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1,001
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il destino degli ebrei durante la Repubblica Sociale Italiana
Fra il '43 e il '45, il governo della Repubblica Sociale Italiana dichiarò gli ebrei «stranieri appartenenti per la durata della guerra a nazionalità ostile» e procedette al concentramento di numerose persone di religione ebraica, in particolare nel campo di prigionia di Fossoli. In territorio italiano sotto controllo tedesco, nella Risiera di San Sabba, vicino Trieste, sorse un campo prigionia che funse anche da luogo di raccolta per il trasporto degli ebrei nei campi di concentramento tedeschi. Nel campo le autorità tedesche compirono uccisioni di antifascisti locali e al suo interno fu anche installato un forno crematorio per eliminare i corpi dei prigionieri deceduti o giustiziati.
1,002
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il destino degli ebrei durante la Repubblica Sociale Italiana
Con l'occupazione tedesca venne organizzata anche in Italia la pianificazione dell'Olocausto, con l'arresto e la deportazione degli ebrei e l'istituzione di campi di concentramento. Vennero riconvertiti a tale scopo il campo di prigionia di Fossoli, alcuni edifici militari (Campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo, Campo di transito di Bolzano) e civili (Risiera di San Sabba). A tale opera si dedicarono le truppe di occupazione tedesca ma in seguito anche le autorità di polizia e le milizie della nascitura Repubblica Sociale Italiana.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il destino degli ebrei durante la Repubblica Sociale Italiana
Quando alla fine del novembre 1943, il governo della Repubblica Sociale Italiana promosse l'istituzione di una rete di campi di concentramento provinciali destinati a raccogliere gli ebrei catturati nei rastrellamenti, fu decisa la riutilizzazione a questo scopo del vecchio campo di prigionia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il destino degli ebrei durante la Repubblica Sociale Italiana
Già il 30 ottobre 1943 tuttavia il campo fu riattivato dalle autorità fasciste per raccogliervi nuovamente i profughi ebrei presenti nella zona. Quando alla fine di novembre, il governo della Repubblica Sociale Italiana promosse l'istituzione di una rete di campi di concentramento provinciali per gli ebrei catturati nei rastrellamenti, il campo di Servigliano fu scelto come luogo di detenzione per le province di Ascoli Piceno e Frosinone. La gestione continuò ad essere affidata a personale di polizia italiano sotto la responsabilità del Ministero dell'Interno della Repubblica Sociale Italiana. Ai circa 200 ebrei internati si aggiunsero nel febbraio 1944 circa 300 maltesi-tripolini.
1,005
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il fronte più sanguinoso della seconda guerra mondiale
Quello orientale fu di gran lunga il più vasto e sanguinoso fronte di tutta la seconda guerra mondiale. L'Armata Rossa inflisse circa l'80% (oltre 3,5 milioni di soldati tedeschi morti) di tutte le perdite sofferte dalle forze terrestri tedesche (Wehrmacht e Waffen-SS) durante l'intero conflitto.
1,006
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il fronte più sanguinoso della seconda guerra mondiale
Fu la più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi; il fronte orientale, aperto con l'inizio dell'operazione, fu il più grande e importante teatro bellico dell'intera seconda guerra mondiale e vi si svolsero alcune tra le più grandi e sanguinose battaglie della storia. Nei quattro anni che seguirono l'apertura delle ostilità tra Germania ed Unione Sovietica, decine di milioni di militari e civili persero la vita o patirono enormi sofferenze, sia a causa degli aspri ed incessanti scontri che delle condizioni di vita miserevoli in cui vennero a trovarsi.
1,007
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il fronte più sanguinoso della seconda guerra mondiale
Il Fronte orientale, noto anche come campagna di Russia, durante la seconda guerra mondiale rappresentò di gran lunga il più importante teatro della guerra tra le potenze Alleate (in particolare l'Unione Sovietica) e la Germania nazista, e, più in generale, lo scenario fondamentale che decise, negli anni tra il 1941 e il 1945, la seconda guerra mondiale in Europa. Le dimensioni dei combattimenti, l'entità delle perdite e la profondità delle distruzioni materiali ne fanno il più vasto, drammatico e sanguinoso teatro di guerra della storia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il fronte più sanguinoso della seconda guerra mondiale
Il 22 giugno 1941 la Germania lanciò l'invasione dell'Unione Sovietica, che venne chiamata Operazione Barbarossa. Questa invasione, la più grande della storia, iniziò il conflitto più sanguinoso mai visto: la guerra tra l'Asse e i Sovietici. Il fronte orientale fu di gran lunga il teatro più vasto e sanguinoso della Seconda guerra mondiale e viene considerato come quello che fece il maggior numero di vittime della storia, pari a circa 30 milioni. Si estese su un'area superiore alla somma di tutte le altre zone di conflitto della guerra.
1,009
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il motto degli Arditi durante la prima guerra mondiale
Nel corso della prima guerra mondiale fu usato come motto del corpo degli Arditi, poi, grazie ad alcuni ufficiali che parteciparono nel 1919 alla fondazione dei Fasci di combattimento, fu utilizzato dalle prime squadre fasciste. Il motto entrò così a far parte dei simboli distintivi prima del movimento fascista, poi del regime. Per esempio, Roberto Mieville, in una delle ultime lettere inviate alla madre durante la ritirata dal deserto libico l'11 aprile 1943, scrisse: «Sii tranquilla che comunque e ovunque avrò tenuto fede al mio motto: Boia chi molla!»., ma scritto rigorosamente con il punto esclamativo Preso prigioniero per la durata della guerra, fu detenuto come prigioniero presso il Campo di concentramento di Hereford, negli Stati Uniti. Nel suo libro di memorie, Fascists' criminal camp (titolo dovuto al soprannome del campo ove erano detenuti i militari italiani che, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, avevano rifiutato di cooperare con gli alleati), scrisse:
1,010
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il nuovo piano di battaglia adottato da Reinard Scheer dopo la battaglia dello Jutland
Anche sul mare la contesa tra britannici e tedeschi era giunta a un punto di stallo. Il nuovo comandante della flotta tedesca ammiraglio Reinhard Scheer aveva deciso di adottare una tattica più offensiva, conducendo frequenti bombardamenti navali sulle coste orientali dell'Inghilterra nel tentativo di attirare in battaglia la Grand Fleet. Tra il 31 maggio e il 1º giugno 1916 le due flotte si affrontarono nella battaglia dello Jutland, il maggior scontro navale del conflitto: i tedeschi inflissero più perdite di quante ne subirono, ma in definitiva il blocco navale britannico della Germania non fu spezzato. Dopo lo scontro la flotta di superficie tedesca ritornò a un atteggiamento difensivo, spostando tutta l'attenzione sulla guerra sottomarina.
1,011
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il nuovo piano di battaglia adottato da Reinard Scheer dopo la battaglia dello Jutland
A seguito della indeciso battaglia dello Jutland, l'ammiraglio Reinhard Scheer, il comandante in capo della Germania Hochseeflotte pressione Kaiser Guglielmo II per ripristinare la guerra sottomarina senza restrizioni, nel tentativo di spezzare la volontà del popolo britannico di continuare la guerra. Ciò ha avuto la conseguenza non voluta di portare gli Stati Uniti nel conflitto.
1,012
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il rapporto di Balla col fascismo
Nell'ambito della sua adesione al futurismo, che Balla portò avanti senza sosta, si ricorda che nel 1926 egli scolpì una statuetta con la scritta alla base "Sono venuto a dare un governo all'Italia". L'opera fu consegnata direttamente a Mussolini, il quale gradì. Negli anni trenta Balla era divenuto l'artista del fascismo per eccellenza, apprezzatissimo dalla critica. Nel 1933 realizzò Marcia su Roma (verso di Velocità astratta), sembra che l'opera sia stata commissionata da Mussolini stesso. Nel 1937 però Balla scrisse una lettera al giornale "Perseo" con la quale si dichiarava estraneo alle attività futuriste. Da quel momento Balla fu accantonato dalla cultura ufficiale, sino alla rivalutazione nel dopoguerra delle sue opere e di quelle futuriste in genere.
1,013
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il rapporto tra il Duca d'Aosta e Mussolini
Nel 1922, durante la Marcia su Roma che diede inizio di fatto alla dittatura fascista in Italia, il duca d'Aosta venne proposto da Mussolini quale successore alla carica di re d'Italia nel caso in cui Vittorio Emanuele III si fosse opposto al movimento fascista. L'evento non ebbe luogo, ma Emanuele Filiberto rimase sempre profondamente legato a Mussolini per la stima dimostratagli e fu uno dei suoi principali sostenitori all'interno della casa reale italiana.
