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http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Amoretti
Carlo Amoretti.BiografiaAppartenente a una famiglia di mercanti, studiò presso gli Scolopi di Oneglia (attuale Imperia). Nel 1756 entrò nell'ordine agostiniano. L'anno successivo si recò a Pavia per completare i suoi studi, rivolti soprattutto verso la fisica e la teologia. Nel 1761 andò per la prima volta a Milano, dove si trattenne per un anno, e l'anno successivo a Parma. A Parma perfezionò la conoscenza delle lingue antiche (latino, greco, ebraico) e moderne (francese, inglese, tedesco, spagnolo). Nel 1769, in conseguenza dell'abolizione del convento degli agostiniani nel ducato di Parma, Amoretti divenne prete secolare. Lo stesso anno ottenne la cattedra di Giurisprudenza ecclesiastica all'Università di Parma.A Parma Amoretti divenne sostenitore dei progetti riformistici di Guillaume du Tillot, primo ministro dal 1749 al 1771. Le riforme del Tillot non ebbero tuttavia successo e, alla sua caduta, Amoretti perse la cattedra. Ritornò dapprima nella città natale e alla fine del 1772 a Milano.Iniziò una intensa attività di traduttore e scrittore di guide turistiche. In collaborazione con il padre Francesco Soave dal 1775 cominciò a pubblicare la rivista "Scelta di opuscoli sulle scienze e sulle arti". Nel 1797 divenenne bibliotecario dell'Ambrosiana e raggiunse fra l'altro una particolare competenza nel campo delle scienze agrarie ed economiche, cui dedicò numerosi scritti. Nel 1797 scoprì all'Ambrosiana il manoscritto italiano, che si credeva perduto, di Antonio Pigafetta sul viaggio di Ferdinando Magellano. Dal 1778 al 1807 curò da solo una "Nuova scelta d'opuscoli interessanti sulle scienze e sulle arti". Nel 1779 una edizione italiana della "Geschichte der Kunst des Altertums" di Johann Joachim Winckelmann col titolo "Storia delle arti del disegno presso gli antichi", e nel 1804 una edizione del "Trattato della pittura" di Leonardo da Vinci, preceduta da importanti "Memorie storiche su la vita, gli studi e le opere di Leonardo da Vinci". Nel 1808 fu consigliere delle miniere del Regno Italico. Fra gli studi scientifici occorre ricordare "Della raddomanzia ossia elettrometria animale, ricerche fisiche e storiche" (1808), "Elementi di elettrometria animale" (1816), e il "Viaggio da Milano ai tre laghi Maggiore, di Lugano e di Como e ne' monti che li circondano" (1814).OpereBibliografiaNotePersonalità legate a Imperia|Amoretti, CarloBibliotecari italianiCarlo Amoretti
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http://www.solospettacolo.it/29012008/ruini-la-mia-segretaria-mi-chiama-eminence-come-la-littizzetto/
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http://it.wikipedia.org/wiki/MTV_Unplugged
MTV Unplugged.MTV Unplugged'" è un programma televisivo di MTV, in onda in tutto il mondo e ideato da Beth McCarty.Il programma trasmette dei concerti rigorosamente live, in versione acustica, di cantanti famosi. Quasi sempre dalle esibizioni si ricavano degli album e, da qualche tempo, anche i corrispettivi DVD.Memorabili sono state le esibizioni di Nirvana, Korn, R.E.M., Paul McCartney, Nickelback, KISS, Oasis, Alice In Chains. Gli unici Unplugged prodotti in italia sono quelli di Giorgia, uscito a giugno 2005 e Alex Britti, registrato il 29 settembre 2007.Origine del nome"Unplugged" è il participio passato del verbo "to unplug", che significa letteralmente "staccare la spina", a sottolineare che le esecuzioni dei musicisti sono tutte in versione rigorosamente acustica, senza gli strumenti elettrici che vengono spesso abusati nella musica contemporanea (generalmente chitarra e basso elettrici).Storia dell'Mtv UnpluggedTutto iniziò nel 1989, quando Jon Bon Jovi e Richie Sambora dei Bon Jovi furono chiamati a partecipare ai Video Music Awards; Bon Jovi e Sambora però decisero di stupire il pubblico presentandosi con solo due chitarre acustiche, anziché riproporre la solita performance tipica degli anni '80 con grandi scenografie, luci, band al completo e esibizione in elettrico grande stile. L'esibizione riscosse così tanto successo che i dirigenti di Mtv USA presero la decisione di creare un programma tutto nuovo, "Unplugged" appunto.Quando la serie degli "Unplugged" andò in onda per la prima volta negli Stati Uniti, era il 26 novembre 1989 e i protagonisti erano gli Squeeze, Syd Straw e Elliot Easton.Due band nella storia dell'"Mtv Unplugged" si sono esibite due volte: i 10,000 Maniacs (1991 e 1993) e i R.E.M. (1991 e 2001).Tra i concerti Unplugged passati alla storia, ricordiamo in primis appunto quello dei R.E.M., e poi quelli di Korn, Eric Clapton, Bryan Adams, Nirvana, KISS, Oasis, Neil Young, Pearl Jam, Alice in Chains e Lauryn Hill.I concerti più recenti sono quelli di Alicia Keys, Shakira e dei Korn.L'"Unplugged" di Alicia Keys, registrato il 23 settembre 2005, è stato il primo dopo tre anni. In quello dei Korn appare come ospite Amy Lee degli Evanescence.Proprio recentemente la serie "Unplugged" ha riaperto i battenti, e i primi ad inaugurare la nuova serie sono stati proprio coloro che ne ispirarono la creazione, ossia i Bon Jovi, con una grande performance e una scaletta comprendente alcuni tra i loro cavalli di battaglia e canzoni tratte dall'ultimo album di studio. Seguiranno i riuniti Police, il rapper Ne-Yo, Joss Stone e i Maroon 5.Mtv Unplugged in ItaliaIn Italia, '"Mtv Unplugged"' è arrivato solo nel 2005. Il primo concerto realizzato è stato quello della famosa cantante Giorgia, che ha riarrangiato i suoi pezzi più celebri ("E poi", "Di sole e d'azzurro", "Gocce di memoria" ecc.) con l'aggiunta di quattro cover dal sapore soul e quattro canzoni inedite. Ospiti speciali, il cantante Ricky Fanté, con cui Giorgia ha duettato in "I heard it trought the Grapevine" dei Creedence Clearwater Revival, e il trombettista Terence Blanchard, che ha impreziosito con le sue performance "E poi", "La gatta (sul tetto)" e "Spirito libero".L'Unplugged di Giorgia è stato registrato il 29 aprile 2005. Il cd è uscito a giugno, il dvd a settembre.MTV Italia ha deciso di riprendere il progetto "MTV unplugged", registrando il 24 settembre 2007 il concerto di Alex Britti.Voci correlateCollegamenti esterniProgrammi televisivi musicaliMTV Unplugged
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http://www.cineblog.it/post/22819/a-team-recensione-in-anteprima
23 anni dopo la sua chiusura ufficiale, datata 1987, con 98 episodi e 5 stagioni alle spalle, la celebre serie tv degli anni 80 A-Team torna in sala con l’ambizione, neanche troppo velata, di dar vita ad un vero e proprio franchise cinematografico. Con 200 milioni di dollari in tasca e ben 11 sceneggiatori nel cassetto, chiamati negli anni a scrivere e riscrivere la storia, il film regala due ore di folle action allo stato puro, fatte di esplosioni, incredibili ‘piani’ e pseudo colpi di scena, perdendo per strada lo ’spirito’ della serie stessa, in una sorta di mash-up cinematografico, assolutamente non richiesto e giustificato, con un’altra serie tv, ovvero Mission Impossible.Come è nato l’A-Team e dove e quando si sono conosciuti i quattro ‘folli’ che lo compongono? Si pone questo semplice quesito Joe Carnahan, dandosi delle risposte all’inizio della pellicola, confuso e poco credibile come d’altronde tutto ciò che avviene successivamente. Dimenticando il Vietnam d’origine, Carnahan porta i nostri eroi ai giorni nostri, ovvero al tanto cinematograficamente raccontato Iraq, con un crimine in realtà mai commesso che li trasformerà in veri e propri delinquenti, meritevoli di arresto e umiliazione pubblica. In cerca della verità e di un meritato riscatto, Hannibal, Sberla, B.A. e Murdock evadono dalla galera, con CIA, esercito e FBI sulle loro tracce, in modo da completare la propria Missione…Portare in sala una serie tv comporta indubbiamente dei cambiamenti, necessari in questo caso considerando anche le due epoche differenti raccontate e rappresentate. L’A-Team tv era ‘camp’, pensato e realizzato per un pubblico di famiglie, più ironico che violento, più divertente che politico, e con quattro personaggi tanto originali e strampalati da diventare epocali. Rimanere fedelmente su questi punti, per l’attesa e temuta trasposizione cinematografica, era sicuramente eccessivo, ma stravolgerli, come si è purtroppo fatto, ha indubbiamente finito per peggiorare ancor di più la situazione.Joe Carnahan ha così fatto schizzare in cielo l’asticella dell’eccesso, perdendosi tra l’altro in costosissime scene tanto spettacolari quanto palesemente finte, dando così l’impressione di aver utilizzato ‘male’ l’enorme budget a disposizione. Omaggiando la serie tv originale, attraverso una spassosa scena in cui si ‘ridicolizza’ anche la tanto sbandierata tecnologia 3D, il regista prova ad alternare la parte ’simpatica’ a quella ‘adrenalinica’, e viceversa, colpendo però raramente nel segno. La regia non entusiasma, perchè troppo spesso caotica e ‘gratuita’ nel voler ‘esplodere’ insieme al montaggio, così come non fa impazzire la fotografia di Mauro Fiore, recente Premio Oscar per Avatar, impegnato soprattutto a sottolineare i ruvidi e spigolosi profili di Hannibal, avvolti dal suo immancabile sigaro, e le musiche di Alan Silvestri, quasi sempre travolte dal mitico tema originale. Tra i quattro protagonisti, a fare centro, è sicuramente Sharlto Copley, nei panni del pazzo Capitano H.M. Murdock, con Bradley Cooper più convincente nei panni di Sberla rispetto a Liam Neeson in quelli di Hannibal. Discorso a parte per il ‘marzialista’ Quinton ‘Rampage’ Jackson, chiamato a far dimenticare l’indimenticato Mr.T, a mio avviso ‘rovinato’ dal doppiaggio dell’onnipresente Pino Insegno, per Jessica Biel, nei panni di un Capitano davvero poco credibile per quanto facilmente raggirabile, e soprattutto per i due ‘villain’, purtroppo entrambi di poco peso.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Maurizio_Bradaschia
Maurizio Bradaschia.Frequenta l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia.Si laurea in Architettura presso l'IUAV nel 1987. Consegue il Dottorato di Ricerca presso l'Università "La Sapienza" di Roma, è professore associato all'Università degli Studi di Trieste, dove insegna "Recupero e Conservazione degli Edifici" e "Progettazione Architettonica" presso la Facoltà di Ingegneria.Ha tenuto seminari e conferenze presso la Columbia University di New York negli Stati Uniti, la Facoltà di Architettura dell'Università di Las Palmas di Gran Canaria in Spagna, la Facoltà di Architettura dell’Obafemi Awolowo University di Ile Ife in Nigeria e nelle principali Università italiane; ricercatore nel Settlement Upgrading Programme (SUP), Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani, Informal Settlement Upgrading in the city of Ibadan (Nigeria); è stato componente del working team transnazionale italiano nel progetto Vision Planet (UE Interreg IIC), progetto di sviluppo spaziale dell’area centro europea, danubiana e adriatica.È stato componente del tavolo tecnico TEM (Trans European Motorway – ECE-UN).Ha fatto parte di numerose giurie di concorsi nazionali e internazionali di architettura.È stato uno dei 65 architetti invitati alla Mostra "Dal futurismo al futuro possibile nell'architettura italiana" in occasione delle manifestazioni per Italia in Giappone 2001. È stato co-progettista del Master Plan per Trieste Expo 2008, progetto esposto alla IX Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia, Metamorph, 2004; è tra gli architetti italiani pubblicati nel catalogo del Padiglione italiano della X Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia.Ha fatto parte del gruppo dei selezionatori per la medaglia d'oro per l'architettura italiana nell'ambito della XX Expo Internazionale della Triennale di Milano (2002/2003, 2005/2006, 2008/2009).È stato advisor per il Premio In/Arch-Ance nel 2005 e nel 2006.È stato Assessore alla Pianificazione territoriale del Comune di Trieste.È autore di oltre centocinquanta pubblicazioni scientifiche. Ha scritto per le riviste "Domus", ab, Giornale dell'Architettura, Il Progetto, d'Architettura, Neoclassico, Hise, Muse Magazine, Count Down, L'ARSENALE delle idee, rivista di Economia, Politica e Cultura, Bealux, Compasses, Oris; suoi progetti sono stati pubblicati su Architécti, ab, Architekt, Area, d'A, Il Giornale dell'Architettura, Costruire, Il Progetto, Anfione e Zeto, l’Architettura, cronache e storia, World Architectural Review, Paesaggio Urbano, Architetti, Juliet, Hise, Escala, Oris, Case & Stili, Bealux, Zeno magazine, Un mese in casa, Juliet Design Magazine, Metszet, The Home.Collabora con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani.È fondatore e Direttore della rivista internazionale di Architettura, Arte, Comunicazione e Design "'Il Progetto"', fa parte del Forum presso la rivista "d'Architettura", è redattore e collaboratore presso le riviste "Anfione e Zeto", è redattore e collaboratore presso le riviste "Neoclassico", contributing editor presso "Muse Magazine".ProgettiProgetti in corsoGalleria fotograficaNoteBibliografia essenziale.Principali pubblicazioniCollegamenti esterni
1,699,650
http://it.wikipedia.org/wiki/Congettura_di_geometrizzazione_di_Thurston
Congettura di geometrizzazione di Thurston.La congettura di geometrizzazione di Thurston è una congettura matematica formulata intorno al 1982 dal matematico statunitense William Thurston. Si tratta di una versione tridimensionale del teorema di uniformizzazione di Riemann dimostrato alla fine del XIX secolo per le superfici.La congettura di geometrizzazione implica la più famosa congettura di Poincaré ed è stata risolta dal matematico russo Grigori Perelman nel 2003: per questo risultato gli è stata assegnata la medaglia Fields nel 2006.EnunciatoLa congettura di geometrizzazione asserisce che ogni 3-varietà si decompone in pezzi geometrici, dopo aver tagliato lungo sfere e tori. Il taglio lungo sfere è dato dalla decomposizione di ogni 3-varietà in 3-varietà prime (garantita dal Teorema di Kneser-Milnor). Quello lungo tori dalla decomposizione JSJ, scoperta negli anni settanta. L'enunciato della congettura è quindi il seguente.In una 3-varietà irriducibile, ciascuno dei pezzi della decomposizione JSJ ammette una metrica riemanniana localmente omogenea completa con volume finito.Le geometrieIl tipo di decomposizione consiste in un taglio lungo sfere e tori. I pezzi geometrici sono varietà localmente omogenee: ci sono 8 tipi di geometrie tridimensionali omogenee; tra queste, vi sono le 3 geometrie a curvatura sezionale costante (ellittica, euclidea e iperbolica). Sei di queste otto geometrie sono realizzate topologicamente da varietà di Seifert.StoriaThurston annuncia la congettura nel 1982 e nel frattempo la dimostra per qualsiasi 3-varietà che contenga una superficie incompressibile. In particolare, appartengono a questa classe tutte le varietà che hanno una decomposizione JSJ non banale: la congettura resta quindi aperta solo per quelle varietà irriducibili che non vengono ulteriormente decomposte dalla JSJ. Più in particolare, la congettura consta di tre parti indipendenti, ciascuna delle quali impegnerà molti matematici nel ventennio seguente:Nel 2003 Perelman mette in rete su arXiv una dimostrazione della congettura di geometrizzazione che risolve in un colpo solo tutte e tre le sotto-congetture. La soluzione viene studiata intensamente da vari matematici, e dopo qualche anno si forma un certo consenso intorno alla sua validità, testimoniata da varie pubblicazioni sull'argomento.BibliografiaSulla congetturaArticoli di PerelmanSulla dimostrazione di PerelmanVoci correlate3-varietàGeometrization conjecture
1,366,755
http://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_naturale_Perda_%27e_Liana
Monumento naturale Perda 'e Liana.La Perda 'e Liana'" è il più famoso e caratteristico tacco della Sardegna.Ricade nel territorio comunale di Gairo; si tratta di un imponente torrione calcareo di era Giurassica, formatosi a causa dell'erosione dell'acqua nel corso di milioni di anni. Con i suoi 1293 metri s.l.m., è anche il più elevato fra i tacchi dell'Ogliastra. Gli altri tacchi si ritrovano più a sud, a partire dal vicino "Monte Tònneri" (Tonneri sta a indicare una lunga cresta rocciosa), fino ai tacchi di "Isara", di Seui, Ussassai, Osini, Ulassai e Jerzu.La natura delle sue pendici è stepposa: prevalgono specie della macchia mesofila, e il terreno è poco fertile e a tratti intervallato dalla nuda roccia. Tra i cespugli vive il cinghiale, mentre sulla vetta sovente capita di poter osservare l'aquila reale.In epoche storiche, in quest'area viveva una tribù nuragica chiamata Ilienses, che si riuniva periodicamente sotto la montagna, i cui fianchi una volta erano interamente ricoperti da foreste: dal nome di queste "Turbae Gentilis" (Gens Iliens, appellativo che i Latini davano a queste genti) deriva il nome proprio del tacco, Perda 'e Liana (Pietra degli Iliensi).I rischi maggiori derivano dal fatto che l'intera zona è soggetta ad incendi dolosi, nel periodo compreso fra giugno e settembre, fattore che contribuisce a depauperare notevolmente la biodiversità della zona, per altro già martoriata nei secoli scorsi dalla continua incessante opera di diboscamento.ApprofondimentiSi arriva alla punta Perda 'e Liana, nel territorio di Gairo in provincia dell'Ogliastra, attraverso dalla S.S. 198 tra Seui e Ussassai.Perda 'e Liana è un Tacco calcareo sito a sud del Flumendosa, che separa il massiccio del Gennargentu dalla regione dei Tacchi e dei Tonneri del territorio comunale di Gairo, Seui, Ussassai.Vista la sua posizione geografica il Tacco di Perda 'e Liana costituisce un riferimento geografico importante ed un simbolo dell'isola della Sardegna, visibile da grandi distanze e dominante il paesaggio del massiccio del Gennargentu trovandosi quasi allineata con il bordo settentrionale del Monte Tonneri (Seui), col quale, in epoca geologicamente remota, si ritiene componesse un'unica formazione montagnosa. Perda 'e Liana ha la medesima origine geologica di tutti gli altri Tacchi calcarei della zona insieme ai quali è il risultato di lunghe azioni erosive condotte dagli agenti climatici e persino dal mare (in quanto milioni di anni fa erano tutte terre sommerse sotto il livello del mare). A testimoniare questi processi, fortemente erosivi, peraltro mai cessati ed ancora in atto, restano lungo le falde ed ai piedi di Perda 'e Liana enormi massi rotolati dalla montagna sovrastante conseguentemente alle azioni erosive di cui si è detto che hanno causato il crollo perimetrale di cospicue sezioni della struttura calcareo-dolomitica del tacco.Sul basamento, di forma troncoconica, posto sull'altopiano di Pranedda, sorge un imponente torrione che si erge fino a quota 1293 metri sul livello del mare. Le pareti di quest'ultimo si ergono per circa 50 metri a partire dalla base troncoconica, esclusa, ed il diametro misura circa un centinaio di metri.La struttura terminale del torrione calcareo-dolomitica ha avuto origine nel giurassico (130-150 milioni di anni fa), attraverso un lungo processo di sedimentazione in ambiente sotto marino. Tale storia geologica è facilmente verificabile anche dai meno esperti in quanto tutt'intorno alla sua base è possibile fare frequenti ritrovamenti di fossili marini.Il Monte Perda Liana visto da Punta Tricoli.Il primato dello sviluppo più consistente dal punto di vista stratigrafico spetta alla zona alla base del blocco troncoconico del Tacco, formato da scisti risalenti al paleozoico (360-500 milioni di anni fa).Per quanto concerne gli aspetti legati alla vegetazione circostante è da notare che a causa del clima, dell'altitudine, ma soprattutto della conformazione del territorio circostante, man mano che ci si avvicina verso la punta più alta di Perda è Liana si diradano molto velocemente fino quasi a scomparire del tutto proprio a ridosso della base troncoconica. La consistenza qualitativa della vegetazione, infine, appare priva della componente arborea.Nei dintorni, soprattutto sui fianchi di Pranedda, la specie dominante è il cisto. Su Pranedda è, inoltre, facile imbattersi in alcune erbe aromatiche, come ad esempio il timo, che rilasciano in tutta l'aria circostante antichi profumi legati alla tradizione culinaria delle genti insistenti nel territorio circostante.Man mano che si procede ancora di più verso il basso si iniziano ad incontrare specie vegetali tipiche della macchia mediterranea. Tra le più diffuse specie vegetali riscontrabili da notare il corbezzolo, l'erica arborea che, in ampie aree, sono sostituite dalla gariga montana e da arbusti di vario tipo.Dall'osservazione dei dintorni si può facilmente arrivare alla conclusione che lo stato di degrado in cui il territorio si trova, è causato da ripetuti incendi che frequentemente scoppiano nella zona nella stagione estiva, estremamente secca da queste parti, qualche volta accompagnati dall'eccessivo pascolo di greggi di animali mantenute allo stato brado che oramai da tempo non sono più in perfetto equilibrio con il territorio in cui dimorano. Nonostante tutto è ancora possibile riscontrare specie vegetali rare ed endemiche anche all'interno delle formazionirupicole. Oltre al timo, al corbezzolo e all'erica suddetti riscontrabili negli immediati dintorni, infatti, non è rarissimo, tenendo conto del territorio di cui si parla, osservare la presenza anche di specie vegetali acero minore, campanula di Forsyth, issopo di Sardegna, orchidea maschia della Sardegna, ofride di Moris, ranno alpino, sassifraga sardo-corsa, sorbo montano, e diverse altre specie.Quando, dopo essersi fatti una breve camminata, ma in terreno abbastanza accidentato, si giunge ai piedi del torrione centrale e qui si possono apprezzare la maestosità dello stesso e la caratteristiche delle rocce che compongono le pareti e le rocce che si sono staccate da queste nel corso di millenni di erosione.Appare subito abbastanza difficile raggiungere la vetta più alta anche con tecniche alpinistiche, visto che si tratta di paretti a strapiombo. Fortunatamente tempo fa furono allestite lungo le paretti alcune vie attrezzate per la pratica del freeclimbing che facilitano il compito ai più avventurosi.Giunti in vetta, da qui si può ammirare uno dei più bei panorami della Sardegna centrale: vista l'altezza raggiunta, infatti, è possibile osservare un ampio pezzo dell'Isola Sarda, insieme arcaico, selvaggio, solenne.Il monte Perda 'e Liana ha nel tempo acquisito per le genti locali un importante ruolo storico e culturale. Tant'è vero che intorno ad esso sono state narrate anche innumerevoli leggende. Non ultima quella che ne narra le tregende quale porta dell'inferno.In epoca recente il Monte Perda 'e Liana è stato dichiarato Monumento naturale (vedi a lato).Voci correlateCollegamenti esterniRilievi della SardegnaAree naturali protette della SardegnaMonumenti naturali
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http://it.wikipedia.org/wiki/Jabir_ibn_Hayyan
Jabir ibn Hayyan.Il presunto Geber nacque intorno all'anno 813, inventò molti strumenti di laboratorio e introdusse la distillazione per la purificazione dell'acqua, identificando numerosi alcali, acidi e sali. Produsse l'acido solforico e la soda caustica. Inoltre scoprì il mercurio. Molte attribuzioni però non si riferiscono a lui ma al nome sotto il quale si è raccolto l'immenso "corpus geberiano".Nei suoi libri troviamo la descrizione del cloruro d'ammonio, della distillazione dell'aceto per ottenere l'acido acetico concentrato, la preparazione dell'acido nitrico diluito. "Geber" considerava il mercurio il metallo per eccellenza, ed il mercurio e lo zolfo, con il suo colore giallo e la combustibilità, diventavano gli elementi fondamentali per produrre l'oro; occorreva solo trovare la sostanza in grado di legarli assieme. Questa sostanza, che per tradizione doveva essere una polvere secca, era chiamata "xerion" dai Greci, "al-iksir" dagli Arabi ed elisir in ambiente cristiano latino. L'elisir divenne poi, sempre in virtù della sua secchezza, la pietra filosofale, in grado inoltre di donare vita eterna.Fondamentale per lo sviluppo successivo della chimica fu la sua scoperta dell'acqua regia per la soluzione dei metalli.Il Corpus GeberianoIntorno a questo nome sono state raccolte numerose opere che non appartengono né al presunto alchimista né al suo tempo. Di lui si conosce pochissimo anche se troviamo moltissime testimonianze molte delle quali tarde e apocrife.Geber ibn Hayyan (o i vari Geber VIII-XIII sec.) è considerato il fondatore dell’alchimia araba e padre della «teoria della bilancia», tra il mondo materiale e quello spirituale. Nel "Libro della misericordia" è condensato tutto il suo pensiero. L’alchimia non è una pratica magica ma un’imitazione dell’operato della Natura su se stessa, allo scopo di perfezionarla. I corpi possono cambiare gli uni negli altri e acquisire nuove proprietà. E così l’operatore, il cui perfezionamento interiore deve andare di pari passo con l’operazione stessa. È il principio "in nuce" della "dignificatio", che si trova già in Zosimo.Gli sono attribuite più di mille opere (il «Corpus geberiano»). Sono opere differenti, in lunghezza e stile, anche se abbastanza omogenee dal punto di vista dottrinale. Si notano influenze pitagoriche, neoplatoniche, gnostiche.Nei secoli successivi la scuola geberiana costruirà alcuni dei temi portanti di tutta l’alchimia: l’elixir, essenza vitale dell’opera «manuale», dinamicamente attiva e capace di perfezionare i corpi imperfetti. Questo tema è trattato nel "Libro segreto nascosto".Molte notizie sull’alchimia araba provengono dal "Libro dell’indice", che elenca, oltre a varie informazioni su sette, religioni, magia, filosofia, ecc., tutti i libri alchemici in arabo fino al x sec., periodo della sua composizione.Di Geber si dice anche che non fosse «autentico» e che non avesse composto che un solo libro, il "Libro della misericordia", mentre tutte le altre opere sarebbero state apocrife. La cosa però non è importante. Infatti non è il nome a rendere efficace la dottrina, che può essere anche del più sconosciuto e «ingannatore» degli alchimisti.Paolo di TarantoIl francescano Paolo di Taranto (xiii sec.), di cui non sappiamo nulla, sotto il nome del grande «Geber» scrive la "Summa perfectionis magisterii", prima grande sintesi dell’alchimia occidentale. L’Esposizione sistematica del magistero perfetto era stata sempre considerata opera geberiana. Il testo, che tratta della trasmutazione metallica, analizza il differente rapporto tra opera naturale e opera artificiale. Sono elencate anche le sette operazioni classiche dell’alchimia: sublimazione, distillazione, calcinazione, soluzione, coagulazione, fissazione, incerazione (fluidificazione).Paolo di Taranto è anche l’autore del trattato alchemico "Theoria et pratica", scritto sempre sotto il nome di Geber. I minerali sono classificati alla luce delle esperienze pratiche di laboratorio. Ogni cosa dipende dalla Natura, però «governata dall’arte».E probabilmente anche del "Testamentum". «Il titolo non va letto nel senso comune, bensì in quello filosofico di -attestazione su -, dichiarazione intorno a-, ovvero con l’identica sfumatura con cui i Cattolici parlano della Bibbia come dell’Antico e del Nuovo testamento»Alchimisti arabiChimici arabiGeber
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http://www.queerblog.it/tag/bruno+gay
Sacha Baron Cohen non ci va leggero nei suoi film: i primi minuti di Bruno solo forse quelli che mi hanno infastidito di più (le scene di sesso estremo, grottesche e inverosimili non le ho trovate nemmeno divertenti). Ma una volta che entri all’interno della storia ti lasci guidare da questo personaggio assurdo e determinato ad avere successo a tutti i costi. Assisti alle sue provocazioni politiche e religiose (inserisce nella storia persino un ‘convertitore di gay’, a mio parere un passaggio molto riuscito).Il film dura davvero poco e se per i primi momenti cerchi un messaggio, una morale, alla fine ci rinunci. Capisci che forse non c’è, che non vuole forse nemmeno darla e che l’essere gay è solo una caratteristica del film ma lo scopo della pellicola è l’ambizione di successo e di fama del protagonista ( e il suo lato omosessuale ovviamente estremizza, vivacizza e colora il tutto). Poi quando il film termine, il regista, nella canzone finale associa una strofa musicale, ritmata, banale, ma efficace e ultima cosa che si sente: “Gay? It’s ok”. E non vuole essere una battaglia o una mossa ‘politically correst’; il contesto e il tono sottolineano la cosa come fosse la più grande ovvietà.
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http://www.ecoblog.it/post/6468/lisola-di-johnny-deep-va-a-idrogeno
Si è così rivolto a Michael Strizki (un esperto che ha già convertito a idrogeno casa ed auto, nel New Jersey, video) per sviluppare un sistema elettrico a basse emissioni. Il risultato è un sistema ad energia solare, che immagazzina l’energia in eccesso producendo l’idrogeno per le ore notturne, o le giornate nuvolose. L’idrogeno viene compresso ed immagazzinato in appositi serbatoi ad alta pressione e, oltre a produrre elettricità, potrà servire per muovere le imbarcazioni dell’isola. In ogni caso, l’idea è ammirevole, ma costosa: sembra che il progetto costerà tra 250.000 e 500.000$.
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http://guide.supereva.it/diritto/tips/item/richiesta-parere
tim*** - 9 anni e 8 mesi fa
7,410,142
http://www.cinetv.info/film-drammatico/manolete-trama-scheda-trailer/
Manolete è il titolo del film ma anche il nome del suo protagonista, un torero timido e di poche parole, dall’aspetto apparentemente triste, che trascorre la sua vita lottando con i tori davanti ad una folla di spettatori.La donna in questione si chiama Lupe, è bella, affascinante, dolce e sensibile ma al tempo stesso è anche determinata e orgogliosa. Lupe ha alle spalle un passato piuttosto turbolento, tuttavia ha una grandissima voglia di vivere e non ci pensa minimamente a sfidare quotidianamente la morte come invece fa Manolete.Regia: Menno MeyjesSceneggiatura: Menno MeyjesAttori: Adrien Brody, Penélope Cruz, Nacho Aldeguer, Juan Echanove, Josep Linuesa, Ann Mitchell, Santiago SeguraFotografia: Robert D. YeomanMontaggio: Sylvie LandraMusiche: Gabriel YaredProduzione: Future Films, Lolafilms, Pierce / Williams Entertainment, Sequence FilmDistribuzione: Eagle PicturesPaese: Spagna, Gran Bretagna 2007Genere: Drammatico, RomanticoUscita Cinema: 14/05/2010
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http://it.wikibooks.org/wiki/OpenOffice.org/Writer
OpenOffice.org/Writer.Le informazioni presenti sullo schermo.È possibile che nell'area della pagina siano presenti anche altre barre e finestre. In un primo momento converrà chiuderle (cliccando sul simbolo X dell'intestazione di ciascuna) per aprirle e utilizzarle man mano che servono.Primi passi per scrivere subito: uso della barra di formattazione.Per imparare bisogna fare pratica: trova un testo breve da copiare, una ricetta di cucina, un breve trafiletto, una poesia. Bastano poche righe di testo per gli esercizi che trovi in questo modulo."Benvenuto in it.wikibooks, la versione in lingua italiana di Wikibooks!Lo scopo di questo progetto è quello di realizzare una raccolta di libri, manuali e testi commentati, a cui tutti, anche tu, possono contribuire, modificando qualsiasi pagina.Ovviamente bisogna rispettare alcune regole che caratterizzano il progetto: vedi Cosa mettere su Wikibooks e Cosa non mettere su Wikibooks.Per favore, leggi attentamente anche il disclaimer sui contenuti e tieni sempre presente che le informazioni qui riportate hanno solo e soltanto un fine divulgativo e illustrativo. Per consigli medici, legali o professionali, rivolgiti ad un esperto del campo."Il Grassetto.Il testo apparirà ancora in negativo, ma già grassettato.
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http://www.calcio-blog.it/22894/mercato-inter-oriali-amareggiato-%E2%80%9Cci-devo-pensare%E2%80%9D
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http://it.wikipedia.org/wiki/Pierogi
Pierogi.I Pierogi'" (sing. pieròg, pronuncia italiana piroghi) o "'pirogi'" (in polacco, in russo, ucraino e bielorusso si pronuncia "pieroghi") sono una tradizionale pietanza della cucina polacca. I Pierogi esistono anche nelle altre cucine dell’Est Europeo (Ucraina, Bielorussia, Lituania e Russia). È un piatto tipico che assume le tendenze regionali e offre una varietà immensa di sapori e modi di servire.Sono conosciuti anche con vari nomi regionali come: "perogi", "perogy", "piroghi", "pirogi", "piroshki", "pirozhki", "pyrohy" oppure "piroggen".I pierogi sono simili a dei ravioloni con diversi ripieni, sia salati che dolci ed anche alla frutta. Le varietà dei ripieni salati sono serviti con pancetta affumicata, lardo e/o la cipolla saltata in padella, in Russia sono spesso serviti con condimento di panna acida ("smetàna" in russo, "śmietana" in polacco). Il ripieno fruttato dolce è invece accompagnato da salse pasticcere e pan grattato sciolto nel burro. I modi più comuni metodi di cottura sono la bollitura e la frittura.Esistono altre varianti: "Pierogi z Kapustą i Grzybami" (con ripieno di crauti e funghi), "Ruskie Pierogi" (con ripieno di patate), "Pierogi z Serem" (con ripieno di formaggio).Cenni storiciLe origini della pietanza risalgono all’era medievale. Già nel XIII secolo i pierogi erano quotidianamente presenti sulle tavole delle corti polacche ed in versione più povera erano i pasti dei sudditi. Oggi sono parte indispensabile della cucina tipica polacca e non mancano durante le festività natalizie. In tale occasione la pietanza viene preparata senza carne, in particolare durante il cenone della Vigilia di Natale, viene servita insieme alle 12 pietanze indicate dalla tradizione con un coperto vuoto lasciato per il viaggiatore.Voci correlateAltri progettiBibliografiaCollegamenti esterniCucina polaccaDolci nataliziCucina europea orientalePierogi
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http://it.wikipedia.org/wiki/Porcellana_Ginori_a_Doccia
Porcellana Ginori a Doccia.La Porcellana Ginori'" nasce a "'Doccia'" nel 1737 per volontà del marchese Carlo Ginori e rapidamente si afferma come una delle più prestigiose manifatture di porcellana europea. I discendenti di Carlo Ginori, continueranno ad esserne i proprietari e a dirigerla, fino alla fine dell'Ottocento, quando nel 1896 avverrà la fusione con la Soc. Ceramica Richard di Milano."Lo sviluppo artistico della Manifattura di Doccia si presenta particolarmente articolato e [...] determinato da una grande diversificazione di fonti iconografiche, a loro volta specchio delle differenti situazioni storiche e culturali che si avvicendarono nella storia della Toscana nell’arco di circa centocinquanta anni, dalla caduta degli ultimi Medici agli anni di Firenze Capitale."Il primo periodo: Carlo GinoriLa Manifattura Ginori inizia la propria attività nel 1737 a Doccia, località a pochi chilometri da Sesto Fiorentino, nella villa che il marchese Carlo Ginori acquista all’inizio di quello stesso anno dal senatore Francesco Buondelmonti (1689 – 1774). Nel mese di luglio del 1737 dai forni della Manifattura esce una prima cotta; a sovrintenderla c’è il fornaciaio romano Francesco Leonelli, che lascia Doccia tra l’agosto e l’ottobre 1738.Questi primi risultati sono il frutto delle ardite sperimentazioni che lo stesso marchese, conoscitore di testi alchemici e chimicie chimico egli stesso,metterà in atto. Inoltre alla formazione chimica di Carlo Ginori contribuisce significativemente anche l'intima amicizia con Giovanni Targioni Tozzetti, al punto che quel profondo rapporto ha erroneamente suggerito nel passato, per il grande naturalista fiorentino, il ruolo di "arcanista" nella manifattura Ginori agli inizi della sua attività. Questo è confermato dallo studio della documentazione nell'archivio Ginori che individua in Carlo "il solo ed unico "arcanista" della sua Fabbrica."A testimonianza dell'infaticabile ricerca sulla porcellana scriverà un fascicoletto intitolato "Teoria degli ingredienti atti a fare la porcellana" in cui annota esperienze fatte in fabbrica, inquietudini, aspettative personali, conoscenze di chimica e critiche ai testi chimici e alchemici noti..In tal senso egli sovrintenderà sempre, per tutto l'arco della sua vita, alla composizione degli impasti, al reperimento delle migliori terre, tra cui quelle più adoperate provenienti dalla Valle del Tretto presso Vicenzae da Montecarlo,alla messa a punto dei forni, con la sua diretta presenza o tramite relazioni precise e curando, anche da lontano durante i frequenti viaggi,il buon andamento di tutto il processo di preparazione e cottura.I tentativi iniziali riguardano quasi certamente soltanto maioliche e forse qualche timida prova per ottenere la porcellana, la produzione della quale viene rammentata per la prima volta il 6 luglio 1739, quando si registra un pagamento “a Fornacjai delle porcellane”.Sarà Joannon de Saint Laurent, grande erudito lorenese e stretto collaboratore di Carlo prima e di Lorenzo Ginori dopo, ad attestarci che: “ [...] la fabbricazione della porcellana è l’oggetto principale dell’impresa, mentre quella della maiolica non è che un puro accessorio ritrovato dalla felice memoria del signor marchese Carlo per sostenere più felicemente la prima”.Si conferma, quindi, che la sperimentazione sulla porcellana viene inizialmente supportata economicamente dalla produzione e dalla vendita della maiolica e, nel citare la "felice memoria", la familiarità e l'attenzione per la ceramica che aveva nutrito Carlo in ambiente familiare sin dall'età giovanile.Le prime porcellane di Doccia databili risalgono al 1740: si tratta di alcune tazzine finemente dipinte dal capo pittore della manifattura, Johann Carl Wendelin Anreiter Von Zirnfeld, e da questi portate a Vienna, per essere donate al futuro Granduca di Toscana, Francesco Stefano di Lorena, come per la prima volta aveva rammentato nel 1963 Leonardo Ginori Lisci.Il viaggio dell'Anreiter è carico delle speranze di Carlo Ginori volte ad ottenere dal Granduca "[..] la sospirata privativa per la produzione di porcellana nel Granducato di Toscana", che avviene il 3 marzo 1741 per tramite del reggente principe di Craon.Carlo Ginori convince il giovane Carl Anreitera seguirlo a Firenze nel 1737 in occasione del suo viaggio a Vienna per rendere omaggio al nuovo Granduca di Toscana; si tratta di un pittore di notevoli qualità: nasce a Schemnitz, l’attuale Banska Stiavnica in Slovacchia, da genitori di Bolzano, città dove passa tutta la fanciullezza; eseguiti studi artistici, si trasferisce nella capitale austriaca dove entra come decoratore stipendiato nella manifattura Du Paquier, per operare, poi, come hausmaler.Lo assume con regolare contratto sia come pittore in prima persona sia come capo dei pittori per “dorare, e dipingere di smalto sopra terre, porcellane, ed altro, e per insegnare tutto quello che sa a chi gli sarà ordinato dal predetto Sig. Co. Ginori”, giunge a Firenze con la moglie ed i figli; tra questi Anton Anreiter, che sarà un ottimo pittore su porcellana prima a Doccia poi a Vienna.Il marchese Carlo Ginori personalità di spicco, nel panorama europeo della prima metà del Settecento, a livello politico, scientifico e culturale, si contorna immediatamente di elementi che in breve tempo porteranno la Fabbrica da lui fondata a rivaleggiare, per qualità stilistica e formale, con quelle più importanti in Europa.Fra quelli degni di nota: Gaspero Bruschi, giovane scultore, già allievo dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, che viene chiamato a dirigere la sezione “per le stanze dei modelli e forma”; Johann Georg Deledori, fino agli studi più recenti denominato Giorgio delle Torri, austriaco, è a capo del reparto delle fornaci; Jacopo Fanciullacci in un primo tempo affiancherà il Deledori, per poi sostituirlo nella primavera del 1743, quando questi ritornerà a Vienna, e per divenire successivamente responsabile anche del “preparamento delle terre e delle vernici”; Nicholas Lhetournaus, ceramista originario di Nevers in Francia, chiamato a dirigere la manifattura di maiolica “nella sua casa di campagna a Doccia“, che morirà solo dopo pochi mesi dal suo arrivo a Firenze.L’idea del marchese Carlo di dare una continuità ed una omogeneità artistica e produttiva alla manifattura, si percepisce in particolare dal costante tentativo di creare una scuola all’interno della fabbrica, dove maestri sono gli stessi artisti ed allievi, le maestranze più valide e volenterose, e dalla circostanza che Carlo Ginori riesce anche a far riservare due posti per i più promettenti giovani alla famosa Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.Per comprendere appieno il genio industriale del marchese Ginori, occorre ricordare che la fabbrica viene impiantata utilizzando per la quasi totalità i coloni della fattoria di Doccia, che divengono in breve tempo pittori, tornitori, fornaciai, manipolatori di paste con risultati sorprendenti.Quanto alle famiglie decorative in uso alla manifattura Ginori nel primo periodo, Alessandro Biancalana scrive: “Non esistono, poi, nei primi anni di vita della Fabbrica veri e propri inventari delle varie decorazioni pittoriche eseguite e, pertanto, si devono utilizzare alcuni elenchi, che, seppur non completamente esaustivi, danno un quadro di alcune delle varie tipologie decorative prodotte”; ed infatti ritiene che “Il primo di tali elenchi è quello contenuto nell'"Inventario delle porcellane e Maioliche ritrovate in essere questo dì 25 ottobre 1743 nel Magazzino in mano a Giuseppe Sarti"”.Nel tempo si è tentata più volte una codifica di queste decorazioni, trovandosi spesso di fronte a qualche decoro che non era riconducibile a nessun oggetto, o documento conosciuto, ma se si vuole tentare di trovare un filo conduttore nello studio di tali decorazioni, si devono tenere presenti diversi fattori: le prove vere e proprie, la presenza di pezzi unici, la genialità e l’estro dei pittori più bravi, le commissioni patrizie e gli ordinativi delle corti, i rimpiazzi eseguiti in Fabbrica e gli elenchi redatti in manifattura.Fra i decori più diffusi: il decoro “a stampa”, oggi comunemente definito “a stampino”, rigorosamente in bianco/blu, e uno dei primi eseguiti dalla Fabbrica di Doccia, “a galli” (in nero/rosso/oro, in blu/oro e in verde) di chiara derivazione asiatica, a "ciocchetti di fiori", quello detto "alla sassone" e “a tulipano”; si tratta, in questi ultimi due casi, di una definizione moderna, che non trova riscontro negli elenchi di Fabbrica.Sono fra i più ricercati e frutto, in alcuni casi, della contaminazione sia con le tipologie di derivazione orientale, sia con i temi di battaglia (per quest'ultimo la d'Agliano, propende più per un'autonoma interpretazione di Carl Wendelin Anreiter) sperimentati con successo a Meissen (di esempio le pitture in oro di Johann Gregorius Hoeroldt) sin dal 1723: il decoro “a paesi rossi”, “a chinesi tutti ad oro ricchissimo”, “a palazzi chinesi”, “a bassorilievo istoriato” e all'orientale con le rarissime figure di "Turchi" ispirate alle tempere di Jacopo Ligozzi, tutti tipici fin dai primi anni. Le fonti più certe per uno studio scientifico dei decori sono senza dubbio quelle che si ricollegano agli elenchi di produzione e di vendita, redatti nei vari periodi di vita della Manifattura Ginori e quelle che si estrapolano dagli scambi epistolari.È forse nel campo della scultura, anche di carattere religioso, che la Fabbrica Ginori si caratterizza maggiormente nei primi anni di produzione, dando vita ad ardite espressioni plastiche di notevoli dimensioni. “Il capo modellatore Gaspero Bruschi sarà per quasi cinquanta anni il depositario della volontà del fondatore, che si manifesta in una produzione con forti connotazioni di stampo classico [...]" e nel "[...] costante impegno nella produzione in porcellana di statue greche e romane, o da queste derivate, frutto, di una importante corrente culturale classicista propria del mondo artistico fiorentino, che, per certi aspetti, anticipa di qualche decennio lo stile del neoclassicismo, formando quasi un ponte tra la scultura barocca toscana e le prime avvisaglie di quello che sarà il neo-classicismo."E questa sarà la principale differenza fra la manifattura di Doccia e le altre manifatture italiane nella prima metà del XVIII secolo.Costituiscono un corpus di opere pregevoli i grandi gruppi che vengono realizzati tra il 1747 ed il 1755 circa: si tratta prevalentemente di soggetti di derivazione mitologica e religiosa ed i prototipi sono spesso tratti da scultori del tardo barocco fiorentino, come Massimiliano Soldani Benzi, Giovan Battista Foggini, Giuseppe Piamontini, Girolamo Ticciati, Agostino Cornacchini,direttamente, o dai cui eredi, Carlo Ginori aveva iniziato a comprare sin dal 1737 i modelli. Anche gli scultori del Barocco romano, Bernini, Algardi e Pierre Legros, principalmente, anche se in misura minore rispetto ai precedenti, fungono da fonte, per le sculture di Doccia.Ai maggiori scultori dell'epoca si aggiungono nomi di bronzisti, gessaiuoli, incisori e intagliatori a cui Carlo Ginori ricorre sia per i modelli scultorei sia per i decori a rilievo. Da Filippo Bosi a Orazio Filippini, al "noto incisore fiorentino Carlo Gregori", a Andrea Scacciati, Gio Batta Ricchini e Jacopo Bronzoli.. Oltre all'amata Firenze diverse le città di provenienza per i modelli: Marsiglia, Lucca, Parigi e Roma dalla quale provengono sin dai primi anni di fondazione della manifattura, molti modelli. Carlo Ginori si preoccupa infatti di inviare a Roma i suoi modellatori e gessaiuoli migliori, come Filippo della valle, Bartolomeo Cavaceppi e Francesco Lici, per realizzare le copie da riprodurre in porcellana; di questo intenso lavoro abbiamo una testimonianza nella vasta corrispondenza tra il marchese e l'erudito e incisore romano Guido Bottari a cui si rivolge per le sue conoscenze nella cura romana, nonché dalle frequenti e documentate spedizioni, di casse con i modelli, dalla città eterna.Inoltre si hanno notizie circostanziate sulle notevoli misure, a volte a grandezza naturale, in cui vengono realizzati i modelli tratti dalle sculture, fra le quali è noto il Crepuscolo di Michelangelo dalla Sagrestia Nuova di San Lorenzo in Firenze.Come già annotava nel 1932 Giuseppe Morazzoni, la manifattura di Doccia, nella dimensione delle plastiche, riuscirà ad eguagliare e forse a superare la celebrata manifattura di Meissen in ideale "continuum", specifica oggi Biancalana, con la grande tradizione fiorentina dei Della Robbia a cui il marchese Ginori guardava con ammirazione, sia per l’aspetto innovativo che li aveva portati alla ribalta del Rinascimento fiorentino con la realizzazione di grandi opere plastiche in terracotta invetriata, sia per la ricerca “scientifica” sui materiali propri all'arte figulina di cui erano stati ottimi sperimentatori.Richiamandosi ai Della Robbia, Carlo Ginori, otteneva un duplice risultato: da una parte “svincolava così la porcellana da una funzione meramente di uso corrente e da un lato effettuava un recupero formale ed ideologico con il Rinascimento [...] ”.Di questa volontà sono testimonianza alcune realizzazioni giunte sino a noi e tra queste: il celebre gruppo di ”Amore e Psiche”, eseguito una prima volta dallo stesso Bruschi nel 1747, da un modello ellenistico conservato alla Galleria di Firenze e di cui si conoscono due varianti meno monumentali,la "Pietà grande Corsini", la riedizione del celebre "Laocoonte", la superba "Macchina" o "Tempietto dedicato alla Gloria della Toscana" per l'Accademia Etrusca di Cortona, della quale nel 1756 Carlo Ginori era diventato Lucumone, solo per citarne alcune, e i bassorilievi istoriati fra cui ben nota è la serie delle "Quattro stagioni", realizzata da Anton Filippo Maria Weber.Nei servizi per la tavola l'ingegno degli artefici della manifattura si esprime, nelle caffettiere, teiere, zuppiere, zuccheriere, sia nei ricercati esempi a doppia parete, di cui in alto abbiamo la riproduzione di un pregevolissima caffettiera, sia nelle raffinate decorazioni impreziosite dagli stemmi araldici delle committenze patrizie. Molteplici sono gli esempi decorati con stemmi giunti sino a noi: "oltre alle tazzine destinate all'Elettrice Palatina e quelle per il marchese di Brignole, eseguite tra il 1742 ed il 1743 [..]" è noto "[.. il servizio a "stampa" con le armi delle famiglie Gerini e Franceschi [..] quella senese dei Bandini, dei marchesi genovesi Isola Marana, dei fiorentini conti Capponi, della bolognese Gozzadini e del Vernaccia, della Lignani Boccadiferro, ancora di Bologna [..] dei Frescobaldi e Castelli, dei Pasquali [..] e quelli con stemma del cardinale Luigi Torrigiani e del cardinale Gianfranco Stoppani".Anche nel campo delle così dette “galanterie”, tra cui le tabacchiere, i porta profumo e i pomi per spade e bastoni, la Fabbrica di Doccia si pone su un piano di assoluta eccellenza utilizzando, fin dai primi anni di produzione, i migliori pittori per eseguire le decorazioni. Sono documentate infatti opere di Carl Anreiter, Giovan Battista Fanciullacci, Angiolo Fiaschi, Gioacchino Rigacci e Lorenzo Masini.L'attenzione della manifattura di Doccia verso questa particolare produzione è confermata dalla creazione di un "Laboratorio degli argentieri", per rifinire in metallo prezioso tabacchiere e porta profumo, sotto la direzione di esperti: all'inizio il francese Jean-François Racein, poi il tedesco Johann Georg Komette e infine dal 1758 dopo la morte di Carlo Ginori, il figlio Lorenzo chiamerà Michele Taddei.Certo, i primi momenti non dovettero essere facili: la difficoltà nel reperimento dei materiali, specie le terre, con la conseguente necessità di continui esperimenti, faranno sì che almeno fino alla morte di Carlo Ginori, avvenuta nel 1757 a Livorno, città della quale era stato nominato Governatore qualche anno prima, la manifattura non produrrà utili, ma solo perdite.E questo nonostante l'impegno, una volta ottenuta la privativa dal principe di Craon, ad aumentare i lavoranti nella manifattura e ad incentivare l'apertura di negozi per la vendita delle sue porcellane. Il principale sarà quello di Giuseppe Sarti in Firenze inaugurato tra il 1742 ed il 1743, a cui seguono rapidamente quelli di Fallani, Montauti, Tondelli e Raugi unitamente allo spaccio in via De Ginori, sempre in Firenze.Altre città vedono nascere punti vendita: a Lucca (con ben tre negozi), Livorno con l'importante magazzino e laboratorio, Bologna, Napoli, mentre all'estero si riforniscono, non senza difficoltà, Lisbona, Tarragona, Madrid e Costantinopoli. Inoltre l'intraprendenza del marchese Ginori lo conduce a tentare (con scarsa fortuna) sbocchi nelle Indie Orientali inviando casse di prodotti per saggiare il gradimento delle sue porcellane, ed entrare in concorrenza con quelle cinesi e giapponesi dominanti nel sud est asiatico, e da oltre un secolo importate con successo in tutt'Europa dalle diverse Compagnie delle Indie Orientali.Le decorazioni pittoricheSi riporta un elenco dei decori conosciuti (omettendo le varianti meno significative) rilevabili sia nell'"Inventario delle porcellane e Maioliche ritrovate in essere questo di 25 ottobre 1743 nel Magazzino in mano a Giuseppe Sarti", sia nei tariffari del 1747 per le porcellane bianche e policrome oltre a quelli riscontrabili negl'inventari redatti alla morte di Carlo Ginori nel 1757. Da tutti sono naturalmente escluse le produzioni particolari, e quindi fuori catalogo, eseguite per le committenze patrizie. In corsivo quanto risulta dagli elenchi, virgolettate le titolazioni recenti:Fra le decorazioni nei modi di Carl Wendelin e Anton Anreiter:Le opere plasticheI soggetti più noti tratti dalla mitologia e dalle opere dell'età classicaLe fonti traggono spunto da tre modelli: una scultura di derivazione ellenistica, un bronzo di Massimiliano Soldani Benzi e uno del Foggini e a conferma compare nella corrispondenza epistolare di fabbrica menzione delle due tipologie scultoree:"Si sta mettendo insieme il Gruppo di Amore e Siche che non è riescito cattivo [...]" e più avanti "Il gruppo della Capra va adesso in fornace e cotto si manderà subito quello di Amore e Psiche non riesce cattivo, di egual colore e saldo, salvo che le teste non si accostano quanto l'originale, ma però pole stare."Della buona riuscita dei diversi modelli Carlo Ginori chiede conto più volte al Bruschi durante il 1747 e l'attesa è testimoniata da una lettera in cui spera che: "L'Amore e Psiche sia bene riescito, e messa assieme de due quello che riescirà meglio [...]".Probabilmente trova la sua fonte iconografica in un bronzo di Giovanni Francesco Susini e ricalca una cera di Vincenzo Foggini come ricorda l'inventario: "[...] "Gruppo dell'Aoconte. Del Foggini con forme. Pezzi 24"."Trae la foggia da un modello di Massimiliano Soldani Benzi come recita l'inventario: "N° 36 Adone e Venere. Di Massimiliano Soldani in cera con forma"."Noto è il gruppo in porcellana bianca nelle collezioni del Museo Stibbert che alla base, poggiante su piedi a zampe leonine, reca un cartigliio con scritto "MATRIS SUPERBI LUIT"; è inscritto "tra i modelli, nella "Quarta stanza" ed è citato come "gruppo rappresentante Andromeda che è divorata dal mostro marino, di cera. Del Soldani" [Benzi] "con forma" [..].Diverse le realizzazioni di questo soggetto più volte replicato nel primo periodo e la più significativa è conservata al Museo Stibbert. Il gruppo di "Leda con il cigno" nasce in coppia con quello di "Andromeda e l'orca", di cui ha in comune la foggia della base con cartiglio e in questo la scritta "RTIUM MEDITATUR AMOREM JUPPITER". "Il modello si trova nella "Terza stanza" al N1 "Gruppo di Leda con alberi, e cigno, e con un putto in ginocchioni sopra il d.o Cigno in cera con forme. Del Soldani" [Benzi] [..]." Altrettanto note altre due versioni di cui una più piccola di questo soggetto. Per quelli più grandi sono conservate nei musei sia le cere sia i bronzi di Soldani Benzi. Per quello piccolo gli artisti docciani si sono ispirati ad un'opera di Luca della Robbia."