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Venerdì 20 settembre BlackBerry ha annunciato con un comunicato le previsioni dei dati finanziari del secondo trimestre 2013, che saranno ufficializzati la settimana prossima. La società canadese parla di perdite per 702 milioni di euro, che porteranno entro la fine dell’anno al licenziamento di 4.500 persone, cioè del 40 per cento dei dipendenti che, in tutto il mondo, sono circa 12.700. Già nel 2012 la società aveva licenziato cinquemila dipendenti.
I guai di BlackBerry. Che ha annunciato grosse perdite per il secondo trimestre e il licenziamento di oltre quattromila dipendenti.
Domenica scorsa, intervistato da Fabio Fazio durante il programma Che tempo che fa, Carlo Calenda ha confermato la sua intenzione di candidarsi alle elezioni del 2021 per scegliere il sindaco di Roma, causando nei giorni successivi diverse discussioni all’interno del Partito Democratico e su un suo eventuale appoggio. Calenda ha 47 anni, è europarlamentare dal 2019 eletto con poco meno di 280 mila preferenze, ed è stato ministro dello Sviluppo economico nel governo Gentiloni. Si era iscritto al PD nel 2018 poco dopo la brutta sconfitta alle elezioni politiche, ma l’aveva lasciato con toni molto critici dopo l’accordo di governo con il Movimento 5 Stelle. Nel novembre 2019 aveva fondato il partito Azione, di cui però non si conosce ancora molto: si proclama contro il populismo, ma sembra sostenersi su uno dei meccanismi più basilari del populismo stesso, cioè il rapporto diretto tra potenziali elettori e leader. Azione appare oggi come un “partito personale” che, di fatto, coincide con la figura di Calenda stesso.
Calenda sta facendo i conti col PD, e viceversa. Come è stata accolta nel centrosinistra la candidatura del capo di Azione a sindaco di Roma e quali sono le due questioni su cui una sintesi sembra lontana.
L’ambasciata svedese in Italia ha pubblicato sul suo sito una nota per protestare contro un servizio del Tg2 andato in onda il 19 maggio, perché pieno di informazioni false. Il servizio parlava del presunto fallimento del modello svedese sull’integrazione e sosteneva tra le altre cose che 60 quartieri del paese fossero «completamente fuori controllo», zone dove «la polizia non entra». Il servizio citava anche il quartiere di Stoccolma soprannominato “Mogadiscio”, per la grande presenza di somali, e diceva che al suo interno «vige la sharia, la legge islamica». Il servizio era stato ripreso qualche giorno dopo da Matteo Salvini, che lo aveva pubblicato su Facebook con lo slogan: «Svezia invasa. Stop Eurabia!», mettendo insieme le parole “Europa” e “Arabia Saudita”, paese dove viene applicata un’interpretazione della sharia molto restrittiva e conservatrice.
Le proteste della Svezia per un servizio del Tg2. Ripreso anche da Matteo Salvini, nel quale si parlava di interi quartieri «fuori controllo» dove non entra la polizia e vige la sharia.
Giovedì 12 marzo il Parlamento europeo ha votato a favore di una relazione che, tra le altre cose, afferma che le unioni civili e i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono un diritto umano e civile e che ogni governo nazionale dovrebbe incoraggiarne il riconoscimento. Non si tratta di una relazione vincolante ma dall’importante valore simbolico, e sul voto – proprio come il giorno prima sulla risoluzione Tarabella che aveva a che fare con i diritti sessuali e riproduttivi della donna, e dunque, con la libertà di aborto – il Partito Democratico italiano si è diviso: alcuni eurodeputati hanno votato a favore, alcuni contro, altri si sono astenuti o non hanno partecipato al voto. Il Nuovo Centro Destra, che a livello nazionale fa parte della maggioranza di governo, ha votato no con una sola eccezione. La Relazione La “Relazione sui diritti umani e la democrazia nel mondo” è annuale: dopo l’approvazione della Commissione affari esteri viene sottoposta all’esame e al voto del Parlamento europeo nell’Assemblea plenaria. Fa il punto sulle attività dell’Unione Europea nella tutela dei diritti umani e nella promozione della democrazia e fornisce delle indicazioni significative da un punto di vista simbolico ma che non sono legislative, cioè vincolanti per gli stati membri. Giovedì 12 marzo la Relazione relativa all’anno 2013 – presentata da Antonio Panzeri del PD – è stata votata con 390 sì, 151 no e 97 astensioni.
Cosa ha votato il Parlamento UE sui diritti civili. È stata approvata una relazione non vincolante che tra le cose afferma che i matrimoni gay sono un diritto umano: anche la maggioranza dei deputati PD ha votato a favore.
Accogliendo le richieste di molti utenti, il gruppo di lavoro che si occupa di Google+, il social network del motore di ricerca presentato due settimane fa, ha deciso di rendere private le informazioni sul sesso di chi è iscritto al servizio. Chi ha un profilo Google, necessario per poter utilizzare Google+, può ora scegliere o meno di rendere pubblico se è maschio o femmina, come avviene già per diverse altre informazioni nei profili come la propria situazione sentimentale, il luogo in cui si vive o la propria data di nascita. Il cambiamento interessa le versioni nelle varie lingue dei profili di Google e comporterà qualche modifica, specialmente per le lingue che utilizzano sempre pronomi possessivi specifici a seconda del genere, come avviene con l’inglese. In italiano ce la caveremo con forme come “Tizio ha aggiornato il proprio profilo”, mentre in inglese Google ha deciso di utilizzare “their” al posto di “his” o “her”, che identificano rispettivamente il genere maschile e femminile. Questa soluzione non è grammaticalmente del tutto corretta, ammettono quelli di Google, ma consente di tutelare meglio la privacy degli iscritti al social network e ai servizi del motore di ricerca.
“Su Google+ nessuno sa che sei maschio”. Google ha deciso di rendere private, per chi lo vuole, le indicazioni sul sesso delle persone.
Gli assistenti vocali sono sempre più diffusi e negli ultimi anni tutte le più grande aziende tecnologiche ne hanno sviluppato uno: Apple ha Siri, Amazon ha Alexa, Microsoft ha Cortana e Google ha il suo assistente senza nome. Questi assistenti esistono anche negli smartphone, ma se ne sta parlando soprattutto per la loro presenza in appositi dispositivi per la casa: HomePod per Apple, Google Home e Nest Hub per Google, Echo per Alexa. Per poter funzionare, questi sistemi devono stare sempre in ascolto, in attesa che qualcuno li chiami in causa – “Hey Siri”, “Ok Google” – per poi rispondere a qualche domanda o assolvere qualche funzione. Il problema è che in certi casi questi dispositivi ascoltano quello che non dovrebbero, o quello che gli umani vicino a loro non vorrebbero ascoltassero. Da tempo ci si sta quindi chiedendo come gestire la cosa: in parte capendo cosa e quanto le grandi aziende effettivamente registrino o eventualmente ascoltino; in parte sviluppando norme e abitudini di comportamento appropriate (ed estendibili anche ad altri dispositivi tecnologici intelligenti); in parte, ed è il caso più estremo, usando altre tecnologie per inibire l’ascolto da parte di questi dispositivi.
Se hai un assistente vocale in casa, devi dirlo ai tuoi ospiti? l'onnipresenza dei vari Alexa e Siri sta facendo nascere nuove questioni di etichetta, e anche nuovi prodotti pensati per impedire che ascoltino sempre.
Si è tenuta questa notte a Los Angeles la cerimonia per la consegna degli Oscar, l’86esima edizione degli Academy Awards. I premi Oscar sono i più famosi e prestigiosi del cinema americano (e quindi internazionale). Gravity ha sbancato ottenendo ben 7 premi, praticamente tutti quelli tecnici più la regia, ma il premio per il miglior film è stato vinto da 12 anni schiavo. Entrambi i protagonisti di Dallas Buyers Club sono stati premiati con l’Oscar: Matthew McConaughey come miglior attore protagonista e Jared Leto come miglior attore non protagonista. La grande bellezza di Paolo Sorrentino ha vinto il premio Oscar come miglior film straniero. Degno di nota anche il fatto che Wolf of Wall Street e American Hustle, che avevano ricevuto rispettivamente 5 e 10 nomination, non abbiano vinto niente. Momenti salienti della cerimonia degli Oscar: i discorsi di ringraziamento di Jared Leto (che ha parlato di sua madre, ma anche dell’Ucraina e del Venezuela), Lupita Nyong’o (che ha vinto un Oscar al primo film della sua vita: che storia) e Matthew McConaughey, il selfie di Ellen DeGeneres con un milione di celebrities (che è diventato anche il tweet più ritwittato di sempre), il saluto di Bill Murray ad Harold Ramis, la gag di Kevin Spacey che fa Frank Underwood di House of Cards, Brad Pitt che mangia la pizza. Ah, e tutte le cinque canzoni nominate al premio Oscar sono state suonate dal vivo sul palco. Altre cose notevoli: Alfonso Cuarón è diventato il primo regista latinoamericano a vincere il premio per la miglior regia, 12 anni schiavo è il primo film diretto da un regista nero a vincere il premio per il miglior film.
I vincitori degli Oscar. La lista dei vincitori degli Oscar: "Gravity" ha sbancato ma miglior film è "12 anni schiavo".
Stephen W. Morris è un ricercatore di fisica dell’Università di Toronto, in Canada, e da anni studia la formazione e le proprietà dei ghiaccioli: non quelli che si mangiano, ovviamente, bensì i coni appuntiti di ghiaccio che di solito si formano sui rami, lungo le sporgenze delle rocce e intorno ai perimetri dei tetti. Nonostante siano conosciute e ben visibili, soprattutto nella stagione fredda a bassa quota, questa sorta di stalattiti di ghiaccio sono state fino a ora poco studiate e alcune delle loro caratteristiche fisiche continuano a essere un mistero. Insieme con i suoi colleghi, Morris ha iniziato alcuni anni fa studiando la forma che assumono i ghiaccioli in natura. Per farlo è partito da alcuni studi realizzati da Raymond Goldstein dell’Università dell’Arizona, che ha elaborato un modello teorico per spiegare la forma e il modo in cui crescono queste formazioni di ghiaccio, basato in parte sulle cose scoperte in ricerche precedenti sulle stalattiti, che sono formate da depositi di minerali sulle volte delle grotte.
La scienza dei ghiaccioli. Che ci crediate o no, ci sono molte cose che ancora non capiamo dei coni di ghiaccio che di solito si formano sui rami e intorno ai tetti.
I ministri delle Finanze dei paesi che adottano l’euro, riuniti oggi in Lussemburgo, hanno dato il via libera alla nascita dello European Stability Mechanism (ESM), il cosiddetto “fondo salva-stati”, che sarà utilizzato per prestare fino a un totale di 500 miliardi di euro ai paesi dell’eurozona che ne faranno richiesta. Con l’ESM l’Europa si dota per la prima volta di uno strumento permanente per aiutare gli stati membri in difficoltà finanziaria. I critici, però, accusano i governi europei e in particolare la Germania di non aver voluto dotare il fondo delle risorse necessarie per aiutare paesi grandi come Italia e Francia, lasciando quindi i mercati nell’incertezza. Quanti sono e da dove arrivano i soldi del fondo? Il capitale di cui sarà dotato l’ESM sarà in parte versato dai due fondi provvisori che operavano in precedenza (EFSF e EFSM) e in parte dagli stati che hanno aderito all’ESM (cioè tutti i 17 paesi dell’eurozona). In tutto, entro il 2014, il fondo avrà in cassa 80 miliardi di euro. Altri 620 miliardi saranno “garantiti”: i vari paesi aderenti si impegnano a tirarli fuori nel caso ce ne fosse bisogno.
L’ESM c’è. Lanciato il "fondo salva-stati" di cui parliamo da mesi: come funziona, chi ci mette i soldi e perché viene criticato, spiegato semplice.
Dopo una decisione della Corte d’Appello di Cagliari che ha respinto un ricorso del Movimento 5 Stelle, lo scontro in corso da mesi tra il partito e l’associazione Rousseau ha avuto un nuovo sviluppo che è stato sfruttato da Davide Casaleggio, amministratore della piattaforma omonima per le consultazioni online, per difendere la sua decisione di non condividere con il partito i dati sugli iscritti. Casaleggio, infatti, sostiene che gli spettino perché, come conferma la sentenza contro la quale si era appellato il Movimento, il partito non ha attualmente un legittimo rappresentante legale. Quel ruolo attualmente è occupato più o meno ufficiosamente da Vito Crimi, e dovrebbe passare a breve a Giuseppe Conte, ma in teoria spetterebbe a un direttivo di cinque persone. La Corte d’Appello di Cagliari non si è espressa nel merito della questione, ma ha dichiarato inammissibile un ricorso di Crimi presentato contro una sentenza che lo aveva messo nei guai nello scontro con Rousseau pur avendo avuto origine in una vicenda scollegata. In breve: lo scorso febbraio Crimi aveva espulso una consigliera regionale della Sardegna, Carla Cuccu, per una questione che era iniziata nel 2019 e riguardava il suo sostegno a un referendum proposto dalla Lega. Lei però aveva fatto causa contestando l’autorità di Crimi, ottenendo ragione e il reintegro dal tribunale, che aveva in aggiunta nominato un avvocato come curatore legale.
Il M5S e Rousseau non hanno ancora risolto. L'ultimo capitolo dello scontro in corso da settimane è un ricorso respinto dalla Corte d'Appello di Cagliari su tutta un'altra questione.
Anais Ginori, giornalista di Repubblica corrispondente da Parigi, ha raccontato domenica come si vive nella Unité d’Habitation, un palazzo di appartamenti popolari progettato dal celebre architetto francese Le Corbusier e costruito a Marsiglia fra il 1947 e il 1952. La Unité d’Habitation, nota anche come Cité radieuse perché è esposta al sole sia a ovest sia a est, fu ideata da Le Corbusier come un piccolo quartiere, con negozi, sale comuni e una scuola al proprio interno – oltre a un sistema di interfono grazie al quale tutti i condomini potevano parlare gratis fra di loro. Ancora oggi il complesso è costituito da 17 piani e può ospitare fino a 1.600 persone, in 337 appartamenti di 23 tipologie differenti: dal monolocale all’appartamento per dieci persone. All’inizio, racconta Ginori, il palazzo era considerato eccessivamente bizzarro (ancora oggi alcuni lo giudicano brutto per via della facciata esterna di cemento, prevalentemente grigia): da alcuni anni però gli appartamenti hanno acquisito un notevole valore e oggi costano almeno quattromila euro al metro quadrato. La Cité radieuse, infatti, è considerata oggi uno dei migliori esempi di architettura “brutalista”, che cioè fa largo uso del beton brut, il cemento a vista, così da evidenziare la struttura e accentuare i volumi: oltre che di un modello di vita comune diverso da quello dei normali condomini, e già suggerito da Le Corbusier nella costruzione. Ginori racconta che oggi alcuni negozi come il parrucchiere e la macelleria hanno chiuso – a differenza della scuola e della piscina, ancora attive – e che l’edificio è animato da «una frenetica attività mondana che si aggiunge a quella culturale — teatro, cinema, reading — oppure educativa: l’orto condiviso, i corsi di pittura, yoga, inglese». Nel 2013, inoltre, la terrazza è diventata un museo di arte contemporanea, chiamato MaMo e aperto tutti i giorni.
Com’è oggi la Cité radieuse di Le Corbusier. Un famoso palazzo di Marsiglia a lungo considerato strano e "brutto" oggi ospita una ricchissima attività culturale, anche tra i condomini.
