decreto sicurezza non possono essere spostati in alcuna struttura, e finiranno per strada. La motivazione della chiusura del centro non è ancora chiara, anche se alcuni politici locali della Lega – il cui segretario Matteo Salvini è ministro dell’Interno – hanno accusato la struttura di essere un covo di spacciatori, senza fornire prove. Il centro che verrà chiuso è un Centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA), un tipo di struttura gestita direttamente dal ministero dell’Interno attraverso le prefetture. In Italia non ce ne sono moltissimi: sono strutture un po’ a metà fra i centri di emergenza – i CAS – e il circuito della seconda accoglienza, cioè quello degli SPRAR, considerato quello più virtuoso. Ospitano decine di persone, perlopiù richiedenti asilo la cui situazione non è ancora ben definita, e sono di medio-grandi dimensioni. Proprio a causa delle loro dimensioni sono spesso difficili da gestire, nonostante in teoria dovrebbero rivolgersi a persone vulnerabili come i richiedenti asilo.
Il governo ha chiuso un grosso centro per migranti, e non si capisce perché. Si trova a Castelnuovo di Porto, vicino a Roma, e sembra che funzionasse bene: circa 150 persone finiranno per strada.
Un marchio non è solo un nome: come spiegano i manuali di marketing, ci sono vari elementi che creano la cosiddetta brand identity, cioè quell’insieme di cose che si associano a un’azienda o a un prodotto. Tra queste ci può essere anche una melodia, un audiobrand o audio-logo. Ce l’hanno generalmente i programmi televisivi, ma anche i computer (pensate al suono che fanno quando si accendono) e altri dispositivi elettronici (l’esempio più famoso è quello del “Nokia tune”). Ma anche marchi di tutt’altro genere possono adottare un audiobrand: alla fine di giugno Banca Ifis ha presentato il proprio, che dura poco più di un minuto ed è stato scelto dopo essere stato ascoltato da 400 persone. Banca Ifis è una banca italiana, fondata nel 1983 come società attiva nel settore della gestione dei crediti d’impresa e quotata alla Borsa di Milano dal 2003. La direzione generale ha sede a Mestre, in provincia di Venezia, nell’antica Villa Fürstenberg. Insieme all’audiobrand, ha da poco presentato anche un nuovo logo e una nuova corporate identity, cioè ciò che tiene insieme i valori dei fondatori e la visione e la missione aziendale di oggi. È stata quella che in gergo tecnico viene definita un’operazione di rebranding: una specie di ristrutturazione, non della sede fisica di una società, ma dei simboli che la rappresentano, in modo da renderla più riconoscibile per vecchi e nuovi clienti.
Come si progetta un “audiobrand”. Il caso di Banca Ifis, la prima banca italiana a sceglierne uno validato da test neuroscientifici.
La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato in Lombardia otto persone vicine alla ‘ndrangheta, nell’ambito di un’inchiesta per frode fiscale riguardante anche i fondi per l’emergenza coronavirus. Le persone arrestate nel corso dell’indagine, condotta della direzione distrettuale antimafia di Milano, sono accusate di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta. Una di loro avrebbe ottenuto, attraverso un prestanome, 45mila euro di contributi a fondo perduto e avrebbe fatto richiesta di ottenere finanziamenti per il sostegno delle imprese durante l’emergenza coronavirus previsti dal decreto legge 23 dell’8 aprile.
Otto persone vicine alla ’ndrangheta sono state arrestate in Lombardia nell’ambito di un’indagine per frode fiscale riguardante anche i fondi per l’emergenza coronavirus.
Il secondo giorno del Festival del cinema di Cannes si è aperto con la presentazione dei primi due film in concorso: il giapponese Our Little Sister, diretto da Koreeda Hirozaku, e Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, il primo dei tre film italiani in concorso al festival. Il film, che esce oggi nelle sale italiane, è il primo girato in inglese da Garrone ed è ispirato a un’opera letteraria del Seicento, Lo cunto de li cunti, scritta da Giambattista Basile: al photocall era presente tutto il cast, con Salma Hayek, Vincent Cassel, Alba Rohrwacher, John C. Reilly e Toby Jones. Altro film molto atteso oggi è Mad Max – Fury Road di George Miller, presentato fuori concorso: è il quarto film sul personaggio di Mad Max, dopo la trilogia scritta, diretta e prodotta da George Miller tra gli anni Settanta e Ottanta con Mel Gibson nel ruolo di Max Rockatansky, ed è interpretato da Tom Hardy e Charlize Theron. Per la sezione Un Certain Regard saranno presentati An della giapponese Naomi Kawase e Il piano di sotto del regista rumeno Radu Muntean, mentre per l’apertura della Quinzaine des réalisateurs (la selezione parallela a quella ufficiale del Festival) è stato scelto L’Ombre des femmes, film in bianco e nero del regista francese Philippe Garrel, con Stanislas Merhar, Clotilde Courau e Lena Paugam.
Le foto del secondo giorno a Cannes. Quello di Matteo Garrone col suo film “Il racconto dei racconti” e di "Mad Max: Fury Road", presentato fuori concorso.
