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901
Storia italiana della prima metà del XX secolo
In seguito a quale evento il Regno d'Italia divenne la Repubblica Italiana
Il Regno d'Italia fu proclamato nel 1861 e cessò di esistere nel 1946 in seguito al referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica Italiana.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
In seguito a quale evento il Regno d'Italia divenne la Repubblica Italiana
Nel 1859 il Ducato di Parma e Piacenza fu annesso al Regno di Sardegna. Nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia che cessò di esistere nel 1946 in seguito al referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica Italiana.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
In seguito a quale evento il Regno d'Italia divenne la Repubblica Italiana
In seguito al referendum del 1946 che sancì la nascita della Repubblica Italiana, il Piemonte divenne una regione della nuova repubblica.
904
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Insieme a chi si suicidò Hitler
Le sue armate tedesche non riuscirono ad arrestare l'avanzata degli Alleati e, mentre i sovietici si aprivano la strada verso il centro di Berlino, Hitler si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945, insieme all'amante Eva Braun che aveva sposato il giorno prima. Aveva 56 anni. Come parte delle sue ultime volontà, ordinò che il suo corpo venisse portato all'esterno e bruciato. Nel suo testamento, scaricò tutti gli altri leader nazisti e nominò il Großadmiral Karl Dönitz come nuovo Presidente del Reich e Joseph Goebbels come nuovo Cancelliere del Reich. Tuttavia quest'ultimo si suicidò il 1º maggio 1945 insieme alla moglie dopo aver ucciso i suoi sei figli. L'8 maggio 1945, la Germania si arrese. Il "Reich millenario" di Hitler era durato poco più di 12 anni.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Insieme a chi si suicidò Hitler
Nonostante l'opposizione del Partito nazista nei confronti dell'omosessualità, e la persecuzione degli omosessuali messi in atto dai nazisti stessi, alcuni storici hanno ipotizzato che lo stesso Hitler fosse omosessuale o bisessuale. Alcuni hanno sostenuto che fosse asessuale, mentre altri respingono tali affermazioni e ritengono che fosse eterosessuale. Si crede che abbia avuto sei amanti donne, tre delle quali si suicidarono, mentre altre due tentarono il suicidio.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Insieme a chi si suicidò Hitler
Le sue armate tedesche non riuscirono ad arrestare l'avanzata degli alleati, e mentre i sovietici si aprivano la strada verso il centro di Berlino si suicidò nel suo bunker il 30 aprile 1945, insieme alla storica amante Eva Braun che aveva sposato il giorno prima. Aveva 56 anni. Come parte delle sue ultime volontà, ordinò che il suo corpo venisse portato all'esterno e bruciato. Nel suo testamento, scaricò tutti gli altri leader nazisti e nominò il Großadmiral Karl Dönitz come nuovo Presidente del ReichIn realtà Hitler non aveva il potere di nominare il Presidente del Reich, che secondo la costituzione doveva essere eletto dal popolo. Lo stesso Hitler, essendo già cancelliere, non poté mai diventare Presidente del Reich, ma Führer e Joseph Goebbels come nuovo Cancelliere del Reich. Tuttavia quest'ultimo si suicidò il 1º maggio 1945 insieme alla moglie dopo aver ucciso i suoi sei figli. L'8 maggio 1945, la Germania si arrese. Il "Reich millenario" di Hitler era durato poco più di 12 anni.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
La spartizione di quale impero generò malcontento in Italia
L'Impero ottomano fu spartito tra gli Alleati vittoriosi: Siria e Libano andarono alla Francia mentre il Regno Unito acquisì la Palestina, la Transgiordania e la Mesopotamia, dove fu costituito il nuovo Stato dell'Iraq; la mossa scontentò i nazionalisti arabi, insorti contro i turchi dietro le promesse d'indipendenza fatte dagli Alleati, gettando i germi di nuove rivolte. Ridottasi alla sola Anatolia, la Turchia visse un periodo di tumulti e conflitti: sotto la guida di Mustafa Kemal le forze turche intrapresero una serie di guerre contro greci e armeni, riuscendo a dare al paese i confini odierni; nell'ottobre 1923 il sultanato fu abolito e la Turchia divenne una repubblica guidata dallo stesso Kemal. La spartizione dell'impero coloniale tedesco, diviso tra Francia, Regno Unito e Giappone, generò lo scontento dell'Italia, aggravato dalla negazione di molte delle promesse fattele nel patto di Londra del 1915 e dando un potente strumento ai nazionalisti italiani che poterono parlare di una "vittoria mutilata".
908
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale idea Mussolini era riuscito a far accettare a Engelbert Dollfuß nel periodo precedente al 14-17 marzo 1934
Negli incontri del 14-17 marzo 1934, il progetto italiano di unione doganale arrivava a coronamento con la firma dei Protocolli di Roma del 1934, con i quali l'Ungheria e l'Austria si legavano all'influenza economica e politica italiana. Nel periodo precedente alla conclusione di tale accordo, Mussolini era riuscito a convincere Engelbert Dollfuß ad accettare l'idea di smantellare lo Stato democratico e a costituire una dittatura di stampo cattolico che mettesse al bando tutti i partiti, compreso quello nazista, e che ponesse alla guida del Paese il Fronte Patriottico.
909
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché Amendola scelse il Polizeiregiment "Bozen" come bersaglio per l'attentato di via Rasella
Il 23 marzo, giorno in cui si celebrava l'anniversario della fondazione dei Fasci italiani di combattimento, l'11ª Compagnia fu colpita dall'attentato di via Rasella a opera di varie unità dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP). Giorgio Amendola, uno dei comandanti dei GAP a Roma, dichiarò di aver scelto personalmente il "Bozen" come obiettivo, avendo notato la ripetitività del suo percorso di marcia e la puntualità del suo passaggio ogni pomeriggio. Secondo un'altra versione, a notare il reparto in marcia e a proporlo come oggetto di un'azione armata fu il gappista Mario Fiorentini "Giovanni", di padre ebreo, che aveva riconosciuto in quei soldati «le stesse uniformi verde marcio» degli uomini venuti a prendere i suoi genitori.
910
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché Amendola scelse il Polizeiregiment "Bozen" come bersaglio per l'attentato di via Rasella
Nel dopoguerra Amendola dichiarò inoltre di aver scelto personalmente il Polizeiregiment "Bozen" come obiettivo, avendo notato la quotidiana puntualità del reggimento nel passare per via Rasella di ritorno dalle esercitazioni di addestramento a piazzale Flaminio. Successivamente fu dato ordine al comando dei Gruppi di Azione Patriottica, formazioni partigiane esclusivamente dipendenti dal PCI e con rapporti solo indiretti con il CLN, di progettare l'attentato nei particolari operativi. Anni dopo ricordò:
911
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché Amendola scelse il Polizeiregiment "Bozen" come bersaglio per l'attentato di via Rasella
Nel dopoguerra Amendola dichiarò inoltre di aver scelto personalmente il Polizei-Regiment "Bozen" come obiettivo, avendo notato la quotidiana puntualità del reggimento nel passare per via Rasella di ritorno dalle esercitazioni di addestramento a piazzale FlaminioGiorgio Amendola, lettera a Leone Cattani: «Dell'attentato di Via Rasella mi sono assunto – in diverse sedi – piena e personale responsabilità, non solo come comandante delle Brigate Garibaldi per Roma e per l'Italia centrale, e come tale membro della Giunta militare del C.L.N., ma perché fui io personalmente che, andando più volte in Piazza di Spagna, in casa di Sergio Amidei – dove c'era in quel momento la sede clandestina della redazione de "l'Unità" – ebbi occasione di vedere passare ogni pomeriggio un reparto di gendarmeria tedesca in pieno assetto di guerra, ciò che era aperta e provocatoria violazione dello statuto di città aperta. Avevo segnalato perciò al comando dei GAP questo reparto perché fosse oggetto di un attacco, lasciando poi – come sempre avveniva – al comando assoluta libertà d'iniziativa, e di preparare l'operazione con le modalità ritenute più opportune.». Successivamente fu dato ordine al comando dei Gruppi di Azione Patriottica, formazioni partigiane esclusivamente dipendenti dal PCI e con rapporti solo indiretti con il CLNSanto Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Einaudi, 2004, p. 44 e 250., di progettare l'attentato nei particolari operativi. Anni dopo ricordò:
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché Amendola scelse il Polizeiregiment "Bozen" come bersaglio per l'attentato di via Rasella
Le caratteristiche del "Bozen" rappresentano uno dei vari aspetti controversi dell'attentato di via Rasella: per questo motivo, nell'ambito delle decennali polemiche sull'argomento, sono state tratteggiate descrizioni del reggimento tra loro notevolmente difformi, in cui la capacità offensiva e il grado di adesione al nazismo dei suoi uomini sono enfatizzati«famigerato battaglione Bozen, specializzato nella repressione di partigiani, più nazista dei nazisti». Cfr. o al contrario minimizzati«probabilmente la meno nazista delle formazioni tedesche presenti a Roma». Cfr. , rispettivamente per affermare o negare la legittimità morale e l'efficacia militare dell'azione partigiana.