L’Anpac, il principale sindacato dei piloti e degli assistenti di volo italiani, ha indetto per domani – venerdì 24 luglio – uno sciopero di 24 ore che interesserà buona parte dei voli Alitalia. Lo sciopero è su tutto il territorio nazionale e riguarda tutti gli aeroporti, fatta eccezione per quelli di Venezia e Bologna come previsto dalle regole sugli scioperi. Il sindacato accusa l’azienda di non volere “sottoscrivere un impegno per mantenere i livelli occupazionali del personale navigante”: secondo l’Anpac potrebbero rischiare il posto di lavoro circa mille persone nei prossimi mesi. Per precauzione, Alitalia ha cancellato circa il 15 per cento dei voli previsti per domani: nella maggior parte si tratta di voli di corto e medio raggio; quelli per Nordamerica, Sudamerica ed Estremo Oriente non sono stati cancellati. Alitalia ha definito “pretestuose” le motivazioni dello sciopero ricordando che il 21 luglio “è stato raggiunto un accordo con importanti miglioramenti con 6 organizzazioni sindacali. Inoltre, l’ipotesi dei 1.000 esuberi nel 2016 è frutto di pura fantasia e priva di qualsiasi sostanza”.
Lo sciopero di domani del personale Alitalia. Durerà 24 ore, riguarda piloti e assistenti di volo ed è stato indetto dall'Anpac, il sindacato più grande di categoria.
Il 24 febbraio del 2008 ci fu la cerimonia che assegnò i premi Oscar di dieci anni fa, come al solito al Kodak Theatre di Los Angeles. In Italia c’era il governo Prodi, esattamente come agli Oscar di dieci anni prima, anche se erano i suoi ultimi mesi: e in mezzo ne erano successe di cose. Negli Stati Uniti si parlava di una sparatoria alla Northern Illinois University, in cui vennero uccisi cinque studenti, come in queste settimane si parla di quella nella scuola in Florida. Le primarie dei Democratici statunitensi erano nel loro momento cruciale, e Barack Obama era da poco diventato a sorpresa il favorito. Quell’anno uscì uno dei film che tuttora compare spesso al primo posto delle classifiche dei migliori film del 21esimo secolo: Il Petroliere di Paul Thomas Anderson, che racconta l’ascesa di un minatore che trova il petrolio in California, e della sua maniacale ricerca della ricchezza. Eppure, un po’ sorprendentemente, a essere giudicato miglior film fu un altro: i premi per il miglior film e quello per la regia andarono a Non è un paese per vecchi di Joel ed Ethan Cohen. Gli altri film candidati erano Espiazione di Joe Wright, Juno di Jason Reitman e Michael Clayton di Tony Gilroy.
Chi vinse gli Oscar del 2008. C'era uno dei film più citati nelle classifiche dei migliori del 21esimo secolo, ma vinse un altro: foto, video e storie (già dieci anni!).
Mario Draghi, 64 anni, è il presidente della Banca centrale europea dal novembre 2011 ed è stato governatore della Banca d’Italia tra il 2006 e il 2011. Oggi il Wall Street Journal ha pubblicato una lunga intervista con lui. Draghi ha un ruolo importante anche nella gestione della crisi economica che sta colpendo l’area dell’euro: poco dopo il suo insediamento a capo della BCE ridusse di mezzo punto percentuale il tasso di interesse di riferimento, uno degli strumenti principali di intervento delle banche centrali; il 21 dicembre 2011 la Banca Centrale Europea ha prestato alle banche dell’Unione Europea circa 489 miliardi di euro a un tasso molto favorevole, operazione che ha aiutato secondo gli economisti a superare una fase molto critica della crisi dei debiti sovrani (un secondo prestito è atteso a giorni).
L’intervista di Draghi al Wall Street Journal. Il capo della Banca Centrale Europea si è schierato sulla linea Merkel e ha detto una cosa impegnativa sul futuro del nostro "modello sociale".
«Il codice delle ong è un pezzo fondamentale della strategia del governo sull’immigrazione», ha detto pochi giorni fa il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, riferendosi al codice di comportamento firmato da cinque delle dieci ong che operano nel Mediterraneo centrale: «Questa strategia sta producendo piano piano dei risultati: vediamo ad esempio i flussi migratori che si stanno gradualmente riducendo». Non tutti però sono d’accordo con questa interpretazione: secondo esperti e organizzazioni internazionali, la riduzione nel numero di sbarchi – che c’è – si deve al fatto che ci sono meno persone che partono dai paesi africani, e non alle recenti misure adottate dal governo italiano. Partiamo da qui: la diminuzione degli sbarchi è reale. Nelle ultime cinque settimane gli arrivi dei migranti in Italia si sono dimezzati, passando da più di 23 mila nel luglio 2016 a circa 11 mila. Oggi il totale degli sbarchi nel 2017 è in calo del 3,47 per cento rispetto al totale del 2016. Anche se non è detto che questa situazione continui – l’estate non è ancora terminata e in molti ritengono che il flusso di persone tornerà ad aumentare nei prossimi mesi – il governo italiano si è preso il merito di questa riduzione.
Perché gli sbarchi sono diminuiti? perché sì, sono diminuiti: secondo il governo c'entrano il codice delle ong e gli accordi con la Libia, ma per molti le vere cause sono più incerte e complesse.
Oggi la pagina di apertura della sezione Cultura di Repubblica ospita un articolo di Enrico Deaglio che racconta il sito-archivio di storia d’Italia “The Italian Game”, creato e curato da Ivan Carozzi, collaboratore del Post (e che mercoledì aveva raccontato questa bella storia). Il consiglio è semplice e non costa niente: fate come me, aprite il link e cominciate a guardarci dentro. È molto probabile che rimaniate incollati. Si chiama theitaliangame.tumblr.com e un “tumblr”, per intenderci, è una specie di blog, però fatto solo di immagini e un breve testo. Il titolo invece, “The Italian Game”, fa riferimento a un’espressione usata dalla diplomazia americana (la Cia, per farla breve) per descrivere l’Italia negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso. Ovvero un misto di machiavellismo politico, sovversioni, strategie della tensione, colpi di Stato progettati e lotte armate velleitarie; una maionese impazzita non in un paese sperduto, ma nella settima potenza industriale, in Europa, rendendo instabile la geopolitica di un mondo allora rigidamente diviso in due blocchi. Ancora oggi, per la verità, noi stessi non sappiamo come definire quel periodo della nostra storia. Forse erano i postumi del tentativo fallito di “compromesso storico” tra la Dc e il Pci; o erano gli “anni di piombo”, a cui seguì il “riflusso”, gli anni delle uccisioni di Aldo Moro e del generale Dalla Chiesa, dei grandi licenziamenti alla Fiat, dell’ordine nuovo della mafia. O gli anni dell’avvento del liberismo, del famoso “edonismo reaganiano”. E si potrebbe continuare: gli anni in cui l’Italia andò in frantumi, gli anni incubatori della Lega, dell’ascesa criminale, della televisione a colori e del suo logico epilogo, il ventennio berlusconiano. Era, probabilmente, un misto di tutto questo; ma la verità è, che il periodo sfugge ancora oggi alla classificazione, per cui “Italian Game” non era il titolo più sbagliato.
Studiare la storia d’Italia, con un Tumblr. Enrico Deaglio racconta su Repubblica il sito-archivio online creato da Ivan Carozzi, "The italian game".
Durante l’ultima puntata del Saturday Night Live, il più famoso programma comico della tv statunitense, è stato trasmesso questo finto trailer di un ipotetico film di Bambi con i protagonisti di Fast and Furious. Nel ruolo di Bambi c’è Dwayne “The Rock” Johnson. Il settimo film della saga di Fast and Furious uscirà in Italia il 2 aprile: è l’ultimo film a cui ha partecipato l’attore Paul Walker – uno dei più noti associati alla saga – morto durante le riprese il 30 novembre 2013.
Il remake di Bambi con The Rock. È andato in onda durante l'ultima puntata del Saturday Night Live: è la versione in cui Bambi si vendica sul serio.
La riforma del Titolo V della Costituzione, quello che regola il rapporto tra stato centrale e autonomie locali, è una delle parti più importanti e complesse della riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum il prossimo 4 dicembre (qui invece trovate una guida sintetica a tutta la riforma e qui un elenco di domande e risposte piuttosto frequenti). In estrema sintesi, se la riforma sarà approvata le regioni a statuto ordinario perderanno parte della loro autonomia, mentre quelle a statuto speciale resteranno in gran parte immuni dai cambiamenti. Ma questa parte della riforma fa anche parecchie altre cose ed è criticata sia da quelli che sostengono che non raggiungerà i suoi obbiettivi sia da quelli che dicono che si tratta di comunque obbiettivi sbagliati. Alla riforma del Titolo V è dedicata la seconda parte della nostra guida alla riforma della Costituzione (qui trovate la prima puntata della nostra guida, dedicata alla riforma del Senato). Perché è importante Sono almeno dieci anni che si parla di riformare il Titolo V della Costituzione, da quando cioè la precedente riforma, quella voluta nel 2001 dal centrosinistra, iniziò a generare una serie di effetti collaterali imprevisti. In sostanza, la riforma del 2001 ha involontariamente creato un sistema ambiguo in cui non è chiaro a chi, tra stato centrale e regioni, spetti la competenza nel fare le leggi su una lunga serie di materie. Come risultato, la Corte Costituzionale ha dovuto gestire negli ultimi 15 anni circa 1.500 contenziosi tra stato e regioni: un numero di molto superiore a quello degli anni precedenti.
Guida alla riforma del Titolo V. La seconda parte della nostra guida al referendum, dedicata a una delle parti più complicate e importanti della riforma: quella sulle competenze fra Stato e regioni.
Nel sesto giorno del festival del cinema di Cannes sono stati presentati due film in concorso: il francese La Loi du Marché, diretto da Stéphane Brizé e con Vincent Lindon, sulla storia di un uomo di 51 anni che dopo molti mesi di disoccupazione inizia un nuovo lavoro, e Louder than Bombs del regista norvegese Joachim Trier, con Jesse Eisenberg, Isabelle Huppert, Gabriel Byrne, Rachel Brosnahan, Amy Ryan e Ruby Jerins, su una famosa fotoreporter di guerra che muore in un incidente d’auto lasciando un marito e due figli che scopriranno dei segreti sul suo passato. Fuori Concorso è stato presentato il nuovo film d’animazione della Pixar, Inside Out, che uscirà in 3D nei cinema italiani il 19 agosto 2015: al photocall c’erano il regista Pete Docter e le attrici Amy Poehler, Mindy Kaling e Phyllis Smith, che hanno doppiato la versione originale. Per la sezione Un Certain Regard, infine, sono stati presentati Cemetery of Splendour del regista thailandese Apichatpong Weerasethakul e il messicano The Chosen Ones, diretto da David Pablos. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Le foto del sesto giorno del Festival di Cannes. Sono arrivate Amy Poehler e Rachel Brosnahan – cioè Rachel di House of Cards – ed è stato presentato il nuovo film della Pixar.
Distinguiamo sempre l’artista dall’uomo e la sua vita dalla sua opera: non dimentichiamoci che abbiamo sempre difeso la grandezza di Diego Maradona quando tutti gli davano addosso per la sua stupida vita privata. E abbiamo anche sempre sostenuto che le fesserie di Alberto Tomba alla guida non cambiavano minimamente il giudizio sulla potenza spettacolosa delle sue discese. E molti altri esempi ci sono e ci sarebbero. E quindi nessuno si azzardi a gettare fango su Arma letale (fino al secondo) o su Braveheart. Epperò la frequenza con cui Mel Gibson si fa riconoscere in comportamenti idioti – a essere indulgenti – comincia a meritare che ce lo diciamo: quest’uomo potrebbe essere un vero stronzo. Da quando nel 2006 fu arrestato per guida in stato di ebbrezza, Mel Gibson ha fatto di tutto per non identificarsi troppo con i nobili personaggi che ha interpretato. Liti, eccessi, violente bufere sentimentali, battaglie legali, insulti. Molti insulti. Soprattutto, pare, ai danni della sua ex fidanzata Oksana Grigorieva, con cui è in causa per l’affidamento della loro figlia di otto mesi, Lucia. In una registrazione audio diffusa in anteprima dal sito americano Radar, l’attore la chiama “puttana” aggiungendo pesanti insulti razzisti.
Ma quest’uomo è uno stronzo? razzismo, insulti e botte alla madre di suo figlio: Mel Gibson fa dimenticare Braveheart.
Il Minnesota è uno stato americano noto, tra le altre cose, per le sue foreste. Un tempo era coperto da quello che gli esploratori francesi avevano chiamato Grand Bois, cioè “Grande Bosco”, una foresta di 13mila chilometri quadrati, e per quanto molto di quel territorio sia stato poi sostituito da città, campi e industrie, tuttora l’industria del legname è importantissima per il Minnesota. Lo stato è anche una delle zone degli Stati Uniti dove le temperature medie annuali stanno crescendo di più a causa del cambiamento climatico. In sette delle contee del Minnesota le temperature medie sono aumentate di 2 °C dalla fine dell’Ottocento, il doppio della media mondiale. Secondo le peggiori previsioni nel 2100 dove ora ci sono le foreste potrebbero crescere solo praterie, uno scenario che comporterebbe la perdita di numerose specie di piante e animali. Alcuni cambiamenti si vedono già: in alcune zone delle foreste del Minnesota gli alberi adulti sono in salute, ma ai loro piedi non ci sono giovani alberi in crescita come in passato.
In Minnesota si aiutano gli alberi a migrare. È uno dei modi in cui i ricercatori che studiano le foreste stanno cercando di capire come preservarle dal cambiamento climatico.
Da metà giugno, un uomo di nome Massimo Giuseppe Bossetti si trova in carcere perché accusato di essere il presunto assassino di Yara Gambirasio, una ragazzina di 13 anni di Brembate di Sopra (Bergamo) uccisa nel 2010, e il cui caso è da allora seguito con molta attenzione – a volte eccessiva e morbosa – dai media italiani. Bossetti è stato arrestato dopo un’indagine molto complessa e laboriosa, incentrata sul DNA raccolto sul corpo di Gambirasio. La scorsa settimana gli avvocati di Bossetti hanno provato a ottenere la sua scarcerazione presentando un’istanza di circa 40 pagine nelle quali sono contestati diversi elementi presentati dall’accusa, e messe in dubbio le prove sul DNA raccolte dal Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri. La richiesta di scarcerazione è stata respinta dal giudice per le indagini preliminari (GIP), ma i legali di Bossetti sperano di ottenere un risultato diverso presentando una richiesta simile al tribunale del riesame di Brescia. La morte di Yara Gambirasio Yara Gambirasio scomparve nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando non era tornata a casa dopo uno dei suoi allenamenti in palestra a Brembate. Il suo corpo fu ritrovato solo tre mesi dopo, lungo un torrente nei pressi del paese di Chignolo d’Isola, a circa una decina di chilometri di distanza da Mapello, dove si erano in precedenza concentrate le ricerche. Il luogo del ritrovamento fu indicato dagli investigatori come quello in cui era stata uccisa Gambirasio, che probabilmente era stata trasportata nella zona contro la sua volontà da qualcuno, forse per violentarla. Le analisi sul corpo indicarono almeno un colpo ricevuto alla testa e ferite da arma da taglio alla gola, al torace, alla schiena e ai polsi.
A che punto è il caso Gambirasio. Se ne riparla per via di un documento della difesa di Bossetti che vuole smontare le prove raccolte sul DNA, ma che molti hanno presentato un po' frettolosamente.
Cosa sarà è la serie di incontri online sull’”autunno che ci aspetta” organizzata dal festival Pensavo Peccioli, che avrebbe dovuto tenersi lo scorso marzo ed è stato rinviato a causa del coronavirus. Il Post è partner del progetto e ospiterà le dirette delle conversazioni in streaming ogni giorno: lunedì alle 18,30 Marianna Aprile intervista Massimo Sestini.
Cosa sarà, con Massimo Sestini. Un appuntamento del festival online di cui il Post è partner, con un ospite al giorno.
Dieci persone sono rimaste ferite domenica mattina nell’incendio dell’ex hotel Eurostars Roma Congress di via Prenestina. L’edificio, da anni in stato di abbandono, era occupato da circa quattrocento persone senza fissa dimora, una decina delle quali è stata colta alla sprovvista dall’incendio sviluppatosi all’ultimo piano: per uscire dall’edificio si sono lanciate dalle finestre che si affacciano sul piazzale antistante. Non sono ancora note le cause dell’incendio.