1,014
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il risultato dell'operazione Diadem
Per gli ultimi mesi del 1943 la Linea Gustav rappresentò il principale ostacolo nell'avanzata verso nord degli Alleati, bloccandone, di fatto, lo slancio iniziale. Nel tentativo di sbloccare tale impasse, gli Alleati sbarcarono alcune forze presso Anzio (Sbarco di Anzio), non riuscendo comunque a cogliere gli obiettivi sperati. Il fronte venne rotto solo in seguito ad un attacco frontale a Monte Cassino, nella primavera del 1944, e con la successiva presa di Roma in giugno. Il 5 giugno gli americani entrarono a Roma dichiarata "città aperta", ed evacuata dai tedeschi senza alcuna distruzione e con i suoi ponti intatti. L'operazione "Diadem" che portò alla liberazione di Roma era costata 18.000 perdite agli americani, 14.000 agli inglesi e 11.000 ai tedeschi. Nella Roma occupata dagli Alleati Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto II che assunse la luogotenenza generale, e il dimissionario Badoglio venne sostituito dall'antifascista Ivanoe Bonomi alla guida del governo, espressione dei partiti riuniti nel Comitato di liberazione nazionale.
1,015
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il risultato dell'operazione Diadem
L'operazione Diadem si concluse con il successo alleato e la liberazione di Roma, ma non raggiunse risultati decisivi dal punto di vista strategico; i tedeschi persero circa 10 000 uomini ed ebbero 20 000 prigionieri ma anche le forze di Alexander subirono perdite elevate (18 000 americani, 14 000 britannici e 10 000 francesi), senza riuscire a distruggere le due armate del feldmaresciallo Kesselring che ripiegarono con ordine a nord di Roma rimanendo coese. Inoltre, a causa delle scelte strategiche fondamentali della dirigenza politico-militare alleata, Alexander dovette rinunciare ai suoi piani per sfruttare la vittoria con un'ambiziosa marcia verso l'Italia nord-orientale e l'Austria: i capi americani si opposero a questo progetto e imposero l'esecuzione entro il 15 agosto 1944 della già programmata operazione Anvil, che prevedeva uno sbarco in Francia meridionale con truppe che sarebbero state sottratte a Clark. I generali Truscott e Juin lasciarono il fronte italiano e tre divisioni americane e quattro francesi vennero ritirate per preparare lo sbarco in Provenza; Alexander dovette rinunciare anche a buona parte delle forze aeree di appoggio tattico.
1,016
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il risultato dell'operazione Diadem
L'operazione Diadem si concluse con il successo alleato e la liberazione di Roma, che ebbe un indubbio significato simbolico e politico, non raggiunse però risultati decisivi dal punto di vista strategico; i tedeschi persero circa 10.000 uomini ed ebbero 20.000 prigionieri ma anche le forze di Alexander subirono perdite elevate (18.000 americani, 14.000 britannici e 10.000 francesi), senza riuscire a distruggere le due armate del feldmaresciallo Kesselring che ripiegarono con ordine a nord di Roma rimanendo coese. Inoltre, a causa delle scelte strategiche fondamentali della dirigenza politico-militare alleata, Alexander dovette rinunciare ai suoi piani per sfruttare la vittoria con un'ambiziosa marcia verso l'Italia nord-orientale e l'Austria: i capi americani si opposero a questo progetto e imposero l'esecuzione entro il 15 agosto 1944 della già programmata operazione Anvil, che prevedeva uno sbarco in Francia meridionale con truppe che sarebbero state sottratte a Clark. I generali Truscott e Juin lasciarono il fronte italiano e tre divisioni americane e quattro francesi vennero ritirate per preparare lo sbarco in Provenza; Alexander dovette rinunciare anche a buona parte delle forze aeree di appoggio tattico.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual era il ruolo di De Gasperi nel terzo Governo Bonomi
Il I Congresso Interregionale del partito nominò segretario Alcide De Gasperi. Nel dicembre 1944 il PSIUP e gli azionisti uscirono dal governo, all'interno del quale si rafforzò il ruolo di De Gasperi, che successivamente divenne Ministro degli esteri nel terzo Governo Bonomi. Dopo il 25 aprile si formò il Governo Parri, nuovamente con Socialisti e Azionisti, nel quale si cementò l'alleanza tra Democristiani e Liberali. Nel dicembre 1945 la Presidenza del Consiglio fu assunta direttamente da Alcide De Gasperi, che formò il suo primo governo e che avrebbe gestito le future le elezioni politiche.
1,018
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual era il ruolo di De Gasperi nel terzo Governo Bonomi
Il I Congresso Interregionale del partito nominò segretario Alcide De Gasperi. Nel dicembre 1944 il PSIUP e gli azionisti uscirono dal governo, all'interno del quale si rafforzò il ruolo di De Gasperi, che successivamente divenne Ministro degli esteri nel terzo Governo Bonomi. Dopo il 25 aprile si formò il Governo Parri, nuovamente con Socialisti ed Azionisti, nel quale si cementò l'alleanza tra Democristiani e Liberali. Nel dicembre 1945 la Presidenza del Consiglio fu assunta direttamente da Alcide De Gasperi, che formò il suo primo governo e che avrebbe gestito le future le elezioni politiche.
1,019
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il ruolo del Governo di Nancino
Il governo di Nanchino ebbe pochissima autonomia, e il suo ruolo principale fu quello di fungere da intermediario tra i militari giapponesi e i civili dei territori occupati. Il governo di Wang Jingwei autorizzò l'occupazione militare giapponese, riconobbe l'indipendenza del Manchukuo, firmò nel 1941 il Patto anticomintern e il 9 gennaio 1943 dichiarò guerra agli Stati Uniti e al Regno Unito. Replicò inoltre tutti i simboli della Repubblica di Cina governata dal Kuomintang, il partito nazionalista al potere nella Cina non occupata, inclusa la bandiera nazionale, in segno di sfida alla legittimità del governo di Chiang Kai-Shek.
1,020
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il ruolo della Gestapo nel rimpasto del governo del febbraio 1943
Molto probabilmente furono anche le voci di fronda legate ai principi ereditari, oltre all'ostilità nazista, che nel rimpasto di governo del febbraio 1943 costarono il posto a Ciano, Bottai, Grandi e poi anche a Senise (quest'ultimo da capo della polizia). Lord Edward Halifax, ambasciatore britannico a Washington, scrisse nel suo rapporto che un italiano da poco rientrato in Turchia (non lo nomina, ma è possibile che fosse l'ambasciatore in quello stato, il barone Raffaele Guariglia, futuro ministro degli esteri del governo Badoglio) aveva riferito che tutti quei mutamenti politici erano dovuti alla "scoperta da parte della Gestapo che c'era un complotto per dare il potere al principe di Piemonte e rovesciare il governo .... Grandi, il precedente ambasciatore a Londra, e il conte Ciano organizzarono il movimento sicuramente con la conoscenza del principe Umberto"
1,021
Storia italiana della prima metà del XX secolo
A chi sono attribuiti gli omicidi avvenuti nel cosiddetto triangolo della morte
La locuzione Triangolo della morte (o Triangolo rosso), di origine giornalistica, indica un'area del nord Italia ove alla fine della seconda guerra mondiale, tra il settembre del 1943 e il 1949, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, attribuite a partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista.
1,022
Storia italiana della prima metà del XX secolo
A chi sono attribuiti gli omicidi avvenuti nel cosiddetto triangolo della morte
Alcuni autori indicano in circa 4.500 i morti causati dalla ‘giustizia partigiana’ scatenatasi alla fine della seconda guerra mondiale nel Triangolo della morte.
1,023
Storia italiana della prima metà del XX secolo
A chi sono attribuiti gli omicidi avvenuti nel cosiddetto triangolo della morte
Lo sfruttamento del clima giustizialista per eliminare, oltre ai sostenitori del regime fascista, anche potenziali oppositori politici, accomuna, secondo lo storico Boris Gombač, i massacri delle foibe alle violenze perpetrate nello stesso periodo da gruppi radicali comunisti nel così detto triangolo della morte in Emilia, dove tra le migliaia di vittime della violenza insurrezionale vi furono anche circa 400 tra proprietari terrieri, industriali, professionisti, preti ed altri appartenenti alla borghesia, solo perché dichiaratisi anticomunisti.
1,024
Storia italiana della prima metà del XX secolo
A chi sono attribuiti gli omicidi avvenuti nel cosiddetto triangolo della morte
Nel corso della guerra ebbero luogo alcune delle pagine più controverse della storia del PCI, come l'eccidio di Porzûs, ai danni di formazioni resistenziali "bianche", commesso da un gruppo di partigiani, in massima parte gappisti (i GAP erano formati dal comando generale delle Brigate Garibaldi). Le formazioni partigiane comuniste furono inoltre coinvolte nelle vendette post-belliche contro fascisti (o presunti tali) in varie zone del nord Italia, quali il cosiddetto triangolo della morte.