913
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché Bonomi era favorevole alla guerra in Libia
Bonomi fu eletto come deputato nelle file socialiste, ma venne espulso dal partito nel 1912 per il suo parziale appoggio alla guerra di Libia iniziata dal quarto governo Giolitti: affermava infatti che una delle soluzioni possibili all'emigrazione degli italiani in quegli anni verso l'America e l'Europa settentrionale fosse l'occupazione di nuovi territori per indirizzarvi gli emigranti. In realtà, lo spunto per l'espulsione dal partito furono le felicitazioni di Bonomi, Leonida Bissolati ed Angiolo Cabrini a Vittorio Emanuele III per lo scampato attentato del 14 gennaio 1912. Così, assieme a Bissolati, Cabrini ed altri dissenzienti dal Partito Socialista Italiano, Bonomi decise di fondare il Partito Socialista Riformista Italiano (PSRI), con il quale appoggiò i governi giolittiani.
914
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché dopo la conferenza del 1919 si diffuse in Italia un forte senso di disagio
In Italia il ritorno alla pace mise allo scoperto le fragilità del sistema economico, chiamato alla riconversione dalla produzione bellica a quella civile: debito pubblico alle stelle, inflazione e disoccupazione erano le eredità del conflitto. Nell'opinione pubblica si insinuò il mito della "vittoria mutilata" allorché alla conferenza di pace fu negata all'Italia la cessione della Dalmazia e di Fiume, in base al principio dell'autodeterminazione dei popoli. A nulla servì il gesto di rottura compiuto dai ministri plenipotenziari, Vittorio Emanuele Orlando e Sidney Sonnino, i quali nell'aprile del 1919 abbandonarono per protesta la Conferenza di Parigi, salvo farvi ritorno poco dopo per la firma dei trattati conclusivi, nei quali venivano riconosciuti all'Italia Trento, Trieste e l’Istria. In un clima di delusione ebbero buon gioco i nazionalisti a fare sentire la loro protesta e ad applaudire l'occupazione di Fiume effettuata nel settembre del 1919 dai volontari guidati dal poeta Gabriele d’Annunzio e fiancheggiati da truppe sediziose dell'esercito.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché dopo la conferenza del 1919 si diffuse in Italia un forte senso di disagio
Visti vani i loro sforzi, i rappresentanti italiani a Versailles abbandonarono platealmente la conferenza (19 aprile 1919), ma l'unico esito di tale iniziativa fu quello di rendere ancor meno incomodo ad inglesi, francesi e agli altri alleati, di attribuirsi i "mandati" sulle ex colonie tedesche e sui territori non turchi dell'Impero Ottomano. Con l'incapacità del governo italiano di risolvere il problema dei confini orientali e delle colonie, iniziò ad agitarsi in tutto il Paese un forte senso di disagio, che fu alimentato dalla stampa e dagli intellettuali, particolarmente d'Annunzio e i Futuristi: in molti ambienti si diffuse la convinzione che gli oltre seicentomila morti della guerra erano stati "traditi", mandati inutilmente al macello, e tre anni di sofferenze erano servite solo a distruggere l'Impero asburgico ai confini d'Italia per costruirne uno nuovo e ancora più ostile ad essa.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché dopo la conferenza del 1919 si diffuse in Italia un forte senso di disagio
Con l'incapacità del governo italiano di risolvere il problema dei confini orientali e delle colonie, iniziò ad agitarsi in tutto il Paese un forte senso di disagio, che fu alimentato dalla stampa e dagli intellettuali, particolarmente d'Annunzio e i Futuristi: in molti ambienti si diffuse la convinzione che gli oltre seicentomila morti della guerra erano stati "traditi", mandati inutilmente al macello, e tre anni di sofferenze erano servite solo a distruggere l'Impero asburgico ai confini d'Italia per costruirne uno nuovo e ancora più ostile ad essa.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché gli antifascisti parteciparono alla guerra civile spagnola
Allo scoppio della guerra civile spagnola molti antifascisti vi parteciparono con la speranza di portare d'esempio, contro il regime mussoliniano, la resistenza armata alla dittatura franchista; da qui il grido: “Oggi in Spagna, domani in Italia”. L'antifascismo ebbe un ruolo determinante nella resistenza italiana, dando vita al Comitato di liberazione nazionale. Nel secondo dopoguerra, specialmente a partire dagli anni '70, fu molto presente all'interno della sinistra extraparlamentare (com Autonomia Operaia, Potere Operaio, Lotta Continua).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che ruolo ebbe Nenni nel Partito Socialista Italiano
Pietro Nenni (Faenza, 9 febbraio 1891 – Roma, 1º gennaio 1980) è stato un politico e giornalista italiano, leader storico del Partito Socialista Italiano.
919
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che ruolo ebbe Nenni nel Partito Socialista Italiano
Il 28 marzo successivo si costituì la Concentrazione d'azione antifascista, anche con la Lega italiana dei diritti dell'uomo e l'ufficio estero della CGIL del socialista Bruno Buozzi. Nel maggio del 1928, il Comitato centrale della "concentrazione", indicò nell'instaurazione in Italia della repubblica democratica dei lavoratori, l'obiettivo finale della battaglia antifascista. Infine, il 19 luglio 1930, il PSULI di Turati, Treves e Saragat si riunificò con il PSI, in occasione del XXI Congresso socialista, tenutosi in esilio a Parigi. Grazie alla sua azione indefessa, al XXII Congresso del PSI, svoltosi in esilio a Marsiglia nell'aprile del 1933, Nenni fu eletto per la prima volta segretario politico del Partito socialista, sostituendo il suo predecessore Ugo Coccia, morto il 23 dicembre 1932.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che ruolo ebbe Nenni nel Partito Socialista Italiano
Una doppia sconfitta per i socialisti che videro dimezzare i propri deputati a fronte di un ottimo risultato degli scissionisti della lista di Saragat (7,07% dei voti alla Camera dei deputati). Al congresso straordinario che ne seguì (Genova, 27 giugno-1º luglio 1948) Nenni venne messo in minoranza. L'anno successivo, a Venezia, venne invece eletto per la seconda volta Segretario Nazionale del Partito socialista e vi rimase per altri quattordici anni (1949-1963), risultando complessivamente il più longevo segretario nella storia del PSI. In questi anni, contrassegnati dalla guerra fredda, Nenni si batté contro l'adesione dell'Italia al Patto atlantico, cioè al sistema di alleanza militare con gli Stati Uniti e gli Stati dell'Europa occidentale, contrapponendo una "legittima istanza politica di neutralità".
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che ruolo ebbe Nenni nel Partito Socialista Italiano
25 agosto – Pralognan-la-Vanoise (Savoia): incontro tra i leader del Partito Socialista Italiano, Pietro Nenni e del Partito Socialista Democratico Italiano, Giuseppe Saragat, per discutere la riunificazione dei due partiti politici.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché gli italiani occuparono Rodi nel 1912
Nel 1911-12 il Governo Giolitti, dopo una serie di accordi con la Gran Bretagna e la Francia, che ribadivano le rispettive sfere d'influenza nell'Africa settentrionale, dichiarò guerra all'Impero ottomano . Per costringere la Turchia alla resa, gli Italiani spostarono le operazioni militari nel mar Egeo e occuparono Rodi e le isole del Dodecaneso. La Turchia dovette cedere con la pace di Losanna nel 1912 ed occupò la Tripolitania e la Cirenaica, dando vita alla formazione della colonia della Libia italiana, il cui possesso venne consolidato nel corso degli anni venti e trenta.