Dieci persone sono rimaste ferite nell’incendio di un hotel occupato nella periferia di Roma.
Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha testimoniato martedì durante un’audizione della commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera, che si sta occupando di esaminare il testo del cosiddetto “decreto sicurezza bis”, approvato dal governo l’11 giugno e che il Parlamento deve convertire in legge. Patronaggio – la cui procura si sta occupando anche del caso di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 arrestata e poi liberata su ordine del GIP di Agrigento, e di cui in passato si era parlato per aver messo sotto indagine il ministro Matteo Salvini – ha dato il suo punto di vista sul “decreto sicurezza bis”, parlando sia dei suoi contenuti che delle “ragioni d’urgenza” con cui è stato giustificato. Ha detto che il decreto ha obiettivi condivisibili – contrastare l’immigrazione clandestina – ma di fatto non offre strumenti validi per raggiungerli: perché si occupa molto di fermare le ong, che Patronaggio non considera un problema, e non fa niente per contrastare i cosiddetti “sbarchi fantasma”, da cui arriva «il pericolo maggiore per la sicurezza pubblica».
Il procuratore di Agrigento ha smontato il “decreto sicurezza bis”. In un'audizione alla Camera ha spiegato che si occupa male del problema sbagliato, mentre dimentica i veri pericoli legati all'immigrazione clandestina.
Le nomination per le 24 categorie degli Oscar sono state annunciate nel pomeriggio del 24 gennaio, quando a Los Angeles erano le cinque di mattina. Qui ci sono tutte: compresa la ventesima nomination per Meryl Streep (più di ogni altra attrice della storia) e la nomination per Fuocoammare di Gianfranco Rosi come Miglior documentario. Se alle liste preferite trailer e parole, da qui in avanti trovate invece le cose da sapere sui nove film candidati all’Oscar per il Miglior film, quello di cui solitamente si parla di più (come succede da qualche anno a questa parte, la categoria del Miglior film ha più delle cinque nomination previste per le altre categorie). I nove film candidati come Miglior film sono, tra le altre cose, quelli che in genere si sono fatti vedere di più anche nelle altre categorie: li abbiamo quindi messi in ordine di nomination complessive. Il primo è La La Land: ne ha avute 14, eguagliando il record di Eva contro Eva e Titanic, che poi ne vinsero rispettivamente 6 e 11.
I 9 candidati come Miglior film agli Oscar 2017. Informazioni, date d'uscita, trailer e cose da sapere su "La La Land", "Arrival", "Moonlight" e gli altri: uno è già su Netflix, per dire.
A Islamabad, in Pakistan, c’è una delle librerie più grandi al mondo che vende i libri più svariati – compresi trattati di ateismo e riviste di moda – con l’aiuto di commessi pronti a consigliare al meglio i clienti: è la Saeed Book Bank. Si trova in un edificio di 3.900 metri quadrati disposti su tre piani in cui lavorano 92 dipendenti, propone più di 200mila titoli, e i suoi cinque magazzini conservano oltre 4 milioni di libri. Sono perlopiù in inglese: bestseller mondiali, saggi scientifici (c’è un intero scaffale dedicato al filosofo statunitense Noam Chomsky), libri religiosi (non solo islamici), narrativa internazionale, e riviste come Cosmopolitan. Le vendite avvengono principalmente in libreria, ma si può comprare anche online: quest’anno dagli acquisti sul sito sono arrivati mille dollari al giorno, un risultato notevole vista la scarsa diffusione delle carte di credito in Pakistan. La libreria, per le sue dimensioni e la varietà del suo catalogo, è già una storia di per sé, ma è resa ancora più interessante da quella del suo fondatore Saeed Jan Qureshi, morto a settembre a 77 anni: il suo posto è stato preso dal figlio Ahmad Saeed, che la gestisce insieme al fratello Akbar.
La libreria di Islamabad che vende di tutto, dai libri sull’ateismo a Cosmopolitan. È la Saeed Book Bank: ha 200 mila titoli, soprattutto in inglese, e il suo fondatore iniziò leggendo i volumi che spolverava nella biblioteca di un latifondista.
I sindacati CGIL, CISL e UIL hanno proclamato per giovedì 1 e venerdì 2 agosto uno sciopero dei servizi di vigilanza privata e dei servizi fiduciari, cioè le prestazioni che offrono le imprese di sorveglianza private, tra cui il trasporto valori, la sorveglianza notturna e il servizio di portineria. Dato che le banche fanno un largo uso di questi servizi, soprattutto del trasporto valori per la gestione ed erogazione del denaro contante, nei giorni di sciopero potrebbero non funzionare correttamente gli sportelli bancomat. Attivo nazionale unitario della #vigilanza privata, a Roma, in vista degli scioperi del 1 e 2 agosto e 6 settembre.#FilcamsCgil #FisascatCisl #Uiltucs#SiamoDoveSei pic.twitter.com/qJHQ1y4fGB
L’1 e il 2 agosto potrebbe essere complicato prelevare dagli sportelli bancomat. Per via di uno sciopero nazionale del trasporto valori e della vigilanza privata.
Il designer Giancarlo Fassina, noto per aver progettato la lampada Tolomeo insieme a Michele De Lucchi, è morto venerdì a Milano; aveva 84 anni. Fassina era specializzato nella progettazione di lampade e sistemi di illuminazione e proprio grazie alla lampada Tolomeo – prodotta da Artemide – aveva vinto nel 1989 il Compasso d’Oro, il più importante premio italiano per il design.
È morto il designer Giancarlo Fassina, noto per aver progettato la lampada Tolomeo con Michele De Lucchi.
Il gruppo del lusso francese Kering – che controlla tra gli altri Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen e Bottega Veneta – venderà la sua quota di controllo dell’azienda sportiva Puma, scrive la rivista di moda e finanza Business of Fashion citando quanto detto da banche di Londra e Parigi. Kering controlla l’86 per cento di Puma, che è quotata in borsa per 5,2 miliardi di euro, e deve quindi vendere almeno il 37 per cento delle sue azioni, pari a 2 miliardi di euro. È una cifra molto alta e Kering sta cercando, con l’aiuto delle banche, uno o più grossi investitori. Sempre Business of Fashion scrive che la vendita non avverrà prima di Natale e riporta quanto detto anonimamente da un dipendente del gruppo: lo scorso dicembre il direttore operativo di Kering, Jean-François Palus, aveva annunciato ai dipendenti che Puma sarebbe stata venduta entro 18 mesi. Kering ha acquisito Puma nel 2007 e da qualche anno gli esperti parlano dell’intenzione di rivenderla. L’azienda è molto migliorata sia a livello di immagine che di fatturato, grazie alla vendita di prodotti più innovativi e alle collaborazioni con personaggi famosi, come Rihanna e Usain Bolt. La decisione di venderla fa parte della strategia del direttore esecutivo e presidente François-Henri Pinault (che ha preso in mano l’azienda dal padre François Pinault nel 2005) di concentrarsi esclusivamente sul settore del lusso. Per questo è molto probabile che Kering cederà anche Volcom, una marca californiana di tavole da surf, skateboard e snowboard, comprata nel 2011, mettendo fine alla sua presenza nel mercato dell’abbigliamento e degli articoli sportivi.
Kering vuole vendere la sua quota di controllo di Puma.
Renato Zero è un noto cantautore italiano la cui carriera è cominciata negli anni Settanta. Sabato 13 febbraio ha partecipato come ospite alla serata conclusiva del Festival di Sanremo. Queste sono le dieci canzoni di Renato Zero che Luca Sofri, peraltro direttore del Post, scelse per il suo libro Playlist, La musica è cambiata. Renato Zero (1950, Roma) Tutta la parte dei lustrini, del melodramma da palcoscenico, dell’attaccarsi alle tende, della passione sincera con cui ha sempre vissuto qualsiasi cosa fino all’ultima paillette, tutta quella parte lì è insieme essenziale ed accessoria. Renato Zero ha anche semplicemente cantato delle gran canzonette, buttandocisi dentro senza pudori e misure, con conseguenze in cui il confine tra il kitsch e il commovente è negli occhi di chi guarda e nelle orecchie di chi ascolta. E un tempo fu una cosa nuova e rivoluzionaria per lo spettacolo italiano.
Dieci belle canzoni di Renato Zero. Per farlo conoscere a chi lo ha solamente sentito nominare, e rinfrescare la memoria agli altri: ieri è stato ospite alla serata finale di Sanremo.
Benché siamo gente di memoria corta, e rapida a cambiare umori, abbiamo ancora in testa inevitabilmente quelle cose che in molti dicevano soltanto due mesi fa: il coronavirus è l’occasione per ripensare tutto, da questa emergenza possono nascere grandi opportunità, e maggiori disponibilità al cambiamento, guardate anche come siamo stati veloci – se costretti – ad accelerare infine la nostra familiarità con le attività digitali, con modi di vivere e lavorare completamente diversi. È l’occasione per ripensare tutto. Avanti veloce di due mesi. Quegli annunci possono essere stati un po’ esagerati o sovreccitati, e frutto di una straordinarietà del momento che – in molti sensi per fortuna – sembra in questi giorni già lontanissima. Ma quella lontananza arriva fino a un certo punto – la normalità è superficiale, la crisi sotto è gravissima – e niente garantisce che sia duratura: “se dovesse ricapitare una cosa del genere, adesso sappiamo che dobbiamo arrivarci preparati”, è un’altra cosa che ci siamo detti molto, ci sembra di ricordare. Avanti veloce di due mesi, dicevamo. E tutto quello che rimane di quella coraggiosa, sincera, promettente volontà di “ripensare tutto” sono più tavolini dei bar sui marciapiedi e una manciata di piste ciclabili. Le dimensioni del ripensamento, della creatività, della sperimentazione, dell’adattamento e dell’innovazione si fermano qui. Almeno sul piano pubblico, ché le aziende private qualche maggiore sforzo autonomo sono costrette a farlo, nel loro piccolo.
L’occasione per non ripensare niente. Dalla parte di chi ci prova, malgrado la scarsezza di chi governa (una specie di editoriale).
La Federal Reserve (FED), la Banca centrale degli Stati Uniti, ha annunciato ieri il quantitative easing 3, un terzo e nuovo piano d’immissione di liquidità contro la crisi economica: la banca centrale acquisterà i titoli di stato immobiliari e i buoni del tesoro a breve termine. Il quantitative easing può essere tradotto in italiano con “alleggerimento quantitativo”: un modo con cui creare e stampare moneta per farla circolare nel sistema finanziario. L’obiettivo è immettere liquidità nel mercato in un momento in cui le banche prestano meno soldi alle famiglie e alle imprese. La FED acquisterà obbligazioni immobiliari per 40 miliardi di dollari al mese, senza limiti di tempo, finché «la crescita non sarà migliorata a sufficienza», ha detto Ben Bernanke, il presidente della Banca centrale americana. Nelle operazioni precedenti (Qe1 e Qe2) la FED aveva sempre fissato un termine di scadenza per le sue operazioni. Nel comunicato pubblicato ieri, la FED ha fatto sapere anche che manterrà i tassi d’interesse sul prestito di denaro vicino allo zero dal 2014 fino a metà del 2015 e per il momento li terrà fermi: oscillano dallo 0 allo 0,25 per cento. Inoltre, fino alla fine dell’anno verrà portata avanti l’operazione twist da 45 milioni di dollari al mese: la banca centrale venderà i titoli di Stato con scadenza fino a tre anni, tra quelli che ha in portafoglio, e acquisterà quelli a più lungo termine di scadenza con l’obiettivo di abbassarne i tassi. I tassi dei titoli a lungo termine sono quelli che rappresentano il tasso di riferimento applicato ai finanziamenti immobiliari e ai prestiti bancari.
Il nuovo piano della FED. La banca centrale americana acquisterà titoli di Stato senza grossi limiti, finché la crescita e il tasso di disoccupazione non miglioreranno.
La band statunitense di musica country Dixie Chicks ha cambiato il proprio nome in The Chicks per dare un messaggio a sostegno delle battaglie per i diritti delle minoranze razziali negli Stati Uniti. The Chicks sono un trio texano composto dalla cantante Natalie Maines e dalle sorelle polistrumentiste Martie Erwin Maguire ed Emily Strayer. Sono attive dal 1989, hanno pubblicato cinque dischi e sono molto popolari negli Stati Uniti. La decisione di cambiare nome è arrivata come atto di solidarietà al movimento anti-razzismo diffusosi dopo l’uccisione di George Floyd. “Dixie” è infatti è un termine utilizzato con riferimento agli stati del Sud degli Stati Uniti che durante la guerra civile americana costituivano gli Stati Confederati d’America che combatterono per difendere il diritto a possedere schiavi.
La band country statunitense Dixie Chicks ha tolto “Dixie” dal proprio nome.
Cates Holderness è l’autrice del post di BuzzFeed sul vestito che alcuni vedono bianco e oro e altri blu e nero: la foto era stata originariamente condivisa su un Tumblr: poi ne ha scritto BuzzFeed e ha avuto il successo che sappiamo. Holderness è Community Growth Manager (“manager per la crescita della community”) a BuzzFeed, il popolare sito americano che si occupa di contenuti virali e che negli ultimi anni ha iniziato anche a produrre news con corrispondenti in giro per il mondo. Il post sul vestito è andato online verso le 18 (ora americana) di giovedì, e da allora, secondo il contatore sul sito, è stato visto più di 36 milioni di volte (28 milioni delle quali nelle prime 24 ore, da un massimo di 670 mila persone contemporaneamente). Hoderness ha raccontato al sito DigiDay di aver ricevuto la segnalazione riguardo quella foto da alcuni utenti attraverso il Tumblr di BuzzFeed e di aver notato che anche se a lei il vestito sembrava blu e nero molte persone dicevano che era bianco e oro. Ha chiesto ad alcuni suoi colleghi, e in poco tempo si è trovata a discuterne parecchio. «Una delle cose che seguiamo qui a BuzzFeed è: se ti fa provare qualcosa, dovresti scriverne». Holderness perciò ha scritto il post in cinque minuti e l’ha pubblicato e se n’è andata dalla redazione. Quando è uscita dalla metropolitana, ha raccontato, aveva 300 notifiche su Twitter e 20 messaggi. È poi andata a casa di un amico per passare la serata e ha scoperto che il post era stato condiviso dalla pagina Facebook e dal profilo Twitter principali di BuzzFeed (dai quali non passano tutti i contenuti pubblicati sul sito). Dopo aver passato la serata a vedere serie tv con gli amici, Holderness dice di essere stata fino alle 3 di mattina a guardare Twitter e le varie celebrità – tipo Kim Kardashian – scrivere del vestito. La mattina dopo si è svegliata e ha scritto su Twitter “Buongiorno a tutti”: «qualcuno mi ha scritto “Torna a letto, hai fatto abbastanza”». Anche altri tweet scritti da Holderness tra giovedì e venerdì sono notevoli.
Il colore del vestito e i divertenti tweet della giornalista di BuzzFeed. Lei si chiama Cates Holderness, ha scritto il post sul colore del vestito in cinque minuti e poi ha avuto due giorni molto strani e intensi, come mostrano i suoi tweet.