Domenica 20 novembre Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, è stato ospite su Rai3 a Che tempo che fa. Parlando del referendum costituzionale del 4 dicembre e dei motivi per cui voterà No, ha risposto ad alcuni degli argomenti utilizzati del governo e dai sostenitori del Sì: cioè che l’attuale sistema parlamentare è un ostacolo al buon governo del paese per la difficoltà di fare leggi e i tempi lunghi dei vari passaggi legislativi, mentre quello nuovo risolverebbe questi problemi. L’esempio fuorviante della legge Fornero Per dimostrare che anche con l’attuale sistema i provvedimenti possono essere approvati rapidamente, Salvini negli ultimi giorni ha fatto spesso l’esempio della legge Fornero, che nel 2013 venne approvata in meno di venti giorni dal Parlamento. L’esempio che ha scelto è però fuorviante: in quel caso il Parlamento non si trovò a “fare una legge” ma solo a convertire in legge un decreto legge. Questi sono atti normativi deliberati dal Consiglio dei ministri in casi di “necessità e urgenza”, emanati dal presidente della Repubblica, immediatamente pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale e che il Parlamento deve approvare entro 60 giorni dalla loro presentazione e potendo utilizzare a questo scopo procedure semplificate. I decreti legge sono pensati per situazioni di urgenza – quando per risolvere questioni importanti i tempi di discussione e approvazione di una legge in Parlamento potrebbero creare problemi – ma negli ultimi anni sono spesso stati usati dai governi per “mettere fretta” al Parlamento, come spesso viene anche fatto con le “questioni di fiducia”. Sono diventati insomma una rozza e criticata soluzione al problema dei tempi lunghi del Parlamento, non la prova che quei tempi lunghi non esistano.
L’esempio fuorviante della Legge Fornero. Matteo Salvini la cita per dimostrare che le leggi si possono approvare in fretta già ora, ma sbaglia mira: eppure l'analisi dei tempi di approvazione non è semplicissima.
Una nuova mostra al Museo di Fotografia di Berlino esporrà dal 27 novembre 2014 al 17 maggio 2015 circa 200 fotografie del famoso fotografo Helmut Newton. La mostra è stata organizzata dalla Fondazione Helmut Newton, che lo stesso Newton ha creato nell’autunno del 2003, e si intitola “Permanent Loan Selection”. Helmut Newton è lo pseudonimo di Helmut Neustädter. Era nato nel 1920 a Berlino ma a seguito delle leggi razziali lasciò la Germania nel 1938 e si imbarcò a Trieste per Singapore, dove iniziò a lavorare come fotografo. Visse a Parigi, a Montecarlo, a Melbourne – dove nel 1946 aprì il suo primo studio – e a Los Angeles; fotografò per alcuni dei più grandi periodici del tempo, Vogue su tutti, lavorando soprattutto nella moda. È morto nel 2004 a 84 anni.
Ritratti, moda e nudi di Helmut Newton. C'è una nuova mostra a Berlino sul grande fotografo di moda, con i ritratti – tra gli altri – di David Bowie, Isabella Rossellini, David Lynch e Catherine Deneuve.
La rivista Nigrizia ha pubblicato un articolo sulle rimesse degli immigrati in Italia, ossia su quanti soldi inviano gli stranieri verso il loro paese d’origine, molto spesso alle loro famiglie rimaste in patria. Il flusso di denaro complessivo nel 2011 degli immigrati verso l’estero è aumentato negli ultimi due anni: ora è a 7,39 miliardi di euro contro i 6,57 del 2010 e i 6,74 miliardi del 2009. Nigrizia si concentra soprattutto sul denaro inviato nei paesi d’origine dagli immigrati africani che, tuttavia, è in calo rispetto al totale delle rimesse: nel 2010, per esempio, le rimesse verso l’Africa erano il 12,5 per cento del totale, nel 2006 addirittura il 16,5, l’anno scorso, invece, solo l’11,46 per cento, nonostante gli africani siano il 21,6% degli stranieri presenti in Italia, secondo la Caritas. Questo perché, secondo Nigrizia, gli africani vengono pagati mediamente meno rispetto ad altri immigrati, come gli asiatici, per esempio. Per quanto riguarda le rimesse dall’Italia verso l’Africa, complessivamente sono gli immigrati marocchini che inviano più soldi in patria, ossia circa 300 milioni di euro nel 2010. Ma i marocchini, circa 450mila registrati in Italia, sono uno dei gruppi di immigrati in Italia più numerosi (insieme ai rumeni e agli albanesi) e inviano dunque a testa, in media, circa 660 euro all’anno in Marocco, molto di meno di altri immigrati tendenzialmente più “generosi” come per esempio i tanzaniani (che inviano 5.856 euro all’anno in patria) o i senegalesi (che inviano 3.030 euro). In fondo alla lista ci sono gli egiziani, che in media inviano solo 216 euro all’anno verso il loro paese d’origine.
Dove vanno i soldi degli immigrati in Italia. I tanzaniani sono i più generosi con le loro famiglie, gli egiziani quelli che inviano in patria meno soldi: e in tutto il mondo, nonostante la crisi, questo flusso di denaro cresce sempre di più.
Ieri sera, poco prima delle 21, il governo Conte ha perso il primo voto da quando si è insediato lo scorso giugno: in commissione Ambiente al Senato, il cosiddetto “condono” per sanare abusi edilizi nell’isola di Ischia è stato modificato e depotenziato, tramite l’approvazione di un emendamento presentato dalle opposizioni. Sono stati decisivi due senatori del Movimento 5 Stelle, che ora rischiano l’espulsione dal partito: l’ex comandante della capitaneria del porto di Livorno Gregorio De Falco, che ha votato contro, e Paola Nugnes, che si è astenuta. A sorpresa invece ha votato a favore del “condono” Domenico De Siano di Forza Italia, che, ricorda Repubblica, è un noto imprenditore di Ischia che sull’isola possiede diversi alberghi. Il resto dei senatori di Forza Italia presenti in commissione ha votato contro. L’emendamento che ha depotenziato il condono era stato presentato proprio da una senatrice di Forza Italia, Urania Giulia Rosina Papatheu. Il “condono” è contenuto nel cosiddetto “decreto Genova“, una norma che doveva servire per intervenire dopo il crollo del ponte Morandi ma che ha finito per includere un po’ di tutto (soprattutto varie forme di condono edilizio).