923
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché gli italiani occuparono Rodi nel 1912
Nel 1911-12 il Governo Giolitti, dopo una serie di accordi con la Gran Bretagna e la Francia, che ribadivano le rispettive sfere d'influenza nell'Africa settentrionale, dichiarò guerra all'Impero ottomano . Per costringere la Turchia alla resa , gli Italiani spostarono le operazioni militari nel mar Egeo e occuparono Rodi e le isole del Dodecaneso. La Turchia dovette cedere con la pace di Losanna nel 1912 ed occupò la Tripolitania e la Cirenaica, dando vita alla formazione della colonia della Libia italiana, il cui possesso venne consolidato nel corso degli anni venti e trenta.Conquista della Libia interna
924
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché il fascismo si diffuse velocemente a Trieste
Lo sviluppo del fascismo a Trieste fu precoce e rapido. Nel maggio 1920 si costituirono in città le prime Squadre volontarie di difesa cittadina, nuclei di squadristi fascisti al comando dell'ufficiale di marina Ettore Benvenuti. Nel giugno successivo veniva aperta la sede dell' Avanguardia studentesca triestina, anch'essa di chiara ispirazione fascista. In tali organizzazioni vennero reclutati gli squadristi che, il 13 luglio 1920, capitanati da Francesco Giunta, incendiarono l'Hotel Balkan, nel corso di una manifestazione antislava, convocata dai fascisti triestini cogliendo a pretesto i morti degli incidenti di Spalato. Durante i disordini, furono gli stessi squadristi ad appiccare fuoco all'edificio, mostrando «...con le fiamme...che ben si possono scorgere da diversi punti della città, la forza del fascismo in attesa»
925
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché il Re appoggiò Mussolini
Il 30 ottobre, a compimento della marcia su Roma , il re incaricò Benito Mussolini di formare il nuovo governo nella presunzione di usare Mussolini per accentrare il potere della Corona Savoia ai danni del Parlamento. Il capo del fascismo aveva lasciato Milano per Roma, e immediatamente si mise all'opera. A soli 39 anni Mussolini diveniva presidente del consiglio, il più giovane nella storia dell'Italia unita. Il nuovo governo comprendeva elementi dei partiti moderati di centro e di destra e militari, e alcuni esponenti fascisti.
926
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché i rappresentanti italiani abbandonarono la conferenza di Versailles nel 1919
Visti vani i loro sforzi, i rappresentanti italiani a Versailles abbandonarono platealmente la conferenza (19 aprile 1919), ma l'unico esito di tale iniziativa fu quello di rendere ancor meno incomodo ad inglesi, francesi e agli altri alleati, di attribuirsi i "mandati" sulle ex colonie tedesche e sui territori non turchi dell'Impero Ottomano. Con l'incapacità del governo italiano di risolvere il problema dei confini orientali e delle colonie, iniziò ad agitarsi in tutto il Paese un forte senso di disagio, che fu alimentato dalla stampa e dagli intellettuali, particolarmente d'Annunzio e i Futuristi: in molti ambienti si diffuse la convinzione che gli oltre seicentomila morti della guerra erano stati "traditi", mandati inutilmente al macello, e tre anni di sofferenze erano servite solo a distruggere l'Impero asburgico ai confini d'Italia per costruirne uno nuovo e ancora più ostile ad essa.
927
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché l'Italia decise di espandersi verso l'Africa
Alla fine del XIX secolo, in Italia si era sviluppato un crescente movimento politico-sociale che spingeva per espandere le aree di influenza in Africa, dal momento che molti altri paesi europei si stavano muovendo in questa direzione, mentre l'Italia rimaneva al palo. Nella situazione di grave carenza di capitali e di gravi problemi economici in cui versava il Paese, la Somalia era appetibile, più che per le sue risorse primarie, per i suoi porti e per le regioni a cui questi davano accesso.
928
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché Mussolini venne giustiziato il 28 aprile 1945
L'esecuzione avvenne il 28 aprile 1945. Mussolini fu fucilato assieme a Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra in via XXIV maggio, in corrispondenza del muretto del cancello di Villa Belmonte, a 21 km da Dongo. I tempi e i modi dell'esecuzione furono dettati anche dalla volontà di evitare interferenze da parte degli alleati, che avrebbero preferito catturare Mussolini e processarlo davanti ad una corte internazionale.
929
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché Neset Bey fu raccomandato per la campagna militare in Libia
In seguito allo sbarco italiano tutte le guarnigioni ottomane lasciarono rapidamente le città per ritirasi nelle oasi, senza ingaggiare alcun combattimento; la guarnigione di Tripoli si ritirò nei campi di el-Azizia e di Suarei Ben Adem, dove il colonnello Neşet Bey incominciò a radunare un numero imprecisato di mehalla (milizie regionali irregolari) stimato comunque superiore ai 10 000 uomini. Nonostante avesse solo quarant'anni, Neşet vantava una vasta esperienza avendo combattuto già in altre aree ed era inoltre pratico del territorio perché aveva prestato servizio in Libia per tre anni; conosceva infine la lingua araba a differenza della maggior parte degli altri ufficiali, ed era perciò era apprezzato dalla popolazione locale. Dopo la riuscita degli sbarchi, il Regio Esercito si impegnò immediatamente nella creazione di trincee e fortificazioni al fine di prevenire attacchi turchi, lasciando ai turchi l'iniziativa militare invece di annientare le forze ottomane con una serie di manovre a tenaglia come previsto dallo Stato maggiore. Le città libiche erano effettivamente troppo piccole per poter comodamente accasermare l'intero corpo di spedizione italiano.
930
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché si é deciso di fare il Trattato di Rapallo
Il trattato di Rapallo, firmato il 12 novembre 1920, fu un accordo con il quale l'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni stabilirono consensualmente i confini dei due Regni e le rispettive sovranità, nel rispetto reciproco dei principi di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli. Esso rappresentò la conclusione del processo risorgimentale di unificazione italiana sino al confine orientale alpino e il congiungimento al Regno d'Italia di Gorizia, Trieste e Pola.
931
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché si é deciso di fare il Trattato di Rapallo
I rapporti tra l'Italia e il governo jugoslavo, pertanto, nonostante l'iniziativa d'annunziana, si avviarono facilmente verso la normalizzazione. Le parti, infatti, decisero di incontrarsi in territorio italiano, a partire dal 7 novembre 1920, nella Villa Spinola (oggi conosciuta anche come Villa del trattato), nel borgo di San Michele di Pagana presso Rapallo. Le trattative durarono pochi giorni e il 12 novembre 1920, con la sottoscrizione del trattato di Rapallo, l'Italia e il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni stabilirono consensualmente i propri confini (fissati esattamente allo spartiacque delle Alpi Giulie) e riconobbero Fiume come stato libero e indipendente.
932
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché si é deciso di fare il Trattato di Rapallo
La questione dei confini fu infine risolta coi trattati di Saint Germain e di Rapallo. L'Italia ottenne solo parte di ciò che le era stato promesso dal patto segreto di Londra. In base al ''principio di nazionalità'', sostenuta dalla dottrina Wilson, le fu negata la Dalmazia (dove ottenne solo la città di Zara ed alcune isole).
933
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Perché si rovinarono i rapporti tra Vittorio Emanuele III e Giolitti
Già dal discorso di insediamento alla Camera, Giolitti annunciò l'intenzione di voler modificare l'articolo 5 dello Statuto, la norma che aveva consentito al sovrano di dichiarare la guerra all'Austria senza il preventivo consenso del Parlamento. Dai banchi della destra, in particolare dalle file dei nazionalisti, alcuni gridarono ironicamente al presidente del Consiglio: "Come per l'impresa di Libia!". E Giolitti, senza scomporsi, rispose: "Appunto, correggiamo!". Ed effettivamente la Camera approvò la modifica della Carta fondamentale proposta dal Presidente del Consiglio; si narra che in seguito a tale scelta, non gradita dalla Corona, si guastarono irrimediabilmente i rapporti fra Giolitti e Vittorio Emanuele III.