Oggi Repubblica ha in prima pagina un’intervista di Gad Lerner a Umberto Bossi, ex leader della Lega Nord. Lerner ha intervistato Bossi a casa sua, a Gemonio, in provincia di Varese, a pochi giorni dalla decisione di Matteo Salvini di rifondare la “Lega Salvini premier”, movimento nazionale creato due anni fa, e di commissariare gli organi della Lega Nord, di cui Bossi rimane presidente a vita, perché titolare del debito con lo Stato per la condanna sui rimborsi irregolari. Bossi, che non era presente alla riunione durante cui è stato deciso il commissariamento, nella conversazione – un po’ svogliata, come di uno che ha accolto l’intervistatore per gentilezza e antica conoscenza ma vorrebbe limitare l’effetto delle cose che pensa – ha detto di conoscere il nuovo commissario Igor Iezzi solo di vista («È un ragazzo, questo il suo limite») e ha spiegato di aver aderito al gruppo “Lega per Salvini premier” in Senato «per forza di cose»: «Ma una tessera nazionalista mica fa per me». Nell’intervista, Bossi ha preso più volte posizione contro la svolta nazionalista di Salvini e il tentativo di far uscire la Lega dal Nord Italia:
A Umberto Bossi non piace la Lega di Salvini. Dice che la svolta nazionalista e il tentativo di trovare sostegno al Sud non hanno portato a molto e che bisogna ancora puntare sull'autonomia del Nord Italia.
Il prossimo 26 ottobre, Microsoft inizierà la distribuzione di Windows 8, l’ultima edizione del suo sistema operativo. Da ieri la società ha avviato una campagna pubblicitaria, negli Stati Uniti, per annunciare l’arrivo di Windows 8 e presentare le molte novità che porta con sé. Il sistema operativo segna un profondo cambiamento rispetto al proprio predecessore, con un’interfaccia nuova e lontana dal classico desktop, ispirata alla grafica Metro già utilizzata da tempo su Windows Phone. L’idea è di offrire un sistema operativo in cui sono i contenuti a essere messi in evidenza, e non i programmi e le applicazioni. Un’opzione consente comunque di utilizzare la versione desktop classica di Windows, con finestre, icone e tutto il resto.
Il primo spot di Windows 8. In attesa dell'arrivo del sistema operativo il prossimo 26 ottobre.
Vi era grande attesa per la XII Biennale di Architettura, aperta a Venezia il 29 agosto scorso; dopo un primo giro di orientamento, potremmo forse definirla (nel senso buono, per carità) la Biennale del vuoto. In altre occasioni, le Corderie dell’Arsenale strabordavano di fotografie a tutta parete, video ingombranti e modellini in scala imponente, che invitano il visitatore a passarvi dentro e a esperire in corpore vili la fisicità dello spazio costruito, superando d’un balzo la pur inevitabile mutilazione che affligge ogni mostra di architettura. Due anni fa, in particolare, il florilegio di concettualismo, linee spaziali e plastiche psichedeliche messo in piedi da Aaron Betsky per celebrare la sua “Architecture Beyond Building”, aveva lasciato molti visitatori con un senso di pienezza che sconfinava nella saturazione. Quest’anno invece l’allestimento assai sobrio offre una rara occasione per ammirare le strutture portanti dell’Arsenale, e stupire dinanzi alla ruvida bellezza di ambienti secolari, appena scalfiti dai materiali che incorniciano per il tempo di tre mesi (la mostra chiuderà il 21 novembre). Il tema scelto dalla curatrice giapponese Kazuyo Sejima è “People meet in architecture”, dunque un appello alla funzione sociale del costruire, alla condivisione dell’urbanesimo, alla definizione dello spazio pubblico. Ma in realtà questa idea, troppo debole per strutturare un progetto, lascia il campo a quella che Fulvio Irace ha ben definito come “anarchia espositiva”, nella quale si alternano seriosi progetti, ricostruzioni evocative, e installazioni forse più consone a una Biennale d’arte.
La Biennale del Vuoto. "Arditi intrecci" e altre diavolerie artistiche incontrate dall'inviato del Post alla Biennale di Architettura.
Gianluigi Nuzzi, 42 anni, è il conduttore della trasmissione televisiva Gli Intoccabili, iniziata su La7 alla fine del 2011. Una delle prime puntate aveva sollevato molte polemiche perché mostrava, con una telecamera nascosta indossata da un deputato, i discorsi opportunistici e cinici di alcuni parlamentari. Con la trasmissione del 25 gennaio, Gli Intoccabili ha causato una reazione molto decisa da parte del Vaticano, con minacce di azioni legali e ampie discussioni sui giornali. La puntata, intitolata “Congiura in Vaticano”, aveva come unico ospite in studio il direttore dell’Osservatore Romano (il quotidiano ufficiale di Città del Vaticano), Giovanni Maria Vian, e presentava “quattro diverse storie ricostruite attraverso documenti riservati” che ruotavano intorno all’idea che l’opera riformatrice della Chiesa da parte del papa Benedetto XVI incontrasse decise resistenze e provocasse lotte di potere. La prima storia, quella che ha causato le maggiori polemiche, parlava del caso del segretario generale del governatorato monsignor Viganò, citando sue lettere al Papa e al cardinale Bertone apparentemente riservate. Viganò, secondo la ricostruzione del programma, sarebbe stato rimosso dall’incarico a ottobre del 2011 (e inviato come nunzio apostolico, “ambasciatore” del Vaticano a Washington) dopo aver scoperto, nel suo importante ruolo amministrativo (il segretario del governatorato si occupa di tutte le forniture e gli acquisti della Città del Vaticano) un’ampia rete di sprechi e corruzione, e nonostante avesse parzialmente risanato e ridotto il bilancio. La puntata integrale è visibile qui.
Gli Intoccabili e il Vaticano. L'ultima puntata del programma di Gianluigi Nuzzi su La7 ha provocato molte polemiche e una risposta ufficiale della Città del Vaticano: ecco perché.
Nella notte tra domenica e lunedì ci sarà l’88esima edizione degli Oscar, gli importanti premi di cinema assegnati dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (Academy, in breve), un’associazione professionale nata nel 1927 con lo scopo di sostenere e promuovere il cinema statunitense. I premi Oscar furono assegnati per la prima volta nel 1929: nel 1930 ci fu una doppia premiazione, ad aprile e a novembre, l’edizione del 1933 non si tenne, ma a parte queste due eccezioni si svolgono annualmente da allora. Dal 1929 a oggi sono stati consegnati 2.947 Oscar e, nel frattempo, dalle cerimonie degli Oscar sono passati un po’ tutti i più grandi del cinema: quelli del bianco e nero e poi quelli delle foto – e del cinema – a colori. Rivedere tutte le foto è un buon modo per avere una sintesi dei momenti più strani importanti o divertenti delle edizioni del passato e, intanto, ripassare, nomi, facce, coppie, amicizie e vittorie. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Le foto storiche degli Oscar. Il meglio delle cerimonie degli Oscar del passato, per arrivare preparati agli Oscar 2016.
Nella notte tra sabato e domenica un attacco ha colpito i sistemi informatici della Regione Lazio, e in particolare il Centro elaborazione dati (CED), il sistema che gestisce l’intera struttura informatica regionale. Appena si sono accorti del problema, per evitare il proliferare dell’attacco e la sottrazione di dati, i tecnici della Regione hanno disattivato il sistema, di fatto bloccando tutti i servizi informatici regionali, il più importante dei quali, in questo momento, riguarda quello della gestione della campagna vaccinale. Che problemi ci sono con la campagna vaccinale? Da domenica il sito della Regione Lazio e tutti i siti legati ai servizi informatici regionali sono irraggiungibili. Questo riguarda anzitutto la campagna vaccinale: la piattaforma regionale per la prenotazione degli appuntamenti delle vaccinazioni è bloccata, e non è possibile prendere nuovi appuntamenti per vaccinarsi.
Sei risposte sull’attacco informatico alla Regione Lazio. Che ha bloccato tutti i sistemi regionali, a partire da quello che gestisce la campagna vaccinale: cosa si sa finora, in ordine.
Il 27 gennaio Ahmed ElShabrawy stava lavorando in ufficio quando notò che dai computer della sua società, EgyptNetwork, l’accesso a social network come Twitter e Facebook iniziava a diventare difficoltoso. Erano le prime avvisaglie del blocco senza precedenti della Rete deciso dalle autorità egiziane in vista della grande manifestazione prevista per il giorno successivo per chiedere le dimissioni del presidente Hosni Mubarak. Nella notte tra il 27 e il 28 gennaio Internet divenne inaccessibile e così anche la rete dei telefoni cellulari: una intera nazione era tagliata fuori dalla Rete. ElShabrawy fu chiamato pochi minuti dopo il crollo di Internet da un tecnico che lo avvisava che tutte le linee della sua società erano morte. Ayman Bahaa, il responsabile della rete che mette in collegamento le università egiziane, infrastruttura che venti anni fa ha favorito la diffusione di Internet nel paese, si accorse che l’intero network era andato offline senza capire bene che cosa fosse successo.
Come aveva fatto l’Egitto a spegnere Internet. Il New York Times ricostruisce le mosse delle autorità egiziane che portarono al blocco senza precedenti della Rete.
L’Autorità Garante della Concorrenza ha avviato un’istruttoria sull’acquisizione del gruppo LLG (cioè le profumerie Limoni e La Gardenia) da parte di Douglas Profumerie, che si è conclusa oggi. Limoni e La Gardenia sono le più grandi catene di profumerie in Italia: grazie all’acquisizione, il gruppo tedesco Douglas controllerà circa 2.400 profumerie in 19 paesi europei. Secondo l’Autorità, la società risultata dall’acquisizione avrebbe in alcune zone del paese una concentrazione “significativa”. Il timore dell’Autorità è che questa concentrazione potrebbe essere «suscettibile di pregiudicare in maniera sostanziale e durevole le dinamiche concorrenziali, portando alla costituzione o al rafforzamento di posizioni dominanti». L’istruttoria dell’Antitrust, che potrebbe imporre alla società di cedere alcuni dei punti vendita controllati, si dovrebbe concludere entro la fine di dicembre.
L’Antitrust ha aperto un’istruttoria sull’acquisizione delle profumerie Limoni e La Gardenia da parte di Douglas, che si è conclusa oggi.
Instagram ha aggiunto alla sua versione per browser su Instagram.com la possibilità di effettuare ricerche all’interno del suo enorme archivio di immagini, pubblicate dai suoi iscritti tramite l’applicazione per fare fotografie. La funzione era già disponibile da tempo all’interno dell’app su mobile ed era stata ulteriormente migliorata qualche settimana fa per rendere più semplice la ricerca delle foto, mentre non era mai stata sviluppata nella versione per computer, su cui era praticamente impossibile cercare e scoprire nuove fotografie. L’opzione per la ricerca permette di utilizzare parole chiave, hashtag e di effettuare ricerche geografiche, grazie alle informazioni sul posto in cui sono state scattate le foto che vengono automaticamente aggiunte dall’applicazione.
Ora si possono cercare le foto sul sito di Instagram. L'applicazione per scattare e condividere immagini ha aggiunto la funzione anche alla sua versione per browser.
EL VY è il nome di un nuovo gruppo, o meglio un nuovo progetto, formato da Matt Berninger dei The National e Brent Knopf, che ha suonato con i Menomena e i Ramona Falls. Nel 2014 i due hanno collaborato alla registrazione di un disco che si chiama “Return to the Moon” e uscirà il 30 ottobre. Dopo l’uscita del disco faranno un tour insieme negli Stati Uniti e in Europa (le date si trovano qui, per ora non sono previsti concerti in Italia). Il primo singolo estratto da “Return to the Moon” ha lo stesso nome del disco, ed è stato diffuso insieme a un video e l’immagine della copertina dell’album.
Il primo singolo degli EL VY (cioè Matt Berninger e Brent Knopf). Il disco che hanno registrato insieme, "Return to the Moon", uscirà il 30 ottobre.
Il 19 dicembre 1979 nei cinema statunitensi uscì Kramer contro Kramer, un film drammatico familiare e legale diretto da Robert Benton e in cui Dustin Hoffman e Meryl Streep sono il signor e la signora Kramer durante la separazione e la causa per l’affido del figlio. In poche settimane Kramer contro Kramer divenne il film con i maggiori incassi statunitensi di quell’anno e alcuni mesi dopo vinse cinque premi Oscar: film, regia, attore, attrice non protagonista e sceneggiatura (non originale, visto che era tratto da un romanzo dello scrittore Avery Corman). Kramer contro Kramer ci mise davvero poco a diventare un grande successo di pubblico e di critica, ma per i suoi temi e per certe sue storie interne è stato anche altro e in parte lo è ancora, come dimostrato dal fatto che ultimamente è stato spesso in relazione con Storia di un matrimonio, da qualche giorno su Netflix e, secondo alcuni, un «Kramer contro Kramer dei giorni nostri».
Cosa ha lasciato “Kramer contro Kramer”. Uscì 40 anni fa, fu il film più visto e premiato dell'anno e continua a farsi ricordare e citare (e criticare).
Da giorni il governo italiano è impegnato in una trattativa con la Commissione Europea per evitare l’apertura di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo. La procedura è uno strumento a disposizione dell’Unione Europea per evitare che alcuni paesi si trovino in situazioni economicamente insostenibili e quindi dannose per tutti gli altri. Tutti i leader politici italiani concordano che la procedura limiterebbe i margini di manovra del governo per diversi anni. Il governo Conte ha tempo fino al 9 luglio per convincere l’UE a non procedere, ma in realtà il tempo a disposizione potrebbe essere meno. La Commissione Europea non ha il potere di aprire da sola una procedura di infrazione: spetta invece al Consiglio, l’organo composto dai rappresentanti dei governi dei singoli stati. Sarà proprio il Consiglio dell’UE che raduna i ministri dell’Economia – il cosiddetto ECOFIN – a decidere se aprire formalmente la procedura, con un voto a maggioranza qualificata previsto per la riunione del 9 luglio. Esattamente una settimana prima però, il 2 luglio, la Commissione potrebbe chiedere ufficialmente al Consiglio di aprire la procedura. Per questa ragione il governo italiano si è già mosso: quattro giorni fa ha mandato una lettera ai presidenti della Commissione e del Consiglio per cercare di convincerli della sostenibilità dei conti italiani, e mercoledì potrebbe inviare ulteriori dati e precisazioni.
Come sta andando la trattativa con l’Europa. I tempi perché l'Italia riesca a evitare la procedura d'infrazione sono molto stretti, e i piani del governo non così chiari.
Mentre si espandono l’attenzione e il potenziale mercato della carne di origine vegetale, le principali aziende del settore sono preoccupate di dover trovare un nuovo nome per promuovere i loro prodotti. Negli Stati Uniti, dove sono nate le principali aziende di questo tipo, stanno acquisendo consistenza le rivendicazioni di aziende e associazioni di categoria dell’industria della carne (quella vera) che chiedono che sia impedita la commercializzazione di carne vegetale con il nome di “carne”. Sono ormai anni che si parla della carne vegetale, e la principale società che la produce – Impossible Foods – ha avviato delle collaborazioni prima con White Castle, una delle più antiche e famose catene di fast food statunitensi, e da qualche settimana con Burger King, una delle più grosse.
Come chiamare la carne che non è carne. Gli “hamburger impossibili” a base vegetale stanno cominciando a diffondersi, ma le industrie della carne – quella vera – ne contestano la definizione.
Il film della Universal Cinquanta Sfumature di Grigio, tratto dall’omonimo libro della scrittrice inglese E.L. James, ha ottenuto incassi record in tutto il mondo dopo il primo weekend di programmazione. La Universal ha comunicato di aver incassato 220 milioni di euro in cinque giorni, di cui 8 milioni e mezzo soltanto in Italia, un record per un film vietato ai minori di 14 anni (negli Stati Uniti è invece vietato ai minori di 17).
Gli incassi record di “50 sfumature di grigio”. Il discusso film erotico ha già incassato 220 milioni di euro in tutto il mondo (8 e mezzo in Italia) e ha superato parecchi record in alcuni paesi.
Con la firma del decreto legge sulla manovra da parte del Capo dello Stato conosciamo il testo integrale della manovra. I suoi aspetti fondamentali erano già stati descritti e discussi dal governo domenica sera, ma ci sono cose più piccole che fino a oggi non erano state raccontate nei dettagli – come la norma sugli stipendi dei parlamentari, per esempio – e che oggi riempiono le pagine speciali di approfondimento dedicate alla manovra da Repubblica, Corriere della Sera, Stampa e Sole 24 Ore. Il taglio delle liquidazioni Le liquidazioni superiori a un milione di euro saranno sommate al reddito complessivo, tassato con l’aliquota IRPEF massima del 43 per cento.