1,025
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi comandava le truppe americane durante la liberazione di Roma nel 1944
Un'ennesima offensiva alleata contro la Linea Gustav ebbe inizio l'11 maggio 1944 e finalmente ebbe successo; le truppe alleate sfondarono il fronte di Cassino e avanzarono ricongiungendosi con i reparti attestati nella testa di ponte di Anzio. Furono i soldati americani del generale Clark che entrarono a Roma il 4 giugno, mentre i reparti tedeschi erano impegnati ad eseguire una difficile ritirata e gli apparati repressivi nazifascisti avevano già abbandonato la capitale. Roma, unica delle grandi città italiane, non insorse e attese l'arrivo delle truppe alleate; le mediazioni vaticane, la debolezza della resistenza militare, la scomparsa dei nuclei gappisti, falcidiati dalla repressione, impedirono un'attiva partecipazione popolare alla liberazione della città. La città aveva comunque già pagato il suo tributo di sangue, con le 597 vittime di Porta San Paolo, le 335 delle Fosse Ardeatine, i 2.091 ebrei deportati nei campi di sterminio, i 947 cittadini deportati nel rastrellamento del Quadraro, i 66 martiri di Forte Bravetta, i dieci fucilati a Pietralata, le dieci donne uccise presso il Ponte dell'Industria per aver assaltato un forno e i quattordici ex-detenuti di Via Tasso, massacrati a La Storta, proprio il giorno della Liberazione (4 giugno 1944).
1,026
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi comandava le truppe americane durante la liberazione di Roma nel 1944
Il 5 giugno 1944, un giorno prima dello sbarco in Normandia, Clark giunse finalmente a Roma insieme alle sue truppe; secondo le disposizioni dell'ambizioso generale, solo i reparti statunitensi furono autorizzati a partecipare alla liberazione della città dove furono accolti entusiasticamente dalla popolazione.
1,027
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi comandava le truppe americane durante la liberazione di Roma nel 1944
La liberazione di Roma fu uno degli episodi principali della Campagna d'Italia della Seconda guerra mondiale. Il 4 e il 5 giugno 1944 le truppe americane del generale Mark Wayne Clark riuscirono a superare le ultime linee difensive dell'esercito tedesco ed entrarono nella città senza incontrare resistenza, ricevendo l'entusiastica accoglienza della popolazione romana. Il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante della Wehrmacht in Italia, preferì ripiegare verso nord senza impegnare un combattimento all'interno dell'area urbana di Roma.
1,028
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il ruolo del Tribunale Speciale durante il Fascismo
Il Tribunale Speciale (operante sino al luglio del 1943 e dal gennaio 1944 al crollo della Repubblica Sociale Italiana), corte giudicante in materia di reati contro la sicurezza dello stato ma anche per reati comuni quali rapina e omicidio, emise 5.619 sentenze di condanna, delle quali 4 596 eseguite. Le sentenze di condanne a morte furono quarantadue, di cui trentuno eseguite; le sentenze di ergastolo furono 3. Il regime fascista portò - in conseguenza delle leggi razziali fasciste - all'arresto di milleduecentocinquanta aderenti all'ebraismosenza fonte: durante l'occupazione nazista dell'Italia, 599 di questi furono destinati dai soldati tedeschi al campo di concentramento di Auschwitz (solo diciassette risulteranno ancora vivi al momento della chiusura del lager).
1,029
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il ruolo del Tribunale Speciale durante il Fascismo
Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato fu un organo speciale del regime fascista italiano, competente a giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e del regime.
1,030
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il ruolo del Tribunale Speciale durante il Fascismo
Durante il regime fascista il Tribunale speciale ebbe il potere di diffidare, ammonire e condannare gli imputati politici ritenuti pericolosi per l'ordine pubblico e la sicurezza del regime stesso. Con la stessa legge di costituzione del tribunale venne reintrodotta la pena di morte per alcuni reati a carattere politico.
1,031
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il ruolo di Rommel nella seconda guerra mondiale
La prima battaglia di El Alamein (1º luglio - 27 luglio 1942) fu una battaglia combattuta nello scacchiere del Nord Africa durante la seconda guerra mondiale, tra l'Afrika Korps italo-tedesco al comando di Erwin Rommel, e l'8a Armata britannica al comando di Claude Auchinleck.
1,032
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il ruolo di Rommel nella seconda guerra mondiale
Nel corso della seconda guerra mondiale Rommel si distinse alla guida di una Panzer-Division durante la vittoria tedesca all'Ovest del 1940 e quindi, godendo della piena fiducia di Adolf Hitler, assunse il comando dell'Afrikakorps tedesco in Africa settentrionale dove per quasi due anni dimostrò grande abilità tattica e operativa, infliggendo una serie di sconfitte alle truppe britanniche grazie alla sua superiore capacità nella conduzione di agili e spericolate manovre con i mezzi corazzati nel deserto. Promosso al grado di feldmaresciallo, altamente stimato dai suoi soldati e temuto dai nemici, divenne un personaggio di rilievo internazionale ed uno dei beniamini della propaganda tedesca, conosciuto con il soprannome di "La volpe del deserto" ("Wüstenfuchs").
1,033
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la politica estera adottata da Mussolini che porto l'Italia in guerra
L'emergere dell'Italia come uno stato unitario aveva indotto a perseguire una politica estera aggressiva sullo scacchiere europeo piuttosto che a concentrarsi nel risolvere le contraddizioni interne. Le conseguenze della terza guerra di indipendenza, gli attriti per l'annessione dello Stato Pontificio e interessi contrastanti in Tunisia portarono l'Italia da allontanarsi dal tradizionale alleato francese e ad avvicinarsi a Germania ed Austria nella Triplice Alleanza.
1,034
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la politica estera adottata da Mussolini che porto l'Italia in guerra
In politica estera il regime tentò di dare risalto alla figura dell'Italia, anche se spesso ciò si tradusse in diversi interventi militari, causando talvolta problemi come nel caso delle sanzioni economiche, decise dalla società delle Nazioni come conseguenza della guerra d'Etiopia applicò le vietando il commercio con l'Italia.
1,035
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la politica estera adottata da Mussolini che porto l'Italia in guerra
Scopo dichiarato della politica estera fascista, fin dai primissimi atti e discorsi politici di Mussolini, era quello di assicurare "a un popolo di quaranta milioni di individui" un posto di primo piano sulla scena mondiale. Questo significava annettere all'Italia territori coloniali dove "esportare" la propria eccedenza demografica attraverso la valorizzazione delle colonie esistenti e poi - nel 1935 - con la conquista dell'impero d'Abissinia. Contemporaneamente, la politica a breve periodo previde - fin quando possibile - la revisione dei trattati sottoscritti dall'Italia fra il 1918 e il 1922 che "mutilavano" la vittoria nella grande guerra e che portarono l'Italia ad acquisire Fiume nel 1924 e a garantire Zara nonostante la rinunzia al resto della Dalmazia.
1,036
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la politica estera adottata da Mussolini che porto l'Italia in guerra
La crisi interna del regime negli ultimi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, il logoramento delle forze armate dopo cinque anni di continui impegni militari (Abissinia, Spagna, Albania), l'emergere deciso della Germania come prima potenza militare d'Europa e la sua alleanza con Stalin (Patto Molotov-Ribbentrop), spinsero Mussolini verso una politica doppiogiochista (alleanza dichiarata con la Germania, trattative sotterranee con la Gran Bretagna) che portò l'Italia in guerra. Durante la prima fase del conflitto la politica estera fascista fu sostanzialmente mossa dal tentativo di svilupparsi parallelamente (e spesso ai danni) di quella tedesca: un tentativo destinato a fallire in seguito ai numerosi rovesci militari subiti dalle forze armate italiane su quasi ogni fronte. Si segnala, in questo periodo, la durezza del contegno italiano verso la Francia, sconfitta dai tedeschi, il quale fu fra i principali motivi per i quali questa nazione non si unì decisamente all'Asse.
1,037
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la posizione di De Gasperi nei confronti del fascismo
Dopo l'iniziale sostegno del suo partito nella prima parte del governo Mussolini, tanto che nel 1923 i popolari cercarono inizialmente di trovare un compromesso sulla legge Acerbo, De Gasperi tenne un discorso alla Camera dei Deputati il 15 luglio 1923 esplicando il suo atteggiamento verso quella legge. Successivamente si oppose all'avvento del fascismo finché, isolato dal regime, fu arrestato alla stazione di Firenze l'11 marzo 1927, insieme alla moglie, mentre si stava recando in treno a Trieste. Al processo che seguì venne condannato a 4 anni di carcere e a una forte multa.