934
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per cosa divenne famoso il Polizeiregiment Bozen
Il secondo battaglione fu inviato nel febbraio 1944 nella provincia di Belluno, dove tra marzo e dicembre effettuò ottantacinque operazioni antipartigiane, in particolare nella valle del Biois in agosto e sul monte Grappa in settembre. Tra la mattina del 20 agosto e la sera del 21, uomini di questo battaglione al comando del maresciallo (Zugwachtmeister der Schutzpolizei) Erwin Fritz (comandante di plotone della 6ª Compagnia), furono coinvolti, insieme ad alcuni reparti della Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring" e della SS-Gebirgs-Kampfschule (Scuola d'alta montagna delle Waffen-SS) di Predazzo, nella strage della valle del Biois, in cui furono uccisi quarantaquattro civili e distrutte 245 abitazioni, lasciando 645 persone senza tetto. Inoltre, nel marzo 1945, in seguito all'uccisione di tre militari sudtirolesi nel corso di un attacco partigiano, uomini di questo battaglione parteciparono all'impiccagione di quattordici persone in una piazza centrale di Belluno. Secondo lo storico sudtirolese Leopold Steurer, «a Belluno il Polizeiregiment Bozen divenne tristemente famoso a causa della sua brutalità».
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che ruolo ricoprì Carlo Pareschi nel governo di Mussolini
Carlo Pareschi (Poggio Renatico, 19 agosto 1898 – Verona, 11 gennaio 1944) è stato un politico italiano. Celebre agronomo, aderì al fascismo all'inizio degli anni venti e fu, durante la dittatura mussolinana, Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste. Dal 1928 al 1932 fu segretario generale della Confederazione fascista degli Agricoltori mentre nel 1933 entrò nel Gran Consiglio del Fascismo, alle cui sedute non prese però parte personalmente.quale non partecipò di persona.
936
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per cosa è passato alla storia Jacopo Gasparini
Il fascismo cercò innanzitutto di presentarsi in maniera diversa nei confronti dell'Etiopia cercando di attuare un trattato di amicizia con l'amministrazione del reggente Hailé Selassié. Tale accordo si concretizzò nel 1928. In questa fase la colonia eritrea, sotto l'amministrazione del Governatore Jacopo Gasparini cercò di ottenere un protettorato sullo Yemen e creare una base per un impero coloniale sulla penisola araba, ma Mussolini non volle inimicarsi la Gran Bretagna e fermò il progetto.
937
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per cosa è passato alla storia Jacopo Gasparini
In questa fase la colonia eritrea, sotto l'amministrazione del Governatore Jacopo Gasparini cercò di ottenere nel 1926 un protettorato sullo Yemen e creare una base per un impero coloniale sulla penisola araba.
938
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per cosa è passato alla storia Jacopo Gasparini
Jacopo Gasparini, inoltre, passa alla storia per l'aver tentato un colpaccio che avrebbe reso l'avventura in Eritrea ben diversa: acquistare un protettorato sullo Yemen. Gli inglesi, ovviamente riuscirono ad ostruire l'operazione, ma il peggio lo compì Mussolini, che tergiversò e si lasciò sfuggire il controllo di un'interessante area petrolifera.
939
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per cosa è passato alla storia Jacopo Gasparini
In questa fase la colonia eritrea, sotto l'amministrazione del Governatore Jacopo Gasparini cercò di ottenere nel 1926 un protettorato sullo Yemen e creare una base per un impero coloniale sulla penisola araba.Ministero Affari Esteri: Documenti Diplomatici italiani p.733,778
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per cosa è passato alla storia Jacopo Gasparini
Il Governatore dell'Eritrea, Jacopo Gasparini, tentò di acquistare nel 1926 un protettorato sullo Yemen. Gli Inglesi riuscirono ad ostruire l'operazione grazie allo sbaglio di Mussolini, che tergiversò e si lasciò sfuggire il controllo di un'interessante area petrolifera. Nelle trattative fra il sovrano dello Yemen, Imam Yahyà ("El Ymam Jahia"), ed il Governo italiano, Gasparini propose di spedire truppe coloniali italiane nello Yemen per contrastare l'espansionismo inglese dalla confinante Aden.
941
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per cosa sta l'acronimo TAIF
Truppe italiane tornarono in Francia alla fine del 1917: come gesto di solidarietà per l'invio di divisioni francesi sul fronte italiano, l'Italia mise a disposizione dell'alleato prima reparti di truppe ausiliarie per attività di costruzione di retrovie (le "Truppe ausiliarie italiane in Francia" o TAIF), poi un intero corpo d'armata di truppe combattenti (il II Corpo d'armata del generale Alberico Albricci con due divisioni di fanteria e truppe di supporto): in totale, furono inviati in Francia circa 60.000 uomini delle TAIF e 25.000 del II Corpo. Il contingente italiano fu impegnato nell'offensiva di primavera tedesca del marzo-agosto 1918, subendo dure perdite nel corso della seconda battaglia della Marna, per poi prendere parte alla grande controffensiva degli Alleati (l'offensiva dei cento giorni) per poi concludere le operazioni come truppe di occupazione nella Saar.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale frase è passato alla storia Luigi Facta
Quel giorno Mussolini annunciò la nomina dei quadriumviri che avrebbero condotto la marcia: Italo Balbo (uno dei ras più famosi), Emilio De Bono (comandante della Milizia), Cesare Maria De Vecchi (un generale non sgradito al Quirinale) e Michele Bianchi (segretario del partito e fedelissimo di Mussolini). Il 26 di quel mese il presidente del consiglio rispose a Mussolini (che aveva radunato a Napoli decine di migliaia di camicie nere e minacciava apertamente di marciare su Roma per occuparne militarmente le Istituzioni) in modo del tutto privo di senso: è in queste circostanze che, di fronte a chi gli prospettava il precipitare della situazione, Luigi Facta pronunciò la celebre frase con la quale passerà alla Storia: "Nutro fiducia!".
943
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale frase è passato alla storia Luigi Facta
Il 26 di quel mese il presidente del consiglio rispose a Mussolini (che aveva radunato a Napoli decine di migliaia di camicie nere e minacciava apertamente di marciare su Roma per occuparne militarmente le Istituzioni) in modo del tutto privo di senso: è in queste circostanze che, di fronte a chi gli prospettava il precipitare della situazione, Luigi Facta pronunciò la celebre frase con la quale passerà alla Storia: "Nutro fiducia!".
944
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale motivo fu sciolta la Camera del lavoro di Genova
Come neo-presidente del Consiglio si trovò a dover affrontare, prima di tutto, l'ondata di diffuso malcontento che la politica crispina aveva provocato con l'aumento dei prezzi. Ed è questo primo confronto con le parti sociali che evidenzia la ventata di novità che Giolitti porta nel panorama politico dei cosiddetti "anni roventi": non più repressione autoritaria, bensì accettazione delle proteste e, quindi, degli scioperi purché non violenti né politici (possibilità, fra l'altro, secondo lui ancora piuttosto remota in quanto le agitazioni nascevano tutte da disagi di tipo economico). Come da lui stesso sottolineato in un discorso in Parlamento in merito allo scioglimento, in seguito ad uno sciopero, della Camera del lavoro di Genova, sono da temere massimamente le proteste violente e disorganiche, effetto di naturale degenerazione di pacifiche manifestazioni represse con la forza: «Io poi non temo mai le forze organizzate, temo assai più le forze disorganiche perché se su di quelle l'azione del governo si può esercitare legittimamente e utilmente, contro i moti inorganici non vi può essere che l'uso della forza».
945
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale motivo la RSI non può considerarsi uno stato sovrano
Sfruttando anche la sua notorietà, Graziani riuscì a condurre in porto un compromesso a lui favorevole: tranne le Brigate Nere di Pavolini, con il quale ebbe forti scontri, riuscì ad avere il controllo di tutte le forze armate della RSI (controllo invero a volte solo nominale, visto che nell'impiego operativo esse furono di fatto subordinate ai comandi militari tedeschi). Il 14 agosto 1944, quando con decreto legislativo il Duce fece entrare la Guardia Nazionale Repubblicana all'interno dell'Esercito Nazionale Repubblicano, si può dire che Graziani avesse vinto la sua "battaglia" diplomatica.