Il governo Conte ha perso un voto al Senato, e ci saranno conseguenze. Durante un voto in commissione sul "condono" per Ischia: due senatori del M5S, tra cui Gregorio De Falco, rischiano l'espulsione.
Nel 2015 la sindaca di Oslo Marianne Borgen, del Partito della Sinistra Socialista, decise un piano per far sì che la città diventasse entro il 2019 la prima in Europa a non avere automobili nel centro in modo permanente. Al piano si dissero contrari i partiti di opposizione ma anche le imprese e i piccoli commercianti della zona interessata, sostenendo che il risultato sarebbe stata una città meno viva e più povera. L’amministrazione decise dunque di seguire una strada differente per raggiungere lo stesso obiettivo: vietare i parcheggi e intervenire con nuove infrastrutture alternative. La storia del progetto e la sua evoluzione sono stata raccontate dal Guardian in un recente articolo. Già nel 2015 la proposta di creare una zona completamente libera da auto non sembrava impossibile da realizzare a Oslo, visti i dati da cui si partiva: la parte interessata dal provvedimento doveva essere quella concentrata intorno al Ring 1, che corrisponde al centro storico e che comprende un’area di circa due chilometri quadrati. Ci vivono più o meno mille persone ma ogni giorno ospita più di 90mila pendolari che arrivano per lavorare: l’88,1 per cento dei residenti non possiede comunque un’auto, il 64 per cento si sposta con i mezzi pubblici, il 22 per cento a piedi e il 7 per cento in bicicletta. Proibire tutte le automobili comprese quelle ibride o elettriche sembrava una «vittoria facile», scrive il Guardian.
Oslo voleva togliere le auto dal centro, ma ha cominciato col togliere i parcheggi. È stato il compromesso trovato con i negozianti della zona, e tra qualche mese si vedrà se è servito a qualcosa.
L’editore britannico Pearson ha annunciato che venderà la società che possiede il Financial Times, il giornale economico più conosciuto e rispettato d’Europa, alla casa editrice che fa capo all’editore giapponese Nikkei. La Pearson l’ha confermato in un comunicato diffuso nel pomeriggio. Nikkei pagherà il Financial Times 844 milioni di sterline, cioè circa 1,19 miliardi di euro. Nikkei è stata fondata nel 1876 ed è una delle più importanti case editrici giapponesi: fra le altre cose possiede il Nihon Keizai Shinbun, il più rispettato quotidiano economico del Giappone. Pearson possiede anche il 50 per cento delle quote dell’editore che pubblica il settimanale inglese The Economist, ma la quota non fa parte del’accordo di vendita del Financial Times. Secondo i dati forniti dalla stessa Pearson, il Financial Times ha oggi una circolazione di circa 730mila copie fra edizione cartacea e digitale. La Pearson ha motivato la decisione spiegando di volersi concentrare nel settore delle pubblicazioni scolastiche, dove ha ottenuto numerosi successi negli ultimi anni diventato la casa editrice leader del settore. Di conseguenza Pearson ha avviato la vendita di altri rami dell’azienda, più legati ai media, sui quali ha ora meno interessi. A questo proposito John Fallon, il capo della Pearson, ha spiegato:
Il Financial Times sarà venduto a Nikkei. La casa editrice proprietaria del più importante giornale economico europeo ha confermato la vendita per 1,19 miliardi di euro al noto gruppo editoriale giapponese.
10 dei 42 imputati nell’inchiesta sull’assenteismo al comune di Sanremo sono stati assolti con rito abbreviato «perché il fatto non sussiste», mentre altri 16 che avevano scelto il rito ordinario sono stati rinviati a giudizio. Altri 16 imputati avevano invece scelto il patteggiamento, con pene tra 8 mesi e 1 anno e 7 mesi. Dell’inchiesta, iniziata nel 2012, si parlò molto perché ci furono 35 dipendenti arrestati e ben 80 avvisi di garanzia. I dipendenti del comune di Sanremo e di altri uffici amministrativi della città erano sospettati di peculato, falso e truffa ai danni dello Stato. Secondo l’accusa gli imputati avrebbero mentito sulle loro ore effettive di lavoro, timbrando i propri cartellini senza poi lavorare e timbrando anche quelli di altri colleghi in realtà assenti. La Guardia di Finanza aveva anche diffuso dei video che sembrano mostrare molti e ripetuti casi di assenze non dichiarate.
10 dei 42 imputati nell’inchiesta sull’assenteismo al comune di Sanremo sono stati assolti «perché il fatto non sussiste».
All’inizio di marzo è stato scoperto uno degli attacchi hacker più gravi degli ultimi anni: riguarda Microsoft Exchange Server, il software che aziende e organizzazioni in tutto il mondo utilizzano per gestire email e calendari, e le vittime potrebbero essere decine o più probabilmente centinaia di migliaia. L’attacco è stato compiuto da hacker che, secondo Microsoft, sarebbero collegati al governo della Cina: è cominciato a gennaio ed è stato scoperto a marzo, ma per molti versi non si è ancora concluso perché sono decine di migliaia i server che non hanno ancora installato i software diffusi da Microsoft per risolvere il problema, e che quindi sono ancora esposti a possibili violazioni.