[..] due importanti gruppi scultorei, entrambi rappresentanti questo mito e derivati sempre da un modello di Soldani Benzi [..]" sono uno al Museo del Castello Sforzesco a Milano, l'altro al Museo di Villa Cagnola a Gazzada Schianno. Da notare, in un inventario, l'erronea attribuzione del modello a Girolamo Ticciati.I soggetti religiosi, tratti dall'antico e nuovo testamentoDi questa celebre opera si conoscono due versioni policrome e una bianca. Le due policrome sono conservate al Country Museum of Art di Los Angeles ed al Nationalmuseum di Stoccolma. Quella bianca in collezione Corsini. A questi gruppi fa riferimento un documento del 1744:Altri soggettiBassorilievi, Cammei e SortùMerita un accenno la produzione dei bassorilievi istoriati che per le opere più note, fra cui "Le quattro stagioni" già menzionate, ha i riscontri sia nelle "Quattro stagioni" eseguite da Soldani Benzi tra il 1708 ed il 1711, su commissione di Ferdinando de' Medici, sia nelle opere di Giovan Battista Foggini e nelle fonti d'archivio.I bassorilievi sono realizzati a Doccia principalmente dal Weber, e per i modelli in gesso si distingue Girolamo Cristofani.Nel loro insieme i bassorilievi della manifattura Ginori, che in passato erano stati ascritti erroneamente alla fabbrica di Capodimonte, si esprimono in una molteplicità di soggetti: "Il Giudizio di Paride", "Plutone che rapisce Proserpina", "Il trionfo di Galatea", "Sileno sull'asino", "Il saettamento dei Niobi", "Il carro di Cerere", "Ermafrodito e la ninfa Salmace", "Liriope e Narciso", La caduta dei Giganti", "Marzia scorticato da Apollo", "Il trionfo di Bacco", "Nettuno con cavalli Marini", "Fetone sul carro del sole", "La caccia di Meleagro", "Il banchetto degli dei".Fra i soggetti celebrativi "un posto a sé spetta ai ritratti dell'imperatrice Maria Teresa e di suo marito Francesco Stefano", di cui si conoscono esemplari in porcellana bianca e policroma.Anche nei cammei dal modellato simile a quello dei bassorilievi, le maestranze di Doccia raggiungono un ottimo risultato, come si evince da quelli realizzati sulla "Macchina per l'Accademia etrusca di Cortona", il vaso con medaglie raffiguranti le duchesse di Lorena, le placchette con le raffigurazioni dei Cesari e i filosofi dell'antichità classica, nonché nelle tabacchiere e i soggetti a doppia parete, con l'apparire di cammei nei rilievi delle loro fogge.I cammei ed i bassorilievi non saranno realizzati soltanto in porcellana bianca e per le committenze prestigiose si metteranno all'opera i più bravi pittori, fra i quali emerge la figura di Giuseppe Romei (dal 1742 al 1752), anche se sono note raffinate interpretazioni policrome firmate da Carl Wendelin Anreiter, il miglior pittore di Doccia nel primo periodo.Certamente non ultimi, per l'impegno profuso dalle maestranze di Doccia nel realizzarli, sono gli elaborati Trionfi, spesse volte policromi, che ulteriormente arricchiranno le sontuose tavole imbandite, rivaleggiando degnamente con le manifatture europee di Meissen, Vienna e Sevres. La produzione di questi compositi esemplari richiederà tuttavia un tale dispendio di mezzi che la manifattura Ginori dopo il 1760 li andrà gradualmente eliminando dai cataloghi della manifattura. Si dividono in Deser o Deserre, Sortù o, nelle forme più piccole, Digiuné, composti il più delle volte da numerosi pezzi. Fra i soggetti celebri: "Sortù a forma di nave a lido", "[..] con architettura con ringhiere, torre, ponti, colonne, fauni, vasi, statuine, caramoggi, panierine", "Sortù rappresentante un Architettura di rustico con piano di cristallo, quattro figurine e nove vasetti [..]", "Deserre rappresentante favole composto in tre pezzi con pergolati [..] fiori ed altro aggiunto ai viticci [..]", "Deserre rappresentante il faro d'Egitto con figure e fiori", "Deserre rappresentante un Parter con figure e gruppi".Il secondo periodo: Lorenzo GinoriAlla morte di Carlo Ginori nel 1757, sarà con il figlio Lorenzo, superati alcuni problemi successori con i fratelli Bartolomeo e Giuseppe e grazie ad una produzione sempre maggiore e differenziata, che la Manifattura Ginori riuscirà a rafforzarsi ed a porre definitivamente le basi per le sue affermazioni future.Infatti "il rapporto di Lorenzo con la Fabbrica è ben diverso rispetto a quello del padre Carlo; egli non è direttamente inserito nei processi produttivi e non vi è una comunanza con le problematiche del lavoro quotidiano", come le aveva avute il padre Carlo, chimico egli stesso della fabbrica e non soltanto proprietario e fondatore.Degna di nota è la sistematica introduzione a partire dal 1761 dell’utilizzo di una composizione che, partendo da un biscotto a pasta dura prodotto con componenti reperite a basso costo e con uno smalto tenero tipico della maiolica, consente di ottenere risultati esteticamente validi con una spesa contenuta: è quello che, successivamente, nel 1779, sarà definito “masso bastardo”.Già precedentemente, nel periodo di Carlo, si parla di “porcellana bastarda”, ma si tratta di due composti decisamente diversi. La Manifattura Ginori utilizzò il “masso bastardo” per molti anni, finché il caolino importato dalla Francia non soppiantò progressivamente tutti gli altri; cosa che avvenne, compiutamente, solo nel primo quarto del XIX secolo.Continuano le famiglie decorative, mutuate dal primo periodo, anche se scema la forza espressiva del carattere tardo barocco, mentre il ductus tende ad allinearsi con leggiadra eleganza alle istanze del gusto rococò anche se, sottolinea Andreina D'Agliano, l'influenza dello stile Rocaille a Doccia è di breve durata e "già attorno al 1770 vengono inseriti motivi decorativi anticipatori dello stile neoclassico".Diffusi i decori, “a mazzi di fiori” (il c.d. “mazzetto” evoluzione dei "ciocchetti"), con il motivo alla "sassone", e il "galletto" che ora verrà dipinto in blu/oro e più tardi esclusivamente in rosso/oro, a "paesi rossi" e, nelle diverse varianti, a soggetti orientaleggianti, per citarne alcuni fra i tanti; continua più affievolita nel colore la produzione "a stampino" e con minor campitura quella a "tulipano".Il periodo di Lorenzo non segna particolari stravolgimenti nella produzione scultorea, se non una sua lenta e progressiva diminuzione, appena toccata dall’influsso del rococò mentre nel campo del vasellame avviene un allineamento stilistico alle mode imperanti.Le plastiche grazie alle grandi capacità del nipote di Gaspero Bruschi, Giuseppe e, successivamente del capo degli scultori Giuseppe Ettel, succeduto alla carica nel 1780 alla morte di Gaspero Bruschi, maturano definitivamente la loro transizione verso il gusto rococò che, seppur mai così predominante come in altre manifatture europee ed italiane coeve, culminerà nell'ultimo quarto del XVIII secolo con la realizzazione di importanti gruppi, allegorici delle arti e a soggetto orientale e pastorale, di cui "La raccolta delle pere", forse opera di Giuseppe Bruschi, riprodotta a fianco è un significativo esempio."Fra le opere di grande rilievo realizzate dalla manifattura Ginori in questo periodo viene attribuito a Giuseppe Ettel, nel 1783, sia l'altare della chiesa di san Romolo a Colonnata presso Sesto Fiorentino, sia quello della chiesa di san Jacopo e santa Maria a Querceto sempre nelle vicinanze di Sesto Fiorentino".Prosegue anche la produzione di bassorilievi, come si evince dalla Maternità riprodotta a fianco, di cui è conservata la cera al Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, con esiti sensibili, siamo già al 1780, all'affermarsi del neoclassicismo.Poco prima di concludere la sua esistenza, Lorenzo Ginori riesce a dare un assetto definitivo alla futura gestione della sua fabbrica, proprio in ragione dei dolorosi avvenimenti famigliari, le dispute con i fratelli, che avevano segnato, dopo la morte di Carlo Ginori, i primi anni della gestione della manifattura.Per questo il 10 febbraio 1792 ottiene dal granduca di Toscana un "Federcommesso Primogeniale Agnatizio", nonostante i divieti contenuti nelle "veglianti leggi", che in via eccezionale, assegna in perpetuo la fabbrica al primogenito della famiglia.Con quest'atto egli riesce ad assicurare alla manifattura di famiglia un passaggio successorio indolore, consentendole di concentrarsi esclusivamente nelle strategie produttive finalizzando a questo scopo tutte le risorse disponibili.Il terzo periodo: Carlo Leopoldo Ginori LisciAlla morte di Lorenzo Ginori, avvenuta nel 1791, la Manifattura non ebbe un successore diretto, in quanto il primogenito di Lorenzo, Carlo Leopoldo Ginori Lisci, era molto piccolo. “Di fatto, pertanto, l’amministrazione della Fabbrica di famiglia spetta alla madre di Carlo Leopoldo, Francesca Lisci, fino alla maggiore età del figlio.Tutore del bambino viene nominato lo zio Giuseppe, nonostante i difficili rapporti intercorsi con Lorenzo Ginori; sarà proprio il marchese Giuseppe a svolgere un ruolo determinante, assieme a Francesca Lisci, nella gestione ed organizzazione della Manifattura.Il periodo della tutela e quello proprio all’assunzione della diretta responsabilità da parte di Carlo Leopoldo saranno segnati da differenti atteggiamenti nei confronti della gestione della fabbrica: al primo appartiene una gestione artistica in continuità con la precedente, mentre con la maturità di Carlo Ginori si assiste ad un progressivo aumento del peso della famiglia Fanciullacci nelle scelte sulla conduzione della Manifattura, a volte a stento frenata dalla pur forte personalità di Carlo Leopoldo Ginori Lisci.Andreina d'Agliano e Luca Melegati affermano che "Nel terzo periodo della manifattura con la direzione di Carlo Leopoldo Ginori Lisci (1792-1837), la produzione di Doccia fu dominata dall'influenza dello stile francese. Gli avvenimenti politici della Toscana, entrata nell'orbita napoleonica agli inizi del XIX secolo prima con il Regno d'Etruria e poi con la diretta amministrazione di Elisa Baciocchi, granduchessa di Toscana dal 1809 al 1814 indussero il Ginori a intrattenere intensi rapporti commerciali con la Francia".Questo si riverbera nei meccanismi produttivi della manifattura con notevoli innovazioni tecnologiche: dalla messa a punto del forno alla francese nel 1806 a quello all'italiana a quattro piani alto dodici metri tra il 1816 ed il 1818, all'utilizzo delle terre provenienti da Saint Yrieix in Francia, che provocherà il lento abbandono di quelle del Tretto e di Montecarlo.Anche il "masso bastardo" scema nell'utilizzo attestando ormai l'uso prevalente della "pasta" alla francese nella produzione della manifattura.Di concerto con i materiali anche le fogge e i decori di questo periodo testimoniano una progressiva acquisizione dei modelli tipici del primo impero, e per ampliarne le tipologie nel 1821 Carlo Leopoldo, molto legato come il padre alla città partenopea, acquista i modelli di Capodimonte e della Real Fabbrica Ferdinandea, con diritto alla riproduzione del marchio (la N coronata).Complessivamente le scelte strategiche della Manifattura Ginori si dimostrano vincenti, lasciando indenne la fabbrica di Doccia dalle ripercussioni delle guerre napoleoniche, che caratterizzeranno gl'inizi del secolo diciannovesimo, proiettandosi così sul mercato industriale del secondo quarto dell'Ottocento, ben strutturata e in condizioni economiche floride.Fra le decorazioni pittoriche prende campo il tema "a vedute" che il fiorentino Ferdinando Ammannati, già apprezzato pittore di vedute nella Real Fabbrica Ferdinandea, introduce nella manifattura Ginori, una volta giunto a Doccia nel 1809. L'Ammannati lavorerà con successo a Doccia sino al 1823, trasferendo nella manifattura di Doccia tutta l'esperienza maturata a Napoli e il raffinato gusto neoclassico della capitale borbonica.Le vedute comprenderanno rovine romane, architetture classiche, monumenti della magna Grecia e scene mitologiche, anche sulla scorta del vasto corpus iconografico sulle aree archeologiche, con i reperti rinvenuti nella seconda metà del Settecento a Pompei, Ercolano e Stabia e diffuso attraverso celebri opere a stampa, con il ruolo determinante di Johann Joachim Winckelmann, e a cui parteciperanno i più famosi incisori del tempo: Raffello Morghen, Paolantonio Paoli e Giovanni Volpato.Completeranno queste rappresentazioni, vedute costiere della Campania, di Napoli, Roma e di piazze, palazzi e monumenti delle città e del territorio toscano.Un certo rilievo ha il filone della ritrattistica di gusto neoclassico, mentre anche nel terzo periodo continuerà, con qualità ormai seriale, la produzione di servizi per la tavola decorati a "tulipano" e "mazzetto".Non vi sono inventari nel primi anni della conduzione di Carlo Ginori, il primo è quello per le "sfornaciate" del 1812 da cui si rileva inequivocabilmente l'acquisizione, per le varie tipologie di decori a contorno dei motivi principali, dei caratteri propri allo stile impero: "gridellini", "meandri", "fasce", accorpando in questi nomi vari decori.Le caratteristiche applicazioni plastiche di mascheroni, sfingi alate e leonine, a forma equina, d'oca, d'aquila, serpente, delfini e arpie, per citarne alcuni fra i tanti, completano nelle fogge i soggetti pittorici facenti parte del repertorio di derivazione classica e non solo.Ne troviano conferma nell'inventario: "Vaso Etrusco dipinto con meandro d'oro a bassorilievo Velato, Festoni di Perle, e Cigni Bruniti e Velati, Piede, Coperchio tutto dorato." [...] "Bussolotti e piattini a Tegamino dipinti con Cartello nero, entrovi figure Bucchero, meandro d'oro e bordi d'oro, [...] Barca di Caronte a chiaro scuro, [...] Piattino con Mottetto Francese e Geroglifici Guerrieri, [...] Aquile brunite a Sgraffio, [...] con Ritratto di Napoleone [...] piattino con ritratto della Gran Duchessa miniato" e molti altri sulla stessa scia iconografica.Altri artisti giungeranno a Doccia nei primi anni dell'Ottocento: il francese Giovanni David, il ginevrino Franc Joseph de Germain e il miniaturista Abraham Constantin, proveniente dalla manifattura di Sevres, che fu maestro di Giovanni Crisostomo Fanciullacci, figlio di Giovan Battista già tra i migliori pittori e ministro della fabbrica dei Ginori.Le realizzazioni plastiche rallentano notevolmente nel periodo di Carlo Leopoldo appena bilanciate dall'introduzione del biscuit che, già in uso nella fabbrica borbonica napoletana, non aveva avuto fortuna a Doccia con Lorenzo Ginori. La produzione docciana in biscuit si concentra in statuine e gruppi realizzati su modelli della Real Fabbrica Ferdinandea con soggetti tratti dal repertorio archeologico. Sempre in biscuit vengono prodotte raffinate tazzine con il ritratto di Elisa Baciocchi sorella di Napoleone.Il pieno OttocentoAnche alla morte di Carlo Leopoldo, avvenuta nel 1837, il successore, il marchese Lorenzo, non aveva ancora la maggiore età e pertanto, la vedova, Marianna Garzoni Venturi ed il marchese Pierfrancesco Rinuccini assunsero l’amministrazione della fabbrica.Terminato il periodo della tutela e con la diretta assunzione di responsabilità, Lorenzo II Ginori, procede ad alcuni cambiamenti significativi sia nella gestione della manifattura, sia nell'acquisizione di materiali che consentiranno alla manifattura di ridurre considerevolmente i costi di produzione.Nella direzione delle fabbrica si registra l'allontanamento definitivo della famiglia Fanciullaci e per le innovazioni tecniche, fondamentali si rivelano le ricerche del chimico Giusto Giusti, stretto collaboratore del marchese Lorenzo, che sostituirà le terre provenienti da Limoges dal costo elevato, con quelle inglesi della Cornovaglia a prezzi più contenuti.Scrive Leonardo Ginori Lisci: “In questi anni la manifattura continuò la sua vita attiva, ma senza particolari novità. Unico fatto di un certo rilievo fu la partecipazione di Doccia alle esposizioni toscane”, ottenendo nel 1861 la medaglia d'oro all'Esposizione Nazionale di Firenze. Più attiva l'attività volta a penetrare i mercati intercontinentali e fra le esposizioni in cui riscuoterà un lusinghiero successo si annovera quella di New York del 1853, di Sidney del 1859, di Melbourne del 1881 e di Rio de Janeiro del 1884.In questo periodo assumono, nelle fogge, particolare importanza sia il noto "vaso Medici", che ottiene un notevole successo alla mostra londinese del 1851, sia “la serie dei grandi vasi ad orcio [...] e quella dei vasi a tromba con decorazioni analoghe, dette all’uso del Giappone, che saranno molto apprezzate nelle future grandi esposizioni internazionali, [...] Gli anni che precedono il fatidico 1859 e l’annessione della Toscana al Regno d’Italia furono caratterizzati da un lento, graduale perfezionamento della porcellana, che ormai è tutta “alla francese” [...] Anche la parte commerciale fu maggiormente seguita e curata, e la continua partecipazione a diverse esposizioni ne è la più ampia conferma [...] Compare anche la terraglia, soprattutto con i serviti da toilette a stampa azzurra, e la maiolica artistica comincia ad affermarsi”rielaborando tutta la grande stagione iconografica rinascimentale, manieristica e barocca.Unitamente alla riscoperta dei secoli d'oro della maiolica, trova applicazione, sempre su maiolica, anche la corrente ottocentesca del Naturalismo con il pittore Giuseppe Benassai che si esprime in opere di notevoli dimensioni e per un breve periodo collaborerà nella manifattura.Intorno agli anni 80 dell'Ottocento inizia a percepirsi il rapido declinare della stagione dell'Eclettismo, e anche le maestranze di fabbrica sentono preponderante l'influsso, peraltro mai sopito completamente, che nuovamente giunge dall'estremo oriente con i decori delle porcellane cinesi e giapponesi complici di vivificare con nuova "linfa vitale" l'arte ceramica lasciandosi alle spalle il composito Eclettismo ottocentesco. Così nella fabbrica di Sevres come a Doccia, ricompariranno delicati decori floreali caratterizzati da un "ductus" quasi calligrafico.Notevoli gl'incrementi si registrano nella produzione di quest'ultimo quarto di secolo con le maestranze giunte vicino ai 1500 operai mentre si assiste anche ad una diversificazione delle linee produttive, rivolte anche al settore elettrico e chimico.Elemento di spicco in questi anni fu Paolo Lorenzini, prezioso e fidato collaboratore della famiglia Ginori in sostituzione dei Fanciullaci, fratello di Carlo Lorenzini, ben noto scrittore con lo pseudonimo di Collodi.Nel 1878 muore Lorenzo II ed a lui successero nella proprietà i suoi quattro figli. Al maggiore Carlo Benedetto fu affidata la direzione, coadiuvato da Paolo Lorenzini. La morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1891, fece mancare al marchese Carlo Benedetto un elemento fondamentale per la gestione alla quale la successiva dirigenza, nominata dal marchese Ginori, aveva dimostrato di non essere all'altezza.Spinta anche da richieste di divisione portate avanti dai familiari, dalla necessità di un notevole sforzo di ammodernamento e dalla proposta di acquisto avanzata da Giulio Richard, la famiglia Ginori maturò la non facile decisione di cedere nel 1896 all’industriale milanese l’azienda,“sì che i proprietari si decisero, nel 1896, a rinunciare alla gloriosa e secolare impresa di famiglia. Così la Manifattura, con tutta la sua esemplare organizzazione artistica e commerciale entrò in un organismo più vasto che assunse il nome di Società Ceramica Richard-Ginori, quella società che è ben nota nell’Italia e nel mondo, e continua degnamente la tradizione dell’industria italiana della porcellana”.Le marcheLa manifattura Ginori a Doccia nei primi anni, come, del resto, la manifattura viennese Du Paquier, non ha certamente utilizzato con continuità una marca, contrariamente a Meissen, anche se, indubbiamente, tentativi ce ne sono stati.La cupola del Duomo di Firenze, per esempio, già distintiva della porcellana dei Medici, la stellina, o asterisco, a otto punte, le tre stelle presenti nello stemma della famiglia Ginori, unite anche alla cupola stessa, paiono essere stati, specie alla luce degli oggetti recentemente reperiti, timidi tentativi di introduzione di un marchio di fabbrica; in mancanza di prove certe di questa volontà del marchese Carlo e del suo successore Lorenzo possono fornire solo un ulteriore elemento di discussione.Sotto la direzione di Lorenzo Ginori si era pensato più volte di apporre una marca agli oggetti prodotti dai forni di Doccia sia per evitare contraffazioni sulle porcellane bianche vendute a Napoli e là decorate in maniera approssimativa, sia perché c’è da presumere che Lorenzo, per motivi di “immagine”, volesse contraddistinguere i propri prodotti da quelli della concorrenza, come, d’altro canto, ormai quasi tutte la manifatture facevano.La prima marca vera e propria sarà quindi l’asterisco incusso (impresso), che si trova documentato negli ultimi anni del XVIII secolo, ed è, quasi certamente, una semplificazione delle già rammentate tre stelle presenti nello stemma della famiglia fiorentina. L'asterisco e la stellina si ritroverànno nello stesso periodo, anche nella variante dipinta in oro o in rosso fino a tutto il primo quarto dell'Ottocento. Successivamente, e in prevalenza sulla maiolica di uso comune, verrà impresso "GINORI" fino al 1840 c. Nella seconda metà dell'Ottocento le marche saranno più descrittive del marchio d'impresa, stampigliato in nero, blu, verde, o in rosso.NoteBibliografiaVoci correlateCollegamenti esterniPorcellana
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http://it.wikipedia.org/wiki/AT-AT
AT-AT.Il Camminatore AT-AT'" ("All Terrain Armored Transport", letteralmente "Trasporto armato per ogni terreno"), chiamato anche "camminatore" o "quatropode", è un veicolo immaginario presente nella saga di "Guerre Stellari". Si tratta di un'arma pesante d'assalto appartenente all'Impero. È il modello avanzato degli AT-TECompare per la prima volta in ' e riappare in ' e in diversi videogiochi e fumetti basati sulla saga.DescrizioneCaratteristicheI camminatori sono progettati per gli assalti di superficie su ogni tipo di ambiente: dal deserto alle pianure ghiacciate (ne sono state costruite anche versioni acquatiche). Nonostante le devastanti armi incorporate, è grazie alle sue enormi "zampe", con le quali schiaccia tutto quello che si trova sul proprio cammino, che è diventato famoso per la sua efficacia in campo. Sono relativamente lenti, e questo li può rendere piuttosto vulnerabili ad imboscate ed attacchi a sorpresa, anche se la loro corazza è praticamente impenetrabile.Un AT-AT comandato da piloti esperti, comunque, può mostrare grande flessibilità che, combinata con una buona potenza di fuoco, lo rende quasi invincibile.StoriaNella battaglia di Hoth furono usati per superare gli scudi difensivi dell'Alleanza Ribelle. Le truppe ribelli scoprirono che le loro armi erano incapaci di perforare i mezzi dell'Impero. Lo squadrone di snowspeeders T-47, dopo aver saputo di questa inoffensività, usò i cavi montati sul retro per bloccare le gambe di un AT-AT, sgambettandolo e rendendolo inutilizzabile. Avrebbero poi sparato attaccando il punto debole degli AT-AT: il collo, l'unica parte non protetta da scudi anti-laser. Luke Skywalker distrusse un altro camminatore arrampicandosi sulla sua pancia e lanciando una granata all'interno. Un terzo AT-AT viene perso, ma non distrutto, quando si scontra con il pilota ribelle Hobbie che effettua un attacco suicida schiantandosi contro il mostro.Nonostante la fuga di tutti gli anziani, la perdita di uomini e materiale ha causato un disastro per l'Alleanza Ribelle regalando all'Impero la prima grande vittoria strategica dopo la distruzione della Morte Nera.Alcuni AT-AT furono inviati sulla Luna boscosa di Endor, ma non presero parte al combattimento contro i Ribelli. Tuttavia Luke Skywalker, dopo essersi arreso, venne trasportato in un AT-AT per incontrare Dart Fener.I piloti di AT-AT sono estremamente competenti e si sono specializzati nella guida di queste armi mobili. Essi indossano una uniforme grigia, accompagnata a volte da una tuta nera, tipica dei piloti di TIE fighter.È inoltre possibile che gli AT-AT della battaglia di Hoth siano stati migliorati (o comunque modificati), in quanto i ribelli si stupirono del fatto che i loro blaster fossero inutili contro gli scudi dei camminatori. Un'altra differenza è data dal fatto che la velocità massima raggiunta dai camminatori fu di 9 km/h, mentre quella standard superava i 60. La causa di questo rallentamento sembrò essere data dall'eccessivo carico di armi e soldati che trasportavano. L'ultima causa sarebbe quella ambientale, in quanto prima della battaglia c'era stata una forte nevicata che aveva lasciato della neve fresca, che faceva sprofondare gli AT-AT nel terreno.Dietro le quinteI camminatori, apparsi per la prima volta in ', sono stati realizzata con un intricato sistema di animazione a passo uno, detto Stop-motion. Con questo procedimento, un dettagliato modello (che variava, a seconda delle scene, da 6 a 50 centimetri d'altezza) in scala dei camminatori veniva filmato un fotogramma alla volta, modificando leggermente il modellino, ad ogni fotografia. Quando poi la pellicola veniva impressa e proiettata, sembrava che gli AT-AT si muovessero da soli. Uno svantaggio di questa tecnica era quello che i movimenti, oltre a essere sconnessi, non erano fluidi, in quanto veniva fotografata un'immagine ferma. Il fatto che il camminatore non fosse un essere vivente, ma una macchina, rese comunque accettabile e plausibile il risultato finale. I tecnici degli effetti speciali studiarono a lungo i movimenti degli elefanti, che poi applicarono ai camminatori.Inizialmente i modellini sarebbero dovuti essere aggiunti ad uno sfondo reale, girato in Norvegia, ma i risultati del "compositing" furono insoddisfacenti. Si decise allora di girare le scene con uno sfondo dipinto, nonostante i dubbi sulla plausibilità dello stesso. Mike Pangrazio, giovane artista che lavorava per la ILM all'epoca, convinse i supervisori, grazie a degli sfondi estremamente realistici di paesaggi innevati.ControversiaNella metà degli anni ottanta, l'artista e pittrice Lee Seiler fece causa alla Lucasfilm, accusando la casa di produzione di plagio, in quanto il design degli AT-AT era molto simile a quello "Garthian Walker", mezzi meccanici che aveva disegnato alla fine del 1977.Seiler perse la causa in quanto non aveva portato prove materiali e anche perché registrò il nome "Garthian Walker" soltanto nel 1981, un anno dopo l'uscita al cinema di 'Gli AT-AT nella cultura popolareApparizioniNoteBibliografiaVoci correlateCollegamenti esterniArmi di Guerre StellariWalker (Star Wars)#All Terrain Armored Transport (AT-AT)
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http://it.wikipedia.org/wiki/James_Young_Simpson
James Young Simpson.Scoprì le proprietà anestetiche del cloroformio e lo utilizzò con successo per scopi medici.Nacque a Bathgate, nel Lothian dell'ovest. Il più giovane di diciotto figli. Suo padre era un fornaio mentre sua madre morì quando James aveva solo nove anni. Per le ristrettezze economiche in cui versava la famiglia, sia il padre che i figli furono costretti a lavorare per permettere al giovane James di frequentare l'università. Frequentò l'University of Edinburgh a soli 14 anni.Terminò gli studi nel 1830 (aveva soli 18 anni, dovette quindi attendere il compimento del 20esimo per poter iniziare a praticare come medico) e divenne professore di ostetricia all'università di Edinburgo e medico della regina Vittoria.La scoperta delle proprietà del cloroformio si deve al 1847 quando, intento a sperimentare la sostanza con degli amici, scoprì che poteva addormentare una persona. Non era comunque facile utilizzare il cloroformio. Se Simpson ne avesse inalato eccessivamente, sarebbe entrato in overdose e la sostanza sarebbe parsa eccessivamente pericolosa, mentre se ne avesse utilizzato troppo poco, non avrebbe avuto effetto.I primi utilizzi vennero effettuati per ridurre il dolore della partoriente. L'utilizzo incontrò numerose opposizioni, in quanto sembrava una pratica contro natura o contro il volere di Dio.Il cloroformio venne utilizzato da John Snow durante il parto del principe Leopoldo nel 1853, figlio di Alberto di Sassonia e della regina Vittoria. Ciò aumentò non poco il prestigio del nuovo metodo.La scoperta delle proprietà del cloroformio e del suo utilizzo, nonché il coraggio e la perseveranza nel testare il suo utilizzo (a rischio della propria incolumità) e nel difendere le sue scoperte, gli valsero l'onore di essere insignito del titolo di cavaliere. Sul suo stemma venne posta l'iscrizione "Victo Dolore".Morì all'età di 58 anni. Fu sepolto nel cimitero di Warristotn, in Edimburgo. I parenti rifiutarono infatti di farlo seppellire nella abbazia di Westimenster. Ciononostante un busto a memoria di James Simpson risiede tutt'ora nell'abbazia di Londra.È considerato, insieme a Horace Wells e William Green Morton, uno dei padri dell'anestesiaBibliografiaJames Young Simpson
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http://it.wikipedia.org/wiki/Punkabbestia
Punkabbestia.Punkabbestia'" (o "'punk-a-bestia'") è un termine gergale utilizzato per identificare un tipo di vagabondi o senzatetto metropolitani, in casi meno drastici, un tipo di persone che risiedono in un contesto approssimativo e solitamente condiviso con altri individui.Il fenomeno risale in Italia agli anni '90 e nasce da una «sorta di degenerazione-sviluppo del movimento» anarcopunk.EtimologiaLa parola sembra derivare da una crasi, con riferimento alla cultura "punk" (di cui i punkabbestia riprendono alcuni elementi ideologici ed estetici). Il secondo elemento "bestia" è probabilmente da ricondursi all'abitudine dei punkabbestia di accompagnarsi a cani a qualsiasi ora ed in qualsiasi posto. Secondo alcune fonti questa etimologia sarebbe un equivoco, e la parola punkabbestia sarebbe stata coniata negli anni ottanta dai punk toscani. In alcune zone della Toscana il termine "abbestia" è utilizzato gergalmente come rafforzativo o superlativo di un qualsiasi termine o stato d'animo. L'etimologia del termine sarebbe probabilmente derivante da "a bestia" da intendersi come "alla maniera di un animale", cioè senza restrizioni morali e quindi esaltato alla massima espressione, oppure come stato animalesco e quindi eccessivo e selvaggio. Quindi punkabbestia starebbe (in una traduzione abbastanza rozza ma esplicativa) per "più punk di tutti" o "punk in maniera esagerata".Inizialmente l'utilizzo del termine da parte dei punk italiani marcava una distinzione rispetto a quei soggetti che portavano all'estremo l'estetica, la condotta anti-establishment del movimento, in una deriva personale accomunabile a quella dei clochard. Nello stesso periodo venivano usati anche altri termini equivalenti quali "Kotti Punks" (da Kottbusser Tor, la piazza di ritrovo dei primi punkabbestia berlinesi).Esistono anche altre definizioni locali del fenomeno: a Roma ad esempio sono noti come "Zecche" o, in modo meno snob, "Rimastini". Il significato etimologico di questa parola deriva dal vernacolo romanesco in cui "rimanerci sotto" significa essere talmente avvezzo al consumo di droghe (solitamente marijuana e funghi allucinogeni), da non riuscire più ad alzarsi (in senso figurato) oppure inteso come essere "rimasto sotto a un treno".Nei paesi anglosassoni spesso vengono definiti "Gutter punk".Descrizione sociologicaPunkabbestia è un termine che tende a essere usato per indicare diversi tipi di comportamenti sociali, anche molto distanti tra di loro: si tratterebbe dunque, secondo alcuni, più di un preconcetto estetico che di una reale categoria di persone. I punti che comunque li contraddistinguono sono comportamenti di avversione verso i costumi della società o comunque verso l'"establishment", con motivazioni politiche (per esempio legate all'anarchismo od al comunismo portati al loro estremo) o puramente personali (molti punkabbestia vengono da situazioni familiari particolarmente oppressive o con difficoltà educative, o ancora di droga).Molti di loro frequentano gli ambienti dei rave e sovente trovano alloggio presso i centri sociali autogestiti. Per vivere si dedicano all'accattonaggio (a volte esibendosi come giocolieri) o ad altri espedienti.Non sempre il Punkabbestia è una persona poco acculturata, al contrario, è frequentemente impegnata nel sociale, è interessata alla Politica, in alcuni casi alle Arti ed alle Biblioteche.Spesso il loro look è caratterizzato da un miscuglio di stili diversi, generalmente legati allo stil hip-hop e a quello punk.In Italia gruppi di punkabbestia sono particolarmente diffusi nelle città universitarie (come Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna) o comunque attive dal punto di vista delle iniziative giovanili non convenzionali.Alcuni gruppi di Punkabbestia si identificano come Crust o Crusters, parola che indicherebbe una scelta politica legata all'anarchismo, al boicottaggio dello stile di vita moderno ed ai principi del "Freegan", in linea di massima hanno uno stile più anni '80, sia nell'abbigliamento (spesso preferendo l'ecopelle alla pelle tradizionale, per via delle loro convinzioni animaliste) che nella musica (legata al crust-punk).NoteVoci correlateMovimenti giovaniliSubcultureGutter punk
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http://it.wikipedia.org/wiki/Babesia_canis
Babesia canis.La "'Babesia canis"' è un protozoo appartenente al genere delle babesie, parassiti trasmessi da zecche ed appartenenti al "phylum" degli Myzozoa, classe Aconoidasida, ordine Piroplasmida, famiglia Babesiidae.La "Babesia canis" è la babesia che in Italia colpisce il cane. Provoca la piroplasmosi o babesiosi. Essa è trasmessa al cane dalle zecche. I sintomi nel cane sono: febbre, sub-ittero, modesta anemia, alterazioni delle transaminasi (ALT, AST). Spesso, nei casi più gravi il sintomo più caratteristico è l'emoglobinuria che caratterizza l'urina dell'animale che appare scura. L'urina diventa scura ed assume un colore che inizialmente è ambrato scuro sino a prendere il colore nero del caffè in quei casi trascurati. L'emoglobinuria è provocata dalla progressiva lisi degli eritrociti che consente la fuoriuscita del pigmento emoglobinico dagli stessi. L'emoglobina viene poi filtrata dai reni e quindi passa nelle urine provocandone il caratteristico colore. L'animale in questi casi appare prostrato, inappetente e necessita di cure specifiche adeguate e tempestive.Protista
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http://it.wikisource.org/wiki/Commissione_parlamentare_di_inchiesta_sulla_Federconsorzi/Audizioni/40
Commissione parlamentare di inchiesta sulla Federconsorzi/Audizioni/40.____________________I lavori hanno inizio alle ore 12,15.PRESIDENTE. Vi comunico che l’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi, nella riunione del 12 luglio 2000, ha deliberato di rideterminare, con decorrenza 1o agosto 2000, nella misura di lire due milioni e mezzo mensili, l’importo delle indennità spettanti ai collaboratori che svolgono attività di consulenza in via continuativa.Informo altresì che, in ottemperanza a quanto deliberato dall’Ufficio di Presidenza costituito in apposito Comitato nella riunione del 14 giugno 2000, la segreteria della Commissione ha provveduto, sotto la mia supervisione, a fotocopiare le agende relative agli anni 1991-1992 consegnate dal dottor Cigliana e ad individuare le parti contenenti annotazioni attinenti all’oggetto dell’inchiesta parlamentare, apponendo gli omissis sulle restanti parti. Preciso che le fotocopie di tali parti sono state da me siglate come copia conforme all’originale e che si è proceduto, quindi, alla trascrizione delle annotazioni, al fine di agevolarne la lettura. Tale trascrizione è stata sottoposta, martedì 27 giugno, al dottor Cigliana, il quale ne ha attestato la perfetta corrispondenza alle annotazioni autografe contenute nelle agende, che gli sono state pertanto restituite.Come convenuto in sede di Ufficio di Presidenza, propongo che le fotocopie integrali delle agende siano distrutte, essendo venuta meno qualsiasi ragione per la conservazione delle stesse, in quanto, ai fini dell’inchiesta parlamentare, assumono rilevanza esclusivamente le copie delle parti contenenti annotazioni riguardanti la vicenda Federconsorzi.Propongo altresì che il documento, costituito dalle fotocopie delle parti delle agende 1991-92 attinenti all’inchiesta e dalle trascrizioni delle stesse, sia classificato come riservato, ai sensi dell’articolo 4 del Regolamento interno sulla classificazione degli atti.Non facendosi osservazioni così resta stabilito.Vi comunico, infine, di aver trasmesso, in data 28 giugno, al Ministro delle politiche agricole e forestali, il testo delle domande formulate nel corso dell’audizione del 27 giugno 2000, alle quali il Ministro si era riservato di rispondere dopo aver raccolto le necessarie informazioni presso i competenti uffici del suo Dicastero.Audizione del ragionier Luigi Scotti, in qualità di ex direttore generale ed ex presidente della Federconsorzi.PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’audizione del ragionier Luigi Scotti, che ringrazio per aver accolto con cortese disponibilità l’invito della Commissione.Ricordo che i lavori si svolgono in forma pubblica, secondo quanto dispone l’articolo 7 della legge n. 33 del 2 marzo 1998, e che è dunque attivato, ai sensi dell’articolo, 12, comma 2, del Regolamento interno, l’impianto audiovisivo a circuito chiuso.Qualora da parte del ragionier Scotti o di colleghi lo si ritenga opportuno in relazione ad argomenti che si vogliono mantenere riservati, disattiverò l’impianto audiovisivo per il tempo necessario.Ricordo che l’audizione si svolge, ai sensi dell’articolo 15, comma 3, del Regolamento interno, in forma libera e che il ragionier Scotti ha ritenuto di farsi assistere dal difensore, avvocato Massimo Biffa.Preciso, infine, che dell’audizione odierna è redatto il resoconto stenografico, che sarà sottoposto, ai sensi dell’articolo 12, comma 6, del Regolamento interno, alla persona ascoltata ed ai colleghi intervenuti perché provvedano a sottoscriverlo apportando le correzioni di forma che riterranno, in vista della pubblicazione negli atti parlamentari.Infine, ricordo che il cavalier Scotti ha rivestito la carica di direttore generale della Federconsorzi dal 1982 al 1989 e di presidente dal 1989 alla data del commissariamento della Fedit.Prima di formulare delle domande, vorrei premettere che il cavalier Scotti ha reso diffuse dichiarazioni alla Commissione di indagine ministeriale Poli Bortone. La sua posizione è, in sintesi, la seguente: la Federconsorzi fu commissariata inopinatamente; essa non era in stato di insolvenza; il patrimonio era tale da coprire l’indebitamento; l’indebitamento fu dovuto ad una scelta di sostegno dei consorzi coerente con gli scopi della Fedit; la Fedit era governata dalle associazioni di categoria esterne; esisteva poi un problema strutturale di sottocapitalizzazione della Fedit e dei consorzi.SCOTTI. Signor Presidente, ovviamente sono qui per rispondere e per collaborare, come richiesto da Lei e dagli onorevoli membri della Commissione.Se consente, vorrei presentarmi. Mi chiamo Luigi Scotti, sono nato a Lodi il 16 marzo 1921 e risiedo in Milano, Via Stromboli n. 3; coniugato con quattro figli, di cui tre viventi.Sono entrato nell’organizzazione federconsortile il 9 luglio 1935, quale impiegato presso il Consorzio agrario di Lodi, Milano e Pavia: quindi all’età di 14 anni.Ho percorso nel predetto Consorzio parecchi gradi della carriera fino a raggiungere, nel 1944, quello di capo ufficio. Nel 1955 fui richiesto dalla Federconsorzi per ricoprire la carica di capo dei servizi amministrativi presso il Consorzio agrario provinciale di Brescia; nel 1956 ritornai al Consorzio di Milano, con la stessa qualifica, divenendone vice direttore nel 1960.Nel 1969, dopo avere risposto, nel frattempo, negativamente ad alcune proposte di direzione presso altri consorzi agrari, assunsi la direzione di quello di Como, che tenni fino al 1971, dopo di che assunsi la direzione del Consorzio agrario di Milano che lasciai nel 1980 per la direzione dell’Ufficio interregionale di Milano della Federconsorzi, avente giurisdizione sui consorzi della Lombardia, del Piemonte e della Liguria.Infine, il 1° agosto 1982 fui nominato direttore generale della Federazione italiana dei consorzi agrari, carica che lasciai il 13 aprile 1989 per assumerne la presidenza.Per quanto riguarda queste due ultime cariche e con riferimento all’attività svolta in detto periodo lascerò questo appunto.Per quanto concerne i miei studi, ottenni la licenza di avviamento commerciale nel giugno del 1935. Quando mi fu possibile ripresi privatamente gli studi fino ad ottenere il diploma di ragioniere e perito commerciale.Numerose sono state le cariche da me ricoperte durante la mia permanenza alla direzione generale e alla presidenza della Federconsorzi. Le elenco: presidente della Agrialco - Società di valorizzazione agricola s.r.l. di Foggia (a titolo completamente gratuito); consigliere della Banca di credito agrario di Ferrara (a titolo completamente gratuito, salvo per gettoni di presenza per complessive lire 800.000 lorde per tutto il periodo della carica); consigliere della Banca nazionale del lavoro, sezione autonoma di credito alberghiero e turistico (e non, come indicato, della sezione della cooperazione); amministratore delegato e presidente della Cappa, società consortile a responsabilità limitata (a titolo completamente gratuito); consigliere delegato del FATA, Fondo assicurativo tra agricoltori s.p.a., assicurazioni e rassicurazioni (a titolo gratuito fino al 13.04.1989); presidente della Federconsorzi Leasing s.p.a.; vice presidente della Federgraf s.r.l. (a titolo completamente gratuito); consigliere delegato della SAI, Società adriatica interconsortile s.p.a. (a titolo completamente gratuito); presidente della Agrifactoring s.p.a.; consigliere delegato nonché presidente della Arsol, Industria italiana prodotti sol. s.p.a. (a titolo completamente gratuito); vice presidente della Cerzoo, Centro ricerche per la zootecnia e l’ambiente a responsabilità limitata (a titolo completamente gratuito); presidente della Federfin s.p.a. (a titolo completamente gratuito); consigliere della Enichem agricoltura s.p.a. di Palermo; presidente della Feditinvest s.p.a. (a titolo completamente gratuito); consigliere delegato della SAIIM, Società agricola immobiliare interconsortile del Mezzogiorno s.p.a. (a titolo completamente gratuito); consigliere delegato e presidente dello Zuccherificio castiglionese s.p.a. (in relazione ai quali ho percepito emolumenti solo per il 1990 per lire 2.400.000 lorde e nessun compenso per gli anni precedenti); vice presidente della Banca nazionale dell’agricoltura; consigliere delegato della S.A.S.A., Società per azioni saccherie agricole (a titolo completamente gratuito); presidente della S.I.L.I.A., Società italiana lavorazioni industriali Aprilia s.p.a. (a titolo completamente gratuito); consigliere delegato e presidente della S.I.A.P.A., Società italo-americana prodotti antiparassitari s.p.a. (a titolo completamente gratuito); presidente della Massalombarda Colombani s.p.a. (in relazione al quale ho percepito emolumenti solo per il 1990 per lire 8.384.000 lorde e nessun compenso per gli anni precedenti); amministratore delegato, fino al 19.07.1989, della Fedital s.p.a. (a titolo completamente gratuito).PRESIDENTE. Le voglio porre una serie di domande in relazione ad alcuni temi, il primo dei quali riguarda i rapporti con le associazioni di categoria e gli affari "riservati" alla direzione.Chi gestiva rapporti con la Coldiretti e la Confagricoltura?SCOTTI I rapporti con la Coldiretti e la Confagricoltura li gestivo io come direttore generale e poi come presidente, sotto il profilo finanziario, a seguito di una delibera del consiglio di amministrazione, delibera che veniva assunta ogni triennio. Comunque, una delibera sempre identica.PRESIDENTE. Abbiamo già agli atti questa delibera. Quando è che la Federazione iniziò a dare contributi alle due associazioni e di quali e quanti contributi si trattava?SCOTTI. La Federazione ha iniziato a dare contributi alle due associazioni prima della mia direzione generale, credo nel 1980 o forse anche prima. So però che la Federconsorzi divenne socia delle due Confederazioni nell’anno 1981. Infatti, in esecuzione della deliberazione adottata nella riunione del proprio consiglio di amministrazione dell’11 giugno 1981, comunicata il 30 giugno 1981 al Ministero dell’agricoltura e delle foreste, che ne ha preso atto, la Federconsorzi, volendo proseguire nell’opera di sostegno prestata nei confronti della Confederazione italiana dei coltivatori diretti e della Confederazione generale dell’agricoltura italiana, chiedeva alle citate organizzazioni, con lettera in data 11 settembre 1981 a firma del direttore generale dell’epoca Bassi, che le venisse formalmente riconosciuta anche per il futuro la qualità di socio aderente, richiesta che veniva accolta. Le due organizzazioni interessate rispondevano, con lettere rispettivamente in data 26 novembre 1981 e 7 ottobre 1981, comunicando che era stata deliberata l’ammissione della Federconsorzi quale socio aderente. Ogni anno venivano fissate le quote associative, che venivano comunicate dalle Confederazioni alla Federconsorzi mediante l’invio della delibera internamente assunta a firma dei rispettivi presidenti, Lobianco, da una parte, e dall’altra, se ben ricordo, Wallner, e prima di Wallner, Serra.PRESIDENTE. Erano solo questi i contributi che erogava la Federconsorzi alle due associazioni?SCOTTI. No, la Federconsorzi dava anche qualche contributo in occasione di convegni e manifestazioni nei quali le due organizzazioni si preoccupavano di sviluppare la promozione a favore della Federconsorzi, a favore dei consorzi agrari, eccetera.PRESIDENTE. Quale era l’ammontare dei contributi extra?SCOTTI. Questo francamente non lo ricordo.PRESIDENTE. E nelle scritture contabili come venivano annotati questi contributi?SCOTTI. Erano in bilancio, non so in quale conto venissero annotati, perché avevamo il ragioniere capo che prima era il ragionier Fortunato e successivamente il dottor Bambara. Comunque erano tutti iscritti nelle scritture contabili e tutti iscritti in bilancio. Ma non le so dire francamente in quali conti.PRESIDENTE. Prima delle iscrizioni come socio delle due associazioni, la Federconsorzi aveva erogato contributi, anche se di natura diversa?SCOTTI. Non glielo so dire perché l’iscrizione è avvenuta nel 1981 ed io divenni direttore generale nel 1982, quindi trovai l’iscrizione già fatta.PRESIDENTE. Essendo lei rimasto per tanti anni come direttore e come presidente della Fedit, non ebbe conoscenza se, nel periodo precedente alla sua assunzione della carica di direttore generale, fossero stati erogati dei contributi di natura diversa, per convegni, manifestazioni, eccetera?SCOTTI. Le direi una bugia, Presidente.PRESIDENTE. Mi spiega perché questi contributi venivano erogati con assegni circolari?SCOTTI. Non glielo so dire perché non mi occupavo evidentemente dell’erogazione dei contributi. Questo era un problema di carattere operativo.PRESIDENTE. E da quali fondi venivano attinti?SCOTTI. Fondi di bilancio della Federconsorzi, non fondi particolari o fondi accantonati appositamente. Fondi di bilancio.SCOTTI. Non le so dire nelle epoche precedenti, ma nella mia direzione generale e presidenza della Federconsorzi non è mai esistita nessuna gestione riservata.PRESIDENTE. C’è un secondo tema: i preconsigli di Federconsorzi. Dove e quando si svolgevano?SCOTTI. I preconsigli si svolgevano generalmente il giorno prima del consiglio di amministrazione. Io partecipai ai preconsigli dal momento in cui divenni presidente; i direttori generali non partecipavano ai preconsigli.SCOTTI Vi partecipavano i membri del consiglio di amministrazione della Federconsorzi. Innanzitutto, erano separati: c’era il preconsiglio della Confagricoltura e il preconsiglio della Coltivatori diretti. Vi partecipavano i rappresentanti che, nel consiglio di amministrazione, rappresentavano le singole confederazioni, cioè la Coltivatori diretti da una parte e la Confagricoltura dall’altra. In questi preconsigli si discutevano i principali problemi.PRESIDENTE. Si è mai verificato il caso che alcune volte partecipassero delle persone estranee alle due associazioni e alla stessa Federconsorzi, anche in funzione consultiva o collaborativa?SCOTTI. Francamente non ricordo. Può essere che qualche volta abbiano partecipato i direttori delle Confederazioni.PRESIDENTE. No, io parlo di persone estranee ai tre organismi.SCOTTI. Quando ero presidente ho partecipato ai preconsigli e non ho mai visto persone estranee.PRESIDENTE. Da quando era invalso l’uso di tenere i preconsigli?SCOTTI. Direi da tempo immemorabile; quando io divenni direttore generale già si tenevano i preconsigli. Probabilmente - ma non lo posso affermare con certezza - anche in precedenza, quando era presidente Vetrone, poi sostituito da Truzzi, e poi altri. Ma non lo posso affermare con certezza.PRESIDENTE. Terzo tema. Terminato l’esercizio 1990, come si pensava di uscire dalla crisi? Per orientare la sua memoria, le leggo un estratto del verbale del comitato esecutivo della Fedit, di cui Ella faceva parte, del 14 maggio 1991, ore 15, e cioè tre giorni prima del commissariamento. Da quel verbale risulta dalle dichiarazioni di Bambara quanto segue: "La Federazione si trova oggi in una situazione di scarsa liquidità dovuta principalmente alla mancata attuazione delle dismissioni previste nel piano e all’inadempimento dei consorzi agrari, anche con riguardo alle procedure correnti" (…) Questa situazione di carente liquidità ha consigliato di differire taluni pagamenti ad alcuni fornitori ed ha prodotto una timorosa attenzione del sistema bancario, che tuttavia mostra nei confronti della Federazione una residua, significativa disponibilità".In quella stessa seduta Pellizzoni "sottolinea la necessità di evitare un ricorso al credito ulteriore rispetto alle iniziative illustrate se non siano state accertate concrete prospettive di risanamento che come è noto, non dipendono solo dalle iniziative del management…Egli fa presente che sulla base delle valutazioni effettuate dagli uffici la situazione patrimoniale della Fedit presenta ancora un saldo attivo e che sono allo studio presso il Ministero dell’agricoltura e foreste iniziative da adottare per far fronte al momento di difficoltà che la Federazione attraversa".Questo risulta dalle dichiarazioni di Bambara e di Pellizzoni.Allora, le chiedo: è a sua conoscenza a quanto ammontava il saldo attivo del patrimonio? Come era stato calcolato e da chi?SCOTTI. Secondo le informazioni che ho avuto, sono a conoscenza che il saldo attivo del patrimonio alla data del 17 maggio 1991 (in un’ottica direi molto pessimistica, anche perché la valutazione è stata effettuata successivamente al 17 maggio 1991, con la messa in liquidazione di molti altri consorzi agrari proprio in conseguenza dell’avvenuto commissariamento, quando evidentemente le banche avevano "chiuso i rubinetti" anche per i consorzi agrari e non solo per la Federazione) era di 600 miliardi.PRESIDENTE. Ricorda come era stato calcolato e da chi?SCOTTI. Evidentemente era stato calcolato dall’interno, credo dal direttore generale.PRESIDENTE. C’erano state delle consulenze e delle perizie?SCOTTI. Non glielo so dire, perché non c’ero più quando è stato calcolato. È vero, però, che il direttore generale, nella seduta del 14 maggio, ha detto che il saldo del patrimonio della Federazione era ancora positivo. Mi pare che questo risulti a verbale.PRESIDENTE. Quali erano le iniziative allo studio del Ministero?SCOTTI. Non glielo so dire. Non ho chiesto al Ministero alcuna iniziativa. In quella seduta fui autorizzato a prendere contatti per il finanziamento dei 250 miliardi di cui parlava Bambara nel comitato esecutivo del 14 maggio.Presi contatto con l’allora ministro Goria per essere autorizzato, perché il Credito Italiano, come ha detto Bambara, voleva in garanzia pari importo di crediti che la Federazione aveva verso lo Stato, in conseguenza della cessione di credito degli ammassi che i consorzi agrari avevano fatto alla Federazione. Parlai con Goria, il quale mi autorizzò a prendere contatti con il Credito Italiano.Mi recai dal Presidente del Credito Italiano, che mi disse che se ne sarebbe occupato in sede operativa, perché, come avviene in tutte le società, egli non ha compiti operativi. Il mattino successivo mi telefonò l’amministratore delegato del Credito Italiano, mi pare che fosse il dottor Bruno, chiedendomi in garanzia, oltre ai crediti nei confronti dello Stato, che l’onorevole Goria aveva detto di poter dare, anche il pacchetto azionario della Banca nazionale dell’agricoltura. Gli risposi di no, tuttavia il 17 maggio il direttore generale e il dottor Bambara mi assicurarono che il Credito Italiano aveva dato il via per la concessione del finanziamento di 250 miliardi.PRESIDENTE. Quindi, in quei giorni, dal 14 al 17 maggio, Lei non ebbe sentore di un possibile commissariamento?SCOTTI. Assolutamente no, tanto è vero che nell’appunto, che le lascerò, scrivo che per me è stato improvviso, imprevisto, ingiustificato, perché la Federazione non era insolvente. Questo è vero, perché l’ha riconosciuto anche una sentenza del tribunale di Roma, passata in giudicato. Dal punto di vista contabile, poi, se Lei avrà la bontà e il tempo di leggere l’appunto che le lascerò c’è una dimostrazione che ritengo probante; il patrimonio della Federconsorzi era di molto superiore all’indebitamento complessivo. Certo, in sede di concordato, il patrimonio è stato poi valutato in un certo modo.PRESIDENTE. Sappiamo con sufficiente certezza che del commissariamento, avvenuto il 17 maggio 1991, vi erano almeno le tracce, addirittura con un decreto prestampato, con in bianco, ma di questo abbiamo motivo di dubitare, i nomi dei commissari; questo risaliva quanto meno a 7-8 giorni prima. Il capo di gabinetto di Goria lo aveva addirittura nel cassetto.Non le sembra contraddittorio il fatto che il Ministro, dal 14 al 17 maggio, l’avesse autorizzata ad accendere nuovamente una posizione debitoria nei confronti del Credito Italiano?SCOTTI. Mi sembra sì contraddittorio, tant’è vero che lo dico nell’appunto. Se il dottor Virgilio ha detto che il decreto di commissariamento era già stato fatto una settimana prima, mi chiedo come mai il Ministro il giorno 14 mi abbia autorizzato alla trattativa del finanziamento dei 250 miliardi.PRESIDENTE. Le ho posto questa domanda per sapere se il commissariamento non fosse uno strumento per concretare un qualche accordo precedente con un pool di banche.PRESIDENTE. Si ricorda a quanto ammontava il fabbisogno di liquidità?SCOTTI. Se ben ricordo, dal 1° gennaio al 17 maggio 1991 vi è stata una gestione ordinaria dei pagamenti ai fornitori, degli stipendi ed altro. Se ben ricordo, sono stati pagati 1.200 miliardi, con un incasso di 1.100 miliardi.Praticamente si trattava di una gestione ordinaria, come dico nell’appunto che lascerò. Di qui l’incongruenza del commissariamento.Se è vero, com’è vero, che la Federconsorzi era considerata da tutti uno strumento utile per l’agricoltura italiana, perché, anziché aiutarla come avviene giustamente per le grandi e le piccole industrie, è stata commissariata? Me lo chiedo in questo appunto che Lei potrà leggere.PRESIDENTE. Sintetizzando, a quanto ammontava il fabbisogno di liquidità? Se gli stipendi sono stati pagati, quali e quanti pagamenti rimasero sospesi?SCOTTI. Non glielo so dire, bisognerebbe analizzare la contabilità. Glielo avrebbe potuto dire Bambara, perché allora era direttore amministrativo e finanziario.Comunque, sta di fatto che in portafoglio c’era ancora un parco cambiali di una certa rilevanza. C’erano 600 miliardi di affidamenti non utilizzati e questo, se non erro, l’ha confermato la centrale rischi.PRESIDENTE. Se, come lei dice, alla data del 14-15 maggio 1991, c’era un saldo attivo di 600 miliardi, come si spiega che i commissari il 31 dicembre 1991 stabilirono che c’era una perdita di bilancio di 2 mila miliardi?SCOTTI. Non glielo so dire. Dovremmo chiederlo ai commissari.PRESIDENTE. Quale operazione contabile ha consentito di rilevare un saldo attivo di 600 miliardi al 14 maggio, senza partite di debito sospese? Ci fu un’operazione di consolidamento dei debiti? Ci sono stati dei contatti con le banche? Il fatto è che, al 31 dicembre 1991, registriamo invece una perdita di 2 mila miliardi.SCOTTI. Non so quali criteri abbiano utilizzato i commissari nel predisporre il bilancio al 31 dicembre 1991. Evidentemente bisognerebbe chiederlo agli stessi commissari o forse al dottor Bambara, che credo fosse ancora in Federazione a quella data.