Altre 7 cose (più una) sulla manovra. Dalla lettura del testo integrale del decreto emergono altre norme, dal taglio delle maxi liquidazioni al divieto di cariche multiple in banche e assicurazioni.
Laura Prati, 48 anni, sindaco del Partito Democratico di Cardano al Campo, in provincia di Varese, è morta. Prati era stata ferita in un attentato il 2 luglio scorso: il vicecomandante della polizia municipale locale, Giuseppe Daniele Pegoraro, dopo essere entrato armato nel suo ufficio, aveva sparato a lei e al vicesindaco Costantino Iametti. Stando a quanto scrissero i giornali nei giorni successivi, Pegoraro ha spiegato di aver sparato al sindaco e al vicesindaco per vendicarsi di un provvedimento disciplinare adottato da una commissione del Comune, e per il quale era stato sospeso per sei mesi dal servizio. Pegoraro era stato arrestato dalla polizia due ore più tardi nei pressi di Gallarate.
È morta Laura Prati. Era il sindaco di Cardano al Campo, in provincia di Varese, aveva 48 anni: un vigile urbano le aveva sparato 20 giorni fa nel suo ufficio.
Giovedì 5 novembre sulla rivista scientifica Current Biology è stato pubblicato uno studio che si occupa del rapporto tra religione e prosocialità. I comportamenti prosociali sono quelli che, senza la ricerca di ricompense esterne, favoriscono le altre persone o il raggiungimento di obiettivi sociali positivi: tra le abilità prosociali ci sono l’autocontrollo, l’empatia, la comprensione degli altri, l’assistenza, la valorizzazione della diversità, la solidarietà. La ricerca si sofferma in particolare sul legame tra educazione religiosa e altruismo in quei bambini che sono cresciuti, appunto, in famiglie che si definiscono “religiose”. Le conclusioni sono tre: i genitori religiosi considerano i loro figli più empatici e sensibili alle ingiustizie (l’opinione dei genitori non religiosi sui propri figli è più moderata); le modalità di trasmissione di valori e pratiche religiose da una generazione all’altra non favoriscono il comportamento altruistico; la religiosità invece che l’altruismo aumenta le tendenze punitive. Lo studio è innovativo per due motivi: finora le ricerche sul rapporto tra religiosità e moralità si erano concentrate su categorie sociali ben precise (persone occidentali, scolarizzate e con un buon livello economico) mentre lo studio pubblicato in questi giorni è stato condotto sui bambini di vari e differenti paesi. In secondo luogo i risultati, come hanno spiegato i ricercatori, «sfidano la tesi per cui la religione sia di vitale importanza per lo sviluppo morale, e supportano l’idea che la secolarizzazione del discorso morale non diminuirà la bontà umana ma farà esattamente il contrario». Nella presentazione dello studio si spiega: «Poiché 5,8 miliardi di esseri umani, che rappresentano l’84 per cento della popolazione mondiale, si identificano come religiosi, la religione è senza dubbio un aspetto prevalente della cultura che influenza lo sviluppo e l’espressione della prosocialità». Ma si dice anche che nonostante sia generalmente accettato che la religione formi il giudizio morale delle persone e il comportamento prosociale, la relazione tra religiosità e prosocialità è in realtà molto più controversa.
La religione rende più altruisti? secondo uno studio serio e recente no, anzi: l'educazione religiosa sembra scoraggiare la generosità spontanea e aumentare le tendenze punitive.
Lunedì pomeriggio alla Camera dei Deputati si è tenuta una conferenza stampa sulla legge di cittadinanza, organizzata dal deputato del Partito Democratico Khalid Chaouki. Durante l’incontro si è parlato principalmente del caso di Sirine Chaarabi, una giovane pugile di origini tunisine che ha lanciato una petizione su Change.org e scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché le conceda la cittadinanza italiana, in tempi brevi: per permetterle di partecipare alle prossime competizioni internazionali di pugilato, compresi i mondiali giovanili che si svolgeranno in India il prossimo novembre. Chaarabi era tra i relatori della conferenza e ha raccontato la sua storia; tra gli altri, era presente il segretario generale della federazione pugilistica italiana Alberto Tappa. Chaarabi ha compiuto 18 anni il 7 maggio, è nata in Tunisia, ma si è trasferita in Italia con la sua famiglia quando aveva due anni. Vive in provincia di Caserta e in questo momento frequenta il quarto anno di ragioneria e tutto il suo percorso scolastico si è svolto in Italia. Durante l’intervento ha detto di aver imparato l’italiano all’asilo grazie alle maestre e che ora lo considera la sua prima lingua. Si sente italiana, anche se è nata in Tunisia, perché dice di non trovare differenze tra la sua mentalità e quella dei suoi coetanei. Ha iniziato a praticare pugilato da bambina: a sei anni ha fatto i primi incontri, a 14 il primo match ufficiale e poi i campionati italiani junior che ha vinto nella categoria 54 chili nel 2013 e nel 2014. Da quel momento sono iniziate le convocazioni in nazionale, ma anche i primi problemi dovuti al fatto di non avere la cittadinanza e l’impossibilità di partecipare agli incontri internazionali. Dove ha potuto, è intervenuta la federazione pugilistica italiana, che l’ha convocata ai ritiri della nazionale, le ha permesso di allenarsi con la squadra e di partecipare a incontri amichevoli, contro la Francia e la Romania.
La cittadinanza per Sirine Chaarabi. La pugile 18enne nata in Tunisia ha scritto a Mattarella perché le conceda la cittadinanza italiana, in modo che possa gareggiare con la nazionale del paese in cui vive da 15 anni.
Perché poi la domanda, dopo un mese di questo speciale, è un po’ questa: perché a noi di oTTo, a un certo punto, è venuto il pallino della seconda generazione? E in fondo la risposta è semplice: perché se hai un’impresa, piccola, media, grande, a Milano, quelli che lavorano con te, che ti mandano i curriculum, che vengono da te, sono i nuovi italiani. Ok, non tanto se fai il fotografo, il giornalista, o il programmatore php, ma se insomma fai un lavoro più normale, intorno – proprio intorno, a 35 centimetri – hai uno che non è del tutto italiano. E magari parla italiano meglio di te. Ce l’hai tutto il giorno di fianco, che lavora con te, ce l’hai che ti scrive con le maiUscoLe un po’ oVunQue, le K dappertutto. Ce l’hai che ti chiede di mettere la musica e tu non conosci mai cosa sta mettendo. Ce l’hai con i passeggini, con gli occhi a mandorla, che chiede al tuo barman di essere il padrino di suo figlio, e il giorno che va al battesimo ha gli occhi lucidi. Perché il barman ha 24 anni, e non sa manco come si fa, il padrino di uno scricciolo filippino di 40 giorni. Non sa nemmeno se è cattolico (si ok, lo sa, glielo hanno detto). Ma insomma se hai una piccola impresa, questa cosa della seconda generazione ti entra nella vita. Perché contrariamente al racconto dei giornali, e della politica, questi italiani non sono una notizia, o una cosa da capire, questi italiani sono proprio qui, vicino a noi. Giorno per giorno, al tuo fianco. E sono la tua Italia.
Perché abbiamo voluto “Nativi”. Roberto Marone di Otto racconta quello che si vede e si pensa stando in mezzo a un'Italia già cambiata.
Lo scorso 8 aprile Mediaset e il gruppo francese Vivendi avevano diffuso i termini di un accordo raggiunto per l’acquisto da parte di Vivendi dell’89 per cento delle azioni di Mediaset Premium, la televisione a pagamento di Mediaset visibile attraverso il digitale terrestre. Oggi Mediaset ha fatto sapere che Vivendi non intende rispettare l’accordo di aprile e che ha proposto nuove condizioni per l’operazione. In breve, come spiega il Sole 24 Ore, Vivendi ritiene che i risultati commerciali di Mediaset Premium non siano buoni come credeva e ora si è offerta di rilevare non più del 20 per cento delle azioni e di rivedere anche i termini del suo previsto ingresso nell’azionariato di Mediaset. Oggi Mediaset è arrivata a perdere il 14 per cento in borsa. Dietrofront di Vivendi sull’accordo con Mediaset per acquistare Premium. Il gruppo di Cologno Monzese spiega in una nota di aver ricevuto ieri uno schema alternativo dell’operazione. In sostanza Vivendi, confermato lo scambio del 3,5% del capitale di Vivendi e del 3,5% del capitale di Mediaset, propone di acquistare soltanto il 20% del capitale di Mediaset Premium e di arrivare a detenere in tre anni circa il 15% del capitale di Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile.
Cosa succede tra Mediaset e Vivendi. Il gruppo francese che avrebbe dovuto comprare Mediaset Premium dice di voler cambiare i termini dell'accordo raggiunto ad aprile.
Cécile Kyenge, ministro per l’Integrazione del governo Letta, domenica ha detto di avere intenzione di proporre presto un disegno di legge sullo “ius soli”, cioè il diritto di accedere alla cittadinanza italiana per chi è nato in Italia. Le sue dichiarazioni sono state molto criticate dal centrodestra e oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, pur sostenendo che sia giusto dare “a chi è nato sul luogo la certezza di diventare cittadino per un diritto e non per concessione di questa o quella autorità”, suggerisce un approccio più cauto e diretto a un sistema misto tra ius soli e ius sanguinis. Una delle proposte più serie presentate nella scorsa legislatura sulla cittadinanza – quella dei deputati Sarubbi (PD) e Granata (FLI) – era volta proprio a introdurre uno “ius soli temperato” e prevedeva l’acquisizione della cittadinanza per nascita attraverso alcuni requisiti: essere maggiorenni, trovarsi in Italia da almeno cinque anni, superare un test di integrazione civica e linguistica e fare un giuramento sulla Costituzione. Poteva diventare italiano, poi, chi era nato da genitore soggiornante in Italia da almeno cinque anni o un minore straniero che avesse completato un ciclo di studi. In questa riforma, dunque, contava la condizione di nascita in Italia più della discendenza. La cittadinanza italiana è oggi basata sullo “ius sanguinis”, il diritto di sangue.
Un passo alla volta, sulla cittadinanza. Secondo Gian Antonio Stella il ministro Kyenge dovrebbe mettere da parte "una certa euforica loquacità" ed evitare annunci vaghi, magari aprendo a un sistema misto.
Come era stato annunciato tre settimane fa, i Radiohead sono tornati a From The Basement, lo show per il web – che poi ha avuto sviluppi televisivi – ideato dal produttore Nigel Godrich. La sostanza è quella di un concerto intimo in una cantina, ma ripreso con telecamere in HD e una notevole cura del suono. Il primo luglio il concerto è stato trasmesso integralmente dalla BBC, e lo scorso weekend in Spagna da Canal+. I Radiohead hanno presentato i brani tratti dall’ultimo album “The Kings Of Limbs” più due inediti, “Staircase” (diffuso in anteprima il 21 giugno) e “The Daily Mail”, che avevano già suonato a Glastonbury. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Il live integrale dei Radiohead. Il video del programma «From the basement», con i due inediti anticipati nei giorni scorsi.
A causa dell’inquinamento luminoso, più di un terzo della popolazione mondiale non riesce più a osservare la Via Lattea di notte, e in alcuni casi deve spostarsi per centinaia di chilometri prima di potere raggiungere un punto in cui è nuovamente visibile. La scia luminosa che attraversa diagonalmente la sfera celeste – la parte di cielo visibile di notte – accompagna da sempre la vita dell’uomo, è stata fonte di ispirazione per innumerevoli opere letterarie e scientifiche, ha stimolato la curiosità dei primi studiosi dello Spazio e ancora oggi affascina per la sua complessità. Per questo, secondo gli astronomi e gli astrofili, l’impossibilità di vedere la Via Lattea a occhio nudo è una grave perdita per tutti, e potrebbe incidere sul modo stesso in cui percepiamo la nostra civiltà. Via Lattea La Via Lattea è la galassia in cui si trova il nostro Sistema solare e, secondo gli studi più condivisi, ha una forma a spirale barrata: ha quindi un nucleo attraversato da una sorta di barra, alle cui estremità iniziano i bracci della spirale. Quella che vediamo dalla Terra è una parte della galassia e comprende stelle, nebulose e polveri interstellari. Il centro della Via Lattea non è visibile dalla Terra perché oscurato da uno strato di polveri molto dense proprio nella sua direzione.
Un terzo dell’umanità non vede più la Via Lattea :(. L'inquinamento luminoso l'ha resa invisibile nella Pianura Padana e in generale al 60 per cento degli europei, ed è un problema.
Amazon ha iniziato a vendere una sua linea di pannolini e salviette inumidite per neonati negli Stati Uniti, inaugurando una nuova categoria che si chiama Amazon Elements e che potrebbe essere arricchita in tempi brevi con altri prodotti, offerti a prezzi più convenienti grazie al minor numero di intermediari tra produttore e cliente. L’iniziativa sta facendo preoccupare i rivenditori che si appoggiano ad Amazon per vendere la loro merce e i produttori di pannolini in generale, ma anche tutti gli altri: questa decisione rende più credibile l’ipotesi che Amazon voglia mettersi sempre di più a vendere cose direttamente col suo marchio. Un pacco di 40 pannolini Amazon Elements è venduto a 7,99 dollari (6,44 euro), quindi circa 19 centesimi di dollaro (16 centesimi di euro) a pannolino, contro prezzi degli altri produttori che oscillano mediamente tra i 24 e i 34 centesimi di dollaro (tra i 19 e i 27 centesimi di euro). I pannolini sono quindi mediamente più convenienti rispetto a quelli della marche più conosciute come Huggies e Pampers. Amazon riesce a proporli a quel prezzo perché ha stretto accordi diretti con le aziende che materialmente producono i pannolini, eliminando gli intermediari.
I pannolini di Amazon. Con il nuovo servizio Elements la società intende vendere cose di uso quotidiano direttamente con il suo marchio.
È stata presentata a Hawthorne, in California, la Tesla Powerwall Home Battery: un’innovativa e particolarmente potente “batteria domestica”. A produrre e vendere Powerwall è Tesla Energy, un nuovo ramo di Tesla Motors, società fondata nel 2003 e specializzata nella produzione di automobili elettriche, molto apprezzate per la loro qualità e le loro alte prestazioni. L’amministratore delegato di Tesla Motors – che sta dietro al progetto Tesla Energy Powerwall – è Elon Musk: un particolarmente estroso e capace imprenditore sudafricano di 43 anni famoso tra le altre cose per aver fondato PayPal e per aver creato SpaceX, un’azienda privata che si occupa di trasporti spaziali. Musk è anche il principale investitore di SolarCity, società che si occupa di prodotti e servizi legati al fotovoltaico, e di Hyperloop: un sistema, ancora in fase di sperimentazione, per un innovativo mezzo (e modo) di trasporto ad alta velocità. Presentando Powerwall, Musk ha detto: «La nostra missione è cambiare il modo in cui il mondo usa l’energia. Suona esagerato, e folle, ma vogliamo cambiare le infrastrutture energetiche di tutto il mondo, fino ad azzerare completamente il consumo di anidride carbonica». Powerwall è una batteria domestica che si carica sfruttando l’energia elettrica generata da pannelli solari, oppure immagazzinandola dalla rete elettrica nelle ore in cui costa meno – quindi di notte – e permette poi di utilizzarla di giorno o quando costa di più.
La batteria domestica di Tesla. Si chiama Powerwall, è una grande batteria che può immagazzinare molta energia nelle ore in cui costa meno, oppure dai pannelli solari: viene descritta come rivoluzionaria.