Il gigantesco attacco hacker a Microsoft Exchange, spiegato. Ha colpito i server di posta elettronica di migliaia di aziende e organizzazioni, anche in Italia, ed è il secondo in pochi mesi.
Venerdì 23 settembre, il Vaticano ha pubblicato un nuovo regolamento che riguarda le procedure con cui vengono riconosciuti i miracoli. Il nuovo regolamento è per molti aspetti più severo del precedente e prevede ad esempio che lo stesso caso non possa essere riesaminato più di tre volte e che la Consulta medica, l’organo che esamina le guarigioni per stabilire se si è verificato un intervento soprannaturale, debba approvare una procedura a maggioranza più larga rispetto che in passato. Il riconoscimento delle azioni miracolose è un requisito necessario per essere canonizzati come santi dalla Chiesa Cattolica, che in passato è stata spesso accusata di forzare alcune procedure sulla base di propri interessi, senza seguire un procedimento sufficientemente trasparente. In particolare, col nuovo regolamento, la Consulta medica potrà richiedere di procedere a ulteriori esami soltanto se ci sarà una votazione con maggioranza di 5 voti su 7, o di 4 voti su 6, a seconda di quanti membri della Consulta sono presenti. In passato la procedura andava avanti in caso di maggioranza semplice. La Stampa sottolinea che già dai tempi di Benedetto XVI la prassi prevedeva comunque l’accettazione del voto solo in caso di maggioranza qualificata. Il nuovo regolamento stabilisce anche che uno stesso caso non può essere riesaminato più di tre volte e ogni volta dovrà essere esaminato da una consulta medica formata da membri diversi rispetto a quella precedente.
Le nuove regole per esaminare i miracoli. Il Vaticano ha reso più severe le procedure che portano la Chiesa Cattolica a riconoscere un evento come miracoloso (requisito necessario per essere considerati "santi").
È morto a Roma Gianni Nazzaro, cantante napoletano che negli anni Settanta aveva avuto un buon successo con varie canzoni d’amore, come “Quanto è bella lei”. Aveva 72 anni ed era malato di tumore ai polmoni. La carriera musicale di Nazzaro cominciò nel 1965, quando imitava i cantanti più famosi del periodo, come Adriano Celentano, Gianni Morandi e Bobby Solo. Nel 1969 partecipò al Cantagiro, il festival canoro itinerante che quell’anno fu vinto da Massimo Ranieri con “Rose rosse”. Nel 1970 vinse il Festival della canzone napoletana in coppia con Peppino Di Capri e negli anni successivi partecipò a vari altri eventi dedicati alla musica leggera, compreso il Festival di Sanremo.
È morto il cantante Gianni Nazzaro, aveva 72 anni.
Il cinema è un po’ forma d’arte e un po’ industria che muove un mucchio di soldi. Ridley Scott – che oggi compie 80 anni, e che è Sir, come tutti i britannici importanti – si è sempre mosso piuttosto bene in mezzo a queste due cose. Nonostante non abbia mai vinto l’Oscar, è infatti considerato uno dei più grandi registi e ha fatto film che sono già nella storia del cinema, come Blade Runner e Alien, ma è anche un regista di film popolarissimi – grandi successi industriali – anche se magari un po’ meno artistici, come Il Gladiatore. Ridley Scott, un po’ come Steven Spielberg, è un regista che non ha genere: ha fatto film di fantascienza, commedie, film storici, thriller, film di guerra, road movie, film d’azione e fantasy. Al contrario di Spielberg e di tanti altri grandi, per esempio Martin Scorsese, ha avuto però diversi giri a vuoto. Ci sono molti suoi film trascurabili, per niente al livello dei migliori, di cui nessuno mai vi dirà “devi vederlo per forza”, ma ce ne sono altri che invece dovete davvero.
Ridley Scott sta nel mezzo. Ha fatto cose che hanno cambiato il cinema, altre che hanno fatto un mucchio di soldi e altre ancora decisamente trascurabili: compie oggi 80 anni.
La carta da gioco numero 256 del videogioco Perplex City mostra la fotografia in primo piano di un ragazzo vicino a un fiume, davanti ad alcune case. Un selfie, anche se ancora nessuno li chiamava così. Era il 2006, e il 31 luglio i programmatori di quel gioco di realtà alternativa su Internet (ARG, Alternate Reality Game) avevano pubblicato quella carta insieme alle altre del mazzo centellinando bene gli indizi a seconda del grado di difficoltà. Sovrapposta sulla foto c’era una scritta in giapponese, la cui traduzione era “trovami”. L’unico indizio per quella carta era: “Il mio nome è Satoshi”. Perplex City – creato dal team di sviluppo londinese Mind Candy – terminò nel 2008, e il sito di riferimento oggi non esiste più, ma una community di vecchi giocatori sparsi nel mondo ha proseguito per anni le ricerche intorno al rompicapo irrisolto. Gli sforzi nel frattempo avevano probabilmente superato le aspettative dei creatori stessi, attirando peraltro attenzioni sui siti di grandi quotidiani come il New York Times e il Guardian. A dicembre scorso le persone della community, tenute insieme e coordinate nel corso degli anni da una appassionata che nel 2006 creò un sito a questo preciso scopo (Findsatoshi.com), hanno annunciato di avere infine trovato Satoshi. Quattordici anni dopo, Satoshi in persona ha confermato e spiegato tutta la storia.