1,038
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la posizione di De Gasperi nei confronti del fascismo
La posizione di questa parte del mondo cattolico è stata definita di “afascismo”, categoria introdotta nella storiografia da Renato Moro, «di presa di distanza dal fascismo stesso senza che ciò si traducesse necessariamente in una opposizione esplicita» ), come era stata quella di Luigi Sturzo ed Alcide De Gasperi, non sostenuta da papa Pio XI.
1,039
Storia italiana della prima metà del XX secolo
A cosa si dedicò De Gasperi nel periodo in cui il Parlamento di Vienna era inoperoso
Prova della sua posizione di lealtà nei confronti dell'Austria è la dichiarazione resa a Roma nel settembre del 1914 all'ambasciatore asburgico, Barone Karl von Macchio, che se si fosse tenuto un plebiscito, il 90% dei trentini avrebbe votato per l'Austria-Ungheria.
1,040
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la prima regione dell'Italia continentale ad essere invasa dalle truppe anglo-americane
Il 3 settembre 1943 l'8ª Armata iniziò l'invasione dell'Italia continentale con i primi sbarchi in Calabria (operazione Baytown), dalla quale i reparti tedeschi si erano ritirati senza avvisare gli italiani e sabotando le infrastrutture. Secondo la pianificazione alleata, l'uscita dalla guerra dell'Italia sarebbe dovuta avvenire contemporaneamente allo sbarco principale nella penisola, previsto nel settore di Salerno secondo il progetto Avalanche. Il 9 settembre 1943 infatti le principali forze anglo-americane, che a bordo delle navi avevano festeggiato la presunta fine delle operazioni militari nel teatro italiano a seguito dell'armistizio di Cassibile, sbarcarono a Salerno mentre truppe britanniche mettevano in atto un'azione secondaria occupando Taranto (operazione Slapstick).
1,041
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la proposta portata da Giolitti alla Camera nel suo discorso di insediamento
Già dal discorso di insediamento alla Camera, Giolitti annunciò l'intenzione di voler modificare l'articolo 5 dello Statuto, la norma che aveva consentito al sovrano di dichiarare la guerra all'Austria senza il preventivo consenso del Parlamento. Dai banchi della destra, in particolare dalle file dei nazionalisti, alcuni gridarono ironicamente al presidente del Consiglio: "Come per l'impresa di Libia!". E Giolitti, senza scomporsi, rispose: "Appunto, correggiamo!". Ed effettivamente la Camera approvò la modifica della Carta fondamentale proposta dal Presidente del Consiglio; si narra che in seguito a tale scelta, non gradita dalla Corona, si guastarono irrimediabilmente i rapporti fra Giolitti e Vittorio Emanuele III.
1,042
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la reazione del PCI rispetto alle scelte politiche di De Gasperi
In quegli anni l'Italia operò le scelte decisive che avrebbero determinato il proprio destino: guidata da Alcide De Gasperi, che presiedeva un governo di unità nazionale composto dai tre partiti antifascisti del Comitato di Liberazione Nazionale, l'Italia accettò di entrare a far parte della sfera di influenza atlantica, filoamericana e anticomunista, contrapposta al blocco sovietico. Questa collocazione tuttavia accese una competizione politica tra i due maggiori partiti, la DC e il PCI. Quest'ultimo rimarrà da allora confinato all'opposizione per via dei legami ideologici e finanziari col regime totalitario dell'Unione Sovietica, legami che avrebbero provocato, nel caso di una sua entrata al governo, una rottura dell'alleanza internazionale con gli Stati Uniti e degli accordi di Yalta. Un tale assetto politico priverà inoltre l'Italia di una logica dell'alternanza fino alla caduta del muro di Berlino, generando un'anomalia rispetto alle altre democrazie occidentali dove i partiti comunisti godevano di una forza e un consenso assai minori che in Italia. Questa situazione degenererà in pratiche consociative più o meno occulte.
1,043
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la reazione del PCI rispetto alle scelte politiche di De Gasperi
In quegli anni l'Italia operò le scelte decisive che avrebbero determinato il proprio destino: guidata da De Gasperi, che presiedeva un governo di unità nazionale composto dai tre partiti antifascisti del Comitato di Liberazione Nazionale, l'Italia accettò di entrare a far parte della sfera di influenza atlantica, filoamericana e anticomunista, contrapposta al blocco sovietico. Questa collocazione accese una competizione politica tra i due maggiori partiti, la DC e il PCI. Quest'ultimo rimarrà da allora confinato all'opposizione per via dei legami ideologici e finanziari col regime totalitario dell'Unione Sovietica, legami che avrebbero provocato, nel caso di una sua entrata al governo, una rottura dell'alleanza internazionale con gli Stati Uniti e degli accordi di Yalta. Un tale assetto politico priverà inoltre l'Italia di una logica dell'alternanza fino alla caduta del muro di Berlino, generando un'anomalia rispetto alle altre democrazie occidentali dove i partiti comunisti godevano di una forza e un consenso assai minori che in Italia. Questa situazione degenererà in pratiche consociative più o meno occulte, che porteranno di fatto a un progressivo coinvolgimento dell'opposizione nelle decisioni della maggioranza.
1,044
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la reazione del PCI rispetto alle scelte politiche di De Gasperi
Passato all'opposizione nel 1947 dopo la decisione di De Gasperi di estromettere le sinistre dal governo per collocare l'Italia nel blocco internazionale filo-americano, il PCI rimase fedele alle direttive politiche generali dell'URSS fino agli anni settanta e ottanta pur sviluppando nel tempo una politica sempre più autonoma e di piena accettazione della democrazia già a partire dalla fine della segreteria Togliatti, e soprattutto sotto la guida di Enrico Berlinguer, che promosse il compromesso storico con la Democrazia Cristiana e la collaborazione tra i partiti comunisti occidentali con il cosiddetto eurocomunismo.
1,045
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la reazione di Hitler alla detronizzazione di Paolo dopo la rivolta di Belgrado
Tuttavia, tre giorni dopo, una rivolta popolare in Belgrado detronizzò Paolo, che venne esiliato, e mise sul trono il cugino ed erede legittimo Pietro II. Il nuovo governo, diretto dal generale Dušan Simović, interpretando i sentimenti antinazisti di gran parte della popolazione, ritirò l'adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito, pur dichiarandosi disposto a sottoscrivere un patto di non aggressione con la Germania. Ciò fece infuriare Hitler, che decise di dare una lezione severa alla Jugoslavia: ordinò la distruzione di Belgrado con la Luftwaffe (operazione "Castigo"), l'invasione militare della Jugoslavia ed il suo smembramento come stato, il che comportava necessariamente il differimento dell'Operazione Barbarossa.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la sorte delle divisioni dell’Asse a Stalingrado
Il calcolo delle perdite umane dell'Asse risulta molto difficile. In termini di divisioni i tedeschi ne ebbero 20 distrutte completamente a Stalingrado ed altre 10-15 nelle battaglie del teatro meridionale del fronte orientale; i Rumeni persero 19 divisioni, gli Italiani 10 e gli Ungheresi altrettante. Le perdite dentro la sacca furono di 140.000 morti e dispersi e 100.000 prigionieri, di cui solo 5.000 sarebbero tornati in Germania entro il 1955, ma a questi prigionieri devono aggiungersene altri soldati tedeschi catturati al di fuori della sacca e i prigionieri rumeni, circa 100.000, ungheresi, 60.000, e italiani, oltre 50.000. Stalin e lo Stavka rivendicarono in un comunicato straordinario di aver inflitto alle potenze dell'Asse la perdita di oltre 1 milione di uomini nel periodo novembre 1942-marzo 1943. Mancano inoltre dati precisi sulle perdite dell'Asse durante la fase offensiva dell'estate 1942.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la sorte delle divisioni dell’Asse a Stalingrado
Il 2 febbraio 1943, dopo un'ultima disperata battaglia (iniziata il 10 gennaio 1943), i 90.000 sopravvissuti dei 300.000 uomini della 6. Armata tedesca a Stalingrado comandata dal generale Paulus si arresero. Nel frattempo era stato spazzato via dall'offensiva sovietica anche il contingente ungherese (offensiva del 12 gennaio 1943), mentre il raggruppamento del Caucaso era riuscito miracolosamente a sfuggire attraverso Rostov (liberata dai russi il 14 febbraio). Complessivamente dal 19 novembre 1942 al 2 febbraio 1943, l'Armata Rossa distrusse quasi 70 divisioni dell'Asse (circa 30 tedesche, 15 rumene, 10 italiane e 10 ungheresi), per un totale di oltre 1 milione di soldati (tra cui quasi 400.000 prigionieri), enormi quantità di equipaggiamenti furono distrutti (2000 carri armati e 800 aerei) ; le perdite sovietiche in questa fase offensiva e vittoriosa della campagna furono alte come sempre: oltre 600.000 morti, feriti e dispersi e oltre 4000 carri armati. La guerra sul fronte Orientale aveva subito una svolta decisiva, l'Armata Rossa, in grande crescita numerica, qualitativa e organizzativa, stava prendendo il sopravvento; per la Wehrmacht ormai si sarebbe trattato di sopravvivere più che di vincere