946
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale motivo la RSI non può considerarsi uno stato sovrano
Guidata formalmente dal governo presieduto dal Duce - che con la creazione del Partito fascista repubblicano (il cui segretario era Alessandro Pavolini) tentò di proporre un fascismo rinnovato - la RSI non era in realtà uno stato sovrano: il territorio era quello controllato dall'amministrazione militare tedesca, gli atti del governo necessitavano dell'approvazione di due consiglieri tedeschi, e i militari tedeschi ne controllavano di fatto gli uffici centrali e periferici. Hitler decise persino l'annessione al Reich di parte dell'Italia nordorientale, concedendo ai Gauleiter del Tirolo e della Carinzia di annettersi molte zone del Triveneto mascherando il tutto dietro la "facciata" di due zone di operazioni: quella delle Prealpi o Alpenvorland (costituita dalle province di Trento, Bolzano e Belluno) e quella del Litorale Adriatico o Adriatisches Küstenland (province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Lubiana).
947
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale motivo Nenni fu imprigionato nel 1911
L'opposizione più decisa venne dai sindacalisti rivoluzionari, dai giovani socialisti, in particolare Amadeo Bordiga, ma anche ad esempio da Benito Mussolini, e da una parte dei repubblicani guidati da Pietro Nenni, che tentarono di bloccare la guerra con dimostrazioni e scioperi di massa. La Confederazione Generale del Lavoro proclamò uno sciopero generale di 24 ore per il giorno 27 settembre 1911, ma a causa delle divisioni interne al movimento rivoluzionario l'operazione ebbe successo solo a Forlì, che "per la convergenza di socialisti e repubblicani, fu la punta più avanzata della risposta popolare alla guerra di Libia". Il 14 ottobre Mussolini e Nenni furono arrestati e reclusi alcuni mesi nel carcere di Bologna. Le più approfondite analisi contro la guerra furono fatte da Alceste de Ambris, che definì l'invasione italiana "una guerra di brigantaggio", e da Enrico Leone, economista e sindacalista rivoluzionario, che scrisse un libro contro la politica di colonizzazione violenta.
948
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale motivo Nenni fu imprigionato nel 1911
Contrario alla guerra libica, e per questo imprigionato (1911), Nenni fu segretario della Camera del Lavoro di Forlì; il 7 giugno 1914, ad Ancona, nel corso di un suo comizio antimilitarista, insieme all'anarchico Errico Malatesta, la polizia aprì il fuoco sui partecipanti, uccidendo due militanti repubblicani e un anarchico. Ne seguì una settimana di scioperi e di agitazioni in gran parte dell'Italia (cosiddetta Settimana rossa).
949
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quale motivo Nenni fu imprigionato nel 1911
Gli anni che precedettero la Prima guerra mondiale, videro come protagonista della scena politica il giovane Pietro Nenni. Contrario alla guerra libica, e per questo imprigionato (1911), Nenni fu segretario della Camera del Lavoro di Forlì; il 7 giugno 1914, ad Ancona, nel corso di un suo comizio antimilitarista, insieme all'anarchico Errico Malatesta, la polizia aprì il fuoco sui partecipanti, uccidendo due militanti repubblicani e un anarchico. Ne seguì una settimana di scioperi e di agitazioni in gran parte dell'Italia (cosiddetta Settimana rossa).
950
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi era Vittorio Fiorini
Vittorio Fiorini (Piacenza, 14 marzo 1860 - Bologna, 13 dicembre 1925) fu un Accademico dei Lincei, Ispettore Centrale del Ministero della Pubblica Istruzione, Direttore Generale dell'Istruzione Media e Consigliere della Corte dei Conti. Fu amico e discepolo di Pasquale Villari.
951
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi era Vittorio Fiorini
Vittorio Fiorini, Accademico dei Lincei e Capo scout del CNGEI
952
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali conflitti del 1900 si può parlare di guerra di trincea
Questo genere di combattimento venne adottato per la prima volta durante la guerra di Crimea (1854); fu l'ingegnere russo Eduard Ivanovič Totleben ad introdurre questo schema difensivo.senza fonte Successivamente si ricorse a tattiche difensive basate sulla trincea nella Guerra di secessione americana e nel conflitto russo giapponese (1904-1905). Conobbe il suo apice nei sanguinosi combattimenti della prima guerra mondiale: solamente durante la battaglia di Verdun (febbraio-dicembre 1916) 700.000 soldati vennero feriti o uccisi, senza che la linea del fronte mutasse in maniera sostanziale. Più di recente, anche la guerra tra Iran e Iraq (1980 - 1988) fu, parzialmente, una guerra di trincea.
953
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali conflitti del 1900 si può parlare di guerra di trincea
Se i primi episodi di guerra di trincea si verificarono durante la guerra di secessione americana (1861-1865) e durante la guerra russo-giapponese (1904-1905), è durante la prima guerra mondiale che la guerra di trincea si diffuse su larga scala costituendone sicuramente il capitolo più terribile e sanguinoso. Le novità introdotte dall'evoluzione delle armi da fuoco e di grandi eserciti di leva avevano modificato in maniera drammatica la natura stessa della guerra, ma la dottrina militare non aveva compreso appieno gli effetti e l'estensione di tale cambiamento. Allo scoppio della prima guerra mondiale i comandi militari avevano pianificato un conflitto di breve durata, non molto diverso dalle guerre precedenti.
954
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali conflitti del 1900 si può parlare di guerra di trincea
Per guerra di trincea s'intende un tipo di guerra di posizione nella quale la linea del fronte consiste in una serie di trincee. Successivamente si ricorse a tattiche difensive basate sulla trincea nella Guerra di secessione americana e nel conflitto russo giapponese (1904-1905). La guerra di trincea conobbe il suo apice nei sanguinosi combattimenti della prima guerra mondiale: solamente durante la battaglia di Verdun (febbraio-dicembre 1916) 700.000 soldati vennero feriti o uccisi, senza che la linea del fronte mutasse in maniera sostanziale. Più di recente, anche la guerra tra Iran e Iraq (1980 - 1988) fu, parzialmente, una guerra di trincea.
955
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali conflitti del 1900 si può parlare di guerra di trincea
Il termine trincea si ricorda più che altro per la Grande Guerra, ovvero la prima guerra mondiale. In tutto il periodo della guerra, ci fu un conflitto su vari fronti (come ad esempio Caporetto) svoltisi in trincee esigue ed in pessime condizioni di vita. (La stessa Italia perse all'incirca 651.000 uomini, molti dei quali nella guerra di trincea). Le terribili condizioni fisiche e psichiche dei soldati sono confermate nei loro diari di guerra o nelle loro lettere ai familiari.
956
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali motivi avvenne la secessione dell'Aventino
La secessione dell'Aventino (dal nome del colle Aventino sul quale – secondo la storia romana – si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi, vedi Secessio plebis) fu un atto di protesta attuato da alcuni deputati d'opposizione contro il governo fascista, in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924: l’iniziativa consisteva nell'astensione dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente.
957
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali motivi avvenne la secessione dell'Aventino
Dopo la scomparsa di Matteotti, Giolitti criticò fortemente la "secessione dell'Aventino", sostenendo che la Camera era il luogo dove occorreva fare opposizione. Nel 1924 votò per la prima volta contro il governo Mussolini in seguito alla legge sulla limitazione della libertà di stampa.
958
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali motivi avvenne la secessione dell'Aventino
L'adozione delle leggi seguì, paradossalmente, il periodo di maggiore crisi nella fase iniziale del governo Mussolini: ossia il rapimento e l'uccisione del deputato socialista riformista Giacomo Matteotti, seguiti dalla cosiddetta secessione dell'Aventino dell'opposizione parlamentare.
959
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali motivi avvenne la secessione dell'Aventino
Il 10 giugno 1924 Matteotti venne sequestrato per mano di squadristi fascisti e di lui, per settimane, non ci fu più traccia. L'evento provocò grande turbamento in tutta la nazione e numerosi furono gli iscritti del partito nazionale fascista che stracciarono la tessera; la reazione più clamorosa fu tuttavia quella passata alla storia come «secessione dell'Aventino», ovvero l'abbandono del parlamento da parte dei deputati d'opposizione per protesta nei confronti del rapimento. Indicato dalla stampa e dall'opposizione ma anche da alcuni suoi alleati come mandante, Mussolini non venne però imputato nel processo, che portò alla condanna a sei anni per omicidio preterintenzionale di tre militanti fascisti (Amerigo Dumini, Albino Volpi e Amleto Poveromo) che secondo la sentenza avrebbero agito di propria iniziativa nell'assassinare Matteotti (il quale risulterà essere stato accoltellato a morte pochi istanti dopo essere stato rapito).