Un mistero di Internet risolto dopo 14 anni. Nel 2006 fu chiesto ai partecipanti di un gioco online di trovare un certo Satoshi, fornendo loro soltanto una sua enigmatica foto: ci sono arrivati solo poche settimane fa.
Sabato mattina è stato ritrovato il corpo di un uomo che venerdì sera era stato travolto da un torrente in piena vicino al comune di Noto, in provincia di Siracusa: nell’Est della Sicilia ci sono state diverse alluvioni per le forti piogge delle ultime ore, soprattutto nei comuni di Pachino, Noto e Rosolini. L’uomo, un agente di polizia penitenziaria di 52 anni, stava percorrendo una strada statale in auto, quando è dovuto scendere per un guasto: secondo le prime ricostruzioni, sarebbe però scivolato per essere poi travolto da un torrente in piena. Sedici altre persone sono state soccorse perché intrappolate nelle proprie auto, dice Ansa.
Un uomo è morto dopo essere stato travolto da un torrente in piena in provincia di Siracusa.
StumbleUpon, uno dei più longevi servizi per condividere link e scoprire nuovi siti, sarà chiuso il prossimo 30 giugno dopo 16 anni di attività. Lo ha annunciato su Medium il suo cofondatore, Garrett Camp, spiegando che il servizio confluirà all’interno di Mix, un’altra piattaforma più moderna e che tiene in considerazione le proprie interazioni sui social network, che alla nascita di StumbleUpon non esistevano come li conosciamo oggi. Nei suoi primi anni di esistenza, StumbleUpon raccolse un discreto successo, anche se il suo funzionamento non era immediato e richiedeva un po’ di dimestichezza. Secondo Camp, arrivò a raccogliere fino a 40 milioni di utenti, con una condivisione complessiva di circa 60 miliardi di link e altri contenuti. Una delle funzioni più interessanti riguardava la possibilità di scoprire cose nuove a caso, da cui il nome “StumbleUpon” cioè “inciampare in qualcosa”. Mix non offre un sistema casuale analogo ed è più orientato all’offerta di contenuti sulla base delle proprie abitudini e delle attività svolte sui social network.
Il servizio online StumbleUpon chiude dopo 16 anni.
Frozen 2 – Il segreto di Arendelle, il seguito di uno dei film di animazione più visti della storia, arriverà in Italia il 27 novembre, ma altrove nel mondo è già uscito, e sono già uscite diverse recensioni. Dicono, in breve, che Frozen 2 non arriva ai livelli del primo Frozen (che fu in generale apprezzato dai critici) ma che comunque è un film di animazione ben fatto, che piacerà. Per usare una efficace sintesi del Wall Street Journal: «Per molti sarà un piacere vederlo, ma non molti ne saranno sorpresi». Frozen 2 è il 58° Classico Disney ed è stato fatto praticamente dallo stesso gruppo di persone che si occupò del primo, che fu il 53° Classico Disney. Ci sono gli stessi registi (Chris Buck e Jennifer Lee, che è anche sceneggiatrice di entrambi), lo stesso produttore e, più o meno, gli stessi autori per le musiche e le parole delle canzoni, una parte fondamentale per il successo del primo Frozen e di conseguenza una parte centrale anche in Frozen 2. Prima di parlare del nuovo, però, qualche parola sul vecchio.
Cosa si dice di “Frozen 2”. In Italia arriverà il 27 novembre ma nel resto del mondo l'idea prevalente è che sia un buon film di animazione, seppure non al livello del primo.
A volerla leggere molto malignamente dovrebbe essere facile trovare dei precedenti storici nel ministro della cultura (popolare) che suggerisce al Corriere della Sera che articoli scrivere, e in un membro del governo che chiede ai giornali di colpire i presunti traditori interni. Ma siccome i paragoni col regime sono stati fin troppo abusati negli ultimi decenni, limitiamoci ai fatti. Il Corriere della Sera ospita oggi una lunga lettera del ministro Bondi, uomo di frequenti lettere ai giornali. Nella lettera, il ministro della Cultura accusa lo stesso Corriere – superando ogni pudore sul rispetto dei ruoli – di essersi votato a una campagna denigratoria e gratuita del governo per ottenerne la caduta. Anche il Corriere della Sera, che può giustamente vantare per il passato tanti meriti nella difesa di una libera e obiettiva informazione al servizio della verità e della libertà, in questo periodo non si è sottratto, sia pure con una propria peculiare autonomia, ad una campagna di stampa unilaterale contro appartenenti ad un determinato schieramento politico. Per circa un anno è stata imbastita ed è proseguita in maniera incessante una campagna di stampa di segno scandalistico, per la verità più confacente ai più diffusi settimanali rosa piuttosto che a grandi quotidiani espressione della borghesia illuminata, diretta principalmente contro il Presidente del Consiglio e la sua vita privata, senza che peraltro vi fosse alcun risvolto di carattere politico e ancor meno di carattere penale. Per non parlare poi della incessante trascrizione e pubblicazione di verbali di indagini giudiziarie e perfino di intercettazioni telefoniche, spesso riguardanti aspetti della vita privata di esponenti politici, assolutamente prive di qualsiasi rilievo penale, che purtroppo vengono utilizzate per dettare l’agenda delle indagini giudiziarie e della discussione politica del nostro Paese. Anche il Corriere della Sera, in sostanza, in questi anni ha scandagliato ogni aspetto della vita privata e pubblica del Presidente del Consiglio e di altri uomini politici, con una spiccata preferenza per quelli di centrodestra, onde trarne ragioni per irrobustire e suffragare la campagna di condanna morale prima ancora che politica decretata nei confronti di quella parte politica rea di ottenere il consenso degli italiani senza avere ottenuto una patente di legittimità democratica rilasciata dalla sinistra e da tutti i poteri ad essa alleati. Ogni sia pur piccola e insignificante notizia è stata illuminata e portata all’attenzione della pubblica opinione allo scopo di rinnovare la classe politica del nostro Paese, anche se — a mio modesto avviso — con due pesi e due misure: con somma indulgenza nei confronti delle responsabilità politiche e delle cadute morali della sinistra, e viceversa con particolare durezza e inflessibilità nei confronti degli esponenti della parte opposta.