È vero che, per chiedere alle banche il consolidamento della posizione, presso lo studio di un noto avvocato si svolse un incontro al quale erano presenti: il direttore generale, dottor Bambara; il segretario generale, avvocato Porpora; il professor Confortini, consulente legale della Federazione. In questo incontro si decise di prendere contatto con le banche per ristrutturare i debiti; una ristrutturazione che poteva anche essere propedeutica ad altre operazioni. D’altra parte, quante ristrutturazioni di grandi e piccole aziende sono state effettuate per migliaia di miliardi a tasso zero o dell’1 per cento? Lo potrebbe dire la Banca d’Italia. Comunque consideri questa cifra con il beneficio dell’inventario, perché non la conosco.PRESIDENTE. Quando Bambara, in sede di comitato esecutivo, parla di timorosa attenzione del sistema bancario, nessuno chiese a cosa si riferisse e quali banche l’avevano manifestata?SCOTTI. Evidentemente no, perché non risulta a verbale. Bisognerebbe chiederlo al dottor Bambara.Io, d’altra parte, come presidente, non mi occupavo della parte amministrativa o finanziaria. Quando fui nominato presidente chiesi, per la verità, ai due vice presidenti confederali di avere qualche delega di carattere operativo, ma mi fu negata, giustamente intendiamoci.DE CAROLIS. Cavalier Scotti, lei è stato direttore generale della Fedit dal 1982 al 1989, negli otto anni che, a dire di quanti si occupano di questa vicenda non solamente negli ultimi tempi, sono stati il periodo in cui si è determinata una situazione finanziaria direi devastante per la Federconsorzi, una situazione senza prospettive per il futuro più o meno immediato della Federconsorzi stessa. Le dirò di più. Io non mi soffermo, anche se ha una certa valenza, sul quesito che le ha rivolto il presidente relativo ai contributi alla Coldiretti e alla Confagricoltura. Lei sarà leggermente più anziano di me; ricordo che agli inizi degli anni 60 mi dilettavo a seguire le prime tribune politiche televisive e Pajetta prima di mettersi a sedere diceva: voglio vedere i conti della Federconsorzi. E così iniziavano le tribune televisive, molto partecipate, devo dire molto migliori di quelle che si svolgono al giorno d’oggi.Però, tra le sue dichiarazioni, quella che mi sembra più sconcertante è quella secondo la quale per lei non c’erano le condizioni per un commissariamento della Federconsorzi. Allora andiamo a vedere i conti, perché rispetto alle sue affermazioni bisogna guardare quella che è la situazione. Al 31 dicembre 1990, prima del commissariamento, risulta che la Fedit avesse un capitale di solo 98 miliardi e passività per oltre 5.000 miliardi. La gestione era fortemente in perdita, come era noto a tutti, anche se si tentava di nascondere la situazione con ingenui artifici, di cui siamo venuti a conoscenza anche durante i lavori della nostra Commissione. La Fedit, ad esempio, concedeva crediti di forniture a società finanziarie ad un tasso estremamente elevato, ricavandone cospicui interessi attivi che le consentivano di raggiungere il pareggio. Pareggi fittizi, che poi erano tutti sulla carta e tali si sono rivelati. A loro volta, i consorzi agrari, avendo avuto un tale insegnamento a livello centrale, coprivano gli interessi passivi mediante continue rivalutazioni dei cespiti, e le conseguenze si sono viste quando abbiamo esaminato la realtà di questi bilanci. Rispetto a queste cifre, o Lei riesce a dimostrarmi che non è vero che la Fedit aveva solamente un capitale di 98 miliardi e passività per oltre 5.000, o Lei riesce a dimostrarmi che queste cifre sono infondate, altrimenti, pur con tutta la stima che io nutro per Lei, credo che sia infondata la sua tesi secondo la quale non si doveva arrivare ad un commissariamento.SCOTTI. Innanzitutto devo dire che il capitale sociale della Fedit e dei consorzi agrari era troppo basso rispetto al giro d’affari. I consorzi agrari avevano un capitale sociale di tre miliardi e mezzo in tutt’Italia (riuscimmo soltanto in Sicilia ad aumentarlo leggermente perché c’era un limite posto per il finanziamento degli ammassi volontari) e con un giro d’affari intorno ai 5.500 miliardi. E’ chiaro che nessuna azienda, neanche la Fiat, se avesse un capitale di questo genere, potrebbe a un certo punto fare una gestione senza ricorrere al credito bancario. Debbo però dire che, il professor Capaldo, in seguito a degli incontri alla fine del 1998 con tutti i direttori dei consorzi agrari, prendendo atto della situazione della Federazione, ebbe a dire, relazionando verbalmente, che i consorzi agrari avevano numerosissime potenzialità, che evidentemente dovevano essere ristrutturati, per la qual cosa è stato fatto un piano durante la mia presidenza, e che la Federazione aveva un patrimonio netto di più di 1.000 miliardi, al netto dell’effetto fiscale, il che significa un patrimonio intorno ai 1.500 miliardi senza effetto fiscale. L’effetto fiscale c’è quando si liquida la società, altrimenti non c’è. Quindi, il patrimonio netto della Federazione era di 1.500 miliardi, non i 98 miliardi che contabilmente figuravano in bilancio. Ecco perché le banche finanziavano la Federazione, ecco perché le banche finanziavano anche i consorzi agrari.Debbo anche dire che la Federconsorzi, che non ha mai avuto finanziamenti dallo Stato, soltanto con la legge n. 752 del 1986, credo del ministro Pandolfi, poté accedere ai benefici previsti dall’articolo 4 di questa stessa legge che prevedeva finanziamenti per investimenti, passività onerose e altri titoli. La Federazione sulla base di questa legge, che all’articolo 4 prevedeva uno stanziamento di 1.400 miliardi - parlo della Federazione, società controllate e consorzi agrari - soltanto per investimenti, e non per passività onerose, eccetera, se le notizie che io ho avuto sono esatte, ha avuto poco più di 100 miliardi, 106 miliardi, pari al 7,6 per cento, contro i 1.294 miliardi che ha avuto tutta l’altra cooperazione, legittimamente intendiamoci. Questo per dire che cos’era la Federazione nei confronti dello Stato. Senza dire che la citata legge n. 752 prevedeva ad un certo articolo anche il finanziamento ad un certo tasso e per un certo numero di anni per la ricapitalizzazione della cooperazione. Io feci fare allora un piano (il gruppo Federconsorzi aveva allora 450.000 soci), che prevedeva 2 milioni, che allora era il massimo consentito, per ciascun socio e si sarebbero quindi avuti 900 miliardi di capitale sociale se questo articolo fosse stato reso operativo. Questo articolo non è stato reso operativo, per cui i conti che ho fatto rimasero sulla carta.Io ho letto l’intervento di una persona da voi ascoltata, che si chiedeva come mai le banche finanziassero largamente la Federconsorzi di tanti milioni in più rispetto al capitale sociale; le banche tuttavia non guardavano il capitale sociale nominale iscritto nei bilanci, ma guardavano evidentemente la struttura della Federconsorzi, la sua capacità di stare sul mercato ed anche il patrimonio effettivo della Federazione.D’altra parte, se ben ricordo, l’attivo al 30 novembre 1991, indicato dai commissari in 6.600 miliardi, successivamente fu svalutato. Nell’appunto che lascerò all’onorevole Presidente ho scritto queste cose. Ecco perché affermo che la Federazione non era da commissariare.Non dico che il gruppo Federconsorzi non attraversasse dei momenti di difficoltà, però lo stesso Goria nelle comunicazioni che ha reso, sia alla Commissione agricoltura della Camera dei deputati, sia all’Assemblea del Senato, parla di una situazione che non era tale da far temere un tracollo economico.Infatti nel mio appunto scrivo che lo stato di persistente squilibrio economico e finanziario in cui - secondo il Ministro - versava da tempo la Federconsorzi "tale da cagionare grave pregiudizio al conseguimento dei fini statutari" non esisteva affatto. Senza aggiungere che mai - dico mai - nel periodo delle mie cariche di Direttore Generale e di Presidente della Federazione, né il Ministero dell’Agricoltura - organo vigilante - né il suo rappresentante in seno al Collegio sindacale, ebbero a muovere rilievi sui bilanci, regolarmente inviati al suddetto Ministero unitamente alle deliberazioni assembleari e degli Organi Collegiali, come disposto dall’art. 35 del decreto legislativo 7 maggio 1948, n.1235, nè mai furono eseguite da parte del Ministro vigilante, in detto periodo, ispezioni alla Federconsorzi e, allo stato delle mie conoscenze, ai consorzi agrari. Unica eccezione, come ho già citato, la lettera del Ministro in data 8 maggio 1991 sul bilancio dell’esercizio 1990, che chiudeva peraltro in pareggio, bilancio che il Ministro dell’agricoltura, rispondendo il 30 luglio 1991, in Senato, ad alcune interpellanze, definiva "alla stregua dei controlli effettuati" rispondente a "criteri di veridicità e completezza", ribadendo quanto affermato nell’audizione presso la Commissione agricoltura della Camera dei deputati che "i bilanci presentati sono veritieri e reali pur rappresentando e determinando una situazione difficile". Aggiungeva, sempre nella stessa sede, che, a suo avviso, "il bilancio non è affatto scorretto e tanto meno falso anzi - se mi si passa il termine - è al massimo ingenuo".Se ben ricordo, il dottor Virgilio nella sua audizione diceva che il bilancio chiudeva in pareggio attraverso artifici giuridici. Giuridicamente non ci sono artifici, ci sono le leggi, le norme, il codice civile. Quindi il bilancio è vero e reale.PRESIDENTE. Cavaliere, mi lasci dire che, a quei livelli, si può dire di tutto e possiamo definire come vogliamo i bilanci, tranne che ingenui; se si trattasse di una gestione familiare, potrei definirla ingenua. Lei riferisce che il Ministro avrebbe affermato che i bilanci potevano essere definiti ingenui, però vorrei interpretare questa parola "ingenui"; a quei livelli non credo si possa parlare di ingenuità.SCOTTI. Ho detto che il commissariamento era ingiustificato perché il patrimonio c’era e la Federazione non era in stato di insolvenza, come ha detto il tribunale.DE CAROLIS. Ringrazio il cavaliere Scotti anche per la dovizia di particolari con cui ha informato la Commissione, però nasce in me spontaneo un dubbio che vorrei sottoporre alla sua attenzione.Abbiamo ascoltato autorevoli rappresentanti del Governo e soggetti che avevano un ruolo di primaria importanza nella Coldiretti, come ad esempio l’onorevole Cristofori di Ferrara. Fra i tanti incarichi che lei ha avuto, ne ha ricoperti anche in quella zona, ad esempio nella Massalombarda. Anch’io vivo nella regione e quindi conosco tante vicende.Secondo lei, il commissariamento è stata un’azione motu proprio di Goria oppure, come sembra ventilare, è stata concertata con una serie di soggetti molto influenti e molto importanti del mondo democristiano?Una volta che ha capito che era fallito il piano di ricapitalizzazione, cosa ha fatto? Ha consegnato tutto a Pellizzoni? Avrà pure avuto qualche reazione personale rispetto ad una situazione che le stava scappando di mano?SCOTTI. Il piano di ricapitalizzazione non è stato fatto perché non è stata data attuazione all’articolo cui ho fatto in precedenza riferimento. Parlai anche in sede di Confederazione di questo piano. Mi si fece presente che l’operazione non sarebbe stata possibile. La Federazione non poteva imporre la ricapitalizzazione dei consorzi agrari, perché non aveva potere cogente. È vero che aveva un potere di coordinamento, però le decisioni spettavano ai consigli di amministrazione dei consorzi agrari.Ricordo che furono effettuati dei piani per la fusione di taluni consorzi agrari o di loro servizi. Mi riferisco ad un piano toscano, alla fusione dei consorzi della Calabria, mentre per quanto riguarda la Sicilia non mi ricordo se fu formulata la proposta di un piano di fusione o di messa in comune dei servizi. Però, si svolsero molte riunioni.Riferisco un episodio. Il dottor Pellizzoni ed io, nell’ambito di una progettata fusione tra il consorzio agrario di Alessandria e il consorzio agrario di Asti, andammo prima al consiglio del consorzio agrario di Alessandria a spiegare l’opportunità, la convenienza, e così via, della fusione, e poi al consorzio agrario di Asti. Ci hanno detto che la cosa era indubbiamente apprezzabile e che l’avrebbero esaminata, ma rimase lettera morta. Chi poteva avere semmai più forza del direttore e del presidente della Federazione e dello stesso consiglio della Federazione sui consorzi agrari erano le organizzazioni sindacali, perché i membri dei consigli di amministrazione dei consorzi agrari e gli stessi presidenti facevano parte delle due Confederazioni agricole. Per questo, non avendo potere cogente, non potevamo deliberare di fare la fusione, perché in effetti le fusioni andavano fatte. D’altra parte, quando si è trattato di mettere in liquidazione coatta dei consorzi agrari, siamo stati noi che lo abbiamo detto al Ministero; può essere che l’abbiano detto anche i sindaci di nomina ministeriale, però io ricordo che, nel novembre o dicembre del 1989 o ’90, andai personalmente dal ministro dell’agricoltura Saccomandi per fargli presente l’ineluttabilità o l’opportunità di mettere in liquidazione coatta amministrativa un certo numero di consorzi. Io nel documento cito questo episodio, non ricordo quali furono i consorzi in liquidazione coatta, ma voi lo sapete. Credo di essermi quindi costantemente adoperato per fare questo.MANCUSO. Signor Presidente, io continuo a trovare una profonda, irrisolvibile difficoltà persino nel tentare di raccogliere questi disparati filamenti di indagine in funzione non dico di certezze, ma di probabilità. Anche quella di oggi, per la parte che ho ascoltato, è un’audizione nella quale si trasferiscono, certamente in buona fede - su questo non ho dubbio - elementi che nascono più che dalla esigenza del nostro lavoro, dalla sensibilità e dalla esperienza delle persone interpellate. Manca nel complesso un humus dentro il quale il materiale che noi andiamo apprendendo fertilizzi l’intelligenza della Commissione. Abbiamo notizie sparse in un caleidoscopio che mi rafforza nell’idea, signor Presidente, che noi dobbiamo proseguire i lavori della Commissione al di là dell’imminente scadenza. Speriamo che con il tempo per lo meno qualche cosa acquisiremo.Due domande, cavaliere, se lei consente. Sono esse essenzialmente dipendenti dalla mia inidoneità a comprendere per intero le problematiche su cui Lei con tanta competenza si è soffermato. In primo luogo, Lei non ha trovato contraddittorio il fatto che, in quella situazione di sofferenza, le banche continuassero ad accordare credito alla Federconsorzi, dicendo una cosa: che le banche non necessariamente, anzi giammai, si riferivano ai bilanci formali, ma alla sostanza dei rapporti fatti di mobilità, di lavoro in sostanza finanziaria, economico ed imprenditoriale. Allora, se la valutazione della convenienza di queste operazioni di finanziamento fondavasi non sugli elementi formali del bilancio del contraente, su che cosa si sarebbe dovuta fondare, a meno di non presupporre che i bilanci fossero già in partenza inaffidabili? Questo è certamente un dubbio che nasce da me, però chiederei alla sua cortesia che mi venisse chiarito.Seconda domanda. Non mi scandalizza il preconsiglio; purtroppo la precamera di consiglio si fa anche in Cassazione e non è esemplare perché in un certo modo, almeno psicologicamente, il preconsiglio, la precamera di consiglio condiziona. Nel caso che Lei ha riferito, cioè l’esistenza di una tradizione di preconsiglio anteriore al suo avvento, a quanto le risulta essa si svolgeva in modo da prestabilire il risultato del consiglio formale? Costituiva un vincolo nei confronti degli eventuali dissenzienti o non partecipanti? Aveva un valore di vincolo morale, una sorta di patto interno che vincolava al di là della deliberazione formale? Secondo me, quando si lavora in collegio non bisogna consultarsi prima: la coscienza e la mente devono entrare libere nel momento della consultazione. Ma se poi, caso mai, il preconsiglio o la precamera di consiglio si fosse espressa in maniera vincolante nei confronti della votazione imminente, allora forse questa sarebbe stata una vera e propria scorrettezza.SCOTTI. Risponderò prima alla seconda domanda. I preconsigli si svolgevano evidentemente in funzione dell’ordine del giorno del consiglio di amministrazione; si discutevano gli argomenti, però non ho mai sentito, nei preconsigli a cui ho assistito come presidente, porre vincoli alle determinazioni del consiglio del giorno successivo. Nel preconsiglio vi era un dibattito sugli argomenti. Il giorno successivo, nel consiglio di amministrazione, ciascuno evidentemente si comportava in funzione della propria coscienza e del proprio intendimento. Quindi, ripeto, per quei due anni nei quali io in qualità di presidente, ho assistito ai preconsigli, non c’è stata nessuna imposizione del vincolo.Per quanto riguarda le banche, esse conoscevano i bilanci, perché non è che si limitassero a leggere le relazioni del consigli di amministrazione; le banche venivano presso la Federconsorzi ad esaminare i bilanci nella loro profondità, nella loro verità. Certo, nel disporre i finanziamenti non si guardano soltanto i bilanci, si guarda il valore di azienda, si guarda la valutazione dell’azienda, la valutazione di quanto l’azienda fa e la capacità dell’azienda di restituire i soldi che le banche prestano. Le banche non sono degli istituti di beneficenza, anzi tutt’altro. Mi sorprende il fatto che talune banche estere dicano che la Federconsorzi era un ente pubblico: non è vero! Non è mai stato detto alle banche estere che la Federconsorzi era un ente pubblico, le banche estere probabilmente lo dicono adesso, per cercare di recuperare dallo Stato quello che non sono riuscite a recuperare dalla Federconsorzi. Che la Federconsorzi non fosse un ente pubblico non è che lo abbiamo detto noi, l’ha detto la Cassazione a sezioni unite, l’hanno detto altri, l’ha detto la giurisprudenza in numerosissimi casi. Non solo, ma per quanto riguarda le banche estere, nell’intervento che feci in occasione della riunione che si è tenuta a Londra il 19 gennaio 1990 per la firma dell’ultimo prestito, io dissi, dopo aver espresso soddisfazione per i rapporti instaurati sul piano operativo dalla sede di Londra della BNL e della Mitsubishi Bank, che, come presidente della Federazione italiana dei consorzi agrari, rappresentavo l’espressione più antica e genuina della cooperazione agricola italiana fondata nel 1892; quasi un secolo, quindi, di attività al servizio dell’agricoltura e dei produttori agricoli, nell’ambito di quel movimento e comportamento della società civile nell’ambiente agricolo che vive e si sviluppa in consonanza con i principi della associazionismo e della cooperazione.Questa è la verità. Le leggi stabiliscono questo e la Cassazione a sezioni unite ha così deciso.Ho sentito che qualcuno, leggendo gli statuti, si è chiesto se la Federazione era un ente pubblico o meno. Evidentemente ha letto male gli statuti.Le banche ci pensano bene nell’erogare denaro. È vero che il sistema bancario ha 110 mila miliardi di sofferenze, che mi pare in questi ultimi tempi si siano ridotte, ma questo fa parte del gioco; come le sofferenze della Federazione fanno parte del rischio dell’impresa.PRESIDENTE. Quel che sembra strano è che le banche per i debiti che erogavano non chiedevano affatto garanzie. Il riferimento alla Federconsorzi come ente pubblico o al servizio pubblico che espletava era perché, a fronte di soli 10 miliardi di crediti privilegiati e supportati da garanzie, c’erano migliaia di miliardi di crediti chirografari che garanzie non avevano.Sembra strano che le banche non si fossero garantite sufficientemente con delle garanzie formali, così come avviene nei confronti di tutti i clienti. Molti hanno sostenuto che forse la Federconsorzi appariva come ente pubblico o come gestore di un servizio pubblico. Nessuno mai dal punto di vista giuridico ha voluto sottoscrivere o sottolineare che la Federconsorzi fosse un ente pubblico.ALOI. Cavalier Scotti, ho letto la sua memoria del 30 maggio 1995, dalla quale - con tutta franchezza - emergono degli elementi che mi lasciano un po’ perplesso. D’altronde Lei ha ora ribadito la sua perplessità circa il fatto che si parlava di un patrimonio netto di circa 601 miliardi, ma di fatto la situazione era diversa, e Lei ha parlato di un patrimonio netto di 1.500 miliardi. Queste perplessità sono le sue, ma anche le mie.Veniamo al problema del rapporto tra le banche la Federconsorzi. Io distinguerei tra le banche italiane e quelle straniere, perché posso capire che le banche italiane - primo fra tutti il Credito Italiano, pronto a supportare la Federconsorzi con 250 miliardi - in fondo potevano conoscere la situazione reale, perché pensavano (quel che dico, come sanno i colleghi, è frutto di precedenti audizioni) di avere in fondo qualche garanzia. Le banche straniere, invece, come ci è stato detto nelle altre audizioni, avevano stabilito l’equazione Federconsorzi uguale Governo se non Stato italiano.Mentre prima c’era una fiducia incondizionata da parte delle banche straniere, ad un certo punto queste si volatilizzano, e non siamo riusciti a capire il perché di questo atteggiamento. Ci sono state fornite versioni diverse, ma non siamo riusciti a cogliere la vera sostanza. Questo ci deve far riflettere.C’è poi il discorso di Goria, ma lei sa che in certe "famiglie" si scarica tutto sul morto. Goria è morto e quindi qualche esponente dei vertici è venuto a dirci che Goria stesso volle quella soluzione: non lo possiamo interpellare, perché il morto non risponde.MAGNALBO’. Non sempre: a Prodi risponde.ALOI. Lei ha letto un passo delle dichiarazioni di Goria secondo cui non c’erano le condizioni per un commissariamento.Sembra una vicenda kafkiana o pirandelliana: a lei la scelta. Qual è il vero nodo politico? Leggo nella sua relazione un episodio di casa DC. I democristiani, che avevano una posizione di potere nella Federconsorzi, ad un certo punto rinunciano alla Federconsorzi stessa. Non ho capito per quale motivo: si tratta di un’opera di autocastrazione o di altro?Lei, d’altronde, intelligentemente, parla di qualcosa d’altro. Questo è il punto cruciale. Ci vuole dire di cosa si tratta, secondo Lei? È qualcosa che Lei non conosce o che Lei ritiene di non dover rendere esplicito? Ovviamente non l’accuso di un reato di omissione o di reticenza, come direbbe il Presidente magistrato, tutt’altro.Questo qualcosa d’altro mi incuriosisce parecchio. Era un nodo politico? C’era da salvaguardare o da coprire una determinata responsabilità? Si chiude la partita della Fedit perché bisogna guardare le spalle a qualcuno? Può bastarci solo il fatto che Goria sia morto? Esiste una contraddizione nei confronti di Goria, che, da una parte, sembra adoperarsi per una soluzione e, poi, procede alla liquidazione.Ha ragione il presidente Mancuso. Noi chiediamo la proroga di questa Commissione, ma siamo all’anno zero.Mi consenta di esprimere una mia ingenuità, molto apparente. Ho molte perplessità e dico che forse queste cose possono succedere solo in questo nostro Paese.PRESIDENTE. Onorevole Aloi, mi consenta di precisare che ho apprezzato le parole dell’onorevole Mancuso circa la necessità di una proroga, non per assicurare uno status symbol a chi presiede la Commissione. Lei sa, perché ha partecipato più di altri ai lavori di questa Commissione, quanto laboriosa sia stata la ricerca di una soluzione per questi dubbi, e le posso garantire che, attraverso l’attività istruttoria, di cui debbo rendere merito ai nostri consulenti, siamo riusciti a reperire documenti preziosissimi per aiutarci a sciogliere i dubbi di cui lei parla.Però noi abbiamo bisogno del tempo necessario per elaborare ed integrare questo quadro.ALOI. Presidente, vorrei che il mio fosse un intervento cartesiano.PRESIDENTE. Credo che nessuno di noi possegga l’arte magica di indovinare le cose. Siamo uomini e accerteremo quelle verità che la nostra buona volontà, l’intelligenza, il buonsenso e i testimoni ci offrono per aiutarci a ricostruire quanto è avvenuto in questa vicenda.I suoi dubbi sono prima di tutto i miei, e ne ho uno grossissimo che esterno immediatamente, se Lei mi consente di inserirmi dopo la sua domanda.È mai possibile che chi ha presieduto la Federconsorzi nell’ultimo periodo, e precedentemente è stato direttore generale, non sappia niente di queste vicende e sia all’oscuro dei rapporti con le banche? A mio modo di vedere, non è possibile che il presidente, pur non avendo mansioni di direttore generale, non avesse sentore di queste difficoltà nella macrogestione, non dico nella gestione minuta, della Federconsorzi. È mai possibile che il presidente, prima direttore generale, non si facesse carico della macrogestione della Federconsorzi e dei suoi associati e non avesse conoscenza dei problemi esistenti fino alla decisione governativa di Goria, che appare a tutti ad oggi e, dopo la sua audizione, ancor di più contraddittoria?SCOTTI. Vorrei precisare, Presidente, che ho detto che avevamo deciso di chiedere la ristrutturazione e il consolidamento dei debiti della Federconsorzi. Cioè, c’era stato un incontro nello studio di un noto avvocato professore universitario, alla presenza, come ho detto, del direttore generale, del sottoscritto, del direttore amministrazione e finanza, del segretario generale, avvocato Porpora, del professor Confortini. Evidentemente questo era stato fatto per chiedere un consolidamento. I debiti poi della Federconsorzi non erano 5.000 miliardi o 8.000 miliardi come molti hanno detto, ma erano intorno ai 3.000 miliardi, di cui 1.000 miliardi erano cambiali dei consorzi agrari che, se avessero pagato i 1.000 miliardi, sarebbero stati detratti dai 3.000 miliardi. Non so se li hanno pagati o non li hanno pagati. Quindi, che ci fosse una situazione di un certo disagio lo dice anche Bambara nel comitato esecutivo del 14 maggio. Già avevamo però sentito l’avvocato per prendere contatti con le banche, per fare quello che poi le banche hanno fatto largamente in tutto il sistema industriale e commerciale.L’onorevole Aloi chiede perché le banche straniere si siano volatilizzate. Questo non lo so. Io ho letto in un’audizione che pare le banche italiane si siano ritirate, dando la precedenza ai crediti delle banche straniere. Non lo so, è un periodo che non ho vissuto, l’ho letto qui. D’altra parte, le banche straniere non è che siano sprovvedute, le banche straniere sapevano perfettamente, anche perché con le banche straniere c’erano anche delle banche italiane. Nel primo prestito negoziato che abbiamo fatto c’era l’Istituto San Paolo di Torino e, nel secondo, c’era la Banca nazionale del lavoro di Londra. Le banche straniere sapevano benissimo che cos’era la Federazione; secondo me hanno cercato, al momento opportuno, di recuperare i crediti, e forse hanno ottenuto qualche favore dalle banche italiane per non compromettere i rapporti di carattere internazionale.Lei parla del commissariamento. Io non credo che la decisione di commissariare la Federconsorzi sia stata presa soltanto dall’onorevole Goria o studiata soltanto da lui. Io, ad un certo momento, dico che l’impressione è che fosse una decisione politica, forse un rush finale per regolare conti ovviamente politici, approfittando di un momento di debolezza della Federconsorzi e dei consorzi agrari. Questa è la sostanza di quello che ho scritto. Ripeto, non credo che un Ministro dell’agricoltura potrebbe prendere da solo una decisione di questo genere. Mi spiace che il Ministro dell’agricoltura sia purtroppo morto. Non sono abituato ad attribuire le colpe ai morti. Onorevole Aloi, volevo aggiungere che noi avevamo messo in mora il Ministero perché pagasse i suoi debiti di 430 miliardi il 7 marzo. E’ strano che poi il commissariamento avvenga successivamente. Ci sono molte cose strane.MAGNALBO’. Signor Presidente, nell’ultima risposta il nostro audito ha parlato di regolamento di conti politico; non sappiamo il perché, però penso che questa sia la conclusione del tutto. Tutto quello che è successo non si spiegherebbe se non ci fossero state delle altissime coperture politiche che riguardavano tutte le questioni della Federconsorzi e la disinvoltura con cui venivano erogate somme a Confagricoltura e a Coldiretti, in bilancio dal 1988 e prima no. Se non ci fossero state grosse coperture, probabilmente tutto questo non sarebbe avvenuto.Noi andiamo però rincorrendo un fantasma che si aggira per l’Italia: chi era questa forza grande che faceva e disfaceva nell’ambito della Federconsorzi fin dal 1948? Ci arriveremo poco a poco attraverso le varie audizioni. Io faccio l’avvocato, quindi so benissimo che Lei svolge qui il ruolo che le è di competenza e che le è dovuto; non può venire a dire qui che avete sbagliato, avete fatto cose semplificate o agito scorrettamente. Lei giustamente dice che tutto è stato fatto secondo certe regole.Le faccio ora una domanda precisa: Lei conosceva personalmente Capaldo?MAGNALBO’. Sapeva anche che il professor Capaldo era presidente della Banca di Roma e sarebbe diventato presidente della S.G.R., e nello stesso tempo era consulente della Federconsorzi? Era normale tutto questo? In un contesto normale si sarebbe parlato di conflitto di interessi; più palese di questo penso non ci possa essere. Da chi era coperto Capaldo? E infine, è a conoscenza che esistevano archivi della Federconsorzi dislocati nei vari palazzi, che la Federconsorzi assegnava poi alle cooperative dei propri dipendenti? Cera una proprietà diffusa della Federconsorzi in Roma. In questi palazzi abitati dai dipendenti risulta che esistessero degli archivi della Federconsorzi. Ne è a conoscenza?SCOTTI. In primo luogo, le somme erogate alla Coldiretti e alla Confagricoltura sono sempre state registrate in bilancio. Non mi chieda i conti; l’onorevole Presidente me lo aveva già chiesto prima ed ho risposto che io non so in quali conti, ma sono state registrate in bilancio da sempre. Quindi, non esistevano contabilità separate, non esistevano contabilità riservate. Ovviamente parlo del periodo della mia direzione generale e della mia presidenza.Per quanto riguarda il professor Capaldo, mi fu presentato dall’onorevole Lobianco quando gli parlai dopo che, assistito da due dirigenti, avevo avuto un incontro con tutti i direttori dei consorzi agrari sui bilanci del 1987. Se ben ricordo, tutti dissero che avevano applicato puntualmente le norme civilistiche e fiscali. Ne parlai all’onorevole Lobianco per sviluppare interventi più approfonditi, anche perché probabilmente erano state effettuate, sia pure legittimamente se non si distribuiscono dividendi, delle rivalutazioni di immobili.L’onorevole Lobianco mi presentò il professor Capaldo, il quale si incontrò con i rappresentanti dei consorzi, assistito da alcuni dirigenti della Federconsorzi, ed effettuò anche una valutazione approssimativa del patrimonio della Federconsorzi. Come ho detto prima, rispondendo alla domanda del Presidente, Capaldo svolse una relazione orale in sede di Coldiretti, in presenza anche di esponenti della Confagricoltura, del sottoscritto e non ricordo di chi altro, nella quale affermò che era vero che i consorzi stavano attraversando un periodo piuttosto difficile, però avevano delle potenzialità non espresse notevoli. Inoltre disse che il patrimonio della Federconsorzi, come ho detto prima, al netto dell’effetto fiscale, era di circa 1.000 miliardi.Non so se poi il professor Capaldo abbia continuato ad essere consulente della Federconsorzi anche sotto la mia presidenza, perché cessai di essere operativo e quindi non ebbi più contatti con i consulenti.Per quanto riguarda gli archivi, lei ha riferito una circostanza che non conosco. E’ vero che la Federazione aveva, non soltanto durante la mia gestione ma anche durante le precedenti, archivi dappertutto. Ricordo che quando vennero ad esaminare un vecchissimo rendiconto, che credo risalisse agli anni ’40, l’archivio era depositato in un appartamento affittato dove non abitava nessuno; quel rendiconto fu riscontrato come regolare, se non per pochissime irregolarità nel passaggio dagli americani alla Federconsorzi e per una firma non autenticata di chi aveva ritirato del materiale, mi pare di Charles Poletti, per la quale mandarono un documento in un consorzio del Meridione perché l’autenticasse. Questa purtroppo è la burocrazia.Quel che Lei dice può essersi verificato, però non ne sono a conoscenza.PRESIDENTE. Come apprese la notizia del commissariamento?SCOTTI. Nel testo stenografico della mia audizione davanti alla Commissione ministeriale si parla erroneamente di telegramma. Invece, mi telefonò il capo di gabinetto Virgilio, se ben ricordo, verso le ore 13. Gli chiesi di inviarmi il decreto di commissariamento; egli me lo mandò accompagnato da un biglietto di saluti. Inviai un telegramma a tutti gli amministratori e a tutti i sindaci, e me ne andai.PRESIDENTE. Lei come reagì all’arrivo di due esperti di Goria? Ne ha parlato con Lobianco?SCOTTI. Dei due esperti, da me venne soltanto Della Valle, che era un immobiliarista di una società che si chiamava SIB s.p.a., che Goria aveva indicato per una eventuale gestione del patrimonio immobiliare della Federconsorzi. Della Valle era già stato da me, non mi ricordo più mandato da chi, nel gennaio o febbraio 1991, chiedendo notizia degli immobili che la Federazione aveva posto in vendita. Se ben ricordo, mi disse esattamente: c’è del grasso che cola. Non so qual è il significato da attribuire a quella espressione; ho consultato il dizionario italiano e "grasso" significa abbondante, ricco.Goria mi aveva scritto il giorno 8 maggio comunicandomi di aver incaricato come consulenti Dezzani e Della Valle. Quest’ultimo venne da me il giorno 9 maggio chiedendo un elenco di tutti gli immobili della Federconsorzi e dei consorzi agrari. Bastava schiacciare un bottone per avere questo inventario, che fra l’altro esisteva anche sotto la mia direzione generale; infatti, l’abbiamo fornito il giorno successivo. Dezzani, invece, non venne mai da me; lo incontrai il 17 maggio nell’ufficio del direttore generale, dove mi fu presentato, prima ancora che mi telefonasse Virgilio per dirmi del commissariamento.PRESIDENTE. Nel momento in cui apprese la notizia da parte del Virgilio, ne parlò con Lobianco?PRESIDENTE. Quale fu la sua impressione?SCOTTI. Lasciatemi comunque il beneficio dell’inventario, perché sono passati nove anni. Mi parve sconcertato e mi disse di aver appreso del commissariamento da una telefonata di Goria. Nel documento, che consegno, scrivo che il commissariamento fu deciso il 17 maggio in sede di Presidenza del Consiglio, alla presenza di Andreotti, Forlani, Cristofori, Cirino Pomicino e Lobianco, al quale per la verità il commissariamento fu comunicato in seguito; tant’è vero che i commissari furono officiati per quell’incarico il giorno prima, cioè il 16 maggio; come ha giustamente rettificato Diana, che prima aveva parlato del 17 maggio.PRESIDENTE. A suo giudizio, che alternative aveva Goria al commissariamento?SCOTTI. Si poteva ricorrere forse alla liquidazione coatta amministrativa ovvero alla legge Prodi. È vero che la Federazione non era una società industriale, però ai fini contributivi era considerata tale.PRESIDENTE. C’era stata una legge che nel frattempo aveva fatto transitare la Federazione da un settore all’altro ai fini contributivi.PRESIDENTE. A qualcuno chiederò qual è stato l’onere che la Federconsorzi ha sopportato per questo cambiamento di trattamento contributivo, quando è transitata nel settore industriale.PRESIDENTE. Non lo so; vedremo un po’ qual è la differenza.DE CAROLIS. Il ragionier Scotti ha fatto cenno ad un incontro tra il presidente del consiglio Andreotti e l’allora ministro del bilancio, che era Cirino Pomicino, Goria, ministro dell’agricoltura, e Forlani, segretario nazionale della DC. C’era anche Lobianco ma, se ho ben capito, egli è stato informato delle decisioni assunte solamente dopo l’incontro. E’ così?SCOTTI. Questa è l’impressione che ho riportato.DE CAROLIS. Ma lei ha l’impressione che in quell’incontro si sia deciso il commissariamento, oppure lo sa con certezza? Non è un fatto secondario perché, ad esempio, Andreotti è venuto in audizione e non ne sapeva niente, come pure Cristofori. Entrambi hanno detto che il commissariamento avvenne per decisione personale di Goria.SCOTTI. Io ho riportato la mia impressione e – ripeto – mi è sembrato che Lobianco fosse sconcertato.PRESIDENTE. Ultima domanda: è un pettegolezzo o è un dubbio chiederle se il commissariamento non sia stato invocato anche da Pellizzoni?SCOTTI. No, non è un pettegolezzo. Pellizzoni chiese a Lobianco il commissariamento; Lobianco disse che ci avrebbe pensato. Sta comunque di fatto che il management fu contento quando Goria fu nominato Ministro dell’agricoltura, anzi mi pare di aver letto che Pellizzoni disse che fecero salti di gioia. Evidentemente, auspicando il management il commissariamento, Lobianco dice perchè le decisioni dovevano essere sottoposte ai consigli di amministrazione, od al comitato esecutivo, cosa che si fa in tutte le società ordinate. Io nell’appunto allegato ho precisato tutte le volte che si è riunito il consiglio di amministrazione, tutte le volte che si è riunito il comitato esecutivo e ho detto che mai è stato rinviato niente a memoria e, se qualcosa è stato rinviato, ciò è avvenuto per motivi giustificati. Quindi, non escludo - e non ho difficoltà a dirlo - che chi lo auspicava lo abbia anche ricercato - l’ho messo anche per iscritto - magari con contatti malaccorti, contatti che poi hanno portato problemi a tutti, compresi quelli che il commissariamento avevano auspicato.PRESIDENTE. Nell’acquisire agli atti la relazione del cavalier Scotti, concludiamo quest’audizione.SCOTTI. Mi scusi, Presidente, vorrei dire che io oggi ho risposto con tutta sincerità alle domande rivoltemi, a prescindere ovviamente dalla mia posizione nel processo penale.PRESIDENTE. Onestamente le devo dire che noi non ci occupiamo del processo penale; abbiamo un ruolo assolutamente indipendente rispetto a quello della magistratura. Come lei avrà visto dalle domande che le abbiamo posto, noi cerchiamo di arrivare a dei risultati che sono assolutamente diversi da quelli che si propone la magistratura penale.Ringrazio il cavalier Scotti per il contributo offerto ai nostri lavori e dichiaro conclusa l’audizione. Rinvio il seguito dell’indagine ad altra seduta.I lavori terminano alle ore 13.50.
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http://www.vogliaditerra.com/archivio/2007/07/con-i-coldiretti/
Hanno mandato una lettera e ieril’latro l’hanno pure chiamato per venire a Bologna, il contadino. E hanno ragione. Solo che lui tra tutte le mille cose dove non si sente nei panni suoi c’è anche la veste di manifestatore di piazza che scandisce slogan. Ma hanno tutte le ragioni di protestare, e anche i consumenti. Pare logico che quando si acquista un prodotto agroalimentare italiano che dentro ci sono anche ingredienti italiani, se si tratta di olio o di polpa di pomodoro. Invece no, nonostante la legge. Il mininstro si “scorda” ancora di emanare i decreti che lo rendono operativo.Importiamo – ricorda il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – miliardi di litri di latte straniero che serve a fare formaggi venduti come made in Italy, mentre le importazioni di conserve di pomodoro dalla Cina nel primo trimestre di quest’anno sono aumentate del 150 per cento: e’ tutto prodotto che puo’ essere spacciato per italiano. Tutto cio’ – prosegue il rappresentante della Coldiretti – senza nessuna informazione per i consumatori perche’ il ministro De Castro non ha difeso adeguatamente a Bruxelles l’obbligo di indicare nell’etichetta dei prodotti trasformati l’origine del prodotto agricolo, sancito in Italia da una legge popolare con un milione e mezzo di firme. A questo si aggiunga l’importazione di prosciutti semilavorati che possono diventare falsi made in Italy, la possibilita’ di utilizzare segatura per invecchiare artificialmente il vino, il tentativo di aprire a coltivazioni Ogm prodotti tipici mediterranei, la mancata applicazione dei provvedimenti che permettono di produrre energia pulita dai campi, e tutta una serie di ritardi nell’attuazione di praticamente tutte le misure previste nella legge Finanziaria per il settore agricolo…
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http://it.wikipedia.org/wiki/Ierofania
Ierofania.Ierofania'" (dal greco antico "hierós", "sacro", e "phainein", "mostrare") è un termine proprio della storia delle religioni e dell'antropologia del sacro che designa la "manifestazione del sacro". Ierofania è anche un concetto cardine della ricerca dello storico delle religioni rumeno Mircea Eliade (1907-1986).Il termine non comporta alcuna ulteriore specificazione e si riferisce a qualsiasi manifestazione del sacro in qualunque oggetto, persona o luogo nel corso della Storia dell'umanità. Esso denota una realtà del tutto diversa rispetto a quella comunemente intesa come del "nostro mondo", il profano, la quale si manifesta nella realtà fisica.Un albero o una pietra o un essere umano come manifestazioni del sacro, ierofanie, non perdono le loro caratteristiche fisiche, ma non per queste caratteristiche fisiche essi vengono ritenuti sacri. Divengono "ierofanie" quando assurgono ad ulteriori significati ed attributi, quando, cioè, gli uomini scorgono in loro qualcosa d'"altro", di "totalmente Altro", un "altro" che appartiene al mondo del sacro.Qualsiasi oggetto, comportamento, funzione, essere può divenire sacro in una cultura umana separandosi inevitabilmente da ciò che lo circonda, il profano, pur mantenendone le caratteristiche fisiche.NoteVoci correlateReligioneHierophany
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http://it.wikipedia.org/wiki/M.D.C._-_Maschera_di_cera
M.D.C. - Maschera di cera."'M.D.C. - Maschera di cera"' è un film italiano del 1997 diretto da Sergio Stivaletti.Il film è basato su un dramma di Gaston Leroux rielaborato in chiave più orrorifica. Si tratta dell'esordio alla regia di Sergio Stivaletti, un noto creatore di effetti speciali visivi e plastici che si è avvalso in fase di preparazione del film della collaborazione di alcuni registi più affermati con cui aveva lavorato in precedenza.TramaIl film è ambientato nel primo Novecento, e si apre con il massacro di una famiglia in una casa a Parigi: l'unica sopravvissuta è una bambina di nome Sonia che ha visto tutto ma non riesce ad identificare il colpevole.Circa venti anni dopo, un giovane ragazzo frequentatore di bordelli scommette con alcuni amici che riuscirà a passare un'intera notte nel nuovo terrificante museo delle cere di Roma, ma durante questa notte il ragazzo muore di infarto.Nel frattempo Sonia è cresciuta ed è diventata una giovane stilista di Roma che cerca di trovare lavoro come costumista presso il museo delle cere. La ragazza ricorda ancora il massacro dei suoi e la misteriosa mano d'acciaio dell'assassino.Il direttore e artista del museo delle cere è un misterioso uomo di mezza età di nome Boris Volkoff, che non solo dirige il museo e realizza le statue, ma ci vive giorno e notte insieme al suo assistente Alex uscendo molto di rado. Egli nutre una vera ossessione per le statue di cera ed è alla disperata ricerca delle perfezione.Quando Volkoff vede Sonia rimane come folgorato, e decide di darle il lavoro nonostante alla selezione si siano presentate candidate più qualificate di lei. Volkoff comincia ben presto a corteggiare Sonia, invitandola a cena e riempiendola di attenzioni a lei non gradite, che la rendono inquieta. Durante gli stessi giorni scompaiono un giovane mendicante e una bambina, aggrediti da un uomo con una mano d'acciaio. L'inquietudine di Sonia peggiora quando Volkoff crea una eccezionale statua raffigurante la strage in cui sono morti i suoi genitori, fornendo convincenti spiegazioni all'ispettore Palazzi che si fa però sospettoso.Nel frattempo un giornalista di nome Andrea Conversi cerca di indagare sulla morte del ragazzo all'interno del museo e per cercare informazioni si rivolge anche alla prostituta con cui il ragazzo ha passato l'ultima notte. Pochi giorni dopo l'intervista questa ragazza scompare e non viene più ritrovata.Nel continuare le sue indagini sul museo Andrea conosce Sonia, i due cominciano a frequentarsi e si innamorano. Sonia si confida con Andrea e gli rivela le sue paure; e in seguito lo fa entrare nel museo per consentirgli di scattare delle fotografie alle opere di Volkoff. Osservando queste foto, però, Andrea si rende conto che una statua ha al suo interno delle vene.Nel finale si scopre che Volkoff è l'assassino dalla mano d'acciaio, un folle che rapisce esseri umani per poterli trasformare in statue di cera. Volkoff è anche il primo marito della madre di Sonia (a cui lei assomiglia notevolmente) ed è in realtà un essere semi-umano: infatti scoprendo la moglie con l'amante è stato gettato da quest'ultimo in una pozza di acido che lo ha sfigurato, così che ora nasconde le sue malformazioni grazie a protesi di cera da lui inventate ed innestate su uno scheletro di metallo.UscitaAltri titoliCollegamenti esterniFilm horror
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http://it.wikipedia.org/wiki/Ducato_di_Spoleto
Ducato di Spoleto.Il Ducato di Spoleto'" fu uno dei ducati istituiti dai Longobardi in Italia e sopravvisse a lungo dopo la caduta del Regno longobardo (774), passando sotto il controllo dei Franchi prima e della nobiltà pontificia poi, fino al 1198. Insieme al Ducato di Benevento costituiva la Langobardia Minor. Il ducato comprendeva inizialmente parti delle odierne regioni di Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria. In epoca successiva, con lo stesso nome ma in ambito territoriale già minore, venne annesso allo Stato Pontificio, divenendone poi una provincia.La penetrazione longobarda nell'Italia centro-meridionale, tradizionalmente considerata coeva o immediatamente succssiva alla conquista del Settentrione (Langobardia Maior) condotta da Alboino nel 568-569, è dalla storiografia moderna ritenuta leggermente successiva. La carenza di fonti sul periodo impedisce conclusioni certe, ma l'orientamente predominante colloca la conquista di Spoleto da parte di Faroaldo I e la conseguente fondazione del ducato nei primi anni del Periodo dei Duchi (574-584), forse nel 576.TerritorioI confini del ducato furono spesso instabili e mutarono ripetutamente durante la durata del Regno longobardo; il suo nucleo stabile, comunque, confinava ad est con il Mar Adriatico, a sud con il Ducato di Benevento (anch'esso longobardo) e per il resto con l'Esarcato d'Italia bizantino: a ovest con il Patrimonio di san Pietro, a nord con il "corridoio bizantino" che univa Roma a Ravenna e a nord-est con la Pentapoli bizantina. Appare perciò evidente l'importanza strategico-militare della capitale Spoleto, con i gastaldati di appartenenza e Spello, Assisi e Terni. Il ducato era diviso in dieci gastaldati:La sua popolazione complessivamente, secondo alcuni, si aggirava intorno ai centomila abitanti.StoriaIl ducato all'interno del Regno longobardo (570-774)Il VI secoloAnche dopo il termine del Periodo dei Duchi e la restaurazione di un'autorità regia centrale con Autari (584), il ducato di Spoleto, retto da Faroaldo I fino al 591, restò sostanzialmente indipendente. Il duca, dopo aver restituito al papa Benedetto I le proprietà terriere spoletine usurpate al monastero di San Marco "in Pomeriis", ricevette in cambio il consenso papale per occupare con le sue milizie il territorio di Classe, il più importante porto marittimo dell'Adriatico, con la presenza del forte richiamo religioso di Sant'Apollinare in Classe, basilica già consacrata nel 547.Faroaldo, contrastato dall'Esarca di Ravenna, Smaragdo, subì una grave sconfitta e venne sostituito da Ariulfo o Ariolfo (591-600), che proseguì l'espansione militare a danno dei Bizantini, rafforzando l'autonomia del ducato che fu quindi in grado di eleggere autonomamente i propri duchi, anche prescindendo dalla volontà regia.Nella contesa per la supremazia del potere tra l'istituzione imperiale dell'Esarcato di Ravenna e il nuovo assetto territoriale determinato dall'occupazione longobarda si inserì il papato, che seppe legittimarsi come forza mediatrice del conflitto grazie alla grande personalità di Gregorio Magno (590-604), pur bisognoso di protezione dei governi dominanti per realizzare le proprie finalità spirituali, non prive di interessi terreni, miranti all'accrescimento del Patrimonio di San Pietro.Il VII secoloNel VII secolo il ducato fu retto da Teudelapio (600-653) e Trasamondo I (663-700 circa). Nel 662 il ducato appoggiò l'usurpazione di Grimoaldo, duca di Benevento, ai danni di Pertarito e Godeperto. Con la conversione dei Longobardi al cattolicesimo, dopo quella regale di Agilulfo e Teodolinda, il ducato si aprì all'opera missionaria romana, dove tuttavia ebbe esiti scarsamente attestati. Tuttavia, fu proprio all'interno del ducato di Spoleto che, intorno al 680, sorse il più grande monastero longobardo dell'Italia centrale: l'abbazia di Farfa, in Sabina.L'VIII secoloAlla morte di Trasamondo I il ducato passò al figlio Faroaldo II. Durante il regno di Liutprando, salito al trono nel 712, Faroaldo occupò il porto di Classe, ma il re, che perseguiva con determinazione una politica di accentramento e consolidamento del potere centrale rintuzzando la dura opposizione dei ducati della Langobardia Minor, gli ordinò di restituirlo ai Bizantini (712 o 713). Contro il duca insorse il figlio, Trasamondo II, che gli impose il ritiro in un monastero e ne prese il posto, anche se è possibile che la deposizione di Faroaldo risalga al 710, quindi prima dell'ascesa al trono di Liutprando. Una leggenda riporta che nel 705 Faroaldo II era divenuto protettore di san Tommaso di Farfa, al quale avrebbe donato terreni e risorse per la ricostruzione dell'abbazia di Farfa, distrutta dai Longobardi sul finire del secolo precente; il duca stesso si sarebbe poi ritirato nel monastero di San Pietro in Valle, dove sarebbe morto nel 728.Nel 717 Liutprando, che aveva ripreso un'azione militare volta ad estendere il dominio longobardo in Italia, attaccò Ravenna e Trasamondo ne approfittò per occupare Narni, ma quando, nel 724, il re attaccò papa Gregorio II a Roma, trovò la resistenza dei duchi autonomisti della Langobardia Minor; gli spoletini si opposero a Liutprando sul Ponte Salario, contribuendo alla sconfitta del sovrano. Si creò così un'alleanza tra Spoleto, Benevento e il Papato, legati dal comune interesse a contrastare il rafforzamento di Liutprando, che quindi si alleò a sua volta con l'esarca Eutichio al quale era accomunato, in quel frangente, dalla volontà di ricondurre sotto il potere legittimo i potentati indipendentisti dell'Italia centro-meridionale. Liutprando marciò quindi su Spoleto, l'occupò e ottenne la sottomissione di Trasamondo e di Romualdo II di Benevento. |Nel 739, Liutprando invase ancora il territorio romano; per la seconda volta il pontefice ricorse all'aiuto di Trasamondo. Il conflitto venne risolto definitivamente dal papa Zaccaria che nel 742 riuscì ad ottenere da Liutprando la restituzione di tutte le fortezze occupate. Il ribelle Trasamondo venne deposto e rinchiuso in un monastero e Liutprando lo sostituì con il suo nipote, Agiprando.Nella seconda metà dell'VIII secolo la tradizionale autonomia politica del ducato venne contenuta dai succesori di Liutprando, che alla sua morte (744) avevano lasciato il Regno longobardo all'apice della potenza e della coesione: gli ultimi re longobardi continuarono quindi a opporsi all'eccessiva frammentazione del particolarismo ducale. Anche Rachis, seppure sovrano debole rispetto al grande predecessore, fu in grado di imporre a Spoleto un duca a lui fedele: Lupo. Proprio questa fedeltà costò il ducato a Lupo, che nel 751 fu deposto dal nuovo re Astolfo che assunse in proprio la reggenza del ducato; alla morte di Astolfo venne acclamato Alboino, sostenuto dalla popolazione spoletina e da papa Stefano II che, rotta l'alleanza con i Longobardi, richiese l'intervento armato dei Franchi.Nel 758, per il suo comportamento filo-papale, Alboino venne attaccato e sconfitto dal nuovo re Desiderio, che in continuità con la politica accentratrice di Astolfo depose il duca Alboino, governando inizialmente anch'egli in prima persona il ducato per affidarlo in seguito prima a Gisulfo (759) e poi a Teodicio.Nel 774, dopo la definitiva sconfitta di Desiderio ad opera di Carlo Magno, mentre si persero notizie di Teodicio, citato in quel periodo nel Regesto Farfense come protettore di quell'abbazia, gli spoletini si recarono a Roma, attraverso il taglio simbolico dei capelli, fecero atto di sottomissione a papa Adriano I; con nomina pontificia, il duca Ildeprando prestò giuramento di fronte al pontefice Adriano I e fece del ducato, sostanzialmente, un feudo pontificio; la tradizionale cerimonia longobarda del "Gairethinx", in occasione dell'elezione del duca, rimase definitivamente affidata alla storia. Il ducato ebbe notevole fortuna, dato che i Longobardi controllavano la Via Flaminia, importante via di transito tra Roma e l'Esarcato, oltre a quella del "corridoio bizantino".Il ducato dopo la caduta del regno (774-1198)Con il crollo del dominio longobardo dovuto alla pressione della Stato pontificio e dei Franchi, il ducato di Spoleto cadde sotto il dominio franco. Il papato divenne quindi importante nella vita del ducato, tendendo a nominare o comunque favorire duchi "francofili". Il primo di questi duchi franchi, dopo Ildeprando, duca e governatore papale con il quale finisce il dominio longobardo, fu Guinigiso I, duca e marchese che resse il ducato dall'774 all'788, «che nominato rappresentante imperiale in tutta la Langobardia Minor ebbe il controllo anche sulla città di Roma».Dall'880 fu duca Guido II (880-894), anche lui di stirpe franca, che nell'885 sconfisse i Saraceni sul Garigliano e poi nell'889 anche Berengario del Friuli. Guido fu quindi incoronato re d'Italia da papa Stefano V e poi sacro romano imperatore nell'891 da papa Formoso, associando al potere il figlio Lamberto. Guido II morì nell'894. Anche Lamberto, associato al padre Guido sul trono d’Italia nell'891, dopo tre anni venne incoronato imperatore da papa Formoso. Successivamente Formoso,a morte già avvenuta, fu accusato di tradimento dalla famiglia di Lamberto e subì quel macabro processo ricordato dalla storia come "Sinodo del cadavere". Confermato imperatore legittimo anche dal sinodo dei vescovi a Ravenna, morì nell' 898 per una caduta da cavallo durante una battuta di caccia.Agli inizi del X secolo fu duca di Spoleto Alberico I, nobile longobardo che si inserì negli ambienti dell'aristocrazia romana e sposò Marozia, figlia dell'alto funzionario pontificio Teofilatto. Marozia fu la figura femminile più influente nella politica del "Regnum Italiae" fino al 932 quando, sposatasi per la terza volta con il cognato Ugo di Provenza, venne imprigionata nella fortezza di Castel Sant'Angelo dal suo stesso figlio Alberico II, nuovo duca di Spoleto.Nel 1155, dopo l'incendio della città di Spoleto ad opera del Barbarossa, l'imperatore nel 1177 affidò il controllo del territorio ducale a Corrado di Urslinger, che fu nominato duca di Spoleto e conte di Assisi. Alla famiglia del nuovo duca Costanza d'Altavilla affidò la tutela del neonato Federico II. Con l'elezione di papa Innocenzo III in tutta l'Umbria incominciò a delinearsi lentamente la trasformazione del primitivo "Patrimonium Petri", ingrandito dalle cospicue donazioni imperiali, verso la forma definitiva di Stato pontificio: «Le "Recuperationes" territoriali innocenziane operate nella marca d'Ancona e nel ducato di Spoleto, oltre che ad ampie concessioni amministrative come l'elezione dei consoli già sperimentate dal Barbarossa, furono improntate al legato pontificio insieme ad una politica di persuasione delle popolazioni, basata sul convincimento della supremazia morale della Chiesa nei confonti della tirannide imperiale».Dopo varie vicissitudini, nel 1198 il ducato di Spoleto entra a far parte dello Stato pontificio, a parte un breve ritorno agli imperiali, dal 1222 al 1228, con Bertoldo d'Urslingen e Reinoldo d'Urslingen. Il ducato continuò per molto tempo, sebbene ridotto di territorio, ad esistere come entità amministrativa autonoma nello Stato della Chiesa: infatti Lucrezia Borgia, con un "breve pontificio" del 15 agosto 1499, fu nominata governatrice del ducato di Spoleto.L'ultima persona che ha portato il titolo, ma solo nominale, di duca di Spoleto è stato Aimone di Savoia, quarto duca d'Aosta (1900-1948).NoteBibliografiaFonti primarieLetteratura storiograficaAttiVoci correlateDucati longobardi|Spoleto, Ducato diDuchy of Spoleto
2,447,794
http://it.wikipedia.org/wiki/Torri_Garibaldi
Torri Garibaldi.Le Torri Garibaldi'" sono due grattacieli che si trovano a Milano, in Piazza Freud. Le due torri sormontano la Stazione di Milano Porta Garibaldi.Progetto Originario: Torri FS GaribaldiAlte 98 metri per 25 piani sono state costruite in un periodo compreso tra il 1984 e il 1992 su progetto degli architetti Laura Lazzari e Giancarlo Perrotta. Le due torri si differenziavano per una diversa forma del tetto, infatti una aveva il tetto concavo e l'altra convesso, una doveva essere la rappresentazione concettuale del maschio e una della femmina.Le due torri furono costruite sopra la stazione di porta Garibaldi dalle Ferrovie dello Stato per ospitare i propri uffici Trenitalia, ma all'inizio del secolo sono state vendute.Nuovo Progetto: Torri GaribaldiQuesti due grattacieli divenuti simbolo della "Milano da bere" degli anni novanta hanno cominciato un processo di "recladding". Il progetto di ristrutturazione totale delle facciate e degli interni firmato dall'architetto Massimo Roj (dello studio CMR Space Partners) è partito a inizio 2008 dalla "tower B", terminata questa si passera alla "tower A". Le due torri, prima di diversa forma tra loro, al termine della ristrutturazione diverranno uguali, ma completamente diverse da prima. I due edifici diventeranno autosufficienti a livello energetico, attraverso pannelli solari e materiali isolanti per le pareti. Anche l'altezza dovrebbe variare raggiungendo probabilmente i 100 m.CuriositàNoteGrattacieli di Milano
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http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant%27Anna_a_Porta_Capuana
Chiesa di Sant'Anna a Porta Capuana.La chiesa di Sant'Anna a Porta Capuana è una chiesa barocca di Napoli; si erge nelle immediate vicinanze della chiesa di Sant'Anna a Capuana, in via Rosaroll.DescrizioneL'esterno dell'edificio è formato da un timpano triangolare, da una coppia di lesene composite di ordine ionico e da una finestrella a mezza luna. L'ingresso, caratterizzato da uno pseudo-portale, precede un piccolo interno impreziosito da un bel altare maggiore in marmi policromi ed altri elementi d'arredo (come ad esempio statue di santi e/o decorazioni).La navata è scandita da semipilastri ionici, sormontati da un cornicione aggettante, che proseguono nel breve transetto e si concludono nell'abside poligonale, presso l'altare maggiore, dove si trova un'apertura schermata da una grata. Tali semipilatri, in bianco, sono posti a contrasto con pareti dipinte in azzurro.L'altare è preceduto da un arco a tutto sesto sul quale è impostata la volta di copertura della crociera.Voci correlateAltri progettiChiese di Napoli|Anna a Porta Capuana, Chiesa di Sant'
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http://it.wikipedia.org/wiki/Louise_Attaque
Louise Attaque.Louise Attaque'" è un gruppo di rock francese formatosi nel 1994, originario di Parigi; il loro primo album, omonimo, è uscito nel 1997.È composto da: Gaëtan Roussel (canto, chitarra), Arnaud Samuel (violino), Alexandre Margraff (batteria),Robin Feix (basso).Gli inizi: i Caravage.L'idea del gruppo nasce dall'incontro di Gaëtan Roussel e Robin Feix, al liceo di Montargis. Molto presto si aggiunge Alexandre Margraff, e insieme fondano il gruppo rock Caravage (in omaggio al pittore italiano Caravaggio); li raggiunge anche David, tecnico del suono e chitarrista. Gli inizi non sono facili: la cassetta registrata nella cantina di casa di Alexandre viene venduta soltanto a pochi familiari; per quattro anni cercano la notorietà esibendosi nei bar e alle feste.Quando David abbandona, il gruppo si mette alla ricerca di un chitarrista... invano! Si presenta soltanto un violinista, che viene immediatamente ingaggiato.Il decollo dei Louise Attaque (1994-2001).Nel 1994, a Parigi, grazie all'arrivo di Arnaud Samuel al violino, il gruppo è finalmente al completo: nascono i Louise Attaque; il nome si riferisce a Louise Michel, anarchica dell'800, e ai Violent Femmes, gruppo rock americano. Il leader dei Violent Femmes, Gordon Gano, è il loro produttore.Il loro primo album, "Louise Attaque", esce nel 1997 e vende 2,5 milioni di copie, un vero record per un gruppo di rock francese sconosciuto. Questo album costituisce la quinta migliore vendita di tutti i tempi in Francia.Inizialmente, le radio li ignorano, i Louise Attaque sono un gruppo prevalentemente live.Ma il passaparola funziona e, malgrado il disinteresse dei media, i Louise Attaque riescono a raggiungere un vasto pubblico. La loro tournée del 1998 resta negli annali del rock francese e sarà anche immortalata in un film.Il secondo album, "Comme on a dit", esce nel 2000, e vende 700.000 copie. L'anno successivo, a causa delle pressioni e della mancanza di ispirazione, il gruppo decide di separarsi momentaneamente.Dalla separazione alla riunione (2001-2007)Dalla separazione nascono due nuove formazioni: da una parte i "Tarmac", con Gaëtan Roussel e Arnaud Samuel, il cantante e il violinista dei Louise Attaque, dall'altra gli "Ali Dragon", con Robin Feix e Alexandre Margraff (più altri aggiunti).Dopo aver percorso per due anni strade separate, il gruppo si riunisce e registra un terzo album, "À plus tard crocodile" (traduzione letterale dall'inglese di "See you later, Alligator", espressione dei musicisti jazz e blues americani), uscito il 5 settembre 2005. Suonano molto all'estero, in Russia, in India e in America Latina.Nel novembre 2006 esce un dvd live; nello stesso periodo, il gruppo organizza un festival a Bercy assieme ai Têtes Raides e ai Violent Femmes.Un'altra pausa (2007)Il 2007 doveva essere l'anno di un nuovo album, per i Louise Attaque; invece, il gruppo decide di prendersi una nuova pausa (temporanea o definitiva, non è dato sapere) per dedicarsi o collaborare a nuovi progetti: Gaëtan Roussel ha partecipato alla scrittura del nuovo album di Alain Bashung, "Bleu pétrole", uscito nella primavera del 2008.Robin Feix e Gaëtan Roussel, con i Tetard, hanno pubblicato un nuovo album intitolato "Faudra Faire Avec".Robin Feix, assieme alla cantante del gruppo Tetard, Ana, il duo "Poney Express": il 31 marzo 2008 è uscito il loro primo disco, "Daisy Street".Arnaud Samuel suona il violino nell'album di Ben'Bop che uscirà a breve, di cui è anche co-produttore; suona il violino e la chitarra nell'ultimo album dei Déportivo uscito il 22 ottobre 2007.L'opera del gruppoDiscografia."Louise Attaque" (22 aprile 1997),"Comme on a dit" (18 gennaio 2000), "À plus tard crocodile" (5 settembre 2005)Videografia"Y a-t-il quelqu'un ici ?!" (27 novembre 2006; concerto registrato allo Zénith di Paris il 25 aprile 2006)Premi20 febbraio 1999: premio 'gruppo dell'anno' al concorso "Victoire de la musique".2001: premio 'album rock dell'anno' (per l'album "Comme on l'a dit") al concorso "Victoire de la musique".2006: premio 'album pop/rock dell'anno' (per l'album "A plus tard crocodile") al concorso "Victoire de la musique".2006: Premio dell'ADISQ (Associazione quebecchese dell'industria del disco, dello spettacolo e del video)Il film: "Cracher vos souhaits"Nel 1998, Thierry Villeneuve ha realizzato un documentario, seguendo in tournée i Louise Attaque per due mesi. Il film è uscito nel 2001 in un ristretto numero di sale. Il titolo è ripreso da una canzone del gruppo.Pur essendo ben realizzato, il film è stato criticato dai fans, i quali lo definiscono troppo intellettuale e poco musicale; il film ha sofferto anche del suo arrivo tardivo nelle sale (tre anni) dovuto ad una sovraesposizione mediatica dei Louise Attaque nel 1998.Collegamenti esterniLouise Attaque