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi conservò per anni le carte di Matteotti prima che esse si perdessero
Secondo De Felice, Marcello Staglieno, Fabio Andriola, Matteo Matteotti e, con maggior prudenza, Guglielmo Salotti, le carte del dossier Matteotti sarebbero state gelosamente custodite da Mussolini, e furono inventariate fra quelle sequestrate dai partigiani a Dongo al momento della cattura di quest’ultimo il 27 aprile 1945. Tuttavia, tra i documenti sequestrati, quelli di Matteotti sarebbero andati perduti ed ogni sforzo dello storico reatino di recuperarli presso gli Archivi o il Ministero degli Interni è stato vano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi conservò per anni le carte di Matteotti prima che esse si perdessero
Secondo De Felice, Marcello Staglieno, Fabio Andriola, Matteo Matteotti e, con maggior prudenza, Guglielmo Salotti, le carte del dossier Matteotti sarebbero state gelosamente custodite da Mussolini, e furono inventariate fra quelle sequestrate dai partigiani a Dongo al momento della cattura di quest’ultimo il 27 aprile 1945Renzo De Felice, Mussolini il fascista, op. cit., p. 601.. Tuttavia, tra i documenti sequestrati, quelli di Matteotti sarebbero andati perduti ed ogni sforzo dello storico reatino di recuperarli presso gli Archivi o il Ministero degli Interni è stato vano.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la strategia adottata dall'ammiraglio Reinhard Scheer nel 1916
Anche sul mare la contesa tra britannici e tedeschi era giunta a un punto di stallo. Il nuovo comandante della flotta tedesca ammiraglio Reinhard Scheer aveva deciso di adottare una tattica più offensiva, conducendo frequenti bombardamenti navali sulle coste orientali dell'Inghilterra nel tentativo di attirare in battaglia la Grand Fleet. Tra il 31 maggio e il 1º giugno 1916 le due flotte si affrontarono nella battaglia dello Jutland, il maggior scontro navale del conflitto: i tedeschi inflissero più perdite di quante ne subirono, ma in definitiva il blocco navale britannico della Germania non fu spezzato. Dopo lo scontro la flotta di superficie tedesca ritornò a un atteggiamento difensivo, spostando tutta l'attenzione sulla guerra sottomarina.
1,051
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu l'esito delle elezioni del 1919 in Italia
Le elezioni politiche italiane del 1919 , che per la prima volta utilizzavano il sistema proporzionale , videro una forte affermazione del Partito socialista italiano che riscosse il 32,4% dei voti, mentre il Partito popolare ebbe il 20.6%; la maggioranza dei voti andò così ai due partiti di massa, mentre le varie liste liberali e liberaldemocratiche (che fino ad allora avevano dominato il parlamento italiano post-unitario) per la prima volta persero la maggioranza dei seggi alla Camera. Le liste di ex combattenti (presenti in diciotto collegi) ottennero il 3,37% del totale dei voti; i fascisti non ebbero nessun parlamentare eletto. I vari governi liberali che si succedettero fra il novembre 1919 e l'ottobre 1922 poterono reggersi solo grazie all'appoggio esterno del Partito Popolare.
1,052
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu l'incarico affidato da Mussolini a Starace in Trentino-Alto Adige
Nel primo dopoguerra Starace divenne un fedelissimo di Benito Mussolini, dal quale ricevette l'incarico di radicare il fascismo nel Trentino-Alto Adige e nelle Venezie, dove si trovava anche Farinacci. Negli anni del primo dopoguerra (1920) fu perciò fondatore del Fascio di Trento. Il programma politico di Starace a Trento e Bolzano prevedeva una forte italianizzazione dei nuovi territori acquisiti all'Italia e la destituzione di tutti i sindaci eletti sotto il precedente governo asburgico. Irriducibile avversario di Starace fu il borgomastro di Bolzano Julius Perathoner, il quale non nascondeva i suoi sentimenti pangermanisti e il desiderio di ricongiungere l'Alto Adige al Tirolo austriaco. Più volte Perathoner si rifiutò di esporre il tricolore italiano sugli edifici pubblici e per contrastare l'entrata in circolazione della Lira italiana fece stampare banconote con il valore espresso in Corone, in modo da richiamare la Corona austro-ungarica.
1,053
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu l'opinione di Salandra nei confronti della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale
Senza che il Parlamento ed il resto del governo fossero informati, complice il sovrano, Antonio Salandra firmò il Patto di Londra il 26 aprile. Con esso, impegnava l'Italia a scendere in guerra contro gli imperi centrali nell'arco di un mese. Poiché in aprile c'erano state alcune vittorie russe sugli austriaci, e temendo che la guerra finisse a breve, Salandra e Sonnino trascurarono di disciplinare nel trattato una serie di aspetti che si sarebbero rivelati decisivi: venne chiesto agli Alleati solo un minimo contributo finanziario in quanto era opinione comunque che la guerra sarebbe finita entro l'inverno, la questione dei compensi coloniali era trattata genericamente: veniva detto che l'Italia avrebbe ricevuto "adeguati compensi coloniali", ma nel trattato non si precisava quali e in quanta estensione. Inoltre l'assetto della frontiera orientale non contemplava Fiume italiana (si pensava di lasciare almeno un importante porto adriatico all'Austria-Ungheria), e soprattutto non teneva in debito conto un dato esiziale: era evidente che, a guerra finita, gli iugoslavi avrebbero voluto formare uno stato indipendente.
1,054
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu l'opinione di Salandra nei confronti della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale
Nel 1901 fonda, insieme all'ex ministro (all'epoca) Sidney Sonnino, un nuovo quotidiano a Roma: il Giornale d'Italia. Salandra, un conservatore, divenne primo ministro dopo la caduta del governo di Giovanni Giolitti, scelto dallo stesso Giolitti che ancora guidava la maggioranza in parlamento. Comunque, egli si distaccò ben presto da Giolitti sulla questione della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. Mentre Giolitti era schierato a favore della neutralità, Salandra e il suo ministro degli esteri, Sidney Sonnino, appoggiavano l'intervento a fianco della Triplice Intesa, e si assicurò l'entrata in guerra dell'Italia, nonostante l'opposizione della maggioranza del parlamento (vedi Neutralità italiana nel primo anno di guerra).
1,055
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu l'opinione di Salandra nei confronti della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale
Per quanto riguarda la corrente liberale, la leadership giolittiana aveva ormai da molto tempo scelto come possibili alternative Sonnino e Salandra, il primo dei due ebbe precedentemente già in due occasioni l'opportunità di guidare il governo, mentre il secondo era ministro già dai tempi della sua partecipazione al governo Pelloux. Alle elezioni politiche del 1913 Salandra fu messo a capo del governo e avviò un'opera di riavvicinamento alla politica giolittiana, mantenedo alcuni ministri dell'esecutivo Giolitti, fra i quali il Ministro degli esteri Di San Giuliano. Parallelamente però Salandra ebbe l'ambizione di spostare gli equilibri all'interno del partito liberale e di spostare a destra l'asse che Giolitti aveva orientato a sinistra. Questo spostamento degli equilibri, portò durante il prosieguo degli eventi Salandra prima ad appoggiare la causa neutralista e infine quella interventista, convinto dall'intesa personale con Sonnino, il quale dopo aver preso il posto di Di San Giuliano, raccolse intorno a sé l'autonomia necessaria per approntare una serie di trattative segrete con gli schieramenti in guerra. Il 26 aprile 1915 concluse le trattative con l'Intesa mediante la firma del Patto di Londra, con il quale l'Italia si impegnava a entrare in guerra entro un mese. Il 3 maggio successivo la Triplice alleanza fu denunciata e fu avviata la mobilitazione; il 23 maggio infine l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria ma non alla Germania, con cui il governo Salandra sperava di non rompere del tutto.