Il mandante. Il Ministro della Cultura ordina al Corriere della Sera di indagare sul Presidente della Camera.
Uno sciopero del trasporto pubblico locale – ATM a Milano e ATAC, COTRAL e Tpl a Roma – è previsto nelle prossime ore; riguarderà la metro a Milano, martedì 30 settembre, e autobus, tram e metro a Roma, mercoledì 1 ottobre. Come capita di solito in questi casi, durante lo sciopero dei mezzi pubblici sono previsti intervalli in cui sarà garantita la presenza di autobus e tram, nelle cosiddette “fasce di garanzia”. Milano Lo sciopero coinvolgerà i mezzi pubblici dell’ATM martedì 30 settembre, per otto ore: disagi alla circolazione potrebbero verificarsi dalle 8:45 alle 15:00 e dalle 18:00 alle 19:45. Lo sciopero è stato indetto dall’associazione sindacale FAST CONFSAL.
Lo sciopero ATM e ATAC, a Milano e a Roma. Gli orari dello sciopero di alcune aziende del trasporto pubblico locale, martedì e mercoledì.
Uno dei candidati nella lista del Movimento 5 Stelle per le elezioni comunali di Palermo si è ritirato criticando il Movimento ed è stato pesantemente insultato, anche in modo razzista. Alì Listi Maman, avvocato, è italiano ed è originario del Niger. Le elezioni comunali a Palermo si terranno domenica 11 giugno, l’eventuale turno di ballottaggio sarà domenica 25 giugno. A fine gennaio gli iscritti del Movimento 5 Stelle avevano scelto online il proprio candidato sindaco e i componenti della lista collegata. Tra i più votati in lista, dicono i principali giornali, c’era Alì Listi Maman. Lunedì 3 aprile su Facebook Alì Listi Maman ha raccontato come è iniziato il suo percorso politico nel Movimento, e poi:
Un candidato del M5S a Palermo si è ritirato, e poi si è preso un sacco di insulti razzisti. Alì Listi Maman ha rinunciato alla candidatura in consiglio comunale e sui social network gli è stato detto di "tornare in Africa".
Roberto Alajmo, giornalista e scrittore, ha scritto un libro particolare su una storia particolare, quella della breve vita del magistrato Luca Crescente. Anzi “la breve vita felice di Luca Crescente”, come dice il sottotitolo del libro, che si chiama “Tempo Niente” (Laterza). La genesi di questa biografia la racconta Alajmo stesso nell’incipit del libro, composto in parte di ricostruzioni e in parte di testimonianze dirette di chi conobbe Crescente e di sua moglie Milena Martino. Questa storia non ha la pretesa di essere particolarmente originale. Come molte storie comincia con una telefonata. La telefonata di un amico. L’amico non è di quelli che chiamano senza motivo. E difatti anche questa telefonata prende subito una piega operativa: – Voglio proporti di scrivere un libro. – Un libro, nientemeno. – Un libro. Un libro è un libro, ti porta via un sacco di tempo e di energie. Ma anche l’amico è un amico. Devi almeno stare a sentire di cosa vuole parlarti. Di fronte alla richiesta di qualche dettaglio in più, ti chiede se conoscevi Luca Crescente. Non personalmente. Ne avevi sentito parlare, e la notizia della sua morte ti aveva colpito a distanza, mentre eri ancora in vacanza, nella torrida estate del 2003. Quel genere di morti estranee che ti colpiscono durante la lettura mattutina del giornale, ma solo di striscio, chiedendo in cambio una velatura di misericordia, dopodiché si passa alla pagina degli spettacoli. In quel caso c’era stato un retropensiero. Un magistrato di prima linea morto improvvisamente: c’è qualcosa sotto. Ma indagare toccava a qualcun altro, e da allora non se ne era saputo più niente. Amen.
La breve vita felice di Luca Crescente. Il nuovo libro di Roberto Alajmo, una biografia che valeva la pena raccontare.
Alessandro Sartori sarà il nuovo direttore creativo di Ermenegildo Zegna: la notizia è stata data dall’autorevole rivista di moda Business of Fashion, che l’ha ricevuta in anteprima dal gruppo Zegna. Soltanto pochi giorni fa Sartori si era dimesso da Berluti (che appartiene al gruppo del lusso LVMH), dov’era direttore creativo dal 2011, mentre Stefano Pilati aveva lasciato la direzione artistica del gruppo Zegna. Sartori era già stato direttore artistico di Z Zegna, la linea giovanile dell’azienda, da quando venne lanciata nel 2003 fino al 2011, prima di passare a Berluti: in tre anni sotto la sua guida il fatturato dell’azienda è passato da 30 a 100 milioni di euro. Sartori arriverà ufficialmente a Zegna nel giugno del 2016; risponderà direttamente all’amministratore delegato Gildo Zegna e la prima collezione che disegnerà sarà quella dell’autunno/inverno 2017. Gildo Zegna ha commentato la notizia dicendo: «Conosco Alessandro e il suo stile da molti anni e sono molto contento di accoglierlo di nuovo nel nostro gruppo. Il suo talento, la sua creatività, la sua passione e modernità lo rendono perfetto per aiutarci ad accompagnare Zegna nella prossima tappa del suo sviluppo».