Come avevamo spiegato due giorni fa, la giusta e logica richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno alle cui spalle – nella migliore delle ipotesi – sono state illegittimamente espulse una donna e una bambina verso un paese autoritario che le tiene in ostaggio, poneva una contraddizione insanabile. Con le dimissioni di Alfano, c’è la fine del governo Letta, e chi desideri le prime deve desiderare o accettare la seconda. Non lo accetta il presidente Napolitano e lo ha spiegato ieri, non lo accetta il Partito Democratico e ha deciso di votare contro la sfiducia ad Alfano, non lo accetta naturalmente lo stesso Enrico Letta e lo ha spiegato stamattina. Il suo intervento in Senato – chiaro ed efficace, come al solito – si può riassumere in sostanza così: «Per quanto grave sia quello che è successo e per quanto non crediate alle mie fragili dichiarazioni di innocenza del governo, il governo ha ambizioni e compiti molto più importanti a cui dovete continuare a dare fiducia». O volendo spingersi ancora più in là nella traduzione dei pensieri di Letta: «Al ministero dell’Interno hanno fatto un casino, io non me ne sono accorto, il ministero degli Esteri si è accorto del casino tardi e non ha voluto indebolire il governo accusando l’Interno, ma vi prego di continuare a farci fare tutte le altre cose che stavamo facendo e vi prometto che staremo più attenti, e mi dispiace per la signora e la bambina».
Vediamo il bluff. Letta, Napolitano e il PD ci hanno ricattato sulla necessità della sopravvivenza del governo: vedano di convincerci, a questo punto.
Alle tre di questa notte – quella tra sabato e domenica – c’è stato il passaggio all’ora solare: significa che le tre di notte sono “diventate” le due di notte. Siamo quindi passati dall’ora legale – quella usata per “guadagnare” luce diurna – a quella solare, quella vera, “ufficiale” e “naturale”. Grazie al passaggio dall’ora legale all’ora solare si è potuto dormire un’ora in più. Se non è stato fatto ieri, gli orologi analogici vanno spostati indietro di un’ora, per i dispositivi digitali invece il cambio dovrebbe essere automatico, specialmente per quelli collegati ad internet: in ogni caso è meglio controllare. Il passaggio dall’ora legale a quella solare non avviene solo in Italia: la maggior parte dei paesi del mondo occidentale fanno la stessa cosa. È quella “naturale”, quella giusta. Se si vuole essere particolarmente pignoli, il cambio dell’ora è quello da solare in legale, che di solito avviene l’ultima domenica di marzo, ed è quello in cui si dorme di meno. A marzo l’ora ufficiale cambia per usufruire della maggiore luce diurna che c’è durante la primavera e l’estate. Da questa notte l’ora è tornerata a essere quella naturale, “solare” appunto.
È tornata l’ora solare. Nella notte tra sabato e domenica le 3 di notte sono diventate le 2: è il passaggio dall'ora legale all'ora solare (vi siete ricordati?).
Ieri si è concluso il Tokyo Game Show, un’immensa esposizione di videogiochi che si tiene ogni anno in un sobborgo della capitale giapponese. I gamer più accaniti criticano la scelta delle date: la metà di settembre è troppo vicina alla Gamescom tedesca di agosto, quindi i produttori non hanno nuovi giochi da presentare e il tutto si riduce a qualcosa di già visto. Ma in realtà le novità poi ci sono e giocano in casa, visto che gli sviluppatori sono quasi tutti giapponesi, e riescono a intercettare i desideri del pubblico locale.
Al Tokyo Game Show, col MonHan. E anche Castlevania, Gran Turismo 5 e Marvel VS Capcom 3: dal nostro inviato nelle console.
Per promuovere i suoi servizi e la connessione a internet veloce, Vodafone Italia ha comunicato che regalerà due gigabyte di traffico internet a tutti i suoi clienti, da usare sabato 19 settembre: dalla mezzanotte di venerdì alle 23.59 di sabato. La rete disponibile sarà quella 4G+ – la più veloce al momento – nelle città dov’è disponibile (e per chi ha uno smartphone in grado di utilizzarla) mentre nelle altre città sarà disponibile la 4G normale. In sostanza gli utenti Vodafone domani potranno utilizzare fino a 2 gigabyte di banda senza intaccare il traffico compreso nel loro piano dati. La promozione è disponibile automaticamente per tutti i clienti, non bisogna attivarla. Superata la soglia dei due gigabyte si potrà continuare a navigare lo stesso ma a velocità ridotta: 32 kbps. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Sabato gli utenti Vodafone potranno usare internet gratis. Indipendentemente dal piano tariffario, tutto il traffico fino a 2 gigabyte a velocità massima non intaccherà il piano dati.
Grazie all’operato di un sindaco che ha lavorato molto per prevenire l’esclusione sociale, mescolando le persone e facendole sentire al sicuro Le persone che attraversano la Manica partendo dalle coste francesi sono in aumento, e il Regno Unito minaccia di respingerle
“Gli amici stranieri di Silvio preoccupano Israele”. Il quotidiano israeliano Yediot Aharonot racconta i soldi che l'Italia offre a Iran e Libia.
Oggi, venerdì 27 gennaio, è in corso uno sciopero dei treni di Trenord. Trenord è la società ferroviaria che si occupa del trasporto ferroviario regionale in Lombardia e lo sciopero, proclamato dai sindacati Or.S.A. Ferrovie, FILT-CGIL, FIT-CISL, UILT-UIL, FAST Ferrovie, UGL Trasporti e FAISA CISAL, durerà dalle 9:01 alle 17:00. Lo sciopero comprometterà il servizio Regionale, Suburbano, Aeroportuale, così come la lunga percorrenza di Trenord: i treni potrebbero quindi subire ritardi, variazioni e cancellazioni. Venerdì 27 gennaio #sciopero sindacati #Trenord dalle 9 alle 17. Per info su modalità svolgimento: https://t.co/PWGPyCWFFv
Sciopero di Trenord: gli orari e le cose da sapere. Durerà fino alle 17 e riguarderà anche i collegamenti con gli aeroporti. Ci potranno essere ritardi e cancellazioni.
Il gruppo bancario Unicredit ha fatto sapere che entrerà in trattative col ministero dell’Economia e delle Finanze per comprare una parte delle attività di Monte dei Paschi di Siena, la banca toscana salvata nel 2017 con 5,4 miliardi di euro di soldi pubblici dal governo italiano, che da allora ne detiene il 68 per cento ma dovrà lasciarne l’azionariato entro la fine del 2021, in base agli accordi presi con la Commissione Europea. Della possibilità di una fusione tra i due istituti si parla da anni, ma questa è la prima azione concreta intrapresa da Unicredit a questo scopo. Giovedì, il consiglio di amministrazione di Unicredit diretto dall’amministratore delegato Andrea Orcel ha approvato formalmente l’avvio delle trattative, che secondo il Sole 24 Ore erano già iniziate in maniera informale sotto la guida dell’ex amministratore delegato Jean Pierre Mustier, il quale però non aveva mai nascosto la propria riluttanza a comprare Monte dei Paschi e a febbraio ha lasciato il proprio incarico per divergenze di vedute col consiglio di amministrazione.
Unicredit vuole comprare un pezzo di Monte dei Paschi. Il gruppo bancario sta trattando per acquistare parte della banca senese in mano allo stato, ma i tempi potrebbero essere lunghi.
Su Repubblica lo scrittore di thriller Luca D’Andrea ha provato a spiegare le ragioni del successo di It, il più famoso romanzo di Stephen King, in occasione della nuova edizione italiana pubblicata da Sperling & Kupfer. La nuova edizione, che conserva la traduzione del 1987 di Tullio Dobner, è uscita a fine giugno, anticipando il film su It che uscirà a settembre. Secondo D’Andrea, gli elementi alla base del romanzo avrebbero dovuto renderlo un flop commerciale, ma non è stato così per via della straordinaria abilità di King nel descrivere un luogo e dei personaggi in cui i lettori si sono potuti identificare con grande facilità, e grazie alla sua capacità di raccontare con consapevolezza e cognizione di causa una storia su un gruppo di ragazzini in una città povera americana. Nel 1987, a un anno di distanza dall’uscita americana, un libro a forma di palloncino planò sugli scaffali delle librerie italiane. Si intitolava “It”, costava 27mila lire, era tradotto da Tullio Dobner ed era il capolavoro di uno scrittore dagli occhiali spessi, lo sguardo mite e il successo di chi, per dirne una, quattro anni prima aveva visto tre dei suoi libri nella classifica del “New York Times”. Contemporaneamente. Quello scrittore si chiamava Stephen King e in un tempo in cui gli autori di bestseller si contendevano il mercato a suon di milioni di copie, lo scrittore del Maine era quello che vendeva più di tutti, scriveva più di tutti ed era amato (e criticato) più di tutti gli altri messi insieme. Trent’anni dopo Stephen King ha ancora l’aria del vicino di casa che ti dà una mano quando la macchina non collabora o non sai a chi lasciare i figli quando la zia ipocondriaca ti telefona per annunciarti le sue ultime volontà, le lenti dei suoi occhiali somigliano meno a fondi di bottiglia (la tecnologia è andata avanti), ha i capelli più grigi e qualche ruga sul viso affilato, zoppica un po’ a causa dell’incidente che quasi gli costò la vita nel 1999, continua a scrivere libri da vetta delle classifiche e ha ancora l’aria di chi si diverte un mondo a farlo.
Perché “It” ha avuto così tanto successo. Come Stephen King riuscì a far appassionare tutti a una trama che sembrava destinata al flop, raccontato da Luca D'Andrea su Repubblica.
Nel secondo trimestre dell’anno (aprile-giugno) il PIL del Giappone è cresciuto dello 0,4 per cento rispetto al primo trimestre, e dell’1,8 per cento su base annua. Per l’economia giapponese è il terzo trimestre consecutivo di crescita, e le tensioni commerciali tra Stati Unii e Cina non sembrano aver intaccato il settore dell’esportazioni. Si tratta di un dato che ha sorpreso gli analisti, che avevano previsto una crescita rispetto all’anno scorso solamente dello 0,4 per cento.
L’economia del Giappone cresce più del previsto.
Il festival di Cannes è iniziato da una settimana – finirà il 19 maggio, sabato – e si è già vista una sfilza di attori, registi e personaggi più o meno famosi che ogni giorno vengono fotografati ai photocall dei loro film o sul famoso red carpet del festival, in abiti eleganti e con pose studiate. Intorno al Palazzo del Festival e dei Congressi, che ospita il festival, c’è chi passeggia sulla Croisette (il lungomare della città), curiosi che si arrampicano su scalette per sbirciare il red carpet, altri che cercano di comprare biglietti per le proiezioni dei film. Sono le persone fotografate negli ultimi giorni da Gareth Cattermole, dell’agenzia Getty Images, insieme alle scarpe fuori dagli yacht, agli stemmi delle Rolls-Royce e altri cliché da Costa Azzurra. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Non sul tappeto rosso. Tutto quello che succede intorno al festival di Cannes, fotografato in bianco e nero.
L’ex CEO di Google, Eric Schmidt, ha annunciato che lascerà il consiglio di amministrazione di Alphabet, la holding che controlla il motore di ricerca, il prossimo giugno dopo averne fatto parte per 18 anni; lo scorso anno Schmidt aveva lasciato la presidenza del cda. Nella sua lunga carriera presso Google, Schmidt è stato fondamentale nel fornire aiuto e assistenza ai due cofondatori dell’azienda, Larry Page e Sergey Brin, per trasformare la società del motore di ricerca da semplice startup a una delle più grandi e ricche aziende di Internet esistenti oggi sul mercato. Mantenne la carica di CEO per dieci anni, tra il 2001 e il 2011, diventando poi presidente del consiglio di amministrazione. Schmidt non farà più parte del cda in nessuna forma, ma resterà comunque un “consigliere tecnico” della società. After 18 years of board mtgs, I'm following coach Bill Campbell's legacy & helping the next generation of talent to serve. Thanks to Larry, Sergey & all my BOD colleagues! Onward for me as Technical Advisor to coach Alphabet and Google businesses/tech, plus…..
Dopo 18 anni, Eric Schmidt lascia Google.
A “Parla con me” Elio e le storie tese si sono esibiti mercoledì sera in una imbattibile versione di “Viva la campagna” di Nino Ferrer, dedicata ai tormenti del ministro Mara Carfagna.
Elio e le storie tese: «Viva la Carfagna». A Parla con me un'attualissima cover di Nino Ferrer.
Due tombe molto ricche e risalenti a 3500 anni fa sono state scoperte a Pilo, in Grecia. Gli scavi sono stati realizzati dall’università di Cincinnati e sono in corso da circa un anno e mezzo. Le tombe sono larghe rispettivamente 11 e 8,5 metri e dalle prime analisi sembrano appartenere a nobili locali. Pilo era una delle città greche più fiorenti nell’Età del Bronzo, in particolare fra il 1600 a.C. a il 1200 a.C, secoli in cui si sviluppò la cosiddetta società “micenea” (antenata di quella greca “classica”, apparsa alcuni secoli più tardi). A testimonianza della potenza della città e dei suoi abitanti, nelle due tombe sono stati trovati diversi oggetti preziosi fra cui gioielli in oro, in bronzo e in agata, oltre ad alcuni provenienti da posti piuttosto distanti come i paesi baltici e l’Egitto. Fra i reperti più affascinanti c’è un anello su cui sono raffigurati due buoi addomesticati e alcune spighe di orzo, un cereale che si era diffuso nella zona soltanto pochi secoli prima.
Due tombe monumentali molto ricche e risalenti a 3500 anni fa sono state scoperte a Pilo, in Grecia.
C’è stato un momento, nel 1974, in cui Burt Reynolds entrò di passaggio nel periodo straordinario del cinema hollywoodiano progressista e di denuncia sociale e civile: con un film non dei più noti del genere – Quella sporca ultima meta, una storia avvincente di ribellione carceraria, della stessa categoria di Brubaker (con Robert Redford) o di Qualcuno volò sul nido del cuculo (con Jack Nicholson) – ma assolutamente all’altezza, diretto da Robert Aldrich. Fu un’occasione passeggera: per il resto della carriera giocò in un altro campionato, meno impegnato e premiato, ma con grandissime popolarità e qualche film davvero memorabile (soprattutto Un tranquillo weekend di paura). Burt Reynolds compie oggi 80 anni: è nato l’11 febbraio del 1936. Ha fatto l’attore, il regista e il produttore e gli è anche capitato di cantare. Non ha vinto molti premi – due Golden Globes: uno per una sitcom degli anni Novanta e uno per un ruolo in Boogie Nights quando aveva già sessant’anni – ma ha interpretato alcuni ruoli piuttosto famosi. È stato appunto Jack Horner, il regista porno di Boogie Nights ed è stato il giocatore di football americano che mette in piedi la squadra di carcerati in Quella sporca ultima meta; ha interpretato uno degli sfortunati protagonisti di Un tranquillo weekend di paura, uno dei piloti di La corsa più pazza d’America e, nel 1972, uno degli “omini del cervello” nell’episodio sugli spermatozoi di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso di Woody Allen.
Burt Reynolds ha 80 anni. E quindi ora è diverso da così, ma ha sempre un signor fascino e una fama notevole: anche se molti di voi faticheranno a ricordarsi più di un suo film.
Mentre le discussioni sulla manovra economica proseguono tra varie difficoltà, la preoccupazione per la tenuta dei conti pubblici italiani ha iniziato a contagiare anche alcuni non addetti ai lavori: preoccupano in particolare l’aumento dello spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, quello dei rendimenti dei titoli di stato italiani e gli oramai continui avvertimenti delle istituzioni economiche italiane e internazionali. Nelle ultime settimane sono circolati molto su Facebook e Twitter una serie di grafici che aggiungono ulteriore preoccupazione. Nel grafico viene mostrato che la BCE è l’unico “acquirente” (vedremo tra poco perché le virgolette) di titoli di stato, che avviene tramite il famoso programma Quantitative Easing (QE). Visto però che a dicembre il QE avrà fine, il rischio sembra essere che tra poche settimane il nostro paese non trovi nessuno o quasi disposto a comprare i suoi titoli di stato.