1,056
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu l'ultimo volo di Italo Balbo
Il 28 giugno si levò in volo da Derna per raggiungere il campo d'aviazione "T.2" di Tobruch con due trimotori S.M.79, uno pilotato da lui stesso (sigla I-MANU, dal nome della moglie Emmanuella) e uno dal generale Felice Porro, comandante della 5ª Squadra aerea. Da Tobruch i due aerei avrebbero poi compiuto un'incursione per cercare di catturare alcune autoblindo nemiche. L'equipaggio era costituito da Italo Balbo, il pilota, il maggiore Ottavio Frailich, secondo pilota, il capitano motorista Gino Cappannini e il maresciallo marconista Giuseppe Berti. Frailich, Cappannini e Berti erano tutti "atlantici" che avevano già volato con Balbo nella Crociera del Decennale. All'equipaggio vero e proprio si aggiunsero il maggiore Claudio Brunelli, i tenenti Cino Florio e Lino Balbo (cognato e nipote di Italo Balbo), il console della Milizia Enrico Caretti e il capitano Nello Quilici, direttore del Corriere Padano e padre di Folco Quilici. Giunti in vista di Tobruch verso le 17:30 i piloti videro alte colonne di fumo dovute a un attacco britannico effettuato con bombardieri Bristol Blenheim, e Balbo ordinò di atterrare per verificare la situazione. Prossimo all'atterraggio senza aver tuttavia avvisato prima la base, fu scambiato dalla contraerea di terra e dell'incrociatore italiano San Giorgio - all'ormeggio nei pressi del porto come batteria galleggiante - per uno degli aerei britannici che poco prima avevano attaccato le attrezzature navali lì presenti e fu di conseguenza preso di mira e colpito dalle batterie del San Giorgio. L'aereo di Porro riuscì a compiere una manovra diversiva e non fu centrato, mentre quello di Balbo, ormai in fase di atterraggio, precipitò in fiamme al suolo, provocando la morte di tutto l'equipaggio.
1,057
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la proposta di Treves, Turati e Sonnino
Treves, Turati e Sonnino proposero anche il suffragio femminile, alle elezioni politiche, sulla linee di alcune proposte precedenti che concedevano il diritto di scelta degli amministratori alle donne possidenti, ma Giolitti preferì introdurlo prima alle elezioni amministrative, in modo che, visto anche l'allargamento del voto agli uomini analfabeti, non ci fosse un'eccessiva cessione di potere ad una base elettorale inesperta, da lui definito «un salto nel buio». Nominò quindi una commissione per modificare il codice civile e ammettere le donne al voto locale, ma la guerra di Libia e poi la caduta del governo fecero rimandare e accantonare i progetti.
1,058
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quali provvedimenti furono presi da Badoglio per smantellare lo stato fascista
Il governo Badoglio iniziò l'opera di smantellamento dello Stato fascista e adottò provvedimenti per mantenere l'ordine del Paese: sciolse il PNF, mantenne la proibizione della costituzione di partiti politici e impose la legge marziale. Inoltre, furono represse nel sangue alcune manifestazioni antifasciste, come quelle che si svolsero il 28 luglio a Bari (eccidio di via Nicolò dell'Arca) e Reggio Emilia (eccidio delle Reggiane), dove i militari spararono contro i manifestanti come disposto da una circolare del generale Mario Roatta, capo di stato maggiore dell'esercito, che ordinava di fronteggiare i disordini «in formazione di combattimento» e di «aprire il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria senza preavviso di sorta».
1,059
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale genocidio perpretato dell'impero Ottomano rimase ai margini del dibattito storiografico
Tra il 1914 e il 1920 l'Impero ottomano, retto dal governo dei Giovani Turchi, intraprese lo sterminio di massa dei cristiani della Chiesa assira d'Oriente, della Chiesa ortodossa siriaca, della Chiesa cattolica sira e della Chiesa cattolica caldea, operazione che passerà alla storia come "genocidio assiro": si valuta che i morti non siano stati meno di 275.000. Nonostante i numeri enormi, tale genocidio rimase ai margini del dibattito storiografico.
1,060
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale governo era in carica durante lo sciopero generale del 1919
Il 9 giugno 1919 fu indetta per il 20-21 luglio la prima grande manifestazione socialista in concomitanza con uno sciopero generale e i socialisti riuscirono a rintuzzare i tentativi degli anarchici di non fissare un termine allo sciopero. Ciononostante il clima incandescente nell'immaginario fece assumere allo sciopero una valenza "rivoluzionaria" e nonostante i toni cauti dell'Avanti! la base si convinse che stesse per scattare la "grande ora". In realtà però lo sciopero generale si svolse in totale tranquillità grazie anche ai ripetuti appelli dei socialisti e quasi ovunque i servizi continuarono a funzionare. La mancata rivoluzione annunciata, dopo i ripetuti proclami degli anarchici e dei fogli socialisti legati al massimalismo, sfiduciò il proletariato e rinvigorì invece il fronte antisocialista. Secondo Salvemini il Governo Nitti fu quello che trasse il maggior vantaggio potendosi presentare al paese, dopo i ripetuti proclami rivoluzionari, come il garante dell'"ordine", infatti Nitti, fermo alla sua politica di discrimine, aveva nei giorni precedenti provveduto a far arrestare preventivamente i capi anarchici senza toccare invece i socialisti. Secondo Ludovico D'Aragona, segretario della Confederazione Generale del Lavoro:
1,061
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale governo era in carica durante lo sciopero generale del 1919
Occupò le cariche di Sottosegretario per l'Industria, Commercio e Lavoro e commissario all'approvvigionamento delle materie prime dal gennaio al giugno 1919 nel Governo Orlando e quindi di Sottosegretario alle Colonie dal marzo al maggio 1920 nel Governo Nitti II.
1,062
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale governo era in carica durante lo sciopero generale del 1919
Il Governo Nitti è stato in carica dal 23 giugno 1919 al 21 maggio 1920 per un totale di 333 giorni, cioè 10 mesi e 28 giorni.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale governo fu chiamato "governo amministrativo"
Si formò quindi il Governo Pella, appoggiato, attraverso l'astensione, dai Monarchici e dai Liberali. Nell'esecutivo Giuseppe Pella non era solo Presidente, ma anche Ministro degli Esteri e al Bilancio, venne detto governo d'affari o governo amministrativo, il cui unico scopo era quello di arrivare all'approvazione della legge di bilancio, senza nessuno scopo politico. Come Ministro degli Esteri Pella ha uno scontro con Tito, che minaccia di annettere Trieste alla Jugoslavia, a cui lo stesso Pella rispose minacciando di inviare truppe italiane sul confine orientale. La crisi, che poteva sfociare in un confronto militare, venne fatta rientrare dopo molti sforzi diplomatici delle potenze occidentali. Il suo interventismo suscitò alterne reazioni in Parlamento: Monarchici e MSI lo sostennero, le sinistre lo accusarono di nazionalismo e buona parte della DC rimase fredda, anche perché i governi londinesi e statunitensi volevano mantenere buone relazioni con la Jugoslavia.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale governo fu chiamato "governo amministrativo"
Il Governo Pella è stato l'ottavo governo della Repubblica Italiana, il secondo della II legislatura. È rimasto in carica dal 17 agosto 1953 al 18 gennaio 1954 per un totale di 154 giorni, ovvero 5 mesi e 1 giorno. Fu il primo governo in cui il candidato accettò l'incarico senza riserva e venne definito "governo amministrativo".
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi costruì la linea Maginot
13 gennaio – Francia: inizia la costruzione della linea Maginot.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi costruì la linea Maginot
Non tutti gli eserciti appresero appieno la lezione degli ultimi mesi della prima guerra mondiale: i francesi costruirono negli anni trenta la linea Maginot, nella previsione di un futuro conflitto con la Germania basato sui canoni della prima guerra mondiale. La costosissima linea di fortificazioni fu invece aggirata durante l'attacco tedesco del maggio 1940 e si rivelò perciò completamente inutile. Anche su tutto il confine italiano fu costruito un sistema fortificato di difesa: il Vallo Alpino.