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http://it.wikipedia.org/wiki/Netjerkheperu
Netjerkheperu.Netjerkheperu'" è stato il quinto sovrano della XII dinastia egiziaBiografiaNetjerkheperu è considerato essere uno dei più importanti sovrani egizi e sicuramente quello di maggior spicco nel Medio Regno.Figlio di Seshemtawy e della regina Khnemt-nefer-hedjet "uret" (l'anziana), per distinguerla da Khnemt-nefer-hedjet "sheri" (la giovane), sua moglie, ebbe un regno della durata di 33 anni secondo i dati archeologici, lunghezza che bene si accorda con quella riportata nel Canone Reale 30+x. Per contro Manetone gli attribuisce un regno di 48 anni come al suo omonimo precessore.Il suo regno è uno degli avvenimenti storici che può essere correttamente datato grazie alla corrispondenza della levata eliaca della stella Sopdu (la Sothis dei greci, Sirio in italiano). I calcoli astronomici ottengono, per tale fenomeno, registrato durante il regno di questo sovrano, l'anno 1872 a.C. che quindi può venire usato come punto di riferimento l'allineamento delle cronologie.La tradizione ellenistica, tramandata da Manetone, Erodoto e Diodoro Siculo attribuisce ad un sovrano di nome Sesostris imprese mirabolanti: "... in nove anni sottomise tutta l'Asia e l'Europa fino alla Tracia, innalzando ovunque monumenti a memoria della condizione dei popoli... così che fu stimato dagli egizi il primo dopo Osiride".Le esagerazioni manetoniane nascono, in parte, anche dalla sovrapposizione delle figure dei tre Sesostris, tutti appartenenti alla stessa dinastia.Il principale contributo di questo sovrano alla stabilità dello stato fu la profonda riforma interna che portò all'abolizione dei distretti provinciali (nomoi). Le tendenze centrifughe dei governatori provinciali (di cui nel Primo Periodo Intermedio è possibile seguire, talvolta, le dinastie) furono una delle cause dello sfaldamento del primo stato egiziano unitario. Netjerkheperu ridusse i distretti a tre soli: Nord, Sud e Testa del sud, sottoponendoli al controllo di sovrintendenti di nomina regia.In politica estera si mosse in direzione sud, dove il confine con la Nubia venne spostato oltre la 2a cateratta grazie ad una serie di campagne che non ebbero più la caratteristica di semplici razzie ma che invece prevedevano la costruzione di piazzeforti atte a controllare le popolazioni locali ed i traffici commerciali a prova di ciò rimane una stele di frontiera rinvenuta nei pressi di Semna.Anche verso est le operazioni militari giunsero alla presa di Sekmen (Sichem) sul fiume Litani (Libano) con lo scopo di colpire i nomadi Mentiju e Setjetiu e di rafforzare i rapporti con le piccole dinastie locali, spesso egizianizzate.Netjerkheperu eresse il suo complesso funebre a DahshurTitolaturaCronologiaBibliografiaCollegamenti esterniApprofondimenti e letture consigliateSovrani egizi del medio regnoSenusret III
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http://www.bebeblog.it/tag/abiti+premaman
Dopo aver dato un’occhiata alla biancheria da letto, spostatevi anche nel settore abbigliamento e date un’occhiata ai capi per bambini. Accanto a quelli più alla moda, come ad esempio gli abitini di Hello Kitty, ce ne sono anche di molto carini ed economici: ad esempio ho trovato una bellissima maglietta a meno di € 5,00 ed un parka a € 19,90. C’è anche la sezione Xmas dedicata ai regali per i bambini.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Primula_vulgaris
Primula vulgaris.La Primula comune'" (nome scientifico "Primula vulgaris", Huds., 1762) è una pianta della famiglia delle Primulaceae, che fiorisce agli inizi della Primavera.SistematicaLa "Primula vulgaris" appartiene al genere ("Primula") il quale comprende circa 500 specie. Anche la famiglia di appartenenza ("Primulaceae") è ampia e comprende 12 generi(anche se alcuni studiosi arrivano a descriverne fino a 28), diffusi quasi esclusivamente nella zona temperata boreale.Dato il grande numero di specie del genere "Primula", questo viene suddiviso in trentasette sezioni. La specie di questa scheda appartiene alla sezione "Vernales" caratterizzata dall'avere foglie membranacee, rugose e gradualmente ristrette verso la base e con fiori sempre peduncolati.VariabilitàNell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):IbridiNell'elenco che segue sono indicati alcuni ibridi interspecifici:SinonimiLa "Primula vulgaris" ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:Specie similiDal punto di vista tassonomico invece questa specie sembra essere molto vicina alla "Primula elatior" per la forma del calice e il colore della corolla, a parte naturalmente la presenza di un fusto. Pignatti ipotizza che la "Primula vulgaris" derivi dalla "Primula elatior" per progressiva riduzione del fusto. In effetti viste dall'alto le due specie sono molto simili, inoltre, sempre lo stesso Autore, c'informa che diverse specie di "Primula" sono prive di fusto (specialmente in Asia dove si trova la maggioranza di queste piante). Esiste anche la variante "Primula vulgaris" var. "caulescens" Koch che appunto è una “Primula comune” dotata di un fusto.Una pianta simile come forma ma con corolla rossa (o purpurea) è la specie "Primula sibthorpii" Hoffmgg., ma non si trova in Italia allo stato spontaneo (è originaria dell'Asia Minore e Caucaso). Alcuni botanici però la considerano una varietà della specie di questa scheda.EtimologiaIl nome del genere (“Primula”) deriva da una antica locuzione italiana che significa "fior di primavera" (e prima ancora potrebbe derivare dal latino "primus"). All'inizio del Rinascimento questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore che sbocciasse appena finito l'inverno, ad esempio così si indicavano le primaverili margheritine ("Bellis perennis" – Pratolina). In seguito però il significato si restrinse come nome specifico (nel parlare corrente) alla pianta di questa scheda (chiamata alla fine “Primula comune”), e come nome dell'intero genere nei trattati botanici. Nella letteratura scientifica uno dei primi botanici a usare il nome di “Primula” per questi fiori fu P.A. Matthioli (1500 – 1577), medico e botanico di Siena, famoso fra l'altro per avere fatto degli studi su Dioscoride, e per aver scritto una delle prime opere botaniche moderne. Nome confermato nel XVII secolo anche dal botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (5 giugno 1656 — 28 dicembre 1708) al quale normalmente si attribuisce la fondazione di questo genere.Il termine specifico ("vulgaris") è spiegato abbondantemente dal significato della controparte in lingua italiana (“comune”).L'attuale binomio scientifico ("Primula vulgaris") è stato definito dal botanico inglese William Hudson (1730 ca. – 23 maggio 1793) nella sua opera "”Flora Anglica”" del 1762.In lingua tedesca questa pianta si chiama "Schaftlose Schlüsselblume" opure "Erd-Primel"; in francese si chiama "Primevère sans tige" oppure "Primevère vulgaire"; in inglese si chiama "Primrose".MorfologiaÈ una pianta erbacea perenne acaule (ossia i fiori e le foglie nascono direttamente dal rizoma sottostante). La fioritura è unica nel corso dell'anno (sono piante “monocarpiche” = un solo frutto nell'arco della stagione). L'altezza varia da 8 - 15 cm. La forma biologica è del tipo emicriptofita rosulata (H ros'"), ossia sono piante con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, con foglie disposte a formare una rosetta basale.RadiciLe radici sono secondarie (piuttosto robuste e ispessite) da rizoma.FustoFoglie.Le foglie sono spiralate in rosetta (sono presenti solo le foglie basali o radicali). Sono obovate (od obovate-bislunghe), attenuate verso il picciolo (che è breve e allargato, ossia alato), con la pagina superiore glabra di colore verde chiaro e quella inferiore villosa e di colore grigio-verde; la superficie è rugosa-reticolata (i nervi principali sono infossati nel parenchima) è inoltre irregolarmente dentata o crenulata. Il margine della foglia è revoluto, ossia ripiegato verso il basso (specialmente da giovani), mentre l'apice è arrotondato. Dimensioni delle foglie alla fioritura (s'ingrandiscono ulteriormente fino al doppio nel corso della stagione): larghezza 1 -2 cm; lunghezza 5 – 9 cm.InfiorescenzaL'infiorescenza è formata da diversi fiori (da 1 o 2 fino a 20 o 30), tutti capitati (posti all'apice di uno scapo afillo) e disposti ad ombrella. I fiori sono inseriti direttamente al centro della rosetta delle foglie ognuno con una suo peduncolo; a volte quest'ultimo è ridotto al minimo. Lunghezza del peduncolo: 4 – 7 cm.FioriI fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetraciclici (hanno i 4 verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice – corolla – androceo – gineceo), pentameri (calice e corolla divisi in 5 parti). All'interno del fiore è presente del nettare e i fiori sono lievemente profumati. Dimensioni del fiore: larghezza 3 cm; lunghezza 2 – 3 cm.FruttiIl frutto è una capsula ovoidale e deiscente alla sommità per 5-10 denti. Contiene numerosi semi che maturano da aprile ad agosto. Lunghezza della capsula: 5 – 10 mm.Diffusione e habitatFitosociologiaDal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:UsiFarmaciaCucinaLe foglie e i fiori trattate come il tè possono essere usate per bevande, mentre da giovani (prima della fioritura) si mangiano in insalata o lessate come gli spinaci o in minestra con altre verdure. In alcune zone con i fiori si usa fare della marmellata, mentre il rizoma può servire per aromatizzare la birra.GiardinaggioÈ nell'orticoltura che si accentra il maggior interesse per queste piante. Infatti le "Primule" accomunano due proprietà molto importanti: sono rustiche di facile impianto e molto decorative. I fioristi quindi si sono cimentati a creare un numero grandissimo di cultivar (soprattutto dalla subsp. "sibthorpii" o ibridi tra le varie sottospecie) variando la colorazione dei petali, la grandezza del fiore, la bellezza delle foglie, ma anche il numero dei petali o il suo disegno (fimbriato, arricciato, ondulato, frastagliato, ecc.).Notizie culturaliLa “Primula”, in Inghilterra, è l'emblema politico del Partito Conservatore ("”Primrose league”") voluto nel 1884 da lord Randolph Churchill.Galleria fotograficaFiore spontaneoCultivarNoteBibliografiaAltri progettiCollegamenti esterniPrimulaceaePrimula vulgaris
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http://it.wikipedia.org/wiki/Tour_de_France_1965
Tour de France 1965.Il Tour de France 1965, cinquantaduesima edizione del Tour de France fu memorabile per diversi motivi. Nel suo primo anno da professionista, Felice Gimondi, un rincalzo della squadra Salvarani, conquistò la vittoria generale davanti a Raymond Poulidor, che era finito secondo anche l'anno precedente. Questa edizione della "Grand Boucle" girò in senso antiorario (prima i Pirenei) ed era composta da 22 tappe, per un totale di 4.177 km, percorsi alla media di 35,886 km/h.Gimondi sarebbe diventato uno dei soli cinque ciclisti (gli altri sono Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault e Alberto Contador) ad aver vinto tutte e tre le principali corse a tappe (Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta a España). Oltre alla vittoria di Gimondi alla sua prima partecipazione, ci furono altre "prime volte": il Tour del 1965 partì da Colonia, in Germania (prima volta che il Tour partiva da tale nazione e terza volta che partiva al di fuori dalla Francia), e per la prima volta venne usata la rampa di partenza per la gara a cronometro.Jacques Anquetil, che aveva vinto le quattro edizioni precedenti (1961-1964), non fu tra i partecipanti.Jan Janssen difese la sua maglia verde vincendo per la seconda volta la classifica a punti. Avrebbe vinto ancora il titolo a punti nel 1967 e la classifica generale nel Tour de France 1968.Julio Jimenez vinse due tappe e si aggiudicò la prima di tre maglie a pois consecutive (la classifica del miglior scalatore). Jimenez fu il miglior scalatore anche alla Vuelta a España 1965, diventando uno dei quattro ciclisti ad ottenere questa doppietta nello stesso anno.RisultatiClassifica generaleVincitori di tappaLista dei partecipanti.NP: Non Partente; A: Abbandono durante la tappa; FTM: Fuori Tempo Massimo.Collegamenti esterniTour de France1965 Tour de France
731,677
http://it.wikipedia.org/wiki/Ottavio_di_Britannia
Ottavio di Britannia.Octavius'" "il Vecchio" (in gallese Eydaf'") fu un leggendario sovrano della Britannia, di cui parla Goffredo di Monmouth nella sua "Historia Regum Britanniae". Regnò quando Costantino I era imperatore a Roma. Costantino era stato incoronato sovrano dei britanni nel 306 a York, dopo la morte del padre, ma era poi stato costretto a lasciare la Britannia in mano al proconsole. E allora Ottavio, duca della tribù celtica dei gewissei a ribellarsi al dominio romano. Ottavio uccise il proconsole e si proclamò sovrano della Britannia.Costantino inviò allora tre legioni al comando del prozio Trahern, fratello del futuro re britannico del nord, Coel Hen. A Winchester, nell'Hampshire, Ottavio sconfisse in battaglia Trahern, che fuggì ad Albany, saccheggiandola. Ottavio mosse allora di nuovo contro il nemico, ma stavolta venne sconfitto a Westmorland e fuggì in Norvegia, dove chiese aiuto a re Gunbert. Intanto Trahern prendeva per sé la corona.Nel frattempo in Britannia, i fedeli di Ottavio uccidevano Trahern vicino a Londra, richiamndo poi in patria il sovrano deposto. Dopo anni di governo prospero, Ottavio diede in moglie la figlia al romano Magno Massimo, abdicando in suo favore dopo un breve contrasto col nipote Conan Meriadoc.Voci correlateSovrani leggendari della BritanniaPersonaggi leggendari della Britannia romanaGurguit Barbtruc
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http://it.wikipedia.org/wiki/Grosio
Grosio.Grosio'" è un comune di 4.827 abitanti della provincia di Sondrio che fa parte della Comunità Montana della Valtellina di Tirano. Si tratta di un antico borgo nel quale sono presenti diverse testimonianze artistiche, storiche ed archeologiche tra le più interessanti a livello provinciale.Il popolamento nella zona risale all'età del bronzo ed è testimoniato dal maggior monumento archeologico valtellinese: la Rupe Magna. Come nella più famosa e vicina Valcamonica anche qui troviamo delle incisioni rupestri.Durante il medioevo il paese fu feudo dei Venosta. Testimonianze di questo periodo sono i due castelli che sovrastano l'abitato, il primo di fondazione vescovile, detto di San Faustino, il secondo detto castello nuovo o dei Visconti che risale invece al periodo delle lotte tra guelfi e ghibellini.Durante il seicento il paese ebbe frequenti contatti con la Repubblica di Venezia. Molti grosini si recavano nella Serenissima per lavoro o come soldati. Il costume tipico del paese, diverso dagli altri della zona, viene fatto risalire a questo periodo e a questi contatti.Un'importante testimonianza artistica è la villa Visconti Venosta, ora sede del museo comunale.Nel cinquecento Grosio diede anche i natali ad uno dei più noti pittori locali Cipriano Valorsa. Altri personaggi di origine grosina furono Emilio Visconti-Venosta, ministro degli esteri del Regno d'Italia e suo fratello Giovanni, autore di "Ricordi di gioventù" e del poemetto satirico "Il prode Anselmo".AmministrazioneEvoluzione demograficaAltri progettiCollegamenti esterniComuni della provincia di SondrioGrosio
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http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Praz
Mario Praz.Biografia .Il padre, Luciano Praz, proveniente da famiglia di origine svizzera, era impiegato di banca la cui famiglia si era trasferita nel 1525 da Zermatt in Valle d'Aosta. La madre era discendente dalla famiglia dei conti di Marsciano, di nome Giulia Testa di Marsciano.Trascorse i primi anni in Svizzera, dove il padre era impiegato. Nato con una deformità congenita al piede destro, fu poi operato con successo presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.Alla morte del padre, avvenuta nell'estate del 1900, si trasferì con la madre a Firenze, presso il nonno materno Alcibiade di Marsciano. Dopo un breve periodo di ristrettezze economiche, nel 1909 la madre cominciò a frequentare il figlio di un ufficiale del commissariato, di professione medico condotto, che godeva di un'ottima posizione economica e che nel 1912 diventerà il suo secondo marito.Gli studiIn seguito al matrimonio della madre si trasferì a Firenze dove frequentò il ginnasio-liceo "Galileo Galilei" e nel 1914, dopo aver conseguito la licenza con onore, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l'Università di Bologna, per poi trasferirsi, nel 1915 a Roma dove si laureò nel 1918 con una tesi di diritto internazionale sulla Società delle Nazioni, dopo un breve periodo di pratica presso un avvocato amico di famiglia, scelse di dedicarsi alla letteratura laureandosi due anni dopo, nel 1920, in Lettere presso l'Istituto di Studi Superiori dell'Università di Firenze, studiando con Giorgio Pasquali e Ernesto Giacomo Parodi con il quale discusse una tesi sulla lingua di Gabriele D'Annunzio.Lo stesso anno, tramite il British Institute, entrò in contatto con l'ambiente artistico degli aristocratici inglesi trasferiti a Firenze, e in particolare con la scrittrice Vernon Lee, pseudonimo di Violet Piaget, che gli commissionò una rubrica intitolata le "Letters from Italy", dedicata a vicende italiane e critica letteraria per il periodico inglese "The London Mercury".Sempre quell'anno incontrò Giovanni Papini che, richiedendo la sua collaborazione per alcune traduzioni di poeti inglesi dell'Ottocento e di alcuni saggi di Charles Lamb, causò il nascere in Praz dell'interesse per il saggio critico, che diverrà poi il genere letterario in cui i suoi scritti risulteranno più apprezzati e innovativi.Dopo aver inviato alcune traduzioni poetiche dall'inglese a Ardengo Soffici, l'anno seguente contatta allo stesso scopo anche Emilio Cecchi, dal quale otterrà un giudizio incoraggiante e con cui nascerà ben presto un rapporto di confronto intellettuale che durerà oltre quarant'anni.In quegli anni si dedicò allo studio dell'inglese assieme all'amico Vittorio Moschini, che poi diverrà Soprintendente alle Gallerie di Venezia, e cominciò a frequentare per interesse personale, insieme all'amico Bruno Migliorini, le lezioni di critica e filologia letteraria di Cesare De Lollis. Risalgono a questi anni le prime recensioni e i primi saggi che pubblicherà sulla rivista "La Cultura" diretta a quel tempo dallo stesso De Lollis.Gli anni inglesiTrasferitosi nel 1923 a Londra, presso l'amico Antonio Cippico che insegnava italiano alla University College di Londra, a seguito di una borsa di studio ottenuta col sostegno di De Lollis e di Carlo Formichi (allora titolare dei corsi di filologia inglese a Roma), entrò in contatto con il mondo letterario londinese grazie all'intercessione dell'amica Vernon Lee. Alla fine dello stesso anno venne incaricato di ricoprire il ruolo di lettore di italiano presso l'Università di Liverpool, compito che lo impegnerà fino al 1931. In questo periodo uscirono in Italia la sua traduzione de "I saggi di Elia" di Lamb, l'antologia "Poeti inglesi dell'Ottocento" e in Gran Bretagna il suo saggio "Secentismo e Marinismo in Inghilterra", che gli meritò il vivo elogio di T.S. Eliot e del grande studioso di John Donne H.J.C. Grierson.Nel 1926, fece un viaggio in Spagna e da qui nascerà il suo "Penisola Pentagonale" che terminerà di scrivere durante l'estate a Viareggio. In marzo e in aprile si recò per un soggiorno in Olanda visitando molte città e poi ancora a Firenze dove si ritrovò con gli amici di sempre. Strinse ancora piu stretti rapporti con T.S. Eliot e cominciò a frequentare Eugenio Montale "...ci fu un tempo, tra il 1927 e il 1934, che nei miei soggiorni fiorentini non passava quasi giorno che non incontrassi Eugenio Montale, ci ritrovavamo al caffè e in trattoria e, a giudicare dalle lettere che mi rimangono, avevamo da dirci moltissime cose".Nel 1932 è docente di letteratura italiana nell'Università di Manchester.Nel 1930 venne pubblicato "La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica", un testo che tradotto in inglese nel 1933 contribuirà ad estendere la sua fama in Gran Bretagna e Stati Uniti, e provocherà invece forti reazioni contrarie in Italia, fra cui quella di Benedetto Croce. Fu uno dei primi studi interdisciplinari al mondo che incluse anche la storia dell'arte nel confronto con l'evoluzione della letteratura, della musica e del pensiero.A casa a RomaDopo la morte della madre, avvenuta nel 1931, ottenne l'anno successivo la cattedra di italiano all'Università di Manchester, contemporaneamente alla cattedra di letteratura inglese all'Università degli studi di Roma "La Sapienza". Ottenuta grazie all'interessamento di Giovanni Gentile, prima cattedra istituita in Italia sull'argomento (poi ereditata da Elémire Zolla), Praz poté disporre della possibilità di restare altri due anni in Gran Bretagna.Dopo essersi sposato con Vivyan Eyles, nel 1938 nacque la figlia Lucia, che però vivrà per tutta l'adolescenza prevalentemente con la madre quando questa, alla fine della guerra, si separerà dal padre. Anche a questa infelice vicenda coniugale viene fatta risalire la "malinconica solitudine" che caratterizzò l'esistenza di Mario Praz, di cui diedero testimonianza anche colleghi anglisti come Elio Chinol e Nemi D'Agostino; ad essa fece riferimento anche l'allievo Beniamino Placido per spiegare la possibile eziologia della superstizione apotropaica di cui generazioni di studenti circondarono il loro docente.Al rientro a Roma nel 1934 Praz aveva preso servizio per un anno nella storica sede della facoltà di lettere dell'Università La Sapienza, in palazzo Carpegna di corso Rinascimento, prendendo casa nelle vicinanze e sviluppando quella passione per il centro della capitale che lo accompagnerà anche quando proseguì, fino al 1966, l'insegnamento di Professore ordinario di lingua e letteratura inglese nel nuovo edificio universitario disegnato da Marcello Piacentini.Da questa cattedra si dedica alla creazione della prima scuola scientifica di anglistica in Italia, che formerà fra i pochi allievi anche Vittorio Gabrieli, Agostino Lombardo, Giorgio Melchiori, Gabriele Baldini e Masolino d'Amico.Del 1934 è il suo "Studi sul concettismo" che si occupa della presenza di «imprese» e «emblemi» in letteratura, applicando un metodo di analisi per molti versi analogo agli studi di iconologia inaugurati da Aby Warburg e portati avanti dall'Istituto londinese a lui dedicato, allora diretto da Fritz Saxl. Nel 1936 viene pubblicata presso l'editore Sansoni la "Storia della letteratura inglese", riveduta e ampliata nel 1960 e ancora nel 1979, considerata ancora oggi un ottimo strumento per avere una visione d'insieme della letteratura inglese tenendo conto della evoluzione del gusto nei secoli.Negli ultimi anni della guerra continuò l'attività didattica e scientifica, ma fu negli anni successivi che l'attività diventò intensa e fruttuosa. Nel 1949 con il sostegno del British Council di Roma fondò la rivista "English Miscellany. A Symposium of History, Literature and the Arts", importante punto di riferimento per la formazione di illustri anglisti per molti anni; del 1952 è un suo primo viaggio negli Stati Uniti per una serie di conferenze nelle principali università e questi sono anche gli anni in cui si comincia a manifestare, con una costanza quasi quotidiana, la sua passione per il collezionismo di antiquariato. La collezione si arricchirà poi con i mobili impero lasciatogli in eredità dal patrigno, che pur aveva sposato, pochi mesi prima di morire, la propria domestica Zenobia, alla quale aveva lasciato gli altri suoi averi. Gli oggetti, gli arredi, le stanze della sua casa in via Giulia diverranno un "cimitero di memorie" al centro del racconto autobiografico del suo "La casa della vita", e, quando si trasferì in via Zanardelli come inquilino della Fondazione Primoli, vi confluirono unitamente alla vastissima biblioteca: acquistati dallo Stato italiano presso gli eredi nel 1986 per due miliardi e cento milioni di lire, furono restaurati e catalogati dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, per poi essere ricollocati nell'appartamento al terzo piano di Palazzo Primoli che da allora ospita il museo Mario Praz.Dopo essersi ritirato dall'insegnamento per raggiunti limiti d'età, continuò nondimeno l'attività di studio di altissimo livello, riconosciuta dalle massime istituzioni scientifiche italiane e straniere. La figura del protagonista del film "Gruppo di famiglia in un interno", di Luchino Visconti con sceneggiatura di Suso Cecchi d'Amico, era stata costruita ispirandosi dichiaratamente al Mario Praz degli ultimi anni, ma trasformandolo però in un eremita asserragliato nella sua casa museo. La visione del film provocò una forte impressione e una accesa rabbia da parte del Praz.Riconoscimenti e titoliMembro dell'Accademia dei Lincei e di alcune accademie straniere.Grazie alla sua attività di collezionista ed esperto di antiquariato, dal 1995 a Roma ha aperto al pubblico il Museo Mario Praz, casa museo dove sono esposti oltre 1200 oggetti di arredo provenienti da Francia, Italia, Germania e Inghilterra, e che coprono il periodo che va dal Neoclassico al Biedermeier.Giudizi criticiGli scontri con Benedetto Croce sull'estetica e il suo originale metodo critico che preferisce spesso utilizzare metafore che convenzionali analisi descrittive hanno fatto sì che il suo sforzo culturale venisse non solo spesso sottovalutato dai critici, ma addirittura attaccato come scarsamente scientifico e addirittura incompetente.Al contrario un'attenta lettura delle sue opere svela che i tanto controversi "dettagli" sono in realtà "sforzi di ricostruzione globale".Attraverso l'evocazione di immagini, infatti, il Professore fa sperimentare al lettore la sensazione di contemplare davvero un affresco pieno di particolari; ne sono un esempio le splendide pagine profuse di delicato ed arguto humor dedicate all'epoca vittoriana:Allo stato attuale vi è per fortuna un attento recupero del lavoro prazzesco, anche in considerazione del fatto che i suoi studi oggi paiono genialmente pionieri di autorevoli lavori scientifici come i "cultural studies".NoteBibliografiaLa bibliografia completa raccoglie cira 2600 titoli. Nominiamo di seguito alcuni dei più citati.“La casa è l’uomo, tel le logis, tel le maitre;ovvero ‘dimmi come abiti e ti dirò chi sei’”Voci correlateAltri progettiCollegamenti esterniTraduttori italianiGiornalisti italiani del XX secoloMario Praz
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Temi: video - è fatto il calcio - Video - scienza - calcio - punizioni - maledette - discoTemi: video - è fatto il calcio - Video - scienza - calcio - colpi - discoTemi: Programma - (informatica) - Definizione - Programma - informatica - discoTemi: musica - spettacolo - creatività - Esce - settembre - Alien - nuovo - discoTemi: recensioni - LOIMANN - Towards - Higher - Consciousness - discoTemi: Algoritmo - genetico - Definizione - Algoritmo - genetico - discoTemi: promozioni - elettrodomestici - cucina - Robot da cucina Simac FP 620 - Robot - cucina - Simac - discoTemi: Grande distribuzione - Walmart - tratta - lacquisto - discount - russo - Kopeika - discoTemi: recensioni - STARDISHWASHERS - Cool - STARDISHWASHERS - Cool - discoTemi: news1 - SOUNDGARDEN - Artwork - Telephantasm - Black - discoTemi: promozioni - lettori - audio - Lettore - Apple - iPod - classic - 160GB - discoTemi: libri - Dieci - miliardi - anni - Discorsi - astronomia - discoTemi: generi letterari - cultura - lettura - Figura retorica - Figura - retorica - discoTemi: Termoli - rotonda - Simone Coscia - rotonda - meridiano - discoTemi: isole - Grecia - vacanze - Iraclea - Iraclea - discoTemi: Vacanze per giovani nel - disco and beach - Offerte viaggi - Vacanze - giovani - Salento - discoTemi: pedia - Abbacchio - Abbacchio - discoTemi: news1 - Svelato - titolo - nuovo - disco - discoTemi: libri - politica - economia - Economia arcaica o di rapina - Economia - arcaica - rapina - discoTemi: cronaca - messina - Piraino - giovani - sicurezza - discoTemi: isole Grecia - mare - Europa - Rodi - Rodi - discoTemi: danza - salute - cultura - Danza neoclassica - Danza - neoclassica - discoTemi: L´Aquila - Mister X - Rugby italiano - ULTIMORA - Fumata - nera - dallincontro - LAquilaMister - discoTemi: sport - salute - benessere - Pentathlon - Pentathlon - discoTemi: sport - salute - benessere - Hockey - Hockey - discoTemi: news1 - Flotsam - Jetsam - nuovo - disco - discoTemi: promozioni - computer - notebook - Notebook - HEWLETT - PACKARD - G62120EL - disco0 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 |(fonte video You Tube) Note: la presente visualizzazione del video e dei titoli in questa pagina è automatica da YouTube. Il file video è residente su YouTube, i titoli sono messi a disposizione tramite RSS automatici. L'automaticità impedisce qualsiasi controllo da parte nostra sui contenuti degli stessi. Decliniamo ogni responsabilità sui contenuti video e testuali (titolo, tags). Per eventuali richieste di chiarimenti o per richiedere la rimozione del video invitiamo a contattare direttamente YouTube.
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http://it.wikipedia.org/wiki/I_pugni_in_tasca
I pugni in tasca."'I pugni in tasca"' è un film del 1965, scritto e diretto da Marco Bellocchio, all'esordio nella regia di un lungometraggio.Si tratta di un film manifesto, per certi versi anticipatore della contestazione sessantottina.TramaLa storia si compie in uno spazio chiuso, angosciante, dove vivono i componenti di una famiglia senza pace. I soggetti principali del film sono infatti cinque membri molto diversi di una stessa famiglia malsana e autodistruttrice. Tutti personaggi attaccati gli uni con gli altri, che soli non hanno ragione di esistere: la madre, cieca, ancorata ai ricordi; il fratello minore Leone, affetto da ritardo mentale ed epilessia: un ragazzo tenero, indifeso ed immensamente dolce ma inutile agli occhi degli altri familiari; Augusto, il fratello maggiore, l'unico "normale", cinico e mediocre, che aspira a una famiglia, al benessere economico, all'integrazione nella società ad ogni costo; Giulia l'unica sorella, molto curiosa nei confronti della vita (spia le prostitute), che vive un rapporto morboso che culminerà nell'incesto con l'ultimo fratello Alessandro, il protagonista, quello che avverte maggiormente il disagio della famiglia e cerca il modo per risolvere quest'ormai insostenibile situazione.Alessandro non sa uscire dalla propria autocontemplazione, dal suo estremo narcisismo e non sa crearsi nessun rapporto se non all'interno dalla famiglia; famiglia che lo ossessiona a tal punto da desiderarne la distruzione attraverso l'uccisione dei componenti.ProduzioneIl film venne realizzato in grande economia e circolò con una distribuzione indipendente. La famiglia Bellocchio contribuì alla realizzazione del film: il fratello di Marco Bellocchio, Tonino, finanziò l'opera con cinquanta milioni; l'interno della casa è quello della madre del regista.Le riprese in esterno furono girate tra Bobbio e Piacenza.CastLou Castel e Paola Pitagora in una scena del filmPer il ruolo di Giulia Bellocchio aveva pensato a Susan Strasberg, per quella di Augusto a Maurice Ronet.Lou Castel, nel ruolo di Alessandro, è riuscito genialmente a modificare il suo personaggio, aggiungendovi una dolcezza imprevista che lo rende ancora più crudele e tagliente. Meravigliose le scene in cui si abbandona totalmente a sé stesso pensando di non essere visto (per esempio davanti alla madre cieca). Durante le riprese Castel aveva spesso reazioni esilaranti o violente, costringendo la troupe a interrompere le riprese o il regista a modificare una scena; Masé reagiva male alle provocazioni di Castel, giungendo anche a schiaffeggiarlo.DistribuzioneIl film fu proiettato per la prima volta in pubblico il 31 ottobre 1965 (v.c. n. 45471 del 28-7-1965). Fu distribuito anche in Francia ("Les poings dans les poches" - Hyères, maggio 1966 - 85'), Germania Occidentale ("Mit der Faust in der Tasche" - 5-12-1969 - 108'), Gran Bretagna ("Fists in the Pocket" - 1966 - 113') e Usa ("Fist in His Pocket" - 1968 - 105').NoteCollegamenti esternifilm drammaticiFilm diretti da Marco BellocchioFists in the Pocket
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http://www.lucacoscioni.it/risposta_a_avvenire
Gentile sig. Marco Tarquinio,desidero manifestarle i miei sentimenti di amarezza e di offesa per quanto da lei scritto nella parte finale dell’articolo “un’ipotesi inquietante”. Le garantisco fin da ora la massima correttezza e il massimo garbo, affinchè non siano disattese quelle condizioni di civiltà e di lealtà che sono propedeutiche a qualunque dibattito effettivamente democratico. Ritengo tuttavia che la realizzazione delle suddette condizioni non possa prescindere dal chiederle di circostanziare le sue affermazioni, in modo che risultino meno equivocabili e sibilline (sia il vostro parlare sì, sì, no, no…). Il mio riferimento è alla frase “In altre parole, crediamo che sia più che mai necessario fare una buona volta i conti con l'estremismo minatorio che si sta manifestando da mesi e con rabbiosa continuità nel nostro Paese. Senza crogiolarsi nella convinzione che sia un problema d'altri (il moltiplicarsi dei bersagli e delle invettive si sta facendo impressionante). E senza più illudersi che possa restare senza conseguenze nefaste l'andamento stordente, smodato e, a tratti, persino isterico che è stato preso da troppi dibattiti politici e dalle ritornanti polemiche (anche giornalistiche) sulle questioni sociali e antropologiche relative alla vita e alle relazioni umane.”La Chiesa, attraverso i suoi massimi rappresentanti, invoca spesso “il dialogo”: non credo sia un buon metodo per costruirlo quello di disconoscere le motivazioni dei propri interlocutori, e di disprezzarli a tal punto da insinuare una loro più o meno diretta responsabilità o concausalità nel determinarsi di forme criminali di opposizione; un’accusa di tale rilevanza deve essere supportata se non da prove, certamente dal dettaglio degli episodi e delle persone cui si riferisce; diversamente non si cerca il dialogo ma l’alterco, non si fa informazione ma propaganda. Io di lavoro faccio il medico, la mia quotidianità è avere a che fare con la sofferenza e con la morte, con la speranza e con la disillusione; ho impararato che mia responsabilità è anche (non secondariamente) quella di ascoltare la voce dei malati, e di amplificarla per quanto mi è possibile. E questa voce mi dice (fra le mille altre cose, che ho il privilegio e l’onere di apprendere da essa) che il problema del diritto all’autodeterminazione del cittadino malato e quello della libertà di cura (e di ricerca scientifica) esistono. Esistono incontrovertibilmente, a prescindere da quali conclusioni se ne vogliano trarre; esistono e sono problemi urgenti, perché riguardano le aspettative di persone che stanno soffrendo ora, oltre che la definizione normativa di diritti delle generazioni future. La vicenda di Piergiorgio Welby, che con ogni probabilità rientra nel novero di quelle da lei stigmatizzate, ha suscitato una riflessione per nulla superficiale o isterica, e ha consentito di mostrare con chiarezza quale sia il costo, in termini di dolore, di legiferare sul dettato di valori “non negoziabili”: converrà con me che (sempre a prescindere da quali conclusioni ciascuno vorrà trarne) si tratta di un effetto molto favorevole per la società, mettere i cittadini in condizione di sostenere le proprie idee responsabilmente e consapevolmente. Durante quei giorni ho praticato forme di comunicazione che lei riterrà forse “smodate”, digiunando per 16 giorni, partecipando a fiaccolate, veglie e altre manifestazioni - non “di protesta” ma di testimonianza; ho pubblicato articoli dove mi è stato possibile farlo, ho raccolto firme di cittadini su iniziative dell’Associazione Coscioni, ho partecipato a dibattiti pubblici, spesso con sacerdoti cattolici: mai alcuno dei miei interlocutori ha pensato o insinuato che io volessi fomentare alcunchè di violento, e dunque sono sorpreso dalla leggerezza con la quale l’impegno disinteressato e pazientemente costruttivo di tutti coloro che pongono all’attenzione delle istituzioni simili questioni, si trovi ora inzaccherato del peggior fango. Sono certo che vorrà dedicare alle mie parole un poco della sua attenzione, e specificare ai suoi lettori (io sono fra quelli) a quali specifiche circostanze si riferisca il suo timore, e da quali ragioni sia sostenuto, in modo da poterne verificare la fondatezza.Le porgo i miei migliori saluti
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http://it.wikipedia.org/wiki/Keyhole_Markup_Language
Keyhole Markup Language.Il KML'" ("'K'"eyhole "'M'"arkup "'L'"anguage) è un linguaggio basato su XML creato per gestire dati geospaziali in tre dimensioni nei programmi Google Earth, Google Maps e Google Mobile.La parola "keyhole" è un vecchio nome che viene dal software da cui deriva Google Earth; il software fu prodotto a sua volta dalla Keyhole, Inc che fu acquisita da Google nel 2004. Il termine "keyhole" ricorda il nome dei satelliti di ricognizione KH, il vecchio sistema di ricognizione militare statunitense.Il file KML specifica un set di elementi (segnalibri geografici, immagini, poligoni, modelli 3D, descrizioni ed etichette testuali...) da visualizzare in Google Earth, Map e Mobile. Ogni locazione ha obbligatoriamente una longitudine e una latitudine. Altri dati possono rendere la visualizzazione più specifica, come l'inclinazione, inquadratura e quota del punto di vista che insieme definiscono una "vista". KML condivide parte della sua grammatica strutturale con il GML.Alcune informazioni KML non possono essere viste in Google Maps o in Google Mobile.Spesso i file KML sono distribuiti come KMZ'", che sono file ZIP compressi con estensione ".kmz". Quando un KMZ viene decompresso, al suo interno è presente un singolo file "doc.kml", contenente tutti gli overlays e le icone referenziate nel KML.EsempioVoci correlateCollegamenti esterniGoogleXMLCartografiaFormati di fileKeyhole Markup Language
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http://it.wikipedia.org/wiki/HD_81502
HD 81502.HD 81502 è una stella gigante arancione di magnitudine 6,3 situata nella costellazione della Carena. Dista 2265 anni luce dal sistema solare.OsservazioneSi tratta di una stella situata nell'emisfero celeste australe. La sua posizione è fortemente australe e ciò comporta che la stella sia osservabile prevalentemente dall'emisfero sud, dove si presenta circumpolare anche da gran parte delle regioni temperate; dall'emisfero nord la sua visibilità è invece limitata alle regioni temperate inferiori e alla fascia tropicale. Essendo di magnitudine pari a 6,3, non è osservabile ad occhio nudo; per poterla scorgere è sufficiente comunque anche un binocolo di piccole dimensioni, a patto di avere a disposizione un cielo buio.Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale ricade nei mesi compresi fra febbraio e giugno; nell'emisfero sud è visibile anche per buona parte dell'inverno, grazie alla declinazione australe della stella, mentre nell'emisfero nord può essere osservata limitatamente durante i mesi primaverili boreali.Voci correlateCollegamenti esterniStelle di classe spettrale K
2,304,999
http://it.wikipedia.org/wiki/Cordelia_von_den_Steinen
Cordelia von den Steinen.BiografiaNasce in Svizzera nella città di Basilea dove frequenta il liceo e la Scuola di Arte e Mestieri. Nel 1963 arriva a Milano e si iscrive all'Accademia di Brera dove ha come maestro il grande Marino Marini. Nel 1965 si trasferisce a Roma e qui, grazie ad una borsa di studio conferitale dal Museo d'Arte di Basilea, vi lavora per un anno.Nell'estate del 1966, a Carrara conosce Pietro Cascella. Lavora a Pietrasanta, a parte un anno di soggiorno a Parigi dove vive e lavora nella Citè des Arts, fino al]1977. Nel 1972 nasce il figlio Jacopo. Dal 1977 col marito e il piccolo Jacopo si trasferisce nel castello della Verrucola di Fivizzano.Ha insegnato disegno e scultura, ha realizzato costumi teatrali e gioielli e sono tantissime le sue opere pubbliche e private, e nei musei, sparse in tutto il mondo.Alcune mostreBibliografiaCollegamenti esterni
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http://it.wikipedia.org/wiki/Fiat_Duna
Fiat Duna.La Duna'" è un'automobile prodotta dalla casa automobilistica italiana Fiat tra il 1987 ed il 1991.La nascitaNel febbraio del 1987 la Fiat decise d'esportare in Europa (con l'eccezione della Gran Bretagna poiché non è mai stata prevista la guida a destra), la "Duna", variante berlina a tre volumi, prodotta in Brasile e Argentina, della locale Uno (esteticamente, taglio del cofano a parte, identica alla "Uno" europea, considerando anche che la versione "WeekEnd" aveva i fanali derivati dalla Fiat Fiorino, ma meccanicamente derivata dalla 127, che meglio s'adattava ad affrontare le accidentate strade dell'America Latina).La nuova autovettura, disponibile anche in versione Weekend a cinque porte, era, in pratica, un'edizione per i mercati europei delle "Premio CS" brasiliane e delle "Duna" argentine.In particolare, benché la "Duna" europea fosse assemblata in Brasile, era in realtà identica a quella venduta in Argentina (la "Premio CS" aveva, infatti, carrozzeria a 2 porte).Se dal punto di vista estetico la "Duna" appariva come una "Uno" a tre volumi, sotto l'aspetto meccanico l'auto derivava dalla "Ritmo", di cui conservava le sospensioni a ruote indipendenti, la trazione anteriore e le trasmissioni manuali a 5 rapporti. I motori a benzina derivavano dal 1050 cc. della serie "Brasile", già montato sulle "127", mentre quello a gasolio era lo stesso della "Ritmo".Al momento del debutto erano disponibili, sia per la berlina che per la weekend, 3 versioni, corrispondenti ad altrettanti motori: la "Duna 60", con motore a benzina di 1116cc da 60cv; la "Duna 70", con motore (sempre a benzina) di 1301cc da 70cv e la "Duna DS", con motore diesel di 1697cc da 60cv.Nelle ambizioni della Casa torinese la "Duna" berlina doveva raccogliere l'eredità della mitica 128 degli anni settanta, mentre la "weekend" andava a rimpiazzare l'omonima versione (sempre assemblata in Brasile) della 127.L'estetica poco riuscita, l'orientamento del pubblico verso modelli più pratici (con portellone posteriore) e l'arrivo della ben più moderna e gradevole Tipo, relegarono la "Duna" ai margini del mercato.A peggiorare la situazione intervennero anche i notevoli problemi derivanti dall'oggettiva bruttezza estetica del modello, che fecero della piccola italo-brasiliana un bersaglio di scherno e satira.L'evoluzioneVisti i magri risultati di vendita nel 1989 la Fiat decise di intervenire esteticamente sul modello, riorganizzando al contempo la gamma in modo da favorire la versione "Weekend", che aveva ottenuto consensi leggermente superiori.Il restyling, comune sia alla berlina che alla station wagon, prevedeva una mascherina anteriore ridisegnata, nuovi fascioni laterali neri, paraurti modificati, diversi copriruota, montanti verniciati di nero opaco e modifiche di dettaglio agli interni. La berlina, inoltre, disponeva di una cornice nera in plastica a raccordo dei gruppi ottici (con "trasparente" modificato).La nuova gamma includeva due versioni berlina ("60" e "70") e due "weekend" ("70" e "DS").Nel Luglio del 1991 la "Duna" berlina venne tolta dai listini europei (ma in Sudamerica la produzione continuò fino al 2000), mentre la versione Weekend continuò ad essere commercializzata col nome di Elba e marchio Innocenti (di proprietà Fiat dal 1989).Altre versioniDalla "Duna Weekend" derivò anche il veicolo commerciale Fiat Penny'" (seguendo la consuetudine Fiat di dare il nome di monete ai veicoli commerciali) che si poteva avere solo con i finestrini posteriori lastrati e la paratia divisoria fissa, la cui produzione cessò nel 1991 assieme alle altre versioni.La satiraIn Italia la "Duna" gode di una notevole fama grazie alla satira che spesso l'ha usata per esemplificare un'automobile di bassa qualità (la rivista Cuore nel 1993 le dedicò addirittura un ironico calendario).Altri progettiCollegamenti esterniAutomobili Fiat|DunaFiat Duna
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http://it.wikipedia.org/wiki/Pierina_Boranga
Pierina Boranga.Attività didatticaPierina Boranga, di famiglia umile, al termine della scuola elementare venne avviata al lavoro, ma scoperta la sofferenza che era in lei per essere stata privata dello studio i genitori si adoperarono per farle frequentare la allora Scuola Normale.A 17 anni era già maestra. Nel 1915 si trasferì per svolgere il proprio ruolo di insegnante a MIlano e qui conobbe l'editore Paravia il quale si interessò agli studi della Boranga sulle piante spontanee. Nacque così il primo libro "La natura e il fanciullo",al quale ne seguirono altri due: "La strada" e" Le siepi " considerati classici della divulgazione scientifica. Contemporaneamente Pierina Boranga divulgava i suoi nuovi criteri di insegnamento attraverso conversazioni radiofoniche e articoli su riviste scolastiche.Nel 1927 tornò a Belluno, avendo vinto il concorso per la Direzione Didattica della sua città natale,dove continuò la sua opera di scrittrice, che non interruppe nemmeno col trasferimento ad Adria in qualità di Ispettrice. La sua opera fu fondamentale per far conoscere gli ambienti ecologici e indirizzare l'attenzione dei ragazzi all'osservazione scientifica. Ricordiamo in particolare "Avventure nel bosco; Avventure nell'orto; avventure nel prato, Avventure nello stagno; Avventure nei campi."La Boranga diffuse a Belluno il metodo Pizzigoni. Questa sua azione divulgativa culminò con la istituzione della scuola sperimentale Gabelli. La sua attività nella scuola è durata 50 anni, durante i quali si dedicò intensamente anche ad opere di assistenza ai bambini: fondò il Preventorio Antitubercolare e un Laboratorio di Tessoria.Nel 1956 le fu conferita la Medaglia d'Oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte in riconoscimento della sua opera, che si aggiunse a quella conferitale dal Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste nel 1952.Pierina Boranga morì il 17 giugno 1983. In suo onore le è stata dedicata una sala, in palazzo Crepadona, sede della Biblioteca comunale di Belluno.Personalità legate a Belluno|Boranga, Pierina
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http://it.wikipedia.org/wiki/Hanharr
Hanharr.List of Star Wars: Knights of the Old Republic characters#HanharrHanharr'" è un personaggio dell'universo espanso di Guerre Stellari.BiografiaHanharr era uno Wookiee che lavorava come cacciatore di taglie sul pianeta Nar Shaddaa.Tempo fa, quando la Czerka Corporation arrivò su Kashyyyk, Hanharr uccise la sua tribù con lo scopo di liberarli dalla schiavitù. Venne catturato e reso schiavo.Riuscì a fuggire, e si ritrovò sulla luna del contrabbandiere in cerca di un lavoro. Venne assoldato da Vogga the Hutt per cacciare una ragazza dai capelli rossi di nome Mira; tuttavia in uno scontro a fuoco con la donna rimase intrappolato in mezzo a delle mine che la cacciatrice aveva piazzato, facendole esplodere. Hanharr non morì, e la ragazza decise di salvarlo, legandolo a sé con un debito di vita, comune tra gli Wookiee.Hanharr pensò però che questo lo potesse indebolire, e non riuscì a decidersi riguardo alla scelta di ucciderla o lasciarla vivere. Quando Mira venne catturata da Visquis nel locale chiamato Jekk Jekk Tarr il suo socio Hanharr tentò di cogliere l'opportunità per ucciderla nell'arena.Hanharr fallì e perse i sensi per mano della ragazza. Venne salvato da Kreia, che lo rese suo schiavo e lo utilizzò per i propri scopi. Sul pianeta Malachor V, Hanharr venne rilasciato e dovette affrontare di nuovo Mira, per l'ultima volta. Mira dovette decidere se uccidere lo Wookiee oppure lasciarlo vivo.Scelte alternativeSe il giocatore sceglie il Lato Oscuro, Hanharr trionfa uccidendo la ragazza, pur vedendosi tradito dal suo socio Visquis. Hanharr entra a far parte del gruppo del giocatore, essendo ricattato da Kreia.ApparizioniCollegamenti esterniPersonaggi di Guerre StellariCacciatori di taglie immaginari
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http://it.wikipedia.org/wiki/Ophiacodontidae
Ophiacodontidae.Gli ofiacodontidi'" ("'Ophiacodontidae'") sono una famiglia di pelicosauri vissuti tra il Carbonifero superiore e il Permiano inferiore (305 – 270 milioni di anni fa). I loro resti sono stati rinvenuti in Europa e in Nordamerica.EvoluzioneQuesti animali sono considerati i più antichi sinapsidi conosciuti, anche se stranamente non i più primitivi. Apparvero nel corso del Carbonifero superiore con forme simili a lucertole ("Archaeothyris"), e in pochi milioni di anni divennero grossi predatori semiacquatici dal cranio alto e stretto ("Ophiacodon"). Si pensa che possano essere derivati dai varanopseidi (Varanopseidae), più primitivi ma conosciuti allo stato fossile solo a partire da pochi milioni di anni più tardi.CaratteristicheIl cranio degli ofiacodontidi era alto e stretto, munito di orbite arrotondate e posizionate in cima al cranio. Questa caratteristica fa supporre che questi animali fossero generalmente semiacquatici; la dentatura constava di una serie di denti allungati simili a canini nella parte anteriore del muso, adatti per intrappolare prede scivolose come i pesci; i denti posteriori erano più corti, anche se aguzzi (il nome "Ophiacodon" significa “dente aguzzo di serpente”). Il corpo degli ofiacodonti era in generale piuttosto voluminoso e allungato, e le corte zampe sporgevano ai lati. Alcune forme raggiunsero una taglia notevole: lo stesso "Ophiacodon" poteva sfiorare i tre metri di lunghezza. È possibile che proprio da questa famiglia derivarono gli sfenacodonti, posti sulla linea evolutiva dei mammiferi. Tra i vari ofiacodontidi noti, da ricordare anche l’europeo "Stereorhachis" e il nordamericano "Baldwinonus".PelicosauriOphiacodontidae
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http://www.ecowebnews.it/zara
Temi: elenco agriturismi - Agriturismi Luzzara Reggio - Agriturismi Luzzara ( RE ) - Agriturismi - Luzzara - zaraTemi: cronaca - trapani - Mazara - Vallo - tragedia - sfiorata - zaraTemi: cronaca - appuntamenti - messina - Longi - musica - cultura - zaraTemi: consigli viaggio - estero - salute - Contro - puntura - della - zanzara - zaraTemi: cronaca - catania - Catania - arrestati - spacciatori - zaraTemi: cronaca - regione - Mazara - Vallo - presentata - lofferta - zaraTemi: cronaca - trapani - Campobello - Mazara - sospesi - consiglieri - comunali - zaraTemi: cronaca - trapani - Mazara - Vallo - rivelazione - segreto - zaraTemi: cronaca - trapani - Campobello - Mazara - presunti - errori - zaraTemi: cronaca - trapani - Mazara - Vallo - picchia - fidanzata - zaraTemi: cronaca - regione - Sicilia - cinque - amministrazioni - insieme - contro - discariche - zaraTemi: cronaca - regione - Iniziativa - contro - discariche - abusive - zaraTemi: cronaca - palermo - Palermo - rinviati - giudizio - fiancheggiatori - boss - zaraTemi: cronaca - messina - Longi - sindaci - dellUnione - incontrano - zaraTemi: Torino animali - Torino ambiente - Pipistrelli - problema - zanzare - LAntea - risponde - zaraTemi: elenco agenzie - assicurazione - agenzie generali - Agenzie Generali Napoli - Agenzie - Generali - Napoli - zaraTemi: cronaca - messian - Longi - parco - avventura - zaraTemi: cronaca - trapani - Mazara - Vallo - trovato - cadavere - zaraTemi: cronaca - messina - Patti - sentenza - Grifone - zaraTemi: cronaca - messina - Longi - arrivo - fondi - zaraTemi: cronaca - messian - CastellUmberto - frana - rabbia - pensionato - aggredisce - zaraTemi: Aziende - Pasta - Zara - vendite - crescono - zaraTemi: cronaca - trapani - Marsala - rinviato - processo - zaraTemi: Lazio - Zarate - Cruz - Indagine - sugli - acquisti - Zarate - Cruz - zaraTemi: Lazio svegliati da questo - Sport - Rocchi - Lazio - svegliati - questo - incubo - zaraTemi: cronaca - trapani - Mazara - Vallo - sequestro - beni - zara(fonte video You Tube) Note: la presente visualizzazione del video e dei titoli in questa pagina è automatica da YouTube. Il file video è residente su YouTube, i titoli sono messi a disposizione tramite RSS automatici. L'automaticità impedisce qualsiasi controllo da parte nostra sui contenuti degli stessi. Decliniamo ogni responsabilità sui contenuti video e testuali (titolo, tags). Per eventuali richieste di chiarimenti o per richiedere la rimozione del video invitiamo a contattare direttamente YouTube.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Fuzzy_Vandivier
Fuzzy Vandivier.La carrierra nella High SchoolFu un noto giocatore di pallacanestro liceale e collegiale durante gli anni venti. Al Franklin High School condusse la squadra, soprannominata "Franklin Wonder Five", alla vittoria di tre campionati di stato (1920, 1921, 1922). Questa squadra detenne il record incredibile di 89vittorie e di sole 9 sconfitte,infatti è considerata la più grande squadra a livello di High School dell'Indiana di tutti i tempi.Vandivier è stato nominato tre volte nell' All State (1920, 1921, 1922), diventando il primo giocatore a realizzare questo primato (solo John Wooden, Oscar Robertson e George McGinnis lo ripeteranno). John Wooden, allenatore incluso nella Basketball Hall of Fame, considera Vandivier il più grande giocatore di pallacanestro liceale di tutti i tempi.Il collegeSeguitando la sua prestigiosa carriera liceale, Vandivier frequentò il Franklin College (1922-1926). In ogni anno fu nominato nell' All State, e nel 1926 fu nella All-Midwest College All-Star. A causa di un infortunio alla schiena nel suo anno da senior, la carriera come giocatore di Vandivier ebbe un periodo di stop. Dopo essersi laureato alla Franklin, ritornò come allenatore di pallacanestro al suo liceo. Vandivier allenò il Franklin High School dal 1926 al 1944, guidando la squadra alle finali di stato nel 1939.Fuzzy Vandivier
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http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Monza
Marco Monza.CarrieraCresciuto nel Lecchese, entra poi nelle giovanili del Como.Nella stagione 1984-1985 viene ceduto in prestito all'Ospitaletto, squadra bresciana che partecipa al campionato di C2 nel girone B con la quale, nella stagione 1986-1987, vince il campionato ottenendo la promozione in C1.L'anno successivo (1986-1987) approda al Bologna, neo promossa nella serie cadetta e con il nuovo allenatore Gigi Maifredi. La stagione lo vede titolare, collezionando 32 presenze ed una rete e la squadra vince il campionato Serie B riconquistando la massima serie.La stagione successiva è quella del debutto in Serie A, collezionando, sempre con il Bologna, 29 presenze ed una rete nelle gare di campionato. La squadra ottiene la salvezza classificandosi al 14º posto, 2 punti sopra la soglia della retrocessione.Sempre con la squadra bolognese gioca in Coppa Italia (7 presenze) e in Mitropa Cup (3 presenze).Chiude la carriera agonistica nel 1994 in Serie C2, nelle file del Lecco.Attualmente è responsabile della reparto di Scuola Calcio della societa di Eccellenza, S.S. Luciano Manara di Barzanò (LC).PalmarèsClubNote
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http://osdev.altervista.org/doku/doku.php?id=djgpp_osdev_mt
Per prima cosa, scarica l’ultima versione delle binutils. (Io ho usato binutils-2.9.1.tar.gz). Ti servono le binutils semplici, non quelle per Linux, non quelle per DOS, etc... quelle semplici che si trovano su qualunque sito con archivio GNU.Una volta che hai scaricato le binutils, se hai MENO di 64mb di memoria, cambia le proprietà della tua dosbox e inserisci manualmente il valore 65535 nella box fornita per la memoria EMS, XMS e DPMI (usando i selettori nella box non potrai inserire il valore così dovrai scriverlo a mano).