Alessandro Sartori è il nuovo direttore artistico di Zegna. Prende il posto di Stefano Pilati, che si è dimesso pochi giorni fa dalla guida del più importante gruppo di moda maschile di lusso al mondo.
La sfilata più intellettuale, rivoluzionaria e politica della Settimana della moda di Milano è, per ora, quella di Prada, che si è tenuta martedì sera al quinto piano della nuova Torre, appena terminata, della Fondazione Prada. Le modelle hanno presentato la collezione autunno/inverno 2018/2019 davanti un pubblico ristretto di compratori, giornalisti di moda e qualche celebrità, da Bill Murray a Wes Anderson, in una stanza scura, poco illuminata e affacciata con le sue vetrate sulla notte della città. «Spesso mi domando come si senta una donna sola, a piedi nella notte», ha spiegato la direttrice creativa Miuccia Prada. «Una sensazione di disagio che ho provato anch’io giorni fa. Da qui sono partita per dar vita alla collezione. […] Penso che da parte delle donne, affrontare la notte, sia un atto politico. Deve esserci la libertà». Prada ha puntato molto sui materiali tecnici come il nylon (il suo famoso pocono), sui colori fluorescenti – simbolo della libertà di vestirsi sexy senza paura anche di notte – e sugli accostamenti bizzarri e sorprendenti, dalle tinte ai materiali, tra impermeabili e tulle. Lo spirito radicale combinato con l’avanzamento tecnologico si è visto in ogni aspetto della sfilata, aperta dalla modella sudanese Anok Yai: per Prada è la prima volta che una modella nera inaugura la passerella dal 1997, quando lo fece per prima Naomi Campbell. L’azienda ha anche collaborato con Giphy e con Instagram realizzando degli sticker da usare sul social network – rappresentano le famose scarpe della collezione primavera/estate 2010, o le banane dell’estate 2011 – e scelto come influencer Lilmiquela, una modella virtuale che non esiste nella realtà ma soltanto su Instagram, dove ha più di 600mila followers: è stata la prima a poter giocare con gli sticker e ha pubblicato video e storie della sfilata.
La sfilata di Prada sulla notte di Milano. Si è tenuta nella nuova Torre della Fondazione, è stata aperta da una modella sudanese e tra il pubblico c'erano Bill Murray e Wes Anderson.
Il 14 febbraio 2016 il rapper americano Kanye West ha pubblicato il suo atteso settimo disco in studio, The Life of Pablo. Il disco non è stato distribuito nei negozi e non si trova su Spotify o Apple Music: lo si può ascoltare solo su Tidal, il semi-sconosciuto servizio di streaming musicale comprato dal musicista Jay Z un anno fa e che per ora sta faticando parecchio ad affermarsi e attrarre nuovi abbonati. West ha invitato i suoi fan a iscriversi al servizio, dicendo che il disco non sarebbe stato distribuito attraverso altri canali: da allora l’app di Tidal è salita al primo posto sull’App Store di Apple negli Stati Uniti – dopo che era scesa oltre la 750esima posizione – e si è tornati a parlarne e a chiedersi se abbia ancora qualche possibilità di farcela. Il 30 marzo 2015 alla Skylight at Moynihan Station, uno spazio per eventi di lusso all’interno della Pennsylvania Station di Manhattan, Jay Z ha presentato la nuova versione di Tidal – si pronuncia taidal – un servizio di streaming musicale a pagamento che aveva da poco acquistato per circa 56 milioni di dollari da una società norvegese. Alla presentazione c’erano alcune delle più famose e influenti personalità dell’industria musicale: tra gli altri Kanye West, Beyoncé (moglie di Jay Z), i Daft Punk, Jack White, Nicki Minaj, Madonna, Rihanna, Usher, Deadmou5 Alicia Keys e gli Arcade Fire.
Come va Tidal. Il servizio di streaming musicale ad alta qualità di Jay Z – che ha diffuso in esclusiva il nuovo disco di Kanye West – ha diversi problemi e fin qui è andato piuttosto male.
Amazon ha presentato a New York il suo primo tablet: Kindle Fire. Il nuovo dispositivo ha uno schermo da 7 pollici e sarà venduto al prezzo di 199 dollari, trecento in meno rispetto al modello base dell’iPad di Apple. Il nuovo tablet funziona con una connessione WiFi, ma non è dotato di una antenna 3G per collegarsi alla rete cellulare. A differenza dell’iPad, Kindle Fire non ha una fotocamera, pesa quattro etti ed è privo di un microfono per la registrazione dell’audio. Il tablet è animato da una versione di Android, il sistema operativo di Google per dispositivi mobili, appositamente rivista nella grafica. Sul dispositivo si possono scaricare libri, musica e applicazioni da uno Store dedicato creato da Amazon e alternativo all’Android Market. Il tablet sarà venduto insieme a una prova di trenta giorni di Amazon Prime, l’offerta commerciale della società che consente di ottenere i prodotti ordinati sul suo sito in un paio di giorni e di vedere film e serie tv (negli Stati Uniti) in streaming.
Il nuovo tablet di Amazon. Kindle Fire ha uno schermo da 7 pollici, è animato da Android e offrirà contenuti in abbonamento e in streaming: poi c'è l'intera linea di nuovi Kindle.