1,067
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi costruì la linea Maginot
La Linea Maginot è un complesso integrato di fortificazioni, opere militari, ostacoli anti-carro, postazioni di mitragliatrici, sistemi di inondazione difensivi, caserme e depositi di munizioni realizzati dal 1928 al 1940 dal Governo francese a protezione dei confini che la Francia aveva in comune con il Belgio, il Lussemburgo, la Germania, la Svizzera e l'Italia. Il sistema è caratterizzato dalla non contiguità delle varie componenti e dall'utilizzazione integrata e sistemica di tutte le possibili alternative offerte dalle moderne tecnologie balistiche. In tale quadro, le varie componenti fortificate utilizzano non solo il tiro diretto, ma anche quello fiancheggiante e quello indiretto. Benché il termine "Linea Maginot" si riferisca all'intero sistema di fortificazioni che va dal Mare del Nord al Mare Mediterraneo (oltre alla Corsica), gli ambiti geografici dove furono realizzate le opere più complesse, sofisticate, moderne e potenti furono quello al confine nord-est con la Germania ed il Lussemburgo (detto anche "Anciens Fronts") e quelle realizzate sul confine franco-italiano (la cosiddetta "Linea Maginot alpina", in francese Ligne Alpine).Davide Bagnaschino, Mauro Amalberti e Antonio Fiore, La Linea Maginot del Mare - www.davidebagnaschino.it
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi costruì la linea Maginot
Davide Bagnaschino, La Linea Maginot del mare - le fortificazioni francesi della Maginot alpina tra Mentone e Sospel, Melli (Borgone di Susa)
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi costruì la linea Maginot
Nato a Toul il 14 febbraio 1916, figlio di un impiegato delle ferrovie francesi, fu chiamato sotto le armi nel 1936. Servì sulla Linea Maginot, presso Haguenau.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi costruì la linea Maginot
Nella seconda guerra mondiale le truppe naziste aggirarono la linea Maginot passando per il neutrale Belgio, e, data la vicinanza a quest'ultimo, Sedan fu una delle prime città francesi a cadere in mano tedesca.
1,071
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale gruppo coordinò la resistenza italiana
In particolare il CLN ha coordinato e diretto la resistenza italiana e si divise in Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), con sede nella città di Milano durante la sua occupazione, ed il Comitato di Liberazione Nazionale Centrale (CLNC). L'organizzazione operò come organismo clandestino durante la Resistenza ed ebbe per delega poteri di governo nei giorni di insurrezione nazionale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale guerra civile venne appoggiata dall'Italia fascista
Una sanguinosa guerra civile, nella quale fu sostenuto dalla Germania nazista e dall'Italia fascista proseguì per tre anni, vinta la quale, nell'aprile 1939, il Generalísimo assunse la guida definitiva della Spagna, instaurando un apparato dittatoriale che represse con fermezza ogni opposizione al regime esaltando i valori del Cattolicesimo Nazionale (Dio, Patria e Giustizia). Franco, non si allineò agli altri fascismi nelle leggi antisemite e fece accogliere un gran numero di ebrei in fuga dall'Europa invasa dai tedeschi.
1,073
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale guerra civile venne appoggiata dall'Italia fascista
Maestro di scuola elementare e cofondatore del reparto scout a Modigliana nel 1924 nel 1927 lo scautismo venne soppresso dal fascismo e il gruppo scout di Modigliana proseguì clandestinamente , fu combattente nel Corpo Truppe Volontarie, reparti inviati in Spagna dall'Italia fascista come supporto a Francisco Franco durante guerra civile spagnola.
1,074
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale guerra civile venne appoggiata dall'Italia fascista
Nel luglio 1936 ebbe inizio la guerra civile spagnola, per opera delle forze nazionaliste ostili alla Repubblica, guidate dal generale Francisco Franco, le quali uscirono vittoriose grazie anche all’appoggio della Germania nazista e dell’Italia fascista.
1,075
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale guerra si concluse con la caduta di Gondar
La guerra nell'Africa Orientale Italiana si concluse ufficialmente il 27 novembre 1941 con la caduta di Gondar e l'inizio dell'occupazione britannica.
1,076
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale guerra si concluse con la caduta di Gondar
La battaglia di Gondar fu una battaglia della seconda guerra mondiale combattuta in Etiopia, a Gondar, nella regione dell'Amhara dal 10 maggio al 30 novembre 1941. Rappresentò la fase finale della Campagna dell'Africa Orientale Italiana (1940-1942) e vide contrapposti gli schieramenti italiani e anglo-abissini.
1,077
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome completo dell'Armata Rossa
L'Armata Rossa dei Lavoratori e dei Contadini (in russo: Рабоче-Крестьянская Красная Армия?, Raboče-Krest'janskaja Krasnaja Armija in sigla RKKA), più comunemente Armata Rossa, fu il nome dato alle forze armate dell'Unione Sovietica dopo la disintegrazione delle forze zariste nel 1917.
1,078
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome completo dell'Armata Rossa
L'Armata Rossa dei Lavoratori e dei Contadini (cir. rus. Рабоче-Крестьянская Красная Армия, Raboče-Krest'janskaja Krasnaja Armija in sigla RKKA), più comunemente Armata Rossa, fu il nome dato alle forze armate dell'Unione Sovietica dopo la disintegrazione delle forze zariste nel 1917.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome completo di Che Guevara
Ernesto Guevara de la Serna, più noto come Che Guevara o semplicemente el Che (in spagnolo: pronuncia el 'ʧe) o, in italiano, il Che (pronuncia il 'ʧe) (Rosario, 14 giugno 1928 – La Higuera, 9 ottobre 1967), è stato un rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e medico argentino.
1,080
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome completo di Che Guevara
Nella presente bibliografia sono elencate opere di Che Guevara (Ernesto Guevara de la Serna) e libri, documenti, testi o atti parlamentari che citano Che Guevara o che sono stati citati nella voce principale per esigenze documentali.
1,081
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome completo di Che Guevara
el Fuser, Che Guevara - soprannome di Ernesto Guevara de la Serna
1,082
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del consorzio che gestiva il porto di Fiume
In base all'art. IV del Trattato lo Stato libero di Fiume aveva per territorio il cosiddetto "Corpus separatum", "delimitato dai confini della città e del distretto di Fiume", ed un'ulteriore striscia che le avrebbe garantito la continuità territoriale con il Regno d'Italia. Le parti si accordarono, inoltre, per la costituzione di un Consorzio italo-slavo-fiumano per la gestione del porto della città adriatica, a tutela del suo sviluppo in collegamento con l'entroterra. La città di Fiume acquisiva, quindi, uno status internazionale simile a un Principato di Monaco italofono sul Mare Adriatico.
1,083
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del consorzio che gestiva il porto di Fiume
Le successive intese italo-iugoslave a Rapallo (12 novembre 1920), peraltro, furono solo parzialmente "rinunciatarie". I nuovi rappresentanti italiani (Giovanni Giolitti, Carlo Sforza e Ivanoe Bonomi) ottennero la fissazione della frontiera terrestre allo spartiacque alpino da Tarvisio al Golfo del Quarnaro, compreso il Monte Nevoso; l'assegnazione della città di Zara e delle isole di Cherso, Lussino, Lagosta e Pelagosa; la costituzione del territorio di Fiume in Stato libero indipendente, collegato all'Italia da una striscia costiera. Inoltre, la rinuncia italiana a Fiume e ai territori dalmati etnicamente slavi, non comprometteva il controllo italiano sul Mare Adriatico, garantito dal possesso di Pola e di Zara, dalle isole succitate e dall'isola di Saseno. A Fiume stessa si prevedeva la costituzione di un consorzio italo-slavo-fiumano, per la gestione comune del porto, destinato a divenire "zona franca".
1,084
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome dei quadriumviri che guidarono la marcia su Roma
Quel giorno Mussolini annunciò la nomina dei quadriumviri che avrebbero condotto la marcia: Italo Balbo (uno dei ras più famosi), Emilio De Bono (comandante della Milizia), Cesare Maria De Vecchi (un generale non sgradito al Quirinale) e Michele Bianchi (segretario del partito e fedelissimo di Mussolini). Il 26 di quel mese il presidente del consiglio rispose a Mussolini (che aveva radunato a Napoli decine di migliaia di camicie nere e minacciava apertamente di marciare su Roma per occuparne militarmente le Istituzioni) in modo del tutto privo di senso: è in queste circostanze che, di fronte a chi gli prospettava il precipitare della situazione, Luigi Facta pronunciò la celebre frase con la quale passerà alla Storia: "Nutro fiducia!".