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http://it.wikipedia.org/wiki/Abashiri_Family
Abashiri Family.è una serie manga concepita da Go Nagai, pubblicata sulla rivista "Shōnen Champion". Conclusi i quattro anni di pubblicazione della serie, alcuni dei suoi personaggi appaiono con nominativi diversificati nell'anime "Cutie Honey" ed i suoi seguti.La serie fu riproposta in formato video OAV nel 1992, completata in quattro episodi, pubblicata in America del Nord dalla ADV Films.OrditoLa famiglia mafiosa più conosciuta e rinomata al mondo è sul solco di decadere, essendo stato rivelato il segreto del terzo membro della famiglia, Kikunosuke, l'assoiato più influente. A peggiorare tutto, inoltre, è l'iscrizione del giovane Kikunosuke in uno dei più prestigiosi e facoltosi licei in Giappone; a differenza degli altri licei, in questo qui, Kikunosuke imparerà letali ed apatiche tecniche di combattimento, diventando studente di psicopatici e schizofrenici.Solo alcuni degli scolari tenteranno di ribellarsi, benché tutti siano comandati dall'impudico Abashiri: la vita di Kikunosuke è destinata a rettificarsi.Live-actionUn film in live-action, includendo Erika Tonooka (affiliata delle Idoling!!!) e diretto da Teruyoshi Ishii, verrà presentato a Tokyo il 21 Novembre 20009.ContinuitàI personaggi Daemon, Kichiza, Naojiro e Goemon apparirono tutti nella serie seguente di Go Nagai, Cutie Honey. In esso, Daemon transla in Hayami Danbei, mentre Kichiza diventa Hayami Junpei. Naojiro compare in seguito come nipote di Danbei e sovrintendente della "Scuola Paradiso". Goemon diventa Naojiro, insegnante della "Scuola Paradiso".Kikunosuke appare nel manga Mazinger Angels come pilota dell' Iron Z (nome modificato dell'Energer Z, prototipo di Mazinger Z). Come il tradizionale Mazinger e Grendizer ci sono Sayaka Yumi, Grace Maria Fleed, Hikaru Makiba e Jun Hono durante la battaglia verso l'Impero Vegan (l'antagonista pristino del Duca Fleed nella serieGrendizer).Collegamenti esterniSeinenMangaAnime per titoloThe Abashiri Family
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http://it.wikipedia.org/wiki/Banana_Yoshimoto
Banana Yoshimoto.Dal 2003 scrive il suo nome in hiragana.BiografiaBanana Yoshimoto, figlia di Takaaki Yoshimoto (noto anche come Ryūmei Yoshimoto), uno dei più importanti e famosi filosofi e critici giapponesi degli anni sessanta, è nata a Tokyo il 24 luglio 1964. La sorella di Banana, Haruno Yoiko, è una conosciuta disegnatrice di anime giapponesi.Essendo nata in una famiglia progressista, la Yoshimoto acquisì velocemente il valore dell'indipendenza in tenera età.Si laureò al college delle arti della Nihon University con una specializzazione in letteratura. Durante quel periodo prese ad usare il suo pseudonimo, Banana, un nome che giudica "carino" e "prepotentemente androgino".Nel 1987, mentre lavora come cameriera in un golf-club, Banana comincia la sua carriera di scrittrice. Uno degli autori che la influenza maggiormente è Stephen King, specialmente per quanto riguarda le sue storie non horror. Con il migliorare della scrittura viene molto influenzata anche da alcuni pesi massimi della letteratura come Truman Capote e Isaac Bashevis Singer.Il suo primo libro, "Kitchen", ebbe un successo immediato con oltre 60 ristampe nel solo Giappone. Due film sono stati inoltre girati sul romanzo, uno per la TV giapponese e una versione prodotta a Hong Kong da Yim Ho nel 1997. Banana vinse, sempre per "Kitchen", il 6th Kaien Newcomer Writers Prize nel novembre del 1987, l'Umitsubame First Novel Prize ed infine il 16° Izumi Kyoka Literary Prize nel gennaio del 1988.Un altro dei suoi libri, "Tsugumi", venne tramutato a sua volta in un film diretto da Ichikawa Jun nel 1990. Il libro tuttavia riscosse pareri contrastanti. Diversi critici pensano che parte del suo lavoro sia superficiale e commerciale; i suoi lettori al contrario pensano che nei suoi libri descriva perfettamente cosa vuol dire essere giovani e frustrati nel Giappone moderno e nelle sue odissee emotive e psicologiche che presenta nei personaggi chiunque può esserne ritratto. La Yoshimoto stessa identifica i suoi due temi principali nello "sfinimento della gioventù nel Giappone contemporaneo" e "il modo in cui le esperienze terribili influiscano nella vita di una persona". I suoi libri possono essere divertenti e di svago, ma hanno sempre riferimenti all'ideologia tradizionale giapponese e contengono riflessioni sulla vita, la morte, l'amicizia, l'amore e la ragione, temi molto cari alla scrittrice, a cui piace farli percepire tra i limiti nelle sue opere.La sua scrittura è penetrante, ammaliante ed intensa con alcuni sprazzi di humor.Sebbene i critici non la considerino ancora una "grande" della letteratura, la Yoshimoto ha dichiarato di voler vincere il Premio Nobel per la Letteratura edInoltre Banana ha vinto la 39° edizione del Best Newcomer Artists nell'agosto 1988 per "Kitchen" e "Utakata/Sankuchuari". Nel marzo del 1989 "Tsugumi" vinse il 2nd Yamamoto Shugoro Literary Prize mentre nel 1994 il suo primo libro di più mole, "Amrita", conquistò il premio Murasakishikibu.I suoi lavori consistono in quindici romanzi e sette collezioni di scritti (che includono "Pineapple Pudding" e "Song From Banana"). I suoi lavori hanno venduto più di sei milioni di copie in tutto il mondo. Fra i suoi temi preferiti ci sono l'amore e l'amicizia, la potenza della casa e della famiglia e gli effetti della perdita sull'animo umano.A discapito del suo successo, la Yoshimoto rimane coi piedi per terra. È molto restia alla celebrità, ogni volta che appare in pubblico evita il trucco e si veste sobriamente. Sembra incurante delle cattive recensioni (a dispetto delle quali i suoi romanzi vendono molto bene). Banana tiene la sua vita personale al di fuori del grande pubblico, facendo filtrare davvero poco sul marito musicista e sul figlio Manachinko (nato nel 2003). Al contrario, parla molto della sua scrittura. Ogni giorno si prende almeno mezz'ora per scrivere al computer, dicendo "tendo a sentirmi colpevole perché scrivo queste storie quasi per divertimento". Tiene un giornale on-line per i suoi lettori anglofoni.Nel 1998 ha scritto la prefazione all'edizione italiana del libro "Ryuichi Sakamoto. Conversazioni" del musicologo Massimo Milano.È noto il suo legame particolare per l'Italia che ama e apprezza come i suoi (illustri) amici italiani.Le sue opere sono tradotte in italiano da Giorgio Amitrano e da Alessandro Giovanni Gerevini; ed è in italiano che viene tradotto per la prima volta Kitchen.Le opere di Yoshimoto vengono spesso paragonate ai manga per le situazioni descritte e per i loro protagonisti.Tra le sue amicizie rientra Kyoko Okazaki, famosa autrice di Shojo manga di grande successo nei primi anni '90.Opere pubblicate in Italia in ordine cronologicoOpere in italiano su Banana YoshimotoAltri progettiCollegamenti esterniScrittori legati all'ItaliaBanana Yoshimoto
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http://it.wikipedia.org/wiki/Aegidius_Tschudi
Aegidius Tschudi.Lui, suo fratello Peter, morto in giovane età nel 1532 a Coira, e suo cugino Valentine Tschudi (1499-1555) furono allievi di Ulrich Zwingli (1484-1531).Dopo aver ricoperto diversi incarichi nel suo Paese tra cui quello di supremo magistrato, nel 1559 gli fu riconosciuta la patente di nobiltà dall’imperatore Ferdinando I presso cui era stato inviato in veste di ambasciatore.Inizialmente di tendenze politiche moderate, andando avanti con gli anni aderì sempre più alla causa della Controriforma; ciò nonostante è oggi conosciuto come lo storico della Confederazione elvetica anche se la sua credibilità è stata notevolmente ridimensionata dalla critica moderna.Raccolse materiale per la pubblicazione di tre opere principali, di cui prima nessuno aveva mai messo in discussione l’autenticità delle fonti, opere che furono pubblicate in parte molto tempo dopo la sua morte.Nel 1528 scrisse "Die uralt warhafftig Alpisch Rhætia" ossia "De prisca ac vera Alpina Rhætia", che fu pubblicato nel 1538 in latino e in tedesco; opera su cui si sono basati tutti gli storici svizzeri successivi fino al XIX secolo.Dopo di allora la sua opera è stata ridimensionata in seguito a ricerche che hanno evidenziato la parte leggendaria in essa contenuta, come la storia di Guglielmo Tell, così come l’inesistenza, o addirittura l’alterazione, di reperti archeologici da lui citati a supporto delle origini romane relative a Glarus e persino quelle della sua famiglia d'origine con l’intento di farle risalire al X secolo.Frutto di invenzione si è dimostrata anche la sua pretesa di far risalire le origini del suo paese natale, Glarus, a antichissimi diritti feudali di poche famiglie nobili locali, mentre la verità storica è che Glarus fu sempre un libero comune retto democraticamente.Nel 1758 fu stampato "Beschreibung Galliae Comatae" dall’editore Gallati, che era solo l’introduzione alla sua progettata opera magna chiamata "Chronicon helveticum", la cui parte relativa il periodo dal 1001 al 1470 fu edita da Johann Rudolf Iselin in due riprese (1734-1736). Il resto dell’opera rimase allo stadio di bozza. Questa edizione è ancora oggi molto apprezzata per le sue descrizioni topografiche della antica "Helvetia" e della "Rhaetia".Morì il 28 febbraio 1572. Il suo epistolario completo non è mai stato pubblicato.NoteBibliografiaAltri progettiCollegamenti esterniTschudi|AegidiusAegidius Tschudi
1,725,413
http://it.wikipedia.org/wiki/Irina_Demick
Irina Demick.È ricordata soprattutto per aver partecipato ai film "Il giorno più lungo", del 1962, e "Il clan dei Siciliani" al fianco di Alain Delon e Jean Gabin, girato nel 1969 con la regia di Henri Verneuil.Ha recitato inoltre in "Tiffany memorandum" (1967, a fianco di Luigi Vannucchi), "Quella chiara notte d'ottobre" (1970, con Anita Ekberg), "Femmine carnivore" (stesso anno), "Goya, historia de una soledad" (1971, in cui interpretava il ruolo di Maria Cayetana, Duchessa d'Alba), "Ragazza tutta nuda assassinata nel parco" (1972, con Robert Hoffmann) ed "Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea" (stesso anno, e l'ultimo del quale risulta accreditata).BiografiaDi famiglia originaria della Russia, cresciuta nel Coulommiers, iniziò la carriera come fotomodella a Parigi. Dopo una piccola parte nel film francese "Julie la rousse" (1959), determinante fu l'incontro con il produttore cinematografico statunitense Darryl F. Zanuck che la volle nel "cast" de "Il giorno più lungo", ambientato nella Normandia dello sbarco alleato durante la seconda guerra mondiale.La sua carriera è proseguita da allora con altri film quali "OSS segretissimo" (1963), "La vendetta della signora" (a fianco di Ingrid Bergman e Anthony Quinn), "Poi ti sposerò" (stesso anno) con Catherine Deneuve e Jean-Pierre Cassel e "Il giorno dopo" (1965), girato con Cliff Robertson e Red Buttons.Nel 1965 recitò sette ruoli diversi (ciascuno per una nazionalità differente) in "Quei temerari sulle macchine volanti".Dopo aver girato alcuni altri film - fra cui "Prudence and the Pill", nel 1968, e "Il clan dei Siciliani" l'anno successivo - si ritirò nei primi anni settanta dalle scene stabilendosi negli Stati Uniti.FilmografiaCollegamenti esterniIrina Demick
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http://it.wikipedia.org/wiki/Roman_de_Renart
Roman de Renart.Il "Roman de Renart" ("Romanzo di Renart") è una raccolta di racconti medievali francesi del XII e XIII secolo, nei quali vediamo agire degli animali al posto degli esseri umani.Si tratta di favole satiriche, tra i primi esempi di letteratura borghese medievale insieme ai "fabliaux", brevi racconti indipendenti, scritti talvolta in prosa ma il più delle volte in versi ottosillabici in lingua d'oïl ossia antico francese. La loro natura anonima e aperta ha favorito lo sviluppo di rami diversi, redatti nel corso dei secoli da autori diversi: il protagonista rimane comunque Renart la volpe, affiancato dal lupo Ysengrin e dal re-leone, e volta a volta da numerosi altri personaggi e animali. In totale il romanzo conta 30 mila versi in rima baciata.I testiOrigineI testi, come sono stati conservati fino a oggi, derivano da una lunga tradizione di racconti latini con animali protagonisti, come lYsengrimus" o altre fiabe esopiche che nel Medioevo venivano raggruppate in raccolte denominate "Isopet". L'origine di questi racconti può essere rintracciata nelle favole popolari o in fonti più dotti di autori greco-latini (come Esopo appunto), oppure in scritti alto-medievali, come per esempio: la "Disciplina clericalis", raccolta di "exempla" (racconti moraleggianti) di origine orientale composta in latino nel 1110 circa dal sefardita Pietro Alfonso, che getta le basi di "fabliau" poi molto diffusi in tutta Europa e nella quale possiamo riconoscere una prima elaborazione del quarto ramo del "Roman de Renart" (il "Renart e Ysengrin nel pozzo"); l'"Ysengrimus", composto dal chierico fiammingo Nivardo di Gand nel 1148-1149 in 6500 versi in distici latini, nel quale si trova per la prima volta il personaggio di Reinardus; i "lai" di Maria di Francia del 1152.Si noti che il "Roman de Renart" non è propriamente un romanzo, ma un insieme eterogeneo di racconti di diversa lunghezza, chiamati "rami" ("branche") fin dal Medioevo: se ne contano 25-27 dai 300 ai 3000 versi, raggruppati in raccolte a partire dal XIII secolo. Il primo ramo, il più antico (circa 1170), è attribuito a Pierre de Saint-Cloud.Non si può dire che esista un testo originale completo in francese, ma ne possediamo diversi manoscritti e diverse continuazioni e adattamenti, come la prima traduzione tedesca del 1170 da parte di un troviere chiamato Heinrich der Glichezâre ("Enrico l'Ipocrita"), che scrisse in Alsazia un "Reinhart Fuchs" proclamandolo autobiografico. Intorno al 1250 poi si trova un "Reinaert de Vos" in fiammingo composto in due parti da due autori diversi, dei quali il primo, il troviere Willem, era un poeta abbastanza talentuoso.Gli autoriIl primo degli autori a noi noti è Pierre de Saint-Cloud, che compose forse verso la metà del XII secolo i primi rami del ciclo con le avventure di Renart con Hersent e Ysengrin che poi tutti gli autori successivi ripresero.Un altro autore chiaramente identificato è Richard de Lison.I ramiI rami variano a seconda delle edizioni; si identificano tuttavia:I personaggiOrigine dei nomiRenard (o Renart) deriva da un nome proprio di origine germanica, "Raginhard" ("ragin" = consiglio, "hard" = duro): al giorno d'oggi in Germania Reinhart è d'altronde un patronimico abbastanza diffuso. Nel Medioevo, esso è solo il nome proprio del protagonista del romanzo, dal momento che in francese antico la volpe viene detta "goupil": il nome è poi passato in francese moderno a designare l'animale per antonomasia. In un poema di Nivard del 1148, si ritrovano alcuni degli animali del "Roman de Renart" con lo stesso nome, ormai fissato nella tradizione, come "Reinardus" la volpe, "Balduinus" l'asino, "Bruno" l'orso. Si ritrovano pure nella traduzione tedesca del Glichezâre: "Reinhart" per Renart, "Dieprecht" per Tibert, "Diezelin" per Tiécelin; è notevole come questi nomi, di origine germanica, siano stati latinizzati per passare in francese, e poi riadattati in senso tedesco e infine ri-francesizzati (ad esempio il merovingico - quindi germanico - "Reinhardt" diventa "Reynard" o "Reynart", ripreso tale e quale in tedesco, poi latinizzato in "Reinardus" da cui "Renardus" per diventare finalmente "Renard" o "Renart")...Ysengrin il lupo, invece, deriva dal fiammingo "Ysen-grin" che significa "feroce come il ferro" o più concretamente "casco di ferro".Personaggi principaliPersonaggi minoriPersonaggi male identificatiFortuna nella tradizione letterariaIl "Roman de Renart" ha avuto notevole successo nella letteratura, soprattutto tedesca, successiva: in particolare si segnalano la versione di Heinrich e quella di Goethe.CinemaDal "Roman de Renart", attraverso la versione goethiana, è stato tratto nel 1937 il lungometraggio a pupazzi animati Una volpe a corte.Collegamenti esterniAltri progettiLetteratura medievale franceseRacconti francesiFavoleReynard
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http://www.webmasterpoint.org/news/news_stampa.asp?id=33030
http://www.webmasterpoint.org/news/trovati-film-pirati-in-google-video_p30205.htmlhttp://www.webmasterpoint.org/news/creato-finto-sito-scaricare-film-pirata-trovare-gli-utenti-denunciarli_p29373.htmlhttp://www.webmasterpoint.org/news/Traffico-Internet-il-90-ancora-dominato-dal-P2P-e-continua-a-crescere-la-pirateria_p29831.htmlhttp://www.webmasterpoint.org/news/Aziende-che-usano-software-pirata-chi-le-denuncia-pu-ricevere-un-premio-fino-a-un-mln-di-dollari_p29363.htmlhttp://www.webmasterpoint.org/news/Filtrare-siti-con-file-pirata-lo-sta-pensando-di-fare-il-pi-importante-provider-Usa_p29176.htmlhttp://www.webmasterpoint.org/news/P2P-i-film-pi-scaricati-nei-circuiti-di-file-sharing-Assegnati-gli-oscar-da-The-Pirate-Bay_p27333.html
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http://it.wikipedia.org/wiki/Cardinal_nipote
Cardinal nipote.Pietro Ottoboni, l'ultimo cardinal nipote, ritratto da Francesco TrevisaniUn cardinal nipote'" (in latino "cardinalis nepos") è un cardinale creato da un papa che sia suo zio o, più in generale, un suo parente. L'usanza di creare cardinali nipoti ebbe origine nel medioevo, ma raggiunse la massima diffusione durante i secoli XVI-XVII. Il vocabolo "nepotismo" si riferiva originariamente proprio a questa pratica, senza accezioni negative. A partire dal periodo della permanenza del papato ad Avignone (1309-1377) fino alla bolla di Innocenzo XII "Romanum decet pontificem" (1692), che proibiva il nepotismo, un papa senza cardinal nipote era l'eccezione. Ogni altro papa fece entrare almeno un parente nel Sacro Collegio dei Cardinali, e nella maggior parte dei casi si trattava del nipote.L'istituzione del cardinal nipote andò incontro a cambiamenti ed evoluzioni nel corso di sette secoli, risentendo dei mutamenti del contesto della storia del papato e delle diverse personalità dei singoli pontefici. Dal 1566 al 1692, il cardinal nipote deteneva l'ufficio curiale di Sovrintendente dello Stato Ecclesiastico'", e i due termini erano usati indifferentemente. L'ufficio curiale e l'istituzione decaddero in concomitanza con la crescita del potere del Cardinale Segretario di Stato e con la progressiva perdita di centralità politica dello Stato pontificio nel corso del XVII e XVIII secolo.Furono cardinali nipoti 16, e probabilmente fino a 18 papi (Giovanni XIX, Benedetto IX, Gregorio IX, Alessandro IV, Adriano V, Gregorio XI, Bonifacio IX, Eugenio IV, Paolo II, Alessandro VI, Pio III, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Benedetto XIII e Pio VII, forse anche Innocenzo III e Benedetto XII), un antipapa (Giovanni XXIII) e due o tre santi (Carlo Borromeo, San Guarino di Palestrina e forse Anselmo di Lucca, nel caso sia stato effettivamente cardinale).StoriaPrima del 1566Durante il periodo della cattività avignonese (1309-1377), il numero dei cardinali nipoti aumentò rapidamente (nella foto, il palazzo dei Papi di Avignone).La creazione di cardinali nipoti è precedente alla supremazia dei cardinali all'interno della gerarchia della Chiesa cattolica romana, che si fa datare alla bolla "In nomine Domini" di Niccolò II del 1059, che stabiliva che i soli cardinali-vescovi avrebbero avuto la facoltà di eleggere il pontefice, con il consenso dei cardinali-preti e dei cardinali-diaconi. Il primo cardinal nipote sembra sia stato infatti Lotario seniore, cugino di papa Benedetto VIII (1012-1024), creato nel 1015 circa. Benedetto VIII creò anche il fratello Giovanni (il futuro papa Giovanni XIX) e il cugino Teofilatto (futuro papa Benedetto IX) cardinali diaconi.. Forse il primo cardinal nipote posteriore al 1059 fu Anselmo di Lucca, nipote o fratello di papa Alessandro II (1061-1073), tuttavia fino alla fine del XII secolo si tratta solo di casi presunti, o perché il legame di parentela fra il papa e il cardinale non è dimostrato, o perché non è certa l'elevazione al cardinalato del parente del papa. Tuttavia, è certo che, nel XIII secolo, la nomina a cardinali di parenti del papa era una pratica comune.Papa Paolo III con il cardinal nipote Alessandro Farnese (a sinistra) e l'altro nipote, Ottavio Farnese, duca di Parma (a destra), nel celebre dipinto di TizianoSecondo lo storico John Bargrave, "il Concilio di Basilea, nella ventunesima sessione, stabilì che il numero dei cardinali non dovesse superare le 24 unità, e che non dovesse esservi compreso nessun nipote del papa o di un altro cardinale (Sessione 23)".Ranuccio Farnese fu creato cardinale dal nonno, Paolo III, all'età di 15 anni.Papa Clemente VI (1342-1352) fu colui che creò il maggior numero di cardinali nipoti, sei solo nel concistoro del 20 settembre 1342, il più alto numero di cardinali nipoti creati contemporaneamente. La capitolazione del conclave del 1464 impose al papa eletto (Paolo II) il limite di un solo cardinal nipote, assieme ad altre condizioni studiate per aumentare il potere del collegio cardinalizio a scapito di quello del papa.Il V Concilio Lateranense, nel 1514, affermò che la sollecitudine verso i parenti era raccomandabile per il cristiano, e la creazione di cardinali nipoti fu spesso consigliata o giustificata con la necessità di provvedere a familiari bisognosi. Un cardinal nipote, di regola, poteva aspettarsi incarichi remunerativi: ad esempio, Alessandro Farnese, cardinal nipote di papa Paolo III (1534-1549) deteneva simultaneamente 64 benefici, in aggiunta alla carica di vice-cancelliere.Papa Paolo IV (1555-1559), in età avanzata, secondo l'opinione comune all'epoca, "era caduto quasi completamente sotto l'influenza del cardinal nipote": costui, Carlo Carafa, fu accusato nell'agosto del 1558 da un religioso teatino di aver sedotto una nobildonna romana, Plautila de' Massimi, che era entrata in possesso di una notevole quantità di denaro e gioielli, ma le accuse furono respinte dal pontefice. San Carlo Borromeo, cardinal nipote di papa Pio IV (1559-1565), si era assicurato una posizione di preminenza sul "secretarius intimus", e talvolta infatti il cardinal nipote era indicato come "secretarius maior". Pio IV era noto per il suo nepotismo: tra il 1561 e il 1565 elargì più di 350.000 scudi ai suoi parenti.1566-1692Papa Pio V, qui ritratto da El Greco, creò l'ufficio curiale del cardinal nipote il 14 marzo 1566.Dopo il Concilio di Trento (1563), papa Pio V (1566-1572) creò l'ufficio di Sovrintendente dello Stato Ecclesiastico, che doveva occuparsi degli affari temporali dello Stato pontificio e delle relazioni diplomatiche con le potenze straniere. Dopo aver tentato senza successo di dividere questi compiti fra quattro cardinali a lui non imparentati, Pio V cedette alle richieste del Collegio dei Cardinali e dell'ambasciatore spagnolo, e nominò sovrintendente il suo pronipote, Michele Bonelli, indicando le sue competenze con una bolla del 14 marzo 1566. Tuttavia, il papa si rifiutò sempre di accordare qualsiasi potere realmente autonomo al Bonelli.Il cardinal nipote (chiamato anche "cardinale padrone" o "Secretarius Papae et superintendens status ecclesiasticæ") era un legato pontificio della Curia Romana, più o meno l'equivalente del Cardinale Segretario di Stato, che infatti ereditò gran parte delle sue funzioni quando la carica di cardinal nipote fu abolita nel 1692. La carica è stata accostata dagli storici a quella di un "primo ministro" o "alter ego" del papa o "vice-papa". Il cardinal nipote era di solito creato nel corso del primo concistoro presieduto dal nuovo papa, e la sua nomina veniva tradizionalmente festeggiata con una salva di cannone da Castel Sant'Angelo.Il cardinal nipote era il governatore spirituale e temporale del Contado Venassino, che comprendeva il Palazzo ove i papi avevano risieduto negli anni di Avignone; nel 1475, papa Sisto IV elevò la diocesi di Avignone ad arcidiocesi, a beneficio di suo nipote Giuliano della Rovere.Papa Innocenzo X nominò il figlio, il nipote e il cugino di sua cognata, Olimpia Maidalchini, all'ufficio curiale di cardinal nipote.I contorni dell'ufficio di cardinal nipote vennero definiti in modo sempre più preciso dai successori di Pio V fino a Paolo V (1605-1621). Il cardinal nipote era anche il destinatario per la corrispondenza di nunzi e legati pontifici e il prefetto di due Congregazioni, la Sacra Consulta e la Congregazione del Buon Governo. Era inoltre il capitano generale dell'esercito papale e "un canale attraverso cui passavano in una direzione benefici e nell'altra oro".Tuttavia, queste prerogative acquistavano un pieno valore solo durante i pontificati di papi deboli: generalmente, i cardinali nipoti non erano che riflessi del papa regnante, espressioni della sua volontà.Sebbene papa Leone XI (1605) morì prima di elevare al cardinalato suo nipote, Roberto Ubaldini, questi fu creato cardinale dal successore di suo zio, Paolo V, nel 1615, divenendo così una sorta di cardinal nipote "postumo".Alcuni storici considerano Scipione Caffarelli-Borghese, nipote di Paolo V, il "prototipo" del cardinal nipote, creato, a differenza dei suoi predecessori, "per conseguire e assicurare la permanente ascesa sociale ed economica della famiglia del papa regnante tra le file dell'aristocrazia romana". Ad esempio, nel 1616, secondo una pratica che il Concilio di Trento aveva cercato invano di eliminare, 24 delle 30 abbazie detenute in commenda dal cardinale Borghese vennero ridistribuite. Un'analisi completa delle finanze del cardinale Borghese, basata su alcuni libri di conti, è stata tentata da Reinhard Volcker, e getta luce sulle strategie usate da Borghese per accumulare ricchezze, non solo di provenienza ecclesiastica, durante il pontificato di suo zio, strategie ritenute da Volcker esemplari del comportamento delle famiglie papali nel periodo barocco. Si calcola che Paolo V Borghese trasferì alla sua famiglia circa il 4% del totale delle entrate della Santa Sede durante il suo pontificato.Papa Gregorio XIV (1590-1591) inaugurò la pratica di creare cardinali nipoti la cui investitura formale coincideva "de facto" con la nomina, separandola così dalla prassi ordinaria seguita per gli altri cardinali, e, quando si ammalò, autorizzò suo nipote, il cardinale Paolo Emilio Sfondrati, ad apporre il "Fiat ut petitur" sulle suppliche rivolte al papa, una prerogativa che fu successivamente tolta su pressione del Sacro Collegio. Paolo V, con "motu proprio" del 30 aprile 1618, conferì formalmente al suo cardinal nipote la stessa autorità di cui papa Clemente VIII aveva investito Pietro Aldobrandini, inaugurando quella che la storica Laurain-Portemer definisce "l'età classica" del nepotismo.Il nipote di papa Gregorio XV (1621-1623), il cardinale Ludovico Ludovisi, il primo noto come "il cardinale padrone", accumulò un'enorme mole di benefici, il vescovado di Bologna, 23 abbazie, la carica di prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, la carica di vice-cancelliere di Camerlengo di Santa Romana Chiesa, e riuscì, alla sua morte, a ridistribuire gran parte di essi fra 17 dei suoi congiunti. Tutti questi benefici rendevano al Ludovisi più di 200.000 scudi all'anno, tanto che Leopold von Ranke lo definì il più potente fra i cardinal nipoti della storia. È da notare che ai cardinal nipoti venne concessa la "facultas testandi" per nominare eredi dei ricavi dei loro benefici anche parenti laici: Urbano VIII (1623-1644) riunì due commissioni speciali di teologi, ed entrambe avallarono questa decisione.Non tutti i cardinali nipoti lo erano in senso stretto: in effetti, la storica del papato Valérie Pirie considera il fatto di non avere un nipote "un formidabile elemento a favore di un candidato papabile", perché lasciava libera la posizione per un cardinale alleato. Ad esempio, papa Clemente X nominò il cardinale Paluzzo Paluzzi-Altieri, il cui nipote aveva sposato Laura Caterina Altieri, ultima esponente della famiglia del papa. Molti storici ritengono che Olimpia Maidalchini, cognata di papa Innocenzo X (1644-1655), fosse "de facto" il vero "cardinal nipote", posizione formalmente occupata prima da suo figlio, Camillo Pamphilj, poi, dopo che questi aveva rinunciato alla porpora per sposarsi, da suo nipote, Francesco Maidalchini, e infine, dopo che Francesco si era dimostrato non adatto, da Camillo Astalli, suo cugino. Secondo la battuta di Ludwig von Pastor, "la sfortuna di papa Pamphilj fu che l'unica persona della sua famiglia che aveva le qualità giuste per essere cardinal nipote era una donna".Papa Innocenzo XI (1676-1689), invece, disapprovava la pratica nepotistica e accettò la sua elezione al soglio pontificio solo dopo che il collegio dei cardinali acconsentì al suo piano di riforme, che includeva la messa al bando del nepotismo. Tuttavia, dopo che per ben tre volte non riuscì ad ottenere che la maggioranza dei cardinali fosse favorevole alla promulgazione della bolla contro il nepotismo che era stata faticosamente approntata fra il 1677 e il 1686, fu costretto a tornare sui suoi passi. Il papa però oppose sempre un rifiuto alle richieste provenienti dall'interno della sua corte di far venire il suo unico nipote, Livio Odescalchi, principe di Sirmio, a Roma, anche se nominò cardinale Carlo Stefano Anastasio Ciceri, suo lontano parente, il 2 settembre 1686. Il suo successore, Alessandro VIII (1689-1691), fu l'ultimo papa a creare un cardinal nipote, oltre ad abolire un'altra delle riforme di Innocenzo XI, restituendo le rendite dell'ex cancelleria dei brevi al vice-cancelliere, che era appunto, al momento, il suo cardinal nipote, Pietro Ottoboni. Edith Standen, del Metropolitan Museum of Art, definisce Ottoboni "l'ultimo, ma certamente non per magnificenza, esempio dello splendore di una specie ormai in via di estinzione, il Cardinal Nipote".Fino al 1692, e talvolta anche oltre questa data, il cardinal nipote (o anche un nipote laico) era il responsabile dell'archivio personale del papa, e generalmente, alla morte del pontefice, i documenti finivano nell'archivio di famiglia. In particolare, gli archivi Barberini, Farnese, Chigi e Borghese contengono molti importanti documenti papali.Dopo il 1692Papa Innocenzo XII abolì l'ufficio curiale del cardinal nipote il 22 giugno 1692 e ampliò le prerogative del Cardinale Segretario di Stato.Papa Innocenzo XII (1691-1700), con la bolla "Romanum decet pontificem" del 22 giugno 1692, abolì l'ufficio di cardinal nipote, imponendo ai suoi successori la limitazione di un solo cardinale della famiglia, eliminando varie "sinecura" tradizionalmente riservate ai cardinali nipoti, e fissando il tetto dello stipendio o dote del nipote di un papa a 12.000 scudi. La bolla fu successivamente incorporata nel Codice di diritto canonico del 1917, ai canoni 240, 2; 1414, 4; e 1432, 1. La serie di riforme di Innocenzo XII proseguì nel 1694, con un'estesa campagna di abolizione della venalità degli uffici, rimborsando i presenti detentori delle cariche. Secondo alcuni studiosi, queste riforme sono una tardiva reazione alla crisi finanziaria del papato originatasi durante il pontificato nepotista di Urbano VIII.Papa Pio VI, della famiglia Braschi, creò cardinale il nipote Romoaldo Braschi-Onesti.Tuttavia, anche dopo la "Romanun decet pontificem" solo tre degli 8 papi del XVIII secolo non nominarono cardinale un nipote o un fratello: a quanto sembra, il collegio cardinalizio preferiva il criterio dei nipoti a quello dei favoriti, che percepiva come alternativo. Ad esempio, fece pressioni su papa Benedetto XIII (1724-1730) perché nominasse un cardinal nipote, che sperava avrebbe preso il posto del suo braccio destro, Niccolò Coscia: anche papa Gregorio XIII (1572-1585) dovette a suo tempo essere incalzato da alcune figure preminenti del collegio a creare il suo cardinal nipote, Filippo Boncompagni.L'influenza del cardinal nipote diminuì però rapidamente nel XVIII secolo, in parallelo con la crescita di quella del Cardinale Segretario di Stato. La Chiesa guidata da papa Benedetto XIII viene descritta dallo storico Eamon Duffy come "con tutti i mali del nepotismo, senza [però] il nipote".Neri Corsini, cardinal nipote di papa Clemente XII (1730-1740), fu di gran lunga il più potente cardinal nipote del XVIII secolo, anche per l'età avanzata e la cecità dello zio. Ma già Benedetto XIV (1740-1758), successore di Clemente XII, viene descritto positivamente da Hugh Walpole come "un prete senza indolenza né interesse, un principe senza favoriti, un papa senza nipoti"; non a caso, egli preferì affidarsi alla collaborazione del suo Segretario di Stato, il cardinale Silvio Valenti Gonzaga.Il cardinale Giuseppe Pecci, fratello di papa Leone XIII (1878-1903).Romoaldo Braschi-Onesti, nipote di papa Pio VI (1775-1799), fu il penultimo cardinal nipote. La famiglia di Pio VI proveniva dalla nobiltà di Cesena, ma la sua unica sorella aveva sposato un membro della modesta famiglia Onesti: perciò, il cardinale incaricò un genealogista di scoprire qualche traccia di nobiltà anche dalla parte del padre, e che portò a ipotizzare un'improbabile discendenza da San Romualdo.Dopo il turbolento conclave del 1800, papa Pio VII (1800-1823) abbandonò l'istituzione del cardinal nipote e mise le cure di governo nelle mani del Segretario di Stato, Ercole Consalvi. Nel corso del XIX secolo, solo un nipote di un papa, Gabriel della Genga Sermattei, fu creato cardinale, nel concistoro dell'1 febbraio 1836, ma non dallo zio, Leone XII, bensì da papa Gregorio XVI.Sebbene l'istituzionalizzazione del nepotismo fosse cessata nel XVIII secolo, il ricorso ai familiari nell'amministrazione pontificia rimase abituale anche fino al XX secolo, sebbene raramente con l'intervento eccessivo di uno zio papa. Seguendo l'esempio di Pio VI, Leone XIII (che elevò a cardinale suo fratello, Giuseppe Pecci, il 12 maggio 1879) e Pio XII (1939-1958) indebolirono la burocrazia curiale in favore di un "governo parallelo", in cui spesso figuravano loro parenti. La perdita del potere temporale sullo Stato pontificio ("de facto" nel 1870 con la presa di Roma da parte del Regno d'Italia e "de jure" nel 1929 con la firma dei Patti Lateranensi) eliminò inoltre le condizioni strutturali che avevano pesato considerevolmente sulle politiche familiari dei papi del passato.Ruolo durante i conclaviLeone X con i cugini Giulio de' Medici (a sinistra, futuro Clemente VII) e Luigi de' Rossi (a destra), da lui creato cardinale, nel celebre quadro di Raffaello.Anche nel corso del XVIII secolo, il cardinal nipote era una figura chiave nel conclave successivo alla morte del papa suo zio, e attorno a lui si stringevano solitamente i cardinali desiderosi di mantenere lo "status quo". L'"Instruzione al cardinal Padrone circa il modo come si deve procurare una fazione di cardinali con tutti i requisiti che deve avere per lo stabilimento della sua grandezza", scoperta nell'archivio della Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli, a Roma, dispensa consigli ai cardinali nipoti per consolidare il proprio potere all'interno del collegio dei cardinali. Un altro testo, i "Ricordi dati da Gregorio XV al cardinale Lodovisio suo nipote", insegna come scalare le gerarchie della Curia.Un'analisi dei cinque conclavi svoltisi tra il 1605 e il 1644 mostra che i cardinali nipoti generalmente non riuscirono a far eleggere i propri candidati, anche se il papa eletto era di solito un cardinale creato dal defunto pontefice. Ben 9 dei 23 cardinali elettori riuniti nel conclave del 1492 erano cardinali nipoti.Una nuova elezione papale, spesso, poteva comportare un drammatico ribaltamento di fortuna per un cardinal nipote, visto che sovente il vecchio favorito si trovava in conflitto con il nuovo papa. Ad esempio, Prospero Colonna e Francisco de Borja furono scomunicati, e Carlo Carafa fu giustiziato.Il nepotismo nella ChiesaCesare Borgia, cardinal nipote (in realtà figlio) di papa Alessandro VI.Il nepotismo è una caratteristica comune nelle forme di governo del passato, particolarmente in culture e contesti storici in cui l'identità di valori e la fedeltà sono radicate più a livello familiare che a quello nazionale. Naturalmente, la scelta dei nipoti piuttosto che dei discendenti diretti è conseguenza del tradizionale celibato del clero imposto dalla Chiesa cattolica, anche se la successione ereditaria da zio a nipote si ritrova anche nel patriarcato della Chiesa Assira orientale.La nomina di parenti e alleati fidati a cardinali era un mezzo, per i papi del medioevo e del Rinascimento, per contrastare il potere del collegio dei cardinali e perpetuare la propria influenza (e quella delle loro famiglie) sulla Chiesa anche dopo la morte. Oltre però ad arricchire la famiglia del pontefice in carica con una serie di benefici e vantaggi, l'istituzione del cardinal nipote ebbe anche la conseguenza positiva di modernizzare l'amministrazione dello Stato pontificio, permettendo al papa di governare attraverso uno strumento che poteva più facilmente essere considerato fallibile se necessario, e di mantenere un certo distacco fra la sua persona e le incombenze quotidiane del governo.Il trattato di Gregorio Leti "Il nipotismo di Roma, o vero Relatione delle raggioni che muovono i Pontefici all'aggrandimento de' Nipoti" (1667) è un esempio di critica coeva all'istituzione del cardinal nipote: Leti fu uno dei pochi autori ad avere tutte le sue opere inserite nell'"Index librorum prohibitorum".Ippolito de' Medici, cardinal nipote di papa Clemente VII, era figlio illegittimo di Giuliano di Lorenzo de' Medici.Secondo Francis A. Burkle-Young, furono soprattutto i papi del XV secolo, in un momento di particolare tensione nella Chiesa alle prese con lo scisma d'occidente e i suoi strascichi, e i fermenti che avrebbero in seguito portato alla riforma protestante, che reputarono necessario avere propri parenti nel collegio dei cardinali, a causa della scarsa fiducia che avevano negli altri membri, che spesso appartenevano alle famiglie romane o italiane rivali.Cardinale Segretario di StatoL'ufficio curiale del Cardinale Segretario di Stato andò progressivamente ad occupare il ruolo lasciato vacante dalla scomparsa dei cardinali nipoti: dal 1644 al 1692, in genere, il suo potere era inversamente proporzionale a quello del cardinal nipote, cui era subordinato. Durante alcuni pontificati, ad esempio quello di Pio V (1566-1572), cardinal nipote e Segretario di Stato erano la stessa persona (Michele Bonelli nel caso di Pio V).NoteBibliografiaVoci correlateCardinaliCuria romanaCardinal-nephew
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http://it.wikipedia.org/wiki/Addestramento_alla_subacquea
Addestramento alla subacquea.L'addestramento alla subacquea è il processo di apprendimento dei metodi di utilizzo dell'attrezzatura per immersioni e delle tecnologie utilizzate in subacquea per consentire un'immersione sicura e piacevole.Non soltanto l'ambiente marino ma anche l'equipaggiamento subacqueo può essere pericoloso se utilizzato da persone non addestrate; vi sono molte problematiche che i nuovi sub devono essere pronti ad affrontare. Inoltre i principianti hanno bisogno di pratica e di sempre più esperienza con l'attrezzatura e il nuovo ambiente, in modo da poter gestire in modo più semplice eventuali situazioni di emergenza.La maggior parte degli operatori commerciali e dei club di subacquea insistono sull'importanza del "Brevetto", che evidenzia un minimo di addestramento, e dovrebbe essere richiesto obbligatoriamente prima di affittare attrezzatura o portare un subacqueo in immersione.In Italia, a differenza di molti paesi europei, non esiste alcuna normativa chiara ed efficace a riguardo, e vengono solitamente emanati decreti incoerenti e poco efficaci per la reale consistenza che ha assunto l'attività subacquea negli ultimi due decenni. Quindi non è obbligatorio in Italia munirsi di brevetto, anche se ovviamente, per il relativo ed anche significativo rischio di incidenti nel praticare tale attività, è fortemente consigliato; in alcuni casi, per diverse attività scientifiche e vari bandi di gara nonché prestazione d'opera presso i centri di immersione, viene espressamente richiesto.FontiEsistono molte associazioni ed organizzazioni, sia di carattere sportivo che professionale, che offrono corsi e brevetti, basati su standard riconosciuti internazionalmente.Per fare alcuni esempi, si possono citare:Siti delle lezioniTipicamente le prime lezioni hanno luogo in:Di solito le prime immersioni in acque aperte hanno luogo in zone ben delimitate, come zone costiere, laghi o cave. Nei corsi avanzati invece le immersioni didattiche hanno luogo spesso in luoghi simili a quelli delle future immersioni.Argomenti dell'addestramentoDi seguito un elenco degli argomenti di insegnamento più comuni.Voci correlateCollegamenti esterniAddestramento alla subacqueaDiver training
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http://it.wikipedia.org/wiki/Damon_Jones
Damon Jones.CarrieraHigh SchoolHa inizialmente giocato nella Ball High School, prima di passare nel 1994 nell'Università di Houston.NBASi presentò al Draft NBA 1998, ma non fu scelto. Nello stesso anno, però, i New Jersey Nets lo prelevarono per poi darlo ai Boston Celtics, per la stagione NBA 1998-99. Nel 1999-2000 gioca con i Golden State Warriors, passando poi ai Dallas Mavericks.Nel 2000-01 gioca con i Vancouver Grizzlies (oggi Memphis Grizzlies).Nella stagione successiva gioca con i Detroit Pistons.Nella 2002-03 gioca con i Sacramento Kings, e nella stagione seguente con i Milwaukee Bucks.Nel 2004-05 gioca con i Miami Heat, con i quali raggiunge una media di 11,7 punti a partita. L'8 settembre 2005 firma un contratto quadriennale con i Cavs, che saranno la sua 10ª squadra in carriera, e la prima con la quale giocherà più d'una stagione.La sua specialità sono i tiri da 3 punti, con i quali molto spesso risolve le situazioni più intricate. Damon è consapevole della sua bravura, e si ritiene "il miglior tiratore al mondo".Damon Jones è ospite ogni settimana in un programma radiofonico.Nel 2006 è stato al centro di un'accusa di violenze sessuali da parte di una ragazza 23enne, accuse poi cadute.Il 5 maggio 2006 è stato fondamentale per i Cavs: infatti, nella partita valida per l'accesso ai Play-off, contro i Washington Wizards, appena entrato in campo nell'overtime, ha messo a segno la tripla a pochi istanti dalla fine che ha dato la vittoria alla sua squadra (alla fine della serie il risultato sarà 4-2 per la franchigia dell'Ohio).Damon Jones è sposato con Tina Thompson, cestista della WNBA per le Los Angeles Sparks, con la quale ha avuto un bambino.ItaliaIl 15 ottobre il presidente dell'NSB Sebastiani Napoli annuncia la firma della guardia che sbarca così nel campionato italiano.Al suo arrivo dichiara di essere il migliore tiratore da tre al mondo e lo dimostra subito alla presentazione in campo.Si mette subito in evidenzia nella pertita contro la Virtus Bologna mettendo a referto 16 punti.12 dei quali li segna nel terzo e quarto quarto.Nella seconda partita mette a segno 3 punti sbagliando fra l'altro vari tiri.Premi e riconoscimentiNoteCollegamenti esterniDamon Jones
1,095,297
http://it.wikipedia.org/wiki/Sknjatino
Sknjatino.Sknjatino'" (Russo: Скнятино) fu un villaggio dell'Oblast' di Tver', Russia, situato alla confluenza dei fiumi Nerl e Volga, all'incirca a metà strada tra Uglič e Tver'. Sul suo territorio sorgeva la città medievale di "'Ksnjatin, fondata da Jurij Dolgorukij nel 1134 e fu così chiamata in onore di uno dei figli minori di quest'ultimo, Constantino.Ksnjatin fu fondata come fortezza a difesa del corso d'acqua del Nerl, che portava alla residenza di Jurij a Pereslavl'-Zalesskij, contro l'esercito di Novgorod. Fu tuttavia presa e saccheggiata in diverse occasioni, prima che i Mongoli annientassero le sue difese e la devastassero nel 1239. Dopo tale episodio e la disgregazione del Principato di Vladimir-Suzdal entrò a far parte del Principato di Tver' e fu devastata dalla Moscovia nel 1288. Dal XIV secolo i vicini villaggi di Kaljazin and Kašin la superarono in importanza. Dal 1459 viene indicata nei documenti come un semplice villaggio. L'area del Cremlino e la Cattedrale furono sommersi nel 1939, quando il governo sovietico decise di realizzare la diga idroelettrica di Uglič, che portò alla formazione del bacino artificiale omonimo.Città scomparse della RussiaSknyatino
2,256,395
http://it.wikipedia.org/wiki/30_mm
30 mm.30 mm'" è il calibro di svariati proiettili utilizzati nei cannoni automatici: il 30 × 173 mm, 30 × 113 mm o 30 × 165 mm; i primi due sono utilizzati dalle forze armate della NATO, l'ultimo dalle nazioni dell'ex-Patto di Varsavia. Questo tipo di munizioni è stato anche esportato in vari altri paesi.ImpiegoPenetratore a uranio impoverito di un proiettile da 30 mmA differenza del più piccolo 25 mm, il 30 mm in genere non è una munizione anti-uomo, ma al contrario questo calibro viene adottato da armi per l'impiego contro mezzi blindati e non. Proiettili di questo tipo possono essere efficaci anche contro mezzi corazzati, fortificazioni e bunker.Le forze armate degli Stati Uniti utilizzano cannoni calibro 30 mm sugli aerei da attacco al suolo Fairchild-Republic A-10 Thunderbolt II e sugli elicotteri d'attacco Hughes AH-64 Apache. Ne sarà previsto l'impiego anche sulla "cannoniera volante" Lockheed AC-130 e sugli Expeditionary Fighting Vehicle. Le Forze Armate della Federazione Russa utilizzano armi da 30 mm in una varietà di veicoli, compresi gli aerei d'attacco Su-25, gli elicotteri Mi-24 e i veicoli da combattimento della fanteria BMP-2.EsempiProiettili 30 × 113 mm mentre vengono caricati su di un AH-64D Apache LongbowTipi di munizioni calibro 30 mmLe munizioni da 30 mm generalmente sono di tre diversi tipi: perforanti ("AP - dall'inglese Armor Piercing"), esplosivi ("HE - dall'inglese High explosive"), e da addestramento ("T - dall'inglese Training"). Gli AP e HE esistono anche in versioni con capacità incendiarie.Collegamenti esterniProiettili di grande calibro30 mm caliber
1,949,278
http://it.wikipedia.org/wiki/Tutela_costitutiva
Tutela costitutiva.La tutela costitutiva, prevista in via generale dall'art. 2908 c.c., è quella tutela offerta dal giudice con provvedimenti giurisdizionali capaci di incidere direttamente nei rapporti tra privati, creando appunto effetti costitutivi.FondamentiPer le delicate conseguenze che comporta, si discute in dottrina l'eventuale carattere eccezionale di tale tutela, in quanto esclusi i casi di diritto od obbligo previsti dalla legge, soltanto dall'autonomia delle parti può aversi un effetto simile.Di altra opinione altra dottrina che vede nell'intervento del giudice soltanto una funzione di accertamento volta a modificare lo status dei fatti proprio seguendo la volontà originaria delle parti.Entrambi gli orientamenti tralasciano però che in certe situazioni non serve un diritto soggettivo e, inoltre, gli effetti modificativi possono essere realizzati soltanto dalla sentenza del giudice e non da terzi: è il caso dello scioglimento del matrimonio, per esempio. Partendo da questo presupposto alcuni Autori ritengono che non si debba partire dai diritti potestativi per cercare di identificare questo tipo di tutela, bensì dagli interessi materiali tutelati che non avrebbero altrimenti rimedio. In altri termini il problema non risiede nella realtà materiale, ma sul piano degli effetti giuridici, sui quali appunto si interviene.FunzioneSe già inquadrare nel nostro ordinamento tale forma di tutela è cosa dibattuta ed incerta, non meno agevole è capire quale sia la reale funzione della tutela costitutiva, soprattutto se si abbandona l'antica impostazione che la vedeva relegata a mera attuazione di diritti potestativi.Da questa svolta di pensiero è sorta l'opinione diffusa che la tutela costitutiva possa avere una funzione di controllo sui diritti ed i singoli comportamenti dei privati. Tuttavia questa impostazione logica mostra evidenti crepe: se si adatta bene nei casi in cui il privato modifichi a priori la situazione soggettiva e spetti poi al giudice convalidarla, diventa più problematica per quegli atti propri del giudice previsti dall'ordinamento (es. risoluzione di un contratto per inadempimento). C'è da aggiungere che anche quando svolge una funzione di controllo, il giudice non attua una vera e propria tutela costitutiva ma fa uso di quei poteri di annullamento previsti in genere all'organo giudiziario.Si pensa ultimamente che questa tutela assolva a varie finalità previste espressamente dall'ordinamento che non possono essere esemplificate in un concetto unitario.ApplicazioneLa principale applicazione, anche se non l'unica, di questo tipo di tutela riguarda l'invalidità dei contratti. Sulle scie dell'antica tradizione pandettistica si suole affermare che in caso di annullamento o risoluzione si avrà una sentenza costitutiva, mentre nel caso di nullità, simulazione e rescissione essa potrà essere solo dichiarativa. Per più recenti opinioni gli unici casi che possono essere accostati sono quelli di invalidità (nullità e annullabilità), mentre la risoluzione ha funzione essenzialmente diversa.I principali casi in cui interviene la tutela costitutiva sono i seguenti:
2,733,481
http://it.wikipedia.org/wiki/US_Open_2002
US Open 2002.Lo US Open 2002'" è stata la 121a edizione dello US Open e quarta prova stagionale dello Slam per il 2002.Si è disputato dal 26 agosto all'8 settembre 2002 al USTA Billie Jean King National Tennis Center in Flushing Meadowsdi New York negli Stati Uniti.Il singolare maschile è stato vinto dallo statunitense Pete Sampras,che si è imposto sul connazionale Andre Agassi in 4 set col punteggio di 6–3, 6–4, 5–7, 6–4.Il singolare femminile è stato vinto dalla statunitense Serena Williams, che ha battuto in finale in 2 set la sorella Venus Williams.Nel doppio maschile si sono imposti Mahesh Bhupathi e Max Mirnyi.Nel doppio femminile hanno trionfato Virginia Ruano Pascual e Paola Suarez.Nel doppio misto la vittoria è andata alla slovena Lisa Raymond, in coppia con Mike Bryan.RisultatiSingolare maschile"'Pete Sampras'" ha battuto in finale Andre Agassi, 6–3, 6–4, 5–7, 6–4Singolare femminile"'Serena Williams'" ha battuto in finale Venus Williams, 6–4, 6–3Doppio maschile"'Mahesh Bhupathi'" / "'Max Mirnyi'" hanno battuto in finale Jirí Novák / Radek Štepánek, 6–3, 3–6, 6–4Doppio femminile"'Virginia Ruano Pascual'" / "'Paola Suarez'" hanno battuto in finale Elena Dementieva / Janette Husarova, 6–2, 6–1Doppio misto"'Lisa Raymond'" / "'Mike Bryan'" ha battuto in finale Katarina Srebotnik / Bob Bryan, 7–6(9), 7–6(1)JuniorSingolare ragazzi"'Richard Gasquet'" ha battuto in finale Marcos Baghdatis, 7–5, 6–2Singolare ragazze"'Maria Kirilenko'" hanno battuto in finale Barbora Strýcová, 6–4, 6–4Doppio ragazzi"'Michel Koning'" / "'Bas van der Valk'"Doppio ragazzeCollegamenti esterniUS Open 20022002 US Open (tennis)
7,819,803
http://www.wikivoyage.org/it/Ecuador
Prima di noleggiare un veicolo bisogna considerare lo stato delle strade spesso dissestate e prive di segnaletica adeguata. Il modo di guidare dei locali è tutt'altro che rilassante. Un fattore a favore è costituito dalle distanze tra centri urbani non così eccessive come in altri paesi dell'America Latina. Naturalmente più che un'auto occorrerà noleggiare un fuoristrada a quattro ruote motrici. Se credete di poter affrontare le strade dell'Ecuador rivolgetevi pure a qualche agenzia noleggio di Quito
687,167
http://it.wikipedia.org/wiki/Etty_Hillesum
Etty Hillesum.Con la sua famiglia seguì gli spostamenti del padre, professore di lingue classiche. Abitò a Tiel, a Winschoten e nel 1924 a Deventer, dove passò l'adolescenza. Nel 1932 ebbe la maturità presso il ginnasio dove il padre Levi (Louis'") nato il 25 maggio 1880) ad Amsterdam, era preside; la madre di Etty nacque il 23 giugno 1881 a Potsjeb (Russia), arrivò ad Amsterdam il 18 febbraio 1907 in seguito a un pogrom. Etty si laureò in giurisprudenza all'Università di Amsterdam dove abitò, al numero 6 di via Gabriel Metsustraat, con le finestre che davano su una delle piazze principali, il Museumplein, prospiciente al Rijksmuseum. Si iscrisse alla facoltà di Lingue Slave e all'inizio della guerra si interessò della psicologia junghiana. I suoi studi furono interrotti a causa dalla guerra.Etty aveva due fratelli: "'Mischa'" (Michael) Hillesum nacque il 22 settembre 1920 a Winschoten, e "'Jacob'" (Jaap) il 27 gennaio 1916 a Hilversum.Il diarioLo scrisse ad Amsterdam, tra il 1941 e il 1943, probabilmente su indicazione dello psico-chirologo ebreo-tedesco Julius Spier (di cui lei parla abbondantemente, chiamandolo semplicemente "S." e del quale diventò segretaria e amante), ed è il diario degli ultimi due anni della sua vita.Etty fu una donna intelligente, brillante e ricca di interessi. Nel 1942, lavorando come dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico, ebbe anche la possibilità di salvarsi, ma decise, forte delle sue convinzioni umane e religiose, di condividere la sorte del suo popolo. Lavorò in seguito nel Campo di transito Westerbork come assistente sociale.I genitori e i fratelli Mischa e Jaap, furono internati tutti nel campo olandese di "transito" di Westerbork. Il 7 settembre 1943 tutta la famiglia, tranne Jaap, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Mentre lei, i genitori e il fratello Mischa morirono dopo poco tempo dal loro arrivo, l'altro fratello, Jaap, invece perse la vita a Lubben, in Germania, dopo la liberazione, il 17 aprile 1945, durante il viaggio di ritorno a casa, in Olanda. Diversamente che per Anna Frank il suo diario venne pubblicato solo nel 1981."Altruismo radicale"Il curatore del Diario, J.A. Gaarlandt, nella sua introduzione afferma che Etty scrisse un "contro-dramma": la sua liberazione individuale nel contesto del dramma dello sterminio nazista del popolo ebraico. Lei passò da una situazione di: a una nuova coscienza:Nel suo percorso di ricerca individuale la Hillesum trovò un nuovo atteggiamento verso la vita, che il curatore del Diario definisce "altruismo radicale"."La vita è difficile, ma non è grave"Una pagina significativa del suo Diario, scritta il 20 luglio 1942, in piena occupazione dell'Olanda:OpereLetteraturaL'autore scrive nell'introduzione dell'opera: "Martedì 7 settembre 1943. Sul vagone n. 12 Etty parte per Birkenau. Su quel treno ci sono 170 bambini, 602 adulti, 215 anziani. Morirà il 30 novembre 1943. In 83 giorni Etty ha forse scritto qualcosa. Ci piace immaginare il suo dodicesimo quaderno. L'ultimo di una giovane che ha conosciuto una straordinaria pienezza di vita."'FilmIL CONVOGLIO, André Bossuroy, 60 min, 2009Alexandra e Florian, studenti del progetto Erasmus, intraprendono un road-movie attraverso le strade d'Europa alla ricerca delle discriminazioni che imperversano nella nostra società. Si isirano alla lettura del Diario che una giovane donna ebrea di 27 anni, Etty Hillesum, ha scritto ad Amsterdam tra il 1941 e il 1943.Voci correlateAltri progettiCollegamenti esterniBibliografiaPersonalità legate ad AuschwitzScrittori olandesi|Hillesum, EttyVittime della Shoah|Hillesum, EttyPersonalità dell'ebraismo|Hillesum, EttyEtty Hillesum
2,771,429
http://it.wikipedia.org/wiki/Chemung
Chemung.Il Chemung'" è un affluente del Susquehanna, lungo circa 72 km, situato tra lo stato di New York meridionale e la Pennsylvania settentrionale; le sue acque derivano dalla regione dei Monti Allegheny. La valle del fiume è stata per lungo tempo un importante centro manifatturiero della regione, ma ha subito un declino nell'ultima parte del ventesimo secolo.Il suo nome deriva da una parole irochese che significa "grande corno" o "corno dell'acqua", che deriva forse dalla presenza di zanne di mammuth nel letto del fiume. I lenape chiamavano il fiume "Cononogue", parola che ha un significato simile.CorsoSi forma vicino Painted Post, nella contea di Steuben, ad ovest di Corning, dalla confluenza dei fiumi Tiaoga e Cohocton. Scorre in direzione est-sud-est attraverso Corning, Big Flats, Elmira e Waverly; oltrepassa brevemente il confine della Pennsylvania per poi unirsi al Susquehanna circa 3,2 km a sud di Sayre.La maggior parte della valle è scavata attraverso arenarie e calcari risalenti al Devoniano. Gli affluenti, in particolare il Cohocton, hanno catturato parte dell'acqua che finiva nel Genesee, a causa di morene che hanno coperto alcune aree e hanno deviato dei ruscelli.StoriaAl tempo delle colonie la valle del fiume era un'importante via commerciale attraverso le colline della parte occidentale di New York, prima per gli irochesi e altri nativi americani, e più tardi per i coloni europei.Nel 1779, durante la rivoluzione americana, truppe statunitensi della spedizione di Sullivan sconfissero un'armata combinata di irochesi, lealisti e britannici nella battaglia di Newtown, che si svolse lungo il fiume, a sudest di Elmira. Questa vittoria permise a Sullivan di distruggere sistematicamente i villaggi dei nativi nel New York centrale e occidentale.Nel 1833, la costruzione del canale Chemung tra il fiume e il lago Seneca permise alle spedizioni di antracite, carbone, legname e prodotti agricoli della Pennsylvania di raggiungere il canale Erie, facendo crescere Elmira come un centro di manifattura. I canali furono resi obsoleti dalla ferrovia negli anni cinquanta dell'Ottocento. Tra le imprese fondate nella valle vi sono la Great Atlantic and Pacific Tea Company e la Corning Incorporated. Nel tardo ventesimo secolo la valle, insieme al resto della Rust Belt, ha sofferto un declino economico.Sebbene il fiume non sia più usato come via di trasporto, è diventato una destinazione per i canoisti e per chi pratica la pesca con la mosca.La New York State Route 17 segue la valle per la maggior parte del suo corso.NoteCollegamenti esterniFiumi dello stato di New YorkFiumi della PennsylvaniaChemung River
7,311,773
http://www.benessereblog.it/categoria/organi-interni/record/0
La vitamina B1 si trova soprattutto in cereali integrali, soia, legumi, carne di maiale. La vitamina B6 si trova nel germe di grano e nella birra e anche in cereali integragli, legumi, frutta secca. Ma è presente pure, in minori quantità, in banane, verdura a foglia verde, avocado. La vitamina B12, infine, si trova in uova, latticini, carne e pesce, prodotti fermentati della soia.Rappresenta oggi la prima causa di morte oncologica negli uomini e la seconda nelle donne e secondo quanto affermano gli esperti, è ora possibile una terapia più efficace e meglio tollerata della chemioterapia indicata sin dai primi trattamenti per i pazienti con tumore ai polmoni non a piccole cellule.E’ in via di sviluppo una nuova pillola che potrebbe curare quindi una delle forme più letali di tumore ai polmoni, considerata inoperabile, che uccide più di nove pazienti su 10. Il merito va ai ricercatori dell’Imperial College di Londra così come dimostrato dalla rivista “Cancer Research”.E’ la scoperta dello studioso Andrew Hart dell’University of East Anglia (UEA), il quale ha presentato il suo studio a New Orleans durante il Digestive Disease Week: chi assume aspirina per almeno un anno rischia di ammalarsi di morbo di Crohn, una malattia infiammatoria cronica dell’intestino.Il team dell’UEA ha analizzato 200.000 volontari tra i 30 e i 74 anni di Svezia, Regno Unito, Germania, Danimarca e Italia che avevano preso parte all’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition tra il 1993 e il 1997.Inizialmente tutti i volontari erano in buone condizioni di salute, tuttavia dopo qualche anno una percentuale di essi sviluppò il morbo di Crohn. Gli scienziati hanno così osservato che chi aveva assunto l’aspirina per almeno un anno, aveva riscontrato il rischio di ammalarsi di questa malattia 5 volte in più rispetto a chi non aveva assunto il farmaco.E’ il consiglio che un team di ricercatori australiani dà a tutte le persone che soffrono di asma. Lo studio è stato presentato in occasione dell’American Thoracic Society: i cibi troppo pesanti (hamburger, fritti in generale, elaborati ecc…) aumentano l’infiammazione poche ore dopo i pasti e diminuiscono l’efficacia dei farmaci.La ricerca è stata condotta su 40 pazienti asmatici ai quali è stato dato in alternativa un pasto ricco di grassi, corrispondente a circa 1000 calorie con il 52% di grassi oppure uno “sano” di solo 200 calorie e con il 13% di grassi. Successivamente è stato prelevato un campione di saliva sia prima sia 4 ore dopo il pasto, e sono stati analizzati per i marker dell’infiammazione.Si è sempre ritenuto che dalla nascita le cellule cerebrali morte non potessero essere sostituite, oggi invece sappiamo che alcune cellule nervose possono essere rigenerate nell’ippocampo, la regione del cervello che svolge un ruolo chiave nell’apprendimento e nella memoria. Tuttavia gli esperti affermano che la gran parte delle cellule staminali che danno origine a nuovi neuroni, negli adulti restano dormienti.Lo studio ha analizzato i casi di 25.000 volontari tra i 40 ed i 65 anni per un quinquennio, durante il quale tutti i volontari hanno tenuto un diario delle loro abitudini alimentari. Nel 2004, alla fine dell’esperimento, i volontari che avevano assunto con regolarità buone quantità di acido oleico era protetto al 90% dalla colite ulcerosa, perché l”acido oleico sembra bloccare i composti chimici che aggravano l’infiammazione nell’intestino, acuita da stress e cattiva alimentazione.