Un po’ di chiarezza sui titoli di stato italiani e la BCE. Cosa significa che "la BCE è rimasta l'unica a comprare titoli italiani" e perché la fine del famoso Quantitative Easing deve preoccuparci, ma solo fino a un certo punto.
Ieri sera su Rai Due è andata in onda la prima puntata di Povera Patria, un nuovo talk show che nei giorni scorsi era stato presentato come programma di informazione “alternativa”. Nella prima puntata, in effetti, è stato trasmesso un controverso servizio – presentato come un approfondimento oggettivo – sul cosiddetto signoraggio bancario curato da Alessandro Giuli, ex vicedirettore del Foglio e oggi giornalista per Libero. Quella del signoraggio bancario è considerata una delle teorie complottiste più note al mondo, e prevede in sostanza che l’attività delle banche centrali danneggi i cittadini comuni, anziché fare i loro interessi. In particolare, il servizio ruota intorno al fatto che la Banca d’Italia abbia perso progressivamente la sua indipendenza – prima negli anni Ottanta e poi con l’ingresso nell’euro – e che l’economia italiana abbia ceduto impropriamente parte della sua «sovranità» da quando, in sintesi, la Banca Centrale non può più comprare il debito pubblico italiano in disavanzo e stampare la lira. «Al popolo italiano, al quale secondo la Costituzione appartiene la sovranità, nessuno ha mai chiesto la sua opinione», si conclude il servizio.
Rai 2 ha mandato in onda un servizio pieno di notizie false sul “signoraggio”. È stato trasmesso nella prima puntata di Povera Patria, che aveva annunciato che avrebbe dato spazio ad informazioni "alternative".
Le bambine sono graziose e sensibili in quanto bambine, o perché glielo insegniamo dalla nascita? E i maschi sono più vivaci e prepotenti perché sono maschi, o perché li abbiamo convinti a comportarsi così? Sono domande che sempre più genitori si fanno e che hanno portato a una crescente attenzione su come non assecondare gli stereotipi di genere: per esempio a non vestire le femmine di rosa e regalare bambole anche ai bambini, nel crescere le prime credendo in sé stesse e i secondi a non vergognarsi delle proprie debolezze. Le cose sono cambiate soprattutto nel modo di educare le bambine, considerato più stereotipato e discriminatorio, e che ha favorito il successo di film con eroine coraggiose e libri su donne ribelli, insieme a bambole che fanno le ingegnere anziché le tradizionali estetiste. Anche i bambini sono però forzati in dannosi stereotipi di genere: per esempio i genitori tendono a essere più direttivi con i bambini e proibire loro le cose anziché spiegargliele, e parlano meno delle proprie emozioni con loro, limitandone la ricchezza di linguaggio e la crescita dello spettro emotivo. Da anni vengono condotti studi per stabilire quanto alcuni comportamenti di maschi e femmine siano innati e quanto invece siano insegnati e imposti dalla società, ma per ora non esiste una teoria condivisa da psicologi e studiosi: non esiste quindi certezza su quale sia il metodo educativo migliore e spesso i tentativi di cambiare in modo più o meno drastico quelli attuali vengono molto criticati.
È meglio educare i bambini senza tener conto del genere? in Svezia da vent'anni le scuole dell'infanzia trattano maschi e femmine allo stesso modo, e oggi si cominciano a vedere alcuni risultati.
Ieri alla Royal Albert Hall di Londra c’è stata la prima europea di Star Wars: Gli ultimi Jedi (quella mondiale era stata a Los Angeles qualche giorno fa). Il film è l’ottavo della saga di Star Wars e uscirà nei cinema italiani il 13 dicembre (qui trovate un riassunto di dove eravamo rimasti). Oltre agli attori principali, alla prima c’erano droidi e gente vestita da stormtrooper, cioè soldati del malvagio Impero galattico, passati in rassegna dai principi William e Harry, che in passato hanno mostrato una certa dimestichezza con le spade laser. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
La prima di “Star Wars: Gli ultimi Jedi” a Londra. Oltre agli attori principali c'erano droidi e stormtrooper passati in rassegna dai principi William e Harry.
Lo storico Aldo Schiavone ha scritto per la pagina dei commenti del Corriere un’analisi di cosa si nasconda dietro al pigro abuso della parola “populismo” nel dibattito politico e giornalistico italiano recente: l’assenza di un ruolo adeguato della politica in un paese che ha smontato i suoi vecchi funzionamenti. Si fa presto a dire «populismo». Nella tradizione culturale italiana, fino a qualche tempo fa, questa era una parola marginale, usata assai poco. Sembrava venire da altri mondi, ed evocava immagini vaghe e sfocate: lontani movimenti rivoluzionari russi, masse sudamericane magnetizzate dal peronismo. Oggi, soprattutto da noi (ma non solo, per la verità: basta dare uno sguardo al libro curato da Daniele Albertazzi e Duncan McDonnel Tewenty-First Century Populism: The Spectre of Western European Democracy) quell’etichetta la si adopera ormai per spiegare tutto, o quasi, quel che avviene nella nostra politica: prima per Berlusconi, e poi per Salvini, e Grillo, e Renzi stesso infine; e non solo per dar conto di singole vicende e personalità, ma per descrivere il nostro costume politico nel suo insieme, compreso quell’immedicabile tratto di perenne nervosismo, insieme frivolo e febbrile, che sempre lo accompagna.
Si fa presto a dire populismo. L'Italia e gli italiani sono cambiati, e la politica non ha ancora capito come: è questo il suo problema, scrive Aldo Schiavone sul Corriere.
Il prossimo 8 ottobre al comune di Bologna si voterà la fusione tra Hera, grande azienda multiservizi per la gestione di energia, rifiuti, acqua e gas in gran parte dell’Emilia Romagna, e Acegas-Aps che fornisce gli stessi servizi in Friuli Venezia Giulia, in Veneto e nei Balcani. Sia Hera che Acegas-Aps sono società quotate in borsa a maggioranza pubblica ma con capitale misto pubblico-privato: Hera con il 61 per cento controllato da vari comuni della regione Emilia Romagna, Acegas con il 62 per cento diviso tra il Comune di Padova e quello di Trieste. La società frutto della fusione sarà, come Hera e Acegas-Aps, con capitale misto e a maggioranza pubblica. Ieri Cathy La Torre, capogruppo a Bologna di Sinistra Ecologia e Libertà, ha annunciato in commissione di essere contraria alla fusione delle due aziende, rischiando di rendere complicata l’approvazione della delibera in Consiglio comunale. Affrettandosi a ribadire che questa posizione non metterebbe comunque «in discussione l’accordo che abbiamo e il Governo della città». Sul suo sito Cathy La Torre chiarisce la propria posizione riprendendo gli argomenti posti, meno di un anno fa, dai referendum sulla gestione dei cosiddetti “beni comuni”, compreso quello della gestione dell’acqua.
Che cosa succede a Bologna. La fusione tra due grandi aziende multiservizi rischia di mettere in crisi la maggioranza, che avrà bisogno di almeno un voto del centrodestra.
L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha pubblicato uno studio sulle ore di impiego dei lavoratori dei suoi paesi membri. I risultati di questo studio, che si basa su dati del 2010, mostrano qualche sorpresa che smentisce alcuni luoghi comuni degli ultimi tempi. Dei 34 paesi che fanno parte dell’OCSE, un’organizzazione internazionale di studi economici per paesi sviluppati che hanno in comune l’economia di mercato, chi lavora di più sarebbero i sudcoreani, con 2.193 ore di lavoro all’anno. Poi verrebbe il Cile con 2.068 ore e al terzo posto, piuttosto sorprendentemente, la Grecia, che con le sue 2.017 ore di impiego annuale per ogni singolo lavoratore è in vetta alla classifica europea per ore di lavoro pro capite. Al contrario, la Germania è tra i paesi europei che richiede meno sforzi ai suoi cittadini: un lavoratore tedesco in media lavora 1.408 ore all’anno, piazzandosi così al penultimo posto della classifica di ore lavorate all’anno pro capite, in fondo alla quale c’è l’Olanda con 1.337 ore. Dunque un lavoratore greco, secondo l’OCSE, nel 2010 ha lavorato il 40 per cento di più rispetto a un suo pari tedesco (fonte grafico: BBC).
Chi lavora di più in Europa? stando ai dati dell'OCSE, la risposta è piuttosto sorprendente.
Sull’onda della crescente attenzione verso il cibo e la ristorazione, negli ultimi anni sono nati in tutto il mondo servizi e prodotti di qualunque tipo, da strane macchine per spremere la frutta alla vendita di “acqua grezza”. Uno di questi servizi è quello dei meal-kit, i kit-per-il-pasto: pacchetti che contengono tutti gli ingredienti necessari per una certa ricetta, insieme alle istruzioni per cucinarli. Negli Stati Uniti società come Blue Apron o la tedesca Hello Fresh consegnano i kit direttamente a casa dei loro clienti e i loro servizi hanno ottenuto abbastanza successo e attenzioni da essere replicati – tra gli altri posti – anche in Italia da società come SecondChef o Quomi. Il problema è che dopo alcuni anni di grande espansione del mercato, ora le cose stanno rallentando e qualcuno teme che anche quella dei meal-kit sia l’ennesima bolla: l’ennesimo servizio che dopo aver attirato attenzioni, articoli di giornale e discussioni sul futuro-del-mondo, è sparito nel nulla.
I meal-kit erano un’altra bolla? sono quei servizi che spediscono a casa ingredienti e ricette per cucinarsi la cena: sono partiti fortissimo, ma ora le cose vanno meno bene.
«Elisabeth Briggs», ha scritto un recente articolo del Washington Post, «trova la pace incastrando insieme piccoli mattoncini di plastica, per creare ogni volta qualcosa di diverso. A volte, mentre gioca con i suoi Lego, si beve anche una birra». Briggs, spiega sempre il Washington Post, «ha 37 anni». Nel caso di molti giocattoli sarebbe strano immaginarsi un adulto che ci gioca da solo bevendo una birra. Nel caso dei Lego, il principale prodotto del più grande marchio di giocattoli al mondo, è una cosa sempre più comune. Come ha raccontato il Washington Post, il mercato degli adulti è un settore in evidente crescita per Lego. È anche un mercato su cui conviene puntare molto, perché gli adulti, sebbene abbiano spesso meno tempo di giocare, hanno ovviamente più soldi dei bambini, ed è facile che alcuni tra loro siano «più disposti a spendere 800 dollari per ricostruire con 7.541 pezzi il Millennium Falcon di Star Wars».
I Lego per i grandi. Sempre più adulti comprano e usano i famosi mattoncini, per gioco ma non solo.
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, ci si iscrive qui. Neil Young ha scritto una cosa di solidarietà per gli assaltatori del Campidoglio, "manipolati": «Non siamo nemici. Dobbiamo trovare la via di casa». C'è un trailer di un nuovo film su Billie Holiday. Ad Alexis Petridis, il più importante critico pop del Guardian, è piaciuto l'inutile e loffio disco di duetti di Barry Gibb, in cui lui rifà le gran canzoni dei Bee Gees senza alcuna ragione se non di proprie finanze personali. Ho avuto un amichevole diverbio con Giulia Balducci del Post che oggi ha confessato una sbandata per La canzone nostra, una cosetta uscita ieri con un gran bel titolo e devastata ai miei orecchi dal milionesimo uso di distorsore vocale e vocette di questi anni: un giorno ci guarderemo indietro e ci chiederemo come abbiamo fatto: un po' come ora quando guardiamo i film con la gente che fuma ovunque. Ma le mie critiche sono cadute nel vuoto, come è giusto avvenga per ogni pretesa di argomentazione razionale sulle canzoni. Questa pagina fa parte dei contenuti visibili agli abbonati del Post. Se lo sei puoi accedere, se non lo sei puoi esserlo.
Una canzone dei Norfolk & Western. Che sembra suonata col tamburo che qualcuno ci regalava da bambini a Natale.
Lo scorso 8 settembre, Google ha presentato Instant, la nuova versione del suo motore di ricerca per velocizzare le ricerche online. Il servizio aggiorna automaticamente la pagine dei risultati man mano che si inserisce la chiave di ricerca desiderata. In pratica Google cerca di prevedere la richiesta dell’utente, semplificando così il ritrovamento dei contenuti online. Ma non tutti i contenuti sono uguali agli altri e così, per alcune specifiche parole, il sistema si disattiva offrendo la versione tradizionale del motore di ricerca. Quelli della rivista trimestrale 2600 The Hacker Quarterly hanno raccolto le parole proibite di Google Instant, quelle che non fanno apparire automaticamente i risultati di ricerca. I termini di ricerca identificati sono circa 300, ma a questi vanno aggiunte tutte le parole nelle altre lingue che Google ha scelto di escludere da Instant. La scelta, spiegano i responsabili del motore di ricerca, è semplicemente cautelativa per evitare che compaiano in automatico nelle pagine dei risultati link verso siti con contenuti pornografici, violenti o che esprimono odio verso religioni e minoranze.
Le parole proibite di Google Instant. Come fa la nuova versione del motore di ricerca a censurare alcune ricerche.
Uno studio condotto da una squadra guidata da Jeffrey Kuhn, dell’Università delle Hawaii, e pubblicato pochi giorni fa sul sito della rivista scientifica statunitense Science, ha rivelato che la sfericità del Sole è praticamente perfetta, molto di più di quanto si poteva sospettare, ma anche che la sua forma non è soggetta a cambiamento a seconda dei cicli solari, al contrario di quanto si era ipotizzato fino ad ora. Il Sole non possiede una superficie solida e si credeva la sua forma non fosse esattamente sferica, ma leggermente schiacciata sui poli. Poiché si tratta di una massa di gas che ruota su se stessa, ci si aspettava che la zona equatoriale fosse un po’ sporgente: il pianeta Giove, ad esempio, che ruota su se stesso molto velocemente (un giro completo ogni 10 ore circa) ha un diametro equatoriale di circa il 7 per cento più lungo di quello che unisce i poli. Circa il 99 per cento della massa del Sole è composto da gas, in particolare da idrogeno (74 per cento) e elio (25 per cento), mentre una serie di altri elementi più pesanti, come l’ossigeno, il ferro o il carbonio, ne compone il restante 1 per cento. La sua rotazione è relativamente lenta, completandosi in circa 27 giorni.
Il Sole è rotondo, troppo. Uno studio dice che la differenza tra il suo diametro più ampio e quello più stretto è molto minore del previsto.
Facebook Messenger, l’applicazione che serve per mandarsi messaggi sugli smartphone tramite il social network, potrà essere utilizzato anche per inviare denaro ai propri amici. La funzione non è ancora ufficiale, ma come spiega il sito di tecnologia TechCrunch è già nascosta nel codice dell’attuale versione dell’applicazione. Dagli screenshot fino a ora circolati, sembra che il sistema servirà per mandare soldi contestualmente a un messaggio, come avviene già normalmente quando si invia una foto a un proprio contatto. Per farlo basterà avere associato la propria carta di debito, o bancomat, all’applicazione. Prima di potere inviare il denaro, Messenger chiederà l’inserimento di un PIN come ulteriore misura di sicurezza, per evitare che siano effettuate transazioni non autorizzate.
I pagamenti con Facebook Messenger. Il sito TechCrunch ha scoperto un progetto avanzato per dare dei soldi agli amici attraverso l'app, registrando i propri bancomat e carte di debito.