È stato diffuso oggi il video di Manhattan, il terzo singolo tratto dall’album di Cat Power Sun, uscito lo scorso settembre. Il video è stato diretto da Greg Hunt che aveva già curato la regia del video di Cherokee, il secondo singolo del disco.
Manhattan, il nuovo video di Cat Power. Estratto da "Sun", il disco uscito lo scorso settembre.
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera. La prima newsletter, inviata il 15 ottobre scorso, è online per tutti qui. Per ricevere le successive gli abbonati devono indicarlo nella propria pagina account. Qui c’è scritto cosa ne pensa chi la riceve: qui sotto, online sul Post, c’è ogni giorno la parte centrale della newsletter, quella – dicevamo – sulla canzone. Questa pagina fa parte dei contenuti visibili agli abbonati del Post. Se lo sei puoi accedere, se non lo sei puoi esserlo.
Una canzone di John Martyn. Se siete tipi che non vogliono sapere del male, ma solo dell'amore.
Il 20 ottobre il presidente del Piemonte Alberto Cirio ha firmato due ordinanze valide fino al 13 novembre che stabiliscono l’obbligo dell’utilizzo della didattica a distanza per le scuole superiori e la chiusura il sabato e la domenica dei centri commerciali, «ad esclusione dei settori alimentare e farmaceutico», cioè delle attività appartenenti a queste categorie che si trovano all’interno dei centri commerciali e che possono rimanere aperte. Da lunedì 26 ottobre in tutte le scuole superiori sarà obbligatorio integrare la didattica digitale a distanza a quella in presenza, per una quota non inferiore al 50 per cento nelle classi dalla seconda alla quinta. Ogni istituto potrà organizzarsi in maniera autonoma in base alle proprie esigenze e possibilità. Per il presidente Cirio ciò permetterà «di garantire la priorità di mantenere le scuole sempre aperte, evitando che ogni settimana 75.000 ragazzi si affollino sui mezzi di trasporto con un notevole rischio di contagio».
In Piemonte nelle scuole superiori sarà obbligatoria la didattica a distanza per metà delle ore, e il sabato e la domenica chiuderanno i centri commerciali.
Il prossimo 5 giugno si voterà per rinnovare sindaco e consiglio comunale anche a Caserta, che dal giugno del 2015 è governata da un commissario straordinario, il prefetto Maria Grazia Nicolò. L’ex sindaco Pio Del Gaudio, eletto nel 2011 con Forza Italia, era stato sfiduciato dai consiglieri che si erano dimessi in blocco dopo aver bocciato il bilancio di previsione. Nel luglio del 2015 Del Gaudio era stato arrestato (e poi rilasciato) dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Medea”, inchiesta che coinvolgeva diversi imprenditori considerati vicini ai Casalesi e il senatore Carlo Sarro. Lo scorso maggio, in un filone di quell’operazione, era stato arrestato anche il vicesindaco Enzo Ferraro, accusato di aver favorito l’aggiudicazione di una gara d’appalto per la gestione del servizio di trasporto di disabili a un’azienda riconducibile all’imprenditore Angelo Grillo, collegato a un clan della camorra. I candidati I candidati a sindaco di Caserta sono otto. Carlo Marino, avvocato, ex vicesindaco e ex assessore ai Lavori Pubblici, è il candidato del centrosinistra ed è sostenuto tra gli altri da PD, PSI, Verdi e dalla lista “Caserta Popolare”, che fa riferimento al Nuovo Centro Destra di Alfano. Il centrodestra, come altrove, si è diviso: Enrico Trapassi è il candidato della lista “Noi con Salvini” mentre Riccardo Ventre, 72 anni e ex presidente della provincia di Caserta, è sostenuto da Forza Italia e Fratelli d’Italia. Ci sono poi Gianfausto Iarrobino, Aniello Spirito, Francesco Apperti, Luigi Cobianchi e Vincezo Bove, sostenuti da liste civiche. Il Movimento 5 Stelle non ha presentato nessuna lista.
Guida alle elezioni di Caserta. Il comune è commissariato da più di un anno, ci sono otto candidati che discutono e si accusano tra loro: cose minime da sapere.
La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, ha deciso di abbassare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale, portandoli a un intervallo tra l’1 e l’1,25 per cento. La Federal Reserve ha preso questa decisione per il timore dei danni che la diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2) potrebbe arrecare all’economia statunitense: un tasso di interesse più basso, infatti, rende più conveniente per le banche prestare il denaro e più facile fare credito ai cittadini e alle imprese. Quello deciso oggi è il maggiore taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve dalla crisi economica del 2008. Nel comunicato diffuso dalla banca si legge che «le fondamenta dell’economia americana rimangono solide. Ma il coronavirus presenta rischi in evoluzione per le attività economiche. Alla luce di questi rischi, e a sostegno degli obiettivi di occupazione massima e stabilizzazione dei prezzi, il Comitato federale del mercato aperto [organismo della banca centrale che ha il compito di sorvegliare le operazioni di mercato negli Stati Uniti e che regola la politica monetaria, ndr] oggi ha deciso di abbassare l’intervallo dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale, portandoli tra 1 e 1,25 per cento» La Federal Reserve aggiunge che il Comitato sta tenendo attentamente sotto osservazione gli sviluppi e le implicazioni del coronavirus sulle prospettive economiche «e userà questi strumenti per agire in maniera appropriata in sostegno dell’economia».
La Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di mezzo punto, il massimo dal 2008, a causa del coronavirus.