2,669,840
http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_al_merito_delle_Forze_di_Polizia_%28Canada%29
Ordine al merito delle Forze di Polizia (Canada).Order of Merit of the Police ForcesL' Ordine al Merito delle Forze di Polizia del Canada'" (in francese: "Ordre du mérite des corps policiers") è un'onorificenza al merito concessa dal Canada e riservata unicamente agli appartenenti alle forze di polizia canadesi.StoriaLa Canadian Association of Chiefs of Police nel 1996 avanzò alla Cancelleria delle Onorificenze della Rideau Hall la proposta per la fondazione di un ordine al merito per le forze di polizia canadesi, modellato sulle forme dell'Ordine al Merito Militare del Canada. Questo venne promosso anche dall'Avvocato Generale del Canada dell'epoca, Herb Gray, e tutti gli organismi statali furono concordi nell'accettare l'idea della fondazione e finalmente, il 3 ottobre 2000 la regina Elisabetta II del Regno Unito appose il proprio sigillo sul decrato di fondazione. La prima cerimonia di concessione delle onorificenze ebbe luogo il 17 maggio 2002.InsigniaLa "medaglia" dell'Ordine riprende il medesimo disegno dell'Ordine al merito Militare del Canada, consistendo in una croce patente smaltata di blu con quattro braccia uguali, al centro della quale si trova un disco con una foglia di acero (rossa per il grado di Comandante, oro per il grado di Ufficiale e d'argento per il Membro) su sfondo bianco, circondata da un anello smaltato di rosso con in oro le parole "MERIT • MÉRITE • CANADA".Il "nastro" è giallo con una striscia blu per parte. Al centro viene caricato di una croce patente con foglia d'acero di colore differente a seconda del grado.GradiL'Ordine dispone dei seguenti gradi di benemerenza:Onorificenze canadesiOrder of Merit of the Police Forces
228,002
http://it.wikipedia.org/wiki/Apatite
Apatite.Le apatiti sono minerali con formula generica Ca5(PO4)3[F, OH, Cl]. La fluorapatite, sebbene si trovi in natura in varietà più o meno pure, riveste una peculiare importanza in ambito geologico essendo costituente dei maggiori depositi minerali di sali di fosforo. L'idrossiapatite invece, nonostante la sua abbondanza in forma minerale sia piuttosto limitata, è un composto di notevole importanza in ambito medico e biologico poiché la sua struttura è squisitamente legata al fosfato basico di calcio, componente principale delle ossa.Le apatiti vanno considerate strutture ioniche e di conseguenza sono caratterizzate da elevati punti di fusione (oltre i 1400 °C) e notevole durezza. La struttura globale cristallografica del sale dipende principalmente dalle caratteristiche dell'anione PO₄3- e soprattutto dalla sua geometria di tipo tetraedrico che non è molto dissimile da quella di una sfera nella quale il tetraedro può essere inscritto. Il monostrato di struttura bidimensionale che deriverà dall'intima associazione di questi anioni avrà di conseguenza una disposizione a simmetria esagonale. La struttura tridimensionale pluristratificata derivante invece dalla sovrapposizione di più monostrati tenderà invece al minimo ingombro, dunque l'ingombro sferico di ogni gruppo fosfato si sistemerà secondo questo imperativo energetico nell'incavo ideale lasciato dall'associazione di tre ingombri sferici degli strati sotto e soprastanti. In ultima analisi a strati alternati i monostrati si troveranno nella stessa posizione ed ogni anione PO₄3- sarà a contatto con altri 6 anioni. Da questa struttura cristallina ne deriva la formazione di tunnel d'importanza non trascurabile. Essi infatti vengono di solito occupati da ioni calcio, ossidrilici e floruro. Inoltre proprio la natura ionica del cristallo permette la sostituzione di ioni del reticolo con altri di analoga grandezza e carica come tutti gli alogeni, AsO43-, HPO42-, Sr2+, Ba2+, Pb2+.Collegamenti esterniFosfati, arsenati e vanadatiApatite
2,732,801
http://it.wikipedia.org/wiki/Macchi_M.67
Macchi M.67.Macchi M.67Il Macchi M.67'" era un idrocorsa ("idrovolante da corsa") con configurazione "a scarponi" realizzato dall'azienda italiana Aeronautica Macchi per partecipare all'edizione del 1929 della Coppa Schneider.Sviluppo del precedente M.52 ne conservava l'aspetto generale adottando una motorizzazione più potente.StoriaSviluppoDopo che nella decima edizione della Coppa Schneider, disputata il 26 settembre 1927 sul circuito del Lido di Venezia, i tre M.52 furono costretti al ritiro, l'allora segretario di Stato all'aviazione Italo Balbo si prodigò per coinvolgere le aziende aeronautiche italiane per presentare nuovi progetti atti a ricercare una rivincita dell'Italia, politicamente ansiosa di glorificare in una manifestazione tanto popolare i fasti del nuovo regime fascista. Approfittando della cadenza biennale del trofeo si riteneva che l'industria aeronautica riuscisse a realizzare un nuovo e più prestazionale idrocorsa lasciando ampia libertà ai progettisti di decidere la configurazione più idonea ed alle aziende costruttrici di impostare nuove unità motrici. Lo sforzo si concretizzò in quattro nuove proposte, gli innovativi Piaggio P.C.7 e Savoia-Marchetti S.65 ed i più tradizionali Fiat C.29 ed M.67.Il P.C.7 era un progetto molto particolare e soffrì di numerosi problemi di messa a punto rivelatisi insormontabili e l'S.65 venne giudicato poco adatto per l'impresa. Ad una valutazione comparativa il C.29 risultò più lento dell'M.67 di circa 50 km/h per cui venne definitivamente scelto il Macchi richiedendone tre esemplari ed abbandonando le altre proposte.Il primo esemplare completato, registrato con la matricola militare (M.M.) 103, svolse le prime prove di flottaggio il 7 luglio 1929, ai comandi del tenente Remo Cadringher del Reparto di Alta Velocità di Desenzano del Garda, il quale lo portò in volo per la prima volta il successivo 10 luglio. Il secondo esemplare (M.M.104), completato poco dopo, risultò fatale al capitano Giuseppe Motta, deceduto in seguito all'incidente occorsogli il 22 agosto dello stesso anno, seguito dall'ultimo esemplare, l'M.M.105.Benché si fossero presentati dei problemi di messa a punto del motore Isotta Fraschini, i due M.67 rimasti vennero inviati a Calshot, sull'isola di Wight, per partecipare alla competizione. Oltre ai due M.67 componevano la squadra italiana un M.52, un M.52R, un C.29 ed un S.65. Dopo essere stati esaminati dai commissari vennero assegnati i numeri di gara, all'M.52R condotto da Tommaso Dal Molin il "4", all'M.M.103, ai comandi di Cadringher, il "7" ed all'M.M.105, pilotato da Monti, il "10".Impiego operativoEsemplari sopravvissutiL'unico M.67 sopravvissuto è l'M.M.105 condotto da Giovanni Monti con il numero 10 all'edizione della Coppa Schneider svoltasi a Calshot. Il relitto della fusoliera, giunta a Vigna di Valle dopo il termine della seconda guerra mondiale rimase a lungo all'esterno della struttura fino al suo riconoscimento, nel 1973, grazie al grande numero 10 bianco su campo rosso, quindi avviato al suo restauro presso il 3° Reparto Tecnico Aeronautico dell'Aeronautica Militare, Lecce. La fusoliera restaurata viene esposta dagli anni ottanta fino a quando, in occasione della ricorrenza dei 100 anni di volo in Italia, venne avviata la ricostruzione delle parti mancanti ed al suo definitivo riassemblaggio. Dal 2004 è esposto nella sezione dedicata al Reparto di Alta Velocità di Desenzano del Garda.NoteBibliografiaVelivoli comparabiliAltri progettiCollegamenti esterniVideo ed immaginiIdrocorsaMacchi M.67
285,921
http://it.wikipedia.org/wiki/Grey_Owl
Grey Owl.Durante gli anni trenta, dopo aver abbandonato la caccia ai castori, questo strano nativo con la pelle chiara e gli occhi azzurri ebbe grande popolarità internazionale come scrittore e conferenziere, facendosi portavoce di tematiche animaliste e ambientaliste. Ma soltanto alla sua morte, avvenuta per una polmonite nel 1938, si venne a conoscenza del suo grande segreto: Grey Owl non era un nativo mezzosangue, come aveva sempre affermato. Si chiamava in realtà Archibald Stansfeld Belaney ed era nato ad Hastings, in Inghilterra, nel 1888. Abbandonato dai genitori all'età di due anni, fu cresciuto dalle zie Ada e Carry Belaney. Viene descritto come un bambino piuttosto introverso, con una passione viscerale per i nativi americani. Nel 1906, appena diciassettenne, fuggì di casa e si imbarcò per il Canada con l'obiettivo di realizzare la vita dei suoi sogni. Qui venne in contatto con una tribù di Chippewa, che lo adottò.Per tutta la vita Belaney riuscì a camuffare le sue origini inglesi tingendosi i capelli di nero. Nonostante questo clamoroso falso, gli intenti per la salvaguardia della natura e della cultura del Canada che animavano Archie Belaney erano senza dubbio autentici e fanno di lui uno dei primi ecologisti della storia.Nel centesimo anniversario della nascita, è stato piantato in suo onore un acero rosso del Canada nel cortile della Hastings Grammar School, oggi rinominata William Parker School. Nel giugno del 1997, il sindaco di Hastings ha inaugurato una targa commemorativa sulla casa al numero 32 di St James Road, dove Belaney nacque. Presso l’ Hastings Musuem di Summerfields, è inoltre presente una ricostruzione della capanna canadese di Grey Owl.Il film"Grey Owl - Gufo grigio" (1999), 117 minuti circa, di Richard Attenborough, con l’ottima interpretazione di Pierce Brosnan nel ruolo di Archie Grey Owl. Alla realizzazione del film ha anche partecipato, in qualità di consulente storico e culturale, Wilfred Peltier, filosofo e scrittore nativo canadese della nazione Odawa. Recentemente la Warner Bros Entertainment ha devoluto diecimila dollari al "Wilfred Peltier Memorial Scholarship", istituito presso la Carleton University di Ottawa, in segno di gratitudine per il prezioso contributo durante la fase preparatoria del film.Collegamenti esterniGrey Owl
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http://it.wikipedia.org/wiki/Joma
Joma.La Joma è un'azienda di abbigliamento sportivo spagnola.StoriaFondata a Toledo nel 1965, distribuisce oggi i suoi prodotti in 28 paesi e ha filiali in Germania, Messico, Brasile, Italia, Stati Uniti d'America, Panama e Hong Kong; la succursale italiana, aperta nel 1999, si trova a Moncalieri, in provincia di Torino.ProdottiL'azienda produce materiale tecnico per calcio, calcio a 5, tennis, atletica leggera.PartnerCalcioJoma seguì la Costa Rica ai Campionati mondiali del 2006, mentre oggi è partner delle Nazionali di Guinea Bissau, Honduras, Kirghizistan, Nicaragua.Tra le squadre di club, la Joma rifornisce in Spagna (tra le altre) Siviglia, Getafe e Salamanca, in Inghilterra il Charlton Athletic e i gallesi del Cardiff City. In Italia, dopo aver seguito per diverso tempo il ChievoVerona, è attualmente sponsor tecnico di Venezia, Alessandria, Pro Vercelli, Varese, Spezia, Barletta, Acqui e San Marino.Altri sportTra le squadre italiane di calcio a 5, sponsorizza Arzignano Grifo, Luparense, Città di Montesilvano, Augusta, Bisceglie, Imola e Torino. Veste inoltre il tennista spagnolo Feliciano Lopez.Elenco di sponsorizzazioniSquadre di calcioNazionaliClubSquadre di calcio a 5Collegamenti esterniAziende spagnoleAziende di abbigliamentoJoma
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http://it.wikipedia.org/wiki/Moony
Moony.BiografiaMoony è nota per il successo del suo album di debutto "Lifestories", dal quale sono stati tratti i singoli "Dove (I'll Be Loving You)", "Acrobats", e "Flying Away".Cresciuta a Venezia, Moony emerge inizialmente come cantante nell'ambiente delle discoteche locali. Successivamente collabora ad alcuni singoli del DJ e produttore Cristiano Spiller.Il suo primo successo è stato "Point of View" come membro del gruppo DB Boulevard.Questa canzone divenne famosa nell'ambito della scena dance europea, e diede ai DB Boulevard il merito di essere stato il primo gruppo musicale italiano ad essere nominato agli MTV Europe Music Awards.Da allora, Moony ha avviato la propria carriera solista producendo il suo primo allbum "Lifestories", uscito nel 2003.Nel giugno 2006 Moony ha lanciato un nuovo singolo, intitolato "For Your Love", e due anni dopo, nel giugno 2008, lancia il suo nuovo singolo trasmesso già da molte radio nazionali intitolato "I Don't Know Why".DiscografiaAlbumsSingoliCollegamenti esterniPersonalità legate a VeneziaMoony
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http://it.wikipedia.org/wiki/Festa_della_Madonna_di_Capocolonna
Festa della Madonna di Capocolonna.La Festa della Madonna di Capocolonna'" è una festa cattolica patronale in onore del quadro bizantino in cui è raffigurata la Vergine Maria con in braccio il bambino Gesù. La tradizione narra che fu ritrovata in mare da un pescatore, presso il promontorio di Capocolonna, intorno al '500, dopo che venne gettato in mare dai Turchi nel corso di una delle loro scorrerie, non essendo riusciti a dargli fuoco, ma avendo con questo atto annerito l'immagine. Dal luogo di ritrovamento la Vergine è venerata con l'appellativo di "Madonna di Capocolonna".FesteggiamentiLa festa in suo onore si svolge a maggio: il 30 aprile il quadro viene deposto dall'altare particolare della cattedrale di Crotone e posto a fianco dell'altare presso la navata centrale, il secondo giovedì del mese i fedeli si ritrovano per il rito del "Bacio", in cui, successivamente alla messa, l'immagine viene baciata; il secondo sabato del mese viene portato in processione nelle vie della città fino a raggiungere l'Ospedale Civile, dove l'arcivescovo di Crotone o il parroco della cappella dell'ospedale tengono una breve preghiera di ringraziamento, e successivamente riaccompagnato in Cattedrale, che per l'occasione resta aperta fino a tarda ora.Il terzo mercoledì del mese viene aperta la fiera che si snoda lungo Viale Regina Margherita, presso il castello di Carlo V, costeggiando il porto commerciale, e presso lo stadio comunale "Scida". Il terzo sabato del mese avviene il grande pellegrinaggio a Capo Colonna, promontorio distante circa 15 km dalla città, che si svolge durante tutta la notte, dopo che il quadro esce dalla basilica verso l'una di notte, salutato dai fedeli. Il dipinto arriva, in processione, prima presso il cimitero, durante la quale viene recitata un'omelia dal Vescovo della diocesi, successivamente riprende il cammino ed arriva a Capo Colonna alle prime luci dell'alba, e ivi risiede per tutta la giornata di domenica. Sul far della sera questo viene imbarcato e portato via mare al porto turistico di Crotone, salutato al suo rientro da fuochi artificiali.I festeggiamenti perdurano per tutto il mese con i bambini delle scuole elementari che visitano a turno la cattedrale e con lo svolgimento del Festival dell'Aurora. La festa si chiude il 31 del mese, con la riposizione del quadro nell'altare privilegiato della Basilica.Ogni sette anni la festa è "maggiore", il quadro portato in processione non è la miniatura moderna, ma il quadro originale: i festeggiamenti sono prolungati e il quadro, al rientro, non viene imbarcato e portato via mare bensì posto su un carro trainato da buoi e percorre la via inversa a quella compiuta la sera prima; i pellegrini in questo caso seguono il quadro anche al rientro.In giorni prefissati, all'alba, si tengono dei concerti presso il promontorio di Capo Colonna.Quest'anno nel 2008 a Crotone si festeggierà la madonna di Capocolonna con il quadro grande e sono state anche apportate delle modifiche mettendo,grazie a Gerardo Sacco,12 stelle che prima aveva la Madonna.Le stelle che aveva prima sono state rubate 25 anni fa.CuriositàLa festa del 2000 in occasione del Grande Giubileo di quell' anno è eccezionalmente "maggiore" a soli tre anni dalla precedente (per l' occasione slittò dal 2004 al 2005 la solita festa "maggiore") con il quadro orignale in processione, e in quell' anno avviene un avvenimento particolare il quadro della Madonna viene portato in processione allo Stadio Ezio Scida per celebrare la promozione in serie B della loro squadra locale e nello stadio venne portato non solo da "portatini", ma anche da giocatori, allenatore e dirigenti del Crotone Calcio, a partire dalla successiva festa "maggiore" del maggio 2005 viene istituito il "Giubileo del Calcio" tenuto in Piazza Duomo da Mons. Giancarlo Maria Bregatini.Collegamenti esterniFestività cattoliche localiCrotone
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http://it.wikipedia.org/wiki/Poetica_%28Aristotele%29
Poetica (Aristotele).La Poetica'" è un trattato di Aristotele, scritto ad uso didattico, probabilmente tra il 334 e il 330 a.C., ed è il primo esempio, nella civiltà occidentale, di un'analisi dell'arte distinta dall'etica e dalla morale.Nella Poetica, Aristotele esamina la tragedia e l'epica, e probabilmente (ma non possiamo esserne certi, essendo parte del testo andata perduta), la commedia.Aristotele introduce due concetti fondamentali nella comprensione del fatto artistico: la mimesi e la catarsi.Piano dell'operaLe arti mimetiche"'CAPITOLO I: Aristotele delinea il contenuto del libro, ossia “la poetica e i suoi generi, e qual funzione abbia ciascuna di essi”. Il filosofo identifica il principio di tutte le arti poetiche nell'imitazione, ma precisa che esse non imitano con gli stessi mezzi, non imitano le stesse cose e non imitano nello stesso modo. In questo primo capitolo tratta dei mezzi, che sono il ritmo, il linguaggio e l'armonia (musica), di cui ogni arte in misura maggiore o minore si avvale: l'auletica fa uso del ritmo e dell'armonia, la danza solo del ritmo, la poesia del linguaggio puro (τοις λόγοις ψιλοις). Le forme d'arte che si avvalgono di tutti i mezzi sopradetti sono la poesia ditirambica e quella epica da un lato, la tragedia e la commedia dall'altro, con la differenza che le prime due adoperano questi mezzi "tutti insieme" (αμα πασιν), la tragedia e la commedia "come parti" (κατα μέρος) separate.CAPITOLO II: Aristotele indica cosa l'arte imiti, ossia persone che agiscono (δρωντας) che possono essere nobili (σπουδαιος) o ignobili (φαυλος). Di conseguenza, alcuni autori rappresentano personaggi migliori di noi (βελτίους) -è questo per esempio il caso di Omero, alcuni autori rappresentano personaggi peggiori di noi (χείρους) -come Egemone di Taso, "che per primo compose parodie", altri rappresentano personaggi simili a noi (ομοίους) -come nel caso di Cleofonte. "Secondo la stessa differenza la tragedia si distingue dalla commedia": la prima racconta di uomini migliori di noi, la seconda di uomini peggiori di noi.CAPITOLO III: Si tratta ora dei modi di imitare, che può avvenire sia in forma narrativa - ove il poeta assume più personalità - che in forma drammatica - ove sono gli attori a rappresentare tutta l'azione (πάντας). Segue una digressione sulla pretesa di paternità della tragedia e della commedia da parte dei Dori, i quali pongono come prova l'etimologia dei due generi: nel caso della commedia fanno risalire l'origine nei κωμαι (δημοι per gli Ateniesi), ossia i villaggi in cui i comici portavano i loro spettacoli, mentre per il concetto di “fare” argomentano che se gli ateniesi fanno uso del verbo πραττειν, i dorici usano δραν.CAPITOLO IV: Il filosofo analizza ora le due cause che hanno dato origine alla poesia, entrambe proprie della natura umana (φυσικαί). La prima consiste nell'istinto naturale sin dalla fanciullezza all'imitazione, ciò che distingue l'uomo dagli altri esseri viventi. L'imitazione è, infatti, il metodo di apprendimento umano, che porta grande diletto anche ai non filosofi (sebbene essi vi partecipino con minore intensità, βραχυ): tramite essa forme anche disdicevoli – quali i cadaveri – diventano veicolo di conoscenza e di diletto se rappresentate con l'esattezza “dell'esecuzione, del colorito o qualche altre causa di simil genere”. La seconda causa deriva dal progressivo miglioramento di rozze improvvisazioni (αυτοσχεδιαστικης) in perfette forme naturali (την αυτης φυσιν). L'evoluzione riguardò gli oggetti (azioni di gente ignobile con canti di vituperio, azioni di gente nobile con inni ed encomi), i mezzi (graduale introduzione nei canti di vituperio del metro giambico) e i modi (dalla forma narrativa di Omero a quella drammatica, sebbene Omero avesse già introdotto un carattere drammatico, δραματοποιησας, alle sue composizioni). La tragedia e la commedia altro non sono che il punto di arrivo di prime forme imperfette, che consistono rispettivamente nel ditirambo e nei cortei fallici; tuttavia, queste "perfette forme naturali" si sono poi ulteriormente perfezionate. Nel caso della tragedia si è avuto l'aumento del numero degli attori (da uno a due con Eschilo e poi tre con Sofocle), la diminuzione dell'importanza del coro in favore del dialogo tramite Eschilo, l'introduzione della scenografia tramite Sofocle, la perdita dell'elemento satiresco ed il conseguente passaggio dal tetrametro trocaico al trimetro giambico (quello che “più da vicino imita il linguaggio parlato”), l'aumento del numero degli episodi.CAPITOLO V: Aristotele sottolinea che, se si è in grado di ripercorrere l'evoluzione della tragedia, ciò non è possibile per la commedia, i cui primi autori attestati nella tradizione sono quelli che adottavano già la sua forma compiuta. Si fa risalire il primo scrittore ateniese che ha impiegato la forma drammatica a Cratete. Il filosofo precisa l'oggetto imitato dalla commedia: non le persone peggiori di noi nel senso fisico o morale, ma del ridicolo, considerato una partizione speciale del brutto. Torna poi alla tragedia, evidenziando le analogie e le differenze che ha con l'epopea, suo immediato predecessore. Entrambe imitano soggetti eroici per mezzo della parola, ma differiscono per metro, estensione ed elementi costitutivi: il primo era unico e di carattere narrativo nel caso dell'epica, il secondo non ha limiti di tempo nell'epopea mentre si tiene entro un solo giro di sole (υπο μίαν περίοδον ηλίου) nella tragedia, il terzo ha alcuni elementi comuni a entrambi ed altri invece propri della sola forma drammatica.Il μυθοςCAPITOLO VI: Aristotele delinea la celebre definizione di tragedia:Segue poi l'elenco dei sei elementi costitutivi della tragedia, che in ordine di importanza sono: favola, caratteri, pensiero, linguaggio, melopea e spettacolo. I primi tre sono gli obbiettivi della mimesi, il quarto ed il quinto i mezzi e l'ultimo il modo. La favola (μυθος) è la “composizione di una serie di atti o di fatti”; è il costituente più importante perché la tragedia è “mimesi di uomini, bensì di azioni e di vita”, e perché senza di essa non ci può essere tragedia. Non a caso infatti i mezzi più efficaci per trascinare l'animo degli spettatori (peripezie e riconoscimenti) sono parte della favola. Il carattere (ηθη) è l'elemento da cui risultano le intenzioni morali di un personaggio, che lo portano a preferire e rifiutare certe cose; esso non è l'obiettivo primario della tragedia, bensì va a sussidio dell'azione. Per spiegare meglio questo concetto Aristotele fa l'esempio di un quadro dipinto senza disegno ma pieno di colori (carattere), il quale diletta molto di meno di una tela bianca con i soli contorni di una figura (favola). Il pensiero (διάνοια) è ciò che i personaggi dimostrano parlando o enunciando una massima generale, ed è espresso dal quarto elemento, il linguaggio (λέξις). Infine abbiamo la melopea (μελοποιία) e lo spettacolo (οψις): il primo abbellisce la scena, il secondo è utile a far animo sugli spettatori, sebbene non sia vincolante per il fine della tragedia in quanto è raggiungibile anche “senza rappresentazione scenica e senza attori” (ανευ αγωνος και υποκριτων). Infatti, come dirà nel capitolo XV, è sufficiente ascoltare la narrazione dei fatti per essere presi da pietà e terrore. Oltretutto, lo spettacolo non ha nulla a che fare con l'arte del poeta, essendo una mansione specifica del coregoCAPITOLO VII: Aristotele passa ora ad analizzare la struttura della favola, la quale – come tutte le cose belle e necessarie – deve avere un certo ordine ed una certa estensione. La tragedia deve quindi avere un principio, un mezzo ed una fine (ordine), e deve riuscire a rappresentare il passaggio dalla felicità all'infelicità o viceversa dei protagonisti nel giusto lasso di tempo (estensione): la cosiddetta unità d'azione, l'unica unità aristotelica realmente enunciata nel testo. L'azione, come qualsiasi creatura naturale, non deve essere né eccessivamente piccola né eccessivamente grande, ma deve potersi “abbracciare con facilità nel suo insieme con la mente”.CAPITOLO VIII: Aristotele precisa che ottenere una giusta unità d'azione non significa incentrare la favola su un solo personaggio: infatti non tutte le azioni di un individuo sono rilevanti nel delineare una giusta drammaturgia, in quanto gran parte di esse non sono necessarie al fine di rappresentare il passaggio dalla felicità all'infelicità del personaggio. Nell'Odissea non è quindi necessario raccontare la finta pazzia di Ulisse, mentre lo è la sfida lanciata dall'eroe al dio Nettuno, da cui trae origine il suo viaggio in mare. Azioni necessarie (oggi noi diremmo “drammaturgiche”) sono quelle che, se soppresse o spostate, compromettono l'insieme dell'azione, e viceversa quelle azioni che non portano uno scarto sensibile nell'andamento della favola non sono parti integranti del tutto.CAPITOLO IX: Il poeta non deve descrivere tutti i fatti realmente accaduti (quello che fa lo storico), ma quelli che – sempre secondo verosimiglianza e necessità – possono accadere. Il poeta, quindi, si differenzia dallo storico non perché scrive in versi, ma perché rappresenta, invece del particolare, l'universale. I fatti che possono accadere devono comunque essere credibili (è credibile ciò che è possibile, οτι πιθανόν εστι το δυνατόν), in quanto una cosa che non è riscontrabile nell'esperienza non è verisimile o necessaria, e viceversa un evento accaduto in precedenza può sempre verificarsi ed essere possibile in un altro contesto. Da quest'ultima asserzione si capisce perché Aristotele dica che il poeta possa poetare anche intorno a fatti realmente accaduti, sempre che questi siano regolate intorno ai concetti di verosimiglianza e di necessità drammatica. In altre parole, se lo storico racconta tutti i fatti accaduti, il poeta li seleziona e ne fa una sequenza compiuta per raggiungere il fine della tragedia. C'è poi un altro caso, e cioè che l'azione possa essere interamente inventata come nell'Ante di Agatone, nel senso però che l'azione non è modellata sul repertorio tradizionale, non che sia meno verisimile o necessario delle altre tragedie. Se così fosse, avremmo cattive tragedie come quelle dalla favola episodica, ossia con gli episodi non collegati fra loro da alcun rapporto di necessità o verosimiglianza. Questo è un errore che fanno non solo i cattivi poeti, ma anche quelli di valore che modificano il dramma “a cagione degli attori”: sono attestati casi anche in ottime tragedie di cosiddetti "pezzi di bravura" per l'interprete, come ad esempio il prologo di Giocasta nelle Fenicie di Euripide. Infine Aristotele precisa che la tragedia non è solo mimesi di un'azione compiuta ma anche di fatti che destano pietà e terrore (φοβερων και ελεεινων): sono quei fatti che sopravvengono inaspettatamente ma che sono al tempo stesso connessi alla favola, dipendenti dagli eventi che precedono e condizioni di quelli che seguono. Questo paradosso è spiegato meglio dell'episodio della statua di Miti, avvenuto per caso ma anche determinato da un fine che si preparava da tempo: essa aveva infatti schiacciato l'assassino di Miti, che proprio in quel momento stava per caso ammirando la scultura.CAPITOLO X: Il filosofo distingue tra favole semplici e complesse e le rispettive azioni che le costituiscono. È semplice la drammaturgia che si risolve senza peripezia e riconoscimento, complessa quella che invece fa uso di uno o entrambi gli espedienti. La più perfetta tragedia (καλλίστης τραγωδίας), come dirà nel capitolo XIII, è quella che fa uso della favola complessaCAPITOLO XI: Aristotele definisce cosa siano la peripezia, il riconoscimento ed una terza azione drammatica, la catastrofe (πάθος). La peripezia è il mutamento improvviso da una condizione di cose a quella contraria: è il caso della scoperta dei veri natali di Edipo nell'Edipo re di Sofocle, che invece di fugare il timore dell'oracolo divino non fa altro che intensificarlo e spronare il personaggio a proseguire la sua indagine. Il riconoscimento è invece il passaggio dalla non conoscenza alla conoscenza: il riconoscimento di Giocasta come madre in Edipo re o quello di Ifigenia nella Ifigenia in Tauride di Euripide. Queste due azioni determinano lo scioglimento felice o infelice della vicenda. La catastrofe è invece un'azione che porta il dolore sulla scena ed è diretta conseguenza di un'azione precedente: così Edipo che si acceca è conseguenza del riconoscimento di Giocasta come sua madre.CAPITOLO XII: Aristotele passa ora alle “parti sotto l'aspetto della quantità”, ovvero la struttura “tecnica” della tragedia. Essa si divide in prologo, episodio, esodo e canto corale. Il prologo è la parte che precede l'entrata del coro (parodo), l'episodio è quella che sta in mezzo a due canti corali, esodo quella dopo l'ultimo canto corale. I canti corali, infine, comuni a tutte le tragedie, si distinguono in parodo (primo canto) e stasimo (canto corale senza versi anapestici e corali).CAPITOLO XIII: Aristotele circoscrive ulteriormente le azioni da imitare ed i personaggi da mettere in scena. Il filosofo fa tre esempi di personaggi non tragici. In primo luogo l'uomo nobile, perché il suo passaggio dalla felicità all'infelicità non genera pietà e terrore ma ripugnanza (μιαρόν). Segue poi l'uomo ignobile che passa dalla infelicità alla felicità e, infine, l'ignobile che passa dalla felicità alla infelicità, perché malgrado soddisfi il pubblico non genera alcun effetto di pietà e terrore. Infatti si prova pietà per l'innocente e immeritatamente colpito da sventura, terrore per chi ci somiglia. Ne consegue che il vero personaggio tragico è quello che non si distingue né nella virtù né nel vizio e che passa dalla felicità all'infelicità solo a causa di un errore (αμαρτίαν); se ciò non è possibile, tutt'al più si dovrà mettere in scena un uomo migliore di noi, non peggiore. Le tragedie che raggiungono meglio l'effetto catartico sono quelle con il finale più doloroso: per questo motivo Aristotele definisce Euripide “il più tragico di tutti i poeti”, sebbene nella struttura (come specificherà nei capitoli successivi) sia più debole di altri. Si devono invece evitare quelle tragedie con una “duplice combinazione di casi”, ossia con un duplice e contrario scioglimento per personaggi migliori e peggiori: ad esempio che Oreste, invece di uccidere Egisto, faccia pace con lui.CAPITOLO XIV: Aristotele pone attenzione ora sul “valersi bellamente” (χρησθαι καλως) del mito tradizionale (soprattutto quello che mette in scena uccisioni fra consanguinei) nella composizione della tragedia. Essa può operarsi in quattro modi, che implicitamente Aristotele divide secondo gerarchia, secondo il precetto che un eccidio lo si può “o fare o non fare consapevolmente, o fare o non fare inconsapevolmente”. Agire coscientemente ma poi non portare a termine è considerato dal peripatetico il modo peggiore, perché non tragico e non porta alcuna catastrofe (Emone che non uccide Creonte nell'Antigone di Sofocle). Immediatamente successivo è agire coscientemente e portare a termine, come nella Medea (Euripide) di Euripide, tipico dei poeti antichi. Segue agire incoscientemente e portare a termine, da cui scaturiscono pietà e terrore non appena avviene il riconoscimento (Edipo re). Infine l'ottimo fra tutti (κρατιστον) agire incoscientemente e non portare a termine, come il mancato sacrificio di Oreste nell'Ifigenia in Tauride.Gli altri cinque elementiCAPITOLO XV: Aristotele delinea ora il buon carattere tragico. In primo luogo egli deve essere nobile (χρηστός) nel senso di inclinazione morale e quindi possibile in ogni tipo di persone, anche nei servi e nelle donne. Il secondo punto è la coerenza con la specie e la condizione a cui appartiene (αρμόττον): così il carattere virile si realizzerà in maniera diversa in Antigone rispetto ad Oreste. Il terzo punto è che siano coerenti con la tradizione mitica (‘όμοιον), ossia coerenti con l'originale che imitano. Il quarto ed ultimo punto è la coerenza con se stesso (ομαλον): un caso particolare di coerenza è se il personaggio è incoerente con se stesso, in questo caso la mimesi dovrà evidenziare questo carattere “coerentemente incoerente” (ομαλως ανώμαλον). Il "trait d'union" tra queste quattro varietà è dato dal fine di improntare al carattere un senso di nobiltà e grandezza, malgrado le sue infermità di carattere: il carattere deve essere come un quadro che, sebbene non venga meno alla somiglianza, è tuttavia più bello dell'originale. Nello stesso capitolo pone inoltre attenzione all'artificio scenico ("deus ex machina") che non deve interferire con la struttura tragica (ad esempio il suo scioglimento), ma solo per narrare agli spettatori quanto avviene fuori scena, sia esso prima o dopo la vicenda.CAPITOLO XVI: Aristotele esamina ora i cinque generi di riconoscimento. Il primo è quello tramite “segni” (σημείον), ad esempio un anello (Oreste ed Elettra) o una qualche cicatrice (Odisseo e la nutrice). Il secondo è quello creato artificialmente (πεποιημέναι), come Oreste nell'Ifigenia in Tauride, che non usa alcun oggetto ma dice solamente di essere Oreste. Il terzo è il riconoscimento tramite memoria (μνήμης), come ad esempio Odisseo che riconosce il citarista presso la tavola di Alcinoo grazie al suo canto. Il quarto è il riconoscimento tramite sillogismo (συλλογισμου), come nelle Coefore di Eschilo in cui Elettra riconosce Oreste per la somiglianza fisica, in quanto nessun altro poteva assomigliarle se non il fratello. Il quarto consiste nel paralogismo (ragionamento imperfetto dovuto ad un errore logico). È il caso dell'Odisseo falso messaggero, nel quale l'eroe travestito si fa riconoscere mediante la prova dell'arco, cosa che non ha alcun presupposto nella scena (non c'è infatti, come nell'Odissea, alcuna Penelope che dà il presupposto logico); il riconoscimento in questione si rivela quindi artificioso, perché non avviene tramite l'azione teatrale, ma solo grazie alla conoscenza del pubblico del poema omerico. Il quinto genere consiste invece nell'azione medesima, come ad esempio il riconoscimento nell'Edipo re.CAPITOLO XVII: Il filosofo dà ora delle norme basilari e dei consigli per comporre un buon intreccio tragico. Il poeta deve avere ben presente l'azione come schema, che poi dovrà suddividere in episodi e svolgerli secondo necessità, ad esempio tenendo ben presente di tenerli compatti e collegati tra loro. Questi episodi devono essere molto concisi nella tragedia, mentre possono avere una considerevole estensione nell'epopea in quanto fanno da corollario all'argomento generale dell'opera (per esempio, Scilla e Cariddi è un episodio non legato alla struttura drammatica dell'Odissea).CAPITOLO XVIII: Si distingue il nodo (δέσις) dallo scioglimento (λύσις): il primo va dalle vicende esterne alla trama (quelle date assodate dalla tradizione, come Clitennestra che uccide Agamennone) alla parte che immediatamente precede il mutamento dalla felicità all'infelicità, mentre lo scioglimento va da questo fino al termine del dramma (Edipo che si acceca e viene cacciato da Tebe). La creazione poetica si distanzia dal mito proprio in virtù di questi due elementi (il mito dell'Orestea è quello ma può avere più nodi e scioglimenti) i quali debbono essere ben accordati tra loro. A seguire viene la distinzione della tragedia in quattro tipologie: quella complessa (peripezia e riconoscimento), quella catastrofica, quella di carattere e quella di spettacolo. Questi quattro elementi devono essere riuniti per costruire una tragedia perfetta, che inoltre deve avere il coro come personaggio del dramma e non deve essere di fattura epica (ossia mai narrare una tragedia con più di un mito).CAPITOLO XIX: Aristotele passa ora all'analisi del terzo elemento costitutivo della tragedia, il pensiero, che adotta il linguaggio per esprimersi. Il pensiero appartiene alla sfera della Retorica ed è lì analizzato, ma viene utilizzato nell'azione drammatica per destare emozioni. Ciò che differenzia il pensiero drammatico da quello oratorio è il fatto che il primo si esplica nitidamente tramite l'azione, mentre il secondo tramite il discorso di chi parla.CAPITOLO XX: In merito alla elocuzione, Aristotele lo distingue in lettera, sillaba, congiunzione, nome, verbo, caso e proposizione. La lettera è una voce indivisibile che può diventare elemento di una voce intelligibile: si distingue in vocale (non condizionata dal luogo o dal modo di articolazione), semivocale (consonante che ha suono di per sé, Σ) e muta (consonante che ha suono solo con l'aggiunta di un altro elemento, Δ). Le lettere differiscono, oltre che per modo e luogo di articolazione, per suono (tenue, medio, intenso), accento (acuto, grave, circonflesso) e quantità (lunga, breve, ancipite). La sillaba è anch'essa una voce indivisibile costituita però da una muta e una vocale/semivocale. La congiunzione è una voce senza significato che né impedisce né favorisce la formazione della frase. Il nome e il verbo sono voci significative composte le cui parti prese singolarmente non significano nulla (“Teo-doro”, δωρον non ha l'usuale significato di dono in tale nome), l'una senza idea di tempo e l'altra con; entrambi inoltre si declinano e si coniugano in casi (nominativo-genitivo-ecc, singolare-plurale, indicativo-congiuntivo). Anche la proposizione (λόγος) è una voce significativa composta, con la differenza che le sue parti possono avere un significato autonomo; le parti possono essere unite significando una cosa sola (Iliade) oppure legate assieme da delle congiunzioni (la definizione di uomo)CAPITOLO XXI: Analizzate le parti della elocuzione, Aristotele passa ora al nome per poi delineare i tipi di parole proprie del lessico tragico (CAP XXII). I nomi possono essere semplici e doppi: semplice è un nome non legato ad altri composti (ossia costituito da lettere e sillabe, quale ad esempio γη), doppio è quello con più composti che possono essere costituiti da due voci di cui una autonoma ed una senza significato da solo (il già citato Teodoro) oppure da due o più voci significanti di per sé (Ermo-caico-xanto). A loro volta, questi nomi possono essere di più tipi: comuni, forestieri, metaforici, ornamentali, artificiali, allungati, accorciati, alterati. Un nome comune (κύριον) è quello usato quotidianamente da tutte le genti di un dato paese, quello forestiero (γλωττα) quotidiano in un altro paese: la definizione è comunque molto labile, visto che una parola forestiera a Cipro è comune ad Atene e viceversa. La metafora (αλλότριον ονομα) “trasferisce” ad un oggetto il nome proprio di un altro: può avvenire dal genere alla specie (la nave è ferma --> la nave è ancorata), dalla specie al genere (mille e mille imprese --> molte imprese), da specie a specie (attingere la vita --> togliere la vita, o tagliare l'acqua --> attingere l'acqua) o analogia (A:B=C:D --> Coppa:Dioniso=Scudo:Ares, da cui Coppa --> Scudo di Dioniso o Scudo --> Coppa di Ares). Il nome ornamentale (κόσμος) non è delineata nella Poetica: si è supposto che potesse indicare l'epiteto ornato o i sinonimi (Pelide). Il nome artificiale (πεποιμένον) un neologismo coniato dal poeta. Seguono i nomi allungati, accorciati ed alterati: il primo si ha quando si inserisce una sillaba in più o si mette al posto di una breve una lunga (πόληος per πόλεως), il secondo quando viene tolta una parte (δω per δωμα), il terzo quando un nome comune è in parte lasciato com'è ed in parte modificato dal poeta (δεξιτερόν per δεξιον). Distingue, infine, i nomi tra maschili, femminili e neutri, in base a come essi escono (maschili consonanti non mute, femminili vocali lunghe, neutri mancano di terminazioni distintive)CAPITOLO XXII: Aristotele delinea ora il linguaggio tragico e quello epico, che deve essere chiaro (σαφη) e allo stesso tempo non pedestre (μη ταπεινην). Ossia, deve adottare forme forestiere e rare ma al tempo stesso essere chiaro, altrimenti avremmo l'enigma (elocuzione debordante di metafore, αινιγμα) e il barbarismo (elocuzione di soli vocaboli forestieri e rari, βαρβαρισμός). Il poeta, per evitare di originarli, deve saper gestire il linguaggio, soprattutto se si adottano le metafore, in grado di “vedere e cogliere la somiglianza di cose fra loro”Tragedia ed epopea: analogie e differenzeCAPITOLO XXIII: Aristotele esamina ora la mimesi epica. Anch'essa dev'essere lontana dal modello storico e costruita drammaticamente: Omero stesso, nell'Iliade, non ha poetato su tutta la guerra di Troia, ma solo una parte.CAPITOLO XXIV: Anche l'epopea deve avere le stesse varietà della tragedia esposte nei capitoli X e XVIII e deve possedere gli stessi sei elementi costitutivi. Se queste sono le analogie, le differenze riguardano la lunghezza ed il metro. Per quel che concerne la prima l'epopea può, come esposto nel capitolo XVII, essere ampliato tramite gli episodi, che possono essere narrati simultaneamente a differenza della tragedia che si limita a quella che si vede in scena. La seconda differenza invece prevede il metro eroico in luogo del trimetro giambico. Altra differenza è il fatto che nell'epopea può essere rappresentato anche il meraviglioso, purché la menzogna risulti verisimile tramite l'uso del paralogismo: dato un fatto A, cui segue un fatto B, se B è vero allora anche A è vero. Nella tragedia il meraviglioso è relegato fuori scena o, se introdotto, è reso verisimile solamente quando si debba scegliere tra un “possibile non credibile” (δυνατα απίθανα) ed un “impossibile verisimile” (αδύνατα εικότα)CAPITOLO XXV: Aristotele passa ora ad esaminare gli errori – presunti od effettivi – rilevati nella stesura delle composizioni drammatiche ed epiche. L'errore può darsi in merito alla poetica stessa o ad un particolare accessorio (συμβεβηκός): il primo consiste nell'incapacità