960
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali motivi avvenne la secessione dell'Aventino
Si chiamò Aventino, con un richiamo alla storia romana, la secessione parlamentare che i deputati antifascisti attuarono dopo il rapimento di Giacomo Matteotti, ucciso da fascisti poco dopo aver denunciato alla Camera i brogli elettorali e le violenze delle squadre d'azione fasciste. I deputati, il 27 giugno del 1924, riuniti in una sala di Montecitorio, decisero di abbandonare i lavori del parlamento e si rifiutarono di entrare in aula, fino a quando non fosse stata abolita la milizia fascista e ripristinata l'autorità della legge, inutilmente.
961
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali motivi avvenne la secessione dell'Aventino
La secessione dell'Aventino (dal nome del colle Aventino sul quale – secondo la storia romana – si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi, vedi Secessio plebis) fu un atto di protesta attuato da alcuni deputati d'opposizione contro il governo fascista, in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti l'11 giugno 1924: l’iniziativa consisteva nell’astenersi dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente.
962
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Per quali motivi Umberto I veniva criticato dall'opposizione anarchico-socialista
Il re fu criticato dall'opposizione anarchico-socialista e repubblicana italiana per aver insignito con la Gran Croce dell'Ordine militare di Savoia il generale Fiorenzo Bava Beccaris che il 7 maggio 1898 ordinò l'uso dei cannoni contro la folla a Milano per disperdere i partecipanti alle manifestazioni di protesta popolare (la cosiddetta protesta dello stomaco) causata dal forte aumento del costo del grano in seguito alla tassa sul macinato (1868-1884) compiendo un massacro. La repressione costò più di cento morti e oltre cinquecento feriti secondo le stime della polizia dell'epoca, sebbene alcuni storici ritengano tali stime fossero approssimate per difetto.
963
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che zona è stata concessa all'Italia grazie al Protocollo dei Boxer
Con la firma del Protocollo dei Boxer il 7 settembre 1901 venne ottenuta la Concessione italiana di Tientsin (7 giugno 1902), una zona di 458.000 m², costituita da un terreno lungo la riva sinistra del fiume Hai-Ho (Pei-ho) ricco di saline, con un villaggio ed un'ampia area paludosa adibita a cimitero.
964
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che zona è stata concessa all'Italia grazie al Protocollo dei Boxer
La concessione fu ottenuta dall'Italia dopo la spedizione internazionale per la Rivolta dei Boxer nel 1901 in cui fu presente un Corpo di spedizione italiano in Cina. Fu garantito al Regno d'Italia, come alle altre potenze straniere, una concessione commerciale nell'area della città di Tientsin (l'odierna Tianjin) in Cina. La Concessione italiana, di 46 ettari, fu una delle minori concessioni fatte dal Celeste impero alle potenze europee. Il primo console italiano fu, dall'aprile 1901, Cesare Poma. La colonia era amministrata da un consiglio, presieduto dal regio console e formato dai residenti, con membri nazionali di maggioranza e rappresentanze degli stranieri e dei cinesi.
965
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Che zona è stata concessa all'Italia grazie al Protocollo dei Boxer
Durante la Rivolta dei Boxer in Cina (1899-1901), l'Italia intervenne nel paese asiatico con un corpo di spedizione, al fianco delle altre Grandi Potenze; alla fine del conflitto, il governo cinese concesse all'Italia una piccola zona nella città di Tientsin, il porto di Pechino.
966
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Prima di quale governo Luigi Facta è stato presidente del consiglio
Luigi Facta (Pinerolo, 13 settembre 1861 – Pinerolo, 5 novembre 1930) è stato un politico italiano. Ha ricoperto per ultimo la carica di Presidente del Consiglio prima del governo Mussolini.
967
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale armata concluse il 1943 con successo contro l'esercito tedesco
Tuttavia i tedeschi, pur fortemente indeboliti, mantennero ancora il possesso della Crimea, degli importanti centri minerari di Krivoy Rog e Nikopol e sferrarono anche una nuova controffensiva (con l'afflusso di rinforzi dall'ovest e dall'Italia) che mise in grosse difficoltà le truppe sovietiche che avanzavano dopo la liberazione di Kiev, (controffensiva di Žytomyr: novembre-dicembre 1943). Nonostante questi rovesci locali e le gravi perdite (oltre 1 milione di morti solo nel secondo semestre del 1943), Stalin e l'Armata Rossa conclusero il 1943 con pieno successo: l'esercito tedesco era stato gravemente danneggiato (1 400 000 morti, feriti o dispersi tra luglio e dicembre) ed era ora inferiore numericamente e tecnicamente, gran parte delle regioni occupate erano state liberate, l'offensiva invernale, già in preparazione, prometteva nuovi successi, l'intervento in forze sul continente degli anglosassoni era imminente.
968
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale armistizio fu firmato il 4 novembre 1918
Il 4 novembre 1918 venne concluso l'armistizio di Villa Giusti che sancì la fine dell'Impero austro-ungarico e la vittoria dell'Italia nella Grande Guerra.
969
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale armistizio fu firmato il 4 novembre 1918
L'armistizio di Villa Giusti venne siglato il 3 novembre 1918 nella villa del conte Vettor Giusti del Giardino a Padova fra l'Impero austro-ungarico e l'Italia/Intesa.
970
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale armistizio sancì la vittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale
Il 4 novembre 1918 venne concluso l'armistizio di Villa Giusti che sancì la fine dell'Impero austro-ungarico e la vittoria dell'Italia nella Grande Guerra.
971
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale cittadina fu al centro di un incidente che fu premessa alla guerra d'Etiopia
Nel 1928, inoltre, gli italiani cominciarono a penetrare in Etiopia, divenuta ormai il principale interesse del fascismo, e gli etiopi ad attaccare il territorio italiano in Eritrea. L'incidente più importante, però, avvenne a Ual Ual, nel 1934, e Mussolini lo usò in seguito per giustificare la sua guerra contro lo Stato etiopico.
972
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale cittadina fu al centro di un incidente che fu premessa alla guerra d'Etiopia
Dopo l'incidente di Ual Ual e l'inizio della crisi diplomatica con l'Italia, si reca spesso alle conferenze della Società delle Nazioni per perorare la causa etiope: è del 2 gennaio 1935 il suo più preoccupato intervento per la tutela dei confini abissini. Il 2 ottobre 1935 Mussolini annuncia la guerra contro l'Etiopia; il giorno seguente Hailé Selassié I chiama a raccolta i suoi soldati con parole dure e toccanti mentre il 19 ottobre consiglia al comandante militare ras Cassa Darghiè di utilizzare la tattica della guerriglia e di puntare molto sulla contraerea. Nel frattempo, il 18 novembre il'Italia è colpita dalle sanzioni economiche (sanzioni economiche all'Italia fascista), approvate da 50 stati appartenenti alla Società delle Nazioni, con il solo voto contrario dell'Italia e l'astensione di Austria, Ungheria e Albania
973
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale cittadina fu al centro di un incidente che fu premessa alla guerra d'Etiopia
Lo scontro noto come incidente di Ual Ual fu uno scontro sostenuto da truppe irregolari etiopiche e truppe coloniali italiane per il possesso della omonima località di confine nel dicembre 1934, che preluse alla guerra d'Etiopia.
974
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale cittadina fu al centro di un incidente che fu premessa alla guerra d'Etiopia
Nel 1935 i Dubat presero parte alla campagna contro l'Etiopia. I militari coinvolti da parte italiana nell'Incidente di Ual Ual che dette origine alla guerra, erano Dubat. Infatti l'incidente che nel dicembre del 1934, nell'oasi di Ualual, diede il la alle richieste di Mussolini nei confronti dell’Etiopia e che poi nel 1935 sfociò nella guerra contro la stessa Etiopia, fu provocato dai Dubat inquadrati nell’esercito coloniale.