1,085
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del Caudillo de España
Francisco Franco y Bahamonde, solitamente abbreviato in Francisco Franco e conosciuto anche come il Generalísimo Franco o il Caudillo de España (Ferrol, 4 dicembre 1892 – Madrid, 20 novembre 1975), è stato un generale, politico e dittatore spagnolo. Fu l'instauratore, in Spagna, di un regime dittatoriale noto come franchismo, parzialmente ispirato al fascismo. Rimase al potere dalla vittoria nella guerra civile spagnola del 1939 fino alla sua morte nel 1975.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del comandante americano che liberò Pisa alla fine del 1944
Alla fine del 1944 gli Alleati erano attestati a ridosso della linea Gotica con la 5ª Armata statunitense e l'8ª armata britannica. Favoriti da una netta supremazia aerea, gli Alleati beneficiarono anche delle operazioni di disturbo agli occupanti da parte delle formazioni partigiane. Il corpo canadese dell'8ª armata prese Ravenna e si spinse sul fiume Senio, la 5ª armata era invece ferma nei pressi di Bologna, mentre sul versante tirrenico gli americani di Mark Wayne Clark erano già a Pisa. L'abile condotta difensiva dei tedeschi - che si impegnarono anche nella repressione delle Resistenza partigiana e spesso compirono veri e propri massacri della popolazione civile durante le operazioni di rastrellamento o come rappresaglia per le azioni dei partigiani - costò agli Alleati un alto numero di perdite: le condizioni del terreno favorivano la difesa degli occupanti, e la marcia alleata procedette ovunque con lentezza (anche perché con la decisione dello sbarco in Normandia il teatro di guerra italiano assunse per gli Alleati un'importanza secondaria).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome dell'operazione militare sferrata da Stalin contro l'armata italiana
L'operazione Piccolo Saturno ebbe inizio, dopo essere stata ridimensionata nei suoi obiettivi strategici rispetto all'originario progetto "Saturno" adottato da Stalin e Vasilevskij, il 16 dicembre 1942 principalmente contro la debole VIII Armata italiana e le residue truppe rumene schierate sul fiume Čir. La resistenza iniziale italiana fu tenace, nonostante le evidenti carenze di armi anticarro, di equipaggiamenti invernali idonei e di riserve corazzate moderne ma già il 19 dicembre il fronte della VIII Armata cominciò a cedere per poi crollare completamente nei giorni successivi di fronte all'irruzione in massa delle ingenti truppe corazzate impegnate dai sovietici (cinque corpi corazzati o meccanizzati con un totale di circa 1000 carri armati). I generali Vatutin, comandante del Fronte Sud-Ovest, e Filipp Golikov, comandante del Fronte di Voronež, che conducevano questa offensiva, spinsero in profondità le loro colonne per aggirare e isolare i residui capisaldi nemici e minacciare le retrovie del raggruppamento del feldmaresciallo von Manstein.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi creò il Manifesto del razzismo italiano
Forse l'allontanamento di Starace fu il tentativo da parte di Mussolini di ritrovare il consenso della piccola borghesia, base sociale del regime, che vedeva sempre più allarmata crescere la tentazione della guerra. Secondo Renzo De Felice infatti Starace avrebbe assunto, almeno inizialmente, atteggiamenti filogermanici eccessivi: il Manifesto del razzismo Italiano fu infatti una creazione di Starace, anche se non esclusiva; anche la rivista La difesa della razza avrebbe visto Starace quale entusiasta promotore.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
Il Patto d'Acciaio (in tedesco Stahlpakt) fu un accordo tra i governi del Regno d'Italia e della Germania nazista, firmato il 22 maggio 1939 dai rispettivi ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Venne stipulato a Berlino nella Cancelleria del Reich, alla presenza di Hitler e dello Stato Maggiore tedesco.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
Dopo il benestare di Mussolini all'Anschluss (marzo 1938) ed il ruolo da lui svolto in occasione della conferenza di Monaco (settembre 1938), dove in veste di mediatore riuscì a fare in modo che Gran Bretagna e Francia accettassero l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia, l'amicizia tra Italia e Germania si consolidò fino alla sua evoluzione in una vera e propria alleanza militare con il Patto d'Acciaio, concluso a Berlino il 22 maggio 1939 dai ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Circa quattro mesi dopo, con l'invasione tedesca della Polonia, ebbe inizio la seconda guerra mondiale, ma l'Italia, militarmente impreparata, rimase neutrale fino al 10 giugno 1940.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
A causa delle sanzioni economiche, l'Italia si ritrovò in una situazione sfavorevole, alla quale Mussolini fece fronte con un regime autarchico. Il regime di autosufficienza economica rappresentò una soluzione parziale, dato che all'economia era necessario il commercio: l'unica nazione disposta a commerciare con l'Italia fu la Germania di Hitler, con la quale l'Italia firmò il Patto d'Acciaio (22 maggio 1939, firmato dai due Ministri degli Esteri: Joachim von Ribbentrop e Galeazzo Ciano), un accordo che sanciva aiuto reciproco in caso di un conflitto e si definì così l'Asse Roma-Berlino.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
Il 22 maggio tra Germania e Italia fu firmato il Patto d'Acciaio che legava i due paesi in una stretta alleanza. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite»
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
La vittima designata venne trovata nell'Albania. In due soli giorni (7-8 aprile 1939) con l'ausilio di 22.000 uomini e 140 carri armati Tirana fu conquistata. Il 22 maggio tra Germania e Italia venne firmato il Patto d'Acciaio. Tale patto assumeva che la guerra fosse imminente, e legava l'Italia in un'alleanza stretta con la Germania. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite».
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
Il 22 maggio 1939 Galeazzo Ciano, ministro degli esteri italiano, firma il Patto d'Acciaio con la Germania, che sancisce ufficialmente la nascita di un'alleanza vincolante italo-tedesca.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
22 maggio - Ciano e von Ribbentrop firmano a Berlino il Patto d'Acciaio: l'accordo militare, di carattere offensivo e difensivo, lega definitivamente Italia e Germania
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
Nel 1939 Ribbentrop divenne celebre per aver firmato il Patto d'Acciaio con l'Italia fascista, nonostante odiasse cordialmente il suo contraltare Galeazzo Ciano, che tra l'altro ricambiava ampiamente questi sentimenti come si evidenzia dal suo celebre Diario. Nello stesso anno inoltre ottenne quello che sarebbe stato il suo più grande successo diplomatico: in agosto si reca in Unione Sovietica per ottenere un patto di non aggressione tra la Germania Nazista e l'Unione Sovietica. L'impresa riesce, il 23 agosto il ministro degli esteri sovietico Molotov firma il trattato: Ribbentrop rientra in patria con un prezioso documento che consentirà ad Hitler di poter preparare con calma la guerra contro le democrazie occidentali, dopo aver temporaneamente allontanato la minaccia dell'URSS. Il 1º settembre la Wehrmacht entra in Polonia, comincia così la seconda guerra mondiale.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
A causa delle sanzioni economiche, l'Italia si ritrovò in una situazione sfavorevole, alla quale Mussolini fece fronte con un regime autarchico. Il regime di autosufficienza economica rappresentò una soluzione parziale, dato che all'economia era necessario il commercio: l'unica nazione disposta a commerciare con l'Italia fu la Germania di Hitler, con la quale l'Italia firmò il Patto d'Acciaio (22 maggio 1939, firmato dai due Ministri degli Esteri: Joachim von Ribbentrop e Galeazzo Ciano), un accordo che sanciva aiuto reciproco in caso di un conflitto e si definì così l'Asse Roma-Berlino. Nel 1940, Vittorio Emanuele III, anche se personalmente contrario all'entrata in guerra al fianco della Germania nazista, non si oppose alla scelta di Mussolini.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
Il 22 maggio tra Germania e Italia venne firmato il Patto d'Acciaio. Tale patto assumeva che la guerra fosse imminente, e legava l'Italia in un'alleanza stretta con la Germania. Alcuni membri del governo italiano si opposero, e lo stesso Galeazzo Ciano, firmatario per l'Italia, definì il patto una «vera e propria dinamite».
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome del patto tra Italia e Germania firmato da Ciano
Nel frattempo l'Italia, nonostante la firma del Patto d'Acciaio, si era dichiarata "potenza non belligerante": la firma del patto era avvenuta con l'assicurazione verbale data dal ministro degli esteri tedesco von Ribbentrop al suo collega italiano, Galeazzo Ciano, che la Germania non avrebbe iniziato la guerra prima di tre anni; inoltre, la mancata consultazione dell'Italia prima dell'invasione della Polonia e della firma patto Ribbentrop-Molotov, poteva essere considerata una violazione dell'obbligo di consultazione fra i due paesi contenuto nel patto. L'Italia poté così dichiarare la propria non belligeranza senza venir meno ai patti sottoscritti.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Qual è il nome più conosciuto della linea Verde
I tedeschi battezzarono inizialmente questa linea con il nome di "linea Gotica". Per volere dello stesso Adolf Hitler, che temeva le ripercussioni propagandistiche se il nemico avesse sfondato una linea dal nome così altisonante, si decise poi di ribattezzarla linea Verde ("Grüne Linie"), anche se nella storia, e soprattutto in Italia, questa linea difensiva continuò ad esser conosciuta con il nome di "Gotica". Il feldmaresciallo Kesselring intendeva così proseguire la sua tattica della "ritirata combattuta", già attuata dai tedeschi fin dai primi sbarchi alleati in Sicilia, per infliggere al nemico il maggior numero di perdite, in modo tale da rallentare e addirittura fermare l'avanzata angloamericana verso nord, difendendo la pianura Padana e quindi l'accesso all'Europa settentrionale, attraverso il passo del Brennero, e l'accesso all'Europa centrale attraverso Trieste.