di imitare quell'azione o quel carattere, il secondo da un'idea sbagliata od una lacuna (un pittore che dipinge un cavallo che spinge in avanti entrambe le zampe destre mentre corre "erra di ignoranza", non di essenza, perché non sa come corre il cavallo). Gli altri sono per lo più errori di cattiva ermeneutica. Introdurre il meraviglioso sarebbe erroneo, ma se non si può fare altrimenti ed il tutto risulta verisimile, allora non è più tale. O ancora, non è un errore non rappresentare il verisimile se intento del poeta è rappresentare gli uomini “come dovrebbero essere”, e così non lo è neppure se il poeta vuole rappresentare qualcosa non conforme a verità ma secondo l'opinione comune (ad esempio narrare intorno agli dei), o ancora se i personaggi rappresentati erano uomini veri nell'epoca in cui sono inquadrati (guerrieri troiani non possono essere verisimili a quelli moderni). Altri errori infondati sono quelle azioni dei personaggi non consone al loro carattere: in base al contesto, alla motivazione ed all'obiettivo da raggiungere, quel carattere potrebbe comportarsi in maniera diametralmente opposta, con il risultato che è quindi necessario quel dato comportamento.CAPITOLO XXVI: Aristotele termina il discorso sulla tragedia spiegando perché la tragedia sia migliore dell'epica. Innanzitutto si contrappone a quanti basano il loro giudizio sugli attori e sulla musica, giacché quello che realmente conta è l'azione che si può giudicare come ottima o malfatta anche solo leggendola (né più né meno che l'epopea). In secondo luogo reputa la tragedia migliore perché possiede tutti i tratti dell'epopea con in più lo spettacolo e la musica, che danno una maggiore “vivezza rappresentativa” (εναργέστατα), e perché raggiunge lo stesso effetto in meno tempoGli aspetti controversiLa mimesiIl concetto di mimesi aristotelica diventa chiara con la teoria della metafora, che ritroviamo nel libro III della Retorica dello stesso filosofo. La metafora è in grado di legare tra loro due termini che altrimenti sarebbero impossibili da collegare, ma per far questo ci vuole talento, perché la corrispondenza potrebbe essere forzata o inesistente. Essa, inoltre, giunge alle conclusioni senza trarle da premesse e mette le cose sotto gli occhi (Προ ομματων). Si distingue dall'omonimia e dalla sinonimia perché individua delle somiglianze tra due elementi diversi.La metafora fa apprendere, non è un'invenzione linguistica. E come l'apprendimento attraverso la metafora genera piacere, così anche l'imitazione poetica lo fa, in quanto realizza un “sillogismo che questo è quello”. Anche qui, l'imitatore non trasfigura l'oggetto imitato, ma attraverso l'atto di imitare coglie qualcosa che attraverso la percezione inizialmente sfugge: ovvero, la sua forma.Il dramma tragico, sebbene abbia come oggetto la prassi, è in grado attraverso l'imitazione dell'azione e del carattere tragico di universalizzare la contingenza e la temporalità delle cose umane. La massima universale che l'imitazione tragica formula è che l'uomo è capace di errare, a differenza dell'animale che può essere solo sopraffatto da ciò che lo circonda. E da questa capacità di sbagliare deriva la lezione per l'agire.Il piacere dello spettacolo, invece, è quello che consente di individuare la somiglianza con l'eroe tragico e di trasformare le emozioni in filantropia. Come il piacere del flautista gli consente di progredire nel suonare il flauto, così la mimesi è in grado di trasformare il dolore in piacere, favorendo il recupero della "mesotes" che è in grado di far esercitare la virtù: “provare queste passioni quando è dovuto, per ciò che è dovuto, per lo scopo e nel modo dovuto, questo è il giusto mezzo: il che corrisponde propriamente alla virtù”.Le tre unitàNel testo l'unica unità presente è l'unità di azione. Le altre due - tempo e luogo - non si riscontrano nel trattato, anche se, nella distinzione tra tragedia ed epopea, Aristotele dice che "la tragedia fa tutto il possibile per svolgersi in un giro di sole o poco più, mentre l'epopea è illimitata nel tempo" e da questo sembra far intendere che l'unità di tempo sia preferibile. La concezione delle unità aristoteliche così come le concepiamo, tuttavia, è di molto posteriore ad Aristotele stesso e risale a glosse delle traduzioni in latino dell'opera effettuate durante l'umanesimo cinquecentesco.Pietà e terroreLa pietà (ελεος) ed il terrore (φοβος) sono il veicolo principale della catarsi tragica. Ancora una volta, il senso e le caratteristiche di queste due emozioni vengono chiarite nel libro II del trattato di Retorica.Il terrore viene definito come la sofferenza per un male imminente ed ineludibile; ad esempio si ha paura della morte solo quando è prossima, mentre prima di allora non la si teme. L'uomo nella disposizione d'animo di provare terrore è colui che teme che quell'accadimento porterà rovina; di conseguenza, coloro che vivono nella prosperità o hanno provato grandi mali hanno meno paura. Nella tragedia, gli spettatori sono portati a provare terrore giacché conoscono sin dall'inizio la conclusione del mito ed i suoi eventi rovinosi (ironia tragica).La pietà, invece, è una forma di sofferenza nei confronti di chi ha subito un male senza meritarlo; non la provano coloro che sono caduti in rovina o le persone arroganti, mentre la provano i vecchi, i deboli, i timidi e le persone colte.In merito alla recitazione, Aristotele sottolinea che coloro che con la voce ed i gesti fanno apparire vicinissimo il male, ponendolo dinanzi agli occhi come imminente o già accaduto, riescono a suscitare maggiormente queste due emozioni.La catarsiIl termine catarsi ricorre frequentemente in Aristotele, in particolar modo nelle opere biologiche e nel dubbio scritto medico "Problemi".Nei trattati di biologia biologica il termine catarsi è spesso connesso all'evacuazione del fluido mestruale (katamenia) oppure alle purghe mediche, mai per indicare l'evacuazione naturale se non accompagnata da farmaci. In queste opere la catarsi non è solo una rimozione/separazione, ma anche il ristabilimento di un ordine; Aristotele non opera, infatti, alcuna distinzione tra krisis (separazione) e catarsi, basti vedere che l'evacuazione dei residui che possono causare la malattia sono separati dagli elementi buoni.La mestruazione appartiene alla catarsi fisica e non medica perché è un'evenienza naturale, conseguente all'alimentazione. L'alimento, infatti, si mescola al sangue attraverso il calore dello stomaco e questo attraverso un'ulteriore cozione si trasforma in seme: ora, la donna non è in grado di raggiungere questa cozione ulteriore, divenendo quindi seme non puro (katharon). Il sangue si dirige verso l'utero e poiché i vasi sanguigni di questa parte sono molto stretti ha luogo una specie di emorragia. La donna necessita delle mestruazioni per rimanere in salute, risultando quindi “menomato” e più fragile rispetto al maschio. Altra conseguenza dell'inabilità alla cozione è la vecchiaia o, in termini patologici, una malattia che ha gli stessi sintomi della vecchiaia: il sangue, per esempio, arriva fin nei capelli e poiché l'alimento non è depurato esso si putrefà, facendo diventare i capelli bianchi. L'espulsione del seme, invece, non è patologico o un processo necessario alla salute.La catarsi medica aristotelica ed ippocratea si giustifica con il fatto che la salute è intesa come una mescolanza (krasis) ed una proporzione (simmetria) di opposti. La malattia si presenta in caso di eccesso o difetto di uno dei componenti.Le interpretazioniLa catarsi tragica è stata concepita dalla critica filosofica in due termini, uno omeopatico ed uno allopatico.Il punto di vista omeopatico concepisce la catarsi come una purgazione della compassione e della paura attraverso di loro (simile mediante il simile). Questa interpretazione non tiene però conto del punto di vista medico dell'antichità, limpidamente allopatico.Il punto di vista allopatico, invece, afferma che compassione e paura incidono su emozioni diverse da loro, ad esempio la paura della morte. Questa tesi era comune all'epoca del Rinascimento: “usando questi per la rimozione di altri disordini dell'anima, (…) l'ira è scacciata e la gentilezza prende il suo posto” (Maggi).Aristotele concepisce compassione e paura come emozioni simili a quelle purificate, ma allo stesso tempo diverse nella forma; così, il τοιουτων, non fa riferimento a “queste emozioni”, ma ad emozioni “di questo tipo”. Le emozioni aristoteliche differiscono sia per qualità che quantità, con il risultato che esiste tra due estremi opposti (enantia) una virtù di mezzo. Ad esempio tra l'essere paurosi e la tracotanza vi è il coraggio.Giamblico ci fornisce un resoconto del processo catartico: esso consisterebbe nel bloccare le emozioni umane con la persuasione, che avviene mostrando le emozioni altrui ("allotria pathe") che finiscono per incidere sulle emozioni proprie ("oikeia pathe"). La differenza tra il neoplatonico ed Aristotele è che questi non cerca l'imperturbabilità spirituale, ma un equilibrio emotivo.Olimpiodoro è ancora più preciso e delinea tre tipi di catarsi: quella stoico-aristotelica che “cura il male mediante il male” (allopatico), quella socratica che “deriva i simili dai simili” (omeopatico) e quella pitagorica che “ci comanda di dare un po’ alle emozioni e di gustarle in punta di dita” (evacuazione moderata)CuriositàL'intreccio del famoso romanzo di Umberto Eco, "Il nome della rosa", ruota intorno al secondo libro della poetica di Aristotele, quello riguardante la commedia. Il volume manoscritto, celato nell'impenetrabile biblioteca dell'abbazia in cui si svolge la vicenda, è descritto come l'unica copia esistente dell'opera. In seguito agli accadimenti narrati, il libro verrà infine distrutto.BibliografiaBibliografia aristotelicaBibliografia criticaCollegamenti esterniopere filosofiche|PoeticaPoetics (Aristotle)
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http://it.wikipedia.org/wiki/Leptoptilos_crumeniferus
Leptoptilos crumeniferus.Il marabù africano'" ("Leptoptilos crumeniferus"', Lesson 1831) è un uccello della famiglia Ciconiidae dell'ordine dei Ciconiiformes.CaratteristicheIl marabù africano è un uccello di grandi dimensioni. Raggiunge circa il metro e mezzo di altezza e un peso che varia dai cinque ai nove chili. L'apertura alare è una delle più grandi tra gli uccelli terrestri raggiungendo quasi i tre metri. Di aspetto sgradevole, il marabù ha le ali e la parte superiore del corpo color grigio-ardesia, a volte nero, mentre petto e ventre sono bianchi. Il collo e il capo sono privi di piume. Il becco è un grosso cuneo, tipico delle cicogne. Alla base del becco pende una sacca rossa che può arrivare anche ai 35 centimetri. I due sessi sono simili. Il marabù possiede un volo planato molto elegante e leggero che contrasta notevolmente con la sua camminata goffa e sgraziata.DistribuzioneL'areale di questo uccello è molto vasto e comprende tutta l'Africa subsahariana. Raramente lo si osserva anche in Spagna e in Israele.HabitatIl marabù africano vive sia nei luoghi aridi sia in ambienti acquatici. Lo si osserva frequentemente nei dintorni dei villaggi di pescatori, o vicino a porti e discariche di rifiuti.NutrizioneIl marabù africano è principalmente un animale saprofago e, come gli avvoltoi, viene attirato dalle carcasse di animali morti e dalle discariche. Il becco voluminoso serve per lacerare la carne putrefatta e la mancanza di piume su collo e capo gli evita il raggrumarsi del sangue e della carne. Benché abbia un ottimo olfatto, il marabù preferisce trovare le carcasse seguendo il volo degli avvoltoi con cui condivide i banchetti. Non è raro che si cibi anche di prede vive come rettili, pesci (che arriva a rubare ai pescatori) e grossi insetti.RiproduzioneIl marabù è un uccello coloniale che raggiunge la maturità sessuale verso i quattro anni. Il corteggiamento consiste nel mostrare la sacca rossa sul collo e con questa produrre tipici suoni simili a grugniti e gracchiamenti, e nel sbattere il becco. Quando trova una compagna, le rimane fedele per la vita.Il nido è un piccolo cesto di ramoscelli sotto cui vengono nascoste due o tre uova. Queste sono deposte durante la stagione secca, nei pressi dei corsi d'acqua o dei laghi, in modo che il basso livello delle acque faciliti la caccia delle piccole prede con cui verranno nutriti i piccoli.CuriositàIl nome marabù deriva dal francese "marabout", asceta in meditazione, che a sua volta è dall'arabo "murābit", guardia di frontiera, perché è proprio ciò che ricordano l'aspetto e il portamento dell'uccello.Le piume della coda, dette appunto marabù, venivano usate nell'Ottocento per abbellire abiti da sera femminili e cappelli.BibliografiaAltri progettiCollegamenti esterniCiconiidaeSpecie di uccelliFauna africanaMarabou Stork
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http://it.wikiversity.org/wiki/Introduzione_alla_Mineralogia
Introduzione alla Mineralogia.__TOC__Cos'è la Mineralogia.La Mineralogia è la scienza che studia i minerali in relazione alle loro proprietà chimiche e fisiche.È una scienza di grande importanza dato che tutta la parte solida dell’universo è costituita in prevalenza da minerali.Cosa è un minerale?"È un solido naturale con un elevato ordinamento a scala atomica ed una ben definita (ma non fissa) composizione chimica. Si forma generalmente da processi inorganici."Occorre distinguere fra processi che avvengono in Natura e "processi naturali". Anche una sostanza prodotta in laboratorio con una reazione chimica è il risultato di un processo naturale: le reazioni chimiche sono espressioni di leggi intrinseche della Natura; tuttavia, dato che la reazione è innescata e/o controllata dall'uomo, il processo non è soltanto naturale. I materiali cristallini prodotti dall'uomo sono detti materiali sintetici: possono produrre minerali quando, reagendo con l'ambiente che li circonda, formano un nuovo composto cristallino (esempio: una moneta romana rimasta sepolta a lungo mostra incrostazioni di azzurrite; questo mostra come, nei fatti, vi siano veri e propri casi limite).La composizione di un minerale non è necessariamente fissa (es. Olivine con composizione variabile da formula_2 a formula_3). Nonostante ciò, la variazione deve avvenire entro certi limiti (dettati dall’organizzazione strutturale) e poter essere espressa mediante una formula chimica stechiometrica o non stechiometrica (per esempio, formula_4).Esistono tuttavia vari materiali di formazione del tutto naturale la cui struttura interna non possiede il requisito fondamentale della cristallinità. Tali sostanze non vengono considerati minerali ma si parla di mineraloidi. Varie “scuole di pensiero” considerano come mineraloidi l'opale, le resine e le ambre. I mineraloidi possono trasformarsi in minerali quando, nel corso del tempo, gli atomi che li costituiscono si dispongono secondo lo schema spaziale di una struttura cristallina.Polimorfismo.Una definizione abbreviata di minerale è quindi "“Una fase cristallina naturale”" ed ogni minerale, per essere correttamente definito, necessita della definizione della sua composizione chimica (natura delle particelle che lo compongono) e del modo con cui le particelle sono organizzate nello spazio tridimensionale (ordinamento interno).Sia la natura chimica delle particelle che il loro ordinamento sono condizioni necessarie ma da sole non sufficienti per la definizione di minerale.Riprendendo l’esempio fatto precedentemente per la forsterite (formula_2) e la fayalite (formula_3), tali minerali differiscono tra di loro solo per la presenza nei due membri di due elementi diversi (Mg+ e Fe+) che hanno stessa valenza e raggio ionico. Tali elementi possono sostituirsi tra loro in tutte le proporzioni senza variazione della struttura interna del minerale, dando luogo, nella serie delle olivine, ad una “soluzione solida” tra i due "end members".Le fasi intermedie manterranno in questo caso lo stesso ordinamento interno dei due end members e la serie può essere chiamata Serie Isomorfa.Può accadere inoltre che lo stesso composto esista con differenti organizzazioni strutturali.Ognuna delle diverse organizzazioni strutturali rappresenta quindi un minerale distinto, in genere stabile in determinate e proprie condizioni di Pressione e Temperatura. Ogni modificazione dello stesso composto è chiamata polimorfo.Questo argomento verrà approfondito in seguito.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Hakan_Serbes
Hakan Serbes.Di famiglia originaria della Turchia, e significativamente dotato per il suo ruolo, ha esordito nel 1993 nella scuderia "VTO-pictures" di Teresa Orlowski, quindi dal 1995 ha partecipato a numerose realizzazioni hard, tra cui molti film del celebre regista italiano Joe d'Amato, come "The Last Fight" con Rocco Siffredi. Il giovane interprete si esibisce qui in energiche prestazioni, degne di nota considerato anche il fatto che ha come partner il celeberrimo Siffredi: i destini professionali dei due attori si incroceranno anche in film successivi, come "Rocco invades Poland" e "Rocco Animal Trainer # 13". Ha lavorato anche negli USA con diversi registi di primo piano.Gli è stata attribuita una relazione con la pornostar Selen, conosciuta sul set del film "Selvaggia" (1997).Dopo una effettiva relazione sentimentale con l'attrice hard ceca Sylvia Saint, interrompe temporaneamente la sua carriera nel 1998 dopo solo cinque anni di attività e decine di pellicole. "Le Fatiche Erotiche di Ercole", in cui veste i panni del celebre personaggio mitologico, è stato uno dei suoi ultimi impegni cinematografici di quel periodo.Nel 2000 rientra prepotentemente nel business ed è a Budapest per una intensissima stagione lavorativa. Nel 2001 ha vinto un AVN Award per la miglior scena di gruppo nel film "Mission to Uranus". In molti video ha recitato assieme a Nacho Vidal, sul quale si diceva esercitasse un certo fascino.Tra le caratteristiche fisiche più salienti del personaggio, il pene circonciso, oltre ad alcune potenti eiaculazioni. Personaggio aperto e cordiale con amici e semplici fans, gli è riconosciuta intelligenza e simpatia, oltre ad una forte personalità (http://groups.yahoo.com/group/Hakan-Fan/)Dal 2001 al 2005 ha avuto una relazione con l'attrice Brasiliana Luna Rio con cui ha vissuto nei dintorni di Luzern in Svizzera.Rientrato in Germania ha iniziato una felice convivenza con una nuova compagna, il che non gli ha impedito di prendere parte fino al 2007 a diverse produzioni hard tedesche.Dal 2006 ha aperto un proprio sito ufficiale su cui è non molto attivo (http://www.hakanporn.com/)Nel 2009 ha inaugurato una etichetta indipendente, H.A.G.R.O.con sede ad Hannover, e col nome di Valentino ha prodotto e lanciato un lavoro discografico di genere porno-rap dal titolo "Erotika Vol. 1" (http://www.myspace.com/hagro)Filmografiaalias= Akan / Leonardo Bekaiei / Leonardo / Akan / Akim / Hakan Dan / Leon Gauthier / Leon Gautier / Hakan Goulthier / Hakan Grouther / Hacan / Joel Hakam / Hakan / Buttboy Hakkan / Leonardo Hill / Hakam Joel / Hakan Joel / Leonardo / Bella Martin / Hakan Pitt / Wolfgang Schnetel / Hacan Serbes / Hakam Serbes / Hacan Serbs / Hakan ZigfieldTra i molti film interpretati ricordiamo:Collegamenti esterniHakan Serbes
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http://italy.indymedia.org/news/2004/12/689187_comment.php
Warning: mysql_connect() [function.mysql-connect]: Access denied for user 'imc_italy'@'localhost' (using password: YES) in /imc/sf-active/shared/classes/db_class.inc on line 28Warning: mysql_select_db(): supplied argument is not a valid MySQL-Link resource in /imc/sf-active/shared/classes/db_class.inc on line 29Warning: mysql_query(): supplied argument is not a valid MySQL-Link resource in /imc/sf-active/shared/classes/db_class.inc on line 40Warning: mysql_errno(): supplied argument is not a valid MySQL-Link resource in /imc/sf-active/shared/classes/db_class.inc on line 115Warning: mysql_fetch_array(): supplied argument is not a valid MySQL result resource in /imc/sf-active/shared/classes/db_class.inc on line 50di Amir Taheri, editorialista, scrittore, autore di The unknown life of the Shah, Hutchinson, 1991.Tratto da http://www.african-geopolitics.org. Riduzione di Paolo di Lautréamont.« L’Africa è il campo di battaglia principale », dice Ali-Muhammad Taskhiri, consigliere della « Guida suprema » sui temi della « Esportazione » della rivoluzione khomeynista. « In Africa l’equilibrio globale delle forze in campo potrà volgersi in favore dell’islam, nella sua guerra contro l’arroganza mondiale » (Nameh Farhang, Teheran, 22 Aprile 2001).Il mullah basa la sua analisi su diversi dati. (…) Intanto l’attesa « esplosione » di conversioni all’islam nelle vecchie repubbliche dell’Unione Sovietica non c’è stata. Anzi, se c’è stata un’evoluzione, è andata in senso inverso, con la conversione di un numero crescente di musulmani in Tatarstan, Bachkortostan e Kazakhstan alle diverse chiese cristiano evangeliche predicate da missioni ricche in dollari, provenienti dagli Stati Uniti. [simile quadro in america latina, dove le chiese evangeliche hanno ogni anno un incremento di fedeli pari a tre volte la crescita del PIL cinese, ndr]L’Asia è considerata difficile da conquistare, in ragione delle tradizioni e dei valori profondamente radicati nei fedeli induisti, buddisti e shintoisti. Alcuni rapporti islamici dimostrano che il tasso di conversioni all’islam in Asia è declinato costantemente dalla metà degli anni 1990 (rapporto pubblicato dal ministero iraniano della Cultura islamica, dipartimento relazioni internazionali, il 14 gennaio 2001).Nel sottocontinente indiano e in una vasta parte dell’Asia del sud, specialmente in Indonesia e Filippine [ma anche in Tailandia], la comparsa di gruppi islamici radicali, per lo più terroristi, ha nuociuto al proselitismo dei non musulmani. Tutto ciò contribuisce a rendere l’Africa il campo di battaglia più promettente per gli islamici radicali.L’interesse dell’Iran per l’Africa nera data da prima della rivoluzione komeinista del 1979. L’offensiva diplomatica aveva preso l’avvio dalla fine degli anni 1960: all’inizio del decennio successivo, l’Iran aveva stabilito relazioni diplomatiche e ambasciate in una trentina di paesi africani. In Africa occidentale, il Senegal era diventato un alleato di riguardo, in ragione del rapporto personale che il presidente Léopold Sedar Senghor aveva sviluppato con lo Sciah. In Africa orientale, il primo riferimento per l’Iran fu il Kenya. A metà anni 1970, l’Iran aveva relazioni « speciali » con molti altri paesi, in particolare l’Africa del Sud, la Somalia e il Sudan. (…) Truppe iraniane aiutavano l’esercito marocchino contro il Polisario nel Sahara occidentale, altre aiutavano a Ogaden i ribelli etiopi anticomunisti. L’interesse comune per il petrolio aveva condotto l’Iran a legarsi con Nigeria e Gabon, due paesi che hanno fatto parte dell’OPEC, grazie anche all’aiuto di Téhéran. A questo si aggiungeva il fatto che lo Sciah aveva individuato nel Gabon la fonte di uranio per la sua industria nucleare nascente.(...) Lo Sciah era preoccupato di dimostrare una distanza dai regimi islamici, tanto che diventò un sostegno importante nella rivolta del Biafra contro i musulmani nigeriani, il che fu un importante argomento della propaganda condotta contro di lui dai mullah radicali. (…)Quando i mullah presero il potere a Teheran, nel 1979, ereditarono una rete di relazioni diplomatiche, economiche e militari con numerosi paesi dell’Africa nera. …I mullah cercarono di trasformarla da strumento di interessi nazionali a mezzo per diffondere la loro rivoluzione. Le missioni diplomatiche in Africa passarono da 11 nel 1979 a 32 nel 1989 (nel 1970 l’Iran aveva nell’Africa nera una sola ambasciata permanente: Addis-Abeba). Questa crescita rifletteva largamente l’interesse dell’Iran in favore dei regimi orientati a sinistra, come la Guinea di Sekou-Touré, lo Zimbawe, il Mozambico, l’Angola et l’Etiopia, prima della caduta di Mengistu Haile-Mariam. Nel 1989 la presa di potere in Sudan da parte di militari islamici ha aggiunto questo paese alla lista degli « interessi speciali » dell’Iran in Africa nera. Il Sudan è ben presto diventato il centro dell’interventismo iraniano.Nel 1990, l’Iran beneficiava di un « attracco privilegiato » a Port-Sudan, dove la marina iraniana aveva una presenza quasi permanente e conduceva una missione militare di 400 persone, che aveva lo scopo di addestrare l’esercito sudanese nella sua guerra contro i secessionisti del sud. Teheran ha successivamente commutato un prestito di 189 milioni di dollari contratto dal Sudan nel periodo dello sciah, con un programma di aiuti che includeva la fornitura di petrolio a prezzo ridotto e la consegna di armi per 130 milioni di dollari (…Nel 1993 l’Iran ha aiutato il Sudan nell’acquisto di armi cinesi, costruendo nel frattempo aereoporti e ospedali militari per l’esercito sudanese). Per sottolineare la relazione speciale tra I due paesi, il presidente Ali-Akbar Hashemi Rafsanjani fece due visite di Stato a Khartum…L’incursione dei mullah in Africa nera non ha avuto sempre successo. Nel 1986, Ali Hassani Khameneï, allora presidente e oggi « guida suprema », si recò in visita a Harare, capitale dello Zimbawe. Rifiutò di stringere la mano alla moglie del presidente Robert Mugabe e non partecipò a una colazione di Stato offerta in suo onore perché Mugabe aveva ammesso la presenza di donne. Di conseguenza venne obbligato a rientrare nella sua ambasciata, interruppe la visita e rientrò a Teheran il giorno successivo. (da Holy Terror: Inside the World of Islamic Terrorism, London 1988).I mullah iraniani scoprirono che potevano utilizzare la potente ed estesa rete sciita presente in Africa. Vi sono infatti molte comunità sciite di origine siriana o libanese, in quasi tutte le capitali dell’Africa nera. Nell’Africa occidentale hanno in mano buona parte del mondo degli affari, da Nouakchott a Luanda passando da Freetown e Brazzaville. Favorendo le comunità sciite i mullah iraniani raccolsero una grande simpatia, anche se le comunità erano ormai secolarizzate da decenni. (…)(…) Negli anni ‘80, i Sauditi capirono che la loro pretesa di essere i soli rappresentanti del mondo musulmano veniva messa in discussione dai mullah iraniani. Fu l’ayatollah Ruhallah Khomeyni a definire il regime saudita come « colportore dell’islam americano », chiamando alla « liberazione » di La Mecca e Medina dal controllo degli Al-Saud. Di sicuro i Saud avevano più denaro degli iraniani, ma mancavano di uomini per condurre una controoffensiva. Cercarono di rimediare alleandosi col generale Muhammad Zia ul-Haq, capo fondamentalista del Pakistan. L’alleanza aveva il sostegno americano a causa della campagna in corso contro l’occupazione sovietica in Afghanistan.Negli anni 1980 l’Africa, senza avere i titoli delle prime pagine dei giornali del mondo, diventò un campo di battaglia della guerra ideologica, diplomatica, missionaria e militare condotta dai sauditi. L’Arabia in dieci anni aprì quaranta nuove missioni diplomatiche nel continente. Cominciò anche a finanziare iniziative sociali islamiche : moschee, scuole coraniche e organizzazioni missionarie.Gran parte delle risorse impiegate dai wahabiti in Africa proviene da ricchi dignitari di corte. Nel 1997, si è valutato che l’entità degli investimenti era di 150 milioni di dollari all’anno (Cfr. Arab News, Jeddah, 12 March 2000). La somma equivale a ciò che L’Iran spende ogni anno per promuovere la sua concezione di Islam in Africa nera. Malgrado la rivalità, l’Iran e l’Arabia sembrano spesso alleati. In Senegal per esempio i due paesi offrono ricompense in denaro alle famiglie che obbligano i propri bambini a ricoprire il proprio ventre e che portano lo « hijab » (o velo islamico) . Prima del 1979, nessuna donna portava lo hijab in Sénégal. Oggi, si stima che circa il 45 %, delle donne abbia « scelto » questa usanza islamica.A Zanzibar, che fa parte della federazione della Tanzania, l’Iran e l’Arabia finanziano tutti e due i gruppi islamici ribelli che combattono per la secessione.(…) In molte regioni del continente wahabiti e sciiti sono riusciti a presentare il cristianesimo come la religione delle potenze coloniali e imperialiste, colpevoli della instabilità e della povertà dell’Africa. Dichiarano che i valori islamici hanno molto in comune con la tradizione africana – come il predominio della proprietà « comune », la distinzione tra uomini e donne, la tolleranza verso la poligamia. I missionari islamici affermano che il cristianesimo è la religione dei ricchi, ed è straniera alla maggior parte degli africani… è interessante notare che molti cristiani africani condividono questo punto di vista.Iraniani e sauditi predicano che la democrazia è un concetto occidentale, tendente a perpetuare l’influsso coloniale. Il fatto che l’esperienza della democrazia è stata quasi sempre devastante… offre il destro a queste asserzioni. L’Islam diventa così un potente mezzo di espressione della collera africana contro il ricco occidente governato dagli Stati Uniti.Documenti ufficiali dichiarano « una serie di successi per l’islam » in molti paesi africani. Un rapporto iraniano stima che circa l’80 % degli Africani neri sarà islamico nel 2020. Un esempio di questo successo è la Nigeria, dove la sharia, introdotta inizialmente nello Zamfara, piccolo Stato del nord, nel 1999, si è poi estesa a dodici stati fino a raggiungere nel 2002, un terzo dell’intera popolazione nigeriana, che conta 120 milioni di abitanti. Ciò è successo mentre la Nigeria usciva da sedici anni di regime militare corrotto, ed subiva la presenza di una classe di ricchi parassiti di governo mentre la popolazione era impoverita. In queste condizioni l’esperienza di Zamfara colmava un vuoto. Pochi mesi dopo l’introduzione della Sharia – grazie all’amputazione degli arti nei confronti dei ladri- il tasso di criminalità era caduto al livello più basso della storia. Terrorizzate dai gruppi islamici militanti, le donne oggi indossano lo « hijab » divenuto obbligatorio mentre le scuole miste vengono chiuse. Chi commette adulterio viene impiccato o lapidato…A Kano, capitale del nord Nigeria, la islamizzazione è stata sancita dalla più grande manifestazione mai vista nella città. I capi musulmani locali utilizzano la sharia per destabilizzare il governo del presidente Obasanjo, che è cristiano. In termini di violenze, il prezzo è stato alto. Tra il 1999 e il 2002, circa 5 000 nigeriani sono stati uccisi nel corso degli scontri tra islamici radicali contro cristiani e animisti.« L’islam sta vincendo », dice il reverendo Benjamin Kwashi, vescovo anglicano di Jos, città del centro Nigeria. « …Anzi, ha già vinto ed avanza rapidamente. Per molti africani sembra logico ricusare i valori laici dell’america e dell’Europa, l’egoismo e l’esibizione del corpo femminile, così abbracciano la fede islamica » (Intervista a BBC news, 21 giugno 2000).(Di recente il vescovo ha subito la morte di 500 persone, uccise nel corso di scontri coi musulmani di Jos, che avevano lanciato una campagna per la chiusura e distruzione delle chiese cristiane locali).Nell’Africa orientale, in Kenya, Tanzania e Uganda, combattono almeno nove gruppi fondamentalisti. Tutti ottengono aiuti da Sauditi, iraniani e dal Sudan, che offre canali di comunicazione e rifugio. ... Nel Corno d’Africa questi stessi stati incoraggiano e finanziano l’imposizione della Sha’riah in Somalia, dove non c’è più uno Stato. In Sudan e Ciad, la scoperta di giacimenti di petrolio ha aggiunto una nuova carne al fuoco.Nell’Africa occidentale, gli aiuti iraniani e sauditi sono confluiti soprattutto in Costa d’Avorio. Teheran e Ryad affermano che i musulmani sono già maggioranza nel paese. (…)Anche nei paesi a maggioranza islamica, come il Niger e il Mali, confluisce l’attenzione dei missionari iraniani e sauditi. In Guinea e Senegal si sono formati dei gruppi islamici, costituiti come piattaforme permanenti di agitazione politica antigovernativa. In Sierra Leone, gli islamici hanno accelerato il ritorno al potere di Ahmad Tijan Kabba, dopo la sua deposizione da parte di ribelli cristiani e animisti (…)Nel 1997, il principe ereditario saudita Abdallah Ibn Abdel-Aziz si è recato a Teheran, riprendendo i primi contatti tra i due paesi dopo il 1978. L’Africa ha avuto un posto di riguardo nell’agenda delle discussioni col presidente Muhammad Khatami, un mullah che aveva condotto la « esportazione della rivoluzione » in tutti gli anni 1980. I due uomini si sono accordati nel porre fine alle controversie e riunire gli sforzi contro le chiese cristiane d’Africa, ma anche contro i movimenti sufiti e laici presenti in diversi stati africani.Nel frattempo la Libia, terzo grande attore islamico nel continente, si è trovata di fronte a una ribellione islamica interna, e ha scelto di evidenziare « valori africani », mai definiti per altro, piuttosto che predicare l’Islam. Facendosi paladino dell’idea degli Stati Uniti d’Africa, Gheddafi si è esposto alle critiche dei panislamisti iraniani e sauditi. L’islam radicale incontra ancora resistenza da parte delle religioni africane tradizionali e molte confraternite sufi considerano l’islamismo radicale, in ogni sua forma, come estraneo alla tradizione islamica e dannoso. Ma questi movimenti non hanno un appoggio da parte di un qualsiasi stato, mentre devono contrastare ideologie rivali foraggiate da due tra i più ricchi stati musulmani.(…)« L’Africa è posto del mondo in cui l’islam può dimostrare la sua superiorità sul sistema occidentale corrotto », afferma Ali-Muhammad Taskhiri. « Questo sarà il secolo dello scontro tra le civiltà. E chi vincerà in Africa ha ottime possibilità di vincere nel mondo intero».Intervista esclusiva con il cristiano protestante indiano, accusato di evangelizzazione e liberato dopo una campagna internazionale sostenuta da AsiaNews. Brian O’Connor chiede: “Nelle prigioni saudite vi sono molti altri Brian che hanno bisogno del vostro aiuto”.Hubli (AsiaNews) - Per 7 mesi e 7 giorni è stato prigioniero, incatenato e torturato nelle prigioni dell’Arabia Saudita, accusato di “evangelizzazione cristiana”. Brian Savio O’Connor, 36 anni, protestante del Karnataka, è ormai libero dai primi di novembre, grazie anche a una campagna internazionale che AsiaNews ha lanciato a suo favore insieme a vari siti cattolici e non sparsi nel mondo.Brian O’Connor è un Anglo-indian. Il 15 aprile ’98 è arrivato in Arabia Saudita, accettando di lavorare come addetto ai bagagli per la compagnia aerea saudita (Saudi Arabian Airlines). Nel suo tempo libero O’Connor organizza incontri biblici in privato, con persone pakistane e arabe. Ha con sé un centinaio di DVD a tema biblico: citazioni, documentari, film su personaggi della Bibbia, oltre a circa 60 videocassette con le prediche del pastore Benny Hinn della Trinità Broadcasting Corporation. Nel suo computer ha anche installato una versione digitale della Bibbia.Il regno saudita, dove vi sono le città sante di Mecca e Medina, dominato da un’ideologia fondamentalista, proibisce ogni espressione religiosa diversa dall’Islam. La polizia religiosa – la famigerata Muttawah – vigila per eliminare ogni bibbia, rosario, croce, o assemblea cristiana. E anche se i reali sauditi permettono pratiche religiose diverse dall’Islam almeno in privato, la polizia religiosa non fa distinzione.La sera del 25 marzo, verso le 5.45, ricevo una telefonata da uno sconosciuto di nome Joseph. Diceva che era amico a un certo Orlando e voleva incontrarmi per parlare di cristianesimo. Non conoscevo nessun Orlando e perciò mi sono insospettito. Ad ogni modo li ho invitati a venire nella mia stanza, nella casa che la mia ditta, musulmana, mette a disposizione per i suoi impiegati. L’uomo di nome Joseph insiste che dovremmo incontrarci fuori, in un bar di fronte. Gli chiedo chi fosse e lui mi dice che è egiziano. In realtà la sua parlata aveva un forte accento saudita. Appena uscito di casa, scopro che vi sono 3 macchine in attesa, piene di poliziotti religiosi. Avevano perfino i binocoli a raggi infrarossi. Questi significa che ero controllato da tempo. I poliziotti mi agguantano, mi mettono in una delle auto e mi portano dentro a una moschea. La polizia islamica mi ha incatenato i piedi. Uno dei poliziotti, un gigante di almeno 2 metri (io sono alto solo 1,70 m), mi prende dalla catena dei piedi e mi mette a testa in giù facendomi oscillare. Per molto tempo dopo, di notte mi svegliavo al ricordo dello stridore di quelle catene. Per più di un’ora hanno continuato a colpirmi facendomi oscillare a testa in giù: mi davano pugni, calci, frustate. Non potevo nemmeno proteggermi dai colpi sulla faccia perché avevo le mani legate dietro la schiena.Verso mezzanotte, mentre ero debolissimo per le torture, un poliziotto mi mostra delle carte. Fra una tortura e l’altra mi ordinano di firmare la mia confessione e cioè che possedevo dei CD e dei DVD biblici e che evangelizzavo in Arabia saudita. A questa accusa ho risposto loro che gli incontri religiosi in privato non sono illegali. Ma loro continuano ad insistere che la pratica di ogni fede diversa dall’Islam è proibita.Dopo un po’ mi chiedono di firmare anche un altro foglio con cui confessavo di aver venduto alcol. Ma anche se ero debole ed esausto, mi sono rifiutato di firmare questa falsa confessione. E ho detto a un poliziotto: “Sono un credente in Gesù, un predicatore… come è possibile che io venda dell’alcol?” [ndr: i protestanti evangelici non fanno uso di alcol e lo proibiscono].Mi sentivo molto debole e spaventato: non sapevo quali altre false accuse potevano montare contro di me: tutte le mie cose erano state confiscate; la mia abitazione perquisita da cima a fondo… Mi dispiaceva anche tutto il dolore che provocavo alla mia famiglia in India. In prigione ho vissuto in una cella con altre 17 condannati per omicidio, commercio di droga, e altri crimini pesanti. La sezione dove ero confinato ha 14 celle; le poche guardie vigilavano sui nostri movimenti e le nostre conversazioni. E come se non bastasse, vi erano anche delle telecamere dovunque. Non ho avuto problemi per il cibo: arabi e indiani mangiano più o meno le stesse cose. Alcuni miei amici, corrompendo una delle guardie, sono riusciti anche a procurarmi un telefonino. Grazie a questo strumento – illegale in prigione – potevo stare in contatto con la gente fuori.All’inizio, ogni volta che cercavo di pregare, i miei compagni di prigione mi interrompevano e mi criticavano. Dopo un mese sono divenuto amico di alcuni di loro e loro stessi hanno chiesto ai carcerieri di darmi il permesso di pregare. Potevo farlo solo fuori dell’orario della preghiera islamica. Quando tutta la prigione si fermava per la preghiera musulmana 5 volte al giorno ero obbligato a stare in silenzio e immobile.Come una benedizione “paradossale” (lett.: blessing in disguise, benedizione travestita): mi sento un privilegiato per aver sofferto a causa di Gesù. Oltretutto, la mia presenza in prigione ha portato almeno 21 persone a conoscere il Cristo. Grazie a questa avventura la mia fede e la mia resistenza si sono accresciute. Il Signore mi ha confermato nella missione e nella predicazione.No, considero una “benedizione paradossale” anche l’esservi andato. Nel dicembre 2003 mi hanno offerto un lavoro in Gran Bretagna, che io ho rifiutato. Forse è stato un suggerimento dello Spirito Santo: se avessi accettato non avrei avuto questa possibilità di testimoniare il vangelo nelle prigioni dell’Arabia Saudita.Il 15 settembre 2004 O’Connor è portato in tribunale, accusato di vendita di alcolici, uso di droga, possesso di materiale pornografico e diffusione del cristianesimo. Secondo la legge saudita, per tutte queste accuse, O’Connor rischia almeno l’ergastolo. Il giudice separa le accuse di evangelizzazione dalle altre: per la prima sarà giudicato da una Corte Superiore; per le altre si giudica al momento e si chiamano come testimoni i poliziotti islamici.Intanto nel mondo si è diffusa una campagna per la sua liberazione. Il Principe Naif, il secondo in ordine d’importanza nella casa reale saudita, manda un ordine scritto alla corte per chiudere il caso e far cadere tutte le accuse contro O’Connor. Ma il 20 ottobre, nonostante l’ordine della casa reale, la corte si incontra per giudicare O’Connor solo per le accuse di vendita di alcol.Il 20 ottobre il Pubblico Ministero afferma che un uomo inviato dalla Muttawah dice di aver comprato dell’alcol da O’Connor e lo ha pagato con una banconota segnata. La polizia islamica dice di aver trovato addosso a me questa banconota segnata. Secondo l’accusa io ho venduto 10 bottiglie da un litro di alcolici. Ho chiesto di presentare il mio caso alla Corte d’Appello. E ho anche chiesto di verificare se sulle bottiglie e sulle banconote vi erano le mie impronte digitali. Loro mi hanno risposto che in Arabia saudita non hanno questi sistemi di controllo. E mi hanno chiuso ancora in cella.Avevo già passato 7 mesi in prigione; me ne restavano ancora 3. Quanto alle frustate, grazie a Dio non lo hanno fatto. Ma è curioso che, nonostante l’ordine del principe Naif, restavo ancora in prigione: sembra proprio che non vi sia coordinamento fra la polizia islamica e il governo. Ad ogni modo, una notte vengono a prendermi e mi conducono in auto all’aeroporto, caricandomi su un volo per Mumbai, dove sono stato accolto dai miei fratelli di fede. Un fatto interessante che mi hanno detto: dopo che mi hanno espulso, la corte mi ha ancora cercato per presentarmi di nuovo in tribunale il 6 novembre scorso! E così sono ancora atteso in Arabia per la conclusione del processo… È davvero ridicola tutta questa… efficienza!Sono veramente grato ad AsiaNews per questo. E ringrazio anche Christian Solidariety Worldwide e la All India Christian Council per il loro sostegno. Voglio ringraziare in particolare tutti i lettori di AsiaNews per le cartoline e le lettere a valanga che sono arrivate da tutto il mondo. Ma voglio anche lasciarvi un compito: nelle prigioni saudite vi sono ancora molti altri Brian che hanno bisogno del vostro aiuto.