975
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale cittadina fu al centro di un incidente che fu premessa alla guerra d'Etiopia
L'incidente di Ual Ual avvenuto tra truppe irregolari etiopiche e truppe coloniali italiane presso il fortino della omonima località di confine il 5 dicembre 1934, fu il casus belli che preluse alla guerra d'Etiopia.
976
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale città fu occupata dai fascisti nel 1922
Grandi aveva assunto un ruolo di una certa autorevolezza presso gli squadristi e in questa occasione si diede merito presso di loro di averne ottenuta l'ammissione in seno al partito, in guisa di truppa civile organizzata in forma militare. Questo «sdoganamento» gli consentì comunque di mettere le mani su un elettorato contiguo a quello dello stesso Mussolini il quale, nativo di Romagna , avrebbe ovviamente preferito rappresentare più direttamente i suoi conterranei, ma dovette volgersi invece all'elettorato milanese. Grandi restò il riferimento degli squadristi e dei fascisti di quella elettoralmente assai cruciale regione. Nell' estate dello stesso 1921, Grandi guidò la rivolta dello squadrismo agrario contro la dirigenza dei Fasci; nel luglio del 1922 diresse 2.000 fascisti all'occupazione di Ravenna .
977
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale colonia italiana subì una forte modernizzazione durante il fascismo
Durante il fascismo l'Eritrea fu oggetto di un ambizioso progetto di modernizzazione, voluto dal Governatore Jacopo Gasparini, che cercò di tramutarla in un importante centro per la commercializzazione dei prodotti e materie prime. La colonia Eritrea venne inglobata nell'Africa Orientale Italiana nel 1936, diventando uno dei sei governi in cui era diviso il vicereame. Nel 1941 la colonia venne occupata, insieme al resto dell'Africa Orientale Italiana, dalle truppe britanniche.
978
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale colonia italiana subì una forte modernizzazione durante il fascismo
A seguito dell'uccisione di civili e militari italiani in Libia ed Etiopia negli anni venti e trenta, durante il dominio coloniale italiano in Africa furono usate armi vietate, quali gas asfissianti e iprite. La successiva pacificazione attuata dal Fascismo nelle colonie africane, talora brutale, fu totale in Libia, Eritrea e Somalia (mentre in Abissinia, dopo meno di cinque anni, nel 1940 oltre il 75% del territorio era completamente controllato dagli Italiani) e risultò in un notevole sviluppo economico dell'area, accompagnato da una consistente emigrazione di coloni italiani.
979
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale colonia italiana subì una forte modernizzazione durante il fascismo
Durante il fascismo, la colonia fu oggetto di un ambizioso progetto di modernizzazione, voluto dal Governatore Jacopo Gasparini, che cercò di tramutarla in un importante centro per la commercializzazione dei prodotti e materie prime. Asmara, la capitale dell'Eritrea italiana popolata nel 1939 da 53.000 Italo-eritrei su un totale di 98.000 abitanti, fu luogo di un notevole sviluppo urbanistico/architettonico.
980
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale decisione prese la Regia Marina per rimediare la carenza tecnologica-bellica della marina italiana
Da ricordare che l'Italia, quando ormai le sorti del conflitto voltavano al peggio, decise di dotare la Regia Marina di due portaerei, l'Aquila e lo Sparviero, rimediando così ad una grave carenza strategica. Alla data dell'armistizio le due navi erano ancora in fase di costruzione nei cantieri di Muggiano (SP), quindi in territorio controllato dalle forze dell'Asse, furono ultimate ma non divennero mai operative a causa dell'evolversi degli eventi bellici. Per evitare che venisse affondata dai tedeschi all'ingresso del porto, bloccandolo, l'Aquila venne affondata dagli incursori della Regia Marina prima del termine delle ostilità.
981
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale elemento rafforzò i movimenti fascisti in Italia e il franchismo in Spagna
In Italia, Spagna e Germania, il nazionalismo giocò un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle ideologie dei fascismi al potere, il rapporto tra nazionalità, nazionalismo e imperialismo dei regimi totalitari è stato al centro del dibattito storiografico post-seconda guerra mondiale.
982
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale era il compito degli Arditi in battaglia
In seguito, gli Arditi divennero un corpo speciale d'assalto. Il loro compito non era più quello di aprire la strada alla fanteria verso le linee nemiche, ma la totale conquista di queste ultime. Per fare ciò, venivano scelti i soldati più temerari, che ricevevano un addestramento molto realistico, con l'uso di granate e munizionamento reale, e con lo studio delle tecniche d'assalto e del combattimento corpo a corpo.
983
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale era il compito degli Arditi in battaglia
Durante la Seconda guerra mondiale, prese parte alla conquista della Somalia britannica alla guida del Reparto Speciale Autonomo della Milizia .. Questo reparto era costituito da circa trecento arditi con compiti di sabotaggio dietro le linee nemiche ..
984
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi aderì al Patto Atlantico
Il Trattato Nord Atlantico, anche conosciuto come Patto Atlantico, è un trattato puramente difensivo stipulato tra le potenze dell'Atlantico settentrionale.
985
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi aderì al Patto Atlantico
Il Patto Atlantico viene firmato a Washington, negli Stati Uniti, il 4 aprile 1949, a cui poi aderiranno anche paesi non geograficamente atlantici (ossia senza sbocchi sull'Oceano Atlantico) come l'Italia, la Grecia, la Turchia ed altri. La ratifica alla firma del trattato da parte degli Stati Uniti avvenne con una votazione al Senato il 21 luglio 1949.
986
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi aderì al Patto Atlantico
Il Trattato Nord Atlantico, anche conosciuto come Patto Atlantico, è un trattato puramente difensivo stipulato tra le potenze dell'Atlantico settentrionale a cui poi aderiranno anche paesi non geograficamente atlantici (ossia senza sbocchi sull'Oceano Atlantico) come l'Italia, la Grecia, la Turchia ed altri. Il Patto Atlantico viene firmato a Washington, negli Stati Uniti, il 4 aprile 1949. Le 12 nazioni che lo siglarono e che saranno poi anche le prime fondatrici della NATO furono: (Le prime tre sono le più importanti fondatrici)
987
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale era la posizione di Pio XI nei confronti del nazismo
Di lì a poco si ebbe la visita di Hitler e del suo seguito a Roma: la corte si dimostrò palesemente antinazista, e i capi del nazismo avversi alla monarchia, con uno scambio di battute di scherno dall'una e dall'altra parte. Umberto era antinazista per più motivi: come cattolico (Pio XI aveva già condannato il nazismo con l'enciclica Mit brennender Sorge, e in quei giorni andò a Castel Gandolfo ordinando di lasciare al buio le chiese come segno di protesta), come uomo di una certa preparazione culturale, come figlio di Vittorio Emanuele, la cui avversione alla Germania durava dalla fine dell'Ottocento, e come principe ereditario davanti a un regime chiaramente antimonarchico. Maria José considerava l'espansionismo nazista un'ovvia minaccia al suo Belgio e detestava i fascisti (il 7 settembre 1938 andò al concerto di Lucerna di Arturo Toscanini, di fatto esule, perché gli era stato appena ritirato il passaporto). Queste ragioni, unite al sempre più forte legame che Mussolini stava creando tra fascismo e nazismo, li spinsero a complottare per un golpe.
988
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale era la posizione di Pio XI nei confronti del nazismo
Malgrado la ferma opposizione di papa Pio XI al regime nazista, espressa nel 1937 con l'enciclica Mit brennender Sorge, secondo alcuni storici, nel caso delle leggi razziali fasciste il Vaticano nel complesso non denunciò con altrettanta fermezza la linea discriminatoria verso gli ebrei, preoccupandosi soltanto di «ottenere dal governo la modifica degli articoli che potevano ledere le prerogative della Chiesa sul piano giuridico concordatario specialmente per quanto riguardava gli ebrei convertiti». D'altro canto, lo storico Michele Sarfatti, direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, riconosce la «caratterizzazione nettamente antirazzista della battaglia in difesa della libertà di matrimonio».