Per protestare contro la decisione di fare una fiera del libro a Milano che si dovrebbe tenere a maggio, nello stesso periodo del Salone del Libro di Torino, undici case editrici sono uscite dall’Associazione Italiana Editori (AIE). Queste dieci case editrici sono tutte medie e piccole: add editore, Edizioni E/O, Iperborea, LiberAria Editrice, Lindau, minimum fax, Nottetempo, Nutrimenti, O Barra O, Sur, 66thand2nd. Hanno motivato l’uscita dall’AIE scrivendo una lettera in cui dicono: «Non ci riconosciamo né in questa scelta dell’associazione né tantomeno nella modalità di determinarla, non ci sentiamo insomma rappresentati da questa Associazione». Dei maggiori gruppi editoriali italiani, Mondadori-Rizzoli e GeMS, che hanno sede a Milano, hanno votato a favore all’istituzione della fiera di Milano e Feltrinelli (sede a Milano) ha votato contro. Giunti (sede a Firenze), che non ha un rappresentante nel consiglio dell’AIE essendo rientrata nell’associazione solo da un anno e quindi non ha votato, ha espresso un parere favorevole alla decisione. La decisione di collaborare con Fiera Milano per la realizzazione dell’evento a Milano è stata approvata mercoledì 27 luglio dal Consiglio dell’AIE con 17 voti a favore, 7 contrari e 8 astenuti. In una dichiarazione pubblicata sul sito dell’AIE, il presidente dell’associazione Federico Motta ha risposto a questi editori esprimendo dispiacere e aggiungendo:
Si discute ancora della Fiera del Libro. 11 piccoli editori sono usciti dall'AIE per protestare contro la decisione di farla a Milano e negli ultimi giorni sono usciti diversi pareri interessanti.
Ignazio Marino ha ritirato le sue dimissioni da sindaco di Roma. Marino aveva annunciato le sue dimissioni l’8 ottobre e le aveva formalizzate il 12. La legge prevede che «le dimissioni presentate dal sindaco diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al consiglio», Marino aveva alluso alla possibilità di ripensarci già quando aveva annunciato le dimissioni e lo aveva fatto più volte in questi giorni; uscendo dal Campidoglio ha detto che intende cercare «una discussione franca» in Consiglio comunale e confrontarsi così con la sua maggioranza. Ho deciso di ritirare le dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre
Ignazio Marino ha ritirato le dimissioni. Il sindaco di Roma resta al suo posto, almeno per ora; tocca capire cosa farà il PD.
Attorno alle 8 di sabato mattina c’è stato un grave scontro tra un filobus della linea 91 di ATM (l’azienda dei trasporti milanese) e un camion dei rifiuti AMSA, a Milano: ci sono diversi feriti (in tutto 18, secondo quanto riferito dal 118). La più grave è una donna di 49 anni che non era a bordo dei due veicoli ma è stata investita dal filobus. Sono stati trasportati in ospedale anche l’autista del bus e i due dipendenti AMSA che erano a bordo del camion. L’incidente è avvenuto all’incrocio tra via Egisto Bezzi e via Marostica.
A Milano si sono scontrati un filobus e un camion dei rifiuti: ci sono diversi feriti.
Juan Josè Padilla è un noto torero spagnolo di 38 anni, conosciuto in Spagna come “il ciclone di Jerez”. Nell’ottobre del 2011, durante un’esibizione a Saragozza, scivolò e fu incornato da un toro al viso, perdendo un occhio, l’udito dall’orecchio sinistro e parte della mascella. A cinque mesi dall’incidente, Padilla, che adesso viene chiamato “il Pirata”, tornò a sfidare un toro nell’antica arena di Olivenza, nel sud-ovest della Spagna, facendo molto discutere per il coraggio (o l’incoscienza) della sua scelta. A un anno dal suo ritorno, Padilla ha preso parte alla Feria Ibérica del Toro de Olivenza, che si è tenuta dal 28 febbraio al 3 marzo e che ha dato il via ufficialmente alla stagione delle corride. Il fotografo spagnolo Daniel Ochoa de Olza – che ha vinto il secondo premio al World Press Photo 2013 nella sezione Observed Portraits, proprio con una foto di Padilla – ha seguito i 4 giorni della Feria, raccontando con le sue immagini la concentrazione dei matador, i loro costumi (i trajes de luces, letteralmente “abiti di luci”) e l’entusiasmo del pubblico. Questo articolo non è più commentabile. Abbonati al Post per commentare le altre notizie.
Un pirata fra i tori. Le foto della Feria Ibérica del Toro de Olivenza nel sud-ovest della Spagna, col torero Juan Josè Padilla che nel 2011 fu incornato e perse un occhio.
Il primo trailer di X-Men: Apocalypse – nuovo film sugli X-Men, i supereroi creati dal fumettista Stan Lee – è stato pubblicato oggi, venerdì 11 dicembre, da 20th Century Fox. Il film è diretto da Brian Synger, che aveva già diretto i primi due film sugli X-Men ed è diventato famoso per la regia dei Soliti Sospetti. L’uscita di X-Men: Apocalypse negli Stati Uniti è prevista per il 27 maggio 2016, per l’Italia non è stata ancora pubblicata nessuna data. Finora sono stati prodotti sette film sugli X-Men dal primo di Singer nel 2000, considerando anche gli spin-off su Wolverine. Gli X-Men sono nati come un fumetto che racconta il mondo alle prese con una nuova razza umana – evoluzione di quella Sapiens – detta Mutante. Il fumetto è iniziato come la storia di uno scontro tra mutanti buoni contro malvagi, ma poi è progredito nel racconto di come il resto della popolazione umana si rapporta alla nuova generazione mutante. I primi due film di Brian Singer erano incentrati proprio su questo punto, raccontando una popolazione di Sapiens spesso terrorizzata e violenta nei confronti dei Mutanti.
Il primo trailer del nuovo film sugli X-Men. Si chiama "X-Men: Apocalypse" ed è il settimo film sui mutanti della Marvel dal 2000.
Fino al 22 febbraio 2015 la Triennale di Milano esporrà Razione K – Meals for Soldiers in Action, una mostra curata dall’industrial designer Giulio Iacchetti nell’ambito dell’EXPO di Milano, dedicato al tema del cibo. Sono esposte le cosiddette razioni-K, le razioni individuali destinate ai soldati in missione di venti paesi di tutto il mondo. Le razioni-K vennero inventate nella Seconda guerra mondiale dall’esercito americano, che nel 1941 incaricò il fisiologo Ancel Keys (da qui la K) di studiare un pasto non deperibile, leggero, economico ma sufficientemente calorico, destinato in primo luogo ai paracadutisti. La mostra mette a confronto le soluzioni trovate dai vari stati ed è anche una riflessione interessante sul design applicato al cibo: le razioni-K devono rispondere a requisiti di essenzialità e funzionalità, garantire ai soldati tre pasti – solitamente impacchettati distintamente – e l’autosufficienza alimentare per 24 ore, il tutto in una scatola non più grande di un libro da tenere in tasca. Oltre al contenitore, alla forma e ai materiali utilizzati, sono curiose anche le scelte sugli oggetti e i cibi fatte da ogni esercito: fiammiferi, salviette, chewing gum e barrette energetiche sono presenti un po’ ovunque, il pacchetto italiano ha i tortellini al ragù e le gelatine alla frutta, i soldati israeliani possono contare su foglie di vite ripiene di riso, i francesi sul patè di salmone e i russi su lardo salato, goulash di manzo e patè di fegato. C’è anche la razione preparata dall’Aeronautica italiana per l’astronauta Samantha Cristoforetti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Cosa mangiano i soldati in guerra. Le foto delle cosiddette razioni-K, i pacchetti di cibo forniti dagli eserciti di 20 paesi: l'Italia prevede tortellini al ragù e caffè, la Russia lardo salato e l'Ucraina tanti biscotti.
Questa settimana il New York Times ha dedicato un lungo articolo a spiegare come Amazon, la più grande società di e-commerce al mondo, sia riuscita a imporre la sua visione fatta di scommesse e investimenti a lungo termine su Wall Street, la borsa americana dove invece solitamente regna il desiderio di ampi profitti a breve termine. Amazon, oggi una delle cinque società al mondo più capitalizzate, cioè che valgono di più in borsa, non ha quasi mai distribuito profitti ai suoi azionisti. La sua caratteristica, quasi unica e di cui si discute da anni è che ha sempre reinvestito i suoi guadagni nei vari business di Amazon. Ma invece che allontanarsi in cerca di guadagni più facili, gli investitori non hanno fatto che aumentare il loro interesse. Il New York Times racconta che tra le decine di analisti di Wall Street che si occupano di Amazon ce n’è soltanto uno che consiglia di vendere le sue azioni. Si chiama Allen Gillespie ed è un socio della società di gestione finanziaria FinTrust Investment Advisors. Dallo scorso luglio, Gillespie ha classificato le azioni di Amazon sotto “vendere”, cioè consiglia ai suoi clienti di liberarsene prima che calino di valore. Gillespie non crede che Amazon si meriti davvero lo straordinario valore che è stato attribuito alle sue azioni ed è convinto che, presto o tardi, la sua bolla sarà destinata a sgonfiarsi. Nel frattempo però, da quando ha cambiato il suo avviso ai clienti, Amazon ha visto aumentare il valore delle sue azioni del 30 per cento.
Come Amazon ha battuto Wall Street. Negli anni ha convinto gli investitori a puntare sul lungo termine, piuttosto che cercare profitti nel breve periodo: e ha funzionato.
Dalla mattina del 14 settembre i clienti di Unicredit hanno difficoltà ad accedere ai propri conti correnti online e ad effettuare i pagamenti. I problemi tecnici sembravano essere stati risolti attorno alle ore 12 di lunedì, ma martedì mattina il servizio continua a funzionare male. Secondo quanto scrive il Corriere si tratterebbe di un problema informatico e il sito della banca non sarebbe stato violato: non ci sarebbe quindi il pericolo che venga sottratto denaro dai conti correnti. I problemi riguardano sia l’accesso al sito di home banking che alla app. Sono stati segnalati anche problemi nell’utilizzo di bancomat e carte di credito. Lunedì, quando il malfunzionamento sembrava risolto, Unicredit si era scusata con i clienti sui suoi canali e aveva attribuito i problemi di accesso a «motivi tecnici». I sistemi di #UniCredit sono ripristinati e nuovamente in funzione. Ci scusiamo con tutti i nostri clienti per il malfunzionamento verificatosi questa mattina, dovuto a motivi tecnici.
Il sito e la app di Unicredit non funzionano da ieri.
Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati rilevati 13.902 casi positivi da coronavirus e 318 morti a causa della COVID-19. Attualmente i ricoverati sono 24.531 (782 in più di ieri), di cui 2.700 nei reparti di terapia intensiva (95 in più di ieri) e 21.831 negli altri reparti (687 in più di ieri). Sono stati analizzati 102.428 tamponi molecolari e 82.256 test rapidi antigenici. La percentuale di tamponi molecolari positivi è stata del 12,6 per cento, mentre quella dei test antigenici dell’1,2 per cento. Nella giornata di domenica i contagi registrati erano stati 20.724 e i morti 207. Le regioni che hanno registrato più casi nelle ultime 24 ore sono Emilia-Romagna (2.987), Lombardia (2.301), Campania (1.644), Piemonte (1.214) e Lazio (1.175).
I dati sul coronavirus in Italia di oggi, lunedì 8 marzo.
A quattro anni dalla fusione tra Kraft Foods e Heinz, gli affari per la nuova multinazionale Kraft-Heinz non vanno molto bene. La settimana scorsa l’azienda – conosciuta in Italia per il suo ketchup, la maionese e molti altri prodotti come i biscotti Plasmon – ha perso il 28 per cento del proprio valore, dopo avere annunciato risultati finanziari deludenti e previsioni pessimistiche sul 2019. Kraft-Heinz ha annunciato di prevedere ricavi inferiori rispetto alle aspettative, di dover tagliare i dividendi, di essere sotto indagine da parte dell’autorità di vigilanza sulla borsa negli Stati Uniti (SEC) e di avere svalutato di 15,4 miliardi di dollari i propri marchi, portando a una perdita di 12,6 miliardi di dollari per l’ultimo trimestre del 2018. Le brutte notizie per Kraft-Heinz non dicono solamente qualcosa su uno dei più grandi produttori alimentari al mondo, ma anche su un certo modo di gestire le multinazionali puntando tutto sui profitti e poco sullo sviluppo e l’innovazione. Nel marzo del 2015 la fusione tra Kraft Foods e Heinz era stata accolta con grande entusiasmo da analisti e investitori. All’epoca il marchio Kraft Foods esisteva da appena tre anni ed era nato in seguito a una divisione interna di Kraft, dalla quale era poi nata Mondelēz, società che aveva ereditato molti marchi conosciuti anche in Italia come Philadelphia, Sottilette e Ritz. Negli Stati Uniti, invece, Kraft Foods aveva marchi molto famosi di cibo in scatola e precotto.
Kraft-Heinz ha qualche guaio. La grande multinazionale dell'alimentare ricava meno del previsto e fatica a rinnovarsi, anche a causa della società di investimenti che la controlla.
Una volta per tutte: il reato di aggiotaggio è il reato di chi compie un’azione speculativa (spesso si tratta di mettere in giro notizie o informazioni false) allo scopo di ottenere un rialzo o un ribasso dei prezzi di un determinato titolo in borsa. Se ne riparla ogni volta che una procura indaga qualcuno per questo reato – oggi, per esempio, nelle indagini per Unipol Sai – e ogni volta tante persone cercano su Google il significato della parola “aggiotaggio”: e quindi eccolo. La fattispecie di reato di aggiotaggio è disciplinata dal codice penale, che all’articolo 501 recita:
Cosa vuol dire “aggiotaggio”? il significato spiegato in parole semplici, una volta per tutte.
Lo scorso 23 dicembre su YouTube è stato pubblicato un video in cui alcune donne saudite, che indossano il loro niqab, fanno cose da uomini e cantano frasi tipo «possano tutti gli uomini scivolare nell’oblio» o «se Dio ci fosse ci libererebbe dagli uomini». Il video è stato visto più di 3 milioni di volte ed è raccontato dai principali giornali internazionali: sul piano dei diritti civili l’Arabia Saudita è un paese governato in modo antidemocratico, in cui le vittime principali sono spesso le donne. Il video è stato realizzato da Majed al-Essa con la società produttrice di video 8IES, che ha sede a Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita. In passato, Majed el-Essa aveva già prodotti altri video diventati piuttosto popolari online, per il loro tono ironico e al tempo stesso critico delle tradizioni e delle restrizioni imposte nel paese.
Il video femminista con donne saudite. È diventato molto condiviso online e denuncia, con ironia, tutte le restrizioni che le donne devono subire in Arabia Saudita.
È stato indetto uno sciopero nazionale del trasporto ferroviario per domani, martedì 16 giugno. Lo sciopero riguarderà i treni del gruppo Ferrovie dello Stato, quelli di Trenord e quelli di NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori), i treni Italo. Lo sciopero comincerà alle 9.01 e durerà fino alle 17. Nello specifico coinvolgerà il personale mobile e quello addetto alla tutela della clientela. Or.S.A., Cub Trasporti e Cat sono i sindacati che hanno proclamato lo sciopero il 12 giugno scorso. Qui potete trovare l’elenco dei treni garantiti da Trenitalia, regione per regione. Trenord garantisce l’arrivo a destinazione dei treni con partenza prevista prima delle ore 9.00 e arrivo prima delle 10.00. Lo sciopero non è stato indetto per rivendicazioni contrattuali ma per richiedere maggiore sicurezza in seguito alle aggressioni al personale ferroviario, in particolare quella avvenuta nella notte tra l’11 e il 12 giugno ad un capotreno di Trenord a Villapizzone, nel comune di Milano. Il sindacato Or.S.A. ha pubblicato un comunicato in cui parla di 140 aggressioni certificate nei primi 5 mesi del 2015. Secondo Or.S.A. il problema non può essere risolto dalle sole aziende di trasporto, ma «è necessario il coinvolgimento delle Istituzioni Nazionali e Regionali». Qui potete leggere anche il comunicato del sindacato CAT, con delle richieste molto simili.
Lo sciopero nazionale dei treni di martedì 16 giugno. Riguarda sia i treni Italo che quelli Trenitalia e Trenord, per chiedere sicurezza dopo le recenti aggressioni.