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http://www.comicsblog.it/tag/lilith
Seguono alcuni estratti dal Giornale Bonelli, contenenti news su Tex, Dylan Dog e Lilith: A giugno, infatti, ormai da più di vent’anni, arriva il tradizionale appuntamento con il Texone, che questa volta vede all’opera un talento di casa nostra, Pasquale Frisenda, al suo esordio nel mondo di Aquila della Notte, dopo avere prestato le sue matite al western “crepuscolare” di Ken Parker e di Magico Vento. Sono certo che le sue tavole, ambientate in uno scenario inconsueto per il nostro Tex, cioè la pampa Argentina, non mancheranno di lasciarvi a bocca aperta, come è capitato a me, primo lettore di un’avventura che avrei voluto scrivere personalmente da tempo, tanto da avere accumulato una discreta mole di documentazione.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_nazionale
Convenzione nazionale.La Convenzione Nazionale'" (in francese "Convention Nationale"), o semplicemente Convenzione, è stata un'assemblea esecutiva e legislativa in vigore durante la Rivoluzione francese dal 20 settembre 1792 al 26 ottobre 1795.Quando la popolazione parigina assaltò il Palais des Tuileries (10 agosto 1792) e invocò l'abolizione della monarchia, l'assemblea costituente ordinò la sospensione temporanea del re dalle sue funzioni e convocò la Convenzione Nazionale (termine di origine inglese, con il quale era stato designato il Parlamento atipico che, dopo la vittoriosa rivoluzione del 1689, aveva conferito potere a Guglielmo d'Orange a sua moglie Maria) affidando all'assemblea il compito di redigere una nuova costituzione repubblicana (in quanto la monarchia sarebbe stata completamente abolita dalla Convenzione Nazionale il 21 settembre del 1792).La convenzione si attribuì l'incarico di stabilire una nuova Costituzione per lo stato Francese, dopo la deposizione del re Luigi XVI e la proclamanzione della repubblica.La convenzione avrebbe anche svolto il ruolo di Camera dotata di poteri legislativi, cioè avrebbe approvato tutte le leggi della nuova francia repubblicana.Potevano essere eletti a far parte dell'assemblea tutti i cittadini francesi di età superiore ai 21 anni, residenti da più di un anno e stabilmente occupati: la Convenzione fu quindi il primo organo francese eletto a suffragio universale.Insediatasi quindi il 21 settembre, risultò formata da 749 deputati.A sinistra, trovavano posto, i montagnardi o deputati della montagna, di stampo repubblicano e democratico, si battevano per la tassazione del reddito, l'uguaglianza sociale, il ridimensionamento della proprietà privata e l'accentramento di tutti i poteri in mano alla convenzione, rappresentavano all'incirca un quarto dell'assemblea. Ne facevano parte Robespierre, Marat, Saint-Just e Danton.Il centro o palude, risultava essere lo schieramento più numeroso, all'incirca la metà dei deputati, essi erano i "non schierati" ed erano lo schieramento che determinava l'esito di tutte le votazioni.A destra invece, stavano i girondini, rappresentanti dei ceti borghesi e nobiliari più elevati, costituivano circa un quarto dell'assemblea, osteggiavano la Comune di Parigi, contrari al grande potere da questa assunto, infatti si battevano per un decentramento amministrativo e politico.Rivoluzione franceseNational Convention
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http://it.wikipedia.org/wiki/Enfield_SA-80%28L-85%29
Enfield SA-80(L-85).Il fucile Enfield SA 80'" è un'arma individuale britannica, in calibro 5,56 mm, usata dalla fanteria e derivata dal prototipo "'IW XL70E3'"Subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale i progettisti della "Small Arms Factory, Enfield Lock" cominciarono a studiare un fucile d'assalto destinato alle truppe britanniche, denominato "EM-2", gli studi furono interrotti per l'adozione come munizionamento standard in ambito NATO della cartuccia da 7,62 mm. Gli studi furono ripresi negli anni settanta, basandosi su un munizionamento di nuova concezione, da 4,85 mm, il prototipo (mai entrato in produzione) fu denominato "IW XL65E5". Quando in ambito NATO la cartuccia 7,62mm fu scartata, in quanto eccessivamente potente per un'arma automatica, ma fu imposto un unico munizionamento per tutte le armi individuali degli stati membri, il calibro dell'arma dovette essere portato a 5,56 mm. Alla fine venne adottata la cartuccia belga SS109 (M855 secondo la denominazione americana), cal. 5,56x45 mm e i britannici approdarono al IW XL70E3'" della Enfield, divenuto nel 1985 L-85. La configurazione adottata per l'arma (a partire dal IW XL65E5), era quella con la canna entro il calcio, quindi con il grilletto anteriore sia rispetto al congegno di sparo sia al caricatore (bull pup): questa differente disposizione permette di limitare la lunghezza del fucile senza per questo ridurre la lunghezza della canna e quindi la precisione dell'arma.VariantiEsistono 4 varianti principali che formano la "famiglia" SA80: la "'L85A1 / L85A2 IW Rifles'", la "'L86A1/L86A2 LSW'", la "'L22A1/L22A2 Carbine'" e la "'L98A1/L98A2 Cadet rifles'".L86 LSWLA "'L86A1 LSW è una mitragliatrice leggera di supporto adottata nel 1986 dalle forze britanniche come miglioramento della L85A1 e come sostituto del L484 BREN.Quest'arma presenta una canna più pesante e larga rispetto alla L85A1 e un'impugnatura posteriore in plastica utile in caso di fuoco sostenuto. Per evitare il surriscaldamento della canna, non sostituibile, era necessario sparare brevi raffiche. L'arma e costituita anche da un sostegno della canna inferiore con bipiede, una cassa in plastica per le mani, un mirino ottico SUSAT e un caricatore STANAG da 30 colpi da 5,56 mm x 45 NATO. La sua canna è lunga 64,5 cm e raggiunge un peso complessivo di 5,4 kg.BibliografiaFucili d'assaltoSA80
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http://it.wikibooks.org/wiki/Matematica_per_le_superiori/Equazioni
Matematica per le superiori/Equazioni.Si dice equazione l'uguaglianza tra due espressioni che contengono almeno un'incognita.Le soluzioni di un'equazione sono quei valori che sostituiti delle incognite rendono vera l'uguaglianza.Un'equazione che non ha soluzioni si dice impossibile.Se qualunque valore è una soluzione l'equazione si dice indeterminata.Se ha un limitato insieme di soluzioni si dice determinata.Due equazioni che hanno le stesse soluzioni si dicono equivalenti.Principi di equivalenza delle equazioni.Per risolvere le equazioni esistono due principi di equivalenza, chiamati rispettivamente primo e secondo principio di equvalenze delle equazioni.Primo principio di equivalenza:.formula_1 è equivalente a formula_2, quindi formula_3Come conseguenze del primo principio di equivalenza ci sono la regola del trasporto e la regola si cancellazione.Secondo principio di equivalenza.formula_8, se dividiamo entrami i membri per '3' otteniamo come soluzione formula_9Conseguenze dirette del secondo principio di equivalenza sono la regola di divisione per un fattore comune diverso da zero e la regola del cambiamento di segno.Equazioni di primo grado numeriche intere.Risolvere un'equazione significa determinare l'insieme delle sue soluzioni. L'insieme viene indicato con S; ovviamente x ∈ R.formula_12formula_13formula_14 ⇒ formula_15La soluzione è formula_15Facciamo un esempio.A questo punto occorre imporre i denominatori diversi da 0.Scriveremo: C.E.: x^2 - 2x - 15 ≠ 0 ∧ x - 5 ≠ 0 ∧ x + 3 ≠ 0 ⇒ x ≠ 5 ∧ x ≠ -3.La soluzione trovata è accettabile, in quanto diversa da 5 e -3.Equazioni di primo grado letterali intere.Vediamo adesso alcune equazioni contenenti parametri, ossia lettere.formula_24Basterà mettere in evidenza la formula_25 e poi discutere su alcune cose che ora andremo a vedere.formula_26Adesso dobbiamo discutere quando 2 - a è uguale a 0, poiché in quel caso non sarebbe possibile applicare il secondo principio di equivalenza.formula_29;Ottenendo come soluzione formula_30Sia da risolvere l'equazione formula_31, che è INTERA, perché l'incognita non si trova al denominatore.Ora facciamo il campo di esistenza; C.E.: a - 1 ≠ 0 ⇒ a ≠ 1formula_32formula_33formula_34formula_39;Ottenendo come soluzione formula_40
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http://it.wikipedia.org/wiki/Borgosatollo
Borgosatollo.Borgosatollo'" ("Borsadòl"' in bresciano) è un comune di 9.029 abitanti della provincia di Brescia, posto immediatamente a sud del capoluogo, nell'alta pianura.Secondo un'antica tradizione, nella sua frazione di Piffione si sarebbero ferrate le oche con i martelli di paglia.Geografia fisicaTerritorioIl paese di Borgosatollo è formato da diverse frazioni:le Gerole,il Colombino,il Sorec(che in dialetto significa Pantegana),Piffione,le Bettole e la Venezia.Inizialmente possiamo dire che Borgosatollo era un piccolo Borgo Antico ed era dominato da una notevole estensione di campi.Con il passare degli anni,e con la nuova urbanizzazione,il paese è divenuto piuttosto grande dove ai campi (che oggi sono dimninuiti notevolmente) sono state erette case,edifici,industrie che,seppur piccole,rendono molto in questo paese.La zona della lavorazione terrena è situata,ormai,solo nelle piccole località sopraelencate,mentre il centro del paese possiamo definirlo abbastanza urbanizzato.StoriaMonumenti e luoghi d'interesseArchitetture civiliL’attuale municipio fu costruito nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, occupando un fondo prima destinato a prato. La sua sede storica, fin dal 1574, era invece ubicata in Castello, per la precisione nell’edificio che ancora in epoca napoleonica era censito al mappale 127 come “casa d’affitto ad uso della Municipalità”, di proprietà degli Originari di Borgosatollo, mentre alla metà dell’Ottocento è specificato che, dell’edificio a due piani, il piano terreno era destinato “per uso delle Scuole Elementari”. Nel 1828 la Deputazione Comunale di Borgosatollo incarica l’ingegner Alessandro Benedetti “della perizia di alcune opere urgenti da farsi ai locali ad uso delle pubbliche scuole” e, dieci anni più tardi, nel 1838, del “progetto di miglioramento dei locali ad uso scuola maschile e femminile”. Il progetto dell’attuale sede comunale, a firma dell’ing. Girolamo Roversi, fu approvato nel 1885, a seguito della sempre più pressante necessità di spazio che la duplice funzione di municipio e scuola richiedeva. Non è stato possibile recuperare la documentazione dettagliata relativa al progetto, ma è certo che il fondo venne frazionato nel 1864 a seguito della vendita di parte dei terreni a Giulio Panada e successivamente (1886) venduto al comune di Borgosatollo. La costruzione fu ultimata nel 1888, anno del primo collaudo ed inaugurata nel 1889.In una lettera al Ministro delle Finanze del 1938, il Podestà del Comune di Borgosatollo dichiara che “Nel 1931 il Comune di Borgosatollo dovette provvedere alla costruzione di quattro aule scolastiche per le scuole elementari in aggiunta a quelle esistenti rilevatesi insufficienti ai bisogni della pubblica istruzione […].Per ragioni di economia il Commissario Prefettizio incaricò il progettista Antonio Lechi di ricavare le quattro aule scolastiche col sopraelevare l’esistente fabbricato nel quale già si trovavano varie aule per le Elementari (insufficienti), e gli Uffici Comunali. In base alle direttive avute, l’Ing. Lechi eseguì il progetto che prevedeva appunto il ricavo delle nuove aule sopra l’edificio esistente”. Le nuove aule scolastiche occupavano quindi l’ultimo piano del fabbricato, mentre i primi due erano destinati ad uffici comunali. I lavori vennero ultimati il 24 settembre del 1931.Nel 1965, la mancanza di spazio costringeva il Comune a chiedere sovvenzioni statali per una nuova sede municipale. Bisogna tuttavia attendere gli anni Ottanta per un intervento complessivo sullo stabile. Il progetto esecutivo di ristrutturazione della sede municipale, preceduto da una perizia sulle condizioni statiche dell’edificio che dimostra lo stato di precarietà dei solai lignei, viene approvato in Consiglio Comunale il 17 giugno 1981. Nel frattempo la sede Comunale veniva provvisoriamente spostata nell’ex palazzo Facchi.SocietàEvoluzione demograficaCulturaCucinaPiatto tipico sono le "rane e bose".AmministrazioneBibliografiaUlteriori approfondimenti (non usati nella stesura di questa voce):Altri progettiBassa BrescianaComuni della provincia di BresciaBorgosatollo
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http://it.wikipedia.org/wiki/Pilatus_PC-9
Pilatus PC-9.Il Pilatus PC-9'" è un aereo da addestramento prodotto dall'azienda svizzera Pilatus Flugzeugwerke AG. Ultimo sviluppo di una lunga serie, è un velivolo monomotore a turboelica, biposto, ad ala bassa e con un abitacolo a bolla, ad alte prestazioni (velocità massima di oltre 500 km/h) e che ha ottenuto nel tempo un ottimo successo commerciale.Assieme al brasiliano Embraer EMB-312 Tucano rappresenta l'ultima evoluzione di addestratori leggeri ad elica come lo statunitense Beechcraft T-34 Mentor ed l'italiano SIAI-Marchetti SF-260.StoriaSviluppoIl PC-9 venne progettato per la necessità di sviluppare un velivolo di prestazioni superiori da offrire al mercato e da affiancare alla gamma di modelli allora in produzione. Evoluzione più potente del PC-7, il PC-9 pur mantenendone l'impostazione e l'aspetto condivideva ben poco della struttura del precedente modello. Tra le altre migliorie, era caratterizzato da una cabina di pilotaggio di maggiori dimensioni e dotata di seggiolini eiettabili e l'adozione di un aerofreno in posizione ventrale.IL programma di sviluppo del PC-9 venne iniziato ufficialmente nel 1982. Sebbene alcuni elementi aerodinamici vennero precedentemente testati su un PC-7 nel 1982 e nel 1983, il primo prototipo del PC-9 venne portato in volo per la prima volta il 7 maggio 1984. Un secondo prototipo volò il 20 luglio dello stesso anno, dotato dello standard di strumentazione elettronica di bordo prevista per la produzione e praticamente in configurazione di preserie.La certificazione venne ottenuta nel settembre 1985, troppo tardi per competere con la richiesta di fornitura di un addestratore da parte della britannica Royal Air Force, la quale dichiarò vincitore lo Short Tucano, versione britannica costruita su licenza del brasiliano Embraer EMB-312 Tucano. Tuttavia, grazie alle operazioni di marketing che condivideva con la British Aerospace durante i concorso riuscì ad ottenere un primo ordine di fornitura da parte dell'Arabia Saudita.Successivamente venne scelto come addestratore per il concorso americano Joint Primary Aircraft Training System o JPATS, indetto per l'adozione di un moderno aereo da addestramento, con un contratto stipulato con la Raytheon Aircraft Company (ora Hawker Beechcraft) per la produzione su licenza di centinaia di esemplari denominati T-6 Texan II.Impiego operativoIl primo PC-9 di produzione di serie assegnato alla Royal Australian Air Force venne portato in volo il 19 maggio 1987, al quale fu assegnata la denominazione australiana "'PC-9/A'".La compagnia aerea tedesca Condor Flugdienst usa 10 esemplari nella versione aereo da traino.VersioniUn T-6 Texan II nei pressi della Randolph Air Force Base.OperatoriUn PC-9 della "Roulettes", la pattuglia acrobatica della RAAF.Un PC-9 del reparto di addestramento "No,2 FTS" della RAAF in avvicinamento all'aeroporto di Rottnest Island.MilitariLa figura acrobatica effettuata dai PC-9M della pattuglia acrobatica croata "Wings of Storm".CiviliVelivoli comparabiliNoteAltri progettiCollegamenti esterniAerei militari svizzeriAerei militari dal 1961 al 1991Pilatus PC-9
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http://it.wikipedia.org/wiki/Reggio_Football_Club
Reggio Football Club.Il Reggio Football Club'" è stata una società calcistica di Reggio nell'Emilia.StoriaIl Reggio venne fondato l'8 dicembre 1912, come conseguenza della fusione tra le società "Associazione calcio Reggio" e "Ausonia". La sua prima partita venne disputata, in quello stesso mese, in casa dei carpigiani della Jocunditas, incontro che terminò 2 ad 1 a favore dei locali. Nel maggio del 1913 venne organizzato a Reggio nell'Emilia il "torneo emiliano di football". A questo torneo presero parte il Reggio Football Club, la "Jocunditas" di Carpi, il Bologna e l'Internazionale di Milano. I reggiani se la videro con i carpigiani, ma l'incontro, nonostante il tanto pubblico accorso, terminò 0 a 0. Il giorno dopo, in seguito al ritiro del Bologna, l'Inter giocò sia contro la "Jocunditas" sia contro il Reggio. Quest'ultimo incontro finì 10 a 0 in favore dei lombardi. In quel periodo i reggiani disputarono altri incontri con la "Jocunditas", ormai diventata acerrima nemica. Nell'ottobre del 1913 si inaugurava il nuovo stadio del Reggio, La Badia. Nel 1914 la squadra reggiana si iscriveva al campionato emiliano di Promozione, che, all'ultima giornata perde malamente contro l'Audax di Modena. Il 19 maggio torna a Reggio l'Internazionale con i suoi campioni stranieri. La partita, giocata in una Badia stracolma finisce con la vittoria per 3 ad 1 in favore dei nerazzurri. La squadra fa esaltare gli sportivi reggiani e in una riunione, nel giugno del 1914, vengono eletti il presidente, il suo vice, il segretario, il cassiere ed i consiglieri. Sempre in quel periodo il Reggio perde la supremazia in città, nasce infatti la "Juventus di Reggio". Il Reggio si iscrive al campionato emiliano di promozione. Se la dovrà vedere con la Juventus, il Parma, la "Jocunditas" e l' "Audax" di Bologna. Il primo derby stracittadino con la Juventus termina per una rete a zero in favore di quest'ultimi. Al ritorno, a causa di tafferugli che erano scoppiati alla fine della partita, il derby viene giocato a Modena, l'incontro finirà sempre 1 a 0 in favore della "Juventus". La rivalità cresce sempre più e alla fine tra proclami e rinunce viene disputata alla Badia, il 16 maggio 1915, la partita che sancirà il verdetto di campione di Reggio nell'Emilia. Terminerà 3 ad 1 in favore della "Juventus". La "guerra" tra le due società cesserà alla fine del campionato di promozione con la loro unione. Il nome rimase quello del Reggio, mentre venne adottata la divisa della Juventus, con la sola aggiunta dello stemma della città sul cuore. Nonostante fosse già scoppiata la Grande Guerra, il Reggio disputa una fantomatica "coppa Emilia", che a causa di un reclamo dell'"Audax" alla penultima giornata e uno spareggio finale con il Bologna giocato malissimo, perse.Alla fine della guerra il Reggio Football Club giocò una delle sue ultime partite contro il "Bombardieri" Scandiano. In seguito molti degli atleti della squadra reggiana confluivano nell'"Unione Sportiva Edera", tra di essi anche quel Severo Taddei fondatore della Reggiana.Bibliografia"Mauro del Bue: Una Storia Reggiana 1919-45"Società calcistiche italiane (storiche)
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http://it.wikipedia.org/wiki/Cecilia_Castelli
Cecilia Castelli."'Cecilia Castelli"' è un personaggio della soap opera CentoVetrine interpretato da Linda Collini.DescrizioneCecilia è una giovane donna agguerrita, volitiva e realizzata nel lavoro e nella sua professione, che ha sempre ottenuto i consensi del padre Alberto e della madre Rossana. Il suo principale obbiettivo in realtà non è nel campo lavorativo ma in quello sentimentale, infatti da tempo combatte con astuzia e tenacia per conquistare il cuore del suo grande amore Riccardo Braschi, figlio del braccio destro del padre Corrado Braschi.Le vicende della soapLa storia segreta con Corrado e la rivalità con SerenaCecilia arriva a Torino in occasione del matrimonio della cugina Lavinia Grimani con Adriano Riva. Cecilia rivede Corrado Braschi, che vorrebbe continuare la loro relazione clandestina, ma lei non ne vuole più sapere infatti è innamorata pazzamente di Riccardo, che però non ricambia i suoi sentimenti e la considera solo come una sorella. In seguito Cecilia, per fare una sorpresa a Riccardo, decide di raggiungerlo nella valle in montagna dove si trova l'uomo. Entrata nell'albergo, la ragazza si accorge che Riccardo sta baciando Serena Bassani e in Cecilia si scatena l'invidia nei confronti dell'altra ragazza. La Castelli riesce a far credere a Serena che lei e Riccardo hanno passato una notte d'amore insieme,ma quando Riccardo scopre l'inganno fatto da Cecilia, il ragazzo vuole spiegazioni. Cecilia però si giustifica dicendogli che Serena è solo una bugiarda e che fa così solo per distrarlo dalle questioni lavorative. Riccardo però rimane comunque della sua opinione di credere a Serena. Quando Cecilia viene a sapere che il suo amato sta ripartendo per la montagna per vedere Serena, la ragazza cerca di confortarsi nuovamente con il padre di Riccardo, Corrado, ma la ragazza il giorno dopo non sta bene con sè stessa e rischia addirittura di far scoprire alla madre, la tresca che lei ha con Corrado. Poco dopo Rossana scopre la storia con Corrado e così sua madre tenta di convincerla a non frequentare più il Braschi, ma Cecilia le risponde che può fare quello che vuole della sua vita. Rossana decide quindi di vendicarsi uccidendo Corrado con del caviale avvelenato, ma quella sera Cecilia viene invitata dal Braschi ed è lei ad essere avvelenata. Per fortuna la ragazza viene salvata grazie all'intervento tempestivo di Adriano e del padre di quest'ultimo. Il giorno dopo Cecilia,coperta da sua madre, è costretta a raccontare una bugia al padre,sostenendo che la sera che si era sentita male si trovava in un locale con degli amici.L'amore per Riccardo,la verità su Serena e il rapimentoIn seguito Cecilia, ascoltando per caso una conversazione tra Corrado e sua madre Rossana, viene a scoprire che suo padre ha avuto una figlia da un'altra donna e che quindi lei ha una sorellastra.Dopo la morte del padre, Cecilia inizia una relazione con Riccardo ma lui continua ad essere innamorato di Serena, allora quando la storia fra i due sta diventando sempre più seria lui decide di lasciarla. Cecilia va a sfogarsi da Corrado e nella casa dell'uomo trova il vero testamento del padre e scopre che Serena è in realtà sua sorella, allora scappa per dire la verità a Niccolò ma durante il viaggio ha un incidente. La ragazza viene soccorsa da dei nomadi e al suo risveglio non ricorda più niente del suo passato.Cecilia, grazie al duro lavoro della polizia, riesce a liberarsi e fuggire dai nomadi che volevano farla diventare la loro nuova moglie. La ragazza però quando è a casa non ricorda nulla e per di più, a causa della sparatoria avvenuta per sottrarla ai nomadi non riesce più a camminare.Le settimane passano, ma Cecilia non migliora né riguardo alla memoria né riguardo alle sue condizioni fisiche. Un giorno sente che sua madre e Corrado parlano nello studio e inizia ad avere i primi flash-back anche se non è sicura che siano ricordi veri, ma per lo più sogni.Il recupero della memoria e la fine della storia con RiccardoAll'improvviso mentre legge un libro gli viene in mente tutto quanto.Cecilia nonostante le suppliche di Corrado e sua madre Rossana decide di parlare ma poi cambia idea e così mantiene il segreto, anche se molte volte è sul punto di rivelare tutto a Serena. Intanto la ragazza che dopo l'incidente a causa di un proiettile si era ritrovata in carrozzina subisce un'operazione che dopo varie cure la rimette in piedi. Proprio quando riesce a camminare Rossana rivela il nome della figlia di Carol e invece che un giorno di festa diventa un grande giorno di rabbia. Niccolò in un primo momento c'è l'ha con la sorella perché non ha parlato subito, ma anche Cecilia rimane scossa quando scopre che Serena è figlia di Carol. Nonostante tutto Cecilia rimane accanto alla madre e la sostiene, parlando anche con Corrado e intimandogli di smetterla di torturare con minacce la madre, ma l'uomo la ricatta dicendogli che se la ragazza si metterà nel mezzo lui dirà a Riccardo suo attuale fidanzato che hanno avuto una storia di sesso e rivelerà la notizia anche alla stampa. Cecilia molto preoccupata per la madre parla con Riccardo pregandolo di parlare con Corrado ma la conversazione finisce in discussione. I rapporti con Riccardo si fanno sempre più tesi e la ragazza è molto triste, quando poi il fidanzato gli chiede di parlare lei crede di poter chiarire, ma Riccardo gli dice che in realtà non l'ha mai amata e è stato con lei solo per compassione, confessandogli anche il suo tradimento con Serena e che ha sempre amato lei. Subito dopo gli dice che deve lasciare Torino perché è indagato. Cecilia è distrutta dal dolore.la perdizione e la vendetta di CeciliaCon il passare del tempo Cecilia riesce a dimenticare il suo perduto amore ma è sempre in conflitto con sua sorella Serena. Vengono ritrovati dei vecchi gioielli di famiglia e Niccolò manda le due sorelle in montagna per partecipare ad una manifestazione e presentare i gioielli, le due ragazze però quando stanno per partire fare ritorno a Torino vengono sequestrate da Zeno che è costretto a rimanere in montagna perché le strade sono chiuse, Cecilia allora decide di provocarsi una crisi allergica in modo da poter scappare ma il piano della ragazza non funziona, nel frattempo il suo rapporto con il suo rapitore si fa sempre più morboso, tanto che nella puntata 2.058 Zeno chiede a Cecilia di spogliarsi e ballare per lei, questa puntata raggiunge un picco di asolti superando i 4 milioni di telespettatori. Cecilia cerca di mostrarsi forte davanti alla sorella Serena per tranquillizzarla e una volta fatto ritorno a Torino Cecilia viene perseguitata dal pensiero del rapinatore e per lei diventa un' ossessione tanto da volerlo vicino a lei. Questo la porta a frequentare un locale di spogliarelliste e dove viene importunata da un ceffo. Cecilia cerca di consolare sua sorella Serena ma in realtà è lei ad essere più spaventata. Ossessionata dal continuo pensiero di zeno fa uno sogno dove si esibisce nel locale di spogliarelliste e nel frattempo Rossana si accorge che c'è qualcosa che non và. Cecilia capisce di provare gusto ad avere gli occhi degli uomini puntati su di lei, così torna nel locale e chiede di poter lavorare come spogliarellista. La ragazza viene messa subito alla prova e viene apprezzata da Gemma la padrona del locale che subito la chiama per esibirsi. Inizia così una doppia vita per Cecilia, la ragazza infatti comincia ad esibirsi come ballerina nel locale e viene anche molto apprezzata, ma una sera rischia di essere riconosciuta da Damiano che passa dal locale per alcune indagini. Cecilia porta avanti la sua seconda vita, ma non si accorge che qualcuno la sta seguendo. Cecilia decide di tornare a lavorare in università in modo da non destare sospetti su la sua seconda vita, ma comincia ad avere la sensazione di essere seguita. Nel frattempo continua le sue esibizioni al blue valentine e non sa che proprio Zeno è tra la folla che l'ammira. Cecilia scopre che il cliente che chiede sempre di lei è Zeno, l'uomo che le ha rapite, la ragazza ne è sconvolta ma sembra essere ancora attratta da lui, tanto da volerlo vedere in faccia, ma l'uomo si rifiuta. Cecilia è molto confusa e non decide di non dire a Serena che il loro rapinatore è vivo. Nel frattempo si procura una pistola.NoteVideoCollegamenti esterniPersonaggi di CentoVetrine|Castelli, Rossana
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http://www.mobileblog.it/tag/microsoft
All’inizio del mese abbiamo visto un prototipo creato da Microsoft: il Menlo. Ci siamo chiesti l’utilità di questo dispositivo alla luce della presenza del barometro, lo strumento necessario per la misurazione della pressione atmosferica. Oggi ci arriva la risposta mediante una presentazione avutasi alla conferenza MobileHCI di Lisbona.Il prototipo Menlo serve a testare una nuova tecnologia utile durante i viaggi. Il alcuni punti, soprattutto se coperti da una forte vegetazione, il dispositivo potrebbe avere delle difficoltà nell’agganciare il segnale del satellite. Menlo, grazie all’uso dell’applicazione Greenfield, riesce a coprire quel lasso di tempo.L’applicazione elabora i dati ricevuti dall’accelerometro, dal magnetometro e dal barometro. Questi 3 sensori permettono di comprendere in quale direzione si sta procedendo e per quanto tempo, così quando il GPS torna attivo si riesce a correggere la rotta calcolata in precedenza.Siamo abituati a vedere le interfacce di computer e dispositivi comandati dalla voce solo nei film. Attualmente, infatti, il riconoscimento vocale è disponibile solo per alcune funzioni, come la chiamata verso un contatto, l’apertura di un’applicazione, l’amministrazione della riproduzione musicale e così via.Durante la conferenza SpeechTEK 2010 a New York, però, Zig Serafin di Microsoft ha espresso le volontà della società di sviluppare questa tecnologia. Già nel 2007 ci fu l’acquisto di Tellme con un investimento di 800 milioni di dollari. Ora la società intende applicare queste tecnologie anche con Windows Phone 7.Microsoft ha dimostrato di essere alacremente a lavoro su Windows Phone 7, il sistema operativo mobile di prossima generazione. Abbiamo visto come questo OS sarà disponibile ad Ottobre, ne abbiamo visti anteprime, video, prime immagini, qualche esperienza di utilizzo di modelli non ancora completi, pareri e speculazioni. Oggi possiamo invece vederlo nel dettaglio, analizzato e presentato da Greg Sullivan, un Senior Product Manager per Windows Phone alla Microsoft, che ha creato un demo completo dell’OS in quattro video.Secondo quanto rivelato da Pocke-lint, che avrebbe parlato con Greg Sullivan (product manager senior in Microsoft), il motore di ricerca sarà profondamente integrato nel sistema operativo. Nessuna sorpresa particolare quindi, ma naturalmente sarà difficile se non impossibile affiancare a Bing altri motori di ricerca quali Yahoo! o Google.“90K down … just under 30 million to go: RT @simchabe: Woot. Every single microsoft employee will get a windows phone 7 #mgx,”
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http://it.wikipedia.org/wiki/MystFest
MystFest.Il MystFest - Festival internazionale del giallo e del mistero'" di Cattolica è stato un importante festival dedicato alla produzione cinematografica e letteraria di genere noir e mystery.Il festival, ideato e fondato dal giornalista Felice Laudadio, titolare del marchio e direttore fino al 1986, nasce nel 1979 inglobando il premio letterario "Premio Gran Giallo Città di Cattolica" fondato nel 1973 da Enzo Tortora e allargando lo sguardo della manifestazione sul genere giallo al cinema e alle serie televisive.Il MystFest viene poi diretto nel corso degli anni da Irene Bignardi, Giorgio Gosetti, Paolo Fabbri e Gian Piero Brunetta fino al 1996 e, in una brevissima edizione nel 2000, da Alberto Farassino.Nel 1990 nasce il Noir in festival, diretto da Giorgio Gosetti, per due anni a Viareggio e poi stabilmente a Courmayeur. A Cattolica si continua ad assegnare il premio letterario Gran Giallo Città di Cattolica.Nel 2008 viene rilanciato il Mystfest come concorso di cortometraggi sul web. Il concorso assume il nome di "Corto Cortissimo e-Giallo" ed assume una formula innovativa nel suo genere. Vengono ammessi alla partecipazione cortissimi al di sotto di 5 minuti di durata, inerenti il tema del mistero e del noir, girati con qualsiasi mezzo digitale con un occhio di riguardo verso i dispositivi mobili (telefonini e smartphone). Il concorso rinasce sul web e si volge nella primavera dell'anno 2008 per concludersi a giugno 2008 durante la "Notte Gialla", dove verranno assegnati i premi ai vincitori.Collegamenti esterniFestival cinematograficiFestival letterari
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http://it.wikipedia.org/wiki/Insurrezione_del_12_germinale_anno_III
Insurrezione del 12 germinale anno III.La insurrezione del 12 germinale anno III'" (1º aprile 1795) fu un grande sollevazione montagnarda e popolare a Parigi, diretta contro la Convenzione termidoriana.AntefattiLa caduta dei GiacobiniIl 9 termidoro (28 luglio 1794) vennero arrestati e condannati Robespierre e 103 seguaci, fra i quali Saint-Just. I sopravvissuti deputati montagnardi alla Convenzione, ormai netta minoranza, vennero da allora definiti "Crêtois", in quanto formavano la 'creta'. I giacobini cominciarono ad essere tormentati dalla cosiddetta "jeunesse dorée" dei "moscardini", ispirata dal Fréron, Tallien, e Thionville. Il club dei Giacobini venne chiuso il 12 novembre.La lunga scia delle vendetteDopodiché continuò la scia delle (giuste) vendette: ad esempio il 28 marzo ebbe inizio il processo al Fouquier-Tinville, già accusatore pubblico del Tribunale rivoluzionario, ad esempio nei processi contro Maria Antonietta, molti Girondini, Danton. Processato a partire dal 28 marzo, venne condannato il 6 maggio), con quindici altri. In totale aveva ottenuto, fra il marzo 1793 ed il luglio 1794 ben 3’000 condanne a morte.L’8 marzo venne votata la reintegrazione dei girondini (proscritti il 2 giugno 1793) sopravvissuti alla ghigliottina.La politica di pacificazione della Convenzione termidorianaLa prima pacificazione della VandeaIl 1º dicembre, Carrier, deputato alla convenzione e già autore dei famosi massacri, seguiti alla vittoria di Le Mans sui realisti Vandeani, venne ghigliottinato. Eliminato il grande massacratore, il 27 nevoso (16 gennaio la Convenzione accordò pieni poteri ai negoziatori incaricati di trattare la pace con i ribelli vandeani. Fra il 24 ed il 29 piovoso (12-17 febbraio 1795) il Charette, capo della ribellione vandeana, poté negoziare la vantaggiosa Pace di La Jaunaye, che consentiva la libertà religiosa, concedeva l’amnistia, esentava gli insorti dal servizio militare e consentiva loro di conservare le proprie armi all'interno, inquadrati in una Guardia Territoriale solo teoricamente parte della Guardia Nazionale della Repubblica.Simili accordi vennero sottoscritti anche il seguente 20 aprile a La Prévalaye (vicino a Rennes) con i rappresentanti degli "chouan", una seconda corrente della guerriglia vandeana. E poi ancora il 2 maggio a Saint-Florent, con Stofflet e gli ultimi vandeani ancora in armi.La prima pace di BasileaEra, infine, in corso le trattative di pace che avrebbero portato, il 5 aprile, alla prima pace di Basilea con la Prussia di Federico Guglielmo III: un trattato dalle enormi conseguenze, in quanto, alla lunga, consentì alla Francia di battere l’Austria, ma decisamente malvisti dalla sinistra montagnarda.La stabilizzazione dei prezziIl 24 dicembre 1794 la Convenzione abolì il cosiddetto "maximum generale", che aveva causato una drammatica contrazione del commercio e, il 2 gennaio venne ristabilita la libertà di commercio con l'estero. Tali provvedimenti, indispensabili per la ripresa economica e le casse pubbliche, provocarono, come era atteso, ad un drastico innalzamento del prezzo dei generi alimentari. A ciò si aggiunse un inverno più lungo e freddo del normale, con la Senna gelata per diverse settimane. Nella capitale mancava pane, legna, carbone, olio e numerosi furono i morti per freddo e fame. Per soprannumero, l’eccessiva emissione di assegnati provocò una enorme inflazione, con connessa perdita del potere d’acquisto di coloro che non potevano ricorrere alla moneta metallica, ovvero ad approvvigionamenti diretti.Il rafforzamento dei realistiTale situazione veniva, ovviamente, sfruttata, dalle due opposizioni: i realisti, anzitutto, non certo rassegnati, che si rafforzavano nella Guardia Nazionale e miravano ad un colpo di stato militare. Eppoi gli ex-montagnardi, ora "Crêtois", che miravano alla insurrezione urbana.La insurrezionePreludio: il 27 ventosoSi mossero prima i secondi: già il 27 ventoso (17 marzo) la Convenzione era stata assediata dalla folla ed aveva dovuto dare udienza a delegati delle sezioni cittadine che domandavano pane, sinché non si erano ritirati di fronte alla promessa, del presidente dell’assemblea Boissy d'Anglas, che erano pronti 1’900 sacchi di farina. Moti che si ripeterono il 1 germinale (21 marzo), in uno stato perenne di agitazione.La occupazione della sala della ConvenzioneL’agitazione riprese il 12 germinale (1º aprile) quando una gran folla, a partire dal faubourg Saint-Antoine, scese in piazza al grido di "Pane e la Costituzione del 1793": questa volta, alle rivendicazioni sociali si univa la richiesta di applicazione della Costituzione dell’anno I, mai entrata in vigore, che prevedeva il suffragio universale.La folla invase la Convenzione, riunita nella sala delle Tuileries, accolta dagli applausi della sinistra, mentre la maggioranza dei delegati, con il presidente Thibaudeau, evacuavano la sala.Assenza di iniziativa e ripresa termidorianaL’azione dei "Crêtois", tuttavia, non ebbe ulteriori sviluppi, come se la conquista del simbolo del potere potesse concedere loro la vittoria finale. Cosa che, naturalmente, non avvenne, con i termidoriani che poterono affidarsi al generale Pichegru, di passaggio a Parigi, probabilmente per appoggiarvi un tentativo monarchico di reparti della Guardia Nazionale: questi assunse il comando di detti reparti e, affiancato come secondi dal Barras e dal Thionville, disperse la manifestazione, benché non si siano registrate vittime. Il giorno successivo Pichegru represse nel sangue una nuova sommossa al faubourg Saint-Antoine, un quartiere operaio centro propulsore delle ribellioni dei sanculotti.La repressioneDopodiché, essi sfruttarono l’occasione per perseguire i capi della, più o meno spontanea, sollevazione, in linea con una legge proposta dal Sieyès e votata già il 1 germinale, che prevede la pena di morte per gli autori di movimenti sediziosi contro la Convenzione. Anzitutto si procedette contro quattro deputati montagnardi già messi in stato di accusa il 2 marzo per atti commessi prima del 9 termidoro: Billaud-Varenne, de Vieuzac e Collot d'Herbois e Vadier vennero colpiti (senza processo) da un decreto di condanna alla deportazione in Guaiana.Poscia si procedette contro altri capi degli ex-montagnardi deputati (Amar, Bourdon, Lecointre, Levasseur, Bayle; Cambon e Thuriot che si resero latitanti, i prigionieri semplici Pache e Rossignol) furono colpiti dal un decreto di accusa del 16 germinale (5 aprile) e, per lo più, rinchiusi nella fortezza di Ham, in Piccardia. Il 10-11 aprile seguirono diverse azioni di sequestro di armi, nei quartieri e negli ambienti vicini agli arrestati.Il 7 maggio venne ghigliottinato a Parigi il famigerato Fouquier-Tinville, insieme a 14 giurati del Tribunale rivoluzionario.ConseguenzeNel complesso, tuttavia, la azione repressiva non aveva scalfito la base di consenso popolare dei montagnardi, che furono, anzi, in grado, di organizzare, di lì a poco meno di due mesi, un ultimo e sanguinoso tentativo di rivalsa: la giornata del 1 pratile (20 maggio), che segnò la definitiva caduta del ‘partito giacobino’.Voci correlateNoteRivoluzione francese|Germinale
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http://it.wikipedia.org/wiki/Maserati_3200_GT
Maserati 3200 GT.La 3200 GT è un'autovettura prodotta dalla Maserati tra il 1998 ed il 2001.Questo coupé venne disegnato dall'Italdesign di Giorgetto Giugiaro, designer tra l'altro anche delle Ghibli, Bora e Merak.Il motore, disposto anteriormente, era un V8 3200cc biturbo da ben 370cv (derivato da quello già utilizzato sulla Shamal e sulla Quattroporte), e permette alla 3200GT di raggiungere una velocità massima di 285 km/h, e di scattare da 0 a 100 km/h in 5,2 secondi.Nel 2001 venne presentata al Salone di Ginevra la "Assetto Corsa" una versione in cui attraverso un assetto ribassato di 10 millimetri all'avantreno e 8 millimetri al retrotreno, molle irrigidite e ammortizzatori dalla corsa accorciata, migliorava ulteriormente la già eccellente stabilità della GT.Anche a causa del particolare disegno dei fanali posteriori a LED a "forma di boomerang" che contrastavano le direttive americane sulla visibilità notturna, la 3200 GT venne sostituita nel 2002 dalla Coupé che permise alla casa del tridente di tornare sul mercato americano.Collegamenti esterniAltri progettiAutomobili Maserati|3200 GTMaserati 3200 GT
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http://it.wikipedia.org/wiki/Francesca_Reggiani
Francesca Reggiani.Cenni biograficiSi diploma presso il "Laboratorio di esercitazioni sceniche" di Gigi Proietti e esordisce in televisione nel programma "La tv delle ragazze". Successivamente fa parte del cast del programma comico "Avanzi" in onda tra il 1991 e il 1993 su Rai Tre. Per lo stesso canale partecipa alla trasmissione "Tunnel", mentre per Canale 5 interpreta entrambe le edizioni della serie "Caro maestro" (1996 e 1997). Passa successivamente alla Rai Due nei programmi "Disokkupati", "La posta del cuore" e, per finire, a "Convenscion".Parallelamente esercita la professione anche a teatro, in particolare firma il monologo "Non è Francesca" nel 1992 per poi proseguire nella stesura e direzione di altre opere, tra le quali "Agitarsi prima dell'uso" (1994), "Strati d'animo" (1999), "Punti di vista" (2000) e "Patty e tutte le altre" (2002). Annovera inoltre alcune partecipazioni cinematografiche, tra cui spicca la partecipazione al film "Intervista" di Federico Fellini.Nel 2004 partecipa come concorrente al programma televisivo "Ballando con le stelle": successivamente è nel cast delle fiction "Lo zio d'America 2" (2006) e "Medicina Generale" (2007), entrambe trasmesse su Raiuno.FilmografiaCinemaTelevisioneCollegamenti esterniPersonalità legate a RomaPersonaggi televisivi italianiPartecipanti di Ballando con le stelle
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http://it.wikipedia.org/wiki/CasaPound
CasaPound.CasaPound'" è un centro sociale neofascista occupato a Roma in via Napoleone III 8, al quartiere Esquilino.La nascitaL'edificio di CasaPound viene occupato il 26 dicembre 2003 da parte di un gruppo di giovani facente riferimento all'area OSA (Occupazioni Non Conformi e Occupazioni a Scopo Abitativo) e provenienti dall'esperienza di CasaMontag: un'occupazione alle porte di Roma che fungerà da banco di prova per le successive occupazioni romane del circuito. L'occupazione prende il nome dal poeta americano Ezra Pound e ne sposa le teorie economiche contro l'usura producendo un progetto di legge denominato "Mutuo Sociale", riguardante il diritto alla proprietà della casa, che nel 2009 sarà ufficialmente presentato con una delibera al Consiglio Comunale di Roma dai capogruppo di PDL e La Destra. Un'altra campagna politica riguarda l'iniziativa "Tempo di essere madri", una proposta di legge inerente alle madri lavoratrici. I riferimenti politici degli occupanti e degli animatori del centro sono direttamente legati all'ideologia fascista, con particolare attenzione alla Carta del Lavoro ed alla legislazione sociale del Fascismo.CasaPound diventa un caso di interesse mediatico, in quanto rappresentante l'esempio più riuscito di un'occupazione a scopo politico che non fa riferimento a movimenti di sinistra. Vengono dedicati servizi televisivi da parte della trasmissione Lucignolo, dalla trasmissione di Daria Bignardi su La7 Le Invasioni Barbariche, da Current Tv Italia che trasmetterà uno speciale sulla destra radicale romana con particolare attenzione per la componente delle occupazioni non conformi e da Matrix, dove viene intervistato il portavoce dell'occupazione.EspansioneCon l'evolversi delle attività dell'occupazione romana ed il contemporaneo riflusso dell'ambiente della destra radicale, numerose comunità indipendenti esistenti sul territorio nazionale (Torino, Siena, Arezzo, Lucca, Latina, Viterbo, etc) ed idealmente affini al pensiero di CasaPound entrano in contatto con il gruppo romano.Vengono organizzate attività comunitarie, anche per mezzo e tramite il Centro Studi Polaris e l'Università d'Estate, che cementano l'intesa tra le varie comunità provinciali, creando le premesse per una comunità di ampiezza nazionale.AttivitàNegli anni di attività presso il centro sono state organizzate numerose presentazioni di libri ed incontri con gli autori (Massimo Fini, Luca Telese, Giacinto Auriti, Pietrangelo Buttafuoco, Nicolai Lilin e molti pensatori della destra radicale italiana tra cui Gabriele Adinolfi, Giovanni Damiano e altri), e sono state organizzate conferenze su temi di politica internazionale (quali la questione l'Iran), storici (la tragedia di Ustica, l'11 settembre), politici (la tavola rotonda sui diritti civili con la deputata del Partito Democratico Paola Concia, l'incontro con il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi) ed eventi con fini umanitari come la raccolta giocattoli per i bambini sopravvisutti alla tragedia di Beslan. Ha avuto notevole risonanza mediatica la recente presentazione del libro "Patrie Galere" dell'ex-brigatista Valerio Morucci, alla quale ha partecipato anche il noto opinionista (già direttore del giornale di Lotta Continua) Giampiero Mughini.Collegati a CasaPound sono anche la libreria "Testa di Ferro" ed il pub "Cutty Sark". Esiste una fanzine che fa riferimento al centro, "Disturbo 451", diretta da Carlomanno Adinolfi, figlio di Gabriele Adinolfi (già fondatore di Terza Posizione), uno dei principali animatori del centro insieme a Gianluca Iannone. Il centro ha anche un suo gruppo musicale di riferimento, gli Zetazeroalfa, fondati dallo stesso Iannone. Sul tema musicale è stata creata la BunkerNoise Accademy, che ha previsto l'allestimento di una sala prove intitolata a Massimo Morsello, un servizio di service audio ed una scuola d'insegnamento musicale.CasaPound ItaliaTra il 19 ed il 22 giugno 2008 nasce "CasaPound Italia", Associazione Culturale e di Promozione Sociale, ufficialmente riconosciuta dalle istituzioni dello Stato.Le molteplici anime e comunità provinciali aggregatesi attorno al nucleo dell'occupazione romana si trovarono infatti davanti al problema di dover dare una struttura organica al grande patrimonio culturale e militante creato fin dai primi anni duemila e, reduci dalle deludenti esperienze partitiche, decisero di non intraprendere una strada vecchia in partenza, imboccando l'esperienza dell'associazionismo.CasaPound Roma, intesa come OSA (occupazione a scopo abitativo), diventa quindi sede della direzione nazionale e della sezione romana del nuovo movimento.Attualmente conta tre occupazioni a scopo abitativo (due a Roma ed una a Latina), quattro occupazioni non conformi (tutte a Roma), sezioni in 12 province italiane, 29 tra bar, pub e librerie (ospitanti altrettante sezioni), una compagnia teatrale, due scuole sportive (una di rugby a Roma ed una scuola di calcio a Lecce), due squadre sportive (una di pallanuoto a Roma ed una di hockey a Bolzano), un gruppo montano impegnato in escursionismo, speleologia ed arrampicata (La Muvra), una web radio con redazioni in Italia e all'estero (Radiobandieranera.org), una web tv (Tortugawebtv.org) ed una una rivista mensile (l'Occidentale). Alla fine del febbraio 2010 è stata inaugurato un gruppo di paracadutismo sportivo (Istinto Rapace).Ha destato interesse mediatico l'opera di volontariato svolta da CasaPound Italia in Abruzzo. A seguito di tale attività l'assessore ai Lavori Pubblici di Poggio Picenze (AQ) ha dichiarato di voler concedere la cittadinanza onoraria del Comune al presidente di CasaPound Italia Gianluca Iannone.Manifesto "Estremocentroalto"CasaPound Italia tra le sue iniziative ha divulgato il proprio manifesto, intitolato Estremocentroalto, dove tra i punti salienti e principali si esprime la necessità di staccarsi dalle ideologie del novecento, siano esse di sinistra o di destra, dal manifesto considerate obsolete e proponendo un nuovo "Centro", ovvero una posizione di equilibrio, dal quale studiare con oggettività lati positivi e negativi degli eventi senza pregiudizi alcuni. Questo "Centro" però nulla ha a che vedere con l'idea di "centrismo" odierna. "Estremo" sta proprio a significare il distacco dal "centralismo politico odierno"; in più precisa la differenza tra "estremo" ed "estremismo", tacciando il secondo come nemico del manifesto (definito fossilizzazione puramente verbale di un ribellismo adolescenziale tanto chiassoso quanto sterile). Infine per "Alto" va associato il valore di essere superiori allo status attuale della politica.ControversieCon le proteste dell'ottobre 2008 contro la riforma Gelmini, i giovani del Blocco Studentesco (organizzazione studentesca di estrema destra che fa capo a CasaPound) parteciparono alle lotte studentesche liceali e si resero protagonisti di scontri fra studenti a Piazza Navona durante il presidio presso il Senato del 29 ottobre.Immediatamente legati a questa vicenda sono i fatti che coinvolgono i militanti di CasaPound nell'irruzione squadrista negli studi Rai di via Teulada a Roma la notte del 4 novembre 2008 per denunciare il video trasmesso da Federica Sciarelli durante la trasmissione "Chi l'ha visto?" del giorno precedente che ritraeva i giovani di Casapound aggredire degli studenti durante la manifestazione del 29 ottobre. Questo evento ha suscitato l'attenzione dei mezzi di informazione, le condanne del mondo politico e le indagini delle polizia di Stato a seguito della denuncia sporta dalla Rai.. Anche l'associazione indipendente della stampa "Lettera 22" che in un primo momento aveva criticato la scelta della redazione del programma di Raitre di trasmettere le immagini degli scontri (chiedendo un intervento chiarificatore del Presidente della Rai Petruccioli e del direttore generale Cappon su quella che l'associazione aveva definito "una violazione della privacy" che rischiava di esporre i giovani militanti di estrema destra ad episodi di violenza politica), ha espresso la "totale solidarità alla conduttrice della trasmissione 'Chi l'ha visto?' ed a tutta la redazione oggetto di pesanti minacce". In relazione all'accaduto sono state ricevute dalla redazione di Chi L'ha Visto delle telefonate di minacce, che risultano essere partite da un telefono fisso a nome di Roberto Fiore.Le denunce per le aggressioni ricevuteSono state documentate e denunciate alle forze dell'ordine, nonché oggetto di un'interrogazione parlamentare presentata dal senatore On. Domenico Gramazio, decine e decine di aggressioni ai danni di militanti di CasaPound Italia ed assalti alle proprie sedi ed occupazioni da parte dei militanti di vari estremisti di sinistra, nonché presentate circa 300 querele per calunnie e diffamazioni ricevute a mezzo stampa.Voci correlateBibliografiaCollegamenti esterniNoteCentri socialiRoma
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http://it.wikipedia.org/wiki/The_Never_Ending_Story
The Never Ending Story.The Never Ending Story'" è una canzone del 1984, interpretata dal cantante britannico pop rock / new wave / dance Limahl, all'epoca da poco uscito dal gruppo musicale dei Kajagoogoo. Il testo è stato scritto da Keith Forsey, su musica del compositore italiano Giorgio Moroder che ha anche prodotto il brano.Il brano, uscito su singolo per l'etichetta EMI Records, è il tema portante della colonna sonora dell'omonimo film del 1984, in Italia maggiormente conosciuto come "La storia infinita".La versione in franceseMentre anche in Francia si opta per una traduzione letterale del titolo del film, "L'histoire infinie", per i soli territori francofoni, viene appositamente realizzato un adattamento in francese, sottotitolato The Never Ending Story (L'histoire sans fin).Il grande successo internazionaleIl singolo ha raggiunto la posizione numero uno in 8 paesi, entrando nella Top 5 di altri 17 paesi sparsi nel mondo. Tra le posizioni più alte raggiunte nelle varie classifiche europee: numero 1 in Norvegia e Svezia, numero 2 in Italia (dove resta tuttora il suo più grande successo e l'unico di due soli singoli entrati nella hit parade; l'altro è "Love in Your Eyes", il primo estratto dal secondo album, "Colour All My Days" del 1986, che sale fino al Numero 22), Austria e Germania, numero 4 nel Regno Unito. La citata versione in francese (l'unica tradotta) ha raggiunto il numero 7 in classifica in Francia. Da segnalare anche l'ottimo numero 17 ottenuto negli USA nella Billboard Hot 100.Versione originaleMusica e paroleIl brano è composto da Giorgio Moroder, che ne scrive la musica, insieme a Keith Forsey, che ne cura il testo, così come molti altri elementi fortemente orientati al technopop della colonna sonora, non figurano nella versione tedesca del film, il cui soundtrack è eclusivamente composto da Klaus Doldinger.Quanto ai risultati conseguiti soltanto nella madrepatria e oltreoceano, nel 1984, il singolo raggiunge il numero 4 nella UK Singles Chart, riuscendo a piazzarsi in quattro charts USA: al numero 6 della cosiddetta Billboard Adult Contemporary (anche nota con l'acronimo AC); al numero 10 della hit parade dance, la cosiddetta "Hot Dance Club Play"; e al numero 17 della classifica generale pop, la "Billboard Hot 100". Un altro buon piazzamento lo ottiene anche nella versione 12", che raggiunge il numero 23 nella relativa classifica statunitense stilata per i maxi-singoli.Riferimento diretto al film e al suo titolo, il brano non possiede né un inizio né una fine dai contorni ben delineati. Così come molte canzoni finscono sfumando (il cosiddetto "fade out"), il pezzo sceglie lo stesso espediente anche per l'inizio, detto "fade in", che consiste nel far iniziare il brano quasi in sordina, alzandone piano piano il volume. Questo doppio accorgimento servirebbe a creare un senso di circolarità, rappresentando così un senso di incompiutezza e di infinito.I cori femminiliAttorno alla performance vocale del brano ruotano tre presenze femminili: Beth Anderson canta l'originale in inglese; Ann Calvert presta la sua voce all'adattamento in francese; mentre una terza cantante, Mandy Newton, oltre a comparire nel relativo videoclip, mimandone i cori femminili, fa lo stesso nella maggior parte delle esibizioni promozionali negli USA.Il lato BQuanto al lato B, alcuni formati hanno sul retro "Ivory Tower (Instrumental)", uno strumentale eseguito dal solo Giorgio Moroder, mentre altri presentano semplicemente una versione strumentale del lato A, "The Never Ending Story (Instrumental Version)", leggermente più lunga.Altre versioniDel brano sono state realizzate numerose cover ad opera di Erasure, The Birthday Massacre, Creamy, Dragonland, Miu Sakamoto, New Found Glory e del violinista/cantante Omar Lopez. Per la seconda parte del film, "The NeverEnding Story II" ("La storia infinita 2"), il brano, in una versione oggi considerata una verà rarità, per la presenza pervasiva della chitarra, è stato reinterpretato da Joe Minler, durante i titoli di coda. Il gruppo musicale techno tedesco Scooter ha inserito la propria cover del tema portante della colonna sonora de "La storia infinita" del 1984 nel proprio album del 2007, intitolato "Jumping All Over the World".ParodieDel brano portante della colonna sonora viene effettuata una parodia in Homestar Runner, quando Homestar si accorge che, nonostante aver versato una bottiglia di Mountain Dew, il contenuto del liquido sembra ancora non finire, e così cambia le parole in "neverending soda" (cioè: "soda infinita").TracceCertificazioniClassificheCuriositàVoci correlateNoteBrani musicali da filmThe NeverEnding Story (song)
7,015,670
http://guide.supereva.it/cani/interventi/2004/01/148569.shtml
Jaws/Teeth : Forte; vasto dentale in mascella più bassa. Forte completi l’insieme dei denti (42 denti adeguatamente a formazione usuale del dente). Morda lo scissor o il pincer. Gli incisivi superiori o misura molto attentamente gli incisivi più bassi eccessivi o vengono a contatto di. I premolars ed i molari si sono regolati in una linea senza lacune. Tutti i denti devono essere nella posizione verticale alla mascella.
358,536
http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_di_Vittorio_Veneto
Ordine di Vittorio Veneto.L'Ordine di Vittorio Veneto è un'istituzione della Repubblica Italiana.È stato istituito con legge n. 263 del 18 marzo 1968, per «esprimere la gratitudine della Nazione» a coloro che «avendo combattuto almeno sei mesi» si sono distinti in battaglia durante la prima guerra mondiale insigniti della croce al merito di guerra.Capo dell'Ordine è il presidente della Repubblica, un generale di corpo d'armata ne presiede il Consiglio, che provvede al vaglio delle domande avanzate dagli interessati tramite il comune di residenza.Dal 2008 l'Ordine è privo di Cavalieri decorati ancora in vita, dopo che i Cav. Lazzaro Ponticelli, Cav. Francesco Domenico Chiarello e Cav. Delfino Borroni sono deceduti.Figurano nel diploma di Cavaliere come maniero e chiesa d'Onore per l'Ordine il Castello del Buonconsiglio a Trento e la Cattedrale di San Giusto a TriesteLe onorificenzeL'onorificenza è conferita ai combattenti della prima guerra mondiale e delle precedenti guerre, decorati della croce al merito di guerra o che si siano trovati nelle condizioni per aver titolo a tale decorazione (abbiano cioè combattuto per almeno un intero anno) e che siano in godimento dei diritti civili.L'Ordine di Vittorio Veneto comprende l'unica classe di Cavaliere.Agli insigniti dell'Ordine di Vittorio Veneto che non godano di un reddito superiore al minimo imponibile è concesso un assegno annuo vitalizio, non riversibile, di 60.000 lire (circa 30 euro), assegno corrisposto, esente da ritenute erariali, in due rate semestrali. Un'annualità dell'assegno vitalizio è corrisposta alla vedova o ai figli all'atto del decesso del titolare.L'assegno è concesso anche ai combattenti della prima guerra mondiale nelle forze armate dell'ex esercito austro-ungarico divenuti cittadini italiani per annessione.Le decorazioniLa decorazione per il titolo di cavaliere consiste in una croce greca piena, incisa, caricata di uno scudetto a forma di stella a cinque punte.La croce è sorretta da nastro coi colori della bandiera italiana e una riga azzurra.Cavalieri PluridecoratiVoci correlateCollegamenti esterniOnorificenze italianeOrder of Vittorio Veneto
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http://it.wikipedia.org/wiki/Toyota_TF103
Toyota TF103.La Toyota TF103'" fu una vettura di Formula 1 con cui il "team" nipponico affrontò la stagione 2003. Disegnata da Gustav Brunner, fu pilotata dal francese Olivier Panis e dal brasiliano Cristiano da Matta, campione in carica della CART FedEx Championship Series. I due sostituirono Mika Salo e Allan McNish, piloti titolari nella stagione precedente.La vettura venne ufficialmente presentata l'8 gennaio 2003 al Circuito Paul Ricard, in Francia.Specifiche tecnicheLa TF103 aveva un disegno molto tradizionale, e fu considerata dallo stesso costruttore più come una 'logica evoluzione' dalla vettura che la precedette, la TF102. Più leggera (circa 90 kg di meno) e più sottosterzante, la vettura vide l'impegno principale oltre che di Gustav Brunner anche di Keizo Takahashi, capo del coordinamento tecnico. L'aerodinamica si ispirava a quella della vincente Ferrari F2002. La vettura disponeva anche di un cambio nuovo che però dette dei problemi di affidabilità. Altri problemi venivano dati dal sistema di alimentazione.Dalla gara di Silverstone, vennero presentate dalle migliorie aerodinamiche.Il più importante sviluppo rispetto alla TF102 derivò dal motore: il "RVX-03" fu testato per la prima volta nel settembre 2002 e presentava due vantaggio rispetto al "RVX-02"; era più leggero e più potente. Il responsabile del propulsore era l'ingegnere italiano Luca Marmorini.Stagione 2003Le prestazioni della TF103 superarono quelle della TF102, facendo segnare in tutto 16 punti, 10 con da Matta e 6 con Panis. Le due vetture furono anche ai primi due posti durante il Gran Premio di Gran Bretagna, ciò grazie alla confusione portata in pista da un invasore, Neil Horan, all'undicesimo giro. Da Matta fu capace di resistere in testa fino al giro 29.Panis fu capace, nel Gran Premio di Indianapolis, di partire in terza posizione, così come da Matta in Giappone, seguito, sempre in seconda fila, dal suo compagno di scuderia. Panis fece segnare il terzo miglior tempo in gara in Germania, in cui giunse quinto, miglior risultato fino al quel momento per la scuderia.Risultati completi in Formula 1Collegamenti esterniNoteVetture di Formula 1 2003Vetture di Formula 1 ToyotaToyota TF103
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http://it.wikipedia.org/wiki/Galli_da_Bibbiena
Galli da Bibbiena.Bibbiena in Toscana, luogo di origine della famigliaLa famiglia Galli da Bibbiena'" era proveniente dalla cittadina di Bibbiena, oggi in provincia di Arezzo, attiva in campo artistico per oltre 150 anni prima a livello locale e poi su scala europea.I suoi componenti si occuparono di pittura, architettura e scenografia incarnando lo stereotipo della famiglia di artisti italiani richiesti presso le corti di mezza europa.Prima generazioneIl capostipite della famiglia fu il pittore Giovanni Maria Galli da Bibbiena (1625-1665), proveniente dalla bottega di Francesco Albani ed autore di notevoli pale d’altare, specie nella zona di Bologna.Seconda generazioneI suoi figli Francesco Galli da Bibbiena (1659–1739) e Ferdinando Galli da Bibbiena (1657–1743) si diedero dapprima alla pittura e poi all'architettura, sia civile che teatrale, ed alla scenografia e scenotecnica.Ferdinando fu colui che portò maggiore lustro alla famiglia, lavorando insieme a Giacomo Torelli alla ristrutturazione del Teatro della Fortuna di Fano e con il fratello presso la corte imperiale di Vienna..La figlia di Giovanni Maria Galli, Maria Oriana Galli da Bibbiena (1656–1749) intraprese la carriera di pittrice.Terza generazioneQuarta generazioneOpere e attivitàL'attività dei discendenti di Giovanni Maria va dal 1690 circa fino al 1787 presso corti italiane ed europee. Lo stile di famiglia è tendenzialmente quello tardo barocco e stupì i contemporanei grazie all'intricato splendore delle decorazioni ed alle proporzioni create nello spazio grazie ad un uso ben affinato della prospettiva.Furono conosciuti soprattutto per i loro lavori in relazione al teatro, d'opera o di prosa, per la cui bellezza e splendore vennero ingaggiati anche per preparare cortei nuziali o anche funebri.Della loro opera di scenografi oggi ci rimane ben poco poiché quel che crearono non erano costruito in materiali durevoli ed anche perché i loro lavori avevano funzioni esclusivamente temporanee. La ricchezza e lo splendore delle loro composizioni rimane comunque attestato dalla grande fama che vi diedero i contemporanei e da dipinti e disegni che sono stati conservati presso diverse collezioni a Vienna, Monaco e Dresda.CuriositàBibliografiaFamiglie dell'EmiliaFamiglie toscaneGalli da Bibiena family
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Kenny Clarke.BiografiaProveniente da una famiglia di musicisti, Clarke iniziò la sua carriera suonano con Roy Eldridge nel 1935. Dopo essersi trasferito a New York, Kenny divenne il batterista stabil del Minton's Playhouse all'inizio degli anni 1940 e, come tale, prendeva regolarmente parte alle famose jam session che vi si svolgevano a tarda ora, nelle quali prese forma lo stile che fu poi detto bebop. A Clarke (che per questo venne soprannominato "Klook" o "Klook-mop") viene attribuito il merito di aver dato vita alla tecnica di usare il piatto ride per tenere il tempo (la tecnica standard - che Clarke chiamava "spalare il carbone" - era fino ad allora di tenere il tempo sul rullante e sulla cassa).Lo stile introdotto da Clarke utilizza il piatto per il tempo e il rullante e la cassa per gli accenti.A partire dal 1951, Clarke fu per un certo periodo il batterista di studio della Savoy Records, che gli permise di figurare su un gran numero di fondamentali registrazione. Negli stessi anni fu tra i membri fondatori del Modern Jazz Quartet: sostituito nel 1955 da Connie Kay, Clarke emigrò a Parigi, dove continuò a suonare con i musicisti americani di passaggio, formando anche a questo scopo un trio, "The Bosses", con Bud Powell al piano e Pierre Michelot al basso. Nel 1961, su idea del produttore italiano Gigi Campi, Clarke fondò, assieme al pianista belga Francy Boland, un vera e propria "big band" con musicisti Europei e Americani, una formazione che fu in attività per undici anni.Dopo questa esperienza, Clarke continuò un'attività "free-lance" fino alla sua morte.Collegamenti esterniBatteristi jazzArtisti collegati a Miles DavisKenny Clarke
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http://it.wikipedia.org/wiki/Nathan_Lane
Nathan Lane.BiografiaNato nel New Jersey, figlio di genitori cattolici irlandesi-americani. Il padre Daniel era un camionista e aspirante tenore morto a causa dei problemi di alcolismo quando Lane avena undici anni, la madre Nora era una casalinga maniaco-depressiva deceduta nel 2000.Nel corso degli anni diventa un affermato interprete teatrale, che ha lavorato in particolar modo nei musical portati in scena a Broadway, per i quali si è quadagnato diversi Tony Awards. Al cinema debutta nel 1987 nel film di Hector Babenco "Ironweed", successivamente partecipa ai film "Joe contro il vulcano", "Paura d'amare" e "La famiglia Addams 2". Nel 1996 è protagonista al fianco di Robin Williams in "Piume di struzzo", remake statunitense de "Il vizietto" dove ricopre il ruolo che fu di Michel Serrault.L'attore è noto per aver prestato la voce al personaggio di Timon ne "Il re leone" della Disney e ai suoi successivi seguiti. Nel 1997 è uno degli interpreti del film per famiglie "Un topolino sotto sfratto", mentre nel 1999 presta la sua voce per il film a tecnica mista "Stuart Little - Un topolino in gamba" e al suo seguito del 2002, "Stuart Little 2". Dopo aver partecipato ai film "Austin Powers in Goldmember" e "Appuntamento da sogno!", lavora con Matthew Broderick in "The Producers - Una gaia commedia neonazista", commedia che aveva già rappresentato a teatro.Lane è apertamente gay e risiede a New York assieme al compagno di lunga data.Collegamenti esterniAttori teatrali statunitensiAttori televisivi statunitensiComici statunitensiAttori LGBTDoppiatori statunitensiNathan Lane
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http://guide.supereva.it/franco_battiato/interventi/2005/09/223773.shtml
Pubblicato il 6 settembre 2005 in: Musikanten