989
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale era la situazione politico-economico-sociale-internazionale italiana alla fine della Seconda Guerra Mondiale
In qualche misura, a fronte dunque delle altre classi sociali, già organizzate o rappresentate, la piccola borghesia nel dopoguerra si trovò priva di referenti e minacciata di essere riportata a un ruolo di secondo piano, minacciata com'era dal basso dalle agitazioni socialiste e, dall'alto, dal grande capitalismo che prometteva di assorbirne mercati e risorse. La frustrazione per questa situazione fu terreno fertile per la fondazione il 23 marzo 1919 a Milano del primo fascio di combattimento , adottando simboli che sino ad allora avevano contraddistinto gli arditi , come le camicie nere e il teschio.
990
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale era lo scopo del ponte aereo di Berlino
Dopo alcuni mesi durante i quali i sovietici avevano iniziato a manifestare disagio e dissenso sulla situazione territoriale e logistica "anomala" di Berlino (enclave occidentale in territorio orientale), che permetteva alle genti sottoposte al regime socialista di transitare facilmente all'Ovest trovandovi rifugio, il 24 giugno 1948 decisero di chiudere il corridoio terrestre attraverso il quale Berlino Ovest era connessa al mondo occidentale, impedendo, di fatto, il suo approvvigionamento logistico: il successivo ponte aereo, organizzato dal mondo occidentale per assicurare la sopravvivenza della popolazione di Berlino Ovest, è entrato nella storia.
991
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quali erano i piani per lo sbarco in Sicilia degli anglo-americani
I generali britannici riuscirono a convincere i capi americani evidenziando come uno sbarco in Sicilia avrebbe potuto portare a un crollo del Regno d'Italia, con la conseguenza che la Germania sarebbe stata costretta a intervenire in forze nel teatro sud-europeo disperdendo le sue divisioni nella penisola italiana, nelle isole e nei Balcani, alleggerendo così la pressione esercitata sul fronte russo. Con la conquista della Sicilia inoltre l'intero Mar Mediterraneo sarebbe diventato aperto alla navigazione alleata, migliorando la situazione logistica delle forze anglo-americane; infine si previde di estendere le operazioni fino a comprendere l'Italia meridionale dove, nell'area di Foggia, si sarebbero potute organizzare grandi basi aeree da dove colpire con bombardieri strategici la Germania meridionale e l'Austria.
992
Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quali erano i piani per lo sbarco in Sicilia degli anglo-americani
Mentre procedeva l'organizzazione delle forze assegnate allo sbarco in Sicilia, i capi anglo-americani si incontrarono a Washington nella cosiddetta "conferenza Trident" che ebbe inizio il 12 maggio 1943 e continuò in maniera molto accesa e contrastata fino al 24 maggio alla presenza del presidente Roosevelt e del primo ministro Churchill. Si dovevano concordare gli ulteriori programmi bellici nel teatro europeo: gli americani, guidati dal capo di stato maggiore generale George Marshall, richiesero nuovamente di sferrare il grande attacco decisivo attraverso la Manica e arrestare tutte le operazioni nel Mediterraneo dopo la conquista della Sicilia; i militari britannici sostenuti da Churchill riproposero invece i loro piani per prolungare le operazioni nell'Europa meridionale, provocare "l'eliminazione dell'Italia" e costringere la Germania a frammentare ulteriormente le proprie forze. Alla fine fu raggiunto un compromesso: venne deciso finalmente di effettuare l'attacco in Francia entro il maggio 1944 e di trasferire in Gran Bretagna una parte delle divisioni anglo-americane schierate nel Mediterraneo per prendere poi parte alla futura operazione Overlord; tuttavia il generale Eisenhower era autorizzato a sfruttare il previsto successo in Sicilia con nuove operazioni per favorire "l'uscita dell'Italia dalla guerra". I capi britannici affermarono che una campagna in Italia sarebbe stata agevole, che sarebbero state sufficienti nove divisioni e che i tedeschi non sarebbero stati in grado di opporre una resistenza efficace.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale esercito sconfisse gli italiani in Eritrea
L'esercito inglese sconfisse gli Italiani nella primavera del 1941 dopo la sanguinosa Battaglia di Cheren ed occupò tutta l'Eritrea italiana, mettendola sotto amministrazione militare fino al 1947. La prima cosa che fecero gli Alleati fu smantellare il sistema industriale eritreo come bottino di guerra. Finanche la ferrovia Asmara-Massaua fu smantellata e spedita parzialmente in Sud Africa. La stessa fine fece la teleferica che collegava Asmara con il Mar Rosso.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fazione era guidata da Gregor Strasser
Poiché von Papen aveva chiaramente fallito nei suoi tentativi di garantirsi una maggioranza attraverso la negoziazione che avrebbe portato i nazisti al governo, Hindenburg lo dimise e chiamò al suo posto il generale Kurt von Schleicher, che era stato per lungo tempo una forza dietro le quinte e successivamente Ministro della Difesa, il quale promise di poter garantire un governo di maggioranza attraverso la negoziazione con i sindacalisti Socialdemocratici e con la fazione nazista dissidente, guidata da Gregor Strasser.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale flotta aerea bombardò la flotta navale italiana nel porto di Taranto
In quella data la flotta navale della Regia Marina italiana, dislocata nel porto di Taranto, riportò gravi danni in seguito ad un massiccio bombardamento ad opera della flotta aerea della Royal Navy britannica.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu la posizione dei Vittorio Emanuele III nei confronti della prima guerra mondiale
Nella prima guerra mondiale , Vittorio Emanuele III sostenne la posizione inizialmente neutrale dell'Italia. Molto meno favorevole del padre alla Triplice Alleanza (di cui l'Italia era parte con Germania ed Impero austro-ungarico ) e ostile all'Austria, promosse la causa dell' irredentistismo del Trentino e della Venezia Giulia . Le vantaggiose offerte dell' Intesa (formalizzate nel Patto di Londra , stipulato in segreto all'insaputa del parlamento) indussero Vittorio Emanuele ad appoggiare l'abbandono della triplice alleanza (4 maggio 1915 ) passando a combattere a fianco dell'Intesa ( Francia , Gran Bretagna e Russia ).
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il contesto sociale italiano in cui si collocò la marcia su Roma
La Marcia su Roma si inserì in un contesto di grave crisi e messa in discussione dello Stato liberale, le cui istituzioni erano viste come non più idonee a garantire l'ordine interno principalmente da fascisti, socialisti e comunisti. La situazione di crisi cominciò poco prima del termine della Grande Guerra, quando i rigori cui il popolo venne sottoposto ai fini del successo bellico avevano iniziato a destare un forte malcontento.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il contesto sociale italiano in cui si collocò la marcia su Roma
La Marcia su Roma si inserì in un contesto di grave crisi e messa in discussione dello Stato liberale, le cui istituzioni erano viste come non più idonee a garantire l'ordine interno principalmente da fascisti, socialisti e comunisti.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Quale fu il contrasto tra Luigi Capello e Cadorna
Ma il 24 ottobre 1917 tutto crollò. Luigi Capello venne messo al fianco del Generale Cadorna al fine di respingere l'offensiva austro-tedesca guidata dai generali Otto von Below, Svetozar Borojević von Bojna e Ferdinand Kosak. Secondo lo storico Alessandro Gualtieri, la colpa di questa eclatante sconfitta era da attribuire al Comando Generale che non volle lasciare spazio a Capello, probabilmente l'unico che avrebbe realmente potuto scongiurare l'invasione. Al contrario degli avversari, l'esercito regio italiano era fortemente impreparato, soprattutto sul piano strategico, poiché non era a conoscenza di metodi innovativi che evitavano alle truppe di impantanarsi nella "terra di nessuno". In più, si scontrarono i due opposti piani strategici dei generali. Da una parte Cadorna voleva una difesa a oltranza al fine di non perdere terreno, per poi contrattaccare; dall'altra Capello intendeva lasciar spazio al nemico, senza sacrificare la prima linea, per poi attaccarli ai fianchi.
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Storia italiana della prima metà del XX secolo
Chi aiutò ad alleviare le condizioni carcerarie in cui si trovava Antonio Gramsci
A Turi, unico socialista recluso, condivise la cella con Athos Lisa e Giovanni Lai. Conobbe inoltre Antonio Gramsci, al quale fu stretto da grande amicizia e ammirazione intellettuale e dalla condivisione delle sofferenze della reclusione: ne divenne confidente, amico e sostenitore. Pertini stesso fu anche autore di diverse proteste e lettere finalizzate ad alleviare le condizioni carcerarie cui era sottoposto